- DI SCIENZE NATURALI LI | VOLUME IV. Lenza de (ANNO 4862000 con 3, Tavole litografiche COI TIPI DI GIUSEPPE BERNARDONI DI GIO. | AO rd < o ole € SQ Dn sn ab HARVARD UNIVERSITY. LIBRARY OF THE MUSEUM OF COMPARATIVE ZOOLOGY. BASTI 2) IATA Delo «LR ‘ A dra Ù Lia DAIVARI PUPA; ATTI DELLA SOCIETÀ ITALIANA SCIENZE: NATURALI VOLUME IV. Anno 41862. MILANO €01 TIPI DI GIUSEPPE BERNARDONI DI GIO. ha va Ù 4 (ue? DIN è RA ELENCO DEI SOCJ AL PRINCIPIO DELL'ANNO 1862. Ausanetri ragioniere Fiero, capo-sezione presso il R. Ministero del- l’Interno a Torino. Axsoxi sacerdote Canto, parroco di Vittuone (Provincia di Pavia). Anzi sacerdote Martino, professore nel Seminario di Como. Arcari Paoro, professore di storia naturale nella Scuola ‘Tecnica di Cremona. Annicovi ingegnere Giuserre, Introbbio (Provincia di Como). Ascmeri ragioniere Gio., Milano, contrada dell’Annunciata 22. Axerio Giuro, ingegnere nel Corpo Reale delle Miniere, Torino. Bapowi Giuseree, Milano, contrada S. M. Fulcorina 17. Batsamo-Criveti nobile Giuseere, professore di storia naturale nella R. Università di Pavia. Barverra Arserwo, Guidizzolo (provincia di Brescia). Barsò di Soresina marchese Pierro, corso di S. Celso 20. Bazzi Cesare, professore a Cremona. Beuorri ALessanpro, professore nel Ginnasio Comunale e direttore degli studii nello Stabilimento Bosisio in Monza. ‘ Berrorti dottor Crisrororo, Milano, contrada di Brera 9. Berrazzi padre Gatticano, direttore della farmacia dell’ Ospedale dei Fate-bene-fratelli in Milano, lungo è! naviglio di Porta Nuova 5 Bertè dottor Eucevio, Parma. Berto sacerdote Giovansi, canonico. Chiari. Berrorio Axroxio, professore di chimica a Casale di Monferrato. Bianconi Giusepre, professore nella R. Università di Bologna. Bocani dottor Inwocexre, Milano, dorgo della Fontana 137. Bonuni Ancero, Milano, borgo di Porta Romana 4615. LI ELENCO DEI SOCJ Boxzaxini ingegnere Enanvere, Milano, corso S. Celso 4221. Bornoweo conte Rexato, Milano, piazza Lorromeo bd. Bossi Gio. Bartisra, ingegnere per le strade ferrate, Milano, contrada di Chiossetto 227. Burn sacerdote Anceo, professore nel R. Istituto Tecnico, Milano , contrada di santa Marta 7. Bezzerti dottor Curzio, allievo astronomo nella R. Specola di Brera, Milano, nel palazzo di Brera. Buzzoni sacerdote Pierro, vice-parroco a Brenna ( provincia di Como). Cammi Acmiue, farmacista in Milano, contrada S. Antonio 4794. Caverri dott. Carro, Milano, cont. di S. Zittore e 40 Martiri 1202. Cavertini Giovanwi, professore di geologia nella R. Università di Bo- logna. i Caprio conte Tommaso, Brescia. CasarteLui Fiuipro, ingegnere-architetto, Como. Casati nobile Camiro, Milano, contrada di S. Nazaro Pietrasanta 6. Casricuioyi Giosuè, professore di storia naturale a Como. Cavatceri padre Giovansi, professore di fisica nel Collegio dei Barna- biti in Monza. Cavezzaui dottor Francesco, Milano, contrada de’ Bigli 21. Cesari sacerdote Anrowio, Milano, contrada di S. Antonio 2f. Crerici nobile Pierro, Milano, contrada di Brera 14. Coccsi dottor Icimio, professore di geologia al Museo di Storia Natu rale in Firenze. i Cornauia dottor Emiio, direttore aggiunto del Musco Civico di storia naturale in Milano, contrada del Monte Napoleone 38. Corvini dottor Lorenzo, professore del R. Istituto Veterinario di Mila- no, contrada della Spiga 37. È Cossa dottor ALronso, professore di chimica nella R. Scuola Tecnica di Pavia. Cosra Acme, Napoli, via di S. Antonio alla Vicaria d. Criveti marchese Luici, Milano, borgo di Porta Venezia 15. Curioni nobile Giuuio, Milano , contrada di Borgo Spesso 25. Curo Antonio, Bergamo. Dar Bosco ingegnere Beneperro, Milano, contrada del Durino 450. AL PRINCIPIO DELL'ANNO 1862. b D'Arco conte Lusi, Mantova. De Bosis ingegnere Francesco, Ancona. De Fiuipei Fitipo, professore di storia naturale nella R. Università di Torino. Deta Varte sacerdote Matteo, professore di storia naturale nel R. Ginnasio Liceale di Vicenza. Der Mavno marchese Norserto, Milano, contrada di Borgo Nuovo 4. De-Useai Eyrico, canonico e curato della R. Marina, Venezia. De-Veccai ingegnere Biacio, Milano, contrada di Brera 8. DoverLein dottor Pierro, professore di storia naturale nella Regia Università di Modena. Dorcr Gray Francesco, direttore di uno stabilimento d’ Istruzione pri- vata in Milano, borgo di Porta Ticinese 23. Doxari Carro, ingegnere, Crema. ” Doria marchese Giacono, Genova. Doria marchese MarceLro, Genova. Dossena ingegnere Fetice, Milano, contrada di S. Orsola 4. Dorer Berwarpo, alla Villa Sommariva presso Tremezzo sul lago di Como. Esra professore Luci, Verolanova. Fepricunini ingegnere Arriio, Sarnico, provincia di Bergamo. Ferrario ingegnere Emo, Milano, piazza del Zerzuro 20. Fumacati ingegnere Srerano, Milano, stradu Zsara 20. Gappi Axrosio, Milano, corso di Porta Nuova 1460. Gatti padre Bernarpo, Rettore del Collegio dei Barnabiti in Lodi. Gatruzzi nobile Micurte, Milano, contr. di S. Gio. in Guggirolo 7. Garavacria ingegnere Maurizio, Milano, corso di Porta Nuova 1468. Garavaciia ragioniere Antowio, contrada Belgiojoso 4. Gastacoi avv. BarroLonto, della Suola d’Applicazione degli Ingegneri, Torino. Guiorri Avessanpro, Milano, contrada del Pantano 10. Giorpani dottor Giuuiswo, professore di fisica nell’ Università di Napoli. IsseL Arturo, Genova; via Caffaro 7. Keuwer nobile ALserro, Milano, contrada di S. Paolo 13. Uazzani-Barii ingegnere Vincenzo, Cremona. 6 ELENCO DEI SOCI Lowranpis ingegnere Ei, già direttore dell’ Ufficio delle Pubbliche Costruzioni in Milano, contrada di iS. Giovanni in Conca 6. Manieai ingegnere Antonio, Milano, corso di Porta Ziltoria 42. Manzi padre MicneLancero, Barnabita, Lodi. Marani Giovanni, Milano, contrada dei Bigli 6. Mari Fiuro, ingegnere dell’Esercizio delle strade ferrate, Verona. Martivati Pierro Paoro, dottore nelle. leggi, Verona. Masserorti dottor Visceszo, professore di storia naturale, Milano, con: trada della Torre de’ Moriggi 2886. Mera conte Ansorio, Vercelli. Mexecmni Giusepre, professore di geologia nella R. Università di Pisa. Micuauo Anvrra Luici Gaspane, naturalista j Sainte-Foy-les-Lyon (Rbòne) Francia. Motinari Ferpimanno di Montechiari. Morten ingegnere Giuserre, Milano. Mosrorro Sesasmano, Milano, borgo di Porta Z'enezia 26. MortinLer Gasriere, ingegnere delle strade ferrate lombardo-venete, Milano, contrada del Gesù, 11. Messi Giuserre, Milano, contrada dell'Unione 8. Monacuia ingegnere Pieno, Milano, contrada di S. Bernardino alle Monache 3. Mya cav. Piero, ispettore generale della Amministrazione del catasto nelle antiche Provincie del Regno, Torino. Necni ingegnere Pierro, Milano, contr. di S. Z'ittore e 40 Martiri 43. Nocca Carro Fraxersco,, Pavia. Onrowi Giovanni, professore di storia naturale, Milano, contrada della Maddalena al Cerchio 3. Orsini professore: Antonio, senatore del Regno, Ascoli. Oscurati Giuserer Antonio, Milano, contrada dei Bossi 6. Pactia sacerdote Enrico, già professore nel Seminario di Mantova, Asola. PaxLsvicini Cravero marchese Uerto, contrada di Borgo Nuovo 22. Paxcrri dottor PaoLo, professore di anatomia comparata nella R. Uni- versità di Napoli. Parero marchese Lorenzo, Genova. AL PRINCIPIO DELL'ANNO 1862, 7 Parotini nobile ALeerto, Bassano. Passerini Giovanni, professore di Botanica nella R. Università di Parma. Peprazzini Giuseppe, professore. di fisica nell’ Istituto Bosisio di Monza. Petuso dottor Fraxcesco, Milano, corsia del Giardino 4. Perazzi Cosrantino ; ingegnere del Corpo Reale delle Miniere, Torino; piazza B. V. degli Angeli 2. Perez professore Aporro, Moncalieri. Pianzora Luict, dottore in legge, Milano, contrada S. Mattia alla Moneta 2. Picciò.r dottor Ferpinanpo, assistente al Museo di storia naturale di Firenze. Piccioni Francesco, farmacista, Milano, borgo di Cittadella 3684. Picozzi Aressaxpro, Sévere (provincia di Bergamo). Piroxa dottor Giurio Apre, professore di storia naturale nel Gin- nasio Liceale di Udine. Pisixr ingegnere Giuserre, Milano, contr. del Monte Napoleone 1272. PocLiani Caro, ingegnere municipale, coutrada di S. Eufemia 45. Poronio Antonio Feperico, Pavia, contrada di S. Francesco di Paola 4213. Prapa dottor Teoporo, Pavia. Rassorp1 Domenico, segretario di seconda classe presso il Ministero di grazia e giustizia. Torino. Raviori ingegnere Giuseppe Epuarno, Capitano del genio, Genova. Recazzovi Giuserre, farmacista in Brescia. Rescatri marchese Paoro, Milano, borgo di Poria enezia 82. Resreuusi canonico Giuseppe, teologo di S. Babila in Milano, contrada di S. Romano 8. Riccuarpi Serastiano, professore di anatomia comparata nella R. Uni- versità di Bologna. Riva-Patazzi Giovanni, Milano, piazza del Teatro alla Scala 41825. Rocca Saporiti marchese AroLumare, Milano, borgo di Porta Zene- zia IA. Rowes Giuserre, capitano farmacista; Casale di Monferrato. Roxpaxi Camo, professore d’Agraria a Parma. 8 ELENCO DEI :SOCY Rossi professore Guewieno, Milano, contrada del Monte Napoleone 34. Rossi dottor Luic1, professore ‘di storia naturale nel R. Ginnasio Li: ceale in Venezia. Sasseverino conte Favsrino, Milano, contrada del Monte di Pietà Ad. Sant’ Amrocio professore Lorenzo, Milano, contrada di Rugabella.9. Savosa Giovanni, architetto, Milano, strada al dazio di Porta uona 3. ScarageLi Gonwi FLamns Giuseppe, Tinate: Scora dottor Lorenzo, Milano, corso di Porta Zenezia 40. Setta Quintino, ingegnere delle Miniere, deputato, Torino. Sorena sacerdote Giovansi, prefetto del Ginnasio Liceale di Crema. Srrearico sacerdote Francesco, canonico di S. Babila, Milano, contrada S..Romano 3. Spivecti Gio. Batista, Verona. Stoppani sacerdote Antonio, professore di geologia nella R. Università ‘di Pavia. Stoppani sacerdote Carro, professore nel Collegio di Merate. SrroseL PetLecrINO, professore di storia naturale nella R. Università di Parma. Srrozzi marchese Carro, Firenze. Srupiati Cesare, professore di fisiologia nella R. Università di Pisa. Taccnerri Carro, impiegato presso la Direzione del Demanio, Bologna. Tansurini Venanzio, segretario del Municipio di Abbiategrasso. Tassani dottor ALessanpro, medico provinciale, Como. Taverna Giuseppe, Milano, contrada dei Bigli A4. Testa ingegnere Anprea, Milano, piazza Belgiojoso 4. Terrawanzi ingegnere Amanzio, Milano, contrada della Spiga 9. Tinerui nobile Carro, Milano, contrada della Guastalla 440. Turati Ercore, Milano, dblrada dei Meravigli 44. Turati Ernesto, Mando contrada de’ Merapigli 14. Usicini Emo, RSA di storia naturale, Milano, contrada della Sala 8. Uzietti Virtorio, Livorno, via S. Francesco 48. Vaerio Avessanpro, Milano, contrada di Rugabella 10. Vita Antonio; Milano, contrada della Sala 3. Viuta Gio. Bartisra, Milano, contrada di S. Zittore e 40 Martiri 43. AL PRINCIPIO DELL'ANNO 1862 9 Visconri Ermes marchese Caro, Milano, contrada di Borgo Nuovo A. Visconti pi Moprone duca Ramoypo, Milano, contrada della Cerva 334. Vevanzio dottor Giuserre, professore di fisica nel R. Ginnasio Liceale di Bergamo. Seduta del 26 gennajo 1862. È letto ed approvato il processo verbale della seduta precedente. È letta una Memoria del socio professore Meneghini intitolata: Descrizione dei resti di due fiere trovati nelle ligniti mioceniche di Montebamboli in Toscana. Si legge una lettera del socio Gastaldi Sui materiali componenti è depositi miocenici del Piemonte. È presentata una Memoria del socio Rondani Sulle Masicere d' Italia. Il presidente Cornalia rende conto d’una lettera scritta da un possidente dell’isola di Majorca, nella quale si so- stiene: 1.° che, secondo nn vecchio libro, la malattia attual- mente dominante nei bachi da seta abbia infierito altre volte .in Ispagna, ma ne siano andate illese le isole Ba- leari; 2.° che attualmente non esista detta malattia in quelle isole; 3.° che un ottimo risultato nella coltivazione del baco sì possa ottenere aggiungendo al solito pasto di foglie la polvere di foglie di gelso selvatico, essicate all’ombra. Ma lo stesso presidente Cornalia soggiunge che ripe- tute osservazioni microscopiche ed altre relazioni avute lo hanno persuaso che anche nelle isole Baleari esiste pur troppo l’attuale malattia dei bachi, SEDUTA DEL 26 cENNAJO 1862. ii Egli aggiunge pure alcuni particolari sopra un saggio di piscicoltura che egli sta facendo in Milano colle. uova di Salmo lacustris, specie eccellente di trota dei laghi di Svizzera e di Germania. Egli spera che il saggio riescirà bene, e si potrà cominciare coll’introdurre quelle trote in qualche laghetto della Brianza. E approvato il rendiconto amministrativo per l’anno 1860-61, e il preventivo pel 1861, presentati dal segre- tario Omboni, e già approvati dal Consiglio d’Ammini- strazione. | È rieletto presidente il professore CORNALIA, vicecon- servatore il professore BuzzETTI, segretario il professore STOPPANI ANTONIO, cassiere il marchese BARBÒ PIETRO; e sono rieletti membri della Commissione amministrativa i signori ViscontI marchese CARLO, OscuraTI ANTONIO. È eletto economo il signor dottor GappI, è membro della Commissione amministrativa il signor ANTONIO GaA- RAVAGLIA. 0 Le cariche riescono quindi occupate pel 1862 come segue: Presidente — CornaLIA.EMILIO. Vice Presidente: — ViuLa: ANTONIO; “i OmBONI GIOVANNI. STOPPANI ANTONIO. Conservatore — BELLOTTI CRISTOFORO. Vice Conservatore — BuzzeTTI Curzio. Economo — GaADDI ANTONIO. Cassiere -—— BarBò PieTRO. Commissione Amministrativa. Visconti Ermes CARLO — OSscuLATI ANTONIO GARAVAGLIA ANTONIO. Segretar] 42 SEDUTA DEL 26 GENNAJO 1862. Si decide che la Società abbia a concorrere colla som- ma di lire 200 alla soscrizione aperta dal R, Istituto Lom- bardo di scienze, lettere ed arti, per l'acquisto dei ma- noscritti e degli oggetti scientifici lasciati da Alessandro Volta. È ‘nominato socio effettivo il signor GEMELLARO GAE- TANO Giorgio, professore di geologia nella R. Università di Palermo, proposto dai socj Stoppani, Omboni e Cor- nalia. Dal giorno 29 dicembre 1861 sino ad oggi sono giunti alla Società i seguenti libri: Cnaret (de Vire) Mouvelles observations et considerations sur l’utilite des oiseaux, et particulièrement du moineau, comme destructeurs d’insectes et de graines des plantes nuisibles d l’agriculture. — Sommaire, Detesse, Carte géologique et hydrologique de la Ville de Paris. (Bul- letin de la Societé géologique de Francc, 4 novembre 4861.) Jan, Zconographie generale des ophidiens. Denxième livraison. — Paris, 1861. i Vacani, Alcuni riflessi sulle attuali condizioni politico-militari del- l’Italia. (Dagli Atti dell'Ateneo di Milano, 1861.) De Bosis, Ze industrie della provincia d’ Ancona. Relazione al mar- chese Cosimo Ridolfi. — Firenze, 1861. Atti del Reale Istituto d’incoraggiamento alle scienze naturali di Napoli. Tomo IX. — Napoli, 1861, DeL GIupIcE, Brevi considerazioni intorno ad alcuni più costanti fe- nomeni vesuviani. — TENORE, Dell’azione del sale comune sulle piante — A. Cosra, Storia d’un dittero che nello stato di larva vive entro le galle dell’olmo. — CAPOCCI, Tremolio dell’aria. — TENORE, Classifica- zione dei Platani. — DeL GrupIcE, Strumenti e macchine agrarie del- l'Esposizione universale di Parigi. — CAPOCcI, Azione delle masse vul- caniche interne sulla gravità. Uso del manometro per misurare le varia- zioni locali della gravità. — BATTAGLINI, Superficie di secondo grado. — SEDUTA DEL 26 GENNAJO 1862, 13 DeL Giupice, Combustione spontanea delle glume del formentone. — PELLEGRINO, Commutatore elettrico. — CAPOCCI, Cometa di Donati. — Rocco, Azione amministrativa nei tempi d’incivilimento ec. — CAPOCCI, Catalogo dei Terremoti del Regno di Napoli. — A. CostA, Allevamento dei bachi da seta del seme chinese portato dal Castellani in Italia. Canrowi, Annali d’agricoltura. 1864, num, 12. e 1862, num, 4. Apertura dell'Istituto agricolo di Corte del Palasio. — Sulla Memoria di Sestini sull'azione delle radici. — Sulla Memoria di Pollacci sull’ascen- sione delle materie solubili nel suolo. — Conservazione dei legumi. — Azione del Guano. — Residui oleosi applicati come ingrassi e come ali- mento del bestiame —Cronaca agraria. a cene PATER IR MA 4 4 sebUTA DEL 26. cENNAJ0 1862, RENDICONTO AMMINISTRATIVO PEL 1860-61. Approvato dal Consiglio d’amministrazione nel giorno 19 gennajo 1862, e dalla Società nella seduta del 26 gennaja 1862. Rimanevano nella cassa principale, il dì 12 dicembre 1860. Rimanevano nella cassa speciale della Presidenza . Entrarono nella cassa principale : Per riscossione di quote arretrate e dell’anno 1860-61 Per Atti venduti a Socj e ad esteri. Per rimborsi per Memorie stampate a parte Der LAO sai Socj . Escirono dal 12 dicembre 1860 al 31 dicembre 1861: Per la stampa e pubblicazione degli Attî, comprese le tavole, ed anche le copie a parte delle Memo- rie per conto dei singoli autori . Lire 2366. — Per una libreria, un tappeto, 12 scran- ni, ed altri oggetti per le sale delle DoS «ehe e Lean DS Per libri comperati MiA Bibltisca socialen 222. — Per le circolari per le sedute, ed altre piccole cose stampate per uso interno ficesdelsoegii iv. ce ee e 3 1050 Per oggetti di cancelleria . . . . n 62. 84 Per le spese postali, porto di libri, ec. » 254. 36 Per gli inservienti. . . . » 257. 15 Pel riscaldamento della sala delle sed n 10. 50 MPeriispese diverse Ei AO Lire 3410. 79 Restano alla Società, il dì 31 dicembre 1861... . Lire 587. O1 n OTTO, n 4363. 45 ” 3$. — n 156. 60 Lire 5172. 81 Lire 3410. 79 . Lire 1762. 92 SEDUTA DEL 26 GENNAJO 1862. 43 Nell'anno 1860-61 molti socj pagarono due quote, quella pel 1859-60, e quella pel 1860-61; per questo fu assai grande l’introito per riscossione di quote. Si vendettero pochissime copie dei primi due volumi degli Atti, e non si potè avere un totale rimbotso per le copie delle Memorie stampate a parte per conto dei singoli autori e.già pagate dalla Società. Rimangono dunque a riscuotersi nel 1862 parecchie quote arretrate, e le spese fatte per conto di alcuni socj per le Memorie stampate a parte. Le spese per la stampa e pubblicazione degli Atti furono molto forti, ma non soverchie, avuto riguardo all’importanza dei lavori pubblicati. Fu necessario spendere quasi 120 lire per una libreria; un tappeto ed altri oggetti per la sala della Società. I libri comperati per la Biblioteca sociale sono opere importanti, che fu- rono desiderate da varj socj per poter compiere diversi loro studj speciali; e furono comperati interpretando largamente lo scopo della Società, che è di promuovere gli studj relativi alle scienze naturali. Essi possono essere con- sultati e adoperati da qualunque socio, a norma dei regolamenti. Alle spese diverse spettano quelle fatte dal signor A. Senoner di Vienna per mettere in relazione la nostra Società con quelle di Germania; e una lieve mancia data per il collocamento di alcuni piccoli ailanti nel cortile del Museo Civico di Milano, per dei tentativi di allevamento del baco dell’ailanto da farsi nell’anno 1862. 46 SEDUTA DEL 26 GENNAJ0 1862. PREVENTIVO PEL 1862 APPROVATO COL PRECEDENTE RENDICONTO Nel 1862 si avranno a riscuotere circa 160 quotè da 20 lire ciascuna, CIOÈ nenti er Piedini i A Rimangono da riscuotersi circa 20 quote arretrate, da li- EPSO Gion a Rimangono alla Società, alla fine del 1861 È Si potranno avere per rimborsi dovuti da alcuni socj, per le copie stampate a parte di Memorie inserite negli Atti Si può quindi supporre pel 1862 un attivo fotale di. Le principali spese da farsi saranno ancora quelle per la stampa e pubblicazione degli Att?, per le circolari stam- pate, per le spese postali e di cancelleria, e per gli in- servienti. Supposto che si debbano spendere : Per'gli Atti. ... . 0.0». +, Juire 250005 Per le spese di cancelleria. . . . . m 100. — Per le circolari stampate . n 120. — Per le spese postali . . . . . .. » 8300. — Per gli inservienti n 300. — ® \ Si può prevedere pel 1862 una spesa totale di Lire 3320. Da È si può prevedere un avanzo attivo di. . . . + è. è CD Lire 3200. — n 400. — » 1762. 02 no 237. 98 . Lire 5600. — Lire 3320. — Lire 2280. — QOOIETA” ITALIA Vi ni Milano, 28 febbraio 4863 ScrENZE NATURAL! I signori socj sanno che, a norma del Regolamento interno della Società, gli autori che ne funno dom tinda ricevono gratuita- mente dalla Società 25 esemplari, stampati a parte, dei loro lavori pubblicati negli Atti; e che a loro spese poi possono farne stam- pare un numero qualunque, e la Presidenza se ne prende l'inca- rico, a condizione che gli autori stessi sì intendano direttamente con essa sul prezzo della tiratura e della carta pei loro esemplari. — Or bene, in conseguenza di accordi presi col tipografo Ber- nardoni, che stampa gli At# della Società, #7 prezzo degli esem plari da stamparsi a parle a spese degli autori è attualmente fissato secondo Ja tariffa seguente : Esemplari 174 di foglio (4 pagine) |L. 172 foglio (3 pagine) | » 374 di foglio(12 pagine) | » a Nfodlio" (fe“paoie), |?» 2 —|9 & —| x 6 —]» 8 Questa tariffa sarà pubblicata anche sulla copertina dei fasci- coli degli Atti. Il Segetario GG. Omboni. gr oNozzd4 vr ses co n sb 9 Susi SIA dn sa prmbizsAd sò ESIVILNOI Cesi sg on “ifonos.ib. sissi ò i i du item diand sorso lì ilaele ih ma dg) — (a inotus.ilzob abi a shogn i signed 2) Su ni E, se eu pei LI si sd I PO 5) De di ie ST Ronn E Pi soprat l ad Lavis Spa, pad λ "IRE & ala nialo dtt st) fonfgh@ Phoilsot ib i 4 00 ei PELA I Ng 15 23 Pat È n +4 , LIE i na Arista ultra medium distincte incrassata. — Abdominis segmen- tum tertium macrochetis marginalibus paucis et distantibus instructum, Sp. 2. Athropivora Desp. Arista non ultra medium incrassata. — Abdominis segmentum tertium setis: plurimis et proximis marginatum. Sp. 3: Pupiphaga Miki. Il. Gen: Masicera. Sete ocellares obliterate. Sp. 4. Gyrovaga Mihi. . Sete ocellares distineta. Scutellum saltem apice rufescens. Palpi saltem extrinsecus rufescentes. Tibia testacer. Sp. 5. Aprica Mgn: . Tibia nigricantes. Arista fere usque ad apicem incrassata. — Abdominis segmen- tum primum, macrochetis duabus in dorso preeditum. Sp. 6. Sylvatica all. Arista ad medium tantum incrassata, — A4bdominis segmentum primum macrochetis dorsualibus destitutum. Sp. 7. Cursitans Mihi. Palpi saltem extrinsecus nigri vel iigricsnte, bb. Saia dd. CC, MASICER®: SPECIES 43 Sp. 8. Incedens Mihi. Scutellum'etiam apice-nigricans vel griseum. Palpi saltem extrinsecus nigricantes, — Abdomen femina seg- mento apicali non elongato-sub-acuminato. | * Sp. 9. Casta Mihi. Palpi saltem extrinsecus rufescentes. — A4bdomen femine seg- mento ultimo distincte elongato sub-acuminato, Sp. 10. Caudigera Mihi. III. Sub-gen. Ceromasia. Gene preter setas ordinarias in medio non sparsim setosx. .* Seta ocellares non distineta. Sp. 41. Solivaga Mihi. . Sete ocellares distincte. Palpi saltem extrinsecus nigri vel nigricantes. Arista fere usque ad apicem incrassata. Vena quinta longitudinalis alarum, a cubito ad apicem recta. *# Sp. 412. Tuvenilis Mihi. Vena quinta longitudinalis, supra cubitum intus incurvata. Sp. 15. Senilis Mgn. Arista circiter ad medium, non satis ultra medium incrassata. Sete orales in genis ascendentes satis ultra apicem antennarum, — Segmenta abdominis late cinerascentia. ® uu C. RONDANI Sp. 4h. Virilis Mihi. ce. Sete orales non distinete assurgentes ultra apicem antennarum. Abdominis segmenta ad basim anguste cinerei fasciata. Sp. 45. Interrupla Macq. bb. Palpi saltem extrinsecus rufescentes. f. Scutellum totum nigricans, vel griseo fuscum, — Sp. 16. Spinuligera Mihi. ff. .Scutellum saltem apice rufescens. g. Tibia omnes nigra vel nigricantes. h. Antenne basi rufescentes. — Alarum spinula costalis valida. Sp. 17. Achanthophora Mihi. hh. Antenne etiam basi nigricantes. — Alarum spinula costalis parum distincta. Sp. 18. Ambulans Mihi. gg. Tibie magis vel minus, sed distincte testacex. i. Antenne etiam basi nigricantes. — Zitta frontalis nigra. Sp. 49. Ferruginea 2Mgn. ii. Antenne basi rufescentes. — Ziita frontalis rufo-fusca. Sp. 20. Florum Macq. AA. Gen& preter setas ordinarias sparsim setuloss. MASICER.R SPECIES 45 Sp. 21. Setifacies Mihi. (Nota) Sp. hane ultimam Masiceris dubitanter adscriptam fuisse, quia ad lentem validam, ejusdem oculi paulo pubescentes observantur, fere ut in aliqua Exorista ex. gr. ut in E. festinante auctorum: et hoc dicas de Sp. Solivaga N. 14, que sic parum distincte puberulos oculos prebent, ut melius masiceris quam Exoristis referend ® sint. Species inedite breviter descripte Sp. 3. M. Pupiphaga Andn-Zong. Mar. Mill. 9-10 Fam. 8-9. * Facies alba. — ZFrons albicans vitta intermedia atra. Antenne ut Palpi nigra, articulo tertio triplo circiter longiore pre- cedente. — Arista non ultra medium incrassata. Sete frontales in genis descendentes, non ultra radicem ariste : orales parum assurgentes. Scutellum magis vel minus late testaceum. Abdomen segmentis secundo et tertio late cinereo-fasciatis : setis mar- ginalibus segmenti tertii plurimis et proximis; lateribus in mare sepe paulo rufescentibus. Caliptera alba. Pedes nigri; tibiis posticis retro setis subeequalibus ciliatis. Alarum spinula costalis sub indistincta. Similis M. atropivore Desv., a qua tamen distinctissima, arista salis brevius incrassata, et setis segmenti tertii ablominis plurimis et proximis, non paucis et distantibus. Non frequens in Italia boreali et media. Mas domi ortus ex pupa Lepidopteri noeturni. Sp. 4. M. Gyrovaga Zîndn. — Long. Mar. Mill. 8-9: Fem..6-7. Facile a speciebus congeneribus dignoscenda absentia setarum ocel- larium, quod observatur etiam in JM. Solivaga N. tt, sed ista 46 C. RONDANI, | satis diversa est, preesentia setarum discoidalium in segmentis intermediis abdominis, et seriebus setarum frontis, ultra radicem ariste in genis descendentibus. Ali characteres Gyrovage sunt: i Arista non ultra medium incrassata. — Zitta frontalis picea. Antenne tote nigre, articulo tertio. fere trilongiore secundo. Palpi nigricantes, apice fusco-rufo, vel rufo-piceo. — Zacies albida. Scutellum magis vel minus late rufo-limbatum. . Alarum spinula costalis parva. — Zena quinta longitudinalis ab an- gulo ad apicem recta. Caliptera alba. — Pedes nigri, tibiis posticis non retro ciliatis. Corpus totum grisescens, vittis thoracis; et tessellis abdominis nigri- cantibus. — Sete discoidales non distincte in segmentis inter- mediis abdominis. i Rara in agro parmensi. — Legitur. presertim in collibus, tempore vestivo. Sp. 7. M. Cursitans Andn. — Long. Fem. Mill. 6. Species ab affinibus facile distincta, setis ocellaribus brevibus. et exi- libus, sed aliis. etiam characteribus ab aliis dignoscenda, scilicet. Caput albicans, fronte grisea, vitta intermedia nigra opaca. Antenne nigra, ad conjunctiones articulorum paulo rufescentes: ar- ticulo tertio, duplo circiter longiore secundo:-arista paulo ultra medium incrassata. x | Series frontales setarum non ultra radicem ariste descendentes: orales parum assurgentes. Palpi saltem extrinsecus testaceo-fusci... Scutellum limbo parum et dilute rufescente. Abdomen basi segmentorum late grisea; limbo postico nigro nitido: setis discoidalibus non distinctis in dorso segmentorum interme- diorum. — Caliptera alba. Alarum spinula costalis sub indistincta: vena quinta longitudinalis ab angulo ad:apicem subrecta. Pedes nigri, tibiis posticiis non ciliatis, Foemina tantum lecta, mense augusto in apennino Parmensi. | MASICERE' SPECIES n7 Sp. 8. M. Incedens Andn, — Long. Fem. Mill. 7. Caput albidum, vitta frontali nigra. Sete frontales, non ultra radicem ariste descendentes: orales parum assurgentes. i Antennarum nigrarum articulus tertius, quadruplo et ultra longior secundo: arista tenuiter, et fere ad medium incrassata. — Palpi nigri. Abdomen griseum fusco-tessellatum: setis discoidalibus destitutum in segmentis intermediis: marginalibus in segmento secundo duabus. Alarum spinula costalis sub-indistincta: vena quinta longitudinalis supra cubitum intus distinete incurvata: transversa exterior obli- qua, et duplo fere distans ab interiori, quam a cubito quinte longitudinalis. Pedes nigri: tibiis posticis retro non ciliatis. Paucas feminas tantum inventas ‘in planitie ditionis Parmensis, tempore zestivo, possideo. Sp. 9. M. Casta Andn. — Long: Fam. Mill, d, Ab aliis Masiceris primo intuitu distinguenda, addomine basi. nigro , apice, seu duobus segmentis ultimis late ;albicantibus; preeterea. Caput albidi nitens, fronte fusca, vitta migro-picea, Sete frontales non ultra radicem ariste descendentes: orales parum assurgentes. — Palpi nigri. | Antennarum nigrarum articulus tertius duplo aut parum ultra longior secundo — Arista breviter ad basim inerassata. Thorax cum scutello niger paulo grisescens. Abdominis seta discoidales non manifesta in segmentis intermediis. — Caliptera sordide albida. ‘Alarum spinula costalis subnulla vena quinta longitudinalis angulo subrotundato cubitata, et supra cubitum intus distincte incurvata. Pedes nigri, tibiis retro non ciliatis, Feminaw tantum legi primo vere in collibus ‘agri parmensis. 48 C. RONDANI è Sp. 10. M. Caudigera Andn. — Long. Fem: Mill. db. A fceminis congeneribus facile dignoscenda. — Abdominis segmentis tribus ‘primis satis brevibus, et apicali satis elongato; flexo, sub- acuminato. Alii vero characteres speciei sunt; Antenne nigre, articulo tertio cireiter trilongiore secundo; arista ultra medium sed tenuiter incrassata. } Facies alba, setis oralibus vix ascendentibus. — Frons albo-grise- scens vitta intermedia picea sub-rufescens. Palpi ad apicem testacei, intus nigri, — Scutellum nigrum, grise- scens. i 4ldominis sete nulle discoidales in segmentis intermediis. Alarum spinula costalis sub-indistinceta: vena quinta longitudinalis angulo aperto flexa, ab angulo ad apicem:recta. Thorax cinereus nigro-vittatus. — Caliptera alba. Abdomen nigro-nitidum;'basi segmentorum. late albicante, Pedes nigri, tibiis posticis.retro non ciliatis. Frgminas aliquas tantum inveni in collibus agri parmensis. Sp. 411: Solivaga Andn. — Long. Maris Mill. 6. Setis ocellaribus destitata, ut Sp. Gyrovaga N. 4, sed ab illa et ab aliis distinctissima setîs frontalibus in genis ultra radicem ariste descendentibus, et abdominis segmentis intermediis, dorso setis discoidalibus munito : alii characteres specifici sequentes sunt. Caput plumbeum vitta frontali picea. — Palpi picei, apice nigro. Antenne nigre, articulo tertio trilongiore secundo: arista tenuiter et vix ad medium incrassata. Series orales setarum vix incohate. — Scutellum totum nigricans. Caliptera sordide albicantia, squamis inferis fusco-limbatis. Abdominis segmenta basi late cinerascente, postice nigro nilida. Alarum spinula costalis sub-indistincta: vena. quinta longitudinalis angulo recto cubitata, et supra cubitum intus ineurvata: tran-. sversa exterior subrecla, et parum diverse distans ab interiori et cubito quinte longitudinalis. MASICER& SPECIES 49 Pedes nigri, setosissimi. Oculis ad lentem validam puberulis proxima videtur Exoristis nisi lisdem adscribenda. V. notam retro scriptam, pàg. 7. -Marem tantum inveni mense Julio in planitie prope Parmam. Sp. 12: M. luvenilis Andni — Fem. Mill. 8. Habitu similis Sp. Senilis Meigenii, sed‘statura minore, et corpore minus griseo etiam diversa, sed precipue distincta. Vena longitudinali quinta alarum'a cubito ad apicem recta, non intus incurvata; ‘et setis oralibus minus in genis ascendentibus ; non usque ad medium faciei. Preterea: Zacies inclinata, albo-grisea. — Zitia frontalis nigra. Antennarum nigrarum articulus tertius valde longior precedente. — Arista fere usque prope ‘apicem' incrassata. Alarum spinula costalis subnulla : vena quinte longitudinalis cubitus angulum late apertum efficiens. Abdomen ut thorax et scutellum, grisei adspersum Vittis thoracis et margine postico segmentorum abdominis nigro-nitidis. Caliptera alba. — Pedes nigri, pulvillis et uncis maris vix longio- ribus. Palpi extrinsecus nigri. — Sete frontales paulo ultra radicem ariste descendentes. Uterque sexus raro lectus, mensibus majo et junio, in collibus et et planitie agri parmensis, Sp. A4. M. Virilis Ande. — Long. Mill. 8. Caput grisescens, vel cinerascens, vitta frontalis nigra aut nigro- picea. — Palpi nigti. — Gene plane, non sulcate, antennarum nigrarum articulus secundus, in mare, circiter duplo brevior ter- iio, in fremina minus Drevis. Arista fere ad medium incrassata. Sete frontales non ultra radicem ariste descendentes:, orales parum assurgentes. Vol, IV. “ 50 C, RONDANI, Peristomium sub oculos distinete productum, et selosum. Corpus nigricans, leviter cinerascens, a0dominis segmentorum limbo postico, vitta dorsuali, ci tessellis nitidissimis, Sete discoidales adsunt in segmentis intermediis. masculorum plures. — Calipterorum squame infere albide limbo fusco. Alarum spinula costalis parva sed’ distinta: vena longitudinalis quinta angulo aperto cubitata, et a cubito ad apicem recta: transversa exterior in mare duplo, in foeemina magis, distans ab interiori, quam a cubito quinte longitudinalis. Pedes nigri, setosissimi, pulvillis et uncis in mare distinete longioribus. Rarissima in planitie et collibus agri parmensis a majo ad julium. Sp. 16. M. Spinuligera Andn. — Long. Maris Mill. 6-8, Fam. 5-7. Antennarum nigrarum articulus tertius, duplo circiter Jongior pr- + ‘cedente: arista non usque ad medium incrassata, Seta frontales non descendentes ultra radicem ariste: orales parum assurgentes. Gene albidi serice®, frons parum grisescens, vitta atra. Palpi rufescentes., summo apice puncto nigricante sepe distincto, T'horax nigro-nitidus, dilute cinerei vittatus. Abdomen nigrum nitidum paulo cinerascens, dilute sed late ad basinì segmentorum: setis discoidalibus in dorso segmentorum interme- diorum preeditum. Alarum spinula costalis valida: vena quinta longitudinalis angulo aperto cubitata, supra cubitum subrecta. Caliptera albida. — Pedes nigri uncis et pulvillis tarsorum in mare longioribus. Frequens a majo ad octobrem in toto agro parmensi, etiam apen- nino. ly Sp. 17. M. Achanthophora Andn. — Long. Maris Mill. 9. Antennarum ‘articulus tertius niger, primi testacei: arista ad medium circiter incrassata. — Z'ifta frontis fusco-rufa. MASICERA SPECIES dI Palpi apice nigro, intus rufescentes. Sete frontales circiter contra originem ariste descendentes, et ibi fere 2equidistantes ab oculis et carinis facialibus: orales vix ali- qua supra vibrissas. Corpus cinerascens: T'horacis vittis et abdominis tessellis dilute ni- gricantibus. — Scutellum postice rufescens. Sete discoidales adsunt in dorso segmentorum intermediorum.abdo- minis. — Caliptera alba. Alarum spinula costalis valida: basis paulo lutescens: vena transversa exterior valde sinuosa, et satis distans ah interiori: quinta lon- gitudinalis. a cubito ad apicem recta. Pedes nigri pulvillis et uncis tarsorum, modice elongatis. Marem unicum possideo in Corsica lectum, et a Clar. Spinola olim missum. © (Nota). Habitus gen. Myobi@, sed distinclta cubito vene quinte distincte angulato. Sp. 18. M. Ambulans Andn. — Long. Maris Mill. 9. Cinerascens, vitta frontali, antennis, pedibus, lineis quatuor thoracis, segmento primo et margine postico sequentium segmentorum ab- “«dominis nigris. — Capite albicante. Antennarum articulus tertius quintuplo et ultra longior praecedente : arista ad medium circiter incrassata. Seta frontales usque contra originem ariste descendentes: orales in genis parum assurgentes. Palpi luteo-testacei. — Scutellum apice paulo rufescente. Abdomen olivacei paulo et dilute tessellatum, et setis discoidalibus preditum in segmentis intermediis. Alarum spinula costalis sub-indistineta; vena transversa exterior si- nuosa : quinta longitudinalis angulatim flexa, ab angulo ad apicem subrecta. Caliptera alba. — Pulvilli et unci tarsorum elongati. Rarissimo mares legi mense majo in collibus agri parmensis. 32 C. RONDANI, MASICERE SPECIES Sp. 2A. M. Setifacies Andn. — Long. Mill. 6-6. À congeneribus omnibus distinctissima genis sparsim et distinete se- tosis, sed etiam ab illis vel istis diversa. i Corpore sordide griseo, vittis quatuor thoracis et fasciola dorsuali abdominis nigricantibus. — Oculis ad lentem paulo puberulis, Antennis nigris, articulo tertio triplo longiore secundo in mare, mi- nus longo in foemina: articulis primis in foeemina saepe paulo ru- fescentibus: arista ad medium circiter paulo incrassata. Setis frontalibus contra radicem ariste descendentibus: oralibus pa- rum assurgentibus. — Palpis et Yitta frontali luteo-testaceis. Capite albido. — Calipteris albicantibus. — Scutello toto griseo. Abdominis dorso setulis longiusculis toto hirto. Alarum spinula costali subnulla : vena quinta longitudinali a cubito ad apicem subrecta. Pedibus nigris, pulvillis et uncis tarsorum paulo longioribus in ma- sculis. Non frequens in agro parmensi, preesertim mensibus julio et au- gusto. Seduta del 23 febbrajo 1862. È letto ed approvato il processo verbale della seduta - precedente. Il presidente Cornalia annuncia la morte del socio ba- rone Camillo: Vacani. Si legge una lettera diretta dal signor dottor Gaetano Cantoni Sulle objezioni state fatte alla sua nuova Teoria di Fisiologia vegetale. Si legge una Memoria del socio Polonio, in èui sono descritti I parassiti del gambero comune. Cornalia soggiunge che la malattia dura tuttavia nei gamberi, e furono vedute delle coturnie anche sulle bran- chie di alcuni pesci del lago di Garda. Barbò domanda se i parassiti possono considerarsi come la causa o come l’effetto della malattia. Cornalia risponde che i gamberi ed altri animali sono sempre accompagnati da parassiti, che anzi questi pos- sono variare secondo i diversi paesi, e che forse possono produrre malattie quando sono in numero straordinario. Tinelli annuncia che nei gamberi del Lago Maggiore domina generalmente la malattia, ma che sono sani quelli che si trovano in un certo torrentello che scende da Mom- bello a Cerro, e che riceve le acque di una vasta torbie- ra. E ne conchiude che queste acque contengono forse qualche cosa che impedisce lo sviluppo della malattia. BI SEDUTA DEL 25 FeBBRAJO 1862. Si dà lettura d’una Nota del socio Stoppani, Su une quistione di nomenclatura geologica (1). Si dà pure lettura d'una Nota del socio Diirer, Sulla coltivazione del baco dell’Ailanto alla Villa Sommariva sul lago di Como. Il socio Spreafico osserva che le lucertole assalgono ac- canitamente anche le farfalle di quel baco; e quindi pos- sono essere realmente un ostacolo all’ allevamento di detta nuova specie di baco da seta in Italia. Avendo fatto osservare il presidente Cornalia che tale allevamento ebbe un buon risultato a Laveno sul Lago Maggiore, e alla Villa Sommariva sul lago di Como, e l’ebbe cattivo in altri luoghi, il socio Buzzetti domanda se 1 laghi stessi non possano ritenersi avere una benefica influenza sulla vita del baco dell’ailanto; e Cornalia rispon- de che forse è troppo presto per rispondere affermativa- mente, e bisogna continuare gli studj e le prove prima di dare un giudizio decisivo. Il socio Spreafico annuncia aver detto il signor. Gue rin-Méneville in parecchie occasioni che ora si è trovate il modo di filare i bozzoli del baco dell’ailanto, ma. non (1) Ecco un sunto di questa Nota, che non verrà pubblicata per esteso. ll signor Desor aveva domandato al socio Stoppani il suo parere intorno ad una pa- rola francese da adottarsi per indicare genericamente la disposizione degli strati curvati 0 formanti una piega concava, una depressione, e ciò che da alcuni geologi Francesi chiamasi fond de bateau, da alcuni geologi Svizzeri vallon, dai Tedeschi Mulde e dagl’Iuglesi trough:; ed egli proponeva nello stesso tempo la voce mait, appartenente ad un dialetto fran- cese, e corrispondente all'italiano madia. Il signor Stoppani indica le due voci italiane madia (marna dei Lombardi) e truogolo 0 truògo, che corrispondono alle parole Mulde e trough, ed anche la voce albio, che è sinonima dì fruògolo, e crede che in certi casi possano essere adoperate, ma egli opina che si debbano conservare e adoperare più generalmente le parole sinclinale (piega o curva concava, a fondo di battello, a truò- golo, a madia, a Mulde, a trough, ecc.) e anticlinale (piega o curva convessa, a porta, a vòlta, ecc.), perchè più generiche e già ben note e usate dai geologi d’ogni nazione, i Il segretario G. OmBoNI. SEDUTA DEL 25 FEBBRAJO 1862. 55 è ancora certo che questo modo si possa applicare indu- strialmente sopra grandi quantità di bozzoli. Il socio Guglielmo Rossi domanda alla società se crede di occuparsi del metodo del signor Giani per produrre bachi da seta col mezzo della fermentazione e senza se- mente. Il presidente Cornalia risponde che già in altri tempi furono proposti diversi metodi per ottenere artificialmente dei bachi, dall’ epoca del Vida (1527), che riprodusse pel baco quanto aveva già scritto Virgilio per le api, fino ai tempi moderni ; che tali metodi furono riproposti di tratto in tratto, e sempre riconosciuti inetti a raggiungere lo scopo prefisso; e che, dopo le esperienze del Redi e di quanti si occuparono della generazione spontanea degli insetti dopo di lui, non è più lecito credere alla produzione artificiale, senza uova, di animali tanto complessi quanto lo sono gli insetti. Egli esprime quindi il parere che la società, come corpo scientifico, non abbia ad occuparsi ulteriormente di questo argomento. Lo stesso presidente Cornalia annuncia pure che il ten- tativo di piscicoltura da lui intrapreso procede bene, e che molti pesciolini sono già nati, tanto dalle uova tenute al Museo Civico, quanto da quelle messe nelle acque dei Giardini Pubblici. Quando saranno giunti a sufficiente grandezza saranno portati in un laghetto in Brianza; e se prospereranno, sì faranno altri tentativi di piscicoltura più ‘in grande, per il lago di Como e il'lago Maggiore , ma dopo che si saranno adottate tali. leggi sulla pesca, che possano difendere i pesci dalla troppo rapida distruzione. Dietro la presentazione di aleune lettere e la comuni- cazione di alcune notizie intorno alla nomina dei i Soc] cor- rispondenti, si decide che di questo argomento” si tratterà più particolarmente nella prossima ua de SEDUTA | DEL 25 reupraJo 4862. Dal giorno dell'ultima seduta fino ad oggi sono giunti alla Società i seguenti libri: Stoppani, Della priorità e preminenza degli Italiani negli studj geo- | logici. Prelezione ad un corso di geologia. Milano 1862. Carorare, Delle acque minerali campane alla esposizione italiana del 1864. Napoli 1861. , — Dell’Agro Acerrano e della sua condizione sanitaria. Ricerche fisiche, statistiche, topografiche e storiche. Napoli 1861. Sequenza, fricerche Botaniche. Indicazione di alcune piante che crescono in luoghi per esse non accennati nella Flora Sicula del signor Gussone. Palermo. — Sullo studio chimico di un’ acqua sulfurea di Messina. Pa- lermo 1838. | — Du genre Verticordia Searles 7700d. (Journal de conchy liologie.) — Intorno a un nuovo genere di foraminiferi fossili del terreno miocenico di Messina. Messina 1859. Pow, Sull’insegnamento dell'economia politica o sociale în Inghilterra. Atti del R. Istituto Lombardo 1861. Milano. Canestrini, Z gobj del golfo di Genova. Con 4 tavole. Dall’Archivio per la Zoologia. Genova 1862. Uricnoecnra, Contribuciones de Columbia a las ciencias i a las artes, publicadas con la cooperacion de la Sociedad de naturalistas neo- . granadinos. Anno primero. Bogota 4860. Vita, Sulle conchiglie terrestri e fluviatili raccolte dal professor Bellardi nell’Oriente, e su quelle raccolte dal professor Roth in Palestina e illustrate dal professor Mousson. Milano 1862. Detrsse, Recherches sur l’ean dans l’interieur de la terre. Bulletin de la Société geologique de France. Novembre 1861. Bulletin de la Société imperiale d’acclimatation. Tome VIII. Nu- mero 12. SOUBEIRAN, Moltiplicazione delle tartarughe nel Mediterraneo. — JAGERSCHMIDT, Industria della lana nella Russia meridionale. — Dxr- LISSE, Miglio della China. — VIENNOT, Curiosità dell’ acquario. — HeLDREICH, Abete di Arcadia. — Sedute, Doni, Notizie, ecc. sEDUTA DeL 25 Fespraso 1862. b7 Caxrowi, Annali d’ Agricoltura. Vol. I, 2. Milano 1862. L’arioma bovino. — Cassa di assicurazione per gli animali. — Ma- lattie delle api. — Associazione degli agrofili italiani. — Trapiantamento degli alberi giovani. — Vaginicole dei gamberi. — Malattia delle viti. — Rotazione agraria, dialogo. — Agenti della produzione vegetale. — Afte del cavallo. — Società agricola lombarda. — Cronaca agricola, ece. Leonnarp und Browxy, MWeues Jahrbuch, ecc. 1864. 6. Stuttgart. FiscHER, La Kinzigite. — PeTERS, Notizie mineralogiche. — GEINITZ, Cervo gigantesco del Museo di Dresda. — GERGENS, Bozzolo fòssile di sanguisuga. — Lettere, libri, estratti. Bulletin des sciences naturelles de Neuchétel. Tome V. 3. Neuchà- tel. 1861. Altitudine dei laghi di Svizzera. — Studj sul lago di Costanza. — Correnti elettriche derivate. — Temperatura del lago di Neuchàtel, e delle acque delle fontane di Neuchàtel. — Bronzo degli oggetti antichi trovati nei laghi. — Uomo fossile e antichi ghiacciaj. — Fasi del pe- riodo diluviale e della apparizione dell’ uomo sulla terra. — Modifica- zioni delle faune terrestri e lacustri durante l'epoca quaternaria. — Ve- getazione contemporanea all’ uomo primitivo. — Perforazioni delle rocce per opera delle foladi sulle rive del lago di Neuchàtel. — Baco dell’ailan- to. — Preparazioni dei capelli e della cute capelluta. —, Viaggi in Africa e sorgente del Nilo. — Antichità lacustri celtiche. — Secche del lago di Ginevra. — Osservazioni meteorologiche. — Istrumenti. — Eclissi. — Meridiana di Neuchatel — Piccoli pianeti nuovi. — Lavori geodetici del generale Schubert, ecc. >-_--=r-Go=- Tr ‘RISPOSTA pet, porror GAETANO CANTONI AD ALCUNE OBJEZIONI STATE FATTE AI SUOI NUOVI PRINCIPJ DI FISIOLOGIA VEGETALE DIRETTA AL SEGRETARIO G. OMBONI Egregio sig. Segretario. Nel fascicolo XI degli Atti della Società italiana di scienze na- turali lessi volentieri un di Lei cenno sulla mia Memoria: Muovi principj di Fisiologia Vegetale, nel quale si espongono brevemente le idee da me esposte, conchiudendo essere desiderabile che qualche botanico distinto e pratico prenda ad esame la nuova teoria, e decida se dobbiamo adottarla o rifiutarla. Tale fu ed è ancora il mio desiderio; poichè, se io avessi potuto o creduto dare ad un tratto una nuova teoria, corredata da docu- menti tali che valessero a confutare pienamente le opinioni finora adottate, non avrei deîto nella prefazione « io non pretendo imporre le mie opinioni. Mio solo desiderio è che la mia Memoria venga esa- minata. Se i miei ragionamenti non meritano una discussione od una confutazione, la meritano certamente i fatti che li appoggiano ». Molti giornali agricoli, anche stranieri, riportarono la conclusione che termina la mia memoria; ma si limitarono ad accennare |’ im- portanza dell’argomento, e la necessità di una discussione. Pel primo, il sig. Zanardini esaminò quello scritto e ne riferi al- l’Istituto Veneto nelle sedute del 14 novembre 1859 e 16 dicem- bre 1860. Se non che, la seconda volta, fu con me alquanto severo a proposito d’ un’ espressione un poco umoristica, che usai nel ri- spondere ad una sua osservazione, fattami nella seduta del 14 no- vembre. Pure, il dottor Zanardini, anche quando fu severo, credette G. CANTONI, RISPOSTA INTORNO AI NUOVI PRINCIPI DI FISIOLOGIA VEGETALE d9 l'argomento abbastanza importante per occuparsene seriamente. Ma i di Lei amici le comunicarono, a quanto pare, delle osservazioni fatte, come si dice, in margine al libro, le quali costituiscono delle obbiezioni tanto sconnesse fra loro che difficile riesce il dar loro un corpo per rispondervi convenevolmente. ; La mia Memoria non può essere combattuta che in due modi: o dalla base, provando che le foglie scompongono l'acido carbonico appena assorbito; oppure dalle conseguenze, spiegando diversamente tutti i fatti da me prodotti. Parvemi quindi un modo troppo sentenzioso, e per niente affatto convincente, quello di limitarsi a chiamar gratuita, inesatta od erro- nea un’idea che si vuol combaltere, senza darne le ragioni, o senza confutare i fatti che l’accompagnano. lo per ine, lo confesso, fra ipotesi ed ipotesi, e quasi fra errore ed errore, preferisco attenermi a quell’ipotesi od a quel errore che mi spiega un maggior numero di fatti. Pertanto, a facilitare la discussione, ridurrò la questione a pochi punti, pregando i di Lei amici, od altri che lo voglia, ad esaminarli e confutarli, non già col disprezzo col quale si combattono le chimere, ma cogli argomenti coi quali si combatterebbe una cosa seria. Eccoli: 1.° Preso in considerazione il risultato delle sperienze istituite da Priestley, Ingenhoutz, Sennebier, Saussure, e più ancora delle re- centissime di Boussingault, provare che le foglie assorbono e scom- pongono immediatamente l’ acido carbonico atmosferico nel loro tes- suto. — Avvertendo che a tale riguardo io ripeto, che nessun sensato fisiologo, dallo stato anormale degli esseri, prende norme per giudi- care di quanto avviene nello stato normale; e che nei corpi organici, ove le funzioni fisiologiche si esercitano ini parti distinte, ma in 're- lazione fra loro, se si rompe questa relazione, noi alteriamo il vero modo d’esistere, e facciam luogo a fenomeni eccezionali. 2.° Avendo io citato esperienze e fatti che mettono per lo meno in dubbio che le piante non si nutrano per soluzioni, ossia per ma- teriali inorganici che trovino di già in tale stato, provare con fatti e con esperienze che, per mezzo di soluzioni più o meno complesse, si possa far vegetare una pianta al di là della germinazione, ossia dopo 80 G. CANTONI, }NTORNO AL NUOVI PRINCIPJ DI FISIOLOGIA VEGETALE l’intiera scomposizione della massa cotiledonare del seme di quella, facendo in modo che le radici compiano la scelta de’ materiali inor- ganici in un liquido e non nel terreno. 5.° Spiegare per quale combinazione nelle piante non entrino indistintamente ed in egual proporzione tutte Je sostanze che possono trovarsi allo stato solubile nel suolo, ma sol quelle che noi sappiamo solubili nell’acido carbonico. 4.° Come, coi prineipj di fisiologia vegetale finora ammessi, si spieghi la scelta delle sostanze che entrano a far parte dell’ organismo delle piante; indicando come, se la scelta non succede ali’ esterno, l'organismo vegetale si liberi dalle materie inutili o superflue suc- chiate nel. suolo. 5.° Provare che per la stessa pianta l'assorbimento dell’acido carbonico non sia in ragione del maggior o minor grado di luce e di temperatura. — Su tale proposito vorrei eziandio non dimenticato il dubbio da me esposto che, fra le diverse piante, la diversa quantità d’acido carbonico assorbito, a parità di luce e di calore, dipenda dalla divessa forma e dalla diversa tessitura delle foglie di ciascuna. 6.° Indicare da dove provenga l'acido carbonico emesso 0 re- peribile nelle spugnette vegetali, specialmente nel caso che il ter- reno sia affatto sprovvisto di quel acido. Ai dettagli ci si penserebbe in seguito. Intanto i di Lei amici, mercè una fisiologia vegetale solidamente basata, facilmente potranno dare le spiegazioni e, distruggere ogni tentativo di nuove teorie. Per tal modo, quando pure rimanessi soc- combente, avrò sempre ottenuto il mio scopo, chiamando l’attenzione sopra questioni di una grande importanza per la scienza, e più an- cora per le pratiche applicazioni che ne derivano. — Si ricordino.i di Lei amici ch'io posi una quistione, e che non credetti di scioglieria. Se Ella, sig. Segretario, lo erede opportuno , inserisca questa mia lettera nel prossimo fascicolo degli Atti della Società. Col massimo rispetto mi protesto Corte del Palasio, 1.° febbrajo, 1862. L’Umil. di Lei servo dottor GAETANO CANTONI. ALCUNE NOTIZIE SULL'ALLEVAMENTO DEI BACHI DA SETA DELL'AILANTO (BOMBYX CYNTHIA) NELL'AUTUNNO DEL 4861. Pel secondo allevamento del baco dell’ailanto ricevetti dal signor professore E. Cornalia nel giorno 10 agosto 1861 una piccola quan- tità di uova, deposte su pezzetti di carta, che, come credo, saranno state e6nfezionate in Milano nel Museo Civico, sotto la direzione del sullodato sig. professore, dove venne fatto un primo allevamento dei suddetti bachi nei mesi di giugno e luglio 1861. i Appena ricevute le suddette uove, furono da me nel giorno 40 agosto fissati i pezzetti di carta, su cui erano deposte, mediante filo di refe, ai ramicelli dell’Ailanthus glandulosa. Questo albero trovasi abbondare nel giardino e negli annessi fondi della Villa Carlotta, sul lago di Como, e dà prova di vegetare anche in terreno magro, e moltiplicarsi assai facilmente con mezzo di rampolli provenienti dalle radici della pianta madre, che si producono in grande quantità. L’Ailanto si presterebbe anche assai utilmente per imboschire fondi incolti, la di cui aridità non promette riuscita colla coltivazione di altre piante. E su questo riguardo |’ Ailanto supera ancora la robinia pseudacacia, e così non sarebbe difficile di estendere la piantagione dell’Ailanto in modo, che la bachicoltura della Cynthia, verificandosi la sua importanza profetizzata, sempre più potrebbe estendersi per il bene e l'interesse pubblico. Lo stato atmosferico durante l'allevamento dei bachi dell’ Ailanto si rileverà dall’ Estratto meteorologico qui allegato, osservando che il nostro baco ha sopportato senza alcun nocumento qualunque cam- biamento di tempo, pioggia, ecc. | primi bacolini nacquero il giorno 14, gli altri it 15 agosto, assai regolarmente, nelle ore di mattina, da tutte le uova. 69 B. DURER Dalla nascita alla prima muta della pelle decorsero 4 giorni; il.20 agosto si vedero già alcuni bachi dormire della seconda. Da qui in avanti non ho più potuto osservare il tempo e la durata delle altre mute. Ho però potuto rilevare, che già cominciando dalla prima muta i bachi non tenevano egual passo nel progredire alla muta seguente e finalmente alla formazione del bozzolo. I primi cominciarono i loro bozzoli il dì 8 settembre, cioè 23 giorni dopo la nascita; gli ultimi due il giorno 23 settembre, 40 giorni dopo la nascita. Tale diversità di maturanze io la deriverei dal variato stato atmo- sferico durante l'allevamento; quel baco che, o per maggior foglia mangiata, o per sua naturale costituzione fisica, più rigoglioso degli altri, ha potuto percorrere tutli i suoi stadj sotto la temperatura più elevata dell’agosto e dei primi di settembre, ha raggiunto la matu- ranza molto prima di quei bachi, che, percorrendo gli stadj più len- temente per deficienza delle cause militanti pei primi, furono soprag- giunti dalla temperatura meno elevata, che andò sempre verificandosi dal 7 settembre sino al 23 del detto mese. Bi Ho raccolto 60 bozzoli, che intendo di conservare fino al mese di maggio, onde farli sfarfailare, e confezionarne più semente che sarà possibile per l’ allevamento di primavera. Nella prima età del bruco d’ailanto Ja maggior parte dei bacolini fu distrutta dalle formiche. Troppo tardi per evitare quel danno, ma ancora a teinpo per conservare i rimanenti bacolini, ho trovato utile difendere le piante d’ailanto con un grosso strato di olio messo in- torno al piede dell’albero., in modo che, le formiche non potendo passarvi sopra, non veniva loro possibile d’invadere la pianta, molto più se l’empiastro veniva qualche volta rinnovato. S'intende da sè, che prima di questa operazione bisogna nettare la pianta dalle for- miche, e che la pianta deve essere isolata, cioè non toccare coi rami altre piante vicine. Un altro insetto, nemico del bruco d’ailanto, è la forfecchia (forfi- cula auricula). Gli uccelli non recavano danno. Tremezzo, febbrajo 4862, BernaRDO DureER. SULL’ALLEVAMENTO DEI BACHI DA SETA DELL’ AILANTO 635 _- —- _ _ st | TEMPERATURA 1861. TERMOMETRO REAUMUR STATO OSSERVAZIONI Giomp i devota LT PE Creo DIVERSE (18*) 2h 10% | Media 10 agos. || 18.9 | 24. 7 | 23.0. | 22.20 sereno DE» 19. 60824! 5 | 19.1 | 21.07 ” d® 17.8| 24.2 19. 4.| 20.46|| sereno nuvolo 13 ‘» 18.2 24.8 | 19.7 | 20.90 ” 14 » 18.5 | 242 | 19.5.h20.73 ” Lat 19.28! 20; 6,120). Deb25t sereno 16 » 18.126! 3.| 20140121070 ” 17 » ||18.6]|25.2 | 20.8 |21.53]| nuvolo sereno ||’ . 18» Siri 24 71 10231208 sereno 19, 17.2 | 24. 7 | 19. 6 | 20.50|| sereno nuvolo 20... 19. 0 | 23. 0 | 17. 2 | 19. 74|| nuv. temporale Dion 17.3 19. 8:| 17 8.18. 30 nuvolo vento forte QI si 1278] (201 2 | 15,3 | 16-04 sereno 23» 12.8 | 20.4 | 15.5 | 16.23 ” 24 n 13.8 | 21.7 | 17.2 | 17.57 || ser. nuv. piog. 29 n 14.8 | 19.0 | 15.2 | 16.33]|| sereno nuvolo vento forte 95 0» 14. 4| 19.1 | 16.0 | 16.50 sereno id. Si ‘n 13. 2 | 20. 8 | 15.4 | 16.47 || sereno nuvolo 28. » 12.7 21.2 | 15..6 | 16.50 sereno PAS PIE, 19: 1211 5.) L60400 n 30.» 14. 2.| 22.3. 17.8 | 18,10 ” dl 15. 1 | 22.8 | 18. 1 | 18.66]) sereno nuvolo 64 BP. DIIRER, SULL'ALLEVAMENTO DEI BACHI DA SETA DELL'AILANTO 1861. Giorno D_ 0 «JJ D_ aa na uo N Pd pd pe pe pe «JI MD O ia di DM mi e O 15 DS N N N N N St Ha 99 19. fr OSO OD DD > Aa da 5 oo N Aa4IJI@ VV I N DN O Vv a Q JI QQ Oo Db du DD QU Did TEMPERATURA TERMOMETRO REAUMUR coro «gi O I N° © © 19 n St Su. Se Sito > SG o_o ‘DD ND ì 10. _—_nsj 18. 18. 17. IUTA DI 17. 18. 14. 15. 12. 14. 14. 14. 13. 12. 11. 13. 1d. dar: 12. 11. ll. 13. 14. 17. 0_QD A ip RIBES IRENE CAI o) o ego e UD ZI00 E IMSCRITEONE AEREA O a ao ca e PIU INI PR IZO 4mGuardiano,na uc ea TL aretina 2000] MESCEVICGRe e, nat elia ae ao ie Bio pnt a 1000: = ADisegriatorivitorrafi 09 SU Me e re e ale a ® 6000. — L. 26500. — DORAIZONE FANTI UAN e PERA Ia E) ue no de e e IVIO0. ia ESPERO IDO PET IN IO DS DIRI O RITMO at 2000. L. 39000. — Oltre alla ricchezza, e bellezza degli esemplari che contiene, questo gabinetto è ve- ramente rimarchevole per l'ordine perfetto della classificazione. 