AT T I DEM/ t R. SCIENZE, LETTEUE ED ARTI THJIO TERZO, SERIE m\l\ v O A T T I ISTITUTO VENETO i) i SCIENZE, LETTERE ED AllTI DAL NOVEHBHE 1857 ALL' OTTOKUG 1858 mm \ E !\ E Z I A PRESSO LA SEGRETERIA DELL' ISTITUTO SH PAL Alio DOCALK 1886-87 !NEL 1*RIT. STABIL. A:\TOKELLl ED. A V V ERTIME N T 0. In osecnzione dell'articolo 154 degli statuti interni si dichiara che ogni autore e particnlarmente risponsabile delle opiuioni e dei fatti esposti ne' proprii scritti ASSOACCAD. 1857-38 D1SPERSA PRIMA QUESTIONI DI ECONOMIA PRATICA CON RIGIAUPO ALL'INDUSTRIA AGR1C0LA DELLE PBOVIKCIE VENETE del socio corrispondente VALENTINO P A S I N I (Continuazioae della pag. j5i della precedence dispensa) oc=Ooo II. T erro ora a toccar brevemente dell' ordine da darsi a queste ricerche nelle quali i fatti ed i ragionamenti deb- bono insieme procedere. II sig. Collolta si propone di scrivere tre discorsi il primo gia pubblicato sui terreni, il secondo sui collivatori, il terzo sugli strumenti rustici, terreni, coltivalori e stru- menti eh' ei chiama tre massimi agenti della produzione. Quest a distribuzione ai miei occhi e viziosa. Gli stru- menti rustici sono certainente un agente, come si vuole chiamarli, della produzione c tali pur sono i collivatori. Ma da u n eanto non sono i soli strumenti rustici bensi in ge- nerale icapilali che devono prendersi in considerazione; e dall'altro non sono i soli coltivalori, per quanlo ampio si- gnificato si attribuisca a questa parola, bensi in generate — ti- ll lavoro che deve esser preso di mira. E vedreino beu presto quante sieno le lacune che la dislribuzione adotlata dal sig. Collotta lascierebbe nelf argomenlo. La divisione principale dovrebbe adunquc essere que- sta. Terreni, capitali, lavoro. Ma quesla divisione principale non basta alT uopo. E se parlando di terreni tratteremo, come fa il Colotla, in un solo e medcsimo discorso delle istituzioni che ne im- pedirono il movimento nei tempi anlieui, di quelle che tuttavia rimangono ud incepparlo, della legge comunale vigente, dei eonsorzii, delle assicurazioni, del catasto e delle ipoteche, della leva, delle case coloniche ecc, avremo fatto opera certamente disordinata, e molto probabilmenle incompleta. Rendiamoci conlo del fenomeno della produzione. L' nomo applica i suoi capitali eil suo lavoro ad un fondo. Ma non li applica sc non sia sicuro di possedere, di far suoi i prodotti dc'suoi risparmii e delle sue faliche, e di di poterli cedere quando e come voglia ad allri. Onde na- sce 1' importanza economica della propriety che io non ho bisogno adesso di mettere in evidenza, e che si puo riassumere nelle due parole sicurezza e libertd. In questa propriety, come la stessa parola lo indica, vi ha la parte fisica e la parte legale. Nella parte fisica vi e la propria feracita del suolo, e vi sono le attinenze con agenti naturali che possono o favorire o impedire la produzione. Nella parte legale vi e 1' altuale possesso o dislribuzione delle terre, vi possono essere difetti che faccian temcre uno spoglio al coltivatore atluale, o difetti che disgiungano dal possessore che applica al fondo capitali e lavoro la espetta- tiva legittima dei risultamenli da conseguirsi piu tardi, o infiuc difetti che difticultino il passaggio da un coltivatore — 7 — meno atto e raeno intraprendente adun coltivatore piii ca- pace e pin attivo, e cosi via. Sotto T aspetto fisico devesi dunque trattare princi- palmente. a) della feracila naturale ; b) del clima, c) delle acque da doversi rimuovere, d) delle acque da potersi mettere a proiitto , e) delle diverse specie di coltura e rispeltive estensioni, paragonando lo stato attuale con quelle- che esisteva al principio del secolo e nelle epoche intermedie. Sotto T aspetto legale devesi trattare principalmente a) dello stato attuale della distribuzione delle terre, paragonandolo poi collo stato in che era la distribuzione delle terre al principio del secolo e nelle epoche intermedie ; b) della possibility che il possessore attuale sia spo- gliato da tiloli prevalent) ; c) delle dettrazioni che il possessore attuale puo sof- frire da parte di chi senza parlecipare nelle spese pretenda partecipare al prodotto ; d) delle dettrazioni a che il possessore puo andare in- contro nelle imposle in quanto esse non sieno misurate sui servigi sociali che dovrebbero compensare, o non siano equamente dislribuite ; e) dei vincoli che il possessore attuale puo avere ai riguardi di possessori chiainati dopo di lui ; /) delle diflicolta che il possessore attuale puo incon- Irare alia sostituzione di un allro possessore, diflicolta o nelle forme deil'atto o nelle tasse da pagarsi ; g) dei soccorsi che il possessore puo attendersi nelle vie di comunicazione che gli agevoliuo il trasporto de' suoi prodotti al mercato generale ; — 8 — k) dei soccorsi die il possessore puo attendersi nella prevenzione dei guasli e dei furti campestri ; i) dei soecorsi che il possessore puo attendersi o nella riinozione degli agenti naturali nocivi, o nell' utile appli- eazione degli agenti naturali favorevoli ; li ) dei soccorsi che il possessore puo attendersi nei compcnsi per i disaslri del fuoco, grandine, o inonda- zione ; i) delle garanzie che il possessore puo avere in quegli istituti dai quali attende gli accennati soccorsi e quindi della sua ingerenza : \.° nell' amrninistrazione comunale per le strade, le imposte e la polizia rurale ; 2.° nell' amministrazione dei consorzii per la difesa, lo scolo e 1' irrigazione ; 5.° nell' amministrazione o direlta da parte dell'assicu- rato o indiretta col mezzo del governo negl' istituti di assi- curazione. Questo sarebbe, a mio avviso, lordito da darsi a questo primo tema die s' intitolasse dai terreni, dal territorio, o dalla propriela in se stessa considerata. Ecco perche io non posso ammettere ne che il Collotta, ncl suo primo ragionamenlo dei terreni, tralasci qualsiasi notizia sulle condizioni (isiche della nostra proprieta i'on- diaria, ne ch' egli omclta qualsiasi cifra sulla divisione dei possess!, ne ch' egli tralli, in questo primo ragionamento dedicato ai terreni, del sistema ipotecario, del quale devesi invece tratlare quando si parla dei capitali, ne ch' egli si occupi in questo stesso primo ragionamento della leva, delle case coloniche, delle nuove coltivazioni da introdursi ecc, soggetti che appartengono invece o all' argomento dei capitali o a qucllo del lavoro. — 9 — Veniamo ora al secondo argomento cioe all'argoraento dei capitali. Dei capitali il sig. Colotta non fa tema particolare, ri- manendo pago, per quanto apparisce, di quel poco cbe ne disse ne! suo priino ragionaniento. Ma i capitali esercitano un grande influsso, come su tutte le produzioni, eosi pure sulla produzione agricola. — Ed e per avventura arrivato il tempo nel quale o dobbiamo pensar seriamente ad aggiungere all' industria agricola buon polso di capitali, o dobbiamo rassegnarci a perdere il frutto della naturale feracita del nostro suolo. Finche il progresso delle societa umane era in sul prin- cipio, cbi aveva piu ricevuto dalla natura, e quegli era sicu- i*o di prevalere. Cbe se si aggiungeva Papplicazione dei gia fatti risparmii, e di un intelligente lavoro ad accrescere le forze produttive del suolo, allora quel popolo era sicuro di mantenersi un posto eminente per una Junga serie di anni. Per molle provincie dell' alta Italia si effeltuo nei tempi addietro qucsto felice aceordo di una natura propi- zia e di una industria sagace. Acbcdeve la Lombardia il primato Deli' industria agricola da si lungo tempo per lei conquistato, e tuttavia durevole, e duraturo ancora, se il voglia, per molti e molti secoli ? Ella lo deve non tanlo alia feracita del suolo, cb' era anzi in piu luogbi scarsissima, quanto alia provvidenza dei padri suoii quali ben compre- sero gl' immcnsi vantaggi cbe dai serbatoi d' acqua collo- cati dalla natura ai piedi delle Alpi la loro agricoltura poteva ricavare, e immaginarono i navigli, e feeero decre- tare dai loro legislalori 1' acquedotto coaltivo^ afliucbe fos- sero quei navigli possibili, o ne domandarono ai loro sa- pienti il tracciamento, e dedicarono quindi ingentissimi capitali alia loro csccuzione. Serie III, T. III. 2 — 10 — Quello che i Lombard! fecero di buon' ora per avvan- taggiarsi sugli altri paesi, quello bisognera pure che in qualche raodo sia fatto anche da noi, se non vogliamo esscre soperchiali. Poiche io vado spesso notando come il capita- le, questo grande faltore di ricchezza, acquisti ogni gior- no presso le altre nazioni una nuova e straordinaria im- portanza anche nella produzione fondiaria. I terreni sono essi acquitrinosi ? E somine ingenti si dedicheranno alia fog natura, c lo stesso governo inglese tanlo restio ad in- gerirsi nelle induslrie private non csitera u soinministrarle. I terreni sono essi spogli di principii nutrilivi ? E si andra cercando nei lontani mari l'cfficacissimo guano. La popo- lazione e essa inferiore alle domande dell' agricoltura ? Od e cssa troppo esigente per la vicinanza delle industrie manifatturiere ? Oppure i terreni domandano essi di ve- nir sommossi e lavorati con maggiore energia di quclla usata fin qui ? E saranno apprcstate macchine niaravi- gliose che Franeia ed Inghillerra fanno a gara per miglio- rare. E tutto queslo se c reso possibile dall' ingegno che in- ventaj si traduce poi in realta per opera del capitale che le scoperte dell' ingegno viene applicando. Che se presso noi il capitale non dovra assumere le stesse forme che assume negli altri paesi, dovra ccrlo assumere lo stesso uffizio- E guai a noi ed ai figli nostri se non lo assumesse. Or bene; qua! e lo stato dei capitali o risparmii che potrebbero dedicarsi all' aumento della produzione agrico- la^ E quali sarebbcro i mezzi per procurarscli ? II capitale prende parte alia produzione agricola sotlo piu forme, e sono le seguenti: I . sotto forma di. opere di miglioramento che restano in modo perenne immedesimate col suolo ; — 11 — 2. solto forma di macchine, utensili, e animali impie- gati nella coltura senza che si tramutino nel prodotto ; 3.sotto forma di sementi, concimi, ed altro che si tras- forma immcdiatamento nel prodotto ; i. sotto forma di salarii ai Iavoratori, che procurann il prodotto immediato. E chi appliea il eapitale ? Parrebbe ovvio che lo applicasse il proprietario. Ma non cosi avviene in un grande numero di casi, essendovi spesso a canto del proprietario l'imprenditore deb" indu- stria agricola, il quale ordinariamenle impiega nell' impresa i capitali delle tre ultime categorie teste accennate ; Ne basla. Poiehe non di rado e il proprietario e 1' im- prenditore dell' industria agricola si procurano il eapitale da altre persone, le quali o lo affidano sul fondo 0 lo afii- dano su cio cbe serve all' istruzione del fondo. Ed ecco sorgere quattro specie distinte di persone in- teressate nel ricevere o nel dare i capitali destinati alia produzione agricola. Proprietario del fondo ; Imprenditore dell' industria ; Sovventore al proprietario; Sovventore all' imprenditore. Se non che i rapporti tra il proprietario e 1' imprendi- tore non sono sempre gli slessi. Se i capitali che possono destinarsi all' imprese agricole abbondano, allora si verifica piii facilmenle il contratto di affittanza a danaro, poiche allora il risparmio o il eapitale di che dispone l'imprenditore glipermetledi affrontare non solo le differenze nel prodotto, ma eziandio le differenze nei prezzi. Se i capitali che possono destinarsi alle imprese sono — 12 — mono abbondanti, si verifies il contratto di affittanza a generi, poicbe allora il risparmio o capitale, onde dispone 1' imprenditore, gli permette di affrontare le differenze di prodotto, comunque e'oon sia tale da permeltergli di affron- tare le differenze dei prezzi. Se i capitali sono ancora piu scarsi, si verifica il con- tratto di mezzeria, poicbe allora il risparmio o capitale di cui dispone 1' imprenditore non gli permette nemmeno di affrontare le differenze di prodotto, ma o le spese di coltura e insieme ancbe quelle di maccbine, utensili e aniraali, o solo le prime venendo le seconde somministrate dal pro- prietario. Se inOne i capitaii mancano affatto allora da II a mezze- ria bisogna discendere alia condolta economica, nella qua- le non esiste imprenditore interposlo fra proprietario e lavoratore, ma 1' impresa si fa tutta per conto del proprie- tario, e solo puo accadere cbe, attesa 1' indole di qualcbe specialc coltivazione, sia necessario inleressare nella mede- sima il lavoratore e sostituire al salario fisso una quota di certi prodotti particolari. Questa, a mio avviso, e la ragione economica dei diver- si contratti di affittanze in danaro, di affittanze a generi, e di mezzerie. Ma la ragione economica pu6 essere turbata in piu modi. II principale turbamento puo venir dalle leggi. Se que- ste non proleggono abbastanza, o credendo di proteggerla . avversano tuluna delle forme sotto le quali puo effetluarsi 1' impresa agricola, e evidente cbe il capitale si dedicbera alia forma piu protetta o mono avversata. Altro turbamento puo venire dalle difficolla cbe 1' in- dole delle popolazioni opponga all' applicazione della forma — IS — dJ impresa che sarebhe la piu consentanea alio slalo eco- noinico del paese. E cosi, p. e., i contratti misti derivano cvidentemente dal pericolo che ha il proprietario di essere defraudato nella divisione di alcuni prodotti meno facili a sorvegliarsi. Onde avviene che rispetto a questi prodotti si surroghi una quanlita lissa alia proporzionale. Peraltro tali eccezioni nulla tolgono alia regola generale. Tutto cio premesso, tornera facile indicare come Yin- dagine stalislica e la discussione economica debbano nel riguardo dei capitali procedere. E qui converrebbe precisaraente verificare \.° Quali sieno i difetti nella disposizione dei terreni e nelfapplicazione ad essi degli agenti naturali, e quali mi- glioramenti polrebbero a queslo riguardo venir praticati. 2.° Quali sieno i difetti o nelle qualita delle coltivazioni o nelle seraenti, e quali i miglioramenli che potrcbbero venir introdotti. 5.° Quali sieno i difetti negli animali dcstinati al lavoro o al concime dei fondi, e quali i miglioramenli relativi. 4.° Quali sieno le raacchine e gli utcnsili impiegati, e quali polrebbero sostituirsi. 5." Come sieno regolati i singoli contratti d'affiltanza, e di mezzeria lanto dalla legge quanto dalla consuetudine e dalla convenzione e fin dove queste Ire norme positive consuonino colla ragione economica. 6.° In quale rapporto stieno i capitali effettivamente im- piegati sia dal proprietario che dalfimprenditore con quel- li che 1' uno o 1' altro dovrebbe impiegare perche il fondo riuscisse a produzione migliore. 7.° In quale rapporto stieno i capitali che dovrebbero impicgarsi con quelli di cui o il proprietario o limprendi- tore generalmctile dispongoiio. _14_ 8." Da quali fonti e 1'uno e l'altro sieno usi a ritrarre o polrebbero ritrarre quanto fa loro mcstieri. 9.° Del credito fondiario. 10.° Del credito agrario. Faro poche parole sul terzo argomento, cioe sul lavoro. E qui premetto che il lavoro non deve guardarsi soltanto sotto 1' aspetto materiale, si ancora sotto 1' aspelto intellet- tuale. La produzione dipende piu che non si credo dal con- corso dell' intelligenza, e ben poco e il lavoro materiale che possa essere utile in proporzione delle forze irnpiegale, se non sia acconipagnalo dal lavoro della niente. II lavoro inlelleltuale si fa dal proprietario, dall'impren- ditore dell' industria agricola, dal sorvegliante, dallo stesso colono. E il lavoro inlelletluale, che in diverso grado dee farsi da tutti questi cooperatori, esige un'adeguata istruzione. I.0 Qual e I' istruzione che atlualraente viene imp ar tit a a cadauna di queste diverse categorie dipersone? 2.° Quale sarebbe 1' istruzione necessaria per ognuna di esse ? 5.° Quali sarebbero i mezzi o di istituti superiori, o di scuole elementari e festive dominicali, odi cooperazione del clero, o di associazioni agrarie, o di poderi modelli, o di gabinetti geoponici, o di libri popolari, o d' invio di gio- vani a istituti foreslieri, o di premii, o di csposizioni che potessero soccorrere al bisogno ? Rispetto poi al lavoro materiale vengono altrericerche, le quali sono: -i.0 Se la popolazione delle campagne sia proporzionata ai bisogni dell' agricoltura. 2.° Come si possa bilanciare quella a questi. 3.° In quale proporzione si trovino i guadagni della popolazione ruralc coi suoi bisogni indispensabili. — 15 — A." Che resli a fare per essa a fine di stabilire I' equili- brio tra il suo potere economico e le sue necessity, e per procurarle soccorsi in caso d' impreviste disgrazic. 5° In quale slato si trovi la popolazione rurale di sa- lute e di robustezza. 6.° Che resti a fare per essa per rispelto a cibi sani, a case salubri, a vcslili adattati, a modi di coltivazione da allontanare o mutare, a soccorsi in caso di malattia ecc. 7.° Piu speciahnenle quali istiluzioni di previdenza esi- stano e quali potrebbero essere introdotle. Questo e il disegno cli'io crederei poter servire di guida sicura a chi volesse rilevare lc condizioni dell1 industria agricola di questi paesi. Ma, per quanto studio io vi abbia posto, sono ben lontano dal preteuderc di aver conscguila la perfezione. III. Non vi rincresca pertanto die io passi a colorire una qualche parte del disegno fatto. E nell' odierna lettura io mi faro ad esporre qualche osservazione su alcune queslio- ii i di economia pratica, nelle quali gli scrittori che ho citato piii sopra, e con essi allri ancora, mi parvero piuttosto se- guire che raddrizzare gli errori generalmenle invalsi. Tali queslioni, seguendo 1' ordine da me traccialo, si riferiscono alle assicurazioni dei prodotli agricoli ; all' amministrazione comunale ; al credito fondiario. Parliamo delle assicurazioni e speciahnenle delle assi- curazioni contro i danni della grandine. II primo e principale intendimcnlo dell' altivita umaua _ 10 — naturahnente rivolgesi ad ordinare e correggere le forze delta nature a fin di giovarscne nel miglior modo nella produzione delle cose utili e di prevenirne i danni. Ma il potere dell' uomo ha confmi, e vi sono danni che non ii in sua facolta di stornare, alineno nell' attuale stato delle sue cognizioni. Per questi altro non riraane a fare fuorche procurarne la ripartizione sul maggior numero possibile e in guisa che riesca quasi inavvertito per tutti cio che sarebhe inlollerabile per i singoli. Per questi danni, che gli argomenti dell' umana attivita non valgono ad allonlanare, soccorrono adunque i calcoli delta previdenza a miligarne e renderne quasi insensibile il peso. Ne 1' iinportanza economica di queste prudenti cor- rezioni o riparli dei malt inevilahili puo essere negata. Evidentemente il proprietario e il coltivatore non pos- sono destinare at miglioramento stabile o temporario delta coltura se non i risparmii, e i risparmii sono quella parte del prodotto che eccede i bisogni ordinarii sia del proprie- tario sia del coltivatore. Evidentemente ancora gl'infortu- nii elementari non solo tolgono questi risparmii, ma obbli- gano a convertire i risparmii gia falti nella soddisfazione dei bisogni presenli. — L' assicurazione adunque e un' isti- tuzionc non solo utile ma necessaria, come in altri rami d'industria cosi e ancora piii nella induslria agricola. Ora un primo modo di eiletluare in genere 1' assicura- zione consiste nel richiamare tutti coloro che si trovano esposti al disastro, tutti coloro che il naufragio, o il fuoco, o la grandine, o la morte precoce, o la precoce perdita di una qualsiasi attiludine puo cotpire e nell' indurli a tale associazione per guisa che il danno effettivo dei pochi sia risarcito colle debite proporzioni da tutti quelli che ne an- dassero esenti. Altro modo consiste net trovare chi Winter- — 17 — ponga tra coloro che temono il danno senza incontrarlo e coloro che realmente lo soffrono c riceva dai prhni nn premio certo per dare ai secondi un eorapenso iotegrale. In altri termini vi sono da un canto Ie assicurazioni rautue, vi sono dall' altro le assicurazioni a premio fisso. Qual e il metodo piu conforme ai deltati scientifici ed all' esigen- ze pratiche ? Qui comincia una questione che presenta pel nostro paese un grande interesse di atlualita. Vediamo in- fatti rinascere in Lomhardia unJ associazione mutua per assicurarei danni della grandine; vediamo risorgerne un'al- tra a Verona ; vediamo riproporsene altro ancora in allre provincie del regno. E cio tulto vediamo dopoche in epo- che non guari lontane e in Lomhardia, ein Verona, e nolle allre provincie tentativi ripetuti di shnili islituzioni falliro- no complelamentc, tentativi ai quali perche riuscissero noti manco no lo zelo dirigente di pcrsone amantissime del pae- se, ne il concorso numeroso di possidenti. E tutto cio ve- diamo dopoche in quelle stesse epoche prosperarono e nel- le epoche posteriori mantennero sempre la loro prosperity le compagnie a premio hsso, se scoria le da capilali adeguati e se condotte con rettitudine o zelo. E perlanlo il prohlema merita di essere studiato a fine di tenlaro che I' opinione puhhlica ne riceva e presto un convenionte indirizzo. E prima d' o^ni altra indagine giovera cercare in che la difi'erenza fra i due metodi sia falta consistere. Le spese di amministrazione sono inevitahili in tulli due. Egualmente inevitahili in lutti due sono le competenze ai perili che rilevano e stimano i danni. In lulii due vi do- vrehhe essere un pareggio tra i danni sofferti e i prcmii pagali. La differenza reale o crcduta comincia all' estrcmo limilo di questo lerzo ed ultimo tcrmine di spesa. Poiche o e veramente o alraeno da alcuno si erode che nelle assicu- Serie III, T. III. — 48 — razioni a premio ilsso il complesso dei prcmii pagafi superi quello dci dannisofferli a inutile beneficiodegl'imprenditori. In tesi astratta e certo chc I' assicurazione non adempio il suo scopo se non sia prostata verso il pagamento del pre- mio piu mite possibile, cd e certo clie il premio e piii mite a misura clie vengono cbiamati a eoncorso i perieoli di un maggior numero di specie, di un piu vasto spazio di terri- torio e di un periodo piu lungo di tempo. Ora il principio di associazione tanto meno si presta a mettere insieme questi pericolic quanlo piu essi sono diversi per indole, dislanti per luogo, e lontaui di tempo. In tesi astratta, se fosse possibile ridurre ad una slessa epoca le conseguenze di danno die accadono ad epoche diverse, se fosse possibile confrontare con precisione i dan- ni di una localila con quelli di un' allra, se fosse possibile ragguagliare con esattezza 1' una coll' altra le diverse spe- cie di danno, se questi confronti Ira epocbe, luogbi e spe- cie di danno fossero tali da potersi operarc facilmente sen- za grave spesa, allora potrebbe anclie dirsi clie 1' associa- zione si presta al pari di qualche altro metodo o piii di qualche altro metodo a ripartire in modo equo e poco sen- sibilc i danni elemenlari fra lulti quelli cbe v'erano esposti. Ma nel fallo pratico tutto questo e impossibile. Nej latto pratico 1' associazione ba cerii limiti, i quali assai dif- Qcilmente le e dato varcarc. Ed anclie enlro questi limiti T associazione perde il suo naturale carattere a misura cbe si allarga lo spazio, cite si prolunga il tempo, clie si molti- plicano le specie dei perieoli ai quali vuol provvedere. Mi spiego. Un medesimo capitale pud prestarsi ad assi- < urare perieoli di genere, di tempo, di luogo disparatissimi. lo non vedrei possihile cbe 1' associazione mettesse insieme — 10 — i pericoli raarittirai cd i terrestri, i pericoli che si succedo- no a distunza di molli anni, i pericoli die avvengono al niezzodi e quelli che al settentrione dell' Europa. Limitandosi poi ai pericoli di una stessa specie, p.e. ai pericoli delle produzioni agricole, e di uno slesso paese, p. e. del Regno Lombardo-Veneto, e d' un 'epoca non lunga, p. e. di un triennio, l' associazione e certo possibile, ma essa perde il suo nalurale carattere in doppia maniera. — Lo perde perche gli assicurati, crescendo le difficolta del giusto pareggio a misura che crescono gli elenienti di di- versila tra pericolo e pericolo, divengono gli uni rispetto agli altri assicuratori e assicuratori con rischio. Lo perde perche anche Ira assicuralied assicurati non e piii bastan- te il puro eleraento dell' associazione, ma comincia a ren- ders! nceessario 1' elemento del capitale o sotto forma di anticipazione o sotto forma di riserva, capitale che appunto per essere impiegato da un' associazione, che agisce in una sfera abbastanza limitata diviene piii costoso. Io presenlero il mio ragionamento sotto altro aspetto a fine di rendcre piu evidente questo finale risultamento. Nelle assicurazioni mulue o si vuol Iimitare la respon- sabilita degli assicurati ad un preinio fisso, e in tale ipotesi, che non e logica, essi corrono il rischio di non ottenere il compenso integrale. O si vuole avere il corapenso integrale e allora si da in un altro dilemma ; o si restriuge V associa- zione ad anno per anno, a provincia per provincia, a pro- dotto per prodolto, c in tale ipotesi si corre il rischio che il prcmio cresca a dismisura e divenga insopporlabile; o si estende fassociazione a piii anni, a piii provincie, a piii pro- dotti, c in tale ipotesi da una parte si mcttono a confronto danni che non sono omogenei, dall'altra e necessario un ca- pitale che sara conferito o sotto forma di riserva o sotto — 20 — forma dianlicipazlone. In tale ipotesi i socii sono assicuratori gli uni rispetto agli altri c sotlo condizioni eostose. Soprat- tulto il capitale loro proprio ch' essi dcdicano ad un solo servigio, cioe al servigio dell' assicurazione dei prodotti agricoli, costa piu che non eosterebbe il capitale altrui de- dicato a piu servigi ad un tempo, cioe al servigio dell' as- sicurazione dei prodolti agricoli, dei Irasporti di lerra, dei trasporti di mare, degl' incendii, della vita ecc. ecc. Essi credono forse che queslo maggior costo del capitale impie- gato riesca indifferente perche ritorni d' altra parte nelle loro borse. Ma essi sono in errore. Quella parte del profit- to o costo del capitale impiegato die sarebbe stato guada- gnato dalla corapagnia, quella parte i socii assicurati I'avreb- bcro guadagnata con qualunquc allro impiego^p. e. col farsi azionisti della eompagnia medesima. Quella parte di profit- to o costo cbe nou sarebbe stata guadagnata dalle compa- gnie, quella parte e dai socii assolutamente perduta. In altre parole il capitale dedicate alio assicurazioni a premio fisso potendo contemporaneaniente applicarsi ad assicurazioni di tempo, di luogo, di specie diversa pu6 accontentarsi e si accontenta di un prolilto minore da ca- dauno dei rami assicurati, anzi da cadauna delle assicura- zioni. — II capitale dedicato alle assicurazioni mutue do- vendo applicarsi ad assicurazioni d' indole analogs, e per cio stesso di tempi, di luoglii, e di specie poco I' una dal- T altra distinte esige un profitto comparativamente maggio- re. E queslo profitto maggiore nella parte che forma la difl'crenza Ira esso e I' altro va perduto e risolvesi in una consumazione improdutliva, mentre in quella parte nella quale corrisponde al profitto proprio del capitale impiegato nelle assicurazioni a premio iisso potrebbe egualmente ot- tenersi con un impiego diretlo in forma di capitale, — 21 — Tulto clunque risolvesi in un dilemma. 0 interviene il capitate e il profitto ch' esso esige pel servigio c!;e rende non si risparmia ma solo si paga piu caro. 0 non interviene il capitale e il servigio di adeguare i danni di tempo, di Inogo, di specie diversa non e prestato, appartenendo solo al capitale la facolta di prestarlo. Notisi ancora : il capitale die si dedica conlemporanea- menle a piii rami di assieurazione per premio fisso lia una altra importanle differenza in cont'ronto del capitale clie si dedica ad un solo ramo di assieurazione mutua. II primo si presta a quel perfezionamento del sistema it quale con- sistc nolle riassieui'azioni, e die imporla die il capitale im- piegato da una parte nell' assieurazione di tempi, luoghi e specie diverse s' impieghi dall' altra nelle riassicurazioui analoghe. E cosi il profitto da qtieslo capitale doraandato decresce nuovamente, nell' alto stesso die quello domanda- lo dal capitale die serve le mntue rimane il medesimo. Ancora un' ultima osservazione. II capitale die si dedi- ca alle assicurazioni a premio tisso e contenuto nei limiti del profitto corrispondente al servigio die presta dalla concorrenza. Se mai il profitto da lui preleso fosse ecee- dentc sorgerebbe un' altra eompagnia ad offerirsi a patli piu miti. La concorrenza costringe nei limiti naturali del servigio la pretesa del capitale dedicato alle assicurazio- ni a premio fisso, e cio nell' atlo medesimo ch' essa risulla assolutamente incapaee di produrre alcun analogo effelto nelle assicurazioni mulue. In queste il capitale impiegato rimane sempre lo stesso ed imporla sempre un sagriGzio assoluto, la parte perduta del quale cresce a proporzione die diminuisee il proOllo laseiato dalla concorrenza al ca- pitale impiegato nelle assicurazioni a premio fisso. Condiiudendo, o nelle assicurazioni mulue interviene il — 22 — capitate sia in via U B se p. c. si trovasse opportuno tli obbligare alia tra- scrizione qualsiasi titulu d' aequisto ed all' iscrizione qual- siasi litolo alio a derogare in un modo qualunque alia proprieta ( servitu, locazioni, pagamenti anticipati di mer- cedi, palti ricuperalorii ecc. ecc. ), Se si trovasse opporluno di prolungare a trenta anni la durata dello iscrizioni prima di assoggettarle all'obbligo della rinnovazione, Se si trovasse opporluno di ordinare che la rinnova- zione dovesse torsi a carico non gia del debitore primo iscrillo, ma del nuovo possessore apparente dalla trascri- zione, Se si trovasse opporluno di ordinare che anche i litoli precedenti alia nuova legge dovessero trascriversi o iscri- versi entro un conveniente periodo di tempo, Se si trovasse opportuno di stabilire che i mutui potes- sero iscriversi prima del versamenlo del danaro, salvo di notare piu tardi entro certo termine I' el'feltuazione del versamenlo, lo non saprei vedere come e perche quesle ed a lire simili riforme, che niente hanno a fare colla legislazione generale dell' impero e che sarebbero un qualche compenso alia islituzione dei libri fondiarii sempre maneatici, potes- sero venir riliulate, Parimenti io non saprei indovinare perche non si po- tesse ollenere una dichiarazione autenlica sulla ineflicacia del pegno fiscale nei rapporti coi terzi. Io non so veramenle se I' osorbilante effelto che ora si vorrebbe altribuire al pegno hseale sia fomlalo nelle leggi. Ne e questo il luogo di fare una discussione da giurisperi- lo. Bensl e questo il luogo di dire innanzi lutto che se il pegno fiscale dovesse valere I' effetlo che si accenna, esio — 31 — sarebbe il disonore dell'Amministrazione, vedendo ognuno che, ammessa la prevalcnza di nn pegno inflillo da una scmplice carta interna d'ul'fizio notiticata al solo debitore c die i terzi ne conoscono ne possono conoscere, il cre- dito ipotecario e minacciato nelle sue fondamenta, ed anzi tutla intera la proprieta e scrollata dalle sue basi ed e privala della sua ragion d' essere; dalle quali conseguenze sc soffrono danno i singoli eittadini, soffre senza dubbio lo stalo medesimo. Inoltre 6 queslo il luogo di dire cbe nep- pur queste Ieggi, dalle quali un si esorbitante diritto, o me- glio un si spaventevole sovvertimento del diritto di proprie- ta, si vorrebbe dedurre, sono leggi ebe nelle altre parti dell' impero abbiano vigore. Finalmente io non saprei vedere perche non si potes- sero oltenere queipocbi miglioramenli alle procedure cosi detle sommarie, assicurative ed esecutive vigenticbe pur si credessero necessarii. Ne io penso cbe oltre queste pocbe riforme altre ne abbisognino. E queste medesime riforme io non le vorrei accordate a guisa di privilegio, bensi nei termini di una legge genera- le e per raodo cbe anclie al credito ipotecario ordinario potessero egualmenle giovare. Veniamo alle riforme economiclie. Odo ripelere fre- quentemente, non potersi, finche dura alto 1' interesse, isti- luire il credito fondario, il quale di sua Datura suppone T interesse basso, e cbe so 1' interesse non sia basso non trova di poter collocare i suoi tiloli o lettere di pegno. Odo ancbe soggiungere che 1' interesse non abbassera finche T umana cupidigia o crea o trova tante guise di speculazio- ne cbe danno o promeltono guadagni elevati (I). (1) Collotta, pag. 64. — 32 — lo non so se qui s' intenda parlare del capitale iniziale, cioe del capitale che nel caso di banca fondiaria deve far fronte ai prirni mutui e alle perdite eventuali. Se di questo capitale si parla, rispoudo che esso non e ne di grande imporlanza ne difficile a trovarsi. Basta osservare che questo capitale ha dinauzi a se la probability di ripetere il muluo ipotecario piii volte e di guadagnare altrellante volte la differenza fra 1' interesse scosso e quello pagato, per comprendere ch' esso ha sufiiciente sprone a entrare nel- 1' irapresa. Cost p. e. un milione di lire si tramuta in altret- tanti mutui, e fatti i mutui al 5 per 100 d' interesse cheri- scuotc si cambia in danaro rilasciando allreltante lettere di pegno al -4 ya per 100 che paga. E questo danaro viene una seconda volta mutualo al 5 e cambiato una seconda volta in danaro con lettere di pegno al 4 '/a. E se 1' opera- zione si ripele dieci volte, il capitale iniziale avra nell'inte- resse proprio il 5 per 100 e nella differenza degli interessi dei dieci mutui da lui assicurati un altro 5 per 100, in lutto un dieci per 100 oltre tulti gli altri vantaggi dell' opera- zione. II cu[>itale iniziale pel caso di banca fondiaria non puo dunque mancare. Che se si voglia alludere al capitale dal quale le lettere di pegno devono essere rilevate, allora e presto osservato che non sono i capilali desiderosi dei grandi, ma azzardati lucri delle i'errovie, delle colonizzazioni, delle navigazioni lontane ecc. ecc, quelli che devono collocarsi nelle lettere di pegno. Su queste devono invece riversarsi tre specie ben diverse di capitali: e sono 1 .° in generale tulti i capitali che cercano un impiego ipotecario, i quali sono ben disposti a diminuire di una qualche frazione 1' interesse, purche tro- vino chi s' interponga fra essi e il muluatario, e assuma tutti i pericoli dell' ipoleca, e allarghi 1' jpoteca sopra un — 33 — vasto complesso di fondi, e assuma sopra di se i ritardi nci pagaraenti si del capitale comedegl'interessi, c assuma i pensieri di sorvegliare la conservazione delle iscrizioni, il pagamento delle iinposte, la manutenzione c l'assicurazione del fondo ipotecato ecc, ecc. Evidentemente un istituto di credito fondiario assorbirebbe in se, con grande vantag- gio della propriety che sarebbe cosi in grado di liberarsi, una gran parte dei crediti ipotecarii; 2." in particolare tutti i capitali che cercano un impiego ternporaneo e che non si metterebbero in un impiego ordinario ad ipoteca, ma si sono pronti a impiegarsi sopra una lettera di pegno aliena- bile ad ogni momento. Questi capitali che cercano un im- piego provvisorio sono piu numerosi di quanto si crede e ne sono prova i biglietti del tesoro di tutti gli Stati europei. Anche questi sono sempre disposti a tenersi paghi di un interesse piu mite dell' ordinario; 5.° piu specialmcnte tutti i capitali delle casse di risparmio, i quali di loro natura cercano un impiego sicuro e di pronta riscossionc ad un tempo, condizioni che 1' impiego ipotecario ordinario non pu6 presentare e che sono invece esibite dalle leltere di pegno. E infatti provato che le lettere di pegno nemmeno in tempo di crisi, e quando le casse di risparmio possono aver bisogno di ritirarne 1' importo, scapitano punto. Laonde le istituzioni di credito fondiario sono il compimen- to e, per cosi dire, la fodera delle casse di risparmio. II sig. Jacini dice che la cassa di risparmio lombarda mutuando alia possidenza 40 mil. al 4 4/2 funziona come un istituto di credito fondiario. Cio e vero per meta. E vero nel senso che la cassa di risparmio somministra capitali alia possi- denza;, ma non e vero nel senso che la possidenza o i titoli da qucsta rilasciati servano la cassa di risparmio o la cassa di risparmio serva la possidenza negli utili modi teste ac- Serie III, T. III. 5 — 34 — cennali. So una crisi obbligassc la cassa di risparmlo lom- barda a ritirare i capitali che impiego col sistema ora usato, essa o non avrobbe dirilto di farlo, o al diritto verrebbe mono l'effetto pratico, ol'effetto pratico non andrebbo dis- giunto dalle piu terribili conseguenze per le proprieta ipo- tecate. Col sistema del credito fondiario nulla di tutto queslo. La cassa di risparmio ha diritto di cedere altrui le sue letterc di pegno, trova facilmente a chi cederle, e le lettere di pegno cedute lasciano tranquillo il proprietario che continua a pagare come prima le sue annualita. Evidentemente aduhque i capitali che si collochino nelle lettere di pegno non possono mancare. E questi capitali sono di tal nalura da accontentarsi di un mite in- tercsse. Che se pure questi capitali mancassero nel nostro pae- se, ognun vedc che, slabdita una banca od un' associazione di credito fondiario, e reso mobile e nello stesso tempo assicurato sul fondo il titolo di credito che e la Ieltera di pegno, questa puo assai facilmente essere trasportata nei paesi ove il danaro abbonda ed e a interesse basso. E cosi p. e. i molti capitali di cui abbonda la Svizzera sarebbero probabilmente disposli ad accettarc un impiego assicurato al 4 % nelle nostre provincie. Passiamo infine alia riforma morale, cio6 alia riforma nelle volonta dei possidenti, i quali dispongansi a usarc dei capitali ottenuti col credito fondiario pel miglioramcnto dei beni. E qui io non esito ad affermare che questa non sara lanto volonta quanto necessity, c che se pur fosse vo- lonta, ancho la volonta cconomicamente parlando e fedele scguace dell' utilita. No e da dire che i miglioramenti che vengono proposti sono assai spesso destituiti di ogni ragio- nevole fondamenlo, e che la facilila di ollencre il danaro — 35 — spingc gl' incauti a imprese rovinose (I). Cerlo al potere cconomico dcvc csserescorta un'adeguata cognizione. Ccrto questa cognizione deve venire dalla istruzione e dail' espe- rienza. Certo sara utile divulgare le notizie fondate, e sara utile ripetere gli esperimenti prudenti. Ma che varrebbero le notizie e gli esperimenti se acquistata una relta cogni- zione mancasse quindi il potere ? Tutto il processo deila umana industria si compone dei tre dementi espressi dalle ire parole nosse, posse, velle. — La cognizione relta deve precedere, i mezzi adeguati devono accompagnare la cogni- zione, la volonta segue affatto naluralmento la cognizione e il potere se nou sia frastornata da influenze straordinarie. Un altro argomento per combattere la possibility delle istituzioni di credito fondiario come aiuto all' industria agricola, lo si ricava dalla considcrazione che grande e la cifra dei dcbiti ipotecarii, i quali ora aggravano la proprie- ty sicche !' istituzione del credito fondiario dovrebbe pri- ma pagare questi debiti. Jacini, dictro elemenli abbastanza posilivi, calcola le ipoteche di Lombardia a GOO mil. Qual- che altro scriltore valuta le ipoteche del Venclo a un miliar- do. Io non combatterd questa ultima cifra che forso e ipo- tetica. Anche qui si manifesto la necessita di accompagnare la discussione economica con precisi dali statislici. Io am- meltcro che il debito ipoteeario sia quale viene csposlo. Io prego pcraltro a osservare che il valore dei beni slabili di Lombardia c da Jacini stimato in due miliardi e 400 milioni all' incirca. Se cosi fosse sarebbevi in Lombardia un sufficienle campo ( un miliardo e ottocenlo milioni), aH'allivila del credito fondiario pei miglioramenti del suolo. Ma nel Veneto la cosa procederebbe alquanto diversamente. Se la Lombardia ha due miliardi e 400 milioni di valori sta- ll) Collolto, pag. (54. — 36 — bili, noi potrcmo appena contaresopra un miliardo e mez- zo, cifra chc potrebbe esscrc dedotta indireltamente dal confronto colla Lombardia, dircttamente dal confronto colla rendita censuaria., ma chc forse e anch' essa maggiore del vero. Moltiplicando venticinque volte la rendita ccn- suaria otterrebbesi un capitale di lire un miliardo e trecento milioni che, secondo le regolc. ordinarie, esprimerebbe la cauzione di cui e capace il nostro territorio. Vi sarebbe dunque ancbe nel Veneto, e dato pure il peso ipotecario di un miliardo, un qualche margine all' attivita del credito fondiario applicalo alle migliorie del suolo. Indipcndenle- mcnte da quesli calcoli e poi da eonsiderare, I .° Cbe certo ancbe nelle nostre provincie esistono molti fondi non colpiti da ipotecbe c pronti a ricevere una prima ipoteca in favore dei capitali cbe venissero loro som- ministrati. 2.° Cbe quando pure si dovesse prima di passare ai mutui nuovi per migliorie liberare la proprieta dai mutui anticbi, e ancora sarebbe il caso di farlo, ove non vogliasi condannare la proprieta ad un' eterna impotenza. 5.° Cbe d' altro canto i proprietarii aggravali da debiti ipotecarii dovranno senza dubbio dcterminarsi a cedere la loro proprieta se sia loro impossibile nelle atluali condizio- ni di rendita e d' imposte ricavarne profitto alcuno. Neppure 1' enorme peso ipotecario da cui si trovano aggravati i nostri fondi e dunque un' ostacolo all' istituzio- ne del credito fondiario. Dobbiamo anzi ritenere che sia questo, come in altri paesi cosi pure nel nostro, un motivo di piu per dover affrettare 1' altivazione del nuovo istiluto. Bisogna infatti cbe la proprieta si liberi da questo carico e liberarsi non puo se non nell' uno o nell' altro dei due modi seguenti: o col passare in altri proprietarii, o col mu- — 37 — tare il tlcbito chc ora deve pagarsi in una sol volta in allro dcbito chc si possa pagarc per discrete annualita. Non bisogna nemmeno assomigliare gl'istiluli di credi- to fondiario con allre imprese che trovarono poco favore ; ne dirci immaturi a riceverli; o perfino rifiutaiii come una nuova forma dell' arislocrazia del danaro, e de' suoi pri- vilege (I). E gia ben inteso che noi non ammettiamo alcuna so- cicta obbligaloria o coattiva •, che anzi vogliamo pcrfclta- mente libere cosi le spontanee associazioni fra propriela- rii come le speculazioni dei capitalisti; che si alle une come alle altre non domandiamo alcun privilegio o leggc parti- colare, contenti se le migliorie da pralicarsi al sislema ipo- tecario e alle procedure giudiziali fruttino eguale sicurezza e sollecitudine anche ai singoli creditori eon ipoleca; che si per le une come per le altre non domandiamo alcun mono- polio, persuasi che la propria ragion di essere e 1' associa- zione e la banca debban dedurla dalla bonta intrinseca dei loro ordinamenti, e che il privilegio esclusivo e la pesle di tutte le islituzioni di crcdito e finisce in una oziosa dislo- cazione di profitti e quindi in un pcrmanenle ostacolo alio sviluppo delta ricchezza generale. Cio premesso non comprendiamo le dcclamazioni che ilsig. Collotta crede poler rivolgere anche in confronlo de- gl'isliluti di crcdito fondiario. Quanto poi alia malurila nostra per istituti consimili, essa e pur troppo certissima. Aprilc una banca fondiaria che offra danaro senza interposta opera di persone, senza lasciar dubbii sulla esistenza del capitate, senza esigere un interesse troppo grave, e abililando alia rcstituzione in pic- cole rate, e voi vedrele assai prontamenlc tramutarsi nella (1) Cullotta, pag. 6S. -38 — nuova forma una gran parte dci crediti ipotecarii csistenti, g assai prontamentc istituirsi dci crediti affatto nuovi. D' altro canto un istituto di credito fondiario e tale per 1' indole sua da poter cominciare, in misure ristrclte e da potersi estendere a seconda cbe gli affari vengano chiesti. Se trattasi di associazione, essa eniette le nuove cedole a rnisura clie un nuovo proprietario assoggetta i suoi fondi al vincolo comune. Se trattasi di banca essa richiama il capitale iniziale a rnisura clie, colla parte richiamata prima, i mutui c coi mului le lettere di pegno si moltiplicarono tante volte quanto e slato conccsso che possano moltiplicarsi. Laonde neppure da questo lato io so trovare serie difficolta. II sig. Jacini ha credulo di poter presentare un' allra osservazione die non manca di gravita ; ed e che qualsiasi nuova maniera di credito esige, siccome necessaria premes- sa, che le condizioni generali del pacse ispirino molta con- fidenza, che questo non sia ora il caso fra noi, che si possa altendere senza gravi inconvenienti, e che intanlo giovi studiar la questione. Certamente la Lombardia non puo temere, se atlenda, gravi inconvenienti: certamente ancora la questione merita di essere studiata di continuo ; certamente inline sarebbe desidcrabile che le condizioni generali del pacse ispirassero una piena conlidenza. Ma, d' altro canto, le nostre provincie sono alia vigi- lia di veder oberata la propriela stabile; la questione non ha lanto difficolta sue propric quanto difficolta estrin- scche, a vincere le quali devesi dar di piglio piuttosto oggi che dimani; infine non pare che le condizioni generali del pacse sieno tali da rendere impraticabile una istituzione la quale puo avere nel suo slesso organamcnto speciali ra- aioni di solidita. — 39 — Un' ultima obbiezione viene dal di fuori; cd e la mala prova fatta in Francia dal cosi detto credito fondiario. Si noto die gli e mancata la concorrenza spontanea dci capi- tali, cbe si dovette ricorrere ai prestiti, e cbe neppure que- sti bastando, il Governo dovette fare antecipazioni conside- revoli. Si not6 cbe eon tutto questo l'istituto non prospera. E qui poicbe e tanta e in gran parte assai giusta la no- stra abitudine di apprezzare 1' esempio di Francia, io trovo necessario di toccar le principali piii vere cagioni per lequa- li il credito fondiario non fiorisce in Francia come dovreb- be. Queste cagioni sono a cercarsi allrove che nella propria indole dell' istituzione. In generale possiamo imitare i Francesi allorqnando si iratta di trapiantare nelle leggi le idee filosoficbe. Ma quan- do si tratta di trasformare in leggi i principii economici, noi non abbiamo ad attenderci da quella nazione esempii utili. A questo riguardo ci giova e ci giovera reslar sempre in casa nostra. In Francia igrandi giureconsulti,iD'Aguesseau,i Domat, i Potbier e quelle venerande magistrature cbe cbiamavansi parlamenti, credetlero sempre cbe fosse loro missione il conservare alle leggi i loro principii filosofici ed assoluti. E questo spirito di conservazione, questo spirito di resi- stenza a introdurre nelle leggi I' elemento economico si mantenne pur dopo la rivoluzione e fino ad un certo pun- to si mantiene tuttavia. Tutti siamo stati testimonii degli sforzi fatti per introdurre nella legislazione francese l1 a- quedotto coattivo, ai cbe si riusci solo in parte e solo in questi ultimi anni, e vuol dire tanti secoli dopo la Lombar- dia e la Venezia. E non meno evidente e il fenomeno del quale io parlo nei rispetti del sistema ipotecario. In Yenczia il principio di obbligar le ipoleclic a renders! — 40 — pubbliche riraonta all'anticliissima legge sull' ufficio dell'Esa- minador. In Francia un primo tentativo di pubblicita dellc ipoteche fatlo molto piu tardi, cioe da Enrico III nel 1581 , i'u tanto avversato dai manteni tori del vecchio, ecosi poco o nulla soslenulo dai cultori dclla scienza di stato che non pote riuseire, e nel 1588 la relativa ordinanza fu per Io minor malercvocata. Luigi XIV, quando la scienza economi- ca parlava a quel polenlissimo re per bocca di Colbert, rinnovo il tentativo. Ma pur quesla volta i parlainenti fu- rono avversi, e tanto avversi cbe la pubblicita non pote attecchire in Francia per tutto il tempo corso fino alia ri- voluzione. Anche gli sforzi fatti nelle prime Assemblee della rivoluzione reslaronopressocheinutili. Solaraentenel 1798, la legge 1 1 brum., anno VII, sancinon tutto cio cb'era ormai sancito in altre parti di Europa, e specialmenle in quel codicc del gran Federico die avea servilo di modello ai lentalivi fatti dalla Convenzione Nazionale, ma cio sola- mcnte o poco piu di cio cb' era stato messo innanzi ai tern pi di Luigi XIV. Cbe piu ? Nelle stesse ultime Assemblee della Francia ogni tentativo di fare a quel paese una seria applicazione del principio di pubblicita e speciality ha cgualmente abortito, e fu necessaria la Dittatura del 2 di- cembre perche si formasse quasi improvvisa una legge, cbe, del resto, non si palesa gran fatto corrispondente alio scopo. Come provvcde questa legge alia pubblicita e alia spe- ciality delle ipoleche? Mediantc una purga o liberazione coattiva^ cb'era imposta a cbiunquc volesse farsi mutuatario dalla banca fondiaria. Ed anche quesla misura venne piu tardi rivocata. E presentemenle non resta che la nuova legge del 1855, dalla quale venne comandala la trascrizio- ne per lulti gli atti che trasfcriscono la propriela od altri — 41 — diritli reali suscettibili di essere costituiti in ipoteca o che clanno sulla proprieta qualehe partecipazione. Ma questa legge, a lacere del resto, non toglie aneora le ipoteche ta- cite legali. Ne valse il grido di tutli gli economisli nazionali, ne valse 1' esempio di molli paesi,p. e. di Napoli, di Piemonte, del Belgio che hanno adottato le leggi francesi e che pur non csitarono a modificarle in questa parte. Ora, come mai puo egli prosperare il credito fondiario dove la legge si rifiuta a questa vital condizione di obbliga- re tutte 1' ipoteche a rendersi pubbliche e speciali ? In Francia avvi poi un ahro gran male, 1' ingerenza del Governo. II Governo coraincio dall' ingerirsi col fissare alle Banche il circondario di attivita, col dare loro il privi- legio esclusivo, col somministrare capitali; prosegul ad in- gerirsi coll' ordinare il concentramento di piu Banche, e I'ordinamento di una sola grande Banca fondiaria per tutta la Francia; fini coil'assumerne la direzione applieando, an- che a questa istituzione le antiche sue inassime di chiama- re al centro tutti gli affari. Eppure egli e lungo tempo che i Governi dovrebbero tenerselo per detto. II credito ipotecario, al pari d'ogni cre- dito raccoraandato a ragioni d'ordine civile, e uno schizzi- noso che rifiuta le loro carezze. Fuor di metafora, questo credito non ha niente a guadagnare e molto a perdere se i Governi prendono in mano la direzione delle sue ope- razioni. E pcrtanlo in Francia il Governo non fece quanto era suo compito di fare, e fece quanto era suo obbligo di non fare. Ei non diede al credito ipotecario le naturali sue con- dizioni. E d' altra parte ei sc ne arrogo tutta intera la dire- zione. Serie III, T. III. (5 — 42 — Io non credo quindi che nemmeno dalf eserapio della Francia si possa derivare alcun efiicace argomenlo contro 1' applicability dell'istituzione al nostro paese. Io ho trattato fin qui la questione generate e ho cercato di rirauovcre Ic obbiezioni che alia probability e alia oppor- tunity di praticare nci nostri paesi il credito fondiario vcu- gono opposte. Ora dovrei esaminare: 1 .° quali sieno le preci- se modificazioni da chiedersi nelle leggi ; 2.° quale dei due sistemi, Tassociazione o la banca, meriti di essere maggior- mcnlc raccomandato; 5.° quali sieno per I'uno e per 1* al— tro sistema le forme orga niche da proporsi. E questi argomenti formeranno il soggetto, se cosi vi piaccia, di una seconda Ictlura. L A V 0 li I per I'illustrazione topografica, idraulica, fisica,statistica) agraria c medica delle provincie venete die si pvbblicano secondo C art. 127 degli statuli intcrni. Una giunta di 9 mcmbri intende a questi lavori. La materia e divisa nel modo seguente: I. Geografia e cliraatologia. — 2.Idrografia. — 5. Geo- logia e mineralogia. — 4. Botanica. — 5. Zoologia. — 6. Agraria. — 7. Medicina. — 8. Statislica civile, che fu divisa in 5 parli: popolazione, moraiita, industria. RAPPORTO intorno a'piii recenti ed imporlanti lavori spettanii alia descrizione topografica delle provincie venete. Oin dagli ultimi nnni del secolo teste decorso, durante il governo della Veneta Repubblica, furono inlraprese molte diligenti operazioni geodetiche onde rilcvare e rappresenta- re in una scala abbastanza estesa i territorii e Ie cilia prin- cipal! di alcune delle venete provincie per opera di Rizzi Zannoni, del Valle, del Marchetti e d'altri esperti geografl. Fra i risultali di questi lavori primcggiano la mappa del Polesine del Marchetti impressa nel I78G solto la direzio- ne del colonnello del genio sig. A. Milanovich, e la topo- grafia della provincia di Padova di Rizzi Zannoni, divisa in piu fogli, quattro de' quali furono gia pubblicati. Fu poscia — 44 — inlrapresa dal 1800 al 1805 la deserizione della gran carta degli Slati veneti, disegnata daalcuni geograQ tedeschisotto la direzione del generate de Zacb fratello dell' illustre astro- norao di queslo nome, la costruzione della quale si appog- gia a due grandi basi fra loro mollo concordi, misuratecon tutta precisione sul Tagliamento e nella provincia di Vero- na, e ad una triangolazione il cui dellaglio speciale trovasi inserito nella Moaatliche Conespondenz accreditato gior- nale astronomico, che allora pubblicavasi in Gotha dall'a- slronomo suddetto sig. barone de Zach. Da quella trian- golazione furono dedotte con ogni cura le differenze di longitudine e di latitudine con 1' osservatorio di Padova, la cui posizione era gia slata detenninala dal celebre Toaldo e dall'abile astronomo sig. Chimincllo, cbe successe al Toal- do nella direzione di quell' osservatorio. Nell' anno consecutivo 1806 si estesero agli Slati ve- neti i lavori della triangolazione che si stava eseguendo nella Lombardia per la formazione della gran carta milita- re del regno d' Italia sotto la direzione degl' illustri astro- nomi di Milano Oriani e Carlini. Furono allora dagli uffl- ciali del genio italiani e francesi determinate di nuovo tri- gonoinetricamente le posizioni gcografiche de'punti princi- pali dellc venete provineie, e ne' confronti colle analoglie posizioni gia stabilite dalle operazioni precedenti del genio militare austriaco si rinvennero coincidenzo mollo soddis- facenti , imperoccbe le differenze furono tenuissime, ed accennarono piullosto ad irregolarita locali provenienti da aitrazioni lalerali simili a quelle gia presentatesi in altrc grandi operazioni dello slesso genere. Infine dopo il 1814 venendo estese a queste provineie le operazioni trigonomelriehe, diretle allora in Vienna dai tenenli colonnelli Campana e Fallon, e poscia dal valenle — 45 — geografo tenente colonncllo sig. Giovanni Marieni, furono alacremenfe ripigliati i lavori geografici, e proseguiti collo stesso piano presso gli Stali pontificio, loscano enapoletano colla cooperazione d' ingegneri italiani ed austriaci. La de- scrizione di tutli questi lavori geodetici e topografici fu pubblicala negli anni 18 55 e 1846 sotlo la direzione dello stesso sig. Marieni in due volumi separati co' titoli : Instruction fur die bey dcr astronomisch-trigonometrischen Landesvcrmcssung, iind im Calcul-Burcau des K. K. mili- tair-geogr. Institutes angestelten Individuen , u. s. w.; Wien IS 55. — Trigonometrische Vermessungen im Kir- chen-Staate, mid in Toscana ausgcfilhrt von dem Ing. Johann Marieni ; Wien 184 6. L'ultimo risultato di queste accurate e moltiplici opera- zioni sono la gran carta del regno L. V. pubblicata dall'i. r. Istituto geografico militare in 44 fogli, ed altre carte degli Slati italiani, che nulla o ben poco lasciano a desiderare cir- ca alia descrizione topografica de' territorii in cssa rappre- sentali^ e sono sommamente lodevoli pe' pregi del discgno e per la nitidezzadellaedizione. Sarebbe poi superfluononclie difficile 1' accrescere o perfezionare i risultati do' grandiosi lavori intrapresi e compiuli dall' i. r. Giunta del Censinien- to nel regno lombardo-veneto, i quali porgono il disegno piu parlicolareggiato, e la descrizione piu complcta della superGcie di queste provincie. E sebbene non tutti i distretti del censimento lombardo-veneto sieno stati pubblicali li- togralicamente dal defunto benemeritogeometra sig. Marco Santini, sono pero accessibili i relativi dementi presso gli officii del Censo. Di piu la stessa Direzione superiore de! Censimento fece, or sono due anni, pubblicare in Iitogratia una nitida carta generale delle provincie venete ridotta a scala minore in 14 fogli, la quale pu6 servire di base ad — 46 — ogni ulteriore rieerca o verificazione sulla topografia delle singole parti tli queste provincie. Per cio che riguarda la descrizionc itineraria, cioe i sistemi stradale ed idrografico di queste provincie, gli ii.rr. ufficii delle pubbliche costruzioni posseggono, e sono in grado di esibire, la piu ricca collezione di rilievi e di de- scrizioni spettanli all' estesa rete delle vie di coraunicazione terrestri e fluviatili, che ricuoprono la superficie delle venete provincie, come pure intorno a'cangiamcnti operati nolle inalvcazioni e negli arginaraenti de'fiumi, e nelle loro foci. Dicasi lo stesso di quanta concerne i lidi, i bassi i'ondi, le profondita de' canali, ed i porti dell' esluario veneto, senza mestieri di aggiungere die sulla speciale descrizionc delle Iagune di Venezia e del mare Adrialico esistc uo ampio corredo c deposilo di carle e di documcnli negli ar- cliivii dell'i. r. Marina di guerra. A compiere questo succinic- ragguaglio non lasceremo di ricordare che nel 1825, ud inchiesta dell'insigne malc- malico ed astronomo Laplace, furono congiunti gli osscrva- torii d' Inghillerra e di 1'rancia con quelli d' Italia lungo il parallelo di 45° di latitudine, procedendo fino a'coniini del- 1' impero ottomano, mediante segnali a polvere accesi di notle su lnoghi piu eminenli, perassegnare le differenze in longitudine de' varii luoghi giaccnli in quest' ampia linea di operazioni, e ne risultarono riscontri d' una meraviglio- sa ed insperata precisionc colle precedenti operazioni Iri- gonometriche, c conseguenze di molta imporfanza intorno alia figura della terra, ed a parccchie indagini geografiche e geologiche: sopra di che e d'uopo consullare la relazione di quelle operazioni redatta da' preclari asirononii Dana e Carlini nell' opera che ha per titolo : Operations geo- desiques et astronomiqttes pour la mesure d' un arc m.0000 — 54 — Dimension i della spirale indotta Lunghezza della spirale .... 0,0700 1 Hametro interno della spirale . . 0,0(500 Hiamctro del iilo di rame . . . 0.8033 Lunghezza del filo di rarae . . 11 87 ",4400 11 diametro interno della spirale inducenle porta- va in suo seno fili di ferro dolce del diametro di 0,001 5, della lunghezza 0,10, e in numcro di 190. Sotlopose all' esperimento 12 persone, ne trovo alcuna diminuzione negli cirelti proporzionata all' eta o alia forza esplorata col dinamometro. I limit! ri- sconlrali nelle dodici esperienzeiurono della distanza di 0m,04 e di 0m,30 della spirale indotla dall' inducen- le. Quesli estrcmi darehbero il rapporto della squi- silezza nerveo-muscolare di 1: 50,25 calcolati secon- do ia legge della ragionc invcrsa dei quadrati delle distanzc. Una tensione eletlrica adunque 50,25 volte maggiorc produrrebhc per diflerenza individuale lo stesso efletto della tensione uguale ad uno; cd e quan- to a dire che la squisitezza nerveo-muscolare clcttri- ca in una persona era 50,25 volte maggiorc che nel- T altra. Questo individuo alia distanza di 25 ccntime- tri della spirale indotta dall' inducente provo tale sensazione molesta da non potcr reggere alia scossa elettrica, ebbe dolori al ventre e scarichi come per 1' azione di una purga. A questa stessa distanza tutli gli altri individui non provarono efletto veruno. Da questo fatto il prof. Zantedeschi deduce la necessita di applicare agli umani corpi con molta circospczione T eletlricita. La rara suuisilezza individuale nerveo- — 55 — muscolarc da Iui riferita gli porse campo di osscrva- re il segucnte fenomeno risguardante ilfpassaggio di due o piu corrcnti nel medesimo filo. « L'apparato, » del quale mi valsi, ei dice, fu il mio induzionomelro » dinamico differenziale, che e lormalo di Ire spirali » piane. E ben nolo che allorquando la correntc clet- » trie a cammina nelle due spirali inducenli nel mc- » desimo senso, si a una corrcnle elettrica neIJa spl- it rale indotta che e compresa o collocata nello spazio » interposto alle due spirali inducenti. Efletlo indot- » to che e tanto maggiore quanto e maggiore Ja tcn- » sione della scarica elettrica, e minore Ja distaiiza » che separa la spirale indotta dalle inducenli. E » uguahncnte noto che, allorquando nelle due spirali » inducenli la corrente elettrica e diretla in senso » opposlo, e che sieno amheduc le spirali equidistanti » pcrfctlamente dalla spirale indotta, la persona che » chiude il circolo con qucsla spirale non si risente » di effetto veruno. La spiegazione di queslo i'atto fu » data col rilenerc che nclla spirale indotta, o non » circoli la pin minima clellricita, o che circolino due » correnti uguali e contrarie da non produire efletlo » percettihile sull' umano organismo, analogamente a » quanto accadc sull' ago magnctico soltoposlo a due » correnti uguali e contrarie di rimanere in perfelto » equilibrio. Lindividuo della squisitczza nerveo-mu- » scolarc specialc, ehhe ad accusare una sensazione » distinla al carpo c metacarpo di ambe lc mani. Lo » esperimento i'u ripetulo per assicurarsi della co- » stanza dell' effetto. » Semhra al m. e. cav. Zante- — 56 — deschi chedue correntisovrappostein direzione con- traria non. si distruggano come nell'acustica, che 1' onda riflessa non venga annichilata dalla direlta,, ma che tale sensazione richiegga un organismo estra- ordinario. Chiede poi se corrcnti eleltriche indotte, all' atto che incomincia la searica della hottiglia di i^eida, e all' atto che interamente cessa, potrebbero cagionare la sensazione avvertila nel sopra iadicato caso speciale, c osserva « che V intervallo fra le op- » poste corrcnti sarebbe di 3 decimillesimi di minuto » secondo, calcolata la media velocita dell' elettrico » di 100,000 metri per un minuto secondo. » Finisce col riferire che dalla slitta di Dubois Rey- mond si ottenne sinoil fa diesis della tonica524, che da 728 vibrazioni compostc, ossia 1456* vibrazioni in un minuto secondo. A quesla lettura il m. e. Zantedeschi aggiunge di aver dimostrato fino dal 1852, che quando e esausta la forza meccanica nerveo-muscolare cessa lo svilup- po deU'clettricita, il quale ritorna colla contrazione, quando, mediante il riposo, 1' anzidetta forza mecca- nica si rinvigorisce, e conchiude da cio, csistere un legame inlimo tra le forze organiche che il lisico, fl chimico e il lisiologo deggiono studiarc. Nota essere dimostrato da parecchi lisici che un filo aperto a due opposte correnti uguali non prc- senta dcviazione al pin squisito galvanometro, ne con- trazioni della rana recentemente preparata, ma nel- T individuo di cui egli dette notizia non essere man- cate le sensazioni in questa circostanza. Chiede final- — 57 — mcnte che sia registralo il giorno in cui presento al protocollo dell' Istituto il suo lavoro anche per 1' ap- plicazione del magnetismo temporario e delle vibra- zioni armoniche alia misura della piu piccola frazione del minute secondo. « La necessita di questa mia » istanza, egli dice, risultera chiara allorquando da » Hipp verra pubblicato 1' istrumento che segna per » fino la divisione delta centomillesima parte del mi- » nuto secondo. » II hi. e. prof. Bellavitis osserva, quanto al filo aperto a due opposte correnti, che se queste non sia- no perfettamente cguali potrebbe rimanerne una par- te baslcvole a far impressione su individui molto su- scettivi ; le sensazioni riuscire incerto indizio, entran- do sempre a produrle lo stato individuate e talvolta aver parte in esse anche 1' immaginazione. II m, e. cav. Zantedeschi risponde che quando i fatti si vogliono attribuire all' immaginazione finisce ogni umana certezza. II socio corr. dolt. Antonio fierti continua la let- iura del suo lavoro sidle relazioni del colera in Ve- nezia colle uicende meteor ologiche e col calendario religioso e civile. Questa parte e intitolala : Relazioni deW ozono cogli dementi meleorolorjici, e costitu- zione ipotetica delle cifre ozonometriche durante i cinque primi pcriodi colerosi. La conclusione di que- sto studio e una negazione di pi u alle preccdenti, moe che non solo nel 1855 la curva ozonometrica qui in Venezia non cammino oppostamente alia colerica, ma che tentala dietro calcolo di probabilita la costruzio- Serie 111. T. 111. 6 — 58 — n« delLe curve ozonOmetriche anche pei cinque primi periodi colerosi, non si riscontro avverata la leg- ge che due volte in cinque. II dotfc. Berti costrui le curve ipotelicainente in questo modo. Risultandogli che i segni elettrici, la pioggia c la neve, pdssono te- nersi per infallibili indizii di un aumento nell' ozono ; la nebbia, il sereno fosco e le maggiori elevazioni barometriche, indizii, se non certi, probabili dello sta- to contrario, segno le medic ozonometriche che nelle osservazioni d'un anno da lui raccolte solevano ac- compagnarsi a siinili elementi meteorologici. II in. e. cav. Zanledeschi dice, aver veduta una costante relazione fra la maggiore tensione elettrica positiva atmosferica e il coloramento delle carte ozo- nometriche, il quale ei non trova effetto del puro ozo- no, ma di altre sostanze azotate, come acido nitrico, iponitrico, nuotanti in seno dell' atmosfera. Si annuncio il Diploma imperiale delta ctezione di Con ado figliuolo di Federkjo II at trono di Ger- niania, ecc, volgarizzato nel trecento, tratto da un manoscritto della Marciana, ecc, per cura del socio corr. P. Bart. Sorio. mmm\ del ghmo m roteibre m 11 m. e. dotfc. Antonio Pazienti legge una Notu intorno al potere conduttore del rams per V elettrico. « I fisici, egli dice, nello studiare 1' azione reciproca » fra le calamite ed i metalli, giunsero a stabilirla in- » timamenle connessa al potere conduttore dei me- » talli stessi. » Ora egli crede aversi in cio un mezzo indiretto per riscontrare i valori stabiliti al loro po- tere conduttore. Istitui particolari esperimenti aila tcmperatura di 20" C. col micrometro magneto-elet- trico del prof. Zamboni. Consiste questo in un pen- dolo portante in luogo della lente una calamita a fer- ro di cavallo, posta perpendicolarmente al piano in cui oscilla il pendolo, e coincidenle col meridiano ma- gnetico; tra le gambe di quesla calamila introduce va successivamente una lamina di argento cd una di ra- me, e deviando il pendulo per un piccolo arco ed eguale in ogni csperimento, otleneva nel primo caso 128 oscillazioni in un minuto primo. e nel secondo — GO — \%\. Da eio egli deduce che le azioni esercilate dalle due lamine sono proporzionali ai quadrati di quei due minierij c tencndo 1' azione delle lamine proporzio- nale al poter condutlore dei due metalli, poslo egualc a 10 quello dell' argento, trovo espresso da 9,23 quel- lo del rame. Locche molto bene si accorda col nume- ro 9,14 che, secondo il Bequcrel, spetterebbe, al ra- me alia predetta temperatura, e col numero 9,2G che 1'autore deduce da altre esperienze del Breguet Dopo questa letlura il in. e. prof. Bellavitis osser- va che la forza principale agente sul pendolo era ia gravita, e che da essa non doveasi prescindere nel calcolare il rapporto delle forze che le lamine d' ar- gento o di rame potevano esercitare sul pendolo. Del resto egli aggiunge, sembrargli che 1' azione di quesle lamine dovesse, piuttosto che accelerare le oscillazio- ni del pendolo, affretlarne I'estinzione. II m. e. Pazienti risponde che, essendo identica 1' azione deila forza di gravita nelle lamine d' argento e di rame, sta la ragione dei quadrati dei numeri del- le Ioro oscillazioni. II prof.Bellavitis chiede quante oscillazioni facesse il pendulo senza le lamine, al che risponde il Pazien- ti 112 in un minuto primo, essendo 128 con la lami- na dr argento e 123 con quella di rame. II m. e. prof, Minich, appoggia l'osservazione del Bellavitis, e dice doversi vedere l'apparato e stabiliie il rapporto delle forze aggiunte alia gravita, tenendo conto anche di questa. II m. e. commendatore San tin i osserva che gli — 61 — esperimenti dovevano eseguirsi prima nel piano del meridiano magnetico, e poi in quello perpendicolare a] meridiano stesso. II m. e. cav. Zantedeschi chiede se le lamine e- rano chimicamente pure. II Pazienti risponde, chc le lamine erano quelle stesse colle quali egliha esaminato l'ordine dei metal- li rispelto alia loro forza eletlromotrice. 11 cav. Zantedeschi soggiunge che tuttavia i risul- tamenti del Pazienti hanno un valore relativo, e con cio In chiusa la discussione. II socio corrispondente dolt. Pietro Ziliotto legge la seguente : Relazione stil Manuale d' ifjiene e di medicina navale, del dott. cav. Massone di Genova. La genie colle lodi, i dotti colle scritture, i govorni eolla protezione, hanno proclarnato una verita, ed e : che il commercio, non che utile, sia necessario aH'ordinamento sociale. Per esso i popoli scambiano fra loro i prodotti del suolo, i lavori dell' industna e le opere dell' inlelligcn- za. II commercio procaccia ai poveri il sostenlamonto, le agiatezzc; ai ricchi , ai potenti le volutta; esso, a dtr breve, promovendo la prosperity iisica e morale delle na- zioni, si fa strumento efticace di civilta. Se mi fosse le- cito paragonare il commercio^ questa grande istituzione dclluomo, ad un'opcra grande di Dio, io lo confronterei al sole, il quale porta luce e calore ora a questa ed ora a quel- la parte della terra, e alia sua volta ogni parte della terra, per quelle virtu suscitala, si sveglia, si anima e si abbel- lisce. 11 commercio correggia o naviga; pure, o perche il — G2 — marc sia l'unico mezzo di comunicazione fra continenli, o perch6 strada pin breve fra different! provincie o perche via tragittebile a buon mercalo, il commercio o valiea per neeessila il mare, o preferfsce il mare alia terra. La scopcrla dinuovi pacsi, gli avanzamenti delle seien- ze fisiche e delle arti meecaniche, la raftinatezza dell' indu- stria, 1'aumento delta popolazione, in una parola la civil la progressiva, ollrecbe dilatato e cresciuto il commercio mariltimo ne banno ingranditi e rafforzati i veicoli ; onde, se la storia ci narra, die gli uomini dell'cla prima temerani hanno affrontato il mare entro misere bardie, ora vediamo solcarlo velocemenle edifizii ampii e superbi. Quindi I arte di coslraire le navi, e la scienza a guidarue i viaggi; quindi la iegislazione a disciplinarne il governo, e le fondazioni di sicurta per guarantire e legni e merci ed impresc. Ma se motto fin qui si e fatto per proleggere le cose della marina mercantile, si e fatto poco, n' e d'uopo dirlo, per gnardare la salute delle personc: di questa gente divi- sa, noncbe dalla patria, dalla famiglia, solitaria in mezzo all'oceano, viaggiatrice d' ogni stagione e per tutti i lidi; di questa gente operosa, per cui di rado tramonla il sole, cbe ha la mensa frugale come i romili, die fa talora la guerra come i soldati, senza aver mai la pace, se non sia pace la uoia, c die porta inline dall'orienle all'occidente, dall'equa- tore ai poll, affaticata sempre e sempre pericolanle, la vita e la fortuna delle nazioni. I rappresentanti delle potenze mediterrauee convenuli nel 1851 a Parigi per ordinare gli argomenti di pubblica sa- jiila maritlima, compresero cli' era pur necessario di prov- veder meglio una volta alia salute dei marinai: e quindi e- spressero il voto cbe ogni polenza facesse comporre e stampare un libro d'igiene navale per uso della marina mer- — 63 — cantile., le piu important! prescrizioni del quale fossero ob- bligatorie. Se non che, o taluna di quelle polenze abbia ereduto bastare all'uopo le proprie leggi, o a tal altra, tenace agli ordiui antichi, ripugnassero le riforme, o la sopravvenuta guerra d'oriente le abbia tutte distratte da tale oggetto, il fatto sta, che se un filantropo medico del Piemonte non avesse appagati i voti della conferenza sanitaria internazio- nale, il libro d' igiene navale sarebbe tutlora desiderato. II dott. Pictro Strada adunque eol nobile allettamenlo del premio invilava i medici a scrivere sull' igiene navale, e il dott. Gio. Natl. Massone di Genova che si cimentava al concorso, viuli cinque competilori, colse quel premio. II suo Man u ale d' igiene e di medicina navale ad uso della marina mercantile, intorno al quale I' Islilulo voile darmi 1'onorcvole incarieo di riferire, e un libro che da una Giunta di medici chiarissimi, e in oceasione solenoe fu giu- dicato: onde a me Dient'altro rimane, che sfiorarne appena i capitoli e significant gli intendimenti, perche 1'Istituto pos- sa conoscere la materia di quesla tela, ed apprezzarne il valore. II libro o manuale, secondo 1' online dei temi dellati dal cav. dolt. Angelo Bo, e diviso in olio parti. Nella prima e narrata l' istoria della igiene navale nei varii stali incivilili del mondo da quando Venezia^ Geno- va e Pisa erano potenti repubbliche e avventurose navi- gatrici. Le navi a vela e i piroscafi Irasporlano pcrsone e co- se. Le persoue sono i viaggiatori, genie dislinta dai mari- nai : le cose sono o vive, o morle, o non vivc. Le pcrsone c le altre cose vivc o morte possono ammalarsi; gli ani mali lo possono del pari, comunque corrompcrsi, alterarsi — 64 — o bruciare. L'igieue per mantenere sane le persone e gli animali, e per irapedire A guasto, la conlarainazione, 1' in- ceodio delle cose vite o morle, e iusegnata nella seconda parte del libro. La tcrza parte tratta delle veltovaglie: vi si parla della buona quality del cibi, delle bevande e dei condi- menli siano essi di natura animale, vegelale, o mineralc, e vi si addita il modo di conservarli sani o di eorreggeroe il guasto. AH' igiene dei marinai e consaerala Ja quarta parte , la quale discorre delle fisiclie altitudini alia vita marinere- sra, delle vestimenta che piii eonfanno al marinaio secon- do le stagioni ed i clinji, e delle maniere di vegliarne la politezza del corpo, regolarne il vilto e il lavoro, e mode- rarne le abiludini e le ineiinazioni. La quinla parte e una specie di popolare islruzione sidle malattie ehe colpiscono piu di frequente gli equipag- gi della marina mercantile. Vi souo quindi annoverate le infermita indulle dal soggiorno nelle navi, quelle dalle in- lemperie o dalla negligenza delle regole igieniche, e quelle infine dall' influenza dei differenti elimi o nei Iunghi viaggi, o durante la stazione nei varii porti, Di ciascheduna delle quali malattie sono descritti i segni proprii, indicati i ri- medii, e suggerita la dose e lu manicra di usarli. Nella sesto parte e lenuta parola dell' igiene, cui sot- loporre le navi del commercio prima che salpino, allor- < Fie viaggino e quando approdino. Quindi consigli per la scella dei legnami da costruire le navi, e per la migliore liianiera di fabbricarle; quindi prccetli pei casi d' insaki- lirilti, d' incendio, di corruzioni, di guasti, e di malattie o coaiuni od attaccaticce. La scltima parte del libro delta discipline igieniche per — 65 — ievitare 1c nialattie provocate dalle stagioni, dai climi, dalle intemperie, da cause endemiche, epidemiche e contagiose, le quali possono colpire i marinai navigando in lalitudini diverse, o approdando a paesi infaini. E svolta infine nell' ottava parte tulla I' igiene delle qiiarantene, sccondo le ultimo riforme inlrodottevi colla convenzione e col regolamento di sanita internazionali ap- provati a Parigi. Egli parrebbe, die un Iibro formato sul disegno del- 1' illustre cavaliere Bo, direltore geuerale della Sanita ma- rittima in Genova potesse bastare ai bisogni dei naviganli e dei viaggiatori sia per conservarli sani sia per guarirli so infermi; ma cosi nun parve al dott. Giachich di Fiu- me. Egli vorrebbe qualclic cosa tli pin, e propriamen- le, clio un medico nolle scuole di nautica dosse lezioui di medicina ai capitani cd agli armatori. Io nou vorrei invece, che un metodico insegnamento della medicina, in luogo di una popolare istruzione, tornasse almeno supcriluo; non vorrei die una scolaslica instiluzione Delia medicina pre- parasse per Io stazioni navali dei nuovi amatori di materia medica; nonvon-oi cbo, per talc largbezza, si lasciassero piu razionali e piuefficaci provvedimenti ; non vorrei, per csempio, si prescindesse ancora da quella savia le^ge fi-an- cese, per la quale 6 vielato ad una nave mercantile, cbo ab- bia piii di trenla porsone a bordo, di salpare sonza d' un medico; non vorrei, a dir breve, si dimenticasse il vec- cbio adagio, che il meglio 6 il peggiore nemico del buono. Del resto il dottor Massone, impiegato noil' ammini- strazione della sanita maritlima in Genova, ha potuto comporre un libro die medici oslranci a quegli ufflcii non avreb'bero eertamenle saputo; ma lo agcvolezzo procac- ciategli dalla sua condizionc non possono scemar punto il Serie If I. T III. !) — GG — pregio del tuo lavoro. L'igiene c la mediciua navale non puo differire soslanzialmente dalla domestica; ma per ordinarne i priacipii e per accoraodarne le regole ad ogni stagione dell' anno, a tutli i porti del globo, per malattia d' ogni falta, per qualunque carico, alle varie forlune della navi- gazione, occorreva dottrina moltae molta arte. I dogmi e le soltilita della scienza non c'entrano ne punto ne poco; ma laic economia era voluta dalla natura del Iibro, e dalla capa- city degli uomini per cui fu scritlo. Aleuni falli e alcuni pre CL'Ki sono ripetuti nel Manuaie; ma I' inculcarli alia gente the doveva studiarlo fu opportunissimo divisamento. I Iet- terati, siccome lo stesso suo autore l' ha preveduto, po- Iranno tacciarlo di qualche mcnda ; ma i niediei vi trova- no convenienza di stile e proprieta di linguaggio. E poi fu in- tendiraento del dott. Strada di procurare alia marina mer- cantile degli Slati Sardi non gia un Iibro hello da leggere, ma nn Iibro buono da consultare Ora io domando: perche la Conferenza sanitaria inter- nazionale di Parigi non ha desiderato che una sola polcn- za, anziehc eiaschcduna, facesse appi'estarc un manuaie d'i- giene navale per uso della marina mercantile, manuaie, che poi tradotto nei varii idiom1, alle altre tutte fosse di guida ? Perche non ha desiderato che si aflidasse tale opera all' lu- ghillerra, la quale ha il navilio piu poderoso del mondo?Se cio non e stalo desiderato 1' oggetto cei'lamcnte non ne ha la colpa-, imperocche sia universale la scienza che doveva informare il lihro, c cosmopolite la gente che dovea usarlo. Ma chi puo dire, die non faccia il caso cio che non fece il consiglio? Chi puo dire, che un lihro inspiralo dalla generosita d'un privato non divcnli codice, oltreche alia ma- rina mercantile d' Italia, a quella d'altre nazioni? Chi puo dire, die Venczia stessa legislalrice un tempo pel commer- — 07 — cio c nclla sanita marittima non abbia un giorno a servir- sene? Si puo dir solo, die il Manualc del dott. Massone ba litoli per esscrlc raccoraandato. © a Si annuncia la prcsenza in Yeuezia dell1 il lustre prof. Mommseii indirizzato dalla r. Accademia di Her- lino all'i. r. Istituto Vcneto, e il dono del socio cor- rispondenteEugenio Balbi dill volumi de I'lnnuaire de r Observatoire de Bruxelles, e di 34 volumi ded Bulletin de la Societe de geographie, e la sua pro- messa d' arricchire con altre opere scientifiche la bi- blioteca dell' Istituto. II m. c. prof. JUicchia legge una relazione, che sara pubblicata in questi \lli_, sopra la macchina per innalzar acqua a piccolo allezze fatta conoscere dal sig. Metickc di Trieste. II m. e. prof. Zantedeschi osserva che la costru- ziene fondamentale dell'idroforo del Mctickc e dovuta al meccanico Francesco Cobrcs,, il quale fu premiato nel 1825 da questo Istituto colla medaglia d'orgento. 11 Scgrctario annuncia con dolore la niorte dcl- l'ilhistre Massiaiiliano Spioola di Genova, socio cor- rispondente di questo Istituto. Si distribuisce l'elenco di ccntoundici opere pe- riodiche poste in leltura nelle stanze di questo Istituto. — 68 T A B E L L A del ginrni in cm si lerranno le adunanze ordinarie nell'mmo 1857-58. a> .£ S > o 9 o a Gennaio j CD — 1 o Aprile i En 3 o To J | < 22 27 24 21 21 25 30 27 25 22 23 28 25 22 22 20 Ailu- soknne 28 20 23 ! 1 • Si annuncia l'acquisto di una collezione di uccclii delle provincie venete per !c raccolte naturali dell' I- stitiito. Elenco dei doni presentati all' i. r. Istituto dopo le adunanze di agosto del 1857. II Crepuscolo, di Milano. N. 5i al 40 inclusivi, del 1 857. La Specola d' Italia, di Verona. N. 50 al 46 inclusivi, del \ 857. La Gazzetta officiate di Verona. N. 197 al 277 inclusivi del 4 857. V Osservatore Triestino. N. 190 al 265 inclusivi, id. The Journal of the royal Dublin Society. N. VI, juli 1857. — C9 — Giornale tlellc scienze mediche dell' Accaxlemia medico- chirurgica di Torino. N. 10 al 20 inclusivi, id. II Pungolo, di Milano. N. 23 al 57 inclusivi, id. Revue agricole induslriclle etc., di Valenciennes. N. 1 o 2; 1857. N. 60 Opuseoli d'argomento geologico, geognostico eec. (in lingua tcdcsca) del signor Guglielmo Haidinger, di Vienna. Lo Speltalore^ di Firenze. N. 5 5 al 50 inclusivi; 4 857. Calalogo dei manoscritli delta biblioteca del M. Gino Cap- poni. Firenze 1857. Annali delta r. Accademia d'agrieollura di Torino. Vol. IX, 1857. Memorie della r. Accademia delle scienze di Napoli. F.isci- colo II del Vol. I, riferibile all' anno 1853. Bulleltino delle leggi per le provincie venete. Punt. I alia IX, Parte I e II del 1857, e l'indice alfabetieo del 1850. Lelture di famiglia, edite dal Lloyd auslriaco. Trieste 4 857, punt. 8, 0 e 10 del Vol. VI. V Echo medical di Neucliatel en Suisse. N. 8, 0, e 10; 1857. Comptes rendu* Itcbdomadaires de CAcade'mie des sciences. Parigi 1857. N. 7 al 19 del torn. XLV. V Annotalore fnulano, d' Udine. N. 33 al 07, del i857. Expositions des operations faitcs en Lapponia pour la de- termination d' iin arc du meridien en 1801, 4802 e 1805 par Jons Svanberz. Sloeoliua 1805. Ragguagli degli Atli della r. Accademia delle scienze di Stocolma. Stocolraa 1850. Mti delta r. Accademia di Stocolma pegli anni 185 5-1855. Cronaca ; Giornale di scienze letlere ed arti pubblicato dal — 70 — prof. Huiazio Canlii. IN. 10 al 21 inclusive Mila- no 1857. Bullettino dell3 istmo di Suez. N. 10 al 21 inclusivi. — Torino 1857. Reich-Gesetz-Blatt ec. ( Bollettino delle leggi dell'impero Austriaco). N. 51 al 43 inclusivi, dell' anno 1857. La filosofia (fella parola espansione repulsiva. Menioria del doll. Achille Desiderio. Venezia 1857. Denkschriflen der k. Ackademie der Vissenscliaften. Clas- se di inatcmatica e sloria nalurale. Tomo XIII. — Vienna 1857. Carrispondenza scienlifica di Roma, dal n. 0 al 15 inclu- sivi. Roma 1857. Quadro sinottico delle Industrie dello Slato ponlifieio.- — Roma 1857. Appendice alle consider azioni sul protendimento delle spiag- gie, e still' insabbiamento dei porli dell'Adrialico, del caval. rielro Paleocopa. — Torino 1857. Bullettino delle scienze mediche ; luglio, agoslo, scttcmbre e ottobre. — Bologna 1857. V Educator 'e israelita; punt. N. 9, 10 e II. Vercelli 1857. Pro gramma dell' i. r. Ginnasio liceale di Como per C anno scolastico 1857. Rivisla conlemporanea. N. 44, 45, 40 e 47. — Torino 1857. Cadula delta Repubblica di Venezia, ed i suoi ultimi 50 anni, del Conle G. Dandolo. Dispensa V. Venezia 4 857. Manual e d' igiene e medicina navale, del Cav. G. B. Mas- sone. Genova 1850. // Tecnico. Periodico mensile. Agosto, setlembre, oltobre e novembre. —Torino 1857. — 71 — Programma dell' i. r. Ginnasio liceale di Cremona pel 1857. Nuovi principii mineralogici, del prof. Luigi M. Ilossi. — Vcnezia 1857. Cazzella di farmacia e di chimica. N. 53 al 56 inchi- sivi. — Vcnezia 1837. Relazioni degli Stall europei lette al Senato dagli amba- sciatori vencziani del secolo Mil, editc dai signori Ba- rozzi e Berchet. Fasc. IV. •Rclazionc del solennc ingresso e soggioruo in Trieste nel novembre 1 830 drlle L. MM. Francesco Giuseppe I ed Etisabctta, del signor dolt. Formiggini. La luce deli ocehio corporeo, e quella deli inlellctlo. Pa- ralello del P. Sebastiano Carrara. — Venezia 1857. Periodico generate tedesco di storia nalurale. Nuova serie. Tomi 1 e II. Dresda I855-5G. Giornale deli Istituto lombardo, e Biblioleca ilaliana. Fa- scicule 51. — Milano 1857. Sitzungsberichte dcr h. Ackademie der Wischenschaften. Classe di sloria nalurale. T. XXV, Disp. I e II. 1857. Classe di filosofia e sloria T. XXIII, Disp. 11, III e IV. id. Annuaire de I' Academic r. des sciences ec. de Belgique. Annees XXI!, XXIII, 1850 e 1857. — Bruxelles. Bulletins 1856-57. Annee 1855. T. XXII 2.""; partie .£■£ Aunee 1856. T. XXIII, l.Je2.""' jjlj partie. )%* Mcmoires id. id. Tome XXX, 1854. Bruxelles. Mcmoires couronnees, et Mcmoires des savants Strangers publics par i Academic de Bruxelles. T.' XXVI-XXVIU. Bruxelles 1853-36. Ilaporl adressc a M- 1» minislrc de i inlcrieur sur /' c'tat ct lestravaux de t'OOscrvatoirc royal pendant I'annee 1 850, par M. otielelet. —Bruxelles 1850. — 11 — Alii dell Accademia dci Lined. Anno X, sez. VII — Ro- ma 1857. Giornale veneto di scienze mediche. — Aprile, maggio e giugno 1857. Archivio slorico italiano. Nuova serie. N. 10 Fireoze 1S57. La Civiltd cattolica. Anno 8, serie III, N. 181, 182, 183. Roma 1857. [ndaglni di anatomia microscopica per servire alio studio dclla cpidermide. Memoria premiata, del dolt. D. Oehl. Milano 1857. Dei combuslibili fossili in Italia ed in ispceie di quelli del fAppentiino parmense. Saggio geologico del signer bar. Franco Mislrali. — Parma 1857. Bulletin de la Socic'le imp. des naturalites de Moscotv. ]\. 2. ?>Iosca 1857. Alii delta pub b lie a esposizione dei prodotli nalurali delta provincia di Bergamo dell'anno 1857. — Bergamo 1857. Giornale agrario loscano. Nuova serie. N. 15, tcrza di- spensa. — Firenze 1857. Deli azione dello zolfo e del carbone suite critlogame delta vile. — Discorso del signor Pellcgrino Bertini. — Luc- ea 1857. Dello jodio, delle sue chimiche combinazioni e dei suoi pre- parati farmaceutici, del dolt. Francesco Ciolto. — Di- spensa I. — Venezia 1857. Notizie sloriche ccc. sul pio Istitulo dei Calecumeni in Ve- nezia. — Venezia 1857. Jahrbuch der k. h. geologisrhen RcichsanslaU, N. 2. An- no VIII. Vormulc generali pel tnannmetro ad aria compressor e per to stereometro. JNola del prof. Volpicelli. — Roma 1857. — 73 — Giornale d' agricollura pratica, N. IV. — Torino 1837. Del vaiuolo itmano e del vaccina. Commentario del dott. Fucen. — Milano 1857. Esposizione di tin adequate metodo pel calcolo delle absolute perturbazioni del piccoli pianeti del sig. P. A. Hanson. Lipsia 1857 (in tedesco). Indagini cleltriche suite qualitd termoelellrichc del bora- citiy del signor Hankel. — Lipsia {857 ( in tedesco). Rapporti suite Memorie detia Societd sassonc delle scicn&p. Lipsia 1857 (in tedesco). Nouvetle analyse de la lumierc du spectre solaire, dei si- gnori Brewster e Zantedeschi. — Parigi 1857. Bulletin de la Societe dc Geographic; dull' anno 1854 al 1850. Annuairc de I Observatoire de Bruxelles ; dall' anno 185 5 at 1841. Sulla Flora fossils di Sinigaglia. — Lettera del sig. dolt. Abramo Massalongo. Parma 1857. Dei trrreni di sedimenlo superiore delle Venezie, e dei fos- sili ecc. ecc. del cav. prof. F. Catullo, con 19 Tavo- le. — Padova 1856. Saggio di estetica, de! dolt. Girolamo Venanzio. — • Por- togruaro 1857. Cenni grafici sui colli toscani in relazione agli effclti dei venti sciroccali, del tenentc maresciallo barone Vac- cani. — Milano 1857. ■ /// 7 ///. |0 PROGRAM MI I. R ACCADEMIA DI SC1ENZE, LETTERE ED AUTI IN PADOVA. Non essendo stata data soddisfacenle sokizione del que- silo statuito nelle lornale 2 marzo e 20 aprilo 18b6, 1'i. r. Accademia deliber6 si dovesse riproporlo. Sara dunque conferita una medaglia d' oro del valore di zecchini sediei all'autore della Memoria, che sciogliera piu compiutamen- le in ogni sua parte il seguente quesito: Dei veleni tisati nelle varie Industrie ve n'ha di non nc- eessarii? 0 da f/tiali soslanze innoccnli jwtrebbero veni- re surrogali? II p pernio sari giudicato nell' ultima tornata del!' anno accademico 1858. Nazionali e strauieri , ecceltuati i Membri Ordinarii dell' Accademia, sono ammessi al concorso. Lc Memorie dovranno essere presentate senza spesa alia Segretcria della medesima dentro il maggio 18138. Ognuna di esse portera una epigrafe ripetuta sopra un viglietto chiuso a suggello, coDtenentc il nome e cognome, e la indicazione del domicilio del concorrente. Giudicati gli scritti presentati al concorso, sara aper- to il solo viglietto di quello stimato degno di premio, il quale rimarra in possesso deH'Accademia, e publicato nei suoi volutni periodici. Gli altri co'viglietti suggellati, che — 75- li accompagnano, saranno restituili a chi ne fara doman- da, presenlando la ricevuta di consegna dcnlro 1' anno 1858. Dalle slanze della i. r. Accademia, Padova 19 luglio 4 857. // presidente Roberto Prof. De Visum ab. l. menin segretario per le scienze. irailLE RECIO ISTITETO FHVETO IH SCIENZE LETTEItE ED ARTI. Non essendo stata data soddisfacente soluzione dei quoeiii seguenti,, IT. Pi. Istituto erode conveniens le di riproporli per P anno 1859. I. « Quali cooseguenze si possono presagire pel com- mercio in generals, e pel commercio veneto in particolare, dall'apertura di un canale marittimo attraverso 1' istmo di Suez; d Quali provvidenze, in ispeeialila nei riguardi delle M'e di comunieazione, dovrebbero e dentro il nostro terri- torio e nei territorii finitimi venir promossc per oltenere le piu estcse e le piii pronte influenze del conlinente euro- peo nei nostro porto pei mari oriental] e viceversa ; — 7G — » Quali canoni di diiilto internazionale dovrebbero alia navigazione del nuovo eanale veoir applicati. » L' apertura dell' istmo di Suez con si grande calore promos- sa in questi ultimi tempi pno avere conseguenze di niolto rilievo pel nostro paese. — (Jueste conseguenze vennero in termini ab- bastanza vagbi aceennate da chi tratto 1' argomento ( Baude, Chemin-Dupontes, Talabot, ec). E necessario fame un' analisi accurata. — Siffatta analisi si lega e deve procedere a pari passo con quella deile conseguenze die 1' apertura del nuovo eanale pu6 esercitare sul commercio in generate. — Sotto questo ri- guardo s' islituirono paragoni delle distanze, si formarono pro- spetti delle quantita delle merci che passano dall'Occidente al- 1'Oriente e viceversa, si notarono i porti di caiieo e scarico nei mari deli' Asia ; ma non si tenne conto ne della qualita delle mer- ci spedite, ne dei paesi del continente europeo, che le producoim, o le consumano, ne delle vie di terra e di acqua che le dette merci in Europa percorrono, ne degli aumenti cht- dall'accorcia- mento della via mariltima possono derivare nella produzione e nei consumi rispettivi, ne di altre cagioni che possono indurre <> in via assoluta, o in via relative, una differente atti vita nelle con ispondenze dei singoli porti europei coi porti asiatici. — Eaonde a fin di conoscere qual parte possa toccare al commercio veneto nei nuovo indirizzo delle relazioni tra 1' Occidente e 1' 0- fiente, e necessario istit-uire un diligente e mtnuto esame di tutti gli element! che compongono adesso e possono comporre in se- guito il commercio marittimo tra 1' Europa e L Asia oltre Suez. Ed a rendere compito per noi lo studio di si importante argo- mento bisogna piu specialmente aggiungere la indagine sui mezzi piu opportuni per conseguire che quests element! del commercio tra 1' Europa e 1' Asia preferiscano nei loro movimento il nostro porto. — Da ultimo, dopo avere determinato la importanza del- 1' apertura dell' istmo rispetto al commercio europeo in generale e al commercio veneto in partictilare, e anche mestieri conoscere per quali prov>ediineuti internazionali si possa oltenere che que- — 77 — sta naturale Importanza non sia tolta e scemata da ingerenzr arbitrarie. Sotto questo riguardo I' argomento venae sfiorato nel solo interesse dei capital! chiamati a fare 1' impresa. E necessario ehe la si discnta eolle piu am pie vedute dell' interesse generate del commercio. II premio e di anstriache L. -1800: — e vena proclamato nella pubblica solenne adunanza del 30 maggio4859. II. Premessa una descrizione dei piu utili raeccanismi im- piegali ad innalzare I' acqua, paragonare sulla base delle piu fondate teorie, e delle meglio provale esperienze, quel- !i che tornano maggiormente aceonci ad innalzare gran copia di acqua a mediocri altezze, e quindi dedurne i prin- cipii elie nei diversi casi di applicazione agli asciugamen- ti ed alio irrigazioni possono delerminarne la scelta, avuto riguardo anche alia nalura del motore. Anche per questo quesito il premio e di austriache Lire 4 800 — e vcrra proclamato nclla predetta solenne adunanza 50 maggio 1859. III. Si conferira nn premio di austriache lire 4 800 al- I' autore di queilo seritto che esporra meglio il modo di rendere piu lucrose e produttriei le valli salse chiuse da pesca del veneto litorale. In questo seritto, premessa una breve storia dello sta- to della piscicultura in Italia comparativamente a cio cbe si opera in tal rispetlo presso le allre nazioni, ed in rela- zionc ai progredimenli fatti tin ora dalla scienza iu siffal- to argomento, dovra 1 aulore: — 78 — \ ." Dedurre dal metodo di vivere e dalla distribuzione geografica dei pesci raarini, quali potrebbero essere in- trodolti ed allevati con successo nelle valli salse chiuse dell' eslUario, senza danno delle specie die gia vi sono c con ccrta o assai probabile utilita nazionale. 2." Indicare, secondo i priocipii della scienza e i lumi della pratica, i modi e tempi piii acconci a trasportare i pesciatelli. 5.° Insegnare la maniera piii facile ed opporluna di ope- rare la fecondazione artifiziale dei pesci e le cure neces- sarie alia loro educazione dal momento die si sviluppano sino a die divengono adulti. 4." Esporre i metodi migliori di moltiplicare i pesci ed allri animali raarini utili alia cconomia nazionale, che ora vivono nelle acque del veneto litorale. 5.° Rilevare le imperfezioni della pisciculUira nel Vene- to segnalaodone le pratiche piii viziose, e additare, dielro i principii scientiQci e le cognizioni somminislratc dall' e- sperienza, il piii sicuro modo di correggerle e sradicarle. II concorrente dovra giovarsi di quanto fu recente- menle slampato altrove sull'argomento, addaltandone l'ap- plicazione alio condizioni locali del Veneto. Nazionali e strunieri, eccettuali i membri effettivi dell' I. R. Istitulo, sono amniessi al concorso. LelVJemorie potranno essere scritle in ilaliano, latino, francese, ledespo ed inglcse : e do- vranno essere presentate franche di porlo, prima del giorno -io marzo \ 859, alia Segrpteria dell'Istituto medesimo. Secondo 1' uso ac cademico, esse portpranno un' epigrafe, ripetnta sopra un viglietto si^illato, contenente il nonie, cognome e i'indicazio- ne del domicilio dell' autore. Cosi per I' uno come per I' altro dei tie proposti quesili verra aperto il sido viglietto della Meinoria premiala, la quale rimarra — 79 — in proprieta dell' i. r. Istituto. Le nitre M< mm ie eoi viglietti sir gillali saranno restituite, dietro domanda e present aaione dtlla ricevuta di consegna, entro il termine dell' anuo d8p9. Vtntsia 30 maggio 1857. llpresidenle L. Menin. // segrctaria G. NAMUS. ANNO ACCAD. i 85 7-58 DISPENSA SECONDA DIPLOMA IMPERIALE DliLLV KLEZ10NK DI CURRADO FIGLIUOLO DI FEDERIGO II AL TRONf) 1)1 GERMANIA KN SOSTITUZIONE DEL FRA.TELLO ENRICO. volgai izzafo nel trecento* tratto da un ins. della Marciana e illustrato col teste originate latino, con akn testi volgari a penna, e colla critica storica per cura DI BART. SORIO P. I). (). ooQco MS, Marciano, Classc X, Cod. CXLVH. wucsla e I'elezione clie' baroni di Lamagna fecero di Currado u'gliuolo di Federigo secondo (I). Al nome di Dio Nostro Signorc Jesu Cristo Salvatore del mondo nell'anno della sua Incarnazione MCCXXXVI (2) nel XVII anno dello 'mperio del nostro Signore Messer Federigo Sccondo per la Dio grazia Inipcradore de'Romani e sempre Accrcscitorc, Re di Jerusalem c di Cicilia nella \ Inditione (5). V aspettamento delle genti, cioe Jesu Cristo, della eui venuta spessc Gate (5) innanzi dissero le Seritture de'Pro- feti : levando la corona della Gente Judea. c legando il Serie III. T. Ill I ! — 82 — Puledro (5) alia Vigna, cioe legando lo llomano Imperio alia Chiesa dello novello piantone, dicde manifestamcnte a vedere die la difesa Fede (0) fosso del tutto messa ncllo Scudo dello 'inperio. Provasi questo certaraente per lavve- nimento delle cose seguite, il quale e veramente inlerprete, e chiara prova di tutte le cose. Che non solamente ne'lem- pi dello 'mperio sia ratto (7) di ruinosa tcmpcsta, ma quan- do sia pur alquanto israagalo (8) per marosi rincontri, si sono nate, el accresciute mortali gramigne d' eresia, e cid in grave distruggimenlo della Vigna di Sabaotto, quando la sega del terreno Imperio non le puote lagliare. E pcrcio molto degnamente, e apertamente puote esser ripreso di vizio di non scusata negligenza colui, che con si nobile guarnimento di Fede non aiuta cotanto provvcdimento, o die soffera che sia abbattula, o picgata quasi non ami la Fede (9), e che met.te a non calere I'armadura della Fede ; e non per quanto (10) non si dee recarc in colpa, od in ripresa d'ogni fedele (II), ma provatissima (sic) dee esser condannata la negligenzia di quegli, ai quali la ragione, c I'autorilade di questo provedimento pare esser commessa per divina sentenzia, o per usanza d'Anlicissori. Ed awe- gnache ne' cominciamenti di Roma dopo la ricordevole destruzione di Troia (12) la reale altezza e signoria di fare Imperio convcnissc (15) a'Padri di quello nuovo rauna menlo, luttavolla la grandezza di cosi alta ventura non ebbe poter di tcnere niuna ciltade, tutto fosse ella reame appo 1'allre. Ma poiche ell'ebbe cercati, e rivolti (14) lon- tani paesi, alia fine convenne rimancre appo li Principi della Magna non meno per probabile, che per viva ragione; si che da coloro movcsse il nascimento dello 'mperio, li quali procuraro l'aiulo (15), e la difesa di essa. Undo conciossiacosa che noi — 83 — Doffredi Arciv. di Magonza (Sigifridm Maguntinen- sis. T. Lat. orig.) (10). Federigo Arciv. di Magonza (17). Federigo Arcivescovo di Trieveri (18). Bernardo Arcivescovo di Sarisburgo (19). Giberto Vescovo di Tispona Cancelliere dello 'raperio et (20). ' Vescovo di Frigia et (21). Vescovo di Pittaiace (22). Otto Conte Palalino Desdiveno Duca di Baviera (25). Bertellai Re di Bucmia (24). Arrigo Antigrado d'Oringia (25). B. Duca di Charinobia (20). Principi dello Impero, i quali in cio tenemo luogo (27), e voci de' Senatori di Roma, siccbe sierao reputali Padri e lumiere deilo mperio, convenga (28) render conlo da- vantial tremcndo'Judicedi cosi aita castalderia; pensando tra noi sollecitamentc cbe cosi nobil vicenda (29) abbia piii raestieri di provveduto senno, cbe d'avventurosa sorte; e pensando ancora cbe dopo la raorte di colui cbe regnas- sc, quello mezzo tempo (50) dalla morte dell'uno Antices- sore, ela ricoverata (51) Signoria di colui cbe venisse ap- presso potrebbe danno adducere alio 'mperio, e alia Catto- lica Fede; avemo provveduto cbe piu salut'evole cosa e innanzi venire lo tempo, die aspettare lo dispendio del tempo. E avvegna per la forza e per lo senno, e per le fa- ticbe dell' Eccellentissimo Signor nostro Messer Federigo Imperador de' Romani e sempre Accrescitore, a cui [ddio dia lunga vita, assai sia bene presentemente provveduto (52) alio 'mperio, tuttavolta perocche il vanlaggio (55) della dignitade non dona a' Re beneficio di piu lunga vita, te- mendo voritevolmente il trapasso della vita presente (54), — 84 — infino die vive salute volmente avcmo provv'eduto d eleg- gere il suo successore, non per la sua morte lo 'mperio patisso raenomauza dl slato (55), e la possa perisse intanto en eosi dimorando noi insieme pensando intra noi in tulta diligenzia di persona cbe fosse a cio degna e sufficienle ; cbe certo la caula provvisione delle cose passate n'addussc sano consiglio per quelle che sono avvenire. E cost venne nelle nostre menti come i gloriosi Cesari della casa di questo [mperadore, i quali per lungo tempo inaddietro sono stati in sullo 'mperio, non solamente come Segnori hanno tenuto il soglio della giustizia, ma siccome Padri dello 'mperio hanno avuto affetto di patcrno amore muniroso (50) a tulti, c verso ciascuno, che non perdo- nando a pericoli di persona, ne dispeodii di lor cose, e ben sovente in dubbiosi casi di baltaglia hanno dislesc le fini del nostro Impero di qua da mare e di lae (57); e pcrcioc- che i nostri antenati non vollero (58) cbe i figliuoli fossero frotlati delle fatiche tie' Padri, volemo Noi seguitare loro inanicra, e questo presentc Imperadore, il quale per esal- lamento del nomc di Roma, e della dignita (50) Augusta conoseemmo esser verace ercda di tutli i suoi Anticcssori avcmo debberalo d'onorare Lui nel suo Figliuolo di somi- glianlc guiderdone, accio che (40) eleggendo infino ad ora (U) il suo Figliuolo ad esscre Imperadore apprcsso la sua morte, rallegrisi il Padre, e creda iustamente avere in addictro faligato in bene dello Imperio, e faticbisi piu vo- lentieri (-52) per innanzi, siccome Signore che non crede lasciare a gente strana il l'rulto delle sue fatiche, ma creda acquistare al ligliuolo, sccondo il comun desiderio do' pa- dri. E cosi ispirandone la grazia del Sovrano Re alja pre- ghiera del dello Mess. Federigo nostro Imperadore, e per la sua volonla, appo Vienna aecordammo le nostre volonta — 85 — in Corrado figliuolo dcllo Imperadore appresso la morte del suo Padre, e dando la fede al detto Imperadore avemo fcrmato (45) die il detto Currado dopo la morte del ditto suo Padre terrerao a Signore, e a Imperadore nostro, e a lui intendcremo, e ubidiremo in tutte cose chc appartenga- no alle ragioni dello 'mperio, c a lui fa rem o saramento se- eondo l'onore e il drilto dello 'Imperio, e daremo ancora consiglio, aiuto e favore ad avere solennemcnte la Imperia- le Corona; e avvegnache noi ncl tempo passatocleggcssimo in somigliantc modo Arrigo primogenito suo Figliuolo, tut- tavia perciocehe stando lui nell'onore (44) non conobbe, ma fece Sedia in Aquilone contra il Padre, dimostrando se non essere degno di tanta Signoria (45) per iusta sen- tenza del padre, e ancora per sua libera volontade, la quale gli venne per coscienza della propria sua disubbidienza ; fummo dal med. Arrigo assolti dal saramento della sua elezionc. E cosi persanta deliberagionc avemo messo Cur- rado in luogo d'Arrigo, siccomefu David in luogo di Saul. — 8G A N xN O T A Z I U N i (i) Testo Rieardiano nel Lam i Deliciae eruditorum. Leon. Urbev. Chronicon. Pars. II, pag. 255. La Lezione fatta per gli Principi della Magna con volonta di Roma de Currado figliuolo dello 'mperadore Fe- derigo suo Padre, e per sua volonta e consentimento ad essere Impeia- dore appresso Lui. (2) MCCXXVI errula lectio. (T. Lami). (3) manca nella X Inditione. (T. Lami). (4) L' aspettamento delle genti di Jesu Cristo, della cui venula spessa fiata. (T. Lami). (5) Levando la corona delle genti vide allegendo il Puledro (err. lect. del T. Lami). (6) Forse la difesa della Fede. T. Orig. et in ipsius chjpco tutelam nostrae fidei posilam. (7) Forse che lo 'niperio siu rolto. II Lami dello 'mperio sia tlato. Lat. imperio patiente naufragium. (8) Ma quanto sia pur ismagato (T. Lami). T. Orig. Probed hoc cla- rius frequenlius rerum evenlus, interpres cujuslibet et probatio certa proesagii, dum nedum Imperio patiente naufragium^ admirante solum- modo spumosis incursibus procellurum, interdum Haeresum germina etc. Smagato viene dal Provenzale esmaiar. Lat. limore deficere. Hal. Smarrirsi, Turbarsi, Sbigottirsi, Sconcerlarsi. Vedi il Nannucci, Voci etc. deriuate dulla lingua provenzale. (9) Quasi ne' vanni la Fede. Lat. quasi fklcm non diligat. (Errata lectio nel T. Lami). (10) Anche qua vale non perlanto, come altrove piu fiale. (11) // T. Lami cost legge : E non per quanto si dee recare in colpa od impresa d'ogni fedele (err. lect.). T. Lai. Dice lumen ad quorumcum- — ,S7 — que fidelium culpam aut not am juste reduci/ur. sect illorum polissime (sic) negligentia condemnatur ad quos etc. (12) // T. Land legge : di trovar (err. lect. ) Lat. post memorabile Troianorum exilium. (15) T. Lami divenisse a Padre. L:it. apud illius eongregationis Palres summa Regni poteslas, el Imperialis creationis suffragium resideret etc. (14) Lami legge volti. Lat. Sed post quam etiam remotissimos ter- minos quadam girovaga peregrinatione lustravit etc. (15) // T. Lami: Pautorita e la difesa di essa. Lat. utilitas, el dc- fensio. Era forse scritto la ulilild. (16) La vera lezione e certamenle la originate latina, perche abbia- ino in altro diploma di questo medesimo anno qnesta soltoscrizione: Sif- fridus Muguntinus. Vedi Germania Sacra P. Marci Anzisii, Tom. II, pag. 537. Augusta e Vindelioorum 1720. E nel Riccioli Cronologia Bc- formata, toni. Ill, Catalogo 51, Sigefridus III. Baro ab Eppenslein snccede a suo zio Sigefrido 11, anno 1225, e dura arcivescovo di Magonza fino alia niorte. cioe fino all'anno 1248. (17) Si vede aperto lo sbogliodi questo luogo. Non due arcivescovi di Magonza, ma uno ha da essere ; e questa e una giunta del copiatore da riButarsi affatto. (18) II testo Lami oniette questo arcivescovo di Trieveri. E temo che anche questo nonie Federigo sia sbagliuto nel nostro testo. Nel Ric- cioli trovo, loco citato, che verara ente dalP anno 1215 all'anno 1242 fu Arcivescovo di Trieveri ed Elettore im peri ale Theodoricus Comes de Vviedt. (19) Trovo nel testo Lami: Don Friderico Arcivescovo de Salsiborgo. Manca nel testo latino del Muratori questo elettore imperiale, che per altro registrasi in nn altro Diploma di Federigo II, fatto a Vienna in que' giorni, allegato dyl Ludewig in Beliquiis torn. IV, pag. 254, del quale feci parola nella mia precedente Dissertazione sopra questo Diploma delta elezione di Corrado. E dunque probabile che anch'egli non man- casse a questa Elezione, ed il testimonio di questi due testi Marciano o Lami non e disprezzabile. Ma ne Puno ne I'altro ha forse il vero noir.e di questo arcivescovo di Salisburgo, il quale nella Germania Sacra del P. Hanzisio torn . II, pag. 557, e descritto nelle sue geste arcivescovili dal 1200 al 1246, col suo nonie vero Eberhardus ; nel testo Marciano travi- sato in Bernardo, e peggio in Friderico nel testo Lami. Questo arcive- scovo e nominato col suo vero nome anche nel torn. I, pag. 576, delta suddetta Germania Sacra. — 88- (20) Nel testo Lanii si legge cos: : Giuslo Vescouo d'Aspona Cancel lieri dello 'mperio. !Von e questo il nnrae del vescovo di Ratispona, detto di Tispona nel testo Marciann, e d'Aspona nel Lami. II testo latino del Muratori ha Sigifridus Ralisponensis Imp. Aulae Cancellarius. Ed anche nella Germania Sacra torn. 2, pag. 576, di questo medesi- mo tempo si legge in un Diploma Imperiale Siffridus Imperialis Aulae Cancellarius. Come dunque ecaduto dal copiatore toscano sotto la penna Giberto, e Giusto? Bisogna notare che nel T. originate latino si legge la serie dei nomi cosi : Sigifridus Magunlincnsis, Theodoricus Treverensis, Be- rardus Coloniensis, Gerberlus Bambergensis, Sigifridus Batisponen- sis Imp. Aulae Cancellarius. E da notare che ne'testi del volgarizzamento i due nomi Berardus ColoniensiSj e Gerbertus Bambergensis furono omessi. E dunque assai verisimile che il traduttore omettesse nel testo Berardus Coloniensis, e che letto il seguente nome Gerberlus, omettesse Bambergensis Sigifri- dus, ed unisse il nome Gerberlus alia seguente voce Ralisponensis Im- perialis Aulae Cancellarius ; onde venne il testo volgare Marciano a Giberto (alterazione di Gerber/o) Vescovo di Tispona (alterazione di » Ratispona) Caneelliere dello 'mperio. » II testo Lami poi guasto peggio leggendo : a Giusto Vescovo d'Aspona Cancellieri dello 'mperio » Ho detto che nel Muratori si legge : Berardus Culoniensis. Nel Riccioli non trovo da confermare questa lezione, essendoci lacu- na delli elettori arcivescovi di Colonia dal 1232 o in quel torno, fino al 1261 ; e nel 1232 Henricus succedette ad un Teodorico Conte di Monte, che succedette nel 1225 ad un Brunone de Segelbach. II nostro Berardus potrebbe riempiere un po' la lacuna. Ma non debbo tacere che wWArlc di Verificare le date c' e gran varieta si dal Riccioli, e si dal Muratori, non trovandosi questo Berardus del preseute anno 1256, ne il Theodori- cus del Riccioli, a cui nel 1232 succede Henricus; ma dal 1225 al 1258 seguita ii solo Henri de la maison de Seigneurs de Molenark. (21) Anche nel Testo Lami si recita Vescouo di Frigia. Sulla traccia del testo originale latino Frisingcnsis Episcopus si scopre che la Fri- siugia e mutata in Frigia dalla portentosa ignoranza degli amanuensi. Anche in G. Villani 1, 19 si legge: « E conquistd (Clodoveo) tutta Ala- ruagna, Soavia, e Baviera e Frigia (leggi Frisingia) e Lotteringia.w Nella Germania Sacra suddetta per avventura sappiamu che era — 89 — Cumulus nel 425b il Vescovo ed elettore di Frisingia. Vedi torn. I pag. 377, e torn. 2. pag. 537. (22) Piltaiace e una goffaggine del copiatore, e ne! Testo Lami ci riesce piii madornale e Vescovo di Pilraia Dace. II testo originate Pata- viensis Episcopus voile dare in toscano Vescovo di Passavia. Pazienza se il traduttore avesse tenuto Patuvia; ma le altre goffaggini sono aborti del copiatore. Nella Germania sacra abbiamo Putuviensis episco- pus Budigerus ab anno 1235 ad 1250. (25) Leggi col testo Lami : Otto Conte Palatino di Reno, Duca di Baviera. La lezione Desdiveno e un error manifesto del copiatore. 11 testo la- tino cosi recita: Otto Palatinus Comes Rheni,Dux Bavariae. Nel testo latino potrebbesi dubitare che due persoue fossero queste, non essendo ogui Elettore distinto col capoverso come nel testo italiano; ma il docu- ment all'uopo ne abbiamo in una lettera all'anno996 n.° XLV del Ba- ronio, Annali. L'epistola e del 1279, ed ba questo titolo: Ludovicus Dei gratia Comes Palatinus Rheni, Dux Bavariae, universis proesentem paginam inspecluris salutem. Ecco una sola persona, non due. (24) II Lami legge Vertali Re di Boema, ma sono ambedue guasta- ture del vero nome, che abbiamo nell'originale latino Voenceslaus Rex Boemiae. E per verita" nella Cronologia Riformata del Riccioli dall'anno 1251 al 1245 nella Serie dei Re di Boemia abbiamo Vvenceslaus III Lusus fil. Primislai II. Allego il Riccioli, ma sono tutti i cronologisti dVcordo in qucsta verita storica. (25) Non legge meglio il testo Lami Rigo Antigrado d'Oringia. Basta annunziare ta vera lezione originale per ridere della goffa le- zione volgare Henricus Lantgruvius Turingiae che sarebbe in volgare Arrigo Langravio di Turingia. E per buona avventura nella Germania Sacra torn. 2, pag. 376 in un altro diploma di questo medesimo tempo si trova eottoscritto questo Henricus Luntgravius Thuringiae, se gia non fosse fanwso da se medesimo, il buon marito della sauta Elisabetta di Ungheria. (26) Altro enorme svarione dei copiatori. Anche il T. Lami erra a gran pezza leggendo: L. Duca di Chiarentano. Nel T. originale del Moratori abbiamo : B. Dux Carinlhiae. E nella Germania Sacra torn 1. pag. 576, e torn. 11. pag. 537 abbiamo Serie III, T. III. 12 — 90 — che la ioiziale B. vale Bernardus, sull'appoggio di altri diplomi impe- riali di questo medesimo anao che leggono intera la sua soltoscrizione. (27) 11 Lami ottenemo luogo ; leggi ottenemmo luogo, T. lat. locum accepimus. (28) Questo verbo e retto dallo inciso superiore, che e prima delle sottoscrizioni : Unde conciossiacosache noi. (29) II Lami che 'n cost nobil vicenda. (30) II Lami in qnello mezzo tempo (err. lect.). (31) II Lami e la triconoreta (err. lect.). (32) II Lami si ae assai proveduto preseniemente (err. lect.). (53) Lami V avvantaggio. (34) Lami lenendo mentevohnenle a mente il trapassamento delta vita presente (err. lect.). (35) II Lami acciocche per la sua morte non palisse menomanza di slato. (56) T. lat. a Tamquam Patres Imperii paternae dilectionis zelum ad omnes et singulos habuerunt.n Muniroso leggono i TT. d'accordo. E poi voce legittima ? La Crusca ha ?nunerare, da cui potrebbe venire comechessia. (57) II T. Lami anno distesa la f'une del nostro imperio di qua dal mare (err. lect.). (38) Lami non volessero. (39) 11 Lami legge di Roma, delta dignitade. (40) Lami in cio che. (41) Lami infino allora err. lect. testo orig. ex nunc. (42) T. lat. laboretque libentius. Lami e facciasi piii volentieri. (45) T. Lami, al dilelto Imperadore avemo permesso err. lectio- T. lat. Ac etiam data fide eidem Domino Imperatori sacramento firmavi- mus. (44) II Lami stando lui, ne I'onore (err. lect.). (4b) II Lami se non essere net luogo di lanla S/gnoria] (err. lect.). T. lat. se monstravit indignum. L A VORI per I illuslrazioue topografica, idraulica, fisica, statistical agraria e medica delle provincie venete che si pubblicano secondo C art. \ 27 degli staluti interni. (Continuazione della pag. 5i della precedente dispensa) CATALOGO DELLE PIME FANEROGAME INDIGENE DELLE rROVINCIE VENETE aggiuiitevi le esotiche pin generahnente colligate per utilitd o per ornamento, e disposte in famiglie od ordini naturali. p 03 s 3 Nome genenco della piaiita Nome specifico della pianta Luogo ove uasce spontanea Usi ORBINE I — GRAMINACEE. 