Librarp of the Musenm COMPARATIVE ZOÒLOGY, AT HARVARD COLLEGE, CAMBRIDGE, MASS, Tounded bp pribate subscription, in 1961, DI___—»—< <--> << No. ZI 75: I) [879 BlMoay 18.188) 2 ANNUARIO. SOGIETÀ DEI NATURALISTI MODENA ANNO IV. MODENA TIPOGRAFIA DELL'EREDE SOLIANI L’ annuario si vende presso Carlo Wineenzi Tipografo-librajo sotto i Portici del Collegio in Modena. Per la Germania la Francia, e l’ Inghilterra, dirigersi in Torino alla Libreria Leescher, Via Carlo Alberto N° 3. Presidenza della Società sai — Presidente Pror. GIOVANNI CANESTRINI Vice-Presidente Pror. Cav. DOMENICO RAGONA Segretario Dorr. PAOLO BONIZZI V. Segretario Cassiere Pror. GIOVANNI GENERALI ELENCO DEE SOCEH ——SSP-- Soci onorari De Notaris Prof. Giuseppe Genova De Siebold Prof. Carlo Monaco Gastaldi Prof. Bartolomeo Torino Hyrt Prof. Dott. Giuseppe Vienna Kner Prof. Dott. Rudolfo Vienna Moleschott Comm. Prof. Iacopo Torino Nardo Dott. Gio. Domenico Venezia Savi Sen. Prof. Paolo Pisa Schiff Prof. Maurizio Firenze Vogt Prof. Carlo Ginevra Soci ordinari Baretti Prof. Dott. Martino Baschieri Prof. Dott. Antonio Bezzi Cav. Prof. Dott. Giovanni Boni Dott, Carlo Bonizzi Dott, Paolo Businelli Prof. Dott. Francesco Canestrini Prof. Dott. Giovanni Casali Dott. Tomaso Casarini Prof. Dott. Giuseppe Cassanello Prof. Dott. Nicolò Cassoli Conte Carlo Celi Cav. Prof. Dott. Ettore Col Bene Prof. Dott. Potito Coppi Dott. Francesco Costa-Giani Giuseppe Veterinario Gaddi Dott. Ing. Alfonso Gaddi Cav. Prof. Dott. Paolo ‘ Gambari Prof. Dott. Luigi Generali Prof. Dott. Giovanni Ghiselli Prof. Dott. Antonio Gibellini Egidio Veterinario Grimelli Cav. Prof. Dott. Geminiano ‘Magiera Ruggero Malagoli Dott. Teobaldo Marastoni Vincenzo Farmacista Mazzetti Don Giuseppe Menafoglio Marchese Paolo Ognibene Dot. Pellegrino Orsoni Dott. Francesco Pieroni Dott. Pietro Puglia Cav. Prof. Dott. Alessandro . Puglia Prof. Dott. Giuseppe Ragona Cav. Prof. Domenico Riccò Dott. Ing. Annibale Righi Pio Rossi Foglia Dott. Remigio Salimbeni Cav. Conte Leonardo Stohr Dott. Emilio Strobel Prof. Pellegrino Vaccà Cav. Prof. Dow. Luigi Soci corrispondenti Calegari Dott. Massimiliano Padova De Betta Cav. Edoardo Verona Falconio Prof. Stefano Napoli Lombardini Prof. Luigi Pisa Oreste Prof. Pietro Pisa Ninni Conte Dott. Alessandro Pericle Venezia Tombari Prof. Telesforo Milano Vietti Dott. Enrico Milano S'LATUTO DELLA SOCIETÀ DEI NATURALISTI IN MODENA Approvato nell’ Adunanza del 26 marzo 1865 ArtIcoLO I. La Socieià dei Naturatisti in Modena ha lo scopo di pro- muovere lo studio delle Scienze naturali nel senso più lato, e nei Joro rapporti pratici ed iniziare pari Società nelle altre città dell’ Emilia per fonderle poi iutte in una più vasta Associazione che potrà aver per titolo: Società dei Naturalisti dell’ Emilia. ArticoLo Il. I mezzi per raggiungere lo scopo suddetto sono: A. Adunanze a periodi regolari. Esse sono pubbliche. | soli Soci potranno fare per se o per altri comunicazioni e prender parte alle discussioni. I 2. Istituzione di una bihilioteca di Scienze naturali a se- conda dei mezzi sociali. 3. Raccolta di oggetti naturali e industriali della provincia. 4. Studì pratici dei prodotti e fenomeni naturali della provincia per uezzo di commissioni. 5. Lezioni popolari di Scienze naturali. 6. Pubblicazione di un Annuario. VII ArticoLo III. Tutti i lavori letti e tutte le comunicazioni fatte nelle Adu- nanze saranno pubblicati per sunto o per intero, purchè |’ autore v’acconsenta e dietro il voto di una Commissione speciale no- minata dal Presidente nella stessa Adunanza, ArticoLo IV. La Società consta di Soci ordinari, di Socì corrispondenti ed onorarî. Socì, ordinarì sono quelli che nella prima adunanza dichiararono di volerlo essere od aderirono allo Statuto appro- vato nella adunanza del 26 marzo 4865 entro il termine di un mese, ed anche quelli che furono in seguito e saranno in avve- nire presentati da tre Socì. Per proposta di un Socio ed approvazione a maggioranza di voti della Società si nomineranno dei Soci corrispondenti ed onorari fra gli Scienziati che dimorano fuori dell’ Emilia. Il numero dei Soci ordinari e corrispondenti è illimitato. ArticoLo V. CI La Società è retta da un Presidente, da un Vicepresidente, da un Segretario e da un Vicesegretario. Il Presidente convoca e presiede le Adunanze, dirige le discussioni e nomina le Commissioni. Egli rappresenta la Società. Il Vicepresidente sostituisce il Presidente quando questi sia impedito nelle sue funzioni. Il Segretario.tiene i processi verbali delle Adunanze man- tiene le corrispondenze d’ accordo col Presidente e coordina i lavori per la stampa dell’ Annuario. Il Vicesegretario sostituisce il Segretario quando questi fosse impedito, ed ha la gestione economica della Società. La Presidenza stabilirà il Regolamento interno. ArticoLo VI, Queste cariche sono formate dalla Sccietà a maggioranza di voti e durano un anno. Esse possono essere riconfermate. VII Agticoro VII. L'anno Sociale incomincia col 4 aprile. ArticoLo VIII. Il fondo Sociale è stabilito : A. Dalla tassa annua di Lire dodici pagate dai Socì or- dinari. 2. Dalla tassa annua di Lire cinque pagate dai Socî cor- rispondenti. 3. Dalla vendita dell’ Annuario. ArticoLo IX. Ogni Socio ba diritto ad una copia dell’ Annuario. ArtIcoLo X. Ogni Socio può ritirarsi dalla Società in fine dell’ anno previa dichiarazione di tre mesi. ArticoLo XI. Dato il caso dello scioglimento della Società dei Naturalisti di Modena, quanto essa possiede diverrà proprietà del Municipio. Sì riguarderà sciolta quando ridotta a dieci Socì, questi dichiarino espressamente lo scioglimento. ArticoLo XII. Nella previsione della formazione della Società dei Natura- listi dell’ Emilia, i membri componenti la Presidenza della Società di Modena stabiliranno d’ aceordo colle Commissioni delle altre città lo Statuto generale. ESPOSIZIONE E DISCUSSIONE DEI RISULTATI DEL BAROMETRO REGISTRATORE DEL R. OSSERVATORIO DI MODENA per l anno 1867 DEL PROF. DOMENICO RAGONA —— > sommario. $. 4. Indicatore meteorografico. $. 2. Deter- minazione del tempo nelle curve barometriche. $. 3. Equa- zioni barometriche del 1867. $. 4. Onde di depressione. S. 5. Annotazioni meteorologiche. $. 6. Tavole. L' indicatore meteorografico del quale ho fatto cenno a pa- gina 3. colonna 2. della memoria intitolata Descrizione del Ba- rometro Registratore del R. Osserpatorio di Modena (A), è un apparecchio ausiliario che si adopera con molto vantaggio in varie determinazioni e ricerche riguardanti le carte del Meteo- (1) Per amor di brevità, indicherò da ora in avanti col segno D questa descrizione, che fu pubblicata nel Supplimento alla Meteorologia Italiana anno 1867. A 2 rografo (1). Esso risulta, fig. 4.8, da un cilindro AR identico a quello del Meteorografo, che gira intorno ad un’ asse ben tornito di acciaro, sopra due cuscinetti di ottone in forma di Y. Questi cuscinetti sono all’ estremità di due colonnette di ferro GG, im- piantate sopra un solido piedistallo. La carta tolta dal cilindro del Meteorografo (2), si avvolge intorno al cilindro di questo ap- parecchio, facendo uso dei soliti cordoncini di guttapercha 000. Sul medesimo asse orizzontale del cilindro, e facendo unico si- stema con esso, gira una ruota G che ha 80 denti alla periferie. Un castelletto M infisso sul piedistallo dell’ apparecchio, accanto al cilindro, è munito interiormente nella parte inferiore di due ruote dentate riunite, e nella parte superiore di un piccolo roc- (1) Il Meteorografo del R. Osservatorio di Modena, egregiamente costruito in Parigi dall’ insigne Sig. Salleron, risulta da due cilindri giranti, di uguali dimensioni ma separati. Il primo è destinato alla pressione atmosferica, alla direzione e forza del vento, e alla pioggia, il secondo alle indicazioni della temperatura e della umidità. Le curve risultano da un aggregato di punti neri vicinissimi, che corrispondono ad intervalli di cinque minuti, intervalli più che sufficienti a rappresentare l’ andamento complessivo dei fenomeni meteorologici. (2) La carta avvolta intorno al cilindro del Meteorografo è preparata al bianco di zinco. Le elettromagneti dello anemometrografo, che battono più volte sù questa carta, lasciano sulla medesima un punto grigio nerastro di- stintissimo. Però l indice del barometro registratore riceve ad ogni cinque minuti un solo piccolo colpo del martelletto, e per ciò il puntino che resta sulla carta è nella maggior parte dei casi sbiadato, indistinto ed impercetti- bile, tanto più che la punta verticale dell’ indice è molto sottile. Nè si può accrescere la forza del colpo, per timore di sconcertare il barometro, di scuotere con violenza il congegno delle ruote e delle leve del martelletto, ovvero anche di conficcare la punta verticale dell’indice nel cilindro girante. Per evitare questo inconveniente, ho ricorso ad un mezzo semplicissimo, i cui buoni effetti sono stati anche confermati in Parigi dal Sig. Salleron. Sulla carta preparata del Meteorografo, nella parte destinata 21 barometro registratore, avvolgo una striscia formata di due carte sottili incollate al margine l una sull’ altra. L’ inferiore di queste due carte è nera, e di quella qualità che si usa per copiare. La carta superiore è sottilissima e traspa- rente, e quella precisamente che si adopera per lucidare i disegni. La punta del barometro battendo anche molto leggermente su questo sistema, lascia nella carta sottoposta del Meteorografo un punto nero distintissimo. Facendo uso della sola carta nera, ne seguirebbe l'inconveniente che la punta ver- ticale dell'indice in pochi giorni si rivestirebbe di una specie di fungo nero, prodotto dalle sostanze grasse e oleose che entrano nella composizione di questa carta, locchè renderebbe la punta meno sottile e più pesante. La carta a lucidare che si soprappone, per la sua estrema sottigliezza non toglie spazio e impedisce completamente la formazione di questo fungo. 3 chetto. Delle due ruote che formano unico sistema, una ba 20 e l altra 60 denti. Quella a 20 denti ingrana con la gran ruota G, in modo che mentre il cilindro fa un’ intera rivoluzione, il sistema di queste due ruote ne fa quattro. La seconda ruota di questo sistema, cioè quella a 60 denti, rappresentata da P nella fig. 4., ingrana col piccolo rocchetto, che ha 40 denti, e che è invisibile nella fig. 4.2 perchè ricoperto dal quadrante Q. Così mentre P fà un giro il rocchetto ne fa sei, e ne compie 24 mentre la gran ruota & fa un'intera rivoluzione. Il piccolo rocchetto di 40 denti è congiunto ad un indice %, che scorre sopra il quadrante di ottone Q, diviso in ore e minuti. L’ indice 7, che è sempre tra- scinato dal rocchetto, può quando si vuole muovers i indipenden- temente da esso rocchetto, per mezzo del bottone 5, e ciò per eseguire tutti gli aggiustamenti opportuni. Una lente L, che scorre sopra un filo di ottone parallelo all’ asse del cilindro, è destinata a ingrandire e a rendere più distinto qualche tratto particolare delle curve tracciate sulla carta meteorografica. Da un lato del cilindro si innalzano sul piedistallo due co- lonnette .S, destinate a sostenere una lunga vite micrometrica orizzontale aa, che muovesi per mezzo di un bottone A munito di un indice, il quale scorre sopra una graduazione che dà i millesimi di millimetro. La vite micrometrica fa avanzare o re- trocedere un pezzo centrale o cursore «, sul quale è fissato un cannocchialino z. Il cursore , muovesi senza oscillazioni laterali parallelamente a se stesso, essendo traversato da due grossi fili di ottone / paralleli alla vite micrometrica. Nel fuoco del cannoc- chialino z è collocata la punta # di un indice di ottone, vicinis- simo alla superficie della carta avvolta intorno al cilindro. Affin- chè quest’ indice £ non fosse di impedimento alla buona colloca- zione della carta, vi è una piccola cerniera che dà all’ indice t varie inclinazioni, in modochè esso si avvicina alla superficie della carta dopochè quest’ ultima è esattamente avvolta intorno al cilindro. In questa posizione l’ indice £ è alla giusta distanza focale, e nel medesimo piano orizzontale con | asse di rotazione del cilindro. Dopo avvolta la carta, le linee orarie son tutte pa- rallele ali’ asse del cilindro, mentre le lince rappresentanti i mil- limetri di pressione formano cerchi chiusi perpendicolari a tale asse. È evidente che se # trovasi innanzi a una data linea oraria, per esempio la linea IV—IV, avanzando il cursore « per mezzo del bottone A da un capo all’ altro, t scorre sempre sulla stessa linea oraria per tutia la sua lunghezza. Lo stesso pezzo mobile « 4 reca un secondo indice w' piegato ad angolo retto, che scorre innanzi a una graduazione incisa sopra una lastra di ottone DD fissata alle colonnette SS. Ad evitare i passi perduti, nella, parte interna delle colonnette SS vi sono due robuste eliche di ottone £, congiunte ciascuna ad un cordoncino di seta, che scorre sopra una rotella situata in prossimità alla vite micrometrica, e dietro la lastra di ottone DD. Le due corde si riuniscono al di sotto del cursore u, che tirano con forza a dritta e a sinistra. in DD nel mezzo della graduazione vi è lo zero, e .i numeri crescono progressivamente da un lato e dall’ altro. Stando l’indice «' sullo zero, l’ indice £ corrisponde innanzi alla linea centrale CC fig. 3. L’ apparecchio è rettificato in maniera da ottenersi naturalmente questa condizione, quando la carta è bene avvolta intorno al ci- lindro, Allorchè il cursore « trovasi con 1’ indice w' sullo zero, le due eliche tirano con forza uguale, e prevale l’azione dell’una o dell’ altra, secondo che il pezzo mobile per mezzo del bot- tone A muovesi a dritta o a sinistra a partire dallo zero. La gra- duazione della lastra DD ha le divisioni disuguali, e precisa- mente esse hanno |’ ampiezza indicata dalla tavoletta a pag. 2. col. 2. della memoria D. Per esempio a partire dallo zero cen- trale, la prima divisione è larga 5.22 44, la seconda 5.» 40 la dodicesima 4.9» 98 ece, Lo stesso dall’ altro lato dello zero. Ogni divisione rappresenta un millimetro di pressione. Il numero pro- gressivo dei millimetri 42... 2. 4. 0. 4. 2....12 è inciso nella parte superiore, mentre nella parte inferiore vi è inciso per ogni mil- limetro. di pressione il ritardo in minuti primi di tempo, giusta la tavoletta a pag. 3. col. 4. della memoria D. Per mezzo di questo apparecchio si elimina totalmente la stima ad occhio delle frazioni delle divisioni della carta baro- grafica, che sono il millimetro per la pressione atmosferica, e il quarto d’ ora pel tempo. Si voglia conoscere la posizione del punto x fig. 3.3 rispetto alle due coordinate, cioè determinare l’ altezza barometrica che esso rappresenta e l’ ora relativa. Gi- rando convenientemente il cilindro R, e nello stesso tempo avan- zando il cursore « per mezzo del bottone A, si fermano i due movimenti finchè mettendo l’ occhio innanzi al cannocchialino 2, si vede coincidere il punto x con l’ indice f. Immediatamente conoscesi la distanza sx (fig. 3.°), leggendo i millimetri interi nella graduazione DD, giusta la posizione dell’ indice u', e la frazione di millimetro nella graduazione circolare A. Quando l’ indice # coincide col punto x, si noti la posizione dell’ indice ; 5 sul quadrante Q. Girando un poco il cilindro si porti innanzi a £ la prossima linea oraria della carta, e si noti nuovamente la po- sizione dell’ indice i. La differenza delle due posizioni è la di- stanza in minuti primi tra il punto x e la prossima linea oraria d’ ora o di quarto d’ ora. Questo apparecchio è anche molto utile per la pronta deter- minazione dei massimi e minimi barometrici diurni. In una carta molto estesa in lunghezza, come quelle del mio Barometro Regi- stratore che sono lunghe più che 80 centimetri, è difficile deter- - minare a colpo d’occhio ì massimi e minimi, principalmente quando si tratta di lievi inflessioni, e di piccole differenze di po- sizione in punti molto tra loro discosti. Converrebbe abbracciare in un solo sguardo tutta 1’ estensione della carta, per giudicare con sicurezza quale è il punto della curva, da un capo all’ altro della medesima, che realmente più di qualunque altro si allon- tana dalla linea centrale, a dritta o a sinistra. Usando 1’ indica- tore meteorografico, ciò si ottiene prontamente e con molta esat- tezza. Dopo avvolta la carta si mette innanzi al cannocchialino z la linea oraria estrema XII{—XH. Indi si comincia a girare dolce- mente il cilindro, e contemporaneamente si muove il bottone A della vite micrometrica in modo che l’ indice £ corrisponda sem- pre ai punti che più si allontanano dalla linea centrale a dritia. Continuando a girare il cilindro, sì lascia immobile la vite mi- crometrica, finchè i punti della curva che succedono sono a si- nistra dell’ indice #. Però se viene un punto della curva che trovasi alla dritta di £, si gira nuovamente il bottone A, finchè £ corrisponda innanzi a questo punto. E così di seguito. È evidente che operando in questa guisa, dopo una sola rivoluzione del ci- lindro si ha immediatamente’ il vero punto del minimo, che è somministrato dalla posizione in cui dopo l’ intero giro del cilindro sì trova il cursore w. Lo stesso ed inversamente si fà in appresso pel massimo. Abbenchè con questo mezzo di osservazione sì conoscano esattamente e speditamente non solo i valori dei massimi e mi- nimi diurni, ma ancora i tempi corrispondenti, non l’ ho adope- rato finora che in qualche caso particolare, e precisamente nella determinazione delle principali onde atmosferiche, continuando a ricavare giornalmente i massimi e minimi dalle cartine dell’ane- roide (1), riserbando ad altra epoca l’uso sistematico ed uniforme di questo metodo. (1) V. Bullettino Meteorologico del R. Osservatorio di Modena, vol. i, pag. 18. 6 In altra occasione si parlerà della applicazione di questo ap- arecchio ad altre indicazioni meteorologiche che, come la curva Ò b) barometrica, son tracciate sulle carte del meteorografo. D) Ò Il. La correzione del tempo nelle curve barometriche delle carte del metcorografo è argomento di molta importanza, giachè questa correzione è più considerevole di ciò che a prima giunta potrebbe credersi. Essa risuita da tre elementi che sono: 4:9 gli errori della carta (disugualtà degli spazi, varia disten- sione in diversi punti, difetti di incisione cce. ), e le irregolarità possibili del movimento del cilindro (il cui roteggio ad ogni cin- que minuti sostiene il peso del martelletto del barografo, e ad ogni dieci minuti la pressione della molla che chiude il circuito dell’ anemometrografo ), 9.2 la deviazione dell’ indice dalla linea centrale, 3.° lo stato del pendolo. Per determinare in medio la correzione dipendente dalla prima delle cennate tre cause, correzione che è la più rilevante, ho usato il seguente artificio, che mi è felicemente riuscito. In una delle colonnette 00 dei barometro registratore (vedi la fig.# £4.& annessa alla memoria D }, e precisamente in quella più lontana “dal pendolo, ho fatto collocare un’ asticina di acciaro orizzontale, perpendicolare all’ asse del cilindro, e avente all’ estremità una punta verticale a vite, del tutto simile a quella rs deil’ indice del barometro olosterico { vedi la fig. 2. della memoria D ). Questa asticina di acciaro ha tale lunghezza, che quando l’ indice del barometro è anche perpendicolare all’ asse del cilindro, cioè pa- rallelo all’ asticina, fa punta < dell’ indice del barometro e la punta s dell’ indice del cilindro, corrispondono esattamente sulla medesima linca oraria della carta (vedi fig. 2. di questa me- moria ). L’ indice è del barometro cambia sempre posizione, e giusta l’ andamento della pressione atmosferica or va in è ora in #" ecc. Però la punta s dell’ indice del cilindro resta sempre immobile. Basta dunque aspettare che innanzi ad s trovisi una linea o di ore o di quarti di ora, per conoscere, guardando con- temporaneamente il quadrante del pendolo, ciò che io chiamo /o 7 stato del cilindro. Per esempio quando innanzi ad s, fig. 2., tro- vasi la linea IIT—III, si guarda il pendolo. Se quest ultimo se- gna 3% 3© la linea HI—III è in ritardo di 3 minuti primi, cioè lo stato del cilindro è +3 Veramente è anche superfluo at- tendere che innanzi ad s si trovi una linea di ore o di quarti, giachè si può sempre stimare la posizione di s, dividendo a oc- chio in decimi le distanze, conoscendo ehe | intervallo tra due linee adjacenti è in tempo 45 minuti primi, e in lunghezza 7 mil- limetri 472, e perciò un decimo di tale intervallo è un minuto e mezzo, due decimi tre minuti ecc. Per determinare questa prima parte della correzione, ho per varì giorni osservato sette volte al giorno, un poco prima o un poco dopo delle sette ordinarie os- servazioni meteorologiche, la posizione della punta s dell’ indice del cilindro, e |’ indicazione contemporanea dell’ indice del pen- dolo annesso al meteorografo. La carta del cilindro, come si è detto nella memoria D, si cambia ogni sera a mezzanotte, e in quel punto si mettono d’ accordo il cilindro ed il pendolo, cioè il ro- teggio si congiunge al cilindro, quando innanzi all’ indice s di que- st’ ultimo si trova l’ ora medesima contemporaneamente segnata dal pendolo. Ecco le osservazioni originali eseguite relativamente all’ argomento in discorso (4): (1) Nel seguente specchietto P indica la posizione dell’ indice del pen- dolo, e C quella dell’ indice del cilindro. 1867 Ottobre 7 lo 47 8 20 22 ia |0 125 12 20 10 13 {20 40 14 |o0 13 15 20165 920 120 42 99 lo0 5 93 i20 73 h _ m 41 48 21 2I 24 91 5 10 7) 44 (24 20 li 41 521 4 521 20 8° (20 4 (20 Ì mj l 41 lo 48 13 lo 23 o | 55 55 | 9 5600 09 3 j0 17 5 11 {0 21 5 o {o 16 (23 o fo 3 5/23 57 lo 5 523 m 0 23 23 h 0 19 13 16 sla 54 {4° 7|325 |3 3 {#4 45 (8 19 [2.57 Î4 50 ]3_ 9 |2 45 [a 52 {315 [9.52 Wa 57 13 7 4l9 43 5Î4 o 3 47 4la 53 la 54 53 44 |250 la 50 {3 413242 % 50 3 7 31245 (4 17 8 54 lo 94 54 0 |9 93 |4 0 59 12 [3.48 Jo 19 357 fo 16 813 52 5Î9 93 |3 58 {9 03 54 0 |9 9 347 lo 8 4/3 45 10 20 25 3 17 40 44 9 D9 312 90 12 13 0 9 Le differenze tra i due indici, nella decade in cui si fecero queste osservazioni di confronto, furono dunque: XX XXI 0 Ill IV IX XII 3 5 m 93 0 ZO 000,22) 70045 7010: 8.50. .6,0,,22,,0%/ 94/5), +8 0.520 dio 0200 OO 0 OOO 70. 120 190. 240 (240... 90. 00 50 420 4170 250 220 400 28 SEDIA 20,5, 103,0 043 70008 10590 215 244 250 103 40 SEO 50 0930 70000 30040454300), 493: 1022 040,00 390 70000040231 L09340 130 613 925 46410 2274 239 44 883 141 Questi valori corrispondono alla formola: Corr (add) —A40.?282 + 11.7083 Sen ( 43°51'2 + HM) te 2. 216 Sen(343307-+22#) Le differenze tra l’ osservazione ed il calcolo sono le se- guenti Ora Osserv. Cale. CT— 0 \ XX GOLA SD XXI 9 25 8 53 — 0 72 0 16 10 416 35 +0 25 HI 22 74 22 89 +0 15 IV 23 44 23 17 — 0 27 IX 8 83 8 98 +0 45 XII A AI 4 00 — 0 dl E evidente che quando si metteranno in uso le nuove carte, recentemente con molta diligenza eseguite dalla litografia Wench 10 di Bologna, dovrà nuovamente determinarsi la formula rappresen- tante la correzione in discorso. La seconda parte della correzione riguarda la deviazione del- l’ indice. Nella fig. 3. (4) rappresenti o il centro del barometro closterico, ox la posizione dell’ indice del medesimo in un dato istante, II, IV. IV. IT. una porzione della carta avvolta intorno al gran cilindro dello strumento. L’ angolo di deviazione con la linea centrale CC è ox. In quell’ istante resta fissato sulla carta un punto nero x. Però quest ultimo non appartiene alla linea ora- ria nn' che si tirerebbe per esso, ma alla linea 722. Bisogna dunque dall’ ora osservata 4" sottrarre la quantità ts, per avere l'ora vera H a cui corrisponde il punto x. Tutta la circonfe- renza del barometro olosterico è divisa in 180 millimetri, c per- ciò un grado rappresenta un mezzo millimetro. Chiamando la lunghezza in millimetri dell’ indice del barometro registratore, la correzione al tempo dipendente della deviazione d in gradi è in millimetri 2r Sen? 4]2 d ed esprimendo l’arco di deviazione in secondi, 2r Sen? 1/2 d (3600). Siccome d gradi sono 172 d millimetri, scrivendo la devia- zione in millimetri la correzione sarà 2r Sen? (3600 m). Intanto si sà che nelle carte del barometro registratore 15 mi- nuti corrispondono a 7 millimetri 4/2, cioè che un millimetro rappresenta due minuti, quindi la correzione al tempo dipen- dente dalla deviazione 7 in millimetri è in minuti primi 4r Sen? (3600 m ) che molto prossimamente riducesi a Arm? (3600)? (206265)? (1) In questa figura si sono omesse le tre linee sottili, rappresentanti i quarti d’ ora, interposti tra due grosse linee orarie adjacenti. 11 Mettendo il valore » = 150 millimetri si ha definitivamente per I’ espressione dell’ ora che corrisponde ad un punto x lontano di millimetri 22 dalla linea centrale CC H= H'-- 0.18277 m° La parte 6s dell’ ora 7 potrebbe valutarsi a stima. Però |’ indi- catore meteorografico la somministra direttamente, come sì è sopra specificato. L'ultima parte della correzione riguarda lo stato del pen- delo Af, che si determina coi metodi ordinarì, cioè confrontando il pendolo dello strumento con un cronometro ben regolato. Raccogliendo le varie parti della correzione in minuti primi al tempo osservato 2", si ha dunque per l espressione generale della medesima Correz. =— 0.18277 m2-+-10.282 -4=11.083 Sen (43°54.24+ MH) + 2.216 Sen(31330.7+-2 /) + Af Questa correzione dà l'ora con molta esattezza. Il primo termine riduce s.a £ (fig. 3.). I tre termini che vengono dopo riducono lora a tempo del pendolo, e l’ultimo termine la riduce a tempo effettivo. L’ ora 7' è data dall’ indicatore meteorografico. Il me- desimo dà immediatamente il primo termine della correzione, che trovasi come sopra si è detto nella graduazione DD (fig. 4.), ove sotto ad ogni millimetro m2 di deviazione vi è incisa la riduzione 048277 m2. Finalmente una piccola tavola ausiliaria dà pronta- mente con l’ argomento /# la correzione dipendente dal 2.°, 3.9 e 4.° termine. Esempio. La linea centrale CC rappresenti 756" 4, e si voglia conoscere il tempo corrispondente al punto x della curva (fig. 3.) pel quale am = se = — 6°" ed 4#'—= 8% 36" 2. Lo stato del pen- dolo sia At= — 14% 4. Il primo termime dà Corr = — 6" 6 quindi 7 — 3% 29m 6. Con questo argomento gli altri tre termimi somministrano Corr = + 23" 2, e perciò si ha definitivamente pel punto x: 750%= 4 a 3h 5424 t. m. di Modena. 12 III Le altezze barometriche orarie del 4867, somministrate dal Barometro Registratore del Rf. Osservatorio di Modena (strumento molto pregevole costruito in Parigi dal chiarissimo Sig. J. Sal- leron, e idoneo a risolvere con mirabile precisione i più deli- cati problemi relativi alla pressione atmosferica ), sono state dedotte e calcolate col metodo specificato nella memoria D. Questo metodo consiste nel determinare una sola volta per giorno, confrontando col Barometro Campione, la rappresentanza barome- trica dell’ ascissa centrale. Le ordinate traggonsi direttamente e senza alterazione dalla carta barografica. La curva osculatrice delle 24 osservazioni diurne, per mezzo delle formule generali esposte nella memoria D calcolasi in modo, che la differenza tra i valori osservati ed i calcolati risulti esilissima, e dipendente da tenui perturbazioni o da piccolissimi errori accidentali. Dalla equa- zione della curva deduconsi con metodi algebrici le ore tropiche, le ordinate dei massimi e minimi, e tutte te altre proprietà del movimento barometrico diurno. In questo modo si evita qualun- que arbitrio, lasciando al tempo ?' incarico di compensare le va- riazioni fortuite. Il metodo esposto nella memoria D, e quello seguito nella compilazione dei quadri delle osservazioni del 1867, differiscono unicamente in talune piccole correzioni, che per so- prappiù di esattezza si sono introdotte nel congegno e nell’ uso dello strumento, dopo la pubblicazione della memoria anzideita, e di cui superiormente ho fatto parola, e nell’ uso delle date ci- vili invece delle astronomiche. Si sono prescelte le date civili pei due seguenti riguardi. La carta del barografo essendo rinnovata non a mezzodì ma a mezzanotte, comprende, relativamente al computo astronomico, una metà di giorno corrispondente alla data, e un’ altra metà appartenente alla data anteriore. Quindi le altezze barometriche esposte giusta le date astronomiche, sono tolte non da una ma da due carte, e perciò sono fondate su due differenti ascisse centrali. Segue da ciò che nelle due metà della curva, non influiscono uniformemente le piccole incertezze che possono aver luogo nel valore della ascissa centrale. Un altro ar- gomento in favore delle date civili risulta dalla considerazione; che nei casi in cui per un accidente qualsiasi manca una curva, 15 con le date civili si perde un solo giorno, mentre con le date astronomiche se ne debbono perdere due, quei giorni cioè a cui corrispondono le due metà della curva. I risultati comparativi danno ragione alle considerazioni che hanno determinato la pre- ferenza delle date civili sulle astronomiche. Le dodici tabelle poste in fine, contengono le altezze baro- metriche orarie da Dicembre 1866 a Novembre 4867 in millimetri, ridotte a zero e diminuite di 700. (') Il barometro è alto sul jivello del mare 63 metri 16. Il quadro seguente contiene i coeffi- cienti y y' ecc. calcolati sui medì mensili osservati, per mezzo delle formule generali sopraceennate. (1) Queste altezze barometriche sono in mill. e decimi di mill., ma si badi che oltre all’ economia del 700 vi è anche quella del punto. Per esem- pio 646 indica 764.mm 6. a pesi Mesi Dicembre 1866 41867 Gennajo Febbrajo Marzo Aprile Maggio Giugno Luglio Agosto \ Settembre Ottobre Novembre « « « A « — 019661} + 003929 001168 020937 | — 007100 | 001601 } +- 001986 | 014515Ì 0039441 025038} 000961, 045829} 001969, 036300] 007855| 026487] 006405. 027735! !+ 014447 | 008286 | j 00891 | 0 14692 | — 009765 | Quadro A. |— 018735 049154 | — 009564 | 0 28456 014434, 019562 030571 | 020109 030541 ; 031042 030214) 025446 0 17657 | 027742 (0) 23108 | 0417827 0 25596 | 031178 0 26468 | 034787 0 26260 0 26853 0 22869 | — 032125 +0 23614 | Ca 16991 | i +0140493 012467 003679 042222] 040606 j — 0081351 +005244 + 0 04624 | — 002006 | 005513] 004120) 006427} 005723 0049361 008784 + 006418 | — 005702 | — 004701 | +0 00437 006840} 000256 — 012856 | + 003265 — 004835 -- 005773 + 005413 | + 003825 — 001010 +0 00364 — 000433 : — 001010 000000 -+- 001227; — 001371 — 003825 —_ 005458 | — 002834 | 40 02458 | ) — 000708 | 001083 | — 002209 | -- 002833 +0 00417 — 002750 — 002458 + 000375 — 001458 15 Da questi coefficienti ricavansi le seguenti formule rappresentanti la media pressione atmosferica dei singoli mesi Dicembre 4866 B=760”"" 266 + 0”” 20050 Sen (168° 41'57"+ H) +0. 26793 Sen(4134 21 59 +22) +0 49970Sen(148 18 8 +3 #7) +0 07291 Sen(228 27 49 +4 H) Gennajo 41867 B=751”"809+0""09635 Sen(263° 4' 0"4+ 2) +0 34773 Sen(453 3512 +24) +0 15190 Sen(145 922 +37) +0 06431 Sen(206 848 +47) Febbrajo 1867 B= 7627" 5044-092108 Sen (198°43'57"+ 7) +0 36294 Sen(122 36 53 +2) +0 16182 Sen(139 257 +34) +0 05945 Sen( 2% 2521 +42) Marzo 1867 B —=7507” 557 +0" 02554 Sen( 128° 52'260"+ MH) | +0 36567 Sen(123 21 43 +24) +0 09679 Sen (147 41 36 +3) +0 03890 Sen(349 30 48 +4 77) Aprile 1867 b =753”” 592 + 02242172 Sen(161° 5'35"+ ZH) +0 43319 Sen(155 46 28 +2 41) +0 05058 Sen(336 32 5 +3 7) +0 01481 Sen(226 59 52 +4) 16 Maggio 1867 B =755"" 126 + 0?” 25057 Sen (477° 48" 7" -- H) +0 30972 Sen (445 14 35 +24) +0 06882 Sen(523 13 42 +3 4) +0 02238 Sen(279 16 53 +44) Giugno 1867 B=7557m 543 + Omm 45874 Sen(477°32'23" + H) +0 364105 Sen(140 1225 +24) +0 08606 Sen(318 18 58 +37) +1 02866Sen( 98 41 24 +47) Luglio 1867 B—= 7557" 129 +0" 37140 Sen (467° 47' 24" + H) \ +0 541925en(124 54 23 +2) +0 10073 sen(299 20 29 +32) +0 01093 Sen(457 35 56 +47) Agosto 1867 B —=756”»522+ 07227250 Sen (166°24'21"+ 4) +0 40898 Sen(139 40 16 +27) +0 08585 Sen /318 22 54 +32) +0 027505en(270 0 0 +44) Settembre 1867 B =758"" 405 +0" 51272 Sen(152° 29" 7"+ 4) +0 43586 Sen(142 57 6 +22) +0 04703 Sen(178 19 51 +52) +0 02747 Sen(296 31 40 +44) 17 Ottobre 41867 — 7561 499.4 0mm 19468 Sen (227° 4'53"+ x) +0 352725en(459 84 52 +2) +0 06845 Sen(177 54 24 +32) +0 04424 Sen(464 42 9 +42) Novembre 41867 B—=759"7 9854 079 17641 Sen(215°36'36/+ z) ; +0 39870Sen(143 40 54 +2 .H) +0 13264 Sen(165 45 0 +34) +0 04098 Sen(200 54 57 +4 H7) Calcolando i medî orarì con queste formule, si ottengono le dif- ferenze Calcolo-Osservazione, in centesimi di millimetro, contenute nel quadro seguente (4) (4) Anche nel Quadro B. sono soppressi i punti e i 700. Per esempio . 5579 significa 755.mm 79. 48 Quadro BL. Dicembre 4866 Gennajo 1867 | Febbrajo A867 (rene ce sa > SS iso) = =; pato oe AA. (SE o |6056|6055|— 41f[5193|5191|— 2f6296|6287|— 9 4 |6014|6021|+ 715155|5160|+ 76259 6260|+ 4 2 |5990|5995|+ 515157|b5158|+ 16212|6223|--41 3. |5987|5985|— 4]J5158|5155|— 5Î6195|6192|— 3 4 |{5988|5982/— 6{3440|5141|+ 41f6187|6180|— 7 5 [5990|5989|— 1|5156|b157|/+ 156189|6190|+ 4 G {5990|5999|+ 9f5177|b4175|— 2f6211|6244|+ 5 7 |6042|6012 0|5192|5193|+ 1}6257|6257 0 8 |6028|60235|— 3515205|5207|+ 2{6248|6252|+ % 9 |6050|6029|— 4}5216|5215|— 1/6260|6257|T— 5 40 |6030|6029|— 4j5248|5214|— 456266|6260|— 6 441 |6027|6026|— 1|5205|5205 0|6268|62 68 0 42 |{6042|6026|+14{[5190|b1935|+ 35j6261|6280|-+-46 45 |6044|6055| —11[5131|5185|+ 4f6299|6286/—45 44 |6046|6042|— 415185|5181|— 4[6284|6281|— 5 45 {6042|6044|+ 251855178 — 7|6262|6264|+ 2 46 |6027|6055|+ 6|5164|5170|4+ 6f6240|6245|+ 5 47 |6015|6015{+ 2jDl 55|b1b9|+ 6f6255|62532|— 4 48 {6040|6005|— 55156|5155|— 35/6252|6231|— 1 49 {6020|60135|— 7/51 66|5160|— 6i6242|6242 0 20 {6056|6040|+ 4f5185|5182| — 41|6263|6259|— 4 21 {6064|6072/+ 8{5205|5209/+ 616277|6278|+ 4 22 60896089 035218|5224|+ 6]6286|62935|+ 7 235 {6093|6082| —11j5228|5247|—11/6300|6298|— 2 Segue il Quadro B. Marzo 1867 Aprile. 4867 19 Maggio 4867 = > = > ME > dii |d || S|5} 53 0 |{5094|5095|— 41f[5537|5590/+ 35|5521 A_|5076|5074|— 253 69|5571/+ 2/5540 2 {5047/5050 + 3[5551|5549|— 2/5498 5 [5025|5027|+ 2/55 23|5529/+ 1|5475 4 |5013|5014|— 4|5545|55415 0| 54 67 5 |5018/5016|— 2[5505|5506/+ 414/5461 6 {5054 |5054 015915 |5542/— 5|0499 7 |5044/5050|+ 6/5326|5550|+ 4|5479 8 |5066|5064|— 2155 53|5357|— 4|0498 9 {5074/5072|— 2[5584|5582|— 2/55 29 40 {5079/5075|— 4|5599|5593/— 41|5534 44 |5074|5077|+ 5|5596|53599/+ 53[9536 12 |5067]|5078 | +41/5396|5596 095 32 43. |5038|5076| — 12|5572/5566/— 6|0024 44 |5065|5064|— 115339|53545|+ 6|0007 15. [5045/5045 + 25930 |5550 0|54 99 46 |5021|/5026|+ 5/55 28|5525|— 3|0498 47 |5046|5044|— 2[5329/53550/+ 1[5908 18. |5022/5018|— 4|5541|5544|+ 3|5027 49 {5055/5055 0155 66/55 64|— 215038 20 |5055|5059/+ 415588|53585|— 5|5004 24 |5081|5081 0|5597|5400/+ 3|5006 22 |5093/5096|-- 215404 |5407| 4 5|59 03 25. [5099/5100 + 1|5400|5405|+ 55543 Calcol. I SD 115025 9910 5495 5479 54 65 54 58 54 62 54 78 59 01 55 23 55 36 55 39 95 31 559 19 55 07 59 00 55 00 55 08 55 23 55 40 55 04 55 58 55 52 09 40 Fees ++ ea 109 = 10 SN SN > S Mi WD Sì VI = 0 WI a 95 Segue il Quadro B. T LU Giugno 1867 | Luglio 41867 ‘Agosto 4867 2 > = > _: > = Gia A Lusr Er! 0 {5579/5577|— 2|5559|5538|— 4|5678/5675|— 3 A |5552|55 52 0[5520|5524|+ 1|{5656/5658|+ 2 2 |5519/5525/+ 6[55053|55 05 0{5637|5639|+ 2 3 |5502/5501|— 4[5481|5484/+ 3|5616/5618| + 2 4 |5494|5485|— 9J5470|5467| — 3|5605|5599|— 6 bd J54741(5478/+ 7|5455|5453 0|5590|5588/— 2 6 [5480|5482|+ 2f5446|04 46 015585|5590|+ 5 7 |5501|5496|— 55452 /5492 0{5603|5608|+ 5 8 |5513|5519/+ 6|5466/5470/+ 4|J5643|5636/— 7 9 [5552/5546|— 6|J5501|5496|— 5j5665|5663|— 2 40 {5568 |5571/+ 3[5525|5522| — 1/5678|5681|+ 3 Al |5583|5585|/+ 2[5558|5538 0{5683|5685|+ 2 42 |95586|5584|— 2[5533|b55 40 7|9677|5675|— 2 45. |5574|5571 015533|5530|— 3/56 58 |5658 0 14 |5554|5555/+ 41f5520|5546]|-- 4[5644|5641|— 83 45. {5547/55 46/— 4{5504|5505|+ 41|5627|5629|+ 2 46. [55 51 | 55 54 0{5500|5501|+ 4|5629 5627|— 2 A7 |05566|5566 0|5514|b515| — 4{5632/5637|+ 5 48. [5584/5586/+ 2[5530|5529 — 1{5658|5656|— 2 19 [5605|5603|— 2/5547|5546| — 1{5686|5679|— 7 20. |5644|5614|— 3f5560|5559| — 115694/5699/+ 5 21 {5640/5615 + 3[5539|5564|+ 5/J5706|5709|+ 3 22 |5603/5607|+ 4{5564|5562/|— 2/|5708|5706|— 2 25 {5599 5595|— 4[5553|5552/ — 4[5696/5694/— 2 24 Segue il Quadro B. Settembre 4867 Ottobre 4867 Novembre 4867 pai > Risa > pero > 9 Sui: v © | 8 T S | 8 7 OSSO 0 {5879/5879 0] 56 64 | 56 64 0{6009|6044|+ 5 A |5852|5849|— 8|5636/5639|+ 3|5980|5979/— 1 2 |5820|5820 0|5618|5617|— 1|5954|5954|— 3 35 {5795|5795 0|5609|5605/— 415939|5939 0 4 |5778|5780|+ 2|{5604|5604|+ 3|5940|5942|+ 92 5 |5780|5778|— 2|5640|5642|+ 2|5952/5955]+ 3 6 |5788|5789|+ 4|5626|5625|— 4|5976|5972|— % 7 |5809/5808|— 415645|5641|— 4|5992|5990|— 2 8. {5830|5829| — 415653/5657|+ 4|J6003|6007|+ 4 9 |{58441|5845|+ 4J5674|5671 016021|6022|+ 4 40 |5852/5853|+ 4/[5686|5682|— 4f{6033|6030|— 3 41 |5859|5804|— 5J5684|5685|+ 4/6031|6032|+ 4 42 {5848|5850|+ 2[5676|56841|+ 5f6030|6027/|T— 3 135 |5839|5842/+ 3fÎ5675|5670|— 5/J6046|6049|+ 3 44 {5833|5832|— 4[5656|5655|— 4/{6006/|6009|+ 3 45 |5824|5821|— 3[5638/5639/+ 4]6002/5997|— 5 46 |58141|5814|+ 3f[5622|/5627|+ 5|5980|5984|+ 4 47 |5847|58418|+ 41[5628/5623|— 5|5978|5975]— 3 18 {5840|5835|— 5[5632|5628|— 4[5974|5975/+ 1 419 {5859|5862/+ 3[5635/|5643/+ 8|5986/5990|+ 4 20 |{5886|589%|+ 5]5666|5662|—T— 416021|6017|— 4 24 {5917|5941|— 6|15679|5680|+ 41{6045|6042|T— 3 22 |5917|59415/ — 2/50688|5688 0{6047|6054|+ 7 23 |5897|5903|+ 6|5684|5682|— 216050|6043|— 7 22 Scorgesi dal quadro antecedente, che le differenze sono molto piccole, e che la distribuzione dei segni è accidentale. Prendendo la somma s delle 24 differenze, senza tener conto del segno, si Ottiene : Quadro C. Mesi e Stagioni s Mesi e Stagioni s Gennajo 1867 90 | Luglio “ 49 Febbrajo c 103 | Agosto C 76 Marzo « 75 {| Settembre 60 Aprile « 56 Ottobre « 68 Maggio “ 52 | Novembre « 76 Inverno 103 Està 65 Dicembre 4866 445 | Giugno 4867 7A Primavera 64 Autunno 68 | Queste somme sono maggiori nei mesi invernali, nei quali av- vengono forti perturbazioni barometriche. Ammettendo che. pei ‘mesì estivi basta un solo biennio di osservazioni al Barometro Registratore, per ricavare con sufficiente esattezza le leggi dei fenomeni barometrici, e che nelle varie stagioni il numero degli anni necessarì a tal’ uopo è in proporzione delle somme s, si 403 avrà per l’ inverno 2( i )- 346 cioè poco più che tre anni. Le dodici formule soprariferite somministrano le ore dei massimi e minimi, che sono contenute nel quadro seguente: Quadro D. TERE i.° Minimo |4.° Massimo|2.° Minimo |2.° Massimo Mesi e Stagioni | o Min. o Mass. o Min. o Mass. i di sera di notte | di notte |di mattina h m h m h m h m Dicembre 1866 3 32 4 9240 48 72 22 420 Gennajo 4867 2 50 4 9222 48 418 92 420 Febbrajo « ALDA 13 60 A7 32 4 29 50 4 Marzo « 42410! 42 60 47480 22 5A 6 Aprile « 5 36 40 45 6 416 00] 22 78 Maggio « 5441 4 40 44 4 45 30 0 20 .54 6 Giugno « DE 813 AA 26 4 45 40 3 20 39 2 Luglio « 00999 AA 38 3 45 35 7 24 44 5 Agosto « 5220 410 43 6 45 44 4 24 464 Settembre « 4 37 8 40 38 5 46 43 4 24 44 6 Ottobre « 3 35 9 40 58 4 46 589 990043 Novembre « 34160) 40 441 6 12705 DONO, Inverno è 28 4 40 37 4 47 53 8 22 24 8 Primavera 4520 ALAL 0 416 46 0 21 580 | Està 5342) 41464| 45291 2 23]| Autunno 3 499 40 46 6 416 53 3 24 57 8 Anno O 4925 4 40 57 7 416 38 0 24 50 7 Si vede che le ore del 4.° Minimo e del 1.° Massimo crescono dall’ inverno all’ està, e che succede il contrario per quelle del 2.° Minimo e del 2.° Massimo. Le medesime dodici formule si adoperano per calcolare le ordinate dei massimi e minimi, che son registrate nel quadro seguente: 24 Dicembre Gennajo Febbrajo Marzo Aprile Maggio Giugno Luglio Agosto Settembre Ottobre Novembre Inverno Primavera Està Autunno Anno Mesi e Stagioni Quadro E. 4.2 Minimo | 4.°® Massimo | 2.° Minimo | 2.° Massimo Oscillazione Oscillazione totale media — 0 45324 | + 0 03460 | — 0 22089 | + 0 63550 4A 08871 0 67240 0 48339 0 35244 0 28280 0 43373 0 94742 0 77618 0 70447 0 36090 0 20729 0 47694 4 48444 0 87480 0 42255 0 22640 0 41780 0 44741 0 86996 0 75693 0 53330 0 41060 0 34580 0 48056 4 01386 0 88513 0 54558 0 26544 0 14054 0 45098 0 99656 0 70442 0 76445 0 32012 0 08360 0 58643 A 35058 0 877415 0 66434 0 278416 0 09735 0 54504 A 17935 0 77743 0 65330 0 334196 O 25393 0 57435 A 22465 0 90527 0 62993 0 13643 0 26435 0 75065 A 38058 0 89068 0 46402 0 36054 0 26205 0 39039 0 85444 0 73850 — 0 59877 | + 0 33640 | — 0 25273 | +0 55432 A 45309 O 87444 — 0 54702 0 24934 | — 0 23699 | + 0 51539 4 06244 0 77436 0 50048 O 30064 0 30138 0 45965 0 96043 O 784106 0 69403 O 341008 0 414496 0 55750 A 25153 0 85328 — 0 56424 | + 0 27779 | — 0 25974 | + 0 56542 4 412936 0 83343 — 0 57644 | + 0 28445 | — 0 23576 | + 0 52444 4 40086 0 841053 25 Le due ultime colonne del quadro antecedente contengono i va- lori di M'—m' e di 472 (M'+M)—4]2(m'4+m). Da esse ricavasi, 1.° che le oscillazioni regolari, ossia medie, del baro- metro sono maggiori in està che in inverno, lochè è diametral- mente il contrario di ciò che avviene per le oscillazioni irrego- lari, ossia accidentali, come in altra occasione ho notato (4), 2.° che un solo anno di osservazioni al barometro . registratore, dà il valore esatto della media oscillazione annuale del barometro in Modena. Difatti nel 4864 si era da me stabilito pel valore di tale oscillazione (2), o®®77 per Milano (42 anni di osservazioni ) 0 80 per Modena (45 anni di osservazioni ) Il primo di questi due valori è stato recentemente .confer- mato dal calcolo di una lunga serie di osservazioni barometriche del R. Osservatorio di Milano, e il secondo coincide col risultato somministrato nel 4867 dal barometro registratore del R. Osser- vatorie di Modena. Computando le oscillazioni del giorno e della notte col metodo di Kaemtz si ottiene, Quadro E°. Oscillazione | Oscillazione Stagioni media media Rapporto del giorno | della notte Inverno 0 92937 0 61934 A 500 Primavera 0 88061 0 68151 4 292 Està A 412781 0 57874 4 948 Autunno 0 98569 0 63116 A 447 Le oscillazioni del giorno sono dunque sempre maggiori di quelle della notte, ma il rapporto delle due oscillazioni è nell’ està più grande che nell’ inverno. Il barometro passa quattro volte al giorno per la sua altezza media. Le stesse formule sopraesposte servono per determinare gli istanti in cui l’ altezza barometrica (1) Sur les variations règulieres et irrègulieres de la pression atmosphe- rique. Mem. I. Cherbourg 1867 pag. 55 ( extrait des Mèmoires de la Soc. Imp. des Scien. nat. de Cherbourg. t. XIII ). (2) Bullettino Meteorologiee del Padre Seechi vol. 3. pag. 89. 26 è uguale al medio valore diurno, istanti che son contenuti nel quadro seguente: Mesi e Stagioni Dicembre 1866 A867 Gennajo Febbrajo Marzo Aprile Maggio Giugno Luglio Agosto Settembre Ottobre Novembre Inverno Primavera Està Autunno Anno Quadro G-. | 4.° Medio | 2.° Medio | 3.° Medio |4.° Medio | h h h h 0 83 8 53 46 37 49 50 0 5% 6 32 44 05 49 93 41 25 92 45 70 49 48 177 7 A A4 46 419 87 1 55 840 13 34 18 76 0 84 8 53 413 53 | 47 30 0 9d 9 34 44 06 46 23 4 4h 9 65 A4 26 46 96 41 50 8 60 43 30 17 84 A 50 874 43 16 43 24 0 59 7 50 A4 35 19 34 0 4% 7 50 Ah 84 49 34 0 81 7 59 15 37 19 6% 158 8 01 13 77 418 64 A 22 9 20 13 89 47 00 0 78 70009/1 A4 42 18 95 A 05 8 18 414 29 418 56 Questo quadro mostra, che un solo anno di osservazioni sommi- nistra le ore medie alquanto più irregolarmente che le ore tro- piche. Scorgesi frattanto che, analogamente a ciò che avviene per le ore tropiche, le ore del 4.° e del 2.° medio crescono dal- l’ inverno all’ està, mentre diminuiscono quelle del'2.° e del 4.° medio. Comparando i medîì mensili delle formule sopra annotate, coi medi ricavati dal barometro meteorologico, ed esposti nel Riassunto già pubblicato delle osservazioni del 4867, si ottiene un nuovo argomento in favore del metodo semplicissimo adottato ;in questo Reale Osservatorio per dedurre i medì meteorologici, cioè: medio — 4/3 (4* sera + mezzanotte + 8" mattina ). 1 DI Difatti i medi sono molto di accordo, come può vedersi nel qua- dro che segue, tranne in quei rari casi in cui manca qualche giorno nelle osservazioni del barorsetro registratore, (0 per es- sersi fermato il pendolo, o per essersi dimenticata aperta la vite del martelletto cambiando la carta). Quadro HL. Medì mensuali | Medi mensuali x dal dal MIBaI Baro. Regis. Baro. Meteo. i 24 osservazioni | 3. osservazioni Dicembre 48366 760 27 | 760 28 Gennajo 1867 5I 84 (4) | 52 23 Febbrajo « 62 50 (2) 62 20 Marzo c 50 56 (3) 50 99 Aprile « 53 59 53 57 Maggio « 55 43 55 44 Giugno c 59 54 55 56 Luglio « 55 13 55 04 Agosto « 56 52 560 52 Settembre « 58 40 58 30 Ottobre « 56 49 56 44 Novembre « | 59 98 59 94 Anno | 56 33 56 35 Molte altre conseguenze potrebbero trarsi dalle formule antece- denti, però tra non molto ritornerò, con maggiore estensione e con più ampì sviluppamenti, sullo stesso argomento, trattando delle osservazioni barografiche del 1868. (4) Manca un giorno nel Barom. Regist. (2) Manca un giorno nel Barom. Registr. (5) Mancano due giorni nel Barom. Regist. 28 IV. Lo studio delle onde atmosferiche si è molto infervorato ed esteso in quest’ ultimi tempi, principalmente pei dotti lavori del Lamont, che ha consacrato a questo argomento varì importanti articoli pubblicati nel Wochenbdericht del R. Osservatorio di Monaco, e nel Zeîtschrift della Società Meteorologica Austriaca. Volendo anche utilizzare il Barometro Registratore per queste ricerche, ho fatto uso dell’Indicatore Meteorografico sopradescritto, per determinare con esattezza i tempi delle principali onde atmo- sferiche quì avvenute. Veramente questa materia sarà svolta con la conveniente estensione nel rendiconto delle osservazioni del 1868, giacchè nel 1867 gli altri lavori in corso mi obbligarono ad appigliarmi a un largo sistema di restrizione e di eliminazione. Da una parte ho escluso completamente tutte le onde di celeva- zione. Tra le onde di depressione ho poi eliminato tutte quelle di piccola estensione, e delle più ampie ho anche escluso quelle intraleiate da forti sinuosità, e da molte e svariate soprapposi- zioni. Per le onde di depressione residue, nel numero di 35, ho formato il seguente notamento, che contiene l’ ora del minimo in t. m. di Modena. Si avverta che in qualche caso il minimo è av- venuto due volte, cioè la curva barometrica è arrivata due volte . allo stesso minimo punto di depressione. h m h m 4867 Gennajo 9 3 4e345 sera « 10 5 33 sera « 42 4 58 matt. Febbrajo 5 4 29 sera « 7 5s 0e 6 40 matt. « 27 4 5A matt. « 23 3 40 e 3 55 matt. Marzo 10 3 44 sera « AA 6 414 matt. « 20. 4 52 matt. « 291 137 e 4 SA sera « 28 3 35 matt. « 29 237 e 83 48 matt, 29 Aprile 3 6 5 matt. « 5 6 42 matt. « 65 24 e 6 22 sera « 9 759 e8 29 Inatt. «- 28 4 33 matt. « 29 4 55 matt. Maggio 43 7 89 sera « ‘14 5 37 sera « 23 5 28 matt. Giugno 44 7 58 sera Luglio 17 5 44 sera a 18 2 38 matt. a 19 5 28 sera Ottobre 4-6 45 matt. C 8444 sera Gi 9 3 38 matt. « 44 2 0 e 3 49 matt. « 28 545 sera Novembre 177 15 matt. ‘ Dicembre 3° 4 51 matt. « 415 7 2 sera « 49 445 e 2 85 sera. Questo notamento fu da me trasmesso al Sig. Prof. Lamont, che nel Num. 1541 del suo Wochenbericht dandone notizia, e annun- ziando che ne farà argomento a suo tempo di speciali confronti e disamine, fa conoscere che una provvisoria comparazione del medesimo con le osservazioni Romane, gli ha fatto distinguere due classi principali di onde. La prima è di quelle che arrivano in Modena da 8 a 412 ore prima che in Roma, la seconda di quelle che arrivano in Modena da 4 a 3 ore prima che in Roma. Poche onde, dice il Sig. Lamont, escono da questi limiti. La dif- ferenza soggiunge, dipenderà dalla direzione delle onde, e forse in parte dalla loro velocita. Per eseguire anche nel 1867 qualche studio e confronto su questa materia, riserbando ad altro tempo più ampì sviluppa- menti sul proposito, ho richiesto e gentilmente ottenuto dai Chia- rissimi P. Secchi e Prof. Schiaparelli, le corrispondenti annota- zioni dei barografi di Roma e Milano. Otto delle 35 onde di de- pressione da me calendate, non ebbero in Roma alcuna onda in corrispondenza. Otto sono o dubbie ed incerte, o molto irrego- 30 lari ed anomale. Le 19 residue realmente si dividono in due gruppi, uno di onde che arrivano in Modena 9" 30© prima che in Roma, e l’altro di onde che arrivano in Modena 4 307 pri- ma che in Roma. Ecco il confronto delle ore dei minimi, in tempo medio di Roma. Arrivo Arrivo Data in in Mod.