164 Q. SELLA 4 gico presso i principali venditori di stampe, cui viene fatto un rile- vante sconto. E questi, mediante la pubblica esposizione, l’invio di cataloghi, e simili mezzi, portano a cognizione ed a desiderio del pub- blico le varie carte e pubblicazioni del rilevamento geologico. L’Istituto di Vienna cede le carte al prezzo di costo, ma non si vuole nascondere che questo prezzo non è piccolo. Infatti, col metodo inglese si portano una volta per tutte sulla copia elettrotipica del rame i contorni, le lettere ed altri segni occorrenti, e non rimane più che ad applicare a mano le tinte piatte. Invece a Vienna vuolsi pagare il foglio nero a prezzo di vendita, indi applicare a mano, volta per volta, tutti i segni e colori occorrenti, ed il costo del foglio riesce quindi assai maggiore, Se le carte dell’ Istituto geologico non sono diffuse quanto merite- rebbero, sono per contro divolgatissime le sue pubblicazioni e spe- cialmente gli annuarii. Infatti l’Istituto ne stampa 800 copie, e ne dispone con molta liberalità per cambii e doni, ed è per esso in cor- rispondenza con quasi tutti i corpi scientifici del mondo. L'Istituto geologico ha spesso con molta liberalità coadjuvata la pubblicazione di opere attinenti alla mineralogia ed alla geologia. Così allorquando il prof. Kenngott risiedeva a Vienna si pubblicava a spese dell’ Istituto la sua annua rivista dei progressi della minera- logia, e si diedero pure per sua cura alla luce cataloghi di raccolte. Lo Stato Maggiore austriaco ha pubblicato carte delle varie pro- vincie dell’ impero alla scala di 1: 288,000, ed è già molto inoltrata la pubblicazione delle carte alla scala di 1: 144,000. Le carte ori- ginali che si conservano negli archivii dello Stato Maggiore sono alla scala di 4: 28,000. SIZ0 L’Istituto geologico ha facoltà di prendere copie fotografiche di queste carte alla scala di 1: 28,000, e le dà ai suoi geologi, i quali fanno sopra esse il rilevamento di dettaglio, sopra cui notano i con- torni rilevati, ed indicano l’ itinerario da essi seguito, onde dall’ iti- nerario possa risultare della accuratezza dei contorni dall’ operatore assegnati ai terreni da lui osservati. Oltre la carta, ha l'operatore un giornale di viaggio, nel quale va notando successivamente tutti i fatti e le cose rimarchevoli, che osserva e le idee che queste gli suggeri- CARTA GEOLOGICA DEL REGNO D'ITALIA 168 scono. Egli è libero di fare gli spaccati che crede opportuni alla dilu- cidazione delle idee proprie sulla disposizione degli strati che ha davanti a se. I varii punti del terreno sono per lo più segnati ad occhio sulla carta e le livellazioni per gli spaccati si fanno col baro- metro. L’operatore ha inoltre dovere di raccogliere fossili, roccie e mine- rali importanti. Egli ha anche facoltà di farne acquisto per conto del- l’Istituto. Siccome è difficile che proprio nel momento della visita del geologo si trovino fossili , in iscavi che abitualmente o casual- mente si facciano, così si cerca di lasciare a qualche persona risie- dente sul sito la cura di cercare e di inviare fossili all’ Istituto. All’ inverno questi geologi convengono a Vienna, ivi attendono allo studio delle loro raccolte, allo spoglio delle loro note, alla riduzione dei contorni determinati sulle carte alla scala di 1:144,000, ed alla colorazione definitiva di queste. Danno poi conto dei loro lavori ed illustrano le loro carte mediante letture che fanno in sedute dei varii socii dell’ Istituto, e di cui si stampa un rendiconto nell’annuario. In tal guisa si ha il vantaggio di aggiungere molte nozioni a quelle che danno i colori della carta, di poter all'occorrenza corroborare la carta con qualche spaccato, e so- prattutto di allettare l’attività e l’amor proprio di ciascun operatore, al quale torna tutta la gloria e tutta la responsabilità delle sue deter- minazioni. Il primo e secondo geologo e l’ assistente hanno l’incarico di sor- vegliare i geologi di sezione, ma lasciano per lo più molta latitudine a questi e si occupano quasi esclusivamente del rilevamento dei loro fogli. Esaminano però accuratamente i lavori dei loro giovani colleghi allorquando convengono a Vienna per metterli in bello. v Mi si diceva che in terreni anche montagnosi un geologo può in un anno compiere il rilevamento dettagliato di 1300 a 2000 chilo- metri quadrati. Se i nove geologi, che lavorano attivamente sul ter- reno, procedessero tutti con questa velocità nel rilevamento di det- taglio, ne verrebbe che il costo del rilevamento di ciascun chilometro quadrato non sarebbe, che di 8 a 6 lire, ma non succede mai che tutti possano collaborare con simile effetto al rilevamento dettagliato. 166 Q. SELLA, Le carte alla scala di 4: 144,000 fin qui pubblicate sono cento, e si riferiscono all’ Austria inferiore e superiore, alla Stiria, Salzborgo, e Boemia. Oltre alle carte geologiche alla scala di 1: 144,000, pubblica V'I- stituto geologico delle carte geologiche alla scala di 1: 288,000, sia | per dare in compendio le provincie di cui si ha la carta geologica a scala maggiore, sia per far noti i risultati delle indagini dell'Istituto anche per i paesi per i quali lo Stato Maggiore non ha ancora pub: blicata la carta alla scala di 1: 144,000 ; sia finalmentente per sod- disfare ad un giusto desiderio dei geologi, cui la geologia di parecchi paesi dell'impero Austriaco era tanto sconosciuta quanto quella del- Vl’ Australia. +. Vuolsi però notare, che attorno alle carte alla scala di 1: 288,000 dette modestamente Zebdersichts-Karten, e relative a paesi non an- cora esplorati in dettaglio, si cominciò solo a lavorare dal 1886, e vi prendono solo parte i due o tre geologi più valenti dell'Istituto. Questi mi confessano infatti, che non avrebbero potuto attendere con frutto a quest'opera prima di aver fatto un lungo tirocinio col rileva- mento di dettaglio. Le carte di dettaglio sono ormai ultimate, e solo manca la Croazia e la Dalmazia, che si spera di poter ultimare nel 1862. L’Accademia delle Scienze di Torino e molti altri degli Istituti scientifici dell’Italia ricevono le pubblicazioni dell’Istituto geologico, ma niuno, che io sappia, ne ha le carte. Ho quindi creduto utile il fare acquisto pel Ministero delle carte alla scala di 1: 444,000 che si rife-" riscono alle Alpi, cioè dell’ Austria, della Stiria ed Illiria e del Salisbor- ghese : inoltre di comperare le carte alla scala di 1: 288,000 rela- tive ai paesi di cui non prendevo la carta a scala maggiore. Come già dissi, solo più tardi riceverò e potrò rimettere al Ministero codeste carte, giacchè non se ne aveva copia disponibile, neppure quella che più mi premeva, cioè della Lombardia e del Veneto. Gli ufficiali dell'Istituto geologico hanno dovere; o facoltà che dir si voglia, di dare ai privati le indicazioni di cui possono essere ri- chiesti. Le analisi ed i saggi docimastici si fanno al laboratorio gra- tuitamente, perchè il piccolo prodotto che se ne potrebbe ritrarre CARTA GEOLOGICA DEL REGNO D'ITALIA 167 mon si considera come corrispondente al danno, che il freno di una tassa causerebbe all’ industria pel molto minor numero di analisi che si farebbe. I viaggi però si fanno per conto dei privati, e quasi ogni anno ciascuno degli ufficiali dell’ istituto ha a compiere qualche viaggio per la soluzione di qualche quistione privata attinente a mi- niere, cave od altro insomma, per cui si creda utile 1’ opera di un geologo. . L’ Istituto geologico di Vienna ha cercato di fondare nelle provincie delle Società scientifiche, per cui si promovessero gli studii geologici di ciascuna località. A Milano nacque in tal guisa la Società geolo- gica, la quale dopo la fausta liberazione della Lombardia prese ben presto rapidissimo incremento ed è oggi diventata Società italiana delle scienze naturali. Ho pure chiesta l'opinione di parecchie eminenti persone sovra il valore delle carte dell’ Istituto geologico di Vienna, e debbo confes- sare, che ne udii quasi unanimamente un giudizio favorevole sì, ma molto meno che per le carte inglesi. Si nota anzitutto, che la scala di 1: 144,000 è troppo piccola per poter soddisfare ai bisogni cui è destinata una carta geologica di det- taglio: si osserva quindi che non v’ ha quella dovizia di spaccati, che rendono pregiate le carte inglesi. Udii inoltre da parecchi emettere qualche dubbio sulla esattezza di diverse parti della carta, e qualche paura, che si sia proceduto, e si proceda tuttora in codesto lavoro con troppa fretta. E veramente la carta austriaca procede con celerità molto maggiore che non la carta inglese, sebbene sia a questa applicato un personale molto maggiore che non a quella, e sia la spesa assai più grande. lo temo che I’ os- servazione sia giusta, ma forse a Vienna si fu costretti a cercare di procedere in guisa da somministrare il maggiore numero di carte possibile per calmare le burrasche, che da qualche tempo si sono elevate contro l’Istituto geologico. Infatti la disperata condizione finanziaria dell’ impero Austriaco fa sì che da tutte le parti si grida all’ economia, ed il partito della corte prima di ridurre le proprie spese crede meglio varrebbe sopprimere alcuni istituti scientifici. Indi dopo le nostre vittorie del 1859 si era 168 Q. SELLA , già formalmente decretata la soppressione dell'Istituto geologico, ma poi si tornò a migliore consiglio, e venne ritirato il decreto di sop- pressione. Però si intende come una simile condizione di cose abbia per effetto di indurre 1° Istituto a mostrare la più grande attività pos- sibile colla pubblicazione di un gran numero di carte. Vuolsi del resto anche notare che la celerità del rilevamento geo- logico è essenzialmente funzione del numero di bei giorni che si hanno, e ciò debb’ essere causa perchè nell’ impero austriaco si possa procedere con maggiore celerità che nell’ impero britannico. BELGIO Un grande geologo, di cui la scienza deplora la perdita, il Dumont, fece la carta geologica del Belgio, e nel 1849 pubblicò una carta del medesimo in nove fogli, alla scala di 1: 160,000. Inoltre, siccome parte non piccola della superficie del Belgio è co- perta da alluvioni, egli pubblicò pure a spese del governo una carta alla stessa scala della precedente, iu cui sono raffigurati i terreni sot- tostanti all’ alluvione (Carte indiquant les terrains qui se troupent au dessous du limon hesblayen et du sable campinien). È pure il Dumont autore di una carta, in scala assai minore, del Belgio, e dei paesi circostanti, rappresentante i terreni sottostanti al limon hesblayen ed al sable campinien. Egli aveva intrapresa la carta geologica alla scala di 1: 20,000, ma la morte lo sorprese nel suo lavoro, e niuno si è ancor fatto a continuarlo. Le suddette carte, come tutti i lavori di Dumont, sono considerate come classiche, sebbene vi si lamenti una nomenclatura, che mi per- metto di chiamar strana, perchè in tutto diversa da quella adottata dalla maggior parte dei geologi. La condotta di questo lavoro non fu scompagnata da molti mali umori, perchè v'era una lotta fra il Du- mont ed il Corpo delle miniere, e ciò era a danno dell'impresa, perchè questo possiede molti dati e documenti, che avrebbero grandemente giovato a quello. CARTA GEOLOGICA DEL REGNO D'ITALIA 169 ll Corpo delle miniere ha obbligo di indicare sovra le carte alla scala di 1: 20,000 le concessioni di miniere accordate, e recente- mente un distinto ingegnere delle miniere venne incaricato della carta delle miniere del bacino di Liegi. Credo che allorquando si dovrà discutere della colorazione e della divisione dei terreni da adottarsi per l’Italia sarà utile avere sott’ oc- chio anche queste carte del Dumont. GERMANIA Nella Prussia Renana il signor Dechen, capitano generale delle mi- niere si occupa da molti anni della carta geologica di quelle pro- vincie, che va pubblicando alla scala di 1: 80,000. Già sono pubbli- cati 22 fogli sopra 33, di cui constano tali provincie. Il signor di Dechen si fa ajutare per alcune cose da altri ufficiali del corpo delle miniere di cui egli è capo. Le carte si colorano per impressione, e si possono quindi vendere a vil prezzo cioè ad 4 tallero cadauna. Io mi recai a Bonn per vedere il signor di Dechen, che già avevo altra volta avuto il piacere di conoscere, ma vi capitai che per lo appunto egli partiva. Mi limitai ad ordinare le carte fin qui pubbli- cate, parendomi utile, che il futuro ufficio geologico italiano avesse sott'occhio il riputatissimo e classico lavoro di Dechen. L’ incarico del rilevamento della Slesia Prussiana venne affidato a Bajerich, Gustav Rose e Carnall, ma non v'ha ufficio centrale per unificare questi lavori relativi alle varie parti della Prussia. Per gli Stati del Reno si è costituita a Darmstadt una società col litolo di Mittelrheinisches geologisches Verein. | socii, oltre al quotarsi pel pagamento delle spese, si incaricano o di qualche tratto di rileva- mento geologico, o di qualche serie di determinazioni ipsometriche, 0 di insegnamenti popolari di geologia, ecc. Furono già pubblicati 6 fogli di carta geologica alla scala di 1: 80,000. Molti altri Stati della Germania hanno carte geologiche più o men complete: citerò ad esempio la carta della Sassonia alla scala di 4: 480,000, pubblicata nel 1849 da Kauman e Cotta, 479 Q. SELLA, È però fuori di dubbio che in Germania si lamenta assai il difetto di connessione fra questi varii lavori. Si è formata una Società geo- logica per tutta Ja Germania, la quale rende servigi importantissimi alla geologia tedesca, e che ordinava una carta di tutta Ja Germania in non grande scala. Ma anche per questa opera si incontrano gravi difficoltà, SVIZZERA 1 geologi svizzeri rappresentano una parte ben attiva nel. pro- gresso della geologia, accoppiando agli studii indefessi dell’ inestri- cabile labirinto delle Alpi il merito singolare di mettersi d’ accordo ;: siechè le opere geologiche da loro pubblicate si distinguono in gene- rale per l’ uniformità del linguaggio e delle vedute scientifiche. H governo però si tenne affatto straniero ad ogni intrapresa geologica, fino a che, or sono due anni, sulla proposizione del signor Pioda, 1 As- semblea federale votò 3000 franchi da rimettersi alla Società delle scienze naturali. Tale somma è accordata per incoraggiare i lavori: della Società, ma senza una precisa destinazione , e senza prescri- verne un rendiconto. La Società nelle tornate del 1859 e del 1860 ha adottato la proposizione di volgere l'assegno alla composizione di una carla geologica a grande scala, e si nominò una Commissione, composta dei signori Favre, Desor, Merian ed Escher, sotto la presi-: denza del signor Studer, incaricata della direzione dei lavori. L’as- segno governativo però si vota d’ anno in anno, sicchè i geologi svizzeri si trovano continuamente nella eventualità di essere di nuovo abbandonati ai soli loro mezzi privati. La Commissione ha redatto due regolamenti, l’ uno pubblicato nel 1860, sotto il titolo di Statuten diber die geologische Aunahme der Schweiz, stabilisce l'impianto di questa specie di Istituto geologico, l’altro, redatto nel 1861, sotto il titolo di Znstructions pour messieurs les géologues, qui travaillent è la carte géologique de la Suisse, stabilisce le» norme per la parte scientifica. Estraggo da ambedue quanto meglio interessa allo scopo. 1. La Società delle scienze naturali si propone lo studio particola- CARTA GEOLOGICA DEL REGNO D'ITALIA A74 rizzato della Svizzera mediante la colorazione delle carte di Dufour, la cui pubblicazione verrà accompagnata da memorie e tavole in cui siano descritti le rocce, i fossili, i giacimenti. 2.° La Commissione è li- bera nella scelta dei geologi, purchè essi siano noti per lavori ese- guiti o pubblicati, ma l’impegno assunto con loro non dura che un anno. 3.° 1 geologi operatori ricevono una indennità di franchi 12 per ogni giorno di viaggio o di lavoro in campagna. 4.° Il rilevamento geo- logico dovrà eseguirsi possibilmente su carte ‘topografiche alla scala di 1: 25,000 o almeno di 4 : 80,000. d.° Gli spaccati dovranno essere proporzionali. 6.° Nelle memorie da redigersi si avrà riguardo non solo a ciò. che interessa la geologia, ma a quanto riguarda l’industria mi- neraria ed edilizia. 7.° L’Istituto politecnico di Zurigo riceve, previa in- . . . Li telligenza col. geologo operatore, le rocce e i petrefatti,, ‘compen- sandone il puro costo. 8.° I lavori vengono rimessi alla Commissione, la quale sola è incaricata delle pubblicazioni, e d'un annuale rendiconto alla Società ed al governo federale. — Quei geologi del resto mi con- fessarono che col progredire dei lavori crescono gli ostacoli derivanti sopratutto dal difetto di carte topografiche a grande scala. Trovata. affatto insufficiente la ‘carta federale al 41: 100,000, si fecero co-. piare all’ufficio topografico in Ginevra i rilievi originali al 1: 50,000. Servono all'uopo del pari le carte pubblicate da diversi cantoni o da stabilimenti litografici, alla scala di 1: 30,000 o di 41: 23,000, e si vuole interessare il governo federale, perchè pubblichi una carta to-. pografica generale alla scala di 1: 50,000, il cui preventivo è fatto. ascendere a 300,000 franchi. Nessun lavoro del resto venne finora. dato in luce dalla Commissione (4). (1) Da una lettera diretta dal prof. Studer al socio Mortillet, in data 15 luglio 1862, abbiamo le seguenti notizie sugli ultimi progressi dell’intrapresa geologica in Isvizzera;. — Il Governo federale ha in quest'anno stanziato la somma di 5000 franchi, in luogo dei 3000 che si contribuivano dalla Società delle scienze naturali. Nel corrente anno erano sette i geologi impiegati dalla Commissione. Sta ora per vedere la luce una carta geologica del Giura di Basilea all’1: 50,000, rilevata dal dott. Muller di Basilea. Questa prima pubblicazione sarà accompagnata da un testo in 4.9, dettato in tedesco. I colori furono portati su di una. carta pubblicata a Basilea nel 4854, di cui la Commissione acquistò un certo numero di esemplari a prezzo moderato. Stante il difetto di una carta topo- grafica generale a Srande scala, nella prossima riunione della Società, che avra luogo a Lucerna il 22 seltembre, si tratterà la questione se convenga limitarsi alla pubblica- zione di una carta all’4: 400,000, 0 pubblicarne una all’1: 50,000, ma senza il tracciato delle montagne; il che non uscirebbe dai limiti delle finanze sociali. (Nota della Redazione). 172 Q. SELLA, CANADA Il signor T. Sterry-Hunt, chimico addetto al rilevamento geologico del Canadà, con sua lettera del 8 settembre di quest'anno mi diè ri- sposta ad una serie di quesiti che gli avevo fatti. Questa lettera merita di essere posta sotto gli occhi del signor Ministro. Eccone la parte concernente la geologia. » >» Mio caro Amico, Montreal (Canada), 8 settembre 1861. « Fui lieto di apprendere che uno dei primi frutti della italica unità debba essere una carta geologica, e lietissimo di fornirvi quei particolari che vi possano servire all’ uopo. « H Canadà ha una superficie di circa 400,000 miglia quadrate, ma gran parte di quest’ area verso nord è finora una regione selvaggia e inesplorata. La parte conosciuta è tuttavia circa la metà, e questa fu oggetto di studii accurati. Atteso il difetto di carte topo- grafiche sufficienti, la commissione geologica fu obbligata innanzi tutto di levare misure e triangolazioni, perdendo così assai tempo in osservazioni topografiche, le quali in Italia sono già compiute. Sono già 48 anni che vi si lavora, dapprima a debole scala, ma in questi ultimi cinque anni su di un piano ora adottato , e che io prendo a delinearvi. « Vi ha un Direttore (Sir William Logan) il quale percepisce an- nualmente 3000 dollari (un po’ più di 18,000 franchi); un Assistente geologo (signor Murray) collo stipendio di 1600 dollari; un Paleon-: tologo (signor Billings) collo stesso stipendio ; un Chimico minera- logista (io medesimo) pure a 1600 dollari, « Abbiamo inoltre degli Esploratori. Un esploratore riceve 800 dol- lari; raccoglie fossili, minerali, ed ha grande destrezza nel preparare campioni di rocce. Abbiamo due o tre giovani studenti, che sono impiegati per una parte dell’anno con tenue retribuzione. Aggiungesi un Disegnatore per le tavole paleontologiche, ecc. delle nostre opere, CARTA GEOLOGICA DEL REGNO D'ITALIA 175 cui fu assegnato in questi ultimi due anni lo stipendio di circa 800 dollari; e da tre anni due Disegnatori di mappe. » Parte dei nostri fossili fu già illustrata con litografie o incisioni in acciajo, e altri disegni, incisi in legno, saranno stampati nel testo di un rapporto che sta già sotto i torchi. » La nostra gran carta, alla scala di 25 miglia al pollice (1:1,384,000) è ora ultimata. Il tratteggio ne è quasi compiuto , e verrà spedita a Parigi fra poche settimane per esservi incisa in rame e ricopiata colla elettropia. Essa verrà colorata colla cromolitografia. Essa com- prende le regioni dalle foci del Mississipì alle ‘coste del Labrador e dalla città di Nuova York fin circa alla Baja d’Hudson. Tanto era necessario per far conoscere i rapporti colle regioni confi- nanti. In questa carta abbiamo determinate, per mezzo del tele- grafo elettrico, le longitudini delle più importanti località da est a ovest; e riuscirà la migliore fra le carte topografiche del Canadà finora pubblicate. » Oltre gli annui rapporti, dei quali alcuni avete conosciuto l’ anno scorso, corredati di carte e di figure, sta sotto i torchi un ampio rapporto che verrà in luce colla carta. Sarà una descrizione com- pleta di quanto si conosce della nostra geologia, e vi si osservano | figure di fossili, spaccati, ecc. Avrà la forma e le proporzioni della Siluria di Murchison: è in gran parte già impresso e contiene pa- recchie centinaja di figure. » Abbiano un grande edificio fondato dallo Stato per un Museo geologico e annesso laboratorio. L’ impianto di tale istituzione costa annualmente 20,000 dollari, ossia 108,000 franchi all'incirca; ma verrà chiesto un sussidio straordinario per la stampa della carta geologica. » Penso d’ avervi fornito un’ idea adeguata della nostra intrapresa. Finora non abbiamo pubblicate che piccole carte, ma nel prossimo anno ne sarà pubblicata una grande, che io vi spedirò. immedia- tamente. » Dimenticava di dirvi che gli impiegati esploratori presentano al Direttore un rapporto annuale, cui egli trasmette col suo proprio alla segreteria di Stato.» T. SterRY Hunt. 17h 1 Q. SELLA, Mi reco a dovere di trasmettere al ministero i rapporti ralativi al 1855-54-35-56-58, dei quali si fa cenno nella precedente lettera, e che l’anno scorso avevo ricevuti dal signor Sterry-Hunt. STATI UNITI L'illustre professore Dana si degnava pure rispondere alle quistioni che io gli facevo, colla seguente lettera. Mio caro Signore, New Hagen, 16 settembre 1861. » Rimasi lieto dalla vostra lettera da Napoli, in data 14 Agosto, ricevuta la settimana scorsa, che mi recava vostre novelle, e mi » fretto a rispondere alle vostre domande. s In primo luogo, le operazioni geologiche furono tulte eseguite » dai singoli Stati non già dal governo generale , salvo il corso dei » territorii non ancora ripartiti che occupano la regione dei Rocky » mountains. | diversi Stati hanno alimentato in modi ben diversi i loro » istituti; e alcuni del Sud non hanno ancora un istituto geologico » parziale. Come lo stato di Nuova York fu quello che intraprese l’opera più seriamente, mi atterrò soltanto a questo per rispon- dere alle vostre questioni. » L’area dello Stato di Nuova York è di 46,000 miglia quadrate. » Il rilevamento di questo Stato presentava un diffetto; era cioè diviso in 4 sezioni, affidate ciascuna ad un geologo indipen- dente. Vi eran dunque quattro principali geologi in luogo di un solo, al quale, come a capo, fosser subordinati gli altri. Ma il diffetto non era poi troppo sentito. Ciascuno dei geologi percepiva uno stipendio di 1500 dollari, con un soprassoldo di 300 dollari per le spese straordinarie. Per le spese di viaggio non eravi straordinario assegno. Oltre i quattro geologi menzionati, si avevano un botanico, un mineralogista., un geologo e un paleontologo. » Nessuna carta geologica completa fu pubblicata nè di questo 2 » (O in 3: i 2 w 2 » 3 i 2 » 3: “» 3 v 2 Mo b “» » ea CARTA GEOLOGICA DEL REGNO p' ITALIA 175 stato nè degli altri dell’ Unione. I prof. Hall ne pubblicò una unitamente al suo geologico rapporto; ma non era che una parte della carta geologica degli Stati Uniti, a scala ben piccola, in con- fronto delle carte geologiche di Francia e Inghilterra, che sono i vostri migliori modelli ». » I rapporti pubblicati dall’ ufficio geologico danno 40 vo- lumi in 4.° Tre sono di Paleontologia. L'intero ufficio , e le sue pubblicazioni portarono la spesa di circa 800,000 dollari. Osser- verò tuttavia che vi fu danaro sprecato, e che una migliore ammi- nistrazione avrebbe ottenuto il risparmio di un quarto. Si sciupò denaro in volumi di agricoltura, di mineralogia, ecc. ecc. Le sole parti proprie dell’ intrapresa sono 4 volumi di rapporto in 4.°, pubblicati da Hall, Emmons, Vanuxeu,, Matheu, e la paleontologia di Hall, della quale due volumi sono già da lungo tempo pubblicati; un.terzo fu annunciato or ora, e due altri furono promessi, ma chi sa quando verranno pubblicati, dacchè il sig. Hall è occupato la maggior parte del tempo con altri ufficii geologici, che lo hanno incombenzato della paleontologia di Dow, ecc. » Lo stato incompleto degli Istituti geologici in buona parte degli Stati ha reso vano ogni tentativo di una carta completa di tutti gli Stati Uniti. L’ estensione del nostro paese è immensa ed io dubito che dovremo attendere ancora lungo tempo, prima di vederla ispe- zionata per intero. Al presente il paese è diviso; ma nol sarà poi sì a lungo. Possiamo sperare che fra un anno o due tutto rientri nell'ordine e ci sia dato ripigliare le mosse, liberi dall’ incubo della schiavitù ». James D. DANA. CONCLUSIONI Dall’ esempio delle principali nazioni civili, dalla unanime opi- nione di eminenti persone, che in proposito ho consultato, e da quel giudicio personale, che mi potei fare della cosa io debbo conchiudere anzitutto, che credo essere utile all’Italia il dar mano senza indugio alla formazione della carta geologica a grande scala. 176 Q. SELLA, Non si debbe nascondere, che è un impresa costosa, posciachè, se si pensa che l’Italia ha una superficie di 313,000 chilometri quadrati, valutando la spesa del rilevamento geologico dettagliato a L. 40 per chilometro (4). si giunge ad una spesa di 12 milioni. Tuttavia Ja carta dev’ esser fatta. L'arte delle miniere, l'industria delle cave, la. costru- zione dei lavori sotterranei delle strade ferrate, e 1’ impianto: delle grandi costruzioni, come forti, ecc. ecc. (2), ne traggono tali vantaggi; che non è lecito il titubare. Aggiungerei ancora, che l’Italia, la quale aspira a prendere tra le nazioni civili quell’alto rango che le com- pete, non può esimersi dal portare alle scienze, e tra queste ad una delle più progressive, cioè alla geologia, quel contributo, che le altre nazioni consorelle le danno. È inoltre urgente il dare sollecito principio a questa impresa, non già perchè se ne possa vedere presto il fine, ma perchè ci vorrà qualche anno a formare il personale, cioè ad avere abili rilevatori, buoni disegnatori, un chimico bene addestrato nelle analisi minerali, raccolte bene ordinate, ecc., ecc. Dirò ora del modo, secondo cui si dovrebbe a parer mio procedere nella formazione di questa carta, tenendo d’ occhio il rapporto della giunta convocata nello scorso settembre a Firenze, e rilevando alcune poche discrepanze tra l’opinione che ora mi sono fatta e quella della giunta. Nelle attuali condizioni d’ Italia egli è assai più conveniente, che lo Stato sin dal principio s' incarichi della formazione della carta geologica in grande scala. Si potrebbe credere da taluno, che con- venisse mettere insieme i varii lavori fatti dai geologi italiani, e in- < RAI (4) In Inghilterra il rilevamento e la pubblicazione alla scala di 4: 63,360 costa, come già dissi L. 80 il chilometro quadrato, se si tien conto di tutte le spese: in Austria il rilevamento e la pubblicazione alla scala di 444,000 si crede che si potrebbe ridurre a non costare più di L. 6 per chilometro quadrato. Crediamo che a far bene convenga partire da una spesa metà di quella che si ha in Inghilterra ove gli assegni sono altissimi. (2) È noto che alcuni forti rovinarono in Francia ed in Inghilterra perchè costrutti sopra terreni, la cui esplorazione geologica avrebbe mostrato che giacevano sopra. letti di argilla, che li rendevano instabili. Indi è che ora, prima di costrurre un forte, si esamina sempre la struttura geologica del terreno. CARTA GEOLOGICA DEL REGNO D'ITALIA Be 477 caricare qualcuno di completare le parti su cui si hanno insufficienti nozioni, in guisa da pubblicare una carta a piccola scala, p. e. a quella di 1: 500,000, e lasciare poscia ad ingegneri mineralogici, od a pro- fessori, o cultori privati di geologia, la cura di fare in maggior scala le parti di carta, che concernano le regioni da loro abitate. Sarebbe a un dipresso il sistema francese; ma io credo, che i risultati dati, se riescirono benissimo per la carta in piccola scala affidata a due valenti geologi, di cui uno, cioè Elie de Beaumont va incontestabil- mente contato fra i più grandi geologi del secolo, non possono dirsi soddisfacenti per le carte dipartimentali ; io credo anzi che a poco a poco si finirà per dover rifare quasi tutto il lavoro. lo farei poi contro questo sistema la obbiezione, che il solo rilevamento di det- taglio darà le chiavi di molte parti della geologia italiana, sulle quali fervono vive contestazioni, e che offrono difficoltà grandissime per la scarsità di fossili. Si potrebbe ancora pensare che il governo potrebbe dare diret- tamente l’incarico della carta geologica in grande scala ai professori, o ad ingegneri per le provincie che abitano , invece di addossare al bilancio dello Stato un personale apposito. Ma egli è certo che il lavoro in tal guisa condotto mancherebbe di unità ; che vi sarebbero sempre delle difficoltà per la colorazione e le pubblicazioni dei lavori di ciascun geologo, che non può lasciare ad altri la sorveglianza della stampa delle cose sue; finalmente, che, mancando un intimo contatto fra questi geologi, i fatti dall'uno osservati non potrebbero servir di norma e di luce all’altro. Aggiungerei ancora che, se una persona debbe attendere ad altre occupazioni, come al servizio di un distretto mineralogico , od al fare lezioni e dare esami, non può di molto far avanzare la lunga e laboriosa opera della carta geologica in grande scala. Fu del resto già pensiero della Giunta, che codesti geologi doves- sero attendere esclusivamente al rilevamento geologico, e dovessero essere impiegati dello Stato. Essa emise inoltre il voto, che fossero aggregati al Corpo degli Ingegneri delle miniere. Ed infatti la edu- cazione, che ricevono coloro che vennero negli ultimi tempi ammessi nel corpo delle Miniere, li rende attissimi ad un rilevamento geologico, Vol. IV. 12 178 Q. SELLA, nel quale si abbia riguardo non solo alla pura scienza, ma ben anco e sovratutto alle applicazioni della medesima alle arti minerarie. Gli addetti al rilevamento geologico formano in tal guisa parte di un corpo più numeroso, e ciò sarà di vantaggio per loro e pel Governo: Per loro, giacchè potranno percorrere miglior carriera, ed ottenere altra destinazione qualora non abbiano’ gusto. per la geologia; pel Governo , giacchè ed a Londra ed a Vienna fui informato (e la cosa è per sè evidente), che di parecchi, i quali cominciano ad applicarsi al rilevamento geologico, alcuni non ci riescono affatto, ed in tal caso potrà il Governo destinarli al servizio ordinario dei distretti mi- neralogici. I Debbo ancora aggiungere, che al Ministero di agricoltura, indu- stria e commercio, costituito quale è oggidi, torna a miglior conto di avere un numero maggiore di ingegneri a disposizione, poichè gli può occorrere di dover intraprendere lo studio di qualche speciale questione attinente all’irrigazione, alla concimazione , a qualche in- dustria meccanica o chimica. Io mi permetto, a proposito del personale, di attrarre l’attenzione del Ministro sopra questo punto, ed è che è di tutta necessità che i rile- vatori siano giovani. Infatti il correre per monti e per valli molti mesi dell’anno non è mestiere, che s’attagli a persone di grave età e, d’ordinario, con famiglia. Epperciò, ricorrendo a persone attempate, si farebbe ora poco, e fra pochi anni non si farebbe quasi più nulla. A pigliare il meccanismo del rilevamento dettagliato ci vuole un certo tempo, anche sotto la scorta di provetti operatori. A Londra ed a Vienna mi fu detto che quando dovettero farsi rilevatori senza altrui consiglio od esperienza dovettero spendere quattro o cinque anni, consumando i primi quasi inutilmente. Noi possiamo profittare dell’ esperienza altrui; io direi che i gio- vani ingegneri delle nostre Università, dopo aver atteso a Parigi alla Scuola delle Miniere, dovessero impratichirsi per un anno in Inghil- terra coi geologi del Geological Survey. Ivi fui assicurato dal Diret- tore e dagli altri ufficiali, che sarebbero trattati come i geologi in- glesi, e certo tornerebbero più esperti dopo un anno, che non in patria dopo tre anni di esperienza propria, e risparmierebbero a sè CARTA GEOLOGICA DEL REGNO D'ITALIA 179 una lunga serie di errori e di disinganni, ed al Governo una spesa non indifferente. Propone la Giunta, che l’incarico della formazione della carta geologica sia affidato ad una nuova sezione del Consiglio delle Minie- re, nella quale fossero chiamati geologi, paleontologi, mineralisti e chimici di vaglia; che questo Consiglio debba dar norma ai rileva- tori, curare la pubblicazione di un giornale, la formazione di una raccolta, di una biblioteca, ed abbia sotto i suoi ordini un direttore amministrativo per la diramazione ed esecuzione delle sue prescrizioni, Questa progettata disposizione fu argomento di lunghe conversa- zioni che ebbi con i più eminenti geologi, come Elie de Beaumont, Lyell, Murchison, Ramsay, Foetterle, ecc. ecc. Furono tutto unanimi nel condannarla e nel consigliare, che si dovesse affidare la dire- zione della carta ad una sola persona. E più specialmente gli inglesi, grandi maestri in fatto di governo costituzionale, insistevano acciò vi fosse una persona direttamente responsabile davanti al Ministro di quanto si va facendo, e che dal solo Ministro prendesse ordini, nello stesso modo che il Ministro debbe rispondere di ogni cosa davanti al Parlamento, e conformarsi alle disposizioni di questo solo. Aggiun- gevano che l’opera delle Commissioni e delle Giunte, se è eccellente allorquando si tratta di dar consigli, non è per nulla conveniente allorquando si tratta di operare, e mi ripetevano contro le Commis- sioni le lagnanze,. che tuttodì si odono anche da noi. lo credo quindi, che sia indipensabile l’affidare la direzione della carta geologica ad una sola persona, la quale, presi gli ordini e le istruzioni del Ministro, applichi ogni anno il personale al lavoro da eseguirsi, ed esercili sopra ogni cosa una generale e diretta sor- veglianza. Fin qui si seguirebbe l’ esempio degli altri paesi; parmi però che alcunchè di nuovo e di molto importante si possa fare nel senso indicato dalla Giunta. E sarà che ogni anno il Ministro chiami attorno a sè i geologi eminenti delle varie provincie del Regno, dando loro qualità di membri straordinarii del Consiglio delle Miniere, e faccia esporre davanti ad essi i lavori tutti fatti durante l'annata, senta le loro osservazioni, le loro proposte, e li incarichi dell esame di questioni, che crederà di affidar loro, 180 Q. SELLA, Io non dubito, che sapranno suggerire saviissime idee, che avranno occasione di correggere errori, che si fossero per ventura commessi, e certo sarà il biasimo o la lode di sì competente tribunale il più grande preventivo contro la trascuratezza, ed il più grande incentivo per promuovere la diligenza e l’ ingegno dei rilevatori. lo ho inoltre fede, che le sedute di questo consiglio saranno.sprone acuto, e per i membri stessi del Consiglio, e per tutti i cultori della geologia ,, che ci interveranno (vorrei che la maggior parte delle sedute fossero pubbliche), onde indurli a fare essi stessi nuove indagini ed acere- scere così il patrimonio delle conoscenze geologiche. Ai membri di questo Consiglio, che interveranno alle sedute, con- verrà assegnare una conveniente indennità di viaggio e soggiorno, ma è forse utile il fissare un limite, oltre il quale non possono le se- dute protrarsi, onde non eccedere nella spesa e non cadere in discus. sioni interminabili sovra questioni dubbie, le quali meglio si risolvono a mente pacata. 1 i L’abbondanza dei centri scientifici dell’ Italia fa si che vi sono molte forze qua e là disseminate, delle quali si può trarre partito, e già la Giunta di Firenze accennava come dovessero potersi accettare lavori di privati, dando loro un'indennità corrispondente alla spesa, che lo Stato avrebbe dovuto sostenere per farli fare per conto pro- prio. L'idea parmi buonissima, e solo può convenire l’indicare, che questi lavori debbano essere commessi dal Ministro, e venire eseguiti colle stesse norme con cui sono eseguiti dai rilevatori ufficiali. Infatti si eviterebbe così di vedere lo stesso lavoro compiuto da due diverse persone o di ricevere lavori, che andassero ricorretti per poter essere incorporati nella grande carta geologica. ‘ lo credo che tale disposizione permetterà sopratutto al Ministro di irarre partito dei paleontologi disseminati nella penisola, e di prov- vedere con ispesa non grande alla parte paleontologica della geologia italiana. Infatti vuolsi premettere anzitutto, che oggi un paleontologo deve limitarsi a qualche parte della sua scienza, che è oggidì di- ventata troppo vasta. Egli si atterrà od alla botanica fossile, od ai vertebrati fossili, od ai molluschi, e via dicendo. Quindi, se i rilevatori trovano nuove specie di fossili, o specie che essi non sappiano de- a CARTA GEOLOGICA DEL REGNO D'ITALIA ABI tefminare, il Ministro potrà procacciarsi la determinazione affidandone lo studio a chi si è in Italia occupato del ramo di paleontologia a cui si riferiscono. È da sperare, che il nostro Stato Maggiore si deciderà a pubblicare la carta topografica di tutta l’ Italia alla scala dell’4: 80,000, che già adottò per le antiche provincie del Regno, ed in tal caso niuna scala potrebbe meglio di questa convenire alla carta geologica. Mi si dice che le carte originali dello Stato Maggiore sono alla scala dell’4: 10,000. In tal caso converrà copiare queste carte colla fotografia, onde darne un esemplare al rilevatore, e ridurre poscia le osservazioni alla scala di 1:50,000. L’ esperienza degli altri paesi ci ammaestra, che si dovrà riprodurre ogni foglio dello Stato Maggiore sopra una pietra litografica, e disegnare sopra questa tutti i contorni, le lettere, i se- gni particolari, in guisa che null'altro rimanga a fare a mano fuor- chè l'applicazione delle tinte piatte. Le quali tinte converrà certo dare a mano per poter emendarle di mano in mano che per ulteriori osservazioni si viene a riconoscere qualche errore. A conservare queste pietre litografiche., a fare i disegni, le colo- razioni, ecc., sarà necessario un ufficio centrale, presso cui dovrebbe essere la direzione generale, e dove dovrebbero convenire i rilevatori nella cattiva stagione per ordinare i loro schizzi di campagna, stu- diare le raccolte, ecc. lvi dovrebbe pure essere la raccolta generale delle roccie, dei fossili e dei minerali che si giudicano importanti, e quella biblioteca speciale raccomandata dal Consiglio ed indispensa- bile per i confronti dei fatti e degli oggetti osservati dai nostri geo- logi con quelli da altri osservati in altre parti del comune pianeta sul quale viviamo. A tale ufficio io direi ancora di annettere un laboratorio per le analisi chimiche ed i saggi docimastici, imperocchè ora il Ministro fa eseguire i suoi saggi nel laboratorio della Scuola di Applicazione per gli ingegneri; ma siccome ivi si deve attendere all'istruzione teorica e pratica degli allievi, ne consegue, che le analisi minerali non si possono fare colla necessaria sollecitudine. E però fuor di dub- bio che ove si difettasse di persone e di locale si potrebbe per qual- che tempo continuare lasciando le cose come sono. ASSI Q. SELLA, La S. V. Ilustrissima ha parecchie volte esternato il desiderio, che fosse intanto pubblicata una carta geologica dell’Italia alla scala di 1: 800,000. Ed infatti dopo la carta del Collegno sonosi fatti in Italia tanti e sì importanti lavori geologici, che le nostre conoscenze sulla geologia Italiana non possono più essere rappresentate da quella carta. Non può quindi essere che bene accolta da tutti una carta, sulla quale siano rappresentate le recentissime determinazioni della patria geologia, ed il futuro ufficio geologico potrebbe venir incaricato della formazione della medesima. Solo parmi importantissimo pel futuro, che detto ufficio non debba prendere in tale carta responsabilità, e che debba limitarsi a pubblicar la carta come il riassunto delle conoscenze che si avranno sulla geologia italiana il giorno della in- stallazione di detto ufficio. Dico ciò importantissimo pel futuro, giac- chè ci sarebbe di molto nocumento al riconoscimento della verità, se l’ufficio già si pronunciasse con una carta in piccola scala, data come sua, sopra una immensa congerie di fatti non ancora convenientemente esaminati. Sarebbe facile il ritardare così di alcuni lustri il progresso della geologia italiana. Il miglior partito sarà forse che si portino sopra una carta ad una scala prossima al 4 : 500,000 le carte geologiche delle varie provincie, che furono recentemente pubblicate, che si convochino gli autori ed il Consiglio straordinario delle miniere a discutere sul parallelismo delle varie divisioni da ciascuno adottate, e che poscia la si pubblichi come-pura carta di compilazione sui lavori dei signori A., B., C., ecc. Le varie idee qui enunciate sono riassunte nel seguente schema di Decreto che mi permetto di sottoporre alla S. V. Illustrissima. 1.° È ordinata la formazione della carta geologica d’Italia alla scala di uno a cinquantamila. Saranno intanto coordinati in una carta alla scala di 1: 300,000 i recenti lavori sulla geologia italiana. 2.° La formazione della carta geologica è affidata al Corpo reale degli ingegneri delle miniere, sotto l’alta direzione del Consiglio delle miniere. 5.° Ai membri ordinarii del Consiglio delle miniere istituito dal- Vart. 7 della Legge 20 novembre 18589 .sulle miniere verranno da i CARTA GEOLOGICA DEL REGNO D'ITALIA 185 noi aggiunti membri straordinarii, scelti fra i geologi eminenti delle varie provincie del Regno. Essi durano in ufficio sei anni e possono essere confermati. 4.° I membri straordinarii saranno annualmente convocati per esaminare i lavori geologici fatti nel corso dell’anno e discutere le questioni, che saranno indicate dal Ministro, e fare a questi le pro- poste, che giudicheranno opportune. Essi riceveranno una idennità di viaggio, e di soggiorno, raggua- gliata quella alla distanza delle loro sedi, e questa a L. 20 al giorno per la durata delle sedute, e una medaglia di presenza di L. 20 per seduta. Le sedute non potranno protrarsi oltre due settimane. :8.° Uno degli ispettori delle miniere sarà incaricato della dire- zione generale dei lavori attinenti alla carta geologica. Egli curerà, sotto gli ordini del Ministro , il riparto del lavoro tra il personale applicato alla carta geologica, dando ad esso le istruzioni occorenti. Presenterà al Consiglio i lavori fatti durante l’anno, e diramerà quindi a chi spetta le norme ed osservazioni del Consiglio sancite. Dirigerà un ufficio centrale ove si provvederà alla colorazione e pubblicazione delle carte geologiche, e presso cui vi sarà un labo- ratorio per le analisi delle roccie e dei minerali, una raccolta di mi- nerali, roccie e fossili relativi alla geologia italiana, una biblioteca spe- ciale, ecc. 6.° Per cura di detto Ufficio sarà pure pubblicato il Repertorio delle miniere, nel quale, oltre ai provvedimenti amministrativi, si stamperanno quindi innanzi le Memorie concernenti l’arte mineraria e metallurgica e la geologia italiana, che verranno a tal uopo appro- vate dal Consiglio delle miniere. 8.° Gli ingegneri delle miniere, dal Ministro applicati alla carta geologica, mentre esploreranno il terreno, godranno delle indennità sta- bilite dall’art. 533 della Legge del 20 novembre 1839, sul servigio delle opere pubbliche, e terminati i lavori di campagna attenderanno presso l’ ufficio centrale allo studio degli esemplari, ai lavori geogra- fici, ed alle relazioni attinenti al terreno da loro esplorato. LL, 184 Q. SELLA » n 9.° AI personale attuale del corpo delle miniere sono aggiunti: 4 Ispettore di 1,° classe. 4 Ingegnere in capo di 2.» 4 Ingegnere di 4.» 2 idem. NE 3 idem doo 4 Allievi i Ajutante deo A idem. did È» 10.° Potranno venire dal Ministro incaricati di qualche lavoro attinente alla ‘carla geologica paleontologi o geologi di meritata fama estranei al Corpo delle miniere. Essi dovranno conformarsi ‘alle norme seguite dagli ingegneri delle miniere, ed a lavoro finito ed approvato riceveranno, sulla proposta del Consiglio delle miniere, una indennità pari alla spesa che con tal lavoro è risparmiata al Governo. Mi rimane a dire qualche parola delle somme che ora potrebbe il Ministro stanziare in bilancio per procedere alla formazione della carta geologica in grande scala. 1.° Consiglio straordinario delle miniere. Supponendo che il Ministro nomini undici consiglieri straordinari oltre ai tre geologi che già vi sono nel Consiglio, e che si tengano otto sedute ed abbia a darsi una indennità di soggiorno per 12 giorni si ha la spesa seguente: Indennità di viaggio a coloro che non sono membri del Parlamento. . . L. 4000 Indennità di residenza... /./\. 0, 32640 Medaglie di presenza 0 0/50, 050 cl») (2240 Totale... L. 5880 i Vale a dire circa . .-. . L. 6000 CARTA GEOLOGICA DEL REGNO D'ITALIA 185 Riporto . L. 6000 Personale (A). i Ispettore delle miniere di 1.* classe. L. 7000 1 Ingegnere in Capo df(2,: 1,8 » . 4000 1 Ingegnere duo na » 3200 2 id. di 2.% 0» » B600 2 id. dil&8 on» » 4800 2 Allievi ingegneri . . . . . . . » 2000 4 Ajutante di LAT » 2200 i edd. di 93/0 » 1600 2. Inservienti i ste Tee da 1600 === 59000 3.° Spese MERO CEMeale no n nn sa 3 VO n.° Trasferte nell'interno ed all’estero (2) Indennità per 6 mesi di esplorazione aelbingegneri.\.@0, 041009015, 66000 Indennità per soggiorno di 3 ingegneri in Inghilterra per 6 mesi. . . . » 9000 ===. 90000 Da riportarsi. . . L. 63000 (4) Propongo questo personale non in vista delle nomine, che si possono fare ora, ma in vista del futuro, giacchè ripeterò, che credereì Ja nomina di più persone attem- pate come funesta all’ avvenire dell’ impresa della carta geolegica. Oggi converrà ab- bondare nell’ invio all’ estero di allievi ingegneri scelti dalle varie provincie d’ ftalia, onde aver fra breve un attivo ed abile personale. (2) Fin d’ora converrà che qualcuno dei pochi, che possono essere chiamati all’ uf- ficio centrale sì rechi in Inghilterra per studiare il meccanismo delle varie vperazioni che vi si fanno, ed all’aprirsi della bella stagione vi si dovrà recare qualche allievo. 186 Q. SELLA, Riporto . L. 63000 5.° Spese diverse. Dotazione del Laboratorio di chimica .. L. 3000 Dotazione della Raccolta. . . . . » 3000 » Biblioteca . . . . » 2000 Stampa del repertorio delle miniere . » 6000 Preparazione e colorazione delle carte » 10000 Spese di@@rsé (1) 60040... ..0 MaRA0000 34000 Totale: . (= UeS2E 7000 Una somma di L. 15000 è stabilita nel bilancio di quest'anno per la carta geologica delle provincie settentrionali e centrali, e se non vo errato una somma di L. 17000, è pure nel bilancio delle provin- cie meridionali, cosicchè l'aumento richiestosi ridurrebbesi a L. 63000. Non è probabile che il Parlamento voglia negare un aumento così insignificante se paragonato alla importanza dell’ opera, cui si tratta di dar mano. (4) Per ora la spesa sarà «di adattamento del locale, scaffali, ecc. più tardi sarà pel pagamento di lavori commessi a persone estranee al Corpo delle miniere e per mag- gior spesa, che certo cagioneranno la stampa del repertorio e la colorazione delle carte. Nel proporre questo stanziamento io suppongo che il Ministro di agricoltura, indu- stria e commercio si ponga d’ accordo con quello nell’ Istruzione pubblica onde poter aprire l’ufficio geologico presso la scuola di Applicazione per gli ingegneri al Castello del Valentino. Ivi si hanno infatti due gallerie al piano terreno, le quali non sono ancora occupate, e che con lieve spesa potrebbero ridursi in guisa da ordinarvi benissimo le raccolte della carta geologica. Ivi sono inoltre aleune camere disponibili per 1’ ufficio. Si avrebbero così due vantaggi: il primo sarebbe che si eviterebbe la spesa di ac- quisto, o di filto di un palazzo: il secondo che si risparmiano molte spese generali, — come di porlinajo, scaldamento, ecc. ecc.: il terzo che la raccolta dell’ufficio geologico, venendo a porsi presso la raccolta della Scuola di Applicazione, che fu iniziata e poscia ampliata in gran parte per opera di ingegneri delle miniere, non avrebbe più bisogno di provvedersi di collezioni sistematiche, le quali sono già nella raccolta della Scuola. CARTA GEOLOGICA DEL REGNO D'ITALIA 187 Parendomi con ciò di aver detto alla meglio le principali cose che ebbi occasione di osservare, c quelle che mi parrebbe adatto alle circostanze nostre il fare, altro non rimane che : 4.° Congratularmi con Lei S. Ministro di aver saputo segnalare la sua amministrazione con opera di sì alta importanza ed avvenire come la carta geologica. 2.° Ringraziarla dell’alto onore che mi volle fare coll’ incarico che si degnò affidarmi. Devotissimo 9 O. SELLA Seduta del 27 luglio 1862. Il presidente Cornalia legge i primi due capitoli della sua Monografia della Lacerta apoda di Pallas (Pseudo- pus Palasii), i quali si riferiscono alla Storia naturale e all’Osteologia di quel rettile. Il socio Bellotti Cristoforo dà comunicazione di due lettere a lui dirette dal dottor Michele Cantoni di Borgo Vercelli, nelle quali si fa dipendere l’attuale malattia dei bachi dallo stato morboso dei gelsi, che si manifesta per un liquido nero e caustico che scola dalle crepature della corteccia. Il dottor Cantoni asserisce inoltre di avere sco- perto un rimedio facile ed economico per impedire l’azione venefica di questo liquido, il quale, trasportato per mezzo della circolazione dei succhi fin nelle foglie, riesce fatale ai bachi che se ne cibano. La Società, dopo qualche discussione in proposito, in- carica il socio C. Bellotti di invitare il dottor Cantoni a fare opportuni esperimenti per verificare se il rimedio an- nunciato sia di qualche pratica utilità. È nominato socio effettivo il sienor Francesco Magni Griffi di Sarzana, proposto dai socj Issel e Villa Fratelli. È letto ed approvato il processo verbale della seduta precedente. Dal giorno dell’ultima seduta fino ad oggi sono perve- nuti alla Società i seguenti libri: | sepura DEL 27 LucLIO 1862. 189 Revue Savoisienne, 2.° année, n. 6 al 12; etn.1 all de la 3.° an.(1862). Articoli relativi alle Scienze naturali: CALLOUD, Sul miele di Sa- voja. — DELAFONTAINE, ‘Corrispondenza scientifica. — MoRTILLET, Note geologiche» sulla Savoja. — MoRTILLET, Sui cartellini per gli oggetti di Storia naturale. — Forer, Acque saline fredde di Pontamafrey. — BouvieR, Riunione scientifica francese alla Sorbonna. — Bouvier, La neve rossa. — MoRTILLET, L'uomo fossile. — CALLOUD, Caratteri chi- mici della secrezione dei nettarj della Fritillaria imperiale. — MOoRLOT, Corso sull’ alta® antichità. — MortILLET, Sulla annessione della fauna malacologica della Savoja alla Francia. Bulletin de la Société imp. d’acclimatation, IX, 6 Juin 1862. % DeBAINS, Yack e Capre d’Angora a Souliard. — DEBAINS, Lavori del Re del Viurtemberg per il miglioramento delle razze degli animali agri- coli. — BARTHELEMY, Ibrido di Gazzella. — CHABRILAC, Uccelli distrug- gitori dei serpenti al Brasile. — Simon, Nuovo baco da seta. — DE MiuLy, Il baco dell’ailanto nelle Lande. — DurAND, Viti e vigne agli Stati Uniti. — FouRNnÉs, Coltura del cotone in Francia. — TAVERNA, Rusticità degli Alberi verdi. Canroni, Annali di agricoltura, II. (1862) 15. I concimi vegetali. — Scoperta Giani. — Agricoltura dei Giapponesi. — Sulle epidemie e sulla crittogama delle viti. — Notizie. L’Italie du 8 juillet 1862 (Revue scientifique italienne). Emiiani. Prolusione alle lezioni di Storia naturale nel Liceo provin- ciale di Faenza. — Faenza 1862. Vira Antonio, Della annessione dei molluschi di Savoja e Nizza alla fauna francese. — Dal Politecnico, Vol. XIV. ll Politecnico, Fascicolo 75, (1.° del Vol. XIV). MATTEUCCI, Del metodo sperimentale e delle teorie fisiche. — Rapporto sulla fondazione della Società meteorologica lombarda, al R. Istituto lom- bardo, ecc. — CASTOLDI; I fenomeni della generazione spontanea consi- derati nello stato presente della scienza. — MATTEUCCI, Di alcuni rami d'insegnamento scientifico da istituirsi a Milano. — L'Italia e il Canton Ticino. — Rivista e notizie. Buancner, Note sur l'Helix aspersa Mull. (Extrait du 49° Bulletin de la Société vaudoise des sciences naturelles). Seduta del 31 agosto 1862. È * Si dà lettura d’una Memoria del signor Giglioli, Sulla distribuzione geografica generale degli uccelli. Si legge poi una comunicazione del socio Barbetta Sul lAllevamento dei bachi da seta col metodo Chavannes. Il signor Barbetta ha allevato sopra due gelsi in giar- dino 180 bachi provenienti da quella qualità di Seme che è detta di Bukarest, difendendoli dagli insetti con del catrame messo sui rami e sul pali di sostegno, e con della tela in parte di metallo e in parte di cotone, messa intorno ai rami. I bozzoli prodotti furono 114; due terzi delle farfalle che ne uscirono erano maschi; e il sangue di due farfalle, un maschio ed una femmina, esaminato al microscopio dallo stesso signor Barbetta, fu trovato sano. Fermo nella opinione che coll’allevamento all’aperto secondo il metodo Chavannes si possa ottenere a poco a poco il risanamento delle razze nostrali di bachi da seta, il signor Barbetta si propone di continuare nell’anno venturo l’ esperimento incominciato in questo. Il socio Costa Achille fa osservare che, nell'Italia me- ridionale, avanti che si conoscessero i lavori di Chavan- nes, si usò l'allevamento all'aria aperta per procurare il risanamento dei bachi da seta. Il socio Bollini annuncia che, il barone Cornaggia ha ottenuti buoni risultati col metodo in discorso, coltivando dei bachi da seta presso Genova. SEDUTA DEL 341 AGOSTO 1862. 194 Quanto all'allevamento del baco dell’ ailanto, il socio Durer annuncia, che sul lago di Como non è ancora ter- minata la prima educazione; il presidente Cornalia osserva che al Museo civico di Milano è già terminata da un mese; il socio Costa domanda se è possibile avere un po’ di uova per tentare un esperimento all’ aperto in un podere presso Portici; il socio Manzi legge una relazione degli esperimenti da lui fatti nel 1861 e 1862 senza alcun ri- sultato favorevole; e finalmente, il presidente Cornalia conferma le asserzioni di Manzi circa ai danni recati ai bachi dell’ailanto dalle vespe. Si legge una lettera del signor Craveri al socio Gastal- di, intorno ad un terremoto osservato a Bra con un sis- mometro a pendolo. Il signor Auerbach, uno dei nette della Società Imperiale dei Naturalisti di Mosca, che onora la Società colla sua presenza a questa saltati; descrive un sismome- tro a pendolo e con una matita, adoperato. a Selensginsk, sulla frontiera fra la Siberia e la China; fa vedere ai socj un foglio di carta colle tracce segnate da quel sis- mometro ; e fa osservare che in quel paese le oscillazioni sono frequenti, e sempre dirette da nord a sud, verso il lago Baikal. Il presidente Cornalia legge alcune pagine sopra un acquario con acqua marina stabilito al Museo, e sulle osservazioni che egli vi ha fatte e intende di fare in av- venire. Il socio Mortillet comunica una Memoria sulle Zoniti dell’Italia settentrionale e centrale. Il socio Bellotti presenta alla Società dei fossili raccolti a Saltrio, e dei vasi di terra cotta trovati presso Stabio. Questi vasi, e alcuni arnesi di ferro e d’ottone trovati con essi, sembrano dell’epoca romana. 492 SEDUTA DEL 54 Acosto 1862. «A nord-est di Stabio, dice il signor Bellotti, in un campo di proprietà del marchese Raimondi, lavorato dal contadino Vincenzo Mombelli di san Pietro, esistono muri antichi. Nello scavo fatto da me praticare il 12 agosto 1862 ho messo allo scoperto due muri alla profondità di un braccio (circa 60 centimetri) dalla superficie del terreno. Sono paralleli fra loro e distanti un metro e mezzo l’ uno dall'altro, costruiti in pietre e ciottoli di varia grossezza e informi, più piccoli verso la superficie. La loro gros- sezza è di circa 110 centimetri, e l'altezza di 45 centim. Tra l'uno e l’altro trovasi un lastricato di pietre grossolane, per le più di gneiss o micascisto, in molti luoghi a più doppj. Al di sotto di questo pavimento non si trovò altro che sabbia e ghiaja grossolana. Anche il terreno superiore è accai ricco in sabbia, con pochissima terra vegetale alla superficie. La direzione dei due muri è da nord-ovest a sud-est, e sembra che i muri si prolunghino per lungo tratto. Mi fu asserito esserci pure qualche muro trasver- sale di tratto in tratto, all’ esterno. In questo campo e in un altro vicino, di proprietà del signor Fontana di Mi- lano, si rinvennero parecchie urne cinerarie, ‘alla pro- fondità di circa un metro dalla superficie, fatte con pietre oppure con tegole romane o piane. Alcune di queste urne erano rivestite esternamente di carbone, e tutte contene- vano dei vasi di terra cotta di diverse specie, cioè piatti, piccole ampolle, anfore, ecc., e alcuni utensili di bronzo e di ferro assai alterati. Alcuni vasi contenevano carbone pesto, altri terra impregnata di materia oleosa; e sui piatti si trovarono avanzi di ossa umane, e anelli di ot- tone e d’argento. Di tali oggetti, molti si possono vedere presso il signor Bernasconi di Mendrisio, e molti furono rotti o dispersi. Negli scavi da me fatti sì trovarono fram- SEDUTA DEL 541 AGosto 1862, © 195 menti di tegole e di mattoni, e diversi vasi. — Stabio è collocato in una valle circondata da colline sparse di massi erratici, e frequenti vi si rinvengono i cittoli striati che accompagnano le morene. — Al piede delle colline verso mezzodì si estendono praterie umide e liscose, e mi fu detto che sotto ad esse si sia trovata della torba, ma senza intraprenderne regolare scavo. » È nominato il socio Buzzetti a rappresentante. della nostra Società presso il Congresso scientifico italiano che avrà luogo in Siena. Sono nominati soc] effettivi i signori: Borromeo conte Carlo, di Milano; proposto dai socj Cornalia, Omboni e Stoppani; * Tagliasacchi ing. Saverio, di Milano, proposto dai socj Villa fratelli e Marani. Dal giorno dell'ultima seduta fino ad oggi sono giunti alla Società 1 seguenti libri: Rendiconto delle sessioni dell’Accademia delle scienze dell’ Istituto di Bologna, anno aecademico 1861-62. Memorie dell’Accademia delle scienze dell’ Istituto di Bologna, Tomo XII, fasc. 2.