1 NARDUS slricla, L. Chioggia, Mogliano e nei monti vicentini e veronesi. 2 PSILURUS nardoides, Trin. Nei luoghi sterili del Trevigiano,del Vicenti- noe del Veronese. 3 4 LEPTURUS incurvulus, Trin. filiformis, Trio. Nei luoghi arenosi e salsi, intorno a Venezia, Chioguia, Abano e nei Friuli. Negli stessi luoghi, intorno a Venezia e nei Friuli. 5 SPARTINA sirieta, Roth. Negli stessi luoghi del precedente. 6 AEGILOPS ovatct) L. Nei Friuli a Monfal- cone. — 02 — o — Nome Nome speeiSeo Luogo s geuerico Usi a 25 della pianta della pianta ove nasee spontanea 7 AEGILOPS neglecla, Req. Nfi' luoghi secchi del Veronese, del Mantova- no, del Veneto. 8 triaristata, fl. ital. Ne' luoghi arenosi presso Chioggia. 9 cylindrical Host. Al lido presso Vene- zia ( Steinberg ). Nel Priuli (Host.) 10 LOBIUM perenne, L. Comnne dovnnque » /3. arvense. colle seguenti variela. » j. multiflo- rum. » J. cristatum. » 7. ramosum. 41 temulenlum, L. Ne'semiuati,co!leva- » /3. rvbuslum. rieta. 12 HORDEUM murinum, L. Comune dovnnque Inngo le vie. 15 pratense, Huds. Intorno a Veue/.ia. 14 marilimnr/i, With. Nei luoghi erbosi in- torno a Venezia. 15 vulgarc, L. Coltivato. La farina dei 16 hechastixum, L. id. semi e n"lr«"- 17 distichon, L. id. no's» ed »■ 18 Zeowilon, L. Coltivato coi piece molliente, ma denti. piii di tulle Qella quarta snecie 19 SECALE cereule, L. id. specie. IJlile come forasgio e per !a paglia, meno n»l Minn 20 TKITICDM aestivum, L. id. pel srallu. 21 hybernum. L. id. 22 turgidum, L. id. °rano. 23 compositum, L. id. 24 Spelta, L. id. 25 iiionococrum, L. id. 26 villoxum, Beauv. Spontaneo nei colli Etiganei , intorno a Chioggia , a Verona e net litorale del Friuli. 27 junceum, L. Nei luoghi salsi are- 93 o Nome Nome specifico Luogo S generico Us i Z della piaata della piaata ove nasce spontanea 1 nosi, intorno a Venezia e Chioggia, e nel lito- rale del Friuli. 28 TRITICUM clongatum, Host Nei luoghi stessi in- torno a Venezia, Chiog- gia e Monfalcone. 29 repens, L. Comunissimo da per tutto. Laradice si usa dai msdici come diuretic* » /3 arislatum. Presso Abano. • deoslrueata. » 7 litorale. Intorno a Venezia e Chioggia. » y. fesiucaefur mis. fliiitans, Br. dura, Scop. alpina, L. » 0. vivipara. bulbosa, L. » fi. viui para, annua, L. Iriuialis, L. » @. supina. n y. vivipara. fcrtilis, Host Negli Euganei, uel Veronese, Friuli. Conmnissima dovun- que nei luoghi incolti ed erbosi. Nei lidi intorno Ve- nezia enel basso Friuli. Ne* luoghi selvatici ed omhrosi uel Manto- vano e nei Trivigiano, negli Euganei, intorno Chioggia e Venezia, La varieta negli Euganei. Ne' luoghi acquosi e nelle ris>>ie del Verone- se e Mantovano. Nei litorale veneto e del Friuli colle due va- rieta. Nei fossi comune do- vunque. Nei litorale veneto e del basso Friuli. Ne'pascoli degli alti monti veronesi, vicen- tini, del Friuli e del Bellunese. Nei luoghi aridi su pei muri e per le vie. Coinuuissima ovun- que. Comunissima ne'pra- ti e paseoli. Nei monte Grappa presso Bassauo (Stern- berg). Nei Friuli. Nei Mantovano e ue Friuli. 97 — p Nome Nonae speciGco Luogo £ ( generico Us i ove uasce spontanea - delta piantal della pianta 88 POA pralensis, L. » 0. anguslifo- lia. nemoralis, L. Comunissima ne prati e pascoli. 89 Cresce intorno a Ve- nezia ne'luoghi ombro- si , nonche ne' monti 90 vicentiiii e veronesi. compressor L, Cresce nei seminali e | I nei campi del IVIanto- j vauo, del Veronese e presso Cniogyia. 91 ERAGRO- megastachya, LK. Comune ne'luoghi colti ed iucolti. STIS : 92 poaeoides-, Beauv. Colla precedente. 95 pilosa, Beauv. Culla precedente. I 94 BRIZA maxima, L. Ne'colli Euganei e veronesi. 1 95 media, L. Ne' prati e pascoli secchi presso Chioggia, nei Viceutiuo, nei Ve- ronese e nei Friuli. 96 MELICA cilia ta, L. Ne' colli apriei dei colli Euganei, vicenti- ni, veronesi enelFriuli. 97 uniflora, Betz. Ne' luoghi seivatici de'colli e monti vicenti- ni e veronesi. 98 nutans, L. Negli stessi luoghi e nei Friuli. 99 TRIODIA dccumbcns, Beauv. Negli Euganei, nei Trivigiano ed in monte Baldo. 100 *RRHENA- rtvc«ocew»(,Beauv. Ne' prati di monle THERl M » /3. bulbositm- Baldo, presso Chioggia, lei Fadovano, nei Ko- c„ .;. rn t / iigiuo. 1 /// 98 — 1 O Nome Nome specifico Luogo ■" " J "1 a sjenerico U s i ; J della piaata della pianta ove nasce spontanea 101 1] il&RO- CHLOE lustralis, R. S. Ne' bosclii de' colli jresso Verona, sul lago ii Garda e nel Friuli. ' 102 HOLCTJS htnatus, L. Ne'prati dovunque 103; mollis, L. Ne'boschi delle col- ine inferiori a inonte Baldo. 104 S«JRGHUM halepcnse, Pers. Ne'campi e seminati, che infesta colle radici Siadoperano e radio come1, raddolcentialla serpeggianti. guisa cli quel- le di Smilax china e Smil sarsaparilla- 105 saccharatum, Pers. Si coltiva. Aabedue to agli animali. 106 vulgare, Pers. Si coltiva. 107 ANORoPO- GON Ischaemum, L. Comune ne' luoghi secchi e ne'monti. 108 POLUNIA Gryllus, Spr. Comune ne' luoghi secchi ed apriei. 109 MR A caespitosa, L. Nel Veneto, nel Vi- centino , Veronese e Mantovano. 1 H0 iflexuosa, L. Ne' luoghi montani del Veronese e negli Euganei. S in \canjophyllaea, L. Ne' luoghi secchi e sterili del litorale vene- to, negli Euganei, nel Veronese. 112 crista la, L. Nel Veneto e nel Mantovano. US SESLER1A coerulea, Ard. Ne' pascoli de'cdli * dei monti del Friuli e del Veronese. 114 ienuifolid, Schrad Ne' luoghi secchi de basso Friuli. I US clongata, Host Nello stesso luogo. — 99 Nome specifico Nome ;enerico jdeila piantal della pianta 116 SESLERIA 117 ARl'NDO 118 H9 LASIAGRO- 120 121 122 12; 124 125 CALAMA- GROSTIS PSAMMA ARISTELLA 12(3 STIPA sphaerocephala, Aid. Donux, L. Negli alti monti del! Priuli (M. Cren). Coltivatada pertutto, PI/ rag mites, L. Calamagrostis, U Epigejus, Roth. litorea, DC. sylualica, DC. aculiflura, DC. arenaria, R. S. bromoides, Bertol. pcnnata, L. Comune Dei luoghi aquosi e palustri. Ne' monti e luoghi areuosi del Friuli , del Paduvano, del Vicenti- no e del Veronese. Ne' luoghi umidi o palustri del Veneto, del Veronese , del Manto- vauo, nonche nei decli- vii dei monti veronesi. Nel basso Friuli ver- so Monfalcone, Duino. Ne' luoghi montani del Friuli, del Vicenti- no, del Veronese. Ne' pascoli montani presso S. Daniele nel Friuli (Suffren). Ne'lidi intornoa Ve- nezia, Chioggia e.nel basso Friuli. Nel M. Cren del Friu- li (Brignoli). Nei lidi presso Chioggia e nei luoghi secchi ed aprici dei col- 'i vicentini, veronesi e (lei Friuli. Le radic uico come diu .1,1 s ervono . soslegno all plant , e ad al Iri u i in van mesiieri. I. panm cchie de ions =rvuno d scope — 100 Nome geuerico della pianta Nome speeifico della pianta Luogo ive nasce spontanea Us i 127 128 129 130 15 1 132 153 154 155 157 158 159 140 I, A GURUS rtGROSTIS CHAETU- RUS POI/YPO- GON LEERSU effusum, L. multiflorwn, L. paradoxum, L. lendigerum, L. ovalus, L. Spica venti, L. interrupta, L. carina, L. alpina, L. rupestris, L. vulgaris, Sm. » /S. rubra. » 7. pumilrr. » cT. sylvatica. » i. siolonifera. fasciculalus, Lk. tnonspeliensis, Deaf. oryzoicles, W. Nei monti del Vero- rcmese e nel Mauto- vano. Nelle rupi del Vero- nese presso la Chiusa. Nnllo stesso luogu e nel M. Balrlo. Nei colli Euganei presso la Battaglia e nel basso Friuli Nei lidi vtneti, nel Mantovano. Ne'seminati e lungo i campi del Veronese e del Friuli. Nel Veronese e pres- so la Chiusa. Nrf' prati de' colli e de' monti, nonche nei luoghi palustri del Ve- ronese e del Friuli. Ne'luoghierbosi del- le cime di M. Baldo e de'monti feltrini. No' luoghi erbosi delle Velte di Feltre. Pianta comuneda per tutto colle sue varieta. Nei colli Euganei (Trevisan). Nel litorale veneto, a Chioggia, presso tutte le terme euganee e nel D3ssu Friuli. Nelle risaie di tutta T Italia settentrionale, — 101 - - «■«— 1 Nome Nome speciDco Luogo a generico Usi * deila pianta della pianta ove nasce spontanea ne' fossi del Padovano, ne' luoghi acuucsi del Maiilovano e del Friuli. 141 i GYM) DON daclylon, Pers. Ne' luoglu sterili , secchie nei lidi marini frequentissimo. 142 PHLEUM pratense, L. » /3. nodosum. Nei prati e pascoli di ogni proviDcia insieme culla varieta. 1 i 143 alpinum, L. Ne' pascoli alpini del Peltriuo, del Vlcentino. del Yerouese e del Fiiuli. 1 144 echinatum, Host Nei pascoli del M. Bolca nei Veronese. 145 asperum, Vill. Neicampi e colli sec- 11 chi del Padovano, Vi- 1 i ! centino , Veronese , J Mantovanoe del Friuli. ,1 146 Boehmeri, Wib. Neali stessi luoghi del Veneto, negli Euga- nei e del Veronese. I 147 Michelii, All. Ne' colli del Verone- se e del Fiiuli. i j 148 arenarium, L. Nei lidi veneli, nei basso Friuli e nei ffian- 1 ■ 1 lovano. i 149 Icnue, Schrad. Presso Aqiiiteja nei Friuli. ISO CRYPSIS aculeaM, Lam. Nei lidi veneti, alle terme di Abano , nei Mantovano e nei basso Friuli. 451 schvenoides, Lam. Nei medesimi luo- ghi. 152 ALOPEGU- Rl'S prafensis, L. Nei Veronese, sopra il La go di Gaida e ne! Fri«Ii. ! I 183 agrestis, L. Nei seminati e nei canipi volgare. 1 i 102 Nome generico deila pianta Nome specifico della'piauta Luogo ove nasce spontanea Usi 154 155 156 157 158 159 160 ■161 162 163 164 163 166 167 alopecu- geniculates, L. RUS utriculatus, Sehrad, canariensis, L. arundinacea, L. »/3. vuriegala. ANTHOXAN- odoralum, L. THUM ERIANTHUS ECHINO- CIFLOA PANICl'M Ravcnnae. Beauv. sanguinalis, Scop. » (Z. ciliaris. verticiUata. Beauv viridis, Beauv. gluuca, Beauv. ilaliea, Beauv. Cms galli, Beauv. mil iaceum, L. unci ula fi folium, Ard. Nei prati umidi, nei fossi frequente , nei Mantovano, nei Trivi- giano, ecc. Nei prati del Verone- se, del Mantovano e del Polesiue. Si coltiva per cibo degli uccelli delle Ca- narie. N_el. Veronese e nei Mantovano. Comunissimo da per tutto nei luoghi erbosi. Nei lidi veneti, nei Veronese, nei Mautova- Ud, nei basso Friuli. Ne'luoghi erbosi del Veneto, Padovano, Ve- ronese, Mantovano e nei Friuli. Nei campi incolti e negli orti. Nei campi coltivati. Nei campi coltivati ed incolti. Si coltiva per ali- mento degli uccelli. Coimine nei luoghi incolii ed erbosi. Si coltiva per ali- mento degli uccelli. Ne' luoghi boschivi degli Euganei e de'Be- rici e nei Friuli. 103 — g c3 Nome Nome specifico Luogo generico Us i a 25 della pianta della pianta ove nasce spontanea 168 j LAPPAGO racesmosa, W. Ne'luoghi sterili del Veneto, riegli Euganei, del Trivigiano, Vero- nese e Mantovano. 169 ZEA Mays, L. Coltivata dovnnque pel grano, ed utile pel foraggio. ORD1NE II. — CIPERACEE. 170 CAREX Davalliana, Sin. Nei pascoli del Vene- to, del Bassanese, del Veronese, del Manto- vano edel basso Friuli. 171 dioica, L. Nei prati umidi dei Friu li. 172 baldensis, L. Nel monte Baldo e ne'colli intorno al lago di Garda. 173 ovalis, Good. Nei pascoli de'nionti vicentini , veronesi e beilunesi. 174 brizoides, L. Ne'monti bassanesi e vicentini. 175 Sc/ireberi, W. Ne' pascoli aprici del Bassanese, Veronese e Mantnvano. 176 divisa, Huds. Ne'luoghi secchi in- torno a Venezia e Chioggia. 177 curia, Good. Nel Friuli presso S Daniele e Tolmezzo. 178 elongata, L. Nei luoghi paludosi del Mantovano e del Veronese. 179 stellulala, Good. Ne' looghi ombrosi montani del Vicentino, Bassanese , Veronese , ! 180 Veneto. divulsa, Good. Nei luoghi stessi e 1 i nel Mantovano. 404 — Nome generieo della pianta Nome specifico della pianta Luogo ove nasce spontanea 181 182 183 184 1 183 187 188 189 190 191 192 193 194 CAREX muricata, L. vulpina, L. paniculata, L. remota, L. nigra, W. atrata, L. landcslina, W. a/6«, Scop. omi/hopoda, W- pilulifera, L. collina, W. praecox, W. longifolia, Host rjynobasisy Vill. Frequente nei luoghi erbosi ed acqnnsi del Veneto, Vicentino, Ve- ronese e nel Friuli. Nei luoghi erhosi del Veneto, Fadovano, Vi- centino, Bassanese, Ve- ronese, ecc Ne' prati del Verone- se, Vicentino e Manto- vano. nei prati Veneziano, Vicentino , Veronese e Coniune ninidi del Padovann , Bassanese. nel Friuli. Nelle alpi vicentine, veronesi e del Friuli . Nei pascoli elevati del Baldo. Nei pascoli secchi montani del Vicentino, Bassanese, Veronese. Nei pascoli montani de'Iaoghi stessi e del Friuli. Nei pascoli montani del Bassanese edei Set- te Coimini vicentini. Nei prati del Vene- ziano. Ne1 prati del Bassa- nese e nel Baldo. Comonissima nei luo- ghi erbosi del Bassane- se, Vicentino, Trivigia- no, Veronese , Manto- vano, ecc. Ne'prati e boschi del Bassanese, del Verone- se, e del JViantovano. Nei pascoli montani del Bassanese, del Vi- centino edel Veronese. — 105 o Nome Nome specifico Luogo I generico Usi 3 2 della pianta della pianta ove uasce spontanea 195 CAREX nilida, W. Nei pascoli secehi del Bassanese, del Vi- centino,, del Veronese, nel Veneziano e nel Prinli. 1 196 tomeiitosa, L. Nel lido di Venezia, nel Trivigiano e Vero- nese. i 197 mucronata, All. Nei pascoli alpini del Baldo, ne' colli e prati bassanesi. 198 flavct, L. Nel Veneziano, Bas- sa'iese, Vicentino, Ve- ronese, nei prati uniidi. 199 Oederi, Ehrh. Nei luoghi umidi in- toruo a Venezia, negli Euganei. nel Mantova- no. nel Friuli. | 200 exiensa, W. Nei luoghi stessi in- toruo a Venezia e pres- so Abano colla prece- deute. 1 201 palleseens, L. Nei luoghi erbosi ed umidL del Trivigiano, Vicentino , Bassauese , Veronese, JVlantovano e nel Friuli. 202 distcms, L- Nei luoghi stessi del- la precedente. 203 fulva, Good. Nei prati del Bassa- nese. 204 Michelii, W. Nei colli aprici del Veronese- 205 sylualica, Huds. fC. Dnjmcia, Ehrh.) Nei pascoli dei colli e monti bassanesi, vi- centini,'veronesi, non- che nei Mantovano. 206 tenuis, Host Nei pascoli dei mon- I ti alti bassanesi, vieen- tini e feltriui. 1 207 Scupnlii, Gaud. Ne' luoghi ombrosi de'monti bassanesi, vi- centiiii e veronesi. Serie III. T. 111. 14 — 106 Nome generico della pianta Nome specifieo della pianta Luogo ove nasce snonlanea Usi 208 209 it: CAREX 211 212 213 214 215 216 217 218 ferruginea, W. fir ma, W- capillaris, L. panicea, L. recurva, Iluds. (C. glauca, Scop.) vulgaris, Pries. (C. caespilosa. Good.) strict a, W. acuta, L. paludosa,yf- riparia, Curt. pendula. Huds. Nei luoghi erbosi al- pini del Bassanese, Ve- ronese, Bellnnese e del Friuli. Nei pascoli altissimi de' monti bassanesi , vicentini . veroDesi , bellunesi e nei Friuli. Ne'pascoli olpini dei monti Bassanesi , VI- rentini, Verouesi e uel Friuli. Ne' prati e boschi umidi del Bassanese . Veronese e Mantovano. Comunissima in tut- ti i luoghi nmidi della pianura e de' monti. ed anche ne' luoghi secchi del Veneziano , Trivi- giano, Bassanese, Ve- ronese, Mantovano, eec. Ne' luoghi erbosi in- torno a Verona, uel Ve- neziaiio, nei Friuli. Lungo i fossi e nei luoghi acquosi del Ve- neziano, Bassanese, Vi- centino e nei Friuli. Lungo i fossi del Ve- neziano , Trivigiano , Padovano , Vicentiuo . Veronese frequente. Nei luoghi palustri del Veneziano, Padova no, Bassanese, Vicenti- uo, Veronese , Manto- vano, ecc. Lungo i fossi e le a- cqne dei luoghi stessi. Neijuoghi stessi del Veneziano, Bassanese , Padovano e Mantovano. — 107 - © Nome Nome speciGco Luogo j g generico Usi 1 3 della pianta della pianta ove uasce spontanea 219 CAREX Pseudo -Cyperus, L. Nei luoghi palustri del Mantuvano, Vero- nese, Veneziano e nel Friuli. 220 vesioaria, L. Nei luoghi acquosi del Veneziano,'' del Ve- ronese e del Mantu- vano. 221 ampullacea, Good. Nei prati e fossi del Veneziano, Vicentino e Veronese. 222 hirtct) L. Ne' luoghi erbosi del Veneziano, Trevigiano, Bassanese, Veronese e Mantovano. 225 ELYNA spicata. Schrad. Nel monte Baldo. 224 ERIOPHO- RUM pubescens, Sm. Ne' colli e nionti del Veronese e ne' luoghi umidi del Mantovano. 225 angusii folium, Roth Nei prati subalpini del monte Baldo. 226 FIMBRISTY- diefiotoma, Ne' luoghi palustri LIS R. et Sch. del Veneziano, Padova- no, Trivigiano, Vero- nese, Mantuvano. 227 1SOLEPIS Micheliana, R. et Sch. Nel Veneziano, Pado- vano, Mantovano. 228 ELF.OCHA-' palus/ris, Comune in tutti i It IS R. et Sch. luoghi paludosi. 229 ovala, R. et Sch. Ne' luoghi umidi del Padovauo. 250 acicularis, R. et Sch. Ne'luoglii umidi del Veneziano, del Padova- no, Veronese e Manto- vano. 251 RHINCHO- SPORA a/6a. Vahl- Ne'luoghi erbosi umi- di del Veneziano (Za- nardiui). 108 — Nome generico delta plant a Nome specifico della pianta Luogo ove nafoe spontanea Usi 232 RHINCHO- SPORA SCIRPUS 233 234 23S 256 257 258 239 240 241 242 BLYSMUS 245 544 CLADIUM CYPERUS fusca, R. et. Sch. parvulusi R. etSch. lacuslris, L. Hulosc/wenus, L. » /3. australis. » y. romanus. triqueler, L. lltoruHs. Schrad. pungens, \a\\\. mucronatus, L. maritimus. L. » fl. macrosta- c/iys. syluaticus, L. Ne' luoghi nmidi ed erbosi del Veneziano (Zanardini). Ne'luoghi umidi del Friuli. Copioso negli stagni, laghi e Gumi. Ne'luoghi palustri del Veneziano, Trivigiano, Padnvano , Vicentino, Veronese. Mantovano e nel Polesine. Comunissimo nelle risaie e luoghi palustri. Nel litorale Veneto e nel Friuli. Nel litoraleVeneto ed ajChioggia. JNe' luoghi palustri salsi del Veneziano , nelle risaie, pratiacqun- si del Veronese e del Mantovano. Comunissimo 'nei luoghi palustri insieme colli varieta. Frequente ne' luoghi palustri dei Veneziano. Padovano , Rodigino , Veronese^,. Mantovano. compressus, Panz. Ne'luoghi palustri e selvatici del Veronese, nel |monte Baldo e nel Vicentino e^Bassanese. Meniscus, Schrad. glaber, L. Ne' •luoghi palustri del(|Veneziano, Padova- no,{Verouese e Mantov Nel Veronese lungo nella Valle di It once) — 109 Nome Nome speeifico Luogo 8 generico Us.i 3 £ delJa pianta della pianta ove nasce spontanea 245 CYPERUS glomerulus, L. Nei luoghi palustri e nelle risaie di tutlo il Veneto. 246 difformis, L. Nelle risaie del Ve- ronese e Mautovano. 247 flavescens, L. Copiosissimo in tutti 248 fuscus, L. i luoghi umidi, insieme col seguente. 249 longus, L. Comunissimo in tutti i luoghi acquosi e palu- stri. 250 Monti, L. Comune ed iufesto nelle risaie e luoghi palustri di tutto il Ve- neto. 251 SCHOENUS mucronatus, L. Copioso nelle arene de'lirii veneti. 252 nigricans, L. Ne' lidi veneti, a Chioggia, negli Euga- N.83 nei, nel Veronese. ORDINE III. - - JUNCEE. 253 LUZULA pilose, W. Nei prali montani e silvestri del I'adovano, Bassauese, Vicentino e nel Friuli, nonche nei luoghi arenosi dpi lido di Venezia. 254 Forsfcri, DC. Ne' luoghi erbosi dei niouti bassanesi e ve- ronesi, e negli arenosi di Broudolo nel Yene- ziano. 255 sijluatica, R. S. Ne' pascoli de'monti bassanesi e veronesi. 256 albida, W. Ne' luoghi montani del Friuli, negli Euga- noi, nel Bassauese, nel Veronese. 110 — o Nome Nome specifico Luogo 1 5 geuerico Usi 1 => flella piaiila della pianta ove nasce.spontanea 287 I.VZVLK niueci) DC. Ne'luoghi stessi e nei boschi dei monti vicen- 258 lini, bassanesi e veron. spadicea, DC. Ne' pascoli del Monte Baldo. ! 259 campesfris, DC. » 0. congesta. » y. sudetica. Ne'siiioghi erbosi a- prici del Veneziano, nei colli del Padovano, Vi- centino , Bassanese , Trivigiano, Veronese e nei Priuli. 260 spicata, DC. Ne' pascoli montani del Veronese, Vicentino e Bassanese. 261 JUNCUS acutus. L. Ne'luoghi marittimi o salsi del Veneziano, del basso Friuli e nelle terme euganee. Queslo e il s,Suen.e ser- vuno a lesser- ne caneslri per 262 marilimus, L. Ne' luoghi slessi del Veneziano e del basso Friuli. pasloi'ecci. ! 263 conglomeratus, L. Ne'luoghi umidi del Veneziano, Trivigiano. Padovano , Vicentino , Bassanese, Veronese e Polesine. 264 effusus, L. Ne' luoghi stessi co- nuine. 1 265 glaucus, W. Ne' luoghi stessi del Veneziano, Padovano. Bassanese, Vicentino, Veronese e nei Friuli. 266 arctinus, W. Ne'pascoli alpini del monte Furada nei Bel- lunese£(Facchini). 267 trifidus, L. Ne'pascoli alpini del Veronese, Vicentino, Bassanese, Bellunese e nei Friuli. 268 triglumis, L. Nei palude di Marce- sina nei Vicentino , ( Montiui )e nei Friuli (5'irona). — ill o ha Nome Nome spocifico Luogo II si | g genenco della pianta della pianta ove nasce spontanea _'(;o JUN GUS bufonius, L. Ne'iuoghi umidi, pa- ludosi, ed srgillosi co- inune per tutto. 270 Tenageja, L. f. Ne'iuoghi stessi del Vieentino (Moretti). Si71 bulbosuS) L. Ne' luoghi stessi del J. bufonius coiimne. 272 arliculatus, L. >i /3. acuHflorus. » ?■. viviparus. Coniunissimo in tutti i Inoghi acquidosi e pa- lustri. 273 ob/usiflurus.Ehvh. Cumune cor preee- dente nel Veneziauo , Veronese, Polesine. 274 yliginosus, Roth. Ne' luoghi nmidi del Veneziauo (Zananlini). •N.22 ORD1NE IV. — COLCHICACEE. 275 TOFIELD1A eo/yctt/a/a.Walilb. Ne' monti veronesi , bassanesi , vieentini, hellunesi e nel Fiiuli. 276 VEIUTRUM Lobelianum, Ne'pascoli alpini del Piatlle nmbe- Bernh. Veronese , Vicontino , Bassanese e Rellunese. a velenose. 277 nigrum, L- Ne' luoghi bosrhivi del Bassanese uelFriuli. 278 COLCHI- aulumnale, L. La specie e comunis- Pianta il cui 1 CDM » /3. alpinum. sima in tutti i prati, la vaiieta ne' luoghi are- nosi od alpini. bulbo ed i setni i sonomoltoacri: c valenosi ; si i iN. 4 medicina. 1 H. De Visum m. c. mmn del giorso 27 mum mi I] m. e. cav. Zantedeschi, riferendosi ad una ma- teria trattata nella precedente adunanza, annuncia essersi verificato in Vienna che la carta ozonoscopica ncH'atto che si colora, svolge acido nitrico. II m. e. prof. JtelJavitis legge la seguente N 0 T A Suite correnti eleltriche simultanee ed opposte lungo una slesso conduttore; sopra nna nuova manicra per trasmet- tere contemporaneamente due dispacci in direzioni op- poste mediante un solo [do telcgrafico; e sopra tin facile modo di applicare I' apparecchio telegrafico alia nota- zione delte osservazioni aslronomichc. Mi sia permesso aggiungere poche parole a spiegazione di quanto dissi nella tornata del mese scorso, ed esporre una maniera di trasmettere contemporaneamente due di- spacei per uno stesso iilo telegrafico. Avrei creduto che la queslione della simultanea esi- steDza di due correnti opposte lungo un medesimo condut- tore fosse ormai decisa ; ma avendo scntito che il cav. Serie III. T. Ill IB — 114 — prof. Zantcdeschi parlava di una di tali doppie correnti pcrcepila da un individuo dotato di squisila sensibility ; io osservai che la sensazione cui questi diccva di provare tro- vava facile spiegazione ammettendo una qualche differen- za nellc cause che dovevano produrre le due opposte cor- renti, sicche rimanesse di fatto una lieve corrente prodot- ta dalla prevalenza di una delle cause. Le sperienze che indipendentemente da ogni ipotesi possono decidere la questione della doppia corrente sono appunlo 1' azione nerveo-niuscolare, la sensazione, l'azio- ne calorifica, c 1' azione ehimica nel telegrafo del Rain; — come quelle che sono prodolte sia che la corrente ahbia una direzione sia che abbia la direzione opposta. Immaginiarno due poderose pile uguali, il polo positi- ve della prima sia congiunto mediante un OIo di qualche metro al polo negativo dell' altra, ed un egual filo ponga in comuivoazione il polo positivo di questa col negativo di quella. Si ravvicinino i punti di mezzo dei due fili, e si pon- ga tra loro una rana preparata; se attraverso di cssa scor- reranno in opposte direzioni le correnti prodotte dalle due pile, la rana guizzera; — io credo che restera immobile. Quei due punti di mezzo dei Gli sieno impugnati da uno degli individui meno sensibili alio correnti elettriche ; c se scorrano attraverso le sue braccia le due opposte cor- renti, egli non potra sopportare il lormenlo; — io credo che rimarra impassibile, ed accusera qualche sensazione soltanto se sia avverfito che deve provarla (I). I due punti di mezzo dei reofori sieno congiunti con (1) Ho nolato die I'itnmaginozione pu6 causare deboli sen?azioni anche seaza alcuno stimolo esterno; questa osservazione pu6 spiegai'e come un individuo abbia mostrato d'esser sensible a correnti. che non producevano alcun effetto sulla rana preparata. — 145 — un sotlilissimo filo di platino, e questo non die arroven- tarsi sara fuso, se venga attraversato dalle due opposte correnti ; — - io credo che appena s' intiepidira. Tra i soliti due punti di mezzo ^i ponga una carlicella imbevuta dijoduro di potassio, e se agiscano le due oppo- ste correnti non ruanchera in essa quella sensibilita, che la rende capace di raanifestare la corrente indebolita pel tragitto lungo il fdo telegrafico ; — io credo che la carti- cella non mulera di colore. Si rispondera forse che le due correnti opposte, quan- tunqae e l'una e 1' altra capace di turbare la debole affi- nity chimica, pure per la Ioro silmultanea azione restano inaltive. Si rispondera che le azioni calorifiche delle due correnti fanno insieme interferenza, benche le circostanze sieno affatto diverse od opposte a quelle che si richicggo- no per 1' interferenza di due raggi luminosi. Si rispondera forse che quando le braccia dell' uomo vengono sostituite al condutlore metallico, pel quale si pretende che passino due correnti opposte, queste correnti abbandonano quella via. Si rispondera forse che le due correnti, che attraver- sano la rana, bilanciano talmente i loro effetti da render- si inattive. Ma se ogniqualvolla si vogliono esplorare le due cor- renti opposte si trova o che esse distruggono scambievol- raente ogni loro azione, o che proprio quella volta esse ces- sano di passare, qual motivo rimane per istabilire la loro esistenza ? Non rimane per certo la considerazione delle cause, che dovrebbero produrre quella duplice corrente ; giacche fino dal momento, chefu qui accenuata Fesistenza di queste singolarissime correnti, io ho mostrato (forse pel primo) come ogni cosa si spiegasse senza bisogno alcuno di ammetterle. — i 10- In quanto alia trasmissionc di due dispacci in direzio- ni opposte mcdiante un solo filo lelegrafico, cssa sembra a prima giunta molto difficile, ma se no puo presentire la possibility con una analoga considerazioue. Immaginiamo die da qucsta sala alia camera vicina sia distesa una cor- dicella allaccata colic sue due estremita a due aste verti- cali alcun poco elasticbe; tiraudo a piu riprese la corda si potra trasmettere un ordine dalla sala alia camera, o vice- versa; poiche se da una parte si tira la corda, dalP altra si vede piegarsi I' asticella, a cui essa metle capo. Che se tanto la persona cbe sta nella sala quanto quella die e nel- la camera voglia nello stesso tempo trasmettere una noli- zia all' altra persona, potra avvenire die una sola tiri la corda, e 1' altra tosto se ne accorgcra ; oppure cbe ambe- due tirino ad uuo stesso tempo, ed in tal caso ognuna di esse vedendo cbe la corda non cede, capira die ancbe I'al- Ira persona voleva dare il segnale, e percio il doppio se- gnale sara trasmesso contcmporaneamente dall'unica cor- da. Alia slessa maniera allraverso un filo lelegrafico dalla stazione di Venezia si puo spingere la corrcnte a Padova, o da Padova si puo spingcrla a Venezia, e quando accade cbe in ambedue leslazioni voglia spingersi la corrcnte, es- sa non passera niente del tutto pel filo : ma la stessa as- senza di corrente unila alia coscienza di averla spinta fa- ra conoscere in ciascbeduna stazione cbe ancbe nell' altra si fece il segnale. Sarebbe peraltro difficilissimo nella rapi- dita dei segnali cbe la persona cbe manda una notizia po- tesse nello stesso tempo percepire nellamente lutti i se- gnali fatti dall' altra persona, e die si palesano alia prima o per la presenza della corrente quando ella e inoperosa, o per la mancanza di corrente quando clla manda un se- gnale. A ci6 chc non puo far I' uomo suppliscono le artifi- — 447 — ciosc macchine colla loro costante attcnzione cd csat- tezza. II Ginll ottenne Io scopo nei telegrafi elettro - chiraici, ma credo abbia scmpre adoperato due pile in ciascbeduna stazione ed un rcoforo si lungo e si sotlile da eguagliare io resistenza quella di tutto il fdo telegrafico. Mi pare die ci6 possa risparmiarsi, e die coi telegrafi alia Morse ado- perati in quesle province si possa oltenere la trasmissio- ne dei due dispacci in opposte direzioni, il cbe dee presen- tarc gran vantaggio nella regolarita della corrispondenza, oltre il risparmio di tempo. In ciascuna stazione il lilo telegrafico dopo aver gira- to intorno al ferro magnelizzabile del relais ( ricambio) o comunica col polo positivo di una pila, a polo negativo non isolato, — o comunica colla Terra ; secondo die il botto- ne del pulsatore e, o non 6, prcmuto dalla mano del lele- graQsta ; cioe secondo cbe questi vuole o non vuole tras- metlere un segnale. Quando pel (ilo passa una corrente eletlrica ( sia in un senso clie nell'opposto) la leva del re- lais atlratta dal ferro magnelizzato si abbassa, e si rialza toslo cbe cessa la corrente nel filo telegrafico ravvojto in- torno al ferro del relais: ora la leva del rclais comunica con un polo della pila dell' apparato scrivenle., la quale medianle altro magnetismo temporario spinge Io stilt) con- tro la fetluccia di carta, clie per moto di orologeria seor- re presso diesso; fallro polo di qucsta pila comunica con un'asta isolata del relais, la quale ha due punle, una su- periore d' avorio ed una inferiore di platino, Ira le quali si muove 1' estremita della leva del rclais, sicclie il circui- to della pila scrivente e cbiuso quando la leva e abbassa- ta (e posgia sulla punta di platino ) e resta aperto quan- do qnesta e alzata. 1/ unico cangiamenlo da farsi si e di — 1 18 — rendere isolanti ambedue le punte di questa asta, ed ap- plicare poi su di essa un telajo scorrenle in su ed in giu e portante due punte di platino: quando questo piccolo telajo e nella posizione piu alta, la sua punta inferiore e alio stesso livello della punta inferiore dell' asta, percid su di entrambi viene ad appoggiarsi la leva del relais quan- do e abbassata, e quindi il giuoco e precisamente I'ordi- nario : invece quando il telajo e nella posizione piu bassa la sua punta supcriore e alio stesso livello della punta (d'avorio) superiore dell' asta, e la punta inferiore e sen- sibilmentc al di sotto della punta isolante dell' asta; percio in questo caso il circuito della pila scrivente e ( al con- tra rio del solito ) aperto quando la leva del relais e abbas- sata, e chiuso quando essa e alzata, c quindi tocca la pun- ta superiore del telajo. La posizione del predetto telajo scorrente sull'asta del relais e subordinala a quella del bottone del pulsato- re, sicehe il priino s' innalza o si abbassa insieme con (JUCStO. In quel tempo in cui niun segnale vuol mandarsi ne da Venezia a Padova, ne da Padova a Venezia, i pulsatori so- no alzali e percio lo sono anclie i telai dei due relais, clie funzionano quindi nel niodo solito ; siccome le pile di tras- missionc sono ambedue inattive, cosi niuna correnle per- corre il filo lelegrafico, le leve dei relais stanno alzate e toceano le punte isolanti, quindi gli apparati scriventi so- no inoperosi. Supponiamo cbe il lelegrafista di Venezia prema sul pulsatore, la sua pila di trasmissione e posta in comuni- eazione col fdo, la correnle eleltrica va da Venezia a Pa- dova, la leva del relais di Padova si abbassa, tocca la pun- ta nietallica del proprio telajo clie e alzato, e percio si cbiu- — 119 — de il circuito della pila doll' apparato scrivente e lo stilo segna la carta. Nello stesso tempo die a Venezia fu ab hassato il pulsatore si abbasso anche il telajo del rclais, e mentre la leva e tirata in giii essa va a poggiarsi sulla pun- la isolaale dell' asta, perch e la punta metallica inferiore del telajo le e sfuggita al di sotto ; cost il circuito della pi- la scrivente rimase aperto e non ebbe luogo alcun segno. Se ora anche il telegrafista di Padova preme sul pulsa- tore, anche a quell' estremo del filo telegrafico si presenta il polopositivo di una pila, e traledueforze elettrichengualied opposte cessa ogni corrente ; la leva del rclais di Venezia s'innalza e va ad urtare contro la punta metallica che le sta prossima di sopra, e percio I' apparato scrivente fa un segno. Anche a Padova si abbass6 insieme col pulsatore il telajo del rclais, e la leva che si e alzata vi incontro la punta metallica superiore, quindi il circuito della pila scri- vente non rimase aperto per un tempo sufficienle ad inter- rompere il segno fatto dallo stilo sulla carta. Che se ora'il telegrafista di Venezia cessa di premere sul pulsatore, il filo telegrafico e posto in comunicazione colla Terra, e la corrente elettrica viene da Padova a Ve- nezia ; percio si abbassano le leve dei due rclais, quella di Padova ( dove il pulsatore e abbassato ) si appo'ggia sulla punta di avorio dell' asta, quindi si rompe il circuito della pila scrivente, e cessa ogni segno. Invece a Venezia la le- va del rclais si e abbassata, e siccome all' alzarsi del pul- satore si e alzato anche il telajo, cosi alia leva si presenlo al di sotto la punta metallica, ed il circuito della pila scri- vente continua ad esser chiuso, finche al telegrafista di Padova piaccia di levare la mano dal suo pulsatore. Allo- ra cessando la corrente cessa ogni segno a Venezia ; in quan- to al rclais di Padova bisognera che il movimento del suo — 420 — telajo sia talmentc regolato che la sua punta inferiore non giunga alia leva se non dopo che questa si c gia alzata, sieche non abbia luogo aleun segno. Giacche sono in questo argomento cspongo un conge- gno, che nella sua semplicita mi sembra opportuno per notare le osservazioni astronomiche col circolo raeritliano. L'apparato scrivente dei lelegrafi alia Morse agisca nel so- lilo modo, soltanlo il mo to della fclluccia di carta sia il piu regolare possibile, e lo stilo vi prema contro quando e interrotta la corrente della pila, ed al contrario se ne stac- chi quando 1' ancora e attratta dalla calamita tcmporaria. Da un polo della pila partano due Mi eguali, che si rav- volgano T uno dcxtrorsum e I' altro sinislrorsum intorno al ferro magnetizzabile dell' apparato scrivente, e poscia meltano capo all' altro polo. Ciaschedun iilo abbia una in- terruzione; una di queste consista in due punte di platino posle 1' una presso 1' altra al di sotto della lente del pen- dolo in una retta perpendicolare al piano di oscillazione del pendolo ; questo porti una sottile laminctta metallica, che, quando il pendolo e nella posizione verticale, corri- sponda esattamente al di sopra delle due punte di platino ad una distanza minima, sieche ad ogni oscillazione del pendolo il circuito di uno dei reofori sara chiuso ; allora la calamita dell' apparato scrivente attrarra 1' ancora e lo stilo lasciera un inlervallo nella linea descritta (I). — Nel- 1' interruzioue del secondo fdo o reoforo vi sieno egual- mente due punte mctalliche, che stieno vicine cd isolate al (1) Se si temesse die l'azione elettrica turbasse il moto del pendolo e che il mutamento nella lnnghezza rendesse necessario di alzur od abbas- sare le due punte di platino, si potrebbe facilniente aggiungere all' oro- logio una ruuta, che avesse fufficio di chiudere il circuito ad ogni niiuuto secondo. — 121 — di sotlo di un boltone, cui una molla Irene sollevato e che si Irasporta nel luogo piii comodo per 1' osservatore: quan- do questi vede un fenomeno celosle egli preme sul botlo- ue, che venendo cosi a toccare i due estremi del reoforo chiude il circuito, percio lo stilo si stacca dalla carta, e si ha un' interruzione nel segno, la quale potra essere piu o tneno lunga secondo la volonta dell' osservatore; e per esempio se una Stella gli si nasconda dielru una spranghel- ta del cannocchiale egli potra far I' interruzione tanto lun- ga quanto dura I'occultazione della stella. Potra avvenire che in uno stesso istante il pendolo e I' osservatore chiu- dano i rispeltivi circuiti ; allora gireranno intorno al ferro magnetizzabile due correnti uguali, ma di opposte direzio- ni, percio i loro effetti si neulralizzeranno, il ferro non si maguetizzera e lo stilo continuera a segnare la sua linea. Cosi I' osservatore puo starsene aiolto tempo in per- fetta oscurita e coll' occhio fisso al cannocchiale, di nul- 1' altro occupalo che di premere il bottone ad ogni feno- meno celeste di cui vuol conservare memoria. Dopo egli si trova avere una feltuccia di carta con una liiiea, le cui interruzioui periodiche segnauo ciascun minulo secondo, le altre interruzioni corrispondono alle singole osservazio- ni ; se in qualche luogo manchi I' interruzione periodica, cio signiflca che nel preciso islanle del minuto secondo si ebbe un' osservazione, e percio furono insieme chiusi atn- bedue i circuiti. Potra giovare un orologio sussidiario, che circa alia meta dell' ultimo secondo di ciascun minu- to dia un tocco di campana, al sentire il quale 1' osserva- tore (se non sia occupaio a uotare qualche fenomeno) fara col soldo boltone due o Ire interruzioui rapidameuie suc- oedentisi, le quah serviranuo ad indieare sulla carta die sla per cominciare un altro minulo. terit In. 1. HI. lo — 122 — Questo congcgno per eseguire la registrazione delle os- servazioni, nel modo cosi utilmente impiegato in America ed in Inghil terra, mi pare tanto sempliee, ehe potrebbe ten- tai'sene I' esecuzione anchenel nostro Osservalorio, onde rendere meno laboriosa 1' opera del dotto e zelanle nostro collega Prof. Trettenero, quando sta proseguendo le os- sorvazioni a compimento dell' accuratissimo catalogo di stelle intrapeso e gia in parte pubblieato dall' illustre astro- nomo, onore di questo Istiluto, il quale sperovorra arric- chirne le Memorie inserendovi tutta quella parte, ebe fu iinora osservala e calcolata. II cav. Santini osserva che questa maniera pro- posta dal Bellavitis non differisce molto da una gia proposta da altri, della quale egli diede notizia in una lettura all' Accademia di Padova. II prof. Bellavitis rispondc che questa sua maniera e piu sempliee di quella. 11 cav. Zanledeschi la istanza che si noli a proto- coilo questa dichiarazione: La risposta che lo Zante- deschi diede in due memorie alle difficolla mosse dal Belli e dal Matteucci contro ia dottrina della coesi- stenza di due correnli opposte in un medesimo filo ia pieno riscontro anche a quelle teste riprodotte dal Bellavitis. So^iiinse che un' altra sua memoria sul- 1' argomento e in corso di siampa. Alia domanda fatta dal Bellavitis se quelle me- morie siano gia pubhlicale o siano aucora inedile. lo Zanledeschi risponde che il prof. Bellavitis manca della neccssaria erudizione. — 423 — II m. e. c segretario dott. Namias legge per estratti una niemoria sidla tubercolosi deW utero e degli organi ad esso attinenti. Ei trovo: I.° gli organi genitali interni mulicbri, nelle tisi- che, tubercolosi in ragione di dodici volte su cento, e non come afferma il Louis, quasi sempre immuni da tubercoli. 2.° Ritiene rara la tubercolosi isolata di quesli organi, giacche nelle sue moltc necroscopie la vide sempre associata a quella dei polmoni. 3.° Afferma che senza alterazione istrumentale, o trasformazione della interiore membrana dell' utero, materia tubercolare si raceoglie nelia sua caviia ; 4.°cheil medesimo accade in quella delle tube fal- loppiane, le quali, riempiute da tubercoli, imitano ester- namentc l'andamento di un intestino tumido, attacca- to al mesenterio, e, fattili uscire con la pressione, ri- mangono vuote e mostrano ampliato il proprio lume. 5.'' ebe il fatto contraddice alia dottrina di alcuni notomisti, che le mucose membrane non secernano materia tubercolare. . G.° Nelle tube la materia eterogenea ei trovo sempre maucante nelle parti piu vicine all' utero, forse per la naturale loro struttura. 7.° Nelle ovaie, dove il Rokitansky nego a torto la tubercolosi, qucsta malattia egliosservo svolta per mo- do da rimanerc la sola tonaca esteriore di quelle, rac- chiudente considerevoli masse di materia tubercolare. Da tali studii di notomia patologica il dott. Namias deduce corollarii spettanti alia generazione — 124 — dei tubercoli, alia loro guarigionc spontanea, e alia maniera di combatlerli. II m. e. dott. Fario domanda se vi siano esempi di tubcrcolosi priinitiva neirutero. II doll. IXamias risponde che a lui non se ne of- ferse pur uno, ma che in tutti i casi osservali trovo la tubeccolosi dell'utero associata a quella di altriorgani. II m. e. conte Sagredo legge uno studio storico sull'edifizio di Venezia detto fondaco dei Turchi, uno dei pin important! d* Italia si per la storia del paese che per quella dell' arte. 11 discorso e diviso in tre parli. La prima che discorre i possessori successivi del fondaco, tra i quali e la casa d'Este, porge all'au- tore l' occasione di fare considerazioni generali su varii periodi della storia d' Italia e sull'acume politico dei Vcneziani, e di rettificare due errori del Selvatico, 1' uno sui possessori dell' edifizio medesimo e 1' allro sul carattere di Pietro Pesaro che fu uno di questi. La scconda parte narra le vicende della colonia lurchesca in Venezia, dice quali case abito prima di albcrgare nel palazzo che fu dei duchi di Ferrara e riferisce la legislazione veneta su quella colonia. La terza parte espone quanto si e potuto rilevare intorno all' antica costruttura del fondaco, di cui nulla rimane che la fronte periclitante, descrive quale era in origine Y architettura di questa, si estende alia costruttura interna ora distrutta, e viene da ultimo a dire quanto fece ilpresenteComune di Venezia inu- tilmcnte per salvare la fronte del palazzo Giustinian al ponte di S. Moise e la fronte del fondaco, la quale — 125 — si spera che si vorra una volta risarcire per decoro e onore non della sola Venezia, ma di tutto il paese. II presidente cav. Menin domanda se fu possibile di determinare 1' epoca della fondazione dell' edificio. II co. Sagredo risponde che i documenti non la recano^ma che di congettura sia tra l'undecimo ed il duodecimo secolo. II cav. Menin inclina a credere che sia piiiantica. AMXtM DEL CIOMO 28 DICEMBRE 1857 Oi legge una memoria del socio corr. p. Soiio intitolata : ■ PROSODIA ANTICA che nelle rime del prima secolo e del secondo di nostra lin- gua trovasi alquanto diver sa dalla pronunzia moderna. I poeti del primo secolo e del secondo di nostra lin- gua volgare non sono da poler leggere sidle stampe senza Irovare a quando a quando dei versi die al nostro orec- chio pessimamente rispondono, e sono, o a meglio dir ci riescono difettivi, o soverchianti di qualche sillaba, ovve- ro gli accent! vi fullano, ovvero le rime non si corrispon- dono ; in somma la prosodia vi manca assai delle volte. Non e da credere che que' poeti, i quuli pur meritarono le gran lodi dai loro contemporanei piu illustri, cziandio dal- I'Allighieri e dal Fetrarea, errasscro tan to sfornialainenle nei prirai elemeoti del verso italiano. No, non e pur verosiniile, non che vera questa bisogna;ed inlalti liuora le stampe furo- — -128 — no spesso accusate di falsa lezione, e cogli otlimi Mss. ne fu la lezione corretta, dove per colpa degli amanuensi era rea ; e dove ancora rimane disordinato il verso, e da so- spettare di falsa lezione; ed io medesimo posso dire per pruova die nelle stampe di fra Jacopone da Todi ho tro- vato assai delle volte soperchiare di una, e talor di due sil- labe il verso, od esserne scemo, il quale nei Mss. antiehi della nostra Murciana si recita bene inlero, e colla con- venevol misura, e coi debili accenti, e colle sue proprie rime esatte. Questo e servigio da fare alle stampe errate cogli otlimi Mss., ma assai delle volte questo servigio non basta, ed eziandio nell'aulografo i versi da noi recitati co- me pur sono scrilti non bene rispondono al nostro orec- chio; nei qual caso e da doversi sapere clie noi 1'anlica scritlura dobbiam recitare, e pronunziare non come si eo- stuma colla modcrna pronunzia, ma come coslnmavano i nostri anlichi, clie recilavano alcune voci o sceme, o pro- lungale diversamente dul mudo che le recitiamo ora noi, o con altri accenti, o con desinenza e finale variata dalla presenle foggia di pronunziare e di scrivere. E per pro- cedere meglio ordinatamente nei trattato di quesla proso- dia anlica volgare, pigliarao a vedere come 1' antica foggia di pronunziare variata dalla moderna debba poler sanare il verso italiano, quando e vizialo Delia prouuncia moder- na, cosi nei numero delle sillabe, come nei debili accenti, e altresi nella rima, cioe a dire nei Iriplice clemenlo del verso italiano. PRIMA PARTE Sul numero delle sillabe, primo elemtnto del verso ilaliuno. Nei verso italiano dobbiam misurare le sillabe, le qua- li nei loro numero non sieno ne piu ne mono di quel clie — -129 — bisogni al verso., ed e qucslo il primo eleinento del verso italiano. Ma ne' poeti antichi alle volte troviamo il verso scemare, o erescere dalla misura, cioe dal numero neces- sario delle sillahe, perche alcuoe voci in antico non si pro- nunziavauo come sono ora scritte, ma qualchc sillaba scritta fognavasi dalla antica pronunzia e non si recitava; o, per contrario, colla dieresi alcune voci nella antica pro- nunzia si prolungavano di qualche sillaba ; onde nel primo caso colla pronunzia moderna il verso cresce dal numero, e nel secondo scerua di qualche sillaba. Lascio di dire die alcune voci portavano o nel loro principio, o nel fine la giunta di qualche sillaba, e per contrario alcune qualche lor sillaba propria perdevano per un cotal vezzo dei no- stri antichi; ma questa e altra faccenda dalla pronunzia, e di queste giunte e di queste omissioni vedi le notizie pre- liminari nel Manuale di letteralura del prof. Vincenzo Nannucci. Or diraoriamo nel solo tenia della pronuncia antica di alcune voci. Tronca gli antichi pronunziavano la voce Anco, o Anclie e recilavauo An'. Barberino, Documenli d'Amore , cosi nell'autografo,74,8: Nol dea laudar palese Ne an' ( anco ) mostrar di veder ogni fallo. Avrebbero i copiatori moderni trascritto Nc anco mo- strar di veder ogni (alio ; ed il verso crescea d' una silla- ba per mala pronunzia. E ivi 8 1 , 22 : Et. blasmo gli indovini, et an' coloro ( anche coloro ) Ch' esperimenti loro Fanno etc. E ivi 88, J 2 : Quel ch' io per me, et an" per V altre dubio ( et anclie per 1' altre dubio ) Serie W. T. III. 17 — d30 — La voce prele gli anlichi pronunciavano pre\ come an- che abbiamo nellc Vite dci SS. Padri in quel passo: E Mas- siminOj raunati tutli i chierici, insieme con loro e col pre le diede il corpo, e il sangue di Crislo. Per la qual pro- nuncia cosi sono da rccitare in verso i segucnti passi. Pucci, Ccntiloquio 65, 70: Nel quale cntrato con tin pre' Baldotto II Burchiello : Uccise un pre' la notte di Natale. La voce aiuto pronunciavano tronca aju. II Poliziano : Qual aju' chieggo, qual misura fia? Pier delle Vigne : Ch' eo diet) : ahi lasso me, come faraggio, Se da voi, donna mia, aju' non aggio ? Cosi le voci corahnente, parenti, divenendo, dispcran- za, sanza sono per la misura del verso da pronunziarc Ironclie ne' versi seguenti. Pier delle Vigue : TJno possente sguardo Coralmen' m' lia feruto. Lo stesso altrove: Che m' ha innalzato coralmen' d' amanza. Meo Abbracciavacca : Qual uomo e di riccore bene altero, Trovasi amici, paren', serviziali A suo piacere. Mazzeo Ricco: Come faccio eo divenen' geloso. E simile avert per avendo. Bonassiunta Urbiciani: i^.- Bella, poiche fallio Lo vostro gaio cuore, Aven' d' altro pensieri. — 131 — E Rinaldo d' Aquino : In disperan ( disperanza ) non mi getto, Ch' io medesmo m' imprometto D' aver bene. E Brunetto Latini : San faglia si convene ( sanza faglia) E simili nitre voci si debbono pronunziare tronche al- ia foggia antica per non voler guastare nel suo numero il verso. Ancb'io so one questi arcaismi sono oggimai da mu- seo, ne sarebbero piii da usare, ma come nel museo lapida- rio a ben leggere le iscrizioni anticbe bisogna sapere dici- ferare il valor delle lettere e dclle sigle, cosi questi arcai- smi fa d' uopo sapere a ben leggere i versi de' nostri anti- chi poeti, e questa necessaria doltrina cade in acconcio a voler bene intendere eziandio 1' Alligbieri. Per esempio erro troviamo dal latino error ne nostri antiehi poeti, cbe nella nostra pronunzia pronunciamo noi meglio errore, ed erro ancbe oggi pronunziasi nella lingua spagnuola. Cecco Angiulieri : Ecco it bel erro ch' e da me a lei. Canzone antica d' iucerto nell' Ubaldini : 3Von perder dunque fede per questo erro, Ch' alcuna piuga e che domanda il ferro. Ed ivi nel Barberino \ 95, U : Se non come 'I demente Ch' erro, o dritto non sente, Non ha lande di ben, ne di mal pena. Questo arcaismo troviamo ancbe in Dante, Infer mi 3 5, 102 : A trarrai d' erro un poco mi favella. Fronunziate ivi error cresce il verso fuor di misura. Anche similniente la voce latina maior recitavano in — 132 — volgare i oostri anticlii non solo maggiore, ma altresi maggio. Cronica Velluti: Cosi ricevette diminuzione la via ; ove era chiamata Via maggiore, fn chiamata Viemaggio. E Barberino 4-14, J 6: E danno ognun leggiero Chi sa portar' e saggio ; Per riparar contra 1' altro, ch' e maggio. Questo arcaismo assai piacque a Dante di usare. Inferni 51, 84: Trovammo 1' altro assai piu fiero e maggio. E ivi 6, 44 : Che s' altra e maggio nulla e si spiacente. E Paradisi 6, \ 20. Perche non li vedem minor, ne maggi. Ivi 4 4, 97: Come distinta da minori e maggi Lumi biancheggia tra i poli del mondo Galassia si che fa dubhiar ben saggi. E raradisi2&, 29: Cosi accende amore, e tanto maggio Quanto piu di bontate in se comprende. Ivi 28, 76: Tu vederai mirabil convenenza Di maggio a piu e di minore a meno In ciascun cielo a sua intelligenza. E 35, 55: Da quinci innanzi il mio veder fu maggio. Provatevi a non pronuuciare maggio alia guisa anti- ca, ma piuttosto alia guisa moderna maggiore, il verso cresceWi d'una sillaba. Chi mai crederebbe che gioia fosse da dovcr pronun- — 133 — ziare gio tronca o gioi" ? Eppur cosi e da fare alia foggta antica ne versi de' prirui nostri poeli. Enzo Re: Del mio soffrir non veio Che gio' mi se n' accresca. Federico II: Che mi fece partire, E dipartire la gran gio' ch' i' avea. Pier delle Vigne : Vostro amore mi tene in tal desire, E donami speranza e si gran gioi', Che non euro sia doglia, o sia martire, Membrando 1' ora ch' io vegno da voi. E Mazzeo Ricco: Che tutto mal talento torna in gioi', Quantunque 1' allegranza vien dipoi. Ed altresi in prosa Fra Guiltone, Lettera XXV: La sua noi' (noia) e gioiosa, el dannaggio suo prode. E lettera XXIV: In dolor e grave allegro, gioi' portare. E Notar Giacomo in Guittone, nola CLX: Con gioi par che m' accolga Lo vostro innamorar. E Messer Ranieri da Palermo ivi : Come amador ch' ha gio' a suo volere. E vedi altri esempii in Guittone alia nota CCC1I. Anche questi arcaismi son necessarii sapcre a ben leg- gere i versi di Dante, che similmente le voci leccllatoio, Gennaio, Tcgghiaio, Beccaio pronunzio tronchi alia foggia antica, e cosi si debbono, e non altrimenli, pronunciare colla nostra moderna pronunzia, la qual guasterebbe i suoi versi allungandoli fuor di niisura. Oio, Aio nella pronunzia de' nostri antichi faceano sola una sillaba, e non anzi due, come noi le faeciamo nella pronunzia moderna. — 134 — Inferni G, SO: Farinata e 'I Tegghiai' che son si degni, Purgatorii 20, 53 : Figliuol fu' i' d' un beccnj' di Parigi. Oosi e da recitare come mostrero appresso, e non co- mc nolle slampe si legge e recita Figliuol fui a" un beccaio di Parigi. Pvrgatorii 14, 62 : Nello stato primai' non si rinselva. Varadisi 15, MO: Non era vinto ancora Montemalo Dal vostro llccellatoj' che com' e vinto Nel montar su cosi sara nel calo. Ivi 27, I 55: Ma prima che gennaj' tutto si sverni. E Pelrarea : Ecco Cin da Pistoja, Gnitton d'Arezzo (da Pislof). Come possiarno trovare il verso nella sua convenienle misura delle uiulici sillabe, se non conscrviamo lcggendo (jiu'sla anlica pronunzia? IIo detto che e da dover recitare Figliuol fu' i d' un beccaf di Parigi, e non allrimenti eolle stampc: Figliuol fui d' un beccaio di Parigi. E sono a dimostrarlo. Nell'otti- ino ins. Veronese Camposlrini, anno 1359, si trova scritto: Figlio fu' i' d' un beccaj' di Parigi. E similmente nell' otlimo Marciano L°: Figliuol fu' io d' un bcccajo di Parigi. e da reei tarsi beccaf. E certa cosa e elio il poeta Alligbieri, coerente a se slesso, allresi in questo verso, come tutte le altre volte fe- re, voile pronunziare beccaf non beccaio; e pronunziando beccaf colla pronunzia Dantesca la lezione del verso nelle stampe fa seeraare il verso fuor di misura, e lo rende fal- — 135 — lato eziandio negli acoeoti Vigliuol fui d' tin bcccaf di I'a- rigi. Onde manifestamenle si vede cbe i copiatori moderni recarono il verso alia loro moderna pronuncia, nulla qua- le e1 va bene; ma la sana critica insegna di leggeiio, e di pronunziarlo non come sta bene alia pronunzia variata moderna, si come voile star bene alia pronunzia originalc delP autore. In conseguenza di questa regola abbiamo i seguenti passi di Fra Jacopone mal lelti in tutte le stampe. Lib. 4, Sal. 2, st. 7, 9: Si tribulato vengo a vecchiezza, Perdo beltezza, et ogni potere ; Divento brutto perden' nettezza etc. Cosi leggi colla pronunzia antica die sopra vedemmo, c non colle stampe: Divento brutto perdendo nettezza. Verso cbe non e verso, ma seonciatura moslruosa. E Fra Jacopone lib. 0, Cantico 8, cosi nelle stampe recita : La niorte dura mi va consuinando Ne vivo ne muoio cosi tonnentando. Leggi coi miglior TT. e recita colla antica pronun- zia cosi : La niorte dura mi \a consunuindo, Ne muoj', ne vivo cosi tonnentando. E bisogna osservare allresi cbe colla viva pronunzia gli anliclii recavano,lcggemlo,alla couvenienle misura quei ver- si cbe nella loro scritlura ancbe autografa era no troppo lungbi ; c cosi dobbiam fare ancbe noi nelle anlicbe scrittu- re cbe abbiano di qucsli versi cosi troppo lungbi, come in Petrarca fu fatto sul proprio autografo dal gran Bembo, il quale osservo cbe non pur nelf autografo del Petrarca, ma gcncralmcnte ne' Mss. di quel. la eta, crano scrilte inte- re alcune parole, le quali in pronuueiando poi si accor- — 136 — ciavano; c noi, per taceredegli altri (dice I' Ubaltlini Delia sua Tavola del Barberino alia voce Versi), solo recberemo in mezzo alcuni versi siraili del Petrarca cavati dal suo originale. I di miei piu leggieri che nessun cervo. Recita cosi: I di miei piu leggier che nessun cervo. E altrove: Dove vestigio umano ( uman) 1' arena stampi. E in una sua varianle: Quando talora (talor) da giusta ira commosso. E Geri Gianfigliazzi nell' originale del Petrarca trovo: Celandogli i due soli (i due sol), che piu desira. E piu avanti: I' rivolsi i pensieri ( i pensier ) tutti ad un segno. E ancbe: Che mi lassd de' suoi colori (de' suoi color ) dipinto. E in Dante voile essere forse scritto animali, lucciuoli, dove ora si legge anima, lacciuo'per la misura del verso; e bisogna vederne gli esempii a iosa nel bravo e benemeri- to prof. Nannucci, Nozioni preliminari del suo Manuale di letteralura, Vol. 2, Cap. IX, e ne abbiamo ivi dei paree- chi poeti antichi. A me piace meglio allegarvene esempii del solo Barbe- rino, Documenti d' Amore, per questa ragione che Y edizio- ne dell' Ubaldini fu tratta dall' autografo fedehnente, e voi vedrete cosi nell' autografo stesso del Barberino i versi da lui scritli piu lunghi della misura debita, i quali eolla pronunzia bisogna accorciare, come ed il Barberino, e il Petrarca, e gli altri antichi poeti facevano ; e come mi sem- bra da dover fare almeno in postilla nelle altrc rime dei no- stri antichi poeti, i quali cosi stampali come sono ora, pet- es, le Rime di Fra Jacopoue, fanno piela e sdegno insieme. — 137 — Barberino, Documenti d' Amove, 19, H : Se con Medici sarai Tratta con lor del conservar santade. E di moralitade Co' li fllosofi, e lor seguitanti. II primo verso, che pur nell' autograft) e scritto: Se con Medici sarai, cosi di otto sillabe, ha da essere sctlena- rio senza alcun dubbio, come son tutti gli allri, ed e cer- taraente da pronunziare cosi : Se con Medici srai. La qual sincope qua non cspressa, la abbiamo espres- sa in altri luoghi assai dell' autografo, e sono i seguenti : 38, 44: Sarai di fuor, e sra fermo tuo stato 474, 22: Siccome pienamente intenderanno Color, che sranno degni. 219, 47: Non dir, io sro sprezzato. 325, 4 : Che non t' en penserai che srai caduto. 334, 20: Ogni scienza, di che sraivalente 354, 8 : Non srete ammaestrati. Ed a pag. -102, verso 14, cosi legge I'autografo : Tagli per vergogna, e tagli per nobiltate. Cosi e da pronunciare: Ta' per vergogna, e ta' per nobiltate. L' Ubaldini alia voce Tagli osserva per regola d' altri esempii della scriltura autografa, che nella pronunzia va detto Ta\ cosi richiedendo la misura del verso. Vedi ivi gli esempii citati per non voler essere lungo lino alia noia ; come anche Fedegli si pronunziava Fede\ II Barberi- no 4 09, 5: Ma riparo, o di patti, o di pace, Se v' e rimedio pensa : E co' i fedegli dispensa. Recita c cd1 i fede dispensa. Vedi Nannucci Nozioni preliminari del Manuale, torn. 2, Cap. IX, e nota I' Ubaldi- Scrie III, T. III. 18 — 138 — ni alia voce Fedegli che la gli suol levarsi molte volte, c percio si dice e per egli, que' per quegli. Ed a pag. -187, verso 5,1'autografo del Barberino legge: E come puoi vedere Discerne pruni da fiori. Recitar voile egli cosi: Discerne prun da fiori. E generalmcnle bisogna al nostr' uopo osservare ehe molte voci gli antichi pronunziavano talora tronche, c sin- copate, delle quali ora non ci cade ne pure il sospetto, che cosi stranamente fossero pronuneiate, Irovandole nelle slampc sciolte, e dislese con danno del verso. Cosi pro- nunziavasi in antico Void per Veritd; Clartd per Claritd; Carta per Caritd ; Infertd per Infermild; Santa per Sani- id ; Nicistd per Nicissitd ; Fema per Fernina; Semmana per Settimana ; Villager Vigilia ; Gioia per Gioiosa; Ordo per Orrido ; Spcrmo per Sperimenlo; Slrd.Strai, ecc. per Staro, Slarai, ecc. Pensro, Pcnsrai per Penscrb, Pense- rai, ecc. E quanlo alle voci tronche: S0.) Omnia Mercurio similis, voceniqutj co/oreMique El crines flaws elc. (/En. lib. k, v. 550) — i44 — Et magnos membrorum artus, magna ossa, lacei'tosque Exuit etc. (iEn. lib, 5, v. 422.) Oltre i due seguenti esempii allcgali da Emmanuele Alvaro: El spumas miscent argenti, vivaque sulphurs Idaeasque pices etc. (Geor. 3, 4-49.) Jnseritur vero ex fetu nucis arbustus orrida Et steriles etc. (Georg. 2, 69.) La differenza ch1 io noto dai nostri poeti volgari ai la- tini e quesla, clie ne' latini restava elisa 1' ultima sillaba del primo verso, e non la iniziale del scguente, come tro- vo avvenirc nclla sinalefe usata dai poeli volgari. Eserapio sia questo di Fra Jacopone lib. I, Sat. 6: 0 femina guardate A le mortal ferute Nelle vostre vedute El basilisco mostrate. El iniziale dell' ultimo verso viene eliso colla e di ve- dute finale del verso avanti ; altrimenti 1' ultimo verso non e sellenario, ma di otto sillabe ; e nota bene che non ca- de qua la regola dei versi rimati in mezzo detta di sopra. Cosi Fra Jacopone lib. 5, Cant. 5, Str. iO, per la Not- ie del Santo Nalale : II terzo (notturno) seguente Agli innocente Par che si dia, Che col garzone Ad ogni stagione So' in compagnia. Nel verso ad ogni stagione, che dovrebbe essere, co- me gli altri, quinario, soperchia una sillaba, e per cio la iniziale Ad e mangiata per elisione dai finimento del verso antecedente che col garzone. — 445 — E pi li facilmente potevano i noslri antichi poeti volga- ri cadere in questa clisione da uq verso all' altro col loro coslume che avevano, come sappiamo per certo, di scrive- re i loro versi continuando nella riga raedesima a due a due, dclla qual loro usauza ci resta 1'irrefragabile testi- raonio nei lor documenti autografi o sincroni. Nell' origi- nale delle Rime del Petrarca conservato nella Biblioteca Vaticana, e pubblicato da Federico Ubaldini, cosi stanno scritti i Sonetti; e nella edizione ottima dei Documenti d Amort del Barberino, tratti con fedelta dalf autograft), dice il bravo Ubaldini nella sua Tavola delle note, che co- si vide essere scritti i Sonetti con questi versi gemini nei TT. a penna piu vecchi. Anzi Dante da Muiano in un suo Sonetto a Madonna Nina, slampato da' Giunti, e ristani- pato a Firenze nei 1810 colle Rime antiche, volendo signi- ficarle il suo nome, Ie dice che lo vada cercando per testa, cioe nei capiversi, che quivi Ie verra letto il suo nome. Ma come fu stampato i! Sonetto dai Giunti, e dall' editor Florentine del 1816 non a due versi accoppiati in disleso per una medesima linea, cioe in selte righe, ma col mo- demo uso in quattordici versi da quattordici righe, non si legge Dante in testa, cioe ne' capiversi, come appunto si legge benissimo ne' capiversi del Sonetto cosi scritto al- I' antica, cioe coi versi gemini a due a due per ogni riga. Ecco il Sonetto: ODi cio. "V audivi 0)dir primii?ramentc, Gentil mia Donna, di vostro Iaudore >-Avca d di ver lo core Se fosse ver ci6 ben compitamente : a i\on conn' audivi il trovo certamentc, Ma per un cento di menzogna fore. HTanto v' assegna saggio lo sentore Clie move e ven da voi sovrasaccente. RIE poi vi piace, ch' co vi parli, bella, Se 'i cor va dalla penna svariando. '"Saviate mo che ben son d' un volere: E se v'agenza, el vostro gran savere •?Per testa lo meo dir vada cercando, Se di voler lo meo nome v1 abbella. I I.., I Uldlvi 111. T. 111. 19 — 146 — Sendo questo Sonctto stampalo, come oggi si cosluma, verso per verso, diviene cosi oscuro che non s' intende ; ma s' apre il suo senso leggendosi all'antica,e si trova Dan- les P., cioe poeta. Ma dai seguenti edilori non fu ascoltata questa ammonizione dell' Ubaldini; forse un' allra volla si ascoltera, Diel voglia. Per altro 1' editor Fiorentino del 1816 legge meglio il sesto verso Ma per un cenlo di men- zogna fore. La stampa giuntina leggeva: Ma per un cerlo di menzogna fore. Falsa lezione. La vera e I'altra, e vuol dire, e dice il poeta, che di Monna Nina poetessa Sicilia- na aveva egli udito gran cose, ma avea taiento il suo cuo- re di sapere se fosse cio vero ; ed or trova cio vero cen- to tanti piii (per un cento) che non aveva udito dire, e lo trova fuor di menzogna, e di falsita. Ma per un cenio di menzogna fore, Si ecinunica 1 atto eon che !a Luogotenenza notifiea che F i. r. Ministero deiia pubblica istruzio- ne rieonoscendo che I' fstituio e in diritto, secondo il suo assunto scieniifico, di cssere cuadiuvato dalla bibiioteca Marciana, ha disposto che la presidenza dell' Istituto debba presentare annuahnente al pre- posto del!a Marciana un elenco delle opcre deside- rate, li presidente invita i membri dell' Istituto a dare la nota di quel iibri che per loro avviso trove- vebbero opportuno fossero acquistati daila Marciana. Si legge un loglio del Gonsiglio municipale di Trieste che ringrazia r i. r. Isiituto venelo del giu- dizio pronunciato a richicsla del Gonsiglio niedcsimo per V Istituto de premii tmmicipali di Trieste sul manosci'ilto diretto all istruzione del basso popolo portante ii motto « poiche hi caritd del nalio loco mi spinse ecc. » ADlilUSZA DEL (HOMO 24 GffllJO 1858 Approvata la relazione dell'adunanza 27 dicem- bre 1857, i\ m. e. prof. Bellavitis comunica le se- guenti SPEMENZE faltc per verificare se vi possano essere in nn medesimo conduttore correnti eleitriche simnltanee ed opposte. Nella preccdente sessione io ho addilate alcune spe- rienze, che sarebbero opportune a palesare la presenza contemporanea in uno stesso conduttore di due correnti eletlriche opposte, se veramente queste esistessero. — Ora espongo i fatti osservati. Sperienze mediants lazione calorifica, cfiimica, liiminosa, (isiotogica. I poll positivo P e negativo jV di un elemento alia Bunsen si fecero comunicare con due scodellini A, B — -148 — riempiuti di mereurio, e coi medesimi scodeilini comuni- cavano pure i poli negativo N' e positivo V' di una cop- pia elettromotrice uguale alia prima. Mediante un galva- nometro magnetico si riconobbe che tra A e B nou si stabiliva alcuna corrente^ o se nestabilivano due di uguali ed opposte. — Dopo cio, lolta la comunicazione col gal- vanouietro, si pose tra i due scodeilini .1, B un sottile filo di plaiino, di Ire centimetri di lunghezza, al quale si era undo nel suo mezzo un pezzetlino di cera ; questo rimase delta sua forma senza dare il menomo segno di fusione. Allora s' interruppe la comunicazione tra lo scodellino .4 ed il polo negativo N' del secondo elettromotore, e nel medesirao istante si vide la cera a volatilizzarsi. Dunque (a corrente del primo elettromotore passando da A in B basto a fortemente riscaldare il fdo di plaii- no, che era riraasto freddo appunlo in quelle circostanze, nelle quali i! prof Zantedescbi sostiene che esso e attra- versato dalle correnti opposte dei due elettromotori. — lo per lo contrario mi confermai neH'opinione gia esposta fino dal gennaio 1855 che si stabilises una sola corrente PAN'P'BNP, e che tra gli scodeilini A, B non potrebbe esservi che una debole corrente prodotta da qualche dif- ferenza negli elettromotori. Nei due scodeilini A, B s' immersero i capi di due fili di plaiino, che si posero a contalto colle due facce di una carta preparala col joduro di potassio. Interrompen- do la comunicazione col secondo elettromotore si scorse tosto un forte coloramento della carla dalla parte A : chiuso poscia il secondo circuito ed aperto il primo, la carta si colord dalla parte B, senza mcnomamente scolo- rarsi in A. Stabilite nel modo gia detto le comunicazioni con ambedue gli elettromotori non si ebbe alcun segno ne — 44!) — sull'iina no sull'altra faccia della carta. — Pure, secondo il prof. Zantedeschi, due correnti opposte dovevano allora a ttr a versa re ia carta jodurata. Io, per lo contrario, nella mancanza di effetti, riconobbi una prova della mancanza d'ogni corrente. L' estremo dun filo s' immerse nel mercurio A, e Paltro estremo si avvicino alle superficie del mercurio in B, e non si vide alcuna scintilla ; la quale si manifestava quando s'inlerrompeva l"uno o l'altro dei due circuiti. Secondo la teoria del prof. Zantedeschi, nel primo caso dovevano manifestarsi due scintille, perche due cor- renti opposte si stabilivano. Io, per lo contrario, non mi meravigliai che non si vedessero scintille, perche sapevo che non si dovevano formare correnti. Agli dementi alia Bunsen si sostituirono due elementi Vollaici , rame , zinco ed acqua leggermenle acidulata , disposti nel solito modo, ed esplorata con un galvanome- tro la loro uguaglianza, si posero i nervi di una rana pre- parata in comunicazione coi due scodellini i, B ; non si ebbe che una leggierissima talvolta impercettibile contra- zione, la quale diveniva grandissima quando si loglieva l'uno o 1'allro degli eletlromotori. Dunque bisogna che il prof. Zantedeschi ammetta che due eccitamenti producono un effetto di gran lunga minore di quello prodotto da un solo. Io, per lo contrario, veggo che nel primo caso i nervi della rana non sono eccitali se non in causa di qualche leggera differenza tra i due ele- menti Vollaici. L'esilo delle precedenti sperienze rese inutile di ten- tare l'azione delle correnti sull' uomo, al che mi sarebbe stato d'uopo adoperare due pile ; giacche io non poteva disporre di quell'individuo privilcgialo, la cui sensibilita — 150 — sta all ordinaria come 56,25 sta ad uno. ( Alii dell" I. R. Islilulo pag. 54 di questo volume.) Argomciilazioni del prof. Zantedeschi. II prof. Zantedeschidisse (Atti,ec. pag. 122 di questa di- spensa) elie alleosservazioni contro I'esistenza delle eorrenli simullanee opposte egli aveva gia risposto nelle sue memorie: quanlunque I'opuscolo pubblicato in Padova nel mese scor- so eoi lipi del Sicca ed inlitolato: Nascita, sludj, posizione sociale e bibiiografia delle principali opere e memorie di Francesco Zantedeschi mi desse su tal proposito tulta la necessaria erudizione, pure io non potei che rileggere le memorie che gia conoseevo, giacche quella intilolata: Os- servazioni sui nuovi sforzi fatti da I Belli a difesa dei due esperimenti addotti dal Matteucci e dal Petrina contro la simiiltanea esistenza di due opposte eorrenli eleltriche sul inedesimo filo conduttnre, comune a due circuiti chiusi ed isolati delta terra, o non e ancora stampala negli Atti dell' imp. Accademia delle scienzc di Vienna, o non anco- ra e qui pervenula. Nella memoria del prof. Zantedeschi presentala al- I' imp. Accademia il 19 aprile 1855 (Sitzungsberichte ecc. Wien. XVI, B. I 5 1 S.) Yargumentum crucis dell'autore e questo: Un elettromotore alia drove di lOelementi ed uno alia Bunsen di 19 comunicavano coi loro poli eteronimi, oltre a cio i punti di mezzo dei due conduttori erano uniti da un f.Io di platino, tagliato il quale si resero incande- scenli le due meta di conduttori dalla parte deirelettromo- tore alia Bunsen, che prima avevano soltanto la tempera- tura del color oscuro. — Io veggo facilissima la spiegazio- ne dell'asserito fenomeuo. La corrente del primo elcttro- — 451 — mo lore era la piti forte, come lo provano le due mcta dei conduttori dalla parte dell'eleltromotore alia Grove che erano incaudescenti ; quindi una parte delta corrente at- traversava il filo di platino, e, tagliato questo, dovelte at- traversare I' elettromotore alia Bunsen, e ne rese quindi ineandescenti i conduttori. Nella memoria presentata all' imp. Accademia il 12 luglio 1855 (Sitzungsl/erichle XVII B. 259, 205, 271 S.) il prof. Zantedeschi mi attribuisce una teoria di rimbalzo alia maniera dei corpi elastici, che per certo io non ho mai avanzata (Atti dellM. R. Istituto Veneto 1855, T.I, pag. 176, 144, 177 e 185). II suo appareccbio consiste in due elementi alia Cun- sen eoi poli eteronimi uniti dai conduttori PAN', NBP' passaoti al di sopra di aghi calamitati, e eon un filo AS che coogiunge i punti di mezzo dei due conduttori, e passa pur esso al di sopra di un ago calamitato. Egli dice che, secondo la doltrina da me sostenuta, per quest' ultimo Olo AB non dovrehbe passare che la d-fferenza delle correnti date dai due eleltromolori ; eel egli trovo (per esempio) che mentre dalla parte PA, NB di uoo degli eleltromolori gli aghi deviavano di 12° e dalla parte AN', BP' dell'altro elettromotore deviavano di 20°, I'ago sotto alfilo congiun- gente AB deviava di 15°, anziche di soli 8.° differenza tra 12° e 20°. — Mi hisogno leggere e rileggere quelle pagine per farmi persuaso che uno che professa la fisica possa illudersi a segno da credere che le correnti eletlri- che sieno proporzionali alle deviazioni dell'ago calamitato da esse prodotto : tale essendo la opinione del prof. Zante- deschi e certo che egli non trovera mai una corrente die equivalga a sei volte quella che produceva la deviazione di 15". — i52 — L' autore appliea al suo apparecchio la nola leoria, secondo la quale la corrente prodotta da ua elettromotore, (supposto che essa attraversi le due meta PA, NB dei con- dullori ed il iilo congiungente AB) e in ragione diretta della forza motrice ed in ragione inversa della somma della re- sistenza deU'elctlromotore (compresa quella delle due meta di condutlori PA, NB) e di quella del fdo congiungentc AB. Invece nelfipotesi che una corrente unica attraversi ambedue gli clettromotori, essa sara in ragion diretta della somma delle loro forze molrici ©d in ragione inversa della somma delle loro resislenze, e se i due elettromolori sieno uguali la corrente sara anche espressa da una sola forza motrice divisa per una sola resistenza, non contandosi in questa resistenza quella del fllo congiungente AB, il quale non esisle od e inutile. Percio dalle formule del prof. Zantedeschi risulla col- levidenza di un semplicissimo calcolo che, sevalessela sua tcoria, quando le correnti attraversano il filo congiungen- te AB dovrebbero esser minori di quando e tolto questo filo ; ed invece egli dice che tagliando il filo congiungente le deviazioni degli aghi diminuivano ; propriamente lop- posto di cio che davano i suoi calcoli. lo ho sperimentato, appunlo adoperando due elemcnti alia Bunsen, che quando le due correnti erano uguali, e percio uessuna deviazione si osservava aldi solto del filo congiungente AB, il toglimento di questo filo non mutava menomamente le deviazioni degli altri aghi dell' apparec- chio. Il che e in opposizione e colle formule riportatc dal prof. Zantedeschi, e con quanto egli ha osservalo, ed e conforme a cio che ragionevolmente doveva aspetlarsi. Nella memoria presentata all' Imp. Accademia il i(» ottobre 1856 (Silzungsberichtc XXII B., 257 S.) si riporta — 453 — una sperienza del prof. Matteucci, il quale fece scorrerc una stessa corrente elettrica per le due spirali laterali di un induzionometro differentiate in uianiera che Finduzione sulla spirale intermedia venisse a neutralizzarsi, ed osser- vd che questa spirale non produceva alcuna azione sulla rana preparata ; dal che dedusse che in un circuito esposto a due aztoni induttrici eguali e contrarie non vi e induzio- ne. — II prof. Zantedeschi dice che gli fa sorpresa, per non dire stupore, che un clettricista possa supporre che due azioni inducenti opposte producano correnti indotte. — Veramente anche il Matteucci diceva che non vi e corrente indotta ; e quale poi sara la sorpresa, o lo stupore, del Matteucci quando leggera che il prof. Zantedeschi rifece precisarnente il suo stesso sperimenlo (Atti ecc. pag. 55) e che da due correnti inducenti uguali ottenne nella spi- rale intermedia due correnti indotte eguali ed opposte, le quali si resero sensihili nienle meno che al carpo ed al me- tacarpo di ambedue le mani di un uomo ? II prof. Zantedeschi chiede al Matteucci ed al Pelrina di dimostrare sperimentalmente che gli effetti di due cor- renti opposte e simultanee sieno conformi a quelli di due correnti successive. L'ohhiezione e hene scelta ; ad essa niuno potra mai rispondere, poiche niuno potra mai fal- si che due correnti percorrano contemporaneamente e in direzioni opposte un medesimo corpo. Conckisione. — Perlanto anche dopo aver rilette le memorie del chiarissimo nostro collega io rimango con- vinto che ogni principio teorico sia contrario, anziche fa- vorevole, all'ipolesi di due correnti simultanee ed opposte, — che nessun fatto sperimenlalc ne manifesto 1'esistenza, — e che per lo contrario tulte le sperienze finora ten tale ne ahhiano dimostrata la mancanza : riraanendo peraltro Serie HI. T. 111. 20 — 154 — verissimo che, se alcuno voglia sostenere che quantunque mancliino e le cause e gli cffetti, pure le correnti esistono; non si potra mai convineerlo del contrario, quando egli ammetta che le azioni di due correati opposte serapre si distruggano auche quando ragionevolmente dovrebbero invece sommarsi. Accordiarao pure, se ci6 fa piacere ad alcuno, che vi sieno quante correnti elettriche opposte si vogliano, purche si sappia che lutto procede precisamente come se tali correnti non esistessero. Dopo questa lettura vengono dettate dal m. e. Zantedeschi le seguenti parole : U prof. Zantedeschi si riserva rispondere allorquando saranno pubblicate le osservazioni del Beilavitis e avranno una dizione fissa ed inalterable^ seguendo egli in cio l'esempio del sig. B(3cquerel all' Istituto di Francia. Aggiunge che la risposta data nella precedcnte adunanza di aver pubblicate osservazioni che venivano a diminuire, se non a distruggere le opposizioni del Belli e del Mat- teucci,vale ancora contro questi esperimenli dal Bel- lavitis riprodotti. Le quaii non prendendo in conside- razione lutto cio ch' egli ha pubblicato promette di citare cose gia date in luce dimostranti che il Bella- vitis non ha la necessaria erudizione. Si legge la seguente comunicazione del m. e. prof. B. Bizio : Circa l attitudine, o no, di altri mol- luschi ace fall (/' incontrare come le ostrkhe, la fer- mentazioiie lattica. Quando io ferraava il fatto singolare, che i corpi delle — 155 — ostriche, toltevi esattamente Ie branchie, e messi neil' ac- concio di subire la putrefazione, in Iuogo di renders! al procedimento ordinario di tutte Ie materie animali morle, si misero in istalo di resistere agli agenti eslerni, e di ri- raancre intatti in opera di una eopia notevole di un acido ingeneratosi, era dagli ultcriori studii condotto a posare, che la sostanza di quel mollusco soggiace realniente alia fermentazione lattica. Comeche V acido lattico sia grandemente diffuso in tutti gli esseri organizzati, pur nondiraeno, se prescindia- mo dal latte rispelto alia caseina, nessun csempio ci era posto innanzi di una materia animale preservata dalla cor- ruzione pel prefato movimento intestino in essa sponta- neamente suseitato. Egli era pereio che, fidato in quel pri- rao successo, nel presenlare alia scienza il falto, e nel dar- Ie a conoscere il principio immediato, onde quella mela- morfosi si origina, diceva di rilenere per cosa certa dover- si la stessa sostanza organica rinvenire in altri generi pa- recchi di molluscbi acefali come ne' pctlini, ne' milili, nel- le pinne ecc. (I), e comeche non m' ingannassi del tutto, il presagio non si avverava che per pochissima parte. In fatti, come ogni prcsupposizione di ragionevole fon- damento additava, io rivolgeva Ie prime inie ricerche so- pra la cappa santa (Peclcn jacobacus), come quella che per la sua grande vicinita alle ostriche, fu scritta dall' immor- tale Linneo al gencre ostrea; sicche io non metteva dub- bio, che 1' oslreina non si conlenesse altresi in quel mol- lusco, e quindi non fosse per darmi lo stesso fenomeno di fermentazione lattica che le ostriche. Procacciatomi adun- (1) Vegg. Memorie deW i. r. Istituto veneto di scienzCj, letlcre, cd arti. Tom. VI^ Parte I, pag. 33. — 156 — que un numero bastevole di queste conchiglie, e trascel- tovi diligentemente quel corpo carnoso bianco, ch' e il mu- scolo adduttore, lo divideva prestamente, e empitone un vase eilindrico finoa due dila sotto il labbro, v'infondeva tanta aequa distillata, ehe bastasse a levarsi di poco sopra la materia animale, finalmenle difendeva la bocca del va- se con un velo assai rado. Messa la materia in questo ac- concio, la esponeva ad una lemperie cbe si teneva fra i 22° e 25° del R.} ma con mia grande sorpresa passo tutte le fasi della fermentazione putrida senza niente offerirmi di quello che mi venne trovato nelle ostriche ; cosa non abbastanza ammirata, quando si considera la stretla affl- nita di questo mollusco colle ostriche. Tutlavia e un nuovo fatto da averne stima, comeche negativo, e negli animali non sempre agevole a incontrar- si, il quale ci comprova, cbe i generi sono contrassegnati eziandio da lnlrinseci parlicolari degli operamenti della vita, onde un cotal genere ci e ancbe divisato, perche la- vora costantemente un cotale specifico principio immedia- to, avvenimento datoei a vedere estesamente negli esseri vegetabili, ma non cosi, come diceva, negli animali, onde il riciso taglio delle ostriche da' pettini per la mancanza in questi ultimi della ostreina e una evidente pruova del ri- goroso procedimento serbato dalla natura nella nitida par- tizione delle cose create. A ricordare il fatto singolare delle ostriche, che cimen- tate ad una temperie di t00° C. nel contraersi rendettero un liquido di una forte acidita, perche la molecola del- I' oslreina, ogni volta che si cimenta alia predetta tempe- rie coll' intervento dell' aequa, e sdoppiata in una materia gialla particolare e in acido lattico, suggeriva al pensiero di tenlare la stessa pruova colla sostanza muscolare dei — 157 — pettini, ma 1' esperienza non diede quel risultato ; sicche e forza concludere, die quegli animali non ne contengano punto. Posciache la nalura deirargomenlo mi traesse qui a ricordare \' ostreina, cb' e certo materia neutra singohiris- sima, tenendoci anche solo alia specialissima proprieta di sdoppiarsi, coll' inlervento dell' acqua ad una temperie di 100° C, in una materia gialla parlicolare e in aeido latli- co, mi piace diehiarare, che quale io 1' ho otlenuta la pri- ma volta, e data a conoseere a questo illustre Corpo Ac- cademico, dubito forte che sia proprio tale quale esiste nell' auimale ; talche avrei in animo, ove la presente mia condizione il consenta, di tentare un'altra via per eondur- mi ad ollenere quel principio, evitando che allra materia vi si possa immischiare. II primo risultato negativo conseguito dalla cappa san- ta non mi sfiduciava cosi, che non procedessi a instituire qualche ricerca ne' milili, e in quclla specie, eh' e delta volgarmentepidocchio dell'arsenale, cioe il mytilus edu- lis L. Trasceglieva in questo mollusco la materia gialla spettante al mantello,edaIlresi aderentealle valve della con- chiglia. La cimentava in lulto, come diauzi, e quivi, avve- gnache scarsamente, mi venne prodotto lanto acido latti- co, che non solo reagiva fortemente alle carte azzurre, ma fu in quantita sufficienle da preservare la materia ani- male dalla putrefazione. Laonde sappiamo ora, che V o- slreina non e soltanto particolare alle ostriche, ma che altresi per piccola cosa e lavorata eziandio da' militi, e forseche qualche altrogenere di molluschi acefali non dia risultali analoghi: tuttavia credo anche al presente di po- lere affermare, che in nessuno ci verra trovato quello che ci lbrnisce la piu nobile e prclibata delle conchiglie. — 3 58 — II socio corrispondente dott. Berti continua e finisce la lctlura dei suoi studiisulle relazioni del co- lera in Venezia colle vicende meteorologiche e col calendario religioso e civile. Comunica in questa adu- nanzala parte Hintitolata : Relazioni del colera colle vicende meteorologiche, e quelle col calendario reli- gioso e civile che costituiscono la quarta parte. L'ul- tima conclusione e: « che le vicende meteorologiche sono causa occasionale e non effettiva del colera ; servono indubbiamente ad aumentare e a stringerne la diflusione, ma non valgono ne a farlo nascere ne a farlo morire. In cio non sono da piu ne da meno di quelle occasioni, che tolgono una popolazionc alia consueta parsimonia del vivere, o 1' accumulano in breve spazio, o disperdendola 1' assottigliano. II co- lera ha il principio della sua vita in s$, die non trae da cause puramente fisiche ne locali, e forse nem- meno generali. Dico forse perche questa seconda parte della mia proposizione non poteva uscire dagli studii, che io inlrapresi, escira od escirebbe da una serie di lavori simili a! mio ripetuti in varii si ti del globo. Cio chiesi nel chiudere della prefazione, cio chiedo di nuovo sulla fine dell' opera. » Quantoalle tavole che accompagnano il lavoro del dott. Berti il m. e. Turazza osserva che la curva del 1840 e oltremodo culminante, e che in queU' anno si avevano tali estraordinarie circoslanzeche non conce- devano di ralirontarlo con alcun altro. 11 Berti rispo- se al prof. Turazza che, quando si e trattato di com- parare la curva del 1849 colle meteorologiche, per — 159 — renderne meno difficile il confronto si adotto un al- tro principio di costruzione, vale a dire, si presero le somme dei casi di due in due giorni, anzi che di cin- que in cinque giorni, con che si ottenne di allargare la base, ed abbassare 1' altezza di quella curva. II in. e. Zantedeschi chiede, se oltre le osserva- zioni sulle massime e le minime igrometriche furono raccolte quelle delle massime e minime di tensione dell'elettricita positiva e negativa. 11 socio dott. Berti risponde negativamente aggiungendo che sarebbe utile di averle. non meno che quelle del magnetismo terrestre. II m. e. dott. Fario domanda, se il dott. Berti ha notato quali delle ordinarie malattie diminuissero o crescessero durante il colera in Yenezia. 11 dott. Berti risponde non essersi di cio occupalo ne'presenti suoi sludii, e non potersi avere dai registri munici- pali che le indicazioni delle cause di morte, non delle malattie che non ebbero termine fatale. Elenco dei doni presentati all' Istituto dopo le adu- nanze del 22 e 23 novembre. La Civiltd Cattolica. N. 184, 185 e 186. // Pungolo. N. 58, 59, 40, 41 e 42. Lo Spettatore. N. 47, 48, 49, 50 e 51. La Specola a" Italia. N. 47, 48, 49, 50 e 51. Osservalore Triestino. N. 266-293. Gazzelta ufficiale di Verona. N. 278-502. — d60 — Reichs-gesetz-blatt, ecc. (Bullettino delle Ieggi dell' impe- ro). Disp. 44-49. Gazzetta di farmacia e di chimica. N. 47, 48,49, 50 e 51. Fisiologia degli errori polilici moder-\ ni. Rovigo, 1854, f del sig. cav. Considerazioni sui prestili di Stato. { Gaspari. Rovigo, 1854, ; V Annotalore friulano. N. 48, 49, 50, 51 e 52. Giornale dclle scienze mediche di Torino. N. 21 e 22. Comptes rendus de I'Academie des sciences, ecc. T.° 45. N. 20, 21, 22, 25 e 24. Cronaea di scienze, lettere ed arti, del signor Ignazio Can- lu. N. 22 e 25 del 1857. Relazioni degli slali europei, lette al Senato dagli amba- sciatori veneziani net secolo XVII. Disp.a III. (Francia), editori i signori Barozzi e Derchet. Nello stato di legale separazione di letto o dimensa, conli- nua nel conjuge offeso il dirilto di accusa per adulte- rio? (Estratto dall' Eco de 'Tribunali, Sez. \ ). Dal con- sigliere Neumann Rizzi. // Crepuscolo. N. 48, 49, 50 e 51. Verslagen en Mededeelingen. (Rapporti e comunicazioni della r. Accademia delle scienze di Amsterdam (sezio- ne di Fisica). Parte V, punt. 2 e 5. Verslagen, ecc. (Fisica). Parte VI, punt. 1-5, 1857. Verslagen, ecc. (Letteratura). Parte II, punt. 2-4, 1856-57. Oclaviae querela, Carme del siguor Giovanni di Leeuwen. Amsterdam 1857. Alcune parole dette agli alunni dell' Islituto Rabbinico in Padova dalprof. Lelio della Torre. — Padova 1857. Verhandlwigen der Pkysicalisch-mediciniscen , ecc. ( Me- — 161 — moric della soeiela fisico-raedica di Wiirburgo.) Tom. VIII, disp.' 1 e 2. — Wiirburg J 857. Bullettino dell'Islmo di Suez. N. 22. Continuazione degli Atti della r. Accademia dei Georgofili. INuova serie. Vol. IV, disp." I, — Firenze 1857. Notes sur quelques nouveaux fossilcs, decouverts aux envi- rons de la ville de Rokitzan dans le bassin silurien du centre de la Boheme. 1855, del signor G. Barraude. Mittheilungen, eec. ( Comunicazioni della i. r. societa geo- grafica di Vienna). Anno L, 4 857, punl. II. Vienna. Echo Medical. N. 4 I, 50 novembre 1857. Bulletin de la societe vaudoise des sciences natureltes. To- mo V. Bullettino N. 4. — Losanna, ottobre 1857. Sul caglio vitellino. Memorie di Davide Nava e del prof. Francesco Selrai. — Milano 1857. Revue agricole industrielle et litteraire de Valenciennes. N. 4, ottobre 4 857 Corrispnndenza scientifica in Roma. N. 4 4 e 15. Lett ure di famiglia. Vol. VI, N. 4 1, dalla sezione lettera- ria-artistica del Lloyd Austriaco. — Trieste 1857. The Transactions, ecc. (Transazioui dell' Accademia delle scienze di Saint Louis). Vol. I, N. I . — Stati-uniti d'Ame- i-ica 4 857. Bullettino delle scienze mediche, novembre 4 857. // Tecnico, di Torino. — Dicemhre 1837. Fasc. VI. Tables (/■ Comptes rendus de T Academic des sciences, I" semcstro 1857. Tom. \'t. Traltato di geomelria analitica del sig. Raffaele Rubini. Parte prima. — Lucca 1837. Si <-ie UL T. III. 21 — dt>2 — Rendiconto delle sessioni dell' Accademia delle scienze dct- V Istituto di Bologna. Anni 4855-56-57. Memorie dell' accademia delle scienze deW >I sliluto di Bola- gna, Tom. VII. I' educator e Israclita. N. 12 del 4 857. — 1G3 — PRO GRAMMA. IL BAGOFILO ITALIANO PEEIODICO MENSILE La grave condizionc in cui si agita uuo dei priacipali prodotti delta nazionale industria, il disastroso gravitare di tanto infortunio sulle finanze di uii paese, come il nostro, gia depauperato per pubblicbe e private calaraita; le forli apprensioni di maggiori danni giustificale dalla progressio- ne ascendente coo cui si estesero rapidamente le dominan- ti inalaltie del baco da seta, posero in serio pensiero dot- ti e coltivatori, autorita e privati. fi colpita graveraente quell' industria cbe, quasi anello di comune prosperity, congiunge le classi agricole alle ope- raje, e le une e le altre al commerciante, al proprietario ; e il peso della sventura reagisce su tutte egualmcnte fune- sto e in tali proporzioni che e facile rilevare, se si peusi cbe nelle piii produttivc provincie si valuta a ben sette ot- tavi la perdita del raccolto 1857. Eppure di fronte a tanla calamita, dinanzi alia minac- cia di piii gravi conseguenze, non possiamo ancor nove- rare se non studii e conati affalto iudividuali, cbe condot- ti da intendimenti troppo disparati, e soriGtti da troppo li- juitate esperienze non poterono dar luce bastnnte a dissi- pare la penosa incertezza, nc togliere lo sconforto del dis- inganno. Ma se gli sforzi individual! saranno accomunati all' intento di provvederc al generale infortunio; se le in- dividual! e slegate esperienze saranno raccolte, confron- — 164 — tute, dilucidate con colletliva ponderazione, scetra di pre- venzioni ed estesa a una serie completa di fotti ; allora un criterio comune potra offcrirsi a interpretare i falti e slu- diarno la vera nalura. — E se gli uomini della scienza si stringeranno in fralellevole accordo con quolli della pratica, e raccogliendo dottrine cd esperienze si proveranno a cbia- rire nel loro accordo i dubbii e le osservazioni :, allora si potra ragionevolmente attendere qualcbe risullato vera- mente utile, sicuro e proporzionato. L'incubo desoiante dei rilcvanti danni da luogo ancbo nel scmplice coltivatore non piu alia stupida cd inerte ras- segnazione, ma a serie cousidcrazioni ; la base delle tena- ci e inconscie tradizioni, inconcussa per una lunga serie di prosperi raccolli, cede dinanzi al funesto disingonno; c la mente rozza ed ignara rileva pur nondimeno 1' insuffi- cienza degli antichi raetodi, e si incbina spontanea ad ac- coglicre le norme di cbi puo offerirgli il soccorso del sa- pere. — Se in tali circostanze la scienza si stringe in ir.li- mo accordo colla pratica, non e piii il coso di dover lot- tare coi pregiudizii: mala prova <> comune colla nalura del comune disaslro. In base a tali principii alcuni dislinti naturalist! e ba- cologi ilaliani, uomini della scienza e uomini della pratica convennero di raccogliere, ordinare c comunicare i pro- priistudiie le proprie osservazioni a mezzo d' un nuovo periodico, il quale, traltando esclusivamente di bachicoltu- ra e sue altinenze, fu perci6 denominator il bacofilo ita- MANO. II programma e tracciato nella denominazione medesi- ma; percio la fisiologia del baco dascta ; — Candamento ordinario del suo allevamento in base a una serie estesa di falti; — le malattie che lo incolgono nella sua rapid a vita; — IG5 — — i varii sistemi di allevamento adoltati in Italia e fuori di cssa, siccome ramo importantedi cognizioni per la pra- tica coltivazione delle sementi, die ora in forti proporzio- ni vengono all' Italia da estere contrado — ■ tutto die pud esscr rilevante a sapersi inlorno alio slato sano e morbosn del filugcllo, e ai relativi trattamenti; — le espcrienze e gli studii fatti dai nazionali e dagli stranicri, cost in rapporto alia miglior coltivazione del bachi, come mil esito dei va- rii lentalivi fatti alio scopo di migliorarne la condizione ; — ecco quanto verra mano mano offrendo il nuovo pe- riodico alia scopo di avvanlaggiarc nn prodotto, dal quale dipende in gran parte la prosperila italiana. Inoltre in una serie di notizie raccolte studiosamente da tutta Italia offrira — /' and anient o delle varie sementi, e tenendo conto di tutto clie puo al coltivatore interessarc e riescire di pratica utilila, non dimentichera di parlare del gclso, della sua coltivazione, delle malallie cui e soggetlo; — e cosi dei buoni metodi da seguirsi nella coslrvziove drgli cdificii destinali all' allevamento dei bachi, siccome argoracnti che hanno immedialo rapporto coll' allevamen- to istesso. I promotori del bacofilo italuno, rapprcsentati dal sot- toscritto Redaltore, nutrono piena fiducia die il nuovo pe- riodico, il quale puo ben dirsi una creazione collettiva dei pin distinti bacologi cd agronomi italiani , trovi nel concorso, massime dei coltivatori italiani, un voto prezio- so d' incoraggiamento. Dotl. PIETRO LACVS Redattore-Propr. be associazioni si ricevono in Milano presso la Reda- zione Vicolo di san Giovanni in Conca N. 9. Nella prcccdentc dispensa pag. 63, lin. 30 c scg. ERRATA I; CORR1GE Le persoue e le altre cose vive o \jQ persone possono ammalarsi ; morte possouo ammalarsi; gli ani- gli animali del pari, e le altre cose mali lo possono del pari, comunque vive o morte possono, comunque, JT\0 AUU). I SJ7-5S DBPGR8A TERZA R E L I Q U I E DELLA FLORA FOSSILE EOCENA del mm p.vsiLLiu NELLA PROVINCE! VERONESE DEL DOTT. A. B. P. MAS SAL 0 IS GO Promina, mi fece accorto con sua Ieltera 20 maggio anno corr. come questa fillite dalmata dovesse senza dubbio ossere riferita al mio genere Sphaenophora. Infatti, come e anche (sebbene Ieggermente ) figurato sulla tavola del M. Promina, vedrassi come il creduto piccitiolo sia fornito di due cicatrici trasversali dovute alia caduta delle foglie, e co- me pure non si scorga traccia veruna di rachide per egua- gliare quell' impronfa alio palme. Pel caule semplice e cica- trizzato, reputo anch' io col prof. De Visiani questa specie dalle altrc distinta, e l<« conservo quel nome che le venne giustamente imposto dal sullodato professore. Anche nel M. Cavolo venne trovata questa istessa specie, e perfetta- mente idcntica a quella del M. Promina, come puo convin- cersene chiunque vegga la fig. 4, Tav. IV, e la confronti col- ic figure del M. Promina. — Nella Tavola VII, fig. 5, vedesi questa specie redintegrata idealmente. — 182 — SriUEiNOpnoiu lacisioides, Mass. Tav. II, fig. 2. — Tav. Ill, fig. 3, 4. — Tav. VII, fig. 4, 5. Caule repente (stolonifero) radicibus (a, a) hornalo, fo~ His radicalibus coadunalo-iml>ricatis, fasciculatis . OSSERVAZIONI. Differisce dalle specie antecedent pel caule (rizoma) ser- peggiante (?) pelle foglie radicali e riunite in fascetti a ven- taglio. E la specie piu comune ed abbondante del M. Cavolo, e che offre colle podostemee le piu ragguardevoli analogic. — Negli originali, non si vede il serpeggiante rizoma (a fig. 4, Tav. VII), ma sem pi icemen le le radici (a, a, fig. 2, Tav. II ; fig. 5,4, Tav. Ill) : ne pare pero assai probabile l'esistenza. Finalmente prima di staccarmi dalle Spliaenophora dim francamente aver io il sospelto, che tutte queste 4 specie non sieno forse che forme piu o meno diverse, o porzioni di uno stesso vegelale, e forse la scoperta di qualche bel saggio con- formera questo mio sospetto. L A U R I N E E DAPHJiOGENE LA1NCE0I.ATA, Ullg. Tav. VI, fig. 1, 5. D. Foliis pctiolatis lanceolatis acuminalis, basi prnduela parum constrictis integerrimis lriplinerviis,tiervis supra basilaribus stibrectis simplicissimis. Ung. Gen. el spec pag. 424. — Fl. V. Solzk. Tab. 16, fig. IT, pag. 57. - Etling. Fl M. Prom. Tab. 7, fig. 7. — 183 — OSSERVAZIONI. Sebbene f impronta, figura 5, manchi del picciuolo, e la fig. I sia rotta a meta, pure non v' lia alcun dubbio sulla determinazione di questa specie che e tanto diffusa nei ter- reni terziarii tli tutta Europa. Daphnoceji'e paeapisuca, Ung. Tav. VI, fig. 4. I). Foliis subcoriaceis petiolatis e basi aequali partem au- gustata ovato-oblongis aewminatis remote-obtuse-denlaiis saepe integerrimis, triplinerviis, nervis secundariis basi- laribu.s (rete venoso tenuissimc exculpto). — Vug. Gen. ct sp., pag. 421. Ft. V. Solzl.a. Tab. XVI, fig. 8, i I ; Tab. XVII, fig. 1,7.— Massal. Prod. FL foss. senog. p. 25, Tab. Ill, fig. 6. — Flor. Noval., 'pag. 27. OSSEBVAZIONI. II carattere de' nervi basilari e del rete venoso, abbastan- za disferenzia questa dalla sopra descritta specie, e non la- seia dubbio aleuno sulla sua determinazione. II nnugine e talora dentato, nia non di rado e interissimo, Come si puo ricavare dalle figure istesse pubblicale dal prof. Unger. PROTEACEE DRYANDROIDES ANGUSTIFOLIA, Ullg. Tab. nost. V, fig. 3. — Tab. I, fig. 5. D. Foliis linearibus v. lanceolato-elongalis utrinque acu- minulis petiolatis dentatis coriaccis, dentibus aequalibus — 184 — nervis secundariis nullis. Ung. Fi. V. Solzk. Tab. XX, fig. I, 6, pag. 59. 0SSERVAZ10NI. I miei esemplari sebbene rotti nella parte superiore, con- vengono tuttavia colla specie Ungeriana : e siccome nulla lasciano vedere di nervi trasversali, cosi mi attengo a questa classificazione, senza entrare nella questione, se giustamente o meno sieno stati posti come sinonimi di quesla specie, la Myrica banksiaefolia, la Banksia Vngeri, ecc. come ha fatto di recente qualclie botanico. Dryandroides ligmtum, Etting. Tav. Ill, fig. B. D. Foliis subcoriaceis lineari-lanccolalis utrinque attenua- lis longe petiolatis irregulariter parceque denticulatis penninerviis. — Ett, Fl. von Hearing., pag. 57, Tav. 20, fig. 5, 7. Sijn. Quercus lignitum Ung. Icon.pl. foss. Tav. 47, figu rae 1 , 7. Gen. el spec, pag. 402. — ■ Chi. prolog. Tav. 5 1 , fig. 5, 7. — Massal. pian. foss. Vicent., pag. 4 26. — Quercus commutata, Ung. Icon., Tav. 17, fig. 8, 10. OSSERVAZIONI. Assai incomplete c questo frammento, ma non dubilo tuttavolta di eguagliarlo al Quercus lignitum di Unger, col quals infatti ha tutte le analogie e somiglianze, massime col- la fig. 0, Tav. 17 del suo Quercus commutata (Icon. PI. foss.), che evidentemente non puo cssere distkita did Quer — 185 — cms lignitum. La forma attenuata della base del niio fram- meiilo, i nervi, ed il margine irregolarmente e scarsamente dentato mi fanno essere sicuro di questa classificazione. E vcro che alcune forme del Quercus lonchilis, Myrica bank- siaefolia, Dryandroides hakeae folia, lianno non piccoleso- miglianze con questa lillilc, ma altentamente osservando, vedrassi, o pel margine, o pella base o pei nervi, esserne . . / /// : s///s/ ///r/r/Z/s/y. Tav II / // /// //////, f/,/,4 Tax IV . V/A /£'<•> ///////////. ■y/ ///■// / / /,; >< ■-' Tav. \ r-t / s///ur/ ////y . //y o. __'J /■//// //<■//' ■//■/>. > s///s///.j///s //// ////y V// 7 ■ /,//// //S///. , Tav.Y •y>//* -?,//,, . . / ys //<"/?// fr/s//,j/,/r,/ ////,, V[| \ - Tav.VMI. ■ f/s/./. y./. , - E?'« ""' = , i ■ ■ ■ ■ i ■ .,. MtzseaZaeZ & 3 WJff SOPRi tilt 1PP1RH0 IDROFORO Relazione DEL M. E PROF. GUSTAVO B tJ C C III A con una laiola Speltabile presidenzd dell' t. *\ Istituto di scienzc letterc ed arti. Venezia. \j apparato idroforo, di cui il sig. Meticke di Trieste ha presentalo un disegno ed una succinta descrizione, e suslanzialnienle una porapa premente a doppio effetto, che differisce dalle grandi ponipe ordinarie pella particolar forma e struttura del corpo di pompa, per cui si puo as- segnarc alle valvule una luce assai grande e di Iunga ma- no maggiore di quelle che le pompe comuni possono com- p or la re. Per formarsene una idea chiara, si immagini un cauale col fondo orizzontale e colle sponde verticali di muro, che metta in comunioazione il bacino da cui de- vesi cavar I' acqua col recipienle che deve riceverla. Si coocepisca il canale attraversato a mcla della sua lun- gliczza da due pareti verticali di muro perpendicolari al di lui asse, che ne interchiudano un tratlo lungo tan- to quanlo e largo. Queste due pareti tr as versa li con le __ 188 — parti intercette delle laterali sponde formano una cassa retlangolare, che costiluisee propriaraente il corpo dclla niiova pompa destinata a cavar 1'acqua dal bacino ed a spingerla ncl recipienle, La cassa cliiusa in alto da un coperchio, c!ie si pu6 levar via e riraettere a libito, e divisa per 1'altezza in due comparti eguali da un diafram- ma orizzonlale di ferro, attraversato verlicaluiente nel centro da un cilindro cavo di ferro aperto ai due eapi, che non tocca ne il coperchio ne il foudo dclla cassa. Per mezzo di questo cilindro il comparto superiore comuni- cherebbe liberamente col comparto inferiore, se nel cilin- dro stesso non scorresse con moto alternativo uno stan- tuffo pieno che lo chiude esatlamente, ai quale e impresso il moto da un' asta verlicale che esce daila cassa per un foro fatto nel di lei coperchio. Nella parele Irasversale della cassa, die la separa dal bacino da prosciugarsi, vi sono due ordini o file orizzon- tali di orificii guerniti di valvule ad animelle mobili a cer- niera; le valvule dell' ordine superiore servono a laseiar passare I'acqua del bacino nel comparto superiore della cassa, quelle dell' ordine sotloposto servono ad immellere 1' acqua del bacino stesso nel comparto inferiore. Nell'altra parcte trasversalc opposta che separa la cas- sa dal recipiente vi sono due eguali file di valvule che ser- vono ad emettere e cacciare nel recipiente l' acqua conte- nuta nei due comparti superiore ed inferiore della cassa. Ora e facile comprendere il modo di agire di questa singolare pompa a doppio effetto. Quando lo stantuffo che chiude il cilindro sale, comprime i'acqua contenuta nel comparto superiore, la prevalente pressione interna chiu- de le valvule immissorie, a pre le emissorie, e I'acqua con- tenuta nel comparto e spinta ne! recipienle. Inlanto nc! — 189 — comparto inferiore aumentandosi la capacita dell'ambiente a misura che Io stanlul'fo ascende, I'esterna prcssione dcl- 1' acqua del recipiente spinge le valvule emissorie conlro i loro orificii, li chiude, ed impedisce ch' essa rientri nella cassa ; nel mentre che le valvule immissurie aperte dalla csterna prcssione dell' acqua del bacino la lasciano enlra- re e riempicre la crescenle capacita del comparto. Quando in vece Io stantuffo discende avviene 1' effetto conlrario; il comparto superiore della cassa riempiesi di acqua tolta al bacino, e quella contenula nel comparto inferiore premuta dallo stauluffo discendente vien cac- ciata nel recipiente per le aperte valvule emissorie. Di gui- sa che, durante il moto di va e vieni delio stantuffo, I' a- cqua passa conlinuameute dalla cassa nel recipiente con afflusso incessabilmente alternato or dallalto or dal basso comparto. La pompa descritta nella breve nota trasmessa dal sig. Meticke ha la cassa lunga metri 4,09, larga melri 4,55, alta metri 5,80. L'interno lubo o cilindro cavo di ferro entro il quale scorre a sfregamento lo stantuffo ha il diametro di metri 2,24, la di lui allezza percorsa alternativamente dal- lo stantuffo e di melri 2,00. Nel comparto superiore della cassa vi sono 12 valvule immissorie le cui luci misurano insieme la superficie di metri quadrati 2,07 ; e 12 valvule emissorie di egual superficie. Allrettante valvule vi sono nel comparto inferiore. L' asta delio stantuffo e mossa da un bilannere a cui comunica il movimento di altalena una macchina a vapore a media pressiooe ad espansione e con- densuzione, con le caldaie geoeratrici a focolare interno secondo il sistema di Cornovaglia. L'embolo motor e d<-lla macchina ha il diametro di melri 1,01, e la corsa di metri 2,00. La lensione assoluta del vapore 0 di 2 atmosfere e — 190 — ptio esscre spinta fino a 5. La macchina ha la forza di 100 cavalli. L' embolo motore fa 22 corse semplici per minu- to; altrettante ne fa lo stantuffo della pompa, etl in ogni corsa espelle metri cubici 8 di acqua ehe puo innalzare fino all' altezza di 4 metri. Si asserisce che I'effelto utile prodotto da questa macj china e di 90,91 inetri cubici di acqua elevata all' altezza di I mclro per ogni chilogrammo di carbon fossile abbru- ciato, e che 1' azione conlinua della macchina consuraa in un' ora chilograrami 2,78 di carbone per cavallo. 10 penso che il grande effetto prodotto da questo mac- china non debba lutto attribuirsi alia particolar forma c disposizione dell'apparato idrol'oro: ma che debbasi prin- cipalmcnle atlribuire alia buona costituzione della mac- china a vapore motrice, ed all'ottimo sistema delle sue cal- daie costruite alia maniera di quelle di Cornovaglia. Infatti e nolorio che le macchine a vapore a semplice effetlo, a pression media, con espansione e condensazione, interamenle costruite secondo il sistema di Cornovaglia, coll1 embolo motore di egual diametro della nostra, danno effetto utile per cbilogrammo di carbon fossile abbru- ciato che monta Ono a 104 metri cubici di acqua elevata ad un metro. Ed e pure nolorio che questo mirabile effet- to e dovulo quasi inleramente al buon sistema delle cal- daie generatriei che utilizzano una grande quantita del calore emanato dal combustibile, alia eccellenle disposi- zione e costruttura della macchina a vapore ed alia efflca- cia di una espansione assai prolungata, che puo spingersi fino a 9 decimi della corsa del pistone. 11 pregio principale del nuovo apparato idroforo pare a me che consista nella comodita ch'esso procura di poter ben disporre le valvule, e di poter dare senza difficolta ai — 491 — loro orilieii una assai grande superficie, la quale serve a moderare la velocita deli'acqua liell* entrata e nella uscila dal corpo di pompa, e quindi a diminuire notcvolmente la perdita di forza viva che avviene nel passaggio rapido da una ad un' altra velocita. Ma credo che i vantaggi, dovuti alia ingegnosa strultu- ra di queslo apparato idroforo, non sieno poi di tanto va- lore, da doversi ad essi principalmente attribuire il grande effetto utile prodotto, piuttosto che allribuirlo per la mas- siraa parte alia bonla delle caldaie ed alia perfezione della macchina mo trice. Con tutto cio non c da credere che questa nuova pom- pa non presenti reali e notevoli vantaggi in confronlo alio altre usate: il singolar suo pregio supcriormenle avverti- to, la sua semplice ed economica slruttura, la grande por- tata di cui e susceltiva, la facilita con cui pu6 coslruirsi, essendo composta in gran parte di materiali elementi dello stesso ediflzio idraulico deslinato a contenerla, la rendo- no anzi appropriatissima al prosciugamenlo di eslese pa- ludi; e puo esscre in molti incontri con gran proiitto ap- plicata anche alle nostre bonificazioni. lo opincrei pertanto rimessamente che si dovesse saper grado al sig. Meticke della graziosa comunicazione, e se gliene dovessero rendere i debiti ringraziamenti. — 192 — SPIEGAZJIONE DELLA TAVOLA Questa Tavola mostra la raacchina costniita secondo il sistema del sig. ingeg. Fynje, ed attivata per 1' asciugamento d' una valle in Dreumel, provincia di Gheldria, in Olanda. In tutte le figure ogni singula parte e indicata colla stes- sa lettera. Le fondamenta pella tromba e pel serbatojo interno souo formate con un letto B di smalto o getto idraulico alto met. 4,50 : gli altri fabbricati e muri sono fondati sopra palafitte. IVella camera rettangolare a e collocato il cilindro della tromba e. Questa camera ha una lunghezza fra le valvole di met. 4,09 sopra una larghezza di met. 4,35. Essa e cinta da grosse muraglie b. II di sotto della camera sta a met. 4,30, ed il di sopra a met. 0,50 sotto il pelo d' acqua del polder in estate. La tramezza in ferro c divide la camera in due partij ed il pezzo portante il cilindro di tromba, quello delle valvole, e 1' intelajatura sono tenute insieme con bane di fer- ro (I in forma di griglia. II cilindro della tromba e, che ha il diametro di met. 2,24, e 1' altezza di met. 2,60, e appoggiato sulla fondazione me- diante un piedistallo, nel quale sono praticate le necessarie aperture pel libero passaggio dell' acqua. II cilindro attraver- sa la tramezza di ferro c, alia quale e solidamente fissato, ed e totalmente aperto ai due capi, cosicche le due parti della camera sarebbero tra loro in comuuicazione se non ve- nissero separate dallo stantuffo della tromba f. Tanto nella faccia anteriore che nella posteriore della ca- mera si trova in cadaun compartimento un robusto telaio di I fl ' TavIX i\ ■•/ i... i .. — 193 — ferro portante -12 valvule g, le quali hanno insieme una su- perficie di met. quadr. 2,07. Queste si aprono tutte verso 1' acqua esterna, e giacciono sotto un' inclinazione di 22",30'. Cadauna valvola e costruita di legno con fodera di lamiera, ed ha il peso di chil. 0,010 per centiinetro quadrato. In tal inodo i quattro telai contengono 48 valvole, delle quali 24 per 1' entrata e 2i per la sortita dell' acqua. Lo stantuffo /' e di ferro massiccio, guarnito con treccia di canape. Per riunovare la guarnitura o per visitare lo stan- tuffo si leva il coperchio mobile f . Lo stantuffo e attaccato al bilanciere mediante 1' asta di ferro /;, lunga met. 8,80, e composta di due pezzi, la di cui unione cade al di sopra del solajOj e si effett.ua con robuste biette di ferro. Questa asta e mantenuta in direzione da due guide, 1' una sul coperchio mobile f , e l'altra sul detto solajo, e la sua giunzione al bilan- ciere a mezzo del paralellogrammo ne assicura la verticalita. I supporti in ferro k che sostengono il bilanciere sono stabiliti sopra le traverse arcuate di ferro /, assieurate nelle muraglie con tiranti e chiavarde. In senso di Iuughezza sono collocate due robuste travi ro portanti due grossi guanciali di sovero, che ricevono ed am- morzano i colpi della macchina. In quanto alia macchina a vapore non occorre darne un dettaglio. Dessa e una macchina a media pressione, con espan- sione e condensazione ; p e 1' asta dello stantuffo q. Quest' ul- timo ha il diametro di met. 4,01, ed il cilindro ha 1' altezza di met. 2,60, r e la camera di vapore, s valvola a sdruccio- lo, t manobrio, u tromba premente per alimentare le cal- daie v, y condensatore, z tromba d' aria. Le caldaje sono a sistema di Cornovaglia, la pressione del vapore e di 2 atmosfere e pu6 spingersi fino alle 3. La macchina e della forza di 400 cavalli, per ogni colpo dello stantuffo la tromba innalza met. cub. 8 d' acqua, il numero dei colpi della tromba e di 22 per minuto. L' acqua pu6 es- sere innalzata Gno a met. 4 sopra il pelo d' acqua del pol- der in estate. Scric 111, T i/l. 2S — 194 — Dal giornale tenuto dal direttore delio stabilimento du- rante un' intiera stagione risulta, che furono innalzati met. cub. 90,01 d' acqua alia media allezza di un metro per ogni chilogr. di carbon fossile consumato, e che la macclnna a vapore consuina chilog. 2,78 di carbon fossile per cavallo e per or a. ADCN\NZ.t DEL GfORNO 25 6ENRIJ0 IS5S ioi Ieggc il Rayiommento II delta Prosodiu an- tica italiana sul sccondo elemento poetico, V accento del verso, del socio c. P. B. Sorio. Vi ragionai 1' altra volta del primo clomonto del verso italiano, cioe del numero delle sillabe, il quale vi feci vedere che falla o in difetto, o in eccesso nella pronuncia moderna di alcune voci come si trovano scritte nelle stampc dei ri- matori antichi. Or tocca vedere del II elemento del verso, cioe dell' accento, di quello necessario anche in prosa, e che trovasi in ogni lingua, per la quale nella parola accade una sillaba, sulla quale si fa maggior posa che in sulle altre, e nella pronuncia si senle, ondc pronunclato si appella, e che solo d' una voce mcdesima, variamente posio, fa iaivolla mutare il siguificalo, come, per esempio Predict) e ben altra cosa che Predico, ed e pur una la voce, solo v' e traslo- cato 1' accento. Ma perocche nei mss. antichi non trovasi scritto 1' accento sillabico con nessun segno, e si lascio solo alia tradizione vivente e vocale, ed all' uso, per cio alcuni accenti di voci non sono dall'uso e dalla vocal tradizio- ne osservati ; per la qual cosa vedremo in questo r.ngiont;- — 1% — menlo che ne' rimatori antichi ci rieseono errati e zoppi dei loro versi, perclie noil serbiamo colla pronunzia rao- derna 1' accento in alcuna voce, quale si praticava dall' an- tica pronunzia, conciossiache piu non si usa, e fu per an- tico disuso posto affatto in non cale, anzi al tutto general- mcnte si ignora. Questa noncuranza antica dell' accento nel- le scritture anliehe, eziandio quando era pur necessario a far rilevare con qualche segno, non e sola dei niss. italiani, ma eziandio dei latini si dee lamentare, onde forse la vera pronunzia dell'idioma latino e smarrita; e certo altresi nelle greclie scritture antiehe una tal noncuranza di registrare con scgni gli accenti della viva pronunzia si vede chiara da quel- lo che dice Aristotcle, che cine nel discorso a voce il sofisma era men facile che nello scritto a cagion dell' accento; dun- que nella scrittura non era segnalo 1' accento che pur si pro- nunziava. E lo stesso Aristotcle ricorda la controversia sul vero significato dei versi 527 e 528 del XXII! libro delflliade, la qual controversia non potea nascere se la parlicella a qual pronome fosse nello scritto distinta dall'avverbio dinegazio- nc per 1' uso dell' accento segnato nella scrittura, come si trova oggidi nelle stampe. La qual noncuranza dei nostri antichi diede ai lettori sopravvegnenti nel risorgimento degli studii non Iieve impaccio, e quanto riguarda a noi nelle an- tiehe rime italiane veggiamo col presente Ragionamento co- me riescano assai delle volte fallati i versi per la trasposizione dei debiti accenti nella moderna pronuncia. Anche il II elcmento del verso italiano, I' accento, nei poeti antichi dai lettori moderni e guastato, perche divcrsa- mente lo pronunziavano i nostri antichi in alcunc voci dalla pronunzia ora usata da noi. Abbiamo oggidi alcunc voci sdrucciole che gravi si pro- nunziavano dagli antichi, c per conseguenza osscnavano eolla — 197 — loro pronunzia 1' accento, c il battevano sulla penultima, quando noi lo battiamo sulla terzultima, e conseguentemente il lor verso nella loro pronunzia era buono, ma nella nostra pronunzia riesce guasto e zoppo. Ci resta esempio della voce Umile, che recitiamo anche Umile in poesia, e Andtema re- citiamo Anatema, e Congrega Congrega ; c, per contrario, da Mendicare vidi il nostro Poeta Aleardi usare nolle sue Prime storie le voci Mendico, Mendica, uso poetico buono secondo mio avviso ; ed il nostro Aleardi niostra ingegno d' avanzo, e sara non a tratti, ma sempre eccellente poeta se imitera la nobile sprezzatura del nostro maraviglioso Calullo, anzi che la troppo tesa ingegnosita di Properzio, sulla cui imitazione Juvenale da talora nel falso. Ma di parecchi sdruccioli fatti gravi pareechi esempli troviamo no' poeti antichi, che sono andati in disuso, ma che tuttavia bisogna saperli a non volere il lor verso guasta- rc mal recitandolo colla nostra moderna pronunzia. Bianco da Siena, Lauda 17, Str. 10: Annego nell' amore E per amor so' niorto : Non ci truovo litore, Fondo, ne anco porto. Nota Litore per Litore. Oggidi solo si recita Litore lali- nismo di Litus, oris. Sarebbc questo Litore da registrar nella Crusca, la quale esser dee la storia della lingua anlica. Jacopo da Lentino ha Spirito in luogo di Spirito : E parmi uno spirito, Che al cor mi fa sentire, E giammai non son chito (quieto). La Crusca ha Chitare per Qitietare, rimane da registrar- \i Chito pci- nuicto c Spirito per Spirito. Cosi certamente nel Forccllini si costiuna di fare. — 498 — Bonaggiunta Urbiciani recita Ottimo per Ottimo; e Ter- mino per Termino, da registrar nella Crusca. Onde la gioia mia passa I'ottiina Quant' e piu d' alta cinia. Ch' aggio perduto per mal ritenere Quel ch'acquistai in piccolo termino. Fra Jacopone ha Sofislico per Sofislico, Ansia per An- sia, da registrar nella Crusca. Ma molti ha messo in ruina Sofistica teologia (1, i, 10). Or vedessi almen 1' ansia, Con che ogmm morte desia D' esto deinone incarnato (2, 0, 8). E Ser Brunetto Latini ha Lucifero per Lucifero nel Tc- soretto. E quando Lucifero Si vide cosi clero. E Dante Allighieri us6 occiipa per occupa da occupare, c Occupi per Occupi; no si diea per forza delta rima, che tirannia di rima mm vinse mai quel grande, e da imparare piuttosto 1' uso promiscuo di allora nella voce occupa e oc- ciipa. Purgatorii 20, S : clie fonde a goccia a goccia Per gli occlii il mal che tutto il mondo occupa. Ivi 14, r> 5 : Trova le volpi si piene di froda Che non temono ingegno che le occupi. Cosi Comcdia disse e Tragedia, detle ora Commedia e Tragedia. Infemi 10, 129: E per le note Di questa Commedia, Itttor, li giuio, ccc. — ID!) — Infer m 21,2: Altro parlando Che la inia Commcdia cantar non cura. hi 20, J 15: E cosi il canta L' alta mia tragedia in alcun loco. hi 5, J 45: Eudide geometra e Tolommeo. Paradisi 20, 24 : E si come al pertugio Delia sampogna vento che penetra. hi 32, 145: Si che guardando verso lui penetri, (J want' e possihil per lo suo splendore. Queste tre ultimo per Iicenze tlella rima non sono strane anche all' uso moderno. Come vedemmo nell antica pronuncia far gravi lo voci fdrucciole, cosi recitavano similmente gli antichi coll'accen- to siill' ultima sillaba parecchie voci che noi nun accontiamo coll' uso presente, onde i lor versi per questa varia pronun- zia riescono errati, so non seguiliamo anche noi nella recita il loro accento nella finale della voce. Basli I' autorevole esempio di Dante. fnferni 5, 58: Ell' e Semirainis, di cni si legge, ecc. E appresso : Poi e Cleopatras lussuriosa. E Purgatorii 1,9: E qui Calliope alquanto surga. Cosi leggi coi testi piu antichi in penna e stampati. Nel lesto della Crusca (Firenze, Manzani, 1505) cosi si prese a Icggerc : E qui Calliopea '1 quanto surga; — 200 — chi non vede clic non c' era nulla affatto il bisogno dolla eli- sione nella doppia a concorrente, e che la lettera a semplice partiene alia seguerite voce alquanto ? Ma peggio fecero, e seguitano a far tuttavia gli editori che stampano I' un dopo f altro come le pecore fanno senza sapor lo 'mperche : E qui Calliopea alquanto surga. Ecco fatto il becco all' oca. Calliopea non pur c baltez- zala, ma e altrcsi confermata. So non che le sorclle muse non la riconoscono del loro coro per questo nome bastardo e artefatto, che Calliope grecamente, e Calliope italiano al nostro uso si chiama la musa dai versi eroici, ma Calliopea non si nomina che per errore. Anche quel verso Purgatorii 22, 58: Per quel che Clio li con teco tasta, credo nelle stampe alterato sullVsempio della Crusca, la qua- le non seppe rettamente pronunziare Clid, come in antico si pronunziava. Vero e che la Crusca non porta nessuna va- riante de' suoi cento Codici, ma ne' testi a penna piu vecchi, nonche in alcune stampe prima della Crusca fatte abbiamo il verso cosi : Per quello che Clio teco li tasta ; e la alterazione testuale fu fatta comune dalla Crusca, e da chi ciecamente la seguito. Cosi come Clio, recito Dante ac- centata la voce grcca Lete. Purgatorii 55, 96: Siccome di Lete heesti ancoi. Non ebbero possibilita gli editori e la Crusca di alterar questo verso, c il lasciarono come sta nella voce autentica e germana di Dante Lete per Lete, rimancva che la mutas- t>oro in Leleo da accompagnare con Monna'Calliopca. Ma quell' altro simile verso, Paradisi I>, 06: Come Jepte alia sua prima mancia. — 20i — il quale eosi si legge in parecchi tesli anticlti cd in penna <■ slampati,fudalla Crusca alteratocosi(Manzani,Firenze 1595): Come fn Lepte (sic) alia sua prima mancia. Questo errore di stampa (Leple) si trova identico nella edizione del Landino Venezia. Qual conseguenza e da trar- ne ? E gli editori seguenti corressero il fallo di stampa Lepte e scrissero Jepte, ma la Iezione lasciarono come e nella Cru- sca. F> vero che la Crusca fa supporre non ci essere ne' Icsli a penna, o nelle stampe antiche varieta testualc, ma sulla pa- rola autorevolc della Crusca non bisognava cosi ciecamente stare; la quale del suo vi aggiunse la voce fit per ridurre il verso alia voluta misura nella moderna pronunzia Jcpte, che si dovea pronunciare J epic: Come Jcpte alia sua prima mancia. <:osi leggi, e non colla Crusca: Come fu Jepte alia sua prima mancia. \nchc f altro verso, Paradisi 21, 6, ne' tesli anlichi cd in penna c starapati si legge: Fu Semele quando di cener fessi. Cosi legge anclic il Testo dell' ottimo commentatore an- lico. Vedi sua nota. Ma la Crusca non seppe leggere Semele e lesse Semele; ed il verso die riuseia guasto di fantasia riformo posponendo la voce fu a Semele : Semele fu quando di cener fessi. lo ne' tesli jiiii antichi, c D. Perazzini ne' suoi leggem- nio : Fu Semele (jiimido di cener fessi. La Crusca non porta alcuna variante de'suoi cento Codici a questo passo; ma io non son poi obbligato a credere che per questo leggano lutti conforme alia nuova Iezione della Crusca. Anrhe i seguenti editori stamparono e stampano luUa\ ia : Semele fn quando di cener fessi. Ammiro la rivcrenza a quel testo della Crusca in tal pas- Serie III. T III. 26 — 202 — s«> che rivercnza non merita, porch 6 riformato ad arbitrio ed a libito senza bisogno di sorte. E piu sarebbero in Dante questi esempii delle voci ac- centate alia loggia antica se la lezione non ne fosse alterata dai copiatori dove hannopotuto con lieve trasmutaraento di voce recare il verso alia volnta misura eziandio colla moder- na pronunzia. E da vedere una nota nell' ottimo nostro dantista D. Bartolommeo Perazzini, che da ben cinquanta anni appunto la Crusca di simili guastamenti arbitrarii, ma non la ancora ascoltato. Aneha il Petrarca legge greeamente accentato Ippomenes. Trionfo d' Amore, cap. 2 : E seco Ippomenes che fra cotanta Turba d' amanti, ecc. AJtre volte al contrario gii anticbi poeti, ed altresi i pro- satori nclla lor vecchia pronunzia 1'acccntoehe or battesi neila finale, battevano nella penultima sillaba della voce, o piii indietro ; ne dee reear maraviglia se in cio seguitavano i nostri anticbi il gusto del tempo in cui vissero, come noi seguitiamo quello del nostro ; ma bisogna por mente die i nostri anticbi non poteano sludiare quel gusto che molti se- coli appresso doveva sopravvenire ed usarsi da noi, ma noi si die possiamo, per contrario, e dobbiamo studiare il lor gusto ed uso antico, a voler noi ben leggere colla loco pro- nunzia i lor versi, e non alterarli e guastarli per mala reci- ta e non vera pronunzia. Noi, per esempio, recitiamo Trinitd, Felicild, ma i nostri anticbi cosi recitavano Trinila, Fclicita. La voce Fratemitd recitavano piii volentieri Fraternita, e noi recitiam tuttavia Confralernita ; e Tribii non pronunziavano i noslri piu anti- cbi, ma Tribo. Onde Dante: Purgatorii 51 : Se dimostrando del piu alto tribo. — 203 — Ed a quest*) proposito il dolto Borghini. Orig. Firenze 277, dice cosi : Resta a parlare delta trioii ami del tril>o, come quesla voce pronunziavano i nostri antichi e maestri delta lingua. E come Trinita per Trinita pronunziavano i nostri antichi, cosi Fra Jacopone da Todi voile aver pronun- ziato Carita per Caritd in quel suo verso (I, J, 56): Damnii in fede un alto loco, Di carita ardente foco. La stampa citata lcgge: Di caritade ardente foco ed il verso ne e guasto a gran pezza. Simile trasposizione dell' accenlo dalla finale alia penulli- ma sillaba abbiamo anche in Dante, che Podesta recita per Podestd, ool latino Poteslas. fnferni 6: Quando verra lor nimica podesta. E similmente Fra Jacopone da Todi pronunzia Maiesta per Maiesta dal latino Majestas. Che tutta questa gesta Piacera all' alta maiesta* E simile Ones t a per Onesld col latino honestas recito Barberino Docum. d Amore: Ma chero a lui che onore Faccia, ch' egli aggia di sua vita onesta (onesta). E Ciullo d' Aleamo : Avere me non pnoi in tua podesta. E Dante disse Pieta per Pietd, latino Pietas : Non vedi tu la pieta del suo piauto ? E Rinaldo d' Aquino ha Finera per Fincrd futuro di Fin are. Sempre di lor de 'Y uomo avere spera (speranza) Chi cosi fa certo bene finera. E Bonodico Notaio da Lucca Del Sonelto : Vow so ra — 2U4 — gum, ma dun per pensero, cosi recita il VII verso : Latino come sento, respondero (res pond era). Ed il Barberino, Docum. dJ Amove: Ma guardin' in iiuel libro eec. Lo qual io scrissi, e mando A lei, che me 1 cumando (comando). Quesle licenze, per non dirle usanze, dell' antica pronun- zia toscana si deono sapere a chi voglia dare in luce corret- te c illustrate le rime antiche, e non sono cose da trascurar, ne da ridere, benche sieno i;ia ite in disuso oggidi. Sen/a studiare e sapere quesle capresterie, pur cosi nominandole, de' poeti anlichi, si dara quella eolpa agli anlielii maestri, la quale e meglio, anzi e giuslizia di dare a noi, elie guastiamo ignorantemente i lor versi, perch e non li sappiamo'ben leg- gerc, ne recitarecoi loro debili accenti ; e sevorremo di fan- tasia, ed a caprieeio emendarne la misura recandoli alia no- stra pronunzia, faremo cio che fu fatlo anche troppo finora dai copiatori e dai triviali canlori laudesi, e dagli editori delle slampe, eioe guasteremo le nostre magistrali scritlure antiche. Per esempio in Fra Jacopone (i,2, 0) legge la stam- pa citata cosi : Se mamma arvenisse, che raccontasse Le pene elie trasse in niio nutrire. La notte abisogno (sic) che si rizasse, Et mi lattasse con freddo soffrire (con soffrir freddo). II terzo verso ad avere il metro degli altri vuol la lezione abisdgno per abisogno come ne" surriferiti esempi. E altresi da notare nel primo verso la congiunzione Se voler essere in modo ottativo, come in latino la corrispondente voce Si e registrata in questo modo ottativo dai Forcellini con classici esempi, § 6 : Hem opiandi pro Vlinam; Vjrg. 6, /Eneid. 18G; I'ei-s. 2, 10, etc Giuntu da fare alia Crusca. Allro escrnpio ne vedi in Fra Jacopone (">, !(>, 9). — 205 — S' io potessi invenire Alma che m' intcndesse E coriloglio mi avesse. Ma dee la nostra ela saper grado all' infaticabile profes- sore Vincenzo Nannucci teste rapito da morle eon danno ii •- reparabile alia letteratura toscana. Ei^li qnesti areaismi della lingua nostra raccolse, eon sana critica sceverando dalla falsa la vera lezione a poterne illnstrare e le vere origini della lin- gua, e la vera lezione, e la intelligenza dei nostri classic] au- tori. Ma dobbiamo altresi saper grado al sno mecenate ingle- se Lord Vernon, senza il cui generoso soccorso in danaro eosi dotle seritture e cosi benemerite sarebbero tnttavia voce avverbiale poithc si dee sciogliere nelle n una affeltata magniloquenza. Ma biso- gna udire come ne parla con grazia quel bizzarro ingegno del Giusti sopra lodato : « Qucsli gramalici presero a coman- » dare a bacchetta ; iniposero leggi e confini alia » lingua senza conoseerla hilla quanta; turati gli orecchi alia » voce del popolo, che gliela parlava schietta eviva, s'abban- » donarono a un gran seartabellare di scritture per trarne » (ante filze piu o meno lunghe di vocaboli, quanle sono le u lettere dell' alfabeto. Poi, chiuso il libro, gridarono come » Pilato : Quel che e scritto e scritto ; ma il popolo seguito » a parlare com' era solito. Di qui la funesta divisione di lin- » gua dotta e lingua usuale ; in famiglia si parlo a un modo, » a tavolino si scrisse in un allro. Contro cerii modi intesi )) da iutii, ma non usati dagli scrittori, s' incomincio a gri- » dare : Basso, triviale e disadorno ; e apparve la Ievigatezza, » ma 1' evidenza, la proprieta e 1' efficacia se n' andarono. » Dice benissimo il nostro Giusli, ed ottimamente fece egli di raccogliere dalla viva voce toscana del popolo i suoi pro- verbii, ed il P. Bresciani Borsa ben fece di razzolare dalla viva voce del popolo toscano le parole tecniche delle arti e mestieri, e le grazie vere della lingua non registrate per av- venlura dalla Crusea, n6 forse usate ancora da' suoi scrittori finor conosciuti e allegati. Ma anche quanto agli accenti pro- nunciati i severi gramalici hanno imposto le loro leggi prima di ben imparare e conoscere tulta quanta la loro faccenda in iutte le scritture almeno piii antiche e classiche, le quali fan- no pur testo di lingua anche nei documenti del loro processo che chiusero da Pilato : Cib che e scritto e scritto. A quest' uopo della pronunzia accentuata cosi, o cosi era : len da sludiare le rime antiche, ed il Fra Jacopone da To- di, e le Bime dell' Allighieri, ma in una edizione veramente genuina e corretta, non colla gramalicn, si coi piu vecchi e — 211 — fedeli codici mss. Conciossiacke qucsta faccenda altresi degli accenti cosi pronunciati al suo debito luogo, come erano da- gli autori antiehi die scrissero, e troppo bene in servigio eziandio delia prosa parecchie voile, non che della poesia ; ma questo fallo non puo sicuramente determinarsi con veriia se lion suH' appoggio dei versi, onde e bisogno fame uno spo- glio sulle lezioni vere ed autenliche degli autori, e di questi arnesi arricehire la Crusca, la quale dica col proprio acccnto segnato come fu recitata variamente la voce, e da quali au- lori, ed in qual loro luogo della scrittura, cbe sia testo di lingua. Ma cosi recitati i versi nelle stampe di Crusca colla quantita delle siliabe e coi loro accenti falsati, cioe non con- fonni alia viva pronunzia di cbi !i scrisse, resteranno i noslri studiosi ignoranii di quesli arnesi poetici della lingua, e si i maestri di lingua, e si i loro discepoli in questa faccenda non sapranno mezzo !e messe, come dicevano i nostri vecchi To- scani colle solile loro allusioni alle cose piCi popolari, le quali sempre furono le religiose e di chiesa. Questa omissione degli accenti sillabici nella poesia se- gnati colla viva pronuncia genuina degli scriitori, non pure ha non poco guastata la lingua nostra poetica antica c la greca, come vedemmo, ma anche la lingua ebraica tanto ne ebbe a soffrire cbe le poesie originali ebraiche della Bibbia furono per tanli secoli crcdule pura prosa, senza il metro del verso; o almeno disperarono di piu poterlo trovarc (I). Parecchi autori di primo grido molte cose lianno detto in (1) 1 punti medesimi ebraici, cioe le vocoli si creduno aggiunti 8i testu qualche secolo dopo la distruzioue del seconds tenipio di Geiu- salemme; saranno duuque autentici tolli ed in ogui sua parte ? Ve ■ si 1' opera di Bustorfio il figlio De puncforum vocalium <'t accentuum o.-i- ginej et antiquitate. Ecco donde le varianti del T. Ebraico preseute dai LXX, dalla Vol- gata, e dalle altrc antiche versi' i — 212 — talc question*.', argomentandosi di trovare no1 sacri libri chi tin metro, chi un allro ; alcuni di loro volendoli ritmici, altri rimati, ed altri a guisa de' greci d'ogni maniera, eniun forse ci e stato per tanti secoli ehe pienaruente soddisfacesse. Cio avvenne perehe la tradizione vocale, e 1' uso della pronuncia e della reeita viva nelie scrilture non fu notato, e forse non fu notato perehe questa era cosa di troppo connine uso a tutti, ne v'era a quel tempo antico quasi nessuno che di que- sta regola scritturale abbisognasse, onde Giuseppe Ebreo, s. Girolamo e Filone solo per incidenza fanno menzione ehe esametri e giambi si trovano nella Bibbia. Ma il vero sistema del metro ebraico fu la controversia perpelua dei dotli senza aleun risultato soddisfacente. Questo si vede a' di nostri otle- nuto dall' ottimo orientalista, da morte rapito alio letiere, i! P. Secchi Seniore Gesuila, nella sua opera della Catledra Alessandrina di S. Marco in Venezia, la eui difesa da aleune censure fu sostenuta valorosamente iro, che pel Vicentino si annunzia- no L. 500,009 di seta greggia prodotta da 1176 ealdaie. — 221 — mentre ncl Friuli a produrre un' egual quantita di se- ta greggia si annunciano caldaie 5000. Invcco il prodotto del vino e dalla Camera di commercio vicentina esposto per I' epoca anteriore alia crittogama in botli 85000 (o ettoli- tri 774,452) e ijuesta cifra torna abbastanza credibile. E per- tanto evidente che questi due principa'li prodotti, anehe ridot- li ai piu veri loro termini, rappresentano per Tuna e per fal- tra provincia una rendila di dodici a quattordici milioni di lire. Si pensi ora alia perdita to tale del vino negli ultimi an- ni, e alia perdita gia in parte ineomineiata dei bozzoli. Si ponga d'allro canto attenzione alia forza economica della pro- priety stabile delle due provincie, forza rivelata abbastanza dal loro eataslo eensuario. E sara presto inteso quale sia statu ne- gli anni ultimi e quale possa cssere nei vicini la condizione della propriety stabile. Se qualche cosa rcstava a desiderarein questo argomento, quesl'era elie le Camere di commercio no- tassero ancor piu la deeisiva influenza elie deve escreitare sul commercio e sull'industria del nosfro paese lo stato della pro- duzione agrieola, c eio premesso ragionassero poi della ur- gente necessity l.° di diminuire le imposte fondiarie che ag- gravano quest' ultima; 2.° di perequare non solo le provincie dellantico dominio veneto con quelle del manlovano e del milanese, ma aneora le provincie del nostro regno con quelle delle al're parti dell' Impero, nelle quali comunque un nuovo cmiso sia islituilo sulle stesse basi del nostro, pure la imposta ordinaria vi c lenuta nella assai piu mite misura del I6p. 0/0 ; 3." di porre un modo alle sovraimpostecomunali, le quali ncl Friuli s' indicano pareggiar le erariali e nel Vicentino di po- co sono inferiori. E questo il luogo di notare, che la Camera vicentina ha peccalo di esagerazione non solamenle nellindicare il prodot- to complessivo dei bozzoli, ma si aneora nclfesporrc o meglio 222 slimare quelli unilarii per eampo del frumento, del granotur- co e del riso. Anche qui raanifestasi la necessita di conoscere minutamente gli cleraenli, ed il metodo cho servirono a rica- vare le medie esposle in questo argomento clie d1 alira parte non enlra nelle attribuzioni della Camera. Calcolare, p. e., il prodotto del frumenlo da 25 a 50 slaia nei lerreni migliori, da 8 a 10 neglmferiori, e da circa Hi nei medii e eosa pro- babilmente assai lontana da'la esattezza. II prodotto maggiore sara vero in pochissirai Condi, il minimo e il medio non lo saranno in nessuno. E lo stesso deesi ripetere riguardo alle slime dalla Camera vicenlina esposle sui prodotti del grano turco e del riso. Invece il Rapporto friulano ci presenta cifre determinate tanto sulla quantita dei prodotti cereali come sui loro prezzi. La scarsiia del prodotto e qui cerla prova dello slato non prospero in cui si trova 1' agricoltura In generale, tranne il prodotto della seta clie da un de- cennio segna un progresso in ambedue le provincie, e, tranne il prodotto del vino sui quale non e possibile istituir parago- ni, gli altri prodotti agricoli sono affatto stazionarii, come e stazionaria o quasi la popolazione, grave sintomo questo che merita da parte di iutli la pin seria attenzione. Passando alfinduslria, i principali suoi rami in Friuli so- no la trattura e toreiiura delta seta, annoverandosi cinque opi- ficii di toreiiura a vapore e cinquantacinque conalberi a ma- no, lilatura, tintura e toreiiura dei cotoni, concia delle pelli, raffineria dello zucchero, fabbrica di carta, seghe di legnami, uon potendosi del resto ne mettere fra le industrie il prodotto dei bozzoli, ne far gran caso delle fabbricbe di birra, necon- siderare come abbastanza rilevanle la coltelleria. Nei Vicenlino 1' induslria c piu svariata, ma nemmeno jiel Vicenlino essa assume una grnnde imporlnnza. I torci^oi — 223 — di sela, ch'erano cinquanta al principio del seGolo, sono ora dieci soltanto.Ai drappi di seLa sono ora dedicati soliquaran- tacinque telai semplici e quindici alia Jacquard in tutta lapro- vincia, quando un socolo fa nella sola citta capoluogo questa industria contava 5000 telai. Anche ii lanificio, assai prospero Del secolo passato, era caduto in basso alio spegnersi della re- pubblica veneta. Ora e tomato in fiore. II lanificio di Schio, Thiene e Valdagno impiega 7920 lusi. E i panni del signor Rossi di Schio sostengono con onore il confronto delle mani- fatture forestiere. Anche le fabbriche tli terraglie si mantennero semprenella provincia Vicenlina, ma senza seguire i miglioramenli altrove inlrodotti nelle arti ceramiche. Appena adesso una qualche fabbrica, quella dei signori Pesaro specialmente, attende a far- si migliore. L' industria dei cappelli di paglia introdotta da due secoli nei Sette Comuni v' impiega anche presentemente 5000 in- dividui. Allre industrie minori, cioe quelle delle manifatture di fer- ro, della carta, della terra cotta, delle seghe di legname sono pressoche stazionarie. Questo e quanto si puo nofar sull' industria. Del com- mercio si puo dire aneor mono. Egli e quale importano che sia le trislissime condizioni del possesso fondiario, e lo svilnp- po sempre misero delle industrie manifatturiere. E quasiche non bastasse la scarsita degU alimeuli che l'agricollura e I' in- dustria possono dargli, il commerciosi trova contrastato dalla somma difficolla di ottener capitali, dagl' impedimenti doga- ttali, dalle inquisizioni degli uffizii d' imposta ecc. ecc, cose lulte die le Camere di commercio non tralasciano di lamen- l;nv. E pertanto non avevano bisogno di essere dimostrati con 224 nuove c pi to accurate ricerche stalistiche c solo avevano biso- gno di essere cbiaramente espressi, e lo furono, i voti dclle Camere di commercio che versano I ,° sulla necessita di provvedere alia silvicultura ; 2." sulla necessita di mettere a profitto le acque, e spccial- mente per il Friuli sulla opportunita di effettuare il canale di derivazione dal Ledra ; 5.° sulla necessita di sciogliere i vincoli feudali nel Friuli e le decime nel Vicentino ; 4.° sulla urgenza di altivare un regolamento di polizia rurale ; 5.° sulla necessita di attivare istituti di credito; G.° sulla necessita di raitigare i dazii d' entrata delle pelli crude, di levare i dazii d'uscita della seta greggia, di diminui- re i dazii di consumo sulle carni, di togliere le dogane interne, di riformare la legge 1811 sul contribute) arli c commercio, di abolire la tassa sulle rendite; 7.° sulla necessita di correggere gli ultimi comparlimcnli ferriloriali ; S.° sulla opportunita di adottare il sistema metrico dcci- male. E cosi via. E qui alle cose dette con molta saviezza dalle Camere di commercio mi pcrmettero di aggiungere poche osservazioni. Notero prima di tutlo che i vincoli feudali non solo im- pediscono il libero trapasso delle propriety, ma portano inol- tre un serio ostacolo a quelle istiluzioni di credito fondiario che pur offrissero aiuto di capital! all' agricoltura. In seeondo Iuogo, quanto alle decime, se la provvidenza del Governo ottenne nel recent e Concordato con Roma che 1' abolizione delle decime negli Stall eredilarii tedeschi venisse sancita dal potere ceclcsiastico, parmi polersi fondalamente sperare che le Provineie Venete non saranno per risentire da — 225 — quel raedesimo Concordato il gravissimo danrio die lo deci- me sieno qui confermate nel loro principio senza die siano sottoposte al civile rimedio della loro redenzione. E vi sono poi le decime laiche, per le quali nessun ostacolo si presenta a dichiararne ia via legislative la soppressioae salva 1'inden- nila. In lerzo luogo mcrila una seria attenzione anche lo stalo igienico delle campagne, La pellagra, che al cadere del passato secolo era quasi ignota nel Veneto e solo eominciava a mo- strarsi nella bassa Lombardia, ha preso in quesli ullimi anni un grande sviluppo dovuio per avveniura a niolte cause iu- sieme cospiranti. Bisogna assolutamente che si provvegga a impedirne le slragi se non per senso di umanita, alnieno ael- 1' interesse dei possideali c dello Stalo medesimo. Un altro argomento dimenlicato dalle Camore di com- mercio e quello dei consorzii di difesa, di scolo, e d'irriga- zione. I quali, e specialmente gli ultimi, hanno urgenle biso- gao di esscre mcglio organ izzali. Del resto non deve farsi colpa alle Caniere di commercio se non preslarono una parlicolare attenzione a questi argo- menii, i quali la produzione agricola piu propriamente ris- guardano. Esse devono invece venir lodate per cio che han- no fatto ed esser proposte ad eserapio alle Camerc delle altre provincic. Solo quando tutti i rapporli vengano pubblicati si potranno introdurre aiiglioramenti ed uniformita nella loro compilazione c si potranno avere elemenli atti a suggerirc foadalc induzioni. il s. c. cav. Alberto Parolini lc-gge la seguente Nota. III. T III 29 — 220 — N O T A sulla sosjiensione temporanea nel corso dell1 Qliero, avvenuta nel yennaio di quest' anno. Le sorgenti dell' Qliero, nella valiata del Brenla presso Bassano, offrirono nel niese scorso un fenomeno cosi sin- golare cd insolito, clie ho stimato opporluno di fame un breve rapporto all' i. r. Istiluto nel desiderio che ne venga conservata memoria, Dalle caverne o grotte di Oliero prende origine un con- siderevole volume di acqua limpidissima, che, come alcuni dei presenti avranno veduto, dopo un breve e rapido corso si scarica nel Brenta, del quale, dopo il Cismone, e uno dei principali confluenti. Qnesto piccolo fin me nel breve suo corso da movimen- lo a varie mote di carliere e mulini da macina, da cui dipende il piincipale sostentamento di quegli abitanli, ed esso richiama frequenti visite di ibrastieri per la singolarila delle sue grolle, dalle quali eseono in copia e senza inter- ruzione onde fragorose e spumanli. E qui slimo non sia per riuscire discaro, ch' io ricordi il seguente Iclrasllco det- lalo dal non mai abbastanza compianto Patriarca di Ve- nezia Eminentissimo Cardinale Monico, che dall'impeto della soigente e dalla brevita del suo corso seppe trarre un av- verlimenlo morale. Ul cilus undisonis erumpit Olerins (tutrix, El mux Medoaci proflnit in gremium ; Sic nus, hat, ctleri passim dilubinwr aevo, El Itimulus cunas est prope cni'jne suns. — 227 — Qucste sorgcnti, la di cui altuale temperatura si roanlie- no agli otto gradi di Reaumur sopra lo zero, nel giorno nove del passato gennaro alle ore undici delta matlina ccs- sarono ad ua tralto il loro corso, di tal maniera cherimase asciutto il lotto del fiume tappezzato da quelle verdi erbe crittogarae, che danno all' acqua una tinla verdognola so- migliante al colore dell' olio, dal che forse provcnne il nomc di Oliero a quel piccolo fiume. Una cosi improvvisa mancanza deli' acqua, e!ie a me- moria dei piu vecclii abitanti del villaggio non aveva mai avulo luogo prima di quel giorno, ingenero grande sorpresa niisla a limore, che qualclie sinistra catastrofe fosse per sopraggiugnere, e si aspcthivano di sentire da un momento aH'allro traballare il terreno sotto ai picdi o di vedere grossi mneigni rotolare giu da quegli erti dirupi, che quasi verli- calmenle sovraslano al fiume. Cessati gli effetti di quella prima impressione pensarono allora alle fatali conseguenze eui sarebbcro stati soggetti per la mancanza delle acque, se realmente fossero queste scomparse, o se si fossero aperta una diversa strada in allro luogo. Sarobbero coi la\ori stati tolti i mezzi neccssarii alia loro sussistenza. In tale penosa incortezza rimasero per tulto quel giorno r ia nolle seguente ; quando, a loro grande consolazione, nella matlina del giorno nppresso alle ore sei antimeridiane Ic sorgcnti riprescro il loro corso ordinario ed ogni traccia dell* insolito fenomeno scomparve. La medesima interruzinne subirono eontemporanea- raente le sorgcnti della Rea presso Campese, altro villaggio siluato verso liassano Ire mig'ia all'incirca lungi da Olierct, le quali sebbene di minore importanza si trovano peio oelle circostanze identiche n quelle di Oliero, cscono cioe da roc- ce del pari appartenenti al terreno jurassico erain ntemenle _ 228 cavernoso, e dato movimento ad alcunc ruote, dopo breve tragitlo si scaricano nel Brenta. La conformila delle eirco- stanze gcologiebc c la coincidenza di leggieri intorbidamenti cui vanno soggette le acque dell' Oliero e delia Rea, come pure quelle al ponte Sufnolo sopra Valslugna, distanti quc- ste forse due miglia dalle prime, mi avevano falto supporre da gran tempo, ebe tulle derivassero da un comune lago sotterranco ; I' attuale simultanea eoncordanza di un eosi strano fenomeno da a quella supposizione Y aspetlo della certezza. E noto ebe gli strati della dolomite sopra le grotte di Oliero sono tagliati da filoni di rocce ignce o trappiche di varia spessezza, pin o meno inclinali, taholla quasi verticali, i! contatto de'quali fece subire alia calcaria una cosi forte mo- dificazione da trasformarla in marmo statuario, alterazione quesla comune a molte altre localita e bene conosciuta dai geologi. Saggi di quel marmo furono pin di una volta fatti conoscere a quesla i. r. Accademia delle Belle Arti. Cio premesso, se si volesse tentare una qualcbe spiega- zione inlorno all' accennata improvvisa sospensione del corso dell' Oliero, 1' origin.1 del quale senza dubbio proviene da un grandioso accumulamento di acque raccolte nelle estesissime e profonde caverne di quella montagna, da con- siderarsi come un vasto lago sotterranco, di cui quelle sor- genti rappresentano il natui'ale e perenne emissario, si po- trebbe supporla cagionata dal eonlinuo lavoro dissolvente delle acque d' infillrazione sulle ]iorzioni della calcaria mo- dificata, clie stanno ad immediato contatto della roccia pi- rica. Corroso per la! guisa il nalurale rivestimeoto o soste- gno del filone, trovandosi quest' ultimo isolato, avrebbe ce- duto alia pressione delle aoqin1 di quel sotterranco serbatoio, e spostandosi, avrebbe lasciato alle medesime invadere altre — 229 — cavita non prima da esse occupate, ed in conseguenza di cid si sarebbe operato un abbassamento considerevole nci livello del lago, in guisa da sospendere momcntaneamente la emissione delle aeque per I'ordinaria loro uscita. Compiutosi in poche ore il riempimento delle nominate cavita e ristahi- litosi il primiero livello nelle acque del lago, ripresero que- ste il consueto loro corso nell' alveo dell' Oliero. Fra lc ipotesi cbe possono venire immaginate in propo- silo, io repulo essere qucsta una non improbabile, e senza pretendere di voler indovinare la causa recondita del men- tovato fenomeno, credetti non fosse inutile di leggere la presente nota, alio scopo di riehiamare sopra il medesirno f attenzione dei dolti membri di questo Islituto, trattandosi di un fatto avvenuto in una delle nostre provincie. Elenco dei doni presentati all' Istituto, dopo le adu- nanze del 27 e 28 decembre 1857. Giomale delle scienze mediche, deW Accadcmia medico-chi- rurgica di Torino. Volume XXX, N. 25. // Crepuscolo. N. 52 del 1857, e N. 4, 2, 5 del 1858. — Milano. Letlure di famiglia, edite dal Lloyd austriaco. — Trieste, punlata I2.a del Vol. V. Revue agricole industrielle, della Societa d' agricoltura di Valenciennes. N. 5, novembre 1 857. The transactions, ecc. (Transazioni dell' Accadcmia delle scienze di S. Louis). Vol. I, N. I . — 1 857. — (Stati Uni- ti d' America). Vroccdiny, ecc. (Atti dell' Accademia delle scienze nalurah — 230 — di FiladelGa). IV trimestre del 185G, e I trimostre del 1857. Catalogue of human crania, ecc. (Calalogo della collc/ione dei cranii uraani, dell'Accademia dclle scienze naturali di Filadelfia). Filadelfia 1857. Smithsonian contribution, ecc. (Conlribuzioni scientifiche Smitsoniane) Vol. IX. — Wasingtou 1857. Statistical report, ecc. (Rapnorlo statislico dclle maiallic e raorlalita nell'arraata degli Slali Uniti, dal gennaio 1859 al gennaio 1855). — Wasington I85G. Lo Spettatore. N. 52 del 1857, e N. 1, 2, 5 del 1858. — Firenze. V Osservatore. N. 294 al 297 del 1857, e N. 1 al IG del -1858. — Trieste. Gazzella di Verona. N. 503 al 505 del 1857, e N. 1 al 9 del 1858. — Verona. Gazzella di farmacia e di chimica. N. 52 del 1 857, e N. I del 1858. — Venezia. L' Annolatore friulano. N. 55 del 1857. — Udine Bulletin de la Societe imp, des naluralistes de Moscou. N. o, del 1857. Sulla possibilild di conlraric correnti elellriche simullanee. Memoria II del prof. G. Belli. — Pisa 1857. Alii dell " i. r. Islitulo lombardo. Vol. I, fasc. I. — Milano \ 858. Memorie dcll'i. r. Islitulo lombardo. Vol. I, fasc. I. — Mi- lano 185S. Bulletin de la Societe botaniquc de France. Vol. I al IV. — Parigi 185;- 1857. Giornale venelo di scienze mediche. Luglio e agosto -1857. — Venezia. 11 Pungolo. N. 1,2, 5 del 1858. — Milano. — 231 — Uivista contemporanea. Fasc. 48 e 49. — Torino 1857. Reichs-gesetz-blalt, ccc. (Bullettino delle Lcggi dell'Impero auslriaco). Disp. 51 del 1857. Bolleltino deli istmo di Suez. N. 25 e 24. — Torino. V Avvisatore mercantile. N. !, 2, 5. — Vcnezia, * 858. La Specola d' Italia N. I, 2, 5. — Verona 1858. Comptes rendu* hebdomadaires de /' Academie des sciences. N. 25 e 20 del Vol. XLV, e N. 1,2 del Vol. XLVI. - Parigi 1858. Calcoli ed osservazioni su la direzione e locomozione degli Irani, del sig. Costantino Fontana. — Milano 1857. Programma d li i. r. Ginnasio Uceale di S. Alessandro per I' av.no scolastico 1857. — Milano. La Civiltd cattolica. N. IS7, 188. — Roma 1858. Magnetische und meteorologische, ecc. (Osservazioni magne- tiche emeteorologiclie, dal gennaio al decerabre I85G). — Praga 1857. (linrnale delle scienze mediche dellar. Accademia medico-chi- rurgica di Torino. Vol. XXX, N. 24. — Torino 1857.. Nolizie scientifiche, letterarie ed artisiiche deli Ibis. Verona 1856-57. Sulla pazzia. Studii psicologici e patologici, del dolt. Giu- seppe Gerolami di Pesaro. — Livorno 1857. // Raccoglitore ; pubMieazione annua della Societa d'ineo- raggiaraento. Anno Vff. — Padova 1858. Echo medical. N. 12. — Neueliatel-Suisse. Uivista periodica d?li i. r. Accademia di Padova. Trimcstre 5 e 4 del 1856-57, e Fase. XII del Vol. V. // Tecnico. Fasc. VII. Gennaio 1858. — Torino. Archivio stnrico-italiano.y. 1 I — Firenze 1857. Cronaca di scienze, letter e ed arli, d'Ignazio Cantu. Di- spensa XXIV del 1857, e disp. I del 1858. — Milano. 919 — -«>— — Etnograpkische Karle, ecc. (Carta etnograflca della Monar- oliia austriaca, del sig. bar. di Czornig, in 4 fogli). Vienna 1855. Calalogus codicum manuscriptorum de rebus forojulensi- bus, ex Bibliolheca palatina D. Marci Vcncliarum, del- Tab. Valenlineiii. — Vienna 1 S57. Intomo alia conditione ed agli onorarii del medici. Rappor- to del dott. Gaetano Strambio. — Milano 1858. Leltres sur la constitution geologic/lie de quelques parties de la Savnie, del sig. Angelo Sismonda. — Torino 1857. Pel trasferimento nel palazzo di Spagna deW Islttuto Manin. Allocuzione del dott. G. M. Malvezzi. — Venezia 1858. !i title t lino delle scienze mediche, della Societa medico-cbi- rurgiea di Bologna. Decembre 1857. V Educator e israelita. Punt. I del 1858. — Vcrcelli. AWM.ACCAD. 1 817-58 DISI'ENSA QUARTA LAVORI per I' illustrazione topografica, idraulica, fisica, statistica, agraria c medica dclle provincie venete clie si pubblicano secondo I'art. 127 degli statuti interni. (Cuntlimazione della pag. til del presente volume.) — <=&£>■=> PROSPETTO DEI TERRENI 8ED1MTARII DEL VENETO A. TERREM PRIMARII 0 PALEOZOICI. i. Terreno carbonifero. 0, uesto terrono fu recentemente scoperto nella Carnia del Friuii e si compone inferiorraente di schisti argil losi neri e violacei spesso micacei con resli vegetali. Secondo il prof. Pirona contengono altri avanzi organici riferibili ai generi Productus, Spirifer e Cyathophyllum, che si ripetono nelle soprapposte arenarie grigie e neraslre talvolta micacee, nelle qnali ho potulo distinguere minuti frammenti di polipai ap- partenenli ai generi Fenestella, Alveolites, Favosites. Sopra questo gruppo di schisti argillosi e di arenarie si scorgono delle calcarie magnesifere saccaroidi, e delle calca- rie compalle grigie e rossastre percorse da venature di spato ealcare o di barite ora bianca ora tinta in verde dal earbo- Serie HI, T. III. s0 — 234 — nato di rame, nelle quali presso monte Germula e raonle Scarniss si trovarono dei Crinoidi, delle Orlocee e dei Pro- ducing. 2. Terreno permiano ? E assai dubbia I' osistenza di questo lerreno nolle Alpi venete, sebbene il Maraschini ed altri dopo di lui abbiano croduto ravvisare nella calcaria grigia inferiore del bacino di Recoaro un equivalenle dello Zechstein. Recentemente an- che I' Ombuni soscrisse a questa opinione ed al piano di questa calcarea riferisce terreni analogbi di Lorabardia. Tuttavia non pochi distinli geologi tengono per fermo che tanto la calcaria in discorso quanto I' arenaria che vi sog- giace, delta Melassite dal Maraschini, spetlino alia base del Trias e forraino parte del hunters and stein. E per vero I'are- naria rossa, grigia e biancaslra a grossi clementi, i cui strati superiori allernano con quelli della prima calcaria grigia o Zechstein del Maraschini, non pud andare disgiunta da que- st' ultima. Dovranno quindi tutte e due collocarsi insieme nell' uno o nelP altro terreno, secondo che ulteriori esami ehiariranno a quale dei due realmente apparlengano. L'illu- strazione degli avanzi vegetali scoperti nell' arenaria da! chiarissimo prof. A. Massalongo, che vedra la luce tra poco, deeidera la quesfione. R. TeRUENI SECONDAIUI 0 MESOZOICI. 1. Terreno triassico. 3. Arenaria variegata o Bnnlersandstew. In questo piano si comprende una potente formazione arenacea composta di strati ora rossi ora giallognoli ora — 235 — variegati, e cho contiene subordinate delle marne micacee, una calcaria rosso-bruna a struttura oolitica ed ainmassi stratiformi di gesso. Questa arenaria spesso micacea forma la base del Trias nel Vicentino, nel Bellunese e nel Frinli, ed e caratlerizzata dai fossili proprii del Buntersandslein, fra i quali nolererao la Posidonomia Clarae Emmerich irova'ta sul monle Enna,a Rovegliana,ed alTretto nel Vicenlino,e pres- so Agordo nel Bellunese ; la Halobia Lommelii, Wissh. sco- perla nell'arenaria del Bellunese e della Carnia, la Myacites Fassaensis, Wissm, rinvenuta in quella di Recoaro di Cen- cenigbe e deU'alto Friuli, la Nalicella costata, Mrasx, osser- vata a Rovegliana ed in Carnia e {'Ammonites (Ceralites) Cas- sianus, Qienstd., trovato dalFuchs nella calcarea che alter- na coll' arenaria variegala a Cencenighe nel Bellunese. 4. Calcare conchigliare o Muschelkalk. Questo terreno fu distinto eon maravigliosa precision,' dal Maraschini. Esso si compone di una serie di strati cal- cari grigio-nerastri intercalati da marne giallo-brune che ora vengono adeguati alia calcarea di Gultenstein. Nel baci- no di Recoaro e nelle valli vicine si scorge benissimo svi- luppato questo piano che si rivede per esteso tratto nell' alto bellunese e lungo il Tagliameuto nel Friuli. Esso si distingue facdmenle pei numerosi fossili caratterislici che contiene, dei quali citeremo soltanlo i soguenti, Eucrimtcs liliformis, Scblt. ; Dadocrinus gracilis, Buch ; Terebratula vulgaris Schlt.; Spirigeratrigonetta, Schlt.; Spiriferfragitis, Schl* • Spinfer Menlzelii, DuTn.-Pecten discitcs , Schlt.; Lima stria- ta, Schlt.: Gerviilia sociatis, Wis^.; Myophoria cardissoi- des, Alb.; Myophoria ovata. Golhf. ecei — 230 — 5. Arenarie e marne Keuperiane e ealcaria
  • contiene i\ Pentacrinites didactylus dell' Or- Scrie W,T. III. 31 — 242 — bigny. Succedono a questa gli avvicendanienli di marne, di calcaria grossolana, di calcaria compalta intercalafi da Brec- ciole basaltiche e da ligniti, che contengono quel prodigioso numero di fossili onde e contraddistinta la nostra grande formazione nummulitica dei colli subalpini, e del pendio me- ridionale delle Alpi Venete, sui cui altipiani se ne scorge non di rado a rilevanli altczze qualche vestigio. In questa formazione giacciono le calcaree marnose con ittioliti e piante fossili del Veronese, die porsero ampia ma- teria agli studii dell' Agassig, dell'Heckel e del Massalongo. In quanto poi ai fossili contenuti nei calcari grossolani, nelle marne e nelle Brecciole, riesce inutile fame il novero dappoi- cbe si trovano in gran parte descritti nelle opere di Bron- gniart, Catullo, Archiac, Menegbini c d' altri. Ci limitcremo quindi a citarne alcuni che per essere propri di questo terre- no in allri paesi avvalorano la classificazione data al nostro, e sono i seguenti : Sckizasler incurvatus, Agass.; Coitocty- pus conoideus, Agass.; Amblypygus politus, Desml.; Conocri- nus Thorenti, Ore.; Chcmnitzia coslcllata, Orr. ; Eiilima clongata, Orb.; Turritella edita, Sow.; T. Carinifera, Desh.; Natica perusta, Orb.; Neritina conoidea., Lam.; Solarium trislrialum,Y)EsH.; Cypraea Levesquei,J)Bsn.; Voluta amlngua, Lam.; Rostellaria pcscarbonis, Brong.; Fusus Noc, Lam.; Ce- rithium Dufrcsnii, Desh.; C. baccatnm, Brong.; C. CasteUi- ni., Brong.; Spondylus bifrons, Most.; Flabellum Dufrcnoyi, M. ed. Haim.; Trochocyathus simtosus, M. ed. Haim.; Num- mulites complanata, Sow.; JY. distans, Desh.; N. Lucasana, DErR.; N. Murchisoni, Brin.; N. granulosa, Arch.; N. Lcy- meriei, Arch. Haim. i5. Neogeno. Questo terreno si eompone, nel Venete, di marne grigie — 243 — e gialle con bellissimi eseraplari di itlioliti e di piante fossili dell' epoca miocena, di arenarie o Molasse con Spatangus Iloffmanni, Goldf.; Sp. Desmaresti,MxsT.; Scutella Faujasi, Grat. Clypeaster alius, Lam.; Clyp. h'leinii, Goldf.; Clyp. crassicostatus, Agass.; Echinolampas Laurillardi, Agass.; suUe quali giacciono estesi dcpositi di lignili ricoperte da sab- bic, pnddingbc incoerenti ed arenarie cbe contengono YOstrea longirostris, il Pecten Solarium, Lam.; il Pecten sarmenti- cius, Goldf.; il Cerithium tignitarum, Eicnw.,edoss&diCe- tacei. Si distingue questa serie di strati dall' anteccdente, non solo pei fossili, ma ben anco perche vi predominano le ar- gille, le arenarie e le puddinghe ghiaiose, e mancano le calea- rie grossolane a stralificazioni potenti del terreno nummuli- tico. Non essendo possibile tracciare una linea di demarca- zione fra il terreno Mioecno ed il Plioceno seguo 1' esempio del Meneghini e dell' Homes, e sotto la denominazione di ter- reno Neogeno unisco questa serie a quella delle argille c delle arenarie, che sono superiori all' orizzonte dell' Ostrea longi- rosli'is, e cbe porgono indizii del terreno plioceno, merce la presenza del Pecten opercularis, Lam.; del Pecten scabrcllus, Lam.; del Pecten Jacobaeus, Lam.; della Panopaea Faujasi, Men.; del Murex brandaris, Lin. Questo piano superiore del terreno neogeno terraina con dei conglomerati ciottolosi a cemento calcareo argilloso molto coerenti, che in alcuni punli formano deposili di rilevantc potenza. II molare di Mastodon angustidens, Crv., trovato molti anni fa nolle colline ghiaiose del Trivigiano, e che si conserva ncl Gabinetlo Da Rio pre- sumibilmente fu rinvenuto noil' arenaria superiore di questa serie. -16. Pleistoceno. A questo piano potrebbe appartenere la parte* superiore — 244 — dei conglomerali del terreno precedente, ma non abbiamo linora dati sufficient per ritenerlo. Riferisco a quest' epoca le argille con ossa di elefanti, di rinoceronli, di cervo, di Ursus spelaeiis e d' Ursus arctoideus del Vicentino e del Veronese. Comprendendo in questo terreno il Diluvium di alcuni autori mi sembra ben fatto collocar qui i tcrreni plu- siaci, ossia le sabbie gemmifere dai contornidi Leonedo e di Lavarda. II. Quaternari. 47. Alluvioni antiche. Abbraccia questo periodo i deposilFpotentissimi di sab- bie e gbiaie ehe giungono a considerabile allezza nelle noslre vulli, le argille eon ossa di ruminanti di M. Noveguo, le argille delle pianure a cui sono associati depositi di caranto, ed i banchi di ghiaie e di eiottoli die hanno formato quelle emi- nenze che si stendono a guisa di dune in piu luoghi della ve- neta pianura, speeialmenle a poea distanza dalle colline ter- ziarie subalpine. 18. Terreno attuale o moderno. Difficile e segnare il limile ehe separa quest' ultimo mem- bro dei noslri terreni sedimentarii dalf antecedente, ehe anzi sembra connettersi eon quest' ultimo eol mezzo di que' depo- siti di sabbie ed argille posti a qualche profondita che con- tengono searsi resti dell' industria umana ed ossa di animali, che piu non vivono sul sito, ma che apparlengono pero al- 1' epoca attuale. A quesli aggiungeremo le deposizioni dei laghi, dei fuimi e delle lagune, le lorbicre, le stalattili, le sta- lagmiti, i tufi depositati dalle acque minerali ed il caranto che si va tutto di fovmando lungo il lilorale adriatico. Achille De Zlf.NO in. e. GATALOGO DALLE PIANTE CRITTOGAME r.iccolte fiiiora nelle Provincie Venete disposte in serie ejamiglie od ordini naturali oojoo 2 Nome generico della pianta Nome specifier) della pianta F I C E E. SER1E I. - Diatomec ORDINE I. — FRAGILARIEE. 1 DENTJCl'LA thermalis, Kg. Nelle scque termali Abano. d 2 FRAGII.ARIA capucina, Desmaz. Nelle acque dolci sovra altre piante. o 4 5 6 DIATOMA vilreum, Kg. /lyolinum. Kg. vulgare, Kg. tenue, Kg. Nel mare Adriatico. id. Nelle acque dolci. id. ORDINE II. — MELOSEIREE. 7 PYX1DICDLA adriatico, Kg. Nel mare Adriatico. 8 PODOSIRA hormoideSj Kg. id. 9 HEL03ETRA salina/3. concalenata. Kg. id 240 © a> -1 ! i Nome Nome speciGco Luogo £ generico S 2 delta pianta della pianta ove fu raccolta 10 MELOSEIRA moniliformis, Ag. Nelle lagune e nei canali di Venezia. 14 varians, Ag. Nelle acque dolci. 12 orichaleeOj Kg. id. n. o ORDINE III. - SURIRELLEE. 13 SURIRELLA Campylodiscus, Kg. Nelle acque termali di Abano. 14 adriatica3 Kg. Nei mare Adriatico. 15 SYNEDRA perpusilldj Kg. Nelle acque salmastre del-. P orto botanico in Venezia. 16 angustata, Kg. Fra ie oscillarie delle ter- me Euganee. 17 constricta, Kg. Nelle lagune venete. 18 lunuris, Ehr. Nei t'ossi di acqua dolce. 19 debilis, Kg. id. 20 Vaucheriac, Kg. id. 21 splendens, Kg. id. 22 affinis, Kg. Nei mare Adriatico. 23 superba, Kg. id. u.ll ORDINE IV. — COCCONEIDEE. 24 COCGONEIS moles la, Kg. Nei mare Adriatico. 25 pediculus. Kg. Nelle acque dolci. 26 limbata, Ehr. Nei mare Adriatico. 27 scutellum, Ehr. id. 28 adriatica, Kg. id. n.5 ORDINE V. — ACNANTEE. 29 ACIINANTHES minutissima, Kg. Sulle conserve di acqua dolce. 30 multiarticulata, Ag. Nelle paludi salse. 31 salina, Kg. Nelle saline. 32 longipeSj Ag. Nei mare Adriatico. 53 CYMBOS1RA Agardhiij Ag. id. nTfT — 247 Nome generico della pianta Nome specifico della pianta Luogo ove fu raccolta n.5 ORD1NE VI. — CIMBELLEE. 34 CYMBELLA maculata, Kg. Nelle acque dolci. 35 COCCONEMA cymby forme, Ehr. Nei fossi sovra altre n.2 piante. ORD1NE VII. — GONFONEMEE. GOMPHONEMA abbreviatum, Kg. olivaceum, Kg. curvalum fi. marinum, Kg. subramosum, Ag. constrictum, Ehr. Nelle acque dolci. id. Nel mare Adriatico. Nelle acque dolci. id. ORDINE VIII. — NAVICULEE. 41 42 43 NAVICl'LA appendiculata. Kg. cuspidata. Kg. Veneta, Kg. 44 45 46 47 major. Kg. scalprum, Gaill. acuminata, Ag. curvula, Ag. 48 AMPHIPLEU- RA pellucidiij Ag. V.i CER.ATONEIS A reus , Ag. 50 51 52 53 AMPHORA ovaliSj Kg. UncoJata, Ehr. Venela, Kg. aponina, Kg- 54 BERKELEYA adriulica, Kg. Nelle terme di Abano. Nelle acque stagnanti. Nei fossi di aequa salma stra dell' orto botanico iu Venezia. Nelle acque dolci. Nel mare Adriatico. Nelle acque dolci. id. id. id. id. Nelle lagime venete. Nel mare Adriatico. Nelle terme di Abano. Nel mare Adriatico. — 248 — p Nome Nome specifico Luogo £ generico a del la pianta della pianta ove fu raccolta 55 KHAPHIDO- interrupta. Kg. Sulle Cistosire nel mare ULOEA Adriatico. 56 uticans. Kg. Nel mare Adriatico. 57 HOMOEOOLA- DIA pumila, Kg. id. 58 moniliformis 3 Kg. id. 59 Martiana, Ag. Nei fossi marioi. 60 urbuscula, Kg. Nelle lagune. 61 lubrica, Kg. Nel mare Adriatico. 62 SCHIZONEMA minutum. Kg. id. 63 handle, Kg. id. 64 parvum, Menegli. Nella laguna veneta. 65 bombycinum, Menegh. id. 66 sordiaurrtj Kg. id. 67 Smitliii, Kg. Nel mare Adriatico. 68 adriaticuntj Kg. id. 69 Zanardiniij Menegh. Nei fossi marini a l'ele- strina. 70 MICROMEGA spinescenSj Kg. Nella laguna veneta. 71 polycludos, Kg. Nel mare Adriatico. 72 cornicululurrij Kg. id. n.52 OKD1NE IX. - LICMOFOREE. 73 pobospHEiMn'rieWto, Kg. Nel mare Adriatico. 74 hhipidopho- australisj Kg. It A id. 75 'nubecula, Kg. id. 76 paradoxu, Kg. id. 77 i elongata, Kg. id. 78 \superba. Kg. id. 79 Meneqhiniana, Kg. Nelle lagune venete. 80 (j rand is , Kg. id. 249 — . Nome Nome specifico Luogo 5 z generico della pianta della pianta ove fu raccolta 81 82 83 84 85 L.ICMOPHORA fulgens, Kg. radians. Kg. flabellala, Kg. Meneghiniana, Kg. divisa, Kg. Net mare Adriatico. id. id. id. id. n. 13 ORDINE X. - STRUTELLEE. 86 87 88 HYALOSIRA delicatula, Kg. rectangida, Kg. obtusangula 3 Kg. Nel mare Adriatico. id. id. 89 RHABDONEMA adriuticum, Kg. id. n.4 JRDINE XI. — TABELLARIEE. 90 91 n2 TABBLLARIA flocculosa, Kg. fenestrata, Kg. Nelle acque riolui. id. ORDINE XII. - BIDULF1EE. 92 ODONTELLA polymorpha, Kg. Nelle terme euganee. 93 BIDDULPHIA quinquelocularis, Kg. Nel mare Adriatico. D.2 SERIE 11. — Desmidiee. 94 95 96 97 98 99 100 CLOSTER1UM lunula, Nitz. Leibleinii, Kg. monilifcrum, Ehr. Dianae. Ehr. Cornu. Ehr. slriolatum, Ehr. turgidum, Ehr. Nei fossi di acqua dolce. id. id. id. id. id. id. Serie III. T. III. — 250- i ° 1 £ ! g Nome generico della pianta Nome specifico della pianta Luogo ove fu raceolta Ml 102 STAUROGE- RAS AeuSj Kg. (ubulufum, Kg. Nelle acqne dolci. ! 103 104 PEN turn Brebissoniij Ralls. granulatum, lireb. id. id. ! 105 DOCID1UM Ehrenbergii, Breb. id. 1 106 1(17 , 108 ! 109 ! 110 ! Ill 112 M1GRASTE- RIAS Rota, Menegh. crux-melitensis, Men. nc/ocorniSj, Menegh. id. id. id. EUASTRUM binale, Kg. verrucosunij, Ehr. pecten, Ehr. papilio, Kg- id. id. id. id. I 113 \ lt4 115 116 117 118 COSMAR1UM cucumis, Corda ansatum, Ehr. tetrophtalmum, Men. bioculatum, Menegh. boti ytis, Menegh. margafitiferunii Men. id. id. id. id. id. id. 119 XANTHIDIUM fasciculatum, Ehr. id. 120 ZYGOXAN- THUH Echinus. Ehr. id. 121 122 123 124 125 126 127 PHYCASTRUM orbiculare, Kg. muticum, Kg. cusptdatum} Kg. parudoxutrt. Kg. dilalutum, Kg. muricatum, Kg. uculeahun, Kg. id. id. id. id. id. id. id. 128 129 ! 150 i 131 I 152 SGENEDE- SMUS moniliformis. Kg. oblusus, Meyen. cuudatus, Meyen. acutus, Meyen. dimorphus. Kg. id. id. id. id. id. — 251 — o a> s a Nome generico della piauta Nome specifico della pianta Luogo ove fu raccolta 153 ISTHMOSIRA vertebrala, Kg. Nelle acque dolci. 134 155 DESMIDIUM Swarlzii, Ag. didymum, Corda id. id. 156 137 138 PEDIASTRUM subulifenwi, Kg. biradiatum, Meyen. JSapoleonis. Menegh. id. id. id. 159 140 141 SPHAERA- STRUM tesserale, Kg. pic/um, Meyen. radiation, Meuegn. id. id. id. 142 RHAPHIDIUM fascic.ulatum, Menegh. id. n.49 SERIE HI. — CloroGcee 1RDINE I. — OR1TTO :occee. 143 144 SPHAEROTI- LlTS thermahs, Kg. lacleus, Kg. Nelle teime euganee. id n.2 ORD1NE 11. - LEPTO M1TEE. 14S 146 HYGROCROCIS nivea, Kg. fasciculata, Menegh. Nelle terme euganee. id. 147 LEPTOiWITlS Ceratophylli, Ag. Nelle acque dolci. D. 5 C RD1NE 111. — SVPROl EGNIEE. 148 SAPROI,EGNlA Candida, Kg. Nolle acque dolci — 252 — Nome generico della pianta Nome specifico della pianta Luogo ove fu raccolta ORD1NE IV. — PALMELLEE. PROTOCOCCUS I 49 ISO 151 152 155 154 155 156 157 158 159 160 161 162 165 164 165 166 167 168 169iANACYSTIS 170 171 172 MICRALOA BOTRYDINA PoLYCOCCUS 173 PALMELI.A 174 175 176 177 17.x 179 COCCOCHLO- RIS roseus, Menegh. persicinuSj Menegh. coeruleus, Ivg. nudus. Kg. crassusj Kg. membraninus, Kg. tliermalis. Kg. julianus, Kg. elliptic us, Kg. paluslriSj Kg. vulgaris, Kg. glomerulus. Ag. Meneghinii, Kg. monas, Ag. alrovirens, Kg. cinnamomeus, Kg. aureus j Kg. Clemenlii, Menegh. sabulosuSj Menegh. piuvialis, Kg. marginata, Menegh. prologenila, Bias. vulgaris, Breb. puncliformis, Kg. cruenfaj Ag. bullosa, Kg. microspore/, Kg. brotryoides, Lyngh muscicola, Kg. hyalina, Breb. slagnina, Spreng. Snpra i muri umidi. Nelle terme euganee. Sopra i legoi fracidi. Nelle terme euganee. Sulla terra umida. Nelle terme euganee. id. id. Fra le piante acquatiche dell' orto di Padova. Nei lunghi inondati. Sui tronchi degli alberi. Nei luoghi umidi. Nelle acque stagnanti. Sulle muraglie umide. id. Nelle vasche dell' orto di Padova. Nei luoghi umidi. Sulla terra uniida. Sulle sabbie del Brenta. Sulle rupi umide. Nelle terme euganee. Nelle acque dolci. Sulla terra uniida. Sui muri umidi. Nelle terme euganee. Nei luoghi umidi. Sui legni bagnati. Sui niuschi. Nelle acque dolci. — 253 9 ° Nome Nome speciGco Luogo 1 £ generico 8 ^ della pianta della pianta ove fu raccolta I iso GL.OEOCAPSA montana, Kg. Sulla terra umida. I 181 gelatmosa, Kg. Nelle terme euganee. ; 182 cryp/ococcoides, Kg. id. 185 livida, Kg. Sulla terra umida. I 184 magma, Kg. Sulle rupi uniide. 185 Paroliniana, Kg. id. 186 TETRASPORA ezplanata, Ag. Nelle acque dolci. 187 bullosa, Ag. id. 188 gelalinosa, Ag. id. 189 lubrica, Kg. id. i 190 PALMOGL.OEA protuberans, Kg. Sulla terra umida. 191 Meneghinii, Kg. id. n.43 i ORD1NE V. — 1DROCOCCEE. . 192 HYDRURUS Vauckerii, Ag. Nelle acque dolci. 193 irregularis, Kg. id. 194 GOMFHO- uponina, Kg. Nelle terme di Abano. SPHAERU ,n.3 1 )RDINE VI. — OSC1LL ARIEE. : 195 SPIRULINA subtilissima, Kg. Nelle terme euganee. 196 thermalis, Menegh. id. i 197 ..Vene<7/»nfana,Zanaid. Nei canali di Venezia. | 198 OSCILLARIA leptomiliformis, Kg. Nelle terme di Abano. 199 Ruineriana, Meuegli. id. 200 dulcis, Kg. Nelle acque dolci. 201 iridescens, Kg. Nelle terme euganee. 202 tenerrima, Kg. Nelle acque dolci. \ 203 Okeni, Ag. id. 204 elegans, Ag. Nelle acque termali. 1 205 brevis, Kg. Nelle acque dolci. I 206 subfusca, Vauch. id. 1 207 antliaria, Jiirg. Sulla terra umida 1 208 tenuis, Ag. Nelle paludi. J 209 limosa, Ag. id 254 — o — Nome Nome specifico Luogo S generico 1 *5 della pianta della pianta ove fu raccolta i 210 OSCILLARIA nigra, Vauch. Nei ruscelli. i 211 anguina. Bory. Negli stugni. i 212 c/mlybea, Mert. id. 213 luticola, Menegh. Nelle terme euganee. 1 214 oma/a, Kg. id. 213 subsalsa, Ag. Nelle lagune venete. 1 216 dubia (1. affinis, Kg. Nelle acque dolei. 217 percursa |3./narina,K.g. Nelle lagune venete. j 218 major, Vauch. Nelle terme euganee. 219 princeps, Vauch. id. 1 220 maxima, Kg. id. 221 verlebrifor//ris,Nenog. id. 222 Cortii, Pollin. id. 223 PHOKMIDIUM conspersum, Menegh. id. 224 lucidum, Kg. id. 22") punnosum, Kg. Nelle acque dolci. ' 226 subfuseum, Kg. id. 227 Meneghinianum, Kg. id. 228 SYMPHYO- THRIX thermalis, Kg. Nelle terme di Abann. 229 CHTHONO- BLASTIS Vaucherii, Kg. Sulla terra umida. 230 paludosus, Kg. Nelle paludi. 231 monticola, Kg. Sui colli enganei. var. muscioola, Meneg. id. n.57 ORD1NE VII. — LEPTOTRICIIEE. 232 LEPTOTHRIX lutea, Kg. Nelle terme euganee. 233 cyanea, Kg. id. 234 kermesina, Kg. id. 235 mamillosa, Menegh. id. 256 Dictyolhrix, Kg. id. 237 rufescens, Kg. Nelle acque dolci. 238 lulescens, Kg. Nelle acque termali. 239 olivacea, Kg. Nelle acque dolci. 240 eompacla, Kg. Nelle acque termali. 241 lamellosu, Kg id. 255 p Nome Pvome speciuco Luogo 2 generico 2 della pianta della pianta ove fa raecolta 242 LEPTOTHBIX foment osa, Kg. Nelle acque termali 245 muralis, Kg. Sulle inuraglie uniide. 244 calcicola, Kg. id. 245 SYMPLOCA Meneghiniana,HL$. Nelle lerme enganee. 246 elegans. Kg. id. n.15 ORDINE VIII. — LINGBIEE. 247 SIPHODERMA Lyngbyaceum, Kg. Nei prati umidi di Abano. 248 nurvatum, Kg. id. 249 compaction, Kg. Sui legni uniidi. 250 tenue, Kg. Sulla terra umida. 251 AMPHITHKIX Meneghiniana, Kg. Sui muri umidi dell' orto di Padova. 252 thermalis, Kg. Nelle terme di Abano. 253 incrustalu, Kg. id 254 rudis, Kg. Sui sassi umidi uei colli Euganei. 255 LEIBLEhMA Marlensiana, Kg. Nelle terme euganee. 256 stellulata, Zanarcl. Nel mare Adriatico. 257 aeruginea, Kg. id. 258 mucor, Zanard. Sui Nemalion lubricum a Chioggia. 259 variegata. Zanard. Sulla Chaetomorpha se- lac.ea nei fossi mariui. 260 semiplena, Kg. Net mare Adriatico. 261 LYNGBYA Mundruzzatianu, Men. Nelle terme euganee. ! 262 major, Menegh. id. i 263 cvnglulinuta. Kg. Nelle terme di Caldiero. | 264 amphibia, Menegh. Nelle terme euganee. 26S stagnina, Kg. Negli stagni presso Fu- sina. 266 thermalis, Kg. Nelle terme di Abano. 267 lignicola, Zanard. Sui legni nelle lagune. 268 aeruginosa, Ag. Nel mare Adriatico. 269 \pannosa, Kg. id. 270 \crispa, Ag. id. 271 |urfo'ca. Zanard Nei canali di Veuezia. — 25 PORPHYRA vulgaris, Ag. var. minor, Zanard. coriaeea, Z mard. Nelle lagune e nei canali di Venezia. Sul Gclidium nel porto del Lido. Sui nmri del cimitero D.8 presso Murano. ORDINE XIX. — SIFONEE. 450 BOTRYD1UM granulatum, Grev. Sulla terra umida. 451 452 455 434 455 436 437 438 459 440 VALCHERIA dic/iotoma, Lyngb. Dillwynii, Ag. pyrifera, Kg. sessilis, Lyngb. geminata, DC. caespitosa, Ag. terrestris, Ag. hamata, Lyngb. burs at a, Ag. racemosa, Lyn gb. Nelle acque dolci. Sulla terra umida. Nelle acque dolci. id. id. id. Sulla terra umida. Nelle acque dolci. id. Sulla terra umida negli orti. Nelle lagune. Nelle acque dolci. id. 441 442 443 P*7hs, Mart. clavata, Ag. vcr/icilla/a, Menegh- — 263 — o Nome Nome specifico I Luogo a generico della pianta della pianta ovo fu raccolta 444 BRYOPSIS Balbisiana, Lmx. Nel mare Adriatico. \av.0.simpliciuscula,j. id. Ag- | var. y. dwaricata, Zanard. id. 445 cupressoides, Lmx. id-. \AY.adriatica,j. Ag. Sui sassi al Lido. 446 plumosa, Huds. id. var. arbuscula, j- Ag. Nelle lagune e Dei canali a Venezia. 447 Eosae, Ag. id. 448 VALOMA aegagropiktj Ag. Nelle lagune. 449 ulricularis, Ag. Sulle spiaggie rigettata dal mare. 450 pusilla, Ag. Sul caule della Cyslosei- ra Hoppii. 431 DASYCLADUS clavacformis, Ag. Sulle spiaggie rigettata dal mare. 452 ANADYOMENE s/ella/a, Ag. Sul caule delle Cistosire rigettate. 453 FLABELLAIUA Desfonlainil, Lmx. Sui sassi nel mare aperto. 454 HALIMEDA Tw^r/, Lmx. Rigettata sulle spiaggie. 455 GODIUJH tomentosum, Ag. Sulle spiaggie al Lido fra le quisquiglie. 456 bursa, Ag. id u.27 SEME IV. — Fucoidee. ORDINE I. — ETTOCARPEE. 457 EGTOCARPL'S siliculosus, Lyngb. Nelle lagune e nei canali di Venezia. 458 li/oralis var. fusee- scetis, Zanard. In laguna presso Murano. var. compaetus, j. Ag. Sui sassi a Malamocco. | 459 caespitulus, j. Ag. Sulle Cistosire. 1 n. 3 1 264 — o 3 5 2 Nome generico delta pianta Nome specifico della pianta Luogo ove fu raccolta ORDINE II. — SFACELLARIEE. 160 461 SPHAGELARIA cirrkosa, Ag. scoparia, Ag. Sulle Cistosire. Sulla spiaggia rigettata j dal mare. 462 • n. 5 GLADOSTE- PHUS verlieillalus, Ag. Sulle spiaggie al Lido ri-1 gettata. ORDINE III. — CORDAR1EE. 465 ASTEROTRI- CHIA uluicola, Zanard. Sulla Ulvacee. 464 LEATHESIA umbellata, Menegh. Sulle Cistosire. 465 406 MESOGLOIA vermicularis, Ag. fistulosa, Zanard. Nei cauali a Chioggia. Sulla zostera uelle lagune. I 467 NEREIA filiformiSj Zanard. Sulle spiaggie rigettata. n.5 j ORD1NE IV. — DITTIOTEE. 468 PUNCTARIA lali folia, Grev. Nelle lagune. 469 470 ASPEROCOC- CUS sinuosus, Bory. bullosus, Grev. Sulle spiaggie a Chioggia rigettata dal mare, id. 471 STRIARIA attenuate, Grev. var. crinila,j- Ag. Nelle lagune. id. 472 475 STILOPHORA adriatica,j. Ag. papillosa, j. Ag. Nelle lagune lungo i li- torali. id. 1 474 475 476 DIGTYOTA f'aseiola, Lmx- linearis, Ag. dichotoma var. imple- xa, ./. Ag. Sul caule delle Cistosire. Sui sassi dei porti. id. — 265 — Nome generico della piaiUa Nome specifico della pianta Luogo ove fu raccolta 477 TAONIA a/omaria, j. Ag. Rigettata sulle spiaggie a Chioggia. 478 AGLAOZONIA parvula, Zanard. Sui gusci di alcuni cro- stacei. 479 PADINA Pavonia, Grev. Rigettata sulle spiaggie. 480 HAMSEKIS polypodioides, Ag. Di rado rigettata dal mare. n.lo ORD1NE V. — LAMINARIEE. 481 CHORDA lomenlaria, Lyngb. Comunissima nelle lagu-, ne. 482 LAMINARIA dcbilis, Ag. id. 0.2 ORD1NE VF. — SPOROCNOIDEE. 483|ARTHROCLA- DIA villosa, Duby. Rigettata sulle spiaggie. ORD1NE VII. — FUCEE. 484 FUCUS vcsiculosus. var. Sherardij Ag. Nelle lagune. id. 485 486 487 488 489 490 GYSTOSEIRA Montagnei,j- Ag. umenlacea. Bory. var. selaginoides^j. Ag. corniculata, Zanard. barbata,}. Ag. var. Hoppii,j. Ag. discors, Ag. abrotanifolia, Ag. Rigettata sulle spiaggie. id. id. id. id. Nelle lagune. Rigettata sulle spiaggie. id. Serie ///. 7. ///. — 266 — o Nome Nome specifico Luogo £ generico 2 delta pianta della pianta ove fu raccolta 491 SARGASSUM Hornschuehii, Ag. Sulla spiaggia al Lido e a S. Erasmo rigettata. 492 UnifoUum, Ag. id. var. fi. salici/bliurn.f. id. Ag. n.9 var. y. Dunati, Zanard. id. SER1E V — Floridee ORDINE I. — CERAM1EE. 1 495 CALLITHAM- Daviesii, Ag. Sulle fucee presso Mala 1 NIUM mocco. I 494 Rotltii, Ag. Sul Trockus yarians presso Murano. 495 cruciatum, Ag. Sui sassi presso i porti. var. dubium, Zanard. Sulle polisifonie. 496 plumuln, Ag. Sui sassi presso i porti. 497 versicolor, Ag. Nelle lagune. 498 thuyoides, A#. Sui sassi presso i porti. 499 Borreri, Harv. id. 500 GRIFFITHSIA tenuis, Ag. Sulla zostera, coraune a S. Erasmo. 501 CROUAMA allenuata,j. Ag. Sui sassi presso i porti. 502 DUDRESNAJA eoceinea, Bonnem. Sulle spugne presso il porto di Malamocco. 503 CERAMIUM gracillimum, Griff. Sulle floridee nei porti. 504 fastigiatuvx, Harv. Sui sassi dei porti. ^ 505 eleguns, Duel. Sulla zsostera nelle lagune. 500 diaphanum, Roll). Nelle lagune. 507 rubnoti, Ag. id. var. (3. rcpens, Zanard. Id. var. >. barbatum, Kg. Rigettata sulle spiaggie. 508 cilia/am, Duel. Sui sassi presso i porti. 509 GEINTROCE- clavulalum, Montagu. Sulle spiaggio rigettata RA5 dal mare. — 267 — Nome generico cl e 1 1 a pianta Nome specified delta pianta Luogo ove fu raccolta 510 0.18 ftlumentosa, Harv. var. 0. Griffilhsiana,j. Ag- var. y repens Ag. | Sulla zostera nelle lagune. Sui sassi presso i porli. Sulle spiaggie rigettata. 0RD1NE IF. — CR1TT0NEMEE. 511 jNEMASTOMA 512 GRATELOUPIA 513 HALYMENIA I I 514 CHRYSYME- I NIA 515 516 RHIZOPHYL- I LIS 517 CRYPTONE- MIA nTl dicholomu,j. Ag. filicina Ag. floresia Ag. pinnulata,j. Ag. uvaria,]. Ag. dent a (a, Montagn. Lomation, j. Ag. Sulle spiaggie rigettata dal mare. Nelle lagune presso Chioggia. Sui sassi del porto a Ma- lamocco. Nel mare aperto. Sulle spiaggie rigettata. Sulla PeyssoncUa squa- maria. Sulle spiaggie rigettata. 0RD1NE 111. — GIGARTINEE. 518 519 GIGARTINA ucicularis, Lmx. Teedii Loux. 520 KAIiLYMEMA renifonnis,j. Ag. 521 GYMNOGON- GRIS Griffit/mae, Mart. 1.4 Nelle lagune. Sulle spiaggie rigettata. Nelle lagune e nei eanali in Venezia. — 268 — © a 2 Nome generico della piauta Nome speciCco della pianta Luogo 1 ovo fu raccolta ORDINE IV. — DUMONTIEE J522 CATENELLA opuntia, Grev. Nei muri dei canali a Mu- rano. 523 524 CHYLOr.LAMA uncinata, j. Ag. clavellosa. Grev. Nel porto del Lido. Sui sassi nel mareaperto. ORDINE V. — RODIMENIEE. 525 526 527 RHODYMENIA pabnetla, Grev. ligulata, Zanard. tunaeformis, Zanard. Nelle laguue. Nel mare aperto. Sulle spiaggie rigettata. 528 RHODOPHYL- LIS bifida, Kg. Sui sassi dei porti. n.4 ORDINE VI. — ELM1NTOCLADIFE. 529 NEMALHM lubricum, Duby. Sui sassi presso i porti. 550 SCINAIA STI furcellata, Bivon. Sulle spiaggie rigettata. >RDINE VII. — WRANGELIEE. 531|wRANGELIA 1 pcnicillata, Ag. Nel mare aperto. )RDINE VIII. - IPNEACEE. 532 535 HYPNEA musciformiSj Lmx. Rissoana, j. Ag. Sui sassi dei pnrti. Nelle saline. n.2 — 269 — o Nome Nome specifico Luogo £ 2 generico della pianta della pianta ove fu raccolta ORDINE IX. — GELIDIEE. 534 GELIDIUM ccrneum var. penmt- lum, Ag. var. (3. eaespitotum,j. var. y. crinale, Grev. Sulle spiaggie rigeUata. Sui sassi nei porti. id. ORDINE X. — SQUAMARIEE. 555 CONTARIMA Peyssoneliaeformis, Zanard. Sulle spugne net mare aperto. 536 HILDEN- Nardil Zanard. Sulle pietre nut porti e 557 BRANDTIA Paroliniana, Zanard. canali di Venezia. Sulle pietre nelle grolte di Oliero. n. 3 ORDINE XI. — CORALL1NEE. 558 559 540 MELOBESIA membrunacea, Lmx. furinosa. Lnix. pustuluta, Lmx. Sulle fucoidee e sulla zo- stera. Sulle foglie dei Sargassi. Sulle floridee e sulle con- chiglie. 541 LITHOPHYL- incrustans, Philip. Sul caule delle Cistosire. 542 LUM decussation, Philip. Sulle spiaggie rigettata. 543 UTHOTHAM- MON crassum, Philip. Sulle spiagge come la precedente. 544 AMPHIROA cryf>tarthrodia3 Zanar. Sul caule delle Cistosire. 545 546 547 JANIA rubens, Lmx. adhaerens, Lm\. corniculata, Lmx. Sulle spiaggie rigettata. Sulle fucee. Sul Cladosleplms. 270 — Nome generico dcila pianta Nome speciGco della pianta Luogo ove fu raccolta 548 549 CORAU.INA n. 12 550 551 552 553 554 555 virgata, Zanard. officinalis, Lin. var. spat/iulifera, Kg, Sul caule delle Cistosire. Sui sassi dei porti. id. ORDINE XII. — SFEROCOCCOIDEE. 557 n.8 GRACILARIA SPHAEROCOC- GL'S NITOPllYli- LUIV1 DELESSERIA confervoides, Grev. (1) dura,j. Ag. or ma fa, j. Ag. virescens, Zanard. compressa, Grev. coronopif alius, Ag. var, pennata , j '. Ag. occllatum, Grev. var. acuminatum, Zan. Hypoglossum var. cri- spa, Zanard. Nelle lagune e nei canali di Venezia. sulle spiaggie rigettata. Sni sassi presso i porti. id. Nelle laguae. Sulle spiaggie rigettata. id. Sui sassi dei porti. Nel mare aperto. Sul caule delle Cistosire. ORDINE XIII. — CONDRIEE. Nel mare aperto. Nel porto di S. Erasmo. Sulle pietre al Lido. id. Sulle pietre e sulle con- chiglie. Sui sassi dei porti. (i) E di uso frequence in medicina. (Vedi Arch. Pharm. iSi'i, p. 142). 558 LOMEISTAHIA linearis, Zanard. 559 parvula, Zanard. 560 kaliformis, Gaill. var. torulosa.j. Ag. 561 Venela, Zanard. 562 clavala,j. Ag. — Tt\ — p Nome Nome s[)ecifico Luogo £ generico a 2 della pianta della pianta ove fu raccolta 563 LAUHENCIA oblusa, Lmx. Nelle lagune. var. @.gelalinosa,j. Ag. id. v&r.y. pyramidala,j,k%. Sui sassi presso i porti. 564 paruculata , j. Ag. Sulle spiaggie rigettata. 565 papillosa, Grev. Sui sassi presso i porti. 566 dasyphylla, Lmx. id. 567 strioluta. Grev. Sulla zostera a S. Erasmo. 568 tenuissima, Lmx. Nelle lagune. var. uncinatitj Zanard. id. 569 pinnatifida, Lmx. id. 570 BONNEWAI SO- MA usparagoides, Ag. Nel mare aperto. i) 13 ORDINE XIV. — RODOMELEE. 571 POLYSIPHO- pygmea, Kg. A Venezia secondo Kiit- NIA ziug. ' 57l> parvula, Zanard. Sui sassi a Malamocco. i 575 «/r«j Zanard. id. 574 seciaiddj, Ag. Sui caule delle Cistosire. 575 rigens, Ag. id. 576 pulvinatu, Ag. Sulle pietre al Lido. , 577 intricate, j. Ag. Nei fossi del forte del Lido. Sui sassi a Malamocco. ' 578 saxicola . Zanard. 1 579 auranliaca, Kg. A Fusina secondo Kiit-, zing. 580 lit/iop/iila. Kg. id. i .'581 acantkophoraj Kg. id. ' 582 dilatata, Kg. id. 583 dcusta, At;. Sulle spiaggie rigettata. 584 Kelhierij Zanard. Sulle conchigliea S. Era- smo. 588 arachnoidea, Ag. Nelle lagune. 586 lulensis, Zanard. Sulle pietre al Lido. :;87 purpurea, j. Ag. Nelle lagune. i 588 variegata, Ag. Nelle lagune e nei canali di Venezia. 589 Yeneta, Zanard. Sulle pietre al Lido. Nel mare aperto. 1 590 leplura, Kg. 272 p 3 Nome Nome speciGco Lnogo £ generico a s della pianta della pianta ove fu raccolta 591 POLYSIPHO- NIA sanguined , Ag. Nelle lagune. 592 lax«, Kg. id. 593 breviarliculatcij Ag. Suite spiaggie rigeltata. 594 pkysarthra, Kg. 'id. 595 elongata, Ag. Nelle lagune. 596 Rachingeri, Ag. id. 597 lubrica, Ag. id. 598 spinulosaj Ag. id. 599 spinosajj. Ag. id. 600 Wulfeniij Ag. Sulle spiaggie rigeltata. 601 fasciculata, Kg. Nelle lagune. 602 dislicha, Zanard. Sui sassi dei Murazzi. 603 umbellifera, Kg. Nelle lagune. 604 incurvu, Zanard. Sui sassi a Pelestriua. 605 armata,j. Ag. Sui sassi at Lido. 606 aculeifera, Zanard. Sulle spiaggie al Lido ri- gettata. 607 opacrij Ag. A S. Erasmo. 608 ramulosa, Ag. id. 609 ALSID1DM comllinum, Ag- Sulle spiaggie rigettata. 610 HALODI- mirabile, Zanard. I)i rado sui caule delle CTYON Cistosire rigettate dal mare. 611 DASYA arbuscula, Ag. Sulle pietre presso i ports. 612 punicea, Menegh. Sulle pietre al Lido e a Chioggia. 615 elegant^ Ag. Nelle lagune. 614 RYTIPHLOEA linctoria, Ag. Sulla Vulunin in laguna. 615 HALOP1THYS pinastroides. Kg. Sulle spiaggie rigeltata. 616 DICTYOMENIA volubilis, Grev Sulle spiaggie come lai preeedeute. ju.46 D ott. (}. Zakardini ra. e. i ESPERIMENTO IPOFOSBTI [II SODA E Dl CALCE NELLA TISICHEZZJ POHONARE, fla{/iv7ii di quello. e principii da cui (lev' essere indirizzata la cura di quest a malattia. M E AI 0 R I A DEL M. E. E SECRETARY DOTT. GIACINTO NAHIAS Medico primaiio dtll1 ospedale di Venezia. ■c*§&$)a — u, n medico francese, il sig. Churchill, credendo avere discoperta la cagione della tisichezza polmonare e il modo di guarirla, present6 il 21 di luglio 1857 (I) in Parigi all' accademia imperiale di medicina una sua scrittura su questo grave argomento. Impaziente che quell' accademia tardasse a pronunciare 1' invocato giudizio, ei pubhlico la propria dottrina e le proprie osservazioni in un volume (2), di cui nolle opere periodiche si da ora (5) notizia in Italia, senza 1' accurato esame e la severa critica, che dovrehbero accompagnare siffatte comunicazioni. E quasi che la dottri- na del sig. Churchill fosse posta in piena evidenza e corn- el) Archives gen. de rnedecine, septembre 1857. (2) De la cause immediate et du traitement specifique de la phthisie pulmonaire el des maladies hiberculeuses par I. F. Churchill, Paris 18;i8. (3) Gazzelta degli ospedali di Geneva. Anno 1. pag. 50. Serie III. T. III. 55 — 274 — provato il benefizio degli ipofosfiti di soda e di calce nella tisichezza polmonare, si affermO (I) indubitabile che le pre- parazioni ipofosforose occuperanno in avvenire uno dei primi posti nclla terapeutica. Questi farinachi nelfe mie mani rieseirono inefficaci, non dico a guarire, ma ne mono a niitigare o rallentare il funesto corso di quel morbo. Scelsi sei casi opportuni al cimen- to, pert-he quelli dal sig. Churchill curati erano, come egli dice, al secondo o terzo grado, con tubercoli in via di ram- molliraento o di escavazione. I miei ammalati indubitabil- mente li presenfavano, sc non che mancando la diarrea, i sudori eolliquativi, l'avanzata consunzione, a dir breve, i sintomi, nei quali convennero i medici di ravvisare il 5.° grado di tisichezza, esperimentai in circostanze mono sfavo- revoli che a Parigi. Eppure ne le guarigioni, ne i miglio- ramenti si ottennero dal sig. Churchill annunciati, e dopo lungo uso degl' ipofosfiti, che il collega nostro sig. Galvani apparecchi6 diligentemente, fu forza abbandonarli, perche gf infermi ne risentivano danno, o non ne traevano benefi- eio. Le singole storie ho allegatenel fine di questa memoria, quali le trasse il mio assistente all' ospedale dott. Cini dalle giornaliere annotazioni che si scrivono al letto degl' infermi, Risulta da quelle : 1 .° Che in tre casi gl' ipofosfiti sconcertarono lo stoma- co e gl' inteslini, e furono lasciati quando, ad ogni presa del farmaco, diminuendone anche la dose, succedevano lormini, diarrea, tenesmi, sforzi di vomilo. 2.° Che qualora gl' ipofosfiti non producevano questi turbamenti, ne fu cresciuta poco a poco la quantita, condu- cendola tino ad un grammo e mezzo in ventiquattro ore, (1) Btillutt. delle scieuze mediche <1i Bologna, luglio 1857, p»g. 68. — 275 — mentre il dot-tor Churchill la tenne generalmente ad un grammo. 5.° Che in tre casi, avvenula la morte, si comprovd colla dissezione del cadavere la nalura della malattia. 4.° Che 1' esperimento dei nuovi farmachi non riesei a rallentare 1' infausto corso di quelli, a frenare alcun ele- mento del morbo e n6 meno a calmare momenlaneamente le angustie degl' infernii. 5." Che tutti i segni fisici e razionah detlero certe/za di tubereoli negli altri tre, in uno dei quali si continuarono gl' ipofosfiti per quaranta giorni, e per sessanta circa in due, abhandonandone 1' uso allora soltanto ehe venne fatta evi- dcnte la loro inutilita. Manco adunque eostantemente nelle suaccennate osser- vazioni 1' immediata azione sulla diatesi tubercolare, che il sig. Churchill vanta negli ipofosfiti, affermando che questi, con maravigliosa attivita, ue fanno sparire tutti i sinto- mi. Avvalorano la uegazione ch' esse danno al medico francese gli erronei argomenti da lui addotti in appoggio della origine dei tubereoli, negli mnani corpi, dalla man- canza di fosforo. Dice, e non prova il sig. Curchill, nelle alterazioni del sangue essere quella origine, e aggiunge negli elementi inorganici, perche negli organici del sangue non tro- varono i patologi, massime I' Andral e il Gavarret, caratteri particolaii. Ma la chimiea penetro si addentro nei misleri del- la vita, da inferire dietro indagini sopra il sangue estratto dal corpo, ch' entro questo, tutti gli organici principii di quello fossero conformi a natura ? Di lanto non avanzo ancora la scienza, e motto meno e lecilo dalla supposta integrita degli organici principii del sangue dedurre il mutamento degli inor- ganici. Qui peraltro non si fermano le idee del medico fran- cese^ rawicinando fantasticamente i fenomeni della tisichezza — 276 — e di altri morbi, quale la clorosi, ei vuol niostrare di quei principii inorganici, anziche aumento, diminuzione. E proce- de imperterrito, o piglia animo a sperinientare il fosforo nel- 1' argomentazione che non deriva la tisichezza da perdita di ferro, zolfo, ecc, perche tali sostanze non giovano a com- batterla. In questa guisa osasi ragionare in fatto di medici- na, e poscia le inconsiderate conghietture si applicano a curare gl' infermi ! Delle ([iiali non farei cenno dinanzi a voi, o signori, se alcuni, troppo leggiermenle proclrvi ad aceetlare ogni idea che ci venga da oltr' Alpe, non avesserle diffuse in Italia. E cio che parmi aneor peggio, ai lisici omai franca- mente si consigliano gl' ipofostili associandone I' uso ad altri farmachi, come fosse buona moneta o I' esperienza del sig. Churchill, o la doltrina di lui che da diminuzione del fosforo nasca la tisichezza e possa guarire mediante preparazioni di un tale prineipio facili ad assimilaisi e fornite di quella minima ossidazione, in cui tiovasi, a suo avviso, il fosforo stesso nella naturale condizione dell' uomo. Distruggere la disposizione ai tubercoli non e opera di un solo rimedio, ma di molte influenze che cangiano il go- verno delta vita eportano profonde mutazioni nella macchi- na correggendo principalmente l' abito linfatico. Sanno tutli i medici che si riesce a questo intento senza uso di fosforo mediante l'aria libera, i corporei esercizii, i succosi alimenti, le piacevoli distrazioni di spirito, e altri comuni soccorsi. I tubercoli incipienti, o le rare tubercolari granulazioni sparse nei polmoni, vengono nella categoria delle disposizioni alia tisichezza. Perche coll' ascoltazione e la percussione non ponno sempre riconoscersi, quando non e impedito 1' ingres- so (loll' acre nelle vescichette polmonari, e sovente mancano la tosse ed altri segni razionali, inducendo sospetto di loro presenza piuttosto la generale complessione del eorpo. Ma - 277- nelle condizioni, nolle quali il sig. Churchill narra di aver usati profittevolmente gl' ipofosfiti, cioe nel secondo o terzo periodo della tisichezza, varie eniergenze richieggono nei sin- goli casi differenti specie di medicina. I tubercoli, quali stra- nieri corpi, specialmente nel loro rammollimento generano talvolta acuta infiammazione della sostanza polmonare. Av- venuta questa,checche sia dell'origine dei tubercoli, niisurale sottrazioni di sanguee tartaro stibialo sonotalora necessarii ad impedire, cheper una rapida epatizzazione finisca la vita molto innanzi di quanto porterebbe la tisichezza. La febbre assai di spesso accompagna lo svolgimento e la fusione tu- bercolare, e puo per disposizioni dei singoli corpi acqui- stare straordinaria intensila, accrescendo impediuiento al re- spiro e accelerando il disfacimento corporeo. La digitalina od analoghi farmachi pongono freno a questi concitati mo- vinienti, uon vincono i tubercoli ne la febbre cagionata da essi, ma la miligano, ed ostano al precipizio che sarebbe originato dalla soverchia sua forza. Potrebbesi dire per que- sto che il salasso, o il tartaro ejnetico, o la digitalina con azione specifica guariscano la tisichezza? Non sono piu che aiuti prestati dall' arte a ritardare quanto mai si possa le fatali conseguenze dei tubercoli. Avessero anche fondainento di verita i pensamenti del medico francese, fosse, che non e, diinostrata 1' utilita del fosforo nelle disposizioni alia tisi— chezza, questo farmaco, sviluppata la produzione cterologa, acerescerebbe quei guasti, pei quali periscono gl' infermi in- (lipeiidenleinente dalla generazione di nuovi tubercoli. Nel rammollimento tubercolare vengono talvolta gl'infer- mi iissalili da lebbri di sujtpurazione che prendono anda- mento periodico. I farmachi estratti dalla chinaehina uon valgono ad eslirparle, ma di spesso le mitigano per un' arca- na loro virtu quando siavi periodicita e intermillenza, ov- — 278 — vero molto cospicue remissioni. Inoltre esercitando sui nervei apparecchi una elettiva azione ponno modificare le strabocchevoli secrezioni purulente ch' esauriscono le vi tali forze, c per qitesti due rispelti trovano in alcuni speciali casi acconcia applicazione. E chi vorra credere per questo che la tisichezza si abbia a curare costantemente per mezzo di tali farmaehi? E gravissimo errore estendere a tutli i casi e a lutti i momenti delle malattie quei soccorsi che conven- gono soltanto in qualche determinata circostanza. Nelle lunghe infernuta un' offesa succede all' altra, il niorbo conseguente prende in se stesso ragione della pro- pria durata, arreca talora piu grave nocumento del prece- dente e richiede immediato soccorso. Ecco perche il salas- so deve usarsi in alcune emergenze, ed in altre la corteccia peruviana, od altri speciali aiuli, secondo le parvenze delle nuove malattie che alia prima si aggiungono. E questo un cardine di medica filosofia che ho toccato in altre povere mie scritture, e sul quale non parmi tempo perduto spende- re ora nuove parole al line che la troppo audace e numerosa congrega degli empirici non pigli animo da esso ad occuparsi solo del sintoma, e a curare ciecamente gl' infermi senza la debita applicazione di generali principii. Le malattie non sono identiche dal principio al fine, ne identiche quindi ponno essere le cure durante il loro anda- mento. Anche nelle piu semplici e brevi un'alterazione suc- cede all'altra, deggiono quindi variare i rimedii. 1 quali non si oppongono ai sintomi, ma i differenti sintomi rappre- sentano differenti stati materiali, e muovono a portare spe- ciali aiuli, secondo la differente nalura di quelli. Mi spiegherd piii chiaramente con un esempio. L' infiammazione della so- stanza polmonare, nel suo primo periodo, e fra gli altri se- gui caratterizzafa dal rantolo crepitante. II sangue allora — 279 — trovasi in niaggiore copia nei vasi potmonari e i salassi ar recano maraviglioso beneiizio. Nel secondo periodo di que- sta infiamrnazione e uscito dai vasi il plasma del sangue, alcuni principii di queslo fluido si unirono con quelli dei polmoni, la sostanza di essi e tutta solida, uniforme, simile in qualche guisa alia sostanza del fegato, non puo come alio stato naturale essere penetrata dull' aria ch' entra per la trachea, i suoi vasi piu non riboccano di sangue, il salasso non puo quindi recare il profitto che si ottiene nel primo periodo, quando 1' ingorgo potmonare e null' altro costitui- sce la malattia. Questo secondo periodo, caratterizzalo dai soflio broncbiale, dalla mancanza della respirazione vescico- lare e dall' oltuso suono cbe si ottiene medianle la percus- sione del torace, e suscettivo di risoluzione, alia quale vali- damente favoriscono le alte dosi di tartaro eraetico. Da que- sto periodo detto di epatizzazione I' infermo riguadagnando la salute torna a quello primo d' ingorgamento, ricomparisce il rantolo cbe mancava nel secondo periodo, e che suol dirsi in tale circostanza rantolo crepitante di ritorno, e il salasso che durante X epatizzazione riusciva nocevole, o almeno non utile, rcndesi nella riapparizione dell' ingorgamento nuo- vamente necessario. Da molti anni educai il mio oreccbio a raccogliere questi different! segni, e euro la pneumonia ba- dando alio materiali alterazioni de' suoi periodi, colle quali indagini riconobbi che l'eroica eflieaeia del tartaro stibiato e quasi sempre limitata al periodo dell' epatizzazione, mentre nel!' ingorgamento devesi a quel rimedio generalmente pre- ferirc il salasso. Con tali avvedimenti ebbi a condurre a buon termine pareeehie potmonari iniiammazioni, applican- do alle differenti parvenze differenti specie di aiuti, secondo la natura delle allerazioni che da quelle erano addimoslrate. Se tanto avviene in un morbo acuto, com' e la pneumo- — 280 — ma, quante non saranno le successioni in un morbo lentissi- nio per ordinario, com' e la tisichezza ? No ho accennate alcune, perche I' enumerarle quante possono essere mi eon durrebbe oltre i limiti di una memoria. Le tubercolari caverne apronsi qualche fiala nelle cavita delle pleure ed esigono speciali prowedimenti diretti a com- battere 1' infiammazione die accendesi in queste sierose membrane. Le diarree, gli spandimenti acquei che sopravvengono in questa malattia possono affrettarne il triste fine se non si combattano enei'gieamenle. Quegli sfrenali profluvii del ven- ire clie cedono a qualche preparazione oppiata, la quale non agisce in alcun modo contro i tubercoli, avrebbero senza 1' opera di essa in breve esaurite le forze vitali. La iosse e un sintoma, un movimento organieo, che espelle dai bronchi la materia raccolta, ma gli sforzi ponno essere sproporzionati alia cagione, la nervea suscettivita puo risentirsi smodatamenle alle piu lievi impressioni, e questa tosse, in luogo di scacciare materia, puo eonsumare le forze e produrre noeevoli congestioni. Giova allora valersi di se- dativi rimedii, non al fine di vincere il sintoma, ma di cor- reggere 1' esagerata suscettivita della libra che lo produce. Non sono le sole evacuazioni e la febbre che fanno sma- grire i tisici ; la consumazione del loro corpo ha fondamento nella tubercolare alterazione dei polmoni, ond' e gravemente viziata la sanguificazione. Da qualche anno viene usato con indubitabile benefizio 1' olio del fegaio di merluzzo a rimet- tere la nutrizione del corpo, e inapprezzabile vantaggio arreca ai tisici, forse per una sua virtu di fermare la molti- plicazione dei tubercoli o le slrabocchevoli suppurazioni, ma certamente reintegrando le assimilazioni e rendendo pin ve- geta la nutrizione. Perche nelle tisichezze coll' impoverimen- — 281 — to di qucsta gli orgaiii destinati ad importanti funzioni si Iogorano in guisa da non poterne soslenerc il prosegui- mento. Tali e alire evenienze, alle quali mette riparo in codesta malattia f arte sanatrice, sarebbero aggravate dalle prepara- zioni di fosforo. Dauno questc gagliardo impulso (I) alia eircolazione del sangue, laonde riuscirebbero piu rapida- mente funesli gli effelti dei tubercoli, comunque abbiano naseimento. Anehe ne' casi, che si eredono spacciati, debbonsi curare le sopravvenienli cmergenze con acconci rimedii, perche le forzc naturali, fiancheggiate dall' arte, conducono alcune vol- te inattese guarigioni. Non mi sfuggira mai clalla menle una inferma di tubercoli polmonari, aggravati successivamente da emiplegia ed anasarca. lo prevedeva prossima la sua mor- te, ma non lasciava di prestarle, come soglio, assistenza, an- ehe nello stato di decisa agonia. I diuretici associati alia can- fora vinsero I' idrope ; fu dissipala la condizione cerebrate, che manteneva la paralisi ; il torpore dei membri paralitica cedette alia locale applicazione della eletlrieita, e colF olio di legato di merluzzo e le decozioni tli sferococco e il latte scomparvero i sintomi polmonari, restando solo i segni fisi- ei di una caverna prossima a cicatrice nell' apice del pol- mone, destro , e 1' inferma , con generate sorpresa , usci dallo spedate. Delia possibite guarigione dei lisici ho fatlo cenno nolle precedenti adunanze (2) a questo Islituto, e il Morgagni stesso nol nega : it non tamen vcros phthisicos non numquam sanaios fuisse negem, e i notomisti a lui po- (t) Targioni-Tozzetti nel Giornale
  • asot- lo 1' uso dell' ipofosfito di cake, modificazione che fu di breve — 288 — durata, giacche Io sputo ritornu ben presto ad essere copioso ed elaborato, ad onta che si mantenesse 1' ammalata sotto il trattanienlo dello stesso sale, cosi che ai 18 gennaio presen- tandosi una esacerbazione nei polsi e nella tosse, ed essen- do comparso lo sputo di sangue, si sospese la somministra- zione del rimedio. Per moderare la condizione del polso e frenare 1' emoptoe si dovelte ricorrere alia sottrazione ripetuta di 5 oncie di san- gue ed alluso interno dclla digitate unita allestratto di cicnta. Dopo dieci giorni di questa ciua, la febbre che diminuiva di giorno in giorno non piu ricomparve. Si sottomettcva allora 1' ammalata ad un semplice decotto di sferococco col latte, ed il miglioramento continuava per mudo che, essendone resa initis- sima la tosse e molto piu semplice lo sputo, 1' ammalata che da molti giorni si alza dal letto, chiede d'abbnndonare quest'ospe- dale ritrovandosi abbastanza contenta del suo stato presente. VI. Giovanna Marchiui di Venezia, di anni 38, entrava nellc nostrc sale ai 4 agosto 1850 con tubercolosi polmonare. Trat- tata da prima col solito metodo di cnra, ai 15 novembre 1857 venne sottoposta all' uso degl' ipofosfiti. Lo stato suo generate in quel tempo era piuttosto soddisfacen- te, quasi apirelico il polso, molta la tosse, copioso e purulenlo lo sputo. Si cominciava coll' ipofosfito di soda alia dose di 45 centigrammi in pillole sei, da prendere col solito metodo, ma nel giorno -17 compariva vomito ostinato che si rinnovava ogni volta che 1' ammalata prendeva una pillola, la lingua si era fatta rossa ed asciutta, piu viva la febbre. Conlinuando questo stato anche nel giorno successivo si sospese il rimedio, ritor- nando all'oglio di merluzzo ed al latte. Ai C dicembre era dessa apiretica da sei giorni, lo sputo si manteneva purulento ma meno copioso, e diminuita era anche la tosse. Si ripiglio 1' uso dell' ipofosfito di soda e si comincio dalla dose di 15 cen- tigrammi sciolti in quasi mezz' oncia metrica d'acqua: ai 7 ri- — 289 — compariva la febbre : la dose del sale veniva portata a 45 centigr. ; al giorno 8 1a tosse era piu molesta, accresciata la febbre, si aumentava ancora la dose del sale, che ai 12 dello stesso niese era di 150 centigr. La febbre rimetteva marcata- inente nelle ore mattutine e si esacerbava nelle vespertine ; lo sputo e la tosse si mantenevano al medesimo grado. Ai !."> 1' ainmalata diceva che appena preso il rimedio veniva colta da dolori all' imo ventre con tenesmi ; rossa era la lingua, mol- ta la tosse, concitati i polsi ; nel giorno 19 a questi sintomi si aggiungevano vivi dolori a tutto 1' addome. Si sospendeva 1' ipofosfito di soda, e si passava a quello di calce alia dose di centigr. 45 sciolti in mono di un' oncia inetrica d'acqua, ai 20 1 ainmalata avea molti scarichi con tormini e tenesmi, ai 23 la dose era {portata ai 75 centigr., ai 25 la tosse era accresciuta, continuava lo stesso sputo, la lingua si manteneva sempre rossa. Ai 20 diarrea, tenesmi, sforzi di vomito, tosse insistente mo- (estissima, sputo copioso,poca febbre. Si sospendeva il rimedio. Si ritornava al benefico oglio di merluzzo premettendo una leggera sottrazione di tre oncie di sangue. Dopo questa s compariva la febbre, ma lo sputo mantenevasi sempre, e si mantiene tuttora copioso e purulento. Serie 111. T. III. 1DUNANZA DEL GIORNO 22 FEBB1UIO 4858 oi legge la Lezionc III del s. c. Padre Sorio sulla Prosodia antica intitolata : Rime falsale dalla pronuncia antica di alcune voci non osservata nella prolinuria modema delle stampe. E neeessario sludiare I' antica pronunzia di molte voci italiane accuratamente negli anlichi maestri di lingua sui MSS. sincroni, se non anclie autografi, per riconoscere clie nelle lor rime, come sono stampatc, si trova assonanza parecclne volte dove non assonanza, ma c' era esalta la rima. In tutte le lingue la lontananza dei tempi ha mangia- la, per cosi dire, la diligenza dei nostri vecchi scrittori, che vi sembrano rudi e trascurati piii che non erano veramen- te ; ma le copie fatte dei loro scritli successivamente ci capitarono cosi peggiorate che possiamo appena fidarci delta loro originale purezza. A questo peggioramento altresi la pronunzia degli antichi variata daimoderni lettori e ama- nuensi dovette adoperare non poco. Qual mai scrittura del dugento e del trecento non In ammodernafa ? Vedete l'AI- — 292 — berlano nel testo sincrono del prof. Ciampi e confrontatelo col testo stampato della Crusca. Questo sembra essere ben altra versione dalla prima del testo Ciampi. E di parecchie scritture anliche ho veduto un doppio testo diverso, I'uno antico e I'altro ammodornalo da parer I'uno scrittura affatto d'altra penna che I'altro, e le Pislolc di Seneca, e le Favolc di Esopo, e le cento Medilazioni, la Bibbia volgarc e vattene la. Nella presente Lezione voglio darvene un Saggio uelle sole assonanze, lc quali sieno da potersi, anzi da doversi al postutlo recare alia pura rima ed esatla colla voce so abbiasi questa da pronunziare e da scrivere come ne'piu antichi testi si legge, ne'quali non sia ammodernata efalsaia la voce colla pronunzia moderna e colla moderna scrittura. ISon e da negare una verita che i piu antichi maestri rimavano talora voce con voce vagamente, imparando I'uso della rima volgare dai pneli dell' infima lalinita, che dove!- tero ne' vcrsi latini contenlarsi delle sole assonanze. Di quesle false rime, o assonanze de' poeti antichi vol- gari vedi l'Ubaldini nei Documcnli rf' Amove del Barberino alle voci Ade, Allri, Ano, Arti, ecc, per tulta la Tavola delle voci, la quale e ricchezza di crilica. Vedi anche il Prof. Vin- cenzo Nannucci, Manuale di Letteraiura, torn. 2, cap. IX, § 2, nelle Notizie Preliminari. Non mi fa d' uopo estendermi in queste assonanze, solamento diro che anche in Dante Allighieri si pud trovarne alcuna, per es. in quel verso: Infer. 20, 59 : E venne serva la citta di Baco rimando col verso : Suso in Italia bella giace un laco. E stampato ne' TT. Baco alia guisa del baco vermecon un ci >;<sto mio tema e di far nolare che molle volte a I eontra- rio noi Iroverem nelle stampe assonanza dove non ci e, ne debbe esservi, e ci troveremo csalta la lima se noi saprem recitare e pronunziare la voce debitamente e in quel suono che il poeta inlendeva di volerla lui recitare. — 294 — E per voler far conoscere quanto imperii una tale av- vertenza pigliamo ad esaminare parecchie delle assonanze registrate coi proprii esempii dal prof. Vincenzo Nannucci nolle sue Notizie Preliminari del torn. 2.° M annate di Let- teratura, capo IX, § 2. Se c' e maestro chJ io stimi alta- mente egli 6 desso, ed egli ha dato le vere regole della pro- nunzia antica di moltc voci con portentosa dottrina e con critica la piu severa ; e tuttavia cadde anch'egli in errore giudicando assonanze nel suo catalogo quelle die colle sue regole stesse preliminari si doveano recare alia purita della rima colla vera antica pronuncia di clii scrisse la rim a, die nelle stampe si trova corrotta. Fra le assonanze registrate ivi e allegatovi questoesem- pio di Fra Jacopone da Todi : Per tua gran pietate, Per amor di tua matre Non mi rinunziare. Vedete rima di pietate con matre. In questo esempio della stampa citata erratissima rimase ingannalo anche il nostro Nannucci. Non e vero che qua 1'Autore abbia scritto matre facendo rima cosi con pietate. Fra Jacopone voile aver recitato e scritlo mate ; perocche e da sapere pur fmal- mente che i nostri antichi maestri hanno usato di recitare e di scrivere mate per matre, come usarono pate per patre, accosiandosi meglio alia dizione latina radieale pater e mater ; come da frater abbiamo ed usiamo (rate piu che non fratre. E da vatenter valcntremente fu dagli antichi tanlo usato comunemente (die ne derivarono vatentre per valente, valentria per valentia, valentrissimo per valentis- simo ; voci tutte registrate dalla Crusca co' suoi proprii esempi. Ed abbiamo da scienter scientremente e scientre. Vedi Crusca, dove alia voce scientre l'esempio Vit. Bart. 21, — 295 — cosi leggesi : Non allumina niuno, die 7 suo scientre lascia la lumiera : falsa Iezione; leggi colla stampa cilata del Sal- vioni a pag. 40, eke alsuo scientre, ed il teslo latino cosi lia sponle suas leneOras eligentes ; e no' Gradi di S. Giro- lamo la stampa accuratissima del Manni ha nella sua Tavola delle voei scientremente vale lo stesso che a suo scientre. Ma noi battiamo il nostro punto, e veggiarao cbe da valen- ter gli antichi fecero valentremente, e valenlre, da scienter, scientremente e scientre, e noi inodernamente reciliaruo scientemcnle, valentcmente, come per contrario gli antichi da pater e mater fecero pate e mate e noi facciamo patre o matte. Ma ripetiamo I' esempio di Fra Jacopone : Per tua gran pietate Per amor di tua mate (sic) i\on mi rinunziare. Cwi male e da leggere a tenor della rima, e non malre colla stampa citata. In servigio del Testo di Fra Jacopone venga egli medesimo a cunfermare la verila. Nel lib. I, Satira 2.a cosi si recita la prima sua stanza: O vita penosa, continua battaglia, Con quanta travaglia la vita e menata ! Mentre mi stetti en ventre a mia male (sic) Presi 1' arrate a devermi morire. Come ci stessi en quelle contrate Chiuse, serrate, not so riferire ec. Mate per matre ha eziandio la stampa della Crusca ; ed e senza dubbio la voce genuina, la quale fa rima eon arrate o contrate e serrate ; ed in questo si accordano e la edizione Citata, e la liorentina antiea e la romana, e la napolitana, e lutte insomnia le stamps ; bo poi lelto il brano colla lio- rentina 1490, e colle consorti romana c napolelana, e colla — 290 — stampa Missirini cilata, la quale goffamente ci slorpia duo versi, die e una piela il fatlo suo. Nel reslo di questa Salira affatto oraziana, allri passi ci sono di questa voce male e pate per matre e patre. Stanza 4. Mia mate stava assai malamenle Stanza 9. Poi venue el tempo mio pale e mosto, A legger m' ha posto, che imprenda sorittura, Nota elisione da un verso aH'allro, La voce e moslo vale e mosso come diciarao rimaslo per rimaso, e nascosto per nascoso. E non fa maraviglia che in mosso la seconda s sia permutata in t. Anche gli antichissimi Elruschi nella lor lingua gia spenla chhero in uso di soslituire la lettera t alia s; permutazione usata nell' Arameo, nel dialello Atlico, vedi Civilla Gallolica anno 8.°, vol. 8.°,pag. 729. Stanza 10. Stava a pensare mio pale moresse Ch' io pin non staesse a questa brigata. Stanza 42. Mio pale stava a dulorare, E non pagare le mie male imprese. Cosi leggono le edizioni fiorentina, romana, e napo- letana. E nel lib. A, alia Lauda 2, cosi ia Stanza 7 : IS'on gir, dico, piu fuggendo, O dolcissimo mio frate, Che mandommi il mio gran Pate, (sic) Deh ritorna in caritate : Che la Corte mia t' aspetta, Che con noi deggi esultare. La stampa citala Uiuta a suo lihito frate in fratre, c pate in patre ; ma la lima seguente di caritate fa scoria alia vei'ila confermata aulorevolmenle dalle stampe piu anii- che fiorentina, romana e napoletana, bresciana 1495 e venete VS\'i, 1556, e dal MS. Marciano, Classe IX, Codi- ce CLXXX1I. — 297 — Audio la voce antica cheendo nella stampa cifafa si niula a libito nella moderna chiedendo, ma assai mala- mente. Cheendo e do die il MS. Marciano legge querendo, ed i! costrutto esige assai bone die sia mandato dal padre cm-ajitfo il figliuolo smaiTito. Ad ogni mode. la voce antica cherere, donde viene cheendo, e ben da lasciarla come e, senza volerla a capriedo am mod em are oolla Iez. chiedendo. In Fra Jacopone altri passi abbiamo di pate e mate ; ma credo die basti On qui, e ben mi pare die nella Crusca sa- rebbe con questi esempi da ainmettere e pale e male, voci non aneor registrale in ncssun Dizionario. Come eon mala recita della voce mate e della voee pale mutate in malre c patre I'u ridotla assonanza la rima pura ed esatla, eosi sono ridotle assonanze aloune voci die slam- pate fmiscono in anno e sarebbero da iinire in undo, e per cootrario alcune altre die nolle stampe fmiscono in 'ando e sarebbero da finire in anno per un eotal vezzo die gli anti- dn avevano di permutare fra loro la Enne in Di, e viceversa la Di in Enne, Io mi spiego : gli antichi la dosinenza ando di alcune voci recitavano anno e la dosinenza anno in alcu- ne pronunciavano ando, c eosi pure ondo mutavano in onno ■ per eonseguenza dicevano monno per mondo, banno per bando ; o non osservando lc stampe quesla pronuncia antica fanno assonanza di mondo per es. eon sonno, c di bando eon anno laddove sarebbe pura ed esatla la rima di monno con sonno e di (/anno con anno. ft da sapere die Ira il I) e |'ff e' e ben da sceoli amista a parentela, ondo si scambiano insieme nella pronuncia ed amichevolmente si pitstano a fare I' una per I'altra Alhrsi nells ibassa latinitiHioi troviamo bannum, bannire, banni- tus (ved. Glossarium), e nel Ferrari (Origines linguae ila- '■"'-■ A non el.o nel Du-Cangc (Ghssarium med. el inf. — 298 — Latin.) troviamo egualrnente coi debiti esempi degli scritlori lalini bandum, Oandlre, bandittis, essendo insieme aflini, e percio scambiate le lettere D, N. Questa amista e parentela con queslo amichevole scambiamento del 1) e della N tro- viamo die 6 ben antico anehe nella latiiiita, perocche Do- nato sopra quel passo di Terenzio Quia non rete accipitri tenditur, neque miloio annota nel suo scolio cosi: (Tendilur) leijitur ct tennilur; habel N (itcra cam D communionem, Non e dunque da tare Ic maraviglie die anche ne' vecchi scriltori volgari si trovi questa amista e comimela tra la D e 1'iV; e, come il prof. Nannucci insegna con gran copia di esempi si reciti e legga annare per andare, Nasconnere per nascondere, (/ramie per yrande, vivanna per vivanda, comanno per comando, Banna per Bando. E Ciullo ; cosii MSS. — 304 — della Marciana ; ma la stampa citata ilalla Crusea voile tra- (liiire il testo a proprio talento cosi : Do le terre a lavorare Ai vassalli coltivare D' anno in anno i frutti dare Suole poi inia cortesia. Cosi la intende ogni fedel cristiana ; ma cost non ha scritto, ne voluto dire 1' Autore ; e questo e un manomettero il testo alterandolo e guastandolo affallo. Basti che si fa dire : Do le terre a lavorare a coltivare i vassalli. V una dclle due : o coltivare i vassalli e in senso metaforico, e sarebbe ridicola la loro coltura da vanga e da marra : o coltivare i vassalli e nel senso proprio, e sarebbero come le rape e i fagiuoli, die si coltivano lavorando la terra. Corte- sia poi si ha da inlendere diversamente dal senso qua dato alia voce. In somma il teslo e da spiegarc cosi : Diet le terre a lavoranno, cioe a lavorando, gerundio sostantivato chc vale a lavorare, a lavoro, ad opera ; e seguita Ai vassalli a coltivanno, allro gerundio sostantivato ; le diedi ai vassalli a coltivare, cioe a coltura ; e loro do d' anno in anno i frutti, e non a vita, e non a feudo perpeluo in famiglia. Ed e questo annual vassallaggio della maggior signoria. E nota bene, che qua la voee cortesia vale signoria principesca da corte ; Dante Convivio : « Si tolse qucslo voeabolo dalle » corti, c fu tanlo a dire cortesia quanlo uso di corte. ». Vedi Manuzzi. Do H frutti en anno en anno Tant' e la mia cortesia. Cosi leggi, ed interpret il testo, e non altrimenti colla Crusea che sbaglia. Un allro esempio di questo gerundio sostantivato trovai nel Cantico 0 del lib. 2, alia Slrofa 8. Cosi leggono il passo le — 305 — stampe antiche fiorentina, romana, bresciana, napoletana e le venele 1515, I53G. Parla dell' avaro : Ha sospetta la famiglia Che no i vada el suo rubando : Moglie, figli, nuore e servi Tutti si va tribulaiulo. Or vedessi mal optando, Che i fa tutta la famiglia. I due versi ullimi sono da interpretare cosi : Or vedessi il male augurio, i mali desidcri, le male imprecazioni die gli fa tutta la famiglia. Mal upiando da oplarc latino ; ge- rundio soslanlivato ; il mal augurio, il mal desiderare che gli fanno addosso. E per tornarmi in via delle false assonance che ben recilale rieseono vere rime, il prof. Nannucci allre ne regi- slia. Egli nota assonanza di dico con meco, con questo esempio Vol. 2, cap. IX, 5$ r> : Peru piu non ne dico Ma si pensai con meco. E pcrche nou pensare che mico si recitasse dall'Autore, se il Nannucci medesimo al § VIII per la amista fra Y E e I / fra le molte voci di questo scambiamento allega coi de- biti esempi mino per meno, iguale per cgualcj paise per paesc, e fra gli altri anche mico per meco ? llinaldo d' Aquino : Lo meo cor non e con mico Di sospiri mi uotrico. Ma che, se di questi esempi sono piene le scritltire lio- rentine e loscane, si antiche e si ancora moderne? Una let- tera