-Roma | Modena Roma | h m 1867 Gennajo 9 | 344 sera | 42 0 matt. | — 8 46 « 42 24 matt. | 4 45. sera | 44 4A Febbrajo 7 5 41 « 2 30 « 8 49 « 97 4 57 « 0. « 10 3 « 98 5 53 « 4 0 « 12.007 Marzo 44 620 « SICARIO 9 25 Aprile 3 644 « 4 0 « 9 49 « 5 648 « SJUCR(O N Lea 8 42 « 9 820 « EE 7-53 (4 28 4 39 « 9 0 « 9 2A Ottobre 4 6 54 « 0) URI O Novembre 17 | 7 24 « 4 20. « — 3 59 Medio — 9343 4867 Febbrajo 5 | 4 35 sera 6 Osera | — 4 25 Marzo 40 3 20 a ANAS 0 55 « 29 3 18 matt. 5 0 matt. A 42 Aprile 6| 5 27 sera 6 0 sera 0 33 Maggio 13 | 745 « 9 0 sera A 45 Ottobre 44 3 25. matt. 6 0 matt. 9895 « 28 5 24 sera 730 sera | — 2 9 Medio — 4 506 In riguardo alle osservazioni di Milano, lo specchietto che segue contiene il confronto degli istanti ( in tempo medio di Roma e aggiungendo 412 alle ore antimeridiane ), giusta il notamento ri- messomi, che però non abbraccia l’ intera annata. dl Arrivo | Arrivo Modena-Milano in in | Modena Milano | Data h m h m m | 4867 Gennajo 9 DINT 3 43 6 « 40 5 39 9 43 4 « 42 AGC 4 414 15 9 Febbrajo 5 4 35 5 3 28 m « 7 A7006 17 5 6) « 7 48 16 17 53 25 C 27 16 57 45 15 104 « 28 46 4 16 3 2 Marzo 10 5 20 3 53 55) « 20 16 58 16 33 25 « 24 A_ 57 Dia) 16 « 253 A7 4A 47 13 28 « 29 415 54 16 53 59 Aprile 3 48 AA 18 23 49 « 5 18 48 Mn 105 e 6 5 27 5 43 14 « 9 20 5 17 53 132 x 28 16 59 16 53 14 Maggio 43 7 45 5 53 412 « 44 43 5 13 30 5) Giugno 44 7 Luglio 47 5 20 6 3 453 « 49. 6) Fa] Medio 24 6 dI 6 Si vede dunque che tra Modena e Milano la legge è molto di- versa che tra Modena e Roma. Tenendo conto isolatamente delle differenze positive e:negative, trovasi che un sistema di onde arriva in Modena 56 minuti dopo che in Milano, e un altro si- stema 25 minuti prima. Pigliando il risultato complessivamente, le onde atmosferiche arrivano in Modena 14 minuti dopo che in Milano. Però questi primi risultati si devono riguardare come incompleti e approssimativi. Proseguendo queste ricerche com- parative per varie stazioni, è chiaro che principalmente si dovrà tener conto della giacitura delle medesime, esaminando per esem- 32 pio se esse sono collocate nella medesima vasta pianura, o se sono separate da monti. Le considerazioni topografiche, e le spe- ciali sulla forma direzione e velocità delle onde, e anche sull’ in- sieme delle condizioni meteorologiche vigenti nei singoli casi, potranno recar molta luce in questo importante argomento. Pubblicando per intero i quadri mensuali delle pressioni at- mosferiche orarie, somministrate nel 1867 del barometro registra- tore, ho stimato conveniente aggiungere alcune brevi annota- zioni, per mostrare la corrispondenza tra le indicazioni barome- triche e il resto dei fenomeni meteorologici, e per completare, unitamente alle notizie contenute nelle tavole dei ristretti meteo- rologici del 1867 già pubblicate, le principali nozioni sullo stato dell’ atmosfera in Modena nel 41867. Colgo poi questa occasione per presentare qualche confronto tra i fenomeni quì osservati, e quelli che ebbero luogo in vari punti della Provincia. A tal uopo mi sono avvalso delle pregevoli corrispondenze, che trovansi in calce del Bullettino che pubblicasi mensilmente dal Comizio Agra- rio di Modena, riportandone quei brani che più da vicino si ri- feriscono all’ argomento. Tali corrispondenze principalmente ri- guardano Mirandola, Fiorano e Pievepelago, località che per la loro svariata giacitura, sono molto idonee a somministrarci uno esatto giudizio sulle diverse modificazioni delle influenze meteo- rologiche nella Provincia. Mirandola a VINO di Modena, e a 31 ki- lometri di distanza, è collocata in pianura. Fiorano a SO di Mo- dena, e a 16 kilometri di distanza, è quasi un punto intermedio tra la montagna ed il piano, trovandosi tra le prime colline dalla parte meridionale della Provincia. Pievepelago a SSO di Modena e alla distanza di 85 kilometri, è sull’ alta montagna, e precisa- mente all’ altezza di 774 metri sul livello del mare. Dicembre 1866. (2) Nella notte dal 2 al 3 poche gocce di pioggia. (8) Verso mezzanoite molta nebbia bassa, (13) Gran nebbia. (14) Vento fortissimo con barometro basso. (17) Giorno veramente magni- fico: il barometro in 24 ore si è innalzato di 10 mill. (20) Di dd prima sera molta nebbia bassa, poi cielo lucido. (27) Di sera po- che goccie di pioggia. (28) Da più giorni al far dell’ alba le te- gole suno incrustate di brina — Questo mese ebbe una pioggia considerevolmente minore della normale, e come l’ antecedente Novembre, senza detrimento anzi con singolar vantaggio delle no- stre campagne. La stagione asciutta e serena chiuse l’ anno in Mirandola con felici speranze per l’ agricoltore mirandolese, il quale sapendo essere i suoi terreni in massima parte argillosi, tenaci e privi di scolo alle acque, nelle stagioni piovose ravvisa la minaccia di irreparabili danni. La bella stagione permise in Fiorano di dar compimento a tutti i lavori dei campi: arature, zappature, vangature si fecero nelle migliori condizioni. Anche da Pievepelago si annunziava una stagione favorevole, e che nei primi giorni del mese era caduta buona quantità di neve, che aveva ricoperto tutti i campi, e vi era rimasta alcuni giorni. Sparita la neve si ebbe per più di 20 giorni un continuo sereno e una stagione che, sebbene alquanto fredda, eguagliava quella di primavera. Gennajo 1867. (5) All’ alba le tegole della città trovansi tutte incrustate di brina. (15) Vento impetuoso, e aria sciroccale. Termometro alto. Evaporazione considerevolmente accresciuta. Il vento infuria nella bassa atmosfera, come ricavasi dalla quasi immobilità delle nu- vole. (16) Gran vento come il giorno antecedente. A 4® sera nu- vole immobili mentre il vento inferiore è violentissimo. (17) A Adh 15% matt. briccioli di neve. (48) Quasi per tutto il giorno cade la neve. (19) La neve che ricopre la città comincia a dile- guarsi. (28) Uno dei giorni più sereni e magnifici che si pos- sano avere in inverno. — L’innalzamento della temperatura verso la metà di Gennajo 1867, fu generalmente osservato in Italia. In Savignano nella notte dal 1% al 15 cominciò a spirare un vento sciroccale, che poi durò tutto il giorno 45, con raffiche così calde, specialmente nel mattino, che sembravano provenienti da fornace accesa. Il cielo or coperto da nubi ora sereno, si mo- strava procelloso nell’ alto monte, ove si vide lampeggiare. Nella stessa località in Gennajo vi fu poca pioggia, tanta però da ba- gnare sufficientemente la terra, e permettere gli ordinarì lavori campestri, ma vi era scarsezza di acqua nelle fonti e nei pozzi. Quantunque la temperatura fu mite generalmente, in varie notti si ebbe un gelo abbastanza forte. Dalle due forti fiumane del 3 34 Panaro si giudicò, che oltre alla neve squagliata dal verito caldo, nell’ alto monte si ebbe gran pioggia. Nella terza decade del mese la temperatura si abbassò, e cadde neve. Però desideravasi altra neve e ulteriore abbassamento di temperatura, giacchè la terra non profondamente bagnata e la precoce primavera, face- vano temere un’ annata critica. In Fiorano i lavori di terra nella prima quindicina del mese si compirono in ottime condizioni. Nella seconda la caduta della neve fu opportuna per trattenere la vegetazione, che i tepori antecedenti tendevano a spingere troppo innanzi. Da Pievepelago in data del 25 si annunziavano venti intensissimi, pioggie dirotte, e neve scarsa che disfacevasi appena caduta. A Febbrajo 1867. (12) A:5® sera poche gocce di pioggia. (18) Più volte nel giorno piccole burrasche. — In Mirandola, nel basso piano della Provincia di Modena, gli agricoltori risentirono molto vantaggio dalla leggera nevicata caduta in Gennajo, dalle belle giornate di Febbrajo, e dalle moderate pioggie che di tanto in tanto inumi- dirono la terra. In Savignano la stagione volgeva sempre tem- perata ed asciutta, non avendone sensibilmente alterato il corso ordinario le cadute anteriori di poca neve e pioggia. La prima- vera facea capolino, lochè ritenevasi un danno, temendosi un’im- perversare di stagione nei mesi venturi, e che il mese di Maggio, come nell’ anno decorso, fosse stato accompagnato da freddo e brine jemali, pioggie e nebbie continue, che furono la rovina delle campagne in molti luoghi della Provincia. A_25 Febbrajo i man- dorli erano in Savignano in piena fiorziura. Anche in Fiorano il Febbrajo corse mite e in gran parte sereno. Il tepore inusitato eccitò, anche un po’ troppo, la vegetazione. Mandorle, olmi, pe- schi mostravano le loro gemme già molte ingrossate, e i primi stavano per fiorire. Marzo 1867. (10) Verso 5" sera in 40 minuti il barometro crebbe di quasi 2 millimetri, mentre contemporaneamente il vento da S divenne O, e da una velocità oraria di 5 kil. passò a una velocità di 43 kil. Poco dopo il vento restò O ma con debole forza, e il barometro ritornò prossimamente al grado che prima segnava. La fig. 4. è il 35 fac-simile della carta barografica del 10 Marzo, da 2* a 4* sera. (44) Giorno di immensa umidità, tanto che a mezzanotte gli strumenti della finestra meteorologica trovansi fortemente bagnati. (24) Di prima sera poche gocce di pioggia. (28) A 5® 50" sera il vento infe- riore e le nubi vanno in contraria direzione. (29) A 6% 30" sera dop- pio iride dopo una pioggia copiosa. — In Savignano il mese di Marzo passò freddo e burrascoso, e tenne in sospeso la vegeta- zione con benefizio della campagna. Negli ultimi la stagione si stabili con alta temperatura, e la primavera prese il suo corso regolare. Il corrispondente di Savignano conferma, che la canapa non teme, anche nata e tenera, le brine ed il gelo. In Pievepe- lago il principio del mese fu propriamente quale conveniva ad un mese invernale, cioè dominarono venti freddi, venne qualche poco di geto e di neve, ma quest’ ultima si fermò per breve tempo suì campi. Indi la stagione si fece bella e abbastanza calda, in modo che la vegetazione anche negli alberi si fe’ sensibile, In Fiorano la temperatura, che così inopportunamente si era elevata in Febbrajo, si rese più adattata ai bisogni della vegeta- zione in Marzo, nel quale caddero pure lente ma sufficienti pivg- gie, come desideravasi. Nei giorni 8 e 9 il vento fù impetuoso e fredéo, in modo che produsse il gelo, ma senza danno della campagna. Uno strano fenomeno avvenne in Mirandola nei primi di Marzo. Soffiavano da oriente nei giorni da 4 a 5 fortissimi venti, e le cime degli alberi rivolte ad oriente si trovarono inerustate da certi pulvisccli farinacei, biancastri, e di un sa- pore così acre da essere ritenuti per sale dai contadini. La cosa avvenne in una estesa linea di ville. Aprile 1867. (4) Poche gocce di pioggia. Neve sulle vicine colline. (2) Sera magnifica quantunque il barometro abbassi. (8-9) I fenomeni dei giorni 8 e 9 Aprile furono veramente degni di attenzione. Il giorno 8 la bassa atmosfera, nella città e nel territorio, era ricoperta da uno strato di nebbia straordinariamente densa. Fui assicurato che sino a 4 miglia circa dalla città, ove era stata più folta la neb- bia, le foglie del frumento si trovarono molto ingiallite. L’ in- domani sì osservò una straodinaria siccità, sulla quale richiamai l’attenzione dei meteorologisti in una lettera al Ch. P. Serpieri pubblicata nel fascicolo 2.° del Bullettino Meteorologico del Col- legio Raffaello di Urbino. Questa straordinaria siccità fu osser- 96 vata in altri luoghi d’ Italia. (28) Di sera varie burrasche. — La stagione in Aprile 4867 non fu troppo propizia alla campagna. In Mirandola nei primi di Marzo vi furono pioggie forse soverchie, sicchè lo svilupparsi dei frumenti, delle civaje e delle praterie era riuscito soverchiamente lussureggiante. Ma ecco ritornare in Aprile la, molestia del vento, che inaridendo le glebe, gettò 1’ agricoltore nella costernazione. Nella seconda quindicina di Aprile le case e le alberature furono infestate da certi coleotteri verdastri che co- minciarono a devastare, divorandola, la foglia degli olmi. In Savi- gnano i doni di Aprile furono, venti impetuosi, brine, nebbie, sbalzi di temperatura ecc. e tutto ciò agì sinistramente sulla ve- getazione. La neve che nel giorno 4 Aprile si mostrò sino al piede dei monti, produsse nella mattina del 2 una brina che danneggiò specialmente i peschi ed i mandorli. Una densa ed umida nebbia, nel mattino del giorno 8, fece temere per tutti. i frutti, ma for- tunatamente, non fece gran danno. Dopo tale nebbia, nel giorno 42, si riscontrò l’ cidio, nelle rose, e da quel giorno crebbe per modo, che buona parte delle foglie e dei bottoni ne fu danneggiata. In Savignano era molto desiderata la pioggia, per ravvivare la vege- tazione. Difatti la terra presentava una dura crosta, per la pioggia dei primi di Aprile, c pei venti che spirarono dopo, i quali arsero la campagna. Anche in Fiorano sentivasi il bisogno della pioggia, perchè i venti secchi ed impetuosi aveano asciugato la superficie del terreno. Le piante ben radicate non ne soffrirono, ma quelle seminate tardi ne ebbero danno. Però in Fiorano |’ aspetto ge- nerale delle campagne era huono, e prometteva un po’ di ristoro alle tasche esaurite dei possidenti. In Pievepelago (alta montagna) il mese di Aprile principiò con la neve, che avea ricoperto tutte le campagne, ma che in poco tempo scomparve. Dopo domina- rono forti venti, i quali unitamente ai raggi solari inasprirono molto la terra, per modo tale che i raccolti autunnali e le erbe sofirirono assai. Nei giorni 24 e 22 cadde l’ acqua in abbondanza, per cui le terre si bagnarono quanto occorreva, e tutto riacquistò nuova vita. La campagna in generale alla fine del mese era bel- lissima, e tutto prometteva abbondanti raccolte. Maggio 1867. (42) Il barometro a 4» sera bruscamente cambiò direzione abbassando considerevolmente, e restando per lungo tratto nella nuova posizione. Vedi fig. 5. Questa improvvisa variazione corri- 37 spose a un improvviso cambiamento del vento nella direzione (da SE ad E), e nella velocità oraria (da 9 a 24 kil.). (44) A 9*_ sera lampi a. NE. A mezzanotte poche gocce di pioggia. (16) A 6: 30% matt. vento forte da NO, seguito da pioggia della durata di mezz’ ora. În tutta la sera baleni ad O. (17) A 4h matt. tuoni fortissimi e burrasca. Nelle ore pomeridiane cielo oscurissimo e qualche tuono. La sera fu magnifica (19) A 0% 30% matt. bur- rasca. (22) Tutta la sera pioggia, più copiosa e con tuoni verso mezzanotte. (27) Più volte nella sera poche gocce di pioggia. — In Savignano i primi di Maggio fecero temere la brina, essendo passati assai freddi, ma il pericolo presto si dileguò. Il caldo ed il vento ripresero il loro impero, aumentando la dominante siccità. Una pioggia abbondante e ristoratrice cadde per tutta la notte dal 22 al 23. Essa atterrò alcune vegetazioni, ma recò immenso vantaggio a molte altre. Anche in Fiorano fu benefica Ta pioggia dell’ ultima decade di Maggio, pioggia che arrivò in tempo per dar nuova vita ai formentoni e marzatelli, che l’acqua dei primi di Aprile avea ristorato, e che soffrirono assai dal secco della prima metà di Maggio. Però nell’ alta montagna le circostanze meteorologiche di Maggio 1867 furono di nocumento all’ agricol- tura. In Pievepelago i venti gagliardi dei giorni 24 e 23 soffia- rono così fortemente, da svellere non solo i teneri getti ed i rami, ma da schiantare persino grossi alberi. Raffreddando l'atmosfera, essi prepararono la caduta di neve che coprì le cime dei monti la notte del 23, e la successiva forte brinata della notte del 24, non che il gelo nelle posizioni un poco più alte. Ciò produsse non piccoli danni, massime nell’ alboratura. Giugno 1867. (4) A 10% sera il vento O, che spirava sin da 5* sera ‘con debole intensità (di 5 kil. ad ora), improvvisamente si ridusse prima a 25 e poi a 30 kil. per ora, Alla furia del vento si uni- rono molti e fragorosi tuoni, con un copioso acquazzone. Du- rante la bufera il barometro alzava. In tutta la sera vi erano stati luminosi baleni a NE, e nel corso del temporale quelli che pre- cedevano i tuoni erano di straordinario splendore. La mattina si era verificata una temperatura meridiana molto elevata. (14) Dopo un forte abbassamento barometrico, a 3% stra ciclo oscuro, con tuoni lontani. Indi turbine basso, che sollevava la polvere e in- comodava la circolazione in città. Finalmente di sera, dopo pochi 38 tuoni lontani, cadde in dieci minuti un’abbondantissima pioggia. (15) Cielo oscuro, tuoni più volte nel giorno, e pioggia a riprese accompagnata una volta da un po’ di grandine. Lo stesso giorno e l’indomani vi furono enormi grandinate in, vari luoghi d’Italia che produssero danni gravissimi ( V. la Gazzetta di Venezia del 17 Giugno 1867 ). Le fig. 6 e 7 souo relative al 15 Giugno. Si noti nella fig. 6 il forte innalzamento avvenuto tra 6% e 7° sera di più di tre miliimetri. Il vento contemporaneamente da SÉ voltavasi a NO, e la sua velocità da 8 kil. riducevasi a 47 kil. La fig. 7. mostra un fenomeno molto notevole. I punti del baro- grafo son distanti l’ uno dall’ altro per 5 minuti, e si vede che ad S* 6" sera, in questo corto intervallo il barometro abbassò di Amm 4, formandosi come una specie di interruzione nella curva ba- rometrica. Nello stesso intervallo il vento cambiò nella direzione da S a SE, e nella velocità da 43 a 24 kil. (16) La mattina sino a mezzodì il cielo era bellissimo, a 4% sera nuvoloso, a 2* co- perto a 3* oscuro. Indi forti tuoni e pioggia copiosa sino a 5.*_La fig. 8. appartenente al 16 Giugno è notevole non tanto per la quantità del movimento barometrico, quanto per la sua relazione con la direzione del vento, che fu NÉ per più ore di seguito, e si cambiò in SO solamente per quel breve tratto a cui corri- sponde la deviazione molto pronunziata della curva barometrica, nel senso di innalzamento ( 20-22 ). Nel solstizio di està del 1867 si fecero in questo R. Osservatorio osservazioni meteorologiche orarie, che furono pubblicate nel Bollettino della R. Accademia delle Scienze di Bruxelles, (1) con una mia lettera al Quetelet re- lativa alla importanza delle osservazioni meteorologiche a corti intervalli nei solstizî e negli equinozì, e a talune conseguenze che se ne possono trarre. (23) A_4® sera cielo oscuro e tuoni, se- guiti da breve pioggia, che poi riprese più volte nel giorno. Luminosi baleni nel basso orizzonte. (24) Tuoni lontani e piccole burrasche. (25) Tuoni e pioggia per circa un'ora. (26) A 5® sera tuoni seguiti da breve pioggia. (27) Vento fortissimo di N£. A 4h 30" sera tuoni e pioggia, e a 5° 15" per pochi istanti fina grandine con la pioggia. Nella Provincia di Modena il raccolto del frumento fu abbondante, e soddisfece gli agricoltori non solo per la quantità ma ancora per la qualità, quantunque ’ ultimo. pe- riodo della sua vegetazione fu accompagnato da pioggie straordi- narie. L’ uva era abbondante, sebbene in più luoghi mostravasi (1) Tom. XXIV (2. serie) N. 9 e 10. 99 attaccata dall’ oidio, essendo provato che quest’ ultimo ha nella pioggia il più potente ausiliario. Un fatto singolare osservato in Fiorano nel 1867 fu che il frumento arrivò a maturazione prima assai dell’ ordinario, mentre le spighe erano comparse molto più tardi del solito. Ivi la pioggia caduta a riprese in Giugno tem- però totalmente il terreno, assicurando un abbondante raccolto di formentone, anche nei terreni meno adatti a questa pianta. Nell’ alta montagna il gelo caduto negli ultimi giorni di Maggio produsse tristi conseguenze in Giugno, cuocendo le tenere foglie e danneggiando il germoglio delle piante. Luglio 1867. (3) Nella noite dal 2 al 3 pioggia. (4) Folta nebbia bassa a 6 mattina. (5) A 628 30% e a Ai sera cielo oscuro, lampi vivaci, tuoni e poca pioggia. (7) Vento impetuoso. (25) A 4® sera piog- gia preceduta da pochi tuoni. (27) A 9% sera lampi ad £. (28) Forte vento di O. — Nella pianura della Provincia modenese, la molta pioggia e i forti venti di Luglio impedirono la solforazione in grande delle viti. Agosto 1867. (2) Pioggia da 6h 30 a {0% matt. A 9° sera lampi molto fre- quenti da NO a NE. (3) Pioggia da 6® ad 8h matt. (5) Pochi tuoni verso 4 sera. (7) Di sera pochi tuoni. (8) Nella notte da 7 a 8 tuoni e pioggia. (16) A 8% 5" sera tuoni lontani, 20 minuti dopo tuoni fragorissimi. e pioggia. (17) Il giorno 17 Agosto nulla di straordinario offrirono in Modena i fenomeni meicorologici nè per l'andamento della pressione atmosferica, nè per la forza del vento, nè per altro riguardo. Frattanto nella vicinissima Bologua avveniva alle 2" sera un veemente uragano con, pioggia fortis- sima, che. accompagnata da un vento più forte ancora; arrecò danni non lievi. 1 giornali di Bologna, per dare una idea della enorme forza del vento, raccontavano che esso sehiantò alcuni dei più grossi alberi del giardino pubblico della ciità. Questo fe- nomeno mostra, che quantunque l’ aria sia mobilissima ed emi- nentemente atta a trasmettere da un punto ad un’ aliro gli squi- librì e i. sconcerti prodotti dagli agenti meteorologici, pure vi è talvolta, nella produzione degli uragani, un localizzamento molto notevole, che può giungere al punto di non essere sensibile. in 40 Modena un uragano violentissimo avvenuto in Bologna. Ciò con- ferma ancora il principio stabilito dal Quetelet, che -gli uragani sono in està più numerosi che in inverno, ma più ristretti in estensione. (23) Nella notte dal 22 al 23 tuoni e pioggia, lampi ad O a 9 sera. (24) A 8° 50" sera grande oscurità con pioggia e tuoni. (25) Da 8% a 7® 30% sera pioggia. (27) Il giorno 27 Agosto 1867 fu memorabile in molti luoghi di Italia sotto il punto di vista meteorologico. Ecco i fenomeni osservati in Mo- dena. A 4, sera caddero poche gocce di pioggia, che passarono inavvertite. A 6% 357 sera improvvisamente si rovesciò sulla città un fortissimo temporale. In mezzo a luminosi baleni e tuoni fra- gorissimi, e spirando un vento impetuoso di £ e NÉ, cadde una copiosissima pioggia, a cui per più di 40 minuti a 6% 55" si aggiunse la grandine. I grani non erano più grossi di 3 a 5 mil- limetri in diametro, ma impiegavano molto tempo a liquefarsi. La grandinata non era fitta, e fu sempre accompagnata dalla pioggia. Il tuono da 6° 45" a 7° 20" fu quasi continuo. A 7% 25" la pioggia cessò, e il vento divenne ‘meno gagliardo, ma dopo cinque minuti ricominciarono la pioggia e il vento forte, che cessarono completamente a 8% 25." In tutto il temporale la pioggia fu di 63m 47, quantità prodigiosa, sia riguardando la breve durata, sia considerando che la pioggia normale di Agosto è in Modena per l’ intero mese di 46" 23. Il barometro, che in tutto il giorno abbassava, a 7-2 40% fece un salto di 4©» 3 repen- tinamente innalzandosi, ma poi verso le 9" ‘cominciò nuovamente a decrescere. Un fatto curioso, che dimostra la quantità e vio- lenza dell’ acquazzone caduto in Modena il giorno 47 Agosto, fu l’abbondantissima e facilissima caccia di passere, che si fece in quel giorno dopo la pioggia nei giardini e nei luoghi aperti della città. Molte migliaja se ne presero nel giardino pubblico, in quello della Scuola Militare e in altri luoghi. lo stesso ho visto sul baluardo di Porta Bologna più centinaja di queste povere bestiuole, che giacevano a terra sotto gli alberi, stordite dalla vio- lenza del temporale e dalla enorme quantità della pioggia, e che si raccoglievano semivive. La grandinata che avvenne in Modena in tenuì proporzioni, e sempre frammista alla pioggia, fu in To- rino di estrema violenza. Ivi a 3% sera si rovesciò furiosamente tanta grandine stellare, grossa ed asciutta, che chi non fu solle- cito di ripararsi ne rimase malconcio. Le tettoje a cristalli dei pubblici edifizîì della città furono rotte in minuzzoli. La collina presentava un aspetto luttuoso. I grani aveano il diametro di 4 4A centimetri. (28) A 3* sera cielo oscuro e tuoni lontani poi piog- gia e tuoni fragorosi. (29) Più volte nel giorno tuoni e pioggia. — La pioggia che fu tanto abbondante in Modena ‘e in qualche altro luogo della Provincia, come per esempio in Mirandola, fu molto scarsa in altri punti della Provincia medesima. In Savignano il Panaro fu in tutto Agosto scarsissimo di acque, c la maggior parte delle fonti della collina erano asciutte. Per ‘altro questa scarsità di acque fu in Savignano favorevole alle arature estive, che essendo la terra molto asciutta si compirono in buone con- dizioni. In Fiorano caddero come in Modena abbondantissime pioggie negli ultimi di Agosto, ed esse erano molto desiderate, perchè ivi l’ asciutto ed il callo avevano dominato lungamente e al massimo grado, danneggiando la campagna, sebbene in qualche modo utili alle uve. Però le abbondanti pioggie dell’ ultima set- timana di Agosto, non solo furono di somma utilità ai prati, ma ben’ anche agli alberi, e specialmente agli olmi e alle viti gio- vani che cominciavano a soffrire. Settembre 1867. (5) Poche gocce di pioggia a 4° sera. (10) Verso 7% sera tuoni e cielo minaccioso, poi tutto finì con poche gocce di pioggia. (42) Sul far dell'alba immensa nebbia bassa. (16) A 9% sera lampi a NE. (48) In tutto il giorno 47 il vento fu violentissimo. A 5* e a 8% sera caddero poche gocce di pioggia. A mezzanotte il vento aumentò di forza, e si intese qualche tuono. Nella motte da 417 a 48 i tuoni furono molti e fragorosi, e cadde abbondantissima la pioggia. Lo stesso uragano fu in altri luoghi di Italia accom- pagnato non solo da pioggia più copiosa, ma ancora da fitte grandinate. Il fiume Arda per uno straordinario straripamento ruppe in due tratti la ferrovia tra Parma e Piacenza. Le ‘acque del fiume il Panaro, per le pioggie improvvise e copiose della notte dal 47 al 18, gonfiarono in modo da impedire i treni pro- venienti dalla Lombardia, dal Piemonte e dal Genovesato, Lo stesso uragano gonfiò talmente le acque del Pò, che esso trascinò sulla sponda destra del fiume gran parte del ponte di chiatte sito tra Borretto e Brescello. In più luoghi le inondazioni furono spaventevoli. Il fiume Orba e il torrente Lemme ingrossati, ca- gionarono non poche sventure. Vi furono molte persone estinte, estese campagne restarono prive dei raccolti, varie case dirocca- rono, e il magnifico ponte di ferro sul Lemme scomparve com- 42 pletamente. (20) A_2* 30% sera del giorno 20 spirando sul basso orizzonte il NÉ, scorgevasi in distanza verso O un forte nembo, consistente in un grande ammasso di nubi nere e molto basse, rischiarate da frequenti e luminosi baleni, dalle quali divergevano verso il suolo varie strisce larghe e nerissime, separate da fili giallastri. Il tuono rumureggiava sordamente. Nel luogo ove ma- nifestavasi il nembo, le nuvole andavano da N a .,S. Poco dopo il vento cambiò direzione, e divenne precisamente 0, e allora il nembo venne a scaricarsi sulla citià, rovesciando in trenta mi- nuti 251° 5 di pioggia, in mezzo a grande oscurità, a un vento impetuoso di O e NO, a forti tuoni e spessi baleni, e per pochi minuti a sottile gragnuola che cadeva con molta furia sul suolo. -L’ uragano ebbe breve durata, ma posteriormente vi furono pic- cole burrasche sino a 7% sera. I convoglio da Modena a Bologna, come si lesse nei pubbiici fogli, corse gravi pericoli in conse- guenza di carri che per molti kilometri furono spiuti dalla bufera nei binarìî, menire infuriava terribile | uragano, con immensa oscurità e pioggia diluviana. Però il più terriLile effetto di que- sto uragano, fu uno scoscendimento di terra della estesione di circa due kilometri e mezzo, in direzione £S£, verso | alveo profondo del torrente detto Acqua fregida nel territorio di Guiglia ( Provincia di Modena ) presso Monteombraro e Roccu. In con- seguenza di questo franamento, e dei crepacci avvenuti in larga estensione di terreno, molte case e poderi furono rovinate, e varie strade tagliate e rese impraticabili. (24) Nella notte dal 20 al 24 molti tuoni e forie pioggia. (22) A 8% 45% sera tuoni, vento forte e pioggia. A Ai sera cielo oscurissimo, molti tuoni e pioggia copiosa. (24) Verso 10% 30" sera baleni, tuoni, vento forte e pioggia, che continuò per tutta la noite e per tutto | in- domani. Questo uragano, che fu in Modena molto leggero, riuscì rovinosissimo in taluni luoghi dell’ alta Italia. I giornali dell’ e- poca io descrivono in varie guise. Alcuni parlano di vento fu- rioso, che produceva un terribile e spaventoso fragore, altri di un sifone, altri di trombe marine, anzi di, we trombe marine, di cui indicavano la direzione del movimento. Il certo si è che a 6: sera del 24 Settembre, in brevi istanti nei paesi di Chiri- gnago, Carpenedo, Campetto, Campaltone, Mazzorbo e principal- mente Burano, questo spaventevole uragano distrusse molte case, abbattè tutti i pali del telegrafo, schiantò alberi, sommerse barche, ridusse intere strade a un mucchio di sassi, e tra le altre cose trasportò a gran distanza, come un fuscellino di paglia, una sen- 05) tinella con tutta da sua garetta. Furono estratti dalle macerie molti cadaveri, senza parlare delle persone malconcie e ferite. — Le circostanze meteorologiche di Settembre 1867 produssero che la vendemmia nella Provincia di Modena si fece in gran fretta, e forse gianimai fu tanto precipitata. In Mirandola, per esempio, il Settembre fu molto strano. Da principio calori eccessivi, indi pro- lungate pioggie, poscia bel sereno con freddo, accompagnato da leggere brine. In Savignano il temporale della notte dal 47 al 18 si limitò, come in Modena, a vento, tuoni ed acqua. Esso ruppe i calori eccessivi cd eccezionali ivi sperimentati nella prima metà del mese. In Fiorano l° uragano fu mitissimo, anzi quasi passò inosservato. Ivi caddero abbondanti pioggie nella seconda quindi- cina di Settembre, ma non produssero danni, vi furono pegli ul- limi del mese impetuosi venti e bufere, ma non arrecarono sen- sibili guasti alle campagne. Al contrario nell’ alta montagna ( ove la prima quindicina del mese fu calla ed asciutta ), I uragano - della notte da 17 a. 48 cagionò ron Îievi danni, specialmente nei terreni .di fresco seminati, asportandone con la semente ‘molta “terra. Da quel giorno la stagione sì ridusse molto umida e pio- Vigginosa. Ottobre 1867. (5) A 7h 30% matt. vento forte da O, con aria assai fredda. (6) Da 3% a 4h matt. piccola quantità di neve. A 9% matt. forte NO e pioggia. (28) Nella notte dal 27 al 28 tuoni, vento forte e piog- gia. La fig. 9. è un frammento della curva del giorno. 28. Otto- bre, che veramente dovrebbe riportarsi in tutta la sua estensione, da un capo all’altro, tanto è singolare. per i continui accidenti del suo andamento, le forme bizzarre delle sue mutazioni e sinuosità. In tutto il giorno 24 il vento fu molto forte, e frequentemente cambiava direzione e velocità. Il barometro. cominciò a salire rapilamente quando il vento (di NO) si ridusse alla conside- revole velocità di 35 kil. per. ora. La fig. 9. rappresenta la curva barometrica da 5" a 7% matt. La protuberanza ascendente corrisponde, come nel caso della fig. 8., a un improvviso e corto cambiamento di direzione del vento da Ea NO. — In Savignano le intemperie della seconda metà di Settembre. e dei primi di Ottobre, produssero un forte abbassamento di temperatura, sicchè sì ebbero varie brinate, e la neve fece la sua comparsa nei monti e sin presso Ja collina. La semina del frumento si compì in ot- 44 time condizioni, quando si ristabili la stagione. In conseguenza delle pioggie dirotte che anche si estesero ai monti, il Panaro ingrossò considerevolmente ‘e ruppe qualche muro di difesa. In Fiorano il mese di Ottobre fu sconvolto, nuvoloso e piovoso; ‘e perciò la seminagione del frumento avvenne tardi e fu assai sten- tata. Le pioggie troppo copiose riuscirono di nocumento, perchè dilavarono con grave danno le terre di colle segnatamente, promos- sero il precoce sfrondarsi degli olmi, delle viti e di altri alberi ecc. Nè meno stravagante e nocivo fu il mese di Ottobre in Pievepe- lago nell’ alta montagna. Ivi il mese cominciò col bel tempo ‘e col caldo. Nei giorni 7 e 8 cadde pioggia dirotto, e la mattina «del 9 quella neve che contemporaneamente mostravasi in Modena in piccola quantità, fu in Pievepelago così abbondante da far te- mere la frattura dei rami degli alberi tuttora vestiti di foglie fol- tissime , e più di tutto de’ castagni. Fortunatamente si levò il vento, che in breve tempo fece cader la neve dagli alberi. Sus- seguì al vento un freddo così intenso, che facea dubitare che andassero a male quei frutti che sono principalmente rovinati dal gelo. Però la temperatura posteriormente si ridusse più dolce. La notte da 40 a 41 nevicò nuovamente, e in maggior copia del giorno 9, per cui gli animi nuovamente furono contristati pel timore delle fratture e del gelo. Fortunatamente anche questo secondo pericolo si dileguò. Novembre 1867. (3) Nella notte da 2 a 3 pioggia. (9) Aria calda e sciroccale. Cielo coperto. Di sera grande alone intorno ‘alla luna. (40) Di sera gran nebbia bassa. (4f) A 40% sera poche gocce di pioggia. (44) Aria calma, anzi stagnante e umidissima, anemometro immo- bile, barometro stazionario. (15) A 3* sera tutto il davanzale della finestra meteorologica, e tutti gli strumenti in essa esposti, si trovano fortemente bagnati per la eccessiva umidità. (16) Nella notte da 45 a 16 pioggia copiosa. Verso 5® sera lampi e pochi tuoni ma fragorosi, dopo i quali forte rovescio di pioggia. Di tarda sera ugualmente pioggia e tuoni. — In Mirandola la prima metà di Novembre fu così tepida da rassomigliare piuttosto ‘al Settembre. Si videro intanto i bruchi rodere con molta voracità i seminati, e anche distruggerli affatto in qualche località. Nél- l’ultima metà di Novembre avvennero frequenti brinate. In Savi- ‘fgnano le pioggie copiose di Novembre impedirono ‘ogni lavoro 45 campestre, eccettuata la potazione delle viti. In conseguenza delle medesime pioggie le acque del Panaro nei primi giorni del mese sormontando le sponde in varî punti, allagarono le campagne di Savignano. L’ inondazione si rinovò per | altra fiumana della notte da 17 a 48, specialmente nella località detta il Bochirolo. In Fiorano la prima quindicina di Novembre fu piovosa e con dominante scirocco, mentre la seconda corse fredda ed asciutta. I bruchi recarono molti danni, che fece cessare il freddo degli ultimi di Novembre. BAROGRAFO | 415 | 16 47 o 18 | 19 20 20 | 21 | 22 0 25 559 | 559 | 559. | 562 i 622 | 622 | 625 | 625 | 631 655 | 656 | 652 | 653 | 652 653 | 652 | 653 | 650 | 650 642 | 641 | 642 | 643 | 643 | 570 | 576 | 577 | 581 | 579 633 | 645 | 648 | 649 654 | 653 | 655 | 653 656 | 656 | 657 | 656 645 | 646 | 648 | 652 638 | 636 | 634 | 633 | 635 | 637 | 642 | 643 | 638 | 638 635 | 634 | 631 | 633 | 631 | 632 | 632 | 632 | 630 | 624 987 | 583 | 579 | 583 | 584 | 586 | 584 | 586 | 589 | 587 647 | 655 | 699 | 664 | 669 | 676 | 683 | 690 | 694 | 695 701 | 645 | 686 | 679 | 677 | 663 | 661 | 660 | 658 | 637 580 | 574 | 569 | 567 | 565 | 565 | 068 | 573 | 574 | 567 600 | 598 | 601 | 601 | 605 | 605 | 607 | 608 | 608 | 606 560 | 562 | 561 | 560 | 557 | 557 | 564 | 567 | 564 | 559 499 | 490 | 487 | 478 | 470 | 468 | 470 | 473 | 468 | 470 458 | 438 | 442 | 448 | 455 | 464 | 470 | 476 | 485 | 488 531 | 594 | 536 | 535 | 538 | 343 | 543 | 542 | 544 | 538 534 | 539 | 541 | 546 | 547 | 558 | 565 | 574 | 579 | 583 644 | 645 | 645 | 650 | 657 | 663 | 670 | 676 | 683 | 685 692 | 684 | 680 | 632 | 681 | 683 | 681 | 682 | 680 | 670 647 | 645 | 648 | 649 | 655 | 658 | 660 | 663 | 671 | 670 672 | 674| 670 | 671 | 674 | 674 | 674 | 674 | 672 | 669 650 | 648 | 646 | 645 | 645 | 645 | 648 | 650 | 649 | 646 664 | 661 | 661 | 664 | 666 | 670 | 675 | 680 | 681 | 678 681 | 630 | 678 | 677 | 678 | 678 | 680 | 682 | 682 | 681 662 | 6641 | 655 | 655 | 656 | 656 | 659 | 663 | 664 | 655 638, | 635 | 633 | 632 | 632 | 634 | 637 | 644 | 643 | 638 624 | 622 | 619 | 614 | 644 | 641 | 609 | 614 | 605 | 593 554 | 553 | 549 | 545 | 545 | 546 | 550 | 553 | 549 | 543 520 | 544 | 507 | 502 | 501 | 502 | 506 | 507 | 509 | 506 526 | 525 | 524 | 524 | 526 | 525 | 526 | 528 | 529 | 522 482 | 475 | 469 | 462 | 459 | 454 | 457 | 461 | 459 | 451 DICEMBRE 1866 > (too ss >) Suu DDD = SSIS 09 O 430 424 1429 908 550 OR 00 642 596 ‘599 :530 i > SONS 192 | 405 459 437 436 373 454 480 467 058 {21 | 501 617 630 594 553 Datal 43b ‘478 | aq |a474| DE 422 423 438 508 550 624 098 592 541 480 478 403 436 449 427 369 ABU 480 470 535 498 626 619 579 532 419 421 440 903 551 621 996 089 500 481 475 40% 456 444 423 370 453 478 475 d54 421 420 4h 508 553 (6522 600 585, 495 478 477 407 458 445 417 372 454 477 477 528 496 629 625 579 539 BAROGRAFO BAROGRAFO 530 490 571 644 610 636 667 642 682 683 604 624 573 5419 556 FEBBRAJO 1867 653 685 660% 633 930 487 464 573 645 605 0646 678 719 685 665 642 662 689 682 682 648 600 625 574 515 906 099 lalalelslolafalela dia 9 luo | 673 689 635 618 939 466 949 975 659 608 648 706 722 689 666 649 680 691 692 688 646 610 651 980 904 521 569 | 674 683 687 613 538 467 929 074 056 607 651 AO, 715 690 663 650 634 693 690 690 644 612 628 980 501 922 969 51 44 | 19% 675 682 639 607 537 468 535 579 657 Data olo ofeS K=r) OT dI DI 52 BAROGRAFO bela A4 | 45 | 106 | AT | 48 | 19 | 20 | 91 | 929 25 | (015 Fre vas) 575 | 573 | 574 | 570 | 574 | 573 | 574 | 580 | 583 | 586 | 588 | 588 616 | 615 | 644 | 642 | 614 | 645 | 645 | 647 | 622 | 623 | 624 | 625 652 | 652 | 649 | 648 | 650 | 649 | 654 | 652 | 654 | 653 | 653 | 655 629 | 627 | 625 | 625 | 624 | 623 | 623 | 627 | 628 | 631 | 629 | 629 585 | 578 | 568 | 560 | 552 | 546 | 540 | 535 | 532 | 525 | 513 | 505 4h5 | 438 | 4514 | 425 | 424 | 448 | 444 | 4A4& | 446 | 448 | 448 | 420 4hh | 459 | 446 | 447 | 443 | 447 | 452 | 456 | 461 | 467 | 470 | 473 500 | 499 | 498 | 496 |-497 | 498 | 504 | 503 | 507 | 508 | 509 | 510 482 | 483 | 482 | 481 | 483 | 484 | 481 | 478 | 482 | 486 | 494 | 494 486 | 485 | 484 | 480 | 474 | 475 | 470 470 | 475 | 474 | 464 | 465 (e SOS NS TEN 455 | 457 | 456 | 454 | 454& | 452 | 453 | 458 | 459 | 460 | 459 | 460 483/| 483 | 483 | 483 | 485 | 486 491 | 492 | 494 | 500 | 500 | 499 457 | 456 | 454 | 456 | 457 | 459 | 464 | 474 | 475 | 480 | 487 | 488 506 | 504 | 498 | 492 | 494 | 490 | 490 | 494 | 495 | 498 | 504 | 500 500 | 499 | 497 | 495 | 492 | 492 | 492 | 496 | 495 | 498 | 496 | 494 SI Lai ENT TS Uta dI DI 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476 | 479 | 482 | 45 84 | 484 | 484 | 481 | 485 | 484 | 487 | 490 | 490 491 | 494 | 490 | 46 75 | 473 | 469 | 470 | 469 | 470 | 472 | 478 | 482 | 486 | 487 | 489 | 17 52 | 553 | 553 | 554 | 556 | 560 | 563 | 569 | 574 | 575 | 576 | 577 | 48 80 | 577 | 573 | 570 | 570 | 567 | 568 | 569 | 573 | 076 | 572 | 571 | 19 50 | 545 | 552 | 531 | 534 | 530 | 532 | 550 | 530 | 524 | 524 | 518 | 20 86 | 485 | 480 | 478 478 | 479 | 479 | 48i | 486 | 486 | 487 | 487 | 2 05 | 545 | 522 | 531 | 533 | 532 | 534 | 544 | 548 | 555 | 556 | 564 | 22 82! 579 | 576 | 576 | 574 | 573 | 573 | 579 | 582 | 584 | 584 | 585 | 25 74 | 580 | 563 | 559 | 559 | 558 | 557 | 556 | 559 | 550 | 557 | 555 | 24 42 | 558 | 535 | 532 | 530 | 529 | 528 | 529 | 531 | 581 | 550 | 554 | 25 44 | 506 | 503 | 503 | 504 | 500 | 500 | 502 | 504 | 505 | 507 | 510 | 26 49 | 548 | 547 | 544 | 512 | 509 | 544 | 512 | 512 | 513 | 544| 5410/27] 44 | 510 | 507 | 507 | 505 | 504 | 502 | 507 | 506 | 506 | 508 | 509 | 28 07 | 508 | 508 | SI0 | 545 | 5417 | 522 | 528 | 534 | 555 | 533 | 535 | 29 57 | 555 | 653 | 092 | 552 | 555 | 557 | 559 | 564 | 569 | 569 | 568 | 30 56 BAROGRAFO )22 | 529 | 526 | 523 | 521 | 548 | 5417 | 520 | 524| 523 12 | 525 | 526 | 527 | 529 | 531 | 536 | 542 | 548 | 551 ;57 | 554 | 553 | 553 | 554 | 556 | 560 | 567 | 572 | 575 075.| 573 | 572 | 570 | 570 | 570 | 572| 576. 580 | 582 ;93 | 593 | 590 | 590 | 590 | 590 | 59f | 593 | 597 | 598 903 | 603 | 600 | 599 | 601 | 602 | 604 | 606 | 611 | 614 ;19 | 616 | 612 | 609 | 608 | 607 | 608 | 6412 | 614 | 613 ;91 | 589 | 583 | 582 | 578 | 576 | 576 | 578 | 579 576 55 | S5Î | 547 | 545 | 543 | 542 | 544 | 545 | 546 | 545 ;37 | 534 | 532 | 329 | 528 | 527 | 530 | 534 | 536 | 5398 ;59 | 538 | 555 | 554 | 533 | 532 | 532 | 534 | 538 | 54I ;34 | 556 | 529 | 531 | 514 | 544 | 544 | 515 | 545 | 507 902 | 504 | 497 | 496 | 494 | 492 | 491 | 492 | 498 | 500 ;06 | 502 | 500 | 496 | 495 | 495 | 496 | 500 | 501 | 503 ;23 | 520 | 547 | 547 | 517 | 516 | 518 | 520 | 525 | 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PSEUDONEUROTT ERI. ( Tav. VIII. e IX. ) I, presente lavoro tratta della prima parte dei Neurotteri, i Pseudoneurotteri; la seconda parte pensiamo di pubblicarla negli anni seguenti. Tale lavoro doveva essere solamente un catalogo dei Neu- rotteri finora trovati nel Tirolo, ma la circostanza, che l’ Italia finora non possiede un lavoro sopra questo gruppo il quale con- duca alla determinazione delle specie, e che inoltre la lette- ratura dei Neurotteri è inaccessibile e dispendiosa e scritta in tutte le lingue, non a torto scorraggia molti dilettanti dallo studio di questi animali, onde m’indussi a dare una determinazione analitica di tutti i generi europei. Se arrivo a promuovere anche solo di poco, lo studio di que- sto gruppo in un paese si riccamente fornito, la mia fatica è più che premiata. È già venuto in uso di determinare il territorio delle faune dietro i confini politici, ed anch'io mi sono subordinato a questo uso; però mi si perdonerà, se quà e là ho oltrepassato il termine ed ho osato pigliare un animaletto anche fuori del territorio politico del Tirolo. Tali faune locali però PRESDS possono avere quel vantaggio, che si crede. 72 Il rigoroso concetto della « specie » adesso ha ceduto il suo luogo alla ‘teoria della trasformazione, ormai generalmente riconosciuta, nella quale la specie non resta costante, ma in una infinita serie di modificazioni passa in un’ altra, e solamente nella sua estensione geografica si potrà cercare la conferma di questi passaggi. Il confronto di una serie intiera della stessa specie, i di cui anelli sono ordinati dietro le località, ci potrebbe condurre a risultati interessantissimi a questo riguardo; però le faune dei territori piccoli mostrano nessuna od almeno minutissime diffe- renze e perciò non potranno dare felici risultati. Finchè tali faune si compongono con gelosa ansietà, per dimostrare che questo o quel territorio possiede una specie di più, che quel tal altro, e finchè poi si rispetta tanto la barriera dei confini pro- vinciali, questa questione resterà insolubile. Gli animali stanno in una stretta relazione colle condizioni telluriche e climatiche e sentono le infleunze delle medesime altrettanto, quanto le piante. Non si potrebbe forse anche qui distinguere certi territorii che si caratterizzano per le forme loro proprie? Se parliamo di una flora mediterranea, sarà forse ar- dito il parlare di una tale fauna? Crediamo che tosto si verrà a risolvere anche questo quesito. I confini di questa fauna sono i confini politici del Tirolo, che però vennero oltrepassati principalmente nel Sud ai laghi di Garda ed Idrio. La straordinaria ricchezza della fauna si rileva da ciò che essa comprende quattro territori; l’artico e subartico sulle alpi, il baltico a cui appartiene la maggior parte del Tirolo e del Faentino e finalmente il mediterraneo, che per le valli di Giudicarie (Lodrone), Sarca (fin Toblino) e dell’ Adige (fin Ala e Lopio) si interna come stretti denti. A tutta la parte speciale abbiamo dato come base il metodo adoperato da Fr. Brauer nei suoi « Neuroptera Austriaca, » poichè quel lavoro ci piaceva principalmente per la sua preci- sione e brevità. Le diagnosi negli Odonati vennero accettate secondo lo stesso metodo dai lavori di Sélys Longchamps e Hagen, ove non pareva necessario una maggiore chiarezza. Le altre diagnosi sono tolte dal Brauer, poichè i lavori di Pictet non ci erano a disposizione, Riguardo il modo di vivere vennero da noi stessi fatte molte faticose osservazioni nell’ aquario, Citati da altri sono accennati per i nomi dei rispettivi autori, 13 La maggior parte del materiale fu raccolto da noi stessi; contingenti rimarcabili però furono forniti dai Signori Fortu- nato Zeni a Rovereto, dal mio stimatissimo maestro Prof. Dott. Camillo Heller, dal Prof. Vincenzo Gredler a Bolzano, dal Sig. Dott. Stefano de Bertolini a Civezzano, dal mio caro fratello Antonio e dai miei amici Dott. Vitus Graber e F. Fhuile. Finalmente adempiamo ad un nostro dovere esprimendo i più vivi ringraziamenti a tutti i suddetti signori ed in particolare al nostro carissimo maestro e indefesso naturalista il Sig. Prof. Dott. C. Heller, il quale col consiglio e fatto ci ha aiutato, come al Sig. Brauer a Vienna per la determinazione delle specie dubbie; al Sig. Dott. Siebold a Monaco, e al Sig. Cornalia a Milano per l’aiuto con libri. PARTI ESTERIORI DEI PSEUDONEUROTTERI, CON PARTICOLARE RIGUARDO ALLE ESPRESSIONI TERMINOLOGICHE. Il corpo dei Pseudoneurotteri consiste come in tutti gl’ in- setti di tre parti principali, cioè: la testa, il torace, e l'addome. A. La testa (caput) La testa, l'anteriore di questi tre segmenti principali del corpo dell’ insetto, è la sede degli occhi reticolati ed accessorj (o secondarj), delle antenne e degli organi masticatori. a. gli occhi reticolati o composti sono o intieri (semplici), o sono come in alcune specie di efemeride (presso g' di Cloe e Potamanthus) divisi in due parti per mezzo di un intaglio. Essi sono di una forma più o meno emisferica e occupano i lati della testa. Poi essi sono ora più o meno largamente tra loro separati o distanti; ora si toccono sul vertice, ove sono contigui, o per mezzo d’un punto (Cordulegastes), o per una linea, la sutura degli occhi (sutura oculorum). Gli occhi contigui sul vertice lasciano libera una parte più o meno grande dell’ occipite, il triangolo occipitale (cuneus). Nelle specie di Gomphus a questo triangolo corrisponde la listella occipitale (canthus occipitalis), la quale forma uno stretta pezzo corneo trasversale. 74 b. gli occhi secondari 0 accessorj sono sempre semplici, emisferici, e si trovano superiormente sulla testa, in numero di due o tre, formanti in quest ultimo caso un triangolo sul vertice (Psocus). c. le antenne sono due organi articolati i quali stanno avanti o fra gli occhi. Nei Pseudoneurotteri si trovano : a. antenne subuliformi, che consistono di un articolo fondamentale corto e grosso, e i di cui altri articoli verso la punta vanno sempre più assottigliandosi, cosicchè formano una setola piccola e curvata. (Odunata ed Ephemeridae) B. Eliformi, o filamentose consistenti di articoli fin alla punta egualmente grossi. (Perlidae) y. setacee, consistenti di articoli sempre più fini verso la punta. d. moniliformi, i di cui articoli sono sferici, a filagrana (Taeniopteryx monilicornis). Quella parte poi della testa, che giace fra l’ occhio e l’ an- golo della bocca, si chiama guancia (gona), e quella fra la base delle antenne e il labbro superiore si chiama fronte. La parte superiore è il vertice (vertex), ma questo in alcuni Odonati (a cagione de’ grandi occhi contigui) è ridotto ad una verruca o vescica (vescicula verticalis). Le parti laterali della testa presso gli occhi si chiamano tempie (tempora). Quella parte poi della fronte, che è attacata al labbro superiore si chiama clipeo (clypeus). d. gli organi masticatorj, 0 parti della bocca, sono in questo ‘gruppo mordenti; essi consistono delle parti seguenti: a, il labbro superiore (labrum), il quale le più volte è a semicerchio; da esso vengono più o meno coperte 6. le mascelle superiori (mandibulae) sotto le quali giac- ciono le due y. mascelle inferiori (maxillae), consistenti, in una parte basale orizzontale, il cardine (cardo), — in una parte susseguente e più grossa, lo stipite (stipes), nella squama dei palpi (squama palpifera) che li congiunge a questa, ed il lobo delle mascelle (lobus maxillae}; che si divide in due parti, l’ interiore, la parte masticatoria (pars masticatoria) e la parte esteriore alquanto più molle, la galea (galea). La squama palpifera porta esteriormente i palpi (palpi o palpi maxillares), che sono organi simili alle antenne e si divi- dono come queste in palpi setolosi e filamentosi. Essi sono negli 75 Odonati perfettamente nascosti nella bocca e corti; nelle Perlide lunghi e prominenti. 