°, e fascicoli 1.° e 2.° del tomo I della serie II. CaLorI, Tracheloliti e oftalmoliti dei gechi e scheletro del Platy- dactylus guttatus; scheletro dell’gromastix spinipes, e nuovi muscoli caudali dello stesso animale; scheletro dell'Agama aculeata ; scheletro del Phrynosoma Harlanti; alcune particolarità sulle parti genitali mu- liebrij vasi capillari sanguiferi del tralcio ombelicale dei mammiferi do- mestici. — FABBRI, Riunione ossea di fratture del collo del femore. — BeRTOLONI, Miscellanea botanica. — VERARDINI, Parto forzato in luogo del taglio cesareo nelle morte incinte. — CorRADI, Come si siano fatte più comuni le affezioni scrofolo-tubercolari. — ALESSANDRINI, Preparati d’anatomia comparata. — CASONI, Irraggiamento solare. Carra, Studj sul modo di ricondurre allo stato di allevamento nor- male î bachi da seta. — Milano, 1862. Vol. IV. 13 494 SEDUTA DEL 54 Agosto 1862. Cossa, Sull’applicazione della dialisi alle ricerche chimico-legali. — Milano, 1862. — Dalla Gazzetta medica italiana di Lombardia, luglio, 1862. Cossa, Prospetto delle acque analizzate nell’ Istituto Tecnico di Pavia. — Milano, 1862. Schriften der k. physikalisch-6conomischen Gesellschaft zu Konigs- berg, Erster Jahrgang, 1, 2, Zweiter Jahrgang, 4, 2. — Kònigs- berg, 1860, 41861, 1862. Verhandhunghen der Schweizerischen naturforschenden Gesellschaft e Actes de la Societe heloétique des sciences naturelles. — Riu- nioni generali in Aarau (1823), Zurigo (1841), Sciaffusa (1847), Soletta (1848), Frauenfeld (1849), Glarus (1854), Sion (1852), Porrentruy (1833), S. Gallen (1854), Chaux-de-fonds (1853), Basi- lea (1856), Trogen (1857), Berna (1838). Mittheilungen der naturforschenden Gesellschaft în. Bern. 1858, 4856, 1857, 1858, 1859. Canton, Annali d’agricoltura, Anno II, 1862, Vol. II, 44. PastorI, Rapporto alla società d’acelimazione di Sicilia. Sull’ epoca del taglio del frumento. — Collegio Agricolo di Corte del Palasio. Memorie dell’ Istituto veneto di scienze, ecc. Vol. X, Parte Il. + SANTINI, Posizioni metriche di 2246 stelle, ecc. — E tre Memorie che non si riferiscono alle scienze naturali. Mémoires de la Société imperiale des sciences naturelles de Cher- bourg, Tom. VII, 1861. i Canestrini, Z blennini anarricadini e callionimi del Golfo di Ge- nova. (Dall’Archivio per la Zoologia, Vol. II, fase. 1A. — Giu- gno 1862.) Ziener Entomologische Monatschrift, d, 6,7. Liste des membres de la Société imperiale des naturalistes de Mo- scou, 1862. Monnier, Annerion d la faune malacologique de France. — Dalla Revue savoisienne del luglio, 1862. Costa A., Additamenta ad centurias cimicum Regni Neapoleteani,1860. SEDUTA DEL 54 Acosto 1862. 198 Penerti, Dell’urea ed alcune sue principali combinazioni con gli acidi e con gli alcaloidi. — Di alcune sostanze non ancora deter- minate dai chimici se appartenenti a quelle che godono proprietà elettro-negative ovvero elettro-positive, ed in conseguenza se debbano annoverarsi fra gli acidi o fra le basi. — Della concina e dell’ a- zione degli alcali caustici sopra î vegetali. — Dei resinati e bire- sinati alcalino-terrosi e dell’azione del carbone animale sopra i medesimi, ecc. — Azione degli alcali fissi sopra molti vegetali. — Lettere estratte dalla Corrispondenza Scientifica di Roma, 1860, 1861 e 1862. Atti dell’ R. Istituto Veneto di scienze, ecc. Sane VII, dispen- se 6 e 7. — Venezia 1861-62. VELADINI, Sull’applicazione del pendolo agli orologi fatta dal Galilei. — NARDO, Sugli esposti nell'istituto di Venezia. — NAMmrAS e BERTI, Relazione meteorologica e medica pel marzo 1862. — PAZIENTI, Rossi, Bizio e PisanELLO, Monografia delle acque minerali del Veneto. Il Politecnico, num. 74, agosto, 1862. ViLLA A., Dell’annessione dei molluschi di Savoja e Nizza alla fauna francese. — Ricchezze naturali dell’isola di Madagascar. Jahrbuch der k. k. geologischen Reichsanstalt, XII, Band. 1861 e 1862, num. 2. RicHTHOFEN, Le alpi calcaree del Vorarlberg e del Tirolo settentrio- - nale. — HAIDINGER, Osservazioni sulla Defense des Colonies di Bar- rande, -- KrEJEI, Geologia della Boemia. SULLA DISTRIBUZIONE GEOGRAFICA GENERALE DELLA CLASSE DEGLI UCCELLI Memoria del signor Enrico GicioLi Studente di scienze naturali in Londra. INTRODUZIONE Cosa interessantissima è ai zoologi la distribuzione geografica delle diverse classi del Regno Animale, però, per le grandi difficoltà che presenta, pochi se ne sono sinora occupati. Gli autori che più vi hanno contribuito sono: lo Swainson (1) e lo Sclater (2) in Inghil- terra, l’Agassiz in America (3), lo Schmarda (4) nell’Austria. Noi non parleremo degli autori che compilando cataloghi illustranti gli ani- mali tanto sedentarii che di passaggio di questa o quella località aju- tarono più a far conoscere la distribuzione locale ‘che non la geogra- fica. Non bisogna poi dimenticare gli intrepidi naturalisti che fra mille pericoli e privazioni hanno illustrato e fatto conoscere le faune di paesi incogniti, tali fra questi due ultimi anni il Darwin, il Gould, i Fratelli Verreaux, l’Hogdson, il Sallé, il Bourcier, il Salvin, il Montes de Oca, il Waaszewieg ed il Wallace, che appena ritornato da un sog- giorno di otto anni nelle Molucche e nella Nuova Guinea, ove tra le moltissime contribuzioni all’ ornitologia scopri un nuovo epimaco dal Gray nominato Semioptera Wallacei. Noi qui non parleremo che della distribuzione geografica della classe degli uccelli, studio al quale molto (1) A treatise on the geography and geographical distribution of animal by W. Swain- son. London, 1835, e anche in Murray’s Enciclopedia of Geography. (2) P. L. Sclater: In the Procecdings Lineann. Soc. London, 1857. (3) Agassiz: On the types of Mankind or ethnological researches by I. G. Nolt and G. R. Gliddon. Philadelphia, 1854. (4) Schmarda: Ueber die gcographische Verbreitung der Thiere. Wien. E. GIGLIOLI, DISTRIBUZIONE GEOGRAFICA DEGLI UCCELLI 197 contribuì il dott. Sclater segretario della società zoologica di Londra ed ornitologo di molto merito, che inoltre si occupò pure molto de- gli uccelli americani. | Come ben osserva lo Swainson, di tutti gli animali, gli uccelli per il grande potere di locomozione, che quasi tutti posseggono, dovreb- bero essere naturalmente i più difficili a classare come appartenenti a questa o quella regione geografica. Tali sono specialmente i /Va- tatores ed i Grallatores , di cui aleune specie, come per es., il Vu- menius phacopus ed il Charadrius fluviatilis sono gli stessi nelle cinque parti del globo, a questi bisogna aggiungere i Raptores. Al contrario s'incontrano nei Cursores, fasores, Scansores ed Inses- . sores dei-generi, delle specie ed anche delle famiglie estremamente limitate nella Joro distribuzione, come il Casuarius Bennetti che abita soltanto l’isola della Nuova Bretagna, la famiglia delle Apte- rigide che si compone delle tre specie 4. Australis, A. Manthellii, A. Quenii, che tutte sono limitate alle isole della Nuova Zelanda, la cui fauna è certamente la più rimarchevole che esista, senza parlare dei giganteschi Dinornis e Palapteryx, che pochi secoli fa percor- revano quelle isole, ove sì trova tuttora il raro e curioso Notornis Manthellii ad un tempo creduto fossile : lo strano Strigops habroptilus, i Nestor che abitano esclusivamente queste isole, ed altri che cite- remo più tardi. Il Rinchetos jubatus è confinato alle isole della Nuova Caledonia. Nell’Europa abbiamo il Tetrao Scoticus limitato alle parti settentrionali dell’isola Brittanica. Le Paradisee sono limi- tate alla Nuova Guinea ed alle isole adjacenti; nel piccolo gruppo delle isole Gallopagos, ad una distanza comparativamente piccola dal continente Americano troviamo alcune Fringillidee che non si trovano su di esso. Molti autori hanno immaginato diversi metodi onde dividere la terra in regioni ornitologiche. Lo Swainson la divide in cinque pro- vincie, l’ Europea, l’Asiatica, 1’ Americana, l’Africana e 1’ Australiana, che poi suddivide secondo i climi. Bisogna però avvertire che le di- visioni dello Swainson non sono solamente ornitologiche , ma per tutti gli animali. Il Johnston (1) siegue un metodo affatto erroneo: egli di- (4) Johnston: Atlas of physical geography. 198 i E. GIGLIOLI; vide la terra in 16 provincie ornitologiche. Sino ad ora nessuno ha trovato delle divisioni così naturali come quelle dello Sclater, divisioni che come le migliori adotteremo in questa Memoria, colle modifica- zioni che indicheremo al suo posto. Il dott. Selater divide il globo in sei regioni ornitologiche. 1.° La regione Paleartica , ovvero regione Paleogena boreale + 2.° la regione Etiopica, ovvero Paleotropica oc- cidentale; 3.° la regione Indiana o Paleotropica media; 4.° Ja Re- gione Australe, ovvero Paleotropica orientale; 3.° la Regione Ame- ricana Settentrionale o Neartica; 6.° la Regione Americana meri- dionale o IVeotropica. Ora prenderemo a descrivere queste regioni l’uno dopo l’altra, nominandone i generi e le forme caratteristiche. Prima di cominciare diremo che tutti i dati statistici sono estratti dalle Memorie dello Sclater. A. Regione Paleartica 0 Palcogena boreale. (Regio Palearctica). La regione Paleartica si estende sopra una superficie di 14,000000 di miglia quadrate. Essa comprende tutta l'Europa, l'Africa al nord della catena Atlantica, l'Asia al nord della catena dell’Imalaja. Il dott. Sclater vi comprenderebbe almeno la parte superiore di essa. È vero che nell’Imalaja s'incontrano molte specie che appartengono a que- sta regione, ma d’altro lato vi sono molti generi caratteristici della regione indiana; la maggior parte dei fagiani abita 1’ Imalaja ed il Thibet, perciò sarebbe più naturale il lasciare la catena dell’ Imalaja come anche il Thibet alla regione indiana? L’ Arabia sud del 30 di latitudine appartiene alla regione etiopica. Il Giappone e le isole Aleutiche formano l’ estremità orientale di questa regione. Le avifau- e di questi paesi sono così simili le. une alle altre, che, come osserva anche lo Swainson, è quasi impossibile dividere l'Europa dall’ Asia settentrionale. Benchè poco si conosca 1’ avifauna. del- l'Asia Centrale, quel poco che se ne sa, la farebbe sinora classare in questa regione. L’avifauna dell’ Africa Settentrionale è similissima a quella dell'Europa, come si vede dalla lista seguente. DISTRIBUZIONE GEOGRAFICA DEGII UCCELLI 199 Dell'Africa boreale Dell’ Europa Garrulus cervicalis Garrulus cristatus Pica mauritanica Pica caudata Fringilla spodiogenia Fringilla coelebs . Parus ultramarinus Parus eeeruleus Picus numidicus Picus major E poi il Temminck trovò non meno di 4144 specie del Giappone identiche alle europee. Egli è vero che alcune specie furono poi tro- vate essere diverse, ma però molto simili. Le forme caratteristiche di queste regioni sono le Silviadi a piu- ma semplice, di colori oscuri, rimarchevoli pel loro canto; le vere Emberize che tutte si trovano in Europa e nelì’Asia Settentrio- nale. I generi caralteristici sono (seguendo il metodo di Gray che ri- teniamo come il migliore) i seguenti. Zichodroma? Locustella, Ca- lamodyta, Curruca, Regulus, Sibilatrix, Ruticilla, Erythacus, Cya- necula, Luscinia, don, Accentor? Lophophanes, Panurus, Megi- stura, Paroides, Garrulus, Podoces, Pyrrhocorax, Fregilus, Embe- riza, Otocoris, Uragus, Pinicola, Pyrrhula, Yunx? Syrrhaptes, Caccabis, Tetrao, Lagopus, Squatarola? Philomachus, Eurinoryn- chus, Stelleria, Harelda? Dagli ultimi dati, gli uccelli europei con- terrebbero 884 specie, però molte di queste specie sono di occor- renza accidentale o rarissima, ed appartengono veramente od altre regioni. È difficile, e diremo quasi impossibile dare un numero esatto di questa o delle altre regioni. Il dott. Sclater dà un numero appros- simativo di 630 specie come appartenente esclusivamente all’ avifauna della regione paleartica. Avendo questa regione l’area di circa 14,000000 di miglia quadrate, avressimo la media di una sola specie per 21,000 miglia quadrate. Ciò dimostra essere questa la regione meno prolifica di vita ornitica sul globo, ad onta che il Johnston, nell'opera citata, sostenga che l'Europa è la parte della terra che più abbonda in specie ornitologiche. ‘ 200 E. GIGLIOLI, 2. Regione Etiopica o Paleotropica occidentale. (Regio thiopica). Questa regione ha un’area approssimativa di circa 12000000 di mi- glia quadrate. Si estende su tutta l'Africa al sud dell’Atlante, l'isola Madagascar, le isole Maurizio e Bourbon, Socotra, e probabilmente l’Arabia al Sud del 30° di latitudine. L’avifauna dell’Arabia è molto più simile all’africana che all’asiatica, lo Swainson lo asseriva ventisei anni fa; però siccome sino ad ora non è stata bene investigata è me- glio apporvi un punto di dubbio, L’avifauna etiopica ha una forma così marcata, i suoi generi sono così caratteristici, che è assai più facile il definirne l’ estensione che nella regione precedente. L’isola Magadascar si può con ragione comparare alla Nuova Zelanda per le particolarità della sua avifauna, esempio di questo è il gigantesco Epiornis uguale in grandezza al Dinornis, e che pochi secoli or fa vagava per quell’isola, e poi vi sono particolari i generi seguenti : Euryceros, Falculia, Oriolia, Philepitta, Brachypteracias, Atelornis, Bernieria, Artamia, Vanga? Coua, Leptosomus, Yigorsia, Mesites e Biensis. E solamente due secoli fa vivevano nelle isole Maurizio e Bourbon due uccelli, di cui ora si trovano appena le traccie, il mas- siccio Didus ineptus ed il Pezophaps solitarius. Le forme caratteri- stiche di questa regione sono le Gypohieracine, Serpentaride, Colì- dee, Buphagine e Musophagide che vi sono esclusive. I generi ca- ratteristici sono: Gypohierax, Helotarsus, Melierax , Polyboroides, Serpentarius, Macrodipterye, Sigmodus, Fregilupus, Irrisor, Pro- merops, Drymoica, Parisoma, Apaloderma, Macronyx, Chetops, Bessonornis, Crateropus? Trichophorùs, Ixos, Phyllastrephus, Se- ricolius, Lanioturdus, Lioptilus, Chibia, Eurycephalus, Nilaus, La- niarius, Malaconotus, Chaunonotus, Picathartes, Prionops, Iuida, Hartlaubius, Buphaga, Dilophus, Oryx, Phileterus, Euplectes, Vi- dua, Certhilauda, Colius, Musophaga, Turacus, Schizorhis, Bucor- vus, Vaza? Poicephalus, Laimodon, Campetheres, Indicator, Yer- rauria, Peeocephalus, Numida, Agelastes, Phasidus, Struthio, Ba- learica, Baleniceps, Scopus, Plectropterus, Thalassiornis. ì DISTRIDUZIONE GEOGRAFICA DEGLI UCCELLI 201 Il dott. Harttaub che studiò molto l’ornitologia di quelle parti dà come numero di specie appartenenti all’ Africa occidentale, 783. Il dott. Henghin trovò nell’Africa Orientale 784 specie. Si può, secondo calcoli fatti, attribuire alla regione Etiopica 1250 specie, che con un’area di 12,000000 di miglia quadrate, darebbe 4 specie per 9600 miglia quadrate. 3. Regione Indiana 0 Paleotropica centrale. ' ( Regio Indica). La regione indiana si estende su tutta 1 India, inclusa la catena dell’Imalaja ed il Thibet, Ceylan, Burma, Siam, Malacca, China me- ridionale, Isole Filippine, Sumatra, Borneo, Giava e le isolette cir- convicine. Come si vede, i limiti di questa regione sono assai inde- finiti, le guerre e altri accidenti, non che il clima così omicida agli Europei, hanno impedito che si fossero bene esplorati rispetto alle loro avifaune; il sig. Wallace però ha gettato ultimamente una grande luce sull’ ornitologia dell’Arcipelago Indiano e delle Isole della Sonda. L’area approssimativa di questa regione è di 4,000000 di miglia qua- drate. Le forme sue caratteristiche sono le Zurylaminee, il gruppo delle Pilte che, ad eccezione di alcune specie che appartengono alla regione Australe e della Pitta angolensis che si trova nell’ Africa, abitano tutte questa regione, e poi il gruppo magnifico delle Phasia- nidae, che appartiene quasi esclusivamente alla regione indiana. I suoi generi caratteristici sono: Batrachostoma, Collocalia, Macropte- ryx, Eurylaimus, Cymbirynchus, Hapalurus, Ceyx? Myctiornis, Phyllornis, Caulodromus, Tesia, Orthotomus, Suya , Grandala Nemura, Hodgsonius, Suthora, Yuhina, Jora, Enicurus, Brachypte- ryx, Macronus, Napothera, Pitta, Myophoneus, Zoothera, Garru= lar, Timalia, Malacocereus, Analcipus, Picnonotus, Sibia, Rhi- phidura, Niltava, Siphia, Leiothrix, Minla,Siva, Pteruthius, Tephrodornis, Calyptomena, Cochoa, Pericocrotus, Chaptia, Irena, Lophocitta, Cissa, Crypsirina, Temnurus, Dendrocitta; Eulabes, Acridotheres, Ploceus, Mirafra, Paradoxornis Buceros (si estende sino alla Nuova Guinea), Prionoturus, Paleornis, Magalaima, Sasia, 202 E. GIGLIOLI , Hemicircus, Hemilophus, Meiglyptes, Dasylophus, Zanclostomus, Phaenicopheus, Macropygia, Chalcophaps? Megacephalon, Pavo, Polypleciron, Argus, Catreus, Chrysolophus, Pucrasia, Crossoptilon, Gallophasis, Lophophorus, Gallus (si estende alla Polinesia), Cerior- nis, Ithaginis, Rollulus, Anastomus, Ibidoryncha, Hydrophasianus, Sarkidiornis. Dall'elenco dei generi caratteristici si rileva che questa regione , il cui clima generalmente caldo ed umido, ed il cui suolo è coperto da spesse foreste e di spazii immensi ricoperti di alte erbe (jungles degli inglesi) è molto favorevole ai più magnifici generi dei galli- nacei. Appartengono alla regione Indiana circa 1500 specie, che con un’area di 4,000000 di miglia quadrate darebbero una media di 4 specie per 2600 miglia quadrate, numero relativo sorpassato sola- mente dalla regione Neotropica. 4.° Regione Australe o Paleotropica Orientale. (Regio Australiana ). In questa regione, per l'estensione ci regoleremo sulle recenti ri- cerche ornitologiche del sig. Wallace nelle Molucche e la Nuova Gui- nea, da cui risulta che le avifaune delle Isole di Batchian, Ceram, Gilolo, Timor, Amboina e Celebes sarebbero più affini a quelle della regione australa che non è quella dell’indiana. Il dott. Selater in una sua Memoria sulla Nuova Guinea, inserita nei Proc. Lin.Soc. 1857, esprime le stesse opinioni. Questa regione adunque si estenderebbe su tutta l’ Australia, la Nuova Guinea, le Isole di Waigiou, Ceram, Batchian, Timor, Amboine, Celebes, Gilolo, la Tasmania, la Nuova Zelanda e tutte le isole della Polinesia, e sarebbe divisa dalla re- gione Indiana dallo stretto di Macassar, il mar di Floris ed il passaggio di Ombeja. La sua area è di circa 8,000000 di miglia quadrate. L'Au- stralia di tutte le regioni è quella che nella sua avifauna presenta le forme le più strane e singolari. Le famiglie e sottofamiglie caratte- ristiche a questa regione sono le Dacelonine, le Meliphagida (alcune di queste famiglie appartengono anche alla regione indiana) Jle Epi- DISTRIBUZIONE GEOGRAFICA DEGLI UCCELLI 205 machine , Paradisiede, Ptilorynchine, Strigopine, Didunculine, Megapodide, Apterygide. Un fatto strano nell’Avifauna Australa è la mancanza assoluta di Picideee, e dirò solo quasi assoluta della Phasianidee, giacchè rispetto al genere Gallus alcune specie si estendono alla Polinesia. La regione australa è forse una regione provvisoria che ne rac- chiuderebbe varie, Le avifaune della Nuova Guinea, della Nuova Ze- landa e delle Isole Polinesiche hanno fisionomie loro particolari e di- verse l’una dall’ altra in modo che forse, quando saranno più cono- sciute, bisognerà dividerle; però tutte le loro forme caratteristiche, alcune delle quali esse hanno in comune coll’Australia, tendono verso di queste, cosicchè per ora bisogna unirle in una sola regione, noi quì segneremo i generi caratteristici dell’ Australia con un a, quelli della Nuova Guinea con 6, quelli della Nuova Zelanda con c, e quelli delle Isole della Polinesia con d. Questi generi sono: Podargus, a. Agotheles, Dacelo, Aleyon, c. Heteralocha, b. Pel- tops, b. Epimachus, b. Semeioptera, b. Seleucides , b. Ptiloris, Cra- spedophora, d. Hemignathus, d. Drepanis, Diceum, Myzomela, d. Moho, Acanthorhynchus, Glicyphila, Entomophila, Meliphaga, Anthornis, Prosthemadera, Pogonornis, Tropidorynehus, b. Leptor- nîs, Phyllornis, Manorhina, a. Psophodes, Mellithreptus, a. Cli- macteris, Sittella, Orthonyx, Menura, Lochmias , d. Tatare, a. Ma- lurus, Amytis, Petroica, Acanthyza, b. Sericornis, c. Certhiparus, a. Grallina, a. Ephtianura, a. Cinclosoma, c. Turnagra, Pomato- rhynus, Sphecotheres, Mimeta, b. Sericulus, b. Melanopyrrhus, Philerotoma, Monarcha, b. Arses, d. Pomarea, d. Metabolus, a. Par- dalotus, Pachycephala, Eopsaltria, a. Edolisoma , a. Falcuneulus, Re- ctes, Colluricincla, Cracticus, a. Strepera, a. Gymnorhina, Calleas, a. Struthidea, b. Gymnocorvus, b. Paradisea, b. Diphylodes, b. Ci- cinnurus, b. Lophorina , b. Parotia, b. Astrapia, b. Paradigalla, a. Ptilonorynchus, a. Chlamydera, d. Sturnoides, b. Manucodia , c. Aplornis, c. Creadion, d. Lorops, a. Calopsitta, a. Platycercus, a. Pezoporus, a. Vanodes, a. Melopsittacus, b. Charmosyna, Lorius? Eos, d. Coriphilus, Eclectus, Trichoglossus, b. Tanygnathus, b. Cy- clopsitta, b. Nasiterna, a. Licmetis, b. Microglossum, a. Calypto- 204 E. GIGLIOLI, rhynchus, a. Callocephalon, c. Nestor, Dasyptilus, c. Strigops, a. Scy- trops, d. Ptilonopus (propriamente detto), Zopholaimus, Geopelia, Ociphaps, Petrophassa, Phaps, Trugon, Calaenas, b. Goura, d. Di- dunculus, Toelegallus, Megapodius (eccetto una specie Meg. Cumin- gii), a. Zeipoa, Casuarius, a. Dromaius, c. Apteryx, b. Esacus, Thinornis, d. Rhynchetos, a. Cladorynchus, Eulabeornis, ec Ocydro- mus, Tribonyx, c. Notornis, a. Anseranas, a. Cereopsis, a. Mala- corynchus, c. Hymenolaimus, a. Biziura, c. Nesonetta. i Avendo avuta la buona fortuna di udire la Memoria letta dal signor Wallace alla Società Zoologica di Londra il 27 maggio del cor- rente (1862) accennerò qui alla distribuzione geografica del magnifico gruppo della Paradiseide, dallo stesso autore illustrato. Il sig. Wallace trovò che il Lesson il quale visitò la Nuova Guinea, e le Isole Arn e di Waigiou, circa quarant'anni sono, incorse in gravi errori rispetto alla distribuzione di questi uccelli. Il sig. Lesson a Dovery (Nuova Guinea) dice di essersi procurato quasi tutte le specie di Paradise, nei soli quindici giorni che vi dimorò mentre il sig. Wallace dopo di avervi soggiornato un anno intero, non potè procurarsi nemmeno una pelle, e gli indigeni lo assicurarono che nessuna Paradisea abita su quella costa,» ma che vi venivano portate, come articolo di com- mercio, dai montanari dell’ interno, e che egli non ha potuto pro- cacciarsi gli esemplari magnifici che recò in Europa, se non con gravi perdite di tempo, passando grandi pericoli e incontrando gravi difficoltà e la perdita della salute. Il sig. Wallace potè ‘constatare che la Paradiscea apoda var. Wallaciana, non emigra, come scrissero varii autori, ma è sedentaria nelle Isole Arn. Gli indigeni ignoravano la sua presenza nella Nuova Guinea. La Paradis®a papuana (la più comune, di cui due esemplari sono ora viventi ai giardini zoologici di Londra) abita la Nuova Guinea, come la Paradisea magnifica, la Lophorina atra, la Parotia aurea, il Diphyllodes Wilsonii, l’Astrapia nigra (che non potè procurarsi), e la Paradisea carunculata (secondo Lesson). Il Cicinnurus regius abita la Nuova Guinea ; le Isole Arnz la Paradisea rubra abita l'Isola di Waigiou. Di più, il sig. Wallace scoprì nell’Isola Batchian (che sembrerebbe fuori dei limiti geogra- fici delle Epimachine, un nuovo e magnifico Zpimaco che venne dal DISTRIBUZIONE GEOGRAFICA DEGLI UCCELLI 205 sig. G. R. Gray denominato Semioptera Wallacii. Questa specie si trova forse anche nella parte orientale dell’ Isola di Gilolo. 1 Malesi del Batchian riferirono al sig. Wallace che un’ altra specie simile a questa abita parimente quell’isola, ma egli non se l’ha potuta pro- curare, ed egli dichiara che per propria esperienza non si può con- tare molto sulle narrazioni degli Indigeni. Tra gli uccelli più curiosi della regione australe, troviamo indi- cato quello dello strano psittaceo notturno, lo Strigops habroptilus , che di giorno si ritira in tane scavate tra le felci che cuoprono il terreno di quell’isola; lo stesso succede cogli Apteryx, di cui ora se ne conoscono tre specie che tutte abitano la Nuova Zelanda. A Londra nel luglio del corrente anno fu spedito ai giardini zoologici il &Rhin- chitos jubatus, raro Grallatore, che rassomiglia tanto nelle sue abi- tudini alla graziosa Zurypyga helias, presso della quale dovrebbe essere collocato. Infine la coabitazione di certi gruppi e generi in piccole isole, come vediamo nella regione Australa, che presenta tutti gli aspetti fisici esistenti in altre parti della terra, ci prova sem- pre più che la presenza di animali in certe località del globo, non è determinata da cause fisiche, ma dalla volontà di un Creatore. Gould annovera come spettanti all’ Australia 600 specie, e calco- lando le specie che appartengono a questa regione a 1000, con un’area di 3,000000 di miglia quadrate, avressimo la media di 4 specie per 3000 miglia quadrate. B.° Regione Neartica o Americana Settentrionale. (Regio Neartica). La regione Neartica si estende sulla Groenlandia e su tutta l’Ame- rica Settentrionale sino al centro del Messico. L’area sua è di circa 6,500000 di miglia quadrate. È assai difficile determinare esattamente i confini di questa regione come della Neotropica per cause che spie- gheremo più tardi. La regione Neartica specialmente nelle sue parti settentrionali presenta molte rassomiglianze alla Paleartica. La sua avifauna è una delle più conosciute, essendo stata molto invesligata da distinti ornitologi, come Wilson, Audubon, Buonaparte ed il Ri- 206 E. GIGLIOLI, chardson, Le forme caratteristiche di questa regione sono le Sylvico- le, le Vireoninee, Mniotilte e le Meleagris. I suoi generi caratteri- stici sono: Chordeiles, Progne, Trochilus, Stellula, Sylvicola, Tri- chas, Chamea, Sialia, Mniotilta, Mimus?. Harporynchus, Vireo, Icteria, Picicorvuss Yphantes, Agelajus, Goniaphea, Calamospiza, Cardinalis, Zonotrichia, Centurus, Melanerpes, Colaptes? Coccizus, Ectopistes, Meleagris (4), Ortyx, Callipepla, Centrocercus, Hetero- pa, Macroramphus, Ptilohela, Crampiolaimus e Brachyramphus. Come si rileva, i generi caratteristici di questa regione, sono po- chi, ciò dipende dall’ emigrare molte specie nella regione Neotropica, per cui non appartengono nè all’una nè all'altra. Delle Trochilidee due generi solamente sono Nearchiche; il Selaphorus rufus si estende al Nord sino a Notka Sound e Sitka. Gli uccelli degli Stati Uniti sono stati calcolati a 600 specie, e siccome questi Stati formano gran parte di questa regione, si pos- sono calcolare cone Neartiche 660 specie. L’area di questa regione ‘essendo di circa 6,3500000 di miglia quadrate, si avrebbe la media di 41 specie per 9000 miglia quadrate. i 6. Regione Neotropica o Americana Meridionale. (Regio Neotropica). Questa regione si estende sul Messico Meridionale, le Antille, l'America Centrale, e su tutta l'America Meridionale, le Isole Gallo- pagos e le Maloine. La sua area approssimativa è di 8,500000 di miglia quadrate. i Questa regione è quella che presenta il più gran numero di generi e forme caratteristiche. Qui troviamo il gruppo delle Isole Gallopa- gos, che solamente a poche centinaja di miglia dal continente Ame- ricano presentano dei generi affatto diversi e loro caratteristici, e sono i generi, Certhidea, Cactornis, Camerynchus; Geospiza. Anche (4) La Meleagris oculata si trova nell’ Honduras che è nella regione Neotropica, ma siccome le altre due specie, cioè la M. Gallopavo ce la M. fera, abitano gli Stati Uniti ed il Messico Settentrionale, questo genere sì può collocare come Neartico, DISTRIBUZIONE GEOGRAFICA DEGLI UCCELLI 207 le Antille hanno i seguenti generi loro proprii: Todus, Priotelus, Cinclocerthia, Dulus, Loxigilla, Phanicophilus, Spindalis, Glossipti- la, Teretristis, Saurothera. Le forme. caratteristiche della regione Neotropica sono le Poliborine, Steatornine, Todine, Momotine, Galbuline, Cerebina, Trochilide, Furnarine, Dendrocoleptine, Tityrine, Ampeline, Gymnoderine, Quisqualine , Tanagrine , Ramphastide, Araine , Crotophagine, Cracide, Thinocorina , Tinamide, Psophina e Palamedeine. I generi caratteristici .coi sovracitati appartenenti alle Antille, ed alle Isole Gallopagos sono: Sarcoramphus, Ibycter, Milvago, Poly- borus, Morphnus, Thrasetos, Harpagus, Cymindis, Rosthramus, Herpetotheres, Geranospiza, Steatornis, Nyciibius, Hydropsalis, Eleothreptes, Nyctidromus, Podager, Alticora, Momotus, Trogon, Pharomochus, Bucco, Monasa, Chelidoptera, Galbula, Galbalcy- rynchus, Jacamerops, Cereba, Dacnis. Sieguono poi i generi dei Trochilidi sino al genere Furnarius pei quali abbiamo adottato il si- stema di Gould, e sono i seguenti: Grypus,.Entoxeres, Glaucis, Threnetes, Phetornis, Pygmornis, Eupetomena,. Spheneproctus, Campylopterus, Pheochroa, Aphantochroa, Dolerisca, Urochroa, Sternoclypta, Eugenes, Coligena, Lamproloema, Delattria, Heliope- dira, Topaza, Oreotrochilus, Lampornis, Eulampis, Lafresnaya , Dorysera, Calybura, Tolema, Heliodoxa, Leadbeatera , Aithurus, Thalurania, Panoplites, Florisuga, Microchera, Lophornis, Polemis- tria, Diseura, Prymmacantha, Gouldia, Mellisuga, Calypte, Athis, Calothorax, Acestrura, Chetocercus, Myrtis, Thaumastura, Rhodop- sis, Doricha, Tryphena, Calliphlox, Loddigesia, Spathura, Lesbia, Cynanthus, Cometes, Pterophanes, Agleactis, Oxypogon, Rampho- micron, Urosticte, Metallura, Adelomya, Avocettinus, Avocettula, Antocephala, Chrysolampis, Orthorhynchus, Cephalepis, Klais, Myobellia, Heliactin, Heliothrix , Schistes, Augastes , Polytmus , Patagona, Docimastes, Eugenia, Helianthea, Heliotrypha, Helian- gelus, Diphlogena, Clyptolema, Bourcieria, Lampropygia, Helio- mastes, Lepidolaryna, Calliperidia, Oreopyra, Eustephanus , Phueo- lema, Ericnemis, Cyanomyia, Hemistilbon, Leucippes, Leucochloris, Thaumathias, Amazilia, Erytronota, Saucerottia, Hemithilaca, Eu 208 E. GIGLIOLI, pherusa, Chrysuronit , Eucephala, Panterpe, Iuliamyia, Circe, Phaeoptila, Damophila, Hylocharis, Sapphironia, Sporadinus , Chlorolaripis, Chlorostilbon, Panychlora, Smaragdochrysis, Phlo- gaphilus. Dopo gli accennati 7'rochilidi , vengono i seguenti generi : Furnarius ACincloides, Synallaxis, Anumbius, Diglossa, Anabates, Oxyramphus , Dendrocolaptes , Xiphorhynchus, Picolaptes, Den- ‘drocincla, Glyphorhynchus, Ramphocenus, Campylorhynchus, Hi-. lophilus, Lessonia, Agriornis, Formicarius, Formiciora, Gral- laria, Tanioptera , Fluvicola, Sittasomos,. Pygorrhicus, Hylactes , Rhinocrypta, Machetornis, Alectrurus, Arundicola, Copurus, Gu- bunetes, Pitangus, Scaphorhynchus, Tyrranula, Pyrocephalus, Milvulus, Tityra, Platyrynchus, Conopophaga, Todirostrum, Mu- scivora , Pipra, Lancisoma, Phenicircus, Rupicola, Phibalura , Ampelis, Procnias, Cotinga, Pipreola, Ampelion, Tijuca, Gym- noderus, Gymnocephalus, Cephaloptera, Pyroderus, Querula, Cas- mancynchus, Cyclorhis, Vireolanius, Thamnophilus, Psilorhinus, Sturnella , Quiscalus, Scolcophagus, Cassidix, Cassicus, Icterus? Amblyramphus ,. Leistes,, Xanthosomus, Dolichonyx, Saltator , Tanagra, Pyranga, Lanio, Tachyphonus, Lamprotes, Traupis, Cissopis, Tangara, Callospiza, INemosia, Euphonia, Tanagrella, Cypsnagra, Arremon, Pitylus, Stephanophorus, Embernagra, Pi- pilo, Megalophonus, Sporophila, Catamblyrhynchus, Phytotoma, Opisthocomus, Ramphastos, Pteroglossus, Ara, Conurus, Enicogna- thus, Chrysotis, Picummnus, Chrysoptilus, Celeus, Chloronerpes, Geoococya , Cultrides, Pyaja, Guira, Crotophaga , Chamepelia ? Columbula, Zenaida, Sturnanas, Penelope, Ortalida,. Oreophasis, Crax, Pauxi, Odonthophorus, Thinocorus, Attagis," Tinamus , Nothura, Rhincotus, Tinamotis, Rhea, Oreophilus, Phegornis , Aphriza$ Pluvianellus, Psophia, Cariama, Eurypygia, Tigrisoma, Cancroma, Palamedea, Chauna, Aramus, Cairina, Micropterus, Merganetta, Podilymbus? Heliornis? Aptenodytes ? Come si rileva, la Regione Neotropica è senza dubbio quella, la cui avifauna comprende un gran numero di generi, di più vi sono 4 famiglie e 18 sotto-famiglie di cui tutti i generi appartengono ad essa. La linea di confine tra questa e la Regione Neartica non DISTRIBUZIONE GEOGRAFICA DEGLI UCCELLI 209 sì può tracciare con precisione, formando le Antille quasi un ter- reno neutro tra le due regioni, però la loro avifauna tende verso questa. Gli uccelli di questa gegione si. fanno rimarcare per la lu- centezza, e la bellezza dei loro colori, gli uccelli del superbo gruppo delle Trochilidee, a ragione denominate Je gemme della natura , sorpassano tutti nei loro colori brillanti che si riflettono sui loro esili corpi. Se ne conoscono ora 446 specie di cui 4412 apparten- gono a questa regione, le altre quattro abitano la regione Neartica, come risulta dalla recente commendevole Monografia del Gould. Il punto di estensione più meridionale delle Trochilidee è la terra del Fuego, ove il Capitano. King osservò l’ Eustephanes auritus svolazzar tra Je Fuchsie, durante una nevicata. Il sig. D. Sclater calcolò gli uccelli che abitano al Sud dell’ Istmo di Panama essere in numero di circa 2000 specie, e prendendo in con- siderazione altre parti di questa regione, egli trovò il numero di 2250 specie come appartenente esclusivamente ad essa. L'area di questa regione essendo di 8,500000 di miglia quadrate, ci sarebbe 41 specie per 2400 miglia quadrate, il che dimostra essere questa regione la più ricca in vita ornitica. CONCLUSIONE. Come si è già accennato, è assai difficile dare limite preciso alle regioni ornitologiche ; una delle cause principali di questa difficoltà è certamente l’emigrazione effettuata da molti uccelli a dati tempi e a dati luoghi. È curioso come tutti questi uccelli abbiano un li- mite geografico che non oltrepassano mai. Sembra che una legge di natura abbia detto: sino a quì arriverai e non più oltre; ma pure un altra delle sue leggi è quella delle gradazioni combinate armonica- mente, per cui il cambiamento o la transazione tra forme e regioni affatto diverse avviene per gradazioni così impercettibili, da eludere talvolta ogni limitazione. — Il clima, la temperatura, il suolo ed il cibo non hanno nessuna influenza sulla distribuzione geografica, ma influiscono molto sulla distribuzione locale degli uccelli, però vi sono dei casi che non si possono spiegare, e ne citeremo uno; per esempio Vol, IV. 14 210 E. GIGLIOLI, si può attribuire, è vero, al clima, l'assenza del rossignuolo dalla Sco- zia ‘e dall’ Inghilterra settentrionale , il di cui clima è certamente più freddo di quello dell'Inghilterra meridionale, ove quell’uccello abbonda. Ma come spiegheremo la presenza di quell’ uccello nella Germania set- tentrionale, e nella Svezia? Casi identici sono numerosi in tutte le classi degli animali; però non vogliamo inferire da questo che il clima non influisca affatto sulla distribuzione locale degli uccelli; al contrario, chiunque, anche ben poco versato di studii ornitologici, lo può constatare osservando gli uccelli del paese ove si trova, e basta pure osservare ciò che avviene al Polo artico, ove, sui tre continenti che vi convergono, s'incontrano molte forme e generi d’ uccelli eguali. Osservando le liste di forme e generi caratteristici di questa o di quella delle sei regioni ornitologiche in cui si è diviso il globo, si rimane sorpreso delle forme simili e corrispondenti che si vedono in regioni, le quali in tutto il resto differiscono le une dalle altre. Nei gallinacei per es. troviamo i Telrao caratteristici della regione paleartica, le /Vumide della regione etiopica, le Fagianidee della re- gione indiana, la Megapodidee dell’Australe, le Meleagridee della Near- tica, e le Cracidee e Tinamidee della Neotropica. Nei Struthiones 0 Cursores troviamo il genere Struthio caratteristico della regione etiopica, mentre abbiamo i Casuarius, Dromaius e Apteryx caratte- ristici della regione Australe, c la fhea, di cui ora se ne conoscono tre specie, la A. americana, R. Darwinii, e I. macroryncha Sclat., tutte abitanti la regione neotropica. In questo scritto egli è certo che saranno occorsi alcuni errori rispetto all’assegnare generi come esclusivi d’una data regione, men- tre forse non lo sono interamente, e ciò ad onta dei mezzi avuti in Londra, con un Museo qual’ è il Britannico. Si prega però di riflettere che la distribuzione geografica degli uccelli non può far parte di scienza positiva, se non che quando le avifaune delle’ varie parti del globo, saranno state esattamente esplorate, il che si può pur dire rispetto a tutti gli altri animali. DISTRIBUZIONE GEOGRAFIGA DEGLI UCCELLI 214 ScHeMA DELLA DistrIBUzIONE GrocgnAFICA DEGLI UCCELLI SOPRA TUTTO IL GLOBO. proposta DaL sic. poTT. SCLATER. Estensione mig. q. 43,000,000, Specie 7500 — ‘/soo00- Creazione Paleogena o dell’ Antico Mondo, Arca 33,000,000 mig. q. Sp. 4800 — '/a500. Regione I. Paleartica o Paleogena boreale, mig. q. 14,000,000. Sp. 650 — //21000- Regione Il. Etiopica o Paleotropica occidentale, mig. q.12,000,000. Sp. 1250 — 1/9600- Regione III. Regione Indica o Paleotropica centrale, mig. q. 4,000,000. Sp. 1500 — 1/agc0.. ) Regione IV. Regione Australia o Paleotropica orientale, mig. q. 5,000,000. Sp. 1000 — ‘/soc0- Creazione Neogena del Nuovo Mondo. Area 12,000,000 mig. q. Sp. 3000 — //s000- Regione V. Regione Neartica o Boreale Americana, mig. q. 6,500,000. Sp. 660 — '/9000- Regione VI. Regione Neotropica o Merid, Amer., mig. q. 8,500,000. Sp 2250 — ‘/2;00. SULL’ALLEVAMENTO DEI BACHI DELL’AILANTO ESPERIENZE FATTE NEL 1861 E NEL 1862 » DAL PADRE M. MANZI =; —er) Quando Guérin Méneville annunziava al mondo scientifico coronati di buon successo gli studj da lui pertinacemente durati nell’alleva- mento della Saturnia cynthia; da ogni parte si levarono voci di plauso alla fortunata conquista. Ma io, confesso, non seppi mai capacitarmi, come, stante la legge di equilibrio che segue la natura nella esplica- zione specifica e nella moltiplicazione individua degli animali, si po- tesse, almeno nei nostri climi, utilizzare la coltura di codesto baco al- l’aperto cielo. ‘È concorrevano a raffermarmi in questa mia opinione le prove, fatte da me stesso e da cento altri, di coltivare con questo me- todo il baco da seta del gelso, riuscite mai sempre infruttuose. Però, dopo il risultato che ottenni lo scorso anno nel primo allevamento della cynthia piuttosto favorevole, quantunque in minime proporzioni — di cui resi conto alla Società nella Seduta del 28 luglio — mi ero lusingato anch'io, che un qualche vantaggio se ne potesse ritrarre. Îl perchè con ogni sollecitudine mi applicai a curare il secondo allevamento. Per favorire lo sfarfallamento , collocai i bozzoli da me oltenuti , in numero di 37, in una cassa chiusa per tre lati da sola rete a larghe maglie; acciocchè vi potesse circolare l’ aria liberamente: e n’ebbi farfalle vigorosissime, e da queste ottimo seme. MANZI, ALLEVAMENTO DEI BACHI DELL'AILANTO 243 Oltre poi il mio seme, me ne venne affidato buona parte di quello confezionato nel civico Museo di Storia naturale per cura del nostro Preside il chiar. dott. Emilio, Cornalia. Cosiechè potei avere a mia disposizione da ben selte o ottomila uova (4). Una piccola porzione di queste feci schiudere in istanza aereata , raccogliendo i giovani bruchi su ramoscelli di ailanto pescanti in bot- tiglie. — Per ovviare alle difficoltà che s’ incontrano in quest’ opera del raccoglierli all'atto della nascita, ho trovato molto acconcio que- sto espediente ; di ripartire, in ordine di età, le uova in tanti bic- chierini da rosolio a fondo piano, e, quando cominciano a. dischiu- dersi, intromettere compiegandole in ciascheduno una o due estreme foglioline delle frondi pescanti preparate. Con questa. pratica, nel lasso di due a quattro ore, si raccolgono senza fatica tutti i neonati; i quali poi di per sè si vanno alluogando divisamente sovra ogni fronda. Parecchie centinaja ne feci nascere in corridojo aperto, su delle pianticelle mantenute in vasi. — A questo oggetto tagliuzzai la carta, ov'erano state depositate, in piccoli brani, e questi attaccai con una leggera pennellata di pasta alle foglie: metodo che riconobbi, quanto agevole , altretanto opportuno. Ma la massima parte delie uova esposi addirittura sovra alti alberi ad aria pienamente libera; usando per farle aderire alle foglie la stessa pratica. I bachi delle due prime categorie vennero via tutti prosperando. Ma ben diversamente andò la cosa riguardo agli esposti all’ aperto. Questi andai a visitare, alcuni giorni dopo l’esposizione delle uova; e, mentre potei accertarmi che queste si erano tutte dischiuse, ebbi ad accorgermi come assai scarso era. in proporzione, il numero dei bachi. — Ripetei la visita dopo la prima muta: e li trovai diradati al segno che, a giudicarne ad occhio, più di nove decimi erano già mancati. — Ma il disertamento crebbe a dismisura tra la seconda e la terza muta. Rivisitandoli, così pochi me ne vennero veduti, che non. raggiungevano forse la centesima parte. (4) Ogni femina depone da 250 a 300 uova. 214 MANZI, Anche i riparati, a diverse riprese, quali nella seconda, quali nella terza e quali nella quarta età, li venni trasportando sugli ai- lanti a cielo aperto, scegliendo le piante e le posizioni che mi pa- revano le più adatte. La stagione della metamorfosi autunnale, di che discorro, fu dap- principio soverchiamente calda e secca. Successe una giornata di pioggia turbinosa. Nel resto passò ‘temperata e regolare. Ciò non per- tanto, nella seconda metà del settembre, quando già i rari nantes cominciavano a tessersi il bozzolo , ebbi ad osservarne un certo nu- mero sotto le piante assiderati dal freddo notturno. Il risultato fu, che di sei grossi ailanti, sui quali erano state sparse le uova e le larve, uno solo mi diede il meschinissimo raccolto di 19 bozzoli, e fu quello al quale avevo consegnate le larve del terzo e del quarto stadio. Aggiugnerò come, anche quest'anno, in Lodi, dove tramutai da Milano il domicilio, ho voluto con questi pochi bozzoli ritentare la prova; e come, con tutte le cure che ci spesi attorno, n’ ebbi risul- tato anche peggiore. Non mi fu possibile salvare, all’ aria libera, se non le larve del quarto stadio, e in giardino tutto chiuso da fabricati. AU’ aperta campagna anche codeste mi deperirono, preda probabil- mente dei grossi uccelli insettivori — rigogoli, merli, cuculi, storni — frequenti nelle pianure abduane. Esposta così la storia de’ miei ripetuti e mal riesciti tentativi, al- tro non mi rimarrebbe, che di rassegnare alla Società il mio man- dato, con quel giudizio che esprimevo come opinamento teorico a bel principio, niente favorevole alla buona riuscita. Ma, attesochè la Società, come rilevo dalle decorse adunanze, non ha per anco for- mulato un suo giudizio in merito della cosa, mi permetto di aggiu- gnere un nonnulla intorno alle cause, che condussero a male le mie sperienze, e che, in ogni caso, io reputo impossibili a superare. Principalissima fra tutte è, senza dubbio, la quantità dei nemici che la natura ha dato ai lepidotteri in istato larvale. In capo a questa schiera stanno gli uccelli. E ognuno sa, quanto siano numerose le specie insettivore, che, o di passo o stazionarie, frequentano le nostre campagne nella calda e nelle tepide stagioni. ALLEVAMENTO DEI BACHI DELL’ AILANTO 248 Nè gli stessi granivori rispettano le larve dei lepidotteri, trasportan- dole pasto ai loro nidiatici. In esempio poi della voracità di talune specie , mi basti ricordare le note sperienze di Bradley; dalle quali consta, come una sola coppia di passeri porta alla sua covata per lo meno 40 larve all’ ora, che fanno più di 400 al giorno. — Quanto pochi uccelletti sarebbero bastati a disertarmi, in una settimana, tutta la mia gran messe ! Or come salvare i nostri indifesi bruchi dagli assalti di codeste pen- nute fiere? — Guérin Méneville propone di liberarsene con dei boc- coni avvelenati. A parte l'opportunità e l'efficacia del rimedio; io per me, se non sapessi quanto sia capace un uomo. di sacrificare a una idea vagheggiata, sarei tentato a crederla una celia in bocca d’un naturalista, riflettendo a quanto hanno scritto e seguitano a seri- vere i più coscienziosi cultori delle naturali scienze contro la guerra che si fa, con tanto danno dell’ agricoltura, agli uccelli insettivori. Della pratica che si dice usata dai Chinesi, di mantenere giorno e notte delle guardie lunghesso i filari delle piantagioni, con questo incarico di scacciarne gli uccelli, non ne parlo, parendomi d’impos- sibile applicazione nei nostri paesi. Altri animali, infesti alle larve della cynthia, sono, come già av- visarono i socj Tinelli e Ales. Bellotti, le lucertole, le quali volen- tieri si diportano sugli ailanti d’alto fusto. Vengono in seguito le formiche, che frequentano anch'esse a pro- cessioni queste piante, onde succhiarne le secrezioui delle glandole fogliari. Jo però non ho potuto accorgermi, come nota di aver os- servato il sig. Ditrer, ch’ esse rechino danno -alle larve; bensì le ho vedute distaccare e portarsene ne’ loro magazzeni le uova. Sulle forfecchie, di cui pure accenna nella sua relazione lo stesso Diirer, non mi accadde di fare nessuna osservazione. Bensì due sorta di predatori infestissimi ai bruchi dell’ailanto, di cui non fanno punto menzione i prefali osservatori , avvenne a me di scoprire: sono i ragni e le vespe. — Diverse specie di ragni li attaccano, almeno fino al quarto stadio, per succhiarne gli umori. Di tre specie ho potuto accertarmi co’ mici occhi; due apparte- nenti alla famiglia dei vagabondi, una a quella de’ sedentarj. 2916 MANZI, Ma il danno dei ragni è minimo, in confronto di quello che arrecano le vespe. Un ragno non fa che da due a quattro prede al giorno, conforme la maggiore o minor grossezza dei bachi, che è dire, quanto può servire pel suo pasto. Ma la vespa ne fa una vera | strage, trasportandoli, finchè sono giovani, in cibo alle proprie larve. Tenendo dietro al contegno di qualcheduna, ho potuto accertarmi, come un solo individuo , nello spazio di un’ ora, può portarsi via 20 vittime ; il'che importa più di 200 al giorno: carnificina paragona- bile a quella dei passeri sopracitati, Le altre cause, pregiudizievoli alla buona riuscita della coltura di che si tratta, non farò che accennarle; essendo già state in parte discusse in alcune Sedute della Società, e vedendole anche citate nella sua relazione dal socio A. Bellotti. Sono queste specialmente: gli uragani, non infrequenti nei nostri climi; la ramificazione pecu- liare dell’ailanto , che rende difficoltosa, sia la collocazione del seme o dei giovani bachi, sia la ‘raccolta dei bozzoli; la foglia già troppo coriacea, almeno quella degli ailanti arborei, all’epoca della meta- morfosi autunnale ; e la temperatura atmosferica notturna della se- conda metà del settembre, d’ordinario troppo rigida, rispetto alla fisica costituzione della cynthia. — Di quest’ ultimo inconveniente non veggo fatta parola dai sigg. Tinelli e Direr : ma ciò non deve far specie, sapendosi com’essi allevarono i loro bachi a riva di lago, dove suol essere mitissima la temperatura del settembre. Conchiudo., rispondendo a una inchiesta che mi potrebbe esser fatta: e ciò è, come possano accordarsi le cose da me discorse con ciò che ha publicato sull’argomento Guérin Méneville, e colle co- municazioni ch’ esso continua a fare di tratto in tratto all’ Academia delle Scienze, tutte ben promettenti della riuscita (41). — lo lascio stare al suo posto tutto che altri ha fatto o scritto intorno a questa materia. În pari tempo venero il valente Naturalista francese , tanto (41) Nel N.° 20 (26 maggio 1862) dei Comptes rendus è fatto cenno d’ un suo Rap- porto presentato al Ministro dell’ Agricoltura «Intorno ai progressi della coltura del- l’ailanto e dell’allevamento del suo baco; » dove si riferisce come nel 1864, soltanto in Francia, furono piantati oltre un milione d’ailanti, e seminati della stessa pianta più di cento milioni di semi. ALLEVAMENTO DEI BACHI DELL’ AILANTO 247 infervorato in questo ramo d’industria, e che con atto di singolare gentilezza invitava ad allearsi nella sua generosa impresa la nostra Soeietà. Ma dopo tutto questo, a fronte dei fatti da me toccati con mano, consentanei ai principj della scienza, io non so recedere d’un apice dalle mie convinzioni, qualunque valore possano esse avere. TERREMOTO A BRA LETTERA AL SOCIO BARTOLOMEO GASTALDI Bra, 15 agosto 4862. L’aver abitato lungo tempo il Messico au sol qui tremble mi rese istrutto che i movimenti della crosta terrestre sono assai più frequenti di ciò che credesi universalmente. In quel paese dei terremoti, se si tien sospeso un pendolo, si può agevolmente provare, che, astrazione fatta da quei forti. movi- menti sensibili all'uomo ed agli animali, non passa mese senza che la parete, ov’ è fissato il pendolo, faccia qualche piccolo movimento, abbastanza sensibile da poterlo scorgere distintamente con quell’appa- rato, senza che l'osservatore s’ accorga menomamente di quell’ondula- zione sotto i suoi piedi. Il suolo d’Italia, sebbene assai più stabile del messicano, se si paragona col resto dell’ Europa, è forse il pezzettino cosmico di que- sto continente che più frequentemente oscilla. Desioso rendermi conto di questo fenomeno, e sprovvisto di apparati sismografici com- plicati e costosi, mi limitai fissare ad una parete della mia abita- zione in Bra il medesimo pendolo già usato in America, cioè un pesante piombo di circa 6 chilogrammi in forma d'uovo allungato, sospeso ad uno dei poli mediante un filo metallico sottile, lungo CRAVERI , TERREMOTO A DRA 249 circa due metri, e portante al suo polo inferiore una punta me- tallica, a modo di asticella che feci pescare in un piatto conte- nente della cenere diligentemente livellata e piana, affinchè, quando il pendolo si muova, colla sua asticella tracci delle righe visibili sulla superficie. Orientai quel piatto con una bussola, e per evitare cause d’errore, racchiusi il tutto in una vetrina. Il giorno 30 gennajo del corrente anno terminavo di collocare il Sismoscopio (così lo battezzammo fra noi), e durante sei mesi e mezzo non si potè scorgere nessun movimento nel pendolo, quando jeri mattina, 14 agosto, alle ore 40, vidimo l'apparato in moto oscil- latorio, tracciando una sol linea retta colla direzione S. 40° O., e della lunghezza di cinque centimetri. Prolungando quella linea su d’una carta d’Italia si vede che pas- serebbe da un lato per Cuneo attraversando le Alpi al monte Sale, e dall’altro lato passerebbe fra Trecate e Buffalora, seguendo paral- lelamente la sponda del lago di Como. Il barometro non presentò niente di notevole in quel momento. Un arco di cinque centimetri tracciato da un’ asta avente due metri di raggio, riduce a ben poca cosa lo spostamento che primo diede l’impulso al pendolo, e non è strano che nemmeno noi, osser- vatori, non abbiamo sentito quel moto nella nostra casa (4). . . e . CI) . . ° O 0 CI C o . ° e O . . . 0 FEDERICO CRAVERI. (1) La stessa scossa si fece con molto maggior forza sentire a Bardonéche, e venne segnalata dagli ingegneri applicati ai lavori del traforo del Moncenisio. NoTA DI GASTALDI. ETUDE SUR LES ZONITES : DE L’ITALIE SEPTENTRIONALE PAR GABRIEL DE MORTILLET. 1. Zonires LropoLpianus. Charp. sp. Habite sur les coteaux, au pied des haies et des brousailles, parmi l’herbe et les feuilles mortes. Ne se montre que par les temps très humides, s’enterre sitòt qu'il fait un peu sec. Vit habituellement en familles très nombreuses. Ne se trouve généralement adulte que vers l’automne. i C'est dans l’Apennin que cette espèce prend son plus grand déve- loppement comme taille et comme epaisseur du test. Les frères Villa m’en ont remis un individu qui avait grand diamètre 32 millim. et six tours de spire. A Bologne vers la chapelle de la Madonna de St. Luce! j’en ai ra- massé, en grand nombre, ayant 28 à 50 m. m. grand diamètre. A Ja Porrettal, bien plus avant dans l’intérieur des Apennins, je l’ai trouvé ayant encore 26 m.m. Si quittant l’Apennin on traverse. la plaine du Pò, pour venir dans les Alpes Brescianes et Véronaises, on retrouve sur leurs premières pentes le Zonites Leopoldianus. Il est extrémement abondant à Vero- ne! mais son grand diamètre n’atteint plus que 24 à 22 m.m., la coquille n’a que 3 ‘/ tours de spire, elle est plus transparente, plus brillante, d’un fauve moins uniforme. On en voit mème un grand G. DE MORTILLET, ZONITES DE L'ITALIE SEPTENTRIONALE 2924 nombre d’albines. Les coquilles albines sont plus ou moins opalines. C'est la variété cerea de Betta et Martinati. Des échantillons provenant du Monte della Maddalena, près Brescia, qui m’ont été remis par Spinelli, sont semblables a ceux de Vérone: le grand diamétre est de 21 a 22 m.m. et les tours de spire sont au nombre de 8 ‘/o. Le Zonites Leopoldianus ne pénétre pas dans l’intérieur des Alpes. Il manque en Tyrol. On peut dire que sa présence sur une petite étendue des Alpes est accidentelle. Sa véritable patrie est l’Apennin, comme le prouve le développement qu'il y prend. De Betta et Martinati, Mollusques terrestres et fluviatiles de la FVenetie, et Spinelli, Catalogue des Mollusques de Brescia, designent cette espèce sous le nom d’Z/elix olivetorum. Strobel, Essai sur la distribution des Mollusques de la Lombardie, emploie aussi le nom olivetorum en le faisant suivre de celui de Leopoldianus comme simple indication de variété. Ces deux types sont pourtant assez tran- chés pour ètre considérés comme deux espèces. En effet le Zonites olivetorum Gmell. sp. a l’ombilic beaucoup plus étroit contrairement à ce que dit Moquin-Tandon, la bouche plus ronde et moins oblique, la coquille plus brillante, comme vernie. Mais pour moi qui admets les transformations, je considère l’olivetorum comme le représentant Pyrénéen du Zeopoldianus. Cette espèce se trouve dans les départe - meénts francais qui s’étendent au pied des Pyrénées et elle s’élève assez haut sur les pentes de cette chaîne de montagnes. Les moeurs des deux espèces sont à peu près semblables. D’après Dupuy l’oli- vetorum s'enfonce dans la terre, plus ou moins suivant que le temps est plus ou moins sec. Du reste il ne vit pas plus dans les plantations d'oliviers que le Zeopoldianus. J'ai recuilli te Z. Zeopoldianus aux portes de Sienne! toujours dans les broussailles. Cette forme passe en Sicile ‘en se modifiant et devient Zonites Mayvrolicii Ben. sp. et Z. fuscosus Ziegl. sp. Elle est disséminée en- core dans beaucoup d’autres lieux subissant diverses variations.. On la retrouve mème en Amérique. Ainsi le Zonites fuliginosus Grif. sp. de Cincinnati, Etats-Unis, s'y rapporte évidemment. 2292 G. DE MORTILLET, 2, ZoNITES. MULCUS. Jan sp. Son centre d’habitation est la province de Còme, sur. les pentes des collines et des montagnes. De Charpentier et les frères Villa m’en ont plusieurs fois remis de cette provenance parfaitement caracté- risés. Je l’ai trouvé dans la province de Brescia, sous les pierres, dans les bois qui dominent Pilzone! au dessus du lac d'Iseo, à 550 mè- tres sur le niveau de la mer. Sur le col entre Paratico et Colomba- ro! 400 mètres environ. Enfin en montant du village de Paratico à la chapelle de Sant’ Onafrio! sur le còté nord de la montagne, au milieu des bois, parmi des pierres entourées de feuilles mortes, à 350 métres environ sur le niveau de la mer. Cette espèce se rattache par des dégradations insensibles de forme au Zonites nitens, au milieu duquel elle vit et dont elle partage les habitudes. Aussi la plupart des auteurs la considèrent comme une simple varieté de cette dernière. En outre, je suis intimément convaincu qu’elle se rattache égale- ment au Zonites Leopoldianus. Ainsi les échantillons trouvés entre Pa- ratico et Sant’ Onafrio, sauf la taille qui n’est que de 413 m.m. pour le grand diamètre, sont à peu près identiques avec ceux du Leopoldia- nus du Brescian et du Véronais, tellement que j'ai hésité si je ne les considérerais pas comme une variété minor du Zeopoldianus. Cepen- dant la grande différence de taille, un peu plus d’applatissement de la bouche et l’habitat sous les pio doit les faire rapporter aw Zonites hiulcus. Ce rapprochement entre les types Zeopoldianus et nitens serait confirmé par ce que dit Moquin-Tandon, de l’animal, dans son Zistoire des Mollusques terrestres cet fluviatiles de France. « L'animal du Z. nitens offre de l’analogie avec cèelui du Z. olivetorum, surtout dans la forme et dans les dimensions de sa bouche ». ZONITES DE L'ITALIE SEPTENTRIONALE 225 La variété hiulca du Zonites nitens de France, indiquée et figu- rée par Moquin-Tandon, est tout simplement la grande variété ap- platie du nitens, et non le véritable Zonites hiulcus, qui ne parait pas exister en France. ZOoNITES NITENS. Mich. sp. Habite dans les lieux ombragés sous les pierres qui se trouvent au frais au milieu des plantes, de la mousse et des feuilles mortes. Espèce montagnarde qui aime les broussailles, les bois, les foréts des terrains accidentés. Très abondante en Vénétie où elle acquiert un magnifique déve- loppement. A Serravalle! près Conegliano ,:1e long du Meschio, en amont de la ville, devient très belle, atteint 13 m.m. grand diamètre, est très applatie et a l’extrémité du dernier tour de spire extrèmement di- laté. Elle s’élève jusqu'au sommet des montagnes, mais y devient plus petite. Je l’ai également trouvée plus petite sur le coteau de Cone- gliano! qui est sec et aride. Au contraire, dans les bois du Monte Berico! qui regardent Vicence, bois frais et tournés vers le nord, cette espèce alteint à peu près les mémes dimensions qu’à Serravalle, mais est un peu moins applatie. J’en ai trouvé aussi en assez grand nombre, de grosseur moyenne à Marcemigo! près Tregnago, pro- vince de Vérone. A Pilzone! et à Paratico! près le lac d’Iseo, Lombardie, le Z. ni- tens se trouve de taille et de forme très variées associé au Z. hiulcus auquel il passe par tous les intermédiaires. Dans l’intérieur des Alpes, le Z. nitens reste beaucoup plus petit, et souvent perd son épiderme en tout ou en partie. J'ai recueilli ce petit type, en certaine abondance, dans une forét de sapins, à Feld- kirch! Voralbers. 224 G. DE MORTILLET , C'est aussi le type de Savoie. Aux localités que j'ai déjà indiquées pour ce pays, je dois ajouter le Petit-Bornand! Faucigny, 670 mètres d’altitude, et la forèt de sapin entre St. Gervais et le col de la For- clas! 1400 à 1450 mètres. Le méme type se trouve du còté du Piemont, au Plan du Col! près de Bardonèche. Jai regu le Zonites nitens de divers correspondans. Vallée du Non, Tyrol (de Betta); Bex, Canton de Vaud (de Char- pentier), et Zurich (Villa), la petite variété alpine. Gratz, Styrie (de Charpentier) petit; Oesphir, Autriche inférieure (Senoner), vigoureux, type de la Vénétie. Toulouse (de Charpentier), grand. . Fort Belle-croix, Moselle (Drouet), et Angy, Oise (Baudon), moyen. Troyes, Aube (Drouet), petit. Le Zonites nitens est fort repandu. Il se trouve à peu près dans toute l'Europe. D’après Strobel, il maquerait dans l’Apennin. Il y est pourtant indiqué par Martens qui cite entr’autre la Porretta, mais comme je ne l’ai jamais trouvé dans cette localité, où j'ai fait plu- sieurs récoltes, je doute de l’exactitude de cette indication. ZONITES NITIDULUS. Drap. sp. Habite sous les pierres et parmi les débris de vègétaux dans les haies et les broussailles; Environs de Genève! I Troyes, Aube (Dronet) et Angy, Oise (Baudon), avec des Z. nitens. St. Félix, Oise (Baudon), moins caractérisé et passant au néfens. Calvados (Terver). | £ Cette espèce est l’une des moins connue. Il est bien peu de natu ZONITES DE L'ITALIE SEPTENTRIONALE 228 ralistes qui n’aient, sur elle, des doutes et de l’incertitude. Ainsi dans l’envoi de Drouet, sur quatre individus, il y avait deux Z. ni- tidulus et deux Z. nitens. Baudon avait bien séparé les deux types, mais il les donnait comme des simples variété du Z. nitens. Et, en effet, dans l’Oise on voit ces types passer de l’un à l’autre. Le vrai Z. nitidulus parait manquer en Vénétie et en Lombardie. Je me suis assuré que l’ Z/elix nitidula de Betta, Vallée du Non, en Tyrol, n’est que la petite variété alpine du Z. nifens, et que l’Zelix nitidula de Betta et Martinati, de Vénétie, n'est également autre chose que de petits individus du Z. nitens! L’Melix nitidula de Spinelli, d’après des èchantillons qu'il a eu l’obligeance de me re- mettre, n’est qu’un jeune age du Z. cellarius. Quant à Gredler qui cite 1. nitidula, en Tyrol, il m°a avoué ne pas connaitre cette espèce que je n'ai pas apercue dans sa collection. Strobel indique aussi le Z. nitidulus en Lombardie, mais sans explication et comme simple variété du Z. nifens. Le seul fait que je pourrais citer, c'est un exemplaire trouvé à Vérone,dans une haie, avec des Z. Zeopoldianus. Mais on ne peut arguer sur un seul échantillon, d’autant qu'il n’était pas entière- ment adulte. Je l’ai remis à Martinati, ayant, après son nom, un grand point d’interrogation. db. ZOoNITES NITIDUS. Mull. sp. Habite les endroits humides, au bord des fossés, des bassins, des cours d’eau, parmi les grandes herbes, aussi est-il très i dans les alluvions. Vénétie (Martinati); Province de Brescia (Spinelli); Milan (Villa); Pise (Meneghini); Alluvions du Po, à Borgoforte! et à San Benedetto ! Sous les pierres des près humides, Brussasco! près Venasca, Province de Saluzzo Pièmont. Vol. IV. 45 226 G. DE MORTILLET, Alluvions de l’Arc! à St. Jean de Maurienne, Savoie, et à Lafarge | près Viviers, Ardèche. Calvados (Terver); Mamers, Sarthe (Drouet); fortifications Ri Metz (Baudon); Troyes, Aube (Drouet); Mouy, Oise (Baudon), e Montpellier (de Charpentier). Carniole (Senoner) et Berlin (de Sa pentier). Habite presque toute l'Europe. Certains individus du Calvados de- viennent très grands; l’ombilic alors s’élargit et la coquille se rap- proche de celle du Zonites nitidulus qui habite aussi le pays. ZONITES RADIATULUS: AId. sp. Se trouve assez répandu en Savoie, comme Dumont et moi l’avons indiqué dans notre Catalogue. Je l’ai trouvé depuis dans les alluvions de l’Arc! à St. Jean de Maurienne. Passe les Alpes et se retrouve sur le versant piémontais. Dumont a receuilli dans l’Allée-Blanche, près des chàlets qui font face au glacier du Miage, le tvpe Petronella, de Charpentier, un peu plus gros, de couleur plus claire et à bouche un peu plus ronde que le type ordinaire. Sous le nom de Zonîtes purus Strobel l’indique sur plusieurs point de la Lombardie, mais je n’ai pu vérifier ses déterminations. Environs de Nice (Ph. Geny); Troyes, Aube (Drouet), et Bury, Oise (Baudon). Dans cette dernière localité il abonde dans les prairies humides comme le Zonifes nitidus dont il se rapproche par la forme, restant pourtant toujours beaucoup plus petit. Se rencontre dans tout le nord de l’Europe et passe en Amenigh: L’Helix electrina Gould, des Etats-Unis, n’est autre chose que le Zonites radiatulus à peine modifié. ZONITES DE L'ITALIE SEPTENTRIONALE 29927 7 et8. ZONITES CELLARIUS, Mull. sp. et ZonITES LUCIDUS. Drap. sp. En France le Zonîtes cellarius présente deux formes bien di- slinetes: l’un plus petite, à bouche plus arrondie, à dernier tour non dilaté vers son extremité ; c'est le vrai type cellarius. L’autre forme plus grande, à bouche plus ovale et plus oblique, à dernier tour dilaté vers la bouche la face superieure s’étalant en déscendant lentement comme un toit, au lieu de s’arrondir rapide- ment; c'est le Z. lucidus. Drap. sp. Les figures de Moquin-Tandon et surtout celles de Dupuy, distin- guent bien ces deux espèces qui sont l’une à l’autre à peu près ce qu’est le Z. nitidulus au Z. nitens. Elles vivent généralement toutes les deux dans les mèmes regions, cependent le Z. cellarius est plutòt du nord et des parties montagneuses, le Z. lucidus du midi et de la plaine. Jai recueilli avec mon ami Fr. Dumont le Z, cellarîus parfaite- ment caracterisé, sur pleusieurs point de la Savoie; aux localité que nous avons citées je dois ajouter les Charmettes! près Chambery. Je l’ai recu du Calvados (Terver); d’Angy et de Mérard, Oise (Bau- don); de Grasse, Var (Terver); de Toulon, Var (Vesco). Dumont et moi avons aussi recueilli le Z. lucidus bien tranché en Savoie. Dupuis je l’ai retrouvé dans une nouvelle localité St. Jean de Maurienne! ainsi qu'à Montfleury! près Grenoble, Isére et à La- farge! près Viviers, Ardèche. Je l’ai recu du Calvados (Terver); de Mouy, Oise, de Metz, Moselle et de Mamers, Sarthe (Baudon); de Troyes, Aube (Drouet); de Toulon, Var (Vesco); de Genève (Brot). 228 G. DE MORTILLET , Les caractères distinctifs ne sont pas dans la nature toujours aussi tranchés que dans les figures de Dupuy et de Moquin-Tandon. Ainsi il y a d’assez grands rapports entre le Z. cellarius de Mérard ou d’Angy et le Z. lucidus de Mouy, localités de 1’ Oise très voisines et dans des conditions à peu près semblables. Dans ces localités les deux espèces ne diffèrent presque pas de taille, Du còté du sud-cuest, j'ai reconnu le petit type cellarius, jus- qu’aux Acores, d’après des échantillons qui m’ont été remis par Drouet. Du còté du nord-est, j'ai recuilli ce méme type, bien ca- ractérisé, a travers la Suisse! jusqu'à Feldkirch! dans le Voralberg. De là il parait qu'il s'étend dans toute l’Allemagne. En France, on trouve un troisième type à coquille encore plus petite, à spire plus élevée, à ombilic moins large, à teinte géné- ralement plus foneée, c’est le Zonites alliarius Mill. sp. qui a été, mal figuré par Moquin-Tandon. Cette espèce, répandue è ce qu'il parait en Angleterre, m’a été envoyée en nombre, par Terver, provenant du Calvados. Je l’avais autrefois recue de Charpentier, sous le nom d’Zelix Draparnaldi Beck, provenant de Dax, département des Landes. Mais il est beaucoup plus probable que Beck, sous le nom de Draparnaldi, designait le type lucidus. Vers Nice existe une toute petite forme, plus petite encore que le cellarius et l’alliarius, assez applatie, obtusement carrénée, à bouche très ovale, oblique, on pourrait dire le Z. lucidus en mi- niature; c'est mon Zonites Dumonti Mort. Nice! et gorges de Saor- gio! Alpes-maritimes; Canne! Var. _. Dans les départements du Var et des Alpes-Maritimes, le Z. luci- dus tout en gardant son grand développement se modifie comme forme, les tours de spire s’arrondissent, la dilatation à l’extrémité du dernier tour disparait, la bouche par suite devient plus ronde, on peut dire que le Z. lucidus devient cellarius sur un grand module. Jai vu commencer cette forme à Toulon (Vesco): puis se développer à Cannes! Var; à Beaulieu! près Villefranche et à Menton! Alpes-Ma- ritimes. C'est la forme qui est presque générale dans le Nord de l’Italie. Le département du Var contient donc deux types de cellarius, l’un petit et l’autre grand. ZONÌTES DE L'ITALIE SEPTENTRIONALE 299 Sur le versant piemontais des Alpes, j'ai trouvé è Chaumont! au- dessus de Suse, 650 mètres sur la mer, le type 4. cellarius ordinaire, et à Suse! 850 mètres, ainsi qu'à Bussolino! 550 m. le Z, lucidus. Les individus des deux espèces ont à peu près les mémes dimensions. A Bussolino le lucidus est bien caractérisé; à Suse il l’est un peu moins, et à Chaumont le cellurius est parfois très net, mais parfois se rapproche du précédent. J'ai aussi trouvé le Z. lucidus à Borgo St. Dalmazzo! près Coni. Le Z. cellarius se retrouve avec ses caractères et ses dimensions ordinaires. dans le Tyrol meridional, versant italien. Il y est plus ou moins applati. Je l’ai recu de Bolgiano (Gredler) et de la Vallée du Non (de Betta). Je l’ai recueilli dans la région porphyrique de Bolz zano! et à Borgo! près Trente. De là, la méme forme se continue dans toute la Vénétie et une bonne partie de la Lombardie, en prenant plus ou moins de dévelop- pement comme taille. Ainsi dans la province de Brescia je lai re- ceuillie dans les décombres du vieux Chàteau de Lonato! où elle n’at- teint pas encore une grande taille; à la colline de St. Anna! près Brescia, Iseo! Pilzone! Erbusco! Pallazzolo! localités où elle se dé- veloppe davantage; Paratico |! où je l’ai recontrée aussi grande que les grands lucidus de France. Province de Bergame: Tavernola! où elle reste assez petite; Sar- nico! Gandozzo! où elle atteint de grandes dimensions. Province de Come: Abbadia! près de Lecco, Erba! Les frères Villa m’en ont remis un grand nombre des environs de Come, cù elle at- teint de fort grandes dimensions. Stabile me l’a remis, aussi d’assez grande taille, des environs de Lugano, Tessin. Les premiers échantillons que j'ai recus des frères Villa étaient très grands et très applatis, les tours de spire se recouvraient suc- cessivement, ce qui diminuait beaucoup leur largeur et faisait parai- tre le dernier plus large proportionellement. Comparés aux coquilles de l’autre versant des Alpes, ils avaient un aspect si particulier, si spécial, que je n’hésitai pas à en faire une espèce nouvelle 1’ Helix Ville, Plus tard, travaillant avec Dumont, je recus un second envoi, 250 G. DE MORTILLET, beaucoup plus nombreux, contenant des dégradations de formes, qui nous décidèrent à ne considérer 1/7. Z'ille que comme une simple variété. L. Pfeiffer vivant au milieu des Z. cellarius allemands, a aussi été frappé de l’aspect tout particulier des cellarius de Come et a maintenu mon Z7elix ou Zonites Yille, qu'il a fort bien décrite et figurée. Mais s’il voyait l’espèce s’étaler en Lombardie et passer progres- sivement par tous les intermédiaires jusqu’au vrai type cellarius du Tyrol, il ne ferait plus qu’une simple variété du Z. Yille. Dans sa description L. Pfeiffer fait remarquer que le Z. ille se rapproche du Z. teste Phil. sp. de Sicile. Ce qui est très juste. Le Z. Ville se rapproche aussi par la disposition de ses tours de spire du Z. De Natale Benoit sp. également de Sicìile, qui comme le lu- cidus a l'extrémité du dernier tour de spire très dilaté, mais dont les tours antérieurs empiètent les uns sur les autres comme dans le Z. Ville. On voit donc qu’en passant en Sicile, les Zonites cellarius et lucidus subissent de nombreuses modifications et transformations comme cela a lieu pour le Z. Zeopoldianus. Outre les formes du ce/larius dont je viens de parler, on trouve aussi aux environs de Come de très beaux individus type du Z. lu- cidus, de grande dimension et à dernier tour largement dilaté à l’extrémité. Les frères Villa m’en out rémis un certain nombre. Jen ai recueilli moi-méme entre Come et Camerlata! et a Solzago ! non loin de Come. Jen ai recueilli aussi dans les jardins de Milan! Dans la Vénétie j'ai trouvé le Z. cellarius atteignant souvent les grandes dimensions du Z. lucidus. Province de Vérone: à Vérone méme! et au chàteau de Montorio! province de Trevise: à Conegliano! età Serravalle! province d’Udine: dans la ville d’Udine! et à Muruzzo! Martinati me l’a donné tout petit et très bombé de l’intérieur méme de Venise. J'en ai recu d’autres de Martinati, de grandeur moyenne, portant simplement l’indication Vénétie, parmi lesquels se trouvaient certains individus dont l’extrémité du dernier tour commencait à se dilater. C'est évidemment une iransition, un pas- sage au Z, lucidus. ZONITES DE L'ITALIE SEPTENTRIONALE 234 A Gènes! à Rapallo! roùte de la Spezia à Chiavari, et à Porretta! au centre de l’Apennin Bolognais, j'ai trouvé une forme beaucoup plus grande que toutes celles dont j'ai parlé précédemment. Elle est très applatie, subcarénée, l’extrémité du dernier tour est dilaté et la bonche ovale oblique. C'est le Z. obscuratus Porro sp. Je l’ai aussi de Flo- rence, envoyé par de Charpentier qui l’avait recu de Porro lui-méme. Conjointement avec l’obscuratus j'ai recueilli à Porretta! le Z. cellarius de grande taille, forme lombarde et vénitienne. Toutes ces espèces ou variétés, comme l’on voudra, ont les mé- mes moeurs. Elles vivent dans les lieux sombres et très frais: les égoùts, les citernes, les caves et celliers, les décombres, le vieux murs troués et recouverts de mousse. On les trouve au milieu des pierres recouvertes de végétation et abritées par les broussailles. Les divers formes dont il vient d’étre question pourraient se clas- ser ainsi: Zonites CeLLarius, Type cellarius ” Villa » Dumonti » lucidus » Obscuratus. ZONITES GLABER. Stud. sp. Habite, comme les précédents, les lieux frais, sous les pierres des haies et des broussailles et au milieu des décombres, mais pré- fère des régions plus sauvages. C'est bien lui que de Betta et Martinati indiquent en Vénétie, comme j'ai pu m’en assurer dans leurs collections. Ils l’ont surtout récolté au mont Baldo, près Vérone. Je Vai recueilli dans le Tyrol. italien, a Borgo! prés de Trente. De Betta me l'a remis de la Vallée du Non, un peu plus au nord. 232 G. DE MORTILLET, En Piémont je l’ai trouvé à Venasca! province de Saluzzo! è La Tour! province de Pignerolo, et au plan du Col! prés de Bardon- nèche, à près de 1300 m. sur la mer, province de Suse. i Dumont et moi l’avons indiqué de plusieurs localités de Savoie, Il faut ajouter la Fontaine St. Martin! à Chambery, environ 325 m, En Savoie le Z. glaber parait atteindre une taille bien plus forte qu'en Italie. De Charpentier me l’a envoyé de Bex, canton de Vaud, Suisse, et de Camaret, département de l’Avevron, l'rance. 40. 9 ZONITES HYDATINUS. Rossm. sp. Je i’ai trouvé dans les jardins de Vérone! sur les remparts de Brescia! à Modène! et à Livourne! Je l’ai recu de Lesina, en Dal- matie (Kutschig). Il a été signalé en France, dans les alluvions de la Garonne par Dupuy; au mont Pilat, près Lyon, par Moquin-Tandon; à Montpellier, par Drouet, d’après Terver; dans les alluvions du Lion, à Fernex, Ain, par Dumont et Mortillet; dans l’Italie méridionale, la Grèce, l’Asie mineure, etc. 414. ZONITES CRYSTALLINUS. Mall. sp. Moins répandu en Savoie que le Z. hyalinus, parait plus spécial à la plaine. Cependant Dumont et Mortillet le citent jusqu'à 1400 mètres. Mais, ajoutent-ils; les individus des montagnes ont les ca- ractères spécifiques moins tranchés. Ils se rapprochent beaucoup du 4. hyalinus. L’ombilic est plus ou moins étroit, plus ou moins re- ZONITES DE L’ITALIE SEPT ENTRIONALE 255 couvert. La spire s'allonge et la bouche se déprime. On dirait des individus intermédiaires présentant tous les passages entre les deux espèces. Aux localités indiquées en Savoie, j’ajouterai St. Jean-de-Maurien- ne! 570 m. Cette espèce parait se trouver depuis la Suède et le Danemarck, jusqu’en Portugal et en Algérie. Toute la France. En Orient, elle est remplacée par l’Aydatinus. Sous les pierres, parmi la mousse, les herbes et les feuilles mor- tes, dans les vallons humides, les petits bois et près des ruisseaux. Plus faciles à trouver dans les alluvions que vivante. 412. ZONITES HYALINUS, Fer. sp. Doit se trouver en Piémont dans la Vallée d'Aoste, habitée par la faune malacologique du haut Faucigny, de la Tarentaise et de la haute Maurienne. En Savoie, il habite les montagnes. La plupart des localités citées par Dumont et Mortillet, varient entre 1000 et 2000 mètres d’alti- tude. Cependant ils l’ont trouvé dans Ie Faucigny à 473 m. et dans la Tarentaise à 490 m. Depuis je l’ai recueilli anx Charmettes! près Chambéry, seulement à 320 m., dans le ruisseau du vallon, sous des pierres ‘trés humides. Habite les Alpes du Dauphiné, de la Savoie et de la Suisse. Indi- qué dans les Pyrénées, les montagnes centrales de la France et mème en Corse, à Bastia, par Moquin-Tandon, d’après Blauner. Angleterre. Habite sous les pierres et parmi les mousses humides, au bord des fossés, dans les vallons très ombragés près des bois et des fon- taines. Les trois types, Zonites hydatinus, crystallinus et hyalinus, qui ont les mèmes habitudes, et recherchent des habitations analo- 254 G. DE MORTILLET, gues, pourraient bien ne former qu’une seule espèce dont ils se- raient de simples variations. Le Zonites hyalinus serait le type montagnard à ombilic presque nul, à tours de spire plus nombreux, plus applatis et plus embras- sants, par conséquent à bouche moins haute. Le Z. crystallinus, type moyen, le plus généralement répandu en Europe, à ombilic bien ouvert, à tours de spire moins nombreux, plus arrondis et par suite à bouche plus haute. Enfin le Z. hydatinus, type méridional et oriental, beaucoup plus grand que les autres, .à ombilie encore plus large età tours de spire plus bombés, bouche grande, un peu oblique. Ce qui viendrait à l’appui de mon assertion, ce sont d’une part les individus intermédiaires entre le hyalinus et le crystallinus trou- vés dans le Alpes de Savoie et de l’autre les individus sporadiques de l’Aydatinus recueillis en France. Je proposerais done la classifi- cation suivante: Zonites crysraLLINUS, Type Aydatinus » pellucidus, Pennant » Aydatinus Pour le type moyen, afin de ne pas répéter le nom crystallinus j'ai pris celui de pellucidus, synonime le plus ancien du 4. crystal- linus vrai. 15. ZONITES ALGIRUS. Lin. sp. J'ai recueilli en abondance cette belle espèce dans le Départe- ment du Var: sur les hauteurs du Luc! à St. Vallier au dessus de Grasse! à Cannes! à Valauris! et à Dosfrères! Dans tous les environs de Nice, jusqu'àè Menton! Alpes-maritimes. Probablement se continue encore un peu du còté de Vintimille. ZONITES DE L'ITALIE SEPTENTRIONALE 255 De l’autre còté, va le long de la còte, jusqu'à Perpignan où il parait qu'il a été naturalisé par Companyo. Cité en Cose par Moquin-Tandon, en Barbarie par Lamarck, dans le Napolitain par Dupuy qui en a recu des échantillon de G. 0. Costa, en Sicile par Filippi, et jusqu'à Constantinople par Mousson. 14, ZONITES VERTICILLUS. Fer. sp. Je lai vu dans les collections de de Betta et de Martinati, pro- venant d’Udine et de Gemona, dans le Frioul. Je Vai recu de Ley- bach (Senoner). 15. ZONITES GEMONENSIS. Fer. sp. Habite la région des collines, parmi les pierres au pied des buis- sons. Je l’ai trouvé en certaine abondance mort et rarement vivant sur les collines de Vérone! au Monte Berico! à Vicence! à Serravalle! près de Conegliano, province de Trévise. Spinelli me l’a donné de Recoaro, près Vicence et de Cornelle, près Gardone, province de Brescia, localité la plus à l’ouest de tou- tes celles que je connais. Les frères Villa me l’ont, aussi, remis de la province de Brescia, sous le nome d’Helix isodoma Jan. Je l’ai vu dans la collection de Betta provenant du Val Fredda, au mont Baldo, où elle s’élève jusqu'à 1000 à 1200 mètres sur la mer. Les Zonites gemonensis, verticillus et algirus appartiennent è 256 G. DE MORTILLET, un méme, groupe parfaitement caractérisé. Le type principal. est l’algirus, le plus grand et celui dont l'habitat a le plus d’extension sans modifications sensibles. On le voit passer intact de Ja France méditerranéenne, à travers les iles de la Méditerranée, jusqu’en Turquie. En France, ce type est tellement uniforme qu’on ne l’a pas méme divisé en variétés. Mais en Orient, ce type subit plusieurs modifications et transfor- malions assez importantes pour ètre élevées au rang d’espèces. Ces modifications sont de deux natures: ou bien la spire s'élève et les tours s’arrondissent davantage et on a le Zonites verticillus, dont la spire est plus haute et par conséquent l’ombilic plus étroit. . Qu bien la spire est plus déprimée et les tours plus applatis, par suite plus ou moins carénés et ou arrive an Zonites gemonensis en passant par divers intermédiaires. Z. albanicus Ziegl. sp. à peu près de la grandeur et de la forme de l’a/girus, mais plus déprimé et ayant un commencement de carène. Je l’ai recu des confins de l’Erzégovine, sur Ossoinir, et du district de Cattaro (Kutschig.) Z. croaticus Part. sp. un peu plus petit et plus distinctement caréné. Kutschig me l’a envoyé de Vellébit, district de Zara, Dal- malie. Z. acies Part. sp. plus pétit encore et tout-à-fait caréné. J'ai recu de Kutschig la variété major des districts de Zara et de Spalato et la variétè minor de Raguse, Dalmatie. Il ya aussi le Z. compressus Ziegl. sp. de la Dalmatie et du Mon- ténégro, qui pour la carène doit se placer entre le croaticus et l’acies, mais est un peu plus grand. Ainsi du còté cuest de l’Italie septentrionale, tout-à-fait au bord de la mer, à Vintimille, on trouve le type du groupe, dans tout son développement, le véritable Zonîtes algirus: Tandis que du còté de l’est il n'y a que les deux formes extrèmes, celle à spire la plus élevée, à ombilic le plus étroit et à tour le plus arrondi, le Zonites verticillus, et celle à spire la plus applatie, à ombilic le plus large, à tour le plus fortement caréné, le Z. gemonensis. Ces deux espèces s'éloignent assez de la mer, le gertici/lus, pénétrant jusqu’en Au- triche et le gemonensis jusque dans la province de Brescia, en ZONITES DE L'ITALIE SEPTENTRIONALE 237 Lombardie. Entre Vintimille et Brescia les représentants de ce groupe paraissent manquer complétement. On n’en retrouve que dans l’Italie méridionale. Les formes gemonensis et verticillus étant celles qui remontent le plus vers le nord, sont aussi les plus petites. Pour compléter ce qui concerne la distribution géographique de ce groupe intéressant, je dirai, d’après Mousson qu'il s'étend aussi en Asie, se modifiant en Z. smyrnensis Roth. sp. et Z. carica Roth sp. tous les deux des environs do Smyrne; en Z. corax Parr. de la chatne du Taurus, et en Z. cycloplax Bens. sp. trouvé à Dar- giling, dans l’Himalaya. Les formes européennes peuvent se classer de la manière suivante: Zonires ALairus, Type verticillus. » algirus. » albanicus. » croaticus. » COMpressus. » acies. n gemonensis. 16. ZoNITES FULVUS. i Mall. sp. J'ai recuilli le Zonites fulvus en Italie, dans les alluvions du Pò, à Turin! et dans celles du Tresinaro, à Scandiano! ancien duché de Modène. Je l’ai recu du Véronais (de Betta) et de Rocca d’Anfo, province de Brescia (Spinelli). Hors de l’Italie j'indiquerai, outre les localités que Dumont et moi avons citées en Savoie, les alluvions de l’Arc! à St. Jean de Maurienne; St. Christof! roùte de Glurns à Feldkirch, Tyrol; Mont- pellier (J. Paget) et Metz (Baudon), France. 258 G. DE MORTILLET, Cette espèce est très répandue, mais peu abondante partout, on la trouve fort disséminée, non seulement dans l'Europe presque en- tière, mais jusque dans l’Amérique du Nord d’après de Charpentier. Elle habite sous les pierres et surtout sous les bois morts dans les endroits très frais. Plus facile à trouver dans les alluvions que vi- vante. Le Zonites fulvus varie peu; cependant Jes individus d’Italie sont plus gros et plus coniques que ceux des Alpes de la Savoie et ceux du Nord de la France. En Europe, il forme un type qui parait entièrement isolé, mais il se rapproche de certaines espèces d’Amérique, comme l’ZMelix egena Say. de la Floride, et 1/7. semen-lini Moric. du Brésil, 17. ZONITES CANDIDISSIMUS. Drap. sp. Est-ce bien un Zonites? Il n’a point du tout les caractères exté- rieurs de ce genre, mais Moquin-Tandon dit qu'il en a les caractères anatomiques. Je n’ai point l’intention de discuter ici la question, et je place cette espèce tout à la fin des Zonites pour que ceux qui veulent en faire une Z/elix puissent facilment la faire passer d’un genre dans l’autre, Je l’ai recucilli en grande abondance à partir d’Albinga! Ligurie, tout le long du littoral, Cap de Mèle! St. Remo! Vintimille! Menton! Nice! jusque dans l’interieur du département du Var, Cannes! Mon- gins! Valauris! Grasse! Vence! Dosfrères! Dans le Département des Alpes-Maritimes, il se rencontre jusque vers le Col de Braus! entre l’Escaraine et Sospello, à une altitude de 850 à 900 mètres au-dessus de la mer. Il se trouve là aussi gros que sur la còté; avec le Bulimus decollatus et la grande variété Nicoise du Pupa variabilis Menke considère le type comme ayant l’ombilic couvert, il a done ZONITES DE L'ITALIE SEPTENTRIONALE 259 fait une variété umbilicatus pour les individus qui ont l’ombilie plus ou moins découvert, variété a laquelle Cristofori et Jan don- naient un an plus tard le nom de r:mosus appliquant le nom de teetus au type. Menke avait aussi donné le nom de microstomus à une variété plus petite, à bouche plus rétrécie, variété qui peut aussi ètre umbilicatus ou tectus. A Menton j'ai trouvé toutes ces variétés mélées ensemble. La variété microstomus est plus abondante que le gros type, tandisque dans le Var et au Col de Braus, c’est le gros type que j'ai principa- lement rencontré. Les plus petits échantillons que j'ai recueillis pro- viennent de la baie de Villefranche! et de la presqu’île de St. Ospice! près Nice. J'ai également, à Menton, trouvé un certain nombre d’individus avec des tendances plus ou moins prononcées à l’état scalaire. Enfin un individu appartenait à la variété figrinus. Il ctait tout tacheté de points cornés translucides, comme tachés d’huile. Je Vai recueilli contre des grès, sous une épaisse plantation d’oliviers, peu au dessus du niveau de la plage de Menton. Je ne crois pas que cette variété ait été signalée jusqu'à present. Il est fort intéressant de voir le test si épais, si solide, si calcaire du Z. candidissimus devenir ainsi, par place, corné et transparent; cela nous donne une idée de la manière dont se sont produit les Zelix Fontenilit et Schmithsii dans le groupe très calcaire des Alpines, et les Zelix tigrina et colubrina dans celui des cingulata. Moquin-Tandon dit que le Zonites candidissimus très commun dans le Var et les Bouches-du-Rhòne, ne se trouve plus dans l’Hérault, et si on le rencontre dans les Pyrénées-Orientales c'est qu'il y a été naturalisé par Companyo. Il le cite de Corse, d’après Payraudeau. Je l’ai recu de la Sardaigne méridionale (James Revon); de la pro- vince de Murcie, en Espagne (Brot) où il a été récolté, sur la montagne de la Luz, par Rossmassler; enfin de la province d’Oran, en Algerie (Terver). Tous mes échantillons de Sardaigne, Espagne et Algérie appartiennent à la variété fectus. Cette espèce augmente de volume, en allant du nord au sud, ainsi les échantillon de Sar- daigne et d’Espagne sont beaucoup plus gros que ceux de la Ligurie 210 G. DE MORTILLET, ZONITES DE L'ITALIE SEPTENTRIONALE et de la France. Ceux d’Algérie plus gros encore, tellement que Rossmassler en a fait une espèce particulière sous le nom d’/elix boetica. i Cependant Boissier m’a remis plusieurs échantillons qu'il a re- cueillis sur la route de Jerusalem à Jérico, en Palestine, qui tous appartiennent a la petite variété microsfomus et qui ne sont pas plus gros que ceux de Menton et mème que les tout petits de Villefranche. Ces échantillons de Palestine sont tous fectus. Les tours supérieurs sont rugueux, comme chagrinés, ce qui leur a fait donner un nom particulier Zelix hierochuntina. Le type candidissimus existe seul en Ligurie et dans la France méridionale, mais il se transforme sur le littoral africain et asiatique de la Meéditerranée. Ainsi j'ai recu de Terver ZHelix cariosula Mich. Oran, qui est une forme extrème, ayant la surface de tous les tours chagrinée, cemme les tours supérieurs du Z. candidissimus de Jé- rico. Elle est, de plus, fortement carénée. Ce dernier caractère se comprend très bien dans une forme dérivée d’un type, le candidis- simus, qui est tres anguleux à la carène pendant tout son jeune àge, On voit mème des individus de la variété doetica, d’Oran, par- faitement adultes, et ayant atteint leur grosseur ordinaire , ètre pourtant encore très sensiblement carénés jusqu'à la bouche. C'est, du reste, le mèéme phénoméne qu’on a déjà observé pour ce qui concerne le Zonites algirus dont le type n’est plus caréné quand il est adulte, tandisque la carène aigiùe du jeune age se maintient très vive dans certaines formes derivées surtout dans les Z. acies et gemonensis. Les dérivés carénés du Z. candissimus sont les /elix cariosula Mich. Oran., Algerie; mograbina Morel. Algerie; tunetana Pfeif. cariosa Oliv. Beirut et M. Liban, Syrie; etc. Boissier m’a aussi remis une autre forme très curieuse et très ca» ractérisée, dérivée du Z. candidissimus. C'est Helix Boissieri Charp. trouvée entre Jerusalem et Jérico. Elle a l’aspect général du candi- dissimus, mais des callosités déforment la bouche de la manière la plus bizare, SUGLI STUDJ PALEONTOLOGICI E GEOLOGICI IN BOLOGNA CENNI STORICI DeL PROF. G. GIUSEPPE BIANCONI DI BoLocna ‘!) Non mancò chi pretendendo di fare la storia della Geologia tro- vasse da censurare gli antichi scrittori bolognesi, perchè alcuni di essi si fecero sostenitori di teorie inammissibili. Senza quì ricordare che è censore incauto tanto chi da pochiì giudica i molti, quanto chi notando i difetti tace de’ meriti, sembra però inesplicabile che uomini dotti non abbian fatta la distinzione ovvia in ogni tempo ne- gli studj geologici, quella cioè: 4.° che i fatti bene osservati sono un materiale vantaggioso alla scienza, anche ne’ secoli appresso, e 2.° che la caducità delle teorie, è purtroppo la sorte ordinaria delle: teorie geologiche anche più lodate, per le quali Dalla culla alla tomba è breve passo, per la semplicissima ragione che - Chacun fit son système, et leurs doctes legons Semblotent partir tout droit des petites maisons. VOLTAIRE. Gli scrittori antichi bolognesi recarono molti fatti alla geologia; e senza confronto, più occuparonsi di questi, che delle teorie; le quali infine erano le teorie che correvano a lor giorni. Una storia degli studj geologici bolognesi porrebbe sotto un lume più vero e più onorevole la contribuenza che il nostro paese ha re- cato a questo come a tanti altri rami delle scienze. Ma il redigere una tale storia non è cosa pel momento presente. 1 materiali per. essa sono troppo abbondanti, perchè possano venire esposti entro gli angusti limiti di una prefazione. Rimesso pertanto a più felice (4) Letta nella seduta del 30 novembre 1862. Vol, IV. 16 2492 G. BIANCONI, occasione una distesa trattazione, toccherò ora per brevi cenni i varj punti che primi mi si sono offerti alla mano, mossovi dal pen- siero, esser debito di cittadino il revocare alla luce que’ puri e reali meriti aviti, che sembrano essere passati in qualche dimenticanza, ovvero siano lasciati in noncuranza a modo che taluno mostri di credere che questo fosse un paese in cui soltanto Infelix lolium et steriles dominantur avenae; talchè bisognasse radere il passato, per porre a coltivazione novella. All’infuori., per contrario, dei paesi ne’ quali il servizio delle miniere rese necessario lo studio del suolo, credo che il Bolognese fosse uno di quelli in cui assai di buon’ ora s’intrapresero e senza interruzione continuaronsi studj, tutti nello interesse della scienza, niuno per lo scopo di lucro. Viaggi montani, raccolte di fossili orga- nici, comparazione di questi colle specie viventi, descrizioni e figure de’ medesimi, indicazioni delle circostanze, ce dei terreni fra quali essi si trovano, ecco ciò che abbiamo sin dal fine del secolo XVII e per tutto il prossimo passato. Assai prima però condotti dal caso, alcuni studiarono i nostri minerali, e qualche nostro terreno. La scoperta della pietra fosforica o fosforo di Bologna, che dicesi avve- nuta del 1602, indusse le ricerche ed i lavori che Fortunio Liceti pubblicò nel suo Zitheosphoro (41). Dietro al quale venne poi una se- rie numerosa di altri scritti, che da que’ giorni conducono senza inter- ruzione sino a noi. I nomi di Luigi Ferdinando Marsili, di Marchetti, di Zanotti, di Algarotti, di Giacinto Vogli, di Camillo Galvani ci ricordano tanti studj sulla Barite, eseguiti sotto i più svariati rap- porti. AI fine di scuoprire le condizioni nella quale la pietra trova- vasi nel terreno di Paderno, Marsili in compagnia di Laurenti, di Beccari e di Galeazzi, nomi cari alla nostra città ed alla Repub- blica dalle scienze, nel 17141, montem Paternum ascendit.... Hic voluntas incessit Marsilio, eisque quos adhibebat socios, terrum alte fodere, ut viderent, si inibi minera existeret, ubi bononienses la- pides gignerentur ete.; e cogli scavi e ricerche all’intorno fu indagato (4) Ommetto avvertitamente per brevità le citazioni, che potranno all’ uopo essere tutte registrate nella occasione di più esteso lavoro. DI STUDJ PALEONTOLOGICI E GEOLOGICI 2145 il terreno ed esaminato per mille guise, sì esso che la pietra. Coll' e- same del terreno baritifero di Paderno e di altre località che omai eran rese note, Camillo Galvani potè stabilire buona distinzione fra que’ terreni argillosi e gli altri appartenenti alle marne subapennine fossilifere, distinzione che non sempre fu ravvisata da alcuni geologi moderni, fra’ quali dallo stesso Brocchi, dottissimo per certo in tale materia. Senza poi che entrasse neanche il movente del fosforo minerale, viaggi numerosi e prolungati furono eseguiti per l’Apennino, e po- scia consegnatine i risultati alla scienza colle descrizioni che leggonsi del Biancani, nel suo Zfer per montana quedam agri bononiensis lo- cas del Galeazzi, Zter Bononia ad alpes S. Pellegrini ; del Bassi e di altri: viaggi diretti allo scopo che l’un d’essi, il Bassi, ci mani- festa... cum seepe per agrum bononiensem peregrinarer, ut rariores plantas deprehenderem, ut montium siructuram et strata considera- rem eorumque fossilia perlegerem ....etc.; viaggi e scopo che sono prova come li nostri scienziali antichi si occupassero di tutto propo- sito della Geologia, per quanto il permetteva lo stato delle cognizioni d’allora, per amore della scienza e del proprio paese. Il merito però de’ medesimi emerge dalle osservazioni in essi fatte, e per darne un breve cenno toccherò in prima quel che con- cerne la Paleontologia, per dire in appresso della Litologia. Lo studio dei fossili fu quella parte che ebbe quì li primi cultori; e fu quì tenuto sin dapprima nel debito pregio, tanto per collezioni, quanto per le illustrazioni de’ fossili medesimi. Sino dal risorgimento delle scienze naturali 1’ Aldrovando primeggia fra gli scrittori di quel secolo, per le memorie e figure ‘che ci ha lasciato de’ fossili trovati nel nostro territorio, ovvero procurati d’altrove, de’ quali alcuni con- servansi tuttora nelle nostre collezioni. Attraverso gli errori e le strane idee allora dominanti, non è però raro il ricorrere al Museum metallicum con qualche vantaggio. Appresso Aldrovando vennero Marsili, F. Bassi, Gusmano Galeazzi, Gaetano e Giuseppe Monti, Giacomo Biancani, Ghedini, Beccari, . Camillo Galvani e Ranzani, per tacere di altri, i quali scrissero dei fossili. Ed il soggetto dei loro studj non fu intorno ad un unico ar- ana G. BIANCONI , gomento; ma di pressocchè (ulti i temi trattabili a' lor tempi occu- paronsi essi, bene spesso assai dottamente: ed è cosa non molto rara il vedere ne’ loro scritti la Paleontologia appoggiarsi alle sue. vere scorte, la Zoologia cioè, e l’ Anatomia comparata. Delle ossa fossili e de’ legni petrefatti di Transilvania hannosi le belle figure e le de- scrizioni nella grandiosa opera, il Danubius Pannonico-Mysicus. In- torno a conchiglie e madrepore pertinenti specialmente al terreno sub- apennino scrisse Ferdinando Bassi sotto i titoli, De quibusdan erxiguis madreporibus agri bononiensis — e De marinis rebus in bononiensi agro repertis. Suo pure è l’altro lavoro, De bononiensi phytotypolito, bella fillite che dottamente descrisse e figurò, e che ancor con- servasi in museo. Galeazzi nel citato suo Zter ad alpes. S.. Pel- legrini parlò de’ fossili subapennini svariatissimi, aggiungendo ri- cerche sulle rocce dei monti visitati e sul vulcano fangoso detto: volgarmente Salsa di Sassuolo. Antonio Ghedini scrisse delle Belem- niti. Il versatile ingegno. di Giacomo Biancani descrisse e. figurò vertebre fossili ed un frammento di costa, come pure alcune vertebre di Delfino, rinvenute tutte ne’ nostri colli, e stabili a quale specie queste ultime appartennessero colla comparazione delle vertebre della, specie vivente; oltredichè scrisse delle marne subapennine conchigli- fere, e delle conchiglie che in esse trovansi, le quali, benchè fossili; conservano non di rado tuttavia il naturale colore; dell'essere dispo- ste per famiglie; e parecchie specie descrive, e figura, insieme a madrepore, ed a legni fossili. Questo lavoro fu del 1771, e dieci anni appresso lesse all’ Accademia delle scienze la illustrazione di due saggi che reputò di Avorio fossile, uno venutogli da Napoli e l' altro da Vienna. Giuseppe Monti più che altri occupossi dello studio dei fossili bo- lognesi, scrivendo varie memorie su legni fossili; una sopra Balanidi: che a gruppi trovansi entro le marne subapennine; una De testaceis quibusdam achate plenis, singolari e bellissimi nuclei calcedoniosi che si rinvengono nel terreno miocenico del monte detto della Guardia presso Bologna; altra De ostrea fossili magnitudine insigni, Memorie tutte accompagnate da figure buone per quel tempo; non che il no- tissimo suo lavoro, Monumentum diluvianum nuper in agro bono- STUDJ PALEONTOLOGICI E GEOLOGICI 243 niensi detectum, 41749, nel quale fece conoscere la celebrata ma- scella ch’esso reputò avere appartenuto ad an Rosmaro. Egli errò in questo giudizio, ma l’ errore suo fu causa dell’ eccellente lavoro di Camillo Ranzani, De maxilla in agro bononiensi reperta a Josepho Monti, e nel quale conferma quanto sino nel 1810 aveva esternato al Cuvier essere cioè una specie di Rinoceronte. E poichè è qui caduto il nome di Cuvier, non è inopportuno notare che volendo egli tessere la serie cronologica di coloro che fecero conoscere ossa fossili di Rinoceronte, non doveva dimenticare, dopo Grew, il nostro Monti, che colla data nella quale scrisse del 1719, è secondo o al più terzo nella serie stessa. Il Ranzani poi or nomi- nato, oltre a tanti svariatissimi argomenti che seppe dottamente trattare, pubblicò pure un lavoro sopra tre vegetabili fossili, dei - quali è pregievolissimo una Cicadea rinvenuta nel nostro Reno, l’altro il bellissimo saggio di Salcio convertito in silice quasi pura, salva restando la fibra e la forma del legno. Delle ligniti poi del bolognese e d’altri fitoliti, scrissero a questi ultimi tempi varj lavori il professor Gaetano Sgarzi, il professor Giuseppe Bertoloni ed il pro- fessor D. Santagata. Per ultimo citerò ancora l’opuscolo sulla nerva- tura delle foglie considerata come carattere per la determinazione delle filliti, da me edito nel 1838. Così viene portata sino ai nostri giorni quella serie di studj che per oltre due secoli s’ ebbe la Pa- leontologia nel nostro paese. Un nome però comunemente poco noto nella Paleontologia e nella Zoologia, ma a cui entrambe debbono non poco, si è quello di Bartolomeo Beccari. Il 3 marzo 41741 informava egli la nostra Ac- cademia delle scienze, come egli, esaminando le sabbie gialle dei primi colli suburbani , trovasse in copia, coll’ ajuto del microscopio, minime conchigliette ‘che giudicò. politalamiche, e quindi piccoli Corni di Ammone. Ma avvertì diversificare da questi per la man- canza di sifone interno, che egli con mirabile diligenza aveva cer- cato mercè della erosione operata sulla piccola conchiglietta fregata lungamente su di un piano. Erano questi i primi Foraminiferi, che, a quanto sembra, comparvero allo sguafdo umano, e solo ventotto anni più tardî usci in luce la Memoria, De Conchis minus notis di 246 G, BIANCONI, Jano Planco, nella quale descrisse parecchi Foraminiferi del lido di Rimini. Appresso tenner poi dietro e la grandissima opera di Sol= dani, e tutta la serie pressocchè interminabile di lavori che a’ nostri giorni hanno fatto conoscere un mondo di animali ignoto agli an- tichi. La modesta narrazione di Beccari, modello della semplicità, dell’ ordine, della sana critica, che vorrebbersi sempre adoperate nelle ricerche naturali, aprì i primi passi nei due rami di Paleonto- logia e di Zoologia che si riferiscono alla storia dei Rizopodi; e pre- cedeva Hahn nell’indicare la caratteristica, per la quale, qualunque sia ora il suo valore, li appellava col nome di Asiphonoîdi. La Paleontologia dunque non fu dimenticata in Bologna, nè manco vi fu poco curata: ma anzi essa vi fu accolta sin dapprima, insieme colla famiglia delle altre scienze che ebber quì nobil ricetto, ed essa vi ha pure lasciato non ispregevoli monumenti, de’ quali non è nè primo nè solo quello di Monti. Indocti discant et ament meminisse periti. Quanto all’altra parte, concernente i lavori dei nostri avi intorno alla Litologia, brevemente ne toccherò. Appena occorre ricordare l’Al- drovando nella sua Generalità, nella quale comprese ancora speciali pietre o minerali del nostro Apennino; ma di particolari trattati fu- rono autori il Fortunio Liceto, il Marsili, il Marchetti, il Zanotti, l’Algarotti, il Vogli, il Galvani, sopra ricordati, che scrissero della nostra Barite. De chrystallo montana scrisse Giuseppe Monti; delle Terme porrettane il Bassi ed il Laurenti; di una nuova isola surta nel 1720 nel mare delle Azzorre il Codronchi; di un Bolide il cui viaggio fu dottamente studiato nel 41719 Paolo Battista Balbi; e del- l’Aerolito di Renazzo caduto nel 1824 Antonio Santagata. Dello stesso A. Santagata vi è un lavoro intorno alla terra interposta ai cristalli di gesso dei nostri monti ; del dott. Clodoveo Biagi altro sui gessi e loro metamorfismo; del dott. Domenico Galvani un catalogo delle rocce delle Isole Eolie; del prof. Sgarzi Memorie sulle terme e sulla torba. Venendo a tempi a noi più vicini, nota universalmente è la rinomanza de’ corsi di geologia dati dal prof. Camillo Ranzani in questa università con applauso senza pari, e non è forse cancellata STUDI PALEONTOLOGICI E GEOLOGICI 247 ogni memoria che colla sua scuola egli tendeva ad instituire una geologia sobria, sempre concorde colla logica, aliena dall’ abbando- narsi a teorie che mal saprebbero reggere ove fossero spoglie del prestigio poetico che le circonda, ed ove fossero sottoposte ad un critico esame, od al riscontro generale de’ fatti. In appresso altri lavori sono stati istituiti fra noi, e sonosi prose- guiti sino a quest'oggi; e qualunque possa essere il loro valore, essi entrano pure nel cenno storico che qui si tesse, come pure servono principalmente a mostrare quali idee siano state fissate cogli studj ultimi fra noi in punto di Geognosia dell’ Apennino bolognese, e spe- cialmente in punto di concetto, e di interpretazione dei molteplici fenomeni che essa presenta. Se queste due ragioni non fossero ab- bastanza forti per obbligarmi a fare menzione anche di questi lavori, che appartengono al prof. Domenico Santagata ed a me, fo mi tacerei volentieri, non essendo cosa molto .grata il trattare la storia contemporanea, e meno farsi lo storico di sè medesimo. Enumererò ora solo le pubblicazioni, riserbandomi di dire del concetto forma- toci della nostra geologia, là ove nel catalogo cadrà. opportuno pei singoli gruppi de’ terreni. Il terreno dei Serpentini è assai sviluppato nell’Apennino bolo- gnese. La prima notizia che di esso si ebbe è dovuta al prof. Dome- nico Santagata, che descrisse i princîpali gruppi del medesimo, ed espose parecchj de’ bellissimi fenomeni che essi presentano; e sopra tutti quello del gran frammento di Calcare a fucoidi impastato nella Eufotide, ond’ è formato il monte di Gaggio. I suoi Discorsi intorno alle Rocce serpentinose dal Bolognese datano dal 1838. Appresso, posta la sua attenzione alle Argille scagliose, prese ad. esaminare chimicamente e geologicamente varj dei numerosi minerali che esse contengono, e poscia venne indagando quale presumibilmente possa credersi essere stata l’ origine delle medesime, e quali rap- porti esse tengano col metamorfismo delle rocce eoceniche della formazione del Calcare a fucoidi. Questione ardua e complicata, ed in parte anche enigmatica, ma che pure non vacilla per quel che concerne la derivazione metamorfica delle medesime dalle rocce pre- dette per l’azione dei Serpentini, e la metamorfica intromissione in essa di tanti singolari minerali (v. Catalogo, gruppo V). Le molte sue 248 G. BIANCONI, Memorie su questi varj temi sono inserite negli atti della Accademia delle scienze, e nei N. Annali di Bologna. Scrisse dei Gessi de’ nostri monti, e di un osso fossile in mezzo ad essi rinvenuto; delle ligniti, e di vari fitoliti nostrani; ed espose pure parecchie considerazioni so- ‘ pra la brecciola silicea di Burzanella (v. Catalogo n.° 232 e seg.). Sviluppato quanto il terreno dei Serpentini è quello delle Argille scagliose. La prima descrizione che di questo fu data si legge nel la- ‘voro che io pubblicai nel 1840 col titolo, Storia naturale dei Terreni ardenti, nel quale, oltre un cenno isemorale della geologia apenni- nica bolognese, è un trattato generale sui fenomeni geologici pro- dotti dal gas idrogene. ]l lavoro già sopra ricordato sulla nervatura delle foglie per lo studio delle filliti, edito nel 1858, tendeva a con- durre l'esame delle filliti sulla considerazione di un carattere meno incerto di quello del margine: or questo modo di studiarle è oggi necessariamente in generale addottato. Nel 1840. esposi le’ con- getture sulla origine del calore nelle acque termali, e gli esperimenti sul calore che nasce per l’attrito fra liquidi e solidi; i quali hanno ricevuto conferma dalle esperienze dell’ inglese signor Joule. Benchè tutt’ ora incomplete, sono tuttavia uscite in luce alcune ricerche in- torno alle marne subapennine considerate nel perimetro del mare pliocenico. Infine una descrizione delle forme cristalline dello zolfo, edita nello scorso 1861. Ma facciamo fine, e, poste in disparte le ultime citazioni, pare che dall'insieme delle precedenti si possa a buon dritto concludere che. il nostro paese in ogni tempo, da oltre due secoli, con zelo animato solo dall’amor della scienza, ha contribuito esso ancora all’ incremento della Geologia, e specialmente della Paleontologia (4). Conseguenza poi di questa operosità, del tenere in pregio e dello studiare gli oggetti fossili e litologici, fu l’accumularsi della suppel- lettile che si è venuta a mano a mano raccogliendo in museo. Molti anche de’ più antichi saggi, che non ebbero a soffrire ne’ vari mu- tamenti a’quali andaron soggette le collezioni ne’ passati tempi, conservansi tuttavia, e rivediamo in essi que’ fossili che furono per (1) Solo ì lavori dei Bolognesi vengono quì accennatì ; e non posso estendermi ;agli esteri, che pur sono molti, quali que’ di Scarabelli, Meneghini, Caillaux, Savi, Mur- chison, Pareto, ecc., ece. STUDJ PALEONTOLOGICI E GEOLOGICI 249 le mani di Aldrovando, di Marsili, di Monti e degli altri, e che veggonsi figurati nelle opere loro. Ma i grandi aumenti che al nostro Museo vennero aggiunti, talchè la sua collezione di ossa di mammi- feri è giustamente riguardata dall’ odierno Professore, che l’ ha sì bene illustrata, una delle più ricche d’Italia, specialmente in punto al Val- darno, gli aumenti, dissi, avvennero sotto il celebre prof. Camillo Ranzani. Da Valdarno appunto egli trasse, od ebbe tesori; andato a Parigi nel 18414 fece acquisto di molti bei saggi di Paleoterio e di Anoploterio, che traevansi allora dalle gessaje de’ conterni di Parigi, e da quelle stesse celebri cave potè pure ottenere alcuni bellissimi Ornitoliti, oggetti piuttosto unici che rari. A tutti questi materiali si aggiunsero quelli de’ quali ‘il prof. Ales- sandrini di chiara memoria fece raccolta, e specialmente ossa fossili del Valdarno, d’altre parti d’Italia, non che del Bolognese stesso. Per doni gentili, o per acquisti, o per rinvenimenti occorsimi nelle mie perlustrazioni, introdussi io pure in museo ossa fossili di mam- miferi dalla Grecia, dalle ghiaje tiberine, da Castel Viscardo, da Valdarno e dal Bolognese, durante il tempo che ho avuto incarico dell'intero Museo di Storia naturale. Ma la Mammalogia fossile, se è forse la più bella parte della Paleon- tologia, non ne costituisce però che una minima porzione. Dell’al- tre parti pertanto venne del pari ‘arricchendosi il museo, sia colle primitive raccolte formate dai nostri avi, sia per acquisti fatti | dal Ranzani e per altre fonti, tanto di pesci del Bolca, di alcuni punti dell’Asia, di Mansfeld, del Sinigalliese e di Mondaino, quanto di con- chiglie fossili del bacino di Parigi, di Ammoniti e di altre Politala- miche, di Decapodi fossili, di Trilobiti, di Echinodermi, di Num- muliti e di Zoofiti, non che di belle serie di Filliti di Noale, di Sal- cedo, di Bolca, di Forlì di Cavaceppo, della Stiria ; ec. Pregevole serie di nuclei agatizzati dei colli bolognesi, e collezioni di minimi corpi organici fossili subapenninici fatte da Ferdinando Bassi. Per la speciale attenzione poi che io diedi a questo ramo distinguesi per la sua estensione in museo la collezione subapennina, compo- nendosi essa de’ fossili dell’ astigiano! del piacentino, del parmense, dell’imolese, di Monte Mario, di Castel Viscardo, della Toscana, e sopratutto del pliocene bolognese; ed inoltre le collezioni del bacino 250 G. BIANCONI , di Vienna, di Balingen, di Sciaffusa, di Cassel, di Bruxelles, del Veronese, di Roncà, di Sogliano ec.; non che Filliti e Insetti del si- nigalliese, Fucoidi del bolognese, ed in genere fitoliti di varie località di Cadibona, di lano in Toscana, del Belgio, ec. Altrettanto per lo meno potrebbe dirsi in ordine alle collezioni litologiche, sì geognostiche che topografiche, esistenti in museo, ed introdottevi a tratto a tratto ne’ vari tempi. Ma il numero loro supe- rando d’assai quello delle collezioni paleontologiche, non so pro- lungare cotanto questo cenno storico, bastandomi di accennare aversi collezioni topografiche di molte catene della Francia, della Svizzera, di molti punti della Germania, delle Alpi, della Carinzia, del Tirolo, e di quasi tutta Italia; delle quali ultime, quelle dell’urbinate, del ce- senate, dell’imolese, del modenese e della Toscana furono da me raccolte durante i miei viaggi, del pari che le collezioni del bolognese, sì topografica che geognostica, il cui catalogo ora passo ed esporre. Forse potrà tornar opportuno altra volta discendere a più accurati dettagli: facile cosa, avendosi i cataloghi di buona parte di esse. In fine devesi accennare una numerosa collezione litologica del bolognese compilata dal prof. D. Santagata, e che risponde ai varj lavori di lui superiormente citati. Per testimonio dell’ amore grande che in Bologna si è sempre avuto a questi studj dovrebbersi pure annove- rare i privati musei che appartennero od appartengono specialmente alla classe elevata della nostra città. Può aversene un cenno nella Prolusione letta per l’ apertura del nuovo museo di Storia naturale il 1850 (V.N.Annali, T. 6. Ser. 3.*). Merita però speciale ricordo quello del conte Camillo Salina, per cui dono ora vedesi nelle sale dell’ Ar- chiginnasio. La classificazione, secondo la quale è ordinata la collezione di cui appresso, rappresenta naturalmente il concetto formatoci dei terreni e dei fenomeni geologici che ebbero luogo nel nostro Apennino. Si ebbe nel pubblicare questo Catalogo e le note che lo accompagnano, lo scopo di stabilire quali idee siansi quì avute sino ad oggi sulla geologia dell’ Apennino: affinchè, altri venendo a sottoporre il nostro paese a nuovo esame, ed abbiasi memoria del già fatto, e siavi un argomento positivo per conferme o per correzioni, STUDJ PALEONTOLOGICI E GEOLOGICI 25i CATALOGO DELLA SERIE GEOGNOSTICA DEI TERRENI BOLOGNESI (1), I. GRUPPO TERRENI RECENTI (Periodo moderno. Lyell) a. Terreno delle pianure. db. n fluviale. e ” delle paludi. d. n lacustre ed alluviale. Y. Massi erratici. 1. Terreno della pianura. Primo strato sotto al coltivato — di Calcara presso Samoggia. 2. idem idem, secondo strato . 3. tdem idem, terzo strato 4. idem idem, quarto strato 5. idem idem, quinto strato 6. idem idem, sesto strato 7. Strato di marna argillosa a metri 6. 85 sotto il piano della campagna. 8. Strato argillo-marnoso con Cylostoma elegans — substratum della città di Bologna a quattro metri di profondità 9. idem idem ocraceo con Cyel. elegans — ivi, a cinque metri di profon- dità (2). (1) Forse qualcuno troverà da censurare la semplicità delle divisioni dei Gruppi, e come sotto uno solo, quale è ad es. quello della Mollassa, sia unita si grande varietà di roccie. Oltre alcune ragioni, che non pouno avere quì posto, dimostranti 1’ unità nella varietà , l'orizzonte di sovrapposizione è sì costante, che non lascia verun dubbio che unica non sia quella formazione. (2) Pressochè tutta la pianura bolognese consta di terreni argillo-arenoso-calcari di trasporto assai recente. Carboni e avanzi di mattoni si trovano alla profondità di 5 a 6 metri. Cospicuo esempio degli inalzamenti cui è andata soggetta la nostra pianura subapennina in tempi storici è quello somministrato dalla vicina città di Modena, sotto la quale alla profondità di 5 metri e 49 cent. fu trovato il selciato 5 252 G. BIANCONI, 10. Arena fluviale — del torrente Reno presso Bologna. 11. idem idem — del torrente Samoggia. 12. Arena e limo conglobato con conchiglie delle marne subapennine — del torrente Martignone. 13. Arena — del Pozzo artesiano della stazione della ferrovia di Bologna a 114 metri. 14. idem — del Po, a Ponte Lagoscuro. 15. Ciottoli — del torrente Zena. 16. idem — del torrente Samoggia (1). 17. idem — del torrente Eeno. 18. Calce carbonata concreta sui muschi — di Ladante presso il Reno. 19. idem idem concreta stallatitica — dv? (2). 20 Torba in banchi sottoposta agli interrimenti del basso Reno — dî Lon- gastrino. 21. Torba meno decomposta — dv. 22. Terra cimiteriale con frammenti di stoviglie, ed ossa di animali dome- stici — di Nonantola sul confine fra il. Modenese ed il Bolognese. 23. Gomfolite alluviale superiore alle marne subapennine — del Kio Pudise in Zola. 24. Marna argilloso-arenosa alluviale con Filliti (Ulmus campestris) — di Crespellano. 25. Mica ocracea in sottili strati fra l’arenaria quaternaria — di Casol- canina. 26. Argilla ferruginosa plastica contenente calce carbonata magnesifera geo- dica, volgarmente Calcinello, usata per le stoviglie — dei Colli subur- bant. Trachite della via romana (V. Nuovi Annali ser. 22 T.V. pag. 307). La frequenza de? piccoli torrenti che precipitano dal sovraincombente Apennino, e che sì frequentemente straripano ,, danno spiegazione di tali interrimenti, che vedonsi poi meglio rappresentati nella serie dei terreni attraversati perforando de’ pozzi artesiani nel nostro territorio, serie che conservasi in questo museo per dono fattone dal sig. ing. Goretti. (4) Le tante sorta di ciottoli addotti dai nostri torrenti derivano da quattro origini: 4.° da’ frammenti delle roccie apenniniche, che vengono oggi rotondati per flui- tazione; 2.° dai depositi di ciottoli fluviali esistenti in più luoghi all’alto dell’Apennino (v. n. 23....); ed ivi lasciati da antichi corsi; 3° da spiagge marine di ciottoli seguenti l’antico lido del mare pliocenico (n.° 44, 45), per lo più silicei e spesso nummulitici ; 4,° dai grandi depositi miocenici del Nagelfluh (n.° 80). (2) Tuttogiorno in via di formazione il'calcare concreto di Labante, e di altre località, somministra pietra da taglio a pochi casolari del contorno. STUDJ PALEONTOLOGICI E GEOLOGICI 263 27. Calce carb. magnesifera geodica (calcinello) — estratta a 34 piedi sotto it suolo în un Pozzo a S. Orsola. 28. Magnesia? carbonata in grumi fra l’Argilla ferruginosa alluviale — dei colli suburbani. 29. idem. 30. Schisto micaceo granatifero erratico in frammenti alla superficie del suolo avanzi di antiche mole (1). 81. idem idem con sismondite, erratico; avanzo di antiche mole. 32. idem idem con ferro titaniato ec. ivi. 33. Xilolite silicea, erratica — del torrente Martignone. 34. Diaspro bruno, erratico — della Croara, Colline suburbane. 35. Calcedonia ferruginosa in massi erranti — del torrente Samoggia. 36. Pegmatite, Granito, Psammite micacea, in pezzi erranti — ne? colli su- burbani. Il. GRUPPO TERRENO DELLE MARNE SUBAPENNINE (2). (Periodo pliocenico. Lyell) a. Terreno delle sabbie gialle. b. ” delle marne bleu. c. Calcare a fucoidi perforato da litofagi. 87. Sabbie gialle superiori alle marne subapennine — di S. Martino. 38. idem idem legate in un macigno conchilifero — di M. Budello. 39. idem idem legate in un macigno con impronta ed avanzi di uno strobilo — di S. Lorenzo în Colle. 40. idem idem legate in un macigno con Murex. — di monte S. Giovanni sulla Samoggia. (1) Di rado trovansi intere tali mole, che sembra, fossero da fare agire a mano; avendo per diametro circa 45 cent., e l’uso loro. sembra dovesse precedere 1’ inven- zione dei molini ad acqua od altro motore meccanico. La roccia della quale sono composte; è identica a quella di san Marcello in Val d’Aosta, e contiene gli stessi mi- nerali come dai seguenti n. 34 e 32... . Un bel frammento di tali mole è conservato in museo. (2) Il terreno delle Marne subapennine è, presso di noi, perfettamente in posto: non ha mai subito elevazione; od abbassamento alcuno. Ascende sino a 500, e 700 piedi. (metri 230). Offre tutti i caratteri di un sedimento marino tranquillo e continuato: quindi presenta un deposito di basso fondo ( Marne bleu ), un deposito di alto fondo, o littorale (sabbie gialle), il quale ultimo varia assai per ragione dell’ aversi ove spiagge di ciottoli, ove terreno di estuario, ove depositi di acque dolci per invasioni di eor- 254 G. BIANCONI, 41. Macigno conchigliaceo della parte superiore delle marne subapennine — di Zappolino. 42. Ostrea ...... in banchi fra le sabbie gialle — di S. Lorenzo în Colle. 43. Ciottolo con Ostriche, della spiaggia di ciottoli — del vertice di Mon- gardino alla Cava. 44. Ciottoli silicei e calcari, delle spiaggie plioceniche — dez colli sudurdani. 45. Ciottoli silicei nummulitici delle spiaggie plioceniche — deî colli suburbdani. 46. Ciottolo di marna calcare arenosa, alterata in Grés ocraceo — deî colli suburbani. 47. Calcare con fucoidi traforato da litofagi, a contatto delle marne subapen- nine — di M. Giorgio sulla Samoggia. 48. idem idem traforato da mitili a contatto delle marne subapennine — dv. 49. Teredo ........ nel legno carbonizzato (Lignite) fra la marna subapen- nina. — di Casola canina. 50. Marna subapennina argillosa — di S. Lorenzo in Colle. 51. idem idem arenosa fossilifera — di S. Lorenzo. 52. idem idem, fossilifera che cuopre le argille scagliose — dî M. Biancano (1). renti fiuvialili transitorie, ed infine ove banchi littorali di ostriche, ed ove perfora- zioni delle rocce calcaree di età precedenti. La marna subapennina è ricchissima di fos- sili disposti per famiglie, e le famiglie per lo più disposte per seni o golfi dell’ antico mare. Il più spesso s1 presenta alla superficie del suolo affatto scoperto, e solo qual- che falda di terreno alluviale in pochi luoghi Jo cuopre. È dunque uno degli ultimi terreni deposti, e dopo esso pare che niun altro cambiamento di qualche momento sia avvenuto al nostro paese, da quello infuori della apertura successiva di valli di erosione e di denudamento, e del conseguente elevamento dellà pianura. Questo terreno è quello stesso che gira tutto attorno alle radici dell’Apennino, anzi quello stesso, per quanto sembra, che forma le basse eminenze' delle valli Padana, Danubiale, del Dniester, del Caspio, e in una parola di tutto il contorno del mediter- raneo attuale, con una estensione assai maggiore corrispondente aila vastità del mare pliocenico. Descritto da molti il terreno pliocenico bolognese, e sino dal secolo passato da’ nostri scrittori, lo è stato specialmente in questi ultimi tempi nelle pubblicazioni seguenti: Bianconi. Storia naturale dei Terreni ardenti, ecc. Bologna 4840, (n. Annali, serie 4.2 e 2.2) pag. 57; detto. La insidenza del mare sulle pianure d’Italia, ecc. Bologna 1843 (v. n. Aunali di Scienze naturali, Ser. 3.8), lavoro ancora incompleto. (1) Fu rinvenuta in questa marna subapennina, ed in questa località, la celebre mascella di Rinoceronte descritta da Monti, ed illustrata da Ranzani; furono in esso terreno, ma d’altri luoghi, pure trovati i molti avanzi, di cetacei specialmente, già addietro ricordati, ed ultimamente cinque belle vertabre di balena rinvenute dal Pr. Capellini; senza anche che occorra ricordare i famosi scheletri di cetacei del Cor- tesi. Dal che apparisce come il mare pliocenico fosse più che ora abitato da grandi cetacei. Quanto a’ restì di mammiferi terrestri non più abitanti l’Italia, come qui si trovino, non è questione su cui esporre una opinione al presente. STUDJ PALEONTOLOGICI E GEOLOGICI 256: 53. Macigno conchilifero delle marne subapennine — di M. Oliveto. 54. Marna subapennina solida con bivalvi — deî colli sudurbdani. 55. idem idem con Calappa ....... — di S. Lorenzo în Colle. 56. Nassa, Cancellaria, ed altre univalvi estratte dal terreno pliocenico — di S. Lorenzo in Colle (1). 57. Conus, Terebra, Mitra ed altre univalvi estratte dalle marne subapen- nine — di S. Lorenzo in Colle. 08. Pleurotoma, Terebra, Cassis ed altre univalvi ec. édem. 59. Venus, Pectunculus ec. idem. 60. Pecten, Arca, Ostrea ec. idem. 61. Serpula, Dentalium ec. idem. 62. Cladocera caespitosa, fra la marna subapennina — di Pianoro. Ill. GRUPPO TERRENO DEL MACIGNO MOLLASSE (2) (Periodo miocenico, Lyell) a. Terreno della Mollasse. ani > della Lignite. c. n è del Nagelfluh. 63. Macigno friabile arenoso (mollasse) — di Lojano. 64. Macigno solido — di Vergato presso il torrente Reno. (4) Ricca collezione malacologica pliocenica bolognese esiste in museo, raccolta nel- l’ultimo decennio in buona parte nelle mie peregrinazioni. Delle conchiglie molte fu- rono oggetto di studio al prof. G. Meneghini, e altre sono ancora a studiare; con- tuttociò sembra che la fauna di questo terreno presso novi sia, mollo copiosa, e molto variata. Li saggi posti sotto li numeri 56, 57, 58, 59, 60, 64 sono soltanto destinati a dare una leggera idea dei fossili di questo terreno, e della loro notevole conservazione. (2) Tanto per la estensione quanto per la varietà è notevole il terreno della. Mol- lasse nell’Apennino bolognese. Sottoposto alle. marne subapennine, e sovrapposto alle © Argille scagliose, ai Serpentini ed alla formazione del Calcare a fucoidi, esso cuopre talora le basse. pendici subapennine;,.e sormonta le medie alture, come tal altra posa sul vertice delle maggiori cime e sino sulla più eccelsa vetta dell’Apennino centrale il Cimone nel territorio modenese. Talora di poco spessore, è altra volta di grandissima potenza. Ora succedonsi innumerevoli gli strati di variabile grossezza (Corno la Scala, Cimone) e di irregolarissima superficie, ora invece sono adunamenti informi di sab- bie e di ciottoli, che insieme coi precedenti cuoprono buona parte dell’ agro montano bolognese. 256 G. BIANCONI, 65. idem. solido — del Sasso presso il torrente Reno. 66. Macigno: mollasse con dente di Carcharodon — di Lojano. Il confine fra esso e le marne subapennine non è quasi mai nettamente distinguì- bile: e coi terreni inferiori delle argille scagliose si compenetra, e si confonde, benchè in apparenza l’ uno sia tanto dall’altro distinto. La sua stratificazione tende alla oriz- zontale, o mediocremente inclinata quanto agli strati superiori (M. Corno la Scala, ecc.) ma spesso una inclinazione assai più forte domina sugli strati inferiori ( Bisano, Pa- derno ) sui quali vanno a posare li superiori con giacimento. ognora. più appressan- tesi alla orizzontale. Indescrivibile poi è la varietà di composizione che offre questo terreno. Spesso é sotto forma di un macigno tenero, vera mollasse a grana mediocre (Sasso) o grosso- lana (Lojano), e per contrario minuta e fina ( Vergato, M. Velio). In questi casì la sabbia è pur sempre di qualche guisa Jegata, ma non di rado il cemento scarseggia così o manca affatto, che si hanno monti di sabbia grossolana scioltissima (Lojano n.° 63, Montecucolo nel modonese). Abbondando altrove il cemento si ottengono macigni solidi abbastanza por servire alle arti (Vergato, Varignana, Sasso, n. 64, 65), e talvolta a tratto a tratto e nel centro di alcuni globi che incontransi acquista mas- sima Ja durezza (M. Veglio, Varignana). Forse quest’ ultima condizione è in rapporto col giacimento che. non di rado sì incontra, in cui, scomparso quasi affatto ogni aspetto di stratificazione, smotta il terreno in grandi poliedri coperti sulle facce da incrostazioni ferruginose, calcari, e raro silicee, testimoni delle vene d’ acque mine- rali che vi filtrarono, o vi filtrano pur anche al presente (S. Vittore. M. Velio, ec.) DICA GZES Oltre a sabbia quarzosa e calcare, alla argilla ed alla mica, spesso si uniscono a formar il macigno altre sorta di sostanze minerali che soverchio sarebbe il ricordare per minuto. De? fossili organici sovente niuno ve n° ha, talvolta scarsi, e talvolta spessi, e addensati, variatissimi, ma costantemente in istalo di confusione, ce ordina- riamente spezzati, e singolarmente compressi (n. 68, 69). Mascella di Delfino (Casaglia), denti di Carcarodon (Lojano e passim), Megasiphonia Aturi (M. S. Luca), nuclei calce- doniosi di univalvi e di anellidi (ivi), Univalvi e bivalvi schiacciate (S. Vittore, passim), Echini.... (Africo) Asterie, Encriniti ? (Gajato), Foraminiferi (S. Vittore), Madrepore (S. Chierlo?). Altrove sono ciottoli eocenici di varia grossezza, che costituiscono possenti accumula- menti ora con poca o niuna sabbia (Pianoro, Livergnane), ora con sabbia abbondante (Sasso) e prossimi a larghi banchi arenosi, e fra’ quali si annidano tronchi sparsi di alberi carbonizzati e schiacciati (Monterenzo) o letti di Lignite (Sadurano, Liver- gnane). Un taglio di Montovolo offre dal basso in alto: 1.° Argilla scagliosa, 2.° gran " deposito di grossi ciottoli eocenici, 3.* macigno mollasse che forma la parte superiore del monte. Finalmente in alcuni punti, che si appressano ai Serpentini, anche elementi ofiolitici entrano nella mollasse, ma allora più che con questo terreno, si lega questa roccia arenoso-oflolitica al terreno seguente. Parecchie di queste osservazioni, che, salvo errore, qualificano il terreno della mol- lassa, sono già consegnate nei lavori del prof. D. Santagata, e nell’altro altrove citato, Bianconi Terreni ardenti ecc. , pag. 71, e nella collezione geognostica presente, li cui saggi da lungo tempo esposti presentano li più notevoli fatti quivi citati; ma altre, pure qui espresse, sono le osservazioni degli ultimi anni di escursioni montane, STUDJ PALEONTOLOGICI E GEOLOGICI ‘ 287 67. Macigno mollasse a grani minuti, con incrostazione di Fer. idross. — di S. Vittore presso Bologna. 68. idem idem con bivalve schiacciata — ivi. 69. idem idem con univalva schiacciata — dvi 70. idem idem con Nodo saria? — ivi, 71. idem idem fossilifera. 72. idem idem fossilifera. 73. Megasiphonia Aturi d' Orb. nel macigno mollasse — del M. S. Luca. .74. Nuelei calcedoniosi di univalvi e bivalvi nel macigno mollasse — îvî. 75. Mollasse in grandi strati eretti appoggiati alle argille scagliose — dî Bisano sul Stillaro (1). 76. idem quasi a contatto colle marne subapennine — di M. Velio. 77. Lignite — di Pianoro. 78. idem nel Nagelfluh — dî Sadurano presso le Livergnane. 79. idem bituminifera nel Nagelflun — presso le Livergnane. 80. Nagelfluh, o conglomerato di ciottoli — delle vicinanze delle Livergnane. 81. Succino nella mollasse — di Riola in Savignano. IV. GRUPPO TERRENO DEL CALCARE A FUCOIDI (2). (Periodo Eocenico. Lyell.) a. Terreno del calcare. db. n del macigno. 82. Calcare marnoso con fucoidi — dî Samoggia. 83. idem a fucoidi — del Rio maledetto. (4) Nel taglio che si ha presso Bisano, la Mollassa offre gli strati assai eretti a con- tatto delle, Argille scagliose e dei Serpentini che sono in mezzo ad esse, ma allonta- nandosi dalle medesime la stratificazione si fa ognor più adagiata e tendente alla orizzontale. (2) La formazione del Calcare a fucoidi è nel nostro Apennino ridotta in frantumi per opera dei Serpentini, i quali bene spesso ne hanno inviluppato qualche frammento entro la loro pasta. Ma qualche porzione, in grazia della solidità degli strati ond’era composta, si è conservata nel suo insieme quanto basta per potervi ravvisare e conoscerne l’ immensa potenza. Al Rio maledetto, influente dell’ alta Samoggia, sorge il più bel frammento della medesima che nel nostro paese mi sia noto. Veggasi la descrizione datane nella Storia naturale dei Terreni ardenti, 1840, pag. 60 e seg. Dai rottami che cuoprono tutto il nostro Apennino si ravvisa che era dapprima terreno con- linuato per tutto; terreno di tranquillo deposito; strati di calcare, di macigno e di marne Vol. IV. 47 258 G. BIANCONI , 84. idem mamoso con fucoidi — del Lio maledetto all’ Ovest, 85. Calcare marnoso con fucoidi — del Rio maledetto. 86. Marna calcare — dv:. 87. idem calcare — ivi. ud” 88. Calcare argilloso, Litografico ? — della stancatoja di Tolé sulla Samoggia. 89. Marna calcare — della stancatoja di Tolé. i 90. Marna argillosa frammentaria — del Rio maledetto. 91. Macigno solido (Pietra serena) — di Porretta. 92. idem schistoso — del Kio maledetto. 93. idem schistoso ondulato — dv? V. GRUPPO. Da at "TERRENO DELLE ARGILLE SCAGLIOSE (1). (Terreno metamorfico.) a. Terreno delle argille. b. Minerali delle argille. c. Calcare e macigno alterato. d. Conglomerato ofiolitico. e. Ftanite. 94. Argilla scagliosa verdognola a superficie lucidissima, prossima ai serpen- tini — di Bisano sul torrente Idice. argillose , ciascuno uniforme in grossezza per grandissime estensioni, e perfettamente parallelli anche a grandi distanze del loro ripetuto alternare. Variabili quanto a mi- scele di due o tre degli elementi componenti il caleare cioè, 1’ argilla, la sabbia, ece. Ibanchi calcari talvolta compatti a pasta finissima come di crema, or.quasi puri , or poco, argillosi (pietra litografica), tal altra scissili, e abbondanti di argilla, e passanti alle marne. Predomina talvolta il macigno {Porretta), ora solido e compatto, ora schistoso, co’ fogli non di rado ondulati, e talvolta separati da stratarelli di mica. Le marne poi più:o meno'argillose sono talvolta schistose, e talvolta frammentarie, vale-a dire, di- videntisi in poliedri irregolarissimi, pari a quelli prodotti: dal ritiramento delle rocce argillose quando disseccansi. Fucoidi di varie specie, sono i principali fossili che rin-’ vengonsi, e notevole si è il trovarli sempre presso una sola delle facce degli strati possenti, per lo più calcari o marnosi. Oltrechè frantumata, Ia formazione del calcare a fucoidi è profondamente alterata’ per gli agenti che accompagnarono l’ emersione dei serpentini; ed entra ‘allora a far parte del terreno metamorfico seguente. (4) Intorno, ed in istretti rapporti coi Serpentini sono ve Argille si ‘avvilup- panti i ruderi del calcare a fucoidi. Sonò coperte dal macigno mollasse, e, rare volte, mancando questo, dalle marne subapennine, Gli strali del macigno suddetto sono più‘ o meno fortemente sollevati a contatto delle Argille scagliose, e poscia addivenzono STUDJ PALEONTOLOGICI E GEOLOGICI 259 95. Argilla scagliosa verde-rossa — di Bisano. 96. idem idem verdastra — di M. Paderno presso Bologna. quasi orizzontali a mano a mano che da esse si scostano (Bisano, Paderno cc.). Qua- lora sono coperte dalle Marne subapennine, i Mitili ed in generale i Litofagi hanno terebrato i frammenti del calcare a fucoidi sporgenti dalle medesime. Ebbero il nome di Argille scagliose nella prima descrizione che di esse fu data (Storia naturale dei Terreni ardenti ecc. Bologna 41840, pag. 74, e Seg.), per ragione che tanto i grandi blocchi, quauto le minime divisioni delle medesime, hanno superficie tendenti alla forma di cuneo, di lente, e di scaglie. Spesso di lucidissima e levigata superficie e di colori i più variati, i quali meglio che altro appalesano i rivolgimenti a’ quali furono esse soggette. In mezzo alla pasta argillosa sono benissimo visibili sparsi li frammenti degli strati solidi della formazione del calcare a fucoidi, separati, ed involti dalla pasta scagliosa dell’Argilla, che fornita già di notabile densità lor gira attorno attorno per ogni senso. Spesso tali frammenti sono nell’interno affatto inalterati; ma la lor superficie esterna è per contrario più o meno profondamente alterata. Una azione rodente o .meglio tendente a sostituire 1’ elemento alluminoso, con esclusione del calcare ecc., ha meta- morfizzato li frammenti all’esterno, e talvolta ha spinto la sua azione leggermente anche per entro la pasta calcare ecc., là ove fenditure aprivano una strada. Gli studj in questo particolare del prof. D. Santagata, appoggiati segnatamente alla considera- zione delle fucoidi sui punti del metamorfismo , mostrano, ma non ispiegano il pro- blema (V. Mem. dell’Acc. di Bologna, Vol. II; e Bullet. Soc. Géol. de France 485 T.* =, pag. )di un predominio dell’ elemento alluminoso accompagnante la emer- sione dei Serpentini, e che ha agito energicamente sulle rocce colle quali era in con- tatto. Benchè sia facile comprendere che la più gran parte delle masse argillose del nostro Apennino sia il prodotto del disfacimento delle rocce marnose ed argillose della formazione eocenica , tuttavia pare che le azioni idroplutoniche vigenti allorquando emersero li Serpentini, avessero particolare influenza su’ corpi immersi nel loro seno. Checchè sia di ciò, il problema complicato delle argille scagliose, benchè dottamente illustrato anche recentemente dal ch. Pareto, dimanda ancora ulteriori e diligenti ricerche. Altro genere di alterazione, ora superficiale, ora più profonda sino ad essere totale, si è la specie di incrostazione di ferro e di manganese ossid. sui frammenti eocenici immersi nelle argille scagliose, i quali talvolta serbano l’ interna sostanza inalterata, tal’altra sono profondamente modificati, talchè rimane di essa sole un nucleo, od anche questo stesso scompare interamente. Allora tutto è convertito in una specie di mar- cellina (n.° 122). Ogni monte argilloso presenta questi fatti, ma Paderno presso Bologna gli offre palesi: e segnatamente si offrono fra tanti luoghi presso la Pilaggia alla base del monte S. Pellegrino nel modenese. In quest’ ultimo però, in mezzo alle argille sca- gliose che costituiscono Ja sua base, hannovi de’ blocchi di ocra di ferrv ligniformi, angolosi e schistosi, i quali chiudono nel centro un nucleo or di calcare, or di marna, spesso schistosi essi ancora nello stesso senso dell’ ocra esterna. Apparisce chiaro che furon dapprima grossi frammenti di rocce eoceniche, la parte corticale de’ quali sino a grande profondità è melamorfizzata .con sostituzione dell’ocra di ferro agli elementi preesistenti, ferma la struttura schistosa primitiva. 260 G. BIANCONI 4 97. Argilla scagliosa nera — di Bisano. 98. idem idem grigia — wi, Li saggi dimostrativi sono numerosissimi nella: collezione topografica del Bolognese esistente in museo; e que’ de’ secondi trovansi nella collezione topografica del modo- nese da me ‘compilata negli anni 4843-44. In seno poi alle argille scagliose sono molti minerali:1.°Il più comunemente noto, la Baritina, in reni raggiati fibroso-laminari e di raro entro a’ minori frammenti del calcare a fucoidi in istelle a raggi. 2.° L’Arra- gonite in frammenti tabulari a struttura fibrosa, od in forma discoidale o formante le pietre geometriche. 3.° La Calce solfata ora in lenti sparse, ora in massi, sporgenti dalle argille scagliose di struttura laminare a ferro di lancia, 4.° Il Ferro solforato in grumi isolati a superficie di cristalli cubici ovvero in incrostazioni cristalline sui ma- cigni e calcari eocenici. 5.° Glebe fibroso-raggiate di Quarzo ferro-manganesifero e calcare (n.° 130). 6.° Quarzo cristallizzato aderente al calcare e macig. eocenici. 7.° Do- lomia laminare, e primitiva aderente ai frammeuti stessi, ovvero in vene riempienli le fessure de’ medesimi. 8.° Conglomerati ofiolitici, che fanno passaggio al gruppo se- guente. - Ponno essere ascritte al terreno metamorfico ancora le Ftaniti, ossia caleari e rocce eoceniche divenute diasproidi per cottura sofferta a contatto delle rocce. ofiolitiche. Questo effetto, che si offre totale all’immediato contatto delle Eufotidi e dei Serpentini e che svanisce allontanandosi a piccol tratto, è dubbio per noi .se sia stato prodotto dal violento attrito delle rocce fra loro, ovvero da calore per natura ignea dei Ser- pentini. Ma parecchi fatli attestano che alcuni Serpentini ecc. erano pastosi bensì, ma non per fusione ignea. Considerate così le Argille scagliose, nel pieno dei loro caratteri, e fatta attenzione che la stratificazione in essi è affatto nulla, scorgesi che la loro struttura ed il lor giacimento sono dipendenti immediatamente dal rimescolamento che subirono du-_ rante la emersione dei serpentini; e sono quindi manifestamente ravvolte e contorte in ogni senso dalla stessa causa, mentre esse trovavansi in istato di pasta densa e consistente. Ogni idea pertanto di deposito nettunico per le argille scagliose è affatto esclusa; e per l’ opposto tutto conduce a giudicarle un terreno che dal pristino stato di stratificazione acquea (Eocene ) è stato per azioni idroplutoniche, e per introduzione di: muovi elementi, profondamente mutato, e fatto un terreno di rimpasto e metamorfico. Non sempre però lo scompaginamento e la epigenìa è stata sì forte: che anzi a luogo a luogo la formazione: eocenica presenta ancora vestigia di stratificazione, con- torta bensì, e sconnessa, o in seno alle argille ovvero senza di esse, sicchè abbianvi luoghi, ove tutto è rottami, senza chè apparisca argilla che poca o nulla, sino ad esser condotti a que’ saldi avanzi gia citati di Rio maledetto, e di Poretta. Ma a stabilire la natura, e la data cronologica delle argille scagliose, serve un’ ul- tima prova che non esposi nel primo lavoro (Terr. ardenti pag. 74), perchè allora non ancora bene accertata. Nelle masse o monti di argille hannosi globi, o lenti di color rosso mattone. Esaminandone l’ interno, non di rado vedéèsi cessare la struttura sca- gliosa, e addivenire massa compalta e più precisamente un vero macigno mollasse, caratterizzato, oltrechè da’ caratteri litologicl, anche da qualche fossile. Inoltre =sino nel 4741, e poscia nel 41780, A. Monti ed il Galvani avevano descritto trovarsi nelle argille dei poggiuoli rossi di Paderno, dei denti di lamia incrostati di rame carbo- STUDI PALEONTOLOGITI E GEOLOGICI 961 99. Argilla scagliosa metalloide che avvicina li serpentini — di Bisano. 100. Argilla scagliosa nera e grigia — ddem. 101. idem ‘dem rossa e verdastra prossima ai serpentini — ivi. 102. Argilla scagliosa nera e rossa — dvi. 103. idem idem rossa — ivi. 104. idem idem idurata — di serra de’ Frascati. 105. idem idem con sostanza steatitosa farinacca — di' Bisano. 106. Argilla scagliosa indurata con arragonite — vi. 107. Conglomerato argilloso con frammenti calcari — dvi. 108. Gesso laminare fra le argille scagliose — dî M. Velio sulla Samoggia. 109. Gesso fibroso — di MM. Donato. 110. Alabastro gessoso in grumi — di Casola Canina. 111. Gesso sublaminare con legno fossilizzato — di M. Donato. 112. Marna caleare in un masso entro monte gessoso — di Casaglia. 113. Gesso laminare — del Bolognese. 114. Arragonite fibrosa tabulare fra le argille scagliose — di Paderno. 115. idem idem in filone fra serpentini — de' Sassi turchini sopra Bisano. 116. idem idem discoidale nel terreno delle argille sc. — dî Sasso nero sul tor- rente Sillaro. 117. idem idem discoidale fra le argille scagliose — di Paderno. 118. idem reticolata, ossia pietra geometrica — di M. Velio. 119. Barite solfata globulare raggiata fra le argille se. — di Paderno. 120. idem idem raggiata e laminare fra le arg. se. — iui. nato. Ora questo fatto ripetesi anche oggidi, ed a questi ultimi anni Je nostre escursioni hanno pur procurato tali denti. Essi appartengono senza dubbio alla molassa. Per questi fatti, congiùnti coll’altro, superiormente accennato, della varia inclinazione degli strati della mollasse in vicinanza delle argille scagliose, argomen- tiamo che la emersione di alcuni dei Serpentini ed il rimpasto della formazione eocenica accadde mentre depositavasi la mollassa; che anzi la parte inferiore di questa era già deposta, perchè qualche porzione di essa fu involuta nelle argiile scagliose che ancora si avvolgevano; che altra mollasse si depositava sopra le argille, mentre queste continuavano ne’ loro movimenti e alzarono gli strati più bassi, e che infine. cessando ogni movimento delle argille, la stratificazione della mollassa addivenne ognor più orizzontale. A queste deduzioni siamo stali condotti, il prof. D. Santagata ed io , per le nostre ripetute osservazioni. Le presentiamo ora compendiate ai geologi, nella confidenza che le future riceréhe dovranno probabilmente confermarle. E già il prof. Pareto nel suo lavoro (Bull. de la Soc. Géologique, 1861, T. XIX, pag. 239) ha espresso opinioni intorno al metamorfismo delle Argille, che corroborano le cose superiormente accennate. Molte altre considerazioni offrirebbero i saggi della collezione presente che a questo gruppo sì riferiscono. Ma non è possibile qui estendere tanto il discorso per tutte esporle, e già molte di esse sono indicate con abbastanza dettaglio nei lavori ricordati, 146. 147. G. BIANCONI, Barite solfata fibro-raggiata asteriforme inchiusa in un frammento di calcare a fucoidi, fra le argille sc. — idem. Manganese ossid. con ferro idross. fra le arg. sc. — di Serra de Frascari. . idem idem incrostante un frammento di marna, fra le argille seagl. — di Paderno. i idenì idem con ferro idross. — di Serra de’ Frascari. idem idem incrostante un frammento di macigno schistoso — di M. Pa- derno. . Pirite bianca reniforme fra le argille se. — di M. Velio. Pirite cubica in grumi fra le argille sc. — dî M. S. Giorgio sul torrente Samoggia. . idem cubica aderente ad un frammento di marna calcare fra le argille scagl. — dî M. Paderno. . Ocra e gesso derivati dalla. decomposizione delle piriti, fra le arg. sc. — di M. Calvo. . Quarzo ferro-manganesifero e calcarifero, fibroso raggiato in reni fra le argille scagl. — di Serra de’ Frascari. Quarzo cristallizzato su frammento di calcare alterato — dî Serra de Fra- ScaTi. . Diaspro nero — delle vicinanze di Granaglione (1). . Schisto argilloso nero, presso gli strati del macigno — della Madonna del Ponte a Poretta. . Calcare a fucoidi in frammenti fra le argille scagliose che avvicinano li serpentini — di Bisano. . îdem idem argillifero in frammenti fra le arg. scagl. — di Paderno. . îdem marnoso in frammenti con fucoidi fra le argille scagl. — dvi. Marna calcare con fucoidi in frammenti fra le arg. scagl. — dî Bisano. idem idem verdastra in frammenti fra le arg. scagl. — di Paderno. idem idem alterata in frammenti fra le arg. scagl. — dvi. . {dem idem schistosa in frammenti fra le arg. scagl. — dui. Macigno schistoso con fucoidi in frammenti — sopra Rio fonti Poretta. idem solido in frammenti fra le arg. se. presso li Serpentini — dî Bisano. . idem schistoso in frammenti fra le arg. se. — dî Paderno. Marna calcare verdastra corrosa in frammenti fra le arg. se. — del. . Macigno mollasse alterata che passa alla argilla se. rossa — di Casola Canina. Denti di Lamia incrostati di rame carbonato, fra le argille scagliose rosse — de’ Poggiuoli rossi in Paderno. Marna calcare silicifera in frammenti fra arg. sc. — di Paderno. ‘(1) Pei rapporti litologici colle rocce precedenti, ho qui collocato questo diaspro, sul quale mi restano molte incertezze quanto a’ rapporti geologici. STUDJ PALEONTOLOGIGI E GEOLOGICI 265 148, Calcare compatto in frammenti entro il Serpentino di seconda eruzione — di Casula presso Sasso nero. 149. Brecciola silicea scoriforne per alterazione fra le argille se. — di Serra de’ Frascari (1). 150. Calcare marnoso che passa alla Ftanite per vicinanza dei serpentini — di Montebeni. 151. Calcare che passa alla Ftanite per vicinanza de’ serpentini — di Sasso Castro. 152. Calcare a fucoidi passato in Ftanite — di Bisano. 153. Breccia calcare passata in Ftanite per vicinanza de’serpentini — di Bisano. 154. idem idem passata in Ftanite per vicinanza de’ serpentini — dvi. 155. Calcare passato in Ftanite per contatto coi serpentini — 7vi. 156. Conglomerato calcedonioso e calcare nella argilla sc. verde — dvì. 157. Conglomerato ofiolitico mioeenico che veste il serpentino di seconda eru- zione — di Sasso nero. 158. ‘dem idem fra le argille se. — di Paderno. 159. idem idem — îvi. VI. GRUPPO TERRENO DEI SERPENTINI OD OFIOLITICO (2). a. Terreno del Serpentino. b. ” dell’ Eufotide. a ” metallifero. d. ” del Gabbro, e conglomerati ofiolitici. na n Oficalce, e Dolomia lamellare. 160. Ofiolite di prima eruzione in frammenti globulari, entro-il serpentino se- condario — dî Casula presso Sasso nero, sul Stilaro. (4) Intorno a questa roccia singolare si vegga il gruppo VII. L’aspetto della me- desima, quando è in frammenti fra queste argille, è quello di una scoria per azione di fuoco. Sembianze menzognere , perchè si ottiene uno stato di cose molto simile la- sciando digerire un frammento di Brecciola entro un acido. (2) La prima notizia dei Serpentini bolognesi si deve al prof. D. Santagata nel 1837, il quale nei suoi Discorsi inseriti ne’ n. Annali di Scienze naturali (T. I. S. 4.2) de- scrisse parecchi dei coni e delle masso ofiolitiche che in gran copia s’ incontrano nel nostro territorio montano. Fra” molti importanti fenomeni ch’ egli poneva in luce, ri- marchevole sì è quello del monte di Gaggio, che, tutto di bella Eufotide diallagica, tiene impastato aì due terzi circa di sua altozza uu grande frammento di calcare a fucoidi. Ne’ varj suoi lavori successivi egli continuò ad illustrare i terreni dei serpentini e delle argille scagliose (V. Memorie della Accad. delle Scienze). 264 G. BIANCONI, 161. Ofiolite diallagica di prima eruzione — del vertice del monticino dal- l’ora în Bombiana. 162. Talco ollare — di Prada. 162 dis. Ofiolite tenera — del Casellaccio sul Reno. 163. Serpentino di seconda eruzione, che include frammenti del Serpentino di prima eruzione, di Ftanite ecc. — di Casùla. 164. Roccia ofiolitica, Feldspatica — dei Sassi turchini. 165. idem idem e Feldspatica — di Bisano. 166. Conglomerato serpentinoso, o serpentino secondario, con pirite cubica — di Sasso nero sul Sillaro. 167. idem idem — di Bisano. 168. Serpentino di seconda eruzione includente frammenti di eufotide — di Sasso nero. 7 169. Conglomerato ofiolitico, o serpentino di seconda eruzione — di Sasso- nero, Casùla. 170. Serpentino senza diallagio o ranocchiaja in vene fra l’eufotide — Sasso della Maltesca. 171. Serpentino senza diallagio — dei Sass? turchini, sopra Bisano. 172. Arragonite fibrosa in filone fra il serpentino precedente — dei Sassi tur- chini sopra Bisano. 173. Serpentino venato di seconda eruzione — di Bisano. 174. Steatite nera compatta, e fibrosa — di Castagno di Fumante în Lizzo. Il terreno ofiolitico nel bolognese si compone precipuamente di due sorte di rocce: la ofiolite (serpentino) e l’ eufotide, ma può dirsi che ogni altra roccia e minerale ma- gnesiano entri in questa variatissima formazione; della quale dà un cenno la parte del presente catalogo che al VI gruppo si riferisce. I Serpentinì e le Eufotidi offrono a luogo a luogo tutti i caratteri delle rocce di trabocco. Furono in istato pastoso (Gaggio) e di deversamento sopra il terreno. del calcare a fucoidi (Montebeni); ruppero ed alzarono ‘quest’ultimo terreno, sicchè le sue ruine cuoprano, come sì è notato addietro, di varie guise, ovunque il nostro Apennino; alteraronlo ove vennero seco a contatto con una specie di coltura (Ftanite n.° 452), ovvero colle tante alterazioni che sonosi accennate a proposito del terreno ‘metamorfico, Circondati dalle argille scagliose s'innalzano di mezzo ad esse, ovvero vi restano ancora sepolti. In dipendenza dei serpentini sono i Gabbri rossi, congerie di frammenti del. terreno eocenico, e forse altri, più o meno profondamente modificati, e legati da una pasta ofitosa e rubiginosa. Del pari affini coi serpentini sono gli .ofi= calci, ne’ quali le rilegature dolomitiche divengono talvolta sì abbondanti da costituire pressochè sole tutta la roccia (Lagaro, n.° 227); ed in fine a fianco dei serpentini sono i minerali cupriferi (Bisano n.° 49% ecc.). La serie dei minerali ramiferi, e delle rocce che li accompagnano, costituisce una collezione a parte in museo, e rappre- senta il nostro terreno metallifero, che offre riscontri assai rimarchevoli colla colle zione Toscana ivi pure esistente. STUDJ PALEONTOLOGICI E GEOLOGICI 26% 175. Steatite compatta giallognola — del Bolognese. 176. idem in reni, forma filoni nel serpentino — del Covigliajo. 177. idem con rilegatura di Quarzo fibroso — dî Prada. 178. idem dura che passa al Talco ollare — dî Castagno di fumante in Lizzo, 179. Asbesto duro fibroso ligniforme. — del Casellaccio, 180. idem idem foglioso che involve roccia ofiolitica — dî Sasso nero Pianelle, 181. Eufotide diallagica a grandi elementi — della Maltesca, 182. idem idem nera — di Carfico. 183. idem idem — delle ruine di Carfico. 184. idem a grani minuti — dî Montebdeni. 185. Eufotide in frammenti entro il serpentino di seconda eruzione — di Sasso nero Casùla. 186. idem idem. 187. idem. diallagica — della Maltesca. 188. Eurite porfiroide — di Castagno di fumante in Lizzo (1). 189. Diorite con aspetto di Gabbro rosso — di Sasso Gurlino. 190. Ofite in vene fra la Eufotide — della Maltesca. 191. Roccia feldspatica? — presso la Fenarina — Bisano. 192. Feldspato in filone fra l’eufotide — della Maltesca. 193. Kaolino? presso li serpentini — di Bisano. i 194. Rame nativo in una diorite veriolitica — di Gurlino. 195. Fillipsite, o rame paonazzo in frammenti — di Bisano. 196. idem in filone steatitoso — ivi. 197. Calcopirite, rame piritoso giallo in conglomerato ofiolitico — di Sasso nero Pianelle. 198. idem in un filone steatitoso — di Bisano, 199. idem idem — ivi. 200. idem idem ferruginoso — dvi. 201. idem idem in reni fra le argille scagliose — di Bisano. 202. Conglomerato serpentinoso con rame piritoso ece. — di Sasso nero. 203. Serpentino di seconda eruzione presso il rame pititoso — di Sasso nero. 204. Conglomerato ofiolitico frapposto fra il rame ed il serpentino — di Bisano 205. Rame piritoso sparso in roccia argillosa, e serpentinosa. — di Sasso nero. Ponno distinguersi anco fra noi serpentini di prima eruzione (Bombiana) e quelli di seconda. Bellissimo esempio di questi è a Casùla sul Sillaro; nella cui pasta stea: titosa sono racchiusi blocchi e frammenti di mille sorta di eufotidi, di ofioliti con diallagio e con savite, di calcare a fucoidi alterato, od intatto. Numerosa collezione di tali importantissimi saggi è nella Serie Topografica del Bolognese, esistente in museo. (4) Una volta soltanto, e per poco tratto, fu visitata questa importantissima località, nella quale si hanno rocce e minerali che non mostransi altrove, per quanto sappia, nel Belognese (V. n.° 228). 266 G., BIANGONI , 206. Steatite in noduli schiacciati costituente un filone nel serpentino — di Bisano. | i 207. idem a facce levigate (liscioni) in filone nel serpentino — dî Bisano. 208. Rame carbonato sopra l’ofisilice — di Gurlino. 209. Ofisilice (1) — dvi. 210. Calcedonia presso i minerali cupriferi — dvi. 211. Ofisilice con rame piritoso — di Bisano. 212. Marna bituminifera in grumi — di Bisano. 213. Gabbro rosso in filoni fra il serpentino — dî Bisano. 214. idem idem — di Prada. 215. îdem idem — di Prada. 216. Oficalce venoso nero — di Prada. 217. idem idem — di Bisano. 218. idem idem verdastro — dî Prada. 219. idem idem rosso — del Bolognese. 220. idem idem bigio — dvi. 221. idem idem — di Bisano. 222. idem idem con ferro solfor. — dî. 223. idem idem — di Gurlino. 224. idem lamelloso — di Bisano. 225. idem con ferro solfor. — dvi. 226. Roccia amigdalare ofiolitica — di Bisano. 227. Dolomia lamellare — di Lagaro. 228. Calce carbon. ferrifera, e magnesifera mista alla steatite nera — di Sasso di Fumante. . 229. Quarzo ialino prismato con calce quarzifera lenticolare — di Sasso di Fumante in Lizzo. VII. GRUPPO TERRENI DI SEDE INCERTA (2). a. Marna silicifera di Monte armato. 6. Brecciola silicea di Burzanella. 230. Marna silicifera — di M. Armato. 231. idem idem a grana maggiore — ivi. {4) Ofisilice, nome introdotto nella scienza dal prof. Meneghini, che esprime assai felicemente una roccia di pasta serpentinosa, con rilegatura quarzosa. (2) Non ancora studiato in luogo il primo terreno, ho doyuto lasciarlo in sede in- cerla sinchè nuove osservazioni non ne stabiliscano il giacimento, È una specie di Grés, STUDJ PALEONTOLOGICI E GEOLOGICI 267 9232. Brecciola silieea — dei maroncelli presso Burzanelle. 233. idem idem a minuti elementi — di Burzanella. 234. idem idem con vene di dolomia — dei cassoni presso Burzanella. 235. idem idem a grossi elementi — di Burzanella. 236. idem idem con frammenti di calcare a fucoidi — di Burzanella. 237. idem idem a grani minutissimi simulante macigno — ?vi. 238. idem idem con vacuità — dvi. che può interessare le arti, passando con leggiero calore ad uno stato diasproide, rosso e leggiero. Della seconda roccia può omai stabilirsi il periodo, cioè il miocenico, constando di frammenti d’ogni misura, talvolta piccolissimi, di rocce eoceniche legate da un cemento quarzoso. — Ne consegue che un frammento fatto digerire in un acido divien caver- noso, restando la sola rete con grumi silicei. in alcuni frammenti calcarì hannosi le fucoidi, ma resta tuttora oscuro come il cemento quarzoso sia venuto a rilegare i frammenti calcari ecc., e quale sia il terreno che la sopporti. Questa pietra sarà pure utile all’ industria, offrendo un eccellente materiale pel la- strico della città, tanto quella a grana pisolitica, quanto quella con aspetto di macigno. Veggasi sopra questa Roccia il lavoro del prof. D. Santagata nelle Memorie della Accademia delle Scienze. gini, ea —— conta Seduta del 30 novembre 1862. C] È letto ed approvato il processo verbale della seduta precedente. Si dà lettura delle seguenti memorie: Bianconi, Cenni storici sugli studj paleontologici e geologici in Bolo- gna, e Catalogo ragionato della collezione geognostica dell’ Apen- nino bolognese (vedi a pag. 244). Taccnerti, MVotizie sull'allevamento dei bachi dell’ ailanto nell’ estate dell’anno 1862. Vitta Antonio, Relazione di gite malacologiche e geologiche nella Brianza e nei dintorni di Lecco, e particolarmente alla nuova miniera di piombo argentifero nella Valsassina. Peruso, Sulla proposta di spargere del solfuro di calcio al piede dei gelsi onde preservare î bachi da seta dalla malattia attualmente dominante in essi. Il sig. professore Galanti, che è presente alla Seduta, interpellato dal presidente Cornalia intorno all’argomento trattato nella Memoria del Socio Peluso, risponde tro- varsi egli d'accordo col signor Peluso, nel non credere seputA DEL 50 novemBre 1862. 269 ad una malattia del gelso, la quale sia la causa di quella dei bachi da seta; ammettere che il solfato di calce sia utile alle piante leguminose, ma non credere per ora che detto solfato possa essere di qualche utile anche al gel- s0, perchè questo è d'una famiglia ben diversa dalle le- guminose; essere certo che lo zolfo messo al piede delle viti od anche injettato in esse non produce alcun effetto sulla malattia loro, e che soltanto è utile quando ne ven- gono cosperse le foglie che sono invase dalla crittogama; e per conseguenza opinare che, qualora si scopra sulle foglie del gelso qualche crittogama, si debba sovra esse spargere lo zolfo in polvere, nello stesso modo adoperato per le viti. Lo stesso signor Galanti, interrogato di nuovo sull’uso della calce per i bachi da seta, asserisce che nell’Umbria si usa di coprire leggermente i bachi con uno straterello di calce spenta e bene. sfarinata, quando stanno addor- mentandosi, e che i bachi, RR escono dalla calce, e si possono raccogliere per collocarli altrove. Tale uso, dice egli, è nell’Umbria ritenuto molto utile. Il socio Bollini presenta alcuni saggi di terra di Siena e di terra d'ombra di Cipro. La terra di Siena per pitto- ri, detta Gi/ardina, dice il signor Bollini, è buonissima, non si altera col tempo anche nelle pitture a fresco; ma sì trova in piccola quantità, e quindi sarebbe bene che per gli usi comuni si adoperassero invece le terre prove- nienti da altri paesi, per esempio quella di Cipro. Egli promette delle notizie più particolareggiate quando gli saranno trasmesse dal sig. professore Campani di Siena. Si dà lettura di una lettera del socio Strobel, pubbli- cata nella Gazzetta di Parma, intorno. ad una palafitta ed a molti oggetti dell’epoca del bronzo, trovati a Ca- 270 SEDUTA DEL 50 novenpre 1862. stione nel Parmigiano. Si trova fra i libri presentati alla Società in questa Seduta. Sono-nominati socj effettivi i signori: D'Ancona CESARE, assistente di Geologia al. Museo di storia naturale di bi proposto da Cornalia , Om- boni e Stoppani, ‘PeccHioLI VirtoRIO di Firenze, proposto da Cornalia, Omboni e Stoppani. Il socio Buzzetti annuncia che nella prossima seduta renderà conto di ciò che ha fatto a Siena come incari- cato di rappresentare la Società al. Xx Congresso degli Scienziati italiani. Sono presentati i seguenti libri pervenuti in dono alla Società dal giorno primo di settembre fino ad oggi. Memorie dell’Accademia delle scienze di Bologna. Serie 1, tom. XII. Serie Il, tom. I. Fascicolo III. StroseL, Palafitta di Castione. Lettera al direttore della Gazzetta di Parma. — Dai numeri 234 e 235 di detta Gazzetta. Loxco Acatino, Prospetto delle sue opere filosofiche. Catania, 1862. — Delle accensioni vulcaniche e della ipotesi del calore cen- trale della terra. Memoria letta all'accademia Gioenia di Catania nel 1862. Catania, 1862. Il Politecnico, vol. XIV, fasc. II (78), e vol.XV, fase. 1(76). Set- tembre e ottobre 1862. Sequenza, Sulla formazione miocenica di Sicilia. Messina, 4862. Estratto dal Giornale Politica e Commercio. — Nolizie succinte intorno alla costituzione geologica dei terreni terziarj del distretto di Messina. Messina, 1862. Cavacceri, Zielazione di esperimenti fatti per ottenere buona semente nostrale, fondati nella cura del gelso col solfuro di calce. Bullettino nautico e geografico di Roma, diretto da E. Fabri-Scar- pellini. Volume primo. Roma, 1862; e il numero 3 del vol. II. sebuTA DEL 350 NnovempRE 1862. 271 Rendiconto dell’Accademia delle scienze fisiche e matematiche della Società Reale di Napoli. Napoli; 1862, fascicoli 4, 2; 5,4, Be 6. Corrispondenza scientifica in Roma, per l'avanzamento delle scienze. Anno XII, vol, VI, num. 40 e 44, 1862, Canton, Annali d’ Agricoltura, 1862. Num. 18, 16,17,18,19,20,24. Pirosa dott. Giusto Anprea,, /'ocabolario botanico friulano. Udine, 1862. Diario del X Congresso degli Scienziati italiani, tenuto l’an- no 1862 in Siena. Siena, 1862, | Campani prof. Giovanmi, Sulla costituzione geologica e sulla ricchezza mineraria della provincia di Siena. Siena, 1862. Garsicuetti, Sopra alcuni scritti di craniologia etnografica e di fi- siologia sperimentale del prof. Maggiorani di Roma. Torino, 1862. — Intorno all'opera di Carus sulla Simbologia comparata tra lo scheletro umano e quello delle scimie. Torino, 1862. — — Fenefizio arsenicale felicemente superato colla magnesia calcinata, — Intorno ad alcuni animali reputati velenosi, od altrimenti no- civî. ‘Torino, 1862. — Sull’opera del dott. E. Rossi, la Nubia e il Sudan. Torino, 1861. Oenr, L’Instituto e l’insegnamento straordinario di fisiologia speri- mentale in Pavia. Pavia, 1862. Revue Savoisienne, 3.° année, 1862, num. 8,9, 11. Bulletin de la Société vandoise des sciences naturelles. Tome VII. Bulletin n.° 49. Lausanne, septembre 1862. Bulletin de la Société d’acclimatation de Paris. Tome IX, numé- ros 7. et 8. Notizblatt des Yereins fiir Erdkunde zu Darmstadt, 1862. Num. 3, Gea 8 Verhandlungen der Naturforschenden Gesellschaft in Basel. Dritter Theil, drittes Heft. Basel, 1862. Zeitschrift der deutschen geologischen Gesellschaft. XIII Band. 4 Heft. XIV Band. 4 Heft. Berlin, 41861. Wiirzburger Naturwissenschaftliche Zeitschrift. Il Band. IM Heft. ._ Wiirzburg, 1861. Jahresbericht der naturforschenden Gesellschaft Graubindens. Neue Folge. VII Jahrgans. Chur. 1862. 272 SEDUTA DEL 50 novenprE 1862, Brosw und Lrovnaro; Neues Jahrbuch fiir Min. Geogn. Geol. und Petrefaktenkunde, 1862, 3, 4 und 5 Heft. Verhandlungen + der k. k. Zoologisch-botanischen Gesellschaft in Wien. Jahrganz, 1861. XI Band. 1, II, IH und IV Heft. Neiureicn, IVachtrige zu Malys Enumeratio plantarum phaneroga- micarum imperit Austriaci universi. Wien, 1861. Herausgegeben von der k. k. zool. bot. Gesellschaft in Wien. Results of Meteorological observations made under the direction of the United States Patent office and the Smithsonian Institution, from the year 1854 to 1889 inclusive, being a Report of the Com- missioner of patents made at the first Session of the thirty-sixth Congress, vol. I. Washington, 1861. Annual Report of the Board of Regents of the Smithsonian Institu- tion 1858 and 1860. Report upon the Physics and Hydraulics of the Mississipi River upon the protection of the alluvial Region against overflow, and upon the deepening of the Mouths. By Cap. Humphreys and Lieut. Abbot. Philadelphia, 1861. Memoirs of the litherary and philosophical Society of Manchester. Second series. Vol, XII, XII, XIV, XV. Third. series. First volu- me 1862. Proceedings of the literary and philosophical Society of Manchester. Vol. II, 1862. Daron, 4 new System of chemical Philosophy, 1827 and 1842. — Meteorological observations and Essays. Second edition. Manche- ster, 1854. Rulls of the literary and philosophical Society of Manchester, 1861. MortiLet, Revue scientifique italienne, 1862. Num. 4, 2, 53. Meven, Palaeontographica. Vol. VII, 3, 4. Vol. VIII, 5, 6. Vol. IX, 4, 5. Vol. X, 3. Vol. di Supplemento, 1, 1. — Opera comperata dalla Società, dietro apposita decisione presa in una delle sedute del 1861. Seduta del 28 dicembre 1862. È letto ed approvato il processo verbale della seduta precedente. Il socio Cavalleri dà lettura d'una sua sposta alle Osservazioni del dott. Francesco Peluso intorno al solfuro di calcio suggerito dal padre Cavalleri come rimedio al male dominante dei bachi da seta. |, Il presidente Cornalia annuncia che un signor Onesti di Vicenza si è diretto all'Istituto lombardo di scienze, lettere ed arti per far approvare un rimedio da lui pro- posto contro la malattia attualmente dominante nei bachi da seta. Il socio Tinelli non ammette una malattia generale del gelso, ma sibbene uno stato anormale della foglia del gelso stesso come la causa principale della malattia in discorso, e ciò egli crede fermamente, perchè la foglia non ha il buon odore che aveva negli anni scorsi, perchè non può conservarsi senza alterazione così a lungo come prima, e perchè i bachi sembrano sentire una certa ripugnanza per essa e non la mangiano così bene come prima. Egli non sa però indicare caratteri ben netti per distinguere la foglia ammalata dalla sana. Propone come rimedj: 1.° la solforazione dei gelsi come si pratica colla vite; 2.° potare i gelsi più del solito, perchè si formino fo- Vol. IV. 18 274 seDuTA DEL 28 picempre 1862. glie robuste e più resistenti alle cause che le fanno am- ‘ malare; 3.° cercare di conoscere quali varietà di gelso resistono meglio a quelle cause, per poter far uso di quelle sole varietà per l'allevamento dei bachi; 4.° alimentare ogni anno con foglia solforata almeno una piccola quan- tità di bachi, per averne della semente sana, e adoperare nell’anno successivo questa semente per avere i bozzoli, servendosi così ogni coltivatore, per l'allevamento, per la produzione dei bozzoli, della semente ottenuta da lui stesso nell’anno prima da bachi alimentati con foglia solforata. Cita in proposito alcuni esempj di persone che fecero buona raccolta di bozzoli adoperando foglia di gelsi di certe località, mentre altre, dello stesso paese, l’ebbero cattiva facendo uso di bachi provenienti dalla stessa se- mente, ma alimentandoli con foglia presa altrove. È con- chiude col manifestare il desiderio che si facciano stud). numerosi e pratici su questo argomento interessantissimo. Si legge una comunicazione del socio Polonio Sulle lenticelle nei Nuovi Principj di Fisiologia vegetale di Gaetano Cantoni. Il socio Stoppani Antonio legge una sua Memoria Sul V Infralias. a i Si dà lettura d'una lettera del signor Craveri al socio’ Gastaldi Su un terremoto succeduto a Brà. Il socio Mortillet annuncia che il padre Secchi osservò una scossa di terremoto a Roma verso il 19 novembre. E il signor presidente Cornalia soggiunge d’aver sentito una scossa a Milano, nel Museo Civico, alle ore 3 5), po- meridiane del giorno 22 dicembre. Sono nominati socj effettivi i signori: Caruel Teodoro, professore di botanica nell'Istituto Tecnico Superiore in Milano, proposto da Cornalia, Om- boni e Stoppani; SEDUTA DEL 28 picempre 1862. 276 Galanti Antonio, professore di agronomia nel Regio Istituto Tecnico di Milano, proposto da Cornalia, Omboni e Stoppani; Gardini Galdino, professore di storia naturale a Fer- rara, proposto da Buzzetti, Omboni e Bellotti Cristoforo. Padulli conte Pietro, istruttore pratico nel labora- torio della scuola di chimica della Società d’ Incoraggia- mento d’arti e mestieri in Milano, proposto da Cornalia, Omboni e Stoppani. Dal giorno dell'ultima seduta tino ad oggi sono giunti in dono alla Società i seguenti libri: Memorie dell’ Accademia delle scienze dell’ Istituto di Bologna, Serie Il, tomo I, fasc. 4. CaErsINI, Dei moti geometrici. — PAOLINI, Sull’Ittiosi. — BRUGNOLI, Ferimento di cuore, guarito. — BIANCcONI, Specimina zoologica Mosam- bicana. — DELLA CASA, Equivalente meccanico del calore. Memoires de la Societe de physique e d'histoire naturelle de Genève, Tome XVI, seconde partie. CLAPARÈDE, Anatomia degli Oligocheti. — HUuMBERT, Nuove specie di planarie terrestri del Ceylan. — De LA Rrve, Aurore boreali e au- strali, loro spiegazione e riproduzione artificiale. — MiiLLER, Della clas- sificazione dei Licheni. — Dr CANDOLLE, Lavori della Società dal lu- glio 1861 al giugno 1852. e Jahrbuch der K. K. geologischen Reichsanstalt, 1861 und 1862, XIL_ Band. 3. ZoLLIKorer, Geologia della Stiria inferiore. — JorKéuy, Quader e Pliner nella Boemia. — Piante fossili del testo basaltico della Boemia. — Il Rothliegende della Boemia. — I Riesengebirge. — HAUER, Lavori nel laboratorio chimico. — Sedute. Abhandlungen der Schlesischen Gesellschaft fiir vaterlindische Cul- tur. Abtheilung fiir Naturwissenschaften und Medicin, 1864, Heft 1, HI, II. — Phélosophische-historische Abtheilung, 1862, Heft I. — Breslau. —. La parte per le scienze naturali e la medi- 276 SEDUTA DEL 28 piceupre 1862. cina contiene soltanto lavori e memorie su argomenti di medicina e chirurgia. Neun-und-dreissigster Jahres-Bericht der Schlesischen Gesellschaft fiir vaterliandische Cultur, Breslau, 1862. , Lavori della Società. — Cometa di luglio e loro orbite. — Ipsometria della Slesia. — Riunione della Società geologica a Besancon nel 1860. — Posidonomya Becheri nella Grovacca della Slesia austriaca. — Viaggi | geologici in Russia. — Analogie fra le cellule delle piante e, degli ani- mali. — Geologia dell’Istria, della Transilvania e dei Baconi. — Im- pronte di passi nel Rothliegende di Albendorf (Glatz). — Sulle serpule. — Cognizioni di Aristotele sui Cefalopodi. — L'isola Zanzibar. — Dia- tomee nel guano. — Geografia botanica della Slesia. — Storia moderna della Lichenologia. — Potentilla tormentilla e nemorosa. — Neve rossa. — Nuova opera sulle piante utili e dannose. — La famiglia delle cicalee. — La mimosa pudica. — Vegetazione terrestre e marina ad Helgoland. — Nuove piante di Slesia. — E molti articoli e lavori di medicina, sto- ria, ecc. Ferhandlungen des Vereins fiir Naturkunde zu Presburg, IV Jahr- gang, 1859, V Band, 4860 und 41861. Bulletin de la Societé imperiale d’acclimatation, Tome IX, 1862. Numeri 7 a 10. Istruzioni pei viaggiatori e corrispondenti della Società. — Montoni chinesi. — Tetrao urogallus. — Baco da seta Ya-ma-mai. — La canna da zuccaro in Algeria. — Alberi, piante e semi del Giappone. — Accli- mazione delle spugne nel Mediterraneo sulle coste francesi. — Razze di cavalli orientali. — Studj sul bufalo. — Incubazione dello struzzo e del dromeo in Ispagna. — Vino a buon mercato in China. — Alberi da fo- reste delle Canarie. — Sulla Coca. — Influenza delle scienze naturali sulla produzione del secolo. — Sull’ acclimatazione nel nord della Fran- cia. — Animali distruttori dei serpenti nell’ India. — Riorganizzazione del giardino d’acclimazione d'Orotava. — Eucalyptus globulus. — Espo- sizione di cani in Inghilterra. — Bisonte dell’ Europa. — Hoeco della Gujana. — Produzioni vegetali della China. — L'’ailanto, glanduloso e sua coltura. — La Casalpinia bonducella. Wiener Entomologische Monatschrift, VI, Band. 8, 9, 40. Bulletin de la Société imperiale des naturalistes de Moscou, 4864, IV. CHauDOIR, Delle specie del genere Panagoeus. -—— Burse, Viaggi in Persia. — BRASCHMANN, Scolo dei liquidi. — TrauTscHoLD, Creta di SEDUTA DEL 28 picempre 1862, 277 Mosca. — ReaeL, Piante della Russia asiatica. — Lupwia, Coralli e briozoi del calcare carbonifero di Peren. — CRISTOPH, Pelias Renardi, — Sedute, ecc. Atti dell’ I. R. Istituto Veneto di scienze, lettere ed arti, Tomo VII della Serie III, dispense 8, 9. Monografia delle acque minerali del Veneto. — Turazza, Teoria del moto permanente delle acque nei canali e nei fiumi, ecc. — ZANTEDE- scuri, Elettroscopio dinamico atmosferico. — WinTscHGAU, Corpuscoli sanguigni della rana. — Brzro, Effetti mirabili dell’olio di fegato di mer- luzzo in una singolarissima malattia. — Asson, Osservazioni di clinica chirurgica. — Zeno, Sulle piante fossili del trias di Recoaro raccolte da Massalongo. — PAZIENTI, Studio chimico delle acque di Recoaro. — BELLAVITIS, Lingua universale. Cantoni, Annali d’agricoltura, 1862, numeri 22 e 23. Benrzer-Stennau, Veber die neueren Fortschritte der Lichenologie, Presburg, 1859. Ciccone, Sulle malattie del baco da seta, Napoli, 1863. Lunari, Zntorno al disastro di Morcote sul lago di Lugano, del 10 settembre 1862. Lugano 1862. Bizzozeno, Della distribuzione dei canali vascolari nelle ossa lunghe dei Batraci (dall’Archivio per la Zoologia, 1862). Il Politecnico, numeri 77 e 78, fascicoli Il e HI del Vol. XV, 1862). Lroy, La botanica e la zoologia negli ultimi due anni. — MOLINARI, e DescaLzi. Nuovo porto di Genova. — GorinI, Due fenomeni geologici spiegati col mezzo degli esperimenti plutonici. — FAxO, Servigio medico delle Società di mutuo soccorso. — Lioy, La generazione spontanea. — FoLpi, Società per lo scavo dei combustibili fossili e della torba in par- ticolare in Lombardia. — Brrrr, Colonizzazione dei pazzi. — CAPEZ- zuoLi. Avvelenamento coi fiammiferi fosforici. — E diverse memorie e note di arte, storia, ecc. Peccuioi, Di un nuovo fossile delle argille subapennine, Lettera a Cesare d’Ancona. Firenze, 1862. StroseL, Terramara di Casaroldo in Samboseto. Bullettino nautico e geografico — Appendice alla corrispondenza Scientifica di Roma, Vol. HI, rum. 4 e 5. RavioLI, Sul primo inventore delle macchine a vapore. — reti, La- 278 SEDUTA DEL 28 picemBre 1862, vori dell’Istmo di Suez. — Nuovi fari del Mediterraneo. — WoLFERS, Sulla rotazione dei venti. — SENONER, Sulle spugne del mare Adriatico. — Varietà. CONTENUTO DI ALCUNI FRA I LIBRI PRESENTATI NELLA SEDUTA DI NOVEMBRE. Bullettino nautico e geografico, Vol. |. Delle Società geografiche in generale, e di una Società geografica italiana. — Cometa del 13 ottobre 1859. — Il Porto di Pola. — Luce elettrica, esperimenti. — Dei bastimenti a vela e a vapore. — Eclisse di sole del 18 luglio 1869. — Nuoto ad elice negli animali. — Il bosforo di Suez e le strade ferrate pontificie. — Elicometro, nuovo strumento marino. — Base romana sulla via Appia. — Meridiano italico. — Nuova macchina idraulica. — Osservazioni magnetiche-meteorologiche. — Nuova macchina a vapore. —- Storia dell’astronomia negli Stati Uniti d'America. — Aspetto del globo lunare prodotto dalle immagini fotografiche. — Azione meteorologica dell'atmosfera e suoi rapporti con il mare. — Cro- nologia degli asteriodi. — Notizie sul Caucaso, sulla città di Pechino e sul Golfstrim. —. Progressi della meteorologia nautica dopo il congresso di Brusselle. — Sul taglio dell’Istmo di Suez. — Sui bolidi, asteroidi, satelliti e comete. — Coltivazione del mare. — La fisica del globo nel Belgio, l'Accademia delle scienze di Brusselle e il suo segretario perpe- tuo. — Igiene e medicina navale. — Acqua per il male di mare. — Rosa mobile pel maneggio delle carte idrografiche. — Maree lunari nei laghi dell'America del nord. — Sulla formazione dei pianeti maggiori. — Avan- zamento dei lavori del taglio dell’Istmo di Suez. — Modo di togliere o scemare le oscillazioni dei navigli sul mare. — Progetto di unione del Mar Nero col Mar Caspio. — Origine del nome Recoaro. — Corrispon- denze marittime, ecc. Bullettino nautico e geografico, Vol. Il, num. 3. Il lago Fucino nel dì 7 agosto 1862. — Sulle stelle cadenti. — E di- verse corrispondenze. Il Politecnico, fase. 76. MARzoLOo, Rapporti e differenze fra le lettere e le scienze. — RomA- xo, Ferrovie a cavalli. — MAESTRI, Educazione promiscua dei sordo- muti e dei ciechi con altri fanciulli secondo il metodo Blanchet. — Cu- RIONI, Processo metallurgico Bessemer. — TATTI; Ferrovia aretina. — Rosa, Spiritismo e mormonismo. 7 SEDUTA DEL 28 picenpne 1862, 279 Memorie dell’ Accademia di Bologna, Prima Serie, Vol. XII, fase. 3. RizzoLi, Perineo-cheilorafia nella cura della prolassi della matrice. — BertoLONI, Nuova malattia della canape nel Bolognese. — CREMONA, Teoria geometrica delle curve e piane. Contenuto del fase. 3.9 del vol. 1.° della Serie 2.3. — SoveRINI, Straor- dinaria dilatazione delle vie biliari. — CAPELLINI, Infralias del golfo della Spezia. — CorraDI, Variazione delle diatesi nei popoli. Rendiconto dell’Accademia delle scienze fisiche e matematiche della Società Reale di Napoli, 1862, fascicoli 1 a 6. TRUDI, Inviluppo delle corde di costante grandezza nelle curve di se- condo ordine. — ScaccHI, Sulla scambievole sovrapposizione di cristalli di solfato potassico appartenenti a diversi sistemi. — GASPARRINI, Em- briogenia della canape. — BATTAGLINI, Sopra alcune proprietà delle linee di secondo grado. — De LucA, Formazione della materia grassa nei frutti dell'olivo. — FERGOLA, Risoluzione per serie delle equazioni trinomie di grado qualunque. — PALMIERI, Sull'origine dell’ elettricità atmosferica. — De Luca, Ricerche sulla temperatura dell’ acqua allo stato sferoidale — Dr Luca e UBALDINI, Proprietà assorbenti della terra arabile. — BaTTAGLINI, Superficie di secondo grado. — Gur- scARDI, Notizie vesuviane. — BATTAGLINI, Sui determinanti. — TRUDI, Una trasformazione delle forme quadratiche. — Costa, Studii sulla en- tomologia della Calabria Ulteriore. — GASPARRINI, Alcune malattie degli organi vegetativi degli agrumi. — DE Gasparis, Regola per la solu- zione del problema di Keplero. — Trupr, Di alcune formole di sviluppo. PALMIERI, Scosse di terremoto dopo l'incendio del Vesuvio cominciato 18 dicembre 1861. — NapoLi, L’Allotropia, lo stato nascente e le azioni catalitiche nei corpi. — PaALMIERI, Caduta d'un fulmine. — Scaccar, Tartrati di Stronziana e di Barite. — Guiscarpi, Sulla geologia dei campi Flegrei. — Diverse altre memorie di matematica e geometria. — Processi verbali. Corrispondenza scientifica in Roma. Numeri 49 e 44 del Vol. VE. Le due comete del 1862. — Sul barometro del professore Armellini. — Bullettino bibliografico italiano. — Sulla vibrazione delle colonne d’aria nei tubi aperti. — Il movimento atomico dei corpi applicato alla fisica e alle combinazioni chimiche. — Sulla provenienza dell’urea, ecc. Revue Savoisienne, 1862. Numeri 8, 9 e 11. Glorie della Savoja. — Antichità di Seyssel. — Vie romane. — Disco in bronzo sul Jago d’Anneey. — E diverse cose letterarie. 280 SEDUTA DEL 28 DpIcEMBRE 1862. Verhandlungen der Naturforschenden Gesellschaft in Basel. III, 3. SCHENBEIN, Diverse comunicazioni sullo stato allotropico dell’ ossige- no, sulla produzione dell’ozono, sulla formazione del nitrato d’ ammoniaca coll’acqua e coll’ aria atmosferica, sulla presenza dello stesso sale nei liquidi animali, sulla formazione dei nitriti. Zeitschrift der deutschen geologischen Gesellschaft. XIII, 4. OpPPEL, Brachiopodi del lias inferiore. — SEEBACH, Conchiglie fossili del trias del Weimar. — VoLGeRr, Teoria dei vulcani. — BORNEMANN, Avanzi vegetabili nel quarzo cristallizzato. — Getz, Sul Dias e sulle Sigillarie nel Dias. — ROEMER, Sul Nautilus bilobatus del calcare car- bonifero della Slesia. Zeitschrift der deutschen geologischen Gesellschaft. XIV, 4 SCHEERER, I gneiss dei monti della Sassonia, loro composizione, ecc. — GerHARD, Lamellare unione di due specie di felspato. — SENFT, De- posito di gesso presso Kittelsthal. — RoemER, Viaggi geologici in Rus- sia nell'estate -1861. Wurzburger Naturw. Zeîtschrift. \l, 3. Diversi lavori fisiologici e anatomici di Kolliker, Eberth, Bruch, Miil- ler Enrico, botanici di Schenk, chimici di Schwanzenbach, paleontologi di Hassenkamp. Bnonn und Leonnarp. Newes Jahrbuch, ecc.) 1862, fascicoli 3, 4, B. Rriserro. Terreno carbonifero del Portogallo. — GiimBeL, Revisione dei goniatiti del Fichtelgebirge. — ROMER, Strati silurici della Galizia. — KRAUSS, Cranio dell’ Halitherium Schinzi. — BLUwM, Studio dell’ Epi- doto. — FISCHER, Giacitura della Prehnite, della Datolite e del Rutilo, e formazione delle Zeoliti. — STrENG, Il Gabbro e rocce analoghe del l’Harz. — KyJeRuLr e TeLLEF DAHL, Giacitura dei minerali di ferro ad Arendal, Ntis e Krazerò. — KLUGE, Periodicità delle eruzioni vulcaniche. In uno di questi fascicoli si annuncia la morte del professore H. G. Bronn, uno dei due compilatori del giornale, avvenuta il giorno 3 luglio 1862. Verhandlungen der K. K. zoologisch-botanischen Gesellschaft in Wienn. XI, 1, 2,3, 4. - Crostacei del Mar Rosso. — Piante della Galizia e Bucovina. — Nuovi Imenotteri del genere Lyda. — Flora delle torbiere del Banato. — Fa- una della Dalmazia. — Flora delle torbiere dell’ Austria. — Notizie it- tiologiche. — Metamorfosi degli insetti. — Rotatorie Dafnie dei dintorni seDUTA DEL 28 picempre 1862, 2814 di Pesth. — Scrofularie e altre piante delle Canarie. — Nuovi ditteri. — Nuovi batracj della Nuova Zelanda. — Del cigno musico. — Mostruo- sità del Carex precox. — Flora della Palestina. — Fenologia. — Usi delle piante comuni nelle feste. — Rincoti dei dintorni di Gresten. — Flora della Bassa Austria. — Equiseti esotici. — Cenere dell’ Asple- nium Serpentinum. — Flora crittogramica delle Sette Isole. — Ecc. Annual Report of the Smithsonian Institution, 1888. Letture di astronomia. — Istruzioni sul raccogliere nidi e uova di ue- celli, insetti, eee. — Colonizzazione vegetabile. — Cause che limitano la diffusione delle specie vegetali verso il nord in Europa. — Distribuzione delle foreste e delle piante nell'America del nord. — Uccelli della Nuova Scozia, delle Bermude. — Elettricità atmosferica (Duprez). — Recenti progressi della fisica (Miiller). — Costo degli stabllimenti meteorologici nei diversi stati. — Terremoto del Missouri nel 1811. — Terremoti di Quatimala nel 1857 e 1358. — Ecc. Annual Report of the Smithsonian Institution, 1860. Rapporti del segretario. — Letture sulle strade e sui ponti. — Letture sui molluschi (Charpentier). — Letture di archeologia (Morlot). — Il microscopio. — Congresso scientifico di Carlsruhe. — Progressi delle cognizioni sui turbini magnetici. — Anemometro Smithsoniano. — Fo- reste ed alberi della Florida. — Ecc. Memoirs of the litherary and philosophical Society of Manchester. Second Series, Vol. XII. — Origine delle pietre meteoriche. — Azione del fermento della robbia sullo zuccaro. — Formazione dell’azzurro d’in- daco. — Strati permiani del nord-est d’ Inghilterra. — Apparato per rac- cogliere gas dall’acqua e da altri liquidi per le analisi chimiche. — Ecc. Second Series, Vol. XII. — Vita e lavori di Dalton. Second Series, Vol. XIV. — Alctne particolarià di un uragano. — Re- sistenza delle pietre alla compressione. — Fusione di metalli colla elet- tricità voltaica. — Vita e lavori di Sturgeon. — Solubilità del solfato di barite nelle soluzioni acide. — Strati permiani del nord-est d’ Inghilterra. — Cambiamenti chimici del ferro. — Formazione dell’azzuro dell’indaco. Second Series, Vol. XV. -— Composizione e derivazione dell’acido ro- solico. — Consumo del carbone nei forni e vaporizzazione nelle caldaje. — Durezza dei metalli e delle leghe. — Colore giallo-ottenuto dal Poligono fagopiro. — Espansione dell’ aria pel calore. — Pioggia a Manchester negli anni 1786 a 1857. — Studj sull’orina e sulla sua acidità. — Di- scorso inaugurale della Sezione microscopicale. — Sulla Daphnia Pulex. — Struttura dei granuli di amido. 29392 SEDUTA DeL 28 picempre 14862, Third Series, Vol. I. — Origine dei colori e teoria della luce. — Me- todo di misurare la resistenza delle caldaje a vapore. — Sul calore totale del vapore. — Sul passaggio dell’aria pei tubi e per le aperture nelle pareti di questi. — Estrazione dell’ oro nell’ Australia. — Tracce di an- tichi ghiacciaj nella Gran Brettagna e in- Irlanda. — Fari galleggianti. — Influenza dei cangiamenti atmosferici sulla salute. -- Fenomeni dei gruppi delle macchie solari. — Rotazione di Giove. — Stima dello zue- caro dell’orina diabetica. — Sull’uso dell’arsenico ‘in Istria. — Produ- zione e modo di prevenire la mal’aria. — Caloscopio. — Diversa den- sità del rame. — Variazioni della pressione atmosferica in Europa e nel- l'Asia settentrionale. — Irregolari oscillazioni del barometro a Man- chester. — Teoria della pioggia. — Struttura dell’inviluppo luminoso del sole. — Rapporto della Sezione di microscopia. Proceedings of the literary and philosophical Society of Manchester. Vol. Il, 1862. Sono gli Attî di quella Società e comprendono i processi verbali delle sedute dal 2 ottobre 1860 al 29 aprile 1862 e gli estratti di molte Memorie pubblicate o da pubblicarsi nelle Memoi?rs della stessa Società. Bulletin de la Società vaudoise des sciences naturelles. VII, 19. Durour, Dei mezzi di preservare dal ‘gelo le trombe da incendj. — CAUDERAY, Applicazione della fotografia e dell’ elettricità alla scoperta dei ladri. — NicaTy, Rocce e fossili del picco!o Atlante. — RouGE, Il Ka- mala usato come vermifugo. — DeLAHARPE, Sul freno delle ali dei le- pidotteri. — BLAancHET, Sull’ Helix aspersa. — ReENEVIER, Alcuni de- positi recenti d’acqua dolce. — Durour, Due osservazioni di colpi di fulmine. — PiccaARD, Sull’allungamento dell’ uomo ammalato. — DELA- HARPE, Sulla questione glaciale. — JAveT, Sulla pianura dell’ Orbe. — PLANCHON, Sui fossili di Meximieux. — BLANcHET, Di una nuova crit- tograma. — Osservazioni meteorologiche. — Troyon, Scavi fatti a Con- cise, e oggetti antichi trovati in essi. LE LENTICELLE NEI NUOVI PRINCIPJ DI FISIOLOGIA VEGETALE DEL DOTTOR CANTONI AI dottor Gaetano Cantoni è libero certamente di desiderare per quale via debbasi porre a combatterlo la scienza ; libero a chi Io vuole di cercare la via da sè, e, per quanto danno le forze, toccare alla meta. Dal ch. prof. Omboni aspettiamo ansiosamente la difesa delle opi- nioni proprie e degli amici suoi, delle quali toccò nella seduta del 26 maggio 4861. lo mi ristringerò ad una piccola parte dei fatti citati nel libro del dottor Cantoni: ed oggi non parlerò che dei fori detti (nell’ epidermide) lenticelle, destinati a permettere una specie di respirazione 0 traspirazione (pag. 216). Dal Guettard, che per il primo ne parlò sotto il nome glandes len- ticulaires, a P. De Candolle (1) che le chiamò Zenticelles, al Ra- spail (2) che dimostrò non essere, come altri voleva dourgeons des ra- cines, ad A. De Jussieu che maestrevolmente le descrisse, non avvi botanico, per mio avviso, che le abbia mai considerate come fori. In primo luogo è falso che le lenticelle appartengano all’ epider- mide; esse spettano all’ inviluppo cellulare. Che se il Richard (3) scrisse che si trovano alla superficie dell'epidermide non intendeva già che spellassero a questa. i (4) Annal. des scien. nat. 41826. (2) Nouveau système de physiologie vegetale, 4837. (3) Nouveaux élémens de Botanique etc. , 41833. 284 CANTONI , Le lenticelle hanno in generale una figura fusiforme posta orizzon- talmente ; esse sono ammassi compatti di cellule, sono ordinariamente di color oscuro e si riscontrano solo in poche piante dicotiledoni ar- boree, mancando affatto nelle dicotiledoni erbacee, nelle monocotile- doni e nelle acotiledoni. Al primo comparire non mostrano che delle prominenze coniche, (salici, betulle ecc.) che vanno sempre più dilatandosi, fino a che vincano la resistenza degli strati che le ricoprono, i quali squarcian- dosi, quasi sempre in direzione orizzontale , producono delle figure lenticolari a margini frastagliati. Questi margini sono prodotti dal tessuto sugheroso che seguì l'andamento dell’inviluppo cellulare. Arrivate al mondo esterno le cellule delle lenticelle restano avvizzite, non crescono più e rimangono come morte. È assioma nella Zoologia e nella Botanica, che se da un organo bene determinato provenga una data funzione in un essere, quella non pro- viene mai da altri organi. Ora , nelle piante, per sentenza di fisiologi italiani e stranieri, si trovano cistomi e stomi ; cioè: organi speciali addetti alla funzione della respirazione. Quasi tutti i vegetali hanno i cistomi, e stomi le epatiche; mentre altre piante (per esempio, funghi ed alghe) man- cano degli uni e degli altri. Di questi organi si conosce la natura, le funzioni e la sede. 1 cistomi consistono in due cellule semilunari, con cromula, unite per il lato concavo, cioè per le corna, ed in un sacchetto formato dalla cuticola (membrana sopra epidermica di Brongniart), che ricopre tutta la cavità cistomatica ed in qualche caso anche i meati del pa- renchima sottoposto. Essi hanno un’ apertura bene definita dall’A- mici (1) e da altri, che si può dilatare e restringere secondo la tem- peratura. Gli stomi sono invece vere aperture dell’ epidermide sim- metricamente distribuite e corrispondenti a cavità del parenchima e a meati intercellulari. Le lenticelle e gli organi della respirazione non hanno dunque nulla di comune, o nella struttura anatomica o nella loro sede; e (4) Atti della sesta Riunione degli Scienziati, ecc. 4845, pag. 513. LE LENTICELLE 285 mentre gli ultimi mettono in comunicazione i sottoposti tessuti col mondo esterno, le Ienticelle per costruzione lo impediscono. Vero è che A. De Candolle (2) scrisse: — « je suis disposé à croire que » des observations subséquentes montreront quelque analogie d’ ori- » gine entre ces deux organes » — ma queste mostrarono anzi il contrario di ciò ch’ egli era disposto a credere. Avvi in fine che nei giovani rami di betulla, di pioppo, di sa- lice ecc. si trovano lenticelle e cistomi frammisti; a che servono in questo caso le lenticelle? A supplire alla mancanza dei cistomi? No; perchè questi vi sono e funzionano: servirono adunque per la traspi- razione. La traspirazione di una pianta avviene da tutte le cellule della superficie. Le piante non hanno dunque bisogno di lenticelle. Si po- trebbe dire che a questo modo è aumentata. Cerchiamo dunque in che modo si giungerebbe a questo fine. Non certo perchè le cellule esterne delle lenticelle sono più avvizzite, perchè l’essere in via di deperimento non giova alle funzioni degli organi. Non perchè hanno una superficie maggiore, essendo convesse; chè le cellule morte per la rottura delle membrane nel loro passaggio compensano 1’ aumento di superficie. Da queste poche osservazioni si deduce, che le lenticelle non sono fori dell'epidermide, ma produzioni dell’inviluppo cellulare; che non avendo nessuna analogia coi cistomi e cogli stomi, ed esistendo in molti casi contemporaneamente a loro, non possono far l’ufficio di or- gani respiratori: e che finalmente essendo eguali per la organizza- zione alle altre cellule, non debboro differire per nessuna proprietà nelle funzioni della traspirazione. Bologna, 9 dicembre 1862. A. F. PoLonIO Dotture in Scienze Naturali. (2) Introduction a l’étude de la Botanique ete., 4837, pag. 25. SULLA PROPOSTA DI TRATTARE COL SOLFURO DI CALCE 1 GELSI PER PRESERVARE I BACHI DA SETA DALLA MALATTIA ATTUALE COMUNICAZIONE DEL DOTTOR FRANCESCO PELUSO L'invito fatto agli studiosi dal nostro Collega, il P. Cavalleri, nella tornata del giorno 30 marzo di questa Società, di provare a medicare il gelso per ottenerne miglior seme di bachi, mi dà occasione di sotto- porre al vostro giudizio alcune osservazioni, che mi lusingo non sieno senza frutto pel fine stesso al quale quella lettura è destinata. Non credo che abbisognino parole per attestare .la mia stima al- l'onorevole Collega, nè per dichiarare non essere io mosso a ciò da nessun affetto di opinione diversa: apprezzo troppo i generosi senti- menti che spingono gli animi ben nati a non istanearsi nelle loro ricerche intorno a pubblica faccenda di così alto valore, per volere loro mettere innanzi degli impacci; vorrei anzi che tulti li laudassero e li incitassero. Però, occupato da molti anni in siffatti studj, parendomi di cono- scere abbastanza e l'indole e le cognizioni dei nostri agricoltori, crederei rispondere malamente all’ invito, nascondendo i dubbj che mi sorgono nell’animo, evitando una discussione che valga a dare agli sperimentatori un indirizzo più sicuro; per fermo che la cieca fiducia non gioverebbe in tal caso, come non gioverebbe lo sprezzo orgoglioso. F. PELUSO, SULLA PROPOSTA DI TRATTARE ECC. 287 A mio giudizio l’ufficio della scienza è di rendere volgare 1’ uso corretto di quei precetti e di quelle scoperte che possono servire di base alle speculazioni industriali. Però se da un lato le è sempre aperto il campo ad allargar Ja cerchia delle umane cognizioni, dal- l’altro, e specialmente nelle cose d’agraria, deve avvertire di non di- scostarsi di troppo dal maggior numero dei pratici, affichè l’opera comune proceda più spedita e sicura. S'egli avviene che, o per au- torità di nome, o per mancanza di lume, quel tratto d’unione si di- stenda troppo, la gran macchina dell'umano progresso rallenta, e con esso ogni speranza di perfezione. Nella deplorabile mancanza di istituzioni agrarie elementari, che insegnino a tutti Ja dottrina di cui abbiamo giornaliero bisogno , in un paese che dell'agricoltura fa la prima fonte di ricchezza, stimo una fortuna se sorgono occasioni di poter indirizzar la mente dei più solleciti a giuste considerazioni. Il desiderio è tanto universale, che già mi venne fatto di udir non pochi aprire il cuore a più liete spe- ranze, ora che ci si annuncia un nuovo rimedio; però mi sono in- dotto ad esaminarlo sotto l’aspetto pratico, come di cosa che tocchi ad ognuno. Questa intenzione, questo dovere mi varrà di scusa presso di Voi e presso l’onorevole nostro Collega, se mi valgo di quella li- bertà che la chiarezza esige, e che lo studioso facilmente condona. Senz altri preamboli dirò adunque che mi duole di non essere stato presente a quella discussione, per raccogliere tutte le idee dell’autore, e che una santa fretta mi toglie di aspettarne la pub- blicazione per le stampe , ma dal reso conto pubblicato da questa e da altra Accademia, mi lusingo d’aver raggiunto abbastanza il con- cetto e le speranze sulle quali si appoggia. > li lodato Autore, giustamente preoccupato dalla fatale epizozia che distrugge i nostri bachi da seta, dopo avere inutilmente tentati tutti i mezzi proposti per risanarli, dita aver consultato senza frutlo e la chimica e il microscopio, venne nella persuasione che il germe del male sta nel cibo di che si pascono, e che è là dove si vuol porre un rimedio efficace; propone quindi di sperimentare un sol- furo di calce, siccome quello che, a suo dire, ha già dato qualche indizio di buona riuscita, invitando gli agricoltori a farne la prova, perchè appaja maggiore in pregresso. » 288 F. PELUSO , lo non tornerò sulla quistione se il gelso sia ammalato o no: su tale proposito si sono fatte a quest'ora tante parole, che non occor- rono, io credo, maggiori per darne a chicchessia una sufficiente co- gnizione. Supponiamo che lo sia; ma, di grazia, di quale malattia? Per quanta buona voglia ci si metta, per quanta fede Je si accordi, noi non possiamo definirla che con negative; non la clorosi, non la rachitide, nè la fersa, nè alcun altro di quei malanni che siamo so- liti trovare nella non breve enumerazione della patologia vegetale. Anzi l'idea della malattia del gelso è sì fattamente strana alla sua natura, od almeno alla generale sua apparenza, che dobbiamo ricer- carne i sintomi negli animali che se ne pascono; egli è un quid di anormale, che non si manifesta in esso lui, ma sì bene nei bachi, i quali, se muojono, egli è perciò che hanno inghiottito col cibo qual- che cosa di letale che prima stava nascosto. Perdonatemi se entro addirittura in argomentazioni un po’ strin- genti; non è, credetelo, per voglia di far valere un partito preso, è pura necessità di definire, meglio che si può , lo stato del male che dobbiamo combattere, per applicarvi un rimedio con ragione. Poichè veggo il più della gente correre col pensiero a qualche cosa d’ar- cano, che ha pure sì gran potere sull’ immaginazione, è mestieri raccogliere quel che non si può nascondere, vederlo , dichiararlo nella sua integrità. Una fatale coincidenza contribuì non poco a dare una direzione ai pensieri, e far nascere una credenza che l'oscurità rese più ac- cetta. L’atrofia dei bachi comparve in Italia quasi contemporanea” colla muffa della vite, e siccome di questa siamo arrivati a scoprirne l'origine vera, nuova, strana, difficilmente rimediabile, così di que- staltra, non meno fatale nè meno oscura , nessuno seppe trattenersi d’attribuirle una causa consimile. Da quì nacque, io credo, il sospetto che la foglia sapesse di muffa, di quì l’alga unicellulare che si scorge - colla lente nel sangue del baco, di quì finalmente l’ultima scoperta della crittogama, che si dice fatta da un agronomo di Francia. Nella persistenza del disastro, nell’incertezza della causa vera, parve pue- rile considerar solo il baco ammalato da naturale epizozia, ma più assennato più acuto ricercar se il male non risiedesse nel cibo, per- chè quello poteva cadere sotto l'influenza di una fatale criltogama. SULLA PROPOSTA DI TRATTARE COL SOLFURO DI CALCE 1 GELSI 289 Di un tal modo di ragionare, ad onta della troppo evidente dispa- rità, per parte mia non faccio carico agli agricoltori; è la naturale conseguenza dei ragionamenti umani» non ne faccio nè manco agli eruditi, se ci tenner dietro, perchè dove non si hanno dalla scienza notizie più sicure, tanto fa mon isprezzare quelle che il caso, la fantasia, la voglia di provare suggeriscono. Ma quello che non saprei perdonare a’ miei Colleghi, quello che mi ha indotto oggi ad indirizzare a Voi questi pochi cenni, è il ve- dere come poi non si sieno occupati di avviare gli esperimenti su quell’unica strada che li può rendere fecondi, e che i loro studii già chiaramente additavano. Sia pure ammalato il gelso, o per lo meno contenga nelle sue fo- glie quel germe che finisce per uccidere i bachi che se ne cibano, sia pure che questo germe sia della famiglia delle crittogame, o di qualche altra vicina la cui natura si possa comprendere in eguali confini; anche in tale ipotesi, è mestieri avviare le prove con quei mezzi che la fisiologia e l'anatomia vegetale a quest’ora ci insegnano aver alcuna efficacia sul loro organismo. Uno che proponga, così nu- damente, il solfuro di calce, o qualche altro minerale consimile, sic- come rimedio che solo un lontano sospetto raccomanda, non avrà la fortuna, io temo, di vedere il suo desiderio soddisfatto, non potendo additare i sintomi ai quali riconoscere l’effetto, che pur deve appa- rire o nascondersi. Non vorrei essere profeta, ma io temo che accadrà di questo ciò che già si disse essere avvenuto d’altri; ad alcuno parrà di veder prodigi dove non ne esiste punto, altri attribuirà a lui ciò che è conseguenza di tut’altro, altri finalmente non vedrà nemanco quello che ci può essere di buono. E la colpa non sarà nè di questo nè di quello, perchè dove non c'è un filo che li dirigga, le vicende son troppe, le apparenze dei vegetali così diverse che chi non è molto esperto non sa discer- nere la giusta causa, ed è facile scambiare le origini. Però quando s'hanno a fondar giudizj, è mestieri limitarsi a quelle prove che non lasciano dubbio alcuno per una lunga serie di fenomeni che non si possono confondere con altri. Ed in questa persuasione, tuttochè io non creda che abbisogni medicar il gelso per guarire i bachi da Vol. IV. i 8 290 F. PELUSO, seta, più di quello che non si faccia dell'erba per guarire le vaccine dalla polmonea, pure se s’hanno a fare sperimenti, vorrei che si fa- cessero con quelle sostanze che valgono a dare agli eruditi almeno una ragionevole congettura. Permettetemi di spiegarmi più chiaramente con qualche dettaglio. La parola solfuro di calce non è così chiara ed esatta che non possa indurre in errore gli sperimentatori. Tutti i solfuri, Voi ben lo sapete, sono l'unione dello zolfo con un metallo ; ora, siccome in natura non c'è il metallo puro del calcio, e coll’arte è difficilissimo ad ottenerlo, così non è agevole, esattamente parlando, un sol- furo di calcio. So bene che così chiamavasi un tempo un composto terroso nel quale entra lo zolfo, ed è di qui, io credo, che trasse l’autore il nome della mescolanza di cinque parti di calce viva, con una di fior di zolfo. Sarebbe stato forse più appropriato, come ac- cennerò poi, il dire solfato di calce, la combinazione dell’acido sol forico coll’ossido di calcio, il gesso, minerale abbondantissimo in natura, di poco costo e di certa efficacia. Ma comunque sia del nome, io penso essere lo zolfo che suggerì la scelta, ed anche qui scommetterei che l’idea preconcetta della crittogama ve lo condusse: siccome è noto avere lo zolfo un’ azione efficace sulla muffa, così se mai la pianta che affligge il gelso, e con lui il baco, è di quella famiglia, il rimedio avrà il medesimo valore. Ma fosse pur vera quella supposizione, non veggo come l’applica- zione sia giusta. Lo zolfo ha azione sulla pianta parassita (ed è bene che lo si ripeta perchè veggo moltissimi divagare in istrane conget- ture) solo allora che la muffa si mostra alla superficie dei corpi nella sua fioritura, a quel modo stesso che uccide l’acaro della scabia quando gli è messo ‘materialmente in contatto: avete un bel saturarne l'individuo internamente quanto vi pare, non otterrete l’effetto, come non avrete effetto sulla crittogama, introducendolo, ove sia possibile, nell’organismo. E dico, ove sia possibile, perchè mi permetterò d’osservare che lo zolfo essendo insolubile nell'acqua, non può in tale stato penetrare per endosmosi nel tessuto; ci arriverà solo allora che combinato col- l’ossigeno si muta in acido, formando poi con una ‘base un sale. Però SULLA PROPOSTA DI TRATTARE COL SOLFURO DI CALCE I GELSI 291 alla vegetazione possono giovare le preparazioni di zolfo solo allora che divengono solfati, cioè solo allora che ridotto in un sale possa sciogliersi nell’acqua, introdursi così nell'organismo, e là decompo- sto un’altra volta deporre nelle cellule lo zolfo puro. Ma si noti che i solfati sono essi pure poco solubili; il solfato di calce, per esempio, il più comune, il più comunemente adoperato, richiede seicento parti d’acqua per una parte di calce, ed ecco perchè sono, tranne qual- che caso, poco ricerchi dai pratici, come ingrassi, e vi preferiscono i nitrati e i fosfati per la ragione che dirò poi. Volendo poi più particolarmente ricercare qual vantaggio possa ar- recare alla vegetazione questo minerale, è da notarsi che lo zolfo, come corpo semplice, non può accordare all'organismo, ove pure venga di- sciolto ed introdotto, alcuno di quei principj. che servono all’incre- mento della pianta, come è l’azoto e il carbonio. Perciò esso non la nutre punto; solo, seguendo una non ispregevole analogia coi corpi umani, e’ pare che, forse per l’ossigeno che trae seco, arrechi un tal quale maggiore stimolo al movimento della linfa, e con esso una mag- giore speditezza nelle operazioni fisiologiche. Se le viti, abbondante- mente solforate, mostrano uno sviluppo di frondi non consueto, do si deve in gran parte al trovarsi liberate dalla muffa che le tien rachi- tiche, al non essere affaticate dal frutto, e se si vuole a qualche maggiore speditezza nel processo vegetativo. Ma nel caso nostro è ben poca cosa quella dose di zolfo che ci si consiglia di mettere alla radice. lo ignoro quali sieno i vantaggi che diconsi ottenuti: ma mi sia concesso dubitare, non della loro realtà, ma della causa che li ha mossi. In prova di che esaminiamo quel che deve avvenire della mesco- lanza di zolfo e calce viva, e quali risultati dobbiamo aspettarne. La calce: viva, come è noto, non è altro che il carbonato di calce, al quale il fuoco della fornace fece perdere il gas carbonico e l’acqua di cristallizzazione, riducendolo a puro ossido di calcio; col bagnarla successivamente per farla, come si dice, sfiorire, non si fa che re- stituirgli l’uno e l’altra, ritornandola un’ altra volta carbonato di calcio: è l’arte del murare, come tutti sanno. Però la calce estinta a quel modo, e ridotta a carbonato calcare, non sarebbe che un’ addi- 292 F. PELUSO, zione al terreno che già ne contiene in buon dato, e vantaggiosa a quel solo che ne diffetta. Lo zolfo, per sua natura insolubile e indecomponibile, rimane inerte nella terra finchè si trova a quello stato; ma potrebbe per lo calorico che si sviluppa nella estinzione della calce e per l’acqua, convertirsi in parte in acido solforico , ed unito alla calce formare un solfato, l’unica parte apparentemente utile di questa composizione, ed ecco perchè dicevo da principio che in luogo del solfuro sarebbe forse stato più esatto dire solfato di calce. Questo, sebbene alquanto restio a sciogliersi, è sicuramente più efficace alla vegetazione di quel che nol sia il carbonato, ma quando dall’esperimento non si avesse ad ottenere altro risultato, meglio sarebbe e più spiccio consigliare ad- dirittura il gelso, ed in quantità sufficiente. Che se in luogo delle materie solide vogliamo dar valore all’acqua che risulta dall’operazione, è chiaro che non presentandosi altro dis: solvente, non troveremo in essa che tanta parte di quelle materie, quanta la loro facoltà di sciogliersi lo consente; in altre parole avremo quella che vecchiamente chiamavasi acqua di calce , cioè acqua che contiene //s00 di calce, con qualche traccia d’acido solforico: in ul- tima analisi parte di quelio che il tempo pur produrrebbe. Quale effetto procaccieremo adunque alla vegetazione coll’uso di tali materie? Piccolissimo io credo, quand’anche non sia da altre cause neutralizzato; e quindi nessun schiarimento scientifico. Ed io mi fer- merei qui; ma volendo pur fare un tentativo, aggiungerò che la chi- mica agraria conosce a quest'ora allre sostanze più efficaci, e se rivolgendo il pensiero al modo col quale si viene organando il tessuto vegetale, ne ricerchiamo ajuto a quei minerali che vi hanno più di- retta relazione, quand’ anche il risultato non sia come si spera, cer-. tamente il processo sarà più chiaro, e il giudizio più sicuro. Lasciamo da parte la condizione generale dell’albero , prendiamo quello che più importa a noi, le foglie, delle quali si nutre l’insetto. Ognuno sa esservi in esse una parte parenchimatosa ed una fibrosa, che le fibre tenere il baco le mangia, come mangia il parenchima, e perchè? Perchè in esse trova quei principii azotati che stanno na- scosti nella clorofilla e in quell'umore che 1’ avvolge: senza assimi- SULLA PROPOSTA DI TRATTARE COL SOLFURO DI CALCE I GELSI 295 larsi l'azoto, l’animale non potrebbe vivere, poichè è il solo che forma la principal base del tessuto organico animale; tanto è vero che la parte puramente fibrosa, cioè composta d’idrogeno e di car- bonio, vien espulsa negli escrementi. Dunque la parte più importante pel nutrimento del baco nella foglia è l’azoto, che si trova nella clorofilla, o materia verde; e nella ipotesi che si ammali per essa, sarebbe da ricercare ivi appunto quel germe, quella crittogama che supponiamo essergli fatale. Ora se c'è mezzo visibile all'uomo di arrivare sin li, di commuovere, dirò così, di agitare quella parte nutriente, è di adoperare quelle materie, che già sappiamo per prova essere atte a convertirsi in essa, come sono i nitrati ed i fosfati di cui parlava dianzi. È inutile entrar qui nella spiegazione del modo che tengono per arrivarvi, le teorie di Liebig, che diedero origine alle sperienze di Boussingault, di Pajen e d’altri, sono troppo recenti e chiare perchè si possa mettere in dubbio l’efficacia di quei minerali. Sperienze po- sitive hanno decisa la prevalenza dei fosfati per le piante crucifere, dei sali di potassa, nitrati, per le leguminose, delle sostanze azotate pei grani. Questo procede dalla regola generale di fornire alle piante gli elementi primarj di loro formazione, ed in particolare le diverse sostanze, che entrando in altre combinazioni secondo la virtù assor- bente delle piante, le convertono in elementi primarii di formazione. Però al solfuro di calce sarebbe , a mio giudizio, da anteporsi il nitrato di potassa (sal nitro), il fosfato di calce (ossa animali), i silicali alcalini, dai quali ne verrebbero più chiari effetti, e con essi forse qualche cambiamento impreveduto. E c'è di meglio: il ferro, quando sia in altre combinazioni, oltre quella più comune di ossido, nel quale si trova entro la terra, fa- vorisce efficacemente la formazione della clorofilla nella foglia d’ ogni albero. È codesta un’altra felice analogia tolta dal regno animale, nel quale già da tempo si adoperavano i preparati di ferro per coma battere la clorosi; i vegetali che affetti ne sieno e mostrino una tinta clorotica nelle foglie, ne sono non meno prontamente risanati. Basta bagnare una metà di una foglia ingiallita per mancanza di cro- mula in una soluzione di solfato e jodato di ferro per veder la parte 294 F. PELUSO, bagnata rinverdire, lasciando il resto nello stato primiero, così che ci fu chi si prese il divertimento di scriverci un nome, che tutti poi potevano leggere. Una recente pubblicazione racconta una prova che non tralascerò di ripetere: di tre gelsi, per mala coltivazione ridotti a quello stato di languore che ognuno può immaginare, essendone stato inaffiato uno a più riprese con soluzione di ferro, si riebbe e rinverdì, gli altri perirono in capo all’anno. Abbiamo dunque fatti troppo luminosi, per doverci stillare il cer- vello sui meno apparenti. Se codesti danno possente impulso alla forza vegetativa, se contribuiscono a rinvigorire quella miriade di globuletti verdi che somministrano il cibo al baco da seta, avranno fors’anco forza per combatterne le perniciose influenze ; e perchè non li addi- teremo noi agli agricoltori? Non vorrei impedire a coloro che a que- st’ora hanno sperimentato il solfuro di calce di continuare nelle loro laudabili pratiche, ma sibbene vorrei avvertirli che stessero in guar- dia contro uno scoraggiante disinganno, e in ogni caso sapessero esserci sostanze assai più efficaci e chiare nel loro processo. lo non dissimulo punto che in me non prevale 1 idea della malat- tia del gelso per venire a quella del baco: nelle attuali cognizioni parmi più utile star contento di riconoscerlo ammalato di sua par- ticolar malattia; con tutto ciò son ben lontano dal pensare che non si debba venire a nessuna prova per guarirlo. La verità è una sola, sarei ben contento di tornare indietro col mio ragionamento ove i fatti mi mostrassero l’errore. Ma perchè codesti fatti sieno concludenti , 0 per lo meno sufficienti, perchè all'evidenza sarà difficile arrivare in un tratto, è mestieri che si tentino fuori di quell’empirismo che non ha altra ragione che la fede di chi ci si mette. Ecco perchè nell’esporre il mio dubbio sull’efficacia del rimedio proposto, mi sono permesso di additarne altri, che a mio giudizio potrebbero condurre a più sicuro discernimento. Nel dubbio della malattia del gelso, nessuno si terrebbe soddisfatto di deboli testimo- nianze, vorrebbonsi tentate tutte le vie, e quand’anche non fosse, per uscirne un lume sufficiente sul proposto problema, avrebbero questo non lieve vantaggio di diffondere una maggior conoscenza SULLA PROPOSTA DI TRATTARE COL SOLFURO DI CALCE I GELSI 293 pratica dell’organismo vegetale, della sua vitalità, delle operazioni fisiologiche che per suo mezzo si compiono, a grande ineremento di tutta quanta la nostra agricoltura, tanto negletta nella parte teoretica. Considerando, colla solita vostra cortesia queste mie poche righe, vorrete perdonarmi la libertà d’avervi richiesto della vostra atten- zione, Gornate, 1 ottobre 1862. EZZ8S (ui Y SS RISPOSTA DEL PADRE G. CAVALLERI ALLE OSSERVAZIONI DEL DOTTOR FRANCESCO PELUSO INTORNO AL SOLFURO DI CALCIO SUGGERITO DALLO STESSO PADRE CAVALLERI COME RIMEDIO AL MALE DOMINANTE NEI BACHI DA SETA CI (Seduta 28 dicembre 1862). Le osservazioni dell'onorevole dottor Francesco Peluso si possono compendiare nei seguenti punti: ; 4.° Il Peluso pensa che il dominante male dei bachi abbia ori- gine nel baco stesso e non nella foglia infetta del gelso. À questa obbiezione risponde la memoria stampata dal padre Cavalleri con ar- gomenti che ognuno potrà di leggieri giudicare. Si avverte poi che il Peluso nello stendere le sue osservazioni contro le proposte del Cavalleri non potè avere la detta memoria stampata, la quale al pre- sente fu dal Cavalleri stesso spedita al Peluso. * 92.° Il Peluso crede che, ammesso anche il male dei bachi ri- siedere come in sua origine nel gelso, il processo suggerito dal Ca- valleri per formare il solfuro di calcio è tale da produrre solfato di calce anzichè solfufo di calcio. AI che il Cavalleri risponde negati- vamente, poichè l'impasto suggerito da questi contiene realmente solfuro di calcio e non solfato di calce, come si può vedere dalla reazione che presenta versandovi sopra acido solforico, il quale la- scia libero una grande quantità di acido sofidrico che si sente di un odore insofiribile. Inoltre 1’ acqua filtrata su questo impasto e ridotta un poco concentrata colla evaporazione contiene molto zolfo che si manifesta abbrucciandone alcune goccie sopra una verghetta di ve- tro, mentre l’acqua del solfato di calce non ne ha che una parte quasi impercettibile. PELUSO, INTORNO AL SOLFURO DI CALCE 297 3.° Secondo il Peluso, il solfuro di calcio non sarebbe solubile nell'acqua, e quindi non potrebbe essere assorbito nell’organismo del gelso; nel mentre invece sarebbe assorbito il solfato di calce 0 gesso. Il Cavalieri risponde che la cosa va tutto al rovescio. Il solfuro di calcio è solubilissimo nell'acqua e quindi molto bene assorbito dal gelso, nel mentre che il solfato di calce o gesso è pochissimo solu- bile e quindi assorbito dal gelso in piccolissima quantità. Tutti i libri di chimica lo attestano. Infatti l’acqua che si fa filtrare sul solfuro di calcio dal Cavalleri suggerito, sebbene contenga frammista calce viva, solfo libero, ecc., ne contiene tanto che forse sarà troppo. Del che però decideranno gli esperimenti futuri. Basta anche solo porre l'occhio sulle formole chimiche per vedere come gli equivalenti chi- mici dei solfuri, bisolfuri, polisolfuri contengano molto più solfo del solfato di calce suggerito dal Peluso. 4.° Il Peluso opina che la calce viva sia un carbonato di calce, mentre invece è un ossido di calcio; ciò poco importerebbe nella nostra questione, se il Pe!uso non cavasse conseguenze che intaccano la questione istessa. 5.° Il Peluso opina che per sanare il gelso sia meglio adoperare i fosfati, i nitrati, i sali di potassa, ecc. Il Cavalleri risponde che questi sono più atti a nutrire il gelso se ha mancanza di nutrimento, anzichè a sanarlo quando sia malato. Ad ogni modo l'impasto dal Cavalleri suggerito, oltre il solfuro di calcio, contiene sostanze alte colla loro decomposizione a dargli nutrimento ed ingrasso. Infatti si osservò che i gelsi solforati col suo metodo svilupparono una vege- tazione più rigogliosa, e, cosa singolare, mantennero le loro foglie più tardi nell'autunno, nel mentre i non solforati erano già spogli delle loro foglie. 6.° Il Peluso opina che sia meglio all’uopo adoperare il solfato di ferro; al che il Cavalleri risponde che si può dubitare assai di questo medicamento, perchè sovverchiamente acido ed astringente; ed ha inteso che alcuni agricoli avendone fatto uso, forse in troppa dose, rovinarono il gelso. Ad ogni modo il Cavalleri opina che, dato anche che il solfato di ferro potesse giovare contro il male dei gelsi, egli non Io approverebbe e loderebbe se non pel solo solfo che con- 298 PELUSO , INTORNO AL SOLFURO DI CALCIÙ tiene, e in ciò il solfato di ferro si conformerebbe alla teoria del Ca- valleri, il quale ha solo, o principalmente, avuto di mira d’ introdurre nel gelso lo solfo come quello da cui spera i vantaggi che si desi- derano. Da ultimo, nel mentre che il Cavalleri si professa grato al Peluso. per molte altre considerazioni ed espressioni usate nella presente questione, fa voti perchè il Peluso si adoperi anch'egli a raggiun- gere il comun fine, che è quello di ottenere buona ed abbondante semente nostrale. E giacchè a suo modo di vedere il gelso non è la cagione del morbo dominante nei bachi, vedrebbe ben volontieri che si adoperasse a veder modo di sanare il baco, prescindendo dalla cura del gelso, amministrando al baco quei rimedi che credesse migliori. È bene, anzi, variare gli esperimenti, e non è che col provare e ri- provare, secondo il gran Galileo, che progrediscono le scienze na- turali. i Milano, 28 dicembre 1862. GITE MALACOLOGICHE E GEOLOGICHE NELLA BRIANZA E NEI DINTORNI DI LECCO E PARTICOLARMENTE ALLA NUOVA MINIERA DI PIOMBO ARGENTIFERO NELLA VALSASSINA RELAZIONE DI ANTONIO VILLA (Seduta del 30 novembre 1862). Aderendo al desiderio di alcuni amici, che bramerebbero vedere pubblicati i risultati delle ultime nostre gite autunnali, m’accingo a darne ragguaglio, quantunque esse, a mio credere, non presentino la massima importanza, e poche sieno le nuove osservazioni che ag- giungano un contributo alla scienza. Non ostante per la storia na- turale del nostro paese vi sono dei fatti. Mio fratello partito per la Valsàssina .ai primi d’ottobre, andò a visitare la nuova miniera, ora scoperta, di piombo argentifero, situata in Valbona sotto la cima di Cam, distante quindici chilometri da In- trobbio. Per ben intendere la giacitura di quella ‘miniera sarà op- portuno un cenno di richiamo alla costituzione geognostica di quei dintorni. Il perno, per dir così, intorno a cui si aggira la geognosia di quei monti, è una massa eruttiva di considerevole potenza, clas- sata dai geologi tra le sieniti, meritevole però di ulteriori studii per le varietà che essa presenta. e per le masse porfiriche che sembrano connettersele. La è una massa elittica allungata da N.£ a 5.0, staccata affatto dalla zona delle eruzioni alpine ed accostata invece a quella secondaria dei porfiri. I suoi limiti a .$.£ sono l’altipiano di Monte Bobbio, ch'io perlustrai già da molti anni, e di là scende sulla strada di Valsassina da Intrebbio al ponte di Cortenova, per ascen- dere a Casargo, stendendosi sulla sinistra del Varrone, dove trova i 300 A. VILLA, suoi limiti V.£. I suoi confini a /V.£ sono ancor poco definiti ; io però osservai fino dal 1850, come le roccie inferiori che sogliono coprire la sienite, cioè le quarziti, le puddinghe rosse, ece., formano la catena dei monti tra la Val Torta e il Cimone di Margno, costi- tuendo la cima di Cam, i piani di Biandino, ecc. — La descritta massa eruttiva è ammantata dalle più antiche formazioni, che sosten- gono le più recenti, in guisa però che non si svela sempre allo stesso livello stratigrafico, ma talora più in alto, talora più basso. Verso /.E emerge dei micaschisti, sulla linea S.£ delle quarziti, puddinghe, schisti tegolari, ecc. sottoposti alla zona calcarea, e sul- l'estremità S.£ tocca al calcare del Muschelkalk, secondo le osser- vazioni del professore abbate Stoppani. La miniera di Valbona è in una quarzite appartenente a quella massa di roccie svariatissime che giace tra i micaschisti ed il calcare del Muschelkalk. Tale massa fu da Escher della Linth indicata sotto il solo nome complessivo di Verrucano per le analogie colla massa consimile indicata con questo stesso nome dai geologi toscani, e si ritenne paleozoica. Ma dagli studii ulteriori di Hauer, Curioni, Balsamo, Omboni, Stoppani e Ragazzoni risultò indubitato formare esso Verrucano due zone ben distinte; l’una inferiore, da riportarsi all’epoca paleozoica, l’altra su- periore che rappresenta il membro inferiore del trias, ossia il Bun- tersandstein. Appartengono alla zona paleozoica gli schisti neri filla- dici di Darfo, Carona, ecc., i grès e le puddinghe rosse e vergi di Fiumenero, Bondione, ecc., costituenti una zona enorme, che, svilup- patissima ad £. della descritta massa sienitica, viene assottigliandosi e svanendo nel mentre le si avvicina. Di questa zona avremmo tut- t'ora una rappresentanza negli schisti antracitiferi d’ Introbbio di cui faremo parola. più sotto. Appartengono alla zona triasica le quarziti, le puddinghe quarzose rosse a cemento argillo-ferruginoso, i grès e gli schisti della stessa natura, costituenti il. servino, le ardesie di Margno, écc. À questa zona, e precisamente alla base di essa, riteniamo appar- tenere la miniera di Valbona. La zona infatti del nostro Buntersand- stein è richissima di minerali. Sopra Margno fu trovato il cinabro o mercurio solfurato; a Pessina si è scavato il rame piritoso ed il car- GITE MALACOLOGICHE E GEOLOGICHE 501 bonato bleu e verde; ferro spatico si scava al Monte Varrone; ferro ossidato e solfurato trovasi in varii luoghi, ed anche aurifero; piombo solfurato più o meno argentifero mostrasi in tante località, ma quello. della nuova miniera di Valbona sembra uno dei più ricchi e più ab- bondanti in argento, come rilevasi dai varii pezzi raccolti sul luogo da mio fratello. All’apparenza somiglia a quella del Monte Poni nel- Isola di Sardegna, giudicata eccellente, e visitata da mio fratello stesso nell’anno 1856. Gli scavi però di questa nuova miniera sono appena iniziati, e la galleria non è inoltrata che da 10 a 415 metri, Se il filone continua dell’ eguale potenza, vi è a sperare buon esito, sebbene vi sia l'inconveniente della distanza per la sua altezza so- pra il paese; se il filone invece andàsse attenuandosi o facesse un salto, le fatiche sarebbero perdute. Il nostro amico ingegnere cav. Giuseppe Arrigoni, che ci favorì alcuni saggi di questa miniera, asserisce di avere trovato un docu- mento nel quale è detto, che l’arcivescovo di Milano appaltava ad una compagnia lo scavo di miniere d’argento in Camisola nella Val- torta, ed oggi ancora trovansi aperte le gallerie sul fianco orientale della miniera che ora s'imprende a scavare. Queste gallerie, essendo esausta la vena, furono abbandonate. Visitò pure, lo stesso mio fra- tello, altra galleria che si comincia appena a scavare nel luogo detto il Cobbio sul versante della Valle di Biandino al nord della galleria ‘ di Valbona, e che può essere diretta ad incontrarla; ma non vi ha trovato indizio di buona miniera. All’apparenza il minerale di Valbona sembra migliore di quello di Rumo sopra Cles nel Tirolo Italiano, che giace nell’arenario giurese, ‘e contiene solo due millesimi d’argento; migliore di quella di Bon- dione nel Bergamasco che dà 8%;5 di minerale contenente soltanto un millesimo del metallo prezioso ed una piccola parte di zinco; la miniera di Valbona però, la quale contiene pure qualche traccia di rame e di blenda nera di zinco, è come si è detto, troppo distante dall'abitato, ed in luoghi disboscati, sicchè ne riesce impossibile o troppo dispendiosa la torrefazione. Un altro scavo della stessa mi- niera è praticato al Corno sopra Introbbio, località meno elevata, ma il minerale vi sembra meno abbondante, e più povero d’argento. Più 302 . A. VILLA , ricca ancora forse di quella di Valbona sarebbe un’altra vena della Val Rossiga presso Cortenova. L’edifizio per la lavatura del minerale si sta costruendo dietro In- trobbio, verso levante, nel piccolo torrentello. Vi si scava un canale destinato per mandar l’acqua all’altezza necessaria a girare la grande ruota. Nel dare mine e scavare la quarzite per formarvi il canale so- nesi scoperte in questi giorni traccie di antracite (1): mio fratello l’ha esaminato e lo trovò dello spessore di uno a cinque o sei centimetri in istrati intersecati: se colle debite indagini fosse dato di rinvenire strati di qualche spessore, si avrebbe un tesoro nel combustibile per la miniera stessa o per altre; ma poco si può sperare, giacchè la giacitura di quest’antracite pare analoga e rappresentata da strati consimili, sempre sottili, già osservati anche dai professori Omboni e Stoppani in diversi luoghi delle valli bergamasche, nella gran massa di schisti somiglianti, inferiori al Verrucano del trias, il quale per verità in tutte le parti d’ Europa è il terreno più metallifero. Pel trattamento di questa miniera, si avrebbe un grandissimo van. taggio coll’usare del separatore tubulare perfezionato di recente dal- l'ingegnere Toussaint, e che il nostro benemerito ingegnere Sarti si studia d’introdurre tra noi; giacchè con questo metodo potendosi concentrare meglio le parti metalliche, sbarazzandole da maggior quantità della ganga ossia della roccia che le serve di matrice, au- menta di molto il valore delle miniere, e fa sì che si possono anche riprendere con utilità tante masse di avanzi di metalli abbandonati dagli antichi come poco profittevoli, ec le scorie stesse di miniere stale trattate con metodi insufficienti. Con altri socii del nostro Ate- neo di scienze, lettere ed arti di Milano, io ho assistito tre giorni sono ad un esperimento eseguito dal sullodato signor ingegnere Sarti nella propria casa con un modello operativo di questo separatore tubulare, il cui tubo è dell'altezza di 23 metri; ed il risultato ci convinse tutti della grande utilità che può apportare questo metodo nella traita- zione delle miniere, massime se eseguito sopra una scala maggiore. Ora per passare ai molluschi raccolti da mio fratello, la ricerca (4) Precisamente nella valle dell’Acquaduro, al così detto Zocco di Parigi. GITE MALACOLOGICHE E GEOLOGICIIE 305 maggiore si fu per la Z/elix vittatas ma quantunque vi fosse stato tempo umido e piovoso, si è mostrata ben rara; ne furono raccolti due soli esemplari non completi. In copia invece trovò la Zorquilla megacheilos, e raccolse una cinquantina di 7. tricolor Villa, ed un centinaio di Clausilia lamellosa Villa. Raccolse inoltre lo Zonites hiulcus, nitidulus, e Ville Mortillet, la Zelix tigrina, ciliata, ru- pestris e spirula Villa, la Clausilia Ville Meg., e lineolata Held., e molte altre specie. Scorsa la Valsàssina, si trattenne a Valmadrera visitando il depo- sito fossilifero dell’Azzarola, e gli oggetti migliori raccolti furono al- cune punte d’ echini. A San Genesio e Giovenzana nella puddinga cretacea non potè trovare fossile alcuno, essendo rarissimi in questa località. A Sirone invece fece molti acquisti, specialmente di un bel- l’ Ippurite, di una grande /MNerinea, di un bel gruppo di Cariophy!- lee e diverse Acteonelle. A Breno ritrovò, oltre i soliti /nocerami ed i Zoophycos Ville Massal., e Lrianteus Villa, una grossa Blemmnitella mucronata. Ad Alserio, nella località ove sono state trovate le B/emni- telle, raccolse i Zoophycos e Nummuliti, le quali però non sono della bellezza di quelle di Cadrega, Sibrone e Centemero presso Ro- geno e Masnaga. Visitò pure la solita località della Bicicola presso Suello, dove moltissime altre volte fece abbondante raccolta di belle e nuove specie di fossili, parte dei quali sono ora nelle mani del professore Meneghini a Pisa per lo studio e relativa determinazione, e figureranno nell'opera dell’ abbate professore Stoppani, Paleontolo- gie Lombarde; intorno ai quali fossili il precitato professore ci scrisse esservi cose bellissime e sommamente istruttive. Ma in questa gita poche furono le specie trovate dal mio fratello, attesochè pochi massi si staccarono dagli strati fossiliferi ove trovansi i begli ammoniti, la Terebratula Ville e Bicicole, i Belemniti, gli Ortoceratiti, ecc. Ad Erba nello stesso calcare rosso rinvenne le solite specie di ammoniti, di aptichi ed un bellissimo Orthoceratites indunensis Stopp. A Pu- siano sopra il calcare rosso ammonitico raccolse le due diverse spe- cie di aptichi e del marmo majolica, e del calcare bianco neoco- miano ad esso superiore; e sotto lo stesso calcare rosso negli strati inferiori della formazione di Saltrio, in un calcare bleu superiore alla Dolomia, vi osservò molti Zoophycos. 350% A. VILLA, ‘ Egli non tralasciò una nuova visita alle torbiere di Bosisio, ove apprese dagli scavatori come si trovino continuamente le punte di freccie in selce negli strati più bassi e sempre ai lembi della tor- biera, non mai nel mezzo, e come spesso negli strati stessi vi si os- servi del carbone o della paglia abbruciata. Il signor Cazzaniga, medico in Casletto presso Rogeno, ci favorì una di dette freccie in selce, di forma assai allungata e di figura diversa da quella da noi descritta e rappresentata nel giornale illustrato il otografo del 2 agosto 1887, nell’articolo Armi antiche trovate nella torba di Bo- sisio. Le stesse freccie furono trovate nelle torbiere del lago di Pu- siano nel luogo detto Comarchia, assieme ad altri arnesi. Visitò pure gli oggetti raccolti dal signor Cesati di Bosisio e vi esaminò le frec- cie ed altri arnesi in selce, un sasso forato, alcuni pezzi di stoviglie e di carbone, ossa di cavallo e di cane, ecc. Anche presso il parroco di Bosisio osservò altri resti consimili, già visitati dai signori pro- fessori Biondelli, Cornalia, Stoppani ed Omboni, ma in nessun luogo gli fu dato di osservare oggetti in bronzo oltre quella scure o picca da noi già descritta e figurata nell’ articolo sovraindicato, e possieduta dal signor Landriani. Quanto ai molluschi, intraprese in quei dintorni la pesca dell’ Ynio Ville Stabile, e delle Anodonie piscinalis e rostrata nel lago di Oggiono; quella dell’ Unio corrosus Villa, dell’ Anodonta exulce- rata Villa, della MNeritina serratilinea Ziegl., nel lago di Pusiano. La nostra Paladina inflata pare vada sempre diventardo più rara. La pesca nel lago d’Alserio si fu di una grande quantità di Znodonte (specie diverse) e di Unio /ille, varietà a guscio più consistente di quelli dei laghi d’ Oggiono e del Segrino. Per quanto siasi rovi- stato in tutti i canneti con apposita barca, non fu possibile trovare il Limneus membranaceus descritto dal Porro, come di questa loca- lità, ma solo grandi esemplari di Limneus auricularius e stagnalis. Nel Lambro presso Merone, comuni al solito Vl Unio robustus Villa, e lAlasmondouta compressa. A Rogeno sotto le tegole dei muricci dei giardini la Pupa Zille Charpentier, meno abbondante del solito. Le indagini coronate da miglior successo per le specie terrestri furono quelle fatte nel bosco di Breno, località importante pel mala- GITE MALACOLOGICIIE E GEOLOGICHE 30b cologo, la quale fornisce ogni autunno una buona quantità di Z'itrina brevis, di Clausilia Comensis di Helix ille Charpentier, e di Zo- nites Ville Mortillet. Oltre le citate specie in abbondanza, vi rin- venne diversi esemplari di Zonites fulvus, striatulus e purus Alder : queste due specie. erano nascoste nella terra, sotto mucchi di sassi ad una certa profondità, e con esse trovò diversi esemplari di Pu- pula lineata colla varietà Zille di Stabile. Questo mollusco è raro dappertutto. L’ ZZelix obvoluta e candidula, la Pupa pagodula, e Fer- rarti, ecc., trovò pure colà abbondanti. Mentre mio fratello frugava nella Valsassina io visitava i dintorni di Vercurago, comune del Distretto di Caprino, ultimo paese della Provincia bergamasca, nelle vicinanze di Lecco. Nei momenti di piog- gia mi dedicava specialmente alla ricerca dei molluschi terrestri, e quantunque sapessi esservi poco d’interessante per avere battuto quei luoghi anche nell’ anno scorso alla medesima epoca, pure insistetti mas- sime nella ricerca de’ molluschi nudi (Arion e Limax) stati finora troppo trascurati dai nostri raccoglitori. Ne feci una buona raccolta ed intendo studiarli attentamente per riempiere la lacuna lasciata nel nostro catalogo dei molluschi della Lombardia che abbiamo pubbli- cato nel 1844, e che speriamo di riprodurre presto, arricchito di va- rie specie, sinonimie e rettifiche. Un fatto singolare si è che oltre la Torquilla triticum, la mega- cheilos (tipica) (albilabris Ziegl.) e l’altra varietà o specie più pic- cola senza peristoma riflesso, da me indicata per 7°. avena che qui abbondano sulle rupi e sui muricci, trovai sulla roccia di marmo majolica, a San Gerolamo, la Torquilla tridens e quadridens che non aveva rinvenute nell’anno scorso. Anzi quest’ultima, celata spesso an- che sotto le pietre, preferiva appunto quelle bianchiccie di marmo majolica: ne raccolsi circa un centinajo, e ciò a mia grande sorpresa, giacchè per lo avanti nelle località ove asi trova non mi venne dato di raccoglierne più di tre, quattro o sei esemplari. L’Helix candidula, Studer, mi apparve assai comune sulle roccie di San Gerolamo, come per terra sulla spianata del Castello. Le altre specie principali rac- colte in quei dintorni sono i Zonites cellarius, Draparualdi e Ville di Mortillet, le Zelix angigyra, cinetella, ciliata e Ville Charpen- Vol. IV 20 306 i A, VILLA, tier (non Deshayes), ed una varietà di Z/elix pomatia, flavida , rugo- setta a guscio leggiero, molto somigliante alla varietà /lavicans del- l’aspersa o forse meglio ad'una varietà avuta dal Capo San Vito in Sicilia dal signor Piraino Barone di Mandralisca di Cefalù, che me la comunicò, come varietas major della Helix Mazzulli. Questo fatto starebbe in favore di quei naturalisti che ammettono il passaggio dall’ una all’ altra specie, e più, di coloro che ritengono non esservi in natura specie distinte, essendo impossibile assegnare ‘a molte di esse il limite delle loro modificazioni; per il che, molti dei malaco- logi al presente vedono la necessità nelle loro ‘determinazioni di at- tenersi ai vocabili di forme e mutazioni. Lo studio geologico del paese, a tutta prima, è assai intralciato, e tanto più, perchè ivi si trova un calcare rosso in tre diversi posti stratigrafici, e delle marne indurite prive di fossili e poco caratte- ristiche; ma esaminando la serie di sovrapposizione non si tarda a co- noscere che gli strati sono tutti rovesciati, quindi in posizione con- traria alla normale. Incominciansi a vedere strati verticali a Chiuso, con una parte ripiegata ad angolo, e poco discosto alcuni altri con- torti e ripiegati per ‘caduta di riversamento. ‘A Vercurago sono. più regolari pel corso ‘stratigrafico, ‘inclinati e sovraposti regolarmente in senso inverso, incominciando dalle marne cretacee grigie, cineree e rosse, che alcuni potrebbero:scambiare col rosso ammonitico; ma so- pra queste marne séguita invece il neocomiano variegato ed il bianco ossia biancone, poi il majolica o la seaglia, indi gli strati di silice e calcare rosso silicifero, a cui sta sopra il rosso ammonitico, il grigio liasico, e tutta la serie dei calcari inferiori che'dovrebbero cioè nor- malmente essere posti al di sotto. L'esame di queste posizioni inver- tile può farsi meglio coll’ intraprendere una gita nella Val d’ Erve. lo Ja percorsi ‘prendendo le mosse dalla parte di Somasca, alla destra del torrente Gallavesa*che sbocca dalla medesima, salendo per Beseno ove si osservano le marne rosse cretacee poi le cineree, e costeggiando il Pizzo Vicerola, detto anche Scaleggia, ed attraver- sando la valletta Vai ed il torrente stesso nel luogo detto dei Draghi, mi trattenni esaminando i massi di quelle frane, sfacimento di un antica morena, Di là, lasciando le calcaree eretacce cineree, grigie, e le rossigne, che forse diedero il nome al paese di Rossino e Castel GITE MALACOLOGICHE E GEOLOGICHE 507 Rossino, si ascende incontrando il terreno neocomiano che senza av- vedersi trapassa nel marmo majolica ove è sita Ja Cappelletta d’ Erve. Dopo pochi passi si trova in piano sopra una strada di terra rossastra, sfacimento appunto del calcare rosso silicifero, nel quale ho osser- vato molti aptichî, ma pochi mi fu dato di poter distaccare a motivo della durezza; uno tra essi era di una grandezza singolare non mai fin allora da me veduta, e che la mia guida paragonava benissimo ad un’ala di piccione. Gli strati di silice e calcare silicifero arrivano al luogo detto l’acqua negras poco avanti, ossia superiormente vi si trova il calcare rosso ammonitico, cioè 1’ inferiore, il quale si di- stende costituendo il Pra ratto, e si eleva formando il Pizzo rosso, così detto appunto dal suo calore. Questo calcare seguita fin quasi a Cabaggio e contiene alcuni ammoniti, ma sono rari ed appartengono alle specie più comuni, ma è troppo difficile cosa l’estrarli. Ad Erve, Cereda e Prato Molone incomincia la serie dei calcari grigi e nera- stri del lias, e pel primo quello rappresentante il marmo di Saltrio, ma che sembra sprovvisto di fossili; indi la dolomia superiore. Gli strati di tutti questi calcari si succedono regolarmente in senso in- verso, e mostransi quasi sempre allo scoperto; in pochi luoghi sono coperti da frane o da massi, e segnatamente al Ponte di Pradegera ove tali massi sono colossali, Più avanti, alla calchera di Sena, mo- strasi benissimo a nudo il banco madreporico, mentre prima ritro- vansi gli schisti fossiliferi superiori. Seguitano le calcarie grigie e nere intersecate da schisti marnosi fino a Pralingèr ove la valle prende un’altra direzione cioè da O ad Zinvece di Va $, e ve- stita di lussureggianti praterie si allarga mostrando a nudo gli strati di schisti fossiliferi soltanto nello spaccato del torrente, coll’ inclina- zione dall’ £.V.E all’ 0.5.0. Qui raccolsi varii pezzi di lumachelle ed osservai nel torrente varii. massi rotolati della dolomia sovra- stante che forma i gioghi del Resegone e nella quale si riconoscono le Chemmnitizie, le Matiche, i Cardium, ma difficilmente si ponno separare per essere tutte cristalline. Sebbene lo scopo principale di questa mia escursione si fosse Ja visita degli strati fossiliferi a Pralingèr, pure non vi ho trascurato le indagini entomologiche e malacologiche. M'’ incontrai a vedere pelle bellissime piante vestite da folti muschj, ma per quante ricer- 308 A. VILLA, che abbia praticato per trovare il Byrrhus lariensis Villa, (4), non ne presi un solo! In altri tempi tale insetto era piuttosto abbondante in questa stagione, e ne raccoglievamo fino una ventina e più, sotto il muschio d’una sola pianta; ora si è fatto rarissimo. Così anche il Cryptiens alpinus Gené, che d'estate rinvenivasi sotto i sassi, ed in questa stagione nei muschj, ora più non si trova. Il Zicinus cassideus fu tra gl’insetti il migliore che raccolsi. De’ molluschi io sperava nel- alto della valle di poter veder la nostra /Zelix vittata o le sue con- generi /. zonata ed adelozona, essendosene trovate sul Resegone, e perfino avendola avuta dal mio amico Ferni, come erratica in Gera d'Adda. Mi giovai anche dei ragazzi degli alpigiani, per la ricerca di chiocciole, ed assicurato da essi che in una grotta poco sopra Pralin- gèr ne esistevano in grande quantità, mentre io e la mia guida ci oc- cupavamo . martellando e scalpellando gli strati fossiliferi, mandai qualche ragazzo colà a prenderne alcune, nella speranza che potesse recarmi l’Zelix adelozona od altra specie del gruppo, ma fui deluso che.assieme ad un grosso e bel limax, molto affine al Z. Da Campi di Menegazzi, mi portò delle Helix tigrina, però in esemplari molto grandi. Nel restante notai scarsità di molluschi, e sebbene comunis- sima la Zorquilla megacheilos, neppure un esemplare vi rinvenni della nostra Torquilla tricolor, nè Clausilia di alcuna sorta. Retrocedemmo per la strada stessa, riportando anche due grossi pezzi di madreporiti, che staccati naturalmente dal banco madrepo- rico e decomposta alla superficie la roccia calcare, mostra la bellezza del gruppo del polipajo. Al disopra del luogo dei Draghi, cambiammo strada, seguitando a discendere alla sinistra, sotto Oneta ed Erola dove sono sviluppate le marne grigie e cineree cretacee, da me esa- minate in altri giorni, non che le rosse. sopra Castel Rossino, nelle quali l’anno scorso aveva trovate alcune fucoidi. Ecco quanto osservai per la Val d’Erve: inutile sarebbe l’ esten- dermi oltre, nè dare uno spaccato, trovandosi ‘ciò eseguito diligente- mente dal nostro consocio professore abbate Stoppani nella Memoria Rivista geologica della Lombardia. Egli è d’ opinione che questo rinversamento di strati essendo locale, possa aver prodotto un salto (1) Vedasi la frase specifica di questo bell’ inseito, tanto ricercato, nel nostro Cata. logo Coleoptera Europe, ecc. pag. 34, N. 15, Mediolani 1833. GITE MALACOLOGICHE E GEOLOGICUE 509 nelle roccie in qualche luogo di confine, ma siccome il rovesciamento stesso mostra l’erculea morbidezza del cataclisma, come il medesimo Stoppani si esprime, così è probabile, che il confine dell’ ecceziona- lità non sia netto, ma continuativo con istrati ripiegati in ondula- zione, come diffatti si osserva verso il V./V. O di questi paesi, e più precisamente a Barco, Maggianico e Chiuso. Le marne cretacee e le psammiti che mostransi al basso e precisamente al ponte della Galla- vesa dove l’abbate Stoppani rimarcò uno strato di puddinga che so- spetta essere il rappresentante della puddinga di Sirone, sono, a mio avviso, appartenenti alla formazione cretacea inferiore, ossia al nostro primo gruppo di Rogeno, descritto nella nostra Memoria Sulla co- stituzione geologica e geognostica ‘della Brianza (Milano 1844), e nelle aggiunte fattevi, Zlteriori. osservazioni geognostiche sulla Brianza (Milano 1887). La puddinga suddetta, trovata da me pure, ch'io chiamerei più propriamente brecciuola, e che osservai anche tra Rossino ed Oneta, è precisamente del periodo stesso delle marne, le quali, quì all’epoca della deposizione, essendo forse littorali, hanno avuto un piccolo periodo di sedimento più grosso, e sono state depo- sitate anche in maggior abbondanza. Però la grande ‘estensione che dimostrano i suoi strati, dipende anche dell’ essere inclinati, per cui producono l’effetto d'una maggiore potenza, la quale per verità deve essere misurata per mezzo di una verticale ad angolo retto col corso piano degli strati stessi ,, e non trasversalmente, nè coll’ orizzonte. Il rappresentante pertanto della puddinga di Sirone devesi cercare da quì assai lontano, ed esiste precisamente nella valle che dall’ Adda mette a Bergamo, o valle di Pontida, nel.così detto Monte Canto, da noi già citata nella nostra Memoria. geologica sulla Brianza (pag. 20) e nelle Osservazioni geognostiche e geologiche su alcuni colli del Bresciano e Bergamasco (pag. 6 e 7). Da quella valle a Vercurago tutta la formazione littorale dell'Adda è cretacea, ma vi ho osservato grande scarsità di resti fossili. Percorrendo dal dosso di Oneta ed Erola a Castel Rossino, vi ‘osservai pochi fucoidi ed alcune nemerti- liti assai grandi disposte a modo di meandriti. Da Rossino a Betola, Caversana e Lorentino, pochi fucoidi nel calcare argilloso grigio. A Serta, Foppenico, Corte, Calolzio, Castelletto, sempre la stessa roccia crelacea. A Pramerlano le marne azzurre: alla Madonna dei Piodini, 340 i A. VILLA è la calcaria cretacea rossa e la variegata, dopo la quale a Monte Ma- renzo ritornano le marne grigie, come vedesi' nello spaccato dimo- strativo che correda la suddetta nostra; Memoria: Osservazioni nel Bresciano e Bergamasco. Le stesse roccie che osservansi a sinistra dell'Adda si presentano anche alla destra, per cui rimpetto a Vercurago e Chiuso, cioè, so- pra Olginate e Garlate trovai le marne grigie e le psammiti briantee già citate nella nostra Memoria geologica sulla Brianza; esse sono poco rialzate verso l’Adda a /V.I/V.£ e quasi orizzontali, ed in avanti sono più rialzate verso il Monte Baro. Dopo il paese di Galbiate, per andare a San Michele, s'incontra il calcare grigio compatto con strati di silice, ed a Sant'Alessandro lo stesso grigio con silici rosse e variegate in istrati rialzati a S.S.£; superiormente a questo il cal- care rosso con ammoniti, ed i calcari neri a silice; come quelli della parte destra dell’ Adda. Mio fratello mi aveva intanto informato sul di lui viaggio nella Valsàssina. Otto giorni dopo mi vi recai io pure, e di buon mattino ebbi un temporale con pioggia. Diradatesi dappoi le nubi, mostra- ronsi le vette della Grigna sassosa o settentrionale, detta Monte Co- deno, tutte bianche per tempeste appena cadute. La pioggia fu as- sai propizia per le mie caccie di. molluschi, imperocchè oltre diversi Limax, Arion, Vitrine, Zonites, Helix, ecc., raccolsi più di 250 Torquilla tricolo» in due giorni; il maggior numero che abbia mai trovato di questa specie da trentadue anni in poi che visito la Val- sassina, sebbene per lo addietro abbia perlustrata quella valle fino due, tre volte l’anno. Non comprendo poi il motivo perchè della Clausilia lamellosa Nobis, che le altre. volte io trovava frequente, ora non rinvenni che cinque esemplari, mentre poi pochi giorni pri- ma ne erano stati raccolti un centinaio da mio fratello nella stessa località al Ponte di Chiuso presso Pasturo. È questa la prima volta che osservai tanta scarsità di tale specie, mentre accadeva il con-. trario per la Torquilla tricolor. Anche quì non trascurai 1’ entomolo- gia, specialmente per l’Anchomenus cyaneus Dej, e 1° Qchihebius nobilis Villa (1), essendo il luogo apposito del loro ritrovo; ma non (1) Vedasi la descrizione di questo nuovo insetto nel Primo Supplemento al nostro Catalogo del 1835, Coleopterorum species nove in Supplemento salutato, ccc., pag. 48. N 53. GITE MALACOLOGICHE E GEOLOGICHE 54I mi venne dato di vederne alcuno, quantunque altre volte ne avessi presi parecchie centinaia. Mi recai pure nella valletta della cascata della Troggia, o Paradiso dei Cani, per la ricerca dell’ ZZelix, viftata,. e. vi ritornai anche alla mattina seguente di buon’ ora, ma non mi fu dato di osservarne che due soli esemplari completi col peristoma, mentre diversi altri erano giovani incompleti. Raccolsi pure Z'itrine, Zonites diverse, Helix tigrina, Clausilia Ville ed altre. Ecco a norma degli amatori quanto posso dire di più interessante intorno alle nostre gite autunnali di quest’ anno. Mi è mancato il tempo per altri studii ad altre raccolte clie aveva divisato di fare. Non mi fu possibile trovare nei dintorni di Lecco la nostra nuova Clausilia leucensis (scambiata in Zeccoensis da Charpentier nel suo Catalogo) la quale, sempre rara, fu una volta raccolta in quantità dal nostro. amico Giovanni Battista Meda, pittore, che si occupa di mala- cologia. Non mi venne dato neppure di scoprire in quei dintorni qual- che località dell’ Adda in cui annidassero Untîi -ed Anodonte; solo l’osservai negli ultimi giorni, quando reduce dal Monte Baro, attra- versava colla barca da Belingardo a Barco, a trenta passi distante dal lido, ma la mia raccolta fu solo di desiderio, chè non aveva meco gli attrezzi necessarii a tale pesca, nè più ebbi tempo di ritornarvi. Colà se ne vedevano molti, ma dir non potrei a quale specie appartenes-. sero; il solo esemplare rotto di Unio che raccolsi sulla riva, parve-- mi si potesse riferire all’ 7. Batavus. E per non avere meco il retino- sacco per la caccia degli insetti, non ho potuto prendere ed osser- vare se fosse un £fimera od una Friganea, un bell’insettino che svolazzava in buon numero in mezzo al lago al cader del sole, e che . presentava la figura come di un elegante giuocatolo volante, per il volo incerto, leggero, posato e che permetteva di poter rimarcare che l’insetto teneva le antenne ad arco rivolte ai lati in simmetria come due ami, a guisa di due rami d’incora. Non so se tale osser- vazione sia stata fatta da altri, nè a quale scopo tendesse quella po- sizione delle antenne. Milano, 30 novembre 4862. TERREMOTO SUSSULTORIO A BRA | LETTERA AL SOCIO BARTOLOMEO GASTALDI Bra, il 19 novembre 48 Carissimo Amico. Jeri, martedì, alle 7.8 414.® del mattino una scossa di terremoto molto sensibile ebbe luogo nel nostro paese. Ettore ed io eravamo in procinto d’alzarci dal letto, e quel feno- meno così straordinario c’invogliò d’andare correndo nella camera ove esiste il sismografo, per cui ci trovammo colà in due, e vidimo con nostro grande stupore che il sismografo non s'era mosso. Quel che io, Ettore e molte persone, a cui parlai, intesimo , furon due colpi di trepidazione, così vicini l'uno dell'altro, che i due non durarono più d’un secondo di tempo ; fu come una spinta all'insù, e la caduta istantanea. lo non ho mai sentito una scossa di terremoto eguale a questa, e si deve essere indulgenti verso il sismografo se non la notò. Ho sen- tito molti terremoti sussultorj, ma sempre preceduti o seguiti dal moto ondulatorio; questo invece fu assolutamente dall’ alto al basso. Le dò questa notizia onde ci ricordiamo che posson succedere casi in cui i pendoli sospesi non siano mossi dai terremoti. CRAVERI. SULL’ALLEVAMENTO DEI BACHI DELL’AILANTO (BOMBYX CYNTHIA) NELL’ ESTATE DELL'ANNO 1862 COMUNICAZIONE DI CARLO TACCHETTI (Seduta del 30 novembre 1862.) Dietro il desiderio da me esternato al benemerito professore di questa Università, signor Giuseppe Bianconi, di occuparmi dell’alleva- mento della Bombyx Cynthia il 17 giugno prossimo passato ricevetti da Parigi circa n.° B0 uova, che il prefato professore ottenne dal signor Guérin-Méneville di quella Capitale, coll’ osservazione che dette uova erano state deposte il 12 detto mese. Dalle ore 9 alle 10 del mattino del 19 detto mese nacquemi un bacherozzolo, che per mancanza di foglie d’ailanto e di ricino posi sopra una foglia di lattuga, che totalmente rifiutò; due ore dopo lo feci passare sopra un ramoscello di ricino tenuto in bottiglia con acqua, e benchè il bacherozzolo si mantenesse vispo., pure non vidi nella foglia verun indizio di cibazione : il secondo giorno morì. II 23 detto mese ne nacquero altri due, che, cinque ore dopo, morirono pure. è Il 24 mi nacquero i rimanenti, ed in allora pensai di presentar loro sempre in un ampolla d’acqua, tre sorte di cibo, cioè : ramoscelli di ailanto, di ricino e di gelso, e diffatti per la prima diedero la pre- ferenza al gelso. . ll 28 ne trovai molti di morti, e circa 20, che mi rimasero, co- minciarono a cibarsi, a preferenza delle altre foglie, che continua- mente come sopra loro presentai, di quella del ricino; scorsi anche molti escrementi; ciò che mi fece sperare la riuscita almeno di questi. Detti bachi furono tenuti entro un’ampia cassettina coperta con ramata di filo di ferro, ed in una camera in primo piano a mezzodì. SAU TACCHETTI — Durante il giorno sempre sul davanzale della finestra ben riparati dal sole, ed alla notte ritirati in camera. ll 7 luglio mi rimanevano ancora 48 bachi sanissimi e che avevano di già passata la prima muta della pelle, cinque altri mi erano morti prima della muta, per cui dalla nascita alla prima muta decorsero giorni 43. ? Il 10 detto mese alcuni dormivano della seconda, e così di seguito, benchè non tenessero egual passo nel progredire nelle mute seguenti. I primi cominciarono .il.loro .bozzolo il 25 luglio, e così conti- nuarono in modo che l’ultimo bozzolo venne a compimento col gior- no 4 agosto. | La mattina dell’t4 detto mese, con mia gran sorpresa, trovai che era di già sbucciata una farfalla maschia , che lasciai nella cassettina ove erano i bozzoli, nella speranza che avesse a nascere una fem- mina per la copula, ma fatalmente dopo tre giorni me lo vidi morto senza la femmina invano da me attesa. i ll 19 sbucciò altro maschio, che dopo cinque giorni non ebbe mi- glior sorte del primo. Ora mi rimangono ancora otto bozzoli sanissimi, che ritengo tutti vivi, alcuni attaccati all’orlo della cassettina, ed altri sciolti, che tengo continuamente in luogo fresco nella speranza di conservarli fino. al vegnente maggio, onde farli sfarfallare ed accoppiare per ottenere delle semenze per un nuovo allevamento in primavera. Come ben vedesi adunque, dei 183 bachi conservati, di otto tengo tuttora i bozzoli, di due ottenni due farfalle (maschie), e cinque ba- chi li preparai gonfiandoli per conservarli in stato di larva, due de’ quali diedi al prelodato professore Bianconi pel Museo dell’ Uni- versità, due ad altro mio amico, ed uno rimase presso di me. Dalla nascita (giorno 24 giugno) alla 1.° muta passarono giorni 43 dalla 4.° alla 2.8.» » 5 dalla 2.* alla 3.°.» ” 4 dalla 5.° alla 4.%..» » 3 dalla 4,° al chiudimento del primo bozzolo » 6 Totale circa giorni 29 SULL'ALLEVAMENTO DEI BACHI DELL’AJLANTO 54 Come chiaramente si vede dal sovraesposto, dalla nascita dei ba- chi alla confezione. del primo bozzolo percorsero giorni 32 circa, e soli giorni 10 dal chiudimento dell’ ultimo bozzolo allo sbuccio della prima farfalla. Non so poi comprendere il motivo per cui dopo lo sviluppo delle preaccennate due farfalle più non ne sbucciarono, benchè, come dissi, gli otto bozzoli rimastimi sieno a tutt’ oggi sanissimi. Dalle accurate osservazioni da me fatte sopra l'allevamento della Bombyx Cynthia puossi benissimo arguire che, provenendo essa da paesi caldissimi, molto influiscano sulla diversità nella maturanza dei bachi e sullo sviluppo delle farfalle le variazioni atmosferiche durante l'allevamento, in quanto che più alta n’ era in detto periodo la temperatura, più freschi e vispi comparivano i bachi, quando in- vece pigri ed estenuati mostravansi nel rinfrescarsi dell’ aria, spe- cialmente nei giorni piovosi nei quali poco o niente si cibavano. Bologna, li 14 ottobre 1862. NUOVE OSSERVAZIONI SULL’INFRALIAS DELL'ABBATE ANTONIO STOPPANI. IN APPENDICE ALLA MEMORIA SULLE CONDIZIONI GENERALI DEGLI STRATI AD A7ICOLA CONTORTA {1 (Seduta del 28 dicembre 1862.) Nel novembre del 1860 io consegnava allo stampatore la terza Serie della Paleontologie lombarde, avendo già ultimate le due mono- grafie dei fossili appartenenti alle due zone infraliasiche di Lombar- dia, di maniera che ho potuto leggere a questa Società, nella seduta del 24 febbraio 1861, la mia memoria Sulle condizioni generali degli strati ad Avicala contorta, di cui pubblicava contempora- neamente una traduzione francese, col titolo di Essai sur les con- ditions genérales des couches & Avicula contorta. — Duplice era lo scopo di quella mia lettura e di quella pubblicazione: Il primo, di anticipare, per dir così, alla scienza il risultato, qualunque si fosse, de’ miei studii sui fossili dell’ infralias lombardo, in rapporto con quanto era già noto circa questo nuovo terreno, la cui cognizione è una delle più recenti conquiste della geologia: dico di anticipare, perchè la reale comparsa de’miei studii non poteva avverarsi che lentamente, stante il modo di pubblicazione e le esigenze della parte grafica. Il secondo scopo veniva chiarito dall’ultimo periodo della ci- tata memoria, e si era di aprire il campo alla critica, e schiudere la (4) Vedi il Vol. IN degli Alti, alla pagina 86 NUOVE OSSERVAZIONI SULL’ INFRALIAS TT? 347 via a nuove osservazioni, sicchè, prima di dar l’ultima mano al lavoro potessi emendarne i diffetti, e impinguarlo di nuovi elementi. Sono ora lietissimo d’avere raggiunto e l’un fine e l’altro. Il mio saggio sull’infralias fu benevolmente accolto dagli scienziati e mi procurò incoraggiamenti, communicazioni e critiche. Nel lasso di due anni era da attendersi del resto che il novero dei nuovi elementi non do- veva essere scarso, trattandosi di questioni che possono dirsi vera- mente all’ ordine del giorno, di cui i geologi inglesi, francesi, tede- schi ed italiani si occupano con tanto fervore e con tanta insistenza. Le premesse chiariscono lo scopo di questa mia ‘nuova lettura. Ella intende: 4.° a completare quanto ho riferito allora circa l’in- fralias in generale, per porgere un’ idea adequata di questo nuovo piano geologico; 2.° ad appoggiare cen nuovi argomenti le tesi da me allora sostenute per riguardo specialmente «all’annessione dell’in- fralias al sistema liasico, e a’suoi limiti superiori; 3.° a dar luogo ad alcune osservazioni ed a rispondere ad alcune critiche che ri- guardano i miei lavori presenti. Comincio con una lista bibliografi Ica, che serve di supplemento a quella che ho stesa alla pagina 89 della memoria precedente. Piglio quindi brevemente in esame queste diverse pubblicazioni contempo- ranee o posteriori alle mie, o delle quali non ho potuto tener calcolo precedentemente, arrestandomi a quei punti, che più interessano la discussione. Terminerò con un riassunto delle prove che appoggiano le due tesi principali or ora accennate. I. SUPPLEMENTO BIBLIOGRAFICO 1854. Dewatque, Note sur les diverses étages de la partie inférieure du Lias dans le Luxembourg (Bull. de Acad. R. de Belgique). 1857. Observations critiques sur 1’ àge des grès liasiques du Lu- xembourg, ete. (Bull. de Acad. R. de Belgique). 1859. Heserr, Note sur la limite inférieure du lias et sur la compo- sition du trias dans Je département du Gard et de l’Hérault (Bull. de la Soc. géol. de France, tom. XVI, pag. 905). 1860. Martin, Paléontologie stratigraphique de l’infralias du départe- ment de la Cote d’Or (2Zém. de la Soc. geol. de France, tom. VII). 948 A. STOPPANI, 1860. Srur, Ueber die Késsnerschichten in Ungarn (Sitzungb. d. K. Akad., tom. XXXVIII). Crepner, Die Grenzgebilde zwischen dem Keuper und Lias am Seeberg bei Gotha und in Norddeutschland iberhaupt (Zeonh. u. Bronn, Jahr., pag. 293). Scaònsaca, Das Bonebed und seine Lage jegen den sogenannten ober Keupersandstein im Hannòver’schen (Leonh, u. Bronn. Jahrb., pag. 513. Esiste come appendice a questa ‘memoria una lettera dello stesso autore, in data 23 seltembre 1860, inserita nello stesso giornale). Waicar, On the zone of Avicula contorta and the lowerlias of the South of England (Quaterly Journal of the Geol. Society). 4864. Moore, On the zones of the lower lias and. the Avicula con- n —— torta zone (Quarterly Journal of the Geol. Society). GueneeL, Obere Abtheilung des Keupers der Alpen ;(Separa- tabdruck aus Guembel’s geognost. Beschreibung von Bayern). Wingcer, Der Oberkeuper nach Studien in den bayrischen AI- pen(4bdruck a. d. Zeitschr, d. deutschen geolog. Gesellschaft). Fourner, Géologie Lyonnaise. Lyon, Larret. 41862. Scuòxpaca, Beitrag zur genauen Niveau-Bestimmung d. auf d. —— Grenze zwischen Keuper u. Lias im Hannoverischen u. Braun- schweigischen auftretenden Sandsteins (Zeonh. u. Lronn. Jahrb. pag. 145). Réunion extraord. de la Soc. geol. de France à. Saint-Jean-de- Maurienne du 4." septembre 1861 (Bull. de la Soc. géol. de France, tom. XVIII, pag. 693). Hésert, Du terrain jurassique de la Provence (Bull. de la Soc. géol. de France, tom. XIX, pag. 100). Tenquew et Pierre, Le lias inférieur de la Meurthe, de la Mo- selle, du grand duché de Luxembourg, de la Belgique, de la Meuse et des Ardennes (Bull. de la Soc. geol. de France, tom. XIX, pag. 322). CapeLisi, Studii stratigrafici e paleontologici sull’ infralias nelle montagne del Golfo della Spezia (Memorie dell’Accademia delle Scienze dell’ Istituto di Bologna, tom. 1, ser. Il). NUOVE OSSERVAZIONI SULL'INFRALIAS 5419 Il. RIVISTA. DELLE OPERE INDICATE Dewarque: — Quando io lessi la memoria Sulle condizioni generali degli strati ad A. contorta, le memorie del signor Dewalque non mi erano note altrimenti che per la critica fattane dal signor Terquem. Sono certamente importanti pei particolari descrittivi degli strati in- fraliasici del Luxembourg, ed avremo occasione più sotto di mettere a profitto alcune sue osservazioni, parlando di alcuni equivalenti degli strati ad 4. contorta. È inutile il richiamare come il signor Dewal- que li ritenga posteriori al trias. Martin. — Una delle opere più importanti che riguardano l’infra- lias è la Paléontologie del signor Martin, L’ illustre paleontologo mi indirizzò una lettera gentilissima, in data 4 giugno 41861, lamentando ch'io non abbia conosciuta la sua opera avanti di dar mano alla mia. lo posso avere ben maggior ragione di dolermene poichè, se la cosa fosse stata possibile, avrei trovato nell’ opera del signor Martin nuovi preziosi elementi, ed eccellenti ragioni sopratutto in difesa delle mie tesi. Sono lieto per altro d’essere giunto in tempo a consegnare alla Conclusione delle mie: monografie dei fossili infraliasici i principali risultati degli studii del signor Martin, non che degli altri autori, per quanto interessavano il mio argomento. Quì comincio dal far punto ad una questione personale, nella quale io sono fortunatissimo d’avere il torto. Nella mia memoria, tratto in inganno dalla maniera colla quale sono esposte le osservazioni del signor Martin dal signor Op- pel (1) a profitto della'tesi contraria a quella difesa da me, io ho as- segnato al signor Martin un posto tra’ miei avversari, citandolo tra gli autori che comprendono gli strati ad 4. contorta nel trias. « Je » n'ai jamais dit, mi scrive egli, comme vous me le prétez, que la » zone à A. contorta fut triasique: j'ai toujours incliné pour le con- » traire. Je ne sache pas mème qu’auteur se soit plus avancé que moi. » Ed è vero. Non ho io dunque ragione di ripetermi fortunatissimo trovando inopinatamente, in luogo d'un formidabile avversario, un potentissimo alleatu? (4) Oppel, Die neuren Untersuch., etc. 320 A. STOPPANI, La Paleontologia stratigrafica dell’infralias del signor Martin ci porge poi le migliori notizie sugli equivalenti infraliasici della Còte- d’Or, dei quali avevasi appena qualche cenno nella mia memoria pre- cedente. — In quelle regioni le formazioni deposte avanti l’ appari- zione della Gryphea arcuata, si dividono in tre gruppi: l’arkose, la lumachella, e il foie-de-veau. Arkose o zona ad 4. contorta. — Vero equivalente degli strati ad A. contorta. Contiene 1A, contorta, il Cardium :cloacinum, Ja Gervillia precursor, ecc. Il numero totale delle specie è 23, di cui 12 passano alla lumachella e 10 al foie-de-veau. Lumachelle o zona ad Ammonites Burgundie. — Sinonimia ed equivalente della parte inferiore del calcare di Zalognes, del Choin- bétard, degli strati ad A. psilonatus di Quenstedt, della zona ad. 4. planorbis di Oppel e del calcare greso-bituminoso di Terquem. Non hanno che due o tre metri di spessore e contengono, come abbiamo già detto, un buon numero.di specie della zona precedente. Foie-de-veau 0 zona ad Ammonites. moreanus. :— Sinonimia ed equivalente della parte superiore del calcare di Z'alognes e. del Choin-batard, della:zona ad A. angulatus e del banco superiore del gres fossilifero di Hettange. E la zona di cui il signor Martin illustrò la bella fauna. I particolari stratigrafici e paleontologici, dei quali è ricca la me- moria del signor, Martin, riescono d’ importante appoggio a tutte le tesi relative all’infralias, cui ci siamo proposti di difendere. Per esem- pio: 4.° Per l’ unificazione del piano infraliasico bisogna provare l’unità 0 meglio la continuazione di un’ epoca, scorsa, entro certi li- miti, sotto il dominio delle stesse circostanze. L’ unità di un’epoca, così intesa, è attestata dalla comunanza di fossili pei diversi strati deposti in un dato periodo. È in questo senso che gli studii del signor Martin sarebbero assai concludenti. Di 36 specie dell’Arkose 12 pas- sano alle Lumachelle e 10 al Foie-de-veau: di 76 specie delle Lu- machelle 39 ascendono fino al oie-de-veau. 2.° Il complesso degli strati infraliasici, unificati dalla communanza dei. fossili, è, per la stessa ragione, legato al sistema liasico, cioè di 176 specie apparte- nenti a Zoîe-de-veau, 47 si trovano nel calcare a G. arcuata, Se le NUOVE OSSERVAZIONI SULL'INFRALIAS 3521 determinazioni del signor Martin possono accettarsi senza riserva o in tutto o in parte, non saprei più come possa rifiutarsi l’ annessione dell’infralias, e nominatamente degli strati ad 4. contorta, al sistema liasico. 3.° La divisione deli’infralias in zone secondarie, in con- formità degli equivalenti già riconosciuti, è a pieno confermata dalla stratigrafia della Cote-d’Or. 4.° L'estensione dell’orizzonte infraliasico, che noi abbiamo sommariamente tracciato alla pag. 112, è sensibil- mente: allargato e reso più distinto. Stur. — Alla pagina 115 della memoria precedente abbiamo fatto motto degli studii del signor Stur sugli strati ad 4. contorta dell’ Un- gheria, attingendo ad un semplice resoconto del giornale l’ /nstitut. Leggendo poi la memoria stessa dell’autore, venni più precisamente in chiaro del modo abbastanza anormale di giacitura di essi strati in quelle remote contrade. Nei Carpazii infatti giaciono immediata- mente sopra il Rothliegende, onde sarebbe uopo conchiudere che, tra la formazione degli ultimi strati dei terreni paleozoici e il primo depositarsi degli strati infraliasici, i Carpazii erano già emersi. Do- vettero poi, naturalmente, sommergersi di nuovo, per ricevere i sedi- menti infraliasici. Cogli strati di Késsen, o strati ad 4. contorta, un nuovo periodo ebbe dunque principio, e continuò col lias, sicchè non potrebbonsi quelli disgiungere da questo. — Il signor Guembel, nel- l’opera, sulla quale ci arresteremo or ora, si arma contro somiglianti conclusioni, opponendo che i risultati di tali oscillazioni non prestano bastevole argomento per distinguere le epoche geologiche, per se- gregare un piano da un altro, una da un’altra zona. Siamo concordi col signor Guembel nel non prestare a consimili accidenti un peso assoluto e decisivo; ma non si può sconfessare che essi, specialmente se si verificano su di una grande estensione, valgono a dar ragione delle cangiate condizioni dei mari, del mutarsi della natura chimica e fisica dei depositi, dell’estinguersi di una fauna e del succedere di un’altra, di tutto ciò finalmente che il geologo intende per succedere di un’ epoca, di un terreno, Per lo meno il fatto citato da Stur in favore dell’annessione dell’infralias al sistema liasico, serve a con- trabbilanciare i fatti della stessa natura che s’ invocano, lo vedremo, per separarnelo. Vol. IV. 24 322 | A. STOPPANI, Crebner. — Il signor Credner osservò nel nord della Germania un gruppo di gres della potenza di 250 piedi, povero di fossili, ma caratterizzato dall’.4. contorta e da. altre specie della stessa fauna. Detto gruppo è chiuso tra lè marne iridate del keuper e gli strati liasici. dell’ 4. psilonotus. Osservando che i limiti del. citato gruppo non sono petrograficamente ben tracciati, nè inferiormente, nè supe- riormente, l’autore non sa decidersi ad annetterlo piuttosto al trias che al lias: in favore di questo depongono tuttavia due fatti : 4.° che superiormente al liveilo dell’ 4. psilonotus s'incontrano ancora dei gres simili affatto a quelli che si osservano inferiormente; 2.° che il Cardium phalippianum si trova tanto coll’A. pra quanto col- lA. contorta. SR — La stessa incertezza regna nelle memorie del si- gnor Schlénbach. Il suo primo lavoro aveva per iscopo l’informarci della scoperta, tutto nuova per Ja Germania del nord, del vero Zone- bed, esistente a due livelli differenti negli strali ad 4. contorta, dei quali segna l'orizzonte geologico, Egli studiò segnatamente i dintorni di Salzgitter (Annover) dove pigliò un interessantissimo spaccato, che in un tratto assai breve, comprende tutta la serie dei terreni, dai ter- ziarii al Bunter-Sandstein. Esso spaccato presenta una anticlinale; da una parte dell’asse, come dall’altra, il Lone-bed riposa sul keuper che è costituito di gres. e di marne iridate. Lo stesso Bone-bed è as- sociato ad un gruppo di gres di considerevole spessore, appellato da Schlinbach Bone-bed-Quader, cui considereremo come un ‘equiva- lente degli strati ad 4. contorta. Se vuolsi una più minuta descrizione del Lone-bed-Quader, piglie- remo per base una sezione assai minuta posta in luce dalla miniera di Goldsaksgliich presso Steinlah. Abbiamo colà al dissopra di una massa di marne ed argille, dello spessore di oltre 500 piedi, appartenente al Keuper, una serie di strali. marnosi, talvolta arenacei,. coperta infine da un vero gres (Zone-bed-Quader). Il complesso di questi strati, il quale potrebbe considerarsi come la formazione del L'one- bed, conta circa 28 piedi. Alla sua base, immediatamente al diso- pra del Keuper, si stende un letto sottilissimo di Lone-bed, a denti di pesci e frammenti d’ossami componenti una specie di breccia: è NUOVE OSSERVAZIONI SULL’'INFRALIAS 525 il Jetto inferiore ad ossami (Unterstes Knochenbett-Lager). Egli con- tiene il Saurichthys acuminatus, VAcrodus minimus, il Gyrolepis tenuîstriatus. Questo gruppo tocca superiormente alle zone ad A. Johnstoni ed 4. angulatuss V Avicula contorta co’ suoi compagni tro- vasi tanto al disotto come al disopra della massa arenacea, e la zona ad 4. Johnstoni o ad A. planorbis vi sembra confusa sotto l’istesso orizzonte. 3 Quest’ ultimo fatto, se io ho ben compreso, sarebbe di un’impor- tanza decisiva. Se invero, come pare abbia osservato il signor Schlòn- bach presso Seinsted (un’ora a N. £. della città prussiana di Horn- bourg) e a Steinlah, 4 Reutel, a Schnigelade presso Salzgitter, se in- vero la zona ad 4. Johnstoni ossia ad A. planorbis è inclusa negli strati ad 4. contorta, non vi sarebbe egli soverchia ragione di se- pararli dal trias? Invece il signor Schlònbach si accontenta di ri- guardare gli strati ad 27. contorta come una formazione a sè, comé un gruppo di transizione tra il keuper ed il lias, Tale è la conclu- sione della sua seconda memoria (Beètrag., ecc.), mentre nella prima (Das Bone-bed, ecc.) era inclinato ad associare detti strati al keuper superiore, a ciò persuaso da uno di quegli accidenti stratigrafici par: ziali, che hanno ben poco valore a fronte della generale disposi- zione stratigrafica di un terreno. Aveva osservato che, mentre nelle altre località, per esempio, a Salzgitter, il lias succede agli strati ad A. contorta in serie completa e regolare, alla miniera di Goldsaks- gliiek presso Steinlai, invece, sugli strati ad 4. contorta riposa im- mediatamente l’//ils-£isensteîn, una zona che appare ordinariamente tra il giura-bruno e la creta. — Ma stiamo ai fatti più concludenti di cui andiamo debitori all’autore, e sono: 1.° l’esistenza di due letti ad ossami negli strati ad 4. contorta; 2.° l’esistenza dell’. contorta e di altri fossili della stessa fauna tanto al disotto quanto al disopra a quel gruppo di strati, che s’intitolano ordinariamente strati ad 4. contorta. — Non mancherò di raccomandare le memorie dello Schlén- bach a chi s’interessi specialmente dei vertebrati del Bone-bed. Wxicar. — Gli studii sull’infralias hanno fatto progressi in Inghil- terra, lo aveva accennato nella mia memoria (pag. 23) alle os- servazioni del signor Wright, ma assai sommariamente, non potendo 324% A. STOPPANI, disporre ‘che d’ un brevissimo resoconto inserito negli Archives de Genève avanti che il lavoro originale comparisse nel Quarterly Jour- nal. Sentiva allora il vuoto immenso che lasciava nella mia memoria la scarsezza dei dati di cui poteva ‘disporre riguardo all’infralias d’Inghilterra. Le memorie di Wright e di Moore valgono bene a riem- pirlo. — Il signor Wright ha fatto le sue osservazioni e le sue sco- perte nelle contee di Warwick, Gloucester, Glamorgan, Somerset e Dorset. Ei stabilisce una serie di zone, dove quella dell’ 4. contorta figura tra le marne iridate e la zona ad 4. planorbis, e porge di ciascuna zona una perfetta descrizione corredata da sezioni che tra- ducono ogni più minuta particolarità. Si può pigliare per tipo dei terreni inglesi che stanno tra il keuper e il lias superiore d’Inghil terra, la sezione ammirabile che si mostra a Saltford (7 miglia da Bristol) e comprende tutta l’ enorme zona ad A. Lucklandî fino ai Jimiti del keuper. L'autore considera la zona ad 4. contorta come keuper superiore; ma, per quanto la sua monografia sia una splen- dida illustrazione dell’infralias inglese, non ci troveremmo un nuovo argomento in favore della sua tesi. Ci si offrono invece buone ragioni per chi voglia congiungere la zona ad 4. contorta con quella ad 4. planorbis, quindi col lias. Due specie di quella passano in questa: l’Ostrea liassica, Strichl., che il signor Martin ritiene sinonimo del- lO. irregularis, Munst., e la Modiola minima, Goldf. Certo l’infra- lias è un piano dì transizione, ma un piano a sè, che nella serie dei terreni, deve figurare alla base del sistema liasico. L’infralias inglese merita che noi entriamo alquanto ne’ suoi particolari ; ma lo faremo, tostochè. avrem detto alcune parole della memoria del signor Moore, non potendo separare le due serie stratigrafiche stabilite dai due au- tori, di cui l’unal’altra o completa o corregge. Moore. — Il signor Moore attacca in molti punti la memoria del signor Wright; ma la controversia parmi si aggiri piuttosto intorno a suddivisioni secondarie e particolarità locali, che alla serie consi- derata in massa @ nei rapporti generali. Tali questioni interessano certamente la geologia locale, ed anche, se vuolsi, la scienza in ge- nerale, ma hanno poco valore per noi che badiamo solo a colpire i grandi tratti che legano fra loro gli equivalenti infraliasici, e questi NUOVE OSSERVAZIONI SULL’ INFRALIAS 525 alla gran serie geologica. Da questo punto di vista generale trovia- mo che i risultati ottenuti dal signor Moore collimano perfettamente con quelli ottenuti dagli altri geologi della grand’ isola e del conti- nente. La sua monografia è, al ‘pari di quella di Wright, ricca di minuziose sezioni, di preziose notizie; è inoltre corredata d'’ illustra- zioni paleontologiche, che accrescono lo splendore della fauna infralia- sica. Quanto alla questione principale per noi, se essa porge dei buoni argomenti per ritenere gli strati ad 4. contorta come un piano a sè, non ne presta nessuno per associarlo al trias. — Ecco ora le pro messe nozioni sull’infralias inglese. Inrracias D’ IncuiLteRRA. — Nella mia memoria ho accennato somma- riamente al 77 hite lias ed al Bone-bed dei geologi inglesi, come sino- nimi il primo dell’infralias superiore, l’altro dell’inferiore. Ma die- tro i nuovi elementi di cui siamo in possesso ci sentiamo, dissi, in dovere di darne un’ idea più completa. I signori Wright e Moore, hanno ambedue trattato della serie infraliasica d’ Inghilterra, ove figura in tutta la sua integrità non meno che nei più minuti parti- colari. Diamo quì luogo ad ambedue le serie perchè ciascuna pre- senta qualche diversità di vedute e dei particolari interessanti. A) Serie del signor Wright: Lias inferiore (Lower lias) 1.° Zona ad Ammonites raricostatus DI tutta ”» oxynotus SIONE » obtusus DI a » Bucklandi B.° » » planorbis. Keuper 4.° Zona ad A. contorta (parte superiore del Keuper) 2.° Marne rosse del Keuper (marne iridate). Nel nostro sistema noi separiamo dal lias la zona ad A. planorbis per associarla alla zona ad 4. contorta, separata pur essa dal keu- ‘per per costituire l’infralias. — Due parole su queste due zone che sole interessano la questione. 4.° Nella zona ad 4. contorta sono compresi tutti gli schisti neri colle calcaree , i gres, e gli strati ad ossami giacenti tra le marne 326. A. STOPPANI, grigie, rossi e verdi del keuper e il letto inferiore ad Ostrea (1) della zona ad 4. planorbis. La zona ad 4. contorta è ben sviluppata a Garden Cliff presso Westbury sulla Severn, a Wainlode (Cliff tra Gloucester e Tewkesbury, a Bushley., a Coombe Kill, a Aust Cliff, località già famosa per i vertebrati del Bone-bed e a Penarth Cliff sulle rive opposte del canale di Bristol. 2.° La zona ad A. planorbis è sinonimo, secondo Wright, del White lias del signor De la Beche, e del Psilonotenbank di Quens- tedt ecc. Assai sviluppato nel sud d’ Inghilterra, è ricco assai di 4n- monites psilonotus e, verso il basso, di Ostrea irregularis che è rara altrove. Lo studio di questa zona, per esempio la bella sezione presso Street nel Somerst, ci dà i migliori argomenti per associarle gli strati ad 4. contorta e questi, per conseguenza, al lias. ‘ Oltre 1° Ostrea liasica e la Modiola minima, già indicata nella zona inferiore, noi vi troviamo la Modiola (Mytilus) psilonoti, Quenst., che abbonda negli strati ad 4. contorta di Lombardia, — La zona ad A. planorbis contiene degli insetti come gli strati ad :4. contorta, ed è ricca di sauriani: = /chtyosaurus intermedius, Conyb., tenuiro- stris., Conyb., communis, Conyb., Plesiosaurus Hawkinsti, Conyb., Etherdgii, Huxl., rugosus, Ow., dolichodeirus, Conyb., megacepha- lus, Stutch.=I Cefalopodi sono: 4, Johnstoni, Sow., planorbis, Sow. Vi si trova anche la Lima puncetata. — Il signor Wright non sembra accordare un posto distinto alla zona ad. 4. angulatus, cheîlvera- mente si confonde in generale coll’ altra; ma nella sessionejdi Aust Cliff la si vede distinta a suo luogo tra la zona ad 4. planorbis e la zona ad A. Bucklandi. 5) Rhotic formation o serie del signor Moore. — Il signor Moore riconosce tra gli strati ad _4. contorta e la zona ad 4. planorbis due zone distinte: vale a dire che ei suddivide in tre la zona considerata (1) L’ Ostrea che caratterizza I Ostrea-bed alla base della zona ad A. planorbis è l Ostrea liasica, Strickl., sinonimia, secondo Martin; dell’ Ostrea irregularis, Miunst. Il signor Moore (On ihe zone, ecc., pag. 501) cita anche la Plicatula intusstriata, Em- mer., come caratteristica dell’ Ostrea-bed. Sarebbe dunque una specie abbondantissima negli strati ad A. contorta che passa all’ infralias superivre e quindi, secondo me, al lias (vedi Paléontologie Lombarde, pag. 81): NUOVE OSSERVAZIONI SULL'INFRALIAS 3927 come unica dal signor Wright, e indicata da lui sotto il nome di zona ad 4. planorbis e come sinonimia del /Zithe lias. Eeco lo spec- chio della sua serie: 1.° Ammonites planorbis zone 2.° Enaliosaurian zone 3.°.White lias (di Smith) 4.° Avicula contorta beds 3.° Keuper marls L'autore sostiene questa classificazione dimostrando che le tre zone ad A. contorta, dei sauriani e del /Zithe lias di William Smith man- tengono ciascuna un distinto orizzonte, modo di vedere che egli ap- poggia a gran numero di sezioni assai particolarizzate. In quella di Steven’s Hill osservo, per singolare coincidenza, un banco di coralli (coral-bed) d’una specie ramosa; egli fa parte del /7 hite-lias, che, stante la sua posizione stratigrafica, corrisponde al Dachstein-kalk cd alla mia dolomia superiore, l'uno e l’altra ricchi tanto di coralli ra- mosi. Questi coralli in Lombardia si mostrano a livello oscillante en- tro gli strati confinanti tra le due sezioni dell’ infralias. La cosa più importante, ricavata dagli studii di Moore, sarebbe dunque la distin- zione di tre zone nel gruppo interposto agli strati ad 4. contorta e alla zona ad A. Bucklandi, la separazione della zona inferiore sotto il nome di 77 hite-lias e l'annessione di questa agli strati ad 4. con- torta sotto il nome complessivo di Aheetice formation. Le ragioni di questa nuova distribuzione sono le seguenti: 41.° Il Z7hite-lias forma sopra una grande estensione una linea di demarcazione invariabile, associato agli strati ad 4. contorta. 2.° Pel suo colore e pei caratteri litologici presenta un contrasto ben deciso tra le zone a sauriani e liasiche cui soggiace immediata- mente. .3.° La sua fauna lo distingue dalle zone superiori, mentre, me- diante l’ Ostrea liasica la Plicatula intusstriata, la Modiola minima ed altre specie simili, nonchè per l’habitus, si lega agli strati ad A. contorta. Non vi ha dunque in ciò che abbiamo esposto qualche cosa che avvicina sempre più gli strati ad 4. contorta allias? per lo meno non vi ha nulla che gli avvicini al keuper. Rheetic formation 328 A. STOPPANI, GueneeL. — Za descrizione geologica della Baviera del. signor Guembel segna senz’ altro un’ epoca per la geologia delle Alpi; ma noi non dobbiamo occuparci che della parte risguardante i terreni compresi tra il keuper e il lias. Fin dal marzo 4864 l’autore ebbe la bontà d’inviarmi una firatura a parte di quella porzione della sua opera che si riferiva appunto a quei terreni; ma provai il dolore di non poterne più approfittare nè pel mio Saggio nè per 1 introduzione alle monografie dei fossili infraliasici. Al presente io confesso ch'egli è difficile il cavar tutto il miglior partito da una descrizione che ab- braccia tanta estensione di paesi, che aduna un cumolo immenso di fatti e di minuti particolari, con vedute abbastanza nuove ‘e in parte contraddicenti a quanto per me vi ha di più assicurato (1), che nomina un numero grande di specie antiche e di nuove senza offrirne nè fi- gure nè sufficienti descrizioni. lo mi sforzerò tuttavia di dare un'idea chiara, quanto mi sarà possibile, degli studii dell’ autore sull’infralias e di cavarne le debite conclusioni. i Premettiamo che il signor Guembel comprende gli strati ad A. contorta e il.Dachsteinkall sotto il nome di oberster Kevper (la parte più alta del keuper). Ad est della valle del Reno hanvi calcari marnosi; dello spessore di qualche piede che sopportano immediatamente il calcare del lias. Nelle parti occidentali del Vorarlberg, nell’Algàu, nel Lechthal, ecc., si distinguono assai bene una zona calcarea superiore, ed una zona marnosa inferiore; ma le due zone sono intimamente fra loro legate da transizioni litologiche e paleontologiche. La distinzione delle due zone: l’una inferiore e composta di schisti marnosi a sottili strati; l’altra superiore, di calcari marnosi a strati grossi, va facendosi sempre più decisa mano mano che volgasi all’est: i calcari grigi vanno assumendo un colore sempre più chiaro, final- mente ‘nello Schwangauer-Alpen, nel Soudenberg, ecc., passano al (4) Alludo”a ciò che riguarda il Dachsteinkalk e î suoi Megalodon in rapporto. colla ‘dolomia superiore o, infraliasica di Lombardia, ed i Raiblschichten in confronto col gruppo lombardo di Gorno e Dossena. Sono quistioni da me già trattate; mi riservo tuttavia a tornarci più tardi in una appendice sulle grandi bivalve riferite al Cardium Iriqueter e. nella monografia dei. fossili>di Gornio ‘e Dossena. NUOVE OSSERVAZIONI SULL'INFRALIAS 529 normale calcare del Dachstein, restando così le due zone perfetta- mente distinte, l’ inferiore marnosa e schistosa, la superiore calcarea. Mentre nel tratto medio delle nostre Alpi, continua il signor Guembel, le due zone descritte godono d’uguale importanza, più verso nord si sviluppa al disotto dei banchi calcarei una poderosa massa di roccia assai compatta, grigio-chiara, e bianca, la. quale, stante. la più facile decomposizione, appare nettamente. distinta dalla zona in- feriore e foggia le creste più elevate dei monti. Verso l’Inn i calcari sovrapposti agli strati marnosi, ben distinti dal (keuper superiore (strati ad 4. contorta), non sono più conosciuti che sotto la forma di un sol banco potente di calcare a. grossolana stratificazione, bianco or più or meno o d’un rosso pallido. Infine gli strati, marnosi scom- paiono mano mano che il Dachsteinkalk si sviluppa, fino a segno che questo si lega senza intermezzo cogli strati superiori dell’ Hauptdolo- mite, la quale, venendo dall’ovest, ne ha assunto a poco a poco i ca- ratteri; e termina costituendo col Dachsteinkalk .un solo sistema in- distinguibile di calcari chiari. È questa la massa calcarea, straordi- nariamente enorme che forma l’altipiano del Berchtesgades al Dach- stein. — Benchè le due zone sieno legale così intimamente, non la- scia però ciascuna di offrire una propria individualità, nel senso che una può restare senza l’ altra. Così restano soli nelle regioni medie delle Alpi gli strati marnosi e solo il Dachsteinkalk nelle regioni oc- cidentali; nello stesso tempo la giacitura degli strati calcarei al di- sopra degli strati marnosi è così costante, così senza eccezioni, che si può, senza dubitare, distinguervi due gruppi subordinati. Per ben comprendere ed apprezzare questa rivista generale delle osservazioni del signor Guembel, sarebbe uopo aver seguito l’ autore per entro l’immensità dei particolari di un’opera descrittiva, dove porge, luogo per luogo, punto per punto, gli spaccati, la descrizione delle roccie, l’ estensione, la potenza, la paleontologia e gli infiniti accidenti dei depositi. Ma al postutto bisogna confessare che rimane sempre qualche cosa di non compreso abbastanza, qualche cosa che non sì sa bene spiegare. Forse la è colpa di chi vuol far stare il tutto nell’angusto circolo delle cognizioni precedenti; forse l’ autore istesso avrebbe potuto lasciare a’suoi lettori un po’ meno di lavoro, per 3530 A. STOPPANI, conciliare le sue osservazioni coi risultati degli studii in tutto il resto d'Europa, senza di che gli è impossibile apprezzare tutti i vantaggi che devono sgorgare alla scienza da un’opera che è frutto di lavori lunghi, penosi, conscenziosi. Lascio adunque a geologi più capaci di me, ai geologi le cui osservazioni non sono, come le mie, ristrette in sì piccola cerchia il risolvere certe questioni dalla cui soluzione di- pende la giusta apprezzazione dei fatti esposti e delle idee espresse dall'autore. Per esempio, qual valore dare ai caratteri petrografici, che hanno si gran parte nel sistema di Guembel? il mancare d’un depo- sito costi mentre è sì distinto colà, la preponderanza dell’uno' sull’ al- tro, l'assorbimento per così dire dell’uno nell’altro, secondo le loca- lità, secondo una direzione determinata, deve interpretarsi come una vera mancanza di sedimento, dovuta all’ emersione di una tale contrada, o come una semplice sproporzione di spessore, oppure per una diversità chimica dei deposili contemporanei? quali influenze sullo sviluppo delle faune in queste ipotesi differenti? sopra tutto come si vincono le difficoltà di assegnare gli orizzonti paleontologici, di non scambiare una fauna coll’ altra ad onta di quelle fusioni pe- trografiche? Vedremo a suo tempo il valore di tale difficoltà ch'io oso porre innanzi. Al presente, se facciamo astrazione dei particolari e delle idee teoriche dell’autore, e ci limitiamo ai grandi tratti geolo- gici, quali si svelano dal complesso dei fatti e principalmente dall’a- nalisi statigrafica delle località più classiche per lo sviluppo della serie e per gli studii di cui furono soggetto, noi ci accorgiamo di leggieri che i risultati ottenuti dal signor Guembel sono gli stessi che derivarono ad altri dei più distinti geologi che percorsero le Alpi: ai signori Hauer, Suess, Oppel, Escher, Winkler, ecc.; noi crediamo altresì che la serie stratigrafica da lui trovata e stabilita, non te- nendo calcolo dei dibatlimenti sollevati per quistioni paleontologiche, concordi perfettamente colla serie lombarda per noi adottata. Noi troviamo sempre: 1.° Una massa enorme di ‘calcare e di dolomite, l’Hauptdolomite del signor Escher, a grosse bivalve cardiformi, corrispondenti alla mia dolomia media, massa superiore ai petrefatti d’ Esino. 2.° Una grande zona schistosa e marnosa con prevalenza delle . NUOVE OSSERVAZIONI SULL’INFRALIAS 554 calcaree in alto: i veri strati ad 4. contorta ossia i miei due gruppi degli schisti neri marnosi e degli strati dell’ Azzarola, 5.° Una zona di calcarea chiara, compatta, con madrepore e grosse bivalve cardiformi: il Dachsteinkalk degli Austriaci e Ja mia dolomia superiore, cui amo meglio al presente appellare calcare del Sasso degli Stampi 4.° Calcare liasico, calcare a G. arcuata: la mia formazione di Saltrio, Ecco, per esempio, uno spaccato preso nell’Algàuer-Gebirge presso Spielmansau, posto al confronto della serie lombarda. a) Hauptdolomite Dolomia media. 6) Plattenkalk in parte Bess inpiansiamorbb di dolomitico. Oberer Muschelkeuper Infralias. c) Schisti oscuri, marnosi e argil- losi pieni di: fossili (Gerviî/- lia, Leda, ecc.). d) Marne nere con concrezioni di | Gruppo degli schisti neri e calcare marnoso, a superficie delle Iumachelle con tutti gialla per decomposizione. i caratteri quì indicati. e) Argille grasse, nerastre, con delle piastre di calcare nere piene di fossili. f) Banchi di calcare oscuro con Strati dell’Azzarola con gli strati marnosi intercalati. stessi caratteri g) Dachsteinkalk o banchi di cal- Calcare del Sasso degli Stam- cari oolitici, oscuri, pieni di pi, con gli stessi caratteri, madrepore, con vene bianche . salvo che non può dirsi o d’un giallo rossastro. oolitico. Liaskalk Lias, formazione di Saltrio. Quanto alle vedute teoriche del signor Guembel ci arrestiamo alla sua classazione degli strati ad 4. contorta nel trias. — Di 120 spe- cie del suo Oberer Muschelkeuper tre sarebbero liasiche (1) e venti- (1) Queste tre specie sarebbero. l’Ammonites planorbis, l’Apthycus planorbis e il Pecten disparilis (Trigeri). Ma siccome le due prime presentano qualche differenza, Guembel ne fa l’Am. planorboides e l’Apt. planorboides. Secondo Winkler 1’ Am. pla- norboides sarebbe, anche per la forma de’ lobi, una specie totalmente nuova. 392 A. STOPPANI, due triasiche, appartenenti alle formazioni già ben caratterizzate di San Cassiano, di Raibl, di Hallstatt, del Keuper, del Buntersandstein. Eccoci adunque una vera falange paleontologica contro la mia tesi favorita. A voler discutere il valore assoluto delle determinazioni di Guembel, sarebbe necessario almeno che i fossili fossero figurati. Come arrischiare un giudizio sopra un semplice catalogo? — Il si- gnor Winkler il quale, nell’ opera che noi piglieremo ben tosto in esame, offre una prova d’ imparzialità veramente esemplare, cancel- lando sia la lista triasica pubblicata da Guembel, sia la liasica pub- blicata da me, mi risparmia il più della pena per iscoprire in un semplice catalogo gli argomenti che valgono ad infermare il valore delle determinazioni. Passiamo in rivista codeste specie triasiche, ag- giungendo le nostre alle osservazioni del signor Winkler. a) Specie giudicate dubbiose dallo stesso Guembel: 4. Turritella bipunctata? Miinst. di San Cassiano. 2. Fusus orbignyanus? Miinst. idem. 5. Ammonites alterniplicatus? Hau. di Hallstadt. Guembel pensa che questa sia piuttosto una specie molto vicina. 4. Nautilus mesodicus? Quenst. idem. b) Specie per le quali il signor Guembel stesso indica almeno, qual- che differenza : 5. Cidaris? Braunii, Des. di San Cassiano, 6. — — decorata, Muunst.. idem. 7. — Zissmami, Des. idem. Come ho già descritto un buon numero di Cidaris, nuove certamente; che a prima vista. fu- rono giudicate di San Cassiano; egli è probabilissimo che quelle di Guembel siano egualmente proprie degli strati ad 4. contorta. 8. Lingula tenuissina, Bronn. Le specie sono molto difficili a distinguersi per la loro uniformità. 9. Avicula planidorsata, Minst. di San Cassiano. 10. Oliva alpina, Klipst. idem. c) Specie invalidate da considerazioni parziali: i 11. Lithodendron subdichotomum, Miinst., San Cassiano. Win kler osserva a ragione che questi polipi sono d’una delimitazione troppo difficile. NUOVE OSSERVAZIONI SULL’INFRALIAS 555 12. Pentacrinus propinquus, Miinst., San Cassiano e Raibl. Winkler crede che sia il suo /. davaricus degli strati ad 4. con- torta. lo non ho creduto di poter fondare una determinazione sopra semplici articolazioni di Pentacrini. 15. Ostrea montis caprilis, Klipst., San Cassiano, Noi abbiamo quì la ripetizione di un’antica determinazione già combattuta dai paleontologi. L’Ostrea montis-caprilis è pel signor Guembel un si- ‘nonimo dell’ O. haindigeriana, Emm., marcignyana, Mart,, ed ella il sarà probabilmente dell'O. nodosa, palmetta, costulata, ascendens, conica, introdotte da me negli strati ad 4. contorta. lo non voglio ritornare su questa questione. 44. Ostrea obliqua, Munst., San Cassiano. Ecco ancora lo Spon- dylus obliquus di Escher, rigettato dopo da lui medesimo. Il signor Guembel la rifà come sinonimo della Plicatula intusstriata, Emmer., riconosciuta come specie: assai caratteristica dell’infralias per una quantità d'altri autori. 18. Pecten filosus, Hau., Raibl. Io ho già figurato il P. Azza- role che presenta gli ornamenti del P. filosus. Attendo col signor Winkler le figure di questa, come della seguente specie. 16. Perna aviculeformis, Emmer., Raibl. 17. Gervilleia angusta, Muùnst., San Cassiano. Il signor Winkler crede che questa sia la G. caudata, che egli ha descritto. 18. Avicula grypheata, Minst., San Cassiano. Le avicule che hanno la forma della grypheatfa sono uno dei caratteri più saglienti d’un certo legame tra il trias superiore e il piano che. lo segue. Ma appunto perciò bisogna badare a non prendere una somiglianza per una identità. 19. Arca impressa, Minst., San Cassiano. Winkler ne attende la figura. 20. Myacites lethicus, Quenst., del keuper. Questo è un sino- nimo del Myacites (Lithophagus?) faba Winkler che questo autore mantiene e che crede una specie ben distinta ed assai caratteristica degli strati ad 4. contorta. 21. Turritella hybrida, Mùnst., San Cassiano. Anch'io ho figu- rato, come assai frequenti nei nostri schisti neri, di queste piccole dol A. STOPPANI, conchiglie (Chemnitzia).a' giri nodosi, che non saprebbonsi distin- guere tanto dalle specie di San Cassiano quanto dalle cretacee. ‘|. 22. Placodus gigas, Raibl. — Dei vertebrati ho già parlato ab- bastanza altrove. Confesso che è ben noioso un tal genere d’analisi , specialmente se, lo ripeto, non abbiamo che un catalogo sotto gli occhi; ma basta almeno per provare che la questione sull’ epoca dell’ infralias non ci guadagna nulla da questa lista di specie triasiche, e che. egli è duopo sospendere ogni giudizio. Io, dovendo sostenere ‘un attacco di simil genere dalla parte del signor Winkler, avrò almeno il vantag- gio che i miei fossili sono figurati al presente, che furono tutti rac- colti in una sola località, chiara, limitatissima, mentre i fossili del signor Guembel si riferiscono a località assai distanti l’una dall’altra, dove, è sua confessione, non è sempre facile il distinguere i diversi membri dei terreni; finalmente che io non appoggio la mia tesi ad una semplice lista di fossili, ma ad un gran numero di fatti che io non credo d'avere inutilmente raccolti, come da’ miei studii pratici sui depositi delle nostre Alpi, così dai teorici mita nell’ opere che trattano dell’ infralias. ) La descrizione della Baviera, pubblicata dal signor Guembel, viene anche a spargere gran luce su tutte le quistioni le quali si riferiscono al Dachsteinkalk. Tre punti sopra tutto sono posti fuor di dubbio: 1.° che il vero Dachsteinkalk è superiore agli strati ad A. contorta ed inferiore al lias; 2.° che questa formazione deve riunirsi agli strati ad 4. contorta, come una zona dell’istesso piano; ° che ella è equivalente alla zona ad A. planorbis, sicchè questa co’ suoi equivalenti deve separarsi dal lias per venire congiunta al- l’ infralias. Quanto al primo punto ei ci pare già provato dai falti riportati. | due altri si appoggiano ad altri fatti cui citeremo som- mariamente quali sono esposti nell’opera di Guembel. Nella valle di Naidernach (Naidernachthal nel Wettersteingebirge) si trova in certi strati, unitamente alla 4. contorta e molti altri fos- sili, ’ A. planorbis. Nel Rosstein il calcare del Dachstein è in in- tima connessione cogli strati marnosi che lo sopportono: difatti si trovano nel Dachsteinkalk gli stessi fossili, i quali ordinariamente non si scoprono che negli strati inferiori, cioè, col Megalodon triqueter NUOVE OSSERVAZIONI SULL’INFRALIAS DID e la Zerebratula gregaria, le Avicula contorta, intermedia, ecc. Lo stesso si osserva nel Tegernsee nel Kreuter Gebirge e nelle Zeller- Alpen. Finalmente di 42 specie trovate nel calcare del Dachstein dal signor Guembel, 19 sono di già comparse negli strati ad A. con- torta, dal che conchiude che « il Dachsteinkalk costituisce un mem- bro ben evidente del gruppo del Keuper superiore nelle Alpi, posto a suoi confini verso il lias; » Winxgcer. — Siamo all’ opera del signor Winkler già più volte citata. — Egli introduce la nuova sinonomia di Qberkeuper che si tradurrebbe Supracheuperiano, Sarebbe ancora l’ Epitrias del signor Fournet (1) in opposizione all’infralias, per indicare la connessione di quel terreno col trias. L'autore descrive un gran numero di specie nuove, le quali provengono quasi tutte dalla Aotha/pe presso Lisch- bachau in Baviera. Astraendo dalla parte paleontologica, la principale dell’opera, trovo che la cosa più importante è la critica dell’opera di Guembel, della quale ci siamo occupati or. ora, e quella del mio Essai e dei primi fogli della terza serie della Z’aléontologie lomburde, per ciò specialmente che si riferisce all’ annessione dell’ infralias al sistema triasico. Sono in debito di ringraziare il signor Winkler di aver dato tanta importanza a’ miei poveri studii mediante un’ analisi così minuta, qualche volta un po’ sottile, ma mantenuta sempre nei. più stretti limiti della gentilezza. Citando testualmente gli argo- menti generali che io ho riassunto alla pagina 23 del mio £ssaî in favore della mia tesi, mentre pare peritarsi su alcuno di essi, sembra in generale menarmela buona; ma giunto a quelli che io cavo dalla fauna lombarda ei non trova più nulla in cui mi possa. risparmiare : le mie specie liasiche sono travolte 1’ una dopo 1’ altra nell’ istesso abisso delle specie triasiche di Guembel. Gli è duopo osservare che all’epoca della pubblicazione del suo lavoro io non aveva pubblicato che la lista delle mie specie nell’ Essai e solo Ie prime tavole del- l’opera mia, sicchè Winkler non aveva sottocchio che un semplice catalogo. lo ebbi però la temerità di conchiudere col seguente pe- riodo. « Abbiamo adunque pei terreni giuresi 24 specie, 6 dubbie e 18 » certe, che aggiunte alle altre già citate da diversi autori, come (4) Géologie lyonnaise, 336 A. STOPPANI, » appartenenti agli stati ad 4. contorta, daranno un sufficiente da » fare a chi voglia il tutto rigettare sul semplice argomento di erro- » nea determinazione ». Il sig. Winkler ha pigliato la cosa proprio da senno, e s'è data la briga di disfarmi ad una ad una tutte quante le specie da me ac- campate. Osserva dapprima che la ?Meritopsis (Naticella) tuba Schaf. appartiene agli strati di Hierlatz; ma perciò appunto, poss’ io indicarla tra le specie liasiche , tanto più che la si potrebbe identifi- care colla /. caricosa Morr. e Lyc., e colla N. jurensis Romer. Delle 253 specie che restano, 6 sono già da me rigettate come dub- biose (1): tre altre subiscono, senza processo, la medesima condanna, in pena d’averle io indicate, come Winkler me. ne accusa ingiusta- mente, quasi specie nuove, mentre io stesso le dichiaro identiche a specie già note (2): rovinano in seguito d’un sol colpo tutte le Ostrea, (4) È cosa imperdonabile, scrive il sig. Winkler, l’attribuire un valore alle specie dubbie nelle questioni scientifiche d’importanza. Ma avrei io forse attribuito ad esse un valore maggiore di quello si meritano ; appunto le specie dubbiose? Gli argomenti dubbiosi portati in favore di una tesi, se non la risolvono, la rendono almeno. proba- bile. Gli è appunto nelle questioni importanti che gli è uopo tener calcolo di tutto. (2) Winkler citando le tre specie: Trochus rapidus Stoppani identica al T. imbricalus Oppel. Nucula oppeliana » » N. inflexa Oppel. Lima subdupla » » Plagiostoma duplum Quenst. mi domanda : perchè imporre un nome nuovo a queste specie, se identiche? (Oberk, pag. 38) Conchiude quindi che questo errore non ha altro fondamento in fuori della mia incertezza; che quelle specie vanno per conseguenza sacrificate (ib. pag. 40). Ecco una questione di ortografia paleontologica, della quale io non avrei mai creduto di dovermi occupare, trattando con un paleontologo. Quanto alle due prime specie io non ho già detto che il 7. rapidus e la N. oppeliana fossero identiche al 7. imbricatus Sow., e alla N. inflexa Rom; ma bensi che lo erano a quelle due conchiglie figurate da Oppel come identiche alle specie di Sowerby e di Romer: ora, siccome non lo erano secondo la mia opinione, rimanevansi senza nome, ed io era nel mio pieno diritto, anzi nella necessità, di dargliene uno. Quanto alla Lima subdupla, scrissi che la era iden- tica al Plagiostoma duplum varietas Quenst. , cioè ad una conchiglia cui il sig. Quen- ‘ stedt indicava come una varielà di una specie, ed io considerava come specie distinta, e un'altra volta aveva il diritto di crearle un nome. Ciò dir non si potrebbe della Ostrea ascendens Quenst., cui l’autore figurava come varietà dell'O. pulligera, appli- candole tuttavia un nomé particolare, che io ho potuto conservarle. Le mie determi- nazioni possono essere, e saranno erronee fin che si vuole, ma le osservazioni del si- gnor Winkler in proposito sarebbero veramente inesplicabili, quando si prescindesse dalla fretta soverchia d’ un autore, che tenda a sbarazzarsi al più presto. di quanto possa ritardare il trionfo della sua tesi. NUOVE OSSERVAZIONI SULL’'INFRALIAS 337 perchè; dice Winkler, sono di quelle forme difficili a delimitarsi, nelle quali io posso aver riconosciuta lO. Marshiù (da me citata come dubbia) collo stesso diritto col quale il sig. Guembel ravvisovvi lO. Montis Caprilis. Io non so se, ora che quelle Ostrea sono de- scritte e figurate, il sig. Winkler sia ancora soddisfatto di tale pa- rallelo. Rimangono in fine 10 specie che valgono la pena di essere discusse. 1. Spirifer Miinsteri David. — Il sig. Winkler richiama le os- servazioni degli autori riguardo a questa specie liasica come non esistente negli strati ad 4. contorta. La mia risposta si trova nella descrizione ch'io ho dato di questa specie nella Paleontologie lom- barde a pag. 88, dove dichiaro di aver basato il mio confronto non sui tipi presentati dei geologi austriaci, ma sul vero tipo disegnato da Davidson. 2. Cardium phillippianum. Dkr. — Le stesse osservazioni dalla parte di Winkler, già da me egualmente prevenute, quando discussi questa specie assai lungamente, a pag. 48 dell’ opera citata. 5. Leda claviformis Sow. — Le stesse osservazioni da parte sua, e la stessa risposta da parte mia. 4. Corbis depressa Roem. — Mi si oppone non trattarsi che di semplici nuclei. Sono essi però abbastanza caratteristici. 8. Cardium cucullatum Goldf. — Winkler trova la mia figura differente da quella data da Goldfuss, e dagli ‘originali. Quanto alle figure io non trovo differenze molto marcate; quanto agli originali, per sventura, non ne posseggo. 6. Leda complanata Goldf. — Winkler sospende il suo giudizio fino a tanto che non ne sia pubblicata Ja figura. Questa volta credo che le figure non saranno le più assicuranti; descrivendo però essa specie ho fatto osservare che io mi riferiva piuttosto alla figura data da Quenstedt che a quella offertaci da Goldfuss. 7. Mytilus psilonoti Quenst. — È, dice Winkler, una specie troppo uniforme, troppo facile a scambiarsi con altre: non merita essa adunque nessuna confidenza. Che rispondere? . . . . 8. Lima puctata Sow. — Pel sig. Winkler è dessa identica probabilmente alla piccola Zima ( Plagiostoma) precursor Quenst. Vol. IV. 29 398 A. STOPPANI, Ma dietro le figure date da Quenstedt della sua specie, vale egli la pena di annunciare tali probabilità? 9. Nucula Hausmanni Roem. — Circa questa specie e la se- guente il sig. Winkler mi chiude in bocca ogni qualunque risposta, dicendomi che la loro esistenza è impossibile, stante la giacitura di tali specie. Avrò il torto di non essere sistematico fino a questo punto. 10. Nucula subovalis Goldf. Che vi ha dunque di ben concludente nelle osservazioni dell’au- tore? tutt'al più che’ bisogna aumentare il numero delle specie dub- biose. Citando 18 specie liasiche, io non ebbi certo la pretesa di assegnare a ciascuna un deciso valore caratteristico. Se mi fossé toccato in sorte di segnalare anche un numero assai minore di specie veramente tipiche, per esempio, un Ammonites Bucklandi, un’ Ostrea arcuata, una Cardinia hybrida ecc., mi sarei risparmiato certamente la pena di radunare, in appoggio alla mia tesi, quanto potessi di certo, di probabile, di dubbioso. Accordo di buon grado al sig. Winkler che la mia lista possa presentare delle specie dubbie, erronee, e al certo molto indiffereuti. Ma perchè rifiutarmene senza esame la parte migliore, come il Mytilus psilonoti, la Lima punctata , le 'Ostrea. nodosa, palmetta, costulata, ascendes, lo Spirifer Miinsteri, la Leda claviformis? Quale specie triasica si cita alla fine? lo insisto sul va- lore delle mie specie che, alla peggio, avranno un valore incontesta- bile, almeno per attestare 1’ habitus della fauna, quell’impronta liasica che parmi cotanto decisa. Se il sig. Winkler troverà ora nelle figure. e nelle descrizioni da me pubblicate ragioni a conferma de’ suoi giu- dizii, ne troverà anche per modificarli (1). (4) Il Sig. Winkler che insiste combattendo 1’ annessione degli strati ad A. contorta al sistema Jiasico, riassume i suoi risultati nello specchio seguente: 4.° Gli strati ad A. contorta costituiscono un piano (Formations Abtheilung) a sè: a) Per la ricchezza. b) Per la particolarità della Fauna. 2.° Questo piano è nuovo ed è il superiore del trias: a) Per il tipo. — b) Per il livello della Fauna. lo ammetto il 4.° Quanto al 2.9, siccome il sig. Wirkler ha cancellato tutte lo specie liasiche e triasiche, protestando che Ja Fauna è totalmente particolare, si, . NUOVE OSSERVAZIONI SULL’INFRALIAS 3539 Fourner, — La Géologie Lyonnaise dal sig. Fournet, esposizione completa dei lavori della Società geologica di Francia durante la ses- sione straordinaria del 1859 a Lione, ci fornisce dei particolari in- teressantissimi sugli strati infraliasici di quei dintorni. Specialmente alla /otizia del sig. Dumortier , andiamo debitori delle più particolareggiate informazioni circa il choin-batard al iquale trova ristretto alle semplici analogie, Esse .trovansi esposte in un catalogo delle specie che furono fino ad ora scoperte negli strati ad A. contorta delle Alpi settentrionali. Quelle le quali sembranmi avere qualche valore sono ancora le medesime già invocate le mille volte in sussidio della stessa tesi: non v°ha nulla di meglio dei Vertebrati, delle Cardite, delle Avicule grifeate, delle Mioforie. Qualche parola soltanto circa i Cefalopodi. Furono essi introdotti da Gimbel. Ci vediamo dei Crioceras, genere che si mostrò la prima volta finora nei terreni cretacei. Ma d’altra parte trovansi. Ammoniti e -Nautili analoghi od identici a specie di Hallstatt o di S. Cassiano. Quindici sono le specie citate da Gimbel, compresivi gli Aptichi: 6 Ammoniti, 2 Aptichi, 4 Crioceras. L°inat- lesa-comparsa d’un si gran numero di Cefalopodi, quando uno dei caratteri negativi più saglienti per gli strati ad A. contorta era appunto la loro scarsezza o piuttosto assenza assoluta, ci sorprende non poco, tanto più che il sig. Gùmbel stesso non gli avrebbe trovati che in uno scarso numero di località, anzi la maggior parte nel Schwarzlofer-Klamm, tra Reit in Winkel e Kòssen; località di difficile esplorazione, come l’autore stesso ce ne avverte, a cagione delle molte frane che producono una mescolanza di rocce ‘ad A. contorta con quelle del Dachsteinkalk e del Lias (Obere AbIh., pag. 26). Bisogna poi richiamarci che esistono ancora quistioni insolute ri- sguardanti i limiti inferiori degli strati ad A. contorta nelle Alpi settentrionali. Per es., il sig. Gumbel comprende l’Hauptdolomite nell’ Oberkeuper (strati ad A. con- torta). Ora l’Hauptdolomite sarebbe equivalente alla mia dolomia media, alla base degli strati ad A. conlorta, la quale contiene già la fauna triasica superiore di Esino e gli Ammoniti globosì. Se gli Ammoniti e i Nautili di Gùmbel sono tolti dagli strati del- l’ Hauptdolomite, possono pur bene appartenere alle faune di Hallstatt e di S. Cassiano: sarebbero al loro posto. In tale ipotesi dimanderei al sig. Gumbel dei particolari più precisi circa la giacitura dei Cefalopodi, riservandomi il riturno sulla quistione gene- rale quando tratterò delle bivalve riferite al Cardium iriqueter. Se però i Cefalopodi esistono nei veri strati ad A. contorta, noi abbiamo le Belemniti della Savoja le quali rispondono per tutte le analogie cavate dai Cefalopodi. Non veggo del resto com® il sig. Winkler abbia potuto contestare le analogie cavate dalla fauna Lombarda. Io mi appello ai paleontologi : questa Fauna non ha ella un facies liasico ben deciso? Quando sì apre per es. l’Essaî sur les Plicatules fossiles del sig. Eudes Deslongchamps, non si può a meno di rimanere colpiti dalla analogia, o dirò meglio dalla identità, che lega la Fauna liasica del Calvados alla nostra Fauna, che sarebbe sotto questo rapporto rap- presentata da quella moltitudine di acefali da noi pubblicati sotto il nome di Plicatula barnensis? papyracca , leucensis , intusstriata, Archiaci, e di Ostrea nodosa, palmetta , coslulata, ascendens, conica, Marshii? ecc. Dopo tali avvicinamenti le sembianze triasi- che veggonsi svanire a guisa di lontana reminiscenza, a meno che non faccia uopo collocare certi gruppi del Calvados nell’infralias. 340 i A. STOPPANI, avevamo appena accennato nella precedente memoria, e in generale circa gli strati dell’infralias nei dintorni di Lione. Lo spaccato del Mont-d'Or Lionese presenta , alla base sopra i gneiss, delle arko- ses e dei gres associati a letti di marne iridate : a queste marne si impone la serie seguente. 4. Strato di marna violetto-verdastra, zeppa di Trigonia postera? Quenst., con un calcare il quale offre delle lamine coperte di Avi- cula Escheri Mer. (A. contorta) — Dumortier vi scorge 1° equiva- lente del Bone-bed. 2. Calcare riempito di Pecten lugdunensis Mich. Marna ocracea. Lumachelle a gasteropodi indeterminati. Gres. Choin-batard ossia calcare biancastro ecc. Questa zona, il cui complesso è di 9 a 11 metri, contiene 1° 4. planorbis Sow., lo Spondylus liasinus Tqm., identico secondo me alla Plicatula intusstriata, il Pecten. lugdunensis Mich., equivalente, secondo Dumortier, al P. hettangiensis Tqm., il Pecten Pollux d’Orb., abbondante in Borgogna e nell’infralias del Gard, il Diademopsis serialis Desor, ecc. 5. Gres alternante col calcare rosso dolomitico. Gres e calcare gresoso. Calcare duro ecc. pieno di cardinie e di piccoli gasteropodi. È Ve- quivalente del foie-de-veau di Semur. Lo stesso calcare con qualche piccola Gryphea. Questa Zona, di circa 7 metri, contiene 14. angulatas. 4. Calcare zeppo di Gryphea arcuata e contenente 4. Buck- landi. Ha uno spessore di 14 a 18 metri. Questo spaccato (1) dell’ infralias Lionese conferma adunque tutte (4) Il sig. Fournet descrive d’ una maniera quasi identica lo stesso spaccato alla pag. 439 ecc. Egli riferisce al trias gli strati ad A. contorta. Il periodo triasico costi- tuisce per lui un periodo essenzialmente chimico: subordina il carattere paleonto- logico al carattere chimico (!) e inchiude in questo periodo degli strati i quali, come il Choin-batard di Bully e le marne che l’accompagnano,, offrono l’ impronta di una sedimentazione più complessa che non quella dei depositi giuresi dai quali sono rico-, perti ( Geol.Lyonn., pag. 267). NUOVE OSSERVAZIONI SULL’INFRALIAS 54 le tesi da noi sostenute circa l’infralias in generale. Gli strati ad A. contorta stanno alla base dell’infralias e riposano sopra le marne iridate: la seconda zona e la terza corrispondono perfettamente alla divisione, già adottata dai diversi autori, delle due zone ad 4. pla- norbis e ad 4. angulatus : esse due zone si legano intimamente l’una all’altra mediante i fossili della fauna di Hettange: il choin-bétard corrisponde parzialmente al gruppo del Gres di Hettange e del Lu- xemburg , e cade quindi sotto le stesse conclusioni; il totale delle zone ad 4. planorbis ed a 4. angulatus , ossia il gruppo a Fuuna hettangiana, è coronato dal calcare a Gryphea arcuatu. Sgance À S. Jean pe Maurienne. — Posteriormente alle notizie da me pubblicate sull’ infralias della Savoja ebbe luogo la riunione straordinaria della Società geologica di Francia a S. Jean de Mau- rienne, dal 4.° al 10 settembre 1861, alla quale ebbi il bene di tro- varmi presente. In un momento in cui le quistioni sull’infralias sono cotanto dibattute, nulla poteva tornar tanto a proposito quanto essa riunione in quelle epiche contrade della geologia. Gli scienziati si sono ben accorti dell'importanza del novello orizzonte, e rallegrati dell'opportunità di seguirlo nelle regioni più contrastate delle Alpi, dove ha loro permesso di districarne alcuni punti fino allora indeci- frabili. Gli è tutto dire che l’infralias è stato quasi l’ unico punto di partenza per definire l'epoca degli altri terreni. I risultati vennero già consegnati ad una /Votizia del sig. Favre (1) e ai processi ver- bali delle sedute. — Nel settembre dell’ anno appena spirato visitai di nuovo in compagnia del mio amico ab. Vallet quelle località così interessanti, così classiche della ‘Tarantasia e della Moriana, ecc. Non mi sarebbe adunque difficile l’aggiungere dei particolari: ma sarebbero forse fuori di luogo ed amo meglio attendere che l’abate Vallet si decida a pubblicare egli stesso le sue osservazioni da cui la scienza caverà tanto profitto. Non posso tuttavia obliare un fatto di grande importanza. Una cosa rimarchevole per gli strati ad A. contorta, è la scarsità di Cefalopodi; ma se uno ne incontrai fu, per avere un argomento ben valido in favore dell’annessione di quegli (1) Archives de Geneve, ottobre 1861. 342 A. STOPPANI, strati al sistema del lias. Il sig. Hébert (1) avea già citate le Belem niti nei calcari compatti alle Balmelles (Gard) che rappresenterebbero una zona media dell’infralias. Nell’Introduzione alla. mia opera sul- l’infralias lombardo ed alla pag. 24 del mio Zssa? riferiva avere il sig. Mortillet trovata una Belemnite negli. strati ad 4. contorta: il sig. Winkler (2) poteva aver ragione di non acquietarsi all’ autorità d’un solo osservatore, benchè in vero, per riconoscere una Belem- nite; non si esiga un geologo del valore del sig. Mortillet. Ora io stesso e l’ abate Vallet abbiamo trovato le Belemniti nei veri strati ad A. contorta a Bride-les-bains nell’alta Tarantasia. Io conservo nel mio gabinetto una bella sezione di un rostro corto che presenta alla sua base la curva di un alveolo ‘ben disegnato. Invogliato da tale successo mi diressi «al sig. Mortillet per avere l'esemplare già da lui ritrovato, ed egli ebbe la bontà di farmi tenere dal museo di Annecy tutti i fossili infraliasici ch'egli vi avea depositati. Con mia somma gioja vi ravvisa} non uno ma due esemplari di Belemnite. L'uno in un frammento calcareo dove si scorge un esemplare di Zerebratula gregaria, l’altro in un frammento pure calcareo, ove è rinchiuso precisamente con una bella 4. contorta, Del resto nell’Alpi di Savoja io non ho visto che la ripetizione di ciò che si osserva in Lombardia. Discendendo dal lias fino alle base del terreno carbonifero, sempre la stessa serie. sempre le stesse roccie. È solo da osservarsi che la parte media delle serie, 1’ infralias cioè, le cargneules ( Dolomia me- dia) e il keuper si mostrano assai ridotti in. confronto dei terreni corrispondenti in Lombardia. Quanto all’infralias basta che uno abbia passeggiato qualche po’ sugli strati lombardi per vederne la riprodu- zione in miniatura in quel gruppo di strati alpini a S. Michel de Maurienne. Lasciando da un canto un cumulo di particolari interes- santi, che sono apparsi agli occhi dei membri della Società, ne piglio a prestanza dai processi verbali i più interessanti che mettono in chiaro l’importanza del nuovo orizzante e versano gran luce sulla questione d’ annessione. (1) Note sur la limite, ete. (2) Der Oberkeuper, cte. NUOVE OSSERVAZIONI SULL'INFRALIAS 5453 Nella seduta del 10 settembre, dopo la lettura di una /Vota inte- ressantissima ‘sull’infralias e il trias dell’alta Savoja per l'abate Val- let,.il sig. Hébert osserva: « qu'il à regonnu lui-mème une couche mince à dents de poissons qui représente exactement le bone-bed. En Allemagne Je bone-bed et les couches à 4. contorta ont été rappor- tés au trias: en France ont les a généralement rapportés au système du lias, et M. Hébert trouve dans les relations observées en Savoie une raison de plus pour appuyer cette derniere opinion. » » M. Studer fait observer que la classification des couches de Kòs- sen dans le système du trias ou dans celui du lias est une question paléontologique qui n'a pas une grande importance pour la géolo- gie (1). Cependant en Allemagne, mème aujourd’ hui, l’opinion domi- nante est pour Je classement à la base du lias. Les faits aujord’hui reconnus en Tyrol eten Lombardie sont dans le sens de cette con- clusion, et ont fait ressortir tout l’importance de l’infra-lias comme horizon géognostique. » » M. Hébert dit que la faune des couches de Kéòssen se rapproche beaucoup plus de celle du lias que de celle du trias; elle ne se lie à celle-ci que par un seul genre commun, le genre Myophoria; encore les espèces en sont complétement différentes dans les deux terrains. » Le parole colle quali il sig. Studer termina e riassume le questioni e le osservazioni che riempirono la sessione, sono per me d’un valore incalcolabile., come l’espressione personale di uno scienziato così distinto, e delle conclusioni della Società geologica di Francia, rap- presentata da un numero straordinario de’ suoi membri - più illustri. Eccole. (1) To credo che il pensiero del sig. Studer'fosse di dire che la questione non era di una grande importanza per la Stratigrafia, dal momento che tutti i geologi erano d’accordo sul posto da assegnarsi agli strati ad A. contorta, poichè del resto la que- stione non è soltanto paleontologica. La geologia moderna, non essendo alla fine che la storia del passato del globo, non può celarsi l’importanza di questioni che si legano alle grandi questioni della, animalizzazione del globo e delle cause che lo hanno as- soggettato a tanti cambiamenti. Siccome 1’ animalizzazione del globo è legata a tutti gli accidenti della sua composizione e formazione, il geologo cerca di attingere l'istoriz del nostro pianeta ai fatti offerti dall’ animalizzazione. SUI A. STOPPANI, « Les questions stratigraphiques que la Société avait à étudier ont été surtout élucidées par l’importante découverte d’un nouvel horizon paléontologique, non signalé jusqu'ici dans cette partie des. Alpes, l’horizon de l’infra-lias à A. contorta. Depuis quelques années cet horizon ètait reconnu dans les Alpes de l’Autriche et de la Bavière dans la Lombardie, ete.; M. Escher l’avait signalé dans le nord de de la Savoie, aux rocher de Meillerie; M. Favre a repris l’etude de cette localité, à decouvert le mème horizon dans la vallée di la Dranse et à Matringe, et il en a fait le point de départ de son Mémoire sur les terrains liasique et keuperien de la Savoie. M. l’abbé Vallet a étendu de proche en proche la reconnaissance de l'infralias dans le nord de la Savoie, et c’est à la suite de ces études qu'il vient d’en constater aussi l’existence dans la Tarentaise et dans la Maurienne. La Socièté a pu apprécier, dans la coupe du massif des Encombres , la constance de caractéres de cet horizon géognostique et son importance pour la solution de problèmes stratigraphiques les plus débattus. » L’importance de cet horizon infra-liasique s'est accrue pendant les derniers jours mme de la réunion, puisque la Société en a dé- couvert l’existance à la base des calcaires du Mont Genèvre, sur le versant piémontais. Voila donc une couche fossilifèere bien caractéri- sée qui se retrouve avec le méme facies sur les deux revers des Al- pes et qui permettra de poursuivre dans le Dauphiné et dans le Pié- mont l’études des questions résolues ou posées en Savoie. » Heéserr. — La Vota del sig. Hébert sui limiti inferiori del lias, ecc. ci porgeva già preziose informazioni circa.lo. sviluppo e i caratteri degli strati infraliasici nei dipartimenti del Gard e dell’Hérault, dove vestono, a quanto pare, la forma dei depositi del Luxembourg. Equi- valenti del Gres di Helmsingen e di Loevelange, quindi degli strati ad A. contorta, sarebbero, a non dubitarne, i gres e puddinghe infra- liasiche della valle delle Balmelles (Gard), collocate già da Dumas nel Keuper, e indicate in seguito dal sig. d'Archiac (1) come il prin- cipio dei depositi liasici e descritti come tali dal sig. Hébert (2). Le (1) Histoire des progrés, etc. (2) Sur la limile, ete. NUOVE OSSERVAZIONI SULL’INFRALIAS 34% due zone calcaree, che giacciono sopra i Gres descritti nella nota citata, inferiori al calcare a Gryphea arcuata, potrebbero riferirsi del pari al calcare greso-bituminoso e al gres calcareo di Hettange, di cui abbiamo parlato nella nostra Memoria. L’arkose della Còte-d' Or, così ben descritta da Martin (1) si colloca pure accanto al gres di Helmsingen tra gli equivalenti degli strati ad 4. contorta, di cui contiene i fossili più caratteristici, Il sig. Hébert non dubita di sepa- rare tulti quei depositi dal trias, per metterli alla base del lias, che vi si trova perfettamente caratterizzato dall’. Bucklandi e dalla G. arcuata. Ora, alle esservazioni sull’infralias della Savoja, aggiunge quelle sulla Provenza. La memoria sui terreni giuresiî della Provenza ci mostra quanto si estende l'orizzonte degli strati ad A. contorta, e coma tale orizzonte è buona guida a districare la geologia dell’Alpi plasmata dapprima dietro idee preconcette. Alle località di Matringe e del Mont Génévre, visitate dallo stesso Hébert, si aggiungono ora i dintorni di Digne, Lo spaccato del promontorio di Champoran, a tre chilometri al nord di Digne, ci rivela chiaramente l’infralias in quei rapporti stratigrafici, sui quali.abbiamo tanto insistito. 41. Gessi ed argille rosse (per me marne iridate, gruppo di Gorno e Dossena). i 2. Dolomie e gessi. - 3. Dolomie cargneules (i n. 2,53, rappresentano per me la do- lomia media o gruppo d’ Esino). 4. Infralias. a) Strati ad 4. contorta e Bone-bed. b) Strati ad Ammonites angulatus. 5. Calcare a G. arcuata. lo non posso che rallegrarmi di vedere così addottate le mie idee sulla costituzione dell’infralias e alla sua associazione al sistema liasico. Gli strati ad 4. contorta del signor Hébert concordano petrografi- camente assai bene col gruppo lombardo, Si osserva infatti inferior- (4) Paléont. stratigr. , etc. 346 A. STOPPANI, mente la prevalenza degli schisti neri e superiormente quella dei calcari grigi, bluastri, giallastri, marnosi , argillosi o in grossi ban- chi duri. Tale costituzione così costante potrebbe ben chiamarsi petrografia alpina degli strati ad A. contorta. Lo spessore di essi strati nei dintorni di Digne è di 73", 10, ai quali bisogna aggiungere 10 metri per i calcari ad Ammonites an- gulatus, e si ottiene un totale di 85", 10, per l’infralias, giacente tra la parte snperiore del trias ed il calcare a G.arcuata. Vi si riconob- bero tre orizzonti fossiliferi ben accusati, di cui l’ inferiore, formante la base al contatto delle cargneules, rappresenta appunto il Bone- bed , pei frammenti d’ ossami di pesci e di rettili che vi si trovano, Quanto all’epoca degli strati ad 4. contorta, citando l'opinione di quelli che li collocano nel trias, il sig. Hébert osserva: che ella: « ne peut se soutenir en présence de l’identité et de la continuité des calcaires à A. contortà avec toute la série liasique, non seule- ment dans les Basses-Alpes, mais dans les Alpes de la Savoie et en Italie, et de la séparation brusque, sans passage aucun, de ces dolo- mies qu’ils recouvrent. » L’autore conferma le sue osservazioni con altri spaccati presi dalla valle dell’ Escure, ecc. La scoperta degli strati ad 4. contorta sotto i gessi che si scavano nel vallone di Camp presso Vizille (Isére) fatta dal sig. Lory (4) di conformità alle felici previsioni dell’autore , allargando sempre più l'orizzonte di quegli strati, prova quanto di progresso abbiano fatto i principj della stratigrafia alpina, pigliando per punto di partenza quell’orizzonte istesso. Terquen e Pierre. — Mentre il sig. Hébert ci dice che in Francia gli strati infraliasici sono generalmente riferiti al sistema liasico, il si- gnor Terquem, d’accordo col sig. Piette, si rifiuta assolutamente a que- sta conclusione. Nella memoria presentata alla Società geologica, nella seduta 2 dicembre 1864, e’ rinfocolano le questioni relative al lias inferiore è all’ infralias della Meurthe, della Mosella, del grand Du- cato di Luxembourg, della Belgica, della Mosa e delle Ardenne, già irattate da Terquem nella sua Paléontologie. (1) Bull. Soc. geol., Tom. 16, pag. 720. NUOVE OSSERVAZIONI SULL'INFRALIAS 947 Agli strati del keuper, dice egli, « se joint souvent un banc plus caleareux que les autres, et dans lequel on peut recueillir des 4vi- cula contorta avee d’autres fossiles nombreux et mal conservés.... Il ne parait pas avoir la méme continuité que les strates au milieu de quelles îl est enclavé. Ceux-ci forment, depuis les confins de la Meur- the jusqu'à Rossignol, en Belgique, une bande de terrain qui n'est interrompue que par des failles et des éboulis. » Ce dépot dont la puissance est très variable, a une épaisseur moyenne de 12 mètres. Assez mal ètudié jusqu’à présent. il a été placé tantòt dans le lias, tantòt dans le Kkeuper, sans que les auteurs aient jamais fait valoir des arguments décisifs en faveur dela clas- sification qu'ils adoptaient. Les uns l’ont appelé infralias , les autres grès de Kédange ou grès de Martinsart. Il correspond au bone-bed des Anglais. >» Viene quindi a dare diverse sezioni nelle quali il deposito in que- stione , composto di diverse zone secondarie arenacee e marnose , figura sotto il nome complessivo di Bone-bed, tra le marnes irisées e le zone ad Ammonites planorbis e Ammonites angulatus. — Porge un breve riassunto degli strati ad 4. contorta, nel quale io rimarco il seguente passo: « Le bone-bed constitue réellement un étage spe- cial. Il correspond à une époque particulière, digne d’ètre distinguèe de celles qui l’ont précédée et de celles qui l’ont suivie; il représente une des phases de la vie animale à la surface de la terre Mais, s'il convenait de la séparer des marnes irisées, ou devait s’arréter la ; on ne devait pas méconnaître ses analogies avec la trias dont il fail réellement partie; c'est ce qu’on ne fit pas. » Dopo una dichiara- zione sì esplicita si possono attendere di ben validi argomenti. Ecce invece che, combattendo il sig. Martin, scrive che, « impuisant à distinguer la limite des marnes irisées et des couches à A. contorta, tant leur pétrographie les confonde les unes les autres, él ne donne que des ‘raisons paléontologiques. » Se il sig. Terquem non fosse egli stesso uno dei paleontologi più distinti, non sarebbe da maravigliare di queste ultime parole. Dei resto non hanvi solo argomenti paleontologici per distinguere gli ‘strati ad 4. contorta dalla formazione triasica. In Lombardia e nel- 348 . A. STOPPANI, l’Alpi della Savoja, per parlare delle località che ho conosciuto io stesso , tra le zone calcaree dell’ Infralias e le Dolomie e cargneules triasiche si avvera un cambiamento petrografico così improvviso, che a solo colpo d’occhio si possono distinguere gli strati ad 4. contorta da quelli cui sono sovrapposti. Se vi ha una diffieoltà per noi si è quella al contrario di distinguere gli strati ad 4. contorta dal calcare del lias, al quale si legano per un passaggio di strati appartenenti al Dachsteinkalk, i cui limiti da noi sono ben lungi dall’ essere positi- vamente indicati sia al di sotto sia al di sopra. Per l'uno e per l’al- tro punto mi appello ai signori Hescher, Hauer, ecc. e a tutti i geo- logi della riunione a S. Jean de Maurienne. Era uopo almeno che il sig: Terquem si fosse provato a distruggere le osservazioni paleon- tologiche del sig. Martin, o ad opporgli altri paleontologici argomenti dell’ uguale valore. Ma no; egli non vuole nemmeno: « discuter séricusement la valeur de son argumentation; la faune des marnes irisées est trop ‘imparfaitement connue pour qu’on base sur elles des raisonnements. En Bourgogne, comme dans toutes les autres. contrées de la France et de l'Angleterre, ces marnes ne paraissent renfermer aucun fossile. Ainsi, nous manquons d’un terme de com- paraison pour juger les analogies du bone-bed avec les étages entre lesquels il est intercalé. Laissons donc de còté cette argumentation qui consiste à dire que ce terrain n’a aucune espèce commune avec une faune qu'on ignore, et voyons si les fossiles qu'il contient éta- blissent réellement un lien entre lui et le lias. » Allora perchè persistere nell’associare gli strati ad 4. contorta alle marne iridate? Se non è lecito nemmeno, come egli lo dice più avanti: « assimiler toutes les formations qui présentent dans leurs couches en contact, nous ne dirons pas 3 ou 6, mais 20 ou 30 espè- ces communes »; tanto più non si potrà assimilare una formazione ad un’altra con la quale non ha, sia pure per mancanza di fossili, alcune specie commune. ll fatto si è che il sig. Terquem non ignora punto che, se le marne iridate in Francia ed in Inghilterra sono povere di fossili, elleno stesse, o meglio i loro perfetti equivalenti, ne sono ricchissimi in Germania, in Tirolo, in Italia: egli conosce certamente le ricche località di S. Cassiano, di Hallstatt, d’ Esino, di NUOVE OSSERVAZIONI SULL'INFRALIAS 349 Raibl, di Gorno e Dossena: ei sa perfettamente che appunto, dal con- fronto dei fossili degli strati ad .4. contorta colle specie di S. Cas- siano , di Raibl, di Hallstatt, ecc. si è concluso alla associazione di quegli strati al trias superiore. ll sig. Terquem non vuole certamente ridurre ad una questione della geologia d’una parte della Francia una tesi di geologia europea. lo non intendo quì di levarmi a difendere le determinazioni del sig. Martin, nemmeno le mie o quelle d’ un gran numero d’autori; non voglio fare un dogma geologico del- l'annessione degli strati ad 4. contorta al sistema del lias; ma al punto in cui siamo si può ben pretendere qualche cosa di meglio che delle semplici analogie già discusse le mille volte senza risultato; si può pretendere, prima di ammettere che gli strati ad 4. contorta faient réellement partie du trias, di vedere in questi strati delle buone specie triasiche. Ma nella mia memoria aveva già indicato come il sig. Terquem segna- lasse una discordanza tra gli strati ad 4. contorta e i depositi supe- riori, ed io osava rivocare in dubbio una tale asserzione. Ora il si- gnor Terquem ce ne assicura di nuovo. È a Loevelange , presso il mulino, che si osservano gli strati del Bone-bed (grès di Levelange) in discordanza col lias (zona ad 4. planorbis) « La discordance de stratification est si forte qu'elle saisit immediatement les jeux quand on se trouve en face de l’escarpement formé par le ruisseau. » A fronte di questa nuova dichiarazione che rispondere? io non posso che ripetere, non potendo decidere sul fatto, quanto ho obbiettato allora. Aggiungerò non trattarsi, a quanto mi sembra, che d’una loca- lità molto ristretta, che si può abbracciare a semplice colpo d’occhio: e quando sopra un’ estensione di paese così grande il sig. Terquem non trova altrove egli stesso un altro caso di discordanza, non è egli ragionevole il conchiudere non trattarsi quì che di un semplice acci- dente locale, o meglio di una pura apparenza prodotta da un salto, da un scivolamento, da una contorsione o da altri simili accidenti che si ripetono le mille volte, colle stesse illusioni anche in paesi dove la successione degli strati è pienamente regolare (1)? 1 signori geologi (4) A parì accidenti locali potrebbero ridursi anche i fatti presentati dalle sezioni di Boisinval presso Charleville, di Saint-Menge a Glaire, ecc., dove la zona ad A. planor- 350 A. STOPPANI, francesi si daranno certo la pena di verificare il fatto: ei lo. merita almeno come una eccezione ben singolare. La Memoria dei signori Terquem e Piette è del resto piena di interesse, specialmente pel gran numero di particolari relativi alle zone ad 4. planorbis e A. angulatus CareLuinii — L'orizzonte degli strati ad 4. contorta si estende anche in Italia, e dà speranza di rendere alla Geologia italiana quei servigi che ha reso alla Geologia delle Alpi, additando ai geologi italiani un altro punto di partenza che loro serva a ritrovarsi e in- tendersi una volta. Nella descrizione del Zactryllium. striolatum (Palcontologie lombarde 3.° Série, pag. 143) riferii come questa spe- cie fu trovata nel 4832 dal sig. Hoffmann a Carrara, sulla strada verso Massa, in certi schisti friabili che sembrano costituire degli strati su- bordinati nel calcare grigio-oscuro, compatto od arenaceo, qualche volta cavernoso, che sopporta il galestro e deve appartenere, secondo Savi e Meneghini, al calcareo grigio-cupo con selce, che i geologi ci- tati sono inclinati a considerare come neocomiano. Di tanto ci infor- mava l’ istesso sig. Heer nella descrizione della specie citata. — La memoria del nostro socio Capellini viene a spargere gran luce non solamente sull’infralias in particolare, ma sulla geologia italiana in generale , alla quale egli assicura la conquista d’ un nuovo orizzonte. Gli strati ad 4. contoria sono ben sviluppati alla Spezia ed in To- scana. L’autore c’informa che diversi geologi italiani e stranieri aveano già emesse, relativamente all’epoca ed alla giacitura di certe masse fossilifere nelle località indicate, delle opinioni che si accordano assai bene coi fatti venuti in luce al presente. Ci è caro sopratutto il bis ricopre immediatamente ì terreni paleozoici. Ecco ad ogni modo dei fatti, ai quali, se voglionsi tirarne certe conseguenze, si possono opporre le osservazioni del sig. Stur in Ungheria. I cambiamenti che là ebbero luogo tra 1° epoca del keuper e quella degli strati ad A. contorta, determinando il rinnovamento della Fauna, non sembrano troppo accidentali. Presso Podhrady gli strati ad 4. conforta riposano sugli schisti cristalli- Ni; presso Smolenitz e in diverse altre località tra Gr. Topolesan e Oszlan sopra il gres rosso (Permiano) con melafiro e conglomerato porfirico; ad Est del monte Choe e più avanti sui gneiss e sui graniti; presso Donowal sulle quarziti del gres rosso. Egli è vero però che gli strati ad A. contorta si trovano talvolta in rapporto col neoco- miano, indizio di perturbazione avvenuta dopo il loro deposito. NUOVE OSSERVAZIONI SULL’INFRALIAS i S5A richiamare che fin dal 1851 il nostro illustre Collegno avea già espressa l'opinione che i calcari di Porto Venere, di Capo Corvo e di Porto Telaro fossero equivalenti agli schisti di Bellagio, a quei rappresentanti degli strati ad A. contorta i più anticamente cono- sciuti in Lombardia. Egli si appoggiava già ai caratteri paleontolo- gici; e avrebbe potuto aggiungervi i caratteri petrografici, poichè non solamente le lumachelle e gli schisti a Plicatula intusstriata e Bactryllium ecc. da me osservati al Museo di Pisa e nella collezione del Capellini a Bologna si rassomigliano perfettamente alle nostre lumachelle ed ai nostri schisti, ma lo stesso marmo Porto Yenere 0 Portoro non è lontano dal potersi paragonare a certi calcari neri a vene gialle, caratteristici degli strati ad 4. contorta in Lombardia, Ho anche osservato che nel Museo di Pisa le lumachelle infraliasiche, provenienti dai monti Pisani, figuravano già nel trias, cioè in un ter- reno loro assegnato dall'opinione di molti geologi. Per maggiori par- ticolari rinvio il lettore alla memoria del Capellini. Noi ci vediamo come gli strati ad 4. contorta sono ben sviluppati e caratterizzati, vuoi nella catena occidentale delle montagne della Spezia, sopratutto in quella di Coregna e nelle isole Tiretto, Tiro e Palmaria, vuoi nella catena orientale, particolarmente a Capo Corvo. La Fauna infraliasica vi è già ricca di cento specie più o meno determinate, delle quali molte nuove e molte già note come caratteristiche dell’infralias. La A. contorta stavolta si lascia desiderare e sembra cedere il suo posto alla Plicatula intusstriata che vi è sparsa a larga mano. Anche la stratigrafia vi è la stessa che in Lombardia, Gli strati ad 4. contorta giacciono tra due masse dolomitiche, l’una inferiore, corrispondente alla nostra Dolomia media triasica, l'altra superiore che sopporta i caleari liasici. lo credo che la stessa cosa si osservi nei monti Pisani, poichè nel Museo di Pisa io ho perfettamente riconosciuto una dolo- mia bianca con fossili d’ Esino, ricca d’Evinospongia cerea, Chem- nitzia, Natica ecc.: riportiamo nella tavola sinottica alla fine di que- sta memoria la serie del sig. Capellini, 352 | A, STOPPANI, — _JIl° RIASSUNTO DEI NUOVI ARGOMENTI IN FAVORE DELL’ANNESSIONE DELL’INFRALIAS AL SISTEMA LIASICO I nuovi argomenti in favore della tesi da me con tanto calore so- stenuta, comprovanti cioè la legittimità dell’ annessione al sistema liasico degli strati ad 4. contorta si possono così riassumere in con- tinuazione a quanto ho esposto a pag. 428 della mia memoria. 1.° Nel- l'Ungheria gli strati ad 4. contorta riposano immediatamente sui terreni paleozoici (Stur); 2.° nel Nord della Germania alcuni grès, simili a quelli degli strati ad 4. contorta, si rinvengono ancora su- periormente alla zona dell’A. psinolotus, e in questa zona, come negli strati ad 4. contorta si mostra il Cardium philippianum (Cred- ner); 3.° nell’Annover i fossili degli strati ad 4. contorta si spingono fino al contatto della zona ad 4. angulatus, comprendendo quella dell’4. planorbis (Schlònbach); 4.° in Inghilterra l'Ostrea liassica e la Modiola minima passano dagli strati ad A. contorta alla zona del- VA. planorbis (Wright) e il White-lias è in essa compreso (Moore); 5.° il genere Zelemnites è constatato nell’infralias (Hébert) e nei vari strati ad 4. contorta (Mortillet, Vallet, Stoppani); 6.° gli strati ad A. contorta riposano sul granito à Marcigny-sous-Thil e a Montigny- sur-Armancon (Martin); 7.° nella Còote-d’-Or contengono 12 specie ap- partenenti alle lumachelle e 10 al foie-de-veau, depositi compresi, senza eccezione, nel sistema liasico. IV.° NUOVI ARGOMENTI DEI LIMITI SUPERIORI ASSEGNATI AL PIANO INFRALIASICO | Una delle quistioni più importanti cui intesi a dilucidare nella mia antecedente memoria si fu quella. che riguarda i limiti supe- riori dell’infralias. Per questa parte fui fortunatissimo nei nuovi elementi prestatimi dagli studi posteriori. Fin d'allora parvemi d’a- ver provato come all’infralias si può assegnare un limite superiore più certo e ben definito che forse a nessun altro terreno, portandolo alla base del calcare a G. arcuata e ad A. Bucklandi. Questo orizzonte è ormai ammesso così universalmente , è così fisso, così chiaro, che NUOVE OSSERVAZIONI SULL’INFRALIAS 51:53 ‘uno scolaro non saprebbe pigliare abbaglio. I geologi d'Europa 1’ hanno dla lungo tempo adottato come un punto di partenza, come un luogo di ritrovo: le opere più recenti sono ben lungi dal dargli una men- tita. Si piglino per esempio ad esame le sezioni così particolareggiate, date dal sig. Wright, delle località più classiche d’ Inghilterra, dove le zone liasiche e infraliasiche sono forse meglio che altrove svilup- pate e ben ‘definite nei loro rapporti: lA. Bucklandi e l’Ostrea ar- cuata 0 G. incurva non mancano giammai, e noi facciamo riflettere che il sig. Wright fissa i limiti inferiori del lias alla base della zona ad 4. planorbis, e contuttociò le due specie non osano giammai violare le frontiere. Abbiamo invero già indicato come altri, per es. il Terquem, indicasse la G. arcuata ad un livello inferiore dell’ or- dinario; ma abbiamo del pari dimostrato come tale determinazione devasi rivocare in dubbio. Anche il sig. Dumortier (1) descrivendo la zona ad A. angulatus dice che negli strati superiori di questa vi hanno già delle piccole grifee. Varebbe ben dunque la pena di studiare attentamente queste piccole grifee, queste grifee di giovane età, que- ste grifee piuttosto analoghe che identiche, come le chiama il si- gnor Terquem, appartenenti alli strati inferiori, a quello a cui tutto il mondo die’ nome di calcare a G. arcuata. lo non intendo perchè, mentre si deponeva al Mont-d°Or di Lione 41", 20 di calcare duro, compatto, queste povere ostriche non avessero il tempo di maturare, di invecchiare, condannate a morire in un’ età bambina, per vedere sorgere dalle loro ceneri una generazione robusta , innumerevole, come appnnto allo stesso .Mont-d’' Or dove, dice Dumortier, le G. ar- cuata, sono così fra loro pigiate da formar quasi un conglomerato (2). Anche il sig. Dewalque si sforza di provare esistere nel Luxembourg due zone a G. arcuata, l’ una superiore, l’altra inferiore al gres del Luxembourg. lo non so se gli autori i quali si ostinavano a rav- visare nelle ostriche delia zona inferiore od una varietà della G. cymbium o meglio una specie a sè, hannovi infine riconosciuta la vera G. arcuata. Vedo però che i veri calcari o marne a G. ar- cuata, servono pur sempre, sia al sig. Dewalque sia ai geologi tutti, (1) Fournet, Géologie Lyonnaise, pag. 112. (2) Dumortier, Ib., pag. 112. Vol. VI. 25 554 A. STOPPANI, per fissare i limiti dell’infralias e del lias medio. Un fatto sopratutto citato dal sig. Martin, sembra verificarsi a bella posta per assegnare all’esattezza dei limiti che noi fissiamo per l’infralias un rigore matema- tico. Parlando del oie-de-veau, la zona superiore dell’ infralias nella Cote-d°Or, egli aggiunge: « Presso il villaggio di Beauregard un altro fenomeno ci ha colpiti: il banco superiore della zona è saldato e fa corpo colla base del calcare a Grifee, e su questo punto offre uno strato il cui piano superiore chiude, verso la sua sommità, numerose G. arcuata, mentre il piano inferiore è tutto seminato di conchiglie proprie al Foie-de-veau, senza che vi abbia giammai perciò mesco- lanza tra i fossili delle due zone. » Un altro fatto tuttavia, citato dallo stesso sig. Martin e nella stessa opera, sembrerebbe distruggere affatto il valore dell’osservazione precedente. Ecco come è riferito; a propo- sito dello spaccato del Moie-de-veau a Mémont. « Ciò che ha sopra- tutto risvegliato la nostra attenzione su questo punto è la presenza di qualche G. arcuata (nel banco superiore del Foie-de-veau). Queste conchiglie veramente vi sono rarissime, ma il loro giacere a tale livello non è perciò meno un fatto al tutto eccezionale. Noi ab- biamo abbastanza sovente incontrato la G. arcuata fissa allu purte superiore della zona ad A. moreanus; ma in nessuna località al- trove, eccetto che a Memont, ci si è offerta l occasione di. scorgere questa conchiglia anche nell'interno del banco ». lo non sento nem- meno il bisogno di invocare contro il fatto quì riferito i dubbj soliti a levarsi contro la determinazione di tali grifee. Simili eccezioni alla regola servono piuttosto a confermarla che a distruggerla. La G. ar- cuata si trova rarissima in un modo affatto eccezionale, nel banco superiore, della zona superiore dell’infralias. .. Nessun geologo non. ha forse giammai spinto a tal punto le esigenze per fissare i limiti di un piano, pretendendo chiudere le specie entro linee matematiche. I nostri nipoti saranno forse più sottili; noi geologi d’oggigiorno pos- siamo ben tenerci paghi di tanto. ll sig. Hébert che si è occupato espressamente delle grifee del lias (1), mentre distingue un sì gran numero di varietà e di specie € (41) Note sur le lias inferieur des Ardennes (Bull. Soc. géol. de France. Tom. XII, pag. 207). A. STOPPANI, NUOVE OSSERVAZIONI SULL'INFRALIAS 355 le distribuisce ciascuna nelle zone da loro caratterizzate, non parla punto delle grifee trovate nell’infralias. Daltronde 1’ immensa varietà dei fossili che furono riferiti alla G. arcuata ci deve rendere assai dubbiosi di sua presenza negli strati infraliasici, Citeremo anche il testimonio del sig. Fournet (1) che, parlando del choin-batard lionese, da lui chiamato epitriasico o ipoliasico , fa cominciare il vero lias collo strato del gres a cemento, che contiene le prime G. arcuata. Del resto lo stesso signor Terquem , nella sua più recente memoria ironca la questione nel modo più assoluto. Dopo aver diviso il lias inferiore in quattro zone: Zona del Belemnites brevis » Ammonites bisulcatus » Ammonites angulatus » Ammonites planorbis. così continua: « La zona degli 4.planorbis e quella degli 4. angu- latus sono inferiori alle due altre; esse non contengono l’O. arcuata. Le zone degli 4. bdisulcatus e dei Belemnites brevis contengono in- vece gran quantità di tali ostriche. Da ciò, cioè dalla presenza o dal- l'assenza di quel fossile, un’altra divisione del lias inferiore, il quale si scompone in Strati a Gryphea Strati senza Gryphoa » (2). (1) Géologie lyonnaise, pag. 295. (2) Non si contestano al sig. Terquem gli argomenti che l’ hanno persuaso (Memoria cileta) a comprendere le due zone dell’A. planorbis e dell'A. angulatus nel piano lia- sico colla zona ad A. bisulcatus (Buchlandi): e’ sono gli stessi che io invece invoco com- prendendo le due zone citate nel sistema liasico. lo gli contesto unicamente quelli a cui sì appoggia l’ annessione degli strati ad A. contorta al sistema triasico. Ora, s’egli è ne- cessario considerare quegli strati come un piano a parte, secondo l’avviso dello stesso sig. Terquem, e se questo piano, come è mio avviso, deve esser compreso nel sistema liasico, doveva esser mia cura di assegnargli dei limiti possibilmente naturali. Tali limiti io non li trovai che dopo l’annessione degli strati ad A. contorta alle due zone ad A. planorbis ed A. angulatus, annessione giustificata da più altri argomenti, sui quali sarebbe inutile il ritornare. Fu allora che incontrai quel limite paleontologico , di cui intesi ed ora, e prima d’ora dimostrare il valore. î cib seg ptt intona pig pi ‘dai Di i aaa Ip trio GER. e Sii = Foot sà SE Litri E dee i ‘trat Tab c'e v TE pifi n LE cit sro di i fa hott ari > cabine ritira i Weibigapsrccato Pegrrnn li mt: pata” siii Je ite Mooprs nitiuit fto” pito - * sdintpigadogi OMicivonsinoita Ser pat sal afrisrne n calbnog radenodrasià, stabi At SEL 68 : sali o avasdoage ati asini dhe zo” "er La "n PE; (0 Dili. 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Rendiconto amministrativo pel 1860-61 Preventivo pel 1862 È ; Mexecnini. Descrizione dei resti di du fi ere spesa nelle ligniti mioceniche di Monte-bamboli (Tav. 1 e II) Gasraupi, Sugli elementi che compongono î conglomerati miocenici del Piemonte. Ronpani. Gen. Masicere species in Italia nt 4 Seduta del 23 febbrajo 1862. SIATE Cantoni. Risposta ad alcune obbiezioni state o fatte ai suoi Nuovi principj di fisiologia vegetale Diner. Alcune notizie sull'allevamento dei bachi da cn dell’ Ailanto Seduta del 30 marzo 1862 ; à Lanrossi, Intorno ad alcune sorte di O. 0 Muscicape. Seduta del 27 aprile 1862 ; Barsamo-Criveri. Di alcune specie di Miriapadi delli ge- nere Julus (Tav. II1) Seduta del 25 maggio 1862 . 0 rare Lanrossi. Intorno ad alcune specie di Salvino apparte- nenti al genere Hippolais di Brehm, ed al genere Calamoherpe di Meyer . 9) 39 33 110 105 58 INDICE Seduta del 29 giugno 1862 Re dr TRA Ronpani. Zeuxise generis dipterorum monographia Seta. Sul modo di fare la Carta geologica del Regno d'ifalg@oti RI e RETI i 0 LA Seduta del 27 luglio 1862 PREME MA Seduta del 34 agosto 1862 Gicrioi. Sulla distribuzione gevarafico generale della classe degli uccelli . . . . SMR Manzi. Sull’alleocamento dei bachi dell’ Lila, esperienze fatte nel 1861 e nel 1862. Craveri. Terremoto a Brà i MortiLLet. Etude sur les Zonites de l'Tialio Salina Bianconi. Cenni storici sugli studj paleontologici e geolo- gici in Bologna . Ap a Seduta del 30 novembre 1869 Se VIS Seduta del 28 dicembre 1862 5 Poronio, Le lenticelle neì nuovi Principj di fisiologia vegetale del dott. Cantoni Prruso. Sulla proposta di trattare col sofia di chic: Ù gelsi per preservare î bachi da seta dalla malattia auge in 2 Cavanveri. Risposta alle nia puaiagi osservazioni del e boir:Polso ni 1») IRE . Vita A. Gite malacolog DI Ab e IRR nil fi Sfloao: : MA . Craveri, Zerremoto segnano a Bri i Taccuetti. Sull’allevamento dei bachi dell’Ailanto Stoppani, Nuove osservazioni sull’ Infralias 7 2) 156 140 485 188 490 196 212 218 220 QUA 268 275 283 286 296 299 312 315 316 TAVOLA SINOTTICA DEL PIANO INFRALIASICO TER, SUESS eco. GUEMBEL QUENSTEDT AUTORI OPPEL (Alpi nustr.*, Lomb. ecc) OPERE (Jura formation) (Beschrcib, v. Bayern) (Der Jura) LOCALITÀ (Baviera ecc.) (Alpi ccc.) (Svevia) (Opere diverse) DATA 1856 1861 4857 4851-1858 Zone des A. Bucklandi Unterster lias Arîetenkatk Starhemb. Gresten. Sch Thalassitenbùnke = eee Zone des A,angulatus 2 = è nd SF (Mornes de Jamoignes o 2 it d'Omalius) Angulatenschichten Dachsteinkalk Dachsteinkalk Psilonotenbank Zona ad Zone des A. plonorbis ‘aliasico Bonc-bed oder Zone des A. contorta (Knochenbreccie Klonke Muschelkewper e (Oberkeuper di Winkler) v. Tibingen d'Alberti) Oberer (Knochenbreccie Kossencr-Schichten an der Formations grenze Lias-Vorliufer des Keupers di Plieninger ) Haupidolomite Dolomite Trias Superiore Keupermorgel I Rothe Keupermergel Esino-Kalk D Raibler Schichten e S. Cassianer Schicten di Lombardia Medio ESCHER (Gcolog. Bemerkung.) (Tirolo , Svizzera, Lombardia) 18539 Liaskalk STOPPANI (Studiî, (Lombardia) 4857-1862 Formazione ai Saltrio (Studii st atigralici ) (Golfo della Spezia, Alpi Apuane, M. Pisoni) IR Schisti a Belemniti 62 OnRDIGNY (Cours élémentaire ) (Ubique) 41840 Sinémurien (parte sup.) TERQUEM (Paleont. d. Luxemb.) (Francin) 4850 Calcaire à G. arcuato TERQUEM er PIETTE (Note sur lc lias, ccc.) (Francia, Belgica) 1 Strates à Gryphées __—r—_m—"_—__——2<—m@mn—r1r_T_r_rr_—_[mmtt—__rr——— n Kalk mit. M. scutatus Oberes S. Petrefacten von Esino Keuper o Letten-kohle e Bunte-Mergel Dolomia superiore di Lombardia n) Calcare del Sasso degli Stompi Strati dell’Azzarola e Banco Madreporico Gruppo delle tlumachelle e degli Schisti neri marnosi Gruppo di Gorno e Dossena Calcare dolomitico e marmo Portoro dei monti Castellana, Coregna, Murlo, Rocclietta, ecc Calcare nero e schisti di Grotta 4rpana Tiro e Tiretto Calcari e Schisti a Bactryllium del Pescino, Parodi, cce Calenre cavernoso Calcare fossilifero della Teccia, cci nelle Alpi Apuane Calcare grigio cupo senza selce fossilifero di Caprona, Asciano S. Giovanni alla Vena nei Monti Pisani Calcare cavernoso Breccia di schisti del Verrucano a S, Terenzio Lerici, Capo Corvo, ecc arto inferiore del 7.* Sinémurien (Calcaîre de Volognes, Halberstadt, etc.) 6.* étago Saliférien Grés calcarevz Grés d'Hottange ct du Lurembourg Calc. gréso-bitumeux Bone-lied grés cristallin 0 grés de Helmsingen et de Loevelange — o Marnes irisées Strates sans G! Zone d. A, angulatus Zone d. A. planorbis Bone-bed Marnes iristes MARTIN (Paléont. stratigraphique) (Cote-d'Or) 1860 Calcaîre à G. arcunta Foie-de-venu o Zone à A. moreanus Lumachelles o Zone à A. Burgundix: Arkose o Zone ù 4. contorta Marnes iristes ———————————————————— WRIGHT mooRE Zone of A. contorta (Rbetic Beds) (Inghilterra) Inghilterra 1860 1861 —=——een————-| Zone of A. Bucklandi A. Bueklondi Zone A. planorbis Zone Zone of A, planorbis Enaliosaurion Zone White Lias Zone of A. contorta Bone-bed A. contorla beds Bone-bed Red or Keuper marls Peri rad ATL Mesh prc È esiielugnin./ i €81 Ag & sf: dI ital) Sa congiona: A i Follett" i L, = ENLEMIONE YPnYL da ailionpig +4 eo ns REESE) ppc. è ‘ TEA MERITATA i Tg EL LT PIEIMRI DRP A ll LODI s ; Toegni ” i li Po dra sE io AI erindrizeo siria ina e inca tparono 10 pisipeuggeo. 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