^ f A T T I DELL' I. R. ISTITUTO VENETO SCIENZE, LETTERE ED ARTI TOMO SECONDO. SERIE TERZA ^. niD'K.a-: ATT DELL I. R. ISTITUTO VEl\lTO SCIENZE, LETTERE ED ARTI lAL >OVEMBRK 1856 ALl' OTTOJUIE 18d 7 ^'W::^' lE^EZIA PRESSO LA SEGRETERU DELL' ISTITUTO N E L I' A L A r. /. O D U C A L E 183657 AEL PRIV. STABIL. AATOINELLI ED A V V E K T 1 M E N T 0. Ill eseciizione dell' articolo 154 dogli Statati intern! si dichiora die ogni autore e particolarmeutc risponsabile dello opinioni e dei fatti espo- sti ne' proprii seritti. ANNO AfXAD. 185C-j7 DISPENSA PRIMA E 2.' CFJNI SliLLO STATU SIMTARIO Di VEROI\ DEL M. E. G. SANDRI (Continuazioae della pag. g^S della precoiientc di';p?nsa) 55. jl mcdcsimo prospetto poi mostra sopra qnanliin- dividiii vi fosse un matrimonio : il meno sopra 99, il piii sopra 152^ e la media sopra ^50 '/^. E nioslra cziandio sopra qiianti \i fosse un na(o, e sopra quanli un niorlo ; avendosi pel prinio caso il meno 2b^ il piii 29^ e la media 2G '/4; e pel secondo il meno 17, il piii 28, e la media 24 */^. hi notasi pure sopra quanli legillimi vi fosse un illegiltimo, che vcdesi variare da 5 a G il medio potendo essere 5 '/^. La qual proporzionc, se non pare troppo favorevole alia mo- ralila di Verona, dcesi por mcnte clie in queslo numero comprendonsi anclie i Irovatclli, e eh' egli e mollo proba- bile die giii per 1' Adige eziandio ne capitino di slranieri. 36. Dal delto quadro si fa pur manifesto il numero dei vaceinati per ciasoun anno, e la durata media della vita. L" uno ha variazione assai eonsiderevole, nel 18 58 non arrivando ne meno a 500 ; e nel 18 57 essendo piii d' un migliaio c mezzo. La seconda si puo calcolar in due guise, avendone risultati assai different, almcno riguardandosi — G-— nnno per anno. So, per oscmpio, sopra 100 ahitanli mo- rcndonc 5, si divida 100 per 4, si ha 25 aiini di vila media clie toccherel»l)c a ciascuno. Ma so si considcri chc2 muo- iano di 10 anni, c 2 di 90, dividendo la somma degli anni 200 per 4, ne tocchercbbero a ciascuno 50. 11 calcolo qui apparisce eseguito in ambi i modi. Nell' uno per tutli i 10 anni, ove s'c indicate su quanti ne muoia uno pcrciascun anno, avendosi la media 24 ^5 (N. 55): ma senza i tre anni piu mortiferi la si avrebbe tra il 28 c il 29, essendo Y an- nua media de' morti fra il 1800 e il 1900 (N. 3-V, circa 5 per giorno. Nell' allro modo il calcolo c fatto per 8 anni ; in 4 de'quali anchc si veggono i maschi distinti dalle fern mine: e si scorge il piii essere 54 anni c ollre ■/(; c in go- ncrale puo dirsi ondeggiare fra il 28 '/^ ; somma piutloslo vantaggiosa, perche in Verona si trovano molti longevi. 57. II secondo prospelto offre i morti distribuiti per etiij vedendovisi prima i mancati avanli nascere ; poi quelli appena nati ; indi quelli fino ad un anno; poscia quelli dal- Y \ ai 5 ; dai 3 ai 7 ; dai 7 ai 14 ; dai 14 ai 20 ; dai 20 ai 50; dai 30 ai '«0 ; dai 40 ai 50 ; dai 50 ai 00 ; dai GO (li 70; dai 70 agli 80; dagli 80 ai 90; dai 90 ai 100, e dai iOO in la, se pure avvene alcuno clie superi ilsecolo. Dal qual prospelto apparisce 0 come la vita si trovi in maggior pc- ricolo ne'periodi in cui sta piu vicina al principioed al tor- mine suo : 0 die di 1000 nati, pria di 7 anni compiuti no periscono 45 5 ; c clic lela la quale ha piu morti e ognoi" quella do"" primi tre anni, e quella che n' ha mono e da^li 8 ai 30. 58, II terzo prospelto presenta distinlc le morti d' uii quinqucnnio degli adulli e degl' infanli (N. I I), distribuile e secondo la slagiono in cui avvengono (N. 15), e secondo la scde delle malallic cho la cagionano (\. 6), e secondo cho possonu quesle aver rolcizionodirella collo almosleriohc vicissiludini, o piuttosto dipeudouo da stato pcciiliare dcllo individiio (N. o). Ivi, quaiito agii adiiUi, si vede clie i niali aciiti di pelto predano piu in iiivei'iio c spesso aiichc nello osti'cnio autunuo; meno in priinavora ; c in estate o pari a questa, o ancor mono: olic quclli di ventre predano piii in estate, declinando in aulunno, senza luolto divario fra il verno c la priniavera; ma piii spesso manco mitiraostran- si in quello: cbe quei di capo varianti fra le quattro stagio- ni, piii sovenle men tieri in primavera, il sono iin po' piii in inverno e in autunno avanzato (N. 20). E i cronici o piii dipendenti da circostanze individiiali^ sono piii spesso mag- giori ncl verno, lalora invecc la state; generalmente mili in primavera, e in autunno men clie in estate. Quanto poi agl'iiifanti, gli acuti mali di petto per lo piii scemano dal- 1' inverno alia primavera e alia state per gradi, e crescono per lo piii in autunno : quelli di ventre copiosissimiin esta- te ; or men copiosi in inverno ed or in primavera, e cosi pure ora in inverno ed ora in autunno, quando non sieno pressoche pari : quelli di capo sogliono scemare dal verno alia primavera, e da questa alia slate; Tautunno ne ha molto meno delverno^edorpiii or men chela state. I cronici anche suli' infanzia spesso predano piii nel verno, il meno in pri- mavera, e 1' autunno talor meno, e piii sovente piii delta state. 39. II quarto prospetto mostra i defunti distrihuiti per ciascun mese del decennio, distinguendo gli adulti daglin- fanti, e i maschi dalle femmine : ove si vede come sovente v' abbia divario per eih non solo, ma ben anche per sesso, rispetto agli stessi mali che parrebbero dover dipendere da esterne influenze, per cui sembrerebbe che serbar dovesse- ro certa corrispondcnza (N. 15 e 17). — 8 — GO. II quiiUo pi'ospetto ooiitieno la lUvoi'sa elh in cui si cele!)!'orono i mad'inionii dun qiiinquennio, vale a dire qiianti uoniini per ciaseiin anno di esso periodo fino a 2 5 anni; qnanli dai '2'i ai 50 ; dai 30 ai iO ; dai -iO ai 50; dai 50 ai 60, e quanti dopo lal epoca : o quante donne sino a 20 anni ; quante dai 20 ai 24 ; dai 2 i ai 50 ; dai 50 ai 40 ; dai 40 ai 50 ; c quanle da poi ; le qualiultlmepoco o nulla entrano a promuovere la popolazione. 01. 11 sesto prospeUo addita il numcro delle morti re- cate dalle singole malattie principali cbe reguarono in cia- scuno dei dieci anni presi di prefercnza in esame : ove si vedo, ollrc ic inlianuuazioni, comuni ad am])c le ela, occu- pare i primi posti, per gli aduUi le lis! colle labi, le idropi- sie le apoplessie, c, rispelto ali'infanzia, gli accidenli che pre- cedono, accompagnano e scguono da vicino la nascita, la rachiUde, Teclampsia c la verminazione. 02. A questi sei prospelli di maggior corpo, a racglio particoleggiare alcuni punti, se ne aggiunsero anclic di piii speciali. Uno si e quello delle tisi c tabi, e delle idropisie di un sessennio, divisc secondo le stagioni, non per mo- strare in quale sogliano predar maggiormente, mapiutlosto ehe non serbano in cio norma veruna. E un allro ci reca le apoplessie d' un triennio, ripartile non solanienle per islagioni, ma per mesi altrcsi, a vedere se mettano diffe- renza per essi, ed in quali usino searseggiare od essore pin IVcquenti (N. 25). Ed un terzo ci presenta i mali cancero- si, vale a dire gli scirri, i cancri allutero, al pelto, al pilo- ro od allruve, i fiinghi midollari di un ([uinqucnuio, distri- ])uili per anal e niesi, a indicare e la quanlita loro, e ebe non Ii.ui l^M)i|)o lisso noiranuo, in cui I'.ii'i IVequenleiuenle poi- line ai lornK-nli dei lor Iravagliali. 05. I. a luigliaic lia jiure un prospeU(>, in cui le inorii — 9 — da essa cagioiiato suno dislribuito per aiiiii e mesi in tutlo il (loconnio, a conosccro e il nuiiKiro dellc prcdo, e ii tempo ill cui siiol fame in niaggiorcopia (N. 4ij. Ed ancheil piier- pei'iu posscde il suo, iiel quale si dinolaiio levitlime da esso rapite, divise per amii e mesi, iu un quiuquennio: ove si scorge e il numero tolale di esse, c la pooa o nulla rela- zioQ sua coireslerno andamcnlo deir anno (IS. 32). Ne di pi'ospelto proprio dovea mancar la pellagra, siccomc quella die in alcuni siti mena assai guasto, benclie sol di rado in Verona dia segno di sua esislenza (N iO). 0 5. Un prospelto s"e pur assegnato ai quattro niorbi clie tratto Iratto vestono il caraltere di epidemie special- mente sui giovani, vale a dire il vaiuolo, il raorbilio, la pcr- tosse e la scarlattina, ripartiti pegli anni e pei mesi di tutto il decennio (N. 45). Dal quale prospetto appare e non aver nemmcno essi tempo determinato in cui dominare di preferenza, e la scarlattina aver limitate, per quanto ci ven ne veduto, a pochissime le sue prede. Circa i quali raorbi vuoisi avvertire che, potendovene esser andazzoanche sen- za che facciano viltime, ofacendone assai scarse, I'incomo- do che recano serapre non e in proporzione diesse (N. 70). 63. L'ultimo quadro e pel personale addetto alia Sani- la, che trovammo notato soltanto nell'anno 18-55, e cre- demmo unirvi di confronto anche quello del 1855. 11 qual personale comprendo medici, chirurghi, velerinarii, far- macisli e levatrici. 06. Ad oggetto di confronto si aggiungono pure alcuni prospetti fuori del decennio da noi piii specialmente consi- dcrato. Di essi uno indica la popolazione e il numero dei nati ede'morti, masohi efemminein ciascun anno dal 1820 al 1 850; ove si vede che anche in una popolazione pressoche uguale, molto minore trovasi il nuniero de'morti : solo nel Serii' IIL T. II '2. — lU — i82V> quesli superarono i nali, cssondoegli statu anno stra- ordinario (N. 30). 67. lln altro prospetto inoslra specificate pe'varii niorbi le morti del 1808, 1809, !8I0 ; ed anclie per li principaH del 1811, 1812. In tuili i qiiali cinque anni e da osservarc 11 si gran minici'o de'rapili pei' la rioma, e il si piccolo in paragon d'oggidi per la racliitide ; il quale fa meraviglia come or sia lanto cresciulo. 08. Allri prospetti ci offrono Ic morti ripartitc per le varie clii: de'quali uno le avvenute ne'qualtro anni 1825, 1826, 1827, 1828, lino ad un anno, dall' I ai 4, dai 4 ai ai 20, dai 20 ai 50, dai iO ai 65, dai 70 agli 80, dagli 80 ai 00, dai 90 ai 100. Un secondo quelle del 1820 e del 1850 avvenute iino ad 1 anno, dall' I ai 5, dai 5 ai 20, doi 20 ai 50, dai 40 ai 60, dai 60 agli SO, dagli 80 ai 100. Un terzo quelle del triennio 1817-18-19, divise in fanciul- li, adulti c vecehi. I fanciulli disli'iliuiti nc'morti neonati e nel primo mesc ; da I mese ad I anno, da 1 anno a 5, da 3 a 7, da 7 a 1 i: gli adulti da 14 a 70, i veccbi da 70 ad 80 a 90, da 90 a 100, e a 100 compiti. 00. Per ultimo si adduce un prospetto die si era i'or- mato dietro osservazioni fatto sono gia parecclii anni, il quale fa vedere i morti dai primo giorno di vita fino ad un anno compiuto, ripartili per mesi ; e nel primo mese anclie per giorni. 70. Noi ci siamo ingegnati di preseuiar qui la cosa in vai'ic forme, in varii tempi, in varii aspetti, aflinclie aver se ne potesse idea meno oscura. Ma da quanto si disse risulta principalmente soltanto la mortalita di Verona, e cosi in- digrosso le cagioni di essa ; e si e hen lungi dall'aver ritrat- to la condizion sanitaria di ([uesta citta ; perciocclie molte regnanvi malattie die di lor natura non recano morte — 11 - (N. 5, 42, 6i), e quelle che ponno recaria, inollo spesso addiviene clic non la rccliino. Un paeso in cui solauiente succedessero, poniaiii caso, 100 luoiii in un anno, c pres- soche'subilanoe senza precedcrvi nialallia ben sarehhepiii salubre di qucllo in cui lo stesso numero ne succedesse colle malallio rispellive. E un paese, in cui lulte le 100 nia- lattie sicno niortali e non v'abbia che quesle, piii salubre e di quollo in cui avvengano le 1 00 raorli per malaltie che tornino morlali soltanto di rado. A ben rilrarre per (anto lo stalo sanilario dun luogo, sarel)be d'uopo non solo in- dicarne il numero delle morti appelto di quello degli abi- tanti, ma quello eziandio delle morti appelto delle uialattie, e di quesle in relazione di lor durala, o sia del tempo che impiegasi a letto c nella convalescenza, logliendo I' indivi- duo alle ordinarie sue occupazioni. Se, verbigrazia, si po- tessero dare 20 malaltie per una morle, e 20 giorni sotto- sopra per malattia Ira le piubrevi e lecroniche, avrebbon- si per ogni morle 400 giorni a cagione di cio inoperosi; e per 2000 morti, giorni 800,000 ; die divisi per gli abitanli di Verona circa 52,000, loccherebbe a ciascuno la media di giorni 15 ; vale a dire un giorno per Taltro sarebbe am- malalo o in convalescenza inalliva il venliquatlresimo di iutli i Veronesi che vivono in cilia o ne'sobborghi. 71. Aconoscereconveuevolmente la sanitaria condizion di Verona, e quinci pur miglioraria, diverse cose noi bra- meremmo. E primieramente die si facesse esatla I'anagrafe di questa cilia per vedere certa la sua popolazione di ogni anno ; e sapere se cresciula o scemata; se a motivo di tra- slocaraenli, o di sproporzione ira i nati ed i morti: imper- ciocche noo ci sembra die fioora tale esattezza siasi con- seguila, trovandosi discrepanze non poche, fors' anche in parte dovute al modo di computare i forestieri. E brame- — 12 — remmo in socondoluogochesi denunciasseio, e nelle medi- che osservazioni die si vanno slanipando si registrassero tulle dislinle le nialallie, senza compronderne sollo la sles- sa cifra di quelle di speciediversa ( N. 50 e35); e vi si ag- giugnessc rapprossiinaliva durata media di ogni lor classe. In proposilo di clie polrcbbe ogni medico csei'cenle al lini re deir anno presenlare il succinto ragguaglio delle sue eu- re e degli esiti avuline. Al quale scopo si potrebbero anclie dislribuire acconcc scliede, di cui non avrebbesi clie a riempir i voti, a misura clie si presenlano i varii casi. Con questi due provvedimenti si arriverebbe, per noslro avviso, a convenevolmenle conoscere lo siato sanitariodi Verona. 72. A raigliorarlo poi bramercbbesi clie si esaminasse ben la cagione per cui tanli neonali, anclie in apparenza perfelli, sen muoian ne'primi islanti di vita; perclie ne! verno piii clic in eslate (N. I;>) : se cio mai fosse pel fred- do, trovandosi il dilicalissiino corpiccino in ambienle mol- lo diverso da quelle, di cui godeva poc' anzi nel materno seno. E qual che ne fosse la causa, si vedesse modo di ov- viareal si funesto disaslro. E rispelto agl'infanli pur si bra- merebbe, che non si avesse a lasciare in balia delle donoe la mal conosciula e peggio curala rioma (N. 50, 57, 07) ; ma vi si occupassero i soli medici, e i piu saputi la sludias- sero accuralamente a scemarne le prede si nuinerose. E sarebbe anclie mio desiderio clie alia deformanle non meno che distruggitrice rachitide si volgessc di proposilo Taltcn- zione; c alia scrofola die pur va pigliando campo sempre maggiore, rendendo grame in varie fogge le vile die non giugne in breve a Ironcare. 75. E passando agli adulti, vorrei die s'indagasse come dai iuoghi paluslri, de'quali per lo innanzi sciubravan proprie, sieno ascese le inlermillenti doi varii lipi ad infeslare eo- - 13 - Innlo quesla citl;'i, unondosi non di rado a divorsi allri morbi, e a qiiando a qiiando faccndosi anclie porniciosa, non senza sorprender talvolta la vigilanza del medico: e si vedesse come quinci repriinerne eflicaceraente la si spessa insorgenza o rinnovazione (N. i2). E piu ancora vorrei che, siccome eerie costipazioni sono, allorche Irascurate, Toccasione ordinaria in cui si svikippa la lisi, la quale fa il pill aspi-o governodella gioventii, massimamente fra il 3." ed il 7." lustro; tali costipazioni punlo non si (rasciirasse- ro, e senza ritai'do si desse opera alia loroiiragione (N. 25). Ne mi parrebbe die al solo destino abbandonar si dovesse il procedcre della lerribile apoplessia ; ma die di proposito se n'esaminassero le disposizioni, e i segni preciirsori se mai ve nc sono di certi; le cause rimolc o le prossime piu corauni, a vedere se prevenir se ne possa il si frequenle mortifero assallo. 74. Merita pure che con tutta diligenza si cerchi e per- ch6 alle volte assai raorti succedano senza apparente spe- ciale cagione (N. 17) ; e perclie sotto la stessa influenza di cielo sovente producansi mali diversi secondo il sesso, e massime secondo Tet;"! (N.I3 e 17): se cio provenga da con dizione propria dell'individuo, o pure da occulta cagione estrinseca, la quale adoperi sugli uni e non sopra gli altri. 75. E poichc molti mali di causa cognita possono esser minorati d'assaicoll'usareperessi i dovuli riguardi, come le tante infiammazioni di petto e di gola die neila fredda sta- gione in Verona aflliggono gli aduiti anclie in preferenza deglinfanti, dipendendo dall'esporsi a respirare quell' aria irrigidita; le tante del basso venire aceompagnale pure da si numcrosi llussi di esso, die aflliggono Testate la prima eta in preferenza ddla seconda, provenendo massimamente o dal mangiare soverdiio in un tempo in cui le polenze _ i4_ digestive sogliono esser inlicvolite, o tUil iiiangiar in eopia soslanze [toco digcslibili, come IVutli iiuilsoniud imiiiaturi: tuUi qiiosli, io dicova, polendosi dimimiire con iin po' di precaiizione, l)ramerei die quosta nun venisse neglella. E neir una e nclTallra eta pure seemerel)l)ero assai le malal- lie inliamnialorie d'ogni inaniera nsando cautcie ne'passag- gi specialmenle rapidi erepcniini ad una minore tempera- tura, lanto relativi alia slagionc c si IVeqiienti in Verona per la sua posizionc (N. 53), quanlo speeiali agli stessi in- dividui, elic arreslino Iroppo J)ruscaniente il sudore o la cresciuta (raspirazione ponendosi al fresco o pigliando I'ri- gide bevande, od allre cose gliiacciale, o giacendo sul nudo suolo, o dormendo esposti all'aria notlurna.E collo scenia- re de' morbi detti, sceraerebbero pure quelli die sono con essi in relazione piu o meno strelta ; come le idropi, che dalle inlianimazioni usano trar naseimento ; le apoplessie die da sconcerlo avvenulo per esse raro non e cbe procc- dano ; le migliari die in una inliammazione Irovuno spes- so r occasione opportuna di svolgere Toccullo lor germe ; e le medesiiue tisi, le quali se da precedula inlianniiazione propriamenle non vcngono, in alcuna pero e massime in qualdie nial terininata coslipazioiiu o lirondiile, in Verona ritrovano, come gia fu avverlilo, ropporUmila di couiincia- re il lore sensibile sviluppamento (N. 23 e73). 70. E conciossiache le malaltie die tengono pur deU'e- reditario, come la pellagra^ la sililide, e probabilniente an- che la tisi, le scrololc, certe apoplessie, ed altre di simil fatta, potrebbonsi minoi-are usando un po'piii di precau- zione pe'matrimonii, vorromiiio die in cosa di lanto mo- mento ne meno qucsla si trascurasse. 77. A scemar poiladoininazionedelle contagiose gran- demente ci piacerebbe una piu esatta osservanza di ben — 45 — coiicepiti sanitarii provvedinienti intesi ad impt'dirne I' ac- cesso, od estiiiguci-nc tosto, innanzi die prcnda piede, il malelico principio chc le fa regnare, troncando nel modo pill acconcio quelle comunicazioni die sole gli danno vita: sapcndosi gift che eonlro i roviiiosi confagi il solo vero ef- ficace riincdio dimora in questo (N. 44). 78. E a fare che^ mentre i valenti niedici si dessero a chiarire conassiduo assicurato studio chiruno, ehi I' altro deglioscuripunli soprammentovati, quelli che alia scienza e allabuona praticasonopalesi,c ignotialla mollitudine,potes- sero a questa giovare per cessarsi da niolti dei mall che da Irascurate avvertcnze provengono, pubblicar si dovrebbc uii Manual popolare, in cui si contenessero in modo piano e preciso i precelli principali d'igiene da osservarsi in Ve- rona. Cosi nel secolo, in cui tanti progressi fannosi per al- tre cose, trascurata non ci si vedrebbe la principalissima che la conservazione delle vile e il loro prospcraraento ri- guarda (N. I). La quale anziche abbandonata in gran parte al capriccio del caso, come ora si trova, tutta sarebbe retta dalla illuminata prudenza. 16 — 9aiiiuu3,4 upseivT o 2 9ie)oj, — < — CO -n Ti O CO •* o o :0 t— • to C5 sq 00 o so .^ «? IT- S-1 S-l CO o O o o OS 05 so t- OS s^ S-1 sq G^ S^l •^ i!uoai!.m3[^ •* to t- o CO ^ t- ■* 00 -=r to (3-1 to to to to ■* SO Z 2 O 5 aaiiuuiej iqosGivi GAIS -seiclaio3 — 17 — !in"!I\[ 0.10 lujoig IS3IV! umy i^eaioDB,^ luiinihoi ns diuiuiSoin ( inpiupuins ojevj j. inpiAjpuT us opoi^i J inpiAipni ns 0U101UI,I]GHI I '■= S'~ E'~ E'-^ 5 05 ,^._2 ^^^ j"^ oc ov — t^ to 00 — •^ i.-; I.-; 10 -^ -TH r- XXOO*?^!;-^ — ■* ■* - i3 CO --- SI t- •'f 0 0 » S-1 -T^ S-J 3-1 -^ ea -r< X ■J-. «? 00 ^--^—i-^ooci:::-^ 3-1 to o t-3 C5 3-1 --« 5-1 0 ?-i — . 0 0 — ' to to s-i to to to to to '^*" "'^"*^ ^"*^ Seric JIIj T. 11. ■^ci-r'Ooocto^icsei C500500t-t^^~G-llOt- LO ^ O O i-O CO C- 00 C5 5D 3-1 (JS S^ 3^ S^ SI S-l o o to S'l — ■ to — S-ltO-^iOtCt-OOCJO ^OCSCOOXOCOOOOOOSO — d8 — Tavola II (1) Manca ncgli uUimi tic anni quesla cifi — id 61 4b 03 54 68 30 53 40 41 52 or; ■108 115 lo;; lOi 136 108 111 190 90 70 63 J49 154 114 93 142 113 Ho 174 114 70 ■110 127 110 143 lo6 12o 96 141 110 94 76 124 143 113 135 162 93 84 124 104 60 89 170 204 190 199 233 120 152 ■139 146 91 80 ISO 184 216 181 216 109 131 129 117 100 103 66 80 77 73 88 48 66 43 41 51 59 Tavola III. — 20 — MORTl DISTRIBUITI PER ETA', AiNKO Stagioine A D U L T I Per molattie acute e costituzionali con sede uel Capo Petto Ventre non ben deternii- nata 47 25 50 55 47 59 42 49 44 54 54 tii 48 44 49 44 bo 40 28 59 66 M 50 d48 54 54 69 87 47 45 55 54 51 49 69 45 50 55 51 92 101 59 88 79 47 65 47 255 90 119 86 79 460 157 89 77 87 68 7 11 10 10 21 7 6 18 57 IS 15 4 41 24 7 21 28 6 Per malattie croniche. non co- stituzio- nali, od acciden- tal i 154 156 112 128 152 149 126 140 148 154 178 158 142 97 146 128 123 96 104 116 21 — STAGIONE E SEDE DEL MALE llSFAMI Per nialattie acute e costituzionali con sede Capo 20 H 6 10 25 do 5 16 20 20 23 14 27 17 17 14 22 n 8 14 nel Petto I Ventre 27 21 8 9 51 20 14 17 24 10 6 10 19 10 16 24 37 oO 8 7 4i 55 71 55 52 44 58 42 40 58 178 72 77 68 173 48 52 59 96 54 non ben determi- nata 25 26 22 51 24 15 51 54 25 57 54 49 oO 46 27 41 13 52 23 Per malattie croniclie, non 00- stituzio- uali, od acciden- tali 108 92 71 92 113 66 79 91 90 85 109 113 104 81 139 86 86 69 72 71 Totale della stagione 554 438 416 429 545 468 483 555 573 494 924 700 715 484 1141 621 599 463 508 451 Totale deiranno 1837 2049 2691 2961 2021 Tavola IV. — 22 — MORTI (distribuiti per mesi d' ogni anno del Decennio, INVERXO GEiNXAJO ( FEBBRAJO I MaRZO PRBIAVERA Aprile I JIaggio GlLGKO Adulti' Infant! Adulti j liifanti Adulti Infant! |Adulti Infant! Adulti Infant! Adulti Infanti 'Si \ r* \ ^-i 93 131 224 SclOO 157 ^ I ^-37 n 8.'^ 8i ITi' 103 91 194 81 69 lliO 87 61 148 i3 .■;() 50 H4 38 32 39 28 49 b4 53 84 93 104 70 67 I 105 117 197 157 220 O ' ^ Sin '^ a\ -.^ S I i IS 5S 54 109 ro 80 luO 81 74 133 72 64 156 40 00 54 28 . 59 45 55 28 75 62 137 82 61 143 u 05 42 4G!49 49 46 34 46 Ml 49 52,56 52 50 27 44 43 29 26 ? li^O 88 i 20S §S To 62 •i 137 98 ISO I 97 81 178 178 108 57 163 89 33 144 61 67 128 75 67 140 58 24 20 14 62 54 116 68 49 117 48 71 40 40 52 56 54 56 59 53 55 46.58 57 28 26 51 35 25 27 119 80 108 110 199 218 92 81 175 75 54 129 84 52 136 59 58 65 4i 43 38 35 54 45 31 26 28 55 55 23 :>6 58 43 50 21 46 32 50 22 117 109 226 81 69 150 94 3i 148 66 31 I 81 51 117 152 78 52 150 i34 65 45 56 40 54 35 38 46 34 53 45 50 58 51 30 50 45 29 50 41 57 25 24 \ 119 81 04 75 100 78 108 61 I 93 59 98 47 200 132 75 207 161 liO 271 g( 141 8: CO i 224 107 119 GO 179 14S 83 23! i02 178 114 73 187 129 81 210 169 154 81 67 106 63 148 1 171 1 99 59 I 101 58 138 159 174 118 83 j 105 84 I 92 62 201 187 ! 154 145 109 66 175 78 89 167 86 56 122 ?<,C. >\-l 41 e 42 Sv.no .lislinti i tn.isci.i, e nun la I J/lla II cla: >'..i Ire ullimi 48, 40, 50 sono Jlsliole le du — 23 stingaendo adulti e infanti. masehi e femniine). ESTATE LUGLIO 87 94 181 83 80 163 Agosto Settembre Adulti 1 ^ Infanti Adulti Infanti "3 a o s 6- £ Ei4 84 80 164 114 121 77 63 14:2 105 117 31 42 30 20, KO 49 40 56 58 46 54 50 AUTUNKO OtTOBRE I IN'oVEiHERE | TlCEMBRE Adulti Infanti I Adulti I Infanti, Adulti I Infanti 101 99 200 ea I fc. I «-: I [ii o ^ •100 107 207 93 87 182 75 50 99 76 •123 173 32 47 28 35 '08 40 52 23 99 63 162 78 37 153 43 42 52 50 41 34 29 39 84 64 148 41 57 23 25 28 32 50 23 35 33 30 29 80 33 153 106 79 185 85 62 147 75 08 145 78 48 126 56 58 51 21 74 32 126 28 29 52 40 51 51 59 43 37 129 62 84 146 40 55 25 52 54 47 16 50 75 55 81 46 128 127 47 46 49 50 27 43 3i 43 52 44 56 54 54 42 24 58 43 37 23 56 93 99 192 45 58 52 24 105 56 159 178 128 506 155 129 262 93 77 170 12 99 171 76 70 146 76 62 1C8 46 66 54 08 31 46 23 20 46 54 25 57 112 7i 184 209 123 554 414 179 593 120 97 43 80 60 140 140 193 184 100 284 205 85 286 79 64 145 136 73 211 131 60 214 93 36 131 102 61 IG5 64 69 29 27 155 56 189 143 98 122 52 174 90 32 142 102 103 207 93 87 182 60 54 54 48 114 82 196 44 30 46 45 94 91 183 48 39 56 51 107 67 174 34 47 30 45 101 99 180 70 73 58 43 143 81 224 136 90 246 149 84 255 97 61 138 tli c non il seiso ; e iK-i cinq...- di irczzu c Jislinio sesso oJ cU; I ...lullo e ilci.o i «.■ r inr.nlilc fino ai 7. 24 Tavola V. ETA' in cni si conlrassero i Matrimonii UOMIM Donne «l< S-l 'S c o o o ,^ c n lO -^ •.n C£> o^ o (^ o en .^ .^ .^ .— IM lO >^ iO -3 CO CO CO CO S-l CO o S-l O to O 2^ o a. CO o O S-1 to o o CO CO o CO CO CO O fe a Q Q Q a u^ a Q Q O Q 50 110 103 57 25 11 58 122 94 51 22 16 68 il8 123 48 17 15 59 150 86 87 55 12 1 66 116 98 51 21 8 45 112 96 59 20 8 ' 70 159 159 40 21 7 48 145 145 70 50 2 60 207 153 67 25 12 Gl 161 171 74 45 14 25 — -j ciSeiiaj s^ S-O 3-1 S-l l- l^ '*^ o 00 j 9sso].iaj ■* •«r s^ 3» -j3 3-1 • ' 3 llliqJOIV! ?i 1.-5 — ' i.O ^ ■^ 3-1 1 §- .- 8.i:)U9A 50 .^ o to O to to 9« •^ 1 -c ip issnj^^ ■=r ■=»■ CI 31 "^ S •-0 aiiorjjip'ojii] to t~- s^ to o C5 1 to 1 -emuHori.icj 00 !X 00 CO t- c^ 2: 31IUIZ s-i SI S-1 J.O .^ aC l?1 o ^ c: -cuuuia\ -r to i"; to S-1 in 00 t- "^ <* 05 r-- t~ 31 r- ■ o o ^ ^ 00 H H 00 ir; l?l <• -*■ iO iO 00 t- S-l spijujocji :;; IZ 3-I 3-1 to tr- -fi CO o o o to O CO 3n '.SIJi :o ^-< a-. ^^ eo •<* t- o o "^ ■^ "^ ■^ "^ 3-1 to «« -.o to t^ 00 (T •^ 00 00 OO 00 00 00 zr. 00 OC 00 "" Scrie HI, T. II. — 2(i Tavola VII. TISI E TABI ED IDROPISIE d'uii seiseniiio disposte per slagioiii t Tisi E Tabi IDROI'ISIE Ittver- no Prima- vera Estate Autun- no n\er- 110 Priijia- vera Estate Aiitun- 110 1 1843 ! 18 W 1847 1848 ; 18i9 1830 27 25 42 56 25 51 57 58 46 42 19 51 42 59 40 72 49 20 59 41 46 42 27 25 I 21 26 45 42 49 57 52 26 41 55 50 26 23 28 57 40 55 25 54 49 ; 26 i 1 48 1 1 29 ] 53 ' Tavola Mil. r APOPLESSIE il' un triennio per stagioni e mesi 1848 1849 1830 17 \ 8 J 68 15 \ 17 \ 43 13 ; 8 \ 9 \ 26 9 ; 71 1848 1849 1850 P.ip. 56 5 \ 25 10 ; 6 \ 14 > 40 20 * 119 7i 14 10 j 8 ) 26 s 111 — 27 — To void [\. 1 :\i 0 R T I d" un quiuquemiio percancro, scirro o fungo mickillare al 1 £i3 SI o p 0) p 5 p s p AH rove £ p p o 3 'il Altrove Utero o ™ o o < 18'il 1847 1848 18^49 1830 1 Geunajo 2 2 1 2 5 I 1 1 1 1 1 1 i 1 1 Febbiajo 2 1 1 2 2 Jlarzo 1 \ 1 I 1 2 2 1 1 Aprile 1 2 1 2 1 1 Magj^io 1 2 1 1 2, Giugno" 1 1 2 1 1 1 Luglio 1 1 1 1 1 1 1 1 Agosto 2 3 1 1 o 1 1 o 1 Setteml). o I 1 1 1 1 1 1 1 Ottobro o 1 2 1 1 1 1 i 1 Novcmb. 2 1 1 1 1 1 1 1 1 Diccnib. 1 1 1 1 1 7, 5i i — 15 9 9 1 10 8 111 8 5 4 ill 1 4 3 2 0 0 2 : 9 24 3 — 28 — Tavola X. MIGLUHE i di un decennio distribuita per ouni c niesi \ :i84i 1842 1845 1844 1843 1846 1847 1848 1849 1850 2 1 3 I 3 1 2 1 1 1 1 3 1 3 ! 2 2 2 3 3 1 K 3 2 1 3 4 3 1 1 2 2 2 4 5 li 6 2 3 ! i 6 2 1 7 4 22 3 7 6 1 9 6 S 7 11 17 10 9 ! 1 2 5 6 5 2 !> 8 12 7 i 4 5 3 2 5 1 3 , 1 2 5 1 2 2 2 1 2 2 1 1 26 5.*) 27 (') 59 17 27 37 70 34 52 541 (I) SI ,11. .■.,si ,[. qii«l'..nn,i s.n,., .lislrllu i,..elli J»l 11 ; l.,.llrl,l. — 29 — Tavota XL MORTi PER PUERPERIO iu uii qiiinqnennio distiibuiti per onui e mesi 1841 1842 1848 1849 1550 io 17 1" ' 25 1 2 [ PELLAGRA per anni e mesi di un novennio j ejqiu90!(] ' ■f ° ajqai9A0\ IM ^ ajqo^io _, (N aiqiue^as 1 o^sogy ^ _H ^ oiignT e^ ^ (M oufeniQ to ■<- oiSgej^i 8|!.idv OZ.IGI\I S-l ,„ _ oiejqqaj to ojiiuueg 00 t> <+* CO oo 00 o 00 o 00 e-iqiuaoiff 2 o a S > c o s o c c 05 _ j a.iqmaAO\[ a.iqnno ajqiua])9s — 1 1 _ 1 _ 1 ojiSni oiigniQ >. — . V. n. 30. -31 — PKOPRIE DELL' INFANZU j idistribuite per anni e niesi in un decenuio 1 1 1845 1846 1847 1848 ■ 1849 1850 to CD 1 ntl c c C o 0) u o OJ ni Oj n ^ «. _i; r: CO ■^ Uj ^ "m c ^ ;n -:;, JJ; : "S '§ o x^ C) n o ■— ■f; "tx .5 ;- m — t; ~ i-' ■— "t^ tM ^ es a; o HI o OJ CJ OJ O o a Ol > ;g Od es " C/j ?► r-: a, :v; 1 >■ «=5 v; •^ rS Sh c/. > ^ C c/; (ir.) (I) 12 (2j 5 1 1 3 3 1 1 2; ! o 2 1 1 2 2 2 0 o (4) 2 1 1 1 1 (4) 1 2 (S) 2 1 (1) 2 2 1 1 o 5 5 2 8 10 9 1 1 1 1 7 5 8 7 4 8 7 10 1 1 (4) 1 5 4 1 1 1 1 5 1 5 1 5 2 2 1 6 12 49 1 4 49 27 2 1 17 2 8 C) Tavola \IV. -32 — PERSONALE SANITARIO { Medici ; Medici e Chiriirghi I Ciiinirghi. . . . I Veterinai'j . . . . ! Farmaeisti . . . i Levatrici . . . . l8'io 1855 41 15 38 57 50 16-3 63 27 35 27 154 Tavold XV. 1'01'OLAZiONK, iiati e na 1 li nel ( ocennio dal 1820 al 183C ■is 2 O S 5 S Masclu £ 1821 50102 1835 941 89i 1649 797 1 852 1822 50588 1972 1041 931 1726 898 828 j 1823 48802/) 1969 984 985 1583 756 827 1821 49101(*) 1930 964 966 15'i4 773 771 1825 49299(*) 1866 983 877 1619 860 759 1286 40564(') 1988 1012 974 1721 868 853 1827 5208 i 2020 965 947 1623 729 822 1828 52762 2046 1027 1019 1636 831 805 1829 52'i26 1928 992 936 2310 1126 1181 1830 498i9(*) 1926 930 996 1823 870 953 (') Lj (icpolnzionp con ti,;s1.i so»n.j r qi.-U.i sola Jell.i cilli, cioi sen t,.,n.in .hi 1X0) aI 'nW.) .ilMl.infl IVr 'os.Mnpio il 31 .lioembie iill la ^OfoX. «r. W498, 1 II.' Ju- sol.boi'glii l!58fi, in luilo 5':U84. M i sobbo; rione eiUrt Tavola XVI. — 33 — OS a o ojcjaDOjpi (*iif««) I 'PI -oj 'uqqaj ijeii -lui'ijqqaj l>piiind BIUJ3 apijiiedg ep!)U9^u3 I. an «? to <" isjyoiua *iu»ssip » ^ajjvip '»J|U** IP lSt.l|J p. luo].|nmo3 luoisn^uoQ E0!|03 9 BJaiOQ appsio 0JjeiB3 eiuoipje^ CO 13 SO t- 0 to ^ 0 s t- sn 5§ 0 t- ^ e-t to r' ■.o 10 ^ SI ■^ ^ 05 •^ to -^ o « to 0 to 0 to t^ " id to 0 to «!• ^ 0 to to 00 tr- •JT r- io 0 «f «:r 00 a> 00 00 00 oo 00 C> -H .^ I -3 34 — Tavola XVII. MOKTl negli anni 1825-26-27-28 0 0 a 0 w 00 0 s S-) ^ .— • •H-H 0 a ■5 rt 'c: ta CO ■5 C3 "^ ■^ 0 0 0 00 0 CD 0 C a a Q 'a Q a Q *3 Q 0 1825 410 294 181 178 268 155 62 10 1826 772 178 174 279 179 75 15 1827 605 121 160 501 162 95 9 1828 570 251 118 166 554 185 75 16 (una vec-l rl.l,, Jl 1 Kli ..ml) Quelli che mancano nel 1825 a compiere il numero de siioi morti 1619; al 18ii6 a compiere i suoi 1721 ; al 1827 e con piere 1 SUOI 1551, e al 1828 a compiere i suoi 1606, e da ascrivere ai 5 aiiai || tra il 65 e il 70. Tavola XVIII. MORTI nel 1 829 1 1850 Fino a 1 anno . 415 515 Da 1 a 4 ... . 585 557 Dai 4 ai 20 . . . 267 219 Dai 20 ai 40 . . 200 221 Dai 40 ai 60 . . 261 268 Dai 60 agli 80 . 461 575 Dagli80ail00. 125 88 Totale . . 2510 1 1825 Tavola XIX. MORTI nel 181711818|18I9J Neonati e nel 1." mese Dal 1." niese al 1.° anno . . . Dal 1.° al 5." . . Dal 5." anno a I 7.° Dal 7." ol 14." . Dal 14." al 70." anno Dal 70." air 80." anno Dal 1' 80." al 90." Dal 90.^' al 100." A 100 anni com- piuli Totale. . 276 167 006 164 88 1200 296 116 14 1 2658 228 161 215 97 55 606 176 78 8 AA' 544 191 204 87 79 594 114 70 5 1622:1718 i^ — 35 — Tavola XX. Gioriii 9 10 11 12 15 14 SERIE DE'MORTI dal primo giornodi vita siiio ad un anno conipiuto, calcolata sopra 2755 morti Morti Giorni 292 15 86 16 96 17 110 18 98 19 81 20 75 21 104 22 140 25 102 24 62 25 36 26 40 27 24 28 18 29 Morti 76 24 15 25 11 28 15 20 7 10 18 8 4 12 6 1640 Mesi 0 1 2 5 4 5 6 7 8 9 10 11 Morti 1640 165 163 146 108 75 83 83 78 60 79 55 2735 mmik DEL (JIORNO To SOOTRE \m 11 m. e. ing. Giovanni Casoni legge alcuni brani della sua Memoria su 1' istmo di Suez deposta con suggello al N. 432 di protocollo, 11 d 7 agosto bilioni, 1)20 niilioni di miglia. Or vi prego di rammentare la maggior distanza celeste — 61 — notala in Brunelto Lalini colla ragione astrononiica anti- ca, cioe la distanza del firnianiento alia terra, e di con- frontarla colla minima distanza ora delta, eioe dalla stella pill vicina alia terra. Vedeste nel mio N." risnltar la di- stanza dal firmamento alia terra in Ser Brunetlo G5 mi- Jioni .} 59 mila miglia ilaliane; or confrontiamo questa cifra colla distanza la minore possibiie dal firmamento alia terra, eioe dalla stella Oi"" del Cigno appurala in miglia italiane iG bilioni 920 milioni. Qiial confronlo di tiitto il numero complessivo 65 milioni, '(29 mila con un solo bilione? E pero qnal confronto di quel niimeruzzo col via maggior numerone 46 bilioni 920 milioni? Ed arrogi che quel numcruzzo vorrebbesi computare per la distanza assoluta dal firmamento alia terra, quando r altro maggior numerone non e altro che la distanza la piu vicina possibile delle stelle, eioe della stella vicina alia terra sul noslro emisfero. Ma fate meco anclie un passo a vederc mulliplico im- mense di cvidenza matematica a provare assai maggior- mente la cosa. La seconda slella di cui fu trovata con sicurezza la paralasse da misurarc a ragion matematica la distanza dalla terra, e la slella Verja 1' Alia della Lira. II tempo die raetterebbe la luce a venire da quesia slella e di anni 14 circa. Or dicemmo che dalla slella 61'"" del Cigno a noi mettcrebbe la luce a venirci 9 anni, e questa stella Vega ci metterebbe anni 14. Adunque vi mettcrebbe 5 anni piu die la stella del Cigno suddetta, la quale per dover melterci i suoi 9 anni a venire abbiam delto per conseguenza die ella e dislante dalla terra 46 bilioni 920 milioni di miglia italiane. Ora i 5 anni in piii che vi metterebbe la slella Vega a venir colla luce a noi sono piii che la mela dci 9 — 62 — anni recitali dalla stella del Cigno, a roncliiudcrne la lon- tananza dei 4G bilioni 920 milioni. Adunque d da conchiu- dere a ragion d' occhio die essendo 5 piii die la meta di 9, 6 dunque certamente da prendere piii clie la metti dei 46 bilioni ecc. suddetli ed aggiungere per conseguenza piu assai die 25 bilioni di miglia italiane alia dislanza da noi della stella Vega in confronlo dell' allra distanza suddetla del Cigno; e percio alia ragione suddelta e da sosliluire almeno 69 bilioni ai 46 e eonchiudere in quesla forma la irragionevolezza della distanza notata negli antichi dal fir raamento alia terra. Qual confronto del numero 63 milioni 429 mila col Iroppo maggiore 69 bilioni di miglia italiane? E come polrebbe quel misero numeruzzo essere la distanza generate e assolnta del lirmamento alia terra se questi 69 bilioni di miglia non e altra die una delle distanze piu piccole dal lirmamento a noi? E voi ben vedete die a com- putare la dislanza da Vega a noi per fare il numero tondo r ho scemalo al possibilo riducendo la cifra ai soli bilioni, c veramente usando la stadera del mugnaio anzi cbe le bilancine dcITorafo anclie allor quando nel computare i 14 anni che melte la luoe a venire da Vega a noi, e la conse- guente distanza, per amor del numero tondo, a fare il discorso piii ovvio e manesco trascurai mezzo anno, e con- segueutemente piii die 4 bilioni di miglia, che fa la luce in mezzo anno a venire, i quali 4 bilioni sarebbero da aggiun- gere ai 69 bilioni di distanza da Vega a noi. Ora mi spaccero brevemente del capo xlv ne'suoi passi astrononiici degni di qualche nota. Dice il testo cosi : 11 sole e pill graiide die la terra centosessantasei volte e tre ventesimi secondo che tutti li filosofi provano per molte ragioni dirille e necessorie. — 63 — Veramente i moderni astronomi con diritte ragioni e necessarie fanno anche solo la superficie solare maggiore della terrestre 12 mila e 100 ^voite ^(vedi Cagnoli 243) e non sole 166 come insegna il maestro Brunetto; ma ai tempi suoi questa di Ser Briinetlo era la coraune opinione dedolta da calcoli veri nella lor forma, e nelloro processo matematico, ma le inferenze si deducevano da falsi dali e molto imperfelti. Vedi il Traitalo de Sphaera di Giovanni Sacrobosco lib. 4, cap. 5, n. 14. Seguita il testo : E dalia terra infino al sole e cinquecentoltantacinque cotanti, come e il grosso della terra. • . Veramente nel Cagnoli al § 227 si fa il sole lontano dalla terra 81 '/^ milioni di miglia. E la cifra 58b diame- tri della terra (secondo I' autore) farebbero non piu che 4 milioni 22 mila ^67 miglia italiane (4,022,(67), il che feci corapulando il diamolro della terra 6873 '/^ miglia (Vedi sopra N." 5), e multiplicando questo valore del diametro per 385, che sono i cinquecentoltantacinque cotanti come e il grosso della terra secondo il teslo. Ala non e maravi- glia che ci sia sbaglio di computo in mezzo anche qua, come sopra nel computo della grandezza solare rispetto alia grandezza terrestre. Recita il testo appresso: E la terra e pitj grande treniotlo (sic) cotanti che la luiia e un poco piij, e in alto e ventiquattro cotanti e mezzo, e cinque duodecimi come la terra e grande per sua gros- sezza, 0 vogli per lo diametro. Dice r autore con questa lezione delle slanipe essere — 64 — la terra maggiore in graudezza della luaa IreiUolto volte, e nil poco piu. Trovo nel Cagnoli la terra 49 '/g maggiore della luoa. Trovo ncl Ms. Marciano del Tesoro Iradollo in Berga- mo scritta quesla lezione cosl: La terra e piii grandc xxxix fiate e mezzo c un poco piii die la tuna. Forse clic la cifra romana avea quallro x e no fii fognato iino, ed il xxxxix riinase xxxix. Onde sembra da leggere il testo eosi : E la terra e piu grande xxxxix cotanti che la luna e un poco piu. Ed il Icslo s'accorderebbe alia cifra astronomiea odicr- na, clic fa la terra 49 '/^ volte maggiore della luna. Seguita a dire F an lore la hina essere dislante dalla terra ventiquattro cotanti e mezzo e cinque duodecimi come la terra e grande, o vogli per lo diametro. II diametro della terra vedemrao sopra essere 0875 /^ miglia italiane. Questo numcro multiplieato per 24 da IG50I2. S' aggiun^a ^12 per il mezzo miglio notato nel muUiplicando, cioe del diametro terrestre che e 687r3 /^ il cui multiplicatore e 24. Anche si aggiunga il mezzo dia- metro c cinque duodecimi sopra i 2 i diametri del multi- plicatore; ossia contiamo 6 duodecimi del mezzo diametro, pai 5 duodecimi, e avremo undid duodecimi; ed in tanto contiamo per numero tondo un diametro intero, che vedemmo essere 0875 /^ miglia italiane, ed aggiungiamolo al prodollo dei 2 5 diametri sopradetti, c ne avremo miglia italiane 171887 '/. Ma in questa cifra notammo essere in pin un duodecimo di diametro terrestre, il quale im- porta 575 circa da levarc a 171887 '/, e rimane ^71514 poco piu. Adunque risulta dai computi in Ser Brnnetlo 171514 — 05 — niiglia italiane e un poco piu di distanza dalla luna allu terra, ed in Cugnoli abbiamo questa distanza in 205889 poco variata dalla cifra clic risulta in Ser Brunetto, i! quale puo avere pigliata la distanza minima, quando il Cagnoli piglio la media. Per lo cbe il testo di Ser Brunetto sarebbe solo da potersi emendare nella prima parte, ma non al postutto nella seconda, e sarebbe da poter recitare cosi: E la terra e piu grande trentolto (correggixxxxviui) cotanli che la luna e uii poco piu; e in alto e venliqualtro cotanti e mezzo e cinque duodecimi come la terra e grande per sua grossezza o vogli per lo diametro. E poco appresso si legge nel testo : Ella (la luna) corre ciascun di trediei gradi.E voi avete bene udito qua indietro che un wgno ha 30 gradi. E cosi passa la luna uno segno in due di e mezzo poco \i falla. A voler dire qiianti gradi celesti percorra la luna in due giorni e mezzo bisogna eleggere subieltivamente oUre il giorno vero di 24 ore ancbe la rivoluzione lunare side- rea, che dclle tre sola 6 invariabile nel tempo precise a correre lutti interi i 560 gradi celesti astronomici senza sottrazioni nc giuntc, le quali banno luogo nelle altre due rivoluzioni lunari, la tropica, e la sinodica; e banno luogo in questa siderea, abneno pel coi-so di un secolo, eziandio secondo le ultime osservazioni astronomiche. Su questa norma di calcolare, la luna in un giorno percorre gradi 'I3,l0',o4",54'". Adunque in due di e mezzo percorre la luna almeno 52 gradi interi. E conseguenfemente a far soli 50 gradi, cioe un segno, non ci mette due di e mezzo, ma meno, onde e vera la lezione tesfuale E cosi passa la luna uno segno indue die mezzo poco >i falla. Serie III, T. II 9 — GG — 11 ms. francese capitolarc dice piii csaltanienle cbe a far 50 gradi, cioe un segno^ ci iiictle due di c ua terzo; non due di e mezzo. Et ensi passe la hine un signal en 11 iors et liercc, pol ce 'n faut. Finalraentc iu qucsto capitolo xli (> da notare un altro passo clie nelle stampo e erralo cerlamenlo, e si dee cor- reggere nclla ragione aslronomica coll' appoggio dei mi- gliori mss. E tanto (juanto ella (la lima) si dilunga piu diil sole, tanto pill cresce ch' ella viene al sellinio segnale dall' allra parte del cercliio, tulto al diiilto contra il sole, cioe presso alii venlicinque di (sic). U ms. franeese capitolaro iegge correltamente : C'est apres les xmi iors hors la voit le soleil tout clairement. Chi non sa die il plenilunio e ai 14 e non ai 25 di del mese lunare? E nel teslo medesiiuo si dice, die la luna viene al sellinio segnale in quesla opporlunila. Ne ha dun- que passati G. E vedemino sopra chc ad ogni segnale ci mette due giorni ed un lerzo. Compuliamo i due di per li 6 segnaii, e abbiam 12 di. Compuliamo il Icrzo in 6 liate, ed abbiamo G terzi, che fanno due inleri di da arrogere ai 12 delti, e fanno II di. Dunque la luna al venire nel seltimo segnale avra passali 1 4 di non mai 25. E la lezione venticinque stampala non e altro die iino svarione dei copiatori, che forse al num. roniano xiv anleposero un x e di uno ne fecero due, c di fjxiindici fecero venlicinque con uno strafalcione de' piii sbardellali. Queste da allri sarebbero repulate minuzie e pcdanle- — 07 — rio, ma da Voi non cerlamente, CollegLi orrevolissimi, i quali sapctc in si fatlc disquisizioni leslnali essersi con tanlo profitto occupali senipre i lilologi greci e lalini per la porrezione dei tcsU classic! della Grecia e del Lazio, e solo riraane che se ne occupi severamenle la filologia cri- tica ilaliana con vera filosoGa, la quale non dimora lanto nolle obieUive astruscrie trascendentali (come pare a non poclii) quanto nelle questioni subiettive, e della piu facile intelligenza alia foggia socralica per la ricerca ed illustra- zione positiva dclla verita. La lilologia critica italiana ne ha preso bene I'abbrivo^ e di questa lilosofia positiva si giovo in questo secolo ad illustrare il sacro Poema e le opere lutte dell' Alligliieri; rimane di giovarsene ^ler le altrc anliohe scrillurc piu dotte, cd e questo il campo del noslro valore nella loscana palestra, non gia a commentare le baie e i capricci hizzarri del gcrgo furbesco, come i nostri avi fecero troppo, ma a commentare, e illustrare, ridotle a oro, le gravi dotfrine dei testi anticlii toscani. E la vera filosofia da me delta potra occuparsi utilmente non che dellescritture filosofiche antiche, ma eziandio dclle crouiche e delle Icggende inedite antiche, come fece a di nostri la critica filosolica nelle leggende inedite publicate ora a Bologna did bravo Fran- cesco Zambrini, col lume dclla piu saua e dotta critica sce- verando il falso dal vcro, e giovandone la veritu. llo detto. Si comunica una leltera indirizzala al secretario dal prof. Francesco Ragazzini di Padova, che annun- zia di aver ideate un suo processo per ricavare no- tevole quantila di acqua salso-jodica dalla iermale del nionte Irone prcsso Ahano, mcttendo a prollUo il ca- — OS — lore senipre costante della minerale medesima. Chie- de di comunicare all' Istituto 1' analisi qualitativa e quantitativa della predetta acqua, ele avvcrtcnze onde otteiiere la salso-jodica, ch'cgli si propone di offe- rire ai pii stabilimenti per combattere la scrofola. Ag- giunge di avertrovato nclie ternieEuganceiina nuova sorgente d' acqua minerale salino-niarziale, die po- trebbe, a suo avviso, tornare proficua a coloro chc, trovandosi in quelle, deggiono alia cura esterna ter- male assoeiare la interna delle acque che fannosi ve- nire da Reeoaro. II secretario propone, e I'lsUtuto approva, di ringraziare il prof. Ragazzini per tali comunicazioni, partecipandogli che si aspctta con interesse la soUe- cita leltura del promesso lavoro. Si legge la partccipazione indirizzata all' Istituto della morte del suo socio corr. cav. Paolo Partsch, custode e direttore dell'i. r. Gabinetto mineralogico di Vienna. Si distribuisce I'elenco di 81 tra opere periodiche e pubbiicazioni di Corpi scientific! poste in lettura nel Gabinetto dell' Istituto. mmU DEL GIORl 21 DICEilBRE 1856 11 m. 0. prof. S. R. Minich presenta una sua Me- moria sopra due nuove formule d' intep-azione delle funzioni di qualunque ordme a put variabilis e ne accenna i risultati finali con queste parole ; Allorche in una Sessione di questo Istituto tenuta ne! luglio prossimo decorso io presentava un nuovo nietodo d' Integrazione delle equazioni differenziali di prirao ordine a pill di due variabili, serissi che quelle ricerche mi avreb- bero condotto a ricavarc da un vecchio manoscritto la soluzione di altre questioni di simil genera. Eccomi a sod- disfarc a questo impcgno da me assunlo,presentando oggidi una nuova Memoria sopra due formule d' integrazione delle funzioni di qualunque ordine a piii variabili indipen- denli, che depongo sommessamente sull' ara Prcsidenziale. Non aspirando all' onorc di porgere attualmente I' ana- lisi del presente lavoro, mi baslerii di potere con breve c facile discorso acccnnare i risultati finali di qucstc mie indagini. — 70 — Oualiinque si;i il numcM'o dello Viiriul)ili primitive A-,y, u, z, eoc. coiiteiuUo iu una data funzione differenziale, in cui siasi ritenuto costanto 1' elemento differenziale della .r, c (lualunqiie sia il nuniero de' coeflicienti differenziali di 1/, u, z ecc. elie vi si coniprendono, cioe supposlo cho il supremo coeffieientc differenziale della y sia dell' ordine 11-]— p, e quelli di «, z ecc. degli ordini rispcttivi 71-1—7, w -{->', ecc; si esprirae priraierainente il richiesto integrale n"""" della data funxione, merce 1' aggi-egato di piii inte- grali parziali relalivi alia y, ed a' coofUcienti differenziali di y, fino a quelli inclusivamente dell'ordine p, le cui ori- gini rispeltive sono una funzione qualunque di ,i; o^ piu generalmenle , di tulte I' altre variabili primitive , ( che d' ordinario puo prendersi cguale a qualsivoglia costante) e le successive derivale di questa funzione. A compierc r espressione dell' integrale ccrcato si trova che all' aggre- gato di quest! intograli parziali deesi aggiungere I'integralc totale n"'"'" d' una funzione, die si deduce immediata- menle dalla stessa funzione proposta ad integrarsi, sosti- tuendovi in luogo di y e de' suoi coeflicienti differenziali la sopradetta funzione della x e le successive sue derivate. Ma simile riduzione non potrebbe eseguirsi se non qualora si avverino n equazioni di condizione, che si deducono d' un sol tratto col nuovo metodo, e che sebbenc presen- tino coefficienti alquanto divcrsi da quelli delle ordinario condizioni d' integrabilita , nondimeno costituiscono un cquivalente sislema di equazioni, come vicnc agcvolmente provato. Qneste n condizioni vengono poi ridotte ad un altro sistema di equazioni piu semplici gii proposle negli Atli di questo ragguardevolo Istituto (Giugno 18-io), e ncgli Annali di Matematica del ch. prof. Torlolini di Roma (Ago- slo 1850). Simili equazioni, sono binomie per /) -— o, Iri- — 71 — nomic per /> = I, quudritiomie per p = '2, o eosi progres- sivumenlc, qualunque sia n. Allorclie 1' aggregalo do" prcdetti inlegrali parziali sia facile a calcoiarsi, si polra prcscindere dall'iiso delle cqua- zioni di condizioiie, ed esaminare invece se coila sollrazione della differenziale n"'"'" di qucslo aggrogalo dalla proposia fuuzione spariscano dal residuo i coellicienli difrercnziali di y superiori all' ordine p. Ridotta quindi la ricerca all' inlegrazionc d' una fiin- zione clie piu non contienc la y, si precede del pari per qucsla funzione rclativamente ad un' altra delle variabili primitive, e cosi di segiiito fincht; si giunge alia inlegra- zionc d' una funzione della sola .?•, die risuKa dal sosti- luire nella data funzione differenziale alle primitive y, u, s, ec. altretlante funzioni della .v, ovvero quantilii costanti, ed a' relativi cocfticienli differenziali le rispettive derivate di quesle funzioni. Quindi si rileva clie non ha luogo vcruna condizione d'integrabilita riguardo alia variabile x ii cui eleraenlo fu ritenuto costanle, e si deduce quosla proposi zione generale. « Avveratesi le condizioni d' integrabilita relative ad una i)rimitiva variabile y, si pu6 nelle condi- zioni speltanli ad un' altra variabile u porre in luogo di // una funzione qualsiasi di x, od anco di tutle I'altre varia- bili primitive e verificatesi ancor quesle, sosliluire nelle condizioni che si riferiscono ad una terza variabile z in- vece di y, ii duo funzioni qualunque di x, ovvero delle rimanenti variabili, c cosi di seguilo. » Quesle funzioni da sostituirsi possono pur ridursi a quanlila costanti, ed allora si ottiene il leorema dimostrato dal celebrc Poisson nella sua Memoria sul calcolo delle variazioni (Mcmoircs de I' Insiiiut de France torn. XII) ; ma queslo teorcma non sarebbc talora applicabilc ad alcuni casi speciali. — 72 — Le inlegrazioni parzlali di sopra accennate erano dispo- ste ijeir online progressivo di ciasciina priiiiitiva e de' siic- cessivi coefficienli differenziali. Ordinate invece in guisa cho dal coefflcicnto differenziale piii cicvato si discenda alia primiliva variabile, oflVono una seconda formula d' inte- grazionc piu semplicc dolla precedente e, se mal non mi appongo, prcforibile a' mezzi d" integrazione finora usati per le fiinzioni differenziali d' un ordine qualunque e con piu variabili indipendenti, ed anco alia formula offerta dal Poisson nella teste citata Memoria^e generalizzata dal cli.""" sig. J. Binet. (Moigno Lemons de calcul diff. el integral T. II, p. o33). Nel caso di ;>, 7, r ecc. eguali a zero, cioc; quando la data funzione sia la differenziale d' ordine n d' una fun- zione finita, la formula die ne esprimc T inlegrale ba lo slesso aspetto di qu(>!la die serve all' integrazione d' una funzione differenziale del solo primo ordine: e poco piu complessa divicne t'espressione del ricbiesto integrale n"'""" ne' casi in cui />, y, r non sieno numeri molto elevati. IJa lermine ta Memoria con pareccbi esempi di appli- cazione, e con qualcbc cenno su' casi in cui oltre I' ele- menlo della x sia slata assunta costantc la differenziale di qualche altra variabile indipendente, oppure in cui nessun elemento siasi ritenulo costante. II m. e. CO. Agostino Sagredo trattiene I'adunaii- za col segueiite suo scritto su le Kelazioni degli Stati Europei lelte al Senato dagli Ambasciatori T'eneti nel secolo XFII. Spesso fu dato conto alio Istiluto di opcre nuove e ill ispccie di quelle largitc dagli autori: si tenno parola — 73 — (li pai'occlii volumi come di opuscoli di brevi pagiiie, spesse volte piu imporlanli che scrilture volurainose, la mole non essendo i)unto metro^ per misurare il pregioe la utilitii nolle lucubrazioni dclli sludiosi. Ma a me fu com- messo il favellarvi, Onorandi Colleghi, di un' opera che giunta al suo compimento sari composla di raolti volumi, e solamente il prime quaderno del prime volume ne fu dato alle stampe. lo per6 codesto ufOcio, che a prima giunta dovrebbe parere singolare, mel lolsi assai volen- tieri, si perclie collegato ai miei studi, si perch6 questo primo quaderno e di merito sicuro e di sicura impor- tanza, come lo sara i! rimanente dell' opera. E se Voi, siccome credo, saretc del mio avviso, lo lerranno come nobile guiderdone alle gravi faliche alle quali si sobbarca- rono i due valorosi giovani, Nicolo Barozzi e Guglielmo Berchet, i quali senza il menomo interesse, impresero la pubblicazione dclle Relazioni deyli stall europei telle al Senato dagli amdasciatori veneziani, nel secolo XVII che ora si stampano dal tipografo Naratovicli. Nonche nessuno di Voi, non e al certo alcuuo che abbia il lume deir intelletto, il quale non conosca il merito e la importanza di codeste Relazioni, istituzione sapientissima del signori Veneziani. Ritraevano al vero la condizione fisica dei paesi, quella morale e intellettuale dei popoli; Ic forme, le istituzioni, gl' intendimenti dei governi ; la forza guerresca, le rendite e le spese delli stati; la politica este- riore, le amicizie, lo ire, le paure, i disegni di uno stalo sugli altri; I'indole, il sentire, I'operare dei monarch!, delle famiglie e dei ministri loro. Si addenlravano nel segrelo dei gabinetti ; dalle piu riposte stanze delta reggia, dalpalazzo dei grandi, scendovano nolle modoste e anche nellc povere abilazioni del popolo. ."Meltevano sopra giusta laucc la Scrie HI. T. II. 10 — 74 — ragione di stalo, scuoprivano quelle molle arcane, spesso o inosscrvate o sconsi derate, clic pure lianno tanto influsso sul inoto e le sorti dell' umano consorzio c della civilti. E come presso di noi le amhascerie aveano coria durata, ad ogni tre anni niutandosi gli ambasciatori, ogni amba- sclatore era tenuto a leggere la Rolazionc dclla sua amba- sceria, e ne avveniva clie il Senate Veneziano inlero era sempre esattamente, sinceranieutc inforsnato della storia contemporanea e nulla poteva sfuggirgli di quanto presso le altre nazioni si dicesse, si operasse e anclie si pensasse, COS! nelle aule dei principi, come nei ritrovi di ogni classe del popolo. Sebbene da severe leggi fosse vietato che le Uclazioni venissero in luce, ragionevolmente tenendole gelosissimo segreto di stato, pure in sullo scorcio del secolo XVI e nel XVII se ne stamparono talune; ma afferma il doge Fo- scarini, giudice competente, con molle incsatlezze e anche qualcuna di falsa. II dolto cavaliere Cibrario, nel 1850 ne pubblico alquante della Savoja ; altri altrove; cbi primo ne pose in luce una scrie fu il collega noslro Nicol6 Tom- maseo, clie nel 1858 Irasse fuori dalle biblioleebe le rela- zioni di Francia del secolo XVI. Ad un uomo, non solo onore e amore di tutta Italia, ma amato e riverito in tutta Eiiropa, stava pero in cuore la pubblicazioBc delle Ilelazioni tutte, tenendole come principalissimo fondaraento della storia modcrna. A me lietissimo e il nominare Gino Cap- poni, che tengo caro quanto mi fosse fralello, c lo affetto di lui e consolazione della mia vita Egli si pose a capo di una socicta la quale conlidava lo eseguire Y impresa al professore Eugenio Alberi, uomo dotto e di gencrosi spi- j-iti, che fino al presente ne pubblico nove volumi, slrin- gendosi a tutte quelle del secolo XVI. Puo dirsi senza peri- -75 — tonza lo All)eri av^re operato prodigi, facendo I' opera sua lontano da Venezia dove sono molti originali dello Rela- zioiii e tutu i documenti che valgono a spiegarle e conva- lidarle. Delle diverse serie (ogrii diversa serie spetlando a uiu) stalo diverse) starapate dallo Alberi^ vcramente rag- giunse la perfezione quella delle Relazioni di Costantinopoli, dovuta interamcnte al nierito e alia perseveranza del dott. Vincenzo Lazari direttore del Civico Museo Correr. Nel gran cicio storico die ha incorainciamento col rina- scere la eivilla, il secolo XVI tieiie di certo un gran luogo, esseudovisi sviluppate le conseguenze delle due grandi sco- perte del precedenle, la slampa e il nuovo mondo. Vi si aggiunsero altri gravissimi fatli; la riforma religiosa del frate Vittemberghese, il consolidarsi delle monarchie grandi, lo allontanarsi il popolo dal reggimento delli stati, lo abbas- sarsi (ino a terra dello edifizio feudale. Ma per la storia del gcncre umano non emeno iraportante il Seicento, secolo nel quale la scienza comincia le applicazioni de'suoi trionfi ; I'elemento feudale s'adima, ridotlo a vanitii e borie corti- gianesche. E scissa in due quella vastissima monarchia, per lo addietro inescogitabile, di Carlo VJa parte rimastaprinci- pale, la Spagna, la quale allargava i dominii, chepossedeva oltre i Pirenei, sopra tanta e bellissima parte di Europa e su quasi tutla 1' America, volge rapidameute alio scadere, nientre la Francia luaggioreggia. E se lo elemento feudale si adima esautorato; se lo elemento popolare mosso soltanto da ire religiose perde le sue prove in Francia, lo elemento popolare sorge potentissimo, toglitore e datore della coro- na Britannica. Nel secolo XVII 1' Inghilterra vide rasso- darsi il suo impero sui mari e i commerci, rassodarsi e allargarsi quelle istituzioni civili le quali come furono fon- damenlo, cosi sono sostegno della grandezza Inglese. — 7G — Le due sole potenze, die abbiano moslrato vita in Itab'a nel Seicento, furoiio il Picmonle e la Rcpubbliea di Venezia. La potenza temporale di Roma era costretta a barcame- nare tra Spagna e Francia, e cosi la polenza Medicea. Ge- nova e Lucca, die se ne Iraggi ii piccolo san Marino, erano con Venezia le uUiiiio reliquie delle male accorte, e divise sempre, repiibbliche ilaliane del medio evo, Genova e Lucca non aveano voce nei deslini del mondo. E meno ancora le case da Este, de Gonzaghi, del Farnesi, dei Cibo, dei Ma- lespini e di altri piii piccoli principal che sursero sulle rovine dei nostri comuni. II resto d' Italia era in balia di Spagna, e Venezia che vedeva ogni giorno essicarsi le fonti della sua riccliezza e della sua potenza, che si trovava nei suoi possedimenti italiani posta fra due validi nemici, c nei possedimenti d' oltre mare aveva di fronte 1' impero Tur- diesco, ancora nel suo apogeo, Venezia non poteva vivere se non se sostenuta da acuti accorgimenti polilici. Quindi e cbe nel sccolo XVII, meglio die nei precedcnti, le pre- raeva tener d' occhio con assidua vigilanza le condizioni del mondo, ed 6 quindi che le Ilelazioni degli ambasciatori di quel tempo avanzano le altre nella importanza slorica che hanno. Ci voile il coraggio vero e la perseveranza non comune nei giovani, dei signori Barozzi e Berchet, per imprendere e oondurre a termine la raccolta di tutte le Belazioni del secolo XVII, che si possono trovare in Venezia e fuori. Con savio e onesto pensiero, e non come chi specula per Irarre interesse dalli studi, cssi non vollero cominciare la pubblicazione, se tutto non era pronto per la stampa. Alcune Relazioni raancano; ed eglino intendono supplirvi collo eslratto dei dispacci dello ambasciatore che non istese la Relazione. Quando abbisognano note illustrative, — 77 — anzich^ ricorrcre a volumi stampati, ricorrono ai dispacci dello ambasciatore o di altri suoi contcmporanei. Le quali cose lutte fanno conoscere nello Avverlimenlo preposto al volume, e che dt'i brevernenle notizie siilla storia, 1' indole, lo scopo delle Relazioni. Seguono lo avverlimenlo, brevi accenui sulle eondizioni della Europa nel secolo XVII, quasi cornice al quadro che viene esposlo nelle Relazioni, le quali bene si avviso nel cominciare la pubblicazione colle due serie di Spagna e Francia, Slati nella potenza e lotle dei quali pareva allora riposlo il destino del mondo. La serie di Spagna si apre loccando di volo le eondi- zioni speciali di quel paese dopo la pace di Vervins (1568) e il volgere all' occaso la polenza spagnuola dopo la morle di Filippo II. Locchc non poleva non succodere, perche Carlo V e Filippo H ogni isliluzione che non fosse di reg- gimenlo assolulo o dislrussero o resero vanili diapparenze. Finche la polenza, non locala nelle isliluzioni conformi ai tempi ai paesi, sia diretla da un ingegno valido, da una volonla sola e incrollabile, dnchi} sia esercitala da mani podcrose, puo durarc. IMa nci paesi e nei (cmpi clio non sono barbari o quasi barbari, quando cessano qucllo inge- gno e quella volonti, quando ccssa il nioto del sangue in quelle mani, la polenza non suffragala da isliluzioni ci- vili non esose ai soggelli, illanguidisce e volge al suo fine, perch6 le isliluzioni civili reslano superslili alia fragile vila di un uomo. Tale ne ammaesli'a la sloria. I signori Barozzi e lierchcl prcscgiiono parlando dellc Relazioni di Spagna preccdenli del secolo XVII, narrano i parlicolari speltanli a quell' ambascieria, la corle die lo ambascialore conduceva seco, gli slipendi, il viaggio, il ricevimenlo, il congedo, le franchigie godule daH'ambascia- lore. Seguendo lo csempio del Lazari fanno seguirc il cala- — 78 — togo degli ambasciatori, la data ilella elezione, del rilorna e del leggere le Relazioni in Seoato. Dal 1597 al 1701 gli ambasciatori ordinarj furono ventinove, vi ebbero due ambasciate straordinaric. Tre ambasciatori morirono a Madrid e noa se ne possono avere le Relazioni; delia Relazione del terzo vi sono molte copie, ma la e evidentemente apocrifa. Noii fu dato trovare le Relazioni di allri tre ambasciatori. Alia prima Relazione della serie Spagnuola, che e di Francesco Soranzo, letta in Senato nel di 1 1 ottobre 1602, precede una breve biogralia dello insigne statista, Cavaliere e Procuralore di san Marco, raorto nel IG07, in eta di cinquant' anni. Fu sepoUo nella chiesa di santa Giustina, sulla fronle della cliiesa gli fu erelto uu monumento con quelli di altri due illustri della sua famiglia. Quando la cbiesa fu ridotta casa di educazione della marineria Impe- riale, per benemerito del nostro collega Casoni, si conser- varono la fronle e i monumenti. Devo accennare un allro awedimento, mollo savio dei signori Barozzi e Bereliet, ed e il preporre le istruzioni date dal Senalo agli ambasciatori, e che da noi si dicevano commissiorti. La qual cosa 6 di grave momento perche da quelle istruzioni si rileva quello pensava e voleva il Senato, come pure in quale condizione di rapporti politici si trovasse cogli altri Stati, Dalla parte Gnora stampata della Relazione di Francesco Soranzo, si conosce che e scrittura di uomo sapiente. Egli assistette agli ultimi giorni di Filippo II, monarca di volonta assoluta, incrollabile, e che autore della propria polilica, cupa e piena di ambagi, era il solo atto a mantenerla. Gran personaggio storico egli fu Filippo II, e se non ascolto uiai le voci deir umanitc\ se moslrando la piu scrupolosa divo- — 79 — zione si servi clella religione come istrumento di [jolilica, se conculc6 i dirilti dei popoli, la sua mente acula couobbe come dannosissima sia in govcrno assolulo la prevalenza di ogni oligarcliia, sia aristocratica sia eancelleresca, insi- nuanlisineleabiiieUodel monarca,e in siio nomegovernanti i popoli. E I'lina e Taltra di codeste oligarchic tenne cosi schiacciate da non overe altro movente che la volonli di lui, e quindi senza il mcnomo influsso nel siio govenio. II Soranzo nola che non appena Filippo II chiuse gli occhi al sonno di morto_, il siio debole successore Iasei6 risorgere la oligarcliia dei maggiorenti, per la quale il vocabolo spa- gnuolo camarilla s introdusse nei vocabolarii Eui-opci. E fu danno massimo per la monarcliia Spagnuola, ingene- rando una serie di Urannotti, supcrbi e avari, nulla curanti r onore e il vanlaggio che vicne al principe dallo essere amato dai sudditi. TirannoUi che saiutavano in ogni modo a far pesare sui sudditi, che non erano della nazionalit;'i spagnuola, ogni maniera di angheria c sopruso, solo di loro slessi curanti e del fasto e interesse proprio. Assiepandosi intorno al trono quel tirannetti non concedevano che giun- gessero a Madrid i lagni e i dolori dei suddili per mode- stamente che fossero espressi, anzi li travisavano e li face- vano credere sintomi di ribellionc. II monarca era isolate, diviso da'propri suddili dei quali non poteva conoscere le miscrie, mentre non di rado alle niiserie dei sudditi si aggiungevano gl'insulti. E nei sudditi, tenuti come viltimc da dissanguare, in ispecie quelli posti fuori della cerchia dei Pirenei, cresceva il disamore verso il monarca, al quale crano soltanto raccomandaticome veramentcdevoti alia co- rona di Spagna quei vilissimi adulalori, anime di fango, die per ingraziarsi coi reggitori si facevano i pessimi fra i ne- mici del proprio paese, mentre si perseguitava, si spregiava — 80 — cliiunque avcsse animo indipendentc, desideroso del bene e propugnantc il lienc con franca e leale parola. A quel polente ingegno die c Alessandro INIanzoni, nel suo stu- pendo quadro della Spagniiola dominazione sopra suddi- ti stranicri alia Spagna, non isfuggi il delineare in iscorcio anclie codcsto lipo di ahbiozionc nel Conte Zio di don Ro- drigo, e intcro ce lo nioslra quel feroeo e acuto ingegno chc fu Grogorio Leti nella vita del prcsidente Arese. Poiclie il Soranzo dimoslro codesto risorginiento dei graaidi di Spagna, passa ad esaminare i fondamenli die neirinterno assicuravano la saldezza del trono. Cunsisle- vano principalmenle nella conformazione dello stalo, die dcsci'ive in iscorcio, fornialo dalla pcnisola Iberica divisa in tante provincie die aveano isUluzioni civili diverse, le qnali sebbene ridotle a zei'o ncllo intrinseco della polilica di Carlo V e di Filippo H, pure mantenevano gli odii mutui e le invidie nei popoli ddia nazionalita doininanle. Le pro- vincie aggiunle erano il Portogalio, il quale bendie parle della penisola Iberiea, fu senipre stato aulonomo e con favella die diversifica dalla Spagnuola ; le provincie Italiane, quella regione die ora addoinandasi Belgio, i possessi in Africa, in Asia, la vastissima America Spagnuola. Nella penisola Iberica oltre aile divisioni provinciali, vi aveano quelle ddle classi. Poteva dirsi non esistereborghesia, per- die dal grande alio idalf/o o cittadino, le classi principali aveano nn carattero di patriziato, ed il commercio era in mano di stranicri^ i Genovesi. Nei patriziati Spagnuoli re- gnava la ignoranza, la superbia, il fasto, la prodigalila, il lusso; le sostanze dei casati stavano immobili per i feudi, ridolti pero a seniplice tilolo e possesso dei beni feudali, o pei fedecommessi. Talche mentreil primogenitoera ricchis- simo, i cadelti formavauo un proletariato vivente a spcse — 81 — dei primogeniti, o dtHo state, o dei beiiofizi ecclesiaslici ; e i grandi posseditori di vasti territorii, aruministrati pes- simamente, si trovavano carichi di debit! . La iufingardia di tulto le classi pare incredibiie, e mentre Spagiia, ricchissima per nalurali dovizie, posta sopra due marl, avrebbe avuto in se stessa elemeuti di prosperita agricola e iodustriale, si trovava la pid povera regione del mondo. E senza 1' oro e r argento d' America, i tribuli d' Italia, le industrie Bel- gicbe, sarebbe rimasta quasi senza pane. Popolo in Ispagna non vi era, che popolo non poteva- no dirsi le tre classi le piii numerose de'suoi abitanli, i Mori, ultime reliquie degli Arabi che la signoreggtavano; i Marani, discendenti dagli scacciati ebrei; le quali due clas- si il Soranzo dice di cristiani in apparenza. La terza clas- se si componeva dei Sambcniti^ eioe di coloro che diseen- devano dai condanuati dalla santa inquisizioae, al treraen- do tribunate non bastando il punire chi lo aveva offeso, ma facea scendere la sua ira sulle generazioni successive. E queste tre classi forniavano una moltitudine peggio che di schiavi, non {wtcndo torsi uiai dail'abbiezione nella quale si teiievano affondate. Ma per la tranquillitii del regno, quantunque inquiete e I'rementi sempre, queste tre classi non erano punlo pericolose, pcrche divise fra loro, spre- giate e oppresse dai patriziati e dal governo, e non aven- do mai, ne potcndo mai trovare nc ini modo, ne un capo che le riunisse insieme. La Relazione del Soranzo segue parlando dei pericoH esterni del regno e s'arresla sul piii grave, fa potcnza Inglese levata tanto alto da quclla fiera e virile Lisabetta^ piu re e fortissimo^ che rogina. Dice delle forze guerresche e della inarineria Spagnuola ridotle a nial piirtito, e s' adden- tra a parlare delle linanze stremale a segno da far difettare Serie III, T. II. It — sa- le pagbc ai soldati perche le rendite iion bastavano alle spc- se od erano pessiraamente amniinislrate,malversate.Mostpa quello ch'egli stesso acconno ancbe nei suoi dispacci^FiUp- po II essere stato costrelto a soscrivere la disastrosa pace di Vervins, per la mancanza del danaro necessario a con- tiDuare la giicrra. Per siipplire alia poverla dello erario, se ne vendevano anticipatamente le rendite, loceh6 equivale quasi ai presliti degli Stati moderni, e si giunse lino a cbie- dere limosina pel re. E codesta limosina la si cliiedeva, dice il Soranzo, co/; d4. Dair I. R. Istituto Geologico di Vienna. Annuario dell' 1. R. Istituto (in tedesco). Ottobre^ IXov., Dicembre 1855, Genn., Febb., Marzo 1856. d5. Dall'Ecc. I. R. Luogotenenza delle Prov. Venete. Bullellino delle Legyi deli Impero Austriaco (in tede- sco), Pimtata 25 d(?I 1856 e seguenti. d6. Dair I. R. Ginnasio Liceale di sant'Alessandro, in Milano. Programma delil.R. Ginnasio per I'annoscolastico \ 850, di pag. 58 in 4.'' — 92 — 17. Dalla Societa medico-chirurgica di Bologna. BuUettitto delle Hcienze medichc. — Dall' Agosto ^85G air Ottobre. 