L^»^K. FOR THE PEOPLE FOR EDVCATION FOR SCIENCE LIBRARY OF THE AMERICAN MUSEUM OF NATURAL HISTORY ATTI DELLA SOCIETÀ ITALIANA DI SCIENZE NATURALI E DEL MUSEO CIVICO DI STORIA NATURALE IN MILANO A^OL. XL. / MILANO, TIPOGRAFIA BERNARDONI DI C. REBESCHINI E C. 190L 'ù,--? If b '^~ Ldtd. /^ DIREZIONE PEL 1901. GoNSiGio Direttivo : Presidente. — Senatore Edoardo Porro, Via Francesco Sforza^ 31. Vice-Presidente. — Ing. Francesco Salmojraghi, Piazza Castello, 17. i Prof. Giacinto Martorelli, Mitseo Civico. ^ '''' \ Prof. Ferdinando Bordelli, Museo Civico. Conservatore. — Prof. Pompeo Castelfranco, Via Principe Um- berto, 5. Vice- Conservatore. — Dott. Paolo Magretti, Foro Bonaparte, 76. Commissione Amministrativa ; Dott. Cristoforo Bellotti, Via Brera, 10. Conte Giberto Borromeo jimiore. Piazza Borromeo, 7. Cav. prof. Tito Vignoli, Corso Venezia, 89. ,,. ^ . ( Dott. Carlo Airaghi, Museo Civico. Vice-Senretari. — 1 ^ ^ ^ . ' Dott. Giulio De-Alessandri, Museo Civico. Cassiere. — Vittorio Villa, Via Sala, 6. SOCJ EFFETTIVI per l'anno 1901. Dott. Carlo Airaghi, Museo Civico. Sac. Dott. Miclielangelo Ambrosioni, Collegio di Meraie. Prof. Angelo Andres, R. Università di Parma. Conte dott. Prof. Ettore Arrigoni degli Oddi, Padova. Rag. F. Augusto Artaria, Milano. Prof. Ettore Artixi, Direttore della sezione di Mineralogia nel Museo Civico di Milano. Sac. Camillo Barassi, Milano. Conte comm. Emilio Barbiaxo di Belgiojoso, Milano. Conte Ing. Guido Barbiano di Belgiojoso, Milano. Prof. comm. Giuseppe Bardelli, Milano. Prof. Francesco Bassani, Direttore del Gabinetto di Geologia e Pa- leontologia della R. Università di Napoli. Dott. Serafino Belfanti, Direttore dell'Istituto Sieroterapico di Milano. Dott. Cristoforo Bellotti (Socio Benemerito), Milano. Sac. Giuseppe Bernasconi, Parroco di Civiglio. Prof. cav. Am]>rogio Bertarelli, Milano. Ing. Giuseppe Besana, Milano. Rag. Costantino Bixagiii, Milano. ELENCO DEI SOCJ EFFETTIVI. 5 Sig, Franco Bordini (Socio ijerpetito), Milano. Dott. Pruf. Guido Bordoni-Uffreduzzi, Medico-capo municipale, Mi- lano. Prof. Ing. Francesco Borletti, Milano. Conte Gian Carlo Borromeo, Milano. Conte Giberto Borromeo juniore, Milano. Prof. comm. Ulderico Botti, Reggio Calabria. Sac. Pietro Buzzoni, Milano. Sac. Enrico Caffi, Dottore in scienze naturali, Bergamo. Prof. sac. Pietro Calderini, Direttore dell'Istituto Tecnico di A^arallo' Sesia. Prof. Matteo Galegari, Milano. Prof. Elvezio Cantoni, Milano. Conte Gabrio Casati, Milano. Conto ing. Alberto Castelbargo-Aldani, Milano. Prof. cav. Pompeo Castelfranco, 3Iilar.o. Dott. Giacomo Catterina, Padova. Prof. comm. Giovanni Celoria, Direttore dell'Osservatorio di Brera, Milano. Prof. Italo Chelussi, Milano. Dott. Giuseppe Colombo, Milano. Sac. Dott. Benedetto Corti, Professore nel R. Collegio Rotondi, Gorla Minore. Prof. Ernesto Cottini, Milani^ Sac. Carlo Cozzi, Abbiategrasso. March. Luigi Crivelli, Milanu. Conte Giuseppe Crivelli-Serbelloni, Milano. March. Luigi Cuttica di Cassine, Milano. March. Emanuele D'Adda, Senatore del Regno (Socio perpetuo)^ Milano. Dott. Camillo Dal Fiume, Badia Polesine. Dott. Giordo Dal Piaz, Padova. 6 ELENCO DEI SOGJ EFFETTIVI. Sig. Cesare Eugeuio Davicixi, Milano. Doit. Giulio De Alessandri, Prof; Aggiimto alla Sezione di Geologia e Paleontologia al Museo Civico di Milano. Sig. Marco De-Marchi, Milano. Direktion der K. Universitats uud Landes Bibliotheck Strassburg. Direzione del Museo Civico di Storia Naturale, Genova. March. Giacomo Doria, Senatore del Regno, Roma. Comm. Luigi Erba (Socio jìerpetuo), Milano. Dutt. Prof. cav. Rinaldo Ferrini, Milano. Dott. cav. Angelo Fiorentini, Milano. Prof. cav. Felice Fraxgesghini, Direttore del Laboratorio di Entomo- logia Agraria, Milano. lug. cav. Giuseppe Gargaxtini-Piatti, Milano. Dott. cav. Alfonso Garova&lio, Milano. Dott. Prof. cav. Francesco Gatti, Milano. Prof. Fabio Gelmi, Milano. Prof. Pietro Giacomelli, S. Giov. Bianco (Bergamo). Prof. Giuseppe Gianoli, Milano. Prof. cav. Francesco Grassi, Milano. Prof. cav. Rocco Gritti, Milano. March. Luigi Isimbardi, Milano. Prof. cav. Giuseppe Jung, Milano. Prof. cav. Guglielmo Korxer, Milano. Dottoressa Zina Leardi Airaghi, Milano. Conte Francesco Lurani, Milano. Prof. Pietro Maffi, Canonico, Seminario di Pavia. Prof. cav. Leopoldo Maggi, Direttore del Gabinetto di Anatomia com- parala nella R. Università di Pavia. Dott. Paolo Magretti, Milano. Prof. Giovanni Malfatti, Milano. Prof. Alessandro Malladra, Domodossola. Prof. Ernesto Mariani, Direttore della Sezione di Geologia e Paleon- tolofjia nel Museo Civico di Milano. , ELENCO DEI SOGJ EFFETTIVI. 7 Prof. Giacinto Martorelli, Direttore della Collezione Ornitologica Tu- rati nel Museo Civico di Milano. Prof. Dott. Felice Mazza, Cagliari. Prof. Giuseppe Mazzareli, Museo Civico. Conte Carlo Arborio Mella, Vercelli. Duchessa Josephine Melzi d'ERiL, nata Barbò (Socia j^erpetua), Milano. Prof. Angelo Menozzi, Milano. Sac. Prof. Giuseppe Mergalli, Napoli. Prof. Ing. Francesco Molixari, Milano. Barone Alessandro Monti, Brescia. Dott. Enrico Mussa, Torino. Dott. comm. Gaetano Negri, Senatore del Regno, Milano. Conte Emilio Ninni, Monastier di Treviso. Dott. Alberto Noelli, Milano. Dott. cav. Giovanni Omboni, Professore di Geologia nella R. Univer- sità di Padova. Ing. Giov. Batt. Origoni, Milano. Ing. Prof. Ettore Paladini, Milano. Ing. Adolfo Panza, Milano. Dott. cav. Pietro Panzeri, Direttore dell'Istituto dei Rachitici di Milano. Dott. Giuseppe Paravicini, Milano. Dott. Prof. Corrado Parona, Direttore del Gabinetto di Zoologia nella R. Università di Genova. Conte Prof. Napoleone Passerini, Firenze. Prof. comm. Pietro Pavesi, Pavia. Nob. cav. Napoleone Pini, Milano. Banchiere Cesare Ponti, Milano. Conte ing. Dott. Cesare Porro, Milano. Prof. comm. Edoardo Porro, Senatore del Regno, Milano. Cav. Cristiano Rebeschini, Milano. Dott. Emilio Repossi, Milano. 8 ELENCO DEI SOGJ EFFETTIVI. Conte comm. Ferdiuando Resta-Pallavicino, Milano. Dott. Giulio Rezzonigo, Milano. Dott. Carlo Riva, Assistente al Museo di Mineralogia dell' Università di Pavia. Dott. Prof. Giuseppe Ronchetti-Monteviti, Milano. Dott. Vittorio Ronchetti, Milano. Ing. Emilio Rosetti, Prof, emerito dell'Università di Buenos Ayres, Milano. Ing. Edoardo Rossi, Milano. Ing. Prof. Francesco Salmojraghi, Milano. Dott. Guglielmo Salomon, Heidelberg. Prof. comm. Giovanni Sghiaparelli, Senatore del Regno, già Direttore dell' Osservatorio Astronomico di Brera (Socio ■p^'yetuo), Milano. Prof. comm. Enrico Sertoli, Milano. Prof. Ferdinando Sordelli, Direttore della Sezione di Zoologia nel Museo Civico di Milano. Prof. comm. Torquato Taramelli, Direttore del Gabinetto di Geologia e Paleontologia nella R. Università di Pavia. Nob. Ernesto Turati, Milano. Nob. Gianfranco Turati, Milano. Conte comm. Emilio Turati, Milano. Dott. cav. Arnoldo Usigli, Milano. Dott. Piero Vidari, Vigevano. Prof. cav. Tito Vignoli, Direttore del Museo Civico di Storia Natu- rale, Milano. Nob. Giulio ViGONi, Senatore del Regno, Milano. Nob. comm. ing. Giuseppe Vigoni, Milano. Vittorio Villa, Milano. Duca Guido Visconti di Modrone (Socio periMuo), Milano. Ing. Prof. cav. Luigi Zunini, Milano. ISTITUTI SCIENTIFICI CORRISPONDENTI al principio dell' anno 1901. AMERICA DEL NORD. i. University of tlie State of New York — Albany N. Y. 2. Maryland Geological Survey — Baltimore. 3. American Academy of Arts and Sciences — Boston. 4. Boston Society of Natural History — Boston. 5. Buffalo Society of Natural Sciences — BulTalo N. Y\ U. S. of A. G. Davenport Academy of Natural Sciences — Davenport Jowa. 7. Indiana Academy of Science — Indianopolis. 8. Jowa Geological Survey — Des Moines (Jowa). 9. Nova Scotian Institute of Science — Halifax. 10. Wisconsin Academy of Sciences, Arts and Letters — Madison (AVisconsin). 11. Minnesota Academy of Natural Sciences — Minneapolis. 12. Connecticut Academy of Arts and Sciences — New-Haven. 13. Geological and Natural History Survey of Canada — Ottawa. 14. Academy of Natural Sciences — Philadelphia. 15. American Philosophical Society — Philadelphia. IG. Wagner Free Institute of Science — Philadelphia. 17. Geological Society of America — Rochester N. Y. U. S. A. 18. California Academy of Sciences — San Francisco. 19. California State Mininir Bureau — San Francisco, 10 ISTITUTI SCIENTIFICI CORRISPONDENTI. 20. Academy of Science of St. Louis — St. Louis. 21. The Missouri Botanical Garden — St. Louis Mo. 22. Kansas Acadenij' of Science — Tupol;a Kansas. 23. Canadian Institute — Toronto. 24. New Jersey Naturai History Society — Trenton N. J. 25. Library of Tufts College — Mass. U. S. A. 26. United States National Museum — Washington. 27. United States Geological Survey — Washington. 2S. Smithsonian Institution — Washington. MESSICO. 29. Instituto geologico de Mexico — Mexico. AMERICA DEL SUD. 30. Academia Nacioual de Ciencias en Cordoba. 31. Dott. Fiorentino Ameghino, Director de la Revista Argentina de Historia Naturai — La Piata. 32. Museo Nacional de Buenos Aires — Buenos Aires. 33. Museo Nacional de Montevideo — Montevideo. 34. Museo Nacional de Rio Janeiro — Rio Janeiro. 35. Universidad centrai del Ecuador — Quito Ecuador. 36. Commissào geographica do Estado de San Paulo. 37. Société scientifique du Chili — Sanliago. AUSTRALIA. 38. Royal Society of South Australia — Adelaide. 39. Royal Society of New Suulh Wales — Sydney. 40. Trustees of the Australian Museum — Sydney. ISTITUTI SCIENTIFICI CORRISPONDENTI. 11 AUSTRIA-UNGHERIA. 41. Aquila, A Magyar Ornitliologiai KOzpoiit Folyuirata National Mu- seum — Budapest. 42. Kouig. Ungarisch. geologische Anstalt — Budapest. 43. Természetrajzi Fiizetek (Musée National Hongrois, section de Zoo- logie) — Budapest. 44. Académie des Sciences de Gracovie. 45. Vereins der Aerzte im Steiermark — Graz. 46. Siebeuburgischer Vereiu fiìr Naturwissenschaften — Hermannsladt. 47. Naturwissenscliaftlicli-medizinischer Yerein — Innsljruck. 48. Vereins fiir Natur- und Heilkunde — Presbiirg. 49. I. R. Accademia degli Agiati in Rovereto. 50. Bosnisch-Hercegovinischen Landesmuseum — Sarajevo. 51. Tridentum, Rivista bimestrale di studi scientifici — Trento. 52. Società agraria — Trieste. » 53. Società Alpina delle Giulie — Trieste. 54. Antliropologische Gesellschaft — Wien. 55. K. K. Geologische Reichsanstalt — Wien. 56. K. K. Zoologisch-botanische Gesellschaft — Wien. 57. K. K. Naturhistorisches Hofmuseum — Wien. 58. Verein zur Verbreitung naturwissenschaftlicher Kenutnisse — Wien. BELGIO. 59. Académie Royale de Belgique — Bruxelles. €0. Musée du Congo de l'État lodépendant du Congo — Bruxelles. 61. Revue de l'Université de Bruxelles, <32. Société Belge de geologie, de paleontologie et d'hydrologie — Bruxelles. J 2 ISTITUTI SCIENTIFICI CORRISPOXDEXTI. 63. Société eiitomologique de Belgique — Bruxelles. 64. Société Royale de botanique de Belgique — Ixelles-les-BruxelIes. 65. Société Royale raalacologique — Bruxelles. FRANCIA. ()6. Société Liiiiiéeiine dii Nord de la Franco — Amiens. 67. Société Florimontane — Aunecy. ^)S. Société des sciences physiques et iiaturelles de Bordeaux. 69. Société Linnéenne de Bordeaux — Bordeaux. 70. Acadérnie des sciences, belles-lettres et arts de Savoie — Gham- béry. 71. Société nationale des sciences naturelles et mathématiques de Cherbourg. 72. Société d'agriculture, sciences et industries — Lyon. 73. Université de Lyon. 74. Museum de Paris — • Paris. 75. Société d'Aiithropologie de Paris — Paris. 76. Société Géologique de Franco — Paris. 77. Société nationale d'Acclimatation de France — Paris. 78. Acadérnie des sciences, arts et lettres — Rouen. 79. Société libre d'émulation, du commerce et de l'industrie de la Seine Inférieure — Rouen. 80. Société d'histoire naturelle — Toulouse. GERMANIA. 81. Naturhistorischer Vereiii — Augsburg. 82. Botanischer Vereins der Provinz Brandenburg — Berlin. S3. Deutsche geologischo Gesellschaft — Berlin. 84. Konigl. Museum fiìr Xaiurkiuiilo Zuologische Sammlung — Berlin. ISTITUTI SCIENTIFICI CORRISPONDENTI. 13 85. K. Preussischeii geologisclien Lanclesaiistalt uiid Bei'g;ìkacl(3mie — Berlin. 86. Schlesische Gesellschaft fiìr Yaterlàiidische Kiiltiir — Breslau. 87. Vereiu fiir Natiirkuude — Kassel. 88. Naturwissenschaftliche Gesellschaft — Chemnitz. 89. NatUTforschende Gesellschaft — Danzig. 90. Yerein fiir Erdkuiide — Darmstadt. 91. Naturwissenschaftliche Gesellschaft Isis — Dresden. 92. Physikalisch-medicinischen Societàt zìi Erlangen. 93. Senkenbergische uaturforschende Gesellschaft — Frankfurt am Main. 94. Naturforschende Gesellschaft (Berichte) — Freiburg ira Baden. 95. Oberhessische fiir Gesellschaft Natur-und-Heilkunde — Giessen. 96. Naturforschende Gesellschaft — Gorlitz. 97. Verein der Freunde der Naturgeschichte — Giistrow. 98. Medizinisch-naturwissenschaftliche Gesellschaft — Jena. 99. Physikalisch-Oecouomische Gesellschaft — Kònigsberg. 100. Zoologischer Anzeiger — Leipzig. 101. K. Bayerische Akademie "der Wissenschaften — Miinchen. 102. Ornithologischer Vereiu — Miinchen. 103. Offenbadier Yerein fiir Naturkimde — Ofl'enbach am ]\Iaiii. 104. Naturwisseuschaftlicher Verein — Regeusburg. 105. Nassauischer Verein fiir Naturkunde — Wiesbaden. 106. Physikalisch-medicinische Gesellschaft — Wiirzburg. GIAPPONE. 107. Imperiai University of Japan — T(3kyò. 108. Zoological Institute College of Science, Imperial University of Tòkyo. 14 ISTITUTI SCIENTIFICI CORRISPOXDEXTI, GRAN BRETTAGNA. 109. Royal Irish Academy — Dublin. 110. Royal Dublin Society — Dublin. 111. Royal physical Society — Edinliurgh. 112. Geological Society of Glasgow — Glasgow. 113. Royal observatory — Greenwich. 114. Palaeoutographical Society — London. 115. Royal Society — London. 116. Royal microscopical Society — London. 117. Zoological Society — London. 118. British Museum of Natural History — London. 119. Literary and philosophical Society — Manchester. INDIA. 120. Geological Survey of India — Calcutta. ITALIA. 121. Accademia degli Zelanti e P. P. dolio Studio di scienze, letteie ed arti — Acireale. 12i2. Ateneo di scienze, lettere ed arti — Bergamo. 123. Accademia delle scienze dell'Istituto di Bologna. 124. Ateneo di Brescia. 125. Accademia Gioenia di scienze naturali — Catania. 126. R. Accademia dei Georgofili — Firenze. 127. Biblioteca Nazionale Centrale di Firenze. 128. Società botanica italiana — Firenze. 129. Società entomologica italiana — Firenze. 130. R. Accademia medica — Genova, ISTITUTI SCIENTIFICI CORRISPONDENTI, 15 131, Società di letture e conversazioni scientifiche — Genova. 132, Società Ligustica eli Scienze Naturali e Geografiche — Genova. 133, Comune di Milano. (Dati statistici e Bollettino demografico) — Milano, 134, R. Istituto Lombardo di scienze e lettere — Milano 135, R, Società italiana d'igiene — Milano. 136, Società dei Naturalisti — Modena. 137, Società di Naturalisti — Napoli, 138, Società afi'icana d'Italia — Napoli, 139, Società Reale di Napoli. (Accademia delle scienze fisiche e ma- tematiche) — Napoli. 140, R. Istituto d'Incoraggiamento alle scienze naturali, economiche e tecnologiche — Napoli, 141, La nuova Notarisia — Padova. 142, Società Veneto-Trentina di scienze naturali — Padova, 143, R, Accademia palermitana di scienze, lettere ed arti — Pa- lermo, 144, Società di scienze naturali ed economiche — Palermo. 145, Società dei Naturalisti Siciliani — Palermo, 146, Società toscana di scienze naturali — Pisa, 147, R. Scuola Superiore di Agricoltura in Portici, Laboratorio di Entomologia agraria (Rivista di Patologia vegetale e Zimologia). 148, R. Accademia medica — Roma, 149, R. Accademia dei Lincei — Roma, 150, R, Gomitato geologico d'Italia — Roma. 151, Società italiana delle scienze detta dei Quaranta — Roma, 152, R, Società Economica e Comizio Agrario — Salerno. 153, R. Accademia dei Fisiocritici — Siena. 154, Rivista italiana di scienze naturali e Bollettino del Naturalista — Siena. 155, R. Accademia di agricoltura — Torino, 156, R. Accademia delle scienze di Torino. IG ISTITUTI SCIEXTIFI']! CORRISPONDENTI. 157. Musei (li zoologia ed anatomia comparata della R. TTniversità di Torino. 158. Associazione agraria friulana — Udine. 159. Ateneo Veneto — Venezia. 160. R. Istituto Veneto di scienze, lettere ed arti — Venezia. 161. Accademia di agricoltura, commercio ed arti — Verona. 162. Accademia Olimpica — Vicenza. PAESI BASSI. 163. Musée Teyler — Harlem. 164. Société Hollandaise des sciences à Harlem. RUSSIA E FINLANDIA. 165. Societas pro fauna et flora fennica — Helsingfors. 166. Société Imperiale des Naturalistes de Moscou. 167. Société botanique de St. Pétersbourg. 168. Académie Imperiale des sciences de St. Pétersbourg. 169. Gomité géologique — St. Pétersbourg. 170. Société Imperiale des Naturalistes de St. Pétersbourg — St. Pétersbourg. SPAGNA. 171. Sociedad Espaiìola de historia naturai — Madrid. SVEZIA E NORVEGIA. 172. Bibliothèque de l'Université Royale de Norvègc — Chrisliania. 173. Société des sciences de Cliristiauia. 174. Stavanger Museum — Stavanger Norvegia. ISTITUTI SCIENTIFICI CORRISPONDENTI. 17 175. Universitas Limcleiisis — Lund. 176. Acaclémie Royale snédoise des sciences — Stockholm. 177. Kongl. Yitterhets Historie ocli Aiiticfuitets Akademieiis — Stock- holm. 178. Bibliothèque de l'Uiiiversité d'Upsala (Institution géologique) — Upsala. SVIZZERA. 179. Nattirforschende Gesellschaft — Basel. 180. Naturforschende Gesellschaft — Bern. 181. Socie té helvétiqne des sciences natiirelles — Berne. 182. Naturforschende Gesellschaft — Chur. 183. Institiit national Genèvois — Genève. 184. Société de physique et d'histoire naturelles — Genève. 185. Société Vaudoise des sciences naturelles — Lausanne. 186. Société des sciences naturelles — Neuchàtel. 187. Société helvétique des sciences naturelles (Commission géologi- que Suisse) — Ziirich. 188. Ziircher naturforschende Gesellschaft — Ziirich. Voi, XL. 1 FIORI DELLA CÀ DI BISS E SUE ADIACENZE. Contributo alla florula abblatense. Nota del socio Sac. Carlo Cozzi. In seguito ad alcune mie peregrinazioni lungo il Ticino e precisa- mente dal Castagnolino alla Cà di biss e da questa località al Casello N. 30 (Ferrovia Milano-Mortara), mi torna facile e gradito l'elenco di tutte quelle piante fanerogame che riconobbi caratteristiche dei boschi del Ticino nelle vicinanze di Abbiategrasso. Il Pimis silvestris, il Corylits avellana^ i Rubies, le Rosa, il Ginepro, una specie di Androsaemum costituiscono, inutile il dirlo, l'essenza arborescente di detti luoghi. In qualche posizione è comunissimo VAilanthus ijlaiididosa, tal- volta accompagnato dal pioppo bianco ; e sui gerràa sono rigogliosi quanto mai i Salice iacana. La fisonomia delle forme erbacee apparirà dall'elenco. Intanto colgo l'occasione per rilevare qualche inesattezza che, in rapporto a talune piante di qui, leggesi nella classica Flora ticinen- ■ sis. Nella quale spigolando, mi accorsi ben presto, che parecchie piante, quali e. g. il Cuciibaliis Otites, raccolto: inter la Zelada et Motta Visconti ' vanno riducendo i loro confini. Non mi consta neppure d'a- NoccA et Balbis, Flora ticinensis, ecc. Voi. II, pag. 200. 20 e. COZZI. ver inai scorto di questi luoghi V Eiipìtrasia latifolia, comune, a della degli stessi autori: iii aridis trans Ticini flumen . . . . et jìrope il Portico di Bereguardo ; '^ come anche non couosco, comechè ivi rac- colte, la Lampsana jMsilla, ' la Choclearia offtcinalis ^ disperse da non so qual legge dell'economia vegetale. E conchiudo finalmente nella speranza vivissima che questa mia enumerazione abbia ad invogliare altri allo studio delki fiora del basso milanese, dove, checche ne abbia scritto Link, l'illustre Cesali ed al- tri ^ raccolsero messe abbondante di osservazioni scientifiche. Fam. Butomacee. 1. Butorniis umbellatus L. Erbierino, — Luglio. Fam. Graminacee. 2. Digitaria sangidnalis Scop. Cà di biss. — Settembre. 3. Oplismemis undulatifolius R. et S. Cà di biss. — Settembre. 4. Agrostis alba L. Cà di biss. — Settembre. 5. Agrostis canina L. Cà di biss. — Settembre. 6. Phragmites communis Trin. Cà di biss. — Settembre. 7. Molinia coerulea Moench. Castagnolino. — Settembro. 8. Festuca gigantea (L.) Vili. Castagnolino. — Luglio. 1 Op. cit. Voi. II, pag. 293. 2 Op. cit. Voi. II, pag. 85. 3 Op. cit. Voi. II, pag. XIV. '' Gfr. Cesati in Cattaneo, Notizie naturali, ecc. ecc. — Vedi pure E. (Von), Verzeichniss der einheimischen l'flanzen m der Provinz Mailand, etc. (Echo Zeitsclir. fiir Litt. 1837.) I FIORI DELLA CÀ DI BISS E SUE ADIACENZE. 21 Fam. Gig'lìacee. 9. Colchicam autuniiiale L. Gà di biss. — Giugno. 10. Aiithericura Liliago L. Gastagnolino. — Giugno. 11. Lilium biUbiferum L. Casello Massara. — Giugno. 12. Scilla bi folia L. comune. — Aprile. 13. Ornithogalum fyramidale L. Remondata. — Giugno. 14. Aspamfjics tenuifolius Lam. Cà di biss. — Giugno. 15. PolijQonatum multi fior um Ali. Cà di biss. — Giugno. 16. Coiwallaria maialis L. Cà di biss. — Maggio. 17. Leucoium vernmn L. Cà di biss. — Febbraio. 18. Xipìlion sibiricmn Pari. Casello 30. — Luglio. 19. Gladiolus segetum Ker.-Gavvl. Bruggine. — Giugno. Fara. Orchidacee. 20. Orehis mudata L. Cà di biss. — Giugno. 21. Platanthera bifolia (L.) Rich. Casello Massara. — Giugno. 22. Serapias longipetala Pollin. Remondata. — Maggio. Fam. Labbiate. 23. Teuchrium chamaedrys L. Gastagnolino. — Giugno. 24. Thymus serpyllum L. comune. — Giugno. 25. Aiuga chamaepytis L. Casello 30. — Luglio. 26. Origanum majorana L. Dazietto. — Luglio. 27. Salvia glutinosa L. comune. — Luglio. • 28. Betonica officinalis L. comune. — Luglio. 29. Leonurus cardiaca L. Baraggetta. — Luglio. 30. Galeopsis Ladanum L, Gastagnolino. — Luglio. 31. Sideritis sjnnosa L. Gastagnolino. — Luglio. 32. Scutellaria galericulata Bertol. Bruggine. — Agosto. 22 G. COZZI. Fam. Scrofulariacee, 33. Liiiaria vulgaris L. comune. — Agosto. 34. Gratiola o/Jieinalis L. Cà di biss. — Luglio. 35. ScropìtiUaria eanina L. Cà di biss. — Luglio. 36. Veronica officinalis L. Castagaolino. — Giugno. 37. Verbascum sp. Cà di biss. — Agoslo. 38. Melamjiyrmn 'pratense L. Cà di biss. — Settembre. Fam. Borrag"inee. 39. Borrago officinalis L. comune. — Luglio. 40. Anchusa officinalis L. Strada Chiappana. — Giugno. 41. EcMurn ilalicum L. Strada Chiappana. — Giugno. Fam. Genzianacee. 42. Erytiiraea centaurium Pers. Cà di biss. — Luglio. Fam. Asclepiadee. 43. Cìjnancìium vineetoxicum Brn. Casello Massara. — Luglio. Fam. Primulacee. 44. Primula vulgaris Huds. Panizza. — Aprile. 45. Lysiniachia vulgaris L. Kemondata. — Giugno. Fam. Plumbag"inee. 46. Armeina vulgaris L. Remombata. — Luglio. I FIORI DELLA CÀ DI BISS E SUE ADIACENZE. 23 Fam. Plantaginee. 47. Plantago media L. Gastagiiolino. — Giugno. Fam. Ericacee. 48. Calluna vulgaris Salisb. comune. — Giugno. Fam. Campanulacee. 49. Campanula Trachelium L. Castagnolino. — Settembre. Fam. Ambrosiacee. 50. Xanthium maorocarimm DG. Gà di biss. — Settembre. Fam. Composite. 51. Hieracium pilosella L. Castagnolino. — Agosto. 52. Lactuca scariola L. Gastagnolino. — Agosto. 53. Chondrilla juneea y acanthophilla Barkh. Gastagnolino. — Agosto. 54. Carduus 'pycnocephalus L. Gastagnolino. — Agosto. 55. Cirsimn arvense DG. Gà di biss. — Luglio. 56. Onopordon Acanthium L. Gà di biss. — Luglio. 57. Serratala tinctoria L. Gastagnolino. — Settembre. 58. Serratula macrocephala Bert. Gastagnolino. — Settembre. 59. Centaurea sp. caratteristica nelle brughiere delle tre Gerine di Morimondo. 60. Carlina vulgaris L. Gastagnolino. — Settembre. 61. Artemisia Absinthium L. Gà di biss. — Settembre. 24 e. COZZI. 62. Achillea tomentosa L. Gastagnolino. — Agosto. 63. Se aedo jjaliiclosus L. Cà di biss. — Luglio. 64. PuUearia cly scuter ìca Gaernt. Gastagnolino. — Luglio. 65. Solidago virga-aurea L. Gastagnolino. — Settembre. %^i. Petasitcs fragraiis Presi. Gajauella. — Marzo. 67. Pctasites officinalis MiUich. Fontana S. Garlo. — Maggio. Fam. Dipsacee. 68. Scablosa colurabaria L. Gà di biss. — Settembre. 69. Succisa pratensis Monch. Gà di biss. — Settembre. 70. Succisa australis Rehli. Cà di biss. — Settembre. Fam. Caprifoliacee. 71. Lonicera Capri folium L. Gà di biss. — Agosto. 72. Sambucus ebulus L. comune. — Maggio. Fam. Ombrellifere. 73. Peucedanum Oreoselinum Moench. Gastagnolino. — Settembre. Fam. Crassula eee. 74. Sedum Telephium L. Gà di biss. — Luglio. Fam. Rosacee. 75. Spiraea filipendula L. Castagnole. — Agosto. 76. Potentina fragariastrum Ehrh. Gà di biss. — Giugno. I FIORI DELLA CA DI BISS E SUE ADIACENZE. ù'^ Fani. Papig'lionacee. 77. Oiioim natrix L. Cà di biss. — Luglio. 78. Oìionis spinosa L. comune. — Settembre. 79. Genista tinctoria L, comune. — j\Iaggio. SO. Sarothamnus vulgaris AVimm. Gà di biss. — Agosto. 81. Tri folium iiicaraatum L. Dazietto. — Luglio. 82. TrifoUum alpestre L. comune. — Agosto. 83. TrifoUum agrariuwi L. comune. — Agosto. Fam. Geraniacee. 84. Geranium Robertianum L. Gastagnolino. — Agosto. 85. Geranium sanguineum L. — Gastagnolino, — Settembre. Fam. Alsinee. 86. Arenaria serpylli folia L. comune. — xVgoslo. 87. Cerastium arvense L. Casello Massara. — Luglio. Fam. Silenee. 88. Dianthus sijlvestris Wulf. Gastagnolino. — Settembre. 89. Dianthus atroruhens Ali. Remondata. — Giugno. 90. Saponaria ocymoides L. Gastagnolino. — Agosto. 91. Silene gallica L. comune. — Giugno. 92. Silene Sakcmanni Badar. Gornarasca. — Agosto. 93. Cucubalus bacciferus L. Castagnole. — Luglio. 94. Lgchnis viscaria L. Gornarasca. — Agosto. 26 e. COZZI. I FIORI DELLA C.\ DI BISS, ECC. Fam. Polyg-alee. 95. Polygala vulgaris L. Castagnole. — Luglio. Fam. Cistinee. 96. Helianthemum vulgare Gaeriit. Gastagnolino. — Agosto. Fam. Ranunculacee. 97. Nigella arvensis L. comune. — Giugno. 98. Delphi Ilium consolida L. comune, — Settembre. 99. Clematis Vitalba L. comune. — Agosto. Fam. Euforbiaeee. 100. Euphorbia cyparissias L. C;i di biss. — Giugno. Abbiateprrasso, Settembre 1900. XOTA SULLA CENTAUR EA FLO SCULO SA Balb. Dott. Enrico Mussa. Xelle collezioni secche dell'Orto botanico di Torino esistono gli esem- plari autentici del Balbis d'una forma di Centaurea da esso ricono- sciuta quale specie col nome di C. floscidosa. Siccome esistono confusioni di sinonimia e di descrizione a propo- sito di questa pianta, ed anche per dirimere certe apparenti contrad- dizioni, riassumo quanto ho potuto raccogliere ed osservare al riguardo. § 1. — Non mi risulta che il Balbis abbia lasciato descrizioni di questa Centaurea, cui impose in tempi diversi due nomi : C. poscu- losci^ in esemplari Erbario Willd. — C. dùcoidea, in catal. Horti boi, Taurin. 1804. § 2. — La prima citazioM:. che il Balbis fa di questa specie, si è a pag. 39 della sua Miseellauea holanica, dove, a proposito della C. ])ecUnata, scrive : « Insignem varietatem vel distinctam speciem, sub discoideae nomine, accepi ab oculatissimo Cumino, eamdemque copiose legit L Molineri in alpinis supra Boves radio omnino desti- ttitam. ri § 3. — Invece la prima diagnosi sistematica della C. fosculosa è data dal Willdenow (anno 1797) ed è forse perciò, che vari autori {Persoon, Steudel ad es.) hanno attribuito a questo Botanico la no- menclatura della Centaurea, di cui trattasi, che, per diritto di p)rio- rità, vuol essere rivendicata al nostro Balbis. — "Willdenow in Spe 28 E. MUSSA. cies jjlant. Tom. Ili, Par. Ili, pag. 2285, § 22, dà la seguente frase con brevi osservazioni: « G. calycibiis recurvato-plumosis, corollis llo- sculosis, foliis hirtis lanceolatis remote dentatis. — Hab. Italia (v. s.). — Caulis simplex, iinillorus, hirtus. Folia lanceolata angusta non to- mentosa sed pilis copiosis erectis brevibus utrinque tccta remoto den- tata sesquipollicaria. GoroHae purpureae omnes tlosculosae. Ilabitu ad unilloram acccdit sed foliis et lloribus diversa «. s^ 4. — Persoon (anno 1807) in Synojms Voi. II, pag. 482, § 19, così descrive la C. fìosciUosa di Willd. pag. 2285 (cioè la pianta del Halbis [vedi § 2]), a cui dà per sinonimo la C. discoidea Balb. : - C. calycibus recurvato-plumosis, corollis tlosculosis, foliis hirtis lan- ceolatis remote dentatis. — Hab. Italia. — Caulis simplex, unillorus, hirtus. fi § 5. — Biroli (anno 1808) in Flora acon. II, pag. 90, cita, sotto C. floscidosa (sine auctore, sed AVilld. evidenter ex phrasi), una Cen- taurea '•!■ calycibus recurvato-plumosis, corollis tlosculosis, foliis hirtis lanceolatis, remote dentatis -^ dichiarandola « vulgaris in pratis alpi- nis » e soggiungendo « descendit usque ad colles di Pallanza •'. L'Erbario del Biroli, custodito nel Museo dell'Orto botanico di To- rino, contiene 2 esemplari di questa forma : uno colla nota ^ Gulta •-' e l'altro colla nota tt in pratis subalpinis, uti ad Pallanza, vulgaris 5;; entrambi poi sono perfettamente identici a quelli del Balbis. §6. — Reicheubach (anno 182G) in Icon, hotan. Gent. IV, pag. 48, Tab. GGCLXII, fig. 543, sotto C. Iloscidosa Balbis, riporta la frase dello Sprengel, Systema Voi. Ili, pag. 401 : « G. foliis lanceolatis hirsutis obsolete dentatis, squamis anthodii recurvato-plumosis fuscis elongatis f> e dà una figura rappresentante una Gentaurea a foglie cau- li ne auriculate ed a caule ramoso. E qui occorre subito untare una contraddizione fra la prima tlescri- zione del Willd. (in cui alla pianta del Balbis è assegnalo un caule semjìlice) e la citata figura del Reich. Ma ogni difficoltà si può diri- mere, e l'apparente contraddizione spiegare, supponendo che il Willd. NOTA SULLA CENTAUREA FLOSCULOSA. 29 abbia compilato la sua descrizioDe su esemplari realmente a caule semplice o su steli uniflori privi della parte inferiore e quindi non presentanti il carattere della ramificazione : e che queste congetture (in mancanza di altri documenti storici più positivi) non siano forse destituite d'ogni fondamento, parmi possano in proposito addursi le se- guenti ragioni: i.° L'esame degli Erbari antichi dell' Allioni, del Balbis, del Bi- roli, del Colla, ecc. i quali, nella preparazione dei loro Essiccata pro- cedevano con criteri assai diversi degli attuali : vi si trovano, invero, esemplari monchi, senza radici, senza foglie Ijasilari, semplici fram- menti di steli, individui insomma che non presentano, o male presen- tano, tutto quel complesso di caratteri assolutamente non trascurabili dal fitografo e che possono preziosi elementi fornire per la diagnosi. 2.^ Il fatto, che gli esemplari autentici del Balbis (e del Biroli) presentano tutti il carattere della renosità. 3.° Il fatto, che il ^Yilkl. ha fondato la sua descrizione su esem- plari secchi (vidi sicca), e che perciò egli ne avrà potuto esaminare pochissimi (e forse uno solo trattandosi di pianta italiana, certamente speditagli da corrispondente botanico), e questi pochissimi, per una singolare coincidenza, avranno anche potuto essere tutti monocefali se non monchi. 4." Infine, il fatto (che può pure riuscir di controprova al fin qui asserto) che il Reich, figlio^ sebbene posteriormente, nella sua Ico- nografia della flora Germanica si è limitato a figurare un semplice stelo di questa Centaurea. § 7. — Colla (anno 1834), in Herb. Ped. Voi III, pag. 262, § 34, riferisce la C. fiosculosa alla C. pedinata di Lin. sp. 1287. Egli non la crede così difteronziata dalla C. pedinata da poternela sepa- rare e da farne una specie autonoma, u Hue referenda (scilicet C. pec- tinatae Lin.) C. fiosculosa Balb. et Spr. Systema III, 401, quae crescit in pratis ad colles di Pallanza sec. Bivoli Ac. 2, 90 et prope Fene- strelle sec. DC. Syn. fi. Gali. 271. Hanc non video difl'erre a pedi- 30 E. MUSSA. nata nisi llosculis neutris millis. (Cons. Balb. Mise, hot., pag. 39 et Catal. des plantes à ajoiUer à la Flore d'Allioni, pag. 114.) « § 8. — De CandoUe (anno 1837) in Proclr. Parte VI, pag. 573, § 35, va meglio integrando le descrizioni de' suoi predecessori dettando la seguente descrizione : « G. caule erecto scabriusculo simpliei aot jmrce ramoso, foliis lanceolatis utrinque scabridis eroso-denticulatis, inferioribus petiolatis summis subtus nervosis, capitulo proximis, llo- sculis marginalibus fertilibus discum non superantibus. 2p. (v. s.) ^ . « Omonymia: DC, FI. fr., n. 3039. — Baumgarten, FI. trans., 2, pag. 73. — Reich., PI. criticae, VI, f. 543, t. 362 ». « Syuonyraia: Lepteranthus incoronatics, Cass. diet., 26, pag. 66. — C. discoidea Balb. olim ex Pers. — C. voehineiisis Lejeun. herb. 1823 ". v5 9. — Steudel (anno 1840) in Nomencl., pag. 300, riporta i se- guenti sinonimi: C. flosculosa Willd. (dal 1.° descrittore invece che da Balbis). — C. diseoidea Balbis. — C. pectinata Lin. var. Balb. — C. phrìjgia Lin. var. Piochel. — G. vochinensìs Lejeun. Herb. — Cyanus fo- sculosiùs Baiim. — Lepteranthus iìicoronatm Gass. § 10. — Zumaglini (anno 1848) in Flora Pedem., Voi. I, pag. 320, § i^-), sotto G. unlfìora cita la G. flosculosa Balb. in W. 3, 2285 = Lepteranthus incoronatus Cass. 26, ^)^)] Reich. T. 362, f. 543 e T. 764, f. 1, ed opina debba riferirsi, quale varietà, alla G. tini- flora corollis radii minoribus : anzi egli vorrebbe conglobare in una sola la G. uniflora e. la G. phrygia. § 11. — Reichenbach fil. (anno 1853) in Icon. fl. Germ, et Helv. Voi. XV, pag. 19, riporta 2 forme, secondo lui, diverse di Gentauree destituite di fiori radiali, cioè: § 17: G. phrygia Lin. sp. 1287, var. capitata Koch. incoronata. § 18 : G. nervosa Willd. var. flosculosa Balb. in W. 3, 2285 — capitula incoronata, appendices rigidiores, abbreviatae, erectae — Tab. 764, fig. I. NOTA SULLA CENTAUREA FLOSCULOSA. 31 Ora queste due varietà, che il citato autore ha riferito a due di- stinte specie, debbono ridursi entrambe ad una sola varietà, cioè alla lloscidosa di Balbis ? Si osservi al riguardo : 1." Che sotto C. phrygia erecta vulgo ramosa egli pone la var. capitata Koch. = floscidosa Lejeun.; sotto, poi C. nervosa AVilld. ascendens, simplex pone la var. flosculosa Balbis. — Ora la C. campi- tala Koch. (= var. y C. pìirijgia Koch. Syn. I, pag. 351, edit. IH), è indubbiamente la G. flosculosa del Balbis, per la sua stessa dichia- razione « secundum specimiua ab ipso auctore in coUectione AVilld. et Froelichii ». 2." D'altronde la Gentaurea della figura 7G4 citata coincide, salva la mn presenza esplicita del carattere « caule ramoso », e dico espli- cita ^ perchè nulla vieta di considerare la pianta, figurata in detta tav. 764, quale semplice frammento dell'intera pianta. Riportandomi alla ricostruzione storica, già prima tentata, parmi poter conchiudere trattarsi nella fattispecie di una sola varietà, tutt' ai- più distinta in duo forme : !.•' forma (presunta o reale), a caule semplice, = C. flosculosa in descriptionibus Willd. et aliorum non ex speciminibus Herbarii Horti Taurin.; 2.'' forma , a caule ramoso, := C. flosculosa Lejeuu., Balbis in Hh. Ped., DG. et generatim sensu amplissimo. Ciò posto, occorre anche notare una divergenza tra le figure del Reichenbach, padre e figlio : Fig. Reich, padre : Ganle ramoso — appendici delle squame esterne meno laciniate. Fig. Reich, figlio : Gaule semplice — appendici delle squame esterne distintamente e lungamente laciniate, lacinie denticolate. Gli esemplari del Balbis, per quanto riguarda le sole squame, co- incidono assai meglio colla figura del Reich, figlio; ciò non ostante è lecito arguire che il Reich, padre abbia effettivamente voluto ritrarre la pianta del Balbis, avendo riportato chiaramente nella leggenda 32 E. MUSSA. della sua fig. 543, la uomeuclatura del Balbis : C. flosculosa Balbis. — Per contro questa stessa figura (543) vien riferita dal Bertoloni {FI. it. Vol. IX, pag. 433) quale var. fi corollulis aequalibus lloscu- lósis della C. nigrescens Willd. = C. nigra Smith. Il Bertoloni (1. e.) afi!erma che essa differisce dalla C. nigrescens u- tantum corollis om- nibus aequalibus flosculosis, in reliquis nulla diversitas a typo spe- ciei ; apud nos rarior » . Ma, se così fosse e seguendo la diagnosi del Bertoloni medesimo, questa pianta dovrebbe avere foglie inferiori si- nuato-lirate od ovato-dentate, foglie superiori lanceolate ed acheni senza -pa-pp, mentre nella pianta del Balbis gli acheni sono provvisti del jWppO. La questione, come si scorge, si complica e si rende diflicile a ri- solvere in modo concreto, per i seguenti motivi:. l.** Perchè la tavola 543 non esibisce la figura degli acheni; ep- però non si è in grado di asserire se esistano o meno i pappi. 2." Perchè a pag. 48 (1. e.) il Reich, padre stesso, pur descri- vendo la pianta del Balbis, di cui la fig. 543, insinua il dubbio « proxima C. vochinensi Berhn. et fortasse huiusce forma discoidea «. In ogni modo, per la facies la figura citata 543 quadra cogli esem- plari autentici del Balbis e del Biroli, laddove la C. vochinensis Berhn. difi'erisce abbastanza dalla Centaurea in esame: 1.* per le squame; 2.'* per la peculiare forma esterna dell'antodio; 3."» per la mancanza di pappi. (Vedi Reich. le. fi. Germ. T. 26. DCGLVII, pag. 15, § 8, Voi. XV.)" È veramente spiacevole che il Reich, abbia omesso un particolare così utile, e forse unico, per risolvere la questione, e cioè non abbia parlato degli acheni. V ha anzi di più ; quanto, a riguardo di questa Centaurea, è citato nella sua Flora excursoria (anno 1830), Voi. 1, pag. 214, § 1314, non fa che accrescere la confusione. Egli invero così descrive la C. vochinensis Borhu. : « authodio arcte ovato viridi, appendicibus parvis nigris ciliatis, inferioribus et mediis cuspidalis, reflexis, summis remotis rotundis, foliis ovato-oblongis deiitatis : NOTA SULLA CKNTAUKEA FLOSGULOSA. 33 « vai'. 6'. fiosculosd lialb. in Reich. PI. crii., IV, ic. ."")43, ab- sque radio. •• var. C. voGÌiinenm — major := C. transalpina Schleich. = G. denticidata Lejoun, -i Ma degli acheui nessun ceiiuo. E la luaiicauza di queslo accenno Hìi ha appunto portato a formulare congetture e costruire ipotesi in mancanza di fatti concreti. La fig. 543 venne disegnata dal vivo (ex vivo pietà); sarebbe interessante conoscere da cibi il Reich, abbia ri- cevuto l'esemplare vivente; dal Ralbis? nessuna prova mi fu dato rin- tracciare ; dal Savi, cui egli dedicò la decade delle sue ligure ? Nulla di certo, ma in tal caso non si tratterebbe più della pianta del Balbis, ma d'una Gentaurea riportata alla iiigrescens dal Bortol. (1. e). § 12. — lìertoloni (anno 18-,3) FI. it., Vol. IX, pag. 430, regi- stra la C. fio^cnlosa Balbis sotto la sua var. y di C. 'phrygia Spr. « corollulis omnibus aeqiwlibm flosculosis •• o ad essa assegna caule lungo e ramoso, comi' nel tipo, foglie superiori più spiccatamente lan- ceolate. 1 due aggettivi eguali e floscidosi devono interpretarsi nel Joro vero senso tecnico spéci lieo, in quanto « eguali n significa et iden- tità di dimensioni o di rap|»orii reciproci fra le corollule •• in moio che i fiori periferici iioa sorpassano quelli più interni, e -• llosculosi •• indica identità morfologica, cioè corolle tutte tubolose. Circa la posizione sistematica di questa Centaurea il Bi'rtol. coin- cide col Koch. Sinonimia riferita dal Berlol. 1, e: C. fbsoidosa Balb. Cat. jd. U. B. 1804, pag. 17. = C. plirygia y Koch, edit. 2." = C. phrygia ìi Blutt. et Fing. Comp., ed. 2.", pag. 412. — C. floscidosa Biroli, Acon. 2, 90. — C. pecliìiaia var, discoidea Balb., Mise. hot. 1, 39. — G. nervosa var. /losculosa Reich., Fil. le. Germ. XV, ])a- gina 19, 764. § 13. — Koch (anno 1857) in Sija. fi. Germ, et Helv.., ed. Ili, \'oI. 1, pag. 351, § G, non crede poter erigere a specie la Oentaìirea VoL XL, :> Mi E. MUSSA. del Balbis, ma ne fa ima semplice var. (var. y capitata) di C. phry- (jia Lin. ; ed in ciò ò conseguente con se stesso in doppio modo : 1." Perchè egli tende per principio alla riduzione delle specie ed all'introduzione dei tipi o delle varietà subordinate. 2.° Perchè il fatto medesimo ^'iVC eradiaziom dei capolini, insuf- ficiente secondo lui ad elevare al grado di specie le var. eradiate di C. nigrescens ed austriaca, doveva aver lo stesso valor sistematico per tutte le forme prive di raggio, e quindi anche per la (loscidosa del Balbis. i^ 14. — Cesati, Passerini e Gibelli non fanno menzione nel loro Compjeudio della pianta del Balbis. i^ 15. — Aucangeli (anno 1882) in Comp. fi. it., pag. 389, § 2335, riconosce la C. floscidosa del Balbis quale var. (y capitata Koch) della C. pltrygia Lin. assegnandole implicitamente un caule ramoso e per Habitat la località balbisiana (Boves). ^ 16. — Bastori (anno 1889) in Flora ligustica l-fnfrn. NOTA SULLA GENTAUREA FLOSCULOSA. 35 3.» De Notaris (anno 1844) in Rep. fl. lig., pag. 240, § 1065 alla G. nigreseens Willd., 3, 2288, dà per sinon. la G. transalpina Schl., DC, e ne riporta una var. [i capitata « flosculis omnibus ac- qualibus Koch, in pascuis, turn in humilioribus cum in montauis, vul- garis f. 4.*' La tav. 25 del Reich, rappresenta la C. transalpina Schl, i cui acheni sono sensa pappo. 5." La G. nigreseens W. è frequente alla Polcevera ed a Poii- tedecimo. Posizione sistematica della Centaurea flosculosa Balbis. Accennate sommariamente le vicende descrittive di questa pianta, resta a stabilire se essa possa con giusto criterio ritenersi quale buona specie 0 non piuttosto quale semplice varietà. L'assenza dei fiori del raggio parmi non possa assumersi a carattere differenziale specifico : 1." Perchè questo fenomeno si riscontra in parecchie Gentauree ; G. nigreseens W. (Koch, 1. e, pag. 350). G. austriaca W. S capitata (Koch, 1. e, pag. 351). [G. phrygia L. y capitata (Koch, l. e, pag. 351 = G. floscu' Iosa Balb.).] G. nervosa W. ,B capitata (Koch, 1. e, pag. 352). 2.*' Perchè la slessa frequenza di codesto fatto (eradiazione dei capolini) sembra in rapporto colla poca importanza biologica dei fiori del raggio. Invero codesti fiori periferici, neutri per aborto, privi quindi della facoltà eli poter costruire i semi, più non esercitano al- cuna diretta funzione per la conservazione della specie, nò quindi pos- sono avere alcuna immediata relazione nei processi della fecondazione incrociata. 3 fi E. MUSSA. Sarebbe anche iuteressante lo investigare se, in generale, i tiori ra- diali neutri debbano considerarsi come organi residui; noi caso con- creto delle Gentauree, in cui codesti fiori radiali assumono forma di imbuto, panni ciò possa forse non esser impossibile, ritenuto che gli insetti pronubi di queste composite sono abbondantemente rappresentati dall'ordine degli imenotteri e. dei Lepidotteri, ■" i quali coll'adattamento del loro corno, più che altro un impaccio troverebbero nelle corolle così foggiale, mentre più fa(;ilniente, sovi-aslando sui fiori tnbulosi, pos- sono introdurre il loro apparato boccale ed assicm-are l'incrocio d'un gran numero di fìosculi in minor tempo e con maggior agio. In ogni modo, accennata, ma senza insistervi, quest' ipotesi, detti fiori radiali possono ritenersi supei'lini e come tali possono mancare. Mancano in- fatti in certe forme che, tuttavia, nialurano perfettamente i propri achenii. Introdurre concetli finalislici nel campo della sistemazione delle spe- cie può forse esser pericoloso, come (juelli, che possono dar luogo ad ipotesi od interpretazioni di fatti più o meno arrischiate. Farmi tutta- via non essei' affatto da respingersi senz' altro le considerazioni teleo- logiche quando siano per fornire qualche luce, anche tenne, circa l'as- -segnamento del giusto valore sistematico e l'apprezzamento della rela- tiva posizione d' una forma organica. Concludendo, dal fin qui esposto, panni poter convenire col Koch assegnando alla Centaurea fìosculosa Balbis il valore di varietà e, più specialmente, di vai', della Ceni. ])hrìi(iia Lin. 1 l^er gli insetti visitatori dei fiori dello (loiitauroG Cfr. Herm. Mì'u.ler, Alpen- blumen ihre ììefntchtnng durcìi fn-se/den unii ihre Anpassunfjien an diexelben. NOTA SULLA GENTAUREA FLOSCULOSA. J / Descriptio (mihi). GeiUaiii-ea llo>>culosa Balbis. ^ C. caulibiis simplicibus vel ramosis, t^iilcalis, pilis iiiollibus et al- bis pubesceutibus; — foliis raiiicalibus . . . . .' — caulinis sessilibiis, basi auriculatis, laoceolatis, remote dentatis, \el etiam lirabis integris, quaiuloqiie iutegerrimis; nervis [)erspicue einergentibus in pagina in- feriore, nec non in superiore, speciatini vero nervatura mediana; — snpremis quandoquo capituii!^ approximatis : — Scapis monocephalis; — capitulis subsphaericis, longitudine 3-i mm. ; — lloribus omnibus llosculosis? inter se aequalibus, exterioribus re vera coeleros non supe- rantibus ; — corolluiis unmquam llavis, r)-partitis, laciniis linearibus piirpnreo-violaceis, longitudine tubi pauUulum brevioribus ^ tubis co- njllinis albis longitud. i-I y, cent, j-nerviis, ad laciniarum initium aliquantulum dilatatis; — anlheris plus uiinusve dilute, violaceis ; — • receptaculo paleaceo, concavo, paleis quidem akenia ptjijiom superan- tibus vel saltern aequantibus; — akeniis longis 3 mm., basi et late- raliter areolatis ; — pappis akeniis triplo brevioribus; — squamis scariosis, exterioribus longe tubulatis, recurvatis, ' minute tìmbriatis ; — interioribus iuferne spathulatis, in appendicem subrotundam, et tantum lacero-dentaiam, productis. » (v. s.) 1 II rilleltersi di (lueste a|ipendìi-i squamoso è da allribuirsi a fenomeno d'i- groscopiciià, giii osservato dal Lin. (.V/ys/. cur. Richter, pag. 85)^, § (i58i: « Ca- lycis plumae a pluvie eriguntur », e dal De Candolle, Prodr., 1. e, « appendicem siccitate recurvam, huiniditale erectam )< .) 38 E. MUSSA. NOTA SULLA CENTAUREA FLOSGULOSA. Habitat (dagli esemplari dell'Erbario del lì. Istituto botanico di Torino). 1. Pragelato al Piiy (Alpi Gozie) Balbis, 1807. 2. Alpi di Val Pesio (Alpi Marittime) Balbis, 1806. ?>. Val Ghisone, sopra il Villaretto alle praterie della Selleria (Alpi Gozie) legit. E. Ferrari, 31 luglio 1898. A. Val Gravina a San Bartolomeo (Alpi Marittime) legit. E. Ferrari, 6 agosto 1891. 5. Prati subalpini di Pallaiiza, Biroli, 1808. su ALCUNI FOSSILI DEL TRIAS MEDIO DEI DINTORNI DI PORTO VALTRAVAGLIA, E SULLA FAUNA DELLA DOLOMIA DEL MONTE SAN SALVATORE PRESSO LUGANO. Nota del socio Prof. Ernesto Mariani, In pochi punti della regioue compresa fra il Lago di Como e il Lago Maggiore, il trias medio si presenta fossilifero. Nota da tempo ai pa- leontologi è la località di Besauo nel Varesotto, in special modo per la preziosa fauna di pesci e di rettili, conservata in scisti argillosi bi- tuminosi. ^ Questi scisti, che possono riferirsi al piano ladiiiieo, ivi poggiano su calcari dolomitici giallastri e nerastri, nei quali si tro- varono alcuni fossili della zona superiore del muschelkalk propria- mente detto (piano di Recoaro del Bittner, o Vir gloriano del Rene- vier), 0 zona a Rhynehonella trinodosi Bittner sp. 1 GuRiOiM G., Cenili sop,'a uà nuovo saurlo fossile dei dintorni di Per- ledo, ecc. (Giorn. dell' L R. 1st. Lombardo. Milano, 1847) — Bellotti G., De- scrizione di alcune nuove specie di pesci fossili di Perledo e di altre località lombarde. (In appendice agli Studi geologici e paleontologici sulla Lombardia del prof. A. Stoppani, 1857, Milano. — Manoscritto cit. dal prof. F. Bassani. — Bassani F., Sui fossili e sull'età degli sciasti bituminosi triasici di Besano in Lombardia. (Atti Soc. Ital. di se. Nat., Voi. XXIX, 1886, Milano.) 40 E. MARIANI. Oltre che a Besaiio, si sono raccolti parecchi fossili del trias medio nella beu nota dolomia del Monte San Salvatore presso Lugano, e nella dolomia della cascina Rasa, situata sul versante orieutale del Monte Campo dei Fiori. La fauna della massa dolomitica del Monte Sau Salvatore, venne studiata fin uel piiucipio della seconda metà del secolo scorso, dallo Stabile — che ne fece una bella raccolta che più tardi regalava al Museo Civico di Milano, — dal Merian, dall' Hauei- e dallo Stoppaui. ^ Ora rivedendo quella fauna, mi fu dato di trovare, anche fra il ma- teriale non determinato, alcune fuijne nuove per essa, che qui ricordo insieme a (|uelle già noie, essendo die la delermiuazione generica, e talvolta specifica di queste, hanno subito notevoli modillcazioni. Per gentile consenso del prof. S. Calloni del Liceo di Lugano, ho potuto esaminare anche i fossili della dolomia del Monte Sau Salva- tore che si trovano nel Musco Civico di Storia Naturale annesso a quel Liceo Cantonale. Tali fossili vennero raccolti ilallo stesso prof. Galloni, ^ Stabile G., Dei fo>>sUi del terreno Irìaùco nei dintorni del Lago di Lu- gano. Mem. I. (Verhandlungen Jer Schweizeriscli. (ìosellschaft Naturwiss., St. Gal- len, 1854.) — Merian P, Afuschelkalk-Vesteinerimgen in Dolomite des Monte San Salvatore bei Lugano. (Verhandlungen der Natiirf. Geseli., IM. I, Basel, 1854.) — Hauer F. il, Ueber einige Fossilien aus dem Dolomite des Monte San Salvatore bei Lugano. (Sitzungsb. der k. Akad. der Wissen., Bd. XV, 1855, Wien.) — Stabile G., Dei fossili del terreno triasico nei dintorni del Lago di legano. Mem. II. (Verhandl. der Schweiz. Geseli., Bàie, 185G.) — Hauer F. R,, Palaeontologische Notizen. (Sitzungsb. d. le. Akad. d. Wissen., Bd. XXIV, 1857, Wien.) — Stoppani A., Sulla dolomia del iMonte San Salvatore presso Lu- gano. (Atti Soc. Ital. di se. Nat., Voi. II, 1859, 60, Milano.) — Stabile G., Fos- siles des environs du lac de Lugano. (Atti Soc. Klv. di se. Nat. riun. in Lu- gano, 1861: Estratto.) Anche il dott. Lavizzari, nella pregiata sua Guida sul Canton Ticino, nella quale fra le altre si hanno importanti notizie geologiche e paleontologiche di quella regione e dello regioni finitime, descrivo lo rocce che formano il Monto San Sal- vatore, e dà un elenco di fossili in esse raccolti, desunto dai lavori su citati dello Stabile, del Merian e dell'Hauer. (Lwizzari L., escursioni nel Cantone Ticino, pag. I8f. e 852: 1859, Lugano.) su ALCUNI FOSSILI DEL TRIAS MEDIO, ECC. 41 in parecchi punti di quella mas!p. Un solo esemplare incompleto. * Spiri ferina f rag ilis Sclilothoim sp. Onesta specie, indicata dapprima dal Meri;iii nella dolomia del Monte San Salvatore, secondo lo Stoppani ora rappresentala da un frammento, che non ho ti-ovato nella colleziono del Museo di Milano. Waldheimia angusta Schlollieim sp. (ìli esemplala che ritengo appartenere a questa specie, vennero dallo Stoppani riferiti alla T. hipariita d'Orb. in Miìnsler (Jìeitràge, ecc., pag. 60, tav. VI, lig. 11). Haldheimia subangusta Aliìnstoi sp. L'esemplare di San Salvaloi'C corrisponde assai bene a quello figu- rato dal dolt. Salomon tra i fossili della Marraolata (Geol. imd fa- laeont. Studien ìlher die Marmolaia, Palaeontographica, l>d. XLII, pag. 107, liv. Ili, fig. 40; l.S9.\ Stuttgart). * 1 fossili preceduti dall'aslorisco, sono quelli die non ho trovato noi materiale che ebbi in esame: essi si trovano citati nei su ricordati lavori del Morian, del- l'fTauor, 0 dello Stoppani. •SU ALCUNI FOSSILI DEL TRIAS MKDIO, KCG. 4.'» ÌVdldhehnia angiistaeformis Boechk (Bittner A., Bra- chiopodeii der aljiimn Trias, Abhantl. dei' k. k. geol. ReichsanstnU, Bd. XIY, pag. 8, lav. XXXVI, fig. 37-40: 1890, Wieii). Di questa specie, che iiurmalmeute si trova lU'l miischelkalk (s. s.), ho esnminato tre esemplari incompleti. * Terqueniia diffovnils (loldfuss sp. importo questa specie sulhi fede del Merian. Lima conocardiuììi Stoppaui ? Tre Trammenti di Lima, dal Merian descritti sotto il nome di L. Stabilei (op. cit., pag. 85), e dall' llauer invece riferiti, ma con dub- bio, alla L. striaia Sebi. (Haiièr, 1855, op. cit., pag. 414, tav, 1, fig. 11, 12). Io credo che con maggiore probabilità possano ritenersi invece spettanti alla detta specie dello Stoppani, trovata al Pi/.zo di Cainallo (op. <'it., pag. UO, tav. XX, f\g. 1-3). Lima Lavl^zavH Stabile i-'Hauer ha descritta e figurata questa specie (op. cit., 1855, pa- gina 414, tav. I, fig. 10), la quale per la forma e per la ornamen- tazione si avvicina alla L. loìigissima Volz. Nel materiale del Mu- seo di Milano vi ha un frammento di Lima che corrisponde abf-a- stanza bene, per la ornamentazione, all'esemplare disegnato dall' Hauer, precedentemente descritto d;il Merian (L/ma sp. Merian, o[». cit., ]»a- gina 8f)). Fra i fossili del Monte San Salvatore raccolti dal prof. Calloui, e che si trovano al Museo di Lugano, vi ha un modello interno di una valva, forse di Lima, ornata da forti coste e con apice molto adunco, come si osserva nelle grandi forme appartenenti al gen. Lima, dallo Stoppani raccolte e descritte nella fauna di p]sino. .4 i E. MARIANI. Jlinnìtes coniptiis (ioldfiiss {= IL spondyloides Schlotli. in Meriaii, op. cii., pag. 85). Una valva un po' erusa, ma che, sì pel contorno che per la orna- mentazione, corrisponde bene all'esemplare disegnalo dal Goldfuss {Pe- tre facta Germaniae, Voi. II, tav. LXXII, fig. G). Pecten Alberti Gold fuss {= P. inaeqaistrialns Goldfuss in Mi'i-iaii, op. l'it., pag. 8^)). l*ecten stenodictyits Salomon. Questa specie, dal Salomon descritta fra i fossili della Marmolata, venne da me trovata anche ad Esino {Appunti di paleont. lomb., pag. 127, lav. J, fìg. 9). Pecten discites Schiotheini sp. JPecten laevìgatus Schlolheim (=^ P. veUitm Goldfuss). È sulla fede del Merian che riporlo questa specie fra i fossili del Monle San Salvatore. JPecten subaltenians Oib. ? Un frammenlo di valva, che per la mancanza di spine sullo coste radiali principali, spine ben evidenti negli esemplari del San Gassiano descritti dal Biltner (op. cit., pag. 154, tav. XVIII, fìg. 25j, rasso- miglia all'esefliplare che venne disegnato nell'opera del (roldfuss (oji. cit., pag. '12, tav. LXXXVIll, fìg. 11). Anche gli esemplari del iadi- iiico dei dintorni di Lagoncgro, descritti dal Hii Lorenzo, ' sono s[)rov- visli di spine costali. Pecten lleriani Stabile (Stoppani, Sulla dolomia del Monte San Salcatoi-e, pag. 239 — Stabile, Foss. des environs du lac de Lugano^ pag. 29). ' De Lorkxzo G., Fossili del trias medio di f-ayonegro. (l'alaeontograpliia llalica, Voi. II, 18%, Pisa.) Pec ten A/eri mi Stab. SU ALCUNI FOSSILI DEL TRIAS MEDIO, ECC. 40 Conchiglia un })ò jiiù alta che larga, suborbiculare, assai convessa ; ornata da 13 coste robuste irradianti dall'apice, regolarmente spaziato, (ìli spazi intercostali, larghi e profondi, sono percorsi per lo più da una costa minore esile, la quale irradia dal- l'apice, ed ó mediana: talvolta lo costiciuo secondarie sono 2, la più esile delle quali si origina a circa un terzo dell'altezza dal- l'apice, mentre che l'altra come dissi di- scende dall'apice. Le strie di accrescimeiitu concentriche sono più o meno fine, di guisa che la superficie delle valve sembra divisa in zone. Nei punti di intersezione delle strie colle coste principali, que- ste sono leggermente granulose. Negli esemplari che ho esaminati si ha conservata un' orecchietta : essa ù triangolare ed ornata da costiciuo irradianti dall'apice della conchiglia. Il P. Meriam, di cui ho disegnato un esemplare in grandezza naturale, può riferirsi al gruppo del Pectcn MarglieìHtae flauer {Ueber die von Herrii Bergratli W. Fachs in den Venetianer Alpen gesammelten Fossilien. Denschr. der k. Akad. der Wissen., IM. Il, pag. 122, tav. XXI, fìg. 13: 1850, Wien). Aviculopecten luganensis Hauer (op. cit., 1857, pag. 151, tav. II, fìg. '., 5). Sono gli esemplari tipici sui (piali l' Ifaner ha stabilita questa nuova specie. Avicula caudata Ri(i[)pani. Parecchi esemplari, uno dei quali della forma dell'.!, mytiliformis Stopp., dal Bittner (op. cit., 1895, pag. 72, tav. Vili, %. 17, 18) riunita, insieme a quella descritta dal Salomon sotto il nome di j\. deci'piens della Marmolata {Geol. iind palaeont. iiber die Marmolata , pag. 152, tav. IV, fìg. 32-37), e che io rinvenni pure al Pizzo Gai- nallo vicino ad Esine {Apimnti di paleo nt. lombarda, pag. 128, ta- vola II, fìg. 3), alla Amcula caudata. iC» E. MARIANI. rosidononiya obliqua Hauer (óp. cit., 1857, pag. 152, tav. II, fìg. 8, 9). Questa specie, abbastanza comune al Monte San Salvatore, si avvi- ciiKi assai alla P. wengensis Wissna., e alla P. afftnis Gemm. ' Halohla Lomìneli AVissnianii sp. Una piccola impronta. Come già dissi, un frammento di questa specie, che è così comune nei calcari e negli scisti del ladiiiico lombardo, venne anche raccolto dal prof. Lavizzari nella dolomia del Monte San Giorgio. * Gervilleia salvata Bnmner sp. Questa forma venne trovata dal Lavizzari nella dolomia del Monte San Salvatore, e descritta per la prima volta dal Brunner nel 1852. ^ Venne in seguito descritta di nuovo e figurata dall' Hauer (op. cil., 1855, pag. 413, tav. I, fig. 7-9). Mìjtilus eshiensis Sloppani? {Sulla dol. del Monte Stut Salvatore, pag. 238). Un frammento che ritengo indeterminabile. 3Iyoconcha Brunneri Hauer (op. cit., 1857, pag. 151, tav. li, fig. G). Il prof. Salomon fra gli esemplari di questa specie trovati nella fauna della Marmolata, descrisse una varietà (var. angulosa, pag. 162, tav. V, fìg. 34), che dice trovarsi anche fra quelli del Monte San Salva- tore (Salomon, op. cit., pag. 57). * Gemmellako G. G., Sai trias della regioìic occidentale della Sicilia. (Meni, -lolla R. Accad. dei Lincei, Serie III, Voi. XII, pag. 'lOS, tav, IV, fìg. G : 1882, Roma.) 2 Brunner, Aperta géologique dea environs du lac de Lugano. (Neue Dcnk- schriften dei- allgem. sclmeizorischen Gesollschafl, Bd. XII, pag. 5.) su ALCUNI FOSSILI DEL TRIAS MEDIO, ECC. 47 Myocoìicha Miilleri Gieb sp. Un esemplare identico a quello della Marmolata (SalomoD, op. cit., pag. 161, tav. V, fig. 26). Mncrodon esinense Stoppani sp. * Myophoria Goldfussii v. Alberti. Riporto questa specie sulla fede del Meriaii (op. cit., pag. 86). Myox)1ioria elegans Dnk. Questa specie venne pel primo citata fra i fossili del Monte San Salvatore dal Merian. Nel Museo di Milano si ha un modello interno di valva sinistra. Gonodon cingulatum Stoppani sp. Gonodon esinense Stoppani sp. * Lucina ScJiniidfi Gein. sp. ? Il Merian riferisce con dubbio a questa specie (= Vemcs vent?i- cosa Dnk.) alcune bivalvi, che lo Stoppani ritenne indeterminabili. Worthenia sigaretoides Kittl. Un esemplare incompleto: le dimensioni son quelle dell'individuo della Marmolata figurato dal Boehm (op. cit., pag. 219, tav. IX, fi- gura 15). Questo esemplare del San Salvatore venne dallo Slabile e dallo Stoppani descritto, però imperfettamente e non figurato, sotto il nome di NeìHtopsis Stoppaiiii (VeJi Stoppani, op. cit., pag. '237). Wortheniopsis Quirinii Stoppani sp. Fedaiella monstrtitn Stoppani sp. Marmolatella complanata Stoppani sp. L'esemplare incompleto del San Salvatore dallo Stoppani riferito a questa specie, e che si trova nel Museo di Milano, fu già dall' Hauer 48 E. MARIANI. ritenuto, ma perù con dubbio, la Marmolatella lemtmcata Hornes sp. Io ritengo che, dato il suo cattivo stato di conservazione, essendo sprov- visto del primo giro della spira e della porzione estrema dell' ultimo giro, non si possa delermiuai-e specificamente. Però nel Museo di Lu- gano hii trovano alcuni esemplari di Maz-niolatella, che si possono ri- ferire a questa specie di Esilio. Trachyneritd Stabìlei Haucr sp. ( = l'fwbo Stabilei Hauer, op. cil., VKu, pag. ir)0, tav. II, lìg. i-3). 11 Kittl ricorda come probabile la presenza di questa specie nei cal- cari della Marmolata e del Latemar (op. cit., pag. 135, tav. Ili, fi- gura 13-14). Nel lavoro di revisione della fauna di Esilio il Kittl par- lando di questa specie — la quale perù non si conosce ad lesino — dice come essa sia stata trovata al Monte Stabile (!), deducendo ciò probabilmente dal nome specifico datole dall' Hauer, nomo specifico che si riferisce all'abate Giuseppe Stabile, benemerito cultoi-e della paleon- tologia ticinese. Lepetopsis petricola Kittl sp. {Scunia pelricola Kittl, Gastr. Marni., Jahrb. der k. k. geol. Reichsanstalt, pag. Ili, tav. I, fig. 4-5: 18!)4, Wien). Nella dolomia del Monte San Salvatore si raccolsero 3 individui di capulidl, che dallo Stabile e dallo Stoppala vennero descritti ma non figurati, sotto il nome di Patella Vigle::n Stab. (Stabile, Foss. em\ Lugano^ pag. 27 — Stoppani, op. cit., pag. 237). Essi sono identici a quelli trovati nella Marmolata del Kittl e dal Boehm, ' e che ven- nero iudicati col nome di Lepetopsis pelricola. Socoiido il Kittl que- sta specie si troverebbe forse anche al Pi/,/.o di Cainallo. nella forma- zione di VAwQ. 2 ' BoEiiM J., Gaslr. Mann, (l^alaeontographica, Hd. XLII, pag. 2G0, tav. IX, fig. 5: 1895, Stuttgart.) - Kittl E, Die Gadropoden der Esinokalke, occ. (Ann. <1. k. K. Natur. Ilofmuseuins, Bd. XIV, lleft 1-2, pag. 8:<: 1899, \\ien.) su ALCUNI FOSSILI DEL TRIAS MEDIO, ECC. 49 Loxonema tenuis Miinster sp. Tvtjpano Stylus ohliqtius Stoppala sp. Trypanostylus eocilis Stoppani sp. Un piccolo individuo, della lunghezza di poco più di mm. 10. Il Kittl ritiene che questa forma possa essere probabilmente ima forma giovanile del Tnjpanostijhis geogrcqoliicus Stopp. sp. (Kittl, Die Gei- stropoden cler EsinokciWe, pag. 98, fig. 29). Omphaloptyclia JEschevi Hurnes sp. Omi^haloptifca lìJscheri var. Maironii Stoppani sp. Coelostìjlina EniTìirlchi Buhm. Riferisco a questa specie, descritta dal BOhni [Gasir. Marm., pa- gina 286, fig. 79) e dal Ritti [Gastr. Esm., pag. 150, fig. 81) fra i fossili della Marmolata e di Esine, un frammento di conchiglia che dall' Hauer venne riferito alla Coelostijlina gradata Homes sp. (Hauer, op. cit., 1857, pag. 150). Già lo Stoppani^ ebbe a notare, fra gli esemplari di Lenna che riferì a questa specie dell'Hurnes, delle diffe- renze nella ornamentazione della spira, nella forma cioè delle corone longitudinali ; differenze certo notevoli, che autorizzano alla formazione di una specie nuova, ciò che fece il Buhm. TJndularia concava Stoppani sp. Un individuo della forma tipica. Orthocevas politimi A. v. Klipstein. Un frammento della lunghezza di mm. 57; angolo di divergenza di circa 5^ Qmm esemplare era stato riferito dall' Hauer, ma però con dubbio, airo. dubimn (Hauer, Palaeoiit. Mtù., pag. 149). 1 Stoppani A., Les petrifications d'Fsino, pag. 21 ; 1858-60, Milan. Vol, XL. ,! 50 E. MARIANI. * Ceratites PempJiix (xMerian) E. v. Mojsisovics. Questa specie è ricordata fra quelle del Monte San Salvatore dallo Stoppani {= Ammonites Eicìiwaldi Keyserling, in Stoppani, Sulla chi. del San Salvatore, pag, 235). Io non l'ho trovata nel materiale che ebbi in esame. Ceratites luganensis (Meriaii) E. v. Mojsisovics. Oltre clie l'esemplare tipico figurato dall' llauer [Fomlien am dem Dolomite des M. Salvatore, pag. 408, tav. I, lig. 1, 2), si ha nn frammento della camera di abitazione. Questa specie è ricordata dallo Stoppani anche sotto il nome di Ammonites scajjhitiformis Hauer, nell'elenco dei fossili del Monto San Salvatore (Stoppani, op. cit., pa- gina 235). JJinarites Misanii E. v. Mojsisovics. Due piccoli esemplari delle seguenti dimensioni : diametro mm. 13 =r i — nmi. 12 = 1 altezza dell' ultimo giro . « G,5 = 0,49 — ^ 6 = 0,5 spessore « n . -^ 4,5 = 0,34 — •■> 4 := 0,33 larghezza dell'ombelico . -^ 3(?)= 0,23 (?) — -^ 3 = 0,23 ? Celtites Faniagallii Stabile sp. (Stoppani, Sulla dolo- mia del Monte San Salvatore, pag. 235 — Stabile, Fossiles des environs dio lac de Lugano, pag. 25). La descrizione che lo Stoppani e lo Stabile danno di questa specie, è la seguente : « La conchiglia è compressa, discoidale, senza care- na, adorna di grosse coste, o piuttosto di enor- mi tubercoli conici, allungati trasversalmente, ;; quasi puntali, e occnpauti colla loro base quasi 1^^? intieramente i lati dei giri: se ne contano 22 ( Celtites Famayaiiii Stab. W ciascuu giro. Il dorso è couverso, quasi pia- su ALCUNI FOSSILI DEL TRIAS MEDIO, ECC. 51 no. La spira si compone di giri stretti subquadrati. :' Questa forma, rappresentata nella dolomia del Monte San Salvatore da un frammento, che qui ho riprodotto in grandezza naturale, non presenta traccia di linea lobale. Per l'andamento della spira, per 1' ornamentazione e per la forma dei giri, sembra potersi riferire al gen. Celtites. Nell'elenco dei fossili della dolomia del Monte San Salvatore dato dallo Stoppani, sono ricordate alcune altre forme, la cui determinazione non mi pare esatta. Esse sono ; Waldheimia Sto'p'^anii Suess ; un frammento di brachiopode indeterminabile — Pecten flagellitm Stopp. ; ò un piccolo frammento di valva, le cui esili e tortuose coste lo fanno ravvicinare alla Lima Lavùzarii Stabile — Avieula e.xilis Stopp. ; è un esemplare di A. caudata Stopp., specie assai varia — Natica incerta Dnk. ; 1' esemplare che ne porta il nome è rappresentato da una sezione, affatto indeterminabile — Natica comensis Hòrnes; l'e- semplare dallo Stoppani riferito, però con dubbio, a questa specie, è un frammento di modello interno, che non si presta neppure a una de- terminazione generica — Arcestes Ungevi Klipst. sp. ; a questa spe- cie venne riferito dallo Stoppani un piccolo nucleo, che forse è di Ar- cestes,. affatto indeterminabile. Lo Stoppani inoltre nel detto catalogo, cita con dubbio, VAm. recte- lobatus Hauer, togliendo erroneamente tale indicazione del lavoro del- l'Haiier più volte citato [Palaeontologische Notizen, pag. 156, tav. I, fig. 5; tav. II, iig. 10), ove questa specie viene descritta come una forma nuova dei ben noli strati di Klaus (strati a Po8. alpina). Ricordo infine che in alcuni campioni di dolomia del Monte San Sal- vatore, rinvenni, oltre che frammenti di corallari, che non mi fu pos- sibile determinare, alcuni fossili i quali, per la forma allungata, ci- lindrica, ma in parte schiacciati longitudinalmente, e per la forma e distribuzione di coste longitudinali scorrenti su porzione della loro su- perficie, sembrerebbero frammenti di spine dorsali MV Hybodus an- D'J, E. MAUIAXI. Qiclaiiis Mslr., (lescriUe e figurale dal Miìasior tra j fossili del San Cassiaiio. ^ Dando ora uno sguardo complessivo all'elenco dei fossili della dolo- mia del Monte San Salvatore, risulta evidente come tale potente massa dolomitica, nella quale qua e là si hanno tracce di bitume, rappresenta lutto il trias medio. Abbiamo infatti delle specie del muschelkalk propriamente detto e del ladinico, che qui riveste esclusivamente la facies dolomitica. Si viene d'altronde a riconfermare Topinione pel primo emessa dallo Sta- bile (1854), che cioè la dolomia del Monte San Salvatore debba rap- presentare il muschelkalk (s. s.) e il piano sovrastante,- quello cioè che più tardi si chiamò piano norìco, e che al presente forma la parte superiore del trias medio. •'' Le specie della dolomia del Monte San Salvatore, che sono caratte- ristiche del muschelkalk propriamente detto {piano di Recoaro del Hiltncr), 0 che più comunemente si trovano in esso, sono le seguenti: Kmriìmz liliiformis Lam. — Coenothyris vulgaris Schio tli. sp. — Sinriferina fragilis Schloth. sp. — Waldheimia angusta Schloth. s]j. • — Waldheimia angitstaeformis Boeckh. — Hinnites comptus (ìold. — Pecten Alberti Goldf. — Fecfen discites Schloth. sp. — Myoconclta Mhlleri Gieb. sp. — Myophoria elegans Dnk. — Lu- cina Schmidii Gein. sp. — Ceratites luganensis Merian sp. — Ce- ratites Pempìiic Merian sp. A queste si possono aggiungere la Mijo- pìioria vulgaris Schloth. sp., e VUndularia scalata Schloth. sp., raccolte, come già dissi, nella dolomia del Monte San Giorgio, 1 MiiNSTER von G., Beitràge zur Geoynosie and Petrefaclenkiuide de>i Slid- oHtlichen 7'irol's, ecc., Bd. IV, pag. ili, tav. XVI, fig. 17 (1841, Bayrouth). 2 Più tardi, seguendo l'opinione dello Stoppani, lo Slaliile modificava la sua ri- guardo all'età della dolomia del Monte San Salvatore, ritenendo cioè erroneamente che tutta quella massa dolomitica dovesse riferirsi alla formazione di Esine (Sta- bile, Fossiles des env. da lac de Lugano, 1861, pag. 9). la quale dallo Stop- pani era messa nel trias superiore, superiormente al raibl. 3 BiTTNEu A., lìemerkungen sur neuesten Nomenchdar der alpinen Trias, 1896, Wien. su ALCUNI FOSSILI DEL TRIAS MEDIO, ECC. 53 L' iriiiìiites compins Gold, si trova però a vari livelli del trias : così ad esempio nella Lombardia venne da tempo trovato nel trias in- feiriore della vai Trompia, della valle di Scalve, * e non manca nel calcare di Esino. Il Pecten Alberti Goldf. è noto anche nel ladinico ; così pure il Pecteii discites Schloth. sp., che dal trias inferiore passa fino al ladinico (Esino, Presolana, dintorni di Lagonegro, ecc.), ed è noto nella dolomia del trias medio di Aroua. ^ La Mijoconcha Miilleri Gieb. sp., frequente nel trias inferiore tedesco, venne raccolta nel cal- care della Marmolala. Fra le dette specie del Monte San Salvatore se ne hanno alcune della zona a Cer. binodosus, ed altre della zona a Cer. triiiodoms. Alla prima infatti si possono riferire le seguenti: Coeuothyris vulga- ris Schloth. sp. — Spiri ferina fragilis Schloth. sp. — Pecten lae- vigatas Schloth. : alla seconda queste : Waldheimia angusta Schloth. sp. — Ceratites Pemp)hix Merian sp. — Ceratites luganensis Mo- ria n sp. Quasi tutte le specie del Muschelkalk (s. s.) della dolomia del Monte San Salvatore sono note in parecchie località delle prealpi lombarde, come risulta dalle ricerche e dagli studi in special modo fatti dall'E- scher von der Linth, dal Benecke, dal Lepsius, dal Mojsisovics, dal Bittner, dal Tommasi, dal Philippi, ^ per non parlare di quelle nume- rose e ben note dello Stoppaci, del Curioni, del Varisco e del Taramelli. ^ ToMM.vsi A., La fauna del trias inferiore nel versante meridionale delle Alpi. (Palaeontographia Itaiicn, Voi. I, 1895, Pisa.) 2 Parona G. F., Sulla età della dolomia di Afona. (Piendiconti del R. 1st. Lomb., Serie II, Voi. XXV, 1892, Milano.) ■^ Escher von dar Linth, Nacìitrag ilber die Trias in der Lombardei. (Denk- s(5hr. d. allgem. Schweiz. Gesellschaft, XIII, 1853. — Benecke v. E, Ueher ei- nige Muschelkalks-Ablagerungen der Alpen. (Geognost. palaeont. Beitrage, 1868, Miinchen.) — Erlàuterungen su einer geol. Karte des Grigna-Gebirges. (Neues Jahrbucli, ecc. Ili Beilage-Band, 1885, Stuttgart.) — Lepsius R., Das Westliche Siid-Tirol geologisch dargestelU, 1878, Berlin. — Mojsisovics v. E., Die Ce- phalopoden der medilerranen Trias- Provin:-. (Abband. d. k. k. geol. Reichsan- 54 E. MARIANI. Ma la maggior parie dei fossili della dolomia del Molile San Salva- tore, appartiene al piano ladùiico, irovandosi essi per lo più nelle faune così ricche di Esino e della Marmolata, non mancando alcuni in quelle della Presolana e G. di Camino, di Leuua, del Glapsavon, dei dintorni di Lagonegro, essendo inoltre alcune specie comuni alla fauna del San Gassiano. ^ Vediamo infatli come colla ricchissima fauna di Esino, quella del Monte San Salvatore ha in comune 2G (28?) forme, che sono: Di- plopora porosa Schafh. — Diplopora herculea Stopp. sp. — The- cosmilia esinensis Stopp. sp. — Terquemia difformis Gold. — Lima conocardium Stopp. ? — Pecten stenodidyits Sai. — Pecten Alberti Gold. — Pecten discites Schlolh. — Pecten diversus Stopp. — Jlin- nites comptus Goldf. — Avicula caudata Stopp. — Ilalohia Lom- meli Wissm. — Mijoconclia Bnmneri Ilauer — Macrodon esùiense Stopp. sp. — Gonodon cingulatum Stopp. sp. — Gonodon esinense Stopp. sp. — Wortìienia sigaretoides Kittl — Wortheniopsis Qui- rinii Stopp. sp. — Fedaiella monstrum Stopp. sp. — Marmola- tella complanata Stopp. sp. — Lepetopsis petricola Kittl sp. (?) — Loxonema tenuis Ustr. — Tnjpn nostijlus obliquus Stopp. sp. — slalt, Bd. X, 1882, AVien.) — Bittner A., Bracldopoden cler alpiner Triadi. (Abliand. d. k. k. geol. Reichsanstah, Bd. XIV, 1890, Wien. — Tommasi A., La fauna del calcare conchigliare (Muscìielkalk) di Lombardia, 1894, Pavia. — PiULippi E., Beitrag zur Kenntniss des An f banes der Schichtenfolge im Gri- gnagebirge. (Zeitschr. d. Doutsch. gool. Gcselischaft, 1895, Berlin.) ' Stoitani a., Lyes pélrifications d'Edno, 1858-00, Milan. — Salomon \V., Geologische und palaeonlologische Stndien iìber die Marmolata. (Palaeontogra- pLica, Bd. XLII, Lief 1-3, 1895, Stuttgart.) — Boeiim ,)., Gastr. Marm., 1895, Stuttgart.) — Kittl E., Gastr. Esinokalke, 1899, AYion. — Majiiani E., Ap- punti di paleontologia lombarda. (Atti Soc. Iial. di se. Nat., Voi. XXXVl, 1896, Milano.) — Nnove ossercazioni geologiche e paleontologicìte sul gruppo della Presolana e stella Cima di Camino, (lìend. R. 1st. Lomb., Serio II, Voi. 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Colla fauna della Marmolata ha in comune le seguenti 22 (23 ì) specie : Diplopora jiorosa Schafh. — Diplopora lierculea Stopp. sp. — Waldheimia subangiista Mstr. sp. — Waldheimia angmtaefor- mis Boeck. — Terquiemia difformis Gold. — Lima subpunctata d'Orb. — Pecten stenodictijus Sai, — Pecten discites Sclilotli. — Avicula caudata Stopp, — IlaloUa Lommeli Wissm, — Mijocon- cìia Bruìineri Hauer — Mijocoiicìia Mulleri Gieb. sp. — Macrodon esiiieìise Stopp. sp. — Worthenia sigaretoides Kittl — Fedaiella monstrum Stopp. sp. — ^Marmolatella complanata Stopp. sp. — Tracìiijnerita Stabilei Hauer sp. (?) — Lepetopm petricola Kittl sp. — Loxonema tenuis Mstr. — Ompìialoptyclia Escheri var. Mai- roìiii Stopp. sp. — Coelostijlina Emmricìd Bohm — Undularia concava Stopp. sp. — Dinarites Misanii Mojs. In comune colla fauna della Presolana e C. di Camino, sono le 7 seguenti; Liplopora herculea Stopp. sp. — Diplopora porosa Schafh. — Tliecosmilia esinensis Stopp, sp. — Pecten discites Schloth, — Fedaiella monstrum Slopp. s[i. — Marmolatella complanata Stopp. sp. — Coelostylina Emmricìii Bi'Jhm. Colla fauna dei dintorni di Lagonegro ha in comune 6 specie ; Di- plopora porosa — Pecten stenodictyits Sai. — Pecten discites Schloth, — Pecten subalternans d'Orb. — Avicula caudata Stopp. — Di- narites Misanii Mojs. lu comune colla fauna del Clapsavon si hanno 3 specie, che sono ; Diplopora ^lierculea Stopp. sp. — Orthoceras politum Klipst, — Dinarites Misanii Mojs. : 3 con quella di Leuna ; Fedaiella mon- strum Stopp. sp. — Marmolatella complanata Stopp. sp, — Coe- lostylina Emmricìd Buhm, Colla fauna del San Cassiano, non consi- derando, poiché di determinazione dubbia, VHybodus angulatus Mstr., ha in comune 5 specie, che sono : Waldheimia subangusta Mstr. sp. 56 12. MARIANI. — Lima subpimctaia d'Orb. — Pecten sitbaltermns d'Ori). — Loxoìiema tenuis Mstr. — Orthocems jMilum Klipst. Ricorderò infine che la Gervilleìa salvata Brunner sp., per la prima volta trovata, come già dissi, nella dolomia del Monte San Salvatore, venne più tardi raccolta a Lumezzane e a Sarezzo (Val Trompia) ìli una dolomia infraraibliana. Anche nella dolomia della Cascina Rasa su ricordala, si ò consta- tata la presenza di fossili di diversi piani del trias medio, come ab- biamo visto nelle dolomie del Monte San Salvatore, del Monte San Giorgio, e come il prof. Parona constatò in quella di Arena. Nella dolomia della Rasa infatti si sono raccolti dei gasteropodi, delle bivalvi e diplopore del piano di Esine, e due cefalopodi spettanti alla zona superiore del Muschelkalk propriamente detto (Pleuronauti- lus distinctus Mojs. — Ceratites brembamts Mojs.). ^ Aggiungo inol- tre che anche nelle masse calcari e dolomitiche, comprese fra le are- narie del trias inferiore e i calcari marnosi del raibl lungo la sponda orientalo del Verbano, vennero recentemente da me raccolti dei fossili, uno dei quali ò comune sì nel trias inferiore, che in tutta la massa del trias medio, come vedremo in seguito. Resta quindi vieppiù dimostrato che nella regione compresa fra il Lago di Como e il Lago Maggiore, il complesso gruppo del trias me- dio, che qua e là è fossilifero, è rappresentato quasi esclusivamente dalla facies calcare-dolomitica : mancano in esso le facies arenacea, marnosa e talvolta tufacea, che caratterizzano la facies luenghiana, 0 che sono invece sviluppate in molti punti della Lombardia centrale e orientale. Fino al presente in questa nostra regione occidentale, non si sono trovali fossili della zona profonda del Muschelkalk alpino, o zona a Dadoerinus gracilis Buch. sp. Data però la regolare successione de- ' ToMMASi A., La fauna del calcare condii gliare, ecc., pag. 50. su ALCUNI FOSSILI DEL TRIAS MEDIO, ECC. 57 gli Strati calcari-dolomitici che stauiio o sopra i porfidi, o sopra le arenarie del trias inferiore, tale zona non può mancare. Nella grande sinclinale dolomitica del Monte San Salvatore, la zona a B. gracilis è certo rappresentata dagli strati inferiori che sono sterili di fossili; strati che hanno una tinta oscura, e non biancastra come i sovrastanti banchi dolomitici, nei quali, come ho già detto, la stratificazione non è così evidente come negli inferiori, e dai quali provengono tutti i fossili che brevemente ho qui descritti. * Come sopra ho ricordato, si è sulla sponda lombarda del Lago Mag- giore, a sud di Germignaga e di Porto Valtravaglia, che ho potuto raccogliere alcuni fossili del trias medio. Questi fossili vennero tro- vati in due punti, e cioè alle fornaci di calce sulla strada lacuale, e alla Rocca di Calde : nella prima località li raccolsi nell'abbondante materiale di frana e nei mucchi di detriti delle vecchie cave, che ser- vivano ad alimentare le fornaci che da molti anni non funzionano : nella seconda località invece, li raccolsi qua e là nella roccia in posto. La determinazione di quei pochi fossili trovati, conferma l'esat- tezza del riferimento al trias medio di tali calcari fossiliferi, riferi- mento cronologico finora fatto in base alla stratigrafia regolare di quella regione. 