4. il labbro inferiore ‘(labium o labium inferius), il. quale consiste di due organi separati, cioè | a. il mezzano e corneo, il mento (mentum) B. la lingua (lingua, ligula, glossa), giacente di sopra e y. i palpuli o palpi labiali (palpi labiales). B. /l torace (Thorax) Il torace, il secondo segmento principale dell’ insetto, è con- nesso colla testa per mezzo del collo (collum) ed è diviso in tre anelli più o meno distintamente separati, dei quali ognuno porta un paio di zampe, i due ultimi che il più delle volte son cre- sciuti insieme, portano un pajo di ali ciascuno. Noi abbiamo dunque da considerare tre parti separate: il torace, le zampe e le ali. a. îl torace si divide in tre anelli: a. il protorace (prothorax), il quale distintamente è di- viso dagli altri due anelli del torace e per mezzo del collo è congiunto colla testa. b. il mesotorace (mesothorax), il secondo anello, por- tante le zampe intermedie e le ali anteriori, e il y. metatorace (metathorax), il terzo anello del torace, portante le zampe e le ali posteriori. (4) La porzione superiore cornea del pro-meso- e metatorace si chiama pro- meso-e metanoto (— notum); negli Odonati si chiama quello spazio formato dal meso-e metanoto, e giacente fra le radici delle quattro ali - lo « spazio interalare » (pny- stega). i Alla parte inferiore, di rimpetto al pro - meso-e metanoto giace il pro- meso - e metasterno (— sternum), che portano. gli acetaboli (acetabolum) per le zampe. — Presso il mesonoto gia- ciono da ambo le parti sotto l'angolo omerale delle ali anteriori le scapule (scapulae). Fra il metanoto e il metasterno si trovano, an- dando dal di sopra al di sotto, i fianchi, o lati (pleurae) ed i fian- chi o lati secondarj (parapleurae). (1) Negli Odonati il meso — e metatorace sono così strettamente con- giunti e fusi insieme, che formano un sol pezzo, e noi indichiamo nella ter- minologia questi due anelli insieme uniti colla denominazione « torace. » 76 Superiormente al torace giaciono anche le aperture delle trachee e si chiamano quì stigme del torace (stigmata dubin) Vedi Larvae. b. le zampe, si dividono in tre parti principali : a. il femore (femur), la parte più grande della zampa, il quale per mezzo dell’ anca (coxa) ovale o rotonda sta nell’ ace- tabolo ed è congiunta per mezzo del corto trocantere (trochan- ter) coll’anca, — a lui segue b, la tibia (tibia), le più delle volte lunga, ma più sot- tile del femore (la tibia dilatata, vedi Platyenemis); a questa segue c. il tarso (tarsus) a più articoli (5-5) l’ ultimo dei quali porta gli artigli (unguicoli) e le plantule (Aarolia, plantula, pelotta ). I piedi dei Pseudoneurotteri sono — o piedi cursorj perfetti (p. e. Perlidae) —o s’ assomigliano a piedi rapaci per la struttura e l’uso, come negli Odonati. Nell’ « Atropos » essi si cambiano per l’ ingrossamento dei femori in piedi saltatori. e nelle larve dei generi degli effemeridi « Ephemera o Palingenia » sono i femori e le tibie dei piedi anteriori più forti e formano così quasi una specie di piedi atti allo scavare. Accenno brevemente ancora le ciglia spinose (spinae) delle zampe di molti Odonati (Agrion, Lestes ecc.) Esse sono senza articolazione, alquanto sottili e spesso più scure della tibia, e sono ordinate in una linea continua, e così sì distinguono dagli ‘sproni (calcaria) delle Phryganidae. c. le ali del gruppo qui trattato sono sempre omogenee, cioè della medesima conformazione. Negli Odonati esse sono rigide ed inflessibili, e membranacee a guisa di cartapecora, nelle Ephemeridae tenere, nelle Perlidae membranose e piegabili a ven- taglio, nella Clothilla coriacee. Le ali posteriori {sono spesso di forma molto differente dalle anteriori (Libellula), più corte di que- ste (Ephemeridae e Procidae) o mancan del tutto (Cléè). Qualche volta tutte due le paja di ali sono abortite (vedi modo di vivere delle Perlidae) Noi distinguiamo nell’ ala presa nella sua lunghezza tre sud- divisioni. A. La parte basale, la prima terza parte della quale per mezzo della radice dell’ale è congiunta col torace. 2. La parte mezzana dell’ ala, e 77 3. l’ultima terza parte dell’ ala, la punta 0 l’apice del- l’ala (apex). Nella sua larghezza distinguiamo nell’ ala distesa di margine anteriore e posteriore la di cui significazione per se stessa è chiara. Negli Odonati al margine posteriore e interno della base dell’ala evvi una sezione piccolissima e semilunare, la quale è membranosa di consistenza e il colore appare differente dalla re- stante membrana dell’ ala. Questa è la membranula accessoria, o anche chiamata semplicemente membranula. In questo luogo accenniamo anche il Parastigma o Pterostigma (para — pterostigma), una macchia colorita od anche soltanto in- torbidita, giacente al margine anteriore nell’ ultimo terzo dell’ala; questo parastigma negli Odonati è in tutte e quattro le ali molto distinto, nelle Psocidae solamente nell’ ala anteriore grande e ben segnato. Nelle Perlidae ed Ephemeridae esso appare solamente come una macchia leggermente intorbidita. — Il pterostigma è — o ben determinato da nervi, o anche aperto (alcune specie di Psocus). Le ali dei Neurotteri sono percorse da forti nervi o vene, che pure si dividono in nervi longitudinali e nervi trasversali. a. I nervi longitudinali hanno origine dalla radice dell’ ala e scorrono verso l’ apice della medesima dividendosi in rami. Distinguiamo: 1- la costa, il primo nervo longitudinale, che ha origine dalla radice dell'ala, e che determina l’ala al davanti; esso è anche chiamato nervo marginale anteriore e scorrendo non si divide più in rami. 2. la subcosta, la seconda vena, che nasce dalla radice dell'ala; essa percorre parallela colla costa un spazio spesse volte piccolo e nel genere Psocus manca intieramente. 3. il radio (radius), il terzo nervo longitudinale derivante dalla radice dell'ala, che spesso si unisce col cubito {vedi 4) alla base od anche soltanto si accosta strettamente ad esso. Il radio si chiama anche nervo mezzano (n. medianus.) I rami che par- tono da lui verso l’indietro si chiamano settori del radio ( secto- res radii). Negli Odonati fra il radio ed il cubito, nella parte basale dell’ ala giace la cellula basale, dalla quale (non dalla radice del- l’ala) nascono due nervi longitudinali: l’ anteriore, il settore me- dio (s. medius) scorre le più volte quasi parallelo col posteriore, 78 il settore breve (s. brevis). verso.la postcosta. Il primo manda un ramo, il settore primo (s. primus) al davanti verso l' apice dell'ala, dal quale verso il di dietro due altri rami. traggono origine, il primo e posteriore, il settore nodale (s. nodalis), ed il secondo ed anteriore, il settore subnodale (s. subnodalis). 4. il cubito anteriore (c. anticus) o semplicemente cubito, è la quarta vena, longitudinale che ha origine dalla radice dell’ ala. 5. il cubito posteriore, la quinta vena longitudinale che nasce dalla radice dell’ ala; nelle Perlidae essa manda davanti un ramo alla postcosta, parallelo al cubito posteriore, che si chiama ramo medio del cubito (r. medius cubiti). 6. La postcosta, cioè la vena marginale posteriore, che al di dietro limita l'ala. Facciamo ancora menzione dei settori apicali, cioè dei rami finali dei settori del radio, e del cubito, che confinano le cellule apicali. Questi sono però solamente i più importanti termini di una terminologia assai complicata. 6. I nervi trasversali sono più o meno perpendicolari ai nervi longitudinali e corti. Î più importanti sono: 1. le anastomosi (anastomosis), cioè quei nervi trasver- sali che congiungono i settori apicali, e confinano così le cel- lule apicali all’ indentro. 2. i mervi antecubitali, (nervuli antecubitales), i quali negli Odonati si trovano fra la costa e la subcosta, fra la radice dell’ ala fino al 3. nodulo (nodulus), quel nervo traversale molto forte, che congiunge l’ estremità della subcosta colla costa, ove il mar- gine anteriore dell’ala è alquanto tirato all’ indentro, a guisa d'angolo molto ottuso. I nervi trasversali qualche volta sono ordinati in serie e mar- cano gli spazi cellulari che sono fra i nervi longitudinali. Di questi spartimenti sono importanti: A. la striscia costale (arca costalis’), fra la costa e la sub- costa. 2. la cellula basale negli Odonati è quella cellula nella parte basale dell’ ala determinata al davanti e al di dietro dal radio e dal cubito antico, al di fuori verso l'apice dell’ ala da due nervi trasversali, che si toccano in un angolo (arculus). Da quest’ an- golo ha origine il settore medio. 79 - La cellula basale delle Perlidae giace ben anche nella pàrte basale dell’ ala, ma è confinata al davanti e al indietro dal cu- bito anteriore e posteriore, e verso il di fuori dal ramo medio del cubito ed un nervo trasversale obliquo su quest’ ultimo. 3. la cellula discoidale, che nasce là, ove solo esiste un set- tore del radio, se questo settore si divide in due rami. Lo spazio poi, che si trova fra questi due rami e la cellula discoidale è o aperto, o chiuso per un nervo trasversale. 4. il triangolo delle ali (trigonulum) si trova negli Odonati nella prima terza parte delle ali, fra la quarta e quinta vena longitudinale, nascente dal fondo dell'ala; ma i lati, formati da nervi trasversali, attraversano spesso di molt» il quinto nervo longitudinale, e così il triangolo coll’ angolo posteriore arriva di molto all’ indietro. 5. Le cellule apicali (cellulae apicales) cioè le cellule, che nascono per il biforcamento finale dei settori apicali e le ana- stomosi, e giaciono al margine esterno dell’ ala, Nelle Nemurae, ove sempre esiste un’ anastomosi fra il radio ed il suo settore, si considera per prima cellula quella che giace immediatamente dietro il radio. La lunghezza delle cellule apicali si determina secondo la loro estremità interna. Settori apicali di egual lunghezza sono dunque quelli, che internamente si stendono ad egual distanza. Una cellula apicale che più si stende internamente è più lunga, sebbene essa sia assolutamente più corta. 6. Il campo discoidale (area discoidalis) è tutto lo spazio fra radio e cubito anteriore. C. L’ Addome (abdomen) L’ addome dei Pseudoneurotteri consiste di 9-10 anelli (10 Odonata) o segmenti, ognuno dei quali consiste in una lamina dorsale cornea (lamina dorsalis), che rare volte è membranosa (Leuctera), ed una lamina abdominale o ventrale (I. abdominalis), le quali fra sè sono connesse per mezzo di una membrana con- giuntiva. Le lamine dorsali sono dunque le lamine cornee superiori dei segmenti; negli Odonati esse coprono anche dai due lati la parte inferiore dell'addome e ivi i margini sono ravvolti; questi margini ravvolti sono le lamine laterali. Siccome d’ambedue i lati le lamine laterali non son contigue, vi resta un solco, il solco 80 mezzano, nel quale giacciono le lamine addominali, assai piccole. La nona lamina addominale dei maschi, negli Odonati, ha una scanalatura più profonda (canalicula), che pure è confinata dai ravvolti margini delle lamine laterali (squamulae). Qualche volta l'addome alla base è sfericamente gonfio ed in alcuni generi di Odonati si trovano alla parte inferiore del segmento addominale due prominenze, orecchiette (oreillette, sélgs) (gen. Gomphus, Lindenia ecc.) All’addome si trovano anche le parti genitali. Mentre que- ste in tutte le altre famiglie regolarmente si trovano all’ estre- mità addominale, nei g' degli Odonati si trova invece la verga alla parte inferiore del secondo segmento addominale. (vedi modo di vivere). L’apertura vaginale delle degli Odonati giace all’ ottava lamina addominale, la settima lamina è prolungata all’ indietro e sporge più o meno in fuori per l'ottava, o dista verso il di sotto e copre solamente una parte dell’ apertura genitale. Questa settima lamina addominale si chiama la valvula vaginale. Come appendici appartengono all’ addome anche le appendici addominali ed i fili caudali. A. Le appendici anali (appendices anales) sono appendici del- l’ addome, che principalmente negli Odonati sono sviluppate, e siccome solamente in essi sono importanti così ci basterà cono- scerle nei medesimi. Esse sono appendici dell’ estremità addominale, non artico- late, le più volte a forma di tanaglia o di scalpello e servono al maschio per afferrare e tener ferma al protorace la femmina du- rante l'accoppiamento. Si dividono in superiori ed inferiori. Le supe- riori esistono sempre in numero di due e sono a volte più forti delle inferiori. Le inferiori sono due nella sotto famiglia Agrionides; mentre nella sottof. Libellulides ne esiste una sola. Le inferiori sono sempre più o meno ottuse e a guisa di mozzo. Nelle femmine le appendici anali sono spesso più ottuse o non così ben determinate, come nei maschi, giacchè non hanno lo scopo come in questi ultimi. 2. I fili caudali sono appendici dell’ estremità addominale, lunghi, rotondi, articolati che si trovano all'addome delle Ephe- meridae e delle Perlidae. Ve ne sono sempre due o tre. Essi appartengono all’ apparato della respirazione e non stanno in nessun nesso stretto coll’ apparato genitale. 81 ESTENSIONE In terre piane, la fauna di paesi vicini di una mediocre esten- sione è per solito poco differente, perchè le differenze sono da ascriversi alle latitudini geografiche. Ben diverso è un paese montuoso, ove non solamente i monti mostrano un clima del tutto differente nella parte setten- trionale e meridionale, ma dove si deve riguardare anche l’esten- sione verticale. } L’ estensione orizzontale del Tirolo dipende da una serie di circostanze, ma in generale possiamo dividere tutto il paese in due parti: 4. Il Tirolo meridionale dalla punta di Luga fino al Marmolata. Esso comprende la superba vallata dell’ Adige fino a Merano, colle valli secondarie, cioè a sinistra Vallarsa, Valsugana e Val di Fieme, ed alla destra Val di Non colla Val di Sole. Inoltre la valle del Sarca col lago di Toblino e Garda, le Guidicarie col lago di Mol- veno ed Idrio. Tutte queste valli hanno un clima mite e quasi italiano, in esse non si fanno sentire le influenze dell’ altezza e sono chiuse verso il Nord da altissime montagne. La fauna di queste vallate è quasi uguale a quella dell’Italia superiore, e nei punti più meridionali, fino a Lodrone, Arco ed Ala ove s’interna anche il territorio della flora mediterranea, puossi confrontarla con quella dell’ Italia centrale. Accenno quì so- lamente l’ Agrion tenellum, Anax mediterraneus, Platicnemys latipes ed Agrion Lindenii, e questo territorio sarà per i neurot- terologi abbastanza determinato. 2. Il Tirolo settentrionale ha in generale la fauna della Germa- nia, in quanto non è influenzato da un vento caldo, chiamato « Sci- rocco. » Questo vento regolare generalmente spira ad una rag- guardevole altezza sopra i nostri monti, mentre che la catena del Solstein e d’ Algàu, al nord d’ Innsbruck, colle sue pareti alte ed erte ( 8000’ di media altezza ), ci difendono dai venti freddi del Nord. Mala catena centrale delle Alpi (410000' di media altezza) ha nel Brennero una porta naturale, il conosciuto passaggio del Brennero. Dal Sud conduce !a valle d’ Isacco fino al giogo (4200?) del Brennero e da qui la valle della Sill fin a Innsbruck. Se poi per influenze meteorologiche il scirocco viene de- presso al basso, la sua forza si rompe alle ghiacciaje della catena 82 centrale, e sopra i monti si volge verso il Nord. Ma al Brennero esso trova un passaggio, e romoreggiante si scaglia avanti, finchè alle Alpi calcaree settentrionali sì rompe, e riverberato una parte percorre indebolita la vallata inferiore dell’ Enno, |’ altra con- tinua il suo cammino per i passaggi di Scharnitz e Leutasch verso la Baviera. Da questo vento non dipende solamente il cattivo o bel tempo della valle dell’ Enno, ma esso influisce anche interamente sul clima di questa valle. Il Botanico vede sparsa la via percorsa dal Scirocco per una serie di forme di piante meridionali, che questo ha portate là ed ivi le mantiene col suo calore. La sua forza è tale, che di spesso egli copre la parte meridionale delle ghiacciaje ancora alla altezza di 11000' con foglie e fiori e quantità d’ insetti, che ivi poi muojono. Vi furono trovate anche libellule e cavallette migratorie. Questa è la causa, che fa possibile nei contorni d’ Innsbruck tro- vare dei Neurotteri, che sotto condizioni normali abitano in paesi più merdionali. In causa dello « Scirocco » come forza meccanica, si deve anche considerare la comparsa dell’ Anax mediterraneus nel Ti- rolo meridionale. Fra i territori, dei quali abbiamo parlato, ve ne giace in mezzo un altro formato dalle alte montagne della catena centrale delle vallate alte (in generale sopra 3000'), che giaciono fra le loro diramazioni. Si può considerarlo come territorio artico e | subartico. Perciò il Tirolo non può esser considerato come un terri- torio geografico determinato, ma piuttosto come due territorii confinanti o separati dal Brennero, con climi totalmente differenti, dei quali la parte settentrionale si’ deve annoverare al territo- rio della fauna germanica, la meridionale a quella dell’ Italia su- periore. L’ estensione orizzontale sta in stretto messo colla verticale ed è come questa dipendente da condizioni climatiche , cioè dal calore. Andando dall’ Italia verso il Settentrione possiamo distinguere tre zone principali: 1° Italiana calda, la Germanica moderata c la fredda della Scandinavia. Le medesime condi- zioni troviamo anche nell’ estensione verticale. Le pianure basse al Lago di Garda e d’ Idrio ci presentano il clima caldo fino 83 circa 2000’, poi fino 4000’ il clima moderato, e più in sù il clima freddo o artico fino alle ghiacciaje. È ben naturale che un paese, che possiede queste condi- zioni, sia più riccamente fornito di varietà di specie, che qualun- que altro, giacchè possiede direi le faune di tre zone. Alla questione, se le forme, che vengono influenzate per la estensione verticale, sieno da considerarsi uguali a quelle che si trovano nell’ alto Settentrione, rispondiamo che in generale si debbono ritenere eguali, come ha dimostrato una serie di con- fronti della fauna e flora delle Alpi alte con quelle del Setten- trione, sebbene quelle in singoli casi differiscano e mostrino una vita loro propria. Nessun paese potrebbe essere più adattato a simili consi- derazioni, che il Tirolo. Quasi nello stesso territorio del Trentino crescono olivi ed aranci all’ aperta e troviamo boschetti di roveri semprevive, ed un clima mite meridionale, come quello della valle del Sarca, e vicino si alzano le cime dell’ Adamello, del Monte Giumella e della Brenta fino a quasi 12000’, coperte da eterno ghiaccio, con campi nevosi vasti, larghi alcune miglia, che ci ricordano vivamente gli alti campi di neve e ghiaccio dei Kjoelen nella Scandinavia. Queste condizioni esercitano un grande influsso sulla estensione verticale, non soltanto riguardo la quantità degli individui, ma ben anche riguardo la va- rietà delle specie. In generale si può asserire, che la parte me- ridionale è bassa e la più ricca di specie e di individui, e che tanto il numero delle specie quanto quello degli individui va calando in proporzione coll’ altezza. Tratterò più in esteso i singoli gruppi riguardo all’ estensione verticale. Le larve vivono egualmente bene nelle acque calcaree, come nelle altre, e ho trovato delle larve persino in acque, che per la gran quantità di calce contenutavi, incrostavano fortemente i muschi ed altri oggetti vicini. Però in generale nelle montagne calcaree sono più rare le paludi, che nelle montagne schistose, e perciò in quelle si verificano più spesso che in queste le con- dizioni necessarie alla vita delle larve. Inoltre gli animali di questa classe non si nutriscono di piante, ma di sostanze animali, e pare anzi che la forma del mondo vegetale circonvicino resti senza influenza su di essi e che sia perfettamente indifferente quali alberi si trovino nei dintorni. Estensione verticale degli Odonati. 84 Questi si trovano solamente fino a 7000’. Alcune specie sembra che si trovino egualmente bene nel basso e nell’ alto come sono la Lesles barbara, Aeschna mixta, Agrion puella, Li- bellula striolata e vulgata, Gomphus uncatus e vulgatissimus ete. Altre forme poi appartengono al paese basso e non si trovano mai in regioni alpine p. e. Agrion tenellum e Lindenii, Anax parthenope, Lib. Fonscolombii, Epitheca bimaculata ed altri. Si alzano al più fino a 2000". Un terzo gruppo forma le specie proprie delle Alpi alte, come V Aesehna borealis, Cordulia alpestris ed arctica. Non si trovano mai in regioni più basse, se non come esemplari scompagnati e smarriti. L’ altezza, fino alla quale gli Odonati sono ancora frequenti, sì può stimare a 4000' nel Tirolo settentrionale e 5000 nel me- ridionale. Le Ephemeridae si connettono strettamente cogli Odonati ri- guardo l’ estensione verticale. Anche esse si alzano fino a 7000' e 7500." Proprio alla regione bassa è il genere Palingenia, che ap- pena arriva a 3000.' Più spesso nella regione alta, che non nella bassa si trovano alcune specie di Baétis ( montana e purpurascens ), Cloé ( Rho- dani e diptera ). Le specie restanti sembrano indifferenti verso influssi ver- ticali fino a 4-5000'. Poichè queste non si allontanano mai troppo dal luogo ove nascono, ci basta l’ osservazione dell’ in- setto perfetto. Le Perlidae si trovano fino al confine della neve. La mag- gior parte delle specie fino a 6000' sono egualmente frequenti. Però le forme più grandi come p. e. il genere Perla è più pro- prio alla regione bassa. Le Procidae veramente appartengono alla regione montana. I folti boschi sono il loro posto prediletto, principalmente quelli dei pini. Si trovano ancora molto frequenti nella regione del pino montano, la quale in gencrale possiamo mettere ai 6-7000". Ci resta ancora di far breve menzione dello spartimento locale degli individui e del tempo della loro comparsa. Certamente il Tirolo meridionale offre per gli animali di questo gruppo condizioni di vita più favorevoli, che non il set- tentrionale, per la qual cosa anche il numero degli individui è più grande nel meridionale. — *tidae Westw. Con branchie intestinali Con ma- schera ad elmo (galea) Il corpo grosso, corto e largo. Le antenne a sette arlicoli stanno avanti gli occhi e sono delicate e cilindriche. Gli stigmi del torace sono liberi, non nasco- sti e coperti. Le zampe posteriori sono più lun- ghe dell’ addome. Occhi secondari mancano, i tarsi sono a tre articoli. Il corpo grosso e lun- g0; le antenne a sette articoli stanno fra gli occhi e sono sottili e cilindriche. Gli stigmi del torace liberi. Occhi accessori accennati. Zam- pe corte, forti, grosse, tarsi a tre articoli. Le antenne avanti gli stanno occhi, son corte, cilindriche ed a| nati. Gli occhi grandi, sferici —— Le spine caudali sono più lun- ghe che quelle laterali. Vertice arcuato (Lib scotica), piano (L. 4 maculata) o le più volte inca- vato. Gli occhi sono piccoli (gran- di in. Lib. scotica). Corpo nudo o pelloso; le fodere delle ali lun- ghe o corte! Le spine cau- Occipite non dali più corte | armato o con delle laterali. | una piccola pro- Vertice piano; | tuberanza. gli occhi piccoli a forma di bot- toni. Le fodere delle ali arri- vano fino alla metà dell’ Ad- dome. Il corpo nudo. Le zampe mezzane portan lunghe spine. Occipite con due spine. Grande, informe e grosso. La Galea arriva fin fra i piedi inter- medii. La testa corta e larga. La fronte prominente come lamina semicircolare. Il vertice e piano. Il corpo densamente coperto di peli. Il vertice piano e solamente gli occhi secondarj laterali accen- Libellula TT Cordulia i Epitheca Cordulegaster i Ephemeridae Perlidae Ta ue _. Larve che si scavano nel fan- go, perciò con femori e tibie nelle zampe an- teriori più forti, atti per scavare. \ Larveche vivon libere nell’acqua. Le zampe an- teriori uguali al- le altre non più forti, non atte a scavare. Il primo e secondo articolo del tarso molto più còrto, che il terzo Tutti e tre gli articoli del tarso quasi egualmente lunghi Il secondo articolo del tarso molto più corto, che il seconde e terzo In ambedue le parti dell’ addome sei paja di ciuffetti di branchie | ma senzà fogliette di branchie. Le zampe dilatate, cigliate. Le larve sono lunghe cilind;iche ; La testa al davanti con due punte. Le an- tenne coperte di peli. Mandibole curvate all’ insù a guisa di spada. I paipi delle mascelle sono tre volte più lunghi dei palpi labiali. ( Vivono in piccoli ruscelli ). Ogni segmento dell’ addome due fogliette branchiali, cigliate in ambe le parti. Sl corpo è !ungo e cilindrico. Le zampe grosse, ci- gliate. (Le larve vivono in riva ai fiumi). Tre semplici fili caudali. Le mandibule corte, i palpi delle mascelle larghi, 2 - 3 volte così lunghe, che le mascelle. Il labbro inferiore molto grande, con palpi larghi. A cadauno dei segmenti addominali una foglietta ed un ciuf- fetto di branchia. ( Esse vivono. nell’ acqua correnle sotto sassi ). La testa ed il to- race molto larghi e depressi. L' addome corto, verso |’ estre- mità più stretto. I fili caudali per mezzo di ciglia orizzontal- tori. Ogni segmento addominale porta ad ambo le parti una foglietta branchiale, ovale. I palpi delle mascelle sono più piccoli delle mascelle inferiori. Il labbro inferiore lungo, profenda- mente bifido. ( Vivono in paludi, laghetti e ruscelli sopra piante acquatiche e sono valenti nuotatrici ). Le larve strelle e tenere. la testa pic- cola, le mandibole ROco SVI Mpnal Ai lati dei segmenti addominali lungle fo- gliette branchiali con lunghi fili al loro mar- gine o un pajo di fogliette larghe senza tali fili. I palpi delle mascelle quasi rudimentarj Le zampe tenere. Esse vivono in ruscelli e fitimicelli alla parte inferiore de’ sassi in uno strato di fango. Su DS n nno | i Cioè o | Ephemera Palingenia mente distese sono cambiati in organi rema- | Poiamanthus Dielyopleryx, Perla Isopleryx, Chloroperla - 4 Taeniopteryx n - Nemura, Capnia, | Lenctra. 85 Le larghe paludi all’ Adige coi loro boschetti, i laghi di Le- vico, Caldonazzo, Garda, Idrio, Toblino ete. sono favorevoli per lo sviluppo di questi animali, ed hanno di fronte al Tirolo setten- trionale di gran lunga la preferenza. A questo si unisce la mag- giore quantità di alluvione ed un clima più favorevole. Riguardo alle effimere dobbiamo ancora notare che nel Tirolo mai sono state osservate in così gran quantità, come altrove. Intorno al tempo della comparsa delle diverse specie devesi osservare, che esso in un paese montuoso non può mai es- sere precisamente determinato; poichè quanto più ci innalziamo ad un'altezza considerevole, tanto più dura l’ inverno, mentre al di sotto già tutto è vivificato, e sollecita è la comparsa degli insetti. Spesso sulle Alpi alte compariscono questi animali appena nell’ autunno, quando al basso cominciano a scomparire. Perciò il tempo della comparsa è sempre relativo e da riferirsi al piano della valle principale, ove non venga appositamente accen- ‘nato per la montagna. Con ciò si spiega qu-lche differenza nel tempo della comparsa, che non si combina con quello di altri autori. Un’ altra circostanza da non ommettersi sono le frequenti nevi le quali in conseguenza di una depressione dello Scirocco nel Ti- rolo settentrionale , spesso differiscono |’ estate e quindi recano una comparsa ‘più tardiva delle specie. ODONATA La femmina depone alcuni giorni dopo l’ accoppiamento le uova fecondate (1) nell’ acqua, dove essa ( in alcuni generi) svolaz- zando sopra l’ acqua o immergendovi |’ addome le lascia cadere. In tale caso precedono al deponimento delle uova violenti contrazioni dell’ addome. Le uova si attaccano poi pel loro in- volucro glutinoso alle piante acquatiche. Le agrionidi deponendo le uova si tuffano interamente sott’ acqua; in esse come nei generi Calopteryx ed Aeschna l’apparato per la deposizione delle uova è formato a guisa di sega, colla quale esse forano il pa- renchima delle piante acquatiche e così depongono le uova (1) Io dico a bella posta « fecondate » poichè nello stato normale esse dopongono solamente uova fecondate. Il seme del maschio perviene primieramente per la vagina nel ricettacolo del seme (receptaculum seminis) e feconda poscia le uova che passano per l’ ovidotto. ln istato anormale, p. e. in femmine infilzate in un ago, vengono deposte sovente uova, senza che mai sia avvenuto un’ accoppiamento Queste uova però non si sviluppano. 7 86 nello stesso tessuto cellulare delle piante. Le uova degli Odonati hanno per lo più un colore chiaro più o meno giallognolo e sono coperte di un leggero strato di glutine, con cui esse si attaccano a mucchi e si gonfiano poi nell’ acqua. Quando poi queste uova son state uno spazio di tempo suf- ficiente nell'acqua: (e questo tempo varia da 4-5 settimane) s'ingrandisce il loro germe sempre più a spese dello strato di glutine, che le involge, diventa d’ un colore sempre più scuro e finalmente ne spunta un’ animaletto lungo appena 2 mm. che si perde subito dopo nel fango. Questa circostanza ingenera appunto la grande difficoltà, nell’ osservazione delle larve degli Odonati. Queste. larve giovanissime non hanno ancora alcuna vagina alare, somigliano però nel resto molto alle ninfe, mutano la pelle tre volte, e acquistano le vagine delle ali dopo la prima muta. Le larve sono più o meno somiglianti all’ immagine, tutta- via più grosse e più larghe, e si distinguono anche dall’ imma- gine per mezzo delle loro appendici branchiali. Queste appendici sono interne, od esterne. Le branchie esterne consistono in tre fogliette oblunghe, ottuse, le quali si trovano all’estremità del- l'addome e cadono al mutarsi della pelle, se si trasformano ad immagini. Queste fogliette branchiali servono loro di timone o di organi motori, a guisa della pinna caudale nei pesci. Si chia- mano branchie caudali. Le branchie interne, nominate branchie intestinali, consistono in un epitelio ciliare trovantesi nello spazioso intestino retto. L’acqua viene poi dal di dietro assorbita in questa parte dell’in- testino retto, e quando è consumato il contenutovi ossigeno, viene di nuovo rimandata. Anche questo apparecchio serve come organo motore, poichè mediante |’ arbitraria e celere espulsione dell’ acqua viene effettuatare una azione verso il dinanzi, la quale cagiona un continuato e sospinto moto progressivo. In queste ultime inoltre si osservano all’ano esternamente tre valvole spi- nose triangolari. L’ ultima specie di branchie si trova nella Libellula, Cordulia, Cordulegaster ed Aeschna, le prime nell’ Agrion e Lestes. Il genere Calopteryx possiede amendue le specie di branchie. Un altro punto d’ organizzazione tutto proprio, che distin- gue le larve degli Odonati e che le stacca rigorosamente dalle immagini, è la maschera, formazione tutta propria del labbro in- feriore, per la quale esso viene trasformato in una specie di brac- cio da rapina. Essa consiste di due parti che assieme si connet- 87 tono, e che stanno nella medesima relazione come l’ antecubitale e il cubitale, e possiedono nella libera estremità anteriore, quasi fosse una mano, una tanaglia afferratrice; col margine posteriore, il quale corrisponde al margine omerale dell’ antecubitale, la ma- schera è attaccata al mento mediante una articolazione, in modo tale, che in istato di riposo la-parte basale viene a giacere sul petto, ma la seconda parte congiunta con essa per mezzo d’ una articolazione cubitale viene a giacere sotto della prima e copre la bocca dal di sotto. Nello stato disteso poi queste parti oltwepas- sano di gran lunga la bocca. Si distinguono due specie di maschere: A. La maschera ad elmo (Galeotheca), nella quale gli uncini finali, che formano la tanaglia afferratrice, sono lobosi e larghi e i loro denti si connettono vicendevolmente; essi sono arcuati e coprono in istato chiuso la bocca al di sopra, al davanti e al di sotto. 2. La maschera larga e piana in cui gli uncini sono lunghi sottili e piani; essi coprono perciò in istato di riposo la bocca soltanto al di sotto, e osservati dal di sopra non si vedono nep- pure. La prima specie di maschera si riscontra nella Libellula, Cordulia, Epitheca, Cordulegaster, Lestes e Agrion, l’ ultima nei Lomphus, Anax, Aeschna e Calopterix. Essa serve ad afferrare il nutrimento mediante una subitanea distensione e a tenerlo fermo, poichè le larve delle Libellule vivono come le immagini di rapina. La metamorfosi delle Libellule è imperfetta e somiglia nei punti essenziali alla nota metamorfosi degli Ortotteri. Solo lo spun- tare delle ali offre alcune deviazioni, non meno che i differenti svi- luppi delle parti del torace. Il mesotorace apparisce nello stato di ninfa come una gran squama divisa sulla schiena, sotto la quale, al punto della divisione, sortono le vagine delle ali. Gli occhi della larva sono in proporzione più piceoli di quelli dell’ immagine. Il colore del corpo è bruno fino al nero, bruno nero, qualche volta con anelli bruni ed qoscuri. All’ esterno la loro pelle è piena di peli, la qual cosa insieme colle appendici laterali, fa sì, che di spesso non si possano che difficilmente nettare dal fango. Nel resto le larve somigliano nel più essenziale alle immagini e come queste possono venire divise in gruppi. Vogliamo primieramente osservare la vita delle larve e la vita delle immagini e poi pas- sare alla divisione. 88 Il numero delle mute, 'che ha da fare l’animale, come già abbiamo notato, è di quattro, compresa la muta che precede alla trasformazione in insetto perfetto. La prima muta succede appena che la larva raggiunge la grandezza di alcuni millimetri, la seconda, quando essa è già arrivata alla sua grandezza normale. Nella terza muta riceve le va- gine delle ali ed allora prende il nome di ninfa. È probabile che essa ancor come ninfa cambi un’altra volta la pelle, prima di essere insetto perfetto. Quando le larve sono in muta strisciano alquanto sopra l’acqua, s’ attaccano alle piante acquatiche ecc. e aspettano per alcun tempo, fin a tanto che si spacca loro la pelle sul dorso, poscia sorte l’ animaletto dalla medesima, e la pelle rimane alcun tempo attaccata all'oggetto. L’ animale, che da poco ha mutato pelle, è più molle ed ha un colore più chiaro, che però presto si cambia. Nella muta vengono sempre cambiate anche le branchie caudali che cadono-parte avanti la muta, parte dopo, sempre una alla volta. Le larve stanno, come già fù accennato, in un leggiero fango; Je specie fornite di branchie intestinali, fanno nascere intorno a se un continuo vortice coll’ acqua, che viene assorbita ed emessa. Se poi esse vogliono muoversi, spingon fuori con tutta vio- lenza l’ acqua, e in tal modo vengono dall’ urto portate innanzi di 5 o 6 cent., formando sull’ acqua un’ impressione a guisa di freccia, mai però si può distinguere un movimento dell’ addome oppure dei piedi. Qualche volta esse vengono coll’ estremità addomi- nale alla superficie dell’acqua e innalzano un zampillo d’ acqua. Le specie fornite di branchie caudali, nello stato di quiete, fanno nell’ acqua continui moti a pendolo coll’ addome; queste in genere sono le migliori muotatrici e perciò si riscontrano più di sovente delle altre in acqua corrente. Esse afferrano la preda inseguendola e pigliandola prestis- simamente colla loro forte maschera, e la tengono ferma. Sono animali molto rapaci e secondo Roesel e Lòdart si divorano vi- cendevolmente, e secondo |’ asserzione di Westwood afferrano persino dei piccoli pesci e li divorano. Roesel asserisce, che le specie a branchie intestinali sì servono persino delle appendici spinose per armi. Questi animali però possono resistere lungo tempo senza prendere nutrimento, il che succede principalmente nell’i inverno, dove essi sono interamente intirrizziti e sembrano morti. 89 Il passaggio dallo stadio di ninfa allo stadio dell’ insetto per- fetto si eseguisce immediatamente, senza che alla metamorfosi preceda un riposo, vale a dire uno stadio di crisalide; l’ animale mangia e si muove allegramente fino all’ ultima muta. Arrivata quest’ epoca sale sopra una canna palustre od altre piante acqua- tiche, e colà aspetta sin a tanto che la pelle si divida sul dorso, poscia sorte dalla medesima, trae dal fodero le ali ravvolte e la- scia attaccata alla canna palustre la pelle cavatasi. L’ animaletto di recente uscito è assai tenero e molle, ha un colore chiaro verdastro o giallastro, le ali sono ancora rav- volte e molli, gli occhi senza lucentezza. ‘Tuttavia 1’ atmosfera agisce in seguito su esso qual nuovo elemento vivificante. Le parti esteriori cominciano a diventare un pò più dure e pren- dono una forma più distinta. Le ali si distendono, si gonfiano i nervi e diventano gialli o neri. La chiara lucentezza de’ mede- simi va perdendosi ognora più, gli occhi diventano più scuri e tutto il corpo comincia a ricevere un disegno più distinto. I colori metallici compariscono tantosto al tempo della muta. L’ animale fattosi immagine, vola allegramente intorno, allo splen- dor del sole, ed abbandona il suo corpo al benefico influsso del medesimo. Il maschio comincia già presto a curvare in su la sua estremità addominale verso la lamina addominale del secondo segmento. i Con quest’atto che precede l’ accoppiamento va congiunto anche il cambiamento del colore; in alcune specie l’ addome, il torace e persino i nervi delle ali si colorano in rosso, in altre solo l'addome, e in altre ancora soltanto uno degli ultimi segmenti addominali ecc. si copre di una polvere celeste. Poche specie non cambiano niente affatto i loro colori, e sono per lo più quelle, che hanno lucentezza metallica. Passiam ora brevemente allo scopo principale dell’ insetto perfetto, cioè all’ accoppiamento. Esso presenta negli Odonati qual- che cosa di singolare, che già da lungo tempo è diventato og- getto delle più. accurate osservazioni. To accenno soltanto in breve il processo. Il maschio che negli Odonati è in maniera eccezionale più grande della femmina, non ha i suoi organi genitali all’ estremità dell'addome, ma alla base. Il « ductus ejaculatorius » è collocato indietro e chiuso con due semplici valvole; il « penis » poi si trova in una cavità nel DI secondo segmento dell'addome ed è accerchiato da una borsa 90 seminale (bursa seminalis), anch’ essa contornata di pareti cornee. Il maschio empie primieramente, coll’ incurvare il suo addome, questa borsa seminale con sperma e poi va cercando la fem- mina, che afferra al collo colle sue appendici a forma di tana- glia, poscia la femmina rivolge la sua estremità. addominale verso l'apparato della verga del maschio per accoppiarsi. Questo mo- vimento viene ripetuto spesse volte, forse qual mezzo eccitante.. L’accoppiamento si effettua parte per aria, mentre la femmina viene portata in giro dal maschio, parte anche stando fermi. Rimarchevole è inoltre, che alla forma della tanaglia distin- tamente determinata: e formata dalle appendici, corrisponde una formazione altrettanto distinta delle impressioni del protorace della femmina. Alcuni giorni dopo l'accoppiamento la femmina depone ge- neralmente un centinajo di uova. Degno ancora di nota si è che assai difficilmente s'incontrano delle Aeschnae accoppiate. Gli insetti perfetti vivono, come le larve, di rapina di altri insetti, che pigliano volando, e scagliandosi sui medesimi, celeri come un dardo. La preda viene consumata di volo, e le ali e i piedi e le parti dure della medesima sono lasciate cadere. Gli Odonati sono perciò tanto come larve, quanto come insetti perfetti molto utili all'economia forestale ed agraria distruggendo essi molti insetti dannosi ed importuni. Ratzeburg osserva, che una volta nell’anno 4844 i contorni di Neustadt-Eberswalde in Prussia fu- rono devastati dalla dannosissima « Monaca » (Bombyx monaca), e che queste farfalle furono talmente sterminate dalle Libellule, che nell’ anno susseguente non si ebbe a soffrire da esse quasi nessun danno. Appartengono quindi agli iusetti più utili e la loro numerosa comparsa deve essere salutata con gioja. Come larve esse sono priucipalmente utili perchè distruggono una quan- tità di moleste zanzare, ed anche quì possiamo osservare, che la natura ha disposto in guisa che in luoghi paludosi, ove si trovano le larve delle zanzare, colà pure abbia la sua sede il loro più formidabile nemico. Il volo degli Odonati è agile e va cambiando. da quel leg- gero ed aereo di un Platyenemys, sino a quel rapido volo del Lomphus, che si può assomigliare a quello delle rondini. Leuwen- hoek racconta, che ha veduta una rondine, che inseguiva una Libellula senza poterla pigliare. Così raccontano anche Spenee e Kirby. 9i Alcune volte, volando l’animale, un pajo d’ ali si muove, men- tre l’altro sta in quicte. Il loro volo è perseverante, e sembra che non riposino mai. Le libellule non mancano in nessun anno e formano alle volte persino dei grandi sciami di passaggio come le locuste. Simili passaggi furono osservati nell’ anno 1848 ai 18 di giugno a Reinersdorf nella Slesia. (Lib. 4. maculata). Il passaggio era di- retto da Est verso Ovest e durò sino alla sera. Anche Spince, Kirby e Burmeister ne hanno veduti, e sembra probabile, che una grande siccità costringa le libellule alle migrazioni. La generazione degli Odonati è di un anno, del qual tempo, 3-4 settimane possiamo contare per l’ insetto perfetto e il rima- nente per lo stadio di larva. Tuttavia da un’ osservazione di Roesel, che insieme a Reaumur fu il più accurato osservatore degli insetti nel loro modo di vivere, sembra di poter dedurre, che non di rado essi oltrepassino l' anno. Per ammettere una doppia generazione di alcune specie non havvi alcun fonda- mento; e la circostanza, che in autunno si trovano assieme con- fuse le grandi e le piccole larve non dà alcun sufficiente appog- gio: ciò dipende dallo sviluppo ora piu celere ora più lento. Diamo qui annessa una tabella per la deterininazione del genere delle larve. La determinazione delle specie è molto diffi - cile e perciò io rimando coloro che si vogliono occupare di uno studio speciale delle larve ai relativi lavori di Hagen, ( Stett. Ent. Zak 41843 ) e di Lion Dufour. EPIIEMERIDAE La vita delle larve delle effemeridi in se stessa rimase si può dire sconosciuta fino a tanto che, Svammerdamm nell’ Olanda e dopo di lui Roesel, osservarono più da vicino la loro vita ed il loro sviluppo. ( Qualche Effemeride fu osservata anche da Aristotile, Plinio ed Eliano ). La femmina spinge dopo | accoppiamento (4) il suo dop- (1) Nelle osservazioni di Svammerdamm e Roesel si trova molto di ine- salto. Il primo non ha mai veduto I’ accoppiamento e perciò crede che i maschi striscino sovra le uova deposte (come succede nei pesci) e le cospergano di seme. Svammerdamm certamente ha scambiato la femmina, che depone le uova e svolazza sopra I acqua, col maschio. 1’ accoppiamento perfettamente regolare fu osservato da Roesel, Reaumur e da altri osserva- 92 pio ovario nell’ acqua, dove le uova si sviluppano in larve. Lo sviluppo procede poi in modo simile a quello delle libel- lule, solamente che le tre mute della pelle hanno luogo nel- l’ acqua. Nella terza muta si sviluppano i foderi delle ali. Le larve delle effemeridi di spesso rassomigliano assai poco all’ insetto perfetto. I fili caudali nelle larve esistono in parte come fili pennuti, in parte a forma di fogliette; oltre a ciò, esse portano anche ai lati del corpo le branchie. La testa è grande ed ha qualche volta delle prominenze cornee ; in egual modo sono cornee anche le imandibole. Le mascelle ed il lab- bro inferiore formano verso il di sotto un grosso prolun- gamento della bocca; le prime sono bilobe, l’ ultimo è quadri- lobe. I tarsi sono sempre con un articolo, e portano nella parte interna un grande artiglio; anche per la determinazione delle larve delle effemeridi diamo annessa una tabella per i generi. Le larve delle effemeridi vivono di rapina di alwi insetti acquatici. Secondo il loro modo di vivere possiamo dividerle in due gruppi. Il primo gruppo ( Ephemera e Poligenia ) scava canali nel fango, nei quali però non si può trovare nessuna re- golarità e che corrispondono alla grandezza dell’ insetto che dentro abita. A tale scopo le zampe anteriori sono dilatate ed atte allo scavare. Il secondo gruppo vive liberamente nell’ acqua e ad esso appartengono le specie di Cloé, valenti nuotatrici; le quali dimo- rano sotto le pietre ed anche nelle acque correnti, sopra piante acquatiche ecc. Arrivato il tempo della quarta muta si arrampi- cano queste larve sulle piante fino alla superficie deli’ acqua ed ivi subiscono la muta. Qualche volta (principalmente il genere Cloèé ) si innalzano alla superficie dell’ acqua, il che riesce loro tanto più facilmente, poichè fra il corpo e la pelle da mutarsi si formano delle vesciche riempite di aria. Sulla superficie del- ‘l’acqua l’ insetto cambia di pelle, nella quale naviga come in un battello. tori posteriori, ed anch’ ic ho trovato molte effemeridi in copula. È opi- nione erronea che le larve delle effemeridi si nutrino di argilla, in cui si trattengono, e che dal colore di questa terra dipenda quello dei loro corpi trasparenti. (Svammerdamm Biblia naturae ). Maggior fede meritava sott’ ogni rispetto l’ asserzione di De Geer ( Halle 1774, 8, pag. 515 Golzens Bonnetische Libel ) che esse si nutrino di quella mucilaggine (protoplasma ) che sempre si forma sugli oggetti gia- centi nell’ acqua, ma anche questa asserzione è già da lungo tempo confu- tata per mezzo di osservazioni più esatte. 95 Nelle effemeridi poi troviamo un’ eccezione, che in tutta la classe degli insetti non ha analogia. L’ animaletto che di recente ha cambiato la pelle, non è ancora l’ insetto perfetto ( Imago ) come lo abbiamo osservato nelle libellule, ma ha da fare ancora una muta. Per questo stadio Burmeister adopera il termine « Subimago ». La subimago si distingue dall’ imago in ciò che i suoi colori non sono così intensi, ma piuttosto languidi, le ali sono bianche o pellucide, invece di essere diafane; le macchie appariscono più sbiadite e non così distintamente determinate. Già alcune ore dopo la trasformazione in subimago quest’ in- setto cambia pelle e si forma I’ insetto perfetto. La pelle si spacca al di dietro e viene levata dalle ali come un guanto che si scava dal dito. Ciò succede principalmente verso sera e nella notte. Con ciò l’ insetto è perfetto e gli resta solamente da compiere l’ultimo scopo, la propagazione, giacchè a cagione della bocca intera- mente abortita gli individui perfetti non possono più prendere nutrimento. L’accoppiamento procede come in molti altri insetti; gli organi genitali si trovano all’ estremità addominale, i due animaletti si accostano a vicenda nell’ aria colle estremità addo- minali e poi si abbassano leggermente volando sul suolo. La durata dell’ accoppiamento è breve. La femmina depone alcune ore dopo le uove nell’ acqua. Lo sviluppo della subimago suc- cede di solito alla sera, dell’ insetto perfetto nel crepuscolo, ed il tempo del volo è principalmente dal tramontar del sole fin dopo mezzanotte quando cade la rugiada. Possiamo ancora ag- giungere che la subimago che si è sviluppata di giorno si trat- tiene volontieri in luoghi oscuri, p. e. sotto il muschio e sotto le pietre. i In riguardo poi alla quantità delle effimere non v' ha insetto che possa far loro concorrenza e persino i più grandi passaggi delle cavalette e delle libellule non ne possono sostenere il con- fronto. Nell’ Olanda e nella Germania, qualche volta esse sono sì numerose che vengono pigliate di notte dai pescatori con fiac- cole, e poi le comprimono assieme e formano una massa che vien messa come esca nelle reti. Si dice che in questo tempo i Salmoni ed altri pesci siano straordinariamante pingui e saporiti. Al Tibisco esse cuoprono la mattina delle volte il suolo adjacente fino all’altezza di 5 dita e sono chiamate « Fiore del Tibisco ». Scopoli ( Eutomologia Carniolica pag. 264) rac- conta che da un piccolo ruscello nella Carniola, ogni contadino 94 del contorno piglia nel mese di Giugno almeno una ventina di carri dell’ Effemera vulgata per | ingrassamento dei campi. La grande quantità delle effimere dipende dal gran numero delle uova che alle volte ascende a mille. Se molte non andas- sero a male, per la circostanza che vengono deposte in un luogo inadatto al loro sviluppo, il loro numero sarebbe ancora molto più grande; ma esse hanno molti nemici, così nell’ aria gli uc- celli; nell’ acqua i pesci, le larve delle libellule e dei Ditisci ecc. E non di raro si vede innalzarsi un pesce sopra l’acqua per pigliarsi il delicato bocconcino d’ una effemera neonata che sta per mutarsi nella subimago, o che deponendo le uova si è di troppo approssimata all’ acqua. La generazione nella maggior parte è annua, inalcune però, secondo lo Svammerdamm, è di tre anni. Il maschio tiene ferma la femmina per mezzo di quei due steli nascenti dal penultimo segmento addominale, sottili, triarti- colati e internamente curvati, mentre questa tiene la verga per mezzo delle tre listelle cornee che si trovano alla vagina, Dalle osservazioni sulla vita di questi animali, noi vediamo che essi ci portano dell’ utilità, direttamente distruggendo molte larve di zanzare, indirettamente servendo come nutrimento ai pesci ed agli uccelli, e perfino possono servire a concimare i terreni. PERLIDAE La vita delle larve delle Perlidae si scosta poco da quella delle precedenti. Le uova vengono deposte dalle femmine poco dopo l’ accoppiamento. Esse sono dall’ ovidotto, alquanto ritorto, congiunte a filagrana e si spingono le une sovra le altre in quell’ incavamento che nelle femmine si trova alla nona lamina addominale. I mucchietti delle uova vengono distaccati dalla fem- mina colle zampe posteriori e cadono nell’ acqua ove si gonfiano e mostrano un ordinamento a spira. Il colore è generalmente bruno- verdastro. Lo sviluppo succede poi come nelle altre specie. La larva si trasforma in ninfa e porta le fodere delle ali. Le larve e ninfe somigliano molto all’ insetto perfetto e sono solamente un po’ più angolose e più grosse. La testa larga e schiacciata è tanto larga o più larga del protorace conformato a disco. Il meso e meta-torace sono quasi quadrangolari, i loro angoli posteriori sporgenti in appendici piane e ottuse, le fodere delle ali. 95 Le antenne sono un po’ più corte di quelle dell’ insetto perfetto, l’ addome che è compresso consiste in dieci anelli ed è provvisto di due fili caudali. I femori, le tibie delle 6 zampe sono ciliate di lunghi peli, i tarsi a 3 articoli. La bocca è piana e larga, il labbro superiore membranoso, largo, ma corto. Le mandibole sono grosse, lunghe quanto la testa, arrotondate all’ infuori, al di dentro regolarmente margi- nate ed angolose. Le mascelle sono altrettanto lunghe ma più piane e più strette e provviste all’ estremità di denti acuti, I palpi delle mascelle consistono di 5 articoli lisci e cilindrici; il labbro inferiore è quasi quadrangolare e grande. Le larve vivono nell'acqua corrente, alcune in fiumi nei quali cercano sempre i posti ove l’ acqua scorre più rapida, altre vivono in rapidi torrenti sotto sassi e sotto mucchi di legname. Sono assai abili nuotatrici. La respirazione succede per mezzo dei fascetti branchiali che circondano la radice delle zampe dal di sopra e lateralmente. Esse vivono di rapina. Nell’ ultima muta vengono in luoghi poco profondi come alle rive dei fiumi ed allora strisciano. La muta stessa succede sulla riva in secco, e qui strisciano allegramente intorno involte ancora nella pelle di ninfa. Questo succede le più volte dopo mezzanotte, e verso la mattina allo spuntar del sole si può trovarle a migliaja, ma se non possono finire la muta avanti la levata del sole si nascon- dono presto, Molte ne vanno perdute se la loro pelle cavata a metà si indurisce prima che potessero deporla del tutto. La larva è chiaramente bianco-giallognola il qual colore anche nell’ insetto perfetto si mostra ancora per alcun tempo finchè |’ influenza dell’ atmosfera produce la normale colorazione. Come immagini esse si distinguono essenzialmente dalle specie precedenti, volano raramente e lo fanno in una maniera poco abile. La nutrizione delle immagini consiste in succhi di fiori. Sono animaletti inerti ed innocui, che come larve non recano che utilità, come insetti perfetti non fanno nessun danno. L’ ac- coppiamento succede come negli altri insetti regolarmente e non offre nulla di singolare. Devo accennare ancora una circo- stanza: Curtis e Pictet descrivono il maschio della Perlacepha- lothes quale insetto di ali corte mentre la femmina possiede le ali perfette, in egual modo descrivono Pictet e Burmeister la Dictiopteryx ed il primo anche la Taeniopteryx trifasciata come insetti con ali corte. Ma già nell’anno 4852 (Enth. Zeit.) os- 96 servarono Siebold e Fischer che la lunghezza delle ali negli ortotteri nel senso di Ollivier non da un carattere costante. Negli ultimi tempi riuscì al sig. Fr. Brauer a Vienna di pigliare maschi di Perlacephalothes e Dict. microcephala con ali perfette. Così pure trovò Roggenhofer maschi della Taeniopteryx trifasciata con ali perfette; delle ultime trovai anch’ io alcune forme ad ali lunghe. Segue da ciò che la lunghezza delle ali e perciò anche la nervatura delle ali nelle specie accennate, non sì può adoperare come solo carattere distintivo, e che questa circostanza si cambia dietro le condizioni locali p. e. a Vienna si trovano spesso le forme di Perlacephalothes dalle ali perfette , mentre nella Svizzera secondo Pictet avviene il contrario. Nelle altre Perlidae non furono ancora dimostrate tali condizioni. La distinzione generica delle larve delle Perlidae non è finora riuscita, giacchè anche la distinzione degli insetti perfetti si basa principalmente sulla nervatura delle ali. in riguardo alla quantità degli individui questa famiglia non è tanto rimarcabile quanto le altre due famiglie. In maggior quan- tità si mostra da noi solamente il genere Taenioptheryx che in sul principio della primavera di spesso copre tutti gli oggetti in vicinanza dei fiumi. Le altre forme si trovano più o meno sparse sui fiori, prin- cipalmente sulle ombrellifere. PSOCIDAE La vita delle larve delle Psocidae si distingue da quella delle tre famiglie precedenti in quanto che le larve non vivono nell’acqua. La metamorfosi è anche qui imperfetta e la ninfa passa senza quiete allo stadio di immagine. La femmina depone le uova in legno fracido o fra la corteccia degli alberi, o anche sulle foglie dei medesimi. Non ho potuto osservare lo sviluppo delle uova, esse però difficilmente mostreranno alcunchè di irregolare, La larva è a guisa di verme, svelta, con antenne e zampe distinte; la ninfa porta le fodere delle ali. La testa porta al davanti uno scudo corneo ed ha la bocca assai sviluppata. Le larve vivono nella legna marcita, nella quale scavono dei canali torti, e rodono ben anche vecchi cartoni, libri ecc. e sono perciò assai dannose in raccolte di libri e di oggetti di storia fiaturale. 