18. Dal sig. Lelio della Torre. Orazionc petle solcnni esequie del sig. Sahbaio Grazia- dlo Treves rabbino maggiore. — Trieste 4 856, di pag. 12 10 4." 19. Dal sig. Fortunalo Sceriman. Sulla ristaurazione economica dellc Provincie Vcnete. Mcraoria. — Venezia, 1 850, di pag. 50 in 8.° 20. Dal sig. Giuseppe della Torre, di Este. Gazzeila di Farmacia e Chimica, n." 22 ( Maggio 1 856) e scg.- 21. Dalla Redazione del Bullettino della Sociela im- periale dei IVaturalisti di Slosca. BuUetlin de la Societe itnper. des naturalistes de Mo- scou, 1856. N." I. e II. 22. Dal sig. Cesare Boldrini, di Fano. Descrizione c formula di un baromelro a due liquidi. Fano, 1855, di pag. 8 in 8." Problemi di fisica generate raccolli per nso della gio- ventii studiosa. — Bologna, 1853, di pag. 56 in 8." 23. Dal sig. Giuseppe Bolim, di Fraga. Osservazioni magnetiche (intcdesco). Gennaio a Di- cembre ^854. — 93 — 24. Dair I. U. Istituto Lombardo. Storia e statislica dell' in du si Ha manifattvricra in Lom- bardia, Memoria premiata di Giovanni Fraitini. — Mila- no, ^856, in A." Giornale delH. R. IslUulo, Fascicoli AT, 48 1856. Atli della Fondazione scientifica Cagnola. — • Milano, -1856. Vol. I." Pro(jrainma deli Esposizinne afjricola e forestale, clic avi'Ji luogo in Vienna nel 1857. 25. Dalla Societa Reale Danese delle Scienze. Memorie di scienze naturali c matematiche. — 4 Vol., dispensa 1." (in danese). Prospetto dei lavori della sfessa Societa. Oliservaliones meleorologicae per annos 4 832-54 in Gronland factae. — Ilainiiae, 4 856. 26. Dalla Societa dcirArchivio storico ilaliano. Archivio storico. Nuova seric. — T. Id, dispensa 2.', \ 850. 27. Dalla Imp. Accademia delle scienze, lelteie, ed arti di Lioiie. Memoires de /' Academic Imperiale. — Classe delle let- lerc, Tom. 11, III e IV, 1853-55. Classe delle scienze, fa- scicoli II, III, IV, V e VI, 1852 56. Souvenir d' un Bibliothccairc. — Lion, 1853. 28. Dairimp. Societa di Agricoltura, in Lionc. Annates des Sciences physiques et naturelles d' agricul- ture ct d' Industrie, T. VI e VII. — Lione, 1854-55. — 94 — 29. Dalla R. Accademia dei Geor'iofili di Firen^e. Atti dcUa Reatc Accademia. — 1856, 5/ dispcnsa. Giornale Agrario Toscano. — 1856, 5/ dispcnsa. 30. Dal prof. Pietro Mngrini. StiHa vita e suite opere di Luigi LocatcUi. — Vene- zia ^850, di pa^^ 20 in 8." 31. Dal CO. Luigi Piovene Porto-Godi^ di Yicenza. Calalogo cd iUustrazione dei prodotti del suolo e delle Industrie di Vicenza. — Viccnza^ 1 855. 32. Dair Accademia Fisio-medico-stalistica diMilauo. Atti dclla delta Accademia. Vol. I, dispense 5-4. 33. Dalla Societa Geologica di Vienna. Esercitazioni delta medesima Socield (in tedesco). — Vienna, 1850. 34. Dalla Reale Accademia delle scienze di Stokolma. Rapporto sui progressi delta sloria naturale inlorno agl' insetli miriapodi e aracnidi negli amii 1851-1852 (in lingua svedese). — Stokolma, 1850. Un vol. in 8." Atti delta slessa Accademia pegti anni 1853-54, id. id. Rapporlo intorno a lavori e scoperte botaniche net 1 851 . Stokolma, 1855. Un vol. in 8.° Retazione dei lavori delta delta R. Accademia net 1854 -1855, 2 vol.' in 8." 35. Dalla Societa d'Incoraggiamento arti e mestieri di J^Iilano. Retazione annuale suite operazioni delta Societa. — Milano 1850, di pag. 04 in 8." — 95 — 36. Dair 1. R. Ginnasio liceale di Cremona. Programmi dt'\ dcllo I. R. Ginnasio poj^li anni 1831- I 852- J 853-1 854- 1 855-1 85G. 37. Dal Collegio del Conservatori dell' Ospital mag- giore di Milano. Sulla bcncficenza del pubblico Manicoinio la Senavra. Rendiconlo pegli anni 1854-55. - — Milano I85G, in 4.° 38. Dal dott. Lorenzo Corvini, di Milano. DeW innesto della peripneumonia o polmonca del Bo- vini. — MilanOj I85G. Un vol. in 8." 39. DallaR. Societa Sassone dellc Seienze, in Lipsia. Alii della R, Socield (in led.). Ciasse matenialico-fisica. Puntate I e H. — 1856. » id. Ciasse filosofico-islorica. Punt. I, II, III, IV, 1856. Determinazioni di misure elellro-dinamiche riducendo a misitra meccanica le misure dell' intensitu della correnie. Menioria (in tedesco) estralla dagii AUi della delta Society. Esposizione di un metodo adatto al calcolo delle devia- zioni assolule dei piccoli pianeli (estratta c. s.) Risullamcnli delle osservazioni delle net/ulose, e gruppi di slelle (cstratli c. s.). 4U. Dal m. o. Ten. 3Iaresciallo bar. Vacani. Voli municipali di un velerano citladino milanese del secolo XVIII. Memoria. — Milano 1856, di pag. 52 in 8.° 41. Dairistilulo agrario Ferrarese. Rclazione sommaria dei lavori deW Islilulo agrario — OG — Ferrarese per la formazione di una Societd di Canapificio. Fcrrara 1850, di pag. 50, in 8.° 42. Dal m. e. cav. Emmanuele Cicogna. ScrUtura inedila di Simonc GiogalU negoziante veneto del secolo XVII intorno la decadenza del commercio di Ve- nezia. — Venezia 18oG, di pag. 40 in 8." Osservazioni inedile di Giammaria Sasso, sopra i la- vori di niello. — Venezia 1 850, di pag. 16 in 8." Delle (\ualiia di un Veneto AmOasciatore, scritto inedito di Michele Suriano. — Venezia 1850, di pag. I i in 8.° La Marchesana di Monferrato. — Novella di IMes. Gio- vanni Coccacio, vollata in lingua spagnuola, con note. — Venezia, 1850. l.eltera di Emuiannele Ant. Cicogna a Cleandro co: di Praia inlorno ad alciine regale veneziane pubbliche e pri vale. — Venezia 1850, di pag. 00 in 8." Due Dispacci del eo. Rocco Sanfermo residenle in To- rino per la RepuOMica di Venezia negli anni 1791-1792, con note. — Venezia 1850, di pag. 40 in 8.° 43. Dair Aceademia di agricoltura, commercio ed aiii di Verona. Memorie dell' Aecadeinia slessa. Vol." 28-29-50 . . 52, anni 1851 al 1855. 44. Dal m. e. sig. Giulio Sandri. Manuale di Velcrinaria. — Verona, 1854 (sesta cdiz.). 45. Dal dolt, Giovanni Bizio. Prospetlo della i. r. Sciiola superiore reale e naulica di Venezia per I' anno 1855-50, in cui sta inscrita una sua — 97 — Disserlazione intorno alia dollrina fisico-chimica Ualiana. Venezia 1850, di pag. 68 in 4.° 4G. Dalla Redazione del Gioriiale delle Scienze me- diche della R. Accademia nicdico-chirurgica di Torino. Giornale delle Scienze mediche. — Anno IX, volu- me XVII, n." 20, 30 oltobre 1850. 47. Dalla Societa Reale di Dublino. The Journal of Ike royal Dublin Societij. 1 850, oHo- brc, n.° in. 48. Dal sig. ab. Giuseppe Bravi, di Bergamo. Filosofia delle Matemaliche. — • Milano, 1854. Uu vol. in 8.° 49. Dal sig. dott. Yineenzo Gobbi. Quadro posilivo, ne leorico^ ne empirico del solo vero processo llogisUco, dimoslrato presso il letto dell' infermo„ c presso il cadaverc, conlro r/li alluali dannosi traviamenti di una superstiie classe di medici controstimolisti. Forli 1856, di pag. 48 in 8.° 50. Dal sig. prof. Francesco Ragazziiii, Analisi chimica dell' actjue acidule salino-ferriu/inose della valle di RabOi nel Tirolo ilaliano. — Vienna 1842, di pag. 54 in 8." Analisi chimica drll' acqua acidulo-salino-ferrosa della valle di Pejo nel Tirolo ilaliano. — Padova 1845, di pa- gine 52 in 8." Rctazionc rd analisi chimica delle acr/ue di Aria, ossia di I'iano. — Padova 18 57, di pag. 48 in 8." Seric IJI. T. II. 15 — 98 — Rapporlo iIlU" analisi chimica delle ac(jue viineraii sali- uo-ferrose di Caslelcucco, Distrello di Asolo. — Padova ^855, di pag. iO in 8.° RisuUamcnll analitico-chimici delle acque viineraii aci- dido-fcrriKjinose delta valle deW Oreo e della funte Regiao Lelia, no! Comune di Recoaro. — ?viilano 1833, di pag. 12 in 8." Ristdtali analilico-chimici dell, acqua minerale saliiio- ferrosa di VotpaHj, Disti-elto di Badia, Prov. di llovigo. — Padova 185 5, di pag. 2'. in 8.° Rctlificazione di nn (jiudizio pronunzialo dal yiovane dolt. Bizio^ nella Gazzetla di Venezia, li 6 sellemh. 18o5. Padova l8o5, di pag. 4 in 8." Nuove riccrclie fisico-cliiiUiche, ed analisi delle acque terinali citganee. — Padova l8o(j, di pag. 112 in 8." 51. Dal m. e. ab. professor cavalier Zantedcschi. Delle differenze chc inlercedono fra gli effetli prodotti dalla luce e dal calorico sopra i cloruri e joduri d'argento. Meinoria del prof. ab. Zantcdeselji e Borlinetto. — Vien- na ISdG, di pag. \S in 8." Del moto rolalorio dell' area luminoso deli clcllromo- lore voUiano, nuove esperienze del prof. Zantcdeschi di pag. JO in 8." — Vienna, 1830. 52 Dali'l. W. Accadeinia di Vienna. Ragfjuagli delle adununze deli i. r. Accademia in Vien- na (in ledcsco). Classe di Filosoiia e Sloiia. Tomo XX, punlala II." e III.' (1836). Classe di Filosoiia e Storia. T. XXI, punhita I.^ (1856). ~ 99 — Classe di Matemalica c Scienzc naturali. Tonio XXf, puntala 1/ (1850). Memorie dell' I. R. Accadcmia (in tedcsco). Classed! Filosofia e Storia. Tomo VII (1856). Arcliivio di cognizioni risgnardanli le fonti storiche austriache (in tedesco). Tomo XVI, puntala 11." Fofjtio di nodzic (in ledesco), i n.' 20-21-22, del 1856. Annuarii dell' I. R. Vfficio Centrale per la mcteorologia e pel magnetismo terreslre (in tedesco). — Vienna 1856, Tomo IV, anriata 1852. 53. Dal sig. dott. Carlo Czoernig, direttore dell'Uf- ficio di Statislica in Vienna. Tabelle stalisticlie per la Monarehia auslriaca (in ted.). Dall'anno 18 57 al 1848, 1.^ e II.' Parte, 2 volumi in fo- glio. — Vienna, 1853, Niiova Serie. ■ — Anno 1851, con riferimenti retrospet- tivi agli anni ^ 849-50. Tomo I, fasc." 1 ." 5." e 6.° — Vien- na, 1850. Prospclli snl commercio anstriaco coW estero e colla Lega doganalc (in tedesco). Annata XII riferiljile al 1851, pubblicata nel 1854. AnnataXIII » al 1852 » nel 1855. Annata XIV » al 1853 » nel 1856. 54. Dalla R. Accademia agraria del Gcorgofili, in Fi- renze. AUi dell' Accademia stessa. Vol. III,dispensa IV. — Fi- renze, 1856. 55. Dalla R. Accademia niedico-chirurgica di Torino. Giornale dclle scienze mcdiche, n.° 21, novemb. 1850. — 100 — 56. Dal tip. cav. Giuseppe Antonelli editore, c Fe- derico Federigo compilatore. Siipplemcnlo al nuovo Dizionario leciiolofjico di arli e mestieri.Vi\m\co\\ IG2 al IGO incliisivi. 57. Da! sig. Giuseppe della Torre di Esto. Gazzciia di Formacia c di Chimica (continiiazione). 58. Dai slgg. ISicolo Barozzi e Giiglielmo Berchet. Relatione dcfjH Stati Europci, telle al Senalo dagli Am- hasciatori Veneti. Serie I.' Spagna. Vol. I, fasc. I . — Ve- nczia, I83G, in 8." 59. Da!la Redazione del Bullcttino deirislmo di Suez. Bollellino deW Islmo di Sitez^ ii." 10, noveinb. 185(5. (iO, Dalla Redazione del Giornale di Agricoltura pra- tica, in Torino. Giornale di agricollura pralica, n." 5, novemb. 1856. 61. Dal sig. prof. Ignazio Cantu. Cronaca (jiornale di Sciciizc, Lellere ed Arli. Dispen- se XXII e XXIII, I85G. 62. Dal si£f. ab. dott. Gaetano Ra^azzoni. L' Aiislria c il suo yovcrno. Cenni. — • Gralz 1850^ di pag. 28 in 8." 63. Dal sig. dott. Gugiielmo Weitenweber's, di Praga. Stilla slrullura degti stami delle piante di I. /. Cor- da (in todosco). — Traga 1830, di pag. 50 in 8." — bracci la prima idea che g!i si affaccia alio spirito, sia pur anche la maggiore stravaganza del mondo ; indi la vagheggi, e cogli abiti delta scienza 1' adorni quanto sa meglio dclle appareuze del vero, per trasfouder in altri la sua fallace illusione. 8. Per gli altri rami di dottrina si fa il dovuto conto delle cognizioni che puo fornire la storia o la voce comu- ne; ne mai si penserebbe a dir terrazzano cio che paten- temcnte san lulti venirci d'altronde: raa in proposito di inali speciGci non si fa spesso ab men questo conto. Poi- che, per istarcene co' due esempi teste accennati, dopo che giornali, gazzette, ufficiali ragguagli, ci annunciavano del raorbo asiatico il luogo di partenza, e quelli per cui passa- va, e dove successivamente giungeva, e fln anche i mezzi di suo trasporto ; e con tal precisione da farsene eziandio (i) Guida alio studio de' con{asi> ec. Verona 1855. — i07 — carte eJeporiche; non mancavaii di quelli che fingendo ignorar lutto questo, fantasticavano sul come poleva esser nalo ue' vari siti, assegnandogli cause locali. E cause locali si cerco pur di assegnare da moiti al bianco della vite, do- po che dai pubblici scritti sapeasi e che rispetto a noi parti da Margate, e il tempo di sua partenza, e il successivo suo ■viaggio, 6 I'arrivo ne'varii siti ch'esso andava infestando. 9. Nel trattar gU altri studi, alle cognizioni positive che di lor sono proprie, suoisi unire una buona logica^ senza la scorta della quale non 6 mai dato arrivare a conclusion di valore. ^la cio non osservasi troppo nel trattar morbi specifici. Perciocch6 uno de' principali precctti logici 6 quello che la causa ha da essere proporzionata all' effetto, vale a dir esser tale da spiegarlo in tutto il suo procedi- menlo; e in vece ai morbi specilici usasi pur di assegnar quella che ue spiega sol qualche parte, cio che va loro in- nanzi, gli accompagna o gli segue da presso: onde succede che ad un scmpre identico effelto tante cause si dieno, an- che tra loro diverse ed opposte, quanti son gli accidenti.o le circostaoze in cui gli avvien d'inconlrarsi (N. 20). E nei morbi specifici pur dovendo la causa trovarsi in piena cor- relazion coll' effetto, egli e uecessario che per assegnar lo- ro la propria, essi debbansi prima attentamente conside rare e in tutti i singoli aspetti loro, e nell'intero complesso di loro andamento a conoscere quale sollanto possa lor convenire, 10. Fu per questa via che, fine dal ^851, quando venni incaricalo dall'Accademia di Verona di prendere, co' mez- zi da essa prestatimi, un' estesa informazione sul raorbo asiatico^ il quale penetralo in Europa ^ne percorreva le coutradc orientali del nord, da ragguagli anchc uffiziali avuti dalle varie parti visitatc dal morbo^ vcdcndo ch'esso, — 108 — prese nella stale dol 1817 le niosse dalle rive del Gango, s'cra poscia quiQci e quindi succcssivanienle diffuse segui- lando le comuQicazioni sociali di niercalurc, di viaggialori, di csercili, andaiido eziandio coiitro venlo, come quando attraversava il Decan mentre spiravan le etcsie; ehe pene- trava in ogni cliiiia, allignava in ogni esposizione; assaliva genti di ogni culto e costume, d'ogni eta, d'ogni sesso e condizione: questo vedeudo io dedussi, die la sola causa la quale a un tal cffetto si conveniva, esser doveva neces- sariamentc un principle siii generis capace di serbarsi iden- tico ed effeLlivo in tutte cotali svariatissime circostanze; la sola cosa cssendo questa che a tulto Fandamento del male trovavasi potcr quadrare (1). 11, E per addur altri esempi di simil generc, allorch6 del 1857 mi posi ad esaminare la malaltia del riso appel- lata carolo, avendo dalle ripetute mie visile sopra luogo, e dalle informazioni di cui mi furono larglii i piii illuminati pratici collivatori, conosciuto che il male nello slesso ter- reno, colla slessa acqua, colla maniera stessa di coltiva- zione, collo stesso letame, collo slesso corso di slagloni, or prende e ora no; che prende il silo grasso e fertile, senza risparmiare del lutto il magro e isterilito; il riso seminato tardi senza perdonaria a quello che si semina di huon'ora; che puo prenderc una risaja e non I'altra vicina; e di una risaja questo quarto e non quello, e del quarto questo e non quel lato ; e del lato questa macchia c non quella ; e delta macchia spesso questo e non quel cesto; e non di ra- do del cesto medesimo, o sia delle pianle venule dallo sles- so grano e nutrite dalla stessa radice, prende le uue e non (1) lnforni3'/.ione dell'Orientaie Colcm, nelle Memorie deU'Accademia ograiia di Veronj. T. XIII. — 109 — le allre; clie lo prese d' ordinario Iian sano il piedc maii- dante eziandio nuovi gormogli atti ancbc a portar grano quando il male incolga per tempo; clie vien inlaecato or questo ed or quel nodo, ed ora nissuno di essi, nia soltanlo la spiga; cd or anclie di questa solo una parte : cio eono- scendo io dovctti conchiudere, che la causa immediata del male, la cfGciente di esso, non poteva essere ne suolo, ne guisa di coUivazione, ne andamento di stagioni od atmo- sferiche vlcissitudini; ma esser doveva una cosa atta ad operar locahnente e parzialissimamcnte in tutti quel riguar- di in cui locale e parzialissimo si niostra Teffetto. 42. E guisa di argomentar somigiiante all' ora detta m' indusse a stabilire che localissima esser doveva la causa delle maccliie uolla foglia del gelso cbe nel Veronese sono chiamate /^r5rt; e localissima dovendo esser la causa, e ncssun'altra corrispondendo all'effetto, ebbi ad incolparne quel fungo parassito, vedendolo e spuntar dall'interno, e spuntare in sul formarsi della maccbia, e non dopo esser formata, e poter comparire in ogni tempo della fronzuta ftagione; e in primavera allorcbe pu6 nuocere al piii ab- bondante allevamento dc' filugoili; ed appresso nelle messe novelle a misura cbe queste si alkingano, ] 5. Ne diverso dal ragionamento sovraccennalo fu quel- lo cbe usai per deterrainare la causa vera della golpc o sia carbon del frumento. Ancbe la goipe nello stesso lerreno ora appare cd ora no ; nella medesima slagione qua e non la; dello stesso canipo alle fiate in una parte e non in altra, in questa e non in quella maccbia: tramiste si veggono lo guasle alio spigbe sanissime: sullo stesso cesto, provenienti dal mcdesimo grano, nutricate dalla stessa radice, spigbe sano e spigbe ammorbate: anzi non di rado nella spiga me- desima o qualcbc grancllo sano c il resto ammorbato, o — ilO — qualche granello ammorbato c il resto sono. Sicch6 al solo pufllo d'junjgrano pu6 limitarsi il male, essendo tutto il ri- manente in ottima condizione. La qual cosa ci prova ch'es- so male non tocca per nulla la generalita della pianta, ma 6 soltanto lo sviluppo di quell' infesto germe ivi giunto ad oc- cupare il posto del grano. \4. Quando principio ad infestar le nostre carapagneil bianco della vile, e tanto vaghe, diverse ed opposte n'erano le opinioni intorno alia causa, io dietro all'osservazione allor fatta che il male in sulle prime non invadeva per tutto egualmente, non molto diffusi ancor essendone i gerrai-, che di siraili esposizioni soggette ai medesirai atmosferici avvi- cendamenti, poteva in alcune prendere e in altre no; e del- la stessa prender in un campo o nell' altro ; e del campo in uno e non in altro lilare; e dello stesso filare in una e non neirallra posta, e della posta in una e non in altra vite; e della vite in un lalo e non nell'altro, in uno e non in altro tralcio, in uno e non in altro grappolo; e del grappolo stes- so talor in una e non in altra banda, negli uni e non negli altri grani: dietro questa semplice osservazioue allor fat- tane, in un articolo inserito nel Giornale agrario lombar- do-veneto, fasc. di dicembre 1851, io conchiudeva che a un tal effetto non potea convenire che una causa capace di operar parzialmente in tulti i riguardi in cui si mostrava parziale ei medesimo ; che tale non poteva essere per verun raodo nessuna delle cose incolpate di terreno, di coltiva- zione, di atmosfera o somiglievoli, e doveva esserne il solo fungo. E qucllo che allora io diceva guidato da una attenta si, ma superficiale osservazione, e da un semplicissimo ra- gionamento, videsi poscia pienamenle avvcralo, e posto per ogni rispetto in plena luce dalle piu minute c dottc ricer- che, le quali quinci e quiudi a tal uopo s' istituiroHO: e per — ill — quelle massimamente de'due Membri chiarissimi di qucsto Corpo sig. dott. Zanardini e sig. prof. De Visiani. 4S. II modo piano di considerar bene I'effetto in tutti i suoi ragguardamenti per vedere qua! cagione gli convenga, gii usato per gli altri rami di umano sapere^ essendo pur quello che solo si addice anche pe' morbi specifici, non si capisee perche 1' iiomo per essi ami tanto divagare^ che piu non sembra quello stesso che nelle altre cose si mostra ; e direbbesi quasi esser questo uno scoglio presso cui la sua ragion fa naufragio. 4G, In prova di che non solamente offresi raccennalo dianzi intorno e all' asiatico morbo c al bianco della vite ; per la causa de' quali non avvi stravaganza che da questo o da quello, anche ripulato nel resto, non siasi accampata e cercato di sostenere (N. 7-9): ma si offre I'esempio eziandio che or siamo per accennare, in vista del quale principalmente noi prendemmo a trattare questo argomen- lo. Ella 6 una Memoria difresca data, in cui vuolsi mostra- re che la polmonea bovina non 6 contagiosa^ e bench6 essa Memoria s' intitoli : Esame analitico dei lavori della Com- missione scientifica istituita presso il Ministero dell'agri- collura, del coramercio e dei lavori pubblici della Fraucia per lo studio di questa malattia, I'autor se la piglia diret- tamente o per incidenza contro tutti quelli che la conta- gione sostengono, e eerca di abbattere quanto milila in fa- vore di essa. Senza punlo cntrar nelle altre, noi qui no- liamo soltanto le cose che fanno al proposilo nostro di luostrare quanto lo studio de' morbi specifici sia mal col- tivato. 17. Due sorte di sperienzc si feccro dalla Commissiouc franccse; le une per vedcrc sc la polmonea si trasmclla ool mezzo dolla coabilazionc, e le altre per vedere se trasiuot- Sei'if III, T. II. 18 — 112 — lasi coll' innosto. Dalle prime risulta chc sopra 100 iiidi- vidui esposti ad infetta coabitaziono, 80 fra IG e 57 giorni proverebbero a diversi gradi T influenza del contagio, con- Iraendo oO la vera peripneumonia, e 50 una tosse piu o iiieno insistente: del 50 poi morrobbero 15, e 55 ne ver- rebbero a guarigione con tutle le apparenze della salute. Di che la Commissione eonchiude cbe la raalattia per coabitazion si trasmelle. E poiehe messe ad altro cimento 5 vacclie, 2 delle quali crano state contumaci nel primo, e 3 aveano gii sofferto il male, nel secondo nol prese nessu- na , deduces! die I'averlo avuto preservi, almeno per qualche tempo, dalT acquistarlo di nuovo. Cosi la Commis- sione. Ma la Memoria cbe togliamo ad esaminare Irova da opporre ad ogni punto. 18. Ella dice cbe, scbbene in tutti i contagi sienvi dei refrattarj, pure negli altri sono pocbissimi, e non formano cbe eccezioni ; laddove in queslo caso sarebbero troppo iiuuicrosi. Su di die ci sembra potersi risponderc, e non essere appieno vero cbe si pocbi sieno gl'individui rispar- miali in tulli gli altri contagi, com'e ben noto ad ogni me- dico e ad ogni veterinario cbe si conosca di tal materia ; e jion di rado la polmonea prenderne ancbe di piu, invaden- do quasi inlere le mandre. E ci sembra potersi pur aggiun- geie, nou esser poi cosa si leggera I'appiccarsi il male a quattro qninli di i gomento cosi intcressante, oggetto di formulare program- )i mi di prcmio, e per chi esibisso progetti di esecuzione, e II per clii alluasso il provvido stabilimenlo. Si spendono II dunari per procurarsi da lontaiii paesi il guano ed altri )i conclmi, e si vorra lasciare perniciosameote sprecato II tanto c cosi eccellente ingrasso nelle nostre citta. » L'argomcnto dei concinii di certo non diletta gli sclii- llltosi, ma e sara esse il I'icor- ca(o ((uozienle. — 137 — Lc due scale jsppcllatc A, B, formuno ( potrobbo dirsi ) la parte eleineiitare della regola scorronte ; vi si uniscono allie due regole €, D, pure scorrcnli 1" una presso I' altra, tali die la C e divisa alio stesso niodo delle allre due. La D poi e divisa per modo, elie i numeri in essa serilti in cor- rispondenza di quelli delle allre scale ne sono le loro radici quadrate. Egli c dalla I'iunione di queste scale, che si deri- vano i precetli per semplificare F eslrazione delle radici e r innal/amcnto a polenza. L' autore in quesli due opuscoli riunisce una nunierosa serie di esempii, i quali non solo illuslrano I'uso delle regole scorreuli, ma mostrano come si debba procedere nei calcoli complicati di corrispondenza di misurc, di rapporti di solidi, della risoluzione dei trian- goli rettilinei, e conlengono inollre molte utili tavolelte pei rapporti commerciali nolle provincie auslriacbe, molli costanti, I" uso dei quali e piii comune, e preziosi cenni istorici tanto piii interessanti, quanto die in generate ben pochi ai nostri giorni rlcorrono alle prime sorgcnti per onorare la memoria dei padri nostri, agli studii dei quali siamo debitor! dello stale attuale delle nostre cognizioni. Passo a rendcrvi conlo del terzodei sopraccennati opu- scoli, cioe del eompendio di trigonometria plana e sferica. Questo opuscolo di 12-i pagine coslituisce un pregevole Iraltato di trigonometria, in cui sono a lodarsi il metodo cliiaro ed ordiuato, mcdiante il quale sono dimoslrati i precetti consueti per la risoluzione dei triangoli tanto retti- linei die sferici, e nel quale Irova la sludiosa gioventii una bella e scelia copia di esempii numericij die possono scrvire di norma, e guida nei casi frequenti, in cui occorre ricorrere alia risoluzione dei triangoli, e dove I" autore ha aggiunto in forma di appendice alcune interessanti nozioni intorno ad argomenti matemalici, die [liu frequentemente — 438 — si presentano nella pratica. L'ordino segiiito v all' incii'ca qucllo clic vcdcsi nella Irigonomelria di Lc-Gcndre, die fu pure da me adotlalo nella inlroduzione alio lavolo dei logaritmi pubblicatc in Padova col mezzo dclla tipografia del serainario ; d(?lle quali iisci la seconda edizionc con iilili aggiiinlc ncl 18 55, die c adoUata gcneralmcnte nolle nostre scuole. Precede una breve prefazione, nella quale il doUo aulo- re porgo brevi cenni islorici inlorno ai prinii passi falti dai gcomelri anliclii, e proccdo poi successivamenle cspo- nendo i tcorcmi, ed i progressi iatti dagli autori piii recenti lino verso la niela del sccolo prcccdenle, in cui ledotliinc trigonometrichc acquistarono quclla estensionc e forma complda die banno al presenle. Segue una inlroduzione, nella quale riferile le delinizioni, e la gencsi ddle varie fun- zioni trigonometricbe, csponc i loro rapporti pi-incipali, ed asscgna gli ordinarii sviluppi dei seni, coseni, langenli in serie, come pure Ic relazioni Ira gli csponenziali imma- ginarii, e le funzioni circolari periodicbe. IS'on parmi di dovcre jiassare sotto silenzio, die egli prende quesia occa- sione per rappresentare con goomelricbe coslruzioni i sim- boli imraaginarii, inlorno a die (per quanlo a me sembra), si csprime in modo alquanlo inesalto, coraunque i simboli rappresenlalivi, cbc poscia inlroduce, siano abbastanza convenienti. Egli in falli (§10) ragiona iid modo se- guenle. « Non (' raolto tempo, cbe si riguardavano le quanlih'i » immaginarie con una specie di parlicolarc ribrezzo, e » si ccrcava di sbandirle dal calcolo malemalico. Si cono- » sccvano soltanto grandezze interc e frazionarie, positive n o negative,e si consideravano le grandezze, come rt-n'/ZTJ, » non aventi signilicato, le quali avessero soltanto all' in- — 139 — » circa lo scopo di scorrcrc poi calooli, oil adtlilarc olio » rotlemito risullato fosse insorvibilo. a Molliplicarc una graiidozza A por una grandezza B !) viiol dire aiigiiingoro la graiulozza A nolla sua intcra 1) sostanza tanlo voile socondo 1' essoi'o dolla graiulozza D, » qiianto quosta il richiede. » S' inimagiiii iin piiiito (), da oiii dobbano parliro due » dirozioni rollilinoc opi)osle OA, OA'. Sia OA normalo,c » posiliva ; sara OA' nogaliva. Ma scorrono anche in cguali n dislanzo iVa lo due dirozioni lo allro duo dirozioni oppo- » sic latorali, quali soiio 01?, OIV'. Sicoomo O lorma il » punto centralo, od OA la dirozione normalc, cosi sia OB » la (liroziono laloralo posiliva, od OlV la nogativa. Si tras- » porlorii ora da O in oiasouna di quoslo quallro dirozioni I) una dolorminala unih'i, la quale in via di csompio debba » raggiungere i punli A, B, A'^ B' per niodo, chc sia ). OA = H- I -, OA' — i ; 0 B = *-4- J : O B' = — *l ; » avcndo riguardo, die I'essenza di una grandezza o con- » dizionala oziandio dal segno, aooadoifi faoilmonie di I) dovore rappresonlarc i prodoUi in diverse oonibinazioni n di due o piii del fatlori -|-l; — <;-f-l*;* — I. Cosi » si lia *l *I =r — i (I), ovvero (* i )^ =— I; ci6 vuol A K M A' (0 Sdige dalla dirozione iionnnle + ' I'f" ^'i*^ fl'i^ ';' ^tossa neila pro- » cedento asstinzioiio si girl verso dosfra di uii angolo di 00." Si lUoKipli- » chera per ci6 '1 'I girando verso desda il nunioro '1. con die vieiie a M coprirsi il lalo — 1. A quosta iiota, l' aiitoic ags^iungo in una onata corrigo la soguonto dilucidazione. « Molliplicaro *l por + 1 vuol dire, apporreuna volta late- ralniento la grandezza I. Kgualinonte niolliplicaro 1 ' per 'I signifioa apporre ancora una volta latorainiente la unita iatoraie. Ora, poiclie la po- siliva dirozione laterale dolla positiva dirozione Iatoraie o dirozione noga- tiva, viene con cio giustifioata I' anzidotta assorziono, poiohe riguardaai la unitii come prodotto. — 140 — » dire -' I =:= ^ —\l In tal guisa la cosi delta graiulezza » imiiiaginaria ]/"—( rappi'oscnta una grandczza roalc di » quclla dirozione lalerale, clio ncl nosii'o sisloma c dislan- » te iigualmcntc dalla direzionc })osiliva c ncgaliva, c nclla 1) precedenlc supposizioiiG dalla direzionc posiliva verso » destra. Ma ap[)unlo, come la soslanza e lo svihippo delle » espressioni Irigonomeiriclie iion soflVe alcuna variazione, » qualnnquc (jiuulranle si prcnda pel primo, egualmenle la » pieccdente assnnzione non ha inllusso suiroUenulo I'isul- » (alo, cuuuinquc si prenda sulla direzionc verso destra, o » verso sinistra la grandezza laterale posiliva ece. » Clii leggera allenlamenle qucsta maniera di rappresen- lare gralicaincnle la qiiantita inimaginaria t^HT, »on potra non riconoscerc una inesaltezza nel principiofondamenlale^ da cui r aulore intende di parlire, cioc nella delinizione deila moltiplica, la quale riducendola al suo primilivo si- gnificato, dovra senipre considerarsi come una addizionc di quanlila aslralle, o se concrete almeno della stessa spe- cie, da ripelersi un numero astratto di volte; ne niai potra coucepirsi la moltiplica di quanlita concreta per allra quan tita concreta; lo die involge un assurdo. Ne si dica, clie in gcometria si dimostra essere 1' area di un rettangolo uguale al prodolto della base per T allezza ; cioe al prodollo di due quantilfs concrete, giacclie i faltori in qucslo caso divengono numeri astratli, tosloclie rileriti ad unila lineari determinate ; nc tampoco si obielti, clie negli dementi di algebra si moltiplicano quantila positive o negative fra loro indinerenlementc coi nolissimi precetti ; poiclie questi precelti non sono die la rappresentazione del risultato di un' addizione eseguila sopra quanlita simili. Ilicsee per me inconcc,ii!)ile il s'agionamenlo, die adduce nella nota andie sussidialo dnlla illuslrazione inserila tra gli ognuno di questi trc generi ha 1' esfromila caudale carattcristica diversa aftatto da quella dei Gongylonema in quauto che nel Dicelis essa 6 Serie III, T. II. 20 — 452 — ottusa e provveduta ai margioi di due fossette discoidce, in Phacelura, provveduta di appendici stiloidee ; in Oncho- cerca fornita di due uncini ; non con Liorhynchus poiclic; questo ha la bocca in un tubo protrattile ; non finalaiente con AncyracanthuSj perchtj questo ha quattro spine in croce sulla testa. Con ci6 resta adunque dimostrata la prima parte della tesi, vale a dire che i Gonffijlonema formano un gencre fino ad ora sconosciuto, e possiamo procedere alia riccrca del posto che questo genere occupera nel sistema. (Continun.) mum wh mm \d cENNiJO im Ij m. e. comm. Giovanni Santini lecae le se- guenti ISollzie inlorno ai micrometri formati net cainpo oscuro di un ccmnocchiule con linee chiare e piinti lumhiosi, dietro i progetti proposti dal ch.° sig. Sinione Stampfer professore di geometria prati- ca neir I. R. Istituto Politecnico di Vienna. i. E noto, die I' occupazionc principale e piu interes- sante dell' astronomia pratica e rivolta a detcrminarc eon ogni possibile precisione la posizione di un astro nella sfera celeste relativamente al piano dell'equatore, per il quale og- getto richiedesi, che si possano ad un istante dato qualun- que assegnare le due coordinate, che vengono generalmente designate coi nomi di ascensione retta, c di dcclinazione, Non intendiamo qui di rivolgere la nostra considcrazione alia generale risoluzione di questo problema, per il che trovansi gli opportuni precettiin tutti i corsi di astronomia; ma vogliamo limitarci al modo di operare per assegnare r AR, e la declinazione di un astro riferendolo ad altri astri ad esso vicini, c gia preccdentementc bene determinati per — 154 — modo, chc si Iratti soUanlo di assognarc la differcnza delle due sue coonlinalc rapporto a quelle dell' astro conosciu- lo. Ora la risoluzione del problema ncl caso spcciale, di cul parliamo, ricsce di somraa facilitii, cd anclie precisione neir odierno slato della meccanica pratica e dell' oltica , se gli astri, dei quali ricliiedcsi la posizione, abbiano im grado di luce abbastanza forte per potersi vedei-e con iiii piccolo grado di illuminazione artiflciale valevole a rcnde- rc visibili cntro il campo oscuro del cannocchiale quei sotlilissimi fili tesi in date direzioni, per lo piu paralelle al- Teqiiatore, ed ai circoli di declinazione, appellati microme- Iri, col mezzo dei quali si assegnano Ic differenze di AR,e di declinazione^ mediante piccetti csposti in tutli i corsi di astronomia. Ma la cosa riesce di una grande difficolta, qualora trattasi di dovere detenninare la posizione di astri di luce teniiissima, come sono le stelledi 10/ 1 1/ 12,^ grandezza, e di grandezzo anclie minori, e delle comele di debolissima luce, pei quali oggetti riesce impossibile d' il- luminare anche debolmente il campo del cannocchiale per poterii riferire ad astri determinati col mezzo dei micro- raetri filari, dei quali abbiamo fatto cenno, poiclie non val- gono a superare col debole loro splendore I' impressione formata nel nostro occhio dalla cstranea luce inirodotla iiel campo per la visibilita dei micrometri. II bisogno di de- lerniinare la posizione delle piccolo comete lelescopicbe, che si vanno continuamente discoprendo dalla vigilanza degli astronomi osservatori, e piu ancora dei piccoli pia- neti scoperli in numero prodigioso in questi ultimi tempi, e di procurare im' esatta cognizione delle piu minute stelle, colle quali questi vanno cosi facilmente confusi, dimostro ben tosto la necessila di abbandonarc Y uso dei microme- tri a tili soltilissimi non disoernibili in campo oscuro, e di — 155 — ricoiTcre ad altri roezzi, coi quali si potesse ottcnore la posizione di qucsli corpi cclcsli di una luce si scarsa. Si ebbe ricorso ad apparati micromctrici applicati ai diafram- nii dei cannoccliiali nclla posizione, in cui risiedono le ira- niagini prodotle dagli obbicltivi, forniati con fili metallici di sufficiente diametro per essere veduti in tempo di nolle a campo oscuro in virtu della debole luce stellare difTusa per lo spazio ; e nieglio ancora mediante sottili lamine metalli- cbe^ a He quaH si osservano i tempi degli appuisi, e sor- lile degli astri per dedurne le loro apparent! posizioni scambievoli. Si ottennero in questa guisa preziosi risultati mediante i micrometri romboidali, i micrometri circolari, ed allri simili apparati, che vennero applicati a semplici cannoccliiali, a macchine paralatticlie di minori dimcnsioni dcstinale a delerminare con facility e prontezza Ic diffe- renze di ascensione relta e declinazione. Tuttavia non c a negarsi, cbe non si potesse raggiungere col mezzo loro quel grado di esaltezza, che si otteneva dalle maggiori macchine disposte sul piano del meridiano con fili soltilis- simi, si perche non era possibile diapplieare a quest! gran- di e coslosi slromenti i predetti apparati micromelrici scn- za rimuovere gli altri con grave danno pel continuo cam- biamento, a cui venivano a sotloporsi gli dementi co- stanti per la riduzione delle osscrvazioni fondamentali piii inleressanli, alle quali sono destinati gli stromenti raeridia- ni ; SI perche non sono susceltibili dell' ultima esaltezza le osservazioni fatle ai micrometri con fili grossi, o lamellari per la inccrlezza degli appuisi, o sortite dei ceniri degli astri dipendenle dalla difficolta di vederli all' oscuro, e piii ancora per certe incertezze variabili dipendenti dai feno- mcni dclla diffrazione della luce nel suo appulso a lamine soitili. Per queslc ragioni era desiderabile di poterc appli- — d5G~ care ai maggiori slromenti fissi meridiani degli apparati chc non alterassero i consueti micromctri filari sottilissi- mi, e fossero di talc natura da potersi adoperare in cam- po osciiro per la osservazione degli astri di debolissiraa luce. 2, La prima idea d'illuminare i Cli seoza illiiminarc il campo 6 doviita al celebre Fraunhofer, a cui I'oUica pra- tica e teorica sono debitrici di tanti progressi. Verso il 1822 egli costrui iin micrometro filare a lili mobili da appliearsi ad un eqiiatoriale, od altro canoocchiale mon- lato sopra robuslo piede con un apparato rotatorio intor- no ad un asse, disposto in modo da potere col principio delle ripetizioni mlsurare le distanze scambievoli^ e gli an- goli di posizione dclle slelle doppie ; pratico nel lubo con- Icncnte i fili micrometrici una piccola apertura laterale circolare ncl prolungamento del piano di detti fili, alia qua- le applied un vetro piano per impedire che penetrasse en- tro il lubo la polvere, od altri piccoli corpuscoli vaganti per r aria, che avrcbbero poluto lurbare la nettezza dei fili e del campo. Una piccola lanterna sospesa di faccia a questa apertura conduce lateralmenle sui fili una debole quantita di luce^ parte delia quale viene dai medcsimi ri- flessa verso 1' occliio, e li rende dcbolmenle visibili, men- tre laltra porzione, conlinuando il suo cammino, viene ri- cevula cd estinta ndl' opposta parete laterale prcparala convcnicntomente a tale ufficio con averla diligentemente annerita. In tal guisa il campo del cannocchiale rimane air oscuro^ e solo vedonsi i fili micrometrici del)olmente 11- luminati, ai quali percio si possono coraodamente riferire le posizioni degli astri che lo atlraversano. Ncllo scorso setteml)re vidi uno di questi apparati molto diligentemen- te ed accr.ratamentc costruito dal rinomato oltico signor — 157 — Pl6ssl,da cui ci si ripromctleva un ottinio clfello, destiiia- io ad un grande cannoccbiule con monlatura orizzontale, ohe cgli aveva in commissione. II prezzo deli' apparato mi- crometrico vcniva accennato di fior. 500. Un secondo progctto molto ingegnoso e dovulo al sig. Steinheil di Monaco, oUico e fisico distinto^ direttore di uno slabilimenlo ottico in qiiella rinomata citta. Ei ne diedo la descrizioue ncl N. I 17 delle Astron. ISachr. fino dal- I'anno 1857, appoggiandosi ad una ben nola propriela delle lenli, daila quale trasse gia il Gauss un cgregio partilo per niisurare diiigenlcmenle le distanze angoiuri dei fdi niicro- metrici degli strouienli astronomic!. La propriela alia quale intendo alludere e la seguente: Se nel foco di una lente si colloca un punto luminoso, od un piccolo oggelto qualun- que illuminato, i raggi di luce da esso enianati verso la len- te sortono dall" opposta parte in direzioni paralelle ai raggi principali guidati da cadaun punto dell' oggetto stesso al centro della delta lente. Cio premesso, eccovi il fondamento del progelto del sig. Steinheil. Fingasi di avere un buon cannoccbiule di cinque o sei piedi di distanza focale, il quale in conse- guenza abbia un obiettivo di cinque o sei pollici di aper- tura, quali appunto sono le diraensioui ordinarie dei cannoccbiali applicati ai migliori strouienli meridiani dei nostri giorni. Fingasi in pari tempo di avere un minore obbiettivo acromatico di circa i 0 linee di apertura, avenle la distanza focale di circa 12 pollici legato nel suo anello, al quale siano raccomandate due piccole asticeile aventi la precisa lunghezza focale del supposto obieltivo, sostenenti il semplice contorno di un telaio rettangolare, a cui siano raccomandati dei sotlilissimi fill micrometrici tesi in diie- zioni paralelle ai lati del telaio. Se questo secondo appara- — i58 — to si applica all' obbiettivo del cannoccliiale raaggiore per modo, che la lente minore ne occupi la parte cenlrale, ed il telaio Irovisi pcrcio in una direzione ad csso paralella ed eslerna, rivolto il cannoccliiale all'aperto cielo, vedon- si i Gli sotlilissimi del telaio dipinli accanto ai fili micro- metrici del cannoccliiale come se fossero tesi nel campo, c con la stessa chiarezza con cui appariscono gli oggetti por- tati ad una distanza infinita. Dopo cio e cbiaro, che in tempo di nottc ilkuninando lateralmente i Oli del telaio medianle una lanterna posta in disparte, la maggior parte della luce verra a disperdersi per lo spazio, e quella piccola porzione riOessa dai fili verso I'obiettivo serviri a renderli visibili sotto la forma di linee cbiare sospese nel campo oscuro del cannocchiale , alle quali sara possibile riferire gli astri , die lacitamente lo vengono attraversando condotti dall' equabile moto diurno della terra. Non credo dovere entrare in alcun dettaglio per descrivere minutamcnte I'apparato, il quale deve essere applicabile al cannocchiale in modo invariabile e determi- nato, perch6 possa servire a determinare con precisione Ic differenze di AR, e di declinazione degli astri^ giacche que- slo progetto comunque ingegnoso, non sarebbe troppo a raccomandarsi, perche viene a toglicre la parte centrale del cannocchiale, ed a diminuirne nolabilraente Tcffetto oltico. 5. Richiamati cosi in via storica i tentativi falti per rappresentare in campo oscuro delle linee sottilissime visi- bili, ad oggetto di rifcrirvi la posizione degli astri piu de- boli senza bisogno di strani(>ra luce, che nuoce alia loro visibilita, esporremo breveinente gli apparati immaginali cal ch."'° prof." Stampfer, dai quali si ottengono prcziosi ri- sultati negli osservatorii di Vienna, c di Kremsmiinster. 1] loro vantaggio sommo di non turbare i comuni apparati — 459 — micromelrici, doi quali si pu6 fur uso colla illumiuazioiio del campo in concorso di essi, od ancbc senza, sccondo il bisogno, ed in campo oscuro, meutre cessa la visiinlila dei inicromctri lilari consucti, danno mezzi semplici per de- tenninare con somma esaltezza la differenza delle ascon- sioni rette, e declinazioni degli astri, se vengono stabilmcii- te applicati agli equaloriali, od ai circoli meridiani. Ecco le basi fondamentali della loro coslruzioiie. MNPQ rappresenli il canuoccbiale del circolo nieri- diano, di cui sia MN 1' obbieltivo, aventc il suo foco in I, per modo che nel piano eretto sopra OS normalmenle al piano della tavola si Irovi il diaframma contornante il cam- po visibilo del cannocchialo, a cui sono applicali i fdi verti- cali sottilissirai inservienti a delerrainare le AR, ed il filo orizzontale per le declinazioni degli oggetti celesli. XY sia un'apertura lalerale condueente la luce di una lanterna nella direzione AB, la quale incidcndo in uno stret- to ancllo eliltico XZ polito a specchio illuraina rinlerno campo del cannoccbiale, e rende visibili i fili micromelrici ordinarii lissi in OS. Si modera, come 6 nolo, la quanlil;\ della luce raediante una forbice, che chiude in tutto od in parte 1' aportura XY. Si chiude 1' apertura XY con un vctro piano spolito, la cui superficie inferiore rivolta all' interno del cannocchiale sia ricoperta di una forte vernice nera die intorcetli il pas- saggio alia luce nella parte centralc, lasciandole adito alfin- torno in un anello circolare, die all' uopo pu6 venire rico- perto da diaframma mobile. Cio presupposto, fingansi con una puuta sottile tracciate alcune lince paralellc, equidi- stanti. od anchc alcuni punti equidistant! situati in una lincu rella, ad oggelto di togliere da essi la vernice, e tingagi lis- sato in B un piccolo specchio piano sottoposlo alia parte Scrie 111. T. II. :.'! — im — della laslra XY inverniciata. La posiziono dello speccliio sia tale, cho riflcUa i raggi provenienti dalla hicerna nella direzioiie Xa per le linee tracciate, o per i puiiti anzidetti verso il foco I deirobbieltivo. Prima pero di giungere al foco I, i raggi divergcnti di luce provenienti dalle linoette si fanno attraversare una piccola lente sostcnuta in G da un ganibo lisso IIG;, la quale li riunisca e produca csattamente nel piano CIS I' imraagine delle linee, o dei punti tracciati nella parte inferiore della lastra XY, Dietro cii) e palese, che se si lascerii aperta tutta la la- mina XY si avri il campo illuminalo debolmentc dalla luce ordinaria, e si vedranno pendule in esso le immagini delle linee chiare, clie si potranno con convenienti movimenti condurre in prossimita dei fili ordinarii raicrometrici , renderne le scambievoli loro posizioni paralelle, e determi- narne rapporto ad essi la posizione. Se in luogo di piccole linee siano slati praticati tenuissimi punti, si vedranno al- trettante piccole stelle fissenel campo, disposte in linea retta, che potri rendersi parallela con opportuni movimenti nella lamina XY alia linea orizzontale, a mezzo della quale si os- servano le distanze zenitali dcgli astri. Quando poi la retta posizione delle linee o dei punti luminosi sia bene stabilita, e si conosca relativamente al fdo meridiano, e palese che ricuoprendo col diafrarania quella porzione di luce, che emana dalla luccrna alio spec- chio elittico XZ, non rimane nel campo che la debole quan- tity di luce convergente alle immagini delle linee o dei punti, i quali oggetti si presentano lissi in campo oscuro, e ser- vono a meraviglia a determinare la posizione delle comete, dei nuovi piccolissimi pianeti, e delle pii^! deboli sLclle del lirmamento. — JGI — Talc e air incirca la recenle disposizione data dal si- gnor direttorc Carlo Lillrow negli apparali applicati al cir- colo meridiano, cd alio stromento doi passaggi nell'I. R. osservatorio di Vienna, di cui ebbe la gentile compiacenza di niostrarmi rotlinio effelto nello scorso mese di settem- bre. Con movimenti pronti, siciiri, iiiolto bene intesi, e sc- guiti con somraa diligenza dall' abilissimo meccanico Gu- stavo Starke si puo far uso ora del micrometro ordinario, era di tutti e due contemporaneamente^ ora delle sole linee chiare. II sig. Littrow ha applicato tanto al circolo meridiano, quanto alio stromento dei passaggi, gli apparati delle linee cliiare. Nel circolo meridiano sono lunghe; nello stromento dei passaggi diretto alia osservazione delle zone sono piu brevi, disposte ad uguali intervalli nel senso della declina- zione, per modo che danno con facility la differenza di de- clinazione dei diversi astri, che vengono ad altraversarne il campo. Se poi si preferisca 1' uso dei punti luminosi, allora si conduce colla vite delle distanze zenitali 1' astro da deter- minarsi in posizione tale, che attraversi il campo in modo da sovrapporsi ai punti iissi ; I'appulso a cadauno di essi ri- condotto al meridiano con le note distanze condurra a co- noscerne lAR ; e la divisione letta nel circolo ne dari la de- clinazione, come praticasi coi micrometri ordinarii. AITos- scrvatoriodi Kremsmiinster si fa uso di due punti luminosi fissi, ed in vero e meravigliosa la coincidenza dei risultati con essi ottenuti dal sig. Ressluber direttorc di quell' os- servatorio- 4. Per I'esattezza istorica devo pero avvertire, che la descrizione di questi apparali e consona a quello che si d pralicato neH'osscrvatorio di Vienna, dcscritto dal signor — I(i2 — liillrow nogli annunzii delle scdiile della I. II. Acoademla di VitMiiia ))el niesc di marzo 1850. La disposizionc siiggerifa di preforenza dal sig. Stampfcr it un poco diversa. Ei pre- lei'isce d' inlrodiirrc la luce per la lastra plana di velro XY diiottauienle scnza apporvi vcniice dallopposla parte, cd in liiogo di riceverla in un piccolo speccliio piano H, la riceve in una piccola sfera di melallo polita a speccliio, od anclie in un piccolo globnlclto sferico di velro ripieno di mercu- lio simile a quello di un Icrmometro. Questo specchictto sferico i-imanda la luce alia lenle G, la quale dev' essere (lisposla in modo da riunire i raggi divcrgenti in I, e pro- (lui'vi riminaginc della sferetla sotto la forma di una piccola slella. Una bene combinata scrie di diaframmi regola la quantila della luce per modo, clio la slella arliGciale puo farsi passarc gradatamenle dalla 5.' alia 12.' grandezza, e quindi ridursi propria a confronlarvi le piii deboli slclle. Egli e poi palese, polersi disporre in B una serie di due, o pill globulelti eguali in modo da produrre a distan- ze fisse due o piii punli luminosi in linea rella^ i quali ser- vano a dare piu determinazioni della posizione di una slella, menlre passa pel meridiano. II sig. Stampfer nel vol. XXI delle osservazioni di Vienna, e nel mese di aprile e maggio degli annunzii accademici sopraccilati, di una parlicolare descrizione di quesli apparali con le avvertenzo pratiche, die richiedonsi per la loro costruzione e vcrilicazione, c soggiunge, clic sarebbe opporluno disporre due serie di punli luminosi paralelle fra loro ed al filo orizzontale, mollo viciue^ fra mezzo alle quali facendo passare la slella da determinarsi, si ollerra nei risultali raaggiorc precisionC;, difQcile essendo di giudicare della esatla coincidenza delle stelle col cenlro dei puali luminosi quando si conducono a sovrapporli. — 163 — 3. Si piio ora doraandare quale del due sistemi sia da prcferirsi : se queilo delle linee o dei punti luminosi? L'e- sperienza dovra deciderlo : a me sombra che queilo delle linee in piccolo numero, e bastanteraente remote sia prefe- ribile, perche piu pronto e raeno complicato. Tuttavia non e a negarsi, che tali linee non siano per diffondere pel cam- po qualche piccola quantity di luce in copia maggiore di quella a cui si possono ridurrc i punti luminosi ; quindi a questi pei casi piii diflicili di corpi sommamentc deboli do- vrassi avere ricorso ; ma pei casi ordinarii io crederei doversi attenere alle piccole linee, tanto piii, che T espe- rienza mostra, che nella ordinaria disposizione dell' occhio una debole quantitu di luce aiula la visione dei piii minuti oggetli dispersi pel campo(l). Terniiuero questa relazionc con riferire eziandio le formole valevoli a determinare il rapporto fra le dislanze delle linee tracciale nella piastra XY ; la dislanza focale della lenle G, e I' angolo sotto cui vedonsi nel campo del cannocchiale le distanze delle linee luminose. Sia pertanto P la distanza focale dell' obiettivo ; p la distanza focale della lente G ; sia GI il viaggio del rag- gio luminoso centrale irrefratto, e pongasi aB-|-CG=a; GI=/' ; z sia la dislanza di due punti, o di due linee pros- sime tracciate nella lastra XY ; z la grandezza deirimma- (1) Accade sovente, in sere nnlto oscure se sij assente la luna a node inrltrnla, di nnn poter vedere il cnnipo del cannocchiale, scl'ncchiii Irovisi nello stato ahilnale di scrivere, ed (^sservare in camera auche debulinente illuniiuala, ne di riuscire a vedere le piccole stelle senza allontanare ugiii traccia di luce della camera, e rimanervi per qnalche tempo ail' oscuj-n ; nia tnstn clie s' introduce nel campo del cannocchiale una tennissinia traccia di luce, apparisce questo per intero con le piii minute stelle, se anciie non sia essa valovole a far percepire i consueti sottilissimi fill lui- crometricL' — ^G4 — gine di z nel piano del campo ;

