^iri^v-^^^^a. , ì^ S Ai^^i /^? fi-^ye*^^ £^^ ^i-«-^<-*~'*-''^^-*'^'^' <:'-i-c^-^*t-<^ fi€-C^^/£<^vxfL^ ^rl.^c.£^^<^, ad;, v^-i -*- /t-^^o- yi.,«>'>-i>-< ^/,-^c^ ^C-t'i^/Ce. t-^ ^r <'I<.i^»-«. ^^ ^^» -^^-c.^ U / n-,^\i A. a^^^-^^-a A*.VJ^O ) *xe.S^j>^ /t,. ^*^^£-t» i;«r ^ -^~V «< /Alt *, .^,« ^S~«-;>^ -■'!^.^^^,'^- ^^. ,'' .//^/. ATTI DELLA r^ .f. mii PROF. F. CORRIDI vwr Italiani che applicano l'animo alle discipline che dlconsì naturali, possono esser lieti di avere a questi tempi conseguito quanto v' ha di più degno tra le ricompense concesse agli studj , da che la reverenza verso le loro onorate fatiche è valsa a far sorgere tra noi una istituzione nobilissima proficua grandemente alle scienze. Tale per vero si è la istituzione delle annuali Riu- nioni dei naturalisti, che la Illuminata Sapienza di S. A. I. e R. il Granduca di Toscana consentì che avessero cominciamento ne' suoi Stati. Questa istituzione gioverà a promuovere le discipline na- turali, non meno che a mantenerle nel debito onore, e ad impe- dire che si allontanino dal loro fine, quale è quello di far tesoro dei fatti per trarne poi conseguenze profittevoli alle arti . Che se tali vantaggisi debbono tenere per certi, come lo sono veramente per universale consentimento, io non saprei per quale altro modo si potesse meglio giovare alle scienze, neper quale altra via fosse dato incoraggiare viemaggiormente i loro assidui e generosi cul- tori, cuisine a qui appena era concesso desiderare un tanto bene, nonché sperarlo. IV L'uflìclo eh' ebbi a sostenere di Segretario della prima Riu- nione scientifica italiana, la quale si tenne in Pisa nell' Ottobre del mille ottocento trentanove, vuole ora essere pienamente adem- piuto. Il perchè verrò parte a parte esponendo non tanto le cure degli uomini valorosi che vi concorsero, quanto quello che la munificenza del Principe ordinò per il lustro e decoro del loro Consesso, e quello altresì che la Città volle disporre in tale occa- sione. Quanto io narrerò come sarà per me gradita materia, slimo che sarà insieme argomento dilettevole per gl'Italiani lutti a' quali ogni cosa che torni a onore della patria che ci è comune deve e per sentimento e per debito riuscire carissima. L'Italia ricorderà per lungo tempo i nomi di sei chiarissimi Uomini che furono i lodevoli promotori di questa prima scienti- fica Riunione nazionale. Son dessi il Principe Carlo Bonaparle, il Commendatore Vincenzio Anlinori, il Cav. Prof Gio. Battista Amici, il Cav. Gaetano Giorgiui, il Prof. Paolo Savi, e il Cav. Prof. Maurizio Bufalini. Il giorno venlotto Marzo del decorso anno mille ottocento trenlanove essi annunziarono come S. A. I. e R. il Granduca nostro Signore avrebbe, per impulso di singolare benevolenza, permesso che si tenesse in Toscana una Riunione scientifica alla maniera di quelle che si ammirano principalmente in Inghilterra e in Germania (1). Al Granduca Leopoldo II si deve adunque l' immenso beneficio di aver fatta sorgere in Italia questa lodevole istituzione. Ed in vero bene è ragione che quelle cose le quali tornano a pubblica utilità si debbano intitolare del nome del Principe cui piacque promuoverle o favorirle. E qui conviene eh' io dica come pei suindicati Promotori venissero confortati gli Scienziati tulli a riunirsi nel tempo delle ferie autunnali dello stesso anno in Pisa, che gli splendidi titoli riunendo di dotta, di gentile, di ricca d'ogni cosa profittevole al V ben vivere, si reputava città atta ad accogliere degnamente i naturalisti italiani. Erano qualità volute per essere ascritto fra i membri del Consesso il nome di cultore distinto delle scienze matematiche e naturali, il grado di Uffiziale del Geuio, quello d'Ingegnere delle Miniere, in fine lo appartenere ad una delle principali Accademie scientifiche italiane o straniere. Al ricordato annunzio altro ne successe il giorno tredici Agosto, il quale aggiunse che S. A. I. e R. erasi degnata conce- dere che le adunanze scientifiche avessero sede nel Palazzo della Università degli Studj, che diciamo Sapienza (2). Per questa guisa veniva splendore novello al luogo già fatto illustre dal Galileo, e da mille e mille uomini chiari. Per questo annunzio si aggiunse eziandio che una Deputazione (la quale poscia si compose dei Professori Giacomo Barzellotti, Ferdinando Foggi, Paolo Savi e Francesco Puccinotti, e dei Signori Cav. Alessan- dro Rosselmini e Antonio Del Rosso) sedente nel Palazzo sud- detto, avrebbe accolti gli Scienziati e verificati i loro titoli per istituirli membri della Riunione. Tali sollecitudini riuscirono a ottimo fine. Nella prima metà dell' Ottobre quattrocento ventuno Scienziati, fra italiani e stra- nieri, erano in Pisa convenuti pel nobilissimo oggetto del quale già dissi. Il primo giorno del mese fu sacro agli atti del culto. Nella Primaziale della città gli Scienziati Cattolici assisterono alla messa solenne, colla quale invocavansi le celesti benedizioni sul dotto Consesso. Celebrato il Sacrifizio divino, adunatisi nel Palazzo della Università fu loro cura di proclamare a Presidente generale il Prof. Ranieri Gerbi seniore dei cattedratici intervenuti (3); il quale tosto si fece ad eleggere il Segretario generale della Riunione. Nel giorno appresso altre cure trattennero gli scienziati j quelle cioè che si usarono onde il Consesso venisse partito, se- condo r uso, in sezioni. Il numero e gli sludj degrinlervenuii ne VI adtlimandarono sei: quelle della Chimica, Fisica e Matematica; della Geologia, Mineralogia e Geografia; della Botanica e Fisio- logia vegetale; nonnienochè le altre della Zoologia ed Anatomia comparativa; dell' Agronomia e Tecnologia; della Medicina. A ciascuna sezione fu necessario destinare un Presidente, a questi aggiungere talora un Vice-Presidente, sempre per altro imo o più Segretari secondochè la sezione doveva o no essere suddivisa in parti. I Presidenti eh' io dico, secondo l'ordine delle suindicate sezioni furono: il Cav. Prof. Configliachi, il Prof. Sismonda, il Cav. Prof. Gaetano Savi, il Principe Carlo Bonaparte, il Mar- chese Ridollì, il Cav. Prof. Tcmmasini. La loro elezione si fece per schede segrete dai membri delle sezioni. Di queste sezioni solo la botanica, la zoologica e l'agronomica ebbero un Vice- Presidente. Vice-Presidente alla prima fu il Prof. Giuseppe Mo- retti, alla seconda il Cav. Giacinto Carena, all'ultima il Prof. Giuseppe Gazzeri. I Presidenti poi chiamarono a Segretari Lodo- vico Pasini e il Prof. Gene, l'uno per la sezione di Geologia, l'altro per quella di Zoologia; il Dott. Cera per la sezione agro- nomica, il Prof. Puccinotli per la sezione medica. Quanto alia sezione fisico-chimico-matematica è a dirsi che il Cav. Prof. Con- figliachi riputando utile di suddividerla in due sotto-sezioni, asse- gnò come Segretario all'una di Fisica e Chimica il Prof. Paci- notti, all' altra di Matematica e Astronomia il Prof. Vincenzo Amici. Lo sicbso si praticò dal Cav. Prof. Gaetano Savi; il quale partendo la sezione da esso presieduta nelle due sotto-sezioni di Botanica , e di Fisiologia vegetale , dette ad esse respetiivamente come Segretari il Dolt. Biasolelto, e il Prof. Narducci . I Presidenti delle sezioni tostochè furono eletti constitui- ronsi congiuntamente al Presidente generale in consiglio perma- nente; il quale, tenendo quotidianamente le sue adunanze, ve- gliava al buon andamento della Riunione. Da esso muovevano gli ordini e i provvedimenti dal bisogno richiesti; da esso pen- deva ogni cosa che potesse risguardare l' intero Consesso degli vir Scienziati. 11 perchè prima cura del Consiglio fu la compilazione dei Regolamenli generali per le annue Riunioni, de' quali a suo luogo mi occorrerà ragionare . Olire la divisione del Consesso in sezioni , nel secondo gior- no del mese si fece tale solennità, che tornò a grande onore dei Cittadini da cui fu generosamente promossa. Molle anzi infinite parole di lode si debbono a quei benemeriti , i quali posero ogni cura perchè sorgesse tra noi, col sussidio di volontarie oblazioni, e mercè la Sovrana Munificenza, un monumento che facesse fede per lunghissima età come qui nacque e insegnò il massimo Galileo, e ricordasse insieme i tempi più gloriosi della Università nostra. Al cospetto del monumento, che in quel giorno la prima voltasi discuopriva, il Prof. Rosini celebrò le lodi del divino Filosofo (4) . Gli eloquenti detti dell' illustre Oratore interrotti di frequente dagli applausi de' molli che udivano, l'aspetto del simulacro scolpito dal Demi che seppe in esso riunire i pili bei pregi dell' arte, la frequenza degli Scienziati e dei ragguardevoli Cittadini, il luogo nobilitato dagl'insoliti adornamenti, gli ar- monici concenti musicali, infine la pompa con che pei savi prov- vedimenti de' civici Magistrati e de' Cittadini zelanti venne fe- steggiato quel giorno, fecero ben vedere quanta sia la reverenza nostra verso il massimo Filosofo, che primo sorse ad additare la via del vero nelle discipline naturali . Gli Arcadi della Colonia Alfea non lasciaron trascorrere una tale occasione senza offerire in omaggio ai membri della prima Riunione scientifica che si teneva in Italia le loro rime, che bene si adatlavano a tanta so- lennità (5). Ma eccomi a ciò che piiì dappresso risguarda il consesso degli Scienziati. Il giorno terzo di Ottobre fu quello delia prima adunanza solenne. Bello era il vedere nell'Aula magna della Università decorosamente apparecchiata i chiarissimi Uomini di che la patria nostra si onora, e molli illustri Stranieri, e le Autorità governalive, ecclesiastiche e municipali, non che eletta VUI parte del sesso gcnllle, che reverente anch' esso alle scienze fa- ceva leggiadra corona all'assemblea. Era questo tale e sifTatlo spettacolo da suscitare negli animi una profonda quanto inespli- cabile commozione. Forse questo dolcissimo sentimento muoveva dalla considerazione, non avere gli studj degl'Italiani nelle di- scipline naturali mai ricevuto, sino a qui, omaggio di pubblica reverenza siccome questo. Il Presidente generale con mirabile semplicità di parole e di modi sorse a dire una orazione, ben atta a svegliare negli ani- mi degli ascoltanti generosi e nobili sentimenti; perocché ricor- dava e mostrava con isterica verità, e con sentita carità verso la Patria , quanto fu operato dai nostri a prò delle scienze . Ed invero in un primo consesso di Scienziati Italiani il rammentare quanto v'ha di glorioso per noi nella istoria delle discipline natu- rali era non solo dilettevole, ma utilissimo tema, né saprei dire se altro ve ne avesse alla circostanza ed al luogo piiì conveniente . Incominciando dal Galileo, da quegli cioè che operò la restau- razione della FilosoGa, e nel quale, come notò un solenne Stori- co de' nostri tempi, riluce quanto di nobile abbia mai prodotto la natura umana, l'Oratore, tenendo l'ordine de' tempi, fece de- gl'Italiani illustri ed operosi cultori delle scienze così savia e di- ritta ricordanza, da convincere ognuno che sebbene la nostra più avventurosa età sia oggimai trascorsa, nullameno perchè un tem- po fummo maestri, e perchè quando la Filosofia riluceva tra noi altrove erano tenebre, possiamo a buon dritto riputare la patria nostra madre della odierna sapienza. Narrare come grande fosse il Galileo sarebbe stata nonché perduta opera, gravissima onta pei sapienti Uomini ai quali il Presidente volgeva le sue parole; perciocché tutti sanno eh' ei fu quell' altissimo ingegno che primo giovandosi dell' osservazione e dell' esperienza, e sprezzando i sistemi ideali, dette vita alle discipline scientifiche. Il perchè r Oratore solamente mostrava come allo studio infinito che pose quel Grande nelle speculazioni geometriche si deve il segnalalo IX beneficio della restaurazione della Filosofia, e quella libertà di pensiero che infranti i legami dei sistemi scolastici dette all'Italia il Torricelli, il Yiviani, il Redi, il JMagalotli, ed altri molli che da Firenze diffusero luce per tutta Europa. Cosi il Presidente ravvisando in Galileo il misuratore del molo degli astri, lo scuo- prilore de' satelliti di Giove e delle macchie del Sole, della bi- lancia idrostatica e del compasso di proporzione, quegli insomma che per trovati ammirabili dischiuse nuove vie agi' indagatori dell'economia dell'Universo, richiamava le menti alla contem- plazione di cose, che certo più divine che umane agli occhi nostri appariscono. Volendo poi dimostrare quanto quel sovrumano in- telletto valesse nel ridurre i più alti concetti a pratica utilità venne partitamente esponendo le sue sublimi scoperte, le cose cioè per le quali durerà eterno il suo nome. Tanto l'Oratore ebbe a dire intorno al Galileo, e perchè tornasse vano il rim- provero che lo Storico d' Inghilterra ( David Hume ) osò fare agl'Italiani, e perchè sebbene trascorressero più secoli, pur tut- tavia le dottrine di quel massimo Ingegno si fanno ogni giorno più salde, ben altrimenti di quelle del Cartesio, del Gassendo e del Leibnitz. Erano questi i preludj della orazione; nella quale il chia- rissimo Presidente venne mano a mano svolgendo l'intero siste- ma della filosofia naturale, narrando e dimostrando come tutte le parli di essa fossero con buon successo promosse o perfezionale dagl' Italiani. Tre poi furono le parli nelle quali ad esso piacque dividerla; l'una delle scienze matematiche, l'altra delle scienze che dipendono dall'esperienza, l' ultima di quelle che stanno tutte nella osservazione. Le scienze matematiche sono tra le di- scipline naturali, perchè dagli oggetti esterni si dipartono, e solo da essi, come tengono i più, prendono le nozioni fondamentali del numero e della estensione. Vero è che le matematiche da quelle nozioni all' infuori sono scienze meramente razionali, e nieni' altro che speculazioni dell'intelletto. b X Parlaiulo l'Oratore di queste scienze toccò in prima delle nialemaliclie pure, e fra i molli geometri accorlameuto distinse il Cavalieri, al quale deve l'Europa i primi germi di quel trovalo che al dire del D'Alembert segna V altissimo grado di perfezione cui l'iiitelletlo umano può giungere. Agcvule è per ognuno il com- prendere come per tali parole si accennasse a quella scoperta che Germania e Inghilterra luttor si conleiulono, e che attendeva la spiegazione, e la illustrazione più vera dall' italiano Lagrange. Ne discorrendo questa materia tralasciava il Presidente di ricordare il Mascheroni, il Riccati, il Gagnoli, IMaria Gaetana Agnesi che taulo lodevolmente lesse le matematiche ne la Università di Bolo- gna; non tacque del Lorgna cui dobbiamo l'istituzione di quel celebratissimo consesso di Scienziati che del nome di Società Ita- liana s' intitola ; non tacque di Pietro Paoli onore delle Scuole toscane; ne lasciò indietro il Brunacci, il Bordoni, il Fossorabro- ui, il Giorgini, il Libri, il Magistrlni, il MainarJi, il Mossotti, il Piola, il Plana, il Rangoui, il Traraonlini, e più altri pregiatissi- mi autori di profonde opere matematiche. Questo delle matematiche pure. Quanto alle miste, d'uopo era il rammeniare i prinripj , lo dottrine fondaniontali, le utili il- lustrazioni che esse debbono ai nostri. Gosi dicendo della Mecca- nica giovavagli di ricordare, dopo il Galileo, i suoi discepoli, e l'aureo libro della Meccanica analitica, e le applicazioni che già fece il Lagrange del principio delle velocità virtuali. Rispetto al- l' Idromeccanica piacquegli di richiamare la nostra attenzione sul discorso del Galileo intorno alle cose che stanno in su l'acqua o che in quella si muovono, nel quale si contengono i veri e saldi principi della scienza dell'equilibrio e del moto dei fluidi; dopo di che egli fece onorevole menzione del Castelli , del Torricelli , del Viviaui e d' altri insigni che rivolsero i loro studj alla Idrauli- ca teorico-pratica; ricordò il Guglielinini, il Manfredi, il Grandi, il Poleni,il Frisi, il Perelli, lo Zendrini, lo Ximenes; nò, per venire ai tempi nostri, tralasciò di rammentare il Fossombrom , XT il l'aoli, il Lorgna, il Mongolli , il Bidone, il Venluroli, il Ma- selli e il Cavalieri San-Berlolo, i quali tulli scrissero opere loJa- tissimc sulla scienza idraulica , Sccndeiulo poi a dire dell'Acusiica, dopo Galileo che iu essa pure fu primo quanlo allo studiare lo oscillazioni delle cor- de, ricordò gli Accademici del Cimento per le sperienze sulla celerilà del suono da quei benemeriii tentate, e parlò insieme del Tarlini clie molto contribuì a stabilire un sistema matematico di musica, del Lagrangc, e per ultimo del Riccati die iiiirabil- menle scrisse intorno ai fenomeni del suono. Poste tali cose, veniva alla Fisica celeste: ed a mostrare che m Italia nacquero o s'istruirono quelli che ne geliarono i fonda- menti, uopo fu al Presidente il parlare degli studj che qui fece un tempo il Copernico, e dire insieme come sia ritrovamento dcgl" Italiani non solo il telescopio diottrico lasciatoci dal Galileo ma ben anche il catadioltrico idealo e costrutto dallo Zucchi; co- me il Newton a stabilire il principio della gravitazione univer- sale delle dottrine de! Galileo si giovasse; e come poi, venendo a temp, p,ù prossimi, il Cassini, il Piazzi, l'Oriani, il Carlini, il Plana, il Santini, Tlnghirnmi abbiano grandemente contribuito ad elevare la Fisica celeste e TAsironomia a quell'altissimo grado di perfezione in mi è di presente. _ Passando poi alle Scienze sperimentali ragionò della Chi- "^.ca, la quale ebbe nel Sala da Vicenza d primo che fìiosofica- inenie 1 esponesse, e che per le sperienze ,lel Re.li su i sali, e «h al.n Accademici del Cimento giunse ad acquistare forma di vera scenza. Aè trascurò di far parole di lode del Brugnaielli, e el Dandolo, del Gazzeri, del Taddei, .lei Branchi, le opere de quab hanno giovato non solo a vantaggiare la Chimica, ma s.bbcne a renderne più agevole e più sicuro lo studio. Cosi fu della Fisica sperimentale. Sona con alcune sperienze del Caldeo avanzò non poco per gli Accademici del Cimento. ^"e a ragione può dirsi creassero l'arte di sperimentare. Accolta XII quest'arie, e di nuovi mezzi arriccliiia dagli stranieri, operò to- sto nelle mani del Boyle ed in quelle del Guerick e del Mariotte le utili cose che ognun su. Ma noi abbiam tale che lutti avanza, Alessandro Volta, il quale per gli apparali elettrici, per l'elel- tromotore, e per lo sue nuove dottrine, voraniente può dirsi quel sommo dei nostri tempi che preparò all'Italia una novella elh per la Fisica. Eil invero sorsero al fianco di lui quel valente suo iuterpetre il Configliachi, e vennero ancora a fare sempre più ricca la Fisica, il Marianini, il Nobili, il Bellani , il Belli, ed il Melloni, quegli cioè cui dobbiamo la teorica del calorico rag- giante, e molle altre originali scoperte, e l'invenzione di maravi- gliosi sirumenli . Che se dalla Fisica sperimentale si passa a quelle discipline che tulle muovono dalla osservazione, ed a quelle che dalla os- servazione insieme e dalla esperienza dipendono, facile si è lo scorgere quanto desse ancora avanzassero per opera degl' Italiani. Era difalti, come avvisò l'Oratore, promossa per gl'Italiani la Botanica, che Italiani furono il Dondi, Ermolao Barbaro, il Mat- tioli, il Cisalpino di cui anche i moderni hanno accolli e seguili i principi, 0 criterj che si vogliano dire, per la classazione dello piante: era per gl'Italiani promossa la Filografia, che nostri fu- rono il Micheli, il Malpighi, il Targioui; e sono nostri Gaetano Savi, il Bertoloni, il Moris, il Tenore, il Viviani, e il Morelli. Che se la Fisiologia vegetale stello per lunga pezza senza avven- turoso cultore in Italia, tempo alla perfine venne nel quale un Italiano, Giovanni Ballista Amici, con strumenti mirabili, e con più mirabili osservazioni si fece anche in questo maestro agli Stranieri . Né dissimile sorte ebbe presso di noi l'Agricoltura, la quale ne' moderni tempi non deviò dalla strada sognatale dall'insigne Crescenzio. Incoraggiala da savi ordinamenti governativi, pro- mossa da scrillori chiarissimi, il Landeschi, il Paoletti, il Lasiri, il Dandolo, il Re, il Targioni, l'Acerbi, il Lambruschini, il Ricci, XIU il Carmignani, il Mari, il Malenolli, ed altri non poclii; promossa ancora da Accademie di Scienziati (da quella de' Georgofili so- praltiilto), falla ricca di uiili spcricnze, fra le quali sono ben degne ili memoria le non poche del Marchese Rldolfi, chiara- mente apparisce che negl'IlaUani non venne mai meno l'amore per la più necessaria delle arti • Con non minore evidenza l'Oratore mostrò come gl'Italiani ponessero r ingegno e promovessero ancora con fortunato suc- cesso la Storia Naturale nelle altre sue parli, l'Anatomia e la Fi- siologia umana, la Medicina. Chiari sono i nomi del Mattioli, dell' Aldovrando; chiara l'Accademia de' Lincei; illustre il Redi che per l'ingegno e per la copia delle dottrine, e per il dirillo osservare e accorto giudizio nel conchiudere, avanzò ogni altro della sua età. Né dissimili da questi il Malpighi, il Vallisnieri, lo Spallanzani che nella Zoologia tanto si profondarono; ne poco iUiisiri l'Aldovrando, il Fontana, il Manelli, il Rossi, Paolo Savi, il Principe di Musignano, il Bonelli, il Ranzani, il Rusconi, il Gene che presero in ispecial esame alcune parti della Zoologia, e riuscirono ad arricchirle di nuovi fatti, e ad avanzarle grande- mente. Che se da questi si volga la mente a coloro i quali si det- tero alla Geologia, facilmente avverrà d'incontrare molli altri uomini insigni. Ben lo notò il Presidente quando ad afforzare i suoi delli ricordò lo Stenone, che come il Fabroni egli pure pose fra i nostri, l'Arduini, il Targioui che primi davano esem- pio di utili osservazioni geologiche; nonmenochè il Breislack, il Brocchi, il Marsari, il Sismonda, Paolo Savi, il Pasini e altri non pochi che questi nobili siudj tanto felicemente coltivarono. Uo- mini illustri al pari dei già ricordali furono ben anche quelli che l'Oratore noverò quando prese a dire dcll'Analomia e della Fisiologia umana. Ed invero i dotli tengono siccome sommi l'Achillini, l'Eustachio, il Mondino, l' Aselli, il Borelli, il Mer- curiale, il Bellini; come ancora, per venire a tempi recenti , il Mascagni, il Rolando, lo Scarpa, il Panizza che le speculazioni XIV analomichc condussero a niiiravigliosa perfezione . Erano essi chiari, e ben degni di slare alialo al Uamazzini, al Morgagni che posero sommo suidio ncU' Anatomia patologica, ed a quelli allresì che volli iigiialmenle a giovare all' umanità fecero loro sliulio della Cliirurgia. Però se dicendo degli scrittori di Medi- cina lodò il Redi, il Baglivi, il Cocchi, nonmenochè il Borsicri, il Rasori, il Borda, il Tommasini, il Bufalini, il Barzellotti, il Puccinolti pei quali tutti a somma eccellenza pervennero le Scienze Mediche, sapientemente fece dicendo ancora di Fabrizio d'Acquapendente, di Alfonso Ferri, di Berengario da Carpi, del Bertrand!, del Palletta insigni nell'Arte chirurgica, e che poi furono emulati dal Nannoni, dallo Scarpa, dal Vacca, dal Re- gnoli, uomini che il sommo dell'Arte loro toccarono. Queste ed altre cose che nella orazione solenne discorse il chiarissimo Presidente dovettero per certo convincere ognuno che sebbene nei tempi presenti la Francia, l'Inghilterra, la Ger- mania e più altro nazioni abbiano vniitn di grandi nella Filosofia naturale, aiiciic l'Italia conia non poche glorie, e non pochi il- lustri uomini e valorosi. Il vero di cui parlo, e che apparve ad ognuno degli ascol- tanti per le parole dell'Oratore, riceveva novello conforto da un fatto, del quale adesso conviene ch'io dica. Le molte lettere a noi inviate da dotti stranieri a' quali doleva di non potere es- ser parte della Riunione, e che dal Segretario generale furono comunicate a lutti i Membri di essa all' occasione della prima Adunanza solenne, furono veramente bellissima prova che gl'Ita- liani si hanno luuora presso i popoli più culti come sapienti in ogni maniera di fisiche speculazioni. E qui stimo opportuno il notare come tra le lettere stesse alcune ve ne abbiano degne di particolare menzione. Il perchè ricorderò quelle del Consiglicr FossomI)roni e del Conte Cesare Saluzzo indirizzale al Prof. Sacchelli, (picila del Segretario della Società Italiana dei Quaranta al Cav. Prof. Giovanni Ballista XV Amici, nonmcnocliè l'allra del Beaiimond Membro cieli' Islilulo di Francia al Prof. Slsmomla, olire a quelle dirclle al Principe di IMiisignano dal DccaiidolU;, dall' OuvarolF Ministro della Istru- zione pubblica a Pietroburgo, dal Dupin, dai due Jeoflfrni Saiiit- Ililaire, dall'Hekel , dal MuUer e dal Principe Masslniiliano di Wrede : per ultimo non lucerò di quello dell' Hersciiel e del Babbage al Cav. Anlinori, né di quella del Dolt. Bellingcri al Segretario generale: dalle quali tutte apparisce che universale fu il consenso dei dotti quanto al riconoscere la utilità di queste scieulillclic Riunioni. Comunicate le lettere, il Segretario a nome del Presidente generale si fece a proporre che fossero votati solenni ringrazia- menti a S. A. I. e R. il nostro Munificentissimo Sovrano, come a quello sotto i cui auspicj si riunivano per la prima volta gli Scienziati in Italia. Le acclamazioni vivissime ed unanimi dei molti adunati fecero ben conoscere quanto all'universale giun- gesse gradita la doverosa proposta ; dopo la quale non meno grata fu l'altra che s'inviassero Deputati all'I, e R. A. S. onde si adempisse per essi a quanto il desiderio di tutti voleva. E i Deputati, che furono il Presidente generale ed I Presidenti delle Sezioni, vennero accolli nel giorno sei di Ottobre da S. A. I. e R. con quella Clemenza, che delle sue molte virtù non è la men bella . I plausi e i voti comuni non sì arrestavano, nella prima Adunanza generale, a quelli che Indicammo di sopra; perocché tutti assentirono ancora che si rendessero grazie al Corpo Mu- nicipale per le cure datesi nell' accogliere e onorare il consesso degli Scienziati; e che si esprimessero sensi di gratitudine per retribuire in qualche guisa i benemeriti pei quali oggi il simula- cro del Galileo si ammira dove quel Sommo cominciò a spargere le sue dottrine. A tali parole che il Segretario disse a nome del Presidente, tennero dietro quelle del Principe di Musignano Carlo Bonaparte, il quale fattosi innanzi all'Assemblea, chiesta XVI ed oltcnula la parola dal Presidente, per questa guisa si espresse: « Il paese nel quale ha avuto origino ( mercè la protezione del Sovrano Illuminato «ini abbiamo ora votato cos\ dovuti ringrazia- menti ) la Riunione Italiana dei dotti, dev'essere il paese dove questa preziosa istituzione sia consolidata; e perciò ho l'onore di proporre a questa illustre Assemblea che la nostra Riunione abbia luogo di qui a due anni, cioè nel mille ottocento qua- rantuno, a Firenze; e che nell'anno mille ottocento quaranta si tenga in Torino » . Tali proposte, perchè furono succedute da un applauso dell'Assemblea, vennero tosto sanzionate dalla voce del Presidente. 11 quale poco appresso chiuse l'adunanza con alcune parole volte a confortare gl'intervenuti a non perdonare a fatiche, alliochè ognuno cooperasse al felice riuscimento di quella Riu- nione, che tante speranze a buon dritto avca suscitate. I voti e i conforti del rispettabile Oratore ebbero l'ofTetto loro: perocché potè ognuno vedere quanto gli uomini della scienza studiassero di arricchirla, e con quanta nobiltà di animo e di parole ciascuno aprisse e sostenesse il proprio avviso. Ciò mostra essere sialo in tutti profondo il sentimento, che niente gio\a alle filosofiche di- scipline meglio che una libera, ingenua e pacifica discussione. L'ordine del discorso mi consiglia frattanto a ragionare di cosa, la quale non poco lustro ha recato alla prima Riunione de- gli Scienziati. Avendo molte distinte Accademie, alcune Univer- siik, e non poche altre Corporazioni scientifiche inviate al Con- sesso Deputazioni di distinti Uomini da cui potessero essere rap- presentate, uno splendido argomento si aggiungeva ai tanti de' quali sopra dicemmo, della reverenza e insieme della devo- zione che gli uomini sapienti sentono verso la lodevole istituzione. Cominciando dalla capitale della Toscana noterò che dal Collegio Medico Fiorentino s'inviarono i meritissimi Professori Cav. Andreini, Cav. Bufalini, Cav. Gazzeri, del Greco, Taddci, Targioni, cui si aggiungeva il Chimico-farmacista Calamai, avendo essi il Cav. Comm. Prof. Betti a Presidente, e il Prof. Zaunetli XVI [ a Segretario. Il Corpo insegnante dell'I, e K. Arcispedale di S. Maria Nuova nominava anch' esso il ricordato Prof. Betti per Presidente della sua Deputazione , di cui gli altri membri erano i Proir. Bufalini, Andreini, Zannelti e Del Greco. La Società Medico-Fisica Fiorentina sceglieva dieci deputati , fra i quali il Prof. Arcliialro Del Punta, e il Dott. Vauuoiii, nominando il primo Presidente, Segretario il secondo (G) . L' Università di Siena al medesimo nflicio di deputati chiamava i Proli'. Tommi, Pecchioli, OI)ici, Antolini, e Giuseppe Giuli. L'Ateneo Italiano i Gav. Proli'. Tommasini e Carlini, più i ProfF. Del Chiappa e Maestri. L'Accademia dei Georgoflli il Marchese Ridolll, e i Proli'. Taddei e Targioni. L'Accademia Sanese de' Fisiocritici il Gav. Prof. Mazzi, ed il Dott. Vaselli. L'Aretina i Proff. Paolo Savi e Francesco Giuli. La Valdarnese i Proff. Sac- chetti, Pietro Savi, e il Dottor Corinaldi. Quella degli Euteleti di Samminiato i Dott. Berni e Lottini. La Pistojese i Proff. Baffo e Biagini . La Labronica il Prof. Studiati, e i Dott. Lavagna e Sforzi. La Volterrana il Dott. Amidei, e il Cav. Bardini. Il Collegio Medico di Siena inviava al medesimo fine i Proff. Giuseppe Giuli, Tommi, Antolini, Pecchioli, Cenlofanti. L'Ate- neo di Brescia il Cenedella, e il Dott. Cera . L' Università Jonia residente a Gorfù il Prof. Orioli . Per ultimo 1' Università Elle- nica stabilita in Atene i Proff. Domnandos e Bonros. I nomi di queste rispettabili Corporazioni scientifiche e quelli non meno dei loro Inviati mossero il Consiglio dei Pre- sidenti a deliberare che il Segretario generale ordinasse nel modo che egli poteva migliore le onorificenze che a quei distinti Inviali si addicevano: il perchè egli stimò doverli ricordare con parole dì onore negli Atti della Riunione; e dispose eziandio che nelle Adunanze generali venisse loro assegnato un luogo di di- slmzione. Si dette poi cura di proclamarne gli onorevoli nomi alla occasione della seconda Adunanza generale, di cui adesso imprendo a favellare. XVIII Tale adunanza si tenne il giorno ottavo del mese. Dopo il discorso del Segretario intorno alle Deputazioni sullodate, e ad altre cose ancora volute dal Consiglio de' Presidenti, venne fatta leliura di cinque memorie da cinque illustri membri del Con- sesso . La prima memoria fu recitata dall'Abate Lambruschini in- torno a cose di agricoltura. Piacque ad esso ragionar degli ufficj del terreno nel preparare e porgere i sughi alimentari alle piante, confermando con nuovi fatti la teorica già da lui fatta nota in- torno al terreno guasto. La terra a suo avviso non è soltanto tale da serbare i sughi alimentari prodotti dngl'ingrassi, ma è tale da perfezionarli e porgerli gradatamente alle piante. Utilissime al- l'arte agraria sono le conseguenze che egli ne trasse, le quali e al tempo di amministrare gl'ingrassi, e alla loro meccanica co- stituzione, e all'importanza di quei perfetti lavori aralorj che danno al terreno uniforme spugnosità, si riportano. Le pregevoli cose che disse il Lambruschini furono succe- dute da notizie di molto momento che andò esponendo in altra memoria il Principe di Musignano. Dopo avere con eletta eru- dizione narrato quanto sepper gli antichi intorno all'animale che in nostra lingua diciamo torpedine, scese ad esporre tutte quelle cose che stimava utili ad illustrare, e rendere evidenti le pro- prietà elettriche di questo pesce, valendosi delle sperienze del celebre Nobili ed altre aggiungendone del proprio. F'er tal guisa egli richiamava l'attenzione dei Fisici e dei Naturalisti su questa utile parte della scienza elettrica, e faceva sorgere un vivo desi- derio che le lettere indirizzategli dal Nobili intorno a tale su- bielto , rese pii!i pregevoli ancora dalle sue nuove illustrazioni , veggano, quando si possa, la pubblica luce. La formazione dcl'a grandine prestò materia al Prof. Belli di sorger terzo a ragionare . Dopo aver detto del modo con cui l'atmosfera si suol disporre ad un gran temporale, descrisse il Belli per qual maniera (giusta una ipotesi quasi obliata del Du MX Carle) si forma e ingrossa la grandine. Espose quindi i resultali di calcoli da lui isliuiiii, e quanto alla lunghezza del cammino che debbono percorrere i pezzi di grandine per giungere alle grossezze che hanno allorché cadono a terra, e quanto al tempo richiesto non solo per tale cammino, ma perchè abbandonino la quantità di calorico necessaria ad assumere lo staio solido. Dette tali cose dal sagace Fisico, fu quarto a favellare il Prof. Domnandos, cui piacque togliere ad argomento del suo dire le osservazioni geologiche istituite da esso nell'Isola di Sao- torini} e per fatti meglio accertati di quelli che già si avevano, venne egli a mostrare come quell'isola sia un cratere di solleva- mento. Confermava di questo modo il Professore Ateniese la teo- rica del Barone De Buch, che fu primo a distinguere i crateri di sollevamento da quelli che dicono di eruzione . Erano queste le nozioni scieulifiche che ci forniva il Dom- nandos, il quale, deputalo della Università sorta ai di nostri in Alene, volle chiudere il suo applaudilo discorso ricordando eoa parole appropriale, come i Greci furono un tempo maestri ai po- poli culti, e come per una serie di luiluose vicende chiedano del presente a noi quella dottrina, della quale le menti degli avi no- stri si fecero ricche nelle loro celebratissime scuole . Quinto ed ultimo fra coloro che dissero fu il Gav. Prof. Tommaslni. L'influenza dell'abitudine nell'economia animale, tanto nello sialo fisiologico come in quello di malattia, fu il tema ch'ei scelse, e che trailo con accomodata orazione , Dopo avere dimostrato come per l'abitudine si diminuisca la forza delle fisi- che impressioni, e l'uomo arrivi per gradi a sostenere l'applica- zione di agenti fortissimi, che prima d'esservi abitualo non avreb- be potuto tollerare senza grave pericolo, mostrò pure come per la medesima legge si affievoliscano a poco a poco le fisiche im- pressioni che da prima erano sommamente desiderale e eradlle. e spesso per questa legge si estingua la fonte de' più vivi piaceri. Sennonché domandava poscia a se stesso come avvenga, che XX mentre l'uomo si abitua a molte impressioni, altre invece, come a modo di esempio la compagnia d'un amico, l'effetto d'una me- lodia, lungi dall' infievolirsi divengano ogni giorno più vive, e quasi per esso un bisogno. A risolvere il dubbio piacque al cele- bre Professore distinguere le sensazioni dirette, o immediate, dalle altre nelle quali più particolarmente interviene la riflessione, e per ciò cliiamatc riflesse, che si compongono di vari elementi che non entrano nelle sensazioni immediate; alla quale distinzione fece egli succedere altri ragionamenti che stimava opportuni non solo a risolvere il dubbio medesimo, quanto ancora a stabilire, che r abitudine domina solo le impressioni locali ed immediate. A tali disquisizioni che fecero sì importante la seconda Adu- nanza generale, nel quindicesimo giorno del mese successero quelle della terza. Dessa fu l'ultima, e a dir vero la più solenne di tutte; perciocché ai pregi e magnificenze delle altre, veniva S. A. I. e R. il Granduca ad aggiungere nuovo ed inatteso splen- dore, onorando il Consesso della sua Augusta presenza. Al co- spetto del Principe Magnanimo che si degnava favorire e ono- rare con mille modi di straordinaria generosità la prima Riunione degli Scienziati in Italia, niuno certo fra i tanti della illustre Assemblea potea non essere compreso da' più vivi sensi di quella reverenza che non sa rimanersi tacita in petto; ond'è che si udirono vivissimi, e reiterati applausi al primo comparire di S. A. I. eR. nell'Aula. Era quell'Adunanza principalmente ordinata alla lettura dei rapporti dei Segretarj che dovevano esporre quanto dagli Scien- ziati si fece durante il Consesso. Primo a dire fu il Segretario generale; il quale narrò le cose che erano state operate nel primo e nel secondo giorno di Ottobre, nonché nell'Adunanza generale del giorno terzo, in quella del giorno ottavo, e più altre che era debito suo il render palesi. L'orazione solenne del Presidente, della quale ci dovè toccare ogni speciale argomento, e le memo- rie lette nella seconda Adunanza generale tennero non poca parte XXI nella sua narrativa; dopo la quale il Prof. Gene, ragionando dei lavori falli nella sezione di Zoologia e Anatomia comparativa, trattenne piacevolmente l'udienza. Degli scritti che si lessero, e delle comunicazioni verbali che si fecero a quella sezione in sette adunanze, piacque al chia- rissimo Professore Torinese formare cinque parti diverse, secon- dochè appartenevano alla filosofia zoologica, all'anatomia e fisio- logia comparativa, alla zoologia sistematica e descrittiva, alla storia delle abitudini degli animali, ed alla zoologia economica. Proprj della filosofia zoologica erano i principi filosofici di che tenne proposito l'illustre Oken, siccome basi della classificazione degli animali. Attenenti all'anatomia e fisiologia, le osservazioni comunicate dal Gav. Audouin , e dal Dolt. Lippi; il primo de' quali espose, colla giunta di parecchi fatti non ancora resi noti perle slampe, il modo con che si opera negl' inselli, e special- mente nella piralide della vile, la fecondazione delle uova : mo- strò il secondo due testuggini terrestri da lui privale di cervello da circa un mese, e pur tuttavia viventi; tocche da paralisi agli arti per quella cruda operazione, ma pur capaci di movimenlo; offese profondamente ne' sensi, ma pur dotate ancora di quel- r ultimo che basta alla vita interiore. Altra comunicazione d'ar- gomento anatomico fece il Dott. Pacini di Pistoja, il quale un nuovo genere d'organi stima di avere scoperto nel cellulare sollo- cuianeo della faccia palmare e plantare della mano e del piede dell'uomo . La zoologia sistematica e descrittiva, secondochè narrò il Prof. Gene, ebbe dal Principe di Musignano una monografia dei Leucisci europei, da cui si vide come l'Italia, fin qui stimala po- verissima di pesci di codesta famiglia, ne abbonda forse piìi di ogni altra contrada d'Europa; ed una monografia altresì com- prendente la classificazione, la descrizione, la sinonimia di tutti gli anfibi o rettili rinvenuti in Europa, e il cui numero ascende a centosei: ebbe poi dal Doli. Nardo di Venezia quattro memorie; delle quali una su i caratteri e su la storia di uo nuovo genere di spongiali silicei proprio del mare Adriatico; altra contenente una rivista critica della famiglia dei pesci-mola, e dei caratteri che li distinguono; la terza, che annunziava l'istituzione di un nuovo genere di conchiglie bivalvi, proprio esso pure dell'Atlrialico ; l'ultima tendente a far conoscere varie parlicolariià del sistema cutaneo, e i caratteri distintivi del suo ProlosleguSj allrimeuti chiamato dal Rafinesque Luvarus . Rispetto alla storia delle abitudini o dei costumi di alcuni mammiferi, uccelli, rettili e insetti, si fecero molte illustrazioni di conto. Il Dolt. Carlo Passerini lesse intorno alle larve, flnqui sconosciute, della Scolin flavifrons, e fece nolo com' esse siano parassite delle larve dell' Oryctes nasicornis, solite a trovarsi in copia nella vallonea delle stufe: il Gnv. Audouin poste alcune distinzioni dei _vari generi di parassitismo oflfcrii dagl' insetti (contro le quali il Cav. Bassi mosse parecchie obbiezioni ), espose la storia di una CalciditCj la cui larva a maniera di sanguisuga, e perciò con maniera di parassitismo affatto nuovo, vive sulle larve della piralide della vile, succhiandola a morte; dipoi l'illu- stre Professore Francese riferì la scoperta da lui falla di una Silaris humeralis perfetta entro il corpo dissugalo di una larva di antofora: quindi il Pecchioli a maggiore rischiaramento della storia delle Silaris mostrò alla Sezione alcuni rami di rosmarino, su i quali trovavansi in piccoli mucchi le uova, e le giovani larve di una specie di codesto genere, da lui creduta inedita. E dagli insetti venendo ad altre cose, il Prof. Gene uotò che il Dott. Pas- serini espose notizie molto particolarizzate sulla propagazione dell'uccello, detto cardinalino, ottenutasi a Firenze; che dal Principe di Musignano si ebbero alcuni cenni desunti da lettera del signor Owen celebre Anatomico inglese, intorno al primo parto della giraffa che vive nel giardino della Società zoologica di Londra, non tacendo delle cause per cui il novello che n' era provenuto peri: quindi notò che dal Dolt. Burroni fu presentato XXlIt un blennio affine al Blennius varitSj clie vive copioso nelle ac- que minerali, e termali di Caldana presso Gampiglia; e che dal Bruscoli di Firenze si ebbe la storia delle abitudini d'un boa che visse diciolto mesi nell'I, e R. Museo di quella città. l'er ultimo, appartenente alla zoologia che il Prof. Gene saviamente disse economica, fu una memoria del Conte Graberg da Henisò intorno ai Dromedari esistenti a S. Rossore presso Pisa; ed era essa mia storia e una statistica molto accurata di codesta razza di ruminanti , considerati soltanto come animali utili alia privata e pubblica economia. Tali furono le cose prin- cipali toccate dall'esimio Segretario della sezione zoologica; do- po il quale prendendo a favellare il Dolt. Gara dei lavori della sezione di Agronomia e Tecnologia si ebbe molto dilettevole rag- guaglio . Tra le prime cure della sezione agraria fu la elezione di due Commissioni composte di scelti suoi membri, acciocché re- candosi r una a visitare l'agro pisano, l'altra le fabbriche e tutte le cose attinenti alla industria, referissero quanto era degno di noia . A ciò fiire si mosse la Sezione invitata dal Couìm. Lapo De Ricci, il quale bramoso di vedere retribuita in qualche guisa la città di Pisa per la gentile accoglienza fatta agli Scienziati, disse nlni.a cosa poterle riuscire più gradita d'un esatto conto delle sue manifatture, nonchù dello stato della sua agricoltura. Le quali Commissioni ebbero dipoi a referire non poche cose che tornarono a grande onore di Pisa. E perchè quello che v' ha di più degno d'ammirazione fra noi in questo tempo presente non si tacesse, la sezione agronomica fu sollecita ancora di eleggere altra Commissione ad ottenere un ragguaglio di quanto la Sa- pienza di S. A. L e R. volle che si facesse nelle toscane Ma- remme. La qnal Commissione si fece per mezzo del Repelli al racconto cui era chiamata per ufficio, con splendidi e molto ap- plauditi modi . Passando il Dott. Cera a favellare dei lavori fatti dai mctn- X\IV bri, disse ili prima d'una memoria del Gav. Prof. Carmignani sopra uà sistema di leggi rurali considerate quale agente morale correttivo, e direttivo dei lavori della campagna. L'Avvocato Maestri avvalorando co' suoi detti le opinioni del Carmignani, parlò del Codice Civile parmense, il quale stabilendo un capi- tolo intorno ai mezzajoli e coloni parziali ha fatto in parte ciò che saviamente proponeva il benemerito Professore di Pisa. Quattro membri della sezione agraria si volsero a ragionare della istruzione popolare ne' suoi rapporti coli' agricoltura. Trat- tarono essi questo argomento sotto diversi concetti, ma furono concordi nel mirare al medesimo fine, quello d' un perfeziona- mento, a cosi dire, agrario : perocché il Prof. Milano mostrò di quanto conto sia la istruzione nell'agricoltura, come bisogno del popolo; il Conte Serristori parlò del mezzo reputato il piti effi- cace per istruire praticamente i contadini; il Prof. Sbragia disse della necessità d'istituire Ispettori che si recassero nelle diverse Provincie dello Stato, e dipendendo dagli ordini d' un superior Consiglio facessero quanto si slimasse utile a corregger gli errori, a perfezionare i sistemi, a diffondere l'istruzione; infine il Mar- chese Riccardi Vernaccia si studiò di giovare all'educazione agra- ria argomentando intorno al bellissimo tema della necessità in cui è la Toscana di possedere un pubblico stabilimento d'istru- zione per l'agricoltura. Che al progresso deiragricoltnra si ri- chieda altresì veder migliorata la condizione dei coloni, bene lo rese manifesto il Comm. Lapo De Ricci, il quale provò quanto sia pernicioso l'aggravare di responsione troppo forte i terreni, ed il voler ritrarre da questi un utile maggiore di quanto le cir- costanze ordinarie possono somministrare. Ma venendo ai lavori attinenti propriamente all' agricoltura, uopo è dire del Cav. Prof. Guzzeri che trattò del danno di far fermentare, e scomporre gì' ingrassi innanzi di darli al terreno; del Lambruschini il quale ragionò del terreno in (pianto serve a conservare, preparare e porgere alle piante il sugo alimentare XXV cavato dagl' ingrassi, dando maggiore sviluppo alla materia da esso discorsa nella seconda Adunanza generale; d'uopo è dire del Conte Gallesio che ragionò sulla teorica della riproduzione vege- tale, nonmenochè di una dotta discussione fra i Professori Mo- retti e Gazzeri sulla teorica dell'assorbimento delle radici, e delle ruotazioni così dette agrarie. Rispello alle disquisizioni in- torno ai prodotti alti a render più ricca l'agricollura sono da ri- cordare il Marchese RidoHì, il quale favellò di quella pianta che dicono Poligonum tinctoriurrij tanto raccomandata agi' Italiani siccome atta a dare in gran copia ottimo indaco; il Bosch e l'Ac- cademia di Wirlemberga che inviarono non poche osservazioni di conto sulla Madia saliva^ pianta oleifera coltivata al Chili; quindi il Piccioli, il quale se intorno alle cose che espose sul Phormiuni ienax non fu nuovo, recò peraltro non poca utilità ripetendo quanto disse il Prof. Targioni nel mille ottocento venti all'Accademia dei Georgofili. Dopo le piante delle quali giove- rebbe arricchire le nosire terre , cadeva in acconcio il dire, sic- come fece l'egregio Segretario Gera, quanto era stato fallo e proposto dalla sezione di Agronomia per migliorare ed estendere quelle che possediamo: a questo luogo gli occorse di favellare de' gelsi, e quindi si fece a parlare de' bigalli ; intorno al quale argomento il Doli. Gera medesimo molte questioni avea savia- mente mosse nella sua sezione, a cui presero grandissima parte il Prof. Moretti, il Lambruschiui, il Marchese Ridolfi, il Dott. Rampinelli e pii\ altri ancora. Fra tulli i prodotti che chiedono di essere migliorati avvi certamente il vino; del quale argomento trattò il Prof. Milano entrando in gravi ed opportune discussioni coi Proff. Gazzeri e Taddei . Ma non basta, soggiungeva saviamente il sullodato Segre- tario, estendere e migliorare i prodotti; fa di mestieri allresì stu- diare diligenlemenle il modo di conservarli. E per ciò sono da riputarsi utiUssitue le investigazioni su i morbi delle piante, e sulla distruzione degl' inselli nocivi. Il Cav. Prof. Configliachi ri- chiamò l'allenzione delia Sezione sulle ragioni per cui muoia un gelso piantato laddove un altro era perito; Io che fece luo- go a utili discussioni fra i Proff. Moretti e Gazzeri. Ma perchè da vari membri della sezione zoologica si dovevano toccare alcune materie d'Entomologia rivolte specialmente a utilità del- l'agricoltura, il giorno dodici Ottobre la sezione zoologica e quella di Agronomia fecero adunanza comune. In questa il Prof. Audouin tenne lungo e non meno elegante discorso sulla pira- lide della vite; il Doti. Gera per altro si asteneva dal renderne minuto conto, stantechè quell'illustre membro dell'Istituto sì è accinto a pubi)licare una grande opera su tal subietto, e perchè la piralide della vite non nuoce mai alla coltura in Italia. Nella stessa adunanza il Dott. Gera aggiungendo alle cure di Segre- tario quelle di operoso Accademico, espose alcune nuove osser- vazioni intorno ai mangiapelle che guastano i bozzoli;, il Dott. Passerini favellò del danno che in Maremma apporta alle patate la Lytta verticalisj ed al gelso delle Filippine Volpale sexdentata. E qui trapassando, per servire alla brevità, molte altre cose operate nella sezione agronomica, verrò a dire dei suoi lavori di Tecnologia, rispetto ai quali volle il Dott. Gera confessare che pochi subietti furono toccati e di poco momento . Rammentò bensì il Prof. Calamai che disvelò i metodi da seguirsi onde otte- nere il così detto argentone; il Barsanti di Pietrasanta che mo- strò una macchina da lui inventata all'oggetto di sgranare il granturco, e di cui la Sezione volle che si facesse onorevole men- zione ; per ultimo ricordò il Marchese Ridolfl, cui piacque pre- sentare uno scritto dal Prof. Taddei letto nel mille ottocento ventisette alla Società filojiitrlca di Firenze, dove si ragiona della protezione che lo zinco spiega a favore del ferro e del rame, e delle sue utili applicazioni intorno al modo di preservare gli strumenti di ferro e di acciajo dalla ruggine. Ollremodo gradila ai cultori dell'Agronomia riuscì poi la XXVII notizia colla quale il Segretario Gara chiudeva la sua narrativa. Perocché avendo il Marchese Mazzarosa proposta la compila- zione di un Dizionario delle pratiche agrarie usate in ogni terra d' Italia, l'Avvocato Salvagnoli accogliendo il lodevole concetto, dimostrò con accomodalo discorso che innanzi a lutto era neces- sario lo stabilire in Italia un metodo universale all'oggetto di dar mano agli studj pratici e sperimentali dell'Agronomia italiana. I detti dcU'Avv. Salvagnoli vennero con tanto amore accolti dalla sezione agronomica, che subitamente stabilì doversi il programma di tali studj pubblicare, e doversi a un tempo scegliere in ogni parte d' Italia persone , o Accademie che facendosi carico di di- sporre quanto a tal uopo esigevasi, raccogliessero diligentemente i risultati delle osservazioni . Per cotal modo poneva termine al discorso il Segretario della sezione agronomica, ed a questo te- neva dietro quello del Prof. Vincenzo Amici, che di ambedue le parli della sezione fisico-chimico-maiematica ragionò. Il Segretario Amici fece nolo che la Sezione avea nominata una Commissione, acciocché, fatto esame delle pitture dell'insi- gne Camposanto pisano, riferisse per quali mezzi sarebbe dato preservarle da ulteriore deterioramento. Diversi furono i metodi a tale oggetto proposti , e di cui fu fatta diligente enumerazione in un'adunanza della sezione predelta. Rispello ai non pochi la- vori dei membri, il sullodaio Segretario mosse il discorso da quelli appartenenti alla Chimica. Egli rammentò in prima il Prof. Branchi che prese ad esporre il metodo da lui seguito nelle lezioni di Chimica; quindi il Cenedella che ragionò sugli azoluri : il Conte Paoli che tenne discorso della forza catalitica; e Don Luigi Bonaparte de' Principi di Canino, il quale espose in una memoria un modo spedito ed economico per la preparazione de- gl'ioduri e bromuri insolubili; e che in altra memoria, partendo egli dalla teorica atomistica, e prevalendosi di alcune idee del Prof. Taddei, propose di stabilire una nomenclatura tale che dal nome d' una sostanza fosse dato dedurre il numero degli atomi XXVIII de' suoi componenti; lo che fece luogo ail una uiilissima discus- sione ira i membri Maestri, Gazzeri e Canobbio, clic non assen- tirono per intero alia opinione del proponente . Ne mancò, sccon- dochè narrava il Prof. Amici, chi saviamente favellasse della Chimica organica; perocché il Lavini fattosi a considerare il Irumento ed alcuni pezzi di pane rimasti per tremila anni sepolti dentro un'urna egiziana, rilevò i caratteri fisici e chi- mici che avevano conservato queste sostanze, prendendo poscia a spiegare la cagione del color bruno di esse, il quale ei volle ascrivere alla carbonizzazione prodotta successivamente dalla umidità; spiegazione che scbben confortata dalle ragioni dei Proli'. Targioui e Gazzeri, non ebbe la piena adesione del Prof. Orioli. Attinenti alla chimica organica furono ancora quelle espe- rienze del Dolt. Luigi Mori, di cui egli mostrò i risultati, cioè alcuni pezzi animali ridotti a consistenza cornea. Fra i più utili lavori di Fisica sono poi da ricordare una memoria del Ca- nonico Bellani sul così detto vSpostameuto dello zero nel termome- tro; un galvauometro immaginato dal Prof, Majocchi e da lui chiamato universale, il quale con semplicissimo congegno si può rendere adattato a misurare quasi le più piccole correnti idro- elettriche, non che quelle provenienti da un elemento di zinco e rame che abbia pur anche otto e dieci piedi di superficie; un igrometro immaginato dal medesimo benemerito Professore e da lui detto a tensione, stantechè per esso si può determi- nare quanta sia r elasticità dei vapori esistenti nell'atmosfera cal- colando l'elasticità del vapore che bisogna aggiungere per satu- rare l'aria che vien sottoposta a sperimento. Ne lavoro meno utile è a dirsi la memoria del Cav. Commendatore Antinori colla quale reclamando egli il perfezionamento di lutti gli strumenti di Me- teorologia venne a ragionare della imperfezione di questa scienza, e della necessità di rendere uniformigli strumenti non che i modi di osservazione, ed il linguaggio da usarsi per designare lo stato dell'atmosfera e del cielo; dopo le quali cose mostrando il biso- XXIX gno (.li stabilire in Italia un luogo centrale dove si riunissero le osservazioni meteorologiche di unta la penisola, airoggello di renderne conto nelle annuali Riunioni degli Scienziati, additò Firenze di cui la geografica posizione, non che il Museo ricco di pregiati strumenti convenienti all'uopo, e la meritala fama di classica città, fanno che le si debba la scelta: savissimo divisa- menlo che tutta la Sezione applaudì, invitando insieme il ricor- dato Commendatore a distendere 1' opportuno programma . Fu- rono poi esposte alla Sezione, dal Prof. Orioli un'analisi della macchina elettrica a sfregamento, non in tema dogmatico, ma solo ad oggetto di sottoporla alla discussione; dal Prof. Cassiani altra analisi dei fenomeni elettrici che si osservano nel fare uso del condensatore; dal Prof. Zaniedeschi un'analisi delle forze che si rinvengono sul filo congiuntivo d'una pila in azione, ag- giungendo sperienze da mostrare le difllcoltà che incontra lo am- mettere la sola forza rivolutiva proposta dal Faraday . Quanto ai lavori fatti dalla sezione fisico-chimica rispetto alla elettricilìi animale, il Segretario espose che ad imitazione del Principe di Musignano si instituirono indagini sulla torpedine per ricono- scere i nuovi fatti pubblicati dal Matteucci; e che dai ProfT. Puc- cinotti e Pacinolli si fecero accuratissime sperienze all'oggetto di chiarire se esista una corrente elettro-vitale negli animali a san- gue caldo, e in quelli non meno a sangue freddo, le quali spe- rienze ripetute alla presenza di una Commissione a tal uopo elet- ta, furono da essa stimate di molto conto. Relativamente all'Ot- tica fu piacevol cosa il sentire che il Puliti di Firenze mostrasse alla Sezione gli apparati da lui adoprali per riprodurre, siccome fece con felicissimo successo, le apparenze fotogeniche secondo i metodi di Daguerre: e fu di universale gradimento che il Gav. Prof. Gio. Battista Amici tenesse discorso della camera lucida eh' ei mostrò perfezionata di maniera, da essere oggimal alta a presentare soli' occhio un quadro non meno esteso di ottanta gradi in altezza, e pressoché cento ottanta in larghezza; della XXX quale proprietà egli ha potuto far godere eziandio un oculare positivo ed acromatico da lui immaginato. A compire il racconto di quanto si spelta alla Fisica restano a ricordarsi non solo il discorso del Prof. Arcangioli sull'economia dell'Universo ne' suoi rapporti colla Fisiologia, ma ben anche due memorie del Prof. Casari; 1' una delle quali valse a mostrare com'egli abbia saputo riprodurre lamine metalliche, mediante convenienti compressio- ni, disegni somiglianti a quelli che si ottengono per la polarizza- zione della luce; l'altra che aggirandosi sopra alcuni difetti morbosi dell'organo della vista, portò i ProfF. GIo. Battista Ami- ci, Orioli, Bufalini, Configliachi ed altri, a fare tre distinzioni fra essi difetti, secondochè provengono da alterazione ne' liquidi, o nella retina, o nelle membrane. Quanto alla parte matematica è da notare che il Dott. Mon- tuccl lesse una memoria intorno al modo di formare tavole atte ad agevolare l'inalzamento de' numeri al quadrato; che il Dott. Cesana espose una regola aritmetica per abbreviare l'operazione dell' inalzamento al cubo; che il Prof. Vincenzo Amici comunicò il prospetto di un suo corso di Matematiche applicate , e che il medesimo Professore avendo eziandio comunicata una lettera del Dott. Gabrio Piola indirizzata al Prof. Venturoli intorno al moto dell'acqua ne' vasi conici, prese da essa motivo di far nota una maniera più semplice di enunciare le condizioni d' integrabilità della equazione così detta delle forze sollecitanti . Oltre a ciò il Cav. Prof. Carlini espose la risoluzione di un quesito propostogli dal Municipio di Milano per determinare le ore in cui deve essere illuminata quella città, affine di ottenere: 1.° che l'accensione e lo spegnimento dei lumi si effettuassero in tutto l'anno nell'istante in cui il Sole trovavasi all'istesso numero di gradi sotto l'oriz- zonte, e quando la Luna e per la sua elevazione e per la gran- dezza della fase desse sempre un eguale splendore; 2.° che la somma delle ore di accensione in tutto il corso dell'anno ugua- gliasse il medio di quello fin allora stabilito. 11 Dott. Valentino XXXI Arnici lesse una memoria in cui egli presenlando il resultalo di quasi due anni di osservazioni fatte dal di lui padre Cav. Gio- vanni Battista nel mille ottocento ventuno e venlidue, venne a conchiudere che il diametro polare del Sole supera l'equatoriale di ottocento sessantotto millesimi di secondo . E qui non si dee tacere che il Dolt. Littrow offerse alla Sezione una pianta della nuova Specola dell'I, e R. Collegio di Marina in Venezia, una nota di astronomia nautica volta a render più facile l'osservazione delle altezze meridiane del Sole in mare, ed inoltre una memoria della quale lesse un breve sunto sulle osservazioni fatte all'I, e R. Osservatorio di Vienna rispetto alle stelle cadenti. Ai lavori della sezione fisico-chimico-malematica pose fine l'illustre suo Presi- dente, cui piacque ragionare delle ultime sperienze del Melloni sulla Diatermansia, cioè sulla facoltà che hanno i corpi di dar passaggio in ceni casi ad alcuni raggi particolari contenuti nel fascetto di calore incidente. Ei colse quella opportunità per ani- mare i cultori delle fisiche discipline ad istituire indagini sopra un nuovo ramo di fisica moderna, la Diaelettromansiaj che a buon dritto si stima ubertoso di fenomeni utili all' avanzamento delle scienze naturali. Alla lettura del Segretario Amici successe quella del Segre- tario Lodovico Pasini intorno ai lavori fatti dalla sezione di Geo- logia, Mineralogia e Geografia. I lavori in Geografia ( la quale a dir vero non ebbe la più gran parte delle fatiche dei membri di quella sezione ) non furo- no molti . Il Cav. Gràberg da Hemsò inviò un sunto dei recenti progressi della Geografia; una notizia geografica e insieme stati- stica lesse Emanuele Repelti sulla Val d'Elsa, e sull'Istituto agra- rio di Meleto, nella quale egli toccò di alcune rocce che in quella valle si osservano; allo Zuccagni Orlandini piacque di designare, secondo l'avviso suo, il punto ove la catena degli Apennini si distacca dalle Alpi; punto ch'ei pone in que' monti che s'inal- zano tra la Bormida e il Tanaro : egli mostrò eziandio i docu- XXXII memi che debbono servire alla conllnuazioae della sua Goro- gruiìa italiana. Una indagine gradita ai Toscani , e sulla quale non pochi scrittori si affaticarono invano, è quella della causa della mal'aria nelle nostre IMarcmrae, non meno che dei mezzi di risanarle. Il Prof. Paolo Savi preso a svolgere questo argomento scese ad al- cune conseguenze di non lieve conto, tali da rischiarare assai la quistione . Alla Mineralogia in particolare appartiene la descri- zione di un nuovo combustibile fossile, analogo alla cera fossile , scoperto dal Prof. Paolo Savi , e da lui chiamato Branchite in onore del Prof. Branchi che ne fece accuratamente l'analisi. Spettano poi alla Geologia ed alla Paleontologia insieme una memoria del Doti. Scortegngna sulla formazione del Monte Bol- ca, e dei pesci fossili clic contiene; la descrizione inviata dal Prof. Balsamo Crivelli d' un nuovo rettile fossile della famiglia dei paleosauri , e di due pesci fossili trovati nella calcarea nera sopra Varenna sul lago di Como; la monografia orittologlca del monte Venda ( che è la cima centrale dei colli euganei ) esposta dal Gav. Da Rio; una serie di molto conto dei disegni di piante, insetti , pesci, ed altri resti organici raccolti nelle gessaje del ter- reno terziario di Sinigaglia dal Procaccini Ricci; una carta geo- logica presentata da Giacomo Heywood del distretto di carbon fossile nel Lancashire meridionale, ove un deposito di tal com- bustibile che ha più di quattrocento miglia quadre di superficie si vede racchiuso al settentrione fra monti di un' arenaria a grossi grani, ed al mezzogiorno dall'arenaria rossa; i saggi delle rocce calcaree e trachitiche dell'isola di Santorini offerti dal Prof. Dom- nandos, e che servono di corredo alla memoria che già egli lesse, come sopra dicemmo, nella seconda Adunanza generale; una notizia comunicata dal Professore medesimo intorno alla giacitura dello smeriglio nell'isola di Naxos; le memorie inedite sulla Geo- logia delle Alpi piemontesi, comunicalo dal Prof. Sismonda, e che fanno seguilo a quelle da esso già pubblicate sullo slesso XXXIII argomenlo; il quadro esposto dal Pasini dei terreni da esso lui riscontrali nelle Alpi lombardo -venete; la costituzione geologica del Rionte Pisano esposta dal Prof. Paolo Savi; i risultati delle indagini e degli siudj fatti dal medesimo Professore intorno alle masse serpentinose della Toscana; rispetto alle quali comunica- zioni e memorie molti bellissimi discorsi e non meno utili si ten- nero dalla sezione geologica. A queste cose è da aggiungere, che avendo il Prof. Pilla di Napoli inviato alla sezione medesima due spaccati geologici dell' Apenniuo presi nelle due estremità setten- trionale e meridionale del Regno napoletano , dalla descrizione ad essa unita si raccolse, che le formazioni geologiche di quel regno sono pressoché identiche alle formazioni geologiche della Toscana. Passando a dire dei lavori della sezione geologica intorno alla industria minerale, il chiarissimo Segretario Pasini ricordò una memoria di Girolamo Guidoni sulle Alpi apuane, e sulle mi- niere metalliche del Vicariato di Pietrasanta; nò passò in silenzio le osservazioni che su quella memoria ebbe a fare il Baldracco ingegnere delle miniere, il quale lesse altresì una notizia con molte parlicolariià sul terreno alluviale aurifero, sul filoni di os- sido di ferro aurifero della valle del Gorsente ( provincia di Novi), non che sulla fabbricazione del ferro. Ma l'argomento che dalla sezione geologica fu trattato col più vivo zelo fu quello dei combustibili fossili. Molte discussioni ebbero luogo intorno a tale subieiio. Parlò il Savi de' combustibili fossili della Toscana; il Sismonda di quei del Piemonte; dal Pasini si trattò di quelli del Regno lombardo-veneto; lo Zuccagni Orlandini richiamò l'attenzione sopra la stipite della Valle del Taro; alcuni saggi di ligniti toscane furono presentati dal Gav. Berardi, e di ligniti dei paesi veneti a nome del Gav. Scopoli. La conclusione di tanti ac- curati studj fu che ninna speranza fondata potea nutrirsi di rin- venire nella Toscana, e nel rimanente della catena apennina il XXXIV carbone fossile, il quale al certo manca ugualmente per lunghi traili delle Alpi . Nò il Segretario della sezione geologica trala- sciò d'illustrare un subielto di si gran conto colle sue osservazioni, le quali io non ridico, dovendo esser breve. Mi corre l'obbligo bens'i di ricordare che il Conte Paoli parlò alla sezione di Geo- logia del sollevamento ed avvallamento dei terreni , discorrendo specialmente alcuni l'alti concernenti all' Italia j i quali aggiunti ai molli altri che si hanno bene accertati portano a luna ragione a stabilire che i sollevamenti ed avvallamenli della scorza terrestre non solo accaddero in grande al formarsi delle catene di monta- gne, ma continuano tuttora, e fanno in più luoghi variare il livello delle spiagge e del mnre. Le due sezioni di Fisica e di Geologia vollero riunirsi in una all'occasione in cui il Prof. Orioli si fece ad esporre una sua ipo- lesi intorno al calore proprio della terra . Il Prof. Orioli stimando che i calcoli di Ampère e di Poisson abbiano dimostrato l'impos- sibilità che neir interno della terra esista ancora un forte calore iniziale ed uno stato di fusione ignea, all'oggetto di spiegare la causa de' terremoti, e quella della temperatura della terra crescente dall'esterno all' interno, si appigliò alla supposizione che vi sieno nelle regioni sotterranee certi composti chimici che non potreb- bero conservarsi quali sono alla superficie della terra, e che an- derebboro soggetti a decomporsi, e per conseguenza a sviluppare calore e sostanze gassose ogniqualvolta dalla superficie terrestre potessero insinuarsi e giungere sino ad essi o l'aria o l'acqua. Il Pasini cui questa ipotesi sembrò insufficiente a spiegare tulli i fenomeni geologici, e non coerente ad altri fatti generali di Co- smologia, fece molte osservazioni in contrario, e sostenne che i calcoli del Poisson non valevano ad abbattere la teorica del ca- lore centrale della terra; ma la disputa rimanendo inlerrolta, non portò allo scioglimento della quistione. La sezione di Geologia fu sollecita di osservare quanto 1 dia- XXXV torni della cillà di Pisa poleano ofterire di curioso agli studj geo- logici, Direna dal Prof. Paolo Savi, si recò a visitare quel gruppo di montagne a noi prossime cosi dello Monte Pisano, studiò le diverse rocce che esso presenta, e le loro singolari al- terazioni. Per ultimo non è da tacere che la sezione stessa volendo provvedere ad un piano regolare ed uniforme di lavori che gio- vino a procurarci una compiuta descrizione geologica dell' Italia , stabili quanto era necessario a conseguire con ogni possibile sol- lecitudine tale intento. Così il Pasini encomiando questo savissi- mo divlsamento, favellando dei molti titoli che hanno i Toscani alla benemerenza dei cultori della Geologia, facendo parole di lode della Riunione di Pisa poneva termine al suo accuratissimo rapporto, cui tennero dietro quelli de' Segretarj della sezione botanica . Il Dott. Biasoletto fu primo, e discorse quanto si operò dal- la Sezione rispetto alla Filografìa. Narrò che il Prof. Visiani dopo aver letta in lingua latina la prefazione della sua Flora dal- mata, che in breve sarà fatta pubblica per le stampe, richiese il parere della Snzione botanica intorno asiifaito lavoro; oltre a ciò il medesimo Professore espose una sua notizia intorno alla osser- vazione fatta dal Prof. Bertoloni negli Annali di Storia Naturale di Bologna, che la Satureja montana di Linneo non sia quella comunemente inserita negli erbarj , ma bensì l' altra descritta da lui sotto il nome di Satureja suhspicata: su di che ottenne la piena adesione del Prof. Moretti . Il Dott. Meneghini fattosi a descrivere un'alga nuova, ne spiegò la organografia, e ne asse- gnò i caratteri fitografici : inoltre , presentando l' intera collezione della sua Algologia euganea, lesse lo scritto che serve ad essa di corredo, e invitò coloro che danno opera ad un tal ramo di bo- tanica a prendere in esame questo suo lavoro. Il Cav. Prof. Gae- tano Savi prese a parlare di alcune specie di Origanum, e due XXXVI ne descrisse eh' ei tiene per nuove. Luigi Calamai illustrò tre specie di china provenienti dalla nuova Granata; rispetto alle quali il Prof. Targioni volle presentare i fiori, con foglie e frutti d'una Cinchona appartenente ad una delle specie suddette. Ciò quanto alle memorie j ma le cure della sotto-sezione di Fitografia non si restrinsero a queste.- pernrrhp il Pmrnrrini mostrò diverse specie di filliti da lui trovate nelle colline sassose selenitiche delle vicinanze di Sinigaglia; l'Orsini diede conto di molte sue peregri- nazioni negli Abruzzi, non tacendo dell'abbondante messe bota- nica che potè raccogliere in quei luoghi; il Doti. Cera mostrò il manoscritto di un suo Dizionario dei funghi più comuni d'Italia; il Calamai presentò alcuni funghi e fruiti da lui fatti maraviglio- samente in cera; il Prof. Targioni chiese schiarimento di una oscillaria trovata nelle terme di Viguone , non priva di ferro, benché nelle acque dove essa vegeta sottoposte all'analisi la più rigorosa non abbia potuto rinvenire alcuna minima parte di que- sto metallo; finalmente il Dolt. Corinaldi mostrò cinque specie di frutti indigene della Persia e delle Indie orientali, da lui ri- trovate nelle farmacie del Cairo, e presentò altresì trentanove spe- cie di alghe del mare labronico, due delie quali da lui per la pri- ma volta rinvenute . Rispetto ai lavori fatti dalla sezione botanica sulla Organo- grafia e Fisiologia vegetale parlò il Prof. Narducci; il quale inco- minciando dal celebre Botanico prussiano, il Prof. Link, disse avere egli esposte alcune sue microscopiche osservazioni intorno ai semi delle orchidee che giovarono a farne conoscere la loro vera natura. Quindi disse di una discussione che si fece fra i Proff. Link e Gio. Battista Amici intorno alla struttura degli or- gani elementari dei vegetabili ; e specialmente intorno alla natura di quelle impronte che si osservano sulla parete dei vasi delle piante, impronte ritenute per glandule dal Link, e per veri fon dall'Amici. Ne pochi altri argomenti di Fisiologia vegetale furono XXXVII traltatì dal Professor Modanese: egli espose la vera organica sirutlura dell' f/rerfo della rosa; il fenomeno della fecondazione delle piarne faneroganoe ; quello della circolazione nella Chara; e trailo dell'ascensione della linfa nelle piante, che slima sog- getta a due forze, l'una di gravila, l'altra vitale esercitala dalle membrane delle cellule. Oltre alle quali cose, di non poche al- tre ebbe a tener discorso il sullodato Segretario Narducci; pe- rocché il Prof. Morelli ragionò sulla qualità del fruito della Cycas revoluta; il Cav. Prof. Gaetano Savi, su i vari periodi di accrescimento del cedro del Libano che vive da cinquanta anni nel giardino bntanicci della Università pisana; il Marchese Ridolfi, snWÀraucaria imbricala che sebbpnp non avesse mai fiorito sul suolo italiano, nuUameuo ha potuto ne' di lui giardini pervenire sino a questo punto di prospera vegetazione; il Prof. Pietro Savi, sulla struttura degli ovarj dell' yfmhrnsinia, « sulle aberrazioni che in questa pianta si rinvengono. Ne dobbiamo tacere del Prof. Botto che espose alcune osservazioni relative al movimento delle molecole attive di sostanze inorganiche; del Conte Gallesio che tenne discorso d'una classificazione degli innesti, desumendola da due diversi movimenti di sugo ch'ei crede avvenire nei ve^e- labili; del Prof. Agostino Sassi, il quale fece noto di avere ar- ricchito la Flora italiana d'una specie di y4ntrocephalus apparte- nente alla famiglia delle epatiche, e che tenne proposito altresì della opinione fino ad ora ammessa che nei generi delle crucife- re, le rispettive specie presentino la figura medesima negli em- brioni ; opinione eh' ei volle per le sue proprie osservazioni al- quanto modificare . Oltre a ciò decsi rammentare il Prof. Morelli, il quale mostrò una espansione imbutiforme avvenuta nel fusto di un individuo di Valeriana dioica, derivante, come parve, dalla saldatura di due o piiì cauli dell'individuo stesso, e che rese ma- nifesto eziandio come vaUde ragioni si avessero da sospellare, che non possa propagarsi ai soggetti quell' apparenza che dicono sere- XXWIU ziatura: il Prof. Pietro Savi, die tonno proposito di certe sue osservazioni, le quali rcnilerobbero alquanto dubbiosa la teorica generalmente abbracciata che l'incurvamento degli organi dei vegetabili si faccia sempre verso quella parte dove sono maggior- mente irradiati dalla luce : e per ultimo ricorderò il Dott. Biaso- lelto che ragionò di una nuova specie di alga rinvenuta in uno stagno d' acqua dolce nell' Istria, e che trattò altresì di varie spe- cie di alghe nato nell'acqua, sì distillata che naturale, col solo infondervi frammenti di alcune sostanze vegetabili . Ultimo a ragionare delle fatiche scieaiifichc dei membri della Riunione fu il chiarissimo Prof. Puccinolti, Segretario della sezione medica; la quale fa operosissima, e si distinse dalle altre per duepremj, stabiliti l'uno dal Consigliere Giuseppe Frank di cinquecento franchi, l'altro dal Dott. Gio. Battista Thaon di cia- queccnto lire toscane; il primo da aggiudicarsi all'Autore di quella inemoria, che il Congresso del venturo anno in Torino giudi- cherà la più degna, intorno alla Medicina Ippocratica, e che di- mostrerà ben anche come le Scuole italiane ne abbiano sempre conservato lo spirito; il secondo da destinarsi parimente nel Congresso del venturo anno a quegli che avrh raccolte osserva- zioni da comprovare l'efficacia di topici slimati capaci di sciogliere gli scirri, e specialmente quelli delle mammelle. E per venire alle memorie contenenti fatti ed esperienze, giovi ricordare in prima, siccome fece il sullodato Segretario, i Prof}'. Corneliani e Polli, i quali esposero l'uno osservazioni, l'al- tro osservazioni ed esperienze sul diabete, traendo da esse alcune conseguenze, e di conto, intorno alla natura ed alla sede di tal malattia; quindi il Prof. Taddei che comunicò le sperienze da lui fatte sul sangue, e che espose il suo metodo particolare detto d' interposizione, col quale pervenne ad ottenere pura l' ema- tosina. Il Dott. Federici di Messina espose come dalle proprie osservazioni intorno alla cangrena secca fosse indotto a credere XXXIX che essa consista in un moto anliperislaliico delle arterie. Il Don. Linoli lesse una memoria conlenente fatti che escludevano la ri- produzione ossea per efrelto di flogosi nelle fratture^ memoria che tornò utilissima alla discussione su tale argomento, ed a fis- sare alcuni principi rispetto al fenomeno della riproduzione ossea. Il Prof. Giuli favellò di alcune sperienze intorno al pre- teso stato elettrico degli organi di molli individui solloposti alla cura delle acque minerali. 11 Doli. Comandoli fece note le os- servazioni da esso islituile in conferma di alcuni principi fonda- mentali della così detta dottrina medica italiana. In questa cate- goria di falli debbono pure annoverarsi le ricerche anatomiche del Dott. pacini di Pisioia sulla eslsienza di alcuni corpicelli ovo- lari lungo i nervi sotto-cutanei del palmo della mano; lo storie cliniche comunicate dal Prof. Schina, dalle quali si apprese come in alcune dissenterie abbia giovalo, a i^referenza di altri farma- chi, il calomelano dato in alte dosi, e come in alcuni casi si ve- rifichi una tale flogosi spinale ribelle al metodo antiflogistico, co- me a qualunque altro metodo terapeutico opposto , ed a quello che dicono misto: ed oltre a ciò, i fatti esposti dal Prof. Gariel, dai quali risulta la utililà dell'uso delle preparazioni mercuriali per sospendere lo sviluppo della pustola vaiolosa; la sinossi delle litotomie eseguite dal Prof. Pecchioli di Siena: ed anche i fatti risguardanli l'Ortopedia possono essere aggiunti ai già raccontati. Il perchè diremo che il Doli. Pravaz di Montpellier accertò di avere, per un suo metodo particolare ortopedico, ridotte a sana- bili le lussazioni congenite della testa del femore, solile ad ab- bandonarsi per incurabili , e che il Dott. Scalvanti presentò tre individui come tesiimonj irrefragabili della utilità del metodo meccanico ortopedico . Tra le tesi di argomento generale il chiarissimo Prof. Puc- cinolli notò quella del Prof. Giacomini, in cui egli prese a pro- vare come erronei sieno i giudizi di identità d'alterazione tra il XL sangue csirallo ( ove quelle si asseriscano sul fondamento dei mezzi fisici e chimici) e il sangue circolante; notò i ragionamenti del Dolt. Ferrano sulla ulililìi e necessità della statistica patolo- gica, terapeutica e clinica, e sulla istituzione d'una statistica cli- nica nazionale; ricordò la memoria del Dolt. Fasselia intorno alla direzione morale delle mentecatte nell'Ospedale di Venezia; la memoria del Prof. Bouros che fece note per diligeuli descri- zioni geografiche e geologiche, ed analisi chimiche le principali acque termo-minerali della Grecia, e i loro medici usi; e la me- moria del Dolt. Meneghini intorno alla Frenologia, dove egli di- mostrò doversi dare a questa scienza, oltre alla base empirica cranioscopica, una base anatomica, senza la quale è assurdo il ravarne nlili dedn/.inni sulle funzioni dei singoli organi del cer- vello. Il Segretario Puccinolli alle esposte cose aggiunse che il Prof. Morelli fattosi all'esame delle teoriche del Forni rimase di necessità lilubante nel suo giudizio, facendo ben chiaro per altro che quanto è facile il lodare astrallamente un vasio concetlo, tanto è duro, per la non manifesta ulililà di esso, lo esprimere una lode profiilevolc e procedente da vera ed intera convinzione . Le discussioni scientifiche che ebbero luogo all' adunanza della sezione medica non furono poche, ne di lieve momento: né altrimenti poteva avvenire laddove si riuniva gran parte della sa- pienza medica italiana . Il Prof. Puccinolli disse di quelle di mag- gior rilievo, e intorno a quesle egli non volle esser breve: io, per amore di brevità, mi ristringerò a dirne quanto basta per far co- noscere i titoli delle quislioni, e gli scienziati fra cui si agitarono. Sulla natura del sangue, e sulle primitive e secondarie alterazioni di esso utili discussioni sostenne il Prof. Giacomini coi Profi". Bu- faUni, Del Punta e Belli, che il Prof. Tommasini si affaticò di condurre a conciliazione . Altre discussioni che tornarono utili al pari delle precedenti furono quelle sulla riproduzione delle ossa sostenute dai Proff. Belli e Coraeliaui. Non poco vantaggio arre- XLI capono le dotle avvertenze del Regnoli intorno ad alcuni stru- memi chirurgici presentati alla Sezione, nelle quali presero molta parte i Proff. ]\iciai e Pecchioli. Feraci altresì di utili co- gnizioni patologiche e chimiche rese il Prof. Bufalini le sue di- scussioni col Dott. Ferrarlo sull'ordinamento delle statistiche me- diche, nelle quali valenti interlocutori pur si mostrarono il Tom- masini ed il Betti. Di non pochi clinici schiarimenti fu pure occasione quanto dissero il Bufalini e il Del Chiappa, e quindi lo Schina e il Tommasini intorno alla natura, ed alla terapia delle dissenterie. Per ultimo il Puccinolti notò che la discussione te- nuta neir ultima adunanza col Dott. Comandoli valse a compro- vare che le massime fondamentali della Patologia in Italia non sono difformi, e che su questa concordia di priucipj , nelle adu- nanze di Pisa, come egli si espresse, consacrata, si appoggiano i vot, e le speranze suU' ulteriore avanzamento e decoro di questa scienza . Qui ebbero termine le relazioni dei Segreta,]; dalle quali sì raccolse eziandio che tutti i Presidenti dettero principio alle adu- nanze col rivolgere ai membri delle loro sezioni parole di affet- tuosa esortazione, affinchè per le cure di lutti la Riunione scien- tifica riuscisse ad un fine utile insieme e glorioso per l'Italia. iJalle relazioni medesime si apprese ancoraché S. A. I. e R erasi degnata di assistere non una volta sola alle adunanze delle Se- ziona: della qual cosa il Segretario generale ( come gli correva obbligo) fece speciale ricordanza negli Atti; ne' quali notò al- tresì che ali le R. A. S. piacque per bene due volte di trasfe- nrs. a ,sa al fine di vedere da vicino le cose di quella Riunione, che volle de più segnalati fregi del suo patrocinio onorare. E perche di tutte le dimostrazioni di questo patrocinio medesimo rimanesse memoria negli scritti, egli non lasciò di notare che il Munificentissimo Principe si degnò di chiamare alla regale sua n^ensa . Presidenti e i Segretarj, e poi i sei Promotori di tanta / XLII isliluzione, e di ordinare ancora che nella sua assenza da Pisa, il Governatore della Cillk nel suo Real Nome un lauto e sontuoso convito facesse apprestare a quanti erano membri della Riunio- ne; perlochè il giorno dieci di Ottobre lutti essendo convenuti nel Reale Palazzo si stettero lungamente in gran festa, e colsero siflatta occasione per esprimere voti di lunga felicità al Magna- nimo Principe, a S. A. I. e R. la Granduchessa di Toscana, all'Erede del Trono, a tutta la Reale Famiglia: ne si tralascia- rono gli applausi e i brindisi alla Città ed Università di Pisa, non che al Consesso scientifico, con ogni possibile allegrezza, ed onesto trasporto di giubbilo . Resta ora ch'io dica di quanto si fece nella finale Adunanza solenne dopo le letture dei Segretarj . Il Segretario generale rese noti a tutta l'Assemblea i Regolamenti per le annuali Riunioni ( pag. Lii ), che debbono tenersi a buon dritto come necessarj affinchè questa scientifica istituzione, che a somma ventura nel paese nostro ebbe la prima sede, possa in Italia, come altrove, prosperar lungamente. Tali Regolamenti furono compilati, come già dissi, dai Presidenti; l'Assemblea uditane la lettura, gli ap- provò . E perchè il Consiglio dei Presidenti medesimi doveva cleffcere il Presidente generale della futura Riunione, il Consiglio CD O medesimo facendosi a questa cura, volle che la scelta cadesse sulla persona del Presidente della Reale Accademia delle Scienze di Torino, nel quale tutti i nobili titoli si trovarono riuniti per essere chiamato a sì degno ufficio. Questa elezione fu dal Segretario an- nunziata all'occasione dell'adunanza suddetta. Per ultimo egli appalesò che la Civica Magistratura di Pisa, a perpetuare la me- moria della Riunione ordinava che si coniassero medaglie (*) colla effigie del Galileo, da distribuirsi a tutti i componenti il (*) Il conio della lesta del Galileo fu faUo da Cinganelli; il rovescio da NiderOit. La medaglia è simile a (luella che vcdcsi nel fiontcspiiio . (GUEdU.) XLin Corpo scienlifico; il quale allo di generoslth , e insieme di be- nevolo animo mosse i Presldenli a proporre per mezzo del Se- gretario (e luna l'Assemblea lo sanzionò) che fossero solenne- menle regisirate negli Alti parole di viva gratitudine, e di devo- zione sentila verso questa illustre Cina. Ciò fatto, il Presidente generale disciolse il Congresso con approprialo e commovente discorso, nel quale al certo niuna cosa mancava, da che S. A. I. e R. il Granduc.v, la Cina e gli Scienziati, ebbero dal vene- rando Oratore parole di reverenza, di affelio, di gratitudine. Di questo modo si pose termine alle studiose fatiche che tanti valorosi Uomini vollero sostenere per il bene delle scienze, e per l'incremento della gloria nazionale italiana. Ognuno che fu spettatore ebbe ad esser compreso di maraviglia. Mirabile fu in vero l'ordine col quale procederono sempre le funzioni accade- miche; lo che si deve alla gentilezza delle culté persone che a quelle intervenivano, ed alla saviezza non meno dei Presidenti, i quali vigilantissimi si davano pensiero di rimuovere prudente- mente ogni ostacolo che si fosse paralo innanzi al buono e paci- fico andamento delle cose . Qui, se non temessi di oltrepassare i limiti dell' ufficio mio, ben altre cose dirci affine di mostrare tutto quello che si fece a questa occasione nella Citth, non tanto per onorare quanto per trattenere convenientemente gli Scienziati: direi delle serali con- versazioni che si tenevano nella Biblioteca della Università, e che per cura del Bibliotecario Cav. Prof. Rosellini riuscivano oltre ogni dire dilettevoli; ricorderei i trattenimenti che avevano luogo nelle Stanze Civiche; direi di un gradito spettacolo che si dava nell'Arno a diletto degli Scienziati (7), pei quali si apprestò sulla ricurva sponda comodo e distinto luogo; ne tacerei infine delle mense comuni sontuosamente imbandite nel Collegio di Santa Caterina (8), a cui assistevano lielaraenle, oltre agli Scienziati, cittadini e forestieri d'ambo i sessi. Queste cose, delle quali per XLIV esser breve mi passo, rendono per cerio ragione del rammarico che in tutti si appalesò tostochè il Consesso scientifico fu ridotto al suo termine . Il Provveditore della Universith pisana apponendo una iscri- zione dettata latinanicuie dal Gav. Prof. Cantini (*), alle pareti dell'Aula magna della Sapienza, volle eternata, anco per questa guisa, la memoria del faustissimo avvenimento . Il quale ben si può dire che per la saviezza degli ordinamenti Sovrani, per la li- beralità della Civica Magistratura (9), ugualmentechè per l'opera degli Scienziati, riuscisse ad un fine si splendido e glorioso, da rendere oirsimai non equivoca l'utilità che si arreca a' buoni ed utili studj colle annuali Riunioni scientifiche . (*) AN'XO • M • DCCC • XXXVUII ■ FAVSTO • FELICI MENSE • OCTOBRIS QVOD ■ ITALORVM • DOCTISSIMt AD • NATVRALIVM • DISClPLINiUlVM • SPLENDOREM VTILITATEMQVE • PROMOVENDMI CONVEXTVM • SINGVLIS • ANXIS PER • ITALIA^ • ILVBENDVM ■ CONSTITVERINT ET • RITE • PRIMVM • IN • a\C • AVLA • PEREGERLNT VIRIS ■ CLARISSIMIS E • NATIOMBVS • EXTERIS • ACCEDENTIBVS AVSPiciis LEOPOLDI • fi • M • E • D • OPTIMORV.M ■ STVDIORV.M ADSERTORIS • MVNIFICENTISSIMI OVI • CONCIONES • PRAESENTIA • SVA IIOXESTAVIT • EREXIT CELEBRATA ■ IN • IIOSPITVM • HONOREM STATVAE • GALlLiVEII • NOSTRI DEDICATIONE • SOLLE.MXI CAIETANVS • GIORGINIVS • EQ • STEPIl • PRAEFECTVS ■ ATIIENAEI TITVLVAI • TANTI • MEMOREM • INCEPTl L • M • PONI ■ CVRAVIT ( CU Edit. ) XLV E prima che il Congresso prendesse il suo scieniifico atteggia- mento fu cura del Cav. Opernjo N incenzo Carmignani di fare apporre nell'interno del Campanile delia Primaziale pisana la seguente Iscrizione, onde rammentare a chi recasi a visitare quelle insigni fabbriche che gli esperimenti fatti dall' immortai Galileo sulla caduta dei gravi furono da quella cima diretti. (^Gli Edit.) GAIILEVS • GALILEIvS EXPERIMENTIS • E • SVMMA • IlAC • TVRRI SVPER • GRAVIV.M ■ CORPORVIM • LAPSV • L\STITVTIS LEGIBVS • MOTVS • DETECTIS MECHANICEN • CONDIDIT JNGENTffiVSQUE • SVIS • POSTERIORVMQVE • SOPHORVJI • INVENTIS PRAELVSIT IN • CVlVS • REI • MEMORIAM \TNCENTIVS • CARMIGNANIVS ■ EQ • AVR • AEDITVVS • TEMPLI • MAXDD • PIS.\NORV.\I MARMOR • INSCRIPTVAI • DEDICAMT KAL • OCTOBR - AN ■ MDCCCXXXVIIII QVO • DIE ■ AVCTORITATE • AVSPIQISQVE LEOPOLDI • II • MAGNI • DVCIS • ETRVRIAE STVDIORVM • OPTIMORVM ■ FAVTORIS • PROVIDENTISSDII PRIMORES • DOCTORVM • EX • VNIVERSA,- EVROPA PISIS • AD • CONVENTVM • MAXIMV.M • COEVNTES DISCIPLliSlS • ET • ARTIBVS • ITALORVM • FAVSTA • L\CRE.ME>TA POLLICENTVR NOTE (0 (Siiumssnio S/ayORE. — La fama ognor crescente delle Pdanioni annue clic i Professori e Cultori Tedeschi delle Scienze naturali sogliono tenere in una città della Germania per ciascun congresso diversa, invitandovi ezian- dio gli Stranieri, venne in Italia viemaggiormente diffusa per un Articolo relativo avidamente letto, non ha guari, nella Biblioteca Italiana (Tom. 91, pag. 267). // desiderio perciò di vedere una simile istituzione fra noi, de- siderio che già in molti dei nostri Scienziati allignava, si accrebbe in loro, e in non pochi altri si propagò di maniera, che ai voti nostri sortosi riuniti quelli di persone riputatissiinc nelle suddette facoltà, le (juali accennarono altresì che la città di Pisa estimavano opportunissima a congregarvisi la prima volta colle semplicissime norme della Germania, e quindi provvedere in quale altra città d' Italia potesse rinnuovarsi la convocazione per l'anno avvenire , Se l'amore del luogo natio non rende sospetto il pensiero di alcuno tra i soscrittori al presente foglio, se il dritto veder dei nostri Colleghi non può interpretarlo diversamente, bene ci sembra che si apponesse chi giudicava doversi incominciare da Pisa. Perchè questa città che fiorisce nel centro della nostra Penisola in ogni maniera di studi, è pure assai vasta ed op- portuna ad albergare molti forestieri di ogni grado, e amena, tranquilla e ricca di Musei; ed a perenne e scambievole onore della Religione, della Filosofa e delle Belle Arti, mostra altera la Torre da cui sì bene esplo- rava le maraviglie del cielo il maggior dei Filosofi naturali dato dalla Toscana alla comun patria. Se finora i Principi della Germania gareggiarono nell'offerire cospi- cue città dei loro Stati per cotali Riunioni, cui piace rimaner libere nella scelta, come per esempio (senza ritornar molto indietro) abbiam veduto che S. A. R. il Granduca di Baden desiderasse di averla nell'amena Friburgo, dopo che la Cesarea Maestà dell' Imperatore d'Austria e Re del Regno xi.vm Lombardo- fencto a\'eala volentieri accolta nella capitale della Boemia, co- me S. M. il Re di jrwlemberg athcrgfn'ala prima nella slessa Stoccarda , e come in quest'anno S. A. il Principe di iralilcck invitolla in Pirmonte, chi potrà dubitare che S. A. I. e R, il Serenissimo Gk.ìndvca di Toscana non sarà per godere assai di questo nostro invito nella sua dona Pisa? A ninno forse degli Scienziati cui scriviamo giunge miovo che VA. S. I. e R. piacesi di possedere nella sua inestimabile Biblioteca privata qualunque bel- l'opera che traiti di scienze naturali, e che le ama e le coltiva a segno, che la severa Società Reale di Londra, con raro esempio, lo aggregava tra' suoi . Seguendo pertanto il consiglio di molti, e l'approvazione di altri, nò discostandosi punto dalle pratiche tanto felici in Germania, veniamo ad an- nunciare che nel bel mezzo delle ferie autunnali del corrente anno i83g, dal dì primo al quindicesimo di Ottobre inclusive, sarà aperto in Pisa il Consesso dei Professori e dei Cultori delle scienze fisiche in Italia, com- prese la Medicina e l'Agricoltura sì utili alla umanità. E ciò conseguen- temente ci affrettiamo di partecipare ai Professori delle scienze suddette nelle varie Università degli slati italiani, ai Direttori degli sludi delle me- desime, ai Capi e Direttori dei Corpi del Genio, degli Orli botanici, dei Musei di storia naturale, ai Lincei di Roma, ai Membri dell' L e R. Isti- tuto di Milano, della R. Accademia delle Scienze di Torino, della Società Italiana di Modena, dell'Istituto di Bologna, della R. Accademia delle Scienze di Napoli, della Giocnia di Catania, e dell' I. e R, de' Georgnfìli di Firenze} non senza darne anche contezza oltremonti ai Capi delle piìi famose Accademie, affinchè possano comunicarne la notizia ai rispettabili Soci, che tra noi saranno meritamente accolti, esibendo i loro respettivi diplomi . È superfluo il trattenersi qui sul vantaggio che pub derivare dal com- mercio delle peculiari idee dirette in specie al perfezionamento delle arti, poiché I^oi, chiarissimo Signore, siete persuaso che questo mezzo è uno de' piit efficaci a diffondere utili cognizioni, ed a conseguire sì nobile scopo . Al Cattedratico italiano, seniore tra' presenti in Pisa nel primo giorno di Ottobre, toccherà aprire l'Adunanza della quale sederà Reggitore in tutta la sua durata; ed il Segretario sarà scelto di suo genio tra' Pro- fessori della Università di Pisa. L'Assemblea generale si dividerà il secondo giorno in quante sezioni verranno suggerite dal rincontro delle diverse bran- che scientifiche, coltivate dagli intervenuti ; ed i Membri di ciascuna sezione sceglieranno a loro stessi un Presidente ed un Segretario italiano . L As- semblea generale medesima deciderà nel settimo giorno come e dove sarà per adunarsi nell'anno futuro . XLIX Al cominciare del mese di Agosto si spediranno nuove lettere circo- lari, dalle quali verranno indicati i provvedimenti locali, non meno per gli alloggi che per tutto ciò che riguardar possa la comoda, lieta e pacifica dimora di tutti coloro che si compiaceranno d' intervenire . Firenze, 28 Marzo iSSg, Principe CARLO L. BO.\ÀPARTE. Cav. YiyCESZIO A.\TI.\Oni, Direlt. drlt'I. e R. Museo di Fisica e Scoria Naturale di Firenze. Cav. CIO. B.irnSTA AMICI, Astronomo di S. A. I. e H. il Granduca di Toscana . Cav. GAETA.W GIORGI.yt, Provveditor Generale dell'I.' e B. Vniversitii di Pisa, Doti. PAOLO SAVI, Professore di Storia Naturale nell'I, e B. Università di Pisa . Doti. MAURIZIO BUFALiyi, Prof, di Clinica e Medicina nell'I, e B. Arcispedale di Firenze . (2) CuiARissi.tio SiGsonE. — Quando colla nostra Circolare del 28 Mar- zo 1839, annunziavamo essere conceduto all'Italia di raccogliere in alcuna sua città il Consesso dei Cultori delle Scienze JVaturali, e Pisa essere la prima prescelta a sì nobile divisamento, promettevamo altresì di render noti con una seconda Circolare i provvedimenti già presi, onde procacciare a quella Riunione ogni piii dovuta facilità e convenienza. Ora però, nel- l'adempire alla nostra obbligazione, siamo assai lieti di poter dare certezza che da ogni parte d' Italia, e anche di oltremonti , avemmo non dubbia prova del gradimento col quale accolsero il nostro annunzio tutti coloro die pongono amore negli studi delle Cose JVaturali. E dobbiamo pure a nostra maggior letizia accennare che il benignissimo nostro Principe, degnossi con- cedere che la sede delle Adunanze scientifiche sia nelle sale stesse dell' Uni- versità degli Studi; e quindi possiamo gloriarci che esse comincino realmente sotto i piìi desiderabili auspicj, quali sono quelli che ne promette la sapiente Bontà . Pero l epoca e il modo e lo scopo della Riunione saranno veramente siccome fu dichiarato nella prima nostra Circolare. Se non diesiamo ades- so in grado di aggiungere che ognuno, il quale fosse deliberato di farne parte, portandosi direttamente al palazzo dell'Università di Pisa vi troverà a maggior comodo, e l'uffizio de' passaporti, e le persone incaricate di som- ministrare le notizie necessarie alla sua dimora in quella città, e qualunque schiarimento relativo all'ordine della Riunione medesima. Quivi pure, a co- minciare dal giorno 28 del mese di Settembre, dalle ore <) alle 12 della mattina saranno- reperibili i signori Deputati all'Ammissione ed Iscrizione S L di quelli che comporranno il Consesso scientifico; al che sarà ragione suffi- ciente la qualità di Professore, o di distinto Cultore delle Scienze Mate- matiche e Naturali, o il grado di Ufficiale Civile o Militare del Genio, od Ingegnere delle Miniere, o infne il diploma di una delle principali Società scientifiche italiane o straniere . ^ togliere il dubbio in alcuni insorto se gli argomenti da trattarsi debbano essere limitati a quelli delle Scienze Naturali, intese nel loro piit stretto signifeato, crediamo anche opportuno in questa occasione d'indicare che le Scienze delle quali si occuperà il Consesso saranno le seguenti : Ma- tematica, astronomia. Fisica, Chimica, Zoologia, Mineralogia, Geologia, Geografa, Botanica, ^agricoltura. Medicina, Tecnologia; e queste potranno essere quindi riunite o suddivise in sezioni secondo il numero degli intervenuti. Firenze, i3 j4gosto i83r), rrincipe CARLO L. BONÀPAnTE. Cai: Vl.yCE.yZIO A.\TI.\ORl, Dirett, dell'I, e R. Museo di Fisica e Storia Naturale di Firenze. Cav. GIO. BATTISTA AMICI, Astronomo di S. A. l. e R. il Granduca di Toscana . Cav. GAETANO GIOBGI.yi, Provi*editof Generale dell'I, e R. Università di Pisa. Doti. PAOLO SAVI, Professore di Storia Naturale nell'I, e H. Università di Pisa , Cao. IHAUniZIO BVFALINI, Prof, di Clinica e Medicina nell'I, e R, Arcispedale di Firenze, (3) Questo distinto Professore clic illustrò per il corso
  • rc una pcrfelta rassoraiglian/.a di cjiirsla roccia col Ai'n.t dcU'Ingliiltcrra, della Normandia ec. , ma si vuol solo indicare una formazione equivalente, che il Professor Savi chiamò ia altri suoi scritti Lias apeiininico . di calcare cavernoso analogo alla Carniola trovansi qua e là in questo gruppo di monti, e sembrano esse pure una particolare alterazione del calcare. 11 Prof. Savi, sia considerando la direzione generale degli strati del Monte Pisano, sia i materiali ed il modo con cui sono formate le colline Lucchesi, tiene per dimostrato che il solle- vamento del Monte Pisano e le alterazioni delle sue Rocce, siano accaduti dopo il sollevamento della prossima catena apennina, e dopo la deposizione del terreno terziario subapennino. Richiesto il Prof. Savi dal Pasini se credesse di poter ri- portare il terreno del Verrucano a qualcJieduno dei terreni già riscontrati nelle Alpi, come per esempio vW Arenaria rossa, ovvero aW ylrkose dei Francesi , risponde che per ora non gli sembra potersi istituire alcuna certa relazione di questo terreno con quelli di altre località. Egli crede altresì che gli Schisti silicei e le Lavagne del Genovesato si debbano ascrivere al ter- reno cretaceo ed al l^L^cigno, e non a quello del Terrmano. Il Presidente Sismonda il quale ha di recente viaggiato per qua' monti, dichiara che ciò si accorda intieramente colle sue osservazioni . Il Pasini fa osservare che fra le interessanti Rocce del Monte Pisano poste dal Prof. Savi sotto gli occhi della Sezione, alcune varietà del Verrucano alterate e convertite in Schisto, somigliano perfettamente ad alcune Rocce delle Alpi Lombardo- Venete, poste in circostanze affatto analoghe, e dovute, come quelle del Monte Pisano, ad una metamorfosi delle antiche arenarie. I saggi di queste Rocce delle Alpi saranno in altro giorno sottoposti all'esame della Sezione. Il Presidente propone che sotto la direzione del Prof. Savi SI faccia, in uno de' consecutivi giorni, una corsa geologica al Monte Pisano, per visitarne i punti più interessanti. Infine si Xe^^a una lettera del Segretario perpetuo dell'Ac- cademia Valdarnese del Poggio, con cui ella manda in dono S4 alla sezione di Geologia, Mineralogia e Geografia i due tomi finora pubblicati delle sue Memorie, ed annunzia di aver dele- gato tre de' suoi membri, come Deputati ad assistere al Con- sesso scientifico. La Sezione vota ringraziamenti all'Accademia Valdarnese . Il Scgbeiabio della Sezione — LODOVICO PASINI. Il Presideste - PROF. AKCELO SISÌIO^DA. TENLTA IL Di 5 OTTOBRE 1859 m\ Segretario legge il processo verbale dell'adunanza prece- dente, die resta approvato. Il Prof. Paolo Savi fa una esposizione delle condizioni geo- logiche in cui trovansi i combustibili fossili finora scoperti nella Toscana, e fa conoscere la somma improbabilità di poter tro- vare in questo paese degli strati di vero Litantrace, mancando- vi il terreno cai'bonifero , e non essendovi stata riscontrata alcuna formazione piìi antica del Lias, e del Vcrrucano. Egli crede che se fosse anche possibile di spingere le indagini al di sotto del Verrucano, non si avrebbe probabilmente miglior risultamento , attese le alterazioni a cui dev' essere stato sog- getto ogni terreno inferiore, per l'azione delle Rocce ignee, del calore centrale ec. Tutte le Rocce e i fossili della Toscana rela- 53 tivi a questo argomento furono posti dal Prof. Savi sotto gli occhi della Sezione, ed eziandio i fossili analoghi di altri paesi, per gli opportuni confronti . In Toscana pertanto fra il terreno arenaceo schistoso della formazione cretacea, si trovano alcuni straterelli di Stipite, i quali se fossero meno sottili e più abbondanti, meriterebbero, per la qualità del combustibile , qualche considerazione. Tutti gli altri combustibili fossili finora scoperti nella Toscana si debbono riferire alla Lignite, e si trovano in mezzo al terreno terziario medio e superiore, che giace, con discordanza degli strati, sopra il terreno cretaceo e del Macigno. Queste Ligniti non hanno mai tutti i caratteri mineralogici del vero Carbon fossile o Litantrace^ né i resti di piante fossili che le accompa- gnano, somigliano a quelli del Litantrace, ma sono di piante dicotiledoni arboree, analoghe al Castagno, al Salcio, al Piop- po, all' Olmo ec, e proprie ovunque dei terreni terziarj. An- che le piccole conchiglie finora ravvisate in queste Ligniti, di- mostrano la loro appartenenza al terreno terziario. Il Pasini espone brevemente le condizioni geologiclie delle Alpi meridionali, fra il Lago maggiore e la Gamia, sotto il rapporto dei combustibili fossili. Se in Toscana è vana cosa il cercare il Litantrace per la mancanza del terreno carbonifero, o di un suo equivalente , nelle Alpi suddette è invece assai im- probabile di trovarne importanti depositi, per esservi il vero terreno carbonifero rappresentato forse da alcuni strati are- nacei, contenenti qualche traccia o straterello di Litantrace. Ma codesto terreno carbonifero delle Alpi è così sottile, che paragonato coli' analogo terreno della Francia e dell'Inghilter- ra, può dirsi insignificante: giacché depositi considerevoli di Litantrace nò vi furono mai ritrovati (benché siano state fatte in più tempi molte ricerche), né vi è ormai grande speranza di ritrovarli^ poiché tutta la massa del terreno arenaceo fu esplo- rata nel doppio senso dell'estensione e della profondità, essen- 56 do questo terreno facilmente accessil)ile, e trovandosi sovente solcato dalle valli, e posto a nudo per tutta l'ampiezza de' suoi strati. Questo è quanto si può asserire, almeno per il terreno arenaceo antico, emerso nel Vicentino, nel Tirolo meridionale, nel Bresciano, nell'Agordino ec, e solo resta da esaminar me- glio il terreno arenaceo della Carnia alla sinistra del Taglia- mento, dove si mostra assai più potente, ed assume nuovi ca- ratteri mineralogici, e dove furono trovati parecchi indizj di Litantrace. E forse per altro possibile che tutto il terreno are- naceo antico abbia un'assai maggiore grossezza e vada più abbondantemente fornito di Litantrace a maggior distanza dalle cime centrali della catena, ma ad una tale profondità sotto la pianura subalpina, che non possa farvisi alcuna ricerca. Il Prof. Sismonda osserva a questo proposito, che forse il terreno arenaceo delle Alpi Lombardo- Venete non rappresenta né il terreno carbonifero né le antiche arenarie secondarie, ma che potrebbe invece appartenere agli strati inferiori del Lias, come accade nella Savoja, e nelle Alpi Piemontesi , dove il Lias si appoggia alle rocce cristalline , e dove fu nuUadimeno riconosciuto che alcune piante fossili, proprie della formazione carbonifera, si trovano insieme colle Belemniti in alcuni strati inferiori, i quali appartengono appunto al Lias. Il Pasini risponde che il terreno secondario calcareo-are- naceo del Vicentino, del Tirolo, dell' Agordino ec. è troppo bene caratterizzato dalla presenza del Litantrace, dall'Arenaria variegata {^Gres bi gorre.') con gesso, e dal Muschelkalk con conchiglie ad esso proprie, perchè la proposta classificazione non si debba mantenere. Tutti i combustibili fossili attualmente escavati in molti punti, fra l'Adige e la Piave, appartengono alla Lignite, me- no quelli di alcuni luoghi del Tirolo meridionale, che il Cu- rioni ha riferito alla Stipite, e che si trovano rinchiusi nella calcarea Giurassica . Alle Ligniti pertanto si debbono rivolgere le ricerche, perchè sono desse abbondanti nei terreni terziarj , e talvolta di COSI buona qualità, da supplire per parecchi usi al Litantrace. I pochi lavori intrapresi nelle antiche arenarie ove si mostrano segni di Litantrace, non sono di alcuna importanza. A questo medesimo proposito finalmente, il Prof. Si- smonda comunica dei cenni sommarj sulle condizioni geologi- che del Regno Sardo, in rapporto ai combustibili fossili, & mette sotto gli occhi della Sezione la sua Carta geologica di quel Regno, condotta quasi a termine, perchè si possano se- guire sopra di essa le date indicazioni. Dall'esame pertanto della nominata carta, e dalle spiegazioni del Professore risulta, che la più antica formazione riconoscibile nel Piemonte sia il Lias, adagiato sopra le rocce cristalline, prodotte sovente dalla metamorfosi di rocce più antiche, che adesso più non si potreb- bero riconoscere. Vi mancherebbero le altre formazioni inter- medie, e quella specialmente del Litantrace. Sembra dunque che non vi sia fondata speranza di trovare neppure nel Pie- monte questo tanto desiderato combustibile, e che là pure le ricerche si debbano rivolgere alle Ligniti dei terreni terziarj, che abbondano specialmente nella Savoja, ed all'Antracite, che è poco abbondante nel Lias propriamente detto, ma assai piìi in alcuni strati ad esso superiori, i quali il Prof. Sismonda riferisce s\\ Oxford day. Quest'adunanza fu onorata dalla presenza di S. A. I. e R. il Grìjsduca.. Il Segiutamo della Sezio!(B — LODOVICO PASINI. Il PREsmEiTTE - PROF. .^tyCELO SISMOyD.i. 58 TENUTA IL DI 7 OTTOBnE 1839 MI Segretario legge il processo verbale dell' adunanza prece- dente, che viene dalla Sezione approvato. Il Prof. Giuli chiede la parola per far conoscere, a propo- sito dei combustibili fossili della Toscana, di avere già sottopo- sto alla distillazione, secondo i noti metodi, i combustibili fos- sili di questo paese, tolti da sedici differenti località, collo scopo di ottenerne, per mezzo della distillazione, i sali nitrici e specialmente il Nitrato di Naftalina, prodotto che caratterizza il Litantrace, e non si ottiene dalle Ligniti. Al Prof. Giuli non è riuscito di avere alcuna traccia di Naftalina, ed in conse- guenza ritiene che tutti i combustibili fossili che egli assoggettò a questa sorta di analisi, siano da riferirsi alla Lignite. Il Dott. Scortegagna legge una memoria sopra la for- mazione calcarea del Monte Bolca nel Veronese, e sopra gl'It- tioliti che essa contiene. Rammemora come questa formazione appartenga al terreno terziario, e gli strati vi siano inclinati da 30 a Sii gradi, effetto probabile di un sollevamento operato dalle Rocce ignee, delle quali parecchie masse si osservano nelle vicinanze. Fra i varj Ittioliti del Monte Bolca, il Dott. Scorte- gagna prende a considerare uno scheletro di pesce, di cui pre- senta la figura e la descrizione. Aggiunge alcune idee sulle cause probabili per cui alcuni pesci sono ben conservati, ed altri invece mutilati e mancanti di molte parti. 59 Il Dott, Attilio Zuccagni Orlandini legge una nota geo- grafìco-geologica, contenente alcune sue osservazioni sul punto di distacco dell'Apennino dalle Alpi. Riferite le opinioni di parccciii Autori, sulla origine della denominazione Apennino, e quelle ancora assai contradittorie dei Geografi sul vero punto in cui si possa credere che abbia principio la catena apennina, egli dall'esame si della configurazione geografica dei monti, che della loro natura mineralogica, è condotto a collocare il vero punto di distacco degli Apennini dalle Alpi, in que' monti che si alzano fra la Dormida ed il Tanaro. I Graniti ed i Cal- carei della valle del Tanaro non proseguono nelle contigue montagne poste verso levante j il suolo dei monti che cingono quella valle è del tutto diverso da quello delle due rive della Bonnicla, ed in vicinanza di Ceva discopresi manifestamente un sensibilissimo distacco negli alti gioghi della gran catena. Le Rocce analoghe a quelle delle ultime sommità alpine ricom- pariscono soltanto nel Golfo della Spezia, e nelle Alpi Apuane. Laonde, secondo l'opinione di questo Geografo, il Monte Cinco sarebbe la prima cima dell'Apennino: dalle sue pendici volte a mezzogiorno scende il torrente Fra, che bagna le mura di Finale. Per testimonianza poi di Flavio Vopisco, fin là si esten- devano ^Inganni, abitatori dell'estremo lembo delle Alpi marittime: cosi che questa opinione dello Zuccagni si trove- rebbe d'accordo con un documento dell'antica storia. 11 Segretario legge una memoria che Girolamo Guidoni di Massa mandò alla Sezione, dolente di non poter intervenire personalmente al Consesso. Questa memoria tratta della Geo- logia generale delle Alpi Apuane, e delle miniere metalliche del Vicariato di Pietrasanta. Egli rammemora i diversi studi intrapresi più volte su quelle montagne dal Prof. Savi, dal Dela- bèclie, dal Prof. Hoffmann e da lui medesimo, e fa vedere come non appartengano al sistema dell'Apennino, ma a quello che il Prof. Savi indicò sotto il nome di Sistema vietai- 60 lifero della Toscana. Essendo stati riattivati o volendosi ora riattivare in quelle montagne parecchi scavi minerali, l'Autore manifesta il desiderio, che pel buon successo di queste imprese vi siano impiegati tutti i capitali necessarj, e i lavori siano affidati alla direzione di persone intelligenti, ed atte ad avvan- taggiarsi di tutti quei lumi che può somministrare la scienza. Jacopo Pleywood comunica alla Sezione una sua Carta geologica del distretto del Carbon fossile del Lancaslàre meri- dionale, e vi aggiunge alcune verbali spiegazioni. Colà un vasto deposito di Carbon fossile, o Litantrace, copre più di quattrocento miglia quadrate di superficie: è circoscritto nella parte settentrionale da monti composti di un'Arenaria a grossi grani (^Gritslone^ , e nella parte meridionale dall'Arenaria rossa (^Re(lsandstone') . Gli stilati del Carbon fossile del Lan- caslàre furono in varie guise dislocati: le principali linee dì dislocamento corrono verso il N. N. O. e conservano fra loro un parallelismo singolare. Vito Procaccini Ricci di Sinigaglia comunica alla Sezione una serie interessantissima di disegni di Pilliti, ed altri resti organici, trovati nelle Gessaje di S/nifange/o e di San Gaudenzio presso Sinigaglia. TI Procaccini pubblicò già per lo passato qualche parziale illustrazione di questi oggetti, e continuando le ricerclie, potè sempre più accrescere la sua raccolta, e pre- parare i materiali di un vasto lavoro, il quale sarebbe utile per la scienza geologica, che fosse condotto a fine. I disegni ora presentati comprendono un migliajo circa di oggetti, dei quali novecento almeno sono di Filliti. La raccolta poi del Procac- cini è di circa ottomila pezzi. Tra le Pilliti ed altri resti vege- tabili, si distinguono con precisione le foglie di Ginko, di Acero, di Quercia, di Salcio, di Pruno, e le frutta di alcune specie, come Samare d'Acero e legumi di Citiso. Vi sono alcuni pic- coli Pesci di acqua dolce. Rane, ossa e penne di Uccelli, ed Insetti neurotteri ed ortotteri, come Nepe, Cimici, ali di Li- GÌ bellule, e d'Ascalafi. II Procaccini dà alcuni schiarimenti sulla giacitura di questi resti fossili, che si trovano non solo nelle due colline summenzionate, ma anche lungo una zona dello stesso terreno di Marna e Gesso, che si estende da quel lato al piede dell' Apennino. Nelle Marne alle quali sta subordinato il Gesso, ò abbondantissimo lo Zolfo. Le impronte sono sempre meglio conservate nelle Marne che nel Gesso. Non vi ha dub- bio che questi depositi non siano da ascriversi al terreno ter- ziario medio. Il Prof. Sismonda osserva che nel Piemonte si trova questo medesimo terreno di Marna e Gesso, con impronte di piante ed altri corpi organici, a Stradella, Guarene, Piobesi, Mon- cucco, Lamorra, il qual terreno secondo le ricerche finora da lui istituite, gli sembra appartenere al terreno terziario medio. Anche il Prof. Savi fa osservare che le impronte organiche del Sinigagliese sono affatto simili a quelle che si trovano in To- scana nel terreno terziario medio con Lignite, del Volterrano e del Massetano. Il Segretario delia Seziohb — LODOVICO PASINI. Il Presidente - PROF. AyCELO SISMOSD.i . TESUTA IL DI 9 OTTOBRE 1839 Il Segretario legge il processo verbale della precedente adu- nanza, che viene approvato. Ma a proposito della memoria del Guidoni letta in quell' adunanza sulle Alpi Apuane, e sulle 62 miniere inetalliclie del Vicariato di Pietrasanta, l'Ingegnere delle miniere Baldracco chiede la parola e dichiara, che a lui sembra non fondato l'asserto del Guidoni, cioè che per difetto di sulficienti cognizioni i lavori della miniera di Piombo ar- gentifero ddliottino, nel Vicariato di Pietrasanta, non abbiano ancora potuto prosperare; e pure non fondata sia la taccia d'inerzia da esso data all'industria nazionale nella coltura delle miniere. 11 Guidoni dovea fare qualche cenno di una memoria del detto Baldracco intorno la miniera del Bottino, stampata nel 1853, dalla Compagnia Mineralogica che la coltiva. In quella memoria sono indicati i difetti che potevano presentare i lavori preliminari, e vi è suggerito un piano di coltivazione, tuttora seguito con alacrità. In quanto alla taccia che l'indu- stria metallurgica sia poco attiva, il detto Ingegnere fa riflet- tere, che anzi in Toscana ove si ravvisarono tracce di antiche escavazioni , o indizj di sostanze metalliche, furono da intelli- genti speculatori impresi molti lavori, e che nel breve giro di pochi anni si fondarono le Compagnie Carhon fossile , quella ÌSlineralogica d' industria minerale, e quella di Porte, ed altre più recenti per l'attivazione della cava di Lignite di Caniparola, delle miniere di Piombo argentifero del Bottino, di Val di Castello, di Montieri e di Campiglia, e di quelle di Rame di Monte-Catini, 31. Castello, di Bocca Tederighi, di M. Vaso, e di Massa marittima. Egli può far testimonianza dell'attività metallurgica ora spiegatasi, anche per le varie in- combenze avute da molte di quelle Compagnie , per le quali stese parecchi Rapporti, ed uno specialmente intorno alle Ì.Yi- niere della Toscana inferiore, contenuto in un manoscritto rassegnato nel 1837, alla Compagnia Porte, ed a quella à' In- dustria minerale. Il Prof. Cav. Gaspero Mazzi legge una breve notizia su i terreni terziarj del bacino dell'Ombrone, e mette sotto gli oc- chi della Sezione i saggi delle Rocce e dei fossili ivi raccolti. 63 Siccome fra alcuni membri insorge una questione sulla classi- ficazione geologica di questi terreni, il Prof. Mazzi si offre di presentare in altra adunanza nuovi saggi di rocce e di fossili, che valgano a rischiarare la questione: ed egli medesimo si propone di fare in quel giorno nuove comunicazioni. Il Conte Niccolò Da Rio leg-o-e una memoria intitolata Monografia orittologìca del Monte Penda. E questo monte la cima più alta e centrale degli Euganei, ed il Conte Da Rio ne porge una dettagliata descrizione topografica, ed accenna le principali varietà di Trachite, della qual roccia è quel monte quasi intieramente composto. Il Calcare si trova qua e là a fianco della Trachite, e l'Autore si mostra inclinato ad am- mettere l'emersione della Trachite dopo che il Calcare era stato formato. Gli sembra nuUadimeno che i dirupi ed i ci- glioni verticali o inclinatissimi di Trachite, che si scorgono qua e là negli Euganei, e de' quali egli presenta due vedute, altro non siano che masse trachitiche un tempo più profonde, e sollevate di poi all'altezza attuale dalla forza dei fuochi interni . Il Segretario Pasini non reputa ammissibile questa opi- nione, ed osserva prima di tutto che negli Euganei la Trachite si sollevò, tanto nel Calcare cretaceo (^ Scaglia^ (\Uiin\.o nel sovrapposto terreno terziario (formato di marna, tufo, e cal- care a Numinuliti), ed in questi stessi terreni s'iniettò in fi- loni. Le muraglie o scogliere trachitiche degli Euganei sono grandi filoni di questa roccia , incassati nei terreni di sedi- mento e talvolta nei conglomerati trachitici, e la loro forma singolare proviene dall'essere restati essi isolati, dopo lo sfal- damento e la distruzione della roccia che li racchiudeva. Que- sto sfaldamento progredisce ancora ai piedi di alcune fra queste scogliere trachitiche, e si può osservare al Monte delle Forche ed a Baj amante. Il Prof. Paolo Savi, dal modo con cui alcune Rocce anale- 64 glie si comportarono nella Toscana, ammette egli pure che la Trachite Eiiganea sia da reputarsi posteriore alla deposizione dei terreni terziarj , avendo osservato a Monte Catini e ad Or- ciatico nel V^olterrano, che le argille terziarie contenenti fos- sili sono state sollevate ed alterate dalla Trachite, non restando delle conchiglie altro che le forme vuote, o riempite da Calce carbonata fetida. Il Conte Domenico Paoli legge \xna Nota sul sollevamento ed avvallamento dei terreni, nella quale alle tante illustrazioni da lui già pubblicate su questo importante argomento, ag- giunge nuovi fatti concernenti la maggior parte d'Italia, e quello particolarmente dell'avere egli osservato presso Fano un fondo marino riferibile ad epoche storiche, il quale trovasi ora elevato metri 7, 55 sopra il livello del mare. Cosi vedonsi al Capo Circeo ed al Promontorio di Gaeta i fori dei Mitili a considerabili altezze ec.j dalle quali cose tutte, come da altri fatti geologici, si può credere ora dimostrato che i solleva- menti ed avvallamenti della scorza terrestre , non solo siano accaduti su grandi proporzioni al formarsi delle catene di mon- tagne, ma continuino tuttora sur una scala minore, e facciano in molti luoghi variare il livello respettivo delle spiagge e del mare . Il Prof. Savi cita a questo stesso proposito un'osservazione che egli fece presso Ansedonia al Promontorio Argentaro . Ivi per un certo tratto gli scogli calcarei forati dai Mitili si tro- vano presentemente a un metro circa di altezza sopra il mas- simo livello a cui giunge la marea . Sopra questi scogli calcarei era fondata la citta etrusca di Cosa: in altri punti non molto distanti di questa stessa spiaggia , vi sono chiarissimi indizi di abbassamento del suolo, avvenuto dopo i tempi storici. Il Conte Paoli manifesta l'opinione che nelle Maremme Pontine, alcuni tratti del suolo siano, fino dagli antichi tempi, in lento ma progressivo stato di abbassamento . 65 Emanuelle Repetti fa dono ai membri della Sezione degli articoli Livorno, e Grosseto, estratti dal Dizionario geografico fisico storico della Toscana, che egli sta pubblicando, e trae motivo dalla Nota precedente del Conte Paoli , per proporre alcuni quesiti, il cui scioglimento sarebbe interessante per la storia fisica della terra. Riguardano questi quesiti gl'interra- menti causati dai fiumi, dalle maree, e tutti gli altri varj acci- denti che possono produrre qualche variazione nel livello o nella forma delle spiagge e del mare . Un' esatta e progressiva osservazione, descrizione, e misurazione di queste variazioni fatte con segnali ben collocati intorno a tutti i littorali , è quanto il Repetti raccomanda ai Geologi ed ai Fisici. Altri quesiti riguardano particolarmente il suolo Pisano , e sono i se- guenti . 1.° Qual fosse il livello del suolo in Pisa ai tempi in cui la bocca dell'Arno, per asserto di Strabone, non era più che due miglia toscane lungi dalla stessa città^ o quando almeno fu edificato sotto gli Antonini il Tempio Pagano, di cui re- stano in posto le parti superiori di due colonne con i capitelli, alla parete esterna della chiesa di San Felice, lungo la strada che porta alla piazza dei Cavalieri. 2.° Quale rialzamento sia accaduto, ed in qual propor- zione dell'alveo dell'Arno, dentro la città di Pisa, dalle preac- cennate due epoche fino ad oggi . 3." Quali indagini si potrebbero istituire col concorso del Governo per rintracciare, senza equivoco, l'andamento an- tico del Serchio, fra Ripafratta e Pisa, fino a che confluì costà nel fiume Arno. i." A qual epoca precisa, e per opera di chi fosse aperto al fiume Serchio nella sezione pisana un alveo suo proprio per isboccare direttamente nel mare , ed a qual epoca cessò di mantenersi in quello stato per condursi, con un nuovo cam- mino, nell'alveo che tuttora conserva fra T'iareggio e Pisa. 6G Il Presidente raccomanda ai Geologi ed ai Fisici lo studio di tutti questi quesiti. 11 Prof. Giuseppe Balsamo Crivelli di Milano manda in dono alla Sezione parecchi esemplari della sua Descrizione di un nuovo Rettile fossile, della famiglia dei Paleosauri, e di due Pesci trovati nel Calcare nero, sopra Varenna sul Lago di Como. Questi interessanti fossili furono scoperti dal Nobile Lodovico Trotti di Milano, nella Val d'Esino, so^va Varenna . D Prof. Balsamo accompagna la sua memoria colla figura del Paleosauro, che egli reputa di un genere nuovo , atfine al Plesiosauro. Tanto per l'esistenza di questo singolare rettile , che dei due Pesci, il Calcare nero di Varenna sembra al Prof. Balsamo che debba essere riferito al gruppo Colitico, come al gruppo Colitico ed al Lias in particolare egli crede di dover riferire, d'accordo in ciò col Collegno, quel conglomerato rosso che sul Lago di Como è sottoposto a questo Calcare. Il Presidente determina che una Commissione composta dei Professori Nesti, Paolo Savi, Mazzi, Conte Da Rio, e Barel- li, oltre il Presidente ed il Segretario, si occupi del progetto di una nomenclatura geologico-mineralogica italiana, e stabi- lisca, avanti il termine dell'adunanze, le norme secondo le quali dev'esser condotto questo lavoro . Si fissa il giorno 13 Ottobre per la gita geologica da farsi al Monte Pisano, sotto la direzione del Prof. Savi, alla quale potranno prender parte tutti i membri della Sezione, e gli studiosi che s'iscriveranno nell'apposito registro. It Skgmtabio DBitA SsziosB — LODOVICO PASim. Il Presidejite - PROF. ANGELO SISMONDA. 67 TENUTA IL DI 10 OTTOBRE 1830 Mi Segretario legge il processo verbale della precedente adu- nanza, che resta approvato. Il Prof. Paolo Savi comunica una Notizia sopra una so- stanza combustibile fossile, trovata a Monte T aso in Toscana, nel mezzo della Lignite . Egli la reputa una nuova specie di minerale , e propone di chiamarla Branchite in onore del Dott. Giuseppe Branchi, Professore di Chimica in Pisa, che ne fece a sua inchiesta l'analisi. È una sostanza ialina, trasparentissi- ma, gratfiabile coir unghie, di frattura scabra, e di aspetto e tatto untuoso, di nessuno odore e nessun sapore, fusibile dai 60 a 6o gradi di Reaum. Dopo la fusione e l'ebullizione di- viene di color giallo, ed è più fusibile. E volatile ed infiamma- bile senza residuo, mandando un fumo ed un leggero odore. È elettrica per soffregamento^ il suo peso specifico eguaglia quasi quello dell'acqua. È solubile nell'alcool a freddo ed a caldo, e sciolta in questo liquido cristallizza, per raffredda- mento, in lunghe e sottilissime lamine. È solubile anche negli olj fissi e negli olj volatili. Il solo cristallo ben espresso di questa sostanza che siasi finora trovato, è un prisma romboi- dale , modificato sugli spigoli . Le sostanze che hanno qualche analogia con il combu- stibile ora scoperto dal Prof. Savi, sarebbero la Scheirerite di Stromeyer e la Cera di mare del Thompson j ma la prima si fonde ad una piii bassa temperatura, cioè a 36", ed a differenza 68 del nuovo combustibile ha un odore empircumatico, e cristal- lizza per rallreddamento dopo la fusione^ e la Cera di mare del Thompson, essendo stata trovata in altra giacitura, si può credere che sia diversa: oltre a che non è molto conosciuta mi- neralogicamente. Per tutte queste ragioni il Prof. Savi crede di dover dare un nome nuovo e scientifico alla sostanza or ora ritrovata in Toscana . La Sezione osserva alcuni saggi di questo minerale, il quale si trova in piccole vene nella Lignite, e vi sta insieme colla Calcedonia e colle Piriti di ferro. Si fanno poi alcuni esperimenti sulla sua fusibilità, volatilità ec. Il Prof. Domnan- dos che ebbe occasione di studiare la Cera fossile della Mol- davia, colla quale si fanno anche delle candele, assicura che la nuova sostanza scoperta dal Prof. Savi non ha alcuna somiglianza colla detta cera fossile, e n'è certamente ben diversa. II Dott. Zuccagni Orlandini legge una Nota sopra alcuni combustibili ed altri minerali della valle del Taro, e mette sotto gli occhi della Sezione alcuni saggi di queste sostanze. Comincia col dare una descrizione geografica dei monti ove ha principio la valle del Taro, e dai quali scende la Val di Magra nell'opposta pendice dell'Apennino . Poco al disotto di Borgo- taro, capoluogo di quella valle , vedesi discendere nel Taro dalle pendici meridionah del Monte Borgaìlo, il torrente Ta~ rodine, il quale in faccia alla sua foce, imbocca nell' opposta sinistra riva un fiumicello di minor corso, chiamato il Canale di Vona. Questo rio prende origine presso le cime del Coffa- reccio, uno dei monti che s'interpongono tra le valli àcìCeno e del Taro: la vallicella che esso traversa ed irriga , ha circa quattro miglia quadrate di superficie, ed ivi appunto si sco- j>ersero, cinque anni fa, le tracce di un combustibile fossile, sul quale si fecero alcuni esperimenti , per riconoscere se fosse vantaggioso d' intraprenderne l' escavazione . Varie fu- 69 rono le opinioni emesse su questa sostanza , che alcuni hanno creduto di poter riportare al Litantrace, riferendo gli strati di arenaria e di argilla schistosa ove sta racchiusa, alla vera formazione carbonifera . Il Dott. Zuccagni resta incerto a qual partito debba appigliarsi, e perciò sottopone all'esame della Sezione i saggi del combustibile, e le Rocce di quella loca- lità. Rammenta nel tempo stesso che presso l'arenaria rac- chiudente il combustibile, si trova uno schisto bituminoso, e non molto lungi da questo vi sono degli indizi di Petroleo. Il Prof. Savi chiede la parola, e fa osservare che in una precedente adunanza, e prima ancora in alcune sue memorie già stampate, egli aveva indicato trovarsi qua e là nell'arena- ria degli Apennini, chiamata Macigno, alcune tracce di Sti- pitCy combustibile di buona qualità , del quale peraltro non si è trovato finora niun rilevante deposito, ma soltanto dei leg- geri indizi. L'esame dei saggi recati dal Dott. Zuccagni, fa riconoscere come il combustibile della Val di Taro sia ap- punto una Stipite, similissima a quella trovata nella Tosca- na, e le Rocce concomitanti siano quelle stesse arenarie, che sogliono formare in tutto l'Apennino il terreno del Macigno. Non vi sarebbe adunque neppure nella Val di Taro la for- mazione del Carbon fossile, come piacque a taluno di credere. In tutto ciò clic fu detto su quella valle, il Prof. Savi non sa vedere alcun fatto che differisca da quanto egli espose sulla costituzione geologica degli Apennini toscani, relativamente ai combustibili fossili, e si rimette perciò alle sue precedenti dichiarazioni. L'Ingegnere delle INIiniere Baldracco lesrsre una sua me- moria intitolata Nozioni intorno a parecchi filoni auriferi, di recente scoperti negli Apennini liguri. Egli pervenne al ritro- vamento di questi filoni dall' aver preso ad esaminare alcuni terreni di alluvione, più o meno auriferi della valle del Coi^ sente nella Provincia di Novi, dove da tempi assai remoti so- 70 gliono i villici ottenere, colle lavature, de'granellini e delle pagliuole d'oro. La ì'alle del Corsente, dalla sua origine presso la gola della Bocchetta fino al Lago delle Tine, è o\ unque scavata fra un terreno ofioliticoj ma da questo punto fino al Torrente Piota scorre in gran parte attraverso un conglomerato, composto di ciottoli e massi di Serpentina, di Amfibolite, di Eufotide, di Clorite, e di schisti micacei e talcosi, il quale forma la base dei vicini tei-reni terziarj . Questo con- glomerato stendesi inoltre, per qualche chilometro, sulle spon- de della Piota, ed è poi seguito da una Marna ceruleo-bianca- stra, che vi è addossata, con una leggera inclinazione al N. O. Il tratto, nel letto del Corsente e della Piota, in cui tro- vansi principalmente le sabbie aurifere, corre dal Lago delle Tine al sito detto le Rocche, e vien giudicato dal medesimo Ingegnere di 5000 metri circa di estensione. In molti punti di questo tratto egli fece eseguire delle lavature, e potè convin- cersi che dappertutto questo sedimento offre delle pagliuzze e granellini d'oro. I monti che si trovano fra la Valle del Corsente e quella di Stnra sono fi'cquentemente ricoperti da un terz'eno diluviale assai favorevole all'agricoltura, il quale si stende sopra mon- tagne di Ofiolite, e contiene sovente frantumi di questa roccia. D'ordinario la sua grossezza non sorpassa un metro. Non è desso generalmente aurifero, che anzi talvolta per molte e molte miglia non dà traccia d'oro di sorta alcuna j ma non è cosi quando si esplorano le sue masse addossate al fianco si- nistro della Valle del Corsente, o nei > alleni che da quel lato sono con essa in comunicazione. In que' luoghi l'Ingegnere Baldracco trovò varj tratti di terreno diluviale aurifero , cioè nel Vallone di Cella, a Penellaja, nel Vallone della Tana, alla Fossa di Cucco, ai Diacci, a Moglia-Ferrajo ec. Anche il terreno vegetabile della Valle del Corsente nei siti ove si allarga alquanto, offre qualche traccia d'oro come quello delle 71 campagne laterali alla Piota, dopo la sua unione col Corsente. Ogni indizio di questo metallo scomparisce piìi oltre avanzan- dosi fra i colli terziari , ove il terreno alluviale è composto di altri materiali . Osservando che l'oro delle alluvioni della Valle del Cor- sente va accompagnato non solo dall'arena ferrifera, ma da ciottoletti di Quarzo più o meno ocraceo, il Baldracco si mise alla ricerca dei filoni auriferi nelle masse serpentinose poste in vicinanza dei sopraddetti depositi alluviali auriferi . Trovò per- tanto nel Vallone di Cella, a Penellaja, nel Vallone della Breccia, al Colle del Corno, ai Diacci ec. dei filoni di Quarzo cellulare ocraceo che ridotto in polvere somministrò del ferro ossidulato, e qualche granellino d'oro. A Penellaja osservò ancora molti filoni di Ossidrato di ferro selcioso, da cui ot- tenne dei granellini d'oro^ e nel Vallone della Tana uno smi- surato filone di più di 40 metri di grossezza composto di Clo- rite, di Quarzo ocraceo , d' Ossidrato di ferro, e di altre so- stanze minerali che alternano insieme fra loro parecchie volte. L'Ossidrato di ferro selcioso forma una considerevole parte di questo filone, ed è probabile che contenga dell'oro, quantun- que non sia stato ancora saggiato colle lavature: ma se ne tro- varono indizi in un grande ammasso di rocce affatto consi- mili, che sta in mezzo all'Ofiolite presso Moglia-Ferrajo, e che sembra riunirsi, o essere una dipendenza del gran filone della Tana. Tutti questi filoni che talvolta contengono de' piccoli fram- menti di Ofiolite, sembrano appartenere ad un solo sistema, e sarebbero stati formati dopo il consolidamento delle masse ofiolitiche, da una medesima causa che avrebbe agito presso a poco nella direzione del S. S. E. al N. N. O., attraverso la catena dell' Apennino, in montagne tutte coperte di Ofiolite , e secondo una linea che partirebbe dal villaggio di Casaleggio, presso i colli subapennini, per giungere a Sestri di Ponente, in riva al mare . 72 II Baldracco opina che la comparsa di questi filoni sia stata contemporanea al sollevamento delle Alpi occidentali, e che taluni di essi potrebbero essere lavorati con vantaggio. 11 Prof. Domnandos fa vedere le Rocce principali dell'/jo- la di Santorini, sulla quale ha letto una memoria nell' Adu- nanza generale degli 8 Ottobre. Egli visitò quest'isola nella passata estate, in compagnia del Cons. Russegger, ed ebbe a convincersi che è dessa un vero Cratere di sollevamento, se- condo la teoria dei De Buch e Beaumont, La descrizione che egli ne porge non differisce gran fatto da quella pubblicata dai Geologi francesi della Spedizione della Morea, ma le con- clusioni a cui egli viene condotto son ben diverse. Si vede a primo aspetto che Santorinì; Aspronisi e Therasia formavano un tempo una stessa massa , e che la loro separazione con fu che la conseguenza necessaria di un unico sollevamento. La superficie sollevata si è squarciata in diverse direzioni, e le vestigia di questo squarciamento sono gl'ingressi attuali del Golfo, come pure varie fessure del cratere, posteriormente otturate. Quando lo spettatore si trova in mezzo del vasto cratere, il suo sguardo non incontra da ogni parte che enormi dirupi tormentati in variatissimi modi , talvolta inclinati più di 60 gradi , e spesso verticali: ma giunto alla vetta, egli scorge con sorpresa davanti a se un piano appena declive, che si stende verso il mare, e ch'è tutto coperto di vigne di prosperosa vege- tazione. Questo piano, insensibilmente inclinato verso oriente, resta solo interrotto tutto ad un tratto dal calcare del Monte di S. Elia . Nel porto dell'Isola, malgrado gli scoscendimenti che sembrano essere di sovente accaduti, si può dire che non esiste alcuna Scala, e che le Rocce s'immergono tutto ad un tratto nel mare: questo è poi ivi talmente profondo, che i vascelli non vi possono gettar l'ancora, e lo scandaglio trova a pochi 73 metri dalla terra 60 ad 80 braccia, e un po' più lontano fino a 200 e 300 braccia. Questa circostanza prova che le pareti del cratere si sprofondano sotto il mare, più assai che non si er- gano sopra di esso , ciò che non accaderebbe al certo , se il corpo dell'isola fosse l'opera di successive eruzioni. La Trachite sotto tutti i suoi vari aspetti , sempre più o meno alterata, e giammai nel suo stato normale, è la roccia che compone Therasia, Aspronisi e Santorini, eccetto la parte S. E. di quest'ultima isola da Pjrgos sino ad Emporion, che è tutta composta di Calcare granulare, roccia comune a diverse altre isole, e luoghi della Grecia. Lo stesso calcare apparisce di nuovo all'Est dell'isola nel luogo chiamato Monolithos . Il Prof. Domnandos mostra in seguito le multiformi alte- razioni sofferte dalla Trachite, e fa conoscere l'ultimo strato superiore di conglomerato bianco, che costituisce con ammi- rabile uniformità il suolo delle tre isole, ed ha alcune volte una grossezza di più di 30 metri. Nella stratificazione delle varie materie incoerenti che lo compongono ebbe parte, a suo credere, l'acqua del mare. L'esame della massa calcarea del M. di S. Elia fa sup- porre, che il sollevamento e l'inclinazione de' suoi strati, e le sue alterazioni al contatto delle Pomici, siano accadute al for- marsi del cratere di sollevamento. Sarebbe altrimenti difficile il rendere ragione delle moltiplici, e curiose apparenze che offre la massa calcarea. Le tre isole Neokameni, Microkameni, e Paleokamenij situate verso il centro del Golfo, sono composte di masse tra- chitiche nere, di Ossidiana e di scorie sollevate a diverse epo- che, e che svelano il vero punto ove la natura rinnova i suoi tentativi per istabilirvi un cratere di eruzione: ma finora non vi riusc'i^ vi si vede bensì un' apertura a Microkameni, e quattro altre più piccole a Neokameni; da nessuna però di queste sem- bra che siano state vomitate delle correnti, ma che siano sol- 10 7 4 tanto usciti di-i gas e delle materie incoerenti. Tutte le Rocce che vi si vedono nel più gran disordine, devono la loro appa- rizione alla sola forza del sollevamento, come prova la storia dei recenti fenomeni di quest'isola: nessuno mai ha fatto parola di correnti, delle quali si sarebbero d'altronde riscontrate le vestigia. Cotest' isole pertanto sono emorse tutte fatte, s'è lecito di così esprimersi, dopo forti scotimenti accompagnati da fiamme, da ejezioni incoerenti e da tutto ciò che precede le eruzioni dei vulcani attuali. Non è dunque che ai knomenì precursori di vere eruzioni, che quest'isole debbono la loro emersione. Un'altra prova se ne ha dal vedere che di tempo in tempo de- gli scogli nuovi vanno comparendo, e si uniscono ai primi per una specie di apposizione. Ancor oggi si veggono tra Neokameni e Microkameni delle emanazioni gazose sorgere di continuo dal mare sotto forma di piccole bolle^ gli abitanti hanno assicurato il Prof Domnandos, che uno scoglio s'innalza insensibilmente fra Neokamcni ed il porto di Sanlorini, ciò che confermano pure gli scandagli fatti dall' ximmiraglio Lalande e dal Colonnello Bory de Saint- Vincent. Ecco dunque che la natura produce sempre gli stessi fenomeni, benché con minore intensità. TSon resta pertanto al Prof. Domnandos dubbio alcuno che X Isola di Santoriid non sia, come hanno detto il De Buch e De Beaumont, un vero cratere di sollevamento. Le Rocce di questa classica località sono mano a mano esaminate dai membri, e lasciate poi in dono dal Prof. Domnandos al Museo di Pisa. Il, Seghetabio kella Sezìo:»o — LODOVICO PASINI. Il Presidente - PROF. AGGELO SISMOyD.i. TENUTA IL m 11 OTTOBRE 1859 ^i legge il processo verbale dell'adunanza precedente, che resta approvato^ ma a proposito della nuova sostanza combu- stibile trovata a Monte Vaso dal Prof. Savi, e che egli ha pro- posto di chiamare Bianchite, il Prof. Nesti fa osservare, che si trovano nel Museo mineralogico di Firenze, da lui preseduto, alcuni saggi di Schcìrerite, e che questo minerale differisce senz' alcun dubbio dalla nuova sostanza trovata ora in Toscana. Il Segretario legge una memoria del Geologo Leopoldo Pilla di Napoli, che serve d'illustrazione a due spaccati geolo- gici degli Apennini, presi nelle due estremità settentrionale e meridionale del Regno di Napoli. In una Carta topografica del detto Regno sono, per maggior chiarezza, indicate con colori le linee seguite dagli spaccati. Lo spaccato settentrionale va dalla foce del Gariglìano a quella del l^ronto per una linea tortuosa, che passa per Vena- fro, Castcllone, Castel di San grò, il Piano di cinque miglia, il Lago Facino, Aquila, il M. Corno, il Pizzo di Sii'o, Ihttea, ed il Monte dell'Ascensione. Secondo Pilla l'asse ed il corpo prin- cipale dell' Apennino è formato lungo questa linea di Calcare giurassico, ossia di un Calcare compatto bianchiccio, che mol- to assomiglia a quello del Giura, e fu da molti Geologi riferito a questa formazione. Si credeva in generale che fossero assai rari e scarsi i fossili in esso racchiusi j ma al Pilla è riuscito di 76 ritrovarvene di parecchi generi, che però si staccano dalla roc- cia con difficoltà. Questo calcare non ha strati marnosi o argil- losi subordinati, e però è difficile il distinguere i suoi differenti banchi, e solo spera il Pilla di riuscirvi in seguito collo studio dei petrefatti. In alcuni luoghi vi sono stati scoperti rari Am- moniti ( nel Gran Sasso negli Abruzzi, Monte Gargano nelle Puglie )^ in altri trovò molte specie di Nerinee (cinque alme- no), alcune Volute e qualche Turritella: le prime e le seconde abbondano talmente in qualche luogo che la roccia ne è impa- stata^ con questi fossili vi sono ancora degli Ippuriti (^Monte Cassino, Monte diCaserta, Rupe dì Gaeta in Terra di Lavoro): in altri luoghi questo Calcare somiglia alla creta indurita, e contiene Pettini, Ostriche e Nuinmuliti, e forse appartiene alla creta o almeno al terreno Giurassico superiore (vicinanze di Cajazzo in Terra di Lavoro, di Sulmona negli Abruzzi). V'ha de' luoghi ove contiene copiosi Ittioliti (^Pietraroja, Castellam- mare, Giff'uni '), Come il terreno Giurassico alpino racchiude vasti depositi di Dolomite ( montagne del Matese, monte di Castellammare ec). Suole essere ancora bituminifero , la sua struttura è massiccia il più delle volte, e la sua stratificazione di rado è regolare, ma sconvolta più di sovente con varie dire- zioni ed inclinazioni degli strati. Forma montagne di gran mole, ed arriva nel Monte Corno fino all'altezza di 8996 piedi sopra il livello del mare. Il terreno Giurassico è il più antico terreno di sedimento che comparisca in quelle montagne: non si vede in alcun luogo il terreno sul quale riposa. All'Est del Monte Corno dal solo lato del Mare Adriatico, succede al calcare giurassico il terreno cretaceo, che fa parte del Gres apenninico o carpatico, ed appartiene perciò al terreno cretaceo della zona mediterranea . Esso consta di Macigno e di argilla insieme alternanti e stratificati con molta regolarità: non contiene fossili animali, ma solo qualche Fucoide, ed in 77 qualche luogo delle foglie di dicotiledoni. Racchiude ancora am- massi di Eleantrace e di Lignite non molto abbondanti (^Abruz- zo Ultra 1."). Abbassandosi a mano a mano verso l'Adriatico, il macigno scomparisce, le argille diventano predominanti, e COSI passa insensibilmente alle argille terziarie. Forma parec- chie alte montagne, ed è notabile che laddove questo terreno si avvicina all' asse giurassico i suoi strati sono quasi universal- mente orizzontali (^Pizzo diSiva, Tottea^^ e dal lato delle ar- gille subapennine si mostrano in gran disordine e talvolta ver- ticali. Le argille subapennine formano de' bassi colli, e non sono in alcun luogo coperte dalle sabbie: racchiudono in alcuni punti Gesso, Bitume, e Stronziana solfata^ i fossili vi sono rari, ed appartengono alle specie descritte dal Brocchi. In questa parte d'Italia le argille subapennine si trovano, come il Macigno, soltanto dal lato del Mare Adriatico, e man- cano dalla parte del Mare Tirreno. In una valle molto irregolare dell' Apennino giurassico, laddove ha la sua sorgente il Volturno, si osserva un deposito locale di Trcwertino, che al paese di Castellane ha più di 400 piedi di grossezza, e costituisce un altopiano. Havvi un simile deposito ad Ascoli in riva al Tronto, dove forma parecchie masse isolate che ricoprono il terreno cretaceo. La più conside- revole è quella posta alla sommità del Monte dell'Ascensione, che secondo l'Orsini si eleva 5678 piedi sopra il livello del ma- re: ed un'altra pure che merita osservazione è quella posta in cima al monte di 5. Marco presso la città di Ascoli. Il Pilla inclina a risguardare questo Travertino come un terreno ter- ziario superiore di acqua dolce. Il vulcano estinto di Rocca Monfina posto in mezzo a diramazioni dell'Apennino giurassico, è un gran vulcano cen- trale circondato da coni vulcanici parassiti. La sola metà occi- dentale del gran cratere centrale sussiste tuttora, l'altra è stata 78 sconvolta ed abbattuta come nel Monte Somma. È fatto di lave anfigeniche alternanti con letti di conglomerati vulcanici. Nel- Tombilico del cratere centrale sorge un monte conico il quale si eleva 8G0 piedi sopra il piano del cratere, ed è intieramente di Trachite terrosa in massa. Per queste ed altre apparenze il Pilla ritiene che il cratere centrale della Rocca Monjina sia un cratere di sollevamento. In molte valli poste nel cuore degli Apennini ed assai ele- vate (Piano di cinque miglia. Valle di Fucino, AAV Aquila ec.) si trovano depositi di Pozzolane con Anfigeno, Pirosseno ec. È piuttosto difficile il determinare da quai luoghi quelle sostanze vulcaniche siano derivate. Una linea che comincia presso V Isola di Dino nel Mare Tirreno, passa davvicino a S. Basilio, Castroni II ari, Saracena, Cassano, Europoli, e termina alla foce del Grati r\e\ Mare Jonio, è quella che divide l'Apennino secondario giurassico dali'Apen- nino più meridionale, formato di Granito-gneis. Presso questa linea da Castrovillari fino a Lungro in Calabria Citra, si trova un immenso deposito di Sai Gemma, del quale non si può di- stinguere con chiarezza la giacitura. Ila d'intorno delle masse di Fillade e dei conglomerati terziarj riferiti dal Pilla alla più recente formazione subapennina, colla quale egli reputa legato anche il Sai Gemma. I.o spaccato meridionale presentato dal Pilla va dal Capo Vaticano nel Mare Tirreno alla punta di Stilo in Calabria, e passa per Tropea, Nicotera, M. Poro, Monteleone, Soriano, Serra, M. della Colla, Monte di Stilo, e Monosterace. L'asse centrale dell' Apennino in questa parte del Regno di Napoli, cioè nelle Calabrie, è fatto di Granito, che passa alcune volte allo Gneis. Queste Rocce si presentano sotto vari aspetti mine- ralogici^ vi è la Pegmatite a Tropea, e la Selagite con granati al Monteleone, ec. Lo Gneis deve prolungarsi sotto il mare fino a\Y Isole Eolie, dove il Pilla ne trovò de' frammenti rigettati 79 dal vulcano di SlromboU. L' isolotto di Basiluzzo vicino a Pa- naria ii fatto di una roccia che ha tutte le sembianze di uno Gneis in parte fuso e sollevato dalla forza vulcanica. Dal punto culminante dell' Apennino granitico (^Monte della Colla^ scendendo verso l' Ionio s'incontra sopra il Gra- nito un terreno schistoso fatto di una specie di Afanite schi- stosa di color higiccio, che passa alla Fillade. Ad ambedue sono subordinati grossi letti di Diorite verde tenacissima: questo terreno si distende per lungo tratto, e ad esso è sovrapposto un calcare massiccio, non mai stratificato, di color biancastro o bianco rossiccio, e lamelloso. Non contiene fossili di sorta al- cuna, e si estende lungo l' Apennino fino all'estrema punta di Calabria. Assomigliando questo calcare a quello di Tormina nella prossima costa della Sicilia in cui furono trovate molte Ammoniti e Belemniti, il Pilla crede di doverlo riferire alla formazione Giurassica. Laddove la Fillade si congiunge col calcare è frapposto con nurabile continuità un grosso letto di ferro idrato, ciie è la più ricca miniera metallica del Napoletano, e che ha fatto sorgere in Calabria i due grandi stabilimenti metallurgici di Mongiana e della Ferdinandea. Sopra il calcare giurassico summentovato si adagia un terreno cretaceo di macigno e di argille affatto simili a quello dello spaccato settentrionale. Havvi in esso qualche scarso indizio di Eleantrace, ma a qualche distanza da questo luogo , cioè presso Gerace, se ne trovano alquanti strati di buona qualità, dei quali si cerca ora d' intraprendere 1' escavazione . In questo terreno di Macigno trovò il Pilla due specie di conchiglie , 1' Arnphidesma ruòigi- ìiosa e la Psainmobia Garì , e qualche avanzo vegetabile. In questo ultimo luogo il terreno cretaceo poggia sul Granito e sul Calcare giurassico, ma fu tutto sconvolto per effetto di solle- vamento seguito dopo la sua deposizione^ e qui pure il terreno cretaceo mostrasi solo dal lato del Mare Jonio e manca dal lato del INIare Tirreno. 80 Dopo il terreno cretaceo, abbassandosi verso l'Jonio, s'in- contra un terreno di sabbie ed argille manifestamente terziarie. Un medesimo terreno terziario si trova a maggiore altezza nella vallata del Mesima, fra Monteleone e Soriano, dove racchiude un gran numero di fossili subapennini. Sopra i monti di Tro- pea si osservano a varie altezze grossi banchi di sabbia granitica che racchiude grandissimo numero di fossili, che è affatto iden- tica a quella che si trova in vicinanza di Reggio, e che appar- tiene alla formazione subapennina superiore. È osservabile che laddove nello spaccato settentrionale il terreno cretaceo passa insensibilmente alle argille subapennine, nel meridionale ciò non si osserva^ le sabbie terziarie in questa parte del regno sono sovrapposte al terreno cretaceo in giaci- tura discordante, la quale osservazione si può fare alla Fiumara di S. Agata, e di Vaiameli presso Reggio. Conchiude il Pilla col dire, che le osservazioni da lui fatte nell'Apennino Napoletano concordano appieno con l'opinione d' Elie De Beaumont intorno all' epoca del sollevamento degli Apennini in generale; i quali al certo furono sollevati nel periodo di tempo, che trascorse fra il deposito cretaceo ed il terziario, e contemporaneamente ai Pirenei. Infatti il terreno cretaceo appare dappertutto dislocato nel Regno di Napoli, ed il terreno terziario nella sua naturale positura. Questo fatto meglio che altrove si osserva nelle vicinanze di Reggio, nel qual luogo trovasi il terreno cretaceo raddrizzato, e sopra il qual terreno è posto il terziario in giacimento discordante. Ecco pertanto che l'epoca del sollevamento dell' Apennino, che il De Beaumont avea dedotta principalmente dal paralle- lismo della sua direzione con quella dei Pirenei, viene ancora dimostrato dalla differenza delle giaciture. Potrebbe accadere che oltre questa linea principale di sollevamento altre ancora a questa subordinate si osservassero nell'Apennino Napoletano. Cosi nella parte occidentale della provincia di Cosenza vi sono 8i alcune masse serpentinose, l'emersione delle quali avrà potuto occasionare qualche particolare direzione di sollevamento. Il Pilla ha qualclie sospetto di ciò, ma non potè ancora fare su questo argomento alcuna ricerca particolare. Dalla lettura della precedente memoria il Prof. Savi prende motivo di far osservare ! , come la struttura geologica degli Apennini di Napoli corrisponda in ogni parte o con lievi diffe- renze, a quella degli Apennini Toscani. \el terreno di Fillade e Diorite, indicato dal Pilla, ravvisa il Pi'of. Savi il Verrucano, ed in quel calcare giurassico il Lias apennìnico. Il terreno cretaceo o di Macigno è affatto identico nei due paesi, e solo il Pilla non avrebbe connesso con il Macigno Napoletano quegli strati calcarei che formano ordinariamente la sua parte infe- riore. Neil' Eleantrace trovato dal Pilla nel Macigno, ravvisa il Geologo pisano la Stipite della Toscana e della valle del Taro, di cui si trattò in un' adunanza precedente; e conviene in conseguenza col Pilla, che geologicamente non possa piìi riferirsi al terreno carbonoso ed al Litantrace quel combustibile del Regno di Napoli . Il passaggio del Macigno alle argille terziarie subapennine, citato dal Pilla nel suo spaccato settentrionale, sembra indicare piuttosto la presenza anche colà, come in Toscana, di un ter- reno terziario medio, del quale alcuni strati simulano talvolta il Macigno, e che non è sempre molto facile di separare dalla più recente formazione subapennina. In quanto al sollevamento degli Apennini Napoletani, sembra al Prof Savi che possa essere accaduto come in Toscana, in varie epoche, e che le più recenti si potranno forse riscontrare più chiaramente quando saranno bene esaminate le masse serpentinose, delle quali il Pilla ne indica alcune presso Cosenza. Il Segretario Pasini manifesta l'opinione che il calcare indicato dal Pilla in molti punti dello spaccato settentrionale, come ricco di Aerinee, di Volute, di Turritelle, d'Ippuriti ec, 11 82 sia più recente del calcare Giurassico ed appartenga piuttosto alla parte inferiore del terreno cretaceo, come quello che con- tiene i Xunimuliti. Si legge dal Segretario una memoria inviata alla Sezione dal Cav. Graberg d'IIemsò, intitolata Sunto degli ultimi pro- gressi della Geografìa. L'Autore vi passa in rivista le princi- pali opere geografiche, le Carte pubblicate in questi ultimi anni, e gli studj e viaggi di scoperta stati intrapresi nelle diverse parti del mondo, per il perfezionamento delle scienze geografiche. Rammenta particolarmente i lavori fatti nel Mes- sico e nella California dal Cav% Piccolomini, e finisce manife- stando il desiderio che anche in Italia sia fondata una Società geografica, ad esempio degli altri paesi, acciocché questo ge- nere di studj vi sia coltivato con più zelo ed alacrità. Il Presidente Sismonda comunica alcune sue memorie sulla geologia delle x\lpi Piemontesi, che saranno stampate in seguito a quelle già fatte di pubblica ragione. Vanno con- giunte alla Carta geologica del Regno Sardo continentale, che egli ha quasi omai condotta a fine, e debbono servire ad essa d'illustrazione. Dalle molte particolari osservazioni contenute in queste memorie risulta quanto segue. Quei terreni sedimentar) delle Alpi Piemontesi, che il Prof. Sismonda avea indicato ne' suoi precedenti lavori sotto il nome di terreno Giurassico, e poi di terreno Giurassico in- feriore e superiore, ora egli, appoggiato a nuove osservazioni fatte in recenti viaggi, trova di dover dividere e classificare dal basso all'alto come segue. A. In Lias inferiore, composto al basso di un' arenaria modificata, poi di un calcare scliistoso cristallino, di schisti argillosi con Belemniti, Entrochi, ed impronte di piante, che furono giudicate proprie del terreno carbonifero. Questo Lias contiene in vari luoghi dell' Antracite, e può essere osservato specialmente nei monti di Petit-cceur, al Col da Bonhomme ce. nella Tarantasiu. 83 li. In Ltas superiore che si distingue dal precedente più di tutto pei caratteri mineralogici, e consta di Pudinga calcarea e quarzosa, alternante con un calcare sciiistoso cristallino e con uno schisto argilloso . Si vede a Moutiers, al Col da Bon- hoinme ec. nella Tarantasia. C. In Oolite inferiore, composta di una breccia calcarea con Belemniti, di calcare cristallino, schisti ed arenarie modi- ficate. Si osserva nella Valle di Aosta superiore, a Villet nella Tarantasia, nella Mariana, nella Valle della Dora ec. Questo banco si sarebbe anche potuto unire al Lias, ma per la presenza in esso di alcuni fossili particolari, per la sua costanza e per esservi spesso unito del ferro perossidato, fu dal Lias disgiunto e considerato come equivalente all' Oo///e inferiore dell'Inghil- terra. Spesso il calcare di questa Oolite inferiore si trova me- tamorfosato in Gesso. D. In Argilla di Oxford ( Oxford Clay, e Terreno an- tracitoso^ composto di Calcare schistoso. Arenaria, Psammiti insieme alternanti, e considerevoli depositi di Antracite. Si trova nella Valle di Aosta, àeW Isera, e del Duron nella Ta- rantasia, nella Moriana, nelle valli della Dora, della Stura, del Tanaro ec. Alcune di queste Rocce si trovano talvolta rim- piazzate dalla Pudinga quarzosa rossiccia, e verdognola modi- ficata. Alcune impronte di piante trovate in questo terreno sono diverse da quelle esistenti negli strati sovraccennati del Lias. E. In Argilla terrosa con coralli {^Coralrag, Argilla di Kimmeridge, Oolite di Portland). È questo un grosso banco composto di calcare ora cristallino, ora compatto, di color bigio più o meno oscuro, con resti di zoofiti ed altre spoglie organiche indeterminabili, il quale rappresenterebbe i tre sopra indicati terreni dell' Inghilterra, ec. Si vede al Monte Tabor, nei contorni di Briancon, al Collo di Lauzanier {Pouriac), des Mongcs, ec. 84 Le metamorfosi e gli altri strani accidenti di sollevamento e di contorsioni degli strati, a cui furono soggette le Rocce delle Alpi Piemontesi, porgono occasione al Prof. Sismonda di entrare in molte particolarità, che interessano tanto la geologia speciale dell'Italia, quanto la scienza in generale. La Sezione manifesta il vivo desiderio che queste sue memorie e la Carta geologica siano quanto prima fatte di publilica ragione. Il Prof. Mazzi mette sotto gli occhi della Sezione una nuova serie di Rocce e di fossili della Valle dell' Oinhrone nel Sanese, e porge alcune spiegazioni verbali sulla loro giacitura. Si ri- scontra esservi in questa parte della Toscana una bella suc- cessione di sedimenti terziarj, dal terreno Terziario medio al Subapennino superiore, nel qual ultimo si trovano intercalati numerosi strati a conchiglie fluviatili e terrestri. Ricercatore indefesso dei prodotti naturali di que' luoghi, il Prof. Mazzi vi fece ampia raccolta di conchiglie fossili, ed anche di quelle microscopiche figurate nella grand' Opera del Padre Soldani. Egli fa vedere alla Sezione molte singolari specie di questi minutissimi esseri. Le due sezioni di Geologia e di Fisica si uniscono nel- l'Anfiteatro Chimico, dove il Prof. Orioli espone una sua nuova ipotesi sul calore centrale della terra, argomento che interessa egualmente i Fisici ed i Geologi. Il Prof. Orioli, rammemorate le varie ipotesi o teorie finora proposte su questo argomento, e persuaso che i calcoli dell'Ampère e del Poisson, abbiano dimostrato l'impossibilità che esista ancoi'a nell'interno della terra un forte calore iniziale, ed uno stato di fusione ignea, suppone per spiegare e la causa dei Terremoti , e quella della crescente temperatura della terra dall'esterno all'interno, che vi sieno nelle sotterranee regioni certi composti chimici, dai quali tali elFetti si producano. Questi composti, secondo il Prof. 8o Orioli, sarebbero stati formati nelle viscere della terra antica- mente, sotto particolari condizioni, cioè di alta pressione e di alta temperatura-, i quali composti non potrebbero conservarsi quali sono alla superficie della terra stessa , e sarebbero poi soggetti a decomporsi e a sviluppare in conseguenza calore e sostanze gazose, tutte le volte che dalla superficie terrestre arrivassero fino ad essi o l'aria o l'acqua. Da ciò, secondo il Prof. Orioli, la causa dei Vulcani, dei Terremoti, e della temperatura della terra crescente dall'esterno all'interno. Questa ipotesi del Prof. Orioli sembra al Pasini insuffi- ciente onde spiegare tutti i fenomeni geologici, e poco in ar- monia con altri fatti generali di cosmologia. Il Pasini fa osser- vare come i calcoli del Poisson abbiano tutt'altro che rovesciata la teoria del calore centrale ed iniziale della terra, e come anzi colla nuova ipotesi, che il Poisson ha voluto sostituirvi, si giungerebbe di necessità ad una conclusione, che i più avve- rati principj della scienza rendono inammissibile. Secondo questa ipotesi per effetto di un condensamento prodotto dalla pressione dei fluidi elastici, il raffreddamento e consolidamento del Glol)0 terrestre avrebbe avuto principio al centro, e si sarebbe inoltrato grado a grado fino alla superficie. Ora non solo molti fatti geologici dimostrano che la superficie della terra si è consolidata prima delle parti sottoposte, dalle quali si sollevarono poi delle masse fuse che l'hanno sconvolta ed attraversata in piìi direzioni^ ma coli' ipotesi stessa del Poisson, anclie ainmi-ttcndo che sia stato il centro della terra il primo a consolidarsi, si deve insieme ammettere che alcune zone fluide abbiano in qualche tempo esistito al disotto della superficie terrestre già consolidata j perchè l'effetto della pressione, sem- pre minore quanto più lontano dal centro, dovette essere ad un certo punto bilanciato e poi superato dalle altre cause , che tendevano a raffreddare la superficie terrestre ^ fra le quali cau- se si deve assegnare il primo posto al calorico raggiante . Può 86 dunque esservi ancora nell'interno della terra un resto di ca- lore proprio ed iniziale, che sia la causa di molti fenomeni geologici. Altre coso aggiunse su questo argomento il Pasini , ed altre il Prof. Orioli, ciascuno in appoggio delle proprie ipotesi: alcune considerazioni furono anche fatte dal Canonico Bellani e dal Prof. Botto, ma la discussione per mancanza di tempo rimase indecisa. Il SECKETAnio della Sezione —LODOVICO PASINI. Il Presidente - PROF. yiiXGELO SISM01SD.4 . TENUTA IL 1)1 12 OTTOBRE 1859 Jll Segretario legge il processo verbale della precedente adu- nanza, che resta approvato. Il Dott. Attilio Zuccagni Orlandini mette sotto gli occhi della Sezione tutte le parti già pubblicate della sua Corografia dell'Italia, e la raccolta dei documenti originali che hanno servito, e serviranno per la compilazione del suo gran lavoro. Due volumi di testo , e più di cento tavole sono già esclte alla luce. Il Dott. Zuccagni indica il piano che ha seguito dapprima in quest'opera, le modificazioni che dipoi ha creduto conve- niente di adottare, e fa particolare menzione degli ajuti che 87 ebbe dalle Amministrazioni pubbliche e da' privati, per adu- nare tanti materiali j la Seziono eccita lo Zuccagni a condurre a fine il suo lavoro sollecitamente. Il Pasini presenta alla Sezione una raccolta delle princi- pali Rocce delle Alpi Lombardo-Venete da esso deposta nel Museo di Pisa, e dà il sunto di un suo quadro geologico delle Alpi meridionali, dal Friuli al Lago Maggiore. Un terreno di Micaschisto serve di base in queste monta- gne alle formazioni secondarie: certamente è questo Micaschi- sto il prodotto di Rocce sedimentarie più antiche metamorfo- satej ma questa alterazione o metamorfosi fu prodotta avanti il deposito delle formazioni secondarie. Ciò si può vedere con chiarezza nella Val Trompia nel Vicentino, nella T'alsugana nell'x^gordino ec. dove la linea di separazione fra il Micaschisto e l'Arenarie che gli stanno sovrapposte è distintissima, e dove queste Arenarie sono per lo più inalterate, e formate in gran parte di frammenti del medesimo Micaschisto e di Quai-zo. L chiaro che questa antica alterazione del Micaschisto non si può distinguere con facilità in que' luoghi dove nuove alte- razioni hanno subito tanto gli antichi che i moderni terreni , come sui Laghi di Lugano e di Como, nella Valle Seriaiiu , nella Fai Camonica ec, e in generale limgo tutto Tasse cen- trale cristallino delle Alpij ma si rileva benissimo in altre loca- lità, e in quelle specialmente dove il Micaschisto fondamentale fu colle posteriori formazioni sollevato per brevi tratti, senza che un corrispondente sollevamento sia avvenuto nella massa calcarea che lo circonda. In queste masse isolate di Micaschisto (^Val Trompia, Vicentino, Agordo^ emerse nel mezzo della gran zona calcarea , la Roccia fondamentale non sembra aver subito alcuna nuova alterazione: forse ciò si collega colla causa stessa del sollevamento, che sembra essere stata molto meno energica in questi punti isolati, e dovuta solo a qualche eie- zione di Porfido nero, mentre lungo l'asse centrale fu certa- 88 niente più violenta, e prodotta probabilmente dall'apparizione di altre Rocce ignee. Gli antichi terreni secondar] delle Alpi meridionali, che servono di base alla gran massa calcarea secondaria, sono da studiarsi in que' luoghi dove la Roccia fondamentale non ha subito nuove posteriori alterazioni^ e dove per conseguenza anche gli antichi terreni secondar] si conservano in gran parte inalterati, o si può almeno studiarne la natura e la successione con chiarezza. Sui Laghi di Lugano e di Como, nella Valle Seriana. neWa Pai Camoiiica ec. non si può determinare con precisione questo terreno secondario antico delle Alpi , o met- terlo in parallelo coi terreni analoglii degli altri paesi: si pos- sono invece colà studiare le sue alterazioni, e dedurre dalle sue varie metamorfosi quelle forme originarie, che si sono meglio conservate negli altri punti della catena. Il Pasini annovera in dettaglio i vari membri del terreno calcareo-arenaceo antico, e crede che gli strati arenacei infe- riori non solo rappresentino l'Arenaria rossa, ma possano an- che ritenersi per i rappresentanti dell' Arenaria carbonifera, la (juale avrebbe qui avuto , e specialmente verso l' asse della ca- tena, un piccolo sviluppo. Egli non crede che si possa trovare un'esatta corrispondenza fra questi banchi calcareo-arenacei delle Alpi, e gli antichi terreni secondar] della Germania, tanto più che gli sembrano essere in complesso una sola e grande formazione di Arenarie e Calcarle insieme alternanti, in cui le Arenarie siano predominanti al basso e le Calcarie superiormente. Crede però che per facilitarne lo studio si pos- sano adottare alcuni rapporti fra queste formazioni e quelle del ÌNord, se dessi specialmente siano appoggiati a caratteri che rimangano costanti in molti punti della catena. Trova perciò che il Calcare rosso oolitico riferibile all'Arenaria variegata, si riproduce in tutte le valli del Tirolo e delle Provincie Venete, nelle quali apparisce la massa calcareo-arenacea secondaria 5 e 89 così pure ha egli osservato in tutti questi luoghi quel calcare conchiglifero riferibile al Muschelkalk , che ù bene caratteriz- zato dalla presenza di alcune conchiglie. Gli strati inferiori di questo sistema Calcareo-arenaceo , i quali sono al basso molto quarzosi, di colore grigio bianco, con frequenti benché leggeri indizi di Litantrace e con piante fossili proprie della formazione carbonifera, e nella parte superiore quasi costantemente argillosi, schistosi e di color rosso, con marna subordinata, egli crede che debbano essere i rappresen- tanti dell'Arenaria rossa e del Terreno carbonifero;, questi ter- reni si assottigliano da uno all' altro paese , ma non sempre af- fatto spariscono . Osserva dopo il Pasini che il sistema Arenaceo-calcareo delle Alpi meridionali va gradatamente ingrossandosi proce- dendo dai Laghi Milanesi verso la Carnia, nel quale ultimo paese, com'egli fece già osservare in altra adunanza, assume caratteri dilferenti e meglio determinati^ cosicché si può quasi credere senza alcun dubbio che rappresenti un terreno più an- tico dell'Arenaria rossa. Nella Carnia queste antiche arenarie hanno una potenza quasi doppia che nel Vicentino, e molto maggiore di quella del corrispondente terreno dei Laghi 3Ii~ lanesi . Siccome il terreno calcareo-arenaceo antico s'ingrossa procedendo dall'Ovest all'Est, crede il Pasini che possa assu- mere una maggiore potenza anche discostandosi dall'asse cen- trale della catena. Di ciò ne sarebbero un indizio anche i de- positi della / al Trompia e del Vicentino, emersi a qualche distanza dal detto asse centrale: in questo caso potrebbero esi- stere a grande profondita, sotto la pianura Lombarda, quei terreni dei quali si ravvisa ora soltanto un debole prolunga- mento lungo Tasse della catena. Sopra il sistema Calcareo-arenaceo antico giace la grande massa calcarea delle Alpi meridionali che viene dal Pasini di- 1:2 90 visa in più banchi, i quali sia per l'effetto di qualche meta- morfosi, sia per differenza originaria di forme, non si corri- spondono in tutti i loro caratteri da un punto all'altro della catena. Dal Lago d'Iseo fino alla Carnia egli annovera dal basso all'alto: 1.° Un Calcare sovente cristallino e cavernoso, di colore or bianco, or bigio, or rosso languido, nel quale si distingue a stento la stratificazione. Contiene del carbonato di Magnesia, e somiglia sotto certi rapporti alla Dolomite : vi si trovano im- pronte di conchiglie dei generi Pecten, Trochus, Turritella ec. j il Cardiuin triquetrum, un Cydarites, dei Zoofiti ec. E molto potente , ed alterna nella sua parte superiore con un Calcare compatto a frattura liscia. 2.° Un Calcare oolitico che alterna inferiormente col precedente Calcare compatto a frattura liscia , e superiormente con alcuni strati di Calcare compatto conchiglifero, con una Breccia calcarea , con Lumachelle ec. 3." \}x\ Calcare con Ippuritì, Sferulitì, Volute, Niim- midìti e Zoofiti che alterna con un Calcare compatto a frat- tura liscia, ed ha talvolta inferiormente un Calcare a fram- menti conchigliacei ed un Calcare a frattura concoidea, mac- chiato di rosso e di verde. Si trovano pure talvolta in questo banco degli strati di Marna e di Arenaria gialliccia. 4." Un Calcare costantemente rosso ed argilloso, con Ammoniti, Tereòratide, Aptjcus lamellosus, ossa di Cocco- drillo ec. J>.° Un Calcare biancastro alquanto argilloso , a frattura liscia e concoidea , che si cliiama volgarmente Biancone quan- do i suoi strati inferiori sono alquanto potenti ^ Scaglia allor- quando i suoi strati diventano nella parte superiore più sottili e spezzati. In ambedue questi ultimi banchi si trova il Pi- romaco . Nelle montagne del Milanese , e specialmente sul Lago di 91 Como e nella f^^alle Soriana i banchi inferiori della precedente massa calcarea si presentano più di sovente di color nero, sono attraversati da frequenti vene di Spato calcareo, e sono anche talvolta bituminosi: potrebbero forse essere anteriori alla for- mazione del Lias, come opina il Dottor De Filippi: s'incontra peraltro per grandi tratti delle montagne Lombarde il Calcare cristallino del primo banco sopra indicato, identico con quello delle Alpi Venete; vi sono ancoragli strati colitici, il Calcare rosso ammonitico, e la Scaglia. Il Pasini referisce al Lias ed alla formazione colitica i due primi banchi; il terzo, quarto e quinto alla formazione del Green sancì a della Creta, coll'avvertenza però che tutti questi terreni si trovano in generale cosi concatenati ed allacciati fra di loro, che sarebbe oltremodo difficile il distinguere il confine assoluto dell'uno o dell'altro. Accenna le differenti opinioni di altri geologi, e in particolare del Dott. De Filippi sulla clas- sificazione di questa massa calcarea . Il terreno terziario medio ricopre la Scaglia nelle Provin- cie Venete, ed è qua e là susseguito dal terreno terziario sub- apennino. Di quest' ultimo il Pasini ne accenna una lunga zona, quasi non interrotta per quaranta miglia, dalle rive della Brenta fino al Friuli, la quale è connessa quasi da per tutto col terreno terziario medio. Nel Milanese vi ha qualche traccia del terreno terziario subapennino, trovata dal Dott. De Filippi nei contorni di Va- resa. A Como, in vari punti della Drianza ed altrove, vi sono depositi del terreno terziario medio, e crede ora il Pasini che possano almeno in parte riferirsi a questo terreno, quelle Rocce Calcareo-psammitiche del Lago d'Iseo, del Bergamasco ec. che hanno una grande rassomiglianza mineralogica col 31a- cigno degli Apennini, ma che somigliano ancora a quel ter- reno terziario ofiolitico con strati di Pudinga e con Lignite, descritto dal Professor Savi, e che nella Toscana si trova fra il Macigno e le Marne subapennine. 92 Il Pasini si riserva di far conoscere nella prossima adu- nanza la distribuzione geografica di questi terreni, e le Rocce ignee ciie li hanno sconvolti o alterati, col mostrare la Carta geologica del Regno Lombardo- Veneto. Il Prof. Savi offre alla Sezione un suo lavoro sulle Rocce ofiolitiche della Toscana, la cui pubblicazione fu condotta a termine in questi ultimi giorni. In detto lavoro, data un'idea della disposizione geografica delle masse serpentinose della Toscana, passa il Prof. Savi a descriverne l'aspetto e la com- posizione mineralogica. La Diorite, l'Ofite, la Serpentina o Ofiolite, l'Eufotide, la Pirossenite e la Sienite , sono le Rocce plutoniane che egli ha trovato insieme riunite, e che in conse- guenza riguarda come dipendenti le une dalle altre . Pei fatti osservati nella Toscana, il Prof. Savi è stato condotto a stabi- lire che la comparsa di queste Rocce sia posteriore al deposito del terreno del Macigno, e anteriore a quella dei terreni ter- ziarj , giacché trovansi questi ultimi terreni non alterati dalle masse serpentinose, le quali hanno invece estremamente alte- rato e modificato quelle porzioni de' terreni del Macigno che incontrarono nella loro comparsa. Dai vari gradi di alterazione di questi terreni, secondo il Prof. Savi si originarono alcune specie di Galestro e di Diaspro, e fu prodotto il Gabbro rosso. Con questo nome egli designa una Roccia, che potrebbe dirsi quasi l'effetto di un generale rammollimento, se non di una fusione del terreno 'di Macigno^ cosicché in questo, ove è con- vertito in Gabbro rosso, oltre ad essere quasi intieramente spa- rito ogni indizio di stratificazione, vedonsi in molti luoghi indizi di fusione, e colà la Roccia è divenuta sovente una Amigdaloide. Anzi ne' vacui di una tal roccia egli ha trovato una specie di minerale simile alla Leumonite, ma che per al- cuni essenziali caratteri ne differiscej cosicché egli ha creduto di doverne fare una specie nuova col nome di Caporcianite. Dopo aver dato un'idea delle masse serpentinose e delle 93 alterazioni che queste indussero nei terreni secondar], passali detto Professore ad esaminare le altre Rocce, e specie minerali che si trovano in filoni dentro queste masse, le quali in conse- guenza debbou considerarsi come colà introdotte o formate in epoca posteriore al consolidamento della massa stessa. I filoni che egli annovera come proprj alle Ofiollti toscane sono Gra- nitici, Opalini, Calcedoaiosi, Feldispatici, Siliceo-calcarei, Mierninitici, Cupriferi. I Granitici e gli Opalini li ha trovati nelle Serpentine di San Pietro in Campo nell'Isola dell'Elba: i Calcecloniosi nel Volterrano a M. Riifoli: i FehUspatici a M. Vaso, e M. Castelli nel Volterrano , s\V Impruneta presso Fi- renze: i Siliceo-calcarei a M. Castelli: i 31iemmitici nel Vol- terrano presso 3Iemmo: i Cupriferi poi sono fi'equenti nelle masse serpentinose toscane, e su questi specialmente egli si fermò, giacché interessano non solo la Geologia, ma anche l'industria nazionale , essendosi in essi intraprese ultimamente varie utili escavazioni di minerale di Rame . I filoni di Monte Castelli, di 31. Vaso, di Rocca Tederighi, di M. Catini, sono quelli che specialmente prese in esame, e sui quali fece varie deduzioni. Cosi dall' osservare che alcuni filoni cupriferi non solo si estendono nella massa ofiolitica, ma penetrano e tra- versano ancora le Rocce secondarie modificate, che loro sopra incombono, e dall'esame della struttura dei filoni medesimi, egli ne dedusse che la comparsa dei detti filoni sia accaduta dopo la perfetta consolidazione delle masse ofioiitiche. Lo slato poi delle materie contenute in que' filoni, gl'indizi di stritola- mento, la consumazione degli angoli, graffiatura e lustratura della superficie, gli diedero motivo di stabilire che le pareti dei filoni aljbiano sofferto un movimento dopo la loro forma- zione j e siccome d'altronde l'esame dei terreni stratificati so- vrapposti a queste Rocce ignigene gli aveva somministrato argomento di determinare che le masse di tali ultime Rocce dopo la loro consolidazione fossero state sollevate e rotte, credè 94 di poter dedurre da quanto gli mostrano i filoni, una nuova prova di un simile posterior sollevamento. In conscguen/.a di tutto ciò, secondo il parere del Prof. Savi le masse ofiolitiche della Toscana, dopo la loro comparsa fu- rono prima un poco mosse ed alterate dalle iiijezioni dei filo- ni, e posteriormente da mi altro movimento, che non solo modificò meccanicamente i filoni medesimi, ma spaccò le in- tere montagne che da quelle rocce son formate, e sollevò non solo tutti i depositi secondar] e terziarj sovrapposti , ma ancora i Pluto-Neutoniani. Suppone il Professor Savi, che quest'ultimo sollevamento possa essere stato contemporaneo o dipendente dalla comparsa delle Rocce Trachitiche e di Selagite. Il Pi'of. Savi finalmente comprova le sue asserzioni sotto- ponendo all'esame della Sezione la numerosa raccolta delle relative Rocce da lui formata , e conservata nel Museo Pisano . Il Segretario comunica un Quadro Jìgnrato della strut- tura minerale del Globo, del Geologo parigino Nereo Boubée, che l'Autore ha mandato al Consesso scientifico, per far cono- scere alcune sue nuove idee sul modo con cui si formarono gli strati. Ogniqualvolta si osservano parecchi strati di mate- riali differenti sovrapposti gli uni agli altri, non è sempre vero, secondo il Boubée, che siano prima stati deposti gli strati inferiori, e mano a mano sopra di questi gli strati su- periori, ma possono essere stati formati tutti contemporanea- mente. Le alluvioni portate dai fiumi nel mare, sono dai mo- vimenti delle onde marine distribuite con una certa regola sopra le spiagge . I ciottoli e i frammenti più grossi sono rigettati sulla spiaggia e sospinti fino al punto ove arrivano le più alte maree: le sabbie vengono in parte distribuite più sotto, all'altezza delle maree ordinarie, ed in parte sono tra- scinate dai venti , entro terra . Inferiormente alle sabbie si di- spongono le Argille sabbiose, poi le Argille marnose, e fi- nalmente più a basso e più discosto dalla spiaggia la fanghi- 9S glia più tenue ed i precipitati chimici. Tutti questi vari depositi di Ciottoli, Arene, Argille, ec, continuando a rice- vere un aumento progressivo, possono dare origine ad una se- rie di strati parallelli fra loro, e sovrapposti gli uni agli altri, ma nuUadimeno contemporanei j ed ogni singolo strato resul- tante dalle varie sopraindicate materie sarebbe invece prodotto in epoche differenti^ il più antico sarebbe quello che tocca la spiaggia, ed il più recente quello che si estende verso il mare. Queste idee del Boubée sul modo con cui si possono for- mare gli strati , non sembra a parecchi membri della Sezione che siano applicabili alla spiegazione della formazione degli strati quali si osservano nelle montagne. Il Prof. Savi fa anche osservare, che nella supposizione stessa del Boubée, non si ot- terrebbe una serie di strati individualmente omogenei, esten- dentisi orizzontalmente verso il mare, bensì una serie di strati inclinati parallelamente alla spiaggia, i quali in un punto sa- rebbero formati di ciottoli e in altri di sabbie, di argille ec. Il Prof. Savi comincia la lettura di alcune sue Considera- zioni sulla Cattiv' aria delle Maremme Toscane, die per man- canza di tempo resta interrotta, e viene rimessa al giorno 14. Quest'adunanza fu onorata dalla presenza di S. A. I. e R. il GUANDCCA. Il Segretario deila Sezione — LODOVICO PASiyi. Il Presidente - PROF. ANGELO SISMOISDA. 96 AL 3I0INTE PISANO FATTA IL CIORMO 15 OTTOBRE 1839 quest'escursione, fatta sotto la scorta del Prof. Paolo Savi, prendono parte l'Ingegnere delle Miniere Baldracco, il Cav. Berardi, llugegnere Ridolfo Castinelli, il Professor Domnan- dos, G. Heyvvood, Prof Rloeden, Prof Linck, Jonas, Con- sole Matthiessen, Cav. Prof Mazzi, Prof. Oken, Orsini, Puliti Leto, Dottor Tito Puliti, Repetti, Rovis, il Prof Sismonda Presidente, ed il Pasini Segretario j alcuni dilettanti si uniscono inoltre ai precedenti La comitiva si dirige da prima ai Bagni di S. Giuliano, ed alle vicine Cave di pietra da Calcina forte, ove osserva un Calcare di color bigio a strati inclinatissimi, nel quale si ve- dono segni evidenti di una forte alterazione . Alcuni filoncini e straterelli ed anche arnioni di una sostanza bianca, talvolta quarzosa, talvolta polverulenta, che lo intersecano quasi sem- pre parallelamente agli strati, sembrano a taluni resti di Pi- romaco molto alterato. Il Prof Savi non rigetta questa opi- nione, che fu anche un tempo la sua, ed aggiunge che nel gruppo delle Panie presso Monzone ed Ajola, si rivede in con- simile giacitura questa medesima sostanza, dove però sembra essere collegata colle Rocce iirnee. L'Insfeirnere delle INIiniere Baldracco osserva in questi medesimi filoni del quarzo talora confusamente cristallizzato, e del Brannspath. Alla base delle masse calcaree, dove esse sorgono dalla pianura, la comitiva osserva le sorgenti delle acque termali che alimentano i Bagni di S. Giuliano. 07 Da questo luogo fino alla Valle di Calci si passa a fianco di grandi inasse alterate della suddetta Calcarea, la quale pre- senta in qualclic tratto {Jia^mo della Duchessa') una singolare pseudo-stratifica/.ione , che peraltro si può Ijen riconoscere per le vere divisioni degli strati che chiaramente veggonsi correre in senso opposto . Gli strati superiori delle masse calcaree da ambo i lati dei Bagni di S. Giuliano, sembra ad alcuni che possano essere ri- feriti al terreno cretaceo, come avea già supposto il Prof. Savi, però senza che il limite dei due terreni si possa distinguere con chiarezza . Più avanti, nella Falle d'Asciano^ si vede il terreno del Verrucano colle sue moltiplici varietà di rocce più o meno alterate, dal mezzo delle quali, presso il villaggio d'Asciano, scaturiscono quelle eccellenti acque potabili, che vengono con- dotte a Pisa. Finalmente al M. d'Oliveto la comitiva potè os- servare, nei grandi e pittoreschi tagli praticati nella rupe, un Calcare cx-istallino e talvolta di aspetto frammentare, nelle cui fenditure si trova la celebre Breccia ossifera. Prima però di arrivare al ]M. d'Oliveto^ si osservano fra Asciano ed Agnano, alla base di alcune masse calcaree, for- mate in gran parte di Calcare cavernoso, le varie sorgenti di Acqua acidula, che scaturiscono dal terreno alluviale, vicinissi- mo alla roccia in posto . Ritornando per la Valle di Calci, verso la Certosa, si esa- mina la disposizione generale delle masse del Verrucano, ed il singolarissimo aspetto sotto cui si presentano in que' dintor- ni, e specialmente nel M. della Verruca, sopra il Convento di Nicosia . Considerato in grande il Calcare del 3Ionte d'Oli- i'eto apparisce adagiato sopra il Verrucano, e tutte poi queste masse mostrano di essere state violentemente sollevate. Il Prof. Savi si riporta, per la classificazione geologica di queste Rocce, ai lavori da lui pubblicati, ed all'esposizione già fatta in altra adunanza^ della geologia del Monte Pisano . 13 98 Il Prof. Sismonda, anche dietro l'esame delle Rocce con- servate nel Museo Pisano, e riguardanti altre località della Toscana, crederebbe di ravvisare nel Vcrrucano il Terreno aw tracitoso, X Oxford Claj delle Alpi Piemontesi;, e nel Calcare sovrapposto al J^ erme ano, V Argilla terrosa con coralli . Che se sotto il Verrucano si riscontrassero altri strati calcarei , gli sembra ch'essi potrebbero essere ragguagliati vH^ Oolite infe- riore. Il Pasini ritiene invece che il Calcare del M. d'Olivelo come quello delle Alpi Apuane, corrisponda al banco inferiore della gran massa calcarea delle Alpi Lombardo-Venete, cioè al Calcare cristallino e cavernoso, o all'ultimo e più basso mem- bro del Lias . Il Verrucano sarebbe in conseguenza più antico di questa formazione . Ma nuovi esami e confronti delle Rocce cliiariranno meglio se si possa ammettere alcuna analogia fra questo terreno della Toscana e quelli delle Alpi , o se queste varie catene di montagne presentino ciascuna una fisonomia cos'i distinta da non ammetter fra loro nessuna fondata cor- rispondenza . Per giovare intanto a questi studj della Geologia d'Italia, 1 tre sovra indicati membri della Sezione avrebbero compilato, dopo l'odierna conferenza, un Quadro sinottico delle forma- zioni delle varie parti d'Italia, desunto dalle loro proprie osser- vazioni, e da quelle pubblicate fino a questo giorno da altri geologi: il quale sottoposto poi all' esame dei cultori di questi studj, essi sperano che, ove il bisogno lo richieda, saranno proposte le convenienti rettificazioni . Verso sera la comitiva ritorna a Pisa. Il SEcnEiAHio della Sezione — LODOVICO PASINI. Il Presidente - PROF. ANGELO SISMOlSD.i. 99 TEMTA ir. DI 14 OTTODHE 1859 Mi Segretario legge 11 processo verbale della precedente adu- nanza e della escursione geologica al INIonte Pisano , che viene approvato. 11 Prof. Paolo Savi finisce la lettura delle sue Considerazioni sulla Cattiv'aria delle Maremme Toscane. In questa memo- ria in primo luogo egli cerca di mostrare con fatti, tolti spe- cialmente dalle basse vallate del Volterrano, composte di Mat- tajone, e dalle Salmastraje delle provincie marittime, 1.° che non solo 1' aria cattiva è prodotta dalle acque stagnanti , ma ancora dall' azione delle piogge e delle acque straripate sopra alcune qualità di terreni, dopo che furono nella state esposti per lungo tempo all' azione del sole^ in secondo luogo che le acque minerali sono anch'esse spesso sorgenti di miasmi, la quale opinione egli appoggia in specie su quanto osservò nel Lago di Rimigliano y in terzo luogo che gli ammassi d'Aliga, bagnati dall' acqua dolce , producono essi pure emanazioni in- salubri, come accade a Vada, a Piombino ed in altre consi- mili località. Annunzia finalmente di credere, che anche il Gas idrogeno solforato possa avere una parte attiva nei moltiplici effetti dell'aria maremmana. Su tutti questi punti egli richiama l'attenzione degl'indagatori delle cose naturali, per suggerire al caso nuovi mezzi di salubrità, e perchè siano coronati da sempre migliore successo quei grandiosi lavori che la IMunifi- 100 ccnza del Prcscipe fece intraprendere pel risanamento, e boni- ficazione delle INlaremme Toscane. In appoggio della precedente supposizione del Savi sulla possibilità che la mal'aria s'ingeneri talvolta, per l'azione delle acque straripate o di pioggia, su certi terreni esposti prima per lungo tempo all'azione del sole estivo, il Segretario Pasini ri- corda, che in alcuni punti della pianura veneta sogliono ap- punto ingenerarsi le febbri , al cadere delle prime piogge dopo lunga siccità, in terreni di natura non paludosa", e il Conte Da Rio e il Cav. Ballai confermano con esempj , tolti da altri luo- ghi, questo medesimo fatto. Il Sesrretario rende conto di un libro mandato in dono dal Dott. Gio. Domenico Nardo di Venezia, e intitolato Di- scorso o Programma per la formazione di una completa sto- ria naturale dello Stato Veneto, ossia di una Raccolta cen- trale de' suoi prodotti in Venezia. Il Prof. Leoniiard di Eidelberga manifesta, in una sua lettera , il desiderio che sia fatta conoscere al Consesso la sua Geologia popolare, della quale si sta ora stampando una tra- duzione in lin2;ua francese. Il Dott. Orazio Scortesrao-na fa dono a tutti i membri della Sezione della sua ÌNIemoria geologica sulle ossa fossili di Cocco- drillo trovate nel Colle della Favorita , provincia di Vicenza . Il Dott. Jacob Corinaldi Conservatore dell'Accademia Valdarnese, manda in dono, per essere dispensate a tutti i membri della Sezione, le Notizie storiche sulla detta Accade- mia, e quelle relative alla storia naturale che si contengono negli Atti della medesima, finora pubblicati. Il Presidente dell'Accademia d'Arezzo manda in dono alla Sezione le quattro annate finora pubblicate ddYJlmanacco Aretino. Il Dott. Gio. Rampinelli presenta un saggio di Stallattite di ferro dell' Isola dell' Elba. 101 11 Conte Giovanni Scopoli di Verona manda alla Sezione alcuni saggi di Lignite del / icenllno e del f cronese, con una memoria ad essi relativa, che non si può leggere per mancanza di tempo. Il Segretario rende conto alla Sezione di quanto ha fatto la Commissione nominata per compilare un Progetto di no- menclatura geologico-mineralogica Italiana. Tutti i membri, secondo le basi d'accordo convenute, prepareranno i materiali di questo lavoro per comunicarseli vicendevolmente e poi as- soggettarli alla sezione di Geologia nella futura Riunione di Torino. I Geologi che avessero comunicazioni o osservazioni da fare su questo argomento, potranno dirigerle, secondo il luogo della respettiva dimora, al Presidente Pi'of, Sismonda in Torino, al Prof. Paolo Savi in Pisa, ed al Segretario Pasini in Scliio presso Vicenza. Il Segretario annunzia pure come alcuni membri della Sezione si siano fra di loro concertati per impiegare nelle loro Carte geologiche un sistema uniforme di colorazione e di se- gni convenzionali: i lavori che inti-aprenderanno, tornati alle loro case, saranno condotti con un piano uniforme e regolare, e diretti a procurarci, il piìi sollecitamente possibile, una de- scrizione ed una Carta geologica dell'Italia. Il Prof. Savi ha di già levato la Carta geologica di parecchie parti della Toscana, il Marchese Pareto della Liguria, il Cavaliere La INIarmora della Sardegna, il Professor Sismonda dì tutto il Regno Sardo continentale, ed il Pasini di molte porzioni del Regno Lom- bardo-Venetoj altri in altre parti della penisola si occupano di questi lavori. Possiamo dunque sperare di avere in hve\e una Carta geologica dell' Italia settentrionale e centrale, la quale si unirà da un lato alla gran Carta geologica della Fran- cia che sarà in breve pubblicata, e dall'altro ai molti e bei lavori di questo genere, già compiti o intrapresi negli Stati della Germania. 102 Antonio Orsini fa vedere alla Sezione alcuni saggi di Rocce e di fossili da esso raccolti nei contorni di discoli, nel M. Cor- no, e in altri punti degli Apennini. Si riscontra che una parte almeno della massa calcarea di M. Corno è composta di calcare con Ippuriti. I depositi di acque dolci che si vedono nelle vici- nanze à\4scoli sarebbero di solo Travertino, cioè del terreno Nettuno-plutoniano del Savi. Il Segretario Pasini mostra alla Sezione la sua Carta geolo- gica del Regno Lombarclo-Teneto, e paesi adiacenti, non an- cora condotta a fme, ma nella quale egli riportò tutti i rilievi geologici che ha fatto fino a questo momento, e quelli di alcu- ne parti delle Alpi già pubblicati da altri geologi. Fa vedere l'estensione geografica delle diverse Rocce, e i differenti punti della catena ove si trova il Micaschisto fondamentale ed il ter- reno arenaceo-calcareo secondario antico. Indica la distribuzione £:enerale dei depositi cretacei verso la parte esterna della catena, mentre talvolta si trovano anche adagiati negli altipiani e nelle vallate interne . I terreni terziarj formano ai piedi delle Alpi una serie quasi continua di depositi dal Friuli fino presso il Lago di Garda, dove soffrono una forte interruzione, o si tro- vano almeno sepolti sotto grandi ammassi di gliiaje. Parecchi depositi terziarj sono poi disposti nell' interno delle montagne secondarie, come quelli à^W Alpago, di Belhaio, di Feltri, di Alano^ della Valsugana, di Roveredo, di Arco ec. Il terreno terziario subapennino non si trova che in cinque o sei punti isolati dal Veronese fino alla Brenta, mentre all'Est di questo fiume forma, a ridosso del terreno terziario medio, delle zone assai lunghe. }sel Milanese si vedono qua e là dei tratti di ter- reno terziario medio, ben determinato, e qualche traccia del terreno subapennino, ma alcune Rocce arenacee del Bergama- sco restano ancora indeterminate. Il Pasini fa osservare le varie masse di Rocce porfirichc sorte in varie epoche nelle Alpi Lonibardo-V encte e nel Tiralo, 103 e quelle specialmente del Tiralo meridionale, del Vicentino, della Valsugana, del Lago d'idro, della Val Troinpia, della Val Canioiiica^ della Val Soriana, e dei Laghi Milanesi : mo- stra anche le numerose masse basaltiche del Roveretano e della zona subalpina posta fra V Adige e la Brenta. In quanto ai sollevamenti delle Alpi Lombardo-Venete, ritiene il Pasini che siano accaduti in varie epoche, antiche e recentissime, ma che siano pure sempre accaduti inegualmente nelle varie parti della catena , e in modo che non solo per tutta la sua lunghezza, ma neppure per tratti alquanto estesi, si possa ammettere una medesima serie di epoche di sollevamento. Avanti il deposito del sistema calcareo-arenaceo antico, il Mi- caschisto fondamentale era stato alterato e sollevato: degli evi- denti sollevamenti si scorgono durante il deposito delle antiche arenarie, e nuovi e più forti, dopo il deposito della Calcarea colitica, e dei terreni cretacei. In alcuni siti il terreno cretaceo ed oolitico non fu più sollevato dopo il deposito delle attigue formazioni terziarie, ma in altri, e non molto discosti, si trova sollevato il terreno terziario medio, il terreno subapenni- no, e forse anche il terreno alluviale. I sollevamenti, special- mente nei Monti Trevigiani e del Friuli, non sembrano in rapporto collo sbocco di Rocce ignee. Non si può dire che la catena delle Alpi Lombardo- Venete sia emersa dopo la Creta o dopo i terreni terziarjj essa era già sorta ad una qualche altezza da epoche più antiche, ed ha acquistato la sua forma ed elevatezza presente, con una lunga serie di parziali solle- vamenti, incominciata nelle più antiche epoche geologiche, e continuata probabilmente fino dopo la deposizione del terreno alluviale . Il Pasini richiama specialmente l'attenzione dei membri sulle grandi e strettissime spaccature della massa calcarea, lunghe talvolta venti e più miglia , come quelle in cui scorro- no VAdigCy la Brenta ed il Cordevole, e perpendicolari alla di- 104 rezione tlclla catena. Nel punto dove queste spaccature sboccano verso la pianura, si osserva sempre una singolare contorsione e disposizione degli strati oolitici e cretacei . Fa anche osservare i rapporti che hanno la direzione e la pi-ofondità dei laghi, colla direzione ed altezza delle circostanti montagne . Finalmente il Pasini comunica alcune osservazioni geolo- giche che ha fatte nelle valli del Baite g del Cordevole (provin- cia di Belluno). Nella prima di queste valli il sistema calcareo- arenaceo secondario antico offre per vasti tratti un'arenaria talvolta argillosa, talvolta compatta di color nericcio che simula da lontano le Rocce porfidiche, e che fu da qualche geologo presa per Porfido pirossenico ( Giornale di Treviso Decem- bre 1828, Biblioteca Italiana Marzo 1838, p. 5jì), ma che nulladimcno lascia distinguere benissimo la sua stratificazione, la sua alternazione colle Rocce argillose e calcaree, e vi si tro- vano in (gualche luogo (^Bìc della Spondezy presso San Floriano) delle conchi"lie. 1.^ Pietra verde del Peajo e di altri luoghi del Bellunese, descritta dal Prof. Catullo, è una marna induratissima del detto sistema calcarco-arenaceo , la quale passa tanto all' arenaria che al calcare: una simil roccia si trova anche nella J'al Camo- nica. Non vi lia in tutta la Valle del Boite alcuna massa di Porfido pirossenico o di Rocce di analoga natura . In Agordo non esiste certamente lo Schisto coronante sopra il micaschisto fondamentale, come supponeva il Conte ÌMarzari, e supposero dopo di lui altri geologi (^Biblioteca Ita- liana loc. cit. ) . Un'immensa massa di Pirite cuprifera sembra essei'e stata la roccia che ha sollevato ed alterato non solo il calcare del 31. Imperino, ma le Arenarie ancora ed il Mica- schisto. Si trovano colà evidenti indizi delle metamorfosi delle Arenarie quarzose in Gneis, ec. Ai piedi del M. Serva nel Bellunese non vi ha alcuna sorta di Schisto siliceo {Biò. hai. loc. cit., Ann. di Stor. Nat. 105 (li Bologna 1829, T. I.), giacché sarebbe questa una sede poi anche troppo lontana da quella che ragionevolmente dovrebbe avere, ma vi si osserva solo un terreno calcareo-cretaceo, con Piromaco. Emanuele Repc-tti legge una Xotizia geografico-statistica sulla Val d' Elsa e sull'Istituto agrario fondato in Meleto dal Marchese Ridoifi , la qual notizia contiene alcuni cenni sulle principali varietà di Rocce terziarie che si riscontrano in quella valle . Il Prof. Domnandos comunica alcune sue osservazioni sulla giacitura geologica dello Smeriglio noW Isola di Naxos, una delle piìi grandi e fertili isole dell' Arcipelago Greco. E dessa attraversata dal Nord al Sud da una catena di montagne, le quali sono composte verso 1' Ovest di Granito e di Pregma- tite schistosa, die passa al Qtuirz-rock ossia alla Quarzite. Sopra il Granito si trova il Calcare saccaroide in cui si anni- dano filoni di grande spessezza ed ammassi di Smeriglio. Non è questo minerale il Corindone dei mineralogisti, ma piuttosto Corindone e ferro oligisto combinati assieme. L'annua esca- vazione che ne vien fatta ammonta a 12000 quintali, ma se ne potrebbe ottenere assai più. I filoni di smeriglio tagliano gli strati calcarei, e vi sembrano introdotti come per sublimazione, tanto sono essi immedesimati colla massa calcarea. Il solleva- mento di queste montagne non sembra che sia stato prodotto dallo Smeriglio, ma bensì che sia avvenuto in altra epoca. L'inclinazione degli strati non arriva ai 40 gradi, come vien riferito nell'opera intitolata Expedition Svieni i/ìt/ue de Mo- rde ec, ma solo ai 50 o 52^ questi filoni vanno dal Xord al Sud . Il Prof. Domnandos ricorda come il ferro oligisto s' in- contri di sovente nella Grecia. In quel solo tratto di paese, che si stende dal Laurio al Capo Sunnio, egli ha potuto osservare le tracce di oltre trecento escavazioni del detto ferro, intraprese dagli antichi Greci. 14 lOG L'Ing;<\2;nere delle Miniere Balclracco legge alcune notizie intorno alla fabbricazione del ferro, e riferisce i risultati di al- cune sue esperienze sulla riduzione del ferro ossidulato della miniera di Azzane in Sardegna, fatte in una delle fucine Ca- talano-Liguri, attualmente in lavoro nel Genovcsato. Si usava fondere la vena di ferro oligisto coli' addizione di ^ circa di fer- raccia; ma il detto Ingegnere ottenne un miglior successo, im- piegando la pura vena nella propoi'zione di \ in frantumi ed \ in polvere, col qual metodo ebbe il 5S per l di ferro, ricono- sciuto in Torino di eccellente qualità. Un simile esperimento istituito anche sul ferro oligisto della ^liniera di Rio del- l'Isola dell' Elba, gli diede in egual modo per risultamento più che un 50 per l di ferro di ottima qualità, mentre col metodo comune di mescolarvi la ferraccia, non se ne ottiene che un 43 o ii per ■; di mediocre qualità. In fine l'Ingegnere Baldracco consiglia quelli che in Italia si occupano della fab- bricazione del feri'o, ad introdurre nelle loro officine quei mi- glioramenti che hanno fatto tanto progredire in altre parti di Europa questa industria, come sarebbe l'impiego della fiamma che inutilmente svolgesi dalle bocche dei forni fusorj, e dei fuochi in generale, non solo pel riscaldamento dell'aria, ma per la preparazione a un tempo del combustibile , vale a dire delia legna torrefatta da sostituirsi con gran vantaggio al car- bone ordinano j la concentrazione col mezzo di volte sferiche del calore stesso della fiamma dei forni fusorj e delle fucine j l impiego della fianmia delle raffinerie pel riscaldamento della ferraccia destinata alla faI)bricazione del ferro, ec. Dopo la lettura di questa memoria il Presidente dichiara che i lavori della Sezione sono ultimati. Anche quest' ultima adunanza fu onorata dalla presenza di S. A. I. e R. il Granduca . Il Secbctariu bella Sezione — LODOVICO PASIM. Il Presidente - pnOF. J^GELO SISMOSDA. ^.mSÌ#ifB DI BOTANICA E FISIOLOGIA VEGETABILE seees PROCESSI \MBALI DI BOTANICA E FISIOLOGIA VEGETABILE TENDTA IL DI 4 OTTOBRE 1839 F^aSEBlSJfS Eia fTOF» S^¥» ©All'»® E&¥2= J^à il Presidente principio alla sessione col ringraziare la Provvidenza d'avergli concesso di viver tanto, da vedere in- trodotte in Italia le Riunioni scientifiche: esterna la sua rico- noscenza ai Socj per l'onore compartitogli eleggendolo Presi- dente, onore che dice riconoscere di molto superiore al suo merito, e di voler considerare come un semplice omaggio graziosamente reso alla sua accidental qualità di Decano de' Botanici Italiani . Fa quindi l' enumerazione dell' opere botaniche stampate in Italia, dopo la pubblicazione della sua Flora Pisana, cioè in poco più d'un mezzo secolo: e dall' es- ser desse in numero assai maggiore di quelle che in eguali spazj di tempo, prima di quest' epoca, eran comparse alla luce, ne arguisce che il genio degli Italiani trovavasi adesso favorevolmente disposto per la Botanica, onde con tutta ragio- ne potevasi sperare che i di lei progressi fosser per essere sem- pre maggiori, tanto più che potentemente ci avrebbe coadiu- 110 vato il reciproco incoraggiamento prodotto dalla riunione di tanti studiosi di questa e delle altre parti della Storia Naturale, e che consolato da tali favorevoli auspicj, invitava i Socj a dar principio alle letture. Il Prof. De Visiani trovandosi ad avere in ordine la Flora Dalmatica, che quanto prima sarà stampata a Lipsia, trattiene r udienza colla lettura della Prefazione premessa alla detta ope- ra, che è scritta in lingua latina. Fa notare l'importanza che hanno per la scienza le piante della Dalmazia, nel cui territo- rio, quantunque di piccola estensione, giacché non eccede le dugentoquaranta leghe quadrate, confluiscono le piante della Flora Ungarica, della Flora Sicula, e della Flora Greca. Fa conoscere la Topografia della Dalmazia, cui unisce molte osser- vazioni generali relative alla vegetazione che vi è propria, ed enumera i Botanici che han parlato delle piante Dalmate. Circa il metodo da lui tenuto nell'esposizione delle specie, dichiara d'averle disposte in Ordini naturali, aggruppati in Classi simili a quelle del Bartling, con alcune modificazioni bensì che gli eran parute necessarie: di aver rinnovate le frasi generiche e specifiche, traendone i caratteri dalle piante da lui descritte: di essersi attenuto alla sinonimia solo di quelli autori che delle piante di Dalmazia trattarono, e di aver citate quelle sole figure che avea trovato rappresentar fedelmente le piante di cui si occupava: di aver conservati quei nomi che dagli autori erano stati originariamente dati alle specie, quando non gli aveva trovati assolutamente erronei^ e di avere ad ogni specie ag- giunto il nome vernacolo, ed indicate l'epoche della fioritura e fruttificazione, e la durata loroj e d'avere in fine indicati gli usi medici ed economici. Dichiara di aver considerate come Dalmate le sole piante che esso avea trovate vive colà, o aveva vedute negli Erharj da lui diligentemente esaminati, di tutti quei Botanici che la Dalmazia percorsero, escludendone tutte le altre come dubbiose, o come falsamente attribuite a quel paese. Ili Questa Flora resultante da circa dueinilaquattrocento specie, è accompagtiata da molte figure che rappresentano specie nuove, o non mai figurate, o illustrano specie duljl)ie, e una ventina di tavole son sottoposte all'esame dell'adunanza, chele trova di buon disegno e bene incise. Il Prof. Moretti espone all'ispezione de'Socj una pianta di Valeriana dioica, nella quale due cauli si eran saldati insieme, ed avevan formata sotto la metà della loro lunghezza una di- latazione infundibuliforrne, passata la quale i cauli prosegui- vano subcilindrici, e le foglie in essi non erano più opposte, ma distribuite in spira. Questa mostruosità dava luogo a varj ingegnosi discorsi, tendenti a render ragione delle cause che potevano averla prodotta, la discussione de' quali fu aggiornata ad altro tempo, per dar luogo ad una lettura che aveva annun- ziata il Dott. Giuseppe Meneghini. Questo Socio che si occupa in particolar modo dello stu- dio dell' Alghe, presentava al Consesso la collezione delle spe- cie di questa famiglia da lui raccolte ne' monti Euganei, fralle quali specie molte vi son delle nuove, e presentava pure il ma- noscritto contenente le loro descrizioni, quali si proponeva di render quanto prima di pubblico diritto. Invitava quelli che a preferenza si son dati allo studio di questa parte di Crittoga- mia, a voler esaminare il piano del suo lavoro, osservare gli esemplari autentici su i quali è redatto, verificare la novità e la bontà delle specie, e contribuire in tal modo ad avvicinarlo sempre piìi alla perfezione. E per dare un saggio del modo da lui tenuto ncir illustrare queste piante, tanto dilfii.ili a deter- minarsi e a descriversi con chiarezza, esponeva una dozzina di specie o nuove o meritevoli d' illustrazione, le quali, quantun- que non facenti parte delle Alghe Euganee, pure erano da lui collo stesso amore descritte, ed egregiamente figurate in dodici tavole colorite, quali offriva all'esame delli scienziati quivi raccolti. 112 Tali specie erano Bk'ularia Biasolettiana . Prasiola cespitosa. hacmatites . Perciirsavia jiicicola . mamillosn. Dasjcladus cj lìndricus . • Contarcni. Lawiiuwia uncinata. Culothrìx ambigua. Baillouviana punicea. Bangia Ultissima, Microcjstis Paroliniana. E passando in seguito a qualche osservazione organografica e fisiologica intorno a tali specie, parlava della struttura e delle affinità della Rivularia, mostrando come questo genere sia da collocarsi, nella serie naturale, più da vicino alle Lyngbyeae che alle Nostochineae, fralle quali finora è ascritto j e come altri generi sempre riguardati dalli autori come spettanti alle Nostochcst;ae, per la presenza del muco che avvolge e racchiude i loro fili, siano invece per la struttura e le condizioni fisiolo- giche di questi medesimi fili, molto affini ad altri ordini più elevati di Alghe. Parlando della Calothrix che proponeva come nuova, faceva un quadro comparativo de' caratteri che fra loro distinguono i generi delle Lyngbyeae, mostrando come malgrado una somma ragguardevole di note differenziali, nessuna ne esi- ste di assolutamente costante. La nuova specie di Bangia gli dava occasione di trattare della struttura propria a quel genere la quale dimostra l'affinità di esso colle Ulveae, e in partico- lare col genere Prasiola, cui riconduce alcune specie finora controverse. La Percnrsaria fucicola, di cui descriveva la par- ticolar maniera di fruttificare, illustra e definisce quel genere proposto dal Bory de Saint-Vincent, e dagli autori più recenti rigettato. Il Dasycladus cylindricus lo mostrava come di gran- de importanza, perchè una sola specie di quel genere finora si conosceva, e questa nuova specie meglio si presta a schiarare l'affinità di esso colle Siphoneae, cui l'aveva già inserito il Delle-Chiaje. La Laminaria uncinata e distinta dalle congeneri per i caratteri della vegetazione e della fruttificazione, e giù- 115 stifica lo smembramento di quel genere dalle CHO^^)RIEAE del- l'Agardh. La Baillonvìana punicea, benché non ancor trovata dall'Autore in fruttificazione, mostra forme e caratteri così distinti, da meritar certamente l'analisi esposta nella tavola decima. Finalmente la Microcystis Paroliniana presenta al- cune delle più interessanti modificazioni offerte dal tipo di organizzazione propria a quieto genere, stabilito dal Kiitzing entro limiti un poco troppo estesi, e che il Dott. INIeneghini propone di restringere, a ciò persuadendolo le nonsiderazioni organografiche e fisiologiche da lui esposte. Il SEGnEiAMO SELLA Sezioke — D. B. BIÀSOLETIO . Il Presideste — PROF. CAV. G. SAVI. TESLTA IL DI 5 OTTOBRE 1839 JLietto ed approvato il processo verbale dell' adunanza del dì 4 Ottobre, il Presidente invita a parlare Angiolo Comi il quale faceva istanza alla Sezione, acciò ella prendesse in esame di- versi esemplari di piante da lui presentati, alcuni compressi per esser disposti negli crbarj, altri in mazzi ritenenti le loro forme naturali , per esser questi tenuti in vasi ad ornamento di stanze, preparati, gli uni e gli altri, con metodo suo parti- colare, che tenne segreto: metodo che doveva conservare, per lunghissimo tempo, ai fiori e alle foglie le figure e i colori che Hi • hanno in stato di freschezza, e desiderava die la Sezione di- cliiarasse se taU preparazioni potessero favorire i progressi della Botanica. Il Presidente incarica i Professori Giuseppe Moretti, Antonio Targioni Tozzetti, e Ruberto de Visiani di esaminare e referire. Luigi Calamai fa vedere alcuni Funghi modellati in cera con molta naturalezza od eleganza, facenti parte d'una più copiosa collezione da lui eseguita fino al numero di centoventi specie: fa vedere anche de' modelli di frutti parimente in cera, e rende conto di alcuni lavori da lui fatti, e di altri da farsi, di pezzi tendenti a illustrare la teoria della Botanica e della Fisiologia vegetabile. Il Prof. Giuseppe Moretti, all'occasione di parlare d'un vecchissimo individuo femineo della Cjcas revoluta, che gli è fiorito nell'Orto Botanico di Pavia, di cui è Direttore, espo- neva i suoi dubbj circa al posto che nella serie naturale deve occupare la famiglia delle Cicadee, e mostrava propendere a collocarla accanto alle Palme. Il Prof. Pietro Savi prende allora la parola per fare osservare le appresso notabili differenze fralle Palme e le Cicadee. 1.° Che le Palme hanno annuale l'accesso della vegetazione, e le Cicadee, almeno in Italia, l'hanno bisan- nuale. 2.° Che le Palme hanno le foglie intieramente distese, e nelle Cicadee, almeno per la massima parte, la fogliazione è arricciata, carattere pur cui una volta si collocavano fralle Felci. 5." Che nelle Palme le foglie delle gemme si sviluppano suc- cessivamente l'una dopo l'altra, mentre nelle Cicadee si svi- luppano tutte contemporaneamente. In quanto agli organi riproduttori, il Prof. Moretti dimo- strava che le Cicadee non potevansi tenere per piante di semi nudi, quali da varj Botanici son credute, ma esser desse dotate di veri frutti, che stanno attaccati ai margini delle squame, le quali non come pericarpi aperti, ma quali brattee legnose sono da considerarsi, considerazione che gli faceva nascere il dubbio se più alle Coifere che alle Palme fossero affini. Fu ripresa la discussione sull' individuo mostruoso di Valeriana dioica, ch'era stata messa in campo nella seduta precedente. Il Prof. Moretti esponeva in succinto le opinioni che erano state in vigore per la spiegazione di tal mostruosità, quella cioè che la faceva dipendente dall'essere stata obbligata la pianta, nel momento del suo sviluppo, a passare per una stretta apertura, l'altra che la vuole effetto d'una di quelle saldature che son frequenti fra gli organi de' vegetabili j alla quale dichiarò che aderiva. In tale occasione il Prof. Narducci parlò d'un Opuscolo da lui temp' addietro pubblicato, su d'un individuo di Brassica oleracea affetto da simil mostruosità, e ne mostrò la tavola che lo rappresentava, facendo osservare che nel largo e compresso caule si scorgevano tante strie longi- tudinali subdiafane, alternanti con altre perfettamente opache, munite a luoglii a luoghi di foglie, aventi all'ascella un rudi- mento di gemma, le quali foglie ascendendo andavano a di- minuire in grandezza, onde chiaro appariva le strie opache essere i rami, e le subdiafane il tessuto cellulare, che si era espanso e venuto così a saldargli insieme, e che era una con- ferma della saldatura la tendenza de' rami a dissaldarsi lungo le strie diafane. Su tal proposito da alcuni de'Socj, come Luigi Calamai, Luigi Masi, Prof. Pietro Savi, si proponevano delle ingegnose ipotesi per spiegare come potesser le fibre acquistare la disposizione spirale, che riscontravasi nella Valeriana dioi- ca, e di frequente osservasi ne' rami di Ginestra e di Frassino: e si esaminava se la sola pletora a ciò bastasse, o e' influissero ancora le punture cagionate da insetti. Pervenuti all'ora prefissa, il Presidente annunziò che re- stava sciolta la seduta , ed invitò i Socj a voler profittare della vacanza del giorno seguente per portarsi a fare un' escursione botanica, guidati a questa dal Prof. Pietro Savi. U Seghetario della Sezio^ie — D. B. BIASOLETTO . Il Presidente — PROF. C^ir. G. S.if'l. 116 FATTA NEL DÌ G OTTOBRE 183D M-J invito fatto dal Pi'esidente nell' aduiiaiira passata , per un'erborizzazione, fu Leu accolto, e quelli fra i Socj cui il disimpegno d' altri incarichi non poneva ostacolo , fra i quali contavansi i Professori De Visiani , Jan, Pietro Savi, Pasquali^ i Dottori JMenegliini , Amidei, Riboli, Carlo Porro, Orsini, Durando, ed altri studiosi, la mattina del G Ottobre si misero in campagna , e scelsero per le loro ricerche le falde meridio- nali del IMonte Pisano, quelle in specie che si estendono fra Nicosia e i Bagni di San Giuliano. Se la troppo inoltrata sta- gione non permise loro di fare una ricca messe, furono non ostante ricompensate le loro fatiche dall' aver potuto osservare e raccogliere varie specie assai interessanti, come sarebbero: Se- necio erraticus^ Tlirincia tuberosa, Bellis sjivestrìs, Cent au- rea sohtitialis j Galactites tomentosa j Festuca serotina, Mi- liuni coerulescens, Trifolium Bocconi, Pterogonium Sniitliii, Pterogoniuin sciuroidcs, Neckera heteronialla, Sliapagnum capillifoliuw, Poljtricliuni nanum, Encaljpta vulgaris , Gì'ini- mia apocarpa, Ljcopodium denticidatum, Granimitis lepto- phylla, Liliuni bidbifcruin, Genista pilosa, lirica scoparia , Pìiillirea angusti/olia, Neottia spiralis, Conomitriuni Julia- nuniy Roccella phjcopsis, Roccella fuciformis, Ranialina fa- stigiata, Endocarpon miniatum, Gyrophora pustulata, Par- inelia A(pàla, Parmelia periata, Targionia hypophylla, Sai- vinia natans, Trapa natans. 117 Si trattennero nella loro gita ad esaminare le copiose sorgenti d'acqua acidulato-carbonica, che scaturiscono dalla pianura alla base del Monte d' Agnaiio, ed ivi jjoterono racco- gliere delle Oscillarie, e fralle altre 1* Ose. lohjrinlìiiforinis, che in larghe falde galleggianti copre quell'acque. Poterono osservare i caratteri della vegetazione pertinente al terreno Calcareo, e quelli della propria al Verrucano: poiché sul primo, di cui sou formati i 3Ionti cV A^nano e de' Bagni, scorsero copiosi i Cislus incanuSp Cistus sah'ifolìns, Cìstits nionspcliensis, Mjrtns cnrnnninìs, Pistacia Lenliscus , Eiipliorbìa spinosa, Euphoìbia Cliaracius , Satureja JuUana, Satureja montana, Osyris alba; mezitre che sul Verrucano del quale son formati il Monte d' Asciano e quelli che dalla Verruca dipartendosi col divergersi a settentrione abbracciano tutta la vallata di Calci, trovaron copiosa /' Erica scoparia. Genista pilosa, Daphne Gnidium, Ilieraciiim praealtiim , Pinus Pinaster, Plijllirea media, Phyllirea angustifolia . Finahnente ai Bagni di S. Giuliano, ove fu il termine della gita scientilìca, si trattennero ad osservare quelle magnifiche Terme, e trovarono anche nell'acqua di quelle di che arricchire la loro collezione di Alghe \ ma attesa la piccolezza di questi esseri novellamente acquistati, non poterono per il momento determinare il posto che loro si spetta liella serie degli esseri viventi. Quest'escursione oltre l'aver dato occasione ai rammen- tati Botanici d'acquistare un'idea della Flora di questa parte della Toscana, olTrì loro nel comune consorzio occasioni per trattenersi sopra soggetti di scienze, e riunì il vantaggio di servir di ricreazione alli spiriti degli scienziati in quel giorno festivo, e di porger loro motivi di nuova istruzione. Il Segbktabio delia Sbzio:(b — D. B. BlÀSOLETTO . h. PnESiDEKTE - PROF. CAr. O. SAFl. 118 TENUTA IL DI 7 OTTOBnE 1839 JLietto il processo verbale della sessione precedente ed appro- vato, apertasi dal Presidente la sessione, il Prof. Gay. Gio. Bat- tista Amici comincia colla lettura d'una memoria sul processo col quale gli ovuli vegetabili ricevono l'azione fecondante del polline: memoria ricca per la copia de' fatti da lui osservati, che volle esporre coli' ordine de' tempi in cui le osservazioni furono eseguite, onde stabilire il diritto d'anzianità che a lui si perviene in questa interessantissima serie di scoperte. Rammentava come nel 1821 egli aveva veduto un granello di polline della Portulaca oleracea caduto in cima a uno delli stimmi, scoppiare a un tratto e mandar fuori una specie di budello assai trasparente, che si distese sullo stimma e vi aderì lateralmente: che questo budello era un semplice tubo, compo- sto d'una sottilissima membrana, e pieno di minutissimi cor- piccioli, de'quali una parte esciva dal granello pollinico e l'altra ci entrava, dopo aver fatto il giro lungo il budello, e che un movimento confuso di corpiccioli anche nell'interno del gra- nello si riscontrava, e che verificò la costanza dell'egresso del budello da qualunque altro globulo di polline della Portulaca^ e la circolazione de'corpiccioli contenutivi, sempre che rin- novate fossero le condizioni fisiologiche del polline , relativa- mente all'epoca della fecondazione della pianta. Diceva come in seguito, Adolfo Tìrongniart, ripetendo le stesse osservazioni, giunse a vedere nel 1826 l'esito de'budelli 119 pollinici, cioè il loro ingresso nello stimma , e da questo nel tessuto o dutto conduttore dello stilo, nel cjual tessuto gli parve vedere, che apertisi nella cima, da essi budelli escissero i gra- nellini, i quali, per un movimento in loro insito, progredendo per i meati tracellulari, giungessero per la placenta fino agli ovuli . Ricordava come quest' ultima parte dell' osservazione del Brongniart era stata da lui. Amici, contradetta con nuove ulte- riori osservazioni, esposte in una lettera al Prof. INIirbel, scritta nel Luglio 1830, ed inserita nel Tomo XXI degli Annali di Scienze Naturali, nella quale rendeva conto: che da quanto aveva osservato ne' fiori deW Hiòiscus sjriacuSp e della Zucca (^Pepo macrocarpos) restava provato ad evidenza, che il budello pollinico penetrato nel tessuto conduttore continua ad allun- garsi fin a dentro l'ovario, ove si abboccava coll'esostomo degli ovuli, senza rompersi entro il tessuto conduttore, e che era una riprova della conservazione del budello nella sua integrità, l'os- servarsi la retrocessione de'granellini per lo stesso budello, fino al grano di polline restato sullo stimma: che ad ogni ovulo giun- geva un budello: e che siccome in diverse piante la distanza frallo stimma e gli ovuli è assai grande, e non si può supporre che nel granello di polline vi sia contenuta una membrana suf- ficiente a dar origine a un budello di tal lunghezza, egli aveva opinato che il budello, una volta entrato nel dutto conduttore, ricevesse da questo nutrimento e aumento di materia, capace di dargli tutta l'estensione requisita: che era osservazione pure a lui dovuta, non esser sempre unico il budello che esce da uno stesso granello pollinico, ma escirne anche due e tre, e che questo numero estendesi qualche volta fino a venti e trenta. Diceva come l'Osservator francese, il quale dapprima avea sospettata la preesistenza di cellule tubulate nello stilo, prolun- gate fino agli ovuli, le quali avessero indotto l'Amici in errore e portatolo a credere che fossero i budelli emessi dai granelli di 120 I>oHine. era finalmente convenuto clell'allungamento dei detti budelli pollinici lino alla metà della lunghezza dello stilo, e qualche volta fino presso la cavità dell'ovario: e come le sue osservazioni fossero state confermate da quelle del Brown. Riferiva come, secondo Treviranus, il supposto budello pollinico membranoso altro non sarebbe stato che un filamento mucoso escito dal granello, e contenente entro di se la materia fecondante: tal filamento non arrivare mai fino agli ovuli, ma la materia fecondante amalgamarsi a de'pacchetti di fibre, che dalle papille stimmatiche si estendono fino all'ovario, le quali, al dii* di Treviranus, avrebbero illuso l'Amici e portatolo a credere esser desse il l)udello. E qui faceva riflettere il nostro Socio potersi abbattere di fatto l' obiezione del Naturalista ale- manno, col solo isolare un granello di polline della pianta me- desima da lui osservata, ed esaminarlo alquanto dopo di averlo messo nell'acqua, nella qual circostanza vedrassi allora l'egresso del budello ed il suo allungamento, senza pericolo d'imbro- gliarsi colle supposte fibre stilar! . In quanto poi alla accennata ipotesi della preesistenza de' tubi nel tessuto cellulare conduttore, originariamente traspa- renti, e visibili soltanto quando nell'atto della fecondazione il polline v'abbia versato il proprio liquido granelloso, diceva: che una tale opinione era stata motivata dal fenomeno, che talvolta presentano i budelli pollinici di alcune specie, consistente nel distaccarsi essi budelli dal granello nel posto ove su questo s'inserivano; nel qual caso detti budelli incassati nel tessuto conduttore per tutto il loro tratto, e abboccati nell'estremo infe- riore coir apertura dell'ovulo, sembrano quasi formare a questo un lungo collo, e possono da uno, non ben pratico in tali ricerche, esser creduti appartenenti al tessuto conduttore suddetto. Riportava finalmente un'esperienza che distrugge affatto anche il dubbio che prcesistano de' tubi nel tessuto, e dimostra chiaramente 1" andamento de'budelli pollinici per cui giungono 121 agli ovuli, quale esperienza è la seguente. Si tolgano uno o due lobi ^illo stimma d'un fiort^ di zucca, non ancora perfettamente sbocciato, e perù prima della fecondazione: è chiaro che con tale amputazione, se esistono i tubi, si vengono cosi a mutilare tutti gli appartenenti al lobo o lobi operati, e che gli ovuli cor- rispondenti a questi lobi non dovranno restar fecondati: eppure tutti lo sono, tutti passano allo stato di semi, che l'Amici ha veduto germogliare, segno evidente die non per tubi spet- tanti al tessuto passa la materia fecondante, ma che i budelli pollinici dessi sono che la portano fino agli ovuli-, e il Prof. Amici dichiarava aver veduti, in tal caso, i budelli pervenire agli ovuli facendo de' giri tortuosi, sempre nell'otricolar tessuto conduttore, come se avessero cercate e trovate delle vie di com- penso per supplire all'ordinarie, casualmente mancanti. INIanifestava il Prof. Amici il desiderio che tutti gli ascol- tanti potessero sincerarsi, osservando da loro medesimi al mi- croscopio, della verità delle sue asserzioni j ma atteso l'esser dessi in numero troppo grande, non potendosi ad una tale inspe_ zione ammettere che un limitato numero d'osservatori, suppliva col mettere in vista un modello in cera, superiormente eseguito dal prelodato Calamai, rappresentante con tutta la verità un ramo con foglie e fiori di zucca al naturale: le parti sessuali, più una sezione dell'ovario della stessa pianta, della grandezza in cui si presentano veduti a un forte ingrandimento del micro- scopio, preparazione che in conseguenza dava chiarissima idea de granelli del polline con i respettivi loro budelli, del viaggio che questi fanno per lo stilo, e che proseguono fino alla placenta, munita d'una porzione di tessuto conduttore, disposto in varie lamine, fralle quali i budelli passano per imboccarsi negli ovuli^ ed in due pezzi a parte eseguiti con ingrandimento anche mag- gioro, dai quali si dimostrava 1.' una porzione di stimma con granello di polline dal quale euìerge in Narj punti, in forma d'ernia, la membrana interna del granello dopo d'aver sollevato IG 122 il corrispondente operciilo, che sulla sommità di ciascuna di dette ernie si osserva: 2." la parte apicilare d'un ovulo con tutto il sacco embrionario, e coli' estremità dei budello pollinico in parte penetrato nel dutto che conduce dall' esostonio al sacco embrionarie. Finita la lettura, il Principe di Musignano dimandava al Prof. Amici se credesse di poter sostituire al termine budello altro termine più filosofico, e che potesse esser corrispondente a qualche teoria da abbracciarsi per spiegare la formazione del- l'embrione nelle piante. Ad una tal dimanda rispose il Prof. Amici non avergli mai l'osservazione dimostrato qual cosa accada nell'ovulo allorquando s'è imboccato nel budello, e non avere per conseguenza teoria alcuna da proporre, né termine filosofico che le corrisponda: ed aver prescelto quel vocabolo organogra- fico attenendosi al solo aspetto dell'organo, che è membranoso, cavo e flessibile nel tempo medesimo, proprietà che meglio non possono esprimersi che col detto termine budello, termine ch'è stato adottato anche da' Botanici francesi. — Altra dimanda aggiungeva il predetto Principe di INIusignano, ed era, se il Prof. Amici dalle sue osservazioni potesse rilevare alcunché in appoggio dell'opinione di cui sono stati autori in Germania Schleiden e Wydler: alla qual dimanda il Prof. Amici replicava di non poter abbracciare una tale opinione, perchè a lui non era mai riescito distinguere il budello pollinico penetrare oltre la metà del canaletto che dall'esostomo conduce al sacco embrio- nario, e perchè credeva che onde poter verificare il fatto asserito, si richiedesse l'osservazione replicata sullo stesso organo in due epoche differenti, l'una quando il budello pollinico fosse pene- trato nel sacco embrionario, l'altra ({uando questo stesso budello pollinico fosse convertito in embrione ^ osservazioni le quali, a suo parere, non si posson ripetere sullo stesso organo, atteso che al momento in cui questo si prepara viene a mortificarsi, e cessano in lui tutti i fenomeni della vita. 125 Il Prof. Giuseppe Domenico Botto leggeva un discorso sul movimento da lui osservato delle molecule attive di Brown, esponendo che ne aveva prese in esame, tanto di sostanze inor- ganiche, che di emulsioni e sughi vegetabili, e che su queste aveva dirette particolarmente le sue indagini microscopiche. Il Prof. Targioni Tozzetti presentava per parte di Eugenio Reboul, per esser dispensate ai Socj presenti, varie copie d'un opuscolo da questi pubblicato nel 1822 col titolo Nonnnnaruni specientm Tuliparum in Agro Fiorentino sponte nascentiuni, propriac notae, unitevi due Appendici stampate in seguito, che una nel 1823, l'ultra nel 1838. I Socj se ne mostrarono gra- tissimi . La sessione fu onorata dalla presenza di S. A. I. e R. il Granduca j e questo benefico Principe, sempre premuroso di favorir le scienze, esaminata avendo la nominata preparazione in cera, e convinto dell'utilità della medesima in varie dimo- strazioni di Fisiologia vegetabile, fattone acquisto dall'artefice Calamai, insieme con altre tre rappresentanti VErineuni Vitis, V Uredo Rosae, e gli organi maschi della Marchantia polymor- pha, preparate esse pure a un forte ingrandimento, ed eseguite sotto la direzione del Prof. Gio. Battista Amici, generosamente le donò al Museo per uso delle lezioni di Botanica, e per tenersi in ostensione. Il SEOBEiAnio della Sezione — VMF. FILIPPO XAnDVCCI . Il Presidente - PROF. CAF. G. SAFI. 12t TE.NUTA IL DI 9 OTTODKE 1859 Inetto ed approvato il processo verbale della sessione prece- dente, Luigi Calamai trattiene l'udienza coli' informarla delle qualità sensibili delle ti-e sorta di China che in commei'cio por- tano il nome di China Pitaya, China arakciata, e CraxA rossa, delle quali aveva già fatta conoscere al pubblico l'analisi chi- mica, ch'è inserita nel N.° 17 del Giornale di Commercio di Firenze, 2i Aprile 1839. Dice duaque che si riscontra nelle scoi'ze di China Pitaya. Figura più o meno accartocciata: volitine medio: spessezza non maggiore di due o tre linee: superficie estema increspata, o screpolata, con macchie irregolari: tatto non ruvido, ma cotonoso e farinoso: superficie interna unita: rottura fibrosa: colore giallo-ranciato, al di fuori più chiaro: sapore amaro-aromatico, alquanto stittico, ma piacevole: odore grato e fragrante. China rossa. Figura più o meno accartocciata: volume più che medio: spessezza non maggiore di tre linee: superfìcie estema increspata, o screpolata, spesso con macchie sinuose, scudiformi o rilevate: epidermide spessa: tatto morbido: super- ficie interna unita: frattura fibrosa: colore giallo-ranciato-scuro: sapore molto amaro, e molto aromatico: odore gratissiino e fragrantissimo. China aranciata. Figura accartocciata, ma e spessissimo piana: volume massimo: spessezza fino in cinque linee: super- 123 fide esterna molto increspata, talvolta screpolata, e sempre macchiata: tallo morbido: /ra««ra fibrosissima: colore giallo- ranciato-pallido: sapore amarissimo ed assai stittico: odore non disgustoso: ed aggiunse credere appartenere esse a tre piante diverse del genere Cìnchona. Fece parola anciie della Chi>a Guasco, che opinava provenire dalla Cìnchona gianduii/era di Ruitz. Il Prof. Targioni Tozzetti espone all'esame della Sezione due rametti d'una specie di Cìnchona venuti d'America, muniti di foglie e fiori, ed alcuni frutti della medesima. Si giudica po- tessero appartenere alla Cìnchona ovata a. var. folììs ulrinque glabris diNees: esso gli dona all'Erbario dello stabilimento. Lo stesso Professore presenta nx^Oscìllarìa da lui raccolta nell'acque de' /ir/^«« dì Vignane^ e narra d'aver coli' analisi chimica trovato il ferro fra i componenti àoììOscìllarìa, mentre di questo principio neppur un atomo avea potuto trovare nel- rac(}ua in cui ella nasce, vegeta, e muore, saggiata con i rea- genti i più sensibili j narrazione che dà motivo a discussioni, ed a varie ipotesi fra i Socj, per assegnar la causa di questa dif- ferenza di componenti. Alcuni pensavano che il ferro fosse contenuto nell' acqua in quantità così infinitamente piccola da sfuggire all'analisi la più scrupolosa, e che ciò non esclu- desse la possibilità che il ferro diventasse un componente sen- sibile ììtW Oscillarìa, col continuo e successivo deposito ne' fi- lamenti di quella. Eravi taluno che in verun modo approvava una tale spiegazione, facendo osservare, le Oscìllaric esser piante cosi fugaci, e di vita cotanto breve, da mancare il tempo per potersi in esse formare il deposito d'una sostanza, che non è sensibile nel mezzo in cui vivono. Altri poi de' Socj, dichia- rando d'esser persuasi ciie gli esseri organizzati abbian la facoltà di dare origine ai principj inorganici, non trovavano alcuna dirtìcoltà nel render rairione di ciò che il Professor Taririoni aveva osservato. Intanto il Presidente incaricò il Dott. Mene- 126 ghini di prendere in esame VOscilIaria da^ Bagni di Cignone, per poi riferire sulla specie cui apparteneva, e sulle particola- rità che in essa gli venisse fatto di rinvenire. Il Prof. Pietro Savi comunica alcune sue osservazioni sugli ovarj ihìV.I/nòrosiiiia Basii, dalle quali resulta che questi pre- sentano una struttura di (Ferente da quella degli altri ovarj fino a qui noti. Nella sua comunicazione faceva avvertire che detti ovarj di Ambrosinia, all' epoca della fecondazione, hanno molti ovuli ortotropi, all'apice de'quali può giungere la materia fe- condante per la via più corta, mediante il tessuto conduttore che dallo stilo si prolunga nell'interno dell'ovario, riempien- done intieramente la cavità rilasciata dagli ovuli, e giungendo fino tramezzo ai loro funicoli ombelicali. Aimunziava come per questa struttura, gli ovarj àoìV Am- brosinia differiscono da quelli dell'altre specie in generale, 1." perchò sono ovarj multiovulari che contengono ovuli orto- tropi: 2.° perchè il tessuto conduttore giunge direttamente pri- ma all'apice loro, che alla loro base: 3.° perchè il tessuto con- duttore riempie intieramente la cavità dell'ovario formando una polpa, nella quale gli ovuli sono immersi . Quanto disse fu dimostrato in seguito, mediante figure rappresentanti in grande la struttura degli ovuli e quella degli ovarj. E siccome dalle figure si rilevava che gli ovuli ortotropi in semi ortotropi si convertivano, senza che la loro sommità potesse comunicare collo stimma altro che per il tessuto con- duttore, che dallo stilo si estende in polpa a riempir l'ovario, cosi senza stare a esporre il processo della fecondazione conclu- deva, che questa deve giungere per detto tessuto all'apice degli ovuli, tenendo la via più corta, ed arrivandovi per una parte opposta a quella per cui vi giunge il nutrimento, e diceva, come l'osservazione de' fatti comprovava un tale asserto. Terminava il suo discorso coli' esternare la sua opinione, che gli ovarj 127 degli Ari e degli Arlsarl convenissero per la struttura con quelli dcW ^inòrosinia, e ciò perdio i semi loro quantunque in ovarj inultiovulari sono ortotropi, e perchè negli ovarj dell' ^^ri- saruni avea trovato, come in quello àeW A morosi aiti, una polpa proveniente dallo stilo, e involvente la sommità degli ovuli. Il Prof. Cav. Amici, terminata la seduta, si esibiva di ripe- tere, al microscopio, le osservazioni comprovanti i fatti da lui esposti nella seduta precedente, ammettendoci un numero di- screto di Socjj ed a tale oggetto si sceglievano i Professori Mo- retti, Visiani, Sassi, Narducci, Pietro Savi, e Dottori Meneghini, Biasoletto e Corinaldi, i quali attestarono con rapporto da loro sottoscritto, d'aver chiaramente veduto il budello escire dal granello di polline, il suo estendersi fino all'ovulo, rimboc- carsi nella cavità di questo, ed il moto circolatorio della ma- teria granellosa. Il SEonETARio bella Sezione — D. B. BIASOLETTO . Il Pbesideste - PKOF. C.Ér. G. S^iVI. TE?(LT.V IL r>\ 10 OTTOEIiE 1859 Inetto il processo verbale della precedente adunanza e rimasto approvato, il Prof Presidente G. Savi apriva la sessione con esporre alcuni altri lavori da lui fatti in illustrazione delle specie di Origanum, dopo quelli inseriti nel Tomo XXXVIII delle Memorie della R. Accademia di Torino, anno 1835. Fa- ceva notare le dilficoltà fitogralìche che dette specie presenta- no, diliicoltà che dipendono dall'insufficienza, inesattezza e 128 oscurità delle frasi, dalla sinonimia non bene applicata o non bene interpetrata, come pure dalla variabilità delle forme, cui gl'individui della stessa specie talvolta vanno soggetti^ ci- tandone per esempio YOriganum smyrneiim, in cui talvolta avea riscontrati gli stami tutti fra loro eguali in lunghezza, ed altre volte le brattee piccole, strette, distanti, lasse e patenti al segno di lasciare i calici allo scoperto e ben visibili, in nessun modo disposti in spiga strobili forme, e in conseguenza man- canti del carattere generico àeW Origonum. Passava poi a presentare due specie che a lui comparivano come nuove . Una che egli chiamava Origanum confertum, analoga all' Origaniiin Majorana per la struttura del calice, per il colore e per l'odore, ma diversa per la ramificazione, l'in- fiorazione, la figura delle spighe, e per la proporzione delle brattee con i calici. L'altra, che diceva chiamarla Orìganum fortuitwn per essergli comparsa a caso, inaspettatamente fra piante nate da una sementa à^Origanum Majorana. Dessa ha della somiglianza coW Orìganum syriacum^ ma ne differisce per aver le spighe non cilindrico-tetragone e sottili, ma crasse e ovato-conoidee, di minor lunghezza che in quello, oltre va- rie altre ditrerenze nelle brattee, nel color de' fiori e de' calici . Mostrava di tutte le specie di cui avea parlato gli esemplari freschi e secchi, e le figure, quali annunziava che si disponeva a pubblicare, unitamente alle descrizioni. Il Dottor ISIeneghini, cui era stato addossato l'incarico d'esaminar l'Oscillaria raccolta dal Prof. Targioni Tozzetti nel- r acqua de' Bagni di Fignone, referiva appartener dessa alla specie detta Oscillaria labjrintliiformis, e comunicava le sue idee sul modo col quale i fili di questa, due a due gli uni sopragli altri si avvolgono, formando come un cordone. La spiegazione di questo fenomeno la deduceva dai due moti sco- larti dall'Amici ne' fili MVOsciUaria, quando sono nel loro stato di semplicità: che uno di rotazione sul proprio asse, Tal- 129 tro di progressione nel senso della loro lunghezza^ per i quali moti accade, che trovandosi due di questi fili paralleli e conti- gui , in faccia ad un ostacolo che li arresti , per quella forza che cerca di portar avanti tutte le loro parti e per la loro fles- sibilità s' incrociano , ed incrociati che sono per l'altro moto per cui cercano di rotare sopra loro stessi , si avvolgono e si attorcigliano insieme. Mostrava il Dott. Meneghini una tavola ancora inedita della sua Algologìa Euganea, nella quale una figura era destinata all' analisi di questi movimenti, e sotto- poneva all'ispezione de' Socj una copiosa collezione delle varie forme che presenta la stessa Oscillaria labjrintìiiformis nelle Terme Euganee . Leggeva in seguito il Prof. Cav. Amici un suo scritto sulla circolazione che si osserva negli internodi della Chara, ed in tale occasione parlava d'una Memoria di M. Dutrochet sullo stesso soggetto, inserita negli Annali di Scienze Naturali, fa- scicolo del Gennajo e Febbrajo 1838, e faceva osservare che mentre il Dutrocliet dichiara che la ciclosi di Schultz è una circolazione ben diversa da quella che ha luogo nella Chara, mostra con tale espressione di credere che la nominata ciclosi sia una vera circolazione . Ora a una tale opinione si mostrava contrario l'Amici, e dichiarava che la ciclosi non poteva tenersi per un effetto prodotto da un agente fisiologico, perchè eli' è un mero effetto d'un agente fisico, cioè del calore, mentre la ciclosi cessa o s' inverte nella sua direzione , al cessare o all'in- vertersi dell'applicazione dell'azione calorifica, come difatto dimostrava coli' osservazione microscopica a parecchi membri della Riunione scientifica. E continuava dicendo, che se il Mirbel credè di dover obiettare a quanto esso , Amici, sul pro- posito ciclosi asseriva, per aver veduto due correnti di liquido che in senso contrario muovevansi entro due tubi paralleli, una tale objezione non era di peso alcuno, perchè i vasi inflet- tendosi per ogni verso, è molto naturale che partendone due 17 130 dal luogo medesimo cui è applicato il calore , possano questi, dopo varj serpeggiamenti, passare sotto il campo del microsco- pio paralleli, ed in direzioni contrarie relativamente a quella del liquido che essi contengono. Ritornando poi il Prof. Amici a quella parte della IMemo- ria del Dutrochet, che concerne la causa del moto circolatorio della linfa, faceva osservare, che l'esperienze dal detto Fisico, insieme con Becquerel instituite, non provano che l'elettricità non ci abbia influenza , e che l' unica conseguenza, la quale da esse legittimamente se ne possa dedurre si è, che l'elettricità non faccia sentire l'azione sua travei'so le inembrane formanti i tubi, conseguenza la quale era facile il dedurre da quanto esso Amici avea già osservato e pubblicato fino dal 1822, al- lora quando avendo egli ammesso, che dall'elettricità dipen- desse la suddetta circolazione , osservava, che questa e nella Chara e nella Caulinia fragilisy continua indifferentemente in ogni tubo per il verso stesso, e per il verso contrario a quello che tiene ne' tubi adjacenti e ne' sottoposti ;, e perciò senza che quella causa producente il moto circolatorio nelle cellule conti- gue influisca nulla sul moto del liquido nella cellula in osser- vazione . Diceva inoltre che il distaccarsi di qualche porzione di coroncina dalla respettiva serie, il contorcersi di questa stessa, e il tornar poi a collocarsi parallela e adjacente alla serie cui apparteneva, non son fatti sutì[ìcienti ad ammettere una miste- riosa forza vitale come vorrebbe il Dutrochet, potendosi tali movimenti benissimo far derivare dall'azione elettrica prodotta dalle serie delle coroncine fisse all'interna parete della mem- brana de' tubi, giacché la nominata porzione di coroncina di- staccata, trovasi per un'accidental posizione in mezzo a due correnti di liquido contrarie , e deve da queste ricever diversi urti, e concepire per conseguenza movimenti variatissimi, come accade in un filo flessibile in balia d'un vortice d'acqua. 131 Veniva poi ad esaminare l'asserzione del Donne ( Annalcs fl'IIistoire Natitrelle, Novemhr. 1858). Questi, appoggiato ad alcune sue osservazioni, attribuisce la circolazione della CJuira alla presenza di cigli vibratili, simili a quelli degli ani- mali infusorj, cigli che esso ammette sopra i globuli verdi formanti le coroncine parietali, e de' quali l'esistenza è stata supposta ancora da Purkinje e Valentin, senza che alcuno di loro gli abbia potuti vedere ( InstitiU. 10 Maii 1858). L'Ami- ci, non avendo con i suoi squisiti strumenti riscontrato giam- mai tali organi, non crede ammissibile quella opinione, la quale d'altronde fu già, venti anni sono, concepita e pubbli- cata da un'Italiano, ma che perù nemmeno fra i suoi compa- triotti ebbe favorevole accoglimento, imperocché, fralle altre ragioni, l'Amici notava come improbabile, che occorra l'azione d'un essere animale per compire una funzione appartenente alla vita de' vegetabili. Passava finalmente il Cav. Amici a confutare l'asserzione dello Slack, riportata nella Memoria del Dutrochet, relativamente ai due tubi, che uno interno all'altro, ammette negl'internodi della Nitella flexilis (Chara flexilis), non avendo mai, esso Amici, col suo microscopio potuto rin- venircene che uno solo. Terminata questa lettura, il Prof. Pietro Savi, presa la parola, dimandava come accader possa la circolazione entro quelle cellule de' vegetabili, delle quali sulle membrane non riesce scoprire serie alcuna di coroncine . Alla qual dimanda il Prof. Amici rispondeva: che dal non esser visibili le coroncine parietali, non se ne può trarre la conseguenza che non vi sie- no: e che considerato il rapporto fra il diametro de' globuli delle coroncine della Chara con la dimensione de' tubi o cel- lule della medesima, e considerata la dimensione delle cellule dell'altre piante in cui vedesi il moto circolatorio, per conser- vare il rapporto medesimo, i globuli dovranno essere d'un diametro così esiguo da non esser visibili, qualunque sia il mezzo ottico di cui si faccia uso. 152 Dimandava poscia l'istesso Prof. Pietro Savi, qual creda il Prof. Amici che sia la vera composizione dell'apparecchio elettromotore, dall'azione del quale dipenderebbe la circola- zione del liquido nel tubetto vegetabile , alla qual dimanda la risposta dell'Amici fu: che in alcune specie di Chara e nomi- natamente nella Chara ulvoides Bertol., la quale per la lun- ghezza degli internodi e per il diametro de' tubi può chiamarsi gigantesca, egli aveva osservato, come referi in uno scritto destinato a far parte del Tomo primo delle Memorie della R. Accademia di INIodena, stampato nel 1827, che ciascun glo- bulo parietale resultava da due globetti minori posti a contat- to, uno di color rosso-scuro, e bianco l'altro, involti in una sorta di nmco verde, che dessi essendo di natura diversa, forse resinoso il rosso , e feculaceo il bianco , vengono a formare i requisiti elementi elettromotori: e dichiarava in fine che la spiegazione da lui proposta della causa del moto del liquido ne' tubi della Chara la reputava sempre una semplice congettu- ra, da ritenersi solamente perchè niun' altra spiegazione fisica migliore di essa se ne può ideare, non volendo attribuire un tal fenomeno all'influenza della vita. e DOTT. BARTOIOMMEO BIÀSOIETIO. I Segbeiaki bella Sezione ; ( PROF. FILIPPO XARDICCI. Il Presidestb - PROF. CJy. G. S.iri. 153 TESOTA IL DI 11 OTTOBRE 1839 I jptto ed approvato il processo verbale dell'adunanza prece- dente e apertasi la sessione, i Professori Moretti, Targioni, e Visiani incaricati d'esaminare le piante secche preparate e pre- sentate da Angiolo Comi riferiscono, che quelle conservanti le loro figure e disposte a mazzi potevano essere impiegate per ornamento di stanze, per dilettar l'occhio ai non intelligenti della scienza, ma che in nessun modo né queste, né le altre potevano, con qualche utilità, servire per le collezioni botani- che, né favorire l'avanzamento della scienza. Il Segretario Prof. Narducci legge in seguito una lettera scritta di Milano, il 26 del decorso Settembre, dal Barone Vin- cenzo Cesati al Prof. Gaetano Savi, nella quale si trattava delle cause che avean potuto limitare verso settentrione l'estensione dell'abitazioni delle medesime specie di piante nelle due Ri- viere, orientale cioè ed occidentale del Golfo ligustico, in modo che nell'occidentale giungono a latitudine più boreale che in quella d'oriente. In questa lettera, dopo avere indicate quali sieno le specie su cui meglio può farsi una tale osservazione, quali le circostanze fisiche locali in cui si trovano le due Riviere, emette la sua opinione, consistente nel supporre che origina- riamente queste specie si partissero dall'Atlante, e verso set- tentrione si dirigessero, nella quale emigrazione fossero arre- state dal subissamento de' terreni interposti, subissamento da luì ebbe Olivino il Mediterraneo, e che non essendosi operato contemporaneamente su tutto il tratto di quei paesi, né ovun- que per egual larghezza, mentre la jienisola iberica di poco rimase disgiunta dall'opposta Affrica, da ciò ne nascesse che le specie per più lungo tempo e con maggior facilità per il lato occidentale potendo passare, da questo lato più oltre progredissero. Parlava poscia, in questa lettera, il Baron Cesati del biso- gno che e' è per li scienziati Italiani d' accordarsi tra loro per redigere Annali di Fisica e di Storia Naturale, l'oggetto de' quali sia il render conto sollecitamente di tutte le nuove Opere, e di quelle in specie che per il loro costo difficilmente verrel)bero a notizia de' meno agiati cultori delle scienze*, come pure il raccogliere e pubblicare le nuove scoperte e le nuove osservazioni che ovunque si van facendo, dandosi spesso il caso che più d'una ne vada in oblivione per mancanza di mezzo facile onde renderla nota. Terminava finalmente col pregare il Consesso a voler gradire la dedica d' un Opuscolo , che si dispone a pubblicare col titolo di Rariores vel novae stirpes italicae descriptioniùus, iconibiisque illustratae; dedica che la Sezione di Botanica ac- cettò con chiari segni di gradimento. Il Cav. Prof. Enrico Federigo Linck, con una sua lettura informava la Sezione d'aver osservato, che alcune Orchidee esotiche, tre specie di Angraecum, son mancanti di vero seme, giacché il rappresentante del seme non contiene in esso veruno embrione, ma un bulbo resultante da un nucleo globoso e parenchimatoso, dal quale per il germogliamento si sviluppano le radici e il caule ^ e d'aver veduto i budelli pollinici penetrare in questi simulacri d'ovarj: osservazione, ei concludeva, che fa contro l'ipotesi di Schleiden e Widler, giacché se il polline veramente si convertisse in embrione, l'embrione ne' semi di queste piante avrebbe dovuto formarsi . 13a Il Dott. Jacob Corinakli presenta una serie d'Alghe ma- rine da lui raccolte nel mare di Livorno, ed elegantemente preparate su carte, ad oggetto di dare un'idea della Flora marina delle nostre coste. Presentava ancora l'elenco di dette Alghe, ove ad ogni nome di specie ò aggiunta una limitata, ma ben intesa sinonimia, e l'indicazione delle località ove furon raccolte. Fra esse soii da notarsi lo Sphaerococcus pli- calus Agardh., che secondo lo Sprengcl è proprio de' mari settentrionali, e la Ilutchinsia pianata Agardh., e la Confciva parasiticu Hudson, che secondo il mentovato Autore appar- tengono all'Atlantico, e tutte e tre mancanti nell'opere de' Bo- tanici che hanno scritto particolarmente sull' xilghe del INIe- diterranco. Quest'elenco fa parte d'un volumetto di Memorie scientificlie dell' xiccademia ^'aldarnese, stampato a spese del Dottore Jacob Corinakli, rappresentante al Congresso l'Acca- demia suddetta , e dal medesimo regalato a tutti i componenti le sezioni di Botanica, Geologia, e Fisica. Ed in questa occa- sione il Prof. Pietro Savi distribuiva degli esemplari disseccati d'una pianta da lui creduta nuova, e descritta nel menzionato volume sotto il nome di Sarolhra Dlentinensis, e contempo- raneamente indirizzava ai membri del Consesso la dimanda: se ancor essi credessero una lai pianta esser nuova specie, di- manda alla quale non fu data risposta. Il Conte Giorgio Gallesio legge un estratto di due [Memo- rie sulla Teorìa degli innesti e sulla loro classificazione . Egli distingue due movimenti di sugo presentati dalla vita attiva delle piante: il primo lo chiama sugo circolante, l'altro sugo in travaso. Il sugo circolante scende dalle gemme alle radici , e dalle radici risale alle gemme, e nell' ascendere e nel discendere cir- cola nel tessuto de' vasi in tutti i sensi. Il sugo in travaso esce dai vasi della circolazione, quando ne rigurgitano , si sparge fra il libro e l'alburno, li distacca, li divide, e si organizza fra 130 loro in nuovi strati di libro e d'alburno, destinati ad aumen- tare il diametro della pianta, e preparare de' nuovi organi per la vegetazione dell'anno successivo. Gr innesti in due modi si fanno: 1." a comhaciamento di corteccia ,• 2." a contatto di libro coli alburno . Il primo è l' in- nesto a spacco con tutte le sue modificazioni, e si fa « sugo circolante, in primavera quando la circola/.lone comincia a risvegliarsi, e anche nell'inverno, se si tratta di piante di climi in cui la vita latente conservi alcun poco di movi- mento. L'altro innesto poi, quello cioè a contatto di libro coir alburno, conosciuto sotto i nomi à^ innesto a marza fra legno e corteccia, d' innesto a scudetto, à^ innesto a cannellino, si fa a sugo in travaso nelle stagioni nelle quali il sugo in rigurgito esce dai vasi, per spargersi fra il libro e 1' alburno e rinnovare gli strati. Egli infine dice che le piante monocline cominciano tutte la loro vegetazione in primavera col sugo circolante, e non passano al sugo in travaso che nel principio della state, quando lo sviluppo de' rami è giunto al suo com- pimento, o per una repetizione incostante e fugace sull' entrar dell'autunno, quando la vita è per cessare, e però all'aprirsi della vegetazione queste, come il Pero e simili, non si prestano ad altro modo d' innesto che a quello detto a spacco. Che le piante diclini poi aprono la loro vegetazione col sugo in tra- verso, o per meglio dire con una simultaneità di movimenti che li spinga ambidue, e queste, come sarebbe il Castagno, si prestano a\V iìinesto a scudetto. Il Prof Amici espone quanto da lui era stato osservato sull' Uredo Rosae, servendosi della preparazione che il Cala- mai, da lui diretto, aveva eseguita. Parla dello sviluppo e del- l'organizzazione di questa pianta microscopica, mostrando, i; come le appendici bianche, periferiali ad ogni pustula A'Uredo, si debbono riguardare come organi involventi: 2.° che i globettini gialli, i quali copiosi compariscono all'aprirsi degli 137 organi involventi, si debbon tenere per veri granelli di polline, dai (jiiali vide per l' a/.ione prolungata dell'acqua, prodursi, sugli angoli sporgenti di cui son provveduti, i budelli pollini- ci: 3." che i corpi del centro, resultanti da cassule pedicellate , tereti, mucronate, tri-quinque-loculari, formanti secondo Per- soon una specie di Puccinia (^Piiccinìa mucronata var. Rosae^ sono, secondo le sue osservazioni, organi feminei della mede- sima Ureclo. Il Prof. Sassi comunica delle osservazioni sulla struttura dell' endjrione d'alcune Crucifere, da lui trovata diversa da quella attribuita loro dagli autori che fin qui n'avevan trattato. Queste osservazioni riguardano le Carclamine, che essendo po- ste fralle Pleurouizee dovrebbero avere i cotiledoni piani, com- baciami, colla radicina piegata e appoggiata sopra un tratto della loro commettitura. La Card ani ine Chelidoiiia invece, ha i cotiledoni piegati lungo i margini, colle ripiegature che si gettano addosso reciprocamente all'altro cotiledone, così che son cotiledoni abbracciantisi per i margini, presso a poco come son le foglie nelle gemme de' Diantlius, Sali>ia ec. che Linneo chiamò /o//rt semicf/nìtaiitia, e la radicina non è distesa sulla connnettitura, ma bensì sulla porzione piegata d' uno dei co- tiledoni, e però una tal pianta, rigorosamente parlando, non può riguardarsi come una Pleurorizea, ma piuttosto come una pianta intermedia fralle Pleurorizee e le Notorizee, che formi il passaggio fralle uno e l'altre, e per la particolar disposizione embrionale propone il Prof. Sassi di formar con essa una se- zione al genere Carduniine, ossia un sotto-genere, col nome Plectilobium . Una tal disposizione dell'embrione non la trova per altro che nella sola specie Cardamine Chelidonia, e le Car~ dainine impalicns, asarifoìia, hirsuta, thalictroides e resedifo- lia, annunzia d'averle riscontrate Pleurorizee. Nelle Dentarie poi pinnata^ hnl Infera^ t polyphyUa, espo- ne che i cotiledoni hanno pure le piegature marginali del lem- is 158 bo, ma che queste si gettiino sulle loro facce interne, i cotile- doni non si abbracciano, e la radiciiia è appoggiata sopra un tratto della commettitura: son vere Pleurorizee, ma col margine de' cotiledoni piegato indentro, e pensa il Prof. Sassi che que- sto sia il vero carattere per distinguere le Dctitdiic dalle Car- dtvìiine, piuttosto che quello indicato da varj Autori della sili- qua lanceolata e non lineare, e de' funicoli ombelicali dilatati, e che perù non debbano riunirsi alle Cardainincy come aveva fatto il Brown. Passa in seguito il Prof. Sassi a render conto d' una Epatica da lui trovata nel suolo ligure, pianta, cui non rinvenendo posto fra i generi stabiliti, avea pensato servirsene per formare un genere nuovo, che avrebbe chiamato Dichlamis, per essere in tal pianta lo sporangio formato da doppia membrana^ ma conosciuto poi che era stata descritta e figurata da Lehmann negli Atti dell' x\ccademia Cesareo-Leopoldina dell' anno 1858, benché presentata nel 185G, col nome di Antrocephalus nepa- lensis, avea deposta l' idea di fare il genere nuovo, e solo si era permesso di mutare il nome specifico, giacché, da quanto dice lo stesso Lehmann, l'individuo da questi descritto proveniva da un Erbario acquistato dal fu Prof Colsman che portava il tito- lo, Piante del Nepal mandate dal Dottor JValìich, onde non puossi assicurare positivamente che provenga da questa località, e ciò aveva indotto il Prof Sassi ad assegnarli un nome speci- fico, indicante una località che sicuramente gli appartiene, e chiamarlo Antrocephalus italicus; e poiché nell' esaminarne molti individui freschi avea riscontrata qualche differenza nelle forme della pianta, da quelle che Lehmann aveva notate, ne aveva fatta l'appresso nuova descrizione che consegnava alla Sezione perchè s' inserisse nel processo verbale. 139 ANTROCEPIIALUS Lehm. Car. Gali. Capltula sporangi/era pediincnlata in rncdietate superiori froiidis . Calyptra ad basini capittdi e pilis simplici- òus liberis. Sporangiuin apice stjligeriim, e duabiis membranis constansj basi tantum connatis, medio longitndinaliter riun- pens, valvis aecpialibns . Sporulae in membrana interna nume- rosae, elateribns praeditae, initio ad parietes ajjlvae. Capitula rnascida in mcdietate superioris faciei frondis nascentia ^ ses- sili a, o\>ato-globosa, superficie papillari praedita: caliptra e pilis liberis. Antherae clavatae in textu celluioso capituli inimersae j ad singnlam papillam respondentes . AxTROCEPHA.LUS iTALicus. Pianta gregarie super terram na- scens, Marchantiain siniulans. Froiis membranacea viridis, subdicliotoma, laciniis subimbricalis, exlreniitale rotundatis , saepe emarginatis, nervo mediano et marginali nullo, sublus, ad latera, squaniellis purpureis inibricatis ut in Targionia hy- pophylla. Radices tenues numerosissimae, e medietate paginae inferiori s frondis crumpentes. Calyptra pilis pluriòus Inter se liberis constans, primuni totum capitulum tegens, demuin api- ceni pediinculi circulariter cingens. Podunculi modo brevissimi, modo fpiatuor ad (pdnrpie lineas longi, albidi, primum erecti, maturitate incurvi, apice sporangia ovata, modo solitaria modo duo vel tria vel (juatuor sustinentes, apice strio mucronato in- structa. Sporangiuin e membranis duabus ejformatum, quarum exterior oblonga, alba, longitndinaliter medio deliiscens; inte- rior fusca, Clini externa busi connata, ceterum libera., lonsitu- dinaliter pari modo deliiscens in laminas irregulariter denta- tas, intiis sporis elaterio donatis foeta . Capitula masculina sessilia, tuberculata, calyptrata. Locus natalis: in planitie Albinganensi, et prope Finale in Liguria occidentali. l'Ioret Octobri, et Novembri. Sorge poscia il Prof. Moretti, e trattiene l'adunanza par- no laiidogli (li quella Clorosi parziale per cui tutte, o porzione delle foglie, diverìgouo in tutta la superficie loro, o solo in parte, incolore o biaiiclie, facendosi in tal modo variegate o screziate, affezione considerata come una malattia, di cui non è facile render ragione persuadenti^;, e in particolar modo prende egli ia esame l'opinione ili (juelli che la credono malattia contagiosa, capace di comunicarsi da uno a un altro individuo mediante r innesto, opinione che ha per base il fatto, citato già da lungo tempo dal Blair, dal Bradley, da Tjawrence, d'un innesto di (Gelsomino a foglie variegate eseguito su d'un (Gelsomino uni- colore, in conseguenza del quale anche le foglie nel soggetto variegate comparvero;, ed un altro fatto osservato in Brescia nel I800, come a lui riferito, cita il Pi'of. Moretti, d'un nesto di Nerium Oleander a foglie variegate, sopra un Ncriiiin Oleaiider comune, tagliato a due piedi circa sopratterra, in cui perito casualmente il nesto, le nuove messe prodotte dalla superstite porzione del soggetto avevano le foglie variegate. Un tal fatto ben verificato, avrebbe deciso in favore del con- tagio, e provata l'inlluenza de' nesti su i soggetti, da alcuni sostenuta, e da molti negata: ma il Prof. Moretti, non volendo ragionare che fondato sulle proprie osservazioni, narra di aver eseguiti varj innesti, a marza e a contatto, di varie specie di alberi e arbusti a foglie variegate, sopra soggetti della stessa specie a foglie unicolori, e che quantunque i nesti felicemente riescissero e prosperosi movessero nuovi rami con foglie varie- gate, le produzioni al di sotto del nesto furon sempre di foglie unicolori. Egli infine terminava dicendo, che quantunque ben persuaso della niuna influenza del nesto sul soggetto, pui'c invitava i cultori di Be)tanica e d'Agricoltura a voler tentare nuove esperienze, onde togliere ogni dubbio sopra una siinil questione. l'^inalmente dal Segretario leggesi una lettera del IMarchese Ridulfi Presidente della Sezione agraria diretta al Presidente lil Prof. Savi por invitarlo a proporre ai Memljri della Sezione botanica di voler concorrere a una volontaria oblazione in favore degli Asili infantili di Pisa, per coronare con un atto di beneficenza la prima Riunione scientifica Italiana, ed atte- stare ai Cittadini la riconoscenza delli Scienziati per la cordiale ospitalità loro accordata. La proposizione fu accolta con uni- versale consentimento, e restò disciolta l'adunanza. Il SEonslAnio della Sezione — PIÌOF. FILIPPO IfARDCCCf . Il Pbesiderte - l'IiOF. CAF. G. SAfl. TEMUTA TI. Ili 12 oixoiint; 1839 ijetto ed approvato il processo verbale dell'adunanza prece- dente, dà principio il iMarchese Ridolfi con leggere una rela- zione sopra un individuo di Pino del Chili (^Araucaria imbri- cat(i) vivente allo scoperto nel Giardino suo di Bibiani, e per la prima volta fiorente in quest'anno. Dice come quest'albero vi fu piantato nel I82G, che aveva allora, non bene, quattro piedi d'altezza, e quattro pollici di circonferenza alla parte inferiore del tusto, e che vi ha vegetato prosperosamente, essendo ora giunto all'altezza di sedici piedi, e ad averne quasi due di cir- conferenza nel tronco alla distanza di mezzo piede dal terreno: che nel decorso Febbrajo comiiiciO) a mostrare gli amenti ma- schili e femminini: che questi ultimi convengono con quelli à.^ Araucarìa brasilieiisis, descritti dal Raddi nel Tomo V Ii2 degli Atti deirimporiale e Reale Accatlemia dei Georgofili di Firenze, ma die i maschili ne sono alquanto diversi. Di fatto gli amenti staminiferi AaìWlraucaria hrasiliensis son solitarj, diritti, perfettamente cilindrici, e formati da squame imbricate dure e legnose, che ingrossano e si allargano dalla base al- rapice, ove terminano in una linguetta un poco oncinata, lunga circa una linea e mezza. La linguetta è una continuazione della stessa squama, e questa è circondata da una diecina d'antere piuttosto lunghette, lineari e solcate longitudinalmente. Gli amenti maschili poi àfiW Araucaria imhvicata, come appariva dagli esemplari esibiti dal Marchese RidoKì, son geminati, non retti, ma curvi, e colle squame niente affatto mucronate. Diceva come gli amenti femminei erano in florida vegetazione, e in stato di incremento, avendo di già acquistato una lunghezza di quattro pollici, e una circonferenza di sette, e che questi non sottoponeva all'inspezione del Consesso, avendo prudentemente risoluto di non toccarli per non perdere la ben fondata spe- ranza di ottenere de' semi maturi onde propagare fra di noi quest'albero interessantissimo ed utilissimo, di cui la moltipli- cazione per propaggine non si ottiene che difficilmente, e non dà se non che individui di meschina e difforme vegnenza. Di- ceva ancora come malgrado che dei semi cV Arancaria brasilien- sis portati dal Raddi nessuno avesse germogliato, pure da altri semi venuti posteriormente due individui eran nati, de' quali uno presto mori, e che il superstite era attualmente giunto ad avere due piedi d'altezza, e vegetava in vaso prosperamente. 11 Dott. Jacob Corinaldi, ad illustrazione de' caratteri car- pologici di varie specie esotiche e segnatamente della Ternuna- lia procera. Corypha umbraculifera, Hellenia alba, Sapindiis Muhorossi, e Lagonjchium Stephanianum, ne mostrava i frutti da lui acquistati al Cairo, e ne distribuiva a diversi Dotti della Sezione, regalando loro anciie la Memoria stampata ov'essi son figurati. 143 Vito Procaccini Ricci fa una comunicazione relativa alla Flora fossile d'Italia, e nominatamente de'contorni di Siniga- glia, accompagnata dall'ostonsione d' un' interessante raccolta d'impressioni di parti di vegetabili nella Marna selenitica, che forma quelle colline, i di cui terreni appartengono ai terziarj medj, e dall' ostensione d'un maggior numero di disegni rap- presentanti impronte di-lla stessa località. Da tutto questo si viene in cognizione, che in questa parte della nostra Penisola, tempo giìi fu, restaron sepolte ne' depositi d'acqua dolce, frondi di Alghe, di Muschi e parti di piante fanerogame, e fralle im- pressioni mostrate dal Procaccini ben si distinguono Pilliti ap- partenenti a Laurine, altre a delle Conifere, fralle quali una rappresentante una foglia di Gingko o Salisburia, una che risveglia l'idea d'avere appartenuto a un Liriodendron, altre al genere Nerìtmi, alcune che sembrano del genere Castanea, oltre alcune Carpoliti, di cui una che pareva d'un Citiso. Di- mostrano insomma queste impronte tale e tanta pluralità e di- versità di forme, da far congetturare clie la Flora d'Italia fosse ricchissima di specie anche in quelli antichissimi tempi. 11 Prof. Cav. Gio. Battista Amici rammentando la sua opinione relativa all'ascensione della linfa nelle piante, quale egli pensa che segua traversando il tessuto cellulare, e che in tale ascensione sia spinta dalla forza vitale delle numerosissime membrane colle quali si trova a contatto, riporta un suo espe- rimento eseguito con due rami staccati da una TJiiija, ne' quali il Cainbium aveva già incominciato a svilupparsi. Tagliatili in ambedue le estremità, con taglio retto, li immerse per egual porzione nell'acqua, in modo tale però che uno tuffasse per la parte organicamente inferiore, e per la parte organicamente superiore l'altro ramo. Dopo un certo tempo quest'ultimo ra- mo era seccato nella parte emersa, e mantenevasi sempre fresco il ramo primo, quello cioè che tulfava per la parte inferiore. Tolto allora questo dall'acqua e capovoltatolo, erasi osservato lU lo sgorgo d'una certa porzione di liquido dal taglio dell'apice, che era stato emersoj e nessuno sgorgo da quell'altro ramo, che era stato immerso rovesciato, in qualunque situazione lo tenesse. Or riflettendo su questo fatto il Prof. Amici, crede di poter de- durre che l'acqua la quale per la forza vitale è introdotta nelle piante, sia soggettata a due forze: l'una di gravita per cui discen- derebbe o resterebbe stazionaria: l'altra dipendente dalla vita- lità delle membrane, che tende a trasportare il liquido dalla base ali apice. Crede che di poco la forza vitale superi quella di gra- vità, e che per tal motivo l'acqua non escisse dal taglio del- l'apice del ramo che tuffava in situazione retta, mentre capo- voltato, l'acqua non più trattenutavi dalla forza di gravità, ma anzi da questa sospinta, concomitante anche l'azione delle membrane, dovesse esser tutta versata: e che l'altro ramo tuf- fante per l'estremità organicamente superiore, cioè il ramo ro- vesciato, non potesse esser mantenuto in vita, poiché le mem- brane per l'azione loro, invece di farvi ascendere il liquido, dovevano anzi farlo discendere . La narrazione di tali esperienze, e le riflessioni fattevi dal Professore Amici, inducono una discussione fra esso e il Professor Linck sulla struttura del caule delle Conifere. Ri- cusava il Professor Ijinck di ammettere che i vasi di queste piante fosser porosi, ed opinava doversi piuttosto attribuire alla presenza di glandole quell'apparenza di linee circolari a largo cercine, che il Professore Amici ripeteva dalla pre- senza di pori. Onde convincere il Botanico Prussiano, il Prof. Amici esponeva l'esatta descrizione de'suddetti pori, dicendo: Essere i pori delle Conifere di due sorti: alcuni senza cer- cine, altri col cercine. I pori col cercine trovarsi ordinaria- mente nelle facce de' vasi corrispondenti alle sezioni che pas- sano por l'asse del caule: essere il cercine un'apparenza e non una realtà. 145 Oiule far comprendere tutto questo, egli premesse trovarsi sempre il poro d'un vaso combaciante con un altro poro d'un vaso contiguo: essere ciascun poro situato nel fondo d'una sco- dellina scavata nella grossezza della parete del vaso, dalla parte esterna di questo: l'abboccarsi delle scodelline appartenenti alle pareti combacianti di due vasi contigui, produrre traile due pareti tante cavità quante sono le coppie de' pori, cavità di fi- gura lenticolarc, le quali coll'interno de' pori sono in comuni- cazione mediante i fori, che a guisa di canaletti si aprono nel loro fondo, e che coll'altra estremità fanno capo ntU' interno del vaso: tali scodelline finalmente esser quelle che con il loro contorno producono l'apparenza d'un orlicelo o cercine intorno ai fori nel loro mezzo situati. 11 Prof. Linck poi, all'oggetto di far ben comprendere le sue idee su questa parte d'organografia microscopica, si prevale delle figure annesse alla sua insigne opera intitolata Icones nna- tomico-òotanicae , che lascia in dono alla Biblioteca dell' Uni- vex'sità, unitamente agli Elenieala Pliilosophiae Botanicae. 11 Prof, de Visiani legge una iMemoria concernente l'osser- vazione del Prof. Antonio Bertoloni, inserita negli Annali di Storia Naturale di Bologna, sulla Saturej a montana di Linneo, tendente a provare una tal pianta non esser già quella che con tal nome trovasi comunemente ne'Giardini botanici e negli Erbarj, ma quella bensì che ilBartling chiamò Saturej a subspi- cata, e di cui esso Prof, de Visiani dio la figura nello Specimen Slirpinni Dalmatìcarum, ed essere stato indotto il Prof. Berto- Ioni in questa credenza dall'ispezione della figura della Satureja montana, data dallo Smith nella Flora Gracca, figura che al prelodato Prof. Bertoloni parve identica a quella della Satureja subspicata. Diceva pertanto su tal proposito il de Visiani: 1." Che la figura di Smith non rappresenta già la Satureja subspicata del Bartling, ma bons'i la Satureja montana di tutti i Botanici, la quale ora il Prof. Bertoloni propone di chiamare 10 116 Satureja hyssopifolìa. 2." Che quand'anche la rappresentasse, ciò per se solo non Inasterebbe a provare ciie questa fosse la specie die Ijinneo intose di descrivere per Satureja montana, e non quella che tutti i Botanici anteriori e posteriori a lui tenner per tale. 5.' Finalmente, che la patria assegnata da Linneo alla sua specie, di luoghi cioè ne' quali non cresce la Satureja snb- spicnta, ed i sinonimi da Linneo alla Satureja montana appli- cati, che non appartengono sicuramente alla Satureja suòspi- cata, e le figure per quella citate, rappresentanti senza etjiiivoco la Satureja montana di tutti i Botanici, provano concorde- mente esser (juesta la vera specie che Linneo descrisse col sud- detto nome. Il Vice-Presidente Moretti presa allora la parola, appro- vando le osservazioni del de Visiani, aggiungeva a maggiore illustrazione dell'argomento, che la Satureja subspicata Bartling fu già descritta e figurata dal Mattioli, sotto il nome di Simfìto petreo, come pianta crescente presso Vipacco e presso Trieste, ove appunto trovasi la specie del Bartling, ma che il Camerario noìV Epitome da lui fiitto all'opera del Mattioli, non conoscendo la vera specie vi sostituì la figura della Corìs monspeliensis, lasciandovi i luoghi nativi indicati dal Mattioli stesso, il che essendo contrario al vero, perchè la Cons non cresce in quella località, procurò al Mattioli una taccia d'inesattezza, che con mao:2:ior diritto al Camerario dovevasi . co Il Segretario della Sezio:«e — mOF. FIUPPO yAltOVCCI. Il Vice-Presidente - PllOF. MORETTI . 147 TENUTA IL DI 14 OTTODRE 1859 jtÌ.iuMÌtisi i Socj nel Giardino Botanico, e letto ed approvato il processo verbale della precedente adunanza, il Pi'esidente imprendendo a far la storia del magnifico Cedro del Libano sotto del quale la Sezione si era raccolta, narrava come que- st'albero era stato piantato, lui presente, nel 1787^ che la pianta venuta dlngbilterra era allora alta poco più d'un braccio, che da quell'anno in poi era giunta a superare le venticinque braccia, e che ad altezza maggiore sarebbe di già pervenuta, se da parecchi anni non avesse perduta la vetta. Descriveva e faceva osservare gli amenti maschi prossimi ad emettere il pol- line, i teneri amenti femmine ed i coni maturi. Indicava le qualità che rendono raccomandabile quest'albero, e come facil- mente si riproduce per seme, e dava notizia di varj individui figli del Cedro pisano, che prosperano felicemente in varj luo- ghi della Toscana in terreni, esposizioni, e climi diversi, e non obliava di parlar dell'altezza cui essi in un dato numero d'anni erano pervenuti, notizie tutte che fanno sperare, il Cedro del Libano poter essere un giorno uno de' più belli alberi boschivi dell'Italia. Antonio Orsini per dare un'idea della qualità e della ric- chezza della Flora delli Abruzzi, paese tante volte da lui per- lustrato, ricche messi raccogliendone, le quali con ammirabil generosità distribuisce ai Botanici, presentava un Erbario for- mato colle principali piante da lui raccolte nel tratto degli 118 Apeniiiiii abruzzesi, Erbario stimabilissimo non tanto per la sua ricchezza quanto per il modo con cui eran jireparati, e ben conservati gli esemplari. Alla presentazione dell'Er- bario, che lasciò in dono allo stabilimento botanico del- l'Università, faceva precedere la lettura d'un breve discorso, nel quale narrava come si fosse sentito nascere l'amore per la Botanica in faccia alla lussurieggiante vegetazione delle cam- pagne a lui native, e come ci fosse stato confortato dai valenti Botanici italiani, cui fece copia di parecchie specie da lui rac- colte, non poche delie quali furon trovate, e ad esse, per grati- tudine, conferito il nome triviale à' Orsiniana . Il Vice-Presidente Moretti, ritornando su quanto nella seduta del dì 5 aveva esposto sulle Cicadee, faceva vedere un frutto maturo della Cycas reK'oluta, e dimostrava esser questa una vera Drupa, cosi che dovendosi dar molto peso al carattere dol frutto, questa pianta sarebbe meglio collocata in una fami- glia prossima alle Drupacee, anziché alle Conifere o alle Palmer ed aggiungeva la notizia che quando la Cycas di Pavia era in fiore, scolò dal tronco una sostanza gommosa, che avea l'ap- parenza di Gomma Dragante, escrezione accidentale analoga a quella che in vecchlaja e in stato patologico danno i Priaiìis, le Mimose ec.^ verificando cos'i quanto aveva annunziato il Bronirniart nel Tomo X'VI degli Annali di Scienze Naturali, circa la presenza d'un sugo mucilaginoso in alcuni spazi in- tercellulari cilindrici, e regolari nel parenchima midollare e corticale di questa sj->ecie di Cycas, sugo che si condensa in forma vermicolare, in ragione che scala lentamente dall'ori- fizio de' vasi. 11 Dott. Francesco Cera rendeva noto all'adunanza che quanto prima avrebbe pubblicato un Dizionario micologico, ove registrate si troverebbero, se non tutte, almeno un gran nu- mero delle specie di Funghi tanto mangerecci che venefici, colle respettive loro sinonimie e col novero di quo' nomi vernacoli , 149 che dalle diverse provincie d' Italia aveva raccolti e sperava rac- cogliere. Intanto ne mostrava il manoscritto, e faceva istanza ai Botanici acciò volessero coadiuvarlo in questa polinomica collezione. Il Prof. Antonio Targioni Tozzetti annunziava che stava occupandosi d' un'opera botanico-medica, corredata di figure al naturale, alcune delle quali sottoponeva all'ispezione degli astanti, che le giudicarono bellissime. Sopra un fenomeno vitale degli organi composti vegeta- bili prendeva a parlare il Prof. Pietro Savi. Il suo discorso si aggirava su quell'opinione del Decandolle, che è generalmente seguitata, per spiegare la direzione che prendono i cauli delle piante, quando nella loro vegetazione si trovano ad avere una parte più illuminata dell'altra, nel qual caso essi piegansi tanto, da porre la loro estremità nella direzione per la quale loro giunge la luce. La spiegazione che dà il Decandolle di un tal fenomeno partesi dal fatto, che la luce fissa il carbonio nel tes- suto delle piante, e che col carbonio ivi fissato ci si formano tutti quei principi immediati nella composizione de' quali entra per gran parte questo principio primitivo, come sarebbe ligni- na, cromula, gomma, ec. Dalla fissazione della lignina nei tes- suti ripetesi il loro irrigidimento e la sospensione d'ogni accre- scimento ulteriore. Premesso questo, il Decandolle fa rilevare come in un caule in cui una parte sia illuminata più dell'altra deve aversi ineguale fissazione di carbonio, e perù maggior quantità di lignina debb'esser depositata nella parte più illuminata, di quel die contemporaneamente se ne depositerà nell'altra parte, onde l'accrescimento più presto si arresterà in quella parte che in questa, cioè nella meno illuminata, la quale coli' aumentarsi la sua estensione s'incurverà, e continuerà a incurvarsi fino a tanto che il caule abbia presa la stessa inclinazione de' raggi di luce che l'investono, nel qual caso essendo da tutte le parti 150 egualmente illuminato, col cessar la causa dell'inclinazione cessa ancora l'elletto. Contro questa teoria, di cosi sana critica e di universale accettazione, sembrava al Prof. Pietro Savi che facciano obie- zione il fatto già noto della radichetta del Visco, la quale per quanto sia verde e tale si mantenga sul principio del suo accre- scimento, pur si dirige verso l'oscuro, quantunque per ciò fare sia costretta a deviare dalla direzione a lei propria, cioè dalla verticale discendente, e il fatto seguente da lui osservato sopra un individuo di Caladiwn iiympheaefoUain. Questa specie d'Aroidea manda al di sotto d'ogni inserzione di foglie un ver- ticillo di cinque asci radici semplici, tereti, capaci d'accrescersi in lunghezza, anche ne' tratti di già formati, e che oltre all'in- durire si coloriscono in verde per l'azione della luce. Per i caratteri pertanto di formar la lignina, colorarsi in verde ed allungarsi anche ne' tratti già formati, tali radici sono analo- ghe ai cauli, e perù secondo la teoria di Decandolle dovrebbero incurvarsi e dirigersi verso la luce, quando questa da un solo lato le investa. Ma questo appunto è quello che non accade, come fu pienamente dimostrato dalla pianta presentata alla Sezione, la qual pianta per esser lungamente vissuta in una stufa in situazione tale da essere illuminata soltanto da un solo lato, avea diretto verso questo lato il caule e le foglie, e le radici si eran tutte piegate verso il lato opposto più oscuro. Ora siccome le cause cui si attribuisce la direzione de' cauli illuminati piìi da una parte che dall'altra, militano ancora per le radici di questo Caladio, e desse presentano un effetto tutto diverso, perù il Professor Savi ne concludeva non poter esser cjuelle le cause vere d'una tal direzione. Faceva ancora considerare, come dalla durezza del legno delle radici, eguale a (juella del legno de' loro cauli, resti dimo- strato ad evidenza che il depositarsi della lignina non sia un fenomeno locale direttamente indotto dalla luce, fatto quale 151 ognun vede quanto stia contro alla sopraccitata ipotesi di Decandolle, che si appoggia unicamente sul principio che la luce fìssi la lignina localmente dove ella agisce. 11 Dott. Meneghini esponeva la descrizione d'un' Alga che egli crede nuova, trovata dal sopraccitato Antonio Orsini in un'acqua minerale contenente l'acido idrosolforico in dose tale, da esser non solamente capace di arrossire la tintura di lacca- muffa, ma da alterare ancora l'epidermide delle mani, e pren- deva da essa motivo per parlare suirintima organizzazione della di lei membrana, senza la vitalità della quale non potrebbe la debole e fugace materia che la compone, resistere all' azione di- struggitrice del liquido nel quale abita. Tale Alga diceva di aver- la chiamata dal nome del ritrovatore Coccocldoris orsiniana. Il Segretario Dott. B. Biasoletto parlava d'una nuova spe- cie di Alga appartenente al genere Jlydrodyction^ trovata in uno slagno d'acqua dolce nell'Istria presso Rovigno. Alla de- scrizione di questa specie aggiungeva una tavola, ove la pianta e i varj suoi organi eran delineati a forte ingrandimento, ed annunziava d'aver assegnato a questa pianta il nome à' Hjdro- dyctioii graniforme, perchè si presenta sotto la forma d'un granello. Tratteneva poi la Sezione con esporre alcune sue osservazioni microscopiche concernenti i prodotti di varie de- composizioni organiche, mediante le quali era giunto a cono- scere che mettendo in infusione, tanto nell'acqua naturale, che nella distillata, de' frammenti di Spliaerococcos confervoides, insieme con altre sostanze vegetabili, ne resultavano varie nuo\e specie appartenenti ai generi Leptomytus, Ilygrocrocis ed OscìIIaria, di cui mostrava le piante ed i loro ingrandimenti in apposite figure, e ne leggeva le loro respettive descrizioni. Dai fatti esposti, ed altri consimili, credeva in fine il Dott. Bia- soletto di poter concludere, essere amniissibile l'idea, che i vegetabili i piìi infimi si possano riprodurre anche per gene- razione spontanea. lo2 Due specie appartenenti alla Flora Etrusca presentava in seguito alla Sezione il Prof. Pietro Savi, all'oggetto di sapere se desse, come opinava, potevan considerarsi come piante non descritte . L'una era un Tkjnuis, della sezione degli Acinos, trovato sul Calcareo dolomitizzato de' monti di Giumeglio nel- l'Apennino Pistojese, che il Savi proponeva di chiamare Thy- tnus Puccinellianus in onore di Benedetto Puccinelli attuai Professore di Botanica in Lucca: l'altra era mia Malva , che aveva trovata nell'Isola dell'Elba, a prima vista affine alla Mah>a syhestris, ma che ne diversificava per varj caratteri, e fra gli altri per una peluria stellata da cui era coperta. — Il Prof. Linck disse sembrargli che né l'una né l'altra fossero state descritte. Il Thjnms non averlo mai veduto, e restargli difficile il poter dare giudizio esatto sopra di esso a motivo dell'unico esemplare che se ne possedeva. L'altra poi averla già osservata in varie parti della Grecia tanto insulare che continentale, ed aver avuto in animo di descriverla e chia- mai'la Maha meonanlha . Il Prof. Visiani distribuiva in dono ai componenti la Se- zione una sua ISIemoria storica sull'Orto Botanico di Padova, e il Conte Gallesio li regalava del Quadro sinottico degli Agru- mi de' Giardini hotanico-agrarj di Firenze. Cosi chiudevasi la sessione, e i Socj lasciavano il Giar- dino, dolenti per la circostanza del prossimo scioglimento della Riunione scientifica, ma hen soddisfatti per essere stati ono- rati anche in questo giorno dalla presenza di quel benamato Pr«i>cirE Clic le contrade di Toscana ajjrena. REDt, Leti. U SsOBEiABio DELLA Sezicke — PROF. FILIPPO MRDICCI . Il Presidente — PROF. CAV. C. SAFI. ©SB1®1ÌS DI ZOOLOGIA ED A1\AT0JIIA COJIPmATIVA 20 PROCESSI VERBALI DI ZOOLOGIA ED ANATOMIA COMPARATIVA TEtrOTA IL d'i 4 OTTOBRE 1839 Mi Principe di Musignano apre la seduta con una breve allo- cuzione, colla quale ringrazia innanzi tutto la Sezione che lo nominò suo Presidente*, si congratula di vedere ascritti ad essa due celeberrimi Scienziati stranieri, il Cav. Audouin, membro dell'Istituto di Francia, Professore amministrator del Giardino delle Piante di Parigi, e il Prof. Oken, fondator dei Congressi scientifici di Germania^ ed eccita tutti a concorrere attivamente all'utilissimo scopo di questa istituzione, or per la prima volta trasportata in Italia. Dopo di ciò il Presidente medesimo avverte la Sezione, che le sue adunanze si terranno sempre dalle ore otto alle dieci del mattino in una delle sale del Museo di Storia Naturale 5 invita i membri di essa a riunirsi alla sera nelle Stanze Civiche per godervi dei vantaggi delle reciproche comunicazioni ami- chevoli e scientifiche, e fa sapere essere stato deciso dal Con- siglio dei Presidenti che nissuno degli Scienziati venuti al Con- gresso possa inscriversi in piìi d'una sezione, libero per altro ÌUG rimanendo ad ognun di loro di assistere alle adunanze di qual- sivoglia altra. Da ultimo offre in dono a ciascuno degli Scien- ziati presenti una copia d' un suo lavoro stampato, intitolato Sjiiopsis l'ertebratonun sjsteinatis. Il Dottor Carlo Passerini, Aggregato al Professore di Zoologia dell' I. R. Museo di Storia Naturale di Firenze , legge una memoria sulle lan'e e ninfe della Scolin flavifrons. De- scritte e fatte vedere codeste larve colle loro ninfe e co' loro bozzoli, non solamente i-appresentate da eccellenti disegni, ma ben anche conservate nello spirito di vino, il chiarissimo Au- tore fa sapere che esse larve di Scolia sono parassite delle larve AeXM Orjctes nasicornis, solite a trovarsi in copia nella vallo- nea. E siccome gli avvenne di trovare un bozzolo di terra fatto da una larva di Dritte nel quale è contenuto il bozzolo d'una Scolia, a cui è aderente la spoglia dissugata dell' Oritte mede- simo, cosi sospetta che le larve delle Scolie a fronte gialla siano parassiti interni delle larve degli Dritti, Il Prof. Gene, il quale diciiiara d'avere osservato, or sono molti anni, le larve, le ninfe, i bozzoli e la trasformazione della specie medesima di Scolia , nei mucchi di segatura di legno in decomposizione , dissente dal Dott. Passerini circa il genere di vita di codeste lar- ve j egli le riguarda bensì come parassite delle larve degli Drit- ti, ma crede che, a somiglianza di tutte le larve finora cono- sciute degli altri Imenotteri scavatori, se ne pascano suggendole o rodendole dal di fuori al di dentro^ crede, cioè, che ne siano parassiti esterni. Il Cav. Audouin abbraccia l'opinione assoluta del parassitismo , ma non si pronunzia nò pel parassitismo interno, né per l'esterno, essendovi, secondo lui, casi dell'uno e dell'altro. Ad ogni modo egli è persuaso, come lo pensa pur anche il Prof. Gene, che pel caso del parassitismo esterno deb- ba precedere da parte della Scolia madre una offesa fatta alla larva dell' Dritte, la quale tolga a questa la facoltà di sottrarsi colla fuga o di resistere alla larva divoratrice. Del resto, trat- 1S7 tandosi di un fatto che agevolmente può essere chiarito con ul- teriori osservazioni, il Pi'esiclente eccita il Dott. Passerini a con- tinuare le ricerche da lui già si hene incominciate intorno alla storia curiosa ed importante di codesto Imenottero nostrale. Il Prof. Filippo Pacini di Pistoja, ammesso dal Presidente a leggere, quantunque non ascritto alla Sezione, legge una sua breve memoria, accompagnata da disegni, intorno a un nuovo genere di organi, da lui scoperti nel corpo umano. Son essi certi piccoli corpi ovoidi, o globetti bianco-opalini, lunghi due milli- metri circa, che esistono normalmente in considerabile quan- tità nel cellulare sotto-cutaneo della faccia palmare e plantare della mano e del piede . L' Autore desidererebbe di dimostrare alla Sezione codesti organi con apposite incisioni sul cadavere, e col mici'oscopio ^ ma il Presidente gli fa sentire che codesta dimostrazione riuscirebbe più opportuna e più utile, ove egli ottenesse di farla alla Sezione di Medicina, alla quale per con- seguenza egli lo consiglia di rivolgersi , non senza ringraziarlo d'aver fatto alla Sezione di Zoologia una comunicazione, la quale non può a meno d' esser risguardata siccome importante anche per la Zootornia . It Sesretaiuo DBLtA SszioifB — PROF. G. GENE. Il Presidente - PRINCIPE C. L. BONAPARTE. lo8 TENUTA IL DI 5 OTTOBRE 1839 li Segretario legge l'atto verbale della precedente adunanza, il quale dopo alcune modificazioni richieste dal Dott. Passerini e dal Cav. Audouin, e consentite tanto dal Presidente che dal Segretario, rimane approvato. Essendosi sollevate alcune nuove discussioni sul genere di parassitismo, se interno od esterno, delle larve della Scolla JlmnfronSjW Prof. Paolo Savi mostrasi d'avviso che la questione potrebbe forse venir rischiarata dall' attento esame delle spoglie di larve d' Orjctes che veggonsi aderenti ad alcuni dei bozzoli di Scolia presentati alla Sezione dal Dott. Passerini. TI Presi- dente concorre nel sentimento del Prof Savi, e lo deputa col Cav. Audouin e col Cav. Bassi all'esame suddetto, pregandoli di comunicarne il risultamcnto alla Sezione in una delle suc- cessive adunanze. Il Presidente, e per esso il Segretario, invita quelli Scien- ziati ascritti e presenti alla Sezione, che avessero missione di rappresentare presso al Congresso Corpi Accademici od Uni- versità, a dichiarare i nomi loro e quelli dei loro Committenti al Segretario, colla produzione delle loro credenziali. In seguito a questo invito i Professori Paolo Savi e Francesco Giuli si annunziano per deputati dell'Accademia Aretina^ il Cav. Prof Gaspero Mazzi e il Dott. Giuseppe Vaselli per deputati dell'I. R. Accademia dei Fisiocritici di Siena. Ili9 Il Presidente fa conoscere alla Sezione un'importante opera testò pubblicatasi a Liegi dal Selys De Longchamps, intitolata Micro-mammalogie, nella quale sono diligentemente esaminate e descritte le piccole specie di mammiferi europei. Poscia legge un suo proprio lavoro inedito intitolato Teiitamen monogra- phiae Leuciscorum Enropae. L'Autore incomincia coli' esporre i caratteri della numerosa e dilHcile famiglia dei Ciprinidi, alla quale appartengono i Leucisci, e dopo aver accennato il posto che secondo le naturali affinità deve occupare nel metodo ittio- logico, la divide? in due sotto-famiglie, eh' egli chiama dei Cipriiiini e dei Lenciscini. Caratteri della prima sono il corpo mucoso con isquaine profondamente l'adicate, ma rare, e la bocca il più delle volte cirrosa: caratteri della seconda invece sono il corpo pochissimo mucoso, le squame superficiali e nu- merose, e la bocca non mai fornita di cirri, hidica come appar- tenenti alla prima sotto-famiglia diciassette generi già stati pro- posti quali dall' Agassiz, quali dal Cuvier, quali dal Ruppel, ec: i generi poi che a parer suo devono comporre la seconda sotto- famiglia, o sia quella dei Leuciscini, sono sette; cinque de'qua- li, cioè Leuciscus RI., Chondrostoina et Aspiiis Agass. , Ahran- cis Cuv. e Pelecns Agass. , hanno tutti de' rappresentanti nelle acque dolci d'Europa. Il genere Leuciscus, cui mirano unicamente gli studj monografici dell'Autore, conta troppe specie in Europa perchè non cliieda d'esser diviso in più gruppi. Egli infatti lo sparti- sce in quattro sotto-generi, distinti tra loro da caratteri che paiono quasi tanto importanti, quanto lo son quelli che distin- guono r uno dall' altro i generi propriamente detti , e a codesti sotto-generi dà i nomi di Telestes, Leuciscus, Squalius e Scar- diiiius. Al TcIcstes riferisconsi dall'Autore tre specie; quindici al gruppo dei Leucisci genuini, cioè al secondo sotto-genere; quattordici allo Squalius, e sei allo Scardiuius: in tutto sono trentotto Leucisci che l'Autore viene descrivendo, diciotto dei I (>0 quali reputansi da lui specie affatto nuove per la scienza. La maggior parte di coteste specie nuove appartengono alla peni- sola nostra, la quale fu creduta sin qui poverissima di Leucisci^ altre vivono nella Senna a Parigi, ove fa maraviglia che siano sfuggite all'attenzione degli Ittiologi j altre nelle varie acque della Svizzera , ec. Dal riscontro poi delle provenienze rispettive delle specie ricordate dall' Autore sembra emergere un fatto assai singolare, ed è che i Ciprinidi in generale, a differenza di quanto avviene dei Salmonidi, sono abitatori di ristrettissime patrie, giacché egli è raro che le specie, le quali si trovano in un dato lago o in un dato fiume, s'incontrino in altri laghi o in altri fiumi, bencliè posti nelle stesse o in analoghe contrade. Dopo la lettura di questo scritto, il Presidente dichiara sciolta l'adunanza. Il Segretario deila Seziosk — PROF. G. GEyÈ. k Presidente - Pi{/A'C/P£; C. L. BONJPyiRTE. TENUTA IL DI 7 OTTOBRE 1839 Il Segretario legge l'atto verbale della precedente adunanza, il quale viene approvato. Il Presidente informa la Sezione che domani, giorno 8, alle ore 10 del mattino, si terrà nella grande Aula della Sa- pienza la seconda Adunanza generale degli Scienziati. Il Presidente medesimo, prevedendo di dover forse per uno o due giorni lasciar Pisa prima che la Riunione si sciolga. 161 e usando della facoltà stata attribuita ai Presidenti, prega il Prof. Paolo Savi di volere accettare la carica di Vice-Presi- dente . Ma siccome il Savi dichiara di non potersi per varj mo- tivi prestare a quest'ufficio, cosi il Presidente lo offre al Cav. Giacinto Carena, il quale accetta e ringrazia. Il Segretario legge parte di lettera del De Selys Longchamps indirizzata al Presidente, nella quale confessando d'aver male fin qui conosciuti i veri caratteri della ]\lotaciIla cincreo-ca~ j)ill(i del Savi, la riguarda ora e ritiene per buona e ben di- stinta specie. Il dotto Zoologo di Liegi termina coli' esprimere il suo rincrescimento di non poter intervenire alla Riunione in Pisa . Il Dott. Luigi Nardo legge una memoria del Dott. Gio- vanni Domenico suo fratello, intorno a un nuoK'O genere di Spongiali silicei, il quale vive neW interno delle pietre e dei gusci marini, perforandoli in mille guise. E noto come il chia- rissimo Autore chiami Spongiali silicei quelli, le di cui parti solide sono costituite da piccoli aghetti di natura selciosa. Nel nuovo genere cli'egli vien descrivendo sotto il nome di Vioa., codesti aghetti, semplici e sottilissimi, sono riuniti insieme ir- regolarmente e vestiti da una sostanza sarcoidea non mucosa, di color giallastro, gialloranciato o purpureo, permanente o fugace, secondo le specie. Ad" uno stadio determinato della loro vita i minutissimi esseri costituenti lo Spongiale in di- scorso emettono de' piccoli germi, però visibili ad occhio nudo, i quali asportati dalle correnti si attaccano ai sassi o gusci ma- rini, e cominciano propagandosi a farsi strada nell'interno di essi, finché i fori prodotti dagli uni incontrandosi coi fori prodotti dagli altri, riducono il sasso ad un vero cribro, od an- che lo distruggono totalmente, risultandone allora lo Spongiale isolato e libero. Le specie osservate dal chiarissimo Autore sono quattro, tutte dell'Adriatico, e chiamansi da lui Vioa tjpus, J ioa cocci nea, f ioa Clio e pioa Pasicheu. 21 162 La lettura di questa Importante memoria eccita In alcuni membri della Se/.ione il desiderio di varie notizie rischiarative^ ma il Dott. Luigi x\ardo, scusatosi di non poter fare in ciò le parti del fratello assente , prega tutti coloro che il volessero, di porsi con esso in corrispondenza di lettere per questo, come per qualunque altro argomento che possa riferirsi alla storia naturale dell'Adriatico. Il Dott. Passerini legge: Notizie relative alla propagazione in Europa dell'uccello americano Paroaria cuculiata. Le os- servazioni del eh. Autore furono fatte sopra una coppia di que- sti bellissimi uccelli, che possedesi da S. A. I. e R. la Grandu- chessa di Toscana. Egli narra com'essi andassero per la prima volta in amore nella primavera del 1857, e come, posti in op- portuno recinto, fabbricassero fra i rami centrali d'un albe- retto di leccio un nido con foglie e culmi di graminacee , nei qual nido la femina depose tre uova. Dopo i5 giorni ( alla metà di Luglio) nacquero tre pulcini 5 ma o fosse la naturai freschezza di quel recinto, o vi contribuisse ancora un conside- rabile raffreddamento dell'atmosfera accaduto in quel tempo, uno dei pulcini morì nello stesso giorno della nascitaj gli altri due, non essendo né covati nò imbeccati dai padri, e vana es- sendo riuscita la prova sia di farli imbeccare da una Canarina, sia di cibarli a mano con pasta d'uovo e ciambella, due giorni dopo la nascita anch' essi morirono. Meglio riuscì una seconda covata fatta da quella coppia trasportata in recinto migliore: a di li Agosto ne nacquero, come dalla prima, tre pulcini, i quali, nutriti dapprima con cuore di montone, giacché i padri non gì' imbeccavano, poscia imbeccati da essi con insetti in- trodotti appositamente nella stanza, prosperarono e crebbero tanto sollecitamente, che non più di quindici giorni dopo la loro nascita cominciarono ad uscire dal nido e poco stante a volare. Se non che uno fu divorato da un topo, e gli altri due morirono ad una considerabile rinfrescata sopravvenuta nel- l'Ottobre. 1G5 Dal Marzo all'Agosto dell'anno 1838 quella medesima coppia fece quattro covate, ciascuna delle quali di due o tre uova, ma non ne nacquero che pochi pulcini, e solamente tre di essi vissero e prosperarono. Usatasi alle rinfrescate d'Ottobre la precauzione di riscaldare la stanza, quei giovani uccelli pas- sarono benissimo l'autunno e l'inverno, ed hanno dipoi conti- nuato a stare in buona salute. In quest'anno la coppia primitiva ha fatto cinque covate di due, tre, ed una di quattro uova, ma non se ne schiusero che pochi figli, cinque de' quali prosperano tuttavia. Le belle osservazioni del Dott. Passerini non solamente porgono un fatto nuovo per se stesso, ma fanno anche conoscere le uova e la livrea dell'anno della Paroarìa cuculiata, di che non ave- vasi notizia dai Zoologi . E codeste uova e codesta livrea ven- gono dal diligentissimo Osservatore rappresentate, in un col nido, colla femmina covante ec, in un elegante disegno co- lorito . Il Prof. Oken comunica alcuni suoi pensieri su i principj filosofici della classificazione del Regno animale. Egli fonda ogni classe sopra un sistema o un organo anatomico, e am- mette tante classi quanti sono i sistemi della organizzazione e gli organi degli animali. Il Cav. Audouin, previe alcune osservazioni sul parassiti- smo degl'insetti, e dopo aver dichiarato come egli non riguardi per veri insetti parassiti se non quelle specie che vivono in istato di larva entro il corpo d'altri animali, o stabilmente aderenti a un punto della sua superficie, a modo di sanguisu- ghe , fa conoscere la larva di un Proctotrupio, la quale, unica finora per quanto egli sappia, offre l'esempio di quella seconda maniera di parassitismo da lui distinta. Codesta larva succia le larve della piralide della vite, cotanto dannosa ai vigneti di Francia, né da essa si distacca che al momento di trasformarsi in crisaUde. E l'illustre Scienziato mostra disegnate e colorite ìGi su bellissima tavola le forme del singolarissimo insetto qua! egli l'osservò pel primo in istato di larva, di crisalide e d'in- setto perfetto. Il Segretario della Sezione — PROF. G. CETiÈ. Il Presidente - PRISCIPE C. L. BOy.trARTE. TENUTA IL Ui 9 OTTOBnE 1839 I!L> F1EE5JIS23P3 G. E;= ISMMl'I'S» Jll Segretario legge l'atto verbale della precedente adunanza, il quale viene approvato . 11 Dott. Passerini distribuisce in dono ai membri della Sezione la descrizione stampata di una nuova specie d'Arvicola {^Arvicola Savii') fatta dal Yie Selys Longchamps di Liegi, ed inserita nel volume XVII degli Atti dell'I. R. Accademia dei Georgofili . Il Presidente legge una lettera a lui stata indirizzata dal celebre Anatomico inglese Owen, il quale dopo aver espresso il suo rincrescimento di non poter assistere alla Riunione, fa sapere che la Giraffa, la quale vive nel Giardino della Società Zoologica di Londra, partorì dopo una gestazione di 15 mesi lunari: il giovane animale mostrava una robustezza e uno svi- luppo di parti corrispondente al lungo periodo della sua esi- stenza uterina, giacché era alto sei piedi j e 24 ore, circa, dopo la nascita correva già bene. La giovine madre, alla quale non erano ancora spuntati i denti permanenti, non ebbe sufficiente 16S secrezione di latte , e mancandole questo stimolo non die segni d'istinto materno. Il novello mori nel nono giorno. 11 Dott. Luigi Nardo legge una memoria del fratello suo Dott. Giovanni Domenico sulla famiglia dei Pesci-mola, e su i caratteri che li distinguono. D'accordo col Prof. Ranzani di Bologna, il quale pubblicò, non ha molto, un esteso lavoro sulle Mole, l'Ittiologo di Venezia riguarda questi pesci come formanti una propria e distinta Simiglia, ma non riconosce per buoni generi il Ceplialus, il Tiinponomiwn, VOzodura e il Trematopsis d(;l Professore bolognese, non che il Diplanchìa di Rafincsque, che egli crede essere composti di specie tutte riferibili al genere Orthagoriscus. Invece crea un nuovo genere per la Mola di Fianco, riposta dal Ranzani fra gli Ortagorisci, chiamando Ranzania codesto nuovo genere, e Ranzania tjpits la specie, per la quale è istituito. Manifesta il dubbio che an- che A^AYOrthagoriscus hispidus Cuv. abljiasi a fare un genere a parte, nel qual caso egli vorrebbe si chiamasse Pallasia, in onore di Pallas. Da ultimo rifiuta il vocaljolo Orthagoriscus che a lui pare mcn felice e men proprio di Mola come appellativo del genere, e riferisce a una tribù le vere Mole, a un' altra il g<.'nere Ranzania, intitolando tribù degli Osteomori la prima, e tribù dei Chondrornori la seconda, colle quali appellazioni l'Autore intende accennare Y affinità, che le specie contenute nell'una e nell'altra hanno rispettivamente coi pesci ossei e coi pesci cartilaginosi nel riguardo dello scheletro. A questa dotta memoria il Principe di Musignano oppo- ne alcune poche considerazioni , le quali, secondo clie egli pro- testa , non ne scemano nò il merito né l' importanza . Solo avverte che il lavoro del Prof. Ranzani poteva essere dal Nardo richiamato a più critico esame, perchè abjjondante di false specie, create sopra inesatte indicazioni d'Autori e su figure di nessuna o assai dubbia autorità. 11 Dott. Regolo Lippi presenta due testuggini viventi 106 tlL'lla specie detta Tcslndo gracca, alle quali egli asportò, sul finire dello scorso mese di Settembre, il cervello. Egli narra come al momento dell'operazione questi poveri animali pares- sero morire, e come poco dopo ripigliassero sensi e movi- mento^ questo però imperfetto, non movendosi più che circo- larmente, siccome veggonsi far ora, con evidentissimi segni di paralisi agli arti. Ad uno dei due individui fu soppressa 1 emorragia con bottoni di fuoco e con mastice, e die segni di patimento grandissimo^ all'altro con gesso, e parve patire as- sai meno: ami)iduc poi mangiarono di quando in quando zucchero e bucce di fichi, ma non resero mai escremento al- cuno. In seguito, a proposta del Prof. Orioli, il quale stima importante che si esplori lo stato dei sensi di questi animali si profondamente offesi, e si determini in modo preciso la quantità o porzione di cervello che veramente fu loro tolta, il Presidente deputa per codeste esplorazioni il Prof. Orioli, il Dott. Regolo Lippi, il Cav. Carena, e il Bruscoli. 11 Cav. Bassi, ottenuta la parola per esporre alcune sue opinioni sulla comunicazione verbale fatta dal Cav. Audouin sul finire dell'ultima adunanza, che l'ora già troppo inoltrata non aveva permesso di discutere, osserva che quantunque non sia nuovo il caso di larve aderenti come sanguisughe al corpo d'altri insetti, pur devesi riguardare siccome molto importante il fatto osservato dal Cav. Audouin sulle larve della piralide della vite: egli non può per altro convenire nelle idee dall' Au- douin espresse intorno al parassitismo degl'insetti, non ve- dendo fondata ragione per cui abbiansi a dir parassite le specie che depongono l' uovo entro la larva o sulla larva d'altro in- setto, ed abbiansi invece a chiamar altrimenti quell'altre che depongono l'uovo in vicinanza della larva destinata ad essex'e vittima e pasto della loro prole, e che il Prof. Audouin noma semplicemente specie carnivore . Il Cav. Bassi non vede essen- ziale differenza fra questi tre modi di pascersi, daccliè ciascuno 167 di essi è causa necessaria di morte all'insetto che serve d'ali- mento. Volendo perù stabilire un certo qual sistema dei varj <'eneri di parassitismo negrinsetti, il Cav. Bassi inclinerebbe piuttosto ad escludere dal novero dei parassiti le specie che vivono nei tre sopra indicati modi , chiamandole indistinta- mente specie carnivore, ed applicherebbe il nome di veri pa- rassiti a (juelle specie soltanto , le quali vivono ijensì a carico d'altri insetti, ma in modo da non offenderne essenzialmente l'organismo, in modo cioè da non cagionarne la morte. II Prof. Audouin non i-iliuta le idee del Cav. Bassi, ma dichiara che le distinzioni , da lui fatte nell'ultima adunanza, non avevano altro scopo che quello di facilitare la discussione, e non già di stabilire seriamente un sistema ordinato dei varj generi di parassitismo, che la classe degl'Insetti somministra. Il Dottor Passerini è d'avviso che debba riuscire di molta utilità allo studio della Entomologia e all'esattezza delle de- scrizioni lo specificare con appropriati vocaboli i diversi modi di parassitismo, in quanto che è assai probabile che ad ognuno di codesti modi debba corrispondere una differenza speciale, più o meno grande, di organizzazione delle larve. Il Cav. Audouin presenta alcune osservazioni sul modo, col quale si opera la fecondazione negl'insetti. Dopo aver ricordato parecchi esempi , i quali provano che le femmine di questi animali non depongono le uova imme- diatamente dopo l'accoppiamento, ma che esse lo fanno tal- volta molti giorni, molte settimane e molti mesi dopo, e non di l'ado a più riprese, l' Audouin fa sentire come sarebbe diffi- cile di dare una buona spiegazione di questo fenomeno , se si ammettesse che la fecondazione delle uova si operi nel corpo della femmina nell'atto medesimo dell'accoppiamento. Per altra parte, l'inspezione anatomica degli organi ge- neratori rende difficilissimo il comprendere in qual modo le uova che sovente stanno collocale in serie le une dopo le altre ICS entro sorta di tul)i, e che hnnno noccssariamente volumi ditTe- renti e purciò dirtorenti gradi di maturità, potrebbero esser tutte e per un solo atto fecondate. l'inahnente ammettendo che tutte le uova siano fecondate nell'atto dell'accoppiamento, invano cercherebbesi di spiegare come avvenga che la deposizione di esse possa talvolta effet- tuarsi subito, e talaltra assai più tardi. L'esame che il Prof. Audouin aveva fatto anteriormente delle parti genitali interne della Melolonta volgare nell'istante della congiunzione dei sessi, gli aveva dimostrato che in que- st'insetto la femmina era munita di un serbatojo che riceveva, nell'atto dell'accoppiamento, l'organo del maschio, il quale vi versava il liquore seminale, che scorrendo poscia nell'ovidutto fecondava le uova al loro scendere per esso. D'allora in poi il Prof. Audouin rinnovò questa osservazione curiosa sopra un gran numero d'altri insetti, ma in nissuna specie ebbe egli a ravvisare una struttura tanto e si bene appropriata a questa maniera particolare di fecondazione, quanto nella piralide della vite , o Pjralis vitana Fabr. Infatti l'ovidutto non serve, in questa farfalla, al doppio uso di dar prima il passaggio all'organo del maschio, e poscia alle uova^ ma serve soltanto alla uscita di queste. Un altro ca- nale riceve l'organo del maschio, e ciascuno di codesti due condotti offre all'estremità dell'addome un'apertura distinta. Sì fatta disposizione ritrovasi in tutti i Lepidotteri che il Prof. Audouin ebbe opportunità di notomizzare, ma presenta nella piralide della vite molte particolarità importanti. L'Autore ne traccia la figura, e fa vedere come esista una comunicazione tra l'ovidutto pel quale passano le uova e l'apparecchio die riceve l'organo del maschio e il liquor seminale. Codesto ap- parecchio , com'egli dimostra , si compone : 1." di un canale che innanzi tutto dà passaggio all'or- gano del maschio j 169 2.° di una borsa o vescichetta, indicata col nome di vescichetta copulatrice , alla quale tende e nella quale penetra il pene che vi versa il liquor seminale^ 5/ di un serbatojo, ove questo liquore va a raccogliersi^ 4.° di due piccoli canali, i quali mettono in comunica- zione da una parto la vescichetta copulatrice e il serbatojo , e dall'altra il serbatojo e l'ovidutto. Egli è in questo ovidutto, nel sito ove mette capo il pic- colo canale che parte dal serbatojo, che si opera la fecondazione delle uova. E codesta disposizione, come ognun sente, spiega tutti i fenomeni che vengonci offerti dalla deposizione delle uova degl'insetti. 11 Cav. Audouin stabilisce da ultimo, che nella piralide della vite l'accoppiamento non potrebbe effettuarsi più d'una volta. Egli lo prova col far conoscere in questa specie una di- sposizione anatomica, che rende impossibile l'uscita del pene, e sta in ciò, che quest'organo è armato di molte piccole spine cornee, sorta di dardi, che ravvicinati in un fascetto al mo- mento della intromissione , si allargano poscia a maniera di raggi nell'interno della vescichetta copulatrice della femmina . Il pene non può per conseguenza essere ritratto dal maschio, e vien troncato nella sua parte membranosa dalla femmina. La Melolonta volgare, l'ape ed altri insetti offrono questo mede- simo fatto. Vittorio Pecchioli di Pisa presenta, e dimostra come si adoperi, una specie di trivella stata inventata dal De Selys Longchamps per iscavar buche, entro le quali pigliare piccoli mammiferi , specialmente rosicanti o topo-ragni. Accenna in che questo stromento possa essere migliorato, e fa vedere pa- recchi animaletti già da lui stati presi nelle buche scavate con esso ne' campi . Il Dott. Chiesi e Vittorio Pecchioli invitano gli Entomo- logi ascritti alla Sezione a recarsi nelle loro case per vedervi 23 170 le collezioni d'insetti cli'essi posseggono, offerendone loro i duplicati. Da ultimo il Presidente propone, e tutti annuiscono, che Sabato prossimo, alle ore otto del mattino, la Sezione abbia a sedere in adunanza mista colla Sezione di Agronomia, sotto la presidenza del Marchese Cosimo Ridolfi, per udirvi una co- municazione entomologico-agraria del Prof. Audouin, non che una memoria ugualmente entomologico-agraria del Dott. Passerini . Il Secreiario della Sbzioke — PROF. G. GENE. U Presideste - PRINCIPE C. L. DONJPJIITE. TENUTA IL DI 10 OTTOBRE 1859 Jl Segretario legge l'atto verbale della precedente adunanza, la di cui approvazione riman sospesa fino a domani, per dar tempo ai Cav. Audouin e Dottor Passerini di formulare in iscritto quanto essi annunziarono verbalmente nell'adunanza di jeri^ il primo sul modo col quale si opera la fecondazione delle uova negl'insetti, il secondo su i caratteri organici, che forse potrebbero valere a far distinguere le larve parassitiche che vivono nell'interno d'altre larve, da quelle che vivono all'esterno di esse. Il Barone Du Bus, pregato dal Presidente, legge una me- moria stata inviata da Firenze alla Sezione dal Conte Cav. Già- 171 corno Griiberg da Hemsò. Essa ha per titolo Notice surla race des Droniédaircs existant h San Rossore, près de Pise, eri To- scane, e contiene le notizie storiche relative alla esistenza di codesti animali in Toscana, se non dal primo loro arrivo, del quale non è rimasta alcuna precisa memoria, almeno dal 1690, nel qual anno cominciansi ad avere positive notizie intorno ad essi, che diconsi tratti dal regno di Tunisi. L'Autore indica il podere nel quale furono messi , e ne accenna le favorevoli con- dizioni di suolo e di clima, grandemente analoghe a quelle dell' Africa boreale e soprattutto del regno di Tunisi j scende a dire di varie particolarità rispetto al tempo in cui entrano in calore, sulla durata della gestazione, sulle condizioni di svi- luppo e di forza, nelle quali nascono i novelli, e nega che la razza sia né punto né poco degenerata sotto al cielo di Tosca- na j fa conoscere le cure che si hanno si per le madri prima e dopo il parto, che pel novelli fino all'età nella quale si doma- noj enumera le malattie , alle quali i giovani e gli adulti vanno soggetti, e i rimedj che loro si amministrano^ descrive i modi con cui si avvezzano a ricevere e a portar docilmente la somaj tratta della utilità che l'Amministrazione di San Rossore trae da questi animali, e da ultimo offre la statistica attuale di essi , dalla quale si raccoglie che il presente loro numero è di 171, diviso come segue: N." 1 stallone. " 66 individui di varia età adoperati al lavoro. >j ìiS femmine di razza , ugualmente di varia età . » 16 novelli di tre anni, fra i quali otto maschi e otto femmine. » 12 novelli di due anni, otto maschi e quattro fem- mine . » 11 novelli di un anno, cinque maschi e sei femmine. " 7 da latte, tre maschi e quattro femmine. La maggior durata della vita di questi animali è, secondo 172 l'Autore, di 31 anno, e quanto alla proporzione delle na- scite e delle morti egli fa osservare che nell' ultimo decennio nacquero laS individui e ne morirono lOi, per modo che, fatta una media, ebbcrvi per ogni anno comune circa IG na- scite e un po' più di dieci morti. Alla lettura di questa memoria tengon dietro alcune os- servazioni del Prof. Paolo Savi, il quale mette specialmente in dubbio r asserzione del Cav. Griiberg che i Dromedari di San Rossore non siano punto degenerati, e cita come indizio di qualclie degenerazione l'impotenza, confessata dal Griiberg istesso, in cui sono i novelli nei primi giorni della loro vita di accostarsi da se alle poppe materne, cosa che il Prof. Savi non sa di certo, ma suppone che sappian fare i neonati di questa specie nei loro paesi natali. Il Dott. Luigi Nardo di Venezia, a nome del Dott. Gio- vanni Domenico suo fratello, legge un programma nel quale sono indicate le basi della Fauna adriatica ch'egli vorrebbe e formare e pubblicare. Però sentendo tutta la gravità di tant' ope- ra, invoca il concorso e l'ajuto di tutti i Naturalisti italiani, e specialmente di quelli che o per essere abitatori dei lidi adria- tici, o per avervi fatto viaggi di ricerche, possono fornirgli e materiali e consigli. Dopo la lettura del programma il Dott. Nardo legge un brano di lettera di suo fratello, il quale dichiara d'aver ora gravissimi motivi di credere che la Diplanchia di Rafinesque, genere da lui ricordato nella memoria su i Pesci-mola, non sia altrimenti un genere riferibile agli Ortagorisci, ma sibbene un falso genere fondato sopra una specie guasta di Chimera. Il Burroni mostra un Blennio eh' egli dice essere molto comune nelle acque minerali termali di Caldana, presso Cam- piglia, e considera come degno d'attenzione questo fatto, che un Blennio viva nelle acque dolci. Il Prof. Gene, il Principe di Musignano e il Prof Paolo Savi citano parecchi altri esempi 173 di Blenni propri ai fiumi e ai laghi italiani e delle sue isole. Quanto alla specie cui si debba riferire quello che il Burroni presenta, e che il Carboncini di Campiglia chiamò Vetidoni- cus, lo vedrà il Principe di Musignano il quale si occupò più particolarmente di questi animali, e ne ha già fatti disegnare alcuni per essere pubblicati nell'Iconografia della Fauna italiana. 11 Dott. Ofterdinger ottiene la parola per alcune comuni- cazioni verbali intorno ai pi'ogressi fatti ultimamente in Ger- mania dalle scienze zootomiche e zoologiche;, ma l'ora già inoltrata e il desiderio della Sezione di recarsi alla Sezione di Fisica, nella quale devonsi fare sperienze e ricerche anatomi- che sopra una Torpedine, fanno sì che lo si preghi di rimet- tere ad altra seduta le annunziate comunicazioni, e. l'adunanza si scioglie. Il Segbeiabio della Sezione — PROF. G. GE.\È. Il Presidente - PlttyCIPE C. L. BOSJP.tRTE . TESCTA IL u'i 11 OTTOBRE 1839 Il Segretario legge l'atto verbale della precedente adunanza, il quale ò approvato. Viene del pari riletto ed approvato l'atto verbale dell'adu- nanza del giorno 9 , la di cui approvazione era stata differita, per dar tempo ai Cav. Audouin e Dott. Passerini di formulare in iscritto il sunto di quanto essi avevano verbalmente comu- nicato alla Sezione nell'adunanza suddetta, il primo sul modo 17i col quale si opera la fecondazione delle uova degl'insetti, e specialmente di quelle della piralide della vite; il secondo sulla opportunità di specificare con appropriati vocaboli le diverse qualità di parassitismo degl'insetti. Il Presidente presenta e distribuisce ai membri della Se- zione varie copie del primo fascicolo di un Giornale scientifico intitolato // Politecnico, che il Dott. Cattaneo di Milano ha preso a pubblicare in quella città, e per la cui buona riuscita invoca il concorso dei Dotti italiani riuniti in Pisa. Il Segretario, pel Cav. Bassi momentaneamente assente, legge il parere steso da questi a nome anche del Cav. Audouin e del Prof. Paolo Savi, intorno a quanto essi ebbero a racco- gliere dall' esame attentissimo della spoglia di una larva di Onctes stata presentata in precedente adunanza dal Dott. Pas- serini. Ufficio della Commissione era principalmente di vedere, se un foro, che quella spoglia offeriva, fosse tale per avventura da rivelare il modo, con cui era stata dissugata dalla larva di Scolia^ era, cioè, di ricercare e conoscere, se la larva parassita fosse per quel foro penetrata dall' esterno nella larva dell' Orj- ctes per succhiarla, e se per esso ne fosse soltanto uscita fatta matura e prossima a incrisalidarsi^ con che sarebbersi tolti i dubbi sul genere di parassitismo, se interno od esterno, delle larve di Scolia. Ma i Commissarj fanno sentire non essere dalle loro osservazioni derivata alcuna prova positiva in favore dell'uno, piuttosto che dell'altro di quei due modi di vivere creduti propri delle larve di Scolia, e conchiudono col rimet- tere la soluzione di codesti dubbi alle osservazioni di fatto che dal Dott. Passerini e da altri Entomologi della Sezione si fa- ranno certamente nel venturo anno su codeste larve, tanto comuni nella vallonea delle stufe e nella segatura di legno. 11 Principe di Musignano pone sotto gli occhi dei membri della Sezione una tavola, sulla quale sono disegnati e colorati 175 tre Blenni d'acqua dolce. Dal confronto di queste specie con quella che il Dott. Burroni presentò jeri siccome abitatrice delle acque minerali termali di Caldana, risulta che se essa non è affatto identica al Dlennius varus, certamente gli si avvicina di molto. Il Dott. Burroni si esibisce di fornire esemplari di questo pesce ai Dotti che amassero possederlo nelle loro colle- zioni, e si propone altresì di studiarne le abitudini: pei quali propositi egli vien molto lodato e ringraziato dal Presidente, a nome di tutti. Il Dott. Scortegagna coglie questa opportunità per an- nunziare eh' egli possiede un Blennio fossile , che vorrebbe sottomettere all' esame della Sezione in una delle prossime adunanze. Il Presidente lo accerta che codesta presentazione riuscirà gratissima alla Sezione medesima. Il Dott. Luigi j)||irdo di Venezia legge, pel fratello suo Dott. Giovanni Domenico, una memoria intorno a un nuovo genere di Concliiglie bivalvi, proprio dell'Adriatico. Codesto genere, che il Nardo chiama Cuspidaria, appartiene alla fa- miglia degli acefali inchiusì dì Cuvier, e devesi, secondo che a lui pare, riporre tra le Mje di Lamarck e le Anatine del mede- simo autore, alle quali si parifica pel modo d'inserzione del legamento e per un' unica costola che osservasi sul margine anteriore del cardine della sola valva sinistra. Le specie che vi appartengono hanno il nicchio quasi cuoriforme, globoso, simmetrico, prolungato anteriormente a maniera di rostro tubuloso, d'onde esce il sifone dell'animale , ed aperto {^hians ) posteriormente: vivono in fondo al mare nelle regioni spon- gifere ed argilloso-calcari, e chiamansi dall'Autore Cuspidaria tjrpus e Cuspidaria radiata. La prima fu già descritta dal- l' Olivi col come di Tellina cuspidata, e dallo Spenglero con quello di Mja rostrata^ l'altra è inedita. Il Bruscoli legge una sua memoria intorno alle abitudini d'un Boa che visse per 18 mesi all'I. R. Museo di Firenze. Il 170 fatto più importante che l'Autore ebbe ad osservare, durante la vita di codesto animale, consiste nel modo, cui più volte ebbe ricorso per mutarsi di pelle: esso era solito per si fatta opera- zione introduri'e il capo in qualche angusto foro d'un panno- lano che stava nella sua gabbia^ ma il pannolano essendo stato tolto di là, vi suppliva col fare di porzione del proprio corpo un anello, nel quale introducendo la testa e spingendosi innanzi si dispogliava. Mangiava ogni otto giorni, ed erano suo pasto cinque o sei piccoli mammiferi per volta^ ma perchè rendesse gli escrementi era d'uopo riporlo in un bagno d'acqua tiepida. Alla lettura di questa memoria tengono dietro alcune osservazioni dei Cav. Audouin, Barone Du Bus, e Principe di Musignano sulle abitudini di varj Boa da loro veduti vivi in Francia, nel Belgio e in Inghilterra. Il Principe di Musignano legge pe%sommi capi un suo lavoro manoscritto contenente la distribuzione metodica e la descrizione degli Anfibi europei. Questo lavoro si compone, 1.° dello spartimento generale della classe degli Anfibi in sotto- classi, sezioni, famiglie e sotto-famiglie, colla esposizione dei loro caratteri distintivi; 2." della enumerazione e dei caratteri dei generi europei; 3." del quadro sinottico e diagnostico, non 9ie della sinonimia delle specie in essi comprese. Sessantasei sono i generi, undici de' quali creati o modificati dall'Autore, centoquattro le specie, appartenenti per metà, circa, all'Italia e alle sue isole. Il Cav. Audouin annunzia verbalmente una osservazione da lui stata fatta, che sembragli spargere non piccola luce sulla storia finora oscurissima dei Trachelidi in generale. Aprendo un nido di Antofora egli vi trovò una larva morta ed essiccata, ridotta press'a poco alla forma di una ninfa di Dittero, e in codesta larva rinvenne già trasformata in insetto perfetto una specie di Sitaris; il che significa necessariamente che la pelle della larva d' Antofora fini per servire di bozzolo o d'invoglio 177 alla ninfa della Sitaris che internamente l'aveva divorata. Dopo ciò agg'iugne che Vittorio l'ccchioli trovò sul Rosmarino varj mucchi d'uova, che egli crede esservi state deposte da una specie forse inedita di Sitaris, e dalle quali mostra già uscite le larve, offerendo alla vista dei membri della Sezione i rami di Rosmarino, su cui stanno tuttavia raccolte. Da questi fatti, e da altri del tutto analoghi stati dal Prof. Gene osservati negli Apali e nelle Cantaridi in Lombardia, nei JMeloe e nelle Zoniti in Sardegna, il Prof. Audouin trae argomento di vieppiù con- fermarsi nell'idea, che le giovani larve dei Trachelidi non si arrampichino già sul corpo degl' Imenotteri per succhiarli, ma sibbene per farsi portare nei loro nidi, ove penetrano poi nelle larve e le divorano. Il Dott. Passerini ricorda com'egli abbia veduto sul corpo di una larva di Scolia certi corpicciuoli, che a j^rima giunta sospettò non fossero altro che uova o grumi di trasudazione, ma che poi gli furono fatti riconoscere dal Prof. Audouin per ani- maletti pedati. L'Audouin prende la parola e dice che essi erano, secondo ogni probabilità, individui d' una specie di Aracnide, già stata da lui osservata sopra altri insetti^ la quale specie offre la strana forma di un grossissimo addome e d'un piccolissimo tronco. Del resto il Pi-of. Audouin fa osservare essere questa la forma che assumono le zecche degli animali domestici, le femmine di alcuni crostacei e quelle di parecchi insetti, parassiti delle piante. Pei crostacei cita l'esempio delle Lernee, i maschi delle quali vivendo vita libera offrono forma normale, mentre le femmine fìsse immobilmente sul corpo dei pesci vi acquistano forma tanto mostruosa da essere state per lungo tempo riguardate e descritte dai Naturalisti siccome ani- mali spettanti alla classe dei vermi. Quanto agl'insetti parassiti delle piante, il Prof. Audouin cita le Cocciniglie, che ognuno conosce. 23 178 Intanto che l'Audouiti ha la parola, l'Abate Raffaello I.atnbriischiiii, annunziandosi inviato del Presidente della Se- zione d'Ag^ronoinia, consegna una lettera del Presidente mede- sintio al Principe di IMusignano. La lettera è del tenore seguente: «La Sezione di Agricoltura che io ho l'onore di presiedere, ha risoluto di fare fra i suoi INIeinhri una colletta in favore delle Scuole infantili di Pisa. Sembrando alla sezione inedesima, che un'opera di beneficenza sia il miglior compimento della Prima Riunione italiana dei Cultori delle scienze naturali^ e che sia insieme il miirlior modo di attestare ai Pisani la nostra ricono- scenza per le loro cordiali ospitalità, essa crede che le Sezioni tutte vorranno concorrere a quest'opera caritatevole, e perciò mi affretto a dar parte a Voi, Principe gentilissimo, della riso- luzione da noi presa, e a pregarvi che ne vogliate proporre l'adozione alla Sezione da Voi meritamente presieduta w. La Sezione manifesta la volonterosissima sua adesione all'invito con prolungato applauso, per modo che il Presidente rivoltosi al Lambruschini lo prega di portare alla Sezione d'Agronomia e al degnissimo suo Presidente i ringraziamenti della Sezione zoologica per l'iniziativa loro presa in opera tanto lodevole, e già desiderata da molti^ aggiugnendo esserci siffatto annunzio riuscito a mille doppi piìi caro, in quanto che recato da persona che le Scuole infantili venerano come altro dei loro più illustri ed operosi benefattori. Il SEGnKiABio della Sezioe — PROF. G. GE.VÉ. Il Presidente - VIuyCIl'E C. L. ììOy APARTE . 179 DegV infrascritti Commissarj incaricati d' esaminare gli oggetti presen- tati dal Dott. Carlo Passerini a corredo d'una sua memoria sulle abitudini della Scolia flavifrons. Jll Dottor Passerini di Firenze, in una ciotta memoria da lui letta alla prima riunione di questa nostra Sezione, arricchì d'un nuovo fatto la scienza entomologica, col far conoscere le abitudini e lo sviluppo della Sco/ia Jla\>ifrons, imenottero della famiglia degli scavatori, della cui vita non era finora conosciuto che l'ultimo periodo, quello cioè dell'insetto allo stato perfetto, ma il cui modo di propagazione era tuttavia rimasto avvolto nelle più profonde tenebre. Risulta dalle osservazioni del Dott. Passerini che l'insetto di cui si tratta depone le sue uova sotto terra, e fu la vallonea delle stufe die offri all'Autore il campo di numerose ricerche. La larva uscita daU'uovo vive a scapito delle larve dcW Orjctes nasicornìs ivi abbondantissimo, e giunta ad ottenere l'intiero suo sviluppo si prepara un bozzolo entro il quale passa allo stato di ninfa, indi a quello d'insetto perfetto. La spoglia dis- seccata della larva i^Orjctes che servi di nutrimento alla cre- scente Scolia rimane esteriormente aderente in direzione longi- tudinale ad un lato del bozzolo di Scolia, ed il tutto, in un esemplare, trovossi rinchiuso in un bozzolo terroso fatto dalla larva di Orycles. Sono questi i fatti che in modo assoluto potè asserire e dimostrare il Dott. Passerini, perchè di questi soltanto potè ottenere positiva certezza. 180 Rimane intanto ancora dubbioso il modo di deposizione delle uova della Scolia, e specialmente si presentano da se i seguenti dubbj : I.' Se la Scolia femmina introduca, mediante puntura o con altro mezzo qualsiasi, l'uovo nel tessuto sottocutaneo della larva òfWOrjctes, entro cui a somiglianza dcigl' Imenotteri pupivori la larva uscita dall'uovo otterrebbe il suo incremento. 2/ Se l'uovo venga invece deposto sulla esterior super- ficie della larva d'Orycles, a cui l'insetto nato dall'uovo rimar- rebbe aderente succhiandone l'alimento al par d'una sangui- suga, per poi fors'anco introdurvisi con parte del corpo, all'og- getto di distruggerne del tutto i visceri prima di passare allo stato di ninfa, a seconda di quanto il Professore Audouin asse- risce avvenire d'una larva di Calcidìte dannosa alla piralide della vite . 3." Se l'uovo non venga piuttosto collocato in vicinanza della larva A'Orjctes, o questa portata dalla Scolia femmina vicino al luogo in cui depose l'uovo, però sempre in modo che detto uovo non trovisi aderente, e molto meno innestato alla larva stessa;, ferma però sempre la supposizione che la Scolia, quando sia nata, succhi la larva nei primi tempi della sua vita, e la divori poi del tutto poco prima di cambiarsi in istato di crisalide. 4.° Se infine, in qualunque delle tre suddette ipotesi, la Scolia femmina scelga per depor l'uovo la larva d'un Orjctes che abbia già formato il proprio guscio, o d'un Orjctes che stia per accingersi a tale lavoro. Nella generale impazienza d'attendere che il ritorno della slate venisse a dilucidare un fatto di tanto interesse, fu vostro divisamento, o Signori, che una Commissione avesse ad isti- tuire minuto esame sopra alcuni degl'individui presentati in natura dal Dott. Passerini, e formanti corredo alla sua memoria, per vedere se mai per qualche insperata ventura si potesse in 181 quelli riscontrare carattere alcuno che ilesse qualche fonda- mento a credere die piuttosto per luna o per l'altra ipotesi s'avesse a propendere. La Commissione che trovasi da voi ono- rata di tale incarico, chiamato ad assisterla nel proprio seno anciie lo stesso Dott. Passerini, che gcntihnimte si prestò a'suoi dcsiderj, prese in accurato esame le spoglie delle larve d'Orjctes rimaste aderenti ai bozzoli formati dalle Scolie, ed osservò che esse sembravano tutte intieramente vuote, meno la parte po- steriore, del tutto disseccata e raggrinzita, e contenente por- zioni degli organi di quella regione, in un coli' ammasso delle materie fecali. Queste spoglie inoltre, formate d'una pelle som- mamente sottile e delicata, mostrano tutte varie lacerazioni, soprattutto in corrispondenza alla detta parte posteriore della larva: che anzi nel più degl'individui osservati trovossi allatto staccata, il che è chiaramente attribuibile al maggior peso di quella parte, ed all'estrema delicatezza della pelle in generale, poco atta a sostenerla. Fatta rammollire una di dette spoglie con acqua tiepida, e più minutamente osservata, si trovò che una delle aperture che in essa si riscontrano non è del tutto accidentale, ma da ritenersi invece fatta prima del suo dissec- camento. Trovasi questa nella parte inferiore del corpo della larva, in corrispondenza al quinto anelloj e quantunque veg- gasi allargata da una accidentale lacerazione, che evidentemente accadde dopo il disseccamento della spoglia stessa, e per cause estranee, pure vi rimangono chiari indizi d'un foro originaria- mente circolare, e fatto ad arte, avente cioè il margine liscio ed intero, ossia non offrente quelle frange ed irregolarità che sono chiaro indizio d'un'avvenuta lacerazione, e grande quanto è il diametro maggiore della larva adulta di Scolia. Nessun dubbio rimase alla Conunissione vostra, o Signori, che tale apertura, anziché dal caso, s'abbia a ritenere opera della larva di Scolia che visse a scapito di quella àelVOryctes: ma, come bene era a temersi, nessun argomento fu in caso di de- 182 durre, per giudicare quale sia il modo di sviluppo della Scolia stessa. Giacché ove ella passi il primo periodo della sua vita iieir interno di'lla larva d'Orjctes, quel foro è poco necessario per darle sortita, allorquando deve disporsi a preparare il boz- zolo. Se invece vive, a modo di sanguisuga, aderente esterior- mente al corpo della larva d^Orjctes suddetta, non è impossi- bile che, come osservò il Cav. Audouin a proposito dell' 0/;/u"o7i Dosit/ieae, questa pure, prima di filare il bozzolo, s'introduca per quel foro con parte del suo corpo nella spoglia deìVOrjctes, per toglierne quelle parti che col semplice succhiamento non ne erano state staccate: e se infine la larva di Scolia non fa che nutrirsi esteriormente di quella deWOrjctes, senza esservi per nulla aderente, è d'uopo ancora che nell'ultima epoca dello stato di larva, allorché si dispone a far pasto di tutte le interne parti dtiìVOrjctes, ne intacchi l'integumento, e nulla ripugna a credere che ciò accada in un solo punto e per un'unica apertura. Mancano poi del tutto alla Commissione dati per decidere se l'uovo venga deposto prima o dopo la formazione del gu- scio terroso, e difficilmente si potrà ottenere una dilucidazione su tale punto senza che in pari tempo s'abbia lo scioglimento dell'intero problema. Eccovi, o Signori, quanto la Commissione vostra era in dovere di comunicarvi, dolente che le sue ricerche non abbiano potuto condurla ad alcun più plausibile risultato. In lei quindi non rimane che il vivo desiderio che le indagini che molti fra voi saranno certo per istituire sopra sì interessante argomento abbiano fra non molto a fruttare, come punto non ne dubita, quelle soddisfacenti conclusioni, che a lei soltanto fu dato di desiderare, ma non di ottenere . CAV. BASSI Keìatorc. CAV. AIDO VIS. PROF. PAOLO SÀVI. 185 TENUTA IL Ui 1-1 OTTOBBE 1839 P23SIBSHT3 HI. IPS2HSEP3 €, Lo 1B©H^JLST3= Assiste a questa adunanza S. A. I. e R. il Granduca di Toscana. 11 Segretario legge l'atto della precedente seduta, il quale viene approvato. Il Prof. Orioli, a nome della Commissione creata addi 9, fa verbale rapporto dell'esame e degli sperimenti stati istituiti su le due testuggini che il Dott. Lippi privò di cervello. Le cose principali che il Relatore vien esponendo sono le seguenti: Nissuna traccia di polpa cerebrale fu rinvenuta sia nella cavità del cranio, sia nel principio dello speco vertebrale. La testuggine che era stata cauterizzata era più vivace di quella, cui fu soppressa l'emorragia con semplice gesso: ambedue ave- vano il moto spontaneo e di traslazione: ma siccome gli arti sinistri erano tocchi da paralisi, cosi ogni loro tentativo di moto di traslazione risolvevasi in moto di rotazione, o in moto cir- colare, da destra a sinistra. Quanto ai sensi, il solo tatto parve interissimo: l'olfatto sembrava spento del tutto: veramente, essendo stato insinuato nelle nari della testu":£rine non caute- rizzata alquanto alcool concentrato, questa gridò, si mise a roteare e a dar segni evidentissimi di eccitata vitalità; ma ciò sembra al Prof. Orioli doversi piuttosto attribuire a eccitazione prodottasi sul sistema nervoso in generale, che non su i soli nervi olfattorj. Non si ebbero indizi certi di gusto, giacché non pigliavan cibo e non parevano sentirne la qualità: introdotto 18i però dello zucchero nell'esofago, si dall' utia testuggine che dal- l'altra veniva ingliiottito. I tentativi fatti dalla Commissione per aver prove di udito e di vista riuscirono vani^ quelli ani- mali non si riscossero ad alcun suono, nò i raggi solari diretti su i loro occhi, abitualmente chiusi, parvero operarvi impres- sione o sensazione di sorta. Sottoposti variamente all'azione della elettricità, non fecero conoscere altri fenomeni che quelli, i quali in uguali circostanze si ottengono dalle rane, ec. Il Prof. Orioli, per convalidare a quanto sembra l'opi- nione d'alcuni, che l'asportazione del cervello sia causa del moto rotatorio, cita l'esempio di un'anitra, nella quale, privata di cervello dal Lippi come le testuggmi, si osservò lo stesso fenomeno^ ma il Prof. Zannetti fa osservare bastar talvolta una semplice lesione di quell'organo per produrre il moto rotatorio, siccome gli avvenne di vedere in un falcone stato ferito nel capo da un colpo d'archibugio. Del resto il Prof, Zannetti, il Cav. Carena, il Pi'incipe di Musignano e il Prof. Gene ricor- dano le numerose osservazioni e sperienze già state istituite su questo proposito dai Sigg. Flourens, Magendie, Bellingeri, Ro- lando ec, delle quali si dolgono che la Commissione per istret- tezza, anzi per assoluto difetto di tempo, non abbia fatto men- zione e citazione comparativa. Il Prof. Oken ripiglia e finisce la sposizione dei principi fdosofici, su i quali dovrebb' esser fondata, secondo che egli pensa, la classificazione del Regno animale. Come si è già accennato nell'atto del giorno 7, quanti sono i sistemi d'organi che compongono il corpo della più perfetta tra le creature, cioè l'Uomo, tante sono le classi, nelle quali, a parer suo, deve spartirsi il Regno animale, giacché egli crede e cerca di dimo- strare che i tipi di diversa organizzazione che l'anatomia ha fatto conoscere nei diversi gruppi d'animali, non sono in fine altro che successive modificazioni di qualcuno dei sistemi orga- nici dell'uomo, indotte da un corrispondente maggiore svi- 18.-; luppo (li uno o pili altri di codesti sistemi: in altre parole, ;;li animali non sono, pel Prof. Okcn, se non che divisioni del- l'anatomia umana, e l'Uomo nella sua anatomia comprende tutti gli animali. Cosi i Mammiferi che si avvicinano all'uomo per la intelligenza, sono caratterizzati dai sensi j gli Uccelli, ne'quali l'intelligenza è minore, ma più energica la vita ani- male, lo sono dal sistema nervoso^ i Rettili, ne'quali il sistema muscolare predomina sugli altri sistemi organici, distinguonsi pei muscoli^ i Pesci, deboli di sensi, di vita animale e di mu- scoli, ricevono carattere distintivo e qualificazione dal sistema osseo, ec. E di questo passo procedendo, cioi pigliando ad esame quando il sistema vascolare, quando il generativo, quan- do i materiali di composizione o le forme embrionali, giugne a fare del Regno animale tredici grandi classi distinte, ch'egli risolve poi in famiglie e divisioni minori, qualificate dal predo- minio d'altri organi o d'altri sistemi d'organi secondar). Come ognun vede, l' unità di composizione organica è il fondamento della classificazione del Prof. Oken; le modificazioni cui va soggetta nella specialità o nella totalità dei sistemi, ne costitui- scono l'edifizio e gli scompartimenti. Ti Dott. Luigi Nardo legge pel fratello suo Dott. Giovanni Domenico una memoria, nella quale si fanno conoscere varie particolarità del sistema cutaneo e i caratteri distintivi del Lu~ varns di Rafinesque, che l'Autore descrisse in altra sua me- moria col nome di Prolostesus. Sul foglio d'ordine sono inscritte, per esser fatte alla Se- zione, L'alcune osservazioni del Marchese Carlo Durazzo sopra due nuove Emherize della Liguria^ 2.' varie comunicazioni del Principe di Musignano. relative a un manuale di Ittiologia ita- liana, già da lui condotto a termino: 5. le descrizioni di pa- recchi animali nuovi di Sardegna e di Corsica, un prospetto generale della Zoologia sarda, e la presentazione di un Voca- bolario manoscritto dei nomi scientifici, di lingua comune e di 21 18(> dialetto, degli uccelli italiani, del Prof. Gene; 4.° la descrizione di un Pesce fossile, del J)ott. Scortegagna: ma l'ora già troppo avanzata obbliga il Presidente a sciogliere l'adunanza. Il Segretario della SEZlo^F. — PROF. G. GENE, Il Presideste - PIUMIPE f. L. liO^iAPARTE. mMMMmm DI MEDICIIVA PROCESSI YERBAII DELLA SEZIONE DI MEDICIXA TENUTA IL DI 4 OTTOBRE 1839 Mi^isa rendeva solenne l'aprimento del Congresso dei Scien- ziati col nome di Galileo: nel nome di Ippocrate aprivasi inau- gurata la Sezione dei IMedici. Che avendo il Professor Presi- dente avanti a tutto notificato, come il Consigliere Giuseppe Frank proponeva, per Memorie da premiarsi, l'argomento = Della 31ediciiia Ippocratica, e 'l dimostrare che in Italia se ne era sempre conservato lo spirito = (*), tutti i conve- nuti con entusiasmo plaudendo, dimostrarono che il venera- bile Palladio della scienza loro per tal modo innalzato nel Teatro anatomico dove essi sedevano, appagava que' voti del senno e dell'animo, coi quali ciascheduno parea volesse inco- minciata una medica assemblea , lieta di più saldi propositi e di nuove speranze. E rispetto alle Memorie sopraddette e al premio da con- ferire alla migliore di esse, il Frank faceva conoscere le diffi- coltà che il Congresso del ISiO avrebbe incontrato per la ri- strettezza del tempo nell'esaminarle, e proponeva di affidarne il giudizio al Collegio Medico del luogo. Il Professor Presidente i90 avvertiva essere conveniente, che il giudizio appartenesse agli Scienziati componenti il Congresso, e cFie questi avrebbero allontanata la dilHcoltà preveiluta dal benemerito Institutore del IVemio, nominando a tal fine una particolare Commissione. Rivoltosi quindi il Prof. Tommasini con eloquente, e affettuoso discorso alTillustre Consesso, toccando della utilità delle Riunioni scientifiche, e facendo voti per la loro prospe- rità, utilità e continuazione in Italia, e manifestando il più forte zelo nel cooperare anch' egli, dal canto suo, per cotesto mezzo all'incremento delle scienze mediche;, invitò i rispettabili Colleghi a comunicare osservazioni chiare ed esatte, e l'acco- mandò che le induzioni partissero sempre da fatti interi e ripetuti^ e conchiuse che le nostre Riunioni dovevano sempre esser dirette ad un fine unico e principalissimo, al progresso della scienza . Scendeva dipoi il Prof. Giacomini a leggere uno scritto, che avea per argomento =Dclla natura e della vita del sangue =,• nella qual memoria l'illustre Autore si propose di dimostrare: 1." Che il sangue finché è vivo e circolante è un tutto omogeneo, e con caratteri fisici poco suscettibili di essere de- terminati: e ciò gli parve resultare dall'ambiguità de'caratteri assegnati finora ai cosi detti glol)uli di esso sangue, e vesci- chette e nuclei e globetti rossi albuminosi e trasparenti, e in- clusive gli stessi animaletti essere caratteri discernibili soltanto nel sangue morto, e probabilmente anche altrettante ottiche illusioni. 2." Che la chimica non ha ancora determinato nulla di positivo intorno ai principj costituenti il sangue: che i risultati discordi delle esperienze de' chimici moderni escluderebbero persino la divisione tra il sangue venoso, e l'arterioso: che le separazioni dui sangue in siero, fibrina, albumina, ferro ec. non si ottengono nel sangue vivo, e circolante;, ma che tanto cotesti elementi, come i moltiplici altri principj dai chimici in 191 esso sangue trovati, probabilmente non sono che un elictto dell'iiitìuenze cliimiche degli agenti della natura esterna sopra un corpo privo di vita, ovvero anche prodotti de' diversi pro- cessi chimici impiegati. 3.° Che il fluido mesenterico, il sangue del sistema della vena porta è un'altra specie di fluido sanguigno da doversi considerare a parte, e da non confondersi col vero umore sanguigno venoso e arterioso, il qual umore solamente pare ch'egli riguardi per sangue propriamente detto. 4.° Che nò lo Scorbuto, né il Tifo, nò il Diabete, né il Cholera mostrano oggidì alla chimica un sangue diverso ne'suoi principj costituenti dal sangue sano o di altri morbi: e con tutto ciò é evidente che il sangue si altera. ti." Che il sangue vivo, fluido di massa integrale omo- genea, ha tre principali otììcj^ di eccitare il sistema vascolare, di svolgere la temperatura animale, e comunicarle il carattere di speciale indipendenza, di mantenere nell'organismo equili- brata l'economia nutritiva , G.° Che il sangue non contiene in se i principj costi- tuenti i diversi tessuti, ma lia soltanto una speciale attitudine a trasformarsi in quelli. 7." Che il sangue non ha vita propria, ma vive perchè è un prodotto della vita di che godono i tessuti. 8." Che le alterazioni del sangue non possono essere, generalmente parlando, che secondarie;, e che il pervertimento del fluido essendo la conseguenza del pervertimento anteriore del solido, ne consegue il corollario terapeutico che a riordi- nare il turbamento de' tessuti, e non a correggere le altera- zioni del sangue, deve essere quasiché sempre diretta ogni clinica operazione. Terminata la lettura della Memoria, in quanto alle discus- sioni, la Società rigettò il progetto di difl'erirle al giorno dopo la lettura delle Memorie, né accettò l'altro che gli autori 192 potessero dichiarare innanzi alla lettura se volevano, o no la discussione^ ma invece adottò quello di discutere subito dopo ascoltate le letture, o le verbali proposizioni fatte all'adunanza medesima . Il Segretario della Sezione — PROF. FRANCESCO rVCCI.yoTTI . r II Presidente - C^r. PROF. GIACOMO TOMiMASlM. (*) PROGRAlfOIl «32 3>3iJimJt> asvsajtaviD w/m V(aìtà!3Ji3,33i:ua ^&.'^^ iìOF. FRAyCESCO PlCCiyOTTt. Il PnEsiDENrE - C^ir. PROF. GIACOMO TOMM.tSIM. 26 202 TENUTA IL DI 9 OTTOBRE 1839 Mi Prof. Presidente annunziò, come il Dottor Pacini di Pi- stoja avi'ebbe dimostrato sul cadavere alcuni nuovi corpicelli organici da lui discoperti lungo i nervi della mano, e nominò a questo fine una Commissione composta dei Professori Bufa- lini, Regnoli, Betti, e Del Chiappa. Annunciò del pari , che il Prof. Geromini proponeva all'adunanza un Premio consistente in un Quadro creduto di Leonardo da Vinci, a quella Memoria intorno alla Dottrina delle Febbri, che la ventura Riunione de' Dotti del 18iO avesse giudicata la più degna. Il Presidente pregava in pari tempo il generoso Professore di accompagnare la sua offerta con docu- menti di Accademie di Belle Arti intorno alla originalità del Quadro suddetto. Si lesse quindi il Rapporto dell'adunanza dei 7 Ottobre, e venne approvato. Invitato il Dott. Giovanni Polli di Milano, lesse una INIe- moria consistente in una serie di Osservazioni, Esperienze e Ragionamenti sulla natura del Diabete, e la formazione dello zucchero in questa malattia. E dalla esposizione di tali esperi- menti resultò che l' apparato digerente è la sede morbosa della malattia^ che questa consiste in una speciale morbosa azione dello stomaco, per cui l'atto digerente va quasi a convertirsi in un processo di saccarificazione: che cotesto stato morboso non è né una flogosi, nò una irritazione, né una debolezza^ ma è 203 una deviazione del modo fisiologico dell'organo che potrebbe piuttosto ciiiamarsi neurosi gastrica di speciale indole, e che le flogosi, le congestioni, ed altro che si associ a cotesto stato primitivo morboso devono riguardarsi come conseguenze, o complicazioni accidentali della malattia. Terminata la applaudita IMemoria del Polli, il Comi ro- mano presentò alcuni pezzi anatomici solidificati come quelli del Segato. Il Professor Presidente a esaminare il pregio di essi deputò i Professori Betti, Pecchiolr, e Taddei. I due primi tro- varono i pezzi del Comi più cornei, o cartilaginei di quello che lapidei, e il Prof. Taddei conchiuse che caratterizzarli con esattezza non si poteva, se non se ne istituiva confronto con quelli stessi del Segato. Si passò alla lettura della Memoria del Prof. Bouros rap- presentante della Università d'Atene. Dette egli un esatto rag- guaglio SI geografico, che geologico, e chimico, e diremo an- che archeologico delle principali acque minerali della Grecia, indicando di molte anche gli usi medici, e presentando inoltre all' adunanza una sua Opera pubblicata in Atene in lingua la- tina e greca, intitolata Farmacologia^ offrendo ancora varj numeri d'un Giornale di Medicina che colà si pubblica intito- lato L'Esculapio, e dando cosi testimonio all'Italia del rinasci- mento, e progresso delle scienze mediche in quella classica terra . Apertasi la discussione il Prof. Menici dichiarò, come per gravi motivi egli si rifiutava dal procedere all'esperimento pubblico del suo Frangi-pietra sul cadavere, e lesse due lettere, una del celebre Scarpa e l'altra del Palletta, nelle quali si pro- nunziava un voto favorevole intorno al suo istrumento. Quindi il Dott. Turchetti avendo domandata la stampa della modula delle Statistiche negli Ospedali presentata due gior- ni innanzi dal Dott. Ferrarlo^ sulla utilità della detta Tabella si accese una dotta, e interessante discussione fra i Professori 20i Toininasini, Del Punta, Betti, ctl il Dott. Ferrano, in mezzo ai quali entrava il Ikifalini con un suo ragionamento, che conte- neva le seguenti proposizioni. « I.e statistiche si possono riferire alle cagioni delle malat- tie, o ai segni di queste, o ai metodi di curaj vale a dire lo scopo di esse può essere di riconoscere specialmente o l'una o l'altra delle predette pertinenze delle nostre infermità. In ogni caso lo studio nostro intende a stabilire un rap- porto fra la causa e l'ell'etto. Se non clie poi una grande e fon- damentale dilì'erenza separa la scienza dei corpi organici da quella di molte parti delle scienze fìsiche. In queste i fatti si possono ridurre a tale semplicità da non avere in considera/ione che una causa e un effetto, e scor- gere quindi l'immediato rapporto fra causa semplice ed effetto semplice. Allora verificato questo rapporto alcune volte, si può inferirne che sempre sarà il medesimo, e quindi fissare per legge generale, che quella è Li causa vera di quel dato effetto, o che questo deriverà sempre da quella. Sei corpi organici, all'incontro, i fatti da considerarsi sono composti: molte cooperanti cagioni scorgiamo sempre come possibili generatrici di un dato fenomeno. Così noi non esaminiamo quasi mai il rapporto immediato di questo con una semplice ed immediata cagione^ ma esaminiamo soltanto un rapporto remoto di causa ad effetto. Fra la cagione che noi possiamo considerare e l'effetto sensibile, al quale la riferiamo, esiste una serie intermedia di occulte azioni che non possiamo valutare. Ciò verificasi egualmente, quando riguardiamo alle cagioni esterne irenitrici di turbamenti d'orsrani o di funzioni, o ai sintomi risultanti da un'interna alterazione, o ai metodi di cura dileguanti gli stati morbosi. Quindi avviene che forse non una cagione produce costantemente la stessa malattia, non un sintonia costantemente l'accompagna, non un rimedio costan- temente la vince. A fronte di qualunque gran numero di volte, 205 nel quale siasi trovato costante il collegamento di causa ed ef- fetto ncU'economia animale, può non di raro sopravvenirne l'eccezione. Noi vedemmo la virtù della vaccinazione confer- mata, si può dire, da milioni d'osservazioni concordi, non essersi poi dimostrata più la medesima. Da tutto ciò segue per mio avviso una regola fondamentalissima, ed è, che le osservazioni nostre intorno alle malattie umane non ci possono condurre a concliiusioni o a leggi generali j ma le verità della nostra scienza siamo costretti di esprimere colla formola seguente: — Causa A congiunta all' eltetto B, finora in ragione di tante volte per cento. Ciò posto apparisce chiara l'utilità delle statisticlie, anzi da queste sole doversi la medicina aspettare quella maggiore precisione, di cui sia suscettiva. Né credo che le verità già pos- sedute si abbiano dimostrate per altro modo. Che se non furono compilate statistiche esatte, ognuno perù nella propria mente facendo calcoli approssimativi conchiuse, che tale cagione il più delle volte generava la tale infermità, il tale sintonia il più delle volte la rappresentava, il tale rimedio il più delle volte la vinceva. Però una statistica in qualche modo esiste di già, e quindi ora volendo noi compilare statistiche con maggiore esattezza , non siamo costretti di cominciare a compilarle come a caso. Le già fatte per modo d' approssimazione ci danno le pro- babilità, colle quali dobbiamo condurci nei metodi curativi. Ove queste ci manchino, ci sia lecito derivarle dalle ana- logie ricavate dalla considerazione del corpo umano in istato di salute o dalle sperienze sugli animali. Tale credo sia la regola coscienziosa, colla quale il ^Medico debba procedere nelle sue investigazioni per la formazione delle statistiche. Per le quali poi non credo necessarie particolari discipline^ ma solo che i Medici s'intendano bene fra loro del 20G metodo vero di compilarle, e della forza di conchiusione che possono avere. Al che principalmente io richiamo l'attenzione di questa dotta Riunione m. Ma a questo termine il Professor Presidente concludeva la discussione col decidere, die per sodisfare alle istanze di molti la Tabella del Ferrano venisse stampata, e distribuita a que' componenti l'adunanza che la desiderassero, onde medi- tata, e modificata ancora se occorre, potesse essere generalizzata negli Ospedali d'Italia per il voto eziandio della ventura Riu- nione de' Scienziati del 1840. Il Segbetabio della Sezione — PROF. FRANCESCO PVCCIKOTTI. Il Presidente - CAV. PROF. GI^ICOMO TO.ÌLìUSiyi. TENUTA IL DI 10 OTTOBRE 183D M^^roposte dal Prof. Betti e dal Dott. Gaspare Barzelletti alcune opportune emendazioni, ed aggiunte da farsi al Rapporto della ultima passata adunanza, fu primieramente riparato ad una omissione in quello seguita, facendo in questo menzione del pregevole dono del Prof. Giacomo Barzellotti di molte copie della sua Memoria stampata Su/la injluenza della povertà nelle epidemie, e di queste su quella, da distribuirsi a tutti i rispet- tabili componenti la Medica Sezione, ricordando anche la Let- tera che accompagnava il dono suddetto, nella quale il Bar- f 207 zellotti esprimeva il suo forte rammarico di non potere, per indisposizione di salute, intervenire e prender parte alle nostre scientifiche adunanze. Venne anche indicata altra emendazione all'articolo ri- guardante i pezzi anatomici presentati dal Comi, là dove di- ceva che i detti pezzi erano stati solidificati come quelli del Segato; dovendosi invece dire, con un metodo che il Comi sup- pone simile a quello del Segato. In seguito si comunicarono all'adunanza alcune lettere di Scienziati assenti, come del celebre Prof. Melloni, del Prof. De Renzi, del Prof. Rivaz Medico de' Bagni d'Iscliia, del Prof. Farrio Medico in Venezia, del Prof. Nardo, del Px"of. Strambio, colle quali mostravansi dolentissimi di non potere intervenire alla Riunione Italiana^ e si presentarono in pari tempo le Me- morie, e le Opere che essi mandavano in dono alla Società. Il Dott. Thaon lesse un Programma di un Premio che egli medesimo stabiliva per quella Memoria che contenesse il mag- gior numero di osservazioni intorno alluso di un tal metodo curativo dello scirro delle mammelle, che il Dott. Francesco Gentili aveva trovato costantemente profittevole. Comunicato quindi il metodo curativo suddetto, assegnava per premio la somma di Lire -400, che egli depositerebbe nella Cassa di Risparmio di Pisa. Una Commissione Medica che sarebbe stata nominata nella Riunione scientifica del 18il, dovrebbe con- ferire il premio suddetto. Il Prof. Giulj leggeva il Ragguaglio di molte esperienze da lui fatte sullo stato elettrico di quelli infermi che prende- vano i bagni di INIontecatini, e sulle relazioni che il detto stato elettrico aveva colle malattie de' diversi organi, e coll'aumen- tarsi, o decrescere di queste^ invitando i Medici de" Bagni a ripetere le sue osservazioni. Il Dott. Valentino Fassetta lesse un Voto medico-psicolo- gico aggirantesi intorno alla direzione morale delle mentecatte 208 del Marocomio femminile di Venezia, sottoposto alle sue meili- che cure, e ragguagliò radunanza intorno alla utilità di una Tabella statistica cirogli esibiva, dimostrante il mo\in:iento ge- nerale del detto Marocomio negli anni 1857 e 58, riguardato sotto l'aspetto delle Cause delle ailezioni mentali disposte in ordine alfabetico j desiderando che gli altri medici addetti a simili ospizii adottassero il metodo da lui proposto. Il con- fronto (diceva concludendo la sua applaudita Memoria il ras- setta) di una serie di Tavole sinottiche delle cause, e corrispon- denti cifre numeriche degli alienati di varii luoghi per climi, costumi, abitudini, religioni, leggi e cultura diversi, spande- rebbe senza dubbio una luce nuova atta a dissipar tante tene- bre che inviluppano la scienza fisico-psicologica, la qual luce benché da tutti desideratissima, si ricerca da pochi . Il Dott. Pacini Professore nella Università di Lucca lesse intorno all' efficacia del metodo del Tranchina siciliano per rendere incorruttibili i cadaveri, ed esibì due Mummie da lui preparate col detto metodo, e conservantesi da cinque anni, concludendo la sua lettera col proporre all'adunanza un que- sito, cioè: = se vi possa esser pericolo di venefico assorbimento per l'anatomico che lavora in un cadavere imvebuto di liquidi arsenicali = . Il Dott. Innocenzo Federici, Medico di Messina, lesse sulla formazione, e natura della cangrena secca. A lui piacque di considerare il morbo in genere come una evoluzione di una potenza in sequela di fatti; de' ijuali il primo dà impulso al secondo, che svolgendosi dal canto suo guadagna individualità propria^ il secontlo conmnica impulso al terzo*, e così via di- scorrendo fmchò non sia sviluppata la serie de' latti, che in- divisa abbraccia intera l'essenza del processo morboso. Da ciò procede, secondo il Federici, chiarissima la ragione de' periodi, del corso, della conferenza di rimedj diversi in un medesimo male . •209 II primo fatto impercettibile che domina il processo mor- boso, ma che noi comprende tutto, potrà venir detto germe dell'evoluzione} e la manifestazione del quale più o meno visi- bile sarà da tenersi /ormo/w di quella. I fattori dinamici, idrau- lici, chimici presi nella comune significazione non dovranno essere considerati rappresentanti dell'essenza sconosciuta dei morbi, ma attriijuti o proprietà di questi. Dopo aver enunciato tali principi il Federici si volse a cercare \a fomiola della cancrena secca. Da prima narrò due storie^ in una delle quali avendo trovato vóto lo spazio arte- rioso interposto tra il grumo che chiudeva la poplitea sinistra e il limite dell'escara, il quale spazio vóto era in stretto rap- porto colla secchezza dell'escara cangrenosa e l'iperemia del viluppo venoso;, nell'altra storia non rinvenendo grumo nelle arterie, che in ambidue erano prive le pareti di traccia di flo- gosi, egli fu condotto a congetturare, la forinola della can- grena secca essere il movimento retrogrado del sangue entro i vasi. Invocò egli a conforto di questo concepimento le cause. L'azione del freddo quale ripercussivo dei fluidi nell'interno j l'associamento frequente delle lesioni organiche del cuoi'e e de' grossi vasi con quella malattia che dà a divedere dipendenza comune da comune fattore; tutte queste cose a parere dell'Au- tore concorrevano a rinforzare la sua congettura. Infine il Federici tolse a sperimentare la segala cornuta sugli animali, come quella che cimentata sull'uomo suole ge- nerare la cangrena seccaj e quindi l'azione sua sarebbe stata identica a quella della causa morbosa che questo male produ- ce. Provata la segala cornuta su gli anellidi e le rane, questi nella maggior parte hanno presentato il movimento anti-peri- staltico delle arterie. Per le considerazioni su i due casi di cangrena; per gli sperimenti della segala cornuta sugli animali, il Federici con- 27 210 eluse: il movimento anti-peristaltìco delle arterie essere la for- mula proballile della caiigrena secca. Jìa ultimo terminava il suo discorso mostrando desiderio, die altri torni a ripotere quelle sperienze^ e seguitandole negli animali di ordine supe- riore confermi o distrugga il suo patologico concetto. 11 Prof. Pecchioli di Siena fcice all'adunanza un Rendi- conto di operazioni di litotomia da lui eseguite nello spazio di 8 anni, cioè dal Settembre del 18.">! al Settembre del 1839. Egli ebbe 72 casi di Litiasi vessicale. Dei quali 61 furono sot- toposti a chirurgica operazione-, gli altri 11 furono lasciati in balia di se stessi. Dei 01 operati r>8 appartenevano al sesso maschile, e 3 al femminile. Sopra \1 tra gli operati fu prati- cata la Cistotomia con dodici metodi e processi operatorj di- versi, e sopra li si praticò la Litotrizia. Di tutti gli operati ne perirono Gj cosicché resulta una mortalità minore del 10 per cento. Degli undici non operati non guarirono che due fem- mine, le quali emisero spontaneamente la pietra. Il Prof. Pec- chioli mostrava in pari tempo i diversi calcoli, e pietre da lui estratte . Apertasi la discussione intorno alla Memoria del Prof. Giulj, il Dott. Quglia di Reggio e il Prof. Puccinotti opposero alcune avvertenze, intorno alle quali il Prof. Giulj oltre alle cose dette in propria difesa, indicò che la prossima stampa della sua Memoria avrebbe meglio chiariti i punti controversi. Il Secretabio della Sezione — PROF. FRÀ.\CE<>CO PiCCimTTI. h. Preìideme - t.^r. PROl. GIACOMO TOMMASIM. 211 TENLTA IL Ul 11 ottodue 1833 PISSIBSHÌPS 23L nte fé conoscere che gl'impegni contratti con quelli che avevano Memorie da leg- gere non gli permettevano di cangiare l'ordine consueto. Le letture cominciarono dalla ^lemoria del Prof. Schina, Clinico della Università di Malta = sulle Dissenterie, e sul Tetano = . Quanto alle prime asseriva, che le forti dosi di pro- tocloruro di mercurio dato a mezza dramma per volta con prudenti sospensioni in 40 casi di dissenterie osservati nello spazio di 6 anni nella sua clinica aveangli corrisposto supe- riormente a qualunque sia altro rimedio: quanto al Tetano, istruito da 12 casi osservati, dai metodi di cura tenuti contro essi, e dalle sezioni cadaveriche, inclinava a pensare, che la natura del Tetano fosse flogistica, e che la sede ne fosse nel midollo spinale j esibendo in prova di questi ultimi concetti due disegni colorati, rappresentanti insigni iniezioni vascolari sopra r aracnoide spinale , osservate ne' suoi tetanici . 21G Le letture vennero interrotte da due annunzi importanti. 1.° Che il Dott. Oken si proponeva di dare nel Museo di Storia Naturale alcuni schiarimenti sulla Organogenia per applicarla alle classificazioni degli esseri organici. 2.° Che il Calamai, celebre proparatore di pezzi anatomici in cera, avevali esposti a pubblica vista nel Museo suddetto. Il Dott. Meneghini lesse intorno alla Frenologia, e fatta succinta esposizione della struttura dell'encefalo dimostrò (ren- dendo palesi alcune tavole litografiche relative all' argomento) che lo sporgere delle varie regioni del cranio, invece di essere prodotto dalle circonvoluzioni immediatamente sottoposte, può derivare più spesso da uno straordinario sviluppo delle parti profondamente collocate. Così l'eccedente volume della mi- dolla allungata può allargare il capo dietro alle orecchie, e un cervelletto molto grande può rendere prominente il capo alla regione sua posteriore e superiore, indipendentemente dagli emisferi cerebrali. Appoggiato a tali fatti egli concludeva, che l'osservazione empirica de' crani non bastava alla frenologia, e che questa non avrebbe mai somministrato utili deduzioni sulle funzioni spettanti ai singoli organi encefalici, se non era guidata, e non si teneva inseparabile dall'anatomia. La ^Memoria che quindi si fece a leggere il Prof. Taddei aggiravasi Sulla materia colorante del sangue, o Ematosina . Ciascuno dei chimici che fin qui si accinse ad ottenere la materia colorante segui un suo metodo particolare : ma la ma- teria colorante comparve in tanti aspetti diversi, quanti furono i metodi o processi adoperati. E poiché nessuno l'ottenne priva d'albumina, cosi le proprietà di questa furono attribuite a quella. Che anzi avendo Tuna per l'altra cotanta affinità, si giunse ad asserire che se la materia colorante si distingue dal- l'albumina, ciò è perchè essa è più coagulabile di questa^ del pari che si asseri (avuto riguardo al modo di comportarsi di entrambe coi reagenti chimici) dover Funa essere una sem- plice modificazione dell'altra. 217 Tutto ciò non ò vero. L;i inaleria colorante o cmatosina è essenzialmente diversa si dall'albumina che dalla fibrina. E se finora parve esserne somigliante, ciò è perchè non si ottenne mai pura. L'albumina con cui trovasi costantemente promi- scuata n'ecclissa e ne maschera le genuine sue proprietà. Un metodo o processo diverso deve esser seguilo per ottenerla pura: il metodo che è riuscito a tal fine è quello cosi detto dall'Autore ^i metodo d' interposi zioneì>. La materia colorante cosi ottenuta è pura, e le sue pro- prietà non sono più quelle che le erano state assegnate , ma vengono rivoluzionate . Infatti si predicò e si proclamò coagu- labile per mezzo del calore, e solubile nell'acqua^ ma all'op- posto coagulabile non è né da calore, né da acidi, né da alcool: è insolubile nell'acqua ma solubile in alcool e in etere, so- prattutto in alcool acidulato da acido nitrico: solubile è pure negli alcali, ove diventa di color verde cupo, e tale da somi- gliar la bile; mentre è sempre rossa se mirasi per refrazione. Si unisce volentieri a diversi sali, e precipita con essi dalle di- verse soluzioni; più che mai si unisce all'albumina e altre ma- terie concrescibili, senza che la si possa più staccamela. Si sco- lora dal carbone: ci dimostra il ferro che in copia contiene dopo averla trattata col cloro; ma se sciolta è colla potassa o soda, il cloro non più vale a dimostrarne o renderne solubile il ferro, venendo questo ritenuto dalla stessa materia coloran- te, che si precipita non più colorata in rosso, ma bianca. Questo curioso fatto merita esame dal ciiimico , e non è forse senza interesse per il fisiologo. Il metodo d'interposizione è cosi detto perchè valendosi di un acido potente qual è il solforico, per separarne la mate- ria colorante, si procura di moderare l'azione troppo energica dell'acido predetto colle varie materie interposte. Tali sono prima il carbonato di soda, e poi il solfato di rame. Frattanto interponendo tali sostanze fra le molecole della materia colo- 28 218 rante e quelle dell'albumina (onde la massa del cruore è com- posta dopo averne separata la fibrina) viensi a disgregarle in modo da potere coli' alcool sciogliere la prima, e lasciare in- dietro la seconda sotto l'aspetto di una materia avente tutta la somiglianza colla mollica di pane. La vera e pura materia colorante ha un potere colorante molto considerevole, ed è in una proporzione piccolissima di confronto agli altri materiali componenti del sangue. L'Autore fece conoscere — il suo metodo d'interposi- zione — la materia colorante pura od esente affatto da albu- mina — e ne dimostrò essere le proprietà caratteristiche ben differenti da quelle comunemente assegnatele sino dal Marzo del 1856, facendo di tutto ciò subietto di 4 consecutive Le- zioni, e estensive nel suo corso pubblico di Farmacologia • Sul fine del 1837 Le Canu pubblicò una tesi sostenuta alla Facoltà di Medicina di Parigi, ove indica un processo nuovo per ottenere la materia colorante^ processo però che non è appoggiato all'interposizione, per quanto si faccia uso dell'aci- do solforico, e che nei risultamenti differisce da quello esposto al nostro Congresso dei Naturalisti nel dì 12 Ottobre 1839, per ciò che la ematosina di Le Canu non presenta tutti i caratteri che ha presentato quella ottenuta dal Taddei in Firenze nei primi mesi del 1836. Terminate le letture, e fatta nuova istanza dal Comi sul valore de' suoi pezzi anatomici lapidefatti, il Prof. Betti, invi- tato dal Prof. Presidente avvertiva, che innanzi di dare il suo parere credeva indispensabile che il Comi dichiarasse cosa in- tendeva per durezza lapidea. Al che il Comi — durezza come di pietra — possibilità di ripulimento col mezzo della pomice — non potersi attaccare coir ugna — aumento di peso — suono lapideo _ . 11 Prof. Betti non trovò i detti pezzi dotati di alcuno dei caratteri assegnati dal Comi. 219 Il Prof. Del Cliiappa disse, che durezza lapidea era frase usata per comparazione approssimativa. Il Prof. Bufalini aggiunse, che l'adunanza doveva attenersi alla massima ricevuta di non proferire giudizi formali. Il Principe di Musignano insorse spargendo qualche dub- bio sulla approvazione e giudizio dell'Accademia dei Lincei in favore dei detti pezzi del Comi ^essendo fuori delle consuetu- dini di quel rispettabile Corpo Accademico lo spacciare docu- menti di approvazione. Il Presidente troncò la discussione, invitando l'x^dunanza a rivolgerla sulle Memorie lette. Il Prof. Del Chiappa intorno alla Memoria del Prof. Schina sull'efficacia del calomelano ad alte dosi nelle Dissen- terie, avvertiva che non d'un rimedio solo, ma di metodi con- viene occuparsi in terapia: essere generalmente ammesso che le dissenterie dipendono da fondo infiammatorio: quindi la cura diretta esserne il salasso, anziché un solo farmaco dotato di speciali azioni: che nulla di speciale vi ha nel mercurio se non che la sua azione elettiva sul sistema linfatico-, che la sua azione dinamica deprimente può essere emulata da molti altri presidj medicamentosi nel morbo in questione: essere a te- mersi d'altronde gli effetti nocivi delle alte dosi di un farmaco clic rade volte si trova ben preparato, e che può riuscire an- che caustico . 11 Prof. Schina dichiara non aver escluso i salassi nella cura de' suoi dissenterici: che i nocumenti temuti dalle dosi da lui proposte svaniscono nelle sue osservazioni, trattandosi di guarigioni complete: che non un'azione specifica, ma quasi specifica egli concedeva al mercurio in simili aflbzioni. Il Prof. Bufalini — Non potersi contrastare allo Schina i suoi pratici risultamentij ma se questi davano a lui una gua- rentigia clinica, non la davano egualmente a tutte le dissente- rie, le quali non sono malattie costantemente identiche, e la 220 flogosi die le accompagna non è sempre la medesima. Sono malattie soggette all' impero delle costituzioni epidemiche sta- zionarie. Lo Scliiria aggiungeva, le sue dissenterie non aver pre- sentato nulla di epidemico j essere state sporadiche sempli- cemente . Il Bufalini insisteva sulla necessità, che queste cliniche osservazioni siano connesse colle influenze delle costituzioni epidemiche stazionarie . Il Prof. Presidente convenendo sulla utilità di queste con- nessioni, aggiungeva die le credeva poi indispensabili, quando si trattasse di desumerne canoni generali terapeutici intorno all'utilità d'un rimedio che fosse opposto a quel sistema ge- nerale di cura che si tiene in tali malattie, come sarebbe, per esempio, il trattarle coll'oppio. — La seduta fu sciolta. Ir. SEGBKrAnio delia Skzioss — PROF. FRAyCESCO PVCClffOTTI. Il PBEStDENTF - C^iT. PROF. GL1C03I0 TO^IMASIXI. TENUTA IL DI 11 OTTOBRE 1839 JL. di Ginei'ra. Maggio e Giugno 1838, /;. 167 ). Ma oltre alle dilferenze che questa dichiarazione presenta nel metodo, avendo noi esperimcntato sopra animali nel loro pieno stato di vita, il Matteucci non ha mai reso conto di tali esperienze:^ e una semplice assertiva non poteva aver altro va- 224 lore per noi, che l'assicurarci sulla fede dell'illustre Fisico che le correnti vi erano;, ma bisognava pur sempre immaginare un modo di ottenerle, e ottenerle. Il nuovo metodo per isprigionarle parte, secondo noi, da questa regola «.che lo strumento destinato a raccogliere la corrente sia anche il feritore e il produttore di forte improvvisa e profonda sensazione, che determini istantanea reazione auto- matica a volontaria nell'animale, la qual reazione sprigioni la corrente e la spinga fuori degli organi con una specie di moto eccentrico, o di scarica ». La esperienza si eseguisce introdu- cendo nel circuito di un galvanometro a moltiplicatore lungo e finissimo, ossia più sensibile alle correnti idro-elettriche che alle termo-elettriche, un animale vivo nel suo stato fisiologico perfetto j e gli si immergono contemporaneamente due forti lancettoni di platino appuntati a fronda d'oliva, l' uno nel cervello, l'altro in un muscolo delle estremità^ e cotesti lan- cettoni sono congiunti co' capi di un filo galvanometrico. Nel- l'atto dell inimersiune, e della scossa dell'animale ne sortono correnti di 15, 25, 40, ed anche 60 gradi. Siccome però dalle diverse parti organiche dell'animale, e tanto in vita che in morte, possono ottenersi altre specie di correnti da non con- fondersi colla corrente neuro-muscolare, gli sperimentatori che per isolare quesl'uliima hanno eseguito molte sperienze com- parative ne presentano i seguenti caratteri differenziali . Le correnti elettro-vitali, che potrebbero anche essere di eterogeneità essenziale alla vita, 1.° Non si ottengono nò im- mergendo fili, né applicando placche sui nervi o sui muscoli a semplice contatto. 2." Si ottengono valide e pi-onte destando una valida reazione contemporanea nell'animale vivo. 3." Le prepara/.ioni anatomiche con strazio dellaniinale, e emorragie le indeboliscono notabilmente . 4." Hanno un procedimento impulsivo in qualche relazione con le scosse dell'animale. 5." Con più forte è lo scuotimento istantaneo dell'animale, e mag- 225 siore ne scaturisce la corrente nella prima immersione. 6.° La forza della corrente decresce e si spegne col decrescere e spe- gnersi della vita neuro-muscolare. 7." Sempre nella medesima direzione . Le correnti di eterogeneità nei prodotti delle secrezioni di natura acida e alkalina durante la vita, 1.° Si ottengono ap- plicando placche sulle membrane o sulle superfìcie degli organi a semplice contatto . 2." Si ottengono senza nessuna reazione nell'animale, cosi in vita che dopo la morte. 3." Le prepara- zioni anatomiche non influiscono punto a indebolirle , e ne è esempio la corrente che si ottiene dallo stomaco al fegato dopo la vivisezione. 4.° La impulsione di queste correnti è sempre la stessa, senza alcuna relazione con le scosse dell'animale. 5." La forza della corrente ai primi contatti, e quella dei contatti suc- cessivi presenta poche differenze. 6.° Non ha nessuna relazione colla vita: si può indebolire lavando le irrorate superficie membranose. 7.' Le direzioni sono variabili, a seconda delle eterogeneità. 8." Altera gli scandagli e s' inverte da se me- desima . Le correnti di eterogeneità nelle parti organiche dopo la morte, 1." Si ottengono, ma non sempre e debolissime, appli- cando comunque sulle parti dissimili i conduttori. 2.° Se le parti non sono irrorate da prodotti acidi e alkalini di forte ed evidente natura, le correnti sono prima appena calcolabili, talora nulle, talora di due o tre gradi. 5.° Si aumentano di qualche grado se i contatti si fanno più eslesi cogli scandagli. 4." La prossimità degli scandagli facilita anch'essa la debole corrente. 5.° Accrescendo lo spazio fra gli scandagli la corrente s'infievolisce e si annienta. 6.' La corrente va drescendo di maniera che progredisce l'alterazione della parlM? morta. 7.° È sempre notabilmente minore, anche nel suo massimo aumento prima della putrefazione, che non sono le>oltre due avvisate correnti. 8.' Direzione e inversioni variabili. 29 22G La illustre Commissione dichiarò vere, e importantissime siflatte esperienze. Invitò gli sperimentatori a pubblicarle, e continuare in esse coraggiosamente. Volle non pertanto affac- ciare il dubbio, che la notabile differenza degli effetti in vita ed in morte poteva dipendere da cause fìsiche e chimiche per le condizioni mutate nella temperatura, nella qualità degli umori ec. Al che gli sperimentatori rispondono, che gli sbi- lanci di temperatura più facili e piìi gravi poco dopo la morte dovrebbero dare correnti maggiori in questo stato che in vita; ma la corrente neuro-muscolare è sempre di gran lunga più forte in vita che dopo la morte, dunque non è termo-elettrica. L'eterogeneità supposta tra cervello e muscolo è permanente tanto in vita che in morte dell'animale. Dunque se v'ha una causa per la quale la prima dà corrente più valida assai che la seconda, dessa non può essere che la vita 5 ed in questo caso vita , ed eterogeneità ad essa essenziale si confondono insieme, e la corrente che è l'effetto immediato di quest'ultima tanto sarà il dirla corrente elettro-chimica speciale, o corrente di eterogeneità essenziale alla vita, quanto sarà il dirla e il ri- guardarla come corrente vitale. Che se poi ad essa si aggiunge il carattere di essere compagna della reazione automatica o volontaria dell'animale, ogni dubbio intorno alla sua natura vitale sparisce, e non resta che altri sperimentatori confermino quest'ultimo fatto perchè la verità delle deduzioni nostre sia pienamente stabilita. ?n'ò pertanto noi riguardiamo le correnti ottenute come causa della vitaj ma come correnti, che le dà una materia dotata di vita. Le quali correnti di una tale ma- teria debbono di necessità avere proprietà ed usi diversi da quelle che' si' svolgono dalla materia bruta. E queste proprietà ed usi, fosseri? pur anche limitati ad un solo tessuto primario, o ad una sola serie di primarie funzioni organiche, trattandosi di una potenza quale è la elettricità svolta o modificata tra i contatti molecolari eterogenei dell'organica mistione debbono 227 essere immensi e di primo ordine. E sono appunto queste proprietà ed usi che restano tuttavia a cercarsi e a determi- narsi nella corrente vitale. Il Professor Presidente invitò alle letture, e il Dott. Gariel padre lesse una Memoria del Dott. Gariel figlio Sul modo di arrestare lo sviluppo delle pustole vajuolose. Erano in esse le seguenti avvertenze. 1.° Le preparazioni mercuriali in generale arrestano lo sviluppo delle pustole vajolose. 2.° Nessuna delle molte sostanze dall'Autore impiegate nello stesso caso, come preparazioni saturnine, empiastro di cicuta, il dyachilon, il carbone porfirizzato ec. sa produrre il medesimo effetto. 3." Quando le preparazioni mercuriali sono applicate il giorno innanzi alla eruzione le pustole non si sviluppano: se nel 4.° o 6.° giorno dell'eruzione fanno retrogradare la suppu- razione tanto più sicuramente e prontamente, quanto la loro applicazione è stata più prossima al giorno dell'eruzione. 4." La soppressione del processo suppurativo lungi dal rendere la malattia più pericolosa , sembra anzi che la renda più semplice, e diminuisca l'intensità dei sintomi generali . li.° L applicazione degli empiastri mercuriali sulla faccia previene la formazione de' butteri più o meno profondi, che hanno luogo in tutti i casi di vajolo legittimo. Intorno alla maniera di adoprare le preparazioni mercu- riali stabiliva, 1." Che servendosi dell'empiastro del Vigo con mercu- rio bisogna manipolarlo fino a che il calore delle mani l'abbia reso glutinoso e molle. Allora col dito indice se ne applica una porzione sulla faccia , che si ricopre con faldelle attaccate con gomma ai bordi del capillizio. 2.° Si può adoprare con pari utilità il protocloruro di mercurio formandone unguento con suffi.iente quantità di sugna depurata. 228 5." Adoperando i trochisci di minio porfirizzati e uniti a una quantità suttìciente di sugna l'epidermide si solleva in totalità, e sembra che vi abbia un'azione leggermente esca- rotica . Udimmo nell'adunanza degli 11 Ottobre l'interessante metodo ortopedico proposto dal Dott. Carlo Pravaz nelle lus- sazioni congenite del femore^ metodo consistente nel rimediare dapprima alla curvatura lombare della spina, fenomeno ch'egli non tenne per effetto secondo la generale opinione, ma per causa la più frequente delle predette lussazioni j e nel prati- care una trazione graduata e continuata a lungo con i debiti intervalli di tregua, onde i muscoli dell'arto rattratti ripren- dano il loro naturale allungamento . In questa ultima adunanza ritornò l'Ortopedia a far mostra delle sue utili applicazioni per opera del Dott. Scalvanti Medico pisano, e del Canali fabbrica- tore di macchine ortopediche. Questi presentarono tre indivi- dui nei quali la cura dei piedi torti assai bene avanzata rendeva un testimonio incontrastabile e commovente ad un tempo del- la utilità in alcuni casi del metodo meccanico dello Scarpa j utilità di tale evidenza da soddisfare anche a quelli , che par- teggiavano per l'odierno metodo traumatico in simili storpj . Il Prof. Comandoli lesse alcune osservazioni di malattie da lui trattate con metodo antiflogistico felicemente, con lo scopo di confermare alcune massime intorno alla dottrina della Infiammazione sostenute dal Tommasini. Il Prof. Cera annunciò ch'egli stava compilando un Di- zionario Botanico-medico sui Funghi commestibili, e -volge- vasi con preghiera ai componenti la Sezione, onde gli comu- nicassero notizie e fatti, riguardanti specialmente gli effetti delle specie venefiche . Invitati alla lettura delle loro Memorie i Dott. Turchetti e Pozzolini, lesse il primo una parte di uno scritto sulla infelice condizione dei Medici di Condotta , con lo scopo di richiamare 229 l'attenzione del Governi, onde prendano per il bene e il de- coro di essi qualche pronto ed utile provvedimento. Incomin- ciava appena l'altro la sua lettura, quando l'assemblea avendo chiesta la discussione, il Pozzolini non potè che consegnare la sua Memoria manoscritta, intitolata Prospetto d'una Storia della Medicina Italiana . Il Segretario si assunse la discussione, e preso motivo dalla INIemoria del Comandoli si provò a ridurre ad una sintesi conclusiva i varj concetti esposti nei dibattimenti, a dare un carattere di general convenzione ad alcuni punti cardinali che sostengono la Patologia odierna in Italia, a rammentare che chi la crede di massime fondamentali diftormi non la conosce^ e che su questa concordia di principj, nelle adunanze di Pisa si direbbe quasi consacrata, s'appoggiavano i voti e le speranze del suo ultei'iore avanzamento e decoro . Il Prof. Tommasini scioglieva l'ultima seduta con un ad- dio eloquente ed affettuoso; e gli adunati partivano salutando rispettosi l'Anfiteatro, che loro ricordava tra molti sommi italiani maestri un Girolamo Mercuriale, che fu de' primi ad esporre la sapienza di quell' Ippocrate, nel cui nome si apri- vano inaugurate le adunanze mediche di Pisa . Il Segretario deiia Sezione — PROF. FliÀSCESCO PL'CCIXOTTl. Il Presidente - C^f. PROF. GIACOMO TOMM.iSlM. ^mEtfiiri f^^^^ DI AGROAOJIIA E TECNOLOGIA PROCESSI YERBAII DI AGRO\OMIA E TECXOIOGIA TESCTA IL DI 4 OTTOBRE 1839 Apre l'adunanza il Presidente con breve allocuzione diretta a provare come la vecchia arte agraria sia divenuta una scienza nuova, e quindi come possano i pratici agricoltori risentir vantaggio dalle ricerche dei dotti . Osserva quindi che bene a ragione nel primo Congresso scientifico Italiano erasi formata una sezione distinta per l'Agronomia, non disgiunta dalla Tecnologia che ha con quella tanti interessi comuni . Invitati i membri della Sezione dal Presidente a scegliere il giorno che reputano più opportuno per visitare il di lui Isti- tuto agrario e Podere modello esperimentale di Meleto, viene a ciò prefisso il giorno IG, al cessare cioè dei lavori del Con- gresso, ed è incaricato il Dott. Cera di recarvisi come Segre- tario della Sezione, ed a preparare un Rapporto su quella vi- sita da inviarsi al secondo Congresso nel prossimo anno come appendice agli Atti della Sezione per il 1839. Il Prof. Rocco Ragazzoni di Torino comunica il secondo Rapporto di nuovi esperimenti fatti sui bachi da seta nutriti 234 colla foglia di Maclura e diretto dal Dott. Rosnati alla R. So- cietà Agraria di Torino, e conclude che sebbene i bozzoli ot- tenuti appariscano meno ricchi di seta al paragone di quelli prodotti da bachi nutriti con foglia di gelso comune , pure la maggior finezza della seta di quelli sembra compensarne il reddito minore. Il Dott. Cera avverte come la Maclura essendo spinosa riesca incomoda a sfrondarsi, e riflette che se facile alligna tra noi, è poi dillicile a moltiplicarsi. Il Presidente ricorda che già da sei anni ne aveva fatto eseguire lo esperimento e ne aveva pubblicato il resultato infe- lice nel Giornale Agrario Toscano^ ed il Prof. Moretti aggiunge che egli ha già stampato i disgraziati risultamenti ottenuti in grande da simili esperienze, le quali valsero a convincere il Cav. Bonafous che ne prese personal cognizione. Il Prof. Milano vuole attribuire la diversità dei resultati ottenuti dal Dott. Rosnati da un canto, e dal Ridolfi e dal Mo- retti dall'altro, alla differenza della foglia impiegata;, all'aver cioè adoprato gli uni quella dell'individuo maschio, e l'altro quella dell'individuo femmina o viceversa. Il Prof. Ragazzoni soggiunge che la Maclura non è proposta come un succedaneo del gelso, ma solamente come l'ausiliario forse il più opportuno fra tutti quelli successivamente indicati per i casi nei quali i geli tardivi rapiscono la foglia del moro . L' Abate Raffaello Lambruschini osserva esser sempre difficile, e raramente innocuo, il determinare i bachi da seta a cangiar cibo, ed assicura di avere osservato che i filugelli avvezzi ad una certa varietà di foglia di gelso, mal soffrono persino certe altre varietà della pianta stossa. Il Dott. Cera appoggia l'osservazione del Lambruschini, e dice come sia opportuno di difendere qualche siepe di gelso dalle brine tardive col mezzo di un largo filare di Viburni, di Ligustri, di Rovi ec., ciie protegga con precoce vegetazione i gelsi dal lato di settentrione e si curvi in arco sopra di loro. 255 Il Prof. Ragazzoni richiama allora l'attenzione dei Socj intorno alla bellezza e finezza della seta del Dott. Rosnatij ma l'Abate Larnbruscbini dice che la finezza straordinaria è dovuta alla vita languida del filugello, all'esile sviluppo delle sue tra- file, alla meschina secrezione della materia serica nei serbatoi. Il Presidente aggiunge che a cause consimili, è, secondo lui, da attribuirsi la finezza della seta ottenuta dai bachi allevati con foglia di gelso delle Filippine, la quale non sembra così nutriente pel baco, come quella del gelso ordinario. Opina però che il miglior uso che far si possa di questa foglia consista nel farla mangiare ai bachi nella prima età, per nutrirli nelle ultime con foglia nostrale. Ed a proposito dell'osservazione già addotta circa alla difficoltà colla quale i filugelli passano a ci- barsi da una ad un'altra varietà di foglia, aggiunge avere spe- rimentato che colla più grande spontaneità il baco passa dalla foglia del multicaule a quella del gelso comune, mentre l'in- verso passaggio non si ottiene che a stento. A proposito del gelso delle Filippine, insorge la discussione se debba ritenersi per una specie distinta del genere Moriis. o se abbia da considerarsi per semplice varietà del 3Iorus alba. Si fa allora menzione dal Dott. Gera di un individuo di gelso multicaule esistente nell'Orto Botanico di Padova, dell'epoca della di cui piantagione non vi è memoria precisa. È certo però che una tal pianta ivi esisteva molto prima del 1821, anno in cui Perrottet portò in Francia il suo nuovo gclso:^ cpiindi è cre- dibile che il gelso padovano possa essere provenuto dalla specie comune, e che fosse appunto serbato solajnente perchè presen- tava col suo tipo notabili differenze. Il Presidente aggiunse die egli ha veduto dai semi del g.'lso delle Filippine nascere delle piante allatto diverse da lui pei loro caratteri e molto più somiglianti al gelso bianco che al multicaule, e quindi opina doversi ritenere il gelso delle Fi- lippine, a cui si conviene meglio di ogni altro il nome di cuculi 236 lata datogli dal eh. Bonafous, come una varietà. Inoltre appro- fittando della presenza del Prof. Moretti lo richiede se il gelso INIorettiano fosse mai sempre abbondante di frutti, e si ren- desse cos\ poco opportuno a nutrire i filugelli. Il Professor Pavese risponde, che ciò non accade giammai nelle siepi di quel gelso j ma educato in albero s'incontra qualche indi- viduo femmina abbondante di frutti che occorre innestare col gelso comune. Il Presidente parla della pratica utile, secondo lui, di fasciare il tronco dei giovani gelsi per difenderlo specialmente dall'ardore del sole estivo. Nasce discussione su questo parti- colare;, ma il Dott. Gera ricordato quanto sta in favore e quanto sta contro ad un tal sistema, è di parere che debbasi vestire il tronco della giovane pianta nei primi cinque anni della sua piantagione con treccia di paglia o altra difesa. Il medesimo esamina la questione se debbasi nel trapiantamento del gelso recidere, piegare, o lasciar qua! è la radice maestra o fittone, e conclude esser certo che la sua recisione è dannosa alla pianta pei guasti che certi insetti e l'umidità del terreno inducono in quella piega. Il Presidente accenna tutti gl'inconvenienti che tengon dietro all' uso delle comuni stufe applicate allo schiudimento dell'uova dei filugelli, e propone di sostituir loro il Termosi- fone di Bonnemain, intorno al quale apparecchio ha pubblicato un COSI importante lavoro il Professor Saint-Martin. L'Abate Lambruschinl dice essersi già servito di questo sistema regolando in modo la lampada da mantenere uniforme la temperatura dell'acqua circolante, e quindi quella dell'am- biente in mezzo al quale si trovano le uova dei filugelli. Però soggiunge non esser molto economico questo apparecchio. Il Segiiktìrio della Shziosk — DOTT. F. GEIiA. h. Peesidente - MARCII. C\ir. COSlJlO lilDOLFI. 257 TENUTA rL DI 5 OTTOBRE 1839 Il Prof. Milano tien discorso intorno all'istruzione popolare nel suo rapporto coli' agricoltura, richiamando l'attenzione sulla importanza dell'educazione agraria. E prendendo di mira i bisogni del popolo e della società, accenna il cattivo stato della relativa istruzione in molte provincie italiane. Considera il subietto sotto il rapporto del metodo che vorrebbe reciproco: sotto quello dei iìòrì di testo che asserisce mancare nello stato attuale, e sotto quello dei maestri che non reputa abbastanza istruiti per insegnare ad altri l'Agraria, né reputa abbastanza retribuiti per ufficio cosi importante. Nota inoltre il Milano come l'Agraria si possa far progredire coi Poderi modelli e colle istituzioni agronomiche, mostrando in che differiscali tra loro simili stabilimenti ed in quali circostanze più l'uno die l'altro convenga. Avverte come l'Agricoltura italiana, pel numero maggiore delle piante che abbraccia, per la più variata indole della terra e del clima, sia più difficile dell'oltramontana, e ne conclude esser per l'Italiano più urgente il bisogno di co- noscerla per principi , Cerca infine come si possa praticamente sciogliere questo proljlema^ dice che i buoni libri non bastano, pur vorrebbe se ne scrivessero ma con stile facile e piano, e ter- mina lodando l'Istituto di Meleto come il primo tentativo con- genere nella Penisola, e la memoria del Dott. Gora sull'educa- zione agraria, per lo spirito col quale è scritta e perle massime che vi sono espresse. 238 Luigi Calamai legge una memoria intorno a quella lega metallica, che per la sua gran somiglianza coli' argento comune è volgarmente chiamata Argentana o Argentone. Questa lega, antichissima presso i Cinesi, ben conosciuta in Europa dopo i lavori di Gaus, è fabbricata estesamente in Francia, in Svezia, e in Germania. Il Calamai assegna le proporzioni de' suoi veri componenti che sono il rame, lo zinco, e il nichelio possibil- mente puri, e ricorda i lavori relativi di Robert, Berzelius,-ec. Avverte che la parte più difficile in questa fabbricazione si è la riduzione del nichelio allo stato di purità, ed insegna il miglior metodo per riuscirvi. Passa in seguito a indicare i mezzi per distinguere facilmente in commercio questa lega metallica dal- l'argento, e differenziati i caratteri fisici delle due materie conclude tornar difficile la importante distinzione co' mezzi usuali, e reputa il più semplice esser quello di bagnare il me- tallo in questione con piccola quantità di acido nitrico puro e concentrato. L'argentana svolge, cosi trattata, un bel color verde smeraldo, e l'argento si tinge di color bruno. 11 Calamai accenna i pregi tutti della lega chei raccomanda, consideran- done l'uso affatto innocuo per vasi da cucina e da tavola. INIa l'oggetto importante a cui vuole il Calamai destinare l'argen- tone si è quello dell'incisione, perchè facile si presta al bulino, i tagli vi riescono nitidissimi, e tali si serbano per un numero grandissimo di copie che la calcografia ne ricava. Crede il Ca- lamai che r incisione in acciajo, per molte difficoltà raramente usata, possa emularsi da quella sulla lega proposta, nella quale vedonsi riuniti i migliori requisiti del rame e dell' acciajo. Offre finalmente un saggio d'intaglio in siffatta materia, eseguito dal Prof. Lapi. Enrico Jonas di Berlino osserva che a valutar meglio il suggerimento del Calamai avrebbe desiderato di veder delle copie tratte dalla detta incisione. L'Abate Lambruschi ni fa notare che il vapore svolgentesi 239 nell'accensione dei cosi detti zolfanelli fosforici arrossa tosto l'argentone. Il Dott. Gera suggerisce come mezzo facile e provato di distinguere la lega in questione dall'argento, quello di acco- stare una calamita al metallo dubbioso dopo averlo sospeso in bilico ad un fdo. Se trattasi d'argentone, obbedisce alla forza magnetica in grazia del contenuto nichelio. Sul termine della seduta si dispensano alcune copie di una memoria a stampa del Professor Domenico De Vecchj intito- lata Del perfezionamento dell'arte di estrarre l'olio dalle olive in Italia, Il Secretario della Sezio:EM,v Se/ione — DOTT. F. GEBÀ. Il Vice-Presideste - PROF. CAV. G. GJZZERI. TENUTA IL d'i 10 OTTOBRE 1839 Il Giardiniere di S. A. il Re di Vittemberga Giuseppe Bosch, invia una sua memoria intorno alla Madia saliva considerata come pianta oleifera , indicando come si possa intercalare ne- gli agrarj avvicendamenti, e ijuali siano i pregi del suo pro- dotto. Espone ogni particolare di sua cultura, e mostra come il reddito di questo vegetabile superi quello delle piante olei- fere erbacee più coltivate, quali sarebbero il ravizzone e il pa- pavero. L'Accademia di Vittemberga unisce a quelle del Bosch le proprie osservazioni che le già esposte confermano, e il Prof. Milano asserisce che da una piccola cultura di Madia da lui tentata ebbe 1 vantaggi descritti. Il Prof. Moretti osserva però che avendo da più anni in- trodotto quella pianta nell'Orto agrario pavese ha dovuto con- vincersi che la maturazione dei semi accadendo da Giugno a tutto Ottobre ne rende imbarazzante e dispendioso il raccolto , lo che forse impedirà tra noi l' utile introduzione di questa pianta. Il Dott. Gera legge una memoria diretta a provare l'utilità di un più esteso allevamento del baco da seta cinese, il quale se da un lato offre minor prodotto del fdugello comune, con- suma dall'altro meno foglia e più sollecito compie la propria vita. Dice che ad allevarlo prosperamente occorre tenerlo in stanze molto aereate,e nelle ultime tre età sotto portici o gal- lerie appena difeso dalle più grandi vicissitudini atmosferiche. Nota alcune altre particolarità dell'allevamento conveniente per questa sorte di baco da seta, e termina inculcando di fargli filare il bozzolo in quel graticolato che venne raccomandato ultimamente come un nuovo trovato, mentre esso Cera lo aveva descritto fino dal 1827 ^ avvertendo però che questo gra- ticolato non riesce bene come lo proposero i eh. Agronomi P. Ramon de la Sagra e Cav. Bonafous, ma dee avere le ma- glie romboidali cogli angoli acuti disposti verticalmente, e occorre badar soprattutto che le reti le quali lo compongono si trovino sempre disposte due a due alla distanza di circa un pollice e mezzo fra loro , e clie nella stanza ove i bachi filano in questo congegno penetri poca luce . Si annunziano alcuni libri inviati in dono alla Sezione, e sono varie operette agrarie di Giuseppe Rossi, il Catalogo del- l'Orto Botanico di Firenze, e il Viaggio in Maremma di Anto- nio Bottari . Il Vice-Presidente vedendo come ogni comunicazione re- lativa alle Maremme interessi vivamente la Sezione, nomina una Commissione affinchè rediga un Rapporto sul bonifica- mento di quella provincia, e questa Commissione vien com- posta dei signori Emanuelle Repetti, Avvocato Vincenzio Sal- vagnoli, e Commendatore Lapo De Ricci. Lorenzo Barsanti di Pietrasanta avendo fatto prevenire la Sezione che desidera farle conoscere una sua nuova macchina per sgranare il Granturco, il Vice-Presidente incarica Luigi Calamai di farne Rapporto, ed autorizza l'inventore a farla agire dopo lo scioglimento della seduta. U PKcnET.inio DELLA Skziose — DOTT. F. GEIìA. Il Vicf-Phesideste - PROF. CAf. G. CAZZERI. 2ut TENUTA IL d'i 11 OTTOBRE 1839 x%pprovato dalla Sezione il precedente processo verbale il Presidente ci appone il suo visto. Luigi Calamai presenta un suo Rapporto sulla macchina sgranatrice del Granturco inventata ed eseguita da Lorenzo Versanti, e dopo aver notato la forza impiegata per farla agire e la qualità e quantità del lavoro ottenutone in un dato tempo, avverte come non tutte le spighe riescano sgranate, e molte siano quelle che sono ridotte in frantumi. Ma siccome la mac- china è semplicissima, solida, e facile ad accomodarsi in caso di guasto, il Calamai senza istituir confronti con altre mac- chine analoghe, propone di far di quella del Barsanti onorevol menzione. Il Calamai stesso invita la Sezione ad osservare alcuni pezzi patologici da esso eseguiti in cera, e che presenta per quella relazione che possono avere colla Tecnologia . li Presidente nel favellare intorno al Poljgonum tìncto- riuin, pianta oggi tanto raccomandata per l'indaco che som- ministra, rende conto de' suoi esperimenti, dai quali risulta che quel vegetabile malamente tollera l'aridità e non dà spe- ranza d'utile esistenza laddove non possa essere conveniente- mente adacquato. Dice che se il Poljgonum è meno facile a prosperare àeW Isatis, somministra però un indaco molto più bello e di più facile estrazione. Offre dei saggi di questo in- daco indigeno, i quali presentano tutti i caratteri mercantili desiderabili. Termina proponendo d'impiegare il Poljgonum alla maniera del guado, sperimentando se ve ne sia conve- nienza nelle provincie ove coltivasi Vlsaiìs a quest'effetto. Parecchie questioni relative al setificio son proposte e di- scusse dai Dott. Cera, Prof. Moretti, JMarch. Ridulfi, Ab. Lam- bruschini, e Dott. Giovanni Rampinelli di Bergamo. Risulta da esse esser pratica vantaggiosa quella di fare schiudere le uova dei bachi presso i proprietarj per quindi dispensare ai contadini i filugelli nati nei due primi giorni. E siccome i pic- coli bachi stanno riuniti come in un sol corpo mercè la bava che spandono, è facile ad ognuno imparare quale spazio oc- cupino quelli nati da un dato peso di seme, e quindi riesce agevole di dare con sufficiei^te approssimazione a ciascun mez- zajolo il quantitativo che può e deve allevare. Si avverte oc- correre nel trasporto degli animaluzzi molta diligenza, ed es- sere indispensabile di deporli in luoghi ove la temperatura sia convenientemente elevata 5 ogni negligenza riesce dannosa al raccolto . Si osserva come il metodo di Rima, pubblicato già da pa- recchi anni ed ora sotto nuove fogge richiamato in vita, pro- speri molto in certe località elevate ed asciutte e malamente riesca nelle altre. Egli ci procura un raccolto sollecito, ma l'esecuzione ne è ditìicile e non esente da pericolo per gli ope- ra). I bozzoli così ottenuti danno al trattore minor prodotto. Quindi circa al metodo di allevamento de' bachi da seta si conclude che debbono tenersi divisi in piccole partite, che la temperatura troppo elevata, quale si raccomanda per essi da alcuni scrittori, è men vantaggiosa di una mediocre, che dopo la terza muta nei paesi asciutti ed elevati debbon vivere in luogo il più aereato possibile, che il cibo deve esser loro som- ministrato in cinque o sei volte nelle ventiquattro ore, ma sempre in quella quantità che vien dal baco richiesta e con- sumata. 2a6 Si parla quindi del Calcino, morbo distruggitore dei filu- gelli se non venga combattuto con quelle pratiche che il bene- merito Dott. Bassi di Lodi ha descritte . E poiché il Professore Audouin ha presentato un Rapporto letto all'Accademia di Parigi e steso da Dutrochet a nome di una Commissione, nel quale si dà conto dei lavori più recenti intorno a codesto mor- bo, il Segretario prende occasione di rivendicare al nostro Ita- liano tutto l'onore della scoperta facendo vedere che i membri dell'Istituto di Francia nulla mostrarono di più del Dott. Bassi, ri quale ha sostenuto che il Calcino è dovuto ad una Critto- gama che si sviluppa sotto la pelle e cresce al di fuori in forma di fungo presentando quella patina bianca il di cui aspetto dà nome alla malattia, e che il Calcina si svolge ora per contagio ora per altre circostanze particolari, senza essere esclusivo del baco da seta. Ma il Bassi è cieco, e non potè determinai*e con precisione la nmccdinea di cui si tratta. Il March. Antonio Mazzarosa di Lucca propone la compi- lazione di un Dizionario della pratica agraria di ogni terra d Italia, e addita come dovrebbero raccogliersi le notizie e co- me disporsene le materie. Un lavoro di questo genere, dice egli, offrirebbe agl'Italiani un criterio importante sulle cose rustiche dell'intera Penisola. L'Avvocato Salvagnoli avverte che questo progetto fa- rebbe parte, secondo lui, di uno più vasto che sottoporrà alla Sezione . Frattanto il March. jNIazzarosa dichiara che egli ha già ordito il proposto lavoro per il Ducato di Lucca, ed il Presi^ dente sulla richiesta di molti membri della Sezione lo prega a i porsi tosto in corrispondenza cogli Agronomi Italiani ed a farsi ' promotore di cosi utile lavoro. Il Prof. Ab. Sbragia espone alcune sue idee sulla utilità j di istituire un Corpo di Ispettori agrarj e tecnologi i quali di- pendendo dagli ordini di un superior consiglio si rechino di provincia in provincia e mostrino sperimentalmente ne» campi 257 e nelle officine quanto si giudicasse opportuno a correggere gli errori, a perfezionare le pratiche, a spargere l'istruzione. E qui il Prof. Sbragia fidato nello spirito di vicendevole asso- ciazione, propone che i contadini paghino una piccola tassa annuale, che altrettanto corrispondano i proprietarj per ciascun podere, i manifattori per ogni officina e i lavoranti stessi per proprio contoj e reputando sufficenti questi mezzi alla spesa, indica approssimativamente come potrebbe organizzarsi questo genere d'istruzione e l'indispensabile sorveglianza al medesimo. Ma l'Avvocato Salvagnoli e quindi l'Abate Lambruschiiii avvertono che all'istruzione dei contadini potrebbe almeno iu parte provvedere un buon libro volgare ove in mezzo ai santi precetti si trovassero delle massime agrarie, e pensano che a tale oggetto ricavar si potrebbero dalle sacre carte quelle pa- rabole, quelle similitudini, quelle immagini che hanno rap- porto colla agricoltura. Propongono quindi al Prof. Sbragia di accingersi a compilarlo, e questa proposizione essendo ap- poggiata da quanti son presenti alla seduta , il Prof. Sbragia non può ricusarsi ed accetta l'impegno. Dopo di ciò l'Ab. Lambruschini propone alla Sezione di aprire nel suo seno una colletta a favore delle Scuole infantili di Pisa. La Sezione accogliendo con entusiasmo la proposizione, la colletta è subito aperta dal Presidente, e vengono da lui in- vitate per lettera le altre Sezioni a fare altrettanto, ed a versa- re, come farebbe la sezione di Agronomia e Tecnologia, in mano del Px'esidente generale le somme raccolte innanzi lo scioglimento del Congresso. Il Segretamo della SE2I0SE — DOTT. F. GERA . Il Puesiuente - ItUlìCH. CJf. COSIMO RIDOLFI. 55 258 TENUTA IL DI 12 OTTOBRE 1839 0®S2M(J wLia sezione di Zoologia e di Anatomia comparativa si riuni- sce a quella di Agronomia e Tecnologia. L'adunanza è onorata dalla presenza di S. A. I. e R. il Granduca . Il Se£:retario fa lettura di alcune sue nuove osservazioni intorno a quegl'insetti che guastano i bozzoli , che son cono- sciuti dai trattori col nome di mangiapelle, e tutto ciò all'og- getto di completare quanto ne dissero recentemente nel Gior- nale Agrario Toscano il Dott. Passerini e lo Zauli. Dipoi il Professore Audouin trattiene lungamente la Se- zione ripetendo quanto aveva pubblicato in Francia fin dal- l'anno 1837 intorno s\\n piralicle delle viti, e mostra le tavole che servono di corredo al suo lavoro su tal soggetto, nelle quali sono maestrevolmente espresse le varie fasi di questo in- setto danneggiatore, e dimostrati i guasti che da lui riceve la vite. Venendo a parlar dei mezzi di diminuire questo flagello delle vigne, dopo aver descritto le abitudini dell'insetto ed aver provato quanto sia difficile e poco vantaggioso di fargli la caccia allo stato di larva, racconta come riesca oltremodo efficace il prenderlo allo stato d' insetto perfetto con un sem- plicissimo ed economico artifizio. Consiste nel lasciare accesi dei lumi in tempo di oscura notte in mezzo alle vigne infe- state, quando già le piralidi sono allo stato perfetto. Sotto 2."i9 quei lumi sta un recipiente di larga ap<^'rtura ove si contiene IMI sottilissimo strato d'olio. La farfalla volando intorno al lume descrive delle curve che la conducono a toccar l'olio ove riman presa immediatamente. In questo modo in una notte , e con un sol lume son distrutte migliaja di femmine che avreb- bero prodotto milioni di uova. Dopo questa importante comunicazione annunzia il Prof. Audouin che il suo viaggio in Italia ha per oggetto speciale di studiare gl'insetti che danneggiano l'olivo j mostra a questo proposito alcune tavole originali mirabilmente eseguite da Mad. Audouin, e parla con elogio dei lavori di Gene e di Pas- serini su questo soggetto. Il Presidente osserva quanto alla piralide della vite, che fortunatamente questo insetto o è raro o non esiste in Italia , e certo non reca danno alle vigne. Dice che fra noi la vite è attaccata dalla Procris ampelopliaga, e ne riceve gran danno specialmente ove coltivasi a palo, x'^ggiungc che siccome le larve danneggiatrici salgono dalla terra pel fusto della pianta a rodere i teneri germogli , si è trovato utile in molti luoghi impedirle circondando con un anello di pania il pedale. II Dott. Mari di Campiglia assicura che questo compenso non è, disgraziatamente, sempre efficace perchè il visco non trattiene le larve in tempi umidi, e perchè al sole si rammol- lisce e cade. Il Dott. Carlo Passerini tuttoché non disapprovi l'uso della pania, pure ricorda come fin dal 1829 leggendo all'Accademia dei Georgofili su questo soggetto consigliasse di dar la caccia alle larve le quali allorché sono adulte si raccolgono sotto le foglie, e di questo consiglio ha dopo quell'epoca sentita ogni giorno meglio l'utilità. Il Presidente Principe di Musignano espone l'uso esistente nelle campagne romane di apporre alle viti certi cannelli ca- povolti, per poi uccidere i Cureulioni che ci si vanno a nascon- 260 dere. Su di che osserva il Prof. Gene che il dar la caccia a que- sti dannosi insetti mentre sono allo stato perfetto è utile ma difficile, e quindi che deve un tal mezzo considerarsi come ac- cessorio alla pratica fondamentale di raccogliere ed abbruciare i pampani di mano in mano che si accartocciano per la pun- tura dei Cureulioni che vi depositano le loro uova. Il Segretakio della Sezione — DOTT. F. CERA. Il Presidente - MARCII. CAF. COSIMO RIDOLFI. TENUTA IL DI 14 OTTOBRE 1839 Il Dott. Carlo Passerini, zoologo aggregato del R. Museo di Fisica e Storia Naturale di Firenze , legge una memoria rela- tiva a dei nuovi fatti entomologici interessanti l'Agraria. Prima di tutto parla del danno considerabile cagionato ultimamente nel Volterrano alla cultura delle patate dalla moltiplicazione insolita di un Coleottero, che egli determinò esser la I^ytta verticalis (Fabr. ). Questo insetto della famiglia dei vessica- iorj sfrondò totalmente molte piante del Solaniim tuherosum, e facendone seccare le parti verdi impedi la formazione dei tuberi. Aveva già il Dott. Passerini consigliato i proprietarj di falciare e bruciare le fronde attaccate e per distruggere le uova depositatevi e per impedire il danno che forse potea arrecare ai bestiami il destinare a loro vitto un foraggio sul quale ave- 261 vano abitato e forse esistevan tutt'ora animali trasudanti cau- stici uniuri. Raccomanda dualmente, a chi si trovi in circo- stanze opportune per intraprenderlo, lo studio di questo insetto nei primi stati di sua vita che non son conosciuti. Un'altra osservazione comunica quindi il Dott. Passerini sopra un diverso insetto, ma sempre dei Coleotteri, che nella caduta estate danneggiò moltissimo nel INIodanese i giovani gelsi delle Filippine. Prova il Passerini esser VApate sex-den- tata il danneggiatore di quei gelsi, e racconta come in un in- vio di porzioni di quelle piante attaccate diiìVApate fattogli dal Dott. Codelupi di Casalgrande trovasse l' esistenza di uno Stjgitnms il quale innocuo per la pianta dovea aver vissuto a danno delle larve deir^^y:;^^^ o più probabilmente di quelle della Ceratina albilabris che pur vi si vedeano riunite . Indicando i costumi del nocivo Apate racconta il Dott. Passerini i danni immensi che lo Scoljtus deslructor cagionò nel 1835 nei contorni di Parigi negli alberi d'alto fusto, ed accerta che secondo il Prof. Audouin cinquantamila furono gli alberi che perirono attaccati dagli Scoljtus. Cita il dubbio di Feisthamel che gli Scoljtus fossero attirati sopra a que- gli alberi da un'alterazione dei loro sughi, ma le recenti co- municazioni fatte dal Prof. Audouin par che dimostrino che gli Scoljtus allo stato perfetto danneggiano di fatto alberi completamente sani, i sughi dei quali si alterano poi a cagion di quei danni e richiamano nuove torme di quegl' insetti, i quali invadono la total perifc-ria del tronco colle loro molti- plicazioni, ed uccidon la pianta. Il Prof. Carmignani disserta quindi intorno ad un sistema completo di Diritto rurale, come legislazione amministrativa, civile e penale, applicata esclusivamente al regime del mate- riale e del personale agricola, cioè giurisdizione appositamente agricola distinta dalla civile a guisa della commerciale. Ram- menta gli Scrittori italiani di giurisprudenza agraria, asse- 262 gnando ai loro scrìtti il carattere di quelli lasciati dai romani giureconsulti . Non tace degli statuti municipali^ dà la dovuta lode alle leggi Leopoldine, e accenna le recenti opere relative di Francia e di Alemagna. Dimostra poi che la scienza del Di- ritto rurale sente il bisogno d'indagare il vero criterio caratte- ristico distintivo di questo diritto. Lo sviluppo dello istinto industriale dell'uomo precursore dell'impero della ragione e della legge fece nascere gli umani interessi. Allora la legge fu prudenza pratica^ ma giunta l'era della civiltà moderna le leggi divennero, al dire di Leibiiitz, la geometria degli atti umani ^ e la divisione di esse segui la divisione del lavoro e i progressi dell'istinto industriale. Tuttavolta p-r grande sven- tura gl'interessi agrarj d'ordine privato e pubblico, ormai ben distinti dagli altri interessi, non ebbero legge speciale nò spe- ciale giurisdizione. Nò queste esser dovrebbero d'eccezione, ma proprie ed accomodate a subietti formanti una specie partico- lare: la qual conclusione venne il Professor confermando col- r esempio di gravi e frequenti mali nella economia rurale ab- bandonata alla legge e giurisdizione comune. Dà fine al suo dire facendo voti affinchè l'Accademia dei Georgofili accolga il suo concetto di un Diritto rurale applicato ad una speciale giurisdizione. L'Avv. Ferdinando Maestri di Parma si affretta a dichiarar pur egli la necessità ed utilità di leggi e provvisioni rurali. Fa menzione del Codice civile Parmense il quale ha eseguito in parte ciò che propone il Prof. Carmignani, collo stabilire un capitolo intorno ai mezzajoli e coloni parziali. Ivi è assicurata al colono la terza parte dei raccolti. E come taluno nello scorso anno si avvisò di dare altro colore al contratto per sottrarsi alla legge, ve lo ricondussero i Tribunali di prima istanza e di appello. INIa qualora non ci fosse la legge vi si dovrebbe supplire col patto j imperocché, dice il Maestri, egli è certo che Tinte- 265 resse ben inteso del proprietario è indivisibile dall'interesse del contadino, e lo provano le due specie di contratti, quello cioè dai famigli da spesa usato in alcuni paesi di qua dal Po, e quello de' massari in uso di là da quel fiume. I primi son mantenuti come servitori, e ricevono un'annua provvisione di grano, uva, altri oggetti alimentari ed un piccolo salario, ma non hanno interesse alcuno alla prosperità del fondo, quindi il terreno è mal coltivato e poco produttivo . I secondi pagano una specie di fitto parte in danaro, e parte in una determinata quantità di derrate. Ciò che supera quella quantità è a loro total profitto^ quindi avviene che non siano tentati di furti ed abbiano il più vivo interesse a migliorare il terreno. Dopo alcune considerazioni generali sull'infecondità della terra coltivata dagli schiavi, sugli effetti che la civiltà crescente produce a vantaggio dell'agricoltore, su quelli chela diffusio- ne dell'istruzione promette a questa classe d'uomini così pre- ziosa, termina il Maestri col voto che un segno di onoranza vada a collocarsi sulle abbronzite carni del benemerito agricol- tore-, essendo certissimo che con questo mezzo l'arte progredi- rebbe d'assai. L'Avv. Vincenzio Salvagnoli raccogliendo i resultati di tutte le sedute della Sezione vede uniformità nel fine se non nei mezzi per ottenere il massimo e universal vantaggio dall'agri- coltura. Pure considera come lenti e inadeguati all'uopo, di fondare cioè una vera agricoltura Italiana, gli studj individuali e non diretti con metodo uniforme ad uno scopo comune. Per il che propone il Salvagnoli che la sezione di Agronomia e Tecnologia stabilisca un metodo universale in Italia per intra- prendere e compire gli studj sperimentali in tutte le parti della patria Agronomia, i fatti della quale vengano referiti a cinque categorie per mezzo di opportune ed estese dilucidazioni, affin- chè chiunque concorra a questa impresa sia diretto da uguali principi . 2G4 111 piiino luogo le qualità del suolo e del clima vorreb- bero essere minutamente specificate, furmando ancora d'ogni provincia accurate carte geologiche. La seconda categoria do- vrebbe comprendere le condizioni tutte della proprietà stabile e mobile, non obliando le abitudini e le capacità de' proprie- tarj. Tutte le leggi economiche e tutte quante le loro influenze sulla produzione , distribuzione e consumazione dei prodotti agrarj, non meno che sul moto industriale di ciascun popolo, dovrebbero essere comprese nella terza categoria. Alla quarta apparterrebbe ciascuna pratica agraria e qualunque manifat- tura aggiunta o da aggiungersi all'industria agricola, special- mente quella de' vini e della seta. Invero non mai abbastanza son da studiarsi le pratiche inveterate, perchè nei fatti antichi una qualche ragione d'utilità deve pure esser causa della loro ripetizione, non durando sempre la pazienza del soff^rire o la cecità dell'errore. In fine una quinta sede dovrebbe esser ri- piena dalle osservazioni sullo stato morale, intellettuale, civile ed economico dell' operajo agricoltore o mezzajolo o giorna- liero, o piccolo fittajolo. Imperocché fra i tanti effetti utili di questa indagine quello si presenta utilissimo che misurando il grado dell'intelligenza degli agricoltori può assegnare un miglior modo d'istruirli e educarli. Oltreché non potranno mai avvantaggiarsi le condizioni de' salariati fino a diventar socj dell'impresa agraria, se non quando la loro morale sarà la mi- glior garanzia dell'unico lor capitale dell'industria. Finalmente il Salvagnoli propone di votare e pubblicare un Programma che spieghi il metodo e gli studj sperimentali da imprendersi in tutt' Italia, invitando gl'Istituti economici e gli Agronomi tutti ad assumere l'incarico non meno proficuo che glorioso. La Sezione accoglie la proposta 5 sceglie gl'individui che per ora le sembrano bastare all'opera, e incarica il Segretario di pubblicare al più presto e in tutti i giornali d'Italia il l'ro- gramma occorrente che dovrà far parte dei di lei Alti. 2tìo Il Presidente fa rilevare che tra le tante utilità dei Con- gressi scientifici quella pure vi è di fissare la data di molti pensieri che non si fanno sempre di ragione pubblica per le stampe , perchè sul loro primo apparire non se ne vede tanta importanza da correr subito a divulgarli per quella via. Cosi dopo la bella applicazione fatta dal Davy delle teorie Elettro-chimiche alla conservazione della fodera di rame de' ba- stimenti, cadde in mente nel i82o al Prof. Taddei di tentare se un processo consimile salvar potesse il ferro dalla celere di- struzione alla quale va incontro in alcune delle sue tante ap- plicazioni alle arti. Riuscito felicemente nel proprio intento il Taddei, racconta il Ridolfi, d'averlo consigliato a recarsi in Piemonte ove il suo metodo poteva essere accolto con interesse pel vantaggio di una estesa marina. Ma il Professor Taddei volto l'animo ad altre ricerche più non curò quei lavori, e coiitentossi nel 20 Gennajo 1827 di comunicare alla Società Filojalrica alcune felicissime applica- zioni del suo ritrovato . Intanto la Francia annunziò recentemente l'industria della galvanizzazione del ferro come una novità, e ne fece soggetto di una intrapresa vastissima, la quale tenta di sostituire il ferro al rame in moltissimi usi con vantaggio massimo della civil società. Il Ridolfi termina questa tecnologica comunicazione po- nendo sotto gli occhi della Sezione le irrefragabili prove della priorità d'invenzione che onora il Prof. Taddei. A nome della Commissione di ciò richiesta, Emanuelle Repetti parla del bonificamento delle Maremme, e dice come la sapiente Munificenza di un Principe e Padre apra all'Agri- coltura, all'Industria, al Commercio un campo vastissimo con quella benefica impresa. Passa quindi in rivista le idee che si hanno intorno ai vizj dell'aria maremmana, dice come da im- memorabil tempo si tenga per insalubre, e non a questa sola, 34 2GG ina ad altre cause ancora riferisce l'antica e progressiva descri- zione di quella provincia. Ragiona dell'antica e dell'attuai cul- tura locale , e venuto a descrivere le operazioni ora eseguite per bonificar le adiacenze di Grosseto, di Massa ec, ne dà i pili lusingliieri ragguagli. Il Conte Giorgio Gallesio dice cortie in mezzo agl'immensi progressi fatti nella Storia Naturale in quest'ultimo secolo re- stassero ancora due problemi da sciogliei'e, uno risguardante r origine e la causa delle piante mule e l' altro la vera natura di quei gruppi di vegetabili, distinti col nome di varietà. Passa quindi in poche parole a comunicare il largo frutto de' molti suoi studj in proposito, accompagnando con una In'eve lettura sopra la relativa teoria che gli è interamente dovuta il dono di un opuscolo appositamente redatto e pubblicato, ed il qua- dro sinottico degli Agrumi dei Giardini botanico-agrarj di Fi- renze distribuiti metodicamente secondo i principi della sua nuova teoria sulla ripioduz,ione vegetale. Il Cav. Poidebard Direttore delle grandi bigattiere del Conte Demldoff" a S. Donato presso Firenze , espone con poche parole il resultato favorevole da esso ottenuto negli ultimi tre anni ora decorsi allevando i bachi cinesi, e pone sotto gli oc- chi della Sezione degli accurati prospetti dai quali si rileva il felice andamento dell' industria interessante alle sue cure affidata . Il Dott. Gera afferra l'occasione per comunicare le ultime cose che egli ha da dire ancora relativamente all'industria serica, e parla delle macchine del Santorini e del Galvani per trarre i bozzoli^ ne mostra i modelli, indica alcune modifica- zioni da se e da altri introdottevi, e conclude col provare che la macchina Galvani è per molti rispetti superiore ad ogni altra . Il Dott. Gaetano Cloni come Relatore della Commissione incaricata di visitare le manifatture Pisane riferisce che non 267 molto le è stato concesso di vedere stante le continue occupa- zioni speciali de' suoi componenti, le quali hanno assorbito quasi tutto il tempo della durata del Congresso. Tuttavia ra- giona dei tessuti di cotone, di lana, di lino fabbricati in Pisaj delle manifatture di vasellami, di calce, di terre cotte, di mo- bilie, di coralli, di guanti, di prodotti chimici, di candele stea- riche , di sapone oleico ce, e dalla fluikle/./;a di tutto questo conclude che vi è luogo di rallegrarsi per quella generale della Città che le tien dietro manifestamente. 11 Prof. Milano, Relatore dell'altra Commissione incari- cata di visitare le circonvicine campagne, riferisce come si pre- stino all'olivo molte e diligenti cure nelle vicine colline, come si diano alle terre ripetuti lavori, come alla rotazione agraria presieda molta intelligenza in più luoghi , e si prodighino molte e intelligenti cure alle razze degli animali. Né solamente il frumento e il granturco raccolgonsi come cereali importanti nei contorni di Pisa, ma dove le circostanze il permisero anche il riso è coltivato e sparge la ricchezza ove le acque paludose senza quell'industria farebbero squallida la campagna. Le pa- tate, le rape, le piante leguminose ed altri annuali prodotti vengono in seconda linea. I foraggi non son trascurati. Ma fra r olivo e la vite il gelso appena si mostra . Adesso però sembra che a lui si rivolga l'attenzione dei possidenti, e lo attestano la bigattiera e la filanda di Pugnano. Da per tutto la Commissione vede movimento e progresso. Loda i giovani e ricchi possidenti che lasciano gli ozj cittadini per darsi alle campestri sollecitudini j e poiché il Marchese Dufour Berte dette il primo, e sotto gli occhi di alcuni membri della Commissione, l'esempio di una collazione di premj ai più destri fra i suoi bifolchi nel maneggio degli strumenti aratorj perfezionati, sembra che si possa tener per vicino il momento in cui l'in- troduzione dei medesimi si farà generale nella campagna pi- sana, che ne risentirebbe i più segnalati vantaggi. 268 Dopo di ciò il Presidente dicliiara che i lavori della Se- zione son terminati. Il Segreiabio della Sezione — DOTT. F. GEBA. Il Presidente - MARCH. CAf. COSI 31 0 RIDOLFI. a il ^ a s D UEI.I.A SEZIONE D'AGROMIA E TEC\OLO(il;\ DELIA PRIMA RICCIONE DEGLI SCIENZIATI IN ITALIA PER ISTITUIKE CNlVERSàl-MEiNTE GLI STiruj SPERIMENTALI NELl' AGRICOLTURA ITALIANA. i^erchè lo studio dell'Agricoltura italiana possa, procedendo per la sicura via dell'esperienza, divenire completo e benefico, è sembrato che debba raccogliere tutti i fatti di ogni maniera, pe' quali sia dato a chiunque di formare un retto giudizio sopra le aggiunte o correzioni da farsi. A cinque sole categorie possono referirsi i fatti tutti da raccogliersi. E son queste: 1.* Condizioni naturali. 2.' Condizioni tutte della proprietà, stabile e mobile. 3.* Leggi economiche. ' 4.^ Pratiche agrarie. 5.* Condizioni tutte di qualunque operaio agricoltore. Per l'esecuzione di questa raccolta e classazione dei fatti utili e necessari, giovi una breve dichiarazione di ciascuna rubrica delle cinque categorie. Fra le condizioni naturali comprendiamo una descrizione topografica d'ogni provincia, unita ad una carta geologica come quella dei monti Pisani disegnata dal Prof. Paolo Savi. Poi l'elenco delle piante coltivate e coltivabili^ le influenze atmosferiche e d'ogni agente naturale sopra ogni specie di 269 produzione agraria, e sulla vita dell'uomo e delle bestie. In fine gli animali indigeni e quelli da naturalizzarsi. Le condizioni delle proprietà stabili e mobili comprendono la divisione ed i cumuli dei possessi^ se le terre hanno o possono avere i sufficienti capitali fissi e circolanti j se i proprietarj terrieri hanno le doti e attitudini morali e intellettuali per esser buoni impresarj della migliore industria agraria. Delle lef^gì poi non crediamo utile far diligente raccolta, se non di quelle che direttamente o indirettamente influiscono sul valore dei fondi, sulla loro conuncrciabilità e cultura, e sul traffico dei prodotti agricoli. Le pratiche agrarie non potrebbero esser presentate a dovere senza una minuta descrizione di ciascuna cultura in ogni comune, poiché le varietà tante e sì grandi della terra italiana consigliarono metodi diversi e spesso contrarj . La mi- glior disposizione delle notizie sulle varie culture sembra quella in forma di Dizionario, poiché sotto un vocabolo, unendo poi le pratiche varie, avremo un repertorio universale dell'agri- coltura pratica italiana. L' ultima rubrica esprime il bisogno delle condizioni tutte di qualunque operaio agricoltoi'e, poiché non devesi trascurare sullo stesso fisico né il morale né l'intellettuale, né il civile dell'operaio agricoltore, cioè considerato in tutte le sue specie o di mezzaiolo, o di giornante, o di piccolo fittaiolo. Per dirigere si vasta quanto necessaria inchiesta, e per raccoglierne, disporne e pubblicarne di mano in mano i resul- tati, fu creduto opportuno determinare alcuni, diremo, centri in vari luoghi d'Italiaj sperando che le Accademie e persone designate risponderanno all'invito, che pure è fatto agli altri istituti e agronomi, i quali spontaneamente saranno per con- correre a sì utile impresa, costituendosi in altri centri. Quelli che più specialmente si designano sono i seguenti: Nel Ducato di Lucca, il Marchese Mazzarosa. 270 Nel Regno di Sardegna, Rocco Ragazzoni di Torino. Nelle Provincie Venete, il Dott. Cera di Conegliano. Nelle Provincie Lombarde, il Prof. IVIoretti di Pavia. Nei Ducati di Parma e di Modena, il Prof. Brignole di Modena. Nella Toscana, il Marchese Ridolfi di Firenze. Negli Stati Pontificii, il Conte Paoli di Pesaro. Nel Regno di Napoli di qua dal Faro, la Società d' incoraggimento di Napoli. Nella Sicilia, i Redattoli del Giornale di Statistica di Palermo . Riserbasi all'Avvocato Salvagnoli il costituirsi centro e Segretario generale di tutte le relative operazioni. Inoltre son pregati tutti gli Agronomi a perfezionare que- sto piano di studj sperimentali, e di presentare alla seconda Riunione degli Scienziati in Italia i loro consigli e lavori. C. RIDOLFI Presidente , F. GERÀ Segretario della Sezione. ►^r^*«-S- PROfi^PETTO Delle Sezioni della Riunione degli Scienziati, colla indicazione delle respeltivc residenze e delle ore in cui tenevano le loro adunanze . RESIDENZA Fisica, Chimica e ilalemalica Gabiaetto CUimico Geologia, Mineralogia e Geo- ' grafia Sala del Museo di Storia Naturale Botanica e Fisiologia vege- Anrilcalro del Musco di Storia latiile i Naturale I Zoologia ed Anatomia com- Anfiloalro del Museo di Storia parodia Naturale iledieina Teatro Anatomico. Agronomia » Tecnologia , . Stufa dell' Orto Botanico ORE nELLE AnUNAXZE Dalle 10 aul. alle 12 mcrid Dalle 10 ant.allo 13 merid Dalle 12 mcrid. alle 2 poni Dalle 8 alle 10 antlm. Dallo 1 2 mcrid. alle 3 pom, Dalle X .ille 10 antim. PER L' IMIGIRAZIOAE SOLEXXE 3)32 V^S1732J.Sa3 GIOVANIM ROSIIM Oe nel corso delle umane vicende, al continuo aggirarsi di pene e di diletti, di conforti e di affanni; avviene talvolta che un solo giorno felice sia largo compenso di reiterati travagli; ben alte grazie debbo io rendere alla Provvidenza, che tanto mi volle concedere di vita, perciiè il sommo onor mi valesse di parlare oggi dinanzi a Voi; cioè dinanzi al Consesso più reputato e più degno della patria comune; di parlare a nome d'una Città, che fece quanto era in lei per mostrarsi degna del lustro, che da Voi riceve: di parlare in fiue di si alto ar- gomento; a petto al quale non è vergogna dichiararsi, senza Gnta mo- destia, di grandissima lunga minori. E sia lode alla verità, chi esser potrebbe mai quel temerario, che ardisse credere di valer tanto, da potere accrescere con ambiziose pa- role, o con esagerali concetti, dignità, fregio e splendore al nome solo di Galileo? Come la voce dell'eco, che ripercossa risponde; pronunziato ap- pena quel nome, s'ode replicare da ogni parte Genio, invenzione, gran- dezza. O s'inalzino gli occhi al Pianeta, che ogni di rinnova la luce alla terra; o s'abbassino a quell'artificioso Istrumento, che segna le varietà del calore e del gelo; o si tendano le orecchie al rimbombar della squilla, che dall'alto delle pubbliche torri, all'oscillare di un pendo- lo, annunzia l'ora che passa: o si riguardino quei tubi, che avvicinano le distanze, 0 i cristalli che ingrandiscono i più impercettibili oggetti: 35 274 o si ponga mente in fine ai corpi che si movono, e a quei che gal- leggiano; agli astri che brillano, e alle stelle che non risplenJono; ai Gravi elle cadono, e alla Calamita che si arma ; nel concorde loro lin- guaggio lutti ci parlan di lui . Si volge quindi il pensiero ai Filosofi, che lo precedettero; e non si trova che tenebre, incertezza ed errori: si scende ai sommi, che lo seguirono; e ci si mostra luce, metodo e verilà: se non ciie risalendo sino al Newton e ponendoli per un istante al confronto, apparisce, elle quando egli dava le teoriche a' suoi Britanni per avviarli nello studio delle fisiche scienze; dietro la scorta di Galileo, ne avevano gl'Italiani, da quasi un secolo, anticipata la pratica. Cosi essendo, o Signori, e inviato dinanzi a Voi nel giorno solenne, in cui s' inalza il suo Simulacro (')'• quale ufllcio mi rimane, oltre le grazie che la Città nostra vi rende; oltre i plausi, che Italia vi serba; oltre l'approvazione, che a darvi apprestasi Europa? Nessun allro certamente se non quello di ricondurre alla vostra reminiscenza una parte delle tante maraviglie, sulle quali meditando, nel raccoglimento e nel silenzio, si resta in forse talora, se cos'i alto spirito appartenga interamente alla umana natura . EtTigiava il gran Michelangelo, con sublime concetto, l'Eterno, che in mezzo al Caos divide la luce dalle tenebre: ed io dovrei, sull'e- sempio di tanl'uomo, dipingervi Galileo, che di sua mano riunisce la terra col cielo . Ma sarò forse da tanto? E la luce vivissima, che da quel Simula- cro si ditlonde, accrescerà splendore alle mie parole; o le assorbirà ne' suoi raggi ? Chi Ihif^tia mi darà, chi man pittorica, siccli'io possa degnamente ai vostri occhi rappresentare il Genio, senza impiccolirlo; e mostrar l'uomo, senza snaturarlo? Ora aggirandosi in cielo fra i pianeti e le stelle |ier disvelarne i misteri ; ora trattando in terra di musica e di pocsiii, per eccitarne l'incremento, o per trat- tenerne la corruzione: insegnando agli scienziati come interrogar la na- tura per intenderla e spiegarla; e rivolgendo le menti della moltitudine yil decente, al gentile, al raro, al bello, (1) Questa slalua del Galileo e il capo-lavoro del sig. Emilio Demi, scultore del mcrilo clic ognuno conosce . 27 a fonti perenni d'imagini e d'ispirazioni, nelle Arli, come di piaceri e di affelli, nel consorzio della vila sociale. Diflicile assunto, ma inevilahile, poiché questa è l'espeltazione comune: assunto, o Signori, che accelialo con fiducia io non avrei; se altri Voi foste da quello, che siete. Né credo che m'inganni la vanità di mal concepite speranze. Nella dinicoltà somma, che presenta un subietto in chi parla, maggiore in- dulgenza si spera in chi ascolla: ma della vostra in quest'oggi io son certo; perchè l'indulgenza non andò mai scompagnata dalla vera dot- trina . Questa nostra ciuà diede la culla al grand' uomo. Da Firenze, dove esercitava la mercatura, qui venne il padre suo, per cercar fortuna migliore. E siccome il mercadanle là stabilisce il suo domicilio dove trasporta i suoi tralTici; pare che a giusto titolo si potrebbe il figlio chiamar nostro; ma lunge da noi qualunque ombra di gare municipali. Egli qui nacque, e ciò basta. Sicché dolce cosa in questa mattina sarà il ricordare, che l'aura che respiriamo, e la luce che e' illumina, fu l'aura che respirò la prima volta; e la luce fu che la prima volta brillò negli occhi del fanciullo immortale. Né delle circostanze, che accompagnarono la sua nascita terrò lungo discorso: ma come passar potrei sotto silenzio, che nel giorno mede- simo, in cui fra il cordoglio di quanti riempievano la città regina del mondo, esalava l'ultimo fiato colui, che aveva scolpito il Mosè , inal- zato il Vaticano, e dipinto il Giudizio: nel medesimo giorno, e pres- soché nella medesima ora, in Pisa vedeva il giorno quel fanciullo (a), (2) Il 17 febbraio 1564, e fu batlczzato il 19. Suo padre fu Vincenzo Galilei Nobile lìorentioo, discendente da Mirliele Gali- lei, stalo Priore nel 1431, e 1438. Nato nel 1520, sposò nel 15G2 Giulia Ammannati Nobile pistojesc. Egli fu autore di quattro opere, il Fronimo: il Dialogo sulla musica antica: il Canto de' Contrappunti a due voci: e il Discorso intorno alle Opere del Zar- liuo. Un uomo di questo sapere; e che sposò una zittella nobile, non può essere stato a 44 anni Decurione (comandante di 10 uomini, o sia Sargente ) in una compagnia di soldati, come alcuni vorrebbero, al nascere del gran Galileo. Compari al Battesimo furono il Sig. Pompeo e Messere Averardo de' Medici : e in quei tempi due personaggi di si cospicua Famiglia non poteano verislrailmenle te- nere al sacro fonte il figlio di un sargente. In fine dell'Estratto battesimale, si dice ch'egli nacque in Chapdla (parroc- chia) di Sant'Andrea; z nuU'altro. 276 che dovea preslamenle superarne la gloria! Ma ohimè! questa gloiia sì pura , immensa, perenne, da quanti sudori non doveva esser prece- duta; da quanti ostacoli accompagnala; e da quanti giorni di dolore susseguita! ... ma non circondiamo anticipatamente di nebbia lo splen- dore delia sua infanzia . Nell'umile suo ricetto, all'agitar della culla per farne cessare i va- giti, o per lusingare i suoi sonni, tutto era canti, suoni ed armonia. Pe- rito il padre nei musici modi al di là di quanti si vantavano maestri a quell'eia; doveva il fanciullo, crescendo cogli anni, assuefar gli orec- chi per tempo, a quant'era numero, proporzione e misura . Narra il \iviani, che quando potè rivolgere gli occhi con riiles- sione agli oggetti, che gli si paravano innanzi; e le membra si presta- rono a seguitare gì' impulsi della volontà, le sue prime esercitazioni fu- rono strumenti e macchinette, che di sua mano fabbricava; e che di giocondo trattenimento si facevano ai fanciulli compagni suoi: poiché, imitava e poneva in modello non solo quanto vedeva di curioso; ma quanto passavagli per la mente, o venivagli dai compagni richiesto. Questo fu il primo segno, dato nell' infanzia, della sua naturale inclinazione per la meccanica. Venne quindi la musica (3); poi la pro- spettiva e il disegno: i quali studj tutti accompagnarono i principi della Due erano qui le Parroccliie di S. Andrea, come due erano quelle di San Lo- renzo. Le due grandi di qua d'Arno, le due piccole di là, nel quartiere dcUO di Clun- seca. Se il Galileo fosse nato in fortezza, e nella piccola Parrocchia, l'Estratto Battesi- male avrebbe aggiunto di Chinscca, come vcdcsi nel libro stesso, di lettera C a carte 43: « A' 23 Alarzo, Portia di Cosimo. ... nata in Cliapclla di S. Lorenzo in Chinsecat; e ciò per non confonderlo col S. Lorenzo di qua d'Arno. Non avendolo aggiunto, e prova che nacque il Galileo nella parrocchia grande di S. Andrea, ch'era il Quartiere dei Mercanti. Tornato Vincenzo a Firenze molestò per un Credito di drapperie vendute ( queste sono le parole ) Bernardelto de' Medici . Chi vende drapperie è mercante . Il contratto, rogato da Ser Kcncdctlo Itcllavita, e de' 21 Ottobre 1565; ed esiste all'Ar- chivio generale io Firenze. Il contratto e stato riscontrato, e dice che 3 pezze di drappi erano state vendute da lui Vincenzo; sicché è terminata ogni questione. Dopo l'esposizione di tali fatti, il far nascere Galileo in fortezza non solo è un' illusione; ma la conseguenza ne sarebbe che Pisa non potrebbe dirsi sua patria; perche il luogo, dove nascono, non è mai patria ai figli de' soldati esteri, che vi stanno m guarnigione. (3) Imparò a suonare diversi islrumenti a corda . 277 tanto nojosa e lanlo necessaria grammatica; di quella grammatica, che ha il privilegio di seminar le spine, per raccogliere i fiori . Ma rivolgendo i diti sulle corde, o la matita sopra la carta, non erano quelle arti, come spesso avviene, un soggetto di distrazione per lui: ma gli servivano come di piacevole intermezzo ai duri e ostinati esercizj della sintassi . Da quelli peraltro liberandosi con facilità grandissima, tant' era la prontezza dell'ingegno suo, diede al padre speranza d'avere in esso un sollievo pel manleniuiento della famiglia, che andava ogni giorno cre- scendo. E conviene anzi credere che la fortuna non gli fosse in Pisa propizia: poiché verso quel tempo lo troviamo tornato in Firenze. Là il giovinetto Galileo, conosciuto avendo il gran colorista della nostra Scuola, Lodovico Cardi da Cigoli, col quale poi strinse si cara amicizia, diedesi anco alla pittura; ne studiò con profondità le vaghez- ze; sicché in età più matura, quando avevala da mollo tempo abbando- nata; i suoi giudizj erano reputali al paro e anche sopra quelli dei mae- stri dell'arte: anzi i maestri stessi da lui sovente si conducevano, chie- dendo il suo valevol giudizio sopra le opere loro: pregio, che nella Storia delle Arti egli divide con pochi. E siccome dagli ingegni preclari nulla a mezzo si fa: sapendo egli qual misera cosa sia un pittore, il quale altro non conosce che i procedimenti dell'Arte sua, ne accompagnava lo studio colla ricerca di quelle nozioni, che derivando dalla Storia e dalla Fa- vola , convenientemente l'ajutavano nel cammino dell'umane lettere; in cui (lasciali una volta i giusti ma troppo ripetuti lamenti di Ovidio) posto il piede nelle Metamorfosi e nell' Eneide, non è più che un paese d'incanti. Or qui sorge una considerazione; la quale ci conduce a rittetlere quanto profonda fosse la sentenza degli antichi Nosce te ipsum, derivata dalla somma diOìcollà d'avere una piena e intera cognizione di se stessi . Narra il Viviani d'avere inleso dalla sua bocca sovente, che se a cjuella età gli fosse stato permesso di scegliere uno stato, eletto avrebbe di farsi pittore. Ma la paterna volontà (spinta dal bisogno) destinandolo alla medicina, salvò il mondo dal pericolo di restare ancor nelle tenebre, dando all'Arte in compenso un mediocre pittore di più. Misero cambio; se la Provvidenza non l'impediva. Ma, compiuto il corso delle umane lettere; e posto il piede in Pisa, si trovò nella gran via, senza timor di smarrirla. 278 Versalo nell'esercizio «li tanl'Arli; e cogli orecchi assuefalli ai moJi del bello stile (ili cui si grnndi maesUi, e ad un tempo sì gelosi furono i noitri maggiori) Galileo Galilei, compiuto l'anno diciottesimo dell'età sua, giungeva in questa Università nel Novembre del i58i: èra memo- rabile, e per i nemici della fdosofia da segnarsi tra le nefaste. L raro che un giovine di qualche speranza , o non venga racco- mandalo al patrocinio, o da se stesso non rivolgasi alla protezione e alla familiarità di qualche Professore. Né di rado è avvenuto, che dal- l'appressarsi di un giovine a questo, piuttosto che a quello, ne sia deri- vata la sua buona, o mala sorte, negli anni avvenire. Fortunato il Galileo; il quale appena qui giunto, cattivar si seppe il favore dell' uomo, che in compagnia del Mercuriale formava l'onore di questo Sludio! Era esso Jacopo Mazzoni da Cesena, slato l'amico di Torquato Tasso (che allora da due anni languiva prigione); uno dei fdosoG più solenni di quell'età, fia i pochi, e forse il solo, che ciecamente non credesse, o giurasse sull'autorità d'Aristotile. Aveva egli sì prodigiosa memoria, che come avveniva con Ennio Quirino ^'isconli (il quale ricordar qui mi piace, acciò riconduciate il pensiero all'uomo che rappresentò la gloria italiana In quella Gallia (/j) d'ogni vanto altera ) interrogar non potevasi di cosa, ch'ai non sapesse, o che non indicasse i fonti dove apprenderla. Nei familiari consorzj ( che dalla cattedra non si sarà forse allen- tato il Mazzoni) debbe avergli presto fallo comprendere, che ligio non era come i suoi Colleghi alle Aristoteliche dottrine: e questo al gio- vine bastò, perchè si rivolgesse di proposito ad esaminarle. Ma qual esser dovè la sua maraviglia, quando in esse rinvenne tante incomprensibili oscurità! quando Irovò falsi ed insussistenti tanti assiomi da tulli creduli infallibili ! Colla forza del suo raziocinio, potè dunque concludere che le scuole indicavano, e che i discepoli tenevano una falsa strada: che n'era un'altra da trovarne, la quale conducesse allo scoprimento del vero: che l'autorità doveva cedere al giudizio della ragione: e deter- minò quindi contro agli assiomi di Aristotile, di porre ad esame Pla- (4) Paiini. 279 Ione. E fu qiieslo il primo passo, per la scoperta d'un nuovo mondo nelle sconosciute regioni della Sapienza. Considerala l'età sua, questo passo fu da gigante. Voi sapete che Aristotile in quei tempi non era una Potenza, ma un Idolo: che esaminarne i dogmi tene vasi per irriverenza; l'impugnarli sa- crilegio: sicché quanto era maggiore il pericolo, tanto più debhe ammi- rarsi l'ardimento del giovine, a cui dobliiamo clie ora sia Verità quel eh' è vero. Preso in mano Platone, stabil'i di proceder sempre nella novella via, CoU'ajuto d'una |)arola ; e questa parola fu Esperienza. Né tardò molto eh' eblie a farne luminosissima prova. Intendete tulli, ch'io parlo del- l'oscillar d'una lampada che gli apparve nella Cattedrale di questa città . Poca fa^'illa gran fiamma seconda, cantò il sommo Poeta; e noti vi sono gli efletti che ne derivarono: sic- ché può riguardarsi quell'atto, come il sassolino da cui fu rovesciato il colosso, che da tanti e tanti anni aduggiava coll'ombra tutto l'umano sapere . Conduciamoci dunque per un istante, o Signori, a quella memorabile età: e scorriamo insieme quest'Aule, che in breve si apriranno agli utili vostri consessi . Siamo all'anno i583. Porgete le orecchie al profluvio di vuote riso- nanti parole che a vicenda si riversano da quattro cattedre di filosofìa. Udite le false conseguenze, che si deducono da falsi principj . Considerale i discepoli intenti ad udirle: i più valenti, subitamente ad apprenderle: i più timidi a notarle; se non che uno solo, da un canto, cogli occhi cogitabondi, ma colla fronte elevala, non fa verun segno di accordo nel concerto comune. Chi mai detto avesse a qne' tronfl Archimandriti del Toscano Peri- pato: Vedete voi, colaggiù, quel giovine non ancor quadrilustre, a cui non degnate di rivolgere un guardo benigno? Quel giovine caccerà dal mondo le larve della vostra falsa sapienza . Di voi non resterà pur l'om- bra del nome. E in questo luogo medesimo, dove con tanto orgoglio in- segnaste, tutto sarà divenuto per voi silenzio, dimenticanza, oscurità, quando il suo Simulacro s'inalzerà maestoso, venerabile, solo; come sorge la gran Piramide nel silenzio e nella vastità del deserto . Questo è quello, che avviene oggi, alla vostra presenza, o Signori; 280 avviene fra i plausi Jella cillà intera, che vi vedete d'intorno; avviene nel giorno memor.ibile , che apre il corso dei vostri dotti consessi : pei" Io che nutro ferina speranza , che possa esser questo giorno e tbrs' anche qualche mia parola una delle più care e soavi memorie nella vostra lunga, felice ed onorata vecchiezza . Trovato l'oscillar della Lampada, conveniva farne l'applicazione. ÌL poiché nel giovine si manifestavano due tendenze, una per vo- lontà prepotente del padre, alla medicina; l'altra per insuperabile incli- nazione della natura verso le fisiche Scienze: si mostrò la vastità di queir ingegno sovrumano, nell'applicazione della sua scoperta si all'una come alle altre . CoU'egualità delle vibrazioni d'un corpo, appeso a una corda che oscilla, misurò la frequenza dei polsi degli ammalati: e sagacemente in- ventò poscia quella semplice e regolar misura del tempo, per mezzo del- l'oscillazione del pendolo, che segna le ore in tutta la terra. E come se ciò poco fosse, sapete ciie di quella si valse in varie esperienze e misure di tempi e di moti: che l'applicò alle osservazioni celesti: e più direi, se il dire a Voi troppo su quanto si ampiamente sapete, in me parer non potesse arroganza. Era dunque dritto, che un monumento sorgesse al grand'uomo, nella città stessa, dove oscillò quella Lampada; da cui partiva la luce, che illuminò l'Universo. Tornato da Pisa, dopo il secondo suo anno, ricco di questa im- mensa Scoperta , ma povero di beni, come è nolo: chiese un posto di grazia (5); e pur non l'ottenne! Cosi lo avvertivano gli avvenimenti, che se negli scritti del filosofi se ne legge la sentenza, nei casi della vita civile ricorre anco troppo sovente la prova, che non il merito, ma la Fortuna è la signora del mondo . Continuava intanto anche in Firenze, nei mesi dell'estate, ad ornar sempre l'ingegno; mentre studiava la medicina per necessità. Ma tratto però dalla veemenza della sua anima dove la natura il chiamava, rivol- gevasi alle matematiche e ne facea, di nascosto al padre, il prediletto suo studio. Lontano il buon Vincenzo dall' immaginare a quali sublimi destini doveva inalzarsi il figliuolo, non con spiedi e lance come l'A- riosto cantò, che cacciavalo il padre a svolgere i Testi e le Chiose; (5) Di quelli, che i Francesi cHiamano Bourscs. 281 bensì colle avvertenze, i consigli e le preghiere spingevalo incessante- mente allo studio di quella scienza, che utile credea maggiormente per lui . INIa non si vince, come dicevano gli antichi, l'influsso della propria stella. Fu pittore Ciuiabue, fu poeta l'Ariosto; a dispetto del padre. Vedremo avvenir lo slesso al Filosofo nostro; e considereremo che le contrarietà medesime, le quali s'incontrano nella scelta d'una scienza, o di un' arte, giovano a farla amare, e a farla più tenacemente colti- vare, di quel che fallo non si sarebbe senza opposizione veruna. Frattanto parca, che tulio in lui cospirasse per formarne uno de' più adorni e compiuti, e quindi dei più ricercati ed applauditi seguaci di Ippocrate . Favellava egregiamente; scrivea versi non ineleganti, ( il che suole pressoché sempre andare innanzi allo scrivere con eleganza la prosa) era dotto nella latina, versalo nella greca favella: e a quesli ornamenti del- l'ingegno si univano le doli della persona. Di giusta statura, con fronte elevala, con occhi vivissimi, di aspetto giocondo e giojale, libero nei moti, e facilissimo nelle maniere, cono- sciuto appena, ispirava la più gran simpatia. A lutto questo aggiungevasi un umore scherzoso, e spogliate le sembianze di quell' accigliala severità, la qual molte volte rende odioso peiTiuo il sapere, s'i che si ripelerebbe quello, che in altro senso scrivea Giovenale: . ... si curn magnis virlutìhus affers Grande superciliuin .... .... ciim tota Cartilagine migra . Con tali doli s'intenderà facilmente come da ogni grado di persone iosse amalo, ricercato ed accolto. Ma questa non era che la scorza del Filosofo nel sociale consorzio. A ben più alli concepimenti quella gran- d'anima si rivolgeva in segreto. Con un piccolo Euclide alla mano, facile a nascondersi, e tenuto mezzo aperto, all'ombra di un gran volume di Galeno, che sopravve- nendo improvvisamente il padre ricoprir di subito lo potesse; fece s\ rapidi progressi da sé studiando la geometria, che Ostilio Ricci da Fermo ( il qual n'era al segreto, perchè spiegati glie ne avea gli ele- menti ) dovè maraviglialo con elìlcacissime ragioni persuadere a ^'ia- cenzo di lasciarlo finalmente in libertà! 36 282 E come l'Arioslo ei l'ottenne . Sollevato allora da un gran peso , e gettando Galeno alle Geinonie, con tale ardore si diede allo studio delle matematiche ; che ( legata corrispondenza coi geometri più solenni del- l'età sua, ricevendone lodi e incoraggimenti ) potè a venticinque anni, cosa straordinaria in quei tempi, esserne eletto Professore in questa Università. Se lieto allora ei ne fosse, lietissimo il padre, glorioso il Mazzoni; e se plauso facessero gli ammiratori e gli amici non è da dirsi: ma saranno brevi i suoi vanii, e il magistero più breve. Le condizioni dello stato sociale in quel tempi si possono più fa- cilmente compiangere, di quello che comprendere agevolmente si pos- sano da chi gode il frutto della giustizia e della moderazione dei presenti. E che valse al grand' uomo di cominciare le sue esperienze dalla ca- duta dei gravi , da cui venne la creazione della scienza del moto? Che gli valse, quando le ripetè dall'alto del campanile di questa cattedrale che Professori e F^ilosofi, e per testimonianza del Viviani, la Scolaresca tutta in gran folla concorresse ad ammirarlo a ad applaudirlo? Non era scorso peranco un triennio, che dovè chieder commiato, e partire. Qual ne fu la cagione? L'invidia. Né su di essa occorrerà far per ora parole, come di cosa, che in tutti gli scritti si aborre; in lutti i discorsi si accusa; e pressoché in tutte le azioni si rinnova. La verità detta con aperto animo a chi gliela richiese, sul mal uso d'una macchina inventala da Don Giovanni de' Medici fratello na- turale del Granduca, gli trasse Iodio di quel potente. Gli emuli ne profittarono; non mancarono le adulazioni; s'inventarono le calunnie; si suscitarono le ire: e alla vendetta della ignoranza fu sacrificato il Filosofo. È vero ch'alia prova della macchina, più grandi comparvero gli orecchi di Mida: ma che prò? La gioventù Toscana perdette per di- ciotto anni, cioè per quattro generazioni di scienza, tutta quella istru- zione, che in altri lidi ricevettero dalle sue labbra più fortunati di- scepoli . La Repubblica di Venezia, che malgrado dei vizj inerenti alla na- tura della sua Costituzione, l'Alfieri chiamò: Del senno uman la più longeva figlia, con maggiore stipendio di quello, che godeva in Pisa, lo condusse a 28.» Lettore «li mntematiche nella Padovana Università. Gli amici partir lo videro con dolore; gli ammiratori con rammarico; i (Colleglli con gioja: il Governo con indill'erenza . Ospiti Illustri, e qui uniti sotto gli auspicj generosi di un ilhi- minato Sovrano; Noi sapete quello che Tacito impone agli Scrittori dei Principi viventi. \ oi chiamo dunque in testimonio, che non mac- chio di adulazione il mio discorso, se a sua grandissima lode alta- mente dichiaro che sotto il regno di Leopoldo II, il Galileo non sarebbe partito. E questo è il luogo di scendere a parlai-e d'uno Scritto, che la sua gran fama, nel terminar dello scorso secolo trasse in luce dalla di- menticanza, in cui meglio era che rimanesse sepolto. Intendo delle Considerazioni sulla Gerusalemme Liberata del Tasso. Esse, quali sono, mostrano acutezza, critica e dottrina, ma sono ugualmente il più delle volte ingiuste, spesso animose, talvolta in- solenti . Molto a lungo su tal materia potrebbe discorrersi: ma non è que- sta né la circostanza, né l'aspettazione, né il tempo: sicché, riducendo in breve quello che a dirsi è necessario, comincerò dall' impugnare quanto il Monti ne scrisse, riferendole agli ultimi suoi anni . Troppo importa il lavarlo da una macchia, che gravissima sarebbe, se non lo scusasse la gioventù. Furono scritte nel iBgo, e quando il Tasso era libero (6). Ciò premesso, in primo luogo dirò, che fatte furono per suo uso proprio e particolare; non destinate alla stampa: e ciascuno intende che non può ad uno scrittore intentarsi pubblico processo de' suoi pri- vati pensieri. In secondo luogo, troviamo, che quando nel i64o, con più ma- turo giudizio, egli scrisse dell'Orlando e della Gerusalemme al Rinuc- cini, si mostra tanto savio critico e ragionatore assennato; quanto e passionato e sprezzante nelle Considerazioni . Farò in terzo luogo riflettere che, innegabile essendo aver già co- minciato nel iBgo la cattiva scuola del Marini: egli tentava inculcando Io studio del purgato stile dell'Ariosto di allontanare, o rilardare al- meno la irruzione del iàlso gusto, che minacciava l'Italia. (6) Veggasi Proposta, T. I, pag. xxxi, e Venturi, T. I, pag. 9. 284 Restano le animose frasi , e gli insolenli sarcasmi contro il gran- J'Epico; quello, che superò Virgilio ed Omero nell'ordine; che li emulò nei caratteri; ed a cui fu dato, sopra a lutti i poeti del mondo, di riunire in Clorinda quanto gli uomini han più di soave, tremendo, ed arcano, l'Amore, la Religione, e la Morte. E da questo ancora difendere il Galileo si potrebbe, risalendo all'o- rigine vera. Essa fu il dispello e lo sdegno, pel disprezzo dal Tasso mo- strato verso i Poeti (7) Toscani, in una stanza poco nota, e che savia- mente poi tolse dalla Gerusalemme. Non per questo assolvere lo voglio: e concedo di buon animo ch'egli pagasse in quelle Considerazioni un tri- buto all'umana natura. Verso la line del iSga, riverito giungeva ed acclamato alla nuova sua cattedra . Kapidamente, (perchè i più felici della sua vita) per lui passa- rono gli anni, nei quali a Padova si trattenne, insegnando, facendo esperienze, scrivendo. I Trattati di Fortificazione dettati a richiesta della Veneta Repubblica; indi quelli di Meccanica, di Gnomonica e di Sfera, non furono che preludj. Ben altro ritrovato fu quello, dell' Istrumento, con cui distinguere e indicare i più piccoli gradi delle mutazioni di caldo e di freddo; e del- l' invenzione del Compasso Geometrico; e quello d'armare la Calamita: ma non basta. Occhio più acuto della lince, e ingegno più che umano si richiedea quando nel 160^, all'apparire di nuova stella, nella Costella- zione del Serpenlario, la mostrò fuori della regione elementare (contro l'Aristotelica dottrina) e molto al di là dei Pianeti (8). Queste utili, mirabili, e imprevedule scoperte accrescevano ogni giorno più verso di lui la stima, la venerazione, il rispetto. I Principi della Veneta Repubblica non solo, ma molti e molti fra gli stranieri, si conducevano ad udirlo; e presi moslravansi da straordi- nario incanto, allorché disceso dalla maestà della cattedra, dove per- (7) È la Stanza, clic comincia : E ciò sarà ne' secoli maligni, clic può vedersi fra le rifiutate del Canto XV. (8) Viviani. Si noti che non intendo di render conto di quanto fece il Galileo rispetto alle Scienze, che coltivò: molto meno di farne un Elogio: ma di accennare le principali scoperte, ugualmente che i fatti più memorabili della sua vita, e quelli spe- cialmente più adattati alla circostanza . 285 messo non era che il lingunggio liionfale dei Latini, s'inlerleneva co' suoi discepoli nella canora lingua dell'Arno . l£d in questa, colla occasione di esporre i proprj pensamenti in giu- ste, chiare, precise, e ben accomodate parole, si apri la via per creare il vero linguaggio della scienza; linguaggio, che usato ed accresciuto da' suoi famosi discepoli, serve anch'oggi di modello per le varie tratta- zioni dei dotti . E in ciò gli furono sommamente d'ajato gli studj letterarj, che tanto facilmente si trascurano da chi alle lettere per professione non si dedica; ma che tanto giovarono e giovano sempre anche alle scienze più gravi, come non pochi tra Noi ne han dato in Italia l'esempio . Nò parlerò della censura e dell'insolenza del Capra, che a sé volea trasferire l'invenzione del Compasso Geometrico: essendone rimasto l'impostore colla vergogna e le beffe. E vero che dolente se ne mostrò da prima il grand' uomo; e che ne versò nelle carte il rammarico: ma dovè poi riilettere che questa è la crudele ina necessaria condizione, a cui debbano assoggettarsi le grandi anime: d'esser cioi tutte fuoco, per esalar le fiamme negli scritti; e mo- strarsi di gelo alle insolenze, ed ai pomposi sofismi dei tristi . Fortunali quegli uomini, che han la forza di modificar la loro natura! Tante mirabili scoperte, tante osservazioni, tanti studj avevano già di che dar nome ad una schiera di matematici, non che ad uno solo; al- lorché s'intese da un capo all'altro d'Europa, annunziare la scoperta più stupenda, come anche la più incredibile. Ed eccone, in parole bre- vissime, il modo. Udì per caso il Galileo, che da un Olandese, riuniti insieme due vetri, guardando ad essi per traverso, si eran vedute ravvicinare le di- stanze. Com'è solito degli spiriti eminenti, d'indagar le naturali cagioni di effetti straordinarj , medita la notte su quella notizia; nel giorno di poi compone l'istrumento: nei cinque seguenti lo perfeziona; e nel set- timo lo arreca trionfante in ^ enezia. Ed in vero qual città riguardarsi potea come più degna di offrire ai cristalli (che forzavano gli oggetti ad avvicinarsi) le sue lontane e disparate maraviglie? Dall'alto del campanile di S. Marco (al mover del magico tubo, che or di qua, or di là s'aggirava) e i Marmorei Murazzi opera degna di Roma; e il Lido colle navi prossime a posarsi, o pronte a far vela; e l'incresparsi della marina, e il Sol che tremo- 286 Illudo vi brilla; e le sparse isolette d'intorno e le barche sempre in molo che lor faiino corona; con ammii'azioiie tutta nuova e sempre crescente, venivano a posarsi nell'orbita del doppio cristallo; finché, volijendolo più da vicino, vi trionfavano i portenti della Italica Ar- chitettura, elle nella bella Vinegia vince si spesso la Greca. Stupivano e dotti ed indotti, e Senatori e Cittadini: e plaudiva la moltitudine, che al suo discendere dalla sacra torre, lo riguardava poco meno, che una Divinità. Ma che sono le maraviglie della terra, di contro a quelle del cie- lo? \ olge il suo strumento alla Luna? e la riconosce di superficie in- eguale, piena di prominenze, come di cavità, a somiglianza della terra. Scorre la via lattea, e le nebulose? e le scopre una congerie di stelle lisse. Altre innumeral>ili ne discerne incognite e sparse per l'immenso azzurro del cielo: Saturno gli appar tricorporeo. Venere falcata; finche arrestandosi all'Astro, dove l'Alighieri pose quei beati spirili, che già, prima Che salissero al del far di gran voce, Si eh' ogni Musa ne sarebbe opima : «l'osservò corteggiato da quattro stelle, che gli si aggiravano (9) in- «. torno, per orbi determinati e distinti »; stelle, che dimenticando, come fan le grandi anime, l'ingiuria ricevuta nella sua ritirata da Pisa, chiamò con eterna fama Pianeti Medicei. Scossa l'Europa intera all'annunzio di tante novità; chi da primo v'ebbe ripugnanza; chi restò nell'incertezza; chi cauto apparse a con- tradirle con iscritture private; chi temerario insorse con pubbliche; chiamando sogni, delirj e vanità, quanto poi credere dovettero senza restrizione, confusi, e spinti dalla forza di ripetute esperienze. Ma perchè l'ostinazione sormonta spesse volte anco l'evidenza più manifesta ; non mancò taluno, che per negar l' esistenza di quello che gli altri vedevano, ricusò di guardare. A questo tempo appartiene l'in- venzione anco del Microscopio. Dato a quelle stelle il nome di Medicee; e dedicato a Cosimo II il Nunzio Sidereo, che ne descrivea la scoperta ed i movimenti; ragion voleva che si cercasse di riparare all'antico fallo; e si richiamasse m Toscana il grand' uomo. Glie ne fu dunque inviata l'oflerta. (9) Viviani. 287 Da ornai Jiciollo anni liguaidalo egli era come l'onore della Pa- dovana Uni versila, come decoro delle Scienze, come cittadino della N'anela Repubblica, che lo teneva per figlio. Ma, l'aura che si è respirata nella nostra infanzia: gli oggetti che per la prima volta si oll'ersero ai nostri occhi; i suoni che primi feri- rono i nostri orecchi, ritornandoci di tempo in tempo a memoria, talmente il cuore n'accendono di aO'elto per la terra natale, che presi ci sentiamo e trascinati da irresistibile incanto. Stabili dunque d'ac- cettarne l'oirerla, e consapevoli ne fece gli amici. Invano un uomo savissimo, del quale nei primi suoi anni era stato precettore, Francesco Sagredo patrizio, cercò distoglierlo, essendo, gli scrivea, le cose nuove incerte e dubbiose: aggiungendogli nell'effusione del cuore, che nel mar tempestoso, ch'egli andava a percorrere, nes- suno «polca promettersi di non essere dai furiosi venti dell'emulazio- « ne, travaglialo almeno se non sommerso (io) ». Parole sventuraia- menle profetiche; ma come quelle della finta Cassandra, per fatalità non credute. VA ahi! quante volte il Filosofo dovè poi ridursele a mente; e sull'Arno invidiare la Brenta; e nella solitudine di Arcelri rammentar l'attenzione dei discepoli, e la frequenza della moltitudine, e l'ambi- zione dei Principi stessi, che viaggiando in Europa, non dimenticavan mai di scendere a Padova, per istringere quella mano, la quale avea fabbricalo gli strumenti, che rivelavano i segreti del cielo (• i) • Altamente della sua partenza e si adontarono e si dolsero i Vene- ziani: che tre sentimenti diversi di cordoslio si riunivano in loro: l'a- marezza d'essere abbandonali: il dispetto d'esser posposti: la certezza, o il timore almeno, che avrebbe in patria incontrato la sorte di Dante, o di Michelangelo: di Michelangelo, io dico, il cui mirabil Davidde, ap- pena scoperlo, e biasimalo dagl'invidiosi, fu fatto segno ai sassi della moltitudine folle ed ignara: obbrobrio poco nolo, ma non però meno vero (12). Larghe furono le condizioni, colle quali fu richiamato in Firenze (10) Nelli, pag. 266. (11) Nelli, e Viviani. (12) Si nova la narrazione «li questo fatto al Voi. VI, anno 1501, delle Storie Fiorentine di Marco Parenti MSS. nella Magliabcchiaua. 288 il gran Filosofo: molte le accoglienze, precedute dal donativi: che il Granduca Cosimo li era d'indole benigna, e lo riveriva ed amava. E nell'aHetlo e nella stima concorreva Curzio l'iccliena, che reg- geva i pubblici alFari, uomo di Stato e di Lettere, non geloso della sua gloria: e la Barbara degli Albizzi, che colla avvenenza della persona e colle grazie, compensava la mediocrilà del poetico ingegno: e il Cieco Strozzi elegante e puro scrittore: e il Rinuccini valentissimo nella Lirica drammatica; i quali tutti fecero a gara per accarezzarlo ed applaudirlo. Parvero dunque in Firenze riaperti al suo giungere i giardini di Academo. Nuovo Platone ei presedeva ai banciietli; e alle giovani donne insegnava come adornare lo spirito: agli studiosi di filosofia come cercar la verità coU'esame: ai pittori, come dirigere la composizione e armo- nizzare il colorito; ai poeti ripeteva che Io stile è arte, né vi ha poesia senza stile: agli oratori che vana è la facondia, senza la chiarezza e la forza: ai musici, che le note accompagnar debbono e non dirigere l'e- spressione della parola: mentre avvolte nelle paterne melodie godeva di udire da' suoi discepoli le grandi scene della Divina Commedia: sicché ac- compagnate dalla musica, più grandi e maestose apparivano e l'efferata disperazione di Ugolino, la profonda querimonia di Pier delle Vigne, e il melanconico e direi quasi soave dolor di Francesca (i3). Tacquero almeno per poco, e per poco dal macchinar si ristettero gli emuli suoi: lasciarono che, preceduto da molta fama nel seguente anno a Roma si conducesse; che con molto favore vi dimostrasse le sue scoperte; che i più increduli si ricredessero; che con onori grandissimi ricevuto fosse tra i Lincei: e per maggior trionfo, che il Cardinal Bar- berini scrivesse versi latini in sua lode (i4)- Ma tutto ciò che gli valse? Gli antichi, che avvolsero le morali verità nelle vesti della Favola, ben avrebbero potuto attribuire i cento occhi di Argo all'Invidia. Essa Te- glia sempre, né si addormenta giammai. Non fu appena tornato a Firenze, dove fece pubblico il suo Di- scorso, « intorno alle cose, che stanno sull'acqua, o che in quella si mo- te vono»; che già era preparata la guerra: le armi apprestate e scelti i capitani; e ( poiché la guerra era a parole) pronta la raolliludine ad ac- correre e schiamazzare, come gli augelli notturni all'annunziarsi del Sole . (13) Vincenzo avca posti fjuc' luoghi in musica. (H) Tiovansi nell'edizione di Bologna, e nel Venturi, T. U, pag. 81. 289 Primo fu col suo libcreolo un Corresio greco: a lui succedette un lungo discorso apologetico d'un Lodovico delle Colombe: e al delle Co- lombe venner dietro non meno nojose considerazioni d'un Vincenzo di Grazia . Delle Colombe! Vincenzo di Grazia! Corresio! Trovasi alcuno tx'a Voi die abbia studiato i loro scritti? che abbia in memoria uno solo dei loro argomenti? anzi che si sovvenga pur, dove stampali furono la prima volta i nojosi ed insolenti lor libriciattoli? Ebbene, erano essi gli osti- nati persecutori del grand' uomo . Misera condizione degli spiriti emi- nenti! Cotesti sciagurati eran pure uditi, applauditi e protetti! E prova ne sia, che un più sciagurato di loro, diMio per ischerno Pippione, dettate avendo le sue stoltezze in latino , furono immantinente non so, se con istoltezza o iniquità maggiore, Iradotte in italiano: e da chi? da un tal Monsignor d'Elei, Provveditore indegno di questa Università. E come se piccola fosse slata tanta vergogna, ei ne olFn la dedica alla Gran- duchessa Maddalena, che l'accellò . Questo dovea mostrare al Galileo quale avvenire gli sovrastava ; ma sventuratamente era tardi . Rispose alle opposizioni il Padre Castelli, stato già suo discepolo: vi aggiunse il Filosofo le sue postille: le ragioni erano evidenti: la ve- rità trionfante; ma che valse ella mai, contro gli odj, la rabbia e la malignità? Or contro gli odj e la malignità; contro l'ira, che deriva, o derivar può molle volte da falsi supposti, e da mal riferiti giudizj ; con ragio- ne, dai Savj dell'Alemagna istituite furono queste annuali Scientifiche Radunanze; di cui date oggi, o Signori, nella citlà nostra per la prima volta l'esempio. Cosi gli uomini fra loro avvicinandosi, e la mano strin- gendosi, e perdonandosi scambievolmente i difetti, pur troppo inerenti all'umana natura, sembra che ( posando il piede nella terra eletta all'a- michevol consorzio ) seco portino la condizione di tributare la slima debita all'opere, dove i pregi superano i difetti; e rendere alta e generosa giustizia, dovunque apparisca il sapere ed il merito. Abbastanza l'Italia grandi e nioltiplici esempi ebbe omai del con- trario! Le indagini, le ricerche, le osservazioni, gli utili ritrovati, e quanto in una parola forma lo scopo delle scienze tulle, da qui avanti ot- tener dovrà quella dovuta porzione di lode; che la malevolenza baslò per contrastar tante volte ! 37 290 , Quanto minor numero di letterarie ingiustizie nella storia si legge- rebbe, se più antico principio avesse avuto questa benefica istiluzione! Quanti meno dolori avrebbero ricevuto le anime troppo delicate, oll'ese da ingiuste ed aspre censure; non sapendo, come un vecchio soldato, sostener animosi nelle guance il ribrezzo della bufera. E poiché ( come Tullio insegnava, e il Galileo dava l'esempio ) le Arti, le Scienze e le Lettere hanno un tal qual vincolo di cognazione fra loro; non si sarebbero in Italia vedute le ccandalose dicerie del Castel- vetro e del Caro: il Mecenate dell'Ariosto, temenc'o un pronto e severo giudizio, attentato non si sarebbe di balestrare quel turpissimo scherno : gì' Infarinati e gì' Inferrigni avrebbero assai riflettuto, innanzi di chiamar la Gerusalemme un dormentorio di frati: il Bettinelli vergognato si sa- rebbe di scrivere le ^"irgiliane, il Mollo la parodia dell'Alfieri : e taccio di altre ingiustizie a noi più prossime, per risalire al delle Colombe, al Corresio e al di Grazia, che in mezzo di Voi, non che insorgere contro un Galileo, non avrebbero osato d'alzar le palpebre. Così non avveniva in quei tempi infelici: e dietro ad essi, si accre- sceva ogni giorno il numero de' suoi nemici e contradittori . Vennero quindi in campo e un Pomorance professore di fdosoGa, e un Paparoni di fisica, nomi dimenticati, disprezzati, sepolti: veri Lilliputti attorno ai pie d'un gigante. L'iniquità solo dei tempi obbligar poteva il grand'uo- mo a udire le loro ciance, e condannarlo a ribatterle . Ma perchè dovesse prostrar l'animo a queste ree controversie; non tralasciava di cercar sempre, e di ottenere nuovi resultati dalle antiche scoperte, come d'indagarne delle nuove. Trovò dunque verso questo tempo, che delle macchie apparivano nel Sole, e ne scrisse: inventò poscia un nuovo Occhiale per la naviga- zione: come per essa, investigato avendo varj accidenti nei Pianetini di Giove, si propose di applicarli a determinare le Longiludini: scoperta immensa ed inapprezzabile: le cui Tavole continuate non poterono da lui condursi a termine; ma, coll'ajuto di chi venne di poi, servirono fino allo scorso secolo di norma e d'ajuto ai navigatori . Le censure però sulle Galleggianti, e altri che susseguirono sulle macchie Solari, non eran che i primi principj della guerra, la quale a morte ornai dichiarala gli avevano i suoi crudeli nemici . Udendo essi come dispulava sovente sul Sistema Copernicano; sa- pendo che fino da Padova ne aveva scritto al Keplero e al Mazzoni; 291 Gdali nel senso letterale delle sacre Scritture, pensarono d'aver trovalo la via di ruinarlo; né s'ingannarono . Cominciò il Padre Caccini,che dal sacro pergamo ( da cui non debbe annunziarci che la divina parola )osò designarlo con insolenza. 11 Galileo n'ebbe scuse dal Generale dell'Ordine (iB): né d'altro si parlò per allora. INIa quando egli scrisse una Lettera al Padre Castelli, e due quindi a Monsignor Dini sul Sistema Copernicano (16); e quando poi lece pubblica l'altra famosa a Madama Cristina: lacerandola e dilaniandola i suoi ne- mici, egli credè bene di sottoporre le sue dottrine alla Censura Roma- na (17), che per mezzo del Cardinal Bellarmino gli fece rispondere, e n'ebbe carta da lui sottoscritta, che la Dottrina Copernicana non polca né tenersi, ne difendersi . Ciò avveniva ai lem pi di Paolo ^ . ^'oi, tulio questo sapete: come sapete ugualmente, che nel i6a4 passando il Cardinale IlohenzoUer di Firenze (18), gli fece intendere che il Cardinal Barberini, « assunto alla tiara sotto il nome di Lrbano Mll, (15) II Padre MaialTi, Generale dei Domenicani, scrisse al Galileo ne' 10 Gen- najo 1C15: « Dello scandolo seguilo ho inteso infinito disgusto, e tanto più che l'au- « tore u"è slato un frate della mia religione; perchè, per mia disgrazia, sto a parte « di tutte le bestialità che posson fare e che fanno trenta o fjuaranta mila frali. An- « cora che io sapessi la qualità dell'uomo attissimo a essere smosso, e le condizioni di • chi l'ha forse persuaso , ad ogni modo non avrei credulo tanta pazzia > ec. Venturi, T. I. pag. 21!). (IG) Monsignor Ciampoli cos'i scriveva al Galileo, nei 28 Febbrajo 1613: « Il € Cardinal Barberini (poi Urbano Vili) il quale, com' ella sa per esperienza ha sempre « ammirato il suo valore, mi diceva jerisera che stimerebbe in queste opinioni maggior « cautela il non uscire dalle ragioni di Tolomeo, o del Copernico, o finalmente che non « eccedessero i limili fisici, o matematici » ec. E Alonsignor Dini gli rispose: a II Signor Cardinal Bellarmino mi disse sponla- € neamentc queste parole: Delle cose del Signor Galileo non senio che se ne parli più: € e s'egli seguiterà a farlo come mcUcmalico , spero non gli sarà dato fastidio .... ib. pag. 220-21. (17) V'cggasi per tutta la storia di questi avvenimenti preliminari il Venturi T. I. pag. 257 e segg. , premettendo per altro ( ib. pag. 220 ) clie il Ciampoli scrisse al Galileo ne' 21 Marzo , anno stesso : i Sono stalo questa mattina con Monsignor Dini t dal Sig. Cardinale del Monte, il quale la slima singolarmente e le mostra affetto « straordmario . S. S. Illustrissima diceva di averne tenuto lungo ragionamento col Si- € gnor Cardinal Bellarmino, e ci concludeva, che qu,indo ella tratterà del Sistema € Copernicano , e delle sue dimostrazioni ( senza entrare nelle Scritture . . . . ) non ci • dovrà essere contrarietà veruna » ce. (18) Venturi, T. Il, p. 178. 292 c< ginndissima venerazione portava alla memoria di Niccolò Copernico»: e gli n^giiinse, avere Io slesso Pontefice (cosa confennatiiLjli poi dal P. Castelli (ig) ) pronunzialo circa la condanna dell'opinione Copernicana queste solenni parole : ce Non fu mai nostra intenzione: e se fosse toccato c< a noi, non si sarebbe fatto quel Decreto >j. Aflìdatosi a tali notizie, il Galileo prose a scrivere i Dialoghi celebri sul sistema del mondo, ciie prima riveduti e approvati; e quindi condan- nati e proscritti lo involsero in un mar di sventure . Le minute particolarità di quella controversia dolorosa sono più proprie del Biografo (20), che dell'Oratore: ma fermandomi sui resultati, mi basterà di stabilire due grandi verità; per le quali soffrite che invochi tutta la vostra attenzione . La prima si è, che ( quantunque il Galileo persuaso fosse della verità del Sistema Copernicano ) considerando l'infelicità de' tempi suoi nell'u- niversale ignoranza; non avendo in mano la forza per costringere le Dienti, ma sperando ciie i progressi delle nozioni astronomiche avrebbero mostrato la fallacia delle opinioni di Tolomeo; riflettendo in fine, che non trattavasi d'una dottrina, da cui derivasse un grande assioma di morale, né da cui dipendesse il ben essere degli uomini : savio com'era, non prese mai a sostenere e difendere la Dottrina Copernicana come tesi, ma ne trattò come ipotesi sempre. E qnesto è un fatto impugna- bile, perchè si prova non già con deduzione di argomenti lontani, o in- certi ; ma coli' espressione chiara e semplice delle sue stesse parole . E queste furono, ( nella Prefazione dei Dialoghi ) che intende di procedere in pura ipotesi matematica : e nella Lettera, ch'egli scrisse al Maestro del Sacro Palazzo; quando sottopose il suo INIS. alla Romana censura « d'esser pronto a nominar quei pensieri col titolo di chimere, « sogni, paralogismi, e vane fantasie: liineltendo e sottoponendo tutto ce all'assoluta sapienza e certa dottrina delle scienze superiori » (21). Dopo la qnal diciiiai-azione, allnraente proclamata innanzi la pub- blicazione dei Dialoghi, e che fu l'ultima, prima della sua chiamala in Roma; nessuno, che abbia sano intelletto, potrà mai asserire, e mollo più (19) Venturi, Tom. II, pag. 115. (20) Se avrò tempo e vita mi propongo di scrivere un Saggio sulla Vita civile di Galileo. Per ora mi limito a rimettere i mici lettori ai Documenti pubblicati dal Venturi, T. II, pag. 110 a 200. (21) Venturi, T. II, pag. 115. 293 accagionare potrà la bell'anima, e l'ingenuo carattere del Galileo, li'cs- scisi disdetto; molto meno d'avere abiurato: perchè uno disdirsi iioo può di quello che non ha mai dello, nò abiurare una doiuinn, che non ha uKii sostenuta. Si lascino dunque queste frasi al volgo indotto; o alla gran uioliitudinc dei dotti volgari; che le storie non leggon col senno, ina ne sfiorano cogli ocelli la superficie . Quando fu ciiiamato in Roma dinanzi al Tribunale Ecclesiastico ( a render conto più dell'intenzio- ne (22), che del senso letterale de' Diulogiii ) ripetendo egli che inten- deva di essere, e voler continuare ad esser cattolico (23); non diede che una più esplicita conferma di quanto aveva protestato, e protestava; di non aver cioè mai « asserito vero il Sistema Copernicano, ma d'averne n sol disputato ». L'altra verità, non meno importante, si è, che i Dialoghi furono il pretesto, non la causa delle sue sventure. La causa segreta fu un'atroce calunnia, falsamente appostagli, e creduta vera. Sicché non al Sistema Copernicano, ma alla perfidia de' suoi nemici si debbe imputar quanto avvenne . La querela non insorse tra il Filosofo e la Chiesa, ciie non ha mai condannato il Sistema Copernicano , ( perchè l' Inquisizione non è la Chiesa, né i suoi decreti son dogmi) ma tra il Galileo calunniato e l'uomo potentissimo, a cui si fece credere d'essere stato offeso: d'esserlo stato indegnamente, con ingratitudine (perchè Urbano Vili lo avea beneficato, e scritto in sua lode ): d'esserlo stato nel più vivo dell'animo, col dispre- (22) Ecco le paiole originali del Decreto : « Cum vero nobis vi Jerclur , non esse f a le iiUcgrain verilateiii prouuuciatam circa luam inleulioncm. ...» (25j Prosegue il Decreto: « Judicavimus neccsse esse venire ad examen rigoro- • sum lui ... . in (juo respondisti Catholice » . E il Honamici nella sua Relazione, clic il Venturi riporta ( T. II, pag. 178 ) scrive « Hanno latto andare il Galileo nella Congregazione del S. L'Ozio, ed abjurarc « tormalniente l'opinione di Copernico, ancorché egli non ne avesse bisogno: poiché « non l'asscrwa, ma disputava. Vedendosi il Galileo astringere a quello , clie non avria « mai creduto .... supplicò i Cardiaali .... che eccettuassero due punti , e poi faces- « sero dirgli quanto volevano. L'uno, che non facessero dirgli di non esser cattolico, « perchè era e voleva esser tale a dispetto di tutto il mondo; l'altro, che non poteva « dire di avere ingannato nessuno, e specialmente nella pubblicazione del suo libro, il « quale aveva sottoposto alle censure ecclesiastiche, e conforme all' approvazione, fattolo « stampare » ec. 294 ciò e lo scherno, designandolo nei Dialoglil solto il personaggio di Sim- plicio (24)- Le calunnie, anclie Irionfiinteinente riballule , lascian sempre la margine della ferita: ma quando riballer non si possono, che con una semplice denegazione ( per lo più non creduta ) mantengono la ferita sanguinosa e palpitante sino alla morte ('ìD) . Ciò posto, e considerale le umane condizioni a quell'età, si com- prende come insorger doveva contro di lui cosi furiosa tempesta. Si cercarono 1 modi tutti per convincerlo di disubbidienza : si presero i Dialoghi come fondamento d'accusa: si scrutarono a fondo sino a' più inlimi nascondigli delle sue segrete intenzioni (26); e in quel conflitto, poco mancò che il fulmine (27), che gli ondeggiò minaccioso sul capo, non piombasse a colpire quella venerabile fronte canuta. Ed era pur quella fronte, su cui l'Eterna Sapienza imposto aveva la sua mano, e detto: Va nel mondo, ed insegna. E il ^e"wton, e l'Eulero e l'Eugenio ( per non parlar dei minori ) sino al La Place, ed al Lagrange nostro, fanno luminosa testimonianza di come aveva insegnato. Salvo appena dal furore di tanta procella; senza appoggio, e senza difesa; impostogli eterno silenzio; chiuse le labbra, e obbed'i. (24) Il fatto di questa calunnia è tanto vero, che il Padre Castelli cos'i scriveva al Galileo, il 22 Dicembre 1635: ...» Ilo cominciato a sincerare il Sig. Cardinale An- € Ionio ( e ha mostrato d'averlo avuto caro ) che la calunnia data a VS. ch'ella nei « suoi Dialoghi abbia per Simplicio voluto intendere quella Persona, eh' è degna del € sommo onore, ho dico sincerata S. E. in modo, com'è la verità, che questa calunnia « ò falsissima: ec. • Venturi, T. Il, pag. 191. (25) Il Papa, sventuratamente pel Galileo, credè vera la calunnia. Si vegga su questo particolare quanto scrive il Venturi a p. 146 in nota, e a p. 193 e 195 del Tomo II. Una lettera poi della più grande importanza trovasi a carte 191, del 12 Luglio 1636, del Padre Castelli al Galileo , dove gli dice : « Io son sicuro che VS. leggerli questa mia con € franchezza d'animo, colla quale si è sempre governata ne' suoi travagli. Però le fo sa- € pere, come, dopo aver più volte . . . sincerato il Cardinal Barberini, che VS. non ha « mai avuto pure un minimo pensiero di offendere, né di vilipendere la Santità di N. S.... € e che questa macchina de' suoi nemici l'avea trafuta fino all'anima . . . Jcri mattina il € Sig. Ambascialor di Francia all' udienza di Sua Santità fece la medesima sincerazionc a € N. S. ec. ec. ...Nostro Signore disse queste precise parole: lo crediamo, lo crediamo t. Dalla qual risposta sì laconica chiaramente apparisce che poco l'aveva creduto . (26) Vedasi sopra nota (22). (27) Vedasi sopra nota (23). 29o Ciò da' suoi nemici oUeniilo, parca clic cessar dovesse ogn'impelo d'ira. Tania rassegnazione e tanta bontà, tanta abnegazione di se slesso e tanta pazienza, avevano di che disarmare qualunque collera, ed acque- tar qualunque dispetto. E pure s'infierì nella pena; e lo sdegno non si disarmò né per tempo, né per casi. In punizione di colpe, ch'egli era conscio a se medesimo di non aver commesse, udì , senz'aspettarlo, condannarsi alia rilegazione e all'esilio, che per afllizione maggiore, (poiché in lui nutriva la speranza) s'ingiunse a beneplacito, allorché doveva esser perpetuo. Ma le tribolazioni delle grandi anime servono sempre di slimolo alle grandi virlù; le quali come l'oro nel fuoco si fanno più risplen- denti e più pure. Esse ne accompagnano la vita, per ammaestramento della posterità: esse ne illuminano il sepolcro, come emblema di quella luce, che le circonda in un mondo migliore. E dirò, senza timore d'ingannarmi, che se al grand' Uomo fosse mancata questa ultima prova, mancata sarebbe la parte più splendida della intemerata sua gloria. Trascorso il primo istante di stupore; dato il primo sfogo al cor- doglio: sino al momento, in cui piacque all'Eterno di ricongiungere l'altissimo spirito alla parte più pura del cielo; non fuvvi mese, non giorno , non ora , in cui non si rinnovasse la lotta fra il rigore e la solferenza, tra la durezza e la magnanimità. Non un lamento da lui si udì, non un'esclamazione, non un sospiro: e ciò dovrà parer più mi- rabile, quando nuovi eran sempre e non aspettati i rigori . Assegnatagli la sua villa d'Arcetri per carcere; partendo « si av- « verte, dove si fermi di non conversar con alcuno » (28). Si fa supplica dopo un anno, per un alleviamento di pena: e in ri- sposta «gli si minaccia un gastigo, se oserà chieder permesso d'uscirne». Vuol di nuovo stampare il Discorso notissimo sulle Galleggianti; e gli s'intima «esservi divieto de edilis et edendis, per lui ». Sull'attestazione di medici , gli si concede di farsi a Firenze tra- sportare per curarsi; ma non è appena migliorato, che render si dcbbe al confino. S'invoca la pietà; tutte le orecchie son sorde. Che più? quando aggravato dagli anni, dimanderà del Castelli, prediletto discepolo, per comunicargli i suoi pensamenti ; non l'otterrà (28) Tutte le particolarità qui accennale possono vedersi nel Nelli. 296 che « a condizione di l\n'e assistere un testimone ai loro colloqui »: e quando senlirassi alla fine de' suoi giorni, e vorrà dettare le sue ultime volontà, si tenterà d'impedirglielo! Tante strettezze e contrasti, e nelle più lievi cose tante opposizioni e difllcoltà, aveano di che stancare qnalnnque sofferenza, e vincere ogni determinazione; ma impavido sino agli estremi sopportò quel lungo e trionfai martirio della filosofia. E ciò , che debbe accrescere la stima, il rispetto e la venerazione per tanto uomo, si è il vederlo non intermettere i suoi studj: saper che indefessamente continuò l'esperienze; e che tornò con giovenile ardore a quel mirabil ritrovato di determinare le Longitudini per mezzo dei Pianetini di Giove: cosi verificando, dopo Socrate, Boezio e pochi altri, la verità dell'antica sentenza: Non esservi spettacolo più sovrumano di quello, che presenta una grande anima messa a contrasto coU'avversità. Parca che sino al fondo egli ne avesse vuotata la tazza; ma per gli estremi suoi anni rimanea la maggiore. Quegli occhi, che aveano tante volte interrogato la natura, ed a cui pressoché sempre ell'avea fedel- mente risposto: quegli occhi poco a poco si velano: e come il concerto d'una musica, che a grado a grado dagli orecchi si allontana; lo spetta- colo dell'universo da quelli scomparisce per sempre. JNIa invano è travaglialo da dolori acerbissimi per le membra, sì che gli tolgono il sonno; invano gli ardono le palpebre con insopportabil molestia. Più viva sfolgoreggia la luce della mente, che ai pochi ( ai quali è dato di stargli intorno) comunicava innanzi alla morte la miglior parte di sé . Ma che dissi? Un nome vano, e vuoto di senso è la morte, per chi lasciò tanta gloria. Inestinguibile come una stella, la bella e grande anima sua, tutta restò nelle opere; e son le sembianze in quel Sinmlacro. Ad esso dunque, ^'oi tulli, appressatevi: e primi \oi, che ve ne di- videste l'eredità. Che più indugiate? appressatevi. Toccando devoti e riverenti quel marmo; forse ne balzerà qualche scintilla, che spargerà nuove fiamme per tutta Italia; alla cui gloria è consacrata la solennità di questo bel giorno. BIOGRAFIA iD:gz s^7. :P3iDir. lEAiaiia MiBa PREJ^IDE^TE GE^ERAIiE DELLA PRniA RICCONE DEGLI SCIE\ZI.\TI ITALIANI 3S 3. iniva Ranieri Cerbi la propria carriera con uno di quegli atti su- blimi, che soli sono sufllcienii a segnalare la lode di tutta la vita, ed in gloriose fatiche a prò della Pati-ia esauriva le languide rimanenti forze con inaudito coraggio. Erano ai valorosi sforzi testimoni tutti coloro che fiorirono in Pisa il primo Consesso degli Scienziati Italiani, e questi con un solo detto attestando i di lui meriti faran giudizio che sarà sanzionato dalla posterità. Al mio cuore che co' doveri di concit- tadino, oltre quelli di discepolo ed allievo, ricorda ancor quei di col- lega ed amico, il tentare di far eco al giusto elogio che tutta Italia tributa al mancato Presidente è ufficio tanto gradito quanto sensibile. Che se per un lato il debito al maestro ed all'amico, mi pone in dub- bio di defraudarne la memoria in qualche dovuta lode, per l'altro mi rinfranca il pensiero che le opere sue parlano manifestamente, e a non tradire il vero basta che io mi tenga nei confini di una semplice isto- rlca esposizione, ^'orrei che il dir mio rilevasse, come Egli di squisito gusto fosse dotato per le cose letterarie; quanto esatto ragionatore nelle scienze apparisse, ed utile all'insegnamento della Fisica, e come a tanti meriti fiicesse corona la più esemplare integrità di costumi e di vita. Imperocché della perdita di si distinto personaggio le lettere, le scienze, e la società ni' è duopo simultaneamente compassionare. Nacque Ranieri da Ciò. Battista Cerbi, e da Maria Matteini nel- l'ameno villaggio chiamato Chiesina, posto alle falde dell'Appennino, e 300 poco distante dalla citlà di Pistoja, il 16 Luglio 1760. La condizione e il luogo della nascita non favorirono l'educazione, che dovea darsi alla mente del giovine: pure non sono mai questi ostacoli insupera- bili per un ingegno che si ha da distinguere, e meno lo furono allora essendo il huon padre disposto a valersi della comoda posizione in che la fortuna l'avea collocato, e a non risparmiare spesa per coltivare la mente del tiglio, che Un sulle prime agli studj mostrossi pieghevole. Saranno quelle certamente state cagione della prima direzione che gli fu data, giacché come porta l'uso comune di quei genitori campagnoli, che si sentono mossi da gentil tocco per l'educazione de' figli, videsi il nostro Ranieri volto alla carriera ecclesiastica. Quindi per tempo trovossi Egli in grado di ahbellire con erudizione la mente, e di addolcire il cuore con sensi di carità: qualità che sempre dappoi in lui rifulsero eminen- temente. Nel patrio Seminario vescovile, che allora era in grandis- simo credito, ricevè insieme coli' educazione la prima istruzione si negli Studj dell'amena letteratura, che nei fdosofici. Mentre in quell'epoca si andava riformando le dottrine sul Calorico con vedute più speri- mentali e meno ipotetiche, ed alle teoriche di Slhal e di Boerahave si sostituiva le belle scoperte di Crawford, di Schede, e di Lavoisier; per quanto fosse la Ciiimica padrona dello spazioso campo delle scienze naturali, e fuori d'Italia medici, fisici, botanici, naturalisti tutti si occupassero di questioni chimiche, e le Accademie tutte ne risuonas- sero; pure la nostra Italia che aveva anche a ciò la prima date le mosse con le opere del Guglielmini, del Poli, del Beccari e di altri non partecipava dell'entusiasmo generale. E Ranieri che aveva intesa la mente a quelli studj che maggior merito potevano darli nella So- cietà, rivolse alle lettere ogni animo, letterati essendo tutti quelli che godevano maggiore reputazione. Non lasciò di attendere alla Geometria e alla Filosofia in generale; anzi tanto gustò della sublimità dei loro ragionamenti da invogliarsi di ritornare a quelle appena avesse trovato modo di porvi mano estesamente. L'opportunità gli si mostrava per lo studio della letteratura, e ne colse il frutto; che di quanto esso ha di bello, soave e pregiabile Egli si fece esperto conoscitore. E come allora la lingua del Lazio era la parte letteraria a preferenza coltivata, in quella tanto affinò il gusto che sommamente stimato ne venne, non tanto in quel primo periodo di vita, quanto nel successivo tempo tinche visse. 301 Questo suo genio jier le lettere delle la prima mo^sa perchè Eyli si occupasse nella pubblica istruzione; esso valse a procurarli il favore dei dotti; e sempre qual b<'ir ornamento l'onorò e distinse. Realmente fatta già nota l'aljililà del Gerbi il N'cscovo Scipione Ricci, personaggio cnltissimo, e vigile per mantenere in credito gli studj, e arricchire il Clero pistojese non meno che il Seminario di Sapienti, lo impegnò nd assumere la carica di lettore di elotpienza. Onorevolmente Egli in questa diporlossi, sebbene solo la tenesse quanto servir poteva a dimostrarlo espertissimo, ed a pubblicare il suo squisito gusto per gli ameni studj. Era destinato a promovere in più elevato grado la pubblica istruzione, e gli studj che all'amenità e piacevolezza uniscono il severo filosofico ra- gionamento. Astretto pertanto da una vacillante salate, e da una gra- cile complessione a mutare aria e modo di vivere, lasciò quella lusin- gluera situazione nel Seminario di Pistoja, e si trasferì a Pisa con animo d' incontrarne una più gloriosa, e di provvedere ad un tempo alla pro- pria salute. Conosceva la lingua greca, sapeva la francese e l'inglese, e in generale aveva una bella raccomandazione nella cultura letteraria, che lo facea distinguere fra gli allri scolari, e gli catti\ava a prefe- renza l'amore dei maestri. E questa credo essere stala la cagione, che il Bianucci Professore celebre non meno per la Fisica, che per l'amore alle belle lettere, gli si alTczionò c[ual padre, e lo voleva quasi sempre presso di se per ragionare delle bellezze della letteratura, non meno che delle scientifiche dottrine. JNel corretto parlare e scri- vere del Gerbi, e nella erudizione che usò non ricercata, compariva ai men veggenti la cultura della sua mente con quella forza che ai più restii impone slima e rispetto. Non amò gonfiezza di termini o manierali periodi, ma precisione e semjilicità in quelli, in questi flui- di tà e naturalezza. Apprezzò il bello da qualunque fonte fosse deri- vato, e nella sua mente fé' tesoro dei modi più pregiabili, che gli oratori ed i poeti antichi e moderni ci hanno lasciati. Leggeva molto, e nell'usare con persone cuUissime utilmente spendea qne' pochi istanti, che a tanta applicazione erano necessario riposo . Per cui lo vedeste sempre attorniato dai dotti, e spesso consultato dai suoi contempo- ranei sul pregio di opere letterarie (i). Lo udiste in modo evidente ed ornato esprimere le sue idee non solo nel conversare familiare, ma (1) Ciò ù rileva anche dalle lettere che il G«rbi serbava tra i suoi fogli. 302 anche quando insegnando svolse i più dilTlcili e scabrosi argomenti . Tutti accorsero eoa sollecitudine ed animo d' imparare quando, lasciali talvolta quei semplici modi convenienti alla scuola che d'ordinario soleva seguire per facilitare l'inteUigenza ai suoi discepoli, trailo dalla cattedra coll'idioma nazionale un qualche soggetto scientilico, o quando si produsse al pubblico per funzioni accademiche con qualche sua la- tina orazione. Saranno per mollo teuipo rammentate nell'Università di Pisa le lezioni del Gerbi sulla teorica pneumatica del Calorico, sulla credibilità delle dottrine del Rumford, sul confronto delie due teoriche Frankliniana e Simnieriana nell'elettricità; e ricorderassi come per rilevare i pregi, o i difetti di una qualciie parte di scienza a grado a grado animandosi l'energica menle spiegasse quella ingenita forza che il gelo della vecchiezza non avea potuto sopprimere. Ognuno al sentire i discorsi che faceva in latino ad occasione di lauree dottorali, avrebbe detto Egli ha il bello stile del romano difensore di Marcello e di Ardila: il letterato avrebbe riconosciuto nel dir suo elegante dispersa naturalmente quella larga messe di classiche avite bellezze: avrebbe l'erudilo notata l'esattezza e l'abbondanza delle cognizioni istoriche leggiadramente disposte: né sarebbe sfuggito al filosofo l'in- teresse del soggetto, l'evidenti conseguenze delle premesse, l'unità, e quant' altro può l'arte oratoria desiderare. Erano sì la lingua latina che l'italiana nella sua bocca piene di dolcezza, e di voci vivissime, atte a schiudere con tutta precisione e chiarezza i penetrali della Fi- sica . Fanno senza dubbio onore all' Italia le sue opere stampate ancor come monumenti di scienza, scritte con purissimi termini e adat- talo stile in un tempo in cui il bell'idioma fu guasto dalla corrut- tela francese: quando l'Accademia Italiana per impedire la decadenza della lingua decretò un premio a chi indicasse le cause del deperi- mento, ed i mezzi per impedirlo. Bene si appose il dotto che n'ebbe la palma ponendo fra quelle cause et il subisso di tante cattive Ira- te duzioni franzesi che inondarono l'Ilalia, nelle quali colle sole cadenze tt italiane riman tutto il colore e il costrutto franzese .... ed i tanti « trattati di scienze, e delle fisiche specialmente, che si adoperano per « le scuole », dei quali non ve n'avea pur uno che tenesse della toscana eloquenza . Posso io dire che ne uscisse poi in Fisica quell'uno del Gerbi, il quale è valuto in questa parte a mostrare agli amatori delle scienze come è concesso astenerci dal total precipizio ciie ci minaccia il con- 503 linuo uso delle opere francesi, e delle loro pessime traduzioni. Preci- pizio che pur si arrestasse alle sole parole; tna coli' abbandono del lungo periodare nazionale, toglie il solido dello scientifico ragionamento! Dissi che Ranieri tuttora giovine si decise di recarsi a Pisa. Lo che fu principalmente per curare una malattia d'emottisi che fin d'al- lora afniggevalo, e poi sein[)re lo travagliò menandolo alla vecchiaja per continuata incertezza di vita. rSull'ostante abbandonata la direzione dello slato ecclesiastico altra nuova faticosissima ne intraprese negli studj filosofici, che già nel Seminario aveva iniziati alla scuola del Rettore Tommaso Comparini. Per l'amore che ci serbava alle scienze naturali si trovò impegnato a seguire nell'Univer^iià gli studj pel dottoralo di Medicina, e a conseguire nel 1789 la laurea medica senz'animo di eser- citare la professione. Che anzi discepolo aflezionalissimo del Bianucci aveva prescelto a sua prima occupazione la Fisica, e aveva atteso alle scienze all'ini a solo oggetto di potere in quella liberamente progredire. Siccome poi le matematiche con bellissimi modelli di ragionamento, con inlima connessione di dottrine, e con importantissimi teoremi for- mano alla fisica i più adattati preparativi; il Cerbi non solo amò di questi compiutamente munirsi studiando gli elementi di tali scienze, ma come quelli che avea conosciuto essere le cagioni dei fenomeni natu- rali scritte a caratteri algebrici, e le regole geometriche reggere l'u- niverso, strinse anche amicizia col Padre Canovai, distinto matematico, per prendere occasione in una epistolare corrispondenza con lui intra- presa di trattenersi maggiormente nella scienza dei numeri, e di porre in chiara luce le interessantissime questioni del Calcolo infinitesimale (1). Per tal modo fermata nella contem{>lazione del vero la mente, che più giovane amava di spaziare nel vago dell'imaginazione, i primi studj non furono più che un ornamento dei secondi: pregiabilissimo ornamento, che il più spesso ancor nell'abile scienziato per la vastità acquistata oggi dalle scienze siamo costretti a desiderare. Allora essendo il Cerbi in età di anni ventisei; subito dopo che i filosofi di Pisa lo ebbero dichiarato dottore, essi stessi lo desiderarono collega, ed il Cranduca Pietro Leo- poldo che felicitava la Toscana, lo scelse a lettore di Matematiche nella stessa Università, e nello stesso anno 1789. Epoca chiara nella storia dei popoli, delle arti, e delle scienze; che mostrò insorgere la Francia (1) Notizie rilevale dalle lettere csislcnli tra i fogli del Prof. Cerbi. 504 a pone i regnanli in dubbio degl' ìmperj e a propagar fuoco in tutta Europa; die recò nelle comunicazioni na/.ionali modi a dilatare il com- mercio, e nei bisogni incitanieuli a perfezionare le arti; e che stabi- lita corrispondenza scientifica fra le nazioni per mezzo dell'introdotto uso dei Giornali, mosse il gran passo della generale restaurazione, e del progresso. Epoca in cui sembrò la natura rinvigorire la mente umana , e che segnò il principio dei servigi resi dal Cerbi alla società nel Pisano Ateneo, e insieme la data della prima sua opera scientifica pnliblicala. Fu questa un'erudita latina dissertazione sul sistema mondiale, la quale come privala della parte matematica era stala fausta inaugu- rale alla Cattedra, cosi corredata del calcolo servi a mostrar l'Autore ai dotti del pari valente nella fisica e nelle matematiche, non meno che elegante Ialino scrillore. Alla esposizione delle varie ipotesi, introdotte nelle scuole sul sislema del mondo, tengono in quella dietro i prin- cipi scientifici sulle forze centrali, e sulla dottrina dell'urto, e la loro applicazione nel sistema Copernicano al moto dei pianeti. Segue la de- terminazione delle or])ite, e delle leggi del moto colla corrispondenza dei fenomeni che possono osservarsi nel cielo, né sonovi tralasciate le perturbazioni del molo lunare, la precessione degli eqiiinozj , la nu- tazione dell'asse della terra , e le loro teoriche secondo le opinioni di diversi Fisici. Fra queste dottrine si leggono interessanlissime osserva- zioni di confronto su' melodi di calcolo, e sullo spirito nelle applica- zioni del medesimo alla fisica. Che se molta stima procurava al Cerbi questa sua produzione scientifica, maggiore d'assai eragli recata per la no- vella decorosa situazione: giacché a suo elogio ed onore nelle matema- tiche basta dire che lesse in quella Università ove fiorirono in questa scienza tanti uomini illustri, e che fu scello a Collega del celebre Pietro Paoli cui ognuno per dovuta giustizia assegna uno dei primi posti tra i matematici del secolo. Né solo insegnava il Cerbi contemporanea- mente col Paoli, ma anche nelle stesse dottrine, rilenendosi allora per giudizio del Paoli slesso che in due maestri non potesse l' insegnamento dell'Algebra repartirsi . Non intendo con questo a tanto illustre personag- gio per la reputazione di malemalico confrontarlo, per quanto il modo col quale disimpegnò il grave uffizio, e la buona estimazione che il Paoli stesso sempre poi gli conservò, mi dasser nuovo motivo di esaltarlo. E qui piuttosto luogo a far comprendere come il modo che suol te- nersi neir insegnare il calcolo, non sodisfacesse al genio del Cerbi . Egli 305 era portato per i rogionamenti che sono diretti a qualche oggetto esi- sterne in natura, e che hanno utile ed immediata applicazione; non alle speculazioni ed alle generalità, che si fondano sulle astrazioni mentali; alle inatemal ielle applicate, e non alle matematiche pure: penetralo dello scopo per cui si sono ritrovate tante belle dottrine, non voleva trattare queste da quello disgiuntamenle, ben conoscendo che quando l'uomo si aflìda agli ideali concelli spesso invece di Giunone abbraccia le nu- vole. Difetto che sempre, ed in quel tempo massimamente a sommo danno e discredilo della scienza matematica si è fatto sentire, e tanto si è radicalo, che poca speranza lascia di vederlo dalle scuole estirpalo. Si fanno spesso studiare le malemaliche per molli anni, e spesso anche si dà ad intendere agli alunni che ne è terminato lo studio, senza che essi ne abbiano gustale le ulili applicazioni: si parla di aritmetica, di geometria, di algebra, e di calcolo iuilnilesimiile, senza dire come negli usi sociali si abbiano delle unità da sottoporre a computo, senza mostrare come la natura presenti le figure geometriche da misurarsi, senza far conoscere come le leggi dell'universo possano esprimersi colle formule algebriche, senza derivare dai fenomeni del movimento, o da altre simili fonli natu- rali l'origine dei dill'erenziali: in una parola si mostrano le matemati- che come una oziosa invenzione degli uomini, mentre dovrebbero presen- tarsi come un modo per sodisfare ai bisogni sociali e per spiegare i feno- meni naturali. Quindi si videro anche i più sublimi matematici impiegare la forza del loro ingegno per occultare con studiali ragionamenti alcuni difetti delle scienze, e per ricercare artificiose dimostrazioni, e non per- suadenti, o inviluppare in inlricalissimi calcoli le cose fondamentali della fisica. Ma troppo a lungo mi devierei se volessi dire quanto la mia mente concepisce contro si mala usanza; non direi però inutilmente mostrando come da essa ne ven^a l'aversione che tanti hanno alle mate- maliche; per cui portali all'estremo opposto bandiscono dallo siudio della fisica tuttociò che assuefa al solido ragionamento, e formano della scienza una storia. Questi due opposti difetti signoreggiavano le scuole, e le menti dei dotti, non però quella del nostro Professore che sempre inleso alla Fisica insegnava come il calcolo di loquacissimo si faccia vano lin- guaggio se liensi disgiunto dalle applicazioni (i). (1) Nel ruolo dei Professori dcll'Univcrsilà di Pisa stampato per l'anno 1796 Icg- gesi .• Ali Algcbrain universam Exc. D- Rayneriiis Cerbi Pistorieiisis = Agtt de ccle- hrioribus Phisicce ccvlestis prohkmaUhus. Jlora 2 pomcrid. Domi vero iradet Institittio- nes Analjseos infinilorum . 30 306 Tale inclinazione ad accoppiare il calcolo alla fisica è aHesiala da tulle le opere da lui pubblicate, e molto onore gli reca perchè in Italia su questo allora si difettò, e perchè con retto spirito usando il calcolo lo fé' Egli servire alla fisica, all'opposto di tanti autori, che per Ogni altro titolo rispetlabilissimi, esigono che la fisica serva al calcolo, e formano nelle loro ipotesi una nuova natura. Io non lodo una certa tra- scuratezza, che il Cerbi usa nel presentare le formule algebriche senza quell'ordine elegante che è si ulile a ben comprenderle; ma credo dovere ad onor suo rammentare come stimando le matematiche soltanto attissi- mo strumento per ragionare, egli non credè dover preferire come si suole i segni dillerenziali ed integrali, ma indistintamente usò quella parie delle matematiche che potea sembrare più adattata ad esprimere il suo concetto. Adopra infatti dimostrazioni geometriche in quelle parti che devono esser lette da persone meno istruite, o che semplici per loro natura, si complicherebbero con cifre algebriche; non risparmia anche il Calcolo infiiiitesiuiale ove lo richiede l'interesse, e l'indole del sog- getto; sempre poi con tanta solidità ragiona che ne' suoi detti tutto esprime il rigore matematico. Ognuno il direbbe educato alla scuola del Galileo e del Volta al sentirlo esprimere con rigore e senza segni matematici complicatissimi confronti, e deduzioni intricatissime. Sov- viene allora il discorso intorno alle cose che stanno sull'acqua, o su quella si muovono, i ragionamenti sul molo de' gravi , e del pendolo del divino Galileo; ovvero la lettera de vi atlracth'a ignis electrici,o la dottrina della pila elellrica del sommo ^'^olta. Siffatte opere di ma- tematica, prive di segni matematici furono ben gustate dal nostro Ger- bi, il quale ovunque si dimostra seguace delle dottrine del Galileo e del ^olla, e adattato promulgatore delle medesime. Dalle cose precedenti resulta il Gerbi essere stato franco mate- matico, e commendabilissimo per la cura che si è preso di porgere le matematiche come soggette alla fisica; ora seguendo la sua storia devo mostrarne il valore nelle scienze naturali. E prima me ne offre occasione l'opera che nel 1794 ^' pubblicò intitolata Storia naturale di un nuovo insetto. Questo latoro del quale anche si fecero più edizioni, siccome è in tutte le sue parti compiuto potrebbe servire di modello in tal ge- nere di opere, e panni alto ad interessare ad un tempo le scienze na- turali, e il ben essere della umanità. Non la sola storia naturale del nuovo insetto, ma le appartenenze della pianta che Egli abita, e le 507 utili proprielà del medesimo, dalle quali l' Autore gli desume il nome di Cureulione antiodonlalgico, valgono a rendere interessante il sog- getto, e ad oiVrire all'Autore stesso ampia materia per dimostrare la sua perizia nelle scienze naturali. Tratta primieramente di una nuova specie di scardiccioni che appella spinosissima. Passa quindi a consi- derare le galle che frequentemente trovansi nel calice di questi scar- diccioni, e contengono l'uovo e la larva dell'insetto. E ciò fa COQ tanta maestria che le cose da lui discorse sull'origine delle galle, e sulla teorica della loro formazione, preferibili a quelle allora conosciute comparvero commendabilissime, e li procurarono le lodi degli scien- ziati contemporanei (i). Viene poi all'insetto, e aggiunge anche la de- scrizione della notomia delle parti interne di quel piccolissimo ani- male, introducendo nella scienza un uso che ninno dei naturalisti aveva in quei tempi compiutamente seguito. La proprietà più ammirabile del nuovo cureulione è una singolare elTicacia di guarire spesso le più acerbe odontalgie provenienti da denti cariati. Ma siccome il fatto lo porta a stabilire, che col solo porre sul dente malato un dito, il quale solTregando i3 o i4 larve dell'insello ne abbia anche un anno avanti assorbita l' umidità, si ottiene spesso la guarigione; a torre l'ap- parenza di cosa misteriosa e poco credibile riporta un gran numero di fatti, ed estesamente ragiona sul modo di agire della sostanza compo- nente l'insetto sovra i nervi, e sulla carie dei demi. I resultali di un'ac- curatissima analisi chimica diretta a stabilire i principi immediali che costituiscono la pianta, le galle, e l'insetto, insieme con quelli di molte esperienze dirette a comprovare l'azione della sostanza imbevuta dal dito, formano base alle sue deduzioni; e tanto l'analisi quanto l'esperienze at- testano chiaramente somma abilità nell'Autore; luna per le cognizioni della chimica Lavoaseriana allora nuova, e per la difficoltà che il regno organico presenta in simili ricerche; l'altre per il rettissimo metodo con cui sono condotte, e per la sagace loro scelta . Queste inoltre dimostrano che non mancò al Cerbi la richiesta attitudine per avanzare la Fisica an- cora con ricerche sperimentali. Che se non fu annoverato fra gli inven- tori, ma solo fra i compilatori di fisica, dee ciò ripetersi dal non avere egli avuto nella sua gioventi\ un gabinetto fisico a propria disposizione . (1) El)bc per quest'opera diversi diplomi d'Accademie, e mohc lettere di con- gratulazione da accreditali Professori. 30g Cosi sempre alle posizioni sociali devesi la comparsa che un indivìduo ha da sonile nella società. Le cognizioni e disposizioni naturali, che posse- deva il Gerhi, lo avrebbero potuto linninosissimamenle distinguere nel grado dei celebri fisici, se invece della Cattedra di Matematiche ne avesse subito coperta una di Fisica. L'ottimo Bianucci avea ciò ben sen- tilo, e con esemplare segno d'alleilo e di slima lasciò vuota la Cattedra perchè egli la coprisse . Il diritto d'anzianità fece che a quella del Garbi fosse preferita la domanda del Coniparini, che ho sopra rammentato; e perciò, come dissi, ebbe il Gerbi l'Algebra, e solo nel 1797 potè ottenere la Cattedra di Fisica teorica, allorché nuovamente il Comparini mutando occupazioni jirese ad insegnare la Geometria. Rettamente giudica il mae- stro dell'aliitità dello scolare, e bene sceglie un maestro chi conosce la scienza. Infatti l'abilità del Gcrbi meglio rifalse nella cattedra di Fisica che in quella di Matematiche; e bene in quel tempo ne iacea bisogno perchè occorreva togliere i difetti che si avevano nell'insegnamento della fisica nella Scuola pisana, e perchè faceva duopo tener dietro alle grandi scoperte che doveano enormemente estendere il dominio di questa prin- cipalissima scienza. Mancavano allora alla Fisica le dottrine dei Lesile, Malus, Davy, Coulomb, Fresnel, Gay-Lussac, Arrago, Petit, Dulong, No- bili, ^lelloni, e mille altre che tanto ne poterono dilatare i confini. Si erano d'allora fatti udire i Coulomb, G.dvani, ^'olta, llerckel, Rumford, Yong, Saussure. Non si avevano che corsi di fisica antichi, e si insegna- vano tuttora nelle scuole le cose del Miiskembroek, del Nollet, ed a fatica quelle del Beccheria. Spesso si teneva l'uso di dettare, o far circolare tra gli scolari gli scrini del precettore : vero modo di rilardare l'inse- gnamento! Quest'uso dannosissimo dovrebbe esser bandito da tulli i luo- ghi d'istruzione. Al contrario mille circostanze concorrono per mante- nerlo: l'avarizia degli scolari; l'ambizione, la pigrizia, e talvolta l'igno- ranza dei maestri, fan sì che si preferisce 1' enorme fatica del copiare alla moderala spesa nella compra di un libro, l'impiegare nella dettatura il tempo elle dovreblie nell'istruzione occuparsi, l'imporre colle conti- nue aggiunte e variazioni che possono apporsi agli scritti, il circolare fra pochi quei lavori indigesti che dispiacerebbe pubblicare. Questo difello nelle scuole d'Italia si è fallo sentire sommamente. Ripelasi da questo l'essere per lunga pezza quasi tulle le scuole di fisica rimaste arretrale nell'insegnamento a confronto degli avanzamenti della scienza, ed alcune tuttora conservarsi in questa posizione. Al nostro Gerbi si deve 1 onore 509 di aver sommamente cooperato per togliere questo difetto, e per ridurre nella Scuola pisana l'istruzione a livello della scienza. Che sollecito a ciò fosse lo dimostra non solo il metodo che tenne nell' insegnare, quanto ancora la premura ciie si diede per acquistare le opere più accreditate del giorno (i). Come la sua perizia nell'estrarre da quest'opere le più sane dottrine, e rettamente usarne a vantaggio della scienza e della società, ci è mostrata ancora dall'operetta sulle rotte dei fiumi, che egli fé' nota nel 1807 per gli Atti dell'Accademia Pistoiese. Lo richiamò a questo soggetto l'aumentata frequenza delle rotte in Toscana, e perciò ivi co- mincia dal ricercarne le cause primieramente nel genere di cultura dei monti, che produce un riempimento nell'alveo dei fiumi, e secondaria- mente nei muri a piombo o quasi a piombo, e senza alcun bene indicato riparo alla base, che di frequente si sono usati , o per contenere le acque senz'argine dentro l'alveo, o per dare agli argini maggiore sta- bilità, e per impedirne la corrosione. Assai parla dell'insufllcienza di tali muri ad ovviare le rotte, e dei danni gravissimi che per quelli di fre- quente avvengono. In seguito espone con principi scientifici, e con re- gole di pratica, e d'esperienza come si possa dare agli argini la necessaria stabilità; con qual arte abbiano questi a difendersi dalia corrosione; e qual riparo si debba aggiungere alla base dei muri già esistenti, che per loro mala costruzione potessero facilitare l' escavazione del fondo del fiume. Penso che quest'opera sarebbe stala tosto seguita, o forse preceduta dalla pubblicazione del Corso di Fisica del Cerbi , se i più Professori in una medesima scienza, come allora furono nell' Università di Pisa, non fossero d'impedimento al dispiegare uno di essi franca- mente le sue forze. Perchè le altre cagioni che tanto fanno penuriare l'Italia di corsi elementari non avean potere a distorne la mente del- l'abile Professore, che ben comprese l'utilità di un corso adattato alla scuola . Infatti non solo ridusse in scritto per tempo il Corso di Fisica, ma tenne anche dietro ai minimi, non che ai più grandi avanzamenti della scienza per corredarne le sue lezioni. Faceva l'estratto dei più accreditati giornali scientifici in quella parte che interessavano la fisica elementare; e con questo metodo ebbe vita la sua eruditissima Opera che per la prima volta fu ])ubblicata nel 1818, e che nelle edizioni successive del 1825 e del io55 fu grandemente arricchita. Seguitando (1) Mori il Gerbi lasciaado una libreria bea corredala di opere moderae. 310 poi quest'uso fino all'ultimo tempo della sua vita, aveva egli raccolte le modernissime scoiicrle con animo di pubblicarle in un'Appendice (i) da apporsi all'ultima edizione, per riportarla al pari della scienza. Di queste fatiche, che han servito per render nota al pubblico sì interes- sante scienza dal 1818 fino all'epoca presente, merito immenso glie dovuto, mentre per molto tempo fu Egli il solo a far sapere all'Italia intera lo stalo della fisica. Mi sia perciò lecito rilevare i pregi di que- st'opera, che la storia della scienza dovrà sempre ricordare qual pre- zioso scientifico documento. Io non esito un istante a dichiarare che il Corso elementare di Fisica di Ranieri Gerbi ha rilevantissimi caratteri particolari, i quali molto da ogn' altro lo distinguono, e mentre in certi usi lo fanno pre- giabilissimo, in altri meno adattato lo rendono. Siccome poi interessa che i vantaggi e i danni di questi sieno posti a calcolo da coloro che amano darsi a simili opere, cercherò di farli comprendere trattando prima del metodo istorico tenuto dall'Autore, quindi delle teoriche che ha usate, e parlando infine del modo che ha seguito nella parte sjie- rimenlale, e nella esposizione dei fatti. Premetto che le successive edi- zioni di quest'opera differiscono dalle precedenti non solo per gli ac- crescimenti che si sono a diverse epoche fatti nella Fisica, ma ancora per variati ragionamenti, e più corrette dimostrazioni, e per aumen- tale sperienze . La gran differenza fra la prima e la seconda edizione è nella parte sperimentale; quella tra la seconda e la terza consiste più nella parte matematica e di ragionamento, perchè l'aumentato volume della fisica particolare si deve al grand' accrescimento della scienza in queir intervallo di tempo accaduto. Serve adunque che io parli della sola terza edizione ; nei due primi tomi della quale è contenuta la fisica generale. I fatti fondamentali di questa parte di scienza dedotti dalle sperienze, e confermali col ragionamento danno luogo alla for- mazione dei principj teorici, che sono come centri dai quali con con- nesse deduzioni, e con opportuni calcoli derivansi le particolarità e le (1) Quest'Appendice, tutte le lettere soprarammentate, e altri fogli manoscrilti, colla libreria ilei Gerbi appartengono per un legato fatto dal Professore stesso all'Ec- cellentissimo sig. Doti. Gaspcro Botto, il quale in quella guisa che mosso dall' affetto per il defunto Maestro si e graziosamente prestato per comunicarmi molte notizie , cosi è da sperare che egualmente mosso dall'affetto sommo che ha per la scienza, vorrh re- galare il pubblico delle cose più belle che tuttora sono inedite. applicazioni in tanta copia da formare uno de' più estesi corsi di Mec- canica e d'Idraulica. Qm non apparisce il metodo istorico, come negli altri tre tomi, ove leggesi la fisica particolare, divisa nei seguenti trattali: Calorico, Elcllricismo, GaU'anismo, Magnetismo, fluidi elastici e segnatamente aria, acqua, suono e musica, meteore, luce, preceduta da una introduzione sulla filosofia chimica, e terminata con un'appendice sulle induzioni elettriche. Ciascun trattato è composto di due parti, una che contiene la serie o storia dei fatti, che l'Autore ha creduti più con- venienti allo scopo tra quelli conosciuti, l'altra le teoriche e spiegazioni dei fenomeni secondo i diversi sistemi più reputati; e questa divisione è in special modo distinta nei trattati del calorico , dell' elettricismo, del magnetismo, e della luce. Così procedendo sempre dal noto all'ignoto vi si studia come siasi accresciuta a poco a poco la catena delle nozioni scientifiche, e come ad alcuni altri fatti si sieno da celebrati autori ag- giunti. Vi si conosce il succedersi delle diverse teoriche, e come l'una l'altra abbia esclusa, ovvero come amendue si possano mantenere in cre- dilo a seconda delle regole di una giusta critica. E per conseguenza colla esposizione delle dottrine, che compongono la fisica, vi si trova l'istoria delle scoperte, e quella dei nomi benemeriti alla scienza. Un tal metodo offre anche il vantaggio di presentare una parte della scienza composta dei soli fatti, e però sempre invariabile, purché soltanto vi si aggiun- gano le nuove scoperte. Quindi ha giovato al Gerbi facilitandogli in parte la riduzione dell'opera nelle successive edizioni; e sarà pure slato utile a quei che studiarono la fisica su questo corso, perchè avrà loro facilitato il distinguere le cose di fatto che sempre sono vere, dalle teo- riche che quasi continuamente variano in scienza di tanto incremento. Al contrario avrà esso resa più lunga, e meno chiara la esposizione della Fisica: spesso infatti vedesi costretto l'Autore a riferire molti fatti a diverse epoche scoperti in luogo di un solo fondamentale che ora lo slato della scienza ci fa conoscere, ovvero l'opinioni di più fisici sopra un medesimo fatto anche dove la scienza permetterebbe formare una sola dottrina col prendere il buono che ciascuna di quelle opinioni presenta. Passando alla parte teorica o di ragionamento assai dovrei dire in lode del Corso del Gerbi per molli motivi, e prima perchè vi si trovano sempre posti in evidenza i principi cardinali , e da quelli per mezzo di rigoroso ragionamento sono dedotti i soggetti che ne dipendo- no. Talché l'uso di siiTatta filiazione d'idee porta il lettore da uno in 512 un altro soggetto per quelle vie che formano fra di essi il naturai Ica- me. Può inoltre Jirsi clie il Gerhi con pari amore ha raccolte le nozioni antiche e le moilerne, e non si è lascialo vincere dal prestigio della mo- da, la quale tanto regna anche nelle vedute scientifiche. Molto si è trat- tenuto sulle cose di fatto, o su teoriche di somma importanza, meno sulle osservazioni incerte, o su dottrine poco verosimili . Sempre le ha esposte con semplicità e chiarTezza, e sempre quando non ha potuto com- piutamente esaurire il soggetto ha rimandato il lettore con opportuna citazione all'opera originale. Un tal uso che reca sommo vantaggio per chi studia , accresce notahilmente il pregio del lavoro, rendendolo un ordinato e sistematico repertorio di scienza; egli dà vanto su' tant' altri Corsi, perchè non adottato dai lor compilatori, spesso avviene che il let- tore non sa ove ricorrere quando gli rimane qualche dubbio sul sogget- to. Io credo che nessun altro corso elementare possa dirsi al pari di questo abbondante nella parte teorica. La Meccanica e l'Idraulica presentano delle eleganti e nuove dimostrazioni matematiche, e quello che più rileva per un corso di fisica, hanno bene esposti e confermati dall'esperienza i principi della scienza: cosicché ad un tempo vi si apprendono le mate- matiche applicate, e la fisica . Vi sono a completare le dottrine delle forze la teorica dell'Attrazione universale, e l'esposizione dei principj fisici dell'Astronomia . Né cessano colla fisica generale le utili applicazioni dell'algebra, ma ritrovansi anche qua e là per tutto il corso ove il biso- gno lo richiede, sia per dilucidare il soggetto, sia per dargli quella gene- ralità che è necessaria a ben comprenderlo. Il trattato dell'Ottica con- tiene dilTusamente esposte le parli più diOlcili, come la polarizzazione, e la diffrazione della luce, e la visione. Ha pregio nell'Acustica quella parte principalmente che riguarda la musica , la quale suole esser quasi trala- sciata negli altri corsi di fisica, e qui è posta con estensione e con somma filosofia facendo manifesto quanto quel trattalo nei rapporti dei suoni ha di fisico e di matematico . La dottrina dell'atmosfere elettriche è pure un argomento che difettando nella più parte di simili corsi, si apprende be- nissimo in quello del Gerbi, ove può dirsi che come in questo così in altri soggetti si leggono le cose del Volta . In generale meritano elogio le osservazioni e discussioni sulle ipotesi , e sulle teoriche usate per spie- gare i fenomeni del Calorico, quelli dell'Elettricità, lo sviluppo dell' elet- tricità galvanica ed atmosferica, i fenomeni magnetici ed elettro-dina- mici, quelli della luce, e le meteore. Che se non sembreranno tutte di 313 egnal forza, pure la maggior parte compariranno interessanti, e tutte capaci di addestrare il giovine studente alla critica. Suole il Gerbi esporre una teorica, e farla ben comprendere spiegando con quella i fatti, e spesso dopo la indebolisce con argomenti sulla sua credibililù e convenienza, e talvolta anche la rovina per mostrare il vuoto della scienza, onde i giovani tengansi in guardia contro la seduzione dei sistemi e la vaghezza delle ipotesi. Tutta questa abbondanza di ragio- namenti mentre reca i notati vantaggi fa il corso poco adattato per un' istruzione elementare: peraltro il suo maggior difetto si mostra nella esposizione dei fatti e dell'esperienze; terza ricerca che io mi son proposto di farvi e che ora intraprendo. Moltissimi sono i feno- meni presi in considerazione, e moltissime del pari sono l'esperienze che vengono rammentate, e più certamente che in qualunque altro corso elementare di fisica. Si aggiunga che quest'esperienze sono d'or- dinario quelle classiche che han portato gli inventori alle scoperte. Molte sono le figure che servono per le dimostrazioni geometriche, o per la descrizione dei fatti, o per rappresentare macchine e appa- rati per l'esperienze, e per l'applicazioni. Contutlociò non vi rniiane il lettore in questa parte sodisfatto: vi desidera una più estesa descri- zione di ciascun fatto e di ciascuna esperienza: vorrebbe trovarvi mag- gior numero di quelle piacevoli esperienze che sono ad un tempo gio- cose ed istruttive, con il processo per eseguirle. Piacerebbe che le fi- gure non fossero semplici abbozzi , ma con più precisione rappresen- tassero i fenomeni descritti, o le macelline usale nell'esperienze; che si scorgesse nel corso una esposizione di fatli conveniente ad uno che gli abbia veduti, non a chi narra ciò che altri ha osservalo. Queste sono, come ciascun vede, le conseguenze della posizione in che si ritrovo il Cerbi nell' insegnamento della Fisica: destinalo a dettare la parte teorica delia scienza mentre altro Piofessore in un corso separato in- segnava la Fisica sperimentale, non ebbe occasione di gustare l'arte di sperimentare, ne le parti piacevoli dell' esperienze, uè di conoscere quali fra queste sieno più adattale a ripetersi in un corso di lezioni; si attenne a corredare l'opera sua di bellissime dottrine, e non curo di porre co' suoi naturali vezzi la parte più lusinghiera della scienza. Quindi il suo Corso di Fisica sarà sempre apprezzato per la somma delle dottrine e per la sua filosofia, non per la scelta dei fatli; si leggerà con molta utilità, ma non col diletto che suole a si bella scienza congiungersi , 40 511 Abbastanza lio dello per quello che richiede li mio discorso di questa iiiteressaiili; opera del nostro Fisico, e ini resta solo ad accennare tlie per renderla compiutamente adattata anche ai suoi scolari medici, nel 1818 si die cura che in un solo volumetto fosse separatamente pub- blicata la parte più interessante della Fisica generale, e per questo stesso ossei to u.-ò due caratteri di stampa diversi secondochè le cose erano in- teressanti per un'islriizioiie più o meno elementare. Si insegnava in «jaell'epoca la Fisica teorica da due Professori, e ciascuno faceva il corso in due anni istruendo contemporaneamente gli scolari di medicina e quelli di scienze. Nel 1826 uno di questi Professori fu destinalo all'in- segnamento delle matematiche applicate; e così dopo questo tempo poco ebbe il Cerbi ad estendersi nella Fisica generale. Quindi ne ridusse allora le prime nozioni fondamentali in dodici lezioni, le quali soleva premet- tere a quella parte del corso di fisica particolare che nell'anno cadeva, e le pubblicò col titolo di Lezioni elementari di Fisica generale. Cosi Egli sempre portava i suoi lavori a tal grado di jierfezione da potergli pubbli- care, nò mai cercava sodisfare la propria ambizione, o l'interesse, ma il solo bisogno della scuola. Sono taluni tra gli scienziati che interro- gando la natura coU'arte dell'esperienze la forzano a manifestare le più segrete sue operazioni: sonovi altri che raccogliendo i ritrovati de' primi gli presentano in tale aspetto, che fa scoprire la legge della natura, e fa distinguere la retta dalla falsa dottrina. Quelli hanno certamente il primo grado, e sono ingegni prescelti dalla natura istessa. Questi coope- lano co' primi all' avanzamento della scienza, facendo una giusta critica delle loro scoperte, e pongono nel commercio sociale le utili cognizioni propagandole colla via dell'istruzione, o colla compilazione di opere ele- mentari. Fra quest'ultimi in posto eminente senza tema d'errare dee porsi il Cerbi; non senza attribuirgli sommo merito per qualche suo ori- ginale ritrovato nella rammentata opera dell'insetto, e per tante dimo- strazioni e considerazioni scientiGche sovente in alcuna parte nuove delle quali sono sparsi gli altri suoi lavori . Certamente mentre Egli dalla cat- Icdra istru'i per mezzo secolo non solo il fiore di tanla Gioventù toscana, ina anche molli forestieri, dal canto suo per altietlanto tempo onorevol- mente sostenne l'antico credito deUUniversilà pisana. Per cooperare con ogni mezzo all'onore dell'Università non lasciò d'occuparsi anche in quell'opere minori che indicate dall'occasione del giorno sono più potenli ad eccitare nel pubblico il ruuiore della lode. Si udirono più >olle, seb- il >!;> bene <;pcsso anonimi, eruJiti ai-licoli del Gerbi in diversi giornali, e massimamente nella Biblioteca Italiana, della quale può a ragione dirsi esso col la bora lo re (i). Rese volentieri debili d'onore ad alcuni sapienti dei quali aveva dovuto ammirare le dottrine, e qui a reverenza del som- mo Volta, mi giova rammentare la Necrologia che scrisse per tanto celebre Fisico (2). Allorché fu uopo aumentargli fatiche nell'insegnamento, Ej^li non si risparmiò, ed essendo per l'accaduta morte del Prof. Giuseppe Pia/.zini rimasta nel iB35 vacante la cattedra d'Astronomia, ne accettò il Gerbi l'incarico, e seguitò ad insegnare teoricamente questa scienza per tulio il rimanente della sua vita. Nell'età avanzata in cui allora il Professore si ritrovava, avrebbe recalo sorpresa anche l'aggravio di un'altra lezione oltre quella di Fisica, più poi maravigliò che Egli si dasse a questa nuova occupazione con alacrità conveniente a vigorosa gioventù. Per adunarsi infatti alla capacità della maggior parie di co- loro che bramavano conoscere i fenomeni celesti, scrisse un tratlatello elementare d'Astronomia, che se venisse pubblicato servirebbe utilmente a divulgare le nozioni di quella scienza (3). Come poi anche in funzioni accademiche straordinarie si prestasse, e come gli slasse a cuore l'onor nazionale manifestamente dimoslrollo allorché nell'autunno del iBSg prima del tempo consueto moveasi dai palrii lari per tenere in Pisa l'o- norevolissimo e non men gravoso posto di Presidente nella prima Riu- nione degli Scienziati Italiani. Questo fallo, del quale parlerò più dilfu- samente in seguilo, deve esser qui da me ricordato solo ad oggetto di completare ciò che volea dire sul valor del Gerbi nelle scienze col suo ultimo lavoro, voglio dire lOrazione che aprì la prima adunanza gene- rale, e ritornò alla memoria dei chiarissimi ascoltanti i fasti scienlifici d'Italia. Sapeva l'Oratore non far duopo di diffuse cognizioni istoriche parlando agli scienziati riuniti, ma solo di eccilare maggiormente gli animi con nazionali esempi; e per questo preso ai-gomento dalla scuola di Gali- leo, restauratore della Filosofia naturale in Italia, narrò e dimostrò come tutte le parti di essa sieno dopo quel grande con molto successo slate pro- mosse, ed in alcune parti ancor perfezionate dagli Italiani . Nel discorso (1) Diverse IcUcrc inviate al Gerbi dalla Direzione di qncsto giornale gli danno il titolo di Collaboratore. (2) Nuovo Giornale dei Letterali di Pisa, Tom XIV, p. 110. (3) Anclie rjucsto esiste fra i manoscritti cbe di sopra ho rammentati . 516 trattò prima delle scienze matematiche, poi delle scienze che dipendono dall'esperienza, ed in fine delle scienze ciie stanno tutte nell'osservazio- ne. Quindi l'è' parola di quelli che si distinsero nelle matematiche pure, nella Meccanica, nell'Idraulica, ncll'Acuslica, e nell'Astronomia; di quelli che per quanto in minor numero scrissero di Chimica, e di quelli loda- tissiini elle ahbiamo nella Fisica sperimentale. Rannnenlò i distinti cultori di Botanica e di Agricoltura italiani. Quei che onorevolmente coltiva- rono la Storia Naturale, l'Anatomia, la Fisiologia, e la Medicina, movendo sempre in tutte queste scienze dai tempi più prossimi al Galileo, e giun- gendo fino a' d'i nostri. Onorò i sapienti Principe Carlo L. Bonaparle, Cav. V. Aniinori, Cav. Prof. G. B. Amici, Cav. G. Giorgini , Prol". Paolo Savi, Cav. Prof. M. Bufalini, che furono i fondatori del Con- gresso Italiano, e (per servirmi d'espressioni giù usate) Che con sublimi e generosi affetti Bidonare una patria agli intelletti (i). Richiamò cos'i in ognuno quello spirito e coraggio nazionale che è ca- pace delle grandi imprese, e dimostrò che il credito d'Italia per le scienze tien tuttora, seijhene si sieno fatte celebri nella filosofia natu- rale altre nazioni, un posto eminente mercè l'opera di tanti uomini il- lustri e valorosi . Conviene che io adesso ragioni delle qualità morali che caratte- rizzavano il nosti'o Scienziato , e della reputazione e onori che potè nella società conseguire, poiché in questo devo aggiungere non ]ioco a quello che finora n'ho detto come uomo di lettere e di scienze. Egli ebbe per costume di menare la vita lontana dalle grandi conver- sazioni della galanteria e della moda, per quanto cortese si dimostrasse di visite a que' che stimava, e sempre usasse di un tratto gentile, ed aborrisse la solitudine. Era per lui favorito il conversare con persone scelte, aliene dalla mormorazione, e da ogni modo di licenza, e se dovea giudicare di altri lo faceva con somma prudenza e moderazione, e la sua critica compariva sana ed imparziale. Si astenne dal matrimo- nio, per quanto sensibilissimo si alFezionasse con tanta facilità da po- tersi anche dir soverchia . Certamente non sfuggiva i pesi di quella (1) Questi versi, e quelli con i quali termino la Biografìa son tolti da due coin- posizioni poetiche anoDime pubblicale in morte del Cerbi. 317 onorala unione, giaccliò ulti'oneainenle si incaricò di fai' quasi da pa- dre con esemplare caiilù cristiana ai figli di un suo all'ezionalo servi- tore. Meno poi dovea disprez/.arne i sollievi, perche io l'ho udito in età avanzata sempre lodare e consigliare lo stato matrimoniale, e sem- pre avvisare il poco all'etto delle persone mercenarie iumentando il suo stato, e terminare coli' esclamazione: vce soli! Seriiò illibatezza di co- slumi, ed ogui più severa regola d'onesto vivere. Con protondo rac- coglimento vedeasi frequenlissimamcate prostrato avanti i Sacri Aliari, e appena dalle cose create divertiva la mente tosto la l'erinuva nel Crea- tore pel desio di j)Oter nell'eternità meglio contemplarne la stupenda sapienza . Sommamente questi caratteri contribuirono ad accrescere nei più la stima del Gerbi, e fu per i genitori mollo teneri verso i tigli graa conforto a lui raccomandargli. JNell' occasione che gli venne aUidaia la custodia di un Signore Pistojese il qual dovea per istruzione fare un giro per l'Italia, principiò il suo viaggio j)er la bella penisola, che poi compi in altre due volte approlittando delle lunghe vacanze dell' Lui- versità. In questi viaggi visitò tutti quei luoghi clie richiamavano l'al- tenzione di un letterato, e di uno scienziato, e assaissimo eslese le sue relazioni. Godeva l'aHello e la stima di molle persone jier meriti ehia- rissime, alcune fra le quali lo trattavano come amico, o almeno "U usavano sommi riguardi; mentre anch Egli corrispondeva loio con grandi cure. Fra questi mi occorre per quel che dirò ricordare il Nobile sig. Carlo Fabbroni di Pisloja letterato e filosofo distinto, il quale amò tenersi attorno le più erudite persone con tal rispetto da mostrare quanto in mente ben fatta meno abbia a stimarsi la ric- chezza della sapienza. Aflinchè io dia luogo al vero mi sia lecito av- vertire che il Gerbi spesso più approGltava del servigio degli amici di quello che essi potessero far conto di lui. Il frale dell umuniii devesi in qualche cosa sempre dimostrare, ed in lui sommamente nell'amore per 1 propri comodi si ravvisava. Lo che adombrava talvolta quelle tante virtù che in grado eminente e' possedeva, e dava ai mali-uanti luogo d, denigrare il di lui merito. i\oa però che mai in disistima venisse il suo nome; anzi da lutti, non esclusi quei che in ciò più lo aggravavano, riscosse sempre onori, ed attestati di rispello alla sua abd.ta, e di fiducia nella sua probità. 11 Governo gli allidò ingerenze di somma Gducia, e gravezza: ed a cagion d'esempio nel 9 Gennajo 40' 518 del i8i3 da quell'Impero che ergevasi come modello al mondo intero essendo stabililo in Pisa il Pensionato Accademico, luogo come ognun sa ove si recintavano coloro che si stimavano degni a servir la patria nella milizia logita, il nostro Professore fu scelto a Direttore di quello stabilimento. Nò le premure che Egli per essere da tale ufficio disimpe- gnato foce col mezzo del suo amico sig. Carlo Fahhroni , membro allora a Parigi del Coi'po legi->lalivo, poterono rimuovere il Gran Maestro del- l'Università dalla presa deliberazione, nel Gerbi riconoscendo le qualità necessarie alla buona direzione del Collegio che dovea raccogliere, edu- care, e portare al perfezionamento le speranze della pubblica istruzione. Confermò poi il fatto non essersi quel Senatore ingannalo, poiché sotto la direzione del Geibi floil sommamente il nuovo stabilimento, e dimo- strò la saviezza ed accortezza somma da lui usata nello scegliere abili sottoposti, e alunni di mollo ingegno. Nel breve tempo che questa scuola normale rimase in piedi n'escirono tanti buoni allievi da far udire non solo dispiacere generale alla soppressione di quella, ma rimanere tuttora vivo ne' più savj il desiderio di vederla ripristinata a vantaggio della pubblica istruzione. E può dirsi che le vicende de' tempi ne imponessero l'abolizione, poiché il nuovo Governo riconoscente gli ottimi servigi, con larghissima pensione attesiò al Direttore la dovuta gratitudine. Mancato quello stabilimento, non mancò il motivo di vedere attorniato il Gerbi da' più bravi giovani; e come avanti, così maggiormente dopo quello comparve la sua casa luogo di riunione dei distinti scolari dell'Univer- sità, e di altre chiarissime persone. Non sdegnava Egli patrocinare presso i più elevali siqieriori, e presso lo stesso Regnante i meriti nascenti della gioventù, ed assumersi mille altre premure che servirono a caratte- rizzarlo proiettore degli studiosi. Tanto si era radicato il credito di una sua raccomandazione, che ogni postulante per cose di studio voleva es- serne munito, e ottenuta la raccomandazione fidava della grazia. A questo avea portalo il buon esito che spesso per lui i supplicanti ottennero, e la deferenza che molti superiori dimostrarono al savio consiglio del canuto filosofo. Erano da tal prudente esperienza diretti i suoi consigli che ben rare volte apparvero fallaci, e sempre atti a persuadere perchè appoggiati al ragionamento. Quindi a buon diritto dovea in lui per gli atlari dell'Università comparile un Savio che senza aulorilà, e colla sola sua reputazione polca impedire gli abusi, e sostenere il buon ordine. Che se qualcuno iu tanto favore al vederlo salilo con maledica lingua confuse 519 la giusta carità, la filantropia, e l'amore per l'Università col vergo- gnoso intrigo, ebbe chiaro motivo di tacersi nell'essersi il Cerbi tenuto lungi da accattati onori, e da pomposi titoli. Consegui negli ultimi suoi anni, mercè le benelìche leggi, un'annua copiosa provvisione, pure ne- anche menomamente arricchì , e solo gli rimase da poter decorosamente sostenere i suoi bisogni, e da ricompensare come fece col suo ultimo testamento quelli che avevano preso cura della sua domestica vita. Per le altrui, non mai per le sue premure, riieueva non meno che nove diplomi di Società scientifiche, fra' quali alcuni di molto onore (i); piccoli premj de' suoi pregiati lavori , Fu anche dalla Munificenza di S. A. I. e II. il Granduca di Toscana Leopoldo II, per tanti vantaggi resi allo Stato nella jiubblica istruzione, decorato della Croce del Merito sotto il titolo di S. Giuseppe in un tempo (-2) che escludeva ogni sodi- sfazione di ambiziosi desiJerj, e nel cpiaie ognuno lo avrebbe voluto ve- dere di questo e di ogni altro distintivo d'onore fregiato. Egli aveva ogni aniuio inteso alle pratiche religiose, ed alla esecuzione degli oneri del suo impiego ; e fino all' ultimo anno della sua vita seguitò a so- disfare alle due cattedre di Fisica teorica, e di Astronomia con tale esemplare diligenza, che sebben vecchio ed aggravato da mille incomodi di salute spesso alla fine dell'anno scolasiico potea notare di non aver fatta neppure una vacanza, del che si compiaceva darsi vanto a con- fronto di altri assai meno avanzati in età. La vita e le forze sembravano mantenersi, e negli estremi ingagliar- dirsi acciocché la più bulla corona di gloria fosse il compimento di si (1) Fra le carte «lei Cerbi lio ritrovati i seguenti diplomi, che portauo le date qui appresso scritte : Accademia Etrusca di Cortona . 1789. Regia Società di Scienze di Gottinga. 1795. Accademia di Scienze di Pistoja. 1803. Accademia dei Gcorgolìli. 1804. Reale Istituto d'incoraggiincnto di Napoli. 1810. Reale Accademia di Torino. 1820. Accademia Labronica. 1821. Accademia della Valle Tiberina Toscana. 1832. Accademia delle Scienze di Palermo. 1835. (2) Cioè dopoché ebbe coperta la carica di Presidente nella prima Riunione dogli Scieniiati . 520 tlccorose azioni. L'onore che ognuno avrebbe ilesiilcrato, che la sloriii consegneiii ai secoli avvenire, era riserbato a quell'uno die di vane ono- rilìcenze mai si era curalo; di questo però onestamente si compiacque e 5Ì accese, e tutta Italia ne lo applaudi. Il primo di Ottobre del iSSg ac- corsi in gran numero in Pisa dotti scien/iali da tulle le parli d'Italia, con molti esteri rinomatissimi alia prima Iliunioue ciie dovea tenersi per l'avanzamento delle scienze naturali, perchè era sialo stabilito che pre- siedesse il seniore fra i cattedratici italiani allora presenti, fu proclamalo il Gerbi Presidente generale del Congresso. Con quanto piacere si intese la nomina del Fisico di Pisa, con altrettanta sodisiazione si ammirò l'ot- timo modo da esso tenuto nell' ordinare e ben dirigere le cose di quella nobilissima festa nazionale. Con applaudila virtù Egli cedendo quasi porzione della propria autorità, poiché sapeva che l'onor suo sarebbe venuto dal conseguilo fine, amò di unirsi a consiglio coi Presidenti delle sei sezioni nelle quali fu partito il Congresso. E per tal via otlimamenle seppe vegliare al buon andamento, opportunamente promuovere gli or- dini, e i provvedimenti dal bisogno richiesti, e saviamente compilare i regolamenti generali per le annue future Riunioni. Per non far pompa del suo grado guardossi dal comparire nelle adunanze particolari ove di- scutevansi i soggetti scientifici, mentre poi la fece da distinto scienziato con quel dottissimo lavoro sulla storia delle scienze in Italia pieno di savie filosofiche riflessioni, che già ho dello essere stalo da lui letto nella prima adunanza generale, e aver dato coininciamento al Consesso. Gran- dioso e commovente spettacolo fu il vedere nella grand' aula dell'Univer- sità di Pisa raccolti gli Scienziati naturalisti d'Italia, e attenti a quei detti che il buon vecchio proferia più animali che da vigorosa gioventù, e che altamente suonavano nel cuore dei dotti. Peri quindici giorni che ebbe luogo la Riunione instancabile si mostrava in ogni azione il Presi- dente, e ben si vedea che lo spirito sosteneva lo spossato corpo, perchè languente si fé' il suo aspetto all'ultima adunanza generale. Venerando per lunghi e grandi servigi, incuteva rispetto col decoroso sembiante: grave di corpo, e già curvo per gli anni, cadenti le guance che già fur piene e rotonde nella prima gioventù, bianco come neve e rado il crine, ru- gosa la fronte, vivo lo sguardo, mal concia la bocca, raccoglieva le lan- guide forze, e con animo commosso pella circostanza mandava dall'infer- mo petto una voce tremante, e penetrami parole dirette a sciogliere il Congresso. Parole di reverenza, di alletto, e di gratitudine verso i Sa- 321 pienti che con tanta dottrina avevano dato lustro alla Riunione, verso la Città di Pisa che aveva con pubbliche feste, e in mille onesti modi ono- rati gli illustri Ospiti, e verso S. A. I. e R. il Granduca Leopoldo II che eoa tanto amore per le scienze aveva dato animo, e modo d'intraprendere il bel costume, che due volte si era mosso dalla Capitale per illustrare colla sua presenza le particolari adunanze degli Scienziati, e che allora presente accresceva la solennità di (piell'ultimo giorno . A fjuesto magna- nimo Principe dirigendo il detto del poeta « Scnipcr honos, nomen- qiie tuuin, laudcsque inanebnnt ■>' {ì) si tacque il Savio. Detto memo- rando! Ultimo che Egli proferì in pubblico, e con tanUi solennità e tanto senno, e in quella Università, ove per quarantanove anni si era la sua voce udita ad ammaestrare la gioventù . Il congedo del Presidente era per lui, e per gli uditori ben diverso da quello dello scioglimento del Congresso. E ben coll'aniino presagi- vasi da ognuno l'avvenire, perchè tanto tempo solo gli fu concesso strascinare il cadente corpo, quanto bisognò a ricevere gli omaggi de' cul- tori delle scienze che accorrevano in folla alla sua casa prima di partire da Pisa. Gli convenne guardare dipoi il letto della morte, per lui di- venuto a sentimento di tutti letto di gloria, perchè a quello l'avevano condotto SI nobili fatiche. La sua ultima malattia fu un accrescimento di tutti quegli incomodi che continuamente in vita lo afflissero : si aggravò il |)etto: cominoiò a voler lo stomaco ^ oco cibo: ed una lenta febbre consumò le forze. Rimasero assai vigorose quelle della mente perchè potesse seguitare le cose relative al Congresso, e desiderare la presenza dei suoi più cari, e attendere i soccorsi della religione, ed aspettar tranquillo l'ora estrema. La Croce dell'Ordine del Merito, conferitagli nel if\ Ottobre, era dal cristiano Filosofo slata ricevuta qual ornamento del funebre suo tumulo, e sol quest'uso lagrimevole essa avrebbe avuto essendo l'insignito morto nel 20 Decembre dell'anno stesso i85c), se non fosse valuta a sanzionare pubblicamente la benemerenza di sì di- stinto Professore. Giovani, care speranze della patria, con il maestro perdeste il padre: Colleghi chiarissimi, mancò col Cerbi gran lustro e grand' ap- poggio all'Università di Pisa. Italiani cultori delle scienze naturali, il (1) Virgilio. Egl. V. vcrs. 78. 322 gran precettore della Fisica non è più: Voi (mi piace di essere con uno di quei che sentirono la grave perdila ) yoi lo scontraste quasi al passo estremo, Itali So/i . . . Il venerando Veglio, Cui poc' anzi corona Faceste, giace nel sepolcro . Speglio Ne sia de' fati: un grido Oggi di plauso, domani risuona Grido Jeral di pianto ! Addio supremo Gli deste allor ; ma fido Un suo ricordo in Voi, che spento o scemo Non fia dagli anni e dall' oblio , serbate, E meco, itali Sofi, lacrimate. IMiai PACINOTTI. 3? S SI S R. Dilazione del SEUREiAnio cexeralg pag. m Reuulaukniu uexehale i-eu le ammali Ricmo.m Italia: lii Dirisio.fE delle Sezioni > LV Sezione di I'isica, Cuiuica e Mateuatica > 1 Adunanza 1." n 3 . 2." 8 3.' .11 A.' .19 5.* . . . r » 24 • 6/ « 20 » 7' • 35 8.' ,39 Sezione di Geologia, Minebalogia e (ìeogbafia <> 49 Adunanza 1.* • 51 2" » 54 • ó." 1 58 • i' » CI • 5.' .07 • 6.* « 75 • 7." » 80 Escursione geologica al Monle Pisano .90 Adunanza 8." » 99 Sezione di Boiamca e Fisiologia vegetabile 107 Adunanza 1." .109 9." .113 Escursione botanica .116 Adunanza 3.' .118 4.' 124 . 5." 127 " 6.* .133 7.' .141 8." 147 Sezione di Zoologia ed Anatomia coui-abaiiva 133 Adunanza 1.* .155 2.* 158 . 3.' .160 4.' 104 • 5.' 170 C.» .173 Delazione dei CoDiniissarj incaricali d'esaminare la Scolta flavifrons 170 7.» 183 321 SEII05I! DI MeDICI!(A P"?' '*'^ Ailiiuauza 1 ." > a.* 1S9 193 5 197 ^'. .202 5.' 200 . 6.» • 2H , 7 215 8.' » 220 Sszio:(e di .Vcho!«o«ia b Tecnologia " «231 \auu,-ini,i 1.' * 25' ', 2.. 237 3/ 239 , 4.« 243 5.* «247 6." 252 7/ .254 8.» .258 9/ 20O Invito a tulli gli Agronomi 268 lMDicA/io>B della rosiilpuza e ore di adunanza dello Sezioni • 270 Orazione del Prof. Ilosiui per l'inaugurazione della statua del (ialileo « 271 Biografia del l'rof. R. Gcrbi «297 Kaù r-Vfli ATTI DELLA SECONDA RIUNIONE DEGLI SCIENZIATI ITALIANI TENUTA IN TORINO ^EL SETTEMBRE DEL 1840 TORIISO i841 riPOGRAFlA CASSONE E MARZORATf con piftHissioiti: RELAZIONE DEL PROF. GIUSEPPE GENE SEGRETARIO GENERALE (jLi Sclenzlali Italiani raccolti l'anno scorso in Pisa acclamavano nella Generale Adunanza del oiorno terzo d'ottobre la Città di Torino sic- come quella , nella quale si sarebbero riuniti nel seguente anno i84o, e salutavano Presidente Ge- nerale di codesta Riunione l'Ecc.""* Conte Ales- sandro di Saluzzo. La pronta e magnanima approvazione data dal Re Carlo Alberto al voto e alla scelta del Con- sesso Pisano, la gioja con cui quegli annunzi furono ricevuti in Torino, né soltanto in Torino, ma ovunque arriva lo scettro del Re, e i prov- vedimenti co' quali parve si volessero piuttosto affrettare che attendere que'desideratissimi giorni, fecero fm dal principio bene e felicemente au- gurare della recente Istituzione, e della prova che avrebbe fatto tra noi. Prima cura del Presidente Generale fu quella di scegliersi, a termini del Regolamento, i due Assessori e il Segretario Generale. Il Cav. Prof. Francesco Eossi, venerando per lunghissimi e illustri servigi renduti con la parola e con la mano alla Scienza Chirurgica, e il Prof. Angelo Sismonda, al quale la dottrina e la fama già avevano in Pisa procacciato l'onore della Presi- denza nella Sezione di Geologia , furono chia- mati a que' primi nobilissimi uillci. Quello poi di Segretario Generale , pel quale dovevano ba- stare la buona volontà e l'aliitudine del lavoro, venne da S. E, conferito allo Scrivente. Costituito in tal modo l'Uflizio, s'avvisò al tempo, in cui più conveniente sarebbe stato di convo- care gli Scienziati. Le città di Toscana , poste sotto a un cielo benignissimo , possono in ogni stagione oilerire a chi si rechi ad abitarle dolce e gradevole stanza ; non cosi le città , che come la nostra Torino, siedono appiè delle rigide Alpi: qui le ploggle e le brezze invernali comincian sovente nel cuor dell'autunno; per modo che parve all'Uffizio che di tanto sarebbesi accresciuta la probabilità di limpidi e temperati giorni, di quanto sarebbesi il tempo della Riunione rav- vicinato ai termini della state. Fu scelta adunque la seconda meth del mese di settemj^re , e con cfucsta indicazione usciva addì 2y d'aprile la let- tera di convocazione. Egli è spirito dell'età nostra lo spirito d'asso- ciazione , e que' maravigliosi effetti che da esso vediamo prodursi nell industria e nella pubblica economia, produconsi anche nelle cose che al- l'ingegno e alle scienze s'appartengono. E perchè codesti effetti , lungi dall'essere di loro natura o dubbi o pericolosi , sono anzi manifestamente e schiettamente soccorrevoli a quel savio progresso sociale che ogni uomo di mente e di cuore ha il sacro debito di desiderare e di promovere, cosi le associazioni scientifiche, e le annuali Riu- nioni che ne sono e il mezzo e lo scopo, fio- riscono e vanno moltiplicandosi ognor più su tutta la faccia della colta Europa. L'Italia deve a un nobile concetto di sei fra i più illustri suoi figli , e al forte e generoso volere del Granduca Leopoldo II di Toscana, il benefizio di si fatta istituzione : e non ha guari , mentre i Dotti della Svizzera accorrevano a Friburgo, e i Tedeschi a Erlangen , e i Francesi a Grenoble e a Besan- zone , e gli Inglesi a Glascovia, e que'di Svezia e di Danimarca a Copenaghen, era bello, era spettacolo pieno di significazione il veder muo- vere a stuoli verso Torino , con unico e fralcl- levole intento, quanti nella classica terra danno TI opera e mcnlc alle fisiche e naturali discipline. La loro prima Adunanza Generale fu addi i5 di settembre, e scopo di essa fu lo spartimento della Riunione in Sezioni , e la nomina degli Uillclali per ciascuna di esse. Ma coloro che piìi studiano le opere del Creatore più sanno che ogni dottrina viene da Lui , e che nulla ben compiesi che da Lui non si cominci. A Lui dun- que nel Tempio di S. Filippo prostravansi innanzi tutto 1 Membri della Riunione, e 1 suoi lumi invocavano, e le sue benedizioni. Recavansl poi nel Palazzo della R. Università, ove ad esemplo di quanto era stato fatto a Pisa, vennero dal Presidente Generale stabilite sei Sezioni , una per la Medicina, una per la Geologia, la Mineralogia e la Geografia, una per la Fisica, la Chimica e le Scienze Matematiche, una per l'Agronomia e la Tecnologia , una per la Botanica e la Fisiologia Vegetale, una finalmente per la Zoologia e l'Ana- tomia comparata. I Membri di codeste Sezioni, o a dir altri mente, 1 Cultori delle Scienze sopra accennate , si rac- colsero tosto in apposite e distinte sale, e colà, nel modo che vuoisi dal Regolamento, cioè a schede segrete e a pluralità assoluta di voti , nominarono 1 proprii Presidenti. I Medici da- vano questa prova di stima e di riverenza al Cav. Prof. Giacomo Tommasini ; 1 Geologi , i Mineralogi e i Geografi al Marchese Lorenzo Pareto; i Fisici, i Cliiinici e i Matematici al Commendatore Prof. Giovanni Plana; gli Agro- nomi e i Tecnologi al Dottore Francesco Gera; i Botanici al Cav. Prof Giuseppe Moris; i Zoo- logi al Principe di Canino e Musignano. Questi Personaggi poi , non appena accettato l'onorevole ullicio della Presidenza, sceglievano i propri Yice- Presidenti e i propri Segretari. Così la Sezione di Medicina ebbe a Vice-Presidente il Cav. Prof Michele Griffa, e a Segretario il Cav. Prof Lo- renzo Martini; quella di Geologia, a Vice-Pre- sidente il Conte Nicolò da Rio, e a Segretario il sig. Lodovico Pasini; quella di Fisica, a Vicc- Pi;esidente il Cav. Prof D. Pietro Configli adii , e a Segretari i Professori Ottaviano Fabrizio Mos- sotti e Giuseppe Belli ; quella d'Agronomia, a Vi- ce-Presidente il Marchese Cosimo Ridolfì, e a Segretario il Prof Domenico Milano; quella di Botanica, a Vice-Presidente il Prof. Giuseppe Mo- retti, e a Segretari il Prof Roberto De Visiani e il Dott. Luigi Masi; finalmente nella Sezione di Zoologia ebbe rufficio di Vice-Presidente il Cav. Giacinto Carena, e quello di Segretario il Dottore Filippo De Filippi. Più tardi il Consi- glio de' Presidenti , perla copia grandissima dei lavori e delle comunicazioni che rimanevano a farsi . ebbe a riconoscere la necessità di staccare tlalla Sezione delle Scienze Fisiche e Matema- tiche la Chimica e farne una speciale Sotto-Se- zione con distinte Adunanze. Fu ad essa pre- posto il Cav. Prof. Configliachi , e vi ebbe carica di Segretario il slg. Giacomo Attilio Gcnedella. Il giorno che tenne dietro a tutti questi prov- vedimenti fu quello, in cui veramente e solen- nemente sì aprì lo Scientifico Congresso. Nella grande Aula della Regia Università , ripiena dei Membri della Riunione, dei più ragguardevoli Personaggi della Capitale , anzi dello Stato , e di gentili Donne , sorgeva l'Ecc.""" Presidente Generale a tenere gravissimo e nobilissimo di- scorso. La modestia dettavagliene le prime pa- role; ne erano poscia argomento l'ammirazione delle cose operatesi per la Riunione e dalla Riu- nione Pisana, le lodi dell'illustre Scienziato che l'aveva presieduta, con la tomba ahi! già aperta sotto di sé, l'aggiunta di non pochi e splendidi fiori alla corona da quel vecchio venerando ripo- sta sulla fronte d'Italia, l'utilità della Istituzione, e la gratitudine che devesi da noi tutti al magna- nimo Sovrano, che ad essa tanto volonterosamente ha sporto dal piede delle Alpi la mano protet- trice e fautrice. Poiché si tacque tra i vivissimi applausi dell'assemblea l'Ecc.""" Presidente levossi il Segretario Generale a proclamare 1 Presidenti delle Sezioni, i Yice-Presidenli e i Segretari, stati nominali il di prima: annunziò In quali ore, e in qual sala ciascuna Sezione avrebbe tenute le proprie Adunanze; fece conoscere come ac- crescessero decoro alla Riunione i Deputati o Rappresentanti di diciannoveCorpi sclcnlirici,cioè delle Università di Atene, dì Corfù, di Pisa e di Siena; della Reale Accademia delie Scienze di Barcellona, della Società Reale d'Agricoltura e di Commercio di Caen, dell'I, e R. Accademia Economico-Agraria dei Georgofili di Firenze , dell'I, e R. Accademia dei Fisiocrltici di Siena, delle I. e R. Accademie di Scienze, Lettere ed Arti di Pistoja , di Arezzo e di Padova, della Società Medica di Livorno, della Accademia scien- tifico-letteraria degli Eutcleti di Samminiato, del- l'Accadcmia della Valle Tiberina toscana, degli Atenei di Bergamo e di Brescia , della Società Economica di Chiavari, della Società d'Incoraggia- mento di Biella, e della Reale Società Accademica di Savoja: citò i nomi del più illustri Scienziati si nazionali che esteri, i quali, impediti dallo inter- venire alla Riunione, vollero almeno per lettera testificarne a S. E. il Presidente Generale il loro profondo rincrescimento : in ultimo poi lesse una lettera del sig. CiampolinI di Firenze , delegato dal Consiglio dell'Università di Atene a sollecitare dalla colta Italia un donativo di libri per corre- darne la sua nascente bl])lioteca. 0 vogliasi dire b che 11 piacere di ])enericare sia a' tempi nostri di- venuto un I)isogno , o sia che l'udirsi chiedere i mezzi di civiltà e di scienza da (piella Grecia che donò al mondo la clvlllà e le scienze pro- fondaraenle conimovesse l'Assemblea, sia infine, come è più probabile, che operassero a un tempo queste due cause su gli animi, certo òche le parole del Delegato d'Atene eccitarono uno di quc' tra- sporti d'assentimento e di giubilo , ai quali prima che la mente , ben e a dirsi che abbia parte il cuore. E agli applausi succedevano i fatti. In quel medesimo di cominciarono a pervenire a S. E. il Presidente Generale e doni, e annunzi di pros- simi doni , 1 quali via via s'accreb])ero col suc- cedersi dei giorni. Ma l'uflicio dell'illustre Presi- dente non si limitò a far si che i soli Membri della Riunione udissero la domanda della Greca Università. Come il Ciampolini ne lo pregava , egli la spose al Re , e il Pie , cui suona dolcissima ogni parola che accenni ad opere benefiche e ad incremento di civiltà, rispondeva colla espressione di larghi e generosi proponimenti. E qui ritornando a quanto fu fatto sul prin- cipio della generale Adunanza di cui parlo , giacché non istimai necessario di espor sempre le cose nell'ordine , col quale vi succedettero, ricorderò come il Cav. Prof. Configliachi, otte- nuta la parola, proponesse solenni azioni di grazie da rendersi per mezzo di una Deputazione a S. M. , per la munifica ospltallth e per l'augusta protezione concessa al Congresso; e come pro- ponesse che per lettera s'avesse da S. E. a rin- graziare la Civica Amministrazione pel dono gen- tile della Descrizione di Torino, scritta a sua richiesta dal signor Davide Bcrtolotti, e per tutte quelle altre squisite cortesie, di cui ricolmò gli Scienziati fin dal primo lor glugnere in città. Ambedue queste proposte , siccome quelle che erano nel cuore e sulle labbra di tutti, furono da tutti e con trasporto applaudite , ne guari andò che i Presidenti delle Sezioni, condotti da S. E. al cospetto dell'Augusto Monarca , poterono con rispettosa effuslon d'animo compiere il no- bilissimo e graditissimo mandato. Né io credo di oltrepassare 1 termini del mio ufficio, se dirò avere il Re Carlo Alberto accolti allora e po- scia que'degnlssimi Rappresentanti della Riunione con una benignità e con una affabilità più presto maravlgllosa che grande. Una terza Adunanza generale, alla quale però non furono chiamati che 1 Membri italiani, si tenne addi l'j del mese a fine di scegliere la città per la Riunione dell'anno 1842. Padova ebbe il nu- )nero di sulfragl richiesto dall'articolo V del Re- golamento, e Padova, colla graziosa approvazione di S. M. l'Imperatore d'Austria, che S. E. il Pre- si(l(Mitc Generale ha invocala ed ollcnula , ci ac- coglierò dopo Firenze. Sorse in fine il d'i 5o di sellemhre, e più tocca dal dolore della imminente separazione , che dalla contentezza della cosa prosperamente rinscita, adunavasi per rulllma volta la dotta famiglia. Il Segretario Generale leggeva una suc- cinta relazione intorno a quanto di più notal)ile erasi fatto nelle antecedenti Adunanze generali e nel Consiglio della Presidenza ; e al Segretario Generale succedendo i Segretarii delle Sezioni , porgevano l'uno dopo l'altro una sommaria in- dicazione dei lavori e delle discussioni, di cui erasi nelle giornaliere Adunanze occupata cia- scuna Sezione. Dopo questi rapporti il Presidente Generale proclamava suo successore per la Riu- nione di Firenze il Marchese Cosimo Ridolfi , e il Marchese Cosimo Ridolfi diceva alla plaudente Assemblea parole di modestia e di gratitudine: il signor Filopanti proponeva solenni ringrazia- menti al Re per la convenzione fatta con S. M. Apostolica circa la proprietà letteraria : i signori D'Hombrcs Firmas e Le Cerf esprimevano a nome degli Scienziati Francesi intervenuti al Congresso la più sentita gratitudine per la nobile ospitalità ricevuta a Torino , e facevano col sig. De Cau- mont caldissima preghiera perchè alla Riunione , che gli Scienziati Francesi terranno nel i84i a XIII Lione, vogliano assistere e partecipare gli Scien- ziati Italiani ; da ultimo l^Eccellentissinio Presi- dente congedava l'Assemblea con breve, ma com- movente discorso. Nei quindici di che la Riunione durò tutto fu vita e letizia nelle vie di Torino , tutto fu ordine e dignità nei palazzi della Regia Uni- versità e della Reale Accademia delle Scienze, ne' quali adunavansi quotidianamente le Sezioni. Gli Scienziati, già ricevuti con lieta riverenza dai Deputali all'Ufllzio d'Ammcssione e presen- tati dairEcc.""" Corpo Decurionale della Descri- zione di Torino più sopra accennata, erano ri- cercati ed accolti con ogni cortesia ed onoranza da S. E. il Presidente Generale , e festeggiati da ogni ordine di Cittadini. Il Museo di Storia na- turale e quello delle Antichità egiziane , i Ga- binetti di Fisica, di Chimica, di Anatomia, il Giardino Botanico , le Biblioteche dell'Università e dell'Accademia delle Scienze, la Galleria dei Quatlri , l'Armeria del Re , l'Arsenale , la Rac- colta statistico-mineralogica dell'Azienda Econo- mica dell'Interno, l'Orto sperimentale della Reale Società Agraria , le Sale del Palazzo INIunicipale , ricche delle belle pitture all'acquarello del fu Cav. De Gubernatis, il Gabinetto letterario, i pub- blici e privati Istituti di carità e di beneficenza , la Basilica di Superga, la Regia Villa di Stupinigi, lo Slabilluiento botanico-agrario dei signori l^urdin e Compagnia , in somma , quanto poteva essere oggetto di dotta o di piacevole curiositcì , tutto in quc'giornl era aperto agli Scienziati o per espresso comando del Re , o per isponlanea cortesìa dei Direttori e dei Proprietarii. Alla sera poi racco- glievansi nelle ampie e splendide Sale dell'Acca- demia Filarmonica , ed ivi tra i lieti parlari e tra i musicali concerti stringevano fra sé , e col flore più eletto della Società Torinese, non perituri vin- coli di fratellanza e di stima. Né l'Augusto Monarca si accontentò di concedere una franca e nobile ospi- talità alla Pviunione: accolse alla sua regia mensa i Presidenti di essa e molti de'piìi illustri Personaggi de'quali si onorava; fece stampare in elegantissimo volume e distribuire in dono la Descrizione della Reale sua Armeria, e perchè abbia a durare nella posterità la notizia di sì importante avvenimento, ne fece coniare e distribuire una magnifica meda- glia commemorativa. Ma profonda , inesprimibile fu la commozione che si destò nell animo di tutti, quando per l'ultima Adunanza comparve nell'Aula l'Eccellentissimo Presidente Generale, fregiato pur allora dalla Maestà Sua delle insegne del Supremo Ordine della SS. Annunziata. La Riunione vide in quel magnanimo atto la più dilicata^la più solenne testimonianza d'onore e di patrocinio , che mai le potesse venire da un Trono. DISCORSO LETTO DA S. E. IL PRESIDENTE GENERALE nell'Adi'nakza del giorno 16 di Settembre lo non so veramente, Chiarissimi Signori, se più Inslngato , o sorpreso mi debba chiamare dell'o- nore di seder qui Presidente di questa illustre Riu- nione, nella quale insieme coi più eletti ingegni d'Italia, tanti eccellentissimi ingegni d'altre parti d'Europa si trovano raccolti. Se non che l'insigne luogo che tengo oggi qui, so di doverlo unicamente all'essere io slato «là prima così generosamente favorito dalla nostra Reale Accademia delle Scienze , quando rimune- rando in me servizli e meriti non mici , mi chia- mava alla nobilissima carica di suo Presidente perpetuo. Compreso come sono da sensi di gratitudine, lo credo, che da me non si possa in altra miglior maniera rliiicritarc il favore moslralomi, clie pro- fercndoini 5 come fo, pronllsslmo a secondare ogni vostra generosa premura pel progresso della scienza. Alla consecuzione di così nobile inlento altra via migliore non credo potersi battere, che quella stessa tenuta dal dotto Congresso Pisano, in que- sta Città Capitale rinnovato sotto gli ausplzli delr l'Augusto Monarca, la di cui mente è costante- mente rivolta a quanto può conferire alla glo- ria d'Italia, di (piella Italia, sopra tanta parte della (piale la generosa sua schiatta da tanti se- coli gloriosamente impera. Mentre sotto auspizii così felici apresi tra noi 11 secondo Congresso degli Scienziati Italiani , qual altro pensiero poteva prima destarsi In me che questo di andar brevemente accennando come procedesse felicissimamente al suo scopo (piella prima congrega , nella quale tanti zelantissimi esploratori dei segreti della natura con mirabile consenso di mire e di volontà operavano sì , che non potesse rimanere per nlssuno giusta cagione di dubitare che ogni cosa utile e gloriosa possa, anzi debba la scienziata Italia aspettare da que dotti suol figli 5 i quali a comune benefizio ven- gono in queste adunanze spargendo la copia de' lumi, così ampiamente e variamente da ognuno di essi raccolti. E, per vero dire, tutto fu grande, tutto fu splen- dido , tutto fu utile in quella prima adunanza degli Scienziati Italiani. La dolcezza del cielo , lo splendore della Città, l'urbanilà dei suoi abi- tatori , le cure dei provvidi Magistrati si uni- vano a rendere grato ed ameno ciò , che la dottrina e l' infrenano dei»li adunati Personairiri , e la cooperazione dei valorosi Membri di quella celebre Università faceva sacro e solenne. E che poi non aggiungeva il favore del Prin- cipe, così equo eslimatore d'ogni dotta fatica, e cultore indefesso egli medesimo delle più severe discipline! Sedeva allora Preside dell'onorando Cono;resso, prima per la sua qualità di Decano de' Catte- dratici Pisani, poscia con ben maggior suo onore per li suffragi de' dotti Colleghi , il chiarissimo Professore Gerii ^ e da quel suo autorevole seg- gio parlando con mirabile facilità, e ragionando dei principli delle cose naturali, e de' metodi proprii alle scienze esperimentatrici ed alle cal- colatrici , andava poscia trascorrendo di uno in un altro ramo delle umane cognizioni , e delle matematiche in ispecie e delle fisiche notava i recenti progressi procacciati alle prime singolar- mente dall aanetti, Mojone; dei nostri fisici Bagliani , Beccaria e 1^ assalii; de' nostri mlneralogi Robilant ^ Na- pione^ Borson; de' nostri botanici jdllioni e Bal- bisi de' nostri anatomici e medici Ci^na , Ma- lacarne .^ Bongiovanni^ Canaveri e Baiando; del zoologo Giorna; dell'idraulico Michelotli'^ del matematico Caliiso \ e finalmente di quelli che non senza gran fatica, e dirò pure celebrità di successi avevano alle più utili applicazioni delle fisiche e delle matematiche rivolti i loro studii. Cassini e De- Anioni. Posta così viemmeglio in aperto la grandezza di qnella gloria nelle scienze che tanto maggior- mente preme alla comnne nostra patria di ven- dicare, e che non da una od altra, ma da tutte insieme le sue province le viene, come non dirò nessuna cosa mancare all'Italia, perchè ella tenga altissimo luogo fra le più illuminate, e per ogni genere di sapere più illustri nazioni ? Ma a questa Italia così ricca di sublimi in- gegni , così gloriosa per gli scientifici istituti che sino da remoti secoli vi si formarono , re- stava pure a desiderare quel concorso di opera che non poteva altramente conseguirsi che per la riunione dei suoi più laboriosi e profondi mae- stri, i ([uali, nel generoso proposito di assicurare il progresso delle dottrine matematiche e fisiche nella maggior loro ampiezza, si raccogliessero in una, dirò così, universale Accademia, mercè cui fra i tanti altri benefici effetti si ottenesse quello di rimuovere il pericolo , che prendano autorità di dimostrato vero le opinioni private sovra di alcuni punti di dottrina men ben definiti tuttavia, né ben fermamente stabiliti nella scienza. E ciò sia detto per rispondere allo interro- oare di coloro che non riflettendo all'importanza di ([ucste considerazioni chieggono qual vantag- l)enc già prima la me- dilaliva Germania, la Sviz7.era, riui^liillerra e la Francia a])biano fallo prova di ([nanlo si possa spe- rare di utile da siffalte radunanze, e sebbene nessuno ignori oramai di quanlo frullo ed onore sia stata per la nostra Italia quella prima l\iu- nione che oggi si rinnova sotto gli auspizii del munificentissimo Re Carlo Alberto in questa sua Città Capitale, che tanta parte ebbe nello illu- strare la comune patria, dacché, sono ormai quat- tordici lustri , vi si apriva per opera del Saluzzo.^ del Lagrangia e del Cigna un'arena , nella quale non tardavano ad entrare un Eulero^ un Ber- noiilli^ un La- Place ^ un Foiircroy^ un Lavoisier^ con tanti altri de' più illustri scienziati stranieri. Accolse il volo della prima Riunione Italiana l'Augusto Principe favoreggiatore splendidissimo di ogni illustrazione Italiana, e si apre oggi il nobil campo, in cui tra una delle più celebri Accademie ed una delle più illustri Università di Europa verranno a concorso i più valorosi Ingegni, qui riuniti a ragionare d'ogni cosa che giovi a far conoscere qual sia la condizione ed il corso iklegli studii , e quale la direzione e lo scopo che convenga di prefiggere alle ricerche col mezzo di cui si agevoli il progresso del sapere, per l'incremento della pubblica felicità. Ponendo io qui termine al mio ragionare, vi invilo, Chiarissimi Sli^nori , a dar principio alle scienliliclie vostre conferenze, su delle quali la dotta Europa ha fissi ^li sguardi , e dalle quali una nuova gloria aspella l'Italia intera, nonché il nostro Piemonte. xxiri PAROLE DI CONGEDO DETTE DA S. E. IL PRESIDENTE GENERALE nell'Adunanza del giouno 30 di Settembre Chiarissimi Signori ixi.To pensiero fu quello di olii primo intese ad introdurre fra noi le Riunioni di dotti Vomini , che gici in altre contrade stabilite mancavano tuttavia al compimento della scientifica gloria d'Italia. Nobilissimo niente meno fu quello dei Principi clie all'ombra del loro patrocinio accolsero i ra- dunali Ricercatori del vero, accorsi volonterosi a quelle Adunanze nell'unico generoso fine di spar- gere a benefizio pubblico i tesori della scienza. Ma fu poscia opera vostra, Chiarissimi Signori, il corrispondere largamente, come faceste, alle concepite speranze; fu opera tutta Vostra se sin dal nascer loro li scientifici Congressi Italiani o sono gloriosamente giunti a pareggiare qualunque altra simile istituzione, cosicché quanto da voi si riprometteva l'Italia nostra tutto e stalo per opera vostra compito. Giiinti COSI come siete al termine delle uo]>ili fallclie di questa secontla Riunione, nella quale con incontestabile profilio delle scienze , che sono state oggetto delle vostre dottissime elucubrazioni, tanti dubbi furono chiariti, tante difficoltà riso- lute , tanti principii di dottrina confermati o fatti più certi , chi nieghcrà di prestare ossequio al- l'onorevolissimo Consesso, nel quale alla tanta scienza de' suoi Membri si vedono congiunte le tante virtù che vi adornano , e che si gran pregio aggiungono al merito del vostro sapere? Dal ben augurato successo dell'opera de' due primi Congressi Italiani , dobbiamo con gran ra- gione sperare, anzi ' credere , essere oramai fer- mamente stabilita tra noi questa scientifica uti- lissima Istituzione , cos'i apertamente favorita dai Munificentissimi Regnanti, che col proteggerla hanno fatta propria gran parte della gloria pre- parata alla comune patria dai vostri lavori; gloria che la storia noterà nei fasti di quegli stessi ge- nerosi Principi protettori di questi studi , al pro- gresso de' quali tanto giova il concorso de' lumi, e dell'opera di molti ad un solo scopo rivolto. Pel quale eiFetto la nobilissima Città Capitale della dotta Toscana aspetta ansiosa l'epoca del terzo Congresso, che deve aprirsi fra le sue mura; ma frattanto che Firenze vi accolga nel suo seno, altre estere scientifiche Riunioni vi desiderano a parie de' loro lavori; riiiglilllerra, la Svizzera, la Francia, si no])ilmente rappresentale in queslo Consesso dai disunii Persona "iji che vi si ascris- sero , vi chiamano a dividere l'opera loro , e la Francia più prossimamente v'invita ad intervenire al Congresso di Lione. Con la manifestazione di nn voto cosi onore- vole per noi terminerei questo mio dire , se a me non rimanesse di soddisfare un debito tutto mio proprio verso di voi , Chiarissimi Signori , che è il debito della mia riconoscenza per quella be- nevola propensione che mi avete in ogni atto vo- stro cos'i generosamente dimostrata , della quale benevola propensione resta scolpita nel mio animo tale memoria, che per quanto possa restarmi di vita non si canccllerìi mai, tanto più dacché la benignità del Sovrano, per le onorevolissime di- vise oggi stesso conferitemi , fa si che quel sen- timento si confonda con rinfinita mia gratitudine verso la sua Sacra Persona. ELENCO DEI MEMBRI DELLA mlIAIO^E •-e6-< PRESIDENTE GENER.\LE S. E. II. CONTE ALESSWDRODISVLIZZO ASSESSORI Cav. Francesco Rossi, Prof. Angelo Sis.monda. Segretario generale Prof. GiisErPE Gene. SEZIONI nEDICINA Presidenle Cav. Prof. Giacomo Tommasim Vice-Vresidente Cav. Prof. Michele Griffa. Segretario Cav. Prof. Lorenzo M.vrtini. CEOI.OGIA . MINEaAI.OGIA E GCOGHAFIA Presidente .Marchese Lorenzo Pareto. Vice-Presidente Conio Nicolò Da-Rio. I Segretario Lodovico Pasini. fisica , chimica e scienze matematiche Presidente Comra. Giovanni Plana. Vice-Presidente Cav. Prof. Pietro Conficliaciii. Segretarii per la Sotto- Seiione di Fisica e Scienze Matematiche Prof. Ottaviano Fabrizio Mossotti. Prof. Giuseppe Belli. Segretario per la Sotto-Sezione di Chimica Sig. Giacomo Attilio Cenedflla. ACBONOMIA E TECNOI.OGIA Presidente Doli. Francesco Gera. Vice-Preside nte Marchese Cosi.mo Ridolfi. Segretario Prof. Domenico MiLA.'fo. BOTANICA E FISIOI.OCIA VEGETALE Presidente Cav. Prof. Giuseppe Giacinto Moris, Vice-Presidente Prof. GiisEPPE Moretti Segretarii Prof. Roberto De-Visiani, Doti. Luigi Masi. ZOOI.OGIA E ANATOMIA COMPARATA Presidente S. E. IL Principe di Cabino E Mlsignano Vice-Presidenle Cav. Prof. Giacinto Carena Segretario Doli. Filippo De-Filippi Abbcne An<;t-lo , di Lcsef;no , Socio Libero ilcll;i UimIo Suciclìi .\f;f;iriii, Pi-rpanilorc cRiprlitoro alla scuola (li Cliiinica nella Regia liiiiversità di Torino. Aelis Pietro, diCliivasso, Maggioro nel Real Corpo d'Ailiglieria. Agodlno (ìiovamii , Professore d' 1- draulica e AIend)ro della classe di Matcmalica del (Collegio di Scienze è Lettere della R. Università di Torino. Alberi G. Luigi , di Torino , Mag- giore nel Corpo R. dello Stalo Maggiore Generale. Aleiali Napoleone , d'Asti, Chirurgo Maggiore in 2.° del Reggimento Guardie. Alliprandi Ambrogio , di Vercelli , Professore di Ostetricia nella R. Università di Torino. Amaretti Giacomo, di Poirino, Dot- tore in Medicina. Amici \ incenzo. Professore di Mec- canica e di Idraulica nell'L e R. Università di Pisa. Angelini Rcrnanlino, di Verona, So- cio deirAccadcmia di Agricoltura, Arti e Commercio di (|uella città. Angiolini Dottore Silvestro , di Pa- reto, Chirurgo Maggiore nei Reg- gimenti di Fanteria in Toscana. Angiono Lorenzo , di Cessato , Dot- tore in Medicina. Angins Padre Vittorio, Vice-Biblio- tecario della R. Università di Ca- gliari, Corrispondente della Pi. Ac- cademia delle Scienze di Torino. Anselmi (Cavaliere Giuseppe, di Mu- rello. Membro del Consiglio delle Miniere , a Torino. Anselmi Giuseppe, di Cherasco, Dot- tore Collegiato di Relle Lettere , Professore emerito nella R. Acca- demia Militare di Torino. Argenterò Professore Giuseppe , di Andorno , Luogotenente ed Inge- gnere . Ripetitore di Matematica nella R. Università di Toiino. Ariclti Felice , di Brusasco , Dottore in Medicina e (ihirurgia , Assi- stenle alla Clinica Medica in Ver- celli. Ariiiandi Teologo Benedetto, di Asti, Professore di Fisica e di Geome- tria , Membro del Collegio di Fi- losolia nella R. Università di To- rino. Arnaud Teologo Carlo Marco, di La- gnasco , Professore di Filosofia , Memi)r() di varie Accademie. Arnaud Doltoie Giuseppe, Professore di (ìeogralia a Moncalicri. Arno Felice, di Napoli, Capitano tli Artiglieria al servizio di S. M. il Re di Sardegna. Arri Teologo Giovanni Antonio . di Asti , Membro della R. Accademia delle Scienze di Torino. Arrighetti Giovanni, Preside del Col- legio di Chirurgia nella R. Uni- veisità di Genova. Asinari Vittorio , di Torino, Luogo- lenente il'Artiglieria. Audisio Professore Guglielmo, diBra, Preside del Convillo Accademico di Superga. Avogadro Cavaliere Annibale, di To- rino, Luogotenente nel Real Corpo d'Artiglieria. Avogadro di Ouaregna Cavaliere A- medeo , Cavaliere dell'Ordine dei Ss. Maurizio e Lazzaro , e dell'Or- dine Civile di Savoja , Professore emerito di Fisica sublime nella R. Università , Uno dei Quaranta della Società Italiana delle Scienze residente in Modena , Membro della Commissione Superiore di Statistica , e della Reale Accade- mia delle Scienze di Torino. Babbage Carlo , Membro della So- cietà Reale di Londra, ecc. Bacchialoni Giacinto, Professore nella R. Università di Torino. Balbo (;onle Cesare, di Torino, Ca- valiere dell'Ordine Civile di Sa- voja, Colonnello nei Rcgii Eser- citi , Membio della R. Accademia delle Scienze di Toiino. Baldracco Candido, Ingegnere delle Miniere pel circondario di Genova, Membro della Giunta Provinciale di Statistica in Genova, Socio Cor- rispondente (leirAccademia Labro- nica di Scienze , Lettere ed Arti. Balestra Giuseppe, di Torino, Dot- tore in Chinirsia, Cliinirfjo degli Ospizi! (Ielle Rosine e delie Ve- dove ^ol>ili. Ball Giovanni , di Dublino , Socio della Keale Accademia delle Scienze (l'Irlanda. Balloceo \ illorio, di Vercelli, Luogo- tenente nel Real (lorpo d'Arti- glieiia. Balsamo-Crivelli dinseppe. Professore di Storia Naturale a Milano, coii'i- spondente della Healc Accademia delle Scienze di Torino. Banchieri Liiiyi, lnf;e';nerc delle Mi- niere ))el circondario di Vercelli. Barelli \ ineenzo , Membro iseara Giamlìattista . di Nizza amare, Professore nella U. Accademia Al- lìcrlina delle Belle Arti di Torino. I'.leni;ini Domenico , di Langosco , Mendiro ilclla 1\. Società Agraria di Torino. Bo Angelo , Professore di Patologia generale nella R. Università di Genova. Boerv Gerolamo , Ingegnere Idrau- lico a Torino. Bologna Giovanni Antonio, diAgliano d'Asti, Medico e Cliiiurgo. Bona Teologo Barlolonimeo, di Nizza di Monferrato, Mcmliro del Colle- gio di Scienze e Lettere nella K. Università di Torino. Bona Giacomo, Dottore in Medicina e Conservatore del Vaccino a Sa- luzzo. Bonacossa Giovanni Stefano , di Ca- salgrasso , Medico del R. Manico- mio di Torino. IJonafous Matteo , Cavaliere dell'Or- dine de' Ss. Manrizio c Lazzaro, e della Legion d Onore , Mem- bro Corrispondente dell' Istituto di Francia, Direttore dell'Orto Bota- nico della R. Società Agraria di Torino. Bonaparte D.Carlo Luciano, Principe di Canino e Musignano. Boncompagni Cavaliere Carlo, di To- rino , Membro della Commissione Superiore di Statistica, e Direttore delle Scuole infantili. Bonicelli Vincenzo, Professore di Fi- sica-Matematica , Deputato ileWA- teneo di Bergamo. Bonjcan Giuseppe, diSciamberì, Chi- mico , Socio (Corrispondente della R. .\ccadcmia delle Scienze di To- rino. Bonino Giovanni Giacomo, Membro del Collegio Medico nella B. Uni- versilà di Torino. Bonomi Serafino', Medico dello Spe- dale di Lodi. Bonsignore Ferdinando , Cavaliere dell'Ordine de' Ss. Maurizio e Laz- zaro, e dell'Ordine Civile di Savoia, Professore di Architettura Civile nella 1\. Università di Torino. Bordino Sebastiano, di Pincrolo, Co- lonnello del Corpo Beale d'Arti- glieria. Borelli Giambattista, di Bovcs di Cu- neo , .Dottore Collcgialo in Medi- cina e Chirurgia. Borelli Giovanni, di Torino, Dottore in Medicina. Borgialli Michele, Dottore in Medi- cina, Membro di varie Accademie, Medico Onorario del Corpo Sani- tario Militare in Ivrea. Borio Giuseppe, da Mondovì, Inge- gnere Civile. Borromtro Conte Vitaliano, di Milano. Bossi Michel Angelo , di Torino , Ingegnere Idraulico. Bottacco Candido, Medico e Direttore dell'Opera di Misericordia della città di Casale. Botto Dottore Girolamo, Professore di Clinica Medica nella R. Univer- sità di Genova. Botto Giuse|>pe Domenico, di Mone- glia, Professore di Fisica nella B. Università, Membro della R. Ac- cademia U'ilicin;i, Consigliere Sli;i(iriliii;iiio IleLiloic del Magislialo del l'ioloinedieiito a Torino , Dcpiilato all' V/pzio d'.-lnnncssioiie. Denmriit ì'.mIo , Dottore Collegialo in Medicina nella R. Università di Torino. Demielielis Filippo, di Casal Mon- ferrato , Professore di Anatomia nella 1\. Ijniversità di Torino. Demielielis Giuseppe, di Casale, Dot- tore Collegiato in (.hiiurgia nella R. Università di Torino. De Negri Feliec , di Genova , Clii- niieo-Farmacisla , Corrispondente della Società delle Scienze Fisiche e Chimiche di Pari}:;i. De Notaris Doli. Giuseppe, di Milano, Professore di Botanica nella R. Uni- versità di Genova, Membro non residente della R. Accademia delle Scienze di Torino. De Petreltini Cavaliere Giovanni, di Cori'ù , Professore nell'I, e R. Università di Padova. De-Rolandis Giuseppe, di Castell' Al- fieri, Dottore in Medicina. Derossi di Santa Rosa Cav. Pietro, di Torino, Membro della Com- mi.ssione Superiore di Statistica. Dervieux Cav. Giacinto , Ingegnere Civile de' Ponti e Strade a Susa. De Selys-Longehamps Edmondo, di Liegi (Belgio), Membro di varie Società Seienlifìchc. Desmaisons Dupallans, di Bordeaux, Dottore in Medicina. Despine Carlo Umberto Antonio, Dottore in Medicina, Medico Ispet- tore delle Acque d'Aix in Savoja. D'Espine Jacopo Marco, Dottore in Medicina , Membro del Consiglio di Sanità, Medico delle carceri a Ginevra , Membro di varie So- cietà Scientifiche. Despine Cav. Maria Giuseppe , d'An- nccì. Ispettore delle Miniere a Torino. Detoma Luigi, di Torino, Ufficiale nelle R. Armate, Membro di varie Accademie Letterarie. Detoma Vincenzo, di Crescentino , Regio Architetto, Membro «Iella Società d'Incoraggiamento per Io Sludio del Diseguo in Varallo. De Visiani Roberto, di Sebeuico in Dalmazia, Professore di Botanica nell'Università di l'adova. I)'Uond)i'es-Firmas, Barone, di Alais (Gai'd), Corrispondente dell'Isti- tuto di Francia e della R. Acea- pe , di Biella, Socio corrispondente della U. Società Agraria di Torino. Favre Alfonso, Membro dcll'Ammi- nistrazione del Museo di Ginevra. Fea Leonardo, di Cliieri, Membro , dell'I. R. Accademia di Pistoja. • Felice Cristoforo, Doti. Coli, in Medi- cina nella W. Università di Genova. Fcnoglio Dollore Giuseppe Cesare, Cliirurgo Maggiore dcU'Ospedalc di S. Luigi , e della Casa di S. M. in Torino. Fenoglio Innocenzo, di Rivoli, Dot- tore Collegiato in Medicina, Me- dico Consulente di S. M. il Re di Sardegna. Ferrari Gerolamo, di Pavia, Dottore in Medicina. Ferrari Girolamo, di Vigevano, Far- macista , Membro di varie Acca- demie. Ferrarlo Giuseppe, di Milano, Dot- tore in Medicina , Socio di varie Accademie Scientifiebc. Ferrerò Nicolao, di Montanaro, Mem- bro del Collegio Medico di Torino. Ferrerò della Marniora Conle Al- berto, (Cavaliere dell'Ordine dei Ss. Maurizio e Lazzaro, e del Real Ordine Militare di Savoja, Cava- liere e Consigliere dell'Ordine Ci- vile ili Savoja, Maggior Generale, Comandante della Regia Scuola di Marina a Genova, Membro della Commissione Superiore di Statisti- ca , del Consiglio delle Miniere e della R. Accademia delle Scienze di Torino. Ferrerò della Marmora Cavaliere Al- fonso, di Torino, Capitano d'Ar- tiglieria. Ferrerò il Ormea Marchese Tancredi, di Torino, Capitano nel R. Corpo d'Artiglieria. Filippi Giovanni, di Clavesana , Dot- tore in Medicina, Socio corrispon- dente deU'Accademia di V iterbo , Medico dello Spedale
  • iella, Me- dico e Dottore Collegialo in (Chi- rurgia nella Kcgia Università di Torino. Garhiglictli Giorgio, di Biella , Dot- tore Collegialo in (Chirurgia nella R. Università di Torino. Gardini Guiilo, d'Acqui, Professore Emerito di Geometria e Fisica. Gargnani Domenico , dì Lodi , Dot- tore in Medicina, Socio degli Ate- nei di Treviso e di Rovigo. Garibaldi Giacomo, Professore di Fisica nella R. Università di Genova. Garibaldi (ìiuseppe Antonio, Pro- fessore di Materia Medica nella R. Università di Genova. Garneri (ìiovanni, di .Savigliano, Membro del (^^ollegio di Medicina nella R. Università di Torino. Gassino Pietro Paolo, Chirurgo As- sistente nell'Ospizio celtico e cor- rezionale deU'Kigaslolo a Torino. Galla Dottore Lorenzo Francesco, di Ivrea, Socio corrispondente della R. Accademia delle Scienze di To- rino , e di varie altre Società Scientifiche. Gatti Giovanni Rallista, di Viariggi, Medico in (Capo dell'Ospedale iCol- tolengo a Torino. Gay Barone Edmondo, di Torino, Luogotenente nel Corpo Reale di Artiglieria. Gays Pietro Luigi, di Rivara, Dot- tore in Medicina. Gazzaniga Cesare, di Pavia, Profcs» sore di Fisica a Desenzano. Cazzerà Abate Coslaiizo, di Rene, Cavaliere dell'Ordine de' Ss. Mau- rizio e Lazzaro , Professore di Fi- losolia, Mendiro e Segielario della 1\. Accademia delle Scienze di To- rino, lìcimlalo (di V/jìuo d..l>n- nirssiuiif. Gene Dottor Giuseppe, Professore di Zoologia, Direttore del Museo di Storia naluiale nella K. Uni- versità di Torino, Memltro e Se- gretario Aggiunto della R. Acca- demia delle Scienze, Uno dei tpia- lanla delia Società Italiana delle Scienze lesidenle in Modena ecc. Genevois Abate Giovanni Pietro, di Sciamberì, Cavaliere dell'Ordine de' Ss. Maurizio e Lazzaro, Mendjro della R. Società Agraiia
  • liiiiiicu. Membro di varie Accademie. Giordano Giuseppe, di Morano, (liii- riirf;o Map;^iore in 1." del Keg- gimenlo Piemonte Keaie(ìav;dlcria. Girola Dottor Lorenzo, di IJiillii^liera d'Asti, Professore di Medicina teo- rico-pratica nella 11. llniversilà di Torino, Deptttuto ali V/l!zio d'.tin- ìiiessione. Giuliani Ginmhatlisla, di ('.anelli, Pro- cessore di l'ilosolia nel Lieeo di Luf;ano. Giulio Carlo Ignazio, Professore di Meccanica e Consigliere del la Classe di Matematica nel Collegiodi scienze e lettere della U. Università, Mem- bro della Commissione Superiore di Statistica e della K. Accademia delle Scienze di 'l'orino. Gonnet Chnidio, di Moutici-s, Cav. dell'Ordine de' Ss. Maurizio e Laz- zaro, Colonnello nel Corpo Reale del Genio Militare. Granetti Dottore Lorenzo, di liei- nette , Cliiruigo della Keal (iasa e dell'Opeia Pia (-oltolengo a To- rino. Granoni Severino, di Negherà, In- gegnere Idraulico. Grilla Cavaliere Michele , di Lom- briaseo, Professore di Medicina nella R. Cniversità di Torino, (Con- sigliere del Magistrato del l'rolo- medieato. (jrillo 1). Giovanni Battista, di Serra- valle, Consigliere di Stato, Cor- rispondente dell' Accademia dei (ìeorgolili di Firenze. Gri.seri \ iiieenzo , Cliimico-Farma- eisla a Cliieri. Grosso Francesco, di Castellamonle, Ingegnere del Genio Civile. Guarini Martino, di Mapoli, Dottore in Medicina. Huber Giovanni, di Vienna, Mem- bio della Facoltà Medica di Vienna. Iselin Enrico, di Basilea, Dottore in Medicina. Illier Giulio, di Bellev, Membro della Società Geologica di Parigi. XXXVII .lacqiicmond Barone Giuseppe, Vice- presidente della R. Camera d'Agri- coltura e (Commercio, e Segre- tario Aggiunto della R. Società Accademica di Savoja , Deputato della Società medesima. .lano (Giacinto, di Torino, Ingegnere in (Capo nel (ìenio Civile. .lonas Enrico, di Berlino, Agronomo e Tecnologo. Kalb Raimondo, Membro del Collegio Chirurgico di (Cagliai-i. Lana Pietro Giacomo , di Varailo , Ingegneie , Capitano della (Com- pagnia delle Guardie del fuoco , ispettore Generale de' Pesi e Mi- sure a Torino. Lanteri Francesco, di Briga, Pro- fessore nella Regia Università di Torino. Lanzoni Giovanni , Priore del Col- legio di Farmacia nella R. Uni- versità di Torino. Lauri Lauro, Professore di Fisica nel- l'Università di Macerata. Lavagno Francesco , di Porto Mau- rizio , Dottore in Medicina. Lavini Dottore Giuseppe , di Ver- celli, Professore Straordinario di (Chimica Medica e Farmaceutica nella R. Università di Torino, Mem- bro Straordinario del Consiglio Supcriore Militare di Sanità per la parte Chimico - Farmaceutica, Membro della R. Accademia delle Scienze e della R. Società Agraria di Torino , Dejnilato all' Uffizio d'Ammessioiie. Lavv Filippo, Cavaliere dell'Ordine de' Santi Maurizio e Lazzaro, Mem- bro del (Consiglio delle Miniere, e della R. Accademia delle Scienze di Torino. Le Cerf Pietro Luigi , Professore alla Facoltà di Dritto di Cacn ( Francia ). Leonardi Leonardo, di Lucca, Socio ordinario della R. Accademia di Lucca, Professore di Dritto Civile in quel R. Liceo. Leone Amedeo, Dottore in Medicina e Chirurgia , Medico in (Capo ilell'Os|>0(l:il(r Militare di Vorcelli. Lt!ono Teologo (ìii^lielmo, di (basalo, Proicssoi'i; liuicrila nella K. Uiii- versilìi di Torino. l,cssona darlo, tl'Asli, Prolessore di Veterinaria, Membro della l\. Sooielà Vfjraria ili Toiino. 1. inoli Odoaido, di l'ielrasanta. Dot- tore in Medieina e Cliirinj^ia. Lloyd Hiimphrcv , Membro della So- eietà I\eale di Londra, Profes- sore di Filosoda a Dublino. bombardi Lorenzo, Mendiro del Con- sij;lio degli Ldili in Torino. Lombardo Ingegnere Gaetano, di Torino. Lonieni Ambrogio, di Milano, Inge- gnere ed \rehitetto. Luciano Giuseppe, di Lesegno, Mem- bro della K. Società Agraria di Torino. Luserna d'Angrogna Cavaliere Ales- sandro, di Torino, Maggiore d'Ar- tiglieria , dei Primi Scudieri di S. M., Cavaliere di o.' Classe della Corona Ferrea d'Austria. Mac Cullagli Giovanni , di Dublino ( Irlanda ) , Professore d'Analisi. Maestri Avvocato Fcidinando , già Professore di Economia , Profes- sore di Statistica a Parma , Socio ordinario dell'I. II. Ateneo Italiano. Maffoni Ang«'lo Camillo, di Torino, Dottore Codegiato in Medicina. Majoccbi Giovanni Alessandro, Pro- fessore di Fisica nell'I. R. Liceo di S. Alessandro in Milano. Majoli Giacomo Antonio, Professore di Cliirurgia a Mondovi. Malinverni Germano, Mendiro del Collegio di Cliirurgia nella R. Uni- versità di Torino. Manno Barone e Presidente Giu- .seppe, di Algliero , Reggente di Toga nel Supremo Consiglio di Sardegna, Commendatore dell'Or- dine de' Ss. Maurizio e Lazzaro, Cavaliere e Consiglieie dell'Or- dine Civile di Savoja, Vice-Pre- sidente della Commissione Supe- riore di St.itistica, Membro ìilalo deliVniiiersità medesima, e dell .lecadeinla de' Fisincrilici. Oddcnino (iiovaiini battista, di Pol- rino. Tenente tlolonnello nel Corpo Reale d'Artiglieria. Oliari Doli. Francesco, Assistente alla Cattero della R. Accademia Albertina delle Belle Arti. Panelli Francesco, Dottore in Filoso- fia , Ripetitore di Fisico-Chimica nella Regia Accademia Militare di Torino. Panizza RartoIommeo,di Vicenza, Ca- valiere della Corona di Ferro, Pro- fessore di Anatomia umana nell'I. R. Università
  • edaU- l'.ollolengo a Torino. l'olii (iiovanni , Dottore in Medi- cina ed A^i^innlo alla Cattedra di Cliiniiea Tecnica a Milano. Pollone Ignazio, Professore dWnalisi e Meniliio della Classe di Materna- liea del Collet;io di Scien/e e Let- tere della W. lìnivcrsità di Torino, DrpHlalo airiJ(lt-.io d' .tmmessioiie. Pollo Secondo, di Biella, Medico Colles;ialo nella R. Università di Torino. Ponsero Giuseppe, Professore di l'i- lusofia a Snsa , l'roloniedico. Mem- bro della R. Società Accademica ili Savoja , e d'altre Società. Ponte di Pino (lonte Giuseppe, Cavaliere delTOrdine de' Ss. Mau- rizio e Lazzaro , Membro della Regia Società Agraria di Torino. Ponza di San Martino Cavaliere Ce- sare, di Dronero, Capitano nel Corpo Real<' d'Aitiglieria. Porrino Cavaliere Ginsoppc, di Ces- salo, Tenente (Jolonnello nel Cor- po Reale dello Slato Maggiore Ge- nerale. Porro iNobilc Carlo, di Milano, Cor- rispondente della Reale Accademia delle Scienze di Torino e di varie altre. Porro Ignazio, di Pinerolo, Maggiore nel Corpo Reale degli Ingegneri Militari, Socio corrispondente della R. Accademia delle Scienze di To- rino. Porta Doti. Luigi, Professore di (Cli- nica (^liirm-gica nell'I. R. Università di Pavia. Potenti Giuseppe, di Pisioja, Dottore nelle Dolliine Fisiche e Matema- tiche, Socio di varie Accademie. Pral Cav. Ferdinanilo, Maggior Gen., Direttole del materiale d'Artiglie- ria in Torino. Prieri U. liarlolommeo. Professore nella R. Università di Torino. Primo Girolamo, di ÌNovara , Ispet- tore dei ÌNilri e delle polveri in Lombardia. Promis Domenico Casimiro, Cavaliere dell'Ordine de' Ss. Mauri/io e Laz- zaro, Bibliotecario di S. M., Mem- bro della Real(! Accademia delle Scienze di Torino. Provana del Sabbione Cavaliere Lui- gi, Membro della R. Accademia (ielle Scienze di Torino. Piditi Tito , Preparatore di Fisica nell'I. R. Museo di Firenze. Pullicino Antonio, di Valletta di Malta, Dottore nelle Scienze Filosoliclie etl in Medicina. Pullicino Paolo, di Valletta di Malta, Membro ilei Collegio Filosofico del- rUuivcrsità di Malta. Quaglia Cavaliere Giacinto , Maggior Generale d'Artiglieria, Direttore della Polveriera di Torino. Quaglia Luigi , di Torino , Colonnello nel Corpo Bealo dello Stato Mag- giore Generale, Cavaliere dell'Or- dine de' Ss. Maurizio e Lazzaro. Quaglia Zenone Luigi, di Toiino, già Colonnello del Corpo Reale d'Arti- glieria, Corrispondente della R. Società Agraria di Torino. Quigini—Puliga Conte D. Pietro , Membro della R. Società Agraria ed Economica di Cagliari. Raby Intendente Paolo Luigi, Dot- tor Collegiato Emerito di Belle Lettere nella R. Università, Cor- rispondente della R. Società Agra- ria di Torino. Raccbia Paolo, di Bene, Maggior Ge- nerale , Presidente del Consiglio del Genio Militare, Cavaliere del- l'Ordine de' Ss. Maurizio e Laz- zaro. Ragazzoni Dottor Rocco, di Novara, Professore nella R. Accademia Mili- tare, Segretario della R. Società Agl'aria di Torino, Deputato del- l\lccadeiHÌa Scifìttijicn- Letteraria deijli Euleìeli di Samminiato. Rampinelli Gio\anni, di Bergamo, Dottore in Medicina e Chirurgia. Ranco Luigi , di Asti , Ingegnere Arcliitetto. Ravera trarlo Desiderio , di Torino, Àrchilello dei Regii Ldili. Rccclii Gaetano, di Ferrara, Membro (li varie Accailemie. Recrosio Marlino , Medico Primario dell'Ospedale di Rivarolo. Regazzoli Aiilonio, l'iol'essore di Fi- sica nel Seminario di Oremona. Rcndii (Canonico Liiif^i, di Sciamber), Cavaliere ilcll'Ordine Civile di Sa- voja, Segretario della R. Società Accademica di Savoja , Debutato della medesima , Corrispondente della R. Accademia delle Scienze ili Torino. Replal Antonio , Ingegnere di \.' Classe e Direttore delle Miniere della Savoja, a Moùliers. Rcvncri Michele, di Torino, Medico Ordinario dcH'Ospedalc di S. Gio- vanni, del R. Ospizio della Mater- nità , e del R. l'arco. Riberi Alessandro, Cavaliere dell'Or- dine dei Ss. Maurizio e I,azzaro , Professore
  • :iviilicio (li'iJ'Ofdine de' Ss. M:iii- rizio «; Lazznio, M;i};^ior Gcncnilo Ispcllorcilfl M,ilcriiilconsiglio delle Miniere a Torino, e della I\. Accademia ilclle Scienze di Sto- ckoima. Deputato all' Vlp'.io tVAm- niessioiie. Sohrei'o Doti. Ginseppe, di ("avallcr- niaggiore, ProCessorc di Matematica nella U. Accademia Militare di To- rino , Segretario della Kegia Uni- versità. Sotleri Al). Filippo, di Giiarene, Pro- fessore Kmcrilo di l'ilosofìa. Mem- bro della (iinnta provinciale diSla- tistica in .\lba. Speranza Cavaliere Carlo, di Pai-ma, Profcssoic Emerito di Terapia e di Clinica, Professore attuale di Me- ilicina legale. Medico consulente (li Corte, Membro di varie Acca- demie. Sperino Casimiro, di Searnafiggi , Mend)ro del Collegio Cliinn-gico della 15. Università di Torino. Slancovieli Canonico Pietro, di Bar- bana (Istria). Staurcnglii Francesco, di Monza, As- sistente alla Caltedi-a di Medicina legale e Polizia medica ncllT. U. Università di Pavia. Strnmia Matteo, di Sommariva del Bosco, Medico Ordinario dell'Ospe- dale di .S. Luigi in Torino. Sublé Giuseppe, di Frascata (Tor- tona), Chirurgo Collegiato nella 1\. Università di Torino. Talncclii Giuseppe, Cavaliere dell'Or- dine de'Ss. Maurizio e Lazzaro, Pio- fcssnrc di Geometria pratica e ili Ar'(-liitellur-a nella \\. Urriveisilà di Torino. Tamagno Sebastiano, diCeva, Dottore in Medicina e Clrirui'gia. Tapparelli d'Azeglio Marchese l\0- berto, Socio «Iella R. Accademia Alhertirra delle Bello Arti, e di varie altre Italiane, Corrispondente d«'li'Isiilrrto di Francia , Diiettore della U. Galleria di Pittura a To- rino. Tarclla Ambrogio, di Oggiogno. Me- dico in Capo dell'Ospedale di S. Ltrigi in Torino. Tecco Giuseppe, Capitano nel Corpo Reale del Gerrio Militare, Mcmbr-«> del (Collegio «li Materrratica nella R. 'UJniver-.silà e Professore di Geome- tria desirilliva nella R. Accadenria Mirrtar«'. a T«)rirro. Teixeiia de Macedo Cav. D. Sergio. Incaricalo d'allari di S. M. l'inrpc- raloredel Br-asile presso la R. (^orle di Sardegna. Membro delllstilirlo istorico di Fr-arrcia e deiristituto istorico e geografico di Rio- Janeiro. T«'ssi«'r Pietro. d'Annccv, Medico (!ol- legialo, Medico Ordinario dell'O- spedale «li S. Giovanni a Torino. Thaon Gio. Battista, Medico Militane, Deputato della Società medica di Livorno. Tliaorr «li Revel Cavaliere Genova , Luogotetrcnte nel Corpo R. il Aili- glicria , a Torino. Tiedcmanu Cav. Feilcrigo, Profes.soi'e «li Anatoruia e Fisiologia a Hei«lcl- berg , Consigliere Intimo «li S. A. il Grandirca di Baderr , ecc. Toggia Francesco, di Torino. Tenente di cavalleria. Direllore Veterinario delle R. Armate, Coiii.sponderrlc della B. Società agr-aria e«l econo- nrìca di Cagliari. Tortrmasini ( avalicre Giacomo, Pro- fessore di Clinica Me«lica nella Du- cale U'nrvcrsilà di Parnra. TonclU) Michelangelo. Pr-ofesso re nella R. Univcr-silà «li Torino. Trabirceo Giacomo. d.-Vcqui , Pi-ofes- sore di Fisica a Mondovì. TrinchincUi AiiS'islo, ili Milano, Dol- toic in Medicina e Cliii ui;;iii, già AggiuulO alla Callnlia d'Oculislica nell'I. U. LniviTsilii di Pavia. Trona Cavaliere \iUoiio, di Torino, Ingegnere del Genio Civile. Ulacco Amedeo , di Livorno, Mem- bro dell'Accademia Labronica. Vachino Avvocalo Giuseppe, di Selti- linio Uoero, Professore di Diritto Commerciale nella I\. Università di Torino. Vagnoni Canonico Filippo, Bibliole- caiio e Deludalo dell' .iccademln di Scienze, Lellere ed Arli d'Arezzo. Valerio Gioachino, di Torino, Dottore in Medicina, Medico di Beneficenza e degli Asili Infantili. ValeVio Lorenzo, di Torino, Membro di varie Società Scicntiliche. Vallauri Tommaso, Professore sosti- tuito nella R. Università di Torino. Valperga di Civronc Conte Tommaso, Cavaliere dell'Ordine de' Ss. Mau- rizio e Lazzaro, Direttore della R. Società Agraria di Torino. Vassalli Sebastiano,, di Torino, Inge- gnere Idraulico, già Professore di Matematica nella K. Accademia Militare. Vegezzi-Ruscalla Cavaliere Giovenale, Corrispondente della Reale Società Agraria di Torino e di varie altre Accademie Scientifiche. Veglio Francesco, Dottore Collegiato, Professore Emerito di Medicina a Torino. Venturini Dottor Ferdinando, Profes- sore di Materia Medica e di Tera- peutica nella Ducale Università di Parma. V eranj Giovanni Battista , di Nizza a mare, Socio corrispondente della R. Accademia delle Scienze di Torino. Verga Andrea, diTreviglio, Assistente alla Cattedra d'Anatomia nell'I. R. Università di Pavia. Verri Dottore Giuseppe, Rappresen- tante del Protomedicato nella Pro- vincia di Movi. Vianelli Giulio, di Venezia, Dottore in Meilicina. V icino (;iuseppe,di Torino, Maggiore nel Corpo Reale del Genio Militare. Vicino Luigi, di Torino, (Capitano nel (kirpo Reale d'Artiglieria. Vigili Vincenzo, di Parma , Medico e Membro del Consiglio Sanitario del Ducato di Parma. Vigliani Ab. Ferdinando, di Pomaro Monfcirato, Professore di Filosofia e Prefetto degli Studi in Casale. Viglietli Giovainii Antonio , Dottore Collegiato e Professore di Medicina a Mondovi. Villa Antonio, di Milano, Corrispon- dente dell'Accademia Giocola delle Scienze Naturali di Catania. Villa diMontpascal Conte Filippo, Ca- valiere dell'Ordine de'Ss. Maurizio e Lazzaro, Socio e Tesoriere della Reale Società Agraria di Torino e Amministratore delle Regie Zecche. Vismara Giuseppe, di Milano, Profes- sore di Fisica a Cremona. Vitali Antonio, di Milano, Dottore in Medicina e Chirurgia. Zanini Giacinto, diTrino, Medico pri- mario del R. Spedale di Carità in Torino. Zappata D. Giovanni Battista, Dottore del (-ollcgio di Scienze e Lettere nella R. Università di Torino. Zuccagni-Orlandini Attilio, di Firenze, Doltoie in Medicina, Depulato del- l'Accademia della l'halle Tiberina Toscana. REGOLAMENTO GENERALE l'EU LE ANNUALI RIUNIONI ITALIANE SII CULTORI DELLE SCIENZE NATURALI i I. Il fine delle Riunioni dei cultori delle Scienze naturali si è di giovare ai progressi, ed alla difiusione di tali scienze, e delle loro utili applicazioni. A conseguir questo fine gli Scienziati si adunano ogni au- tunno in una delle città d'Italia, per un periodo di tempo che non dovrà mai oltrepassare i quindici giorni. II. Hanno diritto di essere membri della Riunione tutti gl'Ita- liani ascritti alle principali Accademie o Società scientifiche istituite per l'avanzamento delle Scienze naturali, i Professori delle Scienze fisiche e matematiche , i Direttori degli alti studi o di stabilimenti scientifici dei vari Stati d'Italia, e gl'Impiegati superiori nei Corpi del Genio e dell'Artiglieria. Gli esteri com- presi nelle categorie precedenti saranno pure ammessi alla Riu- nione. III. Ogni annua Riunione avrà un Presidente generale, due As- sessori , ed un Segretario generale. Nella prima Adunanza si procederà alla divisione dei membri in più sezioni, compren- denti ciascuna una o più scienze secondo il numero, e gli studi degl'intervenuti. Nello stesso giorno ogni Sezione nominerà a * Vl.VtlI schede sci^rctc, ed a pluralità assoluta di voli, uno dei suoi momhri alle funzioni di rispettivo Presidente, e questi dovrà poi scegliere altro fra i membri medesimi a Segretario della Sezione stessa. Tutti questi diversi ufizi dovranno essere allìdati a membri italiani della Riunione- IV. Il Presidente generale, i due Assessori, i Presidenti delle Sezioni ^ ed il Segretario generale comporranno |)er tutta la durata della Riunione un Consiglio, che provvcderà alla buona direzione, e al buon successo della medesima. V. Avanti lo scioglimento della Riunione , da tutti i membri italiani costituiti in Adunanza generale, si procederà col mezzo di schede, ed a pluralità assoluta di voti, alla scella della città ove tenere la Riunione dopo due anni. VI. Il Consiglio elegge il Presidente generale per la Riunione dell'anno prossimo seguente, il quale dovrà avere il suo do- micilio in quella stessa città ove deve esser fatta la Riunione. Al Presidente generale spetta la nomina dei due Assessori, e del Segretario generale da scegliersi fra gli Scienziati del me- desimo paese, almeno sei mesi prima della Riunione. VII. L'eletto Presidente generale dovrà fare le dovute pratiche, perchè la Riunione possa aver luogo in modo regolare nella città che sarà stata prescelta, ed egli dovrà darne avviso a tempo debito agli Scienziati. Vili. I due Assessori coadiuveranno il Presidente generale, nel pren- dere tutte le disposizioni occorrenti pella Riunione: ad essi spet- terà il decidere ne'casi dubbi se uno Scienziato debba o no essere compreso fra i membri della Riunione , in conformità all'Art. II. In mancanza del Presidente, faranno le sue veci i due Assessori, in ordine di anzianità. IX. Nell'ullitna «generale Atliinanza il Segretario generale farà un rapporto suirainlamcnto della Riunione, ed i Segretari parti- colari lce;:(.ranno ciascuno un breve sunto di quanto sarà stato operato nelle rispettive Sezioni. In questa pubblica Adunanza sarà proclamato il Presidente generale eletto dal Consiglio per la successiva Riunione. X. Dopo questa Adunanza il Presidente generale , i due Asses- sori ed il Segretario generale lasciano i loro ufizi. Sarà per altro loro cura il trasmettere al Presidente proclamato pella successiva Riunione l'elenco degli Scienziati intervenuti, ed il sunto dei processi verbali. XI. Nel caso di mancanza del Presidente generale eletto pella Riunione prossima seguente, prima ch'egli abbia nominati i due Assessori, dovrà il Presidente generale dell'ultima Riunione consultare per una nuova scelta i Presidenti delle Sezioni, e, rac- colte le loro proposizioni, fare sollecitamente la nomina di un altro Presidente. In mancanza poi del suddetto Presidente gene- rale dell'ultima Riunione, farà le sue veci il più anziano dei Presidenti di Sezione. XII. Agli atti di ciascuna Riunione sarà data quella pubblicità, che si giudicherà utile al progresso delle naturali discipline, e delle loro applicazioni. Il Consiglio prima di sciogliersi, no- minerà a quest'oggetto un'apposita Commissione. XIII. Gli oggetti ed i libri che fossero ofl'erti in dono a ciascuna Riunione saranno dati a quei pubblici scientifici stabilimenti del luogo ove si tenne la Riunione , che verranno designati dal Pre- sidente generale. XIV. Previo il grazioso Sovrano permesso , gli atti originali delle 1. Riunioni saranno di anno in anno trasmessi, e conservati nell'I, e R. Musco (li Fisica , e Storia Waturalc di Firenze, città centrale dell'Italia , e capitale di quello Stato, in cui sotto j^li auspicj di Lkopoldo II quest'utile istituzione ebbe principio. Il Direttore dell'I, e R. Museo sarà il Conservatore degli Atti, ed al suo zelo per le Scienze resta questa istituzione raccoman- data. Prof. Ranieri Cerbi , Prfsùlentc Generale. Carlo L. Ronaparte Prìncipe di Musignano , Presidente delta Sezione di Zoologia e Anatomia comparativa. Cav. Prof. Pietro Configliachi , Presidente della Sezione di Chimica ^ Fisica e Matematiche. March. Cosmo Ridolfi , Presidente della Sezione di Ji^ronomia e Tecnologia. Cuv. Prof. Gaetano Savi , Presidente della Sezione di Botanica e Fisiologia vegetale. Prof. Angelo Sismonda , Presidente della Sezione di Geologia , Alineralogia e Geografia. Cav. Prof. Giacomo Tommasini , Presidente della Sezione dì Medicina. Prof. Filippo Corridi , Segretario Generale. Apjivouato dalla prima Riunione itegli Scienziati tentttasi in Pisa , e neliAilunanza generale del dì 15 ottobre 1839. Per copia conforme all'originale, Prof. Filippo Cobridi. SEZIONE DI FISICA, CHIMICA E MATEMATICA ATTI VERBALI DELLA SEZIONE DI FISICA, CHIMICA E MATEMATICA ADUNANZA DEL 17 SETTEMBRE Il PrcsiJcnte sig. Commendatore Prof. Plana apre la seduta con breve allocuzione relativa all'ocoiclto della Riunione. Si rettifica quindi l'elenco degli individui componenti la Se- zione, dopo di che si invitano quelli che avessero memorie, comunicazioni od ostensioni, colle quali intendessero di tratte- nere l'Udienza, ad inscrivere i titoli di questi loro scientifici lavori. Il Professore Mossotti fa gna ragionata proposizione affin- chè sia adottato come articolo di disciplina, che avanti lo scio- glimento della lliunione si preghino uno o più Socii posti in circostanze favorevoli, perchè si incarichino di preparare per la prima tornata di Sezione della Riunione seguente un di- scorso j in cui i progressi delle rispettive Scienze nel corso dell'anno siano con filosofico criterio esposti ed apprezzati. 11 sig. Pasini Segretario della Sezione Geologica , a nome del proprio Presidente che trovasi presente, come pure a nome suo, annuisce alla proposizione. Il Prof. Botto prende da ciò occasione per suggerire la convenienza della compilazione di un 1 2 SEZIONE Giornale mensile ove si raccolgano 1 progressi delle Scienze siuldette. Dopo alcune rificssioni di altri Socii , il Vice-Presi- dente Cav. Prof. Conlìgliachi, considerando che la lettura di un Quadro sinottico sui progressi delle scienze attinenti a ciascuna Sezione sarebbe molto atto a servire di discorso d'apertura delle rispettive Adunanze, concorre nella proposizione, e si rivolge al Presidente aflinchc ne faccia oggetto di comunicazione alla Presidenza Generale. Le fatte riflessioni presentano al Prof. Majocclii occasione di annunciare che egli sta per intraprendere la pubblicazione dì un Giornale col titolo di Annali di Chimica, Fisica e Ma- tematica, impresa concorrente allo stesso fine. Dato passo a questi preliminari , si invita il sig. Canonico Bellani a dar lettura di una sua Memoria, nella quale con molta erudizione discute la questione se la grandine si formi piut- tosto nelle alte che nelle basse regioni dell'atmosfera j e dal concorso dei fatti già osservati deduce la necessità di nuove osservazioni per togliere le incertezze che ancora rimangono sulla produzione di questo fenomeno. Essendo trascorso il tempo destinato a questa Adunanza , si rimettono alla seguente le riflessioni che i signori Configliachi e Belli dichiarano di voler fare sulla questione proposta. PLANA Presidente. Belli T,, 1 Se^rctarii. MOSSOTTI j ° DI FISICA EC. ADUNANZA DEL I 8 SETTEMBRE Il Segretario signor Belli legge l'Atto verbale della precedente Adunanza , il quale viene approvato. Il Prof. Majocchi chiede prima la parola per leggere il piano di un suo giornale intitolato Annali delle scienze Fisiche, Chimiche e jMatematiche, mostrando il bisogno che se ne ha in Italia ed il modo d'esecuzione. S'invita quindi il Prof. Configliachi ad esporre i particolari della osservazione annunziata nella Seduta precedente. 11 fe- nomeno che descrive avvenne il dì 17 agosto 1811 sul monte Generoso, dell'altezza, secondo l'astronomo Oriani, di 5goo piedi sul livello del mare. Dalla parte della pianura di Colterio si era elevata una quantità di vapori che sotto forma vescicolare fu- rono portati dal vento nella valle di IMuggia ed adiacenze: ivi si condensarono sempre più e iorniarono al dissotto dell'oriz- zonte apparente una nube temporalesca. Avvertiti dal rumore del tuono egli, il Prof. Configliachi, ed i suoi Compagni si avvisarono di scendere al basso a prendere ricovero in una capanna, e furono, per via e colà giunti, testimoni! di una grandine poco avanti caduta , mentre la parte supcriore della valle rimaneva ancora serena. Questa osservazione, dice il dotto Professore, fu fatta in tutte le circostanze favorevoli che pos- sono dare la certezza che la grandine era caduta da nubi che non avevano attinte le più alte regioni dell'atmosfera, e che quindi doveva essersi formata nelle inferiori. 4 8EZI0KE Subcnlra In appoggio tlclla stessa opinione il Maggior Porro, il quale riferisce che viaggiando nel 1827 fra il luglio ed il settembre snl pendio dei monti della valle di Fenestrelle , os- servò una nube spinta dal vento , la quale allorché penetrò iicll'onibra che projettava l'opposto monte Ibrmò della grandine i cui pezzi arrivarono sino al diametro di tre centimetri che caddero per la durata di 2'" H2 senz'acqua, e furono da poi seguiti da poca pioggia. A questi tien dietro il sig. Dott. Maestri, il quale racconta che nell'anno 181 2 trovandosi sul monte Cento-croci alto ii^S metri e passeggiando a maggiore altezza ove splendeva il sole vide un temporale nell' infima valle e ne udì i tuoni , e di- sceso di poi intese dai viandanti che una gragnuola era caduta nel frattempo. Il Prof. Belli continuando la discussione , in adempimento della promessa fatta nel giorno precedente , dichiara di con- correre pienamente nel desiderio del Canonico Bellani , di veder moltiplicate le osservazioni di tali fenomeni, tanto più che venendosi a stabilire la realtà della formazione della grandine nelle regioni inferiori deiratmosfera ne verrebbe la necessità di dover ricorrere ad una causa di freddo diversa dalla cono- sciuta. Esprime quindi anche il desiderio che sia tenuto conto del tempo , dalla formazione della nube grandinosa sino alla caduta della grandine sul suolo, richiamando in proposito i ri- sultamenti di alcuni suoi calcoli che conmnicò nelle Adunanze delia prima Riunione in Pisa. Da tali calcoli gli risultò che un pezzo di grandine per giungere alla grossezza di 60'"" di diametro dovrebbe percorrere una massa d'aria di tale lun- ghezza che richiederebbe almeno un'ora di tempo. Cercando altresì di calcolare il tempo necessario alla dissipazione del calorico che deve perdere un pezzo di grandine per far pas- sare l'acqua che lo compone dallo stato liquido allo stato so- lido sino ad acquistare il diametro suddetto, si richiederebbe almeno un'ora e mezzo di tempo, nel supposto, che il pezzo ni FISICA EC. 5 sia trasparente, e formato tutto d'acqua clic gli si sia deposta sopra allo stato liquido. Conchiudc inculcando la necessità di simili osservazioni, quantunque confessi che la questione pi'cnde una piega lavorevole verso l'opinione che riguarda come possi- bile la formazione della grandine nelle regioni atmosferiche in- feriori al limite ove la temperatura è zero. Una proposizione si fa quindi dal Prof. Barufll a favore di un giovane bolognese, il quale si olFre di salire nelle nubi temporalesche per osservare in esse la formazione della gran- dine, secondo le instruzioni che gli saranno date- Prende la parola il Prof. Configliachi per raccomandare un esperimento più economico e non pericoloso , cioè di cercare se l'azione elettrica per corrente, per induzione, o per altro modo influisce sulla temperatura della congelazione dell'acqua. In conferma della possibilità di questa inlluenza il Chimico Ferrari avverte che è già noto che l'elettricità agevola la cri- stallizzazione dei sali.' Sorge di poi il Dott. Carnevale Arella esponendo l'opinione che la grandine là solo si formi dove precsiste la neve, de- sumendolo dall'osservazione che nel centro dei grani della gran- dine esiste un nocciolo nevoso, ed appoggiandosi ad una certa esperienza di Kiimpfer. Contro quest'opinione il Professore Pcrcgo annuncia d'aver avuto occasione d'osservare dei pezzi di grandine caduti in uno stesso temporale , in alcuni dei quali si trovava il nocciolo nevoso, ed in altri era totalmente mancante, conchiudendo per ciò non essere necessario la preesistenza della neve per la formazione della grandine. Dopo alcune parole dette dal Dott. Arella in sostegno della sua tesi sorge il Prof Paclnotti ad impugnare il progetto delle ascensioni in globi aereostatici , come troppo pericoloso. Indi passando alla proposizione del Prof Configliachi , ricorda che il Prof. iMatteucci pul)blicògià alcune esperienze relative all'aziono dell'clcltricilà sull'acqua [)rossima a congelarsi. Termina col 6 SEZIONE dire, a proposito della costiliuionc della gragniiola , clic i grani di essa assumono la l'ornia globulare a tessitura raggiata, e che rompendosi nella caduta danno origine a pezzi di forme pirami- dali a basi convesse, e che potendo anche assumere altre l'orme diverse, sarebbe necessario introdurre nella descrizione delle va- rietà dei grani di grandine una classilìcazione appropriata. Il Prof. P)aruHi ammette il vantaggio delle osservazioni fatte in luoghi elevati, ma insiste a credere tuttavia preferibile il ten- tare che l'osservatore si trovi presente alla formazione della gran- dine nella nube stessa. Il Professore Majocchi legge la descrizione di un nuovo instrumcnto per riconoscere le due elettricità nei corpi. La par- ticolarità principale di quest'instrumento consiste nell'csservi so- stituite alle pile secche dell'elettrometro di Bohncnbergcr due sfere cave di vetro elettrizzate colla maniera di Canton. La dilTicollà di trovare dei vetri contenenti poco alcali e fortemente coibenti ha impedito finora la completa riuscita di questo instrumcnto, pel quale l'autore non dissimula il difetto, cui potrebbe andar sog- getto , per causa dell'umidità atmosferica che si deponesse sulle palle. Al Prof. Majocchi succede il Gap. Menabrea facendo lettura di una Memoria intitolata Considerazioni su/ principio delle velo- citii virtuali e tendente a dimostrare l'utilità d'introdurre nel- l'insegnamento elementare della meccanica questo principio, del quale egli si occupò di dare una dimostrazione rigorosa ed ele- mentare, ed applicazioni facilmente intelligibili ai principianti. jNcll'utilità di questo innovamento concorre anche il Profes- sore INIazzola , facendo conoscere che eia da dieci anni lo ha adottato ed alcune cose ha pubblicato al proposito negli Annali delle scienze del Regno Lombardo-Veneto. A questo replica il Gap. Menabrea che ben conosce essere un tale {)rincipio già stato inqiicgato da molti altri nell'istruzione, ma crede che non sia stato abbastanza generalizzato, dimo- strato con rigore ed applicato con facilità. DI FISICA EC. 7 Il Prof. Botto espone l'opinione che il far concorrere altri prin- cipi! (li dimostrazione può essere utile in varii casi , e cita per esempio il Trattato di Meccanica del Gap. Kater e del Dottore Lardencr. 11 IVcsidcnte Plana osserva che il principio delle velocità vir- tuali mal si piegherebbe a tradurre in equazioni le condizioni dell'equilibrio dei corpi considerati come composti di molecole disgiunte soggette ad azioni molecolari, e che le dirtlcoltà prin- cipali che restano a vincere non consistono nel trovare queste cquazlonlj ma bensì nel trattarle per arrivare ad una soluzione atta a dare dei risultamcnti numerici. A questa osservazione il Gap. Menabrea replica che il suo scopo si limita all'applicazione del principio delle velocità virtuali ai soli problemi che oflVc la meccanica industriale, ed il Prof. Vin- cenzo Amici cita l'opera di Poncclet in cui lo stesso scopo si è attinto. Al termine di questa discussione il Prof. INrossotti per far giu- stizia al merito di un suo amico il Dott. Gabrio Piola, ricorda che quest'autore, nelle Memorie della Società Italiana, dedusse dal principio delle velocità virtuali, in un modo elegante, le equazioni dell'equilibrio e del movimento di una massa composta di mole- cole disgiunte soggette ad attrazioni e ripulsioni reciproche, come Navier e Poisson lo avevano fatto con altri principii. Il Prof di Fisica in Gremona sig. Vismara trattiene per ul- timo l'udienza con una Storia elettrica del torrazzo di quella città. Quest'edifizio che si eleva 34o piedi sul snolo, fu costruito sino dal 1 200, e fu colpito nel corso de' precedenti secoli più volte dal fidmine con gravi ruinc , e cause di dispendio. Dopo l'anno 1804 essendosi costruito sotto la direzione del Prof. Gon- figliachi un buon parafulmine non soflerse più guasto alcuno , quantunque si abbiano molti segni comprovanti la caduta del fulmine anche in quest'intervallo di tempo. Un solo caso bisogna eccettuare, in cui l'asse delle lancette dell'orologio ed una finestra furono attaccate, ma si riconobbe che in questo caso per accidenti 8 SEZIONE avvenuti si era resa imperfetta la coinunicazlone del parafulmine col serbatoio universale. Il iciiipo prolisso per la seduta essendo trascorso si rimette all'indomani il line della lettura della Memoria. PLANA Presidekte. Belli mossotti Segretariì. DI FISICA EC. ADUNANZA DEL 19 SETTE M BUE Si apre la Seduta colla lettura dell'Atto verbale della Seduta precedente, il quale approvato dall'Adunanza venne firmato dal Presidente. Seguono alcune poche parole del Prof. Vismara a conclu- sione ilei suo discorso sulla Storia elettrica del Torrazzo di Cremona. Il Presidente sapendo che il Maggiore Albert ha pronta una breve Memoria relativa alla grandine , lo invita a leggerla. Contiene essa parecchi fatti, parte in favore dell'opinione della formazione di essa grandine in luoghi poco alti , e parte in prova della grande copia di elettricità che si sviluppa nei temporali. Il Gav. Professore Configliachi lo interpella se ha dei dati sulla temperatura dominante nel luogo dell'osserva- zione in cui s'ebbe grandine, o se almeno ne sappia l'epoca^ il Maggiore Albert risponde che l'osservazione sul monte Clapié (alto metri 3oi8 sopra il livello del mare) fu fatta il 17 agosto a mezzogiorno , e quella al Cou du Fraine ( alto metri 2796 ) nei primi di settembre. Il Prof. De Gattanei di Momo legge una sua Memoria ten- dente a provare che il calomelano non si può cangiare dentro ai corpi animali in sublimato corrosivo per l'azione dei clo- ruri alcalini contenuti nella saliva e nei liquidi che lubricano i visceri;, e ciò a difl'ercnza di quanto il Ghimico sig. IMiahle in un "iornale ha "ià asserito. Lo stesso Prof De Gattanei 10 SEZIONE comprova la sua tesi coll'csposizlonc di diverse esperienze da lui istiluitc in proposilo sopra gli animali. 11 Prof. Cantìi si fa ad appoggiare la tesi del Professore De Cattanci concliiudendo che il calomelano non può conver- tirsi in sublimato corrosivo mescolalo coi cloruri alcalini di soda e di potassa in unione collo zucchero a cagione dell'idro- gene che quest'ultimo contiene, il (piale tende anzi a conver- tire il sublimato in calomelano ^ e ciò specialmente nell'eco- nomia animale. Si passa a leggere dal Prof. Perego una sua Memoria, in cui espone come il mercurio trapelando dal legno o dalle pelli animali o dai tessuti artificiali in gocce finissime acquista una forte elettricità lasciando elettrizzato contrariamente il corpo medesimo dal quale esso m'ercurio trapela. Espone altresì il Prof. Perego come questa elettricità presa dal mercurio varia assai secondo la natura chimica e la preparazione del corpo attraversato. Aggiunge che un analogo sviluppo di elettricità ha pur luogo nel trapclamento dell'aria e dell'olio. E parla altresì di un singolarissimo caso in cui avendo il fulmine uc- ciso una persona, si trovò che la parte superiore del cadavere era floscia e pieghevole , e l'inferiore era affatto rigida ed in- flessibile. E termina la sua lettura pregando il Presidente a delegare una Commissione per persuadersi del fatto da lui as- serito mediante appositi esperimenti che egli mostrerebbe loro. Il Presidente però sapendo che i fenomeni suddetti furono già verificati con apposita esperienza nel giorno di jeri presso que- sto Gabinetto di fìsica alla presenza de' Professori Botto, Giulio e Belli, crede superfluo di nominare la chiesta Commissione. Assicurano infatti i suddetti Professori di aver veduto vivls- .simi segni di elettricità in una persona isolata al fare uscire poche gocce di mercurio in finissime stille da un pezzo di vel- luto sì a un elettroscopio di Bohnenbergcr come a uno a foglia d'oro , e di avere udito scoppiare delle scintille dal detto mer- curio uscite. DI FISICA EC. 11 Il Prof. Botto aggiunge essere soddisfacente per la scienza il riconoscere questi fenomeni elettrici del tutto conformi ai precedentemente conosciuti;, ed il Prof. Garil)aldi dice d'aver egli pure osservato dei fatti analoghi, i quali per altro sono già stati citati dal Percgo. Non essendo lo stato dell'atmosfera a quest'ora favorevole alle esperienze che proponevasi di fare il Prof. Marianini sui quadri frankliniani ad armature eterogenee , come fu annun- ciato nel di precedente, continua la seduta dissertando il Pro- fessore Elice intorno al modo di determinare il raggio della sfera di azione delle spranghe elettriche, appoggiandosi ad al- cuni fatti da esso osservati. Prende parte cUretta a questa di- scussione il sig. Maggior Porro facendo conoscere un processo esperimentale, accompagnato da considerazioni matematiche, per giungere alla stessa determinazione sotto i diversi angoli d'inclinazione delle spranghe medesime , e mostrando con una costruzione grafica il risultamento delle sue ricerche. Avvicinandosi l'ora della chiusura di questa Seduta, il signor Presidente avverte che si sono già fatti inscrivere molti dotti per leggere o comunicare de' loro lavori scientifici, e che perciò è indispcnsahile che d'ora innanzi le singole letture non du- rino pili d'un quarto d'ora. PLANA PRESIDE^TE. ?,^^^' ! Segrc'tanL MoSSOTTI ! * 12 SEZIONE ADUNANZA DEL 21 SETTEMBRE Lettosi come di costume TAtto verbale, ed introdotti di co- lmine concerto alcuni cenni di cose ommessc, esso vlen firmato dal Presidente. Il sig. Perctti prende la parola sulla conversione del calome- lano in sublimato corrosivo in assenza del sig. Abbcne, il quale aveva de' fatti a produrre contro le conclusioni del sig. De Cat- tanei. Ma essendo sopravvenuto il sig. Abbene legge egli stesso un breve scritto relativo ai fatti menzionati, e dopo alcune osser- vazioni del sig. Dott. Cantù e del sig. Dott. Ferrari, si fa istanza dal Dottore De Cattanei clie sia nominata una Commissione per esaminare il complesso de' fatti, ed il Presidente passa alla nomina dei seguenti Signori per comporla : signori De Cattanei , Cantù, Abbene, Peretti e Ferrari. L' Idraulico Potenti è quindi invitato a dar lettura di un estratto della sua Memoria intitolata Sopra alcune cose di fatto relative al fiume Po, nella quale dopo aver fatto onorevole menzione dell'Ing. Lombardini intorno al sistema idraulico dello stesso fiume, si trattiene sulla difficoltà e convenienza di diri- gere nel mare le acque del Po riunite in un sol ramo, ed ec- cita ì pratici ed i teorici ad una maggiore vicendevole corri- spondenza associando i dati degli uni e le cognizioni degli altri pei progressi della scienza. In seguito a questa lettura l'ing. Cadolini a nome dell'Ing. Lombardini presenta alcune copie della già citata Memoria di quest^dtimo. DI FISICA. EC. 13 La seconda lettura è fatta dal signor Cav- Prof. Avogadro sulla legge da lui stabilita che i calori specifici dei gaz com- posti , ritenuti sotto volume costante^ comparati a (pielli d'uà cgual volume d'aria o di un gaz semplice sotto la stessa tem- peratura e pressione sono espressi dalia radice quadrata della somma dei numeri interi e frazionari dei volumi dei gaz semplici. Questa legge è da lui comprovata cogli esempi del gaz acido car- bonico , del gaz oleifico, del gaz ossido carbonico, dell'ossido d'azoto j del vapor acqueo, sui quali gaz la formola dà dei risul- tamenti conformi alle esperienze di Dulong e di De la Rive. Ricordata poi la priorità d'aver annunziato il principio clic i gaz semplici a volumi eguali e sotto eguali pressioni con- tengono un egual numero d'atomi, fa sentire l'importanza di questo principio per determinare il peso degli atomi che con- corrono alla formazione dei aaz e delle altre sostanze, toaliendo l'indecisione che ancor rimane, inq^icgando i soli dati che for- nisce la chimica: e dopo aver accennato alcune applicazioni da lui fatte in altre occasioni ai corpi solidi e liquidi (colle debite restrizioni) invita i fisici ad applicarsi al perfeziona- mento d'una teoria che è così strellamenle collegata coi punti più importanti della fisica e della chimica. Sorge dopo il Prof. Marianini che descrive un quadro fran- kliniano ad armature eterogenee per mostrare che egli si ca- rica bensì col contatto metallico fra le due armature^ ma non già quando i due metalli sono uniti da un arco liquido. Prende di qui occasione per entrare a parlare della questione già da lungo tempo da lui agitata, se le correnti voltiane abbiano origine da un'azione dovuta al contatto^ cita in proposito i suoi lavori pubblicati in sci INIcmorie precedenti ed invita i fisici a farsi carico degli argomenti in esse contenuti a favore della teorica del contatto ed a voler proseguire la disputa per via di INIemoric stampate. In seguito di tale invilo il Prof. Rotto prende la parola ed osserva che la teoria elettro-chimica ebbe già origine in Italia li SEZIONE per opera del Fabbronl , indi emette l'opinione che quando si hanno due modi di spiegare gli stessi fenomeni bisogna pro- pendere pel [)iù razionale , cioè quello che al dir di Bacone assegna una causa vera, ed egli trova nell'azion chimica una causa eflettiva di sviluppo d'elettricità. Termina coU'aggiun- irere deufli cloni ai contendenti come quelli cui è dovuto un D O O 1 gran numero di nuovi fatti utili per la scienza. Questi encomii attraggono un ringraziamento da parte del Prof. Marianini^ il quale torna ad esprimere il suo desiderio che l'argomento si tratti per iscritto. Subentra il Prof. Majocchi a far un'osservazione , dicendo clic forse potrebbero conciliarsi i due partiti col distinguere l'azione chimica in afllnilà ed adesione, e che ciascuna di queste due forze ora in uno ora in altro caso possono essere causa di sviluppo d'elettricità. Il Professore Cassiani fa notare che il contatto secco dei me- talli non dà mai un'elettricità che sia sensibile al galvanomclro, mentre lo diventa quando interviene nel contatto unliquidoj al qual proposito il Prof. Configliachi soggiunge che ciò suc- cede perchè gli efletti del galvanometro non si manifestano che nel caso che la corrente sia continua. Dopo alcune brevi spiegazioni date dagli interlocutori sul- l'intelligenza di ciò che essi hanno detto, il Prof. Belli si of- fre di presentare nella successiva Seduta un apparecchio de- stinato a stabilire in un modo incontroversibile l'esistenza di due fatti fondamentali che soli bastano alla spiegazione del- l'azione della pila voltiana, lasciando il campo aperto all'in- terpretazione fìsica di questi fatti ai seguaci dell'una e dell altra ipotesi. Chiude la Seduta il Prof. De la Ulve di Ginevra che ci onora della sua presenza. Premessa una debita lode ai lavori del Prof ÌNIarianinl nota che questo hsico dà all'azione chimica un'estensione che egli non intende di attribuirgli. La quantità d'elettricità, dice egli, che possiamo esplorare coi galvano- 1)1 FISICA EC. ir, metri dipende da Ire cause, cioè i." dall'intensità dell'azione chi- mica, 2.° dalla più o men rapida composizione dell'elettricità sviluppata, 3." dalla conducibilità assoluta o relativa dei corpi formanti il circuito voltaico. Ciò posto j osserva ; che la forma della funzione colla quale si potrebbe avvalorare l'inlluenza di questi tre elementi non è ancora stata detcrminata, e che non bisogna confondere l'elettricità che gli istromenti ci manifestano con quella real- mente sviluppata. Al fine di meglio stabilire ciò che succede rispetto all'elettricità che si sviluppa nel voto pneumatico col contatto dei metalli eterogenei , il signor De la Rive ricorda l'esperienza del sig. Faraday _, che un grano in peso di zinco che si ossida sviluppa tanta elettricità quanta ne possono con- tenere le nubi d'un temporale. Ora quando si lascia nel voto una lamina metallica perfettamente pulita durante ventiquattro ore , si trova sempre che la sua superficie ha perduto alcun tanto del suo lustro , come si può assicurarsene col confronto fatto con alcune parti della stessa lamina che si siano nuova- mente ripulite, ciò che prova che qualche azione chimica ha operato sulla lamina nell'intervallo, e che questa azione deve considerarsi più che sufllciente a produrre gli efìetti elettrici osservati. Termina il suo dire coll'annunziare alla Sezione che presenterà uno o due apparecchi a schiarimento di questa materia. PLANA Presidente. Belli ^ ) e . •• JMOSSOTTI ! ° IG SEZIONE • ADUNANZA DEL 22 SETTEMBRE ■ — nj'^.ag Cominciasi colla lettura dell'Atto verbale della Seduta prece- dente, al quale, non facendosi osservazione alcuna, viene apposta la firma do! Presidente. Prende in seguito la parola l'Idraulico sig. Potenti, proponendo di umiliare a S. M, i rispettosi sentimenti di riconoscenza pel generoso dono della Descrizione dell'Armeria Reale, proposizione che viene accolta con applauso da tutta l'Adunanza. Segue il Cavaliere Avogadro con una nota alla Memoria da lui letta nel dì j)rcccdcnte, e precisamente alla parte riguardante il calorico specifico dei corpi liquidi e solidi. Questa nota viene da lui letta in francese siccome quella che si riferiva ai lavori fatti dai signori INIarcet e ])c la Rive qui presente : e versa prin- cipalmente sull'anomalia che presenta il carbonio rispetto alla legge del calorico specifico delle sostanze semplici trovate da Dulonci e Le Petit. Soggiunge il sig. De la Rive dichiarando che nemmeno egli e il sig. Marcel erano pienamente soddisfatti del loro lavoro rispet- tivamente al carbonio, e che secondo essi le maggiori difllcollà di queste sperienze consistono nel ben determinare la tempera- tura delle sostanze sottoj)oste a prove^ asserendo per altro che essi avevano posta ogni diligenza per impiegare un metodo con cui questa temperatura fosse bene stabilita. Convenendo poi an- che il sig. De la Rive dell'importanza di siffatte determinazioni, principalmente rispetto al carbonio e al gaz idrogeno carburato, DI FISICA EC. 17 e alla parte che nei risiillamcnti può avere l'isoinerismo, tribul? al sig. Avogadro gli elogi che questi colle sue ricerche si è ben meritati. Tiene dietro il Prof. Marianini, esponendo, con l'ostcnsionc di relativi congegni di sua invenzione, un metodo da lui imma- ginato per misurare la conducibilità de' liquidi per le correnti elettriche. Appoggia egli un tale metodo ai due seguenti principii : 1 ." Che quando ad una stessa corrente vengono simultaneamente offerte più strade da percorrere , essa si divide per modo da pas- sare con maggiore celerità da quella che è più conduttrice ^ 2." Che due liquidi sebbene per natura sieno dotati di differente con- ducibilità , possono però offrire al passaggio dell'elettrico la dif- ficoltà medesima quando in quello che e più conduttore debba esso elettrico fare un viaggio proporzionatamente più lungo. Il Prof. Botto foce delie considerazioni sulle difllcollà che questo metodo presenta in conseguenza delle alterazioni demctalli per l'azione esercitatavi dai liquidi, e propose, a scanso di tali dif- ficoltà, l'uso del platino. Ma a ciò contrappose Marianini l'osser- vazione, che precisamente il platino e soggetto più degli altri metalli ad alterarsi nello stato elettrico sotto l'azione delle cor- renti; e che perciò in diverse di tali spcrienze non è il più op- portuno : e che per conseguenza nelle ricerche ch'egli si propone di fare con questo suo metodo, egli intende di variare opportu- namente la qualità de' metalli a norma delle circostanze. Entra allora il Cav. Prof. Confìgllachi, coll'avverlire che al- cune ricerche sulla conducibilità dei liquidi, siccome importan- tissime nella scienza 3 erano già state instituite dal \olta per mezzo delle scariche dei coibenti armati, e proseguite quindi dallo stesso Cav. Confìgliachi rispetto alle correnti continue, con un processo molto semplice, calcolando i residui delle fusioni. Fa in seguito il Prof. Pacinotti l'osservazione che forse alla effettuazione del nuovo metodo proposto nasce una diilicollà dal richiedersi un qualche tempo affinchè i metalli si bagnino;, e suggerisce anche di tenere in un moto continuo il liquido, affinchè 1« SEZIONE la sua costituzione, in rignanlo alla contlucibilitàj non si alteri sensibilmente. Al che Marianiiii soggiunge d'essersi egli pure oc- cupato (li questa circostanza. Sorge il Prof. Majocchi, dimandando se per (jualunque cor- rente debole e Torte varii costantemente in un medesimo rap- porto la dillìcoltà al di lei passaggio, allorché si cangia in un dato rapporto la lunghezza della massa liquida attraversata. Marianini approva la giustezza di silFatta considerazione^ ri- conosce aver realmente luogo una dilFercnza di[)cndentcmentc dalla varia forza della corrente j dice però di essersene già fatto carico sino dal iSaS, e promette di tenerne ancora il debito conto nel lavoro che egli intende di compiere e poscia di pubblicare in riguardo della elettrica conducibilità de' liquidi. Parla anche il sig. De la Rive, facendo notare che in queste ricerche debbonsi considerare : 1 .° La resistenza al passaggio della corrente da solido a liquido e viceversa j 2.° L'alterazione prodotta nei corpi solidi dall'azione de' li- quidi, come aveva già notato il Prof. Botto;, 3." L'essere il rapporto delle conducibilità di più liquidi non già assoluto, ma bensì relativo e variabile colla forza della cor- rente (precisamente come poc'anzi hanno già convenuto Ma- jocchi e Marianini). E concliiude dubitando che non si possa mai ottenere una buona tavola numerica delle conducibilità relative di varii liquidi, valente per ogni intensità delle correnti. Marianini ringrazia il sig. De la Rive , e promette di avere il debito riguardo alle fatte osservazioni. Alle cose del Prof Marianini succede la lettura fatta dal sig. Dott. Nardo di una Memoria su di un modo da lui immaginato per ottenere la cantaridina, fondato nell'osservazione da lui già fatta, che questa sostanza non viene punto attaccata" dall'acido nitrico, ma solo vi si scioglie allo stato bollente. Entra nelle mi- nute particolarità del metodo, ed espone i vantaggi e i moili di usare la sostanza ottenuta nella pratica medica. DI FISICA EC. 19 II signor Ferrari loda il metodo descritto dal sig. Nardo per ottenere la canlaridina*, ma rapporto alle formule fa osservare che esse non presentano snflicicntc novità , né hanno forse tanto vantaggio sulle altre finora conosciute da essere loro anteposte. Ma il signor JNardo persiste nel credere che realmente le sue formolc siano preferibili alle altre, ed aggiunge di aver già fatta in una sua opera la debita menzione del lavoro del sig. Ferrari. Fa qui riflessione il signor Cantù, che nei casi bisognevoli di grande eccitamento, come sarebbe nell'apoplessia, asfissia ecc., la canlaridina preparata nel modo esposto dal signor jNardo non sarebbe la più adattata^ ma che converrebbe in questi casi usare una maniera più efficace di vescicatorii. Ne conviene il Nardo, e dice di aver fatta questa distinzione sino dal i832 in un suo programma pubblicato colle stampe. E siccome il signor Canlù desidera di continuare la discussione in proposito, il sig. Nardo propone che questa continuazione sia rimessa alla Adu- nanza della Sezione JMcdica;, proposta che viene accettata dal Presidente. Segue a questi il Prof. Perettl leggendo la descrizione dì un processo per ottenere i principii amari non alcaloide! contenuti ne' vegetabili. Il metodo impiegato consiste in generale nel de- colorare compiutamente una decozione del cimentato vegetale col mezzo del carbone animale, di trattare in seguito più volte questo carbone coll'alcoo! bollente, di distillar poscia con un po'd'acqua il medesimo, e di seccare il residuo in una stufa. Questo processo fu applicato dall'autore ad ottenere Tamaro dell'ipecacuana, del rabarbaro, della genzianella, del quassio, dell'assenzio, de'fiori di cardo ecc. Il predetto Professore indica poi un altro suo metodo per avere le sostanze attive dei vegetali non alcalini j e questo consiste nel procurarsi una satura infusione della sostanza vege- tale ^ nell'infuso versa di poi un poco d'acido solforico con che ottiene un precipitato più o meno puro ch'egli riguarda quale bi- rcsinato della sostanza attiva del vegetale impiegalo. Passa poscia il Prof. Mazzola a trattenere l'Udienza colla let- 20 SEZIONE tura (li una sua breve Memoria riguardante l'applicazione di certe proprietà geometriche alla interpretazione de' simboli archeo- logici. la ultimo una lettura del sig. Cavaliere Pernigolti espone il metodo felice immaginalo e messo in esecuzione dal signor Magi- strini per difendere le campagne e gli abitati della devastazione dc'fiumi e de'torrenti. Accenna l'origine di questo metodo, i luoghi ove venne messo in esecuzione in grande, e le distinte persone che lo protessero, e la prova che sostenne nella terribile inondazione dell'anno scorso, la quale quantunque in pochi casi abbia superati e danneggiati cotali ripari, nella più parte però ne fece conoscere luminosamente l'efficacia. PLANA Presidekte. Belli ) ^ MOSSOTTI I '^^b-'-^'«''«- DI FISICA EC. 21 ADUNANZA DEL 23 SETTEMBRE Lcc;gc il Scgr. Belli l'Atto verbale della Seduta antecedente, sul quale si promovono alcune modificazioni dai signori Nardo e Peretti , le quali sono in esso introdotte. In seguilo il Cav. Pernisrotti so£;ciunc;e che tiene dietro ai progressi che la il Magistrini intorno al meccanismo d'inchiodare le tavole sott'acqua, e che ne farà conoscere i risultamenti a suo tempo. L'Idraulico Potenti, considerati i vantaggi offerti dai ripari del Magistrini , propone l'istituzione di una Commissione, la quale riconosca sul luogo il loro efletto, e, verificatane l'utilità, avvisi ai modi onde diflonderne l'uso in Italia. lìicorda in quest'oc- casione la Memoria che il signor Cav. Mosca pubblicò negli An- nales des Ponts et Chaussécs contenente la loro descrizione. Questa proposizione dà luogo ad alcuni schiarimenti da parte dei signori Pcrnigotti, Mosca , Ragazzoni e Presidente Plana. Dappoi legge l'Ing. Bossi uno scritto in cui rammenta che la forma ò prolìlo altimetrico della faccia, che i ripari Magistrini presentano alla corrente non è nuova, e che l'invenzione di que- st'artefice consiste nel far in legno e senz'infissionc di pali quanto prima si faceva in pietre connesse tanto a secco che in calcina , e nel configgere i chiodi sott'acqua:^ che però il metodo Magistrini, oltre all'economia che offre, riesce spesso assai utile per la flessi- bilità del sistema che lo rende atto ad adattarsi senza rottura a tutti i cedimenti od escavazioni che possono seguire. Termina 22 SEZIONE coirinvllare l'Ispeltorc Pernigotli ^ così favorevolmente situalo, ad occiiparsi per riconoscere se sono o no veramente respingenti. A queste osservazioni il Cav. Pernigolli risponde dichiarando ili nuovo i vantaggi del metodo IMagistrini, ed i casi in cui è più utile la sua applicazione. II Presidente nomina per jMemhri della Commissione dimandata dal sig. Potenti i seguenti individui: Bruschetti, Mosca, Per- nigotti , Potenti, Amici e Cadolini. A proposito d'una dill'erenza d'opinione sull'oggetto di detta Commissione il Presidente osserva che la medesima come com- posta di Memhri della Riunione può soltanto esaminare i ri- pari esistenti ne'dintorni di Torino. Il punto importante che si i; proposto il Magistrini , è di render possibile l'esecuzione di un piano inclinato da costruirsi sott'acqua a grandi profondità, lasciandogli tutta la necessaria flessibilità e le opportune snoda- ture, talché il sistema dinicilmente si sconnetta. Cominciano indi le letture con quella dell' Ing. Bruschetti che presenta una tavola idrografica in litografia rappresentante le acque d'irrigazione del Milanese, facendone conoscere l'utilità ed invitando i suoi Colleghi ad estenderla successivamente agli altri Stati della nostra Penisola. Il sig. Prof. Botto profitta di quest'occasione per tributare i suoi elogi ai lavori idrografici dell'idraulico Michelotti. Il Presidente invita il sig. De la Rive ad esporre le esperienze e gli apparati elettrici che aveva annunciati. Occupato, diss'egli, di un grande lavoro diretto ad investigare sotto tutte le forme le relazioni esistenti fra le forze elettriche e le forze chimiche, crede di doverle esaminare sotto tre punti di vista : 1." Considerando l'influenza delle forze elettriche sulle forze chimiche. 2.° Studiando l'influenza delle forze chimiche sulle forze elet- triche 5." Confrontando gli elTetti simili prodotti dalle due specie di forza, e fra essi in particolare quelli relativi alla luce ed al calore. Di FISICA EC. 23 Stabilisce innanzi tutto clic l'elettricità nello stato di tensione statica non ha alcuna influenza cliimica, che il processo suggerito da Davy per preservare* la fodera dei bastimenti (il quale non riusci) deve essere interpretato con principii differenti da (juelli di Davy. 11 contatto dello zinco col rame secondo De la Rive pre- serva quest'ultimo dall'azione chimica non per effetto di tensione, ma perchè trasporta l'idrogeno sul rame per modo che ne di- strugge l'ossidazione, e ne produce varie prove. Impiegando del platino invece di rame si vede comparirne l'idrogeno ^ lo stesso succede se la lamina di rame è molto piccola^ ma l'apparizione delle bolle d'idrogeno sparisce se la lamina è grande. 11 rame per le successive ossidazioni e disossidazioni si tro^a dopo qualche tempo ridotto nella sua superficie allo slato di polvere. JNcllo studiare gli ell'etti delle correnti elettriche ne distingue tre specie : i.'^ correnti continue dirette costantemente nello stesso verso e prodotte da una pila costante idloelettrica : 2." correnti discontìnue dirette alternativamente in versi contrarli prodotte per induzione elettromagnetica : 3." correnti discontinue dirette costantemente nello stesso verso. Rispetto agli effetti generati da quest'ultima specie di correnti produce un noto apparato costrutto da Bonjol di Ginevra con un nuovo giuoco di orologeria che ne mantiene il moto e dà alle al- ternative una velocità più o men grande a piacimento. Passando ad esporre gli effetti chimici delle diverse specie di correnti cangiando i conduttori metallici nel liquido riferisce: 1 ." Che colle correnti dirette alternativamente in versi contrarli fra due metalli simili si ha un effetto nullo al galvanometro, più o meno di gaz sviluppato, un'ossidazione alternativa del metallo, perfino del platino , ed uno sviluppo di calore in ragione inversa della quantità del gaz. 2.° Che colle stesse correnti alternative fra due metalli dissi- mili si ha una diversa distribuzione dei due gaz, vedendosi soltanto dell'idrogeno sul platino e dell'ossigeno sull'altro metallo : che coll'oro e platino appare dellidrogeno sull'oro e il platino e più 24 SEZIONE attaccato, concordemente alle indicazioni del galvanometroj e clic dividendo da un lato il fdo a modo di forcliclla, di cni nn ramo sia di platino e l'altro di piombo, e dall'altro lato usando solo piomboj ne risulta una corrente assai debole fra platino e piondjo, ed invece una assai forte appena che il circolo d'indu- zione sia compito^ l'idrogeno appare solamente sul platino e l'os- sigeno sopra il piombo; l'intensità della corrente riesce propor- zionata alla quantità d'ossidazione. 3.° Che impiegando lìnalmcnte delle correnti discontinue di- rette nello stesso verso con un filo di platino e uno di cadmio da un lato separati da un galvanomctro^ e con un solo fdo di platino dall'altro lato , allorché e chiuso il circuito, il platino che è solo dà sempre 2, poi. 8 di gaz idrogeno in quattro minuti sia che comunichi col polo positivo 0 col polo negativo. 11 cadmio non dà alcun prodotto gazoso , ma solamente si ossida j ed il platino unito metallicamente col cadmio da 0, poi. 8 di idrogeno in 4', quando il conduttore biforcato comunica col polo negativo , ed i , poi. 6 quando comunica col polo positivo. Il galvanomctro devia da 45° a So" nel primo caso, e da 7 5° a 80° nel secondo caso. La perdita di peso avvenuta nel cadmio nell'esperimento dà la quantità del metallo che si è ossidata, quantità che si trova essere esattamente equivalente alla quantità totale di idrogeno svilup- patasi ai due fili di platino. Cosi che qualunque sia il verso della corrente tutto l'ossigeno si porta sul cadmio, e tutto l'idrogeno sopra i due fili di platino. Sembra derivare da questi fatti che i metalli conducenti le cor- renti nei liquidi esercitano per la loro natura istessa un'influenza che determina il modo di distribuzione dei prodotti della decom- posizione chimica, mentre la corrente sembra soltanto mettere i liquidi in istato di ubbidire a questa influenza. llavvi un'altra conseguenza che non e senza importanza, ed è l'influenza diretta dell'azione chimica dell'ossigeno per isvolgcre l'elettricità siccome ne fa prova l'esenqjio della coppia di piombo e platino. Sostituendo al piombo altri metalli si può paragonare DI FISICA EC. 25 rintcnsltà delle corrcnli elettriche prodotte per l'azione cìiimica di lina medesima (piantila d'ossigeno sopra ciascun metallo. Per mostrare poi l'uso e l'attività di cpiesto ap|)arcccliio eseguisce il sig. De la Rive varii esperimenti sugli effetti fisici, fisiologici e chi- mici clic esso produce e clic destano molto interesse nell'Udienza. Dà per ultimo un saggio del suo metodo per dorare diversi metalli e specialmente l'argento mediante un processo elettrico di sua invenzione, processo ch'egli spera di veder generalmente introdotto nell'industria siccome quello che oflVc un'economia del 5o per cento su quello praticato avanti col mercurio- li Chimico Ferrari prende occasione dall'estensione del signor De la Rive per leggere un suo scritto, in cui dà contezza di un suo metodo di stagnare i vasi di rame coll'elettricità, e dei risulta- menti favorevoli che ne ha ottenuti, e che furono comprovati an- che dalla testimonianza del Cav. Prof. Confìgliachi, il quale già li conosceva, e di cui fece notare l'utilità e l'importanza negli usi domestici. Terminala Seduta il sig. Prof. Majocchi col dire che aveva egli pure ottenuto dall'estero pel suo Gahinetto fisico di ^Milano un apparecchio simile a quello del sig. De la Rive, ma però senza gli utili miglioramenti introdottivi dal sig. Bonjol, e che quest'istruiuento supplisce con molto vantaggio a quello di Clarke nelle operazioni di terapeutica. Egli dice altresì che in Milano il sig. Dell'Acqua, Meccanico del Gahinetto Fisico dell'I. R. Liceo di S. Alessandro , si occupa ad irramare in grande, con un pro- cesso slmile a quello della stagnatura testò descritta, molto filo di ferro ad uso dei conduttori dei parafulmini, e che i suoi ten- tativi sono riescili a huon punto. Soggiunge inoltre essersi tro- vato, che per quest'oggetto la pelle di vitello è un corpo di sepa- razione di due liquidi migliore della membrana di vescica. PLAjXA Prksidente. mossotti ) " 2& SEZIONE ADUNANZA DEL 24 SETTEMBRE Il Prof. Mossotti legge l'Atto verbale della precedente Adu- nanza, il quale è approvato. Viene in seguito invitato il Prof. Canlìi a leggere il Piap- porto della Commissione stata incaricata di esaminare la con- troversia relativa alla conversione del calomelano in sublimato corrosivo 5 rapporto che è favorevole alle conclusioni presen- tate su questo argomento dal Prof. De Cattanei. Una tale let- tura però dà luogo ad alcune speciali dichiarazioni per parte dei signori Abbenc e Cantìi, Membri della Commissione. In proposito d'un invito fatto dal sig. Ingegnere Bruschetti nella Seduta precedente, il sig. Ingegnere Tagnani chiede ed ottiene di presentare una Mappa Topogralìca, contenente l'in- dicazione del corso delle acque della Lomellina, accompagnan- dola con alcune generali osservazioni sull'origine e sul progresso dell'irrigazione in quelle provincie di questi Stati che sono at- tigue al Milanese. Al che succedono alcuni cenni sull'epoca dell'introduzione dell'irrigazione nell'Alta Italia, per parte dei signori Ingegneri Bossi e Bruschetti, facendo notare il secondo di questi, che essa rimonta in Londiardia sino al secolo X. Chiedendo allora il sig. Ingegnere Michela di leggere una Memoria sull'irrigazione del Piemonte, il Presidente gli fa os- servare, che in via regolare deve rinicltcrsi questa lettura ad un'altra prossima Seduta, e ritira il manoscritto da esso signor Michela presentatogli. DI FISICA EC. 27 Sedile il Prof. DcUi presentando tre fisici apparecchi da lui inventati, e accompagnando l'ostenslone con alcune relative sperienze. Il primo di tali apparecchi consiste in uno Igrometro ch'ei dice ad apfxmnamento , da lui già descritto nel secondo volume del suo Corso di Fisica, ma che crede di presentare all'Adunanza per farne vedere la forma e l'uso, giudicandolo preferibile a quello di Danieli, col quale coincide ne' prlnclpll. Il secondo apparecchio è una specie di doppio spinterometro formato di una palla e d'una punta entramlie di ottone e in- sieme unite metallicamente, contrapposte in piccola distanza a una punta e a una palla pure metallicamente collegate, e nel quale l'elettricità positiva si trasmette dal primo sistema al secondo, saltando sempre da una delle interruzioni, mentre l'elettricità negativa passa sempre dall'altra. E esso già stato descritto nella Biblioteca Italiana nel iSSyj ma avendone Fa- raday descritto uno slmile nelle Transazioni filosofiche pel iS58, dichiarando d'aver sempre veduto le due elettricità tragittare per una medesima via, il Prof. Belli si permette di parlarne innanzi a questa Adunanza , per rammentare che Faraday tiene troppo grandi gli intervalli da attraversarsi dalle scintille, e che devesi a queste circostanze le diversità dc'risultamcnti ottenuti. Il terzo apparecchio consiste in due dischi l'uno di rame e l'altro di zinco sovrapposti a un elettroscopio di Bohnenherger , e separati da un sottilissimo intervallo d'aria per mezzo di tre bastoncelli di vetro verniciato, e coi quali egli crede di met- tere fuori di dubbio due fatti che insieme con altri fisici stima potere servir di base alla Teoria delle pile di Volta, uno de' quali fatti si è, che due metalli eterogenei congiunti fra loro con ima comunicazione metallica, si rendono elettrizzati con- trariamente;, e l'altro che ritogliendo la comunicazione me- tallica e sostituendone una liquida, i due metalli o non mo- strano sensibile elettricità, o una assai più leggera che colla comunicazione metallica^ fatti che a dir vero erano già co- nosciuti da moltissimo tempo , ma che non si ammettevano 28 SEZIONE tla tutti, a cagione di diverse tlilllcollh, le quali col presente apparecchio sembrano a lui levale. Aggiunge a prova maggiore (lei (lelli due falli un terzo sperimento ch'egli reputa fortissimo, e nel cpiale chi animelle che lo sbilancio clcltrico ne'mctalli si palesi principalmente colle comunicazioni umide, si aspet- terebbe un evento direttamente contrario. Avverte inoltre esservi in prova della stessa verilà molli altri fatti osservati e descritti dal Marianini nella sua sesta Memoria sugli cleltromolori. jNon si occupa egli però della spiegazione dei detti due fatti, del decidere cioè se essi di- pendano o no da azione chimica , non intendendo egli ora di prender parte alla (pieslione sulla origine chimica o non chi- mica dcll'eleltricilà voltaica. 11 Prof. Cassiani chiede se nel terzo apparecchio abbiasi la stessa cletlricilà mettendo in comunicazione i due dischi anche con corpi diversi dai metallici , p. e. colla mano. Risponde il Pi'of. Belli, riescire la prima delle tre sperienze anche con conuinicazioni non metalliche, purché non umide. Pieplica il Prof. Cassiani, assicurando ch'ella riesce anche con corpi umidi, e senza il bisogno perciò di un contatto metallico. Al che il Prof. Belli nulla contrappone. Il Prof. Botto prende la parola per dichiarare che a proprio parere gli addotti esperimenti sono favorevoli alla Teoria elet- tro-chimica. Il Belli allora dichiara ancora più esplicitamente ch'egli non intende di occuparsi della ragione de' due fatti da lui addotti, ma solo di stabilirne la realtà, desiderando di vedere un accordo almeno sino a certo punto fra i seguaci dei due |)artiti. Dice di sapere otlimamenle in qual modo il chiarissimo De la Rive dia ragione del primo de' fatti slessi, cioè del disequilibrio cletlrico de' metalli eterogenei toccanlisi, facendolo dipendere da una azione dell'aria ^ espone anzi al- quanto circostanziatamente la spiegazione data dallo stesso sig. De la Rive, e ch'egli riconosce molto ingegnosa, e degna di avere onoralo luogo fra quelle che sonosi immaginate dai DI FISICA EC. 2!) fisici allo stesso oggetto e delle quali esso riclli ne cita di- verse, asserendo per altro di non volere per ora dar prefe- renza a nessuna. Soltentra il Prof. Mossolti, il quale dicliiara, che non in- tende di discutere la questione agitata^ aninietle la possibilità della spiegazione dei lenomcni finora conosciuti in ambedue le ipotesi, e dice di poter colle idee elettro-cliiniiclie dar piena ragione dei' tre l'atti ottenuti dall'apparecchio del Prof. Belli. Osserva però che questi dà implicitamente la preferenza al- Popinione del contatto , non essendo relativamente a siffatta questione in una totale indifferenza. E tiene per un fatto fon- damentale della Teoria degli apparecchi voltiani il seguente, che si ottiene anche dall'apparecchio stesso del sig. Belli , cioè che introducendo fra le appendici de' due dischi una soluzione acida, e poi sollevando lo zinco senza che abbia avuto luogo un conlatto metallico, si trova il rame clctlrizzato positi- vamente. Termina col dichiarare che quantunque egli usi la parola di azione chimica, non intende di dire che tutte le volle che si sviluppa elettricità debba aver luogo una decompo- sizione 0 una ricomposizione di sostanza. Il principio che, a suo avviso, dcggiono 1 fisici ammcllere si è, che tutte le volte che 1 corpi avvicinati vengono ad esercitare un'azione re- ciproca , la quale alteri l'equilibrio delle loro molecole, può esservi sviluppo di elettricità. ■ Il Belli ripete, che quantunque realmente abbia anch'eijll le sue particolari opinioni sulla origine dcU'clctlricità della pila , non intende però di dichiararsi in faccia al pubblico se non in quella parte ove gli pare di vedere ben chiaro ^ più In là egli rispella moltissimo le opinioni di tutti , e brama di conservare nella questione presente la sua piena indipendenza , fino a che non vegga le cose meglio dilucidate. Il Prof. Majocchi osserva che l'ultima riflessione fatta dal Prof. . Mossotti e analoga a quella già da lui esposta in una precedente Seduta , e che riguarda la distinzione fra 1 casi di 50 SEZIONE ailoslonc e quelli di chimica aziono. Al clic II Prof. Mossotti non sa rispondci'c altro, se non d'essere hcn soddisfatto di trovare le vedute del Prof Majocchi analoghe alle proprie. Torna il Prof. Botto a replicare come anche il secondo fallo mostrato dal Prof. Belli sia favorevole alla teoria chimica. Allora il Prof. De la Rive rammenta una sperienza ch'egli trova inesplicahilc nell'ipotesi del contatto^ e la quale è che se al collettore del condensatore noi supponiamo un disco di zinco che sia dorato tutto all'intorno , e lo tocchiamo quindi col dito^ all'alzarlo non abbiamo indizi di elettricità: i quali invece noi abljìamo allonjuando il disco di zinco trovasi scoperto in qualche punto, enei fare le sperienzc lo si tocca col dito nella parte dorata. Soggiunge il Prof Marianini dichiarando che siccome le op- posizioni fatte per la maggior parte alla sua Teoria gli sembra- vano già abbastanza discusse e confutate nelle sue opere, così prega di nuovo i sostenitori della Teoria elettrochimica a pub- blicare colle stampe i loro argomenti, dei quali ben volentieri si sarebbe latto debito di rispondere. Chiude questa discussione il Vice-Presidente Cav. Configliachl col far osservare , che nella questione di preferenza delle due opinioni non conviene dimenticare alcuno dei tre principil a cui si appoggia la dottrina elettrochimica, e ai quali alluse in una Seduta precedente il chiarissimo De la Rive. Segue poscia il Prof. Vincenzo Amici dando notizia di al- cuni punti più importanti del secondo volume di Meccanica e di Idraulica che egli è in procinto di pubblicare, il quale secondo volume versa sull'Idraulica. Fonda egli questa scienza sul principio sperimentale dell'eguaglianza di pressione in tutti i versi^ polche il ricorrere alla teoria dell'attrazione molecolare per dar ragione di un tale principio uscirebbe dai limiti di un trattato elementare. Nello stabilire, secondo il principio suddetto, le equazioni fondamentali del moto do' fluidi, prolìtla di alcune idee del celebre matematico Busso Oslrogradiski: relativamente DI FISICA EC. 31 all'equazione della di conliniiità e che plìi propriamente si di- rebbe dcU'invariabililà della massa nel corso del moto lineare di un Illùdo compressibile, fa notare una diversità fra la sua e quella di Poisson , che gli sembra non esprimere in questo caso le vere condizioni. Annuncia alcuni teoremi assai cenerali . spettanti al moto permanente dei liquidi , e che sussistono si trascurando^, che contemplando le resistenze uniformi dcc;li alvei. E termina col far conoscere il modo nel quale tratta il moto de' liquidi secondo due dimensioni. Chiude il Presidente la Seduta col ftir conoscere che S. E. il Presidente Generale considerando la sovrabbondanza delle ma- terie relative a questa Sezione, ha ordinato che da essa si separi la parte Chimica, e se ne formi una sottosezione la quale tenga la sua Seduta in un'altra Sala della R. Università dalle q alle i i antimeridiane, sotto la Presidenza del Cav. Configliachi. PLANA Preside.nte. Belli ) .. Ai„, „ } òe ere toni. iAlO.SSOTTI j ^ 32 SEZIONE ADUNANZA DEL 25 SETTEMBRE Datasi lettura dal Segretario Belli dell'Atto verbale della Sedala precedente, e fattasi qualche modiOcazione ad alcune espres- sioni a richiesta dei signori Fagnani , Amici e Marianini, il signor Idraulico Potenti prende la parola dicendo, che avendo notizia, che il signor Maggior Porro è in possesso di nuovi strumenti per rilevare i piani dei terreni con facilità, desidera che il detto signore li faccia conoscere alla Sezione. A questo invito il Maggior Porro rendendo grazie al proponente risponde, che al suo torno di lettura , esporrà la costruzione di questi nuovi strumenti, e si oflVe di farli vedere in seguito nel ga- binetto fisico alle persone che ne fossero desiderose. E quindi chiamato il Prof Pacinotti a leggere la sua Me- moria Intorno al freddo prodotto dalle correnti elettriche. Comincia dal citare i lavori di Peltler , che primo scoprì que- sto singolarissimo fenomeno, come pure quelli del sig. Lcnz^ indi espone, che dopo aver verificali questi fatti, ed esami- nate ne' diversi metalli le particolarità che determinano piut- tosto l'abbassamento che l'elevamento di temperatura secondo la direzione della corrente, osservò aver luogo la legge, che si ha freddo, quando la corrente si dirige nel medesimo verso, se- condo il quale essa camminerebbe scaldando la giunzione dei DI FISICA EC. 3.- cliic metalli, e caldo quando si muove in verso contrario. Da questa legge cava l'importante conseguenza che gli cfl'ctti ter- mometrici prodotti dalle correnti nelle giunture dei metalli dissimili hanno tendenza ad eccitare delle correnti contrarie, tosto che il circuito cessa di essere attraversato dalle prime correnti. Alla fine di questa lettura prende la parola il sig. Profes- sore Belli, dicendo non riescirgli adatto nuove tali osserva- zioni mentre gli sembrano simili a quelle giù state fatte da Pogirendoi-jJ e pubblicate nel iQdS nc^li ^^Inna/es der Pìijsik und Cìiemie N." 2, p 324 e seguenti', ma ritiene che quan- tunque mancanti probabilmente di novità, sono molto prege- voli le osservazioni del Prof. Pacinotti (i). Alla lettura del Prof. Pacinotti tiene dietro una del sig. Tn- gegncrc Filopanti sopra un nuovo strumento idrometrico da lui progettalo. Quest'istrumcnto consiste in un ordigno foggiato a guisa di navicella con una lunga prora della forma di un becco, alla cui estremità havvi un piccolo foro però non capillare. Su d'un lato della stessa navicella trovasi un altro foro eguale, e questi due fori danno ingresso all'acqua che passa in due. separate capacità della navicella comunicanti coU'atniosfera per mezzo di tubi. La difl'erenza delle quantità di acqua che en- trano dai due fori , è a giudizio dell'autore dovuta alla ve- locità della corrente. Serve di misura a questa velocità quando l'ordigno è tenuto immobile, e dà la portata quando l'ordigno (1) Pnr/fienilorlfdojio aver rlffrllc le ovlglnali Sjier!cnz.e di Pelticr sul freiìdo f>rodolln lahmìln dalle con'etili rletlviche vi sotjifiiinge le proprie considerazioni. Secondo lui, Pillìer farebbe derivare II jenomeno da una diversa couducibililil de' due metalli^ mentre eijli crede che abbia reln-ione col lernio-eli'Uiicisiiio : opina cioè che si abbia calore allorijìiando la corrente eaniniina in direzione opposta a quella ette si avrebbe in forza del lermo-elellricismo scaldando la saldatura, e che si abbia fredilo quando la corrente cammina in direzione omoloija a quella caqlonala da un riscaldamento di essa saldatura. Di modo che la corrente produce sempre un effetto lermomclrico tendente a far nascere una corrente contraria. 54 SEZIONE cala con movimento iiiiifornic dalla superficie al fondo e vi- ceversa. Termina coH'csporrc certe considerazioni tcoriclic sul njodo di tener conto di alcune irregolarità che possono ac- compagnare gli esperimenti. Il sic;. Osene;a Dottore in Matematica muove il dubbio se questo istrumento abbia qualche analogia col tubo di Pitot; ma il slg. Filopanti ne fa osservare la diversa natura e i di- versi principii , sui quali si fonda. In seguito il signor IMichela domanda conto se considerava la quantità d'ac([na introdotta pel foro laterale soltanto dovuta alla prcssfone idrostatica, e per nulla modificata dalla velocità dell'acqua che lambisce i lati dell'ordigno. A ciò risponde il slg. Filopanti che può dare una dimostrazione j che la velo- cità dell'acqua lambente non ha alcun efi'etto nelTaumcntare la ([uantità dell'acqua che s'introduce per pressione idrostatica. Si termina la Seduta colla lettura del slg. Ingegnere Michela, nella quale si dà notizia dello stato de' canali d'irrigazione nelle pianure del Piemonte per aderire all' invito fatto due giorni prima dal slg. Bruschetti. Egli annuncia che vi esistono 253 canali componenti la lunghezza di circa 1932 chilometri, i quali canali conducono nella stagione estiva, ad ogni minuto secondo, metri cubici 3i2. -^ d'acqua, di cui circa 240 sono consumati a beneficio dell'irrigazione di circa 180000 ettari di terreno, ed aumentano il reddito annuo di detto suolo di 14 e più milioni di franchi. A questi dati aggiunge molte altre notizie statistiche di grande importanza pel paese, e ter- mina coll'annunciarc , che il Governo si occupa della costru- zione di un nuovo canale da estrarsi dalla Dora Baltca sempre tanto più ricca d'acqua quanto la stagione è più calda , per supplire principalmente alla scarsezza d'acqua d'irrigazione che nell'estate soffre il Novarese. Nota che il sistema d'irrigazione è ancor suscettibile di grandi miglioramenti per estenderlo alle vaste terre incolte, il di cui quadro è esposto in un'opera del Conte Piola stampata nel 1 836. Per lar conoscere il progresso DI FISICA EC. 35 fatto in questo ramo di pubblica economia , aggiunge una nota, in cui dice, che 1 llegii canali nel i823 producevano al Go- verno lire 1 76000 annue, ed ora nel 1840 ne producono 36oooo, non compresi i molti canali migliorali ed escavati dai privati. PLANA. Presidente. Belli j £, MossOTTi \ ^'Sr^'^''"- SEZIONE ADUNANZA DEL 2 G SETTEMBRE Juctto (lai Segretario Mossotti l'Atto verbale della Seduta pre- cedente, e chiestosi dal Presidente se nulla vi fosse ad osservare in proposito, vi si fanno alcune modificazioni ad istanza dei signori Majocchi , Pacinotti e Porro. Dirette quindi dal sig. Filo- panli alcune gentili espressioni ai dotti Piemontesi, e in ispecie al Presidente della nostra Sezione, si viene alla lettura del llapporto sui Ripari del sig. Magistrini , fattasi dall'Idraulico Potenti a nome della Commissione a ciò instituita. Nel quale Rapporto si conferma , che questa sorta di Ripari può certa- mente in molti casi avere una vantaggiosa applicazione. Legge quindi il Prof Gassiani proponendo molti quesiti re- lativi all'elettricità, e sui quali egli bramava di (issare l'atten- zione dei fisici. Terminata questa lettura , il Prof. Belli dice che ad uno del suddetti quesiti egli si credeva in grado di rispondere sin d'ora , ed era quello di non vedersi mai segni elettrici in un galvanometro , alla estremità del cui filo sieno applicati due metalli dissimili senza comunicazione umida fra questi j cre- dendo esso Prof. Belli di poter ciò attribuire alla somma pic- colezza della quantità d'elettrico che passa dall'uno all'altro metallo, quantità che egli reputa molte migliaja di volte più DI FISICA EC. 57 pìccola di quella occorrente a muovere un ordinarlo galvano- mclro. Il Cassiani però avverte, che si hanno subito de'scjiiil sensil)ilissinii al semplice toccare con una mano una estremità del galvaiioinetro e coll'altra un metallo congiunto coU'altra estremità : il che il IJolli ascrive al replicarsi allora in bre- vissimo tempo per molte migliaja e forse milioni di volte il giro della poca «piantità d'elettrico sbilanciatasi. Dopo poche altre parole de'suddetti, entra nel discorso il Cav. Prof. Configliachi, lodando i proposti rpiesiti;, e per ri- guardo a quello , ove si chiede perchè combaciandosi due pezzi metallici per molti punti si abijia uno sbilancio d'elettrico assai più forte, che quando essi metalli si toccano per pochi punti, dice esser cosa nota sino dai tempi di Volta che a sbilanciare una quantità d'elettrico fra due pezzi metallici, debbono questi allacciarsi per molta parte della loro estensione operando a modo di condensatore. 11 Prof. Botto fa delle osservazioni ad un altro dei quesiti del Cassiani, opponendo delle diflicoltà all'origine termoelettrica delle correnti, la quale il Cassiani voleva estendere: ed am- mette l'opinione , che la causa di quelle correnti termoelet- triche , nelle quali il calore si applica ai luoghi ove si con- giungono liquidi con solidi, sia tutta chimica. Terminata questa discussione relativa al lavoro del Profes- sore Cassiani, viene esposto dal Prof Majocchi un metodo por misurare la conducibilità dei liquidi per le correnti elettriche, lundato sull'uso del suo Gahanometro universale e di una pila a forza costante. Pare al Prof. Pacinotti che questo metodo sia soggetto a parecchie diflicoltà, e fra esse a quelle già no- tatesi precedentemente per riguardo al metodo del Professore Marianini^ cioè che i metalli e i liquidi possono solfrire delle alterazioni sì per l'efletto delle correnti, che per le loro azioni vicendevoli, llisponde il Prof. Majocchi, che. non essendo mol- tiplicatore il suo galvanomclro, non riesce esso sensibile alle sud- dette cause d'errore. Il Prof. Botto aggiunge anch'egli delle riflrs- S8 SEZIONE sioni", e fra le allrc cose suggerisce in queste sperìenze l'uso del platino, cli'egli ciede utile e come poco alterabile per l'aziono ile' lifpiiili j e come facile a rimettersi dalle alterazioni che può si)flVire sotto l'azione delle correnti. Osserva però il Marianini in opposizione alle asserzioni del Prof. Botto, che il platino si altera troppo prontamente sotto l'azione delle correnti elettriche , e che perciò in molti casi non e adattato. Avverte inoltre che per poter convenientemente decidere sull'argomento, 0 necessario l'aver già fatte molte spericnzc in proposito. Il Prof. Majocchi asserisce, che nella disparità fra i signori Botto e Marianini, a suo giudizio, avevano ragione tutti e due, essendo in favore del Botto la poca alterabilità del platino per le azioni chimiche , e in favore del Marianini la molta alte- rabilità nel suo stato elettrico per l'azione delle correnti. Succede 11 Dott. Gatta leggendo 1 risultamenti delle sue os- servazioni mctereologiche sul clima di Ivrea, delle quali pre- sentò alcune tavole, pregando di rimetterle a Firenze al Com- mendatore Antinori per deporle in quell'I, e Pi. Museo di Fi- sica^ al che il Presidente annuisce. Fra gli altri risultamenti, dice d'avere anch'egli notata la relazione che ha luogo fra le altezze barometriche e le posizioni lunari. E avverte verifi- carsi anche nella Provincia d'Ivrea il fatto osservato dal signor Blavier nel Dcparlenieiit de la Mayenne in Francia, cioè che i paesi ove dominano le rocce dioritiche sono meno colpite dalla grandine. Dopo questa lettura sorge il Dott. Filopanti, asserendo essersi anche a Bologna riconosciuta la relazione accennata dal Dott. Gatta fra le altezze barometriche e le posizioni lunari, avvertendo per altro la necessità di un lungo tempo per bene assicurarsi di un tal fatto. Prende occasione da ciò il Prof. Cassiani per dare notizia di un singolare fenomeno magnetico da lui osservato nel si- stema di aghi astatici, nei quali già da due anni egli ha ri- conosciuto aver luogo di tempo in tempo delle singolari ac- cidentali oscillazioni, che non trova in chiaro accordo colle DI FISIC\ EC. 39 circostanze atinosfonclie , quantunque il fatto si osservi più frequentemente in occasione
  • Capitano De Bartolomeis nella parte corografica dell'Opera che sta pubblicando sugli Stati Sardi, e di farne rapporto alla Sezione. PARETO Presidekté, Pasini Segretario. DI GEOLOGIA EC. 101 ADUNANZA DEL 24 SETTEMBRE Il Scgi'ctarlo legge l'Atto verbale della precedente Adunanza che resta approvato. Usi'g. DcCaumont presenta alla Sezione gliStatiitidi unanuova associazione scicnlifica fondata in Francia l'anno passato sotto il titolo d'Istituto delle Provincie della Francia : egli desidera che sia latta conoscere al dotti Italiani questa Società, la quale pei tre primi anni avrà la sua residenza ««il^/n.?, e dopo cambierà perio- dicamente di sede. Tutte le comunicazioni che si volessero fare a questo Istituto saranno spedite al Direttore Generale sig. Caavin. Il Prof. Carlo Gemellaro manda in dono alla Sezione i suoi Elementi di Geologia ad uso della Regia Università degli Studii in Catania, 1 840. 11 sig. Leopoldo Pilla di Napoli manda in dono la parte 1 .°" de' suoi Studii di Geologia ovvero Conoscenze Elementari della scienza della terra, Napoli 1840- In una sua lettera egli manifesta il desiderio che questo suo libro sia preso in esame dalla Sezione specialmente sotto il rapporto della nomenclatura , essendosi egli studiato di fo2:!j;iarne una adattata all'indole della nostra linaua col valersi in ([iicslo degli ammaestramenti del defunto suo pre- cettore il Prof. Tondi. Il sig. Itier, Segretario della Riunione straordinaria che la So- cietà Geologica della Francia tenne poco fa in Grenoble, rende un conto sommario degli argomenti trattati dalla Società in quella Riunione, e delle escursioni che ha fatto in que'contorni. Indica 102 SEZ10>'E poi con maggiori particolarilà le alterazioni prodoltc tlalla spi- litc sulla calcarea secondaria presso Vizille: il gesso vi è acconi- nacinato dalla calcarea mau;ncslana cellulare conosclula sotto il nome di carniola, nella cpialc stanno rappresi dc'lranimcnti non arrotondati di sciasti talcosi e di altre rocce che la spilite lia do- vuto attraversare. Secondo il sig. Iticr i gessi della valle dell'Are e del Monte Cenisio hanno una identica giacitura e sono sempre accompagnati dalla dolomite e dalla carnlola, ecpieste alterazioni furono prodotte ora dal grimstein, ora dalla serpentina. Il Prof. Sismonda mette sotto gli occhi della Sezione la sua Carta Geologica degli Stati Sardi di Terra Ferma presentata l'anno scorso al Congresso di Pisa, e nella quale egli introdusse dopo quel tempo nuovi perfezionamenti. I terreni che si trovano indicati e colorali nella detta Carta sono stati particolarmente descritti nella Memoria del detto Professore che fu presentata inedita al Congresso di Pisa , e stampata da poi negli Atti della Regia Accademia delle Scienze di Torino col titolo: Sui terreni sf rati/ìcati de//e .I//)i.l\ Pvo(. S\smom\a espone il metodo che ha seguito nel formare la detta Carta e le linee del Regno che ha percorso per ottenere i rilievi fondamentali, le quali erano gene- ralmente dirette al Monte Bianco ed al Colle di Superga. Mostra le masse di rocce cristalline sulle quali poggia il terreno del /ir/s, e quindi il terreno cretaceo ed i terreni terziari medio e su- pcriore. Indica le ragioni che lo hanno condotto a fondare queste suddivisioni dei terreni e soprattutto ad ahhracciare con una sola tinta quel complesso di rocce di vario aspetto mineralogico ma legato insieme, ch'egli ha riferito al l/'as. Il Presidente Marchese Pareto riferisce in compendio le osser- vazioni da esso fatte nel dipartimento del Varo e nelle Alpi presso Nizza, dove certamente è dato di pò ter distinguere dalla formazione del lias un più antico terreno secondario, e particolarmente i con- glomerati che vi sono sotloj)osti ] anche il Segretario Pasini domanda al Prof Sismonda sulla adottata classificazione dei terreni alpini alcuni schiarimenti^ non sarebhe forse da ere- i DI GEOLOGIA EC. 10" dcrc clic la parie inferiore di codesto lias rappresenti nelle Alpi Piemontesi un terreno più antico? Come all'ovest nel dipartimento del Varo, cosi all'est nel lago di Como e nelle Alpi Lombardo- Venete un terreno cal- careo-arenaceo antico separa la calcarea secondaria dalle rocce cristalline ibndamentali : questo terreno calcarco-arenaceo non dovrcblje assolutamente mancare nelle intermedie Alpi Piemon- tesi j è vero che le frequenti metamorfosi delle rocce alpine può averlo reso indistinguibile in molti punti , ma dovrebbe essersi conservato senz'alterazione in alcuni altri, o presentare almeno nelle sue metamorfosi caratteri tali da distinguerlo dal lias che gli sarebbe superiore. Il Prof. Sismonda dichiara che le osserva- zioni e gli studi ch'egli ed altri Geologi , come i signori Beaumont e Collegno, hanno fatto sulle Alpi Piemontesi, non gli consen- tono di staccare alcuna parte del suo terreno del lias tal quale lo definì per formarne un terreno più antico. Egli dice di aver già risposto in calce della sovraccennata sua Memoria alle op- poste conchiusioni che il sig. Gras nel suo recente lavoro sulle Alpi medesime aveva adottato , facendo vedere che i terreni inferiori al lias non si distinguono dai così detti primitivi. Il sig. Itier espone a questo medesimo proposito alcune os- servazioni sulla giacitura relativa del lias e dello schisto od arenaria antracitifera di alcuni luoghi del dipartimento dell'Isòre testò visitati dalla Società Geologica di Francia : a Nantison presso Lamur il lias con belemniti è separato dallo schisto con antracite da un grosso banco di arenaria silicea , ma tanto questo che il lias si trovano in giacitura discordante: nel luogo detto Peychagnard sopra gli strati inclinatissimì del terreno antracitoso sta disposto il lias in giacitura quasi orizzontale, ma che seconderebbe le piccole ineguaglianze del sottoposto terreno: sembra nulladimcno che alquanto più lungi il lias ed il terreno antracitoso siano paralleli e concordanti, ma è questa secondo il sig. Itier una falsa apparenza. Nel luogo chiamato Trenag si osserva questa medesima discordanza degli strati 104 SEZIONE accompagnata da altre singolari apparenze che secondo il sig. Iticr non si potrebbero facilmente spiegare. Questo Geologo per- tanto risgiiarderebbe il terreno con antracite come più antico del lias e lo riporterebbe al terreno del carbon fossile. 11 Prof. Sismonda dicbiara clic tali e tante furono nelle Alpi le contorsioni , gli spostamenti ed i rivolgimenti a cui furono soggetti gli strati, cbc le singolari apparenze riferite dal sig. Itier si possono appunto a questi accidenti attribuire. Il Prof. Sismonda dice di aver tratto le sue concliiusioni da sovrap- posizioni molto estese ed evidenti, come quelle di Petìt-Coiiir , e del Col de la Madelaine , non da brevi tratti ove le stra- tificazioni siano sconvolte e disordinate. Il signor Micbclin ripigliando la questione trattata in altra Adunanza sul valore che si può attribuire alla presenza delle beicmniti e delle piante proprie del terreno carbonifero nel de- terminare l'epoca del terreno antracitoso della Savoja, sostiene che le piante trovate in questo terreno appartenendo scnz'alcun dubbio alla formazione carbonifera , ne essendovi esempio che le piante di questa formazione penetrino fino al lias, la presenza delle beicmniti non sarebbe più per esso lui un carattere suflì- cicnte a far riporre nella formazione del lias il terreno antra- citoso. I molti caratteri fitologici dovrebbero prevalere ad un unico carattere zoologico, tanto più che, a detta sua, non si può esattamente determinare la specie di que' beicmniti. Il Prof. Sismonda sostiene che i beicmniti siano tanto ca- ratteristici del lias da dover prevalere a tutti i caratteri fito- logici ^ egli in conseguenza non può variare su questo punto la sua opinione, nella quale dichiara di trovarsi d'accordo con molti altri Geologi, e si rimette nuovamente, per le maggiori particolarità che si desiderassero, a que' fatti ch'egli ha de- scritto nella sua Memoria sopra i terreni stratificati delle Alpi. PARETO Presidente. Pasini Segretario. DI GEOLO.GIA EC. 105 ADUNANZA DEL 25 SETTEMBRE Il Segretario legge l'Atto verbale dell'Adunanza precedente che resta approvato. Il Presidente Marchese Pareto annunzia di aver nominato a Vice-Presidente della Sezione il sig. Conte Cav. Nicolò da Rio. Il Cav. Generale Piacchla legge una Memoria sulla possibilità di stabilire una nuova linea di comunicazione tra la Francia e l'Italia, la qual linea passerebbe con una galleria di pochi chilometri attraverso le Alpi Cozie, e il cui punto culminante sarebbe 65o metri al di sotto del Monte Cenisio. Lasciata l'at- tuale strada del Monte Cenisio, se si continua a risalire la Dora Riparia fino ad Oulx , si giunge per declivii poco sensibili e per la valle di Bardonòchc al villaggio di questo nome, il quale resta diviso da Modano, ch'è situato nella valle dell'Are con- fluente dcll'Iscre , da un contradorte che non e , secondo il Gen. Racchia , di molta grossezza, perchè in cinque ore di cam- mino si passa da uno all'altro villaggio attraverso il giogo della montagna. La diflercnza di livello fra i due villaggi sarebbe di 220 metri circa, e si tratterebbe di metterli in comunica- zione col mezzo di una galleria , la cui lunghezza viene stimata dal sig. Generale di pochi chilometri, attesoché per una parte della distanza che corre fra Modane e Bardoncche , la strada potrebbe essere condotta allo scoperto. 14 106 SEZIONE In tal modo il passaggio dalla Valle della Dora a quella dcl- l'Iscre si fixrebbe sopra una linea di minore lunghezza e di minore elevazione deU'atlualc, come il Gen. Racchia dimostra nella sua Memoria. Vi sarebbe anche a suo parere qualche spe- ranza di trovare dell'antracite nella montagna in cui si dovrebbe fare la perforazione. Esaminando questo progetto del Gcn. Racchia con una Carta topografica delle Alpi alla mano, sembra ad alcuni Membri della Sezione che la distanza fra Modano e Bardonéche sia troppo grande , perchè si possa utilmente perforare il contrafforte in- termedio con una galleria, anche se una parte di questa strada potesse essere condotta allo scoperto. Il sig. Porro Maggiore del Genio mostra alla Sezione il suo istro mento per rilevare i piani delle miniere ch'egli avca già descritto in una precedente Adunanza. Il Cav. e Vice-Presidente Conte da Rio legge un suo rag- guaglio sull'Opera del sig. Capitano De Bartolomeis intitolata : Notizie topografiche e statistiche degli Stati Sardi ^ ch'egli prese ad esaminare specialmente sotto il rapporto della nomen- clatura. Il Cav. da Rio ha trovato che le Notizie geografiche e corografiche contenute nella detta Opera sono mollo impor- tanti sia che si riguardi il modo tenuto nel descrivere la con- figurazione del suolo , ovvero i vocaboli che furono acconcia- mente scelti ad esprimere i vari accidenti. Il Conte da Rio dichiara che pel noto progetto di una Nomenclatura geologica italiana potrà questo libro essere utilmente consultato. La Se- zione dà la sua approvazione alle conclusioni di questo rag- guaglio. Il sig. Michelln comunica un suo Sistema geologico delle formazioni disposte secondo le nostre cognizioni attuali dei corpi fossili : egli accenna i principali fossili animali e vegetali che distinguono i diversi terreni, e mette in evidenza que' ca- ratteri che sono proprii di ogni grande divisione. In questo suo lavoro egli ha riassunto brevemente tutto ciò che nei più DI GEOLOGIA EC. 107 recenti trattati di Geologia trovasi di relativo a questo ar- gomento. Il sig. Bancheri Ingegnere delle miniere legge un ragguaglio sulle miniere aurifere di Pestarena, frazione di INIacugnaga in Valle Anzasca, diviso in tre articoli. Nel primo tratta della co- stituzione geologica della contrada dove il gncis è la l'occia dominante^ nel secondo annovera i diversi filoni lavorati o non lavorati , il metodo di coltivazione, e il loro prodotto nell'anno decorso^ le miniere coltivate nel 1839 sono sei, e diedero 142 chilogrammi d'oro del A'alore di L. 379,910, per otte- nere il quale furono consumati quasi mille chilogrammi di mer- curio. Nell'articolo terzo il sig. Eancheri ragiona della durata prohahile di queste miniere e dei mezzi di renderle per lungo tempo produttive coU'eseguire le opportune gallerie di scolo 0 specialmente collo scavo di una grande galleria che si dovrebbe incominciare ai piedi del JNIonte Morghen e condurre per 4000 metri circa attraverso tutti i filoni. Il Presidente Marchese Pareto fa vedere alia Sezione la sua Carta geologica della Liguria e dei paesi adiacenti, ed espone le principali suddivisioni del terreni in essa figurati. I limiti del paese ch'egli ha esplorato sono a mezzogiorno il mare Me- diterraneo 5 a ponente la Valle della Tinca e la parte inferiore di quella del Taro^ a tramontana-ponente la Valle della Stura dalla sua origine fin verso Tossano, ed una linea che va a raggiungere il Po non lungi da Carmagnola; a tramontana il Po medesimo fino dove confluisce col Taro; e infine a levante il Taro e poi la Valle della Magra dalla sua origine fino alla sua foce nel mare. Il Marchese Pareto annovera i terreni o formazioni che ha ritrovato nella Liguria, e li divide in terreni stratificati ed in terreni ignei o di trabocco. Fra 1 primi indica lo gneis, e gli schisti cristallini e micacei, che chiama terreni primordiali; poi la formazione di conglomerato rosso; quella della calcarea cristallina, ch'egli riporta ai terreni del Jura; la formazione 108 SEZIONE cretacea da lui divisa in cretacea inferiore, nella quale si com- prciwlc la calcarea nummulitiea, ed in cretacea supcriore, la quale si suddivide in macigno ed in calcarea a fueoidi. Segue finainicntc il terreno terziario diviso in terreno terziario medio ed in terreno terziario supcriore, più il terreno quaternario. Le rocce ignee ch'egli lia indicato sulla Carta sono il granito , il porfido rosso e la serpentina associata alla eufotidc. Dopo l'enumerazione di queste formazioni egli accenna brevemente qual ne sia la posizione geografica e ne traccia succintamente i limiti. Indica un masso considerabile primordiale di forma quasi Glittica che si estende dal Monte di Pcbrun sopra l'Ar- gentiera fino alle vicinanze del Colle di Tenda , un altro che dalla Valle della Vcrmenagna si estende attraverso quelle del Tanaro e della Bormida fino al mare tra Albisola e Savona \ questi due massi sono composti di gneis e di micaschisto , ed altri piccoli se ne vedono ad Ormea e presso Noceto. Descrive in seguito la formazione del Conglomerato rosso , composta di aggregati grossolani e di arenarie accompagnate da quarziti e talora da schisti talcosi ^ la fa vedere più o meno potente in- torno ai massi primordiali summentovati , e dice essere questa per lui il rappresentante del trias e forse anche dell'arenaria rossa. Di questo medesimo terreno indica egli un piccolo lembo al Capo Corvo presso la Spezia. Il Marchese Pareto si occupa poscia della calcarea jurese, la quale consta secondo lui di calcaree scure talora compatte, talora cristalline, accompagnate sovente da dolomiti^ fa os- servare l'estensione di questa formazione tra i due massi pri- mordiali già indicati, come una sua diramazione si stenda al mare fin verso Nizza, e come progredendo verso Genova s'in- contri nuovamente questa formazione dai contorni di Albcnga fin dopo Finale. Una massa di questa calcarea si vede pure nelle montagne che attorniano sì a levante che a ponente il golfo della Spezia. La formazione cretacea inferiore è secondo il Marchese Pargjio limitata al Contado di Nizza ed immediate I)! GEOLOGIA EC. 109 vicinanze; consta di calcarea , di marne con glauconia e di qual- che poca arenaria, contiene ammoniti, turriliti , calilli e soprat- tutto moltissimi nummuliti , nonché alcune conchiglie che a primo aspetto si direbbero terziarie. Partendo dal Capo della Mortola si segue il banco nunmiulitico fino al Colle di Tenda ed alle alle montagne che a levante gli sono vicine. La suddivisione del tori'eno di macigno comprende principal- mente grandi massi di (picsta roccia , ed ha inoltre pochissime cal- caree ed argille e marne schistose ; vi sono in essa alcune fucoidi. Questo terreno si mostra per piccoli tratti nel Contado di IN izza, ed una larga zona se ne vede sopra la calcarea nummulilica da una parte e sulla calcarea jurese dall'altra verso. Alassio ed Al- Lenga , ove forse in certi schisti modificati con tracce dubbie di belemniti si avrebbe anche un lembo di terreno cretaceo inferiore. Il macigno poi è estesissimo in Riviera di Levante ove le sue argille diventano schisti argillosi talvolta lucenti presso la ser- pentina , e dove questa roccia modifica sovente anche i macigni in diaspro e rende cristalline le calcaree; il macigno occupa por- zione delle Valli della Trebbia , Aveto, Nura e Taro, e contiene qualche traccia di combustibile. La calcarea a fucoidi forma nella Riviera di ponente un trian- golo che ha la sua base al mare da S. Remo ad Alassio e la sua punta al Monte Rertrand a levante del Colle di Tenda. A tramon- tana-levante di Genova forma poi la catena di Antolafino verso Stradella, occupa gran tratto di paese nel Piacentino e nel Par- migiano, nelle Valli della Trebbia, della Nura, dell'Arda e del Ceno estendendosi fino alle colline terziarie. InRiviera di Levante si mostra da Genova a Chiavari , e infine per un corto tratto nella Valle della Magra. Alcune masse isolate se ne trovano nelle col- line di Casale e di Verrua. Il terreno terziario medio si estende alle falde dell'Appennino da Mondovi fino a Stradella e ricomparisce dietro Amiano e presso il confluente del Ceno col Taro nel Parmigiano; forma gran parte delle Colline da Superga a Casale, e serve di cintura al no ■ SEZIONE terreno terziario superiore^ di questo ultimo il Marchese Pareto indica l'estensione nell'Astigiano, nel Tortoncsc e nel Piacen- tino , ed annovera i moltiplici ma piccoli bacini che se ne vedono in Riviera di Ponente. Per ultimo accenna i hen noti lembi di terreno quaternario presso Nizza , ed alcune tracce di formazione lacustre nella Valle della Magra. Dopo questo il Marchese Pareto passa a trattare dei terreni ignei, fa vedere una massa ragguardevole di granito nelle Alpi marittime sopra S. Martino di Lantosca ed Isola , ed alcune altre nelle vicinanze di Savona ;, accenna il porfido nella Valle del Ta- naro, e per ultimo descrive le masse della serpentina clic si estende con qualche interruzione a ponente di Genova da Vara- ginc a Cornigliano, e che s'interna fin presso Ovada e Voltaggio. Molte poi sono le masse isolate di questa roccia in mezzo ai ter- reni secondari si nella Riviera orientale che sul pendìo setten- trionale dell'Appennino nelle Valli dell'Aveto , della Nura , del Ceno e del Taroj, sono accompagnate da potentissime masse di breccie con gran pezzi di granito che il Marchese Pareto suppone essere stati portati alla luce nell'atto stesso in cui usciva la ser- pentina. Accenna finalmente vari massi di gesso sì nel terreno secondario che nel terziario , e dichiara di crederlo una modifi- cazione di altre rocce operata dagli agenti ignei i, e conchiude con dare qualche cenno sulle direzioni degli strali nelle montagne ch'egli ha esplorato. Terminata questa esposizione il Marchese Pareto dà alcune dilucidazioni che gli vengono chieste su alcuni punti della sua Carta", il Segretario Pasini fa osservare che per molti tratti della Toscana e del pendìo settentrionale degli Appennini e specialmente presso Bologna , si ravvisa quasi sempre fra il macigno ed il ter- reno terziario Subappennino una zona di terreno terziario medio, e che ciò pure si osserva frequentemente dal Iato delle Alpi dove si trovano terreni terziari;, chiede perciò al Marchese Pareto se negli Appennini posti all'oriente di Stradclla il terreno terziario medio sia veramente mancante e ristretto ai pochi punti indicati I ► DI GEOLOGIA EC. Ili nella sua Carla , o se si possa ammettere ch'esso vi si trovi più esteso e quasi senza interruzione, e sia stato solo fino a questo momento confuso col terreno terziario Subappennino al quale so- miglia alquanto mineralogicamente. 11 Marchese Pareto rispomle che ciò potrebbe forse qua e là avverarsi , ma che non gli fu dato di fare ancora osservazione alcuna che confermi questo sospetto. PARETO Presidente. Pasini Segretario. 112 SEZIONE ADUNANZA DEL 26 SETTEMBRE Il Segretario legge l'Atto verbale della precedente Adunanza che rosta approvato. Il Cavaliere Bellingeri offre in dono alla Sezione per essere distribuite fra i Membri parecchie conchiglie fossili del terreno terziario di S. Agata di Tortona sua patria, le cpiali furono in parte determinate dai signori Bcllardl e Michclotti. Il Segretario Pasini legge un Quadro Sinottico delle formazioni nelle varie parati d'Italia com[ì\\ato con proprie ed altrui osser- vazioni secondo una proposta fatta nel Congresso di Pisa: abbrac- cia questo Quadro le Alpi Venete e Milanesi, il Piemonte, gli Appennini Liguri, Toscani e Napoletani, e la Sicilia: il Segretario chiede ai Geologi presenti all'Adunanza che vogliano prendere in esame questo Quadro e proporre avanti la sua pubblicazione tutte quelle rettificazioni che giudicassero opportune. Il Presidente Marchese Pareto si propone di fare alla parte di questo Quadro che lo risguarda e che fu desunta dalle varie sue Memorie geologiche , alcune leggieri modificazioni conformi al- l'esposizione dei vari terreni della Liguria ch'egli ha fatto nel- l'Adunanza di jtri. I signori Prof. Balsamo-Crivelli e Dott. De Filippi parlano sui terreni del Milanese e sulla geologica classificazione o parifica- zione di essi con quelli delle Alpi Venete : il Segretario Pasini DI GEOLOGIA EC. Ilo avendo posto In paralello la calcarea rossa ad ammoniti delle Provincie Venete colla marna rossa ad ammoniti della Lombardia i signori Prof. Balsamo e De Filippi spiegano le varie ragioni, per le quali credono di dover riportare al lias quella ma^na rossa. Il Prof". Balsamo mostra gli ammoniti ed altri fossili finora trovati nella detta marna rossa del Milanese , e riferisce i confronti che ne ha istituito con quelli del Vicentino e di altri paesi \ non v'ha duhbio che alcune specie non siano comuni alla calcarea rossa delle Alpi Venete e alla marna del Milanese. Il Dottor De Filippi dichiara di riformare in qualche punto la classificazione dei terreni del Blilanese esposta nella sua Me- moria geologica sulla Provincia di Como, e dalla quale il Pasini ha desunto questa parte del suo Quadro. Ora il Dottor De Filippi opina che la marna rossa ammonitifera dei Monti d'Induno, di Erba ec. , nelle Alpi de' contorni di Como, sia congiunta alle gran(U masse calcaree che si estendono fino ad incontrare le rocce cristalline ed i conglomerati che da quelle la separano. Egli non accorda molto valore ai caratteri mineralogici di quella roccia ^ anzi opina che vi siano calcaree più recenti ed altre più antiche che le rassomigliano adatto quanto all'aspetto \ ma crede che i numerosi fossili ch'essa contiene valgano a distinguerla assolu- tamente dalla creta o scaglia. Se egli la designò qualche volta col nome di lias fu per l'autorità di celebri Geologi che la chia- marono con tal nome ^ e più di tutto pegl'indizi somministrati dalla grande quantità di fossili ch'essa racchiude, e la maggior parte de' quali appartengono a specie che si vogliono caratteri- stiche del lias^ perù egli si è limitato il più delle volte a riferire quella marna rossa al periodo oolitico, nel che egli persiste tut- tora, senza precisare assolutamente a quale più particolare for- mazione essa appartenga di quell'epoca geologica. Una distinzione netta e precisa di tutte le calcaree secondarie che formano i monti tra il Lago Maggiore e quello di Como (escluse quelle che rappresentano la Creta), fosse anche in due sole formazioni, sembra per ora al Dottor De Filippi non potersi in ■ SEZIONE tracciare con sicurezza. Per questo egli dubita che alcune rocce calcaree nerastre, spesso schistose o bituminose, anni sono da lui stesso rilbrite allo Zcchstein, perchè alternanti con un'are- naria rossa, siano realmente da ascriversi a quella formazione La calcarea grigia sottoposta alla marna rossa non ò uniforme da per tutto, spesso è dolomitica j qualche volta ancora marnosa e di color rosso*, ed anche trasformata in un conglomerato calcareo. I fossili che racchiude sono ancora ammoniti, qualche nautilo, tcrcbratulc, 'i\ Peiilacrinites basaltiformis (comunissimo presso Mcndrisio) ecc. Le varietà di questa calcarea passano gradata- mente l'una nell'altra , perchè la maggior parte dipendono da leggeri diversità di composizione della massa. Cosi i banchi po- tenti e massicci della calcarea grigia compatta, si fanno più pic- coli e più distinti di mano in mano che la calcarea diventa mar- nosa. Lo schisto bituminoso di Porto Morcote sul Lago di Lugano, quello che un tempo il Dott. De Filippi ha lùfcrito allo Zechstein, forma la parte inferiore di una catena di rocce calcaree eviden- temente del periodo oolitico e che si estende fino presso Varese. Quello schisto alterna con istrati di dolomite e di calcarea com- patta grigia^ riposa sull'arenaria rossa, e questa sul melafiro. Alcuni slraterelli di quell'arenaria sono intercalati agli strati di calcarea e di schisto sovrapposti^ e siccome molti celebri Geologi e tra gli altri Humboldt riferiscono quel conglomerato al gres 7'usso (rieu red sandstone) , così il Dott. De Filippi non ha esitato a riportare la calcarea sovrapposta allo Zechstein. Più tardi es- sendo ritornato in que' medesimi luoghi, avendovi trovato oltre ad ossa di pesci molte ammoniti, eie prove evidenti del passaggio di quella calcarea schistosa alla. calcarea grigia compatta domi- nante, ha dovuto riformare la sua opinione già emessa, od almeno dubitare fortemente di aver colpito nel segno, riportando la cal- carea e lo schisto bituminoso di Porto Morcote alla più antica delle formazioni secondarie. Quello ch'è certo si è che, almeno nella porzione occidentale delle Alpi della Lombardia, le calcaree secondarie incominciano DI GEOLOGIA EC. 115 con una calcarea compatta detta marmo majoììca e con una marna a fiicoidi, che tutte insieme rappresentano la formazione cretacea^ che poi si ha una roccia marnosa rossa contenente am- moniti in gran copia, terahratule, ed altri fossili^ e che final- mente questa serie termina in vicinanza dei conglomerati rossi e delio schisto micaceo con una calcarea nerastra, a strati sottili , spesso schistosa e hiluminifcra. Pare ancora al Dott. De Filippi che la marna rossa non debba riferirsi alla scaglia ^^ ma secondo lui non si hanno dati sufficienti per suddividere con sicurezza tutto quel vasto insieme di rocce calcaree secondarie in formazioni di- stinte. Il Segretario Pasini ricorda nuovamente la grande potenza che assume nelle Alpi Venete la calcarea colitica , e come la calcarea rossa ad ammoniti le sia costantemente sovrapposta^ non sembra adunque che quest'ultima possa rappresentare il /zV«. Egli desidera che un esatto confronto dei resti fossili di ambii luoghi possa get- tare una maggior luce su queste classificazioni. Il Cav. Gen. Alberto della Marmora si propone di dare un breve prospetto delle formazioni della Sardegna da unire al Quadro si- nottico. Tutti infine si accordano di esaminare in privata confe- renza questo Quadro e di pubblicarlo in nome comune negli Atti della Sezione. Il Dottor Eugenio Sismonda legge il Sunto di una Monografia degli Ecijinidi fossili trovali in Piemonte nei terreni terziari. Delle specie già descritte egli rammemora le seguenti : Schizaster canaliferus , Agassiz. S/mtangdS purpureus, Lam. Cìypcaster altus^ Lam. » rosaceli s y Lam. jj ambigeìuis , De Blainv. EcMnoIampas ajjinis , Agas. » Studeri, Agas. Echinus lineatus. Goldf ifC SEZIONE Cidarìles nobilìs, Munster. ji glandiferiis , Gold. M marginatus , Gold. M elegans, Munster. Ea;ll propone alcune nuove specie da riferirsi al generi Spatangus e Schizaster, ed anche un genere nuovo sotto il nome di Anaster. Specie nuove. Spatangus chitonnosus. Spatangus fornicato-compressus , postlce paullulum oblique obtruncatus 5 ambitu cordato-hcxagono , margine acutlusculo, vertice centrali, ambulacris quadrifariam porosis, pene planls , anticls brevioribus, obliquisi tuberculls maximis, totum dorsum obsidentibus , arcuatlm disposltis, sulco antico latoj ore et ano ad marginem oppositis. Schizaster Agassìzii. Schlzastcr subhemispbaerico-compressus, postlce aliquanti- sper elatus, verticaliter rctusus^ ambitu obcordato , vertice cen- trali, margine acuto, basi compressiuscula , sulco antico lato, ambulacris vislbilibus quaternis in profundis , rectis , clavatls lacunis impressis, ore infra ano supra marginem opposlte locatls. Schizaster Geneì. Schizaster compressus, postlce arcuatlm obtruncatus, apice medio ;, ambitu orbiculari-cordato , margine acutissimo , basi longitudinaliter fornicata ^ ambulacris brevibus, qulnls, anteriori impari bifariam, caeteris quadrifariam porosis, profundloribus sulcis receptis; canale antico angusto, paruni excavato j ano marginali, ore labiato. ni r.F.OF.OfilA EC. 117 Schizaster Borsonii. Schizastcr poslice Icvltcr gibbosiis, oblique resecatus, anticc subclcprcssus;, canali lato profiindo, ambita obovato-suboctagono, vertice excavato pene centrali, margine acuto;, ambulacris quinis, impressisi poris intermediis sulcis mire coniunctis. Schizaster Grateloupìi. Schizastcr orbicularis, elcganter fornicatiis, posticc paulliiliim caesiis^ siilco antico extimo, margine crasso : ambulacris quinis, quadrifariam porosis, rcctis, aequalibus , profundis sulcis im- pressisi ano supramarginali, obovato. Gcnus Anaster. Questo nuovo genere da comprendersi nella famiglia del Cli- peastri è fondato quasi unicamente sulla mancanza degli ambu- lacri. Per quanto attentamente siano stati esaminati gli individui a questo riferibili non venne mai fatto di vedervi alcuna traccia di ambulacro , sicché il Dottor Sismonda ebbe a persuadersi che essi non poteano in alcuna maniera far parte dei generi sinqul conosciuti dei Clipcastroidi. Anaster Stucleri. Anaster parvulus , ovato-acutus, postice latior; dorso com- presso;, pagina inferiori paullisper incavata, ore centrali, ano submarginali transversim oblongo : tuberculis vix visibilibus miliar;bus , circulo impresso circumdatis. Lo Schizaster Borsonii si trova nella sabbia marnosa di Casti- glione presso Asti , tutte le altre nuove specie si trovano nel ter- reno terziario medio della Collina di Torino. 118 SEZIONE Il signor Ingegnere delle Miniere Emilio Galvagno legge una INIcinoria intorno alle cave di pietra da calce della Comunità di Boves e Peveragna, situata alle falde del Bisimalta. In questa Memoria egli tratta della costituzione geologica di quc' monti , odrc l'analisi delle diverse qualità di pietra, ed una statistica ac- curata di tutte le cave. Il Presidente presi gli opportuni concerti colla Sezione stabi- lisce che la gita a Gassino abbia luogo lunedì 28 corrente subito dopo l'Adunanza di quel giorno che sarà anticipata di un'ora. Si visiterà domani il R. Musco. PARETO Presidente. Pasini Segretario. DI GEOLOGIA EC. liS) ADUNANZA DEL 28 SETTEMBRE Il Segretario legge l'Atto verbale della precedente Adunanza che resta a[iprovato. II Dott. Eugenio Sismonda offre alla Sezione un Catalogo delle principali conchiglie fossili trovate nell'Astigiano e nei contorni di Torino. Il Dott. De Filippi fa dono di due Memorie geologiche da esso pubblicate sul terreno alluviale della Valle del Po e sul Tirolo meridionale. Il Segretario legge una Memoria inviata alla Sezione dal sig. Girolamo Guidoni di Massa sul cinabro o mercurio solfo- rato di Ripa nel Vicariato di Pietra-Santa. Trovasi questo ci- nabro, a detta del Guidoni, in una quarzite con particelle di schisto micaceo ch'egli non crede appartenente al terreno di macigno , ma che riferisce invece ad una più antica forma- zione. Accenna i differenti punti dei contorni di Serravezza, ne' quali finora si riscontrarono traccia di cinabro , e deduce dalle sue osservazioni che se ne potrebbe con lavori bene di- retti scoprire un ricco deposito. 120 SEZIONE Alcune condiislonl della sua Memoria sull'esistenza del ter- reno carbonifero e del litantrace negli Appennini Toscani ed anche nella Valle del Taro, sono contraddette dal Marchese Pareto che dà su que' luoghi alcuni schiarimenti. Egli assicura che tutte quelle rocce indicate dal sig. Guidoni , nelle quali si e trovato qualche comI)ustil)ile fossile, od appartengono alla formazione del macigno, ovvero alle formazioni terziarie. Il Dottor De Filippi riferisce che il sig. Emilio Curioni di Milano ha visitato quest'anno i depositi di combustibili fossili scoperti nella Maremma Toscana, e che s'era anzi proposto di mandare su questi una breve relazione accompagnata da alcuni saggi. Il combustibile fossile della ÌMaremma Toscana veduto dal sig. Curioni si comporta come il litantrace e somministra un buon Coke. Il Segretario Pasini rammemora quanto è stato detto su questo argomento al Consesso di Pisa, e specialmente sulla esistenza dello stipite nel macigno : alcuni saggi di un combustibile delle maremme presentati a quel Congresso dai Proprietari delle Cave si trovarono diflerire dal litantrace. Egli dichiara nulladimeno di non voler portar giudizio su fatti che fossero stati osservati in altre località e che non furono ancora pubblicati. A pro- posito poi dell'argomento principale trattato nella Memoria del sig. Guidoni, il Pasini ricorda le tracce e fdoncini di Mercurio solforato scoperti ora nel Tirolo meridionale presso Crimiero, e che fanno supporre l'esistenza in quel luogo di un ricco de- posito^ e il IMarchese Pareto ricorda simili tracce indicate dal sig. Piisso a S. Salvatore in Val di Tinca. Il Sccfrctario Pasini fa una breve descrizione dei terreni ter- ziari de^li Euganei dove abbondano le marne del terreno ter- ziario medio simili a quelle di Torino. A queste marne sono subordinati ne' contorni di Tcolo alcuni banchi di calcarea com- patta, i quali in certe speciali località sono pieni zeppi di num- muliti^si osservano anche in mezzo alle marne alcuni strati di pepcritc. Questa calcarea a nummulili degli Euganei somiglia I DI GEOLOr.IA EC. 121 moltissimo solto alcuni aspetti a quella di Gassino : gli strati sono talvolta distanti l'uno dall'altro, e le marne interposte non l'anno passaggio alla calcarea : trovansi poi essi in l'orza dei sollevamenti dislocati e spostati in vari punti. Il Pasini indica specialmente una vallicella sotto il ^lonte delle Forche ed il i)olro di Scliivanoja come i punti ove si possono facilmente osservare queste alternazioni. La tracliite che ha operato i sollevamenti degli Euganei ha poco alteralo il terreno cretaceo o la scaglia , ma ha consoli- dato invece e cangiato in marmo di qualche durezza le marne del terreno terziario medio j l'alterazione non si estende mai al di là di alcuni piedi j il marmo cenerino a macchie rotonde circolari, conosciuto sotto l'improprio nome i\i marmo oolitico, è dovuto ad una alterazione di queste marne. II Prof. Sismonda mostra alla Sezione i due frammenti, del peso di alcune libbre, dcU'aereolite caduto a Cercseto presso Gasale il 17 luglio passato^ rammemora le circostanze che si sono potute rilevare di questa caduta ed annunzia che il Pro- fessore Lavini ne ha già quasi compita l'analisi. Sembra che l'aereolite abbia subito una specie di fusione alla sua superficie. il Segretario Pasini mette sotto gli occhi della Sezione la Carta geologica del Regno I.oìiiòardo- Veneto e paesi adia- centi ch'egli sta formando , ed indica brevemente le principali suddivisioni dei terreni ch'essa raffigura. Dopo la Riunione di Pisa egli ha fatto a questa Garta poche aggiunte che risguar- dano per la maggior parte il terreno terziario : egli poi si ri- porta per le norme generali seguite nel formare questa Carta a quanto ebbe ad esporre nel Congresso di Pisa. I signori De Filippi e Prof Balsamo opinano che il terreno calcareo-arenacco secondario tracciato dal Pasini all'oriente del Lacfo di Gonio nella Valsassina vi abl)ia ancora una matr£;iora estensione di quella indicata dalla Garta geologica. II sig. Attilio Zuccagni-Orlandini illustra con brevi consi- derazioni una sua Carta geografica con indicazioni geologiche . IG \>2 SEZ10M-: della Toscana, cil accenna specialmente le diflerentl foi-nie ca- ratteristiclie sotto cui si presentano allo sguardo le montagne o i colli della Toscana clic appartengono a distinte formazioni geologiche. Dopo ciò l'Adunanza è sciolta e la Sezione parte per Gassino sotto la direzione del Professore Sismonda. PARETO Presidente. Pasini i>egretario. DI GEOLOGIA EC. 123 ADUNANZA DEL 2g SETTEMBRE Il Segrclano legge l'Atto verbale ilcUa precedente Adunanza e della corsa geologica fatta a Gassino che resta approvato. Il Principe di Canino fa distribuire ai Membri della Sezione i molti esemplari mandali dal Prof. Agassiz di Neuchàtcl della sua lettera diretta ai Membri del Congresso Scientifico di To- rino e intitolata: Emimération des poissons fossiles d'Italie. Di questa lettera si legge la prima e rulllma parie , in cui sono comprese le principali concbiusioni dell'Autore. Della sua grande opera sui pesci fossili il Prof. Agassiz ha finora dato in luce i3 distribuzioni. I pesci fossili dell'Italia venuti fino a questo giorno a sua cognizione e che furono già descritti, o lo saranno fra poco in questo suo importantissimo lavoro ■ sono i seguenti. In Castcllamare tre specie appartenenti all'ordine dei Ca- noidi , e clic egli reputa le più antiche d'Italia, cioè \\ Pyc- nodiis Rhombus , il Notagogus P enti aneli .^ ed il Notagogiis major. Nei gessi terziari di Sinigaglia una sola specie il Lebias crassicaudiis appartenente alla famiglia dei Ciprinodonti. Il Monte Bolca è il luogo d'Italia che rappresenta un maggior numero di specie^ dall'esatta enumerazione di queste, corredata della opportuna sinonimia e citazione degli Autori , e delle 121 SEZIONE figure, il Prof. Agassiz desume: i." che non havvi nel Monte lìolca alcuna specie identica coi pesci che vivono presentemente j 1," che non havvi in quel luogo alcuna specie di pesci di acqua dolce j 5." che di 127 specie appartenenti a 77 generi, 81 specie spettano a 3g generi che hanno dei rappresentanti ira i pesci ora viventi , e 46 specie appartengono a 38 generi , che sono attualmente estinti^ 4-" '^''C disponendo secondo la loro sinonimia tutte le specie eh' erano sin' ora stahilite dai vari Autori si riducono esse a go , delie quali una sola ( il Blocliius longirostris^ può conservare il nome che le era stato precedentemente imposto ^ 5.° che il Catalogo del Professore Agassiz offre 37 specie affatto nuove j 6." che si hanno in lutto da questa interessante località 127 specie meglio conosciute, e con più esattezza osservate ;, 7.° che la Zoologia sistematica si è ari'icchita di 27 nuovi generi^ ed 8.* finalmente che 3^ generi mostrano per la prima volta di avere anch'essi delle specie fossili. Confrontando in questo modo i pesci fossili del Monte Dolca con quelli di altri più antichi e più recenti depositi si giunge ad importanti risultati geologici. S'invitano nuovamente i Naturalisti a voler comunicare al sig. Prof. Agassiz que' pesci fossili non compresi nel presente Catalogo che per avventura sapessero trovarsi in Italia. Il Cavaliere Generale Alberto della Marmora mostra alla Sezione la sua Carta Geologica della Sardegna, e dà alcune spiegazioni sulle principali rocce di quell'Isola che sono rap- presentate nella sua Carta. I terreni stratificati della Sardegna sono composti secondo il Generale della Marmora : 1.° di uno schisto micaceo alle volte talcoso che costituisce la vetta dei principali monti della Sardegna centrale*, 2." di un terreno di transizione inferiore con grauwacke senza fossili^ 3.° di un terreno di transizione superiore con Spiriferi, Productiis .^ Or- tocere ed Encriniti : è questo il terreno siluriano ed è con- simile a quello dell' Estrcmadura descritto dal sig. Le Play ; 1)1 GEOLOGIA EC. 125 4." ili un terreno di antracite , la cui giacitura non si può facilmente determinare, ma che e per altro ricoperto in più di un luo}>;o dalla formazione seguente ^ i suoi fossili appar- tengono al terreno carbonifero •, 5.° del terreno di Portland poco sviluppato, ma caratterizzato da alcuni fossili^ 6." di un deposito di lignite con marne variegate che riposa talvolta sopra una pudinga quarzosa, ed in qualche luogo ferruginosa^ 7." di un'arenaria gialla con alcune terebratule^ 8.° di una calcarea luagnesiana bigia con indizi di tcrebratule ^ g." di una calcarea oolitica con Ncrinee, ossia di una calcarea compatta con Dicerati ricoperta in cpialche luogo da una calcarea con piromaco. INella parte occidentale tlcH'Isola verso Alghero tro- vasi una calcarea oolitica giallognola accompagnata da una calcarea compatta con lercbratule, fra le quali si distingue la 7'. oniithocephahis , e con ippuriti^ in tutte le sovraindicate rocce il Generale della Marmora non ha mai trovato ne am- moniti nò bclcmniti^ 10.° di una calcarea con nummuliti che e supcriore tanto all'oolite quanto alla calcarea magnesiaca; ii.°di un terreno terziario medio poco sviluppato, ma chia- ramente sovrapposto alle rocce di tradii te. Questo terreno è caratterizzato àdWoperculina complanata , e da un Echino : si trova nella parte meridionale della Corsica e sulla sponda della Sardegna che le sta dirimpetto \ 1 2.° di un terreno ter- ziario subapennino o superiore, estesissimo nella parte centrale dell'Isola a piedi della grande catena verso ponente, e di cui vi sono appena leggeri indizi verso levante : il fossile carat- teristico è il Pecteii plenroncctes ^ iS" di una Arenaria qua- ternaria che riposa sopra la formazione precedente in varil punti non lontani dal littorale , e specialmente sulla sponda del mare. Questa arenaria è affatto simile a quella che trovasi in Sicilia a piedi del Monte Pellegrino , dov' è pure distinta dai terreni terziari, ed è identica con quella delle Isole Baleari, di Lentignano presso Livorno, della Pianosa e di altri luoghi. In alcuni punti questo deposito fu rotto e sollevato a venti 186 SEZIONE metri tli altezza. Nella Sardegna esso si trova sopra la lava , che ricopre il terreno subapemiino. Fra le formazioni in massa, e non stratificate il Generale (Iella Marmora annovera il granito eh' è abljonilantissimo in molte Provincie , ma specialmente in quella clic sta dirimpetto alla Corsica e lungo la gran catena centrale j trovasi quasi senza interruzione dal canale di Bonifazio sino al Capo di Carbonara : esso è attraversato da numerosi fdoni di dolerite divisa in più luoghi in prismi irregolari. Laddove il granito trovasi in con- tatto colla dolerite assume un colore rosso, ed una struttura porliroidea; è in alcuni luoghi attraversato da grandi filoni di porfido rosso ricco di piriti, e contiene talvolta delle lamellette di talco. I porfidi rossi senza quarzo e con feldispato rossiccio e vetroso si trovano alla base di alcuni monti 5 le rocce di tra- cliile sono in gran copia nella parte occidentale dell'Isola e mancano affatto A'erso levante^ si presentano sotto moltiplici aspetti , ma più sovente sotto quello di porfidi con filoni di perlitc os?\9. retinite y (\y\es\\ porfidi sono accompagnati da os- sidiane e da tufi pumicei, e si legano con certe rocce piros- seniche che hanno talvolta la struttura porfiroidea , ed altre volte sono porose, colle cellule riempite di zeoliti, di calce- donie e di altre analoghe sostanze. Sopra le trachiti e sopra la calcarea terziaria vedonsi dei piani basaltici legati insensibilmente ai vulcani estinti che conservano intero il loro cratere come quelli dcH'Alvernia. Questi crateri hanno diffusa la loro lava nelle valli scavate nel terreno terziario e nella trachite , sopra le quali due rocce trovasi il basaltc. I terreni di acqua dolce sono nella Sardegna pochissimo sviluppati, ed il solo che meriti di essere ricordato trovasi nella parte settentrionale dell'Isola dirimpetto alla Corsica. II Generale della Marmora mostra poi alla Sezione la parte già incisa, ma non ancora pubblicata della sua grande Carla geografica della Sardegna che gli costò molti anni di studio, e che disegnata sopra grande scala ra]iprcscnla le più minuto DI GEOLOGIA EC. 127 particolarità topografiche di quell'Isola. Egli poi distribuisce alla Sezione alcuni csemp\avì deWc sue Osseivazioni geologiche sulle Isole Baleari. Il sig. Luigi BcUardi legge alcune parti di una sua Descri- zione delle Cancellarle fossili del Piemonte che sarà pubblicata quanto prima nelle Memorie dell'Accademia delle Scienze. Egli passa in rassegna tutte le specie di questo interessante genere che furono già descritte da Brocchi, da lìorson e dagli altri conchiologisti^ da questo suo esame risulta che 24 specie di Cancellane si trovano nei Colli intorno Torino , e che 6 specie con parecchie varietà sono aflatto nuove, e descritte per la prima volta dal sig. Bellardi. Sono queste: La Cancellarla labrosa , C. intermedia, C. Crassicosta , C. Bonelli , C. Bronnii, C. incerta. il sig. Itier legge un estratto della sua Memoria sulle rocce asfaltiche della Catena del Jura. Egli fa prima un cenno sulla conformazione topografica di quella catena che si divide in valli longitudinali e paralelle dal Sud Sud-Ovest al Nord Nord-Est ed in valli trasversali che a guisa di profonde fessure solcano le valli longitudinali perpendicolarmente al loro asse. Queste fessure o valli trasversali sono l'ultimo dislogamento che se- condo il sig. Itier avrebbe soflato quella catena , e sarebbero state prodotte nel periodo di tempo trascorso fra la formazione dei più recenti terreni terziari ed il cataclismo diluviano- Il Geologo Francese descrive i depositi bituminosi di Pyrmont- Seyssel, e di altri vicini luoghi appartenenti alla Francia, alla Svizzera ed alla Savoja, e dalle sue descrizioni risulta: 1.° che le rocce bituminose del Jura si trovano solo alla superfìcie del suoloj 2.° che devono essere riferite non solamente al terreno .lurese, ma anclie alle rocce così dette Ncocomiennes , al grès verde , al molasse e alle rocce terziarie ^ che non sono desse una particolare formazione, ne un deposito subordinalo a un qualche terreno, ma il semplice risultato di un'alterazione prodotta da correnti bituminose sopra le rocce screpolate e permeabili della 128 SEZIO^'E superficie^ 3." che la comparsa delle correnti di hitiime fu po- steriore alla deposizione dei più recenti terreni terziari. 11 sia;nor Itier vuol poi cercare qual sia l'origine di queste torrenti bituminose. Egli cita parecchi fatti tendenti a provare che il l)itu!ne proviene dalla spremitura degli schisti carboniferi, dei quali un potente banco si stende sopra una gran parte della Catena del Jura. Egli crede che questi schisti abbiano dovuto subire una pressione enorme cagionata da quell'ultimo dislo- gamento del suolo ch'ebbe anche a produrre le sovraccitate valli trasversali; e questo fenomeno secondo il sig. Itier sarebbe presso a poco accaduto in questa maniera. Quando formaronsi i crateri di sollevamento della Dovelle e Ae\V Hòpilal sur Do- velle , quel ragguardevole deposito di piante e di animali car- bonizzati trovandosi fortemente compresso fra la forza solle- vatrice che agiva per di sotto e la pesantissima massa di rocce che gli sopraincumbeva, ha dovuto subire una pressione enor- me, in forza della quale deve essersi sviluppato molto calore. Da questo calore fu molto agevolata una azione molecolare degli elementi costitutivi flel bitume-asfalto , ch'erano allora in uno stato diverso di combinazione : vi ebbe produzione rapida di bitume ch'era spremuto dall'alta temperatura e dall'azione meccanica del sollevamento. Il sig. Itier riferisce questi strati carboniferi alla parte più bassa della divisione superiore del terreno Jurese (Rimmeridien degU Inglesi). Questo schisto si taglia facilmente, il suo colore cangia dal bruno gialliccio al bruno nero, e quando sia fregato con forza ed acceso manda fuori un odore fetido di olio empireumatico. Fra i resti di animali vertebrali racchiusi in questi schisti il sig. Itier annovera molti pesci, e fra gli altri il Pjcnodits trigonus ( Agassiz ) , un Paleothrissum ed un Chironecies. Fra i molluschi più di tutto è frequente una Exogyra , che si accosta alla E. virgula e V Ammonites triplex. Vi si trova eziandio un Gefalopode assai raro descritto da Munstcr col nome di Kelaeno Sagìttata, DI GEOLOGIA EC. 129 I fossili clic più abbondano sono vegetabili terrestri e marini, spettanti al secondo periodo della vegetazione contemporanea alla foruìazionc Jiirese. L'Ingegnere delle Miniere sig. Replat legge la descrizione di alcuni miglioramenti da esso praticati nei forni di fusione a riverbero della fonderia Reale di Albert-Ville a Conflansi cali ed il sig. Cav. Despine avcano già ideato d'impiegare nella torrefazione (^grilldgc^ del minerale la fiamma che ha attra- versato il forno a riverbero*, ora il sig. Replat ottenne di far costruire a canto del forno a riverbero un secondo forno ri- scaldato dalla fiamma che esce dal primo, cosicché si possa fondere e torrefare nel tempo stesso. Queste due operazioni si facevano prima una dopo l'altra separatamente. Il forno a riverbero con due piani (^soles) presenta così un grande van- taggio sotto il doppio rapporto dell'economia del combustibile e della quantità del prodotto. In confronto dei cinque anni che precedettero il i83g, il prodotto dello Schlicli o del mi- nerale in piombo metallico si accrebbe dal 67. 5i termine medio, al 53. 60 per cento. Nel i83g si consumò per ogni centinajo di ScliUcJi o. 282 steri di legna, quando negli anni precedenti il consumo medio era di steri o. 438 per centinajo. II sig. Replat ha immaginato nuovi miglioramenti da aggiun- gere ai prinxi, e li fa tutti vedere minutamente nelle tavole che accompagnano la sua descrizione. Il sig Giovanni Ball rammemora alcune cose da lui vedute nelle Alpi e in altre catene di montagne, ed eccita i Geologi ad occuparsi nuovamente della teoria della formazione delle Valli. Il Prof. Perego di Brescia comunica una notizia sulle pro- prietà fisiche della Volpinite, minerale assai noto della Lom- bardia presso il Lago d'Iseo. Egli ricorda come nella deter- minazione de' suoi caratteri fisici i più celebri Mineralogisti non vadano punto d'accordo, e secondo il sig. Professore n'è cagione la diversità della pietra smessa nel suo sito originario. Egli si e posto ad esaminarla con accuratezza, e vi ha rav- 17 150 SEZIONE visato Ire varietà diverse fra loro specialmente nella durezza e nella gravità specifica. Egli ha costantemente trovalo la gra- vità specifica della Volpiiillc (2,()Gi2. 2,9600. 2,9438) su- periore a (picUa indicata dagli Autori. Il gesso che forma la parte supcriore della collina, ai cui piedi cstraesi la Volpinite, presenta anch'esso tre analoghe varietà. La Volpinite oltre pa- recchi altri usi viene spesso impiegata come marmo nei rive- stimenti, pavimenti ecc. delle fabbriche^ e se trovasi esposta alle intem|)erie si gonfia in pochi anni , e si contorce come il legno. Ciò osservasi frequentemente nel paese di Lovere , ed in tal caso è necessario sostituire nuove pietre. Questo gon- fiarsi e cambiare di forma della Volpinite e del Gesso anidro in generale, può gettare molta luce sui movimenti sofferti da alcune rocce, e su altri fenomeni geologici. Il Dottor Giovanni Domenico ÌNardo fa un breve cenno di una singolare concrezione chiamata Scaranto che si forma tal- volta nella laguna Veneta. Il fango od argilla marina di colore cinereo , in cui stanno talvolta rappresi i gusci di conchiglie e d'altri corpi organici, conserva ordinariamente la sua mollezza e pastosità", ma se per avventura vi cade sopra un chiodo od un altro pezzo qualunrpie di ferro, il metallo si decompone e si strugge lentamente , e si combina a poco a poco coll'srgilla che lo circonda. Dopo un certo tempo tutto il pezzo di ferro è distrutto , e l'argilla all'intorno per un'estensione proporzio- nale alla disciolta massa metallica diventa dura e solida come una roccia. A questa conerezione ch'è frequente nella Laguna si dà il nome di Scaranto; il Vice-Presidente Conte da Rio dichiara di avere esso pure fatto delle analoghe osservazioni Il sig. Antonio Villa di Milano mostra alla Sezione alcuni ippurili ch'egli ha raccolto nella nota località di Sirone nella Brianza. Stanno in una pudinga, la cui epoca geologica non è ancora bene determinata. Il Segretario annunzia di aver ricevuto dal sig. Conte da Rio alcuni materiali per la proposta Noìiienclalnra geolo^ico-mi-' DI GEOLOGIA EC. l'I neralo^ica italiana, e prega gli altri Geologi, che avessero in pronto simili lavori, a volerli comunicare. Il Presidente Marchese Pareto rende conto, in nome dell'In- gegnere delle iNIinierc sig. MamcUi , di un esteso lavoro sui terreni della Tarantasia ch'egli ha fatto presentare assai tardi, e del quale per mancanza di tempo non si è potuto fare la completa lettura. Come allievo della Scuola di Moutiers , il detto Ingegnere passò molti anni nella Tarantasia, e fece uno studio particolare di quelle interessanti montagne. Egli ebbe occasione di far conoscere pel primo al sig. Elie de Beaumont i belemniti di Petit-cocur, ai quali poi il celebre Geologo Fran- gsse trovò associati degli entrochi. La scoperta di questi fos- sili fu di molto ajuto al sig. di Beaumont per la sua nuova classificazione dei terreni Alpini. Nel presente lavoro il signor Mamelli descrive minutamente la protogina o gneis talcoso , lo schisto talcoso, l'Arkose, le molte varietà di ardesia e di schisto antracitoso, la calcarea semicristallina e la calcarea .Turese. Le moltiplici specie minerali contenute in tutti questi terreni sono alla lor volta rammemorate. Dalla Tarantasia il sig. Mamelli passò ad abitare la Sardegna dove continuò le sue indagini geologiche: egli trova molti punti di analogia fra le giaciture dell'uno e dell'altro paese, e le viene minutamente esponendo nel suo scritto j queste analogie risguardano in gran parte il terreno Jurese. Il Segretario Pasini descrive brevemente alcuni singolari ro- vesciamenti degli strati nel terreno cretaceo , ed in un terreno terziario del Vicentino, che per la sua sottoposizione alla scaglia era stato riferito all'arenaria verde. Un terreno che senza dubbio appartiene alla formazione di quest'arenaria (alla glauconia) e che soggiace sempre alla calcarea rossa ad ammoniti, al biancume, ed alla scaglia, è quello che osservasi nei Sette Coiìiimi, e che il Pasini ha descritto in una sua Memoria stampata nel i832 negli Annali delle Scienze elei Regno Lombardo- f'eneto : le altre rocce del basso Vicentino che furono riferite all'arenaria 132 SEZIONE verde, e che trovansi minutamente indicate nel Saggio geolo- gico deirAbalc Maraschini , appartengono per la massima parte al terreno terziario medio, e solo per uno straordinario scon- volgimento degli strati trovansi presentemente sottoposte alla scaglia. Nella località di Folco e S. Giorgio il Pasini raccolse sino dal 1824 alcune conchiglie di apparenza terziaria, le quali lo avrebbero condotto a riferire gli strati argillosi ed arenacei, in cui si annidano , al terreno terziario , se questi strati con- chiglifcri non l'ossero stati evidentemente rinchiusi e legati con altri strati argillosi ed arenacei, e con una calcarea a coralli, in cui tutti i Geologi per la natura de' suoi fossili e per la sua posizione ravvisavano d'accordo un terreno corrispondente all'arenaria verde; anche il sig. Boué nelle prime sue corse fatte nel Vicentino avea riferito tutte queste rocce all'arenaria verde, e come tali le avea descritte in parecchie sue opere. Il sig. Bono rivide nel 1802 insieme col Pasini questi me- desimi luoghi del Vicentino, e rese conto delle sue osserva- zioni alla Società Geologica di Francia. Le conchiglie , raccolte in maggior numero e meglio determinate, si trovarono cor- rispondere ad alcune specie del terreno terziario medio , co- sicché il sig. Boué riferì una parte di questi strati al terreno terziario, e continuò a ravvisare negli altri la formazione del gres verde. Il Pasini al contrarlo non poteva ammettere in questo coaìplesso di rocce due formazioni così diverse, e fra l'una e l'altra delle quali nei luoghi circonvicini si trovava sempre la scaglia ; ebbe piuttosto il sospetto che le masse are- nacee e calcaree del basso Vicentino, ch'erano state fino allora riferite all'arenaria verde, appartenessero tutte al terreno ter- ziario. Egli volle perciò esaminarle di nuovo sotto questo punto di vista ed ebbe a confermarsi nella sua idea. La scaglia e le calcaree a nunnnuliti e a coralli di S. Giorgio , del Castel- lari , di Sasseolo , non solo furono raddrizzate , ma capovolte da un sollevamento che ha principalmente agito sulle jnasse più interne della calcarea secondaria f, dimodoché la scaglia DI GEOLOGIA EC. lóò cli'ei-a al basso divenne per lunghi tratti la roccia superiore. Così s'intende come gli strati della scaglia siano molto incli- nati verso l'interno della montagna secondaria piuttostochè ad essa addossati, e come sopra la calcarea a nummuliti, eh' e inferiore di posizione , quantunque abbia una più moderna ori- gine, si trovino immediatamente collocati gli strati di scaglia rossa, ed a questa succeda in alto la scaglia bianca e la scaglia nericcia^ mentre nei prossimi monti queste medesime varietà di scaglia hanno fra loro e riguardo all'orizzonte una posizione inversa. I resti fossili trovati nella calcarea a nummuliti ap- partengono ai generi Turrilellu, l'roclms, Solen, Pccteii etc. , e per la mala conservazione non se ne può determinare la specie:^ sono però di generi che s' incontrano tutti nella formazione terziaria. 11 Pasini ha cercato se anche dall'esame dei singoli strati di scaglia e della loro meccanica struttura si potesse ricono- scere, se dessi per avventura siano stati rovesciati e capovolti. Egli crede di essere riuscito in questo esame , e di avere ravvi- sato delle diftcrenzc costanti fra la superficie superiore e la superficie inferiore degli strati di scaglia , se questi specialmente non abbiano molta grossezza. Questa osservazione fu ripetuta in molte pietraje di scaglia , e si ebbe anche in questo modo la conferuìa del rovesciamento degli strati ch'era accaduto nelle sopraccennate località. 11 Presidente iMarchese Pareto legge alcune parti della sua descrizione topografica dell'Appennino Ligure^ accenna dapprima le varie opinioni dei Geografi sul punto ove si può ammettere che abbia incominciamento l'Appennino, ed esamina a quali argomenti queste 0[)inioni siano appoggiate. Egli poi propone di farlo cominciare al passo del Lauzanicr presso le sorgenti della Stura e della Tinca , per la ragione che in tal punto havvi un significante cambiamento di direzione nella catena delle Alpi occidentali, che sembrano quivi terminare e dividersi in due rami laterali. Il primo di questi , correndo verso ponente per 134 SEZIONE mezzo alla Provenza , manda le sue acque da una parie nel Rodano e dall'altra direttamente nel Mediterraneo^ il secondo, dirij^endosi verso levante, tributa dal lato di tramontana le sue acque all'Adriatico, e dalla parte di mezzogiorno al IMcdilcr- ranco. Cosi si può dire che al punto culminante del Lauzanier abbiano origine tre bacini, e clic in esso più che in altri punti si possa di preferenza collocare l'origine dell'Appennino , il quale sarebbe formato dalla seconda delle due sopraccennate dirama- zioni, ossia da quella che si volge verso oriente. 11 Marchese Pareto accenna in seguito le diverse direzioni parziali che segue la catena centrale dell'Appennino. Essa è diretta verso Est- Sud-Est dal punto ove parte la sua origine sino alle vicinanze del Colle di Tenda ^ piegasi poi al Sud-Est per. breve tratto sino alle sorgenti del Tanarello e dell'Aroscia^ volgcsi quindi all'Est, e successivamente al Nord-Est fino all'altezza di Genova per correre nuovamente all'Est fino alle sorgenti della IMagra. Egli indica le varie altezze a cui giunge questa giogaja ne' suoi diversi punti : è di duemila metri superiore al livello del mare fino al Colle di Tenda e alle sorgenti del Tanarello, poi scende alle spalle di Albenga e di Finale all'altezza di mille seicento e di mille metri \ si abbassa ancora di più dietro Savona j si rialza un poco nei Monti di Varagine e di Voltri , e dalla parte della Pol- cevera^ si riabbassa di nuovo e moltissimo al Colle di Giovi e nelle vicinanze , e finalmente riprende un'altezza media di più di mille metri, la quale dalle sorgenti del Bisagno a quelle della Magra giunge anche in certi punti a mille seicento. Il Marchese Pareto annovera le principali catene seconda- rie ossia contrafforti che si spiccano dall'Appennino tanto sul jiendìo meridionale quanto sul settentrionale. Ai primi appar- tiene il contraflorte tra la Vesubia e la Tinca: poi quello lun- ghissimo a ponente del Ilo] a : quello tra questo fiume e l'Ar- gentina, e quello a ponente dell'Aroscia o fiume di Albenga: poi i numerosi ma brevissimi che si staccano dalla giogaja principale fra l'origine del Conta e quella del r)isagno. INclle 1 DI GEOLOGIA EC. 1.'5 (liiaiuazioni ili uno di questi ultimi sta compresa la città di Genova- Per ultimo sul pendìo meridionale viene il contrafforte tra il Bisagno e la Lavagna , e quello posto a destra della ^'ara e della Magra. Passando a quelli del pendìo settentrionale il Marchese Pareto tratta del contrafforte tra il Gesso e la Stura-, di (juello altissimo che si stende sulla sinistra del 'Panaro presso le sorgenti dell'Ellero e della Corsaglia , e di quello ch'è tra la lìorraida e il 'Panaro. Descrive in seguito la catena secon- daria di Antola tra la Scrivia e la Trehbia , la qual catena si sostiene ad un'altezza maggiore che le corrispondenti parti della giogaja centrale, innalzandosi in alcuni punti a mille sei- cento ed a mille settecento metri ^ indica finalmente il con- trafforte tra la Trehbia ed il Taro, ch'è suddiviso in molte di- ramazioni, e giunge anch'esso ad una considerevole altezza. Come appendice poi dei contrafforti del pendìo settentrionale il Mar- chese Pareto cita quel gruppo di Colline che si stende da Po- rino a Casale. Egli dice che codesto gruppo apparterrebbe idro- graficamente alle Alpi , alle quali sarebbe in certo modo col- legato da una bassissima ed indiscernibile cresta o linea di divisione delle acque, segnata attraverso l'altipiano del Piemonte tra la Stura ed il Po ^ ma per le rocce di cui è composto e per altre parecchie considerazioni egli crede più conveniente di unirlo all'Appennino. Di tutta questa catena secondaria il Marchese Pareto dà le principali altezze ed indica le diramazioni^ poscia annovera e descrive tutte le valli che solcano que' Monti, cioè sul pendìo meridionale le Valli della Tinca, della Vesubia , del Roja , dell'Argentina e del Centa, e poi quelle della Polcevcra, del Bisagno, della Lavagna, della Vara e della Magra;, e sul pendìo settentrionale quelle della Stura, del Gesso, del 'Panaro, della Bormida, Scrivia, Trebbia, Aura e Taro. Ricorda i vari con- fluenti di questi liumi, e fii conoscere approssimativamente le diverse altezze sopra il livello del mare di alcuni principali punti del loro corso. Indica quali porzioni di Valli possano 136 SEZIONE essere rlguarilatc come longitiuUnali , e quali poi trasversali. Tra le prime sono la Valle dell'Aroscia, una piccola porzione di quella del Bisagno, quella della Lavagna e della Vara, tutte sul pendìo meridionale^ e su quello di settentrione la parte superiore della Valle del Tanaro , una parte di quella della Bormida , ed un tratto di quella della Scriria e del Taro. Egli dà in fine un qualche cenno sull'altipiano del Piemonte, sulla pianura di Novi e di Alessan- dria , e su quella che stendesi da Piacenza a Parma. L'altipiano del Piemonte, solcato da parecchi fiumi , è supcriore in altezza alle colline dell'Astigiano, che si direbbero quasi formale da un' erosione sofl'erta nella sua massa. Indica poi le diverse pendenze e la configurazione della pianura di Alessandria solcata dal Ta- naro , dalla Scrivia e dalla StafTora ;, e di quella da Piacenza a Parma , su cui trascorrono la Trebbia , la JNura ed il Taro , che versano tutti le loro acque nel Po. Il corso di questo gran fiume segue la linea più bassa di tutto quel tratto di paese , del quale il Marchese Pareto ha studiato la configurazione fìsica. Il Segretario termina la lettura del ragguaglio sugli ultimi progressi della Geografia del Cav. Jacopo Gràberg d'IIcmsò del quale la prima parte era stata letta nella seconda Adunanza. Il Presidente rivolge alla Sezione alcune parole di congedo, e fa voti per la prosperità delle Riunioni scientifiche , e delle Scienze geologiche in Italia ^ poi dichiara che i lavori della Sezione sono ultimati. Dopo le Adunanze si procede alla visita del Gabinetto Minera- logico dell'Azienda Generale dell'Interno ch'è molto bene provve- duto di saggi minerali degli Stati Sardi, del quale un interessante Catalogo fu pubblicato nel i834 che dal benemerito sig. Barelli. La Sezione avea già passato più volte in rassegna nei dì precedenti le ricchissime e bene classificate raccolte di rocce, di minerali e di fossili che si conservano nel Reale Museo. PARETO Presidente. Pasini Segretario. DI GEOLOGIA EC. ITT CORSA GEOLOGICA NELLE COLLIDE DI CHIERI E DI SUPERGA fatta il di 22 settembre iS/jo. La Sezione di Geologia, per la quale si unirono molti Membri (Iella Sezione di Zoologia, fece in questo giorno una corsa nelle colline poste a poca distanza da Torino per esaminare la com- posizione e la distribuzione degli strati del terreno terziario medio, e per fare raccolta di corpi organici fossili. La Comi- tiva, lasciato Torino, avviossi sulla destra riva del Po lungo la strada cbe seguita il corso del fiume. Giunta alla Madonna del Pilone piegò a mano destra e per la via che mena a Chieri imprese a salire la collina. Quivi per certo tratto, e per quanto lo permetteva la lussureggiante vegetazione potè osservare che i banchi del terreno terziario medio , principalmente composti ora di arenaria e di molasse , ora di una pudinga a grossi ciottoli per la maggior parte serpentinosi, inclinavano forte- mente verso il letto del Po, essendo diretti presso a poco verso Ovest 35° Sud. Dopo mezz'ora di cammino e lungi assai dalla sommità della collina si trovò che l' inclinazione degli strati era differente, e che pendevano invece verso il bacino dell'Asti- giano, cosicché la linea anticllnale si riconobbe discosta dalla linea di divisione delle acque e molto più prossima al Po, che scorre da un lato di quelle colline- Proseguendo il cammino la Sezione potè osservare la frequente alternazione dei banchi di molasse e di marna sabbiosa con altri di sabbia serpenti- 13 138 SEZIONE nosa, e della piullnga [toc'anzi accennala. Questa piulinga avendo soggiaciuto in vari luoghi alla decomposizione, e gli clementi ch'entrano a formarla trovandosi disciolti e disgregati alla su- perficie, si crederebbe a prima vista ch'essi appartenessero ad un terreno diluviale (^dihiviwn') o che fossero massi erratici, ma è forza di al)bandonare bentosto questa opinione perchè un esame anche superficiale fa conoscere ad evidenza che ciottoli e massi erratici di natura alFatto identica stanno ancora in- castrati e rappresi in altri banchi della medesima pudinga che non furono ancora disciolti. A metà circa della salita e non lungo dal Jìne di Torino la Comitiva lasciò la strada maestra, e prese l'antica via di Chieri eolla speranza d'imbattersi in qualche banco ricco di conchiglie fossili: si trovarono infatti potenti banchi di molasse e di marne sabbiose indurite con traccio di conchiglie , fra le quali le più frequenti appartenevano al genere Lima^ vi erano anche in quegli strati delle impressioni di piante ma affatto irìdeterminabili. Pervenuti poco dopo al punto culmi- nante della collina si riprese la strada maestra presso la quale in alcuni banchi di marna si raccolsero delle conchiglie di specie comuni al terreno terziario medio ed al terreno terziario su- periore. Ciò fece nascere in alcuni l'idea, che ivi da questi banchi cominciasse il terreno terziario superiore. Ma alcuni Membri della Sezione in altre visite fatte a questa località aveano trovato in altri banchi vicini e legati coi precedenti delle conchiglie proprie in ispecialità del terreno terziario medio, cosicché la marna in discorso dev'essere riferita a quest'ultima divisione , ed il terreno terziario superiore va cercato verso il basso di quelle colline ad una maggiore distanza. In conferma di ciò si rinvenne poco lungi il solito nautilo del terreno ter- ziario medio , e presso la Chiesa del Pino, superiormente al banco di marna, fu veduto uno strato di sabbia con serpule proprie del terreno medio , ed un altro strato assai potente della solita pudinga a grossi elementi DI GEOLOGA EC. 139 Giunta al Pino la Comitiva sofìerniossi alcun poco, e parte dei JMcmbri percorse qualche tratto della discesa verso Cliieri per vedere la sovrapposizione del terreno sultappennino al ter- reno terziario medio: questa sovrapposizione, che ha luogo a poca distanza dal villaggio, non può essere agevolmente rico- nosciuta , e sembra soltanto indicata da un terreno un poco rossiccio ed alquanto concrczionalo che si mostra alla super- ficie e che potrebbe corrispondere alle sabbie gialle terziarie superiori. Dal Pino la Comitiva si mosse verso Superga attraversando una lunga serie di Colline e tenendosi quasi sempre sulle loro creste. Il cammino che si seguiva non permetteva di fare nuove osservazioni perchè si attraversavano quasi intieramente quei medesimi strati ch'erano stati poco prima veduti ed esaminati lungo la strada maestra: ma per certi tratti si potè godere di bellissimi punti di vista sul paese all'intorno, e ricono- scere con un solo colpo d'occhio la disposizione generale d*l terreno terziario. In fatti volendo lo ssjuardo verso il Sud ed il Sud-Est si potè rilevare che una parte dell'altipiano del Piemonte e dei bassi colli Astigiani appartenenti al terreno terziario superiore finivano coll'appoggiarsi alle radici dei colli più alti appartenenti al terreno terziario medio sui quali pro- cedeva allora la Comitiva , e che eslcndonsi verso levante. Oltrepassando poi collo sguardo que' poggi molto bassi e di- stesi , si vedeano più lungi presentarsi nuovamente alla vista le forme proprie dei colli di Superga , e se ne traeva la con- seguenza che al mezzogiorno del bacino Astigiano ricomparissero i terreni terziari mcdii, i quali poi alla loro volta si addos- sassero a que' monti di formazione secondaria e primordiale che fanno mostra di sé all'estremo orizzonte. Più avanti e non molto lungi da Superga si mostrarono nella vallicclla che si apre al mezzogiorno di quella collina le testate dei banchi di molasse e di pudinga , e si potè osservarne le inclinazioni e le alternative: ed egualmente distinte apparvero le inclinazioni 140 SEZ10^E tlesli strali ncll' altra vallicella che dina;cn(losi a tramontana- levante si diparte da quella cresta medesima su cui stanno le case sottoposte alla Parrocchia di Superga,e va poi a shoc- care nel Po presso S. Mauro. Anzi è da credere che la linea anticlinale passi per questa medesima vallicella, perchè i hanchi di molasse e di pudinga semhrano inclinare sulle due sponde del ruscello in senso totalmente opposto, cioè quelli a sinistra verso il Po, e questi a destra verso l'Astigiano. Sulla strada metlcsima che mena a Superga si potè poi esaminare una rag- guardevole congerie di ciottoli dovuta alla decomposizione della pudinga^ fra questi , oltre i sei-pentinosi che sono di gran lunga più numerosi degli altri , havvene di porfido quarzifero analogo a quello del Ijicllese:^ altri poi sono di quella calcarea bigio- scura, a tessitura quasi granulare, ch'è comunissima nelle Alpi:; ed altri di quelle rocce quarzose modificate, che sono pure fre- quenti in quelle montagne. Da ciò si trasse argomento per conchiudere che molte masse serpentinose e porfidiche erano sorte, e che molte modificazioni delle rocce alpine si erano elFettuate prima che si deponessero i terreni terziari medii. La Comitiva si recò dopo a visitare un monumento insigne della Storia e delle Arti , la Reale Basilica di Superga , e vi fu accolta con singolare cortesia da quegli egregi Accademici , e dal loro dotto Preside il Canonico Audisio. Salita poi la Cupola della BasUica si desiderava d'ammirare lo stupendo Panorama che da quell'altezza si dispiega allo sguardo, e che abbraccia una gran parte delle Alpi e della pianura piemon- tese, ma il cielo nebbioso e coperto non lasciò godere di quella magnifica vista. Ripresa pertanto la via che mena più direttamente da Superga a Torino , e veduto lungo di essa dei banchi analoghi a quelli trovati precedentemente sulla strada di Chieri , la Comitiva rientrò verso sera nella Capitale. Il Presidente della Sezione Marchese Pareto ed il Prof Sismonda, che aveano più volte percorso queste colline, furono guide e indicatori utilissimi di questa corsa. DI GEOLOGIA EC. HI CORSA GEOLOGICA NEI MONTI DI GASSINO fatta il dì 28 settembre 1840. La strada da Torino a Gassino ch'c lontano sei miglia e mezzo si fa con vetture^ si passa sotto quella linea di colli su cui sta anche Supcrga, e che furono in parte esaminati nella escur- sione precedente. La Comitiva si ferma in alcuni punti per esaminare la direzione e l'inclinazione degli strati che è assai varia e soggetta a molti accidenti. Si osservano qua e là, nelle valli che shoccano sulla strada, dei hanchi assai potenti della solita pudinga, i cui ciottoli di rocce alpine hanno uno straordinario volume. Lo scopo della gita era di esaminare l'epoca geologica e i rapporti di giacitura della calcarea a nummuliti di Gassino col molasse e le altre rocce arenacee di Superga. Alcuni distinti Geologi aveano creduto di ravvi- sare in quella roccia calcarea un hrano della formazione cre- tacea, altri invece opinavano che si dovesse riferire induhi- tahilmente alla formazione terziaria. La Sezione volle esami- nare sul luogo le ragioni addotte da ambe le parli, tanto più che contava fra i suoi Membri dei sostenitori dell'una e del- l'altra opinione. Ebbe poi particolare riguardo al bello ed inte- ressantissimo Saggio sopra queste colline pvdjblicato nelle Me- morie della Società Geologica di Francia dall'illustre Geologo piemontese il sig. di Collegno. 142 SEZIONE La Strada da Gassino fino all'alto del Colle ove sono le cave della calcarea passa sopra il molasse , le marne e la pndinga ilei terreno terziario medio. Sono le medesime varietà di rocce osservate nella gita da Torino a Snpcrga, e vi s'incontrano qua e là i medesimi t'ossili. Le poche ore impiegate in questa ricognizione non lasciano esaminare e notare con esattezza le varie inclinazioni e dire- zioni degli strati^ però si osserva che sono desse molto va- riabili anche a brevi distanze , e soltanto in generale conformi a quelle indicate dal sig. di Collegno. Tutte le rocce di queste colline furono da più cause disor- dinate e sconvolte, e frequenti sono gli spostamenti ed i di- slocamenti degli strati: è diilicile talvolta il seguire un me- desimo banco per un lungo tratto, e questi sconvolgimenti, che sono comuni in tutti quei contorni , tanto si osservano nel solo terreno del molasse , quanto dove al molasse è congiunta la calcarea a nummuliti. Presso le cave della calcarea gli scon- volgimenti sono assai maggiori, ma prodotti in gran parte da cause artificiali e dal modo che si segue per fare l'estrazione della roccia. Dei nuovi sconvolgimenti vi accadono ogni anno che mutano la faccia dei luoghi e ne rendono ognor più dif- ficile lo studio. Nulladimeno la Sezione visitando tutti i punti della Rocca di Gassino ove mostrasi la calcarea trova argo- menti sufficienti per istabilire ch'essa sia legata col molasse terziario e colla pudinga , e che formi con questi un solo ed inscindibile terreno. Il molasse e le marne di quelle colline presentano al certo molle varietà, ma quella che per il sig. di Collcgno è più antica di tutte, e ch'egli chiama snìdnu a terchratnlc ^ non è la sola che sia posta al contatto della calcarea, o con essa alternante: vi si osservano talvolta , e in più di un luogo , vari strali di molasse, ai quali la calcarea è per così dire accollata: in uno di questi strati interposto a due banchi calcarei si trova il Naiitilus zig-zag ch'è frequente nel terreno terziario medio m GF.OLOGIA EC. Ho e molte altre conchiglie di questa formazione. In generale le varietà del molasse con più o meno di sabbia ed argilla vanno in tutte queste Colline fra di loro alternando. Anche il sig. di Collegno non trova costante la successione di strati osservata presso Gassino, ed accenna dei punti, come presso Casalbor- gone, dove la sua sabbia a tcrchralulc è posta immediatamente al contatto della pudinga. La calcarea di Gassino è subordinata al molasse in istrati o banchi di assai disuguale potenza, perchè sono talvolta di pochi pollici e tal altra di molti piedi. JNon sembra che questi sieno stati deposti, nemmeno in origine, sopra una grande esten- sione , ma che formassero in mezzo al molasse come altrettanti dischi o masse clittiche. È assai diflicile nell'attuale disordine di quelle masse il riscontrare il numero e la posizione relativa di questi strati, ma si scorge con facilità che non erano molto numerosi. Non resta per altro vcrun dubliio sulla loro alter- nazione col molasse, e sull'identità di questo molasse con quello di Superga e delle circostanti Colline. Tutti i Geologi presenti, e fra questi i sig." Pareto e Sismonda, si accordano di riferire la calcarea di Gassino al terreno ter- ziario medio , né trovano che possa prevalere alcun altro ar- gomento per collocarla nel terreno cretaceo. A conferma di questa opinione si rinvengono in essa le tracce di un Pecten affine al Pecten bardi galensi s , e di un altro che si trova nella calcarea terziaria di Acqui, di una Turbinolia^ di un Pectun- culas , di Ostriche, di Madrepore ecc. ecc., che hanno tutte le loro corrispondenti nei terreni terziari dei paesi circonvicini. Secondo il sig. de Filippi e Balsamo la calcarea di Comabbio presso Varese rassomiglia molto a quella di Gassino j tutte queste rocce poi considerate complessivamente presentano se- condo il Pasini, così nella loro composizione mineralogica, come nella disposizione degli strati , le medesime particolarità delle rocce terziarie degli Euganei , e di altri luoghi delle Provincie Venete. 144 SEZIONE Gettando uno sguardo generale sui Colli di Gassino non si trova che tutte le masse di calcarea sicno disposte lungo la linea anliclinale^ parecchie ne restano fuori ed alquanto di- stanti , cosicché non si potrebbe render ragione della loro emer- sione attraverso il terreno terziario quando si supponessero cre- tacee^ ma può ben essere che la calcarea a nnmmulili si trovi nella parte più bassa del molasse e che debba per conseguenza apparire più frequentemente lungo la linea anticlinalc^ non si potrebbe per altro render ragione del perchè dalla Trinila di Gassino a Superga , e di là fino a Moncalicri non si trovi più lunao la linea anticlinale la calcarea a nummuliti, abbencliè le colline salgano in quel tratto a maggiori altezze. Secondo quanto si è rilevato dalle Carte geologiche dei signori Pareto e Sismonda, e dalle spiegazioni ch'essi hanno soggiunto, il terreno cretaceo che si trova nel bacino del Po non presenta rocce analoghe alla calcarea di Gassino, ma quelle proprie del macigno, ch'è cotanto sviluppato negli Appennini. JNel gruppo stesso dei monti posti fra Torino e Casale, e dei quali Gassino fa parte , si vedono spuntar fuori presso Verrua e Gasale alcune masse isolate del terreno cretaceo, ma sono desse composte di calcarea a fucoidi come ai piedi dell'Ap- pennino, e non di calcarea a nummuliti. Eali è vero che in alcuni luo2;hi fuori del Piemonte una calcarea a nummuliti costituisce il terreno cretaceo , ma ge- neralmente essa vi è scevra di quelle marne e sabbie che presso Gassino ne costituiscono la parte principale :, se vi fosse nel bacino Piemontese un terreno cretaceo di questa natura, si do- vrebbe incontrarlo in qualche punto dell'Appennino lungo quella linea che separa visibilmente e per lunghissimi tratti il ter- reno terziario medio dalle formazioni secondarie. DI GEOLOGIA EC. 145 NOTA Il Prof. Balsamo ha comunicato la seguente lista degli Am- moniti e degli altri fossili fino ad ora raccolti nella calcarea marnosa rossa dei monti posti fra Erba e Como. Degli Am- moniti le specie più comuni sono: Ammonites Walcotii. A. Turneri. A. falcicosta. Queste tre specie si riscontrano anche nella calcarea rossa del Vicentino. A. heterophyllus. A. sexradiatus.'' A. Dunkani. A. Davaei. A. llumphresianus. A. sublaevis? A. bifurcatus? A. dcpressus. A. costatus, ed altre quattro specie non ancora determinate. Le ultime sei specie sopra annoverate sono piuttosto rare. Si e trovato di più nella detta marna rossa VAptjcus laimllosus ch'è frequente pure nel Vicentino, un Nautilo della famiglia degli Agonidi, due Belenmiti, un Ortoceratite e delle Fucoidi. 10 SEZIONE DI BOTANICA E FISIOLOGIA VEGETALE l ATTI VERBALI DELLA SEZIOXE DI BOTANICA E FISIOLOGIA VEGETALE ADUNANZA DEL 17 SETTEMBRE Aperta la Seduta , il Presidente ragiona brevemente sopra i vantaggi, che in ogni tempo arrecarono si alla JBotanica de- scrittiva , che alla Tisica vegetale gli studi degli Italiani , e quant'cssi abbiano contribuito ai progressi di queste scienze : indi invita il sig. Avv. Colla alla lettura di una sua Memoria. Legge questi Sopra una nuova specie di Calonjction con alcune osservazioni su questo genere ^ ed espone la storia della prove- nienza, vegetazione e cultura di questa pianta, le ragioni che lo indussero a collocarla nel genere Calonjction del Prof. Choisy, la sua ailinità con altre specie congeneri, e per ultimo la descri- ir,0 SEZIONE zioiic (Iella mcilesima illustrata dalla figura. La specie pclla granilczza e candidezza del fiore è nominata Calonyction ma- crantìioleticon , e distinta pei seguenti caratteri: - C.friiti'culo- siiin, glaberriinuni^ foliis pctiolatis , acuminatisi corclatis , lohis rolimdatis, divergcntibus ^ pedunculis suòtrìjloris , pediccllis bractcolis binis caducis sujfultis j calycibus carnosìs, siibcoria- ceis , laciniis erectis , Tcclinato-acuminalis ; coroUac {^maxi- mae^ tubo cjlindrico , limbi lobis rotundatis j stigmatis lobis rotiindatis , divergentibiis. Ragiona in seguito sulle differenze di questa pianta dalle specie più afllni , quali sono 11 Cai. grandi- jlorum Ciiois. {Coni'oh'ulus grandiJIoriisL.lW.) ed il Coiw. Tuba ScHLECHT., quindi sull'etimologia del nome specifico, infine porge l'enumerazione e la diagnosi di cinque specie componenti ora il genere Calonjction compresa la sua , cui aggiunge due altre di dubbie , l'una delle quali chiama Cai. Rliecdii {ÌSlunda- Valli Rheed. II. malab. Cori'^. grandijlorus L. non Jacq. Cai. spccio- sum var. ^i- pubescens Chois. in litt.), e l'altra Cai. Tuba {Com. T'uba ScHL. Cai. grandijlorum var.? Chois. in lit. ). Finita la quale lettura il Prof. Choisy, chiesta la parola, fa os- servare, che i caratteri tratti dalla forma e consistenza delle divi- sioni del calice, e dall'apice delle foglie più o meno acuto, non sono in questo genere costanti e specifici, come opina l'Autore della Memoria, che variano anzi nella stessa specie, e particolar- mente nel Calonjction speciosum (^Ipomoea Bana-nox L. ), alla quale ei sospetta potere appartenere la pianta del signor Colla. D'altra parte egli osserva, essere più che probabile, che il Cai. speciosum presenti grandi varietà di forme in guisa da simulare più specie, per essere pianta estesamente coltivata in quasi tutti i paesi caldi pella vaghezza de'suoi fiori. Non pertanto ei si ri- serva a decidersi sulla reahà della nuova specie quando ne vedrà gli esemplari. Quanto poi alle specie dubbie proposte dal sig. Colla egli osserva, che il Cai. Rheedii (oaihto semplicemente sopra la figura dell'Orto malabarico non può per ora aver luogo nel novero delle specie. DI r.OT.\NIC.\ EC. 1o1 A ciò risponde l'Autore della Memoria , clic il carattere della forma e natura delie divisioni del calice gli semina buona nota diflcrcnziale , mercè di cui ci potè agevolmente distinguere tutti i Calonyction fra loro , e che quelle variavano non già ne' ca- ratteri testé indicati, ma soltanto nel numero. Quanto all'osser- vazione fiuta al suo Calonyct. Rheedii risponde , averla egli pure proposta quale specie dubbia. Cessata la discussione il Presidente invita il Prof. De Yisiam alla seconda lettura. Tratta questi sopra la Gastonia palmata del Roxburgh proposta final tipo di un nuovo genere nella fa- miglia delle /iraliacee. Indicata la patria di questa pianta, la sua varietà ne' giardini botanici e la dillicoltà di vederla in fiore, attribuisce egli a ciò le incomplete e spesso contraddittorie de- scrizioni, che se n'ebbero finora, e l'incertezza de' botanici più recenti nel riferirla al vero suo genere. Fattane una descrizione circostanziata discende adire averla il suo sco[)ritore W. Roxburgh posta nelle Gastonic^ lo Sprexgel nelle Aralie^ il De Capsdolle nelle Gilihertic ^ I'Endliciier dubitativamente fra le Ilederae ^ dalla quale notevole discrepanza avverte egli sorgere già un forte argomento di probabilità, che questa pianta in alcun che difl'e- risca da tutti i generi delle Araliacee. L'osservazione della fio- ritura di un forte individuo della medesima nell'Orto botanico di Padova confermò questo suo sospetto, avendo egli trovato, che la stessa per la forma de' suoi stimmi divarieato-bilobi (i quali organi somministrano i migliori caratteri alla distinzione dei ge- neri delle Araliacee), diversifica da tutti questi, giacché in tutti gli stimmi sono descritti semplici dagli Autori, che ne trattarono. Pel quale carattere, e per l'altro degli stami alcuni alterni ed altri opposti ai petali, e pel calice dentellato ei propone di farne im miovo genere, che intitola alla famiglia dei Cav. Treves De'Bon- FiLii di Padova , come benemerita degli studi naturali e della Or- ticultura botanica. Questo genere appellato Trevesia sarà distinto pel seguenti caratteri. - Caljcis mango brevissime ultra ovariurn productus. .13-2 SEZIONE inaenualiterdenticiilatus. Potala \-'j , libera, expansa. Stamina 6-9, nt plurinium y, solitaria, alterna et apposita, antheris cor- datis, loculis connectivo brevissimo medio conjunctis. Ovarinm 5-8 lociilare, disco ampio epigyno coronatiiin, ovitlis peiididis. Styli quot loculi, in wiicitìn pyrainidatiini, sulcatunt, disco epi- gyìio obductuiii , ad apiceiiius(jue concreti. Stigiiiata totideni, primo erecto-conniventia minima, post anthesim divaricato-bi- loba, crassa, stellato-patentia. Py renarla carnosa, caljce co- ronata, 5-8 locidaris. La specie finora unica in questo genere, Trevesia palmata, avrà i seguenti sinonimi. Gastonia palmata Roxn. Aralia dubia Spr. Gilibertia pal- mata DC. , Ilederae sp.? Endl. A maggiore sua illustrazione l'Autore presenta alla Sezione una tavola, che rappresenta tutta la pianta e l'analisi microscopica delle sue parti riprodullrici. Termina la Memoria con qualche osservazione generale sulla fa- miglia delle Arallacee , in cui avverte, che i semi in questa non sono eretti ne le antere peliate 0 scudiformi, come scijisse il eh. Don nel suo Prodromo della Flora del Nepal , ma quelli pendenti , come nelle Ombrellifere loro allini , queste o cuoriformi o bislun- ghe , e che le Araliacee non sono allatto prive di stipula , come generalmente si tiene , ma molte hanno organi analoghi , a cui non si può negar nome di stipula, e fra queste cita la Aralia ra- cemosa, A. spinosa, A. umbr acidi fera, A. japonica, la Cusso- nia thyrsijlora e C triptefa, e più di tutte la Trevesia palmata, che presenta una cospicua stipula intrafoliacea. Soggiunge , che quest'organo ricevendo vasi e dalla base del picciuolo, e dal tronco stesso, non può essere considerato come una semplice espansione od appendice del primo , e finisce col chiedere se que- st'orsano da lui notato nelle Arallacee sia identico con quello, che osservasi ai lati del picciuolo dilatato di alcune Omhrcjliferc, e dichiara che noi sia, perchè in questa talora l'organo stesso sviluppasi maggiormente ed allora porta delle foglioline , locchc prova essere in quelle null'altro che una diramazione del picciuolo abortita, mentre ciò non avviene mai nelle Araliacee. l DI BOTANICA EC. loó Terminata questa lettura prentle la parola il Professore A. P. De CandoIìLk, c premesso , ch'ei trova bene fondato il nuovo ge- nere, osserva al proposito tielle stipule, che l'analogia somma esistente fra le Araliacee e le Ombrellifere, che pur mancano di quest'organo, analogia che ne' casi dubbi è la migliore e spesso la sola guida del P>olanico , fa credere che l'organo osservato dal- l'Autore nelle Araliacee non possa meritare il nome di stipula. Alla quale osservazione risponde col rispetto dovuto a tanta au- torità il Prof. De Visiani, che non esistendo precisi limiti fra le appendici del picciuolo e le stipule , particolarmente allorché queste sono attaccate al margine del medesimo, come in molte Leguminose e Rosacee , parrebbe , che sì quelle che queste potes- sero considerarsi organi identici , nel qual caso non troverebbe ragione sufliciente perchè all'organo delle Araliacee dovesse ne- garsi il nome di stipula, unicamente perchè le Ombrellifere non le hanno , non essendo poi necessario, che l'allinità di due fami- glie sia tale da estendersi a tutti iloro caratteri. Aggiunge ancora, che pel caso speciale àiiWaTrevesia palmata l'organo controverso presenta tale identità di origine colle stipule iiitrafol iacee spe- cialmente dei Melianthus, da non potersi disegnare con altro nome. A ciò replica il Prof. De Candolle, che se in alcuni casi le appendici del picciuolo non si possono distinguere dalle stipule, in altri invece sono ben diverse per poterle riunire sotto un sol nome, e cita le stipule delle Amentacec, che sono organi distinti da ogni appendice del picciuolo. A questa discussione prendono parte il Presidente Prof. Moris, il Prol". IMoretti e l'Avv. Colla, avvertendo il primo essere necessario il definire prima la stipula, locchè nello stato attuale della scienza non può farsi, non essendo stato ancora da alcuno assegnato ad essa un carattere adatto pro- prio ed esclusivo, ed insistendo gli altri sul carattere della pro- venienza de'vasi dal picciuolo nelle sue appendici , e dal tronco nelle vere stipule, ossia sullinscrzione delie medesime, carattere però di cui il Prof De Vlsiam avea dimostrato l'insufllcicnza, ad- ducendo l'esempio delle Leguminose e Rosacee, in cui i vasi pro- 20 !;•,< SEZIONE venifono d'ambe le parli, per cui in (jucslc sarebbero ad un tempo e slipulc ed appendici. Esaurito quest'argomento , l'Avv. CoixA comunica all'Adu- nanza una lettera a lui diretta dal sig. Prof. Brignole di Mo- dena , in cui questi accenna ad alcune innovazioni , eh' ei si propone di fare nella nomenclatura delle famiglie, e nei ca- ratteri dei generi , tocca un'osservazione fisiologica da lui fatta di una vera corteccia generatasi nell'interna cavità di un tronco d'olmo, e sospetta, clic l'orologio di Flora possa dipendere dal duplice movimento della terra. Dopo la quale lettura il Pro- fessore De Cakdolle significa aver egli pure fatta un'osserva- zione analoga a quella del Prof. Brignole nella cavità interna d'un Cercis Sili f/uast rum , che però gli è paruta coperta non di una vera corteccia a strati , ma rivestita da una degenera- zione (^ de'gc'nerescence ^ o trasformazione dei tessuti esistenti. Soggiunge, che quanto alle modificazioni ed innovazioni pro- poste per la nomenclatura, siamoi nella necessità di conservare con ogni sforzo la nomenclatura attuale, fosse pur ella difet- tosa in alcuna sua parte, e ciò per non aggravare sempre più la scienza di una sinonimia, ch'è divenuta omai insopporta- bile col rovesciare nomi conosciuti e adottati per sostituirne altri, che forse non sarebbero ne più durevoli ne migliori. Av- verte , che i nomi tratti dai caratteri dei generi o delle fa- miglie non possono ritenersi migliori, giacche la scoperta di nuove specie portando necessariamente la modificazione del ca- rattere di molti generi, rende il nome o contrario o non re- lativo al carattere, e ne dimostra l'imperfezione;, che per ciò appunto la Chimica, che fu la prima ad ammettere i nomi tratti dai principli analitici, se n'c ora pienamente disingannata-, che quindi è da continuare a valersi dei nomi adottati, salve le più indispensabili modificazioni , che fossero richieste dai progressi della scienza, onde non ritardarli con una innovazione, di cui non si possono calcolare abbastanza le nocevoli conseguenze. Alla forza e verità delle quali ragioni avvalorate dall'autorità DI BOTANICA EC. 155 tli tant'uomo plaudono unanimi tutti i Membri della Sezione. In appresso si distribuiscono copie di un opuscolo del sig. Vittore Trevisano di Padova intitolato: Enumeratio stirpium crjptogamicarum luicusfjue in provìncia patavina observata- rum. Fase. I, Palav. 1840, dopo di che il Presidente scioglie l'Adunanza. MORIS Presidente. De Visiani Segretario. 156 SEZIONE ADUNANZA DEL 18 SETTEMBRE Lettosi ed approvato l'Atto verbale delle letture e discussioni del giorno innanzi, il Presidente invita il Professore De Candolle a volere comunicare alla Sezione qualche suo lavoro, al che questi condiscendendo legge in lingua francese Sopra alcune mostruosità per rottura del pericarpio. Incomincia dall'osser- vare , che i pericarpi carnosi in alcuni casi tendono a rompersi, e ciò qualche volta avviene in un modo costante e quasi re- golare, come nella sezione CaulophyUum del genere Leontice^ qualche altra ciò accade per accidente, ed allora costituiscono essi delle vere mostruosità. Di questi ultimi osservò l'Autore due casi. Il primo gli venne ofierto dal pericarpio del So/anum esculentuni DuN., gl'involucri del quale si ruppero lateralmente, e di là uscivano le cinque placente riunite in un corpo solo, più grosse dell'ordinario e devianti dalla direzione rettilinea, ch'è loro propria. Erano esse ricoperte di semi abortiti , tras- formati internamente in una sostanza bianco-verdognola ana- loga ai bulbilli, esternamente neri, talora lisci, più spesso rugosi o irregolarmente solcali o tubercolosi , in modo da ri- cordare l'apparenza di qualche specie di Sphacria nascente sopra piante viventi, da cui però dillerivano essenzialmente anche in ciò, che molti di essi erano forniti di un corto funicolo. Po- tevano anche parere altrettante piccole ernie, ma siccome la sostanza loro era a nudo , cosi mancava il sacco proprio dnl- l'crnie stesse, e quindi il principale loro carattere. Altro esempio DI BOTANICA EC. 157 analogo a questo gli oQVi il pericarpio quasi membranoso J'una Mclastomacca, di cui l'Autore non potè riconoscere la specie, che rottosi per l'ingrossamento delle placente presentava allo scoperto i suoi semi ad esse attaccati, forniti di spermo- dcrina rosso e carnoso, con nucleo conq)iutaiuente abortito. Questo caso non dilTeriva dall'altro se non in ciò , che il corpo |)lacentare serbava la sua direzione naturale. Ambedue queste osservazioni sono illustrate da due tavole colorale oft'erte al- l'ispezione dell'Adunanza. A questa lettura succede un'altra dello stesso Professore Sopra le Euforbie a foglie orlate di bianco , tutte proprie dell'Ame- rica. L'Autore premette la rillessionc, che allorquando in un qualche genere vi sono più specie simili fra di loro in un carattere comune assai cospicuo, mentre il resto della loro struttura non ofl're notevole diversità, avviene per lo più, che queste specie abbenchò diflerentl vengano tra loro confuse, cioc- ché accadde appunto delle Euforbie a foglie colorate di bianco nel loro margine, delle quali egli propone di distinguere le quattro specie seguenti. 1.° Eitphurbia marginala PuRSii (FI. bor. amer. 2, p. 607 ). E. caule herbaceOy foliis lanceolato-oblongi.s , snbcordato- amplexicaiilibus , aciitis , glaiicescentibus , glabris , umbella trijida, bis dicjiotomaj bracleisfoliiformibusj bracteolis ob/ongisy cordalis , margine membranaceis , coloratis , im'oliicri lobis exlernis jìctaloideis , subrotiuidis. Annua. Hab. ad ripas flum. Ìellow-Jfone. L'Autore dubita se questa specie sia identica coWE. marginata di NuTTAL , ose quest'ultima sia piuttosto da riferirsi aWE. variegata. Egli conserva la specie di Pl'rsh a preferenza deir/s". marginala di Ku^rn, non solo per la sua anteriorità, ma si ancora perchè quella di Klktii è sinonimo di una delle seguenti. 2.° E. Bejariensis DC. E. caule ìierbaceOy erecto, molliter piloso } foliis scssilibus, subcordalo-amplexicaulibuSj rnucronatis, glaucescentibus, già- 158 SEZIONE hris , subtus ad basim et nervum inoUitcr pilosìs j umbella Irifida , subdichotorna ,• bracteolis oblongo-lanceolatis , basi attenuai isy apice acutis , margine albo-membranaceis , lobis involucri externis subrotundis, involucri tubo capsidisquc xnl- losis. Annua. Ilab. in Mexico boreali, circa Bejar, locis liu- inidis: legit ci. Berlakdier. Questa nuova specie aQlnc alla precedente ne diversifica specialmente per le brattcole bislungo- lanciolate , e non cuoriformi. 3.» E. torrida DG. E. caule hcrbaceOj erecto , glabro , apice puberulo j foliis subsessilibus, elongato-lanceolatis, basi atteniiatis , apice mu- cronatiS) subglaucescentibus ^ umbella trijida, subdichotorna ^ bracteis bracteolis(jne lanceolatis, albo-marginatis, involucri tubo capsulisr/ue villosis. Annua. Uab. in Mcxici calidioris inundatis salsis. E. maroinata H. B. et Kth Nov. gcn. amer. 2, p. 6i,non PuRSH. L'Autore non potè conservare quest'ul- timo nome, percbè altra specie lo possedeva già da gran tempo. Difl'erisce quest'Euforbia dalla E. marginata perdio nò le brat- tee :ue né le foglie sono incavale alla base , e dalla E. Be- jarieiisis pel carattere istesso delle foglie non incavate , ma invece ristrette alla base. A giudicarne dall'esemplare comu- nicato all'Autore dal sig. Akdrieux, la radice di questa specie parrebbe annua e non perenne , come l'indica il sig. Kukth. 4.° E. variegata Colla (Ilort. rlpul. app. i, p. 121, t. 7). E. caule herbaceo, erecto, lune inde inolliter piloso ,' foliis sessilibus, ovatis ovalibusve, mucronatis, glaucis, glabris, ant ad nervum subtus et marginem pilosiusculis j umbella trira- tliata, subdichotorna ^ bracteis bracteolistjue lanceolatis albo- marguiatis, involucri lobis externis sitbrotundis, petaloideis , internis fimbriatis , involucri tubo capsulisr^uc villosis. Annua. llab. circa Arkansan. E. leucoloma Rafin. Hcrb. i833, p. 22. Var. |3.? glabrata , involucri tubo capsulisque ( ex Sims ) glabris. E. variegata Sims Bot. Mag. t. 1747- Qui l'Autore fa osservare, clic tre specie furono descritte con questo nome, DI BOTANICA EC. i:')9 una originarla delle Indie orientali , non appaitcncnlc a qncsto gruppo di Euforbie, nominata E. varic^alu da liOTii , e di- stinta col nome di E. elegans dallo Sprencelj l'altra è rjE". variegata di SiMS, che deve avere le capsule senza pcli^ la terza è quella descritta e bene figurata dal sig. Culla a capsule vellose. L'Autore però inclina a credere, che queste ultime due appartengano ad una medesima specie. rinita la qual lettura, il sig. Colla conviene nell'opinione del Prof. De Candolle pel riflesso, che il solo carattere della presenza o mancanza dei peli sopra le capsule è troppo leg- gero e variabile per costituire diflcrcnza specifica fra due piante siniilissime in tutto il resto. Il Presidente invita poscia il Dottore Casaretto reduce da un viaggio fatto al Brasile a comunicare alla Sezione le osser- vazioni botaniche da esso fatte colà, e questi legge una suc- cinta relazione del viaggio da lui fatto sopra la fregata Sarda la Regina in qualità di naturalista al seguito di S. A. il Priiscipe Eugenio di Carignano fra il Novembre i838 e il Maggio 1840. Partito di Genova il giorno 8 Novembre ci poneva piede a terra per la prima volta sul fine di Gcnnajo dell'anno seguente wvXVIsola di S. Sehastiano sulla costa del Brasile. Quest'Isola, situata al 24.'"° grado di latitudine australe nella Provincia di S. Paolo, è ricoperta quasi intieramente di densis- sime foreste vergini , eccetto che sul pendio delle montagne dal lato suo occidentale lungo il canale di mare che la separa dal Continente, ove vi sono coltivazioni. 11 di lei suolo e di formazione primitiva. L'aspetto della vegetazione non è diverso da quello di Rio de Janeiro, come più tardi ebbe luogo a co- noscere \ pur vi raccolse alcune piante che non gli riusci di trovare più altrove, fra le quali la Licania incana di Aubl. Tra le piante d'alio fusto e le più utili per i lavori dell'uomo è da annoverarsi il Jaquilihìi.^ albero che appartiene alla famiglia delle Lecilidee, e col quale i Brasiliani fabbricano delle pi- roghe di una lunchczza e larahczza straordinaria. Il Pao d'yllhu è 160 SEZIONE un albero molto singolare per l'odore fortissimo d'aglio clic spira in tutte le sue parti, cioè non solo nelle foglio e nei fiori , ma ezian- dio nel suo tronco, ch'egli giudicò essere una specie di Seguiera. HJImbc è una specie di Aroidca arborea colà assai comune , da tutto il tronco della quale pendono in gran copia lunghe radici aeree, estremamente flessibili, della cui corteccia gli indigeni tessono le loro funi e reti. Tra le piante più notevoli che vi sono, si annoverano la Palma detta Ayri {^Astrocaryum Ayri di Mart.) , il Nemalanthns chloroneina Marx. , la Cliiococca densifolia Mart., le Cecropia, le J ochjsia , ete. Molte felci erbacee ebbe a raccogliervi. ]Nc lasciò di visitare la costa del vicln Continente: in molli punti l'aria è insalubre, delle febbri intermittenti vi regnano comunemente , per debellar le quali sii abitanti liinno molto uso della decozione di un'erba colà volgarisslma che chiamano Picao da praia . e che riconobbe essere V Acanthospennuin xantliioìdes DC, della famiglia delle Composte : tutta la pianta è di una estrema amarezza j essa trovasi di preferenza nei siti marittimi. Partito da S. Sebastiano s'indirizzava alla volta dell'Isola de S. Catlerina nella provincia di questo nome^ la Flora di quel paese trovò avere molta relazione con quella di S. Sebastiano. Dopo poco tempo egli giungeva nel Rio della Piata, e quindi a Montei>ideo : una vegetazione b(;n diversa da quella ch'avca poc'anzi dovuto ammirare, era allora per prcscntarglisi. I contorni di Montevideo non olirono che vaste pianure leg- giermente ondulate, e campi erbosi. La Flora di Montevideo gli parve avere molta relazione con quella di Europa quanto ai generi, alle famiglie, e alla fisonomia delle piante. Non alberi vi sono , non arbusti : vi predominano pel numero di specie le Composte e Leguminose erbacee colle Graminacee : le specie di Gnapìutlìuin, Oxalis, Ornitliogaluni, Lat.hyriis , Lupinus, Stipa, Briza, ctc. non vi sono punto rare. Uarissime per altro sono le Ranunculacee, le Crucifere, le Cariofìllce , le Ombrellifere^ appena vi son rappresentate da qualche .«specie. I DI BOTANICA EC. . IGl Cresce nelle sabbie lungo il Rio della Piata il Couvolvuliis renìfurinis di SpRENG. che pochissimo (lillerisce dal nostro C. Soldanella, e negli scogli vicino alla collina del Cerro una specie di Stative che ha tnlto l'aspetto della S. Limonìuin L. Non poche piante finalmente di origine europea , introdotte prt)- babilnientc colla coltura de' cereali , e per lo più annue, si sono di già naturalizzate nei contorni di MontevideOy tali sono a cagion d'esempio, una nostra Centaurea, la Silene gallica, il Samolus f alerandi , il iSIarrnhiiun valicare , ec. Il Dott. Casaretto, ritornato sulle coste del Brasile, ebbe occasione di rivedere ancora una volta l'Isola di S. Sebastiano, dopo di che passò a Rio de Janeiro. In un soggiorno che fece di 7 mesi nella Capitale dell'Impero del Brasile , ebbe agio di esplorare quel suolo in tutti i versi. In compagnia del Chia- rissimo signor GuiLLEMix , che colà ritrovavasi allora per una missione scientifica affidatagli dal suo Governo , visitò la Serra dos Orgaos colle magnifiche sue foreste vergini, e seco lui ne ascese le più elevate cime, la cui altezza e slimata essere circa 6000 piedi al di sopra del livello del mare. Nessun Botanico (se si eccettua l'inglese Gardker) era mai giunto a tanta ele- vazione. Il Dott. Casaretto trovò colassù una regione botanica distintissima, e una vegetazione affatto particolare. Alle piante gigantesche delle foreste vcrgiiìi , che per lo più sono specie di Ficus, di /.aurinee e di Leguminose , vide succedere delle selve d'arboscelli di mediocre altezza, fra cui distinse delle specie di Gonipliia, dì Lujce/ìibiirgia , di Clitsia, di Iremhleya; e a queste infine dei cespugli non più alti di 2 , 0 3 piedi di yVeiwnannia, Ternstroemia, Andromeda, Gajlussacia, Gaiil- theria, havoiseria, che ricoprono intieramente quelle estreme vette: tra i frutici rinvenne una f irgularia, un Eiipatorium , ed una Baccharis ; e tra le piante erbacce caratteristiche esse pure di una tale zona notò singolarmente la Burmannia bicolor di JMart., una Xjris, un Eriocaulon , una Drosera, un JJyperi- Clini, un Senecio, ed un Erjngiiiin, L'abbassamento di tempera- ci 162 SEZIONE tura in cos'i alta regione era molto sensibile (nel mese ili Mag- gio): l'ascensione fu molto penosa e iliiìlcilc. Tra le piante più racirnanlcvoli che "li fu dato di osservare nella Serra dciili Or- gani Auolsi annoverare una specie di Copaifcra , la pianta del Mate ossìa Thè del Paraguay {llex Paraguaricnsis di S. IIil.), una specie di Talauma, e Y Enourea capreolata di Aubl. pianta assai rara e che appartiene a un genere poco noto nella Scienza. Le vicinanze del mare a Ilio de Janeiro offrono tratto a tratto una particolare sorta di terreno e di vegetazione che attirò in un modo speciale l'attenzione del Doti. Casahetto. Sono certe stri- scie di terra di un fondo sabbioso, che i Brasiliani chiamano Restingf/s , e le quali hanno una Flora mollo ricca e intiera- mente loro propria : le piante appartengono a generi e famiglie varialiisinie : si direbbero altrettanle piccole foreste vergini ma- l'ittinie. Vi raccolse varie specie di Eugenia^ Siniaba, Geof- froya, delle Enforbiacee ^ Mal pi ghiacce , Rutacee ^ ec. Le piante erbacee che vi rinvenne sono specie di liichardsonia ^ Sperniacoce, Cassia, P/iyUanthus , ec. Il Dottore Casaretto raccolse delle notizie circa non poche piante utili alla Medicina, alcune delle quali già sono introdotte nella Materia Medica Brasiliana, ma la cui istoria non è per anco abbastanza chiarita. Passato da Rio de Janeiro a Balda, ebbe luogo di accrescere di molto colà le sue collezioni : l'Isola X Itaparica situata all'in- gresso di quel vastissimo Golfo fu da lui esplorata', e le corse ch'ei fece a Cachoeira sul Rio Paraguassu, e a S. Amaro sul Rio Ser' gipe^Vi fornirono non poche piante importanti. Nelle foreste ver- gini intorno a Bahia gli fu dato di rinvenire la pianta del Lecy- tliopsis di ScilRANcri, colà chiamata Biriba, genere che appartiene alla famiglia delle Lecitidee , non conosciuto che per la sola iìgura e descrizione del suo frutto datane da quell'Autore. A Pcrnambuco finalmente , ultimo punto della costa del Bra- sile da lui brevemente visitato prima di ritornare in Europa, ei metteva fine alle botaniche sue peregrinazioni. DI I50TAMCA EC. 163 Terminala la relazione, il Presidente move diihliio se il Savio- lus Valerandi , che il Dott. Casaretto crede inlrodoUo a Monle- video, non sia invece indigeno del paese, sapendosi dalle osserva- zioni di molti viaggiatori, essere questa pianta comune alle re- gioni più disparale del vecchio e del nuovo mondo. Il Professore J)e Candolle, ([uanto airafllnità di vegetazione indicata dall'Au- tore della relazione fra Montevidco e l'Europa , osserva essere assai poche le piante promiscue ai due mondi ^ nota che nelle opere de' primi illustratori del Brasile, quali il Pisoxe, il Marcgrav, ben poche di tali piante s'incontrano, locchè proverebbe esser el- leno state introdotte dopo, mediante il commercio cogli Europei, alla quale conchiusione ci spinge anche l'osservazione, che tali piante non si rinvengono in America, che sulla costa, e ne' luoghi più frequentati da questi. Conviene però col Presidente nel cre- dere il Sainolus T alerandi piuttosto indigeno, che introdotto. Soggiunge poscia il celebre Professore essere assai degno di con- siderazione come alcuni generi ed alcuni gruppi di vegetabili sieno nel Brasile circoscritti entro limiti pressoché impreteri- bili , di modo che passato quello spazio , ch'essi occupano , non si ritrovino più, e sia vano il cercarli altrove, a differenza del- l'Africa , in cui la vegetazione della costa non iscompariscc ne cangia tutto ad un tratto , ma va gradatamente perdendosi verso l'interno, e cedendo passo a passo il terreno alle piante proprie delle regioni centrali e montuose. Importerebbe grandemente alla Scienza di rendere una plausibile ragione di questo fatto da tulli i viaggiatori osservalo, ed il Professore invita il Dottor Casaretto, ch'esplorò sì diligentemente quelle regioni, a fare argomento de' suoi stuthi questo rilevante punto di geografia vegetale. Con ciò si chiude l'Adunanza della giornata. MOUIS Presi DEKTE. De Visiaki Segretario. Kii SEZIONE ADUNANZA DEL 19 SETTEMBRE Premessa la lettura e Tapprovazione deirAtto verbale dell'Adu- iianza passata , il Presidente invita il Dottore Trinciiinetti a leggere una sua Memoria sugli odori de'/iori^ presentata al Concorso pel premio proposto dall'Accademia di Scienze e Belle Lettere di Bruxelles, dalla quale fu trovata meritevole del premio stesso, ma che pure è tuttora inedita. Toccate alcune considera- zioni generali sugli odori delle piante, parla in essa l'Autore della differenza, che passa tra gli odori de'fiori e quelli delle altre parti del vegetabile, indi limitandosi ai primi li considera nelle varie parti del fiore, e nelle varie regioni di queste parti, e determina gli organi destinati alla elaborazione delle sostanze odorose, di- chiarando esser eglino ghiandolctte particolari da lui descritte ed illustrate in molti generi di diverse famiglie. Tratta in ap- presso della natura chimica di queste sostanze , e fa conoscere appartenere elleno agli olii essenziali. Accenna quindi alle fun- zioni, cui servir possono le medesime, ed attribuisce alla corolla il doppio ufficio di elaborare la linfa vegetale, onde renderla più opportuna alla nutrizione degli organi sessuali*segnafamente ma- schili, e di difendere coll'esalazioni odorose, che ne provengono, gli organi stessi dall'azione della umidità così nociva alla fccon- DI BOTANICA EC. 163 dazione circondandoli di un'atmosfera di emanazioni oleoso- vo- latili atte ail allontanamela. Appoggia quest'ipotesi a varie spc- rienze ed osservazioni. Parla in seguito della diversa qualità ed intensità degli odori, che avverte variare secondo la specie, l'età dei fiori, il loro stato di freschezza, ed avvizzimento, il modo con cui si esplorano, l'ora della giornata: indi ragiona a lungo sul fenomeno degli odori intermittenti, così appellando quelli, che svaniscono e ritornano a tempi determinati, dividendo in due classi i fiori, che li tramandano. Nella prima di queste com- prende i fiori, che non olezzano che in dati tempi, perchè sog- getti a chiudersi e riaprirsi , nell'altra quelli che presentano lo stesso fenomeno , henchè restino sempre aperti , e scomparte sì gli uni che gli altri in diurni e notturni, i primi però secondo il tempo, in cui chiudonsi, gli altri secondo il tempo, in cui odo- rano. Parla della causa dell'alternativo chiudersi ed aprirsi di quelli, ed attribuisce l'aprlmento a turgore linfatico della corolla in alcuni fiori, del calice in alcuni altri, nel quale ultimo caso è questo, che spiegandosi trae seco la corolla e la sforza ad espan- dersi, il chiudimcnto invece lo fa dipendere dall'incurvarsi che fanno verso il centro di alcuni fiori i fascetti vascolari proprii de' loro involucri, e qualche volta anclie dalla sola cessazione o diminuzione del turgore linfatico sopraddetto. Osserva in oltre, che que' pochi fiori, che son forniti di stomi (come sono, oltre le Mirahilis già osservate dal eh. De Candolle, il Cereus grandi- Jlorus e serpentinits), hanno la proprietà di spiegarsi alla sera, appunto perchè chiudendosi allora gli stomi, deve accadere nel fiore quel turgore linfatico , che a suo parere ne cagiona lo schiu- dlmento^ mentre gli altri fiori, in cui mancano gli stomi, ciocché avviene nel massimo numero, apronsi invece di giorno pel tur- gore prodotto da una maggiore ascensione della linfa determinata dall'azione della luce e del calorico. Quanto agli odori inlermlt- lenti dei fiori della seconda classe, che restano sempre aperti, sospetta potersi attribuire l'intermittenza degli odori diurni, che cessano colla notte, alla poca volatilità della sostanza odorosa, l(iG ■ SEZIONE ch'è loro propria, per cui questa abbisogni di luce e calorico, onde volalllizzarsi, e così rendersi pcrcctlibile al nostro senso: quella poi dei notturni, che cioè non olezzano che di notte, al- l'essere l'orse il tempo diurno insufllcientc ad accumulare in essi tal copia di umori quanta sarebbe necessaria alla elaborazione od almeno alla esalazione delle sostanze odorose, per cui quest'ultima non si eflettui , che nella notte. Posto fine a questa lettura, il signor Colla, invila l'Autore ad estendere le sue osservazioni anclie ad altre piante odorose, a riconoscere la presenza degli stomi anche sopra altri fiori, ed ag- giunge alcuni esempi a conferma delle cose dallo stesso asserite. Inseguito il Presidente eccita il sig. Risso ad altra lettura, e questi legge in francese sopra una nuova distribuzione scientifica del genere Citrus, e sopra la storia del medesimo, della quale let- tura però, essendo trascorso il tempo prescritto alle Sedute della Sezione, viene differita la continuazione e la fine alla futura tornata. MORIS Presidente. De VISIA^'t Segretario. DI BOTANICA EC. 167 ADUNANZA DEL 21 SETTEMBRE Fatta la consueta lettura dell'Atto verbale della precedente Seduta, ed approvato il medesimo, il Presidente invita il sig. Risso a continuare la comunicazione del suo lavoro sui Citrus sospesa nella Seduta anzidetta , e questi limitandosi alla clas- sificazione dei medesimi, che illustra con molte tavole colo- rate, espone un quadro delle specie, ch'egli estende a quat- tordici , nominandole Citrus Aunintinm ^ C. B/garadia ^ C. Limetta y C. Melarosa , C. Maclarensis, C. aurata, C. mu- tabilis, C. Lumia y C. Ifystrix, C. Rissai, C. paclijderma , C. Cedra, C. Limoii e C bnxifolia, suddividendo ognuna di queste in sottospecie , e riferendo alle sottospecie le numerose lor varietà. Egli desume i caratteri specifici: i.° dal colore dei polloni sterili (^scions^, i." da quello dei fiori, 5.° dal colore delle frutta, 4° 'l'^l sapore di queste. Finita la qual lettura, il Presidente, ed in seguito i Professori De Cakdolle, Moretti ed il signor Colla , fanno osservare , che conviene distinguer bene le specie dalle varietà e dagl'ibridi j che i ca- ratteri dall'Autore adottati per le sue specie bastano appena a distinguere le varietà, e quindi non possono servire per una classificazione botanica, non essendo nò specifici né costanti 5 che il solo mezzo di assicurarsi della realtà d'una specie e la seminagione , senza di cui non si possono riconoscere i carat- teri invariabili , che sono i soli che distinguono le vere specie dalle varietà e dagl'ibridi , e per ciò consigliano l'Aulorc a 168 SEZIONE servirsi ili questo mezzo per rilevare fra quelle da lui aniincsse quali sicno realmente degne di questo nome. Aggiunge il Prof. De CvndOlle, che in un genere assai naturalo qual è quello (lei Citnis , e quindi dillicile a ripartirsi in ispccic , merite- rebbe attenzione il carattere della proporzione tra il picciuolo e la lamina delle foglie , e forse ancora la varia forma del fiore. In seguito il Segretario fa parte alla Sezione di una lettera diretta al Presidente dal sig. Luigi Calamaj di Firenze , con cui accompagna ed oflVc in dono ai Membri della medesima molti esemplari di una sua INIcmoria sulla fecondazione delle piante fenerogame , IMemoria in cui egli raccolse tutte le os- servazioni Aittc dal celebre Cav. Amici sull'argomento. Nella lettera sopraddetta partecipa il medesimo una sua scoperta di nuovi vasi propri ramosi, a pareti intiere, e dividentisi co- stantemente in due rami , dal che li chiama vasi dicotomi , da lui trovati in molte specie fruticose di Euforbie presso i vasi acriferi , che costituiscono la parte media dell'astuccio midollare, però più dal lato della corteccia che del midollo, contenenti un umore lattiginoso composto di corpicciuoli bian- chi di figura indeterminata, e nuotanti in un liquido scolo- rato. Dichiara egli nuovi tai vasi, benché confessi, che di vasi ramosi abbiano parlato Mirbel , Keiser e De Candolle , però con qualche incertezza. Finisce il suo scritto col chiedere il parere della Sezione sull'uso de' vasi stessi. Posto fine a questa comunicazione, il Prof. Balsamo avverte, che i vasi os- servati dal si£. Calama.t non sono nuovi , trovandosi chiara- mente indicati ed anche figurali nel Nouveau Dictionnaired' À ^ri- culture redige par M. ViviEN. Paris i835, art. Circulation, eri il Prof. De Notap.is aggiunge, che trovansl pure descritti nell'ultima edizione dei Nuovi Elementi di Botanica iXcWroL Richard. Ciò non pertanto il Presidente eccita quelli, che si occupano di notomia vegetale , a voler ripetere le osservazioni del Calamai se non per confermare la esistenza de' vasi di- cotomi, almeno per dimostrarne l'uflicio. DI BOTANICA EC. 1G9 Il Dottor Bf.rtOla legge poscia sopra una mostruosità dei fiori (lei l'nis^opogo/i prulensìs, e presenta alla Sezione l'in- dividuo all'etto da tale mostruosità. In questo ogni fiorellino del fior composto anziché esser sessile, si osserva trasformato in un pedicello di lunghezza varia, ma però considerevole, portante all'apice una piccola calatide lornita di particolare involucro, ed in alcuni questa calatide è ancoia prolifera. L'Autore opina dipendere tale deviazione dallo stato ordinario da punture d'insetti. Il Dottor Biasoletto narra essergli so- vente occorso di vedere simile mostruosità nel Tnigopogon cresciuto in sito umido e pingue, e crede perciò doversi essa attribuire a lussureggiante vegetazione. Il Prof. De Candolle osservando, che nell'esemplare ofierto non iscorgesi traccia di puntura d'insetto , riflettendo che gli efl'etti delle punture sono sempre molto diversi dalla mostruosità presentata, e consistono in escrescenze e tumori, che finalmente mostruosità eguali fu- rono altre volte osservate in circostanze , ove non era am- missibile la presenza ed influenza degl'insetti , non trova pro- babile la causa proposta, ed anziché a cause esterne e mec- caniche attribuisce la mostruosità del 7)-agopogon a cause interne fisiologiche. Alla prima fa il Dottor Bertola succedere altra lettura sul sonno delle piante, in cui espone varie sue osservazioni e spe- rienze sulla Mimosa pudica , e sopra una specie di Cassia , dalle (piali crede potersi desumere, che la veglia consista in uno slato di turgore del tessuto foliaceo prodotto sia da vi- tale espansione del tessuto stesso, sia da maogiore afliusso di sughi per effetto dell'azione della luce e del calorico diurno, ed il sonno iu uno stato di concidenza prodotto da cause con- trarie alle fin (jui dette. Il Vice-Presidente Prof. Moretti ed il sig. Colla osservando che la Sensitiva si chiude sempre ad ore determinate, che la uu)idità dell'aria non influisce punto ad alterare la manifestazione del fenomeno , ne anco la im- mersione della pianta intera nell'acqua, che pur segue anche •l'i 171» SEZIONE immersa a cliiiiilcrc ed a spiegare le foglie alle solile oie, loc- chè non avverrebbe se la veglia dipendesse da Inrgore liiifalico, ed il sonno da concidenza, mentre nell'accpia dovrebbe essere permanenle il turgore e quindi aneora la veglia, trovano non appieno soddislacenle l'ipotesi dell'Autore. Il Prol'. Mop.iyni aggiunge, che avendo egli tenuto per sei giorni e sei notti continuamente all'oscuro alcune piante di Sensitiva , vide che queste aprivano e chiudevano le foglie alle ore solite, come se fossero state nelle condizioni ordinarie , loccliè prova che la luce e la turgescenza che vuoisene derivare , non costituiscono la vera o almeno la sola causa della veglia. Il Prof. De Notaris trattiene poscia l'Adunanza intorno al Fitcus Nemnlion del Prof. Bf.rtoloni , che fu posto dal ce- lebre Agardii dubitativamente fra le Chordavic^ e che il sig. Duby nel Botanicun "allicuin innalzò alla dignità di "cncrc proprio, chiamandolo Nemalìun hibricum. Esposti i caratteri, che gli son propri, e rilevatane l'identità di organizzazione colla Mesoi^Ioja vennicularis, per cui nella Floritla Ciiprarìac pub- blicata dall'Autore in unione al Presidente Cav. MoRis venne ascritto a quest'ultimo genere, e chiamato Mesoi^luja Bcrtoloìiii. egli esamina la natura dei concettacoli claviformi pieni di ma- teria verde, e frammisti ai fdamenti della fronda, su cui il sig. Duby fondò il nuovo genere. Da questo esame essendogli risultato, non essere quei concettacoli, che i fdamenti di una lià'ii/tiria parassitica del JScnutlion y ed alllnc alla R. atra , argomenta doversi sopprimere questo genere come fondato sopra un errore di osservazione. La Memoria viene accompagnata da due tavole illustratiti la pianta controversa e la parassita, che v'è attaccata, dopo la ispezione della quale il Presidente di- chiara sciolta la Seduta. IMOIIIS Presidekte. De Visiani Segretario. DI nOTAMCA EC. 171 ADUNANZA DEL 22 SETTE M R P. E Dopo letto cri approvato l'Atto verbale della Seduta antece- dente, si rlpi;i;Iiano le discussioni intorno al sonno delle piante promosse dalla lettura del Dott. Beatola, il quale in risposta ad alcune delle ohbiczioni fattegli il giorno innanzi, riferisce gli sperimenti fatti dal Prof. Vassalli-Eandi sulla Mimosa pu- dica, dai quali crede confermata la sua opinione, die la luce sia la causa principale della veglia. Il Prof, e Yice-Presidcntc ÌNlORETTi, all'incontro dell'ipotesi dell'Autore, che fa consistere la veglia in uno stato di turgescenza , ed il sonno in uno stato di concidenza , fa avvertire che nel sonno delle piante non liavvi concidenza o floscezza, ma invece una rigidità niaijciiorc nelle articolazioni delle foglie, per cui non può ammettersi quella come causa [ìrossima del sonno. Il Prof. De Aotap.is aggiunge , che la turgescenza dev'essere maggiore di notte che di giorno , per la mancanza dello stimolo della luce e del ca- lorico diurno, e per la conseguente diminuzione o cessazione delle escrezioni ed esalazioni vaporose. 11 Prof. De Caxdoixe fondato sull'osservazione, che i fenomeni della veglia e del sonno si alternano regolarmente tanto alla perfetta e costante oscurità, quanto alla piena luce, conchiude, che posto pure, che la luce abbia un'inllucnza sopra i medesimi , non può però esserne l'unica causa. Il sig. Colla insiste a credere , che il \7-2 SEZIONE fenomeno sia inilipcndcnlc ila cause cslrinseche , e provenga dalla sola vitalità. Posto fine alla discussione, il Presidente prega il Professore De CandOi.lf, a leggere una sua INlenioria, e questi intrattiene la Sezione con un lavoro sulla lidia e niunerosa l'aniiglia delle Mirtacee. Premesso un cenno sui vari nomi, ch'ebbe succes- sivamente questa famiglia , ne indica i caratteri generali, espone alcune considerazioni sulle tribù, in cui divise la medesima nel Prodromo, illustra alcuni generi di ciascheduna tribù, tratta di tulle le Mirtacee dubbie, e per ultimo novera tulli i generi, che vanno esclusi da tal famiglia , ma che finora vi si com- presero. L'importanza di questa Memoria è accresciuta da molte e belle ligure, con cui l'Autore l'accompagna, le quali faranno seguito a quelle, che colle relative Memorie vannosi pubbli- cando a compimento del Prodromo. In seguito il Segretario legge una Memoria direttagli dal Prof. Giuseppe Meneghini di Padova, in cui offre il piano d'un suo lavoro sulle Alghe mediterranee italiane, svolge alcune sue consiilcrazioni sulle fonti dei caratteri generici in questa vasta famiglia, agita la quistionc del valore dei caratteri desunti da quegli organi, che nelle Alghe rappresentano il frutto, e della convenienza d'impiegarli alla distinzione dei generi , trattiensi a lungo sulla organizzazione e sul posto sistematico delle Ga- strocnrpee , dà un elenco delle Alghe mediterranee italiane sinora da lui vedute , e le figure di alcune specie nuove de' nostri uiari, e domanda la cooperazione de' Botanici italiani onde condurre a fine una completa Algologia del paese. In questo scritto, oltre le specie nuove dall'Autore pubblicate in una lettera stampata e diretta al Dott. Jacopo CoRI^ALDI a Pisa ( Padova 23 maggio 1840) che viene pure comunicata alla Sezione, e sono /»/»'«- larin Medtisae, IJangia Zanardinii, Callitlut innion Savionnm, Polysiphonin radicans e CoHnaldii, Sphacclaria ivihidoides e sport iuides, f'VornisMoIdin Sf/uanìariae e Lithophyìlnm cri^ stat.'iiìì, deserivonsi le seguenti. DI nOTANICA EC. 173 Coccochloris dcusta INIcn. C. frondilnis (idiiatis, orbicuì((riòus, (ilroviridibns ^ exsìcca- tione maculas lùgras referentibuSy glohulis magnis, sp/iaerìcis, vesiculis limbo pellucido cinctis. Ad riipes in ipso limite maris circa Quarto prope Geniiam. Grateloupia fdicina Ag. var. multifida Rica. Statura duplo majori^ segnientis apice niultijidis. In Sar- dinia Prof. MoRis. G. cuncata Mgh. G. fronde plana, cartilaginea , dichotoma, segrnentis canea - tis , apice bi/ìdis acutis , ramentis horizontalibus , ligulatis. Libiirni Prof. Caj. et Pctr. Savi, in Sardinia Prof. Moris, in Sicilia Prof. Balsamo. . Rhodonienia nicaecnsis Mgh. K. fronde plana, cartilaginea, stipite iereti, ftlìformi dein in laminas plures elongato-cuneatas, pluries dichotomas, apice oblusds vel bidcntatas , integcrrimas aut ciliatas crpansa: soris ìniniinis, punctiforniibus , cupsulis marginR. var. paradoxa Mgh. liaiuis ìiiiic mine in Jìluni confervoideum replicato-dicho- toniHììi prodactis. Liburni ad Padinani snuamariam parasitica. Alla quale partecipazione altra ne succede, ed è quella di uno scritto del sig. Eugenio de Reboul sopra la Canicllia del Giappone, scritto clic il Segretario legge alla Sezione, e nel quale l'Autore osserva, die fra le Camcllie oggidì coltivate sotto il nome di Camellia japonica havvcnc una a foglie più strette, a cinque petali eretti, ed a frutto acuto, e questa ci crede la vera C japonica di Linneo \ ma , che ve n' lia 174 SEZIOKE pino un'allra a foglie largamente ovale, a sci potali spiegali, od a flutto infossato nell'apice, a cni egli credo appartenere il sinonimo di Kaempi'ER Isubaki lìiontanus sive syh'cslris , jlorc roseo siniplici. Ainoen. exot. p. {JSo, tab. 85 1, da Linneo applicato alla prima. Quest'ultima oh'cl propone di nominare C. Kaempferiana è (juella, che ne' giardini coltivasi e si co- nosce col nome di C. Pink. Lo scritto è corredato di una tavola colorata rappresentante un ramoscello fruttifero d'ambe le specie , ed accompagnato da due corolle secche delle me- desime. Finita la qual lettma il sig. Colla dichiara, che nella tornata seguente ei proponesi di parlare su questa nuova specie, e sulle Camellic in genere , dopo di che il Presidente scioglie l'Adunanza :\U)liIS Prksidekte. JJe Visiani SegveUirio. 1)1 r.OT\MCA EC. m ADUNANZA DEL 23 SE T T E M B R E i>»-^>»t ralla lellura dell'Alio verbale, il Presiilenle invita il Segre- tario Professore De Yisiani a leggere una sua Memoria sopra alcune piante nuove o rare della Grecia e dell'Asia minore , ivi scoperte dal eli. sig. Alberto Pahoi.im di Bassano L'Autore, premessa una rapida descrizione del viaggio fallo in quelle regioni negli anni 18 ig e 1820 dal sig. Parolim e dal sig. Filippo Barker-Webb eolio scopo di raccogliervi minerali e piante , descrive alcune delle specie vegetali, che per l'arila 0 novità gli parvero meritare più particolarmenle di essere conosciute fra quelle raccolle dal botanico bassanesc , che a lui cortese- mente le aflidò, fra le quali ne rinvenne alcune di nuove, che voleano esser descritte, alcune di mal note od incerte, clic abbisognavano osis,Jlornlibus conforinibusj squainis calycinisbasiovalibiis, apice cuspidatisj calycem. subaeqiiantibustj dentibus caljcis Icin- ceolato-ciispidiitis, ìncmbraiiaccis, slria/is, ciUatis: petalis den- ticulatis, g/abris. Pcrcnnis. llah. in monlis Idac Bllhvniac sum- initute. 8[)ccicin liane distinctissimam ili. Parolimls socio et amico suo suavissimo Pliil. Carker-Webb ilicatam voluit. 1 5. Sedani Listoniae Vis. S. caulibus caespitosis, rejlexe strigosis^ si/np/icibiis , fo/iis planis, opposiiis, integris, el/ipticis, scssilibns, glabris, surcidis stcriUbii.'ì conipacte coiiglobcitis ^ rotundis , minoribus ; erma terminali^ bifida, glabra ^Jloribu's in dichotoniia et secus cymae rainos unilateralibus, sessilibus, dodecandris^sepalis Oi'atis,car- nosiSy pelalis senis, lineari-lanceolutis, cuspidatìs. Hab. circa Angora, undc Icctuin coniniiiiiicavit noi). Lady LiSTON. Flores rubri. L'Anlore dichiara di non aver potato scorgere per entro a'fiori tracce di squame nettarifere , però l'aspetto della pianta, afl'atto analogo ai Sedani e ben diverso dai Sempenu^nmi.^ lo persuase a riferire la medesima piuttosto al primo , clic all'altro genere. rinita questa lettura, il Presidente invita il sig. Colla a parte- cipare alla Sezione alcun che del suo lavoro sulla classilìca- zione deile Camellie, e questi premesso non essere suo intendi- mento di porgere una Monografia del genere CamcUia, dichiara però creder egli , che le vere specie del medesimo non siano più che due o tre, cioè la C. japonica. la C. Aissi, e forse la C. Sa- sanrpia, benché c[uesta sembri appartener meglio al genere T/iea. Quanto alle altre pensa egli o doversi elleno riferire ad altri ge- neri, 0 non essere che varietà della C. japonica. Per ciò poi che risguarda la nuova specie proposta nella tornata precedente dal sig. IIeuoll sotto il iiume di C. Aaenipfcriana, VXalorc opina, che i caratteri tratti dalla lardiezza delle foglie e dal numero e direzione dei petali non sieno sullicienti a distinguerla dalla C. Ja- ponica, ne specifici : che però merita considerazione il carattere 182 SEZIONE (Iella forma del frullo acuto ia quesla , ombelicato noU'altra, il quale se si trovasse costante potrebbe bastare a (ìiireicnziare le specie. Prcuicsso ciò intorno al genere , prosegue l'Autore a proporre un metodo di classificazione per le numerosissime varielà della C. japonica fondato i .° sulla natura delle squame, clic formano il più esterno invoglio del bottone fiorifero, cb'egli ilistinguc in isquame scariose e brune, ed in erbacee e verdi: 2.° sulla semplicità, do|)pie7.7.a e- dilFormità de' fiori, secondo le quali ci divide tanto le Camellle a scaglie scariose, quanto quelle a scaglie erbacee in quattro tribù , la prima delle quali comprende i fiori semplici , la seconda i semidopjn , la terza 1 doppio pieni, la quarta i difformi, detti ancora dai fioristi war- rati: ò.° sul colore dei fiori, de'quali osserva egli non esistere nelle Camellic, clic il rosso ed il bianco, ora isolati or mescolati fra loro, dal qual carattere ci suddivide ogni tribù d'ambedue le sezioni in tre sotlotribù, cioè a fiori rossi, a fiori bianchi, ed a fiori variegati 0 screziati. Con questo lavoro, di cui gli amatori sentono ogni dì più la necessità, spera egli d'introdurre un ordine nella distinzione e nella nomenclatura delle moltissime varietà di una delle più belle piante, diesi coltivino. La Memoria è ab- bellita da un saggio delle figure disegnate e miniate dall'esperta mano di Mad. Billotti figlia dell'Autore, le quali nell'opera ge- nerale rappresenteranno tutte le varietà di Camellic meritevoli d'essere fra lor distinte. In seguito il Prof. Balsamo espone alcune sue considerazioni sopra alcuni organi elementari de'vegetabili, nelle quali dicbiara risultare dalle osservazioni da esso fatte i.^che ne'vasi /«^/i/(?jO"- gia t i ovii vi sono fori semplici, ora maccbiette rotonde forale, ed ora maccbic senz'alcun foro: 2.° die i vasi rigati presentano al- cune volte delle vere fessure, che sembragli aver chiaramente i\isl\ntcnc\\aCnciJerathebaica: 5.°die nelle trachee esiste un tubo membranoso con filo spirale, che sembra esterno, se però quest'ultima apparenza non dipende dal rilievo del filo attraverso il tubo, 0 dal far esso parte del tubo stesso: 4-° che quanto ai vasi DI BOTANICA EC. 185 chiamati elicoslili às. Tkista?»', che il Prof. Balsamo trovò ahhon- (lanti nel J'iglio, questi presentano un tuho membranoso, su cui gira un filo spirale, clic fa egualmente corpo col medesimo. Da ciò egli deduce, che le idee emesse dal sig. Raspail sulla struttura dei vasi nc'vegctahili non si possono assolutamente adottare, in con- ferma di che oflVe all'esame della Sezione alcune sue preparazioni di notomla vegetale, pregando aflinchc sopra di queste sieno ripe- tute quelle osservazioni, che indussero lui medesimo alle conchiu- sioni sopra indicate. Il Dott. BiasOletto presenta poscia all'Adunanza alcuni hrani di corteccia di vite coperti di un sottile strato di una sostanza di apparenza fungoidea, di color carneo, ch'egli sospetta costituire una nuova specie del genere Daciymjces di Nees, nel qual caso ci propone di chiamarla D. Vitis viniferae^ e richiede il parere delia Sezione. Il Prof De Notaris opina invece poter essere la sostanza predetta una specie del genere Corticiuin di Fries. Dopo di che il Presidente scioglie l'Adunanza. MORIS Fresidekte. De Visiani Segretario. ISi SEZIONE ADUNANZA DEL 24 S E T T E SI D R E Juetto ed approvato l'Atto verbale del giorno innanzi , il Presi- dente invita il Dott. Gio. Domenico Nardo a voler comunicare alla Sezione le sne « Nuove osservazioni sulla struttura , abitu- dini , e valore dei generi StijJ'tia, [Uldenbrandia ^ ed yl^ardhirm (Nardo) , non clic sullo sviluppo e sul modo di propagazione della Conferva calenata Ac. w- Espone quindi l'autore come sin dall'anno i835 egli avea nominata Stijjlia un'alga, cbe prima si confondeva col Fucus squainariiis , la cpiale non poteva ' riferirsi alle Zonarie, perchè mancante del carattere delle zone concentriche, ne alle Padine di Adanson e Lamolroux, perchè troppo diversa dalla Zonaria Pavonia , per la quale questi due autori aveano costituito quel genere, e chiamava la sola e prima specie Stijftia Prolotjjms. Avendo egli stesso osservato in se- guito, che anche il vero Fucus srjuamarius presentava i carat- teri generici della StiJJtia^ ne fece una seconda specie, che no- minò Stijjlia sqiiamaria. Le note generiche principali, per cui il nuovo genere distingucsi dallo /W/me sono 1.° il tomento 0 la piccola radichctta della superficie inferiore di queste alghe, per cui la fronda aderisce con tutta la superficie stessa, o colla massima parte della medesima al corpo che le serve di base, mentre la fronda delle Padine non vi si attacca che per un punto. 2.° Il suo particolar modo di propagarsi , che non è DI BOTANICA EC. 185 per zone, corno In quelle, ma per snccessiva produzione di nuove frondl (Va lor decrescenti in grandezza che spuntano l'una, sotto dell'altra dalla parte centrale inferiore, ossia dal- l'onibilico iideriore della pianta madre. Aggiunge poi, ch'es- sendo stato già proposto il nome di Slifftia per disegnare un al- tro genere di piatite, chiede alla iSczionc, se quest'ultimo sia stato adottato, nel qual caso egli trovercMjc altro nome per le sue alghe. Al che il Pupf. De Candolle risponde esistere già un genere Slifjtia universalmente accettalo fra le conqioste. Segue il Dott. Nardo a parlare sull'altro suo genere ////- denòraìulid , espone le sue osservazioni sulla struttura di que- st'alga, procura tli conciliarle con quelle dei diligenti algologi Dott. Zanardim , e Professore Meneghini apparentemente con- trarie alla sua, e ne deriva la differenza dall'avere questi due os- servatori esaminati al microscopio frammenti di questa pianta in diverso modo tagliati^ tratta del modo di riproduzione proprio di ({ucsto genere, ciie si fa per verruche pria chiuse e contenenti le spore , poscia aperte allorché le spore ne uscirono ;, narra averne egli trovalo una sola specie nell'Adriatico , che chiamò llilden- hrandia Prototypus , ma che il Dott. Zasaudim avendone po- scia trovato un'altra nell'acqua dolce del lago di Oliero presso lìassano appartenente all'egregio naturalista il nobile sig. Albei'to Parolini , chiamò ([ucsta //. Paroliniana , quella del jXardo Hi Nardianii , cangiamento che l'autore non sa approvare. Tratta in appresso del genero jd^ardìiìiui , e premesso che avendo egli sin dall'anno 1828 scritto sulla natura vegetale delle ±\id///jorc , e nel i855 proposto per queste e per le Co- ralline un ordine proprio da lui chiamalo delle Titanoidee ; ch'egli avea diviso in articolate ed incrostanti , fra quest'ul- time avca creato un nuovo genere che nomò A^ardhia; si accorse poscia che un altro genere portava già anteriormente lo stesso nome , e lo mutò in yigardhina. Espone come quat- tr'anni dopo il signor Piiyi.ippi di Cassel luostrandosl ignaro dei lavori pubblicali dal jNardo, staccò ci pure le Nidliporc 2i 186 SEZlOiNE dal regno animale, e ne fece i due generi Lithotanmium per le ramose, Lithophyltuni per le fogliacecj (lilFcrenziando tal ge- neri per noie esterne ed accidentali, anziché per interne e co- stanti tratte dalla struttura^ dichiara quindi, che mancando quest'ultime i due generi sopraddetti non ponno considerarsi almeno sino ad ora , che come sezioni di un solo genere na- turale. Quanto poi al genere Agardhina, se il nome suo non dovesse sussistere per la ragione delia desinenza , henchè non priva di esempli, il Dott. Nardo propone il nome di Petro- hryiiiìi già creato dal Planco per indicare una specie di JNullipora. Parla in ultimo di alcune sue osservazioni sui moltipllci can- giamenti, che oflfre ne' varii stadli una Conferva, ch'egli crede la C. calenata di Agardh , la quale giunta alla vecchiezza, privala de' suol filamenti e ridotta a soli tronchi ramosi , quando sembra già vicina al deperimento, tutto ad un tratto manda da' tronchi stessi altri fili, riveslesi al par di prima, e cosi serve quasi di stipite ad altre piante novelle slmili ad essa. In confer- ma di che oflVe egli all'ispezione dell'Adunanza esemplari molti de' varii stadli della sua pianta. i)ulMlando alcuni de' Membri della Sezione se quella sia la vera C. calenata dell'AcARnH, sog- giunge il Nahdo creder egli che la din'erenza fra' suoi esemplari e quelli da altri veduti della Conferva dell'AGAROH possano dipen- dere non già da diversità di specie, ma dal diverso stadio di ve- getazione, in cui vennero osservati e raccolti. In seguito il Presidente Cav. IMoRis trattiene la Sezione so- pra alcune piante dubbie dell'vVLLiOJfi, sulle quali bcnch'egli abbia altrove esposta la sua opinione, stima opportuno di farne giudice la Sezione medesima, ponendole sott'occhlo gli esemplari autentici dell'Erbario di quell'illustre lìotanlco. Incomincia dalia J cronica romana di quest'autore, riferita da alcuni alla / . acinifotia L., da altri alla F- triphrllos L. , e colla scorta degli esemplari dell'AixiONi stesso e del Bellardi confrontati colla figura data di quella specie nella Flora pedemontana , e paragonati pure a varii esemplari di Veronica verna da lui DI BOTANICA EC. 1S7 raccolti ne' liioglii magli dell'agro Torinese , i quali presen- tano la massima somiglianza con quelli (IcH'Alliom , viene a stabilire clic la /^. ivinana ili questo autore non altro sia che la / . verna Jj. Parla poi {\c\VEpi!uÌjinni grandijloruni All. che gli autori riportano all'^. ìiirsiititni 1j. , riferendo poi l'/i. Jiirsutuni All. a\VE. parvijlorntii dello Schreder, e pr^va eoll'esemplarc ori- ginale (IcH'Alliom^ e colla ligura della Iconografia torinese da questo citata, avere I'Alliom descritto per E- Inrsiituni la vera specie di questo nome. Sospetta poi che VE. grandijlo- runi All. di cui non esiste ne figura nò esemplare autentico, non sia una buona specie, ma piuttosto una varietà dell'^". Itirsitturn. ^'ersa in fine sovra il Sedimi i^landidiferuin Guss. , cui crede doversi riferir qual sinonimo il Sedimi corsicum Duby non trovando egli diiTcrenza fra gli esemplari del primo di Sicilia e di Sardegna, e que' del secondo provenienti dalla Cor- sica. Il Professor MoRis aveva dubitato che questa specie po- tesse essere il Sedimi hirsiitiim della Flora pedemontana , a ciò indotto dalla grande rassomiglianza degli esemplari sud- detti, e della figura che dà del primo il cav. Te>ore con quella che die dell altro TAllioni. A chiarir il sospetto con- stdtò l'erbario di questo e del Bellardi, e vide allora che la figura della Flora pedemontana non ricordava punto gli esem- plari del primo sotto il nome di Sedimi hirtimi^ nò quelli dell'altro col nome di Sedani hirmtnm All. Che la sola fra le figure citate dall'ALLlO^'I che rappresenti detti esemplari si è la (i.^ della tavola c)/|, voi. XII dell'Iconografia torinese, mentre la figura .5.^ della stessa tavola C)/\ , q \s. 5." della ta- vola 65 àc\\A Flora pedemontana vA^^YCScniano altra pianta, e molto probabilmente il .S'cv/z/m dasyp/iyllnm L. , la cui va- rietà irsuta par che sia stata confusa dall'ALLiOM col Sedani hirsntitni. Tornando poi al Sedani gianduii feruni Guss., dopo dì avere oflcrto all'osservazione de' Membri e le piante e le 188 SEZIONE figure sin qui indicate^ egli (lichiara che in seguito aircsame della pianta viva e di molti esemplari secchi non ha tro- vato caratteri valevoli a distinguerlo dal (htsypìijllum fuor- ché ne' peli , i quali essendo varii secondo le località , e più fìtti 0 più lunghi presentandosi ove la pianta vegeti in siti aridi ed aprichi , inclina perciò a credere doversi quello rap- portare al S'editili dasjpliyllnin qual semplice varietà. Per ultimo il Dolt. Biasoletto espone a nome del signor marchese Ridolfi come , avendo questi osservato che gli ani- mali mana;iavano avidamente i fusti del Convolvulus Batatas ritraendone e maggior nutrizione e più ahhondante secrezione di latte ;, ne scoprì la causa nella molta copia di fecola che trovasi ne' tronchi stessi, la quale veniva manifestata dall'am- pio coloramento prodotto dal jodio in quo' tronchi, ed oflre alla Sezione una tavola esprimente un taglio verticale dei me- desimi, e la parte di essi colorata con questo mezzo. Presenta- ancora a nome di quel prestantissimo agronomo un disegno colorato dell'amento maschile, e dello strohilo dcWyl ranca ria iinòricata ch'egli coltiva in pien'aria nel suo giardino di Bih- biana, e che pare essere il primo individuo di questa specie che finora abbia fiorito e fruttificato in Italia. Con che il Presidente scioglie la Seduta. MORIS Presidente. De Visiaìni Segretario. DI BOTANICA EC. 180 ADUNANZA DEL 25 SETTEMBRE Dopo la lettura, fattasi dal Segretario Prof. De Visiaki, e l'ap- provazione dell'Atto verbale, il Prof. De JNotaris parla del genere Stifftia propostd^dal Dottor Nardo, ed avverte essere la Stijftia Prototypits di questo la Padiiia omplia/odcs di Mon- tagne , da questo Autore descritta fra le crittogame d'Algeri negli Jiinales des scienc. natur. (i 838) voi. i o. p. 337. N.° 1 68: nò crede poter essa costituire il tipo d'un nuovo genere, stante l'afllnilà che presenta colla Padìna odspcrsa. Al clic il Dot- tore Nardo risponde, che quanto alla scoperta e denomina- zione della specie questa non può essergli contrastata, giaccliè la pubblicazione della medesima nell'/«.y risale a un'epoca anteriore di otto anni a quella del sig. Montagne 5 quanto al genere ci ritiene, che i caratteri da lui indicati e ben di- versi da quelli della Padina Pavonia, die forma il tipo del genere Padina, sieno sullieienti per separare la sua pianta da questo, onde costituirne il nuovo genere da lui proposto: al quale dovendosi cangiare il nome ò'ii'fftia come anterior- mente adottato per altra pianta, egli si fa un piacere d'in- titolarlo all'algologo veneto sig. Dottor Zanardini. Dopo di ciò il Prof. De Notaris legge sopra la struttura dei granelli del polline, e sul modo, con cui emettono la fovilla , e significa , come le osservazioni microscopiche gli 190 SEZIOME abbiano ofTorto risili tamcn li conlrari a quelli indicati dal sig. Calamaj nella 3Icmoria comunicata alla Sezione nella tornata del 2 1 del corrente mese. L'Autore ammette, che la membrana interna del granello pollineo, o ciullineiiìna. possa essere al- quanto distesa dalla materia interiore, o fovilla, in guisa da sporgere alcun poco al di fuori delle aperture della mem- brana esterna o esinienina, formando i piccoli coperchi o cam- panctte indicale dal Calamaj, ma crede, che in seguilo la fovilla giunga a romperla nel luogo di queste, le quali allora avvizzite ritraggonsi, e la fovilla n'esce senz'alcun tubo o bu- dello che la rivesta. Aggiunge non esser focile a concepirsi come una membrana sferica e di determinato volume possa distendersi ed allungarsi in un tubo cento volle maggiore di essa, e seguir possa senza incresparsi le sinuosità, che descrive il getto della fovilla. Fa rliletlere, che se il getto medesimo fosse contenuto in un tubo membranoso trasparentissimo, com'è Vendiinenìna, dovrebbe offerire (come i filamenti di alcune alghe) un lembo pellucido nel suo contorno, locchè non si scorge. Lo stesso Professore vide in oltre la fovilla prender forma dall'apertura dond'esce, come farebbe una materia pol- tacea passando pel foro del recipiente che la contiene, ne conservar sempre lo stesso diametro , ma dilatarsi allungan- dosi, come colonna di vapore. Soggiunge infine, che i gra- uellini di fovilla sul vetro del porla-oggetll non escono in direzione rettilinea , come avverrebbe se fossero chiusi in un tubo, ma si allontanano in più direzioni ed equabilmente l'uno dall'altro , locchè è in tutto analogo a ciò che si osserva in alcuni fungini delle tribù delle CitÌMffore e Ncmaspore, dove gli sporidii irrompono dalle boccuccie dei conccttacoli foggiandosi in fili flessuosi 0 cirriformi più o meno durevoli , sebbene non v'ab- biano budelli che li mantengano in sesto. Conchiudc quindi , che il fenomeno indicato dal Calamai non avvenga costante- mente nel modo da lui esposto, o almeno non sia comune a tutte le piante. Il Prof. Moretti prende la parola, e premesso, DI BOTANICA EC. 191 che le osservazioni pubblicate tlal Calamaj sono del col. Cav. Amici, assicura averne egli stesso constatato la veracità e l'esat- tezza in unione ad altri sette Membri della Sezione botanica del Congresso Pisano, dinanzi a' quali lo stesso Cav. Amici le ripeteva l'anno passato in Pisa, come consta dagli Atti del Congresso niedesimo: che le stesse osservazioni furono ripe- tute e confermate da celebri uomini di più paesi, quali il Brongniaut, il MinBEL, il VVydler, lo ScHLEiDEN, il De Candolle figlio ed il LixK, come egli stesso attcstò , e che quindi non si possono rivocare in dubbio. A ciò replica il Prof. Balsamo avere egli pure rifatte le osservazioni dell'AMici in Milano sotto gli occhi di quest'Autore, senza vedere ne il tubo pollinico, né il suo cammino sino all'ovario, e che la creduta circola- zione della fovilla dipende soltanto dall'esser questa una materia resinosa, che spinta nell'acqua (nella quale e insolubile) con una certa forza dalle membrane del granello di polline, giunta ad una qualche distanza da questo non può progredire per l'osta- colo clic l'acqua vi oppone, e da ciò dipónde il retrocedere dei granclllni della fovilla, simulante una specie di circolazione. Il Prof. De V isiàm prende ad avvertire la Sezione, che il modo di osservare adoperato dai Professori De Kotaris e Balsamo non è quello praticato dal Cav. Amici, e da lui stesso veduto in Pisa, mentre eglino considerano il polline a nudo nell'acqua e sul vetro del porta-oggetti, ed il Cavaliere Amici lo fece os- servare applicato allo stimma , e co' suoi tubi già avviati pel tessuto conduttore dello stilo, ed a varie e successive distanze dall'csostomo e dal sacco embrionale^ che ciò dee portare gran dillercnza nc'rlsnltamenti , giacche secondo le osservazioni di quell'illustre Fisico la membrana interna non si allunga in tubo cieco , quando il polline sia messo a nudo o neiraccjua , ma si apre e lascia uscire e disperdere la fovilla, mentre all'opposto quando il polline e a contatto di quell'umore particolare che spalma le papille stigmatiche, il tubo allungasi, ed alimentato da quell'umore, e da quello pure che trova nel suo cammino, si lOi SEZIONE sviliippa e cresce sino ad arrivare, iia le cellule del tessuto con- duttore, duo al sacco deircm!)rionc. Sogi^iunt^c, che la dillicollà di concepire come rcndimenina possa alluni^arsi quanto occorra per u;iun<;cre all'oricciuolo non e bastante rat:;ione per negare la verità di una osservazione , che so per cause particolari mancò ai sullodati Professori riuscì però egregiamente a tulli gl'illustri r)0lanici menzionati dal Prof. Moiu^tti , i quali e descrissero e ligurarono il builello pollinico e il suo cammino -^ che il non potersi scorgere il lembo luminoso e trasparente nei contorni del getto pollineo può attribuirsi all'impercettibile sottigliezza , cui deve giungere l'endimenina o membrana interna di per se sotti- lissima ({uanlo più s'allontana dalla sua cavila, per cui può cre- dersi ragionevolmente, che l'estrema sua Icnuilù la sottragga ai nostri mezzi di osservazione- che l'esempio addotto dal Professore De Notaris dei filamenti di alcune alghe, nelle quali osservasi pure il lembo pellucido indicante la membrana che ne compone il tubo, non può servire a provar la mancanza di questa nel tubo pollinico, attesa la grande dill'crcnza di diametro fra i due tubi e di spessezza fra le due membrane^ che l'altro esempio dallo stesso allegato dello Citispore e Nemaspore, il cui getto delle sporule si foggia in fili Uessuosi , benché esse non sieno con- tenute in un tubo, non conviene al caso del polline, giacché in quelle il getto si fa nell'aria , ove non essendoci ostacoli so- lidi, che impediscano in suo cammino il getto stesso, esso può conservarsi per qualche tempo della stessa forma che ricevette dall'apertura, da cui usciva, per la sola forza d'impulsione, che lo ejaculò^ mentre nella fecondazione delle fanerogame la materia pollinica deve attraversare un tessuto di cellette con- tigue, che oppongono continui ostacoli al suo passaggio, e che al certo ne disperderebbero la corrente fra i meati che le di- vidono, se questa non fosse contenuta in un tubo che le im- pedisse di sviarsi, di filtrare pel meati medesimi, e di perdersi pria di giungere alla sua meta;^ che finalmente l'esistenza di una vera circolazione dei granelli di fovilla per entro al getto di DI BOTANICA EC. lOÒ questa mette fuor d'ogni dubbio l'esistenza del tubo , mentre senza questo non potrebbe aver luogo sillatta circolazione , la quale non si fa solamente nell'acqua, come vide il Professore Balsamo, ma per entro allo stesso tessuto conduttore dello stilo, e sino in prossimità del sacco cndjrionalc. Il Presidente Cavaliere MoRis premesso che ne'diversi pollini posti a contatto coll'acqua il rompersi delle membrane ed il disperdersi della fovilla, oppur il prolungarsi l'interna membrana a guisa di tubo sia fenomeno che principalmente dipenda dalla diversa struttiu'a della mem- brana esterna, chiude la discussione coll'eccitare i JMembri della Sezione a ripetere le osservazioni con diflcrenti pollini posti , in diversa stagione, or a contatto collo stimma, or nell'acqua od in altri liquidi, ed a recarsi quindi al futuro Congresso di Firenze, ove lo slesso Cav. Amici potrà rinnovare le osservazioni, onde mettere in piena lucc,la verità in argomento di sì grave impor- tanza. Il Presidente stesso dà partecipazione alla Società di una let- tera indirittagli dal sig. Miciielik , con cui ricerca se vi siano piante che sembrino preferire un gruppo ideologico più che un altro. 11 Professore jMokkttì prova con molti esenqii come alcune piante crescano sulla riva destra del Po , ch'è di natura argillosa, che non crescono e vivono neanco trasportate sulla sinistra, ch'è di natura silicea. Il sig. Parolim augiunse aver egli osser- vato, che V Acrostichnin scptentrionale cresce soltanto nei ter- reni primitivi, e che per ben risolvere il quesito del sig. jMiciielin bisogna rivolgere le osservazioni su que' terreni, che olirono un preciso confine geologico. Il Prof. De Ca>dolle avverte non esser raro lo scorgere che una pianta , la quale in un dato luogo predilige un terreno, in altro non l'ami più;, dice, che fa me- stieri distin2:ucrc la natura chimica del suolo dalla sua tena- cita e igroscopicità , per osservare se influisca sulla vegetazione di un luogo più la prima, o le due ultime cause j che però bi- sogna estendere le osservazioni a luoghi molti e diversi per de- durne conseguenza di qualche peso , le quali tuttavia dovranno 2o I9i SKZIONK essere assai numerose e concordi e costanti pria di dar base a un giudizio delìnitivo, giacche quelle che si posseggono, sono soventi volte in opposizione l'una dell'altra. Terminala questa discussione, il Professore Moris si fa a dimo- strare che la Cachrjs pan gens Jan, C. echinophora Guss. {Lo- phocacltry^ echinophora Beutol.), e la Cachrys pterocldaena DC. debbono tutte riferirsi alla C. sicnla di Linneo. Al quale oggetto presenta molti esemplari sardi di questa pianta , da cui la Sezione rileva, ch'ella varia non solo nelle divisioni delle fo- glie più o meno lunghe, ma altresì nell'ombrella centrale or sessile ed ora peduncolata , nelle foglioline dell'involucro ora intiere ora pennato-spartite, in quelle dcgl'involucelli talora pennatofesse, nelle coste infine del frutto più o meno crasse, ot- tuse o crcstato-dcntate. Per avvalorare quest'ultima osservazione il Prof. MoRis presenta alla Sezione i frutti degli esemplari sardi con quelli della specie stessa di Spagna e di Sicilia, e ne mostra i passaggi. Fattasi per ultimo distribuzione di due opuscoli del sig. Colla, l'uno sopra una nuova specie di pianta grassa che l'Autore chiama Mammillarìa spìraeforniis pel singolare contorcimento quasi spirale della medesima, e l'altro sopra il Cereus senìlis . il Presidente scioglie l'Adunanza. MORIS Presidente. De Visi ani Segretario. DI BOTANICA EC. H;' ADUNANZA D E L 28 SETTEMBRE L/cttosi ed approvato l'Atto verbale del giorno innanzi, il Se- a;retano M.vsi comunica alla Sezione una lettera del Dottor Desimnes al Presidente, con cui invita a far una soscrizione per erigere un monumento all'illustre Chimico savojardo, ed allievo dell'Università di Torino, il celebre Berthollet. Se- gue a ciò la lettura di un catalogo di piante piemontesi del Dott. Bertola, poi di una lettera del Prof. Narducci al Vice-Pre- sidente Prof. BIoRETTr, con cui partecipa esser egli stato lo scopritore di una nuova specie di Mocliriiigìu che cresce presso Fossombrone, e che il eh. Bertoloni nominò e descrisse nella Flora italica per M. papillosa^ finalmente di un'altra lettera del Presidente della Sezione agronomica signor Dott. Cera, con cui raccomanda l'acquisto di un discorso dell'Avvocato signor Maestri intorno alla comune origine e parentela delle Scienze e delle Arti, ed al modo di stabilire scuole tecniche in Italia, discorso che fu letto con molto plauso in quella Sezione , e che fu stampalo a benefizio degli Asili d'infanzia di questa illustre città, che si ospitalmenlc accolse e ricetta in questi giorni i INlcdici e jNaturalisti italiani. Dopo di che il Prof Moretti Iccj^c una sua difesa del celebre Mattioli vendicandolo e purgandolo dalla ingiusta censura di che vol- lero macchiarne la fama il GuILA^DI^■o, l'Amato Lusitano, 196 SEZIONE ed il TooRKEFORT. Fa rilevare che buona parie tlegli orrori attribuiti al Mattiou dcggionsi al Camerario, il quale nell'edi- zione da lui latta de' Coninicntarii del primo, in molti luoghi ne scambiò la figura. Molte delle piante imputate al Mattioli come fittizie e supposte si trovano pel fatto ne' luoghi indi- cati da lui , benché i disegni lalor non vi corrispondano per mala fede ed incuria del disegnatore , che avendone smarrite le tavole , rifece i disegui di alcune a memoria. In prova di ciò adduce il Prof. Moratti, che il Mattioli scoprì il primo la Satureja graeca sul Colosseo^ che la Satuveja subspicala fu pure da lui trovata presso Vipacca in S. Urbano e in altri luoghi; alla cpiale però il Camerario, che non la conosceva, sostituì la Coris inonspelicnsìs , che colà manca. Ne difende ancora il carattere acre e iracondo, cora'esaccrbato dall'in- giuste calunnie e persecuzioni de' suoi avversarli. A ciò lo stesso Professore Ìa succedere la lettura di uno scritto intorno a quell'acqua di trasudazione, che si accumula specialmente di notte sul margine delle foglie. Fa osservare, che secondo le osservazioni del Dott. Trinchiketti, che trattò particolarmente di quest'oggetto^ le goccioline sono trasudate da glandulette che trovansi nel contorno delle foglie , e ch'ei perciò nomò glandule pcrifille^ né si osservano mai nelle parti mancanti di tali "landule. Così nelle foglie inlac;liate le eoe- eie trovansi nel seno e non nelle punte degl'intagli, perchè appunto in quel seno esiste l'organo secernente: nelle mono- cotiledoni invece esse trovansi all' estremità delle foglie. Il signor Colla osserva che in alcune piante, come nella Musa paradisiaca e nc\W'J sclcpias curassavicn . le goccioline escono eziandio dagli stomi di tutta la superficie , e che importerebbe esaminare qual difierenza passi fra il liquido separalo dalle glandule perifille e quello uscito dagli stomi. Qui il Dottor Tkinciiinetti prende la parola , e dichiara che dagli stomi non escono che (luidi aeriformi -^ che l'esalazione acquosa non si la che per le glandule sopraddette, e che quelle goccioline, che DI BOTANICA EC. 107 talora si osservano sulla superficie delle foglie, non sono se- parale dalle medesime, ma deposte dall'umidità almosf'erica; ciocché provò egli col riporre una foglia in vaso di sì pic- cola capacità da contenere pochissima aria atmosferica, nel quale esperimento osservò clic nessuna goccia a|)pari sulla su- perficie, appunto perchè mancava umidità atmosferica sufli- ciente a deporsi e produrvela , mentre invece le goccioline erano manifeste sul margine della medesima. In prosecuzione di tale argomento lo stesso Dott. Tiunciiinetti legge il sunto d'una sua Memoria su queste glandule perifiUe poco note a' hotanici , e che egli trovò lungo il margine di quasi tutte le foglie, per lo più sotto la forma di hitorzoletti spesso conici, talora glohosi, ora nudi , ora forniti di alcuni peli , e qualche volta anche di un aculeo od una spina , varii di colore, ma per lo più bianco-verdognoli: talor anco aventi l'aspetto d'una piccola arcola. JNelle foglie a margine intero, avverte che hanno esse glandule una disposizione più regolare : che visibili facilmente nel maggior numero delle piante, abbi- sognano di forti ingrandimenti in alcune altre per esser rico- nosciute : sono più grosse nelle piante erbacee, e fra queste cita VTlcliaìilJiits nnmmSy la Cidcndula officiaalìs , le lìtssi- lago ^ ecc. Parla poscia delle ragioni che lo indussero nella persuasione , che fossero tali glandule gli organi secernenli delle goccioline, che si osservano di buon mattino sul margine delle foglie, e che altri autori siiiquì ritennero non essere altro che il prodotto della traspirazione acrjnosa , o trasudamento, e sono le seguenti: \.° Se dipendessero da trasudamento dovreb- bero le goccioline trovarsi indistintamente su tutta la super- ficie, e non solamente al inargine, e ne' punti forniti di que- ste glandule. 2." Dovrebbero apparire nel giorno quando la luce e il calorico solare accrescono la traspirazione, mentre invece non si osservano che alla sera, alla notte, ne' giorni nuvolosi , e cessano all'apparire del sol sereno. 3." Dovrebbero essere più frequenti nella stagione calda ^ che aumenta la tra- 198 SEZIONE snii'azlonc , mentre invece lo sono in primavera ed antunno quando la Icmperatura e piìi bassa. 4.° Dovrclihcro ossero più copiose quando l'aria è più secca, e lo sono invece qnando è più umida. 5." rinalmentc, esperimenti comparativi gli hanno fatto conoscere che la quantità dell'umore ch'esce per traspirazione è sempre in ragione inversa di quella che si separa dalle glan- dule marginali. Concliiude l'Autore coU'esporre il suo avviso, che sia ullicio dogli organi da lui illustrali di supplire col lluido ch'essi separano alla scarsezza eventuale della traspira- zione. In seguito il Vice-Presidente Prof. Moretti annunzia alla Sezione, esser egli intento alla compilazione di una monogra- iìa del genere Moriis , le cui specie comunemente coltivate ed in numero di quattordici presso gli autori distinte, egli, appoggiato a risultamenti che ottenne per mezzo delle iterate seminagioni, ridurrà a sole tre, vale a dire al Dforiis nlba^ iiigra e mòra L. Dopo di che il Presidente scioglie l'Adunanza. MORIS Presidente. Masi Segretario. DJ BOTAINICA EC. lO'J ADUNANZA DEL 20 SETTEMBRE Dopo l'alta l'onlinana lettura ed approvazione dcirAtto ver- bale anlcccdciiLe, il Segretario ÌNIasi, dietro invito del Presidente, comunica alla Sezione una lettera del signor Barone Vincenzo Cesati , in cui prega di far conoscere alla medesima il suo dispiacere di non aver potuto intervenire al Congresso , ne di aver soddisfatto all'impegno assuntosi di pubblicare in questo anno il primo fascicolo di un suo lavoro intitolato: luiriores ani novaa st/rpes ilaticae descrijìtionibiis iconiÒHS(jiie illustni- tac y di cui il Congresso Pisano avea graditola dedica nell'anno scorso;, ed annunzia, che fra breve uscirà in luce sì questo, che il secondo fascicolo , ch'ei vorrebbe intitolare al Congresso Torinese, la quale olFcrta è accolta dalla Sezione con unanimi sensi di gradimento. II Dottore Bertola riprende l'argomento delle ghiandole marginali , ed osserva , che la notizia di tali ghiandole non è nuova: che da vari anni il signor Clas-Bieukander del- l'Accademia di Stockolm in una Memoria, che trovasi negli OjìiLScbli salti di ISlilano lom. l\. p. 89, avea già osservato la disposizione regolare delle goccioline sul margine delle foglie , e diversa nelle varie specie di piante e di foglie, riferendo osservazioni analoghe a quelle, che fece poscia il Dott. Trin- chixetti : che recentemente poi il Prof. Brloatf.lli nel suo 200 SEZIONE Trattato delle cose naturali, T. Ili, pag. \c{ò, ha cliiaramente indicato resistenza e l'viiricio delle ghiandole sopraddette colle seguenti parole: dì notte, cessando iinjlnenza della luce, che mantiene gli stoini aperti, cessano questi di esalare : che se vi è d'uopo, che l'esalazione continui di notte, san j)resle ad eseguirla le glandulette distrUmite nel contorno delle foglie ■ . . 11 Dott. Beutol.v distingue poscia le gocciolino che trovansi sulle toglie come provenienti dalla rugiada atmosferica ^ da quelle dipendenti dalTesalazione terrestre, ma ne aninictte pure una terza specie trasudata dalla pianta medesima, una parte almeno ilella quale, se non tutta, è il prodotto della secre- zione delle ghiandole marginali indicate dal Prof. Buuckatelli, e più chiaramente illustrate dal Dottor Tuinciuketti. Al che quest'ultimo, chiesta la parola, risponde, che l'articolo del giornale del Prof. Brugnatelli, di cui.parla il Dott. Beiìtola, è posteriore alla Memoria da lui pubblicata Sull'esistenza ed uso delle ghiandole pcrijìlle , e perciò spetta al solo Dottore Trinchinetti l'anzianità nella scoperta ed illustrazione di tali glandule. Esaurito il quale argomento , il Prof. De Notaris logge la descrizione di quattro nuove specie di alghe indigene del mare Ligustico, caratterizzandole come segue. 1.° Cjstoseira scpiarrosa DN. C. fronde e callo indicali mediocri , irregìdari j vago di- visa, ramis angnlosis ,Jlexuosis , confertis , fastigiatisve ; foliis approximatis, solitariis binatisque, infcrioribus aculeiforinibus brevibus , reliquis apice dilatatis , suhpalmatini bi-tri-quadri- dentatis , dentibus acutis truncatisve ,• conceptaculis ovatis , globosis , vel subdidymis , basi folionun supcriorum innatis , subspicatis. Ad rupcs maris fluctihus pcrcussas : prope Nicaeam. 2.° Loinentaria exigua DN. L. frondibus e callo minutissimo, subgelatinoso 2-6-caespi- tulosis, siinplicibus raniulove uno vel altero auctis, per in- DI BOTANICA EC. 201 teivalla constrictis , subnioniliforinibus , artìcuUs diametro fere duplo longioribns y capsulisfjue spliaeroideis lateralibus, sessi- libus, solitariis oppositisve , limbo pellucido cinctisy sporis co- ìioideis vel pyriformibus. Ad oras sinus di / illafrancn prope JNicaeam, super Cjsto- seiras parasllica. 3.° Polysiphonia Alontagnei DJX. P. densa, puh'iuato-caespitosa ^ fìUs tristriatis, venis inae- ijualibus, contigids contimasve, geniculis pelliicidisy priniariis radicantibus^ articulis snbcpiadratis, ramis erectiusculis subdi- choloinis, articulis diametruin vix superantibus , ramulis fnr- cellatis, apice fdis tenuissimis dichotomis articulato-nodosis penicillatisy capsulis solitariis lateralibus pedicellatis ovato- subtruncatis , sporidiis pyriformibus oblongisve , plerumcpie cun'atis. Ad riipes submarinas , circa JNlcaeam. 4.° Poljsiphonia subtilis. Dj\. P. minutissima; Jìlis tenuissimis, Jlexuosis, radicantibus , bi-striatis, venis discretis subparallelogrammis ramisrpie sub- simplicibus ercctis adscendenlibusve, ramulis patentibus subu- lifonnibus tristriatis, venis linearibus discretis, articulis dia- metro brevioribus; capsulis ovatis, subpedunculat is lateralibus obtusiusculis. Ad frondes Mesoglojae Bertolonii , MoRis et De Not. circa jNicacam. Tiitlc queste specie sono illustrate con figure. Il Cav. rdice Avogadro legge Sopra la necessità delle Flon- parziali a compimento delle generali: accenna le specie che gli venne fatto di trovare nelle Alpi di Susa e che sfuggirono all'Autor della Flora segusieusis il Prof. Re^ enumera inoltre (piclle che osservò crescenti ne' «Untomi di Casale. Il Presidente Cav. MoRis ofi're poscia all'esame della Sezione esemplari di alcune specie di Daucus, e segnatamente di D. Carota L. D. maritinms e D. gummifer Lmck, per mezzo de'quali 20 20-2 SIÌZIONE fa riconoscere l'incostanza del carattere tratto dalla lunghezza do' pungÌ£;lioni de' frulli, variante soinmanienle ne' diversi individui della medesima specie comparativamente alla lunghezza del dia- metro trasverso de' frutti slessi, a segno di ridursi talvolta alla forma di denti brevissimi, dal che conchiude doversi ne'Dauciis, come nelle Medicago ed altri generi, sopprimere quelle specie, che sieno unicamente fondate sopra il carattere variabile della lunghezza de' pungoli del loro frutto. A ciò il Presidente stesso fa succedere una breve allocuzione, in cui rammenta ed annovera i vari punti, ne'quali abbisogna d'essere meglio chiarita la Flora italiana^ nota le lacune che ancor vi sono^ accenna i luoghi che ancor restano ad essere più accuratamente esplorati, ed eccitando i Botanici nazionali a compiere interamente l'illustrazione delle vegetali ricchezze del bel paese, accomiatasi dalla Sezione, e scioglie l'Adunanza. MORIS Presidente. Masi Segreiario. SEZIONE DI ZOOLOGIA E DI NOTOMIA COMPARATA ATTI VERBALI DELLA SEZIOXE DI ZOOLOGIA E DI NOTOMIA COMPARATA ADUNANZA DEL 17 SETTEJIBRE Il Principe di Canino legge un discorso col quale ringrazia la Sezione che lo ha eletto all'onorevole uflizio di Presidente^ tributa un omaggio di riconoscenza al vero istitutore di questi Congressi Scientifici, Leopoldo II di Toscana , e a chi con tanto senno presiede all'attuale;, e presenta ai Membri nazionali della Sezione due dotti stranieri venuti a farne parte, il sig. Tie- deniann ed il sig. De Selys Longchamps. Quindi ofìre a cia- scuno de' INIembri presenti all'Adunanza un esemplare di ui\ recente suo lavoro , intitolato Amphilna Europaea ad Systema nostrum ordinata^ opuscolo in 4", estratto dal volume 2.° della Serie 2.* delle Memorie della Reale Accademia delle Scienze di Torino. 206 SEZIONE Il sÌ2;nor De Sclys presenta in dono alla Sezione una copia tlo' scc;aonli suol scritti : Etiidcs (le ììiicromanimalogie: un voi. in 8.°, Paris i83g. Monogrophie des Libcllididécs d'Europe: un voi. in 8.°, Paris 1840. Catalogne des Lépidoptères de la Belgitpie : in 8." , Liége 1837. Il Sec^relario legge una notizia , comunicata dal Professore Domnandos di Atene, intorno alla comparsa di un Caccialotto nell'Arcipelago Greco II Presidente, molto commendando lo scritto del Professore Ateniese, Al osservare che questa specie non è nuova per la fiuuia del Mediterraneo. La Socie'le' Cnvicrienne di Parigi invia alla Sezione diverse copie de' suoi Statuti e l'Elenco delle persone che vi sono già ascritte. Il sig. Verany promette di presentare in una delle venture Adunanze un quadro de' Ceflìlopodi da lui osservati nel Me- diterraneo^ quindi espone le seguenti osservazioni intorno ad alcuni molluschi dell'istesso mare, presentando esatte e belle figure, da lui ritratte a colori, dei rispettivi animali viventi. 1,° La Cariimria del Mediterraneo deve essere aggregata ai Pteropodi, come già proposero Risso e Gucrin, e non già ai Gasteropodi. È unisessuale, non già ermafrodita, come opina Delle Chiaje. Nuota servendosi dell'estremità posteriore del corpo come di una pinna caudale. E copiosa nel Mediterraneo. Vo- racissima. Depone uova che sono numerose e piccolissime, appajate e tutte insieme riunite, raffiguranti un lungo cordone. Alcuni Zoologi descrissero un individuo mutilato della porzione racchiusa nella conchiglia come fosse un animale distinto. 2.° Una Cavolinia^ mantenuta in vita, per la susseguita atrofia delle branchie dorsali si cambiò in un inanda sulla fecondità e sulla proporzione de' sessi. Durazzo. Catalogo degli uccelli liguri. In 8.° Genova , Pon- thenier, 1840. Nardo. Sopra un nuovo generv di spongiali silicei. » Considerazioni sopra la famiglia de'pesci ]\lola. Il Prof. Ticdcmann presenta una copia di una sua opera sul cervello del Negro paragonato con quello dell'Europeo e deirOrang-Oulang. Di questo importante lavoro verrà data notizia in una delle venture Sedule. 210 SEZIONE II sig. Villa ili iMilano offre una copia del catalogo della sua raccolta di Coleotteri Europei, ed una Memoria del de- funto Dottore Antonio Comolli sitigli insetti più rari o nuovi della Provincia di Como. Il signor Isnardi, con una lettera indirizzata al Segretario Generale, manda in dono diverse copie della sua Storia del Pttpilione Jasiiis. Il Dott. Nardo legge un estratto di una sua opera inedita suU'inlima struttura e sulla colorazione della cute de' pesci paragonata nelle singole specie^ e toccando dapprima alcuni punti della storia della scienza su questo argomento, dimostra come gli Autori non abbiano tratto alcun partito dalle sue osservazioni pubblicate fin dal 1827, e come a quelle non ne abbiano aggiunte nò di abbastanza esatte , nò di abbastanza numerose. Asserisce che la cute ne'pesci non è composta dei tre strati, distinti negli animali superiori coi nomi di c[)ider- mide, reticolo malpighiano e corio. Il reticolo malpigbiano manca -^ un indumento che ricuopre l'esterna faccia del corio fa le veci di epidermide-, un altro indumento sta invece fra il corio ed i muscoli, ai quali aderisce più o meno tenace- mente a seconda de' generi. Considera le squame, le incro- stazioni, gli aculei della superfìcie del corpo come semplici appendici prodotte dalla cute. Finalmente, per oflrire un saggio del risultato delle sue osservazioni, fa conoscere la struttura della cute in vari gruppi della Classe, e ne trae i seguenti tipi^ tipo Torpedodermico, Rajodermico, Squalodermico, Pro- tostegadermico, Congrodermico, Moladermico, Signatodermico, Scomberodermico, Tinnodermico , Polipterodermico, Sckcpano- pododermieo, Anguillodermieo e Percadcrmico; avvertendo però che non sono questi i soli tipi ai quali possano riferirsi tutti i generi conosciuti. Egli avverte inoltre che in qualche caso un istesso individuo potrebbe riferirsi a due tini diversi ] ma la diflcrcnza consistere in questo caso nella mancanza di squame e di tubercoli in regioni determinate del corpo di qucll'indi- e ni ZOOLOGIA EC. 211 viiliio. In tal caso si consitlera sempre ii tipo prevalente , ac- cennando le ref^ioni cutanee nelle quali trovasi costantemente luoclKicato. Il Dott. Nardo promette di pubblicare in seguito tutte le sue osservazioni intorno al presente argomento. Il Marchese Durazzo legge una notizia che si riferisce al catalogo degli uccelli liguri da lui presentalo per essere distri- buito ai Membri della Sezione. Vuole che sia tolto da quel catalogo lo Kenia alricilta Bonap. , perclìè l'individuo da lui crciluto tale fu poscia riconosciuto csser.c lo Xema ridibundum. xinnunzia la scoperta da lui fatta di un nido di Lcstris jìoma- riniis Tom. tra gli scogli che sorgono alla riva del mare presso Genova. Fatto singolare per la fauna del nostro paese, perche al dire di Temminck quella specie nidifica nelle regioni artiche. Il Segretario De Filippi mostra un giovane serpente che egli crede da riferirsi qual nuova specie al gen. Rìdnecìiys di Wagler. il Presidente è d'avviso che esso appartenga invece al gen. Periops. Presenta inoltre parecchi esemplari di una specie di topo, comune nelle risaje della Lombardia, e non mai riscon- trata da lui nelle campagne asciutte. Questa specie per l'abito corporeo e per il colore starebbe fra il JÌfiis pcndtdinus ed il 1/. syhaticiiSp dal primo si distingue a primo aspetto per una statura molto maggiore^ dall'altro per il minor volume degli occhi, per, la maggior lunghezza proporzionale della coda, e per alcuni accidenti di colore;, ma soprattutto per i costumi, essendoché ii 3f. sylvaticns è abitatore de' luoghi asciutti, elevati e selvosi. Il sig. Pictct presenta esso pure una specie di topo indigeno de' contorni di Ginevra ed alline al Mas tectorum di Savi, dal quale però si distingue facilmente per la qualità del pelo e per il colore. Il sig. De Sclys Ijongchamps aggiunge alle specie di topi sum- mentovate un individuo affine a quello presentato dal sig. Pictet , ed alcuni esemplari del M. pendiilinns per confronto colla specie annunciata come probabilmente nuova dal Dottor De Filippi. 212 SEZIONE Il Prcsiilcntc elegge ad esaminare latte queste specie di in- certa determinazione una Commissione apposita, della quale faranno parte, oltre ai presentatori degli esemplari, i signori llisso , Cinesi, V'erany, Carena e Geno. Quest'ultimo Profes- sore aggiunge che presenterà esso pure all'esame della Com- missione alcune specie di toporagni e pipistrelli indigeni della Sardegna e del Piemonte. Il Presidente legge una IMemoria sul Falco Eleonorae Gene. Descritta questa nuova specie ed assegnatole il posto che le si conviene nella famiglia de' Falconidi e precisamente nella sottofamiglia de' Falconiiii , passa ad esporre i caratteri che in modo sicuro distinguono questa specie dalle più allini, quali sono il Falco subhutco ed il F. concolor. I principali tra questi caratteri sono il dito interno più breve dell'esterno , e la linea diritta formata dal margine del becco innanzi di giungere al dente che è ben rilevato. Del resto, secondo l'osservazione del Prof. Gene, varia in questa specie il colore ewiì. Un ramo ceco laterale. Soventi un secondo sto- maco. ()- 8 vasi biliari con estremità di raro libere. Panorpate. Ventricolo mediocre. Qualche volta un secondo stomaco. 6 vasi biliari. Friganidi. Qualche volta un ingluvie {Jabot). Ventricolo in qualche caso presentante una strangolatura. 4 vasi biliari liberi. Intestini tenui e crassi. •21G SEZIONE Notevole è il numero delle specie e dc'gencri introdotti per la prima volta nella classiiicazione dc'Ncuropleri dal sig. Pictet. L'esame stesso delle larve gli lia fornito i motivi per l'ondare "cneri nuovi nella famiglia delle Efemerine. ]je tavole relative alla monografia, che il sig. Pictet mostra alla Sezione , da lui stesso disegnale a colori , sono bellissime ed assai numerose. Il Presidente consiglia il sig. Pictet a dare ai nomi d'inti- tolazione delle famiglie una desinenza uniforme, perchè lo stesso vocabolo abbia ad indicare trattarsi di una famiglia del regno animale. II sig. Pictet risponde che valuterà t|ucsto consiglio all'atto di riordinare tutta la nomenclatura nell'opera sua;, la- voro che egli si riserba per l'ultimo. C. L. BONAPArxTE Presidente. De Filippi Segretario. DI ZOOLOGIA EC. 217 ADUNANZA DEL 21 SETTEMBRE Il Sea;retario ìc". ùicertus è una specie provvisoriamente stabilita sopra due individui presi alla vetta del S, Gottardo , e distinti dall'y^/v. Savii per la maggiore statura e robustezza d^' piedi , e per il colore del pelo che tende maggiormente al giallastro. Queste comunicazioni del sig. di Selys servono quasi di appendice all'opera sua già pub- blicata da un anno col nome di Etiidcs de ììiicroniammnlogie. Egli aggiunge poi , che esaminata la critica fatta dai signori Kaiserling e Blasius sulle specie del gen. Arvicola, non può ancora arrendersi agli argomenti pe' quali questi -Autori sop- primono le specie A. tcrrestris, destriictor , monticola e -sub- tcrranensy poiché queste specie non sono già fondate sopra semplici caratteri esterni, ma sopra importanti diflercnze ana- tomiche. Il Dott. Rusconi comunica un suo processo od artifizio ana- tomico per notomizzarc gli embrioni, anche quelli piccoli e tenuissimi dei batraci ede'pcsci. Dopo aver mostralo, citando anche un'opportuna sentenza del sig. Serres, la diflicollà somma di scoprire co'mezzi ordinari, dc'quali l'anatomico può disporre, la vera struttura de'piccoli embrioni e lo sviluppo progressivo dei varii sistemi al ili sotto de' loro integumenti , il Dottore Rusconi viene in soccorso ilegli studiosi dell'Anatomia genetica insegnando loro, per ben ricscirc in indagini tanto scabrose, quelle pratiche che la necessità ed una lunga esperienza gli suggerirono. 29 226 SEZIONE L'acqua è un sussidio anatomico quasi indispcnsahilc (ina- lerà si tratti di notomizzare 02;gctli molto teneri e piccioli: ma riesce poi malagevole su di un piccolo oggello immerso nell'acqua l'adoperare lo scalpello anatomico, e ncirislcsso tempo guardare l'operazione attraverso una lente. La di/licoUà mag- giore si incontra nel modo di tener fisso o l'embrione od il piccolo e fragile animaletto che si vuol esaminare. Per rimuo- vere simili inconvenienti, ecco l'artifizio che insegna il Doti. Rusconi. Si abbia una tavoletta di cera della grossezza almeno di un dito trasverso^ vi si pratichi una picciola nicchia ap- pena capace dell'oggetto da esaminarsi j poi questo vi sia entro collocato. Per fissarvelo basterà sollevare alquanto e premere quindi la cera tntt'all'ingiro, nell'istessa guisa colla quale i gioiellieri assicurano la gemma nel castone. Se l' oggetto è piccolo, come p. e. un embrione di rana, non si ha che a farvi cader sopra alcune goccie d'acqua per aver il sussliho che presta questo fluido in sinìill casi. Lo scalpello da ado- perarsi è un ago d'acciajo piuttosto lungo e bene aflllato alla pietra cote. Se l'animale è vivente giova il farlo morire prima di annicchiarlo nella cera^ se poi la sua trasparenza e la troppa fragilità de'suoi tessuti ostassero all'operazione, bisognerà la- sciarlo per un tempo più o meno lungo nell'istessa acqua aci- dulata con un ottavo in peso di acido nitrico, nella quale si pratica immergere gli animaletti vivi per farli morire- Se- guendo questo processo e modificandolo a norma dc'casi spe- ciali, il Dott. Rusconi non solo ha potuto notomizzare piccoli animaletti, come girini, ma anche embrioni di due giorni, e studiare in questi il successivo sviluppo del cervello e degli altri sistemi. Si confrontino le belle tavole e le numerose ed esatte indagini fatte dal Dott. Rusconi sullo sviluppo de' ba- traci e de' pesci con quelle analoghe degli altri Autori , e si vedrà quanto la riescila comprovi l'eccellenza del metodo che egli ha proposto. Adoperando lo stesso artifizio, il Dott. Rusconi ha potuto DI ZOOLOGIA EC. £27 anche constatare la presenza della vesclclictta di Pnrkinje nel- l'uovo de' pesci , dove prima di lui nessuno potè rinvenirla. Questa vescichetta nella stagione della fregola è assai vicina alla superficie dell'uovo^ ed immergendo questo nell'acqua aci- dula per indurirlo e renderlo opaco, annicchiandolo poscia nella cera nel modo che lu detto , e quindi tagliando quella parte ove trovasi un disco biancastro a contorno non ben distinto, si arriva a scoprire la detta vescichetta nell'interno dell'uovo. Sol finire della sua Memoria il Dott. Rusconi riporta un fatto che è ben degno di menzione. Avendo egli anatomizzato delle tinche un anno dopo la loro nascita, vide che il cervello non aveva per anco acquistato quella slabilità di Ibrina che si os- serva nelle tinche adulte. Se così lento a compirsi è lo sviluppo dell'individuo, quanto non sarà la carriera vitale della specie? Il sig. Michelin espone verbalmente alcune osservazioni sulla struttura di alcuni Polipai fossili. Egli pensa p. e. che le Tur- hinolie non erano aderenti ma isolate. Qualche volta all'apice loro presentano un piccolo tubercolo j più di soventi poi ne sono prive. Le Cariojìllie rappresentano tanti coni rovesciati aderenti ad un tronco, e internamente separati da tramezzi che hanno una distribuzione raggiforme. I hilliodendron constano di tubi cilindrici e paralelli riuniti a fascetti, aderenti essi pure ad un tronco comune, e portanti ai lati i giovani individui. I CyatìioplìYÌIum si distinguono dalle Cariofillie per avere le lamelle disposte all'ingiro della parte interna, ma la cavità del cono libera, sconqiartita in tante concamerazioni da se- pimenti trasversali imperforali. Un altro genere di Polipai pietrosi scoprì il sig. Michelin affine al Crdlhophyllwn . dal (piale si distingue per avere, nell'interno delle camerette, de'tubi o sifoni che partono da'sepimcnti tra- , I sversali, e discendono nella cavità inferiore, quali si osservano k p. e. nella conchiglia de'iNautili. Questo carattere è abbastanza 22S SEZIONE vallilo per creare del Polipajo pietroso scoperto e descritto dal si"-. IMlchelin un genere nuovo che egli intitola Caninia, de- dicandolo al Preside dell'attuale Sezione di Zoologia , il Principe di Canino. C. L. BONAPARTE Presidente. De Filippi Segretario. DI ZOOLOGIA EC. - 229 ADUNANZA DEL 18 SETTEMBRE Il Segretario legge l'Atto verbale della Seduta anlccedeiile , il quale è approvato. Il Principe di Canino , a proposito dell'esempio citato dal Dolt- Rusconi ed accennato nell'Atto verbale, della lentezza di sviluppo della Tinca , fa osservare come questo fatto con- tribuisca a comprovare la maravigliosa longevità delle Regine. Il Prof. Civinini presenta alcune tavole die si riferiscono al suo discorso letto allAdunanza del giorno antecedente. Il signor Cafl'er espone alcune notizie riguardanti quattro spe- cie di mammiferi clie egli lia potuto esaminare neiroccasione del suo viaggio nell'America meridionale, intrapreso con S. A. il Principe di Carignano. Quella specie di Icneumone conosciuta ne' cataloghi siste- matici col nome di llerpestes 3 fungo , si reputa da' Zoologi indigena delle Indie orientali. Pure egli potè acquistarne a Ilio Janeiro un individuo vivente che mantenne in vita, condusse seco in Europa, e depose nel Reale Serraglio di Stupinigi, dove trovasi ancora al presente. Avendo indagato d'onde proveniva quell'individuo ed altri ancora che frequentemente si vedono nel Rrasilc , seppe che tutti vi sono l'ccati da ba- stimenti che provengono dalle coste occidentali d'Africa col carico degli schiavi. Avendo poi interrogato degli Africani in- 250 SEZIONE torno a qnciraniinalelto , gli fu risposto vivere esso sulle co- ste di Guinea, Congo, ed Angola; i Negri della Costa d'Oro chiamarlo Oloto, e quei d'Angola Gz/r/a'/////. Il signor Cafler descrive ininutaincnlc i costumi del suo Icneumone; e par- lando quindi della borsa anale caratteristica della famiglia , alla quale appartiene VHerpestes, fa osservare clic l'indivi- duo da lui posseduto tramanda da quell'organo un forte odore di muschio , contro quanto viene asserito dagli autori. Le altro notizie comunicate all'Adunanza dal signor Caffer vertono sui tre quadrupedi brasiliani conosciuti da lungo tempo da' Zoologi coi nomi di Didelphis Azarac , Jlydrochnerus Capibara , e Bradjpus tridactjlus. La prima di queste spe- cie e conosciuta nel Brasile col nome di Gamia -^ vorace e carnivora non isdegna le fruita de' banani e degli aranci. E ghiottissima di un liquore spiritoso detto Agita ardìenlCy ed i Brasiliani si valgono di questo per inebbriarla e prenderla. Esaminate due femmine di questa specie di marsupiale, il si- gnor CalTer trovò nella borsa ventrale di una sette piccini, o meglio embrioni, molto aderenti ai capezzoli. A tutti poi trovò un funicolo ondjelicale che si dirigeva ad un istesso punto della cavità della borsa. Sventura volle che l'animale fuggisse il giorno dopo questa prima ricerca ; cosicché il signor CaOcr non potè approfondire maggiormente le sue osserva- zioni che sarebbero riescitc di molto interesse. Nell'altra fem- mina di Gamba esistevano pure i piccoli feti ; ma già a di- screto sviluppo , e senza funicolo ombelicale. li' fjjdrochacrns Capjbara è il gigante fra i rosicanti. L^in- dividuo esistente ora nel II. Museo e una femmina dal si- gnor Cader uccisa al Brasile. Pesava libbre 170. Conteneva tre feti , quantunque si possano contare in essa dodici mam- melle. La sua carne al dire del signor Cader è disgustosa, e i soli Negri la mangiano. Il Bradypns tridactjlus , della funiglia de' tardigradi , del- l'ordine degli sdentati , si nutre quasi esclusivamente delle fo- DI ZOOLOGIA EC. 201 glie palnialc «li im allicio comune nv'l Brasile soUo il nome (li Inilimbii (la Cecropui pcltiiUi Wild.). In istato di schia- vitù questa specie può sopportare lungo digiuno ;, ed il signor Caller ne ebbe \\\\ individuo che visse un mese senza cibo di sorta. Unico è in essa il prodotto del concepimento, e viene alla luce già molto svihi[)pato e coperto di folto e ruvido pelo. Il Dott. ihuno IcKUC una Memoria intorno ad una nuova specie di Gatto , della quale due individui provenienti dal- l'America del Sud l'urono mandati al R. Serraglio di Stu- pinigi. Uno di essi, il maschio, venuto a morte si conserva nel 11. JMuseo , e dal Dott. Bruno e mostrato all'Adunanza unitamenlc a due altre Sj)0glie «li specie aflini. Questa nuova specie clic il Dott. Bruno chiama Felis parclaloìdes , è In- termedial'ia fra l'Occllotto {F. pardalis L.) ed il Gatto ti- grato {F. ìHiicrouia A'cuw.). Dall'Ocellotto si distingue per la minore statura, e per la mancanza di quelle linee oblique che dalle spalle si estendono fino alla coscia: dal F. imicroiira , per un capo proporzionatamente più grosso e per la coda meno robusta e meno lunga : dal F. tìgrimi poi per un numero di caratteri ancor maggiore. Dopo aver descritta minutamente la sua nuova specie, il Dott. Bruno passa a dare qualche notizia del pungiglione caudale del Leone. Cita qualche passo di Ebano e di Lucano, dal «piale pare a lui poter concliiu«lere che quel- l'appendice cornea ed acuta del Leone era nota agli antichi. Bluincnbach però fu il primo tra i moderni a constatarne l'esi- stenza j e «lo[)o di lui la stessa osservazione fu fatta in «lue Leoni morti al giardino «Ielle piante in Parigi. Il Prof. Gent; , ed il signor lloildi verificarono essi pure l'esistenza del pun- giglione caudale nel Leone di Barberia che vive attualmente a Stupinigi. Il Prof. Gen<; nel confermare quanto viene ri- ferito dal Dott. Bruno, aggiunge che quel pungiglione, vi- sibilissimo perchè lungo «piasi 5-G lince nel [nimo anno d'età del- l'animale , sparì poscia a poco a poco , sicché alla fine del se- condo anno crascnc perduto ogni vestigio. HÒÌ SEZIONE 11 Dottore Rusconi dice ili aver osservato nel Leone altre cose meritevoli tli esser menzionate^ p. e., un secondo labbro carnoso , nudo di peli che incomincia alla radice degli inci- sivi inferiori j si continua d'ambo i lati lungo la mandibola, poi si ripiega sulla mascella superiore , dove tcrnnna circon- dando la base de' canini. Egli trovò inoltre una criniera rudi- mentale in una Leonessa adulta, il clie sarebbe contrario al- l'asserzione di Geof. S. Ililaire e F. Cuvier , cbe la femmina del Leone sia assolutamente senza criniera. 11 Presidente dubitando cbe sia realmente nuova la specie di Gatto descritta dal Dott. Bruno , lo eccita a consultare , prima di applicarle definitivamente un nome nuovo,, fra le tante opere j anclie una Memoria del signor Duvernoy su rpiel genere di carnivori, pubblicata negli Annali della Società di Storia na- turale di Strasburgo. Il signor Pictet rispondendo ad una domanda apposita fat- tagli dal Presidente stesso, dice di aver veduto più di 40 spo- glie del F. macroura , e che in quel numero non ne trovò due di adatto simili^ quindi la specie del Dott. Bruno non essere forse cbe una varietà di quelle del Principe di Neuwied. 11 Dott. Bruno però insiste nel far osservare le differenze nota- bili fra la sua specie e gli individui messi per confronto sul ta- volo dell'Adunanza. Il Dott. Nardo presenta e descrive un piccolo pesce del- l'Adriatico , tipo di un genere cbe egli crea appositamente col nome di Drachjochyrus. Questo genere sarebbe interme- diario tra le due famiglie de' GobiicU e de' Lofiidì, avendo tra gli altri suoi caratteri quello dell'essere le pinne pettorali sorrette da una sorta di braccio. Dopo ciò il Dott. JNardo mostra all'Adunanza un Lepadogaster già da lui tlcscritto nel 1823 col nome di Lep. p'gcr, e cbe poi innalzò al grado di ge- nere col nome di Goiiana. Distinguesi esso per le pinne anale e dorsale non visibili all'esterno, e per altri caratteri. Accenna inoltre cbe essendo i Lepadogastri mancanti di squame, e per l DI ZOOLOGIA EC. 233 questo non [loicndo aver luogo fra i Cicloidci , pensa, nella sua Fauna (lell'AcUialico, ili formarne un ordine dislinto, cliianian- dolo de' Gimiioidei , in cui riporre i Ciclopteridi , i Blennidi , ed i Lojììdi. Il Principe di Canino mostra le difficoltà relative alla formazione di tal ordine*, dice averlo una volta creato, poscia distrutto ^ e ben vorrebbe che altri prendesse a riedi- ficarlo , ma ciò non sembrargli possibile. 11 Dott. .jNardo sog- giunge non essere la sua proposizione che una tendenza alla perfezione del sistema naturale de' pesci già magistralmente tracciato dal Principe medesimo^ ed un trarre partilo da' pro- prii sludi anatomici intorno al sistema cutaneo de' pesci •, e che egli sarebbe ben pronto a recedere dalla fatta proposi- zione, qualora non resistesse ad ulteriori indagini. Per ultimo il Dott. Nardo fa conoscere eli oric;inali delle due specie del di lui genere Cuspidaria , di cui parlò l'anno scorso all'assemblea di Pisa. E presenta pure un esemplare di una pietra tutta corrosa e traforata da uno spongiale cbe egli descrisse già da un anno all'istessa Adunanza di Pisa col nome di T ioci^ ed il guscio di un'ostrica egualmente sparso di gran numero di cavità praticatevi dall'islesso genere di animali. 11 Dott- De Filippi aggiunge cbe forse dall'istessa causa si deve ripetere la corrosione costante dell'apice delle valve nelle Lnio e nelle Atiodoate , e frequentissima alla sommila della con- chiglia di altri molluschi d'acqua dolce, soprattutto delle Pa- /iidine y ma questo non essere più che una sua congettura. Il Principe di Canino chiude la Seduta leggendo la prefa- zione dì una sua opera elementare di Ittiologia , alla quale sta lavorando da qualche anno. Scopo della detta opera è quello di istruire chi non ha ancora fatto studi su quel ramo della scienza zoologica ^ i pescatori sopra tulio. Perciò ad ogni specie saraimo apposti ì nomi volgari tolti dai prin- cipali dialetti d'Italia;, pel quale soggetto il Principe di Ca- nino domanda i sussidi de' Membri della Sezione , e tanlo più di coloro che abitano nelle regioni eccentriche della penisola. 30 231 SEZIONI-: E"li assicura aver clii raccolto mollo frutto di beile e nuove specie dall'istruzione da lui impartita ad alcuni pescatori ro- mani , per cui nutre fiducia di agevolare colla sua opera gli stessi vantaggi a tutti i cultori dell' Ittiologia in Italia. C. L.. BONAPAPiTE Presideme. De Filippi Segretario. DI ZOOLOGIA EC. ADUNANZA DEL 25 SETTEMBRE SO'^'D^BB Il Segretario legge l'Atto verbale della Seduta anlccedeiitc , il quale dopo alcune modificazioni propostevi da qualche Mem- bro della Sezione, rimane approvato. Il sig. Verany presenta alla Sezione diverse copie di una tavola appositamente pubblicata, ed appena cscita dal torchio litografico, nella quale si enumerano con ordine sistematico e si rappresentano con belle figure a semplici contorni le specie di Ccfalopodi dall'Autore riscontrate finora nc'mari di Genova e di jNizza. Queste specie sono divise tra i generi Eledon, Octo- pus, Argonauta y Lotigo, Onjchoteutis, Lolìgopsis ^ Cranchia, Sepiola e Sepia. Il loro numero ascende in tutto a 23, non avendo mai il sig. Verany potuto raccogliere , né tampoco vedere esemplari (lcirOt7(Y^//.y tubercitlatus e del pìlosus di Risso. Di tutte le specie indicate e rappresentate nella tavola, il sig. Verany mostra alla Sezione bellissime figure colorale, da lui stesso eseguite sugli animali viventi, considerati questi ne' diversi stali ne' quali sogliono oflVire delle mutazioni di colore, di protuberanze della pelle, di disposizione delle mem- bra, ecc. Quindi il signor \ erany descrive e mostra la fi- gura di due nuove specie esotiche da lui intitolale , una Ony- choteutis Morisìì , l'altra Loligopsis Bomp/andi .■ e domanda al Presidente che siano paragonate le descrizioni e la figura 236 SEZIONE che egli fece di quelle specie, cogli individui che ha portalo seco. 11 Presidente incarica per quest'uopo i signori Risso e Porro. A proposito dell'Argonauta , il sig. Vcrany si dichiara del parlilo di coloro che ammettono l'animale essere il vero pro- duttore della conchiglia che gli serve di ricovero 5 e tra i vari fatti che lo comprovano, cita soltanto quelli della corrispon- denza costante tra il volume dell'animale e quello della con- chiglia, e de' caratteri dell'una con quelli dell'altra. Assicura poi il sig. Verany che Y Argonauta Argo è la sola specie da hù riscontrata finora nel Mediterraneo , perche non potè ancora trovare caratteri sulllcienti per distinguere da quella VA, hians. Il sig. Risso porge alcuni schiarimenti intorno alle due specie di Oc/opus da lui scoperte già da molti anni, e non mai ve- dute dal sig. Verany; ed aggiunge aver egli due specie distinte di Argonauta de'mari di INizza. Il Presidente riconosciuta l'importanza della tavola dc'Ce- falopodi del Mediterraneo , opera del sig. Vcrany , propone ai Membri presenti all'Adunanza di presentare al Segretario Ge- nerale , col mezzo del Segretario della Sezione , un esemplare di quella tavola e l'espressione del voto generale, perchè venga pubblicata negli Atti del Congresso. Questa proposizione è ac- colta unanimamente (1). Il signor Pasini domanda al signor Verany se per avventura egli avesse notizia delle tavole di Cefalopodi fatte incidere dal defunto Prof. Ilenier di Padova, ma non mai pubblicate e forse perdute. Il sig. Verany risponde negativamente. Il Principe di Canino sosaiunse possederne etAì alcune che cederà volentieri al sig. Verany. Ed il Dott. Nardo dice aver veduto gli oggetti relativi all'opera che il sig. Renicr contava pubblicare, ed an- che le tavole j averne anzi dato notizia al Congresso de']\a- (1) La tavola, di cui si parla , fa pai-te del presente volume. Il Secbetmiio Gexehale. DI ZOOLOGIA EC. 237 tmalistl in Vienna nel i832 , ed aver cercato invano alla vedova (li Rcnicr i materiali ilcH'opcra «lei defunto Professore, per curarne egli stesso la pubblicazione. In quelle tavole non si rappresentano che poche specie di Cefalopodi ^ il sig. Nardo si propone nullameno di farne ricerca, per trasmetterle quindi al sig. Yerany. Il Gav. Bassi riprende il soggetto dell'Argonauta , e d'ac- cordo col sig. Verany intorno alla conchiglia di quel mollusco, fa osservare come l'unico fatto dal sig. Verany addotto non sia sufilciente per se a dimostrare che l'Argonauta stesso è il pro- duttore del suo nicchio. Egli cita p. e. tra i vari casi quello di un insetto, il Dryhis Jlavescens , che perseguita una sola specie di Jlelìx , l'Ilei, neinoralis e non altre, almeno per quanto e a cognizione del Cav. Bassi, entrando nel guscio per divorarvi l'animale che vi sta racchiuso. Il sig. Verany per rispondere all'osservazione dal Cav. Bassi cita il caso ben noto del Bernardo ercniila: ed a convalidare sempre più l'opinione emessa intorno alla conchiglia dell'Argonauta , riporta l'osser- vazione di Poli che ha trovato rudimenti della conchiglia anche negli emljrioni di quel genere di Ccfalopodi. I signori Miche- lotti e Nardo aa:a:iuncrono che l'Arironauta rioara le lesioni fatte al suo nicchio^ ed in fine il Principe di Canino rammemora le osservazioni fatte da una donna italiana la sig. Power, le quali provano all'evidenza che l'Argonauta non abita una con- chiglia abbandonata da un altro mollusco. Il sig. Risso dà schiarimenti sopra alcuni animali dell'Eu- ropa meridionale. Accennato il passaggio di un cetaceo del genere Pliocaena e di un uccello d'Africa ne' contorni di Nizza, passa a fare una rivista più estesa di molte specie di pesci da lui riscontrate , nel pensiero soprattutto di giustificare molte delle sue scoperte ittiologiche , trascurate o contraddette da alcuni Autori moderni. E sopra tutto nella rivista del genere Dlemiìus che il sig. Risso rivendica i suoi diritti scientifici , e dimostra in quali inesattezze sia caduto il signor Valcn- 238 SEZIOiNE cienncs anlcponcnJo le osservazioni proprie fondate sopra di- segni scorretti ed esemplari essiccati od immersi nello S|)irito di vino, a quelle cosccuziosamente fatte da altri Ittiologi che esaminarono gli individui in natura, viventi, od appena estratti dallaccpia. I generi Gohius , Lophiiis e Laòriis offrono pure argomento di critica al sig. Risso, colla quale egli studiasi mostrare e rettificare i vari errori ne'quali incorse il dotto Ittiologo di Parigi. Tra le specie poi che il sig. Risso in questo suo lavoro aggiunge alle altre da lui finora descritte , liannovi due Anguille , una del Lago Maggiore, l'altra del Po: un Lepto- cephaliis che egli c\ì\i\ma. Jìlamentosus , due Sternoptjx, un Auxis al quale egli dà il nome di A. delpliimdus ^ ed un No- tachanthus. Il sig. Risso offre all'esame de'Memhri componenti l'Adunanza un suo atlante ricco di numerose figure di pesci, molte delle quali riferisconsi alle specie accennate nel suo di- scorso. C. L. BONAPARTE Presidente. De Filippi Segretario. ni ZOOLOGIA EC. 239 ADUNANZA DEL 26 Settembre Il Segretario legge l'Atto verbale della Seduta antecedente , i! quale resta approvato. Quindi comunica una lettera indirizzata al Presidente, colia quale si domanda che venga assoggettato all'esame doi Membri della Sezione un corpo organizzato vomitato da un fanciullo , or son due anni, nel comune di Vellego. Si riconosce essere quello una larva del Cossus ligniperda. Il sig. Risso continua la sua rivista degli esseri organici da lui osservati ne'contorni di ISizza dopo la publdicazione della sua opera sui Prodotti naturali del Sud dell Europa. Fra i Cefalopodi ci fa conoscere un Ocjthoe difTercntc da quello di Leach e di Raflncsquej fra i Gasteropodi tre specie di Doris, due di Eo/idia , due di Gaslroplax , una Aplysia, una Co- riocella e due Patelle. JNclla sezione decfli Acefali nudi descrive alcune nuove specie de'generi Cinthia, Clavell ina e Phallusiaj un jlplidium aurantiacuni inedito, e la Distoma pul posa dianzi annoverata fra i polipi. Sopprime il suo genere Timhria e ci dà una nuova classificazione del genere Salpa. Fra.gli Ancllidi egli ha rinvenuto due altre specie del suo genere Protida : una nuova Amfitrite , che a cagione della sua proprietà di attor- niarsi ai corpi vicini nomina Ampli. t>olul>ilis; ed una Cly- niene, che dal colorare l'alcool di una elegante (inla di jodio 2i0 SEZIONE egli chiama Clyni. hyodiiia. Fra i Croslaccl fa conoscere i 6 nuove specie j fra i vermi quattro;, fra i raggiali un Aslcrias., un Ojtliiuva , 5 Spalangiis ■) una ÌSIynias che vive adcrenlc alle branchie del tonno e che perciò egli chiama il/, ihynni e tre altre specie tlei generi Actinia, Sipunculus e ISlolpadia. Fra gli Acalefi novera 7 specie intieramente nuove e 5 fra i Zoo- fiti , una delle quali , la Patiiiula inonacluiUs appartenente ad un nuovo genere cosi caratterizzato : « Polipajo pietroso dico- w tomo, terminato con un piccolo bacino orbicolarc, concavo, 5J che racchiude nel suo interno da 738 cellule isolale, abitala M ciascuna da un polipo di color rosso con tentacoli gialli w. Per ultimo il sig. Risso fa menzione di alcuni animaletti micro- scopici del gen. Pectoralina di Bory S. Vincent, che lalvolta veggonsi a miriadi nel mare di JNizza, colorano in giallastro le acque del mare, e sono di buon augurio ai pescatori. Il Dottor De Filippi legge una sua Memoria intorno al si- stema naturale in Zoologia, le conclusioni della quale sono le seguenti: L'ipotesi delle serie paralclle, che oggidì ha tanti seguaci non può condurre che a sistemi artificiali. Gli esseri ani- mali costituiscono una linea , 0 per meglio dire una scala tesa fra gli animali più semplici e l'essere il più perfetto, l'uomo^ ma questa linea non può ofl'rirc quella regolarità sistematica alla quale alcuni cercarono ridurla. La classificazione naturale degli animali non è che il loro ordinamento secondo la norma in- violabile del grado di loro perfezione organica. I caratteri dai quali desumere il grado gerarchico di ciascun gruppo devonsi cercare nella composizione dell'organismo^ ma non devono es- sere considerati isolatamente, nemmeno quelli che sembrano della maggior importanza, sotto pena di cadere in qucll'arti- ficialismo che il Zoologo deve studiarsi di evitare. De'sistemi organici quelli da calcolarsi maggiormente per le primarie e cardinali divisioni del regno animale sono il sistema nervoso, il vascolare ed il riproduttore. 11 Dottor De Filippi ammette l'esislenza di una sostanza animale primitiva , che forma la DI ZOOLOGIA EC. 211 base ilcU'organismo negli animali più semplici, e che si modifica in tcssnti sempre più nobili e vari, ([nanto si ascende nella scala organica. ÌNcga l'esistenza del sistema capillare negli inverte- brati. Traendo partito dalle osservazioni di alcuni Embriologi moderni, sopra tutto da quelle del Dott. Rusconi, ed anche da alcune sue proprie, introduce nel sistema zoologico la conside- razione del diverso modo di sviluppo degli embrioni. Negli ani- mali superiori il germe si trova su di un punto della superficie del tuorlo, il quale, di mano in mano che il germe convertito in embrione si sviluppa, viene assorbito nella cavità intestinale dcU'endjrione stesso. Negli esseri inferiori , cominciando dai lìatraci e dai Pesci ossei , e continuando per tutti gli Inver- tebrati , esclusi i Cclalopodi , l'uovo istcsso che è tutto germe , per un processo di granulazione si converte per intiero in em- brione. Passando quindi in rivista le diverse classi del regno ani- male egli trova poco meno che compiuta la riforma della se- zione de' Vertebrati per opera del Principe di Canino j perciò egli si attiene alla più recente pubblicazione del sistema di questo illustre Zoologo. Solo vorrebbe richiamare la distin- zione già proposta da Latreille e da Blainville e quindi dimen- ticata, della classe de' Rettili in due distinte, sembrandogli che i Batraci per molle particolarità di organismo e pel loro modo di sviluppo debbano costituire una classe per sé, intermedia fra i Rettili ed i Pesci. Scendendo poi alla divisione degli In- vertebrati egli sottrae 1 Cefalopodi dalla grande sezione dei IMoUuschi, e li colloca immediatamente dopo i Pesci Ai Cc- lalopodi fa succedere gli Insetti, quindi i Crostacei, gli Aracnidi, i Miriapodi e gli Ancllidi; e dopo gli Anellidi colloca i IMol- luschi pteropodi, quindi i Gasteropodi e gli Acefali. La grande sezione de'Racgiati di Cuvier è quella che mafjcjiormentc avrebbe bisogno di riforma. Le classi degli Entozoi e dc'ÌMicroscopici dovrebbero essere onninamente disciolte, ripugnando il vedere in un sistema zoologico una classe fondata sulla picciolczza degli 31 Itì SEZIOKE animali che entrano a comporla, ed un'altra avente per base il luogo di dimora degli esseri che vi sono compresi. 11 Principe di Canino fa osservare al Dolt. De Filippi clic isolando come egli ha fallo la classe de'Cefalopodi , mal si sa- prebbe in quale provincia comprenderla del vasto regno ani- male, e che per giungere a quella classe diilìcilmenle si po- trebbero trovare divisioni intermedie. Il Dottore De Filippi risponde che a questo si potrà forse rimediare facilmente in seguito", esservi intanto troppo validi motivi per collocare primi fra gli Invertebrali i Cefalopodi , e non secondi gli altri ordini di Molluschi. Il Presidente propone ai Membri della Sezione di occupare la mattina del giorno 28 in visitare il Serraglio della Villa 11. di Stuplnigi poco discosta da Torino, e la proposizione è accettata imanimamenle. C. L. BONAPARTE Presidente. De Filippi Segretario, DI ZOOLOGIA EC. Ho ADUNANZA DEL 29 SETTEMBRE I Iti Segretario legge l'Atto verbale dell' Adunanza antecedente, il quale rimane approvato. La Sezione riceve il dono di un Serto poetico femminile in morte di Diodata Sahizzo Roero. 11 Prof. Civinini ofl're una copia della sua opera intorno alla comunicazione diretta vascolare tra la madre ed il feto. In fol. con tavole colorate. Il Segretario legge una lettera indirizzata al Presidente per invitare i INIcmbri della Sezione a prender parte al monumento che in Annccy si erige alla memoria del celebre Bcrthollet. Comunica anche una lettera del Dottor Gera Presidente della Sezione di Agronomia accompagnante diverse copie del discorso letto dall'Avv. Maestri in una delle passate Sedute della Se- zione di Agronomia intorno alla comune origine delle Scienze e delle Arti , ecc. , e pubblicato a benefizio degli Asili d'infan- zia della città (fi Torino. Il Presidente incarica il Cav. Ca- rena della distribuzione di quell'operetta e della trasmissione del danaro che verrà per essa raccolto, alla Presidenza della Sezione agronomica. Il Presidente presenta ai lMend)ri della Sezione molte copie di una lettera del signor Agassiz intorno ai pesci fossili d' Ita- lia^ lettera che da quel celebre Ittiologo venne espressamente ■2\\ SEZIONE pubblicala e diretta al Congresso, onde ottenere dagl'Italiani notizie risgnardantl le recenti scoperte fatte nel nostro paese in quel ramo della paleontologia del quale il signor Agassiz e principale illustratore. II Dott. Colli di Torino presenta alcuni piccoli animaletti da lui estratti da un'ulcera fungosa e di cattiva indole di una donna vivente, da lungo tempo afletta da scabbie. La maggior parte de' Membri presenti all'Adunanza riconoscono quegli es- seri pcv larve di dipteri. Il Dott. Nardo , avendo osservato cbe l'animale del Trochiis conulus L. e delle specie afUni è diverso da quello degli altri Ti'ochi per importanti caratteri, ne trae motivo per fondare un genere nuovo col nome di Conulus ;, tanto più che vi sono pa- recchie specie viventi e fossili cbe possono esservi riferite, e nelle quali la conchiglia mostrasi costantemente coi seguenti caratteri: Testa com'co-pyramidalis , integra, basì lata^ apice acuta ^ peripheria angulata , anpliractibus ut pliiri/nuin planis , contiguis, obsoletisp inferne nmrginalis ani cingulatis , apcrturae tetragonae oris parallelis , inferiori et laterali acutis, cohimel/ari oblique rotuncla. Peritrenta nullum. Per quanto risguarda l'animale il Dott. Nardo si limila a citare la descrizione e la figura cbe di esso trovasi nell'opera di Poli, Testacea iitriusque Siciliae, ecc., voi. Ili, pubbli- cata per opera del Prof. Delle Chiajc. Come appartenenti a tal genere, mostra le seguenti specie : Co7i. tjpus (^Trochus conulus Auct.^j Con. zizjpliinus {Tr. zìzjphiiuis L. Gm., Tr. strigillatns Pien. , Tr. conulus Mari. ) ^ Con. xmrìahilis , rimarchevole per il gran numero di varietà che presenta; Con, vircscens (^Tr- virescens Pien.)-, Con. Bornii (^Tr. granulatus Born.); ed in fine una specie nuova e rara che egli chiama Con. Pasinii, in onore del valente Geologo di questo nome. Il nob. signor Carlo Porro fa osservare cbe il nome di Co- nuliis venne già adoperato da Fitzinger per alcune conchiglie DI ZOOLOGIA EC. 245 del genere Jlelix. A ciò risponde il Dott. Nardo asserendo aver egli dato tal nome al di lui genere fino dal \?>'hi\ anzi aver ceduto al INIuseo di Vienna parccciiie specie di esso. Cio- nullamcno il Dott. Nardo si propone di usare di altro nome invece di quello ora da lui adoperato, quando pubblicherà la sua Monografia della famiglia de' Trochoidi che rinvcngonsi nel bacino dell'Adriatico, fossili o viventi. Il signor Vcrany richiamando per un momento l'attenzione dc'Mcmbri della Sezione, suWOcjthoe descritta dal Prof. Risso due giorni sono, asserisce essere essa aflatto simile alla specie di Delle Chiaje. Il Dottore Rusconi Iciigc una breve Memoria intorno allo sviluppo de' Rettili , ed alle circostanze che lo favoriscono. Distingue prima di tutto l'uovo delle rane, de' rospi, e delle salamandre da quello delle lucertole , de' serpenti e delle te- stuggini ^ dicendo non essere le prime vere uova ^ mancare di cicatricola e di biaslodcrma, doversi piuttosto chiamar germi. Espone in seguito che volendo osservare lo sviluppo delle uova di testuggine, ed avendone a gran pena avute alcune gallate, preoccupato dell'idea che il calore fosse necessario al loro svi- luppo, le espose, protette da una tegola, al calore del sole. Tre giorni dopo, le uova invece di essere sviluppate, erano tutte avvizzite e quasi essiccate. Dopo questo tentativo fal- lito , cercò di fare sviluppare, al jnodo che aveva adoperato per le uova di testuggine , le uova invece de' ramarri; ne rac- colse un buon numero , lasciolle , coperte esse pure da una tegola, esposte al calore del sole, ed ebbe ancora il risul- tato di prima ; cioè la morte delle uova invece del loro svi- luppo. Convinto allora che il caldo, circostanza indispensabile per l'incubazione dell'uovo degli uccelli, non è egualmente fa- vorevole a quello de' rettili, volle cercare egli stesso le con- dizioni naturali favorevoli allo sviluppo delle uova delle lu- certole e de' ramarri, e trovò che queste stanno seppellite nella terra umida alla profondità di un mezzo piede di Parigi. Ed 246 SEZIONE avendo poi raccolto e portato alla projnia casa alcune di quello uova, invece di lasciarle come prima aveva fatto al calore del sole, le mise entro un vaso, seppellite nella terra umida, od in luogo ombreggiato. L'esperimento allora riesci, ed i pic- coli ramarri non tardarono a comparire. Esaminate poi quello uova in attualità di sviluppo, potè vedere facilmente negli em- brioni candidi e trasparenti la circolazione del sangue per i vasi onfalo-mcscntcrici, e la materia gialla passare a poco a poco negli intestini, come avviene negli uccelli j fino alla com- pleta cbiusura dcU'addomine. I piccini sviluppali morirono lutti in pochi giorni , né valsero le cure adoperate per nutrirli e mantenerli in vita. E giacché cadde il discorso sui ramarri, il signor Rusconi trova opportuno di correggere l'erronea opi- nione di alcuni , che le lucertole non bevano mai , e che in essi la coda sia strumento ausiliario al corso. Egli vide più volto in un giardino alcuni di quegli animaletti abbeverarsi ad un rigagnolo, e potè assicurarsi poi che i ramarri, quando si slanciano con grande velocità, tengono la coda sollevata dal terreno. 11 Presidente fa riflettere come queste osservazioni del Dolt. Rusconi giovino grandemente a diminuire ed anche a togliere allatto certi volgari pregiudizi che si riferiscono allo sviluppo di lucertole nel corpo umano. Se per rigettare questo fatto fosse ancora necessario un argomento positivo , vi si presterebbe l'os- servazione fatta dal Doti. Rusconi, che le uova delle lucertole non si sviluppano sotto l'influenza del calore. Il sig. De Selys Longchamps , relatore delle Commissioni istituite per l'esame dei vari animali stati presentali alla Se- zione , fa su di essi un compendioso rapporto , le di cui con- clusioni sono le seguenti : I.* Fra i Toporagni dati a esaminare dal Prof Gene la Commissione ha riconosciuto con sicurezzza i." il So7-ex te- iragonurus , Ilerm. {S. araneus, Donap.) ^ 2." il Sorex fodlcns, Pallas^ 3.° il Sorex ciliatus , Sow. ^ 4.° il Sorex Aiilinori , DI ZOOLOGIA EC. 217 Bonap. j 5.° la Crocidura etritsca , Bonap. :^ 6." la Crocidura ara/iea , Sclys (Crof. niusaranea ^ Bonap.) ^ y.° la Crocidura leucodon , Wagl. j 8.° la Crocidura cap^nsis {S. capensis , GcoflV.). Secondo le notizie date dal Prof. Gene il Sorex fa' diens e la Crocidura araiiea si trovano anclie in Sardegna j il Sorex Antiiiori, clic pare una specie ben caratterizzata e real- mente nuova, è proprio del Piemonte, ma rarissimo ^ la Croci- dura leucodon e molto comune nelle risaje novaresi. I pipistrelli sardi non poterono , per mancanza di tempo , essere con pari diligenza esaminati. La Commissione però in- clina a credere che alcuni individui , più piccoli e piìi neri del comune / esp. pipistrcllus , delibano costituire una specie particolare, e che la specie detta nel Museo torinese Fesp. dasjpus abbiasi invece a rifeiire al f'esp. Capaccinii , Bonap. o mcgapodius , Tem. 2." La specie di Mas, chiamata nemoralis dal signor Pietet, sembra all'alto distinta tlal Mus tectoruui Savi , dal signor De Selys provvisoriamente riunito al ]Mus alexandriuus , in quanto che ha la parte supcriore del corpo grigio-cenericcia, il pelo morbido e breve , ed il ventre bianco-candido. Que- st'ultimo carattere lo distingue chiaramente dal Mus raltus. Questa nuova specie, della (piale 11 signor De Selys ha de- scritto un giovane individuo nella nota a'suoi Ktudes de mi- crornainmctlogie , pag. 6o , abita nei boschi dei contorni di Ginevra. 3." Il Mus oryzivorus del Dottore De Filippi non è che un grande individuo, o a dir meglio, una grande varietà del Mus minutus Pali. Ad ogni modo rimane stabilito cpieslo fallo , che il M. minutus arriva comunemente in Lombardia ad uguagliar quasi la statura del M. sjh'aticus , e che in co- desto paese abita di preferenza nelle risaje, che nelle altre campagne. 4'° 11 pesce del genere Tetraodon, stalo pescato vicino a Genova e posseduto dal Marchese Carlo Durazzo , credcsi (\i\ 248 SEZIONE questo Naliiralista formar una nuova specie, che egli caratte- rizza con la iVasc seguente : Tetuaodoa bicolor, Diirazzo. T. fiisco-ardesiacus^ elonga- lus y lacvissinius , iibdoniiiic candidissimo ^ iniiricato , ticn- leis basi (juadrijida ," pinnis pecloralibns aculiiiscidis ^ iiifernc abrupte albìs ,• dorsali praeposila anali siinillimae. 1). i/f. P. 14. V. o. - A. i3. C. 12. Habitat . . . semel tantum captiis in littore ligiirico prope Corncgliano. Questo pesce si allontana in realtà da tutte le descrizioni delle specie di Tctraodon clic i Commissari hanno potuto con- sultare nelle Bihliotechc di Torino. Per altro il Presidente pro- mette di far nuove ricerche in proposito , dopo il suo ritorno a Roma. 5.0 Finalmente, avendo il signor Verany mostrato desiderio che la Commissione si accertasse, mediante l'ispezione degli in- dividui tipi, della diligenza da lui usata nel descrivere e nel di- segnare VOnjcJiotentis Morisii e la Loligo Bonplandii, la Com- missione dichiara d'aver istituito il chiesto confronto , e d'aver riconosciuta nelle descrizioni e nelle figure del signor Verany la più scrupolosa e lodevole esattezza. Al signor De Selys succede il Dott. Giovanni Domenico Nardo, il quale espone i risultamenti delle indagini falle da lui e dal sig. Risso per la determinazione della specie di pesce esistente nel Museo di Pavia , di cui il Cav. Prof. Configliachi presentò alla Sezione un disegno. Benché si tratti di figura imperfetta, in cui non si vedono le pinne anali , nò sono tracciati i piccoli scudi squamosi che fanno le veci di ventrali nel genere Lepidopns , e hcnchè le pinne pettorali siano poste fuor di luogo in modo da sembrare ventrali, ciò nondimeno il Dott. iXardo crede di poter con- cludere appartenere codesto pesce al genere Lepidopns. Rela- tivamente alla specie, sembra essere quella descritta da Gouan e dal INardo medesimo col nome di Lepidopns argentens, che DI ZOOLOGIA EC. 259 il signor Risso cliiama Goiiani o Peroni/, ilislingiicndone due specie, e che il Barone Cuvier chiamò Lepùlopits argj reti s ti'a- scurando, non se ne sa il perchè, il nome iVargentens. Però il Dott. Nardo, non avendo sott'occhio, ne polendo esaminare l'individuo dal quale fu tratto il disegno, si astiene dal darne una assoluta determinazione specifica. Coglie invece l'opportu- nità per esprimere un dubhio relativamente al valore del nu- mero dei raggi della pinna anale per la formazione delle spe- cie. Secondo le sue osservazioni un tal numero non è costante in tutte le eia. Nei giovani esemplari codesti raggi mancano quasi afl'atto, o non vi si vedono che rudimentari , per cui alcuni autori credettero, i Lepidopi privi di anale: coU'elà in- vece il loro numero cresce, ed allora ben anche che l'indivi- duo è adulto non lascia (H mostrare traccie di raggi rudimen- tari in progressione verso l'ano. Aggiugne per ultimo due con- siderazioni , e sono 1 .° essere falso che i Lepidopi siano, come asserisce Cuvier, pesci privi di squame j i.° appartenere il loro sistema cutaneo ad un tipo particolare, che esso sig. Nardfv descriverà nella sua opera generale sul sistema cutaneo dei Pesci. Il Presidente prende commiato dall'Adunanza: ringrazia tutti i Membri della parte da loro presa al secondo Congresso scien- tifico italiano , oramai compilo sotto faustissimi auspicii ;, ed assicura che la scienza e la gloria scientifica italiana sono, quanto in ogni altra parte d'Italia, tenute in pregio ed in amore sulle rive del Tevere , alle quali egli sta per ritornare. L'Adunanza risponde con applausi. C. L, BONAPARTE Presidente. De Filippi Segi'ctario. SEZIONE DI AGRONOMIA E TECNOLOGIA ATTI VERBALI DELLA SEZIOXE DI AGRONOMIA E TECNOLOGIA ADUNANZA DEL 17 SETTEMBRE Il Presidente apre l'Acliinanza coU'epilogare brevemente quanto dagli Italiani si fece non solo a prò della nostra Agricoltnra, ira a benefizio pur anche di quella delle vicine nazioni : e qui ri- cordando sommariamente i lavori dei contemporanei , ringrazia gli Adunati per averlo eletto a Presidente di sì illustre Consesso: continua quindi coU'accennare di volo quanto fu operato nella terza Riunione Agraria di Meleto, presieduta dal Prof. Moretti, essendone relatore il Dott. Cera : notando come si siano esa- minate diverse macelline agrarie , ed il bestiame venuto al Concorso, e quindi il sistema di avvicendamento, e le colture di robbia , di arachide, di batata, di poligono tintorio e simili: il rapporto suddetto qui solo si accenna perchè già stampato nel Giornale Agrario toscano. Presa la parola il Vice-Presi- dente Marchese Ridolfi, e rispondendo alla allocuzione del Pre- sidente invila i SEZIONE Il principale prodoMo ed oggetto di esportazione del suolo italiano è senza contrasto la seta: le opinioni tanto degli Agro- nomi, quanto le pratiche degli Agricoltori possono essere ri- dotto a due: sostengono alcuni il metodo che potrcbhcsi chia- juarc artificiale ^ a cui il Dandolo impose e la sua autorità ed il suo nomc^ l'altro è il metodo naturale praticato special- mente dal Reina: come Tallevamento dei filugelli non può essere indipendente dal clima, così non si può stabilire a priori quale sia migliore. Entra ncll'arringo sulla parte pratica della fabbricazione della seta il Dottor llamplnelli leggendo una Memoria che è il risultato delle sue osservazioni e sperienze di 18 anni: in essa commenda specialmente rt) la distribuzione dei bachi nati da farsi ai coloni invece della semente j />) la più grande su- perficie che tosto devono occupare i vermicelli alimentandoli con foglia sottilmente tagliuzzata j e) non approvando il metodo (li allevamento acceleralo ad alta temperatura, perchè il peso assoluto della seta prodotta è minore di circa quattr'oncie per rubbo: le quali conseguenze dedusse da' suoi sperimenti. Ri- guardo poi alla soffocazione delle crisalidi, il Piampinelli dà la preferenza alla stufa a vapore munita ingegnosamente di un apposito termometro R. , nel cui braccio esterno si possono osservare i gradi della temperatura , notandosi infine nella se- guente tavola cronotermometrica il tempo ed il calore impiegati. Ore niinuli gradi del Icrin." Annot.'.zioki N." 1 40 50 Kì delle colle i» 20 32 50 •) 17 35 54 Nel a.*" giorno si accre- del \ lo 37 55 sce uti po' Ij temperatura iitcoiiiiiici.indo (lai gr.idi ;\ 08 38 56 ^j-5t (liminiieiido il tem- 1.° giorno G 02 40 57 po impiegato. 7 00 40 58 8 n 08 M 60 ì DI AGRONOMIA EC. 255 11 Prof. Ragazzoni fa osservare che il inclodo artificiale ac- celerato non si deve al Reina , ma a Camillo Beanvais. Il Prof. Moretti ricorda che il metodo Reina è stato trovato meno buono, forse perchè umido ne è il clima, approvando il metodo di distribuire i bachi nati, invece della semente. Il Dottore Gatta dimanda se il metodo usato di conoscere la successa soflbcazione delle crisalidi eoll'unghia del pollice non si possa adattare alla stiifii a vapore. Il Kidolfi avverte che l'indizio dell'unghia irrorata può essere fallace e mal sicuro, notando il ilampiuelli che se troppo alto fosse il calore, il filo dei bozzoli ne sofl'rirebbe. Il Presidente osserva che l'anno an- tecedente deve servirci di norma per il successivo , se bene eseguite siano le operazioni, e dai bozzoli non isbuccino cri- salidi più di uno per cento. La Sezione però esprime il voto di nuove osservazioni per islabilirc su di ciò un più sicuro cri- terio, onde nelle dillerenti circostanze determinai'e il tempo e il calore necessari per la suddetta sofl'ocazione. Riprendendo la disamina del metodo di allevamento, con- ferma l'Avv. Duboin che quando è accelerata l'educazione dei vermicelli, la seta diminuisce in prodotto. Lo stesso nota il Ridolfi dicendo che se può esser utile nelle prime mute, nel- l'ultima in cui si preparano nel bigatto i materiali serici do- vrebbe essere ritardato il tempo j il Cav. S." Rosa vorrebbe accelerarla solo dove la foglia o per brine o per altro spunta tardi, per non innoltrarci di troppo nei cocenti calori d'estate. Pare quindi che secondo le circostanze meteorologiche si debba seguire un metodo diverso. Il Presidente dice d'aver letto nei giornali che alcuni nostri Soci presenti si sono occupati della colorazione dei bozzoli , e li invita atl accennare le particolarità del fenomeno. Il Cav. Bonafous risponde aver egli realmente ottenuti bozzoli colorati in rosso colla robbia ed in bleu coll'indaco: ma averne lasciati gli esemplari a Parigi. Il Marchese Ridolfi annunzia aver egf* pure, come il sig. Onesti, tentato lo slesso sperimento senza 25G SEZIONE aver avuto gli eguali risultati, soggìiigncnilo essere rilevante clic se ne ripetano le spericnze per le fisiologiche osservazioni. Il Bonafous ricorda però che non vi sarchhc reale vantaggio per la colorazione della seta. Il Cav. Carena presenta un cespuglio di grano supposto provenire da un sol seme , cresciuto a Peccto in un podere dei signori Rhò, conlenente 88 spighe con circa 3ooo semi. JNola il ]Moretti , che se e meraviglioso il fenomeno , non è ne raro, ne recente, riferendoci Plinio che un sol grano aveva prodotto 1 IO culmi. Il Cav. Bonafous offre in dono agli Adu- nali la ristampa del suo elogio storico di Vincenzo Dandolo. CERA Pbesidekte. Milano Segretario. DI AGRONOMIA EC. . 2o7 ADUNANZA DEL 18 Settembre Il Scc;rctario legge l'Atto verbale della precedente Adunanza, il quale è approvato. Il signor Coppa promuove una discussione sul seccume o mac- chie delle foirlie del e;eIso, detto anche nutrìiio in alcuni luoghi: accenna come questo possa addivenire per la forma sreroidalc delle goccia attraverso le quali passerebbero i raggi solari e si concentrerebbero sulla pagina superiore delle foglie. Suggerisce quindi per rimedio lo scuotimento dei ramoscelli cospersi di ru- giada. Il Marchese RldoKì nota che forse questo seccume po- trebbe aver la sua origine da una pianta crittogamica del genere Vredo. Il Prof Milano dimanda se questa recondita cagione non si debba per avventura rintracciare nel fluido elettro-magnetico, poiché questo terribile e generale eccitante esiste in tutto il creato , e non potendosi per la forma sferica delle goccio acquee liberamente comunicarsi dalle fo^rlie all'ambiente atmosfera ìc fulminerà mo/eco/armente , e così produrrà l'accennalo di- sordine. Il Canonico Bellani facendo riflesso che il gelso annual- mente si sfronda o si dirama, pensa che sia soggetto più che ogni altra pianta alle mutazioni atmosferiche, al passaggio dal caldo al freddo, ad una rajfrcihlaliini locale, essendo le goccio di rugiada 0 di pioggia causa o della arrestata circolazione degli umori, o simili alterazioni. Egli rlscrbasi di fare su ciò 258 SEZIONE ulteriori ricerche e riferirle al fiiluro Congresso a Firenze : oltre agli accennati , hanno parte in questa disamina il Prof. Ra- sjazzoni , i Dottori Rosnali , Gatta e Galvano. La seconda parte della proposta del sig. Coppa verte sulla colorazione artificiale dei bozzoli , per produrre la quale sug- gerisce di far assorbire al bachi certe soluzioni colorate, come quella di sale dolce di ferro, quindi sulla seta o sui bachi slessi facendo reagire una soluzione di idroclorato di potassa e di ferro , e provare di avere dei colori bleu nella seta bianca e verdi nella gialla , come con tanto successo va tentando il sig. La Boucherie sui vegetabili : un'altra prova , dice egli , si dovrebbe pure instituirc fra noi per conoscere come la fe- cola di riso ed i preparati di jo'dio, o meglio il glutine di Beccari, possano utilmente impiegarsi per lo scopo accennato. Il Cav. Carena presenta alla Sezione un pacco di grano car- bonizzato, detto in Toscana grano di Certaldo, con una nota d'invio della signora IMarchcsa Lenzoni. Il Marchese Ridolfi accenna come esso si trovi al sommo di un poggio quasi a cono tronco , e sparso in grande superficie in terreno cretoso : il Cav. Bonafous riferisce trovarsi pure in Alvernia ed altri luoghi di Francia, conosciuti colà sotto il nome di Greniers de Cesar, e soggiunge d'aver ricevuto dall'America del formen- tone fossile. Quivi il Prof. Capei fa sapere che in Arezzo, sotto la fortezza e precisamente presso alla casa del Cav. Giulichini , trovansi pure cereali, forse commisti a fave ed altro, ma crede che le investigazioni relative a questo argomento appartengano più agli Archeologi che agli Agricoltori. Si prega in seguito il sig. Cenedella di esaminare se il grano presentato dal Cav. Carena sia veramente abbruciato. Il Dottore Ormea legge le conclusioni di una lunga Memoria sopra un metodo di confronto per allevare i bachi da seta, con cui pretende persuaderci che con cure assidue e vigile go- verno si può ottenere semi di filugelli di qualità superiore a quella the si ottiene coi melodi comuni. DI AGRONOMIA EC. 259 Il Marchese Ridolfi presenta a nome del Dott Salvagnoli un ragno raro in Toscana, ma secondo il detto Prof. Salva- gnoli velenosissimo : lo scopritore lo chiama Aranea Savi: gli sventurati che ne son morsi, dice egli, scampano raramente da morte , e ciò avviene nel solo caso di una larga dose di oppio somministrato all'infermo. Il sig. Cav. Cassi fa notare che il ragno suddetto trovasi non solo in Toscana , ma in altri luoghi ove non è pericoloso^ esso si conosce dai Naturalisti sotto il nome di Disclera erythrina. In appoggio dei fatti co- municati dal Salvagnoli lecere il Canonico BcUani una lettera del P. Della Valle, da cui risulta essere forse questo stesso ragno già conosciuto nel Volterrano, e di morso pericoloso. II Ilidoin però soggiunge duhitare che in tal nota si parli di altro animale conosciuto sotto il nome di Falangio, il quale comunque pericoloso, non lo è quanto quello a cui si riferisce il Dott. Salvagnoli- Il INIarchese Ridolfi fa alcune verbali addizioni ad una sua Memoria già pubblicata negli Atti deirAccademia dei Georgofili sulla coltura del Convolvulus batatas e sulla conservazione de' suoi tuberi. Il metodo più conveniente, dice egli, è di pro- curarsi per mezzo dei tuberi piantati in letto caldo la quantità necessaria di planticine che disposte diligentemente in vivajo si possono a Meleto trapiantare in aperta campagna sul finire di maggio : nei luoghi e tempi ove temesi un'aridità desolante nei mesi d'estate, come in Toscana addiviene, si lasciano i suoi steli strisciare sul suolo , perchè colle loro foglie adombrino le sottoposte radici. Si rincalzano le piante, perchè s'ingrossino i tuberi e meno risentano il nemico calore. La maggior dilllcoltà sta nella conservazione: assicura il Ridolfi che in un sotterraneo con rena stratificati i tuberi , ove temperato siane l'ambiente tra gli 8 ed i 10 gradi R. , essi si conservano Ijcnlssimo, e l'esem- plare oderto alla Sezione ne fa chiara testimonianza. L'uso che nella rurale economia si può fare della Batata è estesissimo : le sue foglie si cucinano come le piante oleracce , i suoi steli sono ■2G0 SEZIONE dal bestiame mangiali tanto avidamente che le nuicclie mantenute in confronto con istcli di batata e di fieno aumentarono alla prima cnra il loro prodotto in latte*, i tuberi poi si mangiano crudi, cotti, e quel che più importa, con gran vantaggio si possono introdurre nella panidcazione a preferenza del pomo da terra : tre quarti di tuberi colti incorporati ad un quarto di farina di formento forni- scono un pane assai delizioso da appagare il gusto anche di dilicati gastronomi. A questi cenni aggiunge il Bonafous dì aver colti- vato a Parigi la Batata avuta per seme , e questa circostanza sarebbe fiivorcvole per noi, che potrebbe fornirci di varietà pre- ziose e più rustiche e più adattale al nostro clima, di quanto sia quella in discorso. Il Prof. Moretti fa avvertire che benché questa sia la pratica migliore negli aridi terreni, essa però non e esente da qualche inconveniente. Lasciando infatti strisciare gli steli come vuole il Ridolfi, il volume dei tuberi si scema per il nutrimento sot- tratto dalle barboline che mettono radice a ciascun nodo della pianta. Nei paesi poi ove si temono gli alidori di state, conser- vandoli anche verticalmente appoggiati a canne o piccoli pali si potrebbe, come suggerisce il Presidente, seminare tramezzo in- salata od altre piante oleracee ad oggetto di mantenere l'umidità nel terreno. Crede però il Marchese Ridolfi che un tal metodo non sia scevro d'incomodo , né in tutto adattato alla grande col- tivazione, benché paj a commendevole nelle accennate circostanze. CERA Presidente. MiLAKO Segretario. DI AGRONOMIA EC. 2C1 ADUNANZA DEL )f) SETTEMBRE Il Segretario legge l'Alto verbale della precedente Adunanza, il quale è approvato. Il Prof. Moretti dà un cenno storico sulla introduzione in Italia del Coiivolvulus hatalas fatta dai Gesuiti e coltivato in Roma per alcuni anni soltanto, perchè le cure volute nel go- vernarne 1 tuberi in inverno stancarono la pazienza dei due introduttori.il Cav. CdStiglioni pure, nel 1702 ed anni suc- cessivi, lo coltivò in Lombardia; e per la stessa di/Hcoltà di conservazione desistette dalla incominciata impresa. Quello che risulta cH'ettivamcnte nel Milanese si è, che la conservazione dei tuberi non può aver luogo in umido terreno, ma solo riesce quando vengano stratificati con sabbia secca e racchiusi in cas- sette di legno sospese al focolare della cucina: altrimenti è impossibile il conservarli. Il Moretti accenna una sua lettera del 18 ig al sig. Acerbi, ove ne indicava il metodo di coltura e di conservazione , aggiugnendo che le prescrizioni suddette solo voleva estendere al clima Lombardo ed alla piccola col- tura, mentre in Toscana la cosa riesce ben diversa, come egli I stesso ha potuto convincersene a ^Meleto. Riguardo poi alla rincalzatura, lo stesso Professore fioretti la riguarda meno necessaria , perchè le radici della pianta discendono alla pro- fondità di ben oltre un braccio , e le piccole radici possono 202 SEZIONE servire alla riproduzione, mentre i maggiori tuberi si impie- gano nel nutrimento. Il IMarchcsc Ridolfl risponde che riguardo alla conservazione dei tuberi in Lombardia, se non riesce nei sotterranei ordi- nari per causa dell'umidità soverchia , bisogna tentare gli scavi orizzontali in qualche collina specialmente in terreno tufaceo, ove è probabile che possa riuscire: quanto al modo di colti- vazione della pianta, egli ricorda che le cure che si impiegano nell'orticoltura sono diverse da quelle usate nelle grandi col- tivazioni, quindi massime per la Toscana trovar più conve- niente il lasciare strisciare gli steli e rincalzarli. Soggiunge che la varietà a cui dà la preferenza e la lunga bianca, perchè di produzione più certa , di più sicuro successo e di rami più eretti e meno striscianti che le altre affini, quali sono la vio- letta e la gialla : presenta un esempio di rotazione compa- rativa di quattro campi nel cui primo erano seminate le ba- tate, nel 2.° le barbabietole, nel 3.° i pomi da terra, e le fave nel quarto: a queste coltivazioni succedette il frumento, il cui prodotto fu minore nei campi del secondo e terzo numero , e sensibilmente maggiore in quelli in cui le fave e le batate furono coltivate: conchiude finalmente che ogni parte di questo vegetabile è utile , perchè anche quella creduta legnosa , anche il tubero che già servì a somministrarci piante per la ripro- duzione , possono impiegarsi nella domestica economia come alimenti. Il sig. Coppa, riflettendo che l'acido solforoso riesce utile per la conservazione delle bietole , lo suggerisce anche per quella dei tuberi di batata, sia nelle fosse tramezzate da fascine, sia in apposito stanzino ben chiuso ;, e nel caso in cui questo me- todo non giovi , egli crede che si potrebbe tentare con pro- fitto la polvere di carbone o di calce , i vapori di cloro e simili. Il Marchese Ridolfi fa rivivere la discussione sul seccume delle foglie, ed osserva doversi forse prendere in considerazione l'azione della luce e le goccioline poste alia sommità del to- DI AGRONOMIA EC. 263 mento o peluria delle foglie medesime che possono venire, come da lenti, abbruciate. Il Dott. Gatta aggiunge che alcune va- rietà di viti sono più delle altre soggette al seccume^ il Prof. Moretti riferisce pure che la foglia giazzolu dei Lombardi è la più intaccata: nota il Prof. Majocchi doversi esaminare la forma delle goccio nei gelsi illesi e l'angolo di rifrazione so- lare. Il Prof. Milano avverte che a parità di circostanze il gelso morettiano non è quasi mai sottoposto al malore in discorso: si sospende quindi ogni giudizio sulla forse giù troppo protratta questione , aspettando le conclusioni di una Commissione a ciò dal Presidente nominata. Consapevole il Conte Villa di tutti gli inconvenienti che si attriiiiyscono al Gelso capuccìo o multicaiile , avendolo in este- sissima coltivazione, forse la maggiore d'Europa, esperimen- tato con risultati molto diversi da altri ottenuti in differenti circostanze , invita con una sua nota i Membri della Sezione Agraria ad esaminare sul luogo le circostanze di questa pianta e l'utile sussidio che può arrecare alla serica economia. Aderisce il Presidente al gentile invito del citato Agronomo, e nomina una Commissione per esaminare lo stato dell'agricoltura del circondario di Torino ^ un'altra per visitare i precipui Stabili- menti tecnici j una terza infine per riferire all'Adunanza il sunto delle IMemorie o libri offerii in dono alla medesima ^ e chiama a comporlo , per l'Agronomia i signori Marchese Ridolfi , Prof. Moretti, Conte Villa, Colonnello Sambuy, Dottore Cortola ;, per la Tecnologia i signori Cav. Vegezzi , Lorenzo Valerio , Prof. Majocchi, Prof. S. IMartin, sig. Cenedella, Dott. Della Torre ^ per l'esame della parte teorica i signori Avv. Maestri, Prof. Moretti , Marchese Ridolfi , Dott. Rosnati. Il Prof Lavini con apposita lettera fa sapere che deve pre- sentare alla Sezione di Chimica una sua Memoria analitica sul grano carbonizzato di Ccrtaldo : al qual proposito il Cenedella riferisce d'aver trovato nel grano suddetto dcll'ulmina , del- l'acido ulmico un po' azotato , ed alcune materie terrose. 2fii SEZIONE Il Marchese Ridolfi presenta due varietà d'uva Americana , avvertendo come si distinguano per il loro odore particolare, somlsllante l'uno a quello della frainìiuise e l'altro analogo a quollo del ilore della Afagno/ia gnindi/lorn : soggiunge poscia un cenno sulla loro fisonomia e sulla loro coUivazicnc. Il Dot- tore Ormea presenta pure una varietà d'uva simile alla prima delle anzidette : il frutto di queste piante potrebbe forse impie- garsi utilmente nell'italiana enologia , se il gusto dei consumatori vi si potesse avvezzare , se il commercio dei nostri vini prendesse vigore più grande, se i nostri moscatelli, le nostre malvasie, j nostri aleatici non fossero per avventura preferibili alle va- rietà di sopra nominate. E qui il Prof. Moretti accennando come torni difiicilc l'uso dei nomi volgari , nota la n^pessità di una sinonimia scientifico-agraria italiana. Il Presidente legge alla Sezione un Programma stampato , col quale la Società d'Industria e d'Agricoltura d'Oncglia sta- bilisce il premio di L. 10,000 da darsi allo Scopritore d'un mezzo atto a distruggere l'insetto che danneggia il frutto del- l'olivo. La Sezione accoglie con applausi questa comunicazione, e delibera clic il Presidente abbia a ringraziarne la Società suddetta con apposita lettera. GERA PRES1DE^TE, M1L.4NO Segretario. 1 DI AGRONOMIA EC. 2Co ADUNANZA DEL 21 SETTEMBRE Il Segretario legge l'Atto verbale della precedente Adunanza, il quale è appiovato. L'Avv. Salvagnoli propose nel Congresso Pisano l'isliluzionc d'un Comitato, che attendesse a raccogliere lutto ciò che si riferisce alla pratica agronomica italiana. Il Marchese Pùdolfi legge una nota sopra la necessità di esaminare e di ordinare (pianto si è già fatto in proposito , ed anche sulla necessità (li modificare il Programma per renderlo facilmente ed util- mente eseguibile. Dopo ci() mostra alla Sezione un fascio di carte che a lui , come a Deputato toscano , hanno già inviato vari suoi connazionali ^ ne commenda il pregio, e le riguarda siccome ottimi materiali per la grande impresa ideata. Il Pre- sidente ed il Prof. Moretti dicono pure di aver diramato il Programma col mezzo dei giornali del regno Lombardo-^'cneto, e di essere stati corrisposti con parziali memorie ed altre no- tizie relative al tema proposto. Il Prof Ragazzoni accenna di aver pubblicato nel suo giornale e nella Gazzetta piemontese l'invito di Pisa, ma che ninno rispose alla sua chiamata: ri- corda il Prof. Milano essere slata scritta una Memoria di M. T. Stofì', che a giorni uscirà colle stampe, nella quale si cerca di indagare le cause dello stato attuale dell'Agraria piemontese. ói S66 SEZIONE Il Prcsltlenle cliiaina ad esaminare il progetto del Marchese Ixiiiolfi i signori Prolcssori Morelli, Ragazzoni e Dolt. Gera, siccome quelli che fanno parie della perenne Commissione slata nominata in proposilo, aggingncndovi in luogo dei Membri assenti TAvv. Maestri, il Prof. Capei e il Cav. lìonafous: si conchiiulc inhne che tornerebbe vantaggioso il pubblicare le IMcmorie indirizzate allo scopo contemplato nei giornali delle rispettive provincie, aflmchè ad ognuno sia dato facilmente di aggiugnerc , modificare, correggere quanto crederà opportuno, facendosi aver copia di quanto sarà stampato al Segretario Generale sig. Avv. Salvagnoli a Firenze. Il Prof Barufll presenta a nome del Colonnello L. Serristori alcuni esemplari dell'effigie del Conte Gallesio sì benemerito della Botanica e dell'Agricoltura. Propone il Presidente di dar grazie al Donatore : in tale circostanza si ricordano i cenni necrolqgici stampati di lui in vari giornali sì italiani che stra- nieri , e si prega il Medico Carenzi , che corrisponde col figlio, od il Presidente stesso, a volerlo interpellare negli interessi della scienza, di far ricerche di una pregiala Memoria sopra gli in- nesti che il Naturalista suddetto leggeva al Congresso di Pisa. La Maclura aurantiaca si preconizzò come utile ausiliario de' gelsi mancanti per le brinate di primavera. Il Doti. Ro- snati legge una Memoria per rispondere ,alle obbiezioni che vennero fatte a Pisa a un suo lavoro su tale argomento, ag- giungendo la relazione di alcuni sperimenti che comprovano potersi i filugelli alimentare colla foglia della pianta accen- nata: mostra infine il frutto della maclura colto sopra un in- dividuo di sette anni, in un con due piccole matasse, una in trama e l'altra in organzino, con quattro bozzoli di filugelli ali- mentati colle foglie suddette. Risponde il Prof. Moretti, che se eguale qualità si ravvisa in altre piante, come nella Scorsonera hispani'ca, doversi queste preferire alla prima perchè meno incomode e di più facile pro- pagazione : avverte pure che si deve tener conto della qualità DI AGRONOMIA EC. 267 e quantità della seta prodotta risultando da ripetuti suol spc- rlniciili che i ijozzoii de filugelli nutriti a inachira, a parila di circostanze molto meno producono in seta cioè un 3o per loo di fiiloppc: propone poi all'uo|)0 il Moriis rubra Var. cana- dcnsìs come rpicllo clic può utilmente impiegarsi nelle accen- nate circostanze. Il Prof. Rairazzoni Ai osservare ai contendenti che il Dott. Rosiiati fece sperienzc per rispondere col fatto alle obbiezioni del Congresso di Pisa. Ripiglia il Presidente che non 111 mai contrastata nò la possibilità ne la realtà del fatto : il Vice-Presidente presa la parola propone di passare ad altro tema, sendochc negli interessi della scienza la cpicstlone sem- bragli suflicientemente rischiarata. Il Dottor Biasoletlo presenta all'Adunanza alcune foglie di gelso col seccume o brusone, sulle ipiali dice ravvisarsi alcune Crittogame probabilmente ipojìlle ^ se pure non sono Sferie di specie nuova. Dimanda il IMoretti se siano causa od efletto della malattia, anzi aggiugnendo l'esempio di vegetazione fun- gosa trovala sul cranio di un individuo ammalato riferita da Yallisnieri inclina a credere che, piultostochè cagione, ef- fetto debba dirsi la crittogama accennata. Si rimanda però questa disamina alla Commissione incaricata di tale oggetto. Il Cav. r)onafous espone brevemente che le macchine per battere il grano turco sono due , l'americana e la toscana : ambedue sono in presenza degli Adunali. Si accennano dal Presidente le modificazioni fatte o suggerite dal sig. Ciapelli alla prima , la sostituzione cioè di un peso alla molla , e la aggiunta di una tramoggia e di un volano, dei quali candjia- menli fece cenno nel suo Dizionario d'Agricoltura: la macchina toscana del Bersanti ha in Pisa ottenuta una menzione ono- revole. Si fanno agire ambedue le macchine e cento pannocchie sonoogualmcnle sgranate dalla americana in 4 minuti 56 secondi coU'impiego (li due persone, e dalla toscana in 3 minuti e 28 secondi essendovi necessarie tre persone. Con tale occa- sione crede conveniente il Prof Milano di far osservare che SEZIONE '"' n ,ì 1 VAallc una ne esiste mossa dall'acqua, la L.ontc „..,sio,e .Ielle due aceeunale. GEUA Pbesidekte. MlLlKO Segretario. DI AGRONOMIA EC. 2G9 ADUNANZA DEL 22 SETTEMBRE Il Segretario legge l'Atto verbale della precedente Adunanza, il quale viene approvato. Propone il Barone Jacqiicmoiid alcune modificazioni relative all'ordine da seguirsi nelle Adunanze di Agronomia , osservando che l'ordine scientifico tenuto nelle lliunioni francesi potrebbe per avventura preferirsi , trattando a cagion d'esempio della teorica dei terreni, dei concimi, delle rotazioni ecc., e che dei lavori o memorie , massime se di lunga lena^ si dia un estratto o sunto per conclusione. Il Presidente fa alcune os- servazioni in proposito, e conchiude che a questo metodo in Italia non si può dare la preferenza, perchè gli Adunati ten- gono l'uso e come il diritto della* proposizione : che però si sarebbe tenuto conto della proposta e registrata negli Atti. Il Dottore Della Torre fa la lettura di una sua lunga Me- moria sui Rumford popolari, cioè sui mezzi che egli crederebbe atti a generalizzarne l'uso, presentandone un modello, e di- cendo di alcune rettificazioni alle cose da lui stampate in pro- posito. Il Canonico Stancovich legge per sommi capi una sua interessante iMcmoria sopra uno Spolpoliva ossia violino oleario da lui proposto, con cui si separa la polpa dell'olivo dal suo nocciolo per quindi spremere e quella e questo separatamente. Pai'la in essa degli antichi autori che dell'oliva trattarono : 270 SEZIONE delle varie operazioni da essi conosciute e praticale, quindi delle antiche macchine , delle quali si son perduti in gran parte i modelli: tratta in disteso degli autori e dei metodi moderni: del trapcto di Slabia , della mola Romana , del molino dome- stico di Siein'e , dei cilindri scanalati del Las fri, della ma- cina scanaìnta Jìorentina , del cilindro scanalato dello Spadoni^ del Frantojo di Lucca, del Molino Riccardiano; dà infine l'ana- lisi meccanica dell'oliva. Nel passare poi alla parte vitale della sua proposta indica il suo Spol[)oliva e IMacinoccioIo coll'ap- posita descrizione, disegno e modello di un terzo minore del naturale: accenna della utilità e dei vantaggi del medesimo mosso da un cavallo , potendosi perfino avere /jo barili d'olio in 24 ore, risultato da cui son molto lontani tulli i migliori metodi sin qui praticati: vicn quindi accennando dello slret- tojo e delle modificazioni da lui l'alte a questi meccanismi. 11 Presidente invita i proprietari di oliveti ad esaminare lo Spol- poliva e a fare quelle osservazioni che fossero di proposilo, sembrandogli rilevantissimo il tema trattato. Si incomincia quindi tra il Can. Stancovich, il Prof Moretti, il Prof Ma- jocchi, il Presidente e il Prof. Ragazzoni una discussione bi- bliografico-olearia , a cui aggiugne per conclusione lo Stancovich l'annunzio di un'opera che egli stamperà sopra questo argo- mento. llChiniico Coppa propone in una Memoria che legge all'Adu- nanza il vario impiego del così detto r^isino o pistino, il quale benché di egual qualità nutriente che il riso del commercio ha però un valore piccolissimo, impiegandosi per lo più solo pel nu- trimento del pollame. Accenna egli come con esso si possa ot- tenere la destriiul, la cui applicazione alla fabbrica dell'aceto, della birra , del vino , alle preparazioni lucide dei tessuti di lino, di cotone, di seta, già commendate da Payen , non si pos- sono più contrastare : nota che converrebbe di più estrarre la fecola dal risino che ne contiene 85/too, mentre il frumento no somministra 60 al più, e venti 0 ventidue le palale. Accennali DI AGRONOMIA EC. 271 dal sig. Coppa 1 metodi di Licbig, di Vauquclin , di Braconot e della Sociclà Agraria Torinese , noia gli incoiivenienli dei metodi del Beccari, e soggiunge che per aver questa fecola ri- corre alla lerinentazione, come a mezzo più facile ed economico. Egli ottiene la deslrina bianca trattando la fecola coll'acido sol- forico : nota varie applicazioni della destrina, a dar la vernice a carte colorale, a slofl'c tessute, a bassirilievi e simili. Ma lo scopo a cui sembra mirare il sig. Coppa è certo ben più filantropico, quello cioè di migliorare il pane ed il vino dei campagnuoli, che tutto il giorno curvali al suolo sotto la sferza di un sole che li fla- gella non hanno per vitto ordinario, premio dei loro sparsi sudori, che un pane mal fatto , poco sostanzioso ed indigesto, ammollito in acqua di fonte o di ruscello. Non è nuova l'ap- plicazione, ma e certamente meritevole d'attenzione e di studio. Il risino ridotto in farina e convenientemente trattato nella panificazione e nella vinificazione, può essere ai campagnuoli di gran giovamento. Il Dottore Gatta comunica all'assemblea un fatto nuovo re- lativamente alle osservazioni barometriche, come indizio di pronostico meteorologico, ed è che se le estreme oscillazioni indicano quasi certamente buono o cattivo tempo, le oscilla- zioni medie seguono un ordine aflatto inverso ^ così egli in uno spazio di 40 mesi tenne, due volte al giorno, esatto conto dell'altezza barometrica ed ebbe per adeguato 192 giorni di pioggia quando l'adegualo del barometro ridotto a zero era a 738, i5, e giorni di pioggia i3i quando il barometro era solo a 737,38. Così si avrebbe dificrenza in meno nel barometro 77 centesimi di millimetro e 61 giorni in meno nella pioggia. Osserva il Prof Majocchi che dalle sperienze del Polleni ' si ha pure un numero minore di giorni piovosi (piando dalla media il barometro si avvicina alla massima elevazione , e maggiori giorni piovosi quando dalla media s' accosta alla estremità più bassa. Toccano i due contendenti delle attrazioni lunari sull'atmosfera , e delle variazioni barometriche che ne ■27-2 SEZIONE dipendono, essendo, come tulli i fisici lo sono, tra loro d'ac- cordo sulle estreme oscillazioni. Avendo la Società Agraria di Jesi offerto un premio a chi proponesse il metodo più semplice, lucile ed economico ])er rallevameuto dei filugelli , uno ne fu inviato dal sig. Garulli. Il Marchese llidolfi accenna le prove che ne fecero alcuni coltivatori, e comunicasse all'Adunanza una lettera del Prx)f. Rinaldi, dalle osservazioni del quale risulterebbe che il me- todo Garulliano non avrebbe quel vantaggio che l'Autore pr<:- teude. L'inconveniente maggiore sarebbe indiretto, i gelsi cioè, da cui si devono staccare i ramoscelli, soflVono di quest'ope- razione. Il Prof. Rinaldi crederebbe di ovviare a tale incon- veniente adoperando erica, colzat , od altri vegelabili disposi! a mazzetti onde cospergerli di foglia. 11 Marchese Ridolfi ricorda che questo metodo è conosciuto col nome di Al' hero Garulliano, e che venne descritto nel Giornale Agrario Toscano, come praticato nel Friuli;, ed inoltre che il Lam- bruschini ollcrse i risultati da lui ottenuti ncH'averlo pratica- mente usato. Il Presidente dice allora ricordarsi benissimo che il Colonnello Conte di Thurnn descrisse e chiamò questo metodo Frialano, ma che però tal epiteto non gli si conviene del tutto, stante che è poco usato, e non già nel Friuli, ma sì bene nella parte del Trivigiano che sta sul fiume Livenza. Conchiude che potrebbe tornar vantaggioso nei paesi ove si diramano i Gelsi- GERA Presidente. Milano Segretario, DI AGRONOMIA EC. 275 ADUNANZA DEL 23 S E T T E M n rt E Il Scgi-ctario legge l'Atto verbale della precedente Adunanza, il quale viene approvato. Sul già accennato tema della fai)bricazione dell'olio rivolge l'attenzione il Presidente con alcune osservazioni accennategli dal sig. liosini, da cui risultcrchhc die l'olio fallo colla sola polpa separata dal nocciolo non riesce il migliore specialmente in quanto al sapore e perciò poco commerciabile. Quasi le stesse osservazioni riporta il Dott. Della Torre aggiugncndo che alla spremitura male si prcsla la sola polpa. Risponde lo Stancovicli clic questo (se fosse vero) sarebbe contrario alla pratica di tutti gli agronomi .si antichi che moderni, ben sa- pendosi come l'olio |)iùnno, l'olio vergine, ottengasi appunto da una leggera pressione. Il Presidente crede impcrlanlo di so- spendere la questione e richiamare il Canonico Stancovich a voler darsi a prove estese e quindi riferire alla prossima Adu- nanza di Firenze il risultato delle sue ricerche : al che accondi- scende il Canonico suddetto. Piicordali dal Presidente i sensi di gratitudine che i IMcmbri tutti della Riunione, e specialmente quelli della Sezione di Agronomia, devono al Corpo Decurionale, alla Società lilarmonica, al Gabinetto Letterario ed agli altri cittadini che gentilmente accolsero le diverse nostre Commis- sioni incaricate di visitare le manifatture e la campagna to- 274 SEZIONE rincse , 1cq;c;c una lettera ilei sig. Romano in cui annunzia di aver scritto, come fece pure il Prof. Ragazzoni, al figlio del Conte Gallcsio per la Blemoria sugli innesti slata letta in Pisa. Il sig. Lcccrl" presenta un progetto per estinguere la mendicità, ed aggiugne verbalmente alcunché sopra questo argomento do- mandando che siano bilanciati i mezzi da lui suggeriti per ese- guirlo. Il Presidente assicura il preopinante che si terrebbe conto della proposta , dubitando però che s'aspetti alla nostra Sezione l'occuparsi di tale argomento. Il sig. Blazzola comunica in una sua nota alcune osser- vazioni fatte sopra il bruco che devasta i pometi, da lui creduto V ì poiiomeitta ei'onjinella : secondo il suo pensare si dovrebbe fra i pometi piantare V Evoiiymus enrojmcus in quantità proporzionale alla superfìcie da guarentirsi, credendo che VYpoiioìneuta evonymella lasci le foglie del pomo per di- vorare quelle dell'Evonimo. Il Prof. Moretti chiede se alle volte il bruco che vive sull'Evonimo non fosse diverso da quello che si pasce delle foglie del melo ^ a questo dubbio del Morelli ag- giunge il Ridolfì che in Toscana i pomi sono mollo infestati dal bruco della Liparis dìspar e che l'Evonimo lo è dall' )/;o- nomeiitay quindi sospetta che il rimedio proposto dal sig. Maz- zola non abbia sempre ad essere eillcace. Il sig. Ferrari legge una sua Memoria, nella quale dopo aver accennate le opinioni di alcuni che attribuiscono la causa del lan- guore e della morte deigeisi all'innesto fatto sul gelso selvatico troppo vicino al colletto della pianta, od al taglio parziale od as- soluto che praticasi dopo la sfrondatura nel maggio e nel giugno, annunzia d'aver trovato che la calce impiegata ed adoperata in ragione di otto libbre per pianta impedisce il deperimento suddetto. Cercando quindi di spiegare come in questo sperimento si comporti la calce egli inclina a credere che, oltre di emen- dare il terreno, agisca sulle sostanze organiche, converta pure alcune materie in acido ulmico, e perciò si formi un ulmato calcare che impedisca la maialila delle piante. Senza entrare DI AGRONOMIA EC. 275 nel modo di spiegare questo fenomeno , osserva il Prof". Ra- gazzoni elio una sperienza di tre anni non Ijasta, percliò le piante non avendo ancora potuto spingere le radici ove non si è impiegata la calce, non hanno nenimeno potuto essere in contatto' col principio morboso. Questo argomento è di tale importanza per l'industria serica italiana che da gran tempo cliiamò a se l'attenzione degli Agronomi. Jja Società patriotica di Milano la proponeva con un premio che poi accordò al sig. Paletta. L'Ateneo di Bergamo vedendo che l'impiego della calce era iiisulliciente, ripropose il quesito, nò si e potuto sciogliere compiutamente non essendo ad alciuio stato conlcrito il premio. Ripiglia il Presidente che dei fatti riferiti dal sig. Ferrari de- vesi tener conto , ricordando quanto già sopra tale argomento erasi discusso in Pisa^ quando il Prof. Configliachi ci richia- mava sopra questo proposito, e mostrando desiderio che quando uno torna sovra il tema da altri trattato, debba farsi carico di quanto è stato detto antecedentemente, e con prove ed espe- rienze dirette confermarlo o confutarlo. 11 Prof Moretti, ac- cennando una teorica delle rotazioni, che stabilisce le piante come gli animali rilasciare per le loro radici materie escre- mentizie le quali sono inutili anzi dannose alla pianta stessa da cui sono espulse , inclinerebbe a credere che questa fosse la causa del deperimento di cui si è parlato, soggiugnendo che periscono i gelsi ove le loro radici o sono in contatto di tali sostanze escrcmenlizie , o giungono là dove non trovano ter- reno adattato a nutrirle. Il Prof. Milano lem;c una ^Memoria di Marco Tubcronc Stolf che versa sull'educazione della donna nei suoi rapporti all'Agraria ed alla Tecnologia. Riguarda l'Au- tore II') la relazione del colono col proprietario, e dell'operajo col fabbricante, Ij) la mancanza di adattala educazione nel sesso femminile, e) l'indole dei lavori della donna nelle classi di- verse, per poter tutta comprendere l'estensione del tema pro- posto. Svolte le principali idee intorno a questi quesiti, ed esaminato lo stalo della popolazione contadina e manifatturiera 276 SEZIONE nelle circostanze diverse della vita , concliiiide sulla necessità 1." di honc studiare e definire la natura del colonato e dcc;li altri patti che legano gli agricoltori coi proprietari , gli operai coi fabbricanti •, 2.° di occuparsi seriamente dello stato fisico e morale e della educazione ed istruzione delle masse popolari j 3.° di la- sciare alla donna solo quei lavori che sono più conformi alle sue forze ed alla sua costituzione. Il Cav. lìonafous mostra una macchina ingegnosa, da un Mec- canico di Grenoble presentata alla Società Agraria del dipar- timento dell'Isère , per tagliare le foglie dei gelsi e sommini- strarle cosi con un crivellino appo.sito ai neonati filugelli : si fa agire in presenza degli Adunati la macchina suddetta , e la foglia, tagliata quanto vuoisi minuta, si fa vedere agli ama- tori. Siccome essa potrebbe essere di vantaggio per l'uso ac- cennato , così il sig. Bonafous promette di darne il disegno e la descrizione negli Annali della R. Società Agraria. CERA Presideme. MiLAiNO Segretario. DI AGRONOMIA EC. 277 ADUNANZA DEL 24 Settembre Il Segretario legge l'Atto verbale della precedente Adunanza, il quale è approvato. 11 Marchese Riccardi del Vernaccia ritorna sulPargomentu della fabl)ricazione dell'olio di oliva, per avvertire come sino dal- l'anno i838 abbia egli presentato all'Accademia dei Georgofill wi nuovo laolino colla pietra da macina foderata di ferro fuso , con gabbia pure delio stesso metallo, 0 come quindi, non gar- bando ai Georgofdi la proposta, egli si sia dato con profitto a vestire il piatto con latta ed il macinino con ferro battuto, e che finalmente il fattore del Cav. Manelli introducendo nella gabbia degli stoini di giunco abbia tolti di mezzo quegli osta- coli che ne impedivano il buon uso. Ritorna il discorso sulla malattia dei gelsi, ed il Dolt. Ro- snati accenna una sua Memoria stampata in cui vengono com- mendati i metodi del Paletta di cambiare e di abbruciare la terra, per distruggere cosi, come accennarono il Prof Moretti ed il Presidente, il principio mori)ifico, e lasciare nelle buche ì residui del debbio , olili alle radici dei nuovi gelsi. L'inge- gnere Rrey ricorda di nuovo che il terreno sottoposto vi ha una influenza grandissima, poiché i gelsi piantati in terreni, il cui sottosuolo è leggero, asciutto, selcioso, meno risentono degli altri la micidiale influenza. 278 SEZIO^E Il Cav. Bonafous presentando alcune plaiilicellc di PoJjì^onum tìnctoriurn in un coirotlcnulono indaco , lecca alcune ccsc re- lative alla storia ed alle ahiUidini di questa pianta e partico- larnienle, come nei terreni freschi ed umidi, in alcune vallate della Savoja, riesca più rif^ogliosa che in climi più caldi e sec- chi. In conferma di questo avverte il Prof. Milano d' avere l'anno scorso veduto il Poìygoniifìi tincloriiiìii in piena e ro- husta vegetazione nel giardino del Prof. Morrcn a Liegi , ove la temperatura è più umida e meno calda di quella del Pie- monte. Lo stesso confermano per la Lombardia il Prof. Moretti , ed il Marchese Ridolfi per la Toscana. Il Presidente accenna di non aver avuto notizia, che noi nostri giornali siasi parlato della vera introduzione in Italia di questa pianta fatta alla metà del secolo scorso e forse coltivata in Roma^ come appare da una Memoria stampata colà e riprodotta, crede, negli Opuscoli Scientilìci di Napoli: in quella Memoria parlandosi appunto delle piante lintoriali che sarebbe utile di coltivare in Italia, vi sono alcuni cenni sul Polygoniini tiiicion'iim. Il Bonafous legge un brano della sua Memoria stampata l'anno scorso, in cui accenna l'introduzione fatta di questa pianta da Bernardo de Jussieu che la ricevette dal P. D'Incarville col nome di Siao-Iane o piccolo azzurro. Passò da Parigi nei giardini di Londra nel '77^5 più tardi in quelli di Germania: dopo ebbe in Fran- cia la sorte toccata pure ad altre simili piante, come all'/- satis tinctorici o guado, che già collivavasi in Pavia nei passali tempi-, circostanze forse da attribuirsi ai diversi in- teressi sociali e commerciali. Lo stesso Cav. Bonafous pre- senta un sa2:G;io d'indaco ottenuto dal Chimico Bcbert di C/O Savoja con \\n metodo che creile mollo facile ed economico. Il Prof. Ragazzoni fa osservare che il Prof. S.' Martin ha già presentato alla Società Agraria una Memoria su quest'argo- mento, ed un saggio d'indaco ottenuto dal sig. Paton Chimico savojardo. Anche il Ridolfi ricorda alla Sezione di aver fallo al Congresso di Pisa osservazioni sul Pohgoruini e mostrali DI AGPiONOMl.V EC. 279 saggi d'indaco oUcnutone, avvertendo clic l'indaco dcll'/v«//^ tinctorìa non gli era sempre riuscito bello come quello del Poligono. Il sig. Garneri tratta della sostanza alimentare del Polygonum fagopiiHin come utile e già impiegata da noi per nutrimento dei contadini, a cui soggiugnc il Jìonafous clic anclie il Polygo- num tinctoràtm^ senza scemare il prodotto delle sue foglie in colore, e de'suoi steli in potassa, somministra semi inservienti a nutrire il pollame. E pigliando occasione dalla sostanza ali- mentare del P. fagopiritin parla il signor Garneri della fecola delle patate: nota clic essa si jiotrebbc ottenere più a buon mercato (14 centesimi per libbra); clic con essa si possono mi- gliorare le cattive farine con cui si fa il pane ai campagnuoli^ che può utilmente impiegarsi nel preparare il nutrimento agli infiinti ncU'allattamcnto artificiale^ che infine parecchie utili applicazioni si possono fare anche delle acque di lavatura- A proposito dell impiego della fecola per far pane ordinario ad uso dei contadini osserva il Prof. JMilano che forse sarebbe più conveniente l'impiegare i tuberi, cotti nell'acqua od al vapore, con farina di frumento, soggiugnendo di averne ottenuto pane buonissimo, ma che meglio ancora converrebbe il ccncraliz- zarne, ove si potesse, la coltivazione per mangiarli in natura come notava il sig. Bellani, essendo questo il suo impiego più semplice e più naturale. Il Vice-Presidente accenna che i fra- telli Cini di S. Marcello hanno una estesa fabbrica di codesta fecola, di cui una gran parte si consuma nel loro stesso Stabili- mento per dar la colla alla carta, comprandosi il resto dai ma- nufatlori , dai credenzieri e pasticcieri, non mal dai proprietari o campagnuoli per far pane , forse perchè troppo elevato n'è il prezzo , come avverte il sig. Garneri. Lo stesso si ricorda dal lìonafous relativamente ad una fabbrica esistente in Savoja. 11 Presidente richiamando la discussione allo stato primitivo della questione, credcdoversiconchiuderechclepropostedelsig. Garneri debbano aversi come utili e suscettibili di vanlagalosc applicazioni. •280 SEZIONE Il slg. Ferrari legge fine note: nella prima suggerisce di pre- parare un latte calcare ed ininicrgervi i semi del canape per difenderlo dai topi e dai passeri : questa proposta non viene contraddetta , aspettando lorse prove più concludenti e di con- fronto per decidere sul suo vantaggio : nella seconda avverte di avere praticato il metodo già conosciuto di Dumas per fare pasta ad uso dei tappezzieri, legatori di libri, fabbricanti di stolle e simili , impiegando l'aceto allungalo colla farina di fru- mento. Presenta il sig. Cenedella due pezzetti di carbone inviatogli da Solignano e da Recorvo che egli inclinerebbe a credere fossile: della quale sostanza accenna le proprietà meccaniche e le chi- miche, soggiugnendo poter esser utile alla domestica economia una simile materia. Questo carbone credcsi dal Prof. Ragazzoni essere lignite, del che dubita il sig. Cenedella notando alcune sue proprietà. Il falcione o falce a gramola dei Toscani è uno strumento che serve a tagliare il foraggio al bestiame ed anche la foglia pei lìlugelli : esso è semplice, economico e solido; ma sventurata- mente se non usasi la massima diligenza nell'adoprarlo è peri- coloso , essendovi colà molti individui mutilali. Il marchese Ridolfi lo presenta con tali modificazioni del sig. Capparini, da renderlo da chiunque e senza pericolo maneggiabile. Lo strumento in discorso invece di avere la falce o le falci la- ■ glianti in senso verticale come l'ordinario toscano, è orizzon- tale , e munito di un tubo per cui si introduce il foraggio da tagliuzzarsi , modificazione utilissima e da tenersene conto. Il Vice-Presidente presenta un piccolo modello dello Spiana- /w^'^g'i ilei sig. Piparelli. Il suo nomeindica l'uso acni destinasi. Esso non è altro che l'aratro toscano alla cui stanga è unito con avve- duto consiglio un regolatore a vile, con cui si può dallo stesso bi- folco accrescere o diminuire l'angolo formalo dalla stanga; l'uti- lità di questo regolatore adattabile agli aratri ordinari pare evi- dente : una cassetta mobile è unita all'aratro e disposta in DI AGRONOMIA EC. 281 modo (la tutta ricevere la terra smossa dal vomere e riversarla quando è ripiena , ricominciando così quante volte si vuole l'operazione. Con questo strumento si possono spianare con facilità ed economia i poggi, come ci assicura il marchese Ridolfi. Il Prol". Moretti accenna la Raggia dei Lombardi usata nella livellazione e disposizione delle marcite, aggiugncndo che il regolatore o nervo, di forma alquanto diversa per abbassare ed innalzare la. stanga, era anticamente conosciuto e praticato per l'aratro. ^ CERA Presidente. Milano Segretario. 36 2S> SEZIONE ADUNANZA DEL 25 Settembre Il Se.grelario legge l'Atto verbale della preceilcnle AcUin.-inza, il quale è approvato. 11 signor Coppa richiama per incidenza l'attenzione sulla fe- cola , dicendo che se utile si è trovata quella di palale , a più forte ragione doversi lodare quella di riso, che è la fe- cola per eccellenza: egli ricorda solo che la solanina conte- nuta nelle acque di lavatura dei pomi da terra porta danni agli animali, che anzi, essendo di grave inconveniente, nelle fabbri- che di. Parigi si è dovuto rimediarvi coU'impiego dell'acido solforico dilungato. Il Prof Ragazzoni dice di non aver mai sentito ricordare tali danni, ed inoltre potersi le lavature sud- dette impiegare utilmente nell'irrigazione dei prati o dei giar- dini , come quelle che ancora contengono principii organici che servono d'ingrasso. 11 Presidente accenna che potrebbero le acque suddette somministrarsi senza timore d'inconveniente, purché ciascun animale non ne beva a sazietà. Molto si b sperimentato intorno ai melodi diversi per ren- dere incombustibili i corpi organici impiegati nelle arti e nella domestica economia , quindi è sem[»re commendevole qualun- que tentativo per arrivare a sì vantaggioso fine. L' Ingegnere Brey legge una IMemoria sopra quest'argomento : in essa ac- cenna con diligenza la quantità, la qualità, e la configura- DI AGRONOMIA EC. 283 zlone ilclle armature dei tcalri, le clrcoslanze che favotiscono l'incendio, le diflìcollà di estinguerlo anche colle tromhc idrau- liche fisse, poiché l'acqua, se in poca quantità, non è sufii- cientc, e se in gran copia, mal si può dirigere sopra le parti in comhustione. Egli suggerisce un semplice congegno di ci- lindri di le^no da atjijiunnersi al di sotto della così delta griglia: con tale disposizione si potrehliero a piacimento far discendere sul palco le tele intaccate dal fuoco: soastiugnc inol- tre d'impiegare varie sostanze saline, come il solfato d'allu- mina, il fosfato d'ammoniaca, per le tele e per le corde: per il legname poi e per il resto dcirarmalura adoprcrehhe il ma- stice inglese misto a gesso polverizzato, il tutto sciolto nel- l'acqua. Se poi i legni fossero nuovi, allora converrà prepa- rarli coll'acido pirolignico. Il Prof Ragazzoni osserva che questi non sono metodi nuovi : il Canonico Bcilani poi avverte che l'acqua in tal caso non si può scomporre nei due gas conosciuti. Presa la parola il Vice-Presidente fa notare che lo scopo del let- tore era solo di proporre uu metodo utile per renderlo più generale: e poiché si è accennato di alcuni sperimenti fatti in Firenze, soggiugne che le sostanze saline .jo terrose, aggiunte al- l'acqua dello trombe idraulichcj producevano ìjcnsì un effetto pronto ed efficace, ma che si credette conveniente di solo adope- rarle come estremo rimedio, perchè i danni arrecali alle mac- chine stesse, che in seguito malamente funzionavano, agli abiti dei pom[)ieri, ed alle altre sostanze, in alcuni luoghi riescono maggiori del guasto cagionato dairincendio. I danni arrecati alle radici di molte piante ortensi ed al frumentone in alcuni luoghi giungono ad assottigliare nolahil- menle il raccolto. Il signor Salvarczza intende a prevenire l'accennato disordine, proponendo in una sua noia il rime- dio che crede dalle sue spcrienze opportuno : esso consiste nello stemperare i panelli o sanse delle materie oleose nel concio liquido, ed in esso ammollare i semi del grano turco prima di confidarlo al terreno: il rimedio, se non allontana •281 SEZIONE il nemico Grillolalpa, ò certamente sempre utilissimo come so- stanza ft-rtilizzante. La spesa , secondo il sic;- Salvarezza , non eccctlcrcl)l)e gli otto IVanclii per giornata
  • ;ni tlcl paese, il liclatorc la notare: i .* doversi incli- nare di più il coltro: 2.° l'indole della cnrva dell'oreceliio non doversi lasciare in balia di un inesperto falegname : 3.» esser troppo lungo il dentale ed anche troppo largo. Nissuno di questi difetti s'incontrano nell'aratro detto toscano-^ tutte le sue parti sono sì proporzionate e correlative, clic l'impiego di esso nelle circostanze più diiUcili riesce assai meno i'aticoso : no- tate poi altre applicazioni dell'aratro toscano, come a spia- nare poggi e simili, termina col tributare il Relatore suddetto meritale lodi al Ridolfi. L'Avv- Duboin^ per adattarlo ai bi- folclii del Piemonte, proporrebbe di ridurre le due in una sola stanga , ed aggiungerne una terza e di portarla a tale elevazione che l'aratore sia meno curvato e sciolto nella si- nistra mano : al che non si oppone il Ridolfi , notando però che in Toscana se ne trova soddisfattissimo. Il sig. Codelupi fa noto che avendo fino dal i856 introdotto negli Slati estensi il coltro Ridolfi in un con altri strumenli aratorii di Roville, - trovò l'aratro di Meleto superiore a questi, ed a quelli del paese. Mostra in seguito il Ridolfi la genesi geometrica della curva dell'orecchio, offrendosi generosamente di far pervenire un modello della medesima a questa R. Società Agraria , e accenna in fine le modificazioni fatte dal sig. Conte Campi al giof^o per cambiare più o meno il braccio di leva, onde ac- crescere o diminuire ad uno dei buoi gli sforzi da farsi nel tiro dell'aratro. 11 bonificamento delle paludi o luoghi maremmani, degli umidi terreni e di aria insalubre, non solo interessa l'agricoltura perche v'introduce nuove piante, ma la pubblica igiene, perchè questi esseri organici concorrono mirabilmente allo scopo ac- cennato. Fu quindi con vivo interesse sentita la lettura del- l'estratto di una Memoria scritta in francese dal Conte Sanvitalc sopra questo argomento. Vorrebbe l'Autore gli stagni inu- tili all'agraria e dannosi alla pubblica salute trasformati in DI AGRONOMIA EC. 291 artificiali foreste^ propone egli come preparatoria operazione quella di fare, nei liioglii siulclctli paludosi, alzate di, ter- reno, o cavato dagli stagni medesimi 0 trasportato dal campi vicini : in questi rialzi si potrebbe seminare V llolciisoVUeliantliiis ed altri simili vegetabili, quindi piantare regolarmente in queste alzate alberi od indigeni od esotici clic crescono nei luoghi umidi e paludosi , quali sarebbero 11 Ciipressus distica, varie specie di Popiilits (pioppi) di Jiig/ans (noó) di Qiiercns (i[ucrc\c) e specialmente il Quercus pyranndalis , di P/Vn^j (pini) e nel nostro caso il Piiiiis argentea e simili: così si potrebbero anche circondare ed incorniciare i prati, le risaje e simili. Col- tivandosi nel principio piante annue, ed in seguito le ac- cennale perenni , l'aria a poco a poco si niigllcra , a poco a poco si acquista un reddito in legname , a poco a poco si vince un nemico distruttore della umana famialia , la mici- diale influenza dcirarla cattiva. 11 Marchese Ilidolfi per se- condare le mire del Governo Toscano che tanto adopera per bonificar le maremme, dimanda al Sanvltalc la sua Memoria per essere pubblicata a Firenze. Del Cupressus distica esistono piante annose altissime nel parco del Conte delia Villa-Stellone, tuttoché i terreni siano a- sciutti: pare perciò che questa pianta possa vegetare all'umido ed al secco quasi indin'crcntemente. A proposito delle altre piante sug- gerite azioiii microscopiche sulla membrana interna de' vasi. Si presentano cinque Memorie de' Concorrenti al premio stabilito dal chiarissimo sig. Consigliere Cav. Prof Frank per chi si troverà aver meglio soddisfatto al tema : Della iMcdi- dna Ippocratica ^ del suo costante culto in Italia.- di quelli che con particolare zelo contribuirono a pronnioverlo. Il Dott. Battalia, Megico di Pavia esiste un pezzo di manifesta riproduzione ossea , in se- guito ad infiammazione. Il Presidente aggiunge altre irrefragabili prove di riprodu- zione , lìglla dell'infiammazione , ripete l'esempio già citalo nel precedente Congresso della osleogena del Friuli , da cui uscirono, durante suppurazione, centotrenta ossa, e si vale della testimonianza de' chiarissimi Prof. Schoenberg, Iluntcr, Scarpa, Panizza. 502 S1ÌZ10^E Il Prof. Pascro oppone al Dott. Lliioli i falli quolullani, da cui risiilla che le parti recise si riproducono: che appunlo si eccita rinfiaminazione per promuoverne il coalilo, e reca in mezzo specialmente la riproduzione della sostanza nervosa- Il Cav. Dott- Bellingeri vuole che si faccia distinzione tra i nervi senzienti, i nervi motoriij e i nervi organici. Ammette come dimostrato che all'azione de' nervi senzienti basti la con- li"uità , mentre all'azione de' nervi motorii si richiede la con- tìnuilà. II Prof. Pasero non vuole entrare a discutere l'argomento ;, perchè straniero alla questione : del resto osserva che anche ammettendo quanto propone il Cav. Bellingeri, la sua propo- sizione della riproduzione de' tessuti organici per infiammazione non ne verrebbe punto debilitata. Il Cav. Prof. Iliberi riferisce una forte adesione delle pleure in seguito a flogosi. Il Cav. Prof. Fiossi di Parma espone che nel gabinetto pa- tologico di Parma si conservano due pezzi ossei caduti per ne- crosi , e altri pezzi che si riprodussero in loro vece. Il Presidente scioglie l'Adunanza. TOMMASINI Presidente. M.ÌRTIKI Segretario. DI MEDICINA 503 ADUNANZA DEL 18 Settembre , Il Presidente invita nuovamente i Concorrenti al premio di Frank a presentare le loro ÌMemorie. Viene presentata la sesta. Si legge l'Atto verbale della precedente Adunanza, il quale è approvato. Sono ofierte in dono alla Sezione le seguenti opere : Del Prof. Zantedcsclii e del Dott. Farlo, Veneti, non in- tervenuti al Congresso: Esperienze intorno alle correnti elettro- Jìsiolugictie negli animali a scnigue caldo. Il Prof. Gallo presenta due pezzi patologici comprovanti la possibilità della riproduzione ossea. L'uno consiste in una no- tevole porzione di tibia estralta per necrosi occupante tutta la spessezza dell'osso, la quale porzione si è rigenerata L'al- tro pezzo oflVc la formazione di una sostanza ossea circon- dante la totalità d'una tibia, attalcliè questa trovasi rincliiusa in quella come in un astuccio. Il Prof, dichiara clic le rijiro- duzioni ossee hanno soltanto luogo in quei casi , in cui esi- stono tuttora rudimenti di tessitura ossea tuttoché di picciol volume. jNon crede che sicno possibili quando la sostanza os- sea primitiva è interamente distrutta. Il Prof. Schina adduce un fatto di riproduzione ossea da lui osservato in Dresda. Egli tuttavia non tiene per certo che quella riproduzione fosse efietlo d infiammazione. Anzi si mo- S04 SEZIONE stra propenso a credere che in quel caso non vi fosse pro- cesso floi|;lstlco. 11 Dott Uuatti ripiglia la discussione sugli argomenti propo- sti in favore e contro del Dott. Linoli. Protesta di non voler dif- finirc il punto : si limita a notare che alcune obbiezioni mosse al Dott. Linoli non sono legittime: che può esservi riprodu- zione , ma non per llogosi : che la riproduzione non occorre nel colmo del processo infiammatorio : in fine clic questo pro- cesso è morboso^ e come tale non può rigenerare tessuti normali. Il Prof Girolamo Cotto parla contro la consentita virtù ri- produttrice della llogosi, e dimostra, perchè si renda utile la discussione, la necessità di distinguere i tessuti riproducibili nelle diverse loro specie, come ora è in pratica nella scienza^ e pi- gliando ad esame in prima le riproduzioni normali, osserva non poter queste venire da flogosi , che nelle moltissime mutilazioni di lumache, ecc., fatte da Spallanzani non si vide mai llogosi, come non fu mai veduta in quelle che i Naturalisti, ha quali Bonnet, praticarono sui polipi : e non mancano scrittori che negli animali a sangue freddo, per prova di sperimento^ dichia- rano la ilogosi impossibile, e non pertanto ivi appunto le ri- produzioni sono portentose. Poi passando ad altre che più si accostano allo precedenti per i loro caratteri e per lo reintegramento degli atti fisiolo- gici, osserva che la cicatrice di prima intenzione si ottiene allon- tanando la flogosi a senso de' migliori maestri , e non mancano esempi di cicatrizzazione di ferite semplici incoate o conqiiute nelle ventiquattr'ore, mentre dopo enormi lesioni e dopo l'am- putazione stessa la flogosi non insorse che dopo circa trenta ore, od ancor più, dal troncamento, e perciò neppur queste pro- duzioni ponno derivarsi da flogosi j benché llimtcr volesse am- mettere una nuova specie di flogosi detta adesiva. Finalmente quanto alle produzioni più dichiaratamente mor- bose per circostanze d'origine, natura loro ed efrclli, dice che ve ne sono delle cresciute senza flogosi constatala, e che ri- DI MliDlCINA 305 guardo a quelle che avvengono sotto l'esistente influenza delia (logosi, non ad essa come a lesione immediata sono da riferirsi. 1 .° perchè le più belle e ricche riproduzioni si fanno in natura senza (logosi, i.° perchè anzi la llogosi o le impedisce o le ri- tarda^ 3." perchè, come aveva già notato il Dolt. Prof. Schina nelle sue scritture, ripugna che la flogosi venga tenuta come produttrice, essendo anzi distruggltrice della vita e dell'organi- smo, 4'° perchè esiste cagione plausibile di cotali conati for- mativi nelle intrinseche proprietà del corpo vivente senza chia- mar in ajuto la flogosi. Conchiude perciò doversi dire la lio- gosi occasione di produzioni anormali per gli esalamenti da essa provocati, e soltanto la vita essere organizzatrice delle sostanze esalate^ ed essere ancora sviata anzi dalla flogosi, talché il pro- dotto diviene morboso. 11 Dott. Linoli, quanto a negare la virtù riproduttrice della llogosi, ha idee ed esperienze proprie che il Prof. Botto non intende discutere. Il Presidente riflette che l'ammettere la (logosi come ripro- duttrice, o come cagione occasionale di riproduzione, si riiluce ad una pura questione di parole. 11 Prof. Schina insiste nel dire che vuoisi far distinzione tra flogosi e processo riproduttivo ^ osserva che l'cmormcsi può es- sere cagione riproduttrice , e tuttavia non è flogosi. 11 Presidente fa notare all'illustre Ojìpositorc che l'cmormcsi e la congestione non sono mai sulllcicnti né a riprodurre tes- suti sani, né a produrne di morbosi : che l'ingorgo e la con- gestione ne' vasi può bensi precedere la flogosi ed essere rea- zione di essa ^ ma per la congestione non si avrà mai che un trasudamento, né si avrà produzione di alcun tessuto, se non .si accenda a qualche grado il processo (logistico^ che in fine quando in una piaga inerte che stenta a cicatrizzarsi cercano 1 Chirurgi di suscitare una reazione più attiva, la suscitano infatti con mezzi atti ad infiammare. In quanto poi al così detto nisus forma- tì\'ii\ suscitabile per la flogosi ;, in quanto all'avversione che 39 306 SEZIONE si ha di credere la flogosi capace di riprodurre utilmente per ciò solo che a gradi diversi e atta a distruggere, il Presidente accenna che tratterchhe anche di quest'argomento in un di- scorso apposito nella seguente Seduta. Il Prof. Pasero si accosta al Presidente : osserva che in più contingenze si promuove la Ilogosi per rigenerare tessuti : ad- duce l'esempio dell'operazione nel lagol'talmo. Il Prof. Bianchetti si mostra propenso all'opinione emessa dal Prof. Botto , negando la possibilità della riproduzione dei tessuti per lo processo infiammatorio. Il Presidente fa osservare che riproduzione e riproduzione normale sono diverse condizioni : che può esservi riproduzione ora normale ed altra volta morbosa : che la tpiestione si aggira sulla possibilità della riproduzione, e sulla necessità della flo- gosi alla medesima. Il Dott. Parola legge quattro storie di bronchiti ormai di- sperate, già ridotte al marasmo , felicemente guarite coU'uso della segale cornuta, previe però le emissioni sanguigne. Il Dott. Terrario legge una sua proposta per organizzare defini- tivamente e pubblicamente con metodo uniforme comparativo la Statistica clinica magistrale degli spedali d'Italia, aflinchè vengano eccitate ad operare di utile conformità anche le altre nazioni. Noi l'iferircmo per intero ii'suo ragionamento, letto alla sezione Me- dica, e ciò per soddisfare al suo desiderio secondato dalla Sezione. « Allorché nella prima riunione dei Naturalisti e Medici Ita- liani in Pisa io ebbi l'onore di leggere nella seduta del 7 otto- bre la mia Memoria intitolata : Ragionamenti suUutilitìi e necessilÌL della statistica patologica , terapeutica e clinica , e Pensamenti sull'istituzione pubblica d'una statistica clinica nazionale e magistrale consentanea alla filosofia del secolo XIX^ quell'illustre Riunione credette di convenire meco nella massima fondamentale riguardante il bisogno di istituire una pubblica ed universale statistica clinica comparativa. I DI MEDICINA 507 w Quanto al modo scicntifico-pratico di porla in esecuzione am- piamente, io sottoponeva allora alla disamina ed al giudizio de- fili onorevoli Colleglli un mio Modello manoscritto di tavola statistica per le semplici indicazioni numeriche complessive , mensili ed annuali, di una infermeria capace per 5o a i oo masctd o femmine, e perchè venisse dai Signori Scienziati con calma e comodità ben ponderalo nelle singole sue parti toc- canti le osservazioni meteorologiche e le condizioni topografi- che dell'infermeria in relazione all'esito, durata, metodo cura- tivo chirurgico, farmaceutico e dietetico, costo e recidività tlelle malattie in essa infermeria trattate^ e perchè chiunque potesse in seguito proporre liberamente opportune aggiunte o modifi- cazioni all'indicato mio modello. ■» A tanto scopo, dopo una mozione fatta nella Seduta del giorno 9 dal signor I). Turchetti e successive discussioni dei signori P. Del Punta, Betti, Tommasini, Ijufiilini e mie osserva- zioni, lo stesso illustrissimo sig. Cavaliere Tommasini nella qua- lità di Presidente della Sezione ordinava la stampa e la distri- buzione ai signori Congregati della mia tavola statistica clini- ca, conchiudendo che il detto modello dai signori INIedici bent esaminato e modificato, se occorre, giusta il desiderio del me- desimo Autore , sia proposto alla liiunioKe che avrìi luogo in Torino nel 1 840 per essere adottato e generalizzato almeno negli spedali (V Italia. M Ora per agevolare l'esecuzione di tale autorevole determina- zione rispettosamente propongo alle VV. SS. chiarissime i se- guenti punti cardinali, onde l'istituzione pubblica della statistica clinica nazionale sia attivata, ed abbia il suo pieno efl'etto per il bene dell'umanità . e serva insieme qual monumento di dot- trina medica che onori il .secolo ed il nostro paese. w 1 ." Sembra consentaneo alla dichiarata disposizione del primo Consesso Medico , che questa illustre Presidenza inviti i chia- rissimi signori Membri componenti l'attuale Sezione a presen- tare le osservazioni 0 modificazioni che riputassero da farsi 308 SEZIONE al detto moilcllo della Tavola Statistica numerica, il quale ve- desi stampato altresì nella mia Statistica Medica di Milano dal secolo XJ Jino ai nostri giorni, a pagine 640, G/fi del primo volume j unitamente all'altro Modello di Tavola Noso- grajica Statistica ivi pure esposto a pagine 642 , 648 e del quale ultimo ne depongo qui copia. -» 2.° Dal seno delle varie scuole mediche vigenti in Italia e fuori ed in questo rispettabilissimo Consesso rappresentate da Voi, chiarissimi Signori, la Presidenza potrebbe eleggere un'ap- posita Commissione di Professori , la quale in mio concorso si compiacesse di esaminare tutte le aggiunte o modificazioni di statistica, e poscia a pluralità di voti essa stessa, indipendente- mente da me , proponesse alla Riunione Medica i modelli di ta- vole statistico-cliniche, che per loro semplicità e precisione tro- vasse di poter definitivamente adottare e di far seguire religio- samente nell'Italo suolo in via sperimentale, almeno per un decennio. " 3.° Approvati dal Consesso Medico i proposti modelli di ta- vola statistica numerica, e di tavola nosograjìco-statistica , questa Presidenza della Sezione Medica potrebbe rivolgersi alla Presidenza generale della Riunione perchè dessa voglia com- piacersi di comunicare ai governi italiani i modelli così ela- borati e scelti onde istituire la statistica clinica , pregan- doli fervorosamente a fornirci le tavole mensili ed annuali nosograjìco-statistiche per le singole infermerie degli istituti clinici e degli spedali^ redatte col prestabilito metodo uniforme. w Egli è perciò ch'io ho qui presentato anche il modello di tavola nosografica clinico-statistica , perchè giudico essenziale che tutti i medici abbiano a ben intendersi a vicenda nel lin- guaggio nosograjlco -clinico o diversa nomenclatura patolo- gica usata dalle varie scuole mediche, essendo che essa forma in parte ì\ preciso fondamento logico dei fatti che si pongono a confronto e ad esame pel reale avanzamento della scienza clinico-statistica. DI MEDICINA 809 >j 4-° È necessario tletcrminare W punto centrale cui saranno mandati e riuniti i materiali statistico-clinici per la mensile ed annuale loro pubblicazione, chi debba presiedere ad una si importante redazione . e con quali mezzi ciò si possa comple- tivamente eHettuarc. » jNoì, chiarissimi Signori, dobbiamo essere convinti che tutti i^ saggi Principi ed i generosi Governi, sotto i cui graziosissimi auspicii ci sarà dato di mano a mano raccoglierci pel vero pro- gresso delle scienze esatte, per la migliore prosperila lisica dei popoli, e più ancora per diminuire le pene e i dolori dell'uma- nità sollcrente , si mostreranno propensi a soccorrere coi loro * validi mezzi la nostra buona volontà e gli sforzi fdantropici delle nostre menti , affine d'ottenere in pratica la tanto giusta e benefica istituzione pubblica della statistica clinica compara- tiva magistrale, ben essi antiveggendo sapientemente, che sulla buona statistica clinica e fondata la dolce speranza di poter prolungare la vita delle masse popolari, ai loro miti reg- gimenti dalla Provvidenza aifidalc. >j 5." Prego, onorevoli Colleglli, che l'attuale mia proposta sia formalmente inserita per intiero nel protocollo che verrà pub- blicato di questa Adunanza, alfinthc rimanga un documento di quanto io bramo e saranno per fare le Riunioni de' Medici Italiani a vantaggio della scienza, della patria e dell'umanità. w Realizzata al fine , illustri Signori , l'istituzione pubblica ed universale della statistica clinica comparativa, mercè il potente vostro concorso , questa grand'opera salutare formerà una glo- riosa pagina storica pel secolo XIX e per l'Italia w. Il Dott. Nardo osserva che ne verrebbe maggior vantaggio se la statistica medica pro[)osta dal Dott. Ferrario 'osse fon- data su una statistica topografica generale dell'Italia. Epperciò desidera che la Riunione inviti i Professori dell'arte curatrice a dirigere a questo punto le loro investigazioni. Il Presidente nomina la Commissione domandata dal Dott. 310 SEZIONE Ferrarlo per esaminare il suo progetto di statistica medica. I membri sono : il Cav. Prof. Ribcri, il Dott Ucrlini, Preside della l'acollii medica di Torino, il Prof. Dcl-Cliiappa, il Prof. Girola, il Prof. Derruti, il Prof. Sachcro, il Dott. Bonino, il Dott. Tcssier, il Dott. Bonacossa. L'Autore del Proj^ctto interverrà alle sedute della Conmiisslone. 11 Dott. Bcrtolini Medico primario nel R. Manicomio di To- rino mette avanti uno specchio delia statistica e del movimento del Pio Istituto durante un decennio dal i83o , e correda la sua narrazione di particolari sue osservazioni. II Prof Botto propone che quando le memorie de' Dotti contcni^ano o storie di malattie o serie dì sperimenti, si fac- ciano stampare a spese conumi della Sezione e distribuire ai Soeii 5 che l'Autore si limiti a leggere od esporre a voce le induzioni e conclusioni in forza di que' fatti dedotti , e ciò ad oggetto di avere maggior tempo alle discussioni. Il Presidente osserva che la proposta del Prof Botto non è conforme alle leggi della Riunione. Intanto il voto emesso dal Professore sarà inscritto nell'Atto verbale , e nel rendiconto generale. Non rimanendo più campo alle discussioni, il Presidente scio- glie l'Adunanza- TOMMASINI Presidente. Martim Segretario. DI MEDICINA 811 ADUNANZA « DEL 19 SETTEMBRE Si legge l'Atto verbale della precedente Adunanza , il quale, dopo alcune modificazioni cliicste dal Prof. Girolamo Botto, vien approvato. Viene presentata la settima ]Memoria pel premio proposto dal Consicflierc Cav. Prof. Frank. Sono offerte in dono alla Sezione le opere seguenti : Del Consigliere Commendatore Prof. Tiedemann, che da Ei- delberga venne ad onorare la Piiimionc, J on den Duverneys- chen-B(trtholinisclien Driisen des fi eibs. Il Presidente legge un lungo discorso sulla riproduzione per llogosi, ed all'oggetto di ordinare la materia meglio di quello che far si potesse nelle precedenti discussioni, divide la questione in due, in quella cioè che riguarda ai fallo, ed in quella che potrebbe dirsi di dìrillo , e che concerne la spiegazione o la ra- gione del fatto stesso. I fatti principali, ai quali egli appoggia le produzioni o ri- produzioni per llogosi, sono i seguenti: 1.° 1 pezzi d'ossa riprodotti, de' quali presentarono esempi ì chiaris.simi Colleglli Prof Betti di Tirenzc, Prof. Gallo, Prof Pa- sero di Torino, Prof. C. Giovanni Rossi di Parma, e lo stesso Prof Schina, quantunque dissidente in quanto alla ragione del fatto. 2.° Il pezzo di cranio riprodotto, che si conserva nel celebre 812 \ SEZIONE Museo patologico di Pavia, accennato già dal eh. Prof. Corne- liani, e che il Presidente stesso vide ed esaminò al principio di questo mese , è tal pezzo da convincere i più ritrosi sulla lorza che ha la Uogosi di riprodurre pezzi organizzati. Questo pezzo in fatti si riprodusse sotto quella medesima infiammazione , per la quale si staccò la lamina ossea guasta per necrosi , e che pur si conserva in quel Museo ^ e l'osso riprodotto (all'eccezione di qualche irregolarità) presenta la crassezza , la durezza , l'abito intero dell'osso corrispondente^ e se potè nutrirsi e mantenersi nello stata quo sinché visse l'individuo , era dunque fornito di vasi , cui è forza supporre di nuova formazione. 3.° E un altro fatto quello che fu riferito a questa mede- sima Adunanza dal eh. Collega Prof. Glicrardi di Genova , di una tibia cioè guasta da necrosi , in un giovane d'Albenga , ed esportalo dall'uno all'altro estremo, la quale (sano es- sendo d'altronde l'individuo, e di buona costituzione), si ri- produsse nel corso di tre mesi circa. Né potrebbe supporsi in questo caso che stravenata fdjrina avesse riempito il lungo spazio lasciato dalla tibia esportata , perchè non solamente il tatto rilevò la continuità, la durezza, il volume e la confi- gurazione di una tibia , ma il detto giovane potè servirsi della gamba facendo a piedi , e colla speditezza d'uom sano, il lungo viaggio dalla Toscana alla Spagna. 4.° Un fatto pure a tutti noto è la patologica produzione di pezzi di mascella o di denti nelle ovajc di donne affette da lenta infiammazione di questi organi, verificata poi ne' ca- daveri. 5.° Parlando di parti molli ^ sono noti da lungo tempo i filamenti nervosi ed i vasi di nuova formazione trovJrti da Maincourt e da altri in pseudo-membrane, generatisi per llo- gosi. Sono bellissime nel Gabinetto patologico di Edimburgo le iniezioni di membrane simili formatosi tra superficie di visceri infiammati;, sono preziosi e visibili, per chi il vo- glia, nel Museo di Pavia i vasi di formazione parimenti DI MEDICINA 313 jialologlca serpcgcrtolini, fu dimostrato che nei mentecatti trovasi per lo più l'infiammazione della sostanza ci- nerea cerebrale , e questa nelle manie idiopatiche j che se alcune volte non si trovò veruna alterazione nel cervello tali pazzie fu- rono simpatiche, e secondarie a malattie dei visceri addominali. Ritenuti questi principii, arguisce che le sole lesioni dei sensi e delle facoltà intellettuali, sia per aumento che per diminuzione, indicano risiedere iL processo morboso nella sola sostanza cine- rea cerebrale^ mentre le sole lesioni dei movimenti, sia per ispa- sinio che per paralisi, accennano avere il ]nale la sua sede nella sola sostanza midollare o fibrosa. Allorquando poi sonovi con- temporaneamente sintomi dei sensi, delle funzioni intellettuali e dei movimenti, allora ambedue le sostanze sono lese. Applica questi medesimi principii alle malattie del midollo spinale. Nota che queste massime possono esser utili al clinico, in quanto che sintomi di apparenza contraria, come .sarebbero de- lirio e sopore , spasimi e paralisi , non indicano una diversa natura del male;, ma ben sovente soltanto la diversa sede, od un maggior grado, od una maggiore intensità della malattia. 328 SEZIONE Il Prof. Alliprandi toglie a dimostrare che la segale cornuta è stimohuilc. Deplora l'errore de'Browniani, j quali non vede- vano che astenia e stimolo : deplora pure l'inganno de' me- desimi, i quali non veggono che llogosi e controstimolo. Es- sendo Professore di ostetricia si volle limitare all'azione della segale cornuta a promuovere il parto. Riferisce parecchi casi in cui le forze erano evidentemente abhattute, e la segale cor- nuta fece prodigii. ÌNon tace un caso che sembragli contrario;, ma il riduce alla legge comune con dimostrare che talvolta vi ha un aumento dì azione in una parte, mentre nel gene- rale havvi debolezza. Combatte l'avviso del Prof. Mojon, esser cioè la contrazione non uno stato attivo, ma anzi di quiete, o vogliasi dire inerzia. Riflette che i controstimolisti usano pure del salasso, sovente il premettono: cosicché la segale cornuta, quando fu utile, soccorse alla debolezza apportata dalle molte cacciate di sanc;ue. Il Doti. Demichelis osserva al Ch. Prof. Dei-Chiappa non es- servi parità d'azione tra la digitale e la segale cornuta: non es- sere consentaneo all'osservazione patologica che i profluvii san- guigni e mucosi riconoscano sempre per essenza la flogosi: doversi ammettere l'irritazione congestizia ed emorragica distinta dalla flogosi. II Prof. Dei-Chiappa adduce il rallentamento del polso sotto l'uso della digitale^ aggiunge che amendue giovano nella diatesi di stimolo: vorrebbe sbandito o determinato il vocabolo irri- tazione. Mostra desiderio che il linguaggio medico si ripurghi di sifi'atte lordure. Il Dott. Demichelis osserva che la natura non è schiava dei sistemi; che le osservazioni di patologi insigni provano essere quasi costante l'azione della segale cornuta nell'inerzia dell'utero gravido 5 non potersi l'inerzia dell'utero riguardare come oppres- sione di forza. Il Dott. Mayor da Losanna si fa avanti a dimostrare un suo semplicissimo universale metodo di fasciature. Divide per diago- DI MEDICINA 329 naie un fazzoletto, e co'diie pezzi fa tutte le fasciature possibili. Nella cura tlcllc fratture asKiungc tlue bastoncelli aildcntellati. Fa vedere come il suo metodo non sia solamente supplcmcntario , come per alcuni fu detto, ma opportunissimo in (pialsiasi contin- genza. F mirabile la prontezza e destrezza con cui fa le applica- zioni del suo scm[)lici$siino appareccbio. Il Dott. l'oidi [ìropone modiflcazioni alle Adunanze : maggior tempo alle letture, concisione alle memorie. Comitato a preleggerle per giudicare se sieno degne o no del Consesso. Il Presidente ripete quel che disse altra volta: la Riunione non essere che un convegno di Scienziati universale, fraterno, libero ^ tal essere la legge fondamentale cui e' crede di doversi attenere. Scioglie intanto l'Adunanza. TOMMASI.M Presidente. MARTINI Segretario. <2 530 SEZIONE ADUNANZA DEL 23 SETTEMBRE Si legge l'Atto verbale della precedente Adunanza, il quale è approvato. Sono presentate le seguenti opere offerte in dono alla Sezione «lagli Autori. Del Prof. Pacini non intervenuto alla Riunione^ Dell'inerzia ilei diaframma nello sforzo, nella defecazione e nel parto^ della sua azione nel vomito. Del Dott. Brolferio^ D'un rimedio nella coclussia: se ne di- stribuiscono copie. Del Prof. Vannoni, non intervenuto alla Riunione 5 Elementi di ostetrìcia. Nota intorno a una nuova classazione delle mole. Il Prof. Scliina domanda a nome dell'Autore la niemoria del Cav. Prof. Bufalini. il Presidente avverte che le Memorie manoscritte mandate non possono es.srr lette, in quantochè non ci è luogo a discussione, (^he, avuto riguardo al Ch. C. P. Bufalini cotanto benemerito della Scienza , avrebbe volentieri fatto eccezione-, ma per dar luogo a' molti che si proffersero a leggere, non può compire il suo desiderio. Intanto essendosi nominata una Giunta per esami- nare la statistica del Dott. Terrario, commetterà alla medesima di fare una succinta esposizione della dissertazione dell'illustre Professore. Il Dott. Freschi riassume i sommi capi della quistione agitata DI MEDICINA óGl nelle Scdiile preccilcnli sia per, sia contro l'azione controslimo- lante della segale cornuta^ tlimoslra un manco d'osservazione che negli addotti argomenti vi ha, sia da una parte, sia dalPaltra. E poscia venendo a! particolare, adduce tre casi singolari d'osserva- zione, pei (piali potò indubitatamente provare la forza controsti- molante. In un caso di forte diatesi ipostenica, anche a piccola dose, portò i fenomeni d'avvelenamento, che furono dissipati coll'oppio e cogli stimoli^ cessò la gravissima emorragia dell'ano, ond'era accompagnala da tanto tempo quella diatesi. In altri due casi di emorragia dipendenti c?a opposta condizione valse a frenarla, data sola e senza il sussidio del salasso.. Avverte che sovente l'utero è inerte per aillusso di sangue, stato che si po- trebbe dire apoplessia uterina. E però conchiude colle seguenti induzioni: i.° Essere controstimolante la virtù delia segale cor- nuta, perchè in istato di vera ipostenia produce presto sintomi di avvelenamento che vengono dissipati dagli stimoli: 2." Ciò com- provarsi dall'amministrarc sola la segale, e senza concorso d'altri controstimoli, de'quali però non disturba l'operazione: 3." Non essere confondibile la sua prima immediata azione perturbatrice sul sistema nervoso con quella più costante e generale di con- trostimolu, ond'c fuor d'ogni dubbio fornita. Il Doti. De Rolandis,dopo aver tributati elogi al ragionamento del P. Barzellotti (troppo presto rapito alla Scienza ed all'uma- nità), che era stato letto nella precedente Riunione, il cui argo- mento era: Dell'infliicnza della povertà sulle malattie: dopo aver celebrato il Prof di \cj Ila riconosciuto, d'accordo col Congresso Pisano, in mas- sima utilissimo, per non dir necessario, lo stabilire ed adot- tare una Statistica Medica uniforme e generale per gli spe- dali almeno, la tpiale serva di guida ai Medici avvenire in- torno alla più conveniente terapia, ed ai Governi per quelle misure amministrative e legislative che più si richiedono ad oggetto di far cessare o diminuire le sorgenti della pubblica insalubrità. » Concorse unanimamente nel pensiero che per ogni infer- meria possa bastare una sola Tavola Nosografica generale ed annua, oltre a cpiella Numerica riassuntiva mensile, a compren- dere le più notevoli circostanze de' morbi ;, e ciò per evitare la moltiplicità delle Tavole, le cpiali, se dovessero essere men- sili, crescerebbero troppo di numero per la stampa. » La Commissione, riconoscendo in gran parte adottabili le due Tavole Statistiche del Dott. Ferrano, si è limitata ad ac- cennare ciò che approva , ed a proporre alcune a£);giunle ed alcune modificazioni su taluna delle caselle. "Ed incominciando dalla Tavola prima, ossia la Numerica mensile, adotta la casella n.° i, epoca, cioè anno, mesi : la ca- sella n.° 2, osservazioni meteorologiche, divise in harometricìie, terinometriclie , igrometriche ,• e ciascheduna sezione di esse suddivisa in tre caselline indicanti la massi/na . la minima . la media di dette atmosferiche condizioni. >j Reputa doversi aggiungere una casella n.° 3 , da segnarsi venti dominanti. » Approva la casella n.° 4i cioè r/nanl ita della pioggia o neve 306 SEZIONE caduta, e numero dei giorni sereni a nuvolosi^ con ciò però che ([ucsll clementi statistici vengano notati separatamente in quattro tlistintc caselle. w Progetta quindi che le osservazioni topogrnficlie , e deno- minazione dell' infermeria , formanti la 4° casella del Dott. Ferrano, siccome cose immutabili, si mettano : la denomi- nazione in capo alla tavola , ed in calce di essa le osserva- zioni tOj)Qgra /ielle concernenti Valtezza^ la larghezza^ la lun- ghezza, il piano, Vesposizione dell' infermeria, non che il nu- mero ed ampiezza delle finestre della medesima ecc., le quali cose a maggior comodo dispongansi in ordine le une sotto le altre. M Approva la casella n." b. malati esistenti nel primo giorno del mese, la casella n." 6, entrati nel corso di tutto il mese, la casella n." 7, totale dei malati stati in cura. jj Propone che la casella n.° 8, cioè passati non guariti in altre infermerie, p. e., chirurgiche , ecc. , sia semplificata ed intitolata, usciti non guariti , comunque gli usciti apparten- gano a coloro , che per motivi particolari escono dall'ospedale sebbene non guariti, ovvero guariti di malattia medica pas- sano per superstite malattia chirurgica nelle infermerie chirur- giche e viceversa ;, mentrcchè in quest'ultimo caso fanno parte del movimento della seconda infermeria in cui entrano. M Adotta la casella n.° g , guariti. » Sopprime la casella n." 10, congedati non guariti , insa- nabili, ecc., dovendosi questi comprendere nella casella n.» 8 teste enunciata. 5i Approva, coll'anticipazione di un numero a cagione della soppressa casella n.° 10, le caselle xì." 11, morti: n.° 12, ri- masti in cura alla fine del mese: n.° 10, mortalitìi per 100, ossia ogni 100 malati ricevuti, quanti morti, escludendo i non guariti ed i rimasti in cura. M Opina doversi sopprimere la casella n." i4> esprimente il numero dei salassi fatti , delle sanguisughe applicate, delle DI MEDICINA 357 ventose incise, dei vescicanti, fonticoli, ed altre operazioni chirurgiche, ecc., perchè nella Tabella del Dott. Ferrarlo non sono notati i morbi, ed è consegiienleincnle siipcrlluo indicare il metodo di cura adoperato. 3j E ancora parere delia Commissione elicle caselle n." \b,ri- meda interni, unali ed in (jiud (juantitìi. prescritti, e loro co- sto : n." 1 G, riincdii esterni, quali ed in f/ual quantitii usati, e loro costo: n." 17, totale costo dei riniedii tanto interni quanto esterni, vengano per lo stesso motivo soppresse, e sur- rogate da una sola colonna n,° i/[, la quale sia suddivisa in cinque caselle specificanti il so\o costo medio di ogni giornata di ciascun malato, e la 1 .^ contenga i rimedii interni^ la 2.', i riniedii esterni, la 3.^, gli alimenti e le bevande, la 4'*> le altre cose accessorie, come biancherie, ecc., la 5.", il loro costo totale. M Crede sufliciente che nella casella n." i5 abbia ad essere soltanto notato il incinero medio dei giorni die stettero in cura i guariti ed i morti, ommettendo gl'insanabili de' quali non si può fissare il soggiorno nell'ospedale ed aggiungendo una casella pel Totale. M Adotta pienamente la casella n.° ig dell'Autore col titolo: malati congedati guariti, ecc., e ritornati alV ospedale ancora malati nel decorso di un mese dalla loro uscita dall'infcr- meria. M Giudica poi necessaria l'aggiunta di una colonna finale de- stinata alle osservazioni particolari. " In quanto alla Tavola Nosografica-ClinicoStatistica-An- . mi«, la Commissione lascia intatte: la casella n." 1, denomi- nazione antica della nudattia secondo la pratica comune : la casella n." 2, nomenclatura moderna, volendo liberi i signori Medici ed i signori Chirurghi nel dare il nome alle malattie secondo i loro principi i. >> Stima utile una casella (n.° 5), segnata grado della ma- lattia , da suddividersi in tre caselline pei grado : leggiero , grave, gravissimo di essa. 3Ó8 SEZIONE » Sente la necessità di una quarta casella indicante le cause della malattia. » Adotta tutte le caselle relative al movimento , cioè la 5.» dei inalati esistenti nel primo giorno del mesej la 6.% degli entrati nel corso di tutto il mese ^ la 7.% ilei totale dei malati stati in cura- l'S/, degli usciti non guariti ^ la g.", dei guariti^ la 10.', dei morti } l'i 1.", dei rimasti in cura aljlne del mese y la 12.", della mortalilìi per 100, ossia ogni 100 malati tjuanti morti , escludendo i non guariti ed i rimasti in cura. >j Per quel che spetta a questa 2.' Tavola, ammette che nella casella i3/ debba notarvisi il numero dei salassi fatti^ delle sanguisughe applicate, delle ventose incise, dei vescicanti, dei fonticoli ed altre operazioni chirurgiche ecc. j potendosi così vedere in quali malattie si praticarono. "Approva le successive caselle n." il^.^^et farmaci interni, quali ed in quale quantità amministrati : n," i5." per rimedi} esterni, quali ed in qual quantità usati; n.° 16.* per gli alimenti e le bevande, escluso perù il loro costo, perche già notato nella prima Tavola. » Approva ancora le caselle n." 18.'^ e 19." del Dottor l'errario, che sarebbero per la Commissione i num. 17.* e i8.\ la prima indicante il numero medio dei giorni 0 mesi che stettero in cura i guariti ed i morti, ed il totale di quelli, da riporsi in tre distinte caselle^ l'altra poi n." i8.% indicante i malati congedati guariti ecc., e ritornati allo spedale nel corso di un mese dalla loro partenza dalC infermeria. w Propone infine un'ultima casella, n.° 19.% da intitolarsi os- servazioni, destinata particolarmente a notare, con le iniziali del mesi 0 con cifre dalla i.* alla 12.^ che si reputerebbero corrispondere ai dodici mesi dell'anno, il mese od i mesi, tìci quali un dato morbo ebbe il predominio. Nel qual modo si verrebbe a supplire fino ad un certo punto alle cognizioni de- ficienti nella Tavola annuale in ordine all'influenza delle varie stagioni sulla produzione delle malattie. ni MF.niCINA .T.-,!) » La Commissione termina il suo lavoro con avvertire che all'esposto giudizio addiviene soltanto, perchè, nello stato attuale della Scienza , non esiste né si potè finora formare una clas- sificazione nosografica generale, la quale o possa dirsi perfetta, soddisfacendo a tulli i bisogni della Scienza, o riunisca il voto generale dei Medici Italiani curanti nei pubblici stabilimenti. >j Per le quali cose opina che si possa adottare .ad esperi- mento, e colle proposte modificazioni, il modello delle Tavole Statistiche del Dottor Terrario : dichiarando che, sebbene non comprendano tutti gli elementi necessarii per una compiuta Sta- tistica iMedica generale, tuttavia esse, quali sono, venendo ad essere ben eseguito il lavoro, possono riescir feconde di utili risultamentì così per la pratica IMedica, come per l'amministra- zione pubblica ». 3 a. o 3 TUiUlJOj -ni ji«p «ipsn Q.io( «HKp os.nu tin.p 0V.103 iJii lirinul i:.lo:>lH! .nrp.xis oni^ niMl.li'l'l l-.II»,l ip ..ll'tlJOltl IIJOUI vi . nntnS VOLA STATISTICA t (iiuniìriì o doniif) denominata rtinte , o del signor Dottore . e £ "5 2 = V w o u ■3 C ■M'-ini oivo.. ■33.1 jIj;»i]3nKiq ip OHI'»:' Dpiiu\,iq (i iliutiiipi ini.i|sn npoutiJ ni-iniiii iip.imiJ i!.ina III liscimi i p.i nuenS ii'ni i opu.iinnjso ijEIEin OHI iiiSn risso ■-.n.i jjil i;i!iRl.ioM ( a..>,.i iip,.u;| |i; li.u. u. ll^'■"Mlf Ilio IV tliirnr> MLirnS iKMi ^\\^<. \ Ejn.i III liri'5 iM-irm i.ip :>Ii:in|, s JÌ.1HI \\ oii«>l 1p OSJOJ J^ll ■5 .^ OS.>lll l-'p OUJOI^ Olliud |.>(1 ^ 2 111: = co." £■: ■1 =- ,,n|,„.H, ,„.,„S -Z "^ III.1JJ5 itijfiiri .& 9A.fll ClSSnul ll'lElll.llOp UI1..,\ ^ 2 s S i 5 ''1' !; FIIIII1IIII ;^ r.iiKir.ii ;; 1 "1' '**' CKMIIIUI n. 1. .■,,-.. 1 ^ = )i|.'iii r.n.n.... n Mii i 5 -s s — 2 25 _5 -CI C _ .2 o ~ O '7 V -^ J j i. ;i; >r; < <1 5-3 2 i s ! •j S _ .ìp o o O u s a o •= J 3 O h "^ ^^^ i i o - -J.ijntjicp riii.»ijril ojoi p|I''(» .is.iiii un ip i>|s.) pi;iit.n'ji ■ili'Jlsitiniiiinr ritliienli irnh III • ti.nl» ■;Mti..|iu i,.i^ii.ji-,4 •J3.» .iipitlmjinj !irnijBj3do OJiie p.i 'ijojiiiinj ' imcJOiiJA i-ip ' 0SI.1III itsni -ii.i\ D||.tp'.->)rji|ddr oji.nifliirn ■MIT ■ 'll'l iv^r|.A t..). ..j.MMns; • rjn3 (Il ii^riiiij i pò niJi^n'il limi 1 ..|m.n.iip%-.i luiMii i|ii>^n1> ' tiricui i"ii Vliv i.tl riinU'*H[ ■^s 1->I> -^'''J "^ll" rii.j.iii|sc.i.M| iwnt iiuni't lineiti Ulti! ili3«:l njiij III t|ii\j)u in'irui Kip .iiriiix .is.mt i! Mii"! IP 0SJ03 f.!" 11PJII13 1 ..S..1.I |..|l nilinii oniti.l {..Il iiN.i^t... Tir|rn; ....,., 1 1 j 1 1 Oirit-.snri-i i .»..,.! 2 -S l„ S 1 ■= |"|3=J ■= ^ 3 ^ ^ 1 i i s i 3 § " := - ! £ -S - 2 * 16 .-(!•> SEZIONE La Presidenza Mcilioa, vista ed esaminata questa Relazione, approva le osservazioni e le modificazioni pro[)Osle dalla Com- missione alle due Tavole Statistiche, e delibera quanto segue : Il Consiglio della Presidenza Medica^ d'accordo colla Com- missione per l'esame delle Tavole Clinico-Statistiche del Dott. Giuseppe Ferrario sceglie la Città di Milano , residenza del prefitto Ch. signor Dottore^ quale Centro ove si debbano man- dare i materiali statistici raccolti negli spedali delle Città e Provincie d'Italia , perchè siano sotto la di lui direzione pub- blicati^ raccomandandoli all'Imperiale Regio Istituto di Scienze ed Arti del Regno Lombardo-Venete, ed alla speciale protezione di S. E. il signor Conte Ilartig , Governatore della Lombardia. Il Prof. Girola espone un Sunto della Memoria del Ch. Prof. Bufalini , non intervenuto alla Riunione. Il Cav. Prof. Bufalini, plaudendo alla promessa del Dottor Ferrario sulle Statistiche fatte nella Riunione di Pisa , osserva incontrarsi molte difRcoltà nell'eseguimento, perchè i fenomeni vitali sono assai complessi, e presentano innumerevoli diffe- renze da non potersi ridurre a distinte classi o vogliasi dir categorie. Intanto propone quanto parrebbe poterci condurre più presso alla meta. I ° Compongansi esatte topografie. 2.° Si preparino accurate Statistiche civili per quelle parti almeno che possono influire sulla salute pubblica. 3." I Medici Italiani convengano de' modi più semplici e più facili per comporre le Statistiche patologiche e cliniche. 4° A ciò tornano opportunissime le Riunioni de' Medici in Italia. Intanto crede che anche le Statistiche mediche parziali ed incomplete possano essere vantaggiose inquantochè fanno co- noscere le cagioni morbose proprie di determinate località. II Prof. Botto legge una memoria sulla flogosi , stabilisce che debbono aversi per condizioni essenziali della medesima , quelle le quali abbiano i seguenti caratteri : i.° Che siano vere DI MEDICINA ÓC3 e ben provate, i.° Che siano abbastanza discernibili per segni razlonab o sensibili. 3." Che il farne la distinzione sia utile alla terapeutica. Entra quindi nell'esposizione de' suoi pensa- menti. Sette, secondo il suo avviso, sono gli elementi o con- dizioni dcU'infiainniazione. i.° Cagione materiale conoscibile. 2." Cagione oscura non definibile. 3.° Debolezza. 4° Tumulto vascolare. 5.° Organismo, nel quale vogliono essere compresi gli umori. 6.° Influenza degl'imponderabili. 7.° Febbre associata. Sviluppa tutti questi elementi da processo flogistico, e fa vedere come la costante sua identità sia contraddetta dall'osservazione. Il Prof. Comandoli non può ammettere complicanze mor- bose j ne adduce i seguenti argomenti: ì.° Tutti i tessuti sono comj)osti de' medesimi elementi or- ganici ^ tessuto cellulare, arterie, vene, vasi linfatici, nervi. ■2.° Gli elementi chimici sono dappertutto gli stessi : gela- tina, albumina, fibrina, fosfato calcare ecc. 3.° Tutte le parti consentono. Di qui il Professore deduce che non ponno esservi ad un tempo più malattie. Non nega apparire di spesso tali difl'erenti sintomi che par- rebbero dimostrare diversità di allezioni. IMa rifieltc che sif- fatta differenza non è punto essenziale j ma solo relativa al vario grado di eccitabilità delle parti e degli individui. Il sistema nervoso e l'irrigatore sono 1 principali , e mo- strano un più frequente e manifesto consenso. Talvolta è più affetto il sistema irrigatorio e presentansi sintomi di accresciuto stimolo : in altri casi il sistema nervoso è più perturbato e vengono in iscena sintomi di debolezza , sintomi tuttavia il- lusorii^ e non rade volte osservansi sintomi chepajono contrarii, gli uni di accresciuto eccitamento , e gli altri di atonia. Alcuni pratici che ristanno alle apparenze prescrivono ner- vini nelle infiammazioni, com'essi le chiamano, passive, e nelle pretese complicazioni delle due diatesi, associano deprimenti e stimolanti. Il che quanto sia difforme , ciascuno se "I vede. 36 i SEZIONE E"li ailiinquc concliiiulc che le complicanze morljosc sono adalto contrarie ad un ginsto ragionare. li Dolt. dnariul ragiona sulla IMedicIna organica, alla (jnalc riferisce la IMedicina Italiana. Inculca la necessità dell'analo- niia patologica. Il Hott. Batlalia archiatro ragiona sul croup e dimostra : 1.° Essere costantemente un'inliammazione laringo-lraclieale, perciò non potersi ammettere la divisione del croup in infiam- matorio e nervoso adinamico. 2" Non essere sufficienti le deplezioni sanguigne, come nelle altre llosfosi. 3.° Il tartaro di potassa antimoniato essere utilissimo nel principio della malattia, contemporaneamente colle deplezioni sanguigne od anche prima delle medesime. 4.° Doversi amministrare a piccole e refratte dosi , dall^i quali viene eccitato il vomito: essere in errore coloro i quali opinano doversi prescrivere in forti dosi, perchè, com'cssi fal- samente credono , il nero pneumogastrico sia in uno stalo di torpore. 5.° Non essere di eguale utilità le altre preparazioni anti- moniali. 6.° La Oogosi laringo-tracheale non passare mai in cancrena, ma spegnere per la pseudo-membrana che si forma nelle vie aeree e le chiude. 7.° Essere la suddetta pseudo-membrana uno de' più validi argomenti a dimostrare che la flogosi produce tessuti organici. 8." L'inalazione de' vapori della cicuta insieme coll'uso in- terno dell'asparagina contril)uisce mirabilmente a prevenire la formazione della falsa membrana- Riferisce parecchie sue curazioni del croup, delle quali due riguardano alle LL, AA. RR. il Duca di Savoja e il Duca di Genova. In questi due casi il Dolt. lìallalia era stato chia- mato convc consulente : i curanti erano il Dolt. lontana e u l . Cav. Rossi archiatri : egli aveva proposto il tartralo di pò- DI MEDICINA "63 tassa anllnioniatOj come sopra si ù tlcllo, e i curanti avcvan- gli assentito. Il Dolt. 3Iananini legge alcuni saggi terapeutici fatti in caso (li tenia cogli estralli idrolieo e alcoolidrico, come pure coll'actpia cUslillala della corteccia delle radici del melagrano silvestre preparati dal Cliiniico llighini con suo particolare me- todo appositamente e coH'inimediala applicazione dell'acqua coobata di lauroceraso e dell'acido idrocianico. Adduce fatti favorevoli e al solo uso interno de'mentovati estratti, e alla sola applicazione de' secondi mezzi al verme prolruso , come anche alluso contemporaneo de' due mezzi, vermifugo ed an- telmintico. Indica fatti comparativi con altri metodi ed espe- rimenti coU'accpia coobata di lauroceraso e coU'acido idrocia- nico fatti su brani di tenia staccati e vivi i quali aggiungfono fiducia nel suo metodo. Il Prof IJorruli comunica alla Sezione il risultamcnto di spe- rienzc da lui fatte in compagnia dei Prof Botto e Girola, e dei Dott. Coli. Rellingeri, demarchi e INIalinvcrni sulle correnti elet- tro-fisiologiche negli animali a sangue caldo. Egli crede che l'esi- stenza di queste correnti non possa, nello sialo alluale della scienza, ammettersi. E per rispondere ad alcune difllcoltà che potrebbero essere mosse contro le sue esperienze, egli assicura che i.° Si servì di un galvanomctro sicuramente non meno sensibile di quello di cui fecero uso i Ch. Prof. Puccinotti e Pacinotti: 2.° Adoperò scandagli di platino cspressanienle fatti con larghe su- perficie: 5." Ora infisse questi scandagli uno nel cervello, e l'altro in un muscolo prima di tormentare in alcun modo l'animale, ed ora gl'infisso nelle suddette parti dopo d'aver eseguiti altri espe- rimenti sul medesimo animale; e tanto nel primo che nel se- condo caso ottenne sempre una corrente presso a poco eguale diretta dal cervello al muscolo-, e ciò tanto nel vivo che nel morto^ tanto quando il cervello ed il muscolo facevano parie dell'animale che quando erano separati dal corpo di esso e posti a mutuo contatto sopranna lamina di vetro. 4° I movimenti spon- 366 SEZlO.Mi; tanci od autonialici degli animali sottoposti a suddetti csperl- iiieiiti non mostrarono mai alcun influsso sui movimenti dell'ago galvanometiic'o: 5." Movendo uno degli scandagli infissi ncHa- iiinialc, comunque questo rimanesse in perfetta quiete, tosto nio- vcvasi l'ago del galvanometro^ e perciò si può sospettare che nei casi osservati dai Prof. Puccinotti e Pacinotti le deviazioni del- l'ago galvanometrico dipendessero dai movimenti degli scanda- ■4IÌ infissi piuttosto che dai moti spontanei odautomatici degliani- mali : 6.° Gli sperimenti ch'egli fece, che comprendono in un solo circolo galvanometrico due animali, sembrano a lui dimostrare evidentemente la non esistenza delle pretese correnti elettro-vitali, giacché in tali esperimenti essendo distrutte le correnti elettro- chimiche, la corrente elettro-vitale, qualora esistesse, dovrebbe essere tanto più apparente in quanto che sarebbe sola e non più oscurata dalla coesistenza delle correnti elettro-chimiche. Egli non pretende tuttavia di non essersi potuto ingannare:^ il che però gli pare assai difficile, giacché i dotti suoi Colleghi a- vrebbero saputo sicuramente trarlo d'inganno^ tanto più che al- cuni di essi erano preventivamente inclinati ad ammettere le sup- poste correnti elettro-vitali, e solo dopo queste esperienze abban- donarono una tale preconcepita opinione. Egli invita pertanto tutti i fisici e fisiologi a ripetere le sue esperienze e quelle dei Ch. Prof di Pisa. Il Dott. Borclli relativamente al discorso del Prof Botto mostra desiderio che si propongano punti relativi all'infiam- mazione da discutersi nel Congresso dell'anno vegnente^ peroc- ché il fatto del processo flogistico è di froppo alta importanza. Secondo l'opinione del Proponente l'indagine dovrebbe partire dalla notomia e dalla fisiologia, cosicché si venisse al corol- lario : Che cosa è flogosi ? Fa poscia passaggio ad alcune osservazioni al Prof Botto. 1 ."Ammette col Professore l'affezione nervosa nel processo ilo- gistico: ma la vuole soltanto applicata alla lesione de' nervi in quanto sono un elemento delle condizioni organiche più composte. DI MEDICINA 367 2." L'influsso (le'ncrvi il vuole sulle funzioni organiilic^ non mai per costituire il dolore come elemento essenziale ilei pro- cesso flogistico: osserva esservi infiammazioni senza dolore. Fa plauso al Professore perchè abbia accuralamcntc scomposto il processo infiammatorio, nel quale egli pur vede molte con- dizioni: egli pure si adoprò in sifl'atte analisi nella sua Scrit- tura intitolata : Opinioni Visio-patologiche, pubblicale nel 1 838. Spera di poter col tempo rischiarare meglio un punto sì dif- ficile e sì rilevante. Il Dott. Capsoni oppone al Dott. Ferrano che da gran tempo slendevansi Statistiche negli ospedali di Milano : che perciò non vi era necessità di proporne di nuove. Il Dott. Terrario osserva ch'egli è ben lungi dal pretendere alla gloria d'inventore della Statistica : che egli proponeva una norma che fosse generalmente seguitata: col quale oggetto aveva proposti i suoi pensamenti j aveva domandato lumi e consigli, e specialmente il suffragio della Riunione, per cui sa- rebbe riuscito agevole l'eseguimento. Il Presidente, e poi tutta la Sezione si mostrano favorevoli al Dott. Ferrano. Il Dott. Freschi propone aggiunte alle Tavole Statistiche del Ferrano già accresciute dalla Commissione. Commeni7i dMn mali- zia per qualificare la morte da vera fulminazione, ed espone di avere egli riscontrato e verificato lalcj quale lo aveva il primo osservato il Ch. Prof. Puccinotti, quello che consiste in macchie sanguigae-oscure conoidee occupanti i segmenti laterali dell'albuglnea de' due occhi, sempre lasciati scoperti dalle palpebre in tal genere di morte, macchie simili ad un plcrigio rovesciato, cioè colla base verso l'iride, e coU'apice verso gli angoli interno ed esterno del globo oculare. ni MEDICINA 369 Il Prof. Girola al raglonaiucnlo tenuto dal Prof. Botto nella precedente tornata oppone alcune sue considerazioni. Incomincia dal ricordare le proposizioni del prefato Prof., e poi si fa a discutere le principali. Consente che la flogosi comprenda più elementi: ma riguardo all'elemento dinamico-ncrvoso, rappre- sentato dal dolore più o meno gagliardo, osserva che esso porta seco un aumento ed un pervertimento di sensibilità per cui ne viene un afllusso di sangue alla parte che sia per infiammarsi : ora l'elemento nervoso è per propria natura attivo, il sus- secutivo alUusso di sangue è pure attivo : dunque non può r infiammazione essere congiunta a debolezza. È vero che talvolta questa precede la flogosi, ma sparisce nell'esordio slesso della medesima. Non è già che non dcbbasi tener conto dello stato precedente: anzi egli inculca la considerazione del fondo su cui si è stabilito il processo flogistico. La crasi del sangue fattasi più stimolante è ellettOj e forse anche cagione concorrente a determinarla, ma non è della sua essenza. Che reale debolezza preceda l'infiammazione non è punto un con- cetto nuovo: già l'ebbero Testa, Vaccà-Bcrlinghieri, Pistelli, Goldoni, Scavini: ma contro di loro stanno Gcndrin, Parry, il Ch. nostro Presidente , il quale nella sua celebiatissima Opera della febbre continua e dell'infiammazione, confutò pe- rentoriamente ogni opposizione al gran canone: La flogosi esser sempre attiva. Soggiunge che talvolta l'infiammazione non è preceduta da debolezza ^ che quando ne è preceduta, la debo- lezza non è che cagione predisponente, e cessa coU'incomin- ciar dell'infiammazione. Non nega le complicazioni della floi^osi con altri stati morbosi : ma questi non saranno mai di debolezza: e per altra parte a vincere la flogosi si addomandano sempre ri- medii deprimenti. Il P. Civinini esercitandosi nella preparazione della corda del timpano, trovò nel 1828 che dessa non usciva altrimenti dalla cassa per la fessura di Glaser, ma che scorrendo chiusa in un particolar canalettoosscoda niunodescrittoonotalo,scavato in una porzione 570 SEZ10^E ossea impegnata tra le labbra (Iella (Iella fessura, (lanluno parimeli te descritta o notata, liceva finalmcute capo alla inaiii^ialura anle- riorc 0 sfenoidale del temporale. Tatte a bella posta mollissimc; operazioni secche e fresche per la dimostrazione di lai fatto, soggettate queste all'esame de'siioi Professori, riscossone favore- vole giudizio, pubblicava col mezzo del fascicolo 2.° delle sue Linee anatomiche nel i83o in Pistoja la descrizione del nuovo canale e della porzioiicella ossea, che quello contiene da lui detta Proditzioìie cuueiforinc della base della rocca^ unitamente alla indicazione di importanti modificazioni da adottarsi quanto alla storia dello sviluppo del temporale, nel quale alle tre por- zioni squamosa, petrosa e lambdoidea da tutti ammessej cììIì ag2;iu2,neva nel novero de'punti fondamentali d'ossificazione la lamina del condotto nascente dallo svoli^imento del cerchiello timpanico. Furono in Toscana e fuori subito adottate le di lui vedute, e d'allora in poi la preparazione 0 dimostrazione dell'e- gresso della corda del timpano divennero assaissimo più facili, sicure e comuni. Nel i837j cioè 7 anni dopo la pubblicazione e la difi'usione del suo libro, Cruvelhier nella sua Notomia descrittiva accennando il canaletto in discorso ne attribuiva la scoperta a INI. Iluguier francese, che, come si esprime, in quel tempo Io avrebbe latto conoscere. Nell'anno iSSg, cioè due anni dopo, il francese Chassai- gnac nelle sue note ed aggiunte alla Neurologia dell'inglese Swan rivendicava espressamente a favore del nostro Italiano con argo- menti ineccczionabili, l'anteriorità della scoperta. Finalmente in quello stesso anno iBSg il francese Blandin, in una noia alla sua Notomia descrittiva pubblicatasi di recente a Parigi, là dove parla della corda del timpano scriveva : Iluguier e Filippo Civinlni si sono ingannali dicendo che la corda passa per un particolar canaletto lungo la fessura del Glaser, poi- ché tale disposizione non è propria dell'adulto. Ciò seppe il Prof Civinini, né volendo trascurare questa cotanto solenne Ul MEDICIW 371 occasione tl'iina [iiibblica guislificazionc , profiltando de' mezzi che la cortesia del Dott. Malinverni, e del signor Jorielti alunno di questa Regia Università gli hanno procurato, si accinge a darla colla ragione e coi fatti alla mano. Ed ecco quanto oppone alla nota del Dott. Blundin. Lascia- to stare che l'autore, non ostante i rilievi fatti in suo favore da Chassaignac , il pone in contemporanea ed indistinta con- tinuazione sul medesimo punto di progresso con j\I. lluguier, col quale d'altronde egli si compiace di concordare sul fatto, non trova giusto ch'ei gli faccia carico d'una falsità e inct^altezza che non gli appartengono affatto. Il canale non esiste se non nell'adulto, dice Blandin : ebbene egli non dice che sia altri- menti : che anzi conchiude il suo libro colle seguenti parole del- l'ultimo paragrafo: «A scanso d'oscurità e d'equivoci notisi bene, che quanto fin qui ho detto non riguarda rigorosamente se non l'adulto». Ora soggiunge che costante in ogni età è la produ- zione cuneiforme II costanti i suoi rapporti colle labbra della fessura di Glaser, salvo il maggiore o minore di lei impegno fra esse dqicndcnti! dal maggiore o minore sviluppo della fes- sura medesima: costante una strada o tracciata o completa in essa produzione, qualunque ne sia lo sviluppo, e qui ram- menta che continente include l'idea necessaria di contenuto^ costante finalmente, perciò a carico della produzione suddetta, il passaggio della corda nervosa, non dovendosi in riguardo a tale strada altro distinguere, che o si tratta nell'adulto di ca- nale completo, cioè tutto osseo scavato nell'acuto del cuneo figurato dalla produzione , o di una doccia nelle prime età, o di un semi-canale aperto inferiormente dal lato della superficie dell'osso^ e quivi nel fresco chiuso da tessuto fibroso, che poi col progresso del tempo in forza del solito naturale processo si ossifica costituendo il segmento inferiore del canaletto, che perciò resta completo e tale quale si trova nell'adulto. Cos'i resta costantemente ed in ogni caso vero che l'egresso della corda del timpano si fa per una strada a carico della 37-2 SEZIONE protliizlonc cunei forme, non mai per il foro d'ingresso ilei ten- dine del nniscolo anteriore del martello, e de'vasellini a quelli corrispondenti e compagni. 11 Ch. Prof, accerta che la formazione degli ossei canali, il passaggio de'ncrvi per essi, e il modo da loro tenuto nel per- correrli in genere, l'inclusione del lacciaie nell'osseo acquidotto di Falloppio prima, poi l'inclusione della corda del timpano nel suo canaletto, e il modo di questi nervi in tali celati cam- mini tenuto in ispecie , sono cose d'assai maggior momento che non si crederehbe non solamente per le più ovvie e comuni fisiolonfiche deduzioni, ma altresì per la fdosofia della scienza. Il Prof Demichelis attesta d'aver sempre veduto l'egresso della corda del timpano dappoiché ebbe cognizione della sco- perta del Professore Givinini. Il Barone Cav. Dott. Massara di Previde tiene discorso sul tentare la compressione della vescica onde estrarne l'orina in quei casi, ne'quali d'ordinario si e obbligati di ricorrere alia puntura, non potendosi in alcun modo introdurre il catetere per causa di ostacoli meccanici. La qual sua proposta egli l'appoggia a due fatti: i.° In un sergente di Granatieri Guardie dell'età f di 4^ ^"ni all'etto da taòc scrofolosa-sijìlìlica cessò ad un tratto la facoltà di orinare, sebbene la vescica fosse ripiena: un tumore voluminoso delle ultime vertebre lombari e del sa- cro aveva deviata l'uretra ed il collo della vescica da sinistra a destra, e parve esser cagione mediata di siffatto inconveniente- Tentatosi invano il cateterismo , si praticò la compressione, che rinnovata per quattro mesi ogni giorno ebbe sempre un eguale felice risultato. 2.° In un giovane Cavaliere di 2/\ anni, il quale, mentre giuo- cava all'altalena, ebbe un colpo della trave alla regione peri- neale, si sviluppò un enorme flemmone ch'ebbe per esito un ampio profondo ascesso. Nel corso ed incremento della malattia, e finché non si diede sfogo alla suppurazione col mezzo di una puntura nell'intestino retto, l'uretra venne compressa e distratta DI MKDICINA o73 in modo dalla sua naturale direzione che rese impossibile ai ma- Iato remissione dell'orina. Tentato ripcUUamentc, ma senza successo, il cateterismo, si praticò la compressione della vescica, ripetuta felicemente talora dtic volle al giorno: vuotato 4'ascesso l'ammalato riprese la lacilità naturale di orinare, e non ebbe ulteriori incomodi. Il modo con cui suole praticare la compressione della vescica è il seguente: Collocato il malato supino sul letto, un ajntante od il malato stesso^, applica le palme delle mani sulla vescica in modo che i due pollici si tocchino sulla linea bianca, e le estremità delle dita sieno prossime al pube. L'operatore si mette in senso opposto , ed applica ambe le palme lateralmente a quelle dcll'ajutante, l'una cioè a destra, e l'altra a sinistra coll'apicc delle dita rivolle alla regione om- bellicalc. La compressione debb'csscre falla d'accordo : dapprima leggiera, poi successivamente crescente dirigendola l'ajulante dall'alto al basso. Essa dev'essere continuata senza interruzione, finché la vescica non sia interamente vuota. Operando con tali norme, pochi secondi d'ordinario basta- rono ad ottenere l'uscita dell'orina senza inconvenienti e senza cagionare gravi dolori al malato. li Dott. Fiorito legge un discorso sulle complicazioni morbose, nel tpiale espone che la realtà di queste essendo stata nel giorno antecedente dal Dott. Comandoli combaltnla, ed anche dal Dott. Geromini rigettata nel suo Saggio di JìIosojUi delia Storia 3/e- dica, crede essere questo un soggetto degno di molta considera- zione, perchè non giudicando egli che tal questione sia risolta, gli pare essa di molto rilievo massime per rispetto alla cura delle malattie;, e si è perciò che viene nuovamente a sottoporla agli schiarimenti del sapientissimo ìMedico Consesso. I motivi generali per cui egli si mostra inclinalo piutlostu ad ammettere le complicazioni morbose, col qual nome dice di intendere le consociazioni di malattie per essenza diverse, sono: 37i SEZIONE 1.° La varietà delle sostanze solide, liquide e fluide compo- nenti il corpo animale^ la dilTerenza di striiltiira e di propriolà delle parti; la vita particolare di queste, e la varia natura delle niorbiliche potenze ; per lo che sembrandogli che non una, ma diversa esser possa l'essenza delle malattie, gli pare che possibili e probaiiili esser pur debbano le complicazioni. 2." La coesistenza della celtica malattia e della scabbie con lo scorbuto e le infiammazioni da cause comuni provenienti, e quindi la consociazione di alcune malattie da flogosi o da stato atonico dipendenti con le alVezioni le quali , da causa perturbante eccitate, sono da quella condizione morbosa che gl'Italiani chiamano irritazione costituite. Avvisando poscia che se non una o due soltanto possono essere le essenze delle malattie, ma in maggior numero, sembra anche esser probabile che varie specie di complicazioni morbose esistano , va enumerando alcune affezioni , che ove fossero di natura speciale, sarebbero causa di complicazioni, e sono: 1." Il tifo, il quale secondo alcuni moderni proviene da vi- zio della crasi del sangue-, il che ammesso, la llogosi nel tifo, e le febbri tifiche svolgentisi nel corso di una infiammazione sarebbero complicazioni. 2.° Le febbri periodiche, le quali, ove derivassero da una speciale arcana condizione, consociandosi con l'infiammazione, costituirebbero una complicazione morbosa. 3." Alcune affezioni nervose che potendo provenire da mu- tamento qualitativo del sistema nervoso, o da cangiamento di condizione del fluido nerveo, sembrano poter complicarsi con la fiogosi od altre malattie. 4.° La malattia verminosa consociantesi con l'infiammazione od altre affezioni. 5." I vizi erpetico, scrofoloso, scorbutico, la cui essenza non sembrando poter consistere nella infiammazione, quando da que- sta sono accompagnati, presentano malattie complicate. Tralasciando di aggiungere altri esempi di complicazioni, con- DI MEDICINA ó7;-> thiiulc lìiparlirsi esso da chi nega le complicazioni morbose e (la chi «li troppo ne moltiplica il numero : od aggiungendo di creder necessaria una qualche temperanza di opinioni nella Me- dicina , clic gli estremi in questa per lo più scostansi «lalla verità , si rivolge alla sa[)ienza del Consesso onde venga dilu- citlata la proposta questione. Il Dott. De-llolandls non può ammettere il magnetismo a- nìmale. Nota come gli Autori che ne trattarono raccontino cose troppo incredibili : che la maggior parte de' Mcsmerisli furono e sono ciurmadori, o zotici, o creduli: riferisce 11 caso d'una donna che si faceva credere soggetta al sonnambulismo ma- gnetico , e scoperto l'inganno fu cattnrata. Il Dott. Arella , dopo avere fatto parola delle due ipotesi recentemente proposte a spiegare le contrazioni muscolari , una da Dumas e Prevost, l'altra da Becquerel e Matlcuccl , si fa a proporne una sua , ed è questa : 1° L'origine della vitalità deesi ricercare nella profondità degli organi, nelle estremità capillari de' vasi ed in quelle de' nervi. 2." Le estremità capillari de' vasi ne' muscoli sono elettro- positive , e le estremità de' nervi e le fibre stesse muscolari sono elettro-negative. 3.° Una corrente elettrica per lo stimolo volitivo si parte dal cervello, giunge all'estremità del nervo, percorrendo la fi- bra muscolare, la fa passare subitamente allo stato di ricom- posizione elettrica , quindi contrazione. . A confortare la sua ipotesi , mette in campo alcuni fatti osservati da celebratissimi fisici. Il Prof 3Iarlanini osservò che la corrente elettrica diretta dal capo a' piedi produce contrazioni e non dolore , mentre inversa eccita contrazioni e dolore. Il Prof. Mattcuccl vide che la corrente diretta produce il tetano , e che la corrente inversa lo fa cessare. Il Dott. Arella riflette: 1.° Che la corrente elettrica diretta dalla testa a' piedi fa 576 SEZIONE l'uflìclo dello slimolo volitivo: cppcrciò eccita contrazione senza dolore : mentre inversa opera prima su' muscoli e vi genera contrazione e poi passa all'organo senziente, e produce dolore. 2." Che quando alla corrente diretta si fa succedere la cor- rente inversa si ristabilisce l'equilibrio elettrico, e dee perciò cessar ogni corrente. Considera il lluido nerveo quale elettrico : crede che operi come gli altri stimoli e come la corrente elettrica. 11 Dott. Lavagna presenta un confronto fra le due estremità della vita umana : fa passare a rassegna le fasi cui percorrono le ossa, la colonna vertebrale, il cranio, il cervello, l'apparato alimentare, il sistema sanguifero, le vie respiratorie, l'apparalo orinario, l'apparalo riproduttore, la milza, il fegato, il sistema dermico, gli organi sensorii, la vitalità, l'impressione dinamica de' medicamenti, le passioni, i patemi, le facoltà inlelletluali. Il Dott. Riboli difende con ardenza di spirili la frenologia. Dalla coltura della medesima aspetta inestimabili vantaggi alla Scienza ed all'Umanità. Il Cav. Prof. Speranza riferisce parecchi fatti da cui risulte- rebbe che i frenologi, anche più celebrati, pigliarono gabbo. Il Dott. Riboli si adopera a sostener la sua tesi , facendo vedere come la frenologia sia confermala da moltissimi fatti e abbracciala da sommi fisiologi, filosofi, teologi. Cita Frank, Meloni, Orioli , il valore de' quali a tulli è notissimo. Passa a combattere gli avversarii. Il Dott. Rusconi fa riflettere che gl'istinti degli animali i quali socrofiaceiono a metamorfosi si mutano : che anche nell'uomo le tendenze subiscono fasi secondochè sviluppansi e si fanno più attivi certi organi e visceri , senzachè sia avvenuta veruna mutazione nel capo. Il Dott. Bonacossa fa osservare al Dott. Dc-Rolandis non do- versi collocare fra le favole lutto ciò che si è dello e si dice tuttora del magnetismo animale e del sonnambulismo, ne essere unicamente finzione di scaltri i fenomeni magnetici in tanti DI MEDICINA Ó77 individui osservali, eppcrciò non doversi cosi facilmente ap- porre la taccia di ciurmatori o zotici o creduli a tutti coloro che misero in pratica il magnetismo o vi prestarono fede. E vera- mente, senza andar a cercare le prove delia rcallà ne' tempi dej,di antichi sacerdoti egiziani , che pruhahillssimamcntc non manchcrcbhero, noi ahhiamo tcstiaionii di illustri e sapienti per- sonaggi di tutti i tempi, i quali hanno adoperato il magnetismo, e creduto a'suoi fenomeni. Apparire da quattro versi di Solone riferiti da Stobco e tradotti dal greco in inglese idioma, essere giù sin dai tenipi di quel grande Legislatore conosciuta la pra- tica del magnetizzare ; Virgilio , Plauto , Lucrezio , Celso , ecc. avere apertamente parlato di magnetismo: e quindi venendo a più recenti epoche, Lenhosscck, Giuseppe Frank, Georget , Rostan , Alessandro Bertrand e molti altri :^ meritare pur fede Despine, Carmagnola, Prcjalmini. 11 Rapporto fatto dai Commis- sarii dell'Accademia delle Scienze francese verso il i 788 sull'a- gente mesmeriano essere bensì poco favorevole al magnetismo^ ma tuttavia manifestamente scorgersi da quella Relazione dei predetti Commissarii (jnalche cosa di reale esistervi , la quale eglino vollero soltanto attribuire ad una esaltata immaginazione:^ sentenza che Cuvier e Laplace giudicarono non fondata, per- chè poteronsi i fenomeni magnetici manifestare in idioti ed in altre persone ignare affatto degli elFctti cui suole dar luogo il magnetismo artificiale, l'inalmcnte il Dott. Bonacossa osserva aver falsamente asserito il Dott. De-Rolandis che la donna, di cui si parlò assai in Torino alcuni anni addietro per avere pre- sentato curiosissimi fenomeni di magnetismo, sia stata, come scaltra ingannatrice, imprigionata, essendo la medesima nel Ma- nicomio di Torino : e che le cose dette della medesima non erano inventate e false, stantechè aveva egli stesso più volte riuscito ad indurre coll'arte in lei il sonno magnetico, e tanto in questo son- nambulismo artificiale, quanto nello spontaneo in cui cadeva e cade tuttora osservarsi fra altri fenomeni degni di molta atten- zione la trasposizione de'sensi dell'udito, dell'odorato e del gusto •i8 .■Ì78 SEZlOiNE alla regione opìgasli-lca, cioè sentire il sapore e l'odore delle sostanze ivi applicale, essendo paralizzati aflatlo gli organi natu- rali di tali sensi, ed a tutta la superficie del corpo fjuello dell'udito. Lo stesso Dottore contro l'opinione del Cav. Prof. Speranza osserva che quantunque Gali istesso ^ e qualunque si voglia, si siano sbagliati in qualche esame cranioscopico, ciò non varrebbe a dimostrare erronea ed insussistente la frenoloijia e la cranio- scopia, non essendo queste che mere eccezioni. Per far vedere falsa la dottrina frenologica e la cranioscopia essere necessario provare, il che nessuno ha fatto sinora, i." Che l'anima in questa vita non abbia bisogno di organi materiali per l'esercizio di sue facoltà. 2.° Che questi organi non siano, e non debbano essere tanti, quanti possono essere le facoltà fondamentali dell'anima. 3.° Cbe ammessa l'esistenza di questi organi, non debbano essi avere una sede gli uni dagli altri distinta. 4* Ghe questi organi non siano lutti posti nel cervello. 5." Che non sia vero che il cranio prenda ordinariamente la sua figura o forma dalla massa cerebrale. Alle obbiezioni del eh. Dott. Fiusconi risponde che non si può sempre rigorosamente stabilire paragone fra l'uomo ed i bruti, specialmente parlando di facoltà intellettuali ed istintive;, che per altra parte l'osservarsi modificazioni nelle facoltà istintive di certi animali a seconda delle mutazioni succedenti ne' visceri della vita organica, potrebbero soltanto provare contro la frenolo- gia, qualora queste mutazioni succedessero unicamente nei visceri suddetti , e nissuna ne avvenisse mai contemporaneamente nel cervello, la qual cosa non si può asseverare, essendovi osserva- zioni contrarie. Inoltre egli continua asserendo che nei morti in seguito a pazzia, che poi non e altro che l'aberrazione delle fa- coltà istintive ed intellettuali, riscontrasi quasi scnqire qualche lesione nel cervello^ cbe le malattie cerebrali arrecano pressoché sempre mutamenti nel carattere morale degl'infermi, e per op- posto frequentissimamente si osservano gravissime malattie di ogni genere sì acute e sì croniche di tutti gli altri visceri ed or- gani del corpo umano, senza che per nulla soffrano le anzi indicate DI MEDICINA Ó79 funzioni sìcleirinlcncliinento che dcll'islinto, e delle facoltà morali. Nel cliiiidcre qiiesl'nllima Adunanza il Presidente propone alla Sezione Medica due quesiti invitandola nell'interesse della Scienza a prepararne la soluzione per la futura Uiunione di Fi- renze. In molli li!>ri patologici, dic'eoli, anche recenti, ed in di- verse Memorie lelte a Pisa ed a Torino, si e parlato di Disequili- brio (l'azione tra sistemi e sistemi, tra organi ed organi, con- siderato come condizion morbosa essenziale, o come caf^ionc di certe malattie, e si è pure parlato assai della deviazione e dello spostamento di processi morbosi o di morbose condizioni dall'in- terno all'esterno, operabile per mezzo delle cantaridi, della se- nape, del ranuncolo ecc., applicati alla pelle. 11 Presidente, e- sposti succintamente I principil ed i fatti, in forza de'quali non può anunellcrc il suddetto diseijuilitjrio se non come uno degli edelti o de'fenomcni della malattia, indicati (come già fece' in una Memoria ch'ci pubblicò nel Giornale della Società Me- dico-Chirurgica di Parma) gli errori che si prendono, confon- dendo le deviazioni de' movimenti sensoriali collo spostamento di processi flogistici, e dopo di avere accennato i tentativi molti da esso fatti inutilmente per aver prove evidenti dello sposta- mento in discorso , prega i Ch. suoi Colleghi a voler dichiarare a Firenze: i.° Se l'indicato disequilihrio racchiuda veramente l'idea d'una data condizione morbosa, e di una corrispondente indicazione curativa; o se non esprima niente più che un ef- fetto di contlizione più profonda, a toglier la quale debba diri- gersi la cura: 2.° Se più felici di Ini abbiano potuto trarre dalle loro osservazioni prove di fatto dimostranti la deviazione vera 0 lo spostamento di veri morbosi processi. Dopo ciò fa una tenera e commovente allocuzione con cui prende congedo. Gli applausi al Ch. Presidente sono generali ed animali. TOMMASINI Presidente. M.4RTIM Segretario. 380 SEZIONE APPENDICE I. Relazioni delle Commissioni nominate per esaminare le prxì/joste del Prof. Gherardi e del Cav. Prof. Landò. ss-^^as La Commissione rlcstinata a dar il suo parere sul nuovo metodo di operare^ onde ottenere la guarnigione indicale del semplice idrocele della vaginale presentato alla Sezione Medica dal Gli. signor Gherardi Prof, di Clinica chirurgica in Genova fa le seguenti osservazioni ; 1." II metodo proposto dal signor Prof Gherardi non può propriamente denominarsi metodo di operare l'idrocele , ma soltanto un mezzo per eseguire quel metodo operativo , col quale viene obliterata la cavità della vaginale mediante ade- sione primitiva più o meno mediata della tunica vaginale colla supeiGcie del testicolo. 2." liC sostanze fin qui adoprate dai Chirurghi, e che si in- troducono nella cavità della vaginale per indurre flogosi , e quindi trasudamento fibro-albuminoso e dappoi l'adesione pri- mitiva, sono sostanze irritanti e stimolanti, come vino, alcool, tintura di jodio ecc.^ le quali venendo messe in contatto di tutte e due le superficie già nominate risvegliano un'equabile llogosi, che nel conveniente grado procura, come fu detto, una com- pleta adesione, e così una radicale guarigione dell'idrocele. ni MEDICINA 381 3." La sostanza adoperala dal Ch. Prof. Gherardl è raiii- moniaca, sostanza caustica, lagnalo viene messa in contatto colla vaginale e col testicolo, sulle quali parti non si limita a pro- durre irritazione e stimolazione, ma vi produce una cauteriz- zazione. Da questo modo di agire dell'ammoniaca nascerà più facil- mente, che cogli altri mczzi^ vccMneulissima flogosi, la quale farà passaggio assai più facilmente alla suppurazione, che è ine- vitabile nel punto cauterizzato, anziché all'adesione, scopo cui vuole giungere il Giiirurgo. iNotisi poi che il Prof, sullodato propone d'introdurre nel cavo della vaginale 12 pollici almeno della tasta di cotone , la quale esso vuole intrisa nell'ammo- niaca^ siccome poi per bagnare simile tasta ci vorrebbero al- meno tre 0 quattro dramma dello stesso alcali caustico, resta a sapere ora quale sarà l'impressione che ne risulterebbe dal con- tatto del medesimo caustico in notabile quantità sopra la vagi- nale ed il testicolo, organo delicatissimo. 4." Ammettendo pure che l'ammoniaca in certe circostanze non arrivi a produrre escara, e che si limiti ad irritare, e stimolare quelle parti sulle quali viene portata potrà accadere frequente- mente che l'infiammazione non si estenda ove è necessario, 0 che si vegga cilettuarsi I adesione soltanto ove ha agito l'ammoniaca, come accade con tutti quei mezzi già usati e che non agiscono che parzialmente sulla vaginale e sul testicolo : anche in questo caso la guarigione radicale non potrassi ottenere. 5.° Non è da calcolarsi il vantaggio che ha tale mezzo sopra quello della semplice injczionc, cioè di non essere necessario un ajutante, il Fuoco per scaldare il liquido da injettarsi, un reci- piente per riceverlo allorché si cava fuori , e «lei minor l^ipo che si impiega in disporre ed operare. A questo proposito devesi fare osservare che col processo operativo dell injczionc si può c- seguire l'operazione senza un ajutante: che non è indispensabile di scaldare il liquido da injettarsi: che quello stesso recipiente che ha raccolto il liquido sieroso può raccogliere il liquido in- "82 SEZIONE jettalo: clic il Icmpo che si impiega è anzi minore: e che tutti '•\\ altri incoiivcnionti addotti dal Ch. sig. ProT. Gherardi, come nroprii tk'irinjozione, dipendono, quando accadono, da imperizia del Chirurgo, piuttosto che da inevitabili difetti del processo operativo. 6." Le due guarigioni ottenute dal sullodato Prof, provano che in alcuni casi anche l'uso dell'ammoniaca può avere avuto buon .successo, come alcune volte si è clletluato con tulli fpiegrinijier- fctli mezzi già proscritti dalla Chirurgia, coi (piali non si agiva che parzialmente. 7.° Considerando aduntpie le cose qui sopra dette, la Commis- sione è di parere, che la pratica proposta dal Cb. Prof Gbci>ardi, lungi dall'avere dei vantaggi sopra il già universalmente adottato mezzo dell'injezione nei casi di semplice itbocele della luiiita vaginale, possa essere soltanto annoverato nel numero di (piti mezzi terapeutici imperfetti e pericolosi che furono proposti e dimenticali. Pensa inoltre la Commissione che la pratica del signor Prof. Gherardi è contraria ai voti della natura^ la quale per produrre adci'enzc delle membrane sierose servesi di un lievissimo grado di flogosi, come si -scorge nelle guarigioni ottenute colla semplice punzione, in (juclle che si ottengono coH'ajatodi un vescicante apolicato allo scroto, in quelle aderenze che sorgono tra visceri erniosi, in (juelle finalmente che insorgono nel petto fra le pagine delle pleure nelle cos\ dette pleuritidi latenti da Stoll , perchè indolenti; per i quali argomenti pensa la Commissione non es- sere la pratica proposta da anteporsi a quelle già sanzionale dal- l'esperienza. Sottoscritti. Cav. Prof. Rossi di Parma. - Prof. Gallo. - Prof. Pasero. - Dott. Coli. Pcrtusio. La Commissione nominata per dar parere sul Progolto d'un Inslituto per la cura della tisi diede la seguente relazione: RiQettendo il Cav. Landò alle numerose vittime che in alcuni 1)1 MEDICINA Ò8.- paesi specialincnle, come sarebbe Genova, dalla tisi polmomnv vengono mietute, avvisò ai modi di porvi riparo. Persuaso egli che una tanta pernicie cagionata dalla lisi di- penda, sia dal non essere questa malattia nel suo svolgimento né abbastanza avvertita, né opportunamente combattuta , sia dalle mancanti cognizioni sulla comlizionc patologica della stessa, sia dal non farsi uso di un'aria medicamentosa, propone per Genova uno Stabilimento sanitario destinato agli aOclti da questo malore, onde ovviare a tali difetti. Questo Stabilimento dcbbc perciò venir fondato in qualche regione dei dintorni di quella città, in cui l'aria sia mite e poco soggetta ai venti ed alle repentine mutazioni igrometriche e di temperatura. Il medesimo debb'essere così costrutto che l'aria delle ca- mere possa venire impregnata dei vapori perspirabili vaccini. L'uso del latte sarà uno dei principali mezzi di cura. I mezzi terapeutici e chirurgici saranno varii secondo le e- si^enze. I lavori morali ed igienici acconci a rallegrare l'animo, come la musica, la .conversazione, la lettura ed altre occupazioni pia- cevoli, concorrcraimo in gran parte eziandio alla cura. Vi sarà un IMcdico in capo direttore dello Stabilimento con altre persone dell'arte a lui soggette, e si nomineranno pure al- cuni IMedici consulenti. Lo Stabilimento verrà fondalo e sostenuto por via di soseri- zioni volontarie, sperandosi che dopo qualche tempo le pensioni dei ricoverati basteranno a tutte le spese. 1 Membri della Commissione giudicano essere dubbia l'utilità di questo Stabilimento : i." Perchè la tisi accidentale diflìcilmente potendo essere nel primo stadio conosciuta e tale dichiarata , non è facii cosa che 1 malati di questa in tempo opportuno vengano ricoverati^ e la tisi ereditaria, dacché è svolta, lasciando poca o ninna speranza di guarigione, sarebbe quasi necessario che i nati da 58i SEZIONE parenti tisici, fin dalla fanciullezza ritirati nello Stabilimento, ivi menassero tutta la lor vita. 2.° Perchè l'aria temperata e poco soggetta a mutazioni, i vapori perspirabili vaccini, il latte, sono soccorsi già conosciu- tissimi, e non vengono dal proponente indicati altri mezzi di cure particolari. 5." Perchè i mezzi morali che l'animo consolino e rallegrino sembrano quasi impossibili in un ritiro in cui i malati, separati dai più cari oggetti, si trovano continuamente funestati dalla compagnia di altre persone distrutte com'essi da lenta consun- zione e dalle frc(picnti morti dei convittori. 4.° Perche infine se per gl'indigenti f|ucst'Islituto non può se non che malto commendarsi, non sembra potersi dire l'istesso per gli altri malati , che in seno alle proprie famiglie possono avere ogni più accurata e consolante assistenza. Sottuscritti. Dott. Comandoli. - Dott. Coli. Fiorito. - Dott. Coli. Ruatli. - Dott. Coli. Polto. II. Memorie di Professori e Dottori presenti alla Riunione , le (inali per brevità del tempo non poterono esser lette. Il Prof. Maunoir di Ginevra consegnò all'Adunanza Medica i due seguenti interessantissimi casi di sinizesi, stata guarita con una speciale pratica operativa da esso lui ideata ed at- tuata con grande prontezza. Primo caso. Un certo Moscr era cieco adatto in seguito ad una iriditide antica. Lo stato de' suoi occhi era il seguente: la pupilla ristretta a segno da capire appena la capocchia di uno spillo , ed ancora ostrutta dalla capsula del cristallino , opaca, bianca e così aderente al piccolo circolo pupillare, che impedito era ogni moto dell'iride : vista suflìcientc per distin- guere la luce dalle tenebre e nulla più : sospetto ma non cer- DI MEDICINA 385 terza d'opacità della lente cristallina. Fatta un'incisione semi- circolare della cornea dcll'occliio sinistro, comprendente un po' più della metà della sua periferia ed al basso , pressappoco come si pratica nell'operazione della cataratta, il Prof. Mau- noir alzò il lembo della cornea colle forbici boltonate da esso lui proposte per eseguire la pupilla artificiale , ne aperse le lame sotto il medesimo lembo, facendo penetrare la lama a- cuta attraverso della parte inferiore dell'iride alla distanza di mezza linea circa dalla sua unione col legamento cigliare, ri- masta la lama bottonata tra l'iride e la cornea. Fatte dopo ciò avanzare ambo le lame nella direzione del diametro ver- ticale dell'iride fino alla distanza d'una mezza linea dalla sua unione superiore col legamento cigliare, egli le chiuse incidendo d'un tratto l'iride e la piccola parte opaca della capsula, su- perstite una pupilla bene sgombra e della forma di quella del gatto cioè ovale dall'alto al basso. Dopo ciò egli fece l'estra- zione della lente la quale, avvegnaché non opaca a segno di togliere la vista, era però giustamente a temersi che in seguito alla ferita diventasse del tutto opaca. Dopo l'operazione l'am- malato vide subito tutti gli oggetti che gli si presentarono in- nanzi. Esaminato l'occhio dopo trascorsi otto giorni senza dolore e senza segni d'infiammazione, si rinvenne con grande sorpresa la pupilla piena e coperta da linfa plastica con abo- lizione della vista. Lasciato allora Moser in riposo per alcuni giorni, l'Autore operò l'occhio destro nel modo stesso stato poc'anzi descritto ed il risultamento fu assai prospero , poiché scopertolo dopo otto giorni di riposo, di oscurità e di dieta, si rinvenne pal- lido, non punto infiammato, la pupilla sgombra e nera, e ri- pristinata la vista. Quest'utile risultamento l'incoraggi a riten- tare la stessa operazione sull'occhio sini.stro : siccome però la lente erane già stata estratta e la pupilla stata la prima volta formata erasi, indipendentemente dallo strato fibrinoso che la clùudeva, alquanto ristretta, così egli eseguì un'incisione alla 49 3SG SEZIONE cornea assai mcn prolungala che non nella prima operazione, Oli una incisione pnre all'iride ed alla concrezione fibrinosa , intersecante l'incisione verlicale stata praticata nel primo alto operativo. Non appena latta questa incisione, i due frammenti dello slralo fibrinoso si ritirarono, in grazia della contrazione delie fibre muscolari dell'iride, in una direzione opposta, su- perstite una pupilla nera e sulTicientementc grande col ritorno della vista, la quale ne' tre mesi che già trascorsero dall'ope- razione si è renduta un giorno più che l'altro migliore. Secondo caso. La signora II. di Carlsruhc, di buona costitu- zione e di bell'età , era afl'etta da cataratta dell'occhio sinistro. Lo stato apparentemente molle della cataratta determinò il Prof. Maunoir ad operarla per abbassamento coll'ago-coltello di Saunders e secondo il metodo di ceratonissi. La lente fu incisa in più versi e sminuzzata , ed alcuni de' suoi minuzzoli furono portali nella camera anteriore, rimasti gli altri nella sede ordi- naria della lente. Già erano trascorsi dodici giorni dall'opera- zione senza alcun accidente, già l'assorbimento vistoso de' pez- zuoli catarattosi faceva sperare il ritorno della vista senza che si dovesse ricorrere ad una seconda operazione, sovente inevi- tabile ricorrendo a quella maniera di operazione , allorché la signora li. espostasi a molte cagioni infiammanti , rilevò una gravissima congiuntivo-iriditide la quale, a malgrado d'un e- nergico metodo antiflogistico, fece temere la totale fusione del- l'occhio e non isvanl fuorché a capo di sei settimane e sotto l'uso del calomelano e dell'oppio, i quali provocarono un forte ptialismo. Frattanto la pupilla rimase ridotta alla mela del suo diametro e chiusa da frammenti della capsula opaca e gialla- stra, superstite la sola facoltà di distinguere la luce dalle tene- bre. In questi termini di cose il Prof. Maunoir praticò l'opera- zione stata sopra descritta nella relazione del caso di Moser , ed il risultamenlo ne fu felicissimo , giacche ritornò con una bella pupilla una vista utile a segno, che la signora II. può con un vetro convesso leggere la scrittura di stampa ordinaria. DI MEDICINA 387 Il Prof. Bo ricluama l'attenzione sulle rlfoi-mc che possono farsi , con immenso vantaggio del commercio e della prosperità pubblica, nel sistema di (piarantena e di contumacia seguitato in tutti i lazzaretti e stabilimenti sanitarii d'Europa per le pro- venienze dall'Egitto e dagli altri scali del Levante. Egli crede potersi dimostrare con documenti di fatto, e tali, a dir suo , da convincere anche i più restii : 1.° Che negli individui stati a contatto di appestati o di og- getti che ne conservano il fomite contagioso non può il virus da essi assorbito rimanere lunghi giorni latente nel loro corpo. 2." Che esperienze accuratamente instituite hanno reso evi- dente come la quarantena, a cui si sottomettono gl'individui provenienti da luoghi sospetti, possa abbreviarsi almeno della metà del tempo dai regolamenti attuali determinato. 3." Che le investigazioni di recenti Fisici, e i progressi della Chimica dimostrano affatto inutili e illusorie certe pratiche di espurgo o di disinfcttazione adottate nei lazzaretti per le merci e generi suscettibili provenienti da luoghi sospetti. 4.** Che per le merci stesse e generi suscettibili possono adot- tarsi mezzi di espurgo e di disinfcttazione di maggiore effica- cia che non sono quelli finora praticati, e abbreviare cosi no- tabilmente il tempo del sequestro o contumacia a cui sono sottoposti. Dimostrata l'importanza di queste riforme, e come tutti gli attuali Governi ne formino precipuo oggetto delle loro investi- gazioni tendenti al maggior bene dello Stato e a dare mag- giore attività al commercio, il Professore Bo non vuole che si creda proporre sifl'atte riforme per amore di novità, o mosso dalle pericolose dottrine di certi anticontagionisti oltramonta- ni : deplora esso silìatte dottrine, e mostra essere una grande cecità di costoro, i quali mentre l'Oriente saluta la prima au- rora della sua civiltà coU'adottarc il sistema delle quarantene e dei lazzaretti, queste stesse misure vorrebbero sbandite tra noi. Il Prof. Bo giudica in ultimo pericoloso ed assai imprudente 588 SEZIONE il sistema adottato nella Francia ed Inghilterra dove perle pro- venienze «lai luoghi d'America, infestati quasi perpetuamente dalla lebbre gialla, è tolta da non molto ogni misura di qua- rantena e ogni altro rigore sanitario. Esso non crede : i.° Che nello stato attuale della scienza si possa con certezza afTermarc essere la febbre gialla affatto immune da contagio. 2.° Che la febbre gialla possa riuscire contagiosa non solo per contatto immediato, ma anche mediato, e che i seminii di essa possano restare anche per lungo tempo aderenti ai corpi suscettivi, e riprodurre, trovate circostanze favorevoli, in con- trade anche lontane la stessa identica malattia. 3." Esservi quindi la necessità di sottoporre le proA'cnienze da luoghi sospetti di febbre gialla a prudenti precauzioni sa- nitarie. Esamina finalmente fino a qual segno ed entro a quali confini possano conciliarsi le misure in genere contumaciali e quaran- tenarie necessarie all'incolumità pubblica coi riguardi che esige l'interesse del commercio e delle relazioni dei popoli tra loro. Questi corollarii sono appoggiati a molte prove di fatto, come vedrassi dalla Memoria stessa che si propone di rendere di pub- blico diritto. Intanto crede interessante che il Congresso rivolga la sua attenzione e le sue ricerche a portare una qualche luce intorno a un argomento di così grave disamina , su cui attual- mente s'aggirano con diversità di pensieri e di mire le menti dei Legislatori e dei Medici. Il Dott. Bardana presentò alcuni cenni sopra i mezzi di ren- dere le risaje meno insalubri e nocevoli agli abitanti nelle re- gioni risate ed alle popolazioni vicine. Osserva in primo luogo che somma fu la paterna sollecitudine che ebbero mai sempre gli Augusti Sovrani della Reale famiglia Sabauda, non meno che del felicemente regnante Carlo Alberto, onde dal 1607 sinqui emanarono di tempo in tempo Sovrane disposizioni in proposito, tendenti a rimuovere le conseguenze pregiudizievoli alla salute pubblica della coltivazione del riso , DI MEDICINA 589 al quale scopo sanilano vennero date (lall'Eccellentisslmo Ma- gistrato dei Conservatori generali di sanità utili provvidenze. Considerando d'altronde lo scrittore l'utilità di questo genere di cultura per ogni riguardo, anche sotto l'aspetto commerciale, in guisa che conviene proteggerla, si fa carico di notare che le ri- saje in quanto alla pubhtica igiene riescono pregiudizievoli per la soverchia umidità atmosferica, per le emanazioni d'infesta na- tura, per la filtrazione del suolo estendentesi alle abitazioni, e per l'alterazione delle acque ad uso di bevanda : onde si fa ad annoverare la degradazione dei temperamenti, la predisposizione alle febbri intermittenti e perniciose , e ad innumerevoli altre malattie per così dire endemiche che le conseguitano, per lo più di fondo cronico , e sovente insanabili. Per ovviare a tali inconvenienti propone di munire i paesi , le borgate, ed i tenimenti estesi e popolati con ud fosso pro- fondo e controfosso, ove d'uopo, non meno che le vaste tenute di riso con acquedotti moltiplici bene espurgati dai quali si pos- sano ricevere e tramandare le acque derivanti alle opportune roggie maggiori con proporzionale declivio onde impedirne la stagnazione: accenna altresì l'utilità di praticare le aree risate pili equabilmente, e piuttosto declivi. In secondo luogo consi- glia la piantagione ad intervalli modici nel dintorno dei paesi e delle regioni risate, per lo qual mezzo si possano favorire la depurazione e la ventilazione dell'aria, osservate però tuttora le distanze delle risaje prescritte dal Magistrato superiore di sa- nità relativamente agli abitati. Ammessa l'insalubrità delle abitazioni al piano terreno per gli agricoli, consiglia doversi costrurre d'ora innanzi al disso- pra del livello del suolo le camere da letto dei coloni con di- stanza intermedia fra il suolo stesso ed il pavimento di dette camere, procurando anzi ventilazione con opportune aperture nel dintorno di detto spazio : questo mezzo supplirà ove non vi abbiano camere superiori a quell'uso. Consiglia inoltre, ove non vi abbia una sorgente di buona 390 SEZIONE acqua bevibile, clic nel centro di cotesti paesi si venga alla costruzione ili un pozzo d'acqua salubre feltiata con opportuni purgatoi ad uso comune ; osservando insieme la necessità di stabilirne (contro il pessimo costume fin qui usato) ben lon- tane le latrine, ed il luogo ove si conserva il concime. 11 Dott. Kalb presentò descritto in una tavola un ago da cataratta di Torma lanciata come quella del celebre oculista Beer, la cui asta è un sottile tubo d'oro fisso e comunicante col manico, il quale viene rappresentato da una piccola tromba atta ad assorbire od injettare liquidi di tenue densità. L'ori- ficio supcriore del tubo sta collocato in una delle superficie piane della lancia. Egli si serve di questo ago per operare la cataratta col me- todo della depressione posteriore ,• eseguita la. quale , prima di ritirarlo dall'interno dell'occbio, assorbe una porzione di umore acqueo, e ciò collo scopo di prevenire la lenta ottalmitide per- tinace, che d'ordinario tlen dietro all'atto operativo della de- pressione. Per rendere più sicuro un buon successo raccomanda di un- gere le palpebre mattina e sera per quattro o cinque giorni con- secutivi con una pomata composta con mezzo scrupolo di ca- lomelano impalpabile, un quarto di grano d'estratto di bella- donna misto a mezza dramma di butirro : seguendo l'annun- ciata pratica in sette casi di cataratta operati non insorsero mai sintomi infiammatorii gravi , e gli ammalati riacquista- rono la più perfetta facoltà visiva. Propone a mo' di congettura che il suo ago reso di gran- dezza maggiore potrebbe tornare utile per praticare l'injezionc de' tumori erettili stata proposta dall'esimio Prof. Cav. Riberi. Il Prof. Milano diede osservazioni sul cretinismo. Cagioni di questa malattia, secondo lui, sono mancanza di luce, squi- librio elettrico atmosferico per cui ne segue una specie di lul- minazione molecolare nel sistema nervoso e particolarmente nel cervello, l'ubbrlachezza de' generanti , il mal trattamento DI MEDICINA 891 e gli affanni ildlc donne incinte, la siulicicria. L'aria e l'acqua non hanno che un'influenza secondaria- Dicasi Io slesso della mancanza di educazione fisica e inorale. A curare i cretini , o com'et;li si esprime, a rigenerarli propone i mezzi seguen- ti : 1.° Ospizio posto in opportune condizioni di località. 2.° Far passare i cretini da camere oscure ad una luce viva. 3.° L'uso continuato del jodio^ perchè il cretinismo è quasi sempre as- sociato ad ingorghi glandulari. 4-° Educazione fisica e morale, il Doti. Kuhinetti propone : I .<* 1 langhi minerali di Acqui , od eziandio gli artificiali , nell'epilessia idiopatica , applicati all'occipite e lunghesso la spina dorsale. K'ehhe ottimi risultamenti in cinque soggetti. 2.° Le frizioni alcooliche di stricnina nell'emiplegia e nella paraplegia , lunghesso la spina dorsale e la parte affetta. 3.° Le frizioni con pomata di solfato di chinina nelle feb- bri intermittenti, quando non si può dare il farmaco interna- mente , le trovò vantaggiose specialmente ne' bambini. Le re- puta preferibili al metodo endcrmico per mezzo de' vescicanti. II Dott. Malvani espone alcune sue osservazioni fatte col Doti. Coli. Sperino nell'ospizio de'celtici sopra il segno di gravidanza già stato notato da Jacqueminot, il quale consiste in una livi- dezza della parete interna della vulva e della vagina. Ee;li la trovò costantemente nella gravidanza vera. Solo la vide meno appariscente ne' primi due mesi nelle donne debilitate da nu- merosi salassi. Detta lividezza continua a sussistere più o meno manifesta in tutto il tempo del puerperio. Il Dott. Verga adduce un fatto che dimostra le riproduzioni organiche, e queste per flogosi. iNel i838 moriva nell'ospe- dale di Pavia una fanciidla per violenta enterite. La neeroto- mla presentò molte fasce di nuova formazione tempestate di granulazioni attorno a tutto il tubo intestinale e sul peritoneo che tappezza le pareti addominali. Sotto gli auspicii del Cav. Prof. Panizza si fecero da lui injezioni : manifestissimi vasi comparvero nelle fasce mentovate: ninno però penetrante nella 392 SEZIONE sostanza tubercolare. Il pezzo si può vedere nel galìinetto di Pavia. Sul cervello ossificato d'un bue, descritto dal Prof. Patel- lani, il Dott. Verga riflette che non è provata la natura ce- rebrale : che probabilmente non è che un'esostosi , la quale spostò il cervello, forse traforò le meningi ed occupò così gran parte della cavità craniana. Il Dott. De-Rolaridis espone sperienze eseguite nel 1 835-36 da lui e da' Dottori Borelli, Demaria^ Garbiglietti e Bertinatti ad os;<»etto di verificare le correnti elettro-nervose negli animali. Si ripeterono le esperienze di David d'Uuillier, infiggendo gli estremi del galvanometro sopra i soli nervi , e non si scorse veruna deviazione: risultamento contrario a quello del suddetto autore. Si replicarono le esperienze del Nobili, e nella stessa precisa maniera, e non si ebbero segni di correnti, come appunto accadde al Nobili. Ma quando si scopriva il midollo spinale, e s'impiantavano in due punti del medesimo gli estremi capi del galvanometro armati di scandagli aghiformi di platino, allora sempre si otteneva la deviazione dell'ago, e persino alcune volte di 25 a 3o gradi, e questa deviazione fu più volte permanente sino alla totale estinzione dell'animale, e si vedeva ritornare l'ago a suo sito di mano in mano che si estingueva la vita del medesimo. Non fu mai possibile di ottenere deviazione dell'ago ope- rando sopra l'animale morto, ovvero scandagliando altre parti, come occorse al Prof. Berruti : sempre però la vide scanda- gliando il midollo spinale. Il Prof. Pacinotti presentò alcune sue riflessioni su quanto 11 Prof. Berruti espose sulle correnti elettro-vitali nel Giornale delle Scienze Mediche, e nella Memoria che lesse alla Sezione. Le sperienze rammentate nel Giornale sono ventidue. Di queste le seguenti 2.% io.% ii.% i3.% 14.% i5.% 16.' furono fatte con scandagli d'acciajo, i quali sono inesatti nelle loro indicazioni. Le esperienze i.% 3.% 4.% 5.% 6.% 7.% 8.«, 9.% 12." furono in DI MEDICINA 393 parte eseguite con scandagli di platino resi a bella posta etero- genei, cioè uno pulito ed uno imbrattato, ma vennero fatte sol- tanto dopo di avere strazialo l'animale con varii modi. Finalmente le altre spericnze 17.", 18.», ig", 20/, 21.% 22.* sono basate sopra principii fisici non certi, non sono ben dirette, in tutte vi sono scandagli d'acciajo, e per conseguenza neppure queste val- gono ad infermare la probabilità della corrente elettro-vitale. Concludendo clic tutte le sperienze del signor Berrnti non pro- vano nulla relativamente alla corrente elettro-vitale^ mostra vivo desiderio clic il dotto Prof, ritenti in miglior modo questo genere di esperimenti. Il Dott. Alciati è d'avviso clie la fiogosi non sia generatrice di parte sana, ne d'ipertrofia, ma che tali condizioni organiche deb- bansi attribuire ad un distinto processo di nutrizione, cui solo fu cagione occasionale la precedente fiogosi. Propone che quel distinto processo venga denominato tnssilrojia^ che esprime adeguata , uniforme , regolare nutrizione. Il Cav. Dott. Ghlgiini considerò la dotinenteria come malattia esantematica, la cui eruzione accade sulla cute interna. All'esposta definizione dà per fondamento i tre seguenti fatti. 1." La lesione intestinale^ costituente il carattere anatomico della malattia, è secondaria, ed è rispetto alla principale condi- zione morbosa ciò che la lesione cutanea e alle affezioni esante- matiche esterne. 2.'' La dotinenteria e contagiosa. 5.° Vuoisi sempre considerare identica infermità in quanto è sempre contrassegnata dallo stesso carattere anatomico, e sempre consiste nel medesimo specifico processo riproduttore del contagio da cui nascCj e pel quale si propaga^ ma i mutamenti che per sif- fatto processo subiscono i solidi ed i fluidi non sono sempre iden- tici, però non esigono costantemente lo stesso metodo curativo. Il primo dei mentovati fatti reputa dimostrato perchè la lesione intestinale che si osserva nella malattia dotinenterica è flogosi di natura specifica : oltre a ciò, perchè la intensità non è oO Ó9i SEZIONE sempre proporzionala allo stato della lesione intestinale predetta. Il scconilo dei fatti anzidetti, cioè la genesi e la propaL!;azione della dotinenteria doversi ripetere da uno specifico principio con- tagioso, è provato direttamente dalie osservazioni di Brclonncaii, di Lcuret, di Gcndron^ di RiifT, di Berland, di Cliardon, di Pii- tc£2;nac, di Da Sylva, e da quelle che più volte egli ebbe occasione d'istituire. Il terzo fatto finalmente è attestato dalla varie forme sotto le quali la malattia di che si tratta suole presentarsi. Talora pro- cede quasi apiretica^, ovveramcnte associata a leggiera febbre ga- strico-infiammatoria, o gastrico-biliosa-, tal altra volta invece si mostra sotto l'aspetto di gravissima febbre atassico-adinamica. Seaue da ciò clic i bisogni espressi dall'organismo in ogni caso di dotinenteria non sono sempre identici, il che vale quanto dire che non sempre possono venire soddisfatti dagli stessi mezzi terapeutici. Il Dott. Pietro Marianini espone : I ° Che l'uso della cinconina pura contro ogni forma, tipo e grado di febbre intermittente è da tre lustri reso non solo fre- quente, ma popolare in Mortara e ne'paesi circostanti. 2.° Che ciò è dovuto all'efficacia sua non inferiore a quella dei preparati di chinina, e specialmente al vantaggio che clìVc di potersi amministrare con tutta facilità agli schifiltosi. 3.° Che l'uso della cinconina non richiede sommo accorgi- mento e matura pratica, come il Beraudi aveva credulo, non es- sendosi mai veduti, anche quando era stata amministrata dal vol- go, 1 danni negli organi digerenti che si paventavano. II Dott. Turchetti presentò considerazioni sulla natura della dissenteria e sopra un metodo efficacissimo per curarla. La di- vide in infiammatoria, irritativa, astenica. Trovò ulili.ssimo il decotto della polpa di tamarindi e dell'ipecacuana con ag- giungere alla colatura l'ipecacuana ;, la dose della polpa è di due o tre once : la dose della seconda e d'uno scrupolo. Am- ministra il decotto epicraticamente. DI MEDICINA 395 Il Prof. Conlofanti trasmise un ragionamento sulle posizioni «Iella sommità .>iu> ^/^ r^/^^ a/z/é^/ Wyr C^locvv'tv À''l(r'u"c cu À VtfiiCi» pax t) Ohi Vviaiiu WlOcm " toii't**? t 'iAtwO'JH'.' Oe.s «^cionco 0*: Òiiviii A" tto..,„ 'Ll.r^^Òp%20^a. ,1- t'C**Vll ^"" 3^(lnn~jnili Ù(*/^ ^n. Cffii-iioroRv UCTOI'US J.iMosdiiilu JT':^/ j Saliitii $ MatTojiu; f / 17/y. ^, ■-Iflif II ''^/ ,1 ,>At,'lR;.vi.p.i-> / . rf^,rf A. — B-tv"-- -'(ii:<'*'-''"lpi.- '^l'-A ' deufoua Il r.tO ./aia/ /a. oJ /■ -l// r jjt tkt .L> Tod. "- t?. '.P^J. '^ ^^g' Inla /; f^.. rxti.i^iu rxxx 6>f fllt*aiiiiuw |^v|(//) rpl^^ .> ISl'I'lllcIull /-^la/t^ .Km A cl^^ lOIJWlI'SrS , 10, A'erani i^ t, */ 6«i. CIIANCniA w Bom-lliaiia ^^ i-, „/ S^is. J&AHcfiid. ^m^u^m^a x^i ,' 2. n.irilplfh /ì/i- *;, /. r/ir rt i^'"' r xii rs.i i^-»./j. /■„.. r ^Ib .l^ -^„,v. /,,./^., ,,,... i,rÀ,i.'A^.' r/ J^''''''^^/uA..f^//- ULir/^^^^^^ ■'V"" AlWr Al- cii/Af/ .■/:., ii-rr/ì'^ ^ C'ulvia.r.iliu* ./ H^ilo-uu) J .-./.f^/^^f. I k [~:Sma it.,f=f.^J.';*;i^S-; '-^.*i.-''tV^r^ XI. ■ ,; , . . r.-a'. ■"-' S-r.Àv>