97 Come immagini esse vivono di sostanze secche vegetali ed animali che rodono in compagnia delle loro larve e sono perciò come queste dannose. Sono animali agili e attivi. Alcune specie svolazzano in gran quantità come gli sciami delle zanzare al sole nelle ore pomeridiane. Del resto si trattengono in luoghi oscuri ed ombrosi, in selve od in boschi o in case ( Psocus domesticus. ) Nella gente superstiziosa il rumore regolarmente interrotto del- l’Atropos pulsatoria cagiona paura. Abbreviazioni ( Auss. ) = Dott. Ausserer Antonio, prof. a Merano. ( Bert. ) = Dott. De Bertolini Stefano a Civezzano. ( Grab.) = Dott. Vitus Graber a Vienna. ( Gredl.) = P. Vincenzo Gredler, professore a Bolzano. (G. Hell.) = Dott. Camillo Heller, prof. all’ università d’ Innsbruck. ( Zeni ) = Fortunato Zeni, naturalista a Rovereto. I. TABELLA PER LÀ CLASSIFICAZIONE DELLA FAMIGLIA << Li è — I. Con due, o quattro ali perfette . . 2 Senza ali, o con ali rudimentali od abortite a OLLOLAI 5. 2. Antenne subuliformi, molto sottili, quasiniavisibilii 003 ago, Antenne per lo più grandi, filiformi, setacee o moniliformi . . . . 4. 3. Ali posteriori ed anteriori quasi di egual lunghezza; tarsi a tre arti- Coliv.tivi MM eV ., Qdornata » 93 Ali posteriori quasi della metà più corte delle anteriori, tarsi a quat- tro 0 cinque articoli. . . . . Ephemeridae. Ali posteriori Li piccole delle ante- riori. . . AE Psocidae. Ali posteriori id, lo meno gesniio e larghe come le anteriori oppure. più larghe e piegabili a ventaglio Perlidae . Senza ali, o con due ali rudimentali coriacee . . * Psocidae Tutte e quattro le ali oo ma con chiara nervatura. . . . + Perlidae II. TABELLA CLASSIFICAZIONE DEL GENERE ra 000 = — n I. Odonata . Occhi reticolati non toccantisi al ver- tice, separati. . . . ° 2. Occhi reticolati, che si toccano al Vertice « ... 6. . Tutte quattro le ali equamente ar mate 0.0. 3. Ali posteriori ilitaie alla iene a l’indietro . . . .- Gomphus. . Ali alla base picciuolate, e e dol conse- guenza i nervi longitudinali ivi corrono quasi paralleli. Due nervi antecubitali . . . . 4. Ali non picciuolate ma dalla Goro gra. datamente allargantisi; molti nervi antecubitali , . © . Ò . Calopteryx. . Tibie delle zampe ini nmedio e (fo: steriori dilatate, . ... .. + Platycnemis. Tibie delle zampe intermedie e po- steriori non dilatate. . . . 5. 5. Cellule delle ali quasi tutte ia Parastigma sì {lungo che largo. Settore primo fra il nodulo e l’ ori- gine del settore nodale quasi la metà si lungo, quanto l’inforca- tura formata dal distacco del set- tore nodale . . . . . + Agrion. Cellule delle ali per lo più sone gonali. Parastigma bislungo; il set- tore primo stante fra il nodulo e l’ origine del settore nodale, solo di un terzo o di un quinto più lungo della inforcatura formata dal distacco di quest ultimo. . . . Lestes. 6. Il lato anteriore del triangolo delle ali anteriori il più corto . . . 7. Il lato anteriore del triangolo delle ali anteriori lungo, l interno il più curto.. . . . “again 9. 7. Occhi all’ orlo odiate nella re- gione temporale con un allarga- mento rotondo. Ill lato anteriore del triangolo delle ali anteriori, solamente un poco più corto che l'interno . . . ; 8. Occhi senza Jurgimia mele re- gione temporale; il lato anteriore del triangolo delle ali anteriori molto più corto dell'interno . . Libellula. 8. L’ occipite meno alto che l’ orlo poste- riore degli occhi; l'addome non ha splendore metallico . . . . Epitheca. L’occipite sì alto o più che l'orlo posteriore degli occhi; l’ addome ha uno splendore metallico . . Cordulia. 9. Gli occhi si toccano al vertice quasi in un punto solo . . . , . . Cordulegaster. Gli occhi si toccano al vertice lungo uno spazio considerevole . . . 10. 100 40. Il settore nodale dietro al parastigma parte dal settore primo verso il margine posteriore, quivi fra am- bedue, dopo al più due cellule, in- cominciano parecchie serie di cel- lule. Il settore nodale sta più vicino alla parte esteriore del parastigma, e fuori del medesimo solamente poco deviato dal settore primo, si diri- ge verso la parte posteriore; qui fra ambedue, hanno origine poi due serie di cellule e solamante alla fine si trovano tre serie di cellule ovvero un tessuto irre- golare (a e VA are! II. Ephemeridae A. Ali con nervi numerosi ed evidenti, od ali fosche a nervature bianche O), Ali con pochi nervi trasversali indi- stinti, ma poi le ali sono Pn î 4. S.iFire fil caudale. 9. Due fili caudali; ali jaline or lo più immacolate e Baétis. 3. Ali jaline macchiate, con nervi il stinti, tre fili caudali RI OO e . Ephemera. Ali fosche, immacolate con nervi pallidi. Il filo mezzano caudale più corto a rudimentario . . , Palingenia. 4. Tre fili caudali. . . » . di 5. Due fili caudali, due, o quattro ali Cloé. 5. Due ali fosche. . . , 6 . Cuenis. Quattro ali jaline con molli nervi trasversali ma indistinti. . . . Potamantus. 1. 2. III. Perlidae Ali'abortite corte, Aran e Ali non abortite lunghe . . . +. Fra il radio ed il suo settore più nervi trasversali, i quali formano per lo più una rete irregolare . Fra il radio e il suo settore non più di due nervi trasversali . Tutti gli articoli dei tarsi quasi egual- menieM ans iti a e Gli articoli dei tarsi non egualmente lunghi, il secondo articolo, oppure il primo ed il secondo più corti . Con due lunghi fili caudali artico- lati all’ estremità dell'addome. . Senza fili caudali all’ estremità del- lgaddomer.di 0 eg/@ Re Pi 0AN gb, Tutti gli articoli dei palpi ugualmente grossi, palpi filiformi, radio alla estremità biforcuto, perciò fra lui e la costa una o più nervi tra- SVERSALIM RE E AIA Gli ultimi articoli dei palpi molto più fini dei precedenti, 1’ ultimo dtticolo@@piib’corto ti Reina. . Ali posteriori larghe quanto le an- leriori . RI Ta Ali posteriori più larghe delle an- teriori, spiegabili a ventaglio . . . Fra la costa ed il radio al di fuori dell’ imboccatura della subcosta, per lo meno tre nervi trasversali ; oppure questi mancano ma allora le ali sono più corte del corpo Fra la costa ed il radio al di fuori dell’imboccatura della subcosta non più di due nervi trasversali; ali sempre più lunghe del corpo . 2) Dictyopteryx- 3. Taeniopteryx. Capnia. 6. Isopteryx. ZA Perla. Chloroperla. 101 7 102 8. La terza cellula apicale dietro il ra- dio allargata, alla base determinata da un nervo trasversale inclinato sul settore del radio . . . . . Nemura. La terza cellula apicale dietro il ra- dio non allungata alla base, deter- minata da un nervo trasversale perpendicolare sul settore del ra- doo . Leuctra. 9, Alla estremità dell sine fi na ghi fili caudali, il terzo articolo del tarso molto più lungo del primo e secondo SPNIEoao 40. Alla estremità dell’ addome I mente due fili caudali rudimen- tali, tutti gli articoli del tarso egualmente lunghi . . . . . Taeniopteryx, 10. Sopra il pronoto nel mezzo una linea gialla longitudinale . . . Dictiopierix. Sopra il pronoto nel mezzo nessuna linea gialla longitudinale , . . Perla. IV. Psocidae 1. Con quattro ali perfette. . . . . Psocus. Senza ali o con ali rudimentali . . DI O SenZa ali e cl e Je GATTOPOS. Con due ali ell coriacee . Clothilla. 105 Ill. TABELLA DETERMINAZIONE DELLA SPECIE I. Fam. Odonata. Fabr. subulicornia. p. Burm. - Libellulidae. Westw. Alì anteriori e posteriori quasi di ugual lunghezza, non pie- gabili, molto reticolate, innervate. Mandibole superiori ed in- feriori molto forti; palpi piccoli e nascosti; tarsi triarticolati. Antenne subuliformi, di sei o sette articoli. Le parti genitali del maschio sono alla parte inferiore del secondo segmento addominale. Le larve vivono di preda nell’ acqua. I. Sotto fam. KLuibellulides. Westw. -Ali posteriori alla base allargate in dietro, hanno la mem- branula. Nel maschio tre appendici anali. I. genere: Libellula. Linnè. il triangolo delle ali anteriori è molto diverso da quello delle posteriori; il margine posteriore delle ali posteriori è in ambo i generi ugualmepte formato; occhi reticolati contigui al vertice, che si toccano in un punto, senza allargamento nel margine posteriore dei medesimi. A. Dieci o più nervi antecubitali, 2. meno di dieci nervi antecubitali. 9. 2. Una macchia scura alla base delle ali posteriori. 3. nessuna macchia. 5. 3. Al nodulo di tutte quattro le ali una macchia scura; addome depresso, bruno-giallo, peloso. Ali alla base di colore zaf- ferano, parastigma nero, alla base delle ali posteriori una macchia scura reticolata giallo-bruna. 104 Membranula accessoria bianca. Lunghezza del corpo 44-49 mm. Lunghezza delle ali anteriori 38-44. quadimaculata Lin. Estensione. Specialmente nelle valli paludose della catena delle alpi di Algaiù fino all’ altezza di 5000‘. Seefeld, Leu- tasch, Achenthal. Nella valle dell’ Adige è rara: presso Rovereto ai laghetti di Marco (Zeni, molto rara ). Maggio e Giugno. Al nodulo delle ali anteriori e posteriori nessuna macchia scura. 4. 4. Cellula basale delle ali posteriori ed anteriori gialla. Mem- branula nerastra; addome depresso, rossastro-giallo, o bruno, nel c* adulto coperto d’ una polvere turchina. Una linea longitudinale alla base di tutte quattro le ali ed una macchia nerastra triangolare, con nervatura gialla alla base delle ali posteriori. All’ apice delle ali una macchia brunastra, la quale nel maschio è più piccola o manca intieramente. L. d. c. 40-44 mm. Lunghezza delle ali an- teriori 36-38 mm. fulva Miller. Estensione. Al di sopra di Buchen presso Telfo nella valle superiore dell’ Enno, (5000') molto rara. Alla fine di Giugno. Cellula basale nelle ali anteriori e posteriori rosso-bruna; membranula bianca. Addome largo, fortemente depresso, giallo-bruno, con macchie marginali gialle; il maschio adulto è coperto di una polvere turchina. Alla base delle ali anteriori una macchia rosso-bruna grande e bislunga ed alla base delle ali posteriori una macchia triangolare dello stesso colore. Parastigma nero. Lunghezza del corpo 39-40 mm. Lunghezza delle ali anteriori 36 a 37 mm. depressa Lin. Estensione. Comune in tutto il Tirolo dalla fine di Maggio a tutto Agosto. Comune pure nelle valli alti delle alpi calcarce settentrionali come pure nella catena centrale. Fin ja 5000": Buchen, Leutasch, Seefeld, Achental, lungo tutta la valle dell’ Enno, Pusteria, Bolzano, ( Grdl. ) Civezzano, ( Bertol. ) Rovereto, ( Zeni ), al Lago di Garda e d’ Idrio, al Monte Mi- sone ( 5000' ). 5. Membranula grigio-nera. 6. Membranula bianca. 8. 6. Parastigma giallo; alla radice di tutte le ali una macchia grande giallo-zafferano, addome giallo-bruno, nel maschio 105 adulto di rosso-sanguineo, piedi per lo più giallognoli, o rossastri. Lunghezza del corpo 42 mm. Lunghezza delle ali anteriori 33-35 mm. erythraea Brullè. Estensione: Nel Tirolo settentrionale non fu ancor trovata. Vallagarina, presso Rovereto (Zeni e Auss.) al lago di Levico ed ai laghetti di Cei. In Giugno ed in principio di Luglio. Molto rara. Parastigma bruno-nero; la base delle ali o niente, o ben leggiermente giallognola, addome del maschio adulto co- perto d’ una polvere turchina. Di 7. Le appendici anali superiori bianche del tutto, o per lo meno alla punta- Addome dolcemente depresso, alla base gonfiato a guisa di palla. Giallo-bruno, superiormente su ciascun segmento due linee longitudinali nerastre, addome del maschio adulto coperto di una polvere turchina, e solamente i quattro ultimi segmenti superiormente neri. Lunghezza del corpo 47-49 mm. Lunghezza delle ali an- teriori 44-43 mm. albistyla De Selys. Estensione. In Giugno e Luglio molto rara. Nel Tirolo set- tentrionale più frequente, a Rovereto (Zeni ), Civezzano ( Bertol. ), Merano ( De Isser). Le appendici anali superiormente nere, addome simile al- I albistyla, solamente i quattro ultimi segmenti superior- mente neri. Lunghezza del corpo 47-49 mm. Lunghezza delle ali anteriori 40-43 mm. cancellata Lin. Estensione. Nel Tirolo settentrionale nelle valli alti paludose fino a 4000' rara. Più spesso si presenta nella valle del- I’ Enno, al Giesen, presso Lans al lago, a Schwaz, a Rat- tenberga. Nel Tirolo meridionale è molto comune in tutte le paludi e sulle rive paludose dei fiumi fino a 5000’, specialmente poi ai laghi d’ Idrio e Garda, Caldonazzo, Toblino e Cei. Dalla fine di Maggio a tutto Settembre. 8. Parastigma lungo 25 mm. Giallo-bruno. La parte anteriore degli organi genitali del maschio nel secondo segmento addominale poco sporgenti. Addome depresso, superior- mente un poco carenato, giallo-bruno, nel maschio co- perto d’ una polvere turchina. Valvula vaginale della fem- mina largamente smarginata. Lunghezza del corpo 43- 45 mm. Lunghezza delle ali anteriori 34-36 mm. brunea Fonscol. 106 Estensione: Al laghetto di Marco. Giugno, molto rara. Presso Merano. ( H. At. ) Parastigma lungo piu di 2 mm., giallo. Parte anteriore degli organi genitali del maschio molto sporgente, l’ addome depresso, superiormente carenato, nella’ femmina ai lati un po’ compresso. Valvula vaginale della strettamente, ma profondamente spaccata. Lunghezza del corpo 38-42, lunghezza delle ali anteriori 34-36 mm. coerulescens Fabr. Estensione. Nel Tirolo settentrionale fino a 5000' piedi molto comune, tanto nelle valli trasversali e longitudinali delle alpi calcaree, quanto nelle alpi centrali. Principalmente frequente nelle grandi paludi di Leutasch, e Seefeld, alle rive dell’ Enno, del lago di Lans, nello Stubaithal. Nel Tirolo meridionale fino all’ altezza di 6000'. In tutte le paludi dell’ Adige, Sarca, valle Sugana e val di Non. Nelle Giudicarie al Monte Misone e Monte Macao, fino a 5000’, sulla Malga d’Arnò (5500') ai laghetti di val Cei e Pinè. Sulla Malga di Seis. Acherano ( Isser ). Giugno. Agosto. 9. Alla base delle ali posteriori una macchia nera. Fronte bianca zampe nere. Addome con macchie dorsali chiare fino al settimo segmento. Appendici anali nere, la macchia dor- sale del settimo segmento occupa più della metà o quasi tutto il segmento. Alla base delle ali anteriori una mac- chia nera. Parastigma Druno o rosso (adulto), o nero (,9). Addome bruno-nero, cilindrico, sottile con macchie dorsali di arancio, nel maschio adulto rosse. Lunghezza del corpo 36-38. Lunghezza delle ali anteriori 32-22 mm. rubicunda Lin. Estensione: Presso Lans e Viel vicino a Zansbruck. raris- sima. Alla base delle ali posteriori nessuna macchia nera. 10. 40. Sopra tutte le ali una fascia trasversale bruna. Parastigma rosso 0 giallo. A:idome giallo-bruno nel maschio adulto rosso. Appendici anali rossastri o giallastri. Lunghezza del corpo 27-32. Lunghezza delle ali anteriori 22-27 mm. pedemontana Allioni. Estensione. Particolarmente in primavera ed autunno nella valle dell’ Enno fino all’ altezza di 5000‘ Lans, Amzas, Gotzens, Leutasch, Silz, Sehwaz, Stubai. Anche nel Tirolo meridionale specialmente alle’ rive paludose dell’ Adige, al 107 lago di Caldaro, presso Mezzolombardo, in val di Non, presso Rovereto ( Zeni ) e Civezzano ( Bertolini ). Nelle Giudicarie fino all’ altezza di 5500', al monte Vacile presso Bagolino. Nessuna fascia trasversale nera sopra le ali. Il. AI. zampe nere esternamente lineate di giallo. 12. Zampe tutte nere, o per lo più i femori anteriori lineati di giallo. 16. 42. Base delle ali posteriori fin oltre il triangolo delle ali striata di giallo. Parastigma giallo o rosso. Addome giallo nel maschio adulto rosso. Lunghezza del corpo 32-34. Lun- ghezza delle ali anteriori 25-29. fllaveola Linn. Estensione. Nel Tirolo settentrionale molto rara. A Lans ed Amras in Luglio. Tirolo meridionale alquanto comune. Bolzano e Merano. Nel Trentino molto comune, presso Rovoreto ( Zeni ) ai laghetti di Cei ( 4800’). Anche nella val di Non presso Tajo e Brez. Nella val Sugana presso Levico ed al lago di Caldonazzo. Base delle ali posteriori oltre il triangolo, di giallo zaffe- rano. 13. 13. Lati del torace giallognoli senza fascie distinte. Valvula va- ginale della © rotonda non prominente non intagliata. Parastigma lungo e giallognolo nel maschio adulto, rosso. Membranula grigiastra. Lunghezza del corpo 36-37 mm. Lunghezza delle ali anteriori 28-84 mm. » meridionalis De Sèlys. Estensione. A Lans ed Innsbruck in Luglio, molto rara. Presso Rovereto ( Zeni ), Castellano e Salorno non tanto fre- quente. Luglio. Lati del torace giallognoli con tre fascie inclinate aere verso di sotto ben distinte. 44. Alla base delle ali posteriori nella cellula di mezzo e presso la membranuia trovasi una macchia di color giallo-zaffe- rano ben distinta. Tibie posteriori del maschio quasi def tutto nere, solo qualche volta esteriormente una linea gialla molto fina. I lembi ravvolti del canaletto alla nona lamina addominale cornei, triangolari, a femori uguali, rilucenti di giallo, la lamina stessa nera. Valvula vaginale della femmina profondamente intagliata, quasi a due lab- bra. L’ ottavo e nono segmento addominale della femmina con striscie dorsali larghe e nere. Parastigma grande, giallo, nel maschio adulto rosso, come i nervi delle ali. 108 Addome giallo, nel maschio adulto, rosso. L. d. c. 41-42. Lunghezza delle ali anteriori 31-32. Fonscolombi De Sélys. Estensione. Ai laghetti di Marco presso Rovereto, al lago di Loppio, di Garda e d° Idrio. Presso Calliano; alle rive pa- ludose del Brenta presso Levico. Luglio. Frequente. Manca nel Tirolo settentrionale. Ali posteriori alla base non ben giallognole, nona lamina addo- minale del c' bruno-gialla. Valvula vaginale della © spor- gente. Tibie posteriori del c' all’ esterno con una linea gialla ben marcata. 15. 15. Addome giallognolo, nel maschio adulto rossastro; torace a’ lati giallo con linee obblique marcate di nero. Valvula vagi- nale della solamente un poco sporgenie e un poco smarginata. Parastigma bruno, nel adulto bruno-rosso. Lunghezza del corpo 39-41 mm. Lunghezza delle ali an- teriori 28-34. mm. striolata Charp. Estensione. Tanto nel Tirolo settentrionale, quanto meridio- nale sui colli e prati percossi dal sole fino a 5000'-5500'. Luglio-Settembre. Comune. Addome sporco giallo bruno, nel maschio adulto rossocinabro I tre primi segmenti in ciascun lato forniti d’ una linea nera, indistinta. Torace ai lati bruno-giallo e negli esem- plari viventi roseo, con linee obiique nere, non distinte. Valvula vaginale della femmina molto sporgente, non smarginata. Prastigma. bruno, nel maschio adulto rosso. Membranula grigiastra. L. d, c. 38-37 delle ali anteriori 27-34 mm, vulgata Linn. Estensione. In tutto il Tirolo comune da Luglio fino No- vembre. Fu osservata fino all'altezza di 6000' e perfino un esemplare fu trovato sulle ghiacciaje 46. Le appendici anali superiori del maschio giallo-rossi e così pure quelle della femmina. Valvula vaginale piccola rotonda, adiacente. 47. Appendici anali del ct e della © brune nerastre. Valvula vagi- nale della © grande; triangolare, prominente. Quarto fino al settimo segmento addominale gialli, a’ lati neri, nel g' adulto completamente neri. Parastigma quasi quadrato, nero o biancastro. I lati del torace con segni neri, la parte infe- riore dei medesimi con tre macchie gialle Una macchia nera sulla fronte. L. d. c. 29-34 mm.; lunghezza delle ali anteriori 27 mm, scotica Danevan. 109 Estensione. In tutto il Tirolo sett. comune fino a 5500. Da Luglio a Novembre. Nel Tirclo meridionale rara. Laghetti di Val Cei. Luglio. Lago di Pinì (Agosto). Val di Non presso Tajo e Castelfondo e a Senale ( 4300 ) Presso Me- rano (H. e At.). Bolzano (Gdl.) 47 Addome depresso, principalmente nel maschio adulto. | segmenti addominali gialli, nel maschio adulto di color d’ arancio, da ciascuna parte una macchia nera coniforme inversa. l margini, gli spigoli trasversali e longitudinali dei segmenti addominali, colorati come i segmenti stessi. Parastigma giallognolo o bruno chiaro. L. d. ec. 32-34 mm. delle ali ant. 26-30. depressiuscola Sèlys. Estensione. Nel Tirolo settentrionale dalla metà di Luglio fino settembre non tanto comune. Nel Tirolo meridionale fino a 5000’ molto comune e specialmente alle rive paludose dell’ Adige presso Salorno e Mezzolombardo. Addome del maschio rosso-sanguigno, se disseccato, rosso- bruno; cilindrico, all’ indietro sferoidale, addome della femmina giallo verdastro, ai lati compresso e nelle parti dei segmenti una linea nerastra. I lembi e spigoli longitu- dinali e trasversali dei segmenti neri distinti. Lunghezza del corpo 37-36, delle ali anteriori 29-30 mm. sanguinea Muller. Estensione. In tutto il Tirolo settentrionale fino a 7000’ da Luglio a Settembre non tanto comune. Nel Tirolo meri- dionale invece molto comune fino a 5000". 2. Genera Epitheca Charp. Il triangolo delle ali anteriori molto diverso da quello delle posteriori; il margine posteriore delle ali posteriori vicino alla radice ha nel maschio un’ incisione, Gli occhi reticolati si toccano al vertice, ed hanno una dilatazione al margine posteriore. Addome non verde metallico. Addome depresso, ali posteriori con macchie brune basali, appendici anali superiori del maschio ottuse alla loro estremità allargata. Le appendici inferiori tagliate a forma rotonda. Fronte e labbro inferiore gialli. Membranula grande grigiastra. Valvula vaginale della femmina allungata in due lunghe iinguette. Lun- ghezza del corpo 45 delle ali 42. mm, bimaculata Charp. Estensione. Al Laghetto di Marco presso Rovereto (Zeni. ) 110 UU: Ai Laghi di Loppio e Garda. Giugno e al principio di Luglio; rara. 3. Genere. Cordulia. Leach. Il triangolo delle ali posteriori ed anteriori molto differente. Sette a nove nervi antecubitali. Al margine posteriore delle ali posteriori del maschio un’ incisione vicino alla radice, la quale non viene combaciata dalla membranula. Qechi reticolati che si toccano al vertice ed hanno una dilatazione al margine poste- riore. Colore fondamentale del corpo verde metallico. 4A, Appendice inferiore del maschio bifida, fessa fino alla base, le appendici superiori della femmina più corte dell’ ottavo segmento addominale. Valvala vaginale della femmina adiacente, profondamente fessa è formante due lobi bis- lunghi. La fronte intieramente verde metallica senza mac- chia gialla. Base del labbro superiore gialla, il torace e l'addome senza macchie gialle. Lunghezza del corpo 78-50 mm. Lunghezza delle ali anteriori 34-35 mm. aenea Linn. Estensione. Dappertutto, ma non frequente. Presso Innsbruck al lago di Lans, presso Bolzano (Gdl) presso Riva. Da Maggio sino Agosto. L’appendice anale inferiore del maschio, triangolare. La Valvula vaginale della femmina si stacca quasi perpendi- colarmente, al più debilmente smarginata, a triangolo tri- tondo, o acuto. Fronte con una fascia trasversale gialla o con macchie uguali. 2. 2. Sulla fronte avanti ciaschedun occhio una maechia gialla, e i primi sette segmenti addominali con macchie laterali gialle, oppure sulla fronte una fascia trasversale gialla. 3. 3. | sette primi segmenti addominali ed il torace con macchie laterali (gialle ai lati; al margine anteriore della fronte avanti ciascun occhio una macchia gialla. Le appendici anali superiori del maschio con due denti ed un’incava- tura nella parte inferiore, e Ia punta finale acuta. La valvula vaginale della femmina rotondetta, incavata a guisa di cuore, la base dci labbro superiore gialla. Lun- ghezza del corpo 48-49 mm. Lunghezza delle fali ante- riori 39-37 mm. flavimaculata, Vand. 111 Estensione. Al Lago di Levico e di Caldonazzo, al Brenta, al Lago di Toblino e di Garda, a Peschiera (V. G.); in Luglio fino Agosto non frequente. Soltanto i tre primi segmenti addominali al di sotto e nella femmina anche ai lati con macchie gialle. Fronte con una fascia gialla. Valvula vaginale della © triangolare, compie- gata a guisa di uno stretto canale sotule, sì lunga come gli ultimi due segmenti, la base del labbro superiore gialla. Le appendici anali superiori del maschio alla punta ripie- gate all'insù. Lunghezza del corpo 44-37 mm. Lunghezza delle ali anteriori 36-83. metallica. Vand. In tutto il territorio di questa fauna si trova dal Maggio sino alle metà d’ Agosto, Nel Tirolo settentrionale rara, nel Tirolo meridionale presso tutte le maggiori paludi. 4. Le appendici anali superiori del maschio al disotto liscie, bruscamente incurvate ad angolo. ll terzo segmento addo- minale della femmina al di sopra senza macchie laterali gialle. Valvula vaginale corta, rotondata. Base del labbro superiore gialla. Le appendici anali della © un pò più corte dell’ ottavo segmento addominale. Lunghezza del corpo 42 mm. Lunghezza delle ali anteriori 33 mm. alpestris. De Sélys. Nel principio di Luglio nella Leutasch e presso Seefeld. Molto rara. Più frequento si trova nelle paludi alte della catena centrale, alla parte del Sud e Nord fino a 7000". Nel Trentino non fù ancor osservata. i Le appendici anali superiori del maschio al di sotto con tre denti, alla punta curvate a semicerchio, non ad angolo. Il terzo segmento addominale della © al di sopra con due macchie laterali gialle. La valvula vaginale triangolare, acuta, a guisa di canale. La base del labbro superiore gialla. Le appendici anali della © lunghe quanto l’ottavo segmento addominale. Lunghezza del corpo 40 nm. Lunghezza delle ali anteriori 29. mm. arctica Zetterst. AI Wildmoos presso Seefeld (4000'), presso Buchen sopra Telfs (5000'). Sulla Malga di Seiss presso Bolzano (6000'), assai rara. Luglio ed Agosto, 112 4. Genere. Macromia. Ramb. Il triangolo delle ali anteriori molto differente da quello delle postesiori. 13-16 nervi antecubitali. Occhi toccantisi al ver- tice, con una dilatazione piccola ma prominente al margine po- steriore. Colore fondamentale del corpo, verde metallico. Margine posteriore delle ali posteriori del maschio alla base incavato, angolare. L’ unica specie europea si ritrova presso Montpellieri (M. splendens Pics. ) 5. Genere. Gomphus. Leach. ll triangolo delle ali anteriori e posteriori quasi eguale. Occhi non toccantesi al vertice. Margine posteriore delle ali po- steriori del maschio inciso vicino alla base. Margine vaginale della © non perjanto alcuna lamina cornea lunga. Al secondo segmento addominale del maschio due orecchiette laterali. Da dieci fino a quIndici nervi antecubitali. Membranula lunga, molto sottile, poco visibile. A. Le zampe del tutto nere, una linea dorsale gialla sull’addome come fino al settimo segmento. Costa nera. Appendice anale inferiore forcata, i rami della inforcatura divergenti. Organi genitali del maschio al secondo segmento molto sporgenti, Torace giallo con sei striscie nere longitudinali delle quali le medie sono più sottili. Le appendici anali superiori del maschio corte, quasi così lunghe, come l’ ul- ‘timo, segmento aguzza fusifeormemente. Lunghezza del corpo 47-49 mm. Lunghezza delle ali anteriori 32-33 mm. vulgatissimus Linn. Estensione. Nel Tirolo settentrionale alquanto raro; presso Lans, Schwaz (V. G.), Tirolo merid. presso Bolzano (Gdl), al Lago di Caldonazzo e di Garda. Così pure lungo l’ Adige. Giugno e Luglio, non raro. Zampe gialle, vergate di nero. DI 2. Soltanto il femore nella base vergato di giallo. 3. Zampe gialle con linee nere. Appendici anali superiori del maschio eorte, gialle, rotondate in punta, fusiformi. Listella occipitale (canthus occipitalis) della nella parte supe- riore con due piccole orecchiette. Torace verde giallo, nella 115 parte superiore sul d’ innanzi con sei striscie longitudi- nali nere, molto sottili, delle quali quelle di mezzo sono molto più distanti dalle laterali, che queste fra di loro. Costa alla parte anteriore appena gialla. Lunghezza del corpo 52-54 mm. Lunghezza delle ali janteriori. 82-84. mm. serpentinus Charp. Estensione. Presso Calliano ed al laghetto di Marco; molto raro. Luglio, 3. Vertice del tutto nero, torace giallo, di sopra con sei distinte striscie longitudinali nere, quasi diritte, le quali nel mezzo non si uniscono. Le appendici anali superiori del maschio sono all’ estremità a guisa di tanaglia, curvate verso la parte interna, intiere. Dietro gli occhi della © nessuna protuberanza. Lunghezza del corpo 48-49 mm. Lunghezza delle ali anteriori 33-34 mm. uncatus Charp. Estensione. Al lago di Garda e di Loppio. Luglio, molto raro. Vertice quasi giallo, le sei striscie Icngitudinali sul torace giallo vanno più o meno ;convergendo nel mezzo. Le appendici anali superiori della femmina a guisa di tenaglia curvate all’ interno, fesse alla punta per mezzo di un taglio che le divide in due lobi. Nella femmina due piccole protuberanze gialle all’ occipite dietro il margine superiore dell’ occhio. Lunghezza del corpo 45-47. Lunghezza delle ali anteriori 32-34 mm. forcipatus Linn. Estensione. Nel Tirolo settentrionale non tanto frequente, però dappertutto fino ai 5000’. Nel Tirolo meridionale molto comune specialmente al lago di Levico, di Caldonazzo e di Toblino. Giugno, Luglio. 6. Genere Lindenia. De Sélys. Il triangolo delle ali anteriori e posteriori quasi eguale. Occhi reticolati che non si toccano al vertice. Margine posteriore delle ali posteriori del maschio presso alla base incavato. Nel secondo segmento addominale del maschio due orecchiette late- rali. 16-18 nervi antecubitali. Parastigma molto lungo e largo. Membranula lunga, larga, distinta. Lembo del settimo ed ottavo segmento addominale dilatato in un’ appendice a forma di foglia larga e rotonda, L’unica specie europea L. tetraphylla Vandl. si trova nel- I’ Italia meridionale e in Africa. 114 7. Genere. Cordulegaster. Leach, Occhi reticolati che toccansi al vertice in un sol punto- Triangolo quasi uguale tanto nelle ali anteriori che posteriori. Margine posteriore nelle ali posteriori del maschio intagliato vicino alla base, nel secondo segmento addominale del maschio due orecchiette laterali 47-18 nervi antecubitali. Membranula lunga e sottile. Margine della vagina della © trasformato in una lunga punta doppia e cornea, la quale oltrepassa | estremità dell’ ad- dome. Occipite, al di sopra fra sti occhi formante una. verruca gialla, qualche volta, nera al margine. Appendici anali superiori del maschio convergenti alla base, che vedute da una parte mo- strano un dente. Labbro superiore della femmina al margine infe- riore non nero. Costa gialla, corpo nero, fronte gialla con una linea trasversale curta nera, che qualche volta manca. Torace giallo, sui primi otto segmenti addominali una striscia trasversale ed alcune linee trasversali gialle. Lunghezza del corpo 79-80 mm. Lunghezza delle ali 52-53 mm. annulatus Latr. Estensione. A Lans e Leutasch nelia valle dell’ Enno. Ster- zing, val di Non, Rovereto (Zenì), Civezzano (Bert.), Merano (Isser). Luglio ed Agosto. Non tanto comune. Occipite al di sopra fra gli occhi nero, non verrucoso. Ap- pendici anali superiori del maschio distanti alla base, e vedute da una parte mostrano due denti. Labbro superiore della fem- mina largo e nero al margine inferiore. Costa nel c' appena gialla, nella © nerastra. Corpo nero, fronte gialla con una linea trasversale gialla, alquanto lunga. Torace giallo, sui princi otto segmenti addominali una striscia gialla ed alcune linee trasver- sali. Lunghezza del corpo 72-77 mm. Lunghezza delle ali anteriori 46-49 mm. bidentatus Sélys. A Innsbruck, alla palude di Vill (2700'). A Buchen (5000'). Al laghetto di Castelfondo (4000'), Senale (4300), Luglio, non tanto comune, 8. Genere. Anax. Leach. Il triangolo delle ali posteriori e quelio delle anteriori quasi uguali; occhi reticolati toccantisi al’ vertice con una linea. Mar- gine posteriore delle ali posteriori vicino alla base rotondato in am- 115 bedue i generi. Nel secondo segmento addominale del maschio nessuna orecchietta. Membranula grande. Settore nodale molto avvicinato alla parte esterna del parastigma o fuori del mede- simo, solamente poco deviato dal settore primo, si dirige al margine inferiore. Fra amendue, neila prima terza parte di que- sto spazio, segue una serie di cellule, poi due serie, e finalmente al margine tre fino a quattro serie delle medesime, ed un tes- suto irregolare. A. Torace verde, quasi immacolato. Di Torace giallo-rosso, quasi immacolato. Addome brunastro con lince dorsali nere: Il primo, secondo o terzo segmento turchino, appendici anali inferiori del maschio, molto più larghe che lunghe. Lunghezza del corpo 63-64 mm. Lun- ghezza delle ali anteriori 47-48. mm. Parthenope De Sélys, Al lago di Loppio e Marco in Luglio molto rara. 2. Torace verde, senza macchie, addome turchino con lince longitudinali larghe, brunastre o nere, e con linee tra- sversali fine di egual colore. Appendice anale inferiore del maschio, più lunga che larga. L’ estremità tuttavia ottusa è terminata da una curva che si volge internamente. Appendici anali superiori del maschio nel mezzo internamente convergenti ad arco, coperte di fini peli; |’ estremità roton- data. Lunghezza del corpo 71-73. mm. Lunghezza delle ali 559 mm. : formosus Vandl. Estensione. Manca nel Tirolo settentrionale, e nel Tirolo meridionale è molto comune da Bolzano verso il Trentino. Sulle rive paludose dell’ Adige, presso Civezzano, ( Bert. ), Rovereto (Zeni). Ai laghi di Garda, Idrio, Loppio, Toblino, Merano (Isser ), da Giugno fino Agosto. Torace verde olivastro, quasi senza macchia, Addome come nella specie precedente. Appendice anale inferiore del maschio più lunga che larga, alla estremità appuntata, non ottusa. Appendici anali superiori del maschio nel mezzo allargate ad angolo interno, finamente dentate, non pelose, a scalpello, all’ estremità appuntate e non roton- date. Lunghezza del corpo 65-66. mm, lunghezza delle anteriori 48-49 mm. mediterraneus Séèlys. Estensione. Il sig. Zeni in Rovereto possiede un esemplare preso gi laghetti di Marco presso Rovereto. Vitus Graber ne portò uno in Agosto da Peschiera. Io ne trovai uno al 116 lago di Loppio. Tuttavia pare la comparsa di questi es- sere in stretto nesso collo Scirocco per cui si spiega la comparsa di tanti animali e piante meridionali, in paesi così settentrionali. | 9. Genere. A eschna. Fabr. Il triangolo delle ali anteriori e quello delle posteriori quasi uguali. Gli occhi reticolati si toccano al vertice in una linea. Mar- gine posteriore delle ali posteriori del maschio intagliato angolar- mente vicino alla base. Al secondo segmento addominale del maschio due orecchiette laterali. Membranula di media grandezza. Il set- tore nodale al di fuori del parastigma deviandosi dal settore primo si dirige al margine inferiore ; quivi fra ambedue incominciano due serie di cellule, e quali aumentano gradatamente e cui segue finalmente un tessuto cellulare irregolare. A. Sulla fronte verrucosa una macchia distinta a forma dit De 2. Sulla fronte nessuna macchia. i 6. 2. Sutura degli occhi al vertice appena più lunga del triangolo occipitale. Parastigma molto stretto, lungo 5 mm. 7}, Sutura degli occhi per lo meno due volte lunga, come il triangolo occipitale. 3. 3. Le appendici anali superiori del maschio, sono al margine in- terno fortemente e rotondamente allargate nel mezzo, ed in avanti la punta è smarginata e bicolorata. Torace davanti bruno con due macchie verdi grandi e lunghe. Le parti laterali del medesimo verdi, con una linea obliqua nera. Addome al di sopra bruno, con macchie laterali e dorsali turchine- verdi, o solamente le macchie dorsali verdi dal secondo al settimo segmento. Membranula corta, bianca verso l’in- terno grigia. Parastigma corto. Lunghezza del corpo 66- 69 mm, lunghezza delle ali 47-48 mm. \cyanea Muller. Estensione. In tutto il territorio di questa fauna molto co- mune, specialmente nelle paludi alte del Tirolo settentrio- nale, in luoghi paludosi di fitie selve, ove poi spesso si mettono sui rami sporgenti degli alberi, Nel Tirolo set- tentrionale presso Innsbruk al lago di Lans, le paludi di Vill, al Patscherkofel fino a 4500’ Al Nord della valle 117 dell’ Enno inferiore, Leutasch, Stubai. Giugno ed Agosto. Nel Tirolo meridionale a Sterzing, Bressanone, Bolzano, Merano e sulle rive dell’ Adige. AI monte Misone fino a 4500’. Sul monte Macao dal di sopra di Bagolino fino a 5000". Appendici anali superiori, innanzi alla punta, al margine in- terno non smarginate. ‘Torace della © sul davanti sempli- cemente grigiastro o per lo più con due segni gialli, formanti un segno d’ esclamazione. 4. 4. Settore nodale più vicino al centro del parastigma. Appen- dici anali superiori del maschio, dalla base gradatamente più larghe, alla punta obliquamente troncate, quelle della non più lunghe dei due ultimi segmenti addominali. To- race bruno, superiormente con due linee dorsali gialle e da ciascuna parte due linee laterali gialle. Addome bruno, nel c' turchino, nella © con macchie giallognole. Mem- branula alquanto grande, nerastra, alla base più chiara. Parastigma grande, bruno-rosso. Lunghezza del corpo 65- 69 mm, lunghezza delle ali anteriori 45-48 mm. i juncea Linn. Estensione. Molto comune fino all’ altezza di 5000’. Come la precedente ed unita con quella. Seefeld, Leutasch, 4000". Zirlermahder (5000’). T. M. al laghetto di Castelfondo in Val di Non (4000’) e nella piccola palude alle Sortazze (5500’), Rovereto, Val Cei, Valle del Brenta e Chiesa, Lu- glio ed Agosto. Settore nodale più vicino alla estremità esteriore del para- 5. stigma. 5. Appendici anali superiori del c' al di sotto della base con un dente a scalpello, appendici anali superiori della © lunghe quanto i due ultimi segmenti addominali. Le parti laterali del torace con due linee nere. Addome bruno, con macchie turchine, oppure tutto giallo con spigoli trasversali e longitudinali bruni. Membranula grigia, alla base più chiara. Parastigma bruno-rosso. Lunghezza del corpo 54-60 mm, [lunghezza delle ali anteriori 39-44. min. | affinis Vandl. Estensione. Pare che manchi in tutto il Tirolo settentrionale. Presso Bolzano nella « Kaiserau », e presso Farmigaro, Lana, Unterrain, al lago di Montiggl, presso Eppan, Rove- 9 118 reto (Zeni), al lago di S. Antonia presso Ballino, lago di Toblino e Molveno (3200 ). Giugno e Luglio. Appendici anali superiori del maschio al di sotto della base senza dente a scalpello, quelle della femmina più lunghe sui due ultimi segmenti addominali. Lati del torace bru- nastri con due larghe fascie gialle. Addome bruno, con macchie brune o giallognole, e con linee trasversali gialle. Membranula cinerea, alla base più chiara. Parastigma bruno. Lunghezza del corpo 53-56 mm. Lunghezza delle ali an- teriori 441 mm. mixta Latr. AI lago di Lans, Stams, Silz, valle superiore dell’ Enno. Presso Schwaz (V. G.), Sterzing (3000'), Zenoburgo presso Me- rano. Al lago di Roeschen in val Venosta (4600') presso Civezzano, Nogaredo (Bert.). Al laghetto di Marco (Zeni). Levico, comune in Luglio, Agosto ed Ottobre, e domi- nando i venti caldi la trovai in Novembre nei dintorni d’ Innsbruck. 6. Appendici anali superiori del maschio all’ estremità rotondate, ed al di sotto della base senza dente. Settore nodale più vicino all’ interna estremità del parastigma. Membrana delle ali con la nervatura gialla ocracea. Labbro superiore non marginato di bruno. Corpo giallo o giallo ocraceo con poche macchie. I lati del torace con due fascie giallognole al di sopra fra le ali, ed al terzo segmento addominale una macchia turchina. Membranula biancastra, lunghezza del corpo 66-70 mm. Lunghezza delle ali an- teriori 47-52. mm. grandis Linn Estensione. A Lans ed alle paludi di Vill in Agosto ed Ottobre. - AI lago di Roeschen in val Venosta, alle paiudì di Sterzing, ai laghi di Castelfondo e Molveno. In generale presso i laghi delle montagne fino all’ altezza di 5000". Tuttavia non rara. Appendici anali superiori del maschio all’ estremità appun- tate, provviste al di sotto di un dente. Settore nodale vi- cino all’ estremità esteriore del parastigma. Membrana delle ali trasparente, nervatura nera e solamente alla base delle ali posteriori una macchia di giallo-zafferano. Labbro superiore con margine bruno, corpo rosso-bruno, quasi immacolato. Al torace ed all'addome nessuna macchia tur- china. Membranula molto grande, nerastra. Lunghezza del corpo 62-67 mm. Lunghezza delle ali anteriori 46-47 mm. rufescens Vanderl. 119 Nel T. S. in Giugno e Luglio, ma molto rara. Al Giessen, Lans. Nel T. M. in Maggio fino Luglio è molto comune. Presso Lana, Bolzano, Salorno, e al canale del lago di Caldaro. 7. Settore subnodale al di dietro del parastigma qualche poco diviso in due rami ugualmente forti, formanti una biforca- tura; membranula piccola bianca. L’ appendice anale infe- riore del c' un poco smarginata, la superiore stretta, lanceolata, internamente pelosa, la punta. superiormente allargata e rotonda ed al di sotto della base con una dila- tazione dentiforme, la quale è lunga quanto .i due ultimi segmenti addominali; quelle della © strette, lanceolate, alla punta ottuse, più lunghe dei due ultimi segmenti addominali. I lati del torace sono verdi-giallastrì, con linee oblique nerastre al di sopra, rosso-brune con due linee strette longitudinali giallastre, oppure con punti. Addome al di sopra nero con molte macchie di verdemare o gialle e linee trasversali dello stesso colore. Zampe nere, labbro superiore per lo più al margine anteriore nero. Lun- ghezza del corpo 47-52. mm. Lunghezza delle ali anteriori 34-35 mm. pratensis Miller. Estensione. Al lago di Réschen in val. Venosta, Lans, Amras, Sterziog, Castelfondo, in Agosto non tanto comune. Il settore subnodale si divide dietro il parastigma, tuttavia il ramo anteriore è molto più fino e meno distinto che il posteriore; fra esso ed il settore nodale due serie di cel- luie. Membranula grande nerastra. Le cellule delle ali sono molto piccole e numerose. Appendice anale inferiore del corta, triangolare, ottusa alla punta; le appendici superiori lanceolate, alla punta ottuse, verso l’ interno coperte di scarsi peli, nel mezzo allargate, superiormente con una lista acuta longitudinale, e fornite al di sotto della base di un dente tubercolato, lunghe quanto i due ultimi segmenti addominali; quelle della © lanceolate, non più lunghe dei due ultimi segmenti addominali. Torace bruno sul davanti con due striscie molto piccole, ai lati pure con due striscie un po’ più larghe di turchino pallido (nel ct turchino vivo) Addome bruno-nero, con molte macchie e ‘linee trasversali turchine. Zampe nere, femori e tibie esteriormente giallo- bruni. Labbro superiore al margine superiore ed inferiore 120 nero. Longhezza del corpo 53-60 mm. Lunghezza delle ali anteriori 40-44 mm. borealis Zetterst. Estensione. Io possiedo solamente due semplari maschi, presi in Luglio sulle alture di Leutasch ad un'altezza circa di 4500-5000". i Non è da maravigliarsi se in luoghi, dove rapporti locali effettuano una tale depressione del clima, che la vegeta- zione si avvicina a quella della Svezia, si trovino anche animali settentrionali. 2. Sotto fam. Agrionides. Westw. Ali anteriori e posteriori quasi egualmente formate. Mancano di membranula. Nel maschio quattro appendici anali. Occhi reti- colati non toccantisi al vertice. 40. Genere. Calopterix. Ali non picciuolate, nel riposo alzate, con nervatura spessa e fina. Moltissimi nervi antecubitali. Parastigma qualche volta man-, cante. Zampe lunghe e sottili. Le appendici anali del maschio grandi, a guisa d’ arco, le superiori più lunghe delle inferiori. Corpo di splendore metellico turchino (c'), oppure verde ( £). Ali larghe rotondate, di colore bruno (© o c' non adulto) o turchino carico (c' adulto), dalla base sino alla punta egualmente colorate. Pterostigma mancante al maschio, nella femmina bianco, una gibbosità in ambedue i lati dell’ occipite. Zampe nere. Lunghezza del corpo 46-49 mm. Lunghezza delle ali 34- 33 mm. virgo Linn. Estensione. Nel Tirolo settentrionale in Luglio ed Agosto fino al principio di Settembre. Dappertutto fino a 4000' senza però essere in gran quantità. Nel Tirolo meridionale a sciami presso tutti i laghi e presso tutte le acque di poca profondità, cosichè la quantità di questi animali attaccati sulla cima d’una canna palustre o sul fiore maschio di grano turco danno al medesimo in distanza |’ apparenza d’un fiore tur- chino carico, o verde. Tuttavia questa specie viene in qualche luogo sostituita dalla quantità di C. splendens e allora si trova più raramente, come presso Levico e Caldonazzo. Il corpo turchino metallico (g') o verde (,0), ali restrin- gentisi, con una fascia trasversale di color turchino, op- 121 pure turchino scuro nel maschio, la quale lascia libera solamente una parte rimarcabile della base delle ali ed un tratto più o meno grande (che a volte è assai piccolo) della punta delle ali (1). Ali della © intieramente jaline, oppure verdastre, con nervatura verde. Pterostigma nel maschio mancante, nella femmina bianco. Una protube- ranza in ambedue le parti dell’ occipite. Zampe nere. Lunghezza del corpo 39-49 mm. Lunghezza delle ali an- teriori 29-32 mm. splendens Harris- Estensione. Nel T.S. presso Innsbruck è molto rara, ed ordi- nariamente sporadica, in Luglio ed Agosto. Nel Tirolo meri- dionale è molto comune insieme colla C. virgo; in certi luoghi esse respinge e sostituisce questa, cosichè or quella (lago di Toblino, Garda, Loppio ed all’ Adige), ora questa è predominante, come presso Pergine, nella valle del Brenta. A Castelfondo venne osservato il punto più alto su cui si trova ( 4000' ). : 41. Genere. Euphaca. De Sèlys. Ali piciuolate, strette, in istato di quiete alzate, con spesse e numerose cellule. Da dodici a quattordici nervi antecubitali. Pterostigma grande, bistungo. Zampe nere. L’ unica specie europea. E. tatime, si rinviene nella Turchia. 