. 2 Ponendo pertanto az=:2^, si dovra porre pz=i-^f} si avrii poi prrz \ s 2 -T, ' e percio ;: = 2P.(i5 206265 ■ Sia ad esempio P := 60 pollici ; si trovera - _ 2.60 206265 ^ 1718,88 • Se dovesse esserc (?)"=: 24 C ' si otterrebbe %=. M6-2l^°"- cloe z=\ '"' , 2 3 circa. Ponendo ;:: = 2 linee, si trovera (p = 4'.4G",48, che ridotti in tempo darebbero \%'\\. Se pertanto si tendessero nel campo del cannocchiale 3 linee chiare provcnienli da linee tracciate sulla lastra XY — d05 — distant! fra loro di 2 linee del piede di Parigi, e si riduces- sero paralelle al filo meridiano, le slellc equatoriali impie- ghercbbero 19'', I a passare da unaallaUra, e porgerebbero nil metodo pronto, e sicuro per determinare la differeuza delle AR. In pari tempo incidendo nella vernice delta me- dcsima lastra tre teniiissimi punti avenli per diametro cir- ca '/^ di iinea siluati in una linea retta perpcndicolare alie linee chiare condotta per la loro meta, e disposti in modo, clie il primo precedesse la prima linea di circa ^5" di tem- po, e I'ultimo seguisse la terza di altrettanto, rimanendo il 3.° in vicinanza delta linea raeridiana, si avrebbe un modo pronto e sicuro per determinare le distanze zenitali nel meridiano ; imperocch6 I'immagine di questi punti si pro- durrebbe nel campo del cannocchiale sotto la forma di tre piccole stcllette lisse del diametro apparente di circa 2",3, colle quali portando in coincidenza gli aslri, si avrebbe la loro distanza zenitale. In vero uno solo sarebbe a cio suf- ficiente ; gli altri possono servire di riseontro alia coinci- denza, ed anche somministrare, notando il tempo degli ap- pulsi^ un nuovo confronto per determinare con maggior precisione la differenza delle AR. Questa disposizione sembrerebbe molto opportuna^ per- cho per una parte non obbligherebbe locchio ad una sover- chia tensione, la quale riesce sempre molesta e perniciosa ore occorra di fare molte osservazioni,sopra tutto quando si debbano alternare, siccome accade generalmente, osser- vazioni di astri debolissimi^ con la lettura delle distanze nelle divisioni del circolo^ e d' altronde le linee luminose, ove siano convenientemente regolate non diffonderanno nel campo die una tenuissima quantity di luce comportabile nella maggior parte dei casi coUa debole luce dei nuovi aste- roid] e delle comete. — 166 — II sig. Litlrow ha preferito per la osservazione delle di- stanzo zenitali nel suo stromento dei passaggi destinato alia osservazione dello zone, di tracciare dello sottilissime linee orizzontaii, a tralti interrolte, le quaii si presentano come linee luniinose viclnissime, a tratti pure interrotli, in mezzo alle quali conducesi I' astro da osservarsi. Essendo la loro distanza di circa 20", si giudica con moUa precisione la posizione dell' astro, die la divide a meta, come suolsi pra- ticare eziandio nella osservazione delle distanze zenitali fra due sotlilissimi fili oscuri. Osservercmo per ultimo, die non piccole sono le dif- ficolta pratiche di queste ingegnoso od ulili disposizioni, le quali sono state superate con molta abilita dal signor Gu- stavo Starke nell' i. r. Istituto politecnico di Vienna. Le linee luminose sono dotate di una grande nettezza, prive (alraeno sensibilmente) delle irregolariti della incisione nella vernice. La vernice e stata procurata con negrofumo, e copale, resa fortemente aderente al vetro; le linee furonoin- cise con uno scalpello flnissimo (per quanto riferisce eziandio 11 signor Stampfer) non eccedenli in diametro latcrza parte dei fdi di ragno. Si evitano le irregolarita prodotte dalla diffrazione introducendo la luce proveniente dalla lucerna per la superficie anteriore di un vetro piano spolito, o per un sottilissimo foglio di carta bianca, e moderandone Tin- tensiti^i con opportuni diaframmi. Tutto 1' apparato dev' es- sere stabilmente collocato entro il tubo del cannocchiale, in posizione tale, clie non turbi il viaggio dei raggi lumino- si provenieuti dagli astri per 1' obbieltivo. Quindi lo spcc- chio B deve avere piccole dimension! ; la lente G, che avra una distanza focale dcterminata dal rapporto, che si stabi- lira fra le distanze CG e GI (e sara nei circoli meridian! di circa 0'/, pollici) non potra avere lutta la sua apertura, — 107 — ma dovri ridursi ad un piccolo segmento cenlrale di Ire o quattro linee di diametro. t poi di somma importaiiza, cho rimangano inalterabili Ic posizioni scambievoli deilo spec- chio B, della leote G e del piano OS, in cui si formano le imraagiui deH'obbietlivo, perch6 le piccole variazioni indot- tenclla posizionc della lente o deilo specchietlo producono spostamenti molto maggiori nella situazione e chiarczza dellc linee lucide, alterando i costanti, che sei'vono alia ri- duzione delle osservazioni. Si porge all' Istitafo la medaglia ricevuta per esso dai membri professori De Yisiani e Minich, che lo rappresentarono nella XXXII riunione dei naturalisti e medici tedeschi iii Vienna. La presidenza ringra- zia i predetti membri di aver assunto questo uffieio neH'occasione che si recavano alia predetta admianza, ed essi riferiscono, essere state pubblicato ne' Diarii di essa lo scritto che dava loro un tale incarico. Si legge il dispaccio N.° 404, 8 gennaio 1857, dcl- VI R. Liiogotenenza che interessa 1' Istituto a far conoscere il programma per resposizione agricola di Pangl. Questo programma vienc esposto nel luogo di lettura per notizia di quelli che v' intcrvengono. Si annunziano i scguenti doni fatti all' I. 11. Isti- tuto dopo le adunanze di decemhrc 1856. i. Dalla redazione del Bollettino dell' istmo di Suez. BoHeliino dclV istmo di Suez — n." i i e 12 del ISoO. 2. Dal s. c. Ab. Giuseppe Valentinelli. Letlerc di PrinciiJt audriaci Irallc da codici uicdili Serie III, T. H. t.., — 168 — delta Biblioteca Marciana, e piibblicate dal tipografo Anto- nelU in memoria delta venida in Venezia delte LL. MM. F. Giuseppe I Imperatore d' Austria ec. ec. ed Augusta sposa^ net dicembre del ^836. — Venezia 4 836. Un vol. in fogl. 3. Dalla R. Accademia dei Georgofili di Fireiize. Atti delta R. Accademia. — Vol. III. dispense 2, 5, 4, (1 836). 4, Dalla Societa medico-chirurgica di Bologna. Bolleltino delte scienze mediche, novembrc e dicembre >I836. 6. Dalla congregazione dei Padri mechitarisli di S. Lazzaro. Polistore, giornale dl scienze morali n.' 13 al 20 inclu- sivi anno 1836 (in armeno). Rodolfo di Habsburgo, poeraa epico di L. Pyrcher, tra- duzione armena col testo a fronto. — Canto I ; Venezia 4836. (). Dalla redazione del giornale di agricoltura pralica di Torino. Giornale di agricoltura ;pratica n." 6, dicembre 1836 ; n." 1, gennaio 1837. 7. Dair Accademia pontificia dei nuovi Lincei di Roma. Atti delta stessa Accademia, sessioni II, III, IV, V del 4 835. 8. Dalla redazione del giornale delle scienze medichc di Torino. Giornale delle scienze mediche n. 25, 13 dicem. 1836. — 169 — 9. Dalla reilazione della gazzelta di farmacia c di chimica. Gazzetta di farmacia e di chimica; continuazione sino alia fine del 4 85G. 40. Dal sig. profess. Ignazio Cantu. ' Cronaca giornale di scienze, lettere ed arti ; dispensa XXIV del \ 856. il. Pal sig. profess. Giuseppe Frapporti. Siigi intendimenti di Nicold Machiavelli nello scrivere il Principe. Venezia ^856, di pag, 72, in 8." i2, Dalla redazione del giornale agrario toscano. Giornale agrario toscano — 4/ dispensa del 4 836. 43. Dal sig. prof. ab. Giovanni Bellonio. Lezioni di storia nniversale proposte daWab. Giov. Bellomo. — Vol. II contenenle la sloria del medio evo. — Venezia 4 840. d4. Dal sig. dott. Moise Benvenisti. Sul diahele, e sulla saccari/icazione animale morOosa. (Estrat. dagli Atti dell' I. 11. Accademia di scieoze let. eJ arti in Padova. Vol. VII). 15. Dal m. e. caval. Emmanuele Cicogna. Lettera lalina di Francesco Peirarca a Marquado vesco- vo di Augusta, volgarizzata da Francesco Negri, ecc. ecc. Nota del donatore. — Venezia 4 856, di pag. 14 in 8." 46. Dalla r. Accademia di agricoltura di Torino. Annali dell' Accademia stessa. — Vol. IV, V, e VIII ; 1 850-185 1-1 855. — 470 — 47, Dal s. c. caval. Pietro Selvatlco. Sloyia esletico-crilica delle aril del disegno. — Lezio- iii. Venezia ^ 855- 1 856, 2 vol. in 8." 48. Dal signor Giacomo Collotta. SuW agricoltura nclle provincie vcnetc. — Ragiona- menti economici. Ragionamenlo I ; i tcrreni. — Venezia -J 856, (li pag. 74 in 8." 4 9. Dalla reale accademia delle scienze di Amsterdam. Memorie delta reale accademia delle scienze di Amster- dam (in olandese) n.° 5 vol. in 4." anni 1 854-i 855-1850. Atti detVaccademia stessa. T." I, II, III, IV e fasc. 1." del V. (in olandese); anni 1855 al 1856. Atti, come sopra^ sessione di lettere ed arli (id. id. T." I, 1855, efasc. -1." del 1856. Catalogo delta biblioteca dell" accademia stessa ( id. id.) Amsterdam ^855. Lycidas. — Eglog. et Musae invocalio di Gio. da Leeu- Avcn. Amsterdam 1856. 20. Dalla I. R. Accademia di belle arti in Venezia. Atti deW Accademia medesima per 1' anno 1856. 2i. Dal sig. dott. Ant. Berti. Elogio di Gio. Battista Tiepolo. 22. Dal s. c. profess. Abramo Massalongo. Descrizione di atcuni fuchi fossili delta catcaria del monte Spilecco nella provincia Veronese, con 6 tavole (estrat. dai trimestri III, IV, 1855-56 deli' I. R. Accade- mia di scienze, Icllere ed arli di Padova. — 171 — 23. Dal m. e. caval. prof. ab. Francesco Zantedeschi. Dei limiti d' impressionabilitd delle soslanze folografi- che, delta influenza delle super jicie nei fenomeni fologenici della loro chimica iiatui'a, dei miglioramenli apportati al- iarle eliografica. — Memoria IV dei signori Zantedeschi e Borlinelto ( estratta dal fasc. di ottobre 1856. Class, di malemat. e scienze nalurali, dell' I. R. Accademia di Vien- na) di pag. 10 in 8." RisuUamenli otlenuti da im giroscopio del prof. Zante- deschi, eon una tavola ( estratt. e. s. dal fasc. di otlobre -1 850), di pag. 8 in 8.° Di alcuni nuovi esperimenti co' quali si e credulo di comprovare la non simultanea esistenza di due correnli op- poste sul medesimo fito conduttore (estrat. c. s. dal fascic. di ottobre ^856), di pag. 8 in 8." 24. Dal profess, ab. Orsmida Donaggio. Regolatore elettro-magnetico. — Verona 1857, di pag. 8 in 8.°, con una tavola. PROGRAMMl SOCIETA JABLONOWSKl Per C anno \ 858. Calcolo tavolare per uno dei piccoli pianeli, secondo lo scritto ora pubblicato da P. A. Har- sen negii atti della classe fisico-matematica della reale Ac- cademia sassone delle scienze : Esposizione di un metodo adaltalo al calcolo delle deviazioni assolnte dci piccoli pia- neli. Lipsia, presso S. Hirzel 1856. Si rilascia al concoiTcnte al premio la scelta del piccolo pianeta (eccettuandone pcro la Flora) ; pero il pianeta deve csscr considerato in un nuracro suflicienle di opposizioni. R. ACQDEMIA DELLE SCIENZE. SOCIETA BORBONICI DI NAPOLI. MANIFESTO Per la pubblicazione de premii Sementini^ per I' anno \ 857. Da ben sei anni 1' Accademia era dolentc di vedere, per frivolissimi motivi, disturbata la generosa ed utilo istituzio- ne fatta, nel suo uUinio testamento, dal fu nostro socio Luigi Scnientini (la prima in tal gencre, ciic siasi vediita presso noi) di tre premii annuali, ciascuno di due. 50, da confcrirsi a coloro i quali avessero prescnlato qualche nuo- vo trovato in chimica applicala^ a giudizio della classe di scienzc nalurali della reale Accademia delle scienze , e della Facolld corrispondcnie della rcgia Universitd degli sludii riunile, con lintcrvcnto del prcsidenle della prima e del rellore della seconda. Da polersi anche riiinire tali Ire — 473 — premii in iin solo, se il soggello die lo riguarda sia di una grande utiliid; e conferirsi pure in pensione vitalizia al- l' aiitore di una classica scoperta utile all' egra umanild. Per ben quattro anni rAccademia ebbc pubblicato I'an- nuDzio del concorso a' premii, e n' ebbe oUenuti vantag- giosi risultamenti, fino al 1851, nel quale anno le Meraorie presentate rimasero indiscusse, per una dispiacevole ioci- denza; ne fu dato all' Accademia ricondurre ad effctto la volonlA del suo benemerito socio, clic nel corso del prossi- mo passato anno, per cui ora^ con piena soddisfazione, si affrelta di annunziare a! pubblico la riaperlura di tal con- fcorso pel presente anno I8b7. Coloro che stimassero concorrervi, sieno nazionali, sieno stranieri, dovranno far pervenire al segretario perpe- luo deirAccademia, Vincenzo Flauii, per lullo il di 50 set- tenibre del eorrente anno, le loro Meraorie anonime, con una schedetta alligata, nella quale sia scrilto il nome del candidatOj e sopra essa un motto o sentenza, da avcrlo pur notato in testa, o in fine della Memoria, ed in questo hiogo segnarvi anche gli oggetti che I' accompagnano, e come condizionati ; delle quali cose ne riceveri, colui che le pre- senta, una distinta ricevuta, per cautela sua e dell'autore della Memoria. Raccolle tali Memorie, pel termine stabililo, esso segre tario, o il collega D. Giovanni Guarini, destinalo alia di lui immediazione presso 1' Accademia, rluniri la coramissione designata daH'islitutore de' premii, quante volte bisogna, se per la discussione delle Memorie presentate, nella sala delle ordinarie tornate accademiche, presedendola il presidenle dell'Accademia, se per gli sperimenti a fare, nelPUnivcrsita degli studii, e propriamente nel Gabinetto di chimica appU- cata alle arli, presedendola il reltore di questa. --174 — Adcmpiti tali alti, la coramissione mista della classe di scienze naturali delT Accademia e Facolti del genero stesso per 1' Univcrsila degli sliidi, con 1' intervenlo del prcsidento di qiiella e del rettore di quesla, si riuniri nella sala dell' Accademia, ed intcsi i pareri dati da'membri di tal commissionc sulle diverse Memorie^ a voti segreti, pro- nnQzieru sul luerito assoluto di ciascun lavoro, per asse- gnarsi il preinio a ciascuno dc' tre, che avranno ottenulo 11 maggior numero di voli. Seguentemente disculera se deb ba aver luogo la seconda, o aache la terza delle condizioni volute dal testatore Sementini, nel qual caso saru fatta nel verbalc la relazione della discussione teniita all' oggetto, c della votazione seguitane; e per gli allri due ne verrA falta onorata menzioiie nel verbale stesso. Lettosi tal verbale dal segretario perpctuo, nella tornata generate pubblica annuale, die tiensi dalla Societi reale Borbonica, il presidente generate di questa apriri le schede de' premiati, e ne pubblicberi i nomi. Ma i preiuii non saranno ad essi concessi, die dopo un mese da che i loro nomi, ed i loro trovati sieno stall annunziali sul giornale ufliziale ed in altri fogli periodic!, e clie non abbia avuto luogo per parte di alcuno una ragionevole e chiara opposi- zione, di essere gii in possesso di quel trovato, che venga inviata Icgalmente, nel corso di lal mese, al segretario perpe- tuo deir Accademia, e discussa dalla comraissione suddetta, Napoli il 25 gennaio 1857. // Segretario perpctuo V. Flauti. APPEiNDSCE Ncir adunanza ib febbrajo fu slahiilo die i se- guenti Ceiini veiigano pubblicati in qiiesta dispensa anziche nella successiva cui spettercbbero. CENNI STOKICJ SOPRA GIOVANNI CASONI M««bro elTftiivo dell' Istimto venelo di scienzc leltere ed arti. letti neW adunanza [5 febb. 1857 dal secretario dell' Istituto stesso DOTT. GUCOTO NAML4S Uoa vita clic interamcute fu spesa negli studii e nei pubblici iiffici, fervida di patrio amore, sincera, religiosa, raodcsta, nieglio die coi Gori deli'eloquenza, raccomandasi alia memoria dei posteri colla nuda narrazione dei falli. N6 sarebbe raestieri quelli che risguardano 11 defunto nostro collega Giovanni Casoniratnmemorare qui, doveegli dette in ogni guisa aperte pruove di rara bonti e dottrina vastissi- ma, sc non fosse un bisogno di esprlmere la gratitudine nostra alle tanlo sue benonierenze verso qucsto Istituto, gratitudine che, lui vivente, senza offendere la sua speechiata modestia non avremmo potuto manifestare. Giova poi che da queste pareti, per eccitare al nobile esempio clii lo igno- rasse^ difl'ondasi la notizia dc'suoi lavori, delle sue virlii, o spccialmente dell' appassionato fervore con cui si afialico ad illuslrare lo splendidc ed onoratc niemoric dclla sua Serie III, f. //. 2o — 170 — terra natalc, e con questo intendimento, o sigiiori, alcuni ccnui sulla vita di liii storicamente io vi cspongo. Nacque Giovanni Casoni da onesti, non ricchi genitori { I ) in Venezia il t5 gennaio 1783. Non isludl6 die si sappia a piibbliche scuole, ma cogl' insegnamenti dell'ing. G. B. Gio- vin-Manocchi , e dell' architetto Corbolin, in servizio di patrizic famiglie^ pratico dapprima I'arte di perito agrimen- sore; indi per incumbenze de'suoi concittadini, della came- ra di commercio e de' tribunali si adopero come ingegnere. Questo magistero (2) vuol esser fiancheggialo da esattis- sime conoscenze, c chi Io iraprenda con rettitudine d' am- ino a raolte e varie dottrine deve informare Io spirito. Nello quaii approfondandosi collo studio indefesso ii Casoni e mostrandone il frutto con rara non curanza di lucre negli csercizii, I'opera sua venne usata dai governi che qui si succossero. Sotto quello del regno d' Italia ai U ago- sto 1812 il ministro della guerra e della marina ^cv gli scopi di questa Io chiam6 a compilare una proposta di fab- briclic; e ncl 1818 il Consiglio aulico di guerra nominoilo architetto presso 1' i. r. marina. Egli ebbe il titolo d'inge- gnere idraulico di questa nel 1841, e nel 1832 1a dire- zione delle fabbriclie marittime in Venezia. I suoi uffici presso 1' arsenate di questa citta gli porge- vano mezzi di fame speciale studio, secondando il vivo suo araore per le investigazioni archeologiche e la illustrazio- nc delle patrie memorie. Quindi il primo lavoro (3) che di lui venisse in luce fu, nel 1829, la Giiida per I'arsenale di Venezia, lavoro mosso non glA da sraania di mercar fama o da venale speculazione, ma inteso a mettere in evidenza gli stupendi ordini dell' antico governo veneziano, a conserva- re ricordanzc che il tempo avrebbe distrutte, a spiegare le mcraviglie di questo monumento della sapienza o del — 177 — valore degli avi noslri. « Le laute guerre soslenute, dice il » Casoni, i possenti aiuli prestati dalle venete armi ai cro- » cesignati, ai despoti doll' Oriente, I' impresa di Costanli- » nopoli, r occiipazione dolle isole dell' Egeo, di quelle del- » I'Arcipelago, delle marittime spiagge lungo la Siria e la » Paleslina, il doniinio eslcso sopra le provincie deH'ira- » pero orientale, per cui con una raano dall' Africa o » dair Asia ritiravansi i generi di necessita c di dovizia, per » versarli con I'altra su I' inlero continente europeo , le )) ardite e dotte peregrinazioni di tanti intrepidi noslri » viaggiatori, clie i prinii liimi somministrarono e le prime » notizie sulle lontane regioni del nuovo mondo, 1' incivili- » mcnto di qucsta nazione raedesima, la coltura sua, i suoi ») studii ed applicazioni in que' secoli, ne' quali le altre tro- » vavansi ancora nell' infanzia, e ben lontane da uno svi- » hippo di attivito, di encrgia, tutlo ci6 fa prova del genio » superiore ed intraprendente de'veneti antichi, e porge al- » trcsi tanti giustissimi tiloli onde riguardar sidebba queslo » loro militare stabiliniento, da cui per tantc eti foriuida- » bili flotte e semprcnuove risorsecontinuamente sortirono, » con quelsenso di animirazione dovuta al piCi antico e piu » singolare di quanti arsenali mariltimi sienvi in tutto il 1) rimanente dEuropa. » Poi piu ainpli studi egli fece sopra le forze militari dei veneziani e specialmente sopra questo arsenale, fondamento della loro grandezza, celebrato anclie dairimniortalc Allighieri die descriveva la quinta bolgia col paragone : Quale neir Arsenu de Veneziani BoUe r inverno la tenace pece A rinipalniar li legni lor non sani Che navicar non ponno, e in quella vece Chi fa suo legno nuovo, e chi ristoppa Lp coste a qno] che piu viap:ofi fece — 178 — (:i»i riballe da prtxlii e clii da poppa^ Altri fa renii ed altri volge sarte, Chi terzeriiolo ed arUinon rintoppa. Ai navigli polirerai usati dagli antichi veneziani volse il nostro collega particolare attenzionc, e ricercando noti- zie dai vecchi lavoratori dell' arsenale, che alle praiiclie co- noscenze associavano quelle per tradizione rieevute dagli antenati, ed applicandole a rischiarare le luemorie che ci rimasero nei libri, o negti avaozi delta prisca grandezza, non pretermise le piu accurate indagini per porgere giusta idea della profonda sapienza del nostri maggiori. Parlando delle galeazze da guerra, ognuna delle quafi cosLava alia repubblica 120,000 ducati « non e possibile, u conchiudeva,descrivere adegualamente la fabbrica di cost » grande naviglio. Oltre i tanti luoghi di deposito subacquoi » che dicevansi giave, oltre quelli per le numerose ciurrae B de remiganti e de' marina ri, oltre le stanze c sale del » governatore, degU ufficiali e de comiti, vedonsi alcuni » corridoi intorno al quartiere del comandante sotto il ca- » stello da poppa per facilitare il passaggio alia geule di J) servizio e dar luogo alle grosse artiglierie da caccia. Le 1) cannoniercj li spiragli per le evacuazioni del fumo, li cosi » detti barcariizi, ossieno luoghi delle imbarcazioni , le )» scale d'accesso al quartiere di poppa, e tanti altri acces- » sorii, tutlo vedesi consigliato con sorprendente industria, » ed ottenuto con economia di spazio, e con ripartizione » la piu misurata e sagace. » Questo lavoro ristampato nell' opera, Venezia e le sue lagnne, ii parte del lungo articolo ivi da lui inserito cir- ca le forze militari della republ)lica di Vcnczia e la sto- ria del suo arsenale. Considorando qucslo gloriose opere — 179 — dei Vencziani il collega nostronon lascio sfuggire occasione di oaorarc la palria, anche quando, per toccarne i nicriti non istrettamenle Icgati eol precipuo subbietto del suo la- voro, gli fosse uopo alcun poco deviaro da esso. Se vuoisi di cio accagionarlo, gli valgano a discolpa le due parole son veneziano eon cui finiva la prefazione alio studio dei navigli poliremi. Nel quale veramente mostrossi solerte in- vesligatore e tenero della veneziana rinomanza ; non per6 in guisa che lo accccasse I' ainore di palria, e gli togliesse il senno a vederne la decadenza. « Tale, ei conchiuse nel- » I'anzidetla memoria, 6 stala la marina nostra clie ha » dati strenui capitani, valorosi soldati, intrepidi e dotti » viaggiatori. Per questi la gloria delle veneziane arnii ri- >> suono nei piii lontani confini ; per questi le nostre ban- » diere, prime, sventolarono in remote regioni, e qui ebbero » europea culla le scienze e le arti che alia navigazione han- » no attinenza. L' uso dell' ago calamitato, il paralellismo » de' meridiani sulle carte nautiche, il oalcolo Irigonomo- » trico applicatoalle Oj^erazioni di mare, lecognizioni aslrcv- » nomiche e geografiche, che prime comparvero a diradare « le tenebre di lanti secoli, I' uso dell'aslrolabio, la scoperla » del nuovo mondo, dai nostri indicata piu che cent'anni » avanti il viaggio di Colombo, sono meriti e prerogative, » die agli antichi veneziani T unanimc consenso de'dolti » accorda dopo lungo conflilto di rigorosa critica. » « Mi si prescnta al pensiero , soggiungeva il Casoni » I'aspetto della velusta nosira grandezza, e si esalta Tani- » ma raia ; se do un'occhiata agli ultimi anni, il paragon » mi fa muto ! » Un amore in si fatta guisa illuminate dalla ragione non c fomile di municipali conlese, ma di onorevoli gare per seguire le illustri orme dei padri, c ristaurare le glorie del- — 480 — la pcnisola originate dall'uno o dallaUro de' suoi municipiL E questi come fiirono il principio della passata grandezza d' Italia, deggiono unanimamente concorrcre alia sua rino- raanza. « Le istituzioni dei popoli, scrisse con senno virile una donna, chc per sapere e facondia io credo la prima delle italiane viventi, le istituzioni dei popoli non sono tro- vato del caso : esse corrispondono all' indole particolare di quelli, o forse, ove a piii alta cagionc si riferisca la succcs- sionc, e il moto de' casi umani, esse vennero con meditato consiglio e con certo fine stabilite da Dio. » Le lunghe invcstigazioni del nostro collega intorno alle cose di Venezia indirizzarono la maggior parte delle moltc dissertazioni da lui date in luce ai monumenti e alia storia di questo antico governo italiano. Qualunque fatto di Ve- nezia gli porgeva materia a curiose indagini, in qualunque suo scritto sopra di essa riscontrasi qualche pellegrina no- lizia, qualche iraportante novitti. Ne' Cenni sul portofranco di Venezia, clie leggonsi nel volume quarto delle Iscri- zioni veneziane del chiarissimo nostro Cicogna, egli pren- de dal porto franco occasione per illustrare doltomente le passate vicende del veneziano commcrcio , 1' isola di S. Giorgio, gli scavi die in essa si praticarono, c trae da questi argonienlo di conghietture sui mutamenli di livello del mare. Quanto sono importanli le notizie ch'ei raccolse snlla fiesle di Venezia nel IG50, orif/ine delta crezione del tem- pio a santa Maria della Salute ! Quanti lumi non isparse sopra malerie ignor ate dagli abitanti di quosla citla ! Dove stanno ora i pubblici giardini era il rivo di Sant' Antonio a Castello, e la rimasero quasi affondate parecchie barche ripicne di cadaveri degli appestati, perche le burrasche ne impedirono I' uscita scarseggiando i remiganli e affluen- — 181 — do di conliiuio gli estinti. Gli effluvi dei corpi impiilridili viziavaao I' aere , e le barcbe per consiglio del proto- medico Fuoli si riempiroiio di ealec e getlarono a fondo, poscia si colmo il canale di sabbia e calce, e ne fu tolta ogni traccia. « Ciltadino, scrisse ii Casoni, ebe adesso Uetoe gioioso trastulli in qucgli erbosi recinti, sappi cbe col piede calpcsti la tomba de'tuoi antenali : fermati un istante, spar- gi una lagrima alia loro memoria e continua in silenzio il cammino! » Sono poi di grave raoraento le narrazioni che conccrnono i! Fuoli durante la descritta calamila. Quanta persecuzioni al sagace medico che, conosciuta la natura del morbo, ne additava i pericoli ! Grande inaestra degli iiomini e veramente la storia, perch6 il presente spesse volte ripete il passato, e gli anlichi avvenimenti tosto o tardi si riproducono. II veridico Fuoli, uon clie vessato dai suoi nemici, era dallo stesso eccellentissimo pien collegio acerbamente ripreso, ed ammonito di non ispargere vano terrore pregiudiziale alia patria. Ma fuvvi almeno uu Pie- tro Foscarini s«iuo di setlimana che accorapagnaudolo luo- rj, bacioUo in fronte e gli disse : Amico I'uomo preferisce nna menzogna che iUitde, ad una veritd che spiace. Ob co- me 0 generoso porgere onori ed aiuti alia virtii sventurata! L' umana digniti si rialza all' esempio dei pocbi che uon r abbandouano al suo triste destino, ne vili ministri della cioca fortuna si prostrano riverenti alle non meritate pro- sperita. Ma torniamo al Casoni. Le sue ricerche intorno al cam- panile della Chicsa di S. Agnese ora demolita e alia congiura (Ii Boemondo Tiepolo, le vitc di ragguardevoli personaggi da lui compilale, ogni suo lavoro in somma sovrabbonda di erudizione e lo dimostra sollecito, che non si dispctda- no le antiche memorie, scuza che I'anatica veuerazione per — 182 — esse gli faocia respingcre lo nuovc conquisle dcllc scienze c delle arti. Di tali pregi questo medcsimo Istituto fu giudice c testimonio, avvegnache nolle ordinaric adimanze fre- qucntcmenle si udissero le dotte lelture di lui pubblicate poscia negli Atli, o dcstinate ad arricchire i volurai delle noslre Meraorio. Di varii argomeiiti ei ci trattenne, prioci- palineale delle lagime di Venezia e del porto di Malamocco, che chiamava veicolo di vita e di prosperitd per qncsta pa- tria. Noil e dunqiie a dire con quale ponderazione ei se- guisse i provvedimenti pralicati negli ulliiiii anni per age- volarne 1' entrala, con quanta diligenza ne ricercasse gli effelti e proponesse i raezzi die stimava piu acconci a con- seguire I'inlento. Non potrci addurre piii evidente pro- va dell'erudizione e della solerzia del nostro collega che la sua mcmoria sopra una contro-corrcnte marina che si osscrva liingo una parte dei Udi veneli, Le iterate osser- vazioni per assicurarsi del fatto e conoscerne lutte le par- ticolarit6, le indagini e le conghietlure per iscoprire la ve- ra cagione di questa contro-correute, che si distende dalle dune del Po al paese di Malamocco, I'indicazione delle con- seguenze che ponno da essa procedcrc, danno grandc im- portanza a codesto lavoro, nonelie per le nostre spiagge e lagune, per ogni regione in cui si collivano tali gravissimi studii. Ai quali essendosi inialicabilnienle fin dalla prima eta dedicato il Casoni, parri strano che nel 1853 una de- scrizioncei pubblicasse del (catro Malibran a S. Gio. Gri- sostomo, e negli anni 1859 e 18 50 la storia della fondazione e riedifieazione del leatro della Fenice. Posta niente pero che vi hanno attincnza I' arte dell' ingegnere e la patria ar- cheologia, si aggiunga che al Casoni eran gradite nella gio- \inezza le scene, enlrato in una congrega di giovani, che per diletto nella declamazione tcatralc si esercilavano. — -183 — Seppi (lal chiarissimo collcga nostro Cicogna ch'cgli vi riuscia egregiamente c nascondeva nelle rappresentazioul la sua storpiatura dei meuil)ri infcriori. La quale non era allora come, avanzando 1' eli, noi la vedenimo tale da ren- dergli arduo e stentato il passo, non ostunte due appoggi ed il fermissimo suo coraggio. Qucsla penosa imperfezione ed altre non lievi infermita gli sfremavano di moKo le for- ze ; pure fra' libri che in gran numero avea raceolti^ mas- siuie sopra le anlicbiti o 1' arte sua d' ingegnere, nulla lasciando di ci6 che a Venezia si riferisce, egli scorreva tranquillamente la vecchiaia. Molte ore passava in tali studii rallegralo da poclii amiei die con fralerno cando- re in sua compagnia li coltivavano, ne rislava dai pub- blici ufllciisia nelle adunanzedi queslo Istituto, sia nclKar- senale dove avrebbe, se non gli niancava la vila^ lasciata la direzionc dclle fabbriche marittime per pigliar quella del museo archeologico, di cui fu neH'asernale niedesimo prov- Aidamentestaluila la fondazione. Ma il morbo cresccnte, che tronco poscia i suoi giorni^ gli rapi questo conforto, ne ci lasci6 udire la lettura da lui promessa pei 18 gennaio 1837 sopra una vasca ballesimale esislentc presso la basilica di s. Hclro a Venezia. Egli mori ai 51 dello stesso gennaio^ e mori come \isse religioso^ umile e probo, de' suoi senti- menti porgendo teslimonianza anche nella scritlura di ul- tima volonla. Perche in essa chiede perdono al Signore dei suoi peccati, e specialmente dei moti di subita ira cui so- ventesi abbandonava. lo non mi t'accio lodatore di questa menda ; ma so certamente che non ne furono immuni gli uomini piu vencrati per eccellenza di cuorc e squisitezza di ingegno. Chi non si commuove alle umane vicende e con freddo calcolo incessantcmenic le pondera, non silascia^gli o vero, trasportar dallo sdegno, ma non sacrilica di leggicri Scrie III. T. II '>\ — 184 — la propria alia comune utilita. I gcnerosi animi invocc s'in- fiammano allc buonc, s' infastidiscono dellc malvage cose, n6 fia possibilc per la lerrena fragilitii che ai loro caldi sen- limenti rispondano compassate azioni. Talc era il collega nostro, sotto le cui non gentili apparenze si nascondevano non coinuni \irtii. E queste c la fama della sua erudizione gli procurarono il legame matrimoiiialc, sorpassali orniai gli anni sessanta, con una colta signora ('») a lui infcriore di el;V Nei patimenti dei morbi c nolle fatichc dello studio gli fu di grande alleviaraento questo nodo, perch6 1' uomo dab- bene, portato da' suoi officii agli attriti sociali, si rislora da questi nel pacifico santuario della famiglia e uelle ingenue dolcezze di una diletta compagna; e se il Casoni troppo tar- di a ci6 volse il pensiero, fu per la generosa sua consuetU" dine di curare piii che se stesso i propri doveri e lo studio. Di uomini cosi fatti ben e giusto deplorare la pcrdita, o r Istituto venelo doppiamento la deplora, e percht; gli fu tolto uno degli operosi suoi membri, e perch6 le ricerche di lui in gran parte s' indirizzavano alia storia di Venezia. I nostri statuti fanno dello studio di questa speciaie racco- niandazione, e bene sta che se ne incarichi un Istituto ila- liano, posciachc le sorti di questo pacse furono legate coi destini di tutta Italia. — 185 — NOTE (1) II padre sno Francesco era credenziere della famiglia Contarini del SS. Gervasio e Protasio, native di Fenara, la madre Laura Griselini, pa- rente di Francesco, di cni scrisse Fiiippo Re: il Griselini e uno di quegli scrittori che piu degli altri neilo scorso secolo contribuirono ad aumenta- re le cognizioni agrarie (Dizionario ragionuto di libri d' agncollura eco.) Venezia 1808 T. II p. 540. (2) Rispelto alia geologia bello e rarlicolo che leggesi nella Gazzelta uff. di Verona {." febbraio 1857 5u rttdlitd degli studigeologiei per gVin- yegneri. (5) Aggiungo qui I'elenco dei lavori pubblicati dal Casoni, come geii- tilmente nie lo favori il chiariss. cav. Emmanuele Cicogna. 1. Dei navigli poliremi usati nella marina degli antichi veiieziaiii (p. 507, vol. II delle Esercitazioni dell'Ateneo venclo. Venezia 1858, 4.") fi;i pag. 507 usq. 555, con figure. 2. Supra una contro-corrente marina che si osserva Iniigo una parte dei lidi veneti (Memorie dell' I. R. Istituto venetd, a. 1845, tomo I, p. 157) da p. 157 a p. 141, fu dal Casoni letta nell'S agosto 1841. o. Sul porto di Malamocco (Memorie dell' I. R. Istituto veneto a. 185:2, da p. 575 a p. 589) Fa letta dal Casoni uella sessione 50 genuaio 1848. 4. Intorno ad alcune opere idrauliche, alio scopo di niigliorare la condi- zione del bacino interno al porto di Malamoeco, e di regolare le cor- reuti di riflusso a vantaggio della nuova foce apertasi davanti il poi (o niedesimo (Memorie dell'l. R. Istituto, vol. VI, parte I, anno 1856, da p. 63 a p. 75 figurato, letta nel giorno 21 luglio 1851. 5. Sulla destinazione di un'antichissima opera niurale scoperta in Vene- z.ia. Congetture (Memorie dell'l. R. Istituto, anno 1856 volume VI, parte 1, con tavolo da pag. 209 a pag. 235). Letta nella sessione 4 giu- gno 1855. 6. Cenni del porto franco di Venezia (stanno a p. 591 usq. o96 del vol. IV delle veneziane Inscrizinni di Em. Cicogna, a. 1854). 7. Lettora ad Euimanuele Cicogna intorno al campanile della chiesa di sant' Agnese, ora demnlita ( sta a p. 62'i-626 in nnta del vol. IV delle Inscrizioni veneziane, ed e in data 26 dicembre 1859. 8. Ceuui sulla congiura di Boemondo Tiepolo. Venezia Milesi 1842. in 4.'' fig'irato. ( inseriti nella Slorin della ecsa e botlegn di ragianc dello ensn del Murlcr, dello .slesso Casoni, ed uuno slesso). — 18G — 9 Conni biograflci intorno ad alcnni [)orsonagi;i ricordutl nella Commis' sione data dal doge Aluise Mocenigo a Paolo Tiepolo antbasciadore estruordinario a Roma nel WMK in proposilo delta lega conti'o il Ttirco. Venezia Merlo 1845, 8." dO. Vite di dogi di Venezia ( stanno nel libro inlitolato : Serie dei dogi di Venezia intagliutiin ramc da Antonio ]\ani_, giuntevi alcune no- tizic biografiche estese da diversi. Venezia Merlo 1840, 8." fig. ). \{. Cenui intonio ad Alessandro Zanchi scrittore poeta (slanno nel volu- me VI. delle biografie del cav. Eiiiilio de Tipaldo ). 12. Guida per I'arsenale di Venezio. Venezia AnloncUi 1829, 12.° Ogiirato. 13. Breve sloria dell'arsenale, note o cenni sulleforze niilitari, mariitinie terrestri della repubblica di Venezia ec. Venezia Antonelli 1847, 4." fig. ( sta nel volume f, parte 11 della Venezia e le sue Lagune. Opera pub- blicata in occasLone del nono congresso dei dotti ). 14. Memoria Btoriea del teatro della Fenice dalla sua fundazion 1792 al 13 dicembre 1856 in cui brucio colla storia della sua riediCcazione ini- mediatamente seguita. Venezia Olandelli 1839-1840. 15. Teatro Emeronittio, a. 1835.12." (e la descrizione del teafro di S. Gio- vanni Grisostomo cui allora si era date 11 nome di Emeronillio ed oggi quelle di Malibran). 16. Sunto storieo delle discussion! agitate snll'affare del BrenJa (stanno premesse al Giornule del viaggio nella Suizzera fatto da Angelo Querini e descritto da Girolamo Festari, pubblicato con note da Emm. Cicogna. Pieotti 1855, 4."). 17. La peste di Venezia nel 1630. Origine della erezione del tempio a S. Maria della Salute. Venezia Alvisopoli 1830,8." (di G. C.,cioe Giovan- ni Casoni ). 18. Prei'azione all'opuscolo di Giuvibatlinta dotlore Koen sulla scoperta di una lapide rodiana. Venezia 1836, 8." 19. Varii articoli inseriti negli Atti dell' i. r. Istituto veneto dal 1840 al 1856, ecc. CO II Casoni si ammngjio cdin sig. .Angelica Melaxa vedova di Giaco- mo Giizzi, discendente dogi' illu.stri Gozzi lettorati veneziani. EnuiUi'Corriiji- del Vulumc prcctulKiila VA\?,0¥A COKREZIONi F;!g. 498, lin. 22 compiendo la feltrazione . . . compiendo la lavazione w 499, » 2 bromuri. Supponendo pre- esistenti i joduri iie bro- '^i"'"' bromuri. supponendo pre- esistenti i joduri e bro- hiUri ANNO AMAD. 1856-57 DISPEN8A QUARTA PER CHE LO STUDIO DE' MORBI SPECIFIC NON PROGREDISCA IN PROPORZiOM DI ALTRI STUDl NATIT.ALI E CONSEGUENZE DI CIO ilTcmorift DEL M. E. GIULIO SANDRI (Continuazioue della pag. 114 della precedente dispciisa) 22. ifla la Memoria anche aggiunge rigiiardo alia tos- se (N. 20). non poler esser effelto di comunicazione, aven- do serbato nel manifestarsi uii ordine si irregolare, col metier cioe ne' diversi individui un tempo variabile da 6 a 52 giorni. La qua! variazione ie fa poi anche piu specie ri- spetto agl'individui die furono attaccati dalla peripneumo- nia ncir antidelto periodo di tempo (N. 1 7) dai 1 G ai 57 giorni: perciocclie, dice essa, clie delle malallie acute rico- nosciute generalmente per contagiose^ die si sviiuppino per comunicazione, non avvene alcuna die mostri si notabile varieli di tempo nel manifestarsi ; ed anche la rabbia ch e la malattia contagiosa, la quale offre 11 periodo piu varia- Serie III, T. II. -Jii — i88 — bile e piii lungo d'incubaziono, sviliippasi fra 20, 50 od al piii 40 gionii. — Rimettendo a parlaro dell'incubazione piu innanzi (N. 53), qui osserverem solamentcnon polcrsi ben dire quale sia il momento precise che in individui esposti alia contagione, entri cffeltivamentc il rio germe, e in guisa da farvi presa. Quanti mai non veggonsi degl' in- fermieri cbe assistono contagiosi, acquistar il male soltan- to dopo mcsi, stagioni od anni che trovansi alia loro assi- stcnza? Lo slesso vajuolo dellc pecore che, dopo la comu- nicazione a svilupparsi non tarda che 8 in 10 giorni, e fa il corso ncH'individuo Ira giorni 15 e 20, a percorrer I'ar- mento impiega due luesi o due mesi e mezzo. Colalche, sebbene sia forse il conlagio di andamento piu regolare, Ira il primo e I' ultimo individuo assalito, metterebbc tem- po non diverso del sovraccennato per la polmonea. Laonde uessuna obbiezion pu6 fare alia contagione di questa lo svilupparsi ella tra IG a 57 giorni negP individui che vi si espongono facendoli coabitare nelle stalle insieme con infctli. 25. Trova la Memoria anchc assai scarso, per potersi dir contagiosa la polmonea, il numoro dei morti dal male, in proporzione degli assaliti, essendo soltanto 15 sopra 50. Su di che due cose basta considcrare. L'una tocca in parte anche dianzi (TV. 19), che il contagio non consiste punto ncl numero de' morti a petto agli attaccati, potendo essi e morir tutti, come suole accadere per Tidrofobia, ed anche non morirne veruno, e il male restar tuttavia del pari con- tagioso sol ch'egli possegga la qualitii di passare da infetti a sani individui. E 1' allra cosa che noi consideriarao si e, essere un mero accidente quello che tocc6 alia Commis- sione franccse che morissero unicamcnte /,o degli ammor hati^ menire il piu delle volte occorre bene diversamenle, — 489 — morendone la mclu, i tro quarli, piu, e fin anche tulti, co- me apparisce dagli atli ufliciali raccolti dal sig. dolt. Trino Boltani nelle sue Epizoozie del Vencto Dominio in Italia, Sezione VII e VIII. 24. Avendo detto la Commissione (N. 17) che i guariti aveano tutte le apparenze della sanita perfetta ; la iMemoria soggiugne, se non vi sono che le apparenze, egli e segno che la uialattia conlinua col suo caraltere contagioso epiu non finisce ; a differenza degli altri contagi, in cui, iinito il peculiare loro corso, la raalattia e gia terminata, e so ri- mane qualche lesione, questa non e punto la stessa nialat- tia, ma un effetto o conseguenza di essa. — Qui pero noi pensiamo esservi scambio di senso ; poiche la Commissione, a ci() che pare, intende appunto che possa restar qualche interna offesa che non si dia da conoscer di fuori, come avvien anche di altre malatlie, sopraltutto gravi, che seb- bene sieno perfeltamentc finite, lasciano talvolta alcun dis- ordine. E la polraonea, siccome pu6 latenlemente comin- ciar il suo guasto (N. 21), cosi anche puo lasciarsi addietro r allerazione di qualche parte di polmone, la quale viene in vista quando si da I' animate al macello (N. 47) ; e di cui prima, attesa forse anche la poca sensibiliti'i del bue, non iscorgevasi verun indizio. 2S. Come dalfesporre a nuovo cimento animali che aveano provata la malattia, e dal vedere che nessuno aveala acquislata di nuovo, la Commissione dedusse che dunque Taverla avuta potea preservare daH'acquistarla novella- mente (N. 17); la Memoria insistedicendo, che questa ma- lattia e comunissima, che si puo acquistare piu volte, e che la Commissione, pria di venire a tal deduzione doveva espor gli animali alle cause che soglion produrla. 20. Varie sono le cause che in moiti luoghi della Me- — 190 — moria vengonsi nominando, or distinguendo le predispo neoti dalle occasional!, e piu sovente senza tal distinzione. Tra esse veggiamo vicende irregolari deH'atmosfera, alter- native di caldo e freddo, rapidi passaggi dall'iina airaltra temperatura; la troppo continuata siccitii, le abbondantis- sime pioggie, le dense nebbie prolungate, le intemperie de- rivanti da pioggie freddissime o grandini ; i pascoli troppo sugosi nocivi agli animali, che nella fredda stagione sono stati mal nutriti ed esposti a privazioni; i pascoli scarsis- simi d'erba, d'altra parte polverulenti e terrosi ; i vegetabili allignanti uelle situazioni basse mancanti di scoli, e dopo I'evaporazione delfacqua; le eccedenti fatiche ; la lunga esposizione ai raggi cocenti del sole ; 11 non sottometter le mandre a convenevol esercizio; il mantenerle continua- mente nella stalla, c sottoporle poscia a trattaniento troppo sostanzioso; Tacqua fredda bevuta in quanlilii nella calda stagione quando gli animali sono riscaldati e in sudore; I'abbeverarli in luogbi paludosi, ove le aequo stagnant! sono corrotte; i ricoveri troppo caldi, insalubri, non ab- bastanza ventilati, ec. Per cui si dice ed esser possibile di prevenir lo sviluppo del male col buon governo, coi buoni alimenti, col perfezionaraento dclle razze, coll'applicazione delle regole igieniche ; e che qiiando il male csiste in im paese, in una regione, gli animali de' proprietari de' pode- ri che sono bon nutriti^ ben governati, ed in condizioni igieniche favorevoli, non no vengono generalmente assalili. 27. Lasciando di ricercare se tante, si svariate, ed an- che opposte cagioni possano convenire ad un solo e sempre identico effetlo (N. 9), qui unicamente domanderemo se, volendosi da chi le adduce produrre a bello studio la pol- monea, vi riuscirebbe iisando esse per singolo, ovvero com- binandole iusieme ; e in quest ultimo caso quali combina- — 491 — zioni farebbe per ottenere Tintento. Fincbe non diasi a qtie- sta dimanda una prccisa adeguata risposta, fincbe non mcUasi la cosa alia prova ed avverisi il falto, vi e luUa la ragione di credero cbc tali cagioni potranno produrre allri niali o sconcerti, alcune oziandio la poripneiuiionia comiine anclie agli altri animali (N. 55-57) ; ma non giii la speciliea de' buoi, la polmonea, rispetlo alia quale tutta la lagione e di credere cbe sieno mere supposizioni. 28. E in tal credenza pur induce il vedere cbe colle molte cause sovraccennate non ispiegasi punto il procedi- mento del male. E come spiegberebhesi il dominar elle si spesso dove e quando il male non insorge? E come Tinsor- ger del male dove e quando esse non rcgnano? Come I'in- sorger suo piii frequente ov'esse dominan meno? p. e., tra gli animali della ferace Eombardia, cbe per ogni conto sono assai meglio trattali, piu cbe non in quelli del Vero- nese i quali e per faticbe, e per qualiti e quantita di ali- mento, e per esposizione ad atmosfericbe vicissiludini trovansi in assai peggior condizione. E quando esse cause dominano in un dato clima, in una data posizione, si pren- dono forse dal male tuUi gli animali cbe ivi sen vivono? Come spiegare il limitarsi cb'egli fa in vece ad alcuni brancbi, ad alcune mandre, ad alcune stalle? E in quanto le dette cause generali d'inlemperie, di burrascbe atmo- sfericbe, di alternative di caldo e freddo, di nebbie, ec, sieno temporanee e passaggere, come spiegare cbe tale non abbia ancbe ad essere il male? quel male cbe vedesi in carabio apparire cotanlo successivo, e persistere nel luogo stesso le intere stagioni, quale cbe sia I'alternarsi delle aeree condizioni. E come supporre cbe il male sia effello di cagioni generali, di circostanze le quali operano nel tempo medesimo sopra animali cbe soggiacquero ad esse, — 192 — qiiando col solo csporli ad infctta coabilazione si veggono inlaccare del pari quclli clie vennero di fresco da posizioni lanto diverse, i quaii non soffersero punto Tazionc dcllc medesime circoslanze, e nulla ebbero in comune Ira loro? 29. Dalla Memoria insislesi aiquanto eziandio sulla pi'edisposizione, dicendo die le cause occasionali a pro- durre I'effeUo debbono andar unilo colle predisponenti. Di che avendo io parlato exprofesso in un lavoro inserito fra quelli dell'l. R. Istiluto (I), ricordo qui solamente in proposito delia polmonea, che, siccome da qualunque parte sc ne vengano di fresco gli animali (N. 28), e quindi quali che sieno le circostanze diverse cui prima soggiacquero, coir esporii air infella coabilazione differenza veruna fra loro non si riscontra nel prender il male; cosi la sola causa predisponente, la sola cosa cioe, la quale animali che in tutto il resto ponno esser diversi, abbian comune, sarebbe la stessa infetla coabilazione, c ncssuna delle allre incolpate dalla Memoria. 30. A meglio provare che malattie cosi fatte sieno co- sLituzionali e non contagiose, la Memoria ne adduce alcune riportate da storici o poeti, le quali prendevano od uomini ed animali, o cavalli e buoi ; ed una soli buoi, la quale guariva prontaraenle e con grande facilila; e clie furono attribuite a calori eccessivi^ i quali corrompevano T acqua serviente per la bevanda, a infczioni di acque e di pascoli, a irregolarila atmosfcrichc, a piogge fredde e abbondanli, a mutazione di nutrimento. — la proposito delle quali far si potrebbero parecchie osservazioni ; ma ci limitiamo a due sole. L'una, che tali malattie poteano benissimo essere contagiose, sebbene ad altre cagioni da quegli scrittori si attribuissero, come usasi fare da moiti anehe oggidl. E a (1) Vol. 2." pag. 227 e sei,'. — 193 - crederlo persuade eziandio il prendere cli' esse faceano varie iatte di aniniali ad un tempo, il die suol essere pro- prio delle carbonchiosc, alle quali la contagione non si nega. L'allra osservazione si e, che in qiianto cotali ma- lallie prendcvano uomiiii ed aniniali, o cavalli e huoi, o si prontamenle e si facilmente guarivano, non hanno punto che fare colia polmonea di cni si tralla, la quale prende il solo bue, e non guarisce cosi presto e con tanta facility. 51. Ma rispetto alia storia, un punto in cui la Memo- ria sembra luollo calcare, e I' essere, come clia dice, di corta data I'idea di contagione altribuita alia polmonea, essendosele applicata dal Chabert con un suo scrilto dettato in tempi, ne' quoli non sapeansi distinguere !e cpizoozie contagiose dalle non tali: ond'ella meraviglia die i vete- terinarj poi non abbian fatto che ripetere senza piu il detto del Chabeit. Noi osserverem primamente non essere si po- veri di cognizioni veterinarie gli ultimi anni del secolo scorso in cui scriveva il Chabert, che del 1790 veggiamo Direttore della scuola di Alfort. Aliora anzi fiorivano in Francia e I'Huzard, e il Flandrin, e il Daubenton, e il Vic- d' Azyr, ed altri insigni osservatori, che non accettando se non cio che I'esperienza avesse provato, stabilirono i veri I'ondaraenti della scienza, sui quali essa pote poi tanto progredire, e di la trapiantarsi anche in altre nazioni. 52. Ed osserviamo in secondo luogo, non esser vero che il Chabert fosse il prirao ad apphcare alia polmonea Tidea di contagione. II Leroy, conteinporaneo del Chabert, siccome quegli che nel 1786 ando a fondare la scuola vc- terinaria di Ferrara, trattando di qucsta malattia dice, che venne fino ad ora riputata attaccaticcia: tale la sostiene 11 Toggia in quel libro, la cui prima edizione fecesi nel 1785. L'idea di contagione si trova in opera del Paulet stampata — 194 — nel 1775; e in quolla del Vitet, che vide per la prima volla la luce nel 1771. II Vegezio che viveva in tempi mollo anleriori, ed ebbe a raccogliere cio che pensavano intorno a malaltie d' animali gli anlichi Greci e i Romani, da una specie di quel morbo che dice malleus, e vuol contagiosa, pare non escludere la polmonea. La quale tanlo meno sembra che escludcr si possa dai versi di Virgilio, dove dopo aver Tiliro delto : tile mcas errare boves . . . permi- sit, Melibeo piu innanzi vi soggiuoge: Non insueta graves tenlalnint pabula foelas. Ncc mala vicini pecoris contofjia laedcnt (I); imperciocche il mal contagioso deirarmento bovino tanto comune anche al presente in quelle Lorabarde posizioni e la polmonea. 53, Che avanti 11 Chabert la polmonea si tenesse per contagiosa dagli stessi Govern!, apparisce dagli alti ufficiali riportati dal sig. dotl. Trino Bottani nella citata opera sua (N. 25). Vi si scorge, per esempio, come il 23 settem- bre 4759 la Sanila di Mantova efficaci provvedimenti atti- vasse a garantirsi da quella ch'cra apparsa nel Veneto; come il Magistrato di Venezia nc ordinasse di simili nel 24 oltobre 1 765 per garantirsi verso il Tirolo : e nel i 6 ot- tobre t768 per esscrsi mostrata in una mandra della Co- muniti di Lazino. Il che prova che di que' tempi non solo radicata e comune era la pcrsuasione che la polmonea fosse contagiosa, ma era pur tale da far tener I'occhio e vigilare sui luoghi limitroli, e interrompere le relative co- municazioni fin anche. tra provincia e provincia. Tanlo d lungi cho I'idca della contagione per la bovina polmonea la introducesse il Chabert! la cui Memoria su tale oggetto comparve nel volume spettante al -1793 di quella periodica opera che allor formava gli Annali della veterinaria. (1) Eiilo«a 1.' — 195 — 34. ]Ma se'])beue tiitti gli autori die abhiamo diaiizi allegato (N. 52) parliiio della contagione tlella polmonea, e quindi mostrino come cosi fatta idea regnasse anclic pria del Cbabert, alcuni pero non ne iiioslraiio intera la persiia- sione, e la Memoria li vorrebbe in favor suo e alia conta- gione appieno conlrarii, il cbe proprianiente non e; e sono qnesti il Paulct cd il Leroy, cb'essa metlc quasi campioni c propugualori del suo partito. 11 primo nelle sue Ricerche suite malatlie epizootiche parlandone in un luogo (Parte I/, pag. 282 della Traduz.) dice die, quanlunque non sia ri- pulala contcKjiosa, non ostante la priidenza esige die si Iratti con oijni riserva, come se per contatlo si propa- r/asse. E il Leroy, die dal vodere come contagiosa non fosse negli allri animali la peripneumonia, entro in sospet- to die tale non fosse ne anche ne' buoi ; tuttavia, quasi poi emendandosi tcrmina e citando il detto del Rainazzini, clic in opera di contagi numquam satis cavemns, dum ca- vemus, e confessandoci che gli nacque p'lii volte il pensiero che potesse la polmonea essere una modiflcazione de' mor- bi carboncbiosi (I). Di cbe apparisce che sel»bene questi due scriltori per qualcbe loro vista non fossero picnamente spiegati, pure il risultamento di loro prudenza era per lu contagione, voleiido cbe come contagiosa la malatlia fosse Irattata. 51j. E qui vuolsi considerare, cbe se nel Leroy nacque H dubbio soprammenlovato dal vedere come negli altri ani- mali non fosse contagiosa la peripneumonia; egli e perch6 non avviso di fare in quel punto la distinzion necessaria tra la polmonea propria de' soli buoi, c la peripneumonia (I) Compendia (corlco-prnticn d' istruzioni velcrinarie pe' casi di epizoozic. T. 1, pai.'. loO-loi. Si'rie HI, T. II. ^ 26 — 19G — coraune anclic agli altri animali; In qual confiisione die il Leroy scml)ra faccsse piuttosto per surpresa, e poi dietro maggior rifiessione ccrcassc ricrcdci'seiie, la Momoria la la di proposito e a liitto andaro. Per oui, oKro I'accennato di sopra (N. 25), clla non sa iiuciidcrc come si possa afl'er- marc daiia Comiuissiono, cLe gli animali per Ic spcricnze si faceano venire da luogbi puri in cui la malattia non re- gnava o non era mai slata, menlre, dic'ella, in ogni liiogo I'inliammazion di jjohnonc e frequentissima. E ne anclie sa capaeitarsi, come la slessa Commissione possa asserire, che dopo il 1789 la polmonea, die prima slavasi confinala in cerli sili, massime di monlagna, per le poi oli'ertesi comu- nicazioni si diffondesse cotanlo in liioglii anclie di pianura. E cosi essa IMemoria con mere asserzioni vien contrariando fatti manifesti e provati dalla Iradizione c dalla ricordanza di quei che ci vivono. 56. Che il raorbo, di cui si tratta, sia una semplice inliammazion di polmone, come la solila peripneumonia di lutli gli animali, cerca la Memoria in varie guise di persua- derlo, c in varii luoghi vi torna sopra riportandone le so- niiglianze (N. 25). Ma sebbene queste appajano in certi punll considerati slaccatanienle e cosi alia grossa; pure in allri, cd osservaudo la cosa piu da vicino e nel suo com- plesso n'emergono le discrepanze, e un U)lale andamenlo as- sai diverso. Nc differisce non solamenle la causa (N. 20-50); ina e il proceder de' sintomi ; il corso e la durata del male; la cura che nclle ordinarie peripneumonie vuole pronti e copiosi salassi, c quesla guariscc od uccide quasi egualraentc co' salassi c scnza di essi. Ne differiscono gli csiti, da' quali anclie soli dislinguesi chiaramenle quesla infermila. Ne differisce eziandio la guisa d'invadere; poiche Tuna prende scparati individui, o quesla nc suol prender — d97 ~ molti, 0 senz'alli'o molivo cho qiiollo di veniro in rolazione con iiifcUi (N. 28-20). 57. No solameiite la polmonea dalle altrc inflamma- zloni e divcrsa, ma a far tutti i conli sembrerebbc die non fosse ne mciio iiifiaimnazione destala da cccesso di forza vilale; si piutloslo inflammazione apparente, irritazione occilata dalla molesla azione d'un clie stranioro ciitralo a disUirbar Torganismo. II che vienecziandio moslralo dagli spocifici parziali guasti polmonari che si ponno andar for- niando prima che la malallia generale si spieghi (N. 24-^8) ; la qiude si spiega soltanto allorche essi guasti hanno presa tal eslensione da turbare sensibilmentc le funzioni dell'or- gano rcspiralorio. E mostrato ci viene pur dalla cura che vi si esige; poiche siflatta malattia non cede al tratlamento de' salassi ne menu assalita nel suo apparente principio (N. 5G) ; mentrc le vere infiammazioni, massime se fin dal loro apparire co' salassi vengan tratlate, non inancan di cedere, eziandio senza ccrfa difflcoUa. C!ie che poi ne sia della diatesi di questo morbo, dalla solita infiammazione e tanto differenle che, e tutti i nosologi, anche i non pie- naniente persuasi di sua contagione, lo descrivono a parte, e gli si diedero nonii diversi; e tin anco i piu rozzi che Irattano animali di (luosta specie, solo che I'abbiano un'al- tra volta veduto, sanno tosto conoscerlo, sia per lo spcciale andamento, sia per gli esiti suoi. 58. Fonte copioso, da cui la Memoria attinge argo- menti per dimostrare che la polmonea non sia contagiosa, ogli (> cio che avviene per altri contagi. Ed assai valido clla reputa quello ove dice, c!ie le malattie della medesima natura che sono contagiose in una specie, lo son pure nf'lle allrc specie se vi sono soggette c nello slesso uomo; 0 (luiiuli non si coinprondorebbe coniC;, se la peripneumo- — n}s — nia fosse coiUagiosa nel biie, nol fosse atiche negli altri animali. INel die, oKrc confondcre pur qui colla polmonea la comune pcnpncumonia, clie ne ancbc nel hue non e contagiosa, si fa scambio di nome con cosa : percioccIi(^ sebbenc della stcssa nalura sieno la rabbia e le nialatlie carboncliiose che assalgono varie specie d'animab, e dal- I'una possono identiche passar all'aUra; non si direbbe mai cbe della uiedesiraa natura fossero il vajuolo umano ed il pccorino, come prelendc la I\Icmoria, stanlecbc dal- I'una air altra specie non passano ; e molto meno cho della medesima fossero il tifo umano e il bovino ; il quale ultimo, se come suoisi piu comunemcnle, chiamisi febbre unyarica, e al tuUo diverso fin anche di nome. 59. Gli nllii contogi, dice la Memotia, avuti una voUa, naturali o inocula'ii, i)iu non I'iSornano, e lu pei'ipneunionia liovina puo rilornar ancbe parecchie voile. Qui vuoisi far dislinzione. La peripneumonia ordinaiia, con cui la Memo- ria confonde ancbe la polmonea, pu6 ripelersi quanlo il caso lo porti, come ogni altra solila mulallia. La vera pol- monea poi, che rilorni si spcsso, non c provato: solo si vede ritornar qualche rara volta (N. '»9) ; come non man- cano pure di far ritorno altri conlagi; non essendovene alcuno, di cui non siasi veduta ripelizione. 40. Dice la Memoria, non sapersi bene se il contagio della polmonea sia fisso o volatile, e questa ignoranza pro- vaie cbe contagio non e. A noi pero non sembra che tale ignoranza, se pur vi fosse^ valesse a toglierc che contagio egli sia. Un male per cssere contagioso basta che dall'am- morbato si comunichi al sauo_, sia per contagio fisso o pur volatile: lanto piu che potrebbe essere e I'uno e I' altro; vale a dire, volatile in quanlo che Taria si carichi del sue germe Irasportandolo nclla chiusa staila anclie ad animali — 199 — die agli ammorbali non sitMio vicini; e fisso in quanto pu re s'appigli a qiialobe oggellO;, ir.ediante il quale possa on- trar quinci in sano inilividuo o contaminarlo. 4 J . La Memoria anclie dice, die se la polmonea si pro- pagasse mediante principio volatile e fosse eniinenlenienle contagiosa, come la vuole la Conimissione, csscndo delle malattie piii freqiienti, avrebhe a quest" ora distrutta quasi interamenle la specie bovina. La qual consegucnza per al- tro non trovcru giusta clii consideri per una parte cbe la si frequenle e la conuine, la quale non e contagiosa; e per Paltra parte riiletla clie a limitare ddla contagiosa le pre- de, bastano Ic cautele di non iinir animali ammorbati o sospetti coi sani , di non nielterli spccialmente insieme nella stalla raedosinia, in cui soKanlo ponno operar di leg- geri i suoi principii volatili: impcrciocche , accolti die sieno nell'atmosferico vortice, i conlagiosi principii ani- mali perdono in breve la loro allivila; onde I'aria libera suol essere il miglior purificatore cbe si conosca. 42. Di genere alquanto simile al precedenle elobbie- zionc cbe fa la Memoria dicendo cbe se la polmonea fosse essenzialmente contagiosa, non potrebbc rimaner endemica ossia enzootica; ma sempre assumerebbe il caratlere epi- zootico. E di sirail gencre puo essere eziandio la risposta. II mal contagioso puo rimanersene cndcmico ed aucbe sporadico ; e soltanto divcnla epidemico od epizootico a misura cbe gli si presentano i numerosi contatti, le circo- stanze d'un'ampia diffusione. II die non manca d'inler- venir alia polmonea quando opportune le si offrono le re- lative comunicazioni. '55. II disparcre dei veterinarii cbe ammettono la con- tagione della peripneumonia bovina circa il modo e le cir- costanze della sua Irasmissionc, non e esso, dice la Me- — 21X1 — iiioria, una prova clio nun e contai^iosa? aI clio si rispon- de, clie se pur vi fosse lal dispareiL', non proverebbc punlo contro la conlagione; poiche il disparcre sul modo in cui avvengon le cose, non prova cliesse non avvengauo. II disparere non 6 poi ne anclic in cosa troppo rilevante; poiclie nel dire che si Irasmette colla ooabilazione saccor- dan gia lutti. All. Afflne dell" ora detlo, c di non dissimil valore, 6 J' argomenlo clic accampa la INIemoria adducendo I' incer- tezza aecennata dal sig. prof. Delafond circa i nialeriali organici die sareb])ero il veicolo del jtrincipio virulenlo di questo morbo. E, diciamo, di valor non dissiraile; percioc- che quand' anche pur fosse vero clie di luUi gli altri con- tagi si eonoscesse bene il veicolo, o della polmonea s'igno- rasse ancora, tale ignoranza non potrebbe influire per nulla suir indole sua, c toglieric il caraltere di appicca- liccia. ^^5. Qui viene pur in laglio osservare, come dica la Memoria, clie i principii ct)nlagiosi sieno il risultalo di speciali degenerazioni. Laddove in carabio il certo e, che quelli clie si conoscono si sa clie sono veri esseri natural!, csseri organici: e quelli che non si conoscono operando come quelli che si conoscono, cioe come i noli esseri or- ganici, inducono per giustissinia analogia a dover dire che tali sieno pur essi. II provato si c^ die col contagio si produce il contagio, e non si produce con verun'altra cosa : tinora e solamente provato die la rabbia si produce dalla ral)bia, il vajuolo dal vajuolo, la scabbia dalla scabbia, la goipe del fruniento dulia golpe; e cost di lutte Ic malattie speciDche d'uomini, d'animali e di piante. Questo e il certo die si conosce, e su cui poter fondare sano ragionaniento: tuito il rest(j fiiicbe il fatto non dimoslrasse chiaramente — '2U1 — il contrario (N. 27), saru sempre vana ipolesi tciideiile a dislrar 1' allenzione dal cerlo e reale, per andar dietro al supposto e iimnaginario; a quel siipposto e immaginario tanlo cli'e neniico della vera scienza naturalc. 46. Venendo anclie un poco aHinoculazione, ella <■ pur questa un fonte di obbiczioni per la JMemoria; a iiilender le quali giova prima dare un breve cenno di lale opera- zione in quesli tempi eseguita per la polmonea. Essa torno vana fatta col sangue, eolla bava, col muco nasalc, e con altre materie escremenlizie; c torno effelliva soltanto fa- ccndola con liquido polmonare tolto da inl'ello individuo : il qual liquido suolsi prendere tra il primo e il secondo stadio della malattia, poiche misto a malerie corrotto, e troppo attivo sarebbenel lerzo; e si usa inserirlo aU'estre- uiilili della coda; poiche vicino a parli piu vilali, opererebbe con sovercliia veemenza e pericolo. I fenomcni consegui- tanti air operazione, i quali cominciano (secondo il rilcrto nella Memoria) da 2 a -50 giorni dopo di essa, e ne durano da I i ad 80, sono allri generali, ed altri loeali: in alcuni individui quasi nulli, in allri Icggeri, in altri gravi con can- crcna alia parte; e dei cancrenosi alcuni anclie mortali. Sopra individui 5 i innestali dalla Commissione francese, ne uscirono sani 55 avcndo provato accidenti loeali leggeri o nulli, e generali nel piii appena osservabili; 21 soffersero accidenti cancrenosi, per cui \o perdetlero lutta o in parte la coda, e 6 ne morirono, restando pero sempre sani i pol- moni. M. E per controprova essei\dos\ esposti ad infetta coabi- iazione 46 individui gii inoculali, e 24 non inoculati, pre- se il morbo un solo de" primi, e 14 dei secondi. Dal die la Commissione dedusse die I'innesto preserva generalmente dal male. Ed esposti poi altra volta per circa 4 mesi alia — 202 — cocibilazione iufeltu i i individiii gia inoouiati, e I I non iuoculati e di provenienza sanissima, fatti venire dal centro della selva di Orleans, Djparlimenlo di Loiret, dove non era slata mai polmonea, non prese 11 niale nessnno niostran- donc estorni indicj ; ma neH'uccisione olio poi so ne feee, C degli ullimi avevano se^ni caralleristici del male in par- ziali epatizzazioni di polmone che dicono sefjuestri^ perciie affallo separati dal reslo (N. 21). Cosi la Commissione. 48. La IMenioi'ia poi non sa capire oome, se la malaltia fosse contagiosa, non polessero servir allinneslo anche altre cose, e specialmente il sangue, che percorrendo con- tinuo I'oi'gano poimonare, centro d'infezione, si dovrebbe sopraccaricare del prineipio malellco. Ne anche sa intcn- dere come s'abbia da usare il solo umore spremuto dal polmone tra il primo e il secondo stadio del morbo, e non la suppurazionc del lerzo, ne la degenerazion cancrenosa, sole matcrie, ella dice, che debbon essere considerate esscn- zialmente morboso. — Perche non si usi la materia del lerzo stadio fu riooi-dato di sopra (N. -50). Quanto poi al reslo e gia nolo, come, secondo i varii conlagi, possano servir all' inneslo quelle varie speciali materie; e il sangue qui pu6 non servirvi anche, selibene passi pel polmone, perche non passa pel sito intaccalo; il quale dalla circola- zione riraane sempre inleramenle diviso, a molivo che ri- mangono lulti olturali i vasi dalla trasudalavi linfa coagu- labiie a misura che si va formando la caratterislica epaliz- zazione. 49. La iSIemoria obbiella eziandio, che nelle malallie ie quali si Irasmellono per mezzo della inoculazione, come il vajuolo e il vaccino, essa prende a quasi lulti gl'iudividui che ne son susccllivi, e pressoclie lulti preserva da nuovi atlacchi; menlre che nella polmonea resta ineflicace in — 203 — molti, e quclli a cui prende possouo essero aiicora iiiocu- lati coil effclto, cd acquistare la malatlia. La prima parte di questa obbiezionc somiglia ad una fatta circa il prender il male per coabitazione (N. 19), e circa la proporzione tra i presi da essocd imorti (N. 25) ; ecrediamo quadrarvi egua- le risposta: tanto piu clie piu* qui havvi escmpi in cui lino- culazione ando fallita in pochissimi; la Commission di Pa- via ne' tanti inoculali da essa avendone trovati soltanto circa 2 per 100. E quanto alia scconda parte, i casi nei quali si potesse ripeter I'innesto effettivo, o dopo di esso acquistare la malattia, uon sono forse piu di quelli straor- dinarii che avvengono eziandio nel vajuolo e nel vaccino (N. 47): quando per malattia pero intendasi la vera pol- monea, e non la confusa con essa dalla Memoria peripneu- monia comune, la quale puo ripetersi indeflnitamente (N. 59). oO. Per la delta confusionelaMemoria nonpuointendere come la Commissione, avendo presi gli animali, per gli spe- rimenti, dal centre delta foresta di Orleans, dica averli presi da luogo in cui la polraonea non fosse mai stata (N. 47) ; impercioccbe, soggiungc essa, non vi e in tutti gli animali malattia piu comune delta peripneumonia. E cou- sentancamente a questa confusione, clla non gi^ specifici, ma vuole puri effetti delle solite inOammazioni, i fenomeni eonseguitanti alia inoculazione ; e dice eziandio che se la infiammazioue eccitata alia parte fosse speciale, dovrebbe sempre determinare simili effetti, e non cotanto irregolari. Di entrambi questi punti avendo noi detto altrove (N. So, 57, 32), crediamo di non arrestarvici qui davvantaggio, e dovcr piuttosto considerar altre cose che la IMemoria viene opponendo. 