  • elrare ; stormenlo per slromento ; capreslo per capestro ; grillanda per ghirlanda. Ma piu fa all' uopo nostro che notasi usala la voce prelosa per petro- sa, e precisainente/irefa per petra. Ecco gli esempi in Nan- nucci, ivi. Fra Guitlone .- Dice la via de' rei grave e pretosa. — 308 — E Vile SS. Padri : « Di che prela (sic) ovvoro di che me- tallo comandi, Messer-e, che si faccia il vostro scpolcro? » Su qucsli esempi anche il passu dell' Ubaldini cosi par da leggere : Ond' ella a nie tino scudo Mi pose per levanui d' una preta (sic) Con faccia tanto lieta, Che di me parve pin che innamorata. Chiudero questa terza Lezione con una regola generale, che hen lenuta a memoria giovera ad ogni pie sospinlo in scrvigio dclle assonanze da recare a riraa perfetta, colla viva pronunzia antica non osservata nelle starape dei rimalori anlichi. Bisogna saporc che nc' lesti piu anlichi cd originali dei trecenlisti comunemente si trovano terminare in E molle voci che torminerebbero in /, massimamente quelle che nel latino parlengono alia terza declinazione ; per es. grave cose, alle giovane, Vergine saute, cose vile. E Dante Par. 1 7 : E disse cose Incredibili a queiche fian presente (Lot. prae- senles) il qual luogo fu dai modcrni editori guastato per non saper questa regola ; e mutarono il testo che fieri pre- sente cosi: eke fia presente. Male assai. A conoscere quanto sia utile a cio questa regola, vedete per es. nel lib. 3, Sir. 10 del Cantie. 5, quel passo. Dopo aver detlo pel SS. Natale : 8. II primo notturno E dato alio sturno (cosi i migliori TT. la St. cit. slnrnin). De' martirizzati etc. etc. nella seguenle Strofa 10, cosi legge la SI. eil. 40. II terzo seguente ( Notturno ) Ah" innocenti (leggi coi Miulior TT. all' Innocente ) Par che si dia. — 309 — AW Innocent e scrisse I'Aulore per la rcgola delta della antica pronunzia. Ed in una Lauda sopra il gaudio dci Bcali, cho diede all' Allighieri 1' idea dclla macchina pel Paradiso, troppi luo- glu sono guasti nella rinia, che sono da emendare con quc- sta regola, e coi MSS. piu antichi. Quesla Lauda forse dar6 altra volta in luce corretla. Quesla Lauda non leggesi nel Tressati, si leggesi nelle starnpe venete, Brescia 1495, Venc- zia 1514, 1 550. Ed innanzi (rutto si deenotareche tormina ogni Strofa colla rima in ore. Cosi dunquc leggi le Strofc G, 7 : 6. Nella corte e un' allegranza D' un amor di smisuranza: Tutti vanno ad una danza Per amor del Salvatore. 7. Son vestiti di vergato, Bianco, rosso, e tramezzato, Di ghirlande il capo ornato, Ben mi pareano amatore ( Le starnpe amatori). E la Strofa I I : II. San Giovanni quel Batista, Presso lilt 1' Evangelista Sono in capo della trisca ( tresca assonanza ) Tutti e due son guidatore. ( le st. guidatori ). -12. Tutti due li San Giovanne ( latino Joannes ) Son vestiti a nuovi intagli, Han ghirlande belle e manne ( magne ) Perche son grandi amatore (lat. amalores. Le starnpe hanno amatori J. E Strofa 10: Presso lor stan li Dottore (lat. doctores. Le St. dollori) Che al mondo dan splendore : Sempre cantan con amore, Fanno i Santi rallejrrare. — 310 — Ecco ferminata questa Prosodia anlica, la quale occupu la vostra attenzione, dei severi arcaismi della nostra lingua, e non sarei stato oso ail allri uditori leggere queste si irte dottrine filologrche, e la turba dei semidotli ne avrebbe forse da fame beffe ; ma ben coooscete cbe quesle vere origini della lingua sono il maggiore bisogno cbe abbiamo alia vera interpretazione, ed illnstrazione documentata dei nostri testi antichi di lingua. Ed il severe maestro di questi studii Vin- cenzo Nannucei ba lasciato a chi ben conosce un grandis- simo desiderio di se, e di chi seguiti la sua tanto utile e luminosa camera. II conle Miniscalchi fa osservare come il P. Sorio nel suo intcressante lavoro parli d' accenlo largo e stretlo, e noli p. e. che g!i antichi rimavano marto- ro con coloro. Questo modo di dire pare al Miniscal- chi che non sia esatto, giacche non vi sono accenti Iar- ghi o slrctti, ma sibbene accenli larghi e rirconflessi o prolungati, s'egli e vera che l'accento indica il tem- po e non il suouo. In martoro e coloro 1' accento sullu media e lo stesso, ma la vocale e difl'erente, essen- do la prima un o largo, e la seconda un o stretlo. 11 conte Miniscalchi dichiara che si permise di fare queslo appunto, perche se lesailezza nello esprimer- si e preziosa sempre, torna poi nocessaria in questo argomento e in questi tempi, nei quali si scrissero opere gruvi ed ingegnose sullaccentuazione che tanto importastudiare^siccomequella che serve non poco ad iliustrare le origini, le forme ed i mulamenti di quel grande gruppo di lingue dette indo-europee3 al quale — 311 — appartengono quasi tulle le noslre lingue di Eu- ropa. Si legge una Memoria del m. e, GiulioSandrisi(/fe condizioni meterologiche del Veronese, die vena pubblicata nclle seguenli dispense. IDLUffl BEL GI0R1\'0 2U1I!Z0 1858 II m. e. dolt. Giuseppe Bianchetti Iegge il se- guente lerzo Cenno intorno a cose di lingua. La naturale disposizione di molte parole alia baldanza noil ha mestieri di prova. Alcune sono gia baldanzdsissime sino da quaiulo vengono al mondo, E basti ricordare quel- le iluc, le quali, non avendo pur Ira di esse maggior diffe- renza che una sola /, lultavia, a fine di premiere I' una sul- V alira, si diedero ambedue, nel IV seeolo, brighe si arro- ganli e continue da indur il Boileau a dire, che I'universo allora si era tulto agitaio per un dittongo. Tanta solennita di casi non e invero frequente; ma frequentissimo e die al- cune parole si approfittino d' ogui occasione per dare libero corso alia baldanza, che piii o meno nella nalura di quasi tulte. Quaiulo Davry viveva a Londra, e mons. Brandes vi dava lezioni di chimica lossido, il manganese, Xipcrace- ialo, il solfuro e ccnlo altre paroline del pari amabili vole- vano di forza intervenire a tulle le conversazioni, e, a drilto o a lorlo, occupare quasi lullo il campo dclle raetafore. Ero Sent HI. T. III. 40 — 314 — a Parigi quando il dull vi dava lezioni all' Ateneo: e bene; Ie gobbe della (Ustruttivild, della produltivild e le tante altre me le senlivo d' attorno pressoche in ogni luogo; e se mi tro- vavo dove fossero signore, quella specialmenle delYamativild. Non e adiiuque maraviglia se oggi in un nurnero grande di parole la baldanza si e di molto accresqiuta, c forse in altrettante portata ad un grado veramenle intollerabile ; in oggi, dieo, che una di esse, gia grandemente baldanzosa sino dalla sua nascita, si gonlio ora di tale e tanio orgoglio da volere ehe la si reputi Ja padrona assolula di tutte le cose del mondo: va dicendo, che lutle dipendono da lei; che niuna puo avere buona e durabil vita senza di lei: vuol mettere la mano in lulte: prelcnde che prima ch' ella ne as- suraesse la direzione, Fumanila non fosse in ogni tempo e in ogni dove che una vera miseria: pretende che ognuno debba ridersi delta zoticaggirie dei nostri antenati, e fa gli sberleffi se ode a nominare Arahi, Egizii, Persi, Eiruschi, Greci, llomani, ed altri popoti sino all' altro di famosi. E pero, io non mi sono niente stupito, o signori,, se all'esem- pio di lanta arroganza e spavalderia della panda progrcsso, anche faltra che si chiama il i), e cbe serve ad espri- mere gli allinamenti dei puuti, ece., contero fra gli algo- ritmi geometrici il calcolo bariceutrico, nel quale I' espres- sione M >& a. A-\-l>. B-\-c. C indica clie il punto M e il centro di gravila delle masse a, b, c postc rispetlivamente noi punli A, B, C ; e I' esprcssione (a-\-b-\-c) M <£a a. A-{- (/. B-\-c. C indica che qucste masse producono lo slesso — 336 — effetto slalico dellu massa a-j- b -f- c posta in il/, ( pongo i segni ^y t£* invece dei = =z usati dal Moebius. Io immaginai da parecchi anni im calcolo baricentrale, che ha molta analogia, ma essenzialmente diffcrisce dal cal- colo bai'icentrico. — I! calcolo delle equipollenze compren- de il baricenlrico, e le equipollenze a. Ail-hb. BM-hc CM an o (a-+-b-t-c). OM^a. OA-\-b, OB-\-c. OC Iianno precisamente lo stesso significato delle precedenti espressioni baricenlriche. — Nel calcolo baricenlrico non possono enlrare prodotli o quozienti di rette ; invece que- sli prodotli e questi quozienti ricevono uno speciale siyni- flcalo nel tnetodo delle equipollenze, purche peraltro le retle sieno lulte parallels ad uno slesso piano. Fiualmenle il melodo dei qualcrnioni inventato dal geouietra irlandese da uii signilicalo anche ai prodotli ed ai quozienti di rette comunque poste nello spazio, ed insegna a sottoporle ad un algoritmo che diffcrisce dall' algebrico non solamente per I'oggetlo, ma anche per alcune delle sue regole e spe- cialmcnte per questa die il prodotto cangia mutando 1' or- dine con cui si succodono i suoi faltori. Principii commit alle equipollenze ai ai quaternioni. La prima delle selte lezioni dell' Hamilton, e parte della lerza hanno per unico oggelto di stabilire per delinizione il canone fondamentale Ira i lati di qualsivoglia triangolo (I) AB-hBC^iAC , cbe io espougo dicendo die ogni lato AC e la composta- equipollente dei due allri lati AB, UC. Questa maniera di eoinposizione delle rette pieoamente conformo alia compo- sizione dei movimenli ed a quella delle forze e indicata col segno-)—, a molivo della sua grande analogia colla somma ; ed a togliere ogni pericolo di equivoco io sustiluiseo il — 337 — segno ^ a quello propfio delle vere equazioni, ( olio quali le equipollenze hanno l'algoritmo pienamente comune. — Disogna ben avvertire che ogni rella s' intende presa dalla prima Ietlera verso la seconda ; sieche, per csempio, la CB e bensi uguale in grandezza , ma opposta in direzione alia BC. Due rclte sono equipollenli, ed una puo sostituirsi all' altra, ogniqualvolta sieno uguali parallele c dirette per lo stesso verso. Cioe se ABCD sia un parallelogrammo e ABrCadC. Che se abbiasi I' equipollenza m. ABtCzn. FG cio significhera cbe le relte AB , FG sono parallele, e che le loro luDghezze hanno lo stesso rapporto dei numero n , m , e se uno di quesli sia positivo e 1' allro negativo, le rette AB , FG saranno diretle in versi opposti; ed invece sa- ranno dirette per lo slesso verso se quei coefficienti nume- rici sieno ambedue positivi o ambedue negalivi. 1 precedenli eenni contengono tutlo quanto riguarda la somma e la sollrazione delle retle, noncbe la loro mol- liplicazione per nunieri inleri o frazionarii positivi o nega tivi, e cio nel significalo speciale che nel metodo delle equipolienze o dei quaternioni si allrihuisce ai due segni -4- — . Per venire a traltare della moltiplieazione delle relte I' Hamilton premette la considerazione di Ire relte uguali all' unila di lunghezza i, j, k; \a j orizzonlale e diretta verso 1' ovest, la ; orizzonlale dirella verso il sud, e la k verticale diretta verso lo zenil. Io indicai le slesse cose coll'unila reale positiva + I, e con due spe- cial! segni, all' uno dei quali diedi il nome di ramuno (vale a dire radice di meno uno. che dai moderni matemalici suole esprimersi colla leltera i), ed all' allro quello di ortosale ( perche si erige perpendicolarmenle al piano dei due primi ). — f-e medesime leltcrc i j li sono dall'Au- ///. 7'. ///. 'i~ — 338 — tore impiegale ad esprimere anche un quarto di rotazione eseguita in un piano perpendicolare alia retta ; egli da prima distingue Ic relic dalle caratterisliche delle rotazio- ni, facendo le prime in carallere rotondo e Ie seconde in eorsivo ; dopo trova inutile tale dislinzione. Qui io daro alle caratleristiche un esponenle, che sara I quando si vorra esprimere un quarto di rotazione. Cosi, se OA e una orizzontale, A'. 0.1 indica una retta orizzontale ugua- le e perpendicolare alia 0/1 , e che e la OA che abbia giralo di un quadrante nel verso sud-ovest-nord. Cosi pure k~.0A e la — OA , ossia la 0.1 rivolta nel verso opposto AO ; egli e per questo che si ha (2) k2 = — I, Similmenle kr . OA indica la 0.1 che abbia girato di 144° nel predelto verso. Risultano da eio anche le (5) /.: i=j , kl/= — i , k2i= — i , l?j=i , ecc. Siccome nel metodo delle equipollenze la retta j del- F Hamilton e indieata coll' unita positiva, cosi la prima delle (5) da k'=~, sicche io dissi pel ramuno i quello che F Hamilton dice pel k ( essendo cosa di niun conlo F opposizione nel verso della rotazione, elie io supposi ovest-sud-est ). Medianle le polenze del ramuno i , ed i numeri inleri positivi si pu6 rappresenlare in grandezza e direzione qualunque retta orizzontale, ed applicando ai nu- meri ed al simbolo i F algorilmo delF algebra si slabili- scono per queste relte le relazioni o canoni del metodo delle equipollenze relativi alle lignre di un solo piano (che qui supponiamo orizzontale) ; sicche tutle le relazioni delle parti di tali tigure sono espresse da un algoritmo sempli- cissimo che riguarda nello stesso tempo le grandezze e le dirczioni. Nello slabilire i predetti canoni io non procedetti eon lal online ; invece alio stesso modo che prima aveva — 339 — definilo ci6 die nel raelodo (Idle equipollenze deve in-ten dersi per sonnna e per differenza delle relte, io stabilii per definizione che eosa sia i! /irodollo o il quoziente di due relte ponendone a calcolo nello slesso tempo e la grandezza e la rispeltiva inclinazione : venne da poi spontaneamente 1' opporlunila di adoperarc il segno i ad indicare il quo- ziente di due relte uguali e perpendicolari. Grado di rigore nel melodo delle equipollenze c nel calcolo degC immaginarii. Non posso poi accordarmi eol chiarissimo matemalico e stimatissimo mio amico ohe negli Alti di questo Istiiuto (sess. del 18 germ. 1857) pubblicava che nello stabilire questo proposizioni non sia da attendersi assoluto rigore di dimostrazione. Io sostengo e ripeto, ohe nel melodo delle equipollenze lulto e dimostrabile eon ri- gore uguale a quollo della geometria di Euelide. — E poi oontrario ai relti prinoipii dell' ideologia supporre che una retta inolinala sia la rappresentazione di una quantitd im- viagiitaria, mentre, per Io qontrario, e il simbolo imma- ginario die puo servire a rappresentare la rella inolinala. Anziohe il calcolo degl' immaginarii sia di qualche uso geometrioo, egli e 1' oggelto geometrico il solo che possa dare un lipo a quel calcolo, e togliere all' algebra, cioe alia soienza delle quanlita, la laccia di applicare le leggi riguar- danti le quantita a miti, di cui soltanlo poteva asserirsi di essere iuipossibili. — t piii di un quarlo di secolo che io insistoi sulla mancanza d' ogni rigore nel calcolo delle quantitd immaginarie, che avevano inconlrato tank) mi- nori opposizioni di quelle ben meno irragionevoli quan- tita che si dissero infinitesime. Per cerlo indipeudente- mente dalle mie parole, e per la forza della verita, la causa da me sostenuta va gradatamente guadagnando ler- reno ; agl' immaginarii si nega il nome di quantild ; o quel — 340 — sotlile e profundi) ingegno, si deplorabilmente perduto alia scienza, il Cauchy, dopo avere tentato in varie manierc di giustificare ii calcolo degl' iramaginarii, termini) col con- fessare chc lo sole considerazioni georaetriche valevano ;i giustificarlo. — K singolare chc cio chc da prima doveva sembrare una bizzavria di applicare ad una scienza cosi positiva, qual e la gcomelria, una conceziune tanto fan- tastica quanto Iu sono delle quantity che nun sono quan- tity, dovesse condurre alia picna giustificazione di quel calcolo, cui 1' autoritu e I' abitudine facevanu prendere per buona moneta : resta solo die i matematici accordino che il calcolo degl' iramaginat'ii e un utile sussidio alia scienza delle quautita, ma che veramente appartiene alia scienza dell' estensione in un piano. Principii del melodo dci guatemioni. Secondo le pre- dette convenzioni ogni retta puo esprimersi mediante le Ire rette uguali cd ortoganali indicate con % j It ; per tal maniera ogni retta e espressa da un trinione ix-j-jy-j-kz. Sommando ad un trinione una vera quantita w si ottieue cio che dicesi un quaternione. Per dare una qualche idea del metodo dei quaternioni ricordiamo da prima che la retta AB , che dal punto A va al punlo B e espressa dal trinione, che esprime la retta OB meno quello che esprime la retta 0^1 ; la retta AC e la somma delle due AB , BC ; e la somma delle rette AB , BC , CD , DA formanli un poligono chiuso c uguale a zero. — Ana- logamente a cio, sopra una sfera col centro 0 I'arco AB (sempre di circolo massimo) e espresso da un quaternione, che uguaglia il rapporto del trinione OB al trinione O.I . 1' arco AC e il prodolto BC. AB . cd il prodolio DA. CD. BC.AB dei lati di un poligono sferico chiuso e sempre ujruale ad uno. — 341 — Due rette equipollent! possono sostiluirsi 1' una all' al- tra ; due archi descrilti sulla predetta sfera possono con- siderarsi come uguali e souo espressi dallo stesso quater- nione sollanto quando appartengono ad uno stesso circolo raassimo, e sono di ugual numero di gradi e rivolli per lo stesso verso. II calcolo dei quaternioni conduce diretta- mente e sen/a bisogno di cousiderazioni geometriche alia risoluzione dei triangoli sferiei, e ad altre questioni rela- tive alia superficie delta sfera o piii generalmente alio spa- zio. — La composizione ossia somma delle rette da la coinposizione dei movimenli di traslazione. Medianle pro- dotti di quaternioni si puo comporre i movinionli rotalorii, il che e vantaggio non piccolo del calcolo dei quaternioni. Garutteristichc adoperate dall' Hamilton. So in un qua- ternione 7 si cangiano i segni ai tre termini contenenti i, j , o k si ottiene il suo quatcrnione conjugalo c](i — li(j. II valor positivo della radice del prodotto q. c\q ( che e sempre una quantita positiva ) di un quaternione pel suo conjugalo si dice la grandczza del quaternione giv/=T7 , la quale corrisponde con cio die nel calcolo degl' immagi- narii suol dirsi il modulo. Un quaternione diviso per la sua grandezza e un quatcrnione vnitario q: Tq—\Jq. La parte reale ( cioe la quantita che non e molliplicala per al- cuna delle rette i , j , /, ) di un quaternione 7 e dise- gnata dall' Hamilton con S7 , ed invece il trinione eonte- nuto in 7 e indicato con V7 ; sicche q=rSq-j~ Vq , cJ7 = S7- \q , gr? — i^((S7)2— (Vgy- ) = =1/ ((Sv)2-h(grv7)2) L' Hamilton fa un grande uso di (|ueste caratterisliche S , V , U , T , K ; egli da col loro mezzo delle espressioni semplicissime delle equazioni dell'ellissoide e delle altre su- — 342 — perficio del secondo online, e ne deduce alcune propriety. Tratta in partieolare dei coni del secondo online, delle linee geodetiche sia in generale, sia sulle superficie coniche o sulle superficie rotonde ; e perviene in maniera spedita ad alcuni teoremi relativi a questa teoria. — Applica ai quaternioni non solo il caleolo differenziale, ma ancora queilo dclle variazioni. Di questo importante argomento sarebbe inia inten- zione, so il vostro consiglio, o chiarissimi Colleghi,mi sor- regga, di Iratlare uu po' distesamente facendo conoscere anche Ira di noi in maniera parmi alquanto piu spedita il caleolo dei quaternioni, clie e argomento affatto nuovo per le pubblicazioni falte in Italia, e forse anche in Francia, dove scmbra appena aver dato molivo al caleolo delle chiavi proposto dal Cauchy. II m. e. cav. Fapanni comunica una sua Rela- zione e Commenli sopra i) capitolare di Carlo Ma- gno intitolato De villis regiis, non tanto conosciu- to dagli agronomi, e dai legisti quanto meritereb- be codeslo importantissinio documento. II quale det- tato da piu che miile anni, per la storia della legisla- zione agraria e pei grandi proprietarii di terrcni porge ancora utili ammaeslramenti. II m. e. comni. Santini fa una Comunicazione di nsservazioni astronomiche raccolte nell'I. R. Osserva- torio di I'adova intorno all' ultimo ecclisse solare, e ad una nuova cometa recentemenlescoperta aBonna. Nel giorno 15 marzo (come era stato annunziato in tutte le Effemcridi astronomiche, ed altri giornali scienli- — 3i3 — fici) ebbe luogo un ccclissc di sole visibile anco presso di noi di circa 8 digili. II giorno fu per la raassima parte sereno ; alia mattina lino verso 9 , sembrava tendere al nuvoloso; poi rasse- reno, e si conservo per tutta la giornata bello e senza venlo molesto. Nel principio e fine dell'ecclisse il sole era cbiaro, il cielo sereno e limpido; si rimarcava nel globo solare un bello ed estcso gruppo di macchie, il quale ven- ue anco coperto dalla luna nel corso dell'ecclisse; la sua eslensione, ed i varii suoi accidenti non permeltevano clie se ne potcssero osservare i tempi dcgli appulsi e sorlile con qualclic precisione. Circa 20 minuti dopo il principio si addensarono dei vapori nella regione occupata dal sole per niodo da ren- derne indecisa la immagine; fortunalamente pero il cielo rilorno tosto sereno. L' ecclisse fu osservato nella sala ottagona superiore dell' osservatorio alia presenza di molti sludenti e distinte persone. Io osservava con un cannoccliiale di Fraunhofer di 'i picdi; il sig. Trettenero con un cannocchiale dialitlico di Plossl; il sig. Legnazzi con un cannoccbiale di Monaco di 3 piedi, montato sopra piede con movimento orizzon- tale e verlicale ; tutti eccellenti, distinti per chiarezza, e muniti di nitidi elioscopii. II tempo veniva contato in un orologio con pendolo a compensazione di mercurio , ooslruito gia dal defunto meccanico Stefani, di moto assai unilorme, regolato sul tempo siderale. Io osservai il prin- cipio e fine dclTecclisse in questa sala; nell' intervallo passai alia maceliina paralatlica per osservare le dislanze dei corni mediante un micrometro filare di buona costru- zione, in cui una rivuluzione delta vite corrisponde a 79", 02 dietro la descrizione c le misurc chc ne diedi nel giornale — 344 — del fu Barone di Zacb, die stampavasi in Genova sotto il tilolo Correspondence aslronomique {Vol. IX; pay. 272, a Genes 1823). Qui giova osservare, olio i corni erano acu- tissimi, senza penombra e senza indecisione. II conlorno lunare projeltalo sul globo solare era oscurissirno, del pari che tutla la parte del sole nascosta dalla luna; noil si rimarcavano indizii di colori o di rifrazione; qualelie projezione di montagne lunari vedevasi lun^o il contorno circolare della parte eeclissata. Cio premesso, ecco i tempi, quali furono osservali re- lativi al principio e fine dell'ecelisse. Principio dell' ecclisse. Santini 0A. I 5'. 0" ,6 T. sid. = 0/l . W . 50", I ! ^ ^ Trettenero ..0.12. 59, 1 = 0 .41 .48,0 / "*. £ Legnazzi ... 0 . 43 . 0,1 = 0 . U .49 ,6 ( H .9 Fine deli' ecclisse. Santini 1h. 45'. I0",0T. sid. = 57' . I \' .54", 9 ( S Trettenero . . 2 . 45 . 24 ,5 = 5 .1149,5 / Jj Legnazzi ... 2 . 45 . 12 ,5 =5 .4 I .57 ,4. r ^ Apparisce di qui una differenza di 12" in 15" fra il fine dell' ecclisse osservatoda me e dal sig. Trettenero, die non bene si potrebbe spiegare, essendo gli ingrandimenli dei due cannocchiali alf incirca nguali. Giova tenerne conto per risconlrare in seguito eol cal- colo quale dei due tempi meglio si adatti al generale an- damento delle tavole lunari. Tralascio di riferire le distanze dei corni prese a di- — 345 — versi intervalli, essendo di minore importanza, e non su- scettibili di una graiide esatlezza, mancando nell' altuata nostra macebina paralaltica il nioviinenlo equatoriale. Nuova Comet a. Una Circolare del sig. Peters di Allona ci annunzio la scoperta di una Cometa i'atta dal sig. Vinaecke in Bonna nella sera 8 corrente nella seguente posizione. s Marzo I5A.58' T. M. in Bonna, All == I77l.l5'.40" Declinazionc = — I°.a5'. Venue posteriormente ricercata, ed osservata in Altona dallo stesso Peters sotto la seguente posizione. I I Marzo I5*.22' T. M. in Altona, AR= \7h$ti'A% . Deelinazione z= — 2".0 . Pervenutaci la indicuta Circolare nel giorno lo corr. venue ricercata nella seguente notte fra ii 10 ed i 17 dal diligentissinio mio collega sig. D. Trettenero, e venae con- frontala colla slella N, 029.0 del recenle Calalogo dell' as- sociazione britannica, ed in seguilo se ne contiuuarouo le osservazioni tulle le volte die si pote osservare per lo slalo del cielo, essendo essa debolissima e difficile a vedersi, Eceone le posizioni osservale dal sig. Trettenero alia nostra macchiua paralattica nel R. Osservalorio. Il - j 1858 1 Marzo T. Medio in Padova \R. apparente Deelinazione Piumero dei confronti 16 18 i ,9 15*.5r.21",0 lb' . oO.oo ,3 lli .40. s .;, 18M-V.il ',50 18 .30.23,50 18 .58 23,42 — 2° . 4' . 5",0 — 2 . 8 . 3S .8 — 2 .5.18,7 5 1 S 1 Serie 111. T. III. — 346 — Nella sera 17 marzo doveva Irovarsi molto vicina alia slella sopra indicala 6290 dell' Ass. Brit, di 6.' grandezza,lo spleadore della quale rese impossible la visione delta lau- guidissima massa vaporosa costituente la presente Cometa, la cui estensione viene giudicata dal sig. Tretlenero di eir- ca 5 minuti. 11 socio dolt. Berli presenta alctmi saggi fbtogra- Gci di questo ccclisse oltenuli dal Perini in Yenezia. Si annuncio il dono, ricevuto dal Magistrate ci- vico di Trieste, di uno squalo, pescato nelle aequo di Pirano. Facquislo di una ruota idraulica a pale curve ricevente 1'acqua per di solto, di nn turbine motore, di una macchina a vapore^ di parccchi ucceili delie Provincie venete per ampliare ia coliezione ornito- Jogica. Elenco dei doni presentali all' I. r. Istituto dopo le adunanze 24 c 25 gennaio 1858. Inlorno all' amministrazione della pubblica beaejicenza in Venezia del Co. Forlunalo Sceriraan. — Venezia 1857. Giomale (telle scienze mediche N. I e 2 del 1858 dell' Ac- cademia Medico-chirurgica di Torino. Rapporto della Camera di commercio ed industria della provincia del Friiili sullo slato del commercio e indu- stria negli anui 1853-54-55-56. — Udine 1857. hollellino dellc Lcfjgi ed Alii I ffuiali per le provincie ve- nete, parte 1 punt. IX, parte II, punt. X, 1857 e parte I e II, punt. XI, 1857. Gazzclla di Verona. N. I 1-20. — ;}47 — Specola d' Italia. N. 4-7. Os.servatore Triestino. N. 17-59. // Pungolo. N. 5-7. Comples rendus (hebdomadaire). N. 5, ••, 5, G del 1 8r»S, dell' Accademia delle scienze di Parigi. Gazzelta di [armaria e di eliimica. N. 2-5. lo Speltalore. N. -5-7. Reichs-gesetz-blatt, eec. (Bullettino delle leggi dell'impero Austr. disp." II e III, del 4 858 dell'i. r. Luogoteoenza e I e IV. Cronaca 4 858, N. 2 e 5, del sig. Ignazio prof. Cantu. — Milano. Giomale Agrario Toscano. Nuova serie N. 4 4, IV disp.1 — Firenze 1857. // Mondo lettcrario. IN. I, 4, 5, 6, 7. — Torino. lielazioni degii stall eitropei, lette al Senato dagli amba- sciatori veneziani ncl secolo XIV. (Francia), Fase. IV. Eihnographie dor oestcrreichischcn. (Etnografia della Monar- chia Austriaca) del bar. Carlo Czornig di Vienna. I'rospetlo delle corrczioni od aggiunte da introdiirsi nel- i ilincrario delle distanze per le provincie venete. Statuti. Etapporti annuali, e storia del prirao dceennio della Pollicbia, sociela di naluralisti nel Palatinato del Re- no, N. 10 opuscoli eon una carta (in tedesco). — Lan- dau 1857. Revue agricole induslrtelte, docerabre 4 857. — Valen- ciennes. Bolldtino dell' htmo di Suez. Vol. Ill, I, 2 c 5. — To- rino 1858. Avvisatore mercantile. N. 5-8. Corrispondenza scienlifica di Roma. N. IG. — 348 — Crepuscolo. \. 5-7. Estratto dollo deliberazioni dell' Accademia d agrieollura commercio ed arti di Verona per 1' istiluzione di una associazione agraria Veronese. Verona 1858. Rivista contemporanea di Torino. La civiltd cattolica. N. 188 e 18!). Atti delC Accademia pontificia de' nuovi Lincei, Sez. I. del 6 dicembre 1857. Roma 1858. Atti dcll'i.r. Istituto lombardo. Fasc. II, del Vol. I , I 857-58. Atti delta r. Accademia de Georgofili di Firenze. Nuova serie Vol. IV, disp.0 II, III e IV. Bullettino dellc scienze mediche, delta societd medico-chi- rurgica di Bologna, gennaio 1858. Oversigt over dot Kongctigc danske, ecc, della r. societa Danese delle scienze, anno 1856. — Copenaghen. Questioncs quae in a. \ 857 proponuntur a Socielate regia Danica scientiarum cum praemio promissu. Supplement aux tables du soldi de Mm. Hansen ct Olufsen. — Copenaghen 1857. Bet kongelige danske videnskab ernes, ecc. Memorie della r. societa danese delle scienze. Serie V, Classe istoria e (ilosoGa, Vol. II, disp." I. — Copenaghen 1856. Sitzungsbericlite. (Relazioni delle adunanze dell' i. Accade- mia delle scienze di Vienna). Classe filosofia ed istoria Vol. XXIH, disp.a V. .» p Vol. XXIV, » I e II. Classe matematica e storia naturale. Vol. XXV, punt. I e II. Archiv fur kunde, ecc. (Archivio di nolizie sulle origini sto- riche austriache). Vol. VIII, punt. II. — Vienna 1857. Notizcnblatt. Foglio di nolizie. N. 16-2'*, 1S58. Fontes rerum austriacarum. Vol. XIV, parte III. — 349 — Almanack, ccc. (Almanacco della i. Aecademia delle scienze di Vienna), anno 1858. Fftslrcdc, ecc. (Allocuzione delta il 29 ottobre 1 857 in oc- easione del solenne trasferimento dell' i. Aceademia delle scienze nei locali dell' Universita), dal dott. Teo- doro Giorgio di K a raj an. / principii della fisica moderna, del dott. Andrea cav. di Ettingshausen. Vienna 1857. Mcmoircs de la societe des sciences nalurelles de Cherbourg. Tom. I, disp." II, e Tom. IV. Notice sur les anciennes fabriques de draps de Cher- bourg 1851. Quelques remarques sur la nomenclature generique des Al- gues. — Cherbourg 1856. Notice sur I' origin c el I' ctablissement de la foirc Saint- Clair de Qiierqueville — Cherbourg 1855. Observations sur les Ilex des environs de Cherbourg — 1 855. Examen des especes confondues sous le nom de laminaria digilata etc. Paris 1 855. Amministrazione del pio Islituto medico-chirurgico della Lombardia per 1' anno 1857. — Milano 1858. Prospctto dcgli studii dell' i. r. Universita di Padova per I'anno scolastico 1858. — Venezia 1858. BIBMOCRAFM 1TALIANA DELLB SCIENZE MEDICHE COWPIIjATA DAL PROF. GIOVANNI BRUGNOL1 E DAI DOTT. ALFONSO CORRAD1 E CESARE TARUFF1 (Gerente). PROGRAMS A II piu delle volte, se non sempre, il maggior ostacolo ;i ben condurre tin luvoro medico non c tanto I'intrinseca diflicolla della materia, quanto il sapere se e come altri n'abbia parlato: spesso crediamo percorrere nuovo cammino mentre non facciamo che ribatterlo: e molti e commendevoli scritti cadono in un ingiusto ohlio non avendovi chi li rammenti. Un libro percio che si metta indice delle mediche pubblicazioni se f'u sempre un bisogno ora e una necessita, le contribuzioni alia scienza, qualunque ne sia il valine, essendo smisuratamente creseiute. Ma il render conlo dell' intero scibile medico in tntti i paesi e presso tutti i populi mm e impresa a cni bastino pocbi individui tant'e colossale: anzi neppure una numerosa societa e sullkiente, giacche I' Annuario di Canstatt, la piu pregevole pubblicazione sotto questo rap- porto, ha troppe lacune per poter dirlo 1'eco fedele dell' universa medicina (1). Ristretta in piu modest! confini 1' opera riescira piu veritiera e complela: noi percio ci limitiamo ad accennare quanto intorno alle mediche discipline in Italia o dagl'Italiani si amlra pubbli- cando da questo 185S in poi mile Effemeridi e nei Commentarii, come sotto forma di Opuscoli e di Trattati. Ne questa sara sem- plice indicazione : le cose piu important! verranno poste nella debita luce, e al bisogno la nota acquistera 1' esteusione dell' ar- ticolo. Parimenti la nuda esposizione fara opportunamente luogo alia critica, la quale se non ogni volta colpiia nel segno non mancheia mai d'essere spassioiiata e indipendente : la pura nar- razione e cosi aliena dalla natura delluomo che quasi a sua in- saputa egli e spinto ad innestarvi il proprio giudizio; nemmeuo (I) LWnnuario di Canstatt (Canstatt's Jahresbericht) stampasi a Wiirz- biir^ in Bavieru; i piii dislinti mediei della Germania ne sono collabo- rator!. — 35d — il piu gretto cronista sfugge alia prepotenza di tale impulse IVon avreini) in cio a guida 1 intollerante aniore ad un sistema o la superstiziosa venerazione ad un nome, sibbene que'principii die, suggeriti da una savia teorica, ebbero la conferraa dell' espe- rieiizii e il suggello della tradizione. E perche nieglio appaja que- sto nostro intendimento, dichiariamo di volentieri accettare uli avvertimenti e gli articoli che, assieme alle opere su cui versanti, ci verranno inviati, In breve benche I' indole di questo Giornale sia essenzialmente bibliografica, non lo e in niodo si assolutu da escludere qualunqiie illustrazione, Se ogni popolo civile si studiasse di dare a conoscere quanta dal proprio seno esce intorno alle mediche discipline, queste gran- demente profitterebbero; il patrimonio loro crescerebbe d'assui aggiungendosi ai patrii tesori gli esotici. E a noi Italian! piu die ad altra nazione, questo lavorp e indispensabile: privi dun cen- iro a cui eoncorra quel die in molti punti della penisola si pensa e si scrive, sovente ignor;isi ii pie dell'Alpi I'oprato d'oltre il Faro; inendicando quindi vergognosamente dagli stranieri quel che inconscii possediamo. Conoscendo il gia fatto potremo lini- beccare le viete accuse d'imputenza e d'ignavia, come scorgendo cio die rimane a fare infocarci a nubile emulazione, die non di rado sgara clii superiore pareva ad ogni gara. La citta nostru per la sua postura, per esser sede di due Aceademie di niolta ri- homanza, per possedere grandi spedali e ricclie biblioteche, per affluirvi buou nuniero di Giornali e di Opere mediche piu di qual- siasi akiiij sembra acconcia all' attuazione di simile intrapresa. Alia quale se i nostri confratelli faranno accoglienza pari al buon volere die ci anima, non dubitiamo sia per avere prospera vita : gl'incoraggiamenti die autorevoli persone ci hanno porti vieppiu eel persuadono. Che se fortuna ci arriJe potremo eziandio pur raano al Culaloyo sistematico dclle cose mediche pubblicale in Italia nelia prima metd di questo secolo, di cui gia uno di noi ha pronti non podii materiali. Getterebbesi cosi le fondamenta per la storia moderna dell' arte nostra: ma forse codesta e spe- i'anzR soverchiamente ardita; contentiamoci intanto di condurre collii maggior diligenza quanto col presente programma ai nie- dici tulli viene offer to e caldamenle raccomandato. Le materie saranno distribuite nell'ordine che segue I. ANATOMIA e FISIOLOGIA. II. ANATOMIA l'ATOLOGICA e TEHATOLOGIA. — 352 — III. PATOLOGIA GENERALE ( Patologia generate propria mente detta — Terapia generale — Diagnosi e Semejotica). IV. PATOLOGIA e TERAPIA SPEC1ALE. A. MEDICA. B. CHIRURGICA. V. STORIA DEI MORBI ( Epidemie, Endemie — Geografia e Topofrralia niedica). VI. FARMACOLOG1A e CH1MICA MED1CA. MI. PSICHIATHIA. VIII. OSTETRICIA. IX. OCULISTICA. X. LETTERATURA, FILOSOFIA e STORIA DELLA ME- DICIINA. XI. MEDICINA POLITICA (Medicina Legale — Igiene — Polizia Medba — Statistica Medic.a). XII. ZOO.IATRIA. Noi non diamo questa classazione come perfetta : pei primi riconosciamo che non e scevra di niende, soltanto sembraci la mono impropria volendo conservare seniplicita e naturalezza. D'altronde gl'indici analitici che uscirauno alia fined'ogni seiie agevole renderanno il ritiovo e degli autori e delle materie da (juesti trattate. Bologna, 5 febbrajo 4858. / Compilalori. Contlmoni d' Associazionc La Bibliogralla Italiana delle scienze mediche uscira in ii Dispense che for- m-ianno un volume annuo di non meno 2.5 fogli del t'ormato e caratteri del pre- sente prograiiima. II prezzo d'associazione, franco a destinazione, per Bolojna, e di Scudi i . ao Ilomani; pel rinianente dello Stato di Scudi i . 5u ; per gli Stati conipresi nella Lega Postale ( Kegno Lonibardo-Veneto, Ducati, Toscana, Due Sicilie, Gerina- nia ecc.) Scudi i .60 pari a Lire 10 auslnache ; pel Piemonte, 1'iancia, Lelgio, Svizzera, Ingliilterra, Scudi 1 ■ g5 pari a Franchi 10. 5o. II pagaraeuto sara fatto al piii tardi al ricevere della seconda dispensa. La pubblicazione avi a principio appeua saia raccultu uu irumero sulliciente di firme. Ogni invio \i lettere, d aiticobr di deujii sara l'atto franco al Geiente nel- l1 Arcbiginnasio di Bologna. ANNO ACCAD. 18a 7-5 8 DISI'ENSA (JUNTA LAVORI per I' illuslrazione topografica, idraulica, fisica, slalislica, agraria e mcdica dclle provincie venete che si pubblicano secondo I'art. 127 degU staluli intcrni. (Continuazioue della pag. 272 del presente volume.) DEL TERRENO CARBONIFERO DKLLE ALTI VENETE. F, ino dal 1S22 1'abate Marasehini, parlando dclle for- mazioni secondarie piu antiche del Vicentino, conguagliava al Grc's del Carbon fossile quell' Arenaria ora bianco-gri- giastra, ora rossa e spesso varicolore che si osserva rico- prire gli schisli micaceotalcosi nel bacino di Recoaro e nella Valle dei Signori, ed in conseguenza di cio riferiva alio Zechstein la calcaria grigia magnesifera che sta interposta Ira questo banco arenaceo inferiore e gli strati sopra gia- centi di quell' arenaria, in cui seppe scorgere fin d' allora ii'Q equivalente del Gres bigarre o Bimtersandstein. L'illustre Co. Marzari Pencati nel 1825 si feee gagliardo oppositore di questa classifieazione, sostenendo che I' Are- naria rossa, o Metassite del Maraschini, fosse tutt'uno col- I' Arenaria variegata, e poco dopo il chiarissimo Prof. Ca- tullo stampava nel Giornalc dell' Italiana Letteratura come Serie III, T. 111. 45 — 354 — i fossili per lui osservati nolla prima calearia grigia ade- guata alio Zechslein dall' autore del Saggio Geologico sul Vicentino non permettessero disgiungerla dal sovrapposto gruppo. A queste osservazioni del Marzari e del Catullo riusci- rono conformi quelle dei geologi che visitarono il bacino di Recoaro dopo la riunione degli scienziati ch'ebbe luogo in Venezia ncl settembre del 18 57, c sollanto nella discus- sione avvenula mentre si esaminavano questi strati sul monte Spitz io avanzai l'opinione che il Metassite del JMaraschini potesse rappresentare il Gres dei Vosgi, in allora conside- rato dai piu come un depositn piuttosto contemporaneo alio roccie soggiacenti al Trias, che appartenente al Trias stesso. I resli vegetali scoperti in quest' Arenaria dal chiarissi- mo Prof. Massalongo, e che vedremo illustrati quanto prima nella sua descrizione geologica dei contorni di Recoaro, ri- solveranno la questione, potendosi frattanto ammettere, non essere provata la esistenza nel Vicentino della vera forma- zione carbonifera : giacche se pur si volesse considerate i! metassite del Maraschini come piu antico del Trias, non potrebbe cerlo collocarsi piu basso della formazione Per- miana, mentre equiparandolo al Gres dei Vosgi forraerebbe parte dello stesso Trias per lutti que' geologi che pongono il Gres dei Vosgi nella parte inferiore dell' Arenaria varie- gata o Buntersandstein. Per6 nella riunione degli scienziati avvenuta in Pisa nel 18 50 il Pasini accennava al fatto che i depositi arenacei piu antichi del Veneto si mostravano piu potenti e bitumi- nosi procedendo verso il Friuli e la Carnia, e quando il Prof. G. Meneghini ncl 1846 richiamo I' altenzione dell' I. R. Istituto Veneto sugli strati di litantrace scoperti allora in Carnia presso Raveo si era desta la speranza d' esscrsi im- — 355 — battuti Del vero terreno del carbon fossile. Se non die die- tro l'csame falto da que! distinto naturalista dei fossili tro- vati nelleroceie che accompagnano il Iitantrace se ne chiari ben presto l'appartenenza al trias, primeggiando tra gli allri l' Avicula socialis, Br. e la Terebratula vulgaris, Schlth; ii che veniva poscia da me ripetuto e pubblieato nel mio Coup d? oeil sur les Terrains stratifies des Alpes Venitiennes stampato in Vienna nel 1830, ove io pure accennava alia probability di rimcnire i terreni piu antic hi procedendo pi ii oltre nolle Alpi Carniche. Queste previsioni dei geologi locali non tardarono a verificarsi merce gli studii fatti di poi nella Carnia per com- missione dell' I. R. Istituto Geologico dell' Impero dai Si- gnori Consiglieri Hauer, Lipoid, Stur, Foetlerle e dal Prof. Giulio Pirona. La formazione carbonifera quale fu da essi ravvisata nella Carnia del Frinli non e che il prolungamento del terre- no carbonifero della Valle della Gail e si eompone di quelle stesse roccie che al mezzodi della Gail sono caratlerizzate dalla presenza dello Spirifer Mosquensis, Fisch.; della Retzia radiatis, Phill. ; dell' Orlhis eximia, Eichw., del Productus srmircUculatus, Mart., e da quella di niolti altri resti spet- lanti ai generi Avicula, Spiriferina, Spirigera, Strophonema, Ckonetes, eec. Questa formazione che nel Veneto si presenta soltanto nell'alto Friuli e divisa in due gruppi : l'inferiore compo- sto di schisti argillosi o nerastri,a cui sono subordinatisu- periormente dei conglomerati e delle arenarie piu o meno bituminose, ed il superiore composto di calcarie magnesi- fere saccaroidi cristalline e dr calcarie compatte, grigie, nerc o rossastre percorse da venature di spato calcare o di ba- rite or bianca or tinta in verde dal carbonato di rame. — 350 — Gli schisti argillosi variano dal color nero al violaeeo, sono spesso micacei e rinserrano in aleuni luoghi dei resti vegetali mal conservati c difficili a determinarsi, fra i quafi mi e sembrato poter riconoscere una forma analoga a quel- la descritta c figurata dal Prof. Meneghini nella sua Paleon- tolorjie dc la Sardaigne, pag. 147, Tav. D, fig. 4,4118j e da lui riferita al Cordaites borassifolius, Ung. o Flabe'laria bo- rassifolia dello Sternberg. Questi schisti formano non solo la base ma costituisco- no eziandio la massa principale della nostra formazione car- bonifera, e di questa serie potentemente sviluppata si corn- pone la parte maggiore delle montagne della Carnia da monte Germula procedendo all'occidente fin ollre il monte Crostis Schisti violacei privi di fossili si osservano sul monte Zovo al settentrione del Comelico Inferiore e sulla Croda bianca al nord-est di Forni Avoltri, mentre sul monte Fleons e sul monte C.resta Verde al nord-est di monte Paralba compari- rono invece degli schisti argillosi verdastvi e rosso-bruni, che secondo lo Stur ricordano quelli che sogliono accom- pagnare l'Arenaria variegata o Buntersandstein. In piu luoghi la parte superiore di questo gruppo mui.-* di forma e passa a delle arenarie grigie, nerastre, talvolta variegate, alle volte ocracee, non di rado micacee e schistoi- dee, Ie quali contengono frequentissimi cristalli di feiro sol- forato e di Galena argentifera. Questi minerali venivano una volla scavati principalmente nella parte superiore della valle del Degano presso a Forni Avoltri ed a Tiinau. Secondo il Prof. Giulio Pirona gii avanzi organici trovafi di recent e negli schisti sono riferibili ai generi Spirifer Pro- ductus, CyathophyUum oltre a qlialche Crinoide e qualche Po- lipajo che secondo lo Stur confermano laconnessione di que- sta serie colla formazione carbonifera della valle della Gail. — 357 — Nolle arenarie cite si osservano nella parte superiore di questo gruppo non sono ran i fossili, ma il loro cattivo stato di conservazione rende assai difficile poterli determinare. Nei gres micacei si scorgono delle impronte senza dubbio appartenenti al genere Spirifer e dei frannnenti vegetabili cosi malcoDci da renderne impossibile la classiticazione. A questi gres sono associate delle altrc arenarie grigie e ne- rastre molto calcarifere, nclle quali il Pirona trovo dei Pro- ductus e qualche bell' esemplare di Cyalhophyllum. Esse sono zeppe di resti organici e specialmente di frammenti di polipai, frai quali ho potato riconoscerne alcuni riferibili ai generi Feneslella, Alveolites, e Favosites. Lo Slur ebbe il merito di indicare con molta diligenza le variazioni di struttura e la composizione mineralogies degli schisti e delle arenarie, come pure quello di descrivere minutamente le altre roccie subordinate a questo gruppo ; ma avrebbe gio\ato assai piii alia miglior conoscenza di questa formazione se ne avesse descritto e ligurato i fossili. Pienamente concordante con questa serie si e il gruppo superiore composlo di roccie calcarie, e die occupa le som- mita delle montagne forinanti il lato raeridionale della vulle della Gail. Una calcaria saccaroide subcristallina di vario colore costituisce lo sparliacqua di monte Frugnoni e di monte Sihella e si prolunga lino al monte Palumbino nella valle di Visdende. Lo Stur segui gli strati calcarei di questa formazione da lloclnveisstein nella valle della Gail per monte Catena, monte Paralba e monte Avanza fino a monte Volaja e monte Canale e riconobbe nella calcarea compatta grigia di quest" ultima localita buon nuinero di fossili proprii della formazione carbon ifera. Alii i banchi calcarei spettanti alio stesso sistema si seor- goDO sulle volte meridionali di monte Coglians e si prolen- — 358 — dono per Pizzo Collina, monte Croce, monte Pal, Pizzo di Timau, Scarniss c monte Dimonc fino a monte Germula ed alia valle Pontebbana. Formano parte di questi la calcarea grigio-oscura ebe presso Collinetta sul monte Coglians contiene dei coralli e sol pendio nord-ovest di monte Germula al Rio di Lanza dei crinoidi e dei Vroduclus ; ed il Marmo rosso con Orto- cere di monte Scarniss e monte Germula. Finalmente anche tra Rigolato e Forni Avoltri sulla riva destra del canale di Gorto vi ha una piccola serie di strati calcarei che appar- tengono essi pure a questo terreno. Qnesti due gruppi di diversa potenza, ma fra loro con- cordanti nella giacitura costiluiscono la formazione carbo- nifera del Veneto, quale ci si presenta nell' alto Friuli, ove occnpa una larga zona cbc cone dall' est al nord-ovest per un tratto di trentasei miglia all' incirea. Al nord essa com- prende le alte vette che dividono le acque che seendono nella valle della Gail da quelle che sconendo verso mez- zodi vanno ad alimentare la Padola, la Piave, il Degan, i! But, ed il Chiarfo ed abbraccia colle sue stratifieazioni le montagnechiamate monte Silvella, monte Quaterna col Ros- sone, monte Antola, monte Cresta Verde, monte Volaja, monte Coglians, monle Croce, monte Timau, Pizzo Avo- stano o monte Germula. Al sud no possiamo tracciare il limite meridionale c<>- minciando dal lato nord-ovest, ove j^li strati di questa for- mazione uscendo dalle valli di Sexten e della Gail si mo- strano nel Veneto territorio sulle montagne chiamate monte Frugnont e monle Quaterna e seguendoli lungo la linea formata dalle testate delle formazioni sovrapposte sotto le quali vanno ad ascondersi. Cosi il segneremo lungo il torrente di S. Valentino — 359 — attraverso il Comelico Superiore fin oltre la sponda sinistra della Piave, indi volgendo all'est, verso il lato settentrionale delta valle di Visdende, lungo il piede meridionale di monte Paralba, poscia per Forni Avoltri proseguendo verso sud-est fino a Rigolato per la parte settentrionale del Canal di Gorto, poi continuando verso Oriente insino a Ravascletto ed a Zovello, indi passando al nord di Paluzza, e di Ligo- sullo fino al piede del pendio sud-est di monte Germula. Entro questi confini sta compresa la nostra forniazione carbonifera di stint a dai terreni che ad essa susseguono nel- 1' ordine ascendente non solo per la natura delle roccie e dei fossili e per la sua connessione eol terreno earbonifero cosi bene sviluppato nella valle della Gail, ma ben anco per la diversa giaeitura degli strati. Ed in fatto getlando uno sguardo sugli esatti profili eon eui lo Slur rappresento T andamento delle varie formazioni componenti le montagne poste nella regione da lui percorsa ed istudiata nel 185-5, noi vedremo il terreno earbonifero della Carnia discordare nella giaeitura eol sovra posto Trias piegando eogli strati al nord snl lato meridiooale di monte Qualerna, lungo la Piave, nel Comelico, sul monte Palum- bino al settentrione della valle di Visdende ed al piede di monte Paralba al nord di Sappada. A Rigolato gli strati piegano invece rapidamente al sud e concordano col Trias, poi procedendo verso monle Gola fanno una curva, s'inelinano verso settentrione e vanno a formare il monte Coglians. A Ravascletto discordano niiu- vamente col Trias, indi eon lieve curva elevandosi si mo- strano sul monte Crostis pendenti verso mezzodi, la quale pendenza al nord di Zovella ed a Ligosullo e cosi forte die gli strati sembrano quasi verticali. Nell' ultima delle localita teste nominate sono quasi verticali anche le stratificazioni — 3G0 — del Trias e quindi concordanti con quelle della formazione earbonifera. Dopo breve tratto gli strati di questa si curvano e volgono al nord rialzandosi nuovamente su! monte Scar- niss. Al piede poi di monte Germula si palesano fortemente inclinati verso setlentrione. Queste rilevanti variazioni nell' inclinazione degli strati concorrono a distinguere anche sotto questo rapporto il terreno carbonifero del Veneto dalle formazioni che vi suc- eedono, le quali sono tutte concordanti fra di loro ed hanno tutte un eguale pendenza, come vedremo in apprcsso. Per le cose tin qui detle resta impertanto baslantemente provato come le osservazioni e gli studii fatti da distinti geologi in questi ultimi anni abbiano posto in cbiara luce la conncssionc dei piu antichi depositi sedimentarii della Carnia col terreno carbonifero del Tirolo e della Carinzia, e rimarra soltanlo a vedersi se un accurato esame dei fos- silipotesseporgerciunqualche indizio dell'esistenza di un'al- tra formazione che potrebbc per avventura trovarsi inter- posia anche qui, come lo e in altre parti d' Europa, fra il terreno carbonifero ed il trias, voglio dire del terreno Per- miano al quale l'Omboni persisterebbe di riferire quella ealcaria grigia inferiore di Recoaro che il Maraschini,come dicemmo, paragonava anch' esso alio Zechslein. A. de Zigno m. e. SULLA MKDIZIOHE METE0R0L06IGA DEL TER0NE8B € c n n o DEL M. E. GIULIO SA!\DRI — o©° — 1. "uantunque le meteorologiche osservazioni possa- no a prima giunta sembrar inutili, tra perche non e dato prevedere gli atmosferici avvenimenti, e perche se si giu- goesse anche a prevederli, dato non e prevenirli ; cotal- che nulla resta ehe 1' uorao abbia ad operare in questo ri- guardo : tuttavolta, faeendo meglio ragione, si vede aver esse bene di che doversi apprezzare, o si considerino in se medesime, o per la stretta relazione che tengono eon altri studii priocipalissimi. E quanto al primo rispetto, egli e eerto, ehe se all1 uomo importa il eonoseei-e tutto eio che gli conceme, Irascurar ei non debbe la conoseenza di eio ehe avviene nell' ambiente nel quale e pel quale esso vive. E quanto alia relazione eon altri studii, sa ognuno come l'an- damento della vegetazione dipendendo in tutto dall atmo- sferico, e dalle atmosferiehe vicissitudini dipendendo pur molto la condizione di salute degli animali.e massimamente Serie III, T. 111. 46 — 302 — dell uorao; la scienza agraria e la mediea deonsi colla me- terologica trovare strettaniente legate. 2. E appuato in riguardo alia medicina, siceome altra- volta io diedi un tocco sullo stato sanitario di Verona (I), considerando specialmente il decennio dal 1811 al 1850, affinche si possa vedere quale co' mali ivi notati abbiano corrispondenza Ic atmosferiche vicende, io seelsi anche per queste il deecnnio raedesimo, uscendone talora soltanto per dare maggior corpo a qualche idea, o per osservazioni die in esso non eransi fatte. E a renderne mono arido e noioso il ragguaglio, m ingegnai coi redarlo di alcun che di scientiftco, che valesse a spiegare in qualche modo gli av- venimentij allontanandomi pure alcuna fiala dal ciel vero nese, perche men oscura tornasse la spiegazione di quelli che in esso occorrono (2) : conciossiache cio che succede in un Iuogo non sia spesso che parte, causa o conseguenza di cio che in altro, anche assai distante, addiviene ; e nis- sun aereo fenoraeno sia del tutto isolato, ma sempre unito e connesso con quelli dcH'universa atmosfera. 3. E poiche a meglio intender i falti giova la cognizio- ne del luogo, ricordiamo qualmente Verona sen giaccia a pie delle colliue che formano rultimo scaglione meridiona- le delle Alpi retiche, attraversata dal corso tortuoso del- I Adige, che ne divide in gran parte eziandio la provincia. Questa oifre a settentrione colli ed alii inonti intersecali da nuiuerose vallate; ad occidente il Benaeo ed il Mincio; vaste paludi al suo confine australe verso il Po, ed eslesa pianura nel mezzo: della quale cioltolosa ed arida la parte superiore, e arenosa o abbondante in argilla, e piuttosto (1) Nel Vol. I. Serie 111 dp:4li Atti dell' i. r. Istituto veneto. r2) E a tal ct'felto, ()fi meuo istrntli, in' accade pur di discendere a qualche idea eleintMitare. — 3G3 — umida 1 inferiore. Alia distanza di circa un grado sla dal lato orientale I'Adi'iatico, al cui settentrione trovansi le Al- pi carniche e lo giulie ; e dall' occrdentale, un po' verso rae- riggio, le montagne di Parma, e piu verso il nord le bre- sciane. Per quanto le atmosferiche vicissitudini possano avere corrispondenza colla posizione de' luoghi, si vede quinci come variate esse abbiano ad essere nel Veronese. 4. E facendoci dalla temperatura, e gia noto che da Ire fonti il calore venir ne potrebbe; dalla terra, dal pas- saggio de'corpi ad altro stato e dal sole. Ma, rispetto al pri- mo, sebbcne il ccntro del noslro globo suppongasi cotan- to infocato da trovarsi in fusione, e a crederlo tale ci per- suadano e i vulcani vomitando liquefatta materia die sem- bra appunto di la provenire; e il calore che col diseendere va sempre crescendo di circa un grado per ogni trcntina di metri, sicehe alia profondita di metri 3200 si avrebbe quel- lo dell' acqua bollenle: pure a motivo della si poca condu- cibilila della corteccia terrestre per esso, quello che potes- sc influire sulla temperatura non sarebbc c!ie di un tren- tesimo di grado, e quindi si tenue da non calcolarsi in nre- teorologia. 5. E quanto al fonte secondo, sanno i chimici, come un corpo col passare da uno stato men denso ad un piu denso sviluppa calore. E ben chiaro il si vede pur comunemenle allorche estinguendo la calcc vi si solidifica I'acqua; la qua- le per cio ne sprigiona fin anche nelf agghiacciarsi. Ma, d' allra parte, he'passaggi contrarii il calore viene assorbi- to; perciocchc, stando coll' esempio dell' acqua, Fagghiac- ciata per tornar liquida ne vuole tre quarti di quello che le e necessario per entrare in ebollizione; e la liquida per andar in vapore ne impiega pressoche- sei cotanli di quel- lo (die per bollir le fa d" uopo. Cotalch'^ sebbene in qual- — 364 — die luogo possa la temperatura a quando a quando pro- vare alcuna variazione per questo conlo, tuttavia seinbra in generale che i cantrarii passaggi s" abbiano sossopra a corapensare. Per cui, ed anclie perche difflcil sarebbe ri- durre a calcolo i casi particolari, ne anche di questo fonte possiam valerei per istabilire la temperatura atmosferica. 6. Noi dunque la consideriam qui soltanto come ef- fetto del sole. Sia che ci scocchi propriamcnte egli i suoi raggi, o siano essi prodotti dalle ondulazioni di un sottilis- simo etere posto in mo to dalla vibrazione di sue parti, co- me da quella de'corpi sonori si muove l'aria che ci giugne a colpire lorecchio; in ogni modi) essi raggi pin scaldano quanto durano piu lungamente, e quanto piu ci vengon di- ritti. Per entrambe le quali ragioni piu dell' inverno ci so- no cable le slagioni intermedie, e piu di esse la state. 7. E per 1' ultima delle ragioni dette, anche addiviene che quando il sole sta in sul meriggio, il suo raggio riesca piu caldo che a minori elevazioni. Al meriggio con lente accendesi l'esca assai piu di leggieri che in ore distanti da esso, e non si arriva ad accenderla in sul tramonto. A I suolo non pervengono pei'6 raai tutti i raggi che capilano al sommo dell' atmosfera. Solo tre quai'li di essi vuolsi che. vi pervengano quando il sole e al zenil; e iluv terzi quando si trova all'altezza di gradi quaranta e mezzo, e la meta quan- do a ventuno e mezzo. Sicche flnalmente in giorno al tutto sereno a terra n' arrivano la meta, od in quel torno; e gli altri vengono o riflessi verso lo spazio, o dispersi nel loro tragitto: e quanto piu questo e lungo, quanto minore e I'e- levazione dell' astro, tanto maggiore e il disperdimento. 8. Quantunque f aria dai raggi solari sia la prima eolpita, da essi pero direttamente non si riscalda gran fatto: poiche dai raggi solari non si riscaldano i corpi chose li la- — 365 — sciano passar a traverso. Una lente fatta di ghiaccio accen- dera I' esca senza punto liquefarsi. Per iscaldare e mestieri die la luce ne si rifletta, ne trapassi , ma venga assorbita. [/ aria dun que da essa non si scalderebbe, che in quanto potesse assorbirne; il che fa poco eziandio la piii densa. La terra poi, che assorbe della luce dove piu, dove meno, se- condo la quanta di sua superfine, si e quella che prima si scalda (-1), e scalda poi anche 1" aria vicina. Di che avviene che d' ordinario sia piu calda 1' aria piu bassa ; e piu fred- da a raisura che si va in alto finche si giugne aifreddo del- lo spazio, che per aleuni si vuole da 50 in GO, e per altri fino ai 140 gradi C. sot to lo zero. 9. Ma la terra per iscaldar r aria conviene che si spo- gli del suo calore avuto dal sole ; il che fa per mezzo di quella che dicesi irradiazione ; la quale ha luogo da lutti i corpi, non escluso lo stesso ghiaccio, variamente pero se- condo la datura Ioro e la forma. Onde succede ehc alia me- desima temperatura un corpo si possa raffreddare piu di un altro, come i fmiti in punta quali sono I'erbe (N. 4." e 44). Siccome poi le nubi sono Iriste conducitrici de'raggi calo- rifici, nella guisa che il giomo intercettando i solari, irnpe- discono alia terra di riscaldarsi, la notte intercettando i ca- lorifici che si vibrano dalla sua superficie, le impediscono di raffreddarsi. E somiglievole contrario ufficio esercitan pure la state ed il verno. II quale raffreddamento c riscal- damento pare venga a noi ognor moderato alquanto da quella specie di velo <-lie al sereno concorre a dare la tinta azzurra ; linta else s' infosca salendo in alto, e piii non si scorge sulle piu eccelse montagne, donde la volta celeste apparisce anzi nera. (I) Pino alia prol'oudita di 4 a ;i piedi ; a quella di IS t 20 la tempera- tura .si iiKii.tieur sempre oust iiue. — 366 — 10. In proposito pot delle alte montagne, d'uopo e con- siderare che, sebbene seinbri dover esse della pianura es- ser piii calde tra per trovarsi dal sole meno discoste, e per- che il raggio non e ivi tanto scemato dal lungo passaggio attraverso dell'atmosfera (N. 7), luttavia sono in vece molto piu fredde: e cio non gia perch 6 il raggio in su medesimo vi sia piu debole, che anzi e pin forte (I); ma per la ru- gione anzidetta ( N. 8 ), die quanto pin si va in alio, 1' at- mosfera e ognor piu fredda; e perchenon avvi sulle eccel^e montagne si estesa superficie conic al piano, da poler as- sOrbire tanta luce e sprigionare tanto calorico valevolea ri- scaldare qucU'aria. Essa poi trovandosi anche maggiormen- te agitata, offre pur quinci ragione di raffreddamento, le- vando continue il calore die il raggio solare vien producen- do. E quests minor temperatura delle montagne le rende atle e ad accogliere e serbare quelle a; que, le quali poi ca- lano giu per sopperire agli universali bisogni, e a rinfre- scar T aria che ne discende (N. 23): servigi rilevanlissimi, oltre quello che prestano rispetto ai venti (N. 27). 1 1. Coneiossiaehe dunque 1' atmosfera si riscaldi nelia guisa suddetla dai raggi solari, si vede die in quanto al giorno la minima temperature press) li superficie del suolo dovrebbe sempre essere in sul far dell' alba, circa mezz'ora avanti die sorga il sole; e indi essendo il calore die dal sol si riceve,maggior di quello che perdesi per irradiazione,ella dovrel)be andar crescendo fino a due ore, o in quel torno, dopo il meriggio (un po'prima in inverno, e un po'dopo in estate) per arrivare alia massima: e poi volto essendo il so- le al tramonto, principiando ad essere maggiore del rice- vuto il calore irradiato, e tal diminuzione continuando per (1) Come si puo vedere facendovi baiter il raggio in cassa chiusa da vei ro. — 3(37 — tutta la nolle, dovrebbesi lornar alia minima nel punto del- lalba sopi'arameazionatOj doiule rinnovar poscia I' ascesa. E rispetto all' anno, la minima leiiiperatura avvenir dovrebbe circa la mela di geanaio e andar quindi crescendo fin verso alia line di luglio, in cui si avrebbe la massiiua, e andrebbe poscia scemando fino alia delta meta di geanaio. La media si avrebbe intorno al fine di aprile, e al 20 ottobre, un mese circa dopo 1 equinozio. Le stagioni meteorologiche dii'feri- rebbero dunque dalle aslronomiche in eio clie 1' inverno comprenderebbe i tre mesi di dicembre, gennaio efebbraio; la primavera i tre seguenti; gli allri Ire la state, e I' autua- no i Ire rimanenli. Avrebbesi poi il raaggior caldo diurno, non al meriggio, benche in (al punto il sole sia piu alto; ma alquanto dopo, a motivo del ealore clie in tanto s' e aecu- mulato; e il maggior caldo annuale, non al solstizio eslivo, circa un mese da poi, per simil cagione; e per cagion somi- glianle an -he il medio alquanto dopo gli equinozii. 12. 1H questa loggia n' andrebbe la graduata scala di nostra temperature. Cosi il ealore di un anno sarebbe egua- le a quello dell' altro, quello d' un mese al suo corrispon- dente , e cosi pure quello de'giorni corrispondenti de' rela- livi mesi , avvegnache il sole conserva sempre col dato luc- go la inedesima reiazione. Ma per le atmosfericbe vicissi tudini avvi nel Veronese \yriazione grandissima in ogni con- !o. Accade spesso di non trovare all' alba il minor ealore a cagione o del nuvolo clie iinpedi la piena irradiazione, o di caldo soflio die ne venga dJ altronde. Un anno e si ardea- te clie brucia quasi le entrate, come il 1846 e il 18-59; e un aliro si scarso in ealore, che non e sufticiente a ben niaturarle, come il IS50 e il 1851. E per le bufere non iu- trequenti sui nionli vicini, avvi anclie de' passaggi istanta- uei, clie molta parte alia scala lerinonielrica fanuo percor- — 368 — rere, massimameote d'alto in basso, come quando a mez- zo il mese di marzo del 1850, dai 10 gradi R. sopra lo zero, la temperatura discese a 5 solto di csso. I qinili cam- biamenli e molto nuocono al vegetare di quelle piante, che per la dilicata e tenera tessitura ponno soffrirne; ed an- cor piii alia vita dell' uomo, che piu sente il brusco mu- tar dell' aria , e soprattutto se troppo forte aon sia di petto. 13. Per le antidette atraosferiche vicissitudini pur ad- diviene che variar possa di molto, secondo gli aoni, il me- se ed il giorno piu caldo. Nel 18 57, p. e., il mese piu cal- do fn il maggio, e fu tanto caldo che la media di gradi 11. IT, 5 supei'6 di due gradi la media dello stesso me- se ne' cinque anni addietro. II giorno del maggior caldo vaga in generale dal maggio all' agosto. Nel decennio da noi considerate fu il 24 maggio nel J 847, il i T5 giugno nel 18 ; 'r, l'8 luglio nel l845,giunger»do quasi ai gradi 28 R. II 0 agosto fu poi nel 1 82 1 , il 1 3 nel I 82(1, il 5 1 nel I 825, c il 21 nel 1815, ch'ebbe pur eguale il 2 setlembre, contando entrambi 20 gradi. I ]. ouanlo all' utilita del calore per le derrate nel Veronese si nota, come il piu abbondante, se vada undo a sufficicnle pioggia regolare, ne aumenta la quantita non solo, ma eziandio la perfezione. La vendemmia specialmen- te per un' alia eontinuala temperatura a suo tempo, tor- na assai piu felice in ogni rispetto ; e anch' essa la ricol- ta del riso, che per questa provincia non e di picciol mo- rn en to. 15. Cio che abbiam detto per la variazione del caldo, e da ripeter in parte per quella del freddo. Avvi de' verni assai miti, de' mezzani, e non ne manca ne anche di molto rigidi. Tra i primi nel nostro decennio fu il 1846, Ira i se- — 369 — condi quello del 1848, e fra gli ultirai quello del 1841. Ed avvene eziandio di misti, come quello del 1S50, che pri- ma fu aspro e poi dolcissimo qual primavera. 1G. Come quello del rnaggior caklo ( N. 13), eosi no raeno il giorno del maggior freddo cade sempre ncllo stes- so mese. Nel 1845 fu il 23 e 24 dieembre; nel 1847 fu il 2 gennaio, c nel 1845 fu il 20 febbraio. No si puo dire che il mese, in cui avviene il giorno del maggior freddo, sia pure del resto il piu freddo dell" anno, potendo anclie il piu freddo esser un aliro. 11 grado del freddo maggiore suol variare tra gradi 1,2 R. solto zero fino ai 5 od ai G al termometro di osservazione. Allri poi piu esposli alle ge- lale correnti d' aria in tali circostanze anehe passano gli 8, Nel noslro decennio al lermomelro delfosservatore ondeg- gio fra — 2,10 avulo il 12 gennaio 1847, e 7,50 avuto il 4 7 dieembre 1840. 17. II freddo puo giovare nel Veronese e per gli usi economiei e per I' agricoltura. Per gli usi cconomiei in quanto sipossanofareleghiacciaieutili per gli appreslamen- li delle mouse, per alleviare eon gradile bibite gli estivi ca- lori, e in servizio della medicina, che in molte circostanze di ghiaccio ha bisogno. Per I' agricoltura il gelo e vanlag- gioso, perche la terra die specialmente prima sia lavorata, vi si sfarina 0 stempera in minutissime parti, disponendosi cosi a ricevere compiutamente i beneiici fertilizzanti prin- cipii dell' aria : ed oltraceio, perche uccide in gran parte gl' insetti dannosi ai ricolti, e principalmenlo i vermi che rodono le radici al frumento; e reprime eziandio le male erbe , le quali allrimenti a suo tempo sovercbierebbero questo si prezioso cereale, impedendogli la buona vegeta- zione. 18. 11 freddo rcca poi anche i suoi danni. Come Seric III, T. III. 47 — 370 — [' acqua nel congclarsi cresce circa un decinio di volume, cosi essa agghiacciandosi tra le fibre tie' vegetabili ne le guasta, e quindi piu ne soffrono quclli clie piu abbondano di umorc, come gli ortaggi succosi, quali sono i broccoli, che dopo didiacciati marciscono per la distrutta organiz- zazione: ed e maggiore il danno del forte gelo quando egli succede bagnata essendo la pianta, e segnatamente se il di- diacciamento poi avvenga tulto ad un tratto per tempera- tura mite clie sopraggiunga. Un cosi fatto gclo dannifica grandemente gli ulivi, facendone perire non pur le foglie e i ramoscelli, ma de' rami eziandio pin principali; per cui 1' albcro ne viene sformato, se non ne muore ancbe del tutlo. Quindi e clie moltedelle veronesi colline che tanto liete mostravansi di questa pianta, so no veggono adcsso assai spopolafe per le inclcmcnze degli anni andati; ed an- che non ba molto nel piu dc' luogbi essa pati gravissimo guasto, del quale non si potra forse piu riavere. II freddo intense danneggia assai anche le viti, disseccandone fino alia radice ; e gia moltissime per questo molivo ne morirono ullimamente in due inverni conseculivi; onde vedeansi in primavera empier le corti di queste miserande spoglie del campo. Laonde passera eziandio per tal cagione qualche tempo avanti che possa, massime nclla pianura, aversi la solila copiosa vendemmia. (Conlinua.J Nclla dispense/, precedente, adunanza del 22 febbraio 1858. ERRATA CORR1GK Pag. 510 linea 17, ma sibbene ma sibbene accent! acuti, lurghi larghi e circonflessi e circonfle.ssi AI)ll».WHBELGI0RX0 2{2ilARZ018i8 &i legge la seguente RELAZIONE del conte Minis c ale hi Erizzo intorno alia leitera del cav. ab. Raffaclo LamOruschini al prof. E. Cornalia : Sulla cost delta malatlia dei bachi e delle farfalle, die in- festa da quale he anno alcune parti : Ail. IV. — 'MA — iici per vizio originate i primi, men t re ehe i bachi i quali appajono sani e vigorosi in sul prineipio e die illanguidi- scono e vengono raeno, sopralluUo nell' ultima eta, repula simili alia tisichezza d' un giovane robuslo da prima, che dimagra, poi si consuma e muoresfinito. Questa malattia e an lira in Toscana dove si chiama il ricnlro, ed i bachi die ne sono affetli si dieono rugginosi o rocciosi, ed esamina quello die sieno stali i bachi i quali non ritiscirono a trasformarsi in farfalla, o divennero far- falla malsana. I bachi anche spogliati bene invece di man- giare impiccoliscono, rientrano, illividiscono, si consu- rnano e muojono. Alcuni moslrano una gocciola d1 acqua alia bocca ed un poco di viscidume all' ano, in altri i ca- cherclli sono morbidi, non concoili e verdi. Sembra che l'allerazione degli organi digeslivi sia quando maggiore, quando minore, ma accompagni sempre in qualche grado il riseccamento dogli union, nc' quali due disordini pare clie slia la causa della tisichezza dei bachi. Modificazionedi questa malattia, oforse malattia diversa, v quella nella quale si vede pure una gocciola alia bocca del baco, ma non saaffermare se quell'umore sia veramente un vomito come nei rugginosi, ovvero, lo sgorgo d' un li- quido, ehe rigonfia la pelle de'bachi massimamente nel capo e da loro 1' apparenza d'idropici. La pelle per6 non e as- solligliala come in quelli che si dieono idropici o lustrini, ma e colennosa e opaca e quasi staecata dal corpo massi- mamente ne! capo, ritto e torto all'indietro, come ne'bachi strozzali. Tulto il corpo e punteggiato di macchioline nere, e nera e lestreiiiila delle zampe, nero e seeeo il cornel to o sprone della coda. Sembra al Lambruscbini che se queste due malaltie vanno spesso congiunlee sono come dueaspetti di quella che oggi potrebbe dirsi influenza, Ic cause (almen — . j t 1) — prossime) sieno different'!, credendo di vedere nei rugginosi un eceesso di Iraspirazione congiunta ad alterazione dclle funzioni digcslive, etl in qucsli invece una traspirazione impedita, che gonfia il corpo e ingrossa la pelle. Non parla delta farfalla, non avendo nulla da aggiungere a quanto ne clisse il Cornalia nella sua opera, ove ragiona dell' idropisia della farfalla, ma osserva d'averne seinpre vedute sebbene in piccolo numero in mezzo alio bellissime e vivacissimo dei bozzoli scelti pel suo proprio seme. Fatle conoscere con qualche precisione le due malatlie, o le due forme d' una stessa malattia, da non confondersi coi bacucci o bachi rackiticio naiii, che appariscono i due principali aspetli del oiorbo rcgnanle, viene a fatli parlieo- lari da lui osserva li in Toscana, dove non regna, come in Lombardia in Piemonte ed in Francia, la cos| delta malattia. In Valdarno i bacbi provenienti da ventiquattro oncie circa di seme nel IS5G furono assaliti nelle ultime eta dal rientro con uno sterminio al tutlo simile a quello della malattia prc- sente, per aversi lenuto il seme in una cantina umida. II barone Ricasoli, avveduto e diligente allevatore di bachi nella sua fattoria di Terranuova, nella scorsa primave- ra diede a que' suoi contadini, ch'erano piu esperti, il seme da far nasceie, e per gli altri lo ritenne da far schiudere nella villa solto la direzione d' espertissima direttrice. — - II seme era lutlo della medesima so)"le fatto con somma at- tenzione e preso dai medesimi sacchelli. Quelli custoilili nella villa per la prima e seconda eta furono presi nelle case dei contadini dal rientro o ruggine e dove piu, dove meno perirono, gli altri furono sanissimi e diedero da 190 a 200 e piii libbre di bozzoli l'oncia. I primi furono custoditi di- ligenlemente e nella villa e nelle case dei contadini, il mal (I) MuiiograQd ec. pag. 3G!, Art. IV. — 376 — csito fu cagionalo dall'aver ejili pensato, clie una stanza non piccola, sprovveduta di sfogatoi, ma dove per due h'nestre, e piu usci poteva 1'aria esser rinnovata, dovesse bastare al bi- sogno di bachi non ancora cresciuti, mentre I' esperienza dimostra, che anco i baehi piccini abbisognano di molta o pura aria piu ehe non si crederebbe, e l'ampiezza della stanza vuol esscre nclle prime eta maggiore dello stretto bisogno, e non priva di sfogatoi, non potendosi nelle due prime eta dei bacbi per 1' aria eslerna fredda aprire la fine- stra a proprio piacere. Dover essere la stanza non solo ara- pia, ma dovutamente alta, dove ( nelle pareti superiori almeno ) abbiasi un'aria meno impregnata di quelle maleii- clie esalazioni, che scendono al basso per la maggiore loro specifica gravita, e col crescere de' bachi crcscere il bisogno dello spazio aereo non in proporzione semplice, rna progres- siva. Non avendo quindi la stanza dove il baron Ricasoli allevo da prima i bachi capacila sufficienle, e mancando di sfogatoi si preparo nei bachi (|iiclle disposizioni che li con- dussero a morire di sfinimento. Nella scorsa primavera il Lambruschini aveva seme perfelto e della miglior razza di bachi. Egli ebbe baehi sani, bozzoli di non ordinaria bellezza, e farfalle sanissime, come pure quegli allevatori a' quali li diede, e che seppero costudirli. II n solo ottenne bozzoli buoni in apparenza, ma eomprati dal Lambruschini, venule le farfalle, dovette man- dare i buzz >li alia trattura, c rinunziare a fame seme. La malatlia era nianifesta, le farfalle aleune nere e senz' ali, altre paneiutte, abbandonate e schivc d'accoppiarsi. Eppure il seme era quello stesso che in mano d' altri avea prodotti bozzoli con farfalle sanissime. La causa della differenza era stala che la donna avea tenutii bachi piccoli bencoperti, per- clie non patisseroil freddo e l'esaldzionc del letto preparo in — 377 — loro quella naalattia, che per la nativa loro robustezza potero nosopportarefino al pun to di tesserei bozzoli, ma non valse- ro a vinecre neH'iiUima loro trasformazione. Di mezz'oncia di some ebbe appena trenta libbre di bozzoli, e di tic libbre lasciatene per far seme, non ne cav6 nulla, perche le farfalle, sebbene a' suoi occhi bcllissime c non nerc, non vollero ae- coppiarsi in guisa alcuna. Molti simili fatti poter egli citare negli ullimi anni non solo, ma ben anco ne'precedenti, e quindi non dubilare clie per la mala eustodia vengano a generarsi que'morbi clie oggi piu generalmente e piu malignamente hanno condotto a morte i baehi medesimi, c rose le farfalle inabili a dar buonseme, e che lalimalattic si propaghino per generazione di farfalle infette. 11 Lambrusebini neh" estate del 1856 produsse molto seme cheriusei ottimo, e tale anzi da noupolersi desiderare raigliore com' ebbi io stesso a sperimentare, eppure ci assi- cura che tra le farfalle dalle quali P ottenne ve ne furono, come sempre, delle malate, cioe maccliiate di nero negli anelli e nelle ali in qualcbe numero. Alcune le lascio ac- coppiarc e ne raccolse il seme per esperienza. Lo mise a nascere nella primavera passata e cuslodi i bachi colla piu scr.upolosa diligenza e cura particolare. Furono sanissimi nelle quattro prime eta, ma nella quinta cedettero alia loroinferma natura, vennero meno come seun tossico secreto li consumasse, presero un color rosso di mat- lone, impiccinirono, divennero menci colla pelle aggrinzata, si andarono ritirando dal Iclto c fermandosi qua e la col collo piegato a poco a poco morirono. I loro cacberelli erano molli e non formali. A regola degli altri sani se ne avreb- bero potuli aver da settemila, ne andarono perduti seimila novecento e ne furono appena salvi uno sopra dugento che Serie III., T. III. i8 — 378 — diedero trentacinque bozzoli. Tale i'u la strage miseranda prodotta da quella, ch' egli erode fosse la malattia regnante fra noi. Da queste osservazioni nc cava due conelusioni : I. Che dalle farfalle nere si ha per generazione la ma- lattia. II. Che si poesono trovare in mezzo a farfalle sanissitne le quali producano il seme il pin perfetto. A questo si de\ e aggiungere un terzo fatto che dai trentacinque bozzoli ebbe malate le piii delle farfalle, ma ne nacquero pure delle sane, delle quali eonserva le uova per osservare che baehi gliene nasceranno in questa primavera. E qui, cessando dai uarrure, il Lambruschini ferma nel- l'animo f intima persuasionecbela malattia dominanlesotlo il nomc di gattine od alrofia non enuova e'd ha almeno due forme, se non due nature, passa a considerare le cagioni per le quali si venne cosi dilatando ed inasprendo da riuscire lanto universale ed acuta, ed in che stia veramente. Quanto al primo capo delle cagioni, procede franco e tiene che abbiu concorso in parte I' opera della natura ed in parte la colpa deH'uomo a ridurre la malattia, o maluttie da piima erratiche e meno maligne ed una vera epidemia. Dall'i/- pera della natura slima ne sia venuta quella certa costituzio- ne atmosferica, la quale o per umidita maggiore o per tale stato d'elettricita, o per quella mancanzadozono a cui si at- tribuisee da alcuni 1' infierire del cholera, e le stragi delfoi- dio, o per altra disposizione non discoperla finora, la quale abbia avula maligna virtu ne'bachi o ne'gelsi, o negli uni e negli altri insieme. Poiche non potrebbesi, senza ammettere questo influsso di cause nalurali, spiegare altrimenti appie- no la subitaneita e 1' universalita dell' epidemia, ma non aver questo bastalo a menar tanli danni seluomo non — 379 — rose cooperate a predisporre i! baco alia malattia ponen- dolo nel caso di riceveme i gernii, e debiMando in lui quel vigore, chc poteva o renderli sterili o diminuirne il male- linn ficio Culpa dell uomo si fu I' averli lasciati patire mancanza dana pura, precipuamente nella prima eta, allevando troppi baeb in luoghi soverchiamente ristretti e mancanti delle aperture convenient! per rinnovarvi 1' aria costantemente Ne minor danno ne venne dall' aversi fatto troppo seme e non come si dovrebbe, per la soverchia quantita di bozzoli messi a sfarfallare, che rendevano impossibili quelle minute di hgenze ehe sono del tutto necessarie, ed in fine dall'avi- dita demercatanU e speculator!, cosiccbe il seme buono si vendette come f infetlo per l'impossibilita anche di sconrire segm apparent! ed esteriori del vizio congenito delle uova tli rarlalle malsane. Queste tre eagioni insieme crebbero d" ampiezza e di intensita col passare delle generazioni, e divennero neces- sanamente fomite nuovo, anzi nuova sorgente di male piu grande e peggiore per quella letale fecondila delle m datlie distese e concentrate di diffondere intorno a se come un ef- fluvio di germi pestilenziali, d quale, favorito dalle univer- sah eagioni dellavversa natura, pu6 avere infestato anche i bachi venuti di buon seme e custoditi diligentemente d i persona peritissima dell'arte, eosi il Lainbrusehini riferisce a piu eagioni congenile e persistent! la cosi delta malattia e "'•a ad una sola cagione arcana, e non ne carica quel Che ignoto sueeedulo pei moderni al fato, alle stelle ed alle stre- ghe dc nostri vecchi. E come se le eagioni esposte gia fos- sero pothe ve ne aggiunge un'altra a' suoi occhi verissima e vahdissima, ch' e il troppo breve tempo accordato aifae- coppiamento delle farfalle, sostenendo franeamente e deter- — 380 — minatamente per esperienza sua propria chela fecondazfone otlenuta per I'aecoppiamento d'ulcune ore soltanlo 6 irnper-* fetta, e che Iasciandole acooppiate sccondo il naturale talen- to si ha seme pin inlensamenlc fecondato in egual quantity e spesso maggiore che non con I' accoppiamento artificiale di aleune ore determinate. II nostro an tore tenneaccoppiate farfulle per sole 6 e 9 ore, altre per 24, altre in egual nu- mero per quanto tempo lor piaeque. Lavato il seme eon la medesima diligenza e aseiutto eonvenientemente trovo che la sfumalura del colore indicava all 'occhio la gradnata in tensita della fecondazione : cinerognole rossastre le uova dell' accoppiamento di 0 e 9 ore, di color cinerognolo piu sehietto quelle dell' accoppiamento di 2 5 ore, cinerognole vivaci e quasi splendenti e piu turgide quelle dell' accoppia- mento naturale, che furono anche in maggior nurnero e di maggior peso. Questo accoppiamento limitato dall'uomo da uova fe- condate tanto che basti da dare un haco di mezzano vigore sufficiente quando la forza vitale non sia messa a troppo dure prove, ma mancante di quella gagliardia vitale neees- saria per vincere la contrarieta di stagioni, la men sustan- ziosa qualita della foglia, l'aria raeno purgata e I'esalazione di bacherie vicinc infette,, dalle quali la sua sanita e assalila cosi che da tutte queste cagioni ne venne faeihnente fiaccata e distrutla la troppo sua delicata vitalita. Move poi peritoso e prudente a discorrere della natura della malaltia non volendo entrare nei penetrali della scienza., ne formate a caso opinioni, e quindi propone ai dotli i dubbii seguenti a stimolare e dirigere le loro sapienti ri- cerche. Prima dubbio. Le farfulle nere e le corpulenle non vo- gliose d'accoppiarsi sono esse affette dalla medesima malat- — 381 — lia ? Crede di no, per non aver vedute rare volte, se pur mai, macchie nere nellc panciute e menlre le nere s'ac- eoppiano facilmente e geltano le nova, le altre sono stupide eel inette a dar seme. Sospetta quindi che questi due slati morbosi sieno corrispondenti a quelle due malattieo a quelle due forme di malattia di rienlranli e d' idropici. Non prc- lende conoscere cosa sia f umor nero die apparisce sugli anelli e nelle ali della farfalla, ma crede scorgervi quakhe analogia coll'umor nero del cosi detto negrone, ed una cor- rispondehza coi puntolini neri elie si osservano aneora nei bachi ammalali forse prodotto anco senza gangrena o da viziale secrezioni o per allerazione dei liquidi die sono nel baco, o per qualcke principio corrultore venuto di fuori, che talvolta si ferma in alcune parti del corpo e talvolta si clif— fonde lino alfestreme. Vide il Lambruscbini farfalle segnute di nero fra gli anelli evacuare a un tratto quel liquore in- fetto ed apparire pulite e sane, ma se ristagna in bolle nel tessuto delle ali, la farfalla e in peggiore stato, e le nova viziate, se in voce trasuda dall' ale in boHicine ehe asterse laseino l'ala pulita la farfalla non pare averne sofferlo. Rac- comanda l'analisi ehimiea di questo liquido, i! provarsi a riprodurlo eon qualche reagente meseolalo al sangue ed agli umori del baeo, l'esplorare le vie per le quali si sparge nel suo corpo e lo scoprire quando arrivi e quando no ad in- fetlare le nova. Duhbio secondo. Nelle farfalle eorpaeeiute, gli umori corrotti a guisa di marcia ehe si miseliiano al sangue e lo viziauo sono essi della medesima nalura dell' umor nero, o di Datura d i versa ? Certainentesenon sono sostanzialmenle differenti, lianno sofferto una modifieazione, e presa altra via. L' umor nero si sparge e ferma qua e la, quello della farfalla idropiea si eommesce al sangue. II primo non nuoce — 382 — serapre alia generazione e quando nuoce hifetta le uova, ma non aliena la farfulla dall'accoppiamento c non la rende infeconda, si ha some ora cattivoora no, secoado die quel- 1'umore giunga o non giunga alio uova, run seme sempre. Gli uraori corrotti immedesimati al sangue delle farfalle idropiehe spengono nella femmina I'istinto del prolificare e la islerilisce. IT n nuovo quesito sarebbc per le investiga- zioni della seienza come questo avvenga. Men I re la seicnza si studiera di sciogliere i problemi proposti eosi sagacemente dal Lambrusohini per giovamento dell1 arte, vuole die i possidenti si stndino di rimuovero quelle cause ch'egli espose e die forlunatamenle sono faeili a togliersi. Non credo egli perpetua ed irreparabile la dis- grazia, vuole che faceiano animo e die non sieno paghi di aversi procurato seme di bachi da luoghi non infctli, ma oho li cosludiscano in istanze piu ample, ben netlate, disin- fettate so ocoorre, e nolle quali sia costantemente rinnovata l'aria e se mancano le stanze si pongano nieno bachi per aveie piu bozzoli. Coi migliori si provino e ripi'ovino a fare il Feme, come vuole natura, e : e fra molle farfalle malate se ne trovano delle sane, piglino senza limore quelle pot lie, e le uova che otlerranno le faceiano nascere a suo tempo af- fin di vedere che avverra di que'bachi, o se il desiderio non 1' illude, ardisce presagire, che 1' epidemia a poco a poeo sparira di dove lia infierito, e non sopravverra dove non e mai stala : purehe si voglia combatterla e ienerla lontana, e pon lino al suo ragionr.ro chiedendo il soccorso degli stiulii e delle scoperte degli scrutatori della natura, e col lietovati- cinio da scriversi a caratteri d' oro, che Carle e la seicnza congiunte mostreranno che, Cuomo pub col sapere, con la costanza c con Cavvedvtezza vincere que m alt di cite cgli incolpa una causa misteriosa e cite sono il piii spesso lef- — 383 — fetlo della sua ignorcwza, delta sua tiegligenza e delta sua avidltd. Possano i dotti giovarsi dul senno pratico degli alleva- tori, e conic il Lanibruschini dice in altro luogo (I), seguire il processo dellc scienze, the salendo dai fatli all' idea s'am- pliano, si perfezionano, ed cpeiv.no riscendendo dull' idea ai fatti e spargere quell' aura di scienza die mossa dai libri e dall' iiiscgnaiiiciito spira dai discorsi di clii impart) e lesse, e si spandc e vola per tutto, e penetra nelf intelletto dei piu incolti lavoratori. II menibro effettivo prof, de Visiani collie 1' op- portunity offertagli daila lettura del suo onorevole collega co. Miniscalchi per portare a conoscenza del- 1' i. r. Istituto. come il chiariss. prof, di Monaco sig. INacgeli abbia dichiarato al congresso dei naturalisti alemanni raccolti in Bonna nel settembre passato, la malattia stessa presentare nel baco infermo una nuo- va criltogama ch'egli indico e descrisse col nome di JSoseinu bombicis. Egli si liniita per ora a queslo seniplice cenno riservandosi di darne piu ampia ed accurata nolizia quando gli sara dato di otlenerla di- rellamente daila coitesia di quel dotto botanico, a cui il Visiani si rivolse per lale oggetlo. II socio corrispondente dott. Valentino Pasini leg- ge la seguenle relazione sopra il l>iscorso intitolato ■ Inturno al perfuramaito delf Istmo di Suez: (Uebev (I) EiLratti dtfijli AUi tlci Georgofili. Nuuvu Se;ic t. IV, pag. ii, 7. — 384 — die Durclistechnug der Landenge von Suez) del bar. Carlo di Czornig (I). Volentieri adempio all'incarico ricevulo di porgervi un qualche sunto di qucsta memoria. In essa ii chiaro autore si occupa a dimoslrare clie la idea del taglio dell'islmo, co- iiumque surta iu tempi diversi e lontani, pure solamente in questo secolo si pno dire matura e suscettiva di venir tra- dotta ad alto pratico. Solto 1' aspetto economico cgli e nel secolo attuale che fu inteso e iusegnato doversi per tutti i mezzi favorire e allargare la consuuiazione, dalf auraenlo della quale deve seguitarne come spontaneo effello l'aumento della produ- zione. E per favorire e allargare la consumazione i mezzi sono altri morali, allri fisici. Sono mezzi morali la liberla della navigazione fluviale, la mitezza del dirilto marittimo, i trattati di commercio, le leghe doganali, le esplorazioni geografiche, ecc. eec. Sono mezzi fisici i eanali, le strode ferrate, le locomotive, le vaporiere, i vascelli misti, i tele- grali, ecc. ecc. rotenlissimo mezzo di favorire e allargaro la consumazione accorciando le dislanze tra i consumatori ed i produltori sono in ispecialita i perforamenli degli istmi a tin di meltere in eoimmicazione breve e diretta mari che allrimenti sarebbero fra loro e nei riguardi della naviga- zione continua molto lontani. Sotto P aspetto seicntifieo egli e nel secolo attuale die una eommissione composta deipiu distinti uomini dell'Eu- ropa ha potulo dimoslrare fino all'evidenza che gli ostacoli temuti nun haimo realla, che i livelli dei due mari, si ac- (I) Qnesto discorso venne prouiinciato il fli 8 tremiaio 1858 nella seduta della Classe [iluoulieo-isturica dell" Imp. Aceademia deile scien- ze di Viuunu. — 385 — cordano, che le spiagge rispetlive si prestano alia lorina- zione e difesa di accessi opportuni, che lo scavo del canale dalla nalura geologica dei terreni e appien consentilo, e che f adeguata efflcacia dei mezzi meccanici da doversi in tutte queste opere impiegare puo essere gia prima d'inco- minciarle assicurala. Sollo 1'aspelto Gnauziario egli e sempre in questo se- colo che i dati esaltamente raccolti sul commercio che esi- steva in aitre epoche, e su quello che esiste attualmente e le previsioui fondatamente ragionate sul commercio che esislera, possono istruire i capitalist e far loro toccare con mano di quali legittime espettative la impresa sia ricca. Solto 1'aspelto politico non pare veramente che nel nostro secolo si possa lemere queila avversa influenza che le gelosie Ira popolo e popolo o tra dominatori e domina- tori in altre epoche ottennero; non pare che l'Europa deb- ba credersi ai tempi nei quali Neco, i dominatori arabi e i veneziani furono obbligati ad abbandonare il concetto che pur aveano formato di perforare l'istmo egiziano. Ed in fatti quasi lutti i governi e quasi tutti i popoli sono favore- voli alia impresa. L'autore parla piu specialmente dei go- verni e dei popoli che stanno intorno all' Adriatico, tocca dell1 importauza storica di questo mare nei riguardi del commercio orientate, passa in rivista 1' attivita commcr- ciale di Epidauro, di Narenta, di Pola, di Adria, di Aqui- leja, di Ravenna, di Venezia, di Trieste, ricorda il program- ma pubblicato da queslo i. r. Istituto, e si arresta piu par- ticolarmente sulla importauza ehel'Austria attribui sempre al taglio dell'istmo tin da quando il principe di Metternich ne faceva caldissima raccomandazione al vicere di Egitto. E poiche pare che sotlo I" aspetto politico la oppotizione venga dalla sola Inghilterra, V aulore rende conto di quelle Serie III. T. I/I. 49 — 386 — adunanze popolari che nel corso dell' anno 1857, e per impulso del sig. Lessens, si tennero in parecchie cilta bri- tanniche. Qucste adunanzc si mostrarono favorevoli al pro- getto, e a fine di aequistargli altri partigiani ancora, non mancarono di notare die il taglio dell' islmo inlrodurra re- lazioni commerdali colle cosle del mar Rosso, che esso procurera alle tnanifatture inglesi a buon mercalo quel eo- tone il quale dull' America viene scmpre piu caro a misura che la schiavitu vi perde terreno, die esso diminuira o ac- corciera le crisi rendendo il commercio montliale piu com- patto in virtu della maggior celerita delle notizieedei tras- porti, che i pericoli della navigazione nel mar Rosso, oltre- che corauni a tutte le provenienze, sono poi esagerati, che le difficolta pei navigli inglesi a varcare lo slrelto di Gibil- terra potranno superarsi eon opportuni provvedimenti e specialmente con legni rimorchiatori a vapore, infine cheri- marra sempre all' Inghilterra anche nella nuova via com- raerciale quella superiorita che le viene dalla sua prepotente marina, e die anche presentemente essa esercita sulla stessa via dell' Egitto. E ([uesta la sostanza della erudita e succosa memoria del sig. Czornig. E poiche trattasi di argomento die tanlo inte- ressa al paese nostro, mi consentirete, io spero, che senza pregiudicare sulla soiuzione del quesito da questo Istituto proposto io spenda poche parole sullo stato attuale dell im- presa Lesseps. Sarebbe vano dissimularlo. II principale e forse I' unico ostacolo a questa iinpresa e venuto e viene dull1 Inghilterra. Pensano alcuni ch'esso venga non tanto dall' Inghilterra quanto da alcuni suoi uomini politici, e che tolti quegli uo- mini dal timon dello Stato anche la opposizione inglese debba cessare. Non sembra che qucste speranze possano — 387 — essere accolfe cosi di ieggeri. L' interesse inglese, special menlo al di fuori, e quasi sempre considerate alio stesso inodo quali che sieno i capi del Governo (I ). Giova invece in— dagare d'onde muova e in che veramente consista la oppo- sizione in Inghilterra sorta e per quali mezzi essa possa con fondamento venir combattuta. E verissimo che fin qui il progetto Lesseps ebbe ufli- zialmente in Inghilterra la piu forte opposizione non gia dal lato commerciale, ma nei rispetti finanziario, politico e tecni- co. Sulla tesi commerciale il primo ministro dell'Inghilterra, che teste ha lasciato il potere, serho un silenzio assoluto, e lo serbo nelf atto medesimo che manifestava timori per fintegrita dell" impero ottomano so un canale marittimo partisse in due il territorio di Egitto lasciandone a oriente una sottilissima zona, nelf atto medesimo che predicava la perdita dei capilali i quali nelf impresa sifossero impcgnati, nelf atto medesimo che invocava fajuto delf autorita e della parola di Stephenson per avversare la possibility tecnica della grande opera. Questo silenzio sulla tesi commerciale e degno di esser notato. Non e che quell' eminente uomo di Stato creda seriamente ne ai pericoli politici, ne agli azzardi finanziarii, ne alle diflicolta d'arte; fu troppo vigorosa e de- cisiva la risposta che su tutli questi argomenli da lui e da Stephenson accampati gli diede anche in nome della Com- missione internazionale l'insigne nostro Paleocapa (2). Sta invece che gli uomini di Stato inglesi, senza volerlo confes- sare, souo altamente preoccupati della question commer- (I) Qualtro soli giomi dopo la presente lettura il sig. Disraeli nella sefluta 6 marzo della Camera dei Comuni dava tnipj>a confernia alle previsioni qui esposle. ("2) Veggansi specialmente Ri vista contemporanea, tebbrajo 1857. e Rollettino dell'istmo di Suez, puntata 19 agosto 1857. — 388 — ciale. Per dirla in pochissime parole gl'Inglesi sono ora i primi c quasi i soli padroni del comraercio orientale, conic Ie tavole statistiche insegnano; cssi lo sono non solamenle per virtu della loro polenza marittima, ma ancora per ef- fetto di quelle fortezze, colonie e fattorie elie posseggono lungo la strada presentemente usata a quel traffico ; essi lo sono, e tanto loro basta, e non vorrebbero mutar eammino col dubbio die questo primato, per non dir privilegio, po- tesse loro sfuggire di mano. Essi in allrc parole hanno un vago timore che 1'apertura del canale marittimo produea in senso contrario quelle stesse conseguenze che produsse la scoperta del Capo. La via continua del Capo eomunque piu lunga fece abbandonare la via piu breve ma interrotta dd- 1' Egilto, a danno delle nazioni oircostanti al Mediterraneo che prima esercitavano per essa il commercio. La via con- tinua e piu breve dell' Egilto fara ccrtamente abbandonare la via continua e piu lunga del Capo. La fara cssa abban- donare a profltto delle nazioni circoslanti al Mediterraneo e a seapito delle Isole Britanniche costrette a far passare i loro navigli dalP Atlantico per Gibillerra? Ecco la vera e la sola causa della opposizione inglese. Ed e questo punto che merita di essere illustrato, dimostrando die la via continua piii breve non puo per la natura stessa delle cose avere al confronto della via continua piu lunga 1'influsso die que- sts ebbe rispetto alia via breve ma interrotta di altri tempi, dimostrando che sara tale I'aumenlo dei consumi reciproci dell'oriente e dell' occidente da lasciare die 1' aumento dd commercio dei pacsi attigui al Mediterraneo consista col- T aumento dello stesso commercio inglese anziche andare a diminuzione di questo, dimostrando che Gibillerra, Malta Corfu, Aden, Perim manterraiino al commercio inglese que- ^li stcssi presidii che i possedimenti sulle coste occidental! — 389 — dell' Africa e al Capo gli prestano lungo la via ora usata, dimostrando che resta sempre a favore dell* Inghilterra e la grandezza della sua marina e la estensione de'suoi possessi orieatali. Le quali cose io., prendendone occasione dalla dotta raemoria del sig. Czornig, ho creduto opportuno indi- care affinche coloro che si occuperanno del programuia dall' i. r. Islituto pubblicato e the dovranno esarainare il problems anche con riguardo al commercio gcnerale, vo- gliano porre parlicolare attenzione a questo argomento del commercio inglese, e cbiarirlo convenientetnente, e agevo- lare cosi quell' adesione al progetto Lesseps da parte del governo bi itannico, la quale, se per le condizioni eui'opee e indispensabile, non per queslo si puo affermare che fin qui sia stata otlenula. ADIMH2A DEL GIORSO 25 APRILE 1858 I. .1 comm. Santini presenta una memoria sulle posizioni medie di 2800 stelle pel 4.° gennaio 48(iO distribuite nella zona compresa fra 40 e 42° 30' di declinazione australe, dedolte dalle osservazioni fatte negli anni 4856-57-58 nell' i. r. osservatorio di Pa- dova. Egli espoue il modo che ha tenulo nel formare questo catalogo con la cooperazione deH'aggiunto socio corrisp. Trettenero, e fa un cenno della forma data al catalogo stesso. II m. e. dott. Zanardini legge la seguente relazio- ne intorno ad un suo manoscritto con tavole illustra- tive intitolato : Plantarum in mari rubro hucusque collectarum enumeratio. In nessun' altra epoca quanto ora che tratterebbesi di attuare quel gigantesco progetto che mira a congiungere I'Europa all' Asia meiidionale ed all' Oceania, sentesi il biso- — 392 — gno di conoscere a fondo la vegetazione del mar Rosso. Gia da lungo tempo e noto che le piante di questo mare manife- stano stretti rapporticolle piante proprie delle parti piulonta- ne dell'oceano lndiano, anziehe con quelle del mare Mediter- raneo, quanlunque da esso appena diviso da breve tratto di terra di poco rilievo. Ora ognnn vede di quale e quanto inte- rcsseper gli studii di geografia botanica sarebbe il tener dietro e rilevare quali mutamenti nel sistema di vegetazione deri- verebbero dalla diretta comunicazione dei due mari col ta- glio dell'istmo che finora li divide. Ma per conoscere l'im- portanza e 1'estensione di questi avvenibili mutamenti chi vorra negare il bisogno anzitutto di ben fissare in prece- denza il nuniero e la qualita delle specie che allignano si nelf uno che nell' altro marc? In quanto alle specie proprie del Mediterraneo, se vogliasi giudieare dal numcro delle opere che servono ad illustrarle, e da ritenersi sieno abba- stanza bene conosciute; eio che certamenle non e a dirsi riguardo al mare Eritreo. Nessuna opera speciale, che tratti esclusivamente della sua vegetazione, venneancora divulgata. Quel poco che finora si sa e piuttosto dovuto a benemeriti viaggiatori, che visitando quelle coste, per lo piu condotli da ben altri intendimenti, recarono in Europa scarsi frutti delle loro escursioni, i quali, benche scarsi, servirono nondi- meno ad accrescere il numero delle poche specie dapprima registrate nelle fiore egiziane di Forskal e di Defile. Fra questi viaggiatori 1' ultimo, se non erro, e il piu benemerito quan- to sfortunato, fu il francese Portier, come quello che con maggior proposito, piu deliberatamente e piu a lungo ivi si fece a scrutare e raceogliere le produzioni tutte si vegetali che animali. Dalle informazioni attinte dai consoli austriaci in Ales- sandria ed al Cairo cav.1 Laurin e Champion, che videro e — 393 — protessero il Portier, consterebbe ch'esso nell' anno 1846 visitassc la costa orientalc fino a Mocha ove si tratteneva 70 giorni all' oggelto di porre in ordine Ie molte cose da lui raccolte nei (.redid mosi consumati in quella escursione. A Mocha s'imbarcava per Dlialae, isola respiciente la costa occidenlalc per rimontare il mar Rosso sino a Suez visi- tando i siti principali di quella costa. Dimoro quindi a Mas- souah, Suakin, Kosscir, c dopo lo spazio di diciannove mesi si restitui al Cairo, ove nell' agoslo dell' anno 18 58 fu bar- baramente assassinato nella propria stanza. Svariate furono le raccolte fatte dal Portier, perehe costituite da crostacei, echinodermi, spongiali, zoofiti, concbiglie, pesci, piante ma - rine, petrefatti, e molli altri oggotli clie furono smernbrali e suddivisi in piu maniere per facditarne la vendita alia spicciolata, die avvenne al Cairo nel gennajo J 8*0. Ii cav. Laurin asseriva die il giornale esteso daH'infelice viaggia*- tore cliiamava pressoche 19000 numeri, dei quali pero non si rinvenne dopo la di lui mode die una meta circa. For- lunatamente i sullodali consoli acquistarono buon numero di quelle collezioni per fame omaggio alle aecademie e mu- sei deila monarchia austriaea, die furono da me nell' au- lunno dell' aniH) 1850 appositamente visitati per prendere cognizione e studiare tutti gli esemplari appartenenti alle piante del mar I\osso. Da ultimo il cav. Figari, chiarissimo professore naturalista al Cairo, possessore di un gran nu- mero di esemplari non solo dal Portier, ma da lui stesso raccolti nelle sue escursioni a Suez, eon raro esempio di fiducia e generosita pose a mia disposizione per lo studio I' inliera sua collezione collo scopo di favorire il mio inlenlo e di rendersi quindi sempre piu benemerito del la scieuza ch' egli stesso colliva. Egli 6 per soddisfare all'impulsodi una viva gratitudine, ch'io volli in froutc delle mie pagine Serie III. T. 111. 50 — 394 — ricordato il suo nome quale fautore e protettore esimio dei buoni studii. Non senza molte cure e diuturna perseveranza essendo io quindi riuscito ad avere sotl'occhio e studiare, per quanto io credo, la massima parte dei vegetabili dal Porliei' ammas- sati e diligentemente preparati colla sola indicazione del luogo ove furono raccolti, mi trovo indotto per le ragioni piu sopra esposte a rend ere di pubblico diritto il risultalo di tali studii, tanto piu die per il numero abbastanza eonsi- derevole di specie nuove od assai rare ch' io vi rinvenni, il lavoro che raccomando alia benevolenza dei naturalisti va ad acquistare sempre maggiore importanza. E siccome lo scopo principale nelle atfuali urgenze, come avvertivasi, sa- rebbe quello di presentarc uu quadro complesso della vege- tazione del mar Rosso ; eosi nello illustrare le specie rac- colte dal Portier ritenni utile di aggiungere tutte quelle che fossero slate prima dagli altri divulgate, offrendo in tal mo- do la isitiera enumerazione dei vegetabili fino ad ora rico- nosciuli proprii di quel mare. Prima di passare a qualsiasi altra considerazione trovai opporluno di prendere in rivista con ordine cronologico tutte le notizie che fossero state fin qui pubblicate sovra queste piante e che trovansi qua e la sparse nei varii giornali ed opere periodiche, dando di ognuna quella breve relazione che ho stimalo piu acconcia alio scopo che mi sono prefisso. Segue a cio una breve descrizione del mar Rosso, ag- giunto mi succinto ragguaglio delle varie sue stazioni, rade e piccoli porti per giovare alia inlelligenza topograGca del sito altribuilo alle singole specie delta mia enumerazione, e per rilevare che il Portier in tutli i luoghi di maggiore im- portanza, niuno ecccltuato, aveva esteso le sue esplorazioni. Cio che piu di tutto serve a rendere veramente singo- — 395 — lare la vegetazione del mar Rosso e la straboechevole quan- tity dei sargassi, la di cui abbondanza sembrerebbe fosse stata avverlila lino dalla piu rimota antichita. Non sarei anzi lontano dal sospettare clie lo stesso Jam-Suph della sacra scrittura potesse a cid riferirsi in modo di corri- spondere nel nostro linguaggio a mare dei sargassi. Suph, secondo il parere di alcuni, equivalerebbe a giunco o eanna, ma e ormai palese die tali pianle non allignano in quelle acque. Slrabone, nel libro 16 della sua geografia, scriveva : In tola Rubri maris ora arbor es in prof undo nascuntur lauro el oleae persimiles, quae in refluxibus ex toto dete- guntur, in affluxibus nonnumquam ex toto obruuntur. Tale narrazione fu da molli tenula pressoche favolosa, mentre io credo clie oggi stesso ne con maggiore verita, ne con pi u felice imagine potrebbesi dare un'idea piu convenienle della vegetazione del mar Rosso ricco di tante specie di sargassi, alcuni dei quali hanno appunto foglie che bene imitano quelle del lauro, dell'olea e di varii allri alberi. Non tutte perd le specie che ivi si trovano e che vengono oggidi an- noverale potrebbero veramente appartenervi, ossia crescere nel fondo del mare ; alcune, e forse non poche, vengono ivi trasporlale dai venti e dalle tempeste coll' affluenza delle acque provenienli dalf oceano Iudiano riccbissimo di spe- cie dello stesso genere. Secondo la mia enumerazione Irenta sarebbero li sar- gassi finora raccolli in quel mare, molli dei quali nuovi per la prima volta descrilli. Devo perd eonfessare chenelloam- mettere si gran numero di essi non pocbi dubbi luttavia ri- mangono sulla loro ammissibilila. Persuuso come sono, che il genere, quantunque dei piu elevati per lo svolgimento ascellare dei suoi organi, sia da annoveraisi fra quelli che piu raanifestano somnia versalilita nelle forme, io avivi de- — 396 — ■ ultTnto fra i due csiremi abbracciare piutloslo U sislcma della contrazione, anziche quello del la separazione, e Don poca fatica sulle prime ho spesa per ten tare di riuscire in queslo proposito. Senonche mi fu forza desislere e rinun- ziare al desiderio, convinto come sono clie tale impresa nun potrebbe essere riservata se non a obi si trovasse nella op- portunita di studiare gl'individui sul Iuogo native seguen- doli nelle varie fasi di lore vegetazione. Nell'assoluta defi- eienza di nozioni biologicbe non mi e dato quindi soltopor- re a severa critica le specie dagli allri fondate per ridurle a giusli confini, ed una volta che fui costretto ad ammetterle lutte,ne venue di legitlima conseguenza ch'iostesso dovessi di- stinguerne altre ancora, quando eioe presentassero caratteri tali da non eorrispondere quanlo basta colle descrizioni dale dagli altri autori. Cio per6 io feci assai a malincuore, vio- lentato piii dalla necessity chemosso da vagbezza di creare delle specie, die forse polrebbero trovarsi nelle pagine e non in natura. Se io avessi crrato, com'e a temcrsi, la pri- ma pietra mi sia scagliata da chi pud stimarsi seevro da er- rori in queslo stesso argomento. I piu periti conoscono mc- glio degli allri le diflicolla clie insorgono allorcbe tiatlasi di stabilire definitivamente le note essenziali cbe dislingtier devono tali congener! fra loro, e Io stesso Giacobbe Agardh, i! t|uale spinse piu di tutti Io sludio monografico sulle stesse, elibe ingenuamente a confessare: Nee a me adhibitas notas sibi semper conslare perbene scio (Sp. alg. /, p. 270), e poeo dopo assennalamente soggiungeva: Potius in iendentia par- tium ad heme vcl Mam formam quam in forma quadam absoluta, characteres Sargassorum quaerendi sunt. In nes- sun altro genere meglio che in queslo e dalo riconoscere la trasformazione delle varie parti traenli origine tulle da una semplice foglia. Quesla trasformazione va perosoggetta, per — 397 — cause parte note e parte ignote, a molte modiOcazioni di- pendenti dal grado piu o mono avanzato, piu o nieno tipico o perfetto in cui avviene la mutazione, ehe puo quindi ma- nifestarsi sotlo diverse apparenze nella medesima specie, in modo da rappresenlare forme distinte nei vari suoi organi. In tanla versatility di forme gioverebbe quindi indagare e bene stabilire quale delle varie parti sia meno soggetta alia jmlimorfia ed offra caratteri meno vacillanli. Riguardo agli organi delta vegetazione, molli autori accordarono grande valore alia forma delle foglie, ma io all' opposto credo die nulla sia piu incostante e variabile della foglia nella mede- sima specie, talvolta net medesimo individuo. Se da un dili- genfc csame, cireoscritto pero ad un gran numero di esem- plari del mar Rosso, mi fosse leeito azzardare qualche pro- posizione sopra qnesto argomento, io erederei piultosto, che riguardo a questi organi della vegetazione, i caratteri desunti dalla forma, grandezza, grossezza, sporgenza, numero edis- posizione delle glandule sidle foglie, fossero meno degli altri incostanli. Da quei caratteri io almeno ritrassi qualche ajuto nella difficile ileterminazione delle varie specie. Dopo i sargassi il mar Rosso si distingue per 1'abbon- danza delle sifonee, fra le quali primeggiano le caulerpc, indi le Italimede, di cui Irovansi specie proprie soltanto delf oceano Indiano e delle Anlille. Per dimostrarc la di- versa vegetazione dei due mari divisi appena da un istmo di breve estensione, baslerebbe favverienza, die nel Medi- lerraneo una sola specie di caulerpa (Caulerpa prolifera) si rinviene, la quale manca nel mar Rosso, ricco invece di nove specie da quella differenti, quasi tutte indiane, oltre a boon numero di varieta die dagl'incauti o da quelli che amano largheggiare nolle separazioni, potrebbero essere prose per altrettanle specie distinte. Io pero bo abbracciato un consi- — 3<)8 — glio del tutio opposlo e fu mio studio predpuo quello di ri- durre a stretti eonfini le forme tipiche soggetto, per mio avviso, a svariale modificazioni dipendenli dal silo ove cre- seono e dal modo con cui vegetano piu o meno immerse o denierse quali piante amlibie. Discendendo a piu minuziosi confront!, mi riusci facile far spiccare la originalila di vege- lazione del mar Erilreo, dimostrando ch' essa offre tin ca- rattere vcramente tropico, men Ire la vegetazione del vicino Medilerraneo as^ai meglio conosciuta, e quella propria delle zone temperate. Le turbinarie infatti non si trovano che fra i tropici o in loro vicinanza, per cui non sono rare nel- I'oceano Indiano e in quello delle Anlille, menlre le deles- serie abbondanti nei inari di Europa mancano neH'oceano Indiano e quindi nel mar Rosso. Un' altra specie che di alia vegetazione di queslo mare il caratlere tropico e, la Polyzo- nia, in quanto che le amansie rarissime ovunque mai ol- trepassano i tropici. E un fatlo di geografia botanica bene riconosciuto quello che hannovi localita centrali in cui do- minano forme particolari sia di generi che di specie. Mano a mano die ci allontaniamo da quei centrf, ove quei generi e quelle specie si mosfrano in lutta la loro bellezza e in tulla la loro profusione, quelle forme cominciano a perdere aleuni dei loro caratteri piu salienti, si degradano, si con- fondono con altre, e terminano collo scomparire affatto, dando luogo a nuovi caratteri, a nuove forme diverse dalle prime. Da cio ne viene, che le flora di due paesi diconsi vcramente fra loro distin'e, quando trovansi forme bensi analoghe, ma divergenti per caratteri, che lasciando trave- dere il tipo original io, danno loro un aspetto alquanto di- verso. L'esistenza di quesie reciproche corrispondenze fra le (lore di regioni disparatissime fu gia avvcriita dagli au- lori, ed io feci osservare che tali corrispondenze veggonsi — 391) — pure nei due mari Mediterraneo ed Eritreo, e valgono sem- pre piii a stabilire la diversa nereide dell' uno e dell' altro. Siccome poi hannovi specie che si piacciono di tulle le re- gioni e dapperlullo mantengono immulabili i loro caratteri ; cosi non e da maravigliare se alcune cosmopolite Irovansi promiscuamente in ambedue i mari. Gia i codii e speeial- mente il C odium tomentosxm dal nord dellEuropa si esten- de sino alle cosle della terra di Van-Diemen, alcune ulvacee vivono indifferenlemenle nei mari equatoriali e sugli scogli marini della Groenlandia. La digenea, alcune laurcncie abi- tano pure neH'oceano Indiano. Era cosa sorprendente che il Fvcus taxiformis, frequente neH'oceano Indiano, alle isole Filippine fosse stato scoperto dal Delile nei porto di Ales- sandria anziche nei mar Rosso. Ora a merito dello sfortu- nato Portier viene ad essere anuullata questa curiosa ec- cczione, dappoiche nelle sue collezioni mi fu dalo poter ri- eonoseere la presenza di questa specie, i di cui esemplari suscettibili di essere bene determinati poitavano I indicu- zione ch' erano stati raccolli nei golfi di Suez e di Akaba, e in altri luoghi ancora della costa orientale. Allorche si rifletta che tale specie indiana non si estende nei Mediter- raneo ul di li del porto di Alessandria sorge il dubbio se essa, di esotica provenienza, sia slata un tempo ivi impor- tata per cause del tutto fortuite. Varrebbe essa piuttosto a testimoniare, aver gia esistito in tempi lonlani, come alcuni pensano, una diretta comunicazione dei due mari? lo bea so che tale iuduzione potrcbbc essere facilmente avversata, ne io saro quello che voglia metlervi seria importanza nei propugnarla. Comunque sia, questo affermero soltanto, es- sere per le considerazioni di geografia bolanica importan- tissimo il di lei ritrovamento nell' Eritreo. Per lantc e si luminose prove slabililo ad evidenza il — 400 — earattere tropieo della ilora eritrea, restava ad avvertire che la stessa Fauna forse meglio conosciuta pei lavori pubblicati dai Savigny, Ehrenberg, Hemprich e Riippel, manifesta il medesimo earattere. Gli stcssi noslri ilaliani Forni c Broe- clii nel loro catalogo illustrato inserito nella Biblioteca ila- liana dell' anno 1821 diedero a conoscerc ebe le conchiglie del mar Rosso sono in gran parte identiche a quelle del- 1' oeeano Indiano o di altri mari tropici, e del lulto diverse da quelle proprie del Mediterraneo. Per cio che spetla al piano adottalo nella enumera- zionc non ho stimato opportuno di aggiungere le frasi dia- gnoslicbe delle specie gia note e descrilte dai diversi autori, e cio per non ingrossarc il volume senza cerla utdita. Per queste specie mi sono limitalo a citare quelle opere gene- rali die devono gia trovarsi alia mano di ognuno che vo- glia versare in questi sludi, dando la preferenza all' opera p'n'i recente di Giacobbc Agardli alrneno per la parte che vide finora la luce. Fu mio intendimento quello di unifor- marmi al metodo diagnostico di questo slesso autore ri- guardo alle specie nuove, oiule dai confronlo Ira IVase o frase uniforme meglio e losto spiccassero i caralleri pei quali la specie si distingue. Per questo slesso molivo mi sono determinato a rifondere le frasi e descrizioni delle nuove fueoidee recentemente pubblicate dai De Nolaris, Nelle descrizioni ho schivato una soverchia prolissila, rite- nendo dannoso anziche utile il costume introdotto da al- cuni piu recenti di discendcre a troppo minuziose parlico- larita ch<> non rafforzano, snervano anzi il concetto diagno- stico, perche riguardano piuttosto alia forma dell' esemplare scelto per la descrizione, di quello che ai carat teri della spe- cie che vuolsi descrivere. Nella sinonimia io fui parcoquan- to addicevasi alio scopo del mio lavoro, ed ebbi quindi a — 401 — Siinitarla a que' soli autori che trattarono delle pianle eri- tree. Fui piuttosto diligente nello accennare i luoghi ove le singole specie sono state dal Portier e dagli altri raccolte, e cio per quelle considerazioni topograficbe ehe hanno graude valoro negli studi di geografla botanica. Per quanto spetta alia serie e disposizione dei generi eon online inverso ossia discendente ho seguito in generate il celebre G. Agardh, Iranne alcune pocbe variazioni suggeritenii da un partico- lare eonvineimento. Prima di passare alia enumerazione delle cellulari ma- rine non ommisi di noverare lutte le altrepiante acquatiche cbe a quelle eommiste ho rinvenuto e determinate nelle collezioni del Portier. Non tutte possono riferirsi al mar Rosso, bensi la massima parte, e sono esse, speciabnente le zosteracee, cosi rare e singolari, che giova compren- derle nel catalogo della Flora eritrea, la quale acquista eziandio per esse un carattere del lulto originale. Quelle maggiormente degne di considerazione sono YBalophila ova- ta dapprima scoperta nei blorali inondati del Madagascar c delle isole Marianne; la Thalassia ciliata esclusivamente propria del mar Rosso; la Barkania sh'pvtacea e B. Imllata appartenenti ad uno dei generi piii disiinti delle zosteracee, del quale per6 ignoransi tuttavia i caratteri relativi agli or- gani della riproduzione. Seguono a qiveste I' Itricularia in- flexa del Forskal, la Najas muricata del Delile ecc. Nella enu- merazione delle cellulari tre sono i generi cbe ho creduto dover distinguere come miovi, uno il Sarconema riferibile alle Floridee, gli altri due, cioe il Chloroplegma e la Dicho- thvix, alle Cloroficee. Le specie nuove, senza contare le va- rieta ed alcune altre rari>sime per la prima votta illustrate, sommano a 55 e si denominano Ira le Fueoidee: Sargassum Nolarisii. S. Porlierianiim, S. plerocyslum, S. verrucosum, Serif III, T. III. SI — 402 — S. dens i folium, Mesogloia ramosissima, M. flavescens ; fra lc Floridee: Alsidium vagum, Polysiphonia ntricularis, P. Figa- riana, Dasya flocculosa, Lomentaria irregularis, Desmia cocciaea, Sarconema furcellatum, Gracilaria arcnata, Junta lobata, Peyssonelia involvens, Liagora fragilis, L. rugosa, L. Turncri, L. elongata, Rhodymenia erythraea, Champia ? tripinnata, Rhabdonia dura, Ualymenia ditalata ; fra lc Clo- roOcee: Halimeda papyracea, H. nervala, Udotea argentea, Ckloroplrgma sordidum, Dichothrix penicillata, Lyngbya rigidissima, L. protensa, Calolhrix Caulcrpac. Quasi tutte vengono figurale til naturale aggiunte le analisi microscopi- clie per le specie piii interessanti. Lacifra complessiva delle piante comprese nella enumerazione e di 166, ed allorche si voglia confrontare questa cifra con quella risultante d;il- I'elenco da ultimo compilato dal Ruprecht, lten vedesi come I;1, presente enumerazione avanzi quel catalogo di cento e piu specie, la maggior parte delle (jiuili e dovuta alle solerti investigazioni dello sfortunato Portier. Cio nondimeno io credo che molto ancora resti a tarsi per ben conoscere la ricchezza delle produzioni vegetali del mare Eritreo. Lc escursioni del Portier non ebbero per iscopo sollanlo le ri- cerche botaniche, il suo progetto era piu vasto, quello cioe di raccogliere ditto quanto potesse interessare la storia na- turale in generale, ed intento ad annnassare tanti oggelti, e ben naturale die molti sfuggir dovessero alio sue ricerche, specialmente quelli die non si diseoprono se non in seguito ad indagini assai diligenti e minuziose. Si aggiunga cbe il Portier poco o nulla versato nella scienza non poteva essere oculalo ed esperto quanto e necessario per iscoprirc le spe- cie piu minute o riposte. Cio io avverto eol solo intendi- mento di far conoscere die un vastissimo campo resta an- cora aperto in quei Iuoghi pochissimo finora csplorati, e — 403 — die messe abbondante resta ancora ad altri riservata. Se le mie pagino potessero valere a promuovere nuove e pifi ac- curate ricerche, lo scopo eh'io mi proposi nel dettarle sa- rebbe allora compiutamente raggiunto. Prima di chiudere questa breve relazione mi sia anzi permesso esporre un voto, che esaudito da Chi pu6, non cesserebbe di promet- tere grande vantaggio alia scienza. Ora che una spedizione scientifica con vastita di proponimenti e larghezza di mezzi venne dal governo austriaco inviata a percorrere colla fre- gata Novara i mari piu lontani, sarebbe sommamente a de- siderarsi che nell' itinerario fissato non fosse ommessa una diligente escursione lunghesso le coste del mar Rosso, escui- sione che nelle attuali speranze risulterebbe tanto piii ur- geote. Frattanto quest' i. r. Istitulo, accogliendo nei suoi volumi il tenue risultato de'miei studi dura forza e favore a questo voto. Verra forse un giorno, quando cioe le acque dell' oceano India no dovessero mescersi e confondersi con quelle del Modi terra neo, die il mio Iavoro acquistera alme- no dal lato storico maggiore importaoza, e le pagine che ad esso si riferiscono, verranno, io credo, non senza inte- resse consulate dai naturalisti delle piii colte nazioni. II m. e. bar. Achilla de Zigno legge la seguente relazione sullu Paleontologia delta Sardegna del cnv. Giuseppe Meneghini, prof, di geologia nell'universita di Pisa. 01' Italian!, e fra questi i Vcneti, furono i primi che si occiqiassero di fcnomeni geologici e rivolgessero la loro altenzione alio spoglie organiche impietrite che su' nionti si tsovano. Oli scritti del Fracastoro, dello Zannichelli, del Valh- — 404 — snieri, dello Spada, del Moro, dell Arduino e soprattutta YJltiologia fossilc Veronese pubblicata in sul finire del secolo seorso ne fanno splendida testimonianza. Nei primordi del secolo presence le Memorie del Fortis, dello Spallanzani, del Da Rio, la Conchiologia fossilc su/>- appennina del Rroccbi, ed in epoca a noi phi vicina, il Saggio geologico del Maraschini, la Zoologia fnssile del Calullo, gli serilti del Marzari, del Pas/mi, del Trallenero, del Menegliini, del Massalongo e d'aliri provaao in rnodo non dubbio quanto amore si ponga luttora presso di noi nel coltivare quesle discipline, e quanto abbia progredito. in Italia, per opera dei geologi veneti, lo studio dei eorpi organic! fossili. Un be! saggio ce ne porge la Paleontologie de la Sar- daigne, teste pubblicata dal prof. Giuseppe Menegliini, ebe recatosi nel 1 848 ad insegnare Geologia nell'I. R. Univer- sita di Pisa sali ben presto anche in questo studio a quella ehiara fa ma cb'egli si era procacciala negli altri rami delle scienze natural*. Percio quando 1'illuslre mio amico il generate Alberto de la Marmora si aecinse a far di pubblico diritto la sua grandiosa opera sull' Isola di Sardegna, intitolata Voyage en Sardaigne, affidava al Menegbini il lavoro della terza parte destinata alia Paleontologia, e questa parte assai im- portanle e voluminosa adorna di bellissime Lavole, voile il Meneghini die in suo nome io vi presentassi accompagnan- dola con un breve cenno su quanto contiene. Ed io mi fo dovere di adempicre il ricevuto incarico, lieto di corrispondere al desiderio del prof. Menegliini, a ctii mi lega antica amicizia, e di polervi in pari tempo far conoscere un' opera cosi pregevo/e di un nostro compa- triotta. — 405 — Nelfa clcterminazione e classifieazione dei fossifi rae- colli in Sanlegna dal generale de la Marmora il Menegbi- ni si propose due scopi; la classiiieazione cronologica dei terreni e l'illustrazione dei fatli sui quali importava ricbia- mare raltcoziono dei geologi cdie avessero in seguito visi- ta(o quella contrada. Vile sue invesligazioni ebbcegtt a snperare due im- ponenti diflicolla. La prima originata dallo statu imper- felto dei fossiti cbe gti furono comunicali, la seconda dal falto die quelle reliquie non era no state da lui raecolle sul sito. Cio non di meno, accoppiando ailo studio di quesli resti quello dei caratteri distintivi delle variestratificazioni, giunse a rieonosere i diversi orizzonli geologici in eui possono dividersi i terreni sedimentari della Sardegna. Le specie fossili illustrate dal prof. Menegbini sommano a 5G7, delle quali 157 sono dall'autore riferite con qual- che dubbio a generi od a specie note, 74 sono affatto nuove e le rimanenli appartengono a specie conosciute e gli ser- virono di guida per determinare i gruppi delle varie for- mazioni. La prevalenza in numero delle specie note e la rinomata perizia dell' au lore pongono fuori di dubbio la esattezza delle proposte classilicazioni,cbe oltre a eio com- binano colle osservazioni stratigraficbe del generale de la Marmora. Noi noleremo innanzi tutlo eome la scoperta del ter- reno siluriano fatta molti anni fa da quest' ultimo in vari punti dell' isola venga pienamente conlermata dagli studii palcontologici del Menegbini. Questo lerreno cojnposto di scbisti talcosi, di calcarei e di scliisti neri con ortocere e graftoliti, di grauvvacke sa con crinoidij e di leptinite con hupronte di Orthis — 406 — raggiuoge in Sardegna una ragguardevole estensione e po- tenza cd in alcuni luoglii rinserra copioso nurnero di fos- sili, fra i quali notava il Meneghini i seguenti corauni ai lerreni siluriani d'altre contrade. Spirifer lerebralulifprmis, M' Co^;. Orlhis tesludinaria, Dalman. — Noctilio, Sharpe. — miniensis, Sharpe. Orlhisina inflcxa, Davds. Leptcena convexa, Vein. Ptilodiclija lanceolata, Lonsd. — coslellala, M' Coy. Graptotithus priodon, Brn. Orlhoceras simplex, Desn. — Oohemicum, Barrand. Cardium subarcualum, Miinsl. Cardiola interrupt a, Sow. In una serie di roccie assai metaraorfosate con impronte di piante e prive d'allri fossili riconosceva il Meneghini la vera formazione earbonifera caralieiizzala dalla presenza deW'Odonlopteris Brardii, Brong. dei Cijaltieites dentatus, Goep. — orcopteroides, Goep. — aequalis, Goep. — Candolleanus, Goep. — arOorescens, Goep. — unitus, Goep. — - Miltoni, Goep. — argutus, Geinitz. dell' Alcthopteris Pluckneti, Gein. dell' Oligocarpia Gulbieri, Goep. dei Calamites cannaeformis, Scliloth. — 407 — dei Catamites Suckowii, Brong. Cisli, Brong. dell' Aslerophyllites eqnisetiformis, Brong. e doll' Annularia longifolia, Brong. La formazione giurassica si scorge dispersa in piu punli dell' isola e solo riconoscibile col mezzo de' fossili, L'autore la divide in due gruppi, die si distinguono pella loro posi- zione geografica, pella diversa natura delle roceie e pei ca- ratteri paleontologiei, ma di cui non si pole finora ricono- scere le relazioni di giacitura. II primo gruppo occupa la parte occideutalo dell' isola e si compone di ealcaree ooli- ticbe fra le quali giace interposta un'arenaria rossaslra cbe secondo do la Marmora lo dividerebbe in due piani distinti. Esso contiene fossili proprii del lias superiore e dell' oolite inferiore, e viene dal Meneghini ritenuto piu antico del secondo gruppo cbe si osserva nella parte centrale ed orien- tale costituito da un calcare magnesiano e da un' arenaria niarnosa che riposano sopra un' ultra arenaria con traccie di piante c con lignili. L'autore propenderebbe a riferire quest' ultimo gruppo aquella parte della formazione giurassica cbe comprendel'o- olite media e 1'oolite superiore, al else non saprei sosci'ivere sembrandomi cbe i fossili indicbino piuttosto la sua appar- tenenza alia zona superiore dell'oolite inferiore. I. Fossili del gruppo occidenlale. A. Piano inferiore. Ilvlrmnilcs sulcatus, Mill. Aviv ii la Miinsteri, Bra. Lima duplicata, Deshaycs. — 408 — Pecten disci formis, Schubler. — Lacazei, Haime. Oslrea obliqua, Lam. Terebralula ornilkocephala, Sow. B. Piano superiore. Ncrinca Voltzii, Deslong. Ceromya striata, Orb. Pteroperna eostidata, Morris. Pecten disci formis, Scubler. — lens, Sow. Oslrea obliqua, Lam. Terebratula ornithocephala, Sow. — punctata, Sow. — simplex, Backl. Rhynchonella telraedra, Orb. — concinna, Orb. Bcrenicca verrucosa, Orb. II. Fossili del gruppo orientate. Nalica grandis, Miinst. Maria trifida, Morris e Lyst. Panopaea gibbosa, Or]). Pholadomya Murckisoni, Sow. Lucina Bellona, Orb. Ceromya striata, Orb. Pecten lens, Sow. lUiynchonella subobsolela, Davds. Ifypodiadema Lamarckii, Desor. Terebratula oroides, Sow. Bracbyphyllum ma jus, Brong. — 40!) — II terreno cretaceo, sebbene inpiu luoghi metaforraosato dalle roccic trachitiche o guanitiche, c coinposto anch'esso di piii lembi disposli nolle regioni occidentaie ed orientale dell'isola, riesce stratigraficamente distinto potendosi scor- gerc soTrapposto al calcare oolitico di M. Aivarn c di M. Poglia c ricoperto da! terreno nummulitico di M. Gallelli. Si rimarca in csso una mescolanza di fossili appartc- nenti a piu piani della formazione cretacea. Peru avendo il Meneghini osservato come sopra VI specie vi sieno 7 Ne- rinee, 2 Aeteonelle, 2 Sferulili, 4 Radioliti e 2 Ippuriti non esita a riferire I'.intera serie all'epoca ippuritiea, i cui se- dimenti sono cotanto estesamente sviluppati in tutto il ba- cino mediterraneo. II terreno eoceno giace anche in Sardegna concoiv dante sovra gli strati cretacei e si compone dal basso al- I' alto di una breccia calcarea, di una calcarea marnosa e di una puddinga a ciottoli granitici, die tutle e tre conlen- gono nummuliti. Riferisce l'autore a qucsta formazione tutti i deposili a Nummuliti, Milioliti, Ceriti, Crassatelle e Melanie non che le ligniti della Sardegna. I principali fos- sili the avvalorano la sua classificazione sono i seguenti ; Cerithium baccalum, Defr. — cinctum, Lam. — lemniscatum, Brong. Mclania fragilis, Lam. Rissoina cochlcarella, Orb. Trochus crenularis, Lam. Corbula angulala, Lam. Conoclypus mquidilalalns, Ag. Desor. Nummulites complanata, Lam. — dislans, Desh. — perforata, Orb. Serie III. T. Ill 1>2 — 410 — \itinmitlites lucasana, Dofr. — curvispira, Sav. Menegh. — Ramondi, Defr. — Guettardi, Archiae. — biaritxensis, Archiae. — striata, Arch, I. II. — Murchisoni, Brunner. — variolaria, Orb. — granulosa, Archiae. — Leymeriei, Areh. I. H. Orbitoides dispansa, Carter. Lo studio poi del resti organic! delle epoche miocena e pliocena eonferind anche in Sardegna il graduato passaggio delle I.'.ro due fauuc, per cui 1' Autore seguendo 1' esempio dato dall' Homes nel suo bel lavoro sui fossili terziari del bacino di Vienna, li riuni sotto la denominazione di fossiii neogeni. Gli strati spettanti a questo terreno hanno una giacitura discordante da quella della sottoposta formazione eocena e comprendono: I. II calcare compatto di Monreale, conoseiuto sotto il nome di pietra forte di Bonasia, ehe in piu luoghi si vede eollegarsi superiormente al terreno subapennino o plioce- no e contiene, oltre raolle specie nuove, le seguenli cono- sciute : Splucrodus ductus, Ag. Carcharodon productus, Ag. — auriculatus, Ag. (Ion us Noe, Broce. — Mercati, Brocc. — ponderosus, Brocc. — Dujardini, Desh. Cyprcea Porcellus, Brocc. — 441 — Yatica crassalina, Desb. Sigareltts slriatulatus, Oral. Turritella calhedralis, Brong. — Tunis, Bast. Ualiotis monilifera, Bon. Corbula revolula, Brocc. Artemis orbicularis, Ag. Venus cine (a, Ag. — umbonaria, Ag. Cardila Juanneti, Bast. Cordis Pcctunculus, Lam. Lucina leonina, Ag. Cardium multicoslalum, Brocc Cham a gryphina, Lam. 4rca iW, L. — neglecta, Mich. — Brcislaki, Bast. — imbricala, Pol. Nyst. Pcclen latissimus, Brocc. — Solarium, Lam. dubius, Brocc. — Pusio, L. sp. — sulcatus, Lam. — benedictus, Lam. Oslrea callifera, Lam. Cidaris Miinsteri, E. Sism. II. II tofo pomicoso ed il calcare d' acqua dolce con selei entrambi assai sviluppate nella Sardegna settentrionale, depositi die contengono conchiglie d' acqua dolce speltanti ai generi Cyclas, Lymnea c Planorbis, foglie di Laurus ed il Typhaeloipum Plutonis del Wenegbini. — 412 — III. (Hi strati deposti dopo la forraazione del tofo po^ micoso, ma che pero risultano anteriori all' apparizione dei liloni basaltici. Occupano questi tanto ia parte setlenlrio- nale che la meridionale dell'isola e sono ricchissimi di fos- sili. II prof. Meneghini ne illustra 155 specie. Sembra fuor di dubbio che i fossili rinvenuti negli strati piii settentrio- n::ii debbano indurre a riteneili piu antichi di quelli che si fanno vedere al sud e le cui spoglie organiche sono quasi tutte proprie del periodo pliocene. E per vero, ie osserva- zioni paleontologiche del Meneghini dimostrano come la parte di questi depositi che si osseiva nella penisola dellu Testa, a Martio, a Osio, alia Fontana del Fico, a Novaghe de sa Palada, a S. Nalolia, nei contorni di Sassari, di Por- to Torres, di Scala Cavallo,di Ploaghe,di Tiesi, di Torralba, di S. Calerina, di Pitinnusi c di Su Puttu abbiano una fau- na, che si collega al terreno mioceno ed e piu antica dei terre- ni terziarii dell* Astigiano, diVolterra, del Sanese e di Monte Mario, contenendo parecchie specie comuni ai terreni mioee- ni di Pax, Bordeaux, di Torino e della Toscana. All'inconfro scarseggiano questi fossili ed abbondano quelli dell' epoca pliocena nei depositi meridional! del capo S. Marco, del Fontanaecio di Genone, d' Isili, d'Ales, di S. Antonio d' A- zuni, di Nurri, di Mandas, di S. Andrea Frius, dei con- torni di Cagliari, e nei lembo isolato, che giace sulla costa orientale ad Orosei. Venendo Gnalmente al terreno pleistoceno o quaterna rio del de la Marmora, esso ci si palcsa in Sardegna pelle osservazioni del Meneghini fornilo esclusivamente di fossili apparlenenti alle stesse specie che ora vivono nei Mediter- raneo. Si divide in due gruppi, cioe, quello dell' arenaria quaternaria e quello delle piaggie sollevate (plages soule- vecsj del de la Marmora. Aunovera il Meneghini 27 specie — 411} — nel prirao e 50 nel secondo, fra le quali non poche protni- scue ai due gruppi. Questo terrcno non e cosi ricco di resti organici come lo e la Panchina di Livorno, a cui il de la Marmora adegua il suo gres quatemario dclla Sardegna e nella quale come e nolo si trovano nella paiie inferiore fossili subapennini, zaune e raolari d' elefante e nella parte superiore fossili dell'epoca attuale e resti dell' industria umana. Questi depositi di forinazione litorale, originati quan- do vivevano in queste rcgioni gli elefanti, i rinoceronti ed il cervo a corna gigantesche, subirono grandi disloca- menli atlestati dalla considerevole altezza in cui ora si trovano collocate queste stralificazioni zeppe di quisquiglie marine, tanto in Sardegna die in Sicilia, incntre gli scogli di Yada e della Melosi, chesorgono isolatiin mezzo ai mare, ci porgono indizio dell' estensione clie aveva un tempo que- sta formazione litorale sparita per Iunglii interposli tratli in causa di suceessivi avvallamenti. Ma in Sardegna le ricerclie del de la Marmora o del Meneghini ci svelano le traccie evidenti di un fenomeno ancor piu recente mediante il quale si sollevo il fondo del mare e con esso le arene clie rinscirano conchiglie eguali a quelle die vivono nel mare circostante miste a framir.enti di vasellamc grossolano. A questo sollevamento avvenuto dopo la comparsa dell' uomo collega il de la Marmora ;;n che la formazione delle brecce ossifere. Come ben vedete, cliiarissimi Collegbi, questi important] risultamenti che scaturiscono dalle osservazioni stratigrafi- che del de la Marmora c dagli studi paleontologici del "Me- neghini aprono un vasto campo d'investigazione intorno agli cffetli prodolti dagli ultimi traraestamenli del suolo che calchiarao e quindi suIla sparizione dei giganteschi ani- _ 414 — mali die vivevano un giorno in queste regioni, e sullc viceode a cui soggiacquero i primi popoli che abitarono queste contrade. Ma queste considerazioni non formano Io scopo del presente lavoro, nel quale io mi sono prefisso soltanto di farvi noti i rari pregi dell'opera che in norae del mio illu- stre amico io vi prescnto. Opera die per arapiezza di vedu- te, sana crilica, esattezza di partieolareggiate diagnosi, ab- bondante sinoniraia, non che pella rilevante quantita dei raateriali descritti torna in sommo onore dell' autore e gli assicuraunpostofrapiu distintipaleontologi de'nostrigiorni. II secretario annunzia la prossima pubblicazioue del vol. VII, parte I delle lYIemorie., che contiene le seguenti materie : i .° Delia forza del I' animo. Discorso di Giuseppe Bianchetti. 2.° Sistema generate di trascrizione. Memoria del co. Fran- cesco Miniscalchi Erizzo. 5.° Sopra i acanto degli scrillori greci e latini. Studii cri- tici del prof. Roberto de Visiani. 5.° Sulla educazione dei poveri di Venezia. Memoria del dott. Girolamo Venanzio. 5.° Sposizione elemenlare della teorica dei detcrminanli, compilata dal prof. Giusto Bellavitis. 6.° Nuove considerazioni sulla robustezza delle caldaje a vapore. Memoria dell'ing. Antonio Cappelletto. 7.° Sulla tubcrcolosi dell' utero e degli organi ad esso at- tinenti. Memoria del dolt. Giacinto Namias. — 415 — Elenco dei doni presentati all' i. r. lstituto dopo le adunanze 21 e 22 febbraio 1858. LAvvisatore mercantile. N. 8 all1 11. — Venezia 1858. U Osservatore tricstino. N. 40 al 62. — Trieste 4 858. Bollettino deW Istmo di Suez. N. 5. — Torino 1858. // Tecnico. Fasc. 8 e 9. — Milano 1858. V Educalore israelila. Punt. 2 e 3. — Vercelli 1858. Reichs-gesetz-blatt, ecc. (Bollettino delle leggi dell'Irapero). Punt. 5 all' 8. — Vienna 1858. Prospctto degti scritti pubblicati dal prof, emerito Tommaso Calullo, compilato da un suo amico e discepolo. — Pa- dova 1857. Revue agricole industrielle, ecc. N. 7 e 8. — Valencien- nes 1858. Giornale delle scicnze mcdiche, dell'Accademia medico-chi- rurgica di Torino. N. 5 e 4. Lo Spetlalore. N. 8. — Firenze 1858. Rivista contemporanea. N. 50 a 52. — Torino 1858. Comptes rendus hebdomadaires de C Acadcmie de France. N. 7 a 10. — Parigi 1858. La Civilld caltolica. N. 190 e 191. — Roma 1858. Gazzetta di farmacia e di chimica. N. 8, 9, 10. — Vene- zia 1858. Alii dell' i. r. lstituto lombardo. Fasc. Ill 1858. —Milano. Leber die durchslreckung, ecc. Happorto sul taglio dell'Istmo di Suez del sig. Carlo bar. di Czornig. — Vienna 1858. V Economista,^. I, 1858. — Milano. La Spccola d' Italia. N. 8 all' 1 1. — Verona 1858. Gazzetla di Verona. N. 20 al 50. — Verona 1858. Corrispondenza seientifica di Roma. N. 17 e 18. — 1858. — 4iG — H Crepuscolo. N. 8 all' 1 1 ; 1838. — Milano. Cronaca di scienze, Icttere ed arti, del sig, Ignazio Cantii, N. 4 e S, — Milano <858, Giornale vcneto delle scienze mediclte. Seltembre, ottobre e noverabre 1857. — Venezia. Bulletin de la Socicte boianique de France. Fasc. IV. N. 9, — Parigi. Alii dell" Accadcmia fisico - medico - stalislica di Milano, Vol. H, 1837, L Annolatore friutano, N. 9, 10, II. — Udine 1838. Cenno commemoralivo intorno a Felice Jiellotti. (Eslralto dul Crepuscolo anno IX, N. 8). Allocuzionc, letta sul feretro del dott, Felice Bellotti, dal sig, B. Biondelli. — Milano 1858. Echo medical. N, \ e 2. — Neuchatel-Suisse 1838. // Mondo lellerario. N. 10 e II. — Torino 1838. Jahrbuch der A". A', geologischen, ecc. Annuario dell' i. r. Istituto geologico di Vienna. Bollettino delle leggi per le provincie venele. Parte I,Dis. 12; parte II, disp.a 12. — 1838. Beilrage zur lalemischen, eee. ( Aggiunle alia grammatica latina). — Christania 1 850, del sig. L. C. Ch. Aubert. Observations sur les phenomenes d' erosion en Noruegc, dej sig. T. C. Iloibye. — Christiania 1857. Iaversio vesicae urinariac, ct luxaliones femorum congeni- tae. — Christiania 1850, del sig. T. Voss. Quelques observations de morphologic vegetate. — Christia- nia 1857, del sig. T. Ch. Norman. Balaille du Mincio du 8 Fcvrier 1814. — Milano 1857, del ten. mar. bar. Camillo Vacani. Annuario del museo di fisica e sloria nalurale di Firenzc. negli anni 1857-1858. — 417 — Poliistore, Giornale armenodi scienze filosofico-morali.N. 7 al 24 del 4 857 e N. I e 2 del 1858. Delia malattia dominant e nel baco da seta neWartnata 1857 — Verona 1858, del sig. Alberto Pizzolari. Notions generates de botanique. — Gratz 1858, del sig. al>. Gaetano Regazzoni. Bollettino delle scienze mediche. Febbrajo 1858. — Bologna. Quattro dissertazioni storiche, del sig. Franc. Antonio Boe- ehi. — Adria 1858. PKOGRAMMA CERTAMIM8 POETICI AB ACADEM1A REGIA DOGTRINARUH EX LEGATO HOEUFFTIANO PROPOSITI MDCCCLVIII. Aeademiae Regiae Doctrinarum Ordo, eujus est Lite- rurum philosophiae et historiae disciplinas tueri, superiore anno sex earmina accepit, quibus de praemio Hoeufftiano eertaretur inscripta, I. Philippi Secundi obitus, If. Pueri dormientis risus) III. Andromache ad tumulum Hectoris, IV. M. Tullii Ciceronis ultima vitae nox,V. Ennii So- mnium, VI. Batavia. Septiduum iter. De quibus carminibus Ordo in consessu suo d. VIII m. Martii lioc judicium tufit: Eorum primum nee latinate neque elegantia commen- Serie III, T. 111. 55 — 418 — dari, nee satis ad historiae legem esse composituni. In ailero, tertio et quarto et alia parura laudanda aut vitiosa esse, et desiderari passim scrmonis puritatem elegantiamque nume- rorum, quartum praeterea hexamctris scriptum esse, quum versus elegiaci unice convenirent. Quibus vitiis quum non laboret sextum, cujus auctori nee poetica facultas neque ingenium deesse videtur, ab ejus tainen carminis universa rationem abesse gravilatem et dignitatem, videri eliam illud satiram referre, qua patriae nostrae mores et instituta lideantur, Postremo esse quidem quinto carmini suas ne- que exiguaslaudes, felicissimam in prion's antiquitatis aemu- lationem, quo nomine reliquis carminibus praecellat omni- bus; sed poematis iiuius brevissimi prineipium quum ve- hementer frigeat et langueat, earn esse materiem, quae tantum non omni sit gravitate destilula Ilaque in eodem consessu Ordo decrcvit, nullum lioium carminum proposito pracmio, ne argenteo quidem digimm videri, omniumque scliedulas, quibus nomina auclorum eontinebantur, corabussit. Jam denuo Aeademia Regia Doetrinanun invitat o nines, extents pariter ac eives, ut eomposito carmine Latino pro praemio floe a fflia.no in certamen descendant. Praemium certaminis est numismaaureumvalens viginti et centum llorenos, tribueturque ci cujus carmen lalinum versuum non minus quinquaginta, quod nee privali argu- ment, necdum prius vulgatum sit, judicibus ah Ordine designandis diguum illo lionore visum fuerit. Carmina huic certamini destinata ante l."m diem m. Jannuarii a. MDCCCLIX mittanlur neeesse est ad Virum Consult. II. I. KoE.NEX, Ordini ah Actis, lemmate insignita, addita schedula obsignala, qua nomen aucloris contineatur quaeque eodem lemmate distincta sit — 419 — OrUmiinis evenlus pronunciabitur in publico Ordinis eonsessu ante mensem Aprilem a MDCCCLIX habendo. Quod carmen praemio dignum indices censuerint, id sumptibus legali Hoeuffliani typis descriptum edetur. Re- liquorum carminum schedulae obsignatae coinburentur, ipsa autem ab auctoribus repetita acquis conditionibus reddentur. Amstelodami, a. d. XV m. Aprilis, A. MDCCCLV1II. J. VAN HALL. Ordini praeses. BCLLETTINO SETTIM1NALE DEL BACOFILO JTALIANO PER LA STAGIONE DEI BACHI DEL 1858 P R 0 G R A M M A. II Bacofilo Italiano si e proposto di diffondere le co- gnizioni scientifico-pratiche intorno all' allevamento dei ba~ chi, avvalorandole coll'intelligente ossenazione, col maturo esame dei fatli. — Ma il suo carattere di periodico mensile non gli permette di offrire nel momento dell' allevamento stesso tutte quelle pronte notizie che dovrebbe dare ad ogni settimana la cronaca della stagione baeologica. ■ — Un fasci- colo mensile riassume, confronta, compendia le osservazio- ni in pochi tratti : non puo recare linteresse dell'attualita, ma serve ad erudire ed a serbare memoria. — 420 — Inoltre — fra tante contraddizioni di notizie talora aci! arte travisate e per far strada a quest a piultosto ehe a quella semente, un foglio che con severa indagine, nell' in- tento d' illuminare i bachicultori c sottrarli agli intrighi di chi specula sui comuni disastri, raceolga da corrispondenti di specchiata Iealta e scelti fra le piii eminent] persone di ogni provincia, notizie settimanali e ben depurate sui di- versi allevamenti dei bachi — render dove senza dubbio un servigio importante ai bachicultori. A questo scopo precisamente, la Redazione del Bacofilo Italiano indirizza un Bullettwo Settimanale ove si ren- dera conto d' una serie ben estesa di fatli dell' allevamento che or va a incominciare, raccolti dai ceniri principal! della sericoltura italiana — si esporranno mano mano i risultati ottenuti nelle diverse localita colle varie semcnti, il seguito delle osservazioni cosi sulf andamcnto dei bachi e delle loro malatlie, come sulle condizioni dello sviluppo della foglia- gelsi — accennera inline aiprezzi dei bozzoli, come a quello delle sete. Cosi senza ledere o intercettare la missione del BacoGlo sara compiuto uno dei piu caldi voti dei bachicul- tori : important luini, basati sui fatto, giungeranno soccor- revoli durante I' allevamento : al filatore sara posto meglio sott' occhio dove dirigersi e con miglior frutto per i suoi acquisti ; piu completi sussidj pralici saranno dati alia scienza: le condizioni generali del prodolto saranno meglio conosciute, e potra il mercato bilanciarsi piu equamente r soprattutto un piu illuminato criterio sara offerto tanto ai confezionatori sulle localita, come ai compratori di semente per le qualita da presciegliere. Dott. Pietuo Labus Redattore Proprielario AN80ACCA&. 1 85 7-58 BlfrESSA SESTA P R 0 P 0 S T A di continvare per quello spetia alia Venczia la Serie dei testi di lingua e di altre opere importanti scritte dal secolo XIV al XIX, opera di Bartolommeo Gamba. DEL M. F, AGOSTINO S.IGRED0 approtata dalla GiunM ilrll" i. r. I^tittito vinpto per lo sturliu della lingua e ltrtti.ratuia Italians (lerza pubblicozione xu cose di lingua.) B •artolommeo Gamba spese gran parte della vita, no- bilmente e assidunmente operosa, intorno alia sua opera intitolata: Serie dei testi di lingua o di altre opere important} scritte dal secolo XIV al XIX. Tale lavoro e frutto d' incre- dibile pazienza, e mostra non la sola pazienza,ma anche la dottrina dello aulore nella lingua e nella letteratura italiana. Chi tenesse la opera del Gamba soltanto come arnese utile a'bibliotecari, a'librai, a coloro cbe cercano libri pari, tadrebbe in errore. Dall' opera del Gamba si viene a cono- ecere la condizione delle lettere nella nostra penisola dal rinascimeuto della civilla lino alio inizio del secolo presente, Serie III, T. III. :\\ 422 ■ le tenderize diverse e successive degli studi. E poiche le qua Iita c tenderize degli studi sono sempre conseguenza e di- mostrazione delle condizioni morali, civili, inlellettuali di ogni popolo, non crederei andare errato dicendo die la opera del Gamba deve tenersi come importante docuraento della storia nazionale. Lavori di lal fatta gli e impossibile die escano o per- fetti, o quasi perfetti, a primo tratto. Presso a poche nazioni Ai fu tale fervore di studi come presso la nostra; poiche fu trovata la slampa, presso a nessuna nazione incivilita, eper lungo tempo, non vi fu numero di tipografie che possa com- pararsi al uumero delle italiane. Noi non avemmo mai una citta eapitalc che fosse centro dal quale emanasse la civil ta e la volonta nazionale, avemmo gran numero di municipii autonomi o soggetti a diversi principal!. Ne alle citta nostre si strinse il decoro del possedere tipografie ; ve no ebbero anclie in umili borgate, in villaggi. S' arroge che assai libri italiani furono stampati fuori deicontini della penisola: che non pochi libri divennero rarissimi, per causa di religiosi e politici divieti. Ed ecco il perchc il Gamba ha dale in lute quattro edizioni della Serie. Ea edizione ultima, useila coi tipi del Gondoliere in Venezia, chi la confrontasse colla prima, vedrebbe quanto ne sia diversa per mole ed impor- tanza. JNella prefazione alia ultima edizione, il Gamba dice, se esservecchio, mancargli la forza per proseguire la continua- zionc c il miglioramento della sua fattura, lasciare talecom- pito ad altri cullori delli studi e della lingua materna. Pure, tanto amore egli portava alia fattura sua, che sebbene cosi scrivesse, prosegui sempre a crescerla, sino a che morle repentina e lagrimata lo rapiva alj'onore e all'amore della patria. Nella Biblioleca Marciana di Venezia si conserva — 423 — uno esemplare dolla ultima edizione della Serie, interfoliato, con giunte di sua mano. La necessita del proseguire gli studi del Gamba si eo- nosce dal eatalogo dei testi di lingua posseduti dal Berlo- loni di Bologna, che rettifica in molte parti la Serie del Gam- ba. Luigi Carrer, onore d' Italia, e non solamente per la potenza della immaginativa e il sovrano magistero deiversi, ma per soda sapienza iilosofiea, dottrine filologiehe, aeume e dignita di critica, per quanto io so, laseiava numerose giunte e rettificazioni al Gatnba, che sono tutt'ora inedite. Poiehe lavori di questa fatta non ponno essere mai com- piuti, ma devono proseguirsi sempre, c difficile e i! trovare tale uomo quale fu il Gamba che abbia il eoraggio di sob- barcarsi solo a tautamole d'opera. Per continuarla, nella pre- senle partizione civile della peuisola diviene necessario che piu studiosi viventi nelle diverse regioni d'ltalia si consocino insieme per continuare la Serie del Gamba. Lo amore sem- pre crescente dclli studi, il culto universale della nostra favclla, il disparire lento, ma eontinuo dei dialetti che ten- dono ad uniflcarsi, laoperosita delli studiosi nel raecogliere e riprodurre i nostri classici, domandano tale consociazio- ne. E vi e un' altra ragione, non meno importante. Molte scritture illustri, di breve mole vengono stampate e donate per fesleggiare domestiche o cittadine letizie, maritaggi^ lauree, sacerdoti novelli, predicalori valenti, vcscovi che entrano al possesso della diocesi, ec. Si stampano in ristret- tissimo numero di esemplari, non sono pun to dati al traf- fico dei librai, e molli vanno dispersi in mano di chi noct li sa pregiare, e la piu parte non esce dalla cerchia di una citta, o di una borgata: ned e difficile che possa avvenire ad uno studioso di una parte d'ltalia, che trovato un mano- scrilto antico coosacri fatiche e studi per Ulustrarlo, e poi' _424 — giunga a conoscere die era stato preceduto da altri, e il manoscritto sia gia stampato. In sullo scorcio del 1855 io volsi il pensiero a questo argomento, intendendo proporre alia Giunta delio I. R. Isti— tuto Veneto, che da opera allistudi delta lingua e lelteratura ltaliana ed alia quale sono aggregato, ehe per qucllo spetta alia Venezia, dessc opera al proseguiraento delle Serie del Gamba, ehe fu collega nostro. Mi pareva esser debito il col- tivare un campo abbandonalo da un valoroso fratello ; ten- ni che fosse cornpiere uno dei doveri dello Istituto, il pro- cacciare eioe cogli studi I' onore e la utilita di quesla re- gione della penisola. Ne tenniparoia con alcuno dei colleghij, e per corroborare la parola collo esempio, ho raceolli al- quanti materiali. Per lungo tempo la Giunta non si aduno, e intanto vidi il mio pensiero nobilmente esposto all' i. r. Ateneo italiano di Firenze. Anziche dolermene me ne ral- legrai sinceramente. Nelli studi, certe smanie di prioritd, non le , so coneepire. Mi pare che chi ama veramente gli studi per Io amore che meritano, pel bene e l' onore di una nazione, e talunv studi pel bene e I' onore della umanita, non debba montare sulle furie se veda che ad altri sorga con- tempoi ■aneamente Y idea medesima o faccia la slessa sco- pcrta, e prinio 1'abbia significata. Ne meuo mi sembra illogica la ira contro chi, preceduto da un altro nella idea o nella scopei'ta, seppe trarne utili conseguenze pratiche. Ne mi so punto capacitare come e' ci si metta dell' onoie na- zionale nel menar vanto di idee appena additate, di sco- perte poco piii che adombrate, menlre uomini d' altre na- zioni seppero trarne quelle utili conseguenze senza le quali gli studi meglio che altro, devono tenersi quasi uno sfor- zo e giuoco dello intelletto. E di questa smania gelosa per le prioritd non e mancanza fra noi italiani, quasi che se — 425 — n' avesse bisogno in una terra che irradio il mondo colla luce elie recarono Dante, il Macchiavelli, Galileo, il Sarpi, e cento altri gloriosi uomini, nel petto dei quali non s'al- hergarono mai tali rniseri sentimenti. Le sono boriuzze di ehi per levarsi alia erta difficile di fama imperitura, s'ag- groppa colle mani e co'piedi nonche ad ogni balza, ad ogni sterpo clie gli e dato incontrare nello arduo cammino. Quantunque queste riflessioni si dilunghino dal raio sug- getto, pure non mi perilai dello esprimerle, poiche me ne veniva il destro. Ne credo andare errato se affermo che chiunque ama gli studi per lo amore che meritano, e inten- de che siano onore e utilita al paese proprio, anziche arra- battarsi e fare spreco di tempo nel combattere a oltranza per difendere certe piccolette prioritd, deva prestare arnica mano a ehi professa gli studi medesimi per ottenere il me- desimo scopo. Egli e, di certo, piu bello e piu onorato il merito di colui che si fa ajutatore ad altri per ottenere que'nobilifini a'quali, oggimai,sono volti gli studi, di quello sia menar vanto di una idea, di un trovato spesso incerto, non di rado aereo, e che sarebbe rimasto privo di conse- guenze utili e pratiche senza 1' opera altrui. Per tornare al mio argomento diro, essere bel lavoro quello del sig. Francesco Zambrini, stampato in Bologna nel 1857, nel quale da il catalogo delle edizioni dei nostri classic! del secolo XIII e del XIV. Io pcrd seguirei lo esempio del Gamba, anche nel notare i buoni scrittori che non ebhero I'onore di essere cilati dall'accadeinia deila Crusca nelle edi- zioni del vocabolario precedenti a quella alia quale da opera al prcsente, perehe l'accademia stessa nella edizione presente ha consacrato il nome di tali scrittori che il Gamba registro nella seconda parte della Serie, e che non si trovano nelle tavole dei testi di lingua delle altre edizioni del vocabolario. — 426 — E qui non posso tacere die io non credo die gli acca- demici per ispogliare questi autori novellamente entrati nel pritaneo della gloria nazionale, si siano seinpre serviti delle migliori ediziooi. Valga per tutli il fatto scguente. Quel solenne maestro di bello scriverc, cosi in prosa come in versi, die fn Gaspare Gozzi, die senza allontanarsi mai oho di breve tratto di strada dalle noslre lagnne, lanto ne sapeva delle finezze della lingua scrilta come deila vivacita della lingua parlala, ebbe molle edizioni delle sue molte e tutte degnissime scritture. Pure gb accaclemici ddla Crusca citano la edizione delle sue opere scelte stampata in Milano, anziche quelle fatle o lui vivo e correllore delle proprie bozze di stampa, o non molto tempo dopo la sua morte, dal suo valoroso discepolo Angelo Dalmistro, o quella piu ampia di tulle del ISIS die usci in Padova co'torchi del Beltoni. A clii imprendesse il lavoro desiderato del proseguire la Serie del Gamba, e ove occorra reltificarla, oltre ai libri che bo aceennati, sara di non poco giovamento la tavola degli autori die il Ghirardini consulto per la sua preziosa opera: Yoci e modi di dire addilate ai fuluri vocabolaristi. Nel breve manipolo che ora io pubblico negli atti dello Isti- tuto, otlenutone licenza dalla sua giunta, seguii lo esempio del Gamba nella divisione in due parti ; cioe, gli auto»'i citati dall' accademia della Crusca, e quelli meritevoli di lode per bonta di stile, ma die non furono citati. Delle raceolte non do conto, sennon di una sola, quella del Carrer, la- pciando aglialtri il giudicare sc meritano ricordanza le di- verse raceolte uscile o negli ultimi anni della vita del Gam- ba, o dopo la sua morte. Due articoli lio Iralli dalle ginnte manoscritte di lui, e vi ho poslo il suo norae. Confido die si usera indulgenza a queslo breve lavoro per lo inlendi- menlo pel quale I'ho fatto. Aprile, I 8:>S. — 427 — PARTE I. Antori citati dall' Accademia come tesli di lingua stampati nella Venezia dopo I' ultima edizione della Serie del Gambu. 1. Arisiotelc. — L'Etica compendiata da Ser Brunetto La- tini, e due leggende di autore anonimo. — Testi di lin- gua. Venezia, 12.° 1844, per cura e a spese della Societa Veneta dei blibliofili. Tip. dell'Aneora. Una societa di giovani veneziani col modesto norae di blibliofili, per unore c amore della patria e delli studi, aveva impreso lo stampare opere illuslri ilaliane del buon secolo inedile o rarissime col corredo dei mi- gliori comment! e colle proprie illustrazioni, e il eon- fronlo dei testi a penna. Capo della societa era Fran- cesco Berlan. La societa dei blibliofili ebbe tine dopo il 1849, quando il Berlan dovelte lasciar Venezia. Questa edizione dell'Etica di Arislotele fu collazio- nata con una edizione gia posseduta da Apostolo Zeno, e corredata di varianti tratfe da un codice bolognese scritte di mano dello Zeno stesso con un codice gia Earsetti, esistenle come la delta stampa nella bliblioteca marciana di Venezia. Cosi si trasse da altro codice della Marciana una leggenda inedila, cilata e spogliata dalla accademia della Crusca, intitolata: Delia vendetta de la morlc di Cristo, scrillura nel coutesto la piu matta del mondo, nel dettato ha molta importanza per la storia della nostra favella. Per poco die uno abbia pratica dei vulgari parlati dalle plebi toscane, la conosce fallura di esse e vi scorge fino g!i errori della pronunzia, e per giunta quelli delli amanuensi. Ne poteva essere che fat- — 428 — tura di plebe la leggenda che dice Cristo vendicato da due generali dell' imperatore Tiberio, ehiamati Tito e Vespasiano, e che Tiberio si fece crisliano. Le quali eose si notano, senza dhnenticare die del res to nella sposizione vi e una rarissima semplicita. Segue ua' ultra leggenda piu pulita nello stile e piu poeliea intitolata: // contasto (sic e di certo errore dello amanuense che avrebbe dovuto scrivere conlrasto) che fece Canima col corpo il quale contasto ebbc in visione San Bernardo. Leggenda inedita ancbe questa e tratta dal citato codice della Marciana. Dotta, nobile, savia e la prefazione del Berlan. Bernardo (San). — Lettera sul modo di governare la casa eben dirigere la famiglia, tradotta da un anonimo, ed ora riprodotta ricorretta e illustrata dal P. Ago- slino dotl. Zanderigo. — 8.° Padova -1846. Tip. del seminario. Non venduta. Fu stampala per le nozze Meschinelli-Zarabusi. Bella scrittura, nel ricorreggere e illustrare la quale il P. Zan- derigo ha falto uso di un codice della Marciana. Bernardo (San). — Le sette opere di penitenza di San Bernardo, con alcuni altri Irattati, e la leggenda di Santa Chiara e con varie laudi edite ed inedite di Lionardo Giustiniano, Feo Belcari ed altri. — Testi inediti del boon secolo; 8.° piccolo, 1 84 G, Venezia, Francesco Mon- gelli editore. Tip. Alvisopoli. Casimiro Bosio, nella accurata prefazione a questo volumetto, accenna aver trovato le sette opere di peni- tenza e gli altri trattalelli diyoti che sono — il pianto della Vergine Maria — la leggenda di Santo Alberto — gli esercizi nei quali si deve occupare lo servo di Dio nel monastero — del Paradiso terrestre — la leggenda di — 429 — Santa Cbiara, in un codice della bliblioteca c( umnalc di Viccnza, unitiad altre pregiate e eonosciutissime serit- lure antichc. Pole confrontare i trattatelli con due altri eodiei, un o delta bliblioteca dei Padri minori osservanti di Venezia, poco corretto, l'altro, ottimo, della blibliote- ca Cicogna. Vi aggiunse una scelta di laudi, Ira le quali parecchie die tieue come inedite, tratte da un codice delta Marciana, ehe in gia de' Farsetti, e prima della compagnia dei Iaudesi di Santo Zanobi di Firenze. Le laudi non solo devono tenersi importanti per ci6 spetta alia divozione e alia favella, ma per essere monumento storico della Repubblica di Firenze, dove erano (juasi eanti nazionali, lintlie duravano i buoni costumi, e eon essi il reggimento buono dei popolani. Quando qucsto reggimento si guaslo, eessarono le laudi e vennero eanti profanissimi, e il Savonarola nelle sue riforme tentava di farle rivivere. II Bosio accenna ai debito di gratitudine ehe gli correva verso il Carrer pe'consigli e ajiili clie ne ebbe. licmbo Vidro. — Una Icttera. — 8.° 1847, Venezia. Tip. Alvisopoli. Non venduta. Editore Giovanni Veludo vice-blibliotecario della Mar- ciana, die la trasse dal codice N. 22, classe X, ivi conser- vato, la pubblicti per le nozze Zannini-Bucchia. La Ict- tera e diretta dal card. Benibo al nipote Gio. Matteo Bembo, genliluomo celebre dei snoi tempi. Bembo Pielro. — leltera. — 8.° 1831. Venezia, Tip. Cecchini. Foglio volante. Non venduto. Tratta, come la precedente, dal citato codice della Marciana per festeggiare il matrimonio di luc :ordle Zibordi coi signori Bullo e Francesconi. E diretta a Ni- colo Tiepolo. i iu. r. in. — 430 — 6. Bembo Pielro {letter e di) inedite o rare pubblicate in occasione delle nozze Ferri-Bonin. — Padova, 4.° 1852. Tip. seminario. Non vendute. Questo bel manipolo di lettere fu dato in lace dal prof. Roberto de Visiani m. e. dell'i. r. Istituto veneto, membro e segretario relatore della commissione per la lingua e letleratura italiana. Le inedite sono tratte dal codice citato della Mareiana. 7. Bembo cardinale Pietro {Lettere inedite del) tratte da due codici della bliblioteca Mareiana con illustrazioni, 8.° grande. 4 8S5, Venezia, Antonelli. Non vendute. Per occasione di messa novella si pubblicarono otto lettere del Bembo, a spese di Bernardo Gerometta. Io trassi sei di queste lettere dal codice dal quale furono tolte le precedent!; le altre due dal codice N. 143 cl. X die ne contiene molle e importanti, c lutte inedite. Vi aggiunsi alcune notarelle. . 8. Bibbia Sacra ; testo di lingua, sccondo Cedizione del 1471 di Nicola Jenson (cosi sulla coperta). — Sull'an- tiporta: II primo libro della Bibbia volgarc stamp'ata ne! ! ?.7i da Nicolo Jenson. — Su! frontispizio : II libro d<'l Genesi volgarizzalo con annotazioni teologichc, filo- logiche, a cura e a spese della societa veneta dei blibliofi- li.— Venezia S846, dalla Tip. di SebastianoToudelli, 8.". Strana e dolorosa e la storia di questo gran lavoro impreso dai noslri Ijlibliotili. Doveva uscire in quattro \oluini, ridonava ad uso e studio comune un volgariz- zamento poehissirao nolo, clie e fi'a i piu vcvl cimelii della tipografia, tesoro di lingua, dettato con una so- lenne semplicita degna del divino origin.de. II Berlan vi avrebbe apposte note filologiche, l1 avrebbe corredata con due prcfazioni, una sullc ragioni filologiche, f allra __ 431 — sulle ragioni blibliografiche del lavoro slesso. Le nolo teologiche, fatte dall'ab. de Andreis, erano un sunto di quelle approvatc di monsig. Martini, arcivescovo di Firenze. Era gia uscito il libro del Genesi, ed avea ottenuta f approvazione della Curia patriarcale. Poi venue pre- seritto elie al volgarizzamento si aggiungesse il teslo della vulgala in latino. Cosi si feoe pegli allri libri del Pentateuco, e il testo fu posto sotto al volgarizzamen- to, eon non poca spesa. Anzi fu promesso che il Genesi sarebbe ristarnpato col teslo latino, e sarebbe fat to agli associati il canibio della ristampa colla edizione gia pub- blicata. Intanto il Berlan laseio Venezia. La stampa comin- ciata dal tipografo Tondelli passo al lipografo Na- ratovich. L'ab. Pietro Pesenti, allora professore nel seminario patriarcale di Venezia, assunse la continua- zione deH'impresa; e il de 'Andreis seguilava nel suo lavoro teologieo. II Berlan avea tratta la sua edizione da uno esem- plare non perfetto esistente ne-Ila bliblioteca dei padri minori osservanti del convento di San Francesco della Vigna in Venezia ; il Pesenti suppliva alle mancanze con altro esemplare non perfetto posseduto dal dotto cd egregio ab. Giuseppe Cadorin, troppo presto rapito agli studi e agli amiei. II Pesenti, al quale era stato confidato dal Cadorin il libro, avea gia preparato per la stampa un quadcrno. A un tratto, il tipografo Naratovicb mette sulla sta- dera tutto il fondo dell'opera, e lo vende ai boltegai per incartare acciughe c burro. Quand' ancbe la opera non s' avesse potuto stamparla intera, almeno si dovevano — 432 — stampare i pochi capitoli del Deuteronomio die manca- vano. Lo stampato arriva al Capo XXI, verso 14, di quel libro; e col mettere solto a' torch i il rimanente si dava eompiulo i! Penialenco. Altri forse potcva compc- rare il fondo e proseguire. Locche diveniva tanlo piii facile die !a generosila del nobile Spiridione Papadopoli airiechi la bliblioteca Marciana di uno dei piu begli i'ra i pochi esemplari che si conoscono di queslo splendido nionnnienlo della tipograOa veneziana. 9. Boccacci Giovanni. — Rubrielic della Divina commedia di Dante Allighieri (sic) scritte in prosa, c breve rac- coglimento in terzine di quanto si contiene nella stessa commedia seritlo da! medesimo Boccaccio. — 8.° 1845, Venczia, Tip. Cecchini. Opuscolo non venduto. Per le nozze Milan Massari-Comello ; E. A. Cicogna pubblico questb ineditoe prezioso cimelio. Lo trasseda un codice contenenle la versione latina della commedia fatla per uno Matleo R'onlano — Petrarca esistenti oel civico rauseo Correr di Vene- zia. — S.u Venezia 1 852. Tip. Gaspari. Non vencluto. Per le nozze Mocenigo'Soranzo - De Soresina Vidoni Irassi sette sonelti da due preziosi e poco conpsciuti codici conservati in Venezia nel museo Correr. I codici hanno raolte diversita di lezioni dalle stampe, non sono citate dal Marsand, e trovansi in essi alcuni sonelti at- tribuiti al Petrarca che nelle edizioni non si leggono. Meritano studio speciale. Vi preposi una nota illustra- liva. E sono ben eontento di confessare un mio spro- posito massiccio ; ho dato come inedito un sonetto che e in tutte le edizioni possibili ; ha pero delle varianti. Gli altri sonelti da me pubblicati non si rinvengono nelle stampe, e curioso e 1' ultimo dei sette sonelti, mezzo ii;;- liano e mezzo latino. Opuscolo imnortanle. 8. Plutarco (Volyarizzamento di) — Volgarizzamento del- la vita di Filopemene. 8.° 1 840. Venezia, Tip. del Gon- doliere. ISon venduto. Accuratisshna edizione pubblieala da Antonio Papa- dopoli per occasione di nozze (Levi-della Vida). E pre- ceduta da una lettera di Andrea Musloxidi, il quale tras- se questo vol-rarizzamento,d'ignoto autore^cla due codici esistenti in Firenze, e mostio in questa leltera quanto importerebbe che anche delle altre vile di Plutarco anti- camente volgarizzate, e gia adoperate dai vocabolaristi, si pensasse arricchire la italiana lettera tura, a preferen- za di lanti insipidi e frivoli volumi, i quali pel solo pregio della favella tutlo di si cercano esi ristampano. Un buon codice, contenenle per6 soltanto alcune vile volgarizza- te, sla oella Marciana, ed 6 pulitamente scrillo verso la tine del sccolo decimoquarto o al principio del seguente. (Gamba) — 43tt — 19. Plutarco (Volgarizzamento di). — Volgarizzaraento della coinparazione fra Silla e Lisandro fatto nel buon secoto, ora per la prima volta pubblicato. — 8.° 1843. Padova, Tip. Sicca. Non venduto. Per le nozze Zanoini-Bucchia. Tratto, come la sot- tonolala, dal codice della Marciana citato dal Gamba {V. sopra). Giovanni Veludo fece alcuni riscontri coll' origi- nate greco di Plutarco. II quale prima di giungere alia versione italiana passo per una versione in greco vul- gare moderno, quindi in casligliano. Talcbe e una spe- cie di compendio delle vite dettate dal Cberonese delle quali non porge che languida immagine, cbe ha pero il pregio dello essere cilata dalla Crusca, benche rabescala di parole spagnuole. 20. i iul arc o (Yolgarizzamcnto di) — Vita di M. Tullio Cicerone tratta dal volgarizzameoto di Plutarco, testo di lingua inedito. — 8.°, 18 57. Venezia, Tip. Cecchini Non venduto. Dallo stesso codice della Marciana fu tratta questa vita dal .prefelto e professori del ginnasio patriarcale quando il valente eollega Giovanni Saccardo eelebro la prima messa. II professor Giovanni Berengo vi prepose dotta illustrazione, copiose note, serbando lo anonimo. 21. Tasso Tortfuato. — L'amor di Dio, Canzone, 4.°, 1845. Venezia, Tip. Armena. Non venduta. II P. Giovanni Sorguggi, de'mechitaristi, dedica que- sta canzone al conte Carlo Albrizzi. 22. Tobia, Giuditta, Ester (Libri di). Volgarizzamento aotico tratto da un codice della Marciana corredatocon annota- zioni di Celso Cittadini, di Monsignor Giovanni Bottari e colle dichiarazioni di Monsignor Martini. Testo di lin- — 537 — gua a euro e spesedella Sociela veneta dei bibliofili. — 8." 4 844, Venezia. Bel lavoro del Berlan che confrontava le stampe col codice raarciano, vi fece savia prefazione e nolo. Ai libri propose i prologhi della Bibbia Jensoniana. 25. Tratlato spirituale scritlo a donne pie del buon secolo della lingua ilaliana. — 8.", 1855. Venezia, Tip. Anto- nolli. Non vendulo. E. A. Cicogna stampo un brano di questo Iraltato per lo ingresso di Monsignor Fusinato alia sedc vesco- vile di Concordia; intoro lo stampo quando Monsignor Trevisanato enlro nello arcivescovato di Udine. Scrit- tura ascetica di ottimo slile, elie vide per la prima vol- la la luce. RACCGLTE Biblioteca Classica Ilaliana di Science Idle re cd arti illustrate/, da Luigi Carrer. — 12.° 1859 o 18 5 1. Vene- zia, Tip. del Gondoliere. Vol. 26. Quel preclaro ingegno che fu Luigi Carrer ideo que- sta Lliblioteca cbe doveva ossere conlenuta in cenlo vo- lumi ; non ne uscirono che ventisei. Di parecchi autori ha dalo un'opera intera; di altri gli parve bastasse dare un saggio col ristarapare soltanto una parte delle opore loro. A taluno parve cho eodesto non rispondesse al ti- tolo, c fosso piu un'antologia che altro. Gli e pero certo che la edizione o nitidissima, corroftissima. Ed o ugual- mcnle certo che le prefazioni ad ogni volumetto seritte dal Carrer sono stupondo, o so avesse potuto condurre la impress a coinpimonto, dalla raccolta di quelle prefa- zioni sarebbe uscito per la storia delle scienze, le letlere, Serie III. T. III. Mi — 438 — le arti delli Italiani tale un Iavoro die avrebbe ecclissato ogni altro per sodezza di dottrina, vastita di peasiero, gencrosita di affetli e gentilezza di stile. Di questa bi- blioleca quaodo cesso la tipografia del Gondoliere si fece sciupio; ora e divenuta tutt'altro che comune, e bene si farebbe nel riunire le prefazioni, e fame un voluuaetlo, che tornerebbe di utilita e diletto alia palria nostra. Qui si notano solamente i titoli delli volumi e il no- rae degli autori seelti. Vol. i e 2. Latini Brunetto. — II Tesoro ed il Tesoretto. 5. — I'alavicino Sforza. — Delia perfezione cristiana. 4. Constdli medici di varii autori (lledi, Del Papa, Cocchi, Vallisnieri, Pasta). 5. Ammaestramenli per la piltura (Cavazzoni Zanotli, Leon Batista Alberti, Leonardt> da Vinci, A.rmenino, Lo- mazzo ). (i. — Pelrarca. — Rime. 7. Traltati politici di van autori ( Savonarola, circa il reggimenlo egoverno della citta di Firenze. — Guarini, della politica liberta. — Sanimarco, sulla rautazione dei regni. 8 e 9. Giambullari. — Sloric d' Europa. 10. — Giannotli. Ilepubblica Fiorenlina e la Veueziana. 1 1. — Autori che ragionano di si { Dante, Tasso, Loren- zino de' Medici, Galileo, Chiabrera, Paruta, Didiino, Chierico, cioe Ugo Foseolo). 12. — Brani storici di rari autori (Davanzati, Scisina d' Inghilterra. — Porzio, Congiura dei Baroni. — Ma- scardi, Congiura dei Fieschi). 15. • Tre trallali risguardanii I' Ayricoltura (Vettori, degli llivi. Soderini, Coltivazionc delleviti. — Davanzati, Coltivazione Toscana), — 439 — 1-5.— Nolizie mercantile delle moncte e dei cambi (Dal libro Tutti i costumi dei cambi: Davanzati, sulla mone- la ; — Bolero, delle ragioni di Stato ; — Loke, sopra le mooete traduzione delli Javante e Pagnini). 45. — Tasso. — Gerusalemme Liberata. 16. Discorsi di chirurgia tratti da vari autori (Saliceto, Al- gbisi, Masotti, Benevoli, Pasta). 17.- — Arte militare di vari autori ( Lupicini, Lorini, AI- toni, Monlecuccoli, Tensini, Grazii, Diedo e Foseolo). 18. — - Cavalca ; Specchio di Croee, ridolto alia sua vera Iezione per cura di B. Sorio P. D. 0. di Verona. 19. Tre romanzetti di diversi autori (Amori di Abrocome ed Angia, di Senofonte Efesio, tradotti dal Salvini ; — I compassionevoli avvenimenti di Krasto ; — ■ Le strane ed innocenti corrispondenze del eonte Sigismondo d'Arco colla principessa Claudia Felice dJ Innspruek). 20. — Discorsi politici di vari autori ( Macchiavelli, Ca- valcanti, Guicciardini, Salviati, Ammiralo, Bartoli). 21 e 22. — Relazioni di viaggiatori (Marco Polo, Poggio, De' Conli, Vespucci, Sassetti, Carletti, Pigafetta). 23. — Autori eke trattano del moto delle acr/ue ( Castelli, Galileo, Viviani, Aibizzi, Michielini , Borelli, Grandi, Zanotti e Manfredi). 2-i. — Cronachc antiche loscane (Dino Compagni, Rkorda- no Malaspini, Giovanni, Matleo e Filippo Villani, la rot- ta di Monteaperti ). 25. — Educazione deW uomo e del citladino, trattati ire (Pandolfini, Palmieri, Speroni). 26. Descrizione delle cose nalurali (Varebi, Sassetti, IropeJ rati, Redi, Magalotli, Cestoni, Olina Raimondi, Taeliui e Mutani ). 440 P A II T E II. Ant ori non citati dall'Accademia della Crusca, ma che hanno merito e importanza stampati nella Venezia dopo 1' ultima edizione dalla Serie del Gamba. I Bandello Matleo. — Novella riprodotta con varianti da nn manuscritto del secolo XVI. S.u 185, Venezia, Tip. Merlo. K la novella XXI dell' edizione del Silvestri. Milano 1815, ristampata colle varianli di un codiee di E. A. Cieogna, che detto la prefazione in nonic del Tipografo. Ilaro opuscolo. 2. Beccalello Lodovico. — Lettera circa il pigliar moslie. — - 8." 1850, Venezia, Tip. Narratovich. Non venduta. Edita per le nozze Gera-Bellati. L'illustre prelalo che la detto, notissimo nel secolo XVI, poi arcivescovo di Ragusa, in questa lettera diretla a Messer Giovanni Gondola genti- luomo Raguseo anlecipava assai cose che parvero nuo- ve ai nostri giorni, intorno la prima edueazione ne!Ie pareti domestiche. Opuscolo notabilissimo. 5. Giusliniano Lorenzo (San), primo Patriarca di Vene- zia. -- Dello incendio del Divino Amore; versione ine- dita del secolo XV. — S.° 1855, Venezia, Tip. Longo; non venduto. A! collega Monsignor Trevisanato quando fn inse- dialo Arcivescovo di Udine, il rettore e professori del Seminario Patriarcale di Venezia intitolarono qnesto rolgarizzamento di un trattato ascetico per eceelleoza del Giusliniano, inedito, avuto dalla bliblioteca Cieogna. L' abate professore Antonio Bere.ngo che serbandosi — 441 — anonimo slese la dolta prefazione cretle (leva attribuirsi la versione al B. Giovanni da Fossignano continovatore di Zanoli da Strata in quella dei Morali di S. Gregorio, e del lavoro del quale Bealo si servirono gli accademici della Crusca. II Berengo corrobora il suo awiso cou buone ragioni e confronts Illustrd il teslo con assai no- te, cui aggiunse due tavole, una eolle voci e modi che mancano al Voeabolario e sono nel volgarizzamento, I altra ha esempi che raffermano voci e modi gia regi- strati nel Voeabolario. 4. Gradenigo e Zanc. — Rime di due amici gentiluomini veneziani. 8." 1840, Venezia, Tip. Alvisopoli. Non ven- dute. II Gamba pubblico queste rime di due poeti cinque- centisti e pelrarchisti, e vi prepose una sua nota. Nozze Mocenigo-Spaur. 5. Gradeniyo Pielro. — Tre lettere gratulatorie inedite. 8." 1847, Venezia, Tip. Naratovich; non vendute. Per Ie nozze Baglioni Gradenigo furono pubbbcate tre lettere inedite, tratte dalla Marciana con una pre- fazione anonima. II Gradenigo fu culio scrittore genero del cardinale Pietro Bembo del quale sposo la figlia nnfurale Elena e fu amico dello Arelino. 6. Gradenigo Francesco patrizio venclo. — Sone'to e Stan- ze. 8." 1 8*6, Venezia, Tip. Merlo. Non venduto. Per nozze Baglioni-Gradenigo. 11 poeta petrarcheggia seguendo la moda del suo tempo, il cinquecento. 7. Lettere sci d'lllustri ilaliani del sccolo XVI per la prima votta publilicale laurcandosi in legge nclla universitd di Padova Domenico Fadiga. — 8.° 1833, Venezia, Tip. Naratovich. Non vendute. Sono tratte dal carteggio del oolehre giureeoiisullo — 442 — Marco Mantova Bonavides esistente nel civico Museo Correr di Venezia. Scritte da Pierio Valeriano, Pietro Aretino, Speronc Speroni, Lorenzo Priuli Doge, Cor- nelio Frangipane, Bartolommeo Ammanati. 8. Morlopini (abate). Le illustri aziooi dei sereaissirai prin- eipi della faniiglia Mocenigo con privilegio delf Eceellen- tissimo senato. — 4.° Venezia presso Domenico Farri 1472, con setle ritratti intagliati in rame dal Nani. E ristampa moderna fatta dal fu segretario Quadri, ohe vi aggiunsc le vite dei dogi Mocenigo posteriori alio scritto del Morlopini. La ristampa fu donata per le noz- ze Mocenigo-Spaur, poi anche venduta. II Morlopino dotto del 1500, uno dei fondatori della Aceademia Ve- neta, fu bandito. Veggasi il Cicogna, Inscrizioni Vene- ziane. 9. Nobili Flamminin. — - Lettera al cardinale Giovanni dei Medici. — 8.° 4 840, Venezia, Tip. Alvisopoli non ven- duta. Pubblicata cd illustrata dal Garaba che la trasse da u n codice della Marciana dopo la ultima edizione della serie dei tesli di lingua. -10. Porto (da) Luuji . Letlere inedite ( pelle nozze Da ftio- Rubbi) — 8.° 1841. Padova, Tip. del Seminario. Lo stesso. — Alcune lettere inedite ( pelle nozze Gamba Guerrieri-Gonzaga ). — 8.° 18 51, Padova, Tip. del Se- minario. Lo stesso. — Cinque lettere inedite. 8.° 1841. Padova, Tip. della Minerva. Lo stesso, — Due lettere inedite, per nozze Giustinian-Ve- nezze, 8.° 1841, Padova, Tip. Sicca. Lo stesso. — Tre lettere (per laurea Armeni) — ■ 8." 18 51 Padova, Tip. Minerva. — 443 — Lo stesso. — Lettere inedite. 4." 1842. S. Vito, Tip. Pa- scali. Una edizione del 1829 del Crescini di Padova di al- quanle lettere del Da Porto, scrittore insigne noto per la sua famosa novella di Giulietta e Romeo, e un' altra nelle operette del Gamba, ISoo, 1' una e 1'altra cituta da lui nella serie dei testi di lingua, lasciavano desidera- re la stampa di tutte che fonnano una preziosa storia della guerra di Cambrai, nella quale il Da Porto era te- stimone ed altore. Tulle le lettere del Da Porto furo- no stampate per cura di B. Bressan eoi tipi del Lemrao- nier di Firenze nel 1857, e questa lacuna fu tolta. i I. Rovere (della) Francesco Maria, pruno Duca di Urbino e generate della Repubblica di Venezia. Diseorso sulle co- se di Dalmazia al tempo della guerra che la repubblica ebbe coi Turehi. — 8,u 1840, Venezia, Tip. Autonelli. Non venduto. Opuscolo importante, stampato per le nozze Bian- chini-Agostini, tratto da un codice della Marciana. Dalla prefazione si rileva trovarsi in dello codice il carteggio del valoroso condottiero col governo veneziano e pa- recchie scrilture di argomento militare. -12. Valvason Jacopo di Maniago, storico del XVI seeolo. — Diseorso intorno la cittadi Udine. — 8.° Venezia 1 S 4 3 , Tip. Merlo. Non venduto. II Cicogna per oecasione di nozze Trevisan - Rossi diede in luce questo opuscolo inedito, di buono stile, e lornito di nolizie iuaportanti., eorredato della biografia ilfllo autore. 15. Zilioli Alessandro. -- Vite dei gentiluomini veneziani del seeolo XVI trade dalle vite de' poeti ilaliani, cd ora — 344 — per la prima volta pubblicate. — 8.° 18-55, Venezia,Tip. Antonclli. Non vendule. Luigi Carrer le pubblicava per le nozze DolGn-Cor- rer traendole da un codice del Museo Correr confron- tato con allro della Marciana. La breve prefazione se- gnata L. C. e sua. S U h 1, A GOJDMOSE JIETEOMjOCIM MI, 1EBOSESE TENNO DEL M. E. GIUMO SANDRI (Continwaziout della pag. 3;n del presents volume. ) 19. *"cl si vario procedere (ii tempefatura nel Veronese la causa principal sono i venti ; che riguardare anche si deono come gli arbitri assoluti dell' atmosfera : i quali col governo di essa influiscono pur grandemente sulla superfi- cie del globo, dando cosi, a loro grado, diverso corso aile stagioni; e alio speciale andamento de' tempi avendo ognor parte, conciossiache d'ordinario i! tempo non si muti se il vento prima non sia mutato. II vento io qui I' iatendo nella sua piu estesa significazione ; vale a dire, intendo per csso qualsivoglia movimento d' atmosfera in tutte le nuiue- rosissime sue gradazioni, dalla piu tenue dolce frescura alia buffa piu impetuosa ; e ne'varii suoi nomi di aurctta, aria, brezza, venticello, vento propria, turbine, ecc, che quanto alia forza o velocita dicesi anche debole quelle chepercorre due metri al secondo ; mezzano quello che cinque ; forte quello che dieci ; fortissimo quello che venti ; lemporalesco il piu celere ancora, ed bragano od oricano se giugne a Serie 111, T. III. S7 — 4iG — pcrcorrerne da quaranta ;i quarantacinque, al quale nulla v' ha cite resista. 20. Avuto riguardo alia direzione, benche in mar si co- noscano 52 venti formanti la rosa nautica, io qui nun ne considero die 8, vale a dire: nord, sud, est, ovest; e i quat- tro intermedii nord-est, nord-ovest ; sud-cst, sud-ovest; co- mo veggo pur usalo da'meteorologi; c piu particolarmente i primi quattro, che nolle veronesi effemeridi trovo norai- nati di preferenza. 21. Siceome ogni vento principale pu6 esser dotato di suo proprio caratlere, dipendente anche in parte dalla po- sizione del luogo sul quale spira, 1' ovest procedente dal bresciano e dalla Lornbardia (N. 5) suole nel Veronese por- tar sereno; il nord chc ci viene immediatamente da mon- tagnose regioni, portar sereno anch'esso, ma freddo ; Test, recar tepore ed annuvolare, disponendo il eielo alia pioggia; e il sud, esser caldo eon eielo vario. II vento del nord, sic- come quello ebe passa per lungbissimo tratto di terreno, oltr'essere freddo, e anche molto secco ; e quello di mcz- zodi che valica I'ampio Medilerraneo, ollre esser caldo, ve- nendo dalle infocate arene dell' Africa, e pur carico di umi- dila; di cui abbonda anch'esso quello d'est, che giungendo in sul Veronese dall' Adrialico, ove molla ne piglia, noil trova inlerposte alte catene di monti die ne Io spoglino. 22. Benche in Verona, e sua provincia, I'un vento possa dominare piu in questa che in quella stagione; p. e. I est solto il nome anche di Zefliro o di Favonio, massime in pri- mavera: il nord sotlo quello di Borea (I) od Aquilone, in inverno: lutlavolla non solamente in ogni stagione e in ogni mese veggonsi non di rado alcuni dominar a vicenda, ma e (1) Duttu comunemeute anche Buru. _ 447 — nello stesso siorno fun sottentrando alfaltro ; e lalora ezian- dio con si repentina successione o mischianza, da non si poter ben distinguere di quale sia il predominio. In com- plesso pero sembra dominare piu f ovest, indi lest, poscia il Doi'd, e mono di lutti il sud. 25. Anche al tempo stesso qualehe volta scorgonsi re- gnare venti varii in direzione ed in forza; e in direzione eziandio talvolta contrarii (N. (59), massimaniente a diverse allezze, il piu basso dinotandosi dagli anemoseopii, o sia banderuole goste sulle vctte de'fabbricati, e'il piu alto dal corso delle nubi. La forza dei bassi potrebbesi misurare da ben costrutti anemometri, e quella degli alii dalla velocita, con cui 1'ombra delle nubi muovesi in terra (N. 19). 11 che per altro non veggo che siasi finora eseguito per le pubbli- calc veronesi osservaziorii meleorologiebe. 24. OHre la parte che puo avervi il moto del globo, cs- sendo il vento sempre cagionato da rottura d equilibrio nel- l'alniosfera, la qual rottura, sebbene da un'iiitinita di circo- stanze possa dipendere, pure tutte si ridueono in line ad una differenza di temperatura fra Iuoghi vicini, per mi l'ai'ia in basso dal piu freddo corre al piu caldo, ed in alio dal piu caldo al piu freddo (N. 25,57); addiviene ebe nel Veronese, in cui, come e detto di sopra, la temperatura c cotanlo soggetta a variare, piu ebe puri venti generali, deb- bano aver luogo venti misti, particolari, o locali. 25. Questi venti soli, o assoeiati fra loro, ponno formar correnti d'ogni maniera ; e orizzootali ed obblique, ed ezian- dio ascendeuti e discendenli. Ascendenli, delte anche di aspirazione, quali p. e. son quelle che escono dalle euvitu della terra per diminuita pressione atmosfeiica, allorche il tempo si dispone alia pioggia, per cui sentesi piii forte I o- dore de'cessi, de'lavatoi, delle fogne, delle miniere : e lc al- — 448 — tic die per qualsivoglia rarefaziooe d' aria si producono, somiglievoli alle ristrette stabilite per entro i camini, alle piu ampie mosse dalle fornaci; e alle aneor maggiori delle eruzioni vulcaniche, atte alle volte si no a formar procelle per I'aria che tutto all'inlorno vi accorre e precipita ad oc- cupar il posto della diradata dal fuoco, la quale s'innalza. Delle discendenti poi an esempio son quelli di cui ogni valle del Veronese ha la propria, ehe piomba costantemente dal- lailo in basso, ed e in proporzione sempre piu fredda, par- lendo essa da luogo di minore temperatura (N. 8,10). Negli oragani serabra che calda ed umida oltremodo, e quinci as- sai piu leggera essendo I'aria inferiore, quella di sopra pre- cipiti a prenderne il posto (N. 69). Certe ampie grotte e le imniere ponno, secondo la stagione, offrirci esempio delle une e delle allre in cio, che dall' equinozio di autunno a quello di primavera han corrente di venlo ch'entra per le aperture orizzontali ed esce per le verticali; e contraria, da quello di primavera a quel d' autunno; per la ragione ai- trove delta, che in basso I'aria fluisee al luogo piu caldo (N. 2-{,57): e, come e ben noto, dentro delle terrestri ca- vita nel verno si trova piu, e nella stale nieno caldo che fuori. 26. In generale, pel detlo altrove, succede che I'aria, la quale presso terra e piu riscaldata (N. 8), divenendo piii leggera si eleva, discendendone la menp calda: il quale scambio se facciasi lentamenle non ce ne accorgiamo; e sc- condoehe si accelera per trovarsi in qualche luogo il calore piii accumulato che in altri vicini, ei pu6 mutarsi in soffio sensibile piu o meno forte. Di tal guisa frammischiasi da per tutto I'aria d' alto in basso, vietando pure a'suoi ele- menti (N. 29) di obbedire alia specifica lor gravita. La ris- caldata poi nella zona torrida ne'bassi slrali chiamando — 449 — correnti dai poli all' equatore, e in alto ad essi poli man- dandone (N. 57), stabilises perenne circolazione, the scam- bia di continuo I'aria eziandio per quel verso. Onde Faria mantiensi per ogni guisa sempre tramischiata, e in quella purezza che alia conservazione eonviene di tulte le specie di vi!e. 27. Questo pero non toglie che in alcuni siti, ove sor- gono impure esalazioni I' aria bassa non possa restarne in- gombra, qualora non sia bene agitata (N. 45), come succe- de in alcune posizioni anche del Veronese. OItracci6 ne meno le altre parti di questa provincia si trovano tutte ad egual eondizione rispelto ai venti. Le alture ne son piu do- minate, perehe minori ivi ne sono gli ostacoli al libero cor- so di essi. Quelli ebe ingolfansi nelle valli, per 1' angustia di queste divengono piu gagliardi; nella stessa guisa che per la strettezza del canale cresce la velocita dell'aequa rinehiu- savi. I colli ed i monti colle loro schiene, mentre arrestano o flaccano le correnti che vengono loro eontro da un lato, ne proteggono e dii'endono il lato opposto. 28. Per 1' utile e il danno che recano i venti, si possono riguardare e separatamente da so, e nelle meteore che ser- vono a produrre. Gonsiderati in se stessi tornano vantag- giosi, perehe agitando f acqua priva di corso inclinato, ne impediscono la corruzione che le concilierebbe la lunga quiele ; perehe purificano, col mutare continuo dell' aria, ogni luogo anche piu contaminato delle abitale contrade ; perehe squassando le pianle si agevolano, massime in pri- mavera, il moto de'sughi, e il crescimento; e al tempo re- lativo danno opera eziandio alia fecondazione de'fiori, scuo- tendo i rami, e portando il polline anche in distanza. Essi mitigano gli ardori del sud lecandovi i fiati del nord. e i freddi del nord recandovi i calori del sud (N. 2G ). Al — 450 — qual fine dai contrarii trasportasi eguali quantita d'aria, cioe tanto mono alia volla quante piu sono in proporzione le voile ehe soffiano. Essi poi rieseon dannosi, almanco nel Veronese, allorehe prolungali disseccano troppo il suolo in tempo scarseggianle di pioggia ; e allorehe forti scuotono i frutli dagli alberi, o atterrano le rnessi, o strappano dagli albei i i rami ; e allorehe forlissimi scbianlano le pianle dalle radici, abbattono muri, trasportano tetti, ecc, e cagionano somiglievoli gnasti, piu frequenli epiu segnalati ove s'apro- no strette gole di raonti, o le valli nel piano (N. 27, 0'.)). 20. II bene poi od il male ehe i venti apportino in quan- io entrino a formare altre meteore, si seorge considerando le meteore medesime, nelle quali banno parte. E tosto l'a- cendoci dalle acquose, e gia noto qualmente l'aria atmosfo- rica, oltrc i due principii suoi componcnti ossigene ed azoto, i quali si trovano sempre e da per tutto nclla proporzione medesima (di 21-7'.)), ed oltre un po'di gas aoido earbonico e di ammoniaca (N. 42), un ne conlenga variabilissimo, vale a dir I'acqua; la quale puo riseontrarvisi in due eondizioni, elaslica cioe od aeriforme, e vaporosa, o sia in vapori co- me suolsi dire vescicolari. 30. Quanto alia prima, un dato spazio, a data tempera- lura, ne eonlieue cerla quantita per esserne saturo ; per esempio un metro cubico d" aria 2-1 C. solto zero ne eon- lieue un po'piu d'un gramma; a zero ne conliene grammi 5 2/3; a 0 gradi sopra zero ne contiene quasi 10 grammi ; a 27 ua po'piu di 27. Per guisa ehe 24 grammi vi si con- teagono fra i gradi 2 J e 25. So la spazio relalivo rislringasi, come per mezzo ile'.la pressione, o seemi la temperatura, seema eziand;o la detta quantita d' acqua, la quale in islalo elastieo vi si puo coatenere; e se ereseano, eresce. Ove la quantita as;oluta d' acqua ahnosferica sia minorc di cio ebe — 454 — abbisogna per la delta saturita, I'aria u secca, ed umida se la oltrepassa. II qual eccesso pero non alia prima, non alia elastica, ma alia seconda, a quella in vapori vescicolari, ap- partiene. 5 1 . 1 quali vapori forraanti fumidita, se trovano og- getto men caldo cui aderire, o lo umettano, <> lo sciolgono ove sia deliquescenle, come il sal di cucina; o vi si fissano alio slalo Iiquido, come in aria vaporosa si vede la stale nell" estcrna superficie di flaschi ripieni di acqua fresca; ed anchc in altro tempo sui marmi delle fabbriehe, sui velri delle stanze il mattino susseguente a notti alquanto piu fredde al di fuori. E dove corpo meno caldo su cui fissarsi non trovino, se ne rimangono sospesi in aria. General men- te poi 1' acqua dell' atmosfera se ne separa mag'giormenle non solo in ragione della freddezza de'eorptche trova sn cui fissarsi, ma in ragione pur anco della loro aflinita per essa ; in alcuni questa aflinila essendo tale da toglierle an- clie di quella die abbisogna per la sua salurazione, e eosi lasciarla piu o meno secca. 32. Collo scemare adunque, per le antidetle cagioni, la capacita che ha I'aria per 1' acqua alio stato elastico, puo una porzione di questa passare al vaporoso od al Iiquido ; e per I'opposto la vaporosa o liquida, col crescere di essa capacita, puo passare alio stato elastico. E puo succedere che colla medesima quantila assoluta d' acqua un' aria, per la pressione, mostrisi al tempo stesso umida in basso e sec- ca in alio; e per la temperatura si mostri umida in ora fredda, c secca in ora calda. Quanto meno poi I'aria e sa- lura d' acqua, tanto piu avidamente n'assorbe ed aseiuga i cbrpi die vi sono esposti, tanto piu ella aumenta l'csalazio- ne o sia cvaporazione. In geuerale, questa si rende mag- giore: I ° per diniinuzionc di pressione; 2.° per aria piu — 452 — secca ; 5.° per aria piu calda ; 4.° per minore affinita che per que' dati corpi abbia 1' acqua. 53. Di quesla guisa dando cio che concerne all'acqua atmosferica, alia capacita che ha 1" aria di earicarsene, die riguardata sotto altro aspetlo si dice dai (isiei tension del vapor e (I); e agevole intendere come in Verona, cotanto soggelta a variazioni di cielo, debba pur molto variare la sua umidila ; e come il misuratore di essa, l'igrometro (N. 90), possa offrir movimenli che spesso non eorrispon- dano a cio che indicherehbero le apparenze ; passar quasi di botto dal secco all' umido, od al converso; percorrere in breve gran Iralto di suascala; conservarsi all' umido in tempo beilissimo, od al secco menlre perdura il nuvolo o cade anche la pioggia. Puo la vieissitudine eziandio succe- dere a piccola distanza e l'igromelro non segnarla ; poiche, a paro del termometro, egli non indica se non lo slato del luogo preciso in cui si trova ; a differenza del barometro, che puo sentir anche cio die avviene da lungi (N. 60). 54. Allorche 1' acqua sparsa per I' aria (N. 29), per al- cun motivo, e massime per qualche raffreddamento (N. 50, 52), si precipita per l'atmosfera in vapori risibili, ove que- sti si trattengano in alio forman le nubi, e le nebbie quando si accostano alia superlicie del suolo, e vi si distendono sopra. Lasciando quanto alle prime il notare, come nel si svariato del Veronese abbiano campo di mostrare i diversi aspetti (2), che di lor sono proprii; qui solamente riguardo (1) Ed e lo sforzo che 1' acqua alio statu elastico. priva d' aria e chiusa in un vaso, esercitereblie contro le pareti di questo. (2) Soglionsi delle nubi distingnere quattro forme, vale a dire cir- ro, strato, cumulo e nembo. II cirro appare qual rara bianca lanuggine o fiocchi di cotone occupante le regioni piu alte. Lo strato e una lunga benda di varia larghezza che si estende al tramonlo del sole paralello — 453 — alfaltezza, che si credo poter variare dai melri -500 ai 0000, ricordiamo come le piu cccelse, die son le piii rade e iioe- cose, potendosi anche formare di corpicciuoli agghiacciati, dieno spesso luogo a peculiari otticheapparizioni (N. 78-80); e come le piu basse porgano talora a chi si trova sulla velta de' monti, e specialmente del Baldo, ii curioso spettacolo di godere in alto d' un be! sereno, menlre da mi denso ve- lo, che gli si forma di sotlo e copre la pianura ed il lago, ode romoreggiar il luono e vede guizzare la folgorc (I). 55. Accade alcuaa liala in Verona di osservar delle nebbie che sembrano asciutte, liisciando piu o meno secche le pietre delle slrade (esscndo allora forse le pietre fredde men delle nebbie) ; sebbene costume sia delle nebbie di non mostrarsi che in aria sazia di umidita (X. 50-51) ; e quan- do e piu sazia piu durarvi, e piu distendersi, al paro de'va- pori che sorgono da calduie, vulcani, lerme, eec, i quali tanlo piu rimangono in'tatti su pel cielo, quanto piu f aria e umida ; e tanto piu presto si dissipano, quanto e piu asciutta. Alio nebbie il ciol Veronese presenta opportunity per aiube le piu solile guise di lor formazione. Per grande umidita dovula principahnente a piogge precorse, possono alzarsi da terra vapori invisibili, che poi trovando un'atmo- sfera piu fredda vi si condensino, come vi si condensano per la ragione medcsima nclla stagione invernale quei del- I espirazion nostra e degli allri animali : e queste nebbie all' orizzonle, o scomparisce al mattino. II cumulo, o nube estiva, risulta da masse quasi eiuislerielie, di linta piu o menu cariua, le quali si am- mucchiano a guisa di eolline e mouiieelli. II uembo. o nube piov<>ss, presenta una inassa uniforme di color grigio, cogli orli come frangiati. Queste qualtro forme principal! offrono poi de'pHssa^i e uiescolamenti > he lion e sempre agovole di bene deternrinare. (1 ) lVllini, Viaggi al lago di Garda c id munle Baldo, pag. 49. Serit III, T. III. 58 — 454 — coprono parzialmente or funo ed or I'altro luogo in cui si opera 1' esalazione ; omle spesso addiviene che ne sia in- gombro il bacino, la Valletta, od eziandio parte della pia- nura, mentre il resto, e massime ilcolle, n' e libero, e gode pure d' un chiaro sole. Fuori del luogo in eui si fa T esala- zione, per trasporto di essa, veggonsi non di rado coronate le vette delle veronesi montagne, se corrente aerea di aspi- razione od ascendente (N. 25), carica di vapori invisibili, o simile corrente orizzontale che tragga da sito anche lonta- no, trovi quelle cime piu fredde, o piu freddo vento ivi in- contri sofflante dall' altro lalo, die quei vapori condensi. E medesimamenle sulle vette o sulle schiene tie' monti, per vapori trasportativi da lontano si ponno formar anche nubi. 50. Le nebbie nel Veronese alia campagna s' incolpano «r ogni male, tli cui non si conosca dal volgo altra causa : e all' occhio istrutto certo si e quelle di guastare la fecon- dazione delle pianle, ove insistano alquanto al tempo della fiorilura (N. 42). Nel verno, se non danneggiano, almaaco aunojano assai pel maggior bujo ed umidita, essendo i va- pori allora anche grossi il doppio che nella state, e forse piu misti a minutissime goccioline aequose. E conciossia- t lii'' sieno in delta provineia le nebbie per lo piu Iocali (N. 35) e passeggere, cit)e non durando che qualche giorno, o di giornt) alcuna parte, non vi recano gran latto t[uel beneGzio the ne'siti maritlimi, com'e 1' Inghilterra; ove ri- manendo continue ed abbondanti, pel ealore sviluppato da- gli acquei vapori nel passare a slato piu denso (N. 5), mi- ligan molto la jemale lenqieratura. 57. Benehe 1 ordinario apportalore di pioggia nel Ve- ronese sia il vento d' est (N. 21), non e dall'est che ortli- nanamente la pioggia ci giunga; madalla parte di sera, sia che il vento d' est da que' monti poi venga riflesso, ovvero — 455 — in essi ritrovi le circostanze opportune di prineipiare a rapprendere convenevolmenle gli adnnati vapori (N. 55). E seeondoche il punto donde move la pioggia e piu o meno verso ii nord od il sud, avviene che diversamente si bagni la Veronese provincia. Quella che parte da punto piu verso il raeriggio, suol prender estensione maggiore ; e minor quella che parte da punto piu seltentrionale, come sono le moutagne bresciane (N. 5). Quesfa alle voile non hagna che i colli piii alti ; e lalor ne men questi, e disperdesi pel Tirolo; onde accade frequentemente che al di sopra 1' acqua sovrabbondi, e copioso e gonlio trascorra 1' Adige, mentre la pianura trovasi inaridita. 58. L' annua quantita d'acqua necessaria per la fertilita del suol Veronese, sarebbe di pollici 52, ossia millimetri circa 000. Ma raro e ch'essa piova in tal misura. Del decennio che noi prendemmo principalraente a considerare, scar- seggio nel 1841, 1847, 1810; e fu soprabbondante nel 1848, piii nel 1846, e piu ancora nel 18 55. La massima nel trenicnnio dal 1820 al 1850, fu di millimetri 1500 nel 1827, e la minima di millimetri 452 nel 1841. 50. Suol variar molto nel Veronese delta pioggia ancbe la dislribuzione, si riguardi essa pel luogoo pel tempo. Ili- snetto al primo, sovenle searseggia d'acqua una parte della provincia; menlre un' altra ne ha a sufficienza, o di sover- cliio; e la piii soggetta a mostrarsene bisognosa e 1' alta pianura, ove e raro che in estate non regni siccila piii o meno grave. Molto asciutti, esempigrazia, furono per quesla gli anni 1841, 1844, 1840; e nel 1847 penuriava grandemenle la bassa, menlre spessi acquazzoni ristorava- iio il colle ed il monle. Puo difettarne eziandio qua o la qual- che picciolo canto, che dalla pioggia sembri quasi diiiien- ticato, come nella stale del 18 58. allorche lutto il rimanenic — 456 — esrendo in buona regola, insolila siceila si soffriva ne'con- torni di Garda, in quei di Fregnago, e neH'alla Valpolicella. 40. E rispelto al tempo, non serbasi (roppa corrispon- denza ne da nn anno all'allro, conefu torco superiormente (N.° 58), n<*' fra stagione, ne fra mesi, trovandosi or 1'uno or I'altro piu riceo o piu povero di pioggia. E quanto alle stagioni, sebbene or piu Tuna, or piu Faltra n' abbondi, in cornplesso per6, seguendo la divisione di esse per noi accennala (N °l I), piu ne scarseggia il verno, meno di esso la primavera, men di questa 1' autunno ; e piu di tutte abbonda la slate, essendo le rispettive medie d' un Ven- tennio millimetri 128,5; — 187,0; — 238,2; — 274,8. Di ehe apparisce che il tempo di maggior ealoiv e fortunata- menle pur quello di maggior pioggia. 41. Quanto ai mesi, pel decennio the partieolarmente considoriamo, ncl 184 1 il piu piovoso fu il giugno, e il meno Faprile; nel 1842 il piu il maggio, e il meno il dieem- bre;nel 4 844 il piu l'ollobre e il meno l'aprile, nel 1845 il piu l'agosto, e il meno il dicembre, nel 1840 il piu 1'ot- tobre, e il meno il febbraio ; nel 1847 il piii il giugno, e il meno il marzo; nel 1848 il piu l'ottobre, e il meno il di- cembre; nel 1849 il piu l'aprile, e il meno il febbrajo; nel 1850 il piu il luglio, e il meno il febbrajo. Donde si vede cite in tre anni fu piu piovoso l'ottobre, in due il giugno, e in uno il febbrajo, 1' aprile, il maggio, il luglio, f agosto. In quattro anni il meno piovoso fu il dicembre, in tre il febbrajo, in due l'aprile, e in uno il marzo (N.° 87). II mcse poi di lutii piu piovoso fu l'ottobre del 1846, die solo diode all'ombrometro millimetri d'acqua 440, solamente G manco dcU'inlero anno 1841 (N.° 58). 42. Dell'acqua discesa dal cielo opportunamente non e a dire quanto grandi sieno i vantaggi, massime per le cam- — 457 — pagne ; della quale pi 11 fertilizzanle si 6 quella clio scende prima, per essere e piucalda e piu ricca di acido carbonico e di ammoniaca (N.° 29). Mala pioggia fuori del tempo op- portune), o la mancanle in estate, o l'eccessiva quando ehe sia, puo nel Veronese nuoeere per varie guise. Cosi la con- tinua, o fiequenle, d'autunno, impedisce o troppo ritarda le seminagioni, e disturba diversi raccolti, e ne peggiora la qualita ; nel verno non permette i necessarii lavori ne'eampi, e rende grami i seminati ; in primavera danneggia per so- migliante niotivo, pel ritardo nel vegetare, e per lo dilava- mento del poliine delle pianle che vi fioriscono, onde tui- bata ne lorn a la fecondazione del pari che per la nebbia (N.° 5C) : e neH'estale ineomoda la mietitura, la raccolta dei fieni, e la convenevole maturazione di varii prodotti. Ed all'opposto ove la pioggia manchi in autunno, non si ponno far le seminagioni per la sovcrchia durezza del suolo, ne i seminati grani pot nascono perdifetto di succo: ovemanelii in primavera, la vegetazione e misera o nulla ; e similmente se manca in estate, andando a male e i diversi raccolti, e anch'esse Jo novelle piantagioni che si fecero. La sovcrchia, in quest a o in quella stagione, puo cagionare eziandio j.lla- gamenti, massime nella bassa provincia, con tutte le i ee conFegurnze di essi, e traripamenti di botri nella parte montuosa e di colle, escrescenze del Lago, dell'Adige, ecc. (N.° 65,fi6) : e nuoce poi sempre traendo iu basso la terra de'luoglti declivi, e soprattulto dove si fece il tanto malau- gurato dissodamento. 43. Dopo la pioggia, considerata nel Veronese pe'suoi diversi ragguardamenti, accenniam la meleora di simil na- tura, cioe la rugiada. Formandosi questa dai vapori che o sorsero il giorno, o sorgon la nolte dalla terra, i quali pel notturno fresco prodotlo dairirradiazionesirapprendono, — 458 — come quei dell'aria la state sui marmi o sulle gelate ampolle (N. 31), addiviene: l.° ehe alcuni corpi i quali pi ii irradia- no, come l'erba (I), piii se ne coprono, onde si puo veder essa bagoata mentre asciutto e ii nudo suolo vicino ; 2.° che i rigori dell'estiva siceita si possono accrescere dalle notti o nuvolose cheimpediscono la irradiazione necessaria pel con- venevole raffreddamento, o troppo agitate, che non permet- tono ai vapori di rappigliarsi. E addiviene eziandio che del beuellzio della rugiada, piii che l'alta, goda la bassa pianu- ra, siccome quella che molto piu abbonda in vapori. In parecchi luoghi rumidita vi e si grande, die bagna a chi vi soggiace i eapelli e gli abiti qual minuta penetranlissima piog- gia, che giunge alio slato liquido senza passareper quello dei vapori vescicolari visibili, e in guisa somiglievole a quando piovealcun poco senza nubi. Ella e qucsta abbondante rugia- da, delta pur guazza, che nel cuor della state cadcndo la sera insieme colle paludose impurita (2) sollevatesi il giorno, torn a si funesta alia salute dell' uomo, producendo febbri periodiche d'ogui genere, massimamente in chi non e a quelle situazioni assuefalto. -54. La brina che alia rugiada sottentranel tempo inver- nale, ed ha in comune con essa la formazione, se non che in vece del fresco richiede il gelo; che per gli stessi motivi non si genera ne a ciel nubiloso, ne molto agitato dall'aria, e che puo del suol Veronese investire una porzionc e non laltra ; iraporta qui solamente considerarla in quanto venga fuor di tempo a dannificare la vegetazione bambina gia in (\) Vnolsi che l'erba possatalvolta raflYedd .rsi Gnoadultie sei yradi piii deU'oria vioina. (2) In qneste impurita ?i conterebhe eiili mai un principin speeiQco principal cagione del male? V. la nostra Guida alio studio de'Contagiec. Cup. XVIII ; a il uoslro Canno sullo stulo sanilario di Veronu para^. 41. — 459 — corso, sia che Puna troppo anticipi, ovvero poslicipi laltra. E in questo rispetto tie cose cade in taglio osservare. L'una che per la cagione antidetta, oltreche poter essere preso un sito e non I'allro, il colle vi e ingenerale nieno soggetto. che la pianura, essendovi piu agitata 1'aria e men copioso I umidore. La seconda, che torna manco dannosa allorche succede mentre le piante si trovano asciutte, non vi essen- do umidila da congelarsi tra le lor fibre (N.° 18). E la ler- za, che per formarsi la brina non e necessario che 1' almo- sfera si trovi a gelo, potendo anche avere alcuni gradi al di sopra (fino da A in 5), e bastando che a gelo si trovi quel dato luogo per ispecialc irradiazione dovuta o alia natura di esso, o alle sue circostanze ; onde pur avviene die alcu- ni corpi se ne coprano a preferenza di altri (N.° 43). 45. In tempo invernale nebbioso e [red do, e massima- mente o\e anche ii suolo e coperto di neve, si veggono gli alberi aminantati di bianco, e forniti di candide tele, che sono forse quelle de' ragnatelli su cui s' e gelata la stessa nebbia. Questa specie di brina, che dove prolungata non man. a di riuscire molto dannosa alle lenere estremita dei ramoscelli, volgarmente appellasi calinvema ( \ ), e non saprei se avesse dislinto vocabolo in nostra lingua, non sembrandomi che vi corrisponda bene qucllo di gelicidio. -»G. L'acqua formatasi negli strati piu alti delfatinosfera, puo discendere non solo in pioggia, ma eziandio in neve od in grandine. Si disse della prima rispetto al suol Vero- nese; dellullima si dira piu avanli (N.° 54). Rispetto alia seconda, non occorre qui ram men tare come, a temperatura assai bassa, vi vada in piccioli grani anziche a fioechi; ne come quesla, sebbeno di svariate forme, vi si trovi ognora ( I) Pare da c.tilirjo hibernu. — 4UU — eristallizzata, siccome ultrove, ad angolo di 50,60, o 120 gradi; bastandoci di notare cbe niollo diversa e la quanlita sua c secondo gli anni, e secondo le parti della provincia. Alcune di queste, fra cui la stessa citta, in parecchi verni o ue restano prive, o ne vengono solamenteaquando a quan- do oosperse ; e alcune assai n'abbondano, massimamente pel numero delle volte che ne son visitate: ed altre, come sono le alture delle montagne, d'ordinario se ne mostran coperte gran porzione dell' anno; cominciando a caricarsene alle voile ancbe al principio di aulunno, e seguendo fino a pri- mavera avanzata. 47. Egli c specialniente in quest'ultimo caso, cbe nelle notti serene soglion venire le brine devastatrici ( N. A\ e SO). Oltreche per questo intempestivo abbassamenlo di temperatura , le nevi possono recar danno per qualcbe preeipitoso squagliamento, cbe dia luogo a sovercbie piene di torrenti o di fiumi. D'altra parte giovano niolto ai fru- meuti in ispecielta, ed ai pruti, si per li principii feconda- tori cb' esse contengono, o di cui agevolano la scomposi- zione senza lasciarne disperdere per 1' aria ; si percb' esse proteggono dai danni di un eccessivo freddo atmosferico. E giovano singolarmente per 1' umidita , che nel lento loro squagliarsi lia tutto 1' agio di penetrar il suolo, per cui si arricebiscon le fonti, le quali altrimenti nel Veronese o si disseccauo, o pure tornano scarse quando maggiore e il bisogno di usarne. II replicato sperimento in Verona ha provato che 100 parti in volume di neve danno \2 '/a di acqua, onde una nevata alta un metro, o piii novate che in- sieme formino questa altezza, equivalgono \2'S millimetridi pioggia ; alia a penetrar giu nell' arido suolo per circa '/, di metro, poiche suol penetrarvi per uno strato doppio del proprio. — 461 — 48. La neve nel Veronese capita per lo piii da set- tentrione; e come uon bene si apprende a suolo uniido, quasi avesse iutelligenza, usa niandar innanzi qual precur- sore ud' aria secca ad asciugarlo, e preparar il campo ad accoglierla. Discende piu spesso la nolle che il giorno; piu a pochi gradi sotto la congelazione che a maggior fred- do, e lalvolta eziandio a tcmperalura un po' sopra zero. Allora pero snole csser pronta a gettarsi in pioggia. Ove tale rautazione non avvenga, sottentra dJ ordinario un' aria piu mite che in breve la squaglia, e tanlo piu agevolinente ove non succede nolle serena che prima I'agghiacci. Que- sla partenza sollecita usa fare la neve dalla pianura e dai colli ; ma non cosi dagli alii monti , su' quali come s' e pur toeco di sopra (N. 4G), puo in vece durare dai pun- to in eui pria vi discende lino all' apparir della stale: poi- che i\ i per la bassa temperatura e si va rinnovando men- Ire che in basso piove, e non se ne dislrugge se non quel- la che in superficie va mangiando via 1' aria stessa. Anzi in alcune vallate del Baldo posle a bacio, vi dura quasi pc- renue, senza sentir ne menu i pill forli cstivi calori. 40. Una meleora intermedia fra la neve e la grandine si e quella che in Veronese si chiama frusa, e sembra cor- rispondere a cio the i Francesi dicono gresil, e gl' Itahani nevisckio. Tare acqua agghiacciata o neve, o minutissima gragnuola. Scende anco senz'apparato di temporale, copren- do spesso le niontagne, alle volte i colli, e assai rado parte del piano ; e il tempo da lei preferito e tra il caldo e il fred- do, vale a dire, la primavera e 1'autunno; e per essere cosi lenue, poco ferisce le piante anche piu delicate, e non nuo- ce forse che per l'abbassamento di temperatura che arreca, e sua conseguenza di brina (iY" 44,47). 50. Quanto semplke e chiara apparisce la leoria delle Serie III, T. III. 59 — 462 — aeqtiose meteore, e del rasserenamento, non essendo che mera diminuzione od aumento della capacita dell' aria per 1'aequa alio stato elastico ; altrettanto difficile lorn a il co- noscere ne'varii casi cio ehe ad essa diminuzione o ad esso aumenlo da luogo : perciocche possiarno veder piovei'e o rasserenarsi con ogni vento. II nord pud dar pioggia quando operi piu pel suo freddo chescemi la detta capacita nelfat- mosfera cui invade, ehe non pel suo seceo, o quando non sia che un sud riflettuto dalle opposte montagne. E puo rasserenar il sud, allorche operando piu pel suo ealdo che per I'umido suo, cresca nelT aria cui occupa, essa capacita. E il medesimo e a dire dell'est se mai rasserena, e dell'o- vestj se mai rechi pioggia, quando pur questo non sia che un est riflettuto dagli Apennini. E se per I'ordinario il nord porta serenita, e pioggia il sud, e perehe il primo suol ope- rare piu pel suo seccore ehe non pel freddo; e il secondo piii per I'umido suo, che pel caldo : e lo slesso e dell'ovest in quanto che rassereni,e dell'est in quanto che annuvolisca ; operano eioe in ragione dell'eccesso che porta il seccore sul freddo nell'uao, e dell'umido sul caldo nelfaltro. Anche il sole prendendo forza coll'innalzarsi, puo, secondo le cir- costanze, o dissipate le nuhi, come fa spesso di quelle che Irova il maltino; o favorirne la formazione per quelle che eccita colonne ascendenti (N.° 25,20) da umido suolo, ca- riche di vapori, i quali dopo un chiaro maltino si veg- gono verso il meriggio offuscar il cielo, condensandosi pel freddo trovato in alto, e poi non di rado cader anche in pioggia. 51. Qllreche il sopravvenire d' un vento recante dimi- nuzione deH'ahtideita capacita, puo la pioggia avere a causa il haltere die faccia un vento carico di vapori in una mon- tagna. In tal caso opera n di conserva la diminuita capacila — 463 — per 1 iacontro di cosa piu fresca, e la compress ione del eozzo (X. 50,52) : al ehc pare debbansi le parziali che spe- cialmente la state bagaano spesso nel Veronese qualehe region montuosa, o qualehe valle. E formata chesia la piog- gia in on punto per alcuna delle circostanze or mcnzionate, forse potra eziandio estendersi a siti vicini pel fresco di essa, che gl' invada, successivamente diminuendo la men- zionata capacita ; passando eosi la pioggia da un luogo all'allro, non solo per trasporto di nubi cacciate dal veoto, ma per questo motivo altresi di prossiintta. 52. A produr le meteore fin qui accennate serve un lento e piccolo passaggio di temperatura ; non cosi per quel la che ora siam per toccare. Una forte e rapida con- densazion di vapori, ove solo forma un passeggiero acquaz- zone, poco ristorante l'arido suolo su cui trascorre senza ben penetrarvi, e se uaita a grande sviluppo di elettrico da luogo ai temporali. In due circostanze diverse pare che il ternporaie possa formarsi, vale a dire o per colonna ascendente di aria calda che da umido suolo in quiela atmosfera movendo, eoll'inconlrare in alto maggior freddo, i suoi vapori condensi, come suol avvenire r.elle piii cocenti ore del giorno (N.° 54); owero per Iotta di due venii con- trari: nella quale se vincono quei del nordj I' aria pria si raffredda, torna il sereno, e latmosfera di nuovo si riscalda dal sole: e se vincono quelli del sud, il tempo continua [tiii o meuo ad essere piovoso, e il barometro segue ad abbas- sarsi. La lenta e continua discesa di questo comincia d'or- dinario uno o due giorni avanti del ternporaie; e alquaole ore prima oella calma dell'atmosfera provasi un calor sof- focante a motivo che 1' aria e per essere si quieta, non ci si cambia d'intorno, ed essendo sazia e sopraccarica
  • si debbono avervi per questo conto \f differenze dovute alle varie altezze; per cui nellun estre- mo vi sara la maggiore pressione colla maggior densita di aria, e andra scemando finche nelT altro si avra la minore. 57. Ed osserviamo dipoi che il movimento del baro- metro vi si debbe considerare per la sua variazione diurna, per la mensile o di stagione, per cio die porta la rispettiva latitudine, e speeialmente per le vicissitudini locali ; senza prescinder ne anche affatto da quelle dialtrove: mozioni di alzamento e discesa che tutle son cagionate unicamente dal peso vario che 1' almosfera va presentaudo ; perciocche ufiizio proprio di questo istromento egli e solo di notare la pressione dell'aiia. come appunlo anche significa il nome — m> — suo. La quale variety di pressione, nel luogo stesso, benche sembri dipendere da molti svariati dementi, pure direbbesi die tulli in line riduconsi ad una cosa soltanto, vale a dire alia temperatura diversa. Conciossiache il barometro operi cosi in generale e indigrosso, oppositamente al terraometro, alzandosi l'uno mentre lallro s'abbassa, e accenni il baro- metro anche differenza di temperatura avvenuta in siti non lontani da quello in cui esso giace. E cio perche nellatmo- sferico oceano, dove aumentasi il ealdo laria si dirada ; e fatta quinci piu leggera, si estolle formando piu elevate eolonne, di cui la parte sonnontante la suprema superfine poi si riversa sopra i luogbi vicini ; onde minor peso ne risulta pel primo, e maggior pe'secondi ; in conseguenza di che il mercurio s'abbassa nell'uno e s'innalza negli alt ri . 58. E per venir uu poeo ai soprammentovati partico- I irij la variazione diurna considerata in se stessa, a tempo quieto e tranquillo, fu da meleorologi avvertito cominciar in estate ad abbassar il barometro circa alle 9 pria del meriggio, e seguir fino alle 5 pomeridiane: e, toccato allora il punto infimo, pigliar ad alzarlo; e dopo le 10 di sera trovarsi alia maggior elevatezza ; e nel verno i'abbassamento cominciare due ore piu lardi, e terminare circa due prima. Sebbene pero anche in Verona qnesto diurno movimento si osservi, non s e dato opera, per quanto io mi sappia, a segnarne i precisi limiti. Ne rispelto alle siagioni io veggo esservisi uotata la differenza di oscillazioni, come si fece in altri luogbi, ove trovaronsi nell' inverno minori die nel Testate. E quanto alia lalitudine, compete a Verona la oscil- lazione die e propria de'suoi 45 gradi crescenti, maggiore di quella de' paesi piu meridionali, e minore di quella dei piu settentrionali ; poicbe le oscillazioni vanno scemando a misui'a die si va piu vieino alfequalore. II clie pure sac cor- — 407 — da col poler dipendere il movimenlo del baromelro dalla diversitaebe fra'suoiestremi presenta la temperature (\, 57). 59. Ma quellu che piu importa qui di eonsiderare si e la variazioo barometrica dipendente dalle peculiari vicissi- tudini lorali, la quale pu6 del tutto alterare o confonder insieme le dovute ai riguardi antidetti, e vuol esser in istret- ta relazione coi rispettivi cambiamenti che dicemmo avve- nir in Verona ; e soprattutto co'venti, ciaseuno de' quali dotato essendo di un calore suo proprio, e in ragione di queslo diradando l'aria, seeondoehe piucaldo o piu freddo del regnanle prima sara quel che soltentra, fara abbassare od ascemlere il mercurio per entro la canna. Impereiocche a due cose in ci6 vuolsi por mente, vale a dire alia dire- zione del vento, e alio slato dell' atmosfera uel punto del- I'osservazione. II venlo di nord-est, p. e., che e freddo, fara alzare il mercurio ove succeda al sud-ovest ; e, per I'oppo- slo, ove questo a quello sottenlri, il mercurio vedrassi di- scendere. Laonde dal movimenlo del baromelro si potra pure in corta guisa dedurre la direzione stessa del vento. 60. Ne solamenle le rispettive vieissitudini del sito in cui esso si trova potra indicar il baromelro, ma quelle eziandio di allri non hmuri in cui pigli a diversare la lem- peratura, com' e detto di sopra (iN. 57) : ed anche di assai Iontani. Avviene alle volte, die gravissime perlurbazioni succedute in un luogo, si facciano al tempo slesso, o con piccolo inlervallo, seulir dal barometro in diverse parti d' un regno, od anche in diverse parti del mondo. Cosi, per esempio, Bel decennio da noi considerato segnalate discese di baromelro, anche sollecite e precipitose, suceessero in Verona a cagione di lontani sconvolgimenti il lt> gennajo 1845, per bulci c a Parigi, sulla Manica e sul Mediterraneo ; m lebbrajo del i 84 ;, per quelli della bassa Italia, grandini — 4C8 — forti, e nevi in Sieiha; ll 12 dicembre 1845, allorche il Na- politano flagellavasi da fiera procella ; gli ultimi 8 giorni di gennajo 4 846, per bufere nella Francia setlentrionale e nella Gerraania ; il 2 oltobre 18-57, per istraordinarie nevi cadute a Pietroburgo; il 15 gennajo 1849, per moltissime nevi fiocoate tnlto all' intorno, e fin nelle regioni inferiori d' Italia. In queste e simili gravi pcrlurhazioni di liurrasehe e di turbini, avvengono grandi abba6samenti eziandio quasi improvvisi, pe' venti impetuosi clic porta udo via gran mas- se d' aria da questo o quel silo, ivi lasrian poi 1' atmosfera di molto alleggerita. 01. Non vuolsi abbandonar il barometro senza ricor- dar quel)' uffizio da molli attribuitogli, e ch' egli non ebbe mai, cioe di annunciare quando venga la pioggia. Tale scambio nacque dal vedere che al suo abbassamento ella ebbe spesso a conseguitare, Ma non e questa che purissima coincidenza dovuta a ci6 cbe i! vento il quale per altra ca- gione (N. 02) faccia abbassare il barometro, sia pur quello die reea la copia maggior di vapori atti a condensarsi, (N. 21, 57,50). Non avendo per tanto il barometro nulla a fare colla pioggia direttamente, unico suo uffizio essendo quello di misurare la pressione dell' aria, pud addivenire, senza ch' egli si abbia a tacciar di fallace, e die reslando basso non piova, e che dopo essere dimorato alquanto in tal situazione, egli ascenda seuz'esser punto piovuto ; od eziandio che piova menlr' egli s'alza: le quali tutte cose occorre di osservare frequentemente anche in Verona. Si puo dir solaraente che piu spesso accordasi col tempo che si dispone alia pioggia il barometro che va discendendo lentamentej e col tempo che si sfabilisce quello che lenla- mente va montando (I). (1) II rapido movimeuto in questo couto suul aver poca stguifica- — 469 — 02. Perehe poi il barometro discenda al venir dells pioggia non e ben chiaro. Siccoroe 1' acqua in vapore ha volume 1700 maggior della liquida, e 1' aria e della liqnida 773 volte piii leggera, sicche I' acqueo vapore pesa assai meno dell' aria sev-ea ; pensauo alcuni die la discesa suc- ceda essendo I' aria allor piu leggera pei vapori sopravve- nulivi. E siccome, d' altra parte, un dato spazio pu6 conte- nere, per saturarsene, egual quanlita di vapori tanto se vo- !o, quanto se pieno d' aria secea ; avvisano altri die dovo a quell' aria s'aggiunga il vapore, le si aggiunga pure il peso di questo: onde I' umida pesi piu della secca, e il vento conciliate la pioggia laccia discender il mercurio per 1' ee- cesso deH'azione del suo diradante calore su quella portala dal peso de' suoi vapori. Tutlo dunque starebbe in sapere se I'aria libera, com'e nell'atmosfera, riceveado acquei va- pori eresca di volume, e quanto ella cresca. La sola deter- minazione di questo, die intera lasciamo ai fisici, puo seio- gliere la quistione, se la discesa del mercurio dipenda in tal circoslauza dai vapori, ovver dal calore die seeo reca il vento piovoso. 03. Fin qui ci siamo ingegnati di ritrar in iscorcio del Veronese il meleorico andamento ordinario ; ma vi sono eziandio cose le quali e succcdono a quando a quando, e die ci pare non doversi del tutto omettere. Di esse alcune avvengono in basso per guisa da poter lasciare traccia di sc : ed altre in alto e di se non lasciano traccia veruna. Fra le prime noi mettiamo il tremuoto, le escrescenze d acqua, le innondazioni, i temporali fuor di stagione, i turbini ed oragani, e la troniba di mare. zione. E solo quando il barometro si mantiene all' altezza conispondenle a| yenlo regoante si potra supporre continuazione di pioggia se il vento si;i umidn e caldo. e di bel tempo, se ssciutto e freddo. Serie III. T. III. 60 — 470 — 64. Senza troppo arrestarci dello scuotijnento del suolo a dir della causa, che non sappiamo cssere ancora bene de- terminata ; sia dessa qualclie gran rnasso che staccandosi dall' interno della terrestre corteccia piombi nel liquido cen- Iro, per cui nel sito del distacco per lo alleviamento ne av- venga il sussulto, die poi vadasi altrove comunicando per ondutazionc, o sia qualche interno possente vapore che ami sprigionarsi, mantenendo una cotale corrispondenza colla cagione medesima de'vulcani; o pur essa causa dimori in altro : noi qui notiam solamente die anclie nel Veronese il fenonieno accade nelle dette due forme (I); sebbeue recar non vi soglia considerabili danni, come sovente fa in altri luoghi. Esso non di rado vi e preceduto, accoinpagnato o seguito da un come fragore, cosi speciale, che non si puo ben definire. La scossa, p. e., del 5 febbraio 1851, sentila fortemente anche a Milano, pria di sussulto e poi legger- mente ondulatoria, fu preceduta da forte e cupo romor sotlerraneo. Le parecchie ondulalorie colla direzione sud- ovest, successe in alcuni punti della provincia, cominciate alle due pria del meriggio, e terminate dopo il tramonlo la meta di ottobre 184 I, oltre essere e precedute da cupe de- tonazioni, e talvolta si gravi da incutere non lieve spavento, ebbero di particolare clie il raggio loro fu limitalo a piccole distanze, senza estendersi guari coll'andar via via dimi- nuendo. 65. l-e escrescenze d'acqua nel Veronese ponno avve- nire per piogge o nevi cadute nella provincia, o in luogo superiore ad essa. Dell'Adige si ricordano quelle del 28 e 29 ottobre 1841 ; del 24 ottobre 18 54; del 50 e 51 agosto (I) IS'' ni ma i nella lerza rii vorlicoso, allorche incroeicchiandosi varifi oudulazioni, certi punti del suolo s em bran girare, a imitaziune de'vortici in acqua; al che nun avvi edifizio che possa resistere — 474 — 18 55; del 16 maggio 1846; del 21 maggio IS47; degli iw- limi setiembre 1848, e dell'agosto 1850. Rispetto alle quali si nota, die quelle del maggio 1847, del settembre 1848, e dell'agosto 1850, furono per aeque diseese dal Tirolo ; e quella dell'agosto 4845 fu allissiraa, giungendo a raetri 2,85 sopra il livello ordinario del fiume. G6.DannoleescreseenzesoventeIuogoainnondazionipiu o men rovinose; massime quelle de'torrenti, che atterrando argini e muri, empiono campi di sassi e di ghiaja, renden- doli per sempre ineolti quando non si purghino poi con si grave spesa, chc non ci vorrebbe forse maggiore per ricom- perarli. Tra le dannose dc' torrenti non ponno tacersi quelle dell' ottobre 1841, che recarono rovine alia Valpolicella ; ne quelle che alia fine di agosto e in settembre 1845, olire che ad altri luoghi, tornarono assai funeste ai teneri d Avesa e di Montorio. Di quelle dell'Adige altissima fu la soprain- mentovata (N. 65), la quale allago una gran parte della eil- ta. Rispetto al Benaco memoranda si e quella in conscguen- za deir inusitata sua altezza dal febbrajo al giugno 1851, non piu avutasi da oltre due seeoli addietro. Quella poi che nella bassa provincia aweune a cagione di sformate piogge <> rigurgiti di fiumicelli o eanali il 7 agosto -1847, fu si gran- de, che molti lunghi spazii pareano mutati in laghi, ed erano copei'te d'acqua fino alle strode. (Continua ) 1PPERDIBE ALL* DISPEM V Df Ol'ESTI ATTI ADUNANZA 22 MARZO 1857. II ni. e. prof. cav. Zantedeschi comunica un estratto delle esperienzeed osservazioni deli'Houzeau e proprie sul valore scientifico delle indicazioni ozo- noscopiehe e sulla loro erroneita negli sludii del co- iera-morbus. Deduce da queste che le carte dello Schonbein non sono ne fedeli nelle loro indicazioni, ne esclusivi reagenli dell'ozono, e che non potendo- scne quindi misurare la quantita, non puossi parlare come fece il socio dott. Ilerli di una correlazione fra la curva ozonometrica e la curva corrispondente co- lerosa. « II confronto, eg!i dice, e destituito d' ogni » principio scienlifico. S' inventi prima I'ozonoscopio » propriamente detto ; lo si porli al grado di ozono- » melro. e poi si potra incominciare a ragionare logi- » camente delle correlazioni fra la scala ozonome- » trica e i diversi gradi d'intensita del colera-morbus » che ha colpito qucsla o III. T. HI. 61 — 478 — 1'Egeo, a mezzodi il Mediterraneo ; all' occidente 1 Iodic ed il canale d' Otranlo, poi l'Adriatico sino al piu riposto lido de! Quarnero, e da questo una linea direlta verso i! sopraccitato monte Terglu. La regione slavo-clleniea non e collocata fra due bacini parallel! come laitalica, ma piuttosto ira quattro valli marittime disformi, come son quelle dell'Eusino, del- lEgeo, deirionio e dell'Adriatico. Lo sviluppo orizzontale irregolarmente triangolare di questa regione e la conse- guenza della sua speciale giacitura. Le relazioni del mare e della terra vi si presenlano sotlo tre diversi aspelti.Prevale la forma continental nelle contrade a settentrione dell'Olimpo di Tessaglia; si equi- librano le forme continenlale e marittima nolle contrade a mezzodi di quel monte ; nelle penisole secondarie e nelle isole la marittima e prevalente. E cio viene genera to dalla grande diversity nello svi- lup|»o orizzontale di questa regione. Le sue contrade set- lentrionali costituiscono la base della penisola con uno sviluppo di coste uniforme verso il Mar-Nero, alquanto piu frastagliato verso I'Egeo e l'Adriatico. Le meridional], ai contrario, sono tanto piu articolatequanto piu si allon- tanano dalla predetta base, c medianle profondi seni si vengono sviluppando in unaserie di penisole secondarie, la quale condizione si manifesta nel massimo grado nella Calcidica all'oriente ed auche piu in quella del Pelopon- neso a mezzodi. Cosicehe delle tre grandi regioni penin- sulari dell Europa meridionale, questa, che alle sue radici si mostra al tutto continentale, offre pero il piu eopioso sviluppo. Ne meno ricca e raccorapagnalura delle isole so!le\ate intorno a quelle marine. Ad eccezione delle due maggiori, — 479 — Eubea :i levante e Crela a mezzodi, emergono es-e in gruppi come le Jouie all1 occidente, le Cioladi e le pui Ionian^ Sporadi all'oriente. L' ossatura delta regione slavo-ellenica e piuttosto complicata come quella che costiluisce la divisione di ba- cilli assai diversamente distribuiti e deterrninati dalle linee di sollevamento. Carattere prevalente nello sviluppo verticale di questa l'egione e l'asseoza di una catena cenlrale primaria, benche non vi manchino grandi gibbosita dirette da occidente ad oriente, e da tramontana a mezzodi. Quesle ultime si possono avere come divisione fra I'Adriatico e I'Egeo, le prime fra l'Egeo ed il Mar-Nero. Grandi cavita si avvallano presso ai punti di congiun- zione delle diverse giogane, in alcuna deile quali sono laghi di notabile estensione, e presso a quelle cavita emergono, come in altri sistemi, le cime piii alte. Non mancano in questa regione gli altipiani che danno al suo rilievo un aspelto per molti riguardi simile a quello della penisola libera. Nelle contrade meridional! di questa regione, nell'Ellade e nel Peloponneso, predominano grandemente le forme montuose alle pianeggianti ; c quelle giogane spingono nel mare rupinosi capi e si prolungano nelle isole circostanti. LJ aspetto di queste contrade, ove sono evidenti le testi- monianze delle forze interne del nostro pianeta, ncorda le tradizioni degli uornini antichi della Samotrace intorno a quelle grandi commozioni della corteccia terreslre per cui emergevano le isole dell' Egeo e si apriva il varco del Bosporo. Per le ricordate condizioni nello sviluppo orizzontale e verticale la regione slavo-ellenica e, in confronlo delle — 480 — aiire due grandi penisole dell'Europa raeridionale, povera di aequo fluenti. Dalle linoe ili sollevamento repartite iit diverse pendenze si vuotano no! Danubio o nei suoi af- Ihienti quelle volte a settentrione ; nell' Egeo quelle che hannouna direzione da tramontana a uiczzodi,e cosipure le maggiori correnti che hanno foce nell' Ionio ; all' Adria- tieo portano i! tributo quelle la cui generaiedirezione e da levanle a ponente. La giaeitura di qucste eonlrade al confine orienlale della Europa, solo per un augusto canale, o per un mare sparso d' isole dalf Asia anleriore divise , rendeva facili sino dai piu vetusti tempi le relazioni con questa, colla regione del Nilo, e per avvenlura anche eolle marine ila- liche eui bagna il mar Tirreno ; ed i germi di coltura quivi fradotti eolle inimigrazioni trovavano una terra ed un eielo eosi propizii che guari nun tardava la gieea civilta a diffondersi grande edominatrice a quei liti medesimi onde s' era dipartita. Non e ccrto mio assunto, onorandi Signori, il narrare le pubbliche virtu, le maraviglie delle arti e delle piu sotiili speculazioni, lamore delle cose belle e generose, per cui il nome greco e immortale. Ma non sara da tacersi quanto piu sarebbe stata la Grecia avventurata se I' attivita e I' ardore dei suoi figli sempre avesse trovato una meta nell' indefinito sviluppo delle forze morali ed intellelluali, nella giusta lolta della indipendenza contro la straniera oppressione; troppo spesso invece la sloria dovette lacrimare gl' intend dissidii e le re fratricide per cui era facile preda dello astuto Macedone. Fu transeunte, ma pur grandissiraa la potenza di que- sto primo impero greco, per cui la favella e la civilta degli tlleni erano ampiamente diffuse per molle eonlrade del- — 481 — I'Asia e dell' Africa; nella divisione di quollo stato la Grecia provincia del regno di Macedonia, proslrata e pur tuttavia discorde, poi conquistala dai Romani, perdeva colla indi- pendenza perQno il nome. Roma anch'essa soggiaceva alia sorle medesima; diviso ilsuo dominio nei due imperii d'oe- cidente e d'Oriente, quello cadeva ; durava aneora questo veramenle una monarchia greea, la seconda dopo quella di Alessandro; ma il popolo greco non era piu. Le provincie rispondenli al Danuhio erano il campo di hattaglia e la via delle genti barbare che per la valle del magno fiume si rovesciavano sulla Europa ; sorgevano nuovi dominii, di alcuni dei quali periva Gno il nome; popoli Slavi, Uraiiani e Tarlari, ora in pace ed ora in guerra scorrevano disertando quella terra inlelice. Piu durevole era la signoria dei Bulgari, dei Serbi, quanlunque dovesse cedere alle armi dei Bisantini ; i Bulgari poco dopo il mille erano soggiogali ; i Serbi a vicenda tributarii dei Krai Bulgari e deglimperatori di Bisanzio, spesso in guerra con questi e cogli Ungheri ave- vano toecato il sommo della potenza nella prima mela del seeolo deeimoquarto, allorquando il prode Stefano Du- seiam, guerriero e legislatore, che primo aveva 1' insigne iitolo di zar, per poco non soslituiva un impero slavo al greco : ma dopo la morte di lui divisi tra piccoli despoti, dovevano cedere agl'imporatori. Le contrade della Moldavia e della Valachia, lunga- meote unile in una comune sventura, sul fin ire del seeolo deeimoquarto a\evano i loro principi nazionali con vece aiteraa tributarii degli Ungheri e dei Polacchi. Ma non era lontano il tempo in cui Bulgari, Serbi, Moldavi e Valacchi e la stessa Costantinopoli dovevano soggiacere ad un uuoYo c lerribile nemico. __ 482 — Sopra quel promontorio che al lerabo orienlale dell a Tracia, prcsso alia foce del liosporo nella Propontide s'in- noltra a foggia di triatigolo nella direzion di scirocco, sorgeva lino dal settimo secolo prima delPera volgare Bi- sanzio, che divenuta la metropoli dell' impero nel 530, arapliata e fregiata da nuovi monuraenti da Costantino il Grande, deposlo I'antico nome assumeva quello del suo restauratore. Grande era il suo splendore vivente quel principe ed i successori di lui finoa Giustiniano,eper alcun tempo parve rivivessero costi le virtu di Roma vetusta.Ella eratuttavia il centro di un impero esteso alle contrade di tre parti del mondo, ov'erano custoditi i tesori della sapienza antira finche le genti neo-latine e le germaniche ne potessero raceogliere il retaggio. Gome un tempo il dominio maee- done aveva associato la Grecia all' Asia, come posterior- mente il romano aveva raccolto in una grande unita i popoli sparsi dall' Atlantieo al Tigri, cosi nella metropoli dell'impero bisautino appariva lo spirito dell'Oriente, del- I Ellade e di Roma ; si associavano le memorie dell' Asia, delta Grecia e della Italia colle nuove oondizioni del cri- slianesimo. Per la forfezza e gli altri naturali vantaggi del sito Coslantinopoli meglio di Roma resisteva al torrente dell^ invasioni o ne sviava il corso, benche ripelutamente assa- lita. Tacendo deile sue dure prove prhna dell'era cristiana, quando Persiani, Spartani, Ateniesi, Macedoni e Roman i se ne contendevano il possesso, la scorgiarao nci primi dieci lustri del secolo settimo dell' era nostra due volte assalita dal novello impero di Persia, poscia dagli Avari ; i seguaci di IMaometto, gli Arab;, per la prima volta appa- — -483 — rivano nel 668 sotlo alle site mura, poi ancora nel 716 o nel 7 1 8, ma respinti sempre ; la prima spedizione deiBussi cade nell'865, cui tennero dietro con singolare pertinacia quelle degli anni 904, 941 e 1045. Eppure Vladimir il Grande, della stirpe di Rurik, ricevuto il battesimo era lo sposo di Anna figlia del greco imperatore. I crociati con Baldovino di Fiaudra ed i Veneziani con Arrigo Dandolo nel 1204 espugnavano la cilta im- periale ; 1" ippodromo spogliato dei suoi migliori monu- menti, i violali sepolcri degfimperalori nella chiesa dei Santi Apostoli, la rapina dei piu preziosi arredi nel tempio da Giustiniano intilolato alia Divina Sapienza, sono da memorarsi tra i guasli di quella guerra. Pur la gloria che n'ebbe Venezia ed i vanlaggi furono grandi e durarono in parle anche quando i Greci nel 1261 ponevano fine allef- iimero dominio di coloro ch' essi non a lorto potevano. dire i barbari delf occidenle. Breve era inl'atti la vita dell'impero di Baldovino e del regno di Tessalonica di Bonifazio, e poco pill duravano il principato di Morea o dell' Aehaja col ducato d' Atene e con Tebe, ed il ducato di Naxos o dell'Arcipelago. Michele Paleologo dalla sede di Nicea poteva ancora conquistar parle dell Asia anteriore, e recuperando Co- stantinopoli, la Tracia e la Macedonia dare alio stalo decli- nante una fugace apparenza di vigore. Aei primi anni del seeolo 15." le piu belle provincie dell1 Asia occidentale relte dai Selgiukidi d' Iran e di Bum erano deserle dalla invasione di Gengis-Khan. Erthogrul, uno dei condoltieri del leiribile conquisiatore, con una piccola scbiera dei suoi vagando per I' Anatolia giugneva opportuno ausiliario del sultano di Bum Ala-Uddin, men- tre stava coinbattendo i Tartari; e ne aveva in dono alcu- — 484 — ne terre propinque all'Olimpo di Bitinia. Questo lerritorio eoncesso in feudo, e che nel 1260 appena poleva dirsi pic- cola parte di un sangiak, era la culla della potenza ot- lomana. II figlio di Erthogrul, Osman, cui dugli storiei viene dato I'appellativo di Ghazi, ossia il villorioso, eletto al tro- no dei Selgiukidi nel 1500, assuraeva il titolo di padiscid od imperatore, aliorquando il suogeneroso proletlore Ala- Uddin cadeva negli agguati di Michele Paleologo. ]\e meno avventurato nelle sue imprese era il figlio Orkhan succeduto al padre nel 1526; il quale, conquistale Nicea e Brussa, trasferiva in quesla la sede dell' impero e come il padre meritava I'epitelo di Gliazi. Sotto il suo regno islituivasi la nuova milizia (Jeni- sceri) cosi famosa nella storia militare degli Osmanli, o nel 1537, il figlio Suleiman, varcalo l'Ellesponto, sorpren- deva la rocca di Tsympe, e guari non tardava ad impadro- nirsi di Gallipoli, la prima citla europea conquistata dagli Osmanli, e da cui prendevano le mosse per trascorrere ad Adrianopoli, a Costantinopoli, a Belgrado, a Buda e fin sot- to alia mora di Vienna. Successore di Orkhan fu Murad, anch'esso insignito del titolo di Ghazi, il quale con piccola falica venuto in pos- sesso della ilorida e popolosa citla di Adrianopoli nel 1561, vi trasferiva la sede e la fregiava con monumenli grandiosi che portano anche oggi il suo nome. Questo principe, uno deipiu illusiri della stirpe d'Osman, vinti nell'Asia e neU'Europa i suoi nemici., poteva sperare di lungamente godere la pace col suo valore acquistata, aliorquando insorgevano i Bulgari ed i Serbi. Agevolmente debellati i primi, Murad-Khan si volgeva contro Lazaro, kral (o re) dei secondi, e uella sanguinosa giornala dei l;> — 485 — agosto 4 589, benehe vincitore, periva mortalmente ferito dopo la pugna da uno dei giacenti ch'egli calpestava. An- che oggidi non lungi dalle sponde solitarie del Sitnitza, nel mezzo del Kossopolje o del piano di Kossovo, sorge il tekeh innalzato alia memoria di Murad-Khan ; la sua spoglia pero non vi riposa, poiche venue trasferita nelle tombe iraperiali di Brussa ; ed il nome di Milosc Obilic, il guerriero serbo cbe lo Irafisse, vive ancora nei canli po- polari di quelle genti come quello di un prode cui piacque rifiutare la vita per quelia giusta ma troppo tarda vendetta. Non e questo il luogo di esporre i particolari del regno di Bajezid, delto Ilderim o la folgore, morto prigioniero di Timur-Lenk nel I #03, non quelli dell'inlerregno cbe se- guiva la sua cattivita, ne quelli avvenuti sotto Murad-Khan (Amurat II), benehe tra questi sieno lassedio di Costanti- nopoli, la espugnazione di Tessalonica e le gesta del prode Giorgio Caslriota tanlo famoso sotto il norae d" Iskan- derbei. Nel pnmo anno della seconda meta del secolo deci- moquinto sedeva nel trono il seitimo sullano della casa di Osuian, Mobamed-Khan, il nostro Maomelto II, ehe dissero El-Faty ossia il eonquistatore, poiche espugnando Costantinopoli, Trebisonda, Sinope, Castamuni, Amasra, soggiogando la Crimea, la Bosnia, la Morea, poneva dure- voimente le basi della potenza degli Osraanli nella Europa. Gia era gran tempo che il dominio bisanlino, per le successive perdite di territorio, si trovava ridotto quasi alia sola metropoli, e non per le sole conquiste dei seguaci dell'islam; dinasti turbolenti tenevano parte delle provincie europee;i Genovesi ed i Veneziani si contendevano perfino il possesso delle spiagge del Bosporo, e sul lito europeo di questo Mohamed faceva costruire una rocra a breve di- Serie III, T. HI. 62 — 486 — stanza da Costantinopoli ; ormai nelle vicende di quesla si conteaevano gli ultiuit e dolenti giorni dell'impero. Erano i primi mesi dell'anno 1 453 allorquando l'ostc degli Osmauli si presentava sotto alle mura di Costantino- poli, un'armata numerosa la circond.ava dal lato del mare. L'ultimo dei Costantini, degno di miglior sorte, se pure e ieeito lacrimare la morte gloriosa di Iui che cancellava !e molte ignominie dei suoi predecessori ; I' ultimo dei Co- stantini, benche cadulo d' ogni speranza, si preparava ad una gagliarda difesa ; era coi Greci uuo elello drappello di prodi Veneziani, Genovesi, Spagnuoli, Tedeschi e Russi. — Quelle voci spavcntose che sogliono precorrere allegrandi sventure, ricordi di antichi vaticini sulla eaduladellimpero foglievano I'auimo ai difensori ; gli Ottomani si prepara- vano invece eon gioia allassalto, e la nolle che precedeva il 29 maggio I 5oT> i Greci potevano vedere dalle mura i fuochi aeeesi sulle alture di Galata e del Bosporo, udire le grida di quelle sehiere bramose di sangue e di rapina. Fero- ce era 1'assalto, non meno feroce la resistenza, e quasi pare- va dubbia la sorte delle armi allorquando ad alcuni pochi maomettani riusciva il penetrare per la unaporta lasciata aperla. Fuggono i Greci smarriti, e Costantino veduta la rotta dei suoi si scaglia tra i nemici e vi trova la morte. La desolazione e lo spavento erano in ogni dove. IN el tempio dell' Agia Sofia, fondato da Costantino, restaurato da Giustiniano, monumento piu d' ogni altro associato alia esistenza dell'impero d' Oriente, si compiva la sua distru- zione. Itifinito popolo, le sacre vergini ed il elero quivi re- fugiati, imploravano gemendo I'apparizione dell'angiolo che, secondo una predizione antica, doveva salvare la misera Costantinopoli . vi giugneva inveee il padiscia colle sue sehiere, e spinto il cavallo tra queiia turba desolata sino — 487 — all'altare, ne strappava la croce, e proclaniando il trionfo dell' islam dava il segnale delta slrage. Vi sono nella storia epoche distinte per la generate tendenza degli sforzi intellettuali, le grandi comraozioni po- litiehe e la copia degli uomini egregt di cui la natura suol essere in altri tempi avara. La seconda meta del decimo quinto secolo, la prima del decimosesto appartengono a questi memorabili periodi, poiehti vanno segnalale per una serie di raaravigliosi avve- nimenti nella vita morale, iutellettuale e politiea della Eu ropa. Le lontane navigazioni, i progressi della starapa, le di- sputazioni della riforma, le marsrviglie nelfe tre arti sorelle, lo splendore delle lettere appartengono a questo periodo ; vi appartengono i Cabota, Vasco di Garna, Colombo ed Americo Vespucci, Cortez e Magalhaens , Leonardo da Vinci, Rafaello, Tiziano, Michelangelo., Alberto Durer, Co- pernico ; vi appartengono Carlo V, Francesco I, Leone X, Ivan II Vassilievic ; Solimano il grande, Scia-Ismail fonda- tore della dinastia dei Sefi, Scia-Ekber ii pin illustre dei Gran-Mogolli. II principeche innalzava al maggior grade della poten- za 1' impero degli Osmnnli, che personalmente guidava i suoi eserciti in tredici campagne, fondava una poderosa marineria, faceva costruire monumenti luttora ammirati, e promulgava un codice che lungamenle reggeva i suoi popoli, certo meritava 1' epiteto di grande die gli Europei non po- terono negare a Suleiman-Khan, cui gli storici Orientali si compiacciono di chiamare El-kanuni ossia il legislatore, Snhyb-kyran o dominalore del secolo, c finalmente Sahyb- ul-asciret-il-Kiamiteh, ossia il possessore delle dieci qualita perfctte. — 488 — L' Ungheria ripetutamente invasa c durevolmente con- quistata, la Transilvania, la Moldavia e la Valacchia Iribu- tarie, Vienna assediata, espugnate le forlezze della Bosnia, della Slavonia, della Croazia e della Serbia ; Rodi caduta ; Khair-Uddin, il terrore di tutte le spiaggie del Mediterra- neo ; Malta solo a stento salvata dai suoi prodi cavalieri, appartengono al regno di queslo principe ; eppure, malgra- do tanto splendore, o forse appunto per lanto splendore, fino da quei giorni si manifestavano i germi della deca- deaza. Poco degno successore del grande Suleiman era i! figlio Selim II, eh' ebbe il turpe epiteto di Mcst od ubbria- cone , solo di tanto prudente da rnanteuere al governo dello stato i fedeli ministri del padre ; a questo regno ap- partengono Cipro perduta daiVeneziani dopo una valorosa resistenza, cui seguiva quasi a eompenso la battaglia navale presso Lepanto ai 7 ottobre del 1571, in cui gtoriosa parte avevano le annate italiane colla spagnuola. Era queslo un terribile colpo pegli Osmanli, pure tanti erano aneora gli eleraenli di forza e di grandezza, tanta 1'energia del gran- visir Mohammed-Sokolli, che bentosto gli Ottomani pote- vano allestire un poderoso navile, e P irapero si raanteneva all' apice della potenza, era tuttavia il terrore dell' Europa sino agli ultimi anni del secolo decimosesto ed ai primi del deciuiosettimo. E questo il periodo della sua maggiore esten- sione, se non del maggiore splendore, pel quale mi sembra opporluno il trattenere Pattenzion vostra. Quaranta erano i governi dell' impero nella tre parti del mondo alle quali si estendeva, e qualtro i paesi tri- butarii. Otto erano i governi europei, cioe Ungheria, Te- mesvar, Bosnia, Semendria, Rumiii, Kaffa, Eandia e PAr- cipelago, cui andavano uniti la Morea, Lepanto ed anche — 489 — Nicorueiliu ; ventotto erano i governi asiatici, cioe Anadoli, Karaman, Meraasce, Adana, Cipro ; Haleb, Saida, Damaseo e Tripoli uella Siria ; Sivas, o Hume, Tarapezund e Tscilder, sul mar Nero ; Gurgistan (Georgia), Daghistan (Caucasia), Scirvan, Kars, Van, Erzerun, Scebrsohr, ossia ii Kurdistan proprio, verso la Persia ; Basra, Bagdad, Rakka, Mossul, Diarbekr, nella Mesopotamia; Gidda, Sanaa, Sebid eMekka, sede dello sceriffo, nell' Arabia; i quattro governi africani erano Egitto, Tripoli, Tunesi ed Algeri. La Transilvania, la Moldavia, la Valaehia e Ragusa eostituivano i quattro stati tributarii ; la Serbia era gia da gran tempo un sangiak ot- tomano. Questo impero esteso dalle pendici deli'Atlante a quelle del Caueaso e dei Carpazii, dalla valle del Danubio a quella dell1 Eufrate, dal Mare Jonio e dalle Sirti al mare d' Azov ed ai golQ Arabico e Persieo, comprendeva alcune delle piu famose contrade dell' antichita, e poteva avere a un bel circa un'areadi miglia quadrate italiche 1,600,000, nella quale oggi vivono probabilmente nou meno di 50,000,000 di abitanti. Un cosi fatto impero, piu esteso dell' attuale Russia europea, il cui territorio nella sola Europa vinceva 1' area dell'impero austriaco,eon una popolazione totale ebe egua- gliava forse quella dell' impero francese, senza i possessi, e della monarchia prussiana, era in que! tempo la potenza preponderate dell' Europa travagliata da guerre dinasticbe e religiose, tanto ebe gli stati europei preferivano umilianti trattalive anzicbe cimeutare la fortuna delle armi. La seeonda meta del secolo vedeva pero queste condi- tion! grandemenle mutate dopo la pace di Vestfalia; ai con- iioi setteatrionali dell' impero stavano poderosi vicini, e pertanto raalgrado la guerra di Candia, dai Veueziani per- -— 490 — duta dopo venlicinque campagne, circa questo tempo coj miaciava il lento ma pur continue declinare delta potenza ottomana. Sono in questo periodo la vittoria di Sobieski a Chozim nel 1073, la liberazione di Vienna nel 1685, la conquista della Morea nel 1 687, ultimo trionfo delle armi veneziane ; e cosi pure le giornate di Mohacz e di Salanke- inen vinte da Carlo di Lorena e Lodovico di Baden nel 1691 ; la splendida vittoria del principe Eugenio di Savoia sui campi di Zenta nel 4 697, finalmente la pace di Carlo- vitz del 1699, con cui si chiudeva il secolo decimosettimo, era distrulto il presligio delle armi otlomane, e ne acqui- stavano gloria e vantaggi grandissimi 1' imperatore, Vene- zia, la Polonia c la Russia. II perfezionamento delle armi portatifi e delle arti- glierie, lo diverse combinazioni tattiche che n' erano la conseguenza rendevano oggiraai sicuri della vittoria gli esercili europei, i quali opponevano la calma, la regolarita delle evoluzioni, la precisione dei fuocbi agl' impetuosi ma disordinati assalti delle schiere otlomane. E tanto piu sa- ranno da ricordarsi queste guerre dall'Auslria sostenute, se, come vogliono gl' intelligent i delle cose belliche, in cotali fazioni appunto i suoi valorosi duci rcstauravano la ordi- nanza quadrata della fanteria, la difalangia antistoma, il quadratum a (/men degli antichi, ordinanza la cui efficaeia appariva in tulto il suo splendore quasi un seeolo dopo nelle famose giornate d' Eliopoli e delle Piramidi. Senza misura infelici crano per 1' impero ottomano i prirai anni del secolo decimottavo; la guerra russa del 17H , il cui esito era compensato appena dalla restituzione della Morea nel 1714 ; la guerra cogl' Imperiali e uuove vittorie del principe Eugenio che ridueevano la Porta ad accettare i duri patti di Passarovitz nel 1718 ; poi vennero le guerre — 491 — eolla Russia cui teneva dietro il Irattato di Kutseiuk-Kanar- gi (luglio del 1774), per cui Azov e Taman, la Crimea, ed il paese tra il Bug ed il Dnjepr venivano eeduti alia Russia e cos! pure eoncessa la libera navigazione nel Mar Nero ; poi venae la guerra non meno infelice eolla Russia e coll' Au- stria, durata dal 1787 al 1792 che portava il confine russo sino al Dnjest. Solim-Khan III e Mustafa-Khan IY che ressero l'impero dal 1789 al 4 807, perivano di raorte violenta e 1' irapero ottomano era forse giunto alia sua totale rovina, se questo suo destino, per avveotura inevitabile un giorno, non fosse stato trattenulo dalla ferrea volonta di un principe amante sincero del bene, ma poco avventurato. Allorquando il sultano Mahmud-Khan II nel 1808 sali- va sul trono, infelicissime erano le interne ed esterne con- dizioni dell'impero ; al suo travagliato regno appartengono i moti del I' Albania, quelli della Moldo-Valachia e della Serbia, la guerra degli Elleni, la distiuzione dei giannizzeri, la baltaglia di Navarino, la guerra eolla Russia terminata col- la pace di Adrianopoli nel settembre del 1829 e cogli umi- liantipatti di Unkiar-Skelessi nel 1835; la guerra col pascia d'Egitto e la disfatta di Konieh, Algeriespugnata dai Francesi. Per la memorata pace di Adrianopoli grandi furono le perdite di territorio nelle contrade a mezzodi del Caucaso, il Pruth segnava in Europa il confine fra i due imperi rus- so ed ottomano, la Bulgaria e la Rumelia erano restituite, riconosciuta la costituzione della Moldavia , Valachia e Serbia come stati vassalli, riconosciuta la esistenza politica della Grecia. II sultano Mahmud-Khan II voile riformare lo stato, e forse i suoi provvedimenti sarebbero riusciti efficaci, se la raorte non gli avesse tollo di maturare i proprii disegni. — 492 — Al figlio suo Abdul-Megid-Khan, cbe cingeva la sciabote nella moschea d' Eyub nel luglio del 4 859, parve la fortuna piu propizia ; pure anche nel suo regno non maacarono durissime prove, gli assalti di aperli nemiei, i conforli e gli aiuti di non raeno pericolosi amici. Le eontrade delia Grecia, poi cbe le arini veneziane eb- bero sgombrata la Morea, si reggevano tranquillamentedagli Osmanli sino agli ultimi del secolo deciniottavo ; ma nei sei lustri traseorsi dopo il 4 790 fatti gravissimi e d'iraportanza europea preparavano alle medesime nuovi c migliori destini. Erano di fresco con orrende uccisioni corapressi nella Mol- davia e nella Valachia i moti della celebre Eteria, allor- quando nei primi mesi del 1 82 1 scoppiava una generale sol- levazione, e quella guerra lunga con mobile fortuna ma costante eroismo dalle genti ellene combatluta, fiuche a ces- sare la strage veniva decisa la costituzione e la indipen- denza del regno greco nei palti dei 27 luglio 4 827, confer - mati nel protocollo di Londra dei 5 febbraio 1850. Le Isole Jonie rimaste venete sino al 1 797, poi dei Fran- cesi cbe n' erano cacciati dalle forze unite della Turchia e della Russia, ritornavano sotto il reggimento di Francia,ma per poeo, poiebe le occupavano gl' Inglesi dal 4 809 al 181 0, eccetto Corfu ceduta solo nel 4 814. II trattato di Parigi dei 5 novembre 4 815 poneva le basi della presente condizione politica degli Stati Unili delle Isole Jonie sotto la immediata protezione della corona d' Inghilterra. I corpi politici compresi nella regione di cui bo avuto X onore di accennarvi brevemente le vicende, non tenendo conto dei territorii appartenenti all' Austria, si risolvono pertanlo in tre di assai diversa importanza : /' impero Olto- mano, coi suoi principati vassalli, il regno EUenico, e gli Stati, Vniti delle Isole Jonie. — 493 — Sono questi gli stati di cui in altro ragionamento avro r onore di esporvi i particolari cbe ci potranno dare una idea delle condizioni sociali, economiche e politiche dei me- desirai, e forse anche ci melteranno in grado di prevedere le future loro condizioni. Poiche se non puossi ammettere senza riserva die i nu- meri governano il mondo, vorremo pero riconoscere che i numeri ci mostrano come venga governato. II s. c. dott. Antonio Berti legge una nota intito- lata : Osservazioni fsiche institute in parecchi siti delle pro vine ie venele. durante I'ecclisse solctre del 15 marzo 1858, che saranno pubblicate nelle successi- ve Dispense di questi Atti. Elenco dei doni presentati all* i- r. Istituto dopo le adunanze 21 e 22 marzo 1858. Bollettino dell' Istmo di Suez. Vol. Ill, A7. 4, 5, 6, 7, 1858 — Torino. Gazzelta di Verona. N. 34 a 48, 4 838. — Verona. Osservatore Tricstino. N. 64 a 91 , 1858. — Trieste. Specola a" Italia. N. 12 a 4 6, 1858. — Verona. 11 Crepuscolo. N. 42 a 4 5, 1858. — Milano. Reichs-gesetz-blatt, ecc. (Bollettino delle leggi dell' Irapero Austriaco) Pnntate X, XI, XII, XIII. XIV. 4 858.— Vienna. The Journal of the Royal Dublin Society (Giornale della Reale Societa di Dublino). N. VII, VIII, 4 857. — Dublino II Mondo letterario. N. 4 2 a 16, 4858. — Torino. Bollettino delle Leggi ed Alti ufficiali per le provincie ve- Serie III, T. III. 63 _ 494 — nete. Parte I, punt. XIII e parte II, puntaln XIII, 1857, ePuntate 1 e II 1858. Annali d'agricoltura e giardiniere. Vol. I a VIII, 1854 a 57. — Milano. // Mutuo Soccorso. Giornale d' agricoltura pratica. N. I a 4 6, 1858. — Milano. // Giardiniere. Annali d'orticoltura. Serie III, Vol. 5.°, dis- pense 4 a 4, 4 858. — Milano La civiltd caltolica. N. 192, 195, -194 — 1858. — Roma. Memonas de la R. Academia de ciencias dc Madrid. T. Ill, 2.' Serie. Ciencias (isicas. T. I, parte 1. T. IV, 5.' Serie. Ciencias naturales. T. II, parte 2. — Madrid 1856. Anuncio del eclipse anular y central que tendra lugar el 4 5 de marzo de 4 858, por don Antonio Aguilar. — Ma- drid 4 858. Comptes rendus hebdomadaires dell'Accademia delle scien- zedi Parigi. N. 4 4, 12, 45, 4 4, 4 5. Lo Spettatore. N. 4 2, 4 5, 4 4, 45, 4 6. — Firenze. IlPungolo. N. 4 2, 4 5, 4 4. — Milano. Gazzctta di farmacia e di chimica. TV. 1 I a 14. — Venezia. Verhandlungen etc. ( Atti della Societa iisico-mediea di Wi'irzburgo). Vol. 8, punt. Ill, 1857. Ausprache ecc. (Discorso tenuto nella prima adunanza ;in- nuale della Societa Geografiea in Vienna, dal sig. Hai- dinger) 4 857. — Vienna. Bulletin de la Societe bolaniquede France, T. IV, IS', in — 1858. — Parigi. Flora Tiroliae Australis. Vol. II, punt. II, 1858. — Padova. Annotatore friulano. N. 42 a 15. — Udine. Atti deli Accademia pontificia dc' nuovi Lincei. Sezione II e 111. — Roma. — 495 — Giornale delle scienze medicke della r, accademia medico chirurgica. Nf. 5 e 6. — Torino. Raccolta di relazioni, lettere, ece. concernenti io stabili- mento dell'Abendberg per la cura dei fanciulli cretini. — Genova, 1854. Une visite a l' Abendberg, par le dott. Scoutetten. — Berne 1837. The Wonders of the Abendberg (Le meraviglie di Abendberg) del sig. L. Gaussen. — Berna 1857. /,' Economista. Marzo 1858. — Milano. Cronaca di scienze, lettere ed arli, del sig. Ignazio Cantu, Dispense 6 e 7. — Milano. Osservazioni suit' eclisse solare del 15 marzo 1858 del m. e. prof. Ant.0 Pazicnti. — Vieenza 1858. Bulletin dc la Societe imperiale dei naturalisti di Mosca N. 4. — Mosca 1857. // Bacofilo itatiano. — Gennaio, febbraio, marzo ed aprile 4 858.— Milano. Revue agricole industrielle litteraire, etc. — Marzo 1858, N. 9. — Valenciennes. Sulla particolare virlii educatrice degli studii naturali. Me- moria del dott. Luigi Maria Rossi. — Venezia -J 858. // Tecnico. Fasc. 10, 1858. — Torino. Rivista contemporanea di Torino. Fasc. N. 55. Rolletlino delle scienze mcdiche. Marzo 4 858. — Bologna. Delle iscrizioni veneziane , del cav. Emanuele Cicogna. Fasc. 25. — Venezia 4 85S. Osservazioni ai nuovi sforzi fatti dal Belli a difesa dei due esperimenli addotti dal Matteucci e dal Pelrina contro la simultanea esistenza di due opposte correnti elettri- che sul medeximo filo condiittore. Nota II del prof. cav. Zantedeschi. — 496 — Aiti deli i. r. Istituto Lombardo. Vol. 1, Fasc. 4-5. — Mi lano 1858. Memorie, delle stesso. Vol. 7, Fasc. 3. Paleontologie de i He de Sardaigne, del prof. cav. Meneghi- ni. — Torino 1S57. V Educatore Israelita. Punt. I. — Vercelli. Archivio Slorico Italiano. N. 12, disp. VI, torn. II.— Firenze La Ciarla. Giornale di letteratura. N. \ del 22 aprile 1858. — Trieste. Sitzungsberickte (Relazioni delle adunanze dell1 i. r. Ac- cademia delle scienze di Vienna). Classe matein. e stor. nat. T. XXIV. Punt. Ill, maggio^ 857. — — » XXVI. ottobre4 857 — » XXVII. Punt. I, novemb. 4 857 — — » XXVIII. N. 1,2, 5,4 deH 858. Classe di filosofia e storia » XXV. Punt. I e II, 4 857. Alii delta Societd induslriale bergamasca. Punt. IV — Ber- gamo 1858. Ricerche sulla struttura microscopica delta retina dell' uo- rao, derjli animali vertebrati, e dei cefalopodi, del sig. cav. Massimiliano de Vintschgau. — Vienna 1857. Osservazioni chimiche snlle rcazioni, per le quati la crislal- lina si dovrebbc distinguere dali albumina. — - Vienna 4 857. Poesie di Caterina Bon Breuzoni, precedule da una biogra- fia scritta dal dolt. Angelo Messedaglia. — Firenze \ 857. SiUV allevamento del bestiame bovino. Considerazioni del dutt. Antonio Keller. — Padova 1858. Chimica popotare. Inforinazioni relative ad argomenti d'in- dustria, d'igiene e di eeonomia. Fascicolo \. — Vene- zia 1858. Capitoli delta Compagnia dei portatori, scrilti nel 1517, — 497 — ed ora per Ja prima volta pubbJicati, a cura del sig p Fanfani. — Bologna 1858. Delle alterazioni patologiehe delle arterie per la legatura e la torsione. Esperienze ed osservazioni del prof Lui- gi Porla di Pavia ; eon tavole. — Milano 1845 Delle malaltie e delle operazioni delta ghiandola tiroidea con tavole. — Milano 4 849. Deitumori follicolari sebacei; con tavole. - Milano 4 856 Delle malaltie generali interne riverberate da operazioni e malaltie chirurgiche locali esterne. — Milano 1854* Esame analomico pel sistema arterioso deW arte inferiore venttdue ami dopo la legatura deWarteria femorale per aneurtsma ; con tavole. — Milano -1847. AMO ACCAD. 1857-58 DKPESSA SETT151A mnm plbblica e soleme del giohko so imggio \m. — -04 >=.- in adempiniento delle sovrane risoluzioni si ten- ne in questo giorno 30 niaggio 1858 la pubblica adu- nanza dell' i. r. Istituto Veneto di scienze, lettere cd arti, in cui llirono distribuiti i ptemiidi agricoltura e d'industria. Convennero pei'cio nelF antica sa!a delta dei Pregadi nel palazzo ducale, alia presenza delle prin- cipal! Autorita e di un gran numero di ragguarde- voli personaggi, i premiati in questa concorrenza. Diede principio alia solennita il m. e. e vicepresi- denle co. Ferdinando Cavalii. recilando un discorso sulla potenza civilizzalrice dell' industria. Finilo qneslOj ciascheduno dei premiati i'u chia- niato a ricevere la medaglia e la patente da 8. E. il sig. conle di Bissingen, i. r. luogotenente delle provincie venete, mano mano che si leggevano i singoli giudizii pronunciati dalF I. K. Istituto e com- pilati dal m. e. e segretario dutt. Giacinto Namias. Serie III. T. III. 64 A \y A\ \Y y /A )7 *)i \Y AV \Y A \7 A w /A \Y A. y /A \y © :S*c v — t aauaaitai rwio GIOVANNI BUSETTO-FISOLA (ii Veoezia BiCM Sll. MARE, A LIDO. II. BENKCH-ROf.r.HETTI ili I'aitova IDUUIMI Dl IJ.I rONDEBIA I.. METAI.U F. 01 IX U1SORATORIO KECCANICO czaia> A \y /A \y A. \y A \y A \y A \y >N AV \v A y A \y AV ^ /A^ (cSz^C^^CZ^zCc^^CZ^zCc^^C^^CD^CD] ,J . V fa m&i>&®m® 3>j&&^m^ 1 PIOMBO. V->J (o) —+. — (o) fa :")! YIAIR1ZIO LASCHI (fYl \y ;■' fa Uj -=«° [\JJ © © (ft VI fa (110. BATTISTA SEMENZI )f i Hi ' n ' \7 di Treviso ^ [Hi LETTO PER OPERAZIONI CBIRURGICHE. (f]\ rnS hi. /rv, :; w ^ FRATELLI PIETRIBOISI ] | ^ r <*~~ ^''r-~ •'Q-= ""- ■""■ ^"-^ -ir--^ .r, ^^ ,.^. ,~n.~- ~ aaoa&iia on tan 03 1. LUIGI MORANDO DE MZZONI VIM ED A CEX I. cAo 11. \ R N 0 I, D 0 1, i; 0 i\ rfi Venezia 1.AY0IU DI KICAMO. III. G 1 I? S E P P E 15 E T T 0 N 1 di Venezia l.AVOIU DI PAUKUCCIIE. i •■ ■- m v 1 •»;»■■ ■ •'q;.. .■.if — ' ** •? i_ J tow 5-*9r-'' •■",- r Of ~.^i7JO 8S55W Ow? r 7 , ft IV. | LUIGI ZAMPIERI STUFA PORTATILE IN CUI SI SCIIIUDOINO LE UOVA | DEI BACHI DA SETA. |) GIUSEPPE FERRETTO Hi Treviso * INCHIOSTRO PERFEZIONATO. b VI. I INGEGN. ANGELO MILESl (ti Bergamo rONTE MOBILE. m i GIUSEPPE ANT. ZANNONI | di Verona TETTOIA DI CRISTALL1. | 8 ~Ji VIII. L L I G I F 0 V di Treviso TUATA>'0 ATTO A FORARE 31INTTI f.ORPI. o>)^ ■ IX. SAME ANT. GAZZET (II Venezia LAVORO DI MUSAIf.O; 0Q0 I V X. N VPOLEONE GALIMBERTI di Venezia I IV0R1 PI CALZOLERIA. oQo XI. GIROLAMO PULISSI di Venezia PREPARA/IONI PER Ml SIM HI STORIA NATGRAI.E. a ;.7*~'o'>,~'"*''i»*— '"safrj'"™ ".«;■'.' ' *■?».- . •»nf . xjgi. ■ "hj ■: .""in; — ■»>'i^T~'"wif _j.g »&==■©« V XII. DOTT. MICHELE TREVES di Venezia FOOO TFR LA f.OTTl'RA DEI SATONI. o(>= XIII. CARLO G I A N I di Milario AM1DO ESTRATTO DALLE PIANTE ARUM MJCULATUM ED J RUM ITAL1CUM. o{)o XIV. ANNIBALE BOSS! di Milano INCHIOSTRO INDELERILE SCLLO ZINCO. o<)c: XV. ARRAMO LATTES di Venezia FILANPA NEL COMUNE DISTRANA, FROYINCIA DI TREVISO. B . >-ft<:. .■._■" 90 tr --■"■ ' -'- Ml ' ' ■■ Tl-i_ .' if- L.a «^J '.}, a XM. ROSA ARRIGONI di Yenezia TUAl'lMO IN SETA DI Pill COLOIU. oQo XVII. GIROLAMO CAPERLE di I erona I.AYORI HI GCAN1 I. — °^° — XVIII. LEONARDO ANDERVOLTI rfi Spilimbergo FORBICI POTATRICI. — o^ XIX. LUIGI BRIVIO _ — a as j .. ^-y „.>t~_Jt sa<* ■ aattgaMaoa< . g£ XX. GIUSEPPE VIANELLO di Venezia LAVOKl Dl PARRUCCHE. mgp k ,«,., , , . a^,>»^fc- ^ o X. ANTONIO GIURA di Venezia BILANCIA PROTORZIONAEE. -. v XI. EMILIO MAZA di Milano m ^ MIGUORAMENTI NEI.LA FOTOGRAFIA. jtRVX. ITJLICVM. Non e nuova l'estrazione dell' ami do dalle radici di queste pianie. Ma quello del sig. Giani si distingue per Ja sua purezza, e 1 Istituto delibero d' incoraggiarlo colla medaglia di rame. XIV. AISNIBALE BOSSI di Milano I.NCHIOSTRO INDELEBILE SULLO ZINCO. L' Istituto veneto premia colla medaglia di rame il sig. Annibale Bossi per questo suo migliorato ineliiostro, ehe e un liquido verdiccio, diafano, scorrevole, e disteso sopra una lamina di zineo prende colore nero, cupo e resisle a tutte le condizioni meteoriche. Molte ponno cssere le utili suo applicazioni, per esempio alia civica numerazione delle ease e alle scritturazioni nei giardini botanici. XV. ABRAMO LATTES di Venezia FILANDA NEL COMCNE D'lSTRANA, PROVIXCIA DI TREVISO. I/Istituto rimerilo il sig. Lattes colla medaglia di rame e per la buona disposizione della sua filanda, e perche vi — 553 — tiene in evidenza il nietodo chiamalo alia sbalteuse die in qualche speciale circostanza puo tornare piii opportuno del metodo comune. XVI. ROSA ARRIGONl di Venezia TRATINTO m SETA DI PIU COLORI. Fu premiata colla inedaglia di rame la sig. Rosa Arri- goni per lc diflicolta superate, rappresentando coll'ago e la seta di piii eolori il volto, le mani e i piedi del Bton Pa- store. In tutte le altre parti del quadro sono lodevoli la pre- cision e la finitezza del lavoro. XVII. f.IROLAMO CAPERLE di Verona I.ATORI DI GBANTI. Questi guanti sono tagliali con molta esatlezza e cnrili con piii diligenza che non sogliasi usare comunemenle. L Istituto premio coll' onorevole menzione il sig. Caperle per la sollecitudine posta ad imitare nelle proprie manifat- ture quelle piu rinomale di Francia e a sostituire lo spaeeio delle nostrali a quello delle straniere. XVIII. LEONARDO ANDERVOLTI di Spilimbergo FORCIC I POTATRICI. Queste forbici potatrici si ponno piegare sopra se me- desime in ogni direzione ed elevare a grandi altezze. Iron- — 554 — cano i grossi rami e risparmiano ai potatori il pericolo d' arrampicarsi sugli alberi. L' Istituto premio colla terza corona il sig. Andervolti por questo utile ordigoo iavorato iQ acciajo inglese con molta diligenza e forbitezza. XIX. LUIGI BRIVIO di Milano LAYORI DI CALZOLEKIA. Fu accordata al Brivio 1' onorcvole menzione per la finilezza de suoi lavori e Testcso commercio die ne \ien fatto. XX. GIUSEPPE VIANELLO di Venezia LAVORI DI PARRICCHE. L' Istituto veneto rimerito il Vianello colla medaglia di rame, \n>v quegli stessi moiivi die lo indussero a premiare il Bettoni. 01 Ire i prerafi chc si conferivano dietro i suac- cennati giudizii, 20 esposizioni vennero decretate dull' istituto. sotto alle quali leggonsi i no mi dei sin- goli manifattori. Furono Ie medaglie d' oro minori in numero degli anni precedenti, ma non dee repu- tarsi tale forluita diminuzione come indizio chesiano nelle venete e lombarde provincie decadute le in- dustrie. Parecchi, che conseguirono le seconde e ie terze corone, con gagiiardi sf'orzi eransi adoperati a liberare queste contrade daila dura necessita di gio- varsi dellc manifatture di straniere nazioni. Confortiamoci, o Signori, di iale generoso inlen- dimento che procede da palrio amorc e che col lunie delle scienze non lardera ad aggiungere Ie pratiche perfezioni alt rove conseguite. A tal uopo non e haste- vole breve volgere di tempo, ne quello che fra Ie an- nuo aggiudicazioni trascorre pud moslrare ragguar- devoli differenze nelP industria. Non e dubbio per altro il progressivo suo avanzamento, non e mal i'erina la iiducia che si approssimi il giorno, in cui Ie doviziose noslre famigiie si onorino di soperire coi la- vori del proprio paese alle pin splendide magnificenze e comodila della vita. INDUSTRIA E CIVILTA DISCORSO D3 3131D3a&SIU'D fl&?&3>1.3 UKMBRO EFFETT1TO E VICE PRI SIDt.ME DLLL* I. R. ISTITLTO VE.NETO VI SC1L.NZE, LETIERE LD ARTI lelto in occasione delta solenne distribuzione de' prcmii d'industria seouitu il giorno 30 mac/pio 1858. Sene HI, T. III. S2Sa52S2S2S2SSS2S2S2S2S2SSS2S25ESaS2SaS2S2 s, ►empreche ai ricorrere di questo giorno veggo la mu- nifieenza del governo, le cure degli scienziati, il eoncorso dei cittadini per onorare i volenti the avvantaggiarono le patrie industrie ed io sento godermi 1' animo pensando al bene che deve averne l' universale : avvegnache nella indu- stria io scorga, piu che il fonte della ricchezza delle nazioni, la provvida mano che le conduce a civilta — Ed e appun- to dclla virtu civilizzatrice dell' industria die vorrei ienere oggi breve ragionamento. II tenia per verita e rilevantissi- mo, ma a tanla maesta di persone e di iuogo sarei certo di succiunbere, se non mi sovviene la benigna vostra indul- genza. L' uomo stimolato da impressioni, inspirato da pen- sieri, rommosso da affetti ; per sensibility necessiloso , passionato per inclinazioni, scrutatore per curiosita, non potrebbe adeguatamente aequietare le esigenze del corpo, dell' inlellelto e del cuore se vivesse solo e sequestrate da- gli altri. — Egli esolamente nel fraterno eonsorzio eo'suoi — bW — simili e per mezzo di loro che 1 organismo umano rilrovai quanto gli fa mestieri, die la parola diventa veicolo di cor- rezioni e di ammaeslramenti, che 1' amore della umanita prevale all' amore dell' individuo, e ne inforraa i desidcrii, le speranze, gl' imprendiraenti. Cosi il rendere compiutamente paghi e contenti i tie ordioi di bisogni sovraindicati e po- tenza propria della societa, e qucsla potenza, la quale va gradualmente svolgendosi dal maritaggio alia famiglia, alia tribu, al mnnicipio, alia nazione, al mondo costituisce 1' in— civilimeato. Sennonche quaggiu nondevemai esservi sosta pei figli di Adamo, oade appena hanno essi oHenuto quanto agognavano, che si laneiano tuito bramosi ad altri oggelti da cui fidano il compimento dei voti loro ; la soddisfazione d' un appetito non fa che suscitare nuove volonta, un pia- cere we domanda un allro, ed a forza di questo alterno e non mai interrotto succedersi di eontenlezze e di sollecitu- dini va progredendo la eivilta destinata a non poler mai raggiungere 1* ultimo suo termine, ad avanzar sempre e mai dare addietro. Puo bensi talvolta agli oechi nostri apparire eh' ella s" arresti non dando segno di se ; ma non e vero, e il fuoco latente che lavora nuove eruzioni: puo anche sembrare sia slata consunta da impetuose bufere, ma non e vero, e il cascame del bosco che prepara piu rigogliose vegetazioni. — Pertanto 1' incivilimento consiste nella ade- quata soddisfazione dei progressivi bisogni fisiei, morali ed intellellivi, ed e sot o questo triplice aspetlo che considerare si devono gli ufficii dell' industria. Al suo naseere l'uomo trovossi ignudo, nel mezzo d'un mondo i cui fenomeni sembrava osteggiassero la sua esi- stenza. Per ajulo e provvisione egli non ebbe che la intelli- genza e la liberie, ma queste li furono davvantaggio. Supe- rando il primo ostacolo in cui inciampo creo 1 industria : — ubi — fissando 1' aitenzione sul primo oggelto chc lo colpi diede vita alio fcienze; e le seicnze I' industria fecoudando la re- sero una potenza clie ha per estensione la virtu del pensie- ro, e per ultimo fine I'intero assorbimento della natura nel- la umanita. — El' industria muto la faccia della terra, e compose il mondo a seconda degli svariati desiderii del'a gente, ed opero il miracolo d' una creazione novella, dalla quale fu reso aperto che gli esseri tulti else intorno ci stan- no e forse credeansi inutili o dannosi sono tutti ordinati al nostro servigio, tutti ministrano al nostro bene. — Quindi le belve, fbrmidolose (anlo, o s' intanarono dove ella per aneo non giunse o venute a mano di lei si prestano quali a guardia dei sonni, quali a sollievo di i'atiehe, e quali ad ac- eoneio di vestimen'a. — Quindi il fuoco, che sembrava avesse a struggere ogni cosa, e falto elemento di presso che tutle le nostre manifatture. — Quindi il vento, furioso suscitatore di procelle, s' adalta a trascinare navate, a girar macine, a volgere ordigni che i pestilenti maresi sanificano. — Quindi le acque, che tendevano a sommergere qualun- que domicilio, furono frenate negf impeti loro e per lino costrelle a traghittare ogni derrata, a traboccare per com- primere I' aria a straforo di monti, a diramarsi pei paesi, a uuiover macchine ed opificii, a diffondersi pei c-ampi a rislo- ro delle messi inaridile. — Quindi la terra che stavasi sel- vatica, impadulata, sterpigna presentasi invece ricca di bia- de a vital nulrimento, abbondante di frutti a delizia del gusto, smaltala di tiori a vaghezza dell' occhio, lieta di ven- demmie a giocondezza di euori. — Vani ormai sono i ler- rori della nolte, e le stemperanze delle stagioni n.entre pronti gia sono chiarori peile tenebie, ombie pei filgori, rinfrescbi pella state, calefazioni pel verno. — Vana !a nu- dila che 1' industria ci veste, anzi pure ci ammanta di por- — 5(52 — pore e bissi, e trapunti sfarzosi d' oro e di gemnie. — Va- na la slanchezza ch' ella ci alberga in stanze accomodate, cd in soffici piurae e serici drappi ci adagia. — Vana I' ar- sura ch' clla non solo ci disseta, ma anche ci sollechera con liquori prelibati. — Vana la fame ch' ella non pure ci sazia, si bene ci dilclica con dapi escjuisite. — - Cosi I'indu- stria quasi fidala ed affelluosa an clla e serapre con noi per mescolarsi a tutle le nostre vieissiludini per assisterci in qualunque oecorrenza : fanciulli ci alleva, giovani ci ador- ,ia, maluri ci conforta, cadenti ci sosliene, quieti ci blandi- sce, assaliti ci difende, sani ci ricrea, egri ci risana, epenti alia memoria dei posted ci raccomanda. Ove pero qui si arrestasFero i servigii di lei non le si dovrebbe per verita molla coramendazione, avvegnache questa non sia (lie una parte dei nostri bisogni. — La sod- disfazione dei sensi non basta, allrimenti le doti nobilissi- me delP intelletto, della immaginazione, della volonta ci sa- rebbero a nocumento, e non farebbero die renderci peggio dclle bestie che al:r.eno sono dallo istioto moderate. Se T uoino per compiacere il concupiscibile appetito fallisce al dovere, diventa il meno compagnevole degli animali, perche il dovere e il presame d1 ogni society e chiunque ad esso non s' alliene, scioglie i vincoli di qudla dolcissima colle- ganza che forma il principio e la essenza delf incivilimento. Sennonchc sono grandissimi anche nell' ordine morale i vantaggi recaii dall' itiduslria; ed io mi porto credenza per questo riguardo, specialmente gli uomini si conduce? -sero in allri tempi ad adorare i primi inventori dclle arti siccome potenze propizie alia travagliata umanita. L' induslria, volendo mellere a sua ragione il prodotto delle proprie fatiche, in la prima a proniuovere le leggi, le quali ragguagliando i diritti ai doveri provvedono onde r : / : ' » — uv.t> — nell arquisto e nell" uso de' beni abbia ciascuno il debiio euo, e sieno rnantenute la pace e la giuslizia, sante virlu in cui la gloria degl' imperanti e la prosperity delle nazioni sono collocate. Ed e per questo che gli antiehi Cerere dis- sero legislatrice e tesmofori appellarono le fesle che in suo culto celebravano. — La diffusione de' beni procurando il vivere a tutti gli ordini di persone ripara alia miseria die delle scelleraggini e causa e suggestione ; ed ha propagato 1 insegnamento onde le genti, meglio intendendo le obbliga- zioni del proprio stato, piu facilmente si volgono al bene e dal male rifuggono. — La divisione dei Iavori obbliga gli operieri a scarnbievoli assislenzc, gli uni hanno sempre d' uopo dello ingegno e deila abilita degli allri, e ne viene una ret'iprocunza di bisogni e di soccorsi, una famigliarita d' affezioni che si fa consigliera e maestra di carila, che e il compendio, il uiidollo di tittle le sociali virtu. — Le coniu- nicazioni agevolate accostando le genii, il costume ne ara- morbidirono, e indussero nei modi urbanita e genlilczza, per cui il sociale eonvivere d- umanissimi officii s' ador.na, e gli anirai s' aflinano in una rara dilicatezza di sentimenti, ed a singolare nobilta di pensieri si elevano — l.e mac- chine, togliendoei a movimenli automaliei ed a fatiche be- stiali ci serbat'ono ad opere die sono da noi perche lichie- dono ciflessione, conoscenza e volere intelligente onde I' u- raana dignita ne fu vautaggiata ; e per le macchine di Wall, d Arkwright, di Jacquart rinovellaiHi le condizioni del la- voro pote compiersi quanlo disse Aristolele ( credendolo assurdo raentre era un vaticinio) che la pessima delle abbie- zioni, la sdiiavitu, sarebbe scomparsa allorquando la spola ed il fuso andassero da per se stessi. A pienamenle convincersi dc!!a efficaeia morale dell'in- duslria basta gettare uno sguardo aila parte ch' ella ebbe — 564 — nell' ordire !e condiziuni sociali dell' evo nostro. Scrolla'.a la gran macchina dell' impero anehe la famiglia romana si sciolse ed una innumerevole bruzzagliadi proletarii trovossi getlata sul lastrico non sapendo come campare la vita. — Comparve allora nella societa il terribil malore delta indi- genza di eui abbiamo la storia, spaventosa pitlura ! Vana- mente sforzavasi di portare qualche soccorso a tanta mi— seria la eariia religiosa dei conventi, e fosse in si grande scompigliamento fu una vera provvidenza di Dio il vassal- laggio che sopperi all' antica servitu, e divenne poi scala alia franchigia universale del popolo, gloria splendidissirna della nostra civilta. Ovunque cessa la barbarie sorge il feudalismo, ed i magnati, lasciate le citla, si stanziano pei contadi in roeche circonvallaie di baslite, ed in turriti ca- slelli. — In quei ridotti eolla rozz^ta e pocbezza delie arti del tempo, a godere le rendite riccbissime non avevano i dinasti che caceie, giostre, conviti, 1' intorniarsi di truva- tori, giullari, ministrelli, ed il leuere famiglia moita, berro- vaglia, animaleria. — L' orgoglioso baronaggio sulle teste de' piccoli camminando e calpeslando i diritli allrui, seon- turba il go\erno civile, e ne disordina e guasta le sante ragioni. Ma nel piu crudo imperversare di quella anarchia, il contatto con 1' Oriente, ed i navigli delle italiane repub- bliche palesano nuove manifatture : 1' industria principia. — Le svariale produzioni di lei penetrano i cupi manieri dei feudatarii, ne solleticano il gusto, gli scrigni ne sferrano. A misura che i nobili spendono, gli artieri arric cliiscono, si dirozzano, s' affrancano. I mestieri si riordinano in frater- nite e compagnie sotto capi e Ieggi proprie, ma ora cul pa- tronato di santi per teaere a segno le soverchianze dei baroni. — Le citta ravvivano le tradizioni latine, ringa- gliardisce il comune, ed incomincia quel ceto medio che — 565 — uguaimenlo lontano dai vizii deli'opulenza e dalle idiotaggini dell inopia, nel giro de' tempi, lutta cambio la faeeia deir u- manita, e si feee al privalo ed al pubblico ordine il piu saldo sostenimento. Ne minori sono i benefizii ebe dall' industria ei venne- ro neir ordine intellettivo. — L' intelletto e destioato a rin- iraceiare e discernere il vero, al quale unico e cocentissi- mo ])isogiio di lui rispondono direttamente le scienze, e ques'e sono all' industria debitriei di non piccoli giova- inenti. lo non mi fr.ro qui a ricordarc da bella prima, quanto gia scrissero molti autori, che la necessita di proeacciarsi il vitto fu quella che porto I' uorao ad istudiare nci Ire regni della nalura, che la seomctria nacque dall' agrieoltnra, dalia navigazione la scienza del cielo, in una parola che all' in- dustria devono le scienze 1' origine loro. — Quello ehe so- fIcp.^o e che 1' industria ha mcravigliosamenle servito a d if— fondere il sapere. - — Quanto mai non costava agli antichi 1' acquisto delia scienza ? Per raecogliere gli ammaestra- menti dalla viva voce dei pochi filosofi essi dovevano ci- montare pellcgrinazioni lunghe e penose ; per tramandare e conservare le discipline dovevano afiidaric a papiri o per- gamene carissime, c valersi dell' opera pigra degli ama- nuensi. — L' industria a lutte queste difficult^ pose debilo aviomento, fogliando eon cenci la carta, rese le copie di piccolissimo prczzo, inventando la stampa le ha spedite e moltiplieate all inflnito, adoperando il vapore anniento le dislanze. — Colla possa di questi mezzi il sapere non e pin privilegio di pochi, la scienza s'e accomunata, non ap- pend un pensiero si concepisce nell" angolo piii remoto della terra che gia e nolo a tntti ?li scienziali del globo, ed il mondo e come un grande ateneo dove convengono i sa- Serie III. T. HI. VI — 566 — pienti d ogni paese per discutervi i peusamenti e le dottri- ne degli antichi e dei raoderni. L' industria ba giovato ad avanzare le seieuze. Qui si aprirebbe campo infinito che quanti sono gli sinimenti di fisica ed altrettanti tesliraonii cssi sono della gratitudine dovuta dalle scienze all' industria : accennero quelli chepri- mi mi corrono alia mente. — Galileo puntando verso il cie- lo un suo artificio di lenti si approssima il (irmatnento, di- legna i sogni astronomici di Aristolele e di Tolomeo, con- ferma il sistema copernicano, fonda la fisica celeste, ed in- staura nella filosofia un metodo nuovo. — Newton con- trapponendo ad duo spiraglio del sole un cristallo trian- golato, scompone la luce, penetra l'areano dei colori, spiega le meraviglie dell' iride. — Francesco Fontana, applicaodo un vetro convesso ad oggetti minutissimi lo vide a mille doppii ingrandirli, e questo vetro passato di poi nelle mani dell' anatomico, del fisiologo, del naturalisla svelo il sor- prendente contessimento di tutli gli organismi, rese meno impenetrabile il gran mistero della vita, e va ogni giorno piii ai nostri sguardi accrescendo il novero degli esseri che renclono tesl'unonio della onnipotente sapienza del somino fattore. — Torricelli con una canna di vetro contenente argento vivo bilancia il peso dell' aria, ci mette in grado di pronosticare la pioggia o la serenita, di misurare 1'emi- nenza delle piu alte monlagne. — Oltone di Gueriche co- perchiando di vetro una tromba ottiene il vuoto e si ren- dono manifest! i molteplici ufficii dell' aria atmosferica. ■ — Fluyghens sostituendo nell' orologio il pendolo al bilanciere fa che T astronomo segni la rattezza del tempo, indichi pre- cisamente I' istante del passaggio degli astri, calcoli la du- rata delle loro rivoluzioni, ne prenunci il litorno, e dclle vicende celesti verifichi il passato e predica I avvenire. — — 567 — Volta accatastando alternate piastrelle di zinco di rame e <1« panne bagnato forma il piliere ohe disgiungendo palesa gk element, dei corpi, e ci fece abilita di esplicare molti fenomeni fisiologici e tulti i magnelici. — Ouesti, a non dire d' allri, sono trovati slupendi, e sono siffatti die per fermo assicurano a noi nelle seienze il primato sovra gli antichi : ma se non si avesse prima saputo lavorare i me- talli, tramutare le sabbie nella sostanza trasparente, e que- sta foggiare a talento, insomnia se non vi fosse sta'ta 1' in- dustria, non avremmo mai avuto la pila, il cronometro, la raacchina pneumatica, il barometro, il microscopio, il p'rin sma, il cannocchiale die ampliarono tanto la preziosa sup- pellettile delle nostre eognizioni. Benemerita adunque della eivilta e pur questa industria ohe per modo eosi mirabile a tulti i suoi scopi si uniforraa, e ad essi tanto aeconeiamente provvede. Che se poi giovasse vedere cotal verita prender luce pin viva dalle testimonialize della vita de'popoli, e quesle testimonianze non mancano. Fuvvi un Tesmoforo nell' antichita, il quale pretese po- ler fare senza industria, onde ordin6 comuni le mense e le terre fra tutti minutamente sparti : e n'ebbe un popolo d'ero., trecento dei quali bastarono per fronteggiare alle Termopile lepersiane falangi.— Sennonche colla esclusione dell' industria, Licurgo anueghitti la perfettibilita, preroga- liva suprema deg'i umani sulla terra, quella ebe meglio di ogoi altra facolta rileva 1' eccellenza della loro destinazione. Tutto eio che nobilita I' uomo, c dai bruti lo innalza, tulto cio che abbella e consola la vita, il sentimento, il pensierd furono banditi da quella repul.blica. A Sparta non arti, non snonze, non lettere, non famiglia, non vita civile : ivi erano scuole la sferza, mestiere il furto, spettacolo i eonflitti, noz- o — 568 — ze gH stupri, pteta il parricidio, virtd la feiocia, ed i Lace- demoui periidi e riottosi in pace, orrendameate crudeli in guerra, fiuirono col cedere i primi all' oro dell' Asia, se e tutta Grecia sprofondando a schiavilu. A questo non bello si piace la sloria di poter conlra- porre speciosissimo esempio. Ai grammi giorni della brutale invasione detteorde set- tentrionali alcuni fuggiascki ricovrarono in queste lagune e fermatavi sede, attesero per necessity di luogo al traffico ed a mercennumi, nei qualiben presto acquistarono tale nomi- nanza che Carlo Magno vesliva sajo e tonaca manifatture venete e Liutprando ammuti col veneto nome la jattanza delle arti bizantine. — Mentre Ie navi della gloriosa re- pubbHca velettavauo tutti i mari, e mercatavano in ogni lido facendo del loro commercio lieli i re della terra e sa- zie le nazioni della sua opulenza, i Veneziani in quesla bellissima delle citta fabbricavano organi, gittavano campa- ne, fondevano metalli, il ferro riducevano utilmenle in molti lavori, e 1'oro foggiavano in fermagli, gastoni, minuterie e magliette d'irapareggiabile piceolezza. Abilissimi nel lessere il colone, il lino, la lana e la seta ne forma va no trine, pizzi, merleUi linitissimi ed ogni maniera di drappi schielli e ad opera, velluti, rasi, broccati, domraaschi, zendadi. Purga- vano e conducevano a molta biancbezza le cere e lo znc- chero. — Preparavano e doravano con somma rai'flnatnra le pelli ed i cnoi. — Esperti nella chioiica, facevano tialure vaghissiuie, e componevano saponi, farmachi, colori avida- menle da per tutto cercati. — ■ Lavoravano eccelleritemente quanto mai far si possa il vetro e ne traevano specchi ter- sissimi, e meraviglie di margherite, di fieri, di frulta, d'ani- raali, di piume, d'arredi e perfino caratteri da stampa ed organi ; conterie tanto pregiate che in alcuni paesi eran — 569 — moneta, ed i mandarini cinesi e tartari amavano ador- narsene alle maggiori comparse. ■ — Insomnia, qui era la scuola d'arti per Lutte le nazioni, il leatro piii luminoso ai trionti dell'induslria. Ma nel tempo medesimo il mondo atlo- nito qui ammirava provvide leggi, sapiente governo, soda pieta, miti eostumi, ed ogni guisadi belle, magnanime, illu- stri virtu ; qui sieuri i diritti, 1' ordine mantenuto, la tran- quillila conservata : qui studi, leitere, scienze, antichi e nuovi magisteri, accademie, tipografie ; qui pompe au- guste di religione, frequenza di cerimonie, celebrita di soppKcazioni : qui agi, comodi e le morbidezze del vivere e conversare dilettoso; qui fesle, sollazzi, spettacolidi varia esullanle giocondila; qui maesta di basiliche, magnificenza di piazze, sontuosita di palagi, squisitezza di monumenti, stupendita di piUure, maraviglie e portenti d'ogni fatta; e la tua storia, o famosa regina dell' Adriatico, fu per lunghi secoli la storia delta civilta d' Europa e del mondo. 0 Vcnezlani! perdouate a me che se non per natali, vostro pero sono per congiunzione di sangue, per affetti e per molti altri riguardi se ardisco finire volgeDdo a voi parole fraterne. 0 Veneziani, io vi richiamo all'Industria. — Eila formo la graodezza degli avi vostri, e pu6 ancora essere campo ubertoso delle vostre glorie. — Valetevi di lei per rinvigorire la palria nobilissima, e prepararla a fausti eventi ; che forse non e lontano il tempo in cui pel concorde volere di tutta Europa dovra aprirsi quell' Istmo, pel quale altra volta il vostro senato invano desidero libero passo al commercio d'Oriente. — Deh ! possa questa cittu che parla si alto al cuore di quanti la eonobbero, deh possa, deterso lo squallore degli anni avversi, ricomporie il suo manto, e ripighare ne' traffici Io scettro avito ! I. R. ISTITDTO L01IIURDO Dl SCIEMR, LETTERE ED ART! P II 0 G R A M M I I. — « Investigare le cause, Porigine, i caratteri, la sede della nialattui conosciuta col nome di atrofia contagiosa, petecchia, idro- pisia, ec, da cui in questi ultirui anni furono affetti i bachi da seta; e soprattutto indicare un mezzo preservative o curative di provata efficacia e di estesa applicazione. » — Preinio di lire •12,000, assegnato dalla munificenza imperiale. Tempo utile per la presentazione delle Memorie, anche stampate, laio all' ultimo d' aprile 1859. PRE,MJ BIEiNJULI ORDIISARJ. II. — « Eseguite che saranno le strade ferrate nel regno Iombardo-veneto, -I.° Quali cambiamenti convengano nl commer- cio, all' industria, aU'agricoltura ; 2." Dato 1'attuale sistema doga- nale, quali modificazioni si possano introdurre; 3." In quali localita del regno siano piu opportune gli emporii francbi ; e se conven- ga chiamare a quest' uffizio intere citta o parziali stabilimenti ; 4." Quali vantaggi saranno per derivare alia pubblica e privata economia ». III. — « Dare la descrizione delle diverse specie e varieta del genere Jlonis, coltivate in Lombardia, avuto principulmente ri- guardo alle particolarita anatomiche e fisiologiche di esse, donde le diverse loro applicazioni neU'allevamento de' bachi. » — Op- portuni disegni completeranno lintelligenza del testo (1). — Pre- mio per ciascun tenia, lire -1800. Tempo utile alia presentazione delle Memorie, tulto il -1859. PREMJ DI FONDAZIONE SECCO-COIWNENO. IV. — « Tessere la storia delle malattie cui vanno soggetti i gelsi coltivati in Lombardia, accennandone le cause, e descriven- do i caratteri esterni ed interni, particolari a ciascuna di esse, di- stingtiendo quelle che sono proprie della specie, da altre che pos- sono essere effetto della coltivazione o di anormali circostanze. » (1) L' Istituto pubblico nr ora, e depose presso il libiaio e stampatore Fusi (Milano. contr. di S. Margherita) 1' Iconografia del gelso secoudo i disegni lasciati dal prof. Giuseppe Moretti, e <\\ queste lavule potrebbe corredarsi l'opera che venisse premiata, ove l'autoieil credesse. — 574 — — Premio ili lire 1000. Tempo utile a presentare le Memorie, ttitto 1' anno 1802. V. — « Accade spesso che le granaglie raccolte in Lombar- dia si guastano pel sopraggiungere d' un autunno piovoso. Si faccia conoscere tutto cid che e stato fatto o che potrebbe farsi per otlenerne 1' essicazione artifiziale : con tavole dimostrative degli apparati descrilti, e discutendo il valore degli effetti dei diversi sistemi, e i dispendii di loro impianto e di esercizio. » — Premio, lire -1000. Tempo utile per presentare le soluzioni, fino all' ultimo dicembre 1800. Pud concorrere (|iialunque nazionale o straniero, eccetto i membri effettivi dell'I. K. Istituto, con Memorie in lingua italiana, o latina, o francese. Queste dovranno essere rimesse franche di porto, pel termine prefisso, alia segreteria delllstituto, nel palaz- zo di Brera in Milano, e giusta le norme accademiche, saranno anonime, eccetto quelle pel numero 4.°, e verranno contraddistinte da un'epigrafe, ripetuta su d'una seheda suggellata, che contenga il nunw'j cognome e domicilio dell'autore. PREMJ DI FONDAZIONE CAGNOLA.. \T. — Pei premii di fondazione Cagnola s* offre novamente, dopo mm quinquennio 3 il premio di lire -1800 e d una medaglia d' oro del valore di lire 000 a que' nazionali e stranieri, i quali, con Memorie manoscritte o con opere stampate in lingua italiana, o hitina o francese, si constatassero autori di una scoperta fatta dal 1854 in poi, assolutamente ben provata, di rilevante vantag- gin alia societa e di progresso : Nella eura delta pellagra, — o Sulla natura dei miasmi e cunlayi. — o Nella diresione dei palloni volant i } — o Ad impedir la conlraffasione di uno scritlo. — Pei manosci itti potra chi voglia seguir le formalita accademiche delle schede suggellate; le opere a stampa sa- ranno prodotte in doppio esemplare; colla precisa indicazionc dei passi ove si tratla della scoperta in questione. — Anche i Membri dell I. 11. Istituto sono ammesi a concorrere, ma dovran- no notilicaisi prima, e non potranno prendere ptirte alle relative disamine e deliberazioni. — II premio potra essere aggiudicato anche in parte nel maggio 1800: la stampa e la conservazione dei inanoscritti si fara come pel concorso ai seguenti programmi : MI. — Pel premio da aggiudicarsi nel 1859, si riproduce il quesito proposto ;il 30 maggio 4854. « 4.° Stabilire i fatti della elettro-tisiologia die devono costituire il foudamento scientific" degli usi medici della elettricita : — 2.° indicare i casi patologici jiei quali ji puo con;igliare I'applicazione d» lla elettricita, espo- — 572 — nendone le ragioni e le analogie scicntifiche ; — 3.° descrivere i metodi e gli apparali da preferirsi nei singoli casi di applicazione, adducendone regole ben dimostrate, e rigorosamente dedotte dagii altrui e dai proprii esperimenti. » VIII. — Pel premio da aggindicarsi nel -1860, non essendosi trovata soddisfacente la solnzione al quesito sulla malattia sci-o- folare, se ne riapre il concorso, previa modificazione del quesito stesso, in morlo che si deva « determinare, sia nei primordii sia nel loro andamento, le varie forme della malattia scrofolare, con riguardo alio stato attuale della scienza, e facendosi carico delle ragioni addotte da quelli die vi annoverano o ne escludono il gozzo, il cretinismo, la rachitide, la tubercolosi, ec. : discor- rerne le cause in inodo ordinato e corrispnndente alia varia loro qualita e forza : esporne e valutarne i mezzi igienici pre- servativij ed i melodi di cura generate e locale. » IX. — Pel premio del -1861, si domanda di « esporre i me- todi odierni delle vinificazioni nei nostri paesi, notarne i difetti, e suggerire praticamente i mezzi di migliorare quest' impor- tante iadnstria agricola, e d' ottenere vini da reggere il para- gone coi piu lodati. — La Memoria deve versare sni metodi, \.° di cogliere e scegliere I' ova, p di combinarne le diverse specie per ottenere un risultato migliore : 2." di regolare le varie fasi della vinificazione secondo i principii della scienza ; 3." di conservare e sanare i vini : il tutto comprovato da fatti sperimentali, die possano promeltere nn esito felice. X. Pel premio del 4802, si propone la « Monografia del mor- bo migliare, nella quale sia illustrato e discnsso qtianto si rife- risce alia sua storia — origine — forma essenza — snccessione, complieazione e relazione ad altre malattie — prognosi — esito — cura : e ci<"> secondo lo stato odierno della medicina teorica e pratica, cogli aiuti offerti dalle scienze fisiche e chimiche e dall' arte del disegno, e con proprie cliniche osservazioni. » Le Memorie sono a presentare sempre pel decembre pre- cedente all' aggiudicazione. — II premio per ogni tenia consiste in lire d8()0, ed una medaglia d' oro del valore di lire 600. — La Memoria premiata resta di proprieta dell' autore : ma egli dovra pubblicarla entro un anno, prendendo i concerti colla segreteria dell' I. R. Istituto per il sesto e i caratteri, e con- scgnando alia medesima cinquanta esemplari della Memoria stampata, dopo di che soltanto potra consegnire il denaro. Milano 31 niag^io d8S8. // Presidentc, II Secrela7-io, YERGA. C. CiSTi. iO AM AD. 185 7 bS D18PESSA OTTAVA OSSKRYAZIOSl FISICKE inslituite in parecchi siii delle provincie venete, durante i eclissi solare del 15 marzo 1858 DEL DOTT. ANTONIO BERTI -'--'. lIV annunzio dell' eclissi solare, die doveva accadere il 15 marzo 1858, mi venne nell' animo il desiderio d' in- stituire durante il meraviglioso fenomeno quelle osserva- zioni, die mi fossero consentite dalla lenuita de' miei mezzi, certo die non sarebbero, quantunquc povere, per tornare superflue, dove ci avessi poslo dietro quella diligenza, cbe cresce il valore, se piena, anche ai piii piccoli risultamenti delle invesligazioni scientificlie, come lo scema, se deficien- te, ai maggiori. Acondurre con sollecita regolarila 1' opera ideata chiesi \ ajuto benevolo ed intelligente dei signori professori Giovanni Bizio, Giovanni Zanon, Luigi Maria Rossi, Francesco Rosselti, Pietro Pisanello, dell' ingegnere Carlo Valtorta, e dell' ab. Giuseppe Menegnzzi, gia assi- 6lente dell' Osservalorio meleorologico nel Seiuinario Pa- triarcale, e del quale in allro mio scritto v' bo lodata in si falto genere di sludii la singolare perizia. A questi aggiunsi Serie UL T. III. 75 — 574 — jl fotografo Antonio Perini, la di cui valentia mi dava arra di felice riuscita nell' esecuzione di quelle prove fotografi- cbe, con eui intendeva di lissare in varii tempi dell' eclissi I' imagine piu o meno falcata del disco solare. Ora le osscrvazioni, cui volevamo attendere, erano le seguenti : I. Suite oscillazioni delta pressione almosferica ; II. su quelle delta tempcratura ; III. sulla diversa tensione del vapore e sulla uinidita relaliva dell' aria ; IV. sulla direzionc e sulla forza del vento ; V. sullo slato atmosferico ; VI. suite differenli reazioni delle cartoline ozonome- Iriclic ; VII. sullo stato delta eleltricila almosferica ; VIII. suit' azionc cliimica dei raggi solari. A cio erano da aggiungersi, come vi dissi, le prove folografiche dell' eclissi nolle progredienli e regredienti sue fa si. II luogo scelto alio osscrvazioni fu di neeessila il ter- razzo delta casa, ovo abita il Perini, siccome quello, die congiunto all' officina sua, gli offeriva ogni agio alia pron- ta e sicura provocazione e iissazione delie imagini ottenute. Questo lerrazzo si eleva di metri 14,75 sut livello medio del la laguna ; e aperlo a levante, a mezzogiorno e ad oc- cidente ; solo da settentrione, e per sola una parte, gli so- prasta la easa, cui e congiunto, e gli sorge contro il muro mcridionale dell' I. R. Accademia di Belle Arti. Gli stromenli vennero collocati ncl silo piu aperlo di esso, dove si posero ripari tali, clie li guarentissero dal- I' azione immediata dei raggi solari, c non li soltraessero a quclla dell' uria libera circostante. Essi furono : — 575 — I.° L'n termomelro a duplice scala rivollo al N. con declinazione occidental di 25 gradi ; 2." duo terraometri gia prima comparati, ottantigradi, a lmlbo libero da esporsi in piena aria ai raggi del sole, uno con bulbo nudo, 1' altro annerilo ; 3.° due barometri aneroidi, uno a scala inglese, I' altro a scala raetrica ; 4.° un ozonometro dello Scboenbein con aleune car- toline preparate dallo stcsso; 5." aleune cartoline fotoscopiche apparecchiate col clo- ruro d' argenlo, socondo il processo del Blanquart-Evrard, collocate in appositi astucci d1 aprirsi c cbiudersi facil* mente c completamente al momento delle osservazioni. Alia modesta collezione avevamo aggiunto un ottimo cannocchiale astronomico del Dollond coll' apertura di 66 milliraetri e colla distanza focale di in. 1,120, ed una bus- sola graduata per I' orientazione degii stromenti e per no- tare quelle possibili deviazioni, che fossero per accadere nella forza orizzontale del magnetismo terrestre. 11 profes- sore Pisanello, rimasto a casa sua in contrada di S. Polo, perche convalescente, si offerse di tenere osservazioni, ol- Irc che sulla pressione atmosferica e sulla temperalura, sullo stato eziandio della elettricita aimosferica mediante un sensibilissimo eletlroscopio con pila a secco del Bohnen- berger da lui posseduto, il di cui filo metallico isolato e co- municante colla foglielta d' oro erasi congiunlo ad un' asta metallica appuntita, che sopra sostegno isolante slava sul davanzale d' una (ineslra aperta all' altezza di metri S,50 dal suolo. Pari condiscendenza trovai nel signor direttore dell' Osservatorio meteorologico di Santa Maria della Sa- lute, cui chicsi che, nelle slesse ore prestabilite alle osser- vazioni nostre, facesse eseguire tutla la serie delle osscr- — 570 — vazioni meleorologiche solite ivi a farsi, le quali avrebbero percio servito in parte di risconlro, e in parte complelato le nostre. Ne pago di cio volli, per quanto mel concede vano le amicbevoli raie relazioni, estendere la rete delle osservazio- ni a molli paesi del regno, e pregai die contemporanea- mentc a noi osservassero il signor prof. Giainbatlisla Bassi di Udine, il dolt. Rocco Sanfermo medico delle I. R. mi- niere di Agordo, il signor Giambatlista Alvise Semenzi a Treviso, il dott. Giuseppe Carraro a Teolo, il prof. Pietro Pazienti a Vicenza, Lodovico Pasini a Scbio, lab. Dome- nico Lizzeri prof, di fisica a Dcsenzano. A questi dimandai soltanto le osservazioni sulla pressione atmosferica, sulla temperalura, sulla direzione e sulla forza del venlo, sullo stalo almosferico, si per non abusare di sovercbio della pazienza loro, si perclie non era sicuro die tutli posse- dessero gli slromenti necessarii alle altre osservazioni qui instituite. 11 Bassi pero e il Pasini v' aggiunsero le osser- vazioni fatte il di innanzi e in quello seguente I' eclissi. Le osservazioni, quanto al tempo, furono disposle in guisa die la prima si facesse venli minuti innanzi ilcomin- ciare del fenomeno ; die cosi si suceedessero le allre fin verso il sommo di esso ; die allora, abbreviato il periodo, si facessero di died in died minuti ; die da ultimo ripiglias- sero la primitiva distanza de'venli minuti, e die terminasse- ro allreltanto tempo dopo la fine dell' eclissi. Ecco il pro- spetto delle ore d' osservazione per Venezia : Osserv. 1/ . . . b. 0. 9' tempo medio » II." . . . . » 0.29' » III/ ...» 0.59' » IV/ . . . . » \. 9' — 577 — Osserv. V.' . h. •1 .29' tempo medio » VI a n 1 .59' » VII a » 1.49' » VIII.' » 1 .59' .. IX a » 2.19' .. xa. n 2.59' » xr u 2.59' » XII i) 5.19'. In questa guisa accadeva che, durando da noi 1' eclissi cir- ca due ore e mezzo, la seconda osservazione cadesse pro- prio sul principio di essa, la settima quasi nel sommo, la iindecima verso la fine. Negli altri paesi si doveva scguire la stessa divisione del tempo, e ridurre soltanto Ie partizioni a! piu o meno sol- lecito cominciare e terminare dell' eclissi. Premessi questi indispensabili cenni pongo qui Ie la- vole delle osservazioni come furono eseguite a Venezia in tre different siti, e come mi furono spedite dai sette paesi piii sopra accennati. Ad esse seguiranuo alcnne brevi considerazioni e la descrizione degli apparecchi ideati alia esecuzione delle prove fotografiche, di cui \i ho falto omag- gio nella precedente tornata. — 578 j e a> to a> 0 a as — T 1 li T3 ~ — •— ^ — if = a -5 2 a - » — 3 ~ i c>,~ "5 o I * ? i o "SB'S ? J o 3 := a a -~ . o cr. a ..j r _i_, ° 2; — 6 «.- ja .5 '-5 r '5.S "> ° > c- "3 ? ■5"6bffl~0 £ §._ g 0 1 CO 7"J " •— .2 "3 •/. f » I a; E a 1 ^ a •^3 0 Jfi'S-S a. e-i 'C i1 — T3 •— •— -i O — 1 S Z 1 1 _SS Z N o o z O ""io '£ Z 7j 71 V) rZ 1 U 0 w Z S3 ** O N g C_; c . . 1 S3 O > a <— — z — gS-222 T3 j « n n — H3 Z z 1 Q / es ol 2 ©o 0 Ol t- SO aft aft IO X M s 1 S «* to to" to" to to" to'to C7> C5 oa O C3a C5 C75 C2 05 0 o . s-i •<• st to -** an -r. to an cu a 63 o 00 eq »t to to L^r^^^T. - , -r-JI 579 = : 2 ? " B ~J2 g < < < > c o E £ o 0 _ o 60 tc— -2 en Spsna'aj en " » 5 as •.- _ O O 3 .'- '5/° 'en u .2.S j? ^ """8 jj . ° 2 = = 5 ^ O *p ~ *C • "jo a3 S S5 -a «! 3 «s t^ Uj ._ a* 0-_± t» ■§ i 3 S "° -5 cu ' '<■ -r. C'55'c 2 '5 cc oo ooV^" t- t- <©"co ecTt-rod'od' 3JI JJ ?J -M ;-: ;~ r-^ [^ SOSSSOOOOOO ■^■^■5? sa sn is to o S-) s-i e-f 3-f s-i ?i s>i to :r. JO so jc :.- lO :.- ;s l— L- r-- L— i-- L-- c^ t— O 3 :o O OOOOOOK! SO 0,00 o^ as os oo as as,o c: — • tO to to tO SC :S SS t~ IS to to to" as as as ~. cr. as as as as a — . — . .i j-i ^i S-l 3-1 3-1 ?l ?1 — 3 * -3 £ «, g a o - e £ s 580 OSSERVAZIONI instiiuitc durante V eclissi del 15 marzo 1858 dal prof. Pietro Pisa- nello in Venezia, Conlrada S. Polo, sopra balconi, il di cui piano so- vrasta al livello del mare di metri 8_,50. ■ TERMOMETRO ORE POM. a mercuriori- volto a N. ORE POM. BAROMETRO ANEROIDE 0h 16' + 6 ,5R. 0,'' ,16' 752mm,75 1, 8' 6,5 0, 53 753, 00 1, 13 6,5 1, 0 755, 00 1, 25 6,0 1, 8 753, 00 1, 40 6,0 1, 19 753, 00 1, 50 6,0 1, 24 753, 00 2, 5 6,1 1, 52 753, 00 2, 14 6, 3 1, 50 753, 00 2, 24 6,5 2, 5 753, 00 2, 32 6,7 2, 14 753, 00 2, 40 6,9 2,32 753, 20 2, 49 7,0 2, 42 753, 50 2, 49 753, 50 3, 7 753, 50 581 OSSERVAZIONI instituile durante V e diss/ del 15 marzo da Giovanni Batlisla Se- menzi in Treviso sopra un Torrione delle mura, all' atiezza di metri 55,24 sul livello del mare. gg o ORE BAROM. • c o 5 a OT O o n POM. Term bulb 9 ™— ANEMOMETRO STATO ATMOSFEUICO II. III. IV. V. VL VII. viu. IX. X. XI. X!l. 0'',16' 555' ',50 +9,4R 0 ,56 55 ,50 9,8 0 ,46 0 ,56 55 55 ,50 ,50 10,2 10,0 1 ,6 1 ,16 1 ,26 1 ,56 I ,46 55 55 55 55 55 ,50 ,50 ,20 ,50 ,20 10,0 8,2 7,9 7,8 7;0 1 ,56 2 , 6 55 55 ,00 ,00 6.9 7,0 2 ,16 2 ,26 55 55 ,50 ;so 7.5 7,5 2 ,46 55 .00 9,5 5 , 6 5 ,26 55 55 .50 ,60 9.9 10,0 4a fra S. S. O. e S. 0. 4"fraS.S. O.eS.O. 4a fra S. S. E. e S. S. S. O. S. O. 4' fra S. e S- S. O. V fra S. e S. S. O. S. S. O. S. 0. 41 fra S. S. O. e S. 0. 4J fra S. O. e O. S. O. i1 fra s. O. e 0. S. 0. 4a fra 0. N. 0. e N. 0. 0. S. O. Cielo sereno ; solo suH'orizzonie da mezzodi e da levante qualche po' di nebbia ; le montagne visibilis- sime, velale pero da leegero vapore. Da mezzodi un leggiero cirro ; da levante uno strato di circa 40 gradi urizzontali ; lieve ajitaziune dell'aria. Eo str.'to si confuse alia nebbia dtiruiizzunle, che verso mezzodi si mjntune. Aria piu quieta. IVebLia leggiera intor. aria quieta. al sole, Cirro Iegglero davanli al sole ; neb- Lia sparsa per vasto tratlo dello Zenil, e moveiilesi da E. S. E. ad O. N. O.-, sopra questa alire nebbie piu alle e piu illuminate. Coniinua la nebbia lcggiera verso d s,.|p, il reslo sereno. Kelil'ia piu r.,ra per tullo il cielo, salvo che inlorno il sole. IHebbia sparsa dappeitulto, ma an- Osservuzioni. — II Barometro era all'aperto, ma riporato dal sole; il Termometro al sole, appeso ad un arbuscellp. Essendosi fatte piii osser- vazioni delle prestabilite si sono distinte coi numeri romani quelle ,corri- spondenti alle veneziane. Seeoudo gli orologi dell' osservatore I'eclissi comiuciava alle 01' ,56' ; il bel gruppo di macchie, che si nolava sul lato orientale del solo nomineiarouo ud occultarsi alle ore I e 46' e riappar- vero alle 2 e 26'. Seric 111, Till. 7', — 582 OSSER V AZIONI instiluite durante I' eclissi solare del 15 marzo dal dott. Roeco San- fermo in Agordo all' altezza di metri 612j2G dal livello del mare. TERMOME- ANEMO- STATO ORE BAROMETRO del OSSERVAZIOM TRO METRO cielo 0'« ,7' 710""' ,00 + 4,2R. I re CO Baro metro a mercuric* in si- 0 ,27 710 ,00 4,0 > S. S. E. o s to chiuso. Ter- k mometro in si- 0 ,47 710 ,00 4,0 1 03 a CD 2 to aperto, ma rivolto a nord. 1 ,7 710 ,00 3,2 to 1 ,27 710 ,00 2.8 01 d ,57 710 .00 2,4 j < 1 ,47 710 ,00 2,4 6 a 1 ,57 710 ,00 2 2 ) N. N. E. — 2 ,17 710 ,00 5,0 "3 2 ,57 710 ,00 5,2 2 2 ,57 710 ,00 2,8 o aj 5 ,17 710 ,00 5,8 , 1 s — 583 •=> "3 J. — ' -f - -: a> « ° o o S'S .a 5 3 <-» r? . 'm a "^ — r- *— . r-u O ■ ■" <— . re c tfi ^o cd 3 sr" -a " T^ ti "^ ^H -■ ■__ _— rS 3f? CD C3 .3 CD Q ^ CO m = a = a..2sj„ co — il".-C 3 to "C » ? ^..'Oa: n(3i3 pp o^e^s 0^U3A •tuo,|ie0-iuj8X jegppdiuax -|3p auoissajj CN — . — I _ o.iaSSoj isg-piow o^ "H ^ °* 0|9p (spoje^s 01U3A o 1 0|0S Je 8 H H (•qiuojiH jeg |3p -diuaj, ei.iB (j ■|8p 3U0ISS3J J (ezzsj q) oiuissusSS 3| isg-p.iOM 00 «3? oo" l-^ CM aP 10" trf up' up so" © so" "ef to" coo •*r" tr- ap stf acj, 00^ so" oci up 00 so up uP up so" 1^ up to t-- CO t- CO CD t- IT- r- oo 00 00 0|310 |3pO}C)S 0)U3\ qiuo(||C0M3X jea|3pdiu9i 3U0IZfiA.I3SS0(| -|3p Olud 3.10 •sso 3|pp 0-m oso.iodeA em 'ou3J3S eui|e[) so" SO^ to" OS to' 00 to" CO to" to" ro" to" •1, so" up so SO* so" 00^ SO" so1 05 SO" 00^ so" 00_ so" 00 uP eo^ so" uP 00 I— co SO -«J« S a «3! OSSERVAZIONI 0^.8 0 ,28 0 ,48 1 ,8 1 ,28 1 ,58 1 ,48 1 ,58 2 ,18 2 ,58 2 ,58 3 ,18 526,' "90 326 ,90 526 ,90 326 ,90 526 .88 326 ,88 526 ,87 526 ,86 526 ,88 526 ,89 326 ,99 327 ,05 + 5,7 R. 6,1 6,6 6,0 5.5 5,1 5,0 5,0 5,5 6,4 6.9 7,0 0, 1 0,2 1 1.:; 0,6 0,3 0,3 0.2 0,1 0,1 0,1 0,1 0,1 Qualche nube verso 1'orizzon- te al sud. Nebbia al sud e al nord-ovest. Cirri intorno al sole. Sereno a r>ord-est. Cirri piii larghi ; sole peio visibilissimo. Sereno a N., N. E., N. O. Nu- volo a S., S. E., S. S. O. Le nubi s' abbassano ; il sole Bgombro affatto da esse. Cirri leggieri verso N. e N. E. Auvertenze. — II Barometro e collocato sopra una finestra a N. ; il Termometro e annesso al Barometro; l'uno e l'altro sono a mercurio. II Barometro, prima dell' eclissi. aveva il menisco coovssso, ed accen- nava quindi di elevarsi. — 585 — O O O o ' CO o fcn a. ■< ~ xi 9 -c -a ■a T3 T3 13 -a > 6- — CO T3 "o t/3 CO o cn a s CO o» o °* d t-^ •v. c1, cm cm ®1 SJ sq so t^ t-^ 63 6-1^5 cm to 10 to •* «* ■*r O CM CM tO CO ■* «? ■f o o Vf so to to to to CO eo eo to t— tr- © at 6- ^ o £ E G'J. ©. O CM^ Tl -_ 5 © o O^ a s to t— t- t- r- t- t"« t"" t» t- I- f o -— <* -* Bfi t- t- r- i-- t- r- l- I- i- c^ c^ t-^ •< H s « tO to to to to EO to ec to to to © P" 2 s^ t>" ^ e^ to — ; SO t0r. "?. £ 53 § is ^ . pom. 735n 734 734 j33, 733 733 733 733 733 733 733 733 733 733 733 733 733 733 733 ,33 733 733 733 734 7 36 7 1" 7 17 ',95 7°,3R. , III 7 ,2 ,5o 6 ,2 6,4 12° 6,8 ,65 6,8 ,55 6,9 ,65 6,9 ,5o 7, ,46 7, ,4b 7, ,4" 7, ,35 7, ,35 6,q ,45 7, ,5o 6,9 ,45 6 ,8 ,4s 6,8 ,4* 6,0 ,4b 6,9 ,55 6 ,8 ,5o 6,8 ,60 7, ,7° 7, ,10 7, ,3o 6,5 ,40 6,4 ,10 10 ,6 ,io 8 ,3 734» 7 /ii 7'(2 73, :■'" -.ix 7 3 2 7 3i 732 732 7.! 2 ,32 7.32 7 3 a ,32 73 2 73. 73. 73. 732, 7.12, 732, 732 734 733 7|2 746, ,3o 6,8R. ,7° 7. 7" 6,1 ,20 6, 3°,o R . ^ 6.4 4.4 10 6,8 5,3 ,i5 7. 6,2 8,8 3o 6,9 6, 10,8 ,3o 7» 6, 10,4 20 6,9 6, 12,5 23 6.9 6,1 ",9 2U 6,9 6,« 10,8 ,5 6,9 6, io,3 20 6,9 6, 9,5 10 6.9 6,1 8,4 i5 6,9 5,8 8,3 2(1 6,7 5,b 7,7 80 6,8 5,3 8,4 SO 6,8 5,2. 9, 9° 6,8 5,i 9,9 6,7 5,i 10,3 6,8 5,2 10,4 7, 5,4 10,8 ,4° 6,8 6,2 1 1,2 ,9° 6,7 7»' 9,8 ,60 6,3 4,4 ,60 6,3 3,5 A" 10, 8,8 Nubi sparse, vento. Id. Le nubi scemano Nubi sparse con nebbia, vento. Nebbia piu rada. Nebbia ancora piii rada, sole visi- bile Id. il Tento scema. Id. La nebbia copre alquanto il sole. Sole nieno oscu- rato. Sereno vaporoso. La parte del cielo, ov'e il sole, sgom- bra da nubi e da nebbia. — Aria quasi tranquilla fino a 2 ore e 33', poscia venticello. La nebbia s'avvi- cina al sole, il Tento scema. Sole sgombro da nebbia. — Aria tranquilla Nubi e nebbia in- torno il sole, Vento. Sereno. N. B. I Barometri ic istanza chiusa ; i Termometri all' apcrtn ; quello all* ombra a spirito di vino; V aliro a mercurio col bulbo nudo. — 587 — OSSERVAZIONl eseguile del prof. Domenico Lizzeri a Desensano durante I' eclissi del 15 marxo 1858. ORE POM. BAROME- TRO TER MO- METRO AIN'EMO- SCOPIO STATO ATMOSFER1CO O'sO' 53i'",00 5°,5R. Nubi sparse. Sereno vapoi oso iutorno il sole. Calnia. 0 ,20 331 ,00 6,0 Cielo piii sereno. Sole affatto sgonibro da nubi. 0 ,40 530 ,90 6,2 j Sereno iiTtorno il sole. Qual- che uube sull' orizzonte. 1 ,0 550 .82 6.5 Sereno. Aria leggerm. mossa. 1 ,20 350 .65 6,7 Nube Ieggera davanti il sole. Aria piii agitata. 1 ,50 550 ,55 6,3 o £ Sole coperto per due minuti da nube opaca. Veuticello. 1 ,40 550 .25 6.1 CO Nube trasparente davanti il sole. Ven to. 1 ,50 550 ,09 6:2 Ed •p Leggera nube dinanzi il sole. II veuto soenia. 1 2 ,10 550 ,09 6,3 Z ! Sule sgombro da nubi. 11 cielo piii sereno. Venticello. 2 ,50 550 ,09 6.5 Sereno. Vento. 2 ,80 530 ,25 6,7 Idem. 3 ,10 350 ,50 7.n Sereno perfetto. Vento forte. — 5*8 Pressione atmosferica. Le oscillazioni della pressione atmosferica furono os- servate in tutti gli otto siti su barometri a mercurio, ed ollre a cio tale osservazione si fece sopra un baromelro aneroide a Schio e su tre a Venezia. Le osservazioni, co- me stanno, manifestano un moto, che da prima oscilla, poi discende (iuo all' istante, in eui 1' oscuramento del sole sta- va per toccare o toccuva o aveva di poco oltrepassato il suo maximum ; da ultimo aseende. Ouesle variazioni del moto sono eoncordi tanto ne' barometri a mercurio quan- to negli aoeroidi, salvo in quello di Vicenza, cbe cresce di due deeimillimelri nelle due osservazioni corrispondenti al massimo dell'eclissi, e in quello di Agordo, cbe serbasi im- mobile. Da cio ne verrebbe cbe la pressione atmosferica si sarebbe diminuita quanto piu il sole s'andava oscurando ; accresciuta di mano in uiano cbe 1' astro del giorno usciva dalla congiunzione sua colla luna. Le quantita dell' abbas- samenlo dalprincipio alsommo dell'eclissi sonopero minime in tutti i luoghi, essendoche la maggiore, quella segnata dal- laneroide a scala inglese, non supcri i quindici centesimi di iinea, pari a tredici della linea francese, e la minora sia sol- lanto un centesimo di quest' ultima. 11 succcssivo iunalza- mento e da per tutto maggiore. Ala tale concordia spari- scc se le osservazioni si correggono col ridurle alio zero : allora in alcuni siti esse serbano 1' ordine sovraccennato, in allre lo mutauo ed ancbe lo iuvertono. Ecco il prospetto di quelle fra esse, cbe, per avere in- dicata la temperatura dello stromento, si sono potute cor- I'eggere. Avverto che, per facilitare i confronti, le bo lutte ridotte a linea e a centesimi di linea francese. 589 — VENEZIA UDINE TEOLO VICENZA SCHIO 1 333'".09 529'".32 526"',43 550"',C0 324".60 53 ,09 29, 57 26 ,40 50 ,64 24 ,64 53 .09 29 .51 26 .57 30 .71 24 .55 33 ,09 29 ,56 26 ,41 50 .61 24 ..53 53 .09 29 .51 26 ,45 50 .61 24 ,51 33 ,09 29 .51 26 ,44 50 .69 24 ,55 33 .08 29 .57 26 ,44 50 .69 24 .57 53 ,08 29 .57 26 ,43 50 .59 24 .56 53 ,09 29 .57 26 ,42 50 ,59 24 ,57 55 .10 29 ,42 26 ,37 50 ,59 24 .60 55 .23 29 ,42 26 ,44 50 .55 24 .61 55 ,25 29 ,42 26 ,49 50 ,55 24 ,65 Dunque e lecito credere che le piccolo variaziooi nota- te nci barometri dal principio al mezzo dell' eclissi fossero i > I Ci die altro dovute agli errori occasionati dalla tempera- tura, e che ii successivo rialzarsi della colonna barometri- ca verso la fine derivasse dallo stalo atmosferico, il quale di nuvoloso si faceva sereno. Pero siccome quell' abbas- sarsi e quel sollevarsi dello slromento in relazione all' au- mentare c al diminuire dell' eclissi fu notal.o non solo in alcuni dei barometri a mercurio, ma eziandio negli ane- roidi, che seniono assai poco 1' azionc per Uirba trice della temperatura, e non mancano d' altra parte cagioni per cui, diminuita rapidamente la forza calorifica del sole, il baro- mclro potrebbe discendere, cosi non reputerei inutile ope- ra, che, al rinovarsi di simile circostanza, si eseguissero osservazioni barometricbe eslcse e con isquisiti stromciiti. solo niezzi) di assicurarsi se t'ra quo inoti e le fasi del l'e- nomeno siavi una qualche relazione di causa e di (.'ffetlo. fen'e 111, T III 75 — 590 Temper at lira. Le mutazioni di questa si sono studiale con termomc- tri rivolti al nord o in sito aperlo, ma all ombra, e con altri esposli ai raggi diretti del sole. Lc osservazioni coi primi si sono nell' uno o nell' altro modo eseguitc in tutti i luoghi, salvo a Treviso, dove osservavasi con tcrmome- tro annerito ed csposto al sole ; quelle con termometri comparabili all' ombra ed al sole si sono falte a Venezia, a Udine, a Schio e a Vicenza. Io ne daro qui i risullamenti, ma debbo avvertire clie lo stato variabile dell1 atraosfera e le frequcnli mutazioni nella direzione e nella forza del ven- fo lurbarono quasi da per lulto il regolarc andaraenlo dc- gli slromenti, che non sempre percio risposero al diminui- rc e a! crcscese dclla superficie solare. Osservo intanto cbc il molo disecndenle ed ascendente nei lermomclri all ombra fu picciolo c non regolarc, es- sendoebe in qualchc sito fosse maggiorc il primo, in qual- che allro il secondo. Ini'alli — 591 — PAESI Numero dei gradi percorsi dallo stromento nella discesa uell'asce- sa DIFFEP.ENZA iu piu id meno Venezia Agoido Udine Teolo Vicenza Schio Desenzano O 2°;3 2,0 I .-J 1,6 1,8 1.1 2°,0 1,6 0,6 2,0 2.2 1 .1 0,4 0.4 0°5o 0 A 0,6 (') La discesa a Venezia fu maggiorecho altrove, perche il termo- nielro, quantunque all'ombra, riceveva i raggi solari riflessi da un'alto muro posto a circa 15 metri di distanza. Qucsto molo si fa ancora rain ore uci terraometri col- locali in sito riparato c rivollo al nord, conic Io moslrano in Venezia quelli del Scniinario Talriarcalc c del Pisanello a S. Polo, e I'allro di Desenzano, il primo dei quali discc- sc 0°,6 cd ascese l°,5 ; il sccondo scesc 0°,ri e sali \°,0; il (erzo s1 abbasso 0°,G e s* innalzo 0°,8. Anzi il termorac- Iro asciulto del psicrometro viccntino continuo nel suo moto ascensivo da 5°, 8 a G°,2, come sc il fenomeno non accadcssc. Ecco ora le osrillazioni dei terraometri al sole. PAESI — 592 — Numero dei gradi per- corsi dallo stroniento nella disees. neli'ascesa DIFFERENZA in piii iii mono Venezia Treviso Udine Vicenza Schio 1%9 •1.1 7.7 .1 .:; i,8 5°.4 5,1 6,8 M 3 .:; 1",5 0 .7 0°.9 I ,3 Anche quesie oscillazioni souoben lunge da I mostrarsi concordi. Esse variano nella quantita assoluta e nella rela tiva degli auraenti e delle diminuzioni. La piu ampia, e forse la piu attendibile, si e quella di Udine, solo paese, do- ve il cielo si conservassc sempre sereno o quasi sereno, ed ivi infatti troviamo la maggiore temperatura nella se- conda osservazione, quando cioe eominciava 1' cclissi ; la minima nella settima, quando quella toecava il sun ma- ximum^ ed una certa proporzionc fra le quantita di tempo corso dair una all' allra osscrvazione c quelle dei gradi guadagnati o perduti. Anzi se dai gradi, che segnava il termometro al sole, cosi sul cominciare che nel rnassimo dell' eclissi, si sollraggano quelli segnali nello stesso mo- mento dal termometro all' ombra, si hanno i numeri 9°, 7 e 2°,9, esprimenti l'effetto calorifico dei raggi diretti, I ul- timo dei quali e poco meno che un terzo del prirao. A Udi- ne vediamo anche la temperatura finale alquanto minore — 593 — di quella scgnata sul principio, siccome doveva accadere, essendo in quel frattempo il solo disceso di Ire ore dal me- ridiano. Non cosinegli altri paesi, ne' quali la temperatura maggiore trovasi sulIa fine, o sulla terza osservazione, quando gia 1' eclissi era inoltrata, e la minima non sempre sulla setlima (quella del maximum), ma a Venezia sulla se- s(a e a Schio sulla ottava. Per6, malgrado tali discordanze, di cui gia aceennai le cagioni, si ottiene un singolarc risullamcnlo, allorehe si ccrcano le diffefenze delle eifre termometriche dall' una all'altra osservazione, o in altri termini le quantila parziali degli aumenti e delle diminuzioni. Ecco la lavola relativa. In essa mancano le diffeienze fra la prima e la seeonda os- servazione, non ehe quelle fra lundecima e la dodieesima, perche durante que' due inlervalli 1' cdissi o non era co- minciata, od era bclla e compiuta. — 594 -~s== -< 1 twain 00 7 '/ ~ Q z in _ s - r E H es i a a b 'S, b — an <=>„ ■* - 1 •S - ° G-l o «< I nti 8 hi SO s 1 l" G-l — 1 — c z W ^ b r o -1 t> t- > b , O | — ""' - - o si 1 onara to oo 00 35 CO a z Z 1 a 1 H! o - l?> 3 o a a ' 'EL P 9" to ■/- M so a ' C _ ~~ 3-1 © 4 SI ouaiu 00 «* so _ z 1 u! o o o ta 03 w 1 w Eh )t (3-1 _, IB C^ "*„ 5 l .2 o o o sq o si . ouaiu t> w C2 z 1 l" o r> o si a as w \ -a b b 1 'EL so 17 o c_ © G-l 1 Q \ a o — ' o *■* "~ o i- 1 o ~ c b c b b b o o G-l 71 Tl m G-l e " "3 o ~ o — o o - - o 2 : -a ; : _ to , -_ 1- oc OS C - — ~ J2 55 J. s 55 a g a a CO > - SI c -- iC CC r-> x ex c w cS n ^ ,. „ „ H « /. — 595 — II risultamento, cui accennava, si 6 die da per (utto le prime differenze, le ultime o quelle del centro, sono minori delle res tan ti ; anzi le prime lalvulla sono in piii, bench e il disco solare cominciassc a scemare. Solo a Vicenza trovia- mo un eeeezione nella prima differenza, la quale e in raeno e piuttosto forte ; ma quando si pon mente che la successi- va, lunge dall' essere in mcno e in piii, cioe aceusa un au- mento della temperatura allorche dovrebbe segnare una diminuzione, si vede tosto ebe la irregolarita dipende dal sole pin o meno velato. Vero e del .pari che fra le prime c le ultime osservazioni 1' inlervallo corso fu di 20 minuti e fra quelle del centro di 10, ma e vero altresi ebe quand' all- elic si sommino fra loro due differenze del centro la somma resta serapre rainore delle differenze intermedie. Del resto queslo fatto spicca palese a Udine, dove il cie- lo fu sempre sereno : ivi le differenze centrali ed estreme sono molto minori delle intermedie. Ora e a considerarsi ebe negl' inlervalli corsi fra la seconda e la terza, e fra la decima e lundecima osservazione si copriva e si scopriva un lembo del disco solare ; fra la sesta e la setlima restavano parimenti scoperti un lembo ed aleune delle parti piu ester- nc del sole; al eonlrario negl' inlervalli delle allre osserva- zioni occultavansi ed apparivano le parti centrali di esso. Dunque, in tempi pari, la temperatura aumentava e dimi- nuiva assai uieuo quando s' iininergevauo od emergevano le parli periferiche dell' astro diurno, che non quando si na- scondevano e ficomparivano le centrali. Queslo risulta- mento verrebbe in conferma agl'ingegnosi sludii del Sec- cbi sulla diversa temperatura delle varie parti del disco solare, se pern circostanzc atmosfericbe piii favorevoli avessero accompagoato le osservazioni, e si fosse delermi- nata anlicipatamente col calcolo la quantila delta superficie — 596 — solare occullata o scopertasi in eguali intervalli di tempo. Senza di cio il falto ha poco o nullo valore, e lo accenno sollanto per moslrare come potrebbesi con diligenti osser- vazioni ed ottimi stromenti e favorevoli circostanze seio- gliere per queslo niodo durante un' eclissi il problema slu- diato con altri mezzi dal Sccclii. Nolo eziandio clie i termometri all' ombra segnarono il minimum della temperatura quando una e quando due osser- vazioni dopo quella corrispondente al maximum dell' eclis- si, nella quale, come vedemmo, segnarono invece il minimum i termometri al sole. L'intervaUo di tempo l'ra il minimum di questi e di quelli lii dunque or di dieci or di trenta mi- rauti. iNe offra esempio per lutle la tavola delle osservazio- ni udinesi (Vedi Tav. graf. I, fig. I). A <[ueslc investigazioni altre se ne aggiunsero dirctlc specialraente a determinare con maggior precisione gli ef- fetti calorilici dei raggi solari nei varii tempi dell' eclissi e Sa differenza fra 1' assorbimcnto c I' emissione del calorico per parte dei corpi. A questo seopo appesi ad un sostegno in piena aria un otlimo termometro a mercurio con bulbo mulo ed annerito, c vi posi dinanzi un riparo di tavola alia distanza di circa metr. 0,50 in guisa clie loglicsse alio stro- mento lutti i raggi diretti del sole. Quest' ostacolo potevasi facilmente rimuovere e rieollocarc. Fatlo cio nei tempi predestinali aHe osservazioni notavasi da prima la tempe- ratura segnata dal termometro, la quale, rispetto all'altra, ehe durante lo sperimento si sarebbe guadagnata e perdu- ta, si puo appellare slazionaria; poi allontanavasi Y ostaco- lo per un minuto primo, e si scgnava la temperatura in quel breve spazio di tempo acquistata ; da ultimo, riposto I ostacolo, si osservava quanto in altrettanto tempo il tcr- niomdro fosse disceso. Lo stesso sperimento faceva il Pa- — 597 — zicnii a Vicenza variando soltanlo il tempo dell' esposizio- ne dello stromento ai raggi diretti del sole, che fu ivi di 2 minuti, c la dislanza dell' oslaeolo dallo stromenlo, ehc fu d' un melro. Eeeo le lavole relative : V E N E Z I A 1 Termom con bulbo annerito Temp, manifest. in 1', ri- messo il riparo STATO ATiMOSFERICO 1 OBE Temper. slaziona- ria Temp. acquistat in 1 ' sen- za riparo 0 K& 7°,5R. 9°,5R. 8°.9R. Nebbierella alta; aria quasi tranq. 1 0.29 7.5 10, 9, Sereno fosco. 0 ,49 7.8 •10, 9, Serene, fosco; aria Ieggerm. mossa. 1 .9 1 .29 7,1 8.2 8. Sereno verso il sole; venticello. 7, 7,8 i ..> Orizz. vaporoso; aria piu quieta. I ,59 6.6 7,2 7. Sereno ; calina. 1 .49 6.4 7,1 7, Quasi serenn. 2 59 6,'4 7,1 7. Quasi sereno. Aria letter, mossa. ! 19 7.6 9,1 9, Cirri leggieri al nord. J 59 9,2 10,5 9 .8 Cirri piii densi epiii estesi. Ventic. -j 59 9.5 II. i 10.7 Nubi ieggiere dinanzi il sole. 5,19 10 _' 1 11,6 11 , Cirri sparsi e leggieri ; aria leg- germente mossa. VICENZA Temper. a ?i ana- Temp, acquistat. in 2' sen- za riparo Temp, manifest. in 2 . ri- messo il riparo STATO ATMOSFERIGO 0i' .2 V 0 ,42 0 .:>8 i ;i4 i 3 1 ,46 2 ."1 2 .is 2 ,54 2 ,50 5 .8 Serii HI. T. Ill o°.oc. 15".1 C. 9.8 12.6 9.5 12.0 9 . i 12,5 8,5 10.0 8.2 9.0 8 2 9.2 8,5 10,0 8.8 11 .1 [0,0 12.5 10,6 15,9 10" 10 9 s 8 8 8 8 9 id Hi .IC. .0 .7 .8 -s Solo velato. Agitazione leggiera Sole velalo. Agitazione forte. IJ. Id. Sereno. Agitazione leguera. Id. ' Id. Id. Id. Id. Id. Id. Id. Sereno. Calma. Id. Id. Sole velato. Agitazione leggera. — 598 — A conoscere ora la perdita della forza calorifica fatla dal sole nei varii tempi dell' eclissi si scrttragga dalla tcm- peratura stazionaria quella segnata dallo stromento dopo la sua csposizione. 1— « o ~ ~Cv U'j M cl "c» 2 1 * cl CO j rt =o 2 * "o o in ! u cl V> ° " in *cr - E^ i '« .c o c^ o o 3 vT „ ^ | r* jS o " "cs <£> Cl O X o" Q " rt O oc to o "^ «> ° "ct> rt " *"* n c"1 cf 0 C^ o v-> 0 in 0 " "a> tfi a o •n cl '5 3? c h ■-■ c ts s a .a c He- -2 „ '-. o O CO CO CO -I -4 o o m - *cr cl 00 _ CC in o m ^ - H Z O cl N 7i ao O : PS a **£ ^ o •> X en O i o M oo e> c2 in ° « 1 w •^ oc c ; Q — ; - I! - O 0 Jc m o "3 1 ■c O cl " 1 Cl 00 O CX cl 0 O cl d o •> co" | O O CO CO _ « O 'Z R B.&.S E2, Hh ii i» r " — 599 — Dunquc lanto a Venezia quanto a Vicenza la differenza ha le due temperature al sommo dell' eclissi sta a quell a del principio eorac circa I a \ : non eosi quella del sonimo rispetto a quella della fine, nelle quali a Vicenza il rapporto serbasi presso che identico, mentre a Venezia si riduce co- me \ a 2,0G. Vediamo la differenza fra 1' assorbimcnlo e 1' emissionc rispetto al calorico. — 000 — en v3- o oc m - o in O ^3- M H "o o ~^— 0 o V3" w <" o "o o K o ~ o o Nl 'o 1 > a (A 1 en - 0 o ■ •^ :l V- - "o o 0 O cl X M 1_^ 1 " cr. ~ | = *o> ! •J, c. "•■ o 3 o o >, - » °„ oe a o Cl -q " 1 -_ _ ' •- _-, in — . = a. " V a i : *H._ l ~ c CO ro CO '0 d c| cl ^cj- O ci \ « - o" U O "cf o -, - SI -~ c ' 3 < > cl ° O : W '/: O O W 35 0 ~" "-. - O \ " CO cl £ "> "I - "o N rt 1 V, cl 1 _•* . " " o ] -_ _ o 1 cl 1 O !! : z -., 1 .2 ^ ! c- £ - S ll H ' Da queste lavole si scorgc clic a Venezia 1' eraissione del calorico per parte del termometro fu raolto piu debole die a Vicenza, differenza, ehe potrebbe procedere dall' o- — GUI — stacolo riiiiov itore do' raggi solari, cho qui era piii vioino alio stromento, c forsedalla diversa spessezza della inver- nicialura nera, che copriva i due bulbi. Perd tanto a Vene- zia che a Vicenza in tutte le osservazioni gli stromenli csposti al sole e rimossi assorbirono piit calurieo che a tem- pi pari non ne perdessero. Ed anche questo viene a confer- ma di alcuni sperimenti eseguiti or fa qualcbe anno dal Secchi. Tensione del vapore e umiditu relative dell' aria. Le osservazioni psicrometriche non furono tenute che a Venezia e a Vicenza. Esse danno in lulli e due i paesi i risultati seeuenti. VES E Z I A VICENZ A u Umidita Pressioue Umid iia OKE POM. ORE POM. del vapore relativa del vapore relativa Oh .9' 2 ".59 840,6 0'--. l'",93 68.7 0 .29 2 .56 82,8 0.26 2 .12 70.4 0 ,49 2 .56 82,8 0 ,46' 2 ,05 60.9 • > 9 2 ,54 83 .0 1 . 6 2 .05 66 9 1 ,29 2 ,49 82.7 1 .26 <2 .21 7' 1.8 1 .59 2 .47 82 .6 1 ,56 2 .21 "/0.8 1 ,49 2 44 8l' .4 1.46 2 ,21 70.8 1 .89 2 .47 84.3 1 .56 2 .21 70.8 2 ,19 2 .44 82 . i 2.16 2 .21 7U.8 ! - ,39 2 ,52 81.5 2.36 2 .26 71.5 2 ,59 2 ,53 78 .3 2.56 2 .57 74,7 5 ,19 2 ,58 78,6 5.16 2 .57 74,7 Dunque a Venezia la tensione del vapore diininui rego- larmenle fino al maximum dell'eclissi ; crebbe indi sino alia — 602 — line, e raggiunse quasi il punto di prima. L umidita rfetati- va procedelte mono regolarmente :' massima poco inoanzi il principio dell' eclissi, quando il cielo era tuttavia sparse di nubi, diminui alquanto, indi crebbe toccando un secon- do maximum in corrispondenza al minimum della tempera- tura de!l' aria segaata da un termometro rivolto a N. (Vedi Tav. graf. X, fig. 5) ; da ultimo torno a diminuire c discese sino alia fine. A Vicenza invece la tensione del vapore ; da prima in aumento; diminui alquanto fino alia quarta osser- vazione; poi stette immobile, da ultimo crebbe: cosi 1' umi- dita relativa. Tale differenza proviene da cio cbe a Vicenza i tcrmometri del psicrometro, lunge dall' accorgersi della diminuita calorificazione solare, continuarono a erescere dal principio alia line dell'eclissi. Pereid a Venezia soltanto si ebbe durante il fenomeno, e torse per effetto di questo, il passaggio di una tenue quantita di vapore acqueo atmo- sferico dallo stato elastico al vescicolare. Direzione c forza del venlo. II vento in alcuni siti mantenne direzione costante, e vario poco assai nella forza ; in aliri mulo nell'una e nel- I' altra. Spiro anche da punti molto diversi secondo il pae- se. A Venezia spiro da IN. IN. 0. con forza da principio maggiore, indi diminuita; a Treviso vario di contiuuo fra S. S. E. c N. 0. sempre leggero, ma piu lieve ancora verso il mezzo dell'eclissi ; a Udine fu di IN. E. e leggerissimo; ad Agordo nella bassa valle soffio da S. S. E. fino alia quarta osservazione, poi da N. N. E., e sempre in questa direzione verso la cima dei monti, e con mite forza ; a Teolo sulle prime venne da E. N. E., sulla fine da 0. N. ()., e fu tale da dirlo appena una brezza ; a Vicenza vario da N. a S. S. (.)., — 603 — ma piu frequenlemenle spir6 da S. S. E. e con forza, die ando sempre diminuendo ; a Schio fu di S. 0., piuttosto gagliardo da prima, poi piu tranquillo ; a Desenzano inline calma da prima, poi leggero vento di N. E. non continuo, ma a buffi. Da cio si scorge non esservi stato ne prima, no durante, ne dopo 1' cclissi nessuna gagliarda corrente atmo- sferiea, ma lievi moli soltanto dipendenti dal rolto equili- brio della temperatura, c varii secondo la varia conforma- zione dei siti. Stato almosferico. II ciclo fu sereno ad Udine e ad Agordo ; vario negli altri paesi. A Venezia e a Treviso sereno e vaporoso sin verso il mezzo dell' eclissi, indi cirri sparsi c leggieri ; a Teolo, a Schio e a Vicenza, nubi rotte, ma spesse da prin- cipio, poi quasi sereno ; da ultimo, eccetto Teolo, il so- le nuovamente velato ; a Desenzano or nubi sparse sotto forma di cirro-strati e di cumuli, ora sereno. Dunque in generale to stato atmosferico non era il piu favorevole alle osservazioni, specialmente a quelle, clie si riferiscono a'le oscillazioni della temperatura e alia forza fotogenica della luce solare. Ne pare die il fenomeno dell' eclissi concor- resse gran falto a mutarlo, impcrciocehe se in qualchepae- sc il cielo si fece piu fosco col diminuire del disco solare, in altri si ando serenando. II cielo, trannc ad Udine, dove sulla mallina avea nevicato, indi di subito rasserenato, sla- va lentamenle, e per effelto delle solilc cause, passando dal nuvoloso al sereno, e tale fu anzi da per lutlo la sera. — 004 — Etc Unci Id at mos [erica. La foglietta d' oro dell' elettroscopio del Bohnenberger si aecoslo costanteinente al polo negalivo della pila a seeco prima, durante e dopo 1'eclissi. L' elettricila atmosferica si qddimostr6 quindi positive*. Ozono atmosfcrico. Malgrado UiHe le incertezze, die aceompagnano le os- servazioni ozonometriche nou volli trascurare d' instituir- Do, si perche non fu preso ancora partilo di abbandonarle, e si anche perche |e differenze delle reazioni ozonometriche, rispetto alia hue, si sono mostrate alcun die piu concordi. Collocai (Unique trasversalniente a due astelle parallele e poco distanti di legno, quattro cartoline ozonometriche dollo Schoenbein infiggendole in apposite fenditure, e que- s to feci un' ora e quiudici minuli innanzi 1'eclissi: delle quattro cartoline la prima doveva essere slaccala per lerzo e immersa nell' acqua stillata e comparata colla scala di dicci gradi ad ogni ora c un quarto, o percio il primo terzo al corainciare deU'eclissi, il secondo verso il mezzo, 1' ulti- mo alia line. La seconda dovevasi leva re intern, corso il primo intervallo di tempo, sostiluirla con altra, che si sa- rebbe levata dopo eguale intervallo, e cosi sino al termine ; la terza dovea restare esposta per due intervalli, cioe per due ore c mezzo, ed essere quindi tolta, ne piu rimessa, sul maximum deU'eclissi ; la quarta finalmente era stabilitoche durasse esposta per tutli glinlervalli di tempo, cioc die si levasse alia line. In qucsta guisa si avevano reazioni ozo- nometriche a brevi ed eauali intervalli, e reazioni ad inter- — ,49' a Oh- ,58' 9' 7. 1 » 1 , 8 »1 .15 Vj 7 'A » I ,28 » 1 .59 <■. A,/,s,J,r„s ,/,/>. _ L opia MU prove fotn^ra fir l)r pstHve _j u?ollc ad itii t&cio i)eC l\no Siamelto T«> \l RELAZIONE E COMMENT! SOPRA IL CAPITOLARE DI CARLO MAGNO INTITOLATO DE VJLLI8 GAROLI HAGKI DEL H. E. CAV. DOTT. AGOSTINO FAPAftfNI — =G8S° — Allorche compilando io la storia dclla legislazione e giurisprudenza georgica (di alcune parti della quale mi onorai di tenere leliura a queslo i. r. Islituto) ebbi a par- lare di que'secoli delle dominazioni barbariche in Italia, secoli in cui non era dato di scqrgere no luce di scienze, ne eonforlo di letteic, e lutta la narrazione e un succe- dersi di accanite discordie, di violente usurpazioni, di ecci- dii di eitta, di slerminio di ville, di tirannia di yincitori, di oppressione e servaggiodi vinli, parvemi oguioramuo- vere il passo pauroso ed incerto entro tenebrosa forcsfa, da cui dopo lungo e lungo girare mi si aprisse d'im'prov- viso un lonlano prospelto di semi-oscura e semi-irradiata linmaginc colossale. — 012 — Da questo maestoso allegorico simulacro e agevole, o signori, il cono?ccrc, cIjc io voglio accennare a quel Carlo Magno, clie colla sua apparizione segna nel mondo un' era novella, e clie verso 1' anno 744 dell' era cristiana, debel- lato Desiderio, ultimo re de'Longobardi, ne conquista il regno, e si fa coronarc in Roma imperatore d' Occidenlo. Questo saggio e valoroso monarca, a cui fu dalo dai Franchi il nomedi sanlo, venerato sugli altari, e cliiamato a buon diritto universalmenle Magno, perche mostrossi grande e in pace e in guerra, e perche possessore tranquillo della piii bella parte d'Europa, prolesse la religione, pro- mosse gli studii, fu udito piii volte dalla sublimits del tro- no deltar leggi agrarie ed eeonomiebe. Tra queste mi sem- bra, die tenga un principal luogo quel suo Capilolare Dc viltis regiis, di cui imprendo a porgere relazione e com- menti. E poichc dalle molte indagini da me fatle venni a rilc- vare essere il sullodato Capilolare pressoche unieo in talc materia, ed in tale epoca,e poco allresi conosciuto da Ic- gisti non meno clie dagli agronomi dei giorni nostri, cosi avvisai che meritasse di essere reso piii cognito si agli uni che agli altii. Ed a cio fare tanto piii mi sprono la riflessionc, che in questa moderna eta progressiva si estese e si dilato per tal modo la scuola storica della legislazione, che l'eccel. i. r. Mi- nistero austriaeo dell'istruzione pubblica ordin6 di recenlc col riveribile decreto del 18 ottobre ^857, che presso le due ii. rr. Universita di Padova e di Pavia pel terzo e quarto corso della facolta giuridica sia consideralo mate- ria d'obbligo l'insegnamento della storia del diritto E qui non posso taccre la dolce compiacenza, che mi c provcnula da questa ministeriale disposizione; giaechc — 013 — esscndo piii di sei lustri die slo lavorando inlorno alia detta sloria della legislazione e giurisprudenza georgica, mi rallegro di essere io stato Ira primi a prevedere I utilita, c diro allelic la necessila di tali studii islorico-lcgali, cbe io poi per mia parte applicai pceuliarmenlc al diritto gcorgico. Dissi clie il Capilolarc di Carlo Magno De villis era unico e poco conosciuto, e cio affermai still' asserzione del mio onorevolc amico, anzi diro meglio, veneratissimo maestro, clie fu, conle Filippo ttc di Reggio, colcltre e ri- nomato professore di agricollura nell' universila di Bolo- gna, il quale nella prefazione slorica del suo Dizionario del libri di agricoltura (Venezia, Vol. I, 1G.°) assevero, clie il sullodalo Capilolarc c V unico scritto del secnlo /.V, che al jus agrario spccialmcvle appartenga. Queslo cenno fu il illo die mi condusse dopo niolle ricerelie a rinveni- re il delto Capilolarc, die giaceva poco conosciuto ed inosservalo in una voluminosa coliezione di allri Capito- lari di hen differente materia. II fraocese Stefano Boluzio fu il primo die Io pubblico colic stampe di Parigi ncl 1762, in due volumi in foglio, insorendolo nell' opera inlilotata Capitularia regitm fran- corum, opera riprodotta ncl 1752 dal veneziano lipogra- fo Antonio Zalta collo slcsso titolo, e ncl medesimo for- mato, alia qual edizione nc susscgui presso che identica una tcrza in Fari^i ncl 1780. Non essendomi avvenuto di trovare stampato solo cd isolatamcnte qucsto Capitolare, ne niai corredato di annn- tazioni, mi determinai di trarlo dal soppediano, come si dice, sembrandomi docuraento molto importante non sola- mente per la storia speciale della soorgica legislaziono. ma eziandio per quclla universale del diritlo. Fmpercioc- Serie HI. T III. 78 — 014 — cue e opinione de'piu accrcditati sloriografi moderni, che segnando Carlo Magno nella sua apparizione un'era no- vella, cosi quanto egli opcro c quanlc leggi c costituzioni emano, formino un' osscrvabilc transizionc tra la barbaric e la civil la. Davasi il nomc di Capitolari ncl secolo IX a quelle leggi speciali cbc decrelavansi dai sovrani, divise in capi- loli osczioni: c queste spcssc volte venivano proclamate nei comizii nazionali. La lingua in cui c deltalo il noslro Capitolare e la latina, ridondantc di vocaboli franeo-bar- barici, per una grande parte de'quali conviene ricorrere all'intcrpretazione del Glossario del celebre Ducange, in cui pero non sc nc trovano di molti la spiegazione, e con- viene o indovinarli o dedurli per analogia. Osscrvero a questo proposito, die di alcune di delle voci barbarichc ne sono rimaste le traccic si nell'idioma franccse, die ncl noslro italiano: come per csempio appresso i francesi la parola corvada ricorda la corvee, imposizioni o tributi ; la parola caruca, charue, aralro: e presso di noi Or o Hum bruolo, orlo o campo cbiuso; socja grossa corda, voce adopcrata ancbe oggidi da'contadini Trivigiani, ed usata da Dante, ove dice ( Inf. c. 5 1 . ) : « Cercati al collo, e troverai la soya. » Cosi parimente varie altre, che qui ommetto per brevita. Questo Capitolare e diviso in scttanta capitoli o para- grati, abbraccianti cinque facciate in colonna di stampa in foglio. L'unica differenza cbe vi ho riconosciuto tra una edizione e l'altra delle citale, consiste che nella vcnela , avanli dell' intitolazione : Capilulare de villis Karoli Magni, datum per annos regni illiiis, idest untequam ficrel impe- rator vi sono premesse queste parole: anno Christi 800, — 015 — Capilulare Karoli Magiii regis 32, onunesse nell'edizione parigina. II Cupitolarc per6 nelle succitate edizioni comin- cia uniformcmenle con qucstc parole: Incipit Capilulare de villis el curtis impcratoris, c (inisce con Ic seguenti Explicit Capilulare Dominicum. Inlorno al signifiealo dolle quali due voci villis el cur- tis non Sara inutile il dire, che villa tanlo a' tempi roma- ni, che poslerlormente indicava una easa dominicale con poderi annessi, fornita di quanto occorre alia coltivazione de' medesimi , e la voce curies curlis, o curia curiae del medio e\o, derivata da cokors cohortis de'lalini, si- gniflcava possessione di molti poderi ed abitazioni unite iusieme fornita, oltre che di cio che si richiede al coltiva- mento de'fondi rustici, anehe di giurisdizione di mero e misto impero. E di tale privilegiata dominazione erano in- signite le corti regie e principesclie, e talvolta per privile- gio e concessione de'regnanti anclie quelle de' magnati se- colareschi , nonche dei vescovi e degl' insigni monaster! ed abbazie, si di monaclii che di monache. Falta rillessione al complesso del noslro Capilolare, semhra che lo scopo per cui fu dettalo dal monarca fran- cese, fosse quello di ordinare con uno statulo preciso e uuiforme 1'amministrazione, lanto giuridica quanto econo- mica, di ciaschedu'na delle vaste sue ville o regie corti. Non e poi che il Capitolare lenga, nel dellato delle sue disposi- zioni, separato l'esercizio dclla giurisdizione politico e giu- diziale dall' amministrazione agrario-economica. Questa separazione non si conosccva a quei tempi, e se nc univa- no quasi sempre le attrihuzioni in un sol carico ed in un solo individuo. Nel toccare che faro delle varie ordinazio- ni del Capitolare dividero possihilmente le mansioni giuri- diehe dalle amministrative. — 616 — Coniinciando pertanto dalle attribuzioni giuridiche, ri- sulta die 1'esercizio supremo di queste era riserbato al solo re, ed in sua assenza alia regina, non apparendo in nessun caso die ad altri fosse concesso di rapprescnlare la regia autorita. Pare pero ebe 1' amministrazione delle regie ville e corli fosse tulla nelle ordinaric incumbenze delegala ai giudiei, e questi, secondo le loro mansioui, eser- citassero lanlo il giudiciario, quanto l'eeouomico governa- mento. Sebbene in un solo eapilolo o paragrafo sia falla menzione dei ministeri del eonte, del siniscaleo, del batti- colario, o iutendcnte delle eantiue, come eariehe superiori a quelle di giudiei, pure nessuna peculiare ineumbenza si assegna nel Capilolare a quesli Ire ministeri, e tutto inve- ce si demanda a' giudiei, e di tutlo si tengono responsabili. Se non che aveano essi Tassistenza dei loro eoadiutori e vicarii, dei deputati e decani, e di aleuni altri subalterni, chiamati maggiori e juniori: quesli ultimi si puo rileuere che equivalessero agli alunni de'giorni noslri; 'e pei bassi ufficii v'erano i clamatori o sgridatori, die corrispondono a un di presso agli odierni uscieri e cursori. Era aflidata ai delli giudiei la conservazione ed intan- gibility del fondo tei-ritoriale, dei privilegi e delle immu- nila ad esso aspeltanli, coll'obbligo d'impedirne qualun- que abuso o detrimento. Era proibito a' giudiei, ed a loro sostituti d'approlitlare a proprio uso e vanlaggio dei pro- dotti delle terre loro aflidale, ne valersi degli stromenti, ue degli arredi, ne dei servi, ne degli animali della regia corte: e Ira le principali proibizioni vera quella: Non prae- sumant nostrum familiam in eorum serviiium ponere, nc- que ulla donu aO ipsis recipiant. La conservazione ed inalterability dei pesi e delle mi sure della regia corte era pure ai giudiei devoluta, affinche ne — GIT — ^nisse sempre un c<|ii<> riparlo dei prodolli, die dovean- si vendere, eomperare o cambiare. Ed era cosi preveggenle il legislalorc in questo suo regolainenlo, cbe iocaricava espressameote i giudici a ri- conoscere ed impcdire, cbe i loro suballerni per tnercata 11011 eant: reconoscendosi dannoso ancke in quell' epoca the i eoloni perdessero il tempo nel frequentare senza ur- genle bisogno i niereati. Del qual tempo voleva cbe si te- nesse grau conto; ordinando, cbe se la nccessita il richie- desse, si raddoppiasse il servizio, prolungandolo anche di nolle, soggiungendo quesle parole: Dies qxcos servire de- bent, per negligenliam noil dimillant perdere. Ma se i delli inservienti lasciassero incompiuto alcun lavoro per trascuraggine, o non eseguissero qnalclie co- mando ricevuto direltamente dul re o dalla regina, e di ci6 non abbiiino otlenulo il sovrano perdooo, debbano, se souo in eta giovanile, reearsi a piedi dal luogo del loro officio al palazzo reale, ed ivi fino a lanlo cbe non siano accolle le loro discolpe, recipient sententtam aid in dorso, nut quomodo reffi aut reginae placuirtt. Era saviamenle disposto, che secondo gli ordini sovra- m dovessero i giudici chiamare di lempo in lempo a eon- siglio i loro colleglii d'ufflcio, ed operassero in appresso a tenore delle determinazioni, che dal consigiio venissero prese. Per conoscere poi i bisngni de'suddili, e provveder- vi senza ritardo, doveano i detti preposti tenere frequenti udienze, aflinehe la famiglia dolla corle vivesse regolar- mente e tranquillamente. Non e niente raeno osservabile quel paragrafo del Ca- pitolare cosi concepito: Se alamo de'nostri servi volesse manifestare qualche cosa a carico del suo superiors o mae- siro, il giudice proevri d'indagare la causa del reclamo, per — G18 — evitare the il reclamante si rechi sino al noslro Palazzo: non tjli si impcdisca perd di venire se persiste in tale dc- terminazione. Dalle minori trasgressioni passando a gravi tlelilti con- tempi, iti dalla criniinale giurisdizione, il regio Capitolare di Carlo Magno minaccia nienle meno die la morte: Si fa- milia nostra parlibus noslris aliquam fecerit fraudcm de latrocinio, aul alio negleclo. De relit/iio vcro pro lege reci- pial disciplinam vaputando. Ed a ques'e ullirae parole del testo m'e d'uopo fare un' annotazione, vale a dire, riferii- mi al capilolo susseguenle, in cui c detto, che agli uomini liberi si faccia quella giuslizia eke loro compete ; c eosl pure i Franchi accasati e domiciliati nelle ville regie sieno trallali c giudicali seeondo il palrio loro staltilo. Ne consegue da cio, che con tale dichiarazione volcva Carlo Magno favorire e rendersi affezionali i Franchi: e concedendo loro di essere giudicati colle proprie originarie di loro costituzioni, ommetleva di riportare in questo suo Capitolare quelle severe e molleplici penalita, che in mate- ria di furti, di danni dati alle campagne, ai hesliami si contengono in altri appositi Capitolari , come se ne ha I'esempio nello stesso Pactum legis salicae emanato dal medesimo imperatore. E qui m'e aeconcio I'osservare, che le prime leggi ema- nate da'popoli barbari contengono quasi esclusivamente ordinazioni di primitiva giustizia; conobbero i legisla- lori la necessita ed il bisogno di provvedere prima d'ogni altra cosa alia repressione delle violenze e dellc rapine, die il soldato viucitore trasporta dal carapo di battaglia al campo deiragricoltore debellalo. Cnsi mi avvenne di riscontrarc bene spesso nell' esame eh' ebbi a praticare nella eompilazionc della storia delfagrario diritto, svol- — 010 — gcndo gli cdilli dc'gli Ostrogbti, dcVisigoti, degli Alcmauni, de'Ripuarii, de' Burguodiooi, e di altre barbaricbe nazioni di quelle oseurissime ela (vedi il citato Baluzio c Cancia- ni Rarbarorum leges antiquae; in Ven. 1781 infol.). Meno spinose e diflicili, ma pure piu vaste ed estese erano le mansioni agro-economiche, che ai giudici dello regie ville e corti erano aflidatc dal Capitolare di Carlo Alagno. Quantunque anehe a qucsti inearicati si desse, co- me a7 giurisdizionali, il norac di giudici, pure se non pel tilolo, almeno per le altribuzioni si distinguevano dai pri- mi, ed erano da riguardarsi come sopraintcndenli alia campestre economia. Laonde slava ncl loro inearico di ordinate alle oppor- tune slagioni tutti i lavori della campagna, scegliere e ap- pareccbiare a tempo lesementi, prepararne le lerre, dispor- re perche fossero le stesse accuratamente smosse ed ara- tc, ordinare la raecolla delle messi e de'fieni, attendere alle vendemmic, nonebe alia confezione e conservazione del vino. A propositi) della spremitura del qual vino diro (osa che sembrera minuta, ma pure osservabile, vale a dire, che il Capitolare ordina espressamenle, cbe nello spremere delle uvc non si comprimano coi piedi, ma si bene col torcbio, ut omnia nilida et honesta sint. Tanlo anche a que' tempi si dava d' importanza alia nettezza nolle agrarie faccende, trovandola spesse volte inculcata ncl cor- so di questo Capitolare. Ma cio cbe stava grandemente a cuore al legislatore era la molliplicazione ed il miglioramento si delle razze de'cavalli, e si di quelle de' buoi, considerando cbe i pri- mi eostituiscono il nerbo delle milizie, ed i seeondi la for- za e la riccbezza de' coltivati poderi. Ne voleva die fosse- ro trascurate le razze degli altri auimab domeslici, come — G20 — de'giumenti, dellc pecore, delle cupre, dei volatili; mo che a cadauna di quesle razze e specie fossero assegnali pecu- liari custodi, e peculiar] salubri prcscpii, c si adopcrasse ogni cura e diligenza per avernc poledri e giovenchi delle qualita piii pregiate. E siccome la caccia e stata semprc presso i gran prin- cipi cd i monarchi imo de' piu graditi allettamenti , die agitano il corpo, e lo rendono snello c robusto, cosi non tralaseio Carlo Magno di provvedere nel suo Capilolare ;i lulto cio che coslituiva a que' tempi il campo ed i mezzi onde escrcitarsi in cosi aggradevole occnpazione. Fercio commetteva ai giudici, clie col mezzo de' forestarii , guar- da-boschi, fossero acconciate e cuslodite le solve, le fore- sle c le reali caccie riservate; e si alimentassero continua- menle per mezzo di apposili falconarii, uccellatori, c cu- slodi, caui e falconi da caccia: argomentandosi da me, die dalT espressioni foreslcs, forestarii, forse per la prima vol- la adoperatc in questo Gapitolare pnr dinotare qnestc selvc da caccia,s\a venuto la denominazione di diritlo forestale. Non disginnto dal diritto di caccia voleva il Gapitolare, die i giudici facessero esercilare nolle ville regie il diritto di pesca, al qual effetlo abili pescatori e fabbricatori di ict i erano deslinati a custodirne i vivai, e ad esercilare nei (iumi e negli stagni la pescagione. La eoltivazionc delle api sembrera forse ad alcuno un oggetto di poco momenlo ; ma cosi non la pensava quel gran re di Carlo Magno, fondato su quel principio, clie il gran segrelo deH'economia rustica oonsiste ncl non lasciar perder nulla : quindi ordinava, che nelle sue regie ville si ;it!endcsse am'lic a questo utile o lanto appo noi trascura- to coltivamenlo, aflidandolo ad apposili lavoratori, che si chiamavano apiarii indicandosi nel tempo ste;so 1! moli- — G2I — vo, per cui inculcava tale coltivazione, ed era perche si fornisse ai singoli giudici una dala quantila di cera per giorno dal di di s. Andrea sini) a quaresima. E per pro- vare, die il franco monarca non voleva negletta nessuna industria agro-economica, diremo, aver esso comandato die nelle sue regie corli si fabbrieasse la cerevogia ed il sidro. Dccretava elie le terreedi possedinienli delle sue ville fossero tenuti perpetuamente al pagamento delle decime alle eliiese, eomprcse nel territorio delle corti niedesi- me cbe ne avessero 1' antica e legiltima istituzione, iri- giungendo espressamenle ai giudici di essere i primi a pa- gare esattamente alle respettive scadenze i canoni sunnneii- lovali, afline di dar di ci6 buon esempio a'suddili ed al»i- lanli del luogo. E perche reslasse documenlu di cio cite fosse slalo operate nella regia corte e villa durante I'anno era in- giunto ai giudici di annolare ogni cosa in un libro, clie chiamavasi breve, ed in esso alle feste di Natale doveansi fare le ragioni dcllo scosso e dello speso: e registrarvi speciflcalainente i prodotti delle terre, la numerica degli animali, dei capilali, attrezzi ed instrumenti sul fondo ru- stico e domenicale. Ilegislri, cbe equivalgono agli odierni couti consuntivi, ed alle moderne stalislicbe, cbe general- menle si credono invenzioni e trovati de'nostri giorni. E da lodarsi e possibiltuente da imitarsi dai ricchi possessori di lali fundi quell' avveduta disposizione del Ca- pitolare, cbe ingiungeva a' giudici, die la regia azienda fos- se sempre prov\edula di rusticali istrumenti, di aratri, di carri, di baslerne e di vetlure chiuse e scoperte. II qual provvedimento tornava doppiamente vanlaggio^o, menlre eon esso si educavano, islruivano e mantenevano nella Serie III. T HI 79 — 022 — corte artefici atti a qualunque grossoiano ed anche fino lavoro, compresevi le donne, che si raccoglievano nei cosi delti Genicii, e Ginecei occupate a lavorare il lino, la lana ed il canape. Quindi il Capitolare comandava die i giudici invigilasscro sulla buona condotta, sull'esaltezza dei lavori di questa genie artigiana, che viene dal Capitolare indicata sotto i nomi di artefici, di argentieri, di fabbri ferrai, e lignarii, di tornitori, di carrai, di molinari, pistori e con- siniili. Non dovendo poi alle corli ed alio ville reali mancare 1' allettamento e la sontuosa giocondila de'giardini, voile che a canto de'regii palagi sorgessero spleodidi orli ed ameni verzieri coronati delle piii saporite frutta, e de'piu vaghi fiori ed erbaggi, de'quali se ne indicano le specie e variela piii conosciute a que' tempi. Signori, qui teruiina il Capitolare Dc villis el cttrlis reyiis dettato dall' imperatore Carlo Magno, ora sono piii che mille anni. Se dopo essere passato sopra il medesimo un si lungo periodo di tempo egli si mantiene ancora un documento importanle per la storia della legislazione geor- gica, non meno che un utile ammaestrameuto ai grandi possessori di lali fondi rustici, io ripulero di aver fatto, nel commentarlo, cio che fanno i buoni agricoltori, quan- do rinvangano la piii profonda ed antica parte del campo, e la portano alia superfine, per rinnovarlo e migliorarlo. iman del gmmo 27 crao isss. II me. prof. Bellavitis legge i seguenti suoi &M- rfn suite Memone pubblicaie dal prof. Mainardi neqli Alti dell l r. hlituto hombardo (Vol. I, 1858, p. 90). I successive differenziali di una funzione F della u cheefunzione della a>, sono espressi dalla soniraa di ter- mini della forma 0(«,*,c...)Da^+^...F.(d«)a(d=«)VJ«)':... D indicando le derivate rispelto alia u , ed i

    ' dove con d indico il valore die prende la o "1 . o derivata rispello alia a; quando, dopo la differenziazione, si pone x=0 ; e con I ." indico il Rationale o polestd 1.2.5... ». D'allronde quando #— 0,d F si riduce a

    ...o>*)=Ti^5X essendo ?— I il numero degli zeri contenuli in

    , . . . (2) ?(|i6-|)H-2?(3/,--2=^i(H-2,l)/'+' = = %.7.9.U...(2b-1-*)={%,2)b-1z=\(0,HH), (3) p(0,0,c)-f-5p(U,c— <)-|-6?j(0,5,c— 2)— «-(-«'„ D\, Fd4tt(dv) ( c . a /S y 0 — G°27 — Quando le due sussistono insieme, 1'unica radice u loro comune e data da ct-\-@x , y h ax b c =0 , ossia da a c . b c . a. y $ + 0yh . b c a b c x=0 Se ancbe quest a equazione e identicamenle soddisfatta, le equazioni ammetlono due radici comuni. Cosi le due ra- dici comuni ad una equazione del 3.° e ad una del 4.° gra- do sono dale dalla a -f- b x -f- ex* , d . ct-+- fix-j-yx" , o, s a x-\~bx'- , f, d -=0 Nella roia memoria sui determinanti riportai !a regola che il nuinero delle alternazioni necessarie per passare dalla disposizioae 12 5 456789 ad un' altra qualunque, per esempio, 605 187524 e pari o dispari insieme col nu- inero dei rovesciaraenli d'ordine fra due termini da una disposizione all' altra. Notai peraltro essere molto piu spe- dito, e meno soggetto ad errore, osservare ebe la prima disposizione si eangia nella seconda media nle la sostitu- zione circolare ((16758294)), (cioe sostiluendo il 6 all' \ , il 7 al 6 , . . . . e I' 1 al 4 ), la quale contenen- do un numero pari di termini moslra die il nuinero delle alternazioni e dispari. Dalla prima disposizione si passa alia 596847 152 mediaate le sostituzioni ((1567) (29) (4 85)), — G2S — tra le quali quelle contenenti un nuinero pari di termini sono in numero pari, dunque pari e anche il numero delle alternazioni. Applieando ad una supcrficie la costruzione data al § I IG (pag. 07) delle mie Lezioni di Geometria descrittha per determinare la tangente di una curva, si ottiene il tcorema dimostralo dal prof. Mainardi (pag. i 10, ^ 12). Anelie nel saggio di Goomelria derivata (^ol. IV dell'Ac- cademia di Padova, 1858) riporlai il leorema fondamcn- tale, che data una conica ed una sua seeante ideate MJV, so sia P il punlo dove questa e ineonlrala dal diametro delle corde ad essa parallele, e sia PS una relta perpendicolare alia seeante ed uguale alia grandezza del valore imuiagi- nario dellordinata al diametro nel puuto /', il punlo S ruotando intorno alia seeante ideale genera un circolo, ogni punto del quale e verlice di un eono avenle per di- rellrice la conica e con una sezione circolare parallela al j)iano, che passa pel vertice £ e per la seeante ideale Jl/iV. Quando il punto S e nel piano stesso della conica io lo dico un' inlerseziune fitlizia della conica colla retla; ed esso e il cenlro d'omologia, pel quale nella figura, in cui la retla il/ iV passa a dislanza infinita, la conica ha per omologo un circolo. Viene da cio che se due eoniche ahhiano una seeante ideale comtine il/iY, e percio le medesime due intersezioni littizie .S, S' , ognuno di questi punti pud prendersi per centro d'omologia, e facendo andare all' infioito la relta MN si ottengono due eircoli omologhi delle eoniche. — I punti 5 S' ruotando intorno alia M N generano un cir- colo, ogni punlo del quale e verlice di due coni, che sono — 629 — scgali in due circoli da ogni piano parellelo ad SMN. Teorema che il prof. Mainardi dice a ragione (pag. 119) ubertoso di conseguenze, ma che e anche molto nolo. — Esso cessa d'essere realmente vero quando le due coniche si tagliano in quatlro punti. La dipendenza tra due figure, che dicesi affinitd, e che fu studiata dal Mobius e da altri Geomelri, rende evidenti i teoremi sui volumi dei tetraedri inscritti nell' ellissoide (pag. -121 ) ecc. Applicando ad un eilindro ci6 che si legge nelle mie Lezioni di Geometria descrittiva (pag. 152, teor. V) per larea di una superficie-canale si ottiene, il teorema accen- nato dal prof. Mainardi a pag. 121, essendo facile di mu- tare il eilindro obbliquo in uno retto di eguale superficie convessa. II m. c. INardo comincia la letlura di una memo- moria : Proposta di un vocabolario comparato dei dialetti rustici c civili delle provincie venete c saggio sul dialetlo di Chioggia raflrontato grammatical- mcnle e radicalmente al dialelto veneziano ed al rusti- co padovano. L' Autore mette in luce I' importanza del vocabolario da compilarsi e promctte di leggere il Saggio in altre adunanze. (i m. e. prof. Minich legge un suo scrilto Sulla risolubilitd generate delle equazioni algebrkhe. Ogni tentativo intrapreso finora da eminenli analisti, onde risolvere atgebricamente in gcnciale le equazioni di Serie III, T. III. 80 — r>:w — grado superiore al 5." essendo tornalo vano, sorse il pen siero che simile risoluzione fosse impossible, e fu prime lillustre P. Rullini ad esibire una dimostrazione dell' im- possibility di risolvere in generale le equazioni superior! al quarto grado, prendendo a fondamenlo delle sue illa- zioni il Teorema da Ini provato: che se il numero de'va- lori di una funzione di cinque quantita sia inferiore a 5 non pu6 eecedere 2; Teorema esteso in simil guisa dal- I'Abati alle funzioni di n quantita, e generalizzato dal Canchy e dal Bertrand. Poscia 1'insigne N. H. Abel, che avea comincialo la sua gloriosa e troppo breve camera scientiflca dall' indagare la soluzione delle equazioni di o.° grado, e sera lusingato dapprima di averla trovata, s' av- vide bentosto d'un errore che gli era sfuggito, e raffermo 1'opinione dell' impossibility di quella risoluzione in uno scritto pubblicato a Cristiania nel 1824 col litolo : Memoire sur les equations algebriques, oil on dc'montre C impossibi- litc de la resolution de i equation generale du cinquicme degre, come pure in altia Memoria inserila nel Journal fur die Mathematik del sig. Crelle, Vol. I,pag. 65 (Beiiino lt>26), e compresa nel T. I, pag. o delle sue Oeuvres completes ( Cristiania 1839 ). Ma sebbene il celebre Autore abbia ritenuto la dimostrazione da lui offerta come dotata del conveniente rigore, trovo pure opportuno di tratlare lo slesso oggetto in altro scritto, che rimase incompleto, e die forma parte del T. 11 (pag. 185), delle sopracitate sue opere postume. Infine altri analisti svilupparono mag- giormente e resero piu semplici le leorie e le dimostra- zioni dell'Abel; cosicche per I'aulorila di quel sommo in- gt^gno, e per la sentenza pi'onunciata o adottala da altri rinomali geometri prevalse l'opiuione dell'impossibilita di siffatta risoluzione, e divenne quasi un Teorema della — 634 — Scienza oggimai introdotto ne'piii recenti Tratlali. Vet'o e che il Wronsky si fece piii voile negli anni 1812, 1.827 e 1 8-47 a proporre una sua risoluzione generale delle equazioni algebriclie. Ma siccome e^li pretese dapprima eolla ricerca dun massimo comun divisore Ira due fun- zioni razionali ( la cui formazione sarebbe cosi laboriosa da divenire impraticabilc fin dal 5.° grado) di poter as- segnare una equazione d' un grado inferiore dell' unita a quello della proposta, le cui radici sarebbero i valori delle quantity posle sotlo i segni delle radici esteriori nolla nota espressione generale d'ogni radice riehiesta, che venne eongetturata primieramente dall Eulero, e sta- bilita da Vandermonde e da Lagrange; si rende manifesta l'inesaltezza dell' asserzione del Wronsky, attesoche I' ana- lisi del Problema non puo condurre ad un solo siste- ma di valori delle qua n tit a sottoposte alle deile radici esterne, ma nc soraministra 0 pel 5.° grado, e in generale I, 2, 3 . . . (n— 2), pel grado », ailorche questo sia ntime- ro primo: di modo che, formata I' equazione di grado n-1 die lia per radici uno qualunque di que' sislomi di valori, i suoi coefficicnti non si possono esprimere razionalmen- te, contro il principio del Wronsky, poiche sono le radici d1 una relativa equazione del grado 1 , 2, 3 . . . (n — 2) ove n sia primo. E poi da notarsi che nolle Gnali rieerche pub- blicate da quell'Autore sul niedesimo oggetto nella Appen- dice (T. Ill) della sua Riforma delle Matematichc, bench 6 egli insista sulle traccie de'precedenli suoi scritti, e ripela analoghi calcoli, e deduzioni apparentemente conformi, tultavia si scorge aUraverso moltc ambagi e distinzioni ideologiche di metodo eurislico, di me tod o fondamentale, di risoluzione leleologica e simili, (he le idee primordiali dellAulore subirono una radicale modilicazione, poiche — 032 — apparisce die i modi ili soluzione da lui proposli non sic- no die di progressiva approssimazione, anzi egli giunge a disapprovare il pertinace inlento e quasi il pregiudizio de- g!i aualisli di indagare la soluzione in termini iiniti ddla presente queslione, non meno die d'altri Problemi di ana- lisi algd)rica e di ealeolo integrate. Percio ben lunge dal- rammetlere la possibility d'una risoluzione algel)rica es- plicita, in termini fmiti d' ogni equazione algebrica ehe superi il quarto grado, egli giudica impossibile siffalla ri- soluzione anco per le equazioni del quarto grado, allorche si voglia ehe le radici esleriori eomprese nella espressio- ne di ciaseuna delle sue radici sieno tutte Ire del grado A.° Giova inoltre avvertire, die anco le profonde e sottili rieer- die dcH'illustre Galois intorno alia risolubilita delle equa- zioni algebriche indueono nell' opinione dell' impossibility della loro generale risoluzione , poiche ne risulta il Teo- rema : essere necessario e sufficieote per la risolubilita algebrica d'una equazione di qualunque grado, die per mezzo di due radici di questa si possano esprimere tulle le allre radici sotto forma razionale. S'inlende sempre discorrere di risoluzione algebrica, giacche secondo le ri- cerche del celebre Jacobi e possibile esprimere le radici delle equazioni comunque superior] al quarto grado col mezzo di integrali definili ( Grelle Journal, V. II, p. t ). II dubbio piii rilevanle mosso alia dimoslrazione csibita dad1 illustre RufGni procede dalf autorihi slessa del nome di Abel, ehe nell' ultimo suo lavoro sulle equazioni alge- briclie (Oeuvret completes, T. II, pag. ISO) scrisse: Son memoire est tcllcmenl complique qu'il est tres-difficile de j tiger de lajustesse de son raisonnement. II me parait que son raisonnement n est pas toujours satis faisant. Se non die ud dubbio pud sorgere anco riguardo alia dimostra- — G33 — zione dell' Abel osposla nel T. I delle sue Opere, e nel Vol. 1 del Giornale del Oelle, ove si consideri ch'egli si ristringe a dimoslrare non esser possibile di risolvere una equazione del quinto grado, median le una funzione dotata di cinque o dun minor numero di valori. Ma per la for- ma delfespressione assegnata alio radici di un' equazione algebriea da Vandermonde e da Lagrange, e dimostrala essenziale dalle stesse leorie dell' Abel e de' posteriori geo- melri, e eerto, ebe onde poter risolvere algebricamente un' equazione del quinto grado conviene adoprare una fun- zione dotala di 24 valori, e quindi per dimoslrare I' im- possibility di quella risoluzione e d' uopo provare, ebe sia irresolubile I' equazione di sesto grado, da cui dipen do- no i coefiieienti d'una equazione di grado 4.° determi- nanle un gruppo di valori della predetta funzione. Ora ri- guardo a simile risdvenle il sommo Lagrange espresse una eauta riserva serivendo nella nota XIII del suo Trallalo della risoluzione delle equazioni numeriche (5e edition, Paris 1826, pag. 254) : // est possible que telle equation puisse etre abaisse'e a vn degrc moindre, metis e'est de quoi il me parait ires-difficile, si non impossible, de juger a priori. E poiche assunta una funzione delle Ire radici d'una data equazione di 3.° grado suscettibile di 6 valori, essa diviene I'espressione d'ogni radiee di un' equazione irredueibile del grado 6." a eoeflicienti razionali, ebe raa- nifeslamente e risolubile per mezzo della data equazione di 5.° grado, si puo pensare ebe anco la delta risolvente di sesto grado(non primo) d'una equazione di quinto grado possa trovarsi in analoglie eondizioni. K vero pero ebe il ebiar.rao sig.Malmsten (Giornale delCrelle, Vol. XXXIV, p. 40) si propose di supplire alle lacune ebe si incontrano nella Memoria posluma dell' Abel rimasta ineompleta,eprese a di- — u:u — mostrare il primo de' Teoremi ivi accennati; ma vi aggiun- se una restrizione che non era espressa noil' enuncialo del detto Teorema. Quanto all'ingegnoso modo di dimostra- zione esibito dal Wantzel dell' impossibilita di risolvere algebriche equazioni in generale, esso pure non sembra immune da dubbiezze, lasciando peritoso il lettore sulla eonelusione a cui si appoggia la finale illazione (Serret — Coursd'AlgcOre superieure. Le§on XXII, \ ." edition, p. 296) poiche questa si estenderehbe del pari a provare 1" impos- sibilita della risoluzione dell' equazione di 5.° grado ch'e gia stata risolta. Per simiglianti motivi nelle pubbliche lezioni d' un corso d' algebra superiore, esponendo la teoriea delta risoluzione delle equazioni algebriche ne' mesi di giu- gno e luglio dell' anno prossiino decorso, ho dichiarato agli egregi uditori di non potermi intieraineule arren- dere alle dimoslrazioni Qnora ideate doll' impossibilita di risolvere algebrieamente in generale le equazioni (\i grado superiore al quarto, ed aggiunsi di avere qualche argomento a sostegno della tesi opposta, sul quale avea fissato le mie idee fin da quell' epoca, e che offrirebbe un concetto teorico della possibility di risolvere algebricamen- te ogni equazione superiore al quarto grado. Ma poicb.6 quella dimoslrazione darebbe il melodo per eseguire una simile soluzione, qualunque sia il grado dell' equazione pro- posta, non ne feci alcun motto diflidando sempre delle se- ducenti apparenze di rigore del metodo stesso, e riservan- domi a comprovare la sua efficacia ed esattezza col fame l'applicazione alle equazioni di quinto e di scslo grado, giac- che il caleolo relativo alia formazione di tutte le equazio- ni ausiliarie che servirebbero alia soluzione della equazione di settimo grado comincia a diveniic esorbitante. Verifies- — (335 — fane agevolmente I'ordinaria appljeazione alle equazioni di lerzo e di quarto grado, mi accinsi alio sviluppo de'cal- coli relativi al quinto grado, ma li rinnovai piu volte in diverse. guise onde riscontrarli e ridurli a forma piu seni- plice , e cosi frapposi alia verificazione did metodo uu soverchio ritardo. D' altra parte io mi persuadeva nel mio silenzio che ad una questione ritenuta impraticabile nou fosse probabilniente rivolta 1' altenzione degli anaii- sli, e debbo pur confessare die se mi slimolava il desi- derio di trovare le couclusioui del mio metodo awerate dalla riprova de' risultati numerici , altrettanto mi sgo- menta^a il timore che 1' ultima risposta di questa al- gebrica Slinge fosse per riuscirmi negativa. Infineper tron- care ogui ulteriore indugio intrapresi l'applicazione di quel metodo anco alia risoluzioue dellequazione di quar- to grado per radici esteriori quarte, ed ove la soluzione finale avesse eorrisposto alia sua verificazione colle ei- fre numeriebe , mi sarei risolto a eomunieare la mia dimostrazione a queslo Istiluto in una delle prossime adu- nanze di'quest' anno, in cui mi incombeva di soddisfare al penso aecademieo. Ad ogni modo intendeva di deci- dere'sperimentalmente sul valore del mio metodo nel tem- po delle vicine ferie autunnali, di eui polro pienamente di- sporre. Ma essendomi giunta nel di 24 del correnle mese, per mezzo del giornale il Cosmos, la nolizia avere il chia- rissimo sig. Hermite annunziato all'Aecademia delle scienze di Parigi, che un analista alemauno gli avea comunicato una elegante soluzione dellequazione del quinto grado, mi trovo iudotto, qualunque sia P indole di quella risoluzio- ue, a deporre presso queslo Istituto in plieo suggellato I'e- sposizionede'principj del mio metodo, colla riserva di farlo conoscere al piii tardi nella prima sessione del prossimo — 636 — novembre, quantunquela riprovadellecifre numericlie fosse per distruggerne il fondamento teorico; poiehe resterebbe tuttavia quel documento come una prova del modo spe- eioso, onde puo esserc trattata leorieamenle la tesi delta risolubilila algebrica delle equazioni dun grado comunque elevato. II Socio dott. Antonio Berti comunica la scgucnlc Breve Nofa sidle manifeslazioni ozonomctiiche du- rante /' ultima epidemia cutarrale. Alio Schoenbein scopritore dell' ozono ed inventore dell'ozonomelro, dobbiamo un' osservazione, secondo la quale le cartoline ozonometricbe si eolorerebbero nulla o poco in preeedenza e durante il cholera ; piglierebbero una tinta azzurra assai carica prima e durante un' epidemia ca- tarrale. Quest' osservazione, annunciata da uomo di tanto senno, fu tosto ripetuta, e forse non impar/ialmente, in pa- reccbi allri sili, e invigorita per qualcbe conferma, fece col- la rapidita propria del seeolo il giro del mondo. E infatti se ne aveva ben donde. Da Ippocrate in poi i mediei avevano sempre cereata la causa di molti morbi nei turbamenli di questo grande oceano aereo, entro cui viviamo; ma tali iudagini non erano riuscile ehe a qualebe vaga relazione, a qualihe non sempre spontaneo ravvicinamento di cause se- condarie e di effetti remoti, ed ancbe senza veruna eono- scenza del vero principio effettivo, e senza misura della sua azione. Qui invece non cagioni indeterminate e complesse, ma un agente semplice e noto, e di questo misurata linten- sita, e facilmenle paragonata alia gravita dell' effetto. Non basla : s' erano pciiino determinali gli effetti prodolti Hal ma- — 637 — ximum e dal minimum della causa ; fermati i limili della scala eziologica, entro cui tornava ovvio, procedendo per analogia o per flgliazione, collocare la innumerevole schie- ra dei morbi. Dunque s' era fatto piu che una accidental scoperta : s'erano gettate le fondamenta d'un nuovo edifi- zio eziologico il piu esatto, il piu matemalico che avesse inai posseduto la medica scienza. Se non che di mezzo a lanti trionfi della osscrvazione c del raziocinio, cominciarono a levarsi alcune voci di dub- bio, prima, poi di accusa manifesta, conlro la precisione dcllo stromento misuratore dell' ozono, e quindi contro lc conclusioni, che da quelle misurc se ne volevano trarre. Di qucsle accuse, con piu gagliardia sostenute dal Cloez, dull' Houzeau, dallo Scoutteten e dallo Strambio juniore, mi feci anch' io propuguatore fino dall' aprilc 1857, e dirao- strai per hlo c per segno come parecchie soslanze, che pos- sono Irovarsi sparse per 1' aria, concorrano a colorare le cartoline; e vi sieno accidenli di umidita, di temperature c di luce, che influiscouo ad allerare il grado delle colora- zioni, e vi abbia sua parte la difi'erenza dei sili ; c non manchino sostanze, che dislruggono un tale coloraniento od impediscono che avvenga ; ne intralasciai di notare le dif- ferenze esistenti dall' una all' altra gamma ozononietrica e il dillicile confronto fra la carta e la gamma anche per gli occhi piu esercitali (I). Ond' e che chi oggi ci ricanta le me- desime cose, pud corapiere utile ufficio, in quanto che la ve- rita non sia mai delta abbastanza, ma non ci narra fatti nuo- vi ne pcregrini. Pero tutte queslc belle cose non infirmavano punto la osservazione dello Schoenbein; oppugnavano soltanto le (i) Vedi Gazzett^i Uffiziale di Venezia del i apiile 1857. Serie III, T. III. 81 — ()38 — sue cooclusiooi ; vale a dire non distruggevano il fatto die le cartoline ozonometriche cessassero di colorarsi, o si co- lorassero poco, prima c durante il cholera, si eolorassero in alto o massimo grado prima e durante un' epidemia ca- tarrale, ma negavano soltanto che, dietro quell' osservazio- ne, si potesse concludere essere causa del cholera la defi- cienza dell'ozono, e del grippe la sovrabhondanza. Infatti che sieno parecchie le sostanze decomponenti lo joduro di potassio, e quindi coloranti le cartoline, che sieno molte le circostanze di sito, di ora, di umidita e di temperatura, che ne alterano il coloramento, questo non toglie, se il fatto e, che le cartoline cessino di colorarsi, o si coloriuo poco nel primo caso, assai nel secomlo ; soltanto sarebbe a conclu- dersi, che tutte quelle cause in generale, le quali concorrono a colorare le cartoline, cessano per ignoti motivi di agire prima e durante il cholera ; agiscono al contrario in som- 1110 grado prima c durante un' epidemia catarrale. Chieggo perdono dello stile un po' asiatico, ma debbo farlo a scanso di nuovi e spiacevoli equivoci (I). Ora che un fisico od un chimico, dimostrata rinsuflicienza dello stromento misura- lore e I' erroneita delle conclusioni, possa adagiarsi beato nella riportata vittoria e nulla piii occuparsi del fatto, que- sto pud darsi ; e ragionevole anzi, imperciocche lo studio suo tende a conoscere le propriety dei corpi e la natura lo- ro, e percio, dimostrata erronea lasserzione di alcunepro- (I) Vedi nel Tempo Giornale di medicina, che si stampa n Fiienze, e proprio nel fascicolo del marzo 1858. un articolo del cav. prof. Zan- tedeschi sul valore scientifico delle indicazioni ozonometriche e sulfa loro erroneita negli stuclii del eholera-morbus ; non che la discussione peguita fra me ed il signor cavaliere, di cui e fatto breve cenno negli Atti di qncsto I. R. Istituto (Tnnm III, Seiie III, Pisp. VI, pag. 47o) — 639 — prieta d un corpo, o, a meglio dire, riconosciuti imperfetti i modi di scoprire tali propriety e di misurarne la gagliar- dia, dee appunto accadere ehe resti sospeso nel suo giudi- zio, e aspetti a sentenziare che nuovi sperimenti, od il ca- so gli abbiano rivelato 1' enigma. Ma non cosi per noi medici : per noi i fatti sono vitali, non le eagioni : noi siamo usi a giovarci di essi, o a com- batterli e vincerli, ignorando talora d' onde provengono: e perci6 nostra prima cura si e veriflcarli, appurarli di tut- to ci6, clie la fretta o 1' inesperienza o il eiarlatanesimo dell' osservatore v'introdusse di estraneo, constatare la loro oostanza e l'universalita, e se per via ci accade di cogliere le eagioni, meglio per noi ; se no, non ce ne addiamo. An- che in questo caso il eonoscere che sia la deiicienza dell' o- zono, ehe produca il cholera, e la soverehiezza, che generi il grippe, non e cosa che ci tocchi gran che; tanto piu che agire sull' ozono atmosferico per temperarne la massima o la minima quantila, e cosi prevenirei morbi, non ci e dato, e non ci sara dato giammai ; quindi per noi e tutt' uno che il fatto provenga dall' ozono 6 dal bromo o dal cloro o dagli acidi nitroso e nitrico, idroclorico e cloronilrico o da due o piu di tale soslanze, o da tutte. Non cosi rispetto al falto: che questo sia o non sia co- stante ed universale e importantissima cosa, imperciocche vorrebbe dire per noi che que' due morbi sono generati da un quid esistente nell' almosfera ed operante in guisa chi- mica sull' ioduro di potassio, il quale ora mancasse, ora abbondasse; non da nitre cause note e comuni, o da princi- pii specified importati da estranee region! e introdottisi nel nostro corpo. In allre parole la csislenza di tale fatlo vor- rebbe significare la impotenza umana a prevenire o a miti- gure la ferocia di alcuni morbi ; la non esistenza al contra- — 640 — rio siguifieherebbe la possibility di provvediraenti a tanto scopo efficaci. Ora non parliamo del grippe, ch' e morbo abbastanza lieve ; parliamo del cholera, e giudichiamo se torni il conto di starcenc fra due aspettando dal tempo la soluzione dell* intricato quisito. Ecco i forli ed irrepugna- bili motivi, che irassero in questi ultimi tempi, non solo me, ma raolti egregi medici ad indagare se vero sia il fat'.o affer'mato dallo Schoenbein, sicuri tulli che nella conferma di esso stesse, se non altro, la fonte della rassegnazione ad un inevitabile male, e la dimostrazione della inulilila dj tan- ti eombattuti provvedimenti, e di cosi iraeonde polemiche, come starebbe nella sua negazione di togliere un' ultima scusa ai noncuranti e agli avari. Siceome poi il fatlo e duplice, e finora non fu contrad- detto clie nella parte risguardante il cholera, oggi, poiche me ne capita il destro, scendo ad esaminare se esso sia uni- versale e costante, o, cio che suona Io stesso, se sia la ma- nifestazione d' una vera lcgge eziologica almeno in quella parte, che tocca le epideniie catarrali. Avverto solo che io contiiiucro ad adoperare i vocaboli ozonometro e ciffre ozonomctriche nel Ioro comune signi- ficato, essendo che, dove io voglia accennare a qtiegli og- getti, mi faocia pur di mestieri usare di quelle voci, che li distinguouo, anche se sono inesatte. Dico questo perche al- tri da tale uso non tragga argomento di accusa, e mi dipin- ga cercatore imperito di relazioni, ch' io non intesi mai di cercare. Ne piu mi salverebhe il ricorrere alvocabolo ozo- noscope, improprio anch'esso, se vero e che le cartoline dello Schoenbein si colorino per I'azione di molte sostanze; quindi desidero che gli altri s' acconcino all' uso, come io stesso mi acconcio, salvo che non volcssero che per sover- chia esattezza io toccassi il ridieolo ed, intralas,iate le pa- — <>41 — role ozonometro ed ozonoseopio, dicessi : quel coso, die mat palesa e ma I misura I' ozono. Verso la meta del dicembre 1 837, dopo un lungo sere- no chiuso da una nebbia densissima e pertinace, che duro cinque giorni, apparvero i primi segni fra noi di quell' epi- demia, clie s' appella col nome di grippe, e conoscevasi gia fino dal secolo scorso sotto quello di catarro russo (I), per quanto rilevasi da uno dei numerosi opuscoli meteorologici del Touldo. Cbe questo morbo differisca essenziahnente dalle comuni affe/.ioni catarrali, o non sia che una di que- sle aggravala e piu largamente diffusa da strano imper- versare delle stagioni ; che derivi da tale causa, o da un principio specifico, non e quistione, che importi adesso ri- solvere. La proposizione dello Sclioenbein non acceona sollanlo al grippe, ma a tutte le affezioni degli organi respi- ratorii, che sogliono in eerti mesi dell' anno essere predo- minanti, e se 1' osservazione sua portavasi di preferenza sul grippe, queslo faceva parendogli forseche una tal forma dei morbi toracici, per la sua rapida diffusibilila, valesse meglio a mettere in mostra una relazione qualsiasi con una parti- cola re atmosferica costituzione. Percio non monta ne pure il dimostrare coll' apparato sintomatologico se all' epidemia dello scorso inverno si compcla 1' appellative di grippe; diro solo che )' esistenza dei sinlomi patognomonici in ta- luxti degli ammalati, e il numero veramente straordinario di questi fecero si che per tulta Europa tale forma morbosa si chiamasse con quell' esotico nome. Ora, come dissi, fra noi se ne comineiarono a vedere i primi casi intorno il 20 dicembre ; gli ullimi verso la fine (i) Completa Kaccolta di opuscoli, osservazioni e notizie vaiiecon- tenute nei gioniali astro-meleorologici dell'ab. Giuseppe TValdo. — Ve- aezia tipogr. Audieula 1803 — Tom. IV, pag. 26. — 642 — di febbrajo, e si puo dire che il morbo raggiungesse il sora- nio della sua forza verso la meta di gennajo. Dunque il me- se di dicembre 1857, e quelli di gennajo e febbrajo 1858, o meteorologieamente parlando, i Ire mesi invernali del 1 858 raccbiudono il prodromo e I' inlero corso del morbo. Io non posso offerire le ciffre dei malati essendo ebe ( quantun- qae giovasse il farlo ) dei morbi epidemici, cbe non deslano gravi apprensioni per la salute pubblica, le autorita sanila- rie non impongono la denunzia, e percio pocbi assai ne tengono conto. Avrei potuto servirmi dellc ciffre Iratte dai registri dello spedale civile, ma queste sarebbero stale si lievi in paragone al numero totale, cbe non avrebbero det- to nulla, se anche non avessero condolto in errore. D' altra parte qui non si tratta di rieercare se vi fosse proporziona- lita fra una causa e il suo effelto, si tratta soltanto di cono- scere, se, durante un delenninato periodo, le cartoline ozo- nometricbe si colorassero molto o poco; quindi basta fissa- re il principio e la fine dell' epidemia, e torna quasi super- fluo conoscere lo stesso suo acme. Vediamo adesso quali ciffre offerisse T ozonometro du- rante il sovraccennato periodo. A maggiore sicurezza del- 1'indagine io dard le medie quinquediali Iratte da'miei Dia- rii, e quelle calcolate sulle osservazioni, che si tengono con molta diligenza nel nostro Seminario patriarcale. Tali osservazioni si fanno, cosi da me, che all' Osservatorio del Seminario, due volte in 24 ore: da me a mezzodi e a mez- zanotte, nelFOsservatorio alle sei antimeridiane ealla stessa ora del pomeriggio. In Seminario I' esposizione e a Nord ; da me a N.N.O.; in ambedue i siti si adopera la scala del- lo Schoenbein, e si espongono cartoline venule da Vienna e preparale col metodo suggerito dallo stesso. — 643 — Prospelto dclle medic ozonometriche quinquediali durante /' epidcmia catarrale del 1858. QUINQUE- Dll DICEMBRE GENNAJO FEBBRAJO del Seminar. del Berti del Seminar. del Berti del Semin. del Berti i 1-5 6—10 11-15 16—20 21—25 26—51 4.2 4,8 2;8 2,6 5,4 6,0 4,0 2,5 1,6 0,9 4,0 8,7 6,9 5,9 6,2 60 6.7 4.2 6,5 5,5 5,7 5,8 4,6 6,6 7,7 6,7 7,5 7,0 6,5 4,7 8,1 6,6 7,5 6,8 Totale 5,97 2,95 6,23 4,68 7,00 6,58 In generale havvi un cotal parallelismo fra !e medic tratte dalle mie osservazioni e quelle del Seminario : entrambe si veggono alzarsi e diminuirsi, non in pari quanlita, ma del pari ; e osservasi solo le medie quinquediali mie starsene quasi sempre piu basse ; sempre poi le mensili. Di tale differenza non e meraviglia, essendo differenli il sito e le ore deli' osservazione : essa pero non e tale che dall' una all' altra serie si ottengano opposti risultamenti. Ora cosi le une come le altre sono minori in dicembre; anzi tanto minori da comporre la media mensile minima di tal mese in tulto il (riennio, da che si fanno osservazioni ozo- — 044 — nomelriche in Venezia. In gennajo le medio crescono, rua non tanlo che si lolgario alle mezzane; crescono di pin in febbrajo c si vanno avvicinando alle massime. Dnnqne, lunge che le cartoline si colorassero molto quando piu s' allargava lepidemia, le vediamo colorarsi assai piu al- lorche questa si stringeva, e andava a poeo a poco spe- gnendosi. Pcggio se consideriamo le ciffre nei giorni precedenli il morbo, e nei primi della sua apparizione, quando le so- stanze decompooenti lo joduro potassico avrebbero dovuto vie maggiormente abbondare, se da esse e dall' azione loro sugli orgaoi respiratorii fosse dipcnduta f epidemia catar- rale. Ne' raiei Diarii trovo che dalla sera del 15 dicembre a quella del 19 ( ambedue incluse) cioe per 15 osserva- zioni consecutive, le cartoline ozonomctriche segnarono costantemente lo zero, e trovo eziandio che in que' giorni cominciarono a manifestarsi i segni dell' epidemia ealarrale. Tanta frequenza di raanifestazioni negative fu cosi slraoi- dinaria, che non in1 accaddemai di osservarla in tre anni : auzi era entrato perfino in sospelto che dipendesse dalla mala preparazione delle cartoline, ma dovelli, dielro alcuni sperimenti, convincermi del conlrario. Intanto comiuciai a canto delle cartoline sospette ad esporne altre tralte da al- tro mazzelto, e si quelle che queste si serbarono bianche ; delle prime ne dimezzai aleune, ed esposi 1' una meta, conservando 1' altra fuor dell' aria e della luce per esporla quando fosse terminata quella particolare costituzione at- mosferica, che mi dava costantemente lo zero ; e infatti esposte queste meta alcuni giorni piu tardi, esse si eolora- rono; infine notai che la meta d'una cartolina esposta la sera del 19 restava bianca, 1' altra meta esposta la mat- tina del 20 offeriva il quinto grado dell azzurro colora- — 645 — niento. Dunque la cosUinza dello zero non dipendeva da diletto delle mie cartoline, ma da circostanze atmosfe- riche, clie impedivano ad esse di colorarsi. Si aggiunga a cio die in quegli stessi giorni anehe in Seminario si aveva una fiata lo zero, tre I' uno, e non si oltrepassava mai il quattro ; per cui la media di que' sei giorni non era che di gradi 2, I , Ora |a eonseguenza di tali osservazioni e manifesto, Nessuno o scarso coloramento sull' irrompere dell'epide- mia ; appena mezzano sull' acme; maggiore invece verso la line. Se le osservazioni dello Sehoenbein avessero rivelalo un fattp universale e eostan'e doveva accadere proprio il contrario, od almeno le medie ozonometriche maggiori in prineipio avrebbero dovuto mantenersi alio sino alia fine. Percio, rispello alia pretesa legge di lui, accadde ncl J 858 prima e durante il grippe, cio clie avvenne nel 1855 prima e durante il cholera: allora il cholera comparve eon cilTre ozonometriche elevate (I); ne'mesi seorsi il grippe ci venue addosso con ciffre bassissime : in altri termini il cholera venne a farci la nojosa sua visita in mezzo a condizioni ozonometriche, che avrebbero dovuto generare il grippe ; il grippe capito alia volla sua con quelle con- dizioni, che avrebbero dovuto regalarci il cholera. Secondo I art. 8 del Kegolamcnlo inlerno i sigg. Giuseppe Delia Torre c Giambatlista. Fasoli, sono ammessi a coinunicare VanaKsi chimica di uri orina patologica e la scoperta di un )iuovo prineipio colo- rante organico. (I) (Jue^t" io dimostrava in una lettura falta all' I. R. Istiluto, di mi si lt)»gt; I't-pilogo neijli AUi deilo slessu (Tom. Ilf. Serie III, Disp. I. pag. 57 ). Serie 111. T. Ill 82 — G4(» — Ecco !a storia dell' infermo curato nello spcdale civile di Venezia dal sig. dott. Carli : « L' ammalato » N. N.j di condizione civile, d' anni 50 circa, bene » conformalo nella persona, di abilo nervoso, sangui- » gno, fino dalla prima eta avea godulo di unaperfetta » salute. In causa di ripetutc blennorragie ammalo da » stringimenti uretrali, da'quali e da circa due anni » tormentalo. Prima per ricorrente disuria, in seguitu » per dolori al collo della vescica, blennorrea, bru- ■>■> cioreuretrale e congestioncemorroidale, finalmente » per i gravi stenti ncll1 emcttere le orine, e le inse- » parabili sofferenze la vescica fu presa da flogosi » die si diffuse di tratto in tratto fino a' reni. » La t'ebbrc che era comparsa fino da principle, » ma a lunghi intervalli, si fecc frcqucntissima a » ti}>o accessionale con sudori protusi ed eruzione » migliariforme alia pcl!e. Bn questa condizione quin- » di le orinc comparvcro torbidc, graveolenti ed al- » cune fiate trascinavano seco una materia colorata » in verde sul fondo del vaso in cui si raccoglievano, » depositavano un sedimenlo ora bianco sporco, ora 5 grigiastro c delle apparenze del muco. » Fra gli altri soccorsi si usarono injezioni d'oglio di mandorle, il quale nel primo espcrimento ritorno dalla vescica coloralo in verde. Sopra questa materia colorante c l'orina dcirammalalo i sigg. Delia Torre c Fasoli f'eccro le seguenti indagini. — 047 — § I. Operazioni preliminari. La prima operazionc consistette ncl separar diligente- mente 1' orina dull' olio galleggiante e colorato, ricevendo i due liquidi in due saggiuoli di cristallo. L' orina era lorbidiccia, di un colore giallaslro, di un odore disaggradevole, non pero ammoniacale. — L' olio era limpido, trasparenle, d' un bel verde sineraldo ; il suo odore era quello proprio dell' olio di mandorle; il suo sa- pore era leggermenle nitroso. Analisi dell' orina. Cogli acidi coneenlrati: il suo colore si lece piu eari- co : il suo odore piii spiccato. — Coll' acido ossalico in eccesso : precipitato pesante. Cogli alcali : precipitato assai scarso. Colla soluzione diluita di cloruro baritico : precipitato bianco, pesante, insolubile nelT acido nitrico. CoII'azotato argentico acido in soluzione assai diluita, T orina assunse un colore fosco nel meniseo, di tinta epi- palica : abbandon6 una posalura bianchiccia, maechiata di chiazzalure rossigne. Sopraffusavi lasga dose di ainniunia- ca il precipitato seomparve, ma il liquido conservo un leg- giero inlorbitlamento ed il dicroismo al menisco. Coi sali di piombo si ottenne un precipitato bianco, pe- sante ; ma non pero tutlo di eguale apparenza. — 6-48 — Coi sali di stagno, di zinco, di piombo, in dose conve- niente, preeipitava. il doposito ottenuto coi sali dell' ul- tima specie si fece, in progresso di tempo, marcatamente rossigno. Coll' acido tannico : Ieggiera opalescenza. Finalmente porlatone una porzione alia storta, e stilla- tala a secco, forni i soliti residui ordinarii, proprii dell'ori- na normale ; n6 in verun momenlo della sua distillazione depose materie che avessero un colore diverso da quello che e proprio dei principii ordinarii in essa contenuti, e -molto meno poi tinte in verde, in blu, in nero od in rosso § HI. Analisi dcierminala. L analisi determinata dimoslro parimenti la quantila normale dei principii immediati dell' orina, meno pero una proporzione di urea, inferiore a quella die si riscontra in via ordinaria in questo lluido animale, stando ad essa co- me 13 a 52. V orina in esame adunque, se si eccettui 1' avvisato di- fetto nella proporzione consueta dell* urea, potrebbe rite- nersi orina normale; avendo in essa riscontrali tutlii prin- cipii ordinarii cbe le son proprii e veruno di que' principii accidentali che, in caso di malattia, sogliono alterare la sua costituzione. § IV. Analisi dell' olio colorato in verde smcraldo. Traltata una porzione dell' olio colorato con ammonia- ca, si fornio un sapone bianco, punteggiato qua e cola da — 640 — materia tli (inta verdastra — - Questo sapone esaurilo con un eccesso d' acqua distillata, lascio indietro la suddetta materia eolorata, amorfa, incoerente, scagliforme, elastica, le cui proprieta fisio-chimiche si riassumono come segue : Colore verdastro; inodoro; sapore fresco, nitroso ; peso specifico 1.58, solubile nel solfuro di carbonio, insolubi- le nell1 acqua sia distillata cbe satura di sali, tanto a freddo comeacaldo, insolubile nell'alcoole e nell' etere,inaiterabile dagli alcalieaustiei a freddo; a caldo in quella vece v'ha pro- duzione di ammoniaca, mentre 1'alcali si convertein carbo- nato ; I' acido tannico c l'ossaliconon hanno azione so- pra la stessa ; I' acido solforico monoidrato la converle in una sostanza bianca, amorfa, senza produzione d' acido solfo-indigatico. Mescolata Una porzione di questa materia con glucosia, potassa caustica ed alcoole a freddo non si eb- be riduzione. L' acido nitrico, scevro di acido nitroso, ba un' azione energica sopra questa materia : in capo ad un' ora ne di- strugge quasi completamenle il colore, quindi la scioglie. Questa dissoluzionc, coll' evaporazione, cristallizza, ed i crislalli sono solubili nell' acqua e nell' alcoole e si addimo- strarono all' analisi per nitrato d' urea. II gas cloro e insufliciente a produrre la sua decolora- zione. II gas cloridrico, col soccorso della pressione e del calore, la fonde, convertendola in un (dio giallo. 11 gas solifidrico non ba sopra la stessa un' azione deeisa. Presa finalmenle una porzione della predetta materia e inceneratala, non emise gas solforati ; il pro dot to della ci- nefazione trattato coll' acido cloridrico, quindi feltratane la soluzionc, evaporata di nuovo fino a seccbezz;i e sciollo nell' acqua distillata il residuo, non presenld alcunfenome- — 650 — no coi reatlivi piu squisiti, atti a scoprire piccole traccie di ferro o di rame. Per Ie ragioni suddescritte e pei caratteri offerti dalla nuova sostanza, rirnane adunque esclusa la possibility eh'es- sa potesse constare di veruna dolle sostanze accidental!, fin qui riscontrate nelf orina ; ma piu specialmenle poi essa mostro di non contencre cistina, cianurina, melanurina, in- daco, sali ferrici o rameici ; ond' e che per queste ed al- tre proprieta della sostanza di cui e parola fummo condotli a ritenerla, nuova nella sua essenza, ma coaffine coll' urea, non differenziando colla stessa che per seraplici modifica- zioni, in quelle proprieta che sono modificabili nei corpi, qualora la qualita ed il numero relativo degli atomi semplici rimanendo gli stessi, pure il vario ordinamento di sovrap- posizione molecolare e la forza aggregativa imprimono ai corpi medesimi un vario modo di esistere. Dietro queste supposizioni la nuova sostanza ci appariva come una modificazione isomerica dell' urea. A convalidare la concepila credenza sull' accennato iso- merismo, diseccannno nel vuoto sopra l'aeido solforico due porzioni della materia scagliosa verde e successivamente Ie bruciammo coll' ossido rameico e colla calce sodata onde effetluarne lanalisi elementare *■ n' avemmo : Cumpusi- l .uiupnsi- For- zione cen- ziene alo- mula Itsiinale iii ica — 651 — ESPERIENZA CALCOLO Composizione cente- Composiziu- simale ne alomiua Carbonio 20.19 .. . 150. 52 ... 20 ... 1,50 ... CJ Ossigeno 20.-52 ... I 98. 15 . . . 2G.GG . . . 2 00 . . . O2 tc/r0QC\\o G.GO . . . 49.30 . . . 0.GG ... 30 . . . IIs Nitrogeno 46.79 . . . 330.-2 . . . 4G.68 ... 3 30 . . . N* 400.00 755.99 100.00 7 50 L' equivalente della clorurina e .... 750. Confrontando fesposte risultanze delfanalisi elementare di qucsta nuova sostauzu eolla couaposizione elementare dell' urea, valatata in N 4G,G50 C 19,970 sollo la formula II 6,650 IV C2 IT O1 O 26,630 troviamo onde appoggiare la nostra supposizione, elie, cioe, la materia verde, elie tingeva I' olio di mandorle injettato nella vescica e quindi espulso coll' orina, sia un corpo iso- rnero coll' urea, in cui gli atomi semplici, per effetto di incognita causa, si trovano disposli, gli uni riguardo agli altri, in modo alquanto diverso da quello in oui esistono nell'urea: in una parola ch' essa nun sia die urea modi- iicata. Ad allontanare possibilmenle ogni contingibile dubbio, chc questa urea modificala possa essere attribuibile ad — G52— . effetto risullante dal muluo eontattosubito neU'interno della vescica^ fra 1'olio di mandorle iniettatovi e lorina sej)ara(a dai reni, abbiamo introdol.to dentin un vase di cristallo, ermeticamente chiuso, una porzione dell' orine dello stesso malato, mescolata eolla meta del suo volume del medesimo olio di mandorle che si era impiegato nelle gia eseguite in- jezioni vescieali, e si espose poscia deito vase nell' acqua riscaklata alia temperatura interna delf uomo. Ma questi esperimenti variati e ripetuti tornarono mai sempre nega- tivi. Laonde stimiamo piu consentaneo ad un diritlo ragio- namento il dedurre, che detta urina nun contenendo ma- teria atta ad ineolorare in verde I'olio di mandorle, il prin- eipio inducente quel colore, riconosciuto per un composlo isomero collurea, debba ritenersi quale elemento estraneo, per effetto d' incognite cause formatosi nella vescica, o me- glio slrascinalovi e deposlovi dall' orina istessa. In appoggio di queste nostre deduzioni stanno Ic se- guenti considerazioni : I. Che la materia verde venue talvolta anche emessa dalla vescica in un all'orina, senza che perd quest' ultima partecipasse del suo colore: locche indica che quella ma- teria e anche in origine assolutamenle insolubile nel men- si ruo urinoso. II. Che 1' olio di mandorle injettato nelia vescica dello stesso malato non neritornava pero sempre coloralo; locche accennerebbe alia non coslante presenza di della materia in vescica. Del resto, dalla determinazione quantitaliva dell' urea dell'urina, che avea trascinato fuor di vescica quella mate- ria colorata, raffronlata a quella dell'orina della medesima derivazione, ma sortila seevra di scdimento colorato, si ebbe a rilevare un rapporto assai prossimo, cioe eguale al — 653 — 15 per mille nclla prima orina, ed al 20 per mille nella se- eonda; tneatre la media di un'orina sana offre cifre oscil- lanti fra i 30 ed i 52 per mille d'urea. E qui torna neecssario 1' aggiungere ehe siffatte deter- minazioni dell' urea vennero sempre operate a mezzo del- I'azotato di mereurio, iissando I'acido carbonico prodottosi colla potassa, e deducendo successivamenle da questo, col mezzo dei liquidi titolati, il quantitative dell'urea. Noi vediamo, per siffatte risultanze analitiche di con- fronto, die, alia deficienza dell'iirea in quell' orina morbosa rispondeva la produzioue del corpo verde, isoniero eon essa, e prodottosi a spese di quella nell' apparato urinario. E ci sembra eziandio potersi congbietturare eon fonda- meuto die dal suo accuuiularsi in vescica possano derivare morbosila a questo viseere, e fors'anco dar origine a eou- erezioni pietrose di renella o di calcoli vescieali. Questo nostro subordinato parere trova appoggio nella considerazione dell'assolula insolubility di quella materia verde nel menstruo urinoso, la quale per cio stesso deve depositarsi nella parte infera della vescica ; e siccome le asprezze di una superficie, in prolungato eontalto con una dissoluzioue salina, coslituiscono allretlanli cenlri di altra- zione ; eosi il deposito di delta materia colorata, corpo eslraneo e solido, potrebbe addivenire cenlro di altrazione pei principii immediali proprii deirurina, c originare cosi i calcoli o la renella. An.be un'atlenla osscrvazione di questi prodolti palo- logici viene in favore dell' esposla ipolesi: poiebe moltc specie di calcoli, csegualamente quelli detti fosfatici ed urici, sono coslituili da strati conccntrici, il cui nuclco e spesso mi corpo eslraneo e diversamenle coloralo. Iliassunta coinpendiosamenle cosi la sloria, 1' analisi e Scrie HI., T. ///. 83 — 654 — la genesi di questa singolare materia, che per Ie gia accen- nate sue propriela si moslra tliversa affatto da tuttigli altri corpi finora conosciuti, estemeremo qui il nostro sub- ordinato parere circa al nome che noi proporremmo di apporle. — Per cio riepiloghiamo qui Ie sue principali caratteristiche. Colore verde. Composizione chimica isomera all'urea. Proprieta chimielie aflini, ma mono pero pronunziate o esaltate che Dell' urea, e taluna ancbe affatto manchevole o nulla. Ond'e cbe per Ie suesposte ragioni noi saremo inclinati a chiamarla cloro-urealina o meglio cloro-ureina, dcdu- eendo (juesto nome dal suo colore {xXtupoi;) verde e dal suo isomerismo coll'urea, contcmperato dalla marcata sua inferiority nei caratteri chimici in confronlo di quest' ulti- ma. — Tale sarebbe la sommessa nostra opinione che subordiniamo ai saggi riilessi ed al sapiente consiglio di questo illustre consesso, cbe vorra, speriamo, accogliere benignamenle il modesto lavoro, quale uno sforzo del nostro buon volere, diretto ad interrogare la natura onde accre- scere, se sia possibile, di una nuova verita il patrimonio comune della scienza. Dopo questa lettura il ni. c. e segrctario dott. Namias dissc : IN'on mi icrmo sul nome proposto dai signori Fa- soli e Dalla Torre, quantimquc non mi sembri il piu convenieute ad indicare la materia verde, ch' cssi lielluriiia riscontrarono. ma non e inutile che io — G55 — laccia cenno della materia verde da me veduta sepa- rarsi dalle piaghc di una idropica. IVel morbo di Bright, avanzando l'alterazione re- nale, si accumula urea ncl sangue. Nell' analisi di questo fluido in un caso di albuminuria fu trovala 1' urea anche recentemente in nolevole quanlita, e tale sangue da me mandato a questa Scuola Tecnica, sottoposto alio chimiche indagini del chiar. dolt, Bizio figlio, spargeva odore di urina come propriamente se urina si evaporasse. Negli anni scorsi era nelle mie sale dell' ospedalc un'anasarcatica con albuminuria, nel cui sangue dovevasi per la lunga durata del morbo renale accumulare l'urea. In questa donna curandosi con pomata refrigerante due piaghe di vescicanti aperti ai piedi la materia che ne sgorgava tingeva spesso in verde le pezze unte di quell'unguento. Impcdita in parte la secrezione renale dell'urea questa forse pote- va uscire per altre vie e, conservandone prossimamente la originaria composizione, acquistare altre proprieta. II m. e. Bellavitis avverte che forse il nome pro- posto di' cloroureina potrebbe indurre in errore circa la composizione chimica del principio, e propone che sia sostituita altra parola alia parola cloro onde co- mincia quel nome. II dott. Berti osservachelorina pud assumere un colore verdiccio anche per la presenza del pigmento biliare. E il dott. Namias, quanto al suo caso, osservache nessuna traccia esisteva di spargimento di bile ne di morbo epatico. — GoG — II dott. Nardo credo imporlante di chiamarc 1'at- tenzione anche snl colore verde dcllc orine dei bam- bini, talvolta indipendeute dalle feci dei bambini me- desimi. II prof. Turazza soggiunge che Tosservazione del dott. Nardo non si riferisce menomamente al princi- pio d\ cui si tratto sopra, giaccbe quelprincipio non e solubile nell'urina. II dott. Nardo replica cbe egli non intendeva di riferire la sua osservazione al principio annunciato dai sij* Fasoli e Dalla Torre. Elenco dei doni presentali all' i. r. Istiluto dopo le adunanze 25 e 20 aprile d858. Monumcnta Eabsburgica. Vol. Ill, P. \, 1850. — Vienna. // Panorama. Giornale critico letterario, illustrate N. 1,2, 5, 4, 5, 6, 7, 8, 9. — Milano, J 858. // Crepuscolo. N. 17 a 25. — Milano, 1858. Avvisatorc mercantile. N. 18 a 25. — Venezia, J 858. La Specola d' Italia. N. \7 a 25. — Verona, 1858. Gazzetla di Verona. N. 49 a 74. — Verona, 4 858. Osscrvatorc Tricstino. N. 92 a 142. — Trieste, 1858. // Mondo letterario. N. 17 a 24. — Torino, 1858. Giornale dcllc scienze mediche. N. 7, 8, 9, 10. — Tori- no, 1858. Bolleltino dcllc leggi ed Atli vfficiali per le provincie ve- nete. Parle I, punt. II e III, e Parle II, puntata II e III, 4 858. Memoric intorno la vita e le operedi Andrea Palladio, eolla — 057 — serie di 27 scritlure del medesimo architelto, pubblicate dair ab. Antonio IMagrini. — Padova, 4 845. Gazzella di farmacia e di chimica.'N. 4 6. — Venezia, 1838. // Mutuo Soccorso. N. 17 a 25. — Milano, 1858. Comptes rendus kebdomadaires dc /' Acadcmie des sciences. N. 1 6, 4 7, 1 8, { 9, 20, 24 , 22, 25, 24. — Parigi, 1 858. Lo Spettatore. N. 17 a 25. — Firenze, 4 858. La Ciarla. N. 2 a J 2. — Trieste, 4 858. Memoir es des concours ct des savants etrangers, publics par 1' Academic R. de medecine de Belgique Tom I." Bruxelles 4 847 » II. id. 4 852 n III. fascicoli 1,2,5, 4 855-57 Memoires de I' Acadcmie R. de medecine de Belgique Tom I. Bruxelles 4 848 .. II. id. 4 850 » III. fascicoli 4 e 2, 1854 » IV. fascicolo I, 4 857. Annolalore friulano. N. 47 a 25. — Udine, 4 858. Atti dell' Accademia pontificia de' nuovi Lincei. Sessione IV del 7 marzo. — Roma, 4 85 1 . Cronaca di scienze, lettere ed arli, del sig. Ignazio Cantu. Dispense 8, 9, 10. — Milano, 4 858. La Parola Israelitica. Orazioni tre del prof. Lelio della Torre. — Padova, 1858. Agassiz Contributions lo the natural history. (Lavori di slo- ria natnrale ncgli Stati L'niti d' America). Tom. I e II, con tavole. — Boston, 4 857. Lalisana e il suo Distretto. Notizie storiche ed industriali, raccolte dal sig. Barozzi. — Venezia, 4 858. helazioni dcgli Stati evropei, telle alSenato dagli ambascia- iori Vcneziani. Fasc. 5, 0, 7. — (Spagna.) — 058 — V Economia rurale. N. 1,2, 5, 4. — Torino, 1858. Bollctlino dclle science mediche dclla Societa medic, chir. di Bologna. Aprilc c Maggio 1858. La Civiltd Cctttolica.N. 1 95, 190,197, 198. — Roma, 1858 Giomale vcnclo delle scienze mediche. Diccmbre 1857. V Economists N. 4, 5, G, 1858. — Milano. VEcho Medical di Neuchatel in Svizzera. N. 5,4, 5, G, 1858. Giomale agrario toscano. Disp. 1. — Firenze, 1858. Saggio sopra gli effclti del vino snl eorpo e sulCanima dcl- l' uomo, del sig. Luigi Morando De Rizzoni. — Vero- na, 1844. Istruzione sulla causa onde i vini italiani non pareggiano ormai i preziosi vini forastieri, dello stcsso. — Vero- na, 1841. Mittheilungen der elc. (Comnnicazioni dell' I. R. Societa GeograGca), Anno 2.° Puntala I. — Vienna, 1858. Jahrbuch elc. (Annuario dell' I. R. Gabinello Geologico.) N. 4, ottobre, novembre, dieembre, 1857. — Vienna, I 858. Revue agricole, induslriclle, etc. N. 10, II. — Valencien- nes, 1858. Rcichs-gcsetz-l/latt, ecc. (Rulleltino delle leggi dell' Irapero Austriaco) Disp. 15, 10, 17, 18, 19, 20, 21, 22, 25, 1858. Alii deW Accademia di scienze e lellere di Palermo. Nuova Scrip, Vol. II, 1853. Saggi di slalistica amminislraliva per Federico Lancia di Brolo. — Palermo, 1855. Esposizione slalistica amminislrativa, dello stesso. — ■ Pa- lermo, 1855. Slaluti dell' Accademia palermitana. — Palermo, 185 5. 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Nuova serie, terzo volume. — Dresda 1857. Saggio di prolegomeni alia statist ica, del barone Franco Mi- slrali. — Milano, 1858. Nolizie intorno alia vita ed agli scritti di Pietro Arduino, del prof. Roberto de Visiani. — Padova, 1858. Saggio di caralteri della tipografia di Pietro Prosper ini. — Padova, 1858. Memorie della Societa agraria della provincia di Bologna, il 2.° e 3.° fascic. del vol. 8/' il l.°e 2.° fascic. del vol. 9.° il l.° fascic. del vol. 10." Bulletin de la Sociele botanique de France, T. V, N. 1-2. — Parigi, 4 858. Alii dell'i. r. Islituto lomhardo. Vol. I, fascic. VI, VII, VIU. — Milano, 1858. Bullellino sellimanale del bacofilo italiano per la slagione dei bachi del 1858. N.ri I, 2, 5, 4, 5, 6, 7. — Milano, 1858. Abhandlungen, etc. (Memorie della r. Accademia dclle scienze nel 185U). — Beiiino, 1857. — MI — MonalOertcht, etc. (Rapporti mensili della regia Accademia delle scienze ill Berlino). Gennaio ad agoslo 1857. — Berlino, 1858. Dissertazione didaltico-scienUfica suite cause ehe ritarda- rono finofa il progresso e perfezionamenlo dell' arte d' istruire i sordo-muti. Pel cav. sac. G. Bait. Costardi — Milano, 1858, Jiecherches recentes sur i induction elcclrostatique — Nola del sig. A. De la Hive. — Roma, 1858. Sur quelques observations elcctromelriqucs ct elelroscopi- ques. Lettre de M. P. Volpicelli a M. C. Desprelz — Roma, 1858. Terza comunicazione s'ulla polaritd elellrostatica, eon ap- pendiee. Nola del prof. P. Volpicelli. — Roma 1858. Corrispondenza scienlifica di Roma. — Conlinuazione N. 17-10. Hclazione delta Commission? per 7i — nuvoloso e la pioggia ; poicke non di ratio sotto un cielo sposseggiante di nubi persiste un' ostinalissima arsura. Ne (kilo e fissare proporzione veruna fra il numero tie' tempo- rail e le grandini tia essi recate : ne anche fra il numero di essi temporali e I' aequa piovutane ; perciocche in eerie stagioni sono frequenti, ma senza pioggia, o eon pocliissi- ma, in guisa ehe scmbri col numero di essi andare d1 un passo la siccita. Cosi, pognam caso, i due del giugno 1842 recarono pioggia entrambi ; uno solo dei Ire d' agosto, e degli undici del luglio soitanto 1' ultimo. Solo dunque per ci6 che la natura della cosa permette, seeondo le indagini che veune fatto di istituire in Verona, qui si ridueono a speciali prospelti le materie clio ne parvero suscettive, ag- giungendovi aleune particolarita che a questo luogo l'uron riserbate. 82. II primo e un prospetto gencrale chemostra la media altezza barometrica desunta dal decennio 1841-1850; la media altezza termometrica desunta dallo slesso decennio : I' annua media quanlita della pioggia desunta dal ventennio IS2I-I850, nolandovisi pur 1' anno della minima e della massima, e il dominio de' venti principal!. 85. II seeondo prospetto contiene per ogni mese del I 84 1 , 1' altezza massima, la minima e la media del barome- tro e del termomelro, la quantita della pioggia e i venti dominanli. Le medie barometrica e termomelriea sono tratle dalla somma delle altezzc avvenute in lutlo il mese. In calce pur nolasi I' annua media delle altezze mininie, delle massime e delle medie baromelrielie e termometritbr, c la loro annua media. I nove quadri seguenti dal III al- I XI, additano le cose stesse per gli anni 1842-1850 (I), se (I) Negli ultimi tre anni la direzione dei venti si tolse piuttnsto dal moto delle nnbi, e nei pi inii sette dagli anemometri. Serie III, T. 111. 8A- — ()72 — non die pel Ire 1842, 1845, 1844, non vi si Irova la piog- gia per ciascun mese espressa in millimetri (N. 84, 87). 84. II prospetto Xll fa veclerc le raedie mensili c le an- nue di un vcntcnnio, de' giorni sereni, nuvolosi, piovosi, ventosi, nebbiosi, c della quantita della pioggia in millimetri. 85. II prospetto XIII e per le allezze dell' Adige, in cui si dinota 1' elevazione della guardia sopra il livello dell' A- driatico 5 lo stato ordinario del flume rispetto ad essa guar- dia ; la sua magrezza ordinaria, la inagrezza massima ; la piena ordinaria, e la piena massima. SG. II prospetto XIV, mostra per un quadricnnio T al- tezza del lago di Garda, misurata quando ne accadeva la variazione (N. f>0). 87. 11 prospetto XV, ha i inesi di ogni anno del dccen-r nio 4 841-50, distribuili in ordine per sette anni, di mag- gior copia di pioggia calcolata in millimetri, e per tre, di maggior numero di giorni piovosi (N. 41). 88. II prospetto XVI mostra i giorni., in cui negli anni del suddelto decennio accadde la massima e la minima air tezza termometriea e la barometrica ; coll' indicazione di eio che vi ebbe per ciascun anno di sereno, nebbioso, nuvo- loso, piovoso, ventoso : avvertendo die ne' primi sette anni si nolarono le voile else apparvero tali meteore ; e ne' tre ullimi i giorni ciie ne furono in pieno occupati ; e rispetto al venlo quelli in cui spirava pi Ci forte. I di nevosi ne' primi sette anni furono uniti ai piovosi : degli ullimi tre nel 1848 furono 8, ncl 18 50, 1 solo, e 5 nel 1850- 80. II prospetto XVII accenna in qual mese c giorno successe in ciascun anno del mentovato d) £0 a! 'C o - re CQ SI S) a 2 o t^IOSCO-^Ci-O^aOCDOOC 0 ic o 0 'O (o a 00 0 51 1> a 1 + Annua media delle altezze n delle massmie delle niedie . Annua media termometrica . 03 00 31 00 O tO SO L- to © tO C3 C5 tO O 3-1 O --? CD CD ST 31 C5 SO — ' + re £ OO00ti^-J1OI0-"^ «* IO O SO — 00 to ?) -rt CO — 1 O 1 +^ W NJ SI H H -51 .2 OOhfflCain^avfjtm •5f l> SO so an 0 CO 34 — < £;opt- Jl 31 31 3q O (-» 31 O T,*ooOoo"'«oiod t--t^ootr-cor^t--i^r^r^oor-- CM 31 31 31 3s| J| 3( j| J., ?, s<| i., £ to re £ oto^-^tcwoxatDo W*!DJI^3IO^^ 3 — C a c <: -j! opooooooooooococ-coooooo OI CM 31 31 31 31 31 31 ~5 ?l 31 31 acoowco^.csf.ffl^.L':^ IO SO 00 t-> C5 afl O0 00 OS 31 ^r -3> 31 31 31 31 31 31 31 31 31 31 31 31 ■St 0 ~ C p — 078 — > S in ■ -o . .02 OO CO • •' W . • fc . .sc O • sw . w w . -a . . o o w ww a a lozi' -sO " • ' ._ . -*r oo s-i 1 + + - x o> o coo r-ire-^co-^CM-^oooo — — ci to 00 W — ' SO © — © SO — to 10 t< r< S-l CM 31 — " ■*" + 0OtOiretO©ire<3-l©IO00O0<3> ci s-i © cm to -^r o co -* t— — ■ © -r. -n 31 31 3-1 CM 31 31 — ■*< + OIOOiOOOOOiO-0t-xt- oor"i-»t- oo S-1 3-1 3-1 31 31 CM (M 3-1 CM 3-1 CM 31 g-i oo «* ire cm t- © © © © t— i-- to --o «* — f »■> -r- «tf — - -t to so GOOOoOOOoOOOCCCCOOOCOCCO G-l CM 3-1 (31 31 5-1 CM 31 3-1 3-1 31 31 co ire go to ire ■* ire © cm to © t— iresre-cj'ireooor-coire-*© t-t— r-t-t-r-t— r-r-r-r-i"-; SO 3-1 CM CM 3-1 CM 31 CM 31 31 CM = 1 q V 03 N CO =====3 c ^"•0 — ^J CD O O) o o g -_. a a C _3 5 _S SD ~ ™ -g OJ -S 0) = 15 '- '" tQ - -no ti S > ^i "77 ffl w tD ■* h *-n m "r~C O ei«<; 679 . . «£ . en c« a c« ■ xr. - • OC • O • • • • O ■ © Z . .o .co«a h • • © 'a. -=W • • • •- _• to t- o I + tO JO 5-1 30 3-1 t- 5-1 CO ■* Si CO ■ + oootooaoffinoxMa r D 2 25 5 £ o r. •? m ^: ji t< «r ?i — mo om--oo-ot>- — -5? 5OaOC3SO»O»C->O>'*Ssl00eoeJ to to s-i — — o s-i s-i • w • • O . j a • O M :© .aw .a .o o6u*""h .o w© .Ed -a! I + O 30 t— ©i so— o o _ « 9 "5 -g g =; S 2, "5h Fr-£ ^S^Ss a> o "5 =-45 "i a t^'^X^X ©2hS«i;30j-««c/j©5Q co a a c 0)0 0) 2 G81 — Venti dominanti O . rfl ■ -© - - • . .H -a co -cncoow . K • © • ,• K ■ • . . . © O KM CMHaW a CO ti CO o V3 E. 0. Annua media dolle altezze minime. Gradi + 5 . 92 1 delle massime ...» 16 . 96 1 delle medie . . . . » 9 . 82 9 ro S-1 o + — 6 CO "E s o E S .5 ■5 o a a ■5 •CO '•P fl s -a O CO SO = !Dh-lCt"!3IO(MO:3 sn so OS an 31 CS Sfi 31 e-1 I— s-1 IO SO 3-1 •p o as p 1 £ 1 a SI S) « -a < CO CD CS t~- 31 -r»tC -7 1.-, 00 C ffl -^ IO + CO KlSW-rOt'-sJXMlOWM o r- «t gs o to^- io © i^ ?i a -r- ■*» ^- S>l 3?%-l 3-1 «r< ^- — . CO sfflsOtOsflOOOsacoaOOO -re «r ©to r- — — os oo «r so p c~ • s < oct-t-t-t-t^t-»t--t^ccoroo ^ ^ S-l Jl S-1 SI SI 3-1 3-1 3-1 31 31 5 -^r-3-io«?ooiotos>ir- J & SB 3-a © — JO I SO —i tO OS SO OS to CO — i o ■»-< I lO O) M n O -C » •? « Jl W-MtOO>!OOffl9)-r -!- — o f^3 CO to << 00 O tO OS SO 0 o o -^ - -e ' 5S-;t y = To5 55 > S as as "2 O.J2 ■- B 6C as 33 0.3 a. eu ■ 2 ' 'I-I.2 ~ j o «i as ~" "* o as a* cs :_ ~ ~Z ~ J3 _ 083 — 0. CO a o T3 . CA) • 'X £-' . o -2 .©wgcok o ^acaosaaoKa aw o < X S3 CO E E z> so to to •*■ SI SI 6. ■ • • . to I— c <5 c • . a *> . 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Agosto JO 15 6 2 0 Sellenibre 8 16 7 2 0 » 110.6 Ottobre Novembre 10 15 6 3 1 » 70.9 7 '7 6 2 4 .» 56.7 1 Dicembre 1 8 17 j 6 2 6 i) 47.4 I Medie aimneN. 98 189 74 39 26 mill. 829- j Urie III, T. III. Rs (588 — Tav. XIII. A D I G E La Guardia normale in Verona sta sopra il livello medio dell' Adriatico metri 55.901. II liume allostato ordinario sta oolpelo dell'acqua metri 1 .25 sotlo la guardia. La magra ordinaria e di metri 2.10 circa sotto la guardia. La magra massima £ di metri 2.50 circa sotto la guardia. La piena ordinaria e di metri 2 circa sopra la guardia. La piena massima e di metri 5 circa sopra la guardia ra- rissima. — 68!) — Tav. XIV AUezzc di un quadriennio del Lago di Garda. II • 85 1 aw -r.nero in nov. frequenti ( '2 m. 2.!5, li ,3 m. 2.10, li i5 m. 2.i5 iccoIc variazioni li 5 m. 2.on, li S li 18 m. 2.i2, li 3o m. 1.92. 690 8jqaiOoi(j 3jqiuo.\ofcj 8.iqr>110 e.iqiuaoas to — 00 jo t- oisoiiy oi|rmr] oniinif) ojSSbju 9|IJ(IV oz.ie[\j ofejqqaj ofeuuag O «5? «J" t- -e- o CM SO 5 t- CO C" to -=r t- CO •=f CO o CD "=■* OS t- CO CO t- t- SI o CO CO CD to 5 ■^ e-i co o S3 CO I to 1 -* 8.iqiU50|Q ajqraaAojij e.iqono ajqiuan.is ojsofr'v 0I33BHI ofe.iqqaj ofeauDg CO JO so - CM <- tO C. o o to CC -- X r. t-> JO c~. 2 CO CO C-" to ^j, CO , , co "" oe c 10 CO CO JO ( to to «# CO Ci -- JO "* ^ JO Ol to CO i CO t^ 1 to CO JO 1 JO JO CO JO o t- 1 01 — * JO KT+« JO CO t- CO CS o -o- 00 •-/-> X X •y. X X ■/- X — G91 — i a ^ -J • o ^ "r5 ij i i? s 'C 33 X CO o> ■o i D a. o> o> 0j j a 5 t 5 En eC 2 Li- En c o - 93 ■2, s c ■2, o a I N ~l> _~ a n> ~>f. N !l 1 s bn ~ tfi -2 5 > tn S -5! en «Ji o O z o *^ ij 1 s o c so o • 0 -j CD s: a _- > ° ra □ a> Tr. - -a CD 60 o. 1J ?' '! ^ r—. O _3 En 5 -9! en C/J 5) Q S If .3 H to : O S3 tc 5. N -3 S3 rc CD s ij 'Si En O b -: c5 En O S — J .2, o .2. _• ~-^ s o n a S ^ "5 = 33 > J 53 | 16 5 O EL _£ o o 9 o O — S o Z 5j Z z g o •2, •2, • o .2 "tn an o o - E H CO* 3 a s U3 3 Z an a b 33 O pj i 33 O eu .2 o _o s -£ th rc 3 Ti: o a. u ij r tc a ■< ■ 5 r?. •* b 1 _ a; o = Z .0 tor s ■5 > S» to -r -A OJ "53 o 3 = ra En -y; C Z Z J j J --- O X) o c s © c c ? 5) 3 to r^ 43 : c c to 3 43 -. .2 u "1 Cl. o § En O •< O b ~ j _ (31 OC o c 'I so ;3 i °° X CC X oo X X V. X CO _ = — ^,. — _. - ,t ^hkJ 092 — v.ni WW x u f- SO — i 00 t— 00 o to O lO O) — •— > O X El. Q Z O CO CO GO (35 tO S"1 t- t- O -* || 01 Ovi ^i «i t- rsi cm CO to 3S o t> so X Vi eq ■- to GUI ISSBJfl 5 71 S-l so 1^ -1 r- \- i -i J. 7i SO -- oo -/• i ': CO vc is oo t— --c v. CO v. 33 X O so 00 — cm co JO CM r- o o CM CM OS o — ^^ 1 oo «sr t— C3 SO -- to CM CM CM CM CM o 1 -a _ 83 X e-> 03 -r — o 71 =0 1 p 5 to to t- I- C-5 EC to I 2 v ) > GO 00 03 ■qi X _ CC :" ^ « SO — . ^ l^ —. '— Ed It It) It It It --r T3 j 5r cm — to 71 — so 03 ■cp CC to S5 SO X cj: ■5T 71 «* o 1 o _ JO It ro C3 I- X O !0 C- 10 IT so It 3-1 tl > 1 c 1 o CO S<1 :t to "* It ^ qv OO > e'- S3 33 71 JL t> T o j © E J I . s o o CO 3 O •£ en (M SO 3-1 o - t- f> y. ^ ~> 1 - •_; 02 s. O X cm -J o 5 it 71 CM -1 It — < ' > > Q ( si3 o o -^ CO H .5 MS — CO ^** to It M CM CO to Cfl a> Z IT It to to N 71 _ i 1 SO l- 0» tc 1- **• r- cu C2 C3 to Jl 71 OS OS 30 cu ■** lO -T -vT ~— -* S^ — — ■** 31 to l~ CO - o 9|i.idv SO SO 22 OZ.IRIVI ote.iqqaj to 71 ! ■11 OS ■o 1 to ■*■' CO oo 5>1 X to •- X X SO to -— X t~ -■■- 30 V OS X <=> 1 an 00 | 695 Tav. XV I II. Per I' anno 1851. Umiditd reiativa dinotala dal psicromelro d' August j inlensitd delta luce e del colore atmosferico dinotala dalla somma de' 50.-; di grammo d' acuua eva porala pel collctlore del calorico di Bellani. I Ultra., 1, b«-|l. /..ienio 'non'l tiva media 0 (,..., sio „„;. I1 tratta dalle minime meu- sili , Gradi 57 6/io tratta dalle | niassim. nien-j sili Gradi 74 yi0 tratta dalle niedie men- I sili I Gradi 58 t Silvia Serie III, T. Ill su — 690 — lav. XIX. Per I' anno i 852. — Umiditd rclativa dinotata dal psi- cromeiro d' August. Inlensild dclla luce c del-calorc atmosferieo dinotata dalla somma de 50."" di grammo d'aequa evaporata pel colleltore del calorico di Bcllani. Mesi Gennajo I Febbrajo Marzo Aprile MaL'gio Giugno I Luglio Agosto i Settemb. Ottobru Novenib. Dicemb. = - -■: . 5,")" 29 14° 21.22 22° 1.21 25° 15 24° 3 32° 7 50" H ' 18 55° 11.50 44" 25 52" 20 45° 25.26 60° 19 90° 80 65° 85" 82° 72° 76" 70° 88" 88" 91° 95" 15.25 4.5 6 -_» 1.50 10 26.28 I.' 29 6 2.3 50.51 o °? , en « p O = 51° 58" 59° 45" 50 46. 45 47° 54 61" 25 70" 15 V2 78" 10 81" 5 '/o 256 Umidita re-! lutiva media I tratta dalle j niin. mensili Gradi 54 8/10! tratta dalle mass. mens. Gradi 81 8/10 tratta dalle medie mens. Grail i 56 3/10 — 697 — Tav. XX. Per I' anno 1853. — Umiditd relativa dinotata dalpsicro- mctro rf' August. Inlensild della luce e del colore almo- sferico dinotata dalla somma dey 50.mi (/*' grammo d'acqua evaporata pel collettore del calorico di Bcllani. 1 — - i P 03 e n o Mesi to ^ !"5 = 1.2 as S g •».2 3 > S p re £3 o S \Attesa U bas- iGennajo 55° 25 95° 1.2 82° /memo n ,n Umidita rela- tiva media ; Febbrajo 49 22 90 8 66 0 i presto servi-l =10- ]; tratta dalle i Marzo 46 8.12 85 20 til 17 1 minim, mens. | Gradi 59 y10' Aprile I 30 27 8b 15.29 52 26 tratta dalle Maggio 42 14 75 16 57 34 mass. mens. Gradi 83 Vio Giugno 52 n 74 15 52 48 'A tratta dalle Luglio 29 10 54 15 58 41 % medie mens. Gradi 60 3/10 Agosto 52 28 77 17 47 50 '/s Settemb. 50 27 84 6 51 21i A Ottobre 51 4 90 20 70 12 jNovemb. 55 22 95 17 74 6 Dicembr. 48 1 9S 29 75 0 257 ut supra ADlllffl DEL dlOFiNO 28 GILGNO 4858 II socio corrisp. dott. Paolo Marzolo legge una sua memoria inlitolata : Parole-modac/lie dclla storia della medicina. Comincia 1' autore il suo lavoro ac- cennando che il punto d'origine della scienza non pud essere quello della storia di essa. L'uomo accumula le prime nozioni sulle apparenze piu ovvie deile cose e cade in errori e li tramanda agli altri fino a che le iterate testimonianze dei fatli gli dimostrano la fal- lacia delle sue allucinazioni e lo ricondueono sul buon senliero. Le parole delle varie lingue sono come le monete o le medaglie rappresenlatrici del passato, per cui il nostro socio chiamo parole-meda- glie della storia della medicina quelle che gli parve- ro avcre attincnza ai modi onde questa fu considcra- ta prcsso le varie nazioni. E ne crede grande il pro- fitto, avvegnache spesse fiate nel popolo siano idee fallacissime dcHarte sanatrice e importi al medico di conoscerlc; e le prime idee false antichissime restino — TOO — ancora in tuttt quelli die si manlengono ignari della scienza. 11 dolt. Marzolo. prcmcsse quoste ragionidel suo lavoro, entra tosto nelle particolarita c colle parole dclle varie lingue mostra ignoranza dell' anatoniia, fisiologia, patagenia. Foscia colic parcle-medaglie ra- giona dell' anteriorita della ebirurgia., dei niezzi sacri del trattamento delle maiattie. della pcrsonificazione di esse, del proeesso morboso, dellc origini della ma- teria medica, di quelle della medicina dali ' osserva- zione delle forme morbose e dellc varie specie di queste, della polizia sanitaria;, della cronologia delle cognizioui relative alle scienze mediche, e del pas- saggio di quelle dall'una all' allra nazione. MMW/A DEL CIIMO 25 LLGLIO 1858, il m. e. dolt. Paolo Fario legge la seguenle Me- moria intitolata : Se le affezioni amaurotiche prive di caratteri esterni sieno nelle interne alterazioni ri- conoscibffi daW ottalmoscopio. Lo studio dell' essenzialita palologica d1 alcune affe- zioni amaurotiche ha progredilo non poco in quest' ultiini tempi dopo T invenzione dell' ottalmoscopio. Appena si conobbe che Helmbollz aveva dato opera alia coslruzione di questo sli'omento, sorse dovunque il desiderio di giovarsene a stenebrare molli arcani delta fi- siologia c della palologia dell' organo della visione. Molti nella speranza d'oltener raeglio o piu rapidamente I'intento studiarono di modificare invarie guise il trovato d'Helraoltz, ma le modifieazioni che ne uscirono ne furono, ne proba- bilmente saranno mai, d'essenziale importanza. Anzi quan- tunque di non pochi otlalmoscopii siasi in breve arricchita la suppellcttile degli stromenti oculisiici, non pcrtanto si puo asserire che qnello d'Helmholtz, semplificato qual ora e da Edoardo Jaeger, sia ancora fra i migHori e piu comodi. — 702 — IVelle mie indagini ottaluioscopiehe diedi a queslo la preferenza per la sua molta semplicita ed esiguila, poiche, d'altronde, tutli gli altri guardati dal lato puramente scien- lilico, tutli, mono pochissime differcnzo, conducono ai mede- simi risultamenti. La sperienza dimostra die quolli a gi-an- di (limensioni, o di costruttura piu complicata, nel praticQ esercizio raggiungono men facilmenle lo scopo, e meglio sono riservati alluso tlclle scuole, dove poco si tien conto d'aleuni inevitabili inconvenienti quando si possa faroalco- lo su qualche vantaggio, anclie lieve, o nel]' insegnamento o nell'osservazione, E certo (he in pratica i miuori ottalmoscopii sono pre- feribili, Piu facili a portarsi, a maneggiarsi, a muoversi in lu lie le direzioni. Per essi non e mestieri che l'osservalore obblighi mollo il pazienle a diriger l'occhio ora in un senso ora nell' altro afGnebe gli si presenti all' esame nei diversi suoi punti, percbe e !o stromcnto die si amove in traccia dell'ocehio, e non queslo cii quello. In generale, neile osservazioni oftalmoscopiche sJ usa della luce artiQciale. Non vi ha dubbio die la fiamma di una delle migliori nostre lampade raccolta, come suolsi, in un tubo di vetro non sia mollo opporluna a progettar sul fondo dell' occhio un faseio di luce assai viva. Cio non pertanto ottenni non rare volte il medesimo intento colla luce del sole. Alcune speripnze comparative e ripetute mi dimostrarono Cno a qual segno quesla possa sostituirsi a quella. Nelle mie sale clinicbe parecchie Hale mi giovai dell una e dell' altra in una medeshna osservazione, e il paragone mi convinse die in alcune circostanze, meglio delfartificiale, conduce a sicuro giudizio la luce solare. Io la fo entrare in una stanza perfettamente oscura da un pertugio, che con semplicissimo meccanismo posso ren- — 703- dei' maggiore o minore a mio arbitrio. Nullameoo e vcrissi- ino cLe cun tal mezzo nelle giornote nuvolose o non perfet- tamente lueide, nelle ore in cui il sole e alquanto lontano dal meriggio assai diflidlmenle si pud renderc illuminato il fondo dell' occbio. Tranne questi casi si puo giovarsene e bene, come volontieri io me ne giovo, perche la luce diurna e sempre quieta, costante, dal pazienle piu tollerata, mono affalica T osservalore e meno lo espone ai pericoli delle illusioni. Era ben naturale die in tali investigazioni io dovessi dirigere le mie prime ricerche a stabilire qual fosse faspelto del la cavita dell'occhia nello slalo suo fisiologico. JVou e del mio scopo fame una descrizione miniita e condur fottalmoscopio, per cosi dire, all'esame sotlile ana- litico delle singole parti. Mi bastera 1' accennare alle cose salienti, a quelle die possono guidare con pratiea utilila le conclusioni della scienza. Non e superiluo il dire come f esamc deH'occhio sano offra non poche individuali variela. Per queslo rispetto anche nelle indagini fisiologiche e mestieri di pertinacia e di molta abitudine nell' osservare; sole condizioni die po- Iranno condurre a discernere con qualclie prontezza le difl'ereiize speltanti alle vai'ieta fisiologiche da quelle die entrano nel numero delle palologiche. Quindi e necessario avereinnanzi alia mente quel coniplesso ddlo slalo fisiologi- co deH'occhio die si raccoglic da numeroseossservazioni ri- pelute su molti individui, poiche si puo asserire die siffalli reiterati esami giungono alia fine a lasciarci dislinguere seuza molta diflicolta quel totaie die a primo aspetto suol presentarsi quasi sempre invariahile, da quanlo puo csserci d individuale o di singolare nei casi parziali. Per questa ragione alio lavole, in cui olfro diseguale Se.'ie III. T. III. '.W — 704 — alcunc delie maiattie spettonti alia classe delle amauroliche, chc form a no I' argomento dell'altuale mio lavoro, ho pre- messo quella chc rappresenfa il fondo dell' oechio in ista- lo sano quale lo si risconlra generalmeote (vedi la tav.XIl flg. I). Da qnesto tipo lien conosciuto e adunque indispen- sabile preudcr le mosse, e le mie indagini cominciarono ap- punto da questo, cd eccole quali posso offrirle nei piu breve compendio possibile. Quante v-olte in favorevoli cireostanze d'ingrandimento ho poluto ilinminare abbastaflza il fondo dell' oechio, tulta la cavita mi apparvc diffusa d' una tinta leggermente ros- siccia, sparsa di vasellini sanguigni piii rossi diramantisi in lulte le direzioni, fra cui notansene alcuni magglori, che sono i vasi centrali e coronarii della retina. Quella tinta rossiccia sul principio delfosservazione e, come dissi, leg- gera, e ancor piu leggera se l'esame si faccia colla hue solare; ma si va a mano a mano rendendo piu intensa a misura che si prolunga I1 osservazione, e 1' intensita cresce ancor maggiormente, e piu presto, usando della fianuna di una lampada anziche della luce del sole, talche non di rado I'occhio si rende alio inlerno, come all' esterno, cost rosso vivace, cosi intolleranle, da impor termine alle osserva- zioni. Kra le cireostanze piu comuni una delle variela tisiolo- giche di cui e mestieri preoccuparsi e la (juantita, la natura, e aggiunger*') anche la distribuzione particolare del pigmen- to coroidale, che in guisa notevole modifica la rillessione dei raggi incidenti, c quindi (' inlerno rischiaramenlo della cavita del bulbo. Questa cavita percio si presenla piu vivace negli occhi bianchicci, azzurri, cilestri, perche le cellule poligone veg- gonsi difettar di pigmento; mono vivace negli occhi bruni — 705 — che per conlrafio n abbondano. Per questo e mcno facile negli occhi bruni discernere la retina, perche vi prende I' aspetto quasi dun velo azzurrognolo steso sopra un ion- do oscui'o rossastro. Cosi riesce non mollo visibile sul fondo Gsiologico del- I' occhio quel lenuisshno e quasi ceotrale rilievo for ma to dalfingresso del nervo oltieo nel punto die colla sua papil- la s'espande a format' la retina, la quale dal contorno spcs- sissimo irregolare della papilla stessa comincia a distendersi accennando minutissimc pieghe, talvolta riconoscibili, sul tappelo bruno della coroide, non di rado in quel luogo ab- bondantissima di pigmcnto disposto atlorno al foro d' in- grcsso del nervo ottico o irregolarmente in forma lineare, <> in piecole masse ineotnposle. II eeatro della papilla ottica hasempre un aspelto splen- dente, e i vasi elie dalla parte interna di questo centro escono a diramarsi per tutla la eavita del bulbo veggonsi eontornar la stessa papilla e la macehia gialla in forma quasi radiata, di ruga o di fa Ida die s' apre a ventaglio, spandendosi con qualclie uniformity sulla retina, dando origine a quei ramoseelli che sono i vasi coronarii della retina stessa. Non potrei dire d'aver con ccrtezza verifica- to la pulsazione venosa, sia tisiologica, sia artiQeialmente prodotta dalla compressione sul bulbo; solamente ho nolato alcune volte un confuso movimento eomc di formicolio nel profondo della eavita, ehe non seppi se attribuire o alia pulsazione particolare o propria di quei vasellini, ovvero aH'oseillazione indotta dai movimenti pulsatorii delle arte- rie rnaggiori non lontane dalfocehio. Quella che mi parve d'aver notato senza dubbiezze fu la pulsazione generatasi dal lavorio di alcune speciali malattie. Negli individui giovani quali sono i eoscritti, elie tanle — 700 — a olio ebbi occasione ili sqttoporre ad esaoii ottalmoscnpici e specialmente negli occhi nori in cui piu abbonda il pig- mento, ho potulo diseernerc sempre con grande difiicolla la maechia gialla solto la forma dun pun to scuriccio quaado piu quandu meno rolondo, ma il piu spesso ovale. Tale in iscorcio, e nella sua essenzialila, e l'aspelto del- loechio quale nello stato suo fisiologico si mostra all'ottal- moseopio, e quale deve servir di confronto per far salire in evidenza le circostanze o le alterazioni che ne coslitui- scono Ic condizioni palologiche. I quali sludii, i quali confronti oggidi ancor iimitati si molliplielieranno in seguito assai diffusamente quando luso deH'otlalmoseopio diverra generale. Senza dubbio 1'invenzione di questo stromento, di que- sto nuovo modo d'esplorar la eavita e il fondo dell'occhio, d'indagar la forma, il colorito, il nesso, latleggiamenlo delle miiuile sue parti durante lo stato di salute deve neeessa- riamenle condurci mauo ma no a paragoni abbastanza pre- oisi intorno alle alterazioni die in quelle si generano nello stato di malaltia. Possiamo formarci un concetto di qua n to si spingano innanzi queste preziose ricerche quando leggiamo in al- euni piu recenti scrittori clie la lunga abitudine dell'os- servare e partieolari favorevoli circostanze, in cui non sem- pre tulti s' incontrano, poterono ad alcuni lasciar dislin- guere nei profondi tessuti serpeggianti i minimi vasellini, quali sono quelli die dalla coroide passano ad insolcarsi nella sclerotica^ quando aggiungero che a me pure con pazieote escrcizio avvenne di verificar questi falli. NeH'occhio dun coniglio albino assai giovane notava al- cunestrisceombrose Dliformi che pel lungosfumavansi sulla sclerotica sottilissima e Irasparentissiraa di quell' animale. — 707 — Parevami che quelle slriscie altro non dovcssero essere die i nervi eslerni Iunghi cigliari. Ripetei piu volte I' os- servazione e giunsi a convineermi che quella non era al- trimenti illusione. In fatti illuminando al di fuori in quel punto la sclerotica colla piccola fiamma d'una candela onde osservare quella membra na per trasparenza, mi riuscivano evidenti le filiform i penombre die pel luogo da loro oecu- pato accertavano la presenza in quel sito dei nervi Iunghi cigliari. Con questi cenni intendo a tutt' altro che ad esagerare la polenza dell' ottalmoscopio ; anzi la mia pralica e i miei convincimenti vengono a limitarne gli elogi. Tnlorno al quale il mio avviso non e diverso da quello della Pres§e medicate Beige. Nell'articolo in cui dava succinte notizie del Con- gresso ottalmologico di Brusselles cosi giudica I' ottalmo- scopio. « Questo slrumento, dice il Giornale medico helgio, sa- ra inconlrastabilmente utile in ogni casoin cui si trattera di scoprirc le materiali alterazioni nel profondo d un occhio nel quale si possano far giungere i raggi luminosi. Ma in circostanze opposte quale ne sara la polenza ? Come polra esso giudicare della sensivita della retina e in generate di quanto spelta alle funzioni delTocchio ? Come potra slabi- lire se una calaratta sia complicala all'amaurosi e so l'ope- razione sia da farsi o non puo tarsi? L 'ottalmoscopio cerlo puo molto, ma non tulto; ne deve pretcndeie di surrogare oggidi lutti que mezzi die presero parte finora alle ricerclie della scienza c vi fecero le loro prove. » Queste savie parole, che a disegno ho trascritle, faran- no comprendere com'io non sard mai Ira i corrivi ad abu- sare dellottalmosopio. Che he col preseote lavoro vengo a me Here innanzi cd — 708 — a fortificar di fiducia i progressi delta seienza nelle diflieili indagini Qttalmoscopiche, in cf6, ol'treehe I' importanza dei fatti, ha gran parte il desiderio d'incoraggiare i miei colle- giii dltalia a continuar nella via delle medesime eon tanta pazienza c alacrita con quanta vi s'avanzano gli Alemanni. A questo fine principalmente qui raccolgo ed offro le raie, alle quali spero indulgente la vostra altenzione. Le affezioni amaurotiche furono in ogni tempo fra gli argomenti pin scabri della patologia e delia terapeuliea. II vocabolo amanrosi suona cosi spavcntevole, che per poco non ei e sinonimo di malattia eontro eui, quasi a insupe- rabile scoglio, rompano i piu meditati tentativi della scien- za. E la seienza, pur troppo, non ha mai potuto e non po- Ira mai smentire al vocabolo quell" infausta significazione. Codesli morbi si gravi che quando Ienti e insidiosi, quando fulminei spengono sul volto stesso dell'uomo il piu prezioso desensi, eodesti morbi talvolta non offrono di seilminimo esterno iudizio visibile. In tali eireostanze se uno solo degli occhi sia eolto dalla malattia e 1' altro sia sano non e chi ignori l'impossiliilila d'una diagnosi certa obbiettiva. Eppure, specialmente le Autorita dei Tribunal! e le Commissioni di leva militare hauno non rare occasioni di chiedere agli uomini competent! in questa materia il loro voto, il quale fu sempre d'indoleincerta moltissimo, perclie non fondaSo mai su alcun positivo argomento. Dopo la scoperta dell'ottalmoscopio la seienza si earric- chita daleuni criterii per pronunziar eon certezza in alcu- ni casi esislere nei profundi tessuti dell' occhio tali patolo- giclie alterazioni dimostranti la presenza di que' morbi amaurotic!, che per difetto d' ogni sintoino obbiettivo si potevano sospettar simulati. — 709 — Ak'iine particolari alfezioni amaurotiche, come sono quelle eaiisate da artero-aiigioidesi o da Gebo-angioidesi della coroide e della vaseolosa della retina, da versaroenti sanguigui o linfatici, da macerazione di pigmento, Iianno lalvolla gia eompiuto cosl sordamente il loro corso, Iianno spenta nell'ocehio 05111 attitudinc visiva, senzaaver lasciato orme esterne visil)ili nell'organo offeso. In tali circostanze quali erano i eriterii a cui appog- giavansi gli uomini della scienza pella loro diagnosi? Essi non ne avevano alcuno di determioato. Ogni sintomo ob- biettivo inancava , solamente chiamavansi a soccorso i poclii dati congetturali e soggettivi, sempre ineerti e molte volte non accettabili. In questi casi, mi si chiedera ora, quali sieno le sco- perte dell'ottalmoscopio ? Ho preferito di condurre innanzi la quistione a qucslo modi) comparativo perche riescano evidenti gli studii e le indagini die segnano oggidi quel passo di progresso die I otlalniologia deve all' ottalmoscopio. Poelii anni sono i pratici sarebbero rimasli muti alia domanda die sopra ho esposta, Oggi le risultanze ottalmoscopiche danno alcuiie precise rispdste the innalzano la diagnosi a quel grado di sicurezza a cui poche volte e leeito in medicina salire. Traccero ora il quadro delle allerazioni generali elie osservansi nei liiorbi amaurotici sovraceennati per espor- ne a suo luogo le alterazioni parziali proprie ai singoli casi di cui colla storia of fro le tavole. Negli ocehi bigi o eilestri che nieno abbondano di pig- mento, o in cui meno intenso n' e il colorito, la cavita del- I'occhio rillette eostantcniente 11110 splendor vivo sanguigQo. Qucsto colorito rosso vivace e quasi permanenle, sicohe poro s' aecresce eo! prolungarsi dell' osservazione. La luce — 710 — progettata nell'occhio, anche assai intensa, e pocomolesta. Grossi vasi attraversano in tutti i sensi la retina, gruppi di vasi pi a grossi, piii intensamente colorati occupano, di ordinario, particolarmente il lalo esterno dclla coroide pid che I1 interno, e ancor pid spesso s'affollauo verso la linea media na della medesima. Talora su questa linea special- mente veggonsi quando aleune chiazze sanguigne, quando invece alcuni spazii nieno colorati o biancastri per man- canza di pigmento; spazii ehe talvolta hanno I' aspetto di venalure marmorce o arboreseenti. La papilla ottica splen- dente lo e piii aacora nel suo centro; visibile nei nio- vimenli dell' occhio, pin visibile nei lalerali interni ; ha I' apparenza quando lurgida, rosso-vivaee, quando rislretta o contralto per la pressione dei vasi sulla medesima, L'orlo coroidale o liscio, lueido, rilevalo, oppure scabro, poeo sa- lienle e (juasi interrolto da gruppi vascolari nodosi. I vasi uscenti da quell' orlo spesso grossi, furgidi, ramosi e iu qualche caso d' apparenza quasi schiacciati a guisa di fet- tuceia, visibilmente appajati per le vene che van compagne alle arlerie, forse le une dalle altre non mai discernibili. Attorno all'orlo coroidale della papilla i vasi spandonsi come a falda o a ventaglio non senza tal quale regolarita sulla retina. La retina riverbera quasi sempre un color rosso pallido, che sopra al tappelo spesso rosso violaceo o tabac- chino della coroide assume un aspelto piii giallaslro o bluastro, secondo le gradazioni del colorito suo prbprio e della coroide. Negli occhi bruni cbe piii abbondano di pigmento, di cui la tinla e sempre oscura neraslra, la cavita del bulbo e meno splendente, piii cupo sanguigno n' e il colorito e ancor meno molesta e la luce progettata a illuminarne il fondo; la disposizione dei vasi e la stessa, ma in molli luo — 711 — ghi (juei vasi sono poco discemibili perche velati dalla copia o dal color del pigmento; Ic chiazze sanguigne, gli spazii scolorati o biancastri, la papilla otlica meno evident! per la stessa ragione. Tutti gli altri fenomeni, trannepoche differenze, i medesimi. La retina peru il piu sovente e bleuastra. Tale nella generality de' casi e il quadro dci fenomeni cbe presenta la cavita dell'occhio nelle affezioni amauroli- ehe originate dalle cause cbe sopra accennai. I\Ton taccio pero come talvolta questo quadro puo subi- re alcune modificazioni delle quali e necessario preoeeu- parsi. Cosi avviene in alcuni individui cheo la sovrabbon- danza del pigmento coroidale, o la particolare disposizione o la linta assai bruna del medesimo, il variato, ma na- turale serpeggiare e intrecciarsi dei vasi piultosto in queslo die in quel punlo della eavita del bulbo, la poca Ira- sparenza della retina o il suo colorito sovercbiamente gial- lastro o bleuastro rendano difficile lo scorgere con sicurez- za le precise alterazioni, in ispecialita del sislema circola- torio e delia retina, cbe costituiscoDO Y essenzialita patolo- gica delle affezioni amaurotiche di eui parliamo. In soccorso importante, cbe direi quasi infalliliile alia diagnosi in tali circostanze, sarebbe la fortunata possibilita di confrontar I' occhio amauiotico col sano. Se v' abbia I' opportunity, com'io 1'ebbi piu volte, d'osservar nello stes- so individuo 1' occhio per una delle sopraccitate cagioni amaurolico mentre il compagno e tuttavia sano, il con- fronto tra 1' uno e I'altro e di lal rilevanza da render pron- tamenle riconoscibili le alterazioni palologiche del primo in faccia alio stato normale del secondo. Hallo scorcio di questi fenomeni generali discendero alle descrizione dei singoli casi, parendorai che l'ordine per Serie 111, T. III. 9] — 712 — tal modo seguilo possa rendere I' argomento piu chiaro e piu facile ai meno impratichiti di queste materie. Nel prossimo passalo aprile la Commissione di leva mi- lilarc avcva raandato per osservazione alia mi a clinica pa- recchi coscritti. Fra questi ve n'erano qualtro per sospetlo di simulata amaurosi, de' quali tread uno solo degli ocelli, il quarto a tutti e due. II sospetto della Commissione era giusto, poiche non esisteva all" csterno alcun indizio che potesse dimostrar la presenza di un' amaurosi. I Ire primi asscrivano il male por'.alo dalla nascita, il quarto derivato- gli dall' aliuso della fatica e della luce. L'aspetto dell' occhio amaurotico era, specialmente nei tro primi, affatto naturale. La palpebre, la congiuntiva, la cornea in istato pienamente sano. I movimenti dell' uno e delf altro occhio pronti, regolari e consoni. Nessuna diver- sity nella forma, nella grandezza, nel colorito e nella resi- stenz:'. ('.el bulbo. La pupilla della naturale sua ampiezza, mobile rotonda, il fondo della cavita nero splendente ; non alcun sintomo insomma eslerno visibile d' amaurosi. Nel quarto non osservavasi clie un' angolosita inferiore delta pupilla neir occhio destro, e qnalcbe lentezza in ambedue nella contrazione; fenomeno non raro anche negli occhi scevri da malaltia, o almeno dotati di buona visione. Fu dunquc mestieri sottopor que'giovanj a ripetuti esa- mi ottalmoscopici. Cominciai nei tie primi a indagar eon replicate osservazioni qual fosse lo stato interno dell' oc- chio sano, che non trovai in cosa alcuna diverso dalla con- dizione che ho descritta propria di queslo viscere nello sta- to suo Gsiologico, e quale e rapprcsentato nella fig. I della tavola. In appresso venni ad esaminar Pocchio che si diceva amaurotico. Nei due primi di qucsti individui gli occhi aman- rotici lasciavauo scorgcre alterazioni non csscnzialmentc — 713 — diverse in entrambi ; nel terzo, in confronto dei due primi, nolavansi difference assai rilevanli ; nel quarto quelle alle- razioni erano d'apparenza ancorpiu diversa,come ora diro. Nel primo (ved. la tav. fig. II) il fondo della cavita ocu- lare non apparha eosi uniform emente rosso come suolsi ve- dere nella Csiologica sua condizione, ma da molti punti riverberava un rosso meno vivace, irregolare second* > die le cellule poligone soprabbondavano di pigmento, o vi s'ag- grappavano grussi vasi sanguigni confusamente contornati da rialzi pigmentali levigati, perche coperti da un epitelio brunastro. In altri punti, specialmente al di sopra dell' as- semediano, notavansi alcuni spazii irregolari rosso-bianca- slri, percorsi da vasi meglio disegnati di non considcrevol calibro. Pureva abbastanza certo die quegli spazii non fossero ebe altrettante lacune pigmentali originarie, da cui si riflettesse quella luce biancaslra splendente, tanlo piu die in quegli spazii erano discernibili i vasi vorticosi e il tessuto reticolato della eoroide, la quale in quei punti avc- va alcun poco di rassomiglianza alia struttura degli occhi albini, abbenche nel caso nostro quelle depigmentazioni non fossero causa di lotofobia. Una sporgenza brunastra levigata contornava la papilla oltica^ quasi della naturale sua grandezza, alquanto infossata, piultosto ovale die ro- tonda, non molto spkndente, rossiccia pel soverchio calibro de'vasi sanguigni. La ruga o fakla radiata vascolare die da essa si espande nella sua parte superioie ed inferiore era coperta da piccolo masse irregolari pigmentali. Le arterie centrali e coronarie visibili ; non discernibile nc la mac- diia gialla, nc ajcun punto scuriccio die ne segnasse la sua presenza. Nessun indizio di pulsazione. Affatto abolita la facolla visiva. Come ho gia avvertito, nessun indizio ester- no visibile. — 714 — JNd secondo (ved. la luv. lig. Ill) le cellule assai rlpiene di pigniento brunastro riflettevano un colore piii cupo, meno rossaslro epiu irregolare. I vasi coronarii della retina piii pronunziati. Verso l'asse mediano alcuni spazii rosso-bian- castri spogli di pigniento, meno pcro cbe nel caso prece- dent ; in uno solo di essi notavansi pocbi vasi di gros- so calibro. II lessulo vorticpso o reticolato della coroide poco disccrnibile negli spazii rosso-biancaslri. La papilla ottica molto piccola, infossata, contomata da un orlo salien- te levigato, rossastro. 1 vasi della ruga stellata piii evidenti ma alquanto meno numerosi. La macehia gialla pareva at- traversala da folli vasi che ne toglievano la percezione. Nep- pur indizio di pulsazione. Nulla la lacolla visiva, sintomo obbiettivo esterno nessuno. Nel lerzo easo (ved. la lav. lig. IV) I'apparato fenomeno- nologico era mollo diverse II ibndo dell' oechio poco piu vivacemente rosso del naturale, ma tappezzato come d' un velo roseo tendente all' azzurrognolo. Un tessuto vascola- re finissimo rossastro reticolato, fra cui male discernevansi i vasi coronari della retina. Quel velo era la retina stessa, e quel tessuto vascolare finissimo a maglie era la sua vasco- losa injettata nei minutissimi suoi vasellini. Tra cssi alcuni pocbi vi serpeggiavano di calibro maggiore accompagnati da altri sottilissimi e tortuosi, i quali intrecciandosi gli unl cogli altri davano a quel velo retiforme 1' aspetto rosso a!- rpuanlo bluastro o azzurrognolo come sopra accennava. Tutta la superficie cava del fondo dell' occbio die, come bo gia detto, splendeva d' una tinta abbastenza vivace re- golare, era senza chiazze sanguigue e senza spazii rosso- biancastri, senza die il pigniento v' apparisse ben discerni- bile. La papilla ottica conl'usa nella sotlile generale inje- zione, riconoscibile al suo aspetto splendente, pareva — 715 — della sua natural ditneDsione, contornata da un orlo eoroi- dale alquanto saliente. Nessnna percezione della macchia gialla. Nessuna pulsazione. Come nel caso preeedente, nul- la la facolta visiva, sintomo esterno obbieltivo nessuno. Nel quarto individuo (vedi la tav. fig. V) il fondo della cavita dell' occhio destro era d' un rosso phi notevolmente vivace ebe quello degli allri sopradescritti. Si vedeva sparso di vasi grossi, molto iniettati, tra i quali distinguevansi i centrali, eicorooarii della retina. Alcune chiazze sangui- gue, d'aspelto intensamente rossastre e come velhitate, tor- se perche non coperte dall'epitelio, occupavano quasi tutto il lato esterno, e lutte poi eran molto al disolto dell'asse mediano, tranne una sola die vi stava alquanto al disopra. Pcreio la figura quinta, a rappresentarlo meglio, mostra il fondo della cavita del bulbo nella sua parte inferiore piii che nella superiore, ed e per questa ragionc che la papilla ottica non appare nel mezzo, ma suporiore, volendosi con cio indicare la rolazione dell' occhio alio in su onde nel fondo della cavita fosse meglio esplorata la parte inferiore, cssendoche in essa particolarmente sedevano le chiazze sainjuigne caralteristiche della malattia. Non si discerneva traccia alcuna di retina ne di macchia gialla, la papilla ottica splendente e rossaslra si mostrava piccola per la prescnza di rnolti vasi ingrossali che probabilmenle le (Uuano quel- laspetto d'infossamento che non mi fu possibile disegnar nella tavola; il suo orlo coroidale pronuncialo, aspro e come a piccolissimi nodi, formali verosimilmente dalla sporgenza dei vasi, e forse anco dalla soverchia ripienezza delle cellule pigmenlali. La visione in quest' occhio era tale che bastava a discernere sufficientemente gli oggetti maggiori che in molte parti sembravano, a quanto asseriva rammalalo, come storti o spezzali ; il che io doveva attii- - 710 — bii ire alia circostanza del trovarsi la snperficie della reti- na su diversi piani in eausa delle chiazze sanguigne die sopra ho descritte. E infatti questo fenomeno di veder gli oggetti come rotli o spezzati accadeva quando il foco In— ininoso si faceva cadere sulla parte esterna laterale e in- feriore della retina, nel qual caso la slessa fiamma d' una candela appariva tronca, inclinata e divisa in due parti. fii- petero a questo Iuogo quanto lio gia notato, cioe die la pupilla di questo ocehio era angolosa nella sua parte infe- riore e lenta a contrarsi ; fenomeno tutt' allro che baste- vole, come apprezzabile eriterio, a diagnosticare un'amau- rosi, per quanto puo spettare ai sintomi obbiettivi, i quali nel caso nostro erano d' incalcolabile importanza, sicche quell' affezione amaurotica poteva dirsi priva di earatteri ester ni. Nelf ocehio sinistrodellostesso individuo (F.la tav. fig. VI) il fondo della cavita rilletleva un color rosso sanguigno as- sai intenso e vivace. I vasi centrali erano grossi pronunzia- tissimi, assai visibilmente appajati, dei quali uno mfnoie, probabilmente I' arteria, 1' allro maggiore., d' apparenza quasi schiacciata a feltuccia, probabilmente la vena. Pro- nunziatissimi pure i vasi coronarii coi molti rami che da essi derivano. Anche in quest' ocehio la parte inferiore era a prcferenza sparsa di maggior copia di vasi e di mas- se pigmentali posle piu in evidenza, ma che per6 non da- vano alia cavita dell' ocehio aspetto sensibilmente in alcun punto irregolare, ma tulto v' appariva ingorgato, rosso vivo sanguigno. E potrebbe essere che in quella viva colo- razione non fossero stati discernibili ne chiazze rosse, ne spazii rosso-biancastri se vi fossero esislili ; !o che, in ogni ipolesi, mi lascio supporre la loro non molta importanza. II fondo della cavita non apparentemente aspro, grande- — 717 — mcnle ipereiaico, col prolungarsi dell'osservazione diven- lava piu rosso e vivacemente splendido; cio che non av- veniva nell' occhio destro. Anche in questa, come nclla precedente, ia papilla ottica e rappresentata superiore alfasse media no per lasciar maggiormente visibile la parte inferiore della cavita, eonie quolla in eui la eondizione pa- tologiea era piii evidente. L' ampiezza della papilla mino- re del naturale, la sua forma rotonda, I'aspetto splendente, non discernibile se eoncava o piana; i! suo orlo coroidale sporgente, aspro e quasi nodoso; turgidi e ramosi i vasi che ne uscivano. Masse pigmentali abbondevoli, ma distri- bute con tal quale regolarita da non dare alia riflcssione luminosa parti irregolarmente salienti. Nessuna traecia sicura della retina, nessuna della macchia gialla, nessuna di pulsazione. La facolla visiva quasi nulla, pochissimo di- scernibili anche gli oggetli maggiori, pochissima fotofobia, nebbia densa, confusa, uniforme che velava la luce e gli og- gclti, quasi nessuna percezione della luce diffusa artificia- le die illuminava una stanza, poca quand'era assai rac- colta e vicina. La Gamma della candela appariva smorla, ma della forma c continuity naturale. Nessun indizio ob- biettivo cslerno della malattia, tranne qualebe lentezza non per6 straordinaria, nei movimenti della pupilla, non baste- vole in alcun mode a costiluire un sufficienie criterio dia- gnostico d' affezione amaurotica. In parecchi altri casi d'affezioni ainaurotiche, oltre a quesle di cui stesi la storia particolareggiata, ho notato la maggior parte delle sopra- descritte allerazioni morbosc. Alcune fra le amaurosi, co- me sono le consensuali at disordini gaslrici, enterici, au- gioitiei, quelle che siedono Delle intime I itebre cerebrali ec. polranno forsc non appalesarsi con tali patologiche oiii- iazioiu da riuscir disceruibili airoltalmoseopio; mapero — 748 — i- vero che tulle le amaurosi fra le non poehe da me fmo- ra osservate all' ottalmoscopio , prime comprese quel- le clie mancavano d'ogni caraltere esterno, lulle m'offri- rono nella interne alterazioni della cavita oculare sufli- cienti crilerii diagoostici a giudicare della recondita loro cssenza. Cio tanlo piu evidente appariva in quegli ammalati nei quali, come talora avviene, potevasi mettcre a con- fronto l'occhio sano coll'amaurotico. In quel caso il para- gone toglieva ogni dubbio. La cerlezza di quesli falti sommamente imporlanti per lo studio dell' amaurosi e per quel grado di fiducia clie la scienza puo fino ad oggi mettcre neU'ottalmiscopio^ ho \e- dulo piu volte suggellata dalT anatomia patologica, che sventuratamente pero assai di rado e possibile interrogare a Iuine della diagnosi. Recentemente ho potuto verificare in Ire sezioni cadaveriche quanto di patologico aveva giu- dicato esistere durante la vita e aveva io medcsimo dise- gnalo colla scoria dell' oftalmoscopio, Siccome in generale pu6 dirsi cosa assai rara, c fuor de'grandi spedali affatto straordinaria , il potere in tali malatlie confermar colle risultanze necroscopiche la verita della diagnosi fatta suli'individuo vivente mediante I'oltal- moscopio, cosi credo non scnza importanza il fare un cen- no di quei tre casi. Una donna di 60 anni era accolta nella sala oculistica affetta in ambedue gii occhi da glaucoma cronico o, come vogliasi dire, da amaurosi glaucomatosa. Le palpebre erano quasi affatlo normali, tranne qual- che leggero edema nella superiore; il bulbo alquanto im- l»iccolilo, grossi vasi sanguigni c molto ramosi trascorreva- no la sclerotica e taluni anche la cornea. La cornea ane- stesica, d'una lucentezza non perfetla, circondata da solti- — 719 — le. zona radiata di vasellini nel pun to delta sua eongiunzio- nc colla sclerotica. La pupilla dilatata, ovale, sul conlorno in alcuni punti frangiata, il eampo pupillare torbido, it fondo dclla cavita oculare glauco cinereo. Aculi dolori ri- correvano a quando a quando serpeggiauti fino al vertice del capo e un senso otluso doloroso nel globo dell'occhio non abbandonava quasi mai 1'ammalata. La facolta visiva quasi interamente abolita, allucina- zioni frequenti, e una ta! qual costante molesta apparizio- ne di falsa bice clie durava un giorno, ed era poi sussegui- ta da sensazione di tenebra nell'attro. Tale era il coinples- so de' fenomeni salienti, caratteristici della malaltia. Quella donna lu piu volte sottoposta alle osservazioni ottalmoscopiche tanto col mezzo della fiarama della lampa- da, quanto con quello della luce del sole. In quegli esami eransi trovati diafani i mezzi cbe fisiologicamente lo sono. La cavita oculare lutta dun rosso intenso, ma interrotto, non regolare. La papilla otlica ristretla, infossata, il suo contorno coroidale assai sbiadato e come nodoso; gros- si e di forma come scbiacciata i vasi centrali; grossi pu- re e assai ramosi i coronarii della retina ; assai pronun- ziala c ingorgata tutta la sua vascolosa; grossi vasi con- lornanti la papilla ottica, un movimento quasi di formico- lio rassomigliante ad una pulsazione. La retina giallastra, sparsa di esudazioni. La coroide verso 1' asse mediano maccbiata da chiazze rosse e suggellazioni d' apparenza ruvida ; il suo pigmento qua e la variamente assorbito, onde la cavita appariva d' una tinta cupo-rossa interrotta e non regolare, come bo gia dclto di sopra, e la coroide d' un aspetto quasi arborescente. Quella donna presa da gastro-enccfalite pellagrosa mori poco dopo nel raorocomio, e la sezionc cadaverica mosfro Serie 111, T. III. 92 — 720 — cosi perfeltamente esatti tutti i criterii diagnoslici raccolli dalle osservazioni ottalmoscopiche, che la malattia disegna- ta coll'aiuto, deU'ottalmoscopio durante la vila, pareva me- glio copiala dopo la necroscopia. Posso dire la stessa cosa degli allri due casi die sopra ho citato, e dei quali per esser breve non riferisco le par- ticularity descritte nell'altro, bastandomi il dire die il col- tello anatomico mi fece trovare anclie in essi perfetlamen- te esatto quanlo io stesso osservava e tlisegaava dall'indi- viduo vivenle coll'aiuto deU'ottalmoscopio. Non sono adunque di poca importauza i criterii che oggidi puo fornirci siffatto slromento nel caso di morbi amaurotici, e specialmenle di quelli fra tali morbi che man- cano d'ogni caratlere esterno diagnostico, tanto nei casi semplicemente clinici come nei fatti di medicina legale, neJ che dobbiamo alia scienza un vero e grande progresso. Si legge una sci'ittura del m. e. professore Bizio intorno alle ombre colorate. Dopo il proemio sono csposti l'occasione del lavoro, un cenno storico di quest' argomento, i principali sperimenti del Petrini, ehe fu primo a studiare profondamente questa mate- ria, le osservazioni del Bizio suH'ombra vei'de e gii sperimenti che ne seguirono, suile ombre venule dalla luce artificiale trasmessa da vetri piani colorati e sulle ombre coloralc messe innanzi dalla nalura. ATTI DELL' I.R.ISTITUTO VENETO Serif in. Vol. in. ... t>\ •*;*- "3 ... ,.... ADI-KARZA DEL MO 2G Ll'GLIO 1858. II m. c prof. De Visiani legge una memoria sulle piante fossili clolla Dalmazia da lui raccolfe ed illu- strate, llescrive le nuove specie ch'egli ha trovato3 e porge dilucidazioni su alcune di quelle gia descrit- te nella flora fbssile del Promina, intendendo di far seguito c supplemento all' opera deU'Ettingshausen e tencndo nella compilazione del suo lavoro il meto- do stesso della flora fossile di IVovale da. lui e dal prof. Massalongo pubblicata nel 1856 fra le memorie deila R. Accademia di Torino. Alle piante fossili della Dalmazia da lui illustrate fa seguito col generale prospetto di tutte, e aggiunge precise indicazioni de- gli altri luoghi d'Europa in cui finora furono scoperle le stesse piante. Finisce con un indice sistemalico della flora vivente del Promina e della campagna che lo circonda al fine di rendere piu presto cospicua la diflcrenza deU'anlica e della nuova vegetazione. II m. e. dott. Bianchetti legge il seguente rappor- 722 to sopra lopuscolo del Barone Vacani intitolalo la Baltaglia del Mincio ecc. In una Corrispondenza di Venezia pubblicata da que! buon gioniale ch'e la Cronaca di Milano, nella sua Dispen- sa I l.a, 15 iiiugno, anno corrente. si Iegge: « La Cronaca si e doluta giuehe alcune disseiiazioni inserite negli Alii del- 1' Istiluto veneto fossero troppo somiglianti ad articoli di giornali. » lo veggo, e con mio piacere, la Cronaca; ma di queslo suo dolore non me n'ero mai accorto: potrebbe darsi che sia stato espresso in qualche ultra di lei Corrispon- denza proveniente dallo stesso scrittore di questa, il quale si compiace d' intitolare disserlazioni alcuni scritti che si pubblieano di tempo in tempo neglLJM/ del noslro Istiluto, e contengono piii o meno ampie nolizie di opere donate all' Istiluto medesimo; e trova in tali seritti un difelto nel- la loro somiglianza ad articoli di giornali; quando non so- no ne si tlanno per disserlazioni, ma unicamente per quel- lo die sono e possono essere, cioe per rapporli intorno a eerie opere donate, e quando e inevitabile alia natura di essi l'aver modo e forma snmiglianle ad articoli di giorna- li., intendo a'buoni articoli. Ma eomunque sia, o dalla Cro- naca o da sue Corrispondenzc espresso il detlo dolore, o questa sola od allravolla ancora, non mi pare die di esso vi possa essere causa legillima alcuna. Ed a toglierlo af- fatto a lei o a'suoi corrispondenti, od almenoad assai con- forlarlo, credo potrebbe giovar loro, se vogliano, in primo luogo, ben distinguere le sue Mcmorie, che sono tutte ve- ramente disserlazioni, dagli Aili dell'Istituto; quelle clie si pubblieano in volumi, uno de'quali per intero ad ogni due anni, questi in dispense mensili che formano un volu- me all' anno; e considerare quindi che negli kill, non solo — 723 — ptio esser bene, ma e dovere all' Istituto di comprendervi le notizie letterarie e scientifiche che gli vengano comuni- cate, i doni, i rapporti ec. Ora, se rispetto alleopere invia- tegli in dono, esso adempie in generate ad un tal dovere, pubblicandone di raano in mano I'eleneo, non puo che meglio adempierlo ancora, rispetto ad alcune in particola- re, intorno alle quali, per un motivo o per 1'altro, !a Pre- sidenza reputi maggiormente degno ed utile di l'arlo, se qualcheduno de'suoi membri da lei incaricato ne renda un eon(o piu o meno esteso da prima all' Istituto medesi- rao, e quindi eolla stampa at pubblico. Nel qual proposito non voglio lasciar di rieordare che cio facevasi niolto be- ne, e piu solennemente ancora, e eon assai maggior am- piezza, dall' Istituto Iombardo, allorche i suoi Atti si con- giunsei'o, e riniasero per alcun tempo congiunti a quel giornale die intitolavasi: Biblioteca italiana ; o, per me- glio dire, allorche questo giornale si concentro nei suoi Atti medesimi. A me pare die da un tal fatto non ne pos- sano uscire clie molli buoni efl'etti, di vario genere. E sono quindi ben contento clie la nostra Presidenza mi desse l'onorevole incarico di farvi oggi una particolar menzione di un opuscoloche ci venne graziosamente dona to dal noslro illustre membro onorario Tenente lAIaresciallo Barone Vaeani; ed ha per titolo: La Battaglia del Mincio rfeW'8 feb. 1814 tra Farmata del principe Eugenio e quella del Maresciallo Co. di Bellegardc. Darvi un sunto di questo Iavoro mi e impossibile; mentre, rispetto alio stato delle cose anteriori c posteriori alia battaglia non e die un sunto esso medesimo': e rispetto al fatto della battaglia, cbe minutamente descrive, non potrei ommeltere alcuna delle svariate mosse dei varii corpi dei due conlrarii eser- citi, ne alcuna delle lor vicende che precedettero un tal — 724 — fatto, lo accompagnarono o lo seguirono, c neppure d'al- cuna di quelle o di quesle abbreviare il di gift breve rac- conto, seiiza, Don solo offendere il vero, ma renderlo al- tresi non intelligibile : il che succederebbe anco, se pur volessi qui ricopiarvi lulta per intiero la narrazione, e ciascuno di voi non lenesse continuo dinanzi il Piano del campo delta battaglia che le va unilo. Di cio che non posso fare non mi vorrete dar colpa, o signori. Ben ne avrei, se non vi dicessi che questa fatica dell' illustre nostro membro onorario ottenne di gia un assai favorevole giudizio da varii tra quelli che sono uni- camenle conipelenti a darlo giuslo in si fatta materia, cioe da'mililari e a Vienna e ad Augusta e a Brusselles e a Pa- rigi ed altrove. Tra'quali giudizii ogni ragion vuole che particolarmenle si ricordi quello che ne diede un uomo tanto elevalo quanto compclentissimo, l'Arciduca Giovan- ni ; il quale ne scrisse all'autore: « chetrova nel suo Rap- porto storico-militare tutta la imparzialila e la verita che sono proprie della storia e di chi vide l'azione, e ne puo solo avvertire, libero da ogni passion pcrsonale e politica, i motivi, le fasi e le conseguenze. » Nel qual giudizio, in cui a quella dello slrategico si congiunge, come vedele, anzi vi soverchia la parte dell'uomo morale, io mi trovo, o signo- ri, dischiuso un po' di adilo alia molta lode, si rara spe- cialmente a quesli giorni, che a tal nubile fatica del nostro membro onorario posso dare, con conoscenza di causa, io medesimo, che puo dargli ciascuno di voi, che pos- sono anzi tutti quelli i quali tcngono nel dovuto pregio il saper e voler mantenere, in qualunque condizione di vita, in ogni per quanto grande mutazion di circostanze, man- tenere scrupolosamente inalterabile l'imparzialita della sto- ria. II Vacani, come comandante del Genio ad una luogo- — 725 — teuenza del principe Eugenio, conabatteva nel ieb. 1814 contro le armi dell' Austria ; egli, nel 1825, quando, ad in- sinuazione dell'Arciduca Carlo, scrisse La battaglia del Mincio, Irovavasi in alto grado al servigio dell'Austria me- desima, e tuttavia fu slorico imparziale. Ma il rnotivo rae- desimo di si tarda pubblicazione di questo suo scritto che egli dettava, come teste notai, sinodal 1825, non pub riu- scirgli che quale un fatto degno di giusta ebella lode presso quanti, trapassando eol pensiero e coll'affetto il breve tem- po die ci e conceduto a rimanere su questa terra, traspor- lano lor vita Ira' posted, e non cessano un istante da! de- siderio ch'essa si conservi anche allora con fama illibata; onde sanno perci6 equamente apprezzar il merito di cliiun- que si studii a continuare la memoria, s'e buona, di qual- chestinto, e piu e piu ancora di clii si adoperi a difendere quella, se ingiustamente offesa, di qualclie altro. E fu ap- punto, per difendere la memoria del principe Eugenio dal- I'ingiurioso modo con cui de1 suoi ullimi tempi in Italia, ne parlo il maresciallo Marmont nelle sue Memorie recen- temente stampate a Parigi, che determinavasi il Vacani alia pubblicazione di questo suo vecchio scritto. II quale potra anche giovare, io credo, e non poco, come documento di testimonio, per ogni rispetto credibilissimo, a quella parte che riguarda i suddetti suoi ullimi tempi raedesimi, nelle Memorie e Corrispondenze dello stesso principe Eugenio che odo venule teste alia luce. Ha voluto anche I' illustre nostro membro onorario giustilicare in cerla guisa di aver delta to queslo suo lavo- ro piuttoslo in francese che in italiano. E in tanta smania di francesismo che in molte cose, e parlicolarmente in lin- gua, dura lullavia tra noi, anche di cio dobbiamo ringra- ziarlo. Le sue giustiticazioni mi seinbrano giuste: ma an- — 726 — cor piii giuslo mi sembra di dire, die non nc aveva aleun bisogno chi nella sua ampia Storia delle gcsta degV Italiani in Ispagna, diede una ben luminosa prova di quanto, in- sieme collo sfortuna'lo valore di noi Ilaliani, egli apprezzi ed ami la nostra si bella e si poteule lingua. II in. c. e secretario doll. Namias legge il scguen- te cenno sulk suppurazioni verdi e bleu. Aecade alcunc voile che le piagbe della cule denudala da'vescicanli diano un siero marcioso tinlo in bleu o piul- loslo in verde chiaro. Due fatti di questo genere furono veduti dal sig. Hiffelseim, aleuni dal sig. Sedillot, e di nno da me osservato alio spedale di Venezia lenni parola nella preeedenle adunanza. Era notevole nel mio easo l'impe- dita secrezione renale dell' urea, percio lo comunieai nella occasione che i sig. Fasoli e Dalla Torre parlarono di materia verde trovata nell'urina di un infermo, nella quale scarseggiava l'urea, materia verde cbessi giudicaro- no isomerica dell' urea medesima. Sulla materia colorante delle suppurazioni si avevano ancora pareccbie dubbiezze. I sigg. Roucher ed Ilepp la tenevano di origine e natura vegetale. Allri la volevano de- rivare dallcmatosina; ma un nuovo lavoro venulo in luce dopo 1' ultima nostra adunanza mi sembra manifestarne indubilabilmente la composizione. II sig. Scliiif (I) in una marcia bleu separata da piaga eancerosa isolo la so- stanza colorante ebc moslro essere fosfato di l'erro. Que- sto sale nello stato amorfo colorava la marcia uniforme- menle in bleu. E noto die negli avanzi degli uoniini da (1) Journal dr. pharrnacie et ehimie,\\\ serie, T. XXXIII. Juin !S,'i8. — 727 — lungo tempo sepolti si trovano ossa colorate in bleu o verde-bleu, il qual colore attribuivasi erroneamente a sali di cromo o di rame, ma il sig. Nickles prof, nella facolla di Nancy con indagini chimiclie e microscopicbe riconob- be in quelle ossa eristalli di fosfalo di ferro, cine que! mi- nerale cbe riseonirasi in certi terreni di sedimento , la vivianile (I). E duuque molto probabile, dielro la recentissima os- servazione del sig. Schiff, che la materia da me indicata debba il suo colore al fosfato di ferro, e dico probabile, perche la marcia da Iui osservata derivava da una piaga cancerosa e nel caso mio da una piaga semplice, perlocbe non d tolla fa possibility cbe da differenti cagioni derivas- sero le medesime apparenze di colore. (I) Journal de pharmacie el chimie3 HI serie, T. XXIX, anno 1856. Serie III. T. Ill 95 ADIKMA DEL GIOMO fl 1GOSTO 1858 oi comincia colla seguente Memoria del prof. Massalongo teste nominato membro effettivo di que- sto IstiLuto. PALAEOPHYTA RARIORA FORMATIONS TERTIARIAE AGRI VENETI AUCTORE D. A. B. PROF. MASSALONGO AL LETTORE Avendo cominciato Gno dal I84S ad attendere alia scoperta delle piante fossili nel nostro regno, ed alia loro illustrazione, avea in animo di allestire fatti e documenti per nno scritto, die tulta comprendesse la flora primitive dplle provincie venete. La messe pero mi crebbe siffalta- mente fralle raani nello spazio di questi 10 anni, ehe or- mai debbo rinunziare all' idea di un generale lavoro, ed aeeontentarmi a parziali illustrazioni di loealila determi- nate e ristrette. Anzi, quasi direi, m'e tollo anche questo di fare eon quella severita e ponderazione ehe si eonviene e mi piaeerebbe,poseiachesi largamente risposero e rispon- dono allc mic indagini Ic apertc cave, oggi mai ollre a GO — 730 — ed in tutti periodi geologic! del veneto, ehe il tempo ed i mezzi miei non vi possono sopperire. Si e poi messo nei naturalisti un cotal zelo per quesli studii e ricerche che, non eontando piu ne viaggi ne spese, gia da qualche tempo qui ci giungono da lontane contrade a far messedelle nostre naturali ricehezze, con non piccolo nostro svantaggio. Ne crediate che io voglia invidioso di cio menar lagno, quasi fossemi in animo di far monopolio della scienza, che so bene dover essere questa cosmopolita; mentre me ne dolgo unicamente, pei tristi effelti che, da questa fatale eslranea eoncorrenza , alia scienza islessa ne derivano. Couciossiache, alletiati i sempre avidi ed insaziabili operai, de'quali e giuocoforza servirci, al nuovo ed insolito gua- dagno, gia ammaestrati nell'arte e da se soli operando, co- minciarono a far mercato al maggiore offerente, e dove natura rispondeva parcamente all' insaziabili loro brame, ed essi con infamia vi sopperirono, fabbricando qualche mostruoso ircocervo, il quale, se facilmente puo essere smascherato da chi si e approfondito in questi studii, non lo pud essere egualmente dai piii, con gravissimo danno della scienza. La quale se e per se stessa anche troppo dif- ficile ad essere iuterpretata fra gli esseri morti, con queste malaugurate creazioni puo venire inceppata, e rallentata come che sia ne'suoi progressi non poco. Egli e pereid che io mi sento diro quasi forzato a dar quivi forse pi-ematuramente un giudizio, sopra alcuni dei miei piu imporlanti trovati della botanica fossile, prima che nuovi malanni abbiano ad accrescere quelle diffieolta, che grandi di soverchio si incontrano nella specificazione di queste impronle, e questo per far conoscere, prima che altri lo faccia per se, le cose mie, e soprattutto per porre in suardia i naturalisti, ed offrir loro, colla descrizione dei — 731 — piii belli saggi genuini, seavali o colle mie mani o sotto i miei occhi, un appoggio sicuro a giudicare dell'autenticila de'futuri trovati. In questa breve relazione ho preso di mira, non solo le irapronle della inia accolta, ma eziandio tutte quelle che ho osservate genuine, in tutti i rausei delle provincie venete ehe ebbi l'agio di vederee studiare, quali sono quelli dell'Orto botanieo di Padova, del cav. Zigno, del Museo civico di Vicenza, de'marchesi di Canossa, dei conti Gazola, del cav. Parolini, e di questo I. R. Istitulo. PALAEOPIIYTA RARIORA AGRI VENETI. A. Brongniart (Mem. du Mm. rf' histoir. Nat. VIII, pag. 512), il conte Sternberg ( Versuch, I, 2, pag. 24) ed Ileer (FL llelv. vol. I, pag. 89) parlano con grande onore, i primi gia fino dal 1821 e I'altro di recente, di una foglia di Palma fossile, scoperta nel 1820 sul tenere di certo si- gnor Perdonnet: e ce ne parlano come della pin bella e completa impronta di questa famiglia, che fin qui siasi scoperta. Questa foglia e tultora tanto pregiata, cbe merito di essere fotografata, e dalla fotografia di essere ripro- dolta colle stampe nella classica Flora Hetvetiae del prof, di Zurigo. — Or questo meraviglioso saggio possede un picciuolo della lunghezza di 50-40 millimetri, della Iarghez- za di 25: ha una fronda flabellala Iunga 50 centim. circa, e larga forse 50-40. — Se tanto eonlo si fece di questa fillile, che e la Flabcllaria major di Unger (Sabal di Ileer), che si dovrebbe dire degli eseniplari di palme trovati fossili nel Veneto, niassime ne'sedimenli di Chiavon nel Viccnti- no, dei Vegroni o Honed nella provincia Veronese? — Qui non si tratta di 20-50-40 eentimelri di dimensione, che — 732 — sono le impponte appo noi avute in non cale e le piu co- muni, ma di foglic di un metro o di un metro e mezzo di lunghezza, con picciuoli di 50-00 centimetri. E di lal fatta saggi, non uno, ma molti e molti, in maniera die ne e zeppo il mio museo, e ne vanno ricchi l'Orto Botanico di Tadova, i marchesi di Canossa, ed il nascenle museo di queslo Istituto, per forma die ora nessungabinetto di Eu- ropa pud vanlare saggi di piante fossili terziarie nemmen simili a quelli che si ammirano nolle collezioni delle pro- vincie venetel A quest' ora gia si conoscono (non compresevi le Ca- stellinia) oltre 19 specie di palme fossili neterreni terziarii del veneto, cioe 7 Pfwenicites e 12 Flabellaria. Alia mae- sta e grandczza delle Palme die un di amraantavano queste lerre, tengono dietro alcuni frutti colossali, che specialmente abbondano nel m. Bblca e dei quali or sono pochi giorni scoprii per la prima volta un saggio eziandio ne' terreni calcareo-trappici di Roncd. Sopra questi frutti, di natura ancora alquanto dubbia e miste- riosa^ ma di caratleri oostanti forniti, io ho fondalo i due generi provvisorii Castellinia e Fracastoria, colloeando il primo fralle Palme, ed il secondo sotto alle Stcrculiacee, pell'analogia che mi e sembrata ravvisare colla tribu delle Coccoitiee per le Castellinia, e c@i frutti delle Adansonia per le Fracastoria, delle quali fralle altre posseggo un sag- gio lungo GO e largo 50 centimetri, che e quanto dire il frutto fossile piu colossale fino ad ora scoperto sulla terra, e che gareggia coi piu giganteschi delle epoche attuali. Fino ad ora la paleontologia non contava ne'suoi ca- taloghi che poche e dubbie reliquie di musacee fossili , massime de'loro frutti e tronchi, ed una piccola foglia di 2-5 pollici, scoperta non ha molto ne terreni terziarii di - 733 — Java delle Indie, ed illustrata dal Goppert col Dome di Mu- sophyUum. Nel nostro regno, alle Palme, a qneste reine delle piante, si doveano associare eziandio le musaeee, at- tuale decoro de'tpopici, ed infalli non ha un mese che io scopriva ne'sedimenti argilloso-peperitici dei Vegroni una porzione di foglia spettante al genere Musa, lunga oltre 40 centim. e larga 15-20, che e quanto dire, se fosse in terra, una foglia di 5-4 piedi di lunghezza, in unostatodi ammi- rabile eonservazione. — Qucsto fdlite dei Vegroni e forso il primo sicuro esempio di musaeee fossili nei paesi ter- ziarii di Europa. — Nei sedimenti di Roncd per altro ven- ne scoperta, nel I83G, una stranissima foglia., per meta di- rei quasi Palma, perche di rachide come le Flabellaria fornila, e per meta prossima alle musaeee per la lamina, ma da queste diversa per la mancanza di costa e di nervi eterodromi. Sopra questa impronta, che ricorda a prefe- renza Io scitaminec, io ho stahililo il genere provvisorio Scitaminophyton, ed allendo ansiosamente che nuove sco- perte mi rivelino meglio I'enigmatiea sua natura. Ne sono queste le sole e piii grandiose reliquie della Flora primitiva quasi tropicale del paese nostro, che nei terreni di Chiavon del Vicentino,gia lino dal -1854, scopriva 4 arboscelli presso che inleri con caudice e foglie dell' al- tezza di oltre 5 piedi, di una monocotiledone dell' ordine delle Liliacee, che sta framczzo ai generi attuali Dracena ed Aletris, pella quale stabilises il genere Dracenophyllum. — Troppo hmgi andrei se tulU' una ad una volessi eimme- rare le meravigliose impronte di piantc fino ad ora scoper- te ne' paesi terziarii del Veneto, e passero solto silenzio i rami ed i coni di Araucaria trovali a Chiavon le foglie di Esperidee, le pianlicelle intere di Orchidee, le foglie ed i legumi di Drepanocarpus, le foglie ed i Irulti di ZygofUlce — 734 — e di Cubombee, di Ficus di Weinmannia, di Araliacee, i fiori di Butomee e di CariofiUee, i calici di Getonia, i race- mi di Fife, le foglie di Tifacee, di Proteacee, di Zantoxylee, di Podocarpee, i rami di Casuarina, e le pianle intere di llalochloris, le foglie di Trapee, i fru'li di Miriacee, e le froudi delle alglie piu strane e svariate, delle quali va ric- co il monte Bolca, oltre a cent'altre filliti di Dombeya, Pala- eolobium, Sterculia, Sapindus, Acer, Caesalpiuia, Laurus ec, delle quali daro in altro tempo relazione. Non tacero per altro, di uua straordinaria impronta di felce trovata questo anno nei depositi dei Vegroni di oltre un metro di grandezza, ehc e il piu stupendo saggio sino ad ora scoperlo ne'terreni terziarii, e die forma il preci- puo ornamenlo della sudata mia collezione. Le felci abbon- dantissime nelle epoclie primitive della terra, sono scarsissi- medi rappresentanti nelle epoclie piu recenti, anzi fin quasi jeri non credevasi alia loro esisteuza ne'terreni di sedimenlo superiore. Pero in questi ullimi tempi vennero trovati non dubbii esempii di (jueste piante, ancbe in questi periodi. Gia il prof. Heer ne descrisse un buon numero di specie dei sedimenti mioceniei e pliocenici della Svizzera, e prima di lui, il Brongniart ne avea segnalali alcuni saggi, e non pocbi quindi il ju-of. linger, Goppert, Braun, Et- lingshausen ed aliri. Nel Veneto le prime felci terziarie furono scoperle nel Vicentino e descritte dal Brongniart, quindi io ne trovai due specie ne'terreni di Novate, die vennero descritte di conserva da me e dal mio chiar. amieo il prof. Visiani nella Flora di Novale; dopo d'allora in ve- run altro luogo del Veneto ebbi gianmiai la sorte di abbat- termi in quesia falta di piante^ se non era questo grande saggio sepolto ne' Vegroni del quale ho 1'onore di presen- larvi, Illustriss. Collegbi, un disegno in naturale grandez- — 735 — za (I), ll eollocamento di questa lelcc in sistema, per i va- ra caratteri c note che la distinguono, non e cosi facile come potrebbe sembrare, ed io sono d' avviso che debba formare, insieme con felci siraili scoperte dal prof. Visiani nel m. Promina in Dalmazia,un genere dislintissimo (For- iisia Vis.) fralle Pecopteridee e le Lygodiacee. Tuttavolta ne lio quivi data una breve descrizioue collocando questa pianta provvisoriamente sotto al genere Sagenopteris di Presl, col quale ha le maggiori anologie, genere che fin qui non ebbe tipi che nel periodo carbonifero, nel Lias e nella Oolite, e che non e raro ne'sedimeuti jurassici del nostro paese. In generale, le localitu terziarie piu ricche di avanzi ve- getali del Veneto, fin qui, sono Salcedo, Chiavon, Novate, Zovencedo nella provincia vicentina; Bolca, Roncd e Vegro- ni nella provincia Veronese. Io non mi fermeio questa vol- ta a trattare della questione geologica di tali sedimenti, che, e sarebbe fuori di luogo, ed addimanda lungo e serio ragionamento e ricco corredo di fatti ed osservazioni; per ora basti il sapere, non essendovi oggimai altri dubbii in- torno all'epoca eocena del m. Bolca, che tutte le altre lo- cality compresavi forse anche Roncd, spettano a quel perio- do sicuramente piu antico del mioceno, che vien detto oligoceno, e forse meglio si direbbe antracoteriano dagli avanzi di questo animale ( Anthracotherium magnum, Cuv.) (I) Oltre al disegno della Sagenopteris Renieriana, in questa istessa toruata vennero fatti vedere eziaudio i disegni della Phoenici- tes ifalica, Latanites Roncana, MusnphyUutn italicum, Fracasloria gigantea, Palaeospathc MazoUiana, Scitaminophyton Meneghinianum tutti in naturale grandezza Si presentaioun purealcune fotografie di pesci c piante del in. Bole?, esegnite dal bravo Maurizio Lolze di Verona, con rara maesti ia. Seric III. T HI. 94 — 736 — ch'io per la prima volta ed in quest anno ho segnalati a Zovencedo della provineia vicentina, in un terreno ehe aecoglie con avanzi di eheloniani e sauriani (I), le stesse piante e gli stessi pesci di Salcedo e Chiavon e Roncd con alcuni molluschi proprii di quest' ultimo luogo (2). In una parola spettano tutti alia stessa epoca geologica di Cadi- bona in Piemonte ( e foi-se di m. BamOoli in Toscana), lo- cality che molti tuttavia reputano per eocene. Questo dico di passaggio, e per abbonire quell' amanuense farmaeista, che dietro lo schermo del Nestore de'nostri paleontologi, osa parlare di epoche e di terreni, senza conoscere ne il genere ne il caso delle une e degli altri. Siccome sopra tutto in queste brevi notizie io ho posta la maggiore atten- zione alio loglie fossili dellc Palme, cosi siami concesso di dare pochi cenni in tor no alia spccilicazione degli organi fogliosi di questa famiglia di piante. Scopo al quale deve attendere il paleontologo nella spe- (1) Trionyx e Crocodilus? (2) Nel settembre del 1857 mi vennero falti vedere alcuni fram- menti di deuti, trovuti iielte ligniti di Zovencedo dal mio amieo il sig. ingegnere montanistico dolt. Pietro Favrelti. Vedendo 1' importanza che aveano queste reliquie. raccomandai caldamente che si raccoglies- sero de' saggi migliori e complcti. Infatti, un mese appresso mi fnrono comuuicati dallo stesso sig. Favretti alcuni canini ed incisivi iuteri ed un molare conservatissima, che di prinio tratto riconobbi come appar- tenenti all' Anlhracotherium magnum (Cuv-J. Recatomi sul luogo, uegli strati maroosi che accompagnano e ricettano la lignite, trovai non poche piante (Araucarites Sternbergii, Eucaliplus Haeringiana, Bank- sia longifolia , Eucaliplus oceanica ecc. eccj che tutte rivelavano una peifetta concordanza della Flora di questa localita, con quella di Haering e di Salcedo. Questa scoperta, uei pximordii dell' anno cor- rente, veniva da me partecipata ai chiar. cav. Sismonda e dott. B. Ga- staldi. Sto gia occupandomi della paleontologia di questo luogo, ne ho pronte le tavole, e spero quanto prima di preseutare il lavoro complete a questo 1. K. lstituto. — 737 — cificazione delle reliquic fossili, e quelle di lissarc con esal- tezza il posto che deve occupare nel regno della natura f essere esaminato, ed oltre a cio di decidcre, all'appoggio di sode ragioni, se quest' eDte abbia o nou abbia tipi nelle Faune e Flore viventi, ehe e quanto dire, se sia estinto o generieamente o specificamente. Queste indagini, se sono difficilissime reputate per tutte le branehe della zoologia fossile, lo sono ancor piu nella bolaniea fossile, dove quasi mai non abbiamo esseri interi, ma sole porzioni ed organi separati , ed ordinariamente inaneanza degli organi piu important!, quali sono i riprodutlori. — Eglie ben vero die in quest' ultimi tempi la botanica vivente ha fatti de'gran- di progressi intorno alia direzione e distribuzione dei ner- \i nelle fogiie, con indicibile vantaggio della paleofitologia ; tuttavolta questa parte della fisiograiia non ba ancora rag- giunto quel grado di sicurezza e positivita, cbe valga del tutto a salvare il naturalista da ogni crrore. Tanto nelle monocotiledoni, cbe nelle dicotiledoni ed in molte delle acotiledoni piii perfette le forme piu svariate nevronomicbe c flebonomiclie lanno le une nelle altre passaggio, e scorag- giano le menti piu illuminate e stancano le piii pcrseveran- li. Le fogiie delle palme separate dai loro troncbi, scompa- gnale dai frulti, sono come tant' altre monocotiledoni in questa difticile condizione, di non poler offerire verun ca- ralterc positive per risalire alio scoprimenlo del genere al quale appartenevano, meno pocbi casi ed eceezioni. Tutte le palme oggidi viventi posseggouo fogiie o ila- bellalc o pinnate nci modi talora i piu svariati e curiosi, colle pinncche passano riguardo ai nervi, per lutti i grup- pi da me slaluliti nelh1 monocotiledoni (I), quali sono il (\) Vcili Flora f"ss diSinigattia. Tar. II; Imola I8;i8. pag. 101-104. — 738 — dinomodromo, diametrodromo, grammodromo, campilo- dromo, sinodrotno, eterodromo, meno forse il gruppo chi- rodromo, quando non si voglia considerare per es. una fo- glia flabellifronde come intera e sempliee, anziehe per eom- posta od un aggregato di tante foglie lineari. — Tutte le foglie di palme fossili fin qui scoperte vennero ridotte sot- to ai tre generi arteficiali Amesoneuron, Gopp, Flabellaria, Sternb., e Phoenicites del Brongniart, secondo cbe offeri- vano o foglie flabellifrondi o pinnatifrondi. II prof. Heer fu il piimo ehe nel 1854 si argomentasse di ridurre queste filliti ai generi attuali, e credette di esser giunto a poter distinguere con sicurezza, appoggiato alle sole foglie, i generi viventi Sabal e Chamaerops, e ci6 spe- cialmente dietro alia Datura delle rachidi. Io lodo e stimo assai i tentativi del celebre mio collega di Zurigo, ma mi conceda di dire francamente, che io non posso tenere per vere le Chamaerops e Sabal della Svizzera. Infatti il ca- rattere posto dall' Heer come ricisamente essenziale delle foglie di Chamaerops in ambo le pagine, la rachide cioe ot- tusa, non e esclusivo di questo genei*e, ma comune ad altri: oltre a cio la sua Chamaerops helvetica manca affatto di picciuolo, e potrebbe essere quindi che questo fosse dentato o spinoso, come e e deve essere in tutte le specie viventi di questo genere, ovvero fosse inerme, nel qual caso questa impronta non dovrebbe ne potrebbe essere Chamaerops ! Ma supposto pure che questa palma svizzera a rachide ot- tusa fosse ornata di picciuolo dentato, come senz'altro ca- rattere pu6 distinguersi dai generi Borassus e Doma, nei quali la rachide ed il picciuolo sono simili alle Chamaerops ? — Pel genere Sabal, la cosa non e meno incerta, dappoiche il carattere notato dall' Heer con molto accorgimento nolle foglie di questo genere viveute, rispetto al variare della — 739 — rachide nei due piani della foglia, nun e ca rati ere esclimvb delle sole Sabal, ma comune piii o meno ai generi Latania, Livistona, Brahea, ed a eerte specie dei generi Mavrilia, Lodovicea, Hyphaene, Corypha ecc. Per le palme flabellate adunque non e cosi facile, ap- poggiandosi alle sole foglie, il potersi governare intorno ai genere, meno pochissime eccezioni, e con\iene starci per ora paghi a! genere arteficiale sin qui in uso. — V'hanno, a dir vero, delle foglie accompagnate da tali note caratteristiche, che non sarebbe difficile talora il ridurle ai loro generi, se fossero trovate alio stato fossile, e queste sarebbero p. e. le foglie de' generi Zalacca distinte pel picciuolo e rachide spi- nosa, ma anche qui per qualche specie non si potrebbe avere certezza nel distinguere le foglie di Zalacca da quelle di Plectocomia. Cosi se si avessero impronte di palme fla- bellifrondi colle pinne induplicate, non si potrebbero bene fra loro distinguere i generi Brahea, Copemicia, Sabal, Thrinax, Thrithrinax ecc. Ne per le sole foglie palmato-fla- belliformi si potrebbero separare la Lodovicea dalle Latania, Hyphaene e Corypha ecc. Cosi per le sole frondi pinnate non potrebbero con sicurezza essere distinti i generi Kun- tia, Ilyophorbe, Benthinkia,e per le sole foglie pinnato-fesse, i generi Chamaedorea ed Hyospathe. Per le foglie pinnate a pinne reduplicate si confonderebbero talora i generi More- nia, Ilyophorbe, Leopoldina, Seaforthia, Arenya ecc. ; pelle foglie pettinato-pinnate i generi Euterpe ed Oreodoxa, e per le foglie colle pinne crespe gli Oenocarpus ed i Sagus, e per le pinue cuneato-lobulate e dcnticolate, i generi Orania e Ceralolobus necessariamente fra loro si confonderebbero iu- sieme. Ne sono a miglior partito quelle impronte, die tin qui furono nunite sotto al genere Phoenicites, ed in falli, come — 740 — la Phoenix, hanno pur foglic eguali i generi Diplolhemium, MaximUiania, Jubaea, Orbygnya, Calamus, e non si potreb- bero distinguere fra loro, ne per sino si potrebbe avere la eertczza della famiglia, avondovi p. e. eziaiulio fra le Pan- danee, i generi Nipa, Phytelephas e Weltinia ehe posseg- gono foglie analoghe similissime. Tuttavia per le palmc pinnatifrondi, si avrebbero, meno i pochi esempi accennati, e se si vuole eziandio meno le Elais ed i Coccos clie potrebbero essere confusi, caratteri sufficienti offerti dalla foglia per distinguere almeno fra loro 8-10 dei generi attuali, si veramente clie ci abbiano delle impronte intere. II genere Desmoncus quindi si po- trebbe faeilmenle rieonoseere, per la rachidc tramulala in cirro all'apice: le Bactris per le pinne pellinate (ehe po- trebbero per altro farci dubitare a petto dei generi Euterpe ed Oreodoxa) ; le Martinesia per le pinne troncate, le Acro- mia per le pinne crispate e il picciuolo aculeato. Ma se di questo ultimo genere non si avesse clie la sola fronda e maneasse il picciuolo, ci sarebbc sospetto Ira i Sag us e gli Oenocarpus, e non si potrebbero distinguere fra loro pel picciuolo aculeato e le pinne aculeato-ciliate i generi Cuillel- minia ed Aslrocaryum ; e pelle sole pinne reduplicate, ove maneasse il picciuolo, i Desmonchtts dalle Attalea e Kepple- ria. Fra tulti i generi pero, quelli ehe offrir possono le mi- gliori e piu facili note pel riconoscimento sono le Geonoma, le Manicaria, i Lcpidocaryum, le Iriarlea, le Rhaphis, le Dypsis, le Caryola e forse i Calamtis. Nello stalo adunque delle nostre attuali cognizioni, in pochi casi per le pal me pinnatifrondi , ed in poehissimi per le flabellifrondi, possiamo, all' appoggio dei soli organi fogliosi, venire con sicurezza a capo del genere, e dobbiamo per forzastarci paghi ai generi arteliciali lino ad ora adope- — 741 — rati. — Ma nondispero, die ancbe queste piante non debbano un giornoo l'allro esser bene distinle solamente dietro alle loro foglie. II caratlcre speciiico di un essere non risiede sicuramente a preferenza in un solo organo, ma in tulle le parti one costituiscono I'individuo, e non sara Iontano il momento, die come da un solo pelo si puo riconoscere un mammifero, si possa anche da un cencio di foglia ricono- scere una pianta. Pur troppo le foglie delle pahne, e mas- sime la loro nevronomia e poebissimo conosciuta, senza dubbio pei- lediffic.olla di procacciarsi saggi di quesle piante rarissime, e solto questo rispelto sono molto piu innanzi le Cicadee, ma non tardera, io spero, a sorgere qualcuno, cbe I'intero sisteraa vascolare delle foglie delle palme ci disveli e descriva: ed allora si, cbe potremo ancbe sulle palme fussili trattare con fondamcnlo. Per compire questi brevi cenni sulle Palme dovrei dire de' loro caudiei e frutti alio stalo fossile, ma ne sappiamo ancora si poco, e sono cosi dubbi i generi Fasciculites ed Endogenites e Palmacites, die uno di essi, X ultimo, serve ancora per troncbi c frutti, tanta e T incertezza cbe regna tuttavia intorno a questi organi. SCRITTI NE' QBALI SI TEOVANO NOTIZIE SOPRA LE PIANTE QtlVI ACCENNATE 0 DESCRITTE. a) Schizzo geognoslico sulla Valle del Progno (Praeludium florae fossilis Dolcensis). Verona 1 850. b) Sapindacearum fossilium monographia. Veronae 1852. c) Sopra le piante fossili del terrcni terziari del Vicentmo. Padova 1851. d) Conspectus florae tertiariae orbisprimaevi. Patnvii 1852. e) Synopsis palmarum fossilium, Pragae 1852 (Lotos). — 742 — f) Plant ae fossiles novae in formationibus lertiariis regni veneti nuper inventae. Veronae 4 855. g) Monografia delle Dombeyacee fossili. Verona 1854. h) Nuova scoperta di piante fossili nella provincia Verone- se (Vegroni). Notizie dell' Ibis. Anno I, 1856-1857, pag. 89. i) Nuova scoperta di piante fossili nella provincia Verone- se (Ronca). Loc. cit., pag. 144. t) Vorlaufige Nachricht uber die Neuem palaeontologischen Entdeckungen am M. Bolca (dutch miltheilung des Her. prof. Roemer. 4 857. Leoh. Jahrb.) MONTE BOLCA (Formazione eocenica delta prov. Veronese.) A L G H E. PTERIGOPHYCOS MAS SAL. (18")4 in Musaeo et in litt .). Frons membranacea foliiformis instipitem attenuala,primum subintegra, dein sinuato-lobata, tandem pinnati-partita, costa valida per curs a, pinnis inlegerrimis nervosis spa- thulatis cuneatisve, opposilis allernisve. Osserv. Secondo il mio giudizio costituiscono queste Alghe un gcnere distintissimo, non solo per la forma loro, ma eziandio per la maniera di crescere e svilupparsi (se non ho male interpretati certi fatti), della quale rendero ra- gione quando eolle descrizioni delle varie specie faro pub- blicho le figure. Fra le Alghe viventi io non conosco nulla di eguale o simile a queste irapronle, e sole analogie of- frono eerie Laminaria, Caulerpa, Phjllospora e Laurencia. — 74;i — Couterebbe questo genere 4 specie proprie del M. Dolca, una di Rodoboj, Pterigophycos pinnatus, M. (Delesserites, Ung.), una dei periodi di Transizione di Goslar, Pterigophy- cos ? antiquus, M. (Delesserites, Gopp., Sphaerococcites , Roem.). Le specie del M. Bolea sono Ie seguenti : a) Pterigophycos spectabilis, Massal. (Delesserites pin* nalulus, Massal. piant. foss. Vicent. pag. 45, -1851). Que- sta specie varia in lunghezza dai 20-25-50 centim. dagli 8- 10-12 in larghezza, e eonta dalle 24 alle 50 pinne per ban- da, lunghe 4 e larghe 2 centim. all'apice. Sembra che quan- do gl1 individui di quest' alga sono veechi, le pinne si stac- chino dalT asse mediano, e che quindi, attaccandosi alle roccie sotto-raarine, potesscro dare origine ad un nuovo individuo. Posseggo un esemplare assai istiuttivo, e che proverebbe questa supposizione. E la piu Leila e spettaco- losa alga fossile fin qui seoperta, e cbe (per darne un'idea) e somigliantissima per forma e grandezza alia Neitvropteris grandifolia Sch. et Moug., colla differenza della nervatura e delle pinne, che nella mia specie sono cuneato-spattolate. b) Pterigophycos canossae, Massal. 1/ esemplare slupen- do cbe ne posseggo e lungo piu di 21 centim., nella meta superiore largo 7-8, cen., con 18-20 pnne, delle quali quelle della meta inferiore, il quadruplo piu eorte delle superiori, e Ie due ultime alia sommita saldate insieme. Sembra essere 1' anejlo cbe congiunge lanteoedente specie colla seguente. cyPTERiGOPiiYcosGAzoLANis, Massal. (Delesserites Sternb! d) Pterigophycos pinnatifidis, Massal. (Delesserites, Sternb.,/. Ho ancora il sospetlo cbe questa specie non sia cbe lo stato giovanile del Pterigophycos spectabilis, ma a quel cbe sembra, fino dalle prime eta possede fronda pinnatofessa. Serie III. T. III. Do __ 744 — DELESSERITES MASSAb. (Delesserites. spec. Sterab. et Auct.) Frons membranacea foliiformis simplex v. caespitosa, pinna, in stipitem plus minusve attenuata, integerrima, nonnun- quam margine erosa v. sinuata, costa valida percursa, nervis lateralibus pinnata. Osscrv. Comprende questo genere cosi liniitato il Deles- serites Bertrandi e spathulatus, Sternb., e sono esclusi i Delesserites Lamourouxiiei Agardhianus dellostesso auto- re, e Deles. Friedani, Ung. spettanti ad ultri generi. Lc centinaia di esemplari che ho potuto raccoglierc del Deles- serites Bertrandi e spathulatus, e di tutte le specie da mo descritte nel mio Praeludium Florae fossilis Bolcensis, mi pongono in caso di creare ora di quasi tutte una sola unica specie, clie ho evulgata in originali sotto il nome di Deles- serites Bolcensis, schierandovi sotto come varieta tutte quelle che prima credeva specie, ffa le quali anche il Deles- serites ovatus, Sternb. Sopra tutte le specie di Delesserites del M. Bolca, merita di essere ricordata la seguenle ; a) Delesserites calofhyllus, Massal., che e la piii gran- de delle specie fin qui scopertc, ed insieme una delle piu dislinte. Ha la forma obovata, il margine onduleggiato sublobato, od e alta 17-18 centim., larga 15-14. LAMINARITES BRONG. (Laminarites Sternb. p. p.) Frons membranacea foliiformis, stipilata integerrima, v .mar- gine subsinuato-undulata , costa valida indivisa percur- sa, nervis venisve nullis. Qsserv, Adollo il genere Laminarites cosi ridotto dal — 745 — Brongniart, sebbene fra le viventi Laminaria v' abbiano specie con costa e senza. Per ora comprende le seguenti principal! specie Laminarites Lamourouxii, Massal. (Deles- serites, Sternb.) Lam. Friedani, Massal. (Delcsserites, Ung.) Laminarites tuberculoses, Sternb. Le specie piu ragguarde- voli di questo genere, scoperte nel M. Bolea sono le due se- guenti : a) Laminarites scolopendra, Massal. Piant. foss. Vicent. pag. 38. Lunga 50 ccntim., larga 5 circa, col margine eroso ineguale, ed un callo ftingoso alia base (Collez, Bevilacqua- Lazise, ora Tanara). b) Laminarites irideaephyllis, Massal. Lunga 36 centira. larga 3-3, col margine largamenle sinuato, ed uno stipite ehe alia base si allarga regolarmente in due branche. ft si- mile all' Iridaea cdulis vivente. ARISTOPHYCOS MASSAL. Frons coriacca siipilata foliiformis, simplex, sinuato-undu- lata, transverse plicato-pinnata, integerrima, costa per- cursa, plicis patentibus elevatis striatis. (Carradorites spec. Massal. Manuscr.). Osscrv. Ha bensi delle lontane analogie coi viventi ge- neri Carradoria e Cauterpa, ma offre tale un complesso di caratteri, da non poter essere quest' impronta con ragione cguagliata, e nemmcno paragonata con nessun'alga vivente. Conta la sola seguente specie : a) Aristophycos Agardhiams ; Massal. (Fucoides Brong., Delcsserites, Sternb.; Carradorites. Massal. in lift. I83H). — IMS — PAS1NIA MASSAL. 18!i I. Frons membranacea foliiformis, stipilata, simplex, integerri- ma, vcl marginc sinuato-eroso-undulata, ecostata,enervis. Osserv. Genere arteficiale, assai prossimo alle viventi Laminaria, ma non confondibile colle Laminar Ues. Fra tut- te le specie di questo genere scoperte nel M. Bolca, la piu bella ed interessante e la Pasinia incurva, Massal. 1851. NEMAL.IONITES MASSAL. J85I. Frons simplex v. ramosa, fistutosa, membranacea, linearis, basi vage dilalata matricibus arete adhaesa, enervis, ecostata. Osserv. Genere assai dubbio, ebe rnostra eerte analogic eoi Nemalium, ed ha. una base allargata similissima ai calici radicali del Fucus loreus. Conta due specie, il Nemalionites limacoides e cristatus, Massal. Plant, foss. Ft'cenf.,pag. 40. CAULERPITES (BRONG), MASSAL. Frons ramosa v.pinnala cartilaginosa, ramulis (foliis), encr- vibits dense imbricalis, tecta. Osserv. 11 genere Caulerpites, come venne stabilito dallo Sternberg e limilato dal Brongniart, abbraccia esseri trop- po diversi, per rui io lo circoscrivo ai caratteri come sopra espressi. Dir'6 altrove delle altre specie, che erano sotto a queslo genere allogate. Nel M. Bolca non venne fin qui tro- vata che una sola specie di questo genere, ed e forse la piu gigantesca che fin qui sia statu descritta. £ la seguente : — 747 — Caulerhtes araicaria Massal. Fronde coriacea clllndrica ramosa, ramis atternis, foliis sparsis, arete imbricatis, llneari-lanceolatls subfalcalis adpressis, nonnnnquam patentibus, obsita. Osserv. Conservo esemplari lunghi 2 piedi con 2, 5 ra- mi. La fronda e grossa quasi un pollice, raentre le pinne o fogliette sono Iunglie -15-20 millim. Fra le specie fossili e siniilissima al Caulerpites selaginoides, Sternb., e fra le vi- \enti si avvicina assai per la forma alle Caulerpa selago, ericifolia, mammillaris, hypnoldes, alia Cystoseira ericoides, alia Coccofora Langsdorfi etc. CERAMITES MASSAL. (1854, in litt. ad divers, et in Musaeo.) Frondes caplllares simplices v. ramosae v. fislulosae, cae- spltose aggregatae, flabellatim expansae, e fills rlgldulis striatulis inconspicue articnlatis, tubercula (capsulas) globosa minuta aliquando gercnlibus, compositae ( Mo- ncmites, Massal. 4 850). Osserv. Genere da non confondersi colle Confervites, e che ha le maggiori analogie cogli attuali Ceramium. Secon- do il mio parere eonlerebbe questo genere 7-8 specie tutte proprie del M. Bolca. MELOBESITES MASSAL. (1852 in Musaeo et in litt. ad diversos.) Front ealcarca adnata, horizontalis, subrotunda, parasitica : cystocarpia cenlralla , in pagina superiorl coaditnata, subobsoleta. — 748 — Osserv. Le Alghe riunitesotto queslo genere crescevano abbondantissime sulle foglie di Delcsserites, Laminar ites, e Thyphaeloipum, Ilalocfiloris del M. Bolca, e sono similissi- rae alle viventi Melobesia Lamx. Fino ad ora non ne cono- sco die una sola specie la Melobesites membranacea etc. della quale ho comunicati saggi fino dal 4 852 a parecchi naturalisti. CYPERACEE Cypeiutes Bolcensis Massal. C. Cidmo longo, compressiusculo ?, foliis in apicem culmi coadunato-congeslis, flabellalis, lincaribus carinalis, nervoso-striatis, bast saepc coalitis, nnde 3 — carinatis. Syn. Flabellaria bolcensis, Massal. Syn. Palm. foss. n.° \1. ■ — Sopr. Piant. foss. Yicent., pag. 47.- Conspect. Ft. Tert. orb. Primaev. pag. 4 4. Osserv. La scoperta di due saggi fatta reoenlemente, piu completi di quello sul quale avea creata la mia Flabel- laria Bolcensis, mi pongono in caso di reltificare up erro- re, e di collocare queste fillite fralle Cipefacee anziehe fra le Palme. Tra le specie viventi si accosta ai Cyperus tor- tills ed altemifolius. BliTOMACEE Hydrocleis? terumhioides Massal. H. Perigoniis campanulatis, breviter pedunculatis, sexpar- titis, foliolis biseriatis, 5 exterioribus calycinis ovato- lanceolatis , intcrioribus pelaloideis clliptieo-elongatis , longioribus , apice contractis cuspidato-appendiculatis, enerviis (Calycites pcriantkioidcs. Massal. Piant. foss. Vicent., pag. 53, 1851 ). — 749 — Osserv. Perigonio Uingo 32 millim. dei quali 0 sono compresi nel peduflcolo, largo 15-IG millim. di forma cam- panulaia ; eomposto di G lacinie, divise, a quel che sembra, sino alia base, delle quali 5 esteriori un po' patenti e ricur- ve ovato-lanceolate, 5 interne ellittiehe, terminate all'api- ee da un'appendice lunga 4 millim. Veramente nessuna Hijdrocleis vivente, anzi nessuna Butomea, ne Alismacea presenla perigonii eguali a questa, ed e probabile che an- ch'essa spetti ad un genere con ogni probability estinto. PROTORCHIDEE MASSAL. Herbae humiles tubero-rhyzomatosae, fibris radicalibus or- nalae, foliis tenuissimis cuneato-obovatis v. spathulatis, costatis, enervibus , praeditae , orchideis aroideisve pro- ximae. PROTORCHIS MASSAL. (1851 in litt. et in Musaeo. ) Tuber orbiculatum solilarium, fibris radicalibus lalerali- bus praeditum. Folia spatkulataj lenuissine costala, ener- rta, integerrima. Osserv. Genere mezzano fra le Orchidee e le Aroidee, ma del quale io nulla conosco di simile nelle odierne flore, e pel quale propongo 1' ordine delle Protorchidee. Conta una sola specie. a) Protorchis monorchis, Massal. Di questa specie, co- me anche della seguente, ho comunicato a diversi musei il modello in gesso. — 750 — PALAEORCHIS MASSAL. Rhyzoma perpendicular 'e cylindraceo, cicatricibus orbicu- laribus papillaris foliorum, impressum, collo fibris radi- calibus praediium. Folia obovala v. oblonga v. spathu- lata, tenuissime coslata enervia integerrima (Protorchis, Massal. p. p. )• Osserv. Ho separato dal genere Protorchis la specie se- guente, perche la prima fornita di veri tuberi, questa di -vero rizoma, lutto coperlo di cicatrici circolari dovute alle cadute foglie. L' unica specie che comprende queslo genere e la seguente: a) Palaeorchis rhyzoma, Massal. (Protorchis 1854), K cosa singolare in questa specie, che le foglie staccafe dal rizoma sono non solo simili, ma direi quasi identiche a quelle del Delesserites spalhulatus, in maniera da far sospet- tare che tutte le Delesserites del M. Bolca, non sieno forse altra cosa che le foglie di questa pianta oscurissima. Pero studiando attentamente molli saggi di queste impronte, mi dovetti convincere delle nolabili differenze. Primieramente le Delesserites hanno nervi lalerali, dei quali non v'ha traccia nelle foglie delle Protorchidee, in secondo luogo, la base del picciuolo delle foglie di quest' ordine e un po' di- lalata, con un orlo saliente, ed una papilla nel mezzo colla quale s' incastrano nel rizoma, per dirlo grossolanamenle alia stessa foggia del peduncolo delle ciliege. V'ha dubbio che queste piante, anziche csser prossime alle Orchidee ed alle Aroidee, spettino piuttosto alle Butomee, e che la mia Hydrocleis periantioides ne sia il fiore? Per ora non puo essere deciso, ma pare che no, avendo le Butomee tulfe fo- glie col picciuolo guainante e lamina nervosissima. — 751 N A J A D E E HALOCHLORIS UNG. EMEND. (Mariminna Ung! Zanichelliopsis Massal?) Fructus pedunculalus. Nuculae quinque sessites, dorso con- vexo marginalae, facie planae, stylo brevi rostratae , gi~ ratim, deflexae. Caulis sarmenlosus fluitans ramgsus articulalus, nodosus, foliis altemis oppositisve, soUlariis, fasciculatisve aggregatis, linearibus (vaginantibus), basi vagina plus minusve dilatata ornatis ; nervis plerumque grammodromis, instructis. Osserv. il genere Mariminna di Unger, non 6 che uno Halochloris, come ho poluto convincermi dopo la scoperta di moltissirai esemplari. Le credute spiche non sono che i ramoscelli ornali di cicatrici delle cadute foglie. Posseggo molti saggi di questo genere ricco di specie, fra i quali alcuni conservatissimi di 40-50-60 ceatimetri di grandezza. TIFACEE. Thiphaei.oipim Spadae Massal. 7; Foliis linearibus 5-4 pedalibus ( 60-80 centim. el ultra) tntegerrimis, 12-15-20 cent, tads, longitudinaliter pa- rallel nervoso-slrialis ( Thiphaeloipum spec, ind., Mas- sal. Pr. Ft. Bol. pag. 59). Osserv. E simile quesla specie alia Zosterites Kotschyit, ting., ma ne differisce pei nervi piii esili piii spessi e piii irregolari e meno distinti. Posseggo foglie di quesla specie lunghe 70-80 centim. In nessun saggio ho vedute traccie di nervi trasversali. La cosla che attribuii a quesla fillite nel mio Praeludium ft. foss. Botcensis (pag. 59), non e naturale, ma dovula ad alcane Alghe parasite Serie 111, T. IT/. tJ{. — 752 — PALME CASTELLINA MASSAL. EMEND Fructus ovatisolidi v. comprcssi, drupacei,irregulares, sid- cali v. costali v. grosse- striata - lineali , imperforali, monospermi ?, unilocular es, solidi, basi truncata v. su(>- truncala integri, pericarpio crasso, nucleo, homogeneo cornco v. lapideo loculum omnino implente. Osserv. Genere, come ho detto altrove, prossimo ai Nipadites, ma per molti caratteri diverso ( Vedi Synop. Palm. foss.). Sono assai rare le impronte di questi frutti nel M. Bok-a, fino ad ora non ne esistono che 2 saggi nel Musco Gazola, 5 nel mio, e 4 presso 1' Orto botanico di Padova, che sono eziandio i piu perfeUi. Fra lutti questi saggi io credo di non ravvisare che sole G specie, e di esse due assai dubbie. Sono le seguenti: a) Castellima macrocarpa, Massal. Syn. Valm. foss. 1852, n.° I. b) Castellinia elliptica, Massal. Di questa e (telle due seguenti specie ho comunicato i modelli a varii M'usei Ita- liani. Frutto ellittico lungo 14 cenlim , largo 10. e della grossezza di 2 centim. circa (I). c) Castellinia comfressa, Massal. Frutto di forma ovato-reniforme, che differisce dalla Castellinia ma< rocar- pa per essere appunto compresso e schiacciato, lungo cir<- ca 20-24 cenlim., largo 20-22, colla base rettilinea larga 10-12 centimetri. d) Castellinia ambigua, Massal. loc. cit. 1852 (1) Di questa specie esiste uu csemplare nel museri Gaz^Ia eoll'en- docarpio staccato ed intierissimo. — 753 — r) CasteixiiHA? inciiuva, Massal. loc. cit. 1852. f) Castellinia? subrotunda, Massal. loc. cit. 1852. Le allre due Castellinia Zignoana (1852) e pedunculate (1853) spettano invece al generc Fracastoria. Latanites parvcla Massal. L. Foliis flabellifidiSy parindis, ellipticis, pinnis coriaceis, 8-12 congestis, aggregates, carinatis, enerviis, apicem versus dilatalis, rachidi obtusae obliquac, insidentibus, peliolo piano 8-12 millim. lalo, longitudinaliter striato. Osserv. Qucsta e la sola foglia di Palma, fino ad ora scoperta ncl M. Bolca, cssendo cosa assai dubbia la mia Fl. cyrlhorhachis. Somiglia quesla impronta a certe for- me della Flabcllaria rapliifolia nel senso del prof. Ettings- bausen, ma ne differisce per le pinne encrvi, e pel pic- ciuolo sehiaeciato c striato. PODOSTEMEE ? GLOSSOPH1UM MASSAL ( 1 854. in litt. et in Musaeo. ) Caulibus linear ibus cylindricis ramosis v. subsinipUcibus, foliis obovato-truncalis in peliolum attenualis, striato- nervosis, icnuissimis, facie emillentibus, spicis simplici- bus pcdunculatis, fruclibus subsessilibus linealis bast bractcolatis, onxistis ( Opbioglossites, Massal. 1851). Osserv. Sembrami ehe queste piantc devano esscre collocate fra le Podoslcmce, sebbene in quest' ordine non (rovi genere alcuno simile. Han no I'aspetto e la forma degli Opkioglossum, ma come credo non sieno assolutamente felci, cosi bo mutato un nome (lie ricorda erroneamenle — 754 — analogie con quesla famiglia. Conta a quest' ora il genere Glossophium le due specie seguenti : a) Glossophium proliferum, Massal. (Op hioglos sites, Massal. sop. plant, foss. Vicent. 4 851, pag. 45). b) Glossophium eocenum, Massal. ( Ophioglossites, Mas- sal. Praet., pag. 50, 1850). TYMPA.NOPHORA. LIND. ET HUTT. (Fucuides spec. Brong. Chondrites Sternb. Podostemon spec. Anct, Codonophora Massal 1854.) Caulis linearis ramusiusculus plerumque simplex. Fructus obovali in ramorum apice paniculatim dispositi, solita- rii v. aggregati, sessiles v. pedunctilati bract eati, v. nudi. Osserv. Certo non possono spettare queste piante alle alghe, ne lianno giusti caratteri per essere collocate sotto al genere Podostemon. I caratteri generali esterni (nulla po- tendosi sapere dell' anatomia) richiamano sopra tutto la famiglia delle Podoslomee, sotto alia quale colloco queste impronte, senza la pretesa di cogliere nel segno. Fra le piante fossili sono similissime al genere Tympa- nophora proprio della formazione oolitica, al quale hanno tanta somiglianza le.mie impronte, che credo di dover ri- nunciare al genere arteficiale Codonophora che io propone- va, tanto piii che questo nome era gia stato prima adope- rato a disegnare nitre piante. Nolero pero essere probabilissimo che fra le credute Tympanophora del M. Bolea., v' abbiano almeno due generi distinti. Vi appartengono frattanto le seguenti specie : a} TYMPANOPHoaA discophora, Massal. (Fucoides, Brong. 1825. Chondrites , Sternb. 1858, Podostemon, Massal. 1855, Codonophora, Massal. 185 5, in lilt.). I on (>) Tympaxophora turbinate, Massal. (Fucoides, ftiong., Chondrites, Sternb.; Podostemon dein Ccdonopfiora, Massal.) c) Tympanophora bracteosa, Massal. Forse questa im- pronta dovra servire di tipo adun novello genere. MAFFEJA MASSAL. ( 1854 in litt. et in Musaeo. ) Caules lineares nudi ramosissimi phyllodii formes, fruclus ovales striati capsulares, pedunculati subterminales, in apice ramulorum dispositi. Osserv. Genere pur questo di ambigua natura, ma che sembra avere non lontane analogic eol genere Podostemon assai piu degli antecedenti. Conta una sola specie, la sc- guente: a^Maffeja ceratophylloides, Massal. (Podostemon, Ung. in litt. ad Massal. 1853). CASUARINEE Cascarina strimpfsioides Massal. (1854 in Musaeo et in litt.) C. Ramis ramulisque nodoso-articulatis, artieulis cylin- dricis glabris enerviis vaginalis, ramulis dichotomis, va- ginis ramulorum crassis subdentatis. Syn. Thujtes callitrina, Massal. (non i'ng. !) Prael. hi. Bole. pag. 60 excl. syn. Osserv. Differiscc dalla Casuarina Haidingeri, Etting. pei rami dicotomi e non striati, e per le vagine confusa- mente dentate. — 756 — MORE E. Ficis Bolcensis Massal. (1854.) F. Foliis coriaceis ovato-elliplicis, plerumque lanceolato ovalis integcrrimis, pennincrviis, costa validissima promi- nent e, nereis secundariis e costa decurrentibus patenlissi- mis, creberrimis aequalibus simplicissimis, vix-2 millim. inter se remotis, ad extremum marginem arcuatim con- citis, venis marginalibus line am continuant regulariter connalam efformantibus, long. C-20 ccnlim., lalilud. 5-6. Fruclibus ovalis vix pedunculalis apice in collum sub- arcuatum produclis, basi dilatato-subcordalis, long. 50 millim. circit., lalit. \r6. Osserv. Pei frutti s' accosta al Ficus carica, pellc foglie e similissima quesla specie al Ficus elastica. Ficus coelestis Massal. (1854.) F. Foliis palmalo-quinquefidis quinquenerviis, 5- i pollica- ribus,profunde cordatis, pctiolalis, loins tincari-lanccola- tis, omnibus integerrimis, supremo ceteris longioribus, infimis deflexis, latcralium duplo, medii triplo longiori- bus, nervis secundariis lenuibus comptodromis, in relem polygonum solutis,fructibus ovalo-spalhulatis. 25 millim. long. \ I, talis, in collum elongatum (10-12 millim.) pro- duclis, basi profunde cordatis. — 757 — Fici s Poniana Massal. (1854). F. Folds ovato-cllipticis s. elliptico-lanceolatis obtusis, cb- riaceis integerrimis , plicato-butlatis, longc petiolatis, cosla valida prominula, nervis secundariis inaequidi- stanlibus altemis, parallelis rectis crebris, marginem ver- sus invicem conjunctis, rete venoso obsoleto. Ficus Veronensis Massal. F. Foliis elongato-lanceolatis, coriaceis integerrimis, long e ? petiolatis G-14 cenlim. long., 1 '/a-5 latis, acuminatis v. vtrinque attennatis, costa lata prominente, nervis secun- dariis sub angulo acuto exorienlibus, rectis parallelis inaequidistantibus subsimplicibus marginem versus invi- cem conjunctis, fructibus tenuibus ovato-clongatis A cent, long., 12-14 millim. latis, longitudinatiter striatis, apice attcnualis breviter pedunculatis, basi rotundato-ellipticis. ARALIACEE. ARAL1ANTHEA MASSAL. (1854, iu litt. et in Musaeo.) Infiorescentia paniculala, ramis . altemis, fructibus (fiori- bus?) breviter pedunculatis oppositis alternisvc, foliis simplicibus, integerrimis camplodromis subtriplincrviis. Osserv. Nulla meno possegga dei saggi bellissimi cli quc- stc piante, che credo di dovcr unire od avvicinarc alle Ara- liacee, pure noa ancora fui capaee di bene decifrare la for- ma c la natura dell' inflorescenza, Non v' ha dubbio per6 — 758 — che debbano essere allogate fra le dicotiledoni. Fino ad ora crederei di riunire a questo genere le 5 seguenti specie: a) Ahaluntiiea BRONGNuaTii, Massal. (Fucoides dein Gigarlinites obtusus, Brong.! inflor.) Di quesla specie pos- seggo un saggio colle sue foglie attaecate, le quali sono di forma lanceolato-ellitlica, ottuse all' apice, esilissime, inter- rissime, connervi poco distinti, lunghe 5 centim., larghe 16 raillim. b) Aralianthea zizioides , Massal. ( Nmpircollites , Ung. ? ?). Anche di questa specie posseggo un saggio del- 1' inflorescenza, e vi unisco alcune foglie che vennero tro- vate sulla istessa piastra, e che hanno, a dir vero, delle ana- logic con quelle di certe Aralia : sono di forma ellitlico-al- Iungata, otluse alio 2 estremita, quasi triplinervie, con ner- vi camptodromi, lunghe 9 centim., larghe 4. c) Aralianthea Laurina, Massal. Foglie ovato-lanceolate, attenuate all' apice, con nervi camptodromi, alterni, dei quali, i piu bassi, quasi basilari ; lunghe 10 centim. coui- preso il picciuolo, larghe 16-18 millim. SASSIFRAGEE. VVeixmanma fagaraefoma Massal. W . Foliis impari-pinnatis. 5-5-6 jugis, peliolatis. foliotis plcrumque opposilis ovato-lanccolatis, apice oblusiusculis basi obliquis inaequalibus peliolulatis, maryine obtuse crenulalis, costa distincta, nervis secundariis crebris al- ternis rectis parallelis, camplodromis imperfectis, saepe subobsoletis. Corolla quinque-petala, petalis brevibus ro- tundatis ; calyx quinque-partitus, sepalis triangularibus petalorum duplo longioribus. — 750 — WlClNMANMA ELAPHRIIFOLIA MaSSal. IV. Foliis 5-7 jugis impart pinnatis petiolatis, foliolis ova- to-ellipticis obtusis sessilibus adpressis basi subcordatis subinaequalibus, margine obtuse cremdalis, costa distin- cta, nervis crebris, rectis camplodromis tenuissirnis. Osserv. Differisce dall' antecedente per le fogliette piii piccole di forma ovato-ellittica, e fra loro assai ravvicinate. Weinmannia incerta Massal. IV. Foliis impari-pinnalis 7-9 jugis, petiolo brevi basi di- lalalo, foliolis oppositis altemisve oralis obtusis, margi- ne crenato-lobulatis, lobulis obiusissimis costa dislincla, nervis obsoletis. Syn. Phylliles incerla Massal. Prael. Fl. Bol. pag. 74. Osserv. Specie veramente incerta, eon ogni probability non diversa dalla W. fagaraefolia, pero per ora all' appog- gio dei saggi ebe posseggo non posso unire queste due fil- liti. NIMFEACEE. NympHaea Cherpica Massal. IS. Foliis hastato-ellipticis profunde cordalis, apice rotun- dalis, integerrimis, nervis actinodromis flabellalim parli- tis subsimplicibus, petiolo crasso ,extremo apice dilatato. Osserv. E la sola foglia di Ninfcacea lino ad ora sco- perta nel M. Bolea. E ben vero cbe il Brongniart parla di un piccolo Core di Nymphaea trovato nel M. Bolca, ma io sospetto da quanto ne dice, che sia piuttosto una Butomca, c con ogni probability la mia ffydroclris pcrianthioides. Serie III. T. III. 97 — 760 — CABOMBEE. PELTOl'HYLLUM MASSAL. (1854.) Fruclus crasse pcdunculalvs subrolundus coriaceus, c carpcl- lis binis connatis compositus, calycis inferi Iriparliti, la- ciniis lanceolatis acuminatis circumdatus. Folia peltata peltinervia. Osserv. Nel I8FS4 proponeva il genere Peltophyllum su- pra una sola foglia, ma gli anni appi'esso ebbi la ventura di scoprire mi' impronta accanto ai loro frulti, in uno stato di ammirabile conservazione. II prof. Heer e di parere che questo genere distinlissimo debba essere allogato solto alle Cabombee. La sola specie fino ad ora conosciuta nel M. Bolca e il Peltophyllum, nelumbioidcs, Massa\._Monog. Dombcy. foss., pag. 22. CARIOFILLEE. ClJCUBALITES FoSTALENSIS MaSSal. C. In/loresccntia paniculata : floribus longe pedunculatix solitariis, calycibus campanulatis 5-6 millim. long., 5-4 talis, apice dentatis, pelalis exerlis uti videlur dcnlatis, calycis duplo longioribus. Osserv. II numero dei denti del calice non pud essere deciso, e non si veggono chiaramenle che 5 lacinie. Allelic la forma dei petali e poco distinta. — 761 — STERCULIACEE? FRACASTORIA. MASSAL. (1854, in Musaeo et in litt.) Fr actus (capsulu) pedunculati lignosi, v. coriacei ovali v. obovati, clavati, v. rotundl, v. subrotundi (polyspermi) tomentosi ? indehiscentes, intus grossc celluloso-areolali v. amorpho-pulposi (Caslclliniae spec. Massai. 4 852). Osserv. Genere, a quanto mi -sembra, affine colle attuali Adansonia e Crcsccnlia, decorato del nome del mio ccle- bre concittadino il Fracastoro. Conla a qucstora, secondo il mio parere 13 specie, ma con ogni probability alcune col tempo dovranno forse essere insieme riunite. Fino ad ora nessun seme bo potuto scoprire in questi frutti, e nessun caratlere apprezzabile mi banno rivelato le sezioui verticali, per decidcre con sicurezza del posto die devono occupare nel regno vegetale. Album' sono d avviso die debbano piut- (osto essere riunite sotto alle Cucurbitacee, ma le impronte sono tali da dover pensare necessariamenle ad altre famiglie di piante. II tempo e le future scoperte decideranno. a) Fracastoma gigantea, Massai. Frutlielliltici od ovali giganteschi, lunghi GO ceniim. larglii 50, Iegnosi, irregolar- mente costati e gibbosi, con un breve peduncolo lungo 8 centim. c largo 4 l/.x. Questa specie ba lasciala im' impres- sionc profunda 5-4 cculim. sulla roccia, ed insieme e la piu grande, e credo il frutto fossile piu colossale fino ad ora scoperlo al mondo. h) Fit ac astoria MEGAFEro, Massai. Frutto ovato-subro- tondo Inugo -50-52 centim., largo 27-50, con uo peduncolo corto lungo 5-9 ceniim., largo 5-7. internamente polposo- — 762 — celluloso. Di questa specie no posseggo 5 esemplari di di- versa grandezza. c) Fracastoria clavaeformis, Massal. Frutto di forma obovata, lungo 40 centim., largo 25, con un peduncolo Inn- go 25 centim., largo 5 '/a allapice, 7-8 alia base, retto nella gioventu, curvato alio slato perfetto o maturo. NeH'interno e tutto gibboso e lacunoso. I giovani frntti di questa specie sono lungbi 10-12 centim., larghi 5 circa, con un pedun- colo lungo talora 20-55 centim. Due bellissime piastre di questa specie si custodiscono nell'Orto Botanico di Padova. d) Fracastoria tyramidalis, Massal. Frutto di forma obovata, lungo 40-50 centim., largo 20-56, altenuato talora allc due estremita, ovvero un po'troncuto alia base, per entro celluloso e lacunoso, ed irregolarmente costato, con un pe- duncolo talora retto, talora curvo lungo 5-6 centim., largo \-2. Io ne posseggo due saggi, de' quali bo comunicato il modello in gesso a' principali musei di Storia Naturale di Italia, due se ne conservano nel Museo dell' I. R. Istiluto Venelo, e nel Museo dei marchesi di Canossa di Verona, ed uno, il migliore di tutli ancora attaccato al ramo, presso TOrlo Botanico di Padova. e) Fracastoria angdria, Massal. Frutto quasi rotondo e diro meglio ovato, con una gibbosihi alia base, dove leg- germente e attenuato ed un po' cuneato, lungo 25-28 cen- tim., largo 22-25, con breve peduncolo, obbliquamente col- locato, lungo i centim. od I '/,, largo 2. f) Fracastoria melo, Massal. Frutto elliltico-allungato regolarissimo, rotondato alio due estremita, irregolarmente costato, entro celluloso, e probabilmente tomentoso ester- namenle e barbato all' apice. Lungo 26 centim., largo 18, con un peduncolo cilindrico coslato irregolarmente, lungo 5. largo 5 centim. — 703 — y) Fracastoria lagenaria, Massal. Frutto ellittico per- fetto, esternamente costolato, lungo 18, largo 4 5 centim., con un peduncolo lungo 4 6, largo 5 centim., curvo ed ar- cuato. E specie assai rara, della quale non esiste che un solo saggio nella mia raccolta. h) Fracastoria Cdccrbitina, Massal. Frutti lunghi 45- 20-25-50 centim., larghi 40-15-18-22 centim., di forma ovato-ellittica o quasi rotonda irregolare, per lo piu allar- gati un poco alfapice, e talora leggermente piu stretti alle due estremila. Irregolarmente gibbosi, con un peduncolo che varia dai 2-5 centim in larghezza, e dai 4-6 in lun- ghezza. i) Fracastoria citrillcs, Massal. (Castcllinia peduncu- lata, Massal. Plant, foss. Nov. 4 855, pag. 12). II nome pe- dunculala non puo piii essere conservato a questa specie dai momento che tutte le Fracastoria posseggono un pedun- colo. I frutti di questa specie sono lunghi 4 5-20-25 centim., larghi 12-15-19, di forma ovata, entro cellulosi, areolati, con un peduncolo lungo 5-5-6 centim., e largo 4-2-5. E la specie piu comune del Monte Bolca. I ) Fracastoria rotonda, Massal. Frutti rolondi circo- lari lunghi 20-25 centim., ed allrettanto larghi, col pedun- colo lungo 6 e largo 5 centim. circa, internamente areola- to-cellulosi. Ne posseggo due saggi, uno assai bello esiste presso I' Orto Botanico di Padova^ e due piastre presso I' I. R. Istituto di Venezia. m) Fracastoria gastrioipes, Massal. Frutto ellittico co- riaceo subreniforme, obbliqiiamenle peduncolalo, che ricor- da la forma di una vescica o del ventricolo di certi animali, O, per dir megiio, della cornamusa degli alpigiani, lungo 29 centim., largo 17, con un brevissimo peduncolo lungo ap- pena I- 1 '/„ centim., largo 2 od in quel tor no. — 764 — n) Fracastoria pyriformis, Massal. Frutti ovati, cunca- to-spattolati, vale a dire, attenuali alia base, brevemente peduncolati, lunghi 18-20 centim., largbi 10-12, interna- mente areolato-cellulosi. Peduncolo lungo appena I ccntiiD. ed altrettanto largo. o) Fracastoria citriformis, Massal. Frutto ellittico, leg- germcnte attenuate alio due estremita, lungo 19, largo 40- \2 centira. Peduncolo lungo 5, largo 2-2 '/a centim., entro polposo e celluloso. p) Fracastoria zignoana, Massal. ( Castellinia, Massal. Syn. Pal. foss. 1852 N.° 3). Gli originali di questa specie, forse stato giovanile della Fracastoria melo, vennero rega- lati dal possessore Aeli. Barone de Zigno all'Orto Botanico di Padova. q) Fracastoria pomiformis, Massal. Frutto subrotondo, striato, lungo G-IO centim., largo 7-9, con un peduncolo lungo 2 centim., largo 1-2. Forse ancbe questa specie non e che lo stato giovanile della Fracastoria rotunda. Di questa specie e delle Fracastoria pyrijormis, cilrullus, cucurbilina, lagenaria, angaria, melo, pyramidalis, megapepo vennero pubblicati in modelli in gesso, e comunicati ai Musei di Storia Naturale di Milano, Venezia, Bologna, Torino c Firenze. ESPEBIDEE. HESPfcKIDOl'HYLLUM MASSAL. (1854, in iWusaeo et in lilt.) Folia simplicia coriacca integcrrima, petiolo articulato plus minusve alato-dilatato , praedila, cosla valida, ncrvis hyphodromis. Osscrv. Delia classe delle Esperidee, si approssimano piii di tulto queslc impfonte all' ordine delle Auranziacec. — 7(35 — Fino ad ora si eouoscono di questo genere 5 specie, etelle quali 3 del ME. Bolca, una di Sinigallia, I'altra del M. Pro- mina. Sono Ie scguenli : a) HESPEniDOPHYLLrji citroides, Massal. (M. Bolca). Fo- glia lunga 14 4 millim., larga 28. b) nESPERiDOPHYLLCM hettingshausen, Massal. (M. Bolca). Foglia lunga 90 mill., larga 28. c) Hesperidophyllum scalpellim, Massal. (M. Bolca). Foglia lunga 70 mill., larga \0. d) Hesperidophyllim senogalliense, Massal. (Sinigallia). Foglia lunga GO-70 mill., larga 20-24. e) Hesperidopoyllcm Dalmaticum, Vis. (M. Promina). Foglia lunga 20-22 mill., larga 7-8. ZAINTOXYLEE. Zanthoxylon cherpiccm Massal. Z. Foliis impari-pinnalis S-\0jugis longe peiiolalis, pelio- lo basi dilalalo, foliolis ellipticis vixpeliolulalis subscs- silibus oppositis alternisve, apice obtusis, basi inaeqtiali- bus, margine grosse dentato-pinnalilobis, lobis obtusissi- mis, cosla tenui, nervis secundariis, allernis comptodromis vix conspicuiff. Osserv. Foglia lunga 12-15 centim., larga 4-5, foglietle, lunghe circa 20-25 millim., larghe un cenlim. II pieciuolo comune misura 5-4 centim. in lunghezza ed e largo 4-5 mill, alia base. Zasthoxylok ambigeim Massal. Z Foliis impari-pinnalis ~-\:>jugis, peliolo craxso alato instructis, foliolis lanceolalis cultriformibns obtusiuscu- — 76G — lis oppositis : 8-20-30-60 millim. long., 5-5-7-10 talis, breviter petiolulalis, falcatis, latere inferiore rectis, su- periore curvo bast dilatalo, costa valida, nervis secunda- riis subobsoletis. Syn. Rhus amCigua, Ung. Bot. Zeit. 1849 N. H, Tab 5 fig- 9 I — Potamogeton Pasinii el densoides, Massal. Prael. Ft. Bole. pag. 54-55 ! \ 850. Osserv. Le foglie del mio Potamogeton densoides sono quelle che corrispondono a capello col Rims ambigtia del prof. Unger., laddove quelle del Potamogeton Pasinii sera- brerebbero diversissime, ma il nuraero grande di esemplari che posseggo di questa specie mi pongono in caso di fon- derle senza tema di errore lutte due in una. ZFGOFILLEE. BUBULCIA MASSAL. ( 1854. in lilt, et in Musaeo.) B. Caules ramosissimi lineares dicholomi,phyllodiis ennea- to-lanceolatis deciduis hornati. Fructus subrolundi ritgosi ( capsulares ) in apiee ramulorum spinifonnium, inter- dum phyllodiiformium, disposili ( Palaeochara, Massal. 1851). Osserv. Generepeculiarissimo, prossimo, o diro meglio, simile alle viventi Fagonia, probabilmenteda collocarsi pros- simo alle Zigoplllee, sebbene non lo possa eguagliare a nessuno dei generi solto quest' ordine compresi. Conta una sola specie, la seguente: a) Bubulciaglobifera, Massal. (Sphacroeoccites,Slcmb.\ Chondrites dein Palaechara rigida, Massal. 1851 ). — 7G7 — GUAJACITES MASSAL. ( 1854. in lilt, et in Musaeo.) G. Fruclus capsularis coriaceus bi-quinque angulalo-co- s talus, costulis compressis ( obovato-spathulalis ) . Foliis impari pinnatis 5-5-7-jugis, foliolis articulatis coriaceis integcrrimis, ciineato-spatlmlalis , nervo medio solo fnon- numquam obsoleto), hornalis. Osserv. Genere e per lc foglie e per il frulto assai si- mile alia Fagonia e Guajacum, e per le sole foglie anche ai Zygophyllum. Contiene Ire sole specie, delle quali una (la prima) e la piu comune del M. Bolca. Guajacites Heerii .Massal. G. Foliis coriaceis impari-pinnatis %-7-jugis, petiolo com- muni nodoso (arliculalo), foliolis oppositis cttneato-spa- Uiulalis s. in petiolum attenuatis 15-40 millim. longis, 5-15 millim. talis, apice rolundatis, foliolo terminali plerumque ceteris majore, costa distincla, nervis ob Ho- tel is. Guajacites enervis Massal. G. Foliis membranaceis 5-4- jitgis, impari-pinnatis, foliolis cnervibus 12-20 millim. long, AS tat., brevifer spathu- lalis, costa suhobsolela. Guajacites Berengerii Massal. G. Foliis coriaceis impari-pinnatis *6-G-jugis, foliolis bre vissime spathulatis, obverse oralis 7-4 0 millim. longis, 5-6 talis, costa distincta, nervis obsoletis. Serie 111. T III 98 — 768 — Sun. Potamogeton Berengerii, Massal. Prod. Fl. Bol., pag. 54 ? COMBKETACEE. GETOKIA BOLCEiNSIS Ullg. ( in litt. ad Massal. 1851.) G. Calycis limbo eoriaceo deciduo quinquepartilo, laciniis ovato-subacuminatis, costa carinalis biplicatis, cnervibus, integerrimis. (Calycites pentasepalus, Massal. Prael. Fl. Bol, pag. 72, 1 850). Getonia potentilloides Massal. (in litt. 1854.) G. Calycis limbo membranaceo deciduo, quinqueparlito, laciniis obovatis obtusis coslato-slriaiis (tomentosis? ). Osserv. Differisce dalla precedente, pelle lacinie del ca- lice obovate, ottusc all'apice, e pelle strie delle quali sono coperte. Tanto di questa ehe dell' antecedente specie ho evulgati modelli, TRAPEE. TRAPOPHYLLUM MASSAL. T. Folia coriacea v. submembranacea, pcliotn crasso infla- to-ventricoso (pliyllodio), necnon nervis aclinodromis, instruct a. Osserv. Gencre mezzano fra le attuali Trapa e Ponte- dera, ma piu vieino a quello che a quest* > Noi) venne fin qui trovata che una sola specie, la seguenie: a) Trapopiiyllum ecropaecm, Massal. Foglia cordala, di forma ovata col marginc interissimo. luuga 9 eentiui. '/, — 709 — dei quali < sono compresi nel picciuolo, che nel mezzo e* largo 8 millim. La foglia e larga 4 cent, e '/a, e conta 5-7 nervi principali basilari poco ramosi. MIRTACEE MYRTOMIOPHYTON MASSAL { I8."4 in Musaeo et in litt. ad divers. ) Fructus coriaceus costalus, apice ditalatus circumcirca ca- rinatus, et ealijcis superi dentibus crassis triangularibus acutis, coronalus. Osscrv. Genere con ogni probability vicino alle Mirta- cee, ne confondibile coi Punicles di Weber e Wessel. Conla la sola seguente specie: a) Myiitomiopiiyton STErmNoriioRis, Massal. Anche di qucsla specie h'o evulgati i modelli dell'impronta e conlro impronta. PAPILIONACEE. Poxgamu frotogaea Massal. 1857. P. Foliis impari-pinnatis 5-6 jugisrfoUolis eUiptieis subcoria- ceis subsessilibus, vixve pctiolttlatis, integerrimis, opposi- tis, raro alter nis. Costa valida, nervis secundariis raris altemis, camptodromis, simplieibus, venis obsoletis. Le- gumen eoriaeeum compression cuneato-spathulalum, dorso rccte, apice semieifculari-fatcatum, basi arete altentiatuw, peduncolo ler/timen aequante, basi incurvo. Osserv. Foglie lunghe 10, larghe '< centira. circa ; fogliet- fp lunghe 2-5 contim., larghe 8-10. Legume lungo 55 mil- lim. dei quali 15 compresi nel peduncolo, largo all' apice quasi un ceatim., ed dalla base appena un millimetro. — 770 — Drefanoc.arpis Dacampii Massal. D. Legumen orbiculare slipitatum coriaceum cochlcalum planum (monospermum). Foliis impari-pinnatis extipula- tis, 7-9 jugis, petiolis elongatis dorso convexis, anlicc canaliculatis basi dilatatis, foliolis opposilis, elongato- elliplicis ,sessilibus , basi subcordalo-inaequalibus oblusis, 2-4-4-'/^ centim. long.. 6-15 millim. talis, cosla dislincta, nervis secundariis altemis arcualis camptodromis, sub- simplicibus , nervis abbreviatis immixtis. Syn. Robinia Dacampii, Massal. Pracl. Fl. Bol. 1850, pag- 65! — Rhus jamini folia, Massal., loc cit. pag. 69. — Rhus Oeningensis, Ung. ! Bot. Zeit. 18 59, n.° H, lav. 5., fig. 8. — Plerocarpus Dacampii, Massal. 1852, in lilt, ad divers. — Drepanocarpos Bolcensis, Ung. Bemer. Uber. pflanz. im Thoum. von Prevali. Sistz. K. K. Aliad. 1856, vol. I, lav. \, fig. 2! (Fruclus). Osserv. Tanto il Rhus Oenigensis come il Rhus ambi- gua e Juglans pristina, Ung. (Sapindus pristina Mihi. Sa- pindus Bolcensis, Massal. Mon. Sapind.) non spettano ai sedimenli di Oeningen, ma assolutamente al M. Colca. Di cio io da molto tempo sospettava, ma finalmente ne venni informato dal prof. Heer, che vide gli originali di queslc specie. Io ho collocato sotlo ai Drepanocarpus questa fillite e questo frulto, per uniformarmi al parere del prof. Unger; notero pero che non v'ha coincidenza di carattcri fra que- ste impronle ed i veri Drepanocarpos viventi, i quali devo- no avere seme fungoso, e nelle foglie, I' ultima folietta assai distante dalle altre, caratteri che non si osscrvano nella specie del M. Bolca. Popseggo di questo specie trc saggi dei legumi. // Drepanocarpus nummbs iMassal. /). Legumen (semen?) coriaccum fungosum cochlealum ro- t nudum, circumcirca plica elevata circulari faperta in- structum, 25 millim. lat. ct longum. Osserv. Forse questa specie e quella ohe piu d'ogni al.tra ricorda per la sua fungosita i legumi dei Drepanocar- pus. Le seguenti specie, sebbene v'abbia ogni probability per credere die spetlino a questo istesso genere, pure mancando di frutti le lascio sotto il genere Ptcrocarpus come lo avea collocato sino dal I So 5. PrERocARrrs Lestrigonoi Massal. /'. Foliis impari-pinnatis 2-o-jugis membranaceis, foliolis opposllis ovatis sessililnis, basi subcordatis inaeqvalibus, fotiolo terminali ceteris duplo v. triplo majore, costa te- nui, nervis sccundariis alternis tenuissimis camptodro- mis, petiolo communi, antice canaiiculato, basi dilalato. (Rhus Lestrigonum, Massal. -1851. Sop. Pint. fosf. Vic, pag. 51). Osserv. Foglia Iunga 8-9 centim., larga 4-5, colle fo- gliette ovate lunghe 2-5 centim., larghe 12-4 5 millim., e la terminale evidentemente formata da 5 fogliette saldate in- sieme, il triplo maggiore delle altre. Pterocarpis Tarcionii Massal. P. Foliis impari-pinnatis ',-'i jngis, prtiolo clongato, bust dilalato, foliolis lincari-cllipticis utrinquc obtusius cu- tis, 25-50 millim. long is, 5-5 vix lalis, basi subcordatis , sessilibus, casta distinct//, nervis camptodromis alternis subobsolelis. — 772 — VEGUONI (Provin. Veronese, coniune di Vestena.) Tutte le pianle lift qui scoperte nei Vegroni sono nunve meno una sola: Asptenites Rhadamanli, Etting. {Rhus ling.) proprio della Flora di Rodoboj. Lo strato argilloso che con- tiene queste piante e poco lungi dai famosi banehi ittiolitici del M. Bolca, ed d collocato framezzo a due potenti banchi peperitici. Per quel che serabra dovrebbe spettare questa ilora al piano superiore del terreno eoeeno, come gli strati di Novate, Chiavon, Satcedo, Zovcnccdo, Roncd, Cadibonaec, in una parola, al terreno oligoceno o come io lo chiamerei Anlracoteriano. ORD. PALME. Puoenicites Wettimoides Massal. ( in Musaeo 18b6. ) Ph. Foliis longe petiolatis spathulato-cuncalis v. ovato-cu- nealis pinnato-flaOclli fulls ,peliolo 25-50 cent, tony., api- ce 2-5 cent, basi G-8 lato ,plano-convexo subincurvo, co- stulato, crassiludine 1-2-5 ccniim. : pinnis linearibus sessilibus nervosissimis congeslis, coriaceis, adsccndcnli- bus, profunde carinalis, costa insculpla, utrinque nervis longiludinalilnis validis crebris, homatis, apice acumina- tis, 50-80 rent, long; 1 5-20-50 mill, talis, in parte inferio- re sacpe longitudinatiler scissis, in superiore congeslis coadunalo-pZabellalis. Rhachide valida, irrcgularitcr co- st ulato-sub-cytindrica, basi subcomplanato-dilatata (long. full. 70-80-1 OS centim., latitud. 50-50-50 cent. J. - 773- Osserv. Ordinariamcutc le foglie di quesla specie per meta Phoeniciles e per meta direi quasi Flabellaria, banno una forma ovata cuneato-spattolala. Gli esemplari della niia raccolta variano in lungbezza dai 70 agli 80-108 cen- lim., e dai 50-40-50 di larghezza. Le pinne sono lineari canaliculate profondamente, lunghe 40-60-65-70-80 cen- lim., larghe 15-20 mill., cun una forte costa scannellata nel mezzo, e multi e forli nervicini longitudinali eguali fra loro e talora disuguali, qoo di rado con due nervi (uno per lato) o sulchi piu forti, ai liancbi della costa. La rachide c quasi cilindrica, irregolarmente costala, laiga 10 millim. ed alia base, piana, larga perfinu 20 mill. Le pinne sono ascemlenli, cioe tendono all'apice, sono spaccate longitudinalmente Delia parte inferiore, e saldate insieme verso l'apice e pieghettate alia foggia del genere Curculigo. Sembrano esserc state as- sai variabili le foglie di questa palma, e probabilmenle que- sta mia specie, ne comprendera forse almeno due bene di stinte. Nell' Orto botanico di Padova infatti ne esiste un saggio, con un picciuolo lungo 25 cent., largo alia base 7- 8 cent., grosso 5, di forma spaltolala, mentre presso IT. R. Istituto Vreneto trovasi un saggio lungo I metro e 14 cent, largo 40, con un picciuolo angoloso lungo 50 centim., lar- go all' apice 3, alia base 6 e nel mezzo 9 cenlim. Le pinne in tulti i saggi sono coslantcmente di eguali caratteri fornile, ed e probabile die queslc diversita del picciuolo, sieno do- vute all' eta della foglia, ovvero die qualcuno porti con se forse ancora una porzionc del tronco. Fra le specie fossili, per le pinne si avvirina alia Flabellaria Lamanonij,c per la forma alia Flabellaria loitgir/iachis, Ung. — 77't — Phoenicites Vehonensis Mussal. (in Mnsaeo 1856.) Ph. Foliis pinnatis coriaceis, pinnis sessilibus decurrenti- hus adpressis strictis lanceolato-falcatis ncrvo medio va- lido carinalis, longiludinaliter nervoso-sfriatis, rhachide crassa telragona lignosa, costis acutis prominentibus. Osserv. Questa elegante specie ha una rachide grossa 42-14 millim., telragona perfettamente, ossia con quattro faccie piane, larghe 5-0 millim. ciascuna, mentre gli spigoli sono prominenti ed alti almeno 5 millim. e taglienti. Le pinne sono sessili, decorrenti, di forma falcata e direi quasi sigmoidale, prominenti, c decorrenti nella rachide, e salclate insieme alia base, e solo verso I'apice staccate o fesse a se- conda della earena o nervo mediano. Le pinne sono lunghe -12-15 mill., longitiulinalmente striate, e forse lunghe 15- 20 centim. Fra le specie fossili e simile alia Phoenicites sali- cifolia, Ung. differendone pero per molti caratteri. Phoenicites DANTEAiNA Massal. (in Musaeu 1856.) Ph. Foliis pinnatis ovalo-ellipticis v. ovalo-cunealis 3-i pe- dalibus el ultra, pinnis sessilibus approximatis congeslis, longiludinaliter sciscilibus carinalis, saepe biplicatis, 18- 20-55 ccnlim. long., 18-20-25 mill, tat.; costa valida, nervis longitudinalibus validiusculis creberrimis, rhachi- de lignosa clevata subcglindrica, lateribus subcompres- sa} pcliolo longo scmipedali, medio costa prominula in- slructo. . Osserv. Foglia lunga 80-100-120 centim., larga 00-80, — 775 — di ibrnia ovale od ellittica, talora cuneata alia base, con un pieciuolo largo un pollice, e lungo 4-3, ornato di una costa lilevala ncl mezzo. La rachide e cilindriea, a quel ehe sem- bra Iegnosa, grossa, costolata irregolarmente, un poco late- ralmenle schiaeciata ed affilata, le pinne lineari larghe da 18-20-25 millim., lunghe 18-20-50-55 centim., carenaie talora con due pieghe (una per Iato) longiludinali, e moltL e distinti nervi paralelli. Verso la meti inferiore so no sal- dale insiemc, nella parte superiorc divisc talora lino alia ra- chide, almeno cosi giudicando dietro ai due saggi die ne posseggo. Differisce dalla Phoenicites italica per le pinne sessili, e per la rachide, dalla /'/;. wellinioides per le pinne piu larghe c raolto meno carinate e piu finamente nervose, dalla Ph. Veronensis per la rachide e per Ic pinne. Latanites Bbocchiana Massal. (in Masaeo 1856.) L. Foliis cordato-flabeUalis ovalo-ovatibus, pinnis 40-00 lalc-linearibus, apicem versus dilatalis, carinatis, cosla valida, ncrvis longiludinalibits creberrimis aequalibus, nervis inlcrstilialibus immixtis, venis transversis invicem conjunctis, rhachide in piano superiore subrotunda, in inferiore sublriangulari vix pollicari, peliolo longo sub- convcxo v. comprcssiusculo striato 12-14 mill. Iato. Osserv. Foglia di forma ovato-ovale profondamente cordata, lunga 57-50 centim., larga 70-80, con 40-50 raggi o pinne lunghe 40 centim. circa, larghe 20-24, con una for- te costa nel mezzo, e numerosi nervi secondarii longitudi- nali, fra i quali alcuni oervetti interstiziali minori. La rachi- de c oltusa quasi rotonda nella pagina superiorc, un poco triangolare nell' inferiore. II picciuolo sembra convesso- Serie JJL T. III. 99 — 776 — convesso, nei miei saggi quasi cilindrico, in quelli dell' Orto botanieo di Padova e compresso, kuigo oltre 20 centim., e largo 12-14 millim. Per la rachide questa specie e simile alia Chamaerops helvetica, Ileer, per Ie pinne si accosta alia Sabal major dello stesso autore, differendone pero per molti caratteri. Latanites Galilejana Massal. (in Musaeo 1856.) L. Foliis flabellato-cuneatis subcordatis, longc peliolalis, petiolo convexo-convexo, 20 cent, long., apice 2-5 cent., basi 5-6 cent, lato, rachide triangulari acuta 4 cent., longa, pinnis late linear ib us 5-4 centim. lat. carinalis, apice obtusis bipartitis (!),nervis longitudinalibus tener- rimis saepe subobsoletis, nervis interstitialibus immixtis. Osserv. Foglia lunga \ metro ed ancor piu, larga 50- 00-70 centim., con un picciuolo Iungo 20 centim., largo 2 l/-o alfapice, 5-6 alia base, convesso-convesso ; la rachi- de e lunga 4 centim., e triangolare, le pinne sono 18-20- 50-40 in tutto, larghe 5 cent. '/a e per sino 4, lunghe 40- 50-60 centim., all' apice, clegantemente divise in due a forchetta, cogli apici ottusi. Differisce dalla Flabeltaria ma- jor, Ung. per la rachide piu corta, per le pinne bipartite al- I' apice e per il picciuolo, circostanze per le quali differisce eziandio dalla Latanites Brocchiana. Di questa specie esi- sistono saggi stupendi oltre che nella mia collezione, anche in quella dell' 1. 11. Orto botanieo di Padova, e nel museo dell' I. 11. Veneto Istituto. — 777 — Latanites Vegkonum Vis. (in litter. 1858.) I. Foliis spathulato-subcuneatis flabeUifidu, longe peliolatis petiolo convexo-convexo lateribus attenuato-compresso ^-12 cent, long., 2-2 '/a lata, rhacliide trianguiari acu- minata 4-5 cent, tonga, pinnis linearibus 8-10 mitt, ta- lis, carinatis, congestis, cosla valuta, nervis longitvdi- natibus creberrimis tenuibus. Osserv. Di questa specie esiste un bell' esemplare parte e eonlroparle, nell' Orto Botanico di Tadova. La foglia e lunga 65 eentim, larga 50, ma dovette avere dimension* assai maggiori, essendo le plane tutte rotte all'apice La ra- chide e triangolare acuminata lunga 4-5 eentim, il piciuo- lone misura 10-12, ed e largo 2-2 «/ eentim. Le pinne sono tutte saldate insieme fino quasi all'apice. Differisce per la forma da tutte le specie precedenti, pero non e im- probable che formi una varieta della Latanites Galilejana M. Latanites pinnata IWassal. L. Foltis cordato-flabetlatis flabellato-pinnatis, petiolo con- vexo-convexo 15 cent, long., 2-2 % lato, rachide elon- gato-lanceolata acuminata 55-40 eentim. tonga, pinnis plicato-costatis, medio carinatis, longitudinal iter nervo- so-stralis I v. \ '/a cent, lath, ultra dimidium divisis Osserv. Foglia lunga 80 eentim., larga 55, di forma cordato-flabcllala, con una rachide lunga 55-40 eentim, in maniera da lasciar indeciso se sia latanites o Phoeniciles Fra le specie fossili si avvicina pid «li tutto alia Flabellaria longiraehis, Ung, differendone per le pinne c*reaai« e — 778 — pieghettato-costale. Un bell' eseraplare ili questa specie esi sle presso I' I. R. Veneto Istituto. ORD. MUSACEE. Misofhyllim lTALicrii Massal. Hi. Foliis magnis membranaceo-subcoriaceis elongato-elli- pticis, apice obtusis subattenuatis, margine integerri- mis revctlutiSj nervatione heterodroma instructis, costa valida crassa, nervis secundariis transvcrsis, parallelis Validis creberrimis, patenlissimis. Osserv. L1 esemplare clie descrivo e Iungo 40 centim., e largo 15-20, ma essendo rollo inferiormente, sembra esser stata questa foglia almcno lunga un metro. fiOIl. Nel sedimento dei Vegroni non sono rare le rachidi tli certi racemi d' inilorescenze, die sembrano dover spettare alle Palme. Frutti pero da poter essere con certezza riferiti solto alle Palme, fino ad ora non tie vennero ancora sco- perti, meno una bacca che io ho pubblicata in modelli in gesso sotlo il nomc di Carpolithes chamaeropsis. CLASS. FELCI. SAGENonERis (Fortisia ) Renieriana Massal. S. Foliis decompositis, petiolis secundariis altemis pinna- tim tri-quinque foliolatis, foiiolis fere pedalibus lancco- latis coriaceis, simplicibus tripartitisve. Costa validissi- ma cylindrica^ usque ad apicem attingente, nervis secun- dariis palentibus exilissimis creberrimis, in maculas ir- regulariter 4-6-gonoideas elongatas, solulis. — 779 — Ossetv. If rarao idtero della mia iropronta c lungo 82 cenlimelri, con 5 rami minori alterni, dei quali 1'inferiore a destra e lungo 25 cent, con un picciuolo lungo 8-9 cent., largo 8 mill., e porta 4 pinne o foglie alia sommila : 1' in- feriore a sinistra si divide in due rami, uno lungo 23, I'al- tro 51-52 ccntim. e quest' ultimo porta quattro foglie, delle quali la maggiore, libera, e luuga 22 cent., larga 45 mill., con un picciuoletto hingo 5 cenlim., mentre le altre tre un poco minori di dimensioni, sono saldate insieme alia base, non altrimenti delle foglie lerminali delle quali ben quattro sono fuse insieme. Gli altri rami portano tulti due foglie o libere o saldate alia base. Ogni foglia e di forma lanceolato- ovata, talora colla base rotondala eguale, o cuneata, e talo- ra ineguale. La natura loro e coriacea, banno una grossa cosla cilindrica (2-3 mill.) cbe tutta ne pereorre la lamina dalla base all' apice, ed i uervi partendo dalla costa o si biforcano tosto in due, od alquanto lontano da essa, unen- dosi fra loro per mezzo di corte ed esili vene trasversali, ora reflamente ora obbliquamente nascenti,di maniera die tutta la fronda riesce fatta a maglic allungate ed irregolari, ora di 4 ora di 5 lati. Tutti i nervi sono di eguale spessore e grossezza, ed assai ravvicinali fra loro in maniera die appenasi possono scorgere neltamente senzafar uso di lenli. PIA.ME DI SEDE INCERTA Caui'olitoes ciiAMAERorsis Massar. C. Haccatus camosus ovato-eltiplicus breviler pcdvnculatus long. r<2 »(('//., latitud. 25. Osscrv. Questo frutlo di forma ovale od clliltica, lungo A2 mill, dei quali 4 compresi nel corto peduneolo, e largo 25 mill , dovca essere una bacca polposa alquant o coriacea. — 780 — con ogoi probability spettante alio tribu delle palme saba- line. Di questo saggio ho comunicalo a molti naturalisti uu modello in gesso. Carpolithes Veguonum Missal. C. Fructus (semen ?) regulariter elliplicus, utrinque hae- misphaericus oblongus, 56 mill. long. 20 mill, latus, pul- posus, undk/ue papillato-verrucosus. Osserv. Frutto perfeltamente ellittico, carnoso, senza traccia di peduncolo, per cui sembra piuttoslo seme. La sostanza carboniosa che copre 1' impronta, e grossa piu di un millimetro, e si fende tutta in piccoli ed irregolari ret- tangoli. La superficie e tutta sparsa di piccole ed irregolari depressioni. Venne trovato insieme alle foglie delle Palme ed e probabilissimo che a quesla famiglia debba appar- tenere. RONCA ( Provincia Veronese.) Gli strati calcareo-trappiei di Roncd, la fauna de' quali venne specialmeote illustrata da Al. Brongniart, sembrano senza dubbio piu recenti di quelli deeisaraente eoeeni del M. Bolca. Per varie ragioni, appoggiate a non pochi fossili animali (come ho accennafo fin da principio), reputo questi sedimenti per coevi a quelli dei Vegroni, di Novate, Zoven- cedo, Cadibona, Uttering, Sotzha, ec. ossia spellanti all'epo- ca Antracoteriana. Non maneano pero a Roncd eziandio strati eoeeni nummolitici con piante (Dombejopsis Heufle- riana), ma questi sono normalmenle inferiori agli strati a Palme e ad Ampullaria vulcani, Melanin sit/gin, Cerilhium — 781 — Castellinii, Helix damnata ec. In generale la forraazione pe- peritica lanto del Vicentino die del Veronese spetta ad una epoca piu rccente del periodo eoceno, ma non e miocena. Le poche piante sin qui scoperte a Roncd sono lulte novelle, meno due, il Ceanothus ziziphoides, Ung. comune agli strati di tlaering, Sotzka, Rodoboj e Novate, cd il Cinnamonum Rossmassleri Heer, che Iruvasi a Los anna, a Monzlen, ad Albis e ad Oeningcn. ORD. PALME. Latanites Roncana Massal. (In Musaeo -1856.) L. Foliis membranaceo-subcoriaceis longe petiolatis ellipti- cis profunde cordatis, flabellifidis, pinnis congeslis plica- to-carinatis slriatis, apicem versus dilalatis,petiolo ion- go pianissimo longitudinaliler striato 25-50 cent., long. t '/a 2-5 cent., lato, rhachide lanceolalo-triangulari ac- cuminala 10-14 cent, longa. Osserv. Differisce da lulte le specie fin qui descritte, per la nalura quasi membranacea della fronda, pel lunghissimo e compresso piceiuolo, per le pinne congesle insieme salda- te. Un esemplarc di questa specie rnisura 60 centim. in lunghezza e 40 in largliezza, non corapresovi il piceiuolo. E simile alia Flabellaria lamanonis ; ma ne differisce per la rachide. Palaeospathe ? Mazzottiana Massal. (1856.) P. Spalha simplici flabellato-cuneatav.lriangulari spathula- ta cotiacea, apice recte truncata,basi altenvato-cttneala. — 782 — levissime longitudinaliter striata, 38 centim. longa, api- ce 20 cent, lata (basi vix 2 cent.). Qsserv. Io non saprei come meglio nominare questa stranissima impronta, che ravvicinandola alle spale di cer- te monocotiledoni e massime delle Palme. Ha la forma di una spatola triangolare, troncala ah" apice, lunga 58 centim., larga all'apice 20, attenuate alia base in maniera da toccare appena la larghezza di 2 centimetri. La sua nalura e piu che coriacea, e mostra delle Ieggere ondnlazioni e slriature. Fra le piante fossili ha una eerta cotale lontana analogia coll1 Adiantites giganteus, Gopp., differendone per6 per lo slipile lungo ed attenuate Castelllma Neocaj;>'a Massal. C. Fr uc I tints ovalo-ovalibus 5-4 polliccs long., 4-5 latis, apice dilatalis rotundis, basi truncatis convexo-convexis obsolete sulcato-strialis, solidis, lateribus compressis at- tenualis. Osserv. Frutlo solido convesso-convesso della grossez- za di V- d' oncia, alto 5 oncie '/„, largo piu di 4, ed alia base 5 circa, di forma ovato-ovale, compresso ai lati in maniera da presentare tntto attorno una cosla tagliente. E assai probabile cbe queslo fossile non presenli ebe I'endo- carpio del frutto, e cbe il pericarpio sia statu distrulto. Nulla puo esser detto dell' interna struttura. CLASS. SCITAMINEE. SCITAMINOPHYTON MASSAL. (Nov. Gen.) Folia peliolata, plana, flabellalo-spatliulala integerrima c- costala simplicia, lamina coriacea, circa rhachidem ex- — 783 — lensa, tenuissime plicato-nervoso-slriala, petiolo (tii spe- cie J compresso lato ornala. Osserju. Io noo saprei a qual classe di pianle meglio ravvicinare quest' improota, cbe paragonandola alle scita- minee, sebbene in quesla classe di pianle, non v' abbia ge- nere aleuno con forma cosi slrana di foglie, cbe serve quasi di anello per unire le Scitaminee alle Palme. Iufalti possede questa foglia un grosso piceiuolo ornato all' apice di uua otlusa raebide, alia foggia istessa delle palme, attorno alia quale si svolge la lamina con nervi o strialure poco sensi- bili, senza traccia alcuna di cusla, earattere pel quale si scosta dalle Scitaminee, dal genere Vranophyllites, Savi, e da lulli i generi viventi. Cbe stia bene poi collocala e con ragione fralle scitaminee, non oso dirio, certo cbe a me sembva occupare un posto di mezzo fra le Uraneie e le Pal- me. Fino ad ora non conosco di queslo genere cbe una soia specie. SciTAsiTNornvTON Me^pchiniamm Massal. Syn. Vranophyllites Meneghiniana, Massal. in Musaeo el in lilt. \ 850. Osserv. Foglia ovato-spatolataj a quel che sembra lun- y;a 20 ceutim. circa, sebbene abbia rotla la meta superiore, larga altrettanto, con un piceiuolo lungo 8 cenlim. (la porzione superstite), largo 2, orualo allapice di una raebi- de ovale larga 2'/z eentira., alia 2, altorno alia quale si dis- Icnde la lamina inlerrissima un po' piegheltata od appena sensibilnienle striata alia base. L' idea cbe possa questo fossile essere un frutlo non e ammissibile, vista la forma e la nalura dell' impronla. Sciis III. T. III. 100 — 784 — FRUTTI DI SEDE 1NCERTA Carpolithes amtcdalinum Massal. C. Ovato-lanceolatvs compressns utrinque accuminatus sub- cur vatus strialo-costalus, antice altenuato-acutus dorso crassiusculus plicis v. cost is tribus striatis elevatis,ornatus* Osserv. Frutto di forma lanceolata, lnngo 4 centim., largo 15-16 mill., compresso, da un lato quasi affilato e tagliente, dall'altro della grossezza di circa 4-5 millim., con due pieghe (una per banda, verso il dorso) larghe e rileva- te, e quatlro conseguenti depressioni o solcbi ( due per banda) lateralmente. Per ora non saprei a qual ordine di piante ravvieinare questo frulto. CiSroMiuEs CEJOPOsroRrM Massal. C. Seminibus in pulpa quacdam , per strata dispositis, rolundis 8-10 mill, long., ct talis, intus concavis, centro umbonu- latis v. papillato-depressis, ambilu sulcato-carinatis . Osserv. Semi uniti insieme, di forma perfeltamente ro- tonda, con un solco perifcrico, cd una eoneavilanellmterno assai regolare, ed una papilla elevata od impressa e pro- fonda piu o meno nel mezzo. Nel mio saggio si veggono 7 di questi semi aderire fra loro pei lati come le cellule di uno lessuto, e mostrano di aver appartenuto ad un frutto nella polpa del quale erano disposti a strati, forse como nelle alluali Genipa e Punica dei semi dei quai generi quesle impronte rioordano la struttura e la forma. — 785 — C H I A V O N (Provin. Vieentina.) ORD. PALME Latanites oxyrhachis Massal. I. Foliis longe petiotatis, fiahellato-pinnalis v. ad peliolum usque mullifidis, basi siibcordatis obliquis pinnis vellobis planis longis carinatis costatis linearibus numerosls con- gests, rhachlde in piano anteriori brevi obtusa, in piano posteriori lanceolato-acuta, nervis prominentibus saepe obsoletis,petiolo tercti (!) l/-\ cent, lato, 20-iO longo. Syn. Flabellaria oxyrhachis, Ung. Gen. Plan. foss. pag. 559, in Mart. Gen. Palm. pag. 61. — Flabellaria raphi- folia, Etting. fnon Sternb.,1. Fl. V. Haering. pp. tab. I , fig. | , 2, 5, tab. 5, fig. 1,2. — Palmacites, Sternb. tab. 42^ fig. 2 Vers. II (cetera synon. adhuc incerta). Osserv. Fin qui non furono scoperti che piccoli fram- menti e porzioni delle foglie di Palme, e quel che e peggio vennero figurate dagli autori con poca cura, senza dare raai verun ingrandimento delle pinne, ne il taglio verticale del picciuolo, da eio ne venne tutta quella confusione che regna ancora inlorno alio foglie specialmente di Flabellaria, a segno che e quasi impossible il giudicare con sicurezza sull'identita di due impronte. II prof. Heer e il primo che abbia offerta una porzione ingrandihi di una foglia di pal- ma, ma del resto anche fra le sue figure ce n' ha non poche ehe non permettono un sicuro giudizio. Gli esemplari di fo- glie di palma, che per mia cura vennero disseppelliti nelle provineie venete, sono quasi tutti interi, di 2-5-4 piedi di — 786 — grandezza, per cui sono in caso di dare la eomplela dcscri- zionc di alcune di queste piante. Quando poi coofronto que- sti miei saggi colle meschine porzioni fin qui descritte e figurate dagli autori, in tal caso Irovo tali incertezze, che io non oso eguagliare veruna delle rnie irapronte a quelle degli altri. Da ci6 dipende senza dubbio il numero grande di specie nuove che io credo con ogni dirilto aver pubblica- te. E probabile che qualcuua possa essere uguagliata a specie gia conosciuta, ma come potroio decidere, quando le por- zioni Ggurate sono cosi piccole e si mal descritte ? In tal caso e pure la specie presente, la Fl. oxyrhachis, Ung. che Ettingshausen vorrebbe associare alia Flabellaria major e raphifolia. Io posseggo di questa specie una piastra di quasi 5 piedi, con sopra due foglie complete lunghe circa 50-60 cenlim. In essa la rachidee la disposizione delle pinne con- viene colla Flabellaria oxyrhachis, ed il picciuolo e identico per forma e grossezza ai saggi figurati dab" Ettingshausen e dallo Sternberg. II picciuolo nei miei saggi e perfettamen- le cilindrico, sebbene il prof. Heer non creda a questo ca- rattere e rimproveri il prof. Ettingshausen di porre questa nota come caratteristica, potendo benissimo una palma estinta aver avuto un carattere del quale manchino le specie viventi ; fatto del quale abbiamo anche troppi esempii. Fra i sinonimi della Flabellaria oxyrhachis, forse dovranno es- sere cilati anche la Flabellaria Martii, Ung., ed Haeringiana dello stesso autore, pero io non oso farlo, non essendo le impronte cosi bene conservate da poter decidere con sicu- rezza. Latamtes Vicetina Massal. L. Foliis obovato-semilunaribus profnnde cordatis 10 cent, long., 40-50 talis, longe petiolalis, flabcllato-pinnatis , — 787 — pelioto pollicari in piano poslcriore CQTwexo,insuperiore eoncavo-planiusculo -18-20-50 cent, longo, pinnis compli- cu[!prf/te un censimento riesca adequato in tutte le diverse Provincie di lino Statu comunque estcso. v Sono strane e quasi ineredibili le eontraddizioni in eui oadono non di rado i pratici ordinatori dei catasti. QuaHio volta si annunzia possibile la perequazione di eensimenti cosiruiti a un seeolo di distanza, ne spaventano punto le grandi mulazioni avvenule nel fraltempo, sia rispetto ai mi- glioramenti dei fondi, sia rispeito alia importanza assolnta e relativa dei prezzi. Qualche altra si annunziano in nes- snna guisa adequati , ed anzi nel valore delle rispet ive rendite distantissimi due censimenti comunque fatti con- — 797 — temporaneamente e con prezzi clie ad una uiedesima epoca .si riferiscono. Nel primo caso uno zelo eccessivo eontida di poter trovare una formula tanto potente, tanto divinato- ria, tanto pieghevole, da bastare e^sa sola, applicata che sia 6ull*antiea eifra estimale, perche la rendita antica riesca sur- rogata dalla rendita atluale. Nel seeondo lo stesso zelo ec- cessivo pensa poter rirmegare le ovvie consegucnze di quei principii die venoero applicali nello stesso tempo a piu cen- simenti, o per meglio dire a piu parti di un medesimo cen- sirnento, e pensa poterle rinnegare perche le sernplici va- rieta di applicazione doinandate dagli slessi principii a fin di riuscire alia eguaglianza virtuale, importino invece, e senz' altro, una virtuale disuguaglianza. Moito fu detto nei tempi antichi e nei tempi moderni sullo sterminato ingegno e sulla versatility senza fine dello zelo applicato a sviluppare gl'interessi del Fisco. Ma nessun altro esempio io saprei ad- durre ne cosi islruttivo ne per avventura cosi fatale come quello che ho accennato teste. Nell' anno 1846 in una Memoria ch'ebbi 1'onore di Ieg- gere a questo Corpo scientifico e che vide la luce ne'suoi Atti (I), io ho tent a to di ordinare a trattazione scientifica la difficile materia del catasto, applicando la teoria della ren- dita della terra alle slime e adequazioni censuarie. In quel mio lavoro io era stato condotto dal ragionamento scienti- fico a combaltere quel primo eecesso e a diehiarare impos- sibile 1' adequazione di due censimeati lontani di epoca. Ma lamia voce era troppo poco autorevole per venir ascoltata, e presentemente noi siamo alia vigilia di assistere ad uno dei piii grandi sconci che 1 empirismo ahbia mai in simili materie operato. (I) AUi delle aduiiHiize dell'I. R. Istitntu veneto di scieoze. leltere e,i arti — I'niiia seiis, Tom. V. pag. 614-653. — 7D8 — Ora mi proverO di rivolgere i miei deboli sforzi a com- baltere I'eccesso opposlo, di cui pur siamo in questo mede- simo tempo minacciati, e voglia Iddio ch'io possa farlo con maggior frulto. Ora mi provero a dimostrare col lume del ragionamento scientifico quaii siano i principii essenziali a osservarsi perche un censimento riesca adequalo in tutte le diverse Provincie di uno Stalo comunque esteso. Le pre- messe che io ho credulo poter stabilire nella Memoria del- I'anno 1846 mi serviranno di guida anche in questo nuovo lavoro. Del quale sento la necessila e la urgenza per dissi- pare alcune confusioni ehe troppo facilmente vennero posle innanzi,e delle quaii troppo facilmente si potrebbe abusare. Io spero che la importanza grande delf argomento mi cattivera la vostra benigna attenzione, e vi promelto poi che porro ogni studio nello stringere ai soslanziali capi il mio dire. § l.° Affinthe un catasto riesca al suo fine 6 premessa affatto indispensabile che nel costruirlo si proceda per la via delle stime dirette, ne giammai per quella delle denun- zie, ne per quella delle affittanze. Sulla necessila di questa fondamental condizione io non ripetero qui gli argomenti addolti in quel mio primo scritto. Cerlo 1' autorevolissimo Smith ebbe ragion di lodare, anzi ammirare la sapienza ci- vile dei Veneziani, che primi sostituirono al dalo affatto ar- bilrario delle denunzie quello piu credibile delle contralta- zioni (I). Ma certamenle ancora non si puo contrastare che la stima diretta, quale fu iniziala nel censo milanese, sia il terzoe piu avanzato stadio per giungere alia bonta del cata- sto. La sola stima diretta guarentisce dagli errori e dalle frodi dei proprietarii ; la sola stima diretta ottiene che il fondo (I) Smith, Richesse cles Rations. Liv. V, Ch. II. — 799 — sia censito non gia secondo 1'attuale ed accidental collura sua propria, ma sibbcnc secondo il raetodo, di coltura cbe ncl paese e soli to applicarsi all' attitudioe naturale e indu- slriale di quella classe di fondi ; la sola stinia dirctla ottienc clie sieno ccnsili senza arbitrio i beui lavorati complessiva- menle e i beni non afiittali ; la sola stinia difetta offre dali veramcnte omogenei pei confionli da farsi Ira fondi di- versi (I). § 2.° Premesso pertanto die si proceda per via di slime il primo e piii essenziale principio die deve osservarsi nel eoslruire qualsiasi eensinienlo, e molio piu un eensiniento esleso a piu parti di un vasto inipero, consiste in cio die la stima sia non solamenle comparativa, ma eziandio positiva o assoluta. Questo principio deve osservarsi in generate per qual- siasi censimenlo, altesoche lo scopo di un catasto non e solo di rendere e proporzionala e scevra da arbitrii la im- posta, ma ancora di mantenere la iraposta entro tali confini die lascino illesa la produzione fulura e cbe rendano facile la esazione. Questo principio deve osservarsi in parlicolare per un eensiniento esleso a piu parti di un vaslo impero, alteso- che se il censimenlo sia in tulle le singole parti costruilo per modo da far conoscere in via positiva o assoluta la rendita di cadaun fondo, ne risultera da cio assicurata assai meglio anche la bonta comparativa ddle operazioni. La dimostrazione del principio sollo quel punlo di visla gencrale io credo averla somministrata nella suceitata Ne- moria, applicando a questo argomento i canoni fondamen- (l)Gitijn, ft'uovo Prospello, ecc. Vol. VI, p. 412. Mengotli, Esercil. Accad. Agr. di Pesaro. Anno IX, Sem. 1. p. 18 Gioja, Filosofia delta Slatislica. Vol. II, pag. 4!. Serie III. T. IH. 102 — 800 — iali che sulle imposte dettava ilcelebre Smith. E notai allo- rp, come Carli e Mengotli, i soli economisti che toccarono la questioned errassero affermando essere il censo non altro che un segno, e bastare percid chYsso rilevi la rendita dei fondi anche solo in via comparativa (I). La dimostrazione del principio sotto il punto di vista speciale mi pare pressoche superilua, vedendo ognuno esse- re tanto vero che il rilievo della rendita in via posiliva o assoluta conduce alia bonta comparativa delle stime, quanto e certo che se si p'otesse con metodi anche diversi conoscere la rendita vera dei singoli fondi, quella bonta comparativa sarebbe senz' altro il logico risultato della verita in via as- soluia" delle singole rendite rilevate. Certamente le singole rendite devono essere rilevate con principii uniformi, ma certamente ancora i principii unifor- mi guideranno con maggior sicurezza alio scopo allorquan- do nolle operazioni catastali sara prcsa di mira la misura positiva o assoluta della rendita, e non gia una semplice mi- sura comparativa. § 5.° Ma quale sara la rendita posiliva o assoluta die ucl censiuiento dovra rilevarsi ? Intendiamo forse che deb- ba essere lutta quella rendita di cui i fondi censiti sarebbe- ro suscetlibili anche dedicandovi nuovi capilali lissi e ap- plicandovi nuove colture ? No, in nessuna maniera. 11 censimenlo non pu6 propprsi a tema una rendita po- (l)Giova peraltro notare a questo luogo ch§ Mengotti nel Rapporto preliminare da lui falto sul nuuvo censimeuto lombardo-veneto (Rapporto pubblicato molti anni dopo nelle EserrJtazioni dell' Accademia Agraria di Pesaro, Anno IX, sem. I, Pesaro, 1842) dopo aver dimostrato che la conosceaza della vera rendita ceusibile e utile al pubblico e al private, propose per cifra del detto censimento la vera rendita netta. 80 i tenziale. II cehsimento deve premiere a soggelto la rendilo die ncgh anai di ordinaria, anzi di mediocre portata si pi,6 otlenere dal generc di coltura a cui il fondo Irovasi de- stinato. Ho detto ordinaria anzi mediocre portata; perche vera- mentei censi moderni, e anche il nosfro, adottarono il prin- cipio di rilevare la rendita degli anni ordinarii, mentre la scienza vorrebbe per avventura spingersi ancora pit, innan- zi e stabilire che la rendita da rilevarsi debba essere quella degli anni mediocri. Anche questo principio, die debbasi assumere a so^etto della stima la rendita efletliva propria degli anni di medio- cre portata, emolto piti sieuramente la rendita effetliva pro- pria degli anni ordinarii, io T ho dimostralo nella iunza del g iorno 22 novembre 1857 P"g- 55 — » — 25 novembre » » 59 — » — 27 dicembrc » » 115 — » — 28 dicembre • » 127 — » — 24 gennajo 1858 . » 147 — » — 25 gennajo » » 4 95 — » — 2 i febbrajo » . ■ 217 — » — 22 febbrajo •» » 290 — ii — 2 1 marzo » » 515 N — 22 marzo w n 571 — - 1) — 25 aprile i) » 591 » — 26 aprile » » 477 Adunanza solbnnk del giorno 50 maggio . • , » 501 Adpnanza del giorno 27 giugno » » 025 — » — 28 giugno » » 699 ■ — » — 25 luglio » » 701 ;j — 26 luglio » » 721 — )) — 22 agoslo » » 729 D 25 agoslo » . . » 815 MICE ALPOETICO Acquisti per le r.iccolte tocno- logiche c nnturali, pag. 340. Adunansa solenne del giorno 30 maggio 4858, pag. fiOI. Affari intend. — Si distribuisce I'elenco d i -111 opere periodi- che poste in lelturanel Gabi- netto dell' Istituto, p. 07. ■ — Si compila la tabelladei gior- ni in cui si terranno le adu- nanze ordinarie dell'anno ac- cademico 1857-1858, p. 08. — S' invitano i Menibii del- I' Istituto a proper I'acquisto di duovi libii pella Biblioteca Marciana, p. 140. — Ringra- ziamentodel Gonsiglio Muni- cipale di Trieste per essersi l'lstituto prestato a giudicare onmnnoscritto suWistruzione del basso popolo, presentatoin risposta ad on soo program- ma, ivi, — Si annunzia la prossima pubblicazione della I.-' Parte del Vol. VII delle Memorie dell' Istituto, p. 414. Annnnsii. — Si previene della prcsenza in Vcnezia dell'illu- stre prof. Mommsen, inviato dall'i. r. Accademia ili BeiTuio all' i. r. Istituto Veneto ; — si accenna al dono del s. c. cav. Eugenio Balbi di 11 vol. de fAnnvaire de I'Observaloire de Bmxelles, e di 34 vol. del Bulletin de la Sociele de (\eo-. graphiej si dpplora la per- dita fatta dell' illustre Mas- similiano Spinola di Genova s. c. dell' i. r. Istituto, p. 07. — Si partecipa la niorte di S. E. il Co. Giuseppe I'ailet- zky, membro onorario dell'I- stiuto, p. 210, e di S. E. Gor- zkowski e di Mons. Reveren- dissinio Gio. Battista Canova p. 812. — Si avverte alia no- mina a membro effettivo del s. c. prof. Massalongo, avve- nuta il 17 maggio 1858, p. 729. Astronomia, — p. 342 e 391. Adunanse, — p. 53,59, 443, 127, 147,495,217,200,343, 37 1 , 30 1 , 477, 50 1 . 023, 099, 701, 721, 729,813. 82G Balui eav. Eogeuio, s. c. — Suoi doni all' Istituto, p. C7. — — Dogli Stati della regione Slavo-Elenica; Memnria, p. I, pug. 477. — Sulle Societa geografiche. Mcmoria p. 813. Bellavitis prof. Giusto, m. e. — Sulle correnti elettriche simultanee ed opposte lungo uno stesso conduttore; IVota, pag. 143. — Sperienze sullo stesso argomento, pag. 447. — Sul calcolo dei quaternio ni di W. R. Hamilton e delle sue relazioni col metodo delle equipollenze, p. 334. — Sulle Meinoiie pubblicate dal prof. Mainardi, nel vol. 1, 4858 de- gii Atti dell'i. r. Istituto Lom- bardo'j Studii, p. 623. — Sul giroscopio. Nota, p. 793. — Pie go suggellato dello stes- so, p. 790. BtRTs d. Antonio, s. c. — Sulle relazioni del colera in Ve- nezia colle vicende ineteoro- logiche e col calendario reli- giosoe civile (continuazione). pag. 57 e 458. — Sopra un fenomeno metereologico. No- ta, p. 245. — Presenta alcuni saggi fotografici ottenuti dal Perini in Venezia, p. 340. — Osservazioni lisiebe istituite in parecchi sili delle provin- cie venete durante 1' ecclisse solare del 4 5 mar zo 4 858, pa- gina493e 573. — Sulle ina- nifestazioni ozonometi iclie durante l'ultima epidemia ca- tarrale, p. 636. BlANCHETfl dott. Giuseppe, m. e. — Terzo cenno intorno a cose di lingua; pag. 313. — Sopra 1' opuscolo del Bar. Vacani, intitolato : La Bat- taglia del Mincio dell' 8 feb- brajo 4814 tra /' armata del principe Engenio3 e qnella del maresciallo Co. di Belle- garde. — Rapporto, p. 721. Bizio prof. Bartolommeo, m. e. ■ — Circa 1' attitudine o no, d* altri mollusclri acefali d'in- contrare, come le ostriclie, la fermentazione lattica. Cumn- nirazione, p. 154. — Intorno ;dle ombre colorate. 3!eino- ria, p. 720. Bucchm pro!'. Gustavo, m. e. • — Sopra un apparato idmvoro del signor Meticke di Trieste. Reluzione. p. 67 e 487. Cayalli Co. Ferdinando, m. e. — Industriae Civilta. Discur- so, p. 5-ri7. Comunicazioni. — Notizia di una nuova critlogama inlito- lata : Nosema bombicis, clio affetta il baco da seta, p. 383. Consiglio comunale di Trieste. — Ringrazia llstituto veneto del giudizio pronunziato a sua ricbiesta per I' Istituto dei premii municipali di Trieste, pag. 146. — Manda in dono uno squalo pescato nelle acque di Pirano, p. 346. Della Torke Giuseppe, e G. Fasoli. Analisi cbimica d'una orina patologica ecc, p. 645. Discussion!, ed osservazioni. — Sulla sensibilita elettro-ma- gneticii studiala coinparati- — 827 — vaiiiente alia forza meccanica medaglie della storia della noil uomo, p. 57. — Sull'ozo- medicina, p. 099. no, p. 58 — Sul poter con- Massalongo prof. Abramo, m. dutfcore del rame, p. CO. — e— Reliquie della Flora fos- bopra un apparato idrovoro, sile eocena del monte Pastel- p. in. — Su lie correnti elet- lo, nella proi incia Veronese ; tr.che, pag. 0, 816. port0j 43 __ Su|la |isolu_ Eirata-comg? pag. 467, 370. bilita generate delle equazio- 1 APPAM cay. Agostino, m. e. ni algebriche, p. 629.— Sul- Sopra il Capitolore di Carlo h teorie di Lagrange e di Magna mtitolato : de villi* Vandermonde e >opr« iun rao- Caro/j 3%,,,. Relazione e do di soluzione delle cquazio- Fario dolt. Paolo, m. e. - Se riori quarte, p. 813. ieaffezioniamaurotiche,prive Mimscalchi-Erizzo Co Fran- di caratten esterni,sieno nelle cesco, in. e. — Sopra una let- interne alterazioni riconosci- tera del pad. Borin. Osserva- oili dall ottalmoscopio. Me- zioni, p. 310.— Intorno alia n.or.a, pag. 701. |ettera del cav. ab. Raffaellu trittrf,a„ pronnnciau sugli og- Lainbnischini al p. E C«i- getli prodotti al concorso di nalia, suila cosi detta malal- agncoltura e d' industria. tia dei bachi e delle farfalle E.tn.tto, p. 525. Relazione, p. 374. /««*f/o3io«etopografica,idrau- IYamias dott. Giacinto, m e e lica, fisica statistica, agraria, segretario. — Sulla tuberco- e medica delle provincie ve- losi dell* utero e desrli oreani n.le, p 43 91, 233, 353. ad esso attinenti . Wemoria, Marzolo Paolo, S.«.-Parole- pag. 423 -Sperimentodegl — 828 ipofosfiti di soda e di calce nella Lisichezza polmonarc. Memoria, pag. 217 e 273. — Estratto dei giudizii per I'a- gricokura e I' industria p. 525. Sulle stippurazioni verdi e bleu. Cenno, pag. 726. Naruo dott. G. Domenico, m. e. — Proposta di un voca- bolario comparato dei dialetti rustic i e civili delle prnvincie venete, ecc, p. 029. — Sul- le ombre colorate. Noto , p. 790. Paromni cav. Alberto, s. c. — Sulla sospensionetemporanea del torso dell Oliero, avve- nuta nel gennaio -1858. IN'ota, pag. 220. Pasim dott. Valentino, s. c. — Question! di economia prali- ca, con riguardo all'industria jigricola delle provincie vene- te, pag. 5. — Sullo slato del comniertio delle provincie di Udine e di Vicenza. Cenni critici, p. 217. — Intorno al perforamento dell' Islmo di Suez. Kelazione sopra tin Discorso in proposito del bar. Carlo di Czornig, pag. 383. Principii essenziaii per ren- dere un censintento adegua- to in tutte le provincie di unu Stato comimquc eateso. Me- moria, p. 790. Pazienti prof. Antonio, m. e. — Intorno al potere condutlore del rame per l'elettrico. Nota, pag. 59. Piego suggellaio del prof. Bel- lavitis p. 790. — Idem del Sig. William Scarsvvood di Filadelfia, p. 819. Premiid'induslria conferiti dal- 1' i. r. Istituto. - — Medaglie d' oi o, pag. 503, — d'argeuto, p. 505, — di rame, p. 511. — Esposizione decretata,p.517. — Elenco degli oggetti c- sposti, p. 523. Programm i, p. 74, 75, 403, 350, 417, 419,570. Rapporti, p. 43, 91, 187, 371, 383, 403, 722. Sigrkdo co. Agostino, m. e. — ■ Sul Fondaco dei Turcbi in Venezia. Studii storici, p. 124. -1— Proposta di con- tinuare, per qiiello spetta alia Venezia.laseriedei testi di lin- gua, ed altie opere importanti scritle dal secolo XIV al XIX, I'opera di BartolommeoGam- ba, p. 421. Sandri sig. Giulio, m.e. — Sulle condizioni ineteorologicbedel Veronese, p. 311, 301, 445, 003. Santim Commendat. Giovanni, m. e. — Osservazioni astro- nomiche, intorno all' ultima ecclisse solare,eaduna nuova cometa, pag. 342. — Sulle posizioni medie di 2800 stelle pel 1 gennaio 1800, distribui- tc nelle zone comprese fra 10." e 12", 30 di declinazione australe, dedotte dalle osser- vazioni fattenegli anni 1850- 57-58 nell' i. r. osservatorio di Padova. p. 391. Sorio pad. Bartolommeo, s. c. — Sul Diploma iinperiale del- 829 laelezione