12. Generc. ILLestes. Leach. Ali distintamente piciuolate, con. due nervi antecubitali in stato di quiete orizzontali oppure alzate. Cellule delle ali quasi tutte pentagonali. Pterostigma più grande che la maggior parte delle cellule. Le tibie delle zampe intermedie e posteriori non dilatate. Zampe fornite di lunghe e spinose ciglia. A. Colore del corpo bruno scuro, lucente di rame, appendici anali superiori della femmina un po’ più lunghe dell’ ultimo segmento addominale, l’ addome con macchie dorsali rilu- centi di rame, ai lati sinuose, sopra un fondo un po’ più (1) La varietà che si rinviene ad Innsbruck si distingue perchè in essa risalta molto la fascia trasversale del maschio, giacchè i nervi delle ali nei tratti liberi della fascia trasvesrale, compariscono assai poco colorati e le estremità di questa fascia sono molto precisamente delineate. 122 chiaro. Occipite giallo-rossastro. Pterostigma bruno-rosso fino al nerastro. Le appendici anali superiori del c* ros- sastre con un forte dente basale e con un piccolo dente nella parte di mezzo dilatata. Lunghezza del corpo 34-36 mm. Lunghezza delle ali ant. 20-22 mm. fusca Vandl. Estensione. Nel Tirolo settentrionale soltanto sporadica e molto rara, dal Maggio fino Ottobre, e persino Novembre. Presso Innsbruck al Giessar, nella valle di Stubai, e dietro il monte Isei. Nel Tirolo meridionale in alcuni luoghi molto comune, massimamente presso Salorno ed al canale, che congiunge il lago di Caldaro coll’ Adige. Presso Rovereto (Zeni), Nogaredo (Bert.), presso Merano (Auss.), al Lago di Roeschen (Thuile), ad un’altezza di 5500'. Colore del corpo verde, di lucentezza metallica. Le appen- dici anali superiori della © più corte, oppure lunghe quanto l’ultimo segmento addominale DI 2. Il capo giallo al di dietro 5} Il capo verde mettallico al di dietro. 4, 3. Pterostigma unicolore, bruno. Le appendici superiori del maschio alla base del margine iuterno con un piccolo. dente ed una dilatazione nel mezzo. Le appendici anali inferiori del maschio molto corte, pelose, quasi adjacenti le une alle altre, alla punta rotondate e convergenti. Lo spazio interalare e la punta dell'addome nel c' adulto coperti di una polvere grigio-cinerea. Lunghezza del corpo, 34-38 mm. Lunghezza delle ali anteriori 24-27 mm. virens Charp. Estensione. Innsbruck al lago di Lans (settembre) e presso Merano (Giugno) (Auss.), molto rara. Pterostigma bruno, la metà esterna bianca. Le appendici anali superiori del maschio con un forte dente al margine interno della base e con una piccola dilatazione nel mezzo, le inferiori soltanto due terzi così lunghe, uniformi, avvi- cinate assieme, pelose, nella punta molto fine e al di fuori ed al di sopra divergenti. Spazio interalare e punta del- l'addome nel g' adulto coperti di una polvera turchina. Lunghezza del corpo 37-42 mm. Lunghezza delle ali an- teriori 22-27 mm. barbara Fabr. Estensione. T. S. dappertutto da Luglio jfino alla fine di Settembre, tuttavia ordinariamente sporadica e rara. Sem- 125 bra che questa specie fra tutte le libellule arrivi alla più grande estensione verticale essendosi osservata fino altezza di 5000". Presso Innsbruck e Lans nei prati umidi.' presso M6- sern (4000) e Buchen (5000'), nella valle di Stubai presso Neustifl (3200), al lago di Kihtai, (una Malga di un’ al- tezza di 7000 piedi, D. €. H). Nel Tirolo meridionale a Salorno, Rovereto, lago di Levico, val Cei, presso Trento, al lago:di Toblino, al Chiesa presso Roncone ed al Caffaro. 4. Pterostigma giallo bruno, da tutte le parti orlato di nerastro. Le appendici anali superiori del maschio con un dente alla base ed una protuberanza rotonda alla punta. Le inferiori soltanto un terzo sì lunghe quanto le superiori, uniformi ed aderenti le une alle altre. Valvula vaginale della femmina all’estremità fortemente dentata. Lunghezza del corpo 40-44 mm. Lunghezza delle ali anteriori 25-27. mm. viridis Vanderl. Estensione. A Lans molto rara. Tirolo meridionale presso Rovereto (Zeni). A Loppio al Lago, Val iCei e presso Cievezzano (Bert.) non frequente. Maggio fino Settembre. Prerostigma bruno-nero oppure bruno-rosso. Con un nervo marginale chiaro quasi bianco. Le appendici anali infe- riori del c' lunghe quanto le superiori, queste alla base fornite d’ un dente, e alla punta dopo la loro dilatazione media, di un intacco al margine interno. 5. 5. Il primo segmento addominale della © al di sopra con una mac- chia quadrangolare metallica-verdastra, la quale il più delle volte viene tagliata nel mezzo da una linea gialla longitu- dinale. I denti al margine interno delle appendici anali superiori del maschio sono molto distanti, il secondo piccolo; le appendici anali inferiori alla loro estremità sono volte al- l’indentro molto rotondamente dilatate. Le ali nel tratto più largo mm. 5-5 1]2 Pterostigma pressochè nero. Torace, base e punta dell’ addome nel maschio adulto coperti di una polvere turchina. Lunghezza del corpo 39-44 mm. Lunghezza delle ali anteriori 21-25 mm. nympha De Sélys. Estensione. Presso Bolzano (Grdl.) in Giugno, Merano (A.), nel comune di Bleggio a Fiave, molto rara. Primo segmento addominale della © al di sopra con una macchia a semicerchio, verde-metallica, la quale il più 124 delle volte per mezzo di una linea longitudinale gialla viene divisa in due metà. Esistono denti al margine interno delle appendiei anali su- periori del sj queste sono grandi avvicinate l’ una all’ al- tra ed appuntate, le inferiori diritte, alla loro estmità non troppo dilatate. Ali nel loro tratto più largo della larghezza di 4, 5 mm. Pterostigma rossastro-bruno o nero. Torace, base e punta dell’addome nel maschio adulto coperto di una polvere turchina. Lunghezza del corpo 34-36 mm. Lun- ghezza delle ali anteriori 21-23 mm. sponsa Hansem. Estensione. In tutto il territorio di questa fauna dalla metà di Maggio fino ‘Agosto e settembre comune. Questa è la specie più estesa e più frequente di tutte le specie di Lestes e ravviva in egual modo le rive paludose del Lago di Garda, appena 200' piedi sopra il livello del mare, quanto i laghi della nostra alta montagna fino più che a 5000' piedi. Nel Tirolo settentrionale lungo l’ Enno ad Innsbruk, Schwaz, Silz, Stubai e Selliam (H), Oetzthal ed Achenthal; presso Sterzing, e nel Tirolo meridionale a Merano e Bol- zano (Gdl.) Salorno, Tajo, presso Rovereto (Zeni) Nogaredo (Bertol.), Bleggio ed al monte Misone e lago d’ Idrio. 13. Genere. Platycnemis. Charp. Ali distintamente picciuolate con due nervi antecubitali, nel riposo rivolte all’ insù. Cellule delle ali quasi tutte quadrate. Para- stigma grande. Tibie delle zampe intermedie e posteriori allar- gate, per lo meno nel maschio. Zampe provviste di ciglia molto lunghe. Le quattro tibie posteriori dilatate in ambedue i generi, biancastre e con una linea longitudinale fina nera alla parte esterna delle medesime , la quale è qualche volta bruna , confusa od appena segnata. Punta delle superiori appendici anali del maschio divisa in due lobi, da un intaglio poco profondo. Pro- torace nella femmina con lobi laterali rotondati, ed un lobo mez- zano stretto, incurvato verso il davanti, eretto, corneo. Lunghezza del corpo 36 mm. Lunghezza delle ali anteriori 23-25 mm. pennipes. Pallas. Corpo del maschio bianco, biancastro nella femmina, con due linee longitudinali doppie nere sui tre ultimi segmenti addomi- nali e con due punti neri sugli altri segmenti. La linea longi- 125 tudinale sulle tibie confusa; appendici anali del maschio bian- castre. var. lactea. Corpo del maschio turchino, nella femmina verdastro, con una doppia linea longitudinale sopra tutti i segmenti addominali. La linea nera sulle tibie, molto marcata. la punta addominale del ci turchina, quella della © nera. var. bilineata. Estensione. Questa forma manca in tutto il T. S. Nel T. M. invece è molto comune fino all’ altezza di 4000'. Presso Merano (AA. e D. H). Bolzano (Gdl.), Rovereto (Zeni), Trento (Bert.). A Cimone, nei laghetti di Cei, Loppio, Garda, Toblino ed Idrio. Caldonazzo e Livico al laghetto di Costelfondo a 4000’, ed ai comuni di Bleggio. La varietà « lactea » è molto rara, e trovasi solamente presso Levico, Rovereto ed al lago di Loppio. Giugno e Settembre. Tutte quattro le tibie in ambedue i generi dilatate, bianche senza linea nera, molto allargate nel maschio, meno nella femmina. Addome superiormente bianco, con una doppia linea dorsale per lo meno sugli ultimi segmenti addominali, senza punti mar- cati, ovvero altri segni sugli altri segmenti del maschio. Punta delle appendici anali superiori nel maschio, non biloba; nella ,© i lobi laterali rotondati del protorace non sono rivolti all’ insù ; il lobo mezzano forma una lista cornea, eretta, stretta, debolmente piegata in avanti. latipes Ramb. Estensione. Si trova al lago di Loppio, come pure ai laghetti LI di Marco, tuttavia è molto rara. Luglio. 44. Genere. Agrion. Fabr. Ali distintamente picciuolate, con due nervi antecubitali, nel riposo erette. Cellule delle ali quasi tutte quadrate. Pterostigma piccolo, sì lungo che largo. Tibie non dilatate. Zampe con pic- cole ciglia spiniformi. A, Occipite senza macchie presso gli occhi. DI, Occipite con due macchie rotonde turchine o pal- lide presso gli occhi, ovvero tuttorosso-arancio. 4. 2. Zampe del tutto nere o nere per lo meno al di fuori 3. Zampe del tutto gialle o rossastre, sul torace di color bronzo, nessuna linea dorsale marcata. Occhi idel maschio vivente rossastri 0 giallognoli. Appendici anali dei maschio corte ed ottuse, le inferiori più lunghe e cilindriche. Addome 126 rosso 0 giallo (9 non adulta) senza macchie, nel maschio macchiato più o meno, nella femmina superiormente nero pallido. Lunghezza del corpo 33:35 mm. Lunghezza delle ali 24 mm. tenellum Devill. Estensione. Manca nel Tirolo settentrionale; nel Trentino al lago di Loppio e Garda. — Luglio ed Agosto. — 3, Zampe nella femmina esteriormente nere, nel maschio del tutto nere, mesotorace nel maschio senza linee. dorsali marcate, oppure nella femmina con una linea gialla inter- rotta. Addome nel maschio superiormente turchino d’acciajo, nella femmina verde di bronzo. Occhi del maschio vivente di rosso-porpora; lembo posteriore del protorace nella £ allargatn e nel mezzo ad angolo molto sporgente. L’ultima lamina dorsale del c' al margine posteriore è intagliata ad angolo. Lunghezza del corpo 36. mm. Lunghezza delle ali anteriori 23-24 mm. najas Harrisem. Estensione. Manca nel T. S., nel T. M. è molto rara. Nel Trentino ai laghetti di Marco presso Rovereto, ed ai la- ghi di Garda e Toblino. Zampe nere del tutto, superiormente al mesotorace in am- bedue le spalle una linea gialla o rossa ben marcata. Ad- dome superiormente rosso (nella © con una linea longi- tudinale verde di bronzo). Appendici anali del maschio grandi, ugualmente lunghe, le inferiori molto profonda- mente bitagliate. Lunghezza del corpo 34-36 mm. Lun- ghezza delle ali anteriori 22 mm. minium Harris. Estensione. Ai laghi d’Idrio e Toblino, Loppio e Garda, nei comuni di Bleggio, al Leno di Vallee Arsa a Brenta presso Levico e Salorno. Giugno e Luglio, molto rara. 4. Lembo posteriore del protorace superiormente diviso più o meno distintamente in tre lobi da due intagli o dilatazioni ovali, oppure prominente ad angolo nel mezzo 5. 5. Lembo posteriore del protorace senza intagli, in mezzo roton- dato senza angolo prominente. Le linee turchine omerali al dinanzi del meso-noto larghe, quanto le linee nere mez- zane e più larghe di quelle brune laterali. Maschio; lem- bo posteriore del decimo segmento addominale profonda- mente intagliato, nel mezzo rivolto in dentro; addome tur- chino all’estremita dei segmenti innanellato. di nero, nel secondo segmento una macchia nera astata, nel terzo sola- 127 mente un anello brunastro, appendici anali corte. Feminina; di color-carne pallido, oltre la linca nera mezzana al di sopra del meso-torace. ancora due linee omerali nere, ed una lunga spina al di sotto dell’ ottavo segmento. De- cimo segmento al di sopra largo e tagliato a punta. Lun- ghezza del corpo 33-36 mm. Lunghezza delle ali 22 mm. cyathigerum Charp. Estensione. In tutto il territorio fino o 4000' molto comune, però ancor più frequente nel Tirolo settentrionale, che non nel Tirolo meridionale. Luglio ed Agosto. 5. Lobo mezzano del lembo posteriore del protorace formante una stretta lista cornea, eretta. 6. Lobo mezzano del lembo posteriore del protorace a semicerchio, oppure il lembo posteriore è in- tiero, solamente nel mezzo prominente od angolo ottuso, dalle partiquasi diritto. 76 6. Addome di colore bronzo-scuro, nel maschio con anelli di colore turchino, segmento secondo turchino, e sul me- desimo una linea trasversale isolata e due linee longitudi- nali laterali, ambo di color bronzo-scuro; nel maschio sul segmento ottavo una macchia di colore bronzo-scuro oc- cupante la metà posteriore del medesimo, ed una simile macchia sul primo segmento, la quale però oltrepassa so- lamente un poco la metà di questo segmento. Al segmento decimo nel maschio nessuna protuberanza, ma un profondo intaglio angolare. Lobo mezzano del lembo posteriore del protorace nella © più lungo, che il secondo articolo delle antenne- Torace in ambo i generi turchino, con linee nere. Lunghezza del corpo 30-34 mm. Lunghezza delle ali ante- riori 29 mm. Vunulatum Charp. Estensione. Manca nel Tirolo settentrionale. Presso Rovereto (Zeni), in Val Cei, presso Mezzolombardo, ed al lago. di Toblino. Luglio ed Agosto. raro. Addome nero bronzato, la femmina ha l’ottavo segmento tur- chino e sul terzo segmento vi è una macchia nera, che arriva quasi al margine posteriore del medesimo. Nel c' al decimo segmento una gibbosità marcata con due punti. Il lobo mez- zano del lembo posteriore del protorace è più corto nella femmina che il secondo articolo delle antenne. Torace in ambo i generi turchino, lineato, nero, solamente qualche 128 volta il colore nella femmina è di rosso-arancio invece di turchino. Lunghezza del corpo 30-35 mm. Lunghezza delle ali anteriori 27-33 mm. elegans Vandi. Estensione. Nel Tirolo settentrionale molto rara. Lans, Gies- sen, Schwaz, Silz, Leutasch. Nel Tirolo meridionale: molto comune. Bolzano ( Geld.), Merano (Auss.), e sulle rive paludose dell’ Adige, Rovereto ( Zeni ), Civezzano ( Bert.), ai laghi di Garda, Idrio, Toblino, Caldonazzo e Castelfondo, ( 4000' ). Da Maggio fino a metà d’ Agosto. 7. Gli intagli fra i lobi del margine posteriore del protorace molto profondi, angolari e stretti; tutti tre i lobi si presen- tano a semicerchio. Le linee omerali sono turchine, sul torace hanno la forma del segno d’ esclamazione. Addome scuro- bronzato, nel maschio con anelli turchini, rare volte nella femmina. Nel maschio sul secondo segmento addominale vi è una macchia scura in forma di VV, la quale tocca quasi sempre il margine posteriore. Il decimo segmento del c' molto intagliato rotondamente, quello della © lo è ‘poco. Lunghezza del corpo 34-34 mm. Lunghezza delle ali anteriori 23-25 mm. pulchellum Vandl. Dappertutto in Giugno e Luglio e particolarmente nel Tirolo meridionale fino all’ altezza di 4500-5000", Gi’ intagli fra i lobi del lembo posteriore del protorace sono poco profondi, il lobo mezzano è prominente e rotondo, il mezzo del loro margine posteriore è provvisto qualche volta di una piccola infossatura ad intaglio; o gli intagli mancano, ed allora il margine posteriore è nel mezzo più o meno rilevato ad angolo ottuso. 8. 8. Il margine posteriore del decimo segmento addominale del maschio è prominente nel mezzo, è forcato. Addome supe- riormente bruno bronzato nel maschio, la fine dell’ ottavo e nono segmento superiormente turchino. Torace del ma- schio turchino con linee laterali omerali nere, nella fem- mina turchinastro o verdastro, oppure unitamente al primo segmento addominale aranciato, tuttavia senza linee omerali brune. Lobo mezzano del margine posteriore del protorace senza infossatura ad intaglio, Lunghezza del corpo 25- 30 mm. Lunghezza delle ali anteriori 46-18 mm. pumilio Charp. Nella valle dell’ Enno solamente a Lans e Giessen; Bolzano ( Grdl.), Merano (Auss.), Mezzotedesco, Rovereto ( Zeni ), 129 Val di Cei, Tajo, al lago di Caldaro, al Brenta, nei co- muni di Bleggio. Giugno e Luglio, sempre isolato e raro. Margine posteriore del decimo segmento del maschio e della femmina prominente nel mezzo ed incavato più o meno profondamente o largamente; la femmina con linee larghe laterali omerali; addome del maschio turchino, con anelli neri. 9. 9. Maschio sul secondo segmento addominale turchino con una macchia a forma di © o a forma d'’ in- forcatura, la quale, o tocca, o non tocca il margine posteriore. Margine posteriore del decimo segmento della © strettamente ed acutamente intagliato ; la macchia bronzata sul primo segmento addomi- nale della © non tocca il margine posteriore del medesimo. 14. Maschio sul primo segmento addominale turchino con una macchia a forma di "I° prolungata a guisa di asta, la quale il più delle volte tocca il margine posteriore del medesimo; la macchia bronzata sul primo segmento addominale della © tocca il margine posteriore. 40. 10. La macchia ad asta sul secondo segmento del maschio non tocca il margine anteriore; sul secondo segmento addo- minale del maschio una macchia simile la quale occupa almeno la metà del terzo segmento. L’ ottavo segmento è turchinastro. Appendici anali superiori piuttosto corte e grosse. Nella © il margine posteriore del decimo segmento alquanto largamente e acutamente intagliato. La macchia bronzata sul secondo segmento tocca il margine poste- riore. Pterostigma bicolore, brunastro. Protorace intiero, nel mezzo prominente ad angolo ottuso, turchino (cg') di verdastro (©) orlato. Le linee omerali turchine sul da- vanti del mesonoto, come nell’ Agrion puella, molto più strette, della linea mezzana nera, e larghe quanto le linee laterali scure. Intaglio nel margine posteriore del decimo segmento del c, largo ma poco profondo. Lunghezza del corpo 33-35 mm. Lunghezza delle ali anteriori 49-22 mm. hastulatum Charp. Presso Innsbruck e Seefeld raro, Nel T. M. alle rive palu- dose dell’ Adige, dei laghi di Levico, Pinè, Caldonazzo, Loppio, di Garda, ai laghetti di Cei, Mareo (Zeni ), di Costa 150 presso Pergine ( Grdl. ), alle rive del Chiesa presso Ron- cone, Bolzano ( Grdl.), molto comune in Giugno e Luglio. La macchia ad asta sul secondo segmento del masehio tocca il margine anteriore ; l’ ottavo segmento di eolore: bronzo. Appendici anali superiori del maschio più lunghe: dell’ ul- timo segmento addominale, nere, a forma di semicerchi. Primo segmento color di bronzo ad eccezione dell’ artico- lazione posteriore. Nella femmina i tre lobi del protorace più distinti. che nel maschio, il decimo segmento è leggermente intagliato. Pte- rostigma unicolore, giallognolo. ‘Le macchie postoculari molto piccole, a forma di linee trasversali. Lindenii De Sèlys. Si trova non rara al lago di Loppio:e di Idrio. Altrove non fu ancor trovato. — Luglio, Agosto e Settembre. 44. Maschio: con una macchia libera, bruno-bronzata a: forma di WU. sul secondo segmento. addominale turchino, non toccante il margine ‘posteriore del medesimo, Gli altri segmenti cilestri, macchiati di nero-bronzato. 1 lobi late- rali del margine posteriore del protorace quasi tagliati in linea retta, prominenti al lobo mezzano e nel mezzo del suo margine una infossatura. Torace turchino (c') 0 verde (©). Addome della femmina superiormente quasi tutto nero bronzato, il primo segmento verdastro con una macchia quadrangolare, non toccante il margine posteriore del medesimo. Il terzo segmento e gli altri. fino al nono provvisti di anelli turchino-chiari, nei punti di congiunzione. Il secondo fino al decimo segmento a’ lati. sono colorati di turchino. Lunghezza del corpo 34-36 mm. Lunghezza delle ali anteriori 22-24 mm. puella Linn. Estensione. Molto comune tanto nel T. S. che M. ed è fra le Agrionodi la specie più predominante. Arriva all'altezza di 5000', ed ivi pure in grande quantità. Maggio fino Set- tembre. Sul secondo segmento addominale turchino del maschio una macchia a guisa di inforcatura, bronzata, non toccante il margine posteriore del medesimo. Gli altri segmenti tur- chini, e macchiati di bronzo; il decimo superiormente nero, il margine posteriore del protorace nel. maschio quasi uguale a quello dell’ Agrion puella; nella fernmina il lobo mezzano del medesimo è ben intagliato. Torace in ambo 154 i generi turchino. Addome della femmina scuro-bronzato, il primo segmento turchino con una macchia metallica, la quale tocca un anello sottile di ugual. colore avanti il margine posteriore turchino; secondo segmento superior- mente con una macchia biloba, bronzata. Il secondo fino all’ ottavo hanno due macchie rotonde basali turchine, set- timo, ottavo e decimo con un anello turchino ed il nono tutto bronzato. Lunghezza del corpo 30-34 mm. Lunghezza delle ali anteriori 20-22 nîm. ornalum Heger. Estensione. Nel Trentino al lago di Garda e Loppio ed al lago di Garda ed ai laghetti di Marco, Luglio. Molto raro. 2. Fam. Ephemeridae. Leach. Ali anteriori triangolari, le posteriori molto più piccole, ru- dimentali o maneanti; ambedue con numerosi nervi. Parti boce- cali nell’ insetto perfetto (imago ) abortite, mon atte a mangiare. Le parti genitali in ambo i sessi alla estremità addominale. Due o tre fili caudali. Ali nel riposo erette. Tarsi con cinque articoli. Antenne subuliformi, a due, o tre articoli. Le larve vivono nel- l’acqua. La ninfa si trasforma nello stato d’ insetto semi-perfetto ( subimago ), dal quale passa poi a quello d’ insetto perfetto (4). 4. Genere. Ephemera. Linn. (15) Quattro ali jaline, macchiate con numerosi nervi bruni tras- versali e longitudinali. ll primo articolo del tarso è molto più pic- colo del secondo, i tre fili caudali sono egualmente lunghi, in ambo i generi due occhi semplici reticolati. Torace superiormente bruno-nero, le linee longitudinali su- periori sui quattro ultimi segmenti addominali, larghe e convergenti. Ali del c' brune affumicate, alì posteriori del maschio con una macchia bruna nel mezzo, fili caudali bruni anellati di nero. Lunghezza del corpo 40 mm. Lun- ghezza dei fili caudali 32 {g'), 18 (£) mm. i vulgata Linn. In tutto il territorio della fauna molto comune fino a 6000". Rovereto ( Zeni ), Kuhtai (Heller), ( 6000' ). (1) Siccome le ephemeridi passano dalla sudiîmago all’ îmago, così qui si ebbe solamente riguardo, come in tutti gli altri generi, all’ imago. 152 Torace nel c' superiormente bruno o nero, o bruno-rosso nella femmina o in una varietà del c. Linee longitudinali molto fine sui quattro ultimi segmenti addominali. Ali un po’ brune nel tratto costale. Ali posteriori nel g' e nella © senza macchia nel mezzo. Fili caudali giallognolo-bruni anellati. Lunghezza del corpo 47-48. Fili caudali nella © 49, nel c' 29 mm. glaucops Pict. Estensione. Presso Innsbruck in Febbraio sotto il muschio e sotto i sassi lungo l’ Enno. In val di Non, fra Romeno e Sarnonico. Nogaredo (Bert.). In complesso non comune. 2. Genere. Palingenia. Burm. Quattro ali fosche con nervi numerosi, fini e trasversali, senza macchie. Tre fili caudali, dei quali il mezzano è più pic- colo o rudimentario. In ambo i generi due occhi reticolati sem- plici. Corpo ed ali biancastri. Nervatura delle ali, ad eccezione della subcosta e del radio, bruna, biancastra. Fronte, fe- mori e tibie anteriori superiormente nerastre; fili cau- dali biancastri, il mezzano più corto. Lunghezza del corpo 18-19 mm., dei fili caudali 44 (£), 22 (g'), delle ali 45-16 mm. virgo Oliv. Estensione. Ai fiumi Ziller, Sarca e Brenta in Agosto. 3. Genere. Oligoneura. Koll. Pict. Quattro ali senza macchie, fosche, quasi senza nervi trasver- sali. La base del margine posteriore delle ali anteriori munita di una appendice nastriforme. Zampe intermedie più lunghe. Tre fili cau- dali, dei quali il mezzano più corto. Due occhi semplici reticolati in ambedue i generi. La O. rhenana non fu trovata in Tirolo. 4. Gen. Caenis. Steph. Due ali senza macchie, fosche, con poche vene trasversali. Tre fili caudali egualmente !unghi: nel maschio molto lunghi, nella femmina molto corti. . Testa, torace e zampe posteriori gialle grigiastre; il rima- nente del corpo ed i fili caudali bianco-argentei e questi 153 ultimi provvisti di anelli debolmente grigiastri. Costa, sub- costa e radio grigi. Lunghezza del corpo 3-4 1{2 mm. Lun- ghezza delle ali 2-mm; dei fili caudali (c) 9 mm, (0) 2- 5 mm. . grisea Pict. Estensione. Alle rive dei torrenti di media temperatura. 5. Genere. Baétis. Leach. Quattro ali chiare con nervi trasversali numerosi e distinti. Due fili caudali egualmente lunghi in ambedue i generi. Due semplici occhi reticolati. A. Tutta o solamente la metà dell’ ala trasparente. 2. Solamente la striscia costale giallognola. 3. 2. Zampe anteriori rosso-brune, ali posteriori nella metà basale rosso-giallastre pallide; all’ apice delle ali nello spazio co- stale solamente una serie di cellule. Occhi del maschio grandi e toccantisi. Corpo rosso-bruno, il primo articolo dei tarsi delle zampe anteriori del maschio è appena la metà del secondo. Fili caudali di un sol colore, bruni. Nerva- tura delle ali fina. Lunghezza del corpo 410 mm, delle ali 43-14 mm, dei fili caudali 27 mm. semilincta Pict. ‘Tanto nel T. S. che M. fino a 7000’ molto comune. Zampe anteriori brune-nerastre; ali posteriori del tutto, o solamente in parte giallo-verdognole. All’ apice delle ali nelle spazio costale due serie di cellule, che formano un tessuto confuso. Gli occhi grandi del g' si toccano. Torace superiormente nero splendente, dalle parti bruno-rossastro. I primi articoli delle zampe anteriori del c' appena un terzo sì lunghi dei secondi. Addome bruno-rossastro, con segmenti muniti di anelli di un colore più scuro. Fili cau- dali rosso-bruni, alla base più scuri. Nervatura delle ali forte. Lunghezza del corpo 14 mm. Lunghezza delle ali an- teriori 13-14 mm, Lunghezza dei fili caudali 40-44 (c) mm. 29-30 (0). venosa De Geer. Fino all’ altezza di 7000‘, ma non tanto comune. Kihtai ( H. 7000), Castelfondo, Romeno, Merano ( AA. ) 3. Zampe anteriori nere. 5. Zampe anteriori rosso-brune, 4. 4. Primo e secondo articolo dei tarsi delle zampe anteriori uguali, il penultimo più corto dell’ ultimo. Torace ed ad- 40 154 dome bruno-rossastro. Il primo superiormente, |’ ultimo più scuro ai segmenti. Occhi del c' toccantisi al ver- tice. Quelli della © largamente separati. Fili- caudali pal- lidi, strettamente anellati, di color bruno, alla base gri- giastri. Nervatura delle ali forte. Lunghezza del corpo 44 mm. Lunghezza delle ali anteriori 44-17 mm. Lun- ghezza dei fili caudali gt 19 mm. © 20 mm. fluminum Pict. Fino a 6000' alle rive dei piccoli torrenti tanto nel T. S. quanto M. comune. Nei Muhlen-thàlchen, Amras, all’Acqua- santa, Kuthai (6000'), Merano (Auss.), Civezzano ( Bert.), Castelfondo e Mezzocorona. Primo articolo dei tarsi nelle zampe anteriori del c' ap- pena lungo un quinto del secondo e questo quasi due volte lungo come il terzo. Giallo di zolfo. Torace superior- mente rosso-bruno-giallastro. Margine posteriore dei seg- menti addoininali, e nel g, tutte le lamine dorsali, brunastri, all’ estremità dell’addome giallo brunastro; ali trasparenti, solamente il margine anteriore giallo. Nervatura delle ali fina e nera. Fili caudali bianchi, fini con anelli neri. Vertice del g' ristretto in causa dei grandi occhi verdastri, quello della femmina invece, largo. Lunghezza del corpo 6-7 mm. Lungliezza delle ali anteriori 9-10 mm. Lunghezza dei fiili caudali * 20 mm. © 40 mm. — sulphurea. A Trodena, sopra Ora (Grdl.), Trento (Bert. ), Merano ( Auss. ). Questa specie manca nel T. S. ed anche nel T. M. è molto rara e sembra essere locale. 5. Torace superiormente rosso-giallo, al parastigma una macchia piccola bruna; fili caudali bruno-neri ed all’ estremità più chiari, con anelli bruni sottili. Occhi grandi, al vertice quasi toccantisi; addome superiormente giallo verdastro, ed in cia- scun segmento una linea iaterale bruna molto distinta. Primo articolo del tarso delle zampe anteriori del maschio due terzi più lungo che il secondo. Nervatura delle ali nera, molto distinta. Lunghezza del corpo 9-40 mm. Lunghezza delle ali anteriori 11-12 mm. Lunghezza dei fili caudali c' 36 mm. © 27 mm. 1 montana Pict. Sui monti fino a 7000' in Luglio ed Agosto. Kuhtai (H. al laghetto superiore), a Seefeld (4000), sulla Malga (cascina) di Kalming ( 6000’ Grdl.) e a Senale, in val di Non al passo della Pallade a 5000’. Non comune. 135 Torace superiormente nero, con splendore violetto, al para- stigma una macchia lunga bruno-chiara. Nervatura delle ali ivi affumicata. Fili caudali giallo-biancastri, anellati di nero, alla base bruni. Coste del torace bruno-gialle con linee oblique. Addome bruno-giallastro, alta parte dorsale bruno e con linee laterali oblique. Primo articolo del tarso nel c, nelle zampe anteriori, di 2]8 più lungo che il se- condo. Lunghezza del corpo 13-14 mm. Lunghezza delle ali anteriori 45 mm. Lunghezza dei fili caudali nel c' 40 mm. © 30-32 mm. purpurascens Pict. Trovasi in tutti i monti dalla fine di Luglio a tutto Agosto fino sopra 7000'. È molto comune. Kihtai, Castellano, Se- nale, Castelfondo, Molveno, Monte Misone, Stenico. 5. Genere. Cloe. Burm. Due o quattro ali chiaro-vitree con pochi nervi trasversali, i quali sono ordinati in due serie trasversali. Due fili caudali egualmente lunghi. Primo articolo del tarso molto corto, nel e) ciascuno degli occhi reticolati diviso. 4. Con due ali. Testa e torace nel c* bruno-nero, questo ultimo ai lati più chiaro. Zampe anteriori bruno-gialle, mezzane e posteriori invece grigie-chiare. Nervatura delle ali bianca, molto fina e solamente la subcosta ed il radio giallognolo. Addome superiormente bruno-rossastro, i tre ultimi seg- menti, come pure il margine posteriore degli altri più seuri. Fili caudeli bianchi, alla base anellati debolmente in grigio. Lunghezza del corpo 7 mm. Lunghezza delle ali 7 mm. dei fili caudali 44-12 mm. Nella corpo e zampe rosso-gialli. Femori anteriori con anelli chiari. Margine anteriore delle ali macchiato in bruno. Nervatura delle ali chiara, anellata ora in nero ed ora in grigio. Lun- ghezza del corpo 7 mm. Lunghezza delle ali 9 mm. Lun- ghezza dei fili caudali 44 mm. diptera Linn. E molto comune in autunno fino a 6000'. Al Giessen, Achen- thal, Seefeld, Bolzano (Grdl.), Merano, sull’ Jaufen. Kal- ming. ( Grdl. 6000' ), Rovereto ( Zeni ), Trento e Civezzano ( Bert. ). Con quattro ali. 2 2. Addome bianco, i tre ultimi segmenti bruni. Testa e torace bruno-neri; zampe bianche, all’ articolazione più scure. 156. Nervatura delle ali bianca; subcosta e radio giallognoli. Fili caudali bianchi perfetti. Lunghezza del corpo 4-5 mm. Lunghezza delle ali 4-5 mm. Lunghezza dei fiili caudali 5- 7 mm. pumila Burm. Al Giessen, al lago di Lans, in Maggio e Settembre molto comune. Al lago di Achenthal in grande quantità; a Prax- mar in Sellrain ( Agosto H.), Bolzano ( Grdl. ), Castelfondo ( fine d’ Agosto ). Sembra che questa specie in riguardo alla quantità sia la più estesa di tutte. Addome del g' giallo-bruno, i tre ultimi segmenti più scuri, quello della © tutto bruno. Zampe anteriori grigie, po- steriori e mezzane gialle-pallide. Nervatura delle ali bianca, solamente la subcosta ed il radio giallognoli. Fili caudali bianco-sporchi, ‘anellati in grigio. Lunghezza del corpo 6 1/2 mm. Lunghezza delle ali anteriori 6-7 mm. Lunghez- za dei fili caudali 43-14 mm. Rhodani Pict. Sui monti tanto del T. M. quanto S. Kuthai (6000' H. ), Kal- ming ( Grdl. ), Patscherkofel, Stubai, Saiseralpe, Tajo, Pal- lade e Iaufen. 6. Genere, Potamanthus. Pict. Quattro ali senza macchie, trasparenti con nervi trasversali chiari e numerosi. Tre |fili caudali egualmente lunghi. Primo articolo del tarso molto corto, nel maschio ciascun occhio reti- colato diviso. Zempe anteriori bruno-violette, torace nero o bruno; nervi trasversali delle ali bianchi, longitudinali bruni. Addome bruno-violetto, nel maschio, superiormente nel mezzo più chiaro. Fili caudali rossastri, anellati in bruno, Lunghezza del corpo 10 mm. c' e 441 mm. . Lunghezza delle ali anteriori 441 mm. Lunghezza dei fili caudali 40-12 mm. Geerii Linn. Nel Mihlthal presso Innsbruck ed al disc: Al lago di Levico. Molto rara. Zampe anteriori giallo-pallide, femori e tibie all’ estremità bruni. Zampe mezzane e posteriori giallo-pallide. Torace superiormente nero, ai lati bruno. Nervi trasversali come pure la maggior parte dei longitudinali bianco-sporchi. Addome bruno-nero. Il secondo fino al decimo segmento nel s' anellati in bianco. Fili caudali bianchi. Lunghezza 157 del corpo 9 mm. Lunghezza delle ali anteriori 10 mm. Lunghezza dei fili caudali 9 mm, c' e 4-5 mm. L. cinctus Retz. Muhlthal, ed Iselberg alla Sill. Maggio. AI Kellerjoch, a Schwaz, ed alle Saline di Ala d’ Innsbruck; nel Trentino presso Calliano, Cimone, non molto comune. 3. Fam. Perlidae. Leach. Ali posteriori più larghe o almeno larghe quanto le anteriori, e piegabili a ventaglio. Parti della bocca abortite, non adatte a mangiare. Palpi mascellari con 5 articoli, palpi labiali triartico- lati. Antenne filiformi, setacee, o moniliformi. Estremità addomi- nale in alcuni con due fili caudali articolati. Alì piane o semici- lindriche, posate sul corpo in istato di riposo. Le larve vivono nell’ acqua. 4. Genere. Prteronarcys. Newmann. Ali con numerosi nervi trasversali in tutti gli spartimenti, ali posteriori più larghe delle anteriori e piegabili. 1 primi due articoli dei tarsi, presi assieme, sono più corti del terzo. Due fili caudali articolati. L’ unica specie europea si trova nell’ Ungheria, Pt. reticu- lata Burm. 2. Genere. Dictyopterix. Pict. Fra il settore del radio ed il radio, nell’ ultima terza parte del- l'ala, vi sono molti nervi trasversali formanti un tessuto irregolare. Le ali posteriori più larghe delle anteriori e piegabili. Antenne filiformi, i due primi articoli del tarso più corti del terzo. Due fili caudali articolati. Nero-brunastro. Primo nervo trasversale, fra il radio ed il suo settore, affumicato in bruno; una linea longitudinale gialla nel mezzo del pronoto- Vertice, tempia, fronte e margine del clipeo gialli. Parte inferiore eccezionalmente nera, comunemente come la parte superiore degli ultimi segmenti addominali. 1 lati delle piastre dorsali gialle. Ali Jaline, al margine anteriore pallide, di color giallo-verdastro- sporco. Zampe giallognole, femori lineati in bruno, tibie alla 155 base brunastre. Ottava piastra ventrale della femmina semilu- nata, incavata, non sfericamente prominente, sì lunga che la precedente. Fili càudali bruni, alla base gialli. Lunghezza del corpo 15-16 mm. Lunghezza delle ali anteriori 49- 20 mm. i alpina Pict. Sui monti tuttavia molto rara. Sulla riva dell’ Enno, della Sill presso Steinach, Stubai, Kuhtai (H.), fino a 7000'. Nel T. M. non fu ancor trovata. Nero. Primo nervo trasversale fra il radio ed il suo set- tore non affumicato; una linea longitudinale gialla sul pronoto. Occipite, vertice, tempia e clipeo gialli. Parte infe- riore nera o bruno-nera, e solamente la testa e l’ ottava piastra ventrale gialli. Parte superiore del tutto nera. Ali al margine anteriore ed alla base, brune o grigie. Zampe brune, le parti laterali del femore e la base delle tibie brune; ottava piastra ventrale della femmina semilunata coi margini liberi e dritti, prominente, più lunga delle due precedenti. Fili caudali bruno scuri. Lunghezza del corpo 13-14 (g') mm., e 15-16 (0). mm. Lunghezza delle ali anteriori 2-16 (g) mm. e 16-19 (£) mn. microcephala Pict. Tanto nel T. S. quanto M. comune, fino a 5000'. Merano (Auss.), Bolzano (Gdl.), Sellrain (H.), Campo maggiore, Ste- ‘nico, Bressanone, Badia. Aprile fino alla metà di Luglio. 3. Genere. Perla. Geoffr. Fra il radio ed il suo settore, nell’ultima terza parte delle ali, vi è solamente un nervo trasversale, e per lo meno tre fra la costa ed il radio, al di fuori dell’ unione della subcosta. Ali posteriori più larghe, che le anteriori, piegabili. Antenne filiformi. l due primi articoli del tarso più corti del terzo. Due fili caudali articolati. Gli ultimi articoli del tarso più corti del precedente, l’ultimo molto più corto. Nona piastra ventrale della femmina incavata. Sesta piastra dorsale del maschio divisa. 4A. Una linea longitudinale gialla sul pronoto. I nervi trasversali fra il radio ed il suo settore affumicati. Parte superiore nera, vertice, parti laterali delle lamine dorsali e tutta l’ultima lamina dorsale, gialle. Parte inferiore bruno-gialla. Ali trasparenti. Zampe giallo-brune. Punte dei femori e base ed estremità delle tibie scure. Ottava lamina ventrale 159 della © semilunata, qualche poco emarginata al margine posteriore, molto più grande che le precedenti, fili caudali giallo-bruni, anellati in nero. Lunghezza del corpo 13-14. mm. Lunghezza delle ali anteriori 13-17 mm. nubecula Newmann. Lungo l’ Enno, Ziller, e Sill, alle rive dell’ Adige e del Chiesa. Aprile fino Giugno. Non tanto rara. Nessuna linea longitudinale gialla sul pronoto. Testa infe- riormente rossa o giallo-bruna. 9. 2. Pronoto bruno giallo con due macchie scure, e una linea mezzana ed orlatura nere. Testa superiormente giallo-rossa. Occhi contornati di nero. Mesotorace e metatorace supe- riormente neri o bruni. Addome bruno giallo, nona lamina dorsale del c* piana e divisa, ed il margine sì esterno, che interno rilevato in una stretta lista. Quello della © al mar- gine posteriore rotondato ed al margine posteriore diviso in tre piccoli lobi da piccole infossature. L’ ottava lamina ventrale della © ottusa. Ali bruno-verdastre, pallide. Zampe giallognole, estremità dei femori e base delle tibie brune. Fili caudali bruni, debolmente anellati in oscuro. Lunghezza del corpo 15-16 mm. (c), e 22-23 mm. (£). Lunghezza delle ali anteriori 22 (c*), e 29 (0). mm. bicaudata Linn. Tanto nel T. S. che M. alle rive dei fiumi in Maggio e Lu- glio, molto comune. Pronoto bruno nero 3. 3. I margini listati del solco medio del pronoto molto stretti, presi insieme davanti appena 4[4 si larghi che il margine anteriore del medesimo. Testa superiormente rosso-bruna, accanto agli occhi da ambedue le parti con una macchia . scura poco distinta. Sul pronoto una linea mezzana più scura. Torace nero splendente e solamente lo sterno giallo. Addome giallo rossastro nello stato di disseccazione qualche volta brunastro. Nona lamina dorsale del 3 corta; divisa ed al di fuori ingrossata al punto di divisione, formante in tutto due volve clavate convergenti internamente. Nona lamina dorsale della rotondata ed il margine posteriore diviso in due lobi da una infossatura. Ottava lamina dor- sale della femmina ottusa, Ali giallognole specialmente al margine anteriore. Zampe brune. Femori alle estremità scuri, fili caudali bruni. Lunghezza del. corpo 13-44 140 . m. (c') é 20 mm: (£). Lunghezza delle ali anteriori 48 mi. (c'), e 27-29 (0) mm. marginata Panz. Presso Sterzing, laufenthal, Passiria presso Salthaus, alla Novella presso Castel Vasio, all’ Aveio presso Combra. Giugno e Luglio. I margini, listati del soleo medio del psgnoso larghi, presi in- sieme davanti 3 si larghi del margine anteriore del medesimo. Ali del bh più lunghe o più corte del corpo. Fili caudali bruni o neri. Testa superiormente rosso-bruna con mac- chie distinte, ali jaline e specialmente al margine anteriore bruno-giaile o cineree. Protorace superiormente bruno o rossastro, il rimanente del torace cinereo o nero splen- dente. Addome cinereo o giallo-bruno. Zampe brune; femori superiormente, tibie alla base e tarsi quasi del tatto neri. Nona lamina dorsale nel c' più profonda delle altre, larga, piatta, divisa, volgentesi intorno alla base dei fili caudali, quella della © ottusa, ottava lamina ventrale della © al margine posteriore semilunata. Lunghezza del corpo 13-18 mm. (3) e 29 mm. (£). Lunghezza delle ali anteriori 9-23 mm. nel (c') e nella (0) 30-34 mm. cephalotes Curtis. Merano (H. ed Auss.), Kersbuchhof, Stams, Volderthal (8000'), nel Chiesa e Rendena. Maggio e Luglio. i 4. Genere. Chloroperla. Newmann. Fra il radio ed il suo settore, nell’ ultima terza parte delle ali, nessun nervo trasversale, fra la costa ed il radio al di fuori dell’ unione della subcosta, nessuno od al più un nervo trasversale ad eccezione di quelli che racchiudono il Parastigma. Ali poste- riori più larghe delle anteriori, piegabili. Antenne filiformi, i due primi articoli del tarso più corti del terzo. Due fili caudali articolati. Gli ultimi articoli dei palpi molto più fini dei’ prece- denti e l’ultimo articolo molto corto. A. Testa giallognola, i tre occhi accessorj congiunii da una mac- chia bruna semirotonda, o solamente intorno a ciascun occhio accessorio un piccolo anello bruno 2. Testa giallognola con superiormente una macchia bruna, la quale occupa il mezzo di tutta la testa. Parte superiore del femore scura, ali jaline, verdi giallognole, nervi delle ali auteriori tutti bruni; fili caudali bruni alla base gialli. 141 Lunghezza del corpo 9 mm. Lunghezza delle ali ante- riori 44-13 112 mm. rioulorum Pict. Innsbruck in tutta la valle dell'Enno fino 6000'. Non rara. Kuùhtai (H ), Sellrain (H.), Bolzano (Grdl.). Val di Non e sul- I Iaufen, nei dintorni di Trento e Rovereto (Bert. e Zeni) Maggio Agosto. 2. Fili caudali bruni anellati di una tinta scura o indistinta, alla base gialli. Testa per lo più tutta gialla, e solamente in- torno agli occhi secondarj con anelli neri. Ali jaline, gialle e solamente al margine anteriore verdi giallognole. Corpo verde giallognolo. Metatorace ed addome superiormente quasi nero. Femori e tibie al di fuori con una linea nera. Nervi delle ali, verdi, ed alcuni nervi longitudinali quasi neri, Antenne nere, alla base giallognole. Lunghezza del corpo 7-44 mm. Lunghezza delle ali anteriori 9-16 mm. gramatica Scop. Kùhtai (H.), sulla Malga (cascina ) di Vallming nel Pflertschthal, Coredo in Val di Non, al Monte Bondone, fino a 6000’. Maggio Agosto. Non tanto rara. Fili caudali giallo pallidi anellati debolmente. Ali jaline, in- colore, corpo brunastro inferiormente giallo. Zampe gial- lognole, od al più i femori portano superiormente una linea brunastra. Nervi delle ali anteriori neri, Lunghezza del corpo 6-7 mm. Lunghezza delle ali anteriori 8-9 mm. griseipennis. Molto rara. Sull’ laufen, alla Waldrast, Bolzano, Merano, Sell- rain; Maggio, Agosto. 5. Genere. Isopteryx. Pict. Ali posteriori egualmente larghe, quanto le anteriori. Antenne filamentose. Due fili caudali articolati. Antenne in tutte tre le specie. che si presentano nella fauna tirolese, nere, gialle alla base. 1. Fili caudali del tutto verdi giallognoli 9 Fili caudali verdi giallognoli, all’ estremità neri. Tutto il mar- gine del pronoto e due oblique sul medesimo, nere. Colore del corpo e delle ali verde giallognolo. Lunghezza del corpo 7 mm. Lunghezza delle ali anteriori 8 mm. | torrentium Pict. Sulle rive dei fiumicelli e torrenti fino all’ altezza di 6000". 149 Sellrain e Kùhtai (K.), Merano (Auss.), e sulla Seisser-Alpe. Rovereto, Pergine, Stenico, Brentonico. Maggio fino d’Agosto 2. Pronoto giallo orlato in nero. Corpo giallo pallido, ali verde pallide. Lunghezza del corpo 7-7. mm. Lunghezza delle ali anteriori 9 mm. ‘tripunctata Scop. Da Maggio fino Agosto comune, fino all’altezza di 5000". Sellrain (H), Zenoburg ed Obermais presso Merano (Auss.), Passiria, Fondo, Casez in Val di Non, S. Romedio. Monte Baldo, ed al Leno di Vall’ Arsa presso Rovereto. 38. Prenoto del tutto giallo, nel resto come la tripunctata però un poco più piccola. Lunghezza del corpo 6-7 mm. Lun- ghezza delle ali anteriori 5-7 mm. apicalis Newm. Molto rara. Rovereto (Zeni), Sellrain (H.), Merano e Val di Cei Luglio ed Agosto. 6. Genere. Capnia. Piet. Ali posteriori più larghe delle anteriori e piegabili, radio alla estremità forcuto, e fra esso e la costa, uno, 0 più nervi trasversali, fra la costa e subcosta per lo più solamente due nervi trasversali. Antenne filamentose, tutti gli articoli egualmente grossi. Due fili caudali articolati. Tutta nera, ali Jaline grigiastre, nervi bruno-neri. Lunghezza del corpo 6.40 mm. Lunghezza delle ali anteriori 7-9 mm. nigra Pict. Nei dintorni d’ Innsbruck, da Marzo fino a Luglio sui muri lungo |’ Enno. 7. Genere. Taeniopteryx. Pict. Ali posteriori larghe quanto le anteriori, e spiegabili. Fra il radio c il suo settore per lo più due nervi trasversali; antenne filamentose o a filagrana. Tutti e tre gli articoli del tarso quasi egualmente lunghi. Ali del maschio qualche volta rudimentarie Fili caudali abortiti. Di A. Antenne filiformi. Ali anteriori con macchie affu- micate DI Antenne a filagrana. Ali senza macchie affumicate o piccolissime 3. 2. Ramo medio del cubito nelle ali anteriori prima di 145 toccare il suo fine presenta sul davanti un ramo che parte dalla posteosta 4. Ramo medio del cubito nell’ ala anteriore, prima di toccare il suo fine, presenta sul davanti tre rami che partono dalla posteosta. Radio e costa al di fuori dell’ unione della sub- costa, nessun nervo trasversale, quattro striscie trasversali affumicate nelle ali anteriori. Corpo nero, antenne nere zampe brune, femori all’ estremità bruni. Lunghezza del corpo 7-8. Lunghezza delle ali anteriori 12-13 mm. trifasciata Pict. Da Marzo a Settembre e specialmente in primavera molto comune in tutta la fauna, fino all’ altezza di 6000'. 3. Ali per lo più rudimentarie ed in caso contrario sempre con macchie trasversali affumicate. Antenne grosse e nere, alla base giallo-pallide. Corpo nero, zampe brune. Lunghezza del corpo 6-7 mm. Lunghezza delle ali anteriori 4-2 mm. trifasciata. Ali non rudimentarie brune, il ramo medio del cubito pre- senta alla postcosta prima di toccare la sua estremità e sul davanti, tre rami; zampe brune, femori quasi neri, corpo nero. Lunghezza del corpo 7-3 mm. Lunghezza delle ali anteriori 9-10 mm. monilicornis. Nel T. S. non fu trovata. Nel T. M. fino a 4000'. Rove- reto (Zeniì), Civezzano (Bert.), Merano (H.). 4. La subcosta termina ai due terzi della lunghezza delle ali. Nervi delle ali, particolarmente al margine ante- riore, grossi, nero bruni o neri. Parastigma lungo, Radio al margine anteriore affumicato ed il suo settore sola- mente all'estremità delle ali diviso in più rami. Ali ante- riori jaline brunastre e lungo, il cubito anteriore un po’ più brune. Ali posteriori jaline al margine anteriore, brune o nere. Pronoto d'innanzi orlato di giallo bruno. Zampe bruno-gialle alle piegature nerastre. Lunghezza del corpo 9-41 mm. Lunghezza delle ali anteriori 44-12 mm. praetexta Burm. Non tanto comune in tutta la fauna sulle umbrellifere fino a 4000". La subcosta termina alla fine dei due terzi della lunghezza delle ali al parastigma. 1 nervi delle ali sono fini e quasi bruni. ll settore del radio nelle ali anteriori è diviso dietro la fine della subcosta in due semplici rami, co- 144 sichè i nervi trasversali fra lui ed il radio, toccano quasi precisamente la linea di divisione. Ali anteriori jaline bru- nastre, lateralmente con una fascia trasversale chiara, bruno-affumicata. Parastigma brunastro; ali posteriori ja- line-nere. Pronoto al margine anteriore bruno-gtallognolo. Zampe bruno-giallognole, alle piegature nerastre. Lun- ghezza del corpo 14-13 mm. Lunghezza delle ali anteriori 13-44 mm. nebulosa Linn. In tutta la fauna da Marzo fino Agosto a 7000’. In grandis- sima quantità. 8. Genere. Leucetra. Steph. Ali posteriori più larghe delle anteriori, spiegabili. Antenne filiformi, tutti gli articoli dei palpi egualmente grossi. Primo e terzo articolo dei palpi, quasi egualmente lunghi, il secondo molto corto. Manca di fili caudali. Terza jcellula apicale dietro il radio alla base non allargata, circoscritta da una linea trasversale per- pendicolare al settore del radio. Ali cilindricamente ripiegate sul corpo. Nera. Addome superiormente bianco, ma quando è diseccato, diventa di color giallo. Le volve longitudinali laterali con- vergono al davanti sul pronoto, le mezzane al di dietro più larghe che davanti. Zampe brnne, ali anteriori bru- nastre. Lunghezza del corpo 6-7 mm. Lunghezza delle ali anteriori 9-44 mm. cylindrica De Geer. Comune in tutta la fauna fino a 6000". Marzo-Luglio. Tutio il corpo nero, le volve longitudinali laterali divergono al davanti sul pronoto o vanno a guisa d’arco al di fuori. Ali anteriori bruno-pallide. Lunghezza del corpo 4-5 mm. Lunghezza delle ali anteriori 5-7 mm. nigra Oliv. Rara in tutta la fauna fino a 5000". Aprile, Agosto. 9. Genere. Nemura. Latr. Ali posteriori più larghe delle anteriori. Antenne filiformi. Tutti gli articoli dei palpi egualmente grossi. Il primo e il terzo ar- ticolo dei tarsi quasi egualmente lunghi, il secondo molto corto. I fili caudali mancano. La terza cellula apicale dietro il radio allargata, alla base circoscritta da un nervo trasversale obliquo sul settore del radio. 145 A. Pronoto pallide-grigio-bruno. con piccoli punti spiendenti e con margini laterali giallognoli allargati ad arco. Antenne nere, alla base bruno-gialle. Ali brenastre. Nervi dietro il parastigna affumicati. Corpo e zampe bruni. Lunghezza del corpo 7-9 mm. Lunghezza delle ali anteriori 12 mm. variegata Oliv. Molto comune fino a 7000'. Kuhtai, (H.), Bolzano (Grdl. ), Merano (Auss.), Ala d’ Innsbruck (Isser), Rovereto ( Zeni ), Civezzano ( Bert. ), Maggio fino Agosto. Pronoto nero splendente con punti grandi rilevati posterior- mente in due serie, o margini laterali quasi dritti. 2. 2. Pronoto molto più corto del suo margine posteriore, senza margine laterale giallo. Corpo e antenne neri, addome bruno. Zampe bruno-pallide, ali bruno-chiare quasi traspa- renti. Lunghezza del corpo 4-5 mm. Lunghezza delle ali anteriori 6 mm. (ct) 7 mm. (L) cinerea Oliv. Kithai (6000’ H.), Stenico, Condino, Sterzing, Rovereto ( Zeni ), Trento ( Bert. ), Innsbruck, Sellrain, Stubai, Silz, Schwaz. Maggio-Agosto. Pronoto altrettanto lungo, o più lungo del suo margine po- steriore. 3. 3. Ali grigiastre. 4. Ali brunastre. 5 4. Nervi delle ali non affumicati e molto fini. Pronoto al margine laterale ed ali’ angolo anteriore finamente orlato di giallo. Ali quasi del tutto trasparenti. Antenne tutte nere. Corpo nero. Zampe giallo-pallide. Lunghezza del corpo 4-5 mm. (3) 4-7 mm. (€). Lunghezza delle ali anteriori 7 mm. (3) e 9 mm. (L). - lateralis Pict. Sellrain (H.), Passiria, Revò in val di Non. Molto rara. Mag- gio ed Agosto. Tutti i nervi delle ali di color grigio. Pronoto non or- lato di giallo, antenne e corpo tutti neri. Zampe brune, femori all’ estremità più scuri. Lunghezza del corpo 6- 7 mm. Lnnghezza delle ali anteriori 9-14 mm. nitida Pict. In Badia, a Sterzing, Kihtai (H.), Pradena ( Grdl. ), Merano (Auss.), S. Romedio in val di Non. Rattenberg, Kùtzbihel, Scharnitz. Maggio-Luglio e sui monti fino Settembre. 5. Ali molto brunastre, radice delle ali anteriori unitamente ai nervi giallo-chiari, pronoto senza margine laterale giallo, 146 Antenne tutte nere. Corpo nero. Zampe bruno-pallide. Lunghezza del corpo 7 mm. Lunghezza delle ali anteriori 7-40 mm. humeralis Pict. Estensione. In tutta la fauna molto comune sino a 6000. In Aprile nel T. M. Giugno e Luglio nel S. Ali bruno-chiare. Radice delle ali anteriori brunastra. Pro- noto al margine laterale orlato finamente di giallo. Primo articolo delle antenne rosso-bruno, gli altri meri. Corpo nero, zampe bruno-pallido, femori all’ estremità più scuri. Lunghezza del corpo 7 mm. Lunghezza delle ali anteriori 9-41 mm. marginata Pict. Estensione. Nel T. M. fino a 5500' nel S. a 5000". Sellrain, ( H.), Bolzano (Grdl. ), Merano, Passiria, Pusteria, Graun ip val di Venosta. A Calliano, al Fersina, val di Mocheni, Fieme, Innsbruck, Valderthal, Hottingeralpe ( Auss. ) 4. Fam. Prysocidae. Leach. Corpo corto e grosso, senza ali, o con ali rudimentali, op- pure con quattro ali ben formate. Ali jaline, con pochi nervi trasversali, nel riposo obblique; le posteriori più piccole delle anteriori, non piegabili. Antenne setacee, i due primi articoli corti e grossi ed il terzo più lungo. Palpi quadriarticolati, palpi lab- biali abortiti. Occhi prominenti, emisferici, tra essi esistono tre occhi accessor], disposti in triangolo. Tarsi bi-triarticolati. A. Genere Atropos. Leach. Senza ali, e senza ali rudimentali, addome lungo, ovale de- presso; femorì posteriori ingrossati, tarsi triarticolati. Corpo bruno giallognolo pallido, semitrasparente. Occhi d’ugual colore; solamente le parti della bocca un pò più scure, bruno-rossastre. Lunghezza del corpo 1, 8 mm. pulsatoria Linn. Nelle raccolte d’ insetti, biblioteche ecc. dappertutto comune. 2. Genere. Clothilla. Westw. Due ali rudimentali, coriacee. Antenne lunghe con più di 26 articoli. Tarsi triarticolati, il primo articolo è il più lungo. Non fù trovato in questa fauna. 147 3. Genere. LLachesilla. Westw. Testa più larga, che lunga; c' con due ali rudimentali, © senza ali. Zampe lunghe, femori non ingrossati. Tarsi biar- ticolati. La sola specie europea fatidica non fu trovata in questa fauna. 4. Genere. Pssocus. Leach. ° Quattro ali perfette jaline nel riposo obblique con molti nervi longitudinali e pochi trasversali. Ali posteriori un po’ più corte e strette delle anteriori, non piegabili. Ali anteriori con uu para- stigma grande, la subcosta manca, per cui il secondo nervo lon- gitudinale, cireondante il parastigma e il radio, e la terza il cubito. Fronte fortemente inarcata. Tarsi bi-triarticolati. 4A. Parastigma congiunto col nervo longitudinale posto addietro da un nervo trasversale, antenne non più lunghe delle ali anteriori 2. Parastigma non congiunto col nervo longitudinale posto addietro 3. 2. Sulle ali anteriori quattro macchie nere vicine alla ra- dice; due di essc trovansi. al margine posteriore e due avanti a questo; verso l’ apice delle ali si dividono in tre striscie scure, delle quali la mezzana passa trasversalmente per tutta larghezza delle ali, mentre 1 esterna corre lon- gitudinalmente sul margine esterno e si congiunge con quella del margine posteriore, e la mezzana più corta s' imbocca parallelamente coll’ esterna ‘nell’ interna. Ali po- steriori senza macchie. Corpo giallo pallido, testa e torace superiormente rosso-bruno. Antenne grigiastre, coperte di peli aderenti. Occhi bruno-neri. Zampe pallide. Tarsi bruni Lunghezza delle antenne 3 mm. Lunghezza delle ali 4 mm. cruciatus Linn. In tutto il T. M. fino a 3000’. Arco, Riva, Val Ballino, Lo- drone, Spor, Cles, Bolzano Vollan, non tanto comune, Set- tembre Ottobre. Ali anteriori e posteriori trasparenti senza macchie. Para- stigma lungo, fosco. Corpo grigio giallognolo o bruno rossastro, testa bruno-pallida con una linea longitudinale 148 bruno-nera sopra il vertice. Fronte bruna con linee lon- gitudinali brune, convergenti al di fuori. Torace superior- mente bruno-nero. Antenne nerastre con alcuni peli di- stanti. Zampe pallide. Tarsi più scuri, Lunghezza delle antenne 4-5 mm. Lunghezza delle ali 5 mm. strigosus Curt. Fino a 7000’ nei boschi da Settembre a Novembre. Kiithai (H), Patscheskofel, Iselberg, Stùbai, Leutasch, Hottringeralpe (Auss.), Senale, Castelfondo, alla cima di Luga, Monte Vacile nelle Giudicarie. 3. Al nfàrgine posteriore delle ali anteriori una cellula cir- coscritta da un nervo piegato parallelamente, il quale è solamente congiunto col cubito. Il ramo esterno del. set- tore del radio è per lo meno sì lungo quanto il ramo posteriore della sua inforcatura 4. Al margine posteriore nessuna cellula parabolica solamente attaccata col cubito 5. 4. Il colore del corpo bruno nero, testa rosso bruna, addome con anelli bruni, zampe bruno-pallide; antenne nerastre con peli distanti. Ali col parastigma in colori, trasparenti alla base del parastigma nel margine esteriore delle ali anteriori un punto nero molto piccolo ed un tal punto anche nel margine posteriore all’ imboccatura del penul- timo nervo longitudinale nella postcosta. Angolo estremo del parastigma quasi diritto. Nervi delle ali fortemente pelosi. Lunghezza delle antenne 2 mm. Lunghezza delle ali anteriori 2 mm. domesticus Burm. In Agosto e Settembre in grandissima quantità fino a 5000". Comune in tutto il Tirolo; è la specie europea più piccola delle psocide. Colore del corpo giallo o giallo-rossastro. Occhi bruno neri. Vertice e torace di ugual colore, antenne con peli distanti, i due articoli fondamentali seuri o rosso bruni, il primo o i due primi articoli del flabello (flabellum) bruno gialli- pallidi, gli altri grigi. Tarsi grigi. Ali anteriori con una lucentezza giallognola-pallida. Parastigma lungo ed al suo angolo estremo acuto. Nervo marginale anteriore giallo- gnolo, gli altri nervi orlati finamente di nero, margine posteriore nell’ interno colorato di nero. Ali posteriori senza macchie e colore. Lunghezza delle antenne 3 mm. Lunghezza delle ali anteriori 3-5 mm. /lavidus. Ramb. 149 Fino a 6000' da Settembre fino Novembre. Kuhtai (H), al monte Roén, alla Mendola, Platzers, Weissenstein al Pas- sagio da Gardena a Calfosco. 5. Il ramo posteriore del settore del radio presenta dietro della poscosta solamente due nervi trasversali ed il ramo anteriore è solamente un po’ più corto della sua inforca- tura, ali grigie semitrasparenti, le posteriori un po’ più chiare. Parastigma fosco. Corpo rosso bruno-scuro. Zampe bruno pallide. Tarsi più scuri, antenne con peli distanti. Lunghezza delle ali 2-5 mm. phacopterus Steph. Settembre ed Ottobre. Kiithai (H), Eggenthal presso Bolzano (Grdl.) e presso Taedo sopra Lavis. Il ramo posteriore del settore del radio presenta dietro alla posteosta tre rami, ed uno retrocedente verso il cubito, dal quale ultimo viene racchiusa per di dietro una cellula quadrata trovantesi quasi nel mezzo dell’ ala. Il romo anteriore del settore del radio molto più corto della sua inforcatura, ali posteriori con piccoli e numerosi punti i quali qualche volta in certi luoghi si uniscono in striscie trasversali, non mai però affumicate. Parastigma alla base giallo. Ali posteriori in colori trasparenti. Corpo superior- mente giallo inferiormente bruno-nero. Nell’ addome supe- riormente nel mezzo una linea longitudinale nera, Antenne grigie con lunghi peli distinti. Zampe brune. Lunghezza delle antenne 3-3, 3-5, mm. Lunghezza delle ali ante- riori 2-7-3 mm. variegatus Latr. Bolzano e Val Sarda. Molto rara dalla fine d’ Agosto a tutto Settembre. 5. Fam. Termitidae. Leach. Tutte e quattro le ali strette, egualmente lunghe, caduche, più lunghe del corpo, nel riposo giacenti parallele su di esso, con pochi nervi trasversali e nervi coriacei nello spazio discoi- dale; oppure le ali mancano. Antenne moniliformi, più corte del corpo con 48-30 articoli. Avanti ognuno dei due occhi un occhio accessorio. Mandibole forti, 4-6 denti. Palpi con 4-5 arti- coli. Palpuli triarticulati. Labbro inferiore a 4 lobi. Tarsi a 4 articoli. 44 150 Genere. T'eermes. Linn. Offre i caratteri della famiglia. Nel Tirolo non nè fu trovata alcuna specie. 6. Fam. Elmbidae. Burm. Tutte e quattro le ali strette, egualmente lunghe e sì lunghe che il corpo, con pochi nervi trasversali. Nervi nel campo mez- zano cornuti, non diversi dagli altri. Antenne moniliformi, più corte del corpo, da 42-32 articoli. Senza occhi accessorj. Mandi- bole da 2-3 denti. Palpi a 5 articoli. Palpuli a 3 articoli. Labbro inferiore profondamente bifido. Tarsi a 3 articoli. Genere. Embia. Latr. La testa è più larga del torace. Palpi molto grossi. Antenne più corte del torace, con 17 articoli, l'articolo estremo ha una verruca piccola cornea. Protorace molto corto, triangolare, il me- sotorace è più grande del metatorace. Ali senza nervi trasversali al margine anteriore. Addome corto, dilatato innanzi all’ apice. Nel territorio della mostra fauna non si trova nessuna specie. I. Subf, Libellulides., Westw. APPENDICE SYNOPSIS SYNONYMICA Ord. ORTHOPTERA Erichs. I. Sub. PSEUDONEUROPTERA Erichs. I. Fam. Odonata Fab. A. Gen. Libellula Linn. . quadrimaculata Linn. maculata Harris. quadripuncetata Fabr. praenubila Neuw. Steph. . depressa Linn. fulva Mall. conspurcata Charp. fugax Harris. Fridrichsdalensis Muller. bimaculala Stepb. quadrifasciata Donov. adusta Hoffmans (g giallo). rubiginosa Id. rubicunda Stev. Turton. La Christine Devillers. cancellata Charp. frumenti Muller. intermedia Hansemann. albistyla Sélys. frumenti Devill. brunea Fonscolomb. coerulescens Ramb. cancellata ? Panzer. triquelra? Hoffmanns. opalizans Charp. - cacruleseens Fabr. Olympia. Ramb. dubia Ramb. opalina Charp. caerulescens var. minor. Vandl. vuigata Scop. Danovani Leach. bigultata Danov, glauca ? Hoffm. triquetra idem. caerulea? Brullè. 8. erythrea Brullè. 14 ferruginea Selys. Ramb. ‘ coccinea Charp. rufa Oliv. pallens Klug. ferruginata ? Fabr. pedemontana Allioni. . depressiuscola Sélys. 13. 44. Genei Ramb. Roeselii De Sélys. spectabilis Britltinger. flaveola var. Vandl. sanguignea Muller. Roeselii Selys ( partim. ). rufistigma Newmann. basalis Steph. nigripes Charp. flaveola var. Lafr. vulgalissima Hansem. angustipennis Steph. La Ninon Devillers. flaveola Linn. flaveolata Curtis-Mull. flavescens Fischer. rubra Mill. ( g adulto ). victoria Fourcoy. Devill. luteola Hansem. Hoffm.? aurea ? Scopoli. Fonscolombii Sélys. flaveola Fonseol. vulgata var. Vandl, rulicollis Hagen ( part. ). insignis Brittinger. erythroneura Schneider. meridionalis Sélys. hybrida Ramb. nudicollis Hagen ( anomalia ). 15. striolata Charp. variegata ? Muller. 152 vulgata Sélys. sicula Hagen. macrocephala Sélys ( var. ). ruficollis Charp. veronensis Steph. 46. vulgata Linn. affinis Brittinger. globulata ? (© ) Muller. veronensis ? Curtis. 47. scotica Donov n. flaveolata Linn. nigra Charp. nigricula Eversm. cancellata Muller. pallidistigma Steph. melanosticta Her Schaff. g adulto. caelebs Sundevall. sylvatica Hansem. palatina Haerr. SchAffer. 18. rubicunda Linn. rubicunda var. stigmate ferrugi- neo Muller. melanostigma Eversm. (part.). infuscata Eversm. pectoralis Charp. (var. g' ). 2. Gen. Epitheca Charp. Libellula Charp. Eversm. Dahl. Sélys. A. bimaculata Charp. Fuchsiana Eversm. venosa Dahl. 3. Gen. Cordulia Vandl. Leach. Libellula Linn. Aeschna Zettst. Charp. Epophthalmia Burm. 4. metallica Vandl. Lib. aenea Panzer. Lib. calcarata Hansem. Aeschna mettalica Charp. Zetlsl. 2. alpestris Sélys. Hagen. 3. arctica Zettst. { Aeschna ). subalpina Sélys. alpestris IMagen. 4. Flavomaculata Vandi. aenea Linn. ( partim ). 5. aenca Linn. ( partim. ). 4. Gen. Macromia Ramb. Cordulia Pict. ( parl. ). 5. Gen. Comphus Leach. Libellula Linn. Thanatophora Hansm. 4. Petalura Guérin. Diastoma Burm. Aeschna Charp. ( part. ). vulgatissimus Linn. forcipata Charp. egregia Hansm. forcipatus Ramb. . serpentinus Charp. vulgatissimus Panzer. spectabilis Eversnm. elegans Hansem. . uncatus ( Charp. ) unguiculata Fonsel. occitanicus Ramb. . forcipatus Linn. hamata Charp. unguiculata Eversm. variegatus 0 Hoffmanss. gallica Hansm. maculatus? * Hoffmanss. 6. Gen. Lindenia Sélys. Aeschna Vandl. Icltinus Ramb. Gen. Cordulegaster Leach. Aeschna Latr. Charp. Burm. Cordulia Samuelle. Libellula Dono- van Scop. Hanis. . annulatus Latr. lunulatus Ramb. Oppermanni Hansem. Boltoni Donov. grandis Scop. forcipata Harris. . bidentatus Sélys. annulatus Sélys ( part). 8. Gen. Anax Leach. Aeschna Burm. Charp. . formosus Vandl. valida Hansem. azurea Charp. imperator Leach. Parthenope Sélys. parisinus Ramb. . mediterraneus Sélys. senegalensis Ramb. 9. Gen. Aesehna Fabr. Libellula Linn. Muller Devill. protensis Muller. pilosa Charp. vernalis Hagen. histrio Hofimanns (g*). hirta Hoflmanns ( ©). teretiuscula Leach, Curtis. hafniensis Miller, Devillers (0 ). pratensis Muller, Devillers (5). asps Harris. verna Hansem. . cyanea Latr. Mull. Villers. maculatissima Eversm. Ramb. juncea Charp. varia Haw. Curt. grandis Panzer. eximia Hansem. Roeselii Hansem (var. rubra ). viatica Leach. anguis Harris. . Juncea Linné. quadrifasciata var. E. Miller. occellata ? Muller O. grandis var. E. Devill. picta Charp. colorata Charp. media Heyen. ocellata Hagen. concinna Hansem. rustica Dablm. varia Eversm. mixta Steph. ( part). . borealis Zettst. ornata Charp. mixta Labr. squamata gg (?) Muller. vernalis Hansem (var. caerulea). autumpalis Hansem (var. purp.). pulchra? Hoffms. affinis Steph. anglicana Leach. . afiinis. Vandl. ornata Hoffmns. marmorata Hoffmans. . rufescens Vandl. chrysophthalmus Charp. fortis Hansem. quadrifasciata var. B. isosceles Muller. isocelus Hagen. Dalei Steph. Curt. . grandis Linn. Lib. Roeselii. Borowsky. 2. Subf. Agrinoides Weslw. 40. Gen. Calopteryx Leach. Libellula Linn. Agrion Charp. Xanthostoma Hansem. A. virgo Lion. vidua Thunberg. ludoviciana Steph. vesta Charp. ( ge JO giovani ). parthenias Hansem. 155 xanthostoma Steph (semi-adult). anceps Steph. haemorhoidalis Evans. modesta Sundevall. splendes Harris festivum Brulle (var. di Morea). . splendens Harris. ludoviciana Hagen. Parthenias Charp. virgo Steph. ( pars ). uxor Thunb. xanthostoma Charp. 11. Gen. Euphaea Sélys. Epallage Charp. 12. Gen. Lestes Leach. Agrion Charp. Burm. ( part.). viridis Vandl. leucopsallis Charp. nupla Hansem. nympha Sélys. forcipula Ramb. sponsa Steph. ( part ). Leach ( g* adulto). . sponsa Hansem. Picteli Fonscol. (5° adulto ). autumnalis Leach. viridis? Curtis. forcipula Charp. negleclum Herr. Schaeff. paedisca ? Eversm. . virens Charp. Picieti Sélys. barbara varietà Sélys. barbara (g*) Vandl. amasia Hansem. vestalis Ramb. viridis Steph. ( part. ). sponsa Steph. ( part. ). barbara Fabr. evanescens Hofmns. . fusca Vandl. phallatum Charp. limnas Hansem. puella var. y. Schrank. Sympecma ‘ fusca Hagen. Sympycma | fusca Sélys.. 13. Gen. Platycnemis Charp. Agrion Autor. Libellula Pall. 1. latipes. Ramb. alba ( part.) Hoffmns. platypoda var. A ? Millet. 2. pennipes Pallas. platypoda Ramb. Millet, 154 lacteum Charp. Charis Hansem, punclata Thunb. latipes Mus. di Berl. alba Hoffmans. ( part. pallens id. (part. SS CA «Gen. Agrion Fabr. Sélys. Libellula Lin. 4, najas Hansem. chloridion Charp. puella var. Panzer infuscatum Hoffmns. nigricolle id. 2. minium Harris. rubra Hoffmns. sanguineum Ramb. fulvipes Steph. Lincolniense Steph. chloridion Evans. puella Barhut. 3. tenellum Deviller. rubellum Ramb. rufipes Steph. 4. pumilio Charp. aurantracum Hagen. venustum Kollar. cognata De Sélys. rubellum Curt. xanthopterum Steph. elegans Vandl. pupilla De Sélys. tuberculatum Charp. SI zonatum Steph. ( Catal. ) ezonatum Steph. Evans. rufescens Leach. | rubens Evans. (var. 0 ) hastulatum Burm. 6. pulchellum Vondl. interruptum Charp. puella Steph. lunulatum Evans. hastulatum idem. rufescens idem. ( part.) cyathingerum idem. puella Linnè, Vandl. furcatum Charp. annulare Steph. 3 rufescens Leach. (urtis g* giovan.) so ornatum Heger. 9. cyathigeruto Charp. hastulatum Ramb. biviltatum Sundeval. azureum Pict. Charpantieri De Sélys. pultchrum Hagen. annulare Leach. zonatum ( part.) Steph. brunea Evans. furcalum ( part. ) Zetterst. 410. hastulatam Charp. filiola Hansem. 14. lunulatum Charp. vernali Hagen. 12. Lindenii De Sélys. II. Fam. Ephemeridae Leach. A. Gen. Ephemera Lin. A. vulgata Linn. 2. glaucops Pict. 2. Gen. Palingenia Burm. 4. virgo Oliv. 3. Gen. Oligoneuria Kilr. 4. Gen. Caenis Steph. Onycypha Burm. A. grisea Pict. 5. Gen. Buétis Leach. Ephemera Linn. 4. fluminum Pict. 2. venosa Muller. 3. sulphurea Muller. Pici. 4. semitincta Pict. 5. montana Pict. 6. purpurascens Pict. 6. Gen. Cloè Burm. Ephemera Linn. . diptera Linn. pumila Burm. - Rhodani Pict. 19 0 > 7. Gen. Potasmanthus Pict. Ephemera Linn. A. Geerii Lin. 2. Cinetus Retz. 155 III. Fam. Perlidae Leach. Plecoptera Burm. - Semblodea Burm. A. Gen. Preronarcys Newm. Perla ( pars. ) Burm. 2 Gen. Dictiopterye Viet. Perla Autor. A. microcephala Pict. 2. alpina Pict. 3. Gen. Perla Geoffr. Semblis ( pars. ) Fabr. Isogenus Newm. Nephelion Pict. Phryganea ( p.) Linn. A. nebucola Newm. parisina Ramb. 2. marginata Pict. Barcinonensis Ramb. 3. cephalothes Curs. bipunctata Burm. Baetica Rbr. 4. bicaudata Linn. bipunctata Pict. cephalothes Burm. grandis Ramb. 4. Gen. Chloroperla Newm. Perla Burm. A. rivulorum Piet. 2. grammatica Scop. virescens Pict. 3. griseipennis Pict. 5. Gen. /sopteryx Pict. Perla (pars. ) Burm. Leptomeres Ramb. A. Apicalis New. 2. tripunctata Scop. flava Pict. 3. torrentium Pict. 6. Gen. Capnia Pict. Semblis pars. Burm. 4. nigra Pict. 7. Gen. Taeniopteryx. Semblis pars. Burm. Nemura p. Labr. Phryganea Linn. praetenta Burm. . nebulosa Linn. . trifasciata Pict. monilicornis Pict. ( fasciata Pict. ) Bremer. SON > ° 8. Gen. Leuetra Steph. Semblis Burm. Nemura Pict. cylindrica De Geer. 2. nigra Oliv. ino 1) 9. Gen. Nemura Latr. Hemerobi:s Linn. Semblis Burm. . variegata Oliv. . cinerea Oliv. . lateralis Pict. . nitida Pict. . humeralis Piet. . marginata Pict. DSuaaWDN > IV. Fam. Psocidae Leach. A. Gen. Atropos Leach. Termes Linn. Psocus Latr. cfes Burnì. A. pulsatorius Linn. lignarius Leach. 2. Gen. Clothilla Westw. Leptinus Heyd. Paradoxides vel Paradoxinus Motsch.- 3. Gen. Lachesilla Westw. Termes Linn. Psocus Latr. Atro- pos Leach. Troctes Burm. Tro- 4. Gen. Psocus Latr. -. Hemerobius Linn. I. strigonus Curt. 2. eruciatus Linn. madripunctatus Fabr. 3. flavidus Ram. 4. domestieus Burm. binotatus Ramb. 5. phaccpterus Steph. 6. variegatus Latr. 1506 V. Fam. Termitidae Leach. Gen. Termes Linn. VI. Fam. E mbidae Burm. = Gen. Embia Latr. PROSPETTO delle opere che furono adoperate in questo lavoro. —ekSa—_ Brauer Friedr. cf. F. Low. « Neuroptera austriaca. » — Die Neu- ropteren des Herzogihums Oestreich, analytisch. Wien 1857. i Brauer Fr. Bemerkungen ùber die kurz0lùgeligen Formen eini- ger Perliden-Arten. Wien. Zool.-Bot. Verein 1897. Brittinger Christian. Die Libelluliden des Kaiserthums Oesterreich. K. K. osterr. Akad. der Wissensch. in Wien 4850. Erra Aloisius. Odonatologie Brixiensis Prodromus. Atti, Soc. Ital. Sc. natur. Milano 41860. Hagen H. A. iber Léon Dufour Zeit. 1853. Rambur. Histoir naturelle des Insectes Nevroptères. Paris 1842. Ratzeburg. Forstinsecten. Berlin 1844. HI. Thl. Roesel ( H. Aug. ) Des Insectenbelustigung, zweiter Theil. Nùrn- berg 41749. Sélys Longchamp. Monograpbie des Libellulidées d’ Europe. Paris et Bruxelles 1840. Seélys Longchampe e F. Hagen. Revue des Odonates. Bruxelles et Leipzig 1850. Scopoli (I. A.) Entomologia Carniolica. Vindobonae 1763. Swammerdamm. Biblia naturae. Leipzig. 1758. Tacchetti Carlo. Su alcune libellule del Bresciano. Att. Soc. Sc. nat. Milano 4864. Westwood (John Obiadial ). An Introduction to the modern classification of insects. London 41840. ? s Libellenlarven. Stett. Ent. IN SOPRA UN CUORE ANORMALE DEL GALLO DOMESTICO NOTA DEI PROFESSORI G. CANESTRINI E G. GENERALI ( Ved. tav. III. e IV. ) SS T-.T_T-_- Ranella marginata, Murex subla- vatus ; Pyrula condita; Fusus Klipsteinis Cuncellaria papilosa, 175 C. spiniferas Pleurotoma Jovanneti, P. Agassizi, P. Doderleîn, P. Brignoli, P. Postulata ; Cerithium varîolatum 5 Turritella Archimedis, T. duplicata, T. triplicata ; Trochus rotellaris 5 Natica tigrina, N. pseudoolla, N. redempta ; Dentalium inequale, D. Bouei. — Ervilia pusilla 3 Cytharea Pedemontana s Cor- dita Iuranneti, Arca diluvii; — Dendrofilia amica. Queste sono le principali specie fossili da me ritrovate più frequentemente in tale località ed anche quasi tutte proprie della medesima. Come più rare poi posso io accennare alla Cyprea affinîs, C. amygda- lum 5 Marginella Deshayesi; Terebra acuminata, T. fusiformiss Buccinum conum 5 Cassis variabilis s Pyrula rusticula; Fusus giomus; Cerithium fimbriatum s Turritella marginalis ; Keno- phora Brongniarti 3 Dentalium triquetrums Cardium ingens ( rarissimo ); Avicula Phalaenacea s Isis articulata, ecc. Nelle stesse argille grigie incontransi talvolta frammenti di lignite tutti perforati, e l’ interno dei fori notasi rivestito da sot- tilissimi gusci calcarei spettanti probabilmente aila Teredo Nor- vegica, Ho pure trovato nel letto del rio del Videse istesso fra le molasse mioceniche un cono, alquanto compresso, di Pinus, ma non conosco a quale specie esso appartiene. Avanti di chiudere questi brevi cenni su i monumenti della natura i più antichi non posso a meno di esimermi di indicare in poche parole specialmente le dimensioni di alcuni fossili dello stesso terreno miocenico, che credo a giusto diritto potersi chia- mare giganti, avendo notato, che hanno dimensioni maggiori di quelle date da Hòrnes; ed ecco quali sono: La Ringicula Buccinea var. gigantea o R. gigantea Dod., la quale presenta talvolta un volume che è il quintuplo e forse anche più di quello che ha la stessa specie dei terreni plioceni, ed anche di quei individui che più frequentemente si incontrano nel medesimo terreno miocene. Le sue dimensioni sono per il diametro verticale o lunghezza di 44 mm., il trasversale o lun- ghezza 441 mm., lo spessore del labro 3 mm. Offre essa all’esterna superficie un guscio levigato di un colore cenerognolo con alcune rare strie trasversali e pochissimo rilevate; 1’ ultimo avvolgi- mento occupa circa due terzi della lunghezza dell’intiero guscio. Tale varietà di Ringicula è mediocremente rara. Una seconda specie di monumento miocene, che merita par- ticolare menzione è il Conus Puschîî di Michelotti. Questo ele- gante cono, la di cui presenza nelle marne mioceniche è piut- 176 tosto rara, ha il diametro longitudinale di 115 mm., il trasversalei di 45 mm.; l’ ultimo avvolgimento occupa quasi quattro cvint dell’ intiero guscio, e lo spessore di questo avvolgimento è di 3 mm. Presenta Ja superficie esterna lucida con bene marcate strie di accrescimento che si piegano ad S verso ia sutura, ed ove forma un solco che distingue bene l’ uno avvolgimento doal- l’ altro. Una terza specie di fossile degna di qualehe cenno è la Py- rula condita Brongniart. Tale Pyrula che realmemte si può dire frequente e forse anche frequentissima nel terreno miocenico, del quale è parola, in individui di piccole e mediocri dimensioni, si rende più rara sotto forme maggiori o gigantesche, che può allora misurare fino 70 mm. per il diametro longitudinale, e 45 mm. per il trasversale; e lo spessore dell’ultimo avvolgimento, cha copre quasi del tutto gli altri primi formati, è più di 3 mm. La non frequenza di questi individui dipende non tanto dalla realtà, quanto anche dal modo di estrarli dal terreno, avvenendo più spesso di rompere |’ ultimo avvolgimento, se già non si trovi rotto in posto, e si hanno così ridotti ai soli interni avvolgi- menti. Però sono sempre rari. La Xenophora Brongniarti di Bronn può essere annoverata fra le grandi, belle e rarissime specie mioceni del terreno di monte Biancano. Olire la grande rarità di questa specie in tale terreno, si dà eziandio il caso, che quando la si incontra, trovasi sempre in cattivissimo stato di conservazione, onde riesce difici- lissima cosa anche V estrarla. Cosa che forse dipende dal non essere L’interno cavo riempiuto dalla marna grigia, ma da poca sabbia, e così non avrà potuto opporsi alla forte pressione dei terreni soprastanti. In tale sabbia poi esistono piccolissimi fossili; e trovasi essa dispersa in istrati interotti e di poca potenza fra le marne grigie istesse, il che non ha notato il Doderlein. Le dimensioni poi della Xenophora sono in altezza di 78 mm.; in Innghezza di 89 mm., V ultimo avvolgimento occupa un terzo e lo suo spessore è di 6 mm. Fino ad ora posseggo soli due indi- vidui, de quali uno è mancante di apice. Il Musco, universitario non ha che pochi frammenti esposti. Un altro bello e raro fossile gigante miocenico è la Natica redempta Michelotti, ed ha altezza eguale alla larghezza di 68 mm., lo spessore della parete @ variabile da 4 mm. fino quasi a 5 mm. Questo fossile mostra ancora alla sua superficie i colori ed il lustro della sua natura vivente, ed è di un bruno 177 rossicio con macchie diversamente colorate più oscure, e strie longitudinali irregolarmente tracciate bianche. Ne conservo tre esemplari, de’ quali due hanno dimensioni un poco minori di quelle qui indicate, che si riferiscono al terzo. Fra i conchiferi il primo de’ fossili che qui vogliono essere indicati, è la Cytherea Pedemontana Agassiz. Quantunque que- sta specie non sia in natura realmente tanto rara, perchè lavo- rando il terreno si incontra più o meno spesso, pure viene ra- rissima assai per le collezioni di averla iptiera anche. ridotta ad una sola valva, trovandosi sempre nella marna istessa in fram- menti conservanti però il loro posto. Non mai fino ad ora mi fu dato di riscontrare due valve unite, ma sempre una sola. Le due valve che io conservo appartengono ad individui diversi essendo l'una più piccola dell’ altra, e la maggiore ha per dimensioni del diametro longitudinale 183 mm., per Il altezza 444 mm. e per la grossezza o grado di incorvatura di essa valva è di 41 mm., lo spessore in vicinanza all’ umbone misura fino 20 mm, e nel margine non cardinale 6 mm, il cardine poi istesso ha lo spessore di 22 mim. La superficie esterna si mostra con il solito colore livido, che hanno quasi tutti i fossili miocenici di questa località, liscia e lucente, presentando le sole strie circolari d’ ac- crescimento. Se grande è la Cytherea Pedemontana, non minore pure è il Cardium discrepans Basterot. Questa è una delle più rare spe- cie mioceniche caratteristiche del monte Bianeano ; le di lei di- mensioni sono veramente gigantesche, sempre in rapporto di quelle degli altri fossili di questa medesima località ed anche delle alure località plioceniche da me quì sopra indicate. Tale fossile per- viene fino alle dimensioni in lunghezza di 145 mm., in larghezza di 135 mm., in grossezza di 60 mm., lo spessore in vicinanza dell’ impressione muscolare sinistra è di 18 mm. e nella circon- ferenza sempre maggiore di 5 mm. Questo è forse uno dei mo- numenti i più grandi ed i più rari tra i fossili modenesi. Esiste sempre In cattivissimo stato di conservazione. lo ne lo una sola valva incompleta e malamente ristaurata. Il Musco Universitario ne ha parecchi pure incompleti. Vengo ora ad un fossile molto comune e che dimostra sem- pre di essere stato trasportato dalle acque, avendo le parti più acuminate, specialmente del margine, smussate, ancora quando sì estrae immediatamente dal terreno, intendo ciò ‘di riferire alla Cordita Juvanneti Basterot. Quantunque comune fa tuttavia parte 178 dei grandi e grossi fossili; il suo diametro longitudinale misura 88 mm, il trasversale 65 mm. Gli individui di questa specie sono molto variabili nel rapporto di tali dimensioni, avendone di quelli che diminuiscono ‘in lunghezza ed aumentono in larghezza. La grossezza o curvatura di una valva è di 30 mm. Lo spessore poi è realmente anche più significante di quello degli altri fossili sopra menzionati in proporzione delle loro dimensioni; ed è di 12 mm. in vicinanza dell’ impressione muscolare destra, di 7 mm. nella parte opposta, ed il suo cardine ha uno spessore di 16 mm. Questa Cardita, fossile comunissimo ma proprio del terreno miocene di Montegibio, non si trova che ad una sola valva, però abbastanza intiera e non in frammenti come è spesso o sempre per tutte le altre specie bivalvi, il che probabilmente è dovuto alla sua grande grossezza, La superficie esterna di essa è bruna liscia e lucente e presenta solcature a raggi partentisi dagli umboni e strie longitudinali di accrescimento più manifeste verso le due estremità. Uno altro bel fossile è una specie di Arca molto affine al- l'Arca Phicteli Desh. Ha questo una lunghezza di 86 mm., una larghezza di 48 mm. ed una grossezza di 38 mm., e lo spessore di siffatto guscio è di 5 mm. La sua superficie esterna è lucida bianca in una parte e cenerina nell'altra. È pure uno dei fossili più rari di Montegibio; io ne conservo una bella ed unica valva. Da ultimo un altro fossile miocenico non mollusco ma z00- fito; non raro, ma frequente è la Dendrophilia amica Edwig. Questo zoofito è sempre ridotto a semplici branche o fusti, le prime più spesso si incontrano, che i secondi e tutti mostreno sempre di avere sofferto quali più quali meno logorazioni di atrito. Alcuni dei frammenti de’ fusti che io conservo hanno pel diametro di grossezza fino 65 mm. ed uno è lungo 240 mm. ed è sotto ad ambo le estremità, e le branche o rami di questo mi- surano pel diametro di grossezza 23 mm., ma è più o meno variabile, Fin quì non ho fatto che esporre le specie fossili più comuni o più rare delle varie località considerate queste separatamente; ora credo bene di porre termine a queste mie osservazioni colla enumerazione di quei fossili, che sono più universalmente sparsi in tutte o quasi tutte le località, delle quali ho fatto cenno, per quindi esporre immediatamente il Catalogo, e sono il Conus stria- tulus, Cyprea europea rara, Erato laevis, Ringicula buccinea, Mitra cupressina, Columbella nebulata, Buccinum semistria- 179 tum, B. costulatum, B. prismaticum, B. serraticosta, Cassi- daria echinophora raramente; Trilon corrugatum raro; Che- nophus pes-pelicani, Murex squamulatus, M. graticulatus, Fusus rostratus, F. longiroster mediocremente raro; Pleurotoma turricula, PI. rotata, PI. monilis, PI. dimidiata, PI. sigmoidea PI. pentagona, PI. harpula, Turritella subangulata, T. tricari- nata. Xenophora Deshayesii, Solarium simplex non frequente; Natica millepunctata, Dentalium badense, D. incurvum: — Ve- nus multilamella, Corbula gibba, Mactra triangula, Cardita rhomboidea, penctunculus pilosus; Pecten malvinus, Ostrea edulis — Flabellum subturbinatum, Celepora globosa ecc. Ed ecco il Catalogo; dal quale ognuno facilmente rileverà, che il numero dei fossili ascende a 1153 specie circa, fino al mo- mento da me determinate. DEI FOSSILI MIGCENI E PLIOCENI DEL MODENESE. Gasteropoda --- A. Trachelipoda --- a. Zoophaga. N. |! Denominazioni | | Autore | Terreno li i Località INvoLUTA. Lam. A. Gen. Conus. Lam. 4Sp. Betuloides | Lamark | Marne grigie oseure Mioc. | r. Monte Gibio. 2 Berghausi Michelotti id. f. id. 3 Fusco- cingula- Lus Brocchi id. r. id. 4| Mercati id. Id. e marne tur- chine plioc. | f. Id. Cadiroggio. 5| Clavatus - Lemark f id. 6| Ponderosus Brocchi |Arenar. allo pl. r Fossetta. Ì 7| Raristriatus? | Bellardi M.|M. gr. ose. mioc.| r Monte Gibio. 8| Avellana Lamark id. f. id. 9| Pelagicus Brocchi id. r id. 410] Ventricosus Bronn id. I id. 44| Trigonulus: | Grateloup. id. f id. 42| Nisus Orbigny id. r id. 43) Pyruloides Doderlein id. I id. 181 | e. | al Ni | Denominazioni! Autore | Terreno 2 Località | e 14| Gastriculus Doderlein |M. gr. ose. mioc.| r. Monte Gibio 45| Granularis Borson id. Lio id. 46| Gibbernlus Doderlein id. r. id. 47| Virginalis Bronn | id. r. id. | 181 Deshayesi Bell. Mich. |Arenar. gialla pl.] r. Fossetta e Cianca. © | | 19) Cincius M. gr. ose. mioc.] r. Monte Gibio. | | { 20| Striatulus Brocchi |M. turch. plioc. | f. | Grizzaga, Bagalo, Nic- uo: ciola ecc. { 24) Dujardini Deshayes |M. gr. ose. mine! e m. turch. pl.| f. Grizzaga, Monte Gibio. | 221 Extensus Portsch |Marne mioc. rr. id: { 23) Puschii Michelotti id. r. id. 24) Antdiluvianus | Brugier |M. turch. plioc. | f. Cianca, Tagliata. | 25) Brocchi Bronn id. r, Fossetta. 2. Gen. Oliva. Lam. | 26 Sp. Flammulata| Lamarck |M. gr. ose. mioc.| r. Monte Gibio. 3. Gen. Ancil- laria. Lam. 927|Sp. Obsoleta Brocchi |M. gr. ose. mioc. | 9g Glandiformis Lamarck id. 4. Gen. Cy- pruea, Linn. Monte Gibio. id. = 99Sp. Pyrum | Gmelim. |M. turch. plioe. | r. Nicciola. 90| Fisis 3rocchi id. r. id. 34| Amygdalum id. M. gr. osc. mioc.| r. Monte Gibio. 92) Exparsa id. M. turch. plioc. | r. 33| Elungata id. id. G Fossetta. 34| Splericulata Lamarck id. Lo id. 35| Aflinis Dujurdin |M. gr. ose. mioc.| r. Monte Gibio. 36| Europaea Montagu |M. turch. ploc. | f. |Nicc., Guana, Grizzaga ece 387\ Brocchi Deshayes |M. gr. osc. mioc.| r. Monte Gibio. 5.Gen. Ovula. Brug. 38|Sp» Birostris Lamarek |M. turch: plioc. | rr. Nicciola. - 39| Carnea id. © |Gré cale. giallo ploc. rr. Tagliat N. I Denominazioni 6. Gen. Erato. Risso 40/Sp. Laevis II. Fam. COLUMELLARIA. Lam. 4. Gen.Margi- nella. Lam. di Sp. Deshayesi Cuncata i Fulminata 44| Obovata 45] Emarginata 46| Orizza 47| Milracea 2. Gen. Rin- gicula. Desh. 48|Sp. Buccinea 49| id. var. gigantca 50| Striata 3. Gen. Mitra. Lam. 54/Sp. Aperta 592| Fusiformis 58| id. varietas 54| Goniophora 55| Serobiculata 56| Striatula 57| Turricula ? 58| Scalarata 54) Bronni | — = n Autore i Terreno È 2 7 Località os | Donati |M.turch. pl. e m. | gr. ose. mioc. Nicciola, Guana, Grizzaga, | - Monte Gibio, tecn) Michelotti |M. gr. osc. mioc.| r. Monte Gibio. Doderlein id. r. id. id. r. id, Doderlein id. r. id. Bonelli id. Fr. id, Borson. id. r. Id. Lamarcek id. m.r. id. Deshayes |M. da, pl. e | m. grig. mioe.| f. |M. Gibio, Nicciola, Guanai Tagliata. Doderlein |M. gr. ose. mioc. Monte Gibio. Philippi |id. m. turch. pl.| r. id. | | | Bellardi |Gré cale. giallo i | plioc. f. Tagliata. Brocchi |M. turch. plioc.|n. f. Cianca,. Trosgelta: id. id. m. f. Bellardi |M. gr. osc. mioc.| r. Moni Gibio. Brocchi |id. e m. tur. pl.| f. id. Cianca, Fossetta. id. id. f. id. Jan id. r. id. Bellardi |M. gr. ose. mioc.| r. Monte Gibio. Michellotti |M. turch, plioc-|n. r. Cianca. 183 N. Denominazioni Autore Terreno Ì a Località 60) Bronni Var. |Michelotti | m. tur. plioc. | r. Cianca. 64| Cupressina Broechi id. f. [id. Nicciola, Bagalo, Guana. 62) Cupressina Var. Gigantea Doderlein id. rr. id. 63) Michelotti Hornes id. r. Nicciola, Guana. 64) Pyramidella Brocchi id. f. id. Cianca, Bagalo. 65) Recucostata Beilardi id. r. Tagliata,” 06] Pheatula Brocchi il. f. Grizzaga. Guana. 67) Incognita Bellardi |Cale. giallo plioc.| f. Tagliata. 68] Ebenus Lamarck lid.em.gr. mioc.| f. Grizzaga, Monte Gibio. 69] Ebenus Var. | Doderlein id. E id. 70) Corrugata Bellardi |M. turch. plioc. e id. f. |Tagliata, M. Gibio, Nicciola. 71| Bonelli? id. Cale. giallo plioc.| rr. Tagliata. 72) Borsoni id. M. tureh. plice | r. Nicciola. 73] Abbreviata ? Michelotti id. Do id. 74| Sismondui id. id. em. gr. mioc.| r Tagliata, Monte Gibio, 70) Corrugata Var. | Bellardi id. Lo id. 76) Striato-sulcata id. id, r. id. 4. Gen. Colum- bella, Lam. 77|Sp. Scripta Bellardi |Cale. gialla e m. grig. mioc. [n. r.| Monte Gibio, Tagliata. 78) Semicaudata pong id.em. turch. pl.| f. Nicciola, id. Bagalo. 79 Erythrostoma id. r. Cianca id. 180) Curta pa M. grig. mioc. "iù Monte Gibio. (81) Borsoni id. id. n. id. 182) Subulata id. M. turch. plioc TA [Nicc., Guana, Bagalo, Cianca | 83) Subulma junior id. id. gr i i 84| Elongata id. M. grig. mioc. | F Monte Gibio. | 89) Compta id. id, Foe id. | 86) 'Thiara Bonelli |jd. e m. plioc. | f. id. Grizzaga. Cianca. 87 Turgidula Bellardi id. Ro id. | 88 Corrugata Rondani Marne mioc. | rr. Ca di Sera. 184 Località Autore IN. | Denominazioni Terreno | II. Fam. PURPURIFERA Lam. 4. Gen. Tere- bra. Adan. 89/Sp. Fuscata 90] Cinerea 94 Acuminata 92) Tuberculifera 93) Basteroti 94) Costellata 95) Scarabelli 2. Gen. Bucci- Subcinerea Fusiformis }| Spinosa T'esselata Lam. NUM. 100 Sp. Caronis Conglobatum Grateloupi Conum Inerassatum Neritoides Labellum Semistriatum n 103 104 105 106 107 108 4109 140 441| Angiostoma Mutabile Mutabile Pscudoclathra- tum Prismaticum Athestinum Ventricosum Polygonum Turbinellum Clathratum 112 143 144 115 146 147 ___—t— _— tr rr _—— e Tea _ o_o eo o_o _—_ rr _— _____—.r__—rr_//.1t'‘ii‘èò’’t-rt‘‘i»’’é’’*’*’i tout ne Brocchi Basterot Borson Docderlein Nyst Soverby Doderlein id. Orbign Hòr Hi Michellutti Brongniart Brocchi Hornes Bronn Muller Lamarcek Michelotti Brocchi Doderlein Broechi Deslayes Muller Brocchi M. tur. pl. e m. grig. mioc, id. id. id. M. turch. plioc. Sabbie gialle pl. A grig. mioc. M. grig. mioc. M. turch. plioc. id. . |id. e m. gr. mioc. id. e cal. gial. pl. id. M. Cal. M. grig. plioc. id. id. Aren. cale. pl. M. turch. plioc. M. grigie mioc. id. id. e m. tur. pl. Sabbie gialle pl. e m. turch. grig. e mioc. id. e m. turch. pl. gial. plioc. M. turch. plioc. CI EER ese Sla tao M. Gibio, Cianca, Fossetta. Monte Gibio. id. id. Cianca. Cianca ( Zappolino ). Monte Gibio. id. id. e ( Zappolino). Monte Gibiu. id. Monte Gibio. cc id. CI, adote Gibio. id. Guana. Fossetta. Monte Gibio. id. Cianca, Munara, Guana; Bagalo. Tagliata, Munara, Tiepido. Monte Gibio. id. Tagliata, Nicciola, M. Gi- | bio e Ca di Sera. | IV Munara, Tiepido, Nicciola. |. - Monte Gibio. id. id. Tagliata, Gianca, Fossetta. | 185 (©) | N Denominazioni | Autore | Terreno B al Località 448| Serratum Brocchi |M.gr.mioc.e id.| r. | Monte Gibio, id. 149 Bronni Michelotti id. r. id. 120] Turgidicosta-- tum Doderlein |id. e m. tur. pl.| r. id. 124| Asperulum Brocchi id. r. id. Tagliata, Nic- ciola, Guana. 122] Tumentosum | Doderlein dì r. il. 1{{23| Dujardini Deshayes (M. grig. e mioc.| f. Monte Gibio. 124] Scmle Doderlein id. ff. id. 125] Haùeri Michelotti id. Ke id. 126 Miocenicum id. IU Ù id. 127| Secraticosta Bronn |id.e terreni pl. | f. |id. Cianca, Tagliata, Nice. 128) Mussivum Brocchi |Sabbic gialle pl.| r. Tagliata. 8. Gen. Do- liwn. Lam. 129Sp. Denticula-. tum Deshayes |M.gr.e sab. bian. gialle mioc. | rr. | Monte Gibio, Grizzaga. 4. Gen. Pur- pura. Lam. 130/Sp. Lineolata | Doderlein |M. grigie mioc.| r. | Monte Gibio (Zappolino). 131 Maculosa Lamarck r. 5. Gen. Cus- sis. Lam. {32|Sp. Saburon Lamarck |M. grigie mioc.| f. Monte Gihio. 133| Variabilis Bell. e Mich.| id. e in. tur. pl. | r. id. Fossetta. 6. Gen. Mono- ceros. Lam. 134|Sp. Monochan- Los Brocchi |Sabbie gialle pl.) r. Fossetta ? 7. Gen. Cassi- daria. Lam. 135/Sp. Echinophora, Lamarck |M. grigie plioc. m. tur. plivc.| r. M. Gib., Nicc., Tiep., Guana. 186 I N. I Autore | Terreno IV. Fam: ALaTA. Lam. 4.Gen. Strom- bus. Lam. Defrance |Cale. giallo ros- 136|Sp. Coronatus i sastro plioc. 2. Gen. Che- nopus. Phil. 137/Sp Pes pelecani| Philippi |M. turch. plioc. 138) Uvingeriana dissu M. grig. mioc. V. Fam. CANALIFERA. Lam. I. Gen. Tri- ton. Lam. : 139/Sp. Nodiferum | Lamark |M.grig. mioc. m. turch. plioc. 150] Apenninicum Sassi |M. tureh. plioc. 144| Tarbellianum | Grateloup. id. M. gr. mioc. 142) Corrugatum Lamarek id. 143) Obliquatum | [Belle Mich. id. 144) Distortum Brocchi |M. turel. plioc. 145] Crassilabrum | Doderlein | M. grig. mioc. 146| Succinctum Lamarck |M. turch. plioc. 2. Gen. Ranel- la. Lam. 147[Sp. Reticularis | Deshaycs |M. turch. plioc. 148| Serobiculata? | Chiener. id. 149] Marginata Sowerby |M. gr. mioc. id. 150| ld. Var. striata | Lamarck id. Cianca, Fossetta. rr. f. |Cianca, Munara, Bag., Tiep. || r. Monte Gibio. | | | | il r. |M. Gihio, Guana, Bagalo ec4| f. Nicciola, Tagliata, id. | f. M. Gibio, Bagalo ? f. lid. Guana, Nicciola, Tagliata | Cl. id. r. Ciancn. re Monte Gibio. rr. f. {Cianca, Guana, Bagalo, Ta- gliata. rr. Bagalo ? | f. Monte Gibio, Cianca. r. id. = N. | Denominazieni | Autore = | Terreno Località 3. Gen. Murex. Lam. {454/Sp. Trunculus Trunculus Va Brandaris Brandaris Var. Sedgwiki AE Vaginatus | Lissaienei Craticulatus Craticulatus Var. A. Id. Var. B Striaeformis Sublavatus Larvatus Imbricatus Scalaris Flexicauda Flexieauda Var. Cristatus Plicatus Plicatus Var. Distiuetus Erinaceus Spinicosta Typhis horri- dus Typhis fistulo- SUS Typhis tetra- pier US Becchii Inflexus | Filosus Funiculosus Fusulus Rouler Rouler Var. Advichii Augulosus Bronui Linneo |M. grig. mioc. e m. turch. pl. id. id. id. id. id. id. Michelotti |M. grigie mioc. Jan Id. id. M. turch. plioc. Basterot_ | M. grig. mioc. Brocchi |M. turch. plioc. id. id. id: id. Michelotti (M. grigie mioc Basterot. |id. e m. tur. pl. Doderlein |id. Brocchi |M turch. plioc id. Cal. iui Di e id. Bronn id. n Brocchi id. id. id. id. M. grigie mioc. Jan [Cale. gial plioc Linneo |M. grigie uioc Brovni |M. turcl. plioc Brocchi |M. grigie mioc Cale. gialle e id. m. tur. pl. Bronn id. Michelotti |M. grigie mioc. Doderlein id. Genè id. Borsoni |Cale. giallo pl. Brocchi |M. turch. plivc. Bronn id. id. id. M. grigie mioc Brocchi è id. Grateloup id. = £ gog 4a ES e 73 Taeg RIDE TERA I pezionto ° Monte SII, Cianca. id. id. Bagalo, MENTE Monte Gibio. id. Guana, Nicciola, Bagalo. Monte Gibio. Cianca, Guana, Bagalo. ecc, id. id. Monte Gibio. id Fosset'a Monte Gibio. Tagliata. id. Cianca. Moni i Tagliata. Monte Gibio. Cianca, Guana, Nicciola. Monte Gibio. Tagliata, Cianca. id. Monte Gibio. id. Ca di Sera. Monte Gibio. Tagliata Bagalo. i: I, ‘Gibio id. id. 188 N. | Donoltittazidoi Autore S 4. Gen. Pyrula. Tenno Bi a Località cs sn ee TT Lam. 188/Sp. Rusticula Basterot |M. grig. mioc.| r Monte Gibio. 189] Condita Bronn ul, ff. id. 190) Geometra ? Borson ll. r id. 491| Undata Bronn |M. turch. plioc.| 1 Fossetta- 192| Subintermedia id. id. E id. 5. Gen. Fusus. Lam. 193/Sp. Glomus Genè |M. grig. mioc. | rr. | Monte Gibio. | 194| Corneus Linneo |M, tureh. plioc.| f. Cianca. | 195) Intermedius Michelotti [Cale gial. pl. em. | grig. mioc. | r. Tagliata? Monte Gibio. | 196/ Puschi Andreyow.| M. grig. mioc.| r. Monte Gibio. | 197| Mitracformis Brocchi |M. turch. plioc.| r. Nicciola. i 198) Klipsteini Michelotti | M. grig. mioc. | ff. Monte Gibio. ì 199 Valenciennesi ?| Grateloup |M. turch. plioc.| r. Nicciola, Taglialta. 200] Lamelosus Borson id. f. | id. Guana, Bagalo, ecc. 201) Rostratus Olivi id. ff. id. 202] Rostratus V. A. id. idl. ff. id. 203) Rostratus V. B. id. io ff. id. 204| Crispus Borsoni |M. grig. mioc.| r. Monte Gibio. 209) Longirostris Brocchi |M. turch. plioc.| f. | Bag., Nicc., Guana, Cianca. 206] Id. tipus iunior il. id. f. id. 207) Inflatus id, M. grig. mioc. e id. r. Monte Gibio. 208| Aduncus Bronn id. e, Tagliata, Nicciola. 209/ Gibbosulus Doderlein |Cal. gial. pl. e m. grig. mioc. r. id. e M. Gibio 6. Gen. Fascio- lara. Lam. 210|Sp. Tarbelliana Gratclcah M. gr. mioc. cal. gial. plioc. f. Monte Gibio, Tagliata. 214) Fimbriata Brocchi id. FR: il. 242] Apenninica Doderlein id. [Ro id. N. | Denominazioni I 7. Gen. Tur- binella. Lam. 12413/Sp. Dujardini 12914| Bellardi 215] Hordeola 216) Glabra? 217| Crassicosta 8. Gen. Cancel- laria. Lam. Varicosa Contorta Bonelli Canaliculata Gancellata Papilosa Hirta Mitraformis Subearinata Macrostoma Spinifera 2 Westiana Serrata 21 Twbulus Uniungulata 9. Gen. Pleu- rotoma.Lam. Sp. Intorta Bracteata Devis Cataphracta Catapbracta V. Ramosa Setteri Doderlein luterrupta 2° ‘ Autore | ‘Terreno È Hornes. |Cale. gial. e m. turch. plioc. | r. Michelotti id. rr. Doderlcin | M. grig. mioc. | r. id. id. r. Michelotti id. nr. Brocchi |M. gr. mioc. m. turch. plioc. | f. id. id. m. Basterot id. r. Bellardi |M. turch. plioc.| r. Hornes Linneo |M. grig. mioc. id. M. turch. plioe. Doderlein Brocchi Ei a idl. M. grig. mioc. Bronn_ id. e m. tur. pl Doderlein id. Gratelvup id. id. id. Bronn |M. tureh. plioc. Brocchi id. r. Deshayes | M. grig. mioc. | r. Brocchi |M. gr. mioe.em turch. plice. | rr. id. id. r. Bellardi id. rr. Brocchi id. f id. DO f. Basterot |M. grig. mioc. | f. Michelotii id. r. IHòrnes id. f. Brocchi |M. turch. plioc. ?| r. 189 Località Tagliata, Nicciola. Cianca. Monte, Gibio. id. id. M. Gibio, Cianca, Tagliata id. id. Cianca, Fossetta. Rocca. Monte Gibio. id, Nicciala ? Monte Gibio. id Cianca. idl. id. id. Cianca. Monte Gibio. Monte Gibio, Cianca. id. id. Nicciola ? Cianca. id. Monte Gibhio. id. Ca di sera Monte Gibio. 13° 190 Nic-©©<@rT_ Ved. Tav. V. Pio a questa Società un fossile, che se non è nuovo per i circonvicini paesi, lo credo tale per il Modenese e più poi pel terreno nel quale esso trovasi. (4) Nel giugno del già trascorso anno 1868 essendo io in com- pagnia di un mio collega, il sig. T. Sprecher, mi diceva di avere egli trovato delle Eliche fossili in una roccia di Montegibio. Questa cosa che mi parve del tutto nuova, mi fece rimanere in dubbio nel prestargli fede, pensando che potessero essere Eliche travolie in quel terreno in una epoca posteriore alla sua forma- zione. Se non che più tardi, nel mese di novembre, facendo io una piccola escursione in cerca di conchiglie nel torrente Cianca, fummi dato di accertare la cosa; in quanto che mi per- venne sotto agli occhi, un frammento di roccia alquanto arrotondato dalle acque, nel cui interno esisteva appunto una Zelix abba- stanza manifesta, quantunque ne fosse asportata una parte degli ultimi avvolgimenti in vicinanza dell’apertura boccale. (T. V. E.) Sifatta Helix fu sulle prime da me riferita alla Helix luco- rum Lin. sia per le sue dimensioni e sia per il suo colore rosso fosco clie in parte conserva; ma in seguito facendo un confronto diretto con la detta Helix. Lucorum attualmente vivente, mi per- suasi non poterla a tale specie riferire; poichè essa presenta (1) Altre Helix furono trovate dall’ Ecc. 3. Dr. €. Boni nei dintorni di Castelvetro di specie diverse nelle sabbie marnose o marne sottostanti im= mediatamente alle ghiaie diluviane. 250 una notevole differenza in modo speciale nel prolungarsi che fa l’ultino avvolgimento, e nel ripiegarsi dello stesso all’ infuori per costituire il margine boccale, in simile guisa della pure vi- vente Melix nemoralis. sì comune nelle Romagne, è come an- che si può osservare nella fossile Y. Turonensis Desh.; dalla quale ultima per altro, a cui forse si potrebbe riferire mi sem- bra diversificare per le sue dimensioni, non che per la mancanza delle fascie zonali, che la vera 4. Turonensis presenta. Ma i varii nomi dati alla ora accennata 7. Turonensis da diversi conchiologhi come il Fèrussae, il Dujardin, il Duncher, Hor- nes ed altri, e secondo appunto quelle che riferisce. quest ul- timo, (2) mi fanno dubitare essere la stessa Zelix molto varia- bile nelle sue apparenze, e quindi può essere forse una 4. Tu- ronensis anche il fossile di cai io parlo avendo esso molta rassomi- glianza eziandio nell’ arrotondamento dei singoli avvolgimenti. Non conoscendo io poi quale siano le vere dimensioni della pro- pria I. Turonensis Desh, non azzardo a dichiararla realmente tale, anche per altre ragioni che verrò ‘in seguito esponendo. Questa Zelix trovasi poi in un frammento di roccia appar- tenente ad una Arenaria calcareo-serpentinosa , che offre un colore giallo verdastro oscuro; il quale colore è dovuto aila miscellanea, che compone la roccia, della parte calcarea gialla più o meno variabile, e della parte serpentinosa di un colore verde oscuro. Taie roccia si riscontra in suo posto al disotto delle marne turchine plioceniche nella parte occidentale di Mon- tegibio; la quale roccia si presenta più spesso colorata in giallo rossastro, ove vien meno in essa la. parte serpentinosa; e si lascia vedere in istriscie ad irregolari intervalli interotte, nel mezzo delle sopra indicate marne turchine piioceniche; cosa la quale proviene, sia dalla forma che hanno gli scogli costituiti dalle anzidette marne, sia dalla inclinazione che hanno gli strati della arenaria, la quale realmente è situata al di sotto e non nel mezzo di esse marne, come apparisce osservando tali marne dalla loro parte occidentale, che diversamente si mostra la cosa gurdandole dalla parte meridionale. In riguardo alla originne della arenaria, si può con tutta certezza affermare essere d’essa un deposito marino; come ab- bastanza chiaramante lo indicano la quantità veramente grande di avvanzi di molluschi marini rinserati nella stessa arenaria; (2) Hòrnes, Foss. Mollusken d. Tert. Beckens v. Wien. pag. 615, 251 tra i quali si possono notare come i più frequenti il Pecfen cri status, il P. opercularis, V Isocardia Cor e varie alire specie de generi Cardium, Cardita ed Arca tra i molluschi bivalvi; la Cussidaria Echinophora, iì Fusus longiroster ed altre specie appartenenti ai generi Mitra, Trocus e Nutica fra i molluschi univalvi, a cui si può anche aggiungere non come specie fre- quente, ma rara assai il Strombus coronatus. Siccome Hoòrnes (|. c.) asserisce che questa specie trovasi in quantità notevolissima nei depositi puramente marini del bacino viennese presso Grund, in compagnia di conchiglie marine, così vedo in ciò una ragione di più per giudicare la Zelix in di- scorso quale una #7. Turonensis Desh. Sin qui ho cercato di addurre ragione, le quali comprovano essere il mio fossile una 7. Turonensis; ora è d’uopo che io aggiungo una osservazione, la quale da sola è sufliciente a la- sciarmi pur sempre in dubbio sul medesimo fossile, ed è, che per essere la Helix ancora in buona parte racchiusa nella roccia, non si possono ben notare tutti i caratteri che ella può presen- tare segnatamente quello dell’ apertura boccale, e quindi non si può eziandio affermare con certezza a quale delle specie di Zelix appartenga, quantunque vi sia la molta probabilità per la Tu. ronensis. È poi conveniente cosa il mantenerla in tale modo, cioè racchiusa nella roccia, perchè stante il suo cattivo stato di con- servazione e fragilità, chi tentasse di volerla estrarre altro non farebbe che renderla in frammenti. Inoltre sì conservata mostra la sua esistenza fra molluschi marini, essendo contornata da varii avanzi. (Tav. V. S. P. P. P.) E non si potrà supporre che sia accidentale la sua presenza in quel terreno perchè la natura della roccia è abbastanza resistente, e una volta disaggregata, non sarebbe più suscettibile d’ impasto, almeno nelle ordinarie condizioni. Non si può pensare che essa conchiglia sia stata involta dalla roccia in una epoca posteriore alla sua formazio- ne, come ciò sarebbe più facilmente potuto accadere se si tro- vasse racchiusa in una roccia marnosa od argillosa, e non arenaria. Ed a questo proposito faccio osservare che |’ arenaria occupa eziandio tutta la cavità interna dell’ Elica, come la frattura dell’ ultimo e penultimo avvolgimento in vista la mettono. Finalmente a quale periodo geologico essa roccia arenaria appartenga, realmente non lo so. Solo posso affermare con tutta 252 certezza non essere più giovine delle marne turchine plioceni- che, formando il letto di queste marne, stando come di sopra feci rilevare. Forse la medesima non oltrepassa questo periodo, il pliocene, perchè anche tutti i fossili almeno i più comuni spet- tano a questo istesso periodo; quantunque la si trovi non molto lontana ancora da terreni miocenici, i quali pure si incontrano palesemente nel medesimo luogo di Montegibio nella sua parte meridionale, come si può dedurre dai fossili non pochi che esistono in tale parte. NOTE LITOLOGICHE EBLTERA DEL PROF. MARTINO BARETTI AL PRESIDENTE DELLA SOCIETÀ diet roi fiati IPLuo dig: Presidente Bari 21 Maggio 1869. Ea abbastanza limitato il tempo libero di cui ho potuto finora disporre, non fui in grado di compiere una serie d’ escur- sioni in questa e vicine provincie, tale da poter dire con certezza il fatto mio; però i frutti di quelle poche uscite in campagna che potei fare, ora le trasmetto sotto forma di brevissime note litologiche. La provincia Barese occupa gran parte del versante Adria- tico dell’ estrema diramazione Apenninica diretta da Melfi a SE fino al capo di S. Maria di Leuca; il tratto di versante concesso alla Terra di Bari è limitato a NO. dal corso dell’ Ofanto che divide Puglia Barese, dalla Capitanata e specialmente dal gran tavoliere di Puglia, a SE da una serie di poggi che staccandosi dal ramo Apenninico sopra Grottaglie viene a morire al mare tra Ostuni e fasano dividendo le due provincie di ‘Terra di Bari e Terra d’ Otranto. Il clinale poi della divisione Apenninica separa il Barese, dalla Basilicata, se pure può dirsi che esista un vero clinale; dal littorale Adriatico i terreni si elevano gradatamente 254 formando una serie di terrazze, ondulazioni e bacini disposti ìr- regolarmente, non allineati; con un tragitto di 50 a 60 chileme- tri arriviamo dal lido alla più alta regione del Barese a 500 e più metri sul livello del mare senza che si sieno determinati valli o valloni percorsi da correnti d’ acqua. — Questa singolare orografia, che foggia la superficie della provincia non a valli e catene montuose, ma a bacini e pozzi ondulati, fa sì che sul confine di Basilicata la linea spartiacque divisoria dci versanti Jonico ed Adriatico è molto sinuosa e pochissimo accentuata, e che a differenza della Capitanata e Basilicata, la Puglia Barese è letteralmente priva di corsi d’ acqua. — Nella divisione territo- riale non si tenne conto della linea spartiacque di così difficile determinazione, giacchè dai territorii di Altamura, Gravina, e Spinazzola, inclusi nella Terra di Bari, hanno origine alcuni corsi d’acqua, che, tributarii del Bradano, scorrono verso il mare Jonio. Questa speciale orografia è la conseguenza naturale dei fe- nomeni di sollevamento ed abbassamento, che hanno influenzato questo tratto della nostra penisola. Sul finire del periodo secon- dario il litorale Jonico ed Adriatico corrispondenti alle attuali spiaggie di Taranto, Otranto, Brindisi e Bari, era pressochè con- forme a quello d’ oggidi, ma ic terre costituenti l’ odierno cal- cagno d’ [talia erano poco clevate dal livello del mare; il solle- vamento che fece emergere queste terre dalle acque fu uniforme e senza scosse in una grande estensione, laonde non si costitui- rono monti cospicui e ripidi versanti, ma leggiere ondulazioni, limitatissime, locali rompevano in allora la monotonia di quelle | pianure calcari. Tale condizione di cose durò fino circa ai pri- mordii del periodo pliocenico, durante i quali primordii lenta- mente si abbassarono sotto le acque marine le regioni corri- spondenti al bacino del Bradano, alla valle del Basanto, alla porzione alta del Barese; le onde del inare pliocenico si adden- trarono nelle terre in direzione NE, a formare numerosi canali, porti chiusi, bacini, lagune ecc.; queste conclusioni io appoggio al fatto della presenza di roccie del periodo secondario nella più bassa zona del Barese a strati ondulati ma nel loro complesso inclinati leggiermente a S., ricoperte queste roccie secondarie qua e là da lembi di argille piioceniche, e da terreni non inter- rotti del pliocene a Grottaglie, Castellaneta, Matera, Altamura, Montepeloso ecc. senza che mi fosse possibile rinvenire sinora 2350 traccia aleuna d’ interposti miocene ed eocene. — Il movimento però di abbassamento non si arrestò col chiudersi del periodo pliocenico, ma prolungandosi nel successivo posterziario e comu- nicandosi alle terre ancora emerse fece sì che tutto il tratto cor- rispondente all’ attual Barese fu occupato dal mare quaternario, pochissimo profondo, interrotto da numerosissime isole e scogli corrispondenti alle elevazioni mammellonari delle roccie sollevate al ch'udersi dell’ epoca secondaria. — I tufi quaternarii che riempiono gli avvallamenti sia delle roccie secondarie che delle plioceniche sono i segni di questa nuova invasione marina. Poscia nuovamente emerse le terre, con una forza sollevante più ener- gica verso Sud, determinò la presente configurazione. Nuove osservazioni potranno venire ad infirmare queste mie conclusioni; dai fatti finora osservati tale mi risulta la storia geologica della provincia di Bari; non mi sia fatta. colpa se per avventura le modificherò dietro nuovi studi. Ed ora vediamo quali siano le forme htologiche speciali al Barese; esse si possono dividere in quattro categorie; tutte però sono di sedimento. L’ imbasamento, i terreni più antichi, che ho riferito per ora senza specificarne il periodo al secondario, sono rappresentati nella condizione normale da: 4. Un calcare compatto, a fratture grandemente concoide, bianco- giallastro, o bianco-bigio, o bianco-sporco, in banchi ui po- tenza variabili tra 0”, 50 e 4, 00, intercalati con straterelli lastriformi del medesimo calcare, è sonoro, completamente: privo di fossili, molto analogo al calcare maiolico — Poli gnano a mare, Bari, Giovinazzo. 2. Calcare granelloso biancastro, superiore al primo; potenza va- riabile — Fasano, Cisternino, Noci, .Terlizzi, Ruvo, An- dria. 3. Calcare di media compattezza ; strati di una potenza tra 0", 50 e.0, 80, ricco di fossili, come una vera lumachella, Dbianco- sporco; le sezioni dei fossili ( ostriche prevalentement ) spa- tizzati risultano con colore bigio o cenerognolo col fondo bianco, dietro pulimentazione del caleare — Giord, Alta- mura, Corato. 4. Calcare cavernoso arcolare, intercalato o sovraincombente al precedente, bianco o giallastro, quasi interamente spatico, attraversato da numerosi fori riferibili a fossili delle famiglie delle Rudiste, almeno da quel che pare. — Selpa di Fasano, 250 Cisternino, Palugianello, Modugno, Gruno, Altamura, Toritto. Tutti questi calcari sono in istrati ondulati, spezzati local- mente, ma nel loro complesso inclinati di pochi gradi a Sud. Queste sono le forme litologiche normali del secondario; ma I’ agente sollevante di natura idrica diè origine a svariate mo- dificazioni sulle frequenti dislocazioni che subirono i calcari. Così : A. Calcare eminentemente silicco, a frattura scagliosa, bigio o giallastro, attraversata da venature spatiche — Bari, Alta- mura, Bitonti, S. Basilio. 2. Breccia fina o grossolana di frammenti del calcare compatto comune rilegati da un cemento calcareo silice o argillo-fer- ruginoso color rosso sangue — Bari, Altamura, Ruvo. 3. Impasto calcareo siliceo argillo-ferruginoso , rosso sangue, in vene, concentrazioni , e riempie le dislocazioni degli strati; esso forma il cemento della breccia precedente — Gunno, Modugno, Bari. 4. Alabastriti in rivestimenti sulle pareti delle spaccature e nu- merose caverne, zonate, biancogialiastre o rossastre, talora in grossi blocchi includenti blocchi di calcare — Alberobello, Fasano, Altamura, Corato. 5. Concentrazioni arenacee concomitanti le Alabastriti — Fasano, Alberobello. 6. Calcari compatti zonati imitanti il legno per infiltrazione di acque ferruginose — Bari, Altamura. 7. Calcari areolari, variamente corrosi da acque termiminerali. Queste varie forme litologiche dipendenti da un’ azione sulle roccie calcari sucessivamente aila loro deposizione, ci rivelano l’ imbevimento avvenuto per opera di acque termominerali ric- chissime di elementi silicei e ferruginosi, che agirono sugli strati calcarei fisicamente e chimicamente, giacchè li sollevarono, li ruppero, formarono delle breccie coi frammenti calcarei, impre- gnarono di silice ed elementi ferruginosi il calcare, lo sciolsero, corrosero, e depositando il disciolto calcare, e la silice disciolta formarono Alabastriti e concentrazioni silicee. Passando a terreni più recenti abbiamo nell’ alto Barese e corrispondentemente alla Basilicata. 4. Argille turchine analoghe a quelle di S. Lorenzo in collina nel Bolognese, ricche di ostriche, dentalii, chenopi, pettini, nasse, natiche, ecc. la potenza è variabile — Mottola, Martino, 257, Grottaglie, Castellaneto, S. Basilio, Matera, Gravina. M. Pe- loso, Nori, Canosa, Ruvo. 2. Superiori alle argille, sabbie gialle sciolte od agglutinate in lastre d’ arenarie paragonabili a quelle della Villa Baruzz: e S. Michele in Bosco nei dintorni di Bologna; sono ricche di pettini, ostriche e venus — Gravina, Valle delle Penle- chi, M. Peloso, Valle del Basento. 3. Conglomerati e puddinghi a ciottoli varicolori, diasproidi e ce- mento arenaceo del tutto consimili ai conglomerati plioce- nici superiori della Croara e S. Lorenzo in collina nel Bo- lognese; finora non incontrai fossili — Matera, Altamura, Gracina, M. Peloso. Finalmente |’ ultima categoria di roccie anche più recenti delle ultime, così finora mi risulta, è costituita dai cesì detti tufi, che si possono dividere in due gruppi, quelli terrosi ric- chissimi di moduli interni di conchiglie marine recenti e che si rivelano depositati in acque poco profonde di golli e seni ccc.; e tufi arenacei ricchi di fossili infranti, di ciottoli levigati e che risultano dall’ agglutinamento di sabbie e ghiaie littorali. Al primo gruppo appartengono. A. Tufo terroso, friabile, giallastro, rieco di modelli di cardite — Bari. 2. Tufo terroso, meno friabile, più bianco del primo, ricco di improuti di Venus; in dialetto chiamato Zoppiguo — Bari, Carbonara, Valenzano, Grumo, Moduguo, Acquaciva, Gioia, Barletta, Trinitapoli, Molfetta, Toritto. 8. Tufo scorzo, agglomero di numerosissimi resti di moluschi che ricuopre sempre i sovraccennati depositi tufacei; esso rivela un repente avvelenamento delle acque e totale estin- zione delle specie animali popolanti le acque marine. Al secondo gruppo riferivei: - Tufo bianco, friabile, poroso, sonoro — Fasano, Monopoli, Andria. 2. Tufo friabile, poroso, ricco di frammenti conchigliacei, bigio rossastro, chiamato Carpen — Littorale barese. 3. Tufo tenero arenaceo giallastro — Altamura. 4. Tufo eminentemente fossililero, tenero 0 compatto di Castella neto e Gravina chiamato in dialetto Mazzaro. Queste per ora sono le forme litologiche che ho potuto con- stetare nella proviacia di Terra di Bari, e che nm’ indussero a formulare i pochi cenni precedenti sulla storia geologica della pro- 47 (SI 258 vincia. — I fossili sono di difficilissimo studio perchè non sepa- rabili dalle roccie calcari in cui sono inclusi. — Ma col tempo e colla costanza spero potrò dare idee meno vaghe sulla geologia barese. i Per ora faccia buon viso a questa brevissima nota a cui aggiungerò uno spaccato geologico della provincia barese in altra circostanza. Riceva i sensi di più perfetta stima. MartINO BARETTI PROSPETTO SISTEMATICO E CATALOGO DEI PESCI DEL MODENESE PAOLO BONIZZI DOTTORE IN SCIENZE NATURALI E DOCENTE PRIVATO DI ANATOMIA COMPARATA NELLA R. UNIVERSITA” DI MODENA Î pesci d’ acqua dolce d° Italia sono stati accuratamente studiati in questi ultimi anni dal prof. Canestrini, il quale nel suo eccel- lente Prospetto Critico, ha aperto un largo campo alle osserva- zioni ed alle ricerche in questa parte della Iuiologia, che, a dire il vero, non era stata ancora appo noi convenicntemente trattala. Molte difficoltà si presentavano nel raccogliere e studiare quanto avevano detto cd osservato i precedenti ittiologi, i più dei quali moltiplicarono il numero delle specie, fondandole sopra caratteri troppo sfuggevoli e minuti che spesso consistevano in semplici individuali differenze. Anche 1° esplorazione delle diverse parti della penisola non poteva dirsi abbastanza estesa per for- nire un numero di fatti sufficienti alla compilazione di un lavoro gencrale sui pesci delle acque dolci. Nel Prospetto Critico noi ammiriamo un’ analisi attenta e completa di quanto fu det'o dai nostri ittiologi sulle diverse specie; vediamo accresciuto di molto il numero delle esplorazioni, oltre ] esservi registrate, per gli annali della scienza, nuove scoperte. in questo iavoro | esame dei caratteri specifici è fatto con somma diligenza, e le osserva- zioni non si limitano ad uno o pochi individui di una data spe- cie, ma si estendono eziandio su di un numero suflicicute di 240 individui, quanto basti a rilevare ciò che è semphce differenza individuale o di sesso o di località ecc., da ciò che è veramente carattere specifico; laonde molte specie stabilite da Bonaparte o da altri ittiologi italiani o stranieri, sono state dal Canestrini soppresse, essendosi costoro limitati spesse volte all'esame di un solo o di pochi individui per fissare i caratteri della specie. Il metodo che egli ha tenuto nella sua critica è così rigoroso, che lo non saprei per qual via si potesse nuovamente sostenere la validità di molti caratteri da lui dichiarati insufficienti per una buona determinazione specifica. Infatti per rendere evidente come variano i rapporti tra le diverse parti del corpo dei pesci, rap- porti che furono spesse volte ritenuti come eccellenti caratteri, lia eseguito numerose misurazioni sopra molti individui ed è giunto a provare matematicamente che quei rapporti variano al variare degli individui e delle località. Gli studi così minuti e severi fatti sopra una serie di indi- vidui a fine di rintracciare i veri ceratteri specifici, sono oggi- giorno della massima importanza per la. conoscenza di tutte “le possibili variazioni che una specie presenta nei singoli individui e nella estensione geografica che abbraccia. In tal modo si pre- para un sufficiente materiale per la soluzione di diversi problemi che occupano al presente la mente dei naturalisti, vale a dire, l’ investigazione delle cause che danno origine alla varietà, e la mobilità delle specie. Volgendo pertanto le mie considerazioni ed i miei studi alla fauna dei pesci del Modenese, non ho esitato a seguire nelle determinazioni specifiche il metodo del suddetto Prospetto Cri-. tico del prof. Canestrini. Con sommo mio vantaggio, ebbi poi, dalla gentilezza dello stesso professore, a mia disposizione la raccolta ittiologica dei pesci d° acqua dolce da lui fatta, c che ap- partiene al R. Museo di Storia Naturale. Debbo anche aggiungere che un’ intiera famiglia di pesci delle nostre acque, quella dei Ciprini, era stata enumerata fino dal 1864 dal Canestrini in una sua nota che ha per titolo: Enume- razione dei Ciprini del Modenese. (Archivio per la Zoologia, Ana- tomia ecc. Vol. III, Fasc. II, Modena, Aprile 1865, pag. 342); come pure diverse altre note, che si riferiscono a specie osservate nella nostra provincia furono dal medesimo pubblicate. Anzi il mio Prospetto e Catalogo debbono riguardarsi come complemento od appendice ai moltissimi studi che il Canestrini ha fatto sui pesci del Modenese. 241 Nel Prospetto sistematico ho indicato ad ogni specie la sua estensione geografica, poscia la sinonimia di molti autori siste- matici da Linneo fino ai nostri giorni; tali autori furono scelti nelle varie regioni d’ Europa come lo comportava la geografica distribuzione della specie, finalmente havvi un buon numero di citazioni dei principali ittiologi italiani dal XVI.° secolo in poi. Queste citazioni sono di grande interesse, perchè si riferiscono alle variabilità ammesse dai diversi autori ed ai loro giudizii sulle riduzioni o sulle distinzioni di specie, ovvero ad altre im- portanti osservazioni. Il Catalogo conta 26 specie tutte pescate nei nostri fiumi, torrenti, canali, fossati, paduli, valli ecc. Non farà meraviglia se ho notato anche cinque specie provenienti dal Po, vale a dire la Lampreda marina e quattro specie di storioni, giacchè il ter- ritorio Modenese, ben s’ intende, non è preso rigorosamente nel senso politico-amministrativo di provincia. Ho creduto di qualche importanza. aggiungere anche il nome italiano della specie e quello del dialetto Modenese, nonchè alcune note risguardanti la fre- quenza, le acque che i pesci prediligono ecc. Non feci cenno di qualche specie, mancandomi la ferma certezza della sua presenza tra noi, non essendo stata ancora da me osservata; così il Petromyzon fluviatilis ed il Petromyzon Planeri non li registrai nel Catalogo, quantunque del secondo esistono nel R. Museo tre individui la di cui provenienza da CI qualche parte del Modenese è assai probabile. PROSPETTO SISTEMATICO I° Ordinee Ganoidei,. A. Famiglia. ACIPENSERINI. 1. Genere. AcipENSER L. A. Specie. Acipenser. sturio L. Estensione geografica. Questa specie tiene per limite lo spazio compreso tra il primo ed il cinquantesimo grado di longitudine dall’ isola del Ferro, e il trentacinquesimo e il sessagesimo quinto di latitudine. Godendo pertanto di estesissimi confini trovasi nell’ Adriatico, nel Mediterraneo, nell’ Atlantico, nel: Baltico, nei fiumi che in essi metton foce e ne’ loro confluenti. ( Bonaparte ). Sinomnimia. Acipenser sturio. Linneo. Bloch. Pallas. Cuvier. Risso. Nardo. Bonaparte. Selys-Longchamps. De-Filippi. Heckel und Kner. De-Betta. Ninni. Siebold. Malmgren. Canestrini. Blanchard. De-Brito Capeilo. Acipenser ruthenus. Naccari. Autori italiani. In Italia nel XVI.® secolo, troviamo i seguenti naturalisti che parlano di questa specie nelle loro opere. Giovio Paolo, fa menzione dello Sturione ( Sturio) nel suo libro, De Romanis piscibus, cap. IV. Salviuni Ippolito ce ne «dà la figura. Aquatilium animalium histo- ria, XXX, pag. 413, tab. 112. Aldrovandi Ulisse vi dedica il capo IX del suo libro IV sui Pesci da pag. 517 a 531; descrive la specie, ne dà la figura ( pag. 526 ) e parla intorno alla sinonimia, usi ecc. Dopo questi ittiologi conviene portarsi fino al nostro secolo. | 245 Naccari Fortunato Luigi. Ittiologia Adriatica, sp. 94. L’ autore riferisce questa specie, però in modo dubbio, all’ Arcipenser ruthenus L. Eccone i caratteri: « Rostro subulato recto; diametro oris quadruplo longiore, cirris vix ori propioribus, labiis integris. » Nardo Gio. Domenico, Prodromus observationum et disquisitio- num Adriaticae Ichthyologiae, pag. 40, sp. 39. — Prospetti sistematici degli animali delle provincie Venete, pag. 74, 92, 94, 98. Bonaparte Carlo Luciano. Un lungo ed erudito articolo dedica quest’ autore all’ Acipenser sturio neila sua Fauna Italica dandone la relativa figura. — Catalogo inetodico dei pesci Europei, pag. 21, sp. 89. De-Filippi Filippo, Cenni sui pesci d’ acqua dolce della Lombar- dia, pag. 6. De-Betta Edoardo, Ittiologia Veronese, pag. 428, sp. XXXIII — Materiali per una Fauna Veronese, pag. 140, sp. 34. Ninri Alessandro Pericle, Cenni sui Pesci della provincia di Treviso, pag. 27, sp. I. Perugia Alberto, Catalogo dei pesci dell’ Adriatico, pag. 8, sp. 47. Canestrini Giovanni, Prospetto critico dei pesci d’ acqua. dolce d' Italia, pag. 4134, sp. 54. — Catalogo dei pesci d’acqua dolce d’Italia, sp. 54. (Inserito nell’ Annuario della Società dei Naturalisti, Anno I, Modena 1866, pag. 73.) 2. Specie. Acipenser Naccari Bonap. Estensione geografica. Questo Storione è proprio dell’ Europa meridionale, tro- vasi nel mare Adriatico e quindi nel Po entro il quale con- vive colla specie precedente; trapassa nella Brenta, neli’ Adige, nella Piave, nella Livenza, nel Bachiglione e nel Tagliamento. Felice De-Brito Capello nota questa specie nel suo Catalogo dei pesci del Portogallo. Sinonimia. Acipenser huso — Naccari, « Naccari — Bonaparte. De-Filippi. Hecket und Kner. Nardo. De-Betta. Ninni. Canestrini. De-Brito Capello. Autori italiani. Naccari fu il primo a registrare nei Cataloghi della scienza que- 244 sto pesce sotto il nome di Acipenser huso; Ittiologia Adria- tica, sp. 95. « Rostro obtusissimo, oris diametro longitudine cedente, cirris ori propioribus labiis integris. » Nardo, Prodromus Adr. Ichthyol, pag. 10. sp. 36. L’ autore rife- risce in modo dubbio questa specie all’ A: huso. Nei Pro- spetti sistematici, assume la nustra denominazione, pag. 74. Bonaparte volle priviligiare il Naccari dencminando la specie A. Naccari, (V. Fauna Italica) — Catalogo metodico, pag. 2/, . sp. 9. De-Filippi, Cenni, pag. 6. De-Betta, Ittiologia Veronese pag. 431, sp. XXXIV. — Materiali, pag. 140, sp. 33. Ninni, Cenni, pag. 28, sp. II Perugia, Catalogo, pag. 8, sp. 48. Cunestrini, Prospetto critico, pag. 435, sp. 55. — Catalogo, Sp. 909. 8. Specie. Acipenser Nardoî Heck. Estensione geografica. Lo Storione del Nardo gode quasi dell’ estensione geogra- fica della precedente specie. Sinonimia. i Acipenser Nardoî. Ieckel. Heckel und Kner. Nardo. Canestrini. Autori italiani. Nardo, Prospetti sistematici, pag. 74, 92. Canestrini, Prospetto critico, pag. 437, sp. 56. — Catalogo, sp. 56. 4. Specie. Acipenser huso L. Estensione geografica. ‘Il mar Nero ed il mar d’ Azof sono la sede principale di questa specie, la quale trovasi anche nei grandi laghi della Tactaria; essa risale nel Danubio, nel Don, nel Duiener, e giunge talora in fiumi più piccoli come I’ Alt il Maros ed il Theiss. Qualche individuo smarrito si è pescato nel Medi. terraneo, nell’ Adriatico e perfino nel Po. Sinonimia. Acipenser huso. Linneo. Bloch. Heckel und Kner. Nardo. Siebold. Canestrini. Huso ichiyocolla. Bonaparte. 245 Autori italiani. i Aldrovandi, De piscib. lib. IV, Cap. XI, pag- 534, uso Gesneri. Bonaparte, Catalogo metodico, pag. 22, sp. 93, Nardo, Prospetti sistematici, pag. 74, 92. Perugia, Catalogo pag. 8, sp. 50. Canestrini, Prospetto critico, pag. 4159, sp. 57. — Catalogo sp. 97. II° Ordine. Acanthopteri. 2. Famiglia. PERCOIDEI. 2. Genere. Perca L. 5. Specie. Perca fluviatilis L. Estensione geografica. Il pesce persico è sparso nei fiumi e nei laghi di quasi tutta l’ Europa, e di una gran parte del Nord dell’ Asia. - Sinonimia.. Perca fluviatilis. Linneo. Schaeffer. Bloch. Pallas. Lacépède. Cu- vier. Cuvier et Valenciennes. Naccari. Nardo. Bonaparte. Selys -Longchamps. Hamilton. De-Filippi. Gunther. ‘Heckel und Kner. Kessler. Siebold. De-Betta. Malmgren. Canestrini. Blanchard. Perca vulgaris. Schaeffer. Bonaparte. Autori italiani. i Salviani, Aquat. hist. 84, pag. 226, fig. 90. Aldrovandi, De piscib. lib. V, cap. XXXIII, pag. 622, con figura Perca fluviatilis major. Naccari, Itiologia Adriatica, sp. 49. i Nardo, Prodromus Adr. Ichth., pag. 44, sp. 440. Prospetti siste- matici, pag. 76, 92. Bonaparte, Fauna italica. L’ autore non accetta la distinzione che parve a Cuvier potersi fare della Perca d’ Italia ( Perca italis), ma approva la distinzione ammessa da Schaeffer (Perca vulgaris della parte orientale d’ Europa). Anche nel Catalogo metodico pag. 55, ammette la stessa distinzione, sp. 476 e 477. De-Filippi, Cenni, pag. 6. De-Betta, Iuiologia Veronese pag. 44 a 47, sp. I, — Assai in- 246 teressante è l’ articolo che I’ autore dedica a questa specie, principalmente per le notizie che ci fornisce di aver constata l’esistenza della perca nel Benaco. — Materiali, pag. 434, sp. 6. Canestrini, Prospetto critico, pag. 42; sp. 4. Non ammette l’esi- stenza delle due specie di perca in Europa. Le misura- zioni da lui fatte sopra dieci esemplari di diverse località e di diverso sesso, provano |’ inesattezza del principale carat- tere differenziale del Bonaparte, stabilito sulla. elevazione e lunghezza della pinna dorsale anteriore. — Catalogo, sp. 4 III° Ordine. Dendropteri. 3. Famiglia. CYPRINOIDEI. 3, Genere. Cyprinus L. 6. Specie. Cyprinus carpio L. Estensione geografica. La carpa è sparsa per quasi tutta l’ Europa, perocchè dove mancava, vi fu portata dall’ industria umana. Stein- dachner ha trovato questa specie in Portogallo e Spagna nel Tago, e negli stagni artificiali presso Madrid. De-Brito Capello la nota fra i pesci comuni del Portogallo. Sinonimia. | Cyprinus carpio. Linneo. Bloch. Lacépède. Cuvier. Cuvier et Valenciennes: Naccari. Nardo. Bonaparte. Selys-Longchamps. Hamilton. De-Filippi. Gùnther. Heckel und Kner. Jeitteles. Dybowski. De-Betta, Ninni. Siebold. Steindachner. Canestrini. Blanchard. De-Brito Capello. Cyprinus nudus. Bloch. a Rex cyprinorum. Bloch. « regina. Cuvier et Valenciennes. Bonaparte. Heckel und Kner. Selys-Longchamps. Dybowski. Cyprinus elatus. Cuvier. et Valenciennes. Bonaparte. Heckel. und Kner. Selys-Longchamps. Dybowski. Cyprinus acuminatus. Heckel und Kner. Dybowski. « hungaricus. Cuvier et Valenciennes. Heckel und Kner. Dybowski. | 247 Autori italiani. Giovio, De Rom. piscib. Cap. XXXVIII. De Rayna sive Burbaro. Salviani, Aquat. hist. XX, pag. 92, fio. 23, Aldrovandi, De piscib., lib. V, cap. XI, pag. 657 Cyprinus. Ginanni Francesco, Istoria civile e naturale delle pinete Raven- nati, pag. 383. Pollini Ciro, Viaggio al Lago di Garda, pag. 24. Naccari, lttiologia Adriatica, sp. 32. Nardo, Prodromus Adr. Ichtyol., pag. 47, sp. 457. — Prospetti sistematici, pag. 72. ; Bonaparte, Fauna Italica. L’ autore distingue le tre specie; C. carpio, C. Regina, C- elatus, e ne offre ottime figure. — Catalogo metodico, pag. 26, sp. 440, 444, 446. De-Filippi, Cenni, pag. 9. « Pare che il C. regina Bp. sia una una mera varietà della specie linneana. » De-Betta, Iniologia Veronese, pag. 58, sp. VIII. L’ autore dietro l esame di più centinaja di raine, trovò: « che anche in esemplari della stessa località, le due speeie C. carpio e C. regina di Bonaparte non differiscono 1’ una dall’ altra che per pochissimi e sfuggevoli caratteri, e che si può sempre trovare tutti i passaggi intermedi che l’ una all’ altra colle-- gano. » — Materiali, pag. 133, sp. 9. Ninni, Cenni, pag. 36, sp. X, a pag. 38 dice: « che la Var. regina non puossi ritenere per buona specie, atteso la. differenza della curva del dorso che mostra nei ciprini infinite grada- zioni. » Canestrini, Prospetto critico, pag. 24, sp 7. « Questa specie come tutte le specie assai comuni, dà origine a moltissime varietà, che dai diversi autori sono state riguardate come altrettante specie distinte ». — Catalogo sp. 7. — Enume- razione dei Ciprini del Modenese sp. 4. ( Inserita nell’ Ar- chivio per la Zoologia, Anatomia e Fisiologia, Modena, Aprile 1865. Vol. HI, Fase. II, pag. 342 ). Nota. I caratteri principali sui quali sono fondate le tre specie del Bonaparte si riferiscono ai rapporti fra la lunghezza del capo e l’ altezza e lunghezza del corpo. Ora questi rapporti sarebbero buoni caratteri specifici se fossero costanti, ma sopra 9 individui misurati dal - Canestrini ( V. Prosp. crit. pag. 20 ) e 6 misurati da me collo stesso metodo, non furono trovati neanche due soli individui aventi questi rapporti eguali; il che fa conclu- dere che fra il C. elatus ed il €. carpio e fra questo ed il C. regina esiste un graduale passaggio, e le tre specie del Bonaparte non possono am- mettersi. 218 4. Genere. CARASSIUS Nils. 7. Specie. Carassius vulgaris Nils Estensione geografica. i Trovasi nell’ Europa centrale, nella Svezia e Norvegia, nella Russia meridionale, in Francia ed in Italia- Sinonimia. Cyprinus carassius, Linneo. Bloch. Pallas. Cuvier. Cuvier. et Valenciennes. Hamilton. Selys-Longchamps. Giinther. Cyprinus gibelio. Bloch. Cuvier et Valenciennes. Hamilton Se- lys-Longchamps. Cyprinus moles. Cuvier et Valenciennes. Selys-Longchamps. Carassius vulgaris. Nilson. Heckel und Kner. Siebold. Jeitteles. Dybowski. Malmgren. Canestrini. Carassius humilis. Heckel. a gibelio. Heckel. Heckel und Kner. Dybowski. a moles. Agassiz. Heckel und Kver. Dybowski. a oblongus. Heckel und Kner. Dybowski. Cyprinopsis carassius: Blanchard. a gibelio. Blanchard. Autori italiani. L’ esistenza di questa specie fu verificata in Italia sola- mente dai tre seguenti naturalisti. Heckel, la trovò a Palermo (Carassius humilis). Ranzani, nei fossati di Bologna (Carassius gibelio ). Canestrini, nei fossati di Modena. Quest’ ultimo osservò ( Pro- spetto critico, pag. 22, sp. 8), quanto siano variabili i ca- ratteri sui quali sono fondate le diverse specie europee e crede con Jeitteles e Siebold che le specie C. vulgaris, gi- belio, moles, oblongus ed humilis costituiscano una sola specie. — Catalogo, sp. 8. — Enumerazione, sp. 2. 5. Genere. TincA Rond. 8. Specie. 7inca vulgaris Cuv. Estensione geografica. Trovansi le Tinche per tutta l’ Europa imperocchè nel settentrione ove non erano sì posero ad allignare per artifi- zio come le Regine ( Bonaparte). 249 Siînonimia. Cyprinus tinca. Linneo. Bloch. Pallas. Lacépède. Cuvier. Naccari. Nardo. Tinca italica. Bonaparte. «chrysitis. Agassiz. Bonaparte. Selys-Longchamps. « vulgaris. Cuvier et Valenciennes. Hamilton. Costa O. G. De-Filippi. Heckel und Kner. Nardo. Dybowski. De-Betta. Ninni. Siebold. Canestrini. Blanchard. Autori italiani. Giovio, De Rom. piscib., Cap. XXXVI, pag. 424. Salviani, Aquat. hist. XIX, pag. 90, tab. 89, fig. 4. Aldrovandi, De pisc, lib. V. Cap. XIV, pag. 646. Ginanni, Ist. civ., pag. 382. Naccari, Ituiologia Adriatica, sp. 83. Nardo, Prodromus Adr. Ichthyol., pag. 47, sp. 458. — Prospetti sistematici pag. 72, 91, 99. Bonaparte, Fauna Italica. Distingue due specie di Tinca la T. italica e la T. clirysitis, e dedica a ciascuna un erudito ar- ticolo con ottime figure. — Catalogo metodico pag. 28, sp. 164. L’ autore comprende le due specie figurate nella Fauna italica colla sola denominazione di Tinca vulgaris. Costa Oronzio Gabriele, Fauna del Regno di Napoli, T. XII. De-Filippi, Cenni, pag. 10. « Varia nel profilo e nelle propor- zioni, fino a produr forme più disparate che non siano quelle della Tinca chrysitis e dell’ italica Bp. » De-Betta, lttiologia Veronese, pag. 70, sp. IX. — Materiali, pag. 433, sp. 44. Ninni, Cenni, pag. 43, sp. XIII. « Le tinte diverse delle nostre tinche;, cioè dal giallo-verdastro più splendente al verde bruno, alcune volte quasi nerastro, nonchè la diversità di forma, segnano anche nei nostri individui un insensibile passaggio tra la T. italica e la chrysitis del Bonaparte. » Canestrini, Prospetto critico, pag. 25, sp. 9. Trova insussistenti le due specie stabilite dal Bonaparte nella sua fauna. — Catalogo, sp. 9. — Enumerazione, sp. 3. 250 6. Genere. Banpus Cuv. 9. Specie. Barbus plebejus Val. Estensione geografica. Il Barbio è pesce del solo mezzogiorno d’ Europa; esso è diffuso per tutta !’ Italia. Sinonimia. Barbus plebejus. Cuvier. Bonaparte. De-Filippi. Heckel und Kner. Nardo. Dybowski. Ninni. Canestrini. Barbus eques. Bonaparte. Heckel und Kner. Dybowski, a tiberinus. Bonaparte. « fluviatilis. De-Filippi. De-Betta. Autori italiani. Aldrovandi, De pisc. lib. V, Cap. XVI, pag. 597. Pollini, Viaggio, pag. 21. Bonaparte, nella Fauna Italica ha riguardate come tre specie di- stinte il B. plebejus, il B. eques ed il B. tiberinus. — Catalogo metodico, pag. 27, sp. 155, 156, 157. De-Fitippi, Cenni, pag. 9. Riguarda il B. plebejus una mera va- rietà del B. fluviatilis. Nardo, Prospetti sistematici, pag. 72. De-Betta, Iiologia Veronese, pag. 73, sp. X. — Materiali, pag. 434, sp. 42. Ninni, Cenni, pag. 39, sp: XI. Canestrini, Prospetto critico, pag. 28, sp. 40. — Catalogo, sp. 40, Enumerazione, sp. 4. 40. Specie. Barbus caninus Val. Estensione geografica. Italia, Svizzera, Istria ed una parte assai limitata della Francia. Sinonimla. Barbus meridionalis. Risso, Blanchard. « caninus. Valenciennes. Bonaparte. Heckel und Kner. Dybowski. Canestrini. Autori italiani, Bonaparte, pose il nome di canînus ad un piccolo barbio pro- veniente dai laghi e ruscelli del Piemonte e che corrisponde a quello degli altri autori della nostra sinorimia, ( V. Fauna Italica). — Catalogo metedico, pag. 27, sp. 458. 251 Canestrini, Prospetto critico, pag. 33;sp. 11.— Catalogo, sp. A4. — Enumerazione, sp. 5. 7. Genere. GoBIo Cuv. AI. Specie. Gobio fluviatilis Cuv. Estensione gcografica. Trovasi in quasi tutta l’ Europa. Non è ancora constatata la sua esistenza in Spagna ed in Grecia. Sinonimia. Cyprius gobio. Linneo. Bloch. Pallas. Agassiz. Nardo. Gobio fluviatilis. Cuvier et. Valenciennes. Bonaparte. Hamilton. Selys-Longchamps. Heckel und Kner. Kessler. Dybowski. Siebold. Malmgren. Canestrini. Blanchard. Leuciscus Gobio. Ginther. Gobio vulgaris. Heckel, Heckel und Kner. leitteles. « venatus. Bonaparte. Nardo. a lutescens. De-Filippi. a pollini. De-Betta. a benacensis. Ninni. « obtusirostris, Cuvier et Valenciennes. Autori italiani. Pollini, Viaggio, pag. 21, fig. 2 Nardo, Prodromus Adr. Ichthyol. pag. 17, sp. 166, ed a pag. 23 n. 166. « Idem est cum Cyp. Benacensi Pollini » — PEOSpegi sistematici, pag. 72. Bonaparte, Fauna Italica — Catalogo metodico, pag. 27, sp. 464, 452. De-Filippi, Cenni, pag. 7. L’ autore assegna al suo (Gobio lute- scens i seguenti caratteri. « G. ore infero, parvo, oculis latera- libus, corpore subquadrilatero, pinna caudali apicibus acumi- natis, superiori longiuscolo. D. 40, P. 44, V. 8, A. 8, Lin. ; lat. 40 6/5. » De-Betta, Iutiologia Veronese, pag. 77, sp. XI. — Materiali, pag: 434, sp. 43. Ninni, Cenni, pag. 42, sp. XII. Canestrini, Prospetto critico, pag. 36, sp. 43. I confronti fatti dall’ autore con individui della Moravia, del Piemonte e di altre località, e coi caratteri dati da Bonaparte, Heckel und Kner e De Filippi delle loro specie, sopra riferite nella nostra siuonimia, lo hanno fatto concludere colla soppressione di 252 esse specie, non avendo egli trovato importanti differenze. — Catalogo, sp- 43. — Enumerazione, sp. 6. 8. Genere. ALsurnUSs Rond. 12. Specie. Al/burnus. alborella De Fil. Estensione geografica. Italia. Sinonimia. Aspius alborella. De-Filippi. Alburnus alborella. Bonaparte, Heckel und Ener. Nardo. Dybo- wski. De-Betta. Ninni. Canestrini. Alburnus fracchia. Heckel und Kner. Autori italiani. Pollini, ha creduto questa specie il Cyprinus alburnus di Linneo. Bonaparte, sospettò dapprima (V. Fauna italica) che questa spe- cie diversificasse dal vero Aspius al/burnus d’ oltremonte, in seguito accettò la distinzione. — Catalogo metodico, pag. 33, sp. 257. De-Filippi, Cenni pag. 46. L’ autore assegna alla sua specie Aspius alborella i seguenti caratteri: « Aspius longitudine al- titudinem quintuplo superante; dorsali ventralibus valde re- troposita. D. 44, A. 44-46, Ser squam. 42 8/5. » Nardo, Prospetti sistematici, pag. 73. De-Betta, Itiologia Veronese, pag. 84, sp. XII, — Materiali, pag. 135, sp. 44. Ninni, Cenni. pag. 58, sp. XXII. Canestrini, Prospetto critico, pag. 40, sp. 44. — Catalogo, sp. 44, Enumerazione, sp. 7. 9. Genere. ScAarDINIUS Bonap. 413. Specie. Scardinius erythrophthalmus L. Estensione geografica. La Scardola è comune in quasi tutta l° Europa, principal- mente nei laghi e fiumi della Germania. ( Bonaparte ). Sinonimia. Cyprinus erythrophthalmus. Linneo. Bloch. Naccari. « erytrops. Pallas. « scardula. Nardo. 259 Leuciscus erythrophthalmus. Cuvier et Valenciennes. Selys-Long- champs. Hamilton. De-Filippi. Gunther. Scardinius erythrophthalmus. Bonaparte. Heckel und Kner. Ieit- teles. Dybowski. De-Betta. Ninni. Siebold. Malmgren. Cane- strini. Blanchard. Scardinius scardafa. Bonaparte. Heckel und Kner. Dybowski. a plotizza. Heckel. Heckel und Kner. Dybowski. a macrophthalmus. Heckel und Kner. Dybowski. « dergle. Heckel. Heckel und Kner Dybowski. a hesperidicus. Heckel und Kner. Nardo. Autori italiani. Aldrovandi, De Pisc., pag. 641-642. Cyprinus latus (Scardula ). Ginanni, Ist. civ., pag. 383. Scarda. Naccari, Itriologia Adriatica, sp. 84. Nardo, Prodromus Adr. Ichtbyol., pag. 47, sp. 159. — Cyprinus scardula, Scardola; e a pag. 23 n. 159: « Duas species sub no- mine Cyp. Brama, satis bene ab Aldrov. distinctas, recentiores Iehthyologi confunderunt. Specie nostra est Cyp. latus. Al- drov. l. c. » — Prospetti sistematici, pag. 72, 9. Bonaparte, Fauna Italica. — Catalogo metodico, pag. 32, sp. 236. De Filippi, Cenni, pag. 415. Piacemi riferire le seguenti parole dell’ autore intorno a questa specie: « Chi da leggere varia- zioni nel contorno della faccia, sulla curva del dorso, nella direzione della bocca, amasse ricavare altrettante specie , ben ve ne avrebbe materia. » De-Betta, Iuiologia Veronese, pag. 42, sp. XIII — Materiali, pag. 139, sp. 15. Ninni, Cenni, pag. 56, sp. XXI. Canestrini, Prospetto critico, pag. 45, sp. 45. Le misurazioni fatte su 44 esemplari, mostrano chiaramente |’ insussistenza delle due specie fondate dal Bonaparte. e delle molte stabi- lite da Heckel und Kner ed accettate poi da Dybowski. — Catalogo, sp. 15. — Enumerazione, sp. 8. {o è Nota. lo ho seguito ne’ miei studi il metodo delle misurazioni come ha praticato il Canestrini, ed ho spesse volte verificato l’esatlezza dei risultati che lo hanno condoito a considerare insufficienti molti caratteri specifici. Si trova infatti la più perfetta corrispondenza fra i risultati otle- nuti, sopra 5 individui di Scardola da me misurati, e quelli oltenuli sopra gli individui misurati dal Canestrini. Presento pel confronto i numeri ricavati, dispensandomi dal presentare analoghe misurazioni per altre specie, potendo servire le tavole del Prospetto critico. del nominato autore. 48 234 N. B. 1 numeridel seguente specchio rappresentano millimetri. 2) s © | =) S|8|$ | $ (77) D | — ei 12 3|$ È E È 3|P|e|.9 £|o 2/3| 5|3 |o|/o/es|È pa 2 S| S|3|£s VOI S| CD) Go pol DOS | o] (©) i (= O) = (a|s|2|2|3\£|2|5|/2£|/S/2/2/=/8/5|/8 |s|=|#)3|s|#|3|3|8/2|3|3|3|2/3)2 | (. oro ao [Ras iihe sla eneen> var BEH RUA”E HRR 136| 26/4917 |10 |6 |42]34/15 [24 (18 [173] 45/417 |64 {42 120|23]47/6 | 9 |6 |41|33/435/20|171/15 |44|16 (56 [41 140| 22/45/6 | 8 |4t[40|29/44 |18|151/153| 42/15 [50 [40 104|20|14]53| 8314 | 8/24] 9 (45/44 |13 | 44/12/44 | 8 I 90/18|44|5|7|4| 8|22| 8 |44|13 44 | 9|t4 (44 7 40. Genere. Leuciscus Rondel. 44. Specie. Leuciscus aula Bonap. Estensione geografica. Il Triotto è comune in tutte le parti d' Italia e del Por- togallo. È quindi specie dell’ Europa meridionale. Sinonimia, i Squalius aula. Bonaparte. Leuciscus rubella. Bonaparte, Siebold. a fucini. Bonaparte. a trasimenicus. Bonaparte. a pagellus. De-Filippi. Bonaparte. e niscardius. De-Filippi. Bonaparte: TÀ 255 Leuciscus pauperum. De-Filippi. Bonaparte. È aula. Canestrini. Steindachner. De-Brito Capello. Leucos aula. Heckei und Kner. Dybowski. a rubella. Heckel und Kner. Dybowski. De- Betta. Costa. A. a pauperum. De-Betta. Ninni. Autori italiani. Nardo, Prodromus Adr. Iehthyol., pag. 17, sp. 164. Il Dott. Ninni nei suoi Cenni ci avverte, che il Nardo non riferisce più attualmente al C. amarus la specie di cui parliamo, benchè per accidentale ommissione ron fu annoverata nei Prospetti sistematici. Bonaparte, Fauna Italica. — Catalogo metodico, pag. 29, il 484, 122, 183, 184, 186, 187, 188. De-Filippi, Cenni, pag. 14, 15. Costa Achille, Annuario del R. Museo Zoologico di Napoli, Anno I, 15. De-Betta, Iniologia Veronese, pag. 84, sp. XIV. « Per la comples- siva forma del corpo avvicinerebbesi molto allo Squalius elatus figurato dal Bonaparte nella sua Fauna senza però averne data la descrizione specifica. » — Maieriali, pag. 135, sp. 46. Ninni. Cenni, pag. 50, sp. XVII. Canestrini, Prospetto Critico, pag. 54, sp. 17. — Catalogo, sp. 17. — Enumerazione, sp. 9. Nota. Negli Atti dell’ Istituto Veneto ( Tomo XI, serie III, dispensa Il, pag. 142. ) il ch. dott. Nardo, parlando di una nota del Canestrini sul genere Leuciscus, dice, che non gli parerebbe ammissibile la soppressione del ge- nere Leucos. Noi non possiamo dividere la sua opinione, perchè è vero bensi, che tra il Leucos ed il Leuciscus gli autori ammettono le differenze nei denti, ma siffatte differenze non sono costanti, essendosi osservati ( dal Siebold e da noi) individui costituenti un passaggio tra un genere e l’altro. Quanto alla distinzione dei due sottogeneri Cinisophius e Leucos, si può mostrare con molti fatti che la posizione della bocca varia, così ab- biamo individui in cui la bocca è rivolta in alto, in altri è rivolta oriz- zontalmente; il corpo compresso è poi carattere comune e distinguibile per gradi. Circa alla presenza di due denti accessori in ciascun lato della faringe nel Leuciscus, sembra che il dott. Nardo abbia avuto sotto agli occhi un in- dividuo non ben classificato, appartenente al genere Squalius ( probabilmente un giovane cavedaro ), genere per questo carattere già da lungo tempo staccato dagli altri; altrimenti non sapremmo comprendere la presenza di due denti accessori di cui parla 1’ illustre naturalista. 236 44. Genere. SquaLius Bonap. 45. Specie. Squalius cavedanus Bonap. Estensione Geografica. Esiste in Italia, in Dalmazia e nel Portogallo: Sinonimia. Leuciscus cavedanus. Bonaparte, De-Filippi. ( pereti. Bonaparte. “ tiberinus. Bonaparte. Squalius cavedanus. Bonaparte. Heckel und Kner. Nardo. Dybo- wski. De-Betta. Ninni. Canestrini. Autori italiani. Aldrovandi, De pisc., lib. V, Cap. XVII, pag. 600. Pollini, Viaggio, pag. 24, Cyprinus idus. Bonaparte, Fauna Italica. — Catalogo metodico, pag. 31, sp. 222. De-Filippi, Cenni, pag. 12: « Il principe Bonaparte distinse spe- cificamente col nome di Squalius cavedanus quello del Bo- lognese, di Sq. tiberinus quello dei Romani, e di Sq. Paretî quello dei Piemontesi. Se a questi vogliam paragonare quello di Lombardia, tenendo conto di tutte le più minute varia- zioni, giungeremo facilmente o a ridurre le tre specie ad una, o ad aggiungerne molte intermedie. » Nardo, Prospetto sistematico, pag. 72, 94. De-Betta, lttiologia Veronese. pag. 89, sp. XVII. — Materiali, pag. 136, sp. 49. Ninni, Cenni, pag. 54, sp. XX. Canestrini, Prospetto critico, pag. 59, sp. ol. « Rispetto al co- lore del cavedano possonsi distinguere due varietà. Nell’ una il dorso è di un grigio d°’ acciajo a riflessi mettalici, nell’al- tra di un verde sudicio che nell’ alcool si cambia in rosso di ruggine. » — Catalogo, sp. 24. — Enumerazione, sp. 40. 42. Genere. TeLESTES Bonap. 16. Specie. Telestes muticellus Bonap. Estensione geografica. E specie dell’ Europa meridionale e centrale. Sinonimia. Leuciscus muticellus. Bonaparte. De-Filippi. Gunther. 0 Agasizii. Cuvier et Velenciennes, 257 Telestes muticellus. Bonaparte. Dybowski. Canestrini. a Savignyi. Bonaparte. Heckel und Kner. Nardo. Dybo- wski, De-Betta. Ninni. Telestes Agassizii. Heckel. Heckel und Kner. Dybowski. Siebold. Squalius Agassizii. Blanchard. Autori italiani. Pollini, Viaggio, 2A, Cyprinus phoxinus? Bonaparte, Fauna Italica. — Catalogo metodico, pag. 30, sp. 204, 202. De-Filippi, Cenni, pag. 13. Nardo, Prospetti sistematici, pag. 73. De-Belta, Ituiologia Veronese, pag. 94, sp. XVIII. — Materiali, pag. 136, sp. 20. Ninni, Cenni, pag. 54, sp. XIX. Canestrini, Prospetto critico, pag. 67, sp. 25. — Catalogo, sp. 25. — Enumerazione, sp. 44. Nota. Nel 1864 il prof. Canestrini studiò questa specie nel mode- nese (V. Quinta Nota Iltiologica, nell’ Archivio per la Zoologia, Anatomia ecc. Vol. III, fasc. I, Modena, Maggio, 1863, pag. 108 ). Egli riguardò fin d’ allora; il T. muticellus, il T. Savignyi ed il T. Agassizii, come altrettante varietà di una sola specie. Le osservazioni fatte in seguito dal sig. Blanchard per rispetto al T. Savignyi conducono alla siessa conclusione; ecco come si esprime: Le Blageon n’est pas rare en Italie, et il parait certain qu’ une espèce décrite par le prince Ch. Bonaparte (Telestes Savighyi ) en est à peine une varieté. ( V. Poissons des eaux douces de la France, Paris 1866, pag. 408 ). 13. Genere. Chonprostoma Agas. 47. Specie. Chondrostoma Genei Bonap. Estensione geografica. La Lasca si pesca nel Po ed in altri fiumi minori del- l’Italia. Siebold (clie la crede esistente anche nel Rodano) dice di averne avuto un esemplare dai Reno. Sinonimia. Chonurostoma Genei. Bonaparte. Heckel und Kner. Dybowski. De-Betta. Ninni. Siebold. Canestrini. Chondrostoma jaculum. De-Filippi. Autori italiani, Bonaperte, Fauna Italica. — Caialogo metodico, pag. 25, sp. 40. De-Filippi, Cenni, pag. 44. Ecco la diagnosi che l’autore dà alla sua specie C. jaculum. « Chondr. longitudine altitudinem sexies 258 superante, squamis argenteo-micantibus. D. 44, A. 12, V. 40, lin. lat. 58 40/8. » De-Betta, Ittiologia Veronese, pag. 95, sp. XX. — Materiali, pag. 137, sp. 22. Ninni, Cenni, pag. 47, sp. XV. Canestrini, Prospetto critico, pag. 78, sp. 29. « Il Ch. jaculum De- Filip. è sinonimo del Ch. Genei. » — Catalogo, sp. 29. — Enumerazione, sp. 42. 4. Famiglia SALMONOIDEI. 44. Genere. TruTTA Nils. Sieb. 18. Specie. Trutta fario L. Estensione geografica. È sparsa per tutta |’ Europa, e si estende anche in Africa nell’ Algeria, ove ne fu constatata l’esistenza da Zill. ( An. Sc. Nat. Serie IV, Tom. IX, pag. 427 ). Sinonimia. + Salmo fario. Linneo. Bloch. Cuvier. Agassiz. Selys-Longchamps. Hamilton. Bonaparte. De-Filippi. Gunther. Nardo. Costa A. De-Betta. Ninni. De-Brito Capello. Salmo trutta. Lacépède. Costa O. G. i Salar Ausonii. Cuvier et Valenciennes. Heckel und Kner. Jeitteles. Trutta fario. Siebold. Steindacher. Malmgren. Canestrini. Autori italiani. Giovio, De Rom. pisc. Cap. XXXV, De Trocta. Salviani, Aquit. hist., fol. 96, b et 97 a et b. Aldrovandi, De piscib. lib. V, Cap. XII, pag. 685, Trutta flu- viatilis. Pollini, Viaggio, pag. 24. Bonaparte, Catalogo meiodico, pag. 23, sp. 402. Costa O. G., Fauna. De-Filippi, Cenni, pag: 17. Nardo, Prospetti sistematici, pag. 74. Costa A, Annuario, A. I, 44. De-Betta, Ittiologia Veronese, pag. 102, sp. XXIV. L’ autore de- dica a questa specie un erudito articolo. Parla della varia- bilità del colore, delle tinte, del numero e forma delle mac- & 259 chiette, dice: « che a queste variazioni dovute a circostanze di località ed all’ acqua in cui vive la Trota, od alla qualità stessa dell’ ordinario nutrimento che vi trova, vogliansi ap- punto attribuire alcune specie credute buone dagli antiche come la Trutta nigra Mars., il Salmo alpinus di Bloch, il S. marmoratus ed il S. punctatus di qualche autore, e stando all’Heckel, anche di Cuvier; le quali specie con diverse altre non devono aversi che per mere varietà della nostra Linneana. » — Materiali, pag. 438, sp. 26. Ninni, Cenni, pag. 29, sp. IV. L’ Autore fa osservare come le trutte variano moltissimo di colorito. Canestrini, Prospetto critico, pag. 89, sp. 36. — Catalogo, sp. 36. 5. Famiglia. ESOCINI. 45. Genere. Esox L. 49. Specie. Esox lucius L. Estensione gcografica. Il Luccio abbonda particolarmente nei climi freddi della Scandinavia; Russia e Siberia; esso è comunissimo nell'Europa centrale, forse un po’ meno comune nell’ Europa meridio- nale, e si trova anche in Asia fino verso la parte centrale di questo continente. (Blanchard ). Sînonimia. Esox lucius. Linneo. Bloch. Pallas. Lacépède. Cuvier. Cuvier et Valenciennes. Naccari. Hamilton. Selys-Longchamps. De-Fi- lippi. Bonaparte. Ginther. Hecke! und Kner. Nardo. Jeitteles, De-Betta. Ninni. Siebold. Malmgren. Canestrini. Blanchard. Autori italiani. Giovio, De Rom. pisc. Cap. XXXVII, De Lutio. Salviani, Aquat. hist., fol. 94, b, 95, Lucius. Aldrovandi, De pise. lib. V, Cap. XXXIX, pag- 630. Ginanni, Ist. civ. pag. 382. Pollini, Viaggio, pag. 21. Nuccari, litiologia Adriatica sp. 69. i Nardo, Prodromus Adr. lehtliyol. pag. 16, sp. 141. -- Prospelti sistematici, pag. 72. Bonaparte, Catalogo metodico, pag. 25, sp. 433. 260 De-Filippi, Cenni, pag. 47. De-Betta, Ittiologia Veronese, pag. 442, sp. XXVI. — Materiali, pag. 4138, sp. 28. Ninni, Cenni, pag. 81, sp. VI. Canestrini, Prospetto critico, pag. 94, sp. 40. — Catalogo, sp. 42. 6. Famiglia. ACANTHOPSIDES. 46. Genere. Cositis L. 20. Specie. Cobitis taenia L. Estensione geografica. Pare non egualmente distribuita in tutta |’ Europa. Tro- vasi in Italia, in Francia, nel Belgio, in quasi tutta la Ger- mania, in Inghilterra; ma assicurasi che non fu giammai osservata in Irlanda. Esiste nel centro e nel sud della Scan- dinavia, nella Danimarca e manca quasi interamente nella Finlandia. Sinonimia. Cobitis taenia. Linneo. Bloch. Pallas. Lacépède. Cuvier. Cuvier et Valinciennes. Hamilton. Heckel und Kner. Siebold. Canestrini. Blanchard. Acanthopsis taenia. Agassiz. De-Filippi. Bonaparte. Selys-Long- champs. Nardo. De-Betta. Ninni. Ieitteles. Malmgren. Autori italiani. Pollini, Viaggio, pag. 21. Bonaparte, Catalogo metodico, pag- 26, sp. 439. De-Filippi, Cenni, pag. 7. Nardo, Prospetti sistematici, pag. 72. 92. De-Betta, Iuiologia Veronese, pag. 446, sp. XXVII. — Materiali, pag. 139, sp. 30. Ninni, Cenni, pag. 35, sp. IX. Canestrini, Prospetto Critico, pag. 102, sp. 43. « Io trovai nel Modenese una varie:à molto rimarchevole della Cobitis tae- nia, cui dò il nome di varietas bilineata. Essa è distinta per due fascie brune che prendono origine dal capo e scorrono lungo il tronco, sino alla base della codale. Inoltre le pinne pettorali e l’ anale sono relativamente un po’ più lunghe che negli altri individui. » — Catalogo, sp. 43. 264 IV. Ordine. H{aplopteri. 7. Famiglia. COTTINI. 47. Genere. Cortus L. 21. Specie. Cottus gobio L. Estensione geografica. Questa specie è sparsa nella maggior parte d’ Europa, Trovasi in Siberia, nella Groenlandia ed assienrasi anche nel- l’ America del nord. (Blanchard ). Sinonimia. Cottus gobio. Linneo. Bloch. Pallas. Lacépède. Cuvier. Cuvier et Valenciennes. Hamilton. Bonaparte. De-Filippi. Selys-Long- champs. Nardo. Gunther. Heckel und Kner. De-Betta. Ninni. Siebold. Malmgren. Canestrini. Blanchard. Cottus microstomus. Bonaparte Heckel und Kner, a ferrugineus. Bonaparte. Heckel und Kner. De-Betta. Ninni. a affinis. Bonaparte. Autori italiani. Selviani, Aquat. bist. fol. 216. Aldrovandi, De piscib. lib. V, Cap. XXVII, pag. 643. Gobius fluviatilis sive capitatus. Nardo, Prodromus Adr. Iehthyol. pag. 42, sp. 72. — Prospetti Si. stematici, pag. 78, 92, 100. Bonaparte, Catalogo metodico, pag. 62, sp. 545, 548. De-Filippi, Cenni, pag. 6. i De-Betta, Ittiologia Veronese, pag: 47, sp. Il, e pag. 49 sp. II, — Materiali, pag. 484, sp. 3, pag. 432, sp. 44. Ninni, Cenni, pag. 64, sp- XXIX. L’ autore nota le molte e sva- riatissime gradazioni di colorito che presentano gli individui da lui osservati. Canestrini, Prospetto critico, pag. 408, sp. 46. — Catalogo, sp. 45. 262 8. Famiglia GASTEROSTEINI. 48. Genere. GAsTEROSTEUS L. 22. Specie. Gasterosteus aculeatus L. Estensione geografica. . Lo Spinarello si estende in tutta l’ Europa, manca solo nel bacino del Danubio. La varietà in cui i lati sono intera- mente coperti dalle plache laterali, trovasi anche nel nord dell’ America settentrionale. Sinonimia. Gasterosteus aculeatus. Linneo. Bloch. Naccari. De-Filippi. Bo- naparte. Selys-Longchamps. Heckel und Kner. {Nardo. Giin- ther. Siebold. De-Betta. Ninni. Malmgren. Canestrini. Blan- chard. Gasteracanthus aculeatus. Pallas. Gasterosteus teraculeatus. Lacépède. « trachurus. Cuvier. Cuvier et Valenciennes. a gymnurus. Cuvier. a leiurus- Cuvier et Valenciennes. Blanchard. a © brachycentrus. Cuvier ct Valenciennes. Heckel und Kner. Gunther. Nardo. Gasterosteus argyropomus. Cuvier et Valenciennes. Nardo. Gun- ther. Gasterosteus tetracanthus. Cuvier et Valenciennes. Bonaparte. . Gùntber. Gasterosteus semiloricatus. Cuvier et Valenciennes. Blanchard. P semiarmatus. Cuvier er Valenciennes. Blanchard. « nocveboracensis. Cuvier et Valenciennes. « Neustrianus. Blanchard. i a argentatissimus. Blanchard. a Baillonii. Blanchard. a elegans. Blanchard, Autori italiani. Aldrovandi, De pisc. lib. V, pag. 628. Naccari, Ittiologia Adriatica, sp. 51. Nardo, Prospetti sistematici, pag. 81. Bonaparte, Catalogo metodico, pag. 74, sp. 664, 662, a, b, c, d, e, f. i 263 Costa. 0. G., Fauna del Regno di Napoli. L' autore è di parere che « la somma fecondità di tali pesci unita alle tante e sì diverse circostanze in cui si trovano nei differenti laghi e fiumi d’ Europa sia cagione produttrice di tutte le più notevoli differenze. » Dopo diverse considerazioni per le quali non riconosce negli spinarelli nessuna rimarchevole differenza, dice: « essere la specie nostrale unica, svariata solo più o meno a seconda delle acque in cui vive. » De-Betta, Irtiologia Veronese, pag. 50, sp. IV, pag. 54, sp. V. L’autore ci assicura che non gli fu mai possibile ricono- scere nei moltissimi Spinarelli da lui esaminati altra specie in fuori del G. aculeatus: ed aggiunge che sarà probabil- mente il G. brachycentrus una sola varietà del G. aculeatus. Ninni, Cenni, pag. 9, sp. XXXIII, e pag. 70, sp. XXXIV. Canestrini, Prospetto critico, pag. 444, sp. 46. L'autore con- clude, parlando di questa specie, che in Italia esiste una sola specie di Gasterosteus con quattro varietà, il G. aculea- tus, il G. brachycentrus, il G. argyropomus ed il G. tetra- canthus. — Catalogo, sp. 46. NWota. Lo Spinarello, come avviene di tutte le specie assai diffuse è suscettibile di una grande variabilità. Il sig. Blanchard. valendosi principal- mente dei caratteri delle spine e delle piastre laterali, ne ha stabilito otto specie diverse. Nell’ esame che io ho fatto di molti individui, ho potuto concludere, che i caratteri delle spine assunli per distinzione specifica va- riano spesso nei singoli individui ed esistono sempre dei passaggi interme- dii nelle forme delle spine, massime dorsali, di due date specie del Blanchard. Ho anche notato diversi fatti relativi alla variabilità del numero delle pia- stre laterali. (V. Archivio per la Zoologia, Anatomia, ece Serie IT, Tom. I, Bologna 1869). Tanto le mie osservazioni che ifatti riferiti dai più recenti ittiologi, come Heckel und Kner, Siebold, Gunther, Canestrini ed altri, mi conducono'ad am- mettere una sola specie europea di Gasterosteus, il G. aculeatus con molte varietà. 9. Famiglia GOBIOIDEL. 49. Genere» GoBius L. 23. Specie. Gobius fluviatilis Bonelli. Estensione geografica. italia. Sinonimia. Gobius fluviatilis. Bonelli. De-Filippi. Bonaparte. Heckel - und Kner. De-Betta. Ninni. Canestrini. 264 Gobius Bonelli, Nardo. a martensii. Gunther. Autori italiani. Bonaparte, Catalogo metodico, pag. 64, sp. 582. De-Filippi, Cenni, pag. 6. Nardo, Prospetti sistematici, pag. 79. De-Betta, Kiologia Veronese, pag. 56, sp. VII. — Materiali, pag. 4132, sp. 8. Ninni, Cenni, pag. 67, sp- XXXI. Canestrini, Prospetto critico, pag. 120, sp. 48. — ‘Catalogo sp. 48. 24. Specie Gobius punctatissimus. Canestrini. Estensione geografica. Di questa nuova specie, trovata dal prof. Canestrini nel 4864, non è constatata la sua estensione geografica che in diverse località dell’ Italia. « lo trovai ( dice egli nel suo Prospetto critico, pag. 124) questo pesce in grande quantità a Ca- stelfranco di Bologna, a Mantova ed a Modena. Il conte A. P. Ninni mi comunica che esso trovasi anche nel Ve- neto (Piave, Sile, Mignagota, Vallio, Musestre ece. ). » Per la descrizione ed altre particolarità di questa specie V. Canestrini, Note ittiologiche nell’ Archivio per la Zuolo- gia, Anatomia ecc. Vol. HI, Fasc. I, pag. 401, e Vol. II, Fasc. Il, Modena 4865, pag. 301. — Prospetto critico, pag. 422, sp. 50. — Catalogo, sp. 50. V. Ordine. Dermopteri. 40. Famiglia. MURAENOIDEI. 20. Genere. AncuiLLa Thunberg. 25. Specie. Anguilla vulgaris Flem. Estensione geografica. La distribuzione geografica dell’ Anguilla si estende a tutta l’ Europa, eccetto nei fiumi che si versano nel mar Nero e nel mar d’ Azof. Nel Danubio ne è già da lungo tempo constatata la mancanza o la rarissima comparsa di qualche individuo. 265 Sinonimia. Muraena anguilla. Linneo. Bloch. Pallas. Lacépède. Naccari. Nardo. Anguilla vulgaris. Fleming. Cuvier. Bonaparte. De-Filippi. Gùn- ther. De-Betta. Ninni. Siebold. Steindachner. Malmgren. Ca- nestrini. Anguilla fluviatilis. Heckel und Kner. Jeitteles. a acutirostris. Yarell. Selys-Longchamps. Blanchard, « latirostris. Yarell. Selys-Longchamps. Blanchard. « mediorostris. Yarell. Selys-Longchamps. Blanchard. Autori italiani. Giovio, De Rom. pisc. Cap. XXXII. Salviani, Aquat. hist. fol. 64 a 66. Aldrovandi, De pisc. lib. IV, Cap. XIV, pag. 542. Ginanni, Ist. civ., pag. 380. Pollini, Viaggio, pag. 20. Spallanzani Lazzaro, Opuscoli sopra diversi animali, che servono di appendice ai Viaggi alle due Sicilie. Tomo VI, pag. 493. Naccari, Ittiologia Adriatica, sp. 4. o Nardo, Prodromus Adr. Ichthyol., pag. 40, sp. 38. — Prospetti si- stematici. pag. 73, 92. Bonaparte, Catalogo metodico, pag. 38, sp. 316. De-Filippi, Cenni, pag. 47. L'autore fa notare che delle tre varietà, considerate come altrettante specie da Yarell, la sola che si osserva sui mercati della Lombardia è quella chiamata aculirostre. | De-Betta, Itiologia Veronese, pag. 117, sp. XXIX. — Materiali, pag. 139, sp. 32. Ninni, Cenni, pag. 60, sp. XXIV. Perugia, Catalogo, pag. 9, sp. 64. Canestrini, Prospetto critico, pag. 132, sp. 53. « Distinguonsi in Italia diverse varietà di Anguilla, ma pare che ne esista una unica specie ». — Catalogo, sp. 53. 266 VI. Ordine Cyclostomi. 11. Famiglia. PETROMYZONINI. 21. Genere. Peromyzon L. 26. Specie. Petromyzon marinus L. Estensione geografica. Oceano, Mediterraneo, Adriatico, Mar Nero, e fiumi d’ Europa. Sinonimia. Petromyzon marinus. Linneo. Bloch. Cuvier. Naccari. Nardo. Bonaparte. Selys-Longchamps. De Filippi. Gunther. Heckel und Kner. De-Betta. Ninni, Siebold. Perugia. Canestrini. Blanchard. De Brito Capello. Petromyzon lampetra. Pallas. Lampetra marina. Malmgren. Autori italiani. Giovio, De Rom. pise., Cap. XXXIV. Salviani, Aquat. bist. f. 62, Db. i Aldrovandi, De pisc., lib. IV, Cap. XIII, pag. 586. Pollini, Viaggio, pag. 20. « Il Petromyzon marinus si pesca non di rado nell’ Adige inferiormente a Legnago. » Naccari, lttiologia Adriatica, sp. 417. Nardo, Prodromus Adr. Ichthyol., pag. 8, sp. 4. — Prospetti si- stematici, pag. 85, 97. Bonaparte, Catalogo metodico, pag. 94, sp. 82. De-Filippi, Cenni, pag. 48. De-Betta, Ittiologia Veronese, pag. 132, sp. XXXV. — Materiali, | pag. 440, sp. 35. Ninni, Cenni, pag. 74, sp- XXXV. Perugia, Catalogo, pag. 24, sp. 280. Canestrini, Prospetto critico, pag. 140, sp. 58. — Catalogo, sp. 58. CATALOGO delle Specie finora osservate arts; Va CI n n a Se So 268 Nome SCIENTIFICO | Nome VOLGARE i ITALIANO Nome VOLGARE _ MopENESE 4. OSIO CS {db} to >> O0JI Da Acipenser sturio L. «a Naccari Bp. « Nardoi Heck. a huso L. . Perca fluviatilis L. s Cyprinus carpio L. . Carassius vulgaris Nils. . Tinca vulgaris Cuv. . Barbus plebejus Valen. a caninus Valen. De- . Gobio fluviatilis Cuv. » Alburnus alborella Filippi. 5 sardine» erythrophthal- Mus . Leuciscus aula Bp. - Squalius cavedanus Bp. . Telestes muticellus Bp. . Chondrostoma Genei Bp. . Trutta fario L. . Esox lucius L. . Cobitis taenia L. » Cottus gobio L. . Gasterosteus aculeatus L. . Gobius fluviatlis Bonelli «. punctatissimus Ca- nestrini . Anguilla vulgaris Flem. . Petromyzon marinus L. Storione comune Storione del Naccari Storione del Nardo Pesce persico Carpa Tinca Barbo - Barbio Barbo canino Gobione Avola Scardola Triotto Cavedano Vairone- Mozzetta Lasca Trota Luccio Cobite fluviatile Ghiozzo Spinarelto Ghiozzo Anguilla | Lampreda marina Sturion Pess pérsegh Raina — Gubét Ténca Bèlber a Munarén Sferghén Sshèrza Cavédel Strég Trota Luz paid Cagnétta — Pzigaròl (5ò Spinòs Bulfer Inguélla 269 vasi assai comune in primavera. Ne fu pescato un individuo in Sec- chia alla Concordia. E meno abbondante della precedente. Anche meno frequente dello Storione del Naccari. Nel 27 giugno del 1864 fu portato al nostro mercato un individuo proveniente dal Po, della lunghezza di metri 2,20 e del peso di oltre a Kg. 400. Si conserva quest’ unico esemplare nel AR. Museo. Trovasi nel Po ed alle nostre valli. Comune nel Po ed alle valli. Si pesca in minor quantità nelle altre acque del Modenese Raro. ‘È pesce comunissimo nelle acque stagnanti ed a fondo melmoso. Assai comune in Secchia e Panaro, specialmente se si pesca in vici- . nanza al monte o in località montuose. È comune alla montagna. Si pesca nel Leo, in Scoltenna ece. Il Gobione è comune in tutte le nostre acque limpidi e correnti. Note Questa specie, come le altre congeneri, è avventizia del Po ove tro- || Come la precedente. | nei nostri fossati, canali, e nei Fontanacci del suburbio di Modena. Non raro verso la montagna. | Comunissimo è il Cavedano in Secchia e Panaro. Va in frega anche a primavera inoltrata. Non è comune. Predilige le acque limpide e correnti. Abbondantissima in Secchia e Panaro. La Trota pescasi in diversi torrenti delle alte montagne del Modenese. come nel Leo, in Scoltenna fino al di sotto di Riolunato ecc. Non è molto frequente. Abbondantissima nei fossati a fondo fangoso. Si conservano nel R. Museo degli esemplari pescati a Riolunato. Comunissimo nei fossati dei dintorni della nostra città. Va in frega in marzo ed in aprile. Trovasi comunissimo nelle nostre acque. Il prof. Canestrini trovò questa sua nuova specie in quantità nel Modenese.. Piuttosto comune, e trovasi indifferentemente nelle acque correnti o stagnanti. È rara in Scoltenna e nei torrenti al monte. Ne ho avuto un esemplare dal Po nella primavera del 1865. La Scardola vive nelle acque a fondo erboso o melmoso ; è comunissima INTORNO AGLI STRATI TERZIARII SUPERIORI DI MONTEGIBIO E VICINANZE PER EMILIO STOÒOHER (Ved. Tav. VI.) (Traduzione sul manoscritto tedesco per G. Canestrini) È ormai opinione generale dei geologi, che la classificazione delle formazioni terziarie in terreni eoceni, mioceni e plioceni se- condo Lyell, oppure in eoceni, oligoceni, mioceni e plioceni secondo Beyrich ; non corrisponda più alle esigenze della geologia. Si può persuadersi ogni giorno, che questi terreni non sono ben separati tra loro, ma passano gradatamente | uno nell’ altro, cosicchè si manifestano anelli di congiunzione, che gli autori, secondo le loro idee, inferiseono ai terreni antecedenti oppur susseguenti. Già d’Orbigny e Oppel, quantunque partendo da altri principii, aveano scomposto le formazioni terziarie in una serie di piani, che denominarono secondo la località, in cui ciascuno era eminentemente sviluppato; ma solo in tempo più recente tale classificazione fu generalmente ammessa, ed applicata in Italia dal Pareto nel 4865 nella sua ottima memoria: Sur les subdivisions que l’ inpourvait établir dans le terrains de 1’ Apennin septentrional (Bulletin soc. geol. de la France). Prima però aveva fatto altrettanto Mayer non solo per un paese, ma prendendo in considerazione tutte le formazioni terziarie, come lo dimostra i suo tableau synchronistique des terrains terziaires di cui nel 1865 uscì la seconda edizione. Mi servo di quest’ ultima classificazione nel presente lavoro, che ha lo scopo di assegnare alle formazioni 272 terziarie superiori e medie dei dintorni di Sassuolo il loro posto nel sistema. In esso è tenuto conto. delle recenti modificazioni introdottevi dallo stesso K. Mayer e pubblicate nel 1867 e 4868 nel suo Cataloque des fossiles des terrains tertiaires au musée federal de Zuric. I dintorni di Sassuolo offrono alcune località ricche di petre- fatti dei terreni terziarii superiori, appartenenti alle marne tur- chine plioceniche e ai terreni miocenici; tale è la località sco- perta dal Doderlein sul versante meridionale di Montegibio, come lo dimostra il catalogo dei fossili pubblicato negli Atti del decimo congresso degli scienziati italiani nel 1862. In generale il Montegibio è un luogo molto interessante pel geologo. È vero che fenonemi locali hanno variamente alterata la primitiva gia- citura degli strati, ma appunto questo fatto agevola il giudizio sull’ interna struttura, e non riesce difficile la classificazione degli strati, purchè si estenda lo studio alle località circostanti, non troppo lontane. Nella carta geologica abbozzata del exducato di Modena esposta a Londra nel 4862 e nell’ aggiunto fascicolo di spiega- zione (facendo astrazione dagli strati eocenici e dei serpentini che mancano nei dintorni di Montegibio, nonchè dalle argille scagliose), il Doderlein distingue le seguenti formazioni terziarie. In alto trovansi le formazioni plioceniche, rappresentate dalle sabbie gialle e marne turchine, a cui aggiunge alcune marne di acqua dolce isolate. Seguono le formazioni mioceniche, che divide in miocene superiore, composto principalmente di molasse e marne e subordinatamente di ciottoli; in miocene medio, formato prin- cipalmente da calcare grossolano con varii strati di marne e di molasse; ed in miocene inferiore, comprendente le formazioni nummulitiche della Pietra di Bismantova. Inoltre sono citati come prodotti metamorfici del periodo miocenico i gessi di Scandiano e Vignola; d’incerta sede sono considerate le marne calcaree bianche con fucoide e un’ arenaria calcarea (la pietra colombina degli scalpellini modenesi), amendue però, e particolarmente 1’ ul- tima, sono con probabilità riferiti al miocene inferiore. Se consideriamo la predetta memoria del Pareto, ci risulta che egli ed il Doderlein sono di parere opposto intorno alla classificazione di una delle più importanti formazioni di Monte- gibio, che sono le marne fossilifere. Il secondo autore le riferisce al miocene superiore; Pareto invece, riferendole alla sottodivi- sione del Tortoniano, lo crede del pliocene inferiore. Sia questa 273 discrepanza di opinioni una prova della necessità di meglio distin- guere i terreni terziarii. Il Montegibio, come fu notato, è sprovvisto delle formazioni eoceniche inferiori, le quali appariscono solo a qualche distanza verso il sud, non meno che delle inferiori mioceniche, cioè degli strati nummulitici. Di esse quindi non parlo, e nemmeno delle ar- gille scagliose, intorno a cui pubblicai una nota nel 1868 (Alcune osservazioni intorno alla storia naturale delle argille scagliose, Annuario della Soc. dei Nat. in Modena Anno III, 41868). Facendo astrazione da alcune formazioni diluviali , si trova che le colline “ più vicine alla pianura si compongono delle note marne turcaine. Come in altri luoghi, esse sono anche qui nelle valli solcate e sconnesse dalle acque, ed in generale non differiscono dalle marne turchine di altre località, La loro potenza può esere valutata in me- dia di almeno 250 metri, e sono formate principalmente dalle note marne, tra cui però sono inserti strati più compatti, ora calcarei, ora arenarie, che spesso (e specialmente le ultime) per la ric- chezza dei petrefatti che contengono, forniseono lumachelle. Le singole famiglie di fossili predominano generalmente in deter- minati strati; inoltre le arenarie interposte sono spesso ricche di grani serpentinosi. Sulle cime di queste serie di colline giace ordinariamente una sabbia gialla, ricca di fossili, il vero Astiano di altre loca- lità, che però nel Modenese è poco sviluppato, spesso appena della potenza di un pajo di metri, mentre invece raggiunge un forte sviluppo verso occidente, nel Parmense ecc. talora manca totalmente, e spesso tal mancanza è da attribuirsi semplicemente alla degradazione operata nel corso dei tempi. Come altrove le marne turchine modenesi sono ricche di fossili; prova ne è il catalogo del dott. Coppi presentato in quest’ anno alla nostra Società. Anche nel Modenese, come osservò già il Spallanzani, trovansi singole famiglie di molluschi radu- nate in determinate località, cosicchè hannovi dei luoghi, che contengeno quasi solamente specie di Pecten, o di Cardium op- pure di Venus ecc. Le conchiglie del Modenese sono invece in generale più piccole e meno bene conservate di quelle che p. e. si trovano a Castellarquato, locchè prova che nella nostra regione esisteva un golfo meno ben difeso di quello delle altre località. Gli strati superiori sono sempre i più ricchi di fossili, discen- dendo questi si fanno sempre più rari e negli infimi strati sceompariscono affatto. Questi, devono ‘quindi esseri depositati in 274 un mare più profondo che quelli, nè la cosa poteva avvenire diversamente, stante il lento sollevamento del suolo. Talvolta rinvengonsi nelle marne turchine leggere traccie di lignite; ge- neralmente trattasi di singoli tronchi d’ alberi carbonizzati por- tativi dalle acque. Gli strati superiori delle marne turchine ap- partengono al Piacentino di Mayer, ossia alla media o seconda sottodivisione dell’ Astiano come lo provano i fossili. Se l’ infima sottodivisione di questo, la quale è caratterizzata dalla Sicula fucoides e ben sviluppata specialmente presso Tubiano nel Pia- centino, sia nel Modenese rappresentata degli infimi strati privi di petrefatti, è una questione ancora da decidersi; certo però si è che tali strati esistono nel Reggiano presso Pujanello, dove contengono dei fossili. Tutte le formazioni fin’ ora considerate, dalle superiori are- narie gialle fino agli infimi strati privi di fossili, formano dei depositi perfettamente concordanti e dappertutto con eguale direzio- ne, cosicchè nel modenese, almeno, le superiori arenarie gialle, il vero Astiano del Pareto, non possono esser separate dal Pia-- centino, ma devono essere, come lo fa il Mayer, raccolte in una unica formazione. Questi strati, che in altre località sono gene- ralmente quasi orizzontali, hanno un’ inclinazione di 5 fino a 45 gradi, per lo più verso nord-est, ma tale inclinazione non è però interamente costante. Nemmeno la loro direzione è costante, e si può dire che al versante settentrionale di Montegibio essi cir- condano questo a modo di mantello; i medesimi furono quindi implicati nel sollevamento » per meglio dire nei diversi solleva- menti, cui il Montegibio deve l’attuale sua forma. 1 giacimenti più ricchi di petrefatti, a mio creder sono i seguenti: Maranello Pujanello, S. Venanzio (dove le marne turchine giaccione diret- tamente sulle argille scagliose e le conchiglie litodome , ad esse appartenenti, hanno variamente forato i massi calcarei delle argille scagliose ), Spezzano, Nirano, Rio della Chianca e Rio della Fos- setta (amendue presso Sassuolo), inoltre all’ ovest della Secchia nel Reggiano : Rio Rocca (S. Valentino), Pujanello, Quattro Castella ecc. i | Le condizioni stratigrafiche non sono così semplici negli strati inferiori, dove incomincia il miocene della maggior parte degli autori. Come primo membro osservasi a Montegibio un’ arenaria gialla (molassa) friabile, che offre un andamento ondulatorio e fu variamente soggetta a sollevamenti. In generale può ritenersi, ch’essa, quando è concordante colle soprapposte marne turchine 275 ha un’inclinazione di almeno 25 a 80 gradi; generalmente però ha giacitura discordante e s’inclina verso sud-est. In qualche sito vi si scorgono massi insignificanti di lignite, della potenza di ap- pena due pollici, quali accennano alla di lei formazione entro l’ a- cqua dolce. Immediatamente sotto essa, in stratificazione concor- dante e talvolta alternante, fanno seguito le marne calcaree chiare, il cui colore biancastro le fa distinguere anche da lontano all’ oc- chio esperto. Sono marne friabili, generalmente. però abbastanza compatte, prive di fossili, che vanno considerate come depositi entro un mare profondo, mentre al contrario lo strato di mollassa può ritenersi come il contemporaneo deposito entro l’acqua dolce. La predetta alternanza si osserva lungo le antiche spiaggie, dove i fiumi, conducendovi dei materiali, diedero origine ai depositi di acqua dolce alternanti coi marini. Tanto alla molassa che alle marne sono proprie le così dette calcinelle, ossiano con- crezioni calcare, che ebbero origine probabilmente dall’ infiltrazione di acque calcaree. i Come più recente formazione giacciono in qualche località sopra la predetta molassa banchi di ghiaje e ciottoli, come si vede nel profilo 4 e 2 di Casa del Chierico, la qual casa si trova sulla meridionale di Montegibio chiamato dal Doderlein Monte- Biancone. In questo luogo i ciottoli sono piccoli, spesso appena della grandezza di un pisello ed occupano la parte superiore della vetta. Al disotto giace la molassa cou un interposto banco di argilla scagliosa, più in basso seguono le marne ricche di fossili appartenenti al Tortoniano con altri banchi interposti di argille scagliose. È questo il profilo che io descrissi già nel 1868 trattando delle argille scagliose. Alquanto diverse sono le condizione al versante settentrio- nale di Montegibio, ascendendo verso la vetta, su cui trovasi il Castello. Oltrepassato le marne turchine, si giunge alle interposte argille scagliose e quindi ad una sottile striscia di arenaria, cui fa seguito una potente formazione di marne fortemente fessurate biancastre, e pinguedinose al tatto. Esse formano varie vette e si estendono da nord-nord-est verso sud-sud-ovest. Le medesime sono tanto percorse da fessure, che la stratificazione non può esser stabilita esattamente; sembra però trattarsi di una stratificazione a sella. Fanno seguito, con inclinazione a sud, degli strati assai inclinati (di circa 60) di una arenaria verdastra, serpentinosa, abbastanza solida, su cui si trova il Castello. È questione da risolversi, se tra le due vette di Montegibio, questa cioè è quella su 276 cui trovasi la casa del Chierico, abbia avuto luogo un disoleamento degli strati (dove nel profilo trovasi il segno x), oppure una for- mazione a conca; in quest’ultimo caso sarebbe ammissibile un passaggio della citata molassa giallastra nella molassa serpentinosa. Per comparazione e complemento ho aggiunto a questo profilo nella Fig. 2.2 un'altro rilevato più verso mezzodi nel Rio delle Bagole (secondo Doderlein Rio Videse ). Qui gli strati serpentinosi di molassa s’ inchinano dapprima verso nord-ovest, seguono quindi le marne bianche fessurate, in questa località di natura alquanto sabbionosa, sempre però pinguedinose al tatto, ricompariscono poi gli strati di molassa con inclinazione verso sud-est da prin- cipio di 70 gradi, poi appianandosi fino a 35 gradi. In questi strati alternano banchi di arenaria solida con strati argillosi poco potenti,; più in alto nella valle i grani sabbionosi si fanno più grossi, ed a maggior distanza apparisce un particolare conglo- merato o breccia, in cui rinvengonsi blocchi a spigoli acuti, composti di un’arenaria calcarea, del diametro di oltre un pie- de, cementati insieme da un cemento calcareo grosso appena quanto la schiena di un coltello. Più in alio ancora giacciono (con stratificazione discordante ed inclinazione verso nord-ovest ) le marne oscure ricche di fossili, e in fine le argille scagliose. A Montegibio la molassa serpentinosa non ha il grande svi- luppo come in altre località, p. e. Castellarano di là di Secchia; in essa rinvengonsi leggere traccie di lignite con un po’ di car- bone bituminoso, così a Monte Babbio ed a Castellarano. Anche questa molasse dunque è una formazione entro l’acqua dolce, locchè viene confermato dalla soperta fatta dal dott. Coppi di un cono di Conifera nella molassa al Rio delle Bagole. Anche presso Castellarano offrono gli strati {di molasse un’ andamento ondulatorio; esse hanno qui un’inclinazione di 30° verso est, alquanto più a nord-ovest e cioè a S. Valentino di 20° verso nord-ovest. In quest'ultimo luogo trovansi in posto le marne turchine, con inclinazione di 15° verso est, e racchiudono i noti petrefatti dal Piacentino. Sotto ad esse, in stratificazione perfetta- mente concordante, appariscono deboli strati di una marna grigia giallastra sabbionosa, ricca di conchiglie d’acqua dolce, i quali strati superiormente alternano colle marne turchine, locchè ac- cenna a formazione littorale. Più in basso giace un banco di ghiaje contenente ciottoli serpentinosi, e più in basso ancora sì osservano i citati strati di molassa- Pareto fece menzione di questa località e riferì queste formazioni di acqua dolce al Tor- 277 toniano-Piacentino. Doderlein, nel suo Catalogo dei fossili mio. cenici pel 1862, le riferisce al miocene superiore, e nella spie- gazione della sua carta geologica le mette nel pliocene, cosicchè havvi incertezza intorno alla loro classificazione. I fossili che vi si trovano sono: Melania curvicosta Desh., Melanopsis Bonelli Sism., Neritina mutinensis D’Ane., Neritina Doderleini D’Anc., ed inoltre frammenti di cardii d’ acqua dolce, che Doderlein cita coi nomi di Hemicardinm pectinatum e H. tilibergense. Recentemente il D’ Ancona ha studiato da vicino le Neritine terziarie dell’ Apennino, come si può vedere nel Bullettino Ma- lacologico Italiano, Anno II. N. 2.°, dove io stesso in una nota espressi il mio parere intorno alle classificazioni di questi strati che riferisco al Messiniano. In questi ultimi tempi fra il piano miocenico, Tortonionano e quello pliocenico Piacentino, è stato collocato un nuovo piano denominato diversamente secondo le località ove fu studiato. Così il prof. Heer lo disse Oningiano, il Suess Sarmatiano, il Seguenza Messiniano. Qnest’ ultimo lo divide in tre suddivisioni conforme alle località in cui sì osserva; la suddivisione superiore è rappresentata dagli schisti di Eppel- sheim e dalle ghiaje di Tortona, la media dagli schisti del Bel- vedere presso Vienna e dagli altri di Oeningen, l’ inferiore dalla più recente molassa d’ acqua dolce della Svizzera. Gli strati di acqua dolce di S. Valentino (e parecchi alrri dell’ Apennino ) insieme coi depositi di ghiaje e la molassa gialla di Montegibio appartengono quindi al Messiniano superiore. Alla media suddi- visione il Mayer ha già riferito i gessi di Vignola, opinione cui mi associo pienamente. Alla inferiore potrebbe contarsi la molassa serpentinosa di acqua dolce; quantunque intorno a questa sussi- stano ancora alcuni dubbi. Guardando il profilo 2 di Montegibio non riesce ben chiaro, se tale molassa giaccia sopra la marne del Tortoniano, anzi nel Rio delle Bagole queste sembrerebbero estendersi sopra quelle, ma forse ciò è semplice conseguenza di dislocamento degli strati. In questa località devesi. per ora lasciare indeciso; se questa molassa non sia una contemporanea formazione terrestre e d’acqua dolce, mentre le marne del ‘Tor- toniano si depositarono entro il mare. Ciò si spiegherebbe in modo semplice colla supposizione, che la terra ferma, su cui si formarono gli strati di molassa, esistesse in parte durante l’ epoca del 'Tortoniano e si mantenesse durante la successiva del Mes- siniano, dacché risulterebbe un passaggio di una molassa. nel- l’ altra. 278 Le marne grigio-turchine sabbiose del versanie meridionale di Montegibio, in cui si trovano molti fossili (v. i catalo- ghi di Doderlein e Coppi) appartengono indubitatamente al Tor- toniano, a cui furono sempre riferite. Insieme con molti petre- fatti che si trovano anche nelle marne turchine, vi si riscontrano degli altri che mancano in queste e manifestano ‘il diverso ca- rattere di queste marne. Cito i più caratteristici, che sono Den- talium Bouei, Turritella Archimedis (la piccola varietà della lunghezza di un pollice appena), Cerithium variolatum, Pleuro- toma pustulata, carinifera, Agassizii, Pyrula rusticula, Buccinum miocenicum, Vindobonense, Ancillaria glandiformis, Conus Pu- schi, Cardita Iovanneti ecc. In generale i caratteri dei fossili. di queste marne sono molto diversi da quelli che offrono i fossili delle marne turchine. Facendo astrazione da ciò che quelli sono assai mal conservati e spesso come schiacciati, notasi una dif- ferenza anche nel disegno della superficie; vorrei quasi dire che sono più spinosi, locchè conduce a stabilire differenze nella stessa specie che sì trovano in ambo le formazioni. Un esempio reca la Ranella marginata; quella delle marne turchine è quasi liscia mentre la stessa della marne Tortoniane è quasi sempre coperta di asprezze. In tale occasione faccio osservare che il raccoglitore deve essere assai cauto, quando faccio raccolta nei letti dei fiumi Alcuni torrenti che nascono sul Montegibio e scorrono entro letti profondamente incavati nelie marne turchine, sono alle ori- gini coperti dal Tortoniano e portano spesso in basso e nelle marne turchine di fossili, che realmente in questi mancano; in tal guisa è avvenuto che talvolta alcuni fossili furono riferiti alle marne turchine, mentre in realtà giacciono più in basso. Merita una special menzione uno strato di marne bianca, che trovasi nelle marne oscure sul versante meridionale di Monte- gibio (ved. prof. 4) e contiene molti coralli (Astree). Questi provano che il deposito mon si formò in un mare molto pro- fondo, probabilmeate in un basso seno. Come intorno alla molassa serpentinosa, così regna qualche incertezza anche relativamente alla posizione geologica di una marna fessurata, bianca, pinguedinosa, che è di difficile classi- ficazione non ostante il notevole di lei sviluppo, È quasi priva di fossili, nè io vi potei trovar fin'ora che pochi frammenti di bivalvi, tra cui la sola Corbula nucieus, che non è di alcuna im- portanza, era determinabile, mentre gli altri frammenti non po- terono essere classificati che rispetto al genere (Arca, Anomia, | 279 Lucina, Crassatella.) Quà e là in queste marne trovansi dei fu- coidi, così al sud di Sassuolo presso S. Michele. Negli strati del del Rio delle Bagole trovai una volta una nuova Cleodina, che il D’ Ancona tra breve descriverà e di cui comunicai una fotogiafia ai naturalisti radunati a Vicenza; tale fatto prova almeno che queste marne si depositarono entro un mare aperto e profondo. Esse sono certamente più antiche degli strati di molassa, non possono essere più recenti del 'Tortoniano e appartengono forse all’ Elveziano superiore. Solo sarebbe possibile, che fossero gli equivalenti contemporanei delle marne grigie ricche di fossili, nel quale caso queste si ‘sarebbero depositate in seni difesi; le marne bianche in mare aperto. AI sud di Montegibio, da questo separato per mezzo di masse potenti di argille scagliose, come è visibile dal profilo, si elevano le pareti ripide di Monte Baranzone, che oltrepassa notevolmente in altezza il Montegibio, alto 307 metri. Tali pareti constano di un calcare compatto, massicio sabbionoso, i cui strati s’ inclinano a sud-est, dapprima con 50-60° da ultimo con soli 25-30°. Al dissopra giacciono in stratificazione concordante marne calcaree sabbionose compatte e grigie, che accompagnano costantemente questo calcare, il quale del resto non si mostra solo a Monte Baranzone, ma anche in altri luoghi, elevandosi a mo’ di isola specialmente tra le argille scagliose sopra una linea che corre da nord-ovest verso sud-est. Questo calcare, per la sua giaci- tura, è assai meglio separato dalle formazioni fin’ ora considerate di quello che non lo sono queste tra loro. La discordanza nella giacitura tra le marne turchìne e le sottoposte formazioni così dette mioceniche è molto maggiore di quella che si osserva tra questo calcare e le più vicine formazioni soprastanti le quali en- trambe sono riferite al miocene. La sua principale distribuzione , ha questo calcare al di là di Secchia nel Reggiano presso Pan- tano, dove verso nord si eleva dalle argille scagliose, verso sud poggia sul macigno eocene più antico. A nord s' inclina verso sud, a sud verso nord, per cui havvi una specie di formazione e bacino. In simili condizioni, ma più esteso, lo si trova, inco- minciando all’est, a Guiglia, Denzano, Puianello, Montagnana, Torre Tagliata, Monte Baranzone, Pigneto, e di là di Secchia a Monte Stadola, Baiso, Pantano, Cologno, Cinqueterre ece., volendo con ciò nominare solo i punti più importanti, ommettendo singoli blocchi sporgenti dalle argille seagliose. In generale questo calcare è poco ricco di fossili, che ordinariamente si presentano. come 230 nuelci mal conservati, quasi sempre schiacciati. Alquanto più ricche ne sono le soprapposte marne, contenenti generalmente anch'esse dei nuclei. E da menzionarsi qui un banco della po- tenza di quasi 3 metri a Monte Baranzone, pieno di bivalvi, particolarmente del genere Lucina, cioè L. Delbosii e la gigan- tesca Hòrnesii. Des Moulins (o come scrive Hocrnaea, Bull. Soc. Linn. d. Bordeaux 1868); un esemplare di quest ultima ha una lunghezza di 15 cent. ed ‘una grossezza di 40 cent. Questa Lucina fu prima citata sotte diversi nomi, così L. pomum Mayer se- condo Doderlein L. apenninica. Innoltre vi si trovano frammenti di Cerithium, Pleurotoma, Buccinum, Conus, Mitra, Isocardia Pholadomya ece., che si trovano tutti nel calcare specialmente di Pantano, dove i nuclei sono jspesso formati di spato calcare o di una chiara e trasparente massa quarzosa caratteristica per questa formazione. In esso sì riscontra a gruppi una Teredo, che ne è caratteristica, e che Doderlein chiamò T. appenninica presso Pantano trovasi anche un grande echinide, affine al Mieraster latus Ag. Inoltre vi si rinvengono dei ccralli, e cioè abbastanza frequentemente Deliocyatus italicus e Trochocyatus varicostatus, come pure una serie di Astreidi (Prionastrea, Soderostrea) e Madrescore (Dendrophylum). i Queste roccie calcaree chie emergono isolate dal vicinato sono antichi banchi di corallo, nel cui interno (negli atolli antichi ) si depositarono le marne che troviamo su essi. Le marne solide grigie con Lucina Hòrnesii furono già dal Mayer riferite all’ Elveziano superiore, opinione cui mi associo comple- tamente. I calcari, su cui si depositarono, appartengono anche all’Elveziano e non possono essere molto più antichi che queste marne, anzi in parte devono essersi formate contemporanea- mente. . Ritorno di nuovo 'alle marne untuose, che si riscontrano p. e. nel Rio delle Bagole, e rispetto a cui lasciammo indeciso se dehbono riferirsi al Tortoniano od all’ Elveziano. Addottando quest’ ultima opinione, esse si sarebbero depositate, entro un mare profondo nello stesso tempo in cui le marne grigie sì de- positarono negli atolli poco profondi. Durante il successivo sol- levamento questi calcari coralliferi vennero in alto insieme colle marne, mentre naturalmente i depositi che si trovavano profon- damente nel mare non giunsero ad uguale altezza. Che queste marne bianche siano state soggette a notevole sollevamento, lo dimostrano chiaramente i profili. 281 La Lucina Hòrnesii non sì trova solo negli strati citati, ma anche in altri luoghi dove meno si crederebbe. Nelle valli dei torrenti, profondamente incise nelle marne turchine , trovansi spesso blocchi della grandezza perfino di una casa, in cui sì rin- viene la Lucina. Un tale masso, formato da un calcare siliceo assai solido, del diametro di oltre 2 metri, trovasi nel Rio della _ Serra, a breve distanza dai pozzi di petrolio, pieno di Lucina, già conosciuio dallo Spallanzani. Si può domandare, d’ onde pro- Vengono questi massi che si trovano in mezzo alle marne tur- chine, tanto più, che tra essi ed il Monte Barazone si trovano monti e valli per cui non fu possibile il trasporto col mezzo dell’acqua. Dopo lungo cercare trovai la primitiva giacitura nella stessa valle di Serra, nascosto tra le marne turchine, così che solo un lavoro di escavazione potè rivolgere |’ attenzione su quel punto; più tardi trovai questi prodotti anche in altri luoghi entro le marne turchine. Forse la Lucina Hòrnensii non è limi- tata ai più antichi strati dell’ Elveziano, ma trovasi in formazioni alquanto, più recenti; quello che è certo si è che questi massi con Lncina, che si trovano nelle marne turchine, sono più an- tichi delle marne turchine stesse, rispetto alle quali hanno po- sizione discordante, i medesimi non ponno essere più recenti del Tortoniano. Mi sembra certo, che le marne turchine, nella loro formazione si depositarono in parte sopra promontori, 0 meglio banchi di corallo, sporgenti nel mare pliocenico, la qual base ha determinato la forma delle colline formate dalle marne turchine, che non raramente si estendono a distanza nella pia- nura a guisa di lingua. IGROTERMOGRAFO DEL R. OSSERVATORIO DI MODENA IRONIA uesto magnifico apparecchio costruito in Parigi dal Salleron, che serve di complemento al Meteorografo del R. Osservatorio di Modena, è destinato a registrare ad ogni cinque minuti lo stato termometrico e psicrometrico dell’ aria. Il corpo termome- trico è una spirale bimetallica di ottone e acciaro, e il corpo igrometrico un fascio di 40 capelli preparati con massima dili- genza. Così la spirale come |’ igrometro stanno sempre esposti all’ aria libera, in un’ ampia finestra a Nord. 1 movimenti della spirale e dell’ igrometro sono comunicati all’ apparecchio regi- stratore, per mezzo di lunghe asticine di abete, sostenute da pic- cole carrucole. Un sistema molto sensibile di snodi e leve, tra- smette i movimenti a due indici, uno destinato alla temperatura e l’altro all’ umidità. Una carta preparata si avvolge intorno a un cilindro, a cui una macchina di orologio fa eseguire in un giorno un’ intera rivoluzione. Un’ arco di acciaro, anche in co- municazione con l’ orologio, ad ogni cinque minuti preme sulle punte degli indici, che lasciano sulla carta del cilindro un tratto nero molto distinto. Sulla carta sono tracciate due graduazioni arbitrarie, una per Ja temperatura in gradi centigradi, e l’ altra per |’ umidità psicrometrica, cioè per i gradi di umidità che sarebbero indicati dal psicrometro di August. Per mezzo di una lunga serie di con- fronti si sono stabiliti i valori delle parti di queste due gradua- zioni, in modo che dopo la determinazione delle formule che esprimono tali valori, e il calcolo delle corrispondenti tavole ausi- liarie, lo strumento in discorso si può riguardare come un ter- mometro e uno psicrometro che ad ogni cinque minuti rego- larmente ed esattamente lasciano registrate le proprie indicazioni. 283 Insomma le carte tolte ad ogni mezzanotte da questo strumento, contengono la storia termometrica e psicrometrica dell’ atmosfera di Modena per le relative 24 ore, come le carte tolte dall’ altra parte del Meteorografo, contengono la corrispondente storia baro- metrica, udometrica e anemometrica. La tavola 7.* di questo volume rappresenta l’ apparecchio nel suo insieme. Esso è impiantato sopra un solido piedistallo,” in una stanza del R. Osservatorio appositamente costruita. La me- desima tavola rappresenta ancora la finestra meteorologica, a cui per non ingarbugliare la figura mancano le imposte. Nell’ annua- rio dell’ anno venturo si darà per intero la memoria contenente la particolarizzata descrizione dell’ apparecchio, coi relativi quadri numerici, e un’ altra tavola ove sono delineate più in grande le parti principali del nuovo strumento. Prof. DomeNIco RAGONA LIBRI ricevuti in cambio o in dono dalla Società NARDO G. D. Prospetti sistematici degli animali delle provincie venete. Parte prima, Venezia 1860 (Dono del prof. Canestrini). LA SARDEGNA MEDICA. Anno V, VI, VII. ATTI della R. Accademia de’ Fisiocritici di Siena — Vol. 4.° 1868. STOHR E. Das Pyropissit-Vorkommen in den Braunkohlen bei Weissenfels und Zeitz. — Stuttgart 1867. IAHRESBERICHT der Pollichia, eines naturwissenscaftlichen Vereins der | Rheinpfalz — Durkheim. 1868. BERICHTE des Naturhistorischen Vereins in Augsburg. 1865-67. BERICHTE der Oberhessischen Gesellschaft fiir Natur-und Heilkunde. Giessen 1867-69. IAHRBUCH der kaiserlich-koniglichen Geologischen Reichsanstalt in Wien. 1868. XVIII, 1-4. VERHANDLUNGEN der kaisserlich-koniglichen Geologischen Reichsanstalt Wien. Iahrgang 1867-68. BERICHTE des Offenbacher Vereins fir Naturkunde uber seine Thatigkeit. Offenbach am Main. 1865-67. EDUARD V. LINDEMANN. Ueber eine sehr verbreitete und bisher Verkannte erdbeerart, Fragaria neglecta. Moskau 1865. VERHANDLUNGEN des naturhistorisch-medizinischen Vereins zu Heidel- berg. Band V. 1868. IAHRESBERICHT des Mannheimer Vereins fur Naturkunde. Mannheim, 1858-68 SENONER A. Chemische analysen. Wien 1859. VERHANDLUNGEN des Naturwissenschaftlichen Vereins, in Carlsruche. Erstes Heft 1864. Zweites Heft 1866. VERHANDLUNGEN des naturhistorischen Vereines. Erste und Zweite Halfte. Bonn. 1868. PANCERI P. La Mummia Peruviana. 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Intorno agli strati terziarii superiori di Montegibio COVICINONZE N O IO SOT UNI Gold Prezzo dell’ Annuario Lire Sei « « « INDICATORE = METEOROGRAFICO. TA = alunitario della Soc dei Nat. in Modena Anno IN Javf CEROTTI i n N HE do n Uodena, Aroro IN Lew. IL DEVI Arimiario della Soc. dei F 0 mattini LU Ue. Annuarto della Soc.dei Nat, inModena Anno IV Tav. Ill. Canestri eGenerali, Cuore patolo gico. it. A.Fercari. Modena to so tn , Guore patologico. ali N nie Genex n fa 5 (5) Si OSi (25) im Modena Amo 1 Nat ; a Soc. de ] ae Annuario oppi, Helix. G Annuario della Soc. dei Nat.in Modera Anno N. Tav.V Modena. Ferrari A it. L | t0hr, lerreni di Monte Gibio. Modena Anno I Tav. KI. imuario della Soc. deî Nat. int J Moeyt. Casa del lhierico lollo B 7 / de tLe daqole Abarzola (iuzzunio À ba QUFILIAA IIIa LC IATA ILIIANIAGIIZIAN LZ lig:1. Sezione del MONTE GIBBIO. N: LS Ovest. < Sud. te obi Mo Baranzone Castello di Morte Gibbio Cava del Chierico Sulra di Sassicolo i la Madonna 2° Sezione del MONTE GIBBIO Sabbie gialle. Astien._ al ) Merne grigie fossi lifere Astion. È Tortonien . Ba ZC0O COL coralli Marne tirchine Plaicontien] Merne bianche untuose | Helvetien. Banchi di glia fe Messenien. Marne compatte griggie conlncina “a Molassa arenaccea giallastra Helvetien. Marne biarmastre, calvarce : Li Calcare grossolano corallif. ro Molassa serpentinosa | Mesoinien_ Argile scagliare Conglomerato d grossi elomenti. | Ul pù 1a a i e aelÉ.I Ia passa della Soc. dei Nat. tn Modem Anno Lav bll mografo lqroter 7 Ragona — —_ ==" > carculus i nervudicanteculita les È _ snodulus EI «Sector prinas MZ ZA Ma poster tore dMlMeschnaeyanero, E YO È RO N \ VENIEÒ pese AN NATA Ma della lalopteryesplenders i 7 s.subrod. dh 7 MI afel VII. l Aufserer-Neurotteri Tirolesi CPC Hase dell'ala post.det. Gomplius forcipatus . Apicedeltala antdell' Ù Anax formosts . 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