51. Rarissimi , dice eila , sono i casi cancrenosi nclle inoculazioui del vajuolo e del vaccino, forse di Seric III. T. II. 27 — 20'> — I ^opra 100; e perch6 mai sarebhero taiiti e si IVeqiienti nella polinonea, 21 su 3i ? E trova pur singolare come lo- calitii eslerue spinle iino alia cancroiia, iioii tlelerniinasse- ro anche fenomeni general! ben dislinli, indicanli su lulto r organisnio I'azioue della materia inoculata. — Queste pe- culiarila peio dell' inoculazione della pulnionea, comeche singolari, nulla j)i'uvano conli'o il cuntagio; e debl)onsialla qualita dell'azionc locale del virus^ il (juale piii die allri- menli, opera col far trasudare linl'a ooagulabile che s' ad- Uensa oUurando vasi e slringendo ncrvi in una massa dis- organizzata; per cui la sensibilita \i si ollunde, e inter- celtandosi la comunicazionc de'lluidi n'avvicne la cancrcna seeca, poco lasciando che per corrispondenza o relazione, il restanle dell'organismo si accorga di cio che accade in parti siffattamente soltratleal dominio della vita. 32. Siccome nell'innesto della polraonea pralicato alia estremila della coda, per quanto grandc sia la reazione pro- ducentc lin anche gangrena e morSe, i polmoni semprc ri- mangono intalti (N. 46) ; sicche proprianienle non si tras- mette con csso I'identica malattia che dato n'avca la ma- teria; e siccome negli altri contagi che s'iuoculano si tras- mette la malattia medesiina , la Memoria piglia motivo di dire che dunque la polmonea, non Irasmetlendosi con tale innesto, non e contagiosa, e la reazione che si desta alia parte e semphce inliammazione, quale suol destarsi da ma- lerie putride o irritative, e non punto cosa specitica. Con- tro la prima parte di questa obbiezione si puo considera- rc, che coir innesto alia coda il male non si comunichi al polraone, pcrche il principio infettivo non essendo di quelli che agevolmente si trasportino lungi per Torganismo, e di quelh cui scrva di veicolo il sanguo (N. 48), non puo al polmone veuir trasportato. Probabilmente non avvcrrebb^ — 205 ~ lo sts^so, 0 oonumicliprobbcsi I'identioa niahiltia, se I'iiiscr- zion si faccssG vicino al pohiioiio, come in due casi avea gill fatto il Vix, clie inoculanJo dinauzi al pctlo, vuoisi co- inuiiicasse il vero moii)0. E coniro la scconda parte, vale a dir a moslrareclic linGammazione dcslalasi csternamcn- lo al Iiiogo deir inserzione (se pur anclie e vera infiamma- zione N. 57) non sia delle ordinarie che vonp;ono dalTin- serire malerie settiche od irritant!, si considera che ne dif- ferisce per due rispetti principalmente : cioc, prima per la qualita dell inHammazione, la quale priva sempi'c di vera suppiirazione, nc' risuitali e al tulto analoga a qucila del polmone nella polmonea, salvo soltanto la differcnza dovu- ta alia diversita detessuti polmonare c derraoidale^ in cui la reazione si eceila : c difCerisee in sccondo luogo per la delitescenza ; conciossiaclie le raaterie settiche cd irritative inserite nelTorganismo non tardino a cominciare la produ- zione del loro effclto ove il producano; e la materia di quc- sla inoculaziuno puo invece tardar anclie molto, c aver quinci lunga delitescenza {S. 4G), la quale e propria dei soli contagi, i cui germi ponno serbarsi infatti in aspella- zione delle circoslanze aceoncie al loro sviluppamenlo. o5. Ma rispetto a questa delitescenza, grande appicco Irova la IMcmoria per inferirne che la polmonea non sia contagiosa, dicendo che uessuua malatlia inoculahile si co- nosce, la cui inoculazionc impieghi un tempo variabilo da 2 a 40 giorni (N. '(6) per isvilupparc i fenomeni che la ca- ratterizzano ; e ne meno la rabbia, il cui sviluppamcnto of- fre la maggiore irrcgolariti, non si manifesia dopo 2 gior- ni, ne dopo piu di 40. — Non c pcro vero che I'idrofobia abbia neH'incubazione i liiniti dulla Memoria assegnali. Che si possa maniiestar anche dopo 2 giorni ce lo afferma un accuratissimo scritto detluto evprofesso su questo mor- — 20G — 1)0 (I) Cintfrvalle de la coDimunicalion a I' apparition du mat par Ics signcs indicalifs, est communcment de deux ou Irois jours; ccpendanl (e premier est quelqucfois I' cpoijue de la survenance de ces sifjnes. E non e giusto ne men Tallro limile fissaio dalla Memoria^ dicendo clio lo sviluppo raai non oltrepassa i -iO giorni. Era qucsla una vieta volgare credenza che I'osservazione lia distriiUa. Negli animali die o si uccidono appena dopo morsicali, o si smarriscoao, nei quali in somma non e agevole seguirue il pieno andamen- to, ue anclie e agcvoIe nvverare biion numero di casi con- trarii; eve pero la circoslanza porta di poleilo seguire, es- si non mancano. E certo piii di AO giorni V incubazioue duro in quel mulo, di cui fu dalo tener csallo conto (2) ; duo anni in quella troja, di cui si pole pur fare esalta la osservazione (5) ; e piu di cinque mcsi sarebhe durala in quella vacca, ondc paria 11 Giornale di veterinaria nel fasc. di marzo 1834, c in quel d' agosto 1856 allre vacche pure s'accennano che i AO giorni ban passato. 5i. Quanto poiagli uomini, crediamo inutile cilar eseni- pi di lungbe delitescenzo didrofobia che passino i 40 gior- ni, tanti c si frequenli ne sono i casi ben accerlali, che non avvi alcun che gl'ignori. Trovansene anchc nel Rendiconto de'morsicali che ne die' non ha molto il sig. D. Antonio Ferrario, riportalo nel fasc. di niaggio 183r3 del Giornale di Milano iniiiolato il Vctcrinario. Ne troppo soddisfacen- te e il dir la Memoria, che se talora il morbo nell' uomo sviluppasi molti iiiesi, ed anni dopo la morsicatura, dcbba- si altribuire non u\virus per essa comunicato, ma si bene air esaltamento e all' aberrazione deirimmaginazione. Im- (1) Instruction v^t^r. T. 1, pag. 236. (2)T. 5,pag.5i>t. (5) Id. pug. 559. — 207 — pcrciocche qiiaiuV anclie la fantasia riscaldala avesse apm- dur cosi falto sconcerlo, dovrebbo failo quaiido e recenle la morsicatiira c inaggiorc lagitazione dollo spirilo, e non attendere che il Iristo avvenimcnto fosse omai dimenlicalo e svanito ogni sospetto. S5. Lasciando qiialche altra obbiezione di minor cento, osserviamo che il piu delle accampale dalla Memoria, a pa- rcr nostro, proccdono dal non essersi abbastanza curate due cose principalissinie, cioe I'esame diiigente ne'suoi par- licolari, a spirito non prevenuto, della malaltia di cui vuol- si contendere la contagione, e la fondamentale semplice idea di contagio. Quanlo alia prima, mirundo la Memoria cosi indigrosso la malattia, e slando alle niolte apparenze che ha in comune colla peripneumonia ordinaria, la con- fuse con essa. E fatta cotal confusione, fu indotta a darle le cause stcsse, a non volere specifici gli esterni fenomeni conseguitanli all' inoculazione ; a negare che I'averla avuta fosse un certo quale prescrvativo contro I'acquistarla di nuovo; a negare che certo quale preservativo pur fosse r innesto suo; a negare che linnesto non prendesse poi di leggleri agl'individui che gia provarono gli effetli di esso, o la malaltia venuta naturalmente ; a negare che della malal- tia, benche non esternamenle spiegata, polesscro esscre opera que'guasti suoi caratleristici trovati ne'polmoni di animali che per ben 4 mesi eransi fatti abitar con infetli ; a negare il fatto dalle indagini della Commissione francese avverato, che avanti il 1789 la polmonea fosse in poclii ro- conditi luoghi ristretta, ed ampiamente poi diffusa per le introdoltesi comunicazioni ; a negare laltro fatto pure dal- la Commissione altesfalo di aver ella per gli sperimenU provvedulo animali da luogo scevro d'infezione, dove la malaltia a ricordanza d'uoniini, non era mai slata:enegar — 2(f8 — ■tiillo questo con mere asserzioni appoggiate cilia I'oiifiisio- ne fatta dello due malaltio colanlo divorso pe' inolli loro parlicolari in parte da noi aicnzionati (N. 5G, 57). 1 quali, se da menlc spoglia di prevenzione si fossero posli a freddo calcolo, avrelilK'si vcdiilo die la polinonea bovina e malaltia .distintissima dalla coimine peripneumonia. E se ad animo riposalo e non prevenulo si fosse bene considerata la cosa sui libri che ne Iraltano^ avrebbesi conoseiulo e clie Uitli fanno distinzione delle due malatlie diseorrendone a par- te, e che il Paulet e il Leroy non cscludono al UiUo la con- tagione della polmonoa ; e ch'egli e poi ben lungi dal vero, che il Chaberl sia qucllo che Ic applicasse il prinio I'idea di contagio, e che gli allri velerinarj soltanlo poi ripelessero il detlo suo. 5G. L'allra cosa principalissima neglelta dalla Memo- ria, dicemrao cssere la primitiva od elenientar idea di con- tagio. II contagio nella sua piu vera e semplico definizionc e il male che si comunica da individui ammorbati a sani ; si comunichi esso a pochi o pur a moiti di quelli che vi si espongono; uccida esso pochi o pur moIti degli assaliti, od anche tulti o nessuno ; i non uccisi guariscano interamen- te, o pur rimangano con qualche lesione ; abbia lunga o corta delitcscenza^ determinata o pure indetcrminata, re- golare o irregolare ; sia fisso il contagio o pur volatile ; si comunichi per contatto mediato o immediato ; si trasmella () pur no per inoculazione ; torni questa effettiva in pochi od in moIti; si conosca o pur no il veicolo di Irasmissione, cioc, I'organico material che vi serve; sieno d'accordo o pur no sulla maniera di Irasmissione le persone delTarte, avuto una volta il male usi o pur no rilornare, tutte que- sle e simili particolarita all'idea di contagio sono indiffe- renli. Abbiasi Tuna o pur I'altra il male, quando si comu- — 2U9 — nica egli e vero contugio. La Memoria dunque a provare che la polmonea boviiia non e conlagiusa, non avrebbegiu doviito fondar argomenlo su quesli accidenti, sulle diffe- reiizc ch' ella possa avere da altri contagi : quand' anche tali dilferenze fossero tutte vere, al piii reslerebbe sultunlo che in cio essa e contagio diverso dagli allri^ e uon gia che contagio non sia. A pi'ovar che non c contagio doveva con sodi argomenli niostrare die punlo non si comunica. Ma col quistionare sul numero deipresi.suqiicllo dei inor- l\, sul non esscr molti qiielli in cui I'inoi'idazione torna ef- ficace, sul poter rilornai' il male anche dopo avuto, o dopo sofferto I'inneslo, sulla irregolare o lunga delitescenza, so- no inutili solislicherie; se ulcune anzi piultosto non provi- uo die il male e contagioso ; poiche il conuuiicarsi andie a pochi, e r avere delitescenza qualunque ella sia, proprio e de" soli contagi. E il prelendere che con tali argomenti sia provata la non contagione, cgli e un Irascurarela vera idea di contagio, il non far couto di cio in che propriamenle il contagio consisle. Tanto sfortunato e lo studio de' morbi specitici da ragionarsene eziandio senza curarsi ne men di niostrar di conoscerne i primi dementi. 37. Veduto anche per questo esempio in qual maniera sogliasi trattare lo studio de' morbi specifici, resfa a vedei* in breve le conseguenze di tale procedimento, le quali pon- no riguardarsi e rispetto agli autori, e rispetto alia scien- za, e rispetto alia pratica. Gli autori, sebbene anche al mo- mento coll'ingegno, coiravviluppamento degli argomenti, colla facondia, o colla copia delia erudizione, riescano a colpirc in favor loro le menti soprattutto di quelii che non si curano di esaminare la cosa piii da vicino; pure, cono- sccndosi poi la verita, che non usa rimaner sempre nasco- sla, gloria veruna quiudi non colgono, c risicano anche di — 210 — Eceinar quella, clie pei- allri rispclti meritamente acquista- ronsi. 58. Alia scionza oessuii vanlaggio ne vione da uq cosl fatto procedere; ma piuttoslo assai dauiio. Nessim vantag- gio, poiclie ratlribuiro quosto o quel male spccificoalle vi- cendc almosferiche, alle inegolarili di slagione, c somi- glievoli geaerali cagioni, sono gia cose detle e ridetto, die non ban nulla dinuovo, e nonfecero maiavanzarela scien- za d'un passo. Ne viene poi alia scienza grave danuo, poi- fbc il trattenersi ad iucolpai'e de'morbi le false cagioni di- stoglie dal ricercare le vere ; conciossiacbe per torli cbe sicno i raglonari Irovano senipre cbi lor va dietro sia per- cbe non v'abbia parlilo si trislo cbe non trovi seguaci, sia percbe assai pocbi son quelli die si vogliano prouder 11 di- slurbo di cbianiarli a convenevole esanie. Di die addiviene die aliueno dislruggano scinprc I'attenzione dal retlo: e se pure alcuno vi sia cbe a queslo si attenga, si grande e la folia delta parte contraria, cbe no riinan quasi oppresso. Tanto pill cbe in questo studio suolsi andar a roveseio de- gli allri ancbe in do, cbe negli altri se qualchc nuova sco- perta si venga facendo, cercasi ripctere I'osservazione, coa- diuvarne il verificamento, e vie piu nietterla in luce; e in questo, all'opposilo, d'ordinario dassi opera fin da principio a screditarla e a disporre gli aniiui contro di essa. Un so- Icnnissimo eseinpio n'abbiamo nellacaro, cbe in grazia dei suoi oppositori impiego lanli secoli a poter venir creduto vera ed unica cagion delta scabbia, e forse non vi sarebbe ancor giunto, se il caso non avessc portato cbe 1' acaro non si fosse rinvenuto ancbe negli altri animali. Sa ognu- no le controversie cbe furonvi per amniettere labotrite ve- race cagione del calcino de'fitugelli ; I'oidio per quella del bianco ddia vile. 1/arlicolo del giornale cbe ci annunciava — 211 — la scoperta della pucciiiia favi nella tigna clie favo si ap- pella, davasi gran premura di avvorlire die quella pero le- ner non doveasi per causa del male, ma offello di csso. E pariraeiUi ove si aununcia lo scoprimenlo d' infusorii nel- rumor siGlilico, c di altri ncl canceroso, prendesi cura di avvisare, non doversi aver qiiesli, come credono i loro scopritori, la cagione di essi iiiaii. Dal quale procedimento n'avviene o che seopcrtc anclie imporlantissime possano ripiombar neH'obljiiOj se non sorgano a quando a quando prodi insistcnti che ne le vadano richiamando , o aliueno che la seienza trovi gravissimo impedimento a progredire; se aazi in qualche rispetlo non corra pericolo di retroce- dere, come quando teste da parecchi voleasi non contagio- sa la peste umana, e quinci levati gKimpacci degli spurga- menti e delie quarantine. 59. E in proposilo d'indietreggiare non e da tacere co- me nel fasc. del Giornale venclo di scienze mediche pub- hlicato in su! finire del passato luglio si trovi il program- ma di un' opera in cui « si Irallerebbe (sono precise pa- I) I'ole di esso programma) di poter arrivar a mostrare che » gf immensi tcsori che si sono spesi oramai da piii di » qualtro sccoli, e si spendono tuttora nelle contumaciali u misure dogni specie, sono tutti dilapidatiin perseguitau- » do un enle iittizio : si tralterebbe . . . di poter dar final- it niente ai Governi tuttora incerti, e alle popolazioni sgo- » mentate, questa definitiva sentenza . . . che conturaacie o » no, le peslilenze legate all'ordine dciruniverso,come han- » no sempre esistito sin qui, esisleranno senipre per lo av- » venire utili e necessarie non meno alTordine dclla Prov- » videnza, die lanti altri terribili fenomeni del mondo fisi- >) CO. » — Quale si fosse piii veramenle I'economia della ^'alura, qual niodo ella tenessc rispello a questi di^enuli Seriij III. T. //. i'8 __ 212 ora flagelli, qiial paiie vi avcsse I'uomo incauto a renderii tali; c qual potero, qiiai mczzi avesse la benigna Provvi- denza lasciato airuomo ragioncvolc per garantirsene, 6 di- stesamente mostrato nolla piu voile cilata Giiida, che a tale scopo fii (utfa principalaiente diretta. Onde qui notiamo soKaiilo per lo presente noslro assunto, come lo sludio dei morl)i specifici, a differenza degli altri sia sventurato anche in ct(), clic menlre negli altri si conservano diligentemente ed apprczzano gli avanzamcnti avvenuti coll' incivilirsi dei popoli-, in questo, airincontro, havvi purechi appoggiato a sofismi c cavilli, o vaneggiamenli, lenta distruggere qiianto la scicnza fece di huono finora prcsso le colte nazioni, quan- to di utile trovo la lunga sperienza; e cio per abbandonar- ci in tal conto intcramente aH'improvvido fatalismo, e ap- pien ritornarci alia piu ignava prisca barbaric. 60. Ma se da un siffatto procedimenlo non guadagna punlo la scicnza, a froppo niiglior condizione non si pu6 Irovare per esso la pratica, la quale suol dalla scicnza ve- iiir condotta e illuminata. Esso nuocespecialmente in quan- to impcdisce cio clie sarcbbe da fare in sul primissinio in- sorgcr de'n)ali, allorcht' riconosciuli die fossero bene per quello ch'eglino sono, si polrebbero prcnder in tempo le necessarie precauzioni, ed opporvi i convenienti ripari ; quelle precauzioni, quel ripari olio lanlo valgono in sul principio, e poco o nulla da die i niali si sono ampianicnle ciiliusi e insignorili del campo. Cosl, verbigrazia, per cilar cose a noi piii vicine, se ben si fosse conosciuto e fissato il caraltcre deH'asiatico morbo quando Testate del 1817 niovea da quel suo recesso vicino alic rive del Gange, e si fosse voluto da vero, sarelibcsi probabilinente poluto arre- stare, e non avrcbbe poscia niicluto taati milioni di vitti- nie, c recato tanta desolaziono, (cncndo pure tultora ii — 213 — mondo in limore. Se ben conosciulo ilcaraltere del bianco della vite nelle serre di Margate in Ingliilterra, ivi si fosse conOnato e spcnlo, non avrclibe poi cagionalo quel gra- vissimo danno chc ancor si deplora. Se nelle Ccvenne in Francia si fosse bene slabilila la nadira deH'alroiia delle farfalle, e procuralo qiiinci di non dilfonder allrove qiiella infella seinente, la serica produzione in Enropa non sog- giacerebbe a quel disastro, clie si va seraprerendeudo mag- giore. Neiradiinanza del 29 novembre 4 847, parlando del- r economia usata dalla natura rispetlo ai contagi, dopo mostrato clie nella guisa in cui lino ad ora essi comparve- ro ne ponno coraparire degli altri, io diceva cbe I" iiomo » se non viiole esser infestalo anche da nuovi, dee starse- )i ne air erta suile nuove apparizioni dc' niorbi per tron- » carne al caso subito i passi mentr'e agevole il faclo. » L' infausta predizione s' e poi avverata in due, che lorna- rono si funesti^ per colpa, noi pensiaiu soprallutto, della Irascuranza in cui si trova Io studio de'morbi specilici. 61. IMa per rimanercene coll' esempio della polmonea bovina, che a questo lavoro principalmente die mossa, qual influenza sulla pratica recanaluralinente la iMemoria da noi qui esaniinata ? Tacendo cbe ingenerale basta contraddire da chi si voglia, per iscemar voti alia buona parte, osser- viam solamente che gli scritti sogliono avere piii o meno influenza sui pareri e le pubblicbe determinazioni, secondo r autoriti di che gode chi gli detta^ e chi poscia gli appro- va. Ora essa Memoria e dettata da personaggio molto eini- nente in dottrina veteriuaria, professore in una delle piii ri- putate sue scuole, uno de' Redattori di un siio accreditato giornale ; essa e dettata dal sig. Cavaliere Carlo Lessona per altri lavori e per ogni altro titolo assai benenierilo del- la scienza ; c fu approvata dalla celebre reale Accadcmia — 214 — tli ngricoltura di Torino, cbe dccrelo pure die fosse slaaipata negli Atli suoi. Sicclie legittinia conseguenza sa- rebbe cbe piinto conlagiosn non avesse piu a ritenersi la pobiionca bovina; e levar si tlovcsscro edaltobre que'prov- vedimeiiti cbe da ItiUe le nazioni coUe, e prima forse dalla Veneta licpubbHca (N. 55) cbe di tali malerie conoscevasi pill di ogiii altra, a luteia del coniun bene fiirono slabiHle; e cbe vani si ripulassero e senza veruno scopo gU speri- nienti di recenle fatti in quasi tutla TEiiropa e da zelanli parlieoiari, e da sapulissime Comniissioni, dietro ancbe gli eccitaiuenti e gli ajuli de'provvidi Governi. Se tanto sia o no per snccedere, io non islar(') a congetturarlo^ bastando a me aver moslrato quanlo sia negletlo lo studio de'morbi specific!, se da personaggio cosi distinto fu Irattato come si \ede nell' anlidetta Meiiioria ; e se IMemoria di tal teno- re approvossi da un corpo scienliGco per ogniallroriguar- do si cbiaro ; e se luUo questo si fece per lor di mezzo I'unico riparo cbe abbia, nelle sanilarie cauteic, la rurale economia conlro i danni di un morbo si rovinoso. G2. Se avessi oUenulo ii fine propostomi avrei mostra- to in generale cbe lo studio de'morbi specifici non progre- disce come altri studii naturali, percbe com'essi non viene tratlato (iX. 2) : vi si applicano pocbi c per poco (N. 5) ; si di troppo al falalismo (N. 4) ; troppo alia vieta idea dello speciali morbifere influenze aeree (N. 5) ; non cercasi di cacciare con debilo esame le false prevenzioni e i pregiu- dici (N. G) ; se ne parla e scrive senza averne fatlo prima il convenevole studio (N. 7) ; se ne Irascura la storia (N. 8) ; per assegnare la causa a questi morbi, non se ne osservn il procedimento nel suo intero complesso, bench6 sia que- sta Tunica via di poteria bene assegnare (N. 9,IS) ; e se alcuno andando pel retto sentiero giugne ad utili ritrova- — 215 — menti, si grande e il numero dei forvianti, clie non vi lascia quasi por mente; e tanlo il prurilo di conlraddirc, clie li soffoca in sul nascer ioro (N. S8). E in parlicolaro, venu- to alia rcccnle Memoria clie non viiole contagiosa la polmo- nea bovina, col far vedere I'impotcnza di sue ragioni e il \alore delle coutrarie, cogliendo insieme I'occasionedi toc- car varii punti rolativi alia doltrina de'contagi coniunemen- le non abbastanza conosciuti e non bene avvertili, oltre confermar quinci al dclto morbo la contagione e la neccs- sita dei sanitarii provvedimenli; avrei la sconvencvole gui- sa in ciii qiicslo sUulo si tratla niostralo eziandio con un chiaro cseinpio (N. IG,5G). E di tale sconvcnevolczza avrei pur niostralo lo triste conseguenze, e rispolto agli aulori clie sono ben lungi dal cogliorne gloria (N. 57) ; e rispetto alia scicnza, clie non avanza d'un passo, se anzi non risica in certi conti di dar indietro (N. 58,59) ; e rispetto alia pratica, la quale ne soffrc grandissimo nocumcnto(N. GO- Gl). E se questo moslrato avessi, polrei sjierare cbe, co- noscendosi il si pernicioso difello, si poncsse niano a sop- pcrirvi ; cntrando ancbe ognor piii nella persuasione di cio che cercossi provare a kingo nella Guida, vale a dire, cbe i uiali specifici devastator! di popoli, armcnfi e ricoiti, sono flagelli specialmcnte per colpa deiruomo stesso, cbe in riguardo Ioro anzicbebene usarcdella ragione,ania abu- sarne ; piu die vero studio regolare fondato sopra stabili naturali principii, forma di essi un labirinfo di confusione lasciato in preda alia inavvcrlenza c al capriccio. nri. DOTT. (Contiiiiiazioiie tU-lla pug. iJ^idi-lla precedcnte dispcnsa) °<'I))^' Biesing nella sua opera giii piii volte citata espone ai N. 59 e 40 la caralteristica dei generi Trichosomum e Fi- laria colle seguenii parole: « Trichosomum. Corpus capillare ulpliirimuni longum ; » pene in vagina tulnilosa; aperUira gcnitali feminca in po- » steriore corporis parte. Os orhiculare. » Filaria. Corpus filiforme utpluriraum longissimum; » pene in vagina tuhulosa s. ligulaerorrai; aperlura gcnitali » fcniinca in anteriore corporis parte. Os orhiculare aut » labiatum, inerme aut armatum. » Paragonando ora il generc Gnnr/ijloncma coi generi Ir/- chosomum e filaria, lio dovuto conchiudere die il prinio lia molta affinita tanto con Trichosomum clie con Filaria, quantunque si dislingua daciascuno di qucsti. Con Tricho- somum ha conuino la foi-nia del corpo, quclla della ])occa^ e la posizione deirapertura delta vulva; con Filaria la for- ma del corpo e delta bocca ; ma si distingue dal primoper la guaina del pene, e dal secondo per la guaina del pene e per la posizione dell'apertura della vulva. Il genere Gonrjy- — 217 — lonema viene a stare adunque ncl sisleuia IVa i due gcneri Trichosomum e Filaria. La caralleristica di queslo gcnere e la seguenlo : '- • Gouffijlonema MoWn. Corpus fili forme out capillare, exlrcmilas anterior bul- hillis plurimis in series longitudinales dispositis ; opertu- ra genitalis feminea in posteriore corporis parte ; os orbi- culare. Di qiiesto gencre conosco fino ad ora quatlio specie, vale a dire: I. Gongiilonema minimum die abila nel Mus mttsculus; 2. Cnnr/iilom'ma fili forme die abita ndia Simia Innus; 5. Gongijlonema spirale die altila nel Cervus Dama; -}. Gongijlonema pulvltrum die ahila nel Sus scrofa fcra. Qiiesti vermi possono a\ere il Qov\m: fili forme, (fili for- me, spirale, pulclirum) , ovvei'o capillare: (minimum), Ion- gum (fili forme, spirale, minimum), ovvero Oreve (minimum), subrectum (filiforme), ovvero fle.rnosum (minimum, pul- ctirum) ovvero la.re spiralitcr tortum (spiral/') ; lianno r eslreniita anteriore: altenualam (minimum, spirale, pul- clirum) ; ovvero vix inerassatam (fliforme), undique bul- billis exornatam (minimum t'emina, fliforme, spirale, pul- clirum), ovvero apice nudo (minimum mas) ; lianno I'estre- n)ila posteriore: subiio allrnuafam (minimum femina, fli forme) , owevo sensim atteniialam (minimum mas, spirale, ptilchrum) ; subrectam (fliforme), owcvo in f exam (mini- mum, spirale, pulclirum) ; I'estremita caudale del maschio: ntrinque alalam (spirale), ovvero subtus excavatam (mini- mum) e leali: semielliplicas, breves, latas, usque ad apiccm caudalem (spirale), e la fossa inferiore : utrinque limbo nmplo pracditam (minimum), c ogni lembo: co5/o/w»», /;a- — 218 — pillis clavatis (minimum) ; hanno la bocca: orbictilare (mi- nimum, fill forme, spirale , pulclirum) ; hanno i bulbilli: coarctntos (minimum mus, spiralc) , ovvero dixcrelos (mini- mum foniina, fiHformc, pukhrum), parvos {minimum mas, spiralc), ovvero magnos (minimum femina. filiforme, pul- clirum) ; hanno laperliira delfano: prope apicem caudalem (minimum, ftliforme, spirale, pulclirum); hanno la guaina del pene: dipclalam (minimum), ovvero I'apertura genitale mascliile: orbicularcm (spiralc); cd hanno finalmenlc I'aper- tnra della vulva : in posleriore corporis parte (minimum, filiform", pulclirum), aperlurae anali proximam (filiforme, pulclirum), ovvero al> aperlura anali remotam (minimum). Ora, clie ho csposUj la lerminologia del genere Gongy- lonema, passero senz'allro alia dcscrizione delle specie; ed ordinandole secondo il sislema naturale, descrivero prima il Gongylonema minimum, qniiidi il Gongylonema filiforme, poi il Gonyyloncma spirale e linahnenle il Gongyloncma pul- clirum. Seguendo il melododei grandi elminlologi adopere- r6 nella descriziune la lingua lalina. Lc misure sono prese in pollici di Vienna. Le iniziali M. C. Y. significano : Mu- sci Caesarei Vindohoncnsis. \. Gongyloncma minimum, Molin. (Fig. 1-G). Os orl)icuIare, inerme ; corpus capillare, inerme, fle- xuosum, breve; exlremiias anterior maris altenuata, apice nudo, obtuso, hulbillis parvis, coarctatis; exlremiias ante- rior feminaj allenuala, apice obluso, bulbillis magnis, di- scveVis; extremiias caudalis maris inflexa, sensim altenua- ta, subtus excavala, fovea eiliplica, magna, utrinque limbis amplis, singulus qualuordecim papillis clavatis: decern ante, quatuor infra aperluram genitalcni; vagina penis dipetala ; — 219 — exlremilds caudalis feminae subilo aUenuata, inflexa; aper- lura ani prope apicem caudalem ; aperhira genitalis femi- nae in posteriore corporis parte, ab apertura ani remota. Longit. mar. 4'". Longil. fern. 8'". Filaria musculi Rudolphi: Synops. 8. — Dtijardin: Hist. n;il. des Helminth. 48. — Diesing: Sysl. Helminth. H. 279. Hacitacilum. Mus musculus : civca ventriculuni et in liepate, autumno. M. C. V. Nota I. La fig I. rapprcsenta il mascliio, la fig. 4 la femniina in grandezza naturale. La fig. 2 rappresenta restreraitt'i anteriore delmaschio osservata al mioroscopio solto un forte ingrandimento. a. V apice anteriore, A, 0 i bulbilli. La fig. 3 rappresenta I' estremiti\ caudale del maschio solto lo stesso ingrandimento. a Apice caudale; b guaina del pene; c lembi clic orlano la fossa ; d, d papille clavate. La fig. 5 rappresenta I'estremita anteriore della femnii- na sotto lo stesso ingrandimento. a Apice anteriore; A, b bulbilli. La fig. 6 ra|iprcscnta reslremila caudale della femmina solto lo stesso ingrandimento. a Apice caudale; b apertu- ra dcH'ano ; c apertura della vuha ; d uova. Nola II. lo ho avulooccasionediesaminare moiti esem- plari di questo verme tanio maschi che fcmmine. Essi erano tutti ben conservati, alcuni liberi dall'orga- no die li alberga, ed altri erano contenuti in un pezzo di fcgato, dal quale io stesso li ho estratti mediante una peno- sa preparazione. Osservando la guaina del pene, cssa sem- bra a prima vista una guaina liguliforme, ma comprimendo leggiermente fra due vetri Tcplremita caudale del maschio, quell'organo si divide in due iiranclie come un forcipe, e gubito che cessa la pressioue acquista la forma primitiva. Scria III, T. II. i29 — 220 — La feramina aveva iin ovidotto molto Iiingo, pieno ceppo di nova, nolle qiiali si potevano distinguore i siugoli einbrioni. I coatorni dcir ovidoUo erano distinti da quelli del tiibo intestinale. 11. Gongijloncma filiformr^ "Molin. (Fig. 7-9). Of orbicularc inerme; corpus Idngum, suhreclum, fili- formo, inennc ; e.rlremitas anterior \\\ incrassala, apioe obtuso, bul!)i!lis niagnis, discrelis undique exornala; t\i/re- mitas caudali maris . . . ; vagina penis . . .; exlremilas cau- dalis femina-i subi'ecla, sui)ilo alleiuiata; aperlura rt/u'pro- pe apiceni caiidaleni ; ipertura genitalis feminea in poste- riore corporis parte, aperturae anali proxima. Longit. mar. . . . . ; crassit . . . . ; Longit. fern. 5"; crassit. '/^"'. Filaria gracilis Siniiae Inui. _\L C. V. — Diesing: Syst. Helminth. 11, 271 (sed tantuni Simiae Inui). Habitaculim. Simia Inims: sub lingua (Brcmser). Notal. La lig. 7 rappresenta la specie descritta a! na- turale. La fig. S rappresenta la porzionc anteriore del verrae femmina sollo un forte ingrandimento. a Apice anteriore ; b, b bulbilli; c stomaco ; (/, (/ intestino; e ovario; f, /uova. La fig. 1) rappresenta la porzione posteriore dello stesso individuo, e sotto lo stesso ingrandimento. a Apice cauda- le ; b, b lubo intestinale ; c aportui'a anale ; bulbilli ; c, c tubo intestinale. La Cg. 15 rappresenta P estremila caudale sotto lostes- so ingrandimento. a Apice caudate ; h apertura dell'ano ; c tubo intestinale ; d, d ovario ; e fessura delia vulva; /, f uova con enlro gli embrioni altortigliati. Nota //. lohoesaminato un unico esemplare femmina di questo verme. Esso era perfettamente trasparente, e mo- strava il tubo intestinale di diametro piu grande di qucllo del Gongijlonema filiforme, I'ovidotto mollo piu ampio, la apertura delta vulva non gia circolarc ma simile ad una fessura, le uova piu grandly con gli embrioni molto distin- taraente sviluppati. £^5./ c^^ii^i. M^ mum Ml GiORHO is mmm mi oi comunica il dispaccio N. 4050, 8 febbrajo 1857 dell' i. r. Luogoteuenza veneta che anmmzia « avere S. M. I. R. A. con sovrana risoluzione 30 » gcnnajo prcsa iiotizia deH'avanzamento a termini » dcgli statuli del viccpresidente ab. dott. Menin a » prcsidente e nominalo in di kii vece il conte Fer- » dinando Cavalli. » i . Indi il nuovo presidente, dopo la lettura dell' alto vcibale delTadunanza 18 gennajo, dice queste parole: Se c'hiamafo a presiedere qiieslo dotto Consesso, ov' 6 riunito quaiUo di piii riputato ed eiiiinente vantano nelle noslre provincic e lellere c scienze io non manifestassi or- goglio pari allonore^disconfesserci i miei veraci scnlimenti c demcriterei, o sigiiori, la voslra fede. Si io mi dichiaro francamente orgogiioso di uq seggio d'onde, qual ch'iomi sia, dovro pure risplendere riilettendo i raggi delia vostra — 22G — luce; mo no dicliiaro orgoglioso perclie un tal seggio a ihiI- r allro devo che alia geiierusa beiiivoglienza dei liberi vo- slri sufiVogi. Ma r orgoglio idio sarobbo spregovoie affotto, se pago sollanto di sc slesso, si conservasse slraiiiero al riconoscen- te desidorio di ricaiubiai'c coii Uilte sue forze il favore di si cospicua distiiizionc. ()li mi sccoiidasse cosi IcMia giova- nile come posseiUe cdaltuoso queslo desiderio ferve den- tro di me! Se non clie poss' io avverlire il difello di vigo- ria cui mi coiulanna Tela, quando merce Ic sulleeile cure della ccssala presidenza, e la commciidevole sulerzia di voi UiUi, nulla scoi'go maiioare alia precisione deH'ordino iiilerno, nulla all' allivila die procaccia rinomanza presso gli sK'anieri? Scrupulosa e previdente regolarita oramai go- veina ramministrazione economica. La pubblicazione delle JMemorie e degli Atli mensili non conosce \m\ indugio. Le relazioni annodale coi piii famigerati corpi scientilici d'Eu- ropa cd i reciproci scambii recano in lontane conlrade il nome colle gloriosc faticlie de' nostri soci. Le nostre colle- zioni di maccliine, di modelli, di oggeitinalurali vanno ra- pidamente crescendo pei nostri spendii, pei doni spontanei de'nosiri membri e per le offer le dei molli die godono farsi Iributarii alle scienze. Le Commissioni animate dallo spirito di recare esteso e durevole giovamenlo a queste provincie, anzi alia nazione intera, non intermisero mai studii e fa- tiche. Tutto, in una parola, progredisce con tale virtu di movimenlo vigoroso e continuo che per mia parte sicura- mente non ha d'uopo di spinta. Clie poi in questo moto non sia per avverarsi deviazione o ritardamento ve Io promet- tono, ben piu che le mie parole, I'atluosa perizia dei segrc- tarii e'l solido ingegno del vice-presideute. Per Io che io non poteva, o signori, giungere a questo seggio cou auspi- <-v>Ai ^us^ /: . 4iy^//<' //y^/-/y^ryr/r ^/^// C^^^^*'-^^' ^\1 M w ^:^,.^. — 227 — zii [nix fausti. Ben e vero, o signori, die I'occuparlo non mi toriieiv'i a gloria con tanto favoredi ciroostanze, come non fa pruva di marincsco accorgimenlo correreimari qiiando il cielo sorride sui placidi fluUi e seconde aure gonfiano le vele. Ma clii mai dopo lunga comeche felice navigazione ri- vide i patrii poiii senza interna alterezza? Cosi sara di mo quando adcnipito limpostomi uflizio lasciero questo seg- gio. Ne scendero rimeritando la vostra gencrosiltijdoUi si- gnori, con quello slesso sentimento di giiisto orgoglio con cui oggi vi salgo. Indi il presidente stesso legge le seguenti sue Hicerche sul sirjillo di Maesld deW Imperatore llo- dolfo 1. Allorche nel giorno 14 dello scorso gennaio il nume- ro XI della Gazzella veneta annunziava, die il sig. Monga « offeri a S. M. I. 1\. A. die graziosamente accetlo un ma- gnilico sigillo deirinip.Rodoifo, scoperto in Verona dallo stesso Monga e die il sigillo e la relaliva descrizione e storia della scoperta eranu copcrti e legali in -vellulo in duesepa- rati volunii » non podii dei leggenli furono colli da curio- sitii cui il troppo coneiso articolo era ben lungi dall'appa- gare. Qiial o in fatti T ug^elto cui si da il nomo di sigillo ? Ond'e die si dichiara niagnilico? A quale Rodolfo appar- tenne? Come giunse a Verona ? Che si puo desumere dalla storia della scoperta ? Senza lo stimolo di tante interrogazioui, avrei dovuto di cio cccuparmi Gn d'allora die, fattasi la scoperta, in'ebbi dal sig. consigliere Pinali direttorc in quel tempo del Ginnasio Veronese ed una succinta relazione del rilrova- uiento ed una perfetlissima impressione in cera delfogget- Serie III, T. II. 50 — 228 — to rinvcnnlo. Per quali motivi non ricaml)iassi allora con iin mio scritto la genlilozza del sig. Pinali, no'l mi snggeri- sce, clic Iropp'anni gia corsero, la memoria ; ma hen av- viso clie adesso roccasionc di farlo mi si prcsenli oppor- tunissima. Egli c percio ehccupidamoiite rafl't-rro, ripulan- do reoderc biion serAJgio a qucili tle'mici iilustri colleghi die poco o mollo si sentissero slimolali dal pungolo della curiosiliidcslata dal citalo articolo della Gazzetta, c speraii- do possa lornar grato al sig. Monga che della sua nobile offerla piii cliiaramente e piii diffusaaiente in qucslo dotto Consesso si parli. A due cose affatto diverse, come sono tra loro la causa e I'effello, suolsi applieare la voce sigillo ; aH'islromenlo, cioe con cui s'imprime su d'una materia cedevole quakin- que imagine, cd alia materia sulla quale I'immagine resla impressa. Generalmenle i maestri d'arte diplomalica allor- che trattano de'sigilli prendono di mira quesrullinia ; anzi lo Heincccio aej suo riputato Synlagma de vetcribus Gcr- manorum aliarnmque nalionum sigiUis amerebbe che gU stromenti d' iinpressione si denominassero Tijparii mentre all'autore dello hliluzioni Diplomatiche non dispiacerebbe, si cessasse ogni equivoco addomandandoli conii. Ad ogni modo dolli ed indotti usanola parola sigillo indistintamente. I sigilli poi dislinguonsi in minori o secret!, ed in maggiorl o di IMaesla. Assai spesso i regnanti deslina- vano air uffizio dei primi I'anello die porlavano in dito ; ma quando oceorrcva di dare solenne autorita ai loro diplomi v' appemlcvano sospesa con ccrii tili e con ccrle leggi la propria imagine assisa in Irono, decorata da tut- te le insegne del loro grado, inserendo nel contesto del di- ploma la formula: Sitjillo majeslatis noslrae jussimus com- muniri, ovvero impreftsione wajpsladsnostraejiissinnis in- — 229 — sif/nlri. Gli scrittori d' arte diplomalica cliinarono la testa a qiiosf alta dichiarazione e consccrai'ono la distinzioiie deisigilli di Maestti. Due Rodoltl, come ogniino sa, portarouo il titolo d im- peratori; ma il secomlo, cli'era anclie re d' Uiiglicria e di Boemia, e duca e arciduca nun voile ommesso im solo del tanli siioi titoli nel suo grandioso sigillo c in doppio giro di lettere tutli airinlonio \e li impronto; laddove il primo Rodolfo semplice conte di Ilapsburgo, poiche salse il Irono germanico, non poteva assumere altro titolo cbe qiiello di llomanornm Rex. Cio premesso rilevereto, illuslri colleglii, clie il sigillo presenlato dal sig. INIonga fu im tipario fabbricato ad im- prontare sigilli di Maesta del primo Rodolfo. II sig. Andrea INFonga, sono pareccbi anni,inteso a di- sgoinbrare da certe disadorne fabbricuccie la sua proprie- ta, ricca di costruzioni romanc rispeltate dai secoli, sul pendio de' colli in Verona diedein una massiccia muraglia, cbe di leggieri sarebbesi creduta parte d' antico fortilizio. Appunto in quesla muraglia alcune pielre artifiziosamenle disposte si clie formassero cavita fermarono gli sguardi de- gli opcrai,i quali tra gli sfasciumi per ordinario sono tut- t'occbi sperando iltcsoro. Ficcate perianto Ic mani in quel nascondiglio, ne rilrassero un medaglione cbe all' oscuro colore del melallo profondamcnlc ne li rammarico, ne per frugare e rifrugare cbe poscia faeessero vennc lor dato di cslrarne altra cosa. Era un bronzo circolare, del diamctro di novo centi- melri, spianato da una parte, incavato di letlere c ligura dair altro. Non si toslo il sig. Monga se I'ebbe in balia cbe ne impronto molle cera, e non scnza notabile sorpresa di- slinlainente scorse una figura assisa sopra cuscino steso — 230 — sill scdore d'nn Irono. Cingeva corona reale rialzata da quattro punte frapposto a qiiatlro fioroni. Slringeva nella destra lo sceltro superiormente lermiDato in fiordaliso. Kcggeva colla sinistra il globo crociato nia non ccntralo come ordinariaraente si pralica nel Blasone. Indossava due tuniche e la sovra posta ingemmata alia rimboccatura del- lo nianicho ed alio sparato. Finalniente, una toga affibbiala sull'omero dcslro alia romana. II trono, se non poteva dir- si maestoso, pure aveva pregio di studiato lavoro merce gli svelli arclielli c le gracili colonnelte. Meritava parlico- lare osservaziono nel Iroiio un pezzo, non si sa come in- nestato, a sostegno delta mano sostcnenle il mondo. In fut- ti non e peso da prendersi a scherzo. Intorno intorno leg gcvasi in lettere romane maiuscole Rudolfus dei Gracia Rn- monorum Rex semper auffustiis. Una crocelta sognava in al- to la separazione tra la prima e rultima lettera e duepun- ti marcavano la dislinzionefra una parola e I'aUra. Non rimase dubbio al sig. Monga essergli miracolosa- mente caduto in niano oggello rarissimo, e forse uoico, con cio sia die fosse il conio con cui la cancelleria di Rodolfo I. soleva dare aulenlicila ai diplomi imperiali apponendovi il sigillo di Maesta. Ma dopo i prinii atti di maraviglia enel possessore ed in ogn' allro ch'ebbe contezza delta scoper- ta dovette destarsi un solo pensiero: Per quale mai singo- lare avvenimento un oggetlo lanto geloso giunse a Vero- na ? E perctie gli si procaccio quetto, clie inlendeste, asilo misterioso? Avvisava it cons. Pinali si fosse smarrito dai cortigiani di Rodolfo quando questi, recandosi a Roma, come solevano gli Augusti germanici, per ricevere la coro- na imperiale passo da Verona. Codesta ipotesi la piii sem- plice e la piu ovvia di lutle non ha vcrun fondamenlo nella storia. Ilodolfo I. da che fu acclainato dulla Dicta di Franc- — 231 — fort I'unno 1275 non diede mai passo verso I'ltalia; e seb- benc iicl suo abboccameiito a Losanna col pontcfice Gre- gorio X. promellesse trasferirsi a Roina pure, e per la guer- ra suscitatagli dalT inquieto Ottocare, e per le conseguea- ze non anco svigorite della lunga anarch ia non pole la data proraessa attenere. [-"orse nemmeno il voile; die troppo vi- ve e fresche gli lornavano in mente le vicende dei due Fe- derici di Svevia, onde soleva paragonare lltulia alia lann deir infermo Leone verso la quale si vedevano inipresse lo orme degli entranti animali^ nia degli uscenli non seiic ve- deva una sola. N6 r ipotesi d'uno smarrimento fortuito meglio appun- tellerebbe chi sostenesse aver potulo Rodolfo I. inviare a questa volta per maneggio d'affari aleuni suoi fidatissimi, i quail, a spacciare piii sollecitamente gli accordi e mani- festare le regie volenti con pubbliei editti, seeo porlassero il sigillo imperiale. Imperocche s'esso fosse andato pei-dulo avrebbelo saputo I'Europa intera,e lastoria tuttora nepar- lerebbe. Cosi addivenne die Foderico H. dissimulare non polesse la graode sconlilta tocca presso Parma perche, in- cesi gli alloggianienti, poste a ruba le cancellerie, ancbe I'lmperiale Tipario cadde in niano ai vincitori. Pielro delle Vignc conicche glie ne inerescesse, e piii profondamente ;.l suo Signore, scrisse a tutte le citti del partito Svevo: Cum hi combnstione castronim nostrontm Camera noslra cum au- reae bullae Tiipario et rcgninostri si(jillo penlita rt amissa fucrit, vwnemus qualenus si supradictorum bullae vcl si- (jilli munilae signaculis ad vos alUjuae lUtcrac sub noslri nnminis (ilulo prrvrnircnl , fidcm eis adhibcre cujusijuam vos sug(jcslio non scducal. Dallra parte chi non vedc come sia indispensabile che il sigillo riraanga sempre vicino e pronto alle esigenze del re ? 232 II mal vczzo tl'abiisare della crediilili c tlell' ignoranza con apocrili documenli, vezzo clie fii in graii voga e prima e dopo Rodolfo favorirebbe piuUosto 1' ipotcsi della falsifi- cazione. E tiparii, c sigilli, e nionogrammi e soUoscrizioni e persino Ic linto, le rnglie, le nniffe dclle pcrgamone furn- no imitate, clie Tindnstria umana a tiillo s'aceinge quando la punge prepotente speranza d' ulilita. NelT anno 855 il Concilio di Soissons siedette contro nn diacono accusato d'avere falsati gli ordini reali. Pier delle Vigne a nome di Federico II move lainenti scrivendo a non so fjuale abate perche: niiper in r/'f/un nnslro (inidam circumvaf/ns inven- tus est monoc/uis (/ui falsas sif/illi nosiri formas adiillcrans non abs(jue honoris nosiri injuria ct luac honcstnlis infn- mia discurrebal. Conosciuta da tiilti gli amatori di paleo- grafia e la storia del clamoroso procepso deHa Divion clie per faldM'icazionc di apoerifi documenli fu dannala al fuoco nell'anno 1531 c sulla piazza di Parigi suppliziata insieme alia sua complice Giannetta. Per cguale delitlo fu strozza- to nel I 085 Antonio Gailiizio, ed arsi vivi ncl I <80 An- tonio Fellati, nel 15 55 Antonio Gujanello, nel 1548 unAp- piani e nominando cotesloro non intendo ricordarc cbe i piu famosi. II Fumagalli dove paria dei falsarii ed imposto- ri diplomatici, difendendo i nionaci, proclamati come i piu scaltriti arlelici di carle false, li purga inveroper quanlo e possibile da si grave accusa, ma nel tempo slcsso non dis- simula I' enorme quanlita di a})ocrilici documenti conser- vati con somma gelosia negli arcliivii siccome autenlici.In tanto studio e tanto diffusa licenza di fabbricare concessio- ni iniperiali, e litoli c dirilli qual maraviglia die dalle ma- ni d'abile contraffacenle sia iiscita copla del lipario di Ro- dolfo I? Non fecero forse altrettanto quc'due preti francesi che il Fumagalli riferiscc avere adnltcratoil sigillo papale? — 233 — Aggiiingono forza al sospcUo tli falsificazione lo molte diffcrcnzo clfo agevole rimarcaro Ira il sigillo di Verona e quelli chedi Rodolfo I. pubblicarono I'lleineccio, e lllanla- ler nel suo Recensus Diplomatico-grncalogicus Arcliivii Cam- pilllicnsis. Nel bronzo di Verona il cercliio della corona e moito basso e spoglio di pielre : negli allri due piii allocd ingemnialo. Nel prinio sempliei piinle si aizano dal ccr- chio, negli altri due ogni punta e sormonlata da una pejla. Nel primo la faecia deiilinperatore ha la freschezza duomo maluro ; negli allri due la lisonomia dun vecchio. Nel pri- mo r Imperatore vesle due solo luniche negli allri tre. Nel primo la borchia ehe ferma suH'omejio dcslro la loga e si depressa clie appena pu6 discernersi; negli allri e nolabil- menle nkvala. Piii evidenli ancora sono le dilTerenze del trono, e nei sigilli dell' llantaler e dell' Heiueccio mauca aifallo il sostegno della mano gravata dal peso del mondo. La prova dedolla da queste dilTerenze sarebbe decisiva se Rodolfo I. avesse usato un solo lipario per improntare i suoi sigilli di Maesla e seiiipre quello; ma Tllanlaler avver- te averne visli parecehi di graudezza nun perfettamente eguale, e non allalto siaiili quanlunque nel complesso uni- formi. Vide quello pubblicato dall'lleineccio, un altro dal Duellio, un lerzo dal Meichelbario dalo a slampa negli an- nali di Frisinga. Arroge che il P. Marquardo Hergolt nella genealogia diplomalica Ilapsburgliese ne pubblico altri tre. Arroge il sigillo riprodotto dal Birkenio die credesi copia- lo dalla Bolla d'Oro Rodollina e si dovra pur convenire, che, nel caso nostro, le dilTerenze non possono aversi a prova di qualche valore. Anzi perche molte sono ed eviden- tissime nel sigillo di Verona ralTronlato con quelli dell'llei- neccio e deH'IIanlaler io me ne starei per la legitlimita del primo. Conciossiache nelle falsiticazioni lo studio della imi- — 234 — tazionc sia sempre aoouralissimo perclie scoperla la fi'ode, lion toruivana cd infriilliiosa la spcranza d'ingannare: per lo die couoludo, clie so non pu6 ammcttcrsi il caso d'uno smari'hnonlo fortuito, qucllo d' una I'alsilicazione sia alpo- stullo invcrisimile. Resta una Icrza ipolesi cd e quolla del furto che io ado- prero rcndere probahile giovandomi dei barkuni clie i fasti Ilapsburgliesi gellano, s'io non crro, su questo oscuro ar- goracnto. Per islabilire con qualche probabilita, che un oggelto gelosamenle cuslodito sia slato involato e d' uopo cbc lindividuo su eui cade il sospelto del furto siasi tro- valo in circostanze favorevoii a conimctterlo; che sia no- loriamente dotato di tale caraltere da non provare ribrezzo d' una azione inonesta ; clie nial conlento della propria condizionc creda cangiaria in nieglio merce I'oggetto sol- tratto. Questo individuo io lo vcggo cogli occhi della mia iinmaginazione, grondante domestico sangue, divorato dai rimorsi, aggirar come larva terribile le conlrade ilaliane. 1/ Imperatore Rodolfo d'llapsburgo ebbe Ire figli Al- berto, Armanno e Ilodolfo. Al primo lascio il Ducato di Austria e la Stiria decretando dovesse formare uu solo in- divisibile dominio. Esscndogli morto Armanno, assegno a Rodolfo una rendita perpetua, finche per avventura inve- st! to non fosse d'allra Signoria. La progettata investitura certamenle s'effelluo, ma in limiti tanto ristretti che oggidi gli storici non sanno dove rinlracciarnele terre, e soltanto conghietlurando, credono facesscro parte delle possessioni ereditarie della casa d'Hapsburgo e Kiburgo.Pass6codesto Rodolfo prima del padre, laseiando un iiglio per norae di Giovanni, di cui Alberto, che gia reggeva il ducato d'Austria, prese eura speciale. Crebbe in conseguenza Giovanni alia corte dello zio poco staate elelto imperatore; ma non an- — 335 — do giiari, varealo appona il lerzo lustro, clic disviliippo uu indole liera, Indocile, smisuratamenlc ambiziosa. Voleva reggere e reclamava incessanlemcntc i suoi feudi comeche no lamenlasse Tangustia e la poverlii. Alberto, di carattere severo, reprimeva quegli impeli disordinali, sperando dal tempo I'iraedio alio pericolose inclinazioni del nipole ; e frallanlo da anno ad anno procraslinava iiccondiscendere alle pressanli inchieste. Sospellando poi clie per febbre di signoria non gli destasse subiigli in Germania, vegliavalo allenlamenle ritencndolo presso di s6. L'impazicnza di Gio- vanni giunsG al colmo quando avcva appena ollrepassato lanno dicianovesimo, ond'avvcntossi ad estremi parlili, co- spirando coi cavaliori nci qiiali Tincaiito Alberto riponova sua confidenza maggiore. Con essi proditoriamente I'assalse al passo fatale della Peuss e lEuropa tiitta inorridi al lut- liioso annunzio dun parricidio. Ora a questo Giovanni, olie senipre soggiorno presso r Imperatore, riguardalo come il favorito di lui, riverilo c fors'anclie lemuto dui corligiani, non nianco di fernio la opporlunita d'inqiadronii'si dun lipario di Uodolfo eniollo mono allora olic si lolse a complici eoloro clie piu ])rossimi al regnanle ne custodivano audio le cose piu secrolc. Non manc6 certamente il onrallerc, incapace di provare ripu- gnanza di una azione ali ooc, non che lurpe. Non manco una lormenlosa ambizionocbe il rendcsseforscnnato per agonia di doniinio, e come lullo c poco a sconfinala anibizione, gli facesse sembrare I'eredilato feudo come un punto imper- cetlibilc. Ne il rimedio a questa piaga dell' anibizione man- c6, da clie Giovanni vennein possesso del sigiilo Rodollino, cssendo il sigiilo la parte a falsa rsi piii malagevole nei di- plomi e nel tempo stesso quclla clic dava ai diplonii la principalc autenticita. Era ccrto che Uodolfo aveva inve- Serie JIJ^ T. II. 51 — 236 — stilQ il padre di Giovanni d'alcuni teninienli; |>oleva quindi eostiii produrrc qualunfiue carta d'investitura c nioslraria autenticata daHiuipronto dcirinipcrialc sigillo e tranuitaro in possession! cstesissime i niodesli dominii palerni. TuU locio adunquc onde {jossonsi confcrmure i sospelti di tra- fugamento, si conceniru in quoslo Giovanni, Ma questi ragionari sarebl)ei-o parole perdule se il supposlo involato- re del tipario imperialo nO venuto I'osse, ne avesse mai sog- giornato in Italia. Spento rimperal()re,speio fiior di dubltio Giovanni elio si sarebbe destata in Germania, come suol seiupre avvcni- re nelle subife ed iinprevediile morti dei principi, violenta coiuraozione die si rinnoverebbero gli eccessidellanarchia; non affatto domata da llodolfo e ravvivata in parte da Al- I)erto nella guerra civile d'Adolfo di Nassau, Spero die gli Ilapsburgliesi slorditi dal colpo, e vogliosi di succedere al- restiuto,ricori-endo alio consuclc briglio per conservare la corona nella loio (amiglia, gliavrebbero laseialo il tempo di mescersi nel [empestoso parteggiare d'una nuova elezione. Ma i generosi spirili dei figli d'Alberto sacriflcarpno la pre tensione del soglio all' affelto del barbaramcnte trucidato genitore, ne daltro cura si presero, nc per altro impugna- rono le proprie ed invocarono Tarmi altrui, die per espiare un tanto ddilto col sangue di chi avealo comraesso, Avvea- ne percio die i complici di Giovanni non potessero sperare salvezza che riparando nei Cantoni Svizzeri cui Alberto agognava di soggiogarc. Ma quei nobilissimi alpigiani, che in giusta guerra pugnando avrebbero appuntate al petto di Alberto le loro labai de, provarono orrore d' albergare gli assassini di lui e li rcspinsero all'infamia del meritato ca- pcstro, Giovanni, dcluso ne'suoi ambiziosi disegni, persC" guitato dagli armati die ne battevano la pesta, erro lunga- — 237 — liiente per fillc boscaglie e tenebrose caverne fmclit' tocco ritalia con cer(a sua femmina anonima chc rose anche nia^ drc (I). L'abito monacale il coverse in quest' errante sua Vila; ma il coipevole clie si cela agli ocelli altrui non puo occultarsi a s<> stesso. Stavagli semprc appiciceato alia ma- laugurata tonaca il fanlasma del suo tradilo Signore, per lo clie pellegi-ino al Ponlefice Clemcnlc V che non gli ricuso I'assohizione, ma il voile conscgnato all'Imperalore Arrigo VIl che diedcgli a soggiorno o meglio a relegazione il con- venlo degli Agostiniani in Tisa. hi mori nel 1515^ cinque anni dopo I'uccisione di Alberto. Qui alle probability superiormente accennate Taltra ri- levantissima si aggiunge della lunga dimora la Italia, e se Giovanni porto seco la donna, possiamo ragionevolmente supporre^ che awk portato anche altra cosa da cui doveva pill die dalla donna sperare. Recato il tipario di Rodolfo nel modo che ho riferito nelle nostre contrade, non fa piii maraviglia lo scoprirlo in Verona^ ossia che la donna ve- nnta in bisogno il vendesse a qualche amatore di raritS, o cio ch'^ pill probabile, a qualche fabbricatore di carte fal- se; ossia che I'abbiano ereditato gli Agostiniani di Pisa, i quali avevano convent! in quasi tutte le cilta e d'uno inal- Iro passavano, com'e costume dci regolari. Che poi chi lo posscdeva a Verona ne conosccsse il valorc e lo conser- vasse ad usi poco delicati non sembra soggetto a dubbiez- za. II silo riposto, la forma del nascondiglio parlano abba- stanza. (I) EbfiMxi'f .-ntdi-e de!!:i C:M!iac:i AM?ti-i:ir;i nffenn.i di aver veiiiifn a Viennii nientlieare nil iioniM vt'cihio e .ieco, ch'iTa {i;j;lio ni.ti'.roie fli dio- vaiiiii e di una ftiiiitiiin:i che Mveva sei^niiiitu questo priiicipe iiell' er* rante sua vita. Vedi Cuxe, Gloria della Casa d' Austria. Vol. !, Cap. Yl. — 238 — Ponso, che il sig. Andrea Monga avra da altri richic- sJo spiegazioni della sua scoperta; nc pretendo die d' ogni allra sia miglioro la niia. lo la scrissi perclieipubbliei fogli nie ne fornirono 1' occasione ; e pniclie egli riputo il suo bionzo degno d'essere offerto alia Itonigna accellazione so- vrana, spero mi sapiv^ grado, se mi sludiai eon qucsto ri- ccrclic di crcsccre pregio al suo dono. II m. e. comm. Giovanni Santini legge qiieste nolhie islorichc inlor)io alle comete defjU luini Una dclle piu grand! eomele, di cui faccia nionzione la stoi'ia, i' (jiielia rcsasi visibile verso la meti del 1204, di cui pailarouo luUi i cronisli eon senlimenti di sorpresa, di meraviglia c di spavento. Essa raggiunse il suo inassimo splendoie verso la fine di agosto e nella prima mela di settembre; allorquando il suo nueleo sorgeva sull'orizzonle, reslreuiiLa della sua eoda ollrepassava il meridiano; dietro le osservazioni della China, aveva quesla una lunghezza di oltre I00'\ ed era disposta a guisa di scimilarra. Apparve suceessivamenle eorrispondere alle eostellazioni del leone, del eanero, dci genielli e d" orione, e ritiensi essere scom- parsa verso il principio di ottobre di quell'anno, all'epoca in eui mori papa Urbano IV, la cui morte dai principii supersliziosi di quella ela veniva attribuita alia presenza della eomela. La maggior parte degli storici e cronisti eon- temporanei (seeondo elie riferisce Pingre in una sua dolta disserUizione sopra quesla eomela inserila negli Atti del- I'Accademia delle scienze di Parigi per I'anno I7G0) assc- risce, elie principio a larsi vedere nel giorno, in cui fu sor- prcso da aialallia il uominato ponleliee, ne piii mostrossi — 239 — dopo la sua inorle awcMuUa ai 2 di oUoltre. Non v l)cii certo il giorno, in ciii principio ud osservarsi ; scoondo al- cimi, fu veduta alia sera dopo il trainooto del sole verso il I i o 15 di luglio. Thierri ile Vaucouleitr nella sua vita di Urhano IV in versi ialini no descrive eon preeisione il corso altraverso alia sopra deserille coslellazioni, ed accenna la sua appari- zioue ai 23 di luglio. Le osservazioni di questa eoineta aequislarono mag- giore importanza dopo elie Duntliorn e Pingre dimosti'a- rono potersi rappresentare il suo corso molto prossinia- mente con un' orbita simile a quella calcolala dal eelebre Halley per la cometa scoperta con piii modesta opparcnzu nel 1556 al principio di marzo nella coslellazionc della vergine. Le sole notizie, sulle quali Ilalley, ed in seguilo Pingr6 fondarono le loro ricerclie intorno airorl)ita di que- sta ultima, si appoggiavano ad alcune grossolane osserva- zioni instituite da Paolo Faliricio mediante allineamenti, e distanze dalle stelle, vicino alle quali essa passava nel suo corso per la sfera celeste. Lagnasi Pingre uel primo volu- me della sua eelebre cometografia di non averc poluto con- sultare le osservazioni originuli del Fabricio, e di avernc dovulo ricavare soltanlo le posizioni da una piccola carta celeste rappresentanle il suo corso, tramandataci da Cor- railo Licoslene. Solo lino dallo scorso anno andiaiuo debi- tori alle diligenli ricercbe del sig. cav. de-Littrow di averle riavenute neirarchivio di Vienna in uu gran foglio a slam- pa, in cui ne c descrilto il corso in dimensioni circa trc vulte maggiori di quelle del l.icostene, con la descrizione giornaliera tlelle osservazioni del I'^abricio, le quali si esten- dono dal -'< di marzo fino al 15 didlo stesso mese, nel quale Irevc spazio erasi Irasporlata dalla costellazione della \er- — 240 -1 gine fino alia costcllazione cleH'orsa niiiioro, osscndo pas- sala fra il polo (lelPccclitlicn, cd il polo fleU'equalore. Ma cli iin'altra impoi'tanlissima scoperta siaino dcbitoi'i alle diligonti riccrrlic del sig. Lillrow, di iin' operetta cioc conlcnente le osservazioni di (niosta stessa comela fattc dal sig. Gioacliino llellcr astronomo di Noriinber^a dal gioriio 27 di febbrajo (ino al 10 di aprile, dopo il quale giorno non pote pill usservarla. Tanto le osservazioni del Fabricio, come anehe le ]>arti prineipali inleiessanli rasd'oiioniia del- I'opuscolo deirileller, furono riprodotte negli aiiiiiinzii del- ri. II. Accadeiiiia di Vienna pel mese di aprile e niaggio dell'anno l8oG, con illustrazioni interessanti dello stesso sig. Litlrow a generale uso degli aslronomi per le indagini jntorno alia sua orbita. Halley pel pi'imo tento di ricavarc dalle poche osserva- zioni del Fabricio un' orbita parabolica ; ma siccome queste non erano die incerle slime grossolane dedotte da allinea- menti a stelle vicine, non sempre bene indicate per poterle riconoscere nei calaloghi, e senza indicazione del tempo^ a cui dovevansi riferirc, non devesi attenderc una grande csattezza da dati simili. Dal 1 843 al 1 847 il sig. Hind, a cui tanto deve la teoria deliecoinete, intraprese di nuovo a discuterc le osservazioni del Fabricio, e siccome non eransi ancora ritrovate nei lo- ro dati originali, dovelle partire dalla stessa carta del Li- coslene, e correggendo aleuni error! non avvertiti dal Pin- gre ricav6 una nuova orbita, la quale rappresenta il corso della cometa ncl miglior luodo possibile, Ecco i risuUati ottenuli da questi due celebri calcola- tori, i quali (vista la incertezza delle osservazioni, alle qiiali si appoggiano) sono fra loro abbaslanza concordi,ove rap- presenliamo per T il passaggio al perielio; per tt la longi- — 241 ~ tudine del perielio; per ro la longiludinQ del nodo ; per i la inclinazioiie e per q la dislanza pcridia. Secondo Hallev 1536 21 apri!e20\l2' TT = 278°.30' M = 475. 42 i = 52 C.50 " (J = 0,5C59 direfto Secondo Hind 22 aprile 0\5-'/T. M. di Greenwich 274M4'.5V' 175. 25.48 50. 12.12 0,50495 dirello. Era poi di sonimo inloresse lo indagare qnali corre- zloni polessero subirc i risullati otlenuti dalle pochc ed incerlc osservazioni del Fabricio dopo la scoperia della se- rie pill numorosa deirilellor. Qiiesto difficile e penoso la- voro fu intra|)reso dal sig. iloek, astronomo di Leyden, di cui reiide conlo nel N. 1055 dello notizie astronomiclie (Astrun. Nacbr. 15. 44, pag. 550). In questa ricerca, cgli inconlio diflicolla nsaggiori di quelle die si potevano at- tenderc per la confusione dclle stelle, alle quali viene riforita la coinela e per la poca esallezza delle osservazioni. Parlendo dai siiperiori elemonti del sig. Hind, si coslrui una effemeride, alia quale vcnne confronlando tuHe le posizioni dedode dalle osservazioni del Faliricio e dellTldler, cd avcndone ricavalo le piu plausibili differenze, ne dedusse cinque luoghi normali corrispondenli ai giorni 5, 1 0, 1 4 mar- zo, 8, IG aprile, medianle i quali col metodo dei niininii quadrali detcrmino le correzioiii degli elementi stessi. In tal guisa oltenne il seguente sistema pochissimo diverso da quello di Hind; e se vorrcrao tener conto della incerlezza ddle osservazioni, chc scrvirono di base a queste ricerche, dovrenio riguardare, come meraviglioso, il k)ro accordo. — '2\2 — 22,1279. Aprilc 1850 T. M. di Greenwich. 274M0',4 \ T 00 =: 174. 50,7 -> daH'cquin. medio del 1550 i ■=! 50. 14,0 ) long. 7 ■= 9,7 0475 ; q = 0.50070. Come sopra abbiamo accennato, Dunthorn c Pingre fecero la imporlanle osservazione, die Torbita di ITalley rappresontava abbastanza bene il corso della splcndenlissi- ma coniela del 1204; perloebe riuiiendo le posizioni, cbe risuUavano dagl" incerii raoconti degli storici contempo- ranei, polcrono abbozzarne gli element! di un'orbifa, clie sembrarono giiislilicare le congeltiire falte intorno all'iden- lila di quesli due astri singolari. Ecco i risuitali dei loro calcoli: Dunlhorn Pingre T=: l2G4aiGluglioa8^ TT . . . . z=z 291".