11 trias medio nella Valtravaglia poggia in vari punti sui porfidi quarziferi, come a Cunardo, a Bedero Valcuvia, nella valletta del tor- rente Calde, nella valle di San Michele, nell'alta vallecola del torrente Rone che sbocca a Porto, nella gola del fiume Tresa vicino a Voldo- mino, ecc. In altri punti la base del muschelkalk è fatta invece dai conglomerati porfirici del verrucano, come ad esempio alle dette for- naci di Germignaga, al Monte la Nave, nella Valganna (poco a sud del laghetto di Ganna, ecc.), come si verifica per la dolomia del Monte San Salvatore che poggia sui conglomerati del verrucano. Altrove in- 58 E. MARIANI. fiiie i calcari del muschelkalk stanno in direlto contatto coi micascisti recenti, come a sud di Porto Valtravaglia. L' inclinazione di questi strati calcari del trias medio è a sud-est; inclinazione che si osserva anche per quelli dolomitici di Angera e per quelli di Arona. I corrugamenti avvenuti in questa estrema regione lombarda, hanno prodotto oltre che morbide pieghe, parecchie faglie, in parte rilevate dal prof. Taramelli nella sua bella monografìa geo- logica sul bacino del fiume Ticino, ^ e più tardi dal prof, Schmidt'. - È ai lavori di questi illustri geologi, che rimando chi voglia farsi un concetto esatto della successione delle formazioni mesozoiche che affio- rano in questa regione prealpina, e dei rapporti che esse presentano cogli scisti cristallini e colie ben note rocce effusive. Qui voglio solo ricordare la serie dei terreni che si incontrai io da Germignaga a Laveno, serie che, come ò noto, non corrisponde con quella della sponda opposta del Verbano, essendo che la prima è data quasi totalmente da sedimenti del mesozoico, mentre che la seconda è data esclusivamente da rocce scistose cristalline, in alcuni punti attra- versate da porfiriti. "Dal paese di Germignaga portandosi a quello di Porlo Valtravaglia, attraversato il piccolo piano alluvionale del torrente Fiume, qua e là si vedono affiorare dal mantello morenico, i micascisti, i quali si fanno sempre più potenti verso la punta Lavello, spingendosi anche ad oriente, sì che si incontrano più a monte percorrendo la strada che conduce a Bi'ezzo di Bedero, e lungo la strada che fiancheggia la Margorabbia fin quasi a Mesenzana. Onesti micascisti, che si presentano in banchi pressoché verticali, sono granatiferi e tormaliuiferi. Lungo la strada lacuale, essi si arrestano poco prima dell'imbocco * Taramelli T., Noie geologiche sai bac'mo idrografico del fiume Ticino. (Boll. Soc. Geo). Ital., Voi. II, 1885, Roma.) - Schmidt und Steinmann, Umgebang von Lugano, Eclugae Geologiae Ilel- vetiae, Voi. 11, N. 1, 1800, Lausanne. su ALCUNI FOSSILI DEL TRIAS MEDIO, ECC. 59 sud dell'ultimo tunnel ferroviario che precede il paese di Germignaga, ove si hanno banchi poco potenti di conglomerato rossastro, di ciottoli porfirici, di quarzo e di frammenti di detti micascisti. Questo conglomerato a contatto coi micascisti ò grossolano ; superior- mente si fa più minuto, sì che i banchi superiori di esso sono are- nacei, fatti quasi esclusivamente da un impasto di .piccoli frammenti di quarzo, di porfido e di porfirite. Addossati a queste rocce clastiche, la cui potenza è quivi di circa m. 15, e che affiorano solo sul fianco nord-ovest del colle di Brezzo di Bedero, si hanno potenti banchi di calcari grigiastri fortemente rad- drizzati, e diretti pressoché da nord-nord-est a sud-sud-ovest; direzione questa uguale a quella del Verbano medio. Tra i calcari e il detto conglomerato, non si trovano i porfidi, come venne indicato sulla carta geologica annessa alla citata memoria del prof. Taramelli. Gli strati calcari, dello spessore di circa cm. 10, si spingono essi pure ad oriente, a formare una fascia, che attraversa in direzione da ovest ad est, la valle della Margorabbia, sulla sponda destra della quale essa viene a poggiare sul porfido. A questi calcari compatti grigiastri, nei quali, come già dissi, rac- colsi dei fossili del trias medio, seguono calcari azzurrastri e scisti calcari marnosi del raibl, pur essi raddrizzati, nei quali il prof. Ta- ramelli raccolse alcune bivalvi raibliane. In alcune piccole cavità di questi calcari scistosi, tra Bedero e Porto, si trova del bitume ; e sot- tili scisti bituminosi vennero osservati dal prof. Stoppani in un'altra fascia più meridionale di raibl, vicino alla cascina Bertolina sopra Fer- rera di Varese. Il raibl che forma il colle su cui giace il paese di Brezzo di Bedero, affiora anche alquanto ad est di questo paese, lungo la sinistra della Margorabbia, a ridosso dei calcari del trias medio: non si osserva invece sul lato opposto, ove per una faglia questi cal- cari sono ricoperti dai micascisti. Spingendosi fino a Porto, sì lungo la strada lacuale che dall'altra strada che si distacca da Bedero, la GO E. :mariaxi. che lio potente alluvione postglaciale terrazzala maschera le rocce sottostanti fin poco a sud di Porto, ove affiorano per breve tratto i micascisti, sui quali poggiano i calcari e dolomie del trias medio abbn- o •| stanza potenti (Rocca di Calde), e una sot- ^ tile fascia di raibl. Nella insenatura di I Calde si dJsteude di nuovo per breve -^ . tratto il detto terrazzo; ludi si ha la se- i 1 lie continua dei terreni dal trias medio ''- p ^ ^ al lias inferiore fino a Laveiìo. Infatti allo -3 « '^ -2 dolomie e ai calcari grigiastri compatti "^ ^ del trias medio segue ima stretta fascia _ ^ di raibl, su cui si adagia la dolomia S ' principale, essa pure poco potente; segue "* g il retico qua e là fossilifero, sul quale I "^ ^ g poggiano i calcari assai potenti del lias M g inferiore, che sono compresi da una sin- 's o -o ■> clinale del retico, e che si continuano, s « qua e là coperti da formazioni moreniche, '' °° a sud di La vene. Tutti questi strati, dal ^ p trias medio al sinemuriano, sono forte- S ■§ mente raddrizzati, come lo è la sinclinale S •- del retico dei Pizzoni di Laveno, legger- ci --3 mente inclinala a sud-est. I '" Questa successione dei terreni costi- •1 tueiiti la sponda orientale del Lago Mag- C/3 .S giorc da (rermignaga a Laveno, si rileva _. esattamente dallo spaccato dello Schmidt, che qui riproduco, leggermente modifi- LlJ 2 calo. lìipoi'to qui r elenco dei pochi fossili potuto determinare fra il inatoriale raccolto vicino alle fornnci su ALCUNI FOSSILI DEL TRIAS MEDIO, ECC. 01 fra Germignaga e Poi'lo, f3 alla llocca di Calde. Voglio però dapprima ricordare, come già il prof. Taramelli molti anni or sono, raccoglieva pel primo in questi calcari triasici, alcuni frammenti con sezioni di gasteropodi turriculati, ^ che pur troppo andarono smarriti. Diplopof'a j)orosa Schafh. In un frammento di calcare grigiastru alla Rocca di Caldo. Anche nella dolomia rossiccia delle vicinanze di Gunardo, ho trovato parecchi frammenti di Diplopora, da riferirsi a questa specie, la quale, come già altra volta ebbi occasione di far notare, è la specie più diffusa nei calcari e nelle dolomie infraraibliane della Lombardia. Montlivaltia radiciformis Mimster sp. Un frammento alle fornaci. Specie nota ad Esino, alla Marmolata, ecc. Pecten discites Schlotheim sp. Di c{uesta specie che, come sopra ricordai, si trova anche nel trias inferiore, ed è così comune nella formazione di Esilio, raccolsi due' frammenti di valva alle fornaci. JPecten Alberti Goldfuss. Anche questa, che raccolsi insieme alla precedente, è una specie che trovasi di frequente nella parte inferiore del trias medio. ^vietila caudata Stoppaui. Specie caratteristica della facies calcare-dolomitica del piano ladimco della Lombardia. E nota anche alla Marmolata [A. deci]}ìe7is Sai.), e nel ladinico dei dintorni di Lagonegro. Raccolta una valva alla Rocca di Calde. * Taramelli T., Osservazioni stratigrafiche sulla Valtravaglia. (Rendiconti del R. Istit. Lomb., Serie II, Voi. XVIII, 1885, Milano.) G2 E. MARIANI. Jli/ophoria sp. Un piccolo modello interno trovato alla Rocca di Gald'5. Codinella tnanimi for nils Kittl sp. Un bell'esemplare un po' più piccolo di quello descritto dal Killl tra i fossili della Marmolata [Gastr. Harm., pag. ii5, tav. I, fig. 2i). Raccolto alla Rocca di Calde. JDelpliinnlopsis Mnodosa Mstr. sp. Due frammenti che si avvicinano assai alla Slomatia Chiocchi Stop- paci {Les petrifications d' Esilio, pag. G7, tav. XIV, fig. 20-22) dal Kittl riferita, insieme alla St. coronata Stopp., alla detta specie del Minister, che si conosce nelle faune del San Cassiano, della Marmolata, oltre che in quella già citata di Esino. I due frammenti vennero raccolti alia Rocca di Calde. Oììiphaloptycha Aldrovandì Stoppani sp. Riferisco a questa specie di Esino, che talvolta assume grandi di- mensioni, un individuo giovane leggermente carenalo, e con uu sottile solco suir ultimo anfratto poco sotto alla carena. Questa specie ò assai variabile : ad essa il Kittl ha riferito parec- chie forme, pur esse di Esino, che dallo Stoppani erano state separate e descritte come specie nuove (Ch. involiUa, circumsulcata, umhili- cata, sulcellata, leprosa, fusiformis. Collegni). È una specie nota anche nella dolomia di Leuna (vai Brembana) ; e recentemente fu da me trovata in quella della Presolana. L'esemplare ora descritto lo raccolsi alla Rocca di Calde. Vndtdaria (Pì^otorcida) 3Iatthiolii Stoppani sp. Un esemplare fatto da IO loggie : angolo spirale di 12". Le camere sono leggermente concave, con un evidente cordone prominente lungo la sutura: linee di accrescimento sinuose, esse sono visibili in parte sull'ultima loggia. OD su ALCUNI FOSSILI DEL TRIAS MEDIO, ECC. Go Finora questa specie era nota solo nei calcari di vai del Monte (Esiuo). Il nostro esemplare venne raccolto alla Rocca di Calde, Queste poche specie che ho potuto trovare dopo lunghe e ripetute ricerche nella roccia in posto e nell'abbondante detrito di falda, sono tutte abbastanza comuni nel piano ladinico; solo il Pecten discites Schlth. sp. si trova anche in piani più antichi, e cioè nel trias infe- riore e nel muschelkalk (s. s.), si nella regione alpina che extralpina. È però una specie abbastanza frequente nelle dolomie e nei calcari in- fraraibliani (Esino — Presolana — Marmolata — Lagonegro). Ad Esine ad esempio, nei calcari del Pizzo Gaiuallo e in quelli di vai del Monte, vennero raccolte parecchie forme che si allontanano un po' dalla forma tipica dello Schlotheim : sono piccole varietà che dallo Stoppani vennero descritte come specie nuove (P. liseaviensiSj, Cainalli^ contemptibilis^ Stoppani A., Pétr. Esino, pag. 102, tav. XXI, fig. 6, 10-12), ma dal prof. Salomon messe in sinonimia colla detta specie dello Schlotheim (Salomon, Marmolata, pag. 146). Aggiungo però che la forma di Esino dallo Stoppani descritta sotto il nome di P. contemptibilis, pel contorno e per la esile ornamentazione, come già ebbe a constatare il Bittuer, si avvicina assai al P. subdimissus Miinster [Beitrage, IV Heft, 1841 ; pag. 73, tav. VII, fig. 6), specie comune nel piano di San Gassi ano (Bittuer, Lamell. d. alp. Trias, pag, 165). Milano, Museo Civico, Marzo 1901. ALCUNI CENNI SUL PLIOCENE DEI DINTORNI DI LACEDONIA. Nota del socio Italo Chelussi. Si trova questo paese nella provincia di Avellino ed ò situato sopra una collina che fa parte di quella serie costituente il preapennino orien- tale degradante alla pianura di Foggia. 11 pliocene di questa plaga presenta alcune particolarità per cui ri- tengo non del tutto inutile raccogliere in questa nota le osservazioni da ]ne fatte in due anni di residenza colà; anche per completare, per quanto mi è possibile, le cognizioni sul pliocene di questa regione in- terposta tra la regione del Vulture illustrata prima dal Deecke {Dei' M. Vultuì\ Stuttgart, 1891) poi dal De Lorenzo (// Monte Vulture, Napoli, 1893) e quella di Ariano illustrata dal prof. Capellini anni or sono {Ariano e i moi fossili, Bologna, 1869), e dall'ing. Salmoiraghi."^ Formazioni anteriori al pliocene. La formazione più antica della regione è il calcare cretaceo che si trova a S. presso il paese di Bisaccia a costituire buona parte delle così dette Montagne del Formicoso e a N. al Piano dell'Albero presso Lacedonia. È un calcare bianchissimo, poroso, subcristallino, con fre- 1 Salmojraghi F., Alcuni appunti geologici (ìeW Apennvno tra Napoli e Fog- gia. (Boli. Com. geol. it. 188 L) Voi. XL. 66 I. CHELUSSI. quenli noduli silicei, nou stratificato; è molto abljondaute di fossili, ina per lo più in frammenti difficili ad isolarsi dalla roccia ; il loro stato di conservazione non ne permette ima sicura determinazione specifica, ma è tuttavia sufficiente a dare un'idea approssimativa della forma- zione. H chiarissimo prof. Carlo Parona, al quale mandai alcuni di tali fossili meglio conservati, credè osservare nelle sezioni sottili delle or- bituline e tra i fossili macroscopici alcuni riferibili al genere Aleetryc' nia_, altri a radioliti^ altri infine per la loro struttura caratteristica a sfenUiti; per cui egli ritiene doversi riferire questo calcare al cretaceo medio e superiore e probabilmente al turoniano. Questo calcare, che si sprofonda a S. presso Bisaccia sotto le argille turchine plioceniche e precisamente a Stincone, Tavola cavallerizza e Madonna del Formicoso, riapparisce a N. E. sopra Lacedonia al piano dell'Albero e alle Cavate presso a poco con i medesimi caratteri ; a N. nel territorio di Anzano degli Irpini diventa giallognolo e per i fram- menti fossili ricorda verosimilmente il calcare di Bisaccia. Al di sopra di questo calcare cretaceo tanto a S. nel vallone dei Pitrulli, quanto lungo il torrente Calaggio e la Scafa suo affluente ed al Monte Vaccaro si ha pure un altro calcare non stratificato, grigio chiaro compatto senza fossili macroscopici e con rare foramiuifere visi- bili in sezione sottile e non determinabili. Per i caratteri litologici sem- brami che esso abbia molta analogia con quel calcare dell'Abruzzo aqui- lano che si trova interstratificato tra la lumachella giura liasica della Pi. Trio e il calcare di Rócca di Cambio. La mancanza di fossili non ne permette una sicura determinazione cronologica ; ma la sua posi- zione sembra stabilita tra il cretaceo e l'eocene inferiore che gli so- vrasta. Quest'ultimo sembra corrispondere agli Orbitoiden-Schichlou del Deecke collocati dal medesimo autore al disopra del piano numniulitico presso la località detta Piano dell'Albero (vedere tavola annessa alla memoria del Deecke) ; mentre, per quanto io abbia potuto osservare in detta località esso riposa sul calcare evidentemente cretaceo. È ben stratificato in ban- ALCUNI CENNI SUL PLIOCENE DEI DINTORNI DI LACEDONIA. 07 chi di poco spessore con direzione da S. E. aN. 0. con una inclinazione di 30°- 40" gradi; presenta non frequenti traccio di orbitoidi (?) e i suoi banchi sono intercalati da straterelli, sottili, rossastri di un' argilla scagliosa che forma sulle due faccie di ogni strato calcareo come una patina di qualche centimetro di spessore ; caratteristica da me e forse da altri osservata in Val di Merse in Toscana a N. della miniera cu- prifera di Boccheggiano, dove il fenomeno è molto appariscente e per lo spessore più forte degli strati delle argille scagliose intercalantesi ai banchi calcarei e per la molto maggior frequenza di essa specialmente a N. del Poggio di Montieri. L'eocene superiore non sem]3ra molto esteso nella regione, ma è ben caratterizzato; lo si trova a mezza costa sui due versanti del Monte Pauroso ad E, del Monte (3riglio ed è formato da straterelli di calcare alberese, bianco, sfaldabile, con traccie di f uccidi {Chondrites sp.); ha una potenza di circa 35-40 metri ed è sostenuto dal calcare compatto del cretaceo superiore. Scendendo dalla località detta Piano dell'Albero verso S. E. appa- risce un altro calcare bianco giallastro, marnoso, compatto, ricchissimo di nummulitidi; si estende a S. del gomito fatto dal fiume Ofanto e dal bosco del Serrone presso la masseria Pasciuti, fino ad 0. al bivio della strada Lacedouia-Rocchetta S. Venere e Lacedonia-Rocchetta S. An- tonio. Nella carta aggiunta alla precitata memoria del Deecke la zona in discorso è segnata con un' ellisse verde con V indicazione « Kreide und Nummuliten kalk « ; ma per quanto abbia cercato, non ho quivi potuto ritrovare traccie di cretaceo; ho piuttosto osservato che questo calcare in regione Menementa ed in regione Macchialupo sostiene le himute Mergel del Deecke, argille variegate, o, secondo il De Giorgi (Note geologiche sulla Basilicata), le argille scagliose superiori ed in alcuni punti le argille turchine del piacenziano. Tale calcare è ricco di nummulitidi non isolabili dalla roccia, le quali però diminuiscono in quantità ed in grandezza venendo da E. verso 0. cioè venendo dalla masseria Pasciuti alla masseria Pio presso la quale è aperta una cava. ()8 I. CHELUSSI. 11 sig. Pietro Prevcr di Torino, allievo del prof. Pai'ona, mi lia geii- lilmoute detcrminato le seguenti specie ira quelle che gli inviai; Namriiuliles Fichieli Michelotti. intermedia d'Ardi. « Tcìiihatchejjl d'Ardi. •' vasca Joly et Leyra. '' Boucìteri de La Harpe. ^striala d'Orb. ^ DoUeri {•) de La Ilarpo. Egli osserva che la TV. Fichteli si trova abbondantissima tanto in sezioni trasversali che longitudinali; v' è pure la Fiditeli (Mon. delle Num. di d'Archiac et Ilaime, pag. 100, tav. Ili, fig. T), \) a)\ la va- rietà rigonfia di Garans che d'Archiac considerò come una specie (N. ga- ransensis) ; hi forma piana, N. intermedia giovane di d'Archiac e le altre varietà. È pure abbondante la N. vasca, molto meno la N. Boii- cheri e la N. Tel dìiascì beffi e due o tre sezioni trasverse di una X. che egli inclina a ritenere per la N. striata. La presenza di queste due ultime specie non sposta le deduzioni stratigrafiche che si possono fare in seguito ad avere accertata la presenza delle alti-e specie sopra citate. Infatti, egli soggiunge che le N. Fichteli, intermedia, vasca e Boucheri, che sono due a due omologhe, cioè formano la coppia, caratterizzano finora dappertutto il Liguriano di Mayer (TongriaiK» quindi secondo il Lapparent) ; perciò si può conchiudere che queste nuniniulili apparten- gano all'oligocene inferioi'e. La presenza della N. TcìUhascìbefi potrebbe far credere che si tratti dell'eocene superiore; ma il trovarsi questa specie sola senza la compagna, mentre esiste la presenza di due coppie che caratterizzano l'oligocene inferiore, gli fauno ritenere vera la prima deduzione. Oltre queste nummuliti ve ne sono altre, ma tutte in sezione trasvorsa; come pure delle Operculine, delle Orliiloidi, dolio (rlobigorino, non su- ALCUNI CENNI SUL PLIOCENE DEI DINTORNI DI LACEDONIA. 60 scetlibili di determinazione. Come giustamente osserva il prof. Parona occorrerebbe, per un lavoro risolutivo, nuovo materiale e preferibilmente del detrito nella speranza di rinvenirvi nummuliti isolati. Nel calcare della cava presso là masseria Pio in regione Macchialupo il sig. Prever trovò alquanto nummuliti, delle globigerine ed una testularia assai bella e nel calcare delle cavate : K Vemmellensis de la Harpe e Vanden Broel. N. Boucher i, iiiiermedìa. Orbitoides jjapjracea Giimbel. « Fortisii id. •^. Gamhelì Seguenza. A questo medesimo piano dell'oligocene inferiore (tongriano) sono forse riferibili alcune brecciole nummulitiche del vallone Finetti a S, 0. del paese di Bisaccia, però poco estese, che sottostanno in parte alle ar- gille variegate, in parte alle argille turchine plioceniche ed in parte anche al conglomerato dell'astiano. Vi succedono cronologicamente la formazione delle argille variegate (forse meglio iridate) da me osservate a Meuementa e Macchialupo, tra Santo Mauro e il Monte Vaccaro, in qualche punto lungo il corso del torrente Galaggio e più specialmente sotto il Monte Calvario e sotto quello di Bisaccia. In nessuna di queste località vi ho potuto trovare fossili. Relativamente alla loro posizione cronologica il prof. Taramelli nelle sue Osservasioni stratigrafiche nella provincia di Avellino (Ren- diconti R. Istituto Lombardo, 1886) ritenne quelle della provincia in generale cretacee; così pure il prof. Capellini, il quale però non escludeva che alcune di esse potessero essere di età più recente e ri- feribili a diversi piani ; il Deecke finalmente le riportò all'Oligocene. Io ritengo che le argille variegate dei dintorni di Lacedonia non siano certamente, nemmeno in parte cretacee, ed osservo quanto segue : 70 I- CHELUSSI. l.** Le argille variegate hanno color rosso, verde, grigio e vinato, poca durezza e spigoli non taglienti nò acuti come quelle delle vere argille scaglioso più antiche, i cui frammenti sono più sottili, più duri e spesso a supei'ficie con lucentezza micacee; perciò differiscono da queste ed anche da quelle intercalate tra i banchi di calcare al Piano dell'Albero. 2.** A differenza delle vere argille scagliose, sono adatte alla col- tivazione e perciò la sterilità di quelle regioni sembra doversi attri- jjuire a cause estranee alle condizioni geologiche locali. 3.'' Le argille variegate sono accompagnate spesso da calcari mar- nosi variamente colorati, i quali per azione delle acque infiltranti si aprono in frammenti alquanto scheggiosi; tanto che in alcune località come in regione Tu farà a N. di Bisaccia sembra a primo aspetto che le argille variegate derivino direttamente dal disfacimento di questi calcari. Il dott. De Lorenzo nella sua memoria Osservicelo ni geologici te pel tronco ferroviario CasalbuoìW-Lagouegro, Napoli, 1894, riferendo le argille scagliose di quella località all'Eocene superiore, dice che esse contengono intercalati schisti argillosi, calcari marnosi, calcari orbitoi- dici e nummulitici e arenarie e tutta la formazione è quanto vi possa esser di più inadatto per lo sviluppo di un tracciato ferroviario perchè le argille si gonfiano irresistibilmente sotto l'inlluenza delle umidità e della pressione. ■i." Che queste argille o meglio i calcari da cui derivano aumen- tino di volume per la infiltrazione lo dimostrerebbe ii fatto che le case ed il castello del paese di Bisaccia come pure il muraglione che sor- regge il conglomerato tendono continuamente ad inclinarsi verso S. 0. La torre stessa del castello (dove si dice albergasse il Tasso) ha una proiezione di più di un metro. \a\ ragione di tal fenomeno mi sembra dovuta al ritrovarsi sotto il conglomerato, che sostiene il paese, a N. in regione Tufara, di un potente strato di calcari marnosi, i quali ingros- sandosi per le acque infiltranti agiscono a guisa di cuneo determinando un lento e continuo ribaltarsi verso S. della formazione sovrastante. ALCUNI CENNI SUL PLIOCENE DEI DINTORNI DI LAGEDONIA. 71 Per tali considerazioni sembrami dimostrata la dilì'ereuza sostanziale, almeno per i dintorni di Lacedonia, tra le argille scagliose antiche del cretaceo e dell'eocene e le argille scagliose recenti; differenza notata per la prima volta dal De Giorgi per la Basilicata ; come pure sem- brami dimostrata la loro differente origine. Per la loro posizione cro- nologica essi sono da ritenersi appartenere o all'oligocene inferiore (tongriauo) o forse più probabilmente, sovrastando esse ai calcari num- mulitici tongriani, all'oligocene superiore. Queste sarebbero in succinto le formazioni che, cominciando dal cre- taceo superiore, precedono il pliocene di questa regione; e tutte si sa- rebbero depositate in una sinclinale del calcare cretaceo. Pliocene. Il pliocene dei dintorni di Lacedonia mentre conserva i caratteri ti- pici del pliocene di altre regioni d'Italia, presenta alla sua base la formazione gessosa ed in alto il conglomerato con non frequenti ciottoli cristallini, il quale spesso sostituisce le sabbie gialle dell'astiano. La presenza del gesso, che però secondo molti autori apparterrebbe ancora al Miocene superiore, lo ravvicina a N. col pliocene di Ariano descritto dal prof. Capellini e dall' ing. F. Salmojraghi; ed il conglo- merato ad elementi in parte cristallini lo ravvicinerebbe col pliocenti della regione del Vulture descritta dal Deecke (I. e), in cui si trova pure la formazione chiamata da questo autore Gi/ps-Horùont. I gessi si trovano andando da Lacedonia verso N. 0. al di là del torrente Galaggio alla Scampitella, dove si ha una lente abbastanza grossa di gesso nella Val di S. Pietro sulla destra di questo torrente. Essa è di forma irregolarmente ellittica e sporge con un' altitudine di 500 m. sul livello del mare, in mezzo alle argille turchine. È formata da gesso in parte fibroso, in parte cristallino bianco, grigiastro o bruno e non è stratificato. Un' altra lente di gesso molto più grossa si trova pure verso N. 0. tra il Calac'gio ed il torrente Calabrone in territorio di Anzaiio 72 I. CHELUSSI. degli Irpini, cou un'altitudine di 797 metri; ha la forma di un paralle- logrammo irregolare con la diagonale maggiore di circa 1 chilometro ; ha presso a poco i medesimi caratteri del gesso della Scampitela e di quelle masse di Val Miscano e di Val Cervaro descritte dai precitati autori; però invece di sorgere come isola in mezzo alle argille turchine, riposa sul calcare da cui ha probabilmente origine in conseguenza del metamorfismo che questo ha subito per effetto di sorgenti solforose; ed è notevole il fatto che ammassi di calcare compatto non gessificato (murgie nel dialetto locale) si trovano in Val di Laosento, in Val Ga- laggio e in Alalie della Scafa, sporgenti in mezzo alle formazioni del terziario superiore. In due punti del lato orientale della lente gessosa di Anzano degli Irpini, si trovano due cumuli di ciottoli cristallini, per lo più grani- tici, mescolati con qualche frammento di roccia vulcanica bollosa, gri- giastra, non arrotondata da fluitazione ; frammenti che ho pure trovato, insieme a frammenti di ossidiana, non solo qui, ma anche sulle argille variegate di Menementa e Macchialupo, senza però poter decidere se portati dalle acque o spinti lontano dal Vulture in azione. Le marne turchine sono molto estese in tutta la regione tra Bisaccia e Lacedonia; hanno il loro solito colore caratteristico variabile nei toni da località a località; sovrastano talvolta al calcare cretaceo come a S. di Bisaccia, ma più spesso alle marne variegate. Come le argille plioceniche di Ariano, sono queste quasi sempre poverissime di fossili mal conservali; hanno invece in alcuni punti abbondanza di ciottoli discoidali di calcare e di un'arenaria la quale si trova nei pressi di Rocchetta S. Antonio. L'altezza da essa raggiunta sul livello del mare è in media di circa 700 metri ed il loro spessore ritengo non debba superare i 400 metri. Sono ricoperte dalle sabbie gialle e dal conglo- merato dell'astiano. Le sabbie gialle s'incontrano più che altrove a Lacedonia e al Monte Origlio ; in ambedue queste località sono ben stratificate con strati in- clinati da S. 0. a N. E. ; e specialmente all'entrata del paese, verso ALCUNI CENNI SUL PLIOCENE DEI DINTORNI DI LAGEDONIA. 73 N., dove in faccia alla chiesa di S. Maria si osserva una testata di strati regolarissimi ; a S. invece la stratificazione è meno evidente. Esse sono spesso abbastanza coerenti ed intercalate da banchi di poco spes- sore di un'arenaria giallastra poco tenace; e vi si scavano delle grotte molto spaziose adoperate dagli abitanti come cantine. L'altezza da esse raggiunta è di m. 730 a Lacedonia, 950 al Monte Origlio e più di 1000 m., come notò il prof. Taramelli, a Trevico, dove ai Serri, a S. Vito e in tenuta Scola supera i 1100 metri; altezza raggiunta in Italia, secondo le osservazioni dell' ing. Lotti, soltanto dal pliocene di alcune località della Sicilia. La potenza di queste sabbie è abbastanza considerevole, potendosi calcolare da 50-60 metri a Lacedonia ed a 300 al Monte Origlio. 1 fossili da me raccolti nei dintorni di Lacedonia sono i seguenti: Leda iMla L. marne turchine Natica millepuìictata Lk. id. Ostrea lamellom Brocc. sabbie gialle Pecten latissimus -n id. Penìa Soldaiii Desh. id. Cardiuni riisticum Ghem. id. f> ciliare Giul. id. Pectuìicalus glicimeris LI;. id. Puma tetragona Brocc. id. Natica losephina Risso id. Ceritliimn crenatum Defs. id. Turritella Brocche Bronn. id. Dentalium elephantiamn Limi. Terehra subulata LI;. Marex conglobatm Mich. 74 I- CHELUSSI. Il chiarissimo prof. Carlo De Stofani ebbe la bontà di determinarmi altre specie di cui ecco la nota per località: Anzaiio degli Irpini — La Petrara. Pecten latissimus Brocc. Venus ùUnidkoide^ Lek. Ai Vischi, vigna Gioele e Monte Origlio. Ostrea lamellosa Lrocc. Pecten fkbelliformis Brocc. Trevico — Tenuta Scola. Pecttmculus pilosm L. P. viola ce^ce as Lek. Ostrea lamellosa Brocc. Pmna Brocchi D'Orb. Pecten Alessii Philip. Mactra suUruncata Da Costa. Venus islandicoides Lek. Cardium edule L. Tiirritella Brocckii Brun. Cerithium crenatum Brocc. Terebra Basieroti Nyst. Mure. e 'pecchiolianits D'Ancona. Natica Josefhina Risso. De ni a Hum Delessartiaìmm Clioin. Di queste moltissime sono comuni con quelle di Ariano e di Monte- calvo raccolte dell' ing. Salraojraghi e determinate dai signori dott. Fo- resti e ing. Spreafico. • * Sai,mojra,giu F., Alcuni appunti geologici dell' Apennino tra Napoli e Fog- gia. (Doli. Com. geo!., ecc. 1881.) ALCUNI CENNI SUL PLIOCENE DEI DINTORNI DI LAGEDONIA. 75 Soiio quindi, come si vede, tutte specie del più tipico pliocene delle preformazioni littorali, cioè, come direbbero alcuni, dell'astiano; perciò, mentre sono veramente identiche alle specie del pliocene dell'Italia set- tentrionale, sono più antiche e diverse dai fossili dei terreni chiamati pliocenici di grandissima parte dell'Italia meridionale, che sono invece sicuramente più recenti. Il conglomerato. Le sabbie gialle sono spesso sostituite da un conglomerato formalo pur la massima parte da ciottoli di roccie secondarie e terziarie, ma che contiene anche ciottoli di roccie cristalline quali graniti, porfidi, gneiss, quarziti, ecc. Sulla provenienza di questi ciottoli trattarono già il Palmieri, il Deecke (Zur Geologie cler Unteritalien. Stuttgart, 1892) e più recentemente i signori Baldacci e Viola {Sulla estensione del Trias, ecc. Boll. Com. geol. it. 1893); mi limito perciò a darne una brevissima descrizione, premettendo che in Italia non sono rari i con- glomerati che contengono ciottoli di roccie cristalline appartenenti ai diversi periodi dell'epoca terziaria; e ricordo il conglomerato pliocenico di Gisano presso Albenga; la gonfolite di Como, in massima parte for- mata da arenarie e ciottoli cristallini, del tongriano secondo alcuni, del bormidiano secondo il prof. Taramelli; il conglomerato di Mosciano presso l'irenze e quello della Montagna di Reggio dell'eocene; quello dell'Ac- cesa 0 di Gasteani presso Roccastrada (Lotti, Note descrittive di Or- betello. Boll. Gom. geol. 1891) e finalmente le breccie granitiche li'o- vate dal colonnello Verri nell'Umbria e nel Sannio e dal Deecke a Pietra Roia presso Benevento. Il conglomerato ordinariamente poco coerente si trova nei dintorni di Lacedonia, a S. Mauro, alle Serre, al Monte Calvario e sotto il paese di Bisaccia; poggia per lo più sulle argille turchine e più raramente come a Bisaccia (versante Nord) sulle argille variegate; alle Serre raggiunge l'altezza di circa 900 metri sul livello del mare, con uno 7G I. CJIELUSSl. spessore di quasi I'OO metri; è talora stratificato con stratificazioiio evidente qiiaudo gli elementi sono piccoli come alle Serre e a villa Franciosi e gli strati concordano per direzione e per inclinazione con quelli delle sabbie gialle e con quelli del calcare eocenico del Piano dell'Albero. Fossili propri della formazione non credo se ne possano trovare; ma non di rado si hanno frammenti di grosse ostreadi simili a quelle di Monteleone di Puglia e di Accadia ; il che forse potrebbe far ritenere, in alcuni punti, anche per la forma talvolta elissoidale dei ciottoli, questo conglomerato di un'età più recente del pliocene. I ciottoli cristallini sono di roccie paleovulcauiche ; rarissimamente si trovano ossidiane e scorie probabilmente del Vulture. La loro va- rietà mineralogica e molto minore di quella dei ciottoli trovati dal Deecke prima e dai signori Baldacci e Viola dopo, tanto che questi ciottoli del conglomerato dei dintorni di Lacedoiiia potrebbero esser ritenuti come gli ultimi relitti del disfacimento di un conglomerato tongriano preesi- stente ad 0. verso Montella (v. Taramelii, op. e). I precitati autoi'i rinvennero nei conglomerati delle regioni da essi visitate, ciottoli di granito, di porfido, di diabase, di dioriti, ecc., in quello di Lacedonia e di Bisaccia non trovai che graniti, quarziti e diversi jiorfidi quarziferi. II loro esame microscopico, data la scarsa varietà, non credo possa portare alcuna luce sulla loro primitiva origine e sulla possibile rela- zione di essi con le roccie calabresi. Solo qualche interesse petrogra- fico, per la loro caratteristica struttura sferolitica, è dato da due ciot- toli (li porfido quarzifero, macroscopicamente identici, raccolto l'uno nel Laosento e proveniente perciò o dal Monte o dal Monte S. Giso, l'altro nella Scafa e perciò dal conglunicralo o di Bisaccia o del Monto Cal- vario. Sono ambedue neri a tono verdastro con grossi granuli di quar/n e con cristalletli numerosi di feldspato bianco gialliccio. Al microscopiu vi si osservano ; quarzo in granuli arrotondati con estinzione ondulala e con numerose protusioni della pasta fondamoiilalc; poi orione a pia- ALCUNI CENNI SUL PLIOCENE DEI DINTORNI DI LAGEDONIA. i i fjlocldsìo profondamente alterati con formazione di pagliuzze muscovi- ticlie e la biotite in lacinie fibrose e contorto, bruna o verdastra per alterazione. Minerali meno frequenti sono zircone e magnetite. La pasta fondamentale ha struttura variabile fra la microgranitica e la felsitica; è formata da piccoli granuli dei minerali sparsi porfiricamente sopra ricordati ; essi aggruppandosi in plaghe determinate e ordinandosi ra- dialmente intorno ad un centro comune, danno origine a delle granosferili e a delle felsosferiti, facilmente ambedue riconoscibili per la caratteri- stica croce nera. Queste sfóroliti abbondano nel campione raccolto nel torrente Laosento e scarseggiano nell'altro ; invece in questo aumenta in quantità e in grossezza la mica che nel primo era poco abbondante; ma ciò non toglie però che ad ambedue i campioni non sia da attri- buirsi la medesima origine da un'unica roccia. Oltre a questi ho raccolto altri porfidi quarziferi rossi con pasta fondamentale variabile dalla microgranitica alla felsitica, ma senza for- mazione di sferoliti, La discreta abbondanza dei ciottoli porfirici in questo conglomerato non sembra un fatto del tutto trascurabile nel ricercare le probabili origini del medesimo. Il travertino termina la serie dei terreni in questa regione; lo si trova al Monte Origlio sopra le sabbie gialle, adesso quasi tutto esca- vato per adoperarlo in costruzioni leggere; e alla Toppa del Formicoso dove presenta resti di piante [quercus sp.). Seduta del 16 dicembre 1900. ORDINE DEL GIORNO l." Comunicadoiii della Presidema. 2.° 1 fiori della Gà di biss e delle sue adiacenze. Contributo alla ftoriila di Abbiategrasso. — Comunicazione del socio Sa- cerdote Carlo Cossi. 3." L'Abate Spallaìisani. — Comunicasione del socio frof. Pietro Pavesi. Presiede il Vicepresidente ing. Fr. Salmojraghi. — Anuiincia che il Presidente Senatore prof. Ed. Porro, il quale aveva espresso il de- siderio di essere esonerato dalla carica per motivi di salute, scrisse dando le sue dimissioni, per cui la nomina del successore avrebbe do- vuto farsi nella adunanza d'oggi. Lo stesso Vicepresidente, tuttavia, cui si uniscono i soci presenti, esprimono l'idea che convenga ufifìciare il Senatore Porro perchè riaccetti la carica e solo nel caso che per- sistesse nelle sue dimissioni, venga altrimenti provveduto. Seguono le letture annunciate nelF ordine del giorno ; ed il socio dott. Airaghi legge la introduzione alla nota del socio sac. Carlo Gozzi : / fiori della Gà di biss e delle sue adiacenze. Gontributo alla flo- rula di Abbiategrasso. È data quindi la parola al socio prof. P. Pavesi, il quale riassume un suo esteso lavoro '&'^ Abate Spallanzani, frutto delle sue ricer- 'che negli archivi dell'Università e del Municipio di Pavia. Narra le controversie e le opposizioni che quell'insigne naturalista e biologo do- 80 SEDUTA DEL 10 DICEMBRE 1900. vette combattere cogli uomini più in vista del suo tempo e lo scagiona (Iella taccia, leggermente affibbiatagli, eh' Egli avesse arricchita la pri- vata sua collezione di Scandiano con esemplari spettanti all'Università ticinese. — Il socio Pavesi chiede per questo suo lavoro la pubblica- zione nelle Memorie della Società ed olirò perciò i ritratti dei prin- cipali personaggi da lui menzionati. La domanda viene accolta, sempre che lo consentano le condizioni finanziarie della Società. 11 Segretario Sordelli dà lettura della circolare con cui V Unione zoolocjica italiana annunzia che nella sua prima assemblea dello scorso aprile, in Bologna, deliberava di inviare un saluto alle Società conso- relle, e di invitarle, ospiti graditi, alle sue annuali adunanze. Riferisce quindi che in seguito alla lettera del prof. Arturo Issel, di Genova, di cui fu data comunicazione nella seduta precedente ed a quanto era stato deliberato nella seduta stessa, si radunarono i com- ponenti rUlììcio di Presidenza e il Direttore generale del ^luseo, onde prendere in esame la proposta Issel, di convocare, cioè, in Milano le Società scientifiche consorelle del regno, sotto gli auspici del nostro sodalizio, nell'occasione che nel 1901 avrà luogo nella città nostra il Congresso geografico. Dice che riguardo ai locali il Museo che ci ospita, non potrebbe offrire se non l' aula che attualmente serve per le lezioni e dove la Società tiene le sue adunanze. Che, per altro, questa sarebbe la dif- ficoltà minóre, potendosi trovare in Milano altri locali e sede più op- portuna. Ed aggiunge che in detta seduta privata fu avvertito come il Congresso geografico, anzichT' in auluiuio, come era stato progettato, si terrà invece in aprile, all' incirca nel tempo stesso in cui avrà luogo in Napoli, l'annuale convegno dell'Unione zoologica italiana. Fu osser- vato che molti dei temi d'indole generale, che potrebbero essere trat- tati nella progettata adunanza di Milano, sono già argomento di discus- sione da parte della detta Unione zoologica. E che, ad ogni modo, volendo far coincidere il progettato convegno con quello del Congresso geografico, mancherebbe afi"atto il tempo per diramare i necessari in- SEDUTA DEL 16 DICEMBRE 1900. 81 viti alle Società consorelle, di averne le risposte, di formulare e di svolgere i diversi temi, nominare i relatori, e per tutte le altre pratiche necessarie. Parve poi alla Presidenza che non si dovesse affrontare a cuor leggero anche il problema finanziario. Ed in conseguenza fu de- liberato di soprassedere, almeno per ora, all'efiettuazione dell'attraente progetto. Il socio Pavesi si dichiara favorevole all'idea del prof. Issel, che trova assai felice e ribatte alcune delle obiezioni rilevate contro la ef- fettuabilità della medesima. Dice che, quale Presidente della Unione zoologica italiana, non sarebbe alieno dal proporre e far accettare alla Unione stessa un cambiamento nella data della sua convocazione, af- finchè coincida col Congresso geografico; che il locale basta, trattan- dosi di discutere argomenti d'interesse generale, e che i mezzi non è difìlcile trovarli in una città di grandi iniziative, qual' è Milano. Fanno osservazioni in proposito i soci Sordelli e Riva, ed il Presidente Salmojraghi riassumendo lo stato della questione, nota, che dopo tutto, e come si è già fatto rilevare, non sarebbe possibile per la strettezza del tempo e per la scarsità di cooperatori, mandare ad effetto il va- gheggiato convegno, adesso, mentre converrà vedere se ciò potrà farsi con maggiore probabilità di riuscita in un prossimo avvenire. Il Vice Presidente FRANCESCO SALMOJRAGHI. Il Segretario Ferdinando Sordelli. Voi, XL. Seduta del 27 geuuaio 1901. ORDINE DEL GIORNO." 1." Comuìiicasioni della Presidensa. 2." Presentasione dì nuovi soci. S.** Bilancio consuntivo 1900 e preventivo 1001. 4." Nomina del Cassiere e della Commissione amministrativa. 5.° Steatite nella dolomia principale a S. Defendente (Lago d'I- seo). — Comunicazione del socio prof. F. Salmojraghi. Presiede il Vicepresidente prof. Fr. Salmojraghi. È letto ed approvato il processo verbale della seduta precedente, 16 dicembre 1900. Il Presidente annuncia che il socio Senatore Porro cedendo al de- siderio della Società ha acconsentito a riaccettare la carica di Presi- dente ed avrebbe desiderato d'intervenire all'attuale adunanza, qualora le sue occupazioni glielo avessero permesso. Vengono quindi proposti ed eletti soci elletlivi i signori : Mussa dott. Enrico, laureando in Scienze naturali, di Torino, proposto dai soci Noelli e Sordelli. Repossi doti. Emilio, di Milano, proposto dai soci De Marchi e Martorelli. Indi ha luogo la presentazione e lettura dei Bilanci, consuntivo 1900, e preventivo 1901 ; questi, avverto il Presidente, avrebbero dovuto essere previamente approvati nella seduta amministrativa di giovedì 24 gennaio, ma non essendo intervenuti alcuni dei membri del Con- SEDUTA DEL 27 GENNAIO 1901. 83 siglio, ne fu rimandata 1' approvazione all' adunanza d' oggi, compene- trandola con quella della Società. — Dopo alcune spiegazioni chieste dal socio prof. Artini, ambo i bilanci sono approvati. Il prof. Salmojraghi legge la sua nota: Steatite nella dolomia 'principale a S. De fendente (Lago d' Iseo). In seguito alla quale il prof. Taramelli indica alcune località della provincia di Bergamo, nelle quali furono osservati giacimenti di talco ; il socio Salmojraghi non crede tuttavia possano avere relazioni con quello di steatite da lui de- scritto. Si procede infine alla nomina del Cassiere e del Consiglio d'ammi- nistrazione. — Viene rieletto Cassiere il socio Vittorio Villa. — In- torno al Consiglio d'amministrazione, che in questi ultimi anni si com- poneva di 5 membri, il Presidente esprime l'opinione che si debba tornare al numero di prima, eh' era di 3, mentre alcuni soci vorreb- bero conservato il numero attuale. — Prevale il concetto del ritorno al Regolamento e vengono rieletti Consiglieri i soci, signori: Dott. Cristoforo Bellotti, dott. Tito Viguoli e conte Giberto Bor- romeo. Dopo di che è sciolta la seduta. Il Vice Presidente FRANCESCO SALMOJRAGHI. Il Segretario Ferdinando Sordelli. ARACNIDI D'ALMORA. Nota della IDott. Zina Leardi in Airaghi. Gli aracnidi asiatici dell'Istituto zoologico della Università di Pavia furono in parte raccolti ad Almora dal signor Luigi Rossetti pavese, che da circa un ventennio si era stanziato nell' India. Da quelle lon- tane regioni inviava spesso pelli di animali, da lui stesso raccolte, e di cui alcune figurano ancora in quel Museo. Nel 1891 spediva pure la piccola raccolta aracnologica di Almora, vallata a sud dell' Imalaia posta sul trentesimo circa di lat. nord e sull'ottantesimo di long, est da Green., salvo una specie che fu raccolta a Pitoragur, a 50 miglia da Almora, sulla via di Nepal. Dopo d'allora nulla più si ebbe di lui, finché si seppe che l'ultimo di maggio 1894 aveva trovato modo di appagare l' ardente desiderio dall' animo suo, di ritornare in 'pa- tria, e già si era posto in rotta per l'Italia. Ma un raggio di quel- r ardentissimo sole indiano, giunto appena a Nagpur, l' uccise in bre- vissima ora. Rinvenuta nella raccolta almoronse una specie nuova per la scienza, la dedicai, sotto il nome di Midamus Rossetta, alla memoria del col- lettore. Non ancora esplorata questa località, dal punto di vista aracnofaunico, la raccolta Rossetti ne è il primo contributo. Essa tiene assai più per questo della Birmania, di quello che si riferisca ai caratteri dell' Imalaia. Voi. XL. 7 86 Z. LEARDI IN AIRAGHI. Quest'ultima resa nota mediante una memoria pubblicata da E. Si- mon nel 1889 e compilata su d'una collezione di Oldham e Wood- Mason fatta all'altezza dai 2500 ai 7000 piedi, presenta un carattere di alta montagna, molto affine all'aracnofauna nordica. Mentre la prima, la birmanica, tanto conosciuta per le numerose e diligenti ricerche, compiute da Leonardo Fea nel 1885, dal dott. Beccari, dal capitano Enrico D'Albertis nel 1877, non che dal cav. Cornetto nel 1884, studiate tutte dal dott, Thorell e dal medesimo pubblicate col titolo di: Primo Saggio dei Ragni Birmani 1887, tiene un carattere affatto tropicale. Alcuni altri lavori precedettero questo importantissimo di Thorell, intorno agli aracnidi della regione dell' Iravaddi. Infatti primo Sto- liczka nel 1869 fa sapere che vi sono in Birmania specie di aracnidi da lui trovate nell'Assain ; Worckman cita tre specie, di cui una nuova per la scienza, catturate a bordo di un bastimento proveniente da Ran- goon; Simon nel 1884 pubblica la memoria: Arachnides recueillis en Birmanie par M. Comotto et ajrparteìiant au Mmée Civique de Génes, in cui la massima parte delle specie studiate sono nuove. Posti a base tutti questi lavori, unitamente alla collezione Oates, Thorell riassume, nel Descriptive Catalogue of the Spiders of Bur- ma^ I'aracnofauna birmanica. Dal medesimo si rilevano i caratteri esatti degli aracnidi birmani che si traducono. Nella Birmania vi sono specie di aracnidi caratte- ristici della regione, specie comuni alle regioni affini, specie tropicopo- lite, infine specie cosmopolite. Molto affine all'aracnofauna birmanica, la raccolta almorense presenta metà delle sue specie comuni alla Birmania. Essa raccolta comprende 15 specie, tra le quali, 1 nuova per la scienza, 7 comuni alla Birmania, le altre in parte comuni alla regione orientale, ed in parte diffuse nella regione mediterranea. A queste con- clusioni ho potuto addivenire dopo d'aver consultato tutte le opere le più grandiose, come tutte le più minuscole memorie, di cui largamente ARACNIDI d'aLMÓRA. 87 dispongono la Biblioteca universitaria ed il chiar. prof. Pietro Pavesi di Pavia. Nella determinazione sistematica delle 11 specie à'Araneae ho se- guito l'ordine proposto da Thorell nel suo catalogo descrittivo, pub- blicato nel 1895, intorno ai ragni birmani e mi sono pure tenuta al metodo del celebre aracnologo d'Upsala nella descrizione della specie nuova. Nella determinazione delle 4 specie di Scorpiones ho seguito Krae- pelin nella sua classica Revidon der SJcorpione, 1891-1892. La piccola raccolta di Luigi Rossetti fu messa a mia disposizione dal sullodato prof. Pavesi, al quale, e per questa concessione, e per i consigli e gli aiuti datimi, esprimo la mia riconoscenza. Ord. Araneae. 1. TJloborm geniculatus, Oliv. 1789. — Encycl. Method. II, pag. 214 {Araneae genieulata Oliv., Uluborus sosis^ Walck.). È diffuso in tutte le regioni calde del globo. Molti esemplari di Pitoragur raccolti su d'un arbusto in fiore nell'e- state del 1891. 2. Epeira citricola^ Forsk. 1773. — Descript, anim., pag. 86, n.° 27. {Epeira opimtiae, Duf.) Specie sparsa in tutta la regione mediterranea: nell'Africa, nell'Asia, in generale dove ere Molti d'ambo i sessi. ed in generale dove cresce il fico d' India 3. Epeira hraminica, Stol. 1869. — Journal asiat. Soc. Beng.^ parte lì, pag. 238, tav. XX, fig. 8. Questa specie si a-vvicina 2\VEpeira ceropegia di Walck. 88 Z. LEARDI IN AIRAGHI. Abita là Birmauia ed il Bengala ; Simon {Arachnides de Birmanie 1884, pag. 347) ne ridiede la frase molto confacente all'esemplare femmina di Almora. 4. Epeira Theisii in Walckenaer 1841. — Hist. nat. des In- sectes Apt. II, pag. 53, atlante, tav. XVIII, fig. 4 {Epeira manga- reva Walck., braminica Stol., mangareva Koch., theisii Thor. Alcune varietà àdVEpeira Theisii, come: VEp. braminica Simon, YEp. triangulifera Thorell e VEp. trivittata Keys., sono da conside- rarsi come specie affatto distinte. India, Birmania, Ceylan, Cambogia, Australasia, Polinesia, Madaga- scar, California. Un esemplare femmina. 5. Hippasa olivacea, Thor. 1887. — Primo saggio sui Ragni Birmani, pag. 297. {Biapontia Simonis Thor., ibid., pag. 301, già stabilita dallo stesso Thorell in Spid. of Burma 1895, pag. 217.) Birmania, India. Quattro femmine. G. Tarentula siictopyga, Thor. 1895. — Spiders of Burma, pag. 232. Questa specie presenta delle affinità con la Trochosa inopi, Thor. di Sumatra. Birmania. Una femmina. 7. Selenops birmanieus, Thor. 1895. — Spiders of Burma, ipag. 261. Specie molto affine al ,S'. malabarensis, Sim. Thorell la distinse per la fascia nera posteriore dell'addome. ARACNIDI d'aLMORA. 89 Birmania. Un maschio imperfetto e tre femmine. 8. Heterojpoda venatoria^ Lin. 1758. — Syst. ìiat., ed. 10, pag. 1035. Specie tropicopolita. Una femmina ed un maschio adulti e due femmine giovani. 9. Heteropoda lutea ^ Thor. 1895. — Spiders of Burma ^ pag. 265. Ho identificato questa specie su d' un esemplare femmina giovane. Il ventre offre una linea mediana nera ben distinta, che dalla regione epigastrica va leggermente attenuandosi verso le filiere. Maschio. — Cefalotorace lungo quanto largo, eguale alla tibia del terzo paio, ristretto nella parte anteriore, si estende nella posteriore, ai lati fortemente arrotondato. Impressioni toraciche ben pronunciate. Solco centrale, quantunque breve, assai profondo. Altezza del clipeo maggiore del diametro degli occhi anteriori. Serie anteriore degli occhi retta, seguente la linea della fronte, tal- volta sembra leggermente recurva. Serie oculare posteriore più estesa dell'anteriore, non mai procurva, accennante ad un lieve arrotondamento. Occhi anteriori laterali più grossi dei mediani, occhi posteriori medi grossi quasi come i laterali anteriori; i laterali posteriori superano in diametro tutti gli altri. Occhi mediani anteriori e posteriori formanti un trapezio, più lungo che largo, di cui il lato più breve è l'anteriore. Sterno retto alla parte anteriore; molto arrotondato ai lati; nella parte posteriore presentasi brevemente acuminato. Mandibole lunghe due volte la loro larghezza. Il solco unguicolare posteriore armato di 4 denti, di cui uno più piccolo ; solco unguicolare anteriore armato di 3 denti, di cui i laterali sono minori del medio. 90 Z. LEARDI IN AIRAGHL Mascelle alquanto ovali, lunghe il doppio della loro larghezza. Palpi armati da fortissime spine sul femore, sulla tibia, sul tarso. Bulbo fortemente recurvo ed espanso alla base, si attenua gradual- mente in punta, la quale termina però alquanto ottusa alla base del tarso porta una fortissima apofisi acuminata, robustissima, diretta al- l' infuori. I piedi sono lunghi e gracili. II secondo paio è lungo sei volte il cefalotorace. Femore, patella e tibia armati da spine. Addome più lungo di due volte la sua larghezza, quasi troncato in linea retta alla parte anteriore, posteriormente termina un poco arro- tondato. Colore. — 11 colore del cefalotorace e dell'addome, non che delle zampe, si presenta eguale a quello della femmina già descritta da Thorell. Il ventre presenta una linea centrale nera ben delimitata, che dal- l'epigastro va alle filiere. Negli esemplari giovani questa linea può essere appena accennata, _ ma negli adulti è determinatamente nera. Dimensioni: lunghezza del corpo mill. 15, lunghezza del cefalotorace mill. 7, lunghezza dell'addome mill. 8, Zampe del primo paio mill. 35, del secondo paio mill. 38, del terzo paio mill. 28, del quarto paio mill. 36. Birmania. Tre maschi adulti ed una femmina giovane. 10. Midamns Rossetiii sp. n. Femmina. — Cefalotorace mediocremente elevato, quasi lungo quanto largo, parte anteriore stretta, fortemente sinuosa, parte posteriore larga, ai lati lievemente incurvata. Impressioni toraciche e cefaliche ben distinte. Solco centrale profondo, lungo quanto il tarso del terzo paio. ARACNIDI d'aLMORA. 91 Occhi anteriori in linea dritta, molto avvicinati, intervallo che li separa più stretto del raggio degli occhi stessi. I mediani più grossi dei laterali. Occhi posteriori disposti in linea curva all' indietro, eguali, equidi- stanti, i mediani alquanto più separati. Occhi mediani anteriori e posteriori formanti un quadrato tanto lungo quanto largo. Mandibole lunghe il doppio della loro larghezza. Mascelle di forma ovale lievemente inclinate. Labbro mediocre. Palpi lunghi, gracili, muniti di spine e di peli. Sterno più lungo che largo, troncato alla parte anteriore, terminato in punta alla parte posteriore. Zampe lunghe e gracili. Il secondo paio è il più lungo, misura cin- que volte il cefalotorace. Patelle armate da spine. Femore del primo paio presenta due serie di spine, una sulla parte superiore 1-1, ed una sulla parte posteriore 1-1-1. La tibia presenta due serie di spine sopra 2-2, anteriormente 1-1. Metatarso 2-2 alla base, 1-1 ai lati. Addome convesso, più lungo che largo, di forma ovoide, elevato alla parte anteriore, inclinato gradatamente verso la posteriore. Epigina troncata alla parte posteriore, tondeggiante alla parte an- teriore, pochissimo elevata, si presenta divisa longitudinalmente da un solco. Filiere mediocri, cilindriche. Colore. — Cefalotorace uniformemente giallo-pallido, rivestito da finissimo pelo dello stesso colore. Mandibole e cheliceri giallo-oscuri, sparsi di pelo giallo chiaro. Sterno uniformemente colorato, come i palpi, di giallo pallido. Zampe testacee ; mentre il femore, la patella e la tibia sono chiare, il tarso è bruno, l'estremità della zampa è quasi bruna. Addome, su d'un fondo rosso-mattone, presenta alla parte. anteriore una linea gialla pallida che, in direzione longitudinale, si stende dalla 92 'L. LEARDI IN AIRAGHI. base fino a metà dell'addome. Due punti neri tondeggianti sono posti nel centro dell'addome appena sotto al termine della linea anteriore. Nella parte posteriore sono due sèrie di linee chiare, formate cia- scuna da cinque macchie chiare oblunghe, poste un po' inclinate verso i lati. Le parti laterali sono alquanto fosche. Ventre giallo-pallido con una linea bruna longitudinale, estesa dalla rima epigastrica alle filiere. Area epigastrica chiara. Epigina spiccatamente nero-rossiccia. Filiere giallo-brune. Maschio. — Cefalotorace appena più lungo che largo, pochissimo convesso, egualmente inclinato all' innanzi che all' indietro. Parte cefalica corta, fronte stretta. Occhi disposti su due linee al tutto eguali a quelli della femmina. Palpi, con patella lunga una metà della sua larghezza, una fortis- sima spina è alla base della tibia dal lato interno. Il lato superiore esterno della tibia è munito di una forte apofisi, lunga quasi quanto l'articolo, dritta e diretta all' innanzi parallelamente al bordo tarsale. Tarso lungo, bulbo ovale, armato da uno stilo forte ed acuminato. Addome più lungo che largo, convesso alla parte superiore. Zampe lunghe, più gracili di quelle della femmina. Colore. — Cefalotorace giallo-pallido, addome giallo-rossiccio, or- nato da una linea chiara sulla sua parte anteriore e da macchie pure chiare irregolarmente disposte nella parte posteriore. Ventre con una linea mediana bruna. Zampe giallo-chiare, annerite al tarso. Dimensioni. — p lunghezza del corpo mill. 12, lunghezza del ce- falotorace mill. 5, lunghezza dell'addome mill. 7. Zampe del primo paio mill. 21, del secondo paio mill. 24, del terzo paio mill. 15, del quarto paio mill. 18. ARACNIDI d'ALMORA. 93 d* Lunghezza del corpo mill 9, lunghezza del cefalotorace mill. 4, lunghezza dell'addome mill. 5, zampe del primo mill. 22, del secondo paio mill. 24 del terzo paio mill. 19, del quarto paio mill. 1 Due femmine adulte ed un maschio pure adulto. 11. Laradius dentiger^ Thor. 1887. — Primo saggio sui Ra- gni Birmani. Ann. Mus. di Genova XXV, pag. 274. — Thorell 1895, Spiders of Burma ^ ha di nuovo identificato alcuni esemplari maschi adulti. Quanto alla femmina è ignota. Birmania. Un maschio adulto. Ord. Scorpiones. 12. Buthus hottentotta, Fabr. 1793. — Entom. sijst. II, pa- gina 435. Scorpio hottentotta, Fabr. — Androcfonus Pandarus, Karsch — A. ornatuSj Koch — Centritrus trilineatus^ Pet. — Buthus judai- cuSj Sim. — B. minax, Koch — B. Hedemborgij Thor. — B. con- spersus_, Thor. — B. martensii^ Karsch — B. dimidiatus^ Sim. — B. Isselii^ Pav. A questa lunga sinonimia altre ancora sono da aggiungersi secondo Kraepelin, Rev. Skorp. I, 1891, pag. 43 e 49. Specie diffusissima nell'antico mondo. Alcuni esemplari d'ambo i sessi. 13. Archisometrus curvidigitus (Gerv.), 1844. — Suites à Buffon Ins. apt. Ill, pag. 48. Per sinonimia Kraepelin, Rev. Skorp. I, pag. 81. India, Cina, isole della Sonda e le Filippine. Tre esemplari. 94 Z. LEARDI IN AIIt\GHI. ARACNIDI D ALMORA. 14. Cherilus variegatus, Sim. 1877. — Aun. Soc. ent. France (2), VII, pag. 239. Femmine adulte e giovani con 5 denti ai pettini, una con 5 denti da un lato e 6 dall'altro. L'esemplare giovane risponde alla specie Chilomachus birmanicus, Thor. 1889, già dubitato sinonimo dal Kraepel, Rev. Skorp. II, 1894, pag. 144. Birmania e Giava, Alcuni esemplari d'ambo i sessi. 15. Cherilus truncatuSj Karsch. 1879. — Mitth. Munch. Ent. Ver., pag. 108. Imalaia e forse anche Sumatra. Femmina adulta con quattro denti ai pettini, mano stretta e lunga, per cui la distinguo subito dalla specie precedente. Una femmina adulta. ALCUNI FENOMENI CARSICI E GLACIALI DELL' APENNINO AQUILANO. Nota del socio Italo Clielussi. La estesa bibliografia dei fenomeni carsici e le diverse ipotesi, emesse sulle loro cause, furono ampiamente riassunte dall' iug. Viola nella sua dotta memoria : Lo. struttura carnea in alcuni monti calcarei della provincia romana (Boll. R. Com. geol. it. Vol. XXVIII, n. 2, 1897); ed in essa egli procurò dimostrare che la formazione delle valli trasver- sali in molti monti calcarei romani è dovuta pili che alla semplice ero- sione delle acque superficiali, alla conseguenza di fenomeni carsici fre- quentissimi in quella regione. Posteriormente diversi autori si occuparono di tali fenomeni in diverse parti d'Italia e tra essi noto: Dal Piaz, Grotte e fenomeni carnei nel Bellunese. (Mem. Soc. geol. it., Vol. IX.) Del Zanna, 1 laghi di S. Antonio in provincia di Siena. (Boll. Soc. geol. it. Roma, 1899.) — / fenomeni carsici nel bacino dell' Elsa. (Boll. Soc. geol. it. Roma, 1899.) Flores, Appunti di geologia pugliese. (Rassegna pugliese. Anno XVI, N. 9. Trani, 1899.) — Il Puh di Molfetta. Trani, 1899. 96 I. GHELUSSI. Lazzarini, Alcuni fenomeni ca'rsicì nei dintorni di Socchieve. (Cronaca Soc. alpina friulana.) Marinelli, Fenomeni analoghi a quelli carsici nei gessi della Sicilia. (Atti III. Cong. geog. it., 1898.) Masson, Ghiacciai e fenomeni carsici nel Bellunese. (Atti IV Cong, geog. it. Milano, 1901.) Ricci, 1 nuovi laghetti dell'Apennino toscano. (La cultura geogra- fica. Anno I. Firenze, 1899.) Tellini, Fenomeni carsici nella inanura. — In Alto. — (Cro- naca Sóc. alpina friulana. Anno X, N. 4. Udine, 1899.) Come si vede, i fenomeni di tal natura sono molto frequenti in Italia, per cui ritengo non del tutto inutile dare in questa nota una breve descrizione di alcuni fra i molti che ho potuto osservare nella catena centrale dell'Apennino aquilano. Essi si trovano per la massima parte lungo il versante nord-orien-, tale di questa catena, delimitata a N. E. dalla valle dell'Aterno, a S. W. da quella del Salto, terminante a N. col gruppo del Terminillo, a S. col piano di Sulmona; e sono compresi nella regione, di circa 15 chi- lometri quadrati di superficie, interposta tra il monte Sirente (m. 2349) ed il gruppo formato dai monti Rotondo (m. 2062), Gefalono (m. 2132), di Cagno (m. 2078) e d'Ocre (m. 2206), intorno al quale vengono a disporsi quattro altipiani di cui accenno brevemente le principali ca- ratteristiche. L'altipiano di Rocca di Mezzo, il più grande di tutti, è chiuso tra N. ed W. dai monti Rotondo e di Cagno, tra S. ed E. dai colli Ce- rasole, Costa Fora, d'Anilina e Grilletti; mentre a N. E. termina al colle Aperto, presso il paese di Terranera e alla costa Petrara che scende con ripido pendio alla valle aternina. La sua massima lunghezza in direzione N. S. tra i paesi di Rovere e di Rocca di Cambio è di circa 7 chilometri e la sua larghezza. In direzione normale alla precedente, ò di circa 5 chilometri, però tra ALCUNI FENOMENI CARSICI E GLACIALI, ECC. Vi Rocca di Mezzo e il monte Rotondo fino al paese di Rovere si restringe notevolmente a 2 chilometri. La sua altezza media è intorno ai 1300 m. e il punto di minimo livello ò di 1250 m. in prossimità delle doline. Comunica per il passo di Rovere coll'altipiano di Ovindoli, per il vado di Pezza coli' altipiano omonimo e per quello della Brecciara con l'al- tipiano di Campo Felice. È solcato nel senso della sua larghezza da vari torrenti, che terminano tutti nelle foibe o doline, per mezzo delle quali le acque penetrano nelle sottostanti formazioni calcaree, riescono a giorno nella caverna imbutiforme di Stiffe, e per una spaccatura della medesifna si immettono nel fiume Aterno, formando un breve corso d'acqua. Di questi torrenti il più importante, sempre perenne, è il Rio Gam- berale che nasce dal colle delle Renare, riceve diversi affluenti e ter- mina dopo un percorso di 9-10 chilometri in una dolina sua propria presso Terranera. In questo altipiano si hanno due gruppi di doline; l'uno a N. formato da tre foibe e da un laghetto circolare, l'altro a S. presso Rovere formato da due cavità imbutiforme, una delle quali riceve il piccolo fosso di Carotto. 11 Piano di Campo Felice ò compreso fra il monte Cefalone e il monte Puzzino; ha la massima depressione ad W , al luogo detto il Lago, di m. 1519; non è percorso da torrenti e contiene qualche laghetto circolare. Comunica col piano di Rocca di Mezzo per il passo della Brecciara (m. 1700) in cui ha origine il Rio Casale che, va a termi- nare nella più settentrionale delle foibe sopra ricordate. Il piano di Ovindoli si estende da questo paese a quello di Rovere ; è allungato nella direzione N. S. ed è chiuso ad E. dalle basse pendici del monte Sirente e ad W. da quelle della Magnola ; la sua massima depressione è di m. 1347 sempre perciò superiore alla media altitu- dine del piano di Rocca di Mezzo; non presenta fenomeni carsici, ma il suo lato orientale è, anche nell'estate, bagnato dall'acqua, la quale attualmente si elimina per lo strettissimo passo di vai d'Arano, che la conduce al piano del Fucino. 98 I. CHELUSSI. Finalmente il piano di Pezza, il più piccolo di tutti, ha un livello minimo di m. 1449 dove vi si è formato un laghetto di forma perfet- tamente circolare. I passi di Rovere, della Brecciara e di Pezza sono sempre più alti dei rispettivi piani che mettono in comunicazione ; perciò questi possono con- siderarsi attualmente come valli chiuse, valli a caldaia, Polje del Neu- mayr;^ e nella loro origine come bacini, fra loro separati, che rove- sciavano il superfluo delle loro acque nel bacino più grande e più basso di Rocca di Mezzo egualmente chiuso ; e tutti furono di poi riempiti dai detriti che l'acqua e le nevi vi rovesciavano dai monti circostanti; Ultimamente il dott. W. Deecke, - prendendo occasione dalla me- moria del dott. De Lorenzo sulla esistenza di laghi pleistocenici nella regione del Vulture in Basilicata, ritenne che la maggior parte delle valli interne dell' Apennino siano state antichi laghi prodotte da corru- gamenti e da fratture, come il Mugello del Pliocene medio e superiore, il Valdarno del pliocene, la vai di Chiana del quaternario e per gli Abruzzi la conca di Aquila, ^ il piano di Rocca di Cambio, di campo Felice, la pianura di Sulmona, il lago di Scanno, ecc. Senza entrare nella complicata tectonica di questa regione, mi li- mito a citare alcune osservazioni per spiegare possibilmente la forma- zione di questi altipiani e dei fenomeni carsici che sono in relazione con essi. 1.^ Le valli e le corrispondenti catene montuose hanno prevalen- temente il massimo allungamento nella direzione S. E.-N. AV. ; così le due valli dell' Aterno, il piano di Rojo e quella serie di vallette stret ' Neum.wr, La Terra, disp. 120-126, traduzione di L. ]\Ioschen. 2 Deecke \V., Die pleistocànen Landseen des Apennias. Globus N. 22 e 23, 1899. 3 La pianura aquilana è divisa in due dal gruppo di colline su cui è costruita la città; sicché v'è l'alta e la bassa valle dell' Aterno fra loro comunicanti porla stretta gola della Riviera, scavata da questo fiume nel conglomerato fra il monte Luco e la città stessa. ALCUNI FENOMENI CARSICI E GLACIALI, ECC. 99 » tissime che s'incontrauo per un tratto di circa 20 chilometri, andando dal paese di Rojo a quello di Borgocollefegato. Anche i signori Bal- dacci e Ganavari, ^ trattando della conformazione orografica dal gruppo del Gran Sasso, trovarono esser esso costituito da due serie di alture parallele aventi il loro asse nella direzione W. N. W.-E. S. E. come quelle del Velino, del Sirente e del Matese. Hanno pure presso a poco la stessa direzione le pianure di Gaporciano, Navelli, il piano di Ofena, ecc. 2.» Risalendo dalla valle aternina a N. verso Rocca di Gambio, s'incontrano diversi salti di cui il primo va da m. 580 a m. 870 sul monte di Cavalletto, dopo il quale si trova il piano di S. Panfilo d'Ocre all'altezza media di m. 900 ; un secondo salto conduce alla pianura di S. Martino; fino a che per un'altra brusca elevazione di circa m. 400 si giunge alle basse pendici del monte di Cagno. L'ultimo tratto di questa specie di gradinata sarebbe formato dal piano di Campo Felice alto circa m. 1550. - 3.^ Lungo questo percorso ed anche risalendo sull'altipiano di Rocca di Mezzo per il sentiero che conduce alla caverna di Stiffe e per le cosidette Volte di Campa?ia, le formazioni secondarie (giuraliasiche e cretacee) e le terziarie (langhiano) mostrano gli strati per lo più perfettamente concordanti e ordinariamente inclinati con pendenza da N. N. E. a S. S. 0.; ad esempio tra S. Panfilo e S. Martino, tra S. Martino, il Trio e i Cerri, lungo la strada sotto Rocca di Cambio, nonché lungo il lato orientale dei due piani tra Rocca di Mezzo, Rovere e Ovindoli. 1 Baldacci e Ganavari, La regione centrale del Gran Sasso d'Italia. (Boll. Com. Geol. it. Vol. V., 1884, N. 11-12.) 2 Dalla barriera, di Collemaggio presso l'Aquila, alla distanza di circa 15 chi- lometri in linea retta, si può osservare il profilo che delinea esattamente la bassa valle dell' Aterno dalla costa dirupata della Petrara, questa dagli altipiani sopra ricordati e i medesimi dai monti di Bagno, di Ocre e di Cagno che li chiudono a Sud-Ovest. 100 I. CHELUSSI. 4.* Por quanto ho potuto osservare, le formazioni sulla sinistra dell'Aterno, verso il gruppo del Gran Sasso, e specialmente la estesa formazione giuraliasica del monte Pettino e di Fonte grossa, costituita da calcare litografico, ricco di ammonitidi, hanno gli strati che si spro- fondano verso N. E. con inclinazione da S. S. W. a N. N. E. cioè inversa a quella delle formazioni della destra del fiume. Da tutto ciò non mi sembra inverosimile il dedurre che i quattro altipiani ricordati siano da considerarsi come antichi laghi formatisi tra le fratture scorrenti (faults) delle masse spostate, analogamente a quanto osservò il dott. De Lorenzo ^ per gli altipiani della Basilicata meridionale ; mentre la valle dell'Aterno, almeno nella stretta gola com- presa fra i paesi di Campana Fagnano e di Molina, potrebbe forse esser ritenuta come una valle di frattura, allungata nella direzione S. E.-N. W. Tornando all'altipiano di Rocca di Mezzo, le sue sponde sono for- mate principalmente da arenarie, da marne arenacee, da calcari bian- chi, ecc. analoghi in tutto a quelle formazioni dell' aquilano, che io ritenni appartenere al piano langhiano, ^ come dipoi dimostrarono i si- gnori De Stefani e Levi ^ con lo studio dei fossili da me raccolti ; for- mazioni che ulteriormente ho trovato sviluppate in diverse località, come le arenarie presso Ovindoli, le marne arenacee a Ghiarino sulla via Aquila-Teramo, a Tornimparte associate alle arenarie e al calcare bardigliaceo, sul versante orientale del monte Calvo, poco sopra al paese di Scoppito, a Preturo, ecc. I fossili delle sponde del bacino di Rocca di Mezzo e di Ovindoli sono abbondantissimi, però o mal conservati o difficilmente isolabili 1 De Lorenzo, Osservazioni geologiche neW Apennino della Basilicata me- ridionale (Atti R. Acc. di Scienze fis. e mat. di Napoli. Voi. VII, Serie 2, N. 8, pag. 27 e seg.). 2 Chelussi, Brevi cenni sulla costituzione geologica di alcune località del- l'Abruzzo aquilano. Firenze, 1897. 3 De Stefani e Nelli, Fossili miocenici dell' Apennino aquilano. (Rend. Acc. Lincei. Voi. Vili, 2» Sem. Serie 5, fase. 2, 1899.) ALCUNI FENOMENI CARSICI. E GLACIALI, ECC. 101 dalla roccia, specialmente quando si tratti del calcare compatto e pectea. Ne raccolsi alle Pietre scritte presso Rocca di Mezzo, presso Rovere e sulla costa orientale dal bacino di Ovindoli. Alcuni di essi sono: Ostrea coclear Poli. La si trova anche molto frequente nel cal- care bardigliaceo del monte Luco presso l'Aquila, a Fraucolisco presso Lucoli e a S. Lucia. Peeten cristatus Bronn. Lo si trova pure al monte Luco e nelle marne arenacee di Cuculio. ^ Peeten Nortìiamptoni Michelotti. A Cerchio, Cuculio, Colle Brin- cioni (Capo Croce), al Ponte delle Valli (Pescina), e presso il paese di Fossa. Peeten revolutus Michelotti. A Rocca di Cambio, Cìjtherea erycina Lmk. È nuova per il langhiano di questa re- gione. Fu trovata dal dott. De Angelis d'Ossat ^ nelle valli dell'Aniene e dal Salto. Arca diluvi Lmk. Anch'essa è forma nuova per la località. In quanto alla natura del fondo di questi altipiani, essa è prevalen- temente ciottolosa ai piedi delle montagne, arenacea ed umosa verso le estremità opposte e nei punti di minimo livello. La presenza in al- cuni luoghi delle arenarie modifica alquanto tale distinzione; così tra il colle di S. Leucio, formato da arenarie, alternanti con marne azzur- rognole, e Rocca di Mezzo v' è un banco di argilla giallastra adoperata per la fabbricazione dei laterizi. Delle doline che contiene l'altipiano di Rocca di Mezzo la più im- portante ò quella del gruppo settentrionale che riceve le acque del Rio Gamberale; essa ha presso a poco un diametro di 100 metri all'orlo 1 Nelli, Fossili miocenici dell' Apennino aquilano. (Boll. Soc. Geol. it., 1900.) 2 De Angelis d'Ossat, Contribuzione allo studio paleontologico dell'alta valle dell'Amene. (Boll. Soc. Geol. it. Vol. XVI, 1897.) Vol. XL. 8 102 I. CHELUSSI. superiore ed una profondità di 12-15 metri; la sua forma complessiva è quella di cono tronco, ma tre spaccature radiali in sezione le danno l'aspetto grossolano di una stella a quattro raggi. 11 fondo è formato dal calcai'e compatto miocenico, calcare a i^cten^ con strati inclinati, tra cui esistono delle aperture lunghe e strette, per le quali le acque s' internano nella sottostante formazione. Le sue pareti sono formate superiormente da terreno vegetale od inferiormente da terreno argilloso od arenaceo. L'altra foiba che riceve il Rio Gasale è più piccola della precedente, ma è più perfettamente circolare e vicino ad essa si trova un laghetto pui-e circolare presso a poco della medesima grandezza ; il quale probabilmente non è che un'antica dolina la quale, chiusa nel fondo dal detrito, impedì il passaggio alle acque, che dovettero trovarsi altro sfogo nelle fratture più prossime formando una nuova cavità. La terza dolina ha forma piuttosto ellittica e riceve all'estremità dell'asse maggiore uq piccolo corso d'acqua quasi sempre asciutto. Le due doline del gruppo meridionale, vicino al paese di Rovere, non presentano particolarità notevoli. La origine di queste cavità non è dovuta, a parer mio, a franamenti della roccia sottostante come indicò il Neumayr (1. e.) per molte doline ; ma le acque dei monti e quelle provenienti dal disgelo ci raccolgono nei punti più bassi internandosi nelle fratture delle roccie ; ed in questo loro movimento di discesa modellano il detrito che vi avevano prece^ dentemente trasportato e che ricuopriva quelle fratture, dando ad esso la forma approssimata di cono tronco; l'azione chimica dell'acqua per l'anidride carbonica contribuirà ad allargare i canali interni e a for- mare delle caverne; ma l'attuale loro forma visibile, variabile di tempo in tempo, devesi, com' ho detto, alla modellatura del detrito. Esse cor- risponderebbero forse ai fenomeni carsici in pianura del prof. Tollini (1. e). I paesani danno a queste doline il nome di i^ozzo callara (pozzo caldaia) perchè nel periodo di piena le acque ribollono in esse per l'uscita dell'aria contenuta nell'interno delle roccie. Se le aperture di ALCUNI FENOMENI CARSICI E GLACIALI, ECC. 103 efflusso vengono , chiuse dal detrito, allora l'acqua allaga il piano al- l'intorno, il torrente cerca un altro sfogo in altri crepacci e l'antica foiba diventa un laghetto circolare quali se ne vedono nei piani di Pezza, di Campo Felice, ecc. Non mi è riuscito osservare, anche a causa della stagione, dove riap- pariscano le acque delle doline che si trovano a S. dell'altipiano ; ma per quelle più settentrionali, il luogo dove ritornano a giorno, reso evidente dalle materie cho trasportano, è il fondo della caverna di Stiffe e per una spaccatura della medesima raggiungono la valle e si gettano nell'A- terno. Questa caverna, scavata nel calcare cretaceo, che forma la Costa della Petrara, è compresa fra la quota 950 e la 580; dista di circa .> chilometri dalle doline sopra ricordate ; ha forma irregolarmente circolare a monte, triangolare allungata a valle e presenta due ripiani, più stretto e lungo l'inferiore, pur largo e quasi circolare il superiore, al fondo del quale si apre la caverna di qualche mq. di luce, che da sfogo, formando una caduta, ad un getto d'acqua molto abbondante anche d'estate, visibilmente molto maggiore di quanto vi possa portare il Rio Gamborale; per cui è da ritenersi che essa sia alimentata da altri corsi sotterranei od anche da un gran serbatoio interno. Nei periodi di pioggia e di disgelo il getto dell'acqua è tanto potente da produrre un rumore continuo tanto intenso da esser sentito anche dal paese di Ripa che si trova sulla riva opposta della valle aternina alla distanza di circa 4 chilometri in linea retta. La larghezza di questa cavità è di m. 250, la sua lunghezza in direzione della valle fino al suo sbocco nella medesima di m. 750; la sua parete a monte è quasi perfettamente verticale e mostra chiara- mente le regolarissime stratificazioni del calcare cretaceo. Essa è una cavità scavata dalle acque che si rovesciavano dall'altipiano superiore ; queste poi ne incisero l'orlo orientale più basso e più debole, dandole a valle la forma triangolare allungata che ha attualmente; essa prima doveva servire allo sfogo delle acque superficiali ed interne; attual- meijte elimina solamente per via sotterranea, le acque del piano dì Rocca di Mezzo. 104 I. CHELUSSI. Ma il superfluo delle acque di questo lago veniva piu'e eliminato per il passo di Terrauera e del colle Aperto, che è il punto più basso di tutto l'orlo di questo bacino ed iu faccia a questo sbocco si trova l'altra cavità imbutiforme, perfettamente circolare, denominata la Fossa. Un profilo rettilineo tra il monte Rotondo e la stazione ferroviaria di Cam- pana Fagnano può dare mi' idea di tale disposizione. La distanza tra questa e la precedente cavità è di poco più di un chilometro ; si trova più a valle di essa ed il suo fondo ha un livello di poche diecine di metri superiore a quello dell'Aterno. Le dimensioni sono all'orlo m. 300 circa ed alla base m. 100 di diametro Tanto questa che quella di Stiffe si possono perciò immaginare verosimilmente formate da due corsi di acqua che scendendo dall'altipiano incontrarono corrispondenti cavità che allargarono e foggiarono ad imbuto. L' azione chimica per effetto dell'anidride carbonica dell'acqua che disciolse parte del calcare interno della grotta è resa evidente dalla pre- senza di un calcare spugnoso di cui moltissimi pozzi si osservano nei ru- deri di un'antica costruzione distante pochi metri della grotta di Stiffe. Riassumendo si può asserire: 1.° Che molti dei piani della catena centrale dell'Apennino aqui- lano sono antichi laghi prodotti da fratture scorrenti (faults). 2." Che di questi, i più vasti, cioè quello di Pezza e di Campo Felice, se non si voglia tener conto di quello di Onvidoli il quale ha attualmente lo sbocco a S. in vai d'Arano all'altezza di m. 1350, erano laghi che rovesciavano le loro acque nel bacino più basso di Rocca di Mezzo, dal quale esse uscivano per il passo del colle Aperto, dando ■così origine ad un complesso di fenomeni carsici, quali laghetti circo- lari, doline negli altipiani stessi e le due cavità imbutiformi formate lungo il pendio della costa Petrara. Il prof. Marinelli, noll'ullimo congresso geografico tenutosi a Milano aiello scorso aprile, d'accordo col prof. Taramelli e l'ing. Stella, richia- ALCUNI FENOMENI CARSICI E GLACIALI, ECC. 105 mava l'attenzione sull'interesse presentato da quelle regioni ove si con- fondono fenomeni carsici con fenomeni glaciali. Anche nell'Apennino aquilano sono frequentissime le cavità fatte per lo più a cono tronco e i piccolissimi laghetti; ma non credo sia troppo facile dedurre quali di queste siano d'origine carsica e quali d'origine glaciale. Pur non ostante restando sempre stabilita la natura carsica delle cavità di Rocca di Mezzo e della costa Petrara, descriverò brevemente alcune fosse, già da me altra volta citata (1. e), che si trovano al principio del Piano di Rojo nel versante nord-occidentale dei monti di Bagno e che io ritengo ripetano la loro origine da fenomeni glaciali. Il piano di Rojo ha forma di triangolo di circa 5 chilometri d'al- tezza per 2-3 di base col vertice tra il colle Gampitello e il colle Pa- gliare ; le due sponde sono a S. W. i monti della Costa Grande di Lucoli, e N. E. la piccola giogaja che dal paese di Bagno per quello di Pianola va a terminare col monte Luco alla Madonna di Rojo; la base è formata dal colle di Rojo e dal colle Roale, che scendono con brusco salto alla valle del Raio (m. C40) affluente dell' Aterno. La sua altezza media è di circa metri 800, di poco inferiore ai colli che ne formano la base, mentre la sponda destra s'innalza a m. 1100 e la sinistra fino a m. 1400. Il deflusso attuale e superficiale delle sue acque avviene per mezzo della profonda incisione — molto probabil- mente un'antica dolina — che divide il monte Luco dal colle di Rojo, chiamata il fosso La Foca ; la quale sebbene molto meno grandiosa, ricorda la fossa di Stifle dalla Costa Petrara per molte particolarità, come la formazione di un piccolo corso che porta le acque dell'altipiano al torrente Rajo. Presso al vertice o poco sopra al vertice di questo altipiano triangolare si trovano diverse cavità delle quali la più a monte è quella detta Fossa di 3fe2m Spada. Essa è scavata nella falda settentrionale del colle Gerasetti fra i 1300 e i 1200 metri; ha forma irregolarmente qua- drangolare, con una superficie di qualche ettaro ed è quasi tutta riem- pita dal detrito che vi cade dal colle sunnominato. Ha un certo valore 106 I. CHELUSSI. paleontologico perchè in essa furon raccolti prima da me, poi dal dottor Schaarrenbcrger di Friburgo, molti di quei fossili, spesso forme nuove, dallo studio preliminare dei quali il prof. Parona ^ dedusse esser la formazione cretacea del colle Pagliare e di Cerasetti un calcare a sco- gliera (Type récifal del Renevier), identico a quelli di Gol dei Schiosi nel Veneto e di Termini Imerese in Sicilia e probabilmente riferibile al Cenomaniano superiore. Altre fosse molto più regolari ed a sezione circolare si trovano sulle due sponde di questo bacino; e noto le due Cdnètre (forse da Cane- stra ?) quella da piede e quella da capo e il fosso di Spedino. Senza farne per ognuna una descrizione particolare, dirò solo che esse hanno forma perfetta di cono tronco, forma del resto comunissima a tutte le cavità della regione da me visitata, qualunque possa esser stato il loro modo d'origine ; le loro pareti a monte sono alte, verticali e scavate o meglio incise negli strati della formazione cretacea, che si presentano, nel taglio, orizzontali e di poco spessore ; il loro fondo ò sempre riem- pito 0 dal detrito ed anche da terreno vegetale per cui serve spesso alla coltivazione, specialmente per la cavità della riva destra del bacino di cui le pareti più alte difendono facilmente le piante dai venti freddi del settentrione. La origine di queste cavità del piano di Rojo, data la natura oro- grafica della plaga, che esclude a monte la presenza di bacini anche piccoli, non mi sembra dovuta, come per le due fosse della Costa Pe- trara sopra citate, a cadute d'acqua, scarichi di laghi abbastanza estesi ; ma piuttosto inclino a ritenerle d'origine glaciale, effetti perciò di un piccolo ghiacciaio, che scendendo dai monti di Bagno e d'Ocre percor- reva il piano di IJojo. Come prova di tale ipotesi, non posso, per ora citare che la presenza di massi erratici di alcuni metri cubi di volume, * Parona. C. F., Osservazioni sulla fauna e sull'età del calcare di scogliera presso Colle Pagliare neW Abruzzo aquilano. (Atti R, Acc. delle Scienze di To- rino. Voi. XXXIV, 189'J.) ALCUNI FENOMENI CARSICI E GLACIALI, ECC. 107 che s' incoDtrauo risalendo il sentiero dal paese di Pianola alla cosidetta Forchetta di Bagno, cioè percorrendo la sponda destra di questo ba- cino; sul ripiano poi tra questa giogaia di Pianola e le più basse pen- dici del colle Cerasetti questi massi aumentano di quantità e di vo- lume; hanno gli spigoli leggermente smussati e nell'insieme del loro aspetto rassomigliano a molti dei massi erratici di alcune località delle prealpi lombarde. Io credo che soltanto il movimento di una gran massa di ghiaccio, in cui erano immersi, abbia permesso a moltissimi di essi di superare un dislivello di circa 100 metri che presenta la pre- detta giogaia di Pianola. Ulteriori osservazioni di altri e mie po- tranno forse portare prove più convincenti dell'esistenza di un antico ghiacciaio in questa località, la cui forma speciale corrisponde abba- stanza bene ai caratteri dati dal Lapparént per i ghiacciai occupanti una depressione profonda. ^ Un altro gruppo di cavità imbutiforme si trova nel tratto compreso tra le falde dèi monti di Bagno e di Regione Co'percìii e l'altra piccola catena che si estende tra i paesi di Fossa e di Monticchio. La più im- portante di queste cavità è il laghetto di S. Raniero presso il paese della Civita. Esso è quasi perfettamente circolare, con un diametro di circa 200 metri; è scavato in parte nelle falde del monte, in parte nella pianura; non riceve nessun affluente superficiale, ma nei mesi di pri- mavera ha un periodo di piena per le acque del disgelo che ne rag- giungono il fondo attraverso le litoclasi ed i canali sotterranei che devono esistere entro le formazioni del gruppo dei monti di Bagno; fatto analogo a quanto, in più larga scala, notò il Gurioni - per il lago del Segrino in Briauza e per il lago di Lugano. L'acqua di questo laghetto di S. Raniero viene adoperata in luglio per la irrigazione ed in settembre esso rimane quasi asciutto. Può esser ritenuto e per l'a- spetto e per la forma circolare come un'antica dolina; ma non si può 1 De Lapparént, Traile de geologie. (Paris, 1885, pag. 266.) 2 Gurioni, Geologia delle Provincie lombarde. Voi. I, pag. 273. Milano, 1877. 108 . I. GHELUSSI. escludere nemmeno che sia un relitto dell'antico lago che occupava la bassa valle aternina, come è indubbiamente il laghetto di Vetojo presso Coppito che si trova a metri G32 nel punto più basso della valle alta dell'Aterno a monte della città dell'Aquila. A circa 500 metri di distanza in linea retta e a monte di questo laghetto di S. Raniero, si trova un altro laghetto molto più piccolo ed è chiamato il lago di S. Giovanni. È scavato nelle sabbie mioceniche ed ha un aspetto caratteristico di un profondo imbuto nel cui fondo, del diametro di appena 30 metri, ristagna l'acqua limpida e tranquilla. Non mi sembra dubbia la sua natura d'origine prettamente carsica, per cui le acque nel penetrare nelle fessure della formazione calcarea, mo- dellarono le sabbie che le stavano disopra, precisamente come avviene attualmente nelle foibe dell'altipiano di Rocca di Mezzo. Un' altra cavità imbutiforme esiste tra i paesi di Fossa e di Valle ed è chiamate la fossa Raganesca. Ha la solita forma di cono tronco con la parete a monte sempre più alta della parete a valle. Il fondo di circa 200 metri di diametro è coltivato, tanto che vi si trovano alberi da frutto come mandorli, ciliegi, ecc. È scavata nel calcare com- patto che per alcuni fossili, malissimo conservati, ricorda con tutta pro- babilità il calcare a i^ecteìi del langhiauo. In tutta la regione in cui sono frequentissime queste cavità, spessa indubbiamente d'origine carsica, non ho potuto trovare traccia dalla terra rossa di cui parla il prof. Taramelli per il Margraviato d' Istria, sebbene il De Giorgi ^ ne abbia asserito la" presenza in alcune località dell'aquilano, dandole il nome di bolo. Ho ritrovalo la terra rossa in una plaga, priva di cavità imbutiformi, tra il monte di Serraluuga e il paese di Casa Marna. È un'abbondante formazione di argilla ocracea, con nuclei pesanti di ematite rosso-bruna, che probabilmente ha colo- rato i marmi rossi e gialli delle cave sottostanti di Casa Maina; ma 1 De Giorgi, Appunti geologici da Pescara ad Aquila. (Boll. Com. geo!, di Roma, 1878.) ALCUNI FENOMENI CARSICI E GLACIALI, ECC. 109 non credo che possa avere analogia con la terra rossa del Carso de- scritta dal prof. Taramelli. Riassumendo brevemente si può dire: 1.° Che nella catena centrale dell'Abruzzo aquilano sono frequen- tissime nelle formazioni delle diverse età geologiche le cavità imbuti- formi in parte di origine carsica in parte di origine glaciale. 2.° Molte di esse sono d'origine che si potrebbe chiamare carsico- glaciale. 3.° Fenomeni glaciali per alcuni, * carsici per altri, furono no- tati nella regione del Gran Sasso ; a Campo Pericoli il Forsyth Major trovò le marmitte dei giganti analoghe a quelle che il prof. G. Ca- vanna osservò nella valle del Forcone del gruppo della Majella. 2 Da quanto infine ho potuto io stesso osservare, ritengo jdel mas- simo interesse geologico e paleontologico lo studio, appena adesso ini- ziato, di tutto l'Apennino aquilano. 1 Db Giorgi, Appunti geologici sulla miniera del monte Sferruccio. (Boll. Gora. geol. it. Roma, 1878.) 2 Forsyth Major, // Gran Sasso d' Italia e due dei suoi abitatori. (Boll. Glub. Alp. it. Torino, 1879, pag. 230-31.) ANOMALIA IN UNA TESTUGGINE [CINIXYS BELLIANA Gray) DEL SUDAN ORIENTALE. Nota del socio Prof. Ferdinando Bordelli. (Seduta del 3 marzo 1901.) Nella nota del dott. Alberto del Prato inserita nel Voi. XXXIV degli ^^^2 della nostra Società (1894), col titolo: Vertebrati eritrei; aggiunta al Catalogo della Collezione eritrea Bottego, è fatto cenno di una Testuggine proveniente da Moroni, località del Sudan orientale, a tre giornate da Cheren verso Cassala, e da me determinata per la Cinixys belliana di Gray. Ivi è detto anche trattarsi di un individuo anomalo e verosimilmente non del tutto adulto. Avendo io infatti avuto l'opportunità di esaminare detto esemplare, stimo non inutile darne qualche maggiore notizia, sia perchè anomalie di tal genere non sono frequenti, sia per seguire il consiglio datomi dal sig. Boulenger, il distinto illustratore dei Rettili del Museo bri- tànnico. Dell' esemplare è conservata soltanto la corazza ^ e mancano affatto, colle parti molli, anche la testa, gli arti e la coda; ed è peccato, per- chè, come si sa, le anomalie in più od iu meno delle parti periferi- i IssEL {Appunti sulla terminologia nelle discipline geografiche, in Rivista Ligure, Nov. 1900, pag. 258) giustamente condanna la voce carapace, francese e spesso malamente usata fra noi per indicare lo scudo osseo dei Ghelonii e di certi Sdentati. Se non che scudo indica soltanto la porzione dorsale, mentre l'inferiore 112 F. SORDELLI. che, trovano sempre qualche corrispondenza nelle parti più profonde; ed il loro esame avrebbe probabilmente rivelato qualche altro interes- sante particolare. D'altro canto conviene riflettere ch'esso fu raccolto da un soldato, il caporale Celso Sicuri, chi sa durante quale faticosa marcia; e de- vesi quindi lodare il sentimento che suggerì ad un uomo posto in tali dure condizioni, di raccogliere e donare al patrio Museo, quello della Università parmense, un oggetto non comune, ma del quale non po- teva di certo conoscere tutto il valore scientifico. L'anomalia consiste nella presenza di sole quattro piastre cornee vertebrali,, in luogo dello cinque, che di regola si osservano in tutte le Testuggini, appartenenti anche a generi disparatissimi. ^ In grazia di questa diminuzione di numero e certamente collegato con essa, si nota un accorciamento dello scudo e di tutta la corazza, che non istà punto in rapporto colle minori dimensioni dell'animale dovute, a quanto sembra, alla ancor giovane età. — Negli individui normali il rapporto fra la larghezza e la lunghezza ò notevolmente maggiore che non fra 1 e 1 \/o ; mentre nell' esemplare anomalo la lunghezza non raggiunge neppure 1 ^j^ della larghezza. ^ Si nota altresì che le piastre cornee anteriori dello scudo non dif- feriscono sensibilmente dalla norma, così nella forma, come nel numero, conservando fra di loro gli ordinari rapporti; mentre nella metà poste- 0 ventrale è detta piastrone. A me sembra si possa senza inconvenienti usare la parola corazza, già ammessa da buoni scrittori nostri di Zoologia, per indicare non soltanto le parti ossee periferiche del tronco (scheletriche e dermiche), ma ben an- che le larghe scaglio epidermiche che le rivestono. 2 Importante sarebbe stato lo studio anche delle ossa; ma l'esemplare non es- sendo mio, dovevo restituirlo intatto. 3 Parrà strano che io prenda come base per indicare le proporzioni, la lar- ghezza della corazza, anziché la lunghezza di questa, come sarebbe più naturale. Ma osservo che in questo caso la larghezza essendo la misura meno variabile si presta assai meglio allo scopo. Del resto colle misure date più avanti si può sem- pre ritornare al metodo solito. ANOMALIA IN UNA TESTUGGINE, ECC. 113 riore la 3.^ piastra vertebrale è assai più allungata, non però in modo da invadere anche il posto della 4.^; e la 4.* che qui sta al posto della 5.% ha una forma alquanto diversa e cioè si presenta di poco più larga posteriormente di quel che lo sia anteriormente. Le costali sono 4 per parte, numero conforme alla norma; osservo tuttavia che la A.^ d'ambo i lati ha forma quasi triangolare, non sub- pentagona come negli esemplari normali. Diverso è pure il numero delle piastre marginali, che di regola sono 11 per parte {non compreso, si intende, la nucale e la sopracodale) ; nell'esemplare di Parma sono 9 a si- nistra e 10 a destra, ed ancora al destro lato una piastra, la 7.% è stret- Fig. 1. Scudo di Ginixys belliana, ano- malo, veduto in projezione or- togonale. — A metà del vero. Piastre posteriori dello scudo, stese in piano. — Circa metà del vero. tissima, cosicché sembrerebbe piuttosto dipendente da una divisione della 6.^ mentre non lo è. Normale è la folidosi del piastrone, notandosi appena un leggero ac- corciamento delle singole piastre, distribuito su tutta la lunghezza del piastrone stesso e interessante specialmente le addominali e le femorali. Dal complesso di queste osservazioni si rileva che l'anomalia do- veva essere limitata alla metà posteriore del tronco e forse ad una parte soltanto di questa. La forma generale della corazza è abbastanza regolare e simmetrica e lo scudo, piuttosto rialzato nel mezzo, scende 114 F. SORDELLI. ANOMALIA IN UNA TESTUGGINE, ECC. di dietro quasi a perpendicolo come negli esemplari normali, cosicché guardando in direzione verticale non si possono scorgere bene le pia- stre di tale regione. — Nella figura 2 ho quindi segnate tali piastre supponendole stese in piano; con ciò le proporzioni di alcune, ad es, le marginali, riescono alquanto alterate, ma i rapporti di giacitura e di contatto sono esattamente conservati. Aggiungo qui le principali misure prese su due esemplari posseduti dal Museo di Milano, e sulle figure dell' individuo tipico descritto da Gray, ^ paragonate con quelle dell'esemplare anomalo del Museo Parmense. Da esse rilevasi ancora che la lunghezza del piastrone negli esem- plari normali è notevolmente minore di quella dello scudo; in quello anomalo le due dimensioni sono poco diverse, il che prova l'anomalia non avere interessato altro, si può dire, se non la parte dorsale, poca 0 punto la ventrale. Es. anomalo Sene- gambia pAdulta Keren Es. fig.» da Gray (Museo di Parma) (Museo é i Milano) Lunghezza dello scudo in linea retta (fra le perpendicolari) . cm. 10.5 16.5 19.— 14.6 Lunghezza dello scudo lungo la curva 21.2 25.5 _ Larghezza massima 8.— 10.8 13.- 9.- Altezza 6.7 9.1 6.1 Lunghezza del piastrone .... Rapporto fra la larghezza (== 1) e la lunghezza delio scudo, misu- rati in linea retta 10.2 14.4 1.52 16.6 12.9 1.31 1.46 1.62 '' Gray J. Edw., Catalogue of Shield Reptiles in the Coll. of the British Museum, part I, 1855,-pag. 13, pi. II. STEATITE NELLA DOLOMIA PRINCIPALE DEL MONTE BOGNO (LAGO D'ISEO). Nota del socio Ing. Francesco Salmojraglii. Sulla riva bergamasca del lago d'Iseo, nella regione detta Greno o Grè^ tra Castro e Riva di Solto, esiste una piccola cava, che nel 1856 fornì una parte della pietra concia pel grande viadotto di Palazzolo suirOglio, e che, da pochi anni riaperta, si mantiene tuttora disconti- nuamente attiva. Trattasi di una brecciola a frammenti dolomitici, ma- nifestamente originata da minuti detriti di falda cementati, sicché pre- senta tracce di stratificazione o quanto meno un verso appunto nel senso della falda. È analoga a quella, alquanto più cavernosa e quindi meno dura, detta crespane^ sviluppata a Poltragno presso Castro e altrove nella valle inferiore del torrente Borlezza, che descrissi in una precedente nota* e riferii in gran parte al l.** interglaciale, per le sue inclusioni di ciottoli striati, e per i suoi rapporti col deposito lacustre di Pianico e colla conoide calcarea (travertino, tufi e sabbioni) di Ca- stro, entrambi da me collocati nel 2.° interglaciale. Anzi nella stessa nota accennai per incidenza d'aver raccolto nella brecciola della cava Gre, che parimenti è detta erespone^ dei ciottoli di porfirite e dei no- duletti di steatite. 1 Salmojraghi, Formaz. intergl. allo sbocco di vai Borlezza nel lago d'Iseo. (Rend. r. 1st. lomb. di se. e lett., Voi. XXX. Milano, 1897.) 116 F. SALMOJRAGHI. La singolarità della presenza di questo minerale in una roccia cla- stica di non grande antichità mi spinse, dopo d'allora, a farvi altre ricerche. Constatai anzitutto che i frammenti, che essenzialmente costi- tuiscono quella roccia, per lo più piccoli ed angolosi, spettano alla do- lomia principale, avendone estratto uno (come già ne estrassi a Pol- tragno) con una valva ben. conservata di Gervillia exilis^ Stopp. sp. E ciò era prevedibile, giacché si tratta di un giacimento isolato, appic- cicato a piò delle ultime pendici, a riva di lago, dei monti demo e Bogno, che sono formati interamente di quella dolomia. Estrassi pure un frammento dolomitico, con reticolature di quarzo nero racchiudenti una geodina con cristalli di calcite e quarzo limpido. Il quarzo nero, le cui particolarità microscopiche dirò più avanti, compare anche in forma di granuli e schegge nel cemento che rilega i frammenti, dove questo è formato da un impasto di minuti detriti dolomitici. In punto inclu- sioni di rocce straniere non mi imbattei più nella porfirite ; trovai in- vece qualche raro ciottolo di calcare nero del raibeliano o del trias medio, alcuni di arenaria rossa del trias inferiore o del permiano, e ancora, con una relativa frequenza, la steatite. Ma se la presenza nella brecciola di Gre di rocce più antiche di quella locale si spiega facilmente, per essere le pendici sovrastanti sparse di lembi alluvionali o morenici e quindi del tributo multiforme della valle Camonica, non è altrettanto agevole spiegare la presenza della steatite. E in fatti deve escludersi si tratti di un prodotto secondario di si- licatizzazione di elementi magnesiaci in seno alla brecciola, dappoiché la steatite non vi si trova propriamente in noduli^ come già affermai dietro una prima osservazione, ma bensì in ciottoletth arrotondati, per lo più ellissoidici, delle dimensioni di 1-3 cm., immersi nella roccia e cementati come i frammenti di dolomia, però più di questi facilmente isolabili. Devesi parimenti escludere che questi ciottoletti abbiamo avuto la stessa provenienza di quelli di porfirite, di calcare nero, di arenaria rossa, cioè sieno caduti da alluvioni o morene sovrastanti e quindi STEATITE NELLA DOLOMIA PRINCIPALE, ECC. • 117 antecedentemente trasportati dal bacino camuno. Sta che in vai Camo- nica, nei monti di Corteno ed altrove, la steatite fu segnalata in posto ed erratica ; ^ ma non è dessa una materia che possa sostenere un lungo viaggio nell'alveo di un fiume o nel seno di un ghiacciaio. Per since- rarmi però su questo punto feci minuziose ricerche nel eresinone delle cave di Poltragno, dove la vasta area stata denudata per le estrazioni antiche e recenti, la copia di materiali giacenti in provvista o abban- donati e dei ravaneti di cava permettono un esame esauriente. Ivi molti ciottoli striati, ma di steatite nessuna traccia. Mi era quindi giocoforza ammettere che i singolari ciottoletti talcosi della cava Gre avessero la stessa provenienza dei frammenti dolomi- tici, fossero cioè caduti da un giacimento esistente sui fianchi dei monti demo 0 Bogno. Fui quindi indotto ad esplorarli ed aiutato in ciò dal sig. Giovanni Murachelli di Lovere, che spesso ebbi gradito compagno nelle mie escursioni in quella regione, ritrovai sul monte Bogno la steatite in posto. Non è la prima volta che ad un giacimento primario si giunga cogli indizi forniti da uno secondario. 11 monte Bogno (689'" s. m.), che col Clemo (794™) ed il Na (707"'), si erge fra il Sebino e l'alta valle Cavallina, spinge verso il lago d'Iseo uno sprone dolomitico, su cui è posto il santuario di S. Defendente, donde si avvalla con ripida china al lago e termina quivi alla Punta delle croci hergamazche, tra la cava Gre ed il seno di Zorzino, che è detto hogm ed ha dato nome al monte. ^ CuRioM, Geol. prov. lomb. Voi. II, 224. Milano, 1877. — La steatite a Corteno è citata anche da Zepharovich {Min. Lexicon f. d. Kaiserthum Oester. I, 425. Wien, 1859), che ne attinse la notizia da I. Gantù {Viaggio da Milano a Ve- nezia nelle città e nelle provincie, 437. Milano, 1856). Quest'opera, che non è che una guida del lombardo-veneto, contiene infatti in appendice un elenco di mi- nerali lombardi e loro giacimenti. L'elenco è naturalmente incompleto, ma interes- sante, perchè forse il primo che sia stato compilato. Cantù ne trasse in gran parte i dati da un suo amico che non nomina, e che, dalla grafia mineralogica adottata, arguisco soltanto non essere Curioni. Voi. XL. 9 118 F. SALMOJRAGHI. Chi muove dà S. Defendente pel sentiero, che mena ad Esraate, trova la steatite a destra sulla pendice meridionale del Bogno ; e così ne ri- trova tracce a sinistra sulla pendice settentrionale, se prende invece il sentiero che dallo stesso S. Defendente conduce a Castro. La sua giacitura è di impregnazione. E cioè la dolomia principale, che ivi è in strati verticali, diretti N. 66° 0., appare nei due punti citati e principalmente nel primo, sparsa di vene intrecciate, di noduli, di grumi, di punteggiature disseminate, di chiazze, irregolarmente ade- renti a facce di strati o litoclasii, di una sostanza che ha i seguenti ca- ratteri. È per lo più nera o azzurro-cupa, raramente grigia, ma a polvere sempre bianca. Scalfibile all' unghia, untuosa al tatto, infusibile al can- nello, si colora in roseo con soluzione di nitrato di cobalto, alla calci- nazione imbianca e perde il 5,9 % del suo peso, ed infine, osservata in polvere al microscopio, mostra, fra nicoli incrociati, colori vivaci di polarizzazione di aggregato. Non ha bisogno di altre prove per es- sere qualificata per steatite o talco indurito. Gli stessi caratteri (mena quello della perdita alla calcinazione che non fu sperimentato) si riscon- trano nei ciottoletti della cava Gre, solo che questi sono più teneri e biancastri o al più azzurrognoli; ma il colore è probabilmente di na- tura organica. La steatite si ritrova naturalmente anche nei massi e ciottoli di do- lomia staccati dal monte e sparsi per la china o sui muriccioli, però soltanto in corrispondenza ai due punti dove la trovai in posto. Que- sti poi sono entrambi nel territorio del comune di Esmate, Negli stessi punti e nelle stesse condizioni la dolomia è impregnata di un altro minerale, il quarzo. È per lo più quarzo nero, che, osservato in polvere al microscopio, rivela la causa del colore in inclusioni opache, di forma non cristal- lina, disposte secondo zone di accrescimento parallele, e quindi secondo linee rette o secondo linee spezzate, che in questo caso fauno un an- golo prossimo a quello del prisma esagonale o del romboedro fonda- STEATITE NELLA DOLOMIA PRINCIPALE, ECC. 119 mentale del quarzo. Ma associate alle dette zone di pigmento ve ne sono altre pure parallele di colore diluto, non risolvibile in granuli di pigmento, nemmeno con ingrandimenti forti. Non si può giudicare della natura di queste inclusioni. Non sono di magnetite e per la forma dei granuli e perchè, polverizzando finamente il quai'zo, la calamita non ne scopre tracce. Ma non sono nemmeno sostanze carboniose, perchè restano inalterate dopo intensa calcinazione. Questa ha solo per efletto di far lievemente impallidire il colore diluto. Comunque sia, questo quarzo nero o è diffuso, più o meno copiosamente, in alcuni punti della dolomia anche in forma di prismetti bipiramidati ; 0 ne riveste le facce di strati o litoclasii con punte sporgenti di pi- ramidi. Ma per lo più è cristallino e così compenetrante la dolomia da apparire alla superficie di questa in forma di sottili reticolature o di più grosse strisce talor rettilinee, talor tortuose a guisa di meandri e in questi casi con una zona interna di quarzo incoloro, dove non è raro trovare impiantati cristalli limpidi dello stesso minerale. Non è prezzo dell'opera tentare di descrivere con maggiori dettagli queste singolari forme, che non ricordo aver mai veduto altrove. Valga questo concetto che un pezzo che le contenga ed abbia per lungo tempo subito l'azione meteorica o meglio si esponga a quella di un acido, sicché la roccia includente disparisca, si presenta come una spugna di quarzo nero, o di quarzo incoloro, geodifero, rivestito di quarzo nero. Tali forme richiamano alla mente gli organismi descritti da Stoppani col nome di Èvinospongia. * Le figure ch'egli ha pubblicalo o meglio alcuni dei saggi conservati nel Museo civico di Milano e in massima parte da lui raccolti (che per cortesia del prof. E. Mariani potei ispe- zionare) sono già dissimili fra di loro e non ardirei riferire ad essi le impregnazioni spungiformi di quarzo del monte Bogno; ma una certa analogia fra gli uni e le altre esiste. 1 saggi di Èvinospongia sopra- 1 Stoppani, PaUont. lomb., 1^ Sèrie, Les petrifications d'Esina, etc. 120, pi. 29, 30, 31. Milan, 1858-18G0. 120 F. SALMOJRAGHl. detti provengono da diversi livelli geologici e da diverse località di Lombardia; sono calcarei o dolomitici. Uno soltanto, fra quelli che ho esaminato, contiene inoltre delle reticolature di quarzo, ed è quarzo nero colle slesse inclusioni microscopiche di pigmenti e collo stesso colore diluto, secondo zone di accrescimento, che sopra ho descritto. Il saggio ha forma di un ciottolo, corroso o rotolato, e porta la scritta: Evino- spongia vesciculosa. Nella dolomia bitumùiosa sopra Castro e Riva. La dolomia principale del Sebino contiene talora diffusioni bituminose ; ma nel luogo indicato è bensì fetida alla percossa, ma non presenta tale copia di bitume da meritare l'epiteto che le venne attribuito. Però ritengo per certo che quel ciottolo con reticolature di quarzo nero pro- viene dal monte Bogno, che sorge appunto tra Castro e Riva di Solto. La scritta è di mano di Antonio Villa, uno dei benemeriti fondatori della nostra Società. ^ Il quarzo nero colle forme sopradescritte lo trovai in una recente gita e finora soltanto nelle località dove esiste la steatite. Ma può darsi che nelle mie precedenti escursioni sui monti del Sebino non vi abbia fatto attenzione. In ogni modo resta dimostrato che i ciottoletti di steatite della brec- ciola di Gre, provengono insieme ai detriti dolomitici, di cui è formata, da un giacimento sovrastante di dolomia steatitosa. Mi manca in vero, come ultima prova, il rinvenimento nella brecciola di frammenti di do- lomia impregnata di steatite ; ma vi supplisce in parte l'accertata pre- senza di quelli compenetrati da reticolature di quarzo nero. È un dettaglio locale privo d'importanza l'indagare da qual punto preciso del monte Bogno sieno derivati gli elementi della brecciola di Gre. Non provengono certamente dal giacimento steatitoso della pendice 1 Atti Soc. it. se. nat. Voi. XXVIl, 138. Milano, 1886. STEATITE NELLA DOLOMIA PRINCIPALE, ECC. 121 meridionale, che guarda verso Zorzino e Riva; ma forse nemmeno da quello della pendice settentrionale, dove un ciottolo abbandonato a sé giù per la china si arresterebbe prima di toccare il lago. Ma è da notarsi che la configurazione del terreno ivi ed altrove fu modificata e dall'assettarsi delle pendici lacuali in conseguenza della escavazione del bacino, e, prima ancora, dalla erosione della seconda invasione glaciale, cui l'escavazione del lago è probabilmente dovuta. ^ Tracce di queste azioni si vedono dovunque in quelle località nelle pareti rocciose a picco, parallele alla sponda del lago, nei moiitecoli arrotondati e nelle stesse doline obliterate, che partendo dall'altipiano di Cerrete - a piò del demo, s' incontrano, sparse qua e là, andando fin verso Poltragno. Non è in- verosimile quindi che l' impregnazione steatitosa della dolomia sia stata più estesa di quanto ora appaia, o che di dolomia con steatite sia for- mato il nucleo roccioso più immediatamente sovrastante alla cava ed ora coperto da depositi morenici o da terra vegetale. ^ Anzi questo fatto che la brecciola di Gre è in tale posizione, che ivi altri detriti di falda non possono ora radunarsi, depone per la sua relativa antichità ; mentre altre brecce e brecciole dei dintorni, come quelle che circondano, per es., il monte Gala sopra Lovere, sono in continuità di formazione per il cadere di nuovi detriti e quindi vanno ascritte a tempi più recenti. È per ciò e per l'analogia di composizióne e giacitura, che in una cartina geologica pubblicata nel 1897 (op. cit.) riferii la brecciola di Gre al 1." interglaciale insieme a quella di Poltragno, per quanto a Gre non abbia trovato ciottoli striati, ed ivi manchino gli altri criteri che rendono plausibile lo stesso riferimento 1 Salmojraghi, Contrib. alla limnologia del Sedino. (Atti Soc. ita!, di se, nat. e del Museo civico, ecc. Voi. XXXVII. Milano, 1898.) 2 Erroneamente segnato Ceresole sulla carta V25000 dell'I. G. M. I. 3 Appunto nell'ultima mia gita mi vennero indicate tracce di steatite sotto la chiesuola di S. Defendente, dal lato che guarda verso Pisogne, quindi sopra la cava Gre, ma mi mancò il tempo per verificarlo. 122 F. SALMOJRAGHI. per ]a brecciola di Poltragno. A questo proposilo va rammentato che la brecciola di Gre, che ora ò a riva di Iago, dovette attraversare uua fase di sommersione lacuale, poiché il livello del Sebino, nel lasso di tempo dal 2." interglaciale al posglaciale, ebbe un'elevazione maggiore dell'attuale. ^ Ma il fatto non ha relazione col presente argomento. La steatite è un minerale che può originarsi con processi così diversi e derivare per pseudomorfosi da tanti minerali, che non è meraviglia il trovarla in una roccia, dove è presente e copioso uno dei suoi co- stituenti, la magnesia. Però, compulsando la letteratura sui giacimenti di steatite italiani, ho rilevato che essa per lo più vi è subordinata a rocce serpentinose ; meno frequente è il caso che si trovi nella dolomia. Per ciò, seguendo il suggerimento del prof. E. Artini e colla sua guida ho esaminato al microscopio delle sezioni sottili tanto della brec- ciola che contiene ciottolelti di steatite (cava Gre), quanto della dolomia che dello stesso minerale è impregnata (monte Bogno). Nella brecciola non era possibile ottenere sezioni che comprendessero ciottoletti di steatite, né avrebbe avuto scopo comprendervi altri inclusi stranieri. Mi limitai quindi ad osservarne una, che rappresentasse la qualità media della roccia, ossia comprendesse soltanto piccoli frammenti dolomitici cementati. Ora nelle suture che intercedono fra di essi, oltre la calcite spatica ■di formazione secondaria, che li rilega, trovai in copia granuli e schegge di quarzo, che non hanno la posizione e la forma corrispondenti ad un' origine per secrezione - o per pseudomorfosi ; sembrano invece cla- stici e trasportali nelle suture dalle acque cui e dovuta la cementa- zione, insieme a malerie limonitiche od argillose, indecifrabili, che spesso ne segnano il confine colla contigua calcite. Il quarzo stesso contiene 1 Salmojraghi, Opere citate 1807, 1898. 2 11 quarzo di secrezione esiste nella brecciola, ma non nel cemento, bensi nei frammenti, come sopra fu detto. STEATITE NELLA. D0LOML\ PRINCIPALE, ECC. 123 talora inclusioni liquide o gasose (non però libelle) e talora mostra una zonatura, secondo linee rette o spezzate di accrescimento, analoga a quella osservata nella polvere del quarzo nero del monte Bogno, solo che è meno distinta per il minor spessore delle sezioni sottili in confronto dei granuli della polvere. Ricordo che il quarzo nero cogli stessi caratteri compare anche macroscopicamente nella brecciola e pa- rimenti in forma clastica, laddove il cemento è formato da un impasto di minuti detriti. Queste sono le osservazioni fatte nella brecciola di Grò ; ma in altre brecciole analoghe di Poltragno e del Tinazzo (Borlezza), che nello stesso modo ho esaminato, ritrovai nelle stesse suture, oltre il quarzo, anche sillimanite, biotite, dorile e con molta probabilità serpentino, leucoxeno e sericite. E ravvisai in questo fatto della presenza di minerali estranei nelle suture un carattere sicuro per riconoscere (ciò che macroscopica- mente non ò sempre possibile) le brecce dolomitiche (clastiche) dalle dolomie brecciate (cataclastiche), nelle quali appunto le suture, oltre essere in generale più sottili, sono esclusivamente calcitiche. Però l'as- senza di minerali estranei non esclude si tratti di brecce, perchè po- trebbe essere accidentale nella sezione osservata, o perchè questa cadde tutta in un frammento di dolomia brecciata. In alcune sezioni poi le suture certamente clastiche, perchè contenenti minerali estranei, sono attraversate da più piccole suture continue e calcitiche ; trattasi in questo caso di brecce, che dopo la cementazione subirono un' azione cataclastica con susseguente ricementazione. Ma di queste brecciole di Poltragno e del Tinazzo spero trattare con maggiori dettagli un'altra volta. Ora soltanto m'importa di rimarcare che il quarzo clastico è più frequente nella brecciola di Gre, che nelle anzidette; e che in queste finora non potei riscontrare né col microscopio il quarzo a zonature di pigmenti secondo l'accrescimento, né macroscopicamente il quarzo nero. Ciò fa nascere il sospetto di un rapporto paragenetico fra steatite e quarzo nero. 124 F. SALMOJRAGHI. Nella dolomia impregnata di steatite scelsi le sezioni sottili nei punti dove le due sostanze sono associate o dove evvi il confine dell'una coll'altra. In queste sezioni la dolomia compare colla microstruttura che le è abituale, assomigliante ad un mosaico; i granuli talora presentano le strie di geminazione polisintetica, quindi sono di calcite, per lo più non le presentano e quindi possono essere di dolomite, per il che è più sicuro qualificarli per carbonati, senz' altra specificazione. La steatite è di colore giallastro od anche incolora, mostra a nicoli incrociati dei colori vivi di polarizzazione di aggregato, ed è sparsa talora di fibre con colori di polarizzazione ancora più vivi, estinzione parallela ed allungamento positivo. Trattasi in questo caso di lamelle di talco, tagliato normalmente alla sfaldatura ed associato a quello squa- moso, costituente la steatite. Nei punti, dove i due minerali sono in contatto, vedesi la steatite insinuarsi tra un granulo e l'altro dei carbonati, con tendenza a smi- nuirne i contorni, oppure insinuarsi in modo analogo nelle fenditure di uno stesso granulo od anche attraversarlo, lasciando naturalmente iso- rientati i due monconi rimasti. È probabile quindi si tratti di una ineudomorfoù jier alterazione di steatite sopra dolomite. La steatitizzazione o (per usare un vocabolo più breve) la steatizsazione procede secondo linee curve ondulate, ciò che appare anche ad occhio nudo sulle sezióni sottili e fu accompagnata dalla produzione di altri minerali secondari; la calcite, riconoscibile per maggior limpidezza da quella originaria, forse la magnetite, certo il quarzo. Quest'ultimo appare ben distinto da quello clastico, osservato nelle suture della brecciola di Gre, poiché, oltre non presentare zone di accrescimento, riempie gli interstizi fra i granuli di carbonati, si in- sinua dentro di essi come se ne avesse corroso i contorni, mantenendo però la stessa orientazione ottica. È probabilmente dovuto ad una pseu- domorfosi jJer rimozione. Lo stesso quarzo, si può isolare dalla do- lomia steatitosa coli' azione di un acido e in tal caso presenta al mi- croscopio la forma di granuli cariati o coi contorni sfrangiati. STEATITE NELLA DOLOMIA PRINCIPALE, ECC. 125 In una delle sezioni osservate la steatite contiene parecchi cristallini ettaedrici di 1-2 al più 3 centesimi di millimetro di un minerale a forte rifrangenza, che però non appare mai estinto, perchè immerso in un mezzo birifrangente. Potrebbe essere spinello; ma in ogni caso è una paragenesi di difficile interpretazione. Infine in un caso osservai che tanto i carbonati quanto la steatite sono attraversati da suture calcitiche continue, che attestano una cata- clasi, posteriore alla steatizzazione. Dall'insieme di questi fatti sembra plausibile l'ammettere, che la formazione della steatite sia dovuta ad una ciixolazione dentro la do- lomia principale, o ad uno sgorgo da essa, di acque silicifere, o di acque contenenti in soluzione silicati alcalini,^ le quali, affluenti con velocità eccedente quella del processo pseudomorfico di steatizzazione, hanno contemporaneamente dato luogo alla formazione di quarzo, e cioè del quarzo incoloro e a contorni sfrangiati, senza inclusioni zonate, quale si osserva nelle sezioni sottili in immediata contiguità della steatite o si isola con acidi dalla dolomia steatitosa. Ma non potrei giudicare, se lo stesso rapporto paragenetico di con- temporanea formazione esista anche fra la steatite e l'altro quarzo de- scritto sopra, che è più abbondante, cristallino o cristallizzato, in gran parte di colore nero e ricco di inclusioni microscopiche, disposte secondo zone di accrescimento ; o se invece si tratti di una paragenesi di suc- cessione ; 0 se infine i due minerali siano di formazione indipendente. Ripeto che rinvenni finora il quarzo nero soltanto nelle due località * Sulla formazione di talco e steatite, e in generale di silicati magnesiaci, da carbonati di calcio e magnesio per l'intervento di acque mineralizzate cfr : Bischof, Lehrb. d. chem. u. physik. Geol. II, 822. Bonn, 1864. — Lembkrg, Weber Silicatumwandlungen. (Zeitsch. d. deut. geol. Gesellsch., Ed. XXVIIl, 563. Berlin, 1876.) — Genth, Contrib. to mineralogy. (Read before the amer. philos. Soc, 1885. Recensione in N. Jahrb. f. Min. Geol. u. Pai., Voi. I, 256. Stuttgart, 1887.) — Brauns, Chem. Minerai. 410. Leipzig, 1896. 126 F. SALMOJRAGHI. del monte Boguo dove trovai la steatite ; ma uoii potei osservarlo nelle sezioni sottili in contiguità immediata della steatite stessa, né nei saggi di dolomia che ne sono impregnati. Il giudizio sovra di esso deve quindi essere riservato a nuove osservazioni. ^ Questo solo può dirsi che il quarzo, di cui si tratta, si è formato in due tempi, dapprima cioè de- ponendosi come quarzo nero, poi eventualmente come quarzo incoloro, con tendenza a riempire le vacuità della dolomia, laddove questa ha la struttura di Evinospongia , forse sostituendosi ai carbonati di questi problematici organismi. Se questi processi poi siansi compiuti nel quaternario o debbano ri- portarsi a tempi più antichi, è problema per risolvere il quale man- cano assolutamente i dati. L'accertata azione cataclastica posteriore alla steatizzazione non può assumersi come criterio di grande antichità, dap- poiché si verificò anche posteriormente alla cementazione nelle brecciole del Tinazzo, che sono del quaternario antico o del piti recente terziario. Così non credo ammissibile esista una relazione fra le supposte acque silicifere o contenenti silicati alcalini, che hanno formato la steatite, e alcune sorgenti debolmente mineralizzate che persistono nei dintorni. ^ 1 Per giustificare tale lacuna nel presente studio aggiungerò che questo del quarzo nero è un problema che mi è sopravvenuto dopo la presentazione di questa nota alla Società italiana di scienze naturali, avvenuta nella riunione del 27 gen- naio 1901; poiché rinvenni quel minerale in una escursione posteriore del 16 maggio 1901. Le notizie che lo riguardano furono inserite nel manoscritto già pronto per la stampa, la quale ragionevolmente non poteva subire ulteriore ritardo. 2 Sono le seguenti: il Fontanino di S. Rocco in vicinanza ed a mezzodì di Riva di Solto, di cui ebbi notizia dal prof. B. Sina; la sorgente di Solto detta di .S". Gaudenzio, alle falde del monte Boero verso vai Cavallina, celebrata da un poeta (Fkrrari, Un omaggio alla patria, ovvero il Sebino, 50. Brescia, 1844); citata dall'AMA-Ti (Diz. corogr. dell'Italia) ed an- che da Jervis (/ tesori sotterr. d'Italia, I, 270. Torino, 1873), ma inesattamente da quest'ultima collocata sulla destra de! Borlezza, forse confusa colla seguente; la sorgente tra Lovere e Pianico, cui, secondo la tradizione, veniva a cercar salute lady "Wortley Montague che la ricorda appunto nelle sue opere, ma la cui STEATITE NELLA DOLOMIA PRINCIPALE, ECC. 127 Nei dintorni stessi, anzi in tutta la regione compresa fra il lago d'Iseo e la valle Cavallina, non esiste o non è conosciuta alcuna roccia ef- fusiva, che valga ad attestare una attività endogene antica; mentre di affioramenti porfiritici sono sparse le regioni contigue tra vai Ca- vallina e vai Seriana e tra il Sebino e vai Trompia. Questo solo me- rita di essere ricordato che gli strati steatizzati formano la parte più elevata della gran massa della dolomia principale, quindi sono in con- tatto col retico, che appunto si appoggia sulla falda meridionale del monte Bogno, nella sella di Solto. La steatite non ha un alto valore commerciale, ma, ove possa ot- tenersi con purezza di composizione e in condizioni favorevoli di escavo -e trasporto, è desiderata per molteplici impieghi. Allo stato delle cose è difficile però valutare l'entità del giacimento del monte Bogno. Po- trebbe darsi che gli affioramenti ivi constatati si arricchiscano in pro- fondità. La materia non è sconosciuta agli abitanti dei vicini paesi, Esmate e Solto, che la chiamano saponaria, od anche sandefendo, forse perchè una volta il cosidetto eremita o custode della chiesuola di S. Defendente (che è anche detta S. Defendo) ne ricavava dei pezzi per intagliarne calamai, pipe o piccoli oggetti d'ornamento. Ma da tutte le informazioni raccolte non mi risulta che mai siansi estratti o veduti pezzi di un certo volume. Anzi giudicando da quanto appare all'esterno nei giacimenti in posto e nei massi e ciottoli che da essi irradiano, ed anche come conseguenza della supposta origine per pseudomorfosi da acque mineralizzate, è molto più probabile che anche in profondità la steatite sia sempre associata a dolomia e quindi impura. In ogni posizione precisa non è ben nota (Gfr. Marinoni, Docum. loveresi, 234. Lovere, 1896.) Le prime due sgorgano da area retica, la terza probabilmente da area triasica (dolomia principale); tutte distano da 2 a 3 chilometri dai giacimenti steatitosi del monte Bogno. 128 F. SALMOJRAGHI. STEATITE NELLA DOLOMIA PRINCIPALE, ECC. caso la possibilità di una coltivazione industriale non può stabilirsi che con osservazioni più dettagliate o con degli assaggi. I fatti quindi che ho descritto non hanno importanza pratica, ma poiché la steatite, per quanto mi consta, non fu ancora segnalata in tutta l'ampia area della nostra dolomia principale, meritavano di venir ricordati, almeno come tenue contribuzione alla mineralogia lombarda, la quale pressoché trascurata per lungo intervallo di tempo, ha acqui- stato dopo l'ordinamento del Museo civico di Milano dei valorosi illu- stratori, e della quale è desiderata dai tecnici e dagli industriali una monografia più estesa e più specificata di quelle che abbiamo ora del- l'Jervis e del Gurioni. DUE NUOVI GASI D'IBRIDISMO NEGLI UCCELLI. Nota Ornitologica del socio Prof. Griacinto Martorelli Direttore della Collezione Turati nel Museo Civico di Storia Naturale di Milano. (Con una tavola.) Le due figure della tavola che accompagna la presente Nota rappre- sentano due uccelli che, per il complesso dei loro caratteri singolari, fui indotto a considerare come ibridi, sebbene, per esser stati presi adulti ed allo stato selvatico, manchi qualsiasi documento sicuro circa la loro nascita da genitori di specie diversa, e mi sono determinato a descriverli e figurarli; il primo, perchè non venne a mia conoscenza altro esemplare che gli rassomigli e che si possa ugualmente supporre ibrido del Tiirdiis inlarù, L. colla Menda nigra. Leach ; il secondo, perchè differisce per vari caratteri da altri ibridi ottenuti in seconda generazione allo stato domestico da ibridi dell'^^zas boscas, L. e della Dafda acuta, (Bp.) descritti e figurati negli Atti della Società Zoolo- gica di Londra nel 1860. * Il primo soggetto, un maschio adulto, fu da me trovato il 7 novembre dello scorso anno 1900 sul mercato di Milano e mi si disse esser stato Proceedings Zoological Society. i8G0. Parte XXVIII, pag. 338-39. 130 G. MARTORELLI. preso in Lombardia e tenuto per qualche giorno in gabbia, senza dubbio per la singolarità dei suoi caratteri. Non mi parve dubbio sino dap- J3rincipio che si trattasse di un caso d'ibridismo, non solo perchè ap- parivano chiari i caratteri di due specie, cioè il Merlo comune (Menda nigra) e la Cesena (Turdus 'pilaru), per quanto riguarda il colorito, ma ancora quelli che si riferiscono alle forme ed alle proporzioni, il che è molto importante, data la maggior variabilità dei caratteri del colorito degli animali rispetto ai caratteri della forma. Infatti l'esemplare del quale sto trattando non odre solo riuniti i caratteri di colorito della Cesena (T. pilaris) e del Merlo (Menda nigra) j ma ancora quelli delle forme e delle dimensioni, come ho cer- cato dimostrare colla mia figura nella quale si vede chiaramente come il becco sia delle dimensioni di quello del Merlo, cioè più grande e col culmine sensibilmente più rialzato che in quello della Cesena ed un poco più lungo (negli esemplari da me misurati il becco varia da 7-8 mill, nella Cesena ed è di 10 mill, circa nel Merlo, misurato dal- l'apice all'origine delle piume frontali). Anche la forma generale del corpo s'avvicina piuttosto a quella del Merlo che a quella più graziosa ed allungata della Cesena nella quale anche la coda è più lunga. ^ Le ali, quantunque non si possano misurare esattissimamente, perchè gli apici delle remiganti maggiori sono guasti, pure dal contorno si vede che mancano solo 4 0 5 mill., in una delle più lunghe, cioè la terza dell'ala destra, e quindi si ha la misura molto approssimativa dell'ala stessa e della sinistra, cioè circa 135 mill., mentre quella del Merlo è di 125 mill, circa e quella della Cesena è di 1 45 mill, in media, quindi vi è precisa intermediarietà nelle misure. La forma poi delle ali è ' Le misure della coda delle due specie sono di circa 110 mm. nella Cesena e di 100 mm. nel Merlo; nell'esemplare che descrivo ò di ilO mm., quindi la coda sarebbe non intermedia, ma ridotta; però devesi riflettere che non sempre in au- tunno lo sviluppo delle penne ò completo e che in questo individuo, indubitabil- mente anormale, in ogni caso, o sia Merlo o sia Cesena, vi sono anche altri segni d'incompleto sviluppo. DUE NUOVI CASI d' IBRIDISMO NEGLI UCCELLI. 131 spiccatamente accorciata, ma un po' meno ottusa all'apice che quella del Merlo. La forma delle zampe nell'esemplare figurato è difficile ri- ferire piuttosto a quella del Merlo che a quella della Cesena, giacché le dimensioni si corrispondono in queste due specie, tranne piccolissime differenze che negli esemplari socchi spariscono facilmente. Noto solo che i tarsi sono un po' meno alti che nel Merlo. Uno dei caratteri che per primo mi dette nell'occhio, si fu il color giallo aranciato del becco sino all'apice, appena un poco più pallido di quello che soglia essere nel Merlo maschio adulto; mentre nella Cesena, anche quando è adulta, qual'ò figurata nella recente Monografia delle Turdidae del Seebohm (Tav. XLVII), da un maschio adulto ucciso in marzo e scelto tra i più perfetti e tipici, è di un color gialliccio co- stantemente sfumato col bruno-corneo dell'apice sulle due mascelle. An- che le palpebre erano più gialle che nella Cesena; ma meno spiccate che nel Merlo. Se si guarda la figura, appaiono subito evidenti nel colorito del capo, del collo e della gola i caratteri del Turdits inlaris^ per il grigio ugualmente distribuito su tutto il capo e sino al dorso, sulle guancie e sui lati del collo, però i centri delle piume sono più o meno neri ed in modo assai più spiccato che non siano d'ordinario nella Cesena e le macchie lineari nere sulla base del collo, che in 'questa sono atte- nuate dai margini fulvi delle piume, nell'esemplare che descrivo sono fortemente nere ed assai larghe. Le parti superiori appaiono come uno strano miscuglio di piume decisamente nere, come nel Merlo, ed altre di color bruno-castagno, come nella Cesena, e così pure sulle ali si trovano piume bruno-ros- siccie ed altre nere e fra queste ultime è singolarissimo il vedere su ambedue le ali due o tre delle grandi copritrici, che sono nere e che hanno la lunghezza normale di quest'ordine di penne nel merlo, mentre le altre grandi copritrici, tra le quali sono racchiuse, hanno il colorito e le proporzioni proprie dell'altra specie ! 132 G. MARTORELLI. La gola e la base del collo sono dello stesso colore ceciato ed hanno anche qualcuna delle sfumature fulve della Cesena, ma alla base del collo cessa ad un tratto tale colorazione e succede un nero intenso e vellutato uniforme, come nel Merlo maschio adulto, che occupa tutti i fianchi e le parti inferiori, compreso il sottocoda, ma è interrotto da uno spazio bianco a sfumature di fulvo che si estende a tutta la parte centrale dell'addome ed al bassoveutre. Le tibie sono biancastre con qualche centro bruno, come nella Cesena. Le copritrici inferiori delle ali sono bianche, come nella Cesena, e solo pochissime fra le ascellari parzialmente nere, cioè da un solo lato del corpo, il destro, È questa anzi la sola cospicua asimmetria di questo esemplare che certamente, qualunque ne Sia stata l'origine, è il più singolare ch'io m' abbia visto fra i Turdidi. Ho inutilmente cercato nei vari autori casi di ibridismo fra le due specie dalle quali suppongo sia esso derivato e nemmeno nella già ci- tata Monografìa dei Tordi non trovai ricordato alcun caso. Il Suchetet, nel suo esteso lavoro sugli uccelli ibridi, ^ ha riferito alcuni casi di ibridismo del Merlo col Tordo, ma non sembra nemmeno ad esso che si trattasse di casi in cui l'ibridismo fosse sufficientemente dimo- strato. Ad ogni modo gli esemplari da lui ricordati sarebbero sempli- cemente a piumaggio di colore misto, mentre quello che qui descrivo e figuro riunisce anche i caratteri della forma, ossia i caratteri plastici, come alcuni oggi li chiamano, di due specie diverse. Non credo poi che si tratti di melanismo, poiché il nero di questo esemplare è troppo deciso ed intenso, mentre negl'individui melanici suol essere molto diverso, come mi risulta dai moltissimi soggetti me- lanici che ho potuto osservare, la maggior parte dei quali appartenenti alla collezione Turati medesima. ' Les Oiseaux hybrides rencontres à l'état sauvage. Exlrait des Mémoires de la Socióté Zoologique de France (1892-1895). G.MARTORELLi- Ibridi. iUUy dp,cJ.3X^. ScJ. D^LaJO. ^A'.YX..Ta,. If .«^^-^ L'Aul. Li Lit. RoncKi TURDUS PILARIS x MERULA NIGRA DAFILA ACUTA x ANAS BOSCHAS DUE NUOVI CASI d' IBklDlSMO NEGLI UCCELLI, 133 So bene quanto profonde alterazioni possono originarsi per anomalia, ma non credo che per semplice anomalia un uccello possa assumere metà dei caratteri spettanti ad un'altra specie, com'è il Merlo rispetto alla Cesena, e viceversa. Nemmeno mi sembra possibile che nel presente caso possa vedersi un effetto di Atavismo^ sembrandomi troppo grande la distanza tra le due specie, non solo, ma anche perchè non saprei concepire come per atavismo potrebbe prodursi in un individuo di una specie la metà dei caratteri propri di un'altra, mentre questo è appunto ciò che caratte- rizza i prodotti deW Ibridismo / Del resto, pur non essendo frequenti gl'ibridi fra differenti specie di Tordi, ed anche ammesso che alcuni dei casi citati dagli autori non siano abbastanza dimostrati, alcuni se né conoscono sui quali non sembra cader dubbio e due specialmente meritano di esser qui ricordati, uno dei quali venne da poco tempo descritto e fatto figurare dal prof. Col- lett di Cristiania («lbis« 1898, Voi, IV, n.« 15, pag. 317) e sarebbe precisamente un ibrido di Tardus pilaris, col Turdus iliacus Lin. ; anzi quest'Autore nella sua nota accenna pure ad un altro esemplare corrispondente che era già stato preso in Isvezia ad Haga presso Sto- colma il 12 febbraio 1859 e che era stato l'anno dopo illustrato dal Mewes come Turdus illuminus di Lobenstein, esemplare che ancor si trova nel Museo di Stocolma ed è identico a quello descritto dallo stesso Gollett, per dimensioni ^ e per tutto. Il Gollett infine, in una sua recentissima e molto gradita visita al Museo di Milano, ha esaminato il mio supposto ibrido di Cesena e di Merlo e, lungi dal trovarsi in disaccordo colle mie vedute, riconobbe la speciale importanza del soggetto e mi esortò ad illustrarlo tosto, il che, senza la sua esortazione, non avrei forse fatto così presto. ^ Vi sono solo alcune misure differenti per 3 o 4 millimetri, quantità trascu- rabile. VoL XL. 10 134 G. MARTORELLI. Il Turdm 'ì^ilarù ha dunque tendenza ad accoppiarsi con altri tordi, ma io credo ancora che questa tendenza sia generale nei Turdidi, giacché la collezione Turati possiede anche un altro Tordo che ho ragione di considerare come ibrido fra il Tordo Sassello {Turdus iliacus L.) ed il Tordo scuro {Merula obscura, Seeb.) al quale già accennai nell' « Ornis » * e del quale presentai una minuta descrizione, accompagnata da una figura a colori, di grandezza naturale, nell'ultimo Congresso Ornitolo- gico Internazionale a Parigi. È quasi inutile aggiungere che, data l' ibridità di questo nuovo sog- getto, essa non può esser che il risultato di un incrociamento delle due supposte specie allo stato di libertà naturale, non costandomi che alcun turdide possa covare ed allevare la prole iu schiavitù. Si sa poi ancora che la Cesena non cova in Italia abitualmente e che anche nella vicina Svizzera ciò non sembra verificarsi, poiché re- centemente 2 il Fatio ha mostrato di credere assai poco alle asserzioni di frequente nidificazione della Cesena in Elvezia e dubita persino del- l'autenticità dei casi eccezionali annoverati ; ma nelle regioni più setten- trionali, dove certamente coesistono nell'epoca degli amori le due specie, l'accoppiamento fra di loro non si può ritenere cosa impossibile, e si badi che l'esemplare da me ora figurato era stato preso nel passo au- tunnale, quando già era avviato il movimento delle Cesene che sono fra i Turdidi più tardi a giungere fra noi. La seconda figura, quella dell'Anitra, sarebbe un ibrido à^WAnas boscas e Da/lla acuta, ed io l' ho voluto figurare, sebbene già esista una figura che rappresenta due ibridi dello stesso genere, perché questi » G. M., Les apparitions des Turdidés Sibériens en Europe (1900). (Bulle- tin du Gomitò Ornithologique International. Voi. X, pag. 241 e 292.) 2 Victor Patio, Faune des vertóbrés de là Suisse. Vol. II. (Histoire Natu- relle des Oiseaux. 1.^ partie, pag. 342-343.) DUE NUOVI CASI d' IBRIDISMO NEGLI UCCELLI. 135 mi sembrano assai differenti e perchè si sa che erano figli dei due ibridi nati da un Codone con un'anitra domestica femmina e probabil- mente di varietà nera. Aggiungo che il nuovo esemplare corrisponde mirabilmente alle descrizioni di numerosi altri che non furono però figurati e specialmente poi è identico ad un altro che la collezione Tu- rati già possedeva (n.° 13280), per mezzo del Finsch,sin dall'aprile 1875 da Brema, e da esso considerato precisamente come ibrido delle due nominate specie. Secondo il Finsch stesso questo ibrido sarebbe derivato da un Ger- mano (Anas boscas) maschio e da un Codone (Dafda acuta) fem- mina, il che a me sembra per lo meno dubbio. ^ L'esemplare ultimo che forma principale oggetto della presente de- scrizione fa colto il 13 marzo del corrente anno 1901 dal sig. Borico Pezzoli in una tesa presso Gaggiano nell'Agro Milanese e fu da lui gentilmente donato al Museo per la Collezione Turati. Ho già accennato esser questo esemplare identico al sopradetto ed aggiungo che la corrispondenza tra di loro è tale che l'unica figura che io ne ho fatta può perfettamente servire per ambedue. Anzi corre tra l'uno e l'altro quel solo minimo grado di differenza che si verifica nor- malmente fra gl'individui di una medesima specie, giunti al mede- simo grado di sviluppo, in identiche condizioni ed in una medesima area geografica. Dirò di più che se non si conoscessero le due specie gene- ratrici e si trovassero due esemplari siffatti in qualche lontana regione, nulla tratterrebbe il loro scopritore dal considerarli come individui di una specie nuova perfettamente caratterizzata! Ho letto tutte le descrizioni assai numerose che il sig. Andrée Su- chetet, nel suo lavoro già citato sugli Uccelli ibridi allo stato selvatico. ' Suppongo che il Finsch abbia fondato tale suo giudizio sul fatto che l'ibrido olire noi complesso delle sue parti superiori una maggior rassomiglianza col Ger- mano, ma questo si riscontra nella maggior parte dei casi ed è dovuto, secondo me, ad altre ragioni che esporrò più innanzi. 136 G. MARTORELLI. ha raccolto ed opportunamente riportate, e mi ha veramente stupito la corrispondenza singolare della maggior parte dei soggetti descritti coi due del nostro Museo; mentre si sa che gl'ibridi vanno soggetti a no- tevole variabilità. Cionondimeno è quasi impossibile dubitare dell' ibridismo di tutti quegli individui, poiché i loro caratteri appaiono, nel modo più evi- dente, come il risultato di una fusione dei caratteri delle due specie: onde la conclusione che mi sembra più logico di dedurne si è questa: che il Germano ed il Codone, i quali siamo avvezzi a vedere tanto di- versi fra di loro, e sotto vari aspetti, debbono tuttavia avere una re- ciproca affinità, molto maggiore di quanto si potesse immaginare, che li spinge ad incrociarsi fra di loro con una relativa frequenza. ^ Infatti il numero di ibridi fra queste due specie, dei quali si è ve- nuti a conoscenza, è considerevole, raggiungendo ormai la cinquantina ed è merito speciale del prelodato sig. Suchetet l'averne potuto for- mare l'elenco che, se non è completo, non cessa tuttavia di esser prezioso. Credo opportuno, prima di andare oltre, descrivere minutamente l'e- semplare ultimo, cioè quello or or nominato di Gaggiano del 13 marzo 1901, ed eccone le misure ed i caratteri. Lungh. totale . . s dell'ala . « della coda » del becco . » del tarso . m. 0,550 mm. (senza la coda che manca quasi totalmente) I) 0,280 » » 0,085 I) (vi sono solo le tre timoniere esterne destre) » 0,060 )i » 0,045 » » del dito medio » 0,003 ^ Risulta dai più recenti studi sull'eredità (vedasi il Delage citato in questo lavoro, pag. 151) che talvolta, anche essendo relativamente grande la differenza tra le due specie che s' incrociano, esse dimostrano una spiccata tendenza (Tactismo) l'una per l'altra, mentre in altre più vicine fra loro tale tendenza manca, od è mi- nima. Si sa poi che oggi si tende a spiegare l'attrazione fra i sossi colle così dette ■tendenze Chimico-tattiche che avrebbero per efletto la fusione delle proprietà chimi- che dei due opposti elementi sessuali. DUE NUOVI CASI d' IBRIDISMO NEGLI UCCELLI. 137 Ha le dimensioni approssimative di un Codone, ma la sua forma non è così allungata ed il collo specialmente non ha la lunghezza di quello del Codone. II capo è di color bruno-nero con margini ocracei scuri, specialmente sulla fronte, sul vertice e sotto il mento: i lati della testa e del collo di un verde bronzato che si fa più intenso verso l'occipite ed è assai spiccato dal bleu-nero vellutato della nuca : tra mezzo a questi due co- lori s'inalza e si va assottigliando il bianco lucido e puro del collare che resta interrotto nel mezzo da uno spazio bruno-nero scendente a mo' di striscia sino alla base del collo nella sua parte posteriore e va gra- datamente allargandosi e sfumandosi col bruno più chiaro e più cinereo delle spalle e del dorso, finamente vermicolato di bruno-cupo e fian- cheggiato sui lati del collo inferiore da piume più cenerine e più spic- catamente vermicolate, continuanti sui fianchi, ove le vermicolature si fanno sempre più grandi e cospicue, mentre nel mezzo del petto spa- riscono e sul basso ventre sono finissime e indistinte. Sul davanti del collo e al disotto del collare bianco v'è uno spazio corrispondente a quello àQWAnas hoscas o", ma più limitato, che ha color rosso-castagno con margini ocracei gradatamente più chiari e sfumanti col bianco del petto. Le Scapolari son pure grigie, più o meno tinte di bruno, coi centri allungati e più cupi. Sono tutte vermicolate, tranne le più esterne che terminano formando insieme un largo spazio nero. 11 dorso nella sua parte posteriore si va gradatamente oscurando sino al color bruno-ci- nereo cupo quasi uniforme del groppone che termina a triangolo cir- condato dal bianco degl' Ilei e dal nero-verdone vellutato del sopraccoda e del sottocoda : piccole e medie copritrici dell' ala color cenerino-oli- vastro uniforme : le medie son terminate di castagno formante una fascia limitata da un'altra nera e sottile, subterminale, nera, imperfetta però e discontinua : lo specchio è di un bel verde smeraldo limitato da due spiccate fascio una nera subterminale ed una bianca terminale. Le re- miganti primarie e le loro copritrici sono bruno-cineree con margini 138 G. MA.RTORELLI. chiari ben distinti, ma sottilissiijii : delle remiganti terziarie la più esterna ha il vessillo esterno quasi interamente nero, la successiva lo ha olivastro con una sfumatura di marrone appena percettibile verso l'esterno, ma nel resto è essa pure grigio-chiara, come le rimanenti più interne. Della coda, che mi fu detto esser stata guasta dal cane, il quale raccolse l'anitra, del resto bellissima, non rimangono disgraziatamente se non le tre rettrici più esterne del lato destro : queste sono bian- chiccie ai margini, bruno-cineree chiare nel mezzo e con leggiere ver- micolature della stessa tinta. L' iride era scura, il becco cenerino, come nella Da fila, ma con una leggiera tinta olivacea a metà dei lati : ^ i piedi erano di color aran- ciato-sudicio, uniforme. L'esemplare di Brema, procurato dal Finsch è, come già ho detto, del tutto corrispondente a quello ora descritto, ad eccezione del color castano del petto che è un poco più intenso; ma questa differenza è solo apparente, poiché questo esemplare fu ucciso in aprile, quando già i margini ocracei delle piume alla base del petto erano scomparsi, mentre nel primo, ucciso nella prima metà di marzo, non lo erano an- cora e di fatti, sollevando tali piume, si vede che esse sono altrettanto vivamente colorite che nel secondo. In questo inoltre sono un po' più larghe e cupe le due macchie sulle scapolari esterne e le strisce nere sui centri di quelle più interne. Infine l'esemplare del Finsch ha la coda intera, quale l'ho rappre- sentata nella mia figura, colle due lunghe copritrici mediane più larghe, ma più corte, che nel Codone ed incurvate allo insù, senza perù for- mare il curioso arricciamento caratteristico del Germano. Le copritrici sopracaudali sono di color nero-verdone, meno sul loro margine interno che è bianco-ceciato e vermicolato di nero, caratteristica del Codone : le altre timoniero più esterne sono cinereo-bianchiccie, come nel precedente ' Questo carattere ò talmente esiguo che non avrei potuto riprodurlo nella fi- sura so non esagerandone T estensione. DUE NUOVI CASI d' IBRIDISMO NEGLI UCCELLI. 139 esemplare, ed il sottocoda è ugualmente iiero, con sottili margini bianchi, ad unghia, verso l'esterno, margini che si vedono riprodotti anche nelle due uniche piume corrispondenti dell'esemplare di Gaggiano ed è ve- ramente notevole il veder ripetuto in quest'ultimo anche questo minu- scolo particolare che, per la sua piccolezza e pel fatto che rimane na- scosto sotto le rettrici, non ho potuto riprodurre nella mia figura. Il colore del becco e dei piedi sembra esser stato eguale nei due soggetti e lo è certamente ora che anche il secondo è del tutto es- siccato. Se si paragonano questi due individui con quelli figurati nei Pro- ceedings of the Zoological Society (1866 ^) risultano a prima vista evi- denti le differenze. Quelli sono due maschi nati dall'incrocio di un ma- schio ed una femmina ibridi, nati alla loro volta da una anitra dome- stica femmina e da un Codone maschio ed è quindi naturale che siano diversi da ogni ibrido della stessa origine, ma di prima generazione. I caratteri principali per cui differiscono, per quanto si può giudicare da una figura, sono i seguenti : ambedue gli esemplari della Collezione Turati hanno il collare bianco che posteriormente si ripiega ad arco all' insù, mentre in quelli illustrati dal Newton manca tale carattere; invece uno di essi ha il collare intero e trasversale e l'altro ne manca affatto, ma ha, in compenso, bianca la metà anteriore e superiore del collo sino alla gola e al mento, disposizione che tradisce 1' origine di uno dei loro ibridi genitori da un parente domestico. La tinta grigia di quegli individui di seconda generazione non si trova affatto nei due ibridi di Milano e corrisponde invece a quella di certi meticci nati da varietà di anitra domestica dei quali ho osservato molti esemplari ed uno assai curioso ho conservato per la Collezione. L'esemplare figurato senza collare non ha nemmeno traccia del color castagno-chiaro che hanno alla base del collo i due ibridi da me illu- 1 Alfred Newton, On some Hybrid Birds. (Proc. Zool. Soc. London, 1860, pag. 336-339.) 140 G. MARTORELLI. Strati. Questi inóltre hanno la banda fulva, precedente lo specchio, mac- chiata di nero, mentre in quelli è uniforme ; ma negli uni e negli altri lo specchio è di un bel verde deciso che non si trova nò nell'una, né nell'altra delle specie generatrici. Nelle due figure della Tavola dei Proceedings non si vede il colore dei piedi e nemmeno è descritto dall'Autore. Io ho confrontato minutamente i miei esemplari con tutte le descri- zioni assai particolareggiate che il Suchetet ha riportate nel suo molto esteso lavoro che ognuno potrà consultare e, mentre sarebbe troppo lunga cosa il riferirle tutte, stimo non fuor di luogo il sintetizzarle, riferendo qui solamente, tutti i caratteri che, dall'esame delle descrizioni stesse, risultano comuni agi' ibridi nati iìdWAnas boscas e dalla Bafila acuta, onde più evidente riesca la concordanza della maggior parte di quelle descrizioni coi due ibridi dei quali ora sto trattando. • 1.° Appare da tutte lo descrizioni di maschi ritenuti ibridi del Germano e del Codone, che i lati del capo e la parte superiore del collo sono di color verde lucido con riflessi bronzati, mentre la fronte il ver- tice e la gola sono piuttosto bruno-neri con margini rugginosi. 2.° La parte bassa del collo ed il petto sono di un color castano con marginature ocracee, invece del marrone proprio del Germano e del bianco proprio del Codone. 3.° Tra il verde della parte alta del collo ed il detto color ca- stano della parte bassa vi è quasi sempre un collare bianco assai net- tamente disegnato e che si incurva in alto e posteriormente, chiudendo in mezzo la parte scura e posteriore del collo. 4.° Le specchio è costantemente verde, mentre non lo è nò nel- l'una, uè nell'altra specie generante; nel Germano essendo bleu-violetto e nel Codone avendo riflessi cangianti di color rosso-rame, e di verde essendovi appena un leggierissimo riflesso secondo una certa incidenza di luce. 5.° La banda fulva mista di nero che precede lo specchio, monire nel Codone ò fulva interamente e nel Germano bianca e nera, e la DUE NUOVI CASI d' IBRIDISMO NEGLI UCCELLI. 141 banda bianca e nera terminante lo speccliio stesso, 'pro'pria di tutte e due le specie^ epperciò riprodotta fedelmente negl'ibridi. 6.*» Le due macchie nere scapolari proprie della Da fila acuta si trovano quasi sempre più o meno indicate. T.** La forma lunga e lanceolata delle ultime scapolari della Da- fila acuta {&) non è mai riprodotta, ma tali piume sono sempre piut- tosto allargate ed, insieme alle copri trici dorsali, tendono costantemente piuttosto verso il carattere del Germano; cosa che ò stata avvertita anche da altri osservatori e che ha parecchia importanza, potendo di- mostrare che le piume scapolari lanceolate del Codone sono un effetto di differenziazione così speciale, che non può vincere l'eredità tendente a riprodurre la forma più generale, cioè più antica, quale hanno nel Germano. 8.° Le due copritrici ultime e mediane della coda sono general- mente molto allungate, ma meno che nel Codone puro e s'incurvano gradatamente e moderatamente verso l'apice, mai assumendo la forma risolutamente arricciata che hanno le quattro caratteristiche copritrici della coda nel Germano. 9." È pure molto generale sulle copritrici inferiori della coda, che son nere o bruno-cupe, una striscia bianca al margine che non è altro se non una riduzione del largo margine bianco, che hanno le corrispon- denti copritrici esterne del Codone, mentre nel Germano sono del tutto nere. 10.** Colorito indeciso, e generalmente intermedio, delle parti sco- perte, cioè becco e piedi. 11.° Nei due esemplari di Milano il becco è di minore dimensione di quello del Germano ma più dilatato all'apice di quello del Codone. * Così nella maggior parte dei caratteri si vedono rappresentati quelli * La proporzione essendo approssimativamente di 18 mm. nel Codone, 20 mm. negli ibridi, 22 mm. nel Germano, secondo le misurazioni tolte da esemplari tipici delle due specie originanti. 142 G. MARTORELLI. delle due specie originanti, sia che in certi esemplari sembri prevalere l'una 0 l'altra delle specie stesse, sia che i caratteri di ambedue sem- brino essersi fusi per produrre un carattere nuovo. Dalla precedente esposizione di caratteri emerge ancora evidente la loro costanza, né fa meraviglia che da eguali cause seguano eguali ef- fetti, poiché tanto il Germano quanto il Codone, allo stato selvatico, variano pochissimo, anzi il minimo possibile, e difatti se alcune lievi differenze si avvertono nelle sopradette descrizioni, esse dipendono ap- punto dal fatto che non sempre gli individui di Anas boscas che si uniscono in irregolare connubio con quelli di Dafda acuta sono ve- ramente selvatici, ma spesso trattasi invece di individui spettanti ad alcuna delle varietà domestiche, o anche di meticci nati da due varietà domestiche diverse, il ohe sappiamo avere per ordinaria conseguenza quella di determinare irregolarità nel piumaggio dei figli e, soprattutto, di renderlo pezzato. ^ Un'altra causa ajicora convion ricordare per la quale gl'ibridi tra queste due diverse specie, non meno che quelli di tulle le altre, po- trebbero variare, ed è questa: che l'ibridismo, come può avvenire tra la femmina ^^VCAnas boscas ed il maschio della Daflla acuta, così anche potrebbe verificarsi tra il maschio MVAnas boscas e la femmina della Daflla acuta e il prodotto nei due casi dovrebb'essere diverso, quanto è diverso il Mulo dal Bardotto che nascono, l'uno dalla Cavalla e dall'Asino e l'altro dall'Asina e dal Cavallo. Così dovremmo avere, nel caso nostro, un tipo di ibridi della Ger- mana e del Codone ed un altro della Codoua e del Germano. Ora la singolare costanza di caratteri degl'ibridi esaminati sembre- rebbe piuttosto escludere l'esistenza di questi due tipi differenti e fa credere che, per lo meno, sia molto più frequente l'uno di questi in- crociamenti che non l'altro; ma quale sia il prevalente parmi difficile il determinare con sicurezza, sebbene io propenda a credere che prevale Ciò si conosceva anche dal Geoffroy Saint'Ililairo. DUE NUOVI CASI d' IBRIDISMO NEGLI UCCELLI. 143 l'incrocio fra il Codone (o") e la Germana (?) e temo uon fosse nel vero il FiQsch considerando l'esemplare di Brema come figlio di un Ger- mano (c^) e di una Godóna (P). * Notevole è poi il fatto che di tutto questo numero di ibridi delle due specie la grande maggioranza è data dai maschi, sebbene sia provato da quanto avviene in schiavitù, che nascono anche femmine, come nel caso illustrato dal Newton. Anche il Suchetet aveva avvertito tale dif- ferenza, ma la ragione di essa è, secondo me, evidente, poiché, se gli ibridi maschi, per la novità e bellezza dei loro caratteri, danno facil- mente nell'occhio anche ai profani e sono quindi con facilità portati a cognizione degli Ornitologi, lo stesso uon si può dire delle femmine ibride, che certo i semplici cacciatori non sono in grado di ravvisare per la uniformità dei loro caratteri punto vistosi. Ho già accennato al numero relativamente considerevole, degi' ibridi di Germano e di Codone e ricordo che, a questo proposito, il Suchetet riporta l'asserzione di Deglaude e Gerbe, m\V Omithologie Europeenne, che nessuna specie di anatidi si incrociano più di frequente che queste due. Ciò sembra ogni giorno più confermato dall'osservazione, sebbene il Suchetet stesso giustamente osservi che questi due Autori hanno esa- gerato quando hanno asserito che quasi tutte le Collezioni posseggono di tali ibridi. Invece molti sono ancora i Musei in Italia e fuori, che uon ne hanno alcun esemplare. 1 11 Van Wickevoort Crommelix [Nederlandsch Tijclschrift voor de Dir- kunde. Voi. faso. 17 e 3.°, pag. 309), il quale ha descritto ibridi somigliantis- simi ai due di Milano, tantoché la sua descrizione sembra fatta su di essi, dice che gì' ibridi differiscono e che, mentre certuni rammentano di preferenza il Ger- mano, altri piuttosto rassomigliano al Codone, il che mi sembra invece non doversi dire complessivamente degli ibridi stessi, ma piuttosto dei singoli caratteri, come più sopra ho detto; che se qualche caraitere corrisponde di più a quello dell'una specie, qualche altro corrisponde piuttosto a quello dell' altra, e ne risulta compen- sazione. A me pare anzi che, tutto ben considerato, le differenze che si verificano tra questi ibridi in generale, si riducono a leggiere oscillazioni fra i caratteri delle due specie, pur avendosi l'equilibrio nell'insieme. 144 G. MARTORELLI. Neppur bisogna dimenticare che qualche soggetto fu anche per errore considerato come ibrido di Anas boscas e Daftla acuta : mi basti ri- cordare quello che il Suchetet stesso figurò nella Tav. Ili della sua Eistoire chi Bimaculated Duck de Pennant come ibrido à!Anas boscas e Querquedula crocea (come mi sembra che sia) e che più tardi considerò come ibrido di Germano e Codone. ^ Ma non tenendo conto dei casi consimili, assai rari del resto, è sempre abbastanza grande il numero degl' individui considerati come ibridi fra le due specie che ci occupano e il Newton lo ha pur rilevato, ricor- dando anche come il Selys-Logchamps fosse stato il primo a ricercare il numero di quelli conosciuti e la sua lista fosse pervenuta sino a 44 esemplari. Ciò ha reso anzi molto più agevole il compito del Su- chetet, il quale enumera in due volte (anno 1892 e 1895 i seguenti esemplari : 2 esempi, del Museo di Firenze - Gollez. Turati Milano (esempi, di Finsch.) del Museo di Amsterdam della Gollez. di Van Wickevoort ad Harlem in Gollez. del Bar. Ed. de Selys-Lougchamps (Belgio) in Gollez. del- sig. Adrien Lacroix a Tolosa in Gollez. dei N. Zaroudnoi ad Oremburgo (Russia) in Gollez. del sig. Daniel Gr. Elliot (New- York) in Gollez. del sig. John Handcock (Northumberland) in Gollez. del sig. Reid a Doncaster in Gollez, del sig. Law a Yonghal ucciso lungo l'Avon, Gristchurcli (Hants) dal sig, Grantly F. Berkley ' L6S Oiseaux hjbrides, otc. 1895, pag. 655. 2 Uno di questi due dev' essere ormai cancellato dalla lista, avendo il Giglioli stesso, insieme all'Arrigoni, riconosciuto che non si trattava di ibrido tra A. boscas e A. streperus. 1 i> 3 i> 3 •n n n f) lì 1) n lì 2 n DUE NUOVI CASI d' IBRIDISMO NEGLI UCCELLI. 145 1 esempi, riportato dalla Palestina dal Rev. Gauon. Tristram 3 n in Museo Nazionale di Washington (Stati Uniti) 1 -n ucciso in provincia di Friesland nel marzo 1893 ricor- dato dal Kerljert ^ 2 « in Museo di Leida (dott. Jentinck) 1 n donato vivo dal sig. Pretyman d'Orwell Park all'Autore 1 lì preso presso Liegi (1860). 1 n ottenuto dal sig. Nicolò Camusso a Novi Ligure (di- sperso) 3 ^ da Chicago (Illinois) (?) 1 -n Museo Correr di Venezia ^ 1 fl ucciso in Inghilterra il 30 agosto 1883. (Forest and stream) 1 ^ in Olanda 1892 (Gollez. Rotschild a Tring.) 2 » in Gollez. del sig. F. G. Millais (ottenuta dal Guriiey) 1 « in Gollez. del sig. Van Kempen a St. Omer. A questo elenco devonsi aggiungere, oltre l'esemplare 2" del Museo Milanese, anche i quattro del Museo di Londra, indicati nel Voi. XXVII del Catalogue of Birds; cioè 3 esempi, della Gran Brettagna ed 1 da Beardstown (Illinois). ' Koninklijk Genootschap (Natura Artis magisira). 2 Ho visto varii notevoli ibridi nella mia visita (18 nov. 1900) a questo Mu- seo in compagnia dell'amico Ornitologo conte Ettore Arrigoni, ma non ho ora pre- sente alla memoria questo a cui accenna il Suchetet. L'Arrigoni stesso mi ricorda di aver scritto intorno a questi ibridi negli Atti dell'Istituto Veneto dell'anno 1898, 8 che nell'Estuario Veneto essi sono i più comuni e volgarmente noti ai caccia- tori. Secondo lo stesso Ornitologo uno di questi ibridi, ucciso a Porto Gruaro da certo sig. Eugenio Bosio, sarebbe stato mandato al Museo di Torino; però egli, in una sua recente visita, seppe dal Salvadori che mai ebbe tal esemplare. L'Arrigoni mi ha riferito ancora che il conte Emilio Ninni ottenne l'incrocio fra Germano e Codone in domesticità, ma che i pulcini morirono. 146 G. MARTORELLI. Infine il Suchetet accenna anche a parecchi esemplari di una Colle- zione Whitaker venduti il 22 maggio 1890 a Londra, fra i quali forse saranno compresi quelli ora ricordali del Museo Nazionale. Come si vede, il numero è già considerevole ed è probabile che questo Elenco non sia completo, nonostante la cura colla quale furon ricercati tutti gl'ibridi simili conosciuti. Ora, se si pensa alla immensità dell'area occupata dalle due specie : Anas boseas e Dafila acuta ed alla facilità colla quale si ti"ovano in- sieme nelle regioni settentrionali dei duo mondi, ove si recano di pre- ferenza per la generazione, non fa gvande meraviglia che il loro in- crociarsi avvenga con relativa frequenza. Ricordo che nella immensa regione Siberiana i Codoni furono osser- vati dal Ràdde * numerosi insieme ai Germani, ai Mestoloni {Spatula Clypeata [Linn.]) ed alle Strepere {Chaulelasmus Ureperm, Gray), e se non si trova citato dal Taczanowski alcun ibrido di questi anatidi dalla detta regione, ciò non vuol dire che non ve ne nascano, ma bensì che non venne fatto nò al Riidde, nò al Middendorff, nò al Godlewski ed agli altri osservatori che la percorsero, di trovarne. Migliaia di cacciatori hanno ucciso per tutta la vita Germani e Co- doni, senza tuttavia prenderne alcun ibrido ! Onde, riassumendo, per quanto gl'ibridi in discorso siano numerosi, non bisogna dimenticare che la loro origine costituisce sempre una vera anormalità. Io ho pensato, sovente allo cause che possono determinare facilmente gì' individui di una specie ad accoppiarsi con quelli di un'altra e quella che più ovvia mi si presentava alla mente si era questa, che le gravi molestie alle quali sono continuamente soggetti gli uccelli selvatici in generale, e gli Anatidi in particolare, per parte di molti nemici, ma ' Faune Ornithologique de la Sibèrie Orientale. (Mém. Acad. Imp. des Sciences de St. Petwsbourg. Tome XXXIX, pag. 1132-1150, 1893.) DUE NUOVI GASI d' IBRIDISMO NEGLI UCCELLI. 147 specialmente dell' uomo, tolgano loro la tranquillità necessaria per for- mare le coppie ; ma ciò si applicherebbe soltanto, nel caso degli Ana- tidi, a quei pochissimi che restano a covare nelle nostre paludi e lagune, dove anche si trova sempre un buon numero di anitre semi-domestiche, tenutevi dai cacciatori per servir di richiamo a quelle selvatiche. Ritengo quasi per certo che alcuni degl'ibridi conosciuti derivino appunto dagli amori di anitre che vennero trattenute, per una od altra causa, durante i passaggi, con qualcuna di tali Germane semi-domestiche. Tuttavia, siccome la purezza di forme e di colorilo e la regolarità di disegno delle penne di parecchi fra gl'ibridi conosciuti accenna in- dubbiamente all'origine da individui selvaggi in tutta la perfezione dei loro caratteri, io inclino ora piuttosto a credere che nelle vaste regioni Nordiche preferite dagli Anatidi per nidificare, ove essi non sono certo eccessivamente disturbati e non mancano loro per conseguenza le con- dizioni per formare le coppie legittimamente, tali incrociamenti avven- gano ad ogni modo, perchè dalla grande promiscuità delle specie è pro- babile nascano speciali amicizie e si destino singolari simpatie fra in- dividui di specie diversa che hanno per effetto la nascita di un certo numero di bastardi. Si sa, per esempio, che le Anitre hanno una spiccata simpatia per gli Smerghi, i quali pur sono da essi notevolmente diversi e certo molto di più che non le varie specie delle anitre stesse fra di loro, e si sa pure che talora il loro accoppiamento ha luogo, perchè se ne conoscono e posseggono gli ibridi, due dei quali furono anzi oggetto di molte di- scu^ioni. Alludo a quelli che il Blasius ^ ha illustrato in due Tavole a colori, sotto i nomi di Anas (clangida) mergoides^ Kjàrbolling e di Mergus anatarius^ Eimbek. * Blasius dott. Rudolf, Mergus anatarius, ein Bastard zwischeii Mergus al- bellus Lin. und Glaucioa clangala, Lin. Monografische studie. (Monatschrift des Deutschen Vereins zura Schutze der Vogelwelt.) 148 G. MARTORELLI. Si è osservato pure molte volte che le anitre domestiche negli stagni, pur non mancando affatto i maschi della -loro specie, s'innamorano di questo, 0 di quel maschio di altra specie : io stesso nei Giardini pub- blici di Milano vidi un'Anitra domestica femmina, della varietà col ciuffo, lasciare tutti i maschi della sua specie per darsi ad un Fistione turco {AWa rupia^ Pali.) ed averne bellissima figliolanza di bastardi per due 0 tre anni consecutivi. Alcuni di tali bastardi vivono tuttora. ■• Molti altri casi simili si potrebbero citare i quali dimostrano esser molto diffusa la tendenza a tali unioni illegittime, i prodotti delle quali pur son noti per la bellezza e robustezza loro. ^ Assodata questa singolare facilità agi' incrociamenti e dimostrato come gli effetti ne siano i medesimi, sia che l' ibridismo si verifichi tra specie completamente selvatiche, sia tra specie domestiche conservanti i loro caratteri originarli, parmi opportuno accennare brevemente sulla fine de- presente scritto, alle cause intime le quali determinano i caratteri del gì' ibridi stessi. 1 Di questi inviai alla Società Zoologica di Londra una figura a colori [^ e ^f^). (Proceed. Zooi. Soc. of London, 1891, pag. 486.) 2 II Giardino Publilico di Milano possiede ora uno dei cinque ibridi viventi, nati presso Milano da: Ara chloroptera (^) X Ara mililaris {>f>): gli altri quattro sono ora proprietà dell' onor. Walter L. Rotschild a Tring. Di questi ibridi già scrissi in questi medesimi Atti (Voi. XXXV, fase, l.» e 2.», pag. 183) ; solo al- lora, per non aver avuto sott' occhio il maschio, lo ritenni un Ara macao, mentre ho poi visto trattarsi di Ara chloroptera. La coppia dei genitori era rimasta a lungo insieme prima di pensare ad accoppiarsi. -Non so il numero totale dei ba- stardi, ma in Museo ne conservo anche un pulcino in alcool od un nidiaceo credo si conservi ancora montato dalla proprietaria. Non posso dimenticare fra i più biz- zarri prodotti dall' Ibridismo quello segnalato dal dott. Alessandro Chigi della Uni- versità di Bologna, e che potei veder vivente nella sua Villa. Trattasi di un ibrido fra Numida (,P) e Pavone (cs*) e fu dal Ghigi stesso presentato od illustrato nella Riunione degli Zoologi Italiani in Bologna. (Rendiconto della 1.=^ Assemblea gene- nerale e del Convegno in Bologna 24-27 settembre 1900. Monitore Zoologico, Anno Xf, dicembre 1900 [supplemento].) DUE NUOVI CASI d' IBRIDISMO NEGLI UCCELLI. 149 E veramente, se si riflette alla costanza colla quale abbiamo visto ripetersi i medesimi caratteri negl'ibridi delle medesime specie, non si può a meno di pensare che esiste una legge governante la combinazione dei caratteri stessi nei prodotti degl' incrociamenti ; che una tal legge esista risulterebbe anche per considerazioni razionali, cioè per teoria, e le conclusioni di questa sono anche tali che concordano perfettamente coi risultati dell'osservazione. Il dott. Le Dantec in un suo recente libro ^ sulla Sessualità, dopo aver data la definizione dell'ibrido e delle condizioni fisiologiche nelle quali debbono trovarsi gli elementi riproduttivi dei due individui di di- versa specie che si accoppiano tra loro, osserva che gl'ibridi di prima generazione hanno una ferma intermediaria fra quelle dei due genitori e ricorda pure che, secondo le osservazioni del Focke, ciò avviene anche per le piante nelle quali i colori degl'ibridi sono costantemente inter- mediarli fra quelli delle specie generanti. Il Le Dantec sostiene perciò che, se è intermediario l'insieme dei caratteri, lo sono anche tutte le parti del prodotto ibrido e che tale in- termedlarletà, e qui sta l' importanza della cosa, si ritrova anche negli elementi riproduttivi, anzi sarebbe appunto questa la causa della Inter- medlarletà generale risultante e, secondo la sua teoria, alla quale non avrei potuto esimermi dall'accenuare, negli Ibridi ogni molecola di cia- scun jplastidio costituente spetta al tempo stesso alle dm specie considerate. Egli pure ricorre all' esempio significativo, per quanto volgare, del Mulo e del Bardotto, ricordando che se 11 Mulo è veramente intermedio in tutte le sue parti fra il Cavallo e l' Asino, Il secondo, cioè 11 Bar- dotto, non è In minor grado Intermedio In tutte le sue parti fra le due specie; eppure non è eguale al Mulo: ciò, secondo Lui, perchè non vi è alcuna ragione che uno dei prodotti debba avere esattamente le stesse proprietà fisiche e chimiche dell'altro. ^ Felix Le Dantec, La sexualité. Évreux. Imprim, C. Hérissey. Voi. XL. 11 150 G. MARTORELLI. , Ei^ivero, -.§6 sono le stesse due specie che si accoppiano per produrre i due ibridi, non sonò perù i medesimi sessi: nell'un caso il maschio- essendo l'Asino e nell'altro il Cavallo, i quali, essendo di specie diffe- rente, hanno necessariamente qualche differenza anche nella composi- zione fisica e chimica dei loro corpuscoli fecondanti, e differenze propor- zionate a queste dovranno esservi anche nella costituzione delle uova delle femmine. Perciò sembra a me pure che, se gli elementi riproduttivi forniti dal maschio di una specie non possono essere identici a quelli forniti dal maschio dell'altra, e se per la stessa ragione diversifìcaiio ancora quelli forniti dalle femmine, anche le eredità che si trasmettono deb- bono esser diverse e così, nel caso del Codone e del Germano, bisogna ammettere che vi siano delle diversità minime dei loro elementi ses- suali microscopici, poiché altrimenti non formerebbero due specie distinte,, essendo la specie, secondo il Le Dantec stesso, definita dalla natura qualitativa delle sostanze plastiche^ che è diversa per ogni specie ed identica per le sostanze plastiche dei duo sessi della medesima. Ora ammesse tali diversità minime^ è evidente che diversi saranno^ gli effetti della unione di un Germano ^ con un Codone p da quelli dell' incrocio fra un Germano p ed un Codone c3" e quindi la esistenza dei due tipi che si dovrebbero trovare fra gì' ibridi, so con uguale fa- cilità si verificassero i due opposti incroci. La conseguenza poc'anzi accennata che trae il Le Dantec dalla sua teoria che cioè : ciascuna molecola di ciascun ]}lastidio somatico de- v'essere al temjio stesso delle due sjwcie considerate^ mi sembra lo- gica, poiché non vi sarebbe ragione che, mentre tutto alla superfìcie dimostra la più perfetta fusione dei caratteri delle due specie, altret- tanto non dovesse essere di ogni altra parte del corpo degl'ibridL Difatti a questa conclusione, e non altra, mi sembra condurre l'e- same anatomico degl' ibridi stessi e la loro comparazione colle specie pure dalle quali derivano, del die già il Blasius ha dato una prova, paragonanilo fra loro gli sterni del suo Mergus anatarius con qutdii DUE NUOVI GASI d' IBRIDISMO NEGLI UCCELLI. 151 del Mergm albellus, L., della Fuligula ferina (L.) e della Clan- gala glaucion (L.). ^ La dimostrata facilità a prodursi, anche allo stato di schiavitù gl'in- croci fra il Germano ed il Codone, potrà essere utilizzata per uno studio più approfondito sulla fusione dei loro caratteri, giacché è universal- mente riconosciuta l'importanza di tale studio e non potrei meglio af- fermarlo che colle parole del Delage : - L'elude cles Croisements est d'une grande importance dans la recherche de Ms de l'IIér èdite. Les parents étant de race differente la part de chacim dans la transmission des caractères apparaìt avec ime extreme netteté. È infatti facile il comprendere come sia più facile osservare la tra- smissione d'un carattere di razza che non di un carattere individuale, e il Delage si appoggia all'esempio delle unioni fra i Negri ed i Bianchi, ma allorché si tratta di incrocio fra due specie^ e cosi ben distinte come XAnas boscas e la Dafila acuta^ l'evidenza della trasmissione diviene ancora maggiore, massimamente poi importante, dopoché si ot- tenne la fecondità degl'ibridi inter se per una generazione almeno, e dico almeno, poiché mi fu recentissimamente assicurato essersene ora ottenuta la fecondità sino alla quarta generazione ; ma di questo io non ho ancor avuto il tempo, né il mezzo, di raccogliere le prove. ^ ' Lavoro citato. 2 Yves Dela.ge, La structure du Protoplasma et les Theories sur l'Hérédité et Grands Froblèmes de la Biologie Generale. Paris, Ed. Reinwald, pag. 250, 1895. 3 Del resto ciò non sarebbe una novità, poiché si conoscono ibridi la cui fe- condità non si estingue, se non dopo un certo numero di generazioni, con una di- minuzione progressiva, però non se ne conoscono di indefinitamente fecondi. LE GALLE DELLA VALTELLINA. Primo contributo alla conoscenza della Gecidiologia Valtellinese. Nota del socio Alfredo Corti. È appena trascorso un decennio dal tempo in cui le conoscenze del- l'immenso mondo animale vivente in Valtellina erano esclusivamente le poche che incidentalmente si trovavano sparse in una serie di lavori di varia indole e mole, senza l'ordine dato dallo studio assiduo, orga- nico di una data parte della fauna di un paese. Nel 1888 il prof. Angelo De-Carlini, insegnante allora al Liceo di Sondrio, valendosi specialmente dei lavori pubblicati sulla fauna del Co- masco e delle altre regioni limitrofe, di una pregevole raccolta di uc- celli esistente nel museo annesso al Liceo e di sue personali osservazioni, pubblicò negli « Atti della Società Italiana di Scienze Naturali" (voi. XXXI) uno studio sui vertebrati di Valtellina. Questo primo passo rappresenta un'iniziativa commende volissim a, quantunque il lavoro mostri troppo la veste di arido catalogo e non comprenda tutta la provincia di Sondrio e neppure intera la valle del- l'Adda: infatti ne è escluso, oltre il Chiavenuese (valle del Mera), l'antico contado di Bormio, e quella regione comunemente detta piano di Spagna o di Colico, che per essere al confluente di due ampie e lunghe valli o « di due corridoi « come disse il prof. Balsamo-Crivelli, u che mettono in comunicazione le fresche posture del nord colle calde 154 A. CORTI. località del mezzogiorno, è oUremodo iìiteressaiite per l'ornitologo n , sì che im amore di cose ornitologiche della diocesi di Como, il prof. M. Monti, ebbe a chiamarla un immensa uccellaia. Poco dopo la comparsa del lavoro del prof. De-Carlini, nel 1890, Bruno Galli- Valerio, allora commissario per l' inchiesta ornitologica ita- liana, stampava a Sondrio i suoi Materiali per la fauna dei ver- tebrati valtellinesi, lavoro ricco di notizie corologiche e di osserva- zioni originali, dove trovasi riunito tutta ciò che in parecchi anni di caccie e di studi l'A. aveva potuto osservare per lutti i vertebrati, in- sieme alle notizie che per gli uccelli gli andava fornendo il prof. C. Fabani. Per i molluschi valtelliuesi tolte alcune specie nuove descritte dal Pini di Milano, e una memoria di G. B. Adami apparsa nel Natu- ralista Valtellinese, ben poco si conosce. La classe degli animali che fra le più numerose ha sempre eccitato i giovani nonché i provetti naturalisti, quella degli insetti, è tra noi un campo quasi inesplorato, e aspetta ancora i fortunati mietitori che sap- piano primi approfittare delle abbondanti messi. — È ben vero che incidentalmente qualche contributo all'Entomologia Valtellinese noi tro- viamo in lavori riferentisi alla Lombardia o all'Italia intera, e che alcune note sparse in giornali diversi e in Atti di Società trattarono di proposito degli insetti di Valtellina; ma sono studi brevi, troppo tenui in confronto della vastità della materia, non rispecchiaiiti neppure da lungi l'esuberanza delle forme che in habitat tanto differenti, dalle tepido rive del Lario ai campi sterminati delle eterne nevi dell'Alpi, il mondo degli insetti deve presentare in Valtellina. Una più che discreta illustrazione ebbero i vertebrati e furono anche intravviste qua e là alcune fra lo tante rarità e bellezze del mondo malacologico ed entomologico di Valtellina, ma nulla o quasi nulla è stato fatto per gli esseri, infiniti per forme e per individui, siti sugli inferiori gradini della gerarchia zoologica. LE GALLE DELLA VALTELLINA. 155 Nell'osservazione e nella raccolta dei prodotti naturali della Valtel- tellina, prima sorpreso dalle deformazioni parassitarie delle piante fui poi attratto a farne oggetto di regolari osservazioni. Entrato per mia fortuna, in istretta relazione col prof. Mario Bezzi, che già si occupava di galle, fui da lui spronato ad uno studio continuo e per quanto pos- sibile completo della cecidiologia di Valtellina. — All'ultimo biennio specialmente debbonsi riferire le osservazioni riportate in questo lavoro. * Poche notizie sulla cecidiologia della provincia di Sondrio sono già dominio del pubblico. Due galle sono in diversi lavori citate dall'illustre € compianto prof. Thomas, l'una per il Ghiavennese (v. num. 98) l'altra per Bormio (v. num. 34) e più sotto riportate. Nel lavoro del dott. Paolo Magretti sugli Imenotteri di Lombardia pubblicato fin dal 1882 nel « Bollettino della Società Entomologica Italiana « , appare citata per la Valtellina, e precisamente per lo Stelvio, una specie cecidiogena (vedi num. 02) di cui anzi TA. non catturò l'insetto a completo sviluppo, ma raccolse solo la galla, dalla quale avendo cercato di allevarne l'au- tore, ottenne anche un imenottero di genere differente vivente paras- sita nel cecidiozoo. Parimenti, limitandosi specialmente a studi fauni- stici, troviamo parecchie specie di ditteri cecidiogeni di Valtellina, al- cuni dei quali rarissimi, nella recente comunicazione fatta dal dott. Bezzi all'Istituto Lombardo di Scienze e Lettere e comparsa nel voi. XXXII, dei tt Rendiconti « dell' Istituto stesso. Quanto dai sopracitati Autori è riferito riportai in questa mia nota, affinchè ciò che s'è finora studiato intorno a questa branca della bio- logia in Valtellina, sia qui riunito. Se qualche altro dato ora sfuggi- tomi potrò in seguito trovare, lo riunirò ad un secondo prossimo con- tributo. 156 A. CORTI. Non deve quindi recar meraviglia, tanto poco essendosi fatto per la Valtellina, se in questo lavoro sono ad un tempo raccolte molte novità cecidiolofriche e faunistiche. * Non è necessario eh' io qui spenda soverchie parole per dimostrare r importanza scientifica degli studi di cecidiologia ormai da tutti rico- nosciuta; pure tralasciando l'utile diretto che i botanici, gii agrari, pos- sono avere nel conoscere la causa delle deformazioni delle piante, se non altro per apportarvi rimedio, quale importante oggetto di studio è nel campo della biologia il fenomeno delle galle, forse il più meravi- glioso di adattamento reciproco tra parassita ed ospite! Quante defor- mazioni passarono dal campo malsicuro della teratologia a quello nolo della cecidiologia; quanti appellativi di deformazioni, di cui non si conosceva l'essenza rimasero a sinonimia di una data forma di cecidio: i nomi di cladomania, fillomania, clorauzia, di certe ipertrofie generali 0 locali, creati per deformazioni, di cui non era conosciuto il vero essere, sono applicati ora a fenomeni la cui causa è a noi ben nota. Persino alcune produzioni, che erano credute e classificate come funghi (e basti ricordare la serie degli Erineum, dei Phyllerium degli antichi botanici) furono dai cecidiologi riconosciute come produzioni patologiche della pianta originate da parassiti di natura diversa. E quanti importantissimi problemi la Cecidiologia olire a noi da ri- solvere! I processi di vita e di sviluppo degli elementi istologici delle galle, se ne togli alcune poche notizie, sono per noi ancora oscuri. L'influenza che nella produzione e formazione della galla hanno reci- procamente la pianta e l'animale; lo svilupparsi dello stesso cecidio su diversi organi dell'ospite; il maggiore o minor sviluppo dei parassiti, sia in numero che in mole, e la maggiore o minor ipertrofia dei tes-^ suti ed il conseguente maggiore o minor consumo di materiale ; l'eco- nomia generale della pianta infetta: sono tutti punti oscuri che aspet- tano d'essere chiariti. LE GALLE DELLA VALTELLINA. 157 La diversità delle galle in rapporto colla diversità dei parassiti e la costanza della forma per quanto sieno fatti a cui siamo abituati e su cui anzi riposa una larga base della nostra scienza, sono tuttavia ben lungi dall'avere una spiegazione, e anzi l'avranno forse solamente al- lorché tutti 0 buona parte dei problemi succitati saranno chiariti. E allora, quando cioè potremo consciemente seguire lo svolgersi delle galle, conoscerne le varie fasi di vita nelle minute particolarità, allora potremo cercare quali molle abbiano agito per dar luogo a questi me- ravigliosi fenomeni di parassitismo. Per la relazione con le scienze su cui A basata la cecidiologia, la zoologia e la botanica, pur ricordando solamente l'importanza del conoscere i costumi dei parassiti, accennerò ad uno dei principali que- siti che negli studi cecidiologici potremo sciogliere od avviare alla solu- zione. Voglio dire dell'origine filogenetica dei fitopti, che forse dal loro studio nelle deformazioni, potrà essere conosciuta. Sostiene Ernesto Haeckel che questi acari rappresentano una classe d'animali degenerata per la vita parassitaria ; il compianto nostro Giovanni Canestrini asse- riva invece, portando a sussidio, o meglio a fondamento del suo asserto, caratteri embriologici e morfologici, essere i fitopti di semplice orga- nizzazione per origine loro, non per adattamento posteriore alla vita pa- rassitaria : rappresentare fra gli Acari il primo gradino della scala percorsa dagli altri ordini di questa classe d'articolati. Le galle furono generalmente finora studiate e classificate dal punto di vista zoologico, in corrispondenza cioè colla classificazione degli ani- mali che ne sono gli autori, così che abbiamo Elmintocecidi, Acaro- cecidi, Emitterocecidi, Ditterocecidi, Lepidotterocecidi, Goleotterocecidi, Imenotterocecidi a seconda che gli autori delle singole galle sono Vermi, Acari 0 Insetti dei vari ordini. Kerner di Marilaun nella sua opera geniale su La vita delle Piante propose di classificare le galle dal 158 A. CORTI. pimto di vista botanico, usando, egli dice, come sempre, quale primo principio della classificazione la forma dell'oggetto e fondandosi sui caratteri di sviluppo delle deformazioni, cercando il focolaio e la posi- zione delle neoformazioni, osservando nel medesimo tempo se queste col- piscono un solo membro vegetale o diversi organi. Non riporterò qui la classificazione del Kerner, rimandando alla sua opera chi volesse averne cognizione. {\. Modificazioni della forma dovuta agli aìii- mali gallicoli, Voi. Il, pag. 519-546, Torino 1805.) Io seguii in questo lavoro l'antica e più conosciuta classificazione zoologica ; sarebbe bene però che anche la classificazione botanica pòco conosciuta fosse seguita da alcuni fra i cecidiologi, e che di pari passo all'indirizzo zoologico, oggi il solo seguito, procedesse l'indirizzo bo- tanico. Il metodo di studio che a tutta prima parrebbe dover dare al cecidiologo risultati soddisfacenti ed interessanti è quello dell'allevamento e della successiva determinazione del parassita: raccogliere cioè, dopo ricono- sciuto il substrato, una certa quantità di materiale, mantenerlo in con- dizioni che più rassomiglino alle naturali ed aspettare l'uscita a com- pleto sviluppo del parassita. — Ma questo metodo che come dissi, ad una prima scelta potrebbe parere il migliore, può condurre, e spesso, a gravi errori. Sono noti a tutti i parassiti viventi allo stadio larvale nel corpo di larve di altri insetti; i galligeni sono spesso minati da questi nemici, i quali, sviluppandosi, possono indurre in errore l'allevatore; ma a questa si aggiunge spesso altra causa d'errore, in quanto che diversi insetti, trovato comodo alloggio nelle galle vi vivono da buoni inquilini senza recare noia al proprietario. È necessario quindi procedere con cautela: inoltre questo metodo richiede cognizioni vaste e profonde degli animali e specialmente della LE GALLE DELLA VALTELLLXA. 159 serie degli articolati, ed è lasciato generalmente per quei casi dubbi e per quelli che si reputassero non ancora caduti sotto l'osservazione di alcuno. Oggidì, benché gli studi cecidiologici siano in confronto di altri rami della biologia rimasti addietro, pure dato il postulato che una stessa deformazione sopra una stessa pianta è sempre data da esseri specificamente simili, rimane allo studioso di molto abbreviato il cam- mino ed alleviato il fardello. Si potrà cioè dalla forma e dalla costitu- zione di una galla arguire a che autore essa debba riferirsi. Quando gii studi zoologici saranno progrediti tanto da poter riconoscere speci- ficamente gli insetti ed in genere ogni essere nei vari stadi larvali o di sviluppo, allora scemeranno di pari passo le difficoltà per il cecidio- logo e la possibilità di incorrere in gravi errori. Ma sfortunatamente siamo ancora ben lontani dal veder compiersi tale desiderato. * * * Gli studiosi di galle limitano generalmente i loro studi a quelle pro- duzioni patologiche delle piante che sono originate da animali, esclu- dendo l'immensa serie di quelle originate da vegetali per la massima parte funghi (onde il nome di Micocecidi a tali galle) per lasciarla ai botanici. Cagioni importanti adducono coloro che così limitato ritengono il campo del cecidiologo; ma non sono meno apprezzabili le ragioni su cui si fondano coloro che estendono i loro studi anche ai micocecidi. In questa nota figurano parecchi micocecidi tra i più importanti che osservansi in Valtellina, e li riportai perchè non essendo finora mai stati i nostri funghi oggetto di studio, possono rappresentare l' inizio d'un catalogo di quelli parassiti. 1 substrati, per cui seguii le denominazioni più recenti e più usate sono disposti seguendo l'ordine alfabetico. 1 cecidi sono, come già dissi, classificati a seconda della natura del parassita e mentre mancano Elmintocecidi sono citati 9 Micocecidi, 23 Acarocecidi, 20 Emittero- IGO A. CORTI. cecidi, 29 Ditterocecidi , 81 Lepidotterocecidi , 3 Coleotterocecidi, 14 Iraeuotterocecidi. — Oltre una galla nuova per la scienza, per un pa- rassita ò indicato un substratum nuovo, e alcune forme sono qui citate la prima volta per l'Italia. Per ogni singola galla riportai fra i più autorevoli autori quelli che ne diedero descrizioni e figure, come per molte citai pure descrizioni e figura del gallozoo. l^er gli zoocecidi riportai anche i reperti già avuti per ogni regione dagli autori che si occuparono in Italia di questi studi, così che sarà facile a chiunque che per poco conosca lo stadio attuale di questi studi tra noi, istituire confronti per la dilfiisione delle sin- gole specie. Le omissioni che per questa parte potranno essere incorse, cercherò per quanto mi sarà possibile di eliminare in una prossima nota che a questa terrà dietro. D'ogni singola forma mi sforzai di dare particolareggiata e minuta descrizione. Come per i substrati cercai le denominazioni più usate e recenti, cosi feci per i parassiti ; per i funghi seguii la Sylloge Saccardiana, per gli Acari la capitale opera del Nalepa; per i Gecidomidi la recente Sinossi del Kieffer ; per gli altri le denominazioni che vidi maggior- mente usate nei più recenti lavori dai cecidiologi. * * * 11 dott, Mario Bezzi, il noto illustratore della fauna entomologica e specialmente della ditterologica italiana, oltreché avermi primamente spinto a questi studi, costantemente mi fu d'aiuto co' suoi consigli e col met- tere a mia disposizione la sua doviziosa bibliografia ed il suo parimente ricco erbario, nonché col parteciparmi quanto andò in questi anni osser- vaudo e raccogliendo in proposito: al dott. Bezzi dovere e riconoscenza mi fanno grato rendere qui sentiti ringraziamenti. Tresivio in Valtellina, autunno del 1900. LE GALLE DELLA VALTELLINA. 161 Bibliografìa citata. Arcangeli Giov.. Compendio della Flora Italiana. II Ediz. Torino, 1894. 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Ibid., 1893. — Nuovo contrib. alla conoscenza dell'eiitomocecidiologia italica. Ibid., 1894. — Sopra alcune milbogalle nuove per la Flora d'Italia. Ibid., 1896. — Nuovo contrib. alla conoscenza dell'entomocecidiologia italica. Ibid., 1897. ^Iassara dott. G. F., Prodromo della Flora Valtellinese. Sondrio, 1834. Micheletti L., Circa taluni entomocecidi. Bull. Soc. Bot. It., 1895. l'64 A. CORTI. Nalepa. dolt. Alfbed, Beilrage ziir Systematilc der Phytopteu, in Sitzungshe- richle d. K. K. Akàd. d. Wissenchaften, Matem-Naturw. Classe. Band XL VIII. I. Wien, 1889. — * Zur Systematik der Gallmilben, in Anzeige?^ d. K. K. Akad. d. Wiss. Matem.-Natiino. CI. Wieii, 1889. — Zui' Systematik der Phytopteu, in Sitzungsbenchte d. K. K. Akad. ecc. Band XGIX. I., 1890. — Neue Pliytoptiden. in Anzeig. ecc., 1890. — Neue Gallmilben, in Nova Acta d. K. Leopold. Carol. Akad. d. Natur. Bd. LY, 1891. — Genera und Species der Familie Phytoptida, in Lenkschnften d. K. Akad. d. Wissemchaft. Matem.-Natimo. CI. 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Driopliyes macrorhyncus Nal. (Gephaloneon rayriadeum Bremi) Hieronymus, 1890, BeitWige europ. Zoocecid., pag. 56, num. 15. Phjtopto sp. ScMechtendal, 1891, Gallbild. deulsch. Gefasspfl., pag. 58, num. 561. Massalongo, 1891, Niiov. Giorn. Bot. It., Vol. XXIII, pag. 102, num. 4-4: Dintorni di Tregnago, Valpantena. Pallavicini-Misciatem, 1894, Bull. Soc. Bot. It., pag. 218, nu- mero 8 : Trobaso (Lago Maggiore), Monte Mario (Roma). Phytoptus macrorhyncus iXalepa, 1889, Sitzungsber. d, K. Akad. d. Wissen., Wieii; math.-nat. GL, Vol. XGVIII, Abih. I, pag. 137, tav. VII, fig. 0, tav. VIII, fig. 1, 2. » » Gauestrini, 1890, Att. 8oc. Yenet. Trent. Scienze Natur., Vol. XII, fase. 1, pag. 47 (descr. nulla): Trentino, Veneto, Polesine. » » Kieffer, 1891, Acarocécid. d. Lorrain., uimi. 2, fig. 6 h. » » Ganestrini, 1893, Att. Soc. Venci. Trent, Sc. Nat. Serie II, Vol. L p. 138-139, tav. 7, fig. 1, 2, 9, 10: Toscana, Avellino, Dalmazia. » » Peglion, 1894, Riv. Pat. Yeg. Yol. Ill, pag. 37. » » Kieffer, 1896, Zoocecid. d. Europ. [in Misceli. En- toni. A'ol. IV, pag. 54]. » » Gecconi, 1897, Gall. d. Yallombr. [Estratto Malpi- ghia. Yol. XI] per I'A. pseudoplatanus. » » Trotter, 1897, Zoocecid. Mantov. [in Atti Soc. Na- dir. Modena, Serie III, Yol. XI Y, pag. 1G7], num. 40. LE GALLE DELLA VALTELLINA. 167 Phytoptits macrorhijncus Trotter, 1898, Zoocecid. Moden. e Regg. [in Atti Soc. Natur. Modena. Serie III, Voi. XVI, pag. 120], nimi. 3. Eriophyes macrorhijncus Naiepa, 1898, Eriophydae [in Das Tierreich, Voi. IV, pag. 20], num. 52. » » Bezzi, 1899, Gecidiol. Trent., pag. 11, num. 2. » )) Pallavicini-Misciatelli, 1899, Nuov. contrib. acaro- cecid. Ital. [in Malpighia, Voi. XIII], nimi. 2: Cisterna, Monte Mario, lago di Nemi (prov. di Roma). » » Baldrati, 1900, Nuov, Giorn. Bot. It. Nuov. Serie, Voi. VII, pag. 1-2, nimi. 5: Capriolo (Brescia). Le foglie dell'acero affette da quest' eriofide presentano sulla pagina superiore delle galle sferoidali della grossezza di circa 1 mm., verdic- cie 0 rossasti'e, poi nereggianti, attenuate presso l'inserzione, attorno alla quale la foglia presenta i tessuti depressi verso il lato inferiore a formare un orlo attorno all'ostiolo chiuso da numerosi tricomi bian- castri. Talvolta la superfìcie delle foglie è ricoperta quasi interamente da queste deformazioni già conosciute col nome di Cephaloneon myriadeum. In Val Malenco questa galla è abbastanza comune; presso Tresivio un unico acero portava numerosissime foglie notevolmente infette da quest' acaro. -A.lnus incana (L.) Medie. MICOGEGIDIA. 2. Taphrina amentoruni (Sadeb.). Tapkrina alni-incanae Frank., Krankh. d. Pflanz., II. pag. 243. Taphrina amentorum Brioi?i e Cavara, Funghi parassiti, fase. VI, num. 132. Le squamme dei fiori femminili per Fazione del parassita si iper- trofìzzano enormemente, assumendo l'aspetto di spatole porporine con- 168 A. CORTI. torte che si niautengono vuote nel mezzo a guisa di sacchi. Il micelio del parassita sverna sui giovani rami. Sino a pochi anni addietro que- sto discomicete era confuso colla Taphrina alnitorqims (Tul.) che vive sulle foglie, ma Sadebek nel 1888 ne fece, su caratteri morfolo- gici una specie distinta. Talvolta intere infiorescenze presentano le brattee infette e allora quegli ammassi rossi ciondolanti danno alla pianta un aspetto che può sembrare elegante, sempre caratteristico. Nella valle del Ron e della Rogna. AGAROGECIDIA. 3. JElriopUyes laevis Nal. Phytopto Hieroiiymus, 1890, Beitrage europ. Zoocecid., pag. 59, num. 31. » Massalongo. 1891, Nuov. Giorn. Boi. It. Voi. XXIII, pag. 96. nirai. .31 := Paese di Bolca. Phytoptus laevis Nalepa, 1889, Sitzimgsb. d. Rais. Akad. d. Wissench. — Math. nal. GÌ. Wieii. Voi. XGVIII, Abih. I, pag. 132 (descr. nulla). )i )) Nelepa, 1891, Nov. Ada Ac. Leop., Voi. LV, pag. 383, tav. lY, fig. 1, 2, tav. Ili, fase. 11 (Fide Nalepa). » )) ScMeclilendal, 1891, Gallbild. deutsch. Gefasspfl., pag. 12, num. 93. » » ICieffer, 1891, Acarocécid. d. Lorrain, num. 16, f[g. 9. » )) Kieffer. 1896, Zoocecid. d. Europ. [iu IMiscell. Entom. Vo- lume IV, num. 5, pag. 63]. Eriophyes laevis Nalepa, 1898, Eriophydae [in Das Tierreich. Voi. IV, pag. 7], num. 7. » )) Bezzi, 1899, Cecidiol. Treni., pag. I-i, num. 7. Sulla pagina superiore delle foglie osservansi delle galle di forma subrotdnda, del diametro di 1-3 mm., di colore rossastro, atteuuantesi LE GALLE DELLA VALTELLINA. 1G9 in cortissimo stipite presso l'inserzione, tutt' attorno alla quale la fo- glia mostra un'aureola di leggiero scoloramento. Sulla pagina inferiore trovasi l'ostiolo, circondato da un sottile cercine di corti tricomi rossi addossati e compatti. Questa deformazione già descritta da Eremi col nome di Cephalo- neon pustulatum trovasi sugli ontani di Val Malenco. Alnus viridis D. C. ACAROCECIDIA. 4. JEriopliyes hrevitarsus (Fockeu). Phytopto Pallavicini-Misciatelli, 1894, Bull. Soc. Bot. It., pag. 216, num. 1 per A. glutinosa = Trobaso, Lago Maggiore. » Pallavicini-Misciatelli, 1895, Bull. Soc. Bot. It., pag. 19, num. 4 = Val Cairasca, Domodossola. Phytoptus hrecitanus Hieronymus, 1890, Beitrage europ. Zoocecid., pag. 59, num. 29. » » Schleclitendal,1891,Gallbild. deutsch. Gefàsspfl.,pag. 12, num. 96 «. » » Kiefter, 1891, Acarocécid. d. Lorrain., num. 18 his. » » Canestrini, 1892, Prospett. Acarof. Ital. Voi. V, pag. ^(i2, tav. XLV, fase. 7-8, et idem. » » Canestrini, 1893, Att. Soc. Venet. Trent. Se. Natur> Serie II, Voi. I, pag. 137-138, tav. II, fase. 7-8. » » Peglion, 1894, Riv. Pat. Veg., Yol. Ili, pag. 36. » » Kieffer, 1896, Zoocecid. d. Europ. [in Misceli. Entom. Voi. IV, num. 5, pag. 64]. » » Trotter, 1897, Zoocecid. Mantov. [in Atti Soc. Natur. Modena. Serie III, Voi. XIV, pag. 168] num. 42 per A. glutinosa. Eriophyes hrevitarsus Nalepa, 1898, Eriophydae [in Das Tierreich, Voi IV, pag. 8], num. 8. 170 A. CORTI. Eriophjes brevitanus Bezzi, 1899, Gecidiol. Trent., pag. 15, num. 8. » » Pallaviciui-Misciatelli, 1899, Acarocecidiol. ital. [Esiralt. Malpighia, A'ol. XIII], num. 13 per A, glutinosa =z Isola Farnese presso Roma, Coaegliano Veneto, Cremona, Polcevera (Liguria), Conegliano, tra Anzola e Megola, Ossola, Fiimiicino presso Roma, paludi Pontine. » » Baldrati. 1900, Nuov. «liorn. Bot. It., Nuova Serie, Voi. VII, pag. 14, num. 7 per A. glutinosa = Gru- mello del Monte, Bergamo. Sulla pagina superiore delle foglie osservansi bollosità di solito com- prese tra due nervature secondarie, sovente presso la loro inserzione sul rachide, costituite dai tessuti fogliari ipertrofizzati e leggermente decolorati. Sulla pagina inferiore nelle concavità formatesi trovansi delle larghe chiazze di tricomi prima biancastri, poi giallognoli, fitti, intrec- ciatisi fra loro, originati dall' ipertrofia delle cellule epidermoidali ; tra queste appendici ricche di succhi vivono i parassiti. Accade talvolta di osservare queste neoformazioni svilupparsi sul lato superiore delle foglie; le corrispondenti bollosità si svolgono naturalmente sul lato opposto. Valle del Ron, Val di Belviso, Monte Meriggio. Artemisia campestris L. blPTEROCECIDIA. 5. Rhopaloniìjìa artemisiae (Ijouché). Cecidomyia Artemisiae Bremi, 18-47. Monograph, d. Gallmuck., pag. 42, num. 58. » » Iliei'onymus, 1890, P)OÌtragoeui'op. Zoocecid.. i)ag. 121, num. .'578. LE GALLE DELLA VALTELLINA. 171 Cecidomijia Artemisiae Kieffer, 1891, Diptérocécid. d. Lorraiii., num. 16. » » Schlechleiidal, 1891, Gallbild. deutsch. Gefàsspfl., pag. 105. num. 1193. » » Massaloiigo, 1893, Gali. Flora Italie, pag. 75-76, num. 37, tav. X, fig. 2 a ^ Presso Tregnago « al Ponte di Quaio » (prov. di Verona). » » Paiiavicini-Misciatelli , 1895. Bull. Soc. Bot. It., pag. 118, mmi. 24 = Sui ì'ipari del fiume Toce a Vergogtio, prov. di Novara. Rhophalomyia artemisiae Kiefter, 1896, Zoocécid. d. Europ. [in Misceli. En- tom. Voi. lY, num. 5, pag. 67]. » » Kieffer, 1898, Synops. d. Gécidom. d. Europ., pag. 21. » » Bezzi, 1899. Cecidiol. Trent., pag. 15, num. 11. I capolini per influenza del cecidiozoo si trasformano in galle appa- riscenti, subrotonde, costituite dai fiori degenerati in squamme embri- cantesi, decrescenti per grandezza dall' esterno all' interno. Le esterne rappresentanti l' involucro del capolino non sono quasi deformate. Al centro sta la loggia larvale con una sol larva. Solitamente questi ce- cidi hanno un diametro di 4-5 mm., ma alcuni sviluppantisi all' estre- mità dei fusti 0 dei rami possono raggiungere e superare i 10 mm. Questi producono sempre l'arresto di sviluppo del ramo e una notevole dadomonia o sviluppo irregolare di numerosi ramoscelli irraggianti immediatamente al di sotto del cecidio. Su gli argini del Mallero a Sondrio e presso Tresivio sino a circa 1000 m. s. m. Artemisia vulgaris L. ACAROGECIDIA. 6. JEriophyes artemisiae (Can.). Hieronymus, 1890, Beitràge europ. Zoocécid., pag. 62, nu- mero 43. 172 A. CORTI. Phytopto Schlechtendal, 1891, Gallbild. deutsch. Gefasspfl.. pag. 107, nu- mero 1211. Phytoptus artemisiae Canestrini, 1891, Bull. Soc. Venet. Trent. Sc. Natur., Vol. V, .pag. 15-16 — Teolo nel Padovano. » » Kieffei'. 1891, Acarocécid. d. Lorrain., num. 20. )) » Canestrini, 1892, Prospeit. Acarof. Italic, Vol. Y^ pag. 650, tav. XLIX, fig. 3, tav. LIII, fig. 10, tav. LIV, fig. 6 et idem. » )) Canestrini, 1893, Att. Soc. Yenet. Trent. Sc. Natur., Serie II, Vol. I, pag. 125-126, tav. X, fig. 10; tav. Yl, fig. 3; tav. XI, fig. 6. » » Massalongo, 1893, Bull. Soc. Bot. It., pag. 333-334, num. 6 =1 pror. di Padova. » » Kieffer, 1896, Zoocécid. d'Europ. [in ^liscell. Entom. Yol. lY, num. 5, pag. 68]. Eriophyes artemisiae Nalepa, 1898, Eriophydae [in Das Thierreich, Yol. lY, pag. 40], nimi. 130. Sulla pagina stiperiore delle foglie questo fitopto origina dei cecidi subsferici, rossastri, del diametro di poco superiore al uim., spesso concrescenti, attaccati al picciuolo per un corto stipite. L'interno è ri- vestito da morbidi tricomi bianchi che si allungano in prossimità del- l'ostiolo che è ipofillo. Trovai questa galla abbondante su alcune piante di Artemisia nel piano di Sondrio. IIEMIPTEROCECIDU. 7. Aphis gallariim Kalt. Aphis gallarum Passerini, 1869, Flora Afid. Ital: Bull. Soc. Entom. Ital.,- Yol. Ili, pag. 150. » » Macchiati, 1883, Bull. Soc. Entom. It., Yol. XY, pag. 406 =r Cofita di S. Francesco (Reggio Calai/ria). LE GALLE DELLA VALTELLINA. 173 Aphis gallarum Hieronymiis, 1890, Beitrage europ. Zoocecid., pag. 110, niim. 307. » ») Kieffer, 1891, Hemiptérocécid. d. Lorrain., num. 4. )> » Schlechtendal, 1891, Gallbild. deutsch. Gefasspfl., pag. 106, num. 1209. » » Massalongo, 1893, Gali. n. flora italic, pag. 43-44, num. 7 r= A Calmeria presso Tregnago (provincia di Verona). » » Kielfer, 1896 , Zoocecid. d. Europ. [in Misceli. Entom., Voi. IV, num. 5, pag. 68]. )) » Trotter, 1897, Zoocecid. Mantov. [in Atti Soc. Natur. Mo- dena, Serie III, Voi. XIV, pag. 165], num. 34. » )) Bezzi, 1899, Gecidiol. Trent., pag. 16, niun. 12. » » Baldrati, 1900, Nuov. Giorn. Bot. It., Nuova Serie, Voi. Ali, pag. 29, num. 48 = Laoezzola. Quest' afide produce delle gibbosità o borse rosse o violacee interes- santi sovente tutte intere le foglie, specialmente le terminali; questi cecidi, che Kerner porrebbe tra gli etrusi, sporgono sul lato superiore delle foglie, il cui margine è rivoltato verso la pagina inferiore. I tes- suti sono ipertrofizzati notevolmente. Talvolta tutte le foglie terminali sono deformate e riunite in gloraeri fusiformi, compatti, all' estremità del fusto. Nelle tasche formatesi inferiormente vivono gli afidi. Questo cecidio, diffuso ma non comune, trovasi presso Sondrio, presso Piateda, al confluente del torrente Ron con l'Adda e nei dintorni di Tresivio. Betula alba L. ACAROCECIDIA. 8. JEriophyes betulae Nal. Cephaloneon betulinum Hieronymus, 1890, BeiU'àge europ. Zoocecid., pag. ^A^ num. 57. 174 A. CORTI. Phytoptm betdae Nalepa, 1889, Aiizg. d. Kats. Akad. d. Wisseiichft. Ma- lemal.-naiur. CI. "Wieii, Vol. XXYI, pag. 1G2 (descr. nulla). » » Nalepa, 1891, Deuksclii-. d. Kais. Akad. d. Wisseiichft. Matemat.-iiatui-\v. Gl. Wien, Vol. LVIII, pag. 873, tav. II, fig. 3, 4. » » Sclilechtendal, 1891, Gallbild. deutscli. Gefasspfl,, pag. 13, num. 111. » » Kieffer, 1891, Acarocécid. d. Lorrain., num. 27. » )) Canestrim, 1893, Att. Soc. Yenet. Trent. Sc. Natur., Se- rie II, Vol. I, pag. 155, tav. XYI, fig. 2, 3 = Ti^entino. » ■ » Massalongo, 1893, Bull. Soc. Bot. It., pag. 334, num. 7 = Piemonte: Riva Valdobbia in Valsesia. » » Kieffer, 1896, Zoocécid. d. Europ. [in Misceli. Entom., Yd. lY, nimi. G, pag. 82]. Eriophjes betulae Nalepa, 1898, Eriophydae [in Das Tierreicli, Yol. lY, pag. 9], num. 10. » >> Bezzi, 1899, Gecidiol. Trent., pag. 16, num. 13. Le galle prodotte da questo acaro sono sparse sulle foglie di cui interessano ambo le pagine; dal lato superiore, nel centro di un' areola chiara, sporge una parte, circa un terzo dèli' intero cecidio, conica, rossastra, con mi punto chiaro all' apice. Sulla pagina inferiore sporge il resto, in forma subsferica, del diametro di circa 1 mm. e di colore uguale a quello della foglia. Spesso si trovano numerosi cecidi su una sol foglia. Sul monte Meriggio e presso il lago del Palù in Val Malenco. LE GALLE DELLA VALTELLINA. 1 / d Brassica oleracea L, GOLEOPTEROCEGIDIA. 9, Ceutorhyncus sulcicollis Schunh, Malpigli!, MDGLXXX VII Aliai. Plant. «De Gallls», pag. 127, fig. 67. Ceutorhyncus pleurostigma Kieffer, 1896, Zoocécid. d. Eiirop. [in Misceli. Enlom. Yol. IV, num. 10, pag. 131.] Ceutorhjncus sulcicollis Kieffer, 1891, Goléoptérocécid. d. Lorrain, num. 3. » » Sclilechtendal, 1891, Gallbild. deutsch. Gefasspfl., pag. 50, num. 454. » ■ )) Peglion, 1894, Riv. Pat. Yeg., Voi. Ili, pag. 34. » » Baldrati, 1900, Nuov. Giorn. Boi. II., Nuova Serie, Voi. VII, pag. 87, num. 228 = Lavezsola. Presso il colletto della radico questo coleottero forma, a spese della corteccia che diventa fortemente ipertrofica, numerose galle emisferiche raggiungenti talvolta la grossezza di un pisello, talvolta confluenti. Sulla superfìcie dei cecidi osservasi una piccola cicatrice corrispondente al foro per cui l'insetto deponeva le uova. Nell'interno delle singole galle si trova una grossa larva bianchiccia che si nutre dei tessuti che le stanno attorno. Il parassita esce a primavera avanzata. Negli orti e nelle vigne di Tresivio e Pendolasco. Brassica oleracea L. var. Botrytis. GOLEOPTEROCEGIDIA. 10. Ceutorhyncus sulcicollis Schonh. 'Ceutorhjncus pleurostigma Bezzi, 1899, Cecidiol. Trent., pag. 16, num. 15. Ceutorhìjnchus sulcicollis Massalongo, 1893, Gali. n. Flora italic, pag. 225- 22^, num. 172, tav. XXXIV, fig. 1 — Dap- pertutto nel Veronese. 176 A. CORTI. Galle identiche a quelle descritte al numero antecedente. Vigne del Calvario a Tresivio. Brassica campestris L. b. Kapa L. COLEOPTEROGECIDIA. 11. Ceutorhìjncus sulclcollis Schònh. Ceiitorhyncus sulcicollis Schlechtendal, 1891, Gallbild. deiitsch. Gefàsspfl., pag. 50, num. 456. )) )) Massalongo, 1893, Gali. n. Flora italic, pag. 233, num. 179 (descritio nulla) := Monti sopra « Ba- dia Calavena » (prov. di Verona). Galle molto somiglianti a quelle descritte al num. 9 ; si mostrano però meno sporgenti dalla radice. Colti di Tresivio. Capsella bursa-pastoris Much. MIGOCEGIDIA. 12. Cystopus candidus (Pers.) Lèv. Cystopus Candidas (= Uredo candidus Pers.) Fi'unk, Krauk. ci. Pflanzen, Voi. II, pag. 84, fìg. 14. » )) Saccardo, Syllog. fung., Voi. A'II, pars. II. pag. 234. » » Briosi e Gavara, Fungh. parass., fase. IX, num. 201. » » Kemer, Vita d. piaulc, Voi. II, pag. 516. Questo oomicete forma dei cancri irregolarissimi in forma di mac- chie bianche, numerose e confluenti, sviluppantesi in tutti gli organi aerei della pianta, deformandoli, talvolta profondamente. LE GALLE DELLA VALTELLINA. 177. Quantunque questo parassita attacchi anche le crucifere coltivate» tuttavia non ne lo rinvenni mai. A Pendolasco. Celtis australis L. ACAROGECIDIA (?). 13. Le foglie dei giovani ramoscelli delle piante di bagolaro che nume- rose si trovano sulle rupi di Grumello a Montagna e del Calvario a Tresivio presentano una vistosa deformazione che credo non mai notata finora. Il lembo mostrasi notevolmente ipertrofizzato e fortemente in- crespato e pieghettato con una certa regolarità in direzione normale alle nervature principali che mantengonsi inalterate; nessun indizio esterno, né peli,, né produzioni anormali d'altra sorta possono guidare nella ricerca del parassita. Le foglie maggiormente colpite sono anche alterate nella forma e talvolta decolorate. Per quanto a me consta nessuno finora ha rivolto lo studio a tali formazioni, perula cui spiegazione necessita istituire delle ricerche su materiale fresco ; se a me sarà dato ottenere qualche risultato in pro- posito ne darò relazione. Chenopodium album L. IIEMIPTEROCECIDIA. 14. Aphis atriplicis L. Aphis atriplicis Passerini, 1869, Flora Afid. Ital. ; Bull. Soc. Entom. Ilal., Voi. HI, pag. 155. » » Macchiati, 1882, Ball. Soc. Entom. It., Yol. XIV, pag. 336. 178 A. CORTI. Aphis atrijjlicis Macchiali, 1883, Bull. Soc. Eiitum. li.. Vol. XV, pag. 238 = a Reggio Campi (Calce ria). » » Macchiati, 1885, Bull. Soc. Entom. It., Vol. XVII, pag. 56. » » Hieronymiis, 1890, Beitrage europ. Zoocecid., pag. 110, num. 309 per Atriplex patulum. » » Schlechtendal, 1891, Gallbild. deutscli. Gefàsspfl., pag. 45, num. 390. )) » Massalongo, 1893, Gali. n. Flora itahc, pag. 258-259 num. 210 = Comune nella prov. di Verona, dintorni di Ferrara; a S. Germano di Pinerolo in Piemonte. » » Pallavicini-Misciatelli, 1894, Bull. Soc. Bot. It., pag. 276, num. 5 = Roma, Villa Borghese. )) » Kieffer. 1890, Zoocecid. d. Europ. [in Misceli. Entom., Voi. IV, num. 11-12, pag. 148]. » » Trotter, 1897, Zoocecid. Mantov. [in Atti Soc. Xatur, ^Mo- dena. Serie III, Voi. XIV, pag. 30], num. 53. » » Trotter, 1898, Zoocecid. Moden. e Regg. [in Atti Soc. Na- tur. Modena, Serie III, Voi. XVI, pag.. 122], num. 6. » » Baldrati, 1900, Nuov. Giorn. Bot. It., Nuova Serie, Voi. VII, pag. 30, num. 51 = Lavezzola. Quest'afide fa accartocciare longitiidinalmeute il lembo fogliare verso la pagina superiore sino a formare un tubo ricurvo o* una specie di cornetto. I tessuti sono iperU'ofizzati e la foglia tutta assume una tinta verde-giallastra. Abbastastanza comune nei colti, specialmente negli orti, trovai que^. sto cecidio a Ponte ed a Trosivio. Corylus avellana L. {et varietates cultae). AGAROCEGIDIA. 15. liriophyes avellanae Nal. Acarus pseudogallarim Vallnt. 1836, Móm. Ac. Dijon, pag. 189 (descr. nulla) [fido Nalepa]. LE GALLE DELLA VALTELLINA. 179 Phytoptus pseudogallarum Targioni-Tozzetti, 1888, Annal. AgricoL, pag. -489, fig. 07. Phjtoptus coryligallancm Targioni-Tozzetti, 1885, AtL Acc. Georg. Firenze. Serie IV, Voi. Vili, pag. 144, tav. II, fig. 2, 8. » » Canestrini, 1892, Prospett. Acarof. Italie, Voi. V, pag. 611, tav. LII, fig. 9. )) » Peglion, 1894, Riv. PaL Veg., Voi. Ili, pag. 35. Phytoptus avellanae Nalepa, 1889, Sitzungsb. d. Kais. Akad. d. Wissench. Matera.-nat. GÌ., Voi. XGVIII, Abth. I, pag. 126, tav. II, fig. 1-3; tav. III, fig. 3. » » Hieronymiis, 1890, Beitrage europ. Zoocecid., pag. 68, num. 80. » » Schlechtendal, 1891 , Gallbild. deutsch. Gefasspfl., pag. 14, num. 121. » )) Kieffer, 1891, Acarocécid. d. Lorrain., nimi. 40, fig. 8. » » Massalongo, 1891, Nuov. Giorn. BoL It,, Vol. XXIII, pag. 82-83 =r Dintorni di Tregnago. )) » Pallavicini-Mìsciatelli, 1 894, Bull. Soc. Bot. It., pag. 221 , num. 2G = Roma, Macchia Madama. » )) Kieffer, 1897, Zoocecid. d, Europ. [in Misceli. Entom., Voi. V, num. 1, pag. 9]. Eriophyes coryligallamm Gecconi, 1899, Gali. d. Vallombr. [Estratt. Mal- pighia. Voi. XIII]. Eriophyes avellanae Nalepa, 1898, Eriophydae [in Das Tierreich, Voi. IV, pag. 9-10], num. 13. Questo eriofide deforma le gemme del nocciuolo, che prima si ing'ros- sano assumendo uu colore verdastro, e poi si aprono alla sommità la- sciando vedere nell'interno la parte infetta di colorazione più oscura del normale. Tutte le squamme componenti le gemme sono fortemente ipertrofìzzate, inoltre nella parte mediana della faccia interna presen- tano una zona ricoperta da appendici corte, grosse e irregolari ; le più interne delle squamme crescono irregolarmente non raggiungendo nep- pure le dimensioni normali ; inoltre sono riunite in ammasso irrogo- ■80 A. CORTI. lare pure ricoperto da appendici simili alle sopradescritte, fra le quali vivono numerosi i parassiti, bianchi, già discernibili ad occhio nudo e visibili abbastanza chiaramente con l'aiuto di una buona lente. Tutta Ja gemma infetta è all'esterno ricoperta da una fitta e lucida pelurie. Trovai comuni le gemme di nocciolo infette da quest'acaro in Val Malenco ed a Tresivio; qui anzi osservai la stessa deformazione in individui 'della varietà coltivata a foglie e frutti rosso-scuri, detta dai frutticultori «di Francia «, piantati presso noccioli comuni. Crataegus Oxyacantha L. ACAROCECIDIA, 16. JEJriophyes crataegi (Can.). Phijtoptus crataegi Canestrini. 1890, Att. Soc. Yenet. Trent. Se. Natur., Voi. XII, fase. 1, pag. 48 e 52-53. » )) Canestrini, 1892. Prospett. Acarof. Italie., Voi. V, pag. 635, tav. LII. fig. 3 et idem. » ' » Canestrini, 1893, Att. Soc. Ven. Trent. Se. Natur., Se- rie II, Voi. I, pag. 110-111, (av. IX, fig. 3 = Co- redo in Val di Noti. )) » Massalongo, 1893, Bull. Soc. [Bot. It., pag. 336-337, num. 11 (fide Canestrini). )) » Kieffer, 1897, Zoocécid. d. Europ. [in Misceli. Entom., Voi. V, num. 1, pag. 10]. )) )) Trotter, 1897, Zoocécid. Mantov. [in Att. Soc. Natur. Modena, Serie III, Voi. XIV]. » » Trotter, 1898, Zoocécid. Moden. e Regg. [in Att. Soc. Natur. Modena. Serie III, Voi. XVI, pag. 123], num. 10. Eriophyes crataerji Nalepa, 1898, Eriopliydae [in Das Tierreich, Voi. IV, pag. 20], num. 76. » » Bezzi, 1899, Cecidiol, Trent., pag. 17, num. 20. LE GALLE DELLA VALTELLLXA. 181 Sulle foglie interessate nelle galle a rosetta della Perrisia crataegi (V. num. 18), tanto sul lato superiore che sull'inferiore osservansi delle emergenze a foggia di aculei con un ingrossamento all'apice, di colore prima interamente verde, poi con tinte rossastre. Molto si di- scusse circa r origine e 1' autore di queste formazioni ; ora però, spe- cialmente per gli studi del compianto nostro prof. Canestrini sembra assodato esserne l'autore quest'acaro, forse con la cooperazione di qual- che altro. Con la galla di Perrisia crataegi. HEMIPTEROGEGIDIA. 17. Aphis Crataegi (Wiun.). Aphis Oxyacanthae Kieffer, 1891, Héraiptérocécid. d. Lorraiu., num. 42. » » Schlechtendal, 1891,GraIlbiId. deutsch. Gefàsspfl., pag. 70, num. 724. )) )) Kieffer, 1897, Zoocécid. d. Europ. [in Misceli. Entoni., Voi. V, num. 1. pag. 10.] Ajihis Crataegi Passerini, 1869, Fiora d. Afid. Italie, Bull. Soc. Entom. It. Anno III, pag. 157, per G. Azarolus.' » » Ferrari, 1872, Annal. Museo St. Nat., Genova, Voi. II, pag. 62 r=. Serravalle di Scrivia (Liguria). )) )) Macchiati, 1882, Bull. Soc. Entom. It., Yol. XIV, pag. 336. )) )) Macchiati, 1885, Bull. Soc. Entom. It., Vol. XVII, pag. 56. » )» Hieronymus, 1890, Beitràge europ. Zoocécid., pag. Ili, num. 314- )) » Massalongo, 1893, Gali. n. flora itahc, pag. 44-45, num. 9 = Dintorni di Verona e Ferrara. » )) Peghon, 1894, Riv. PaL Veg., Voi. Ili, pag. 30. )) )• Cecconi, 1899, Gali. d. Vallomhr. [Estratt. Malpighia. Vo- lume XIIL] » » Baldrati, 1900, Nuov. Giorn. Bot. It., Nuova Serie, Voi. VII, pag. 30, num. 52 = Lavezzola. Voi. XL. 13 182 A. CORTI. Le foglie, specialmente all'estremità dei giovani rami, leggermente ipertrolìzzandosi si accartocciano in vario modo prendendo talvolta una tinta rossastra. Nella cavità formata dal cartoccio trovasi il gallozoo. Non tanto comune quanto l'antecedente e la susseguente trovai que- sta galla presso Sondrio in luglio. DIPTEROCEGIDIA. 18. Ferrista crataegi (Wiun.). Cecidomyia Crataegi Hieronymus, 1890, Beitrage europ. Zoocecid., pag. 130, num. 412. » » Kieffer, 1891, Diptérocécid. d. Lorrain., num. 45. 1) )) Schleehtendal, 1891, Gallbild. deulsch. G-eiàsspfl., pag. 70, num. 718. » » Massalongo, 1893, Gali. n. Fior, italic, pag. 83-84, num. 46, tav. Xll, fig. 1-2 = Comunemente nella prov. di Verona. )) » Pallavicini-Misciatelli, 1895, Bull. Soc. Bot. It., pag. 118-119, num. 26 = Trobaso, Lago Mag- giore — Monte Mario (Roma). » » Trotter, 1897, Zoocecid. .Mantov. [in Atti Soc. Natur., Modena, Serie III, Voi. XIV, pag. 162], num. 2^. Dichelomijia Crataegi Trotter, 1898, Zoocecid. Moden. e Regg. [in Atti Soc. Natur., Modena, Serie III, Voi. XVI, pag. 122], \\\xm. 9. Dasyneura crataegi Kieffer, 1897, Zoocecid. d. Europ. [in Misceli. Entom., Voi. V, num. 1, pag. 10]. Perrisia crataegi Kieffer, 1898, Synops. d. Cécidom. d. Europ., pag. 8. Bezzi, 1899, Cecidio]. Trent., pag. 18, num. 23. » Gecconi, 1899, Gali. d. Vallomhr. [Estratt. Malpighia, Vo- lume XIII]. » Baldrati, 1900, Nuov. Giorii. l!ot. It., Nuova Serie, Vo- lume VII, [tag. 42, num. 90 == Lave::ola. » » » LE GALLE DELLA VALTELLINA. 183 I tessuti delle foglie e delle stipule terminali dei rami s' ipertrofiz- zano mentre i meritalli interposti non si sviluppano, in modo da ori- ginare delle galle a rosetta, appariscenti, di grossezza variabile tra quella di un' avellana e quella di una noce ; generalmente al centro trovasi la larva. Tutte o quasi tutte le foglie concorrenti a formare la galla sono ricoperte da escrescenze rosse, aculeiformi, terminate da un corpo d^aspetto ghiandolare, costituenti una seconda galla nella pri- ma, quasi ovum in ovo, della quale vedasi al num. 16. Presso Sondrio; nella Valle del Ron a 800 m. s. m. Cynodon Dactylon (L.) Peis. DIPTEROGECIDL\. 19. Loncliaea lasioplitlialma Macq. Lonchaea lasiophthalma Schlechtendal, 1891, (lallbild. deutsch. Gefasspfl., pag. 8, num. 42. )) )) Massalongo, 1893, Gali. n. Flora italic, pag. 84-86, num. 47, tav. XIII, %. 1-3 = Verona: a Tre- gnago e Marcenigo comimemente , nei luoghi subbiosi j)resso Legnago ; Ferrara : lungo il Po in vicinanza di Francolino; Piemonte: a S. Germano di Pinerolo. )) » Micheletti, 1895, Bull. Soc. Bot. It., pag. 77 = Isola Lipari^ nel greto del torrente Valle. )) )) Pallavicini-Misciatelli, 1895, Bull. Soc. Bot. It., pag. 122, num. 40 = Verona. » » Kieffer, 1897, Zoocécid. d. Europ. [in Misceli. En- tom., Voi. V, num. 1, pag. 11]. » » Trottei', 1898, Zoocécid. Mantov. [in Atti Soc. Na- tur. Modena, Serie lil. Voi. XVI], num. 34. » '• Bezzi, 1899, Gecidiol. Trent., pag. 18, num. 24. » » Baldrati, 1900, Nuov. Giorn. Bot. It., Nuova Serie, Voi. Ili, pag. 42, num. 91 = Lavezzola-Fer- rara. 184 A. CORTI. Le gemme, specialmente se collocate presso il colletto della radice, ipertrofizzate e deformate, formano un cecidio strano, claviforme, un po' compresso ai due lati, variamente contorto e dall' aspetto di una treccia molto compatta, raggiungente la lunghezza di 10 cm. con un diametro che da 4-5 mm. alla base può raggiungere e superare i 10 mm. verso l'apice. È costituito da numerosissime squamme ovate acute alla sommità, rappresentanti le foglie, embricantesi per il non svilupparsi degli internodi frapposti. Nello svilupparsi dapprima la galla si caccia nel suolo, poi piegandosi in alto viene a sporgerne con la sommità. La larva grossa, bianca sta nella regione midollare del rigonfiamento apicale della clava e ne esce a completo sviluppo in pri- mavera. Alcuni cecidi forse per deficienza di alimento mancano della parte basilare e sono ridotti alla sola parte contenente la larva; in que- sto caso però le squamme sono molto più lunghe e assumono la facies delle foglie normali. Talvolta, forse per la morte del cecidiozoo, que- ste galle sono prolifere, cioè il loro apice continua in un ramo nor- male; io ne raccolsi alcune portanti persino l'infiorescenza. I professori Massalongo e Kieffer (1. s. e.) sono concordi nell' attri- buire la scoperta dell'origine parassitaria di questa deformazione al Giraud (1861 Verh. Zool. Bot. Gesellsch.). Ma già fin dal 1883 il ben noto entomologo barone Osten-Sacken nel Ballettino della Società En- tomologica Italiana (Voi. XV, pag. 187-188) ne rivendicava la prio- rità della scoperta ai nostri due grandi naturalisti, il Vallisnieri e il Redi, che col sommo Malpighi avevano in Italia fin dal secolo XVII date solido basi alla scienza delle galle. Il suUodato entomologo riporta una lettera del Redi diretta al suo amico Cestoni di Livorno, con data posteriore a quella della pubblicazione degli Experimenta circa ge- nerationem itisectorum, in cui vivamente si rallegra con lui perchè ha saputo che s'è dato all'osservazione delle mosche che nascono dalla Cunzia (Cyperus) e dalla Gramigna (Cynodon), gli fornisce lo norme perchè le osservazioni abitano a riuscire complete o perchè abbia a far figurare da qualche pittore di garbo la mosca e il baco con i LE GALLE DELLA VALTELLINA. 185 colori esatti. Più sotto il Redi dice essere stato primamente il Valli- siiieri a fargli conoscere le mosche che depositano nelle succitate piante le uova da cui nascono larve che colà formano il loro nido e si nutricano sino alla destinata grandezm, -poscia s'incrisalidano, ed, esce a suo tempo la mosca. E parlando di un esemplare infetto di Gramigna favoritogli dal Vallisnieri, dimostra che la pianta resta stor- ica per lo vermicello che dentro si trova, mentre in vece d'allun- garsi e serpeggiare al suo solito, resta breve col germe poco di- steso e restato come embricato, e quasi a foggia del frutto del pino selvatico. Questo cecidio trovasi comunissimo a Tresivio, specialmente nei muri che stanno a sostegno delle vigne, e presso i cumuli di sassi fino a oltre i 1000 m, s. m. Fraxinus excelsior L. ACAROCEGIDIA. 20. JSriophyes fraxini (Karp.). Malpighi, 1887, Anat. Plant., Vol. I, «De Gallis». Phijtoptus /ra^mj Karpelles, 1884, Sitzungsb. d. Kais. Akad. d. Wissenchaf. Matem. natur. CI., Voi. XC, Abth. 1, pag. 52, tav. I, fig. 9-11. )) )) Nalepa, 1890, Sitzungsb. d. Kais. Akad. d. AVissenchaf. Matem. natur. CI., Voi. XGIX, Abth. 1, pag. 49. )) )) Canestrini, 1890, Bull. Soc. Venet. Trent. Se. Natur. Vol. XII, fase. 1, pag. 47 (descr. nulla) =^ Trentino. )> )) Schleehtendal, 1891, Gallbild. deutsch. Gefàsspfl., pag. 87, num. 954. » )) Kieffer, 1891, Acarocécid. d. Lorrain., num. 52, fig. 13. » )) Canestrini, 1893, Att. Soc. Venet. Trent. Se. Nat., Se- rie II, Voi. I, pag. 122-223, tav. XVI, fig. 6 = Trentino e Veneto. » » » )) )) )) 186 A. CORTI. Ph)jtoptus fratini Pallavicini-Misciatelli, 1894, Bull. Soc. Bot. It., pag. 222, num. 31, per Fraxiiius Ornus = Monte Gennaro. )) )) Massaloiigo, 1894, Bull. Soc. Bot. It., pag. 9, num. 2 =r Ossola inferiore. )) « Kieffer, 1897, Zoocócid. d. Europ. [in Misceli. Eiitom. Yol. Y. num. 4, pag. 52], » » Trotter, 1898, Zoocecid. ]\Iantov. [in Att. Soc. Natur., Modena. Serie III, Yol. XYl] num. 70. Eriophi/es Fraxini Nalepa. 1898, Eriopliydae [in Das Tierreicli. Yol. lY, pag. 33], num. 101. De Stefani, 1898, Produz. Pat. = Sicilia. Bezzi, 1899, Gecidiol. Trent., pag. 20, num. 32. Baldrati, 1900, Nuov. Giorn. Boi. It.. Nuova Serie, Yol. YII, pag. 17, num. 15. Quando le infiorescenze del Frassino sono infestate da questo paras- sita si trasformano in aggi ora erazioui brune, color tabacco, ricordanti un po' lontanamente le infiorescenze del cavol fiore, compatte, di con- sistenza legnosa; I picciuoli sono enormemente ipertrofizzati nella dire- zione della lunghezza, sì che tutto l'insieme assume l'aspetto di grandi e lassi grappoli, permanenti sulle piante anche al cader delle foglie. Sul rachide delle foglie, sui picciuoli e sui lembi delle foglietto trovai deformazioni consimili alle precedenti, date cioè da dure massiccinole spugnose, legnose, talvolta nelle fogliette interessanti ambo le pagine, che ancora non potei determinare se siano dovute allo stesso parassita. Presso Tresivio sono abbastanza comuni queste deformazioni designate la prima volta da Vallot nel 1839. tIEMIPTEROCECIDIA, 21. Pemphygus nidificus Fr. Low. Pemphygus nidificus Fr. LIJw.. 1882, Entom. Zeituiig. Yol. I, pag. 13-19, » « Hieronymus, 1890, Beilriige europ. Zoocecid., pag. Ili, num. 317. LE GALLE DELLA VALTELLINA. 187 Pemphygus nidificus Kieffer, 1891, Hémiptérocécid. d. Lorrain., num. 22. )) )) Schleclitendal 1891, Crallbild. deutsch. Cxefàsspfl., pag. 87, num. 956. )) » Massalongo, 1893, Gali. u. Flora italic, pag. 259, num. 211 = presso Selva di Prognu (provincia di Verona). )) )) Kieffer, 1897, Zoocécid. d. Europ. [in Misceli. Entom. Yol. Y. num. A. pag. 51, 52]. » » Bezzi. 1899, Gecidiol. Trent., pag. 20, num. 33. Le foglie terminali dei ramoscelli presentano i loro elementi ipertro- fizzati e arricciati verso la pagina inferiore, increspati e avvicinati fra loro, come pure è ripiegato verso il basso il rachide principale che si ingrossa, il tutto formando un ammasso subrotondo ricordante un po' lontanamente un nido d'uccelli. Nelle concavità formate dalle fogliette vivono numerosi i cecidiozoi grossi, bianchi. Presso Tresivio in higlio. 22. Psyllopsis Fraocini (L.) Fr. L()w. Psyllopsis Fraxini Hieronymus, 1890, Beitràge europ. Zoocécid., pag. 107, num. 293. )) » Kieffer, 1891, Hémiptérocécid. d. Lorrain., num. 21. )) » Schlechtendal, 1891, Gallbild. deutsch. Gefàsspfl., pag. 88, num. 962. )) » Massalongo, 1893, Bull. Soc. Boi. It., pag. 430, num. 5 = A Qiiacchio presso Ferrara. » )) Massalongo, 1893, Gali. n. Ftor. Itahc. , pag. 254, num. 205 = Lungo la strada che da Selva di Progno conduce a Giazm; dintorni di Bolca (pro- vincia di Verona). )> » Kieffer, 1897, Zoocécid. d. Europ. [in Misceli. Entom., Voi. V. num. 4. pag. 52]. 188 A. CORTI. Psìjllopsis Fraxini Trotter, 1898, Zoocecid. Manto v. [in Att. Soc. Natur., Modena, Serie III, Voi. XVI, pag. 303], num. 54. )' » Baldrati, 1900, Nuov. Giorn. Bot. It., Nuova Serie, Voi. VII, pag. 30-31, num. 53 =: Lavezzola. Per tratti di differente ampiezza il margine laterale delle foglietta 0 la loro parte apicale rivoltasi verso il basso accartocciandosi ; la parte infetta della foglia si presenta scolorata, un po' allargata ed ispessita, e le sottili nervature anastomizzantisi a rete sono colorate in rosso- bruno. In Val Malenco e presso Tresivio in principio d'estate trovasi questo cecidio abbastanza diffuso sui frassini senza essere molto abbondante. DIPTEROGEGIDIA. 23. Ferrista fraxini (Kiefl".). Cecidomi/ìa fraxini Bremì, 1847, Monograph, d. Gallmiick. , pag. 18, num. 11, tav. I, %. 17. Diplosis botularia Kieffer, 1891, Diptérocécid. d. Lorrain., num. 57. » )) Kerner, 1895, Vit. d. Piante, Voi. II, fig. 183. Questa specie fu già elencata per la A''altellina. V. dott. M. Bezzi, Rendiconti Istit. Lomb. Se. e Lett. Serie II, Voi. XXXII: N. 13. Presso Tresivio trovai alcuni frassini notevolmente infetti da questo dittero: seconda metà di luglio. LE GALLE DELLA VALTELLINA. 189 G-alium MoUugo L. DIPTEROGECIDL\. 24. Ferriata Galli (H. Lw.). Cecidomìjia Galli Hieronymus, 1890, Beitrage europ. Zoocecid., pag. 138, num. 430. )) » Kieffer, 1891, Diptérocécid. d. Lorraiu., num. 59. » » Schlechtendal, 1891, Gallbild. deutsch. Gefiisspfl., pag. 99, num. 1100. » » Massalongo, 1893, Gali. n. Flora italic, pag. 96-97, num. 59 = Dintorni di Tregnago (prov. di Verona). JDasyneitra galli Kieffer, 1897, Zoocecid. d. Europ. [in Misceli. Entora. Voi. V, num. 5, pag. 57]. Perrisia gaìii Kieffer, 1898, Synops. d. Gécidom. d. Europ., pag. 9. » )) Bezzi, 1899, Gecidiol. Trent, pag. 20, num. 34. » )) Baldrati, 1900, Nuov. Giorn. Bot. It., Nuova Serie, Voi. VII, pag. 47, num. 102 = Lavezzola. Immediatamente al di sopra degli ultimi verticilli fogliari una note- vole ipertrofia dei tessuti della cortecccia dà luogo ad un cecidio grosso talvolta quanto un pisello, spugnoso, glabro, bianco-roseo ; l'unica cavità interna alberga numerose piccole larve, L'ostiolo presenta tutt' attorno una corona di peli; le foglie vicine non raggiungono quasi mai l'intero loro sviluppo. A Ponchiera presso Sondrio. G-enista germanica L. DIPTEROCECIDIA. 25. Perrisia genisticóla (Fr. Luw.). Cecidomyia genisticola Fr. Low., 1887, Verhandl. Zool. Bot. Gesellch. Wien, Voi. XXXVII. 190 A. CORTI, Cecidomijia genisticola Hieronymus, 1890, Beitrage europ. Zoocecid., pag. 140, num. 439, per Genista tinctoria L. » » Kieffer, 1891, Diptérocécid. d. Lorrain., num. G7. » » Schlechtendal 1891, Gallbild. deutsch. Gefasspfl., pag. 79. num. 847. » » Massalongo. 1893, Gall. n. Flora Italic, pag. 98, num. 61, tav. XXX VIII, fig. 7, per Genista dif- fusa = Presso il imese di Bolca (provincia ài Verona}. » » Pallavicini-Misciatelli, 1895, Bull. Soc. Bot. It., pag. 119, num. 29, per Genista diffusa = Verona. Dichelomyia genisticola Massalongo, 1897, Bull. Soc. Bot. It., pag. 99, per Genista tinctoria = Prov. di Verona. )i » Trotter, 1898, Zoocecid. Moden. e Regg. [in Att. Soc. Natur. Modena, Serie III, Voi. XVI, pag. 123- 124], num. 13, per Genista tinctoria. Dasijneura genisticola Kieffer, 1897, Zoocecid. d. Earop. [in Misceli. En- tom. Voi. V, -num. 9, pag. HO]. Perrisia genisticola Kieffer, 1898, Synops. d. Cécidom. d. Europ., pag. 10. )) )) Baldrati, 1900, Nuov. Gioni. Bot. It., Nuova Sene, Voi. VII, pag. 48, num. 106 ^ Lavezzola. Cecidi gemmiformi, sub-ovati, bislunghi, formati dalle foglie termi- nali dei rami che restano molto più corte delle ordinarie, più allargate concave, combaciantesi coi margini, con i tessuti ipertrofizzati. I cecidi appaiono biancastri per i numerosi tricomi onde sono ricoperti. Nel mezzo stanno le larve numerose. Sul monte Meriggio sopra illbosaggla. LE GALLE DELLA VALTELLINA. 191 G-aleobdolon luteum Huds. DIPTEROCEGIDLA. 26. JPerrisia galeohdolontis (Winntz.). Già studiala per la Valtellina dal Bezzi. V. 1. s. e. num. 14. In Val d'Arabria presso S. Bartolomeo. G-eum urbanum L. ACAROCECIDIA. 27. Eriophyes nudus Nal. Phi/topto Hieronyinus, 1890, Beitràge europ. Zoocecid., pag. 75, num. 130. Cecidophjes nudus Nalepa, 1890, Anzg. d. Kais. Akad. d. Wissensch. Ma- tem.-natiir. Gì. Wien, Voi. XXVII, pag. 213 (descr. nulla). )) » Nalepa, 1891, Denkschr. d. Kais. Akad. d. Wissench. Matem.-natur. CI. Wien. Voi. LVIII, pag. 879, ta- vola IV, iìg. 5, 6. )) » Sehlechtendal, 1891, GallMld. deutsch. Gefàsspfl., pag. 73, num. 763. » )) Massalongo, 1891, Nuov. Giorn. Bot. It., Vol. XXIIl, pag. 479-480, mmi. 25. Phìjtojìtm nudus Massalongo, 1893, Bull. Soc. BoL It., pag. 419, num. 14 = Piemonte a Riva Valdobbia in Val Sesia. )) » Kiefter, 1897, Zoocecid. d. Europ. [in Misceli. Entom., Voi. V, num. 9, pag. HO]. Eriophyes nudus Nalepa, 1898, Eriophydae [in Das Tierreich, Voi. IV, pag. 27], num. 81. 192 A. CORTI. Quest'acaro origina sulla pagina inferiore delle foglie del Geum un feltro color bianco sudicio, talvolta con riflessi rosei, disposto in chiazze fra le nervature, già conosciuto come Erineum o Phyllerium Gei. Sulla pagina superiore corrispondono delle boUosità irregolari, che tal- volta sono scolorate. Generalmente solo il lobo estremo, il maggiore, o gli ultimi delle foglie presentano chiazze infette che però si possono ri- scontrare anche su gli altri lobi e perfino sul picciuolo. Trovai questo cecidio a Tresivio nei luoghi ombrosi ; l'ebbi pure dai dintorni di Chiesa di Val Malenco dove lo raccolse il dott. Bezzi. Grleclioina tiederacea L. DIPTEROGEGIDIA, 28. Ollgotrophas hiir sarins (Br.). Cecidomyia bursana Eremi, 1847, Monograpli. d. Galliniick. , pag. 20, num. 16, pag. 52, num. 10, tav. I, fìg. 20. » )) Hieronymus, 1890, Beili-age europ. Zoocecid., pag. 142, num. 442. » » Kieffer, 1891, Diptérocécid. d. Lorrain., num. 6'J. » )) Sclilechtendal , 1891, Gallbikl. deutsch. Gefiisspfl., pag. 93, num. 1030. » » Massalongo, 1893, Gali. n. Flora IiaHc, pag. 99-100, num. 62, tav. XV, fig. 3-4 = Presso Tregnago e Sprodino, jirov. di Verona; Padova. » » Trotter, 1897, Zoocecid. Mantov. [in Att. Soc. Natur. Modena, Serie III, Voi. XIV, pag. 162], num. 27. Olygotropkm bursarius Kieffer, 1897, Zoocócid. d. Europ. [in Misceli. En- tom. Voi. V, num. 0, pag. 111]. )> » Kieffer, 1898, Synops. d. Gécidom. d. Europ., pag. 22. » » Trotter, 1898, Zoocecid. Moden. e Regg. [in Att. Soc. Natur., Modena, Serio III, Voi. XVI, pag. 124], num. 15. LE GALLE DELLA VALTELLINA. 193 Olygotrophus bursarms Baldrati, 1900, Nuov. Giorii. BoL It., Nuova Serie, Yol. VII, pag. 48-49, num. 107 ^ Lavezzola, Capriolo, Rovigo. Questo dittero origina sulla pagina superiore delle foglie iiu elegante cecidio, illustrato la prima volta da Bremi nel 1847, a forma di cor- netto 0 di ditale, della lunghezza di 2 a 3 mm. e d'un diametro press' apoco uguale alla metà dell'altezza; imiloculare, ottuso all'apice, e rivestito di peli rigidi, bianco-lucenti; l'ostiolo è ipofìllo e circondato da tricomi biancastri. — Quando la galla giunge a maturità cade al suolo per continuarvi lo sviluppo, e nella foglia rimane un foro circo- lare, a bordi rialzati, caratteristico. Spesso le foglie sono intieramente coperte da questi cecidi, e allora il loro sviluppo rimane arrestato. Presso Tresivio, nei luoghi umidi sino a tardo autunno. HYMEXOPTEROGECIDIA. 29. Aulax Glechoniae Hart. Malpighi, MDGLXXXVII, Auat. Plant, « DeGallis » ;pag. 117, fig. 24. Reaumur, MDGGXXXVII, Mém. Hist. Insectes, Yol. Ili, lav. XLII, fig. 1-3. Aì/lax Glechomae Schlechtendal, 1891, Gallbild. deutsch. Gefàsspfl., pag. 93, num. 1031. Aulax Glechomae Hieronymus, 1890, Beitriige europ. Zoocecid., pag. 194- 195, num. 611. )) )) Kieffei', 1891, Hyménoptérocécid. d. Lorrain., num. 5. » » Massalongo, 1893, Gali. n. Flora Italie, pag. 152-154, num. 118, tav. XXVII, fig. 1 = Dintorni di Verona e Ferra^^a, abbastanza comune in primavera avanzata. 194 A. CORTI. Aulax Glechomae Pallaviciui-Misciatelli, 1895, Bull. Soc. Bot. It., pag. 85, num. 5 =r Trobaso (Lago Maggiore). )) » Kieffer, 1897, Zoocécid. d. Europ. [in Misceli. Entom. Vo- lume V, num. 9]. » » Trotter, 1897, Zoocecid. Mantov. [in Att. Soc. Natiir. Mo- dena, Serie III, Yul. XIV], num. 1. » » Trotter, 1898, Zoocecid. Moden. e Regg. [in Att. Soc. Na- tur. Modena, Serie III, Vol. XIV, pag. 124] num. 14. Questo cinipide origina nei tessuti fogliari dei cecidi sferici, carnosi, di diametro solitamente inferiore ai 10 mm., di color verde con sfu- mature rossastre o violacee, rivestiti di lunghi peli bianco-lucenti, ar- ticolati. La cavità interna, di solito unica, contiene una sol larva. Lo galle sui lembi fogliari sporgono su ambo le pagine, e spesso più galle concrescenti occupano tutto il lembo; talvolta si originano anche sui picciuoli, sui giovani cauli o su le gemme, impedendo allora un ulte- riore accrescimento della pianta. L' insetto perfetto esce per un foro circolare laterale, in principio d'estate. Presso Tresivio e in Val Malenco, non comune. luglans regia I- ACAROCECIDIA. 30. Epiophyes tristrintiis var. erinea Nal. Phgtopto (Ei'iueum luglandiiumi Pers;.) Iliei'onymus, 1890, Beitriige europ. Zoocecid., pag. 7G, num. 1.35. » Schleclitendal. IS91, (lallliild. dculsch. Gefasspfl., pag. 35, num. 281. » (Erineum luglandi^ Sclil.) Massalongo, 1891, Nuov. fiiorn. Bot. II., Voi. XXllI, pag. 97, num. 32 = Comune- mente nel dintorni di Tregnago. LE GALLE DELLA VALTELLINA. 195 Phytopto (E. lugiandis Sclil.) Massalongo, 1891, Nuov. Giorn. Bot. Il, Voi. XXIII, pag. 480, num. 26, tav. Vili, fig. 7 ex. p. » (E. lugiandis Scili.) Pallavicini-Misciatelli, 189-4, Bull. Soc. Bot. Il, pag. 217, num. 2 = Trobaso (Lago Mag- giore); Conegliano Ligure. Phgtoptus erineus Kieffer, 1891, Acarocécid. d. Lorrain., num. 64. )) )) Kiefler, 1897, Zoocécid. d, Europ. [in Misceli. Entom., Voi. V, num. 10, pag. 124]. » )) Trotter, 1897, Zoocécid. Mantov. [in Att. Soc. Natur. Modena, Serie III. Voi. XIV, pag. 168], num. 43. Phijtoptus tristiatus Canestrini, 1892, Prospett. Acarof. Italie. P. V, pag. 667-668, tav. LXIV, fig. 7; tav. LVII, fig. 7, et idem » » Canestrini, 1893, Att. Soc. Ven. Trent. Se. Natur., Se- rie II, Voi. I, pag. 142-143, tav. XI, fig. 7; tav. XIV, fig. 7 = Dosso Tavon nel Trentino, Veneto, Imola, Dalmazia. » » Peglion, 1894, Rìv. Pat. Veg., Voi. III, pag. 36. » h Cecconi, 1897, Gali. d. Vallombr. [EstratL Malpighia, Voi. XI]. Phìjtoptus tristiatus var. erinea Nalepa, 1891, Anzg. d. Kais. Akad. d. Wisseuch. Matem.-natur. CI. Wien, Voi. XXVIII, pag. 162. )) » Nalepa, 1891, Denk. d. Kais. Akad. d. Wissenschaf. Matem.-natur. CI. Wien, Voi. LVIII, pag. 875, tav. II, fig. 9 a-b. Phytoptas tristiatas erineus Nalepa, 1893, Zool. Jahrb. Abth.-Sytem. Jena, Voi. VII, pag. 283. Eriophijes erineus Baldrati, 1900, Nuov. Giorn. BoL IL, Nuova Serie, Voi. VII, pag. 19, num. 21 = Laveszola. Eriopliyes tristiatus Bezzi, 1899, Cecidiol. Trent., pag. 21, num. 39. Eriophijes tristriatus var. erinea Nalepa, 1898, Eriophydae [in Das Tier- reich. Voi. IV, pag.' 12], num. 20. 196 A. CORTI. In corrispondenza ad elevazioni rugose di dimensioni varie e di forma solitamente rettangolare perchè delimitate dalle nervature secondarie tra loro subparallele e dalle terziarie a quelle normali, trovansi su la op- posta faccia inferiore delle foglie ammassi di tricomi biancastri riuniti a formare dei disegni vari, ricordanti, forse un po' lontanamente, lo sinuosità dell'avorio dei molari del cavallo. Questa deformazione tro- vasi descritta dai botanici antichi come Phyllerium luglandis. Abbastanza comune sui noci dei dintorni di Tresivio e di Valbona presso Boffetto in estate. luniperus communis L. DIPTEROGECIDIA. 31. Oligotrophus Juniper hiiis (L.). Cecidomyia Juniperina Eremi, 1847, Monograph, d. Gallmiick., pag. 24-25, num. 24. Hormonyia juniperina Emonynms, 1890, Beitriige europ. Zoocecid., pag. 144- 145, num. 457. )) » Schlechlendal, 1891, Gallbild. deutsch. Gefàsspfl., pag. 4, num. 1. )) )> Massalongo, 1893, Gali. n. Flora Itahc, pag. 101- 102, num. 65, tav. XXXIX, fig. 1 = Nei boschi dei munti della Valle di Tregnago (provincia di Verona). )) » Cecconi, 1897, Gali. d. Yallombr. [Estratt. Malpighia, Voi. XI]. Oligotrophus Juniperinus Kieffer, 1898, Zoocecid. d. Europ. [in Misceli. En- tom., Yol. VI, num. 2, pag. 18]. )) )) Kieffer, 1898, Synops. d. Cécidom. d. Europ., pag. 23. » » Bezzi, 1899, Gecidiol. Trent., pag. 22, num. 43. LE GALLE DELLA VALTELLINA. 197 All'estremità dei rami o sulle gemme laterali formansi cecidi ovati, appariscenti, costituiti dall'anormale sviluppo di due verticilli di foglio- line. Le esterne sono raccorciate, molto allargate alla base e mostrano ima notevole ipertrofia dei tessuti; le interne invece atrofiche, ridotte quasi a semplici scaglie delimitano una cavità entro cui sta la larva. Raccolsi questa galla, più rara della seguente, in Valle del Ron a 1350 m. s. m. e presso Albosaggia. 32. Oligotrophus Pariteli Kieff. Hormomyia sp. Massaloiigc, 1893, Gali. n. Flora italic, pag. 102, num. 66, tav. XV, fig. 5-6 ^ Presso Tregnago « a Calavena » (prov. di Verona). Oligotrophus Panteli Kieffer, 1898, Zoocécid. d. Europ, [in Misceli. Eu- lom.. Voi. VI, num. 2, pag. 18]. » )) Kieffei-, 1898, Synops. d. Gécidom. d. Europ., pag. 23. » )) Bezzi, 1899, Cecidio]. Trent., pag. 11, num. 42. A formare le galle determinate da questo dittero concorrono, più o meno modificate, le foglioline di tre, secondo alcuni autori, o secondo altri di due verticelli terminali. I cecidi sono fusiformi, più stretti e molto più allungati di quelli determinati daWO. Jumper inus (3-4 mm. di larghezza per oltre 15 di lunghezza). Il verticillo esterno presenta i suoi elementi allungati, allargati alla base o reflessi esteriormente all'apice; il secondo, ravvolto dal primo, è costituito da elementi atro- fici, corti, sottili e scolorati, ridotti quasi a scaglie carinate, smussate all'apice e avvicinate a formare una cavità entro cui sta la larva giallo rossastra sino a completo sviluppo. Alla base di questa loggia tre emer- genze, non sempre chiaramente visibili, furono da alcuni interpretate come i resti di un terzo verticillo fortemente atrofizzato. In Valle del Ron a circa 1350 m. s. m. ; a S, Bernardo di Ponte a 1250 m. e presso Albosaggia a 600 m. s. m.; abbastanza comune. Voi. XL. 14 198 A. CORTI. Hedera Helix L. IIEMIPTEROCECIDIA. 33, Aster olecanium Massalongiannni Targ. Tozztt. Aste/'ùlecanium Massalongianum. A. Targioni Tozzeiii. 1892. Bull. Soc. Kn- lom. It., Vol. XXIV, pag. 295 e 298, iig. G (cecidio) ; 7, 9 (cecidiozoo). » » Massalongo, 1893, Nuov. Giora. Boi. Ir,, Vol. XXV, pag. 19, tav. I. » » Massalongo, 1893, Gall. n. .Flora italic, pag. 73-74, num. 35, tav. XI, fig. 1-2 =r ,1 Tregnago (Valle) ed alla Bion- della fuori lìorta Vescovo a Verona: Ferrara; a Quacchio ; Padova. » » Pallavicini-Misciatelli, 189i, Bull. Soc. Bot. Il, pag. 281, num. 2& = J/estre (Ve- nezia). » » Kieffer, 1897, Zoocécid. d. Europ. [in Mi- sceli. Entom. Voi. V, num. 9, pag. IH.] » » Troiiei-, 1897, Zoocécid. Mantov. [in Alti Soc. Nalui'. Modena, Serie III. Voi. XIV, pag. 165], num. 35. » 1) Baldrati, 1900, Nuov. Ciiorn. Bot. It.. Nuova Serie, Voi. VII, pag. 31, num. 54 r:^ Laveszola, Bergamo, Brescia. Questo coccide vivendo parassita sui picciuoli delle l'oglie e sui gio- vani ramoscelli dell' Hedera vi determina un cecidio siilDfusiforme, ori- ginato dall'ipertrofia dei tessuti, con una depressi-one laterale ove tro- vasi il gallozoo. Il lembo fogliare si incurva in una concavità, e presenta LE GALLE DELLA VALTELLINA. 199 dei sollevamenti lineari. — Spesso un sol picciuolo porta due e perfino tre parassiti determinanti altrettanti cecidi che se sono vicini con- crescono. Sui vecchi muri e su le rupi fra le vigne del Calvario a Tresivio e fra quelle d'Inferno a Pendolasco ed in Val Malenco. Lotus corniculatus L. ACAROCECIDIA. 34. Eriopliyes eiiaspis Nal. Thomas, 1885, Beitnige z. Keantnis alp. Phytoptocecid. [in Programra. d. Plerz. Realschule und Progymn. zu Ohrdruf. Gotha, pag. 7] = Bormio. Fhyteuma orbicolare L. DIPTEROGEGIDIA. 35. Per risia JPhyteitmatis (F. Low.). CecidoYdjjia Phijtemnatis Thomas, 1892, A^erh. Zool. Bot. Gesellch. AVien- Voi. XLII, pag. 369. Perriùa Phyteumatis Kieffer, 1898, Synops. d. Gécidom. d. Eiu'op., pag. 12. V. descrizione del cecidio al num. seguente. A S. Bernardo di Ponte nei boschi, nel bosco del Frontale sopra Tresivio e sotto l'alpe Troiia in A^al del Bitto. 200 A. CORTI. Pliyteuma spicatum L. DIPTEROCECIDIA. 36. derrista JPhyteiimatis (F. Lav.). Cecldo'iwjia Plujteumatis F. Low., 1885, Verliandl. Zool. Boi. Gesellcli. Wieii. Vol XXXV, pag. 487, tav. XVII, fig. 4. )) » Hieroiiymus,1890,Beitràge eiirop. Zoocecid., pag.148, num. 47L » )) Schlechlendal, 1891, Gallbild. doiUsch. Gefasspfl., pag. 97, num. 1074. » » Massalongo, 1893, Gall. n. Flora Italic, pag. 108- 109, num. 72 = Nei luoghi erbosi del monte Porto (reg. subalj).), presso Campofontana (prov. di Verona). Dasìjneura Phjteumatis Kieffer, 1898, Zoocócid. d'Eiirop. [in Misceli. Eu- lom. Voi. VI, num. 9, pag. 119]. Perrisia Plujtemnatis Kieffer, 1898, Synops. d. Gécidom. d. Europ., pag. 12. » » Bezzi, 1899, Gecidiol. Trent,, pag. 2.3, num. 49 per Pli. Mirhelii. Questo dittero infetta i fiori della Phijteuma che si presentano anor- malmente rigonfi alla base, mentre restano chiuse le corolle i cui tes- suti sono fortemente ipertrofìzzati ; si forma cosi una galla subglobosa, verdiccia, terminata superiormente in un' appendice o becco, o manubrio, rappresentante l'apice del fiore, talvolta mostrante ancora, insieme ad un' areola circostante, il naturale colore. L' interno ò tappezzato di peli tra cui vivono numerose larve color giallo-rossastre. — Spesso tutta un'infiorescenza è tramutata in un ammasso di galle. In Val d'Arigna sotto i Briotti e in Val Fontana. LE GALLE DELLA VALTELLIXA. 201 Finus A-bies L. (=: Picea excelsa Lk. =: Ahies excelsa Poir.) HEMIPTEROGEGIDIA. 37. Chermes Ahietis L. Adelges Abietis Kieffer, 1891, Hémiptérocécid. d. Lorrain, num. 38, fig. 5. » » Schlechtendal, 1891, Gallbild. deiitsch. Gefàsspfl., pag. 5, num. 5. » » Gecconi, 1897, Gali. d. Vallombr. [Estratto Malpighia. Voi. XI]. » » Kietfei-, 1898, Zoocécid. d. Europ. [in Misceli. Entom. Voi. VI, nimi. 9, pag. 119]. Chermes Abietis Passerini, 1869, Flora Afid. Ital.: Bull. Soc. Entom. Il, Voi. Ili, pag. 146. » )) Hieronymus, 1890, Beitrage europ. Zoocécid., pag. 113, num. 332. » » Massalongo, 1893, Gali. n. Flora italic, pag. 45-46, num. 10, tav. XI, fig. 4 = Comunemente sui monti della prov. di Verona: Lessini, Monte Baldo, fuori di Porta S. Giorgio ed alla stazione della tramvia a Caldiero : nella prov. di Vicenza; nelV Orto Botanico di Fer- rara; Riva di Valdobbia in Piemonte. » » Kerner, 1895,Vita d. piante, Voi. II, fig. 183. » » Solla, 1896, Bull. Soc. Bot. Il, pag. 276 = Vallombrosa, frequente. » » Trotter, 1897, Zoocécid. Mantov. [in Atti Soc. Natur. Mo- dena, Serie III, Voi. XIV, pag. 165], num. 36. » » Trotter, 1898, Zoocécid. Moden. e Regg. [in Atti Soc. Na- tur. Modena, Serie III, Voi. XVI, pag. 125], num. 17. Alla biforcazione dei giovani rami sviluppansi delle galle ovoidali del diametro ordinario di 1 cm. a 1,5, ma che possono raggiungere persino i 4 cm, ; non avvolgono mai completamente il ramo così che 202 A. CORTI l'intero cecidio che ha forma ovoidale mostra sempre da un lato un solco profondo sino al ramo. Sono desse formate dalle foglie aciculari che sotto l'influenza del cecidiozoo si ipertrofìzzano fortemente dalla base, talvolta sin quasi alla sommità in corpi carnosi a forma di scudo, embricati, ridotti dalla mutua compressione a sezione romboidale, e por- tanti alla sommità, a guisa di rostro, l'apice delle foglie, ricurvo verso l'alto. Questi scudetti contigui delimitano alla loro base delle cavità entro cui stanno i numerosi cecidiozoi che a sviluppo completo escono per l'allontanarsi degli scudetti e il formarsi di boccucce semicircolari con un orlo costituito da fitta e corta peliuie rossastra. Il solco per cui da un lato si scorge sempre il ramo è dato da una o più serie di foglio- line non deformate dal parassita. Colsi questa galla, sempre abbondante, in Valle del Ron, a Tresivio sia su i pini piantati nei giardini che in quelli dei boschi montani, in Val d'Ambria presso il rifugio di Scais, presso Alboreda sopra Bof- fetto, nel bosco del Lago in Val del Torohione (Albosaggia) e in Val di Belviso. 38. Chernves strobilobius Kalt. Adelges strobilobius Kieffer, 1891, Hémiptérocécid. d. Lorraiu., uuni. 39, fig. 4. » » Schlechteiidal, 1891, Gallbild. deulsch. Gefiisspfl., pag. 5, num. 4. » » Cecconi, 1897, Gali. d. Vallombr. [Eslratt. Malpighia, Voi. XI]. » )) Kieffer, 1898, Zoocócid. d. Europ. [ia Misceli. Eiilom., Voi. VI, num. 9, pag. 120). Chermes strobilobius Hieronyraus, 1890, Beitrage europ. Zoocecid., pag. 113, num. 333. )) » Massalongo, 1893, Gali. n. Flora Italie, pag. 242, num. 191, tav. XXIII. fig. 1-2 = %;;-« S. Mauro di Saline v, boschi di Veralta)) (prov. di Verona). LE GALLE DELLA VALTELLINA. 203 Chermes strobilobiiis Pallaviciiii-Misciatelli, 1894, Bull. Soc. Bot. It, pag. 280, num. 21 = Trobaso (Lago Maggiore). » » Bezzi', 1899, Gecidiol. TrenL, pag. 13, num. 1. Questo insetto produce galle somiglianti a quelle descritte al numero antecedente; sono perù originate all'estremità dei giovani rami, delle ■cui foglie terminali sono costituiti, e di cui arrestano lo sviluppo. Sono a differenza delle altre globoso-sferoidali, somiglianti ad uno strobilo, e compiute da tutte le parti. Sono di dimensioni sempre inferiori a quelle prodotte dal Ch. abietis, non superando mai che di poco il dia- metro di 1 cm., e come quelle si aprono. Trovai questa galla in quasi tutti i luoghi dove rinvenni quella al iium. 37, di cui è ugualmente comune. Finus Picea L. (= Abiea alba xMilL). MYGOCEGIDIA. 39. Aecidiuni elatinum Alb. et Schw. Aecidium elatinum Saccardo, Syllog. fang., Vol. VII, pars. II, pag. 825. n )) Frank., Krankh. d. Pflanz., II, pag. 209. fig. 40. )) » Kemer. Vit. d. Piani.. IL pag. 513 e 518. Nelle forme di cancro e di scopazzo (Rinderkrebs und Hexeubeseu). Questo fungo appartenente all'ordine degli Uredinei attacca i rami -dell'abete bianco producendovi delle neoformazioni di due sorta a se- conda dell'età dell'organo ospite. — Sui rami giovani dà luogo ad una produzione anormale di ramoscelli eretti, raggruppati in verticilli, ar- ruffati, molto pieghevoli, con foglie che si sviluppano prima che nei rami sani (prolessi)^ gialliccie e più piccole delle normali, e che ca- dono alla fine del primo anno ; queste singolari produzioni, se morte spe- 204 A. CORTI. cialmente, colla loro chioma arruffata e secca, poterono scuotere l' imma- ginazione dei boscaiuoli che le credettero originate da maligne influenze di streghe cui abbisognassero per le loro tregende, a tal punto che attualmente tutti conoscono questi scopazzi sotto l'appellativo di scope di streghe. — Se il parassita invece prende stanza su un ramo che abbia già raggiunto un certo sviluppo allora il micelio annidantesi nei tessuti corticali produce un'ipertrofia di questi ed anche del sottostante legno, formando degli ingrossamenti, anche di notevoli dimensioni, a forma di fuso, colla corteccia screpolata; spesso la porzione del ramo che è di là del cancro continua a vivere ; altre volte invece intisichi- sce e muore. Tutte due queste formazioni osservai comuni al bosco « del Lago « in Valle del Torchione sopra Albosaggia. Poa nemoralis L. ^ DIPTEROGECIDIA. 40. Mayetiola Poae (Bosc). Hormomyia Poae Fr. Low., 1885, VerancU. Zool. Bot. Gesellsch. Wien, Voi. XXXV, pag. 497. » » Hieronymus, 1890, Beilriige cui'op. Zoocecid., pag. 148-149^ num. 476. » » Kieffer, 1891, Diptérocécid. d. LoiTain., num. 112. » » Schlechtendal, 1891, Gallbild. deutsich. Gefiisspfl., pag. 9^ num. 62. » » Massalongo, 1893, Galle n. Flora Iialic. pag. 110-112, num. 75, lav. XII, fig. 5, G r= Nel monte Baldo {{Novesu)) e presso Campo fontana (prov. di Verona); Riva Valdobbia nel Piemonte. La Poa nemoralis è pianta nuova per la Flora Valtellinese. LE GALLE DELLA VALTELLLNA. 205 Hormomyia Poae Keraer, 1895, Vit. d. Piante, II, pag. 520. » » Pailavicim-Misciatelli, 1895, Bull. Soc. Bot. It., pag. 122, num. 41 = Sommità della Serra S. Antonio negli Appennini sopra Filettino (prov. di Roma). Maijetiola Poae Kjeffer, 1898, Zoocécid. d. Europ. [in Misceli. Entom., Voi. YI, num. 11, pag. 150]. » )) Kieffei', 1898, Synops. d. Gécidom. d. Europ., pag. 24. Bezzi, 1899, Gecidiol. Trent., pag. 24, num. 54. » » Sul culmo, subito al di sopra dei nodi, originarsi delle galle strane, di forma ovoidale, delle dimensioni medie di circa 10 mra. di lun- ghezza per 6 di larghezza, costituite da un fitto intreccio di filamenti bianchicci, specie di radici avventizie, sviluppantisi ordinatamente, e attraversanti la guaina, eccetto che dal lato ove trovansi le larve che vivono appunto tra il fusto e la base delle foglie. All'esterno questi filamenti si dividono in due gruppi dirigentisi l'uno da un lato l'altro dall'altro, delimitando cosi un solco longitudinale, e ravvolgendo tutto il fusto come un manicotto. La galla imbrunisce coli' invecchiare ; le larve che vivono numerose in ciascun cecidio vi stanno sino a com- pleto sviluppo. Sul medesimo fusto possono trovarsi due e perfino tre galle. In Valle del Ron, boschi cedui e di conifere a circa 1300 m. s. m. Populus nigra L. MYCOGECIDIA. 41. Exoascus aureus (Pers.) Sadeb. - Taphrina aurea Frank., Krank. d. Pflanz., II, pag. 245, fig. 49. » )) Saccardo, Syllog. fung. Voi. Vili, pag. 812. Exoascus aureus Schlechtendal, 1891, Gallbild. deutsch. Gefàsspfl., pag. 37. » » Briosi e Gavara, Funghi parassiti, num. 1G8. 206 A. CORTI. Questo fungo apparteneute alla famiglia delle Gimnoascee dell'ordine dei Discomiceti produce delle bollosità, delle estrusioni sul lembo fo- gliare, talvolta molto grosse, numerose, concrescenti, da assumere l'aspetto di tasche o borse colla convessità dal lato superiore della foglia; sul lato interno trovasi una pruina giallo-dorata costituita da innumerevol aschi ripieni di sporule piccolissime. Dintorni di Tresivio sino a 1200 m. in estate. HEMIPTEROGECIDIA. 42. Pemphigus affinis Kalt. Reaumur, MDGCXXXYIL Mém. Hist, lusect., Tom. Ili, tav. XXVII, fig. 5 (uon g-g). G. Pemphigus affinis Passerini, 1869, Flora Afid. Iial.; Bull. Soc. Eiitom. Ital., Yol. Ili, pag. 259. Macchiati, 1885, Bull. Soc. Entom. It., Voi. XVII, pag. 64. Hieronymus, 1890, Beitràge europ. Zoocecid., pag. 110, num. 348. IviefCer, 1891, Plémiptérocécid. d. Lorraiu., num. 49, fig. 1. Schlechtendal, 1891, Gallbild. deutsch. Gefàsspfl., pag. 36, num. 291 per Populus italica. Massalongo, 1893, Gali. n. Flora Ital, pag. 51-52, uum. 14 = Dintorni di Ferrara. Pallavicini-Misciatelli, 1894, Bull. Soc. Bot. It., pag. 278, num. 14 =r Roma, giardino botanico. Kieffer, 1898, Zoocecid. d. Europ. [in Misceli. Entom., Yol. YI, num. 12, pag. 161]. Trotter. 1898, Zoocecid. Mantov. [in Att. Soc. Nalur. Modena, Serie III, Yol. XYI, pag. 31], num. 55. Bezzi, 1899, GecidioL Trent., pag. 25, num. 57. Cecconi, 1899, Gali. d. Yallombr. [Estralt. Malpighia, Yol. XUIj. Baldrati. 1900, Nuov. Giorn. Bot. It., Nuova Serie, Yol. YII. pag. 33, num. 62 = Lanzzola e Ferrara. )) )) )) )) )) - )) » )) LE GALLE DELLA VALTELLLXA. 207 La femmiua vivipara, attera, eli questo insetto produce lungo il mar- gine della foglia un ripiegamento verso la pagina inferiore a formare una galla subfusiforme coi tessuti delle pareti leggermente ipertrofìzzati : la foglia presenta una areola scolorata circostante la galla. Lungo il margine di una foglia possono anche trovarsi due o più cecidi consi- mili. — La prole alata invece, in numerosissime colonie fa ripiegare le foglie lungo la nervatura mediana verso il lato inferiore, sino a che i margini delle due metà vengano a combaciarsi. 11 lembo fogliare pre- senta i tessuti ipertrofìzzati, ed è rigonfiato in numerose bollosità, e oltre essere scolorato presenta sempre numerose chiazze rossastre ; i parassiti candidi per lanaggine stanno uell' interno della borsa cosi delimitata. A Tresivio sino a circa 1200 m. s. m. 43. Pemphigus bursarius (L). Malpighi. MDGLXXXVII Aiiat. Plant «De Gallis», pag. 119, fig. 39 (forma dei rami). Reaumur, MDGGXXXVII, Mém. Hist Insect, Tom. Ili, lav. XXVI, fig. 8, rj, h. Pemphigus hanarim Passerini, 1869, Flora Afid. Ital. : Bull. Soc. Entom. It, Voi. Ili, pag. 258. » » Ferrari, 1872, Anna]. Museo Giv. Genova. Voi. H, pag. 83. t) » Macchiati, 1883, Bull. Soc. Eutom. It., Vol. XV, pag. 265. )) )) Macchiali, 1885, Bull. Soc. Entom. It, Voi. XVII, pag. 64. » )) Hieroaymus, 1890, Beitrage europ. Zoocecid., pag. 116, num. 349. , )) » Kieffer, 1891, Hémiptérocécid. d. Lorraiii., num. 47, fiff. 2, e, d. 208 A. CORTI. Pe^mpJiicjics bursarius Schlechtendal, 1891,Gallbiltl. deutsch.Gefasspfl.,pag. 36, num. 294 per Populus italica. » » Massalongo, 1893, Gall. n. Flora Italic, pag. 52-54, num. 15, tav. IV, fig. 2-5; tav. VI, fig. 6 = Dintorai di Ferrara, Verona e Tregnago, per la forma dei rami V. Pemphigus sp., pag. 59, num. 20, tav. VIII, fig. 1 = Nel letto del torrente « el Frogno » al fonte di Quaiu presso Tregnago. )) )) Pallavicini-Misciatelli, 1 894, Bull. See. Bot. It., pag. 277, num. 11 — Roma, Fonte Molle; Trohaso (Lago Maggiore). .) « Kerner, 1895, Vit. d. Piante, II, fig. 183. » » Kieffer, 1898, Zoocécid. d. Europ. [in Misceli. Entom. Voi. VI, num. 12, pag. 161]. » » Trotter, 1898, Zoocécid. Moden. e Regg. [in Atti Soc. Natur. Modena. Serie III, Voi. XVI, pag. 125], num. 18. » \) Bezzi, 1899, Gecidiol. Trent., pag. 25, num. 56. » » Gecconi, 1899, Gali. d. Vallombr. [Estratt. Malpighia, Voi. XIII]. » » Baldrati, 1900, Nuov. Giorn. Bot. It., Nuova Serie, Voi. VII, pag. 33, num. 63 = Lavezzola. Questo rincoto provoca galle sui picciuoli delle foglie e sui giovani rami: sui picciuoli per ipertrofia pei tessuti si formano galle subconi- che, ricurve nella parte superiore, di color verde rossastro che con l'invecchiare passa al bruno, del diametro di circa 1 cm.; hanno pareti grosse, glabre esternamente, ed alla sommità trovasi l'ostiolo che a se- conda dell'età della galla è rotondo sfiuteriforme o elittico subbilabiato. Talvolta il picciuolo di una foglia che è sempre ingrossato in prossi- mità delle galle, porta due di queste deformazioni, che perù non os- servai mai concrescenti. — Sui giovani rami lo stesso parassita produce galle subglobose prima verdi poi nereggianti, di dimensioni ordinarie LE GALLE DELLA VALTELLINA. 209 superiori alle prime (2-3 cm.) ; anche dopo la caduta dello foglie queste galle persistono sui ramoscelli che sono arrestati nel loro sviluppo e notevolmente ingrossati ; questa forma si sviluppa preferibilmente su individui cespugliosi. Trovai ambo le forme, benché molto più frequente la prima, su ri- gogliosi pioppi a Persomaso sopra Tresivio a circa 1200 m. s. m. — La seconda la rinvenni anche nel greto del Mallero presso Sondrio. 44. JPempJiigus populi Courch. Pemphigus populi Massalongo, 1893, Gali. ii. Flora Italie, pag. 55-5G, num. 17, tav. YI, fig. 1-3 = Dintorni di Verona, a Cogolo e Scorgnan; Dintorni di Ferrara. » » Kieffer, 1898, Zoocécid. d. Europ. [in Misceli. Eiitom. Yol. YI, num. 12, pag. 161]. » » Bezzi, 1899, Gecidiol. Trent., pag. 25, num. 55. » » Baldrati, 1900, Nuov. Giorn. BoL It Nuov. Serie, Yol. YII, pag. 34, nurn. 65 = Ferrara. Lungo la nervatura mediana delle foglie, più spesso presso la base, origiuansi galle vescicolari, a forma obovato-clavata, attenuate verso l'inserzione, sempre solitarie, del diametro poco superiore al cm., a pareti carnose lobulate arrotondate, di color verde giallastro sbiadito con sfumature rossastre, L'ostiolo è ipofillo, prima oblungo con orlo sfìnteriforme. A sviluppo completo spesso alla sommità originansi delle aperture a foggia di spaccature. Il prof. Kieffer (V. 1. s. e.) descrivendo il cecidio del P. populi lo dice apreutesi alla sommità per una piccola apertura bilabiata. Luoghi montani sopra Tresivio e circa 1200 m. s. m., agosto. 210 A. CORTI. 45. Femphigiis spyrothecae Pass. Malpighi, MDCLXXXVII, Anat. Plat., «De Gallis», pag. 117, fig. 29. Reaumur, MDGGXXXVII, Mém. Hisl. Insect., Tom. Ill, tav. XXVIII, fig. 1-2. Pemphigus spijrotibecae Passerini, 1869, Flora Afid. Ital. : Bull. Soc. Eutom. It., Vol. Ill, pag. 258. » . » Ferrari, 1872, Annal. Museo Civ. Genova, Vol. III. pag. 235. » » Macchiati, 1885, Bull. Soc. Entom. It., Vol. XVII, pag. 64. » « Hieronymus, 1890,Beitrageeurop. Zoocecid., pag. 116, num. 350. » » Kieffer, 1891, Hémiptérocécid. d. Lorrain., num. 46, fig. 2 e. » » Schlechtendal, 1891, Gallbild. deutsch. Gefasspfi., pag. 36, num. 293 per Populus italica. » )) Massalongo, 1893, Gall. n. Flora Italic, pag. 56-57, num. 18, tav. VII = Prov. di Verona e din- tomi di Ferrara. )) » Peglion, 1894, Riv. Pat. Veg. Voi. Ili, pag. 30. » » Pallavicini-Misciatelli , 1894, Bull. Soc. Bot. It., pag. 278, num. 13 = Ferrara; Trobaso (Lago Maggiore). » ,) Kerner, 1895, Vit. d. Piante, II, fig, 180. » » , Micheletti, 1895, Bull. Soc. Bot. It., pag. 76 = Firenze. » » Cecconi, 1897, Gali. d. Vallombr. [Estratt. Malpi- ghia, Voi. XII . » » Trotter, 1897, Zoocecid. Maniov. [in Atti Soc. Na- tur. Modena, Serie III, Vul. XIV, pag. 166], num. 37. LE GALLE DELLA VALTELLINA. 211 Pemphigus spijrothecae De Stefani, 1898, Produz. Pat. =: Sicilia. » » Trotter', 1898, Zoocecid. Moden. e Regg. [in Att. Soc. Natiir. ^lodena. Serie III, Voi. XVI, pag. 125], num. 21. » )) Bezzi, 1899, Gecidiol. Trent., pag. 25, num. 58. » » Baldrati, 1900, Nuov. Giorn. BoL It., Nuova Serie Voi. VII, pag. 34, num. 67 = Lavezzola. Il picciuolo delie foglio in un punto si ripiega a spira sopra se stesso, nel medesimo tempo che una forte ipertrofia fa degenerare questa parte in piatto e largo, determinando così, per il contatto di queste grosse spire, un corpo cavo, ovoidale, rossastro a zonature di verde, del diametro di 1-2 cm. La cavità della galla è rivestita di folta la- nuggine grigiastra, ed il cecidiozoo alato che giunge a completo svi- luppo alla fine d'estate ed in autunno, esce per il divaricarsi delle spire. Di solito il picciuolo diurna foglia ha un solo cecidio, ma spesso due, raramente tre. Questa galla è comune presso Tresivio dal piano a Prasomaso a circa 1200 m. s. m., ove osservai alcune piante di cui quasi tutte le foglie presentavano questa deformazione. Populus tremula L. ACAROCECIDIA. 46. JEHophyes diver sìpunctatus Nal. Pliytoptiis sp., Alassalongo, 1891, Nuov. Giorn. Bot. It. \(A. XXIII, pag. 106- 107, num. 53. Phijtoptas diversijìunctatus Nalepa, 1890, Sitzng. d. Kais. Akad. d. Wis- senchft. Matemat.-natur. GÌ. Wien, Voi. XGIX, Abth. 1, pag. 41. tav. I, flg. 1-2. » » Ganestrini, 1890, Att. Soc. Venet. Trent. Scienze Natur., Voi. XII, fase. 1, pag. 47 (descr. nulla) = Trentino. 212 A. CORTI. Phytoptus divenipiinctatns Ilieronymus, 1890. Beilrage ^europ. Zoocecid., pag. 81, num. 172. » )i Schlecliteiidal, 1891, Gallbild. deulsch. Gefiisspfl., pag. 37, num. 306. » » Massalongo, 1891, Niiov. Giorn. Bot. It.. Vol. XXIII, pag. 484, num. 38. » » Canestrini, 1893, Atl. Soc. Ven. Trent., Serie II. Yol. I, pag. 146-147, tav. XV, %. 7-8 = Dosso Tavon nel Trentino o in Valle dì Non; nel Veneto. » » Kieffer, 1898, Zoocécid. d. Europ. [in Misceli. Entom., Voi. VI, num. 12, pag. 162]. Eriophjes diversipunctatus Nalepa, 1898, Eriophydae [in Das Tierreicli, Voi. IV, pag. 12], num. 22. )) » Bezzi, 1899, Cecidiol. Trent., pag. 25, num. 60. (Quest'acaro deforma le glaudole che si trovano alla base del lem] io fogliare, ai lati dell'inserzione del picciuolo e le trasforma in corpi grossetti, rossastri, a guisa di rigonfiamenti nodosi, variamente arro- tondati, con parecchie concamerazioni entro cui vivono i parassiti. Abbastanza comune, colla seguente trovasi questa galla nei luoghi montani sopra Ti-esivio e in Valle del Ron. 47. JPhyllocoptes populi Nal. Phytopto sp. Hieronynius, 1890. Beilragc europ. Zoococid.. pag. 80-81, num. 169. » Schleclitendal, 1891, Gallbild. dculsch. Gefàsspfl., pag. 38, num. 310. » Massalongo, 1891, Nuov. Giorn. Bot. It., Vol. XXIII, pag. 115, num. 74. Phytocoptes populinus Nalepa, 1891, Anz. d. Kais. Akad, d. Wisscnchft. Matemat.-naturw. GÌ. Wieu, Voi. XXVIII, pag. 102 (descr. nulla). LE GALLE DELLA VALTELLINA. 213 PhytoGoptes populinus Kieffer, 1891, Acarocécid. d. Lorrain., num. 81. » )) Canestrini, 1893, AtL Soc. Venet. Trent. Se. Nat. Serie II, Voi. I, pag. 162, tav. XIV, fig. 2-3 = Trentino. Phyllocopes poimli Nelepa, 1894, N. Acta Ac. Leop., Vol. LXI, pag. 300, tav. II fig. 1, 2 (Fide Nalepa). » » Nalepa, 1898, Eriophydae [in Das Tierreich, Voi. IV, pag. 48-49], num. 10. » » Kieffer, 1898, Zoocécid. d. Europ. [in Misceli. Entom. Voi. VI, num. 12, pag. 163]. )) )) Bezzi, 1899, Cecidiol. Trent., pag. 25, num. ^1. » )) Pallavicini-Misciatelli, 1899, Acarocecidiol. italic. = Cre- scentino. Valle d'Aosta. Quest'acaro produce sulle foglie del pioppo tremulo delle deforma- zioni, che si potrebbero credere originate da un fungo, già conosciute fin dai tempi di Malpighi: Persoon infatti che le descrisse, le attribuì a un fungo che chiamò Erineum populinum. Il lembo fogliare mostra delle estro|[essioni o bollosità sul lato su- periore, e sull'inferiore, nelle cavità originantesi, trovansi degli am- massi di piccole appendici, le cellule epidermoidali ipertrofizzate ed allungate, quasi a guisa di grossi e corti peli, prima chiare, poi più oscure, tra cui vivono i parassiti. Spesso sulla medesima foglia trovansi queste galle e quelle dell'^. diversipunctatus. Insieme all'antecedente e in Val Malenco e in Val del Bocco (Ga- stone). Voi. XL. 15 214 . A. CORTI. DIPTEROGECIDIA. 48. Suvìnandia Trcìnulae (Winiitz.). J)iplosis Lòioi Riibsaamen, 1892, Verh. Zool. Bot. Gesell. "Wien, Yol. XLII, pag. 49, tav. II, fig. 1-2 (cecidiozoo). Biplosis (Tremulaef) Kieffer, 1891, Diptérocécid. d. Lorrain., num. 117. Liplosis Tremulae Hieronymus, 1890, Beitrage europ. Zoocecid., pag. 153, num. 484. » )) Schlechtendal, 1891, Gallbild. deutsch. Gefasspfl., pag. 37, num. 304. ì) )) Massalongo, 1893, Gali. n. Flora Italie, pag. 113-114, num. 77 = Nei monti della Valle di Tregnago e nella Valpantena (prov. di Verona). » » Cecconi, 1897, Gali. d. Yallombr. [Estratt. Malpigliia, Yol. XI]. Harmandia sp. Kieffer, 1898, Zoocecid. d. Eiirop. [In iMiscell. Entom., Yol. YI, num. f2, pag. 160, num. 14]. Harmandia Tremulae Kjsffer, 1898, Synops. d. Gécidom. d. Europ., pag. 37. )) )) Bezzi, 1899, Cecidiol. Trent., pag. 25, num. G4. Lungo le nervature delle foglie originausi delle galle già osservate da Winnertz nel 1853, e sul cui autore ancora oggi vi è contesa fra i naturalisti, sferoidali, grosse quanto un grano di pepe, bianco-verdic- cie, talvolta con sfumature rossastre, a pareti molto grosse, sporgenti per molto più della metà sulla pagina inferiore, e per il resto sulla superiore dove trovasi l'ostiolo in forma di una larga apertura a guisa di bocca, con due orli rialzati o labbra, intorno a cui trovasi una lieve depressione. — Spesso due galle, se vicine, si mostrano concrcscenti. — Coir invecchiare anneriscono. A Sazzo sopra Boffetto e in Valle del Ron in principio d'estate. n LE GALLE DELLA VALTELLINA. 215 Frunus Cerasus L. HE.MIPTEROCECIDIA. 49. Myitis Cerasi (Fab.). Aphis Cerasi Hieronymus, 1890, Beitrage europ. Zooeecid., pag. 116,. num. 352 per Pninus avium L. 3Iyzus Cerasi Passerini, 1869, Flora Aphid. Ital.: Bull. Soc. Entom. Ital.,. Voi. Ili, pag. 259. Ferrari, 1872, Aiinal. Museo Civ. Genova, Voi. II, pag. 61. Macchiati, 1882, Bull. Soc. Entom. It., Vol. XIV, pag. .336. )) Macchiati, 1883, Bull. Soc. Entom. It., Vol. XV, pag. 234. Kieffer, 1891, Hémiptérocécid. d. Lorrain., num. 52. Schlechtendal, 1891, Gallbild. deutsch. Gefiisspfl., pag. 75, num. 788. Bezzi, 1899, Cecidiol. Trent., pag. 2%, num. 66. Cecconi, 1899, Gali. d. Vallombr. [Estratt. Malpighia, Voi. XIII], per Prunus avium L. Le foglie di ciliegio, più spesso quelle terminali dei ramoscelli, per azione di questo parassita diventano di colore più osctiro, e sono ad- dossate in glomeri, increspate e variamente invohité. Sulla pagina in feriore si notano anche degli anormali tricomi biancastri. In Valle del Ron e presso Tresivio. Estate-autunno. » » )) » )) » )> )) )) » )) » 21 G A. CORTI. Prunus Mahaleb L. HEMIPTEROCECIDIA. 50. Aphis Mahalel) Koch. Myzus Mahaleb Passerini, 1869, Flora Aphid. ItaUc: Bull. Soc. Eutom. It., Vol. Ill, pag. 260. » » Macchiali, 188.3, Bull. Soc. Entom. It., Vol. XV, pag. 234. Aphis Mahaleb Schlechtendal, 1891, Gallbild. deutsch. Gefrisspfl., pag. 75, num. 800. » )) Massalongo, 1893, Gall. n. Flora Italic, pag. 60, num. 24 = Presso Tregnago {prov. di Verona}. :» 1) Gecconi, 1899, Gall. d. Vallombr. [Estrati. :\Ialpighia, Vol. XIII]. Le foglie, specialmente le termiuali dei rami, diventano per azione del cecidiozoo ipertrofiche e scolorate, ripiegando dai due lati il lembo verso la pagina inferiore, talvolta sino alla nervatura mediana a formare due cartocci un po' bollosi in corrispondenza degli spazi tra le nervature secondarie, bollosità in cui stanno i cecidiozoi. I rami infetti oltreché per il colore delle foglie si riconoscono anche perchè presentano que- st'ultime un po' più abbassate, quasi fossero appassite. Tra le vigne del Calvario a Tresivio si trovano poche piante di questo pruno che in settembre si mostrano notevolmente infestate da -detto afide. » » )) » » » LE GALLE DELLA VALTELLINA. 217 FTUIIUS Persica Gelak. (oarietates cuUae). HEMIPTEROCECIDIA, 51, Aphis persicele Kalt. Aphis persicae Ferrari, 1872, Annal. Museo Giv. Genova,' Voi. II, pag. 73. ). » Macchiati, 1882, Bull Soc. Entom. It., Yol. XIV, pag. 336. » » Macchiati, 1883, Bull. Soc. Entom. It., Vol. XY, pag. 256. Macchiati, 1885, Bull. Soc. Entom. It., Yol. XYI, pag. 53. Kieffer, 1891, Hémiptérocécid. d. Lorrain., num. 37. Schlechtendal, 1891, Gallbild. deutsch. Gelasspfl., pag. 74, num. 783. » » Kieffer, 1898, Zoocécid. d. Europ. [in Misceli. Entom., Vol. VI, num. 5, pag. 65]. Le foglie specialmente quelle situate all'estremità dei rami per l'a- zione del cecidiozoo presentano i tessuti ipertrofizzati e scolorati e il lembo tutto increspato ed arricciato, inoltre non arrivano neppure a compiere intero il loro sviluppo. Le piante infette presentano numerosi questi glomeri entro cui stanno i parassiti, e finiscono quasi sempre col seccarsi. Comune in estate ed autunno. Prunus spinosa L. HEMIPTEROCECIDLA.. 52. Aphis prunicola Kalt. Aphis pranicola Passerini, 1869, Flora d. Afid. Italie, Bull. Soc. Entom. It., Yol. Ili, pag. 260. » )> Ferrari, 1872, Annal. Museo Giv. Genova, Voi. Il, pag. 74. 218 A. CORTI. Ajjhis irmnicola Macchiati, 1883, Bull. Soc. Enlom. It., Vol. XY, pag. 257. )) )) Hieronymus, 1890, Beitràge europ, Zoocecid., pag. 116, num. 353. )) )» Kieffer, 1891, Hémiptérocécid. d. Lorrain., num. 54. » » Schlechtendal, 1891, Gallbild. deutsch. Gefasspfl., pag. 76, num. 808. » « Massalongo, 1893, Gall. n. Fior. Italic, pag. 61, num. 25 = Dintorni di Tregnago e Verona. ■ » » Bezzi, 1899, Gecidiol. Trent., pag. 26, num. 70. Le foglie, specie dei giovani rami si increspano e si arricciano, su- bendo i loro tessuti una leggiera ipertrofia, si mostrano un po' scolo- rate, e talvolta assumono sfumature rossastre. Fra le crespe delle fo- glie, nella pagina inferiore incavata, stanno i cecidiozoi. Gli internodi dei ramoscelli arrestati nel loro sviluppo riducono queste foglie, intrec- ciantisi tra loro, in ammassi, spesso numerosi, sempre appariscenti al- l'estremità dei rami. Nei luoghi esposti a solatio a Tresivio e a Montagna sono comuni iu estate ed in autunno queste deformazioni. duercus Robur L. var. peduncolata Ehrh. et sessiliflora Salisb. HYMEXOPTEROGEGIDIA. 53. Andricus curvator Ilart. Reaumur, ^^IDCGXXXVII, Mém. Hist. Insectes, Voi. Ili, tav. XXXIX, fig. 5-8. Andricus curvator Flierouymus, 1890, Beitràge europ. Zoocecid., pag. 20-4, num. 636. )> )) Kieffer, 1891, Hyménoptérocécid. d. Lorraiu., niun. 47. » )) Schlechtendal, 1891, Gallbild. deutsch. Gefasspfl., pag. 34, num. 274. LE GALLE DELLA VALTELLINA. 219 Andì'icics curvato)' Massaloiigo, 1893, Gali. n. Flora Italie, pag. 256, num. 207 (descr. nulla) :^ Dintorni di Ferrara. [Y. descr. e fig. pei'Q. pubesceus, pag. 189-191, num. 144. tav. XXY, fig. 2-5]. » ì. Peglion, 1894, Riv. PaL Yeg., Yol. Ili, pag. 33. » » Pallavicini-Misciatelli, 1895, Bull. Soc. Bot. It., pag. 90, num. 32 = Orto Botanico alla Lunrjara, Boscìii di Albano Laziale. )) » Trotter, 1898, Zoocecid. Mantov. [in Atti Soc. Natur.. Modena, Serie III, Yol. XYI], num. 13. )) » Trotter, 1898, Zoocecid. Moden. e Regg. [in Atti Soc. Natur., Modena, Serie III, Yol. XYI, pag. 128], num. 32. )) » Bezzi, 1899, Gecidiol. Trent., pag. 26, num. 78. )) » Baldrati, 1900, Nuov. Giorn. Bot. It., Nuova Serie, Yol. YII, pag. 71, num. 180 = Lavezzola. VAìidricus curvata^ forma agama àeìV Aphilotrùc collaris Hart., che dà luogo a galle ovato coniche all'ascella delle foglie, origina sul lembo fogliare, a spese specialmente del tessuto delle nervature late- rali, galle subglobose, della grossezza di un seme di pisello, sporgenti quasi ugualmente su ambo le pagine, dure, glabre, e con rari peli alla superficie inferiore. Nell'interno vi è un corpicciuolo, o galla interna a forma di fagiuolo, in cui sta l' insetto che esce praticando un foro in questa e nella galla esterna, solitamente verso la pagina inferiore della foglia il cui lembo mostrasi piegato dal lato del cecidio. Sovente più cecidi, anche concresceuti, stanno su una sol foglia, allora defor- mata notevolmente. ^ , Dintorni di Sondrio, Yalle d'Arabria, Yalle d'Arigua presso i Briotti. 1 Recentemente (1900 Nuov. Giorn. Bot. It., Nuova serie, Voi. VII, pag. 71, tav. VI, fig. 3) Baldrati descrisse una nuova forma di galla, consistente in un in- grossamento dei rami, prodotta dallo stesso cecidiozoo. )) » » » » » » » 220 A, CORTI. 54. Andriciis fecimdatrioc (Hart). Malpighi, MDGLXXXVII, Aiiat. Plant., «De Gallis )),pag. 121, fig. 42. Reaumur, ]\rDCGXXXVII, Mum. Hist. lusectes, Vol. Ill, tav. XLHI, fig. 5-6. Andricus fecundatrix BÌQYonvm.\}&, 1890, Beitrage europ. Zoocecid., pag. 205, nimi. 637 6(. Kieffer, 1891, Hyménoptérocécid. d. Lorrain., num. 23. Sclilechtendal , 1891 , Gallbild. deutsch. Gefasspfl., pag. 24, num. 210. Pegiion, 1894, Riv. Pat. Veg., Vol. Ill, pag. 33. Massalongo, 1893, Gall. n. Flora Italic, pag. 166-168, num. 129, tav. XXXVIII, fig. 4, per Q. pubescens = Boschi del Veronese e del Vicentino. )) )) Massalongo, 1895, Nuov. Giorn. Bot. It., Nuova serie. Vol II, pag. 54 = Dintorni di Ferrara fuori Porta S. Giorgio. )) )) Pallavicini-Misciatelli, 1895, Bull. Soc. Bot. It., pag. 88, num. 21, per Q. pubescens =z Trohaso (Lago Mag- giore); Belluno; Conegliano. )) » Trotter, 1897, Zoocecid. Mantov. [in Atti Soc. Natur. Modena. Serie III, Voi. XIV, pag. 155], num. 10. » )> Gecconi, 1898, Gali. d. Vallombr. [Estratt. Malpighia, Voi. XIII]. )) ). De Stefani, 1898, Produz. Pat. = Sicilia. )) » Trotter, 1898, Zoocecid. Moden. e Regg. [in Att. Soc. Natur., Modena, Serie HI, Voi. XVI, pag. 129-130], num. 39. )) » Baldrati, 1900, Nuov. Giorn. Bot. It., Nuova Serie, Voi. VII, pag. 71-72, num. 181 = Lavezzola. H Andricus fecundatrix, generazione agama di Andricus jnlosus Adi., trasforma le gemme ascellari e terminali in elegantissimi cecidi che LE GALLE DELLA VALTELLINA. 221 per la forma si possono paragonare all'infiorescenza del carciofo (Galles à artichaut). — I singoli elementi delle gemme fortemente ipertro- (izzati sono trasformati in squamme, di cui le esterne sono larghe, corte ed a margine scarioso, le medie più lunghe e lanceolate, e le interne quasi filiformi; inoltre tutte, ma specialmente le ultime sono ricoperte da lunghi tricomi biancasiri. Stanno inserite in un ricettacolo foggiato quasi a pan di zucchero, sulla cui sommità vi è un corpicciuolo urni- forme, la galla interna, che contiene la larva. In estate avanzato e in autunno la galla interna cade a terra, ove subendo profonde metamor- fosi rimane, secondo Adler (V. Massalongo l. s. e), tre anni prima che esca l'insetto perfetto, ciò che avviene in aprile. [VAndncus inlosiis^ forma sessuata dell' ^4. fecoiidatrix, produce piccole galle subovali sulle infiorescenze maschili della quercia.] A Tresivio tanto nei boschi che sulle aride rnpi del Calvario; in Valle del Ron; in Val d'Arigna presso i Briotti; e sulla rupe di Fuentes presso Colico, 55. Anclricus ostreus (Gir.). Andricus ostreus Hieronymus, 1890, Beitrage eurdp. Zoocecid., pag. 206- 207, nimi. 639. » )) Kieffer, 1891, Hyméiioptérocécid. d. Lorraiii., num. 45. » . )) Schlechtendal, 1891, Gallbild. deutsch. Gefàsspfl., pag. 31, num. 254. )) )> Massalongo, 1893, Gali. n. Fior. Itahc. , pag. 244-245, num. 195 (descritio nulla) = Boschi presso il paesetto di Centro (prov. di Verona). V. descr. e fig. per Q. pubescens, pag. 191-193, tav. XXXI, fig. 1-3. )) » Trotter, 1897, Zoocecid. Mantov. [in Att. Soc. Natur., Modena, Serie III, Vnl. XIA^ pag. 158], num. 17. )) )) Baldrati, 1900, Nuov. Giorn. Bot. It., Nuova Serie, Voi. VII, pag. 73, num. 185 = Lavezzola. 222 A. CORTI. VAndrieus oslreus, foi'iiia agama di cui ci è ignota la sessuata, origina sulla pagina inferiore delle foglie, ai lati della nervatura priu- xjipale, raramente anclia delle secondarie, galle ovato romboidali, di co- lore rossastro, del diametro massimo di circa 2 mm., costituite da due valve esterne che racchiudono un corpicciuolo ovoidale, uniloculare, la galla interna; questa poi cade al suolo, dove il parassita continua il suo sviluppo, mentre le valve esterne restano attaccate alla foglia. Non comune, presso Tresivio. 5G, Biorliiza terniinalis (Kajjr.). Malpigli!, MDGLXXXYII, Auat. Plant., « DeGallis » ;pag. 118, %. 33. Reaumur, MDGCXXXYII, Mém. Hisl. lusecles, Yul. III. tav. XLI, fig. 1-4. Terns terminalis Magretti, 1882, Bull. Soc. Eiitom. II.. Voi. XIV, pag. 293-294 = Canonica d'Adda nel Bergamasco, Cassina Amata, Bi'iixjhiera Senago nel Milanese. Bioì'hiza terminalis Hierouymus, 1890, Beitriige europ. Zoocecid., pag. 211, • num. 645. )) )) Kieffcr, 1891, Ilymémoplérocécid. d. Loi'raiu., uum. 31. » )) Schlechtendal, 1891, Gallbild. deutsch. Gofasspfl., pag. 2G, num. 224. )) » Massalongo, 1893, Gali. n. Flora Italie, pag. 162, mmi. 126 (Y. descrit. pag. 172-174, num. 133), tav. XL, fig. 2-3 =1 A Ferrara nel giardino del duca Massari, a Francolino nella villa del mar- chese Costahili, a Qmccliio comunemente e nei boschi del Vej-onese. )) » Peglion, 1894, Riv. Pat. Yeg., Yol. Ili, pag. 33. )» )) Pallavicini-Miscialelli, 1895, Bull. Soc. Bot. II., pag. 89, uuui. 25 = Orto botanico alla Lungara. » )) Ccccoui, 1897, Gali. d. Yallombr. [Estrait. Malpighia. Yol. XI]. LE GALLE DELLA VALTELLINA. 223 Biorhiza terminali^, De Stefani, 1898, Produz. Pat., pag. 18 =r Sicilia. )) » Trotter, 1898, Zoocecid. Moden. e Regg. [in Att. Soc. Natur. Modena, Serie III, Voi. XYI], num. 41. )) » Trotter, 1898, Zoocecid. Mantov. [in Att. Soc. Natur. Modena, Serie III. Voi. XYI], num. 7. « )• Bezzi, 1899, Cecidiol. Trent, pag. 28, num.. 79. )) 1) Baldrati, 1900, Nuov. Giorn. Bot. It., Nuova Serie, Yol. YII, pag. 75, num. 190. A spese delle gemme terminali o ascellari si formaDo delle galle grosse talvolta quanto ima noce e più, di consistenza prima carnosa poi suberosa, sujjrotonde, a superficie liscia, bernoccoluta ; in principio presentano una tinta giallo-paglierina poi assumono un coloro somi- gliante a quello del tabacco. Presso la base trovansi spesso ancora al- cune squamme della gemma da cui ebbe origine la galla. Le loggie larvali numerose, oblunghe sono disposte senza un' apparente simmetria, quasi irraggiami dal punto d'inserzione della galla e dal cordone di fasci vascolari decorrentivi nel mezzo. L'insetto esce per aperture cir- colari scavate nello spessore delle pareti. [La forma agama di questa Pjiorhiza, la B. aiuterà Mayr origina sulle radici di quercia galle subrotonde di dimensioni minori.] Valle d'Arigna presso i Briotti; Val d'Ambria; Valle di Belviso; dintorni di Tresivio e di I^aedo. 57. Neurotertis fumlpennis Hart. Neurotenis fiimipennis Hieronymus, 1890,Beitrageeurop. Zoocecid., pag. 223, num. 657 «. )) )) Kieffer, 1891, Hyménoptérocécid. d. Lorrain., num. 37. )) » Schlechtendal. 1891, Gallbild. deulsch. Gefàsspfl., pag. 33, num. 26G. » » Massalongo, 1893, Gali. n. Flora italic, pag. 163- 164, num. 127 = Prov. di Verdona. 224 A. CORTI. Neuroterm fumipennis Pallavicini-Misciatelli, 1895, Bull. Soc. Bot. It., pag. 91, num. 38 = Albano Laziale. )) )) Trotter, 1898, Zoocecid. ^lantov. [in Att. Soc. Nalur. Modena, Serie III, Yul. XVI], num. 16. » » Trotter, 1898, Zoocecid. iModen. e Regg. [in Att. Soc. Natur. Modena, Serie III, Vol. XVI, pag. 128], nimi. 34. » » Baldrati, 1900, Nuov. Giorn. Bot. It., Nuova Serie, Vol. VII, pag. 79, num. 201 = Lave::ola. Questo cinipide origina sulla pagina inferiore delle foglie galle di- scoidali, circolari, ricordanti quelle prodotte dal N. lenticularis; hanno però i bordi rialzati e sono pianeggianti con un lieve sollevamento al centro; presentano esilissimi peli sulla superfìcie esterna, rarissimi su quella rivolta alla fòglia, cui sono attaccate per un brevissimo stipite in corrispondenza delle nervature minori. Il diametro ordinario è di 3-4 mm. ; nella mia raccolta ho alcuni esemplari che superano persino i 6 mm. In corrispondenza del punto d'attacco nella galla, sulla pa- gina superiore mostrasi una depressione con attorno una chiazza uu po' ingiallita. — Questo cecidio in autunno cade a terra por subirvi profonde metamorfosi; l'insetto non esce che a primavera. [Il N. fumipennis è la generazione agama del iV. tricolor Mayr, che origina sul dorso delle foglie di quercia piccole galle rotonde, ver- rucose.] Presso Tresivio, piuttosto raro. 58. JS'euroteriis lenticularis (Oliv.). Kéaumur, MDGCXXXVII, M6m. Ilist. Insect., Vol. Ill, tav. XLII. Neuroterus lenticularis Hieronymus, 1890, Beitrageeurop. Zoocecid., pag. 222- 223, num. 65G a, » » Kieffer, 1891, Plyménoptérocécid. d. Lorrain., num. 30. LE GALLE DELLA VALTELLINA. 225 Neuroterus lenticularis Sclilechteiidal, 1891, Gallbild. deutsch. Gefàsspfl., pag. 33, num. 265. )) )) Massalongo, 1893, Gali. n. Flora Italie, pag. 2-46, num. 197 (descritìo nulla) = Boschi jì^ssso Centro (prov. di Verona). [V. descr. per Q. pu- bescens Will, pag. 198-199, num. 150.] » )) Pallavicini-Misciatelli, 1895, Bull. Soc. Bot It., pag. 91, num. 37 = Trohaso (Lago Maggiore). )) » Cecconi, 1897, Gali. d. Yallombr. [Estratt. Malpigliia, Voi. XI]. » » Ti'ottei-, 1897, Zoocecid. Mantov. [in Att. Soc. Na- tur. Modena, Serie III, Voi. XIV], nimi. 31. » )) De Stefani, 1898, Produz. Pat. = Sicilia. » » Trotter, 1898, Zoocecid. Moden. e Regg. [in Att. Soc. Natur. Modena, Serie III, Voi. XVI, pag. 129], num. 35. » » Bezzi, 1899, Gecidiol. Trent., pag. 27, num. 77. ;)) » Baldrati, 1900, Nuov. Giorn. Bot. It., Nuova Serie, Voi. VII, pag. 80, num. 203 = Lavezzola, Bo- logna. Galle ipofille, sempre numerose, uniloculari; sono attaccate alle fo- glie sulle nervature minori reticolate, su un sol punto per un cortis- ,simo stipite; discoidali, raggiungono sei ed anche sette millimetri di diametro, ed hanno la superfìcie rivolta alla foglia concava e sparsa di radi peli; dal lato esterno si presentano piano-coniche, umbonate al centro con bordi aderenti alla foglia, ricoperte di corti e numerosis- simi peli color ruggine, che fanno assumere a tutta la galla questo colore. In autunno cadono al suolo dove si modificano profondamente : il parassita esce nella susseguente primavera, — Sulla pagina supe- riore in corrispondenza dell' insezione delle singole galle si nota una depressione puntiforme decisamente gialla con attorno un' aureola cir- colare decolorata, poco visibile. 226 A. CORTI. [La forma sessuata di questo Imenottero è il Neuroterus baccarum (L.) producenie, pure sulla quercia, galle epifille, ma sferiche e di dimeu- sioui maggiori.] A Tresivio anche in luoghi montani e in Valle d'Ambria, in Valle d'Arigna presso i JJriotti e in Valle del Bocco (Gastione), Rhododendron ferrugineum L. MYCOGEGIDIA. 59. JExohasidium RhododenclH Cram. Exolaùdiwii Rkododendri Saccai'do, Syllog. Fung., Vol. VI, pag. 664. » )> Kerner di ^larilaun, Vit. d. Piante, Voi. IL pag. 510. )) » Frank, Knuik. d. Pflanz., II, pag. 218. Sulla nervatura mediana delle foglie, nella pagina inferiore, sono attaccate per un breve tratto le strane, subsferiche produzioni di questo fungo che dalle dimensioni di un cece, e da quelle ordinarie di una ciliegia possono assumere l'aspetto di piccole mele; e invero a questo frutto maggiormente somigliano, inquantochè di colore fondamentale bianco-verdiccio, presentano sempre il lato rivolto al sole intensamente colorato di rosso. Internamente constano di una polpa spugnosa, e la superficie esterna è ricoperta da innumerevoli spore nell'aspetto simile- alla pruina che ricopre molti frutti. La foglia non presenta segni di sofferenza per questo parassita, solo una piccola infossatura nella pa- gina superiore indica il punto d'attacco del cancro. Trovai comuni questi cecidi nei dintorni dei laghi di S. Stefano in Val d'Arigna, nell'alpe Troua in Val del Bitte; pure comuni sono nel- l'alta valle della Rogna, nell'alpe Lavigiola in Val di Togno, in Val di Belviso, in Val Venina e in Val Fontana. LE GALLE DELLA VALTELLINA. 227 ACAROCECIDIA. 60. Eriophìjes alpestris Nal. Acaro Hieronymus, 1890, Beitrage europ. Zoocecid., pag. 86, num. 195. )) Schlechtendal, 1891, Gallbild. deutsch. Gefiisspfl., pag. 86, num. 944. - Massalongo, 1891, Nuov. Giorn. But. It., Vol. XXIII, pag. 90, num. 20; tav. II, fig. 10 per R. hirsutum L. )) Kernel' di Marilaun, 1895, Yita d. Piante, Voi. II, pag. 522, fig. 180, num. 2-3. Phi/tùjjtus alpe^tru Nalepa, 1892, Anzg. d. Kais. Alvad. d. AVissench. Matem.-nalur. CI. Wien. Yol. XXIX, pag. 191. » » Massalongo, 1893, Bull. Soc. Bot. It, pag. 424, num. 24 = Piemonte presso Pinerolo. )) )) Canestrini, 1894, Prospett. Acarof. Italie. Yol. YI, pag. 777, tav. LXI, fig. 2-5. )) » Nalepa, 1895, Denk. d. Kais. Akad. d. Wissenscliaf. Matem.-natui'w. CI. AVien, Yol. LXII, pag. 637, tav. IV, fig. 3, 4, 12. Erlopìnjes alpestris Nalepa, 1898, Eriophydae [in Das Thierreich, Yol. lY, pag. 32], num. 98. 1. » Bezzi, 1899, Cecidiol. Trent., pag. 28, num. 35. ''Quest' acaro determina nelle foglie della Rosa delle Alpi deformazioni che possono servire come tipo delle galle a cartoccio del Kerner: infatti i lembi fogliari oltre diventare leggermente ipertrofici, presentano le due metà avvoltolate o accartocciate a spira verso la pagina superiore, sovente sino a cambaciarsi al di sopra della nervatura mediana. La superfice superiore, di solito all'alto glabra presenta dei tricomi lunghi fra i quali vivono i parassiti. Riscontrai abbastanza frequentemente qtiesto cecidio presso ai laghi di S. Stefano in Val d'Arigna, sopra S. Giacomo sul Monte Meriggio^ in Val Belviso, in Valle Venina e nell'ape Forame in Val Fontana. » 228 A. CORTI. Ribes rubrum L. HEMIPTEROCECIDIA. 61. Myzus ribis (L.)., Reaumur, MDGGXXXVII, Méin. Hist. Insect., Tom. Ili, tav. XXIV, fig. 4. Aphis 7'ihis Hieronymus, 1890, Beitrage europ. Zoocecid., pag. IIG, num. 35-4. Myzus ribis Passerini, 1869, Flora afìd. Ital. [in Bull. Soc. Entom. It., Vol. Ill, pag. 3.36]. Ferrari, 1872, Annal. Museo Civ. St. Nat., Genova, Voi. II, pag. 62. » Macchiati, 1883, Bull. Soc. Entom. It., Vol. XV, pag. 236. Macchiati, 1885, Bull. Soc. Entom. It., Vol. XVII. pag. 65. )) Kieffer, 1891, Hémiptérocécid. d. Lorrain., num. 62. Schlechtendal , 1891, Gallbild. deutsch. Gefasspfl., pag. 68, num. 687. Kerner, 1895, Vit. d. Piante. II, pag. 180. Trotter, 1898, Zoocecid. Moden. e Regg. [in Att. Soc. Natur. jModena, Serie III, Voi. XVI, pag. 134]. num. 53. Bezzi, 1899, Gecidiol. Trent., pag. 28, num. 87. Baldrati, 1900, Nuov. Giorn. Bot. It., Nuova Serie, Voi. VII, pag. 34, num. 68 = Ferrara. Quest'afide vive sulla pagina inferiore delle foglie che sono defor- mate in bollosità estroflettentisi sulla pagina superiore, di colore sbia- dito giallognolo verdastro, passante in certi punti al rosso vinoso ; i tessuti della foglia sono notevolmente ipertrofìzzati, e l'epidermide della faccia inferiore presenta grossi e rari peli che mancano nelle condizioni normali. — Questo parassita ù generalmente ritenuto come l'autore di deformazioni consimili a queste nelle foglie del Ribes grossularia L. ; )) » » )) )) )) » » )) )) » » )> )) » )) LE GALLE DELLA VALTELLINA. 229 io però ebbi campo di seguire per tre aimi consecutivi alcune piante di Ribes rubritm e di Rihes grossularia coi loro rami intrecciantisi quasi a formare una siepe, e per quanto abbia osservato, anche in epoche diverse, mai alcuno dei parassiti che infestavano il ribes rosso è passato a deformare o a stabilirsi sulle foglie dell'uva spina. Negli orti di Tresivio. Rosa canina L. HYMENOPTEROGEGIDLA. 62. Rhodytes llayri Hartg. ' Raccolto fin dal 1882 dal dott. P. Magretti allo Stelvio. Rosa (species variae). HYMENOPTEROCECIDIA. 63, Mhodytes Mosae (L.). , Malpighi, MDGLXXXYII, Aiiat. Plant. «De GalUs « , pag. 120, fig. Q2. Reaumur. MDGGXXXVII, Mém. Hist. Insect., Vol. Ill, tav. XLYII, fig. 1-4. Rhodijtes Route Magretti, 1882, Bull. Soc. Entom. It., Vol. XIII per Rosa cauina ^=^ Milanese, hergamttseo, bresciano, cremonese, mantovano (Liguria, prov. di Padova e Venezia, Vi- centino). » )) Hieronynuis, 1890, Beitrage europ. Zoocecid., pag. 23(3, num. 09 8. V. I) Kieffev, 1891, Hyménoptérocécid. d. Lorrain, num. 57, per Rosa cauina L. Voi. XL, 16 230 A. CORTI. Rhodytes Rome Schlechtendal, 1891, Gallbild. deuiscli. Gefasspfl., pag. 77^ num. 817 per Rosa canina. » » Massalongo, 1893, Gall. n. Flora italic, pag. 212-214, num. 159, tav. XXXI. fig. 6^ per R. canina ■=^ Dap- feHutto nella proc. di Verona. )) » Massalongo, 1894, Bull. Soc. Bot. It., pag. 87, num. 13 per R. agrestis Sac. = Dintorni di Tregnago nella prov. di Verona. » » Peglion, 1894, Riv. Pat. Veg., Vol. Til, pag. 34 per R. canina. » » Pallavicini-Misciatelli, 1859, Bull. Soc. Bot. It., pag. 84, num. 1, per R. arveusis ■=. Francati, Satri, Albano Laziale; per R. dumalis Reck. =i Val Divedrò (Pie- monte). Solla, 189(5, Bull. Soc. Boi. Il, pag. 275. Cecconi, 1897, Gali. d. Yallombr. [Estratl. Malpighia, Voi. XI], per R. agrestis. De Stefani, 1898, Produz. Pat. = Sicilia. Trotter, 1898, Zoocecid. Mantov. [in Att. Soc. Natur.. Mo- * dena. Serie III, Voi. XVI, pag. 24], num. 32. per R. canina. » » . Trotter, Zoocecid. Moden. e Regg. [in Att. Soc. Natur. Mo- dena, Serie 111. Voi. XVI]. num. 55, per R. canina. » Bezzi. 1899. .Cecidio). Trent., pag. 29. num. 90. por R. canina L. » » Baldrati, 1900, Nuov. Giorn. Bot. It.. Nuova Serie. Vol. VII, ■ pag. 8G, num. 222 per R. canina = Capriolo {lire- scia), per R. lonientilla L. = Lave::ola. Qtiesta galla conosciuta quasi uiiivei-salmente col nome di Bedeguar, è originata sui tessuti fogliari, e formata da un nocciolo interno le- gnoso, cou più celle larvali, e da un ammassa di appendici sottili, ra- mificate, a sezione non perfettamente circolare, ma im po' schiacciala su due lati, intrecciantisi fra loro, quasi a ricordare, come osserva il )) » » )) )) » LE GALLE DELLA VALTELLINA. 231 prof. Massalongo, i talli deìVUsnea barbata^ e che si dispongono in glomeri che possono arrivare ad un diametro superiore al mezzo deci- metro. Talvolta le foglie quasi scompaiono perchè rivestite dal cecidio, che in altri casi, sviluppandosi su giovani foglie le può avvolgere com- pletamente, sembrando allora attaccato direttamente ad un lato del ramo. A proposito del Bedeguar dirò come il Kerner riporti Topinione che esso abbia azione sonnifera; il dott. Bezzi vide i contadini dei dintorni di Lecco raccogliere queste galle e isolarne il nocciolo, dal quale ne estraevano poi le larve per farle inghiottire ai malati di gola e di petto ! Luoghi montani sopra Tresivio, a S. Bernardo di Ponte, in Valle di Togno e in Val d'Ambria in estate. Rubus fruticosus L. et varietates. DIPTEROCECIDIA. 64. Lasioptera Hubi Heeg. Reaumur, MDGCXXXVII, Mém. Hist. Insect., Tom. Ili, tav. XXXVI. Lanoptera pietà Hieronymus, 1890, Beitrage earop. Zoocecid., pag. 160, mim. 503. » » Schlechtendal, 1891, Gallhild. deutsch. Gefàsspfl., pag. 74, mira. 777. Lasioptera Rubi Kieffer, 1891, Diptérocécid. d. LorraiiL, num. 131. » » Massalongo, 1893, Gali. n. Flora Italie, pag. 128-129, num. 91 e 92, tav. XIV, %. 2 e tav. XX, fig. 1-2 = Prov. di Verona e di Cuneo. » »■ Gecconi, 1897, Gali. d. Vallumbr. [Estratt. Malpighia, Voi. XI]. » » Trotter, 1897, Zoocecid. Mantov. [in Alti Soc. Natur. Mo- dena, Serie III, Voi. XIV]. » » Kieffer, 1897, Synops. d. Cécidom. d. Europ., pag. 3. 232 A. CORTI. Lasiojptera Rubi Troller, 1898, Zoocccid. Moden. e Regg. [in Att. Soc. Na- tui'. Modena, Serie III, Vol. XVI, pag. 134]. )) » Bezzi, 1899, Gecidiol. Trent., pag. 29, num. 98. )) » Baldrati, 1900, Niiov. Giorn. Bot. It., Nuova Serie, Vol. VII, • pag. 60, num. 146-147 = Capriolo (Brescia). Sui rami e sui picciuoli originaiisi ingrossamenti fusiformi, per lo più imilaterali; i tessuti interni notevolmente ipertrofizzati ed alterati fanno screpolare la corteccia ; le celle larvali situate presso la regione midollare albergano le larve color mattone, che vi rimangano sino a completo sviluppo. Presso Tresivio e Ghiuro. Rubus frutice sus L. var. caesius (L.). HYMENOPTEROCECIDIA. 65. Diastrophus Rubi Hart. Malpighi, MDGLXXXVII, Anal. Plant. « De Gailis » , pag. 116, fig. 61. Diast/'optus Rubi Hieronymus, 1890, Beitrage europ. Zoocecid., pag. 245- 246, num. 763. » )) Kiefter, 1891, Hyménoptérocécid, d. Lorrain., num. 62. » » Schlechtendal, 1891, Gallbild. deutsch. Gefasspfl., pag. 74, niun. 774. » » Massalongo, 1893, Gali. n. Flora Italie, pag. 218-219, num. 166, tav. I, fig. 8 = Presso il paese dì Mar- cernigo e a Bolca nel Veronese. » » Peglion, 1894, Riv. pat. veg., Voi. Ili, pag. 34. » )) Gccconi, 1897, Gali. d. Vallombr. [Estratt. Malpighia, Voi. XI]. » » Trotter, 1897, Zooeccid. Mantov. [in Att. Soc. Natur. Modena, Serie 111, Voi. XIV]. LE GALLE DELLA VALTELLINA, 233 Diastroptics Rubi Trotter, 1898, Zoocecid. Moden. e Regg. [in Alt. Soc. Natur. Modena, Serie III, Voi. XVI], num. 58. » )) Bezzi, 1899, Gecidiol. Trent., pag. 29, niun. 97. Sui fusti e sui giovani rami questo Imenottero origina rigonfiamenti del diametro generalmente superiore ai 10 mm. e della lunghezza di parecchi centimetri, formati dall' ipertrofia del legno e specialmente del midollo; alla superficie la corteccia si mantiene senza screpolature e tutto il cecidio si presenta bernoccoluto, in quantochè alle oblunghe celle larvali interne corrispondono altrettanti bernoccoli o sollevamenti alla superficie. I parassiti vivono solitari nelle loggie che talvolta in un sol cecidio sono numerosissime, e a maturità escono per un foral- lino circolare. Spesso il ramo nel punto infetto si piega e in certi esemplari doppiamente quasi a formare un Schlechtendal, 1891, Gallbild. deutsch. Gefasspfl., pag. 38, num. 320. » )) Ivieifer, 1891, Diptérocécid. d. Lomiiii., num. 140. Perrisia terminalis Kieffer, 1898, Synops. d. Gécidom. d. Europ., pag. 13. » » Baldrati, 1900, Nuov. Giorn. Bot. It.. Nuova Serie. Vol. YII, pag. 61. num. 149 = Lai-e:3ola. Le foglie terminali dei rami ipertrolizzantesi, specie alla base, di- ventano concave e vengono a toccarsi e ricoprirsi reciprocamente cai margini, in modo da costituire una galla allungata, quasi fusiforme, •tra i cui elementi vivono numerose larve sino a completo sviluppo. — 11 ramo liberato dai parassiti continua a crescere e le foglie che entra- rono a costituire il cecidio si mostrano crespe. A Tresivio, a Sondrio, a Colico comunemente in estate. H YMENOPTEROGECIDI A . 69. Nematus gallicola (Redi). Westw. Reaumur, MDGGXXXVIK Mrm. Risi. Iiiseel.. Tom. RI, tav. XXXVII, fig. 5 e 9. Nematas Vallisnieri Sclilechtendal, 1891, 'lallbild. deutsch. Gefasspfl., pag. 41, num. 353. Nemalus gallicola Magretti, 1891, l'idi. Soc. Bot. II., Voi. XI li [Kstratto, pag. 23) =r Canonica d' Adda nel Bergamasco. LE GALLE DELLA VALTELLINA. 237 Nematus gallieala Hieronymus, 1890, Beitriig. eiirop. Zoocecid., pag. 2-48- 249, niuii. 742. )) » )) » )) )) » » Kieffer, 1891, liyinéiioptérocùcid. d. Lorrain., num. 64. » » Massalongo, 1893, Gali. ii. Flora italic, pag. 147-148, num. 112 = Comune nelle prov. di Verona e di Ferrara. » » Pegiion, 1894, Riv. d. Pat. veg., Yol. Ili, pag. 33. )> n Trotter, 1897, Zoocecid. Mantov. [in Att. Soc. Natur. Mo- dena, Serie III, Yol. XIV, pag. 161], num. 24. » )) Trotter, 1898, Zoocecid. -Moden. e Regg. [in Att. Soc. Na- tur. Modena, Serie III, Vol. XVI, pag. 135], num. 59. De Stefani, 1898, Produz. Pat. = Sicilia. l'ezzi, 1899, Cecidio]. TrenL, pag. 30, num. 28. Cecconi, 1899, Hall. d. Vallombr. [Estratl. Malpighia, Voi. XIII]. Baldratì, 1900, Nuov. Giorn. Bot. It., Nuova Serie, Voi. VII, pag, 87, num. 226. Qttesto imeoottero genera galle elittiche con il massimo diametro di 8-10 mm. e il trasversale di circa 5 mm., situate sul lembo fogliare parallelamente alla venatura principale; sporgono egualmente sulle due faccie della foglia, colorate di bianco verdiccio nella parte inferiore e di verde rossastro o decisamente di rosso sulla superiore ; coli' invecchiare diventano brune. La cavità interna alberga una grossa larva verdiccia vivace, che esce a maturità per un ostiolo circolare situato ad una delle estremità ipofille della galla. Spesso una foglia è infestata da parec- chi di questi cecidi a cui si uniscono talvolta anche quelli degli acari. Comune ovunque in estate. 238 A. CORTI. Salix Caprea L. HYMENOPTEROCEGIDIA. 70. Neinatits gallicola (Redi) Westw. Réaumui- . MDGGXXYII , Mem. Hist. lasecl. , Vol. Ill , tav. XXXYII, fig. 1-1. Nematm Vallisnien Sclilechtendal, 1801, (iallbild. deutsch. Gefiisspli., pag. 11, num. 353. Nematm (jalllcola Ilieroiiyaius, 1890, Beitriig. eui'op. Zooceeid., pag. 251, mim. 7-18. )) )) Massalongo, 1893, Gall. w. Fior, italic, pag. 118-119, num. 113. » » Geccoui, 1899, Gall. d. Yallombr. [Estrall. Malpigliia, Vol. Xlll]. Somigliantissime a quelle die produce sul Salix alba (Y. N. 09) sono le galle clie questo tentredinide produce sul S. Caprea, senza però, almeno da quanto risulta dalle mie note, assumere le tinte rossastre che mostrano quelle sopradescritte ; sono inoltre sempre di dimensioni inferiori. Presso Tresivio in eslate. Salix fragilis L. ACAROCEGIDIA. 71. Eriophyes tetanotrix Xal. \ Cecidophyes tetanotrix Hieronymus, 1890. P.eitrag. eui'op. Zoocecid., pag. 89, num. 21<). )) » Schlechtendal, 1891, (iallbikl. deulscli. Gefiisspfl., ])ag. -11, num. 317. LE GALLE DELLA VALTELLINA. 239 V. N. G7 p. S. Alba L. Galle simili a quelle prodotte dallo stesso autore sul S. Alba, sono però generalmente di dimensioni maggiori e più numerose sì che in estate le foglie, specialmente le terminali dei rami sono interamente coperte da galle anche prima di raggiungere lo sviluppo normale. Questa galla, che finora non era stata osservata in Italia su quésto substrato trovasi abbondantissima su alcuni salici fra le vigne del Cal- vario a 'l'resivio. Salix incana Schrank. IlYMEXOl'TEROGEGIDIA 72. Nematus bellus Zadd. {= N. pedimcoli Hart.). Nematm hellm Hiei'oiiymiis, 181)0, Beitn'ig. eui-op. Zoooecid., pag. 250, num. 745 (per Salix aurita L.). « )) Schleclitendal, 1891, Gallbild. deutsch. Grefiisspil., pag. 41, imm. 350. )> )) Kieffer, 1891, Hyménoptéi'océcid. d. LuiTaiii., num. 07. )) » Massalougo, 1893, Gali. n. Fior, italic, pag. 149-150, num. 14, lav. XI, fig. 3-4 z= Nella valle di Tregmgo lunxjo il torrente e sai Monte Baldo nella prov. di Ve- rona; Riva, Yaldohhia in Piemonte. Ad una escrescenza di color oscuro sulla pagina superiore delle foglie corrisponde nella inferiore, lungo la travatura mediana, l'inserzione di una galla subglobosa, uniloculare, del diametro di circa mezzo centi- metro, rivestita di tricomi fitti corti e bianchicci. — Talvolta nume- rose e concrescenti si dispongono sulle foglie che variamente restano deformate. Presso Sondrio, sulla destra del Mallero nella località di G-ambaro in estate. 240 A. CORTI. DIPTEROCEGIDIA. 73. Cecidoniyia rosaria H. Lw. Alalpighi, MDGLXXXVIl Aiiat. Plant. «De Cxallis )) . pag. 121, fig. 43. Cecidomyia rosaria Hieronymiis. 1890, Beitrag. europ. Zoocecid., pag. 170, num. 541, per S. purpurea. » » Schlechtendal , 1891, Gallbild. deutsch. Getasspfl. , pag. 39, num. 321. » » Kieffer, 1891, Diptérocécid. d. Lorrain., num. 139. )) )) Massalongo, 1893, Gall. n. Fior, italic, pag. 130-131, num. 93, tav. XXI, fig. 1-2 = Comimeniente nel Veronese e jjresso Lerjnago e Zevio. )) » Massalongo, 1895, Nuov. Giorn. Bot. It., Vol. II, pag. 55 = Laoghi elevati del 'monte Pastello nel Veronese. » » Pall^vicini-Misciatelli. 1895, Bull. Soc. Bot. It., pag. 119- 120, num. 30 = Trohaso, Lago Maggiore, lungo il 'foce presso Megolo, prov. di Novara, lungo il fiume Imo, Calabria. ì) )) Gecconi, 1897, Gali. d. Yallombr. [Estratt. Malpighia, Voi. XIII], per S. caprea e S. purpurea. )) » Kieffer, 1898, Synops. d. Gecidom. d. Europ.. pag. G. )) )) Bezzi, 1899. Gecidiol. Trent., pag. 31, num. 109-110, per S. purpurea e S. iriandra. L'apice dei giovani germogli terminali e talvolta ptire dei laterali infettalo da questa cecidomia si trasforma in un glomere somigliante ad una rosa, donde il nomo comune di Uosa dei salici a queste de- formazioni, dovute all'anormale sviluppo delle foglie non seguito dal corrispondente dei meritalli interposti. Le foglie esterne sono allargate, raccorciate, sessili e rellesse, le più interne invece diritte, piccole, sca- LE GALLE DELLA VALTELLINA. 241 gliose, delimitanti una cavità tiibulosa entro cui sta la larva che si sviluppa in primavera. Alcune volte il ramo continua nel successivo anno lo sviluppo attraverso alla galla; forse ciò potrà accadere allorquando il parassita sia morto in principio del suo sviluppo. Quasi sempre entro queste galle trovansi larve di Perisia itheophila (H. Lw.) che vi vive da inquilina ; di ciò dovrà ricordarsi, come disse già il dott. Bezzi (cecidomidi e dittorocecidi nuovi per l'Italia od' inte- ressaut.) chi volesse raccoglierò queste galle per ottenerne l'autore ; anzi il Bezzi (l. s. e.) diede anche alcuni caratteri dillerenziali delle due Cecidomie onde all'occorrenza discernerle. D'inverno quando le fo- glie dei salici sono cadute, questa galla, come la seguente, col seccarsi dei fillomi ond'è composta annerisce, e facilmente si scorge sui rami nudi. Al confluente del Mallero con l'Adda. 74. Cecidomyia strohilina Br. Cecidomìjia strohiliiui, Eremi, 1847, Moiiograpli. d. Gallimick., pag. 22 23, imm. 19, tav. II, fig. 23. Galle molto somiglianti a quelle della G. rosaria, ma di dimensioni maggiori, ovato-coniche e più compatte, mancano dei lembi che più rassomigliando a petali della rosa meritarono il nome di rosaria al- l'altra, venendo invece ad assomigliare ad un piccolo strobilo. Nella mia raccolta tengo alcuni esemplari proliferi, in cui cioè il ramo ha continuato a crescere attraverso alla galla, in modo che questa vi pare infissa. Bremi (1, s. e.) descrisse e figurò questa galla senza conoscerne l'autore che egli pensò dover essere una Gecidomya cho chiamò strobilina; riporta però il parere di Hartig che negava addi- rittura essere l'autore di questa galla una Gecidomya. Anzi a guida esatta e minuziosa per chi intendesse intraprendere delle osservazioni in proposito trascriverò le descrizioni e le osservazioni di Bremi: 242 A. CORTI, u Auf Salix purpurea : Aq deD Spitzeu der juiigen, kriiftigsten Triebe eutsteht eiue spindel, die anfangs aus 5-8 kurzeu, lanzettformingeii Blattclieii besteht, deren innerste an der Spitze rosenrolh gefarbt sind, allmalig Iiaufeu sich diese Blattchen und werden immer breiter, Jjlei- ben aber kurz und legoii sich dergestalt dicht i'llier einauder, dass das erste die folgenden zwei voa einer Miltelrippe bis zur andern iimfasst iind seine Spitze auf die Mittelrippe bis zur andern umfasst und seine Spitze auf die Mitte ihrer Divergeuzstelle legt, genau wie bei den Schuppen der Tannenzapfen ; die Farbe entspricht derjenigen der an- dern Blatter, An der Basis dieser Schuppen liegen die, in der lugeud "* Aveisslichen, im Alter blassruthlichen Larven, 8-20 unter einer Schuppe, so dass in einem Zapfen, desseu Gestalt kugelich-eiformig ist, mehrere huuderte leben. Die grosslen, die ich sah, massen 1" in die Lange un 8" in die Breite; an ihrem Anfange stehen geivohnlich noch 2 Blatter von der Normalform, und die erslen auf diese folgenden 2 Zapfen])l;ittclien sind nocli ein wenig liinger als breit. 1st die Larve ausgewachsen, so verpuppt sie sich in ihrem Hause und die Miicke findet ihren Ausgang bei der Spitze der scuppeu, die sich bei der Reise ein wenig zuriickbiegen, ich erzog sie zahlreich Gee. strobilina. « Merkwiirdig ist der Umstand, dass sich gleichzeitig in demselben Zapfen Larven des verschiedensten Alters, ausgewachsene und erst dem Ei entschliipfte flndeu, was wohl uuzweideutig beweis dass die ausgeschliipfen Mi'icken sogleich wieder in ihre Goburtstatte Eier legen, Diese Galle ist vom Mai bis September auf Weiden an der Sihl, be- sonders hinter den Sihlholzchen h;iufig zu treffen, Malpighi hat in sei- nem Op. om. Taf, 14, fig, 43 einer dieser alinicho Galle abgebildet. Diese ist in neuester Zeit von Herrn Siebold wieder aufgefunden und Herrn Hartig mitgetheilt worden, welcher die sehr grosse Larve nicht fiir diejenige einer Cecidomia erklarle, » Nel Greto del Mallero presso il confluente con l'Adda. LE GALLE DELLA VALTELLLNA. 24^ Salix purpurea L. HYMENOPTEROGEGIDIA. 75. Nematus gallarum Hart. Nematus viminalls Bezzi, 1899, Cecidio]. Trent., pag. 31, num. 108. Nematus (jallarura Hieronymus, 1890, Beitiige europ. Zoocecid., pag. 254, num. 759 (per S, incana S.). » » Schlechtendal, 1891, Gallbild. deutsch. Gefasspfl., pag. 41, num. 349. » » Kieffer, 1891, Hyménoptórocécid. d. Lorrain., num. ^^. » » Massalongo, 1893, Gali. ii. Fior. Italie, pag. 150-151, num. 115, tav. XXIV, fig. 3 = Prov. di Verona. )) )) Massalongo, 1894, Bull. Soc. Bot. It., pag. 87-88 = num. 14 :=: Lago Trasimeno. » » Pallavicini-Misciatelli, 1895, Bull. Soc. Bot. It., pag. 85, nimi. 6 sul S. alba = Germignaga (Lago Maggiore). Sul S. viminalis = Belluno. Sul S. bastata = Alpe Veglia, Ossola Superiore. Sul S. nigricans = Lungo il fiume Toce presso Mesola, Ossola Superiore. » » Gecconi, 1897, Gali. d. Vallombr. [Estratt. Malpighia, Voi. XI]. » » Trotter, 1898, Zoocecid. Moden. e Regg. [in Att. Soc. Natur. Modena. Serie III, Yol. XVI, pag. 137], num. 64. » » Baldrati, 1900, Nuov. Giorn. Bot. It., Nuova Serie. Voi. VII, pag. 87, num. 227 r= Lavezzola. Lungo la nervatura principale delle foglie, su la pagina inferiore, questo tentredinide origina un cecidio subrotondo, uniloculare, a pareti grosse, del diametro di 6-11 mm,, verde con sfumature rossastre, tal- volta tutto decisamente rosso, colla epidermide glabra cosparsa di pa- pille, a maturità lucida. Sulla pagina superiore delle foglie, all'inser- 244 A, CORTI. zione delle galle corrisponde una piccola nodosità Ijruna. ' Raramente due cecidi si presentano su una sol foglia. In Val Malenco presso il fiume e al confluente del Mallero con l'Adda. Non comune. LEPIDOPTEROGEGIDIA. 76. Grapliolitha Servllleana Dup. Grapìiolitha servilleuìia Kieffer, 1891, Lépidoptérocécid. d. Lorrain., num. iS. » » ScWechtendal, 1891, Gallbild. deutsch. Gefasspfl., pag. 329. La larva di questo lepidottero si annida nei giovani rami determi- nando un rigonfiamento o cecidio fusiforme, allungato, alcune volte appena percettibile, dovuto all'ipertrofia dei tessuti legnosi. La larva sta in una cavità della regione midollare verso la cui sommità in pri- mavera pratica un foro per prepararsi l'uscita a sviluppo completo. La corteccia si presenta un po' pieghettata e da un lato si osserva un ri- gonfiamento circolare, una specie di cicatrice. D'inverno, quando le foglie sono cadute non ù difficile osservare questi cecidi, che sono però tutt' altro clie comuni. Nel piano di Sondrio lungo l'Adda e lungo il Mallero. Salvia pratensis L. ACAROCECIDIA. 77. Hjviophyes salviae Nal. Erineum Salviae Plicroiiymus, 1890, Beitrage curop. Zoocecid., pag. 92, num. 229. )) » Pallaviciui-Misciatelli, 189'i, Bull. Soc. Bot. It,, pag. 20, num. 11 = Val d'Ossola; Trobaso (Larjo Maggiore). LE GALLE DELLA VALTELLINA. 245 Phijtopto Schlechtendal, 1891, Gallbild. detitsch. Gefàsspfl., pag. 94, num. 1043. » Massalongo, 1891, Nuov. Giom. Bot. It,, Vol. XXIII, pag. 97-98, niuTi. 34. )) Micheleiti, 1895, Ball. Soc. BoL It., pag. 75 = Firenze, Lungo l'Affrico (per S. Verbenaca V.). PhjjtoptHS salvias Nalepa, 1891, Denksch. d. Kais. Akad. d. Wissench. Mat.-naturw. CI. AVien, Voi. LVIII, pag. 871, tav. I, fig. 11-12. » )) Kieffer, 1891, Acarocécid. d. Lorrain., num. 97. » » Canestrini, 1893, AtL Soc. VeneL Trent. Scienze Natur., Serie II, Voi. I, pag. 114-116, tav. Ili, fig. 1; tav. XV, fic;'. 4 = Coredo nel Trentino, JMestrino nel Pado- vano, Lentini in Sicilia. » D Massalongo, 1893, Bull. Soc. Bot. Il, pag. 425, num. 28, per S. Verbenaca V, = Ferrara, dintorni di Firenze, in Sicilia jìresso Lentini. » » Trotter, 1897, Zoocecid. Mantov. [in Atti Soc. Natur. Mo- dena, Serie III, Voi. XIV, pag. 170], num. 48. Eriophyes salviae Nalepa, 1898, Eriophydae [in Das Tierreicli, Voi. IV, pag. 36], num. 114. ■» » De Stefani. 1898, Produz. PaL (per Salvia Verbenaca) = Sicilia. )) » Bezzi, 1899, Gecidiol. Trent, pag. 32, num. 111. » t» Pallavicini-Misciatelli, 1899, Nuov. Gontr. Acarocecidiol. Italie, num. 63 :^ Montecchio presso Roma. » » Baldrati, 1900, Nuov. Giorn. BoL It., Nuova Serie, Voi. VII, pag. 26, num. 36, per S. Verbenaca = Lavezsola. Quest'acaro infetta le foglie della Salvia, specialmente le radicali originaudovi delle bollosità irregolari a superfìcie bernoccoluta, elevaii- tesi su la pagina superiore delle foglie : dal lato inferiore, nelle cor- rispondenti cavità osservansi degli ammassi di tricomi biancastri, irre- golari fra i quali vivono gli acari, ammassi già conosciuti col nome Voi. LX. 17 240 A. CORTI. di Erineum Salviae. Secondo Baldrati si noterebbe anche un' ipertrofia dei tessuti. Raccolsi questo cecidio nei dintorni di Sondrio e presso Tresivio sulle- aride rupi del Calvario e poco sotto Boirolo a circa 1350 m. s. m. Saxifraga aizoides L. (= autunnalis L.). ACAUOCECIDIA. 78. JEriophyes KocJii Nalepa et F. Thomas. Phytopto Schlechtendal, 1891, Gallbild. deiitsch. (iefàsspfl., pag. 68, num. 689^ Phytoptus Kochi Nalepa e F. Thomas, 1894, Auzg. d. Kais. Akad. d. Wis- seiich. Matemat.-natanv. CI. "Wien, Voi. XXXI, pag. 38. » )) Nalepa, 1895, Denksch. d. Kais. Akad. d. AVissench. .Ma- tem.-natiirw. GÌ. AVien, Voi. LXII, pag. 031, tav. II, fig. 3, 4. Eriophyes Kochi Nalepa, 1898, Eriophydae [in Das Tierreich, Voi. IV, pag. 24, num. 70]. » » Pallavicini-Misciatelli, 1899, Acarocecidiol. italic, num. 68 =z Valle d'Anzola a 1800 m. s. m. Per azione di quest' acaro le parti Jiorali trasformansi in fillomi ver- dicci, carnosetti per ipertrofia dei tessuti, agglomerautisi all'estremità dei cauli, mentre i rari e corti tricomi che rivestono il fusto, specie verso la sommità aumentano per numero e per dimensioni. La pianta oltre al non fiorire assume un aspetto strano per gli ammassi verdicci delle parti infette all'estremità dei rami. In Val Malenco nella Valle della Ventina sotto al ghiacciaio omo- nimo scendente dal Picco delle Disgrazie, in estate. LE GALLE DELLA VALTELLINA. 247 Sempervivum tectorum L. MYCOCEGIDIA. 79. Mndophyllum sempervivi Lèv. Endoj)hyllum sempervivi Frank., Krankh. ti. Pflauz., II, pag. 207. » )) Kernel", 1895, ViL d. Piante, II, pag. 514, fig. 175. » » Saccardo, Syllog. fiing. Voi. VII, p. II, pag. 767. Il micelio di questo fimgo produce una notevolissima ipertrofia dei tessuti delle foglie basilari del sempervivo che si alkmgauo enorme- mente tanto da presentarsi alla misurazione come cresciute parecchie volte del normale: veramente la parte deformata delle foglie è solo la inferiore, l'unghia, la quale oltre all'allungarsi presenta un notevole ingrossamento e una mancanza quasi assoluta di clorofilla. Le foglie infette, dopoché il parassita ha compiuto il suo ciclo di vita finiscono col morire. Il micelio del parassita sverna nell'interno delle foglie alla cui su- perficie in primavera produce numerosissimi sporofori ripieni di minute spore rossastre. Sui luoghi soleggiati e aridi del Calvario a Tresivio. Sempervivum araclmoideum L. ]\IYGOGEGIDIA. 80. EndopTiyllum sempervivi Lèv. Come al num. 79. A Carnale sopra Montagna. 248 A. CORTI. Silene acaulis L. DIPTEROCECIDIA. 81. Perrisia alpina (F. Lw.). Già studiata per la Valtellina. V. Bezzi, 1. s. c, num. 18. — Al- l'alpe Forame sotto il Pizzo Scalino in Val Fontana, agosto. Sonclius arvensis L. DIPTEROCEGIDIA. 82. Cystijìhora Sonchi (F. Low.). Malpigli!, MDGLXXXVII, Anat. Plat., « De Gallis » , pag. 113, iìg. 20. Cecidomyia Sonchi Eremi, 1847, Monograph, d. Gallmùck., pag. 19, num. 13 (per S. oleraceus). » » Hieronymus, 1890, Beitrage ourop. Zoocecid., pag. 174, num. 558. » » Schlechtendal, 1891, Gallbild. deutsch. Gefàsspfl:, pag. 113, num. 1307. » » Kieffer, 1891, Diptérocécid. d. Lorrain., num. 169. » » Massalongo, 1893, Gali. n. Flora Italie, pag. 134, num. 97 (descr. nulla) = Presilo Tregnago nella prov. di Ve- rona. Per la descrizione V. pag. 134-135, num. 98, per Sonclius oleraceus. » )) Miclielelli, 1895, Bull. Soc. 15ol. II., pag. 76 = Fi- renze. » » Pallavicini-MiscialcUi, 1895, Bull. Soc. Bot. It., pag. 116, num. 18-19 = Monte Mario presso Fiume, Spiag- gia di Porto d'Anzio. LE GALLE DELLA VALTELLINA. 249 Ci/stiphora SoncM Kieffer, 1898, Synops. d. Gécidom. d. Eiirop., pag. 18. » )) Trotter, 1898, Zoocecid. Mantov. [in Atti Soc. Natur. xModena, Serie III, Voi. XVI, pag. 28], num. 46, per Sonchus oleraceus. » » Trotter, 1898, Zoocecid. Moden. e Regg. [in Atti Soc. Natur. Modena. Serie III, Voi. XVI, pag. 137], num. 65 per Sonchus oleraceus. )) » Gecconi, 1899, Gali. d. Vallombr. [Estratt. Malpighia, Voi, XIII], per Sonchus oleraceus. » )) Baldrati, 1900, Nuov. Giorn. Bot. Il, Nuova Serie, Voi. VII, pag. 65, num. 157. Sulle foglie tanto radicali che caulinari questo dittero origina un' iper- trofia dei tessuti, discoidale, rossastra o violacea, leggermente convessa per il sollevamento del mesofiUo. L'epidermide della faccia inferiore si mantiene distesa in modo da formare col sollevamento superiore la loggia ove vive la larva bianco-gialliccia, l'ostiolo è ipofillo. ■ Generalmente una foglia è infestata da numerose di queste galle, assumendo così tutte tinte violacee che persistono anche dopo l' esodo dei parassiti. I cecidi così conformati furono dall'illustre Thomas rassomigliati ad un timpano e perciò detti timpanocecidi. A Sondrio, a Ponte, a Tresivio comune nei colti. Spiraea Ulmaria L. DIPTEROCEGIDIA. 83. JPerrisia pustiilans (Riibs.). V. per la A'"altellina : Bezzi, 1. s. e; num. 19. — Lungo la Rogna presso il ponte della strada Pendolasco, — A Tresivio. 250 A. CORTI. 84. Perrisia Vlmariae (Br.), Cecidomyia Ulmaria Bremi, 1847, Monograph, d. Gallmiick., pag. 16, num. 6 (galla), pag. 52, num. 9 (gallozoo), tav. I, fig. 15. )) » Schlechtendal, 1891,Gallbild. deutsch. Gefàsspfl.,pag. 78, num. 830. » w Kieffer, 1891, Diptérocécid. d. Lorrain., num. 171. » )) Massalongo, 1897, Bull. Soc. Bot. It., pag. 141-142, per Spiraea Filipendula L. = Sui monti Lessini presso Casal di Sotto nei prati umidi (prov. di Verona). Perrisia Uhnariae Kieffer, 1898, Synops, d. Cécidom. d. Europ., pag. 14. )) )) Bezzi, 1899, Gecidiol. Trent., pag. 32, num. 115. » » Trotter, 1899, Entomocecid. italic. [Estratt. Riv. Pat. Veg., Voi. VII], pag. 27. » » Bezzi, 1900, Cecidora. e Dilterocecid. [Estratt. Rendic. Istit. Tiomb. Se. e Lett., Serie II, Voi. XXXII], num. 19 = Frequentissimo nei dintorni di Sondrio. » )) Baldrati, 1900, Nuov. Giorn. Bot. It., Nuova Serie, Voi. VII, pag. 63, num. 158, per Spiraea Filipendula = Chianno (Pisa). Galle uniloculari globoso-coniche formantisi sulla pagina inferiore delle foglie, del diametro di 2-3 mm., rossastre, rivestite da lunghi tricomi sericei, intrecciantisi, bianchicci: stilla pagina superiore in cor- rispondenza all'inserzione delle singole gallo trovasi una emergenza piccola, emisferica, glabra, con un rilievo all'apice. — Dall'ostiolo ipo- fiUo in estate esce l' insetto perfetto. Raccolsi queste galle, talvolta numerosissime su una sol foglia, lungo il torrente Rogna presso Tresivio e nelle vallette dell'AIbadina presso Montagna; avendo tentato di allevarne l'autore ne ebbi invece un pic- colo calcidide parassito bellamente colorato in azzurro. LE GALLE DELLA VALTELLINA. 251 Taxus baccata L. DIPTEROCEGIDIA. 85. Ferrista Taxi (luchb.). Cecidomyia Taxi IMik. 1885, Wien. Ent. ZeiL, IV, pag. 65, tav. I, fig. 1 (fide Bezzi). » » F. L5w., 1885-1886, Verhandl. Zool. Bot. (reseli. Wieu, Yol. XXXV, pag. 494 uud XXXVI, pag. lUO. » » Hieronymiis, 1890, Beitràge europ. Zoocecid., pag. 176, num. 565. Perrisia Taxi Kieffer, 1898, Syiiops. d. Gécidom. d. Europ., pag. 1.3. » » Bezzi, 1899, Gecidiol. Trent, pag. 31, num. 117. All'estremità dei giovani germogli origiiiausi delle galle subsferoidali ■del diametro di 12 a 15 mm., della forma d' un' infiorescenza di car- ciofo, costituite da tante foglioline raccorciate, allargate, dai tessuti ipertrofìzzati, scariose al margine, specie verso l'apice ; le esterne negli esemplari da me raccolti sono tutte molto più corte delle interne. Tal- volta un solo ramoscello ne porta due all'estremità, segno evidente di «uà ramificazione arrestata. Trovai questa galla, finora notata per l' Italia solamente nel Triestino, abbondante su alcuni massi presso l'Antognasco in Val Malenco. 252 A. CORTI. Teucrium ctiamaedrys L. ACAROGECIDIA. 86. JPhyllocoptes Teiicrii Nal. Hierouymus, 1890, Beitrage europ. 'Zoocecid., pag. 95-06, num. 251. Massalongo, 1891, Nuov. Giorn. Bot. It. Yol. XXIII, pag. 113- 114. Phyllocoptes Teucrii Nalepa, 1890. Auzg. d. Kais. Akad. d. Wissenchait Mat.-natunv. CI. Wien, Vol. XXVII, pag. 213 (descr. nulla). » » Sclilechtendal , 1891, Gallbild. deutsch. Gefiisspfl. ,. pag. 95, num. 1050. » » Kieffer, 1891, Acarocérocécid. d. Lorrain, num. 107. » ). Massalongo, 1891, Nuov. Giorn. Bot. It., Vol. XXIII, pag. -479, num. 21, con Phyllocoptes octocinctus Nal. )i )) Canesirini, 1892, Prospett. Acarof., Vol. V, pag. 688, tav. LIII, fig. 5 et idem. )) » Canestrini, 1893, Att. Soc. Ven. Trent., Serie II, Vol. I, pag. 16 3-1 64, tav. X, fig. 5 = Trentino e Ve- neta. » » Nalepa, 1898, Eriopliydae [in Pas Tierreicli. Vol. IV, pag. 56, num. 42]. )) » Bezzi, 1899, Cecidio!. Trent., pag. 33, num. 118. » » Cecconi, 1899, Gall. d. Vallombr. [Esti'att. Malpighia, Vol. XIII]. » » Pallavicini-Miscialelli, 1899, Acarocecidiol. italic, num. 70 = Roiate, Acuto e Paliano in prov. di Roma. LE GALLE DELLA VALTELLLNA, 253 Le foglie della querciola si mostrano talvolta bollose e decolorate lungo i margini rivoltati verso il basso. Le bollosità giallo dorate sono rivestite all'esterno da peli bianchi e dal lato inferiore, nella concavità formatasi si sviluppano numerosi tricomi grigi fra i quali vive il ceci- diozoo e il suo commensale V Aiùthocoptes (= Phylloco'ptes) octocinc- tus Nal. Questa galla già .nota ai vecchi naturalisti era stata attribuita ad un acaro ignoto e chiamato RevoUitoria Ghamaedrys. Presso Tresivio, specialmente nella regione sub-montana e abbastanza comune alla fine d'estate. Thymus serpillum L. ACAROGEGIDIA. 87. JElriopTiyes thoniasi Nal. Phytopto Kernel', 1895, Yit. d. Piani., Il, pag. 180. Phytoptus thomasi Xalepa, 1889, Sitzb. d. Kais. Akad. d. Wissench.-Ma- tem.-Naturw. GÌ. Wien, Voi, XGVIII, p. I, pag. 135, tav. VI, %. 1-3. » » Hieronymus, 1890, Beitràge europ. Zoococid., pag. 96, num. 253, per Thymus Ghamaedris Fr. » » Schlechtendal, 1891, Gallbild. deutsch. G-efàsspil., pag. 95, mmi. 1060. » )) Kieffer, 1891, Acarocéoid. d. Lorrain., niun. 111. )) )) Massalongo, 1891, Nuov. Giorn. Bot. It., Vol. XXIII, pag. 83-84. num. 2 e pag. 478, num. 20. » » Ganestrini. 1893, Att. Soc. Venet. Trent. Se. Natur. Se- rie II, Voi. I, pag. 93-94, tav. VI, fìg. 1, tav. I, %. 8 = Trentino e Veneto et idem. » » Ganestrini, 1892, Acarofaun. italic.. Vol. V, pag. 618- 619, tav. XLIX, fìg. 1; tav. XLIV, flg. 8. 254 A. CORTI. Phytoptm thomasi Pallavicini-Misciatelli, 181)1, Bull. Soc. 15ot. It., pag. 221, num. 29 = Genniynaya (Layo Mayyiore). ,) )) Pegiion, 1894, Riv. Pat. Veg. Vol. Ill, pag. 35. ). » Geccoui. 1897, Gall. d. Vallombr. [Estratt. Malpigliia, Vol. XI]. )) » Trotter, 1898, Zoocecid. Moden. e Regg, [iu Atti Soc. Natur. Modena, Serie III, Vol. XYI], num. 70. Eriophyes thomasi Nalepa. 1898. Eriophydae [iu Das Tierreicli, Vol. IV, pag. 37). num. 117. » » Bezzi, 1899, Gecidiol. Trent., pag. 34, num. 121. Le foglioline situale all'estremità dei rami e dei fusti per azione di quest'acaro diveolaiio più o meno ipertrofiche- e sessili, si coprono di tricomi biancastri e si mostrano cuculiato concave, embricandosi, per il non allungarsi degli internodi a formare dei corpi subsferici biancastri che fanno assumere alle pianticine un aspetto singolare e caratteristico. Oneste deformazioni sono abbastanza comuni specialmente nei luoghi montandi dintorno a Sondrio e a Tresivio. Tilia parvifolia Ehrh. AGAROCEGIDIA. 88. Eriophyes tiliae (Pgst.). Phytopto (Geratoneum extensum) Hieronymiis, 1890, Beilriige europ. Zoocecid., pag. 100, num. 268. Phytoptus tiliae Nalepa, 1890, Sitzb. d. Kais. Akad. d. Wissench. Mateui.- naturw. GÌ. AVien, Voi. XGIX, pag. 49, tav. II, fig. 1-2. « )) Canestrini, 1890, Alt. Soc. Venel. Trent. Se. Xatur.. Voi, XII, fase. 1, pag. 47 (dcscr. nulla) = Trentino. )i » Sclilcclitendal, 1891, Gallbild. deutsch. Gefasspfl., pag. 56, num. 529. LE GALLE DELLA VALTELLINA. 255 Phytoptas tiliae Kieffer, 1891, Acarocécid. d. LoiTaiu., num. 114, fig. 12. » » Massalongo, 1891, Niiov. Giorn. BoL It., Vol. XXIII, pag. 103, num. 47 = Valpantena e pag. 484, num. 37. » )) Canestrini, 1892, Prospett. Acarof. Italie, Voi. V, pag. 654- 655, tav. XXXXIV, fig. 2; tav. LUI, fig. 9; tav. LVII, fig. 8 et idem. M » Canestrini, 1893, Att. Soc. Venet. TrenL Se. Nat, Serie II, Voi. I, pag. 129-131, tav. I, fig. 2; tav. X-, fig. 9; tav. XI, fig. 8 -=. Valle di Non nel Trentino, Veneto, Avellino. )) )> Pallavicini-Misciatelli, 1824, Bull. Soc. BoL II, pag. 219- 220, num. 18 = Belluno, Albano-Laziale, Villa Ve- nosa. )) ' )) Peglion, 1894, Riv. Pat. Veg., Voi. Ili, pag. 37. » » Gecconi, 1897, Gali. d. A'allombi-. [Estratto Malpighia. Voi. XI]. )) » Trotter, 1898, Zoocecid. Moden. e llegg. [AtL Soc. Natur., .Modena, Serie III, Voi. XVI, pag. 138], num. 71. Eriophjes tiliae Nalepa, 1898, Eriophydae [in Das Tierreicli, Voi. IV, pag. 18], num. 20. )) » Bezzi, 1899, Gecidiol. TrenL, pag. 34, num. 122. » ). Baldrati. 1900, Xuuv. Giorn. BoL It., Nuova Serie, Voi. VII, pag. ^8, num. 43 ^=i Ferrara, Ravenna. Sulla pagina superiore delle foglie osservansi delle galle, spesso in gran numero, cheratiformi, rossastre, lunglie sino a 6-7 mm. e del diametro trasversale di 1-2 mm., attenuate e ricurve all'apice: sulla pagina inferiore trovasi i'osliolo chiuso da litti tricomi e contornato da un vallo scleroso. Questa deformazione era già nota come un Cerato- neum e precisamente col nome di C. externum. Trovasi, talvolta copiosissima su una sol foglia questa galla in Yaì Malenco presso i Cagnoletti, in Val del Bocco (Gastione) e in Val d'Ambria. 256 A. CORTI. DIPTEROCECIDIA. 89. Oligotrophus JEtéaiimurianus {Y\\ Low,). Reaumur, MDGGXXXVII, Mém. Hist. Insect., Vol. Ill, tav. XXXVIII, fig. 4-6. Cecidomyia Tiliacea Bremi, 1847, ^lonograph. d. Gallmi'ick., pag. 12-13, num. 1, lav. I, fig. 12. Hormomyia Réamuriana Hieronymus, 1890, Beitriige europ. Zoocecid., pag. 181, num. 578. « » Schlechtendal, 1891, Gallbild. deutsch. Gefasspfl., pag. 55, num. 521, per Tilia grandifolia Ehrh. » » Kieffer, 1891, Dipiérocécid. d. Lorrain., num. 188. » » Massalongo, 1893, (ìall. n. Flora Ilal, pag. 136- 137, num. 100, per Tilia grandifolia Ehrli. = Dintorni di Ferrara. » » Kerner, 1895, Vita d. piante, Vol. II, pag. 532, fig. 185. » )) Pallavicini-Misciatelli, 1895, Bull. Soc. Bot. It., pag. 116-117. num. 20 r= Montelanica nei Lepini, prov. di Roma. Oligotrophus Reaumur ian as Kieffer, 1898, Synops. d. Gécidom. d. Europ., pag. 23. Questo dittero dedicato al sommo R('aumur che primo ne osservava e liguFava la galla, origina sul tiglio cecidi complicati, talvolta nume- rosi, sulle foglie di cui interessano le due pagine. Sulla faccia inferiore si presentano come un rilievo emisferico, mentre più elevata sulla su- periore assumono forma conica. Alla sommità si presentano gialle e un solco delimita la parte essenziale, interna della galla, a forma di cono 0 di tappo, sporgente, da una parte esterna che serve quasi di rivestimento alla prima, foggiata quasi a bicchiere, o come dice Kerner, LE GALLE DELLA VALTELLINA. 257 a ovarolo. In aiitimno le due parti si separoiio, e la interna cade al suolo, secondo Kerner, espulsa dall'altra che si gonfia per avvizzire poi, mentre il nocciolo caduto compie lo sua metamorfosi. L'insetto esce a completo sviluppo in primavera per un ostiolo che la larva si prepara prima d' incrisalidare. — Il Kerner di Marilann nella sua Vite delle Piante (1. s. e.) descrive magistralmente questo cecidio nelle sue metamorfosi, illustrandolo anche in apposita tavola. In Val Malenco presso ai Cagnoletti. TJlmus campestris L. HEMIPTEROCECIDL\. 90. Schizoneura lanuginosa Hartg. Malpighi, MDGLXXXVII Anat. Plant. «De Gallis», pag. 114, fig. 13 k-m. Reaumur, MDGGXXXVII, xMém. Hist. lusect. , Voi. HI, tav. XXV, fig. 6-7. Schizoneura lanuginosa Passerini, 1869, Flora Afid. Ital. ; Bull. Soc. Eutom. Il, Voi. Ili, pag. 344. 1) » Macchiati, 1885, Bull. Soc. Eutom. It., Vol. XVI, pag. 69 := Cuneo. » » Hieronymus, 1890, Beitrage eui'op. Zoocecid., pag. 118, num. 361. » » Schlechtendal, 1891, Gallbild. deutsch. Gefàsspfl., pag. 43, num. 366. » )> Kieffer, 1891, Hémiptérocécid. d. Lorrain., num. 73. » » Massalougo, 1893, Gali. n. Flora Mie, pag. 64- ^'q, num. 29, tav. Vili, fig. 2; tav. X, fig. 1 = Prov. di Verona e Ferrara. » » Pallavicini-Misciatelli, 1894, Bull. Soc. Bot. Il, pag. 279, num. 17 = Frascati, Roma. » )) Peghon, 1894, Riv. PaL Veg., Voi. Ili, pag. 31. 258 A. CORTI. ScMzonewa lanuginùsa Trotter, 1898, Zoocecid. Mantov. [in Att. Soc. Xa- tur. Modena, Serie III, Vol. XYI, pag. 33], num. 63. )» » Trotter, 1898, Zoocecid. Moden. e Regg. [in Att. Soc. Natur. Modena, Serie III, Vol. XVI, pag. 139]. num. 72. » » Bezzi, 1899, Cecidio!. Trent., pag. 34, num. 126. » » Cecconi. 1899. Gall. d. Vallombr. [Estratt. Malpi- ghia. Vol. XIII]. » » Baldrati, 1900, Nuov. Giorn. Bot. It., Nuova Serie, Vol. VII, pag. 35, num. 72 = Capriolo (Brescia). Per impulso di questo insetto sulla pagina superiore delle foglie ori- giuansi galle di forma e dimensioni varie, di color verde pallido zonato di rosso, con pareti grosse, pubescenti. Talvolta si presentano di forma globosa, attenuata versò il punto d'attacco, quasi a somiglianza di pere, con pochi lobi grossi e non ben designati da solchi irregolari; altre volte invece sono di forma rotondeggiante, quasi di mela, con maggior numero di lobi meglio delimitati da solchi, pure irregolari, ma più profondi. L'osliolo è ipofillo e la foglia oltre presentare il picciuolo in- grossato è rivoltato per ipertrofìa dei tessuti in basso e si secca pre- stissimo non raggiungendo nemmeno il normale sviluppo. Anche il ramo presso il punto di inserzione del picciuolo della foglia infetta è note- volmente ipertrofizzato. — 1 cecidi possono raggiungere perfino i 7-8 cm. di diametro; ma ordinariamente sono di dimensioni più modeste, del diametro medio di 4 cm. Seccandosi assumono una tinta oscura color tabacco, diventando fragili, per modo che nella parete si aprono dei fori da cui escono le femmine alate vivipare del parassita. Queste galle tanto vistose restano sulle piante anche al cader delle foglie, cosicché in inverno gli olmi infetti da detto afide si scorgono anche da lontano e spesso a primavera allato ai fiori ed alle foglie novelle veggonsi ancora le galle dell'anno antecedente. Nelle vigne di Tresivio. LE GALLE DELLA VALTELLLNA. 259 91. Tetraneura alba Ratz. Tetraneura pallida Schleclitendal, 1891, (jallbild. deutsch. Gefàsspfl., pag. 42, num. 362. Tetraneura alba Hieronymus. 1890, Beitrag. eiirop. Zoocecid., pag. 119, num. 363. )) » Kieffer, 1891, Hómiptérocécid. d. Lorrain., nmn. 75. » » Massalongo, 1893, Gali. n. Flora italic, pag. 68-69, tav. Ili, fìg. 3-4 = A Scorgnan presso Tregnago in prov. di Verona. » » Kerner, 1895, Yit. d. Piante, II, fìg. 182. )) » Trotter, 1897, Zoocecid. Mantov. [in Atti Soc. Natm". Mo- dena, Serie III, Voi. XIV, pag. 166], num. 38. )) » Baldrati, 1900, Niiov. Giorn. BoL It., Nuova Serie, Voi. VII, pag. 35, num. 74 = Lavezzola. Lungo la nervatura mediana delle foglie, presso il picchiolo, que- st'afide origina delle galle sessili, subrotoiide, delle dimensioni di un cece 0 d' im' avellana, a pareti grosse ricoperte di peli verdastri. La nervatura mediana e anche il tessuto della lamina fogliare, nonché il picciuolo diventano fortemente ipertrofici e un po' scolorati. La foglia tutta, forse per qtiest' ipertrofia si piega a formare una concavità a guisa di culla sul cui fondo sta la galla. Presso Tresivio, in luglio non comune. 92. Tetraneura ulìni L. Reaumur, MDCCXXXVE, Mém. Hist. Insect., Tom. Ill, tav. XXV, fig. 4. Tetraneura ulmi Passerini, 1869, Flora Afid. Ital. : Bull. Soc. Entom. It., Vol. Ill, pag. 344. B )) Ferrari, 1872, AnnaU Museo Giv. Genova, Voi. IL pag. 83. 260 A. CORTI. Tetmneura ulmi Macchiati, 1883, Bull. Soc. Eiitom. It., Vol. XV, pag. 2GG =z Calabria. )i « Macchiati, 1885, Bull. Soc. Eutom. It., Vol. XVI, pag. 6!) = Cuneo. » » Hiei'onymus, 1890, Beitriig. europ. Zoocecid., pag. 118. num. 362. » » Schlechtendal, 1891, Gallbild. deutsch. Gefasspfl., pag. 43, num. 364. « )) Kieffer, 1891, Hémiptérocécid. d. Lorrain. , num. 71, fig. 6. » » Massaloiigo, 1893, Gall. n. Flora Italic, pag. 71-72, ■ num. 33, tav. VIII, fig. 3 = Dintorni di Verona e Ferrara. « )) Peglion. 1894, Riv. Pat. Veg., Vol. Ill, pag. 31. )) )) Pallavicini-Misciatelli, 1894, Bull. Soc. Bot. It., pag. 279, num. 19. » ). Kernel-, 1895, Vit. d. Piante, II, fig. 182. » » Gecconi, 1897, Gall. d. Vallumbr. [Estratt. Malpighia. Vol. XIJ. 1) " Trotter. 1897, Zoocecid. Mantov. [iu Att. Soc. Natur. Mo- dena, Serie III, Vol. XIV, pag. 166], num. 39. » ,) Trotter, 1898, Zoocecid. Moden. e Regg. [in Att. Soc. Na- tur. Modena, Serie III, Vol. XVI, pag. 139], num. 74. » )) Bezzi, 1899, Gecidiol. Trent., pag. 34, num. 127. » » Baldrati. 1900. Nuov. Giorn. Bot. It., Nuova Serie, Vol. VII. pag. 36, num. 76 = Lavezzola. Galle epifille, vescicolari, subgloboso o siibconiche, del diametro di circa 1 cm., attenuate presso l'inserzione, liscie, lucenti, verdastre, tal- volta con riflessi rossi. Coli' invecchiare seccano, e allora la foglia tul- t' attorno si presenta scolorata. L'ostiolo è ipolìUo, contornato da tricomi bianchi, che entrano nella cavità del cecidio nella parte attenuata. Gene- ralmente una foglia non porta ch(ì una sol galla. A maturila seccai. - dosi si rompono e dai fori n'esce il parassita. LE GALLE DELLA VALTELLINA. 261 Raccolsi presso Tresivio, in estate, questa galla che osservai oltre- modo comune nei dintorni di Pavia. Urtica dioica L. DIPTEROGEGIDL\. 93. Perrisia urticae (Perr.). Cecidomìjia urticae Eremi, 1847, Moiiogi'aph. d. (rallmilck., pa^'. lG-17, num. 7. » » Hieronymus, 1890, Beitràg. euro}). Zoocecid., pag. 184- 185, num. 588. » « Schlechtendal, 1891, Gallbild. deutsch. (lefiisspfl., pag. 42, num. 357. » 1' Kieffer. 1891. Diptérocécid. d. Lomiiii., num. 192. » )) Massalongo, 1893, Gali. n. Flora Italie, pag. 139-141, num. 103, tav. XXXVII, fig. 3-4 = Dintorni di Ve- rona; a S. Germano di Pinerolo in Piemonte; presso Ferrara. » » Trotter. 1897. Zoocecid. Alantov. [iu AtL Soc. Natur.. Modeua, Serie III. Voi. XIV, pag. 164], niun. 32. Perrisia urticae lueffer, 1898, Synops. d. Gécidomy. d. Europ., pag. 14. » )) Bezzi, 1899, Gecidiol. Trent., pag. 34-35, num. 128. » » Cecconi, 1899, tnall. d. Vallombr. [Estratt. Malpigliia, Voi. XIII]. » » ' Baldrati, 1900, Nuov. Giorn. Bot. It., Nuova Serie, Voi. VII, pag. 64, num. 162. Sulle varie parti delle foglie, ma specialmente all'origine delle ner- vature principali, sull' infiorescenza, e persino sul fusto, questo dittero origina galle sferoidali, uniloculari, della grossezza di un grano di pepe, bianche o con riflessi rosei, a pareti grosse ricoperte di peli. Quando Voi. XL. 18 262 A. CORTI. si sviluppano sul lembo fogliare sporgono d'ambo i lati, e l'ostiolo, subbilabiato, aprentesi di solito in settembre, trovasi al lato superiore. Spesso due o più cecidi si mostrano concrescenti, e talvolta infettate le foglioliue terminali di un ramo, queste non proseguono nel loro svi- luppo e con esse il ramo cessa d'allungarsi. 11 parassita uscente in autunno compie la sua metamorfosi nel terreno. Presso Tresivio, lungo le strade, non comune. Vaccinium Vitis Idaea L. MYGOCEGIDIA. 94. JExobasidium Vaccina Erik. Exobasidium Vaccinii Frank., Krank. d. Pfianz., IT, pag. 217, fig. 41-42. » » Briosi e Gavara, Funghi parassiti, fase. 11, num. 261. » I) Saccardo, Syllog. fiuig., Yol. A^I, pag. 664. Questo Imenomicete determina una forte iiJertrofia del fusto della Vite idea che si ingrossa assumendo una tinta rossastra, e delle foglie che si incurvano per l'ispessirsi dei tessuti, diventando pure rosseg- gianti, e formano una specie di coppa rovesciata, di cui la pagina in- feriore si ricopre di una spessa pruina biancastra data dall' imenio del fungo, il cui micelio si annida sotto l'epidermide. Comune nei luoghi montani da 800 a 1800 m. s. m. LE GALLE DELLA VALTELLINA. 263 Veronica Chamaedrys L. D1PTER0GECIDL\. 95. JPerrisia Veronicae (Vali.). Ceoidornijia Veronicae Eremi, 1847, Monograpli. d. (jallmuck., pag. 2G, num. 27 (galla), pag. 40, num. G (gallozdo) ; tav. II, fig, 28. » » Hieronymus, 1890, Beitràg. eiirop. Zoocecid., pag. 187, nmn. 593. )) )) Schlecliteiidal. 1891, Oallbild. deutsch. (iiifiissptl., pag. 91, num. 1005. » )) Kieffer, 1891, Diptéi'océcid. d. Lorraiii., num. l'.>5. )) )) Massalongo, 1893, G-all. n. Flora italic, pag. 142- 143, num. 108, tav. XX, fig. 5-6 = Comune- mente nella valle di Tregnago e presso Cdm- po fontana nella prov. di Verona; a Riva Val- dobbia e S. Germano di Pinerolo nel Piemonte. H )i Trotter, 1897, Zoocecid. Mantov. [in Att. Soc. Na- tur. Modena, Serie III, Voi. XIV, pag. 164], num. 33. Perrisia Veronicae Kielìer, 1899, Synops. d. Cécidom. d. Europ., pag. 14. )) ■ )) Baldrari, 1900, Nuov. Giorn. Bot. It., Nuova Serie, Voi, VII, pag. 64, num. 164 r= Capriolo (Brescia). Le ultime quattro foglie dei rami concorrono a formare questo ce- cidio. Le prime due più esterne si ispessiscono senza raggiungere la dimensione normale, diventano cticul lato-concave, assumono una tinta violacea e sono rivestite da lunghi ed abbondanti tricomi bianchi. Ade- rendo per i margini delimitano una cavità entro cui stanno le altre due fogliette di dimensioni molto inferiori alle prime, pure ricoperte 2G4 A. CORTI. di peli e tra queste le larve piccole di color bianco-sudicio. — 1 pa- rassiti escono a sviluppo completo. Luoghi ombrosi presso Tresivio ed a Valbona presso Boffetto. Verovica didyma Ten. DIPTEROGECIDIA. 90. Ferrista Veronicae (Vali.). Cecidi simili a qaelli descritti al num. 95. Substratum nuovo. Presso Tresivio. Raro. Vicia cracca L. DIPTEROGECIDIA. 97. Coìitarinia craccae Kieff. Per i dintorni di Sondrio. V. Bezzi, Rendicoìit. 1st. Lomb. Se. e Lett.y Serie II, Voi. XXXII, num. 20. Vitis vinifera L. DIPTEROGECIDIA. 9S. Perrisia oenophila (Haimli.). Malpiglii, MDCLXXXVIl, Aiiat. IMaut. « De (iallis » , pag. 125, %. 58. Cecidomyia oenophila Thomas, 188G, Eniomol. Naclu-icht. Berlin, Voi. XII, pag. 131 = Nel poggio detto del Paradiso presso Chiavenna a metà dell'agosto 1871. )i I Schleclitendal, 1891, Gallbild. deutsch. Gefasspfl., pag. 61, ninii. '\^'^\). LE GALLE DELLA VALTELLINA. 265 Cecidomyia oenophila Massalongo, 1892, Bull. Soc. Boi. It,, pag. 80-82. » » Massalongo, 1893, Gali. n. Fior. lialic, pag. 144- 146, num. HO, tav. XVIII, fig. 6-7, tav. XIX = Dintorni di Tregnago, a Marcenigo e Calavena nella prov. di Verona. » » Pallavicini-Miscialelli, 1895, Bull. Soc. BoL It., pag. 117-118, num. 23 = Casale Monferrato, Monte Verde presso Roma, Imola, Codevilla. » » Trottei', 1898, Zoocecid. Mantov. [in Att. Soc. Nat. Modena, Serie III, Voi. XVI, pag. 29], num. 49. Perrisia oenophila Kieffer, 1898, Synops. d. Gécidom. d. Europ., pag. 11. » )) De Stefani, 1898, Produz. Pat., pag. 38-39 = Sicilia. » » Baldrati, 1990, Nuov. Giorn. Bot. It., Nuova Serie, Voi. VII, pag. 65-66, num. 166 = Capriolo (Bre- scia), Bologna. Zea Mays L. MYCOCEGIDIA. 99. VsUlago Maydis (D. C). Ustilago Maydis Frank, Krank. d. Pflanz., II, pag. 110. » » Saccardo, Syllog. fung., Voi. VII, p. II, pag. 472. » » Briosi e Gavara, Fung. parass., fase. 1, num. 2. Questa Ustilagiuea attacca le parti aeree della pianta, più spesso le infiorescenze femminili aneoiya giovani, producendo delle voluminose formazioni o cancri lobati rotondeggianti, ripieni di spore rotonde, scure, ricoperte di fini aculei. Questi cancri se mangiati producono gravi di- sturbi nel bestiame. — Briosi e Gavara sulla fede di Brefeld riportano l'opinione che la infezione possa essere facilitata dall'uso di concime di bestiame cibatosi di foraggio infetto, in quanto le spore meglio ger-- minerebbero dopo essere passate pel canale digerente degli animali. 266 A. CORTI. Indice Alfabetico dei parassiti. Num, Acarus pseudogallarum Vallot. 15 Adelges Abietis L. 37 . » strobilobius Kalt. 38 Aecidium Aelatinum Alb. e Schw. 4 Andricus curvator Hart. 53 )i fecundatrix (Hart.) Mayr. 54 )i ostreus (Gir.) Mayr. 55 Anthocoptes odocinctus Nal. 86 Aphis atriplicis L. 14 » cerasi Fab. 49 )) Grataegi Kalt. 17 » gallarum Kalt. 7 )) Mahaleb Kock. 50 I) Oxiacanthae Koch. 17 Il Persicae Kalt. 51 I) prunicola Kalt. 52 Il rii^is L. 61 Asterolecanium Massalongianum A. Targ.-Tozz. 33 .dw/ao; Glechomae Hart. 29 Aylax Glechomae Forst. 29 Bhioriza termihalis (Fabr.) Mayr. 56 Ceridomyia Arlemisiae Bouché 5 )) bur sana Br. 28 Il Grataegi Winn. 18 Il Gaia H. Lw. 24 Il genisticola Fr. Low. 25 « Juniperina L. 31 Il oenophila Haiinh. 98 Il PA^^^MmaiisFr. Low. 35,36 Il rosaria G. Lw. 73 M Sonchi Fr. Low. 82 Num. Cecidomyia strobilina Br. 74 II T'oo^i Incbb. 85 11 terminalis H. Lav. 08 II Tiliacea Br. 89 II Ulmariae Br. 84 II urticae Perr. 93 II Veronicae Vali. 95,96 Cecidophies wwc^Ms Nal. 27 II tetanotrix Nal. 67,71 Gentorrhyncuspleurostigma Mrsh. 9, 10 Il sidcicollis Schonh. 9, 10, Il Chermes Abietis L. 37 Il strobilobius Kalt. 38 Contarinea craccae Kieff. 97 Cystiphora SoucJd (Fr. Low.) Kieff. 82 Cystopus Candidas (Pers.) Lew Dasyneura Grataegi (Winn.) Kieff. Il (/fl/ii (H. Lw.) Kieff. Il ge/iisiicola (Fr. Low.) Kieff. Il Phyteamatis (Fr. Low.) Kieff. Diastrophus Rubi Hart. Dichelomyia Grataegi (Winn.) Rubs, u genisticola (Fr. Low.) Riibs. Diplosis botularia Winntz. Il Lóioi Rùbs. Il Tremalae Winntz. Enphylbim sempervivi Lev. Eriophyes alpestris Nal. 12 18 24 36 65 18 25 23 48 79,80 60 LE GALLE DELLA VALTELLINA. 267 Num. Eriophyes artemisiae (Can.) Nal. 6 1) avellanae Nal. 15 Il betulae Nal. 8 i> brevitarsus (Fock.) Nal. 4 » coryligallarum (Targ. Tozz.) Nal. 15 » Grataegi (Can.) Nal. 16 )) diver sip unctatus Nal. 46 )> erineus Nal. 30 I» euaspis Nal. 34 » fratini Nal. 20 Il kochi Nal. e F. Thomas. 78 )) laevis Nal. 3 Il macrorrhynchus Nal. 1 11 nudus Nal. 27 Il salicis 67 » salviae Nal. 77 Il tetanolrix Nal. 66, 67, 71 I) thomasi Nal. 87 Il tiliae (Pgst.) Nal. 88 Il tristriatus Nal. 30 11 tristriatus var. erinea Nal. 30 Il trimcatus 66 Exoascas aureus (Pers.) Sadeb. ' 41 Exobasidmm Rhododendri Gram. 59 Il Vaccini Erik. 94 Grapliolitha Servilleana Dup. 76 Harmandia tremulae (Winntz.) Kieff. 48 Hormomyia luniperina (L.) Winn. 31 Il Poae (Bosc.) Kieff. 40 11 Réaumuriana Fr. Low. 89 Lasiophera pietà Meig. 64 11 Rubi Heeg. 64 Lonchaea lasiophthalma Macq. 19 Mayietiola Poae Bosc. Kieff. 40 My2us cerasi (Fab ) Pass. 49 » Mahaleb (B. d. F.) 50 11 ribis (L.) Pass. 61 Neuroterus fumipennis Hart. 57 1) lenticularis (Oliv.) Mayr. 58 Num. Nematus bellus Zadd. 72 Il gallarum Hartg. 75 Il ^flZZ«co/a(Redi) Westw. 69, 70 Il Vallisnieri Hart. 69, 70 Il viminalis (L.) Hg. 75 Oligotrophus bursarius (Br ) Riibs. 28 Il luniperinus (L.) Kieff. 31 Il Panteli Kieff. 32 11 Réaumurianus (Fr. Low.) Kieff. 89 Pemphigus affinis Kalt. 42 Il bursarius L. 43 Il nidificus Fr. Low. 21 11 populi Gourch. 44 11 spirothecae Pass. 45 Perrisia alpina (Fr. Low.) Kieff. 81 11 crataegi (Winn.) Kieff. 16, 18 Il f ramni (Kieff.) 23 11 galeobdolo litis (Winntz.) Kieff. 26 11 Gaia (H. Lw.) Kieff. 24 Il genisticola (Fr. Low.) Kieff. 25 Il oenophila (Haimh.) Kieff. 98 Il Phyteumatis (Fr. Low.) Kieff". 35, 30 11 pustulans (Riibs.) Kieff'. 83 Il Taxi (Inchb.) Kieff. 85 » terminalis (H. Lw.) Kieff. 08 Il Ulmariae (Br.) Kieff. 84 urticae (Perr.) Kieff. 93 Veronicae (Vali.) Kieff. 95, 96 47 80 80 47 CO 0 15 Phyllocoptes papali Nal. Il octocinctus Nal. Il Teucrii Nal. Phytocoptes populinus Nal. Phytoptus alpestris Nal. 11 artemisiae Gan. 11 avellanae Nal. Il betulae Nal. » brevitarsus Fockeu. Il coryligallarum Targ.- Tozz. 15 268 A. CORTI. Num. Phytoptus crataegi Can. 16 )) diversipunctattis Nal. 46 I) erineus Nal. 30 11 fraxini (Karp.) Nal. 20 H kochi Nal. e F. Thomas. 78 » laevis Nal. 3 I) macrorrhyncus Nal. 1 I) nudus Nal. 27 I) pseudogallarum Targ.- Tozz.' 15 » salviae Nal. 77 I) -tetanotrix Nal. 67 » Thomasi Nal. 87 I) tiliae (Pgst.) Nal. 88 » tristriatus Nal. 30 » tristriatus var. erinea Nal. 30 Num. Phytoptus tristriatus erineus Nal. 30 Psyllopsis fraxini (L.) Fr. Low. 22 Rhodites A/ay ri Hartg. 62 » ^osae (L.) Hartg. 63 Ehopalomyia artemisiae (Bouché) Kieff. 5 Schizoneura lanuginosa Hartg. 90 Taphrina alni incanae Kiinli. 2 I) amentorum (Sadeb.) Br. e Gav. 2 » aurea Pers. 41 Tebraneura alba Ratz. 91 » pallida Curt. 91 I) w/mi 92 ^ref/o candidi's Pers. 12 Ustilago Maydis D. C. 99 APPUNTI DI MINERALOGIA ITALIANA. CALCITE DI PKADALUNGA (Val Seriana). per Ettore Artini. Quantimqiie numerosissime siano le località lombarde in cui si può trovare calcite cristallizzata, mancano ancora quasi intieramente le in- dagini dirette a determinarne le forme in maniera precisa. È un fatto questo non raro per tal minerale, il quale, per essere troppo comune, •è trascurato dai cristallografi ; o forma oggetto di studio a qualche specialista^ del quale sembra essere unico scopo arricchire di forme poco sicure e a simboli complicati il già troppo lungo elenco di forme sem- plici conosciute. Durante le mie escursioni nelle valli lombarde procurai pertanto di raccogliere materiale adatto ad uno studio accurato; oggi comincio ad esporre le mie osservazioni riguardanti i cristalli di una sola località : Pradalunga, nella bassa Val Seriana. Qui, entro al calcare silicifero grigio che viene scavato per farne coti^ e che appartiene geologica- mente al lias inferiore, si trovano frequentemente piccole geodine e litoclasi tappezzate di cristalli, biancastri, di dimensioni varianti da pochi millimetri a qualche centimetro, e spesso, particolarmente i pic- coli, abbastanza ben formati e ricchi di facce. 270 E. ARTIXI. Le forme da me osservate sono le seguenti; 11001^ 13111, 1110', (3311, 1552), '{335}, { 702) , { 5^ }, [ 735 1, per lo più tutte riunite sullo stesso cristallo (fig, 1), Nessuna di tali forme è nuova per il minerale. La {100) è, come frequentemente accade nella calcile, poco sviluppata, ma con facce perfette e distintamente misurabili; {-311} ha sviluppo vario, talora notevole, e facce discretamente piane; {110) si presenta con facce pic- cole e fortemente striate o solcate se- condo [001]; piccole, ma brillanti e perfette le facciuzze di {331) e (552); ampie invece e smosse, ondulate e in ogni maniera distorte sono quelle di (335), onde è raro il caso che possano essere misurate. Lo scalenoedro (702) è una delle forme più sviluppate e caratteristiche; ha facce sempre striate o anche solcate secondo [ 010 ]. In questa zona quindi le immagini sono spesso multiple, e, specie nei cristalli meno perfetti, facile sarebbe trovare un considerevole numero di simboli rispondenti alle varie immagini; ma fissando i [)iù piccoli e bei cri- stalli, e con la determinazione della zona [ 277 | tra le facce di que- sto scalenoedro e quelle di (735), ò agevole persuadersi , che vera- mente { 702 ) è il simbolo di questa forma, e il limite cui tendono le sue vicinali nei casi di meno perfetto sviluppo. Anche le facce di (5lB) sono piullosio imperfette, non però striate, bensì smosse e ondulate ; una sola volta ne trovai una faccia perfet- tamente piana e misurabile. È perù sempre facile verificare che tra CALCITE DI PRAD ALUNGA. 271 due sue facce adiacenti per imo spigolo laterale sta in zona la faccia del romboedro diretto {SII}. Nitidissime, benché assai più ristrette, sono al contrario le faccet- tine di {735j. Oltre a queste forme, di sicura determinazione, sono dà ricordarsi facce di scalenoedri {MOì, che frequentemente si trovano fra |100| e {HO}, per lo più ristrette e fortemente striate secondo l'asse della zona, [001]. Le misure, abbastanza costanti per le diverse facce omo- loghe di uno stesso cristallo, variano fortemente nei diversi cristalli. Ritengo come probabili i due simboli {720} e [610}, determinati ognuno su due facce abbastanza buone in due distinti cristalli. Anche questi simboli sono di forme già note nella calcite. Finalmente, tra due facce adiacenti per uno spigolo ottuso dello sca- ìenoedro {702}, quasi come una troncatura di questo spigolo, ma non perfettamente in zona, si osserva frequentemente una sottil faccia lineare di romboedro diretto, il quale avrebbe un simbolo, approssimativo, {STI}, mentre {711} sarebbe quello spettante al romboedro che vera mente troncasse lo spigolo tra le anzidette due facce di scalenoedro. Oltre ai cristalli semplici sono pure abbastanza frequenti i ge- minati, e precisamente secondo la legge più comune nella cal- cite: piano di geminazione ima faccia del romboedro {110}. 11 tipo più comune di questi ge- minati è rappresentato dalla fi- gura 2, nella quale si può rile- vare come lo sviluppo delle di- verse facce di una stessa forma sia alquanto irregolare, ma spe- cularmente simmetrico nei due individui rispetto al piano di gemina- 979 E. .\RT1XI. zione, che funge auclie da piano di contatto ; come pure in ognuno ài essi rispetto al piano di simmetria comune ad entrambi e normale al piano di geminazione. Le misure prese sui cristalli, semplici e geminati, si troveranno nella seguente tabella, poste a riscontro coi rispettivi valori calcolati in fun- zione del valore comunemente accettato dagli autori per l'angolo tra due facce del romboedro fondamentale: (100).(010)=74".55'. Spigoli Limiti Angoli trovali 1. Angoli misurati n. delle osservazioni medie calcolati- (100) . (010) 5 74.49 — 74.55 74.52 74.55 (100) . (Oli) 5 70.55 — 70.57 70.56 70.52 (100) . (110) 7 37.23 — 37.31 37.27 37.27 V» (SII) . (100) 5 31. 2 — 31.29 31.14 ^u.lo (311) . (110) — 64. 9 64.14 (311) . (113) — 114. 9 114.10 (HO) . (101) — 44.45 45. 3 (331) . (110) 12. 1 — 12.18 12. 6 12. 1 '1, (331) . (313) — 65. 5 64.53 V2 (552) . (110) 14.25 — 14.57 14.40 14.33 (552) . (525) — 68.29 68.55 Vj (335) . (110) — 56.5() 56.31 V2 (702) . (100) 15.25 — 16.23 16. 1 16.36 (5I3) . (53l) — 27.58 27.31 (5Ta) . (100) — 38.12 39.16 (513) . (110) — 63 56 64.37 (513) . (311) — 15.22 14.59 CALCITE DI PRADALUNGA. 273 Spigoli misurati n'. Limiti delle osservazioni Angoli trovati medie Angoli calcolati (785) . (875) 2 38.58 — 34.25 84.11 84.20 (785) . (100) — 38. 8 38. 9 V2 (735) . (HO) — 40.12 40. 9 (753). (110) — 71.41 71.49 (735) . (311) 39.39 — 40.00 89.50 39.55 (735) . (331) 30.17 29.53 (8X1) . (100) 3 11. 3 — 11.42 11.21 11.20 (720) . (100) 2 14.53 — 14.55 14.54 14.24 (6'10) . (110) 2 28. 8 — 28.45 28.26 28.41 (100) . (100) 1 — 88.41 38.16 (811). (311) 1 — 24. 4 24. 4 (010) . (010) 2 105.00 — 105. 5 105. 2 V2 105. 5 Come appendice a questa descrizione della calcite di Pradalnnga stimo non inutile accennare qui brevemente ad alcuni cristalli dello stesso mi- nerale che mi furono regalati dal gentile collega prof. F. Salmojraghi, e da lui raccolti pure in Val Soriana, precisamente tra Nembro e Al- bino, in geodine entro un calcare liasico di color grigio chiaro, dove sono accompagnati da romboedrini imperfetti e selliformi di dolomite. Le forme osservate sono le seguenti : 12IIJ, ;110!, 133IÌ, {2011, 1320), riunite nella combinazione rappresentata dalla fig. 3. Il prisma {211} è la forma più sviluppata: ma le sue facce sono ondulate e curve, e mal si prestano a misure goniométriche ; il sim- bolo ne fu determinato per le zone. Striate fortemente secondo [ COI ] 274 E. ARTINI. CALCITE DI PRADALUNGA. sono le facce di {llOj; piane e brillanti, talora anche piuttosto am pie, sono quelle del romboedro {331}, che, come abbiano veduto più addietro, è co- mune anche ai cristalli di Pradaluuga. Lo scalenoedro { 20T } ha pure facce assai per- fette, piane e splendenti, benché alcun poco striate, come frequentemente accade, se- condo [010]. Poco ampie, e così forte- mente striate secondo [ 001 ] da non poter essere misurate con precisione, sono le facce di {320}; il simbolo ne fu determinato dalle due zone [ 001 ] . [ 233 ] verificate al goniometro. Ecco gli angoli misurali Spigoli n Limiti Angoli trovati Angoli misurati delle osservazioni medie calcolati (HO) . (381) 4 11.52 — 12.10 11.59 o . ! 12. 1 V2 (331) . (133) 8 64.16 — 64.38 64.27 64.53 '/2 (201) . (210) 4 35.33 — 35.45 35.37 35.36 (201) . (021) 3 75.23 — 75.30 75.27 75.22 ' (201) . (102) 2 133. 3 - 133.11 133. 7 132.59 ' (201) . (331) 2 44.10 — 44.20 44.15 44. 6 Seduta del 3 marzo 1901. ORDINE DEL GIORNO 1." Comunicazioni della Presidenza. 2.^ Presentazione di nuovi soci. 3.<* Su alcuni fossili del trias medio della Lombardia occidentale. — Comunicazione del socio prof. E. Mariani. 4." Nota sulla Gentaurea flosciilosa Balbis. — Comunicazione del socio doti. E. Mussa. 5." Anomalia in una Testuggine (Ginixys belliana) del Sudan orien- tale. — Comunicazione del socio prof. E. Sordelli. Il Vicepresidente, dopo aver notificato ai soci presenti che il Presi- dente non può intervenire alla seduta, dichiara questa aperta e si dà tosto lettura del verbale che viene approvato. Non potendo aver luogo la Comunicazione del socio prof. Mariani che è indisposto, il Presidente invita il socio prof. Sordelli a riferire sulla Nota di Botanica presentata dal nuovo socio dott. Mussa intorno alla Centaurea flosciUosa Balbis ed il professore espone in brevi termini quale siano l'oggetto e l'importanza della Nota stessa; dopo di che fa la propria annunziata comunicazione: Sull'anomalia di una Testug- gine del Sudan orientale. Terminate le Comunicazioni, che saranno pubblicate nel prossimo fascicolo, il Segretario dà notizia ai soci di due circolari pervenute alla Segreteria l'una per il prossimo convegno degli Zoologi Italiani in Napoli (9 aprile) e l'altra per il Congresso Zoologico Internazionale che avrà luosfo a Berlino nell'agosto venturo. 276 SEDUTA DEL ?> MARZO 1901. L'assemblea delibera in proposito che se qualcuno dei soci si recherà all'una od all'altra delle dette riunioni scieutilìche riceverà dalla Società l'incarico di rappresentarla. Infine il Vicepresidente invita i presenti a votare per la nomina a socio effettivo del prof. G. Mazzarelli che l'assemblea accetta ad unani- mità e viene levata la seduta. Letto ed approvato. Jl l'Ice F reside jile FRANCESCO SALMOJRAGHl. Il Segretario Giacinto Martorelli. Seduta del 24 marzo 1901. ORDINE DEL GIORNO 1." Comuìiìcazioni della Presidenza. 2." Su alcuni fossili del trias medio della Lombardia occidentale. — Comunicazione del socio prof. E. Mariani. 3.° Cenno sul pliocene dei dintorni di Lacedonia. — Comunica- zione del socio prof. 1. Chelussi. 4.** Due nuovi casi di ibridismo negli Uccelli. — Comunicazione del socio prof. &. Martorelli. Aperta la seduta colla lettura del verbale, che viene approvato, il Presidente prende la parola per mandare uu saluto alla memoria del- l'egregio cittadino avv. T. Coltini, il quale quantunque non cultore delle scienze naturali pure dimostrò per esse il suo grande interesse col be- neficare morendo anche la Istituzione del Museo, provvedendo generosa- mente al futuro completamento dell'edifizio ed all'incremento della sua vita scientifica. Conclude mostrando quanto sia bello e lodevole questo esempio dato da un privato, che volle in questo modo additare alla cit- tadinanza di quali e quante cure sia meritevole il Museo stesso. L'assemblea plaude alle nobili parole del Presidente e ad esso si associa nell'elogiare l'opera del Cottini ed accoglie ad unanimità la pro- posta del socio Celoria che la Presidenza ne faccia oggetto di un ordine del giorno da rendersi di pubblica notizia col mezzo della stampa. Voi. XL. 19 278 SEDUTA DEL 24 MARZO 1901. HaaDo luogo quindi le annunziate Comunicazioni, eccetto quella del se- gretario prof. Martorelli che si delibera di rimandare ad altra seduta per dare agio ai soci d'intervenire alla Conferenza del prof. Sergi nel Museo stesso. Letto ed approvato. Jl Presidente EDOARDO PORRO. Il Segretario Giacinto Martorelli. Seduta del 28 aprile 1901. ORDINE DEL GIORNO.' 1." Comunicazioni della Presidensa. 2.° Due nuovi casi di ibridismo negli Uccelli. — Comunicasione del socio prof. G. Martorelli. 3.° Aracnidi d'Almora. — Comunicasione della doti. Zina Leardi in Airaghi. A.° Calcile di Pradalunga in Val Seriana. — Comunicazione del socio prof. E. Artini. Letto ed approvato il verbale della precedente seduta, il Vicepresi- dente, in luogo del Presidente, che annuncia di non poter intervenire, dichiara aperta la seduta e la comincia comunicando all'assemblea una lettera colla quale la vedova del compianto e benemerito avv. Cottiui ringrazia la Società per l'omaggio da essa reso alla memoria del perduto consorte. S'intrattiene quindi commemorando, con brevi, ma acconcie pa- role, il chiariss. prof. Panzer! della cui recente perdita la Società è molto dolente pei suoi eminenti meriti di cittadino e di scienziato. Seguono quindi le annunziate Comunicazioni nell'ordine esposto nel- l'invito, od è infine accolta ad unanimità di voti la elezione del nuovo socio sig. Alfredo Corti, dopodiché viene tolta la seduta. Letto ed approvato. Il Vice Presidente FRANCESCO SALMOJRAGHL Il Segretario Giacinto Martorelli. ALCUNE OSSERVAZIONI SULLA MEMORIA DEL DOTT. SGHNARRENBERGER UEBER. die KREIDEFORMATION der MONTE IX OCRE-KETTE IN BEN AQUILANER ABRUZZEN. Nota del socio Dott. Italo Chelussi. (Presentata alla seduta del 21 novembre lOOL) Nel luglio scorso il dott. Cari Schnarrenberger, assistente all'Istituto geologico e mineralogico di Friburgo i. Br. pubblicò ^ una memoria sulla formazione cretacea del Colle Pagliare e dintorni nell'Abruzzo aquilano; formazione già da me scoperta nel ISOG^ e che il prof. Pa- rona dell'Università di Torino cominciò ad illustrare con due note pre- ventive ^ nel 1897 e nel 1899, proponendosi in seguito di studiare questo importante giacimento nei suoi rapporti stratigrafici. Poiché nella citala memoria del dott. Schnarrenberger io sono non di rado citato quale ricei^catore di fossili di quella località, specialmente ^ In Berichte der Naturforschenden GesellscliafL zu Freiburg i. Br. Band XI, Heft 3, § 177-215. Jdi 1901. 2 Ghelussi I., Brevi cenni sulla costruzione geologica di alcune località dell'Abruzzo aquilano. Firenze, 1897. 3 Parona C. F., Comunicazioni sulla fauna del cretaceo di Colle Pagliare presso Aquila. (Boll. Soc. (leol. Ital. XVI, fase. I, 1897.) — Osservazioni sulla fauna e sull'età del calcare presso Colle Pagliare nell'Abruzzo aquilano. (Rend. R. Acc. delle Scienze di Torino, Voi. XXXIV, 1899.) Voi. XL. on 282 I. CHELUSSI. per le differenze tra la fauna da lui raccolta e quella in più volte da me inviata al prof. Paroua, mi permetta il chiarissimo A. di esporre in questa nota alcuni dubbi ed alcune osservazioni sui risultati che egli ha ottenuto dai suoi studi su quel giacimento, confortato in ciò, più che altro dalla pratica che in un lungo periodo di anni ho fatto di buona parte dell'Appennino aquilano, E prima di tutto non mi sembra esalto il nome di Macigno nò la posizione geologica (altertertiar) che egli attribuisco alle arenarie ed alle sabbie di Bagno e dintorni. I toscani da Dante in poi : Ma quell'ingrato popolo maligno Che discese da Fiesole ab antiquo E tiene ancor del masso e del macigno dettero il nome di macigìio all'arenaria di Fiesole, la quale per i ca- ratteri macroscopici, per i rapporti stratigrafici e per la molto maggior resistenza alle intemperie, come lo dimostrano gli antichi palazzi di Firenze, è molto diversa dalle arenarie di Bagno ed in generale da quasi tutte quelle dell'Abruzzo aquilano. Essa fu dapprima ritenuta cre- tacea dal Savi, Cocchi, Meneghini, De Stefani e Lotti, finché in seguito fu dal prof. Trabucco riferita, l'arenaria macigno, all'eocene inferiore e l'arenaria pietra forte al cretaceo superiore. ' Invece le arenarie dell'Aquilano e per conseguenza anche quelle di Bagno e di Lucoli fu- rono ritenute prima da me (I, e), poi dai sigg. De Stefani e Nelli ^ appartenere al miocene medio come quelle di monte di Mezzo e di Pizzo di Sevo, dall'ing. Moderni^ attribuiti all'eocene, e come quelle di Anagni, Ferentino, Fresinone, ecc. Inoltre le arenarie mioceniche sono 1 Vedere in proposito lloll. Soc. Geol. il. Voi. XI\\ 1895. 2 De Stkf.us'i e Nelli, Fossili miocenici dell Appennino aquilano. (Rend. Acc. Lincei. Voi. Vili, fase. 2.\ 1899.) ^ Moderni P., Osservazioni geologiche fatte al confine dell'Abruzzo tera- mano con la provincia di Ascoli nell'anno 189G. (Boll. Pi. Com. Geol. italiano. Voi. XXIX, 1898, pag. 87.) NUOVE OSSERVAZIONI SULLA MEMOmA, 3CC. 283 frequentissime ueirAppeiiiiino centrale e meridionale, come quelle a pecteii nell'Umbria studiate dal Verri e dal De Augelis, quelle delle località Uomo morto presso Baselice in provincia di Benevento studiate dal Patroni 1 che le riferì all'elveziano; uè per ora sembra essersi rinve- nute in questa regione arenarie eoceniche, eccettuato quelle di Rocchetta S. Antonio in provincia di Avellino che il Deecke - ritenne come la for- mazione più giovane di tutto il terziario antico. Ma rimanendo nella regione aquilana, cito alcune località dov'è evi- dente la miocenicità delle arenarie in parola. 1." Del paese di Rojo piano, distante pochi chilometri da Bagno e dal Colle Pagliare, risalendo a S. verso Lucoli si trovano dapprima le arenarie, identiche alle precedenti, che costituiscono il fondo della valle 0 piano di Rojo; dopo queste s'incontra il calcare bruno bardi- gliaceo analogo a quello del monte Luco e quindi il calcare cretaceo che forma la Costa Grande; risalendo invece a N. verso il Santuario della Madonna di Rojo, si trovano, dopo le arenarie, le marne scialbe indurite del langhiano e quindi il calcare bianco compatto cretaceo che forma verosimilmente l'ossatura del monte Luco. 2.° Scendendo alla stazione ferroviaria di Sassa e percorrendo per alcuni chilometri la via provinciale che conduce a Tornimparte, si no- tano dovunque alternanze continue di arenarie, talora ben stratificate, di marne langhiane e di calcare bardigliaceo, per esompio prima di giungere all'Osteria della Palombella, sotto il paese di Piò la Costa, a S. Nicola, ecc. ; la concomitanza delle arenarie con le marno lan- ghiane e col calcare bardigliaceo pure del miocene medio non lascia nessun dubbio sulla posizione geologica delle medesime. • 3." Ad E. del paese di Bagno, cioè alla Civita, a Valle d'Ocre e fino al braccio per S. Panfilo, le arenarie e le sabbie, continuazione 1 Patroni C, Fossili miocenici di Baselice. (Atti R. Acc. di Napoli. Voi. V, Serie II, N. 12, 1893.) 2 Deecke W., Der Monte VaUur. Stuttgart, 1891. (Neues Jahrbucli f. Min. Geol. § 57G-577.) 284 I. cnELUssi. evidente di quelle
  • subplana d'Arch. ■n garganica Tellini. « vanolaria (ì) Son. a meno che non si voglia ritenere eocenica la formazione che, a N. della catena del monte d'Ocre, forma il marmo rosso a ciottoletti bian- chi di Genzano presso Sassa, il quale presenta i seguenti fossili deter- minatimi dalla gentilezza del dott. Prever di Torino: Orbitoides nummulilka Gùmbel. •1 mdltijdicata id. stella id. ■^ dilatata id. Nummidites Boucheri De La Harpe. Anche sulla sinistra dell' A terno a S. Stefano presso Piz^oli si tro- vano calcari quasi tutti formati, salvo poche globigerine, da Orbitoides, delle quali le più frequenti sembrano la 0. multiidicata e la 0. di- latata; mentre a Pizzoli si hanno calcari a globigerine, operculine 1 Fasciam S., Cenni di alcune roccie fossilifere nei terreni di Sulmona. Tipografia deU" Opinione, Roma, 1S80. 286 ]. CHELUSSI. e nummulitij le quali ultime, pare, secondo il doti. Prever, si scostino alquanto per i caratteri interni dalla TV. opercidiniformis e si avvi- cinino alla N. murcìmoìil per avere le camere a volta abbastanza larga, setti e lamine spesse, a passo rapidamente crescente sin dall'ini- zio della spira, e camera centrale piccola. Mentre per ora non mi sembra probabile la presenza del terziario antico nella catena del monte d'Ocre, esiste invece un piccolo lembo di miocene medio, con l'aspetto del calcare bianco, poroso, stratificato, simile a quello tipico del Poggio Picenze, alle Quartora presso il la- ghetto di Valle Fredda all'altezza di circa 1700 metri, analogo anche a quello di Fiocca di Cambio — indicato prima dal prof. Taramelli — e a quello delle falde orientali del monte Rotondo, ecc. 11 così detto verde di Aquila di cui ho potuto osservare diversi campioni, sebbene non mi sia mai riuscito trovarlo in posto, quantunque mi sia stato assi- curato che esiste alla Costa grande, presentasi formato esclusivamente da globigerine ripiene di una sostanza verdastra, forse glaucoma; senza assicurarlo positivamente mi sembra poter essere riferito anch'esso al miocene medio. Allo stato attuale delle cognizioni geologiche che si hanno sull'Abruzzo aquilano, mi sembra di dubbia utilità un confronto tra le formazioni del gruppo del monte d' Ocre e quello della regione del Gran Sasso ed in generale della sponda sinistra del fiume Aterno. Infatti mentre quivi appariscono, oltre i diversi piani geologici del Gran Sasso, ^ il lias superiore a Fonte Grossa, al monte di Pettino, a S. Stefano di Ses- sanio, il titonico con Ellipsacliiiia eUipsoidea Steiamanni prosso Ca- laselo e i calcari compatti verdicci glauconiferi del monte S. Franco, d'indeterminata posizione stratigrafica, nella catena del monte d'Ocre non si ò trovato per ora che il cretaceo e il miocene medio, fatta ec- cezione della lumachella di Fonte Brenna e di Regione Trio a N. 0. ' C.\N.vvA.Ri 0 Bald.mxi, //fl regione centrale del Gran Sasso. (Boll. Com. Gool. it. Serie 11, Vul. V, N. 11-12.) NUOVE OSSERVAZIONI SULLA MEMOIUA, ECC. 287 dello stesso monte; lumachella che il Levi ^ dallo studio dei fossili ri- ferì al titoiiiano ; a meno che non si voglia tener conto dell' osserva- zione dell'Amary ^ che attribuì al giiirese i marmi gialli e rossi di Liicoli e di Gasa Maina, che sembrano sottostare alla formazione cre- tacea del monte d'Ocre. La direzione ed inclinazione degli strati che l'A. attribuisce nei due profili intercalati nella Memoria al calcare del colle Cerasetti e delle Quartora concorderebbero sufficientemente con quelle date dal De Giorgi; ^ ma non concorderebbero affatto con quello che io osservai '' per la re- gione a S. della catena del monte d'Ocre, di cui fanno parte i monti di Serralunga, Rotondo, di pizzo Gefalone, di Cagno ecc. Le differenze si potrebbero forse spiegare con la presenza di faglie e rigetti a cui accenna in qualche punto l'A. ; ma non è da escludersi del tutto che si tratti invece di pieghe sinclinali più o meno accentuate, come a me sembrano quella di Rocca di Mezzo, del piano di Ovindoli e del piano di Rojo tra la Gesta grande e la piccola catena di Rojo, percorso con tutta probabilità da un antico ghiacciaio; anche la disposizione delle assise cretacee, data dal De Giorgi per il monte Luco, mi lascia al- quanto dubbioso per la presenza di strati verticalmente raddrizzati in alcuni punti a N. 0. delle sue falde. Io credo poi che non si possa in- terpretare esattamente la costituzione interna di questo gruppo dell'Ap- pennino, né dedurne il vero motivo tectonico, se non si esamina mi- nuziosamente tutta la regione limitata dall'Aterno e dal torrente Rojo da una parte, dai monti a S. di Lucoli e di Gasa Maina e dai piani ^ Levi G., Gasteropodi giurassici dei dintorni di Aquila, (Boll, Soc. Geol. it. Vol. XV, 189G, pag. 314 e seg.) 2 Amary a., Storia naturale inorganica della provincia teramana. Aquila, 1854.) 3 IJk Giorgi, Appunti geologici da Pescara ad Aquila. (Doli. Com. Geol. it. 1878.) ■5 Chelussi, Fenomeni carsici e glaciali nelV Abruzzo aquilano. (Atti Soc. It. di Scienze naturali. Voi. XL, fase. 2-3, 1901.) 288 I- CHELUSSI. (li Campo Felice o di Pezza dall'altra ; il che non è cosa troppo facile uè troppo breve, data la esteiizioue grande della regione, l' asprezza delle montagne e la nessuna comodità che offrono quei luoghi, E vengo a quanto più direttamente mi riguarda, cioè alle differenza che esistono tra la fauna dell'A. e quella da me raccolta; differenze spiegabilissime per il campo molto più vasto da me esploralo o fatto esplorare e dal tempo molto maggiore che io vi ho impiegato. Non è quistione di altra località fossilifera (Nest) collocata più in alto e quindi più giovane, che io non avrei nessun interesse a tener celata. Facendo appello alla mia memoria, ricordo di aver trovato al monte Luco pressa il casino Palitti, negli scassi fattivi anni sono, il calcare, bianco, cre- taceo, durissimo in cui vi sono bellissimi esemplari di rudiste perfet- tamente conservate, benché diffìcilmente isolabili dalla roccia; tre o quattro campioni di questo calcare, fatti appositamente segare, furono inviati, non ricordo bene o al prof. De Stefani o al prof. Parona. Nei dintorni di Lucoli alto trovai pure una lumachella compattissima for- mata completamente da acteoiielle, di cui un pezzo ne lisciai come campione di marmo ornamentale. Dalla foiba, detta fossa di Jiojo, tra la chiesa della Madonna di Rojo e la Forchétta di Bagno risalendo verso il colle Pagliare, dopo circa un'ora di strada trovai il calcare compatto, bianco, ricchissimo di Rhynchonelle molto ben conservate che si distaccavano dalla roccia con una speciale facilità; ne trovai tante che io e la guida Antonio Minore dell'Aquila ne lasciammo in posto moltissime perchè già carichi di altri fossili. 1 coralli, di cui l'A. dice di aver trovato pochi e mal conservati esemplari, sono invece, per quanto mi risulta, abbondantissimi dappertutto, ma specialmente tra il colle Pagliare e la R." Coperchi e al colle Gerasetti in posto e nei massi rotolati da questi monti nella dolina detta fossa di Mezza Spada. Ilo trovato abbondanti le rudiste al colle Pagliare ed anche più fre- quenti al colle Cerasetti lungo la via mulattiera per Gasa Maina. Perciò non mi par possibile fare la distinzione tra una fauna supe- riore ed una fauna inferiore del colle Pagliare — migliore la denomina- NUOVE OSSERVAZIONI SULLA MEMORL\, ECC. 289 zioiie adottata dell'A. — Formazione cretacea della catena del monte d'Ocre — fino a quando il prof. Paroiia non avrà fatto uno studio complessivo di tutta la fauna, comprendendovi tutte le specie che dal 1899, epoca in cui egli pubblicò la sua Nota preventiva, io gli ho a varie riprese inviato, tra le quali parmi aver visto moltissime forme differenti di quelle anleriormente raccolte. Sulla parte paleontologica della Memoria e sulla determinazione stratigrafica della formazione credo farà qualche considerazione il dott. Di Stefano del Comitato geologico; io mi limito ad osservare che la massima parte dei fossili descritti e figurati dall'A. portano l'indicazione di giacimento «Fossa di Mezza Spada •' ; mentre, corno ho già fatto notare più indietro, fossili in posto se ne trovano do- vunque ed in alcune località molto abbondanti. Ho poi ragioni per ritenere che la Corbis Franchi sia di dubbia provenienza; questa e la Lima aquilensis n. sp. ricordano alquanto la facies del calcare miocenico a jpecien, già sopra ricordato ; il che mi farebbe nascere il dubbio che il calcare interposto Ira il paese di Bagno, la fossa di Mezza Spada e il colle Cerasetti sia in parte da riferirsi al miocene medio, dal quale talvolta è difficile distinguerlo litologicamente; né la cosa dovrà sembrare strana quando si consideri con i sigg. De Stefani e Nelli (1. e.) che « l'aspetto litologico dei calcari bianchi, cristallini, a lìecten così aberrante da quello delle roccie mioceniche, fu la prin- cipale cagione per la quale essi vennero attribuiti ad età antica, come infatti avvenne per la Pietra di Subiaco ^ riferita al cretaceo dal De An- gelis, all'eocene od all'oligocene dal Viola. Termino queste brevi considerazioni, dettate, com'ho detto in princi- pio, pili che altro dalla pratica dei luoghi, lieto che l'importante re- gione aquilana abbia trovato un accurato illustratore anche fra i geo- lo£Ì stranieri. ' Nelli B., // langldano di Rocca di Mezzo. (Boll. Soc. Geol. it. Vol. XX, 1901, fase. Z.n NOTE BIOLOGICHE SUGLI OPISTOBRANGHI DEL GOLFO DI NAPOLI. Parte prima; Tectibranchi del socio Prof. Griuseppe Mazzarelli. Ho raccolto ia queste Note il risultato delle osservazioni biologiche che, man mano, nella lunga mia permanenza alla Stazione Zoologica di Napoli, mi è stata offerta l'occasione di eseguire sul jnaterialo di cui mi servivo sia a scopo di faunistica che di ricerche morfologiche. Alcune di esse confermano i risultati a cui è già pervenuto il Lo Bianco nel suo lavoro concernente gii animali marini in genere del Golfo di Napoli, e sono in gran parte quelle che riguardano i periodi di maturità sessuale, e la conformazione di alcuni nidamenti ; ma ac- canto ad esse se ne trovano altre che riguardano l'accoppiamento, la durata dello sviluppo embrionale, i caratteri delle larve, talune abitu- dini di vita dell' animale, che, nel loro insieme, non saranno prive d'interesse per coloro che si occupano in modo speciale di Opistobran- chi, nonché per i cultori in genere di Biologia generale. - Sono qui annoverate tutte le specie di Tectibranchi del Golfo, che io stesso ho potuto ottenere alla Stazione Zoologica di Napoli, anche quando non vi sia nulla di interessante da notare, affinchè questa esposizione possa servire anche cóme elenco delle specie del Golfo stesso. 292 G. MAZZARELLI. Dei Niidibraiichi poi mi occuperò in una prossima comuiiieaziono. Quanto alla letteratura dell'argomento essa è grandemente ristrett;ì limitandosi soprattutto, per lo più, ai lavori del Vayssière, ^ e del L» Bianco, - oltre qualche altro lavoro di importanza speciale. A. BuUoidaea. 1. Actaeon tornatilis L. Dal 189(1 al 1803, frequentando assiduamente la Stazione Zoologi'^ di Napoli non potetti ottenere alcun esemplare di questa interessante specie. Ma proprio nell' anno 1893 cominciai ad averne qualcuno, e nell'anno 1895 ne ebbi in quantità considerevole. Anzi il Lo Bianco calcola a 250 circa gli esemplari di questo mollusco che furono pescati neir anno, Neil' anno seguente esso divenne assai meno frequente, per compai'ire di nuovo in abbondanza nel 1897, e cosi anche nel 1898, epoca in cui, ritornato alla Stazione, ne ebbi di nuovo parecchi in- dividui. VActaeoii ioriiatilis vive sui fondi arenosi o sabbiosi, e si pesca alla profondità di 5 a 10 metri (Lo Bianco). -^ Il Lo Bianco ha notato che esso depone le uova nei mesi che vanno da decembre ad api-ile. Io però ho potuto ottenerle anche in maggio, giugno e settembre; no;i- ' VAYSsu-iRE A., Recherches zoologìqaes et anatomiques sur les moUiisquas Oplstobranches da Goife de Marseille. Marseille, lS85-l'.)0L 2 Lo Bianco S., Notizie bwloqicìte. (Mitth. Zoo! Stat. Neap. VA. 1:5, IS'.KS.) ^ A quanto afferma il Vayssière, sul litorale della Manica questa specie si tro- verebbe a grandi profondità. VA. fasciata Lam., che il Vayssière considera come una varietà dell'/l. tornatilis, è stata presa a qualche centinaio di metri di pro- fondità al largo di Arcachon, nella fossa del (]jpo Breton. (Cfr. : Va^ssuìue A., Etude comparée dei Oplstobranches des còtes franraises de l'Oc'an atlantifjue et de la Manche avec ceux de nos càtes méditerranéennes. [Bull. Scient. do la France et de la Bélgique. Tom. 34, 1901.]) NOTE BIOLOGICHE SUGLI OPISTOBRANCIII, ECC. 293 dimeno nel marzo 181)9 ebbi un numero considerevole di nidamenti. Potrebbe quindi darsi che VActaeoìi deponesse le uova tutto Fanno (non essendo stata osservata tale deposizione nei soli mesi di luglio, agosto, ottobre e novembre), ma che ciò facesse in maggior copia nel- l'inverno e sul principio della primavera, o meglio sempre che la tem- peratura dell'acqua non sia troppo elevata. Come altri Tectibranchi VAclaeo/i, negli aquari, ama all'ondarsi nella sabbia, dove si nasconde, per poi venir fuori quando vuol deporre le uova ; operazione che, per lo più, compie di notte. Non ò però raro vederne strisciare degli esemplari lungo le pareti dell'aquario. Non ho mai veduto l' accoppiamento di questi Molluschi. Il nida- mento, di color bianco e di forma conica, è stato già descritto dal Lo Bianco. Dopo un periodo variabile di 8 a 12 giorni, le larvo veligere vengono fuori dai bozzoli che costituiscono il nidamento, e nuotano li- beramente nel bicchiere in cui schiudono, mostrando subito uno spic- cato eliotropismo. Un gran numero di esse affiora la superficie del- l'acqua, altre si mantengono sospese a varia altezza. Queste larve sono piuttosto grandi, relativamente a quelle di altri opistobranchi, raggiun- gendo, col velo disteso, sino a 170 f^i di lunghezza, con un diametro di 116 jtt circa, e sono cieche. I loro caratteri fondamentali sono analoghi a quelli che si riscontrano in altre larve di Opistobranchi, e, come que- ste, non raggiungono mai, negli aquari, il loro completo sviluppo, ma muoiono ben presto, non andando più in là, di solito, del 10" o del 12'' giorno, non ostante che sovente si nutrano con spore di alghe, soprat- tutto di Ulva lactiwa. I caratteri che le distinguono dalle larve degli altri Opistobranchi, oltre alle loro dimensioni, sono i seguenti: 1." man- canza di occhi; 2.° rene anale pallidamente colorato di giallo-bruno; 3." lobo sinistro del fegato molto grosso e di color bruno-giallo piuttosto intenso, con gradazioni varie secondo gì' individui ; 4." lobo destro del fegato assai piccolo e più pallidamente colorato in giallo-grigio; 5." Ne- frocisti incolori, e difficilmente visibili sulla larva vivente, stante la re- lativa opacità di essa; 6." opercolo assai poco prominente in avanti. 294 i;. MAZZARELLI. 2. Bulla striata Brug. Questa specie .è molto comune nel Golfo di Napoli, dove si pesca di solito a poca profondità, mentre è rara (Vayssière) sulle coste meri- dionali della Francia. Le Bulle amano rimanere il più che sia possibile nascoste. Se in un aquario si trova della sabbia, esse vi si affondano dentro fino a na- scondervisi interamente. Se vi sono delle Alghe, esse vi si collocano al di sotto, nascondendovisi, e, se tutto manca, esse segregano una grande quantità di muco, al quale ben presto aderisce quel po' di detrito che spesso trovasi negli aquari, massime se sono un po' sporchi per escre- menti di vari animali e per detriti di vario genere, e vi si nascon- dono egualmente. Ciò non vuol dire però che le Bulle se ne stiano sempre nascoste, che anzi non è raro vederne qualcuna di pieno giorno strisciare lentamente sui vetri dell'aquario. Dall'agosto del 18!)0 sino all'aprile di quest'anno (1901), sia per tutto il tempo in cui sog- giornai continuamente alla Stazione Zoologica di Napoli (1890-1 89G), sia tutte le volte che vi son ritornato per dimore più o meno lunghe, ho sempre tentato di procurarmi le uova di questo mollusco, ma inu- tilmente ; quantunque la notevole quantità degli individui che io potevo avere a mia disposizione, e che negli aquari vivevano benissimo a lungo quasi in tutte le stagioni dell'anno, mi facesse sembrare il fatto abba- stanza strano. Vedendo come le Bulle cercassero di nascondersi anche nella sabbia, supposi che, a somiglianza deW Aclaeo)i tornatilis, e so- prattutto della Philùie aperta, anch'esse amassero affondarsi nella sab- bia, per poi nella notte venir fuori a deporre il loro nidamento, e quindi usavo porre un soffice letto di sabbia nella vasca dove erano le Bulle, loro somministrando, come cibo, dei frammenti di Ulva laetiiea. Ma tutto ciò fu inutile, ed io non ebbi mai le uova. Il più strano poi era che queste uova non erano state ti'ovate nemmeno in mare, anche in quelle località dove le Bulle sono comuni. NOTE BIOLOGICHE SUGLI OPISTOBRANCHI, ECC. 295 Stando così le cose recandomi a Napoli nello scorso agosto fui assai sorpreso quando il dott. Lo Bianco, il chiaro conservatore della Sta- zione Zoologica, mi disse che egli finalmente aveva ottenuto le uova di Bulla, che, assai gentilmente, mi aveva conservate, viventi, in un bic- chiere di acqua di mare in circolazione. In questo bicchiere si trovava un assai fitto strato di Viva lactuca e di altre Alghe, e in esso si nascondeva interamente un certo numero di Bulle, che avevano deposto i loro nidamenti sin dalla fine del luglio precedente. Questi uidamenti hanno l'aspetto di cordoncini giallognoli, e rassomigliano molto a quelli delle Aplisie, il che spiega la ragione per la qualq prima non erano stati trovati nel mare nidamenti di Bulla ; erano stati presi infatti per nidamenti di Aplisia. Tutto ciò del resto che riguarda particolarmente il nidamento di Bulla e la sua struttura, che è stato osservato dal Lo Bianco, sarà certo particolarmente descritto dal Lo Bianco stesso nella futura 3.^ edizione del suo lavoro sui periodi di maturità sessuale de- gli animali del Golfo di Napoli. Mi feci dare allora una notevole quantità di Bulle, nella speranza di poterne ottenere le uova anch' io. Una porzione di esse — più di 20 — fu da me collocata in un bicchiere di acqua di mare, sufficien- temente grande, riempito a metà da un fitto strato di Alghe, nel quale gli animali si trovavano l'uno addossato all'altro, e misi il bicchiere in circolazione. Il resto fu messo in una vasca con fondo di sabbia e poche Alghe sparse qua e là: qui gl'individui avevano maggiore spa- zio, e potevano nascondersi nella sabbia ed alimentarsi con le Alghe. Pareva quindi che essi stessero in condizioni migliori di quelli ammuc- chiati nel bicchiere. Nondimeno, dopo una settimana circa, le Bulle del bicchiere deposero successivamente due nidamenti che attaccarono alle Alghe; quelli della vasca non deposero mai le uova. Una settimana dopo la deposizione delle uova (precisamente 7 giorni dopo) — mentre la temperatura media dell'acqua era di 22«C — co- minciarono a venir fuori le larve, dapprima isolatamente, ma poi, nel giorno successivo, in numero grandissimo, tanto che quasi tutta la su- 296 G. MAZZAKELLI. perficie dell'acqua del bicchiere ne era ricoperta. Queste larve, che mi- surano in lunghezza 132 .« e in diametro 83 /i circa, mostrano an- ch'esse un assai spiccato eliotropismo; spesso un gran numero di esse formano nel loro insieme una sorta di cono, di cui la base è rivolta alla superfìcie dell'acqua, mentre l'apice si spinge verso il fondo del bicchiere. Le larve di Bulla schiudono prima che i loro occhi siano provveluli di pigmento, dimodocchè da principio parrebbero cieche. Ma dopo tre giorni almeno dalla loro schiusa, gli occhi si caricano di pigmento, e allora diventano visibili. Abbastanza visibile è pure il sistema nervoso centrale, come in tutte le larve ocellate. Il lobo sinistro del fegato, il più grosso, è di color giallo-cromo carico, quello di destra, il più pic- colo, ha la stessa tinta, ma più pallida, e più pallida ancora è la tinta dello stomaco. Le nefrocisti sono talora colorate in giallognolo, spesso incolori e poco visibili. Il rene anale è di color terra di Siena bru- ciata, con grossi vacuoli. Mi ò riuscito di osservare una volta il mec- canismo dell'escrezione. Nel fondo del rene appare un grosso vacuolo chiaro, entro il quale si forma una gocciolina giallognola, che ingran- disce gradatamente. Questa, a poco alla volta, si sposta gradatamente attraversando tutto l'organo, finché giunge al collo di esso, o condotto escretore, dilatandolo, e rendendone ben visibile il lume, e inoltre mo- strando chiaramente l'orifizio escretore, che ordinariamente non è ben visibile, finché finisce con l'essere espulsa. Questo fenomeno dura ap- pena qualche minuto, ma, a quanto pare, non è continuo. Richiamo l'attenzione del lettore su questo fatto, perché dopo le os- servazioni del Langerhans, che nel 1873 vide qualche cosa di simile nelle larve di Acent lÀtllata, nessuno, a quanto sappia, aveva più avuto l'agio di eseguire delle osservazioni positive in proposito. Le larve di Bidla striata son quelle che negli aquari vivono più a lungo. Collocate in bicchieri di acqua di mare con qualche frammento di Ulva, senza circolazione, ma convenientemente coperti da un disco di vetro, si son mantenute vive in gran numero per più di 15 giorni, e NOTE DIOLOGIGIIE SUGLI OPlSTOBRANCIil, ECC. 297 alcune hao raggiunto finanche il 22.^ giorno. Anch'esse perù muoiono tutte prima di aver iniziato qualsiasi appariscente trasformazione. Ma la loro resistenza lascia sperare che, rinnovandosi le esperienze, studiando meglio le loro condizioni di esistenza, si possa giungere ad ottenerne il completo sviluppo, come fu osservato dal Lo Bianco per VHamì- nea elegans. 3. Haminea hydatis L. Molto meno frequente della precedente sembra averne le medesime abitudini. Non ho mai potuto averne le uova. 4. Haminea elegans Leach. Il Vayssière ha, recentemente, ritenuto che 1' //. elegans, piuttosto «he essere, come egli credeva, una varietà della //. cornea, sia semplice- mente un giovane individuo della medesima. A parte la questione se essa rappresenti una specie ben distinta, come io credo, ovvero una semplice varietà, non è certo possibile ammettere l'opinione del Vays- sière; dappoiché la //. elegans depone le uova, e ciò basta a dimo- strare come essa non sia un giovane individuo di alcun'altra specie. La //. elegans, come la Bulla striata, ama nascondersi sia nella sabbia che tra le Alghe e i Fucus, su cui depone le uova tanto nel mare che nelle vasche dell'aquario. Il nidamento, descritto dal Lo Bianco, e che ho potuto ottenere qualche volta, ha l'aspetto di un na- slrino gelatinoso, di color giallo aranciato. Il Lo Bianco ne ha altre volte osservato in grande quantità sulle colonie di Phyllochaetopterus socialis, a Santa Lucia, nei mesi di aprile e maggio. Le larve sono cieche, o almeno escono tali dai bozzoli, e posseggono un rene anale fortemente pigmentato in nero. Il Lo Bianco ha potuto osservarne il completo sviluppo in recipienti con acqua di mare corrente. A me non <3 stato possibile, perchè nei pochi nidamenti che ebbi a mia disposi- Vol. XL. 21 298 G. MAZZARELLl. zioue le uova morirouo quasi tutte, e solo pochissime larve riuscirono a schiudere. Disgraziatamente non ho più potuto averne, perchè questa specie, che sarebbe preziosa per lo studio della organogenesi dei Tecti- branchi, dopo il riempimento del bacino di Santa Lucia, è scomparsa, nò è stata ritrovata in altra parte del Golfo, e dal 1894 non ho po- tuto più averla. 5. Scaphander lìgnarius L. Onesta specie è abbastanza rara nel Golfo di Napoli ed io, in vari anni di permanenza in quella Stazione Zoologica, non ho potuto averne che ben pochi esemplari. Un individuo, che ebbi nel 1893 e che fu pescato a 100 metri di profondità, misurava, disteso, circa 11 centimetri di lunghezza. Un altro che ho avuto nello scorso agosto misurava in lunghezza oltre 10 centimetri, ed era stato pescato ad eguale profon- dità. Non è quindi giusto asserire, come fa il Vayssière, che gli indi- vidui di questa specie che si trovano nella zona littorale sono più grandi, mentre quelli che si pescano alla profondità di 100 metri e oltre non raggiungono che 2 o 3 centimetri di lunghezza. Lo Scaphander lignarius, negli aquari, striscia lentamente sulla sabbia, eseguendo spesso dei circoli, e ritornando presso a poco al suo punto di partenza. Stimolato emette una grande quantità di muco assai denso, di color gialliccio, e avente un odore particolare, sebbene poco accentuato. Questo muco proviene soprattutto dalla glandola del mantello. Vive però poco negli aquari, anche se in questi v'è un forte getto di acqua corrente. Il nidamento di quest'animale è tuttora sconosciuto. 6. Phillne aperta L. Questa specie, che è l'unica del genere fin qui ritrovata nel Golfo di Napoli, si trova, come ha constatato il Lo Bianco, nei fondi arenosi e detritici del litorale, sino a 50 metri di profondità. Essa rappresenta il genere nella fauna litorale: le altre sono per la più parie specie NOTE BIOLOGICHE SUGLI OPISTOBRANCHI, ECG 299 abissali (la Ph. approximaiis, Dantz e H. Fischer, fu pescata sino a ,1846 metri di profondità nella campagna del 189G della «Princesse- Alice n del principe di Monaco). Negli aquari, specialmente quando la temperatura ò piuttosto fresca, la Philine depone facilmente le uova, a condizione che le si prepari un letto di sabbia, nella quale essa ama sprofondarsi e tenervisi abi- tualmente nascosta, per venirne fuori la notte a deporre le uova. In- fatti di solito non mi è riuscito di ottenere facilmente e in abbondanza le uova da individui che non avessero avuto a loro disposizione un fóndo sabbioso. Non ho mai veduto l'accoppiamento.' 11 Lo Bianco ha osservato che la deposizione delle uova avviene nei mesi autimiiali ed invernali, e precisamente dal settembre al marzo. Ma sebbene in que- sti mesi la deposizione delle uova di questa specie sia molto più fre- quente e copiosa, io nondimeno ho potuto avere nidamenti abbastanza numerosi anche nei mesi di aprile, maggio e giugno. Forse la Philine, ad eccezione — almeno negli aquari — dei mesi più caldi, depone le uova tatto l'anno, sempre che la temperatura sia abbastanza fresca da poterglielo permettere. Il nidamento, di forma conica e di color bianco, osservato per la prima volta dal von Jhering, è stato già de- scritto dal Lo Bianco. Esso è solidamente trattenuto alla sabbia da un lungo e robusto filamento mucoso. Dopo un tempo variabile con la temperatura, ma che è di solito di 8 a 10 giorni, le larve escono fuori dai loro bozzoli. Esse misurano in lunghezza da UG a 120 /i con un diametro di 86 /.t circa, sono cieche e sono caratterizzate dalla presenza di un opercolo assai acumi- nato all' innanzi, e di un rene anale fortemente pigmentalo in rosso-cupo, che diventa poi quasi interamente nero. Il lobo sinistro del fegato, il più grosso, è di color bruno-giallo carico, l' altro invece, il più piccolo ha la stessa tinta, ma più pallida. Le nefrocisti sono incolori e rara- mente -visibili nella larva vivente. - L'accoppiamento delle Philme è stato recentemente osservato dal Guiart. Esso è analogo a quello delle Aplisie. 300 G. MAZZAUELLI. 7. Doridium carnosum Guv. Questa bella specie iioii è molto frequente nel Golfo, dove si trova, come ha constatato il Lo Bianco, nei fondi melmosi e detritici tra i 30 e gli 80 metri di profondità. Negli aquari striscia sulla sabbia, ma non vi si affonda. Lo Schmidtlein ^ constatò che essa depone le uova in giugno; io però nell'anno 1898 le ebbi in ottobre, e quest'anno le ho avute in settembre, quando la temperatura dell'acqua era di 22° C. Non ne ho potuto osservare le larve. 8. Doridium membranaceum Meck. Fino al 1800 non avevo ricevuto che raramente questa specie, ma sul principio del maggio di quell'anno cominciai ad averne con fre- quenza, e ne ebbi un numero relativamente considerevole nel maggio stesso e nel successivo mese di giugno. Il Doridium membranaceum, come il 1>. carnosum, striscia, negli aquari, sulla sabbia, ma non vi si affonda, e spesso lo si vede stri- sciare sulle pareti di vetro con una certa rapidità, tenendo intera- "mente disteso il lungo filamento caudale. Irritato si contrae fortemente, ed emette una certa quantità di muco fluido e chiaro. Nell'accoppia- mento, i due individui si situano l' uno dietro 1' altro, ed entrano in tale stretto contatto tra loro, da sembrare, nell'insieme, un unico e lungo individuo, tanto più che entrambi di conserva si muovono len- tamente, strisciando pian piano sulla parete dell'aquario, e agitando in- tanto, assai lentamente, i pleuropodi. Durante i mesi di maggio, giugno e luglio gl'individui di Doridium membranaceum, che avevo nella mia vasca alla Stazione Zoologica, deposero più volle le uova. Il nidamento, a quanto sappia non mai 1 Mitth. Zool. Stai. Neapel. VA. \. NOTE BIOLOGICHE SUGLI OPISTODRANCIII, ECC. 301 descritto sin ora, è costituito da una massa gelatinosa, cilindrica da un lato, cupoliforme dall'altro, ed ù attaccato alla sabbia mediante un robusto ligamento mucoso. Esso è di color bianco dovuto al colore del vitello delle uova, e la sua lunghezza snpera del doppio la lunghezza dell'animale. Come nella Pìiiline aperta e nel Doridiiim caraosum questa massa gelatinosa è attraversata in tutti i sensi da cordoncini sot- tilissimi, in cui i bozzoli ovigeri sono disposti in fila. Le larve schiudono dopo 9 o 10 giorni dalla deposizione delle uova. Esse si assomigliano a quelle della Pìiiline allerta, e, come queste, sono cieche, hanno il rene anale fortemente pigmentato in nero, il lobo sinistro del fegato bruno-giallo carico, il destro bruno-giallo-pallido. Le nefrocisti però invece di essere abitualmente incolori, come nella Pìiiline^ sono spesso colorate in bruno-giallognolo, e sono perciò più facilmente visibili, e la punta dell'opercolo è meno acuminata. Si distinguono però soprattutto dalle larve di Philine perchè sono più piccole, f7. Gastropteron Meckeli Rosse. Questa specie, abbastanza comune nel Golfo, vive sui fondi detritici e a coralline in profondità di 25 a 80 metri (Lo Bianco). AHve bene negli aquari, specialmente con molt' acqua, perchè allora, valendosi dei suoi sviluppatissimi pleuropodi, va, dirò così svolazzando di qua e di la, giustificando il nome di « farfalle di mare», che vien dato a questi animali dai pescatori. La deposizione delle uova, come ha constatalo il Lo Bianco, ha luogo nell'aquario nei mesi invernali, dal novembre al gennaio, lo ho avuto per lo passalo più volte le uova di questo mollusco, e abitualmente nel novembre, con una temperatura media, nel- l'acqua, di 16" G. Il nidamento, cupoliforme e bianco, trattenuto sal- damente alla sabbia mediante un ligamento mucoso, è stato descritto dal Lo Bianco. Le larve, notevolmente trasparenti, escono dai bozzoli già fornite di occhi aderenti ai gangli cerebrali nettamente visibili. Le nefrocisti sono 302 G. MAZZARELLI. incolori e poco visibili; il rene anale è fortemente pigmentato in rosso vivo più 0 meno cupo. I due lobi del fegato sono giallognoli ; più in- tensamente colorato il sinistro, più pallido il destro. 10. Umbrella mediterranea, Lam. Comune, ma non abbondante, essa può esser pescata tutti i mesi dell'anno sui fondi detritici o a coralline (Le Bianco). Ne ho avuti o ne posseggo esemplari da 2 a 12 centimetri di diametro. Striscia con estrema lentezza sul fondo e sulle pareti degli aquari, ma più spesso resta immobile molte ore attaccata allo stesso punto della parete. Anzi talora questa immobilità si prolunga per più giorni. Aderisce forte- mente con la potente suola pedale sulle suporficie lisce, da cui si deve durar fatica a staccarla. Irritata manda fuori una grandissima quantità di muco giallognolo, assai denso, che ha un odore caratteristico e tale da far riconoscere facilmente i recipienti in cui sia stata qualche Um- brella. Le Umbrelle si accoppiano collocandosi parallelamente l'una all'altra, e restano molte ore in accoppiamento. Nel 1899 ne ho tenuti due esemplari in una piccola vasca per più di sei mesi; si accojipiarono sovente, ma non ebbi mai uova. Il uidamento , già osservato dallo Schmidilein, di color giallo aranciato, ò nastriforme e somiglia molto a quello delle Doridae. La deposizione dello uova avviene dall'agosto al marzo successivo (Lo Bianco), ma è rara negli aquari. Io ebbi un nidamento nel settemiire 1(S90. Le 'larve sono cieche, hanno il rene anale rosso-bruno e i lobi del fegato giallo-bruni, con la solita diffe- renza di tinta tra il sinistro e il destro. NOTE BIOLOGICHE SUGLI OPlSTOBRAXCHI, ECC. 30^ B. Aplysioidaea. 11. Acera bullata Muli. Questa specie è abbastanza rara nel Golfo, tanto che dal 1890 al 1894 io non potetti averne alcun esemplare vivente. Infatti le mie ri- cerche anatomiche in proposito, pubblicate nel 1891,^ furono eseguite su materiale conservato. Ne ebbi pero nel 1894, e poi qualcuno di tanto in tanto successivamente. 1 tegumenti di questo animale sono talmente sottili e semitrasparenti, e le pulsazioni del cuore talmente accentuate, che in un individuo avuto nell'aprile del 1899 potetti contarle, e vidi che sommavano a 45 per minuto primo. Vive poco negli aquari, dove striscia lentamente, agitando con una certa rapidità i grandi lobi pleu- ropodiali. Irritata, a somiglianza delle Aplisie, alle quali si assomiglia moltissimo per la sua organizzazione, emette un liquido violaceo se- gregato dalle glandolo del mantello, nonché un liquido biancastro se- gregato in parte anche dalle glandule del mantello e dalla glandola ipobranchiale (glandola del Bohadsch). Non ho mai veduto gli individui di questa specie in accoppiamento, nò ne ho mai avuto le uova. ^ 12. Aplysia punctata Cuv. Com' è stato già notato dal Lo Bianco questa specie compare in feb- braio, talora in gennaio, per diventare abbondantissima in primavera ' Gfr. Zoolog. Anzeig. - Secondo il Langerhans {Zeitschr. wiss. Zool. Bd. XXIII) questa specie de- pone le uova sulle coste della Norvegia in agosto e settembre, e le larve son prov- vedute di occhi, hanno le nefrocisti giallicce e il rene anale incolore. Altre notizie biologiche riguardo questa specie sono date dal Mayer e dal Mubius nella loro Fauna der Kieler IJucìit. Leipzig, 1860. 304 G. MAZZARELLI. e scomparire del tutto in estate. Dal decembre in poi però, sino al giugno, e qualche volta anche negli altri mesi, come per es. l'anno scorso in settembre, si trovano sui fondi detritici degli individui assai piccoli della lunghezza di mm. 1,5 in sopra. Questi, come ho dimo- strato sin dal 1891, dilleriscono notevolmente dagli adulti, soprattutto per avere la conchiglia interamente scoperta, notevolmente robusta e avvolgentesi a spira per due giri e mezzo, in modo da permettere che in essa spira s' immetta l' estremità posteriore della massa viscerale. Inoltre i pleuropodi presentano, spesso, al loro margine una sottile li- nea azzurrognola. Individui della lunghezza di 10 mm. conservano an- cora questa conformazione. VA. 'punctata di solito vien pescata a poca profondità, ma se ne trovano anche sino ad 80 m. (Lo Bianco). Sono erbivore e negli aquari si nutrono benissimo di Ulva lactuea. Strisciano sulla sabbia, ma non vi si affondano mai. Si accoppiano a catena, come fu osservato da Paul Fischer sin dal 1872, e come ho più volte potuto osservare io stesso. Il primo individuo aderente alle pareti dell'aquario funziona solo da femmina, mentre gì' individui successivi funzionano da maschio e da femmina contemporaneamente, e l'ultimo della catena funziona solo da maschio. La catena è talora costituita da tro soli individui, ma per lo più ve ne sono cinque o sei, sino a nove o dieci. Quando le ca- tene sono poco numerose il primo individuo solo si attacca fortemente alle pareti dell'aquario: gli altri si attaccano 1' un l'altro, e il primo sopporta il peso di tutta la catena. Quando questa è molto lunga non di rado 1' ultimo individuo cerca di attaccarsi anch' esso, con la parte posteriore del piede, alle pareti dell'aquario, e tutta la catena s'incurva così a semicerchio. Non di rado il primo individuo della catena, men- tre è tuttora in accoppiamento, depone le uova. La durata dell'accop- piamento è variabile, ma di solito comprende sempre qualche ora. Il nidamento, com' ò noto, ha la forma di un lungo cordoncino av- volto più volte su sé stesso. Durante la deposizione questo cordoncino esce lentamente, al di sotto del tentacolo destro, dall'estremità anteriore NOTE BIOLOGICHE SUGLI OPISTDBRANCIII, ECC. 305 (lolla doccia genitale, ed è gradatamente attaccato alle pareti dell'a- quario merco il secreto della glandola pedale anteriore. Il colore del nidamento ù variabile; alle volte è giallo-arancio, ovvero giallo-pallido 0 anche giallo-bruno. Non di rado è verdognolo o azzurrognolo. Dove un individuo depone il suo nidamento vanno anche altri a deporlo, e spesso si forma così un' unica massa di nidamenti fra loro fittamente intrecciati, che per lo più col loro vario colore e i vari loro diametri rivelano la loro diversa origine. La deposizione di un intero nidamento dura non meno di tre ore. Dopo 9 0 10 giorni della deposizione delle uova schiudono le larve, già da me altre volte descritte. Esse sono cieche, hanno il rene anale giallognolo con una piccola massa di pigmento nero nel mezzo della parete, i lobi del fegato giallo-aranciato, giallo-cromo o giallo-bruno secondo i casi, con la solita distinzione di intensità nella colorazione tra 11 lobo sinistro, e, il destro, e, ciò che è caratteristico e le distingue principalmente dalle larve delle altre Aplisie e da quelle degli altri Tectibranchi, hanno le nefrocisti cariche di granuli di pigmento di co- lor rosso-carmino. Questi granuli furono veduti anche da Ray Lanke- ster, il quale però non comprese a quale organo appartenessero. Come fu da me dimostrato sin da 12 anni or sono, VAplysia ima- ctata irritata emette, di solito, dalla maggior parte degli acini della glandola del mantello un liquido violetto, e dalla minor parte di essi un liquido bianco fortemente odoroso, mentre dalla glandola ipobran- chiale (glandola del Bohadsch) vieu fuori un liquido mucoso e bian- chiccio. 13. Aplysia depilans L. Questa grossa specie si trova tutto l'anno nel Golfo, e depone le uova di solito dal marzo al settembre, soprattutto in primavera. Essa vive molto bene negli aquari, dove resiste molto più dell'J. Imaciiia^ anche quando l'acqua non sia troppo abbondante o troppo pura, purchò 306 G. MAZZA RELLI. però la temperaUira non sia troppo elevata. 11 suo nidamento, che ha di solito un diametro considerevole, maggiore di quello di ogni altra spe- cie di Aplisia (e ciò in rapporto col maggiore diametro del suo grande condotto ermafroditico) è talora giallo, talora roseo. La deposizione delle uova dura dalle 5 alle 7 ore, e qualche volta anche più, ed è interessante il fatto (clie ò molto utile per l'embriologo) che mentre le prime uova si trovano già in fasi della segmentazione talora avan- zate, le ultime si trovano appena nelle prime fasi della formazione delle vescicole direttrici. Dopo 10 0 12 giorni, o più secondo la temperatura, dalla deposi- zione delle uova, vengono fuori le larve, più grandi di quelle di A. punctata^ cieche anch'esse, con nefrocisti incolori, rene anale gial- lognolo e lobi del fegato giallo-bruno, VA. depilans irritata emette dalla maggior parte degli acini della glandola del mantello un liquido bianco fortemente odoroso, e dalla mi- nor parte di essi un liquido violetto. Dalla glandola ipoliranchinle vien fuori il solito liquido. L'accoppiamento non ha mai luogo a catena. Anche di questa specie si trovano, con molto minor frequenza però, dei piccoli a conchiglia interamente scoperta; carattere che conservano anche quando raggiun- gono la lunghezza di .'i centimetri circa. 14. Aplysia Lobiancoi Mazz. Di questa specie da me descritta fu pescato un solo grosso individuo 12 anni or sono verso la punta di Posillipo a 30 ni. di profondità. Da quell'epoca non se n' è più potuto trovare alcun altro individuo. 1 ). Aplysia iimacina L. Comune tutio l'anno, depone egualmente le uova tutto l'anno, a pre- ferenza in estale. La deposizione delle uova dura non meno di .") o ('> ore NOTE BIOLOGICHE SUGLI OPISTOBRAXGIII, ECC. 30/ e quindi per l'embriologo si hanno gli stessi vantaggi che nel caso deir^. depilans. Non ha mai luogo l'accoppiamento a catena. 11 colore del uidamento varia notevolmente. Può ossere aranciato, giallo o bruno- giallastro secondo i casi. È interessante il fatto che sovente quando gl'individui di questa specie sono in cattività, e soprattutto quando sono sottoposti a un digiuno prolungato, essi non depongono più il loro nidamento per intero, ma tratto tratto, e anche da un giorno all'altro, ne depongono qualche pezzo. Io non so se in questi frammenti di ni- damenti si sviluppino regolarmente le uova come in quelli, dirò così, normali e completi, perchè avrei dovuto fare osservazioni su vasta scala ; ma, proprio nello scorso settemke, avendo collocato in un bic- chiere uno di questi frammenti per ottenerne le larve, le singole uova non andarono più in là della gastrulazione. In un secondo di questi frammenti le uova svilupparono bensì, ma dettero origine ad una grande quantità di embrioni anormali, molto più di quelle che non accade di solito. Finalmente in un terzo frammento le uova morirono in gran parte, ma un certo numero si sviluppò sino a dare delle larve normali. Ad ogni modo è forse prudente che gli embriologi non trascurino di nutrire le Aplisie che essi tengono negli aquari, se vogliono non solo che le uova si sviluppino, ma che si sviluppino anche il meno anor- malmente che sia possibile. Le larve schiudono dopo un tempo assai variabile, con tutta proba- bilità a norma della temperatura. Nello scorso settembre, con una tem- peratura nell'acqua di 22° C, le larve schiusero dopo 1) giorni. Il Lo Bianco parla di 18 giorni; evidentemenlo ciò avverrà con una tempe- ratura assai più bassa. Come quelle delle altre Aplisie esse sono cieche, e come quelle di A, depilans hanno il rene anale giallognolo spesso giallo-bruno, le uefrocisti incolori, o anch'esse giallognole, i lobi del fegato bruno-giallastri. Esse misurano in lunghezza da 120 a 125 fi circa, con un diametro di 73 a 76 }.i. VA. limacijia, irritata, emette da tutti gli acini della gianduia del mantello un liquido violetto carico, e dalla glandola ipobranchiale il solito liquido bianco mucoìo. 308 G. MAZZARELLI. iG. Aplysiella petalifera Rang. Ilo avuto più volte esemplari di questa specie, che è per altro poco comune. VAiìlijsieUa striscia lentamente sul fondo e sulle pareti del- l'aquario, talora appiattendo di molto il suo corpo, e agitando lenta- mente i margini dei pleuropodi. Stimolata emette un liquido bianchic- cio-violaceo, proveniente dalla glandola del mantello e dalla glandola ipobrancliiale. Non ne ho mai ottenuto il nidamento, che è sconosciuto. 17. Notarchus punctatus Philippi. Anche di questa specie, che è anch'essa di solito poco frequente, ho avuto più volte degli esemplari. Il Notarclms striscia malamente, col suo piede troppo ristretto, sul fondo e sulle pareti dell'aquario. Spesso nuota, ma in un modo tutto particolare, contraenJo cioè energicamente i pleuropodi, che, saldati quasi interamente tra loro, costituiscono una ampia camera pleuropodiale, e mandando via quindi violentemente l'acqua, necessaria alla respirazione, in essa contenuta. Per effetto di ciò, essendo l'orifizio della camera pleuropodiale in avanti, l'animale balza all' indietro, a una distanza relativamente considerevole. È \\n nuoto simile quindi nel suo meccanismo a quello che si verifica nei Ctìfalopodi. Il Notarchus, irritato, manda della gianduia del mantello e dalla gianduia ipobranchiale un liquido bianchiccio notevolmente odoroso, più acuto di quello dalle Aplisie, e che si avvicina anzi a quello traman- dato dalle Tethys. Lo stesso accade, naturalmente, quando l'animale viene ucciso, e l'odore è cosi tenace che anche quando l'animale è con- servato in alcool questo conserva sensibile traccia di esso. È stato osservato dal Lo Bianco che il Notarchus depone le uovn^ nell'aquario, in ottobre: infalli anch'io ne ho ottenute in ottobre e pre- NOTE BIOLOGICHE SUGLI OPISTOBRANGHI, ECC. 309 cisameiite neiranno 181)S. Il nidamento rassomiglia a quello delle Apli- sie. È un cordoncino giallognolo di solilo più sottile di quello delle Apli- sie e aggomitolato su sé stesso. Non ho potuto mai osservare le larve. C. Pleurobranchoidaea. 18. Tylodinella Trlnchesii Mazz. ^ È stata trovata una sola volta alla secca della Gajola a 70 m. di profondità nel marzo del 189G. L'esemplare aveva le uova mature. - 19. Berthella plumula Montagu. Ho avuto più volte esemplari di questa specie, che vive nel Golfo a poca profondità in prossimità della spiaggia. Per altro nella campagna del 189G della Princesse Alice ne fu dragato un individuo a circa 100 m. di profondità in prossimità delle coste orientali della Sicilia. La Berthella 'plumula^ irritata, non emette alcun liquido speciale, ma solo del muco. L'accoppiamento è reciproco. La deposizione delle uova, secondo le osservazioni del Lo Bianco, ha luogo nei mesi di mag- gio, giugno e luglio. Io però ho avuto due sole volte il nidamento, una volta nel luglio 1891; e un'altra nel maggio del 1899. Il nida- mento è cilindro-conico, gelatinoso, bianco, ed è di solito, negli aquari, attaccato alle pareti di vetro. La prima volta esso era attaccato se- condo una lieve linea curva; la seconda descriveva una spira di due 0 tre giri. ' Non ilo mai potuto avere la Tylodiìia citrina Joann., la quale per altro prima del 1890 è stata ({ualche volta pescata nei Golfo. 2 Cfr. Mazzarelli, Contributo alla conoscenza delle 2'ylodinidae. i^ZooI. Jahrb. Syst. Abth. Bd. X, 1897.) 310 G. MAZZARELLI. Dopo 8-1) giorni scliiudoiio le larve. Queste sono laughe 120-122 fi. con un diametro di 73-70 /», son fornite di occhi sin da quando si tro- vano nei bozzoli ovigeri, ed hanno il rene anale fortemente pigmei) tato in rosso-bruno. 11 sistema nervoso centrale è abbastanza ben visibile. 11 lobo sinistro del fegato è colorato in rosso-aranciato carico; il lobo de- stro è colorato in giallo-cromo e non è molto più piccolo del sinistro. Lo stomaco è di color giallo paglierino. Le nefrocisti, pallidamente co- lorate, sono difficilmente visibili. Nel complesso la larva di Berthella idmniUa è assai caratteristica, e quindi assai facilmente riconoscibile. 20. Bouviera aurantiaca Risso. L'ho avuta due sole volte nel 1890, e non ho potuto fare su di essa alcuna osservazione biologica. 21. Bouviera stellata Risso. Ne ebbi 2 esemplari nel settembre 1890, presi a 30 m. di pro- fondità, e poi non ne ho più ricevuti. 22. Bouviera ocellata Delle Chiaje. L'ho avuta con maggior frequenza delle due precedenti specie, ma anche assai raramente. 23. Susania tuberculata Delle Chiaje. ^ Questa bella e grossa specie si trova abbastanza frequentemente nel Golfo in autunno, ma, come ha constatato il Lo Bianco, è piuttosto rara ' Ho creduto di chiamare questa specie col nome specifico impostole dal Dello Chiaje che Ja descrisse nei 1828, e non quello datole 12 anni dopo dal Gantraine come fa il Vayssière, perchè a me non pare che con la suddivisione dei generi vo- luta dallo stesso Vayssière ciò possa generare alcuna confusione. NOTE BIOLOGICHE SUGLI OPISTOBRANCHI, ECC. 311 negli altri mesi. Nell'aprile del 1899 ne ebbi un piccolo della lun- ghezza di 9 mill, identico per la sua forma e colorazione agii adulti. Irritata, la Smania tiiber culata non emette che del muco fluido, e si contrae pochissimo. Il suo nidamento, descritto dal Lo Bianco, è un voluminoso nastro gelatinoso alle volte biancastro, ma più spesso roseo. Esso vien deposto di solito, come ha osservato il Lo Bianco, dal settembre al gennaio. Io perù nel 1899 ne ho potuto avere anche alla fine di maggio. Non ho mai osservato le larve. 'o&' 24. Oscanius membranaceus Montagu. Più frequente della precedente specie in inverno e in primavera, ma si trova anche nelle altre stagioni dell'anno. Ne ho avuto più volte esemplari piccolissimi e ultimamente nell'aprile del 1899 ne ebbi più individui la cui lunghezza variava dai mill. 1,5 ai mill. 5. Essi pro- venivano da materiale raccolto tra le Alghe presso l'isola di Nisida. Questi piccoli individui perù, contrariamente a ciò che accade nelle Aplisie, hanno tutti i caratteri generali degli adulti. Come ha constatato il Lo Bianco la- deposiziono delle uova ha luogo dal febbraio all'aprile. Il nidamento, descritto dal Lo Bianco, è un na- stro gelatinoso assai trasparente. Non ho mai osservato le larve. 25. Pleurobranchaea Meckeli Leue. È assai comune in quasi tutti i mesi dell'anno. Striscia con relativa rapidità sul fondo e sulle pareti dell'aquario ; con energiche contrazioni, che procedono dalla estremità cefalica a quella caudale, ed incui^vandosi ad arco, essa nuota, in certo modo nell'acqua, ma non so bene se questo sia un fenomeno normale o accidentale, perchè mentre ha luogo sovente quando questi animali son gettati di colpo nell'acqua della vasca, non l'ho mai osservato lasciando a lungo più Pleurobranchee tranquille in un aquario. 312 G. MAZZAKELLI. È notevole poi il fatto che questi animali sono soggetti non di rado, se stimolati o messi in cattive condizioni di vita, o per altre cause, a movimenti riflessi, per i quali vomitano il contenuto del loro stomaco, con energiche contrazioni di tutto il loro corpo, ed estrofleltendo la tromba. Le Pleurobranchee sono voracissime ed eminentemente carnivore. Esse si nutrono soprattutto di animali morti (altri Opistobrauchi soprat- tutto), anche se sono di esse molto più grandi. Non rifuggono dal man- giare i cadaveri degl'individui della loro stessa specie, ed un solo ca- davere vien divorato in breve tempo da due soli individui, talora da un solo. Assalgono pero anche molluschi vivi, soprattutto durante la notte. Non è raro trovare Aplisie, che stiano insieme a delle Pleuro- branchee, con delle abrasioni dovute a « morsi «, dirò così, delle Pleuro- branchee. Nell'aprile scorso una grossa Pleurophyllidia undidata, che cadde per caso in una vasca sottoposta in cui erano delle Pleurobran- chee, ricevette subito un potente tt morso « sul dorso. Divorano soprat- tutto i Gastroiìterod, morti e vivi, senza parlare poi della maggior parte dei Nudibranchi; non pare però che assalgano le Doris. Almeno io ho tenuto lungo tempo degli individui di Staurodoris verrucom in una vasca insieme con Pleurobranchee, senza che fossero da queste assalite. L'accoppiamento delle Pleurobranchee è reciproco, e dura assai a lungo: spesso una giornata intera, non di rado anche di più. Il pene, che, com'è noto, non è un organo massiccio, ma si forma con l'estro- flettersi deU'estremita dilatata e muscolare del deferente, spinge innanzi nella vagina un lungo filamento, di natura probabilmente cheratinica, che s'inoltra in su nell'ovidutto, sino ai rigonfiamenti funzionanti da lasca copulatrice che questo presenta. Quale sia la funzione di questo filamento elastico, che abitualmente se ne sta libero nel deferente, tenendone distese le varie anse, non è ancora ben noto. 11 Lo Bianco ha osservata la deposizione delle uova dal gennaio al- l'aprile e poi nel settembre. Io però, oltre che in questi mesi, l'ho os- NOTE niOLOGIGHE SUGLI OPISTOBRAXGIII, ECC. oìò servata anche in maggio, giugno, agosto e otto])re ; cosiccliè può dirsi, stando alle osservazioni sinora eseguite, clie essa vada dal gennaio al- l'ottobre, se pure non ha luogo tutto Tanno. Il nidamento, descritto dal Lo Bianco, è. un nastro gelatinoso biancastro, avvolto su sé stesso, attaccato assai debolmente alle pareti o al fondo della vasca. Per otte- nere che le uova si sviluppino occorre non solo che l'acqua sia in cir- 'Colazione, ma che i nidamenti si trovino in recipienti più grandi di quelli che sarebbero sufficienti per altre uova, e che ad ogni modo, se è possibile, non si trovino sul fondo, perchè altrimenti, massime se la temperatura è calda, essi vanno rapidamente in putrefazione. La miglior cosa è di lasciarli ove furono deposti, anche perchè la loro struttura è così delicata, che solo distaccandoli, anche quando sono di fresco deposti, e quindi più consistenti, si danneggia spesso un gran numero di uova. La deposizione delle uova dura poco tempo. Per lo più un' ora basta a che un lungo nidamento sia deposto. Dopo 9 0 15 giorni, secondo la temperatura, schiudono le larve. Queste misurano in lunghezza 132 fi con un diametro di 83 fi circa, sono cieche, e hanno il rene anale carico di pigmento giallo-ocra. Il lobo sinistro del fegato è colorato in giallo-cromo carico, il destro, notevolmente più piccolo, ha la stessa tinta, ma più pallida. Le ne- frocisti sono incolori e di solito nelle larve viventi non sono visibili. Ho potuto conservarle vive entro bicchieri sino a 10 giorni. Ho spesso avuto dei piccoli esemplari di una lunghezza variabile alagli 8 ai 15 mill., ma con tutti i caratteri esteriori dell'adulto. È notevole che mentre nel golfo di Napoli questa specie si trova abitualmente sui fondi detritici (Lo Bianco), e quindi a poca profon- dità, nella campagna del 1890 della Princesse Alice ne fu dragato un individuo presso le isole Azzorre a quasi GOO m. di profondità. Voi. XL. 314 G. MAZZARELLl. NOTE BIOLOGICHE, EGG. Aggiunta alle Pleurobrandioidaea. 26. Pelta coronata Quati. Ne ho qualche volta avuti degli individui (che servirono alle mie ricerche morfologiche su questa specie) raccolti a poca profondità presso l'isola di Nisida o tra le alghe del Castello dell'Uovo. Sono parecchi anni però che non ho potuto più averne. Non ne ho mai ottenuto le uova : il uidamento è stato però recentemente osservato e descritto dal Vayssière. È interessantissimo il fatto, messo in luce in quest' occasione dal Vayssière, che in questo Opistobranchio lo sviluppo è diretto. È questo l'unico caso di tal natura conosciuto tra i Tectibranchi, e sarebbe in- teressantissimo quindi il poter studiare attentamente l'Embriologia di questa specie. 27. Pelta capreensis Mazz. Ne furono trovati nel gennaio 1893 alcuni esemplari dragando a 80 m. di profondità presso l'imboccatura della Grotta Azzurra dell'Isola di Capri. 1 D'allora in poi non se n'è più avuto alcun esemplare. La lunghezza degl'individui pescati allora non superava i mill. 1,8. Milano, Laboratorio biologico del Museo Civico di Storia Nat. novembre l'.lOL ' Mazzarelli G., Ricerche sulle Peltidae del Golfo di Napoli. (Mem. K. Accad. se. fis. e mat. di Napoli. Voi. VI [2], 1893.) NOTE ORNITOLOGICHE PER LA PROVLNGIA DI VENEZIA. (A e G I P I T R E S.) Nota del socio Emilio Ninni. Gyps fulvus (G. R. Gray). Grifone. Rarissimo e di comparsa accidentale. Due sono gli esemplari di Gri- fone che furono colti sul Veneziano: l'uno è quello citato dal Ds Betta ucciso presso Mestre sul finire del settembre 1835 e l'altro ucciso dal sig. Stella Augusto la sera del 10 luglio 1883 alla Mira. L'esemplare che trovasi al Civico Museo di Venezia (coli. A. P. Ninni) è senza dubbio il sopracitato, ricordandomi benissimo il giorno nel quale mio padre era affaccendato per la preparazione del si raro rapace. Nel Ve- ronese ne troviamo uno citato dal Perini ucciso a Tregnago ed altri due avuti dal sig. Moretti-Foggia, un altro individuo giovane fu preso ai 5 dicembre 18G4 nel Comune di Castagne e prima di questo una p ai 31 dicembre 18G0 nel comune di Mizzole, In quella di Treviso due esemplari, colti non lungi da quella città, conservansi nella collezione Contarini (Museo di Venezia). Il Co. Ar- rigoni ne vide uno in carne a Losco (Prov. di Rovigo) ucciso ai primi di ottobre 1884, nel Friuli furono presi due esemplari (autunno 1882) ed il Vallon non dubita che, nell'estesa catena delle Alpi qualche cop- pia vi sia stabilita. Mancano affatto indicazioni per il Bellunese. 316 E. NINNI. Il Gypaetm barbatus, (L.) è specie non compresa negli uccelli della provincia di Venezia; esiste un esemplare come preso nel Bellunese dal sig. Biagio Polidoro nel maggio 1863 « ma è bene notare che questo individuo fu dato da tale che si mostrò sempre poco scrupoloso e ve- ritiero nelle sue indicazioni, per cui io credo prudente l'attendere dati più precisi prima di aggiungere questa specie alla nostra fauna « . Ne- gli Uccelli Bellunesi (n.'' 163) è dato come accidentale per la Pro- vincia e sotto il nome volgare di storàzh, falcon (Feltre) senza docu- mentare in modo alcuno la importante cattura. E come mai può avere un nome volgare un uccello sì estremamente raro! Né il Catullo, né il Fulcis lo annoverano tra gli uccelli bellunesi , il Delaito lo dice scarso nella prima metà del secolo passato, ma sedentario nel l'ellu- nese. Questa specie è rarissima sulle Alpi italiane e secondo il Gi- glioli s'incontra soltanto su quelle occidentali (pag. 251). Nel Trentino pure mancano osservazioni sicure ; a doveva essere una volta molto dif- fuso perchè da un documento esistente nell'Archivio Luogotenenziale di Innsbruck (1500-1585) apparisce che si pagava un fiorino effettivo per l'uccisione di ogni Avoltojo barbuto ^ . Aquila chrysaètus, (Lin.) Aquila reale. — Aquila. È rara per la provincia di Venezia e dalle alte montagne viene da noi soltanto nella stagione invernale, quasi sempre la si uccide nelle valli salse. Dal Bosco di Gansiglio ne ebbi un o" al 1." novembre 1000. Nel 1895 nò fu ferita una in Valle Figheri e tenuta in ischiavitù si fece mansueta e rispondeva al suo nome. Nel Bellunese è scarsa, sta- zionaria, forse per il passato anche nidificante, ma ora mi mancano dati precisi per poter confermare questo fatto. Tanto dal Catullo, dal Fulcis e recentemente dal sig. A. De- Boni apprendo che questa specie si chiama volgarmente Astòr e non Aquila come vorrel)be l'autore degli Uccelli Bellunesi. NOTE ORNITOLOGICHE PER LA PROVINCIA DI VENEZIA. olT Gli esemplari colti uelle altre provincie furono pure presi in inverno, catture d'estate a me non sono note. L'Aquila imperialis (K. et B.) è l'aquila imperiale del volgo o Aquila cìbì'ìjsaétos di Leissler che v- vive nei grandi boschi del Zoldiano come del Gadorino, dove si nutre di mammiferi e di uccelli grossi. Le penne scapolari bianche possono servire di scorta per distinguere a colpo d'oc- chio questa specie da quella che segue (ehrysactos) ■» . È rarissima (Ga- tullo 14G).^ Nell'articolo relativo a questa ultima specie avverte il Ca- tullo che la imperialis ò di statura minore della cìuvjsaetos. È specie non annoverata negli U. B. e con ragione perchè è indubitato che deb- basi escludere dagli uccelli veneti questa specie, sebbene sia assai strana la positiva notizia data dal GatuUo. Anche l'Althammer la pone come rarissima per il Trentino, ma il Bonomi la ritiene pure da can- cellarsi, essendosi constatato che tutti gli individi attribuiti a questa specie appartengono all'Aquila reale. Aquila naevia (Gmelin.) Aquila auatraja. — Aq. maciàda. \\\ questi ultimi anni l'aquila anatraja, posso asserire, è assai più frequente dell'iT. albicilla, mentre troviamo citato dall'A. P. Ninni di quest'ultima specie « è la più comune delle aquile per la Provincia di Venezia t> . lo l'ebbi quasi ogni anno e nella mia collezione tengo tre esemplari, un quarto mi fu portato in uno stato di putrefazione, da non poterne eseguire la preparazione. Nella provincia di Venezia viene catturata sem- pre d'inverno vicino olle Valli salse, nutrendosi questa di uccelli ac- quatici. Due furono colte sul Veneziano (5 novembre 1890 c5, '^ iiovem- bre 189G^ ed una in quella di Treviso 3 dicembre 1899 ff'), la quarta in Valle Dogado dicembre 1900. Nel Veronese è accidentale e rarissima. Nel Bellunese (U. B. n.° 150) accidentale. 11 Gatullo cita il Falco naevius (Tem.) « non si vede che qualche raro individuo nell'Agordino, e sempre in età giovanile «. E 318 E. NINNI. vero che la maggior parie degli esemplari che trovaiisi nelle raccolte pubbliche e private sono individui giovani, pure un bellissimo esemplare adulto fa parte della collezione A. P. Ninni (Venezia) ucciso nell'in- verno 1862 ed un altro semi-adulto lo conservo nella mia a Monastier di Treviso. Un altro esemplare adulto trovasi nella collezione Arrigoni, 5 gennaio 1890 (Colli Euganei-Padova). Haliaetus albiciila (Linn.) Aquila di mare. — Aquila. Si fa vedere nel Veneto Estuario durante gl'inverni l'igorosi e dà la caccia agli uccelli acquatici, raramente la si trova nelle altre Pro- vincie del Veneto. lo non ho mai veduto esemplari adulti colli in provincia, il Co. Arri- goni ne ebbe, tra le altre, una di tre anni circa presa nel gennaio 1891. È forse la specie più mansueta in ischiavitù, ed il Co. dott. G. Ninni, ne tiene una da parecchi anni nel suo giardino che risponde al nome di Nina. Un anno fa quest'aquila fece le penne della coda del tutto bianche. In Valle Dogado soggiornò una di queste aquile oltre un me.se e ferita andò perduta causa il forte ghiaccio di quell'anno. Pandion haliaetus (Linn.), Falco pescatore. — Falco. Quest' uccello è di passaggio autunnale nella prov. di Venezia e non può dirsi raro. Dà la caccia di preferenza ai pesci. È assai astuto, e l'inverno scorso ne vidi due in Valle Averto. Spesso osservai la loio abitudine di rimanere immobili sopra i tronchi di alberi, in prossimità dell'acqua spiando i pe.sci che vi passano. Quello che mi colpì ò che scelgono quasi sempre per loro riposo la punticina d' un palo od al- bero, ma questa sì sottile che non si può ben comprendere come vi possano rimanere colà in equilibrio. K di natura feroce ed un esem- plare ferito alla punta d' un' ala tentai di tenerlo in ischiavitù, ma inutilmente, si mostrò sempre ribelle ad ogni mia cura, rifiittandu il NOTE ORNITOLOGICHE PER LA PROVLXCLA DI VENEZIA. 319 cibo. Non l'ho mai veduto dar la caccia agli uccelli. Gli esemplari della mia collezione furono uccisi in ottobre 1900 e 1901, quasi ogni anno lo si vede volare in vicinanza alle Saline di Venezia. Sui Colli Euganei (Padova) fu preso parecchio volte di primavera. Nel Bellunese (U. B. u." 156) accidentale secondo il Fulcis ora si è fatto raro, ma non può essere accidentale, mentre io l'ho veduto tutti gli anni nel Veneto. Anche il Vallon cita la cattura d'un esemplare e presume che dovesse essere comparso altre volte, ma passato inosservato. È stazionario in Italia. Circaétus gallicus (Gm.) Biancone. — Aquilòto. È raro assai, sebbene nidifichi sul monte Baldo o nel Trentino, a quanto sembra anche nel Bellunese. Un esemplare colto in quella di Treviso (ottobre 1882) ed un altro (aprile 1893) Belluno, conservansi nella coUez. G. Scarpa di Treviso. Buteo vulgaris (Leach.) Pojana. — Pogiana. Stazionaria comuuissima. Offre questa specie un numero grandissimo di variazioni di colorito. Secondo il Catullo nidifica sopra i faggi e sopra le querele. La maggior parte dei nidi da me veduti si trova- vano nel più fitto dei boschi a pochi metri dal suolo. Da fonte atten- dibile mi fu detto essersi trovato un nido di Pojana nel bel mezzo di un palude (prov. di Venezia) un palmo alto da terra composto rozza- mente di alcuni stecchi di legno. In moltissimi nidi trovai pezzetti di cuoio. Una decina d'anni fa nidificava da per tutti i boschi siti in pia- nura, ora si ritira invece verso le alte montagne. Si nutre principal- mente di pulcini e piccoli uccelli, ne fu uccisa una in bosco di Bar- barana (Treviso) mentre stava ingoiando una vipera e di questa la coda ne penzolava ancora fuori dal becco. 320 E. NINNI. Archlbuteo lagopus (Gmelin.). Pojana calzata. È specie di comparsa accidentale. Nella collez. A. P. Ninni trovaiisì due P ed un o* pur troppo senza luogo di cattura, lo non l'ebbi mai e non posso assicurare esservi catture fatte sul Veneziano. Nella prov. di Treviso un esemplare fu colto nel 1893, 25 genu. (Arrigouij ed un altro presso Vittorio in autunno del 1896 (Farmacia Porcellini, Bel- luno). È raro assai per tutto il Veneto. Un esemplare giovane conser- vasi nel Civico Museo di Belluno. Pernis apivorus (Lin.). Falco pecchiaiolo. Pojana foresta. — Aquiloto. Si vede nella state e nell'autunno. E raro per lutto il Veneto. Ne ebbi uno e* ucciso nei paludi del Sile (10. 10. 1895). Qualche rara coppia nidifica. Il Catullo dice che " è probabilissimo che nidifichi nel- l'interno delle Alpi «, l'Allhammer assicura che qualcuno nidifica nel Trentino, il sig. Vallon partecipò al prof. Giglioli che ai primi di set- tembre 1886 ebbe un falco pecchiaiolo vivente, non ancora bene im- peanato, tolto dal nido sulle Alpi del Friuli, infine il Conte A. P. Ninni ebbe ai 18 maggio 1891 tre di questi falchi ancora rivestiti di pe- luria presi nella marina del Cavallino (Estuario Veneto). Ne tenne uno in domesticità il quale si mostrò mansueto ed afl!ettuoso [Sulla nidi- jlcamne del falco i^eccìiiajolo nel Veneto. Boll Nat. Anno XI, fa- scicolo 9, Siena). Anche questa specie varia moltissimo di colorito ed h singolare la sua abitudine che abitando i folti boschi, nella prov. di Venezia scelga per sua dimora i paludi. Mjlvus migrans (Bod.). Nibbio bnmo, — Falco forfesòn. Questo bellissimo falco si è fatto raro assai e con certezza non si può assicurare se sia stato colto anche sul Veneziano. Ebbi un o* uc- ciso presso Vittorio. Nidifica regolarmente sul territorio veronese, nel bosco dei marchesi di Canossa al Grezzan. Nidificò pure nel trevigiano. Il chiariss. dott. G. Scarpa di Treviso ebbe ai 10 agosto 1885 un nidiaceo preso da un nido posto nei boschi siti al confine delle Pro- vincie di Treviso e Venezia. Questo dopo due anni fece il piumaggio completo ed ora è ancora vivo, atìabile e mansueto. Due anni prima (1883) eblje il sullodato sig. Scarpa un altro nidiaceo. Negli uccelli bellunesi tanto Victiims quanto il migrans sono specie ambidue escluse, senza ragione, perchè ambidue accennate già dal Catullo, la prima la dice rara assai, la seconda invece, « vive nel bosco di Cansiglio, ma non è certo che ivi nidifichi, è rarissimo » . Falco peregrinus (Tunst.). Falcone. — Falcon. Abita di preferenza i luoghi montuosi, al piano comparisce nell'au- tunno 0 nell'inverno, è specie rara per il Veneziano (o" ad. 22 otto- bre 1888, Àrrigoni). Ebbi due bellissimi esemplari o", p uccisi presso Fadalto (Belluno) al 28 marzo 1901. Mi fu détto che il falcone abbia nidificato sulle roccie del Feltrino (presso Fonzaso). Per il Bellunese il Catullo lo trovò nidificante (pag. 145). Nella collez. Doglioni trovasi un esemplare giovane; « è specie rara (Fields) accidentale ". Non può essere accidentale ma stazionario anzi, perchè riscontrato abbastanza sovente, tanto in primavera quanto in autunno. Sembra raro anche per il Friuli, il sig. Vallon ne ebbe uno in autunno 1883. Nel veronese è piuttosto raro, ma in scarso numero stazionario, nidifica nel Padovano. 322 E. NINNI. Falco subbuteo (L.). Lodolajo. — Falchéto. Si fa vedere jiell'aiitunno, o sebbene comune, poco frequente. È ar- dito e due volte l'ho preso nelle reti (trata) uccellando alle prispole, fanelli, ecc. Ho veduto uccellare alle lodole con questo falco in luogo della civetta. Nel 1899 in autunno vi fu un discreto passaggio nella prov. di Treviso. È specie scarsa anche per le altre proviucie venete. Dicesi che nidifichi nel Feltrino, ma questa notizia non *' credibile non esistendo cenni sicuri in proposito. Aesalon reguius (Pai). Smeriglio. — Storéla picola. Lo smeriglio è molto più raro del subbitieo, l'ebbi in autunno preso in una uccellanda vicino Mestre, è di doppio passo. Abita nelle mon- tagne dell'alto territorio ove nidifica, è rara (Catullo). Manca ogni prova sulla nidificazione di questa specie, ma io opino che qualche rara cop- pia, eccezionalmente si propaghi nell'interno delle Alpi. È specie di passo ed invernale (più frequente in autunno [Treviso]) sebbene io ne abbia veduti volare in maggio ed agosto. (Ne uccisi uno agli 8 agosto 1900 barene di Tarsùn di sopra. Est. Veneto.) Erythropus vespertinus (Lin.). Falco cuculo. — Falchéto piombin. Abbastanza frequente, io lo vidi soltanto di primavera. (JuanJo vi è abbondante la Melolontha, comparisce pure in maggior numero an- che lun?o le dune dei litorali. NOTE ORNITOLOGICHE PER LA PROVINOLA DI VENEZIA. 323 Cerchneis tinnuncuius (Lion.). Gheppio. — Storéla. ComuDissimo stazionario. Nidifica. In Venezia l'ho veduto ogni anno nidificare sulle mura (nord) dell'Arsenale, così pure nei buchi del cam- panile di S. Francesco. A Treviso spesso ne vidi 10-11 e più indivi- dui volare attorno i campanili all'epoca della riproduzion§, mentre un paio di metri più sotto covavano i colombi. È specie comunissima per tutto il Veneto ed il Catullo dice che nidifica anche nei tronchi degli alberi. Per quante ricerche io abbia fatte non potei mai constatare que- sto fatto. Il Gheppio si adopera invece della civetta per uccellare alle lodule, ma in numero assai scarso, il subbicteo è migliore a questo scopo. Cerchneis tinnunculoides (Natter.). Grillajo. — Storéla piccia. È poco frequente anzi lo si può dire piuttosto raro. Ebbi due esem- plari dai paludi di Musile. Ama molto i prati e paludi estesi dove dà la caccia agli ortotteri. È specie che va sicuramente confusa dai nostri cacciatori, colla precedente, ed una volta mi fu detto che que- sta specie è la medesima del Gheppio, soltanto eh' era un esemplare ti rimasto indietro '^ s'intende dalle cure della madre?! Io l'ho ve- duto più d'una volta sui salici lungo i canali che intersecano i nostri paludi. Circus aeruginosus (Savog). Falco di palude. — Pogiana de vale. Specie comunissima e nidificante, predilige soltanto i luoghi paludosi quindi poco frequente nelle altre località. Nei giorni di caccia in valle, (in bote) s'aggirano attorno il cacciatore per predare lo anitre morte. Gli adulti dopo la terza muta sono rarissimi^ un unico esemplare, eh' io sappia, esiste nella collezione A. P. Ninni (C. Museo di Venezia). 324 E. XIXNI. NOTE ORNITOLOGICHE, ECC. Circus cyaneus (Limi.). Albanella reale. — Falchelo zenarin. Specie abbastanza frequente, ed a quanto sembra una volta più nu- merosa. L'ebbi sempre d' inverno, una sola volta in primavera. Il Co. Arrigoni l'ebbe anche in aprile ed ottobre, tutti dall'estuario veneto. È rara nei siti montuosi del Veneto ; stazionaria e nidificante nella pia- nura ad eccezione del Bellunese dove è frequente e sedentaria. Circus cineraceus (Montagu). Albanella minore. — Falcheto bianco. Io trovo questa specie più rara della precedente, non dubito però che i cacciatori confondano tutte e due le specie, come fui testimonio, con i giovani deWaeriiginosus. Vidi quest' albanella nei paludi d'acqua dolce, assai di rado nelle valli salse. Nel Friuli non ò tanto rara, mentre di casuale comparsa nel Padovano. In Valle Morosina nidificò due volte (1885-88). Accidentale nel Veronese. In quel di Belluno non è impro- babile vi capiti, e trovasi nelle collezioni da me colà visitate, è poi impossibile ch'essa abbia nomi volgari diversi dall'antecedente, come vorrebbe Fautore degli U. Bellunesi. Circus Swainsonii (Smith). Albanella pallida. Noto questo falco perchè fu preso nelle Valli salse del Veneto Estuario (c3" ad. novembre 1884) Valle ì\Iorosina. lo non ho mai potuto averlo m osservarlo nella provincia di Venezia, e l'esemplare al Civico Museo proviene dal Piemonte. Nel Trevigiano fu coito al 30 aprile 1881) (G. Scarpa). Nel Friuli rarissimo (P ad. S febliraio 18S1). Nel Vero- nese accidentale, tre esemplari di vecchia data, il quarto ucciso sul Lago di Garda 22 aprile 1888 (Arrigoni). Nel Civico Museo di Bel- luno ho veduto un adulto di questa specie, per cui essa comparisce per la prima volta tra gli uccelli del Bellunese. NOTA ORNITOLOGICA. ULTERIORI OSSERVAZIONI ^V^LV ATHENE CHIARADIAE, Giglioli. Nota del socio Prof. Griacinto Martorelli. I (Con una tavola in eliotipia.) Debbo anzitutto dichiarare che lo scopo principale della presente Nota è quello di pubblicare l'immagine esatta della curiosa Civetta che ha ricevuto dall'illustre Ornitologo prof. Enrico H. Giglioli il nome di Athene Chiaradiae ed aggiungere quelle particolari osservazioni che ho avuto l'opportunità di fare intorno alla medesima, avendo potato studiare, mentre era vivente e dopo morto, un secondo esemplare. Questo appartiene al valente Ornitologo ed amico mio sig. Graziano Vallon di Udine, il quale, desiderando che questo secondo individuo spettante alla nuova specie ammessa dal Giglioli fosse, per maggior precisione, preparato secondo il mio metodo di modellamento e da me stesso, me lo inviò al Museo, esprimendomi ancora il desiderio, che molto volentieri ora soddisfo, eh' io volessi pubblicare intorno al me- desimo il risultato delle mie osservazioni a complemento di quanto Edi già ne aveva scritto. ^ ^ Nota intorno alla nuova specie di Civetta scoperta nella Provincia del Friuli. Lettura fatta all'Accademia di Udine dal socio ordin. Graziano Vallon. (Atti dell'Accad. di Udine, Serie III, Voi. Vili, anno 1901.) Ueher Athene Chiaradiae Giglioli in Fnaul. von G. Vallon, Ornith. -lahrb. XII, 1901, Heft. 6. 326 G. -MAKTORELLI. Questo secondo esemplare fu trovato dal sig. Yallou medesimo in un nido insieme a tre altri nidiacei daìV Athene mctua perfettamente normali ■• e, quantunque nell'aspetto generale non sia risultato diverso da quello del Giglioli, col quale venne confrontato a Firenze dal Val- lon stesso, pure qualche dilferenza qua e là mi risalta dal confronto colla descrizione data dal Giglioli e ciò facilmente si comprende per- chè il confronto fatto a Firenze dal Vallon in presenza del Giglioli stesso e dell'Arrigoni, che colà si trovava, avvenne mentre la Civetta era ancor viva e non si prestava quindi ad un esame così .minuzioso come ho potuto fare io, dopoché l' ebbi morta. ^ Queste dillerenze sfuggite al primo esame, e in apparenza di poca entità, mi sono sembrate invece assai importanti e meritevoli di esser messe in evidenza per le opportune deduzioni. Ma prima d' ogni altra cosa credo necessaria una rapida storia in- torno a queste due Civette che tanto hanno già preoccupato il mondo Ornitologico. Nel fascicolo di maggio-giugno 1900 del Giornale Ornitologico Ita- liano Avicula (fase. 29-30, pag. 57) il Giglioli pubblicava una Nota: Litorno ad una 'premuta nuova specie di Athene trovata in Italia che Egli accuratamente descriveva sotto il nome di Athene Chiara- diae da lui slesso assegnato a questo nuovo uccello in omaggio all'o- norevole Deputato Emidio Chiaradia dal quale eragli stato portato vivo in dono, avendolo acquistato da un calzolaio del paesello di Sacile die dista da Udine una sessantina di chilometri. Iliconosciuta la novità dei caratteri della Civetta pervenutagli, il Giglioli acquistò la convinzione che si trattasse di una vera e propi'ia ' Uno di questi mi fu gentilmente inviato in carne al Museo dal sig. Vallon e ne conservo la pelle nella Collezione Turati; è una f un po' più piccola delfo- semplare attribuito alla specie A. Chiaradiae e mi pervenne il 12 novembre 1901. - lo pure quando la vidi vivente non potei troppo minutamente osservarla, per- chè la povera bestiola tanto si divincolava e dibatteva elio, per timore di sciuparne il piumaggio e farle del male, si dovette abbreviarne resume. NQTA ORNITOLOGICA. 327 specie sin qui sconosciuta, perchè divenuta assai rara e forse in via di estinzione. Questo primo esemplare, allora unico, era stato preso ancor giovane nel nido da un ragazzo tra i ruderi del Castello di Canova, Sacile, nel luglio 1898, era di sesso maschile. Dopo aver servito per qual- che tempo alla caccia degli uccelletti colle panie, cadde sotto gli occhi dell' onor. Chiaradia, il quale, capita l'importanza del soggetto, ebbe l'eccellente idea di acquistarlo e farne presente all'illustre Ornitologo suo amico. Questi pòco tempo dopo ne riferiva iuWAvicula e più tardi, cioè nel giugno dell'anno dopo (1900), ne faceva oggetto di comunicazione speciale al Congresso Ornitologico internazionale in Parigi, comunica- zione che viene ora pubblicata neWOrnis tra i lavori scientifici del Congresso. ^ Frattanto erano proseguite le ricerche per rintracciare altri individui simili, se ne esistessero. 11 sig. Vallon stesso, come riferisce in una sua nota presentata e letta all'Accademia di Udine nello scorso luglio, dopo aver letta la co- municazione del Giglioli suWAvicula che terminava con un caldo ap- pello agli Ornitologi a voler iniziare minuziose indagini per trovare possibilmente qualche altro esemplare della sua singolarissima civetta, partiva il giorno dopo (21 giugno 1900) ed incominciava subito le necessarie indagini. Non tardò a ritrovare il calzolaio che avea posseduto prima la Ci- vetta dagli occhi neri e riusciva a sapere da esso come avesse otte- nuto quell'uccello, da lui giudicato una mostruosità, ma che gli aveva molto bene servito per attirare alle panie i pettirossi. La persona che avevagli venduto la Civetta, una ragazza, fu pure rintracciata, dopo perseveranti ricerche, e narrò che, avendo visto, mentre custodiva gli armenti, una Civetta volare sopra una rupe vicina, aveva potuto tro- 1 Onus, Tome XI, 1900-1901, N. 2-3. 328 G. MARTORELLI.. vare in un foro di questa quattro Civette nidiacee delle quali s' im- possessò. Tre di esse riuscirono poi a fuggire, ma la quarta fu alle- vata ed è quella che ora si trova al Museo di Firenze: assicurava poi ancora che anche quelle fuggite avevano gli occhi neri, ma altro non fu possibile sapere intorno ai loro caratteri. Lascio, per amore di brevità, di parlare di ulteriori vicende di que- sta ricerca nelle varie escursioni fatte dal sig. Vallon su quei monti, seguendo anche gli eccitamenti dell' Arrigóni di Padova, e che rima- sero infruttuose, togliendo quasi ogni speranza di successo, per ricor- dare solamente che, ritornato in quei luoghi il 7 luglio di quest'anno in compagnia di un amico, il Vallon potè scorgere sopra un ripido pendio una Civetta che riuscì a porsi in salvo, ma servì intanto di indizio allo scoprimento di un punto fra i dirupi chiuso da massi che a fatica si poterono rimuovere. Ivi stavano quattro nidiacei di Civetta, uno dei quali, con grande consolazione degli scopritori, aveva gli oc- chi neri e gli altri di color giallo normale. Nessun altro nido esisteva nelle vicinanze dal quale il pulcino diverso avesse potuto passare in quello ove si trovava e di ciò il Vallon ed il suo compagno si assi- curarono in modo assoluto prima di allontanarsi, ondo risultava evi- dente che il nidiaceo diverso era stato quivi allevato. ^ Partendo sempre dal concetto che V Athene Chiaradiae fosse una specie distinta, anziché un prodotto d' ibridismo, ^ od una anomalia in- dividuale, il Vallon, per spiegare l'esistenza di due specie diverse in uno stesso nido, suppose : « Che la femmina MV Athene Chiaradiae^ ' La località ò a 1100 metri sul livello del mare. - Ho scartato a prion, corno del resto ha fatto anche il Giglioli, l' ipotosi che si tratti di ibridismo, non conoscendosi specie alcuna che accoppiandosi coHVl. noetua possa produrre i caratteri olferti da questi due esemplari. GÌ' ibridi parte- cipano sempre abbastanza chiaramente dei caratteri di due specie congiunti e com- binati tra loro, mentre in questo caso non si vedono che caratteri di Athene noe- tua assai profondamente alterati. NOTA. ORNITOLOGICA. 329 dopo aver deposto un uovo sul masso da lei prescelto per allevare la prole, fosse stata scacciata da una coppia deWAtheuc nociua, specie assai più robusta ^ e che la medesima avesse incubato, oltre alle sue tre uova deposte, anche quello dell'altra Civetta. « Ora è evidente che, ammessa la distinzione specifica delle nuove ci- vette, non si poteva fare ipotesi diversa per comprendere la loro coe- sistenza colla specie volgare; ma, a mio vedere, questa stessa coesi- stenza è di per sé la miglior prova che non esiste differenza di spe- cie e che tutt' al più potrebbe trattarsi di un caso di dimoì-'flsmo che stesse per prodursi nella specie comune, come in altre specie si è ve- rificato, ed io stesso ebbi a ricordarne alcuno trattando di certe sin- golari variazioni di colore degli Ardeidi, alcune specie dei quali pro- ducono soventi in una stessa nidiata figli bianchi insieme ad altri co- lorati. Questa ipotesi del dimorfismo fu anzi dapprima comunicata al Val- lon dall'Arrigoni, come più accettabile, e lo sarebbe stata anche per me, se la descrizione precisa e minuziosa dei caratteri ù.éV Athene Chiaradiae già data dal Giglioli, non mi avesse indotto a considerare questi esemplari come anormali, anche prima di aver potuto minuta- mente studiare il secondo scoperto, ed ora riprodotto colla Eliotipia in tutta la sua esattezza. Senza aver la pretesa che il mio modo di vedere sia l'unico giusto, io non posso a meno di considerare questi due individui come affatto anormali e dubito assai che la nuova specie descritta come in via di estinzione, oppure di evoluzione, si dovrà definitivamente radiare dagli Elenchi, sebbene si conoscano buone specie che differiscono tra di loro per aspetto molto meno che VA. Chiaradiae dall'y^. noctm. ' Questo concetto di maggior robustezza àoiV Athene noctua 'deriva dai fatto che l'esemplare di Firenze era più piccolo ed in apparenza più debole della Ci- vetta comune e quando il Valion scriveva, la seconda Civetta era ancor nidiacea: fatta adulta era divenuta grande come la Civetta comune, come risulta dalle misure che ne darò. Voi. XL. 23 330 G. MARTORELLI. Credo pertanto necessario esporre su quali considerazioni sia fondato il mio giudizio, lasciando poi al tempo la cura di risolvere ogni que- stione relativa alla bontà della specie, persuaso che sarà sempre utile, ad ogni modo, l'aver pubblicata la fotografia (V3 circa del naturale) della seconda Civetta dagli occhi neri, la quale permetterà anche ad altri Ornitologi che non l'hanno veduta, di pronunciarsi in proposito. La stessa fotografia mi dispensa, naturalmente, da una lunga descri- zione e sopratutto da una inutile ripetizione di quelle del Giglioli e del Vallon e, per ciò che riguarda le parti anteriori e laterali, ognuno potrà di per so stesso rifare il confronto colla specie comune; mi li- jnito quindi alle parti che nella fotografia non si vedono. Cominciando dalla parte posteriore del capo e del collo, si nota un largo spazio bianco semilunare limitato in basso sul collo da una larga zona in cui gli apici nerastri delle piume si uniscono tra loro in modo da non lasciar vedere la parte bianca delle piume, laddove nello spa- zio bianco gli apici neri appaiono come piccole ma numerose macchie e in tutto ciò non vi è altra differenza sostanziale dalle civette nor- mali che nella tinta, mancando affatto il rossiccio e risultando così maggiore il contrasto tra lo spazio bianco ed il suo contorno quasi nero. Nel mezzo del dorso il color grigio-bruno è quasi uniforme e nasconde la parte bianca di ciascuna piuma, la quale ha anche una fascia nerastra corrispondente allo spazio scuro che nelle identiche penne dell'yl. noctua normale separa le due macchie bianco-rossiccie ovali sui due lembi, onde la dill'erenza, tanto per queste penne che per le scapolari, consiste nell' essersi convertiti gli spazi chiari ovali in spazi quasi rettangolari, cosa che non mi è affatto nuova pel lungo studio fatto delle macchie del piumaggio ed è poi, in questo caso par- ticolare, in perfetta correlazione con tutta la trasformazione delle mac- chie che vi gi osserva. Ricorderò tra gli esempì uno assai notevole, che ho presente, di un merlo anormale in cui tutte le parti antero-inferiori sono di un bianco- cinereo, percorso da macchie longitudinali in serio, come lo sono nei NOTA ORNITOLOGICA. 331 tordi, formate dai centri neri delle singole piume, per V allontanarsi del pigmento dai margini e pel suo concentramento lungo gli steli; anche in questo soggetto l' anormalità è resa molto chiara da altre macchie del tipo opposto, in forma di fascette trasversali, che incon- trano le prime ad angolo retto e che non si trovano normalmente, né nei merli, né nei tordi, ^ queste però sono ben sviluppate soltanto sul- l'addome, mentre sul petto appaiono appena come sfumature. Nella seconda Civetta il lato superiore della coda chiusa è pure gri- gio-bruno uniforme, tranne i margini che sono biancastri; però nelle timoniere intermedie vi sono le macchie ovali bianche, ma soltanto nel vessillo interno, ed in alcune più interne sono complete, mentre nelle esterne si confondono colla larga porzione bianca del vessillo interno medesimo. Anche le due timoniere mediane, che a prima vista non pare abbiano macchie, le hanno invece, per quanto incomplete, nella parte basilare, cioè alta, del vessillo interno, e non appaiono pei-chè coperte dalle ali, quando queste son chiuse. Così si ha in questo esemplare una notevole differenza da quello di Firenze del quale il Giglioli non dice che abbia macchie trasversali, anzi dice che: « vi é un margine bianco stretto e longitudinale che orla il vessillo esterno, uno più largo su quello interno ; e ciò in luogo delle macchie tonde che formano le fascio trasversali sulla coda del- V Athene noetica e di tutte le specie congeneri sinora conosciute ». Ora questa disuguaglianza in un carattere così importante, poiché si trova in tutte le specie congeneri conosciute, mi pare tenda a di- mostrare che si tratti di una anomalia. Ugualmente si può dire per quanto riguarda le remiganti che hanno bensì anche nel secondo esemplare lo spiccato margine bianco, il quale si allarga più volte, come dice il Giglioli pel suo esemplare, ma in ' Es. N. 10425, aprile 1873, da Enrico Bonomi : in un altro esemplare si no- tano macchie corrispondenti ma limitate al collo e al petto e su fondo più cupo, la separazione del pigmento non essendosi verificata così completamente. 332 G. MAKTORELLI. alcune di esse sono anche evidenti le iraccie delle macchie bianche ovali trasversali, sebbene si confondano per gran parte col largo mar- gine bianco del vessillo interno; ma vi è di più, poiché nella 1." e 2.'' remigante primaria di ambedue le ali, queste macchie ovali nel se- condo esemplare sono completamente distinte e le ricntrature, alle quali accenna il Giglioli, sul margine del loro vessillo esterno, altro non soiiu, secondo me, che macchie incompletamente formate, che un poco si scor- gono anche nella fotografia, e questo dimostrerebbe che il grado di aberrazione dell'^. noctua tipica non è eguale nei due esemplari e che la tendenza ereditaria a produrre queste macchie trasversali si è potuta, nel secondo, meglio realizzare. Osservo anzi che nella 1.» remigante di ciaschedun' ala le macchie ovali sono piccole, ma quasi completamente formate ed io, mentre com- prenderei facilmente che si originasse una nuova specie per dillerenze di colore, per forma ed estensione delle macchie, non credo possibile la formazione di una nuova specie avente una simmetria e direzione di macchie diversa da tutte quelle che si osservano nei Rapaci not- turni conosciuti. ^ Seuonchè io non credo che qui veramente si tratti di macchie diverse, ma semplicemente di macchie che hanno uno svi- luppo ed una forma anormali che, se l'iuscissero definitivamente a fis- sarsi, potrebbero certo divenire caratteristiche specifiche, ma, come già ho detto, le differenze tra i due individui rendono molto dubbio che ciò possa avvenire ed accennano piuttosto ad un ritorno verso i caiai- teri normali, per legge di eredità. ' Io credo che la distribuzione a zone, o a corchi, che si osserva nolle macchio (lolle ali 0 della coda ò talmente connessa colla forma e la struttura degli uccelli in generalo da non ossere possibile noppur concepire una nuova forma di simme- tria, data la forma attuale dogli uccelli medesimi. Del resto chi desiderasse cono- scere ulteriormente le mie ideo in proposito, potrà leggere quanto scrissi nel mio lavoro: Le forme e le simmetrìe delie macchie nel 'piumaggio. (Memorie della Società Ital. di se. nat. e del Museo Civico di storia naturale di Milano. Voi. VI, fase. II.) NOTA ORNITOLOGICA. ;'!33 ]o credo aucora che, anche ammessa la nuova forma Athene Chia- racUae in via di evoluzione e destinata a moltiplicarsi, od anche a sostituirsi all'antica specie, essa non potrebbe conservare macchie cosi aberranti dalla forma lungamente ereditata e che quindi, pur divenendo costante il nuovo colorito delle penne e dell' iride, le macchie dovreb- bero ritornare per atavismo all'antica forma. Anche nelle remiganti secondarie le ondulazioni del margine bianco e del vessillo interno rivelano chiaramente la loro vera natura di ru- dimenti di fascie, tantoché si direbbe che questo esemplare tende a ritornare ai caratteri veri della specie, mentre per quello del Giglioli non si parla che di margini hiamìd longitiidiìiali e non si accenna a rientrature che l'Ornitologo avrebbe descritto, come ha fatto per le remiganti primarie. Se si riflette ancora che la prima Civetta apparteneva ad una ni- diata in cui tutti i novelli si dice fossero ad occhi neri, vieu fatto di pensare che l'anomalia, verificatasi in una prima generazione in grado estremo, in questa seconda generazione (che potrebbe anch' essere terza, , essendo corso di mezzo un anno in cui non si riuscì a trovare alcuna nidiata) si era già affievolita e quindi trasmessa ad un solo dei figli ed in questo meno intensamente che non in quelli della !.•' genera- zione e verrebbero così diminuendo le probabilità di ulteriori genera- zioni simili alla prima; perù, quanto a questo, converrà attendere che il tempo dimostri se veramente non si trovano più altri individui simili. Le differenze tra questo nuovo soggetto che sto illustrando ed il primo sarebbero ancora maggiori e non si limiterebbero alle macchie, ma si estenderebbero ancora alle forme ed alle proporzioni. Infatti il Giglioli, che pure ebbe vivo l'esemplare dell'on. Chiaradia, osserva che esso aveva la testa, in proporzione, più piccola che non sia neWAthene noctua e che il cranio durante la preparazione gli parve più alto e più stretto che non nelle civette eomuni e che an- che nella preparazione la testa è notevolmente più piccola, più tonda, meno larga e meno depressa che neiVAthene noctua. 334 G. MARTORELLI. Ciò mi proverebbe che quell' esemplare sia veramente teratologico, mentre quello del Vallou ha le forme e le proporzioni normali del- V Athene mctiia e ne differisce solo pel colorito, per lo sviluppo delle macchie e per l'oscurità dell'iride. Anzi questo secondo esemplare, non solo non risultò diverso da quello ^éV Athene noctua nella prepara- zione, in cui anche il capo fu rigorosamente da me stesso modellato, per la parte muscolare, con argilla e cera, ma anche prima della pre- parazione il cranio scoperto e scarnito, del quale qui riproduco il pro- filo in due posizioni, non mi parve affatto diverso da quelli della stessa A. noctua coi quali 1' ho confrontato e rispetto a qualcuno di essi è anche più grande, eppure anche questo individuo è un maschio, come un maschio è quello di Firenze. Paragonato poi l'esemplare colla femmina tolta dalla stessa nidiata, e che ora appartiene al Museo, esso è evidentemente un po' più grande in tutte le sue parti, mentre paragonato con aUro o" adulto di Toscana, pure modellato, ha identiche proporzioni. Forse nel cranio la curva frontale è un po' più sviluppata che nei crani di A. noctua^ ma si tratta di differenza minima che, per man- canza di istriimenti adatti, non potei neppure accertare e che, in ogni caso, sarebbe sufficientemente spiegata dalla giovane età del soggetto. NOTA ORNITOLOGICA. OOO sa|)endosi che negli uccelli non solo, ma anche in altri animali, nella prima età il capò ha di solito una maggior rotondità di profilo. Le ossa delle ali e delle gambe furono pure da me esattamente di- segnate durante la prepnrazione e ne ho conservato riutero corpo iu liquido per eventuali constatazioni anatomiche, ma anche in tutte que- ste parti non trovai differenza alcuna àaìV Athene noctua. ^ Resta il colore degli occhi che hanno l'iride bruno-cupa, tantoché, unendosi questo colore con quello nerastro delle palpebre, ne risulta apparentemente un maggior diametro dell'occhio per chi guarda l'esem- plare a distanza. Vedendolo vivo mi accorsi subito di tale differenza apparente, che non mancai di mostrare al Vallon, il quale aveva sì cortesemente aderito all'invito mio di portar vivente al Museo la Ci- vetta, insieme ad una delle sue compagne di nido. Io penso che questo carattere, che pure dà una fisionomia così di- versa dall' ordinario a quest' uccello, sia una prova di più della sua anormalità e soprattutto poi escluda, anche indipendentemente da altre considerazioni, la ipotesi che possa essere un ibrido di due altre spe- cie, poiché l'unica Civetta che potrebbe sospettarsi aver cooperato a produrre questi due individui, sarebbe la Nyctala tengmalmi che ha però gli occhi giallo-chiari, piccoli, e della quale specie non si trova il più piccolo accenno nei caratteri esaminati. Misure dell'Esemplare Vallon ^ (A. Clnaradiae) : Lunghezza dell'ala cent. 16 (approssimativ. gli apici essendo consumati) 1) della coda » 7 )i del tarso « 2 I) del dito medio » 2 Misure dell'Esemplare f> normale: Il ' dell'ala cent. 15 Il della coda » 7 Il del tarso ii 2 » del dito medio u 2. 336 G. MARTORELLI. Li variazione di colore dell' iride è un fatto ben noto ed io ho- vi- sto individui di Aquila chì'ijsaetus che avevano occhi gialli invece che bruni; ho visto Pojane (Dateo vulgaris) coli' iride quasi bianca, pur essendo normali nel rimanente, e molti altri casi consimili potrei citare, se ognuno già non ne conoscesse un certo numero per propria esperienza. Ma in questo caso non sarebbe impossibile che il colore bruno-scuro dell'iride fosse semplicemente un effetto dello spostamento avvenuto del pigmento in tutto l'organismo di queste due civette. Nello stesso modo che la materia colorante, o pigmento, allontanan- dosi da una parte di ogni singola piuma, ha prodotto un condensa- mento nella rimanente parte che si rivela con una maggior intensità di tinta e col grigio-bruno, an/Jchè col bruno-rossiccio normale, così anche il pigmento, venuto a mancare quasi totalmente nelle piume dei dischi faciali, si è, per così dire, concentrato nell'iride. Sembrerà strana forse ed ardita, a tutta prima, questa mia suppo- sizione, perchè si è abituati a considerare il pigmento come una sem- plice materia colorante che prende nelle varie parti del corpo posi- zioni determinate e costanti, ma per chi segue lo svolgersi dei più recenti studi su questa materia colorante, tendenti a dimostrarne la evoluzione e la grande attività fisiologica, messa in evidenza da espe- rimenti di capitale importanza, ^ non può più riuscire un fatto nuovo e sorprendente questa trasmigrazione del pigmento attraverso il corpo ed io sospetto che appunto ciò sia avvenuto per una aberrazione della quale sarebbe impossibile per ora il comprèndere l'intima causa che la determinò. Resta tuttavia il fatto provato che buona parte dei cam- biamenti abituali di colore e di macchie delle piume si riconobbe non essere elmetto di muta, cioè di sostituzione vera di piume, ma di muta- menti di colore e di spostamenti del pigmento nell'interno di esse che cambiano l'ampiezza e la forma delle macchie. ti. BoHN {S'cientiaJ, L'h'volution da Pigment. VA. Carré et C. Nauti. NOTA ORNITOLOGICA. 337 Ricapitolando, 1' esame di questo secondo esemplare, per le sue di- versità dal primo descritto, non mi sembra guari convalidare la sup- posizione che essi spettino a una nuova specie, che anzi queste stesse dilferenze mi sembrano. dare la chiave per comprendere come la strana anomalia siasi prodotta ; anomalia che io inclino a considerare come la più singolare tra le tante forme di allocrohmo, poiché, mentre da un lato si ha Valbinwno per scomparsa del pigmento, dall' altro si ha melaìiismo per condensazione di esso in altro lato di una mede- sima piuma. Si badi che l'albinismo quale generalmente si osserva negli altri uccelli, in quelli di rapina,, così diurni come notturni, o manca allatto, 0 è estremamente raro, e quando si manifesta è sempre in modo spe- ciale ; quindi non deve far meraviglia se in questi due casi si mani- festa in forma così straordinaria. L'essersi poi ripetuto in più d'un esemplare non ha alcuna impor- tanza e non è fatto nuovo, poiché il fenomeno analogo che ha pro- dotto l'anomalia della Quaglia comune conosciuta sotto il nome di .SV/- mecits lodoisiae e quella corrispondente del Gallinago sabinei si è ripetuta più volte ed io potei constatarlo anche nel Lymnocryjites galliìiula. ^ Di più due anni or sono rinvenni sul mercato una Gazza (Pica caudata) albina, o meglio eritrina, che era stata uccisa nelle vici- nanze di Vigevano e 1' anno dopo nella medesima località ne veniva trovato un nuovo individuo identico. ^ L'Arrigoni, informato della presente Nota, mi scrisse di concordare colle mie vedute, considerando 1'^. Chiaradiae come un albinismo con carattere simmetrico e regolare, còme, sotto altri aspetti, è il Sijnoecus lodoisiae e il Gallinago sabi- nei, quindi la concordanza delle vedute non sarebbe potuta risultare maggiore, ep- perciò ben volentieri ho riprodotto le sue stesse parole. Aggiungerò qui ancora il caso di un cardellino (Cardaelis elegans) della Col- lez. Turati il cui piumaggio è trasfurmato in modo da rassomigliare a quello di un Torcicollo (lynx torquilla) 338 G. MARTORELLI. NOTA ORNITOLOGICA. Io credo col Giglioli non impossibile la scoperta di nuove specie in Italia e l'esempio, che Egli stesso ricorda, della Sitta Whiteheadi, Sharpe, trovata dal Whitehead in Corsica per la prima volta il 12 giugno 1883, dimostra come la nostra conoscenza delle specie europee possa risultare qualche volta ancora incompleta. Tuttavia la Sitta Whiteheadi è una vera ed indiscutibile specie della quale sono ormai ben determinate anche le differenze di sesso e le fasi, della quale si conosce la nidificazione e si sa che è una spe- cie estremamente localizzata e rarissima, mentre ([oiVAtheiie Chiara- diae non conosciamo per ora che due maschi giovani e non perfetta- mente corrispondenti nei caratteri. Il fatto poi dell'esser stato trovato il secondo esemplare in un medesimo nido con tre individui normali di Athene noctua è per me di tale importanza da non potersi facil- mente spiegare, se non ammettendo che esso sia un esemplare anor- male. Tuttavia se, ad onta di ogni obbiezione, l'avvenire dimostri che VAthene Chiaradiae si è veramente affermata e, superando la lotta per l'esistenza, si sarà sostituita all'antica specie, sarà il .caso di rallegrarsene, essendo incontestabilmente più bella. Sul punto di chiudere la presente Nota il sig. Vallon mi comu- nica che la terza Civetta dagli occhi neri, della quale già mi aveva scritto, fu realmente trovata e fu vittima di un gatto. Ciò non muta affatto le cose sopra dette, poiché già si sa che della prima covata tre individui erano fuggiti e possono benissimo essersi riprodotti, ed au- menta la speranza d'avere io pure un esemplare come quello che ho illustrato. G. MARTORELLI Jitti Sac. Jt. Sc. jYat. Vol. XL. Cav. !/. CLIUI. UALZULARI a< fM-JrIAUIU. MlLAfK, ATHENE CHIARADIAE Giglioli. SULLA OTTAEDRITE DI SGIPSIUS (S. GOTTARDO). Nota di Gr. B o er is. È noto che l'ottaedrite è stata rinvenuta da tempo alla punta Fibia, al monte Sella, ^ e in altri luoghi del S. Gottardo molto rinomati per- chè feraci di vari e bellissimi minerali cristallizzati. Nel passato estate l' ing. E. Bazzi portò dal S. Gottardo, e volle gentilmente affidarmi per lo studio, alcuni interessanti campioni di ot- taedrite, accompagnata da albite e clorite, che raccolse in un nuovo giacimento, scoperto nel 1900 dal cercatore di minerali Giovanni Jori di Airolo, presso il laghetto di Scipsius. Trovasi questo laghetto sul versante sud del S. Gottardo, sopra Ai- rolo, a 2450 m. circa di altitudine, ed è situalo ai piedi del Poncione di Laghetto, che fa parte del contrafforte dividente l'alpe di Scipsius dall'alpe di Sorescia. 1 cristalli di questa ottaedrite sono sempre molto piccoli, giacché al massimo raggiungono i due mm. nel senso dell'asse [001]. Il loro co- lore è giallo-miele; la lucentezza nei più limpidi arriva all'adamantina. Le forme già note per l'ottaedrite che si poterono determinare sono: [111} { 115 j [117 j j 101) {107 j {5 1 19 j iOOl}. Predominando sempre le fàcce della bipiramide { IH j, che sono ^ Kenngott, Die Minerale der Schweiz. Leipzig, 1866, 265. 340 G. BOERIS. Striate, spesso profondamente, nella maniera solita, cioè parallelamente allo spigolo [ 110 ], i cristalli hanno abito ottaodtico. La j iil ì poi è spesso sola od unicamente accompagnata da faccettine di [ 001 j. La {115 ì è abbastanza frequente, e più frequente ancora è la J117j: ambedue hanno facce discretamente estese. Rara piuttosto e a facce scadenti e strette è la j 101 {. La { 107 J fu osservata su pochi cristalli ma con facce assai sviluppate. La {5 1 19} si incontra sovente nei nostri cristalli e se talora le sue facce, per essere piccolissime e al- ({uanto incurvate, danno immagini che lasciano molto a desiderare, altre volte invece sono assai nitide e piane, e ampie a sufficienza da dare buone misuro colle facce adiacenti. La | 001 ì è d'ordinario piana e lucente: le sue facce piccolissime in alcuni casi, arrivano ad avere in altri una certa estensione. Nei cristalli più ricchi qualche volta mancano. Le misure che servirono alla determinazione delle forme elencate di sopra sono raccolte nella seguente tabella; Angoli Limili delie osservazioni Media Calcolato N 4 (101): (111) 40^45'— 41" 2' 40^54' 41'^ 4' (101): (001) 60 30 — 00 32 60 31 60 38 2 (115): (001) 26 37 — 26 55 26 40 26 41 2 (117): (001) 10 38 - 19 54 19 45 19 45 9 (107): (017) — 10 53 20 2 1 (107): (117) 13 50 — 13 58 13 54 13 49 2 (107): (117) — 31 15 31 25 1 (107): (001). 14 3 — 14 34 14 20 14 15 4 (5 119): (15 19) — 27 13 27 38 1 (5 119): (11 7) — 13 40 i:; 56 1 (5 119): (5 119) — 9 44 9 41 i (5 119): (111) — 48 18 48 12 1 (5 1 19): (10 7) — 11 52 It 5U 1 (5 1 19): (0 0 1) 25 3 — 25 27 25 17 25 30 7 SULLA OTTAEDRITE DI SGIPSIUS. 341 È noto che la frequenza di forme ad indici complicati, e di vicinali, è una marcata caratteristica della oltaedrite, e sono ormai numerose le forme cosifatte che nei cristalli di ottaedrite di diverse località, vennero riscontrate dal Klein, ^ dal Groth, ^ dal Zepharovich, ^' dal Seligmann, '' dal Baumhauer ^ e da altri autori che ebbero ad occuparsi di questo minerale, tra i quali recentemente H. H. Robinson. ^' La presenza di alcune di tali forme rende i cristalli di Scipsius assai interessanti. Mostrano infatti ripetutamente la {5 1 19} (fìg. 1) che, come si sa, è nota da tempo, e comune sopratutto sui cristalli della valle di Binnen, e in quelli del Brasile. Di più poi si hanno sopra parecchi cristalli delle facce di una bipiramide ditetragonale cui spetterebbe il simbolo i 11 3 45 j-. Sono ordinariamente assai nette e di estensione in generale discreta. Qualcuna alle volte supera in larghezza quelle di { 001 j di 1 N. Jahrb., 1875, 337. 2 Min.-Samml. Strassb., 1878, 108. 3 Zeitschr. far Knjst. und Mia., VI, 240, 1882. 'i N. Jahrb., 1881, 2, 269; 1882, 2, 281; Zeitscìir. filr Kryst. und Min., XI, 337, 1886. ^ Zeitschr. filr Kryst. und Min., XXIV, 555, 1895. « Am. Journal of Science, XII, 180, 1901. 242 G. BOERIS. {115} e di {117} dalle quali di solito sono accompagnate (fig. 2). Mi pare non del tutto fuori di proposito trascrivere integralmente i valori ottenuti misurando, su tre cristalli, le facce {113 45} e tra loro e con altre vicine, aggiungendo che furono osservate in numero di quattro per ciascuno, allo scopo di mostrare come in ogni caso l'accordo tra l'osservazione e il calcolo sia abbastanza soddisfacente, tolti alcuni spigoli dati delle facce (h k l) in questione con quelle della bipiramide fondamentale; ciò che è spiegato dall'essere queste ultime quasi sempre poco atte alla misura. Cristallo I. (Il 3 45):(0 0 1) = mis. 24^^ ti 24 2 21 2G 24 19 (11 3 45):(1 1 5) = mis. 12 58 (Il 3 45): (3 II 45) = mis. 41 33 (11 3 45):(1 1 1) = mis. 48 4 (11 3 45):(l II) = mis. 57 51 media 2i 13'; cale. 24'U4' . . cale. 12 53 . . cale. 41 46 . . cale. 48 4 . . cale. 58 14 Cristallo II. (11 3 45):(0 0 1) = mis. 24'^ 30' 24 7 24 12 24 13; media 24" 13'; cale. 21' 14' (11 3 45):(l 1 1) = mis. 18 7 48 G ; media 18 G ; cale. 48 4 (Il 3 15):(l II) = mis. 57 31 57 33 57 40 57 50 ; media 57 40 ; cale. 58 14 (3 11 45): (3 II 45) = mis. 46 48 ; cale. 46 40 SULLA OTTAEDRITE DI SGIPSIUS. 343 Cristallo III. (Il 3 45): (001) = mis. 2i'^14' 24 8 2i 29 2i 35; media 24' 21'; cale. 24" 14' (Il 3 45): (115) = mis. 12 56 13 2; media 12 59; cale. 12 53 (Il 3 45): (IH) = mis. 47 56 47 59 48 8 47 50 ; media 47 58 ; cale. 48 4 (Il 3 45): (111) = mis. 57 56 57 52 57 35 57 53 ; media 57 49 ; cale. 58 14 (11 3 45): (3 11 45) = mis. 2 4 0; cale. 23 30 (li 3 45): (3 II 45) = mis. 33 55 ; cale. 33 45 Una bipiràmide ditetragonale {11 3 44j venne trovata dal Busz bu di un cristallo d'oltaedrite di Bourg d'Oisans nel Dellinato. ^ Si può ricordare qui che accanto alla {5 1 19 }, tra le forme della ottaedrite, si ha altresì la { 5 i 20 }. Mi riuscì ancora di notare un' altra bipiramide, pure a indici com- plessi, per altro sopra un solo cristallo. Compare con cinque faccette. Due di queste piccolissime e affatto scadenti non si prestano a misure, la terza diede una passabile misura sulla base, le due rimanenti sono larghe a sufficienza e assai splendenti. Rispondono, almeno le tre potute misurare, approssimativamente al simbolo {4 1 16 j. 1 Zeitschr. fur Krijst. und Min., XX, 557, ÌW. 344 G. BOERIS. SULLA OTTAEDRITE 1)1 SGIPSIUS. (1 1 16): (001) = mis. 2i'50' 25 10 21 10; media 21" 52'; cale. 24" 30' (I 1 1(1): (117) = mis. 12 48 12 42: media 12 45; cale. 12 20 (4 1 liJ):(l 4 IG) = mis. 25 24 ; cale. 21 44 (Queste misure, e le altre dei cristalli con { 11 3 45 } riportate prima, danno modo di constatare un fatto di un certo interesse, e cioè che, nel caso nostro, lo spostamento delle facce [ìt k l j, ove da uno spo- stamento di altre a indici più semplici si vogliano far derivare quelle a indici più complicati, così numerose nell'ottaedrite, avviene, per quelle di uno stesso cristallo, in modo uniforme per tutte. Finalmente in un cristallo dalla combinazione [ 111 ! } 117} { 5 1 19 ì I 001 j riscontrai una faccettina [Uhi] inclinata sopra una di [ 001 J di 25° 38'. Da questo valore si ricava il simbolo {4 4 21}. Questa ed altre vicinali della { 115 | vennero trovate dal Baumhauer * in cri- stalli del Vallese, Il valore teorico dello spigolo (4 4 21 }:jOOll si calcola =25° 35'. 1 Zeitschr. filr Krijst. und Min., XXIV, 555, 1695. ARACNIDI DI MAHÈ E KAXDY. Nota della Dott. Zina Leardi in Airaglii L'Istituto Zoologico dell' Università di Pavia, che possiede numerose ed importanti raccolte aracnologiche, ne conta alcune che appartengono all'Asia. Tra le quali, oltre alla piccola raccolta di Almora, già da me studiata, evvi la collezione fatta dal sig. Des Champs, nel 1890, lungo ■la costa del Malabar, nella piccola colonia francese di Mahè ed a Kandy nell'isola di Ceylan. ^ Gli aracnidi di queste località presentano i caratteri orientali, che risultano dalla comparazione e dall'esame delle singole aracnofauae fin qui studiate. Prima del 1824, intorno a questa regione, nulla si sa- peva dal punto di vista aracuologico. Nei lavori degli antichi zoologi, come ad esempio, Linneo e Fabricio non si trova un solo ragno, che porti l'indicazione della regione orientale. Vauthier fu il primo che allora pubblicò una nota intorno ad mia specie di Giava; ma, dopo questo piccolo contributo, molto fu studiata l'aracnofauna dell'estremo oriente. Pubblicazioni di cataloghi descrittivi, di elenchi nominali, di liste sistematiche si succedettero in gran numero. * Sento il dovere di esprimere la mia ricononoscenza al chiar. prof. comm. Pie- tro Pavesi, il quale oltre ad avermi gentilmente concessa la raccolta des Champs, mise a mia disposizione tutti i libri necessari al compimento del presente lavoro. Voi. XL. 346 Z. LEARDI IX AIRAGHI. Tra i molti, non è superfluo ricordare il lavoro descriltivo-compa- rato che Doleschall pubblicò nel 1857, il quale arricchì la regione di quaranta specie nuove. È deplorevole veramente però, come osserva Thorell, che l'autore non abbia viste in natura che ben poche delle specie illustrate. Le descrizioni, fatte secondo una collezione figurata, che l'autore aveva a sua disposizione, a giudicare dalla copia non colo- rata che Doleschall stesso ne dà, lasciano molto a desiderare sotto lo aspetto della chiarezza e dell'esattezza. Il lavoro, che Stoliczka pubblicò nel 1809, è di capitale importanza per la conoscenza dei caratteri dell' aracnofauna orientale. L' autore, comparando l'aracnofauna della penisola di Malacca, dell'Indie, della Bir- mania, viene alla conclusione che queste tre località hanno specie di aracnidi proprie a ciascuna, specie comuni a regioni affini e specie rappresentale anche in altre regioni tropicali e subtropicali. Ecco le caratteristiche principali dell' aracnofauna orientale, unita- mente a due altre, che si deducono dai classici lavori di Thorell, pub- blicati dal 1877 al 1890 e 1892 sotto il titolo: Studi sui ragni Malesi e Paimani e sotto i nomi di Aracnidi di Sumatra, di Singa- pore e delle isole Nicobari ; L'aracnofauna della regione orientale conta un numero grandissimo di specie, superiore a quello delle altre regioni intertropicali ed una intensità numerica di individui maggiore che altrove. Yi sono nella regione orientale alcune aracnofaune locali, che pre- sentano un carattere proprio, isolato, diminuendo il numero delle specie comuni all' intera regione ed aumentando il numero delle specie proprie. L'aracnofauna di Mahò e Kandy sono assai affini all'aracnofauna in- diana, come mi risulta dalla comparazione della raccolta Des Champs colle memorie pubblicate da E. Simon sotto il titolo: Arachiides de l'Asie Meridionale (1887-1888. Journal of the Asiat. soc. of Bengal) e colla comparazione dei ragni di Alraora, raccolti da Luigi Rossetti, e già da me studiati. ARACNIDI DI MAHÈ E KANDY. 347 Delle 58 specie di aracnidi Maheiisi e dell'isola Taprobanica, alcune sono caratteristiche della regione, altre sono comuni alle regioni affini ed altre sono rappresentate nelle regioni tropicali e subtropicali. Le specie raccolte a Kandy e dintorni sono poche, venti in tutto; ma, siccome in esse sono diverse specie proprie dell'isola, non escludo che ulteriori e più abbondanti raccolte aracnologiche, fatto iti questa loca- lità, possano comprovare avere l'isola di Geylan una aracnofauna pro- pria isolata, in cui il numero delle specie proprie sia maggiore del numero. dello specie comuni all'intera regione. Nella determinazione sistematica delle 50 specie di ragni di Mah»^' e Kandy e nella descrizione delle specie nuove ho seguito Tordine ed il metodo pubblicato da Thorell nel Descriptive Catalogue of the Spi- ders of Burma ^ 1895. Nella determinazione delle 6 specie di scorpioni ho seguito Kraepelin: Revision der Skorpiojie, 1891-1892, e mi sono pure tenuto al lavoro di Kraepelin nella determinazione delle due specie di palpimanidi : Revision der Tarantuliniden^ 1895. Ord. Araneae. 1. Atmetochilos fossoVf Sim. 1887. — Arachnid. Asie me- rid. I. Tenasserim in Journ. Asiat. soc. Bengal, 1887, pag. 109. Specie unica del genere, descritta ancora da Simon in Hist, natur. Araignées, 11% I, 1882. Birmania occidentale. Un esemplare giovane di Kandy. 2. I*alpimaniis gibbiilus, Duf. 1820. — Descript, de six arachn. nouv. IV, pag. 364, tav. LIX, fig. 5, in Ann. se. phys. {Chersis gibbidits^ AValck. — Palpimanus haematinics^ Koch). PiOgione mediterranea, Abissinia, Nubia, Arabia. Simon l'indica del- l'India orient, in Hist, natur. des Araignées^ I, IP, 1892. Una femmina adulta ed una giovane di Mahè. 348 Z. LEARDI IX AIRAGHI. 3. Hersilia Savignyi, Luc. 1836. — Observ. sur les Aran, du genre Hersilia, in Mag. de Zool. 6 anuee, classe YIII, lav. XIII, fig. I, pag. 10. (//. calciiiheiisis, Stol. — //. indica, Walck.) Walckeuaer fa deWIIersilia Savignyi, Luc. una varietà ùqW Hersi- lia indica, ma quest'ultima non essendo stata stabilita che su un esem- plare giovane, la varietà non rimane che sinonimia. Sparsa in tutta la regione orientale. È comunissima in Birmania ed in India. Molti esemplari d'ambo i sessi di Mahè ed una femmina adulta di Kandy. 4. Artetna mauricia, Walck. 1337. — Hist, natur. des Insect, apt. pag. 657. tav. 15, fig. I. {Pholcus borbonicus, auct. — Pìiolcus convexu8, Blck.) Specie tropicopolita. Thorell la nota in particolare dell'India e del- l'Australia. Molti esemplari d'ambo i sessi di Mahè. 5. Fholcus 2^halan(/ioideSf Walck. 1837. — Hist, natur. des Insect, apt. I, pag. 651. — {Araneus cakdidus^ Plin. — Pìiol- ciis Phalangiste, Sav. — Aranea opilionoides. Sdir.) Europa media, Regione mediterranea, isola di Saut'Elena, Hong-Kong, Manila, Singapore, Giava, Sumatra, Canada. Specie sparsa in tutto l'e- misfero nord, dall'equatore al 50"'" lat., tanto nell'antico quanto nel nuovo mondo. Alcuni esemplari d'ambo i sessi raccolti a Mahè. 6. JPholcus rivulatus, Forsk. 1775. — Desc. anim. pag. 86. {Pholcus barbarus, Lue.) Lucas descrisse in Expl. de l'Algerie (Arachn.), pag. 327,- la medesima specie primamente descritta da Forskal. Regione circummediterranea, Africa orientale. India meridionale. Molti esemplari d'ambo i sessi di Mahè. ARACNIDI DI MAHÈ E KANDY. • 049 7. JPholcus v-notatus, Thor. 1878. — Stadi sui ragni Malesi e Papuani (ragni d'Amboiua), II, pag. iG3, in Ann. Mus. Giv. di Stor. nat. di Genova. Thorell nota ancora questa specie raccolta in Birmania nel Primo saggio dei Ragni Birmani,, 1887, pag. 90. Tra gli esemplari femmina adulti e giovani di Malie ho rinvenuto un maschio adulto. Maschio. — Cefalotorace più largo che lungo, molto rotondato alla parte laterale. Parte cefalica elevata, di forma triangolare, interamente ricoperta di peli. Impressioni toraciche profondissime, il solco mediano divide la parte centrale in due parti. Fronte stretta, tronca orizzontalmente, misurante una metà della parte toracica. Sterno alquanto più lungo che largo, ampio alla parte anteriore, rotondato ai lati, alla parte posteriore termina restringendosi. Ucchi disposti in tre gruppi distinti, uno mediano e due laterali. Occhi laterali grandi, rotondi ed assai vicini, occhi laterali anteriori più grandi di tutti. Occhi mediani anteriori avvicinati; occhi mediani posteriori disgiunti per uno spazio doppio del loro diametro. Mandibole piccole diretto in basso; labbro semicircolare. Palpi brevi, parte tibiale di forma cilindrica, due volte più lunga che larga ; tarso breve; bidbo sferico, egualmente espanso, continuato da un lungo sdlo claviforme; la base del bidbo e dello stilo sono coronate da peli corti, setolosi. Zampe come nella femmina, il secondo paio lungo come il quarto paio. Addome cihndrico lungo due volte la sua larghezza, ristretto alla parte an- teriore, un po' allargato alla parte mediana, inclinato ed attenuato alla parte posteriore. Colore. — Cefalotorace giallo-pallido, scado alquanto fosco, nella parte to- racica sono caratteristiche due linee quasi nere, disposte obliquamente, unite alla parte anteriore, divergono alla posteriore in forma di V. Alle parti laterali del cefalotorace sono le vestigia di due linee oscure lon- sfitudinali. 350 Z. LEARDI IX AlUAGIII, Sterno fosco, lungo i lati presenta tre macchie giallo-pallide; è interamente cosparso da punti chiari. Mandibole oscure. / Mascelle e labbro scuri alla base, chiari all' apice. Palpi foschi, giallo- scuri. Zampe come nella femmina, gialle con una macchia più chiara alla base del femore e della tibia, patella nera. Addome cinereo, ornato di punti neri irregolari ed irregolarmente disposti. Dimensioni: Lung, del corpo mm. 5, lung, e larg. del cefalotorace mm. 1 Y5, lung, dell' addome mm. 3 1/^, larg. inm. 1 Vo. Zampe del primo paio mm. 35, del secondo nini. 21, del tei'zo mm. 16, del quarto mm. 23 '^1^. 8. Ariamnes Favesii, sp. n. Femmina. — Ccfaloiorace assai più lungo che largo, la larghezza sta due volte e mezzo nella lunghezza, lati paralleli. Parte cefalica appena distinta da una leggerissima impressione. Parte toracica inferiore, non mostra ne solco mediano, né impressioni lalerah. Occhi mediani formanti un rettangolo assai più largo che lungo, disgiunto da uno spazio eguale al loro diametro, i posteriori un po' più allontanali. Occhi laterali molto avvicinali tra loro, divisi dai mediani da brevissimo spazio. Linea degli occhi anteriori recurva; linea degli occhi posteriore procurva. Mandibole di forma cilindrica, diretle in basso, in lunghezza sommano il doppio, più una metà della loro larghezza. Mascelle a base lunga quanto larga, rotondate all'apice. Sterno assai più lungo che largo, fortemente convesso nella parte mediana, anteriormente troncato in linea orizzontale, allenualo all'apice, alla congiun- zione coir addome si riduce in punta. Palpi lunghi e gracili, femore lungo, diritto, palella alquanto dilatata, tibia ampliata all'apice, tarso attenuato alla parte terminale. Zampe lunghe, gracili, ricoperte non interamente da pelo, tibia lunga, femore breve, tarso filiforme. Quarto paio più lungo del primo, indi il secondo ed il terzo paio. Addome cilindrico, ingrossato un poco a lato della tibia, continualo da una lunghissima coda cilindrica come l'addome, diretta all' indietro, conservante il medesimo diametro fino alla parte estrema, dove termina in punta acuta. ARACNIDI DI MAHE E KANDY. doi Epifilla elevatissima, tondeggiante alla parte anteriore, di forma circolare alla posteriore. Filiere lunghe, robuste, terminate in punta. Colore. — Cefalotorace giallo-rossiccio intenso. Occhi nerissimi. Mandibole mascelle e labbro gialli, bruni alla parte terminale. Sterno di color fondamentale giallo-pallido, più chiaro ai lati che alla parte centrale che si presenta alquanto bruna. Palpi giallo-pallidi, oscurati all'estremità, cosparsi di pelo breve e pallido. Zampe intensamente colorate di giallo alle parti femorali e tibiali, pallide alle parti estreme tarsali. Le articolazioni presentano un anello nero, annerite sono pui'e le parti terminali del metatarso. Addome di color fondamentale bruno, elegantemente reticolato da un bel giallo-dorato, lucente. Anche la lunga coda è colorata come 1' addome fino alla parte estrema, la quale presentasi alquanto più chiara e ricoperta da poco pelo pure di color chiaro. Ventre colorato come l'addome, area epigastrica giallo-pallida. Epigina rosso-bruna. Filiere pallide. Dimensioni: Lung, del corpo mm. 23, luug. del cefalotorace mm. .3, lung, dell'addome mm. 4, lung, della coda min. 16. Zampe del primo paio mm. 20, del secondo mm. 13, del terzo ram. 7 ^/o, del quarto mm. 22. Una femmina adulta di Mahè. 9. Theridium sisyphiunif CI. 1757. — Svenska Spindlar, pag. 60 [secondo Simon les Arachn. de France, t. Y, pag. 100] [Aranea notata^ Linn. — A. nervosa, Oliv. — A. scapular icm, Schr. — Steatoda sisyphia, Sim.). Regione mediterranea, Asia centrale e meridionale fino al Giappone, Molti esemplari giovani di Mahè. 10. Theridium rufipeSf Lue. 1842. — Expl. de l'Algerie, Zool. Arachn., pag. 263, tav. XVI, fig. 5-5 d. [Theridium borbo- 7iicum, Vins.). 352 Z. LEARDI IN AIRAGHI. Specie assai diffusa in Birmania, Geylan, ludo-Malesia, Nuova Ca- ledonia, Europa meridionale, Africa. Molti esemplari d'ambo i sessi raccolti a Kandy ed a Mahè. 11. Theriditim aiilìmim ^ Kocli 1838. — Die Araclin., fig. 323. {T. rufoliiieatum. Lue. — T. elegans, Black. — T. spiri- fer, Glerck). Regione mediterranea, isole Secelle, Siria, Egitto, Algeria. Molti esemplari d'ambo i sessi di Kaudy. 12. Argyt'odes argt/rodes, Walck. 1837. — Hist, des Ins. apt. 1, pag. 282, sub Linyiìhia gibbosa. Lue. — Argyrodes epei- rae, Sim. Specie parasita di alcune specie di Epeira. Sottoregioni; Mediterranea, Malgascia, ladomalese, Etiopico-atlautica, Brasiliana, Alleganica. Alcuni esemplari di Mahè. 13. Vlohoriis getiiculatuSf Oliv. 1789. — Eneyel. me-' thod. II, pag. 214 [secondo Simon]. [Aranea geniculata, Oliv. — Uloborus zosiSj Walck.) Specie diffusa in tutte le regioni calde del globo. Questa specie fu da me notata in Almora. Alcuni esemplari di Mahè ed una femmina di Kandy. 14. Tetragnatha fnandibulata, Walck. 1809. — Ilist. nat. des Insect, apt. II, pag. 211. — {T. minatoria, Sim. — T. lepto- gnatha, Thor.) La specie determinata daThoroll, 1890, Studi sui ragni Malesi e Papuani, Ragni raccolti a Sumatra, pag. 221, sotto il nome di Tetra- gnatha mandibulata, e la specie determinata da Koch, Die Araclui. Aust. 1870, pag. 194, sono senza dubbio la Tetragnatha mandibu- ARACNIDI DI MAHÈ E KANDY. 353 lata, di Walck. Quanto poi alla specie descritta da Simon, 188-4 Arachn. de France, 5, part. II, pag. 186, sotto il nome Emi^lognatha mandibularis^ non è nemmeno congenere della mandihulata, Walck. Due femmine adulte di Malie. 15. Tetragnatha estensa, Linn. 1758. — Syst. nat. Re- gnuin anim. [secondo AValck. Hist. nat. des lusect. apt., II, pag. 203, 1837]. — {T. rubra, Risso). Specie diffusa in tutte le regioni calde e temperate, rara nelle re- gioni fredde dell'Europa, dell'Asia e dell'America. Quattro femmine ed un maschio adulto di Mahè. 16. Tetragnatha latifrons, Thor. 1887. — Sludi sui Ragni Mal. e Pap. — Ragni di Selebes, 1887, pag. 94, Ann. Mus. Giv. di Stor. nat. di Genova. Dallo stesso Thorell fu segnalata questa specie in Amboina, 1878 ed al capo Jork, 1881. Specie affine alla imlchella, Thor. ed alla T. nepaeformis, Dol. Un esemplare femmina raccolto a ^lahè. 17. Tetragnatha tenera, Thor. 1881. — Sludi sui Ragni Mal. e Pap. pag. 136. Un maschio adulto di Somraersel (capo Jork). Femmina. — Cefalotorace quasi lungo quanto la tibia del terzo paio, unita alla patella, lungo due volte la larghezza. Impressioni cefaliche ben pronunciate. Solco centrale profondo. Fronte misurante metà della larghezza del cefalotorace, leggermente arro- tondata, tubercolo, portante gli occhi mediani, elevato. Parte posteriore del ce- falotorace retta e parallela. Occhi disposti sopra due linee, una anteriore ed nua posteriore di egual lunghezza. Linea anteriore retta; linea posteriore recurva. 354 Z. LEARDI IN AIRAGHI. Occhi grandi, gli aateriori mediani piii grossi dei laterali. Occhi mediani anteriori e posteriori occupanti un'area eguale tanto in avanti che all'indietro. Occhi laterali divisi da uno spazio minore di quello che separa i medi ante- riori e posteriori. Mandibole non lunghe, più brevi del cefalotorace, alla base ricurve ed atte- nuate all'estremità. Denti dei solchi unguicolari in numero di 7, disposti in due serie. Serie dei denti superiori obliqua. Unghie mandibolari ricurvatissime. Sterno dilatato assai alla parte anteriore, attenuato alle parli laterali, ter- mina in punta acuta alla parte posteriore. Palpi brevi, tibia ingrossata. Zampe gracili, annate di spine gracilissime. Addome lungo, cilindrico, di' egual diametro dalla base all'estremità posteriore. Filiere poste all'apice addominale. Epigina non bene sviluppata. Colore. — Cefalotorace giallo, pallido ai lati, bruno alla parte ceutrale, ornato da peli disposti in linee. Occhi neri. Sterno giallo-pallido alla parte anterioi'e. Mascelle pallide, labbro oscuro. Mandibole giallo-brune, estremità e denti quasi completamente neri. Unghie giallo-rossiccie. Palpi e zampe colorale uniformemente di giallo chiaro, armati di spine nere. Addome di color fondamentale cinereo giallastro, cosparso interamente da punteggiature dorate. Una linea longitudinale bruna, a contorni elegantissimi, dalla parte anteriore, scende per tutto l'addome e va perdendosi all'estremità posteriore. A''enirc giallo scuro, uniformemente colorato. Dimensioni: Lung, del corpo mm. 9 V2' lung, del cefalotorace mm. - V2, lung, dell'addome mm. 7. Di Kaudy, mal conservata, 18. Ar(jyroepeiva undulata, Vins. 1863, — Aranéid. (les iles de la Pieunion, Maurice et Madagascar, tav. V, fìg. H, pag. 207. {Ciclosa uìididafa, Karsch — Epeira undulata^ Lenz). ARACNIDI DI MAHÈ E KANDY. 355 Questa specie è assai vicina all'^^. siauom^ Walck. della Cocincina, Hist. iiat. des Insect. Apt. pag. 137, tav. 11, 1837.. Nell'^r^. imdulata manca la colorazione rossa anulare, l'addome non è ristretto, ma dilatato e convesso alla parte anteriore, dove ter- mina in punta ottusa. La parte mediana dell'addome presenta una linea longitudinale nera, ripartita in linee trasversali ai lati. Isole della Riunione e Madagascar, Africa occidentale, Loango, Giuba, alto Ganale Gudda. Una femmina adulta e due mal conservate di Kandy. 19. Nephila maculata, Fabr. 1793. — Ent, syst. II, pag. 425, [Epeira chrysogaster, Walck. — N. fuscipes, Kocli — Meta ornata, Koch). Thor. ISSI, Studi sui Ragni Mal. e Pap., pag. 146. Femmina. Maschio. — Cefalotorace tanto lungo quanto largo, misurante la lunghezza della tibia del quarto paio di zampe. Parte anteriore attenuata, troncata oriz- zontalmente, parte laterale e posieriore arrotondate. Fronte strettissima, ottusa. Tubercoli dorsali mediocri; strie toraciche e cefaliche ben pronunziate. Occhi disposti sopra due linee, una anteriore ed una posteriore. Occhi mediani elevati su un tubercolo, occhi laterali depressi. Tutti gli occhi presentano ugual diametro. Linea anteriore lievemente riempa, linea posteriore lievemente procurva, quest'ultima pii^i lunga della prima. Occhi laterali avvici- nati; occhi mediani in quadrato perfetto. Sterno cuoriforme, troncato oi'izzon- tahnente alla parte anteriore, attenuato alla posteriore, lati rotondati, apice ottuso. Tubercoli sternali mediocri, disposa sulla parte mediana del medesimo. Mandibole, tarsi limghi quanto il doppio della loro larghezza. Parti labiali lunghe quanto larghe, ottuse all'estremità. Palpi, femore e tibia gracilissimi; tarso alquanto ingrossalo, cilindrico alla base; bulbo grossissimo, tondeggiante alla parte anteriore, un po' più attenuato alla parte posteriore, stilo lunghissimo, robusto, ricurvo all'estremità, piegato in basso, rivolto in fuori. Spine lunghe e robuste aHa base del tarso ed alla parte tai'sale che ab- braccia il bulbo. 356 Z. LEARDI IX AIRAGIII. Zampe lunghe, gracili, vestite da pelo folto, fine, breve e munite di spine lunghe e forti. Xibia e patella mediocri, tarsi e metatarsi lunghissimi. Tibia e patella del primo paio misurano due volle la lunghezza del cefalo- torace. Zampe del primo paio più lungiio di tutte, indi in ordine il (|aarto, il secondo ed il terzo. Addome lungo, cilindrico, parte anteriore rotondala, ricopre la posteriore del cefalotorace, lati paralleli, attenuali alla parte posteiiore che non termina in punta. Colore. — Cefalotorace giallo-oscuro, tendente al rossiccio, impressioni to- raciche più oscure, interamente ricoperto da minutissimo pelo dorato. Mandibole e parti labbiali pallide, offuscate all' estremità. Palpi: femore, tibia e base tarsale giallo-pallidi; cstrcmiiù del tarso, bulbo e stilo nerissimi. Sterno giallo-rossiccio, come il cefalotorace, più chiaro alla parte anteriore che alla posteriore. Zampe : femore, patella e tibia giallo-pallidi ; tarsi e metatarsi oscuri, pelo bruno, spine nere. Addome quasi uniformemente colorato, giallo-pallido, con leggerissime linee longitudinali più oscure, che ricordano le linee brune dell'addome della fem- mina. Caratteristica la linea bruna alla parte anteriore dell'addome, tracciata nel senso della latitudine. Lati dell'addome elegantemente reticolati da macchie brune. Ventre bruno, variamente macchiato di chiaro. Filiere oscui'c. Dimensioni : I.ung. del corpo min. 5 \'.,, lung, del' cefalotorace mm. 2, lung, dell' addome mm. 3 '/^. Zampe del primo paio mm. 11), del secondo nnn. 15, del terzo mm. 'J, del quarto mm. K) '/o- Un maschio e molte femmine adulte di Kaiidy. Dimorfismo sessuale rilevantissimo, alcune femmine misurano il 7 inni. ed il maschio misura mm. 5 ^/o. Nephila maculata var. annulii^es, Thor. 1881. lìagui doirAustro- Malesia e del capo Jork, 111, pag. 145-1 iC, in Ann. Mus., Genova, Cinque femmine adulte. ARACNIDI DI MAIIÈ E KANDY. 357 Una macchia anulare gialla alla tibia, alla base del tarso, ed il color giallo chiaro della patella ne fauno una varietà della forma tipica. La Nephila maculata, coll'accennata varietà annuUpes^ sono comuni in Birmania e nell'India, in molta parte dell'Asia meridionale, del- l'Australia, dell'Africa occidentale. 20. l^ephila WalcJcenaerii, Dol. 1857. — Bydr. Kenn. der Arachn. Indisch. Archip., in Natuur. Tyds, voor Nederland. Indie, serie III, Voi. Ili [Secondo Thor., 1878. Studi sui Ragni Mal. e Pap. — Ragni d'Amboina, pag. 122. {Epeira Walckenaerii, Dol. — ^jj. fenicillum, Dol.) Arcipelago indiano. Un esemplare femmina di Kaudy. 21. Nephila aiiroscif Koch 1872. — Die Arachn. Austral, pag. 160, tav. XIII, fìg. AL Specie affine alla Nepliila maculata^ Fab.; se ne distingue per la forma affatto diversa dell'epigina. Nuova Olanda, Isola Aru. • Un esemplare femmina di Kandy. 22. Nephilenifys tnalaharensiSf Walck. 1841. — Hist, nat. des Insect, apt. 11, pag. 102. Questa specie, descritta da Walckenaer su un esemplare conservato a secco, diede luogo alle descrizioni errate degli autori, dove si dice di ragni con dieci occhi,, avendo presi per tali i tubercoli dorsali. Asia meridionale: Birmania, Geylan, Cocincina, Malesia. Australia, Africa, America. Molti esemplari femmina di Kandy e di Mahè. 358 Z. LEARDI IN AIRAGIII. 23. Aryiope iindulata, Tlior. 1^at., pag. 125. {A. speciosa, Dol. — A. ARACNIDI DI MAHÈ E KANDY. odd zebra, Sulz. — A. fasciata^ Oliv. — A. formosa^ Will. — A. ca- spia^ Gmel. — A. j^hragmitis, Ris. — E^eira fasciata, Walck. Ar- giope fasciata, Sav. — Miranda transaljdna ^ Koch — Neghila transalpina, Koch). Europa media e meridionale, Africa settentrionale, Asia ; Hong-Kong, Giava, Giappone, America: Stati Uniti. Un esemplare femmina adulta di Mahè. 27. JEpeira punctigera, var. vatia, Thor. 1881. — Studi sui Ragni Mal. e Pap. — (Ragni dell'Austro-Malesia), pag. 104. [Epei- ra vatia, Thor. Ragni di Selebes, 1877, pag. 42.) Specie affine all' E. triangulifera Keys, dell' isola Maurizio, ma. questa presenta la lamina dell'epigina arrotondata alla parte terminale. Colore dell'addome eguale. Dall'^. epìiippiata, che è assai affine, differisce per avere la tibia del secondo paio armata da 4 o 5 spine. Nuova Guinea, Nuova Holanda. Una femmina adulta di Kandy. 28. Epeira adianta, Walck. 1805, — Faune Paris,, pag, 199. (Aranea marmorea, Panz, — E. segmentata. Sud, — Miranda pic- tilis, Koch), Europa, Africa settentrionale, Turchestan, Cina, Giappone, Chili. Due esemplari femmina adulte ed un maschio mutilato di Mahè, 29. Epeira Redii, Scop. 1763, — Entom., pag. 394 (sub Aranea). {A. Redii, Sci. — A. Aldrovandi, Scop. — A. cratera, Walck. — Epeira sollers, Walck. — E. agalena, Hahu. — E. signata, Bl. — Atea sclopetaria, Koch). È questa una delle specie, la cui livrea mutabilissima ha dato luogo a distinzioni molte, delle quali non sono rimaste che le varietà solers ed agalena; le altre passano come punti intermediari delle varietà principali. 360 Z. LEARDI IN AIRAGHI. Indie orientali, penisola Sinaitica, Africa settentrionale ed equatoriale, Europa media e meridionale; Cambridge l'ha menzionata dell'isola di Sant' Elena. Quattro femmine di Malie. 30. JEpeira patagiatcìf Clerck. 1757. — (sub Araneus) Svenska Spindlar, Stockolm. pag. 38, I. tav. 10. {A. ocellosits, CI. — A. apoclisa Hahn — E. silvicultrix, CI.) Asia meridionale, Europa, America. Tre esemplari di Mahù. 31. Mpeira Ubera, n. sp. Femmina. — Cefalotorace più lungo che largo, lungo quanto la palella sommala alla tibia del primo paio. Tubercolo centrale della fronte jiiano, elevalo, tubercoli laterali ad angoli quasi acuti. Parte cefalica detcrminata da strie pronunciatissime, occupa più della metà del cefalotorace. Parie toracica a contorni ampi rotondati, assai più larga della parte cefalica. Occhi disposti sopra due linee, distinti in tre gruppi. Occhi mediani anteriori e posteriori disposti in quadrato, gli anteriori più piccoli dei posteriori. Occhi laterali avvicinatissimi tra loro, più piccoli dei medi anteriori. Linea degli occhi anteriore recurva. Linea degli occhi posteriore quasi retta. Mandibole cilindriche, convesse alla base. Mascelle brevi. Labbro colla parie terminale rotondata. Sterno ovale, dilatato ai lati, termina alla parte posteriore alquanto acuminato. Palpi mediocremente lunghi, gracili; femore cilindrico, patella e tibia breve, parte tarsale ristretta all'estremità terminale, coperti da pelo ed armati di spine. Zampe gracili, il quarto paio misura all' incirca quattro volle il cafalotorace. Il primo paio è il più lungo, indi il quarto, il secondo ed il terzo. Zampe interamente ricoperte di pelo ed armate di forti spine. Addome triangolare, terminato in linea retta alla parie anteriore, gli angoli laterali anteriori sono retti. M lui terzo cii-ca è leggermente dilatato ai lati, ARACNIDI DI MAIIÈ E KAXDY. 361 poi subito si restringe pei' terminare in punta, non acuta però, all'apice estremo dell' addome. Filiere coniche. Colore. — Cefalotorace di color giallo-fosco, granuloso, rivestito da pelo •di color bruno quasi nero. Parte cefalica appena più chiara della parte toracica. ÌMandibole giallo pallide, rossastre alla parte terminale. ^lascelle di color bruno rossiccio, chiaro alla base, gialliccio all'estremità. Labbro giallo-pallido, termina quasi bianco. Sterno presentante, su un color fondamentale bruno, quasi nero, una linea giallo-pallida alla parte mediana, linea che non raggiunge l'estremità posteriore, ma che termina all'altezza della coscia del terzo paio di zampe. Palpi giallo-pallidi, anellati di bruno, rivestiti di pelo quasi nero. Zampe di color fondamentale giallo, anellati di scuro intensamente. Coscio ■completamente nere, base femorale pure nera, sul femore sono tre anelli bruni. Patella bruna alla parte terminale. Tibia anellata di nero come i tarsi ed i metatarsi. Pelo ricoprente le zampe giallo-fosco. Addome giallo-scuro, punteggiato di rosso in modo irregolare. Huattro linee chiare festonate trasversali cingono l'addome. La prima linea dai lati anteriori scende obliqua e sinuosa alla parte centrale. La seconda, la terza e la quarta, pur conservando la medesima disposizione della prima, sono più brevi e non si estendono alle parti laterali. Quattro punti neri in trapezio sono posti nella parte anteriore dell'addome. Ventre bianco-grigio, punteggiato di bruno lateralmente, scuro alla parte centrale. Epigina l'ossiccia. Filiere brune. Dimensioni: Lung, del corpo nnn. lU, lung, del cefalotorace mm. A, lung, dell'addome mm. 0. Zampe del primo paio mm. 15, del secondo mm. 13, del terzo mm. 9, del quarto mm. 11. Specie atììne aìVF. stigmate scita, Hass. ne differisce per la linea retta anteriore addominale, gli anelli brani delle zampe e la colorazione dell' addome. Un esemplare femmina di Mahè. Voi. XL. 25 362 Z. LEARDI L\ AIRAGPII. 32. Gasteracantha hrevispina, Dol. 1850. — Arach, der Archip. Iiid. in act. soc. scient. Jiido-Neerlandicae, V, pag. 423. Secondo Thor., Studi sui Ragni Mal. e Pap. (Ragni d'Amboina) 1878, pag. 17. {G. ciùsindata, Koch — Plectana hrevùinna^ Dol. — PI. pavida, Dol. — PI. roseo-limbata, Dol. — PI. medio-fusca, Dol. — G. mammeata, Kocli — G. guttata, Thor. — G. observatrisc, Cambr. — G. pavida, van Hass.) India, Birmania, Indochina, Isole Xicobari, Sumatra, Australia, Po- linesia. Una femmina di Mahè. 33. Gasteracantha taeniata, AValck. 1841. — Hist, iiat. des Insect. Apt. II, pag. 169. Koch, in Arach. Aust., 1871, pag. 10, descrive sotto il nome di G. taeniata un esemplare confacentissimo a quello di Mahè. Thorell^ 1881, Studi sui Ragni Mal. e Pap. descrive la medesima specie. Spe- cie affine alla G. diademia, Thor. ma l'addome è assai differente. Nuova Guinea, Asia meridionale. India. Una femmina adulta di Mahè. 34. Gasteracantha formosaf Vins. 1863. — Arachn. des ìles de la Reunion, Maurice et Madagascar, pag. 244, tav. IX, fig. 7. Le spine posteriori dell'addome sono più lunghe di quelle dell'esem- plare mascaregno ed alquanto più divaricate. Per tutti gli altri ca- ratteri la somiglianza è perfetta. Due femmine di Mahè. 35. Ctenus trahifer, Thor. 1887. — Primo saggio sui Ragni Birmani, pag. 288. La descrizione di Thorell si riferisce ad una femmina giovane della collezione Fea di Birmania. L'identificazione degli esemplari di Kandy ARACNIDI .DI ilAHÈ E KANDY. 3G3 mi fu convalidata dai caratteri di una femmina adulta che l'autore dà nei Spiders of Burma, 1895, pag. 214. Tre femmine di Kandy. Maschio. — Cefalotorace quasi lungo quanto la tibia del quarto paio unita alla patella, in lungliezza misura un terzo di più della larghezza; rivestito in- teramente di pelo, margini ondulati alla parte anterióre, rotondati alla posteriore, convesso alla parte anteriore, declina verso l'addome. Solco toracico ristretto, profondo, impressioni toraciche ben pronunziate. Occhi disposti sopra tre linee, anteriore, media e posteriore, occupanti una area quasi quadrata. Linea media curvata verso la parte posteriore. Occhi della linea anteriore e mediani della seconda linea, disposti in trapezio. Occhi la- teroli della seconda linea ed occhi della linea posteriore molto avvicinati tra loro a due, a due. Sterno quasi circolare. Mandibole rette, cilindriche, molto convesse alla parte dorsale, troncate obli- quamente all' apice. Solco unguicolare posteriore armato di quattro denti, solco unguicolare ante- rioi'e armato di tre denti. .Mascelle parallele, dilatato alla base. Labbro rotondato, troncato obliquamente alla parte terminale. Zampe meno robuste che nella femmina. Zampe del quarto paio lunghe tre volle il cefalotorace. Femore del primo paio armato da spine disposte in serie l-I-I; patella con una spina. Tibia e metatarso delle zampe anteriori armati da spine, cinque paia di spine ,alla tibia e tre paia al metatarso. Tibia delle zampe posteriori armata da ima serie di spine disposte I-I, metatarso come il tarso inerme. Palpi mediocri, tibia superante di poco in lunghezza la patella, cilindrica alla base, termina dilatata e munita di un'apofisi robusta, diretta al- l'infuori, alla parte superiore presentasi armata da una fortissima spina. Tarso bi'eve abbracciante il bulbo, quasi ciUndrico, all'estremità termina in punta ottuso. Fihere tutte di ugual- lunghezza. Colore. — Cefalotorace rosso-oscuro, con una fascia chiai'a occupante la parte di mezzo, estesa alla parte anteriore, si l'estringe alla parte mediana ed alla posteriore. Sul clipeo è una linea bianca formata da pelo, lutto il pelo che ricopre il cefalotorace e di color chiaro. 364 Z. LEARDI IN AIRAGHI. Mandibole, mascelle e kibbro di color l'osso-bruno. Sterno rosso uniforme alla parte anteriore e posteriore, quasi nero alla base delle zampe. Zampe e palpi uniformemente colorati di chiaro, pelo bruno, spine nere. Addome di color fondamentale gialliccio, alla parte anteriore presenta due linee in forma di V dilatato, quattro punti neri disposti in quadrato sono posti dopo le due linee accennate,. Alla parte mediana dell'addome vi è una linea nera, trasversale, obbliqua che si estende fino ai lati. Parte posteriore addominale ornata da linee sinuoso, pallido e brune alternale. Ventre nero, alla parte mediana pi'esenta quattro linee disposte longitudinal- mente, formate da serie di punti hianclii. Filiere buine. Dimensioni: Lung, del corpo mm. 11 '/^, lung, del cefalotorace mm. 0 V-,, lung, dell'addome min. i^. Zampe del primo paio min. 18. del secondo mm. 16, del terzo mm. 14 ^f.,, del (juai'to mm. 20, patella 4- tibia del quarto lung. mm. 7. Lo C. trabifer presenta affinità col Lepioctenus oulvidarh. Has., Ragni di Sumatra, 1882, pag. -45, tav. V, fig. 12. La colorazione affatto diversa del ventre permette la distinzione. Birmania: Tenasserim, Bhamò. Un maschio adulto di Kandy. ofi. Mippasa olivaceaf Thor. 1887. — Primo saggio sui Ragni Birmani (Studi sui Ragni MaL e Pap.), pag. 21)7. {Diapontia Simonis^ Thor. ibid. pag. 301. ) Già stabilita dallo stesso Thorell in Spiders of Burma, pag. 217. Birmania, India. Questa specie fu da me notata in Alinora. . Due femmine di Kandy. 'M. Selenops ìnalabarensis, Sim. J880. — Rev. do la famille de Sparassides, pag. li. — Ext. des Act. de la Soc. Linn. de Bordeaux. Specie molto affine alla .S'. hirmanka ed alia S. aegyptiaca degli autori. ARACNIDI DI MAHK E KANDY. 365 Iiulia, Birmania, Ceylan. Tre femmine adulte di Madalavvantenna, dintorni di Kanly; un maschio ed una femmina adulti di Mahò, 38. Selenops birinanicus , Tlior. 1895. — Spiders of Burma., pag. 201. Specie molto affine al 5'. malaharemis, Thorell, clie la distinse per la fascia nera posteriore dell' addome. Birmania. Specie da me già notata in Almora. Una femmina adulta ed una giovane imperfetta di Kaudy. 39. Ileteropoda venatoria, Liun. 1758. — Syst. nal., ed. 10, I, n, pag. 1035. Specie tropicopolita. Molti esemplari di Maliò e di Kaudy. Heieropoda venatoria^ var. emarginata, Thor., 1881. Ragni del- l'Austro-Malesia, Studi sui Ragni Mal. e Pap., pag. 274. Dalla forma principale differisce per la conformazioue alquanto di- versa dell'epigina, la quale presenta il tubercolo posteriore profonda- mente bipartito. Austro-Malesia. Due femmine adulte di Malie. 40. Heteropoda sith-maculataf Thor. 1881. — Ragni Austro-Malesi. Studi sui Ragni Mal. e Pap., pag. 277. La conformazione del palpo, le due macchie nere sul femore, ranello patellare, le due macchie nere della tibia differenziano questa specie dall'//, venatoria, Lin. alla quale è per altri caratteri affine. L'addome deli'//, submaculata presenta alla parte posteriore una fascia trasver- sale bruna, quasi nera, offrente la figura di un AV molto divaricato. All'estremità dell'addome vi è una linea chiara, giallo lucente. Sotto regione indomalese. Un maschio adulto di Mahè. 30G Z. LEAKJJI l.\ AIUAGIII. 11. Isopoda striatipes, sp, d. Femmina. — Cefalotorace lungo quanto largo, lunghezza eguale alla tibia del terzo paio. Fronte convessa, elevata sulla parte toracica, che inclinasi un poco verso l'addome, lati toracici multo ricurvi. Solco centrale mediocre, im- pressioni toraciche poco pronunziate. Occhi disposti in serie sopra due linee. Linea anteriore ricurva, linea po- stcì'iorc procurva, più lunga della prima. (Jcchi anteriori quasi di egual diametro. Occhi posteriori laterali più grossi dei mediani posteriori. Occhi medi anteriori e posteriori formanti un trapezio, di cui il lato minore è l'antei'iore. Mandibole lunghe circa il doppio della loro larghezza. ^lascelle convesse, troncate obbliquamente al lato interno. Labbro tanto lungo quanto largo raggiungente il margine interno delle ma- scelle, ottuso all'estremità. Sterno oblungo, alla parte anteriore, troncato in linea orizzontale, ai lati un poco rotondalo. Palpi lunghi quanto la patella sommata alla tibia del quarto paio. Zampe lunglie e robuste: il secondo paio 6 il più lungo, misura sei volte la lunghezza del cefalotorace, presenta la patella munita di una spina alla parte anteriore, tibia munita di due spine alla parte anteriore, disposte I-I. Tarso e metatarso con folte spazzole, formate da pelo lungo setoloso. Addome breve, ovale. Ventre portante come l'addome lunghi peli e rari. Epigma ti'asversale, elevata. P'iliere robustissime, coniche, brevi. Colore. — Cefalotorace rossiccio, fosco, rivestito interamente da pelo di color giallo-pallido. -Mandibule nerastre. Mascella e labbi'O neri rivestiti da pelo lungo e folto in particolare alla base. Sterno uniformemente di color nero con [telo giallo-chiaro. Palpi giallo-chiaro alle parti basali, bruni all'estremità. Zampe giallo-oscure. Femore presentante una linea longitudinale ncrissima, che si estende dalla base all'apice. .Vila parte di sotto cosparso di pelo giallo-chiaro. ARACNIDI DI MAHK E KANDY. 30 7 Tibia con anello nero alla base, più esteso alla parte inferiore che alla su- periore. Patella giallo-palido. Tarsi e metatarsi infoscali, quasi bruni. Addome interamente bruno-rossiccio, coperto di pelo chiaro. Non ò possibile distinguere nel presente esemplare, mal conservato, nessuna ornamentazione. Ventre nero alla parte centrale, giallo-chiaro ai lati. Filiere brune. Epigina scura. Dimensioni: Lung, del corpo unii. 10 ' /o. lung, del cefalotorace mm. 10 'Z^, larg. del medesimo mm. 8 ' '.,. Zampe del primo paio mm. 18, del secondo mm. 51, del terzo mm. 37 \'.,, del quarto mm. Ai). Specie assai affiiie aH7. Ilercidea, Thor. della Nuova Guinea, la colorazione caratteristica delle zampe la distingue facilmente. Neil'/. Herculea il femore è immacolato, la tibia presenta due anelli neri, uno alla base ed imo all'estremità. Una femmina adulta di Mahò. 42. Midamus ceylonicuSf sp. n. Femmina. — Cefalotorace quasi lungo quanto largo, mediocremente elevato. Parte cefalica convessa, piana alla parte anteriore, margini ricurvi. Fronte rotondata. Parte toracica più ampia della cefalica convessa alla parie centrale, tondeggiante ai lati. Solco mediano profondo, più breve del tarso del terzo paio. Strie toraciche e cefaliche mediocremente pronunciate. Occhi disposti sopra due linee, linea anteriore appena recurva, linea poste- riore alquanto procurva. Linea anteriore più breve della linea posteriore. Occhi anteriori avvicinati a due a due, intervallo che li separa più breve del diametro degli occhi stessi. Mediani più grossi dei laterali, divisi da spazio maggiore. Occhi posteriori eguali equidistanti. Occhi mediani formami un quadrato tanto lungo quanto largo. Mandibole lunghe il doppio della loro larghezza. Mascelle incurvate, ovali, labbro assai più largo che lungo, rotondato alla parte superiore. Sterno troncato orizzontalmente alla parte anteriore, rotondato ai lati, acu- minato alla parte posteriore. oGS Z. LEARDI L\ AIKAGHI. Palpi con patella breve, lunga metà della sua larghezza. Tibia lunga due volte il suo diametro, tarsi cilindrici un po' attenuali alla parte terminale, in- teramente ricoperti da poli. Zampe robuste, armate da spine; il secondo paio è il più lungo. Il cefalotorace sta cinque volte nella lunghezza del secondo paio. Femore del primo paio armato da una spina alla base e da una spina al- l'apice della parte superiore. Tibia con due spine alla parte anteriore, una alla base ed una in mezzo. Tarsi e metatarsi ricoperti da foltissimo pelo. Addome ovale convesso più lungo che largo, retto alla parte anteriore, pa- rellelo ai lati, termina in punta ottusa all'apice. Epigina depressa, divisa da «n solco profondo, troncala alla parte posteriore, retta ai lati, rotondata anteriormente. Filiere cilindriche, lo superiori lunghe il doppio della loro larghezza, le me- diane gracili, le inferiori robuste e coniche. Colore. — Cefalotorace giallo-pallido, pelo chiaro. Mandibole rossastre, quasi nero all'estremità. Mascelle pallide, labbro chiaro alla base, oscuro al- l'apice. Palpi gìaUi, oscuri all'estremità. Sterno rosso-scuro. Zampe giallo-pallide. Femore oscurato alla parte di sotto. Tibia con un anello nero basale, metatarso oscuro, rossiccio, tarso giallo- chiaro, nero all'estremità. Addome giallo-fosco, tendente al bruno. Una linea quasi nera lo cinge tra- sversalmente alla parte antei-iore. Una linea chiara fogliare scende dalla linea bruna, in senso longitudinale, verso la metà deli' addome. Ai margini la linea cliiara è contornata di nero. Ventre nero alla parte centrale, giallo-chiaro ai lati. Filiere brune, epigina chiara. Dimensioni: Lung, del corpo mm. 12, lung, del cefalotorace mm. ."), lung, dell' addome rum. 7. Zampo del primo paio mm. 21, del secondo mm. 23, del terzo mm. 15 '/^, del quarto mm. 17. Una femmina adulta di Kaiidy. ARACNIDI DI MAHÈ E KANDY. 369 ■ 43. Daradius omistus, Walck. 1807. — Arachii, de France, pag. 77, fig. 5, tav. VI. {Thomisiis onustus, Walck. — Misumena ■pustidosa^ Koch — Thomisus cdbits, Sim.) Specie molto estesa nella regione temperata e calda, Asia centrale e meridionale, gran parte dell'Africa continentale ed insulare, Europa meridionale. Simon la rinvenne a Singapore, a Giava e nella Cina. 44. JDaradius cristatiis, CI. 1757. — Svensk. Spindl., pag. 136, tav. XI, fig. 6 {Xijsticas cristatics, Clerck — Xijsticics audace, Koch). Specie diffusa in tutte le regioni temperate e calde. Europa, Cina, Turchestan. Un esemplare di ]\J'ahè. 45. Daradius albiis, Gmel. 1767. — sub Aranea, in Linneo, Syst. Nat., ed. XII, I, pag. 2;J61. Europa inedia. Regione mediterranea e trancaspiana, Africa orien- tale, Singapore, Giava, Cina. Alcuni esemplari adulti d'ambo i sessi di Malie. 46. Daradius annulipes, Thor. 1878. — (sub Pistius). Ragni di Selebes (Studi sui Ragni Mal. e Pap.), pag. 161. Il PistùiS j^uséiùlosus^ Koch venne riferito a questa specie, ma come osserva Thorell il Daradius annulipes differisce dal Pistius pustu- losus per la disposizione della linea nera, trasversale, che congiunge i tubercoli addominali. Selebes. Una femmina di Mahè. 47. HliyncUog natila cinerascens, Thor. 1887. — Studi sui Ragni Mal. e Pap., pag. 285. È questa la specie che Thorell pose a tipo del genere PJiyncho- 370 Z. LEARDI IN AIRAGHI. gnatha^ che è affine del Monaeses Koch e più affine ancora al genere Tmarm, Sim. Si distingue per la maggior lunghezza del corpo, il clipeo e le mandibole fortemente iuclinate in avanti. Quanto alle specie Mo- naeses macilenta, Koch, Monaeses Xiphoides^ Koch e 3Ionaes&s hrevicaiidatus^ Koch, Die Arachn, Austral, pag. 773, 525 e 726, che presentano i piedi inermi è dubbio che appartengano al genere stabilito. J3irmania : Men-tan-ja. Una femmina di Kandy. 48. Flexippus JPayJcuUii (Aud. in Sav.) 1827. — Descr. de l'Egypte. II ed., XXII, pag. 172, tav. VII, fig. 22. [Secondo Thorell 1881. Ragni dell'Austro Malesia, pag. 501.] (Attus 'paykullii, Sav. — Menemerus ^paykulUi^ Koch — Salticus Vaillanth Lue. — S. culicivorus, Del.) Thorell: Rangoon, Men-tan-ja, Tenasserlm, Ceylan, India, Arabia, Austro-Malesia, Australia, Polinesia, Africa, Europa, America. Koeli : Asia, Africa, America. Simon: Europa, India (Hymalaya). Cambridge : Bombay, Beirut, Siria, Palestina, Penisola del Sinai, Isola Maurizio. Vinson : Isola Riunione. Pavesi: Litorale africano, Arabia, Massaua, Tunisia. Alcuni. esemplari di Mahè e di Kandy. 49. Thyene iniperialis, W. Rossi, 1847. — Haiding. Na- turwissonsch. Abhandl., I, pag. 12. {Attiis imperialis, W. Rossi — A. regilUis, Koch — A. argenteo-lineatits, Sim, — Thya impe- rialism Sim.) Regione mediterranea : Spagna, Italia, Sardegna, Corsica, Sicilia, Grecia, Turchia. Regione etiopica : Syria, Palestina, Efeso, Smirne. Asia meridionale.: Bombay, Birmania. ARACNIDI DI MAHÈ E KANDY. 371 Africa : Abissinia, Egitto, Tunisia. Un esemplare di Kandy. 50. Hasarius Worcknianii, Thor. 1892. — Studi 'sui Ragni Mal. e Pap. (Ragni dell' Indo-Malesia), part. IV, II, pag. 423. Sumatra. Una femmina adulta di Malie. Old. Scorpiones. 51. Buthus hottentotta, Fabr. 1793. — Eiitom. syst. II, pag. 435. {Scorpio ottentotta Faljr. — Androctomis Pandtirus^ Karscli. — A. ornatus^ Koch — Centrurus trilineatiis^ Pet. — Biithus judaicm, Sim. — B. minax^ Kocli — B. Hedemborgi, Thor. — B. conspersiis,, Thor. — B. martensii, Karsch. — B. di- midiatmj, Sim. — B. Isselii, Pav.) A questa lunga sinonimia, altre ancora sono da aggiungersi secondo Kraepelin, Rev. Skorp. I, 1891, pag. 43 e 49. Specie da me già notata in Almora, diffusissima nell'antico mondo. Alcuni esemplari d'ambo i sessi di Mahè e di Kandy. 52. Tityolepreus cJiinchonensis, Kraep. 1891. — Rev. der Skorp., I, die fam. der Androct., pag. 90. Gina e regioni vicine. Un esemplare di Mahè. 53. Phassus americanus, Linn. 1754. — Mus. Ludov. Ul- ricae, pag. 429. Secondo Kraep., Rev. dor Skorp,, fam. Androct., 1891, pag. 112. {Scorpio americanuu, Linn. — ,S'. europeus, Linn. — TityuB aethiopicuSj Koch — Isometrus ariiericamis, Thor.) 372 Z. LEARDI IN AIRAGHI. Specie tropicopolita, si riiiveuue noU'Ainerica del sud e nelle Autille; nell'Africa alla Sierra Leone; nell'Asia, nell'India occidentale, a Giava e Borneo. Due esemplari adulti di Mahè. 54. Centrums infamatus, Koch 184,"). — (sub TUijm) Aracli. XI, pag. 46, fig. 873. Secando Kraepelin, Rev. Skorp., 181)1, pag. 125. {C. elegans, Thor. — C. olioaceus, Thor. — C. limpidiis^ Karsch.) Kraepelin asserisce che il C. elegads, Thor. il C. olivaceics, Thor. ed il C. limpidus^ Karsch altro non sono che sinonimi del C. infamatits. America del nord e del sud. Indie orientali. Un esemplare di Mahè, 55. Scorpio ceylonictiSf Herbst 1800. — Ungefl. lusecten, IV, pag. 83, tav. V, fig. 1. Secondo Kraepelin, Rev. der Skorp., 1894, pag. 40. {S. indicits, Linn. — S. Afer, Linn. — JìtUhus megaloce- jìhaluSj Koch — B. Caesar, Koch — I feterometrits afer, Sim.) Koch ha certamente descritto il medesimo scorpione sotto il nome di Caesar. La descrizione si accorda perfettamente, ma la figura mostrasi alquanto inesatta. Dita troppo corto e troppo l'olmste in confronto alla mano. La patria dello S. ceyloiiicus è Ccylan e l'India meridionale. Un esemplare di Kandy Geylan ed un giovane di Mahè. 56. Scorpio indicus, Linn. 1748. — Syst. Nat. ed. VI, pag. 68. Secondo Kraepelin, Rev. der Skorp., 18!)4, pag. 53. (-S'. afer^ Linn. — Ikttìms ctjaneiis, Koch — Jì. heros, Koch — B. difensore Koch — B. reticulaius, Koch — B. setosus, Koch). Patria dello H. indicm è l'India, è perù frequente a Geylan ed a Sumatra. Un esemplare giovane di Mahè, alcuni esemplari d' ambo i sessi di Kandy. ARACNIDI DI MAHÈ E KANDY, 373 Orci. Palpimanoidae. 57. Tarantula veniformis, Limi. 1758. — Syst. Nat., X, pag. G19 (sub. Phalangiitm). [Phalangmm lunatum. Pali. — Ta- rantula lunata, Fabr. — Pìirynus Ceylonicus, Koch — Ph. nigri- maìius, Koch — Ph. scaber, Gerv. — Phrynischum Deflersi, Sim. — Plb. Vayakari, Poe. — Ph. Pidpsoni, Poe. — Ph.imùllm, Poe.) Secondo Kraepeliii venne trovato a Geylan, India, Africa; Aden, Massaiia, Mashat, Obock, Natal, Mozambico, Secelle, Maurizio. Carattere principale per la distinzione specifica è l'armatura del palpo. Quattro esemplari di Kandy. 58. Theliphomis rufipes, Koch 1843. — Die Arachniden, X, pag. 23, tav. 332, fig. 769. Si avvicina grandemente al T. jiroscorpio, ma la brevità del palpo, con alcune differenze nell'armatura del medesimo, lo distinguono chia- ramente. India orientale, Giava e Sumatra. Due esemplari, uno adulto ed uno giovane, mancanti entrambi della coda, di Mahè. Seduta del 26 maggio 1901. ORDINE DEL GIORNO: 1.° Comunicazioni della Presidema. 2." Le galle di Valtellina. — Comunicatone del socio A. Corti. 3.<* Alcuni fenomeni carsici e glaciali nelV Ai^jìennino aquilano. — Comunicazione del socio prof. 1. Chelussi. La seduta comincia colla lettura del nuovo socio A. Corti Sulle galle di Valtellina e continua colla comunicazione del socio I. Che- lussi Sic alcuni fenomeni carsici e glaciali neW Aj^pennino aqui- lano^ intorno ai quali alcuni altri soci presero pure la parola espri- mendo le loro opinioni in merito ai detti fenomeni che il socio Che- lussi si propone di fare oggetto di ulteriori studi. Esaurite le comunicazioni, il Vice-Presidente prega il Presidente di mettere, a termini del Regolamento, all'ordine del giorno della pros- sima seduta la nomina del futuro Vice-Presidente, essendo ormai spi- rato il termine della sua carica. Il Presidente prende atto e la seduta è dichiarata chiusa. Il Presidente EDOARDO PORRO. Il Segretario Giacinto Martorelli, Seduta del 23 giugno 1001. Presidenza del Senatore 'prof. E. Porro. In assenza dell'autore, il socio Sordelli dà lettura della nota del prof. sac. Carlo Cozzi / fiori della Cà di biss, nuovo manipolo di piante abbiatensi. A proposito della quale il socio Bordelli fa osser- vare che egli non mise punto in dubbio la esattezza della determina- zione di specie comprese nella 1.-' centuria, ma scrivendo all'autore ebbe a manifestare soltanto il desiderio di vedere qualche esemplare di alcune delle specie elencate. Riguardo alla nota presentata oggi, essendo sorto qualche dubbio intorno ad alcuni nomi, la Società esprime l' idea che il socio Cozzi abbia a rivederla, prima che venga pubblicata, onde possa corrispon- dere pienamente allo scopo che l'autore si è proposto. 11 socio prof. Artini dà quindi comunicazione del suo lavoro Jih torno alla forma cristallina di alcune sostanze organiche. Si procede infme alla nomina del Vice-Presidente e risulta eletto il socio prof. Artini. Data lettura del presente verbale viene approvato. Non essendovi altro a trattare la seduta ù tolta. Il Segretario F. SORDELLI. Seduta del 24 novembre 1901. Presidenza del Vice-Presidente iwof. Artixi. Il Presidente apre la seduta dicendosi dolente di dover annunziare la perdita del nostro socio nob. Luigi dei marchesi Crivelli, Conser- vatore del Civico Museo di storia naturale, del quale si rese beneme- rito con cospicui doni, e coli' aver contribuito all' acquisto dei Fossili delle Pampas, una delle più pregevoli raccolte del nostro Museo, che il defunto volle ricordato anche nel suo testamento. Il Presidente annuncia quindi l'ammissione di tre nuovi soci, che sono i seguenti: Prof. comm. Giuseppe Aldini, direttore dell' Istituto fisiologico della Pi. Università di Napoli. Don Alessandro Benussi-Bossi. BoERis dott. Giovanni. Letto dal Segretario il verbale della seduta 28 aprile, viene ap- provato. Si procede in seguito alla nomina di un Segretario in sostituzione del dimissionario prof. Martorelli e di un Vice-Conservatore, scadendo per effetto del Regolamento da tale carica il dott. Paolo Magretti. Compiuto Io scrutinio a schede segrete risulta eletto Segretario il dott. Giulio De Alessandri, e rieletto Vice-Conservatore il predetto dott. Paolo Magretti. Voi, XL. • 26 378 SEDUTA DEL 24 NOVEMBRE 1901. Frattanto, dietro invito del Presidente il socio prof. Ciielussi rias- sume verbalmente alcune sue Osservazioni sulla memoria del dot- tor Schnarrenberger riguardante l'Abruzzo aquilano. Parimente il socio prof. ]\Iazzarelli riferisce alcune Osservasioni biologiche da lui fatte sugli Ojnstobr anelli del Golfo di Napoli. Da ultimo è presentala la continuazione delle Xote ornitologiche ■per la provincia di Venezia, del socio conte Emilio Ninni, la quale comprende l'ordine dei Rapaci. Detti lavori saranno pubblicali negli Atti. Il Vice-Presidente E. ARTINI. Il Segretario F. SORDELLI. BULLETTINO BIBLIOGRAFICO DELLE PUBBLICAZIONI RICEVUTE IN DONO OD IN CAMBIO DALLA SOCIETÀ dal 1.° ged/iaio al 31 dicembre 1901. Non periodiclie. ^ *Ameghino Florentino, Notices prelimiiiairos sur des Ongulés nou- veaiix des terrains cn'tacés de Patagonie. Buenos Aires, 1901. *Andres a., La lotta per l'esistenza sostenuta dall'uomo contro gli ani- mali. Discorso inaugurale dell'anno accademico 1900-901 nella R. Università di Parma, 1901. — La determinazione della lunghezza base nella misurazione razionale degli organismi. Milano, 1901. *Andres Angelo e Leone Pesci, lìicerche sulla semipermeabilità del- l'integumento della rana. Milano, 190J. *Aiinals of the Queensland Museum. No. 5, by G. W. Do Vis, M. A., Director. Occasionai notes. Brisbane, 1900. Antonelli Italo, Bechi (jennaro, Pizzetti Domenico, Contributo alla terapia delle febbri malariche, studio clinico, V comunicazione. Mi- lano, 1901. Barone G., Les etudes et les découvertes de géoendodynamique en Italie dans les trente derniòres années. Bruxelles, 1900. 1 Quelle segnate con asterisco furono donate dai rispettivi Autori ; le altre si ebbero da Società e Corpi scientifici corrispondenti. 380 BULLETTINO BIBLIOGRAFICO. *Bexussi-Bossi Alessandro e Sartori Luigi, L'arie di collivare lo api ossia un mese di conferenze apistiche teorico-pratiche. Scuola Tip. Salesiana di S. Ambrogio. Milano. BiSLERi Felice g C, La lotta contro la malaria. Lettera aperta alla Camera dei Deputati. Milano, i901. BoEGAN Eugenio, Le Grotte dell'Altipiano di S. Servolo (Istria), con note sul bacino idrico del Rosandra dell' ing. Guido Paolina. Trie- ste, 1901. *BoHN G. , L'ó volution du pigment. Scientia-Biologie N. 11, (óvrier 1901. Ghartres. Imp. Durand. donne par les cditeurs Georges Carré et C. Naud. Paris. *BoNOMi Agostino, In morte del deputato AIj. Giovanni Salvadori. Siena, 1900. — Note ornitologiche, raccolte nel Trentino durante gli anni 1898 e 1899. Siena, 1900. — Recensione bibliografica. Rovereto, 1901. — Regole per la nomenclatura ornitologica. Siena, 1900. *BoTTi U., Sui molari di elefante. Roma, 1901. Bullocr Clark W.m., Oflìcial publication of the Maryland Commissio- ners Pan-American-Exposition Maryland and its natural resources. Baltimora, J 901. *Gestro R., a proposito di un recente articolo intorno alla fauna en- tomologica dell'Eritrea. Osservazioni. Genova, 1901. *GiAco.MELLi Pietro, Mammalofauna tridentina. Prospetto sistematico dei mammiferi sino ad ora conosciuti e viventi nel Trentino. Trento. 1900. ""Guidoni, Pro-Guidoni, risposta al dott. P. Yinassa do Regny, la Di- rezione della « Gerolamo Guidoni n Società per la diffusione e l'in- cremento degli studi naturali. Tipog. eredi Argiroffc. Spezia, 1901. Hatta S., Contributions to the morphology of Cyclostomata. — II. On the development of Pronephros and segmental duct in Petromyzon; from Vol. XIll. Pi. HI. Journal of the Coll. of Scien. Imp. Univ. Tokyo, 1900. BULLETTINO BIBLIOGRAFICO. 381 Herman Otto uiid Titusz Gsuroey., A Madarak Hasznàról és Ka- rarol. Budapest. 1901. IjivMA Isao, Studies ou the Hexactinellida. Goutributiou I. — Gontri- ti'ibution from the Zool. Inst. Scieii. Goll. N. 46, from the Journal of the Goll. of Scien. Imp. Univ. TOkyo. Vol, XV. Japan, 1901. IivEDA Iwaji, Observations on the development, structure and meta- morphosis of Actinotrocha. Contribution from the Zool. Inst. Scien. Coll. N. 48. Tokyo, 1901. Jordan and Snyder, Description of nine new species of fishes con- tained in Museums of Japan. Reprinted from the Journal of the College of Science. Imperial University, Japan, Vol, XV. Pt. 2. Contr. from, the Zool. Inst. Scien. Coll. N. 17. Tokyo, 1901. Katalog literatury naukowej polskiej. Tom. I. Rok, 1901. Zeszyt. l-H.** Krakow. ■^Largajolli A''ittorio, I pesci del Trentino e nozioni elementari in- torno all'organismo, allo sviluppo ed alle funzioni della vita del pe- sce. Voi. I, parte generale. Trento, 1901. *Id. Tavola: Fauna l'rentina. 1 pesci. *Id. Le diatomee del Trentino, XIII, Iago della Regola. Trento, 1901. Macoun John, Catalogue of Canadian Birds. Part I, Water birds, gal- linaceous birds, and pigeons. — Geological Survey of Canada. Ot- tawa, 1900. *Martorelli Giacinto, Sur le Plilojias Ilationi. Extrail de I'Ornis, Tome XI. Paris, 1901. — Note sur un hybride probable de Tardus olmarus x Tardus iliacus. Extrait de POrnis, Tome Xi. Paris. Maryland Geological Survey, Report on the physical Features of Al- legany County accompanied by an Atlas by Wm. Bullock Clark State Geologist. Baltimore, 1900. *Nehring a., Ueber das Horn eines Bos pnniigenms aus einem Torf- moore Hinterpommerns. (Nr. 1. Sitzungs-Bericht der (iesellschaft naturforschender Freunde zu Berlin vom 16 Januar 1900.) 382 UULLETTIXO IJIULIOGRAFICO. *Nehring a., Ueber die Schadel von Cteaomns mimitus Nlirg., Ct. torqualus Jiichl. iind 67. I'amUi Nhrg. — Ueber das Vorkominoii eiiier Spalax-Species in der Cyrenaica, sowie iibcr Spalax aegypliacus Nhrg. und Sp. giganteus Nhrg. (Nr. 9 Sitz.-Ber. der Gescll. nat. Fr.zii Berlin vom 20 Nov. 1900.) • NiEDENZU Franc, Arbciten aus dem botanischen Institiit des Kgl. Lyceum Hosianum in Jiraunsberg Ostpreiisscn. De genere Byrso- nima. Brauusberg, 1901. ^NiNNi Emilio, Catalogo della raccolta clmintologica del co. P. A. Ninni (Museo Civico di Venezia). Venezia, 1900. — Sulle catture di alcuni Cetacei nel maro Adriatico ed in partico- lare sul Delphi/ms tursio (Fabr.). Venezia, 1901. *Nuove relazioni intorno ai lavori della lì. Stazione di entomologia agraria di Firenze j)ei- cara della Direzione. Firenze. Serie 1, N. 3. 1900. *Omboni G., Demi di J.ophiodon degli strati eocenici del Monte Dolca. Venezia, 19(i|. *Parona Corrado, Di alcune anomalie nei Cestodi ed in particolare di due Tenie saginate moniliformi. Bollettino dei Musei di zoologia e anatomia comparata della R. Università di Genova, N. 99. 1900. *Paul-Boncour Georges, Le fémur. Étude des modifications squelet- tiques consécntives à l'hémiplégie infantile. Paris, 1900. *Pennisi Mauro Antonino, Metamorfosi cosmica. Catania, 1901. *PiNi Edoardo, Osservazioni meteorologiche eseguile nell'anno 1900 col riassunto composto sulle medesime. Milano, 1901. Rendiconto della seconda assemblea ordinaria e del convegno del- l'Unione zoologica italiana in Napoli (10-13 aprile 1901). Estratto dal u Monitore Zoologico italiano *i. Anno Xll, \. 7, 8. Firenze, 1901. RiiTiMEVER L., Gesainmelte kleine Scliriften allgcmcinen Inhalts aus dem Gebiete dcr Naturwissenschaft, ncbst einer autoblographischen Skizze, herausgegcben von II. (I. Stchlin (Naturforschendc Gesell- schaft in Basel). Band 1, 11. Basel, 1898. CULLETTINO BIBLIOGRAFICO. 383 ScHRuTER C, Die Palmen and ihre Bedeutung fur die Tropenbewoh- uer. Neujahrsblatt herausgegeljeii von der naturforschenden Gesell- schaft aiif das Jalir 1001, 103. Stiick. Zurich. *SiGiSMUXD Pietro, I Minerali del Comune di Sondalo, note descrittive. Milano, 1901. Stoppani Antonio, Corso di geologia, 3.^ edizione con note ed ag- giunte per cura di Alessandro Malladra. A^ol. II, fase. I-VI. Milano, 1901. *Stossich Michele, Osservazioni elmintologiche. Trieste, 1001. ■*Thieullen a., Deuxième ctude sur les pierres figures a retouches intentionnelles à l'epoque du creusement des vallées quaternaires. Paris, 1001. — Varia. Os travaillés à l'epoque de Ghelles. Tragos globularis, Silex éolithiques préquaternaires, etc. Paris, 1001. '^Udden Johan August, An old Indian Village (Augustaua Library Publications. Number, 2). Rock Island, IH. 1900. Pubblicazioni periodiclie di società ed accademie scientifiche corrispondenti. Abhandlungen der mathematisch-physikalischen Classe der kòniglich bayerischen Akademie der Wissenschaften. XX Bandes, 3 Abthei- lung; XXI Bandes, 2 Abtheilung. 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AVien, 1901. Mittheilungen der naturforschenden Gesellschaft in Bern. Aus dem Jahre 1898, N. 1451-1462, 1899; 1899, N. 1463-1477, 1900; 1900, N. 1478-1499. Bern, 1901. Monographs of the United States Geological Survey. Vol. XXXIX. The eocene and lower oligocene coral faunas of the II. S. With descrip- tions of a few doubtfully cretaceous species 1900, by Yaughau T. Wayland 1900 — Vol. XL Adephagous and clavicorn coleoptera from the tertiary deposits at Florissant, Colorado, etc. by Scudder S. Hubbard 1900. Washington. Naturae Novitates. Bibliographie neuer Erscheinungen aller Lander auf dem Gebiete der Naturgeschichte und der exacten Wissenschaften. Herausgegeben von \l Friedlander e Sohn. Bernburg. Vol. XXII, Jahrgang, 1900, X. 24, und Register; Vol. XXIII, Jahrgang, 1901. X. 1-22. Bernburg. Xorth American Fauna. U. S. Department of Agriculture, Division of Biological Survey. N. Ki. Results of a biological Survey of Mount Shasta California by G. Hart Merriam. N. 20. Revision of the Skunks of the genus Chincha by A. H. N. 21. Natural kistory of the en Queen Charlotte-Howell Island, British Columbia. — Natural history of the Cook Inlet region, Alaska by Wilfred Osgaod. Wa- shington, Notizblatt des Vereins fiir Erdkuiidc und der grossherzogl. geologi- schen Landesanstalt zu Darmstadt. IV Folge, 21 Heft. Darmstadt, 1900. BULLETTINO DIBLIOGRAFICO. 397 Nouvelles Archives dii Museum d'histoire naturelle de Paris. IV Serie, Tome II, fase. 1. Paris, 1900. Nuova Notarisia (La). Rassegna consacrata allo studio delle Alghe. Serie XII, 1901, gennaio, aprile, luglio, ottobre; Serie XIII, gennaio, 1902. Padova, 1902. Nuovo Giornale botanico italiano. Nuova Serie. — Memorie della So- cietà botanica italiana. Voi. Vili, N. 1-4. Firenze, 1901. Occasionai Papers of the Boston Society of Natural History IV. Geology of the Boston Basin by William (J. Crosby. Vol. I, part 3. The blue hills complex. Boston. Occasional Papers of the California Academy of Sciences. Synopsis Ca- lifornia Stalk-Eged Crustacea by Samuel J. Holmes. VII. San Fran- cisco, 1900. Oefversigt af Kongl. vetenskaps Akademiens' Furhandlingar, Femtion- desjunde (57) Argingeu. Ar 1900. Stockholm, 1901. Ornithologisches .Tahrbuch. Organ fiir das palaearktische Faunengebiet herausgegeben von Victor Ritter von Tschusi zu Schmidhofifen. Hal- lein in-8 gr., 1890, I Band, Heft 1-12; 1891, H Band, Heft 1-6; 1892-1900, III-XI .Tahrgang, Heft 1-6; 1901, XII Jahrgang, Heft 1-3. Palaeontographical Society. Vol. LIV. London, 1900. Philosophical Transactions of the Royal Society of London. 1900, Vo- lume 193, Series 5; 1901, Vol. 195, Series A; 1901, Vol. 196, Series A. London. Precis analytique des travaux de l'Académie des sciences, belles-lettres et arts de Rouen, pendant l'année 1898-1899, 1900; Pendant I'annee 1899-1900. Rouen, 1901. Proceedings and Transactions (the) of the Nova Scotian Institute of Science. Halifax, Nova Scotia. Vol. X, Part 2, Session 1899-1900. 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Proceedings of the general meetings for scientific business of the Zoo- logical Society of London, For the year 1900, part. 4, 1901; for the year 1901, Vol. I, part. 1-2; Vol II, part. 1. London, 1901. Proceedings of the Indiana Academy of Sciences. Indianopolis. Ind. for the year 1898 (1899); for the year 1899 (1900). Proceedings of the Royal Irish Academy. Third Series. Vol. VI, N. 2, 1901; Vol. VII, Irish topographical Botany. Dublin, 1901. Proceedings of the Royal physical Society. Vol. XIV, part 3, Session 129, 1899-1900. Edinburgh, 1901. Proceedings of the Royal Society. Vol. LXVII, N. 439-441, 1901; Vo- lume LXVIII, N. 442-450, 1901; Vol. LXIX, N. 451-452. Reports to the malaria Committee, fourth Series 30, march 1901. London, 1901. Records of the Australian Museum edited by the Curator. Vol. Ill, N. 8, 1900; Vol. IV, N. 1, 3, 4. Sydney, 1901. Rendiconti del Reale Istituto lombardo di scienze e lettere. Serie II, Voi. XXXIII, fase. 20, 1900; Voi. XXXIV, fase. 1-19. Milano. Rendiconti dell' Accademia delle Scienze fisiche e matematiche. (Sezione della Società reale di Napoli.) Serie III, Voi. VI (Anno XXXIX), fase. 8-12, 1900; Voi. VII (Anno XL), fase. 1-11. Napoli, 1901. BULLETTINO BIBLIOGRAFICO. 399 Revue Savoisieiioe, publication périoclique de la Société Florimontaue d'Annecy. XLI année, trim. 2.«-4.^ Aunecy, 1900. Rivista di patologia vegetale sotto la Direzione dei professori dott. Au- gusto Napoleone Berlese e dott. Antonio Berlese. Voi. Vili, N. 7-12, 1900; Voi. IX, N. 1-5. Firenze, 1900. Rivista italiana di Scienze naturali. Anno XXI, N. 1-2, 1900, Siena. Rivista ligure di scienze, lettere ed arti. Anno XXII, 1900, fase. 6; Anno XXIII, 1901, fase. 1-5. Genova. Schriften der naturforschenden Gesellschaft in Danzig. Neue Folge. X Bandes, 2-3% Heft. Danzig, 1901. Schriften der physikaliscli-òkonomischen Gesellschaft zu Konigsberg in Preussen. Einundvierzigster Jahrgang. Konigsberg, 1900. Schriften des Vereines zur Verbreitung naturwissenschaftlicher Kennt- uisse in Wien. XLI Band, Jahrgang 1900-1901. Wien, 1901. Sitzuugsberichte der mathematisch-physikalischen Glasse der K. b. Aka- demie der Wissenschafteu zu Miiuchen. 1899, Heft. 3, 1901 ; 1900, Inhaltsverzeichniss lahrgang 188 6-1 89 9; 1901, Heft. 1-3. Mùn- chen. Sitzuugsberichte der physlkalisch-medicinischen Gesellschaft zu Wiirz- burg. Jahrgang 1900, N. 2-4. Wiirzburg. Sitzuugsberichte der physikalisch medizinischen Societat in Erlangen. •32 Heft, 1900. Erlangen, 1901. Sitzuugsberichte und Abhandlungen der naturwissenschaftlicheu Gesell- schaft Isis, in Dresden. Jahrgang 1900, Juli bis December 1901. Dresden. Smithsonian Institution, United States National Museum. Special Bul- letin N. 4; American Hydroids. Part 1.-'. The Plumularidae with 34 Plates by Charles Cleveland Nutting. AVashington. Természetrajzi Fùzetek. Zeitschrift fiir Zoologie, Botanik, Mineralogie und Geologie. Vol. XXIV, 1901, Partes. 1-4. Budapest. The American monthly microscopical Journal illustrated. Vol. XXI, N. 1-12 (N. 241-252). Washington, 1900. 400 BULLETTINO BIBLIOGRAFICO. Transactions of the Academy of Science of St. Louis. Vol. IX, N. 6, 8, 9, 1899-1900; Vol. X, X. 1-8. St. Louis, 1900. Transactions of tlie Ganai^ian Institute. Vol. VII, part. 1, X. 13. Toronto, 1901. Transactions of the Connecticut Accademy of Arts and Sciences, New Haven. Vol. X, Part. 2.°, 1900. Transactions of the Kansas Academy of Science. Thirty-second and Thirty-third Annual Meetings (1899-1900). Vol. XVII, 1901. Topeka Kansas. Transactions (The) of the Royal Irish Academy. Vol. XXXI, part (IX- VIII), DC, X, XI. Dublin, 1900. Transactions of the Royal Society of South Australia. Vol. XXIV, part 2, 1900; Vol XXV, part. 1. Adelaide, 1901. Transactions of the Wisconsin Academy of Sciélices, x4.rts and letters. Vol. XII, part 2, 1899 (1900); Vol. XIII, part 1, 1900. Madison, 1901. Transactions of the Zoological Society of London. Vol. XV, part 5-7, 1900-1901; Vol. XVI, part 1-3. London, 1901. Travaux de la Société Imperiale des Naturalistes de St. Pétersl)ourg. Comptes-Rendus des seances sous la direction de B. Polénofif. Vo- lume XXIX, Livr. 1, N. 7-8, 1898; Vol. XXX, Livr. 1, N. 1-4, 1899; Vol. XXXI, Liv. 1, X. 4-8, 1900; Vol XXXII, Liv.. 1, N. 1-2. — Section de Geologie et de Mineralogie, red. par Gon- stantin de Vogdt. Voi. XXVII, Liv. 5, 1899; Voi. XXVIII, Liv. 5, 1809; Voi. XXIX et XXX, Liv. 5, 1900. — Section de Botanique, red. par J. Borodine. Voi. XXIX, fase. 3, 1899; XXX, fase. 3, 1900. — Section de Zoologie et de Physiologie. Voi. XXVI, Liv. 4, N. 7, 1898; Voi. XXVm, Liv. 4, N. 9, 1899; Voi. XXIX, Liv. 4, 1900; Voi. XXX, Liv. 2, 4, 1899-1900; VoL XXXI, Liv. 2, 4, 1901. St. Pétersbourg. Tridentum, Rivista mensile di Studi scientifici. Annata 111, fase. 9-10, 1900; Annata IV, fase. 1-8. Tronto, 1901. BULLETTINO LilDLIOGRAFICO. 401 Tufts Colloge Studies, N. 6 (Scientific Series). Tiie ossidila auditus J. S. Kingsley. Tufts College Mass., 1900. University of the State of New York. New York State Museum. 49 An- nual Report of the Regents 1895, Vol. Ill, in-4.°, 1898; 50 An- nual Report of the Regents 1896, Vol. II, 1899; 51 Annual Re- port of the Regents 1897, Vol. I-II, in-8.°, 1899; New York State Library 81. Annual Report New Jork State in-8.<>, 1898. Albany, 1899. Verhandlungcn der K. K. geologischen Reichsanstalt. Jahrgang 1900, N. 13-18; Jahrgang 1901, N. 1-14. Wien. Vcrhandlungen der K. K. zoologisch-botauischen Gesellschaft in AVien, herausgegeben von der Gesellschaft. Redigirt von Dr. Carl Fritsch. Jahrgang 1900, L Band, 1901. Wien. Vcrhandlungen dor naturforschenden Gesellschaft in Basel. Baud XIII, Heft 1-2, 1901; Band XIV, 1901. — Xamenverzeichniss und Sach- register der Bande VI bis XII, 1875-1900 der Vcrhandlungen der naturforschenden Gesellschaft in Basel von Georg W. A. Kahlbaum. Basel. Vcrhandlungen dor physik.-medic. Gesellschaft zu Wiirzburg. Neue Folge). XXXIV Band, N. 2-6. Wiirzburg, 1901. Vcrhandlungen des botanischen Vereius der Proviuz Brandenburg. XLII Jahrgang, 1900. Berlin, 1901. Verhandlungcn des Vereines fiir Natur- und Heilkunde zu Pressburg. Neue Folge. Xll der ganzen Reihc, XX Band, Jahrgang 1900. Pressburg, 1901. Vcrhandlungen und Mittheilungen des Siebenbiirgischen Vereins fiir Naturwissenschaftcn zu Hermannstadt. L Band, Jahrg. 1900. Her- mannstadt, 1901. Vierteljahrsschrift der Naturforschenden Gesellschaft in Zurich. XLV Band, Jahrgang 1900, 3-4 Heft, 1901 ; XL VI Jahrgang 1901, 1-2 Heft, 1901. Zurich. 402 BULLETTINO BIBLIOGRAFICO, AVisconsiu Geological and Natural History Survey. — Educational Se- ries N. 1, Bulletin N. 5, 1900; The geography of the Region about Devils Lake and the Dalles of the Wisconsin by Rollin D. Sa- lisbury and Wallace W. Atwood. — Economic Series N. 3, Bul- letin N. 4, 1900; Preliminary report on the Copper-Bearing Rocks of Douglas County, Wisconsin, by Ulysses Sherman Crant. — Scien- tific Series, N. 2, Bulletin 1898; A contribution to the Geology Of the Pre-Cambrian Igneous Rocks of the Fox Ifiver N'alley, ^^'i- scousin by Samuel Weidman. Madison, Wis. Wissenschaftliche Mitlheilungen aus Bosnien und llercegovina, lieraus- gegeben vom bosnisch-hercegovinischen Laudesmuseum in Sarajevo redigirt von D. Moriz Hurnes. Nli Band. Wien, 1900. Zeitschrift der deutschen geologischen Gesellschaft. Lll Baud, 3-4 Heft. 1900; Lin Band, 1-3 Heft. Berlin, 1901. Zoologischer Anzeiger, herausgegeben von Prof. J. Victor Cams, in Leipzig. XXIV Band, 1901, N. G33-G60. Leipzig. INDICE Direzione pel 1901 Soci effettivi per l'anno 1901 Istituti scientifici corrispondenti al principio dell'anno 1901 Carlo Gozzi, / f,on della Gà di biss e sue adiacente Enrico Mussa, Nota sulla Geutaurea flosculosa, Balb. Ernesto Mariani, Su alcuni fossili del trias medio dei dintorni di Porto Valtravaglia e sulla fauna della dolomia del monte San Salvatore presso Lugano . -^ Italo Ghelussi, Alcuni cenni sul pliocene dei dintorni di Lacedonia « Seduta del 16 dicembre 1900 ^' Seduta del 27 gennaio 1901 -e Zina Leardi in Airagiii, Aracnidi d'Almora . ... ri Italo Ghelussi, Alcuni fenomeni carsici e glaciali del- l'Apennino Aquilano « Ferdinando Bordelli, Anomalia in una testuggine (Gi- nixys bclliana Gray) del Sudan orientale . . . . « Francesco Salmojraghi, Steatite nella dolomia principale del monte Bogno (Lago d'Iseo) •' Giacinto Martorelli, Due nuovi casi d' ibridismo negli uccelli (Con una tavola) -n Alfredo Corti, Le galle della Valtellina (Primo contri- buto alla conoscenza della Cecidiologia Valtellinese) . « . Pag. o O •fi 4 ì> 9 n 19 1) 27 39 65 79 82 85 IH 115 129 153 04 INDICE. Ettore Artini, Appunti di mineralogia italiana. Calcite di Pradalimga (Val Seriana) Pag. 2G9 Seduta del 3 marzo 1901 ^^ 275 Seduta del 24 marzo 1901 -^ 277 Seduta del 28 aprile 1901 « 279 I. Ghelussi, Alcune osservazioni sulla Memoria del dot- tor Scìinarrenberger Ueber die kreideformatioii der monte d'Ocre-Kette in deii Aquilaner Abruzzeii . . . « 281 G. Mazzarelli, Note biologiche sugli OpistohrancM del Golfo di Napoli « 291 E. Ninni, Note ornitologiche per la provincia di Venezia « 315 G. Martorelli, Nota ornitologica. Ulteriori osservazioni m/Z' Athene ckiaradiae, GigUoli. (Con una tavola in eliotipia) » 325 G. BoERis, Sulla ottaedrite di Scipsius (S. Gottardo) . » 339 Zina Leardi in Airaghi, Aracnidi di Mahè e Kandy . « 345 Seduta del 26 maggio 1901 -375 Seduta del 23 giugno 1901 ^^370 Seduta del 24 novembre 1901 .. '. « 377 Bullettino bibliografico " 379 ATTI DELLA SOCIETÀ ITALIANA DI SCIENZE NATURALI E DEL MUSEO CIVICO DI STORIA NATURALE IN MILANO VOLUME XL. Fascicolo L** — Fogli 5 ^4- MILANO TIP. BEKNARDONI DI C. EEBESCHINI E C. Via Rovello, 16. Maggio 1901. «e -«T «2 cyn o ■^ p o .2 Direzione pel 1901. Consiglio Dieettivo: Presidente, Senatore Edoardo Porro, Via Francesco Sforza, 31. Vice- Presidente, Prof. ing. Francesco Salmojraghi, Piazza Castello, 17. ( Prof. Giacinto Martorelli, Museo Cìvico. Scoretarj { Prof. Ferdinando Bordelli, Museo Civico. Conservatore, Prof. Pompeo Castelfranco, Via Principe Umberto, 5. Vice-Conservatore, Dott. Paolo M agretti, Foro Bonaparte, 70. Commissione Amministrativa : Dott. Cristoforo Bellotti, Via Brera, 10. (-^onte Giberto Borromeo juniore, Piazza Borromeo, 7. Cav. prof. Tito Vignoli, Corso Venezia, 89. ( Dott. Carlo Airaghi, Museo Civico. Vice- Seoretari { Dott. Giulio De Alessandri, Museo Cìvico. Cassiere, Vittorio Villa, Via Sala, 6. SUNTO DEL NUOVO STATUTO-REGOLAMENTO DELLA SOCIETÀ (1895) DATA DI FONDAZIONE, 15 GENNAIO 1856. Scopo della Società è di promuovere in Italia il progresso degli studi relativi alle scienze naturali, f I Socj sono in numero illimitato (italiani e stranieri), effettivi, corri- spondenti, perpetui e benemeriti. I Socj eff eitivi pagano it. L. 20 all'anno, in una sola volta, nel primo bimestre dell' anno. Sono invitati particolarmente alle sedute (almeno . quelli dimoranti nel Regno d'Italia), vi presentano le loro Memorie e i Comunicazioni, e ricevono gratuitamente gli Atti della Società. Versando : Lire 200 una volta tanto vengono dichiarati Soci effettivi perjjetui. ' A Socj corrisponclenti possono eleggersi eminenti scienziati che pos- ► sano contribuire al lustro della Società. [■ Si dichiarano Soci benemeriti coloro che mediante cospicue elargi- zioni avranno contribuito alla costituzione del capitale sociale. La proposta per V ammissione d'un nuovo socio, di qualsiasi catego- ria, deve essere fatta e firmata da due socj effettivi mediante lettera di- retta al Consiglio Direttivo (secondo l'Art. 20 del nuovo Statuto). Le rinuncio dei Soci debbono essere notificate per iscritto al Con- siglio Direttivo almeno tre mesi prima della fine del 3.° anno di obbligo o di altri successivi. La cura delle pubblicazioni spetta alla Direzione. Agli Atti ed alle Memorie non si ponno unire tavole se non sono del formato degli Atti e delle Memorie stesse. Tutti i Socj possono approfittare dei libri della biblioteca sociale pur- ché li domandino a qualcuno dei membri della Direzione, rilasciandone regolare ricevuta e colle cautele d'uso volute dal regolamento. A "\^ ^V^ I S O Per effetto del nuovo contratto del 10 aprile 1900 tra la Società e la Tipografia Rebeschini, è stabilita la seguente tariffa per un numero maggiore di copie oltre le 25 date gratis dalla Società: Fogli Per 25 copie Per ogni 5 copie in più V4 L. 1.40 L. 0.15 V2 « 1.90 , 0.25 'U n 2.60 . 0.40 1 « 2.85 „ 0.50 nella quale tariffa sono comprese pure le copertine non stampate. Per le intestazioni a stampa delle copertine i sigg. Autori paghe- ranno per le 25 copie date dalla Società L. 4.50, per ogni 5 copie in più L. 0.15. INDICE DEL FASCICOLO I. Direzione pel 1901 •. Pag. 3 Soci effettivi per l'anno 1901 -^ i Istituti scientifici corrispondenti al principio dell'anno 1901 . -^ D Carlo Gozzi, / fiori della Cà di biss e sue adiacenze . « 19 E.vRico Mussa, Nota sulla Gentaurea flosculosa, Balb, •• 27 Ernesto Mariani, Su alcuni fossili del trias medio dei dintorni di Porto Valtravaglia e sulla fauna della dolomia del monte San Salvatore jtresso Lugano . - 39 Italo Ghelussi, Alcuni cenni sul pliocene dei dintorni di Lacedonia " 65 Seduta del 16 dicembro 1900 ^ 79 Seduta del 27 gennaio 1901 « 82 ^^. ATTI DELLA SOCIETÀ ITALIANA DI SCIENZE NATURALI E DEL MUSEO CIVICO DI STORIA NATURALE IN MILANO -S: e VOLUME XL. Fascicolo 2.«-3.« — Fogli 7-18 Vi- (Con una tavola.) MILANO TIP. BEENAEDONI DI C. KEBESCHINI E C. Via Rovello, 16. oo o ce O «3 O 33 QQ &0 ce o oc "S p ^5 "^3 ^ Settembre 1901. Direzione pel 1901. Consiglio Direttivo: Presidente, Senatore Edoardo Porro, Via Francesco Sforza, HI. Vice-Presidente, Prof. Ettore Artini, Museo Civico. ^ Prof. Giacinto Martorelli, Museo Cìvico. Segretari \ \ Prof. Ferdinando Sordelli, Museo Civico. Conservatore, Prof. Pompeo Castelfranco, Via Principe Umberto, Vice- Conservatore, Dott. Paolo Magrrtti, Foro Bonaparte, 70. Commissione Amministrativa : Dott. Cristoforo Bellotti, Via Brera, 10. Conte Giberto Borromeo juniore. Piazza Borromeo, 7. Cav. prof. Tito Vignoli, Corso Venezia, 89. Vice-Segretarj (. Dott. Carlo Airaghi, Museo Civico. l Dott. Giulio De Alessandri, Museo Civico. Cassiere, Vittorio Villa, Via Sala, 6. SUNTO DEL NUOVO STATUTO-REGOLAMENTO DELLA SOCIETÀ (1895) DATA DI FONDAZIONE, 15 GENNAIO 1856. Scopo della Società è di promuovere in Italia il prog:resso degli studi relativi alle scieuze naturali. I Socj sono ili numero illimitato (italiani e stranieri), effettivi, corri- spondenti, perpetui e benemeriti. I Socj effettivi pagano it. L. 20 all'anno, in una sola volta, nel primo bimestre dell' anno. Sono invitati particolarmente alle sedute (almeno quelli dimoranti nel Regno d'Italia), vi presentano le loro Memorie e Comunicazioni, e ricevono gratuitamente gli Atti della Società. Versando Lire 200 una volta tanto vengono dichiarati Soci effettivi perpetui. A Socj corrispondenti possono eleggersi eminenti scienziati che pos- sano contribuire al lustro della Società. Si dichiarano Soci benemeriti coloro che mediante cospicue elargi- zioni avranuo contribuito alla costituzione del capitale sociale. La proposta per l' ammissione d'un nuovo socio, di qualsiasi catego- ria, deve essere fatta e firmata da due socj effettivi mediante lettera di- retta al Consiglio Direttivo (secondo l'Art. 20 del nuovo Statuto). Le rinuncio dei Soci debbono essere notificate per iscritto al Con- siglio Direttivo almeno tre mesi prima della fine del 3.° anno di obbligo 0 di altri successivi. La cura delle pubblicazioni spetta alla Direzione. Agli Atti ed alle Memorie non si ponno unire tavole se non sono del formato degli Atti e delle Memorie stesse. Tutti i Socj possono approfittare dei libri della biblioteca sociale pur- ché li domandino a qualcuno dei membri della Direzione, rilasciandone regolare ricevuta e colle cautelo d'uso volute dal regolamento. A "V^ V I s o Per effetto del nuovo contratto del 10 aprile 1900 tra la Società e la Tipografia Rebeschini, è stabilita la seguente tariffa per un numero maggiore di copie oltre le 25 date gratis dalla Società: Fogli Per 25 copie Per ogni 5 copie in più ^4 L. 1.40 L. 0.15 1 2 . 1.90 . 0.25 "u „ 2.60 . 0.40 1 „ 2.85 „ 0.50 nella quale tariffa sono comprese pure le copertine non stampate. Per le intestazioni a stampa delle copertine 1 sigg. Autori paghe- ranno per le 25 copie date dalla Società L. 4.50, per ogni 5 copie in più L. 0.15. INDICE DEI FASCICOLI II-III. Zina Leardi in Airaghi, Aracnidi d'Almoim .... Pag. 85 Italo Chelussi, Alcuni fenomeni carsici e glaciali del- l'Apennino Aquilano ■' 95 Ferdinando Bordelli, Anomalia in una testuggine (Gi- iiixys belliana Gray) del Sudan orientale. . . . -^ 111 Francesco Salmojraghi, Steatite nella dolomia 'princi'pale del monte Bogno (Lago d'Iseo) •• 115 Giacinto Martorelli, Due nuovi casi d'ibridismo negli uccelli (Con una tavola) '^ 129 Alfredo Corti, Le galle della Valtellina (Primo contri- buto alla conoscenza della Gecidiologia Valtellinese) . - 153 Ettori-: Artini, Appunti di mineralogia italiana. Calcite di Pradalunga (Val Soriana) " 2()9 Seduta del 3 marzo 1901 « 275 Seduta del 24 marzo 1901 "277 Seduta del 28 aprile 1901 '' 279 ^^ p 5 ATTI BELLA SOCIETÀ ITALIANA DI SCIENZE NATURALI E DEL MUSEO CIVICO DI STORIA NATURALE IN MILANO VOLUME XL. Fascicolo 4.° — Fogli 20-27, (Con una tavola.) MILANO TIP. BEENARDONI DI C. EEBESCHINI E C. Via RoTello, IG. Febbeaio 1902. ora 5* eia Ti e* 53 oo O ce o "^ "o CO S o r%)'^ Direzione pel 1902. Consiglio Direttivo: Presidente, Dott. Cristoforo Bellotti, Via Brera^ 10. Vice- Presidente, Prof. Ettore Artini, Museo Civico. ( Dott. Giulio De Alessandri, Museo Civico. * ' ( Prof. Ferdinando Bordelli, Museo Civico. Conservatore, Prof. Pompeo Castelfranco, Via Principe Utnherfo, 5. Vice-Conservatore, Dott. Paolo Magretti, Foro Bonaparte, 76. CoiMMissiONE Amministrativa : (!!onte Giberto Borromeo jiiniore. Piazza Borromeo, 7. Prof. ing. Francesco Salmojraghi, Piazza Castello, 17. (.\iv. prof. Tito Vignolt, Cor^o Venezia, 89. ( Dott. Carlo Airagiii, Museo Civico. Vice- Sea retar j \ ^^ ^ ,, t^- 7->- 7 1 i ' Dott. Emilio Pvepos.si, l la Pindemonte, 1. Cassiere, Vittorio Villa, Via Sala, G. SUNTO DEL NUOVO STATUTO-REGOLAMENTO DELLA SOCIETÀ (1895) BXTX DI FONDAZIONE, 15 GENNAIO 1856. Scopo della Società è di promuovere in Italia il progresso degli studi relativi alle scienze naturali, I Socj sono in numero illimitato (italiani e stranieri), effettivi, corri- spondenti, perpetui e benemeriti. I Socj effettivi pagano it, L, 20 all'anno, in una sola volta, nel primo bimestre dell' anno. Sono invitati particolarmente alle sedute (almeno quelli dimoranti nel Regno d'Italia), vi presentano le loro Memorie e Comunicazioni, e ricevono gratuitamente gli Atti della Società. Versando Lire 200 una volta tanto vengono dichiarati Soci effettivi perpetiti. A Socj corrispondcìiti possono eleggersi eminenti scienziati che pos- sano contribuire al lustro della Società, Si dichiarano Soci henenieriti coloro che mediante cospicue elargi- zioni avranno contribuito alla costituzione del capitale sociale. La proposta per V ammissione d'un nuovo socio, di qualsiasi catego- ria, deve essere fatta e firmata da due socj eifettivi mediante lettera di- retta al Consiglio Direttivo (secondo l'Art. 20 del nuovo Statuto), Le rinuncie dei Soci debbono essere notificate per iscritto al Con- siglio Direttivo almeno tre mesi prima della fine del 3." anno di obbligo o di altri successivi. La cura delle pubblicazioni spetta alla Direzione, Agli Atti ed alle Memorie non si ponno unire tavole se non sono del formato degli Atti e delle Memorie stesse. Tutti i Socj possono approfittare dei libri della biblioteca sociale pur- •chè li domandino a qualcuno dei membri della Direzione, rilasciandone regolare ricevuta e colle cautele d'uso volute dal regolamento. ^ "V^ ^^ I s o In seguito alla deliberazione votata nella seduta del giorno 19 gen- Tiaio 1902, gli Autori riceveranno gratuitamente cinquanta copie a parte con copertina stampata, dei lavori pubblicati negli Atti e nelle Memorie. Quando questi lavori superino i tre fogli di stampa, o portino tavole gravanti sul bilancio della Società, la tiratura degli estratti eccedenti i 25 sarà a carico degli Autori, INDICE DEL FASCICOLO lY. 1. CiiELUssi, Alcune osservasioni sallo. Menioria del dot- tor Schnarrenberger Heljer die kreideformatioii der molile d'Ocre-Kette in dea Aquilaner Abriizzeii . . .Pag. 281 G. Mazzarelli, Note biolofiicìie sugli Opistobraaclù del Golfo di Napoli "291. E. Ninni, Note ornitologiclie per la provincia di Venezia •• '.\V.> G. Martorelli, Nota ornitologica. Ulteriori osservazioni S2^/r Athene chiaradiao, Giglioli. (Con una tavola in eliotipia) -n 320 G. BoERis, Salta ottaedrite di Scipsitis (,S. Gottardo) . - '139 Zina Leardi in Airaghi, Aracnidi di 3Iahè e Kand// . - ',\A^ Seduta del 26 niao;uio 1901 "375 "DO* Seduta del 23 giugno '1901 - 376 Seduta del 2i novembre 1901 '• 377 Bulleltino bibliografico ■• 379 ^ APR 69 *€^ N. MANCHESTER, INDIANA