— CO . . . . =: 109. — i 50 .50 \ e quindi potrebbe ancora ricomparire al suo perielio. A queslo ealcolo congellurale danno maggiore forza Ic importanli e laboriose ricerche del sig. Bomnie di iMiddel- burgo, delle quali hanno parlalo divcrsi giornali, ma che non potei consullare nella lore i'orma originale, delle quali pero se ne legge con sommo piaccre un estrallo neU'opera sopra cilala del sig. Hind Die liometen^ pag. 151. Queslo inslancal)ile caleolaloro, parlendo dalla suppo- sizione deiridcnlila delle clue comele, con grande dispendio di tempo e I'alica ha inlropreso a cnlcolare la iniiuenza, clic sulla durala della sua rivoluzione csercilano le allrazioni di Giove, Salurno, Urano e Nelluno, nonche la Terra, Vene- re e i\Iarle, parlendo separalamenie dagli elcmenli di Hal- ley, e da quelli poslerioi-nienle dedolli da Hind. Parlendo dagli eleiiienli di Halley, ei Irova che nella sua apparizione del I2G4 doveva muoversi in un'elli&se del periodo di I 12 '(09 giorni, ossia di "08 anni; che le allra- zioni planelarie nella sua rivoluzione fra il 1204 e ^550 avevaiio prodollo un'accelerazione di 5905 giorni per mo- do che giungesse al suo i)eriel;o in aprilc:, a quesl'epoca dovea muoversi in un'ellisse del periodo di 1 12945 giorni. Parlendo ora da queslo punto e seguendola ncl suo corso, Irova ncl periodo consecutivo raccorciamcnto di 1797 — 24G — giorni, di niodo clie dovrebbe tornare al perielio dopo 1 1 1 1 50 giorni paiicndo dal 21 aprilo 1556 (veccbio stile); lo chc verru a coincidere col 22 agoslo del 1 8G0, nuioven- dosi in quell' epoca in una ellisse di 1 13536 giorni. Vodiamo ora 11 risullato, a cui c pervenuto parlendo dagli elenienti del sig. Hind. In quesfo caso egli trova clie nel 126'/ la coniela doveva muorersi in una ellisse di 1 10644 giorni (ossia di anni 502,922) ed avrebbe avuto per I'azione dei pianeli un' accelerazione di 4077 giorni. Al tempo del ritorno al perielio doveva muoversi in una ellisse di anni c08,l69; subire nel successivo periodo un aeeoreianienlo di 5828 giorni, e quindi rilornare al perie- lio ai 2 agoslo 1858, movendosi allora in una ellisse del periodo di anni 308,78-5. Dielro cio si puo agevolnienle giadicare, quanlo diffl- cile sia lo slabilire I'epoea del rilorno al perielio di una cometa moventesi in un'orbita cosi allungala, e nella quale anchc i pioeoli errori delle osservazioni produeono difle- renze grandissiine nella duraladel periodo; la rendono poi jncerlissima nel oaso preseute, in cui le osservazioni del Fabrieio e deli' Heller^ e piu ancora quelle del 1264, sono grossolane stinie, spesso anebe ineerte ed indeterminate per hi raaneanza di esatte indicazioni, dietro le quali si pos- sano liconoscere le stelle ebe servirono di eonfronlo. Se le osservazioni di Europa possono laseiare forli dub- bii intorno alia identil'i delle due comete, un'aceurata di- scussione delle osservazioni chinesi reconlemenle pubbli- cata dal sopraecitato s.o7 ) * i=== 10". 26 log. g= 9,9158; r/ —0, 8238. Essi danno pci giorni delle osservazioni i seguenli luo- ghi apparcnli della comela abbaslanza concordanli colle sli- me del corso osservalo. 20, 0 luglio . . , Longil. di -1= 120" ; lalilud. = --h lO". 25,4 » . . AR. di(jrr= 129 50, 4 = 111 i, 4 agoslo d05 16,4 78 ^8,4 77; decl. = — 4". — 249 — II confronlo cli quosti oleinenli con qiielli per la come- la del irioG non aulorizza Taulore a riteuere la loro ideii- lila, nc cssendovi ragioni siifflcienli per poterc credere, die le altrazioni planetarie possano avere cambiato I'or- bita alia cometa assegnata dalle osservazioni chinesi in mo- do da convertirla in queila del looO, dobbiamo conclndere, che le anleriori congellure fondale sopra i dati delie osser- vazioni curopee perdono alcun poco di quel grado di pro- babilila, che ad esse scmbrava potei'si allribuire. Per ultimo, i! sig. Iloek La esaminato eziandio la quc- stione, se la conicla del 1204 potesse essere idenlica ad altra coraeta osscrvala alia China ncl 97o, di cui la storia conserva solo due osservazioni fatle ai 2 agosto, ed al 2 5 di ottobre, c trova che nenimeno queslo possono essere rappresentate dalle orbitc delle due comete piii voile men- zionate, e doversi quindi conclndere, che non esistono in alcuna di quesle Ire comele caratleri lali da poterle rilc- nere per identiche. Dovreiuo adunqne rinnnziare interaraente alia spei-anza di vedere di nuovo Ijriliji-e in citoca vicina, grusta i labo- riosi calcoli di Boinme, e le doUe ricerche di lanti illustri aslrononii qucsla bella cometa^ e dovra la scicnza perdere un si bel trionfo alle leorie astronoiiiioiie ? Difficile e oggi la risposta a questa queslione; soggiungero luttavia, che le ossL-rvazloni dei Chinesi non mcritano un grado di fidu- cia superiore alle slime a noi Iralasciale dagli storici euro- pei, come si puo argomentare dai larghi conflni assegnati da esse alle posizioni della cometa. Quindi gli element! dell'or- bila, che se nc trae, non possono mcrilare un forte grado di fiducia, bene sapendosi quanta influenza vi esei'citino gli errori anche non molto gravi delle osservazioni, e non rap- preseutando per di piu essi [aire che in limiti abbastauzu — 250 — largbi il corso attrihuilo alia cometa dalle osservazioni chinesi. Se pertanto verra ad aumentarsi ii dubbio circa la probabilitij del ritorno della cometa al perielio, non pos- sianio riguardare distrutle le avanzate congetture , ne opera perdula i calcoli ai quali diedero origiiie; solo le as- sidue e diligent! ricercbe degli aslronomi negli anni seguen- ti potranno mettere in piena luce uno dei piu belli argo- raenti della lisica celeste. iDlBiffiA DEL ClOEM 16 IBBRIJO 1857 ll m. c. caval. Emmaniiele Cicogiia comuiiica il suo ragionamento inlorno ad iiii italiano poema ine- dito del secolo XV di aiionimo autore veneziano. Di qiiesto poema in terza rima, irilitolaio Leandreide, il collega nostro dice averne voluto dare cotitezza per- chc presenta i nomi di alcuni veneziani poeti, e per nonpochebellezze di lingua che in esso egli riscontro. II ragionamento del cav. Cicogna verra stampato nel Vol. VI, Parle II delle Memorie di queslo Isliluto. Si legge un lavoro del socio prof. A. Massalongo sopra la flora fossile del Monte Colic nella provincia Veronese, clie uscira in luce nella stessa Parte II Vol. VI delle JVlemorie. II segretario dott, Namias tratliene 1' Istituto coi suoi cenni storici, sopra il defunto membro efl'etlivo Giovanni Casoni. — II co. Agostino Sagredo chiede di pubblicarli negli Atti^ prima die si approvi questa relazione, come appeudice della dispensa perlinente Serie III, T. II. 53 — 252 — alle prccedenti adunanze. — 11 prof. Menin rispoiide die la prcsidenza appunto ciu si proponeva di fare. Una giuiita composla dei in. e. prof. Visiani, dott. Zaiiardini e cav. de Zigno soltoponc aU'lsliluto (piat- Iro prograniini per la scelta del qucsito scientifieo pel 1859. I. I spongiali collocavansi dagli antichi fra i vcgcfahili : Linneo cd i iiaturalisti posteriori loro assegnaroiio lui posto h'a i polipi ncl regno animale. Renter iiel 180 5 fii il primo a stabilire una classe col nomc di I'olilrimi, la quale riguardo come ultimo gradino inferiot'c della di lui scala zooractrica. Blainville ncl 1 8 1 G li colloco ncl suo sottoregno dcgli cteromorfi a canto agli infusorii cd alle coralline, clie ora vcnncro accettate IVa le alglie nel regno vcgctabile, unita- mentc alle nuliipore. Bonj S. Vincenl li fecc entrare nel suo poetico regno psicodiario. II Nardo nel 1828-52 li riguard6 ancli' egli come clas- se distinta, chc suddivisc a seconda della natura del loro schelctro^ in ordini, generi e specie^ mantencndoli ncl posto loro asscgnato dal Rcnicr. Li carattcrizzo pero classicamenle, conic aggrcgati polimorli di esscri zooidei, poiclie quantunque inferiori nella catena dell' organisnio, agli animuli cd ai vcgetabili, si scopre in cssi un qualche inovimento automatico, c di preferenza le loro parti molli manifcstauo 1 carattcri chimici dell' animalitii. Si unifor- mo in lal guisa alia sentenza del Pallas, il quale scrissc : — 253 — In spongiis vitac [abricae et naturae anlmalis terminm esse videlur. Ora men(ro si continua dal maggior niimero dci natu- ralist! a lasciare i spongiali fra i polipi, ocl in prossimil;i ad essi, alcuni, fra cui Gray ed Hogg in Inghiltcrra, Du- ti'ocliet in Francia, Lick e Kiitzing in Germania li consi- dcrarono nuovamente come vegetabili, c ii coliocarono in prossimita alio alglic cd ai fiinghi. II dubbio quindi che avevasi ai tempi di Aristotile sus- sistc anche a'di nostri, locche vuoidire non possedere an- cora la scienza osservazioni bastanti per dare una idea cbiara c precisa della vera natura di tali esscii, e della qualifa e grado del loro organismo, per cui e d'uopo persistere nello studio di essi, onde stabilire con maggior fondamento il vero posto che occupano nella catena del- r organismo. Si propone quindi un premio alia migliore fra le me- morie la quale, prcseiitando un quadro storico di quanto pensarono gli anlicbi ed i raoderni di ogni nazione sulla natura delle spugne, offrira la serie dei fatli finora rac- colti per convalidare Tuna o Taltra delle opinioni avanza- le, ed aggiungera coll'appoggio di nuovi studii tentati sul raare sopra differenti ordini, generi e specie alio stato di vita, nelle varie fasi del loro svilnppo, quanto puo esser valevole alia soluzione deU'offcrto programma. H. Per quali fatti e recenti scoperte i botaniei sieno da ultimo inclinati ad ammettere le fecondazioni, eziandio nelle piaute crittogame in generale, Se ed in quali famiglie, generi o specie della criltogamia gli organi sessuali sieno — 254 — stall bene riconosciuti e descritti. Qiiali rapporti di affini- la, ovvero di analogia^ esistano fra Ic piante fanerograme e crittogarae, rispctlo all'atto ed al prodotto della fecon- daziono. La Memoria, corredata di tavole rapprcsentative, do- vra ollre die nelle altriii fondare i proprii giudizii su tuUe quelle altre nolizie^ ed osservazioni proprie all' auto- re, e minuziosi deltagli che valgano ad illustrare un argo- niento compreso fra quelli che piii eminentemente carat- lerizzano V odieriio progresso della scienza. III. Le monograQe riputandosi a ragione nolle scienze na- tural! fra le opere piu praticamente utili al vero progre- dimcnto delle niedesime, come quelle che piii direttamen- te conducono alia compiuta conoscenza degli esseri che prendono ad illustrare, si propone un preraio alia migliore inonografia di un ordine, di un genere, od anclie di una sola specie di animali e di piante non ancor noti bastan- temente, la quai(? ove questa per la sua iraportanza scien- tiQca lo merilasse, li considerie ii dichiari in ogni loro ri- spctto anatomico, fisiologico, tassonomico, nonche nelle applicazioni loro, se per avventura ne avessero. IV. Sul modo di render piu lucrose e produttive le valli salse, cliiuse, da pcsca., nel venelo estuario. L'Istituto presceglie quest' ultimo quesito, e le particolarita di csso verraiino pubblicate nella solen- ne adunaiiza 30 inaggio prossimo venturo. — 255 — Si annunziano i seguenti doni falli aJI' Islitiilo (lopo le adiinanze di gennaio 1857. lioUettino (lell'istmo di Suez. — 1857, n." I e 2. Dalla Redazione. Cronaca, yiornale di scienze, leltere, arli, economia c in- duslria con boUetlino biblioyrafico, pubblicatoda li;na- zio Cantii. — 1857, Anno Ilf, Disp/ 1/ e 2/ — I)al Redallore. II Crepuscolo. — N'. 5, 4, 5 del 1857. — Dalla Redazione. Giornate delle scienze mediche della reale Accaderaia me- dico-chirui-gia di Torino. — 1857, 15 gennaio n." I. — Da (jueli Accademia. It Raccoglifore, pubOlicazione annuale. — 1857, anno G." — Dalla socield d' incoraggiamento delta provincia di Pad ova. Nouveaux mcmoires de la Sociele impcriale des natura- ralistes de Moscou. T." X.° Mosca \8oo.-~ Da (juella Socield. Laparota scrilla. — Orazione inaugurale del sig. Lelio della Torre. — Padova 1857, di pag. 52, in 8." — Dull' Auiore. Miscellanea lichenologica. — Verona 1856, di pag. 50, in 8." — Dal sig. prof. Abramo Massalongo. Giornale di agricollura pralica di Torino. — 1857 n." 8. — Dalla Redazione. I^' Educatore israelita, Giornaletto di lettura. — Punta- ta i.' Vercelli 1857. — Dai sigg. Giuseppe Levi ed Esdra Pontremoli, redattori. — 250 — Corrispondcnza scienlifica di Roma per I'avanzamcnto delle scienze. — Bulleltino universale in 5." n.° \° 1857. — Dal sifj. E. F. ScarpcUini di Roma. Slrenna cronotogica per I' anlica slorla del Friiili, e prin- cipalraentc per quella di Gorizia sino alTanno 4 500. — Gorizia, I85G, un Vol. in 8." — Dal sig. Giuseppe dal- la Bona. Relazioni degli Stati europei, lette al Senato dagli amba- sciatori vcneziani nel secolo 17." Fasc. 2." — Dai sigg. Nicola Barozzi e Guglielino Bercliet. Memorie dell' i. r. Accademia di Vienna. — Classe di ma- ' tenialica e sturia naturalc. T.° XII, 1 850 (in tedesco). Ragguagli delle adunanze dell' i. r. Accademia di Vienna. Classe di matematica. T." XXI, II.' parte; 1850. T." XXII, I.' parte; 1 850. Classe storico-filosofica. T." XXI, II." parte; 1850. Fontes rerum auslriacarum. Diplomalaria el acta. — To- mo XIII, 2." dispensa 1850. Scriplores. T.° II." dispensa 1.^ 1850. Archivio di cognizioni risguardanli le fonli sloricke au- slriache. T. XVII, Fasc." I.° 1850. Foglio di nolizie, n.' 23 e 21 del 1850; n.' 1, 2, 3, i del 1857. Indice dei died volumi, del Ragguagli deW Accademia di Vienna, dalP M ." al 20." della classe di matematica e storia naturale; i85G. Indice c. s. dei volumi 1 1 ." al 20." della classe di filosofla e storia ; 1856. Ahnanacco dell' i. r. Accademia di Vienna per I'anno 1857. — Date i. r. Accademia delle scienze in Vienna. — 257 — Rivisla periodica dci lavori delCi. r. Accademia di scienze, leilcre ed arti di Padova. ~ Vol. IV trimeslri 1." 2.° 5." e 4.° Padova 1855-56. — Dalla stessa Accademia. Tributi Smitzoniani alle scienze (in inglesc). Vol. VIII — Wasington 1 850. xitti delta socield filosofica americana. —- Volume VI 185 5-1855. » Geiiiiaro e marzo, 1856. Lista del corvispondenli esleri dell' hliluio Smitzoniano. 1856. Notizie dell' origine, pror/ressi cd alliiale condizione del- l' Accademia delle scienze nalurali di Filadelfia. — Filadellia 1852. liclazionc (jcologica del sud e del nord della California. — ecc. 185G. — Dalilstilufo Smitzoniano di Wasington. Giornate dcW i. r. Islilido lombardo, e Bibtioteca italiana. — FasC 49 e 50, 1857. — Dalt' i. r. Istitiito lom- l/ardo. Rtndiconto delta bene ficenza dell' ospilale maggiore e de- gli annessi pii islitidi in Milano. — iMilauo 1857. — iJal sig. dolt, .indrea Verga di Milano. Nuova dimoslrazione del paralellogrammo delle forze ( in tedesco). Praga 1856. — Dal sig. Guglielmo Matzka. EsercHazioni accademiclie della r. Accademia boema delle scienze, dal 1854 al 1856 (in tedesco). — Dalla r. Ac- cademia delle scienze di Praga. Suite anliche coslumanze^ o modo di regalarc presso i po- poli tedeschi, slavi e liluani ( in tedesco ) — Praga 1855. — Dal sig. J. I. Ilamif, di Praga. — 258 — Giornale di (u/ricolluia pralico foreslaU', ecc. — Torino -1857, n." 9. — Dalla Redazionc. Annuario dell'i r. Isliliito f/eo(of/ico di Vienna. — Aprilo, niaggio, giugno 1850 (in tedesco). — DalC i. r. Istitti- to g color/ ico. Giornale dellc scienze mediclie della r. Accademia medico- chiriirfjica di Torino. — 1857 n.° 2. — DaW Accade- mia sicssa. Sulle consorterie delle arti edificalive in Yenezia. Sludii storici del co. Agoslino Sagredo, con documenti ine- diti. — Venezia -I85G, un Vol, in 8." — DaW autorc. i^cHadunanza 23 niarzo 4857 fii slatuito di pub- Idlcare in questa dispensa i soguenti avvisi die ven- iicro conmnicati all' Istituto dall' i. r. Luogotenenza. N."3200. AV\ ISO 11 Consiglio d'amniinistrazione dclla Societa di iiavigozione a vaporc del Lloyd Austiiaco lia accordalo a vaiilaggio di clii prende parte nell' esposiziuiie di cconoinia rurale e forestale, che avra hiogo in Vienna nel maggio 1857, il gratuito trasporto di oggetti di econoniia rurale da esporsi, nieno il bestiame, coi legni del Lloyd fra Venezia e Trieste, quaiido qiiesti aiticoli siano scortati da iin cerlitieato sull' origine austriaca e destina- zione dei niedesinii per 1' esposizione, quando le spese d' imbarco e di sbarco, nonche le conipetenze di assicurazione sieno pa- gate dagli speditori, e quando il trasporto possa in qualita niode- i-ate essere riparlilo in modo sui piroscafi, che per quesle spedi- zioni non debbano essere rifiutate merci di trasporto paganti. Questa concessione non fu estesa anche agli animali perche i piroscafi che navigano fra Trieste e Yenezia non sono adattati per simili trasporti, perche lo stabilimento di appositi sconipar- timenti sulla coperta cagionerebbe ingenti spese, perche inoltre r imbarco e sbarco dcgli animali incontrerebbero moiti osta- Serie HI, T. II. 54 — 2G0 — coli, e finalmenle perche il viaggio di mare, quando il Uinpo non fosse molto tranquillo, farebbe assai male agli animali me- desimi. Si rende nota questa facilitazione al puhblico, in seguito ad osseqiiialo Dispaccio 24 p. p. gennaio 1\. 377 dell' Eccelso 1. r. Ministero dcirintenio, ed in relazione allaltro Avviso di qiiesta i. r. Luogotcnenza i8 settenibre a. p. IV. 27030. Dair I. R. Luotjotencnza, f'enezla 4 febbraio d837. N. ^(136 AVYISO. In obbedienza a dispaccio osscquiato -1." correnle, N. 692 dellEccelso i. r. >Iinistero deirinterno, si rcndono a pubblica nolizia le disposizioai emcsse dal Comilato Gene- rale per la festa del 50." giubileo delia Sociela d' agricol- tura in Vienna in appendice al progranima per T esposi- zione degli oggctli agricoli e forestall die avra luogo in Vienna dall' 1 1 fino al 16 raaggio 1857, nelTi. r. Angar- ten in occasione della festa suddetta. Venezia 21 febbraio 1837. A. Con liguardo alio straordinario concorso, in ogni luogo manifestalosi, di esponenti, che prenderanno parte nelia prima esposizione di economia rurale e forestale , die avra luogo ia occasione della festa del 50." giubileo delT i. r. Societa di eco- nomia rurale in Vienna, ed in rillesso delle macchine che verran- no anciie dall' estero, scguiia nn corrispondente aumento delle medaglie indicate nell' originario programma. 2. Per corrispondere a reiterati desiderii espressi, sara il giu- dizio sui premii per il bestiame autorizzato di accordare premii anche per il besliame bovino, il quale ha gia oUrepassato 1' eta indicata nel programma, ma ha pero qualita veramente distinte. 3. Saranno a suo tempo inyitate le i. r. Societa di economia — 261 — riirale di tuttl i Dominii della corona di eleggere fia i loro mem" bri un niiinero di uomini di fiducia proporzionalo alia parte che prende il rispettivo Dominio all' esposizione, per i diversi giu- dizii, ai quali e aflidata 1' aggiiidicazione del premii. 4. L' esposizione del besliame, liinitata in origine a tre gior- i)i, durera 6 giorni, ed il besliame dal giorno dellanivo fino alia partenza viene mantenuto a spese della Societa. 5. Onde offrire a tutti gli economi rurali e forestall ed ai di- lettanti di economia nirale della monarchia I'opportunita, quando non sieno essi menibri della Societa, di poter piender parte nou solo neir esposizione, nia anche in tutti gli altri momenti della festa del giiibileo, saraiino rilasciati appositi viglietti, i quali da- ranno diritto di prender parte alle general! adunanze, alle sedu- te di sezione, ed ai colloquii serali; poi alia visita deH'esposizione per tutto il tempo della sua durata, alia distribuzione dei premii, ed alle escursioni, come anclie all' ottenimento dell' album, e delle medaglie. Quest! >iglietliper i partecipanti saraniio rila- sciati per 4 setlimane prima dell' apriinento dell' esposizione Del- ia Cancelleria della Societa nel Palazzo degli Stati provinciali dell" Austria inferiore (Citta Harugasse N. 30), durante pero il tempo deir esposizione nell' i. r. Augarten, verso I' esborso di iO fioiini moneta di convenzione. 6. Tutti gli oggetti deslinati per 1' esposizione, di qualsiasl genere, scnipreche essi procedano dall' intenio, godono tanto per r andata che per il ritorno I' esenzione delie competenze per il trasporto: a) sulle strade ferrate amministrate dallo Stato; /;) sulia strada fordinandea del nord : c) sni piroscafi dell i. r. Societa di navigazione a vapore sol Danubio; d) sui piroscafi del Lloyd, ed avianno una diminuzione dell' importo di taiiffa fino alia mela sulle strade ferrate dell' i. r. Societa privilegiata austriaca delle strade ferrate dello Stato. 7. I.e spedizioni di maccliine, islromenti, ed utensili prove- nienti dall' estero vengono traspoi tati dall' i. r. strada ferdinan- dea del nord per la meta del solito prezzo di tariffa. 8. Per paitecipare di questi favori devono gli oggetti da esporsi essere consegnati franchi di spesa: poi, oltre alia solita po- — 2G2 — lizza di carico, devono essere accoinpagnati da una dicliiarazione di amiuissione dello scrivente Comilato generale; in fine, devono le pailicolari conipetenze di assicurazione per eventuali niaggio- li valori essere pagate toslo all" alto della coiisegna. 9. Gi' individiii clie acccmipagnassero gli oggetti da esporsi devono pagare sui piroscati la compelenza per un terzo posto. Cosi parimenti quelli che acconipagnano gli animali desUnali per r esposlzione, ne! trasporto suUe strade ferrate devono preudere nu viglietlo di lerza classe. dO. Tutte ie spedizioni destinate per T csposizionc devono essere niunite dell' indirizzo: « Al Coniitato generale per l' e- sposizione in Vienna. » 41. Le spedizioni per T esposizione possono essere traspur- tate da tutte le stazioui delle strade ferrate in Vienna, e dagli approdi dei piroscaii in Vienna, direltamcnte nei locali dell' espo- sizione neir i. r. Augarten , senza che slano piima porlate al- ia Dogana principalc. ed in quel locali avra liiogo in presenza di appositi funzionarii. da destinarsi a tale effetlo dalla Societa, il trattamento dazi.iiio. ■12. II trasporto ml locale dell' esposizione deve eirctluarsi a spese de;:li esponenli. II Comitnto generale pero si ofTre di provvedere a que.-to trasporto cul imzzo di appositi agenti e carrettieri per ])rezzi prevenlivamenle stabiliti e possibilinente nuiderati per tonto del- r esponente, qualora all' atto della spedizioue dclla dicliiarazione del Coiiiitato generale venisse a cio interessato, e fosse assun- 10 il compenso delle relative spese. ■13. Le niacchine, istrumenti ed utensili di cconuniia rurale e forestale, che dair estero ginngono a Vienna iu Vva di assegno, non abbisognano quando tntrano in Austria di una diehiarazione dettagliiita, ma sono da dieiuarai'si senipiiceniente come « nggtt- ti destinati per 1' esposizione. » 14. Venne disposto, che per gli oggetti, i quali ne!!' entr-;ta ill Vienna vanno soggetli al pagamento del dazio consumo, que- sto pagamento non debba aver luogo quando l.i dlchiarazioui; «!i ammissione del Comitato generale, colla (juale vengono essi — 203 —- Icgitliiiiati come ogjetti deslinati per 1' esposizloue, sia conse- ^iiata air ufTicio del (lazio cunsumo. 15. Di eguale eseiizioue gode, particoIarmciUe sotto la stes- sii coiidizione, il besliame die viene per 1' espo.^izione. (Jiialora peru il bestlame dopo teriuliiata l' esposlzione noii fosse piu cuii- dotto fuori di Vienna, deve 1' esponente pagare alia Cassa della Societi la competenza di dazio ton^umo per cio dovuta piinui di allontanarlo dall' i. r. Augaiten. 10. Gli oggetti soggetti al dazio consiiino iaiballali non veu- gono pero aperti alia linea del dazio consiimo in Vienna, ma, in caso di bisoguo, vengono da cola accompagnati nel locale del- r esposizione. 17. Subito dopo Tanivo della dieliiarazione da spedirsi, per mettere in ordine I' esposizione, al piu tardi fino al 1." marzo 4857 al Comitate generale, saranno da qui spedili a quegli espo- iienli, le di cui spedizioni fiirono amniesse ali'esposizione, gli oe- eurrenli viglietti d'ammissione. ■18. Ogni esponente riceve tie diversi viglietti d'ammissione, c preeisamente: o) uno rosso, il (piale nel caso del trasporlo d un oggetto coi mezzo della strada ferrata o dei piroscafi viene dato al momento della consegna delia spedizione: h) nno az/Uii to ; <|UaIe nel passare la linea del dazio consiuuo di Nienna, deve, u senso dei §§ -14 e45, i\i rendersi osten^ibile, e lasciarsi, ed c) nn vi^ilielto giallo, il quale deve esser reso oslensibile al- r ispelloiato del iuogo dell' esposizione luU' i. r. Augarten, ed ussicnra I aiiiiiiissione della spedizione allesposizione, ed il libe- ro accesso alia medesima per tutto il tempo della sua durata. 19. Riguaido all' urrivo degli oggelti da esporsi in Vienna sono da osservarsi i seguenti termini : (tnd)ard(i - Yencti ii\ psercizio si fuceia, lanlo per I' andala come pel litorno , con nn libasso della meta sui prezzi di laiiffa. A rego'are pertanto praticaniente una tale facilitazione vie- iie, per I' andala, disposto quanlo segue: 1. 0;-;ni spedizione di animali, strumenti o prodotti agri- coli, dicliiarali per r Esposizione d'economia riirale in Vienna, dev' essere dal niillente lomltardo-veiieto niunila a) della solita lettera di porto: b) del cerlilicato di ammissiirdila eniesso dal- I'apposita Commissione ; c) di nna copia semplice del cerlili- cato niedesimo. 2. La spedizione \>\w effeltnarsi tanto in porto affrancalo, come in porto (tssc(jn(ilo. ad arbitrio del mittente. 3. Le tasse di porto, di assicnrazione generale, di carico e scarico si conteggiano e si esigono nella meld prccisa di qnau- to aUiinienti vernbbero Cidcolale. — 2G7 — 4. Desidei-aiulo il mittente di sottoporrc gll oggetti spediti ad un assicurazioiie speciale, pagherd all' alto dtUa consexjna della spedizione 1' iniporto corrispondente all' eccedenza del valore di- cliiarato, senza ribasso di sorla. 5. Trattandosi di spedizioni di animal!, la persona incaricata di scortarli lungo il trasporto, dovra acqiiistare iin bigiietto di corsa di terza classe. Spedizioni di animali senza persona che le scorti, saranno respinte. 6. A giustifieazione del contegglo 1' ufficio merci in partenza iinira alia bolletta di spedizione la copia scmplice del certificate ritirata dal mittente, citando su quella, nonche snlla lettera di porto e sui registri d' ufliciOj la presente Circolare ( Data e IVumero ). I signori Capi slazione sono incaricati di dare a qiiestu Circo- lare la maggior possibile piibblicila, riservandosi la Sezione del traffico di far conoscere a sue tempo il nome e la residenza delle Comniissioni cui spetta concedere i prescritti certificati d'ammis- sibilita. Ferona li 20 marzo -1857. // capo del Tiajyico D.r MORA. A'isto «•(! ii|i|irovalo II Duelloie ilcir ilseicizio DIUAV. SOCIETA^ PER CONFEZIilJiE E PEP, VENDITA DI SEMI DI BACIII DA SETA Si\a, delia cpiale debba saperci grado il commercio onesto, e cbe sia reclamata da un bisogno reale. Crediamo cbe i liinghi dove ba infierlto la malattia, non dcb- bano farsi illusione sulla futiira raccoita, sia per le frodi avvenu- tc, sia perclie sembra cbe ancbe i' ottimo seme porlato nei liiogbi iiifelti, sebbene assicuri il prodotto del bozzoli, non basli ad im- pedire la malattia delie farfalle: ond e necessario il rinnovarlo per aver seta, se il coltivatore fu ingamiato nel seme; per aver seme, nel dubbio conferniato da varii fulti cbe il baco sano divenli crisalide anmialata. Crediamo fiiialmente cbe convenga a chi ha fede in noi, di darci lo commissioni al piu presto: giaccbe il nostro lavoro, lo lipetiumo, e limitato a quelle sole quantita di cui possiamo ri- spondere per sorveglianza personale; e saranno migliori le con- dizioni del prezzo se ci sarti dato di scegliere a tempo i bozzoli occorreuti. Se pertanto, o signore, vi torni gradita la nostra impresa, adoperatevi a renderia utile ai vostri amici, indirizzandoli al- r indicato stabiliniento, e invitandoli a pensare che se liavvi un conforto nelle disgrazie, e quello d' aver tentalo di evitarle con previdenza e con senno. Accogliete, o signore, le dicbiarazioni del nostro rispetto, e credeteci Firen:-c, 9 marzo 4857. Dei'ofissimi Serime da inipiegare erietlivamente i snoi ca- j)i(ali o nuitni nel miglioraiuento dell' agricoltura, e eon- cliiutlendo anciie (ineslo piiiilo della sua .Menioria coil' af- lermai'e die le banelie o casse del credilo agrario, sebbene diano esse pure associazioni di soli capilalisli, cio nondi- meno ne ilit'l'eriscono essenziahnenle si perdie si l\)ndano sul credilo piulloslo moliile clie reale, si perehe ammello- no r ammorlizzazione volunlaria ed a lermine brevissimo, si perdie inline si Irasnuilano, anzidie in sociek"! private, in (lasso Comunali od in Islituti di pubblica benelicenza. iMnalmenle il Toli siccomo riliene incaula oil iinpossi- bili' l;i proposla di una (|ualun<]ne forma c specie di asso- ciazioni' I'ondiaria Ira uoi, linclie sussislono, od ilUulono la jueiile, le gravi dilliiolla ed obluezioni die si laimo o con- Iro r idea del credilo i'ondiurio iu geueic, o coulro tuluna — 273 — (lellc sue formo od npplioazioni in ispccio ; cosi a oompi- mento della sua Memoria si fa a ribatterle tiitto ad una ad una mostrando com' esse non reggano veramente al mar- tcllo o perclie dcdoUe dai pregiudizii eda men che retti ra- gionaraenti in polilica ed in cconomia, o perciie afforzate da falsi dati di fatto od anche da fallacisupposizioni^ o per- ch^' trascuranli od ignare delle vere cause che rendcllero lueno prosperevole od anco infclice il loro riuscimento nel- la pralica applicazione. Talche, a suo avviso, tutta lasorte del crcdito fondiario dipende dalla scella giudiziosa tra le \arie sue forme e specie, dalla sua adatfabiiitfiod opportu- niUh allc condizioni speciali d' ogni paose, ed infine dalla re- golare e giusta sua organizzazione. Dopo di che I'autore si fara dcbito colla tcrza ed ultima Memoria sul credito fon- diario di csporre quel qualunque progelto di associazione del credito fondiario che egii avrebbe idealo come il piii acconcio alle nostre provincie. Secondo 1' art. 8 del reg. int. il dott. M. I?enve- nisti di Padova fu ammosso a leggore la scgucnte sua j^lenioria su le capsule soprarenali. Partendo dall'idea che le scienze fisiologiche e nicdiche non siano tenute in seno a questo illuslre consesso da mo- no delle altre naturali che vi contano si numerosi cultori, c che i punti sui quali sta conceiilrata di preferenzaalluijl- monte 1' attenzione dei mcdici progressisti d'oltremonte e d' Italia debbano eccitare preferentemente anche la vostra curiosila, io mi permetto di intrattenervi un poco sulle ma- latlie e sulle circoslanze in cui son lese le capsule sopra- renali o reni succenturiati che dir si vogliano, e sulla strut- tura loro fondamenlale, argomento sui quale ogni giorno — 274 — si logge nei giornali inglcsic franccsi qualcbe nuovacomu- nicaziono, dopo clic per una lunga serie di aimi furono condannali questi organi ad uii quasi completo e univer- sale obbiio. Ma nollo slesso tempo conoscendo quanto sono preziose le vostre ore e quanto utilmentc vcngono occupa- te dalle partecipazioni dei vostri soci ordinarii, non credo lecito a me, stranieroinquesto luogo^porlarvi innanzi una cosi lunga e distesa mcmoria che, per isviiuppare il sog- getto completaraente, eccedesse i limiti delta convenienza, ma solo di comunicarc a voi primi in forma di riassunto i punti pill salieoti pei quali vorrei che unlavoro, cui son pronto a comunicare per esteso su questi organi oscurissi- mi, potcsse ricliiamarcle considci'azioni, le ricercbe^ le os- scrvazioni dei dotti mcdici e naturalisti di questi ed altri seientifici Istituti. E a vostra notizia sicuramente il singolare trovato che da un anno a questa parte in circa T inglese Addison pre- sento alle rillessioni dei medici, appoggiato su gran numero di osscrvazioni sue e di altri Americani ed Inglesi sulla co- incidenza di una qualcbe organica e inaraovibile allerazio- ne purulenta, tibro-plastica tubercolosa, o cancerosa delle capsule suddotte col coloramcnto bronzino e quasi etiopi- co pill o meno esteso e piu o mono profondo delta cute, al quale si associano fenomeni paralitici, dispeptici, sempre crescenti Gno alia mortc dell' incbviduo (I). Forsc non vi e nolo altrettanto come io al)bia avuto la forluna di pronoslicare prima, e veriticare poi pienamente coir autopsia questa coincidenza in un malato dell' egregio c gentile mio collegadott. Mingoni^ il quale ne comunico la storia esatta^ dopo la sezione a cui undici medici di Padova banno assistito, nella Gazzettamed.Iombarda dclla fine del- r anno scorso. Tutli i sintomi descritti dull' Addison e che — 275 — compongono quclla forma ciii si b giiiatlaccatoil suononie erano prcsenli in qiieiriiifelico signoreche veniva progres- sivamentc annercndo c langucndo; e dopo mortc la sola grandiosa e proporzionala lesiono clie abbia I'erito Tocchio di tulti quanti crano gli osservatori fu la degenerazionc tu- bercolosa delle due capsule soprarenali, quale e dcscriUa dal Mingoni chc fu csatlo e veritiero sotto ogni aspetto. Solo die ai suoi parlicolari aggiungerei, appellandome- ne a quanti eran presenti, una corla estensione di anneri- iiiento nel peritoneo e una piu considerabile altozza dellu sostanza cinerea di quel cervcllo. L' csistenza del pigmento nero, alia eopia del quale nel reticolo malpigbiano si altri- ])uisce giuslamente la tinta ])ronzina di tali nialali, anco sulla faccia del peritoneo fu da altii veduta, come e fatlo note dal Las6gue:la sovrabbondanza della sostanza cine- rea del cervello, che e pur dovuta a soprasecrezione di cellule pigmcntali, non Irovo ancora comunicata da alcuno e ne raccomando la ricerca in casi consimili ; lo stato della niobilitci si prostrata in questi infermi ricbiamando una spiegazionccbeancornon si trova dal la to patologico, nulla altro ancora si e comunicato dai medici intorno alia rela- zione chc puo esistere tra la deposizionc aumentata in qual- che parte del corpo delle cellule granulosc pigmcntali e lo stato anatomico diverso dal normale delle capsule soprare- nali, se si eccettui la loro condizione nei negri, i quali, come c ben nolo c patenle, banno sovracaricbe di quelle cellule e il reticolo malpigbiano della cute e I'iride e la coroide de- gli ocelli, e seeondo Meckel il veccbio e Caldaninostro, Pc- cblino, Socmering, Virey ed altri osservatori (2) la sostanza cinerea del loro cervello. La grandezza nei negri, la ripic- nczza di umor nerissimo come nei veccbi, il cangiamento di forma di queste capsule osscrvata da (Hassan fu confer- — 276 — mala posteriorraente da tiitti gli osservatori, e basli consul- tare su queslopuDto Connuli ,Vircy, IMcckol elluscke(5) per rimanere pienaDicntc convinli. lo per altro, ciic non ehbi occasione di veriflcare codoslo fatto, propongo, a chi fosse in grado di farlo, la importante ricerca, so allato alia in- conlraslabilc mutazione di forma c aumento di volmne sii cui lulli si accordano, esista in tali casiunanormale strut- tura del viscerc capacc di soslonere una azione accresciu- la, o una anomala clic impedisca Tazionc sua solila; c do- mando se da questo lato si possano rassomigliare allc ca- psule del felo die fimzionano tanto, o a quelle del vcccliio o dei malati d' Addison die non fuiizionano punlo: giac- die se guardavamo alia esterna apparenza di questi or- gani nel malato a cui fo ccnno parcvano la pure non al- tro die ipertrofici, ma allordie inlcrnamentc li csaminam- mo si trovarono coinpletamonto degenerali, e cosi fu nei tanti casi raccolti da Danner. Dico cio, perclie sarebbe quesla la sola eccezione die Irovar si polesse alia gencrica proposizione : volume con strultura normale accrcsciutoc sccmatao lolta deposizione di pigmenlo nd corpo; strutlura anomala o volume diminuito, e accresciula deposizione di pigmento, come passo a comunicarvi, per modo tale die probabile risuili I' opera di questo capsule cssere dcstinala alia distruzione del pigmento, come forse altre glandule, a cui cosi a lorto furoiio accomunalo in una classe, servono alia sua formaziono. Trovo di fatto nelleosservazioni di Blasio cBarlolino (5) 1 'ingrossamento come pugno eon ammollimenloeripicnczza di umor alro ed arenule ddle capsule soprarenali, congiun- to coH'orina fatta nera da copioso tramestamento di cellu- le che i vecdii diiamavano pulvisculi o fuliggini o carbono. Trovo die nei vecelii(5) ralroiia con cssiceamenlo c degc- — 277 — nerazionc delta corteccia e con annerimcnto profondo del- I'interno uraore delle capsule soprarenali u fatto costantc e la loro totale scomparsa e frequentissimo avvenimento, e iotanto la sovrabbondante e preternaturale deposizione delle cellule c conglomerali pigmentali in varii tessuU del corpo e pur fatto che costantenieute si osserva nei soggelti assai vecchi (G), Aon solamente ne vanno sovraccarichi i pol- raoni in modo scmpre crescenle, e sotto la loro pleura^ e nella cellulare frapposta ai loro lobi, e nolle vescichetteche li compongono, e luugo la direzione dei vascliiui cbe vi scorrouo inlorno; non solamente ne sono tinle contempo- raneamentc le glandule bronchiali, cosiccbe la pseudomela- nosi del polmone ando considerata come uno stato norraa- le deir uvanzata vecchiaja, non solo si trova sparso il pig- meuto nero (lobstein) anco nelle sierose, nel fegato, nelle ai'lerie ossificate dei veccbi, ma la loro peile ancora ne va spesse voUe saturata in modo che ilsuo colore suole essere spcsso bruno o giallastro piii o meno carico (7). Uu'altra conscnziente coincidenza io pure osscrvo nei tisici(8)ossia negliaffetlida lubercoli polmonari,ericliiamo anco sovr' essa, inavvertita finora come la precedente, le vostre riflessioni. Sappiate che i tisicihanno quasi serapre, si puo dire, anzi ebbero tutte le volte che a questi organi I'occhio fu rivolto dai notomisti, degenerate e poste fuori di azione le capsule soprarenali. Questo fatto accennato dal Louis, cbe vi vide la intillrazione grigia^ fu posto in bella luce da Meckel il giovane, che trovo le capsule quasi sempre di straordinaria grossezza si, ma con ampliata ca- vity e degenere sostanza nei soggetti morti di suppurazione tubercolosa dei polmoni. Mollissimi dei casi raccoiti poi da Addison, da llutschison, da Danner cdagliscrittorifranccsi cbe no parlaruno nella Gazzetta medica di Parigi, cd esibi- — 278 — li come casi di nialaltia di bronzo o dell' Addison, appnrle- nevano ad individui profondaraentc luberculati nei loro polnioni. lo sospetto poi che I' osservazionc singolarc di Waiioii ricordata da Morgagni, die trovo lo capsule nei labidi della solita grandczza in mezzo alia eonsunzio- ne delle altre parti, si riferisca al volume ma non all' in- terna loro struUura che fosse sana, lanto piii che Wefer e Peyer nei tabidi le trovarono o converse onninamente in scirri^ o colla cavita allargata, e fracide e spappolabili nella sostanza. Or bene, anco nei tisici, nei lubercolosi, il pig- mento nero abbonda, e precisamenle coIli dove meglio fa di se mostra negli uomini decrepiti, cosicch6 appunto le pseudometanosi vengono dagli autori dichiarate esclusive propriclA dei decrepiti e dei tisici. Anco nei tisici sono an- neriti gli apici dei polnioni e le glandole bronchiali, e il pigmcnto vi si trova diffuso sotto forma di nuclei, d' infil- trazione, di slrie, specialmente se il processo di cicatrizza- zione delle caviti tubercolari 6 bene avviato: ed anco nei tisici osservai con Gubler, Lutot (0) e qualche altro la gran frequenza con cui apparisce terrosa c bronzina per copia di pigraento entro al reticolo malpighiano, e precisamente bruttata di piastre gialle la cute della froute, del viso e delle mani, non meno che nelle gravide. Credo poi d' intravvedere nei campo della notomia comparata un altro fatto cospirante coi precedenti a pre- sentare conteraporanea alia imperfezione di queste capsule la soverchia accumulazione del pigmento nei corpo ani- male; ma nc fo un semplice cenno perche 1' attcnzione dei naluralisti nonfu per anco sufticientemente applicata a que- sto punlo di istologia comparata, ed io non so ne posso /supplire al loro difclto, ma solo annunziare un sospetto ed csprimere un voto, che aJcuno dei vostri illuslri confratclli — 271) — sapi'iJ bene raccoglicre e fccoiularo. JNella classc doi rcllili c (lei pesci ( 1 0) il volume, e I'opera per consegucnza dello capsu- le soprarenali, e straordinariamente ridotto per modo clie fino a poco tempo fa si dicevano rare a trovarsi uei rettili, mancanti affatto neirordine dei pesci. Anco Carus le negava ai rettili branchiati e ai pesci; ma seppurc eio e falso, se an- co sono esatte le appreziazioni come capsule soprarenali di que'certi corpicciuoli simili a loro per collocazione e strut- lura, se non per numero e figura, clie trovarono in tulle le quattroclassi dei rellili, neile raie, neglisquaii enei pesci os- sosi, NageI,Retzius,Uatke, Gruby, Stanius^Dailechiaje, Mid- ler ed Ecker, che riassunse i lavori di tulti questi e viag giunse i propri trovati, non puo per allro rimaner du])bio dopo un allento studio della pillura cb'essi ne fanno, come sian corpi soprarenab inlinitamente piii piccolie raenoper- felli e scarsissimi di nervi, se si raffronlino a quelii cbe uppartengono agU aUri vertebrati e segnatamente ai mani- miferi e aU'uomo. E pare che vada di conserva con questo fatlo 1' altro di una certa periferica soverciiianza ed in- terna diffusione del pigmento in codesti animali. Non posso cerlamente far a meno di ricordare come, al contrario di quanto negli altri animali si osserva, Cuvier, Ilenle, Noak e Iluscke moslrarono (II) cbe oltre dei luogbi soliti especial- mcnle della cute, in quasi tutlio nerissima o pienadi splen- dori metallici,, il pigmento al)bonda sotto il peritoneo ed altre membrane sierose, nelle mucose della cavita della bocca e della lingua, e nelle glandule del mesenterio dei pesci e di al- cuni rettili. Lobstein ne trovo nelle rane sane perQno in- torno ai nervie ppecialmente ai crurali, e Blumenbacb e Virey soslengono (12) cbe tanlo e penetrate) c immobile il pigmento in loro da cssore incorporato coilepidcrme degli animali stessi, esclusi percio dal caso dcllalbiuismo. A.1 ro- Scrie 111, T. II. o7 — 280 — vescio io veggo cbe dove mnggiormcnte sono isviluppati e grandeggiano, e per intorozza di slriUtura meglio pos- sono esercitaro le proprie fiinzioni le capsule soprarenali, ivi appunto difelta, 0 negli stessi luoghi il pigmento. Cioc- ch(i in nessun' altra circostanza meglio si osserva die nei primi mesi delia vita fetale dciruomo. Tutli gli ana- tomici antichi e modorni hanno ripetuta con grande loro sorpresa I'osservazione die nei primi mesi della vita in- traiiterina il feto solo dell' uomo ha si straordinariaraente voluminose le capsule da essere esse piii grosse dei reni per divenire poi eguali a questi, e poi minori come re- stano per tutta la vita, sebbene dopo 1' uscita alia luce tornino a crescere di bcl nuovo, e in modo die nel- I'aduUo vcngano in generale tre volte tanto grosse in con- fronto del neonato; tutti dai piii remoti tempi agli odier- ni vcrificarono questo fatto e insieme a quello la somnia copia di sangue onde son ricchi, e la grandezza della vena che se ne spicca poco minore della eraulgente(narvey); ma iiiunone trovo unaltro contemporaneo, il quale per raglone di analogia perfetta con quelli dove il legame di causa ed effetto 6 evidente potesse esserne con qualcbe ragione con- siderato conscguenza e scopo. Or eccovi I'osservazione che io fo: nei primi tempi della vita fetale, in quei medesimi du- rante i quali cade sott'occhio queila grandiosa predominan- za dei corpi soprarenali, la coroide e I'iride dell'occhio del feto uraano nonclic; la cute colle sue appendici pilar! man- cano di nero pigmento: e cio tanto e vero che se una cau- sa lisica o morale, com' 6 piii spcsso, agendo sopra la ma- dre sospenda I' ulleriore deposizione della sostanza colo- rante che avrebbe dovuto succedere piu tardi sui nominal! iessuti, che sogliono esserne ricettacolo ordinario e norma- le, si ha un moslro albino, il quale, sccondo che acceunava — 281 — molti anni addietro la bolla nienle di mio padre e confui'- mava piii tardi ncl Jouru. complement, del 1825 il dollor Mansfeld, altro non 6 che una dcllc tanlc mostriiosila per ritardato sviliippo , Ic quali lianno luogo lutte le vol- te die gli organi prcscnlano una di (jucllc gradazioni primi- tive della loro esistenza che furono normali in una data epoca ma sono anomalc in un'cpoca piu avanzata dell' esi- stenza (Meckel). Sul qual proposito doll' albinismo, che se t" dato raramente osservare negli individui della specie umana, e dalo frequentemente e facilmente di studiare in moKe specie cosi della classe dei mammiferi come di quella degli uccelli, posto(l.") ilfalto osservato nello stalo oppo- sto deU'orgauismo, che b quello della nerczza etiopica, del- r abbondanza del pigment© nella sostanza cerebrale e spi- nale non meno che nella cute e nella coroidca (2.°) 1' altro fatto della prevaleuza organica deile capsule soprarenali nel feto uraano quando 6 ancora decisamente albino, io proporrei la ricerca se si veriflcassero queste due circo- stanze; vale a dire: se negli uomini e negli animali albiui c'e difetto di pigmento anche nel cervello, le cui funzioni inlclletluali e morali si veggono tanto indebolite e prostra- te :, e se y'i) prevalenza materiale delle capsule soprarenali, in raodo che si potesse forsc giungere un gioruo alia con- clusione: che I'albinismo ii una raostruositi per ritardata e sospesa involuzione delle capsule soprarenali e non altro. E forse per questo che si preferiscono i ratti e gli altri animali albini per estirparc le capsule surrenali ? Questi fatti di coincidente sovrasccrezione di pigmento con piccolezza, atrolla o degenerazione qualunque delle ca- psule soprarenali, e sottosecrezione del pigmento medesirao con originaria e naturale grandezza degli organi stessi che non trovo in alcun luogo ricordati, io mi pregiava prima — 282 — tli tiitlo (li sottopnrro qnesl' oggi iillc voslrc nicJitazioni iiclla spcranza I'lie IViUlcianno miove ricerelie capaci cU ridm-ie ailoslato tli vcrila o ili errorc cicciso qiicsto mio gia acccnu:i(o\i sospeUo: servircquestecapsulo neH'organismo aH'oggeUo di sciogliere, dislruggere, ncutralizzare o conuin- que far scomparire parte di queUc cellule equci granulipig- racntali la cui produzione ad alLri orgaiii o sistemi e devoliita. A conferraa del quale assunlo slimo inulde ridurvi alia memoria, siccome cosa che erudili come siete dovete cono- scere, gli esperimcnti recenti di BroAvn Sequard sugli cffetti delia cstirpazione tolale di qiiesle capsule negU aniuiali, dalia (juale operazione, non scmpre,uia 11 uiaggior numero dclle volte, ad cssi mortale, I'isulto qual rimarcabrle effetto raccuinulamenlo di granelli, plaeche c cellule di pigmento, nou nclla cute, che a questo avveniiuento forse manco il tempo necessario perclie succedesse, ma sibl)ene nella mas- sa sanguigua, die gii si dice anemica o leucemica anco nel- la malaitia di Addison, degli animali, ed anco di abbondantL cristalli, die specialmente si fonnavano nella vena cava in- feriore, c ben diferivano da quelli di emaloidina: non cli6 \q osservazioni dello stesso autore ivi comunicate sulla di lui chiamala malattia pigmentaria di uccelli, nella quale egualmente questi due fatti si trovano riuniti: lesione coo- gesliva o infiammatoria delle capsule notabilissima e accumu- lainento di piastre pigmentali nel sangue. Ma non trovo ogualniente sovercliio di far notare con altenzione come nell'un caso e nell' altro i fenomeni dinamici principali si rivelassero nel disordine dclle funzioni cerebrali e spina- li, consistessero essenzialmente in apparenze paralitidie degli arti, in convulsioni tetaniformi od epileltiformi, qua- si avesse agito sugli animali la noce vomica o la stric- nina, in delirio o in irabccillitii, (l.")pcrclic fenomoni ner- — 283 — vosi tli siniil fatl.i si dicdero a A'edcro nollu nialallia di J)ronzo dcir Addison, (2.") pcrcli«^ Jacobson dichiaro avere verilicalo coiiio nelle mala (tie della midolla spinale e del corvcllo le capsule sopraronali si veggono sovcnli volte altcrate; (3.") perche Bartholiiio cd altri anticlii le rilro- varono difese da Ihiido negro nei soggetti che furono ipo- condriaei ; ( i.") perclic Ilewson, Cooper, Meckel, Metzger, ^^i^sio^^, Klein e Soemmering, come si rileva da una stii- penda nota apposta d;i questo anatomico all' anatomia palologica di IJaillie trovarono cosi frequcnte rappialtiraen- lo, rappunlimenlo, il colore oscuro, insomma I'atrolia o la mancanza di qiiesti organi nei fanciulli scemi, fatiii o inenteecali o irabeoilli da far dire a quest' ultimo die si deve ammellere con ilewson generalo questa coincidenza, sebbene quale sia e dondo derivi ii legame die unisce questi fatti non si sia potuto tinora determinare (13). Ben e vero che il Mekel figlio disse essere stato in tutti questi casi non meno che negli altri da lui e da Otto osservati imperfetto lo sviluppo della niassa cerebrale e del cranio: ma di quale organica o materiale imperfezio- ne trattavasi ? Dipendeva forse da sovrabbondante depo- sizione del pigraento nero cerebrale, da una prevalenza della sostanza grigia sulla bianca ? lo sono ben lontano dal poterlo asserire: io non posso che offerire un allro sospetto, suscitare un'altra curiosita di falli ignoti posta innanzi naluralmenle dalla analogia che tengono coi piu noli e gii accennati ; e provocare ardenfemente anche su questo punto nuove cd intcressanli ricorche. Sin qui, o signori, ho ceroato d'indicarvi i fatti noli sinora per cui c^ lecito fondatamente sospcttare che I'uf- (icio (Idle capsule sia riposto nella virtii di sccmare o di- struggerc o tenere nclle debitc proporzioui la sostanza — 284 — pigmcntalo ncra die dal sanguc va ad cssere depositata siilla cute, nell'occhio c nella sostanza ccrcbrospinale de- gli animali, c suggcrirvi lo vie da pcreorrcrc e le indagi- ni nuove da istiluire dictro alia scorta deil' analogia per dare una plena dimostrazione o una seonQlta decisa a questa che sinora non credo Jecito chiamare che ipote- si, Ora passero, per aiutarvi in qiieslo procosso, ad ac- cennarvi alcuni iinporlantissimi risultati dell' osservazio- ne anatomica dai niigliori suoi cullori lestilicati e da me in alcune riccrclie islituile sul cadavere uniano appicno vcrilicale, da cui risulla certo lo slrcttissimo vinculo che lega quesU organi singolari, e sinora ingiustamente po- stergati, col sisteraa venoso, del quale a giusto titolo devo- no cssere cliiamali una cflloroscenza^ una superfetazione, una espansione. Quanto questo risuUato, egualmente dai tanti die parlano di qiieste capsule non conosciuto^ o non detlo, sia agli occlii uiici inipoitanle, non occorrera a far- vene persuasi liingo discorso: subilo ch'io vi faccio sapero cio die forse ignoratc, avere io speso ncl primo volume della mia opera sul sistema dei vasi anatomicamcnte consi- derato nelle sue fisologiclie e palologidie condizioni un lun- go ed assai pensalo capiiolo a dimostrare, die la secrezio- ne del pigmenlo nero, sia dove naturalmcnle appare, sia dove patologicamenlc si raccoglie sottoil generico nome di melanosi, 6 non mono di quella della bile, una sccrezione di origine venosa, una deposizione i di cui demenli chimi- ci e istologici si staccano dalle reticdle venose dove meglio sono sviluppale e cospicue. Qual sia la forma e lacollocaziono ordinaria delle cap sule atrabilarie o soprarenali negli animali che ne son prov- visli, e neiruomo, com'csse si corapongano da due sostan- ze, una corticalc, soltile c rcsislenlc, e TuUra midollurc piii — 285 — abbontlantc c mollassa, clic la corticalo si componga scm- pre di alcuni prolungamenti rctlilinei dell' involucro ester- no, di poclii sottili e longiludinali vasi capillari singolar- nionte arteriosi, c di moitissinii fdainenli nervosi decisa- menle gangliari clie son compagni di quesli; e piu di tutlo e costantementc di grandi e giallastre vescicole scccrnenti, chiuse, rolonde, poligonali e di variissime altrc forme, am- uiassate o disposic in serie e cordoni, formate di una mem- brana mista e plena di un plasma ricco in albumina, rae- scolato a granelli piccolissimi e niiraerosissimi di albumi- na concreta, e di si numerose particelle grassose da rasso- migliare talora alle cellule di un fegato grasso, e di cellule, e di noccioli da cui nascono nuove ■vescicole mano mano che le vecchie si van consumando ; lutto questo ai dotti che mi ascoltano uopo non 6 che distesamente io venga espo- nendo ; essendo tutt'altro che novita per chi coltiva la scienza, e tutt'altro che oggetto di conlcstazioneper chicon- sulta i dettami dell'osservazione : che daila corticate sostan- za di questi organi ovunque esistano e per lutto quel tempo che sono apparisccnti e separato un uraore ricchissimo di proteina e di grasso, il quale in qualche luogo dev'essere versato e a qualche segnalato uflicio deve servire (14). Ma entra questo a rendcre piu attivo e pungento il li- quor seminale a cui si raesce; concorre versandosi nei con- dotti o nei serbatoi dell'urina a produrrc la dovuta copia o la composizioue naturale di questa escrczionc, s'inflltra nei linfatici e per questi o nei condotto toracicoo nei serbato- io del chilo, a perfezionarne la chimica crasi o la istologica conformazione^ pcnetra nei lubi nervosi di cui abbonda la glandula, c per questi propaga al ccrvello od ai nervi le sue cmanazioni? Tutte queste ipotesi (Io) furono successiva- monto propostc, c piii volte affondatc lornarono a gallcggiare, — 28G — ma I'osservazione e la complcta analisi di tuUi i falti die qncsla veniva somrainistrando luttc omai lo distnissc scnza speranza di risorgimcnto; meutre la considerazione dei reali, palenli c costanti rapporti clie vedretc avere qiiesta corlcccia secernenle col sislema delle vene parmi possa indicare piu cliiai'amcnle il sito di sbocco c il luo- go di deslinazionc del fliiido proleinico-adiposo-granula- re clie ne scaturisec. lo sono coslrello ad indicarvi soilanlo qucsle siogo- lari altenenze delle capsule soprarcnuli colla parte piu centrale del sistenia vcnoso cui sono applicale, sidle co- noscenze delle quali se molto merito non e a negare ai piu inodcrni cultori dclla nolomia uiicroscopica, cerlo una gran parte ne resta airimmortale nostro Morgagni, la cui lettcra ventcsima sui lavori del Valsalva deve cssere eon- siderata per un capo lavoro di erudizione niedica, e di anatomica sapicnza, c tenuta in conto di monografia in- dispensabile ad cssere conosciuta da chiunquc si accinga a parlare di questi piccoli nia importanli ordigni del cor- po nostro. (1.") E prima di tutto va considerata I'insignc differenza clie passa tra il volume delle vene e quello delle arterie die appartengono a questi organi secernenti: Vin- slow, lliolano, Morgagni e Marchetti notarono cho il tron- co venoso delle capsule e cospicuo, ampio ecrasso, meutre le arterie sono tenuissiinc e tali da poter cssere a mala pena vcdute e quasi trascurate daH'anatomico : la vena cap- sulare destra die si getta nolla cava inferiore subito che 6 uscita dall'organo, e la sinistra che dopo un corso piii lun- go linisce per mcttere nella renale sinistra sono amenducdi un volume e di una solldita che a prima giunta contrasta colla esilita e colla sottigliezza delle arterie corrispondenti, die da varie fonti proccdono e alia cortcccia sono direlte. — 287-- (2.°) La pranta comunicazione di queste vene coll' interna parte midollare dell'organo viene in secondo luogo a col- piro 1' occhio dell' anatoraico iu quanto in nessun altro Juogo, eccettuata forse la niilza (Vinslow) e dato con eguale facililii far penetrare i liqiiidi od insufflare T aria dalle ri- spettive vene negli intimi ripostigli di un organo in modo da rigonfiarlo e distenderlo cnormcmente^ e da questo ri- cacciarli coUa comprcssione nella vena e spingernelo fiiori completamente per quella via, quanto in queste capsule av- viene, giacclie e false cbe nelT una direzione, o nelf altra esistano impedimenti valvoiari clie colla loro posizione si oppongono alia riuscita in senso inverse di questa prova, com' e vero clie inanca ogni sorta di valvola a queste vene, sia lungo il loro corso, sia dove penetrano e si occultano nella sostanza dell'organo, sia nell'asse di questo (Huscke) che longitudinalmente percorrono. (3.°) Poi si preseuta aclii guarda uiinulamente e atten- lamente per entro alle capsule soprarenali coine apparve chiaramenle ai piii antichi e a tutli i piii recentl indagatori delta cosa,chetutti, per amore e per necessita d'esser bre- ve, tralascio di nominare, il latto singolare ma verissinio della interna struttura fungosa, varicosa, spongiosa, caver- nosa ed eretlile della seconda sostanza o midolla di questi visceri, la quale d' altro non e composla fuorch6 d'una se- ric di cclle^ concameruzioni o cavernette a pareti sottili e comunicantitra loro^ risultanti dallo allargamenfo varicoso, dal flessuoso contorcimento, dalle anastomosi frequentissi- me^ dalla deeomposizione cavernosa della vena, o seno, co- me pella sua ampiezza Cuvicr la noma centraUj con cui tutte comunicano liberamente, come questa lo fa col tronco die 6 meno grosso di lei clic esce fuori, di una moltitiuli- nc di fili ncrvosi e rigonfiamenli gangliari, vcri uervi va- Scr.c III. T. 11. 58 . — 288 — scolari chc Ic circondano e inlessono d' ogni dove , e di sangue piii o meno aUcrato ncl niodo e per le ragioni die accennerovvi in apprcsso, clie le ricnipie, Quesla intima struttura so dalTuna parte rende ragio- ne della molle cedevolezza c della facile docorapoQihilita, delia ]>ronta nuidificazione (Ilenle, Ihiscke) della sostanza raidollai'c delie capsule soprarenall, se da spiegazione della lanto conlrastata cavita interna di qucste glandule vasco- lari, e con \erita la moslra accidculale, cd ora la fa ripe- tere dalla apertura della loro vena longitudinale e centrale, ora derivare dalla lacerazione tanto facile delle pareti di varie cellule tra lor vicine; moslra insieme la stretta ana- logia, e i legami di parentela clie corrono tra quest! orga- ni c la milza e i corpi cavernosi delle parti nei duesessi de- stinate all' opera della generazione, c rende nieno strana con cio e men difficile a concepire quella coincidenza di prevalenza di sviluppo o di riduzione di volume clie fu lan- te volte, non pero sempre osscrvata da iNIorgagni, Meckel, Vauquelin, Lohslein, Otto in poi tra le capsule atrabilari e gli organi generativi delluomo bianco, del negro c degli animali, senza clie percio si sia coslretti a ricorrere alia analogia di funzione, e s' abbia piii a pensare come negli anticlii e nei moderni tempi penso taluno clie I'umore dalle capsule separate dobba essere inipiegato comunque nell' o- pera della fecondazione edelT accoppiamento. (4.°) Vicncda cio spiegata I'altra particolaritasulla qua- le piii d' ogni allro in un' apposila mcmoria si approfondo e rislelte il celebre Raver e consisto nella somma facilita e frequenza con cui le capsule soprarenali sogliono andare incontro alia apoplessia ossia al riempimento di sangue nero sotto della loro corleccia, cosi da somigliare di poi a tante voluminose cisti sanguigne chc fanno per F una o — 289 — l>€'i' r altra parte del ventre sporgcnza ed insigne moslra di se, ed (i fenomcno proprio sollanto di quegli organi spu- gnosi e sanguigni nclla cui composizione la parte principale e soslenuta dai capillari veiiosi aggomitolali^ allargati e de- composti e nel tempo stesso assottigliati nelle loro pareli estremamente, (5.°) Che siano poi sporgcnze, e come mi lasciai seap- pare la frase, quasi tante effloreseenze o fiingosita o diver- ticoli e siti di refliisso, come si espresse Cuvier deipiii cen- trali tronclii venosi, e palesato, a parermio, non meno die dai precedenti, da un altro fatto, di cui Taaatomia compara- tiva ci ha recentemente lasciati inpossesso, c fu meglio che da altri posto in cvidcnza dalT Ecker, ed e questo : die in alcune classi di animali le capsulo di cui parliamo sono co- me innestate o piantate sopra le vciie mcdosime c formano quasi corpo con esse: nei pesci che ne sono provvisti sono come incalmate {fjreffc) sui vasi venosi. Nei batraciani si c veduto che quesli organi circondano le vene reuali efferenti alia loro uscita dai rene, o per dir meglio essi formano par- te della parete di queste vene, come Gruby ha fatto si ben vedere,, e come e facile accertarsene fendendo questa paro- le. E cosi nei clieloniani sono collocali (Ved. Cuvier) sopra e in parte eutro lo spcssore delle pareti di un plesso di vene renali efferenti: che so questo non e precisamentc il caso dei sauriani, certo e pero die si tratta di disposizione ana- loga e vicina, posciache nella lucertola agile ogni capsula soprarenale forma un corpo giallastro, stretto e lungo, ap- plicato esatlamentc sulla vena renale cfferente a sinistra, e sulla vena cava a destra, e legato a questi tronclii per vasi numerosi intermedii. (6.°) V e finalaicnte noil' ordinc degli animali inferiori che sou provvisti di questi organi secernenti uu'altra sigui- — 290 — iicaliva disposizione, una singoIurU;i (legfnissima di riflesso a lueritevolissima d'essere illuslrata da studii ulteriori, die raostra la slretta dipendenza iu cui si Irovano dal gran si- stema dclle vene, e i grati rapporli di funzione cbe serban coil quelle: e tale singolarila e riposla in cio che in quegli animali la capsula soprarenalc si vede frapposta a due or- dini di vene, le cui raiuificazioni si Irovano disposle in mo- do opposto, vale a dii'e com' e del fegalo in ogni classe di animali; la sostanza lore si trova riccvcre delle vene infe- renti analoghe alia porta, e rimandare delle altre vene ef- ferentida paragonarsigiustamentealle ep a tic he. iacohson v'l- ti'ovo che alcune delle vene spinali, Ic quali vengono dalla parte inferiore e media della midolla spinale, pervengono a quesli organi. Dopo essere uscite dalle vertebre, esse si uoi- scono alle vene intercostali e formano una o piii branebe che vanno a raggiungore codeste capsule. Negli uccelli le vene spinali uscenti dalle aperture collocate Ira le vertebre Inferiori si uniscono alle vene intercostali infcriori, e non formano clic una sola branca che segue la faccia interna delle coste o passa nelle aperture dclle porzioni vertebral! di queste coste, si curva in seguito e si porta nelle capsule soprarenali dello stesso lato; arrivata al bordo superiore o air inferiore di queste capsule cssa si sparle in due ramili- cazioni che scorrono lungo i bordi e si suddividonoin una inflniti di ramificazioni piii piccole, le quali si perdono da tutti i lati nella sostanza dell' organo. Jacobson prova che questi sono vasi i quali portano il sangue, e che corrispon- dono alle vene uscenti dallo stesso organo, le quali han- no un gran numero di radici nella sostanza dell'organo, so- no corte ma molto grossc (16). Questo piccolo sisteraa di vene cbe si dirigono alle ca- psule soprarenali subisce delle raodiflcazioni negli uccelH — 291 — ncqualici del gcnere colymbus. Qiianfo agli ofuliani poi Ret- zius, llatbke ed Ecker, die fecero eccellenU ricercbe su questo soggetto, insegnano egualmente die il loro sistema venoso e doppio: oltrelcveiie cfforenli, essi posseggono del- le vciic inferenli, una specie di vene parte, delle quali tali sono 1' origine e il Iragitto. Lungo la colonna \ertebrale e pegli spazii intcrcostali si veggono di distanza in distanza sboccare dei troncbi vonosi risultanticiascuno dalla riiinio- nell.") di una branca intercoslalc che si dirige alloindietro per lo spazio intereoslale; ("i.") di una branca dorsale rioe- venle il sangue dalle vene dorsali e inpcrlicolare dal plcsso venoso spina le. I Ironcbi venosi si comparlono come se- gue: gli antcriori si geltano nella vena porta del {egato, al- tri collocati piii indiclro si aprono nella vena cava poste- rior c, le posterior i finalnienle guadagnano i corpi soprare- nali e vi si risolvono in una rele cnpillare assai ddicata. II numero di queste vene afferenti e variabile. II corpo so- prarenale deslro, piu voluminoso e anleriore, nericeve or- dinariamenle due o Ire, I'allro uno o due. Le- vene sopra- renali effcrenli si rcndono: quelle della parte desira nella vena cava posteriore, quelle della sinistra nella renale effe rente di questo lato. Sicdiedunque, come Jacobson ba falto, uopo e conchiudere cbe negli uccelli e negli otidiani le glandule soprarenali hanno del paro cbe i reni due specie di vene le une cbe apportano, le alfre cbe csportano il san- gue. Non so poi se si possa egualmente concbiudere con esso che questa organizzazione puo serviredi segno caratte- ristico a determinare negli altri rellili e nei pesci se gli or- gani cbe si sono risguardati come analoghi alle capsule so- prarenali lo siano in realta, esospettare insieme cbe in qual- che caso e in qualcbe epoca almcno della vita degli animali pill in alio collocati sulla scala degli csseri possa verificar- 292 — si lo stcsso awonimento. il hravoanatomico Gratiolet si sta occupaiulo till v;ui() tempo deilo vcnc portc, com' egli le chiama, detto capsuio soprarcnali, ma ancora non ne comu- nico i risuilameiiU tlie cerlo saraiuio riec'ii d'inlercsse e forsc illiislreranno (juesle ultiinc qiiisUoni. Kcsta pero sem- pre, a mio credere, dimostralo da quesli falli elie io non in- •ventai ne scoversi, ma solo avverai e trassi da quella oscu- ritii in ciii giaccvano ravvolli, e avvicinai insieme per quel lato dal quale naluraimenle si corrispondevano, e in ordi- ne succcssivo disposti venni a sottoporro ai voslri rillcssi: clie le glandule soprarcnali si possono considerare come sporgenze della vena cava c della rcnale, o nascenti nello spessore delle loro tonaclie slcssc, o inncstatevi sopra, o im- mediatamenle ad esse appoggiale, o brevissimaraente, o poco piu distanti dal loro asse , ma sempre con esso largamente e facilmente comunicanli da un lato solo; o come intersczioni IVappostc a! corso delle vene e con quel- le liberamente comuuicanti dai due lati opposti come lossero due piccoli fegati; sempre all' oggetto clie queste vene si decompougano in una specie di viluppamento ser- pentino c ripetutamente contorto, si espandano in un com- plesso di cellette e concamerazioni; si assottiglino sensibil- mentc nello spessore delle pareli cosi che piu fragili ne piu trasparenli possano diventarc (Rayer)^ si adornino e si investano, come forse niun altro organo per nobile ed ope- roso che sia del corpo nostro di ramificazioni, reli serra- te nervose, e di globuli ganglionari ; c, ciocche piu monta, si coprano e si ammantiuo d' ogni inlorno con un lessuto glandulare formalo di vesicole secernenti un liquore che, quando e puroe da esse sole eslraUo, e lallcscente(Bilinger^ Ilemme, Roesslein , Bischoff) cd analizzato si Irova estre- mamente riccodi albumina,digranolli proteinic! c digrasso.. — 293 — Ragion vuolo iiatiirtilmenle clic si ( retia dovcr questo liquorc spargcrsi per csosinosi, o per deiscenza dclle ve- scicole, nel sanguc venoso clic soUo vi scorre lentainente e quasi a contatto vi slagna, e a Iratli piii o mono abliondan- tcmente vi rclkiisce; giacclie condoUi escreloi"i (17) parti- colari clie lo estraggano di ia c lo versino allrovc, per quanta diligonza vi ablnano adoperata intoriio gli anatomic!, nun se ne sono ancora trovati, e ognuno presentemcnle va per- suaso che quei filamenti o lubelti die di condolti escretorii si ebbero in conio, altro non erano fiiorcbenn'artoria, una vena, un linfatico o un nervo che appartencvano all' orga- no; e d' allra parte il sepimenlo che divide il sangne dai- I' umorc partieolare di secrezione entro il niedesimo, ad al- Iro non e ridotto fuorehe a quella lenuissima e lacei'abi- lissima niembrana animate in cui si decompose la vena. II fatlo poi maggiormente lo persuade in quanto die il lanlo contrastato umore che in maggiore o minor copia e sotto cosi vario aspelto ricmpie T interno di questi corpi altro non e, come meglio di ogni altro ha gia osservalo il Morgagni, fuordie sangue venoso piii o meno allerato, sco- lorito, allungato dalla introraissione di un qualdie altro liquore. Fu ora detto umore viscliioso, albescente, coagula- bile dall'alcool, dolce o linfatico; ora oleoso, insipido; ora sangue sieroso, o cruonto umore, ora atrabile stiptica ed amara ; e difatto colla varia mescolanza al sangue venoso di uno siero alhuminoso, di cellule protelnicbe e di goccie adipose, si ha spiegazione di questa pei fisici caralteri cosi varia apparenza sotto cui si prcsenta. Qualciie autore ha poi anche acccnnato a una qualciie sensibile differcnza tra il sanguc che esce da ques'e glandule e tutti gli altri sangui venosi : c cosi e die Ker-Kringio tra gli antidii asseri so- lamenle : die il sangue che no esce e iiiollo piu che altrove — 294 — mulalo da quello die vi entra per le arlerie^ e Gulliver tra i moderni con qualche maggioro, ma noii ancora con luUa la desiderabile precisionc, avviso clie nel sangue della vena soprarenale si osservano dei piccoli granelli del tutto simili a quelli clie si trovano negli eleraenti secernenti dalla so- stanza corticale, e Volpian Irovo dare col sesquicloruro di ferro la slessa reazione del succo delle capsule, le goccie di sangue uscenti dalla vena o seno capsuiare, e un grumo della cava situalo snbilo dopo I'imboccalura diquella vena (18). Quale elTclto produce poi sulla massa circolante del san- gue, quale uflicio compie nella ematosi, su qual elemento precipuo esercita la propria azione quest' umore die dalle vescicole della sostanza corticale si Irasfonde nel sangue della sostanza cavernosa o midollare delle capsule sopra- renali, e da quello nell'universo sangue si spande ? A sciogliere questo, die e il punto vitale della questio- no, a slabilire la lisiologia delle capsule di cui vi parlo, non avendosi direlte esperienze, ne immediate induzioni da uti- lizzare, vale a dire, non esscndosi praticate ancora appo- site ricerche sulle reazioni die puo dare T umore della sostanza corticale col sangue venoso in gcncre, e con i principali dei suoi immediati componenli in particola- re; e della nalura dei component! di quello e dcgli de- menti di questo non potendosi ricavarc, secondo le leggi note dalla cliimica organica, la ragione precisa di questa reciproca iniluenza, parmi die intanto sia permesso ricor- rere alia patologia, ossia alle coincidenze preternaturali che si poterono conoscere, e che io nella prima parte di questo, sebbene non breve, scarno ed imperfetto lavoro ho cercato di ordinare:lc quali, come ben ricordcrele, si possono ricpilogare diccndo, die difeltando o ccssando r opera delle capsule abbondano le cellule pigmenlali nel — 295 — sangue, sulla cute, nell' occhio, nci polmoni ed in allri viscoriinlcrni, nonclie siil corvello ; chc crescendo esvilup- pandosi col volume lore rufficio ciie corapiono nell" orga- nismo, lo cellule pigmentali nei luoglil medcsimi o mnncano o grandeuiente scarseggiano. Le capsule servono dunque, come i piu pensano, alia formazione o alia distruzione, com'e mio avviso, del pig- menlo ? Ne accrescono la massa, o quando c esuberante la riducono? La probabilUa parrai stare gia a quest' ora per la seconda opinione, ma ricerche nuove ed apposite e uu- luerosc vi vogliono per poterle assegnare il carattere di verita duratura ; c quella desidero, e qucsle invoco. Serie HI, T. II. 59 — 29() — (1) Sulla mal;illiadi Addison. — Ved. Gazette medic, e Archives geiier. rle niedec. d8o6. — Hulschison, in medical Times oiid gazelle, 1855 G — e varii antori nella Gazette medic, de Paris, 1856-7. (2) Sulla sostanza cinerea dei negri. — Ved. T/Vey, Sur les degenera- tions hum. nel Supplem. au Dictionn. abrege des sciences medicales. — Meckel, Memoir, de I'Academ. Royal, de medec. de Berlin 1755, § XVI. — Caldani, Congetture sulla glandula time ec. Venezia 1808, ove si espoiigijno anco gli analoghi trovati di Lecat e Wallher. (o) Snlle glandule soprarenali nei negri. — ■ Ved. JIuscke, Splanchnc'lo- gie p. 535. — Cnssnn, Oliservations fsit. sous lazonetorride. Paris 1789. — Meckel, Patholog. Analomie, T. 1, p. 648. — Vireij, Histoire natur. du genre hnm. Brux. T. II, pag. 76, ove si citano sii cio anco Lecat, Cas- sini e Bcek. — Conradi, Anatoni. patolog. tradotta di Puzzi. IMilano 1800, T. IV, p. II, pag. 7, che cita in proposito anco BaiUle e SwiH' vtering. (i) Glandule soprarenali nel piscio nero. — Ved. Blasio in Hnscke, Splanchnolog. cit. p. 557, e in Lieutaud, Histor. analom. moil. Lib. I, Obs. 1218. — Barlholino nella BiMiolh. anat(nii. del Mangeli,!'. 1. Caps, atra- bil. — Galeazzi Gusinim, negli antichi commenlarii di Bologna. (5) Snlle glaudole soprarenali nei \ecchi: — Ved. Bau/iinoe Petrucei, (il quale dice che la nigredine della loro interna cavita e massinia nei vecclii come nei negri); in Mangeli, Bibliot. cit. 1. cit. — Mandl, Ana- ♦ oniie generale etc. p. 517. Sulla loro piccolezza e succo nero. Huscke Op. cit. p. 556, e tutti quasi gli altri antori citati in queste note. (6) Sulla cute oscurata dei vecclii. — Ved. Fnbre. Vol. sur les malad. de la peau. Nigritie etc. (7) Snlle loro ni'-Ianosi interne. — Ved. Z/ots/e/n, Analom. pathologica T. I. art. Melann^e.— //tw^e, Specielle pathul. anatom. art. Pseudome- lanose der Lungcn. (8) Sulle capsule atrabiliari nei tisici. — Ved. Louis, Recherch. sur la phtisie, p. 1'17, oViS— Meckel, Puthnlog. Anatornie. Erst. B. Leipz. 1812, p. M'6.—Morgagni, Epistul. Anatom. XX, p. h&Qi.— Mangeli. Biblioth. nnat. cit. 1. cit. — 297 — (9) SuUe niacchie pignientali della cute dei tisici.— Vcd. Lutot e 6'm- 6/er nelleGazetteniedic.de Paris 1." biiii. 1857. Enei loropolinuiii. — Ved. Hasse. Speciel. palhul. anatoiu. art. Pspiiduniei. der Lungeii. — Hcnle, Maiiiiale di patol. razion. trad. vol. II. p. 740. (10) Sulle capsule airabiliari nei rettili e pesci iu genere.' — Ved. Cuvier. Anatoni. eompar. I. edit. — Carus. Aualoii). cmupar. trad. p. 379,82,93. — Meckel, Pathol. Anaton). cit. p. 642. — Ecker. Annal. des Bcienc. na- turell. Zoolug. T. huitiem. Paris 1847, p. 102 e segg. Brown-Sequard. Arohiv. gen. de niedec. 1836. Oclob. Nov. (sulla scarsezza dei loro nervi in ijiiesti animali). til) Sulla abbundanza del pigniento in ess! aniniali. — Vod. Ilenle Ma- nuiiiti di mod. raziun. irad. Napcdi. Vol. II, p. 740. — delto Analoniie geaer. T. 1. A. Pignient grenu. — Cuoier. Anatoni. conipar. 2. edit. art. Cute dei retliii e dei pesci. — Lobslein. Anatom. pcitliolog. Vol. I. art. Melanose. — Huscke, Splaciinolog. loc. cit — Noak l)y nielanosi, Cuniiiient.jtio etc. di p. 34, 1826. (12) Mancanza deiralhinisino nei rettili e pesci. — Ved. Blumenbach. Dertniit6du genr. hum. Paris 1804 p. 279, — l7>ey,Hist(iire natur. du genr. hum. Brux. 1834. T. II, p. a58 — Breschel. Sulla Leiicetiopia uol Dizio- nario classico di niediciiia. — Fubre, vol. sulle naalullie cutanee. art. Albi- nismo. (13) Sui feuorneni nervosi nelle lesioni dellecapsule soprarenali. — Ved. Jucobsun in Lasegue, Archiv. geuer. 1856 sulla nialattia di Addison. — Burt/iolino in Lieulaud, op. cit. Sci'inuieriny uuta alia notoni. patolog. di Baillie tradotta da Zunnini. Venez. T. II, 1819 p. 105-107 —Meckel, Pa- tholog. anatom.cit. Ltjipz. 1812, B. I, p. GAo.—Otfo, Monslror. trium ce- rebro destit. onat. disquis. p. \1'1{. — Biscliojf, Sur le de\eloppe- nient. etc. (14) Sulla struUura della sostanza cortieale dille capsule. — Ved. Ecker. op. cit. negli ann. des scieiic. uatur. tutta intera— Huscke. op. cit. 1. cit. — Ilenle, Anat. geuer. T. II, p. 384 oSS.—Kolliker Mauuale di notom. niicroscopica. Est. negli Ann. uuiv. di Milano, An. 1836.— Bischoff, Sur le developp. etc. ou Euibryulogie. Art. Capsules atrabil. etc., ove si con- tengono anclie i iavori di Burdelebcn e Puppenhcim ^wWo stessu oggetto. (15) Sulle vaiie ipotesi accennate intorno alia destinaziune del succo corlicale delle capsule. — Ved. specialnitnte MurgarjUi, Epist. cit. passim: e fiaijer, Meckel, Milller, Huscke, Henle, Ecker mi luoghi aitru\e citali. (16) Sulle rclazioni analoniiche delle capsule cidle vene. ParticdarilS I. — Ved. Monjagni, Epist. anat. XX^ varii luoghi. Wnslow, Rinluno e Marc/ie/li, ibid. p. 597. —MiiUer, Haudh. der Phy- siol, des niensch. Coblenz 1858. B. I. p. 574. A'«(7t/Archiv.di Miil'cr\8bG — OUivier, Diziunario clasaico di medic. — 298 — Partic. II. ' — Vefl. Bocrhauve^ Vinsluiv e mollissimi bltri in Mor- gciffiu. ihid.p. 400. 431. Parlic. HI. — Veil. Morffcif/ni, Ejiist. XX. p. 'lo^.— Redi, Fantoni e Fms/ow iiella Epist. stessa, p. 460 — . MuUer Haiidb. cit. I. cit. — Buyer;, Ricerche aiiatom. patalag. sui runi siicc(M>tur, uella Experienc. Nov. 1857 e Gazette medic, de Puiis N. 4, 1838. — Hascke, op. cit. p. 532. (E quanto ai nervi). — Morgagni. Epis. cit. — lluscke Op. cit. pag. 535, ove si paria delle rieerche di Jlergman, Pappenkeiin e Nagel suquell'oggetto. I'artie. IV. Yed. Raijer, Op. cit. lluscke, 1. cit. Partic. V. Ved. Ecker, I. cit. —Cuuier, Anat. Comp. 2. edit. Partic. VI. Ved. Jacobson, Oversii;t over det K. I). Vid. Selskabs forhandlinger. — W. CJoqtiet, kwdi. descript. Brux. 1834, p. 488. Nota. — Ecker, Mem. citata tiitta intera. (17) Sui pietesi condotti escretori delle capsule soprarenali. — Ved. Morgagni, Epist. cit., p. 424-5. — Martini, Lezioni di fisiologia. — Hu- seke I. cit. pag. 558. (18) Sui succo proprio di esse capsule. — ^nA. Morgagni. Epist. cit. p. 461. //a//er Physiologia. Capsulae atrabiiares. Rerkringio \n Morgagni ibid. p. 461, e in Mangeti, Bibliot. anaton). cit. — Gulliver m Ecker, Mem. cit. p. 117 — e in Gerber Anatoni. gener. trad. ongl. London 18i2, p. 103. — Vulpian Gaz. med. de Paris 1856. — Brown-Sequard \. cit. (uvedice co- inciderne lereazioni con quelle avute da Bruch colle ceneri del pigmeuto coroideo. Si legge il decreto N. 219()2, 11 marzo 1857 dell'i. r. Luogotcnenza veneta che approva la nomina dei soci corrispondenti dott. Yincenzo Tomada, dott. Antonio Berti e dott. Paolo Marzolo. mmn del mm 23 mm \m ll m. e. prof. Giusto Bellavitis legge le segiienti sue conskleruzioni su la teoria della probabilild. I. II calcolo delie probabilita fu grandementc promosso (lal lato analitico, ed anzi lo si consider6 come un oggetlo, die Diette a prova le piii difficili speculazioni di una parte deir algebra ; forse che non fui-ono ancora abbaslanza di- scussi alcuni dei suoi principii teorici, dai quali dipende la applicabililiJ dclla dotlriua, c quindi ancbe la sua utilita. — Le allre parli della niatematica pongono a calcolo le noslre cognizioni, la teoria delle probabilita pone a calcolo la no- stra ignoranza ; e quando si pensi alle dubbiezze, che in ogni argomcnto s' incontrano, non si giudichera per certo che il canipo mono csleso sia quello spettante alia teoria delle probabilita. 2. Le applicazioni ai giuoclu d' azzardo sono quanto fa- cili in riguardo alia teoria fondauientale, altrettanto futili per lo scopo. E cosa ovvia giudicarc si a priori che a poste- riori delle disastrosc conseguenze dei giuoclii, nia un cal- colo poco giova a sottrari'e gli uoinini dalle loro pussioni. — — 300 — 1/ iipplicazione vcranienle imporlaole d qiiella alia discus- sionc (I(>lle osservazioni, chc daiino approssimatamentocer- cali v;il(»i'i. 5. L'liomo ha una grande propensione per porsi a cen- tro deir univcrso^ c credere clie tutlo gli sia dipendentc ; e quando egli trova in se qualclie difello egli e disposto ad at- Iribuirlo altrui: oosi quando egli non sa se una cosa avver- ra o no, piutloslo di esporre la propria ignoranza, egli pre- ferisce dire clie la cosa e probabile ; e perclie egli non co- nosce le leggi immulabili, da cui quella cosa dipende, egli supponc clie le leggi non esislano, e die V avvenimento di- penda da quella chimera che dicesi il caso. Questa falsa lo- cuzione di dire che una cosa e probabile, mentrc doveva dirsi die non si conoscono motivi suflicienti per giudicare inlorno ad essa, ha, per quanto mi pare, una perniciosa in- fluenza sulla teoria ddla probabilita. 'i. Un principio fondamentale del raziocinio e quello di giudicare per analoyin : quando si \ide avvenire una cosa, si crede ed anzi, diio meglio, si tien per fermo che la stes- sa awerrii in seguilo; e sollanto dopo aver osservato che non semprc cio si verilica, quella irresistibilc pro[>cnsione si cangia in dubbio ; appunto perche lo stcsso principio d' ana- logia ci fa credere die se la cosa si muto, possa ancora mu- tarsi. Cosi il principio d' analogia, die e principio d' ogni scienza, e fondamcnlo anclic del dubbio. Questo principio e iiecessariamente una legge primitiva ed innala, poiclie per quanli falti eguali fosscro conservali dalla mcmoria non si polrebbe giammai dedurne alcun giudicio sui fatli fuliiri, se 11 raziocinio non avesse questa facoUa di giudicare per ana- logia. 5. Alcuni vollero soslcncre che T iionio non sia suscel- libile di certezza : qucslo e od un assoluto errore, od una — ;^ui — qiiestione mal posla. La cerlozzn, anzidie rara, piiu dirsi lo stato abitualo dciriiomo: die poi qiiella cosa di cui cgli o certo s'a vera, qiiesta e una qiiestione allatlo dilt'eiente. Niiino vorrii negare che qnalelie volla almeno la certezza sia conforme al vcro, come niuno vorrebbc per eerlo soste- nere die la certezza e la verita sieno sempre compagne. — E poi un fallo die qiiando un uomo abituato a raziocinarc esamina i raotivi ddia propria certezza gli sorgono del dub- bii, a cui prima egli stesso non avea falto attenzione: peraitro credo cbe non di rado egli conservi il proprio convincimen- lo, e quel dubbio sia sollanto un lusso di ragionamento, col quale condiiude cbe allri polrebbe dubitare, ma egli in fat- lo non dubita. G. Del reslo e vero cbe I" uomo irriflessivo crcde quasi sempre die una cosa sia certa o impossibile, il cbe signitica soltanto die cgli non prova aleun dubbio ; pure quando si esamina allcntamente lo stato delle sue cognizioni si trova- no in esse dci motivi di dubitare: sono tali molivi che, po- st! a calcolo, danno la cosi dctta probabilita delT avvenimen- lo, che e invece lo stato di dubbio, in cui dovrebbe trovarsi (hi ha quelle imperfelte cognizioni. Cioe la probabilita non c una qua'.ila deiravvenimcnto, il quale c di sua natura cer- to od impossibile, ma e puramenle subbiettiva e percio dif- I'erenle da un uomo ad un altro, quando differenti sieno le loi'o cognizioni. 7. I no dei cardini dclla tcoria delle pi'oliabilila c il teoroma del Bernoulli, pel quale se sieno p, i/ =: \ — p le probabilita di due avvenimenti opposti, la probabilita che in « prove il primo avvenimento succcda m volte ed il se- condo n — m c uguale al termine }i{n — 1) . . . . (n — in -{- 1 ),,"',." — "* 1 .2.7.. m ' — 302 — dello sviluppo (li (jj-j-q)". No 0() estrazioni il rapporto dellc bianclie alio nere sara compreso Ira ~ e ~-. quanfuiique il Icorc- Scric III. r. II. h) — 304 — ma del Bernoulli applicalo alia proclivili = - dia una gran probability in favore di tale scommessa. ( Questo os- servatore sarebbe quasi certo di perdere la scomraessa, se egli sapcsse cbe le palle contenute nell' urna fossero in nu- mero dispari, benche ancbe in questo caso la probabilitti deir estrazione bianca sarebbe per lui 5- ). 9. Ollre che su questa importante distinzione tra la pro- babilili'i ela prociivit;i,vorreirivolgereIavostraattenzionesul principio fondaraentale nella teoria delle probabilili a poste- norj, cbe cioe dopo avereosservatoun fatto coinplesso, le pro- bability delle varie cause, cbe possono averlo prodotlo, sono in ragione composla delle probabilita, con cui dalle singole cause pu6 provenire quel fatto, e delle probabilita speltanti alle cause stesse indipendenteuiente dal fatto osservalo. Questo secondo eleniento della ragione composta spesso volte si Irascura, e dopo avere enumerate le cause si at- tribuiscono ad esse delle probabiliti proporzionali sempli- cemente alle probability, con cui sono capaci di produrre r effetto osservato. Ci6 si fari piii cliiaro nei seguenli esempii. ^0. Se da un'urna contenente 7 palle ne furono estratle, senza riporle, 2 biancbe c 2 nere, le tre palle rimanenti po- trebbero essere: 5 bianche, 2 biancbe e \ nera, I bianca e2 nere, o 5 nere.Qucste quattro ipotesi danno allavvenimen- 5 4 2 1 torealmenteosservalolequatlroprobabilitii -= • -^ • -r • - = 0 o J . i . ^ . 4 4 ■ 00 ' 7 0 5 1 = — . E se si amraettesse il principio che le probabilitii delle cause sieno proporzionali alle probabilita, con cui esse polevano dare ravvenimento osservalo, risulterebbo 1 4 0 3 2 3 3 2 21' 7 6 5 4 ^ 00 ' ■7 "6 — 305-- che lo predettc ipotesi avrebbero rispettivamcnte le proba- ^^^^^^ 28 ' S ' 28 ' 28 • Q"*^^^^ '"^^^^^ ^ '' "'^^^^ ^' ragiona- re ill un caso molto analogo del Laplace ( Thcorie des pro- babilitcs 1815, pag. 183 ) e del Liagre (Calcul des probabi- lites 4852 pag. 99 §. 57). — Per far raeglio spiccare fas- surdo a eui puo condurre questo ragionamento, si sup- ponga che le quattro palle estratte daH'urna sieno state invece 5 bianche ed I nera ; le quattro ipotesi sulle tre palle riQianonti danno I' avveQimento osservato colle pro- , -,.,, • ,,• 6 5 4.1 1543.2 1 pabihli rispettive -, * g * g 1 = -7 ' 7 "B "5 4 == "t ' 4 3 2 3 3 3 2 14 1 , , - i ■n' I-' -k" -—=r., -7. 7. . -5. -x = _c, perloche le pro- 7 o 5 4 00 ' G 0 4 00 "^ 5 5 3 1 babilita delle quattro ipotesi sarebbero ,7 > 77 , ,7 > r, 1 cio6 sarebbe 5 volte piu probabile che Ic 3 palle rimaste nel- r urna fossero tutte biaoche di quello che fosscro tutte ne- re ; il che apparisce una conseguenza ben singolare, in quanto che le palle estratte in nulla influiscono su quelle rimanenti nell' urna. ^ 1 . Quando invece si tenga conto delle probabilita spet- tanti a priori alle ipotesi si osscrvera, che nell'urna potran- no esservi da principio 6 palle bianche ed i nera, o 5 e 2, 0 4 e 3, o 5 e 4, al^e quali ipotesi pel teorema del Ber- noulli, ammessa la procliviti -^ die ciascunapalla sia bian- ca, spettano rispettivamcnte le probability — ^ , ^^ , .-^ , .^ ; percio dope veduta Testrazione di 3 bianche ed 4 nera, le quattro predette ipotesi acquisteranno le probabi- 115 lita in ragioncomposta delle precedent], e delle ^ , "^ > 35 > ^; con cui vedemmo (g 10) che il fatto osservato risulta — m'i — (la ciasoun;t inolosi. Quimli Ic probabililu saraniio -5 , -^ , o o - , - , cioe prccisamonlc quollo sicsse clie spellano alle ipotcsi, die possono fursi siii colori di trc palle; sicclie si viene per tal modo a confermare clie Ic i pallc esli'alle dall' urna nulla insegnaiio sul colore dcHe Ire rinianenti. 12. La ricerca deUa probabilita dcgli avveninienti fii- turi in base dcgli avvenimenli osscrvali si appoggia a niio credere sulle due osscrvazioni faUc precedenleniente, cioo sulfa dislinzione tra la prociivila e la probabililti, e sull'av- vertenza clie nel giudicare della probabilita di una causa ( o di una prociivila) bisogna lener conio della probabililu ebe essa ha per se stessa e precedentenienle alia conoscen- za d'ogni suo eflello. Un csenipio niostrera conic io creda die si debba proccdere in lali queslioni. Da un vaso contenente un grandissimo numero di palle hiancbeed altrettanle nere ne sieno versate sei in un'urna ; poscia da questa ne sieno estralle (ripouendo ad ogni volla la palla cslralta) 2 di bianchc e 2 di nere ; qual c la pro- baliilila di eslrarre successivanienle allre due palle bian- (.jjc'P — La probabilita per la priiua eslrazioue 0 eviden- temcntc -- ; dopo do osserveremo die 5 sono to ipolesi possibili cioe die iicIT urna vi sieno 5 palle bianche e I nera, o 4 e 2, o 5 e 5, o 2 e 5, o 1 e 5, le quali danno per J' estrazione di una palla bianca le prodiviti K 4 3 2 j „ , (1,-1 ? "fi ' 7 ' ? ' fi ■ ''^'I'^^'i^^ '" f'lnp'f^-*^ eslratte o pal- le blanche e 2 nere ; quesle falto risulta da quelle cin- que ipotesi colle proliabilita rispellivanientc proporzionali a 123, 25G, 2 55, 128, 25 ; ma d'altronde le ipotesi hanno per lore stcssc (couie conseguenza del!a prociivila - spet- 307 — 6 15 20 D 10 iU Itintc a ciascuna palla bianca) lo prohabilili ^^^ , ^7^ , g^ — , — - , percio Ic probahilila delle ipotesi tlopo il falfo sono 6.125 15.256 20.245 15.128 6.25 ., ,,. ,. , , 1 1520 'iTH^' 0520" 'TT520-^TT520- -'^J^''l'P''candoIe per le predclte proclivity che esse producono, si lia per la proba- bilila com[)lessiva che la sesta ostrazionc sia bianca la fra- ziono 37504-153604- 14580 + 58 10 + 150 157 ^ ,. ,^ ,, „ , 69120^^; =^288 = <^>-^^^S--^elIosles- so modo si Irova -,7-^= 0,380 per la probabilita che sia bianca anche la 7.' cstrazione, ecc. 13. Se nel precedenle esempio le cinque ipolcsi, clie , . ,. ,. ,..,.54321. danno 1 gradi di prochvita g > g > -j- , g , ^ si consuicras- sero per s6 stesse come iigualinonte prubabiii, il fatto delle 3 estrazioni blanche e 2 nere darei)be ad esse le probabi- ,.., 125 256 245 128 25 „ . . , , , .,.,, lita ^ , ^^^ , — , ^- , ^- . Percio la probabilda comples- siva di un' altra palla bianca sarebbe 625 -f 1 024 4- 7:^9 4- 256 4- 25 26.'i9 ^ ,. ^^, , , , 4662 = 4662 =" ^y^'^^*^ f'"e c sensi- bilmenlc maggiore della probabilita trovala nel § precc- dente, atlribuendo alio 5 ipotesi le probabilita, die a loro I'cahnenle competono. — Nei fenomcni iiaturali non si sa- prebbe indicare quali sieno a priori le probabilita dei varii gradi di proclivita ; snpponcndo che da 0 ad I essi sieno lutti ugualmente proi)abili si lro\a che se un avvenimento e accaduto m voile od e inancato m' -~ n — ?» V(dte, la pro- babiliti'i che esso accada un'altra volta e "-^ . Nel caso « 4-2 presente si ha w — 3, n = :>, e la probabilita di un'altra cstrazione bianca e -r =r 0,57 1 5. Ma io non so scorgere — -m — alc'un moUvo di fuliicia iu questa sorta dl calcoli : nulla ci puo I'ar cousidcrarc come egualmentc probabill a priori tulti i gradi di nrociivita ; e I' analogia col caso concreto consideralo nel § 12 ci dovrebbe indiirre ad atlribuire mnggior probabililt'i alio proclivita medio, e nlinorc a quel- le che si avvicinano agli estreini 0, I . \ 'i. Dopoaver ossei'vati gli m casi favorevoli ad un av- venimento, e gli n — m contrarii, la procliviti piu probabi- !e X sara poco differente da — ; le proclivita prossime a questa avranuo per noi delle probability tanto piii decre- scenti quanto maggiore c il numero n. Si puo supporre, e fu infatti supposto, die la legge di tale decrescenza di probabilitii sia quella stessa die si ammette per la probability dcgli errori d' osservazionc : so questa de- crescenza fosse ugualo dai due lati di cc Ic due procli- vita in piu e in mono si compenserebbero insieme in guisa cbe la probabilita di un nuovo avvenimento sarebbe precisamente .v. Bisognori invece supporre piii probabile che la prodivitti difforisca da x dalla parte della procli- vita V , tl' quollo che dalla parte opposta; e cio percbc lo spazio da quella prima parte e maggiore, e piii propria- mente perclie lo proclivita medio doggiono considerarsi a priori come piu probabili dclle estrome. — Per questi duo molivi, che la proclivita piii probabile x e comprosa tra — e -; , c die il suo error probabile 6 maggiore dalla 71 -2 parte di -^ , la probability di un nuovo avvenimento sara t/i I , . . tn -\- \ ,, compresa tra ^ c - ; che poi cssa sia ^^-;p^ nulla me ne persuade. — Mi pare che soltanlo uno studio accurato di una scric di fenomeni possa far conoscere quanto x — 309 — debba diffcM'ire dal complessivo - , e quali sieiio i siioi due errori probabili I'uno in piu e Tallro in mono (si dice crrorc probabile quelio ciie e tanto probabile cbe superi come ciie sla superalo dall' error vero) si potrii sparlirc il numero n in parcccbie parti corrispondenti a tempi suc- cessivi, oppure a circostanze (peraltro soltauto accessorie) tra loro differenti, ed osservare quali variazioni presenti in queste varie parti il rapporto - . Cosi per esempio, per conoscere la proclivity alia nascita di un bambino o di una bambina, bisognerA rintracciare, oltrc cbe il com- plessivo rapporto — , i rapporti parziab a tutti i singoli matrimonii die diedero piii di due flgli, e dedurne la pro- clivita pill probabile c i suoi due errori probabili r , / r uno in piu e Taltro in meno ; dopo di cbe, sc per esempio si voglia stabilire la probability di un liglio mascbio da un matrimonio cbe abbia procreati alcuni ligli dei quali si co- nosca il sesso, si modificberanno le probability dei varii gradi di proclivita moltiplicandole per le probabiliti\ con cui da tali gradi risulterebbe il falto osservato. 15. Per esprimere le probability doi varii gradi di pro- clivita puo adoperarsi, come dicemmo, la i'unzione essendo p =0,476950 ; essa 6 tale die IT ( — t) =: 11 (0 , n(0) = 0, n(i)= -|, n(x)=l, e la sua dcrlvata ba i valori n' (0) — ^^ = 0,558, D ( I ) = 0,429 , II' (x ):= 0, ec. Le probabilita che la proclivita sia com- presa Ira il suo valor piu probabile x ed x -\- t, oppure tra X ed x — /, siano esprcsse rispeltivamente da — 310 — cssendo r ed r' gli errori probabili, il primo in piii ed il secondo in mcno ; sicclic vi c la probabiiila „,-^_r-^.. che la pi'odivitii cada tra x cd ^--f-r, alli-ellanta che cada Ivax-j-r ed I , la probabilitii „- ,— ,t^ che cada tra x cd x=^r' , cd altrellanla che cada Ira x = r' c 0. Si molliplicarono Ic duo funzioni Tl Tiuia per r laltra per )•', acciocehe le loro derivate corrispondenli a t = 0 fos- sero uguali ; e si diode il dcnominatore comune r-f-r', acciocehe hi sonima delle qiiattro predetle probabihla fos- se = I. Se nil avvenimento sia accaduto m volte in n prove, e se non abbiasi alcun dato precedente a tab prove 7)1 la pill probabiie procbvita di quell avvenimento sara — . La probabilita poi con cui una proclivita ('" -hO pochis- simo differcnle daila precedente produrrebbe il fatto osser- vato (i proporzionale a I — -\-t) ( O ( essenuo m =rn — m) ossia proporzionale a dunque se si voglia ritenere che prima deU'esperimento tutti i gradi di proclivita fossero egualmente probabili, e do- po lesperimento la probabilita della proclivita — -\~ t sia espressa dalla predetta funzionc dorivata ^^^n ( t ) P^'' — 3dl — delerminare la coslanlo r in essa conlenula bisogncru egiuii;liare i due primi termini \ — - — , del precedenle sviliippo in serie collo svikippo \ ^ di e — ^ ; cosi si avra lerror probabile della procMvita espresso da p 1/ 2y«w' r Ma come gia lo dissi, questi calcoli non potranno destare alcuna fiducia se non cbe nel caso che m m sieno poco tra lore different!, e cbe assobitamentc ci manchi ogni mo- livo j)er giiidicare a priori della procUvita. IG. Un escmpio dei gravissirai errori, a cui si puo an- dar incontro stabilendo la probabilili su pocbi falti osser- vati scnza tener conto dellc probability, cbe precedente- mcnte a tali fatli si dovevano attribuire ai varii gradi di proclivita, ce lo presenta il Liagre (^ C-i, pag. 108). Se un dado, e^li dice, ha dato quatlro volte di seguito lo stesso punto, si ba la probabilitii -^ di avere lo stesso punto al- tre qualtro volte di seguito. — Prima del fatto la proclivi- ta pill probabile era -^ , e per quanto il dado si supponga costrutto grossolanaraente, credo di accordar piii del giu- sto supponcndo cbe talc proclivita x = -^ ammetta in piu un error probabile r =z 0,02 e in meno di ?■' = 0,005. Poniamo accanto a ciascun grado successivo x -{— t di proclivita la sua probabilila, che supponiamo cspressa dalla fornuiUi del § precedenle, e che c percio ^ . Tl' (-^) ; sara (x -\~ t)' la probabilila con cui quella proclivita dA la riproduzione per qualtro voile dello stesso punto ; fa- ccndo ii prodolto si ha la probabilila di ciascun grado di Seric III. T. II. 41 — 312 — proclivUi ; poi tornando a moitiplicare per {x-^t)^ si ha la probabilita dell' avvenimento che si aspetta (e che 6 la ripetizione deir osservato). Le sonime danno approssi- matamente gli integrali ; cosi la probabilitii che il dado lor- ni a dare per quattro voile lo slesso punto sari 1223 — ^'^^'^ anzich6 5 9* x-ht 4on'(';) (x-j-ty Prob^billli, JelU proclivita Probabililit dell'avvenimento 0,1467 0,5 0,00040 2 0,001 0,1567 8,6 60 52 ,051 0,1667 21,5 77 166 128 0,1767 20,5 97 197 191 0,^867 10,2 ,00121 196 257 0,1967 12,9 150 194 291 0,2007 8,6 185 157 287 0,2167 5,2 221 1 14 252 0,2207 2,8 264 74 195 0,2567 1,2 514 58 119 0,2467 0,5 570 19 070 0,2507 0,2 454 9 059 0,2667 0,1 ,00506 5 0,025 IntegraU 98,6 1225 1,860 17. Talvolta si prende per probabilila una proclivitu dipendentc da iin gran numcro di falli, senza porrc a cal- colo quelle conoscenze speciali intorno al caso che si con- sidera, Ic quali dovrebbero esscnzialmente raodificarc il uoslro giudicio. Cost sc si traltassc di apprezzarc la vita — 313 — probabile di un uomo, di cui conosciamo ia sola eta, noi dovremmo fondarsi sulle tavole di mortalitii ; ma se si tralli di una persona che noi conosciamo, eche, per csem- pio, si presenfa per fare un contralto vitalizio, dobbiamo attribuirle una vita probabile sensibilmente maggiore ; giac- chi- quella persona si trova in uno stato di salute raolto migliore del medio di tutti i suoi coetanei, alcuni dei quali si troveranno piu o meno gravemente malati. Cosi il Buf- fon considero come una probability moralmente trascura- bde quella, che e inferiorc a un decimo di millesimo, tale essendo, secondo lui, la probabilil^i per un uomo di 56 anni di morire prima del termine di 24 ore :, ma invece questa probabilita in istato di salute e molto minore della predetta, quale fu dedolta dalle tavole di mortalita. 18. II fondamento della teoria degli errori d'osserva- zione io lo credo piultosto un fatto convalidato dall'espe- rienza, che una conseguenza dei principii teorici della probability. E ben naturale di supporre che quando con una certa accuratezza si fa un'osservazione^ un errore sia molto meno probabile quanto piu esso 6 grande, e divenga impossibile oltre due rislrctti conGni; ma non credo che si potrJi mai stabilire a priori la disposizione che molte osservazioni andranno a prcndere intorno al valore esatto, accumulandosi vicino ad esso, e rapidamente diradandosi a qualche distanza dal medesimo si da un lato che dalPai- Iro. Si trova che bastantemenle corrispondecol fatto Tam- mettcre che il rapporto al uumero totale delle osservazioni del numero di quelle il cui errore cade tra — t e t sla. espresso dalla funzione (§ 15) n (-) ; essendo r una co- stante che varia da un sistema ad un altro di osservazioni e dicesi il loro error probabile. — 314 — i!). Prima di fare un' osservazione sul rnodo con cui si suole determinare i'orror probabile del risidtainenlo di alcune osservazloni, riportero alciine facili conseguenze delia predetta supposizione. II numero delle osservazioui che hanno I' errore t , e proporzionale alia derivata pn'(^)-, ^ (la derivata della n(— ) e - n'(-7) , sc no prende la meta perche si considerano soltanto gli errori positivi, e per la stessa ragione si prenderi poi -^ n (— ) come pro- porzionale al numero di tuttc leosservazioni positive) mol- tiplicando per tdi^ poscia integrando da 0 a -j- oo si ot- liene ^^ — — , dal che si ricava che la somma degli errori po- sitivi divisa egualraente ti'a tiitte le corrispondenti osser- vazloni da il medio arilmelico degli erroi'i = — r=''- 1,183. — Moltiplicando la predetta derivata per t'dl, poi integrando da — oo a -f- x si trova che la somma dei quadrati degli errori divisa pel numero delle osservazioni ha il valore = ^-„ , a cui ( prendendo a presti- to una parola dalla tcoria dei momenti d'inerzia) potremo dare il nome di momenta medio. La radice del momenta medio s = — T-=rr 1,483 suol dirsi 1' errore medio ; esso 6 1' errore di una osservazione il cui momento eguagliereb- be il momento medio. Dicesi peso una quantita inversa- mente proporzionale al momento, ossia inversaraente pro- porzionale al quadrato dell' error probabile /•. 20. Supponiarao ora che di una incognita x si sieno determinate direttamente le n grandezze y, , fj.^, .... Quindi la probability cbe x cada tra — R e R sarci I cos"~^^d(p: I cos"~- Gea di E. Balbi. — ConUmiazione. — Dall' Avlore. Relazioni degli Slati Europei telle a I Senalo darjli Amha- scialori, pubblicate da Barozzi o Berciiet. — Conliiuia- zionc. — Dagli edilori. nimiU REGIO IST!Tl]TO LOMBIRDO ]M SCIENZE, LETTEIIE ED A 11 T I programiIa Dl rllEMIO. Per tipplicare il premio straordioario di L. 12^000, as- segnato dalla Miinilicenza Imperiale, si pone a concorso di « Investigare lo cause, roi'iginc, i carattori, la sede della » mulaltia conosciuta col nome di atrofia contagiosa, pc- n tecchia, idropisia, ecc, da cui furono, in questi ultimi » anni, afflitti i baclii da sola ; » e sopraltulto indicare un mezzo preservativo o cu- » rativo di provata efflcacia e di estesa applicazione. » E amincsso a concorrcrvi qualiinque nazionale o stra- niero, eccettuati i Membri effettivi dell' I. R. Isliliito. Le Mcmorie, stese in italiano, latino o francese, do- vranno esscre prescntale alia Segreteria di questo I. U. Istituto prima deirullimo di aprile (859, colle solile norme, e con una scheda suggcllata cbe neirinlerno porli il nome del coucoirenlc ; aireslerno, il motlo con cui e contras- scgnata la Memoria. II giudizio saru profcrito, cd, ovc sianc luogo, conferito il premio ncll' adunanza solenne del 30 maggio 1860. Milano, il 12 marzo 18o7. // Prcsidenlc A. VERGA. // Segrclario »,. CANTl'. Al»PE!>DICE Jr u slatuito di pubblicare nella presenlc Dispell' sa la Nota letta il 20 aprile dal m. e. Giuseppe Biau- chetti : Aurora un cenno intorno a cose di limjua. Non sono moiti giorni, che mi compari dinanzi, nella stanza del mio studio, un cotale che, a ben guardarlo, or mi appariva di una faccia, or di un'altra;ed anche mi sembrava, piu fiso guardandolo, che talvolta si reggesse abbastanza bene sopra le sue gambe, a tal fiata no; infatti, era una molto curiosa figura. — lo sono, mi disse, in possesso del mio palrimonio da oltre cinque secoli, mcssovi da tre che avcvano il mag- gior diritto di dare I' uno o lallro possesso agli esseri della raia sfera. E tanlo il jiossesso cireglino mi diedero fu rico- nosciuto per legiltimo, che molli tribunali poscia me 'I con- fermarono; anzi il primo che 'i facesse, era presieduto nien- teraeno che da un cardinale di s. Chiesa. lo non dico, che di tempo in tempo, da quell' epoca in poi, alcuni, per igno- ranza o per trascuranza, non iscambiassero un tal mio pos- sesso con quello, non molto discoslo, che fu dalo ad un mio cugino ; ed anzi non conducessero talvoUa il mio cugi- no medesimo ad usurparmclo. Cio per allro non fu mai — 33i — fatlo da pcrsonc die usassero il lispelto dovuto a quanto apparticnc allrui ; da quclli, in breve, i oui nomi si polesse- ro cilarc come veramenle aulorevoli. IMa, a dir vcro, da poco in qua, si e formata da molli una specie di congiura contro di me; mi vorrebbero quasi bandito, escludendomi da' luoglii in cui ho tulta la ragione di Irovarmi : mi negano la mia proprieU'i ; c me la negano, non tanto in parole, quanlo a' falti, conducendo senipre die 'I possano il dello niio eugino nd usurpare il possesso del mio bene, ed a go- derne i frutti. E una decisa, un' aperta guerra che mi mos- sero. Vorrei ollenere, se fosse possibile, col mezzo voslro, giustlzia. — Ma voi, io gli risposi, voi supponele ch' io faccia ancora I' avvocato ; ed e gia quasi trent' anni che lasciai del lullo una lal professions ■ — Oh, |o so bene: non e pero del genere di avvocatu- ra di cui voi or v' inlendele die io abltisogno; bensi di un altro, un po' meno lucroso, per vero dire, ma anche un po' meno noioso, a cui non igiioro che lalvolla vi siete dalo appresso,e al quale mi fu detlo die non rifuggirestc di far- io luttavia, quando rargomenlo Io merilasse: ondc ve ne prego. — iMa infine, voi ehi sielc, o che cosa volete ? — Io sono (rispose con una certa gravita) il figlio ed erede del lalino sig. Hie; sono 1' aggeltivo e pronome Que- sto, poslo da Danle, Pdrarca c Boccaccio nel possesso del- Teredila lasciala da mio padre; della quale mi dichiararono poscia legitlimo ed unico proprielario il cardinal Bcmbo, il prof. Buoramaltei, e tanti allri giudici inappdiabili, c gli slessi amministratori di tutta quanta la possidenza lalina, il Facciolati, il Forcellini, il Furlandlo. — E bene: e ({ud vostro eugino, di cu: ditc che i vo- — 335 — sti'i nemici si valgono per usurpai'\i lu proprielci, e che vi faQ giuocare in danno, chi e ? — El' aggettivo e pronome Coteslo ; il figlio del fratel- lo di raio padre, del latino sig. Isle; a cui fu pur dato da quei tre clie nominal il suo possesso; e a cui fu pure asse- gnata, dai sopraddetti giudici e dagli stessi amministratori, la propriela di quella parte di suecessione che gli spet- lava. E non e piccola, sapete ! e piii grande forse della mia. Ma io di hii non mi lagno: esso, poveretto, e condotto a derubarmi; certo da se non verrebbe; mi lagno di quelli che vel conducono; ed e contro di essi che domando giustizia. — Va bene: ma bisogna, prima di lutto, determinare precisamente qual sia 11 vostro possesso, legitlimato quindi, come dite, da lante senteuze; e qual quello del cugin vostro. — Cio c facile. II possesso datomi da Dante, Petrarca e Boccaccio si eslende a tutla la signiGcazione delle cose atlualmenle portale, maneggiate o peusate da chi parla, ed alle cose attualmcnte a lui piu vicine che non sian a quello a cui volge la parola. Tal e il possesso che mi diedero^ le- gitlimato poi dalle senlcnze del Bembo, del Cuommattei e di laiiti altri; tal e rcredita che il Facciolali, il Forcellini, ilFurlanetto miassegnaronocomeappartenente a mio padre llic; e tanto oel loro registro trasportarono alia mia ditta: Queslo (I). II possesso poi dato a mio cugino e la conse- guente proprieta che ue acquist6, 6 intorno alia signiflca- zione di quanto, per qualunque siasi guisa appartenga o riguardi piij a quello cui si addrizza il discorso, die non sia a chi parla: e propriumente T eredita che proveniva da suo padre Isle ; e tanto appunto dai suddetli amministra- tori della latina sostanza fu posto alia sua ditta : Coleslo (2). — Ora, determinatii legiltimi possessi, bisogna pure che Sc.-iu III. T. II. /j-i — 336 — voi, sig. Questo, mi accenniate qualche fatto tlegli usurpi dei quali movete si gravi lamenti ; affincli6 allegandolo di- nanzi a' giudici grammaticali, io possa domandare giuslizia per qtianlo £u, ed otteaere forse clie sia posto qualche fre- no pei casi avvenire. — Oh, dei falli ve ne potrei allegare a centinaia a cen- tinaia, a niigliaia ! Yi ripeto, ch' e una vera invasione, a' miei danni del colesto. Non esce oggi quasi scrittura, ne lunga ne corta, in cui non si inanifesti il prurito continuo che haiino i miei nemici di farmi dispetto Irascinando niio cugino ad invadere i miei possessi. Non di rado (e credo per farmi dispetto maggiore ) accennando alia stessa identica cosa, r assegnano prima a lui, ed un istanle dopo a me, o viceversa, come se tra noi non fosse divisione alcuna, e fossirao di quella tal cosa compropi-ietarj in solido. Spesso pure ( e cio altresi credo per farmi dispetto maggiore, rendendo in certa guisa le invasioni del detto raio cugino pill solenni ) spesso pure, dico, gl" immedesimano non so quali code, Irasformandolo in codesto. Ma, ad ogni modo, con code o senza, troverete applioata ad esso quasi da per tulto la propriela o comproprietti de'miei beni. — Pure, accennatene aleuno di tali fatti. Mi parve allora che una non so qual aria di timidit;^ si facesse a velare il viso del mio interlocutore, e quindi,, con voce dimessa, soggiunse: — M\ spiace dirvelo; ma ne potrei accennare tre o qualtro di voi stesso gia son certo che nol faceste per mal animo contro di me: forse la moda vi sednsse, e vi porlo via senza quasi vostro accorgimento. — Oh, no no (ripresi) io non ci vo dietro a questc mode figuratevi, non posso ne pure lollerare i siga- ri ! Iiitendo di che volete parlare. t una scritlurelta >-337 — si inagra, allanipanata, di un certo genere, e inlorno a tali cose, che non avrei mai creduto fosse giimta a notizia del Sinedrio di voi altre parole. Ma, poiclie veggo che vi giun- se, di quel molto e molto che potrei dire, ora uon vi dir6 allro^ se non che leniate come verissirao, che quelle usur- pazioni dei vostri diritli, alle quali dite essere stato con- dotlo in talc scritturetta il cugin vostro, tanto poco sono mie, tanto poco mi possono apparlenere, che io anzi dei tulto le disapprovo. — Mi consolate: riprendo animo:, e sempre piumi si accresce la speranza di aver potuto trovarein voi un premu- roso avvocato. — Sentite, figliuol raio: hench6, a dirveia schietla, in si fatte contese di possessij di proprieta, di usi di voi altre parole, io sia sempre entrato, ed entri di assai mal animo; nulladimeuo e tanto Io strazio che veggo oggi a farsi della vostra anlica e legitlimissima proprieta, anche da quelli da cui sarebbe meno da aspettarselo, che mi mettete in vero una grande compassione di voi. Assumo, per quanlo valgo, di difendervi; e non gii tanto conlro a' fatti de'mo- derni usurpatori de' vostri diritti ; che gli usurpi, e sieno pure prolungali e moltiplicati, non possono mai generare dirillo; quanto conlro una scrittura che si avvis6 di delta- re da ultimo un avvocato grammaticale a sostenere la le- galita dei detti usurpi, a' quali 6 condotto si spesso il cugin vostro. — Oh, anche un avvocato grammaticale che li sostie- ne ! ( esclam6, tulto sbigottito, il povero Questo ) anche un avvocato grammaticale che li sostiene ! — Non vi spaventate: avvocati gia se ne trovano per tutte le cause. Deggio pero soggiungcrvi che quegli a cui accenno 6 un avvocato di molto grido, e Io merila, perche ~ 338 — iiomo di grandc sUidio, e non minorp ingegno. IMa pare lino di quelli clio, in materia di voi allro parole, forse per un eccessivo timore della laccia di pedanti, si voKcro piut- tosto dar 1' aria di liberlini, o secondo die oggi si direhbe, di liberali, come p. e. nel suo libro: // dirillo ed it iorlo, voile moslrarsi quell' esimio, o, a dirlo col Giordani, quel terribUe scriUore del Barloli, il quale dovele aver ben sen- tito a norainaro. — Se I'bo sentilo a nominare! e come ! Gli do- vrei avere anzi molt'obbligo; perche, tutio al contrario deH'avvocato di cui voi mi parlate, e che pretende provare, come dile, il diritto di mio cugino Colesln a mettersi nel luogo mio; egli, invece, il Bartoli, voile provare clie avessi io il diritlo di mettermi nel luogo suo (3). "\Ia, io no, vede- te ; io medesimo non vi acconsento : Io ringrazio, ma non vi acconsento; perche nella stessa guisa onde non vorrei che niuno usurpasse la mia proprieta, cosi non voglio usur- par io quella di alcun altro. ^ Oh, bravo, bravissimo ! Semprc pium' invogliate ad abbracciare la causa vostra. Lascialemi dunqne un po' di tempo: leggero quello che scrisse il vostro awersario; mi studiero di rispondervi ; ve no daro quindi avviso; e voi farete poscia del mio scritto quell' uso che vi lorncr;'» piu in grado. — Grazie, signore, grazie milie. E poiche sicte tanto buono, oserei anche pregarvi di un'uUra cosa. Coslui, Co- stei, Cosforo sono sempre stati naturalmente e legalmente individui della mia faraiglia ; dei quail, a causa di certa lore natura dispettosa, non mi valgo, e vero, per Io piu, se non quando specialmente rai occorra di porii in servizio di nomi, verso a' quali nutra un cerlo disprezzo: ma ad ogni modo, sono individui della mia I'amiglia. Pare che — 339 — ianti lo igiiorassoro, o fingesscro di noii sopeilo, o li vollc- ro far passarc anclie come individni di quella di luio cugi- no, alia quale non appartengono ne piinio nr poco; raen- Ire tra gl' individui della sua famiglia non vi sono che Co- testiii, Colesiei, Cotesloro. Non polresle iisarmi la gentilez- za di fare un ccnno anclie di cio? — Certo: ma non vorrei per allro, mio earo Questo, die, faoendoio, si gindicasse forse { e mi permetlo di dirvi non taoto a torto ) che voi stiate un po' troppo eccessiva- niente altaccato al rigore del voslro diritto grammaticale, Ad ogni modo, se mi verri in tagiio, non dubitale, terro conlo anche di tal vostro desiderio; ma non ve 'I proraelto. Ed egli, ringraziandomi di nuovo, ed inchinandomi, se ne nndo. Or, eccola scritlurella che, di la a qualche giorno, detlai in suo favore. II Gherardini, a proposito di uno che aveva censuralo il Cesari, perehS neil' introduzione al Volgarizzamento di Terenzio, scrisse: « cotesla vlilHd fu veduta altresi da un dottissimo e santissimo vescovo » dicendo, che dovea scri- vere questa ulUiid, perche accennava ad una utilila da lui medesimo proposta ; il Gherardini lo deride, chiamandolo per disprezzo uii gramraatico di 24 carati (4). lo non so chi egli si fosse, e se quindi raerilasse una tal irrisoria appel- lazione. Ma so che tra gli csenipj dal Gherardini recati deir uso del coleslo in luogo del qiieslo, non se ne Icgge uii solo di Dante, del Pelrarca o del Roccaccio ; vale a dire di quello ch' egli stesso, poolie faccic indielro, aveva proola- mato per prinin c ftnlcnnr maestro ; agginngendo, che chi si avvisasse di leiierlo in puoo conlo, farcbhe riscouiro alia — 340 ~ pazzia di quel Mitchell (*), i! quale delto da ultimo un libro, jior togliero ;il jtrinio Napoleone ogni lucrito e come citta- dino, e come iiomo di stato, e come legislatore, e come giierriero (5). Non pero il Ghcrardini ebbe fortuna di po- tcre trar fuori alciin esempio ne da questo primo e soleo- ne maestro, ne dagli altri due nominati, primi e solennissimi maestri anch'essi: e credo anzi cbe quanti se ne potessero allegare di loro proverebbero invece il conlrario, come esempj che specialmeale servirono a' grammatici, per di- stinguere appunto la vera propriety, e quindi detorrainare la regola intorno all'uso dei due aggellivi e pronomi dei quali parliamo. So anche die il Glierordini (alia guisa di certi che, in altre malerie, si moslrano in parole, non so per qual lo- ro vaghezza, assai piu trasandanti di quello che sieno in opera, in cui anzi amano di apparire sopra tutto lemperati e giusti) so anche, dicevo, ch' egli medesimo non si preval- se della sua licenza : certo, almeno nelle moUe pagine di lui che ho volulo rileggere apposla per si fatto intendimento, non mi 6 mai awenuto di abbattermi in un cotcsto dove la grammatica avesse domandalo un queslo. So pure che al- cuni degli esempj da lui allegati non fanno del luUo al suo proposito; mentre appartengono a que' casi, ne' quali puossi in qualche modo giuslilicare 1' uso del coteslo in luogo del qtiesto ; il che parmi anche nel caso slcsso del Cesari, toc- cando ivi egli di una utilitt) non meno da lui vedula che dal vescovo a cui accenna. La maggior parte degli esempj riferiti dal Gherardini (') Forse lo stesso Mitchell, morto da qualche mese, eh' esf rcitando r uft'izio di Depuly-Ucenser ofpUtys (censore teatiaie) ?i era reso tanto ligio all' intolleiciiiza della clique (fazione) di Exetei'-haJ}, che pruibi la Clarissa Harlowe, la Manon Lescaut ai comici francesi, la Mii-ra alia Ristori ecc. ~ 341 — sono lolti dal Dillamondo ; cioe da uii libro che il Salvjati diceva : « dover essere maneggiato da chi sappia discerne- re il biiono » (6). E poi da considerarc,clie diflioilmcnte tro- verassi forma alcuna in lingua, per qnanto fuori di gram- inalica, di cui non sia possibile razzolar qualcli' esempio in appoggio di essa, anclie tra' buoni, speciaimente anlichi; i quali non avevanoallreregoioda obbedirc,se non quelle che davano a se slessi ; e clie, per giiinla, rimasero altresi lan- lo tempo in balia degli amanuensi. JMa da quando sono ve- nule le grammaliche a dare le regole, fondale soil" uso piii costante e de' migliori, niun savio e clie di tali appoggi or si avvisi di fame piiicoalo alouno. Voglio aggiungere, che se in onla alia regola gia dalle grammatiche fermata, (alu- no, c sia pur di quelli clie passano per buoni, avesse poscia adoperato o adoperasse il cotcsto dove andrebbe il qncslo, non per cio quel moniento di sua negligenza o distrazione, od un lal suo nialvezzo polrebbe autorizzare alcuno a de- liberatamcnte violarla. II nome di maggior peso allegato dal Gherardini, parmi sia quello del Varchi. Or ecco I'esem- pio ch' egli ne reca, tolto dalla sua traduzione dei Benefi- zj di Seneca: « Costui quando egli a\ra guardalo bene tulle coteslecose,Y>ev le quali gli pare essere ricco, s'egliagguaglie- r^ lutto che ha con quello ch" egli desidera di avere, cono- sceri esser povero » ; cioe, soggiunge il Gherardini, « quan- do avra guardalo bene tuUe queste cose, delle quali io par- lo; e nulladimeno, segu' egli, il Varchi, piuttosto che dire queste cose, dir voile cotesle cose, u E forse non tanto irre- golarmente disse, io osero rispondere; perche le cose delle quali faceva cenno non appartenevano in alcun modo a lui che parlava ; ma bensi per ispeltanza e maggior vicinanza alia persona in generc di cui parlava. E Seneca allresl in quel periodo si valse A^W'isle, e non dell' hie, come giii del- — 3.'i2 — r iste si era valso iiei preeedenli in ciii toccava di vario co- se, ond' lino repula se medesinio ricco. Non credo elie Se- neca passi tra'lalinanti per un grande rigorista in grammali- ca ; e tullavia penso ch'essi non gli possano forse dar taccia di aver offesa in tal caso la regola die, nel proposito di cui parliamo, avevano la stessa come la nostra i lalini (7). E la facccnda di ben conosccre, per ben distinguere la la propriety, e quindi dove sia da usarsi il (luesto o pur il coteslo, non 6 gii una minuzia, come forse potrebl)e darsi a giudicare qualcheduno di quei dottissimi ; della faniiglia- riti dei quali io deggio ben chiamarmi piii che indegno, se indegni se ne chiamavano un Giovanni Locke ed un Ugo Foscolo (8) ; di qualcheduno, dicevo, di quei dottissimi, che sireputano troppo elevati in iscienza, per abbassare la loro alta mente in queste che cbiamano pedanterie gramraati- coli. Certo la grammatica (il dissi ancora, ed or lo ripeto) offre anch'essa, come ogn' altro studio, e forse pi u che ogni altro studio, un campo non ristretlo alle pedanterie ; onde put) dare spazio ed ahmento anch' essa ad un nume- ro grande di pedanli; e gii fin da quando nacque n' ebbe serapre moltissimi; ed oggi in vero non possiamo lamen- larci che ne manchi, se ad ogni cento passi se ue trova uno per lo meno. Ma dallo studio della grammatica, fatto quan- do e come conviensi, deriva infine, ed alio studio della grammatica rilorna infine quant' e la psicologia possibile ad acquistarsi da mente uiiiana; del che ne fanno prova lutti i maggiori filosoli, comiuciando, per non andar piii indielro, da Platone ed Aristotile, e venendo in qua fino a nostri giorni ('.>). Aggiungo die molte raoltissime delle cognizioni psicologiohe derivanli dal detto studio, e ritor- nanti ad esso, non rimangono sollanto a ricchezza o ad oi'namentu della scienza; ma s" introducon*) piis o meno — 343 — nolle opere della vita civile, e si vi reiidoiio eflicaci: e tanlo valgono a rentlervisi, che uii orrore di gramniatica potreb- be anciio mottere in pericolo talvoita la sorte di un uomo, di una cillii, di una provincia, d'un regno. Ora, tra ie dette cognizioni efflcaci e pure quella di cui parliamo; e pu6 esse- re spcsso di un' efficacia di non tanlo leggera importanza ; poiclie, servendo spesso a ben determinare i tempi, i luo- ghi, ie persone, Ie cose, trascurata che sia, puo dar motivo, specialnienle nel commcrcio epistolare, a molti equivoci ; e far credere s' intenda del lal tempo, del tal luogo, quando s' inlendeva di un allro ; delle tali persone, deile tali cose, quando si parlava di allre. IVucconta il Buommattei, cli'es- sendosi seritto a'magistrati di Padova, clie una certa som- ma era stata depositata presso 11 camerlengo di cotesla villa; eglino, inlendendo, come dovevano da buoni gram- inatici, ue fecero fare ricerca sui loro libri ; ma cbe non Irovandovela registrata, ed avendonc avvertito lo scriven- te, venuero in cognizionc che (jiu'l colesla egli, il cattivo grammatico, lo aveva applicalo alia sua propria citta, d'on- de scriveva (iu). Ma di cosUii non iscrittore, non dato agli studj, igoo- tissimo^ non fu maravi^iia, come non la sarebbe stata al- loi-a, e non la saria adesso di tantissimi allri. Ben alouni anni addietro dovelte csscr mirabile die un uomo va'.eute ueiropera dollo scrivere sia incorso in tanla dislrazione da poter venire, come fu, pujiblicamente taceiato di aver com- messo due volte un tal errore in un suo libro di lelluie. La prima, quando scrisse: » Non bai tu veduloclie lo leg- geva coleslo libro? » intendendo di un libro cb' era in proprie mani di quoUo cb'ei fa parlare: I' altra, dove scris- se: « 0 cedi il passo, o morto qui cadra coleslo prigionie- ro 1) intendendo di un prigiouiero, cb era tra'que' soldati. in Seric III. T. II. iii — 344 — bocca di uno de' quali egli meltcva si falte parole (H). Al- cuni anni addietro cio coslituiva materia di taccia grani- maticale; e di poteila dare ad un tal uoino doveLte riuscir mirabile. Ma alciini addietro si riverivano genoralmeote ancora come scriltori non meuo di alti ed ilaliani sensi, che corretti ed eloquonti p. e. im Alfieri, un Foscolo, un Giordani, un Bolta, un Monti, un Perlicari, un Colletta, un Leopardi o poclii allri, alia cui fama si cerca oggi in- vece, parte per invidia d' ogni gran merito Ictterario, sia di vivi che di rccente morti, e parte per fini anche forse non affatto letterarj, si ccrca di denigrare ad ogni modo da alcuni^ specialmcnte articolisli: i quali, usando pure ad un tempo del gia vccchio, ma tuttavia sempre potente ar- titizio giornalislico di esaltare i mcdiocri o primaticci inge- gni, si Iraggon dielro il consenso e le lodi appunto dei tan- ti e tanti mediocri, e gli applausi e le imitazioni dell' affa- scinata gioventii. Certo la logica e la lilosofia e qualclie altra materia di studj, ed anche la gloria letteraria della nazione, ed anche il buon senso haniio ben piii gravi la- gnanze da fare; ma non sono ne meno da disprezzarsi quelle che contro i cosi fatli pu6 muoverc spesso altresi la grammalica; menlre questa studiata, ripeto ancora, quan- do c come si deve, a chi ben la consider!, e parte di logica, parte di lilosofia, parte di tutli gli studj, parte di quanto 6 maggiormenle necessario alia gloria letteraria della na- zione, e del buon scuso e parte, e non ultima; come, tra le lagnanze che puo muovcre, non e ultimissima quella del si frequenle, anzi quasi conlinuo uso del coleslo dov' essa grammalica vorrebbe che fosse adoperalo il tjueslo ; e peg- gio ancora, quando si usi or I" uno or 1' altro a signilicare la stessa cosa, come se tra di essi non vi fosse dislinzione grammaliale ale una. — 345 — II Biiommattei, conchiudendo in tale argomento, dice, die neir errore del cotesto per il (juesto, non sarebbe ca- dulo veruiio nei suo paesc (cioe in Firenze) ancorche^ so- no sue parole, rivendugiiuolo o baililano o (C allra profes- sione piii sprezzata (12). Lo voglio credere de'suoi tempi: ma nel soggiorno non breve che da uilimo io vi feci, e du- rante il quale era raio unico sollievo da incessanti e ben altri pensieri, il tendere con assai di curiosita I' orecchio al parlar de'fiorentini, mi e avvenuto di notare spesso che adopcravano, e non gia i soli rivendugliuoli o baltilani, ap- punto il rnleslo dove sarebbe andato piu grammaticalmen- te il qucsto. Anzi, mi i-icordo di avere lenuto inlorno a cio qualche discorso con Mario Fieri ; il quale, bencbc suo malgrado, come innamorato, ed a ragione^ di quel bellissi- mo dialctto, pur ne convenne anch' egli. Ma si fatte maga- gne s' introducono di leggeri anche nelle scritture; pensia- mo poi nei parlari ! S' introducono nei parlari dei raigliori ; pensiamo poi in quclli del popolo, che, per giunta, li varia piu o meno ad ogni mutar, per dir poco, di generazione! ... Non c pero da cavarsene autorita alcuna; che altrimenti la si avrobbe anche, ad esempio, per usare te, lui, lei, loro, in caso retto, come si fa tutlavia anch' oggi generalmcnte a Firenze; per concordare 11 plurale del pronome in col singolare dei vcrbi: voi eri, vol andavi^voi diccvi ec, come pur ivi tultavia generalmenio fassi; e cosi per altre non poche irregolarita di quel loro parlare ; dalle quali si sono semprc molto bene guardali i meglio scriltori fiorentini che vissero, al modo slcsso che molto bene so ne guardano i meglio che or vivono ; e basti die accenni ad un jNiccolini, ad un Capponi, ad un Lambruschini (13). Ne gii ignoro die un uomo celebre, non fiorentino e ne pure toscano, aulore di un libro assai lello e lodato, e ben degno di csser- — 34(5 ~ lo, si avviso, alcuni anni adclielro, di voler egli croarla, e ri- ceverla per s6 nietlesimo la sopraddcUa auloritci; c credet- te di accroscere pregio all'opera sua, inlrodiieendovi niolte di cotali o simili volgari, per non dire plebec fiorcnlinesche grazie: non senza il conforlo di vedersi poscia seguilo all- elic da elii, rinieslando, come voile o scppe secondo i suoi iiitendimenti, rinieslando, in eerie sue scriUurelle, per una parte e principale della maleria, quanlo gia ne fu ragiona- to, e copiosamente, da taluiio, or son quasi trent' anni ; e per un'allra, quanlo ne disse anclic quel singolare ingegno del da lui poco men die disprezzalo Foseolo (14) ; e pel reslanle quanlo ne lasciarono scrillu molli relori c nostri e slranieri, e Ira noslri, specialinenle alcuni valenlissimi, nei priini anni di queslo secolo, quundo si rinovarono tra noi si fervide ie conlcse intorno nl!a lingua ; da clii, dicevo, s'im- inagino poi di polere far lollerare con la ben facile affetla- zione di lali sgraniinalicainenli, e con 1" aggiunla, probabil- nienle non affeltala, di allri die non escono dalle bocciie del popolo fioienlino; di far lollerare 1' allcrigia delle sue sentenze, di far guslare ad un lenipo la non buona tempe- ra del suo stile, e forse forse di aver raggiunlo ancbe con cssi il piu clie sia possibile del bello scrivere. Ma io domando il pcrniesso al gcnlil popolo liorenlino; lo domando al cclobrato aulore a cui di sopra accennavo , lo domando a' suui scguaci; e nel proposilo poi di cui mi sono fm' ora occupalo, lo domando in particolare a ianti e tanli de' nostri odierni scrittori, specialnicnte arlicolisli ; pill in particolare poi al sig. coteslo o codcslo mcdcsimo, ed a tutta la sua famiglia mascolina e femminina ; io domando il pemiesso di starincne colla grainmatlca. — ^47 — IS O T E (1) Hie pronomen demonstralivum quo res presenles el quae, apnd nos sunt, out cle quibus loqxtimur ustcndimns (Tot. lat. Lexicon alia parolu: ilic. Pat. 1828). (2) Isle pronomen denionstralivuin ud eu oslendenda quae ad euin quoquo modo pertinent quocunt loquiinur. (Op. cit. alia parola isie). E del qiiMiidi) usavano i latiiii 1' uno o piir 1' altro dei suddelti pro- noini ; e peru della differenza clie ponevaiio tra di essi, se ne possoiio vedere i nmlti eseiiipj allegali iiei §§ Ilic ed Isle iiella citata opera; dai quail esempj, e da iiiQuiti altri fuioiio appuiito desunte le due teste va- cate deQnizitmi. (5) Op. cit. §§ CLXXXI. ('i) Appcmliee alle gramvtatiche italiane ( Dubbj grammaticali, N.43). (5) 0|). 0 liiog. cit. N. o9.) Lo cliiania printo c solcnne maestro del- ta scrivere inprosa: e noii diit)ito, avra iiiteso rispetto a lingua, il clie 6 verissiino; non ceito rispetto a stile, die saroblie, .'^pecialmente nel De- catnerone, falsissiino. (6) Avvertimenii delta lingua sopra ildecamerone, L\b. 11, cap. XII. (7) Cum l)CHC ista quae per divitias suas disposuit ac fudil circuni- speperil, superbumque se feccrit^siquidquidliabet, eiquod cupit com- puret, pauper est. (Lib. VII, cap. iO) E qui non voglio tacere che quan- do I'usare il cotesto in luogo del questo non e alfatto disdetto dalla re- gula granuiiaticale, pu6 essere una finezza dell' arte I' usarlo ; poiche, in alcuni casi, vi ha nel cotesto un ncui so che di sprezzanle, che non vi 6 niai nel questo ; esse fa allora 1' effetto del costui in vece del questi o questo riferiti ad uomo. (8) Prose c poesie cc. (Articoli varj. Yen. Gond. 1842). (9) Platone in piu luoghi delle sue opera, in paiticolare nel Cratito. Lo si vegga nella Iraduzione italiana del Dardi Bembo, cogli argomenti e le note del Serano (ediz. seconda. Venez. Bettinclli 1742): tiadnzione furse non del tutto lodevole; ma che certo mi sembra niolto Iont;iiia, — 348 — specialmentc pegli orgomenti e le note, dyl ineritare il disprezzo col quale osavu da ultimo parlaiiie non so qual libraio o tipografo italiano. Del resto, dopo le tanle e tante tradiizloni, i tanli e tanti comnienti in tiitte le lingiip, il mit;lior trudiittore di Platone dovra nspeliarselo 1' Ita- lia da chi, r.nche poco o nulla sapendo di greco, posseda una grande ric- chezza di lingua, una ncm men grande e vaiia potenza di stile, ed abbia anima plutonica: Cdsi il migiior tradultore d'Omero 1' ebbinm nel Mon- ti, ignorante affallo del greco; ma gran fabbro di versi, ed anima ome- rica. — Locke, in varj luoglii del suo Saggio still' intellello ttmano ; in ispecialla nd Cap. VII del lib. III. — Vico, anchVgli in piii luoghi del- le sue opere; ma particolarniente in quella: Dell' unlichissimu sapien- za dcgl' italiani tralla dai latini pctrlari, ec. ec. (10) Delia lingua los/ana (Trat. XI, cap. X). (H) Luciano Scarabelli. Avuertimcnli grammalicali , al § Cotesli (Piacenza 1859). (12) Opera e luog. cit. (15) A proposito dei suddeiti pronomi usati in case retto, ecco come si esprime il crammatico fiornifhio Buommattei. « Diro in grazia dei principianti che /»/, lei, luro, te in caso retto e grav'errore, a non pnchi inolto frequente; ma da chi posseda i soli principj si fugge a tutto po- tore. » (Op. cit. Trnt. XI, cap. VIII e XII). — La sconcordanza poi del I'o; col singolare dei vorbi e notata dallo ste.sso Buommattei come locu- zione del volgo (Trat. XII, cap. XXX); dal Mastrofini si registra tra i modi crroncida censurai'si senza replica (Teoria e Prospet.ec. dei ver- bi ifai. Mil. Silvestri 1850); dal Corticelli per errori popolareschi dn schifursi. (Reg. ed Osserv. della lingua ec. lib. I, cap. XXXII.) Ma io mi vergngnerei di continuare Di continuar a citare gram- niatici rni vergognerei ; non so poi se debba anche vergognarmi di al- legare in quest' anno 18Jj7 Tautonta di nn Giordani .... Basta : mi faro curaggio. Egli diceva,o piultosto confermava col suo detto quel che gid dissero tanti sapienli di tulti i tempi e di tutte le nazioni, e bene s' in- tende, ti-a di essi multi italiani ; Io scrivere essere bensi un' iniitazione del parlare; ma non paro tollerabili nello scrivere, ch' e un' arte, i di- fe ti del parlare; e meno ancora quelli che non sarebbero tollerabili n6 pur nel parlare .... i\on so come; ma acquisto animo, e mi fo coraggio a soggiungere, che tra questi ultimi e sopra tutli I' affettazione ; la quale, se stomaca ne'parlatori, niollo piu il fa negli scrittori ; come p. e. chi si dess3 il gusto di mutar sempre I'avverbiopun/o in aggellivo, per accordarlo ai nonii, e per confonderlo talvolta anche, a Dio piacendo, col participio del verbo pungere .... L' animo mi si accresce; ed ag- giungo di piu, che sopra 1' affettazione stessa e 1' oscurita ; al qual difelto, se puo essere quasi sempre riinediato dal pariatore, uiediante J — 349 — dubhj e le interrojjazioni di chi e la clie nscolta : il niassinio numero delle volte invece, per iion dir sempie, e tollo di farlo alio scriltore che paila ad igiiuti, che paiia a'loutani, che parla a' posteii. (14) 111 piii luoghi; ina specialmei»te iiel sno stupendo Discorso slo- rico sul testo del Decatnerone, e piii specialmente in esso dov' accenna alia rifornia. ANNOACCAD. 18!iC-&7 DISPESSA SE8TA ID!2@1@IE1MD11 Dl ALCUNI LICHENI NUOVI DHL DOTT. ; AB. PROF. MASSALONGO .... — 'H'B~- — ■ ■ f^erltas numquatn la/el. ( SwEC. in TioflJ.) I< Ll chiar. signor Nylander, non sapeiulo in quale raa- niera abbattere il mio metodo licbenologico, dopo averlo in varie epoche con molli opuscoli altaccatopiu con morsiche ecu ragioni, finalmente di fresco in un articoletto di poche righe pubblicato nel numero 57 dclla f/om (I), dopo essersi sfogato con poca corlesia sopra il signore Krempelhuber^ e pill contro il sig. Koerber seguace del mio metodo, stira6 rivolgcre contro a' miei scritti un colpo morlale, senten- ziando cbe alia fin fine le mie novita non erano quali io bonariamentele supponeva, perche cerlo Norman svedese aveami preceduto neir arringo. (l)7 0Uobre 1856. Serie Illj T. II. 4g ."soiiu queste le sue parole: Quoninu quoad yeaeru, jam eos pracgresstts est D. Norman, qui tamen ab iis ( Korber, e Massalongo) omnino tacetur. Genera sna hand paitca, D. Massalongojam in opere D. Norman nominibiis prioribus designata reperiat (sic.) — Da queste parole del signor Nylander sembrerebbe adunque, che molti dei tniei nuovi generi di licheni fossero posteriori a quelli del Norman, e che io avessi iu bello studio e nializiosamenle cercato di tacere (couoscendolo ) il libro dello Svedese, per farmi bello delle costui scoperte. Questa taccia, anzi calunnia del sig. Nylander, non dovca io certo inghiottire, ne passaria sotto silenzio, percbe altrimenti mi sarei da me stesso condanuato; ma pure, sebbene 1' articolo critico uscisse nell' ottobre dell' anno test6 passato, non potei prima d" ora purgarmi da queste macchie, perch6 dovetli innanzi procacciaimi il libro che erami conlrapposto. Finalmente, avutolo da pochi giorni, coigo quest' occasione die presento a questo spellabilissirao corpo seientifico la descrizione di aloune iiuove specie di licheni delle Pro\incie Yenele, dell' Algau, e della Fran- conia superiorc, per darne uii ragguaglio, e purgarmi delle calunnie nylanderiane. 11 libretto del sig. Norman e inserilo nel volume VH (B. Ill H), degli Atli del Magazin for Naturrindersluibarnc, che si pubblicano in Cristiania, e porta il titolo : Conaius praemissits redactioni novae generoram nonimllorum liclie- num ( 1852 con 2 tavole). Io non ho argomenti anzi tutlo per assicurarmi che la data posta su questo hbro dell' anno 1832 sia sincera, e sia la stessa del volume degli Atti dei quali forma parte, non conoscendo io che la sola memoria separatumente im- pressa, eJ aveiulu eziandiu avute pi'0\e nella mia vita, che — 353 — ccrti l)olnnici ( pochi a dir vero ) non istlegnarono di solen- nemcnte mentire, per avere la gloriuzza della prioriti di pochi nomi ! — In secondo luogo faro notare, non essero infondato questo mio sospetto, qiiando (cosa assai stvana!) nessnn liclienoiogo fa cenno alcuno del libro del sig. Nor- man prima della mcta del iSofi. lo posseggo quasi lutto quelio ohe 6 stato pubblicato di lichenologia in Europa ed America fine ai nostri giorni, n^ in alciino sci'iUo trovo fatta raenzione dellopuscolodel Nor- man. Nemmeno il giornale botanico di Svezia BoUtniska Notiser di questi ultimi anni ne fa cenno, e non ne dice ' verbo il cb. Duby nella sua rivista di tulte le receiUt pub- blicazioni licbenologiche fatte in quesli ullinii lenipi in Eu- ropa. II oelebre prof. Fries dUpsala, cbe ebbe tino dol 1853 i miei scrilti di lichenologia, cd altri botanici della Scandi- navia, nelle letterc che mi scrissero dal 1853 fino cd opgi, non mi toccarono mai di questo nuovo llbro, ed c assai probabile che me ne dovessero dare contezza, trattandosi di uno scrilto che nji preccdea in una ( sia pur pretesa! ) ri- forma della lichenologia. Quelio poi che dee sembrarc slra- nissimo si 6, come lo stesso sig. Nylundcr, che abitava allora il setlentrione d' Europa sua palria, che avca tanto inleres- se di ab])attere i miei scritti, e che non si c mai lasciata sfuggire occasione di pimzecchiarmi, non facesse mai cenno di queslo Norman in alcun suo libro, e nemmeno in quelii che pubblicava nel 1853 in Francia. Da tullo questo chiaro apparisce che io, come tutti gli altri lichenologi, ussoluta- raente ignor'ava 1' apparizione di questo libretto, e che se quindi mi tacqui^ quando parlai di tutti gli altri, fu re;il- mente perche nol sapeva nato al mondo. Ma posto cziandio che lo scritto in questione venisse in luce nel 1852, non veggo ancora come io debba cedci-c in — 354 — fallo di priority, quando.appunto nel 4 852 erano impresse !e mie Ricerche suW aulonomia del licheni croslosi cor- redate di 64 lavole; per cui qui non dovrel)be esserci questione di priorita, trattandosi invece di contemporanei- ty, e sarebbe solo da vedere, quale di noi due ponesse pri- ma in commcrcio il proprio libro. — Ma io non voglio procedere oltre sopra questo argomento, ne piccarmi di mesi, ore e minnti : voglio porre in non cale la conformita della data delle mie Ricerche, ed accordare senz' altro al Norman quella priority che il sig. Nylander gli vuole, con nuovo sistema cronologico, atlribuire. Ora standomi ligio alia sola materia, voglio provare a qiiesto signore, che i miei scritti non ricevono on!a alcuna dall' opera del Nor- man, come se quest! non avessc mai scritlo (I). Premetto 1' assioma botanico : Nolae genernm lam summorum (juam snbaiiernorum clarae sint, dislinctae el exacle defmitae, non obscurae et indelerminalae, quarnm significalio ,(juous(jv c extendatur, incertum est. ( Linn. Phil. Bol. Berol. 17S0), e 1' altro : Delcndum est nomen (juod- cumque numjuam, perspicue definitum, in ejusf/ue locum iUud subjiciendum^ sub quo r/enus aut species, primum rede descripta est. Da queste sentenzc ne deriva, die un noma generico quando sia mal deflnito, ed abbracci sollo di se esseri affatto diversi, devecedere mai sempre il posto a quei generi, che sono invece circoscritti da esalli contini e precisi, e che accolgono solto di loro specie di cgiiali note essenziali fornite. In tale frangentc sono per avventura tntli i nuovi ge- (1) Eraiio KoUo i (orchi quelle pni^iiie, alh)iche i'ice\etti l('tt«!re da CrisUania che mi davano contf,6za ca.tie il libro del sig. Normnri venisse stanipato iutorno il fine dell'aiitunno 185f?. Le mie Ricerche furono inipies- se Del maggio 18oi' e poste in cmniercio nell' sgosto dcllo sle.'^so aniid. — oao — UL'ri del Norman a petto dei miei, pcrchc' il sig. Norman si dimostro nel siio scritto prcltamenlee grossolanamente spo- riata, e non fece alcun riflessoaglinviliippidegli apotecii, ne a! calore delle spore, per cui nel piu dei casi, se non avesso delto quali specie egli intendeva aliogarc sotto i suoi generi, sarel)be stato assai malagevole I'indovinarlo. — Fratlanto la breve rivista di cotali generi che sono per dare, fara me- glio spiccare quanto dissi, e servira a convincere il sig. Nylander, come questi possano e debbano tutlavia reggcre e conservarsi. Non parlero dc' vecchi generi ed universalmonle cono- sciuti, Vsnea, Bamalina, Evernia^ Rocclla, iScphrona, Solo- rina, Peltiyera, Sticta, Thelotrema, Stereocaulon, Cladonia, Grnpltis, Opeffvaplta, Conioloma, Coniangium, Trachylia, Cahjcium Conincybe, Spliaerophoron^ Cliiodecton, perclie in qnesti non Irattasi di creazioni mie, e perche altresi vennero circoscritti questi generi, viidalis i)iiilandis\ oolle stosse basi die ne' miei scritii : notero solo olio il Norman era stato anobe in cio preceduto di sei aiini dai nrof. De No- taris, per cui avrebbe dovuto ancif egli citaro per giuslizia il botanico geiiovcse; e clie non facendo cenno de! genore Arllionia parlando delle Grapliis e deile Opcgrapha, non si puo sapcre dove s" alibiano ad allogare (jnosti licheni, cbo per lanlo tempo vennero a torto stimali Id siato giovanilo delle grafidee. Cosi il gonere achariano Cornkularia viene circoscritto dal nostro aulore alia Cornicularia ochrolenca Egli pero non I' avrebbe fatto se avesse consultato il De No- taris, che aveva detto che \q sporaemagnae uniloculares ad nitimum oOfuscatae, venivano adottalc come tipo del genere Atecloria, sotto il quale quindi anche il Lichen ochroleuriji.t deve essere registrato. Per cio era da scegliere allro tipo pel gpnere Cnntlctdaria , coiiio c fallo nei miei seritti, dove — 35G — quosti liclioni sono divisi nei generi verchi e disusati Corni- cularia, Alectoria, e Brijopogon dietro la struttura e forma del tallo e delle spore, avendo io potiilo conoscere pel pri- nio gli organi carponiorfi anclie della Atecloria jubata i'lpo de Dryopogon. Per qiiesto, veniva quindi malaniente circo- scritlo dal Norman il genere vecchio Ctiraria, aflibbiandovi solto il Lichen islandicus, e Lichen junipcrinus, anche il Lichen irislis ed allri, clie sono i tipi di Ire generi non meuo aniiohi della Cefraria, cioe dei Plalisma e della Corniciila- rin, e ohe sono per validi repulati anclie dal sig. Nylander. II genere /'(7rw<'//rt e stato circoscrillo dal Norman, pres- so a poco sulle modcsime basi come trovasi nella licheno- f/rafia Europea di Elia Fries, ed aceozza insieme le I'armclia in ampio senso, e Lecanora^ e Placodium, e Zeora, ed Ochro- Icchia, i qiiali tnlti ( meno T ultimo) vengouo stimati va- lidi anche dal sig. iS> lander. Fin qui adunque non v' ha collisione alcuna fra i nomi da me adoUati e quelli del Nor- man, e le mie creazioni reggono tutta voUa. Slabilisce in appresso il nosUo aulore il nuovo genere Teloschistcs^ che comprenderebbe, seoondo il mio metodo, ne piii ne meno di 7 generi dislinti, riconosciuU ed accellati dal Korher, dal Rabenliorst eda molli allri, tollone il Nylan- der, (jUali sono le mie Tornalienia a (alio frutieoloso, le I'hij>i(i(i a lallo foglioso, le Gttssonca del prof. Tornabeno a tallo come i Placodium e eon asciii monospori, le Candela- rin a tallo microfdiino ed aschi polispori, e luttequeste con apotecii parmeliacei, cioe di escipulo tallode non dubbio t'or- nite : finalmenle le mie Gijalolechia con apotecii biatorini e spore biloculari, i Callopisma e le Blastcnia con apotecii biatorini e blasteniospori. In questo corpulento genere Trlnschistcs il Niirman non lascio bene inlendere se sia sporista come sembra, ed — 357 — ^ in lulto jl suo libro, ovvero carpologista : anzi in questo benedetto genere non e nc 1' imo n6 I' altro, ne tarapoco taliista. Non tallista infatli perche sono confusi llcheni fo- gliosi e fruticolosi e crostosi sotto lo stesso genere; non sporista perch6 non avrebbe unite le Candelaria colle altre specie, ne colla GMssonea; non carpologista, perch6 specie ad escipulo proprio e ad escipulo tallodico sono insieme con- fuse. Dunque se non valgono ne spore, n^talio ne apotecii, pella classificazione del liciieni, sopra quaii caratteri di gra- zia Ija egli raai fondato questo mistieo Theloschistes ? Ma il sig. Nyiander non ci oppone ciie la priority, e quindi invece di proporre io i nuovi nomi Tornabenia, Blastema, Gyalolechia, Candelaria ^dovea accettare il nonie Teloschistes di Norman. Rlspondero a questo obbietto, che anche accet- tandolo avrei risparraiato uno solo dei miei 4 generi, e die quindi gli altri 3 sarebbero rimasti egualmente; e poi come avrei dovuto accettare un noine cbe riuniva esseri dispa- rati e senza legge nicuna di caratteri? Perch6 poi il sig. Norman ha creuto il genere Teloschistes, quando esisteva- no gii fatti prima e pegli stossi licheni i generi PA^scia, Am- philoma, Gussonea, proposti molto prima del suo ? Io nei miei scritti ho accettati e riformati e cunservali tutti questi generi vecchi, e quindi ne ho proposto di nuovi per quelli che devono esserc distinti in gruppi scparati,ed anche cono- scendo il nome Teloschistes, non Tavrei adoperato, per non sapere come e su quali caratteri si riposasse. Ne questa fu la sola liberla presasi dal Norman di proporre nuovi nomi generici sebbene ne esistessero di piii antichi e gia posti in uso pegli stessi licheni, eper questo il suo genere Trachxjder- ma deve cedere al genere Pannaria di Delise di 20 a 30 anni piu anlico ; ed il suo genere Ophioparma al genere Lcmpho- — 358 — lemma di Ehrarlli dovrebbe essere ijusposlo, quand' anche si volesse rigeltare il mio pii'i prcciso Ilaematomma. II geuere Sccoliga e pur uno di quel generi novelli di Norman ohe non si saprebbe dclinirc , avendo sotto se registrati 11 Lichen ciipularis^ il Lichen exanihematicus, la Parmclia (Dirina) repamla, la Bialora vcrnalis, la Lecanora rubra., cioe a dire specie con apoleci ad uno o dueescipuli, con escipulo proprio od escipulo tallodico. Carattere esen- ziale del genere Secoliga venne fissato dal Norman essere le spore lanceolato-Uneares quadriloculares e nulla piu, pero non so come iilcune delle specie schierale soUo questo genere abbiano inftUto spore con un numero maggiore di loggie, come la Sccolifja vernalis, altre spore murali come la Secolifja ciipularis, per cui lascio giudicare a qualunque anche poco versato in quesli studii, quale debba essere il valore che dobbiamo accordare ai generi normaniani. Ma anche non badando a Uitto questo, domando io al sig. Nor- man qual diriUo avea di creareil nuovo nome Secoliga pel Lichen cupularis quando esisleva molto anleriore al suo il genere Gyalccla di Acliarius ? Cera poi il genere Peiractis da Fries proposto pel Lichen exaiUhemalicus , se non volea adoperare il genere Gijalecta, ed esisteva il geuere Bacidia del De Notaris pella Biatora vernalis, ed o 1' uno o I' altro di questi generi avrebbe dovulo usare il sig. Norman, in luogo della sua Secolifja. La quale perci6 chehanno sanci- to i padri della scienza, essendo stata unita al genere Diri- na anche la Parm. repanda, rimarrebbe esistenle pella sola Lecanora rubra, e quindi in queslo caso dovrebbe cedere il genere Phijaiopsis di Korber, se puo cedere un genere ben circoscritto ad uno indeiinibile. Tuttavolta, a lorre questa collisione che non [uio csistere fra Korber e Norman, io usero ni queslo opuscolo pella prima volla il geuere — 359 — ^('coliga per uii gruppo particolare di liclieni, e cosi ri- inarra saldo il genere Phyalopsis di Korber come lo era por lo innanzi. Eguali osservazioiii a quelle fatte pel genere Secoliga, le devo fare pel genere Dimelaena dallo slesso aulore proposto per licheni, pei quali esistevano giu dozzinc d' anni prima i generi Anaptxjckia, Ilarjenia, Squammaria ecc. d'allri autori. Che dire poi del nuovo genere Biploschistes pel Lichen scruposns ed occeUatus, pei quali gia create dall' Acharius esisleva il genere Vreeolaria? Cosa dovrei dire delle sue Blatora e Lecidea , dove Psora, Sphyridium, Icmadophyla, Lecidella e Rliizocar- pon ( generi tuUi anteriori all' opera del Norman ) sono in- sieme confusi ? In cssi ne forma di spore, ne strutlura di apolecii, ne escipulo carbonaceo^ nb escipulo colorato, ne slrutlura del tallo sono calcolate ! Nulla hanno percio a patire di rinconlro a quesla Blatora e Lecidea normaniane lutti i generi clie io e De Notaris e Korber proponemmo! Inslitui ant'he il Norman i nuovi generi Skolokiles^ Di- maura, Abacina e Mijhohlasiua, nei quali Inlti signoreggia- no le medesime conlraddizioni. II genere Skolokiles dovrebbe avere per caralteri, secondo quello che ne scrive il suo au- torc Apolliecia Lecideae,esporae gracilcs suOlineares, disse- pimentis transversaliOus, piuriloculares (S vci ultra), ma nulla meno vi allogo sotto il Lichen Candidas Web. che ha spore con una o due loggie soltanlo, il Lichen scabrosus Ach. con sporidii opachi a due loggie la Lecidea lugnbris Somrf. con spore decisamenle unilocular!, per cui di tutie le 5 specie del genere Skolokiles una sola il Lichen cilrinel- lus ha le spore come sono prescritle nella diagnosi. Chi do- vea quindi accetlare in questa forma il genere Skolokiles? Ter legitUma conseguenza non reggono luttavia c non i eg- geranno i generi Buellin Schacresia, Raphiospora, Thalloi- Scrie 11 1 j T. 11. 'u — 360 — dinha da mc c dal De Notaris e dal Korber proposli e de- scritli senza temere il confronto del genere del botanico svedese che tutti questi 4 nostri generi riunisce?? Se ad un genere vengono fissati certi caratteri, e le specie hauno note differenti, che dovrii fare il naliiralista osservalore ?? Mi insegni il sig. Nylander quali sono lo nuove leggi di lo- gica e filosofia bolanica chedebbo scguirc ! Anche il genere Bimaura ha le slesse prerogative del precedente : deve avere sporae dissepimcnto transversa medio, ad iltimum (nlocula- r^^reppure non so per quali ragioni vi sono allogate soUo specie che ad ullimum hanno spore fornile di un numero maggiore di loggie! Sembra die di ci6 s' accorgesse anche il Norman, perch6 suddivise le sue Bimaura in due solto- generi, cio6 Trachijlina e Slictella e colloco solto il prinio il Lichen Wahlenbergii con spore decisamente biloculari, e sollo il secondo il Lichen dolosus con spore fusiformi od aghiforini a piCi loggie, e venne asserito di esse, che quando sono primaticcie cio6 immature hanno 4 loggie, e quando sono perfetle e mature^ due sol Ian to ; mentre (i perfetlamen- te il rovescio! Ma animettiamo pure che cosi vada a capel- lo queslo genere, nia il sig. Norman non dovea per quesli licheni ( non io ) proporre un nuovo nome, perche esiste- vano gia pegli stessi i generi Calolechia di Flolow corri- spondente alia Trachijlina, e Schismatonrma dello slesso Flotow e Korber corrispondenle alia Sliclella. Lo stesso di- casi del genere Abacina proposto pei licheni, pei quali esi- stevano gia due nomi generici i Rhizocarpon di Uamond, e Biplolomma di Flotow. II genere Tetramelas^ come indica retimologia,c come e detto dal Norman nelia diagnosi, dovrebbe avere sporae distincte quadriloculares, ma pur troppo anelic qui il Lichen ijuerneus di Dikson, che vi c allogate, ha la particolarili'i di — 361 — avere le spore disliniamente invece unilocular], e percio per esso stari saldo il genere Pyrrospora di Korber. Anche pel Lichen sanguinarius di Linneo era state proposto il ge- nere Megalospora od Ueterothecium da Meyere e Flotow raoiti anni prima che il Norman ci stabilisse il genere My- koblastus. Delle UmOilicaria e dctlo dal noslro aulore che devono avere spore uniloculari, e couvien dire cbe noii esa- rainasse mai I' Umbilicaria pustulala cbe le ha murali ; col- X Endocarpon miniatum e confuso insieme V Endocarpon phylliscum che tutti sanno avere tallo omeomerico, e VEn- docarpon pusiUum a tallo non umbillcato. II genere Verru- caria, secondo Norman, deve avere spore unilocular!, ed in vece quelle a spore murali sono collocate sotto il nuovo genere Staurolhele, e quella a spore fusiformi a piii loggie longitudinal!, sotto il nuovo genere Endopliis. A quest! due ultimi generi corrisponderebbero le mie Arlhopyrcnia e Sa- (jedia, e Polyblaslia, Thelidium, Porphyriospora, Dermato- carpon^ Limboria ccc, generi che io ho stabiliti non tanto sulla forma dolla spore, quanto sulla forma oslruttura de- gli apotecii, preseuza e niancanza dclleparafisi; come avrei io quindi potuto accettare i due nomi del Norman, quando non erano esprcssi a suflicienza i caratleri dei suoi generi che comprendevano specie cotanto diverse ? ? E singolarissimo alia line il genere Graphidula propo- sto dal nostro lichenologo, e che deve essere genere Gra- phidi et Opcgraphae aperte affine ! ! Dice che dev' avere spore quadriloculari, e che vi spettano species plures senza nominarnc alcuna. Per buona venlura dalle tavole possia- mo conoscere che la Pyrenula nitida di Acharius e una delle Graphidulac di Norman ! Qucsto lichene ha tanta affinita colic Grafidi e colle Opegrafe, come ne ha un uccello con U!i qnadrupedo, e per queslo il mio e:enero Bunaden seb — 362 — bene assolutamenle posteriore alia Gmphidula , perche del 4854, potri restare tuttavia, percbe conservando ii no- me di Norman, si vcrrebbe con esso a ricordare un' affini- ty, che manca assolutamenle. Reslringendo e compiendo quest' esame del libro del Norman, di lulti i suoi nuovi ge- neri io non ne trovo die uno solo che convenga perfetta- mente con uno dei miei generi, ed c la Puchijospora mia e la sua Amiigdalaria, genere che per fortuna, sebbene a tor- to, e il solo che sia slato rifiutato anclie dai seguaci del iiiio metodo, e questo sarebbe T unico caso nel quale ( esi- stendo la priorita ) io dovrei sopprimerc un mio nome ge- ncrico. Quali sono adunquo Y hand paiicn genera del sig. Norman, ai quali devono cedcre, secondo ilNylander, i miei scritli ? Da quanto csposi, non l!a\ vi cLe il solo genere Amygdularia, e con grandi rcslrizioni i generi Endophis c StauroUiele, per cui nella guerra dichiarata dal Nylander colle falangi normane ai miei 100 generi circa die ho stabiliti di nuovo in lichenologia, lulta la slrage si ridurreb- be ad uu genere morto, e forse a dueferiti! Qualunque sia percio la questione delb priorita, e un fatto che 1 generi di Norman, quali essi sieno, devono cedej-e tulli se non ai miei, almcno senza dubbio a quelli di De Nolaris, Decan- dolle, Schreber, Tornabene, Krempelhuber, Korber, Flo- tow, Acharius, Fries, Ramond, che tutti avevano scrilto e slampalo prima del Norman. Mi duole di esser stalo con- dotto contro il mio volere e consuctudine, a fare una cri- tica in questa foggia al libretto del sig. Norman, il quale al- raeno ha il merilo di avere intraveduto la necessitii di rifor- mare la lichenologia ; nia di cio dovra saper grado questo crittogamista al sig. N^ lander. Neir articolo citato del si^. Ny lander, I'al'fare della prio- ritti fu il colpo maggiore che quesli si propose di scagliar- — 3(i3 — mi cunh'O, ma non fu il solo ; voile eon saronsticlie espros- sioni pizzicare cziandio le mie misiuc micrometriche, e qiiindi lion potemlo hiasiinare il mio arlicok) siil genore Tliamnolia, e la mia scopcrla degli organ! caipomorli, voile se non altro dime poco cliiara la descrizione. Sopra que- slo secondo punlo delle disapprovazioni nilanderiane non mi fermcro gran fallo, poco importandomi ch' egli non abbia bene inleso quel mio scrilto, e clie siagli sembrato poco cLiaro, quando el)bi parecchic testimonianzc c vali- dissime, affallo alle sue opposte : ma non potro laeerc quan- to dice intorno alio misure micrometriche. Osserva egli il sig. Nylander, che io arrivo a discernere cd a segnare perflno le lOO/.tOO parti di un millimetro, quando i miglio- ri micrograQ ( dice egli ) non giungono a misurare che le 1000 parti. Prima di tutto invito il sig. Nylander ad in- formarsi come sono costruiti i grandi microscopi del ce- lebre Amici: e quindi a capacitarsi di questa mia sottigliez- za sappia, che per rilevare queste minutissime frazioni di un milliinetro, io parto dal fatto, che il mio microscopio porta una scala incisa sull" oculare, la quale offre le frazioni di un millimetro partendo da una grande misura sulla quale 0 impossibile un errorc sensibile. Procedendo nolle divisio- ni di questa scala coi mezzi ben noti, si arriva a delle pic- colissime particelle^, Ic quali misurano - di una delle gran- di division!, corrispondenti a 0,'"'",OOGi, cio6 in frazione ordinaria a circa j^- di millimetro. Quindi ogni piccola di- visione della scala e I di -^f- cioe -i- di millimetro, vale a dire in cifre ordinarie decimal! 0,""" 00 122. E chiaro senza dubbio che qucsle cspressioni sono alquanto inesatte, per- che non possono ragguagliare fino all' cstremo matematico le misure di una piccola divisione della scala, dovendosi per necpssit:'! trascurarc gli ultimi decimal!. Ma se gl! uiti- — 3lU — mi tUvimali sono inoonipivnsibili nil" ivehio. non no vione per questo ohe debba?i trasouraro iin iiltiino deoiniale. quando dalla >i>uima di molte piccolo niisuro ?i dobba o si posisa arcomontaro o dcxiurro la nii^iira diiin oorpo uiagcio- rt\ 0 vioeversa. — Cost so la misiira di 1 0 oorpi uniti risuUa a 0'^0Jvi4, io po<>o o dovo diro oho la iiii O."^"00tt>4: ossia devo nietlert' in ooiito una misura cho risuUa dal calcolo divisionale. sebbone r ultimo t^tremo di esja sia impossibile a disoornor?;. Per qiitst" istes^a ragione ylander come io proceda nelle mie osservazioni e misure. e s" accerti che la sovorohia minuzia ed esattezza delta quale egU mi rimprovera. forma il mi- gliore elogio in tali studli. e mi oftre insieme il miglior crt- terio. per potere quinci innanzi degnamente valulare le sue misure ed osservaiioni. Dopo tutto questo. ecco alia fine la descrizione di quel- le poche specie di licheni. scopo preeipuo del presenle raio lavoro. f'eratia i.* marz:> ISoT. — 3^30 — Bifttora coniatiis )Ia«vjiL (In litl. ad D. Rehm. 25 Januar. 4857.J Tar. I, fig. ^^-^4. B. Tfjallo crustaceo unifoiini tartareo-amylaceo levissi- me verruculoso subsquamuloso ochraceo-aurantiaco, gub- tus albo. litDilalo-subeffuso;apolhecu5 creberrirnispapillae- formibus jmiucrsisaequalibus coovexis imrDargiDatis, Ibailo coDcoloribus, madefaclis vitellino-flavidulis tenuibus. Ascis clavatis pan is 8-sporis, paraphysibus filiformibus apice flavidulis, bypolbecioque sordido agonimico iraposilis, ob- vallatis, sporidiis ovoideis uoUocularibus mioutis subviri- dulis granulosis diam. Jong. 0,°" 00566, 00400 usque O.^'OOOi, transv. 0,"" 00200 usque O,"'" 00566. ( Lecidea calloiyne Ack ?? ) Habitat. Ad soxa in Algovia ( D. Rebtn. ). Deicnzione ed o?ieriazioni. II tallo e di color giallo-ocraceo volgente al ranclato sudiccio, talora vagameote circoscritto, e comunemeote senza precisi confini: sottile, leggermente verruculoso. e lanlo esile da non sorpassare in ispessore una sesta parte d' un oiillimetro, di manierache non si distinguerebbe per poco dalla roccia, se non ispiccasse pel particolare suo colore. Gli apolecii sono immersi, vale a dire piuomeno sprofondati Delia roccia, esoDO tanlo piccoliche non possonoessere bene veduti che ad occhio armato. Sono concavi leggermente. e piani e privi di margine, del colore islesso del talio^ ma bagnati diveogoiio sbiadati e di color vitdlino e tamidetti — 3(H) — anzi die no. Gli aschi Iianno la forma di una ciava, vale a dire assolligliali alia basced iin po' gonlii all'apice: le para- fisi filiformi sono linle in giallognolo cd alquanto piu pin- gui air ostrcmila suporiore. 1/ ipotecio 6 pure giallognolo, pero privo di \oi'i gonidii. Le spore sono uniforuii ripiene di minuti granelli, e lalora in vecc sono munilc di 2-3 sfe- rieelie verdognole. E similissima questa specie alia Biotora incrustans, massirae se guardi alia forma, nalura, colore e grandezza degli apotecii: ma ne differisce non poco pel colore del tallo ocraceo-ranciato e pella piccolezza delle spore. Non conosco la Lecidea callosyne d' Acliarius, e potrebbe darsi che questo licbene le fosse assai prossimo e forse non di- verso, sebbene per le note e caratlcri die sono atlribuili alia Lecidea Acliariana crvsla albo-pallcscente dovrebbe essere il mio lichene distinto. Spiegazione delle figure. Tav. 1, fig. 11-15. La figura I \ rapprcscnta T intera pianlicella alio slato naturale. La fig. 12 una porzione della stessa ingrandila G %'olle per fare spiccare gli apotecii. La figura 15 offre una porzione del disco, ingrandito 576 diametri, per far vedere in a r ipotecio, in t> le parafisi, in c gli aschi. La fig. 14 presenla le spore estralte daH'asco ed ingrandite di 576 diametri. ■ ' Biatora rjeogruphica Massal. ' (In lilt, ad Rrenip. 1857. ) Tav. I, fig. 6-10. B. Thallo crustaceo amylaceo ieviter furfuraceo-verru- culoso nitidiuscolove, olivaceo-viridulo, humecto virente. — 367 — iiTugiilariler nigro-limitato. Apotheciis minutis crebris pla- nts concaviusculis niargine tenui proprio cinclis, casta- neolo-fuscis Iielvis badiisve, madefactis turn idulis con- vexis imraarginatis vitellino-Iuteis. Ascisparvis subclavatis 8-sporis, parapbysibus filirormibus crispis flexuosis apice vixiDcrassatis diapbanis, bypolhecioque agonimicoimposi- lis^ obvallatis, sporidiis ovoideis luteolis granulosis, plerum- que blastidiis diiobus circiilaribus foetis diam. longitudi- ne O""" ,0488, usque ad 0""™ ,0061 , Iransv. O""" ,00300 usque ad 0™"" ,00400 circiter. Spennatocaliis punctiformibus pa- pillatis atris nitidisque creberrimis, erismalibus crassius- culis linearibusarliculalis viridulis, in tromodoblatiis elli- pticis obtusis ( long. 0""" ,00200 lat. 0""",00I40 faliscenti- bus. ( Biatora exigua Fries ? ? ) Habll. Ad raraulos jiiniores Quercuum in nemore Mon- tello proY. Taivisinao (.Massal. e Bellram. ). Vescrizione ed osservazioni. II lallo 0 di color oliva sbiadalo, verde erba se sia ba- gnalo, e circoscritto da negre e slrette I'ascierelle provo- nienti dalT ipolallo. Siccome piu iiulividiii di quesla specie crescono quasi senipre iusieme, cosi le corleccie da cssa coperte ti offrono I' aspetto di una carta geografica. Gli apolecii sono piccolissimi, appena visibili ad occbio nudo, di color castagno cbiuso e leggermente incavati se seccbi, giallognoli e sbiadati e lumidi se bagnati. La figura degli asclii, dalle spore, parafisi e froniodoblasti, abbastanza ap- parisce dalle figure , senza cbe ci pcrdiamo a darne la de- scrizione. La Biatora exigua di Fries ( crusla ocroleuca lineoUs hypolhuUi nigri decussala) sembra convenire a capello col mio licbene, mu non conosceiidola io di vista, non posso dire piu innanzi. Serie III, T. 11. 48 — 368 — Spiegazione delle figure. Tav. 1, fig. C-iO. La figura 6 offre un framraento di coiieccia di querela coperta da piu individui del lichene in queslione ed in grandezza naturale. La fig. 7 presenta una porzione della stessa ingraudila per far vedere gli apotecii. La fig. 8 mostra una porzioncella del disco ingrandita o76 diametri. La fig. 9 ci fa vedere le spore di diversa eta e parimenli jngrandite 576 diametri. La fig. 10 offre lo spaccalo di uno spermatocallo dal quale furono tratti gli erisimati (a), ed i tromodoblastii [b] ingrandili 576 diametri. Lecidea micropsis Massiil. ' (In litt. ad D. Rehm. 25 Jan. 1837.) Tav. 11, fig. l-'i. L. Thallo squamuloso-gleboso, squamulis tumidis mi- nutis in pulvinulosdiffractos coadunatiscandidissimis. Apo- theciis minutis exlus intusquc atris, areoiis imniixtis, pri- mum planiusculis, margineque proprio cinctis, dein im- niarginalis et humeetis convexis tennibus furfuraceo-sub- verruculosis. Ascis amplis saccato-oiavalis 8-sporis, para- physibus mucilaginosis slriatis conglutinatis, apice levissi- me,fucalis, hypoteeioqueagonimico fuscato impositis, oba- lat'S, sporidiis mojusculis granulosis unilocuUiribus vix lu- teo-viridulis, ovoideo-subrotundis diam. long. 0,'""'0I22 usque 0,""0200, transv. O.-^-^OOSO usque ad 0122. Dcscrizioiie ed osservazioni. II tallo 6 formato da piccoli e pingui squamettc pieghet- late biaaehissime insieme unite in piccole masse di 2-5-4-5, — 369 — che tulto a! piii formano 1' intera pianlicella. Gli apotecii nascono fraaiezzo a cotali squamette, ovvero ad esse vici- ni, e souo di im bel color nero si secchi che bagnati, si denlro cbe fuori. La Lecidea ileiformis potrebbe essere paragouata coq questa mia specie, ma se le diagnosi di Fries sono esatte, ii mio licLene dove essere bene diverse. Hab. Ad saxa in Algovia ( D. Rem. ). Spiegazione (telle figure. Tav. II, fig. 1-4. La figura 1 presenta un frammento di roccia con sopra piu individui del licbene in questione in grandezza natura- le. La fig. 2 offre una porzione della stessa ingrandita 6 volte. La fig. 3 esibisce lo spaccato della lamina prolige- ra 376 volte ingrandito. La fig. 4 finalraente mostra le spore estratte dull' asco ed in diverso grado di sviluppo ed ingrandite 570 diametri. Secolifja ISorm. Reform. (Gyalectae ct Tiieloirematis spec. Auct. Tronidin Massal. oliin in iitt.) II genere Secoliga 6 11 solo dei moiti proposti dal Nor- man, die possa aver vita;, o diro moglio, che possa essere in qualche maniera adoperato, in luogo di qiialche altro nuovo nonie. lo lo riduco a qucsti soli carattcri, cioe apo- tecii scntellari con escipulo proprio colorato, disco ccra- cco pure colorato ; aschi ad otto spore con para fisi e spore fusifnrmi diafaue con 4-6-8 nuclei, per cui streltamcnto parlando cotal genere sarebbe tutto di mia creaziono. Com- prende quindi cosi circosoritto le seguenti specie, pelle — 370 — quali io proponova im raese fa, cio6 alia fine del febbra- io 1857, in una lettcra al D. Arnold di Eichstatt, il nome Tronidia non conoscendo ancora ii libretto del sig. Nor- man. Sono quesle Secoliya teucaspis ( Gyalecta Kremp. Tronidia Massal. in lilt, ad Arnold pridie Kal. Fehb. ^857 ). Secoliga gijalecloides ( Theloirema Massed. Ricerck. pay. M2, fig. 279 (Petractis Korh. L. S. Ger. n. 25 a eth ambo var. exanlhemoides Massal. — Thronidia Massal. in lilt. loc. cit.). Secoliga Flolowii (Gyalecta Korb. syst. L. G. pag. 171. Gyalecta abstrusa Mass. Geneac). Secoliga foveolaris {Gyalecta Schaer. Massal. Ricerch. -146 fig. 286. Korb. loc. cit. pag. 172. — Petractis Massal. Mem. pag. 155. — Tronidia Massal. loc. cit.). Secoliga Friesii (Gyalecta Korb. loc. cit. pag. 175. — Petractis Massal. Geneac. pag. 2\. — Tronidia Massal. loc. cit. ). Conservo poi,come ho espresso nellalelterasopraccita- ta ad Arnold, il genere Gyalecta pel Lichen cupularis con spore tetrablastie-diiilopyrenic: il genere Phylopsis di Kor- ber pella Lecanora rubra., ed il genere Petractis pel Lichen exanthematicus, licheni che tutti offrono delle nolabili dif- ferenze neila strutlura dell' apoleeio specialmente, e nella forma delle spore. Eceo frattanlo la diagnosi e la descrizio- ne della nuova specie Secoliga Leucaspis. Secoliga Leucaspis Massal. Tav, II, fig. 5-10. S. Thallo tartareo verruculoso-granuloso illimitato, sordide albcscente viridulo-rosGolore commixto. Apotheciis — ui 1 — ex mesothallo oriundis scutellaribiis unifonnibus carnco-ro- seolis pruinosis, margine excipulari propi-io pcrsistente cinctis: disco ceraceo-carlilagineo caroeo-pruinoso, hypo- tecio pingui vi\ gonidiifero iraposito. Ascis lanceolato-cla- vatis 8-sporis, paraphysibus flliformibus apice levissime fucatisincrassatisque, obvallatis, sporidiis fusiformibus dia- phanis utrinque alteniiatis 4-6 locularibus subviridulis diara. long. 0""",0I22 usque ad 0180, Iransv. 0™'",00200 usque 0™'",00280 — 00500 ad maximum. Synon. Gyalccta leucaspis Kremp. in lit(. ad Arnol. Tronidia in Massal. in lilt, ad eumdem. Descrizione ed osservazioni. II tallo e formato da una loggcra crosia, prima conligua, e quindi appena areolata di color bianco sndiccio volgente al verdoguolo ed al rosco sbiadalo, senza limit!. Gli apotc- cii sono nell' infanzia immersi nel tallo, e poscia divcngono superficiali, e finalmentc proluborano; si fanno rotondoj;- gianti col disco alquanto immerso, cinto dal tumido mar- gine permanente. II colore dcgli apotccii c rosco sporco, ma il disco appare biauco, per una pruina clic lo copre coslantemeute. Somiglia questo licbene assai alia Secoliga gyalectoides, e massime alia varietii exanthemoides, ma ne differisce perche in questa specie il disco e d' assai piii profondo e di color carneo assai vivo, e mai pruinoso, perclie le spore sono un buon terzo raaggiori econ piii log- gie. Oltrc a cio nella 5. gyalectoides gli apotecii non sono mai cosi proluberanti ed elevati sopra il tallo come quelli della specie in questione. Hab. Ad saxa dolomilica in Franconia prope Eicbslalt (Arnold) in opp. Grczzan. Veron. (Tonini). — 372 — Spiegazione detle figure. Tav. II, fig. 5-10. La figura 3 offre un framiuento della specie descritta in grandezza naturale. La llg. G una porzione dello stes^ ingrandita quatlro volte per far notare la forma degli apo- tecii. La fig. 10 esibisce lo spaccato di un apotecio ingrandilo dieci volte per far vedere in a il disco proligero. in b r ipotecio, in c 1' escipuio proprio, in e I' epitallo, in g il mesolallo, in / 1' ipotallo. La fig. 7 offre una porzio- ne dello stesso apotecio tagliata verlicalraente ed ingrandi- ta 576 diamelri per far vedere in d gli ascbi e le paraGsi, in a r ipotecio, in e il raesotallo, in l> i verdi gonidii che rari s' incontrano nello strato midollare e neU'ipotallo, in c r ipotallo formato di gonidii crocei e qualcuno di color verde; la fig. 9 offre alcune spore estratte dalT asco ed in diversi gradi di sviluppo, ingrandite 370 diametri, mentro le due figure sotto il n."" 8 uiostrano due spore ingrossale 4000 diametri. Arthonia betuHcola Massal. ( In lilt, ad Kremp. ) Tav. II, fig. 1-8. A. Thallo aracnoideoepiphlaeodico ciuerescente irregu- lariter effuso tenuissimo, maculas irregulares inordinatas sparsas magnitudine varias, effoimante. Apolliccia creber- rima atra concaviuscula sacpe i seriem allineata, saepissi- me sparsa, forma et magnitudine mire varia, elliplico-sub- rotunda patellariavc angulosa, madefacta turgescentia con- vexa castaneo-nigra. Asci clavati 8-spori, mucilogine para- physica striata subcolorata, obvallati, sporidia elliptica — 373 — constricto-ilidyma 4-locularia, raro sexlociilaria diaphana levissirae viridula: diaDi. long. 0™'",0I22 usque 0180 traiisv. 0""", 00244 usque 00590. Uab. Ad Iruncos Betulae in oppido Saline Prov. Veron. ( Massal. ). Descrizione ed osservazioni. II tallo e di color ccnerognolo, e consta di un' esile pellicoia aracnoidea, inegualmenle sparsa e diffusa sulle corteccie, dove il lichene alligna. Gli apotecii sono tal fiata allineali q disposti in serie irregolari, sebbene piii di frequcnte sicno qui o qua senza regola alcuna: divengono angolosi e rozzamenlc raggiali nella vecchiaia, circostanza che mi ha fatto coliocare ques(o licLene sotto le Arthonia anziche solto le ^aevia. S' accosta alcun poco all' Artho- ma astroidea v. cinrrcscens, ma ne diversifica pella nalura del lallo, forma e slrultura degli apotecii. Spirgazione delle figure. • i Tav. Ill, Ug. ^-8. La fig. I rappresenta la pianta in naturale grandezza. La fig. 2 una porzione della stessa ingrandita sei volte per far bene conoscere la forma degli apotecii (o, a.). La fig. 5 esibisce lo spaccato verticale di un apotecio raolto ingrandilo, per fare conoscere in b il disco proligero, in c gli aschi, in e 1' ipotecio, in rf 1' epitecio, in a J' epita'llo, in /il mesotallo, ed in g la malrice. La fig. 4 offre una porzione del disco ingrandita 576 diametri; la fig. 5 le spo- re separate ed egualmcnte ingrandite ; le figure 6, 7, 8 finalmente presentano tre spore ingrandite oltre ^200 dia- metri per far meglio spiccare 1' interna struttura. — 374 — Arthonkt MonielUca MassaL ( In lilt, ad Kremp. ) Ttiv. IV, fig. l-'i. A. Thallo aracnoideo hypoplilaoodico orbicular! nigro- iimitato, obscuro-subcastaneo helvo-lilacirio variegalo, apo- thcciis coutrali!)Us oonfertis coiiQuentibus irrcgiilariter aggregatis arumpcntibus papiilato-scutellaeformibns nigris, madefactis turgidis cervioo-nigris. Ascis subclavatis 8-spo- ris parca iniicilagine paraphysica obvallatis, sporidiis 2-i-6 lociilaribus ( pieruraqne 4 raro-8-locularibus ) ellipticis apicem versus atteniialis ulrinque roluodalis constricto- didymis granulosis levissime viridulis diam. long. 0™"\0I22 usque ad 0'""',0200, transv. 0'""',00C1 usque 0080 cireiter. IIa(>. Ad Iruncos ramulosque juniores quercuum in nemore Monlello (Massal. et Beltram.). Descrizione ed osservazioni. II lallo c orbiculare, circoscritto cioe, e cinio coraune- mente da una linea piii oscura proveniente daH'ipotallo. Forma delle niacchie irregolari allungate per lo piii, di color castagno-nocciuola, di mezzo pollice di diametro, fino ad uoo od uno e mezzo al massimo. Gli apotecii sono pie- coli aggregati in macchiuzze pulvinifornii di color nero, volgcnti al castagno quando sono bagnali. S' accosta pella forma degli apotecii cotal poco aW Artkonia Ruana^ ma ue differisce pel colore del lallo. Spicgazione delle figure. • - Tav. IV, fig. 1-4. La figura I ofiVe la specie in questioiie in naiurale gracdezza; Ij figura 2 una porzione dtlla stessa iiigramlifa — 375 — sei, sclte volte. La figura 3 presenta una porzione del disco i'iigrandito 576 diametri, e la flgura 4 le spore staccate eon ingraudimento eguale. Pyrenodesmia ruhiginosu Kremp. ( In lilt, ad Rchm. ) Tav. I, fig. 1-5. P. Thallo ci'ustaceo inaequaliter effuso tartareo-pulve- rulento arcolato-squamuloso, sqiiamulis inaequalibus poly- gonis discrelis aggregatisve puivinatis einereo-glaucis. Apo- Iheciis pimctiformibus immersis, dein scutellaribus conea- vis, solitariis vel aggregalis ( 1-2-5 ) saepissime angulosis, castaneo-rufescentibus, madefactis turgidulis rufo-sangui- iieis, vel sanguineo-violaceis, margine Iballode tumido per- sistente cinctis. Ascis clavatis 8-sporis, paraphysibus fili- foniiibus apice vix incrassatis fucatisque obvallatis, hypo- thecioquc agoniraico impositis: sporidiis ovoideo-ellipticis luleolis granulosis, bilocularibus, blastidiis polaribus ler- liam sporidii cavitatem implentibus (l'>jrcnodesmia? glanca. Massai. in lilt. Ad D. Relim.). JIaOital. Ad saxa compacta in Algovia (D. Rehm.). Descrizione ed osservazioni. II talio e esilissimo, di color cinereo volgente al cilestro- gnolo, senza limiti, compostodi areole di svariato spessore, angolose ed assai irregolari isolate ed aggregate. Gli apote- cii nascono solitarii dalle squamette taliodiche, talora sono accoppiati, e trovansi a due od a tre in una stessa areola, sebbene assai di rac!o. Sono imnicrsi, di color castagno-ne- grognolo se seccbi, rubicondi e di color violaceo-sanguineo se bagnati. Per ci6 clic risguarda gli aschi, le parafisi e Ic Seric III, T. II. 4D — 370 — spore, 1' ispezione delle figure serviri meglio di quaUuique descrizione. Sono incerto se questo lichene stia bene sotto il mio genere Pjircnodesmia, conciossiache gli apotecii sieno immersi come nelle Aspicilia c non abbiano quel distioto raargine tallodico prominente che osservasi nclla Lecanora Agardhianu^ chalijbaea etc. chc tipo sono de! genere in discorso, le quaU sono forniteeziandio di un tallo effigura- to e cartilagineo (almeno la Pijr. chalijbae e vuriabilix) alia foggia de' Vlacodium. V ha pero la Pyr. Agardliiana che e fornita di tallo crostoso e quasi non efligurato, ma anche in questa si osservano certe cotali note non facilmente dicibili, che serabrerebbe dover questo lichene dell' Algovia essere allogato in un gruppo differente, unito forse all' Endocar- pon ? Pieliemii di Krempelhuber. Fra i licheni piii noti si accosta questa specie alia L. chalybea massime pel colore del tallo, ma ne e a pezza diversa per non essere il tallo ef- ligurato, e pel colore del disco. Anche la Parmelia casta- neola di Fries sembrerebbe stare assai dapresso alia Pijr. Tubiginosa, ma ne dovrebbe essere diversa pclla mancanza di un nero ipotallo. Finalmente pelle descrizioni, Iroverei di assomigliare il mio lichene all' Irceolaria glaucopis di Schaei-er, ma nulla ne posso dire, non conoscendo io di vista questa specie. Spiegazione delle figure. Tav. I, fig. 1-5. La figura 1 offre la pianta in grandezza naturale ; la fig. 2 un frammento ingrandito ; la fig. 5 esibisce lo spac- cato verticale di un apotecio de' piu elevati ed ingrandito quasi un cenlinaio di volte, per far vedere in a il disco proligero, in b 1' cscipulo tallodico, in c I'ipotecio, in e I'epi- tallo, in (/ il uiesotallo, in / la matrice; la fig. 4 esibisce — 377 — una porzione del disco ingrandita 576 diametri; la fig. 5 offre le spore eslratte dall' asco ed ingrandite egualnjente. Microthelia cahjciosporn Massal (Tav. IV, fig. 3-10). M. Tliallo liypoplilaeodico tenuissimo vi\ perspicuo: apotlieciis punctiformibus sparsis papillato-perliisis alris nitidissimis, \ix ope lenlis perspicuis; Asois cylindraceis 8-sporis miicilagine parca obvallatis, sporidiis ovoidco-siib- rotundis conslricto-didymis fuligineo-fuscis bilocularibus diam. long. 0™'",00400 usque ad O'^^jOOGi vix, transv. Omm Q0244 usque ad 0«™,00280 circiter. Sijn. Arthopyrenia calyciospora Massal. in lilt, ad cl. Leiyhton 1835. Descrizione ed osservazioni. II tallo non si saprebbe distinguerc dal colore delle cor- teccie sulle quali vive quesla pianticella, cssendo in'ierauien- te e per tutta la vita ipofleodico. Gli apolccii sono appena visibili ad occhio undo ed lianno una forma conica (fig. 9, lav. IV) mammelliforme. Si accosta qucsto liclienc alia Mi- crolhelia aiomaria di Korber, ma se ne differenzia per gli apotecii di lorma conica piu acuta, e pello spore ruolio piii piccole, come appare dalla fig. It, tav. IV, che esibiscc le spore delta specie korberiana, ingrandite come quelle delta mia specie (fig. 8) 570 diametri. Hab. Ad ramulos juniores quercuura in nemore Monlel- lo prov. Tarvisiuae (Massal. ). — 378 — Spiegazione delle figure. Tav. IV, fig. 5-10. La figura 5 offrc la specie in naturalo grandezza; fa fig. 6 una porzioncella iograndita ; la fig. 9 mostra un apo- tecio isolalo ed ingrandito 100 voile, veduto in profile; la fig. -10 esibiscc uno spnccalo verticale dello stesso apote- cio egualmenle ingrandito, per far vedere in a il nero peritccio corneo, in b il foro pel quale il nuclco conuinica all eslerno, in c il nucleo islesso, in (/ 1' ipolccio e T aufi- tecio, in c la matrice. La figura 7 mostra una porzione del nucleo ingrandita 57G diametri-, o la fig. 8 le spore isolate in divcrso grado di sviluppo ed egualmenle ingrandite. IJthoicca tristis Massai (In lilt. ad. D. Rehm 25 Jan. i857). Tav. IV, fig. 12-16. L. Tliallo criistacco cartilagineo squamuloso, nigro, fuscescentc castaneo cervino-nigro variegato, sublimitato, liypotliallo alro inconspicuo iniposito arcolis conliguis polygonis. Apollieciis conico-hemispliaericis prominenti- ]ius atris, excipulo Ihallode basi voslitis, poroque per- tusis. Ascis creberrimis 8-sporis cylindraceo-clavatis, niu- cilagine paraphysica ol)vallatis, amphithecioque gelatino- so vix coloralo obvolulis: sporidiis ovoideo-subrotundis fusco-lutcolis granulosis, diam. long. 0"'",006l, usque ad Omm 0070^ transv. 0""",00-I00 usque 0""",0060 circilcr. Jlal>. Ad saxa in Franconia ct Algovia ( D. Rohm). Descrizione ed osservazioni. II tallo c squamuloso, vale a due coin[)(Kslo di piccole cd irregolari squamettc angolosc; di color car.lagao negro- — 379 — gnoio, le qiiali unite insieme formano dclie niacchie irre- golari circoscritte, die variano dal mezzo pollice ad uno, fino a due pollici di diametro, non dissiinili da quelle della LUhoicea controversa e macrostoma, delle quaii ha la forma degli apotecii, mentre pel tallo s' accosta o meglio sta fra mezzo alia Li. nigrescens e controversa. Diffet'isce poi questo lichene da tutte le LiHwicea, nominate pella piecolezza delle spore. LUhoicea tristis v. depauperata Massal (In litt. ad D. Rehm. m. cit.) L. Thalli squamalis fere obsoletis, apothecils sterizis denudatis. Ascis el sporidiis sicut in specie ! JIaO. Cum priore. Syn. Verrucaria trisiis Kremp. in lilt, ad eund. Osservazione. Non differisce dalla specie che per averc il tallo obli- terato, donde ne derivano gli apotecii nudi, e die presenlc- rebbero quindi tutti i caratteri delle Verrucaria. Ma que- sta circostanza non inferma il mio gonere Lithoicea, perclie dobbiamo stare ligi in natura alio slato normale degli cssej'i e non alle anomalie. Spiefjazione delle figure. Tav. IV, fig. \'2-V6. La figura 12 offrc iin csemplare della LUhoicea tristis in grandezza naturale; la fig. 13 csibisce iin porzioncella della stessa ingrandita sei volte; la fig. t4 mostra una por- zionc del nucleo ingrandita 576 diamctri: la fig. 15 pre- senla le spore cstratlc dall' asco ed in diversa eta, ingran- — 380 — dite egualnientfi; la fig. I G moslra duo dolle slosse spore iso- late ed ingrandite 1000 diamelri. Lithoicea eleomeJaena Massal. Tav. V, fig. ^-4. L. Thallo crustaceo-sul)cartilagineo olivaceo-fiisco ca- staneove fuscescente orbiciilari limitalo, tandem latissime effuso contiguo uoiformi nitidissimo, inadefacto alerrimo: apolheciis creberrirais ex liypotliallo oriundis conico-hemi- sphaericis ciipidaribusque, eonstanler Ihalli slrato epidcr- inoidali tectis, vixque aetate provecta poro pertusis : exci- pulo duplici insigni instructis, externo thallodico fere ad apicem apolbecii altiugenle, interno propio corneo-carbo- naceo subtus vix deficiente: ascis clavalo-saccatis crebris 8-sporis, pat'ca mucilagine colorata obvallatis, hyphotecio fusco insidenlibus, arupbitecioque roseo obvolutis. Spori- diis majusculis ovoideis fuscuHs granulosis unilociilaribiis, diani. long. 0'"'",0I83 usque 0520, transv. 0™'",0090 usque 0180. Syii. Verrucaria eleomelaena Massal. in lilt, ad Ar- nold. -1855-50, et -1857 in lilt, ad D. Relim. Half. Ad saxa in Algovia ( D. llebm, ), ct in Franconia superior! apud Slreitberg ( Arnold ). Descrizione ed osservazioni. Questo peculiarissimo licbene e assai affine alia Verru- caria cliloroUca^ olivacea, e submersa de' licbenologi, e tul- lavolta e specie distinlissima e novella. Offre essa cliiara- menle e distinti, lulti quel caralteri pei quali le Lilhoicea dalle Verrucaria si differeoziano. Infalti come bene appare dalla fig. 2", tav. V gli apolecii banno due escipuli bene caratterizzati c distinti, uno esterno tallodico (0, nno in- — 381 — terno pi'oprio (/), nelle Lithoicea > lianno sempre questi due escipuli, n6 I' interno manca mai, e solo I'esterno varia di spessore ed altezza e talora per qualche anomalia manca del tutto. Alio stato perfetto le Lithoicea stanno alle Verru- cciria indipendenteinentc anche dal tallo, come le Bnnodea stanno alle Pyremila come sono da me circoscritte, e se Acha- riiis presenliva giti la necessita di un genere distinto pella Pijrcnula nitida^ valido deve essere riguardato anche 11 ge- nere Lithoicea che pelle stesse ragioni delle Pirenula dalle Verrucaria si discosta. Venendo ora alia descrizlone del tallo, e egli assai variabile nel colore, talora 6 olivaceo chiuso e cupo, talora oliva cliiaro ed aperlo, talora casta- gno fosco, talora castagno sbiadato; piii coraunemente pero k olivaceo. Gli apotccii sono cosi frequenti, che tutto il tallo ne riesce sagrinato e verrucoloso. Circostanza da av- verlire nel tallo di questa specie si e, che ove sia bagnato diviene di color nero, e che mantiene questo colore anche asciugandosi, ove sia inumidito con acqua riposata o tie- pida, laddove riprende il suo color verde asciugandosi quando sia bagnato con acqua distillata o di pioggia. Piii hate ripetei 1' esperienza, e sempre ebbi eguali risultali, ne saprei da quali ragioni potesse derivare questo fenomeno, quando non fosse la natura istessa delle acque del Veronese, Differisce questa specie dalla Verrucaria submersa Hepp. L, n.° 95, e dalla Verr. chlorotica Hepp. Lich. n. 94 pella forma, strultura e natura del tallo, e piu di lulto pella for- ma e grandezza delle spore. La figura 5 della tavola V ofl're appunto le spore della Verrucaria submersa, e la figu- ra 6 della stessa tavola quelle della Ver. chlorotica tratte dai numeri 93 e 94 dei Flechtcn Europas del D. r. F. Hepp., aflinche appunto dal conl'ronlo delle spore della L. eleome- lacna ( Dg. I ), meglio ne apparlscano le diffcrenzc. — 382 — Spirfjazionc (Idle fi(jiirr. Tav. V, tig. 1-5. La figiira I esibisce la pianta in grandozza naturale; ia fig. 2 una porzioncclla della stessa ingrandila sei volte; la figura 2 esibisce la spaccato veiiicale di iin apotecio ingrandilo cento volte, per far vedere in a il poi'O, in b I'e- pitallo; in e I' ipotecio, in c 1" ipotallo, in d la inatrice, in / r eseipulo inlorno, in g il niicleo, in li ranGtecio, in i Tescipulo esterno tallodico; la figura 5 offre una piccola porzione del nucleo ingrandita 576 diametri, la figura 4 niostra pareccliie spore estratle dagli asclii in diverso grado di sviluppo ed ingrandite o7G diametri. Pladdium jisorimim 3IassaL (In lilt, ad kiemp.) Tav. V, fig. 7-11. P. Tliallo cartilagineo squainuloso, squamulis minutis lobulalis crispis imbricatis, in acervulos pulvinatos coadu- natis, castanco-fuscis cervinisque subtus pallidis obsolete pannosis. Apotheciis raris imraersis vix apice alro-promi- nulis. Ascis clavato-ellipticis ulrinque attenuatis 8-sporis, parca raiicilagine paraphysica colorata obvailatis: sporidiis fusiformibus diaphanis unilocularibus granulosis 2-5 nu- cleolatis leviter viridulis, diam. long. 0'"'",0100 usque ad 0140, transv. C"'", 00566 circiter. Habit. Ad saxa in Prov. Veronensi Psorac luridae com- niixtum, et in Prov. Brixiensi longob. (Urago-Mella) ■Nlassal. Dcscrlzionc ed osservazioni- Per descrivere in poclie parole questa specie basteri r avverlire, chc egli e tanto prossimo alia Psora lurida, die — 383 — non nvendone mai potuto vedere prima gli apotecii, lo tenn. per lungo tempo per una variety a squame minute e crespe (li questa specie. Per6 nel Placidium le squame hanno un colore piu uniforme, e formano delle moticelle assai piii elevate della Psora lurida e piu pingui. L' Endocarpon pal- lidum e muscorim e piu ii squamulosum d' Acharius pos- sono essere paragonati a questo licliene, e ne devonoesse- re diversi, se le descrizioni sono esatte. Spieyazione delle figure. Tav. V, fig. 7-H. La figura 7 offre la pianta in naturale grandezza • la figura 8 una porzione ingrandita; la figura 9 esibisce una porzioncella del nucloo ingrandita 576 diametri ; la fi- ^0 presenta le spore estratte dall' asco ed ingrandite egual- .inenle laddove la figura 1 1 mostra tre delle stesse spore ingrandite ^ 000 diametri. Scric III, T. II. — 384 — INDICE DELLE FIGUKE Tavola I. Figura 4-2-3-4-5. Pyrenodesniia rubigiiiosa Kremp. Figura 6-7-8-9-iO. Biatora geographica Massal. Figura -14-42-13-14. Biatora coiiiasis Massal. Tavola II. Figura 4-2-3-4. Lecidea niicropsis Massal. Fig. 5-6-7 8-9-10. Sccoliga leucaspsis Massal. Tavola III. Figura 4-2-3-4-5-6-7-8. .4rthonia belulicola I\fassal. Tavola lY. Figura 4-2-3-4. Arthonia niontellica Massal. Figura 5-6-7-8-9-10. Microthelia calyciospora Rlassal. Figura 44. Microthelia atomaria Rorb. Figura 42-43-44-45-46. Lithoicea tristis Massal. Tavola Y. Figura 4-2-2'-3-4. Lithoicea eleomelaena RIassal. Figura 6. Yerrucaria submersa ( Hepp. L. E. 93 ). Figura C. Yerrucaria chlorotica ( Hepp. L. Eur. 94 ). Figura 7-8-9-40-41. Piacidium psorinum Massal. Tuvl 0 ^24z.&z ; Tav n /^ / ^ Le^-.J^a- rn,crops^s.ifa,yra % S /^ Jecc^^alufr^.r^iii-J/a^sa/ Tavin w 11 »|l4|i .' 'k. 'Z£/%zapf^J^ifi2ian4t. AriA^mut ieiuJau^ Alassal TavW ^'i^iii'-'iji iia ill 13 .^tr- ■;!'?f^,ij..,. TavV. fu/ / ^ lev-rua/r/e/ /'/a^/:/ff//'///A^y/ . ^/aj-ja/ y^. 7 //.Mir^<'/z///^'//^n//a//f. t/rxia/ ADEira DM CIORM 26 E 27 iPRIlE 1857 Uopo la nota intorno a cose di liiigua del m. e. Biaiichetti pubblicata nella precedente Dispensa, il in. e. dott. Giambattista Zannini \egs,Q : Delia neces- sild e del modi di riformare le scuole elementari e : ginnasiali nel regno lomhardo-veneto. Fu nolato con aita sapienza^ che il maestro dell'adole- scente scrive la storia dei popoli. Fu detto giiistamente da Giovanni Locke, che dei dieci, cbe incontriam per la via, novo riuscirono buoni o malvagi, iitili o disuUli, secondo- ch6 furono bene o mal educati, o non ediicali. E uella sto- ria delle nazioni venne osservalo, che gli ordini educalivi ed islruttivi marcarono sempre il grado, competente a cia- scuna nella scala mondiale, che segna e divide le uobili e potenti dalle umiliate e serve. Quesle veritu furono in questo secolo profondamente sentite da quel sapiente rainistro di Prussia, che fu lo Stein. II quale ne' niomenti terribilissimi che una battaglia famo- sa sperdeva i guerrieri allevati alia scuola di Federico, e ne atterrava il governo, e il re medesimo volgeva ne'passi amari delta fuga, colla energia e il volo d' una gran menle vide a un punto stesso la imraensiti delta sciagura c quella del suo rimcdio, dicendo: la rivoluzione, che Francia ha — 380 — fatta oolla mannaia del carnefice, noi la farem colle leggi ; iioi con un iinpulso dall' alto compiremo la rigenerazione, che i Frances! di Rosbach ha mutati in quelli dl Jena. E datosi animosamente e senza raisura di spese alia riforma delie scuole primarie e secondarie, recolle nel giro di pochi anni a quell' altezza, in che le anirairiamo oggidi: e la ri- generazione dei popoli di Prussia e stata gloriosamente corapiuta. Anche il governo iraperiale al suo primo ricomparire tra noi occupossi della islruzione di primo e secondo grado, come vedrerao piii avanli: e nell'era delle riforme, recente- mente apertasi anche nellinipero, dovcva alteiidere e alte- se ad allargarne il campo secondo i crcsciuli bisogni della civilla progredita. Tenutasi bastante la scuola primaria, furono introdotte le lecnicho, riformati i ginnasi, ed am- pliati gli studii delle universitu. ISon mirando io per6 col presente discorso che alia formaxione deli" nomo aociale. lasciero da parte i mesticri e le profession!, per non Irattare che delle scuole eleraentari e ginnasiali. II minislro imperiale, vedute le diflicolla di fondare convenevolraenle un ginnasio, grandi in ogni caso e gran- dissime tra le differenze naturali e storiche delle stirpi raccolte intorno al trono, ci diede il piano del 1850 con una Irepidazione, che niolto onora la di lui saggezza; offe- rendolo come un progetto, anziche porlo come una legge; facendo invito a lutti di consigliare le mutazioni che si credesser buone^ non solo nel piano in se stesso, ma nelle condizioni speciali dogni dorainio; e concedendo alTuopo jl termine largo di ott'anni, aftinche i rilievi della scienza potessei'o venir confermali dall' csperimento. Il ministro medesinio neiie dotte avverlenze, premcsse al piano, pose il principio sapientissimo, clio i organaincalo de' ^^innasii %)C> i — non debbasi mai tenore per iiiiiiuilobilc ; poithe a fa rite pill vigorosa e friiUuosa la vila e necessario lenerli sempre in accordo coi tempi e coi nuovi bisogni. E, quasicbe tut- tocic) noil bastasse al pieno significalo delle sue nobili iu- lenzioni, ripoleva alle iiltime parole « che lutti i rapporli delle scuole coiprivali e cello Stalo, e tuttocio cbeintorno a qnesti 6 proposto nel piano, deesi considerare come oggello di libera dispulazione. « Dapprima io m' era prefisso di rcstringere gli sliidii al solo piano del I80O: ma comincialili appena, m" accorsi che non poleasi adegualaniente Iratlare la istruzione se- condaria, se non volgeausi i prinii esanii alia base d' ogni iusegnamento^ che sta sempre nella primaria, M' accorsi ancora, che poco frutto avrci raccollo da quesle fatiche senza I'uso della libcrta, che diede a lulti la saggezza del ministro. Percio dichiaio^ die quest' uso io r ho fatto con quella larghezza, che lilliislre ministro non puo non auiare, e ch" io sempre adoperai nelle mate- rie d'inleresse piibblico, come couviensi a coslante e lealu amatore del pubblico bene: avendo sempre leiuilo, che I'occultare i mali, e peggio snaturarii colic lodi, sia I adu- lazione piii micidiale a' paesi e piii increscevole a' buoui principi ; poiche la piena manifestazione del vero sara sempre il primo bisogno de' governi savi, e la speranza piu giusta di salute ai popoli. Tre saranno le parti di questa orazione. Nella slorica, indicato il sistema di Prussia^ che sovrasta a tutti i go- verni aniichi e nuovi negli ordini istruttivi, per trai'ue il profllto delle lezioni die il passato suol porgere all'avveni- rc, e breveraente discorse le vicende tra noi negli uUimi due sccoli della istruzione di primo e secondo grado, os- serveremo le istituzioni vigenti^ e rilevercmo gli cfielti da — 388 — esse arrccali. 'SoWii critica riconoscererao lo cause razio- nali di quesli effelli. Colla civile ci faremo a proporre i riraedi in una riforma, die tenendo rocchio ai bisogni reali del tempo vedremo di fondare e ordinare sul natu- rale svolgimcnto progressivo delle facolta dello spirilo umano. I. Alemagna ebbe la buona ventura di comparire tardi suir arena dclla civillii in Europa; e pote fare nelT ordine scientifico cio die gli Anglo-Sassoni , Iramutandosi iu America, feoero nel politico : lasciare le male abitudini, le corrutlele, e i tristi o vani pensieri do' popoli vecclii e pigliatone il buono, fecondarlo e aggrandirlo colla energia e la freschezza dci nuovi. E se lo scisnia, staccando le piii delle gonti alemanne da Roma, e sviandole dal principio creative, che e base immutabile della grandezza ideale di quella, come d'ogni legittima filosofia, non le avesse tra- volte nei vorlici del pantcismo, le avremmo vedute per la potenza de' loro ingegni splendere forse in cima alia civiltii dell" era corrente. Queste genti non legate, come diceva, da male abitu- dini, cominciarono fino dal 1700 a occuparsi dolla istru- zione pubblica col savio intendimento di formare dcirallie- vo non solo un essere ben parlanle e scrivente, come da qualche secolo faceasi tra noi, ma iusieme un uomo ben pensante e operante. Prussia, entrata Gn dallora in questo tiobile arringo, afferravaun primato che non ha piiidismes- so. Pero in qudprimo secolo la operosita del governo resto vinta e in\anita dalla inoperosita dei Comuni. E non fu che air epoea, dianzi accennata del ministro Stein, die le — 389 — istruzioni primaria e secondaria vi presero realmenle \i(a e vigore : perch6 la primaria venne non solo offcrta, come in passato, al buon volere de'paesi, ma rigorosamente ira- posta ; ed ambedue lo furono in tali misure da sgoraentaro la nostra secolare inerzia. Le sciioie elementari di Prussia, fondate in ogni vil- laggio, insegnano dai 7 ai 14 anni di eta : I ." La religione nelio scopo morale cristiano. 2." La lingua tedesca e la nativa ne' paesi di lingua di versa. 3." Gli elementi di geomelria e i principii generali del disegno. 4." 11 calcolo mentale e T arilmetica pratica. 5.° Gli elementi di fisica, geografia, storia, segnata- mente quella di Prussia, portando su queste mate- rie gli esercizii di lettura e scrittura. 6." II canto per dare sviluppo alia voce dei giovanetti, elevare lo spirito e nobilitare il canto nazionalc e di chiesa. 7.° La scrittura e gli esercizii ginnastici. - - • 8." I lavori manuali piii semplici e alcune notizie dei lavori di campagna secondo le industrie d' ognL paese, Queste scuole primarle sono comuni in Prussia alle fanciulle : variati solo i lavori di mano e il modo dellinse- gnamento, cbe la sonima perizia de' maestri piega ed ac- concia alle attitudini speciali delta meute e del cuore fem- mineo. Le scuole borghesi porgono in un grado piu elevato gl' insegnamenti medesimi. , II metodo osservato in tutte e il razionaie : quello che d' ogni cosa rendc ragioue all' allievo. ' — 390 — Le sciiole sccondario di Prussia insegnano : la reli- gione — il latino — il greco — il tedesco — il france- se — I' ebraico a qiielli che vogliono sludiare teologia e filosofia — la geografia e la storia — la niatematica — la scienza natnrale — la propedeutica alia lilosofia — la calligrafia — il discgno — il canto — la ginnastica. Lc istriizioni unite a questo progranima portano: Che lo studio della religione, piucche alle parti ester- ne del culto, volgasi alia cducazione del senso morale, derivala dalla fcde rayioncvole, dalla Iradizione e dallo spirilo della storia sacra. — Tuttoci6 sa molto di prote- slantismo. Che la lingua tcdesca, oltre 1' insegnamento grararaa- ticale, nc comprenda la parte estetica, le leggi del discorso, r indole della lelteratura, T analisi dei classici tedeschi, la nolizia delle epoche Icllerarie germaniche, la proprieli della prosa, gli slanci della poesia, il suono e 1' accento delle parole. Che il Intino e il greco si studino non per compli- cazione di regnle, ma per cercarvi il valore letterario delle due lingue, e il pensiero della vita de' popoli immortali di Grecia e Roma, e cavare dai loro scrittori buoni elementi di logica, di grammatica generate, di estetica e di fdosofia. Che nella geografia e nella storia parallelamente con- giunte, presentinsi all' allievo la estensione e divisioni na- turali e politiche del noslro pianeta, e il quadro moltiforme delle vicende della uraanita , delle costiluzioni de' popoli, delle leggi, delle credenze religiose e della morale, del ge- nio differente dei secoli, della forza intrinseca de' costurai e delle tradizioni. Che lo studio della filosoOa restringasi alia psicologia e alia logica : riservato il rimanente alia Universita. — 391 — Clic nellc inatcmaliclie piglisi a scopo precipuo T opera pratica di scioglieru i pi'obloiui per cunseguiro il criterio lualomalico. Clic nella sciciua deila nalura lo sliidio addenlrisi uello viscere della terra ; e leltavi la storia della sua geuesi e d-ellc sue rivoluzioni, risalga alia superficie per osservarvi gJi esscri che la ricoprono coi tre gran regni animale, ve- gelalo, minerale. CLe nella fisica , piucche alia contemplazione dci fe- nomeni, intendasi alia investigazione delle cause recondite. Ciie la calligrafia c il disogno addestrino V allievo alle kggi della simmetria e dell'ordine; la musica giovi a no- biliturne gli affelti; la ginnastica coiresercitare e crescere le forze del corpo valga a iuvigorire quelle dello spirito. Tal (i la tela maguiiica della istruzione di primo e se- condo grado, che il governo di Prussia offeriva a'suoi po- poli. I nostri retori, laici e non laici, ne sarebbero fuggiti, cercando nn cicio piu mile e una terra men disagiata. I nostri parolai avrebbcro gridato la croce a' trovatori di tale insegnaraento, oppressore, com'essi il dicono, este- nuatore dell' umano insegnaraento. x\oi consulteremo la storia, la quale risponde : che ogni contadino in Prussia e modello d'intelligenza c di operosita ; che ogni famiglia in quello Stato e sede di contentezza, di buon governo e di prosperila ; che la coltura e diffusa anche ne' villaggi di un modo incredibile a noi; che in tutli v'hanno librorie e gioruali per ogni condizione di popolo ; che solamenle nelle cittA di Prussia vedi i cocchieri attender I' ora con un libro in mano ; e che principalmenle dal regno di Prussia escono gli uomini piu eniinenti per profonditti e vastita di dottrine. La storia, ncl rispello morale, ci ri- sponde ancora : che mentrc i iigli illegittimi, o consegnali Scric HI. T. II. 51 — ;^92 — jiuimanumeiite per tali agli ospizii, montano in altri paesi d'Europa fiuo all' enorme cifra di 64 in 100, toccano in Prussia appena a quella di 15. La storia finalniente ri- sponde : chc al paragone d' altri Stati, Prussia presenta smisuratamente minore la gravitti e quantita dei dclitti. Del clie non dobbiamo slupire : poicbe tutti questi beni son IVutta dell'albero stesso ; Talbero delta scienza clie illumina la vita dei popoli. Volgiamoci ora a riguardare cio die in questi due ul- timi secoli (per tacere degli antecedenli) avveniva nelle nostre provincie. E connaturale all'aristocrazia cbe governa, non cu- rare le plebi: e piuccbe promuoverne i lumi, teuierli. Tale dimostrossi in Polonia tincbe ba vissuto: tale nellUnghe- ria fine a jeri. N6 diversa d in Ingbiiterra ancbe oggidi, dove otto milioni dei vent' otto, cbe abitano i suoi tre re- gni, sono senza all'abeto, e un numero gramlissimo senza idea reiigiosa. A' tempi veneti, come ora in Ingbiiterra, la scuola pri- niaria era del tutto abbandonata al beneplacito de' paesi e dei maestri privati. Gli analfabeti eran quindi forse in nu- mero maggiore, cbe or tra gl' Inglesi : ma la santa opera del cattolicismo adempieva nel nostro paese il vuoto la- sciato dalla scuola. Ancbe la istruzione secondaria correva qui franca da ogni disciplina governativa : cd esercitavasi liberamente dagli ordini religiosi;, da seminarii vescovili, da qualcbe privato istituto, da qualcbe maestro. Tale libcrta non avrebbe certamente nuociuto, se in quest' ordine di studi lossero slali piu sani iprincipii. Ma le linguemorte, prin- cipalmente la latina, tenevano il primo e quasi 1' unico posto: falcbe in ulcuni di questi istituti Irapassavasi all'as- — 393 — surdo d'insegnare I'ignoto coll' ignolo, il latino colla gram- matica latina. E un seminario illustrc niaiulava fuori allicvi, che sapeano scrivere bellaraenle una leUera latina, non la sapevano italiana. In tiitti poi, tranne un po' di matematica, llsica e filosolia (quasi sempre scolastica) non insognavasi clie vocaboli con vocaboli. E siccomc la invasione de're- lori, siano di Grecia antica o di Roma, o dci tempi nuovi, porto sempre la stessa steriliti evanita di sludii, cosi sen- timmo anclie tra noi ripetersi dai pochi savii 1' antico la- mento di Petronio : io credo che i nostri giovani facciansi stoltissimi nelie scuole, perchc niente di luttocio che ab- biamo nelle consuetudini della vita vi ascoltano o veggono. Lombardia, o piii csatlamcnte il ducato di Milano, a quel tempo piii forlunato di noi in ogni istituzione ed ope- ra, die avviasse al progresso, cbbe da IMaria Teresa anche I'ordinamento delle scuole elemenlari, affidato alle cure deir illustre Francesco Soave ; com' ebbe in un ordinc piu elevato di studii, cioe alia Universilii di Pavia, gii uomini piu insigni delFepoca, raccoltivi dalla voce di rado faUibile della fama pubblica, e non ammassati per concorso. La istruzionosecondaria pcro vera evi giacque come la nostra. Vennero i giorni del regno italico : la cui amministra- zione (anto sapienlemente condotta nelle altre parii, non conobbe in quesla della istruzione pu])blica la importanza sovrana delle scuole primaric. Si attuarouo le elementari di Comune quasi dappertutto dove mancavano: ma lutte si re- slrinsero alia meccanica del leggere, scrivere e far conli. La grammatica poi rimase ai vecchi precetlori, clie se- guitarono la vecchia usanza di non insegnar che parole. Pcro, per diffondere anche le idee, vcnne fatia facolti a ogni dipartimenlo di erigere a propric spese ginnasii e licei : ne' primi de'quali insegnavansi umane leltere, cloqnenza — 394 — italiana c latina, analisi delle idee e filosolia morale, ele- menti di georaetria ed algebra, cd dementi di fisica gene- rale e sperimenlalc, e ne'secondi anche il disegno architet- ionico e di figura, i' agraria e gli elementi di storia naturale. Con questi ordini novelii la istriizione secondaria innalza- vasi al livello de'tempi : ma non se n'ebbcro i fiiitti aspettati. Poicht! la macchina di aspetto cosi lusinghiero aveva i pit! di creta per difello d^ una islruzione primaria, che avviasse convenevohncnte gl' ingcgni alia secondaria ; e vacillava nel reslo per 1' altro dilctto, che a que' giorni nemmen sospcttavasi, d una scuola normalc bene organata e fornita di buoni soggctli, che sapientemente insegnasscro I' arte (lif/icllissima dclC insegnare. rrimache questo sistcraa avesse il Icmpo di correg- gersi ed assodarsi, il regno italico spari. Rilornato il go- vcrno imperiale, volse le prime cure all' istituzione. Colla risoluzionc 12 settembrc 1818 istituiva le scuole elementari minori di due classi e magglori di tre, crean- done anche di quatlro ncllc cilia capilali di dominio, di provincia e di tilolo regio, e facendole lulte corauni ai maschi, come alle fcmmine. Oggelli d' insegnamenlo assegnali alle minori furouo : i principii della religione, il leggere, lo scrivere, il far conti, la nolizia delle misure, pesi e monete in corso e i primi precelli dell' esprimere ordinalamente in iscrillo le proprie idee. Alle magglori di tre classi si aggiunscro la calligralia, la oi'tografia, la gi'ammafica italiana, i precelli per mellere in iscritto piccioli componimenli, e il leggere e scrivere latino sollo dettatin-a. Taccio della quarta classe, che es- sendo lutla Iccnica, esce dui termini del inio discorso. Taccro pure dc' licei, die colla risoluzione 0 novem- brc 1817 I'urono cvirati c ridolli a soli isliluli di lilosofia: c- cosi de'ginnasii, clie per I' altra risoiuzionc 20 soUem- bre ^8^9 insegnavano la grammalica principalmcnto colla lingua latina, e coi latini classic! le umaiie Icllerc; poiche ormai ebbero il riliulo del governo, die in Iiiogo loro ha posto il ginnasio-liceale, statoci dato col piano del 1850. Queslo adunque rappresenla oggidi la nostra islituzione di secondo grade : c di questo dovremo conosccre il caralte- re, la testura, gli effetti. Le niaterie d'insegnamento nel nuovo piano sono: re- ligione — latino — greco — lingua malerna — lingua le- desca — altre lingue vive — geogralia o storia — niate- matica — storia naturale — lisica — propedeutica alb filosofia — calligralia — disegno — canto — ginnaslica. Tranne la lingua materna e la tedesca, sono lihere le altre liugue vive. E libere ancora le scuole di calligratia ~ disegjio — canto — ginnaslica : salvo allautorila scolastica del dominio chiederne la istiluzione, dove mancassero, e il farle dichiarare obbligatorie, secondo la possibiiita J lo convenienze locali. Perquesli confronfi appare, die il piano dd 1850 c pressocbe copiato da quello di Prussia. Ouai beni pcr.> raccogliemmo da questo e dalla istruzione primaria del 1818 in onla a tanlo cure e denari spesivi dal governo e dalla buona volonta doi Comuni ? La nostra scuola clementare, occupandosi sei anni di materie lanto niinori a quelle deila prussiana, parea do- vesse darci gli allievi, die almeno di queste pochc fossero pienamente istrutti. E la secondaria sollevando i noslri adolescenti di non pocho a petto ddia prussiana, parea dovesse aver loro lasciato T agio di meglio apprendere lo nmanenti. Ma il coniputo ando sbagliato di troppo. I contadini prussiani, fatti dal metodo razionalc amo- — 39G — rosi degli stiulii, ciii soiio iniziali, spguitano con dilcUo le letlure anclic dopo la scuola e oresccino i semi, stall depo- sti negli animi loro da qiiolla. I piii dei iiostri invece, dopo tre anni scordano i conti, e dopo i sei ricordano appena lo scriverc o il leggcre. Ma il disinganno i)iii aiiiaro c nel rispeUo morale. La nostra primaria, come vedremo, essendo quasi lutta mec- canica e non occupandosi del ciiore, quel poco di svolgi- mento alia intelligenza, chc i nostri allievi ricevono da quel mcccanismi, io volgono quasi sempre e abusano al male. Quindi in questi ultimi trcnt'anni (parlo principalmeute dei volgbi) la religione parve restringersi nelle menlipiu timi- de, e la morale ai cuori quasi fatti da natura modesti. Nel generate al senlimento religioso sostituita la pratica, e spesso tolta anclie quesla ; la morale rimasta una virtu di poclii ; la fedelta, la costumatezza sparite dal servigio do- mestico; il furto universale Ira'monti, e la rapina troppo frequente al piano ; cresciute e crescenti le carceri di nu- mero e spazio e non capaci ai malfattori. E benche sienci, come troppo sono, altre cagioni a ci6, e principale tra esse quella del nostro nuovo impoverimento, peggiorato dal- r aumentata popolazione ; credo tuttavia principalissima sempre questa della non curata formazione dell' uomo ci- vile, la quale lasciando incolte e improduttive le facolla deir individuo diventa anch' essa causa capitate di quell'im- poverimento. Ne mollo piii liete novelle, benche in ordine assai men grave, abl)iamo a dare degli allievi de'noslri ginnasii. Salvo poeiie eccezioni, dovule ad ingegni distinti^, escono ignarl di latino c di greco, e incoiti c sgrammaticati nell'italiano, e vuoti di ognl soda dottrina: tantocbe fecero rimpiangere i giorni ne' quali uscivano almeno meglio parlanti e scri- — 397 — veuli. E vuoisi aggiiingere ancora con piii dolore, che Hon Iiochi di questi giovani, appunto perche digiuni della isti- luzione morale, che poi vedremo spezzato con insocievolo orgoglio ogni principio di autoritu, mancano d' ossequio ai padri, di riverenza ai maggiori, di rispelto ai buoni usi, di riguardo all'ordine; c in iin sclvaggio cinismo spengono la gentilezza antica delle maniere civili. Ma per quali cagioni la pianta medesima, die ha dalo e da fruUi tanlo abbondanti e benefici nel regno di Prus- sia e in altri stati germanici, tramutata sotto il bel cielo d' Italia, isterili ? Si e forse dai tempi delle nostre gloric cangiata questa nostra postura dinanzi al sole, o traligno quest' alina terra, su cui crebbero tante generazioni d'uo- mini insigni? Se per cagioni, men nostre che della fortuna, non siamo piii quelli ch' erano i nostri grandi avi del tem- po antico e medio, noi abitiamo ancora il bel paese che tutti salutano come la terra delle grandi eccezioni, che e quanto dire dei forti ingegni. Non ci curviamo adunque col sospettare dentro di noi le cagioni di cosi brutta dilalta, patita dai nuovi metodi esperiti nel nostro paese. Queste cagioni stanno fuori di noi : e le vedremo nella secooda parte. H. ' Venue rinfacciato alia nostra scuola primaria , che perdeva il tempo in calcoli estesi oltre al bisogno degli allievi, e nello sminuzzamento di regole grammaticali loro superflue, anziche conservarlo in utili letture e in piccole composizioni, convenienti alia lor condizione. Yenne rinfacciato al nuovo piano ginnasiale il numero sovcrchio delle niaterie, e delle ore d'insegnaraento; la — 3!)isogno col concorso dello Stato. Tultocio oria. In una parola, qui si comincia dal ptiucipio e non dal fine, come stranamente fanno i noslri grammalici. Egli adopera serapre il metoJo razionale, usato, come gia dissi, auche in Alemagna. Posto in voga la prima volta dal Pestalozzi, lo aveva smarrito tra ricerchc esagerale e sminuzzate sui mezzi di svolgere la intelligcnza, special- — 425 — mente meccanici e matematici. Dal p. Girard fu riportato nel mondo morale. Questo raatodo si trae seco anche rimmenso vantaggio d'avviare il fanciullo alia invenzione. Poiehe sentita dalla bocca del maestro la ragion d'ogni cosa, il fauciullo im- para a trovare da S(i questa ragione, cosi delle cose esi- stenli, come dclle possibili, alle quali ultime appunto ris- guarda I' opera della inveuzione. Uu altro beneflzio grandissimo sla in cio, che la gram- matica del p. Girard non e noiosa, oppressiva, sUicchevo- lissima, come lulte le noslregrammatiche; ma 6 iiii campo dilettoso per variela, bellezza, inleresse d' oggelti, dove il fanciullo miete la scienza della vita all' alto die crede non mietere fiior quella del vocaboli, poiehe ognuuo di questi gli reca un fiore di quella scienza prima. Toccando piu dappresso alia essenza del piano, il p. Gi- rard divise r opera deir insegnamento della lingua in due parti: colla prima delle quali mira alia coltura dello spirito, colla seconda a quella del cuore. Dello spirito coltiva la memoria, 1' imn)ag!nazione, la intelligenza, esercitandole (sempre coll' inscgnamento della lingua) sulle materie seguenti. L'uomo — la famiglia — la societa — il genere uraano composto di varii popoli — la natura e le sue meraviglie — il Creatore dell' universo — Gesii Salvatore degli uomini — la morale delTiufanzia. Del cuore svolge e iudirizza al buono e al bello le ten- denze persouale, sociale, morale, religiosa, offerendone il lipo sovrano nella vita del Redenlore. Questo i' verameuto erigerc un edifizio squisitamente morale. Questo o coronarne il fastigio col tipo sublime dell" idea crisliana. Cosi Tinsigne filosofo conobbe a fondo 1" era dei tempi nuovi, nella quale viviamo. — 420 — Come pero indurre nelle giovaiii menti queste svariate e importanti notizic, c accoinpagiiarlc della ragione di ognuna, seiiza la cnorme talica, no possibile die con pochi, d' istruire quasi individualmenle ogni allievo? Egli com- batteva contro qucsta immensa diflicoUa del suo piano, cercando ini modo mcdiano tra I'insegnamento simultaneo e V indlvidnale^ clie minorasse gl' inconvcnieuU inevitabili in queslc due fonue^ scparalamente usato, e insleme ne scrbasse possibilmente i vanlaggi; quando nell'opuscolo del conte Alessandro Labordc gli cadde sott' occhio il metodo di Bell c Lancaster, quello del rautuo inscgnamento. Ecco cio, die da si gran tempo cercava : esclam6 con una gioia pill sublUiie di quclla scntita dallo scoprifore dell' ipote- nusa. E ben a ragione: poiche con tal metodo^ miglioran- dolo ed estendendolo nelle applicazioni, ci dava il compi- mento al suo nieraviglioso sistema. Yi e nolo, die in questo ineludo la scuola dividesi in gruppi, a ciascuno de'quali ii preposto un insegnante, die ha il nome di monilore : ed e un cumpngno della scuola medesiiua, pin islrutto dogli allii componenti il gruppo. Quesli gruppi si inolliplicaiio quaolo lo ricliieggono i varii gradi delle inlelligenze iufanlili e della loro istruziouc, con die si evita il danno, die i piii valenti o studiosi (come avviene neil' insegnauicnto simultaneo) perdano un tempo prezioso ad aspellare gli inerti e i deboli. Con quesli gruppi, serapre di pochi, si puo porgere la istruzionc individuale, c coglierne lulli i profilti. In questo sislema dei gruppi I" opera del maestro, lasciata la parte meccanica, puo lutta volgersi alia ideale, e condurre con unita di volere e d'inlenli all' apprendiau'iilo inaturalo della nuova scienza della vila. II p. Girnrd isiruiva egli solo i cinquecenlo gllievi mandali alia jua scuola dalla cilia di — 427 — Fribiirgo, E nolle proviiicie unite d' America nn solo mae- stro insegua a niillo e piii scolari. iNon 6 qucsto il momciito di occnparsi dclle particola- rita filosoficho del sistcma del p. Girard, tanto mono die slanno descrille nello opcre da liu pul)!)lieate. Solo mi giova, e grandemente iraporla, levare 11 diihbio, solito op- porsl daila inerzia alle novili!!, die sia queslo non piu die una Utopia. Riferiro le parole die I' illuslre Naville, testi- monio presenle e competente apprezzalore del fatti, lia deposle nella sua opera della educazione pubbliea. « Nominato (cgli scrive) il p. Girard prefetto della scuola in Friburgo, nel corso de' venl'anni ch'egli esercito quest' uflizio, aveva formato una giovenlu, cite niun'altra oittc'i del mondo poteva offerire la simile. Gli amici del- r umanita non potevano senza commozione profonda con- templare uno s[)ettacolo si toccantC e si cuovo. La plebaglia ignoranle, grossolana, zeppa di pregiudizii, che formicola dappcrtutto, non inconlravasi piu nella citta di Friburgo ; solo una traccia no riraaneva nei maturi di eta. La gio- venlu era tulta grazie ed operosita, senza ombra di pro- positi o modi sgradevoli. Se vedendo giuocare dei fanciulli coperti di cenci, lor vi aceostavale credendo aver a fare con biricdiini di piazza, restavafe stupefatlo alle risposle che vi danno con politezza, con giudizio e con un accento proprio degli onesti coslumi, e d' una educazione distinta, Ripeluta la prova, ne avevate 1' effelto medesimo. La pa- rola di tanto enigma la trovale alia scuola, osservando i gruppi , nequali gli slessi fanciulli esercitavano in giro quasi per giuoco lo stesso giudizio, la coscienza medesima. Tre o qualtro ore ii giorno, impiegate in questo lavoro, eran hastate a dare alia gioventu questa intelligenza, que- sti sentiment!, quesle forme incantevoli. II felice influsso — 428 — di questo fuoco benefioo stendevasi poco a poco fra gli abitanli. La ragion piibblica si educava, i pregiudizii si di- minuivano, le siiperstizioni sparivano, e scmpre piu ren- devasi aperlo il pregio e il frulto dt'lla islriizionc. I reltori delle scuo!e di cainpagna ricorrevano al reveiendo padre per islruzione : e ne parlivaiio inlenerili e consolati di consigli e di manoscritti. La rinomanza dello cento voci portava a' lonlani paesi le nolizie di queslo trionfo bellis- sinio dei lumi : e da Italia, da Grecia, c fin di Russia, mo- veano a Friburgo per istudiarvi e ammirarvi Ic istituzioni iiovelle. Ma ci furon uomini che videro con geloso rancore questi success!. E riusciti ad atlerrare la istiluzlone piii onorevoJG, filanlroplca, religiosa di quanle si fosser vedute, coslrinsero il generoso aiuico delta infanzia e della patria^ r uomo cbe aveva consecralo tulla la vita alia rigeoerazio- iie intellettuale e morale del suo paese, a portare altrove gfinfliissi benefici del suo genio e deila sua virtii. » Fin qui Naville. lo non dirovvi i nomi di questi novelli Anili: la sloria li ba gii registrati. Essa ci narra ancora, ch'enlrato in Francia il p. Girard, e pubblicatovi 1' insegnameulo delta lingua materna, ebl)e daU'lsliluto il premio slraordiuario, che il virtuoso JMonthion legava alle opere piii utili alia morale, e I'onore non facile alio straniero dellaggrcgazione a queirillustre corpo. Re Luigi poi mettcva la croce della Legion d'onore sul santo petto del venerando fraucescano. Cessata recentemente la vita c la invidia, cbbe una statuu in Friburgo. Potrebbesi dopo cio, senza cbiuderc gli occbi alia luce della scienza e dei fatli, esilare nella scelta del piano, cbe meglio possa adempiere gli offizii difficili e sopra tulti im- portant! de\perio(lo educativo della nuova scuola primaria? — 429 — Saranno non lievi le difficoltu deiratluarlo nclla pre- sente inellezza doi piu do' maestri del la campagna. Ma ormai siara giiinti a lale, clie bisogna o vincere questa inet- tezza, o chiudere senz'allro la scuola. E a vinceria non vuoisi die seguitare la Prussia. Appianata da qiiesto lato la via, accomodati i libri del p. Girard al nostro idioraa, e Ira i molli chc per I intanzia abbianio ora in Italia, sceiti a testo di leltiira quelli che piu risplendono per evidenza di esposizione e squisilezza di morale e di stile, vedremo in pochi anni rinnovarsi anclie nelle nostre provincie il pro- digio, clie ri^encrava la citta di Friburgo. Conipiuto a qucstopunto ilperiodo educative che durera fino ai dieci anni, la nostra scuola primaria entra neH'istrut- tivo. E qui dividesi in quella di citta e Taltra di campagna. Quella di citta, secondo i mezzi e le iritenzioni dell'ap- prendcnte, passa alle reali e tecnicho o al ginnasio. Nel prime caso la scuola esce dai limiti del mio discorso: nel- rallro diventa secoiularia, e ne sara detlo piu avantl. Qui adunque non mi rosta a trattare cbe della scuola di cam- pagna. II periodo istruttivo di questa sara dagli anni dieci ai, dodici. Vuoisi ben guardare pero al giuslo e pieno valore di questi due anni, quando sieno preceduti dai quattro del- I'insegnamento Girard. Anzicho valere il pocbissimo, che valgono oggi coi metodi nostri, varranno all'allievo il dop- pio, il tripio della potenza intelleltuale e pralica che ue riceve al presente. Si potra dunque esigerne tre volte piu che non potrebbesi adcsso. Tuttavia parmi superllua la pompa delle dottrine, che inlendc insegnare la scuola primaria di Prussia. Gli abita- tori delle uostrc campagne non abbisognano n6 di flsica, ne di geometria, ne di disegno, ue di ginnastica, ne dello — 430 — sfarzo arilmctioo, ond' c ingi-ossato il volume, cbe la siaiu- peria reale di Milano pujjlilicava il 1855 per le classi H e III. Ci sono iiivece beii altri e piii gravi c piii pressanll bisogni. Adottandosi da noi le malemaliclie per solo slrumento d'uso, rarilinelica delie cauipagnc sara ristrcUa alio sue qualli'o operazioni e alia rogola auroa denlro le luisure bastanli alle occorrenze piu comiini della vila caiiipestre. E la gcoinetria sara ridotta a niisuiare meccanicamcnteuna linea, una superficic, un cubo. Conlemporaneamenle si da- ra la iiolizia dci pcsi, misui-e e inonele in uso. 11 rimancnle del leaipo sara consecralo: 1." nel conti- iiuare la leltura e la composizione italiana, scniprc sulle tracce del p. Girard ; 2." nello sliidio d' un piccolo vocabo- lario donieslico e dei mestieri di campagna , indispensabile a noi, nali fuor di Toscana; 5.° nolle regole piu ovvie e im- portanli deiragricolUira locale; 4.° nelle regole piu comuni ed utili delTeconomia privata, tanto necessaria al buon governo della I'amiglia; 5.° in un qualche cenno della eco- noraia corannale, sopraltulto nei riguardi locali, stanlecb6 da questa scuola sogliouo useire gli amministratori e i con- siglieri dei comuni campestri. II canto si usera nella scuola priraaria come un sollievo dallo studio, e come esercizio utilissimo a invigorire la voce. La religione sarii insegnata, oUre Torario, nella chiesa e dal parroco, aflinche le parole di essa,cbe prime suonano al cuore de' fanciulli e degli adolcscenti, pigliando dalla ri- verenza del sito e dell'insegnante un piii alto ed augusto carattere, vi reslino piii profondamente impresse e incan- cellabili. ; Tal e il piano della scuola primaria divisalo da me, — 431 — Hol qu;ii(> niU'lic il periodo istrultivo, neH'atto che iiiteucle a fornire loilievo delle cognizioni necessarie a farlo ua cittadiiio utile, noD perde mai di vista T opera santa, ini- ziata nel precedontc^ di farlo un eitladiao religiose c probe. Ne! che sta sempre il somiuo fuie e la sonima gloria del- J'arle, che ha roffizio di formare ruomo civile. Innalziamoci ora airistruzione ginnasiale. lo ne divide il corse in tre sladii: educative, letterario, lilosofico. E assegno al prime qualtro anni, due al secondo, altrettanti al terzo. Ragguagliando questi studii alle corrispondentieti del- Tallievo e al sincreno svelgimento della facolta del sue spi- nte, inconlriame sovrastanti nel prime la memoria e la sensibilitti, nel secondo la immaginativa e un sentimento pill elevate, nel terzo la intelligenza. Se adunque con una disiribu::,ione razionale presenleremo a queste facolta, se- condeche si svolgene, le maleric lor confacenli, facendo I' use piii savio e opportune delle ferze apparite e fresche^ ne avrerao indubitatamente il predotto pii'i elelto c mas- simo. Che fa invece il nuevo piano? Che fuiine i piani ger- manici? Presentane ogiii setliniana tra le otto e le dieci e fino a 14 e 15 materie alia menie del gievanelto, che ne resta imbarazzala, sbigollita, eppressatu. II peggie e ancera, se tah materie sieue insegnate da profcssori diversi, per- che tutti ci mettoue una grande e pari importauza, onde quelle d'un interesse secondo o terzo rubano il tempo alio altre di prime. Inoltre quel mutare continue di persone at- tenua il vincolo quasi palerne, che dovrebbe legare il mae- stro e r allievo con beneflzio tanle maggiore di queste: e la varicta dei pensari inevitabile in tanle teste rompe lar- mouia deHinscgnameute, tanto uccessaria a ftti-Ie sodo e Si-ric III. T. il. fi6 -^432 — fecondo. Finalraente nessuna di queste materie, abbiiratlale insieme quasi ogni di.polendo posaree abbarbicare nell'in- teHigenzadcll'apprendenlc,neconsegiiita di necessit^i la tan- ta superDcialita delle cognizioni, chc lamentiamo ne'giovani a'di nostri, e il (anto niimero dei saputelii, cbe sentenziano d'ogni cosa arditaraenic senza saperne sodamente alciina. lo non credo, come i piu crcdono, soverchie le malerie propostc dal piano. Se nol furono e non sono nei ginnasii germanici, perchfe dovrebbero esserlo nei nostri? Lord By- ron, che fa abbastanza grande per poter essere giusto, neila dedica del IV canto del suo Chikle Harold disse di noi: bi- sognerebbe essere cieco per non restare colpito dalla stra- ordinaria capacita degl'Italiani, dalla loro facility di appren- derc, dalla rapidita del loro concepire, dal fuoco del loro ingegno, dal loro sentimento della bellezza. Fin oggi il meccanismo della priinaria, la inettezza dei maestri, e la vanilii parolaja della secondaria, tennerci oc- culta la plena misura di qucsta nostra inteliigenza. Ma educatela al modo del [». Girard e di Prussia ; e la vedrele sopra eio che veggiamo oggidi, duplieala ncl presentarsi al ginnasio, Iriplicata nello studio lelterario, quadruplicata nei filosofico. E lanto confido in essa e negli eOetti della dislribuzione razionale, che sono per esporre, die Icvate del piano due delle materie di picciol conio ( la calligrafia e la ginnaslica) non esito ad aggiungernc due ben ponde- rose, r agraria e la economia politica. Incominciarao dalla religiouc. Le verita della crisliana si ricevono primaracnte colla fede, si ralfermano poi colla scienza. !•] cliiaro, che la pri- ma parte non potrebbe degnamente efrutluosamente cora- piersi che dalla voce del sacerdole, e che la seconda lo potrii da qualuuque scieazialo. — 433 — Nel ginnasio la istruzione potri farsi nnche fuori di cliiesa, e fuor dell' orario assegnato alle scuole, ponendo- visi tauto tempo, principalmentenelia parte morale, quauto basti ad assicurare il boon costume dell' istiluto. I prlral sei anni, fatte due classi delle sei per meglio accomodare rinscgnamento alT etii, saranno occupati nella fede e nella morale. Nel Mennio filosoflco la religione sar& insegnata come scienza. Cosi nel primo periodo sara freno salutaro alio crescenli passioni ; noil' ultimo saru suggello alia fede, e scudo indispensabile a difenderla dai soflsmi della societa, nella quale, uscendodi ginnasio, e per entrare r allievo. La malematica, perle ragionitante volte dette, sara ser- bata e ridolta alio studio filosoflco. Delle lingue morte nessuna parola nel ginnasio inferio- re. Ai qual proposito il piano ufiiciale non e coerente : poiclie dopo avere stabilito il suo scopo nel preparare git allievi alle scuole lecniche e alle classiche, tulti li condan- na a frequentare i primi quallr' anni la scuola di latino, e il terzo e quarto quella di greco. Ma qual pro faranno agli allievi delle tecniclie !e parole d' un mondo che noa e piu ? Varie potenli ragioni m' indussero a lasciar libero, i primi qualtro anni, Tapprcndimcnto della lingua ilalianada- gl'influssi d' altri linguaggi. E prima e manifesta agli occlii di tuUi ella c : che bi- sogna avero bene appresa la lingua propria avanti di met- tcrsi air opera di apprcndere le allrui. Poiche queste non imparansi die ragguagliando i vocaboli loro a quelli della propria. Ora, se non avrete prima una esatta notizia di quesli, come farele un ragguaglio esatto, cioe una esatta conoscenza di quelli ? — 434 — La nostra lingua, in secondo liiogo, di cui lord Byron, jier dire quanto *■ bcllissima, la dice la poesla dclle favelle; la nostra lingua, elie Vincenzo Gioberti anteponc a tutte le surte dopo i! latino, osservando, che nessun detlatore fran- cese vlnce la prccisionc, la limpidezza, la grazia de' no- stri migliori trecentisti,e nessun dicitore spagniiolo supera la dignita e la grandiloquenza del Guicciardini, del Bartoli (ed io aggiungero) del Gioberti medesimo : la nostra lin- gua trarlcca e nioltifovme, onde il poco numero de' nostri prosatori oltimi per la dillicoUis grandissinia di conosccre e trascegliere in tanta riccliezza i segni nieglio appropriati a cgni idea ; questa lingua, a cssere nella sua vastita bene appresa e usata, non domandava meno dello studio quasi esclusivo dcgli olt' anni, cbc le abbiamo linor consecrati, Narrasl di Francesco Maria Zanotti, tanto egregio scritto- re, cbe domandato sugli ottant' anni cosa facesso, abbia risposto : studio la nostra lingua, cbe non so ancor bene. K qui debbo aggiungere, che per noi nati fuor di Toscana (jueste difficoUa tanlo piii crcscono, quanto piu da quel- I' idioma oleltissinio scoslansi i nostri diaietti ; tra' quali, e sopra tulli il friulano, v piu straniero in Italia che nol sa- rebbero lo spagnuolo e il franco. La tcrza ragione risguarda la essenza mcdesinia degli enti ideali. Gli enti niateriali stanno da se, ne possono mutarsi o alterarsi dalle voci, che ne presenlano i nouii : gli enti ideali invece, concetti conkisameute dalT intuito, vengono poi chiariti daila riilessione, che da loro il con- torno coir aiulo delle parole. Le quali se sono proprie o precise, rmdonci esatto^ preciso, scolpito il conlorno me- desimo ; e se indelsi'ininate e vagbe, nol posson dare die scolorato e dubbio. Dcd cbe hpI prinio caso il bcneflzio immenso dell' cndcnzd t della luce neile doltrine ideali ; e — 435 — Bcl secondo rinimcnso danno dclla loi-o inccilozza e ofou- rlih. Ma come pod-elc signiOcarc e contoinaie nettamcnte quesle idee con vocaboli presi a tre lingue, duo dcllo qiiali d' iin mondo anclie morto ? Da cio la suprema neccssilu di rafferinare quanto mcglio v possibile nell' aliievo la co- iioscenza dclla liugiia malcrna, primaclie la sua nieiile pongasi al contatto con altre. La 4.^ ragione 6 nello scopo clie ci siamo proposlo di educare Y aliievo alio stile legitlimamenle italiano. Biso- gnava connaturare, quanto piu polevasi, in Ini questo stile, primacliL' nelle classi V e VI, meLtendosi alio studio della lingua latina, si esponesse al troppo facile contagia del lalinismo. Non ho detto cost della greca ; perche que- sta, come notammo, soraigliando assai nell' andare e nef volto alia nostra, il seguitarne le ormc bellissirae non po- Irebbe niai esser troppo. E qui per evitare la taccia di paradossista debbo cliiarire le origini di quesla somiglian- za idealc yrcca e della dissomiglianza ideale romana. Grecia antioa per la vivacilii de'popoli, per la moltipliciti e piccolezza degli stati, e per la flerezza ballagliera tra loro incessante, fu nella prima eomparsa quello ehe Italia no- stra fino al quinto secolodi Roma. E a Grecia medesima nel- I'epoca seconda de' suoi progress! mirabili fu simile un'al- Ira volta per ingegni peregrin!, per istudi filosofici e politici, per collura e eommerci, per art! belle e mecca- niclie, per varieta nelle forme di stalo, le piii repubblicane, e per ardenza di lotle munieipali interne ed esterne, la no- stra Italia del risorgimenlo. Or clii non vede, ehe vissuli quesli due popoli sotto un cielo raedesimo, in sedi di [tari bellezza e in condizioni politiclie pressoche uguali , non polevano averenna favclla idealmente dissimili'? Per conlra- rio.Uoiua senzausodi coltura e collabuso della forza,abor- — 43G — rila la cerchia municipale^ saliva all' imporo del raondo. Clii non vedo, clie questo popolo fortissimo, polenlissirao, superbissimo, non poteva soUo ii riguardo della idea avere il modesto linguaggio dei piccoli municipii d' Ilalia ? Chi non vede, che se 1' alta, robusta e piena magniioquenza, di cui Cicerone e Virgilio ci offersero i lipi sovrani^ poteva sola convenire alia gente romana, non si addicevano che i parlari scbielti, briosi e quasi domestici ai municipi ila- lici? Da cio procede, che il latinismo ricsce tanlo insocia- bile coITandare della nostra favella, come Iroppi eel dimo- strarono ne' cinque secoli trascorsi, e anostri giorni Carlo Botta nella migliorc delle sue storie. Laddove il greco Ic si assimila intimamente e vaghissimamente per modo, che le scritlure penetrate del suo sottilc profumo appaiono ineravigliosamente venuste e lucenti, come eel diraostrano quelle dell' insigne nostro grecista Giacomo Leopardi. Finalmente il benelizio, grande sovra lutti nel rispetto morale, che il nostro metodo apporta, si e, che rassodato I'allievo co' lunghi studi dello stadio educalivo nella fede e nella morale cristiana potra nello stadio susseguente senza lema e pericolo di veleno accostare le labbra alle fonti immortali dell' antichita pagana. Fermi pertanto nel doppio scopo di fare dell' allievo un uomo che sappia vivere e giovare a se e agli altri nella presente societa civile, e al tempo slesso divenga uno scrit- lore italiano,daremo dueorequotidiane di tuttii primiqiiat- tro anni alia grammatica, esercitata in termini piu larghi sulle materic del p. Girard, e al comporre italiano, che ris- guardiamo come studio principale ; serbate le altre due alle materic secondaries che or sianio per indicare. Ne' primi due anni queste due ore saranno impiegate nella storia naturale, nella civile colla geogralia, e nel dise- — 437 — gno con un cenno storico dellc arli belle. Perchc Tapprcn- dente noii no resli affalicalo, basleraniio dolla storia nalu- rale le nolizie gencrali con qualclic specialila piii interes- santc la vita pralica : baslcra uclla seconda, oltre le no- zioni geografiche , un sunlo slorico del proprio paese, deir iaipero e delle grandi epoclie del niondo colla indica- zione dello spirito generale, onde apparvcro informate : basteranno del disegno i primi nidimenli con una notizia delle Ire arli sorelle, delle opere piii insigni, delle ela piu famose^ o del capiscuola. Nella esposizionc delle storie si avri sempre presente I' intento morale del piano, facendo nella naturale ammlrare all' allievo I'ordine slupendo delta creazione, e dando luogo nella civile all' intervento della provvidenza, e all' esercizio severe della giuslizia storlca. In luUe poi melterassi ogni cura ad insegnare il buon me- todo, aflinclie gli allievi, volendo continuare tali sludi dopo il ginnasio, possano farlo con maggiore profitto. Negli anni 5.° i." le due ore avanzate dalla grammatica si daranno agli sludi delle lingue ledesca e francese e deir agraria : cioe il lerzo diviso tra le due lingue, e il quarto tra il seguito della tedesca c 1' agraria. La lingua tedesca d necessaria al nostro tempo non solo per le nostre condizioni politiche, ma ancora per I'ab- bondanza delle doltrine, che al nostro tempo scendonci dalla tanto progredita Alemagna. La lingua francese ci e indispensabile, pcrcht; con essa possiarao farci inlendere in ogni paese civile ; e perche Francia colle sue compilazioni, i suoi giornali, e le sue tra- duzioniessendo la pin operosa propagatrice d'ogni sapere, abbiamo in quell' idioma il facile mezzo di tener d'occliio tutli i progressi dello spirito umano con evidente e sommo giovamento de' proprii sludi. — 4o5 — . • Verb rinscgiKiiito proccclerii moito guardingo uoll'am- Jiiaestrare in queslc lingiic vive; e ad ogiii incontro di frasi o modi non sociabili colia noslra, avi-a cura di fame av- veiiito rallievo per lenerlo salvo da ogni inlczione. Poiclie 11 MosIi'O idioiua caslissiuio, a differeiiza degli ollraraontani non puo scnza niacularsi accogliere alcuna mislura di lin- gne vive: siniiie a nubil donzella, clie non polrebbe accor- dai'c un amplessu senza peidere tiilto il siio grado. Finainienle lagraria, lasciala di visia dal nuovo piano, c un bisogno principalissimo nei frequenlatori del ginna- sio, clie la pill parte appartengono a faniiglie posseditrici di lerre. Ed e insieme una necessila massinia e univeisale delle pi'ovincie veneto-lonibarde, la eui ricchezza precipua sta nellagraria. Inoltre, considerala anche ne'riguardi pe- dagogici, e un ollimo indirizzo delle menti giovanili verso la realla della vita pralica, cui viene abituandole coll' ap- plicazione delle regole agrieolee coicomputidel tornaconto. La musica sara trattata in queslo stadio e nei successivi conic scuola hbera e di solLcvo nelle ore di ricreazione e di vacanza. IIo delto musica e non canto, come dicono i piani gernianici c il nostro : perche se nclla scuola prima- ria il canto puo giovare a tutti pel vigore, cbe coll' eserci- zio arreoa agli organi della voce, il seguitare questo canto nei ginnasio anclie con quelli clie avessero la voce sgrade- vole o stonata, sarcbbe opera perduta per I'allievo, e fasti- diosissima agli allri. Aggiungo poi, cbe se da un canto la scuola di musica devesser libera percbe non profitterebbe a chi non abbia avuto da natura il sentimenlo musicale, dall'altro vuol essere grandemcnte racconiandala, perche non v' ba parola piu slupenda e poleote della musicale a salvare Y animo giovanile daH'ardore della sensualita cost fervente in quegli anni, e a poire in suo luogo e 5\oigere — 439 — il seutimento estetico, che 6 il creatore d' ogni grandezza luor.ile e d' ogni poesia : come sel seppero i Greci. J. a continuazione del metodo razionale, stato usato nclla scuola priinaria, Tosservanza degli adagi pedago- gic! — poclic regole — molto esercizio — moltissiraa let- tura degli otlimi — lo studio or noD curato del vocabola- rio segDatamentc suile voci insolite o diverse di radice dai nostri diaietti, e il compiere tntta questa opera nel campo delle materie fin qui discorse, forniranno in questo stadio educativo V allievo d' ogni apparecchio piii desiderabile, perch6 possa coila mente svegliata e istrutta e col cuore aunobilito degnaraente presentarsi alio stadio dell' alia letteratura, nel quale or sianio per inoltrare il passo. In questo stadio letlerario la lingua e il comporre ila- liano, clevato anclie al poetico, seguiteranno ad essere lo studio principale coll' irapiego di due ore quolidiane. Le altre due pur quotidiane saranno occupate nelle lingue e letteraturare greca e romana, senza temere che loro uon bastino ; poiche 1 ." io non credo, che si deb- ba a' di nostri parlare n6 latino, ne greco ; 2." credo che basti saperne quel tanlo che valga a iutendere la virtii letteraria delle due lingue, tradurne gli autori, e colla guida deir insegnante raccorne i fiori e le dovizie ideali nell' in- teuto d' annobilire e aggrandire il comporre italiano ; 5." nolo che il giovane, fattosi perito di grammatica nelle scuole precedent!, non avra che a procurarsi la notizia delle pochc regole special! alle due lingue ; 4." finalmente noto, che questo giovine, ormai sugli ann! sedici, e colle facolti svoltc c maturate dai precedent! e bene ordinal! stud! potri fare in due ann! quello che non farebbe in quailro con allri iniziamenli o in allra elti. E qui giova ricordarc cio che Pielro Giordan! ci narra Seric 111, T. II. 57 — 440 — della Clotilde Tambroni. Emmanuelc da Ponte^ gesuita, in- segnava in casa di essa il latino a due suoi fratelli minori, ■clie moltissimo aunoiavansi e pochissimo imparavano. Stava per solito uella stessa camera la sorella ^ e facendo suoi donnescbi lavori, aveva sempie picni gli orccchi e il capo di quel tanto inutile gridare del maestro: ond'ella per sollevare un poco e lui c i fratelli, andava lor sug- gerendo quelle cose die il maestro tanto invano bramava sentirsi ripetere. Egli, colto il frutlo di quella sperienza, e lasciati quieti per allora i due alHevi, si rivolse all'in- gegno della sorella; la quale per eta era piu raatura a ricevere que' studi. Ed ella in breve tempo tanto progredl ncl latino e nel greco, cbe pot6 poi con onore occupare la cattedra di greebe lettere nell' universit!\ di Bologna, sua i»atria. Tanto e sempre vero, die ogni forza usata al suo tempo e potente di frutti insperati. Lo studio di queste due letterature, dalle origin! lino al lor termine Qvrh di fianco lo scbizzo storico dell' epoche principali di Grecia e Roma : poicb(i le lettere essendo la voce dei tempi, non si potrebbe adeguatamente intendere quelle senza la simultanea conoscenza di questi. Torniamo adesso alia lingua cd al comporre italiano. Italia^ trinciata politicamente in tanti brani, e lette- rariamente congiunta in una cosi magniflca e tanto subli- me iinita, cbe sotto questo rispetto ncssuna dellemoderne nazioni, e tra le anticbe una sola puo gareggiarecon essa, Sc non cbe I'antica medesima deve cederle il passo dinan- zi alio splendore divino del principio creativo, cbe signo- reggia e tutto quanto irraggia il poema di Danlc. « Dante (scrive il Foscolo nel suo parallelo col Pe- Irarca) come tutti i poeli primitivi, e lo storico dei costu- mi dell' eli sua, il profeta della patria, il pittorc delluman _ 44^ _ genere. Pone gli uomini iiella disperazionc dell' inferno, nella speranza del purgatorio, nella beatitudinc del paradi- so. Gli osserva nella giovinezza, nella viriliti, nella vec- chiezza. Li unisce in sulla scena, d' entrambi i sessi, di tiitle le religion!, di tulto le professioni ; di nazioni e di • eti different!, senza prencierli in niassa giammai, nia pre- sentandoli nella piii dislinta individuality di caraltere, di parole, di aspelto. » Questo suo raodo di poetare, sempre aderente alia real- ti\ dellc cose, fu da lui significato nella leltera a Can della Scala con quelle parole: L'originale del mio inferno lo tro- vera! nella terra che abitiamo. E tal suo modo e il carat- tere piii speciale e la prima gloria di questa intelligenza, cbe e 11 primo onore del genere lunano. Si, dallaltezza intcllettuale della nostra Italia possiamo ancora ripetere a tutto le genii: Onorate Taltissimo poeta. Poich6 nessuno lo ba mai pareggiato nel santoamore della patria, nella giusta ira contro le discordie civil!, ne' giudi- zi! folgorati sui malvagi senza perdono a tiare o coronc, nella espressione della pietci, nella purezza degli affetti, nella tcrribilila del pennello dentro la torre della fame o fra i caduti, nella idealita celestiale di qucIT angelo, cbe e la sua Beatrice, nella bellezza, armonia, varietii delle immagini, onde infiora ed avviva il suo paradiso, nella iiniversaliti della dotlrina secondo i suoi tempi, e nelln potenza di si- gniGcarne ogni piii astrusa parte con pocbe, evidenli, efti- cacissime parole. Co! quali cenn! non intendo di farvi lo lodi di Dante, die sarebbe (come diceano gli anlicbi) tes- servi quelle di Ercole: ma intendo dimostrare, che in que- sto tipo supremo stanno riposti i tip! piu nobilidi quah:n- que genere di poesia, per guisacbO cbiunque appunti gli ocehi in quel sole, no riceve neiranimo la fiamraa inspiratri- — 442 — ce tVogni immaginare, il'ogni comporre, ne solamente ul numero poelico^ ma per colmo di mcraviglia anche e piii I'orse alia prosa. Vorrei pertanto, cbe il mio allievo corresse tutto que- sto stadio col Dante in una niano e la Bibbia nell' allra. Vorrei, ebe al tempo stesso cercasse e studiasse nei tre- centisti la purili, la precisione, la evideuza, nei cinquecen- tisti I'arte, e in alcuni del seicentisti e degli ottocentisti il condimento della scienza. Vorrei chc queste sue lettere, in- timamente ituUane, egli illeggiadrisse colle grazie attiebe, e nobilitasse colla robustezza e digniti romana. Vorrei tulti questi frutti, cerlo mirabili, ma non impossibili ne'giovani d'ingegno dislinto, e ad ogni modo in piii o minor grade possibili in tutti. Ancbe questo alto stadio lelterario italiano avri da costa , come il greco e il romano , lo schizzo storico delle origini dclla lingua del si, e degli avveniraenti po- litic!, cbe diedero le buone forme e lo male alle lettere nostre. Finalraenle i temi del comporre non saranno le solile bolle dei retori, ma savii e nobili argomenti, tratti dalle storie naturale e civile, e dalle dottrine morali percorso nello stadio precedente: con die molto utilmentese nerin- frescherii la raemoria neH'allievo. II quale verri cosi ognor pill crescendo in vigorosa coltura, guidato costantemenle dal principio fecondatore di tutto il piano, cbe tiene sem- pre congiunti lo studio dellc parole e quelio delle cose. Del rcsto coll' esposto piano dello stadio letterario non intendo escludere dalla meote de'giovani la conosccnza del- le letleralure d'altre nazioni viventi. In questo parmi ec- cessivo lo scrupolo di Pietro Giordani. Concedo ancb'io, cbe debbansi serbare imraacolate le casle e raisurate forme — 443 — della iinmaginativ;) italiana,e anzi a forlillcare I'aliievo in esse ho consecrato liitlo il ginnasio : ma credo, clie dopo questo possa senza pericolo, e debba con niolto profitto di- scoi'rere quelle letteralure ncirintcnto di raccorne le bel- lezze, die possano affarsi alia nostra, e die tanto in aloime risplendono nella rappresentazione dello idee, degli affetti e dei cosluiui de'nuovi tempi. Toccbiamo all' ultimo stadio del ginnasio, il filosofico. In questo dee compiersi la collura deiruomo civile coila coltura speciale della sua prima facollii, la in- Iclligenza. II nuoYO piano, d'accordo coi germanici, noa ammette nel ginnasio che un iniziamento, come lo dice, alia succes- siva islruzione filosoficapiii strellamente scienii [tea ,un\Qi- tendo per questa alia university. Ma cio non conviene n6 alle noslre abitudini antiche, n6 sempre ai nostri mezzi economici. Noi non usammo mai cercare alia universit;"! il compimento della educazione civile, ma il solo apprendi- mento delle professioni. Fuori del caso della necessila di queste, sarebbe Iroppo spesso impossibile alle famiglie e sempre assai disagiato T invio de' ligli alle universita pel solo scopo della (ilosotia. Credo adunque necessario, che alia piena coltura dei nostri giovaui sia ripristinato ne' ginuasii lo studio filoso- fico. Ed oso anche aggiungere, che preparalicome saranno, dagli studii precedenti e dalla eta maturata con essi alia meditazione, faranno neile discipline filosofiche pruova molto migliore nella quiete del ginnasio, che fra gli svaga- mcnti non sempre evitabili della libera vita universitaria. Per ultimo, questa filosoDa nella parte morale sara la co- rona del nostro edifizio, costrutto nel principale intenlo della moralila: poiche le morali nozioni, raccolte nella scuo- — 444 — la primaria e ne' primi sei anni del ginnasio, riceveranno in qnesto biennio la saiizione razionale della scienza. A questo sliulio filosofico saranuo consacrale due ore quotidianc continue. Lc al(re dueverranno divise,secondo il bisogno, tra la niateniatica, la lisica e la economla po- litica. Ho scrbato a queste trc scicnze iin posto nello stadio filosofico, percho nello sludio loro operandoprincipalnienle la intelligenza, a questa eta quasi virile dellapprendente si avranno in un anno frutti piu abbondanti, cUc ad altra non si avrebbero in Ire. Due ore continue di tutlo il biennio, giudiziosamente distribuite, basteranno a tulte, tanto piu cbe lamatematica nel nostro piano riducendosi al bisogno della vita comune e Don professionale, potra tcnersi ne'limiti del presente gin- nasio inferiore. Invece sara dato tulto il maggior tempo possibile alio studio della fisica^ cbe ci spiega tanti fenomeni, onde sia- mo attorniati, e ci e di guida spesso providissiraa nel no- stro continuo contatto colla natura. Finalmenle 1' economia politica (oltre al glovare gran- demente al buon govcrno della famiglia, la cui conserva- zione e sempre d'interesse massinio a'paesi, non meno cbe alio stato) e al nostro tempo necessarissima a tutte le per- sone civili per la parte, cui dalle leggi vigenti soncbiamate a prendere nei municipii, nei consigli del Comune, nelle camerc di coramercio, nelle araminislrazioni di beueficen- za, nelle commissioni slraordinarie d' interesse pubblico, nei collegii provinciali e nelle congregazioni central!. I membri di tulti questi corpi quai bisogni potranno cono- scere, quai mali vedere c raisurare senza I' occbio della scienza ? Quai rimedii efficaci varranno a consigliare, quali — 445 — riforrac veramcnte utili a proporre senza la guida della scienza ? Come in tanta ampiezza di campo, ein argomenti tanto svariati, spesso complessi, spcssissimo astrusi, e sem- pre d'alta importanza al governo c a'suddili, degiiamenle risponderanno ai desiderii sovrani ea qiiellidel paese, non d'altro aiutati che del senso comune? Ne si dica, come Iroppi dicono e moili poco assennatamentc crcdono, che qiieslo senso comune basti alia soluzionedeiproblemi eco- nomici, poiche il senso comune non puo valere in questa pill di quello die valga nelle allre scienze. E tanto raeno lo pu6, che la economia politica e tale da domandare una me- taQsica molto esercitata e sottile nella posizioue sicura dei suoi principii. La economia 6 tale, che soprattutto richiede un filo di logica forte, continuo, diritto iino alle ultime e spesso assai lontane conseguenze, per non aberrare, come Iroppo si aberra, nella diflicil' arte delle applicazioni con danno imraensurabile dei governi e de'paesi. IIo detto ira- raensurabile, perclie se (juello d'una guerra anche infelice si puo misurare, benchO gr;Hu!issimo, avendo i suoi limiti nella brevila della durata, chimisurar potrebbe il danno di un errore economico, che turba la produzione di tutto un impero, e dopo aver percosse le generazioni passate, si av- \enta sulle avvenirc, e non ha conljni nel tempo ? Eppure sotto I'incubo di molti e molto gravi errori, che iuconlria- mo a ogni passo nelle amministrazioni di varii governi, ge- mono anche oggidi troppe nazioni, che hanno, e per niolti rispetti meritano il nome di civili, E siccome i governi di tali nazioni guardano tuttavia consospetto questa scienza e alcuni tin la dileggiano col diria un impasto d' astraftag- ginij vane al cimento de' fatti e al tutto inette a reggere la mano d' un ministro: cosi tanto piii grave e urgentissiraa «■■ la neccssila di porre una volta il vero nel posto antico — UC) — doi progiiulizii, od cducare la opiiiiono pnl)Iica, sovrana an- clic do'iuinislri. K I'lancia oe ue diode iin bcllo e fresco eseiiipio : Francia, il cui governo da Wapoloonc I a jeri sletto Ira piii fci-nii avvorsniori (\v.\\o dolU'inc ocononiiclui , 0 dove la testa modosinia di Adoll'o 'I'liiers, tarilo robusla c logica nelle sloric, freociavalc colla Ix^lfa nci j)arlamenti. Ma i doUi diiraroiio nell' opera loro eon tale coslanza, clie orniai la liie(^ aiielie eola provalc alio loiici)ro: lalolio nel- I'ldtimo diseorso loiuilo a quel eorpo legislativo da ISapo- leono III, la cui iiienlo polilica o or pi-iiiia deH'orbe civile, iidimiiio raccoiiKUidarsi a liiUi gli ainaloi'i del proprio paeso io studio <; la propagaziono dello dottrine cconomi- che come iiidispeiisabili al prosperaiiiento dciriniporo della pace da lui auspicalo. C.osi porlo liducia, die i piii conver- ranno con mc nel risguardare qucslo studio come il coui- pimonto ncccssario della collura, ricliicsta uiruomo civile del iioslro tempo. Tal 6, onorandi colloglii, la riforma della islruzione di ^.° 0 2." grado, die nolla solennita di quest' aula oso aii- nunziarc alia opiiiione publica. Parra soverchia e quasi ri- volluosa ai moiti, die pavenlano a ogni novita, perch6 in cfl'etlo non lascia al suo posto una liiiea ne dei piani ciie aveinmo, no di quelli die abbiamo. Ma se batlondo le vie seguate da quelii e da ([uesti non raccoglionirao (in qui die sterpi e triboli, non siamo noi forzati dai niali prcsenti e dalla stcssa necessity della logica a ricercarne un'altra ? In questa, oggi tonlata, avro sbagliato sui modi, ma non al ccrlo nci fini. II primo de''quali, augusto e sanlo, e di re- stitulre al niondo morale I'uomo, clie da trc sccoli gottos- si al raalcriale. II secondo e di aiutare questa rigencrazione levando airinsegnamenlo I'influsso einistro dcllo spirito geometrico, gii> troppo a lungo duralo. II lerzo t' di sban- — 447 — diro dalle nostrc scuole la secca raeccanica dei grammati- cisti, e le anlicLe ciancc de' retori, sostituendo alia gram- malica delle parole quella delle idee, e componendo dell'al- licvo anche un uomo ben pcnsante c operante. Col quarto io rairo a inanlenere il pensicro e la parola de' nostri gio- rani nel casto grembo dell'italiano idioma, che a niuna lin- gua e minore nella riccliezza, e vincepegli altri pregi lutte ^e vive. Parvemi linalniente^ cbe al nostro tempo 1' uomo civile non fosse corapiulo senza le dottrine dell' agraria e della economica. Ma se tali sono e tanto nobili i fini, ci basteranno i modi? Ci basteri la potenza medesiraa de'nostri ingegni? Delia istruzione primaria risponde I'esempio e la gloria del p. Girard. D'entrambe rispondono gli esperimenti felici di Prussia e d'altri stati alemanni. E noi avremo felicilA di successi anche maggiore per I'effelto del nostro piano ; il quale togliendo i difetli e le difficoUa rilevate nei germa- nici, farS men faticalo e piii fruttuoso e pieno 1' apprcndi- mento delle materie proposte. Debbo per6 ripetere un" ultima voUa, che no questa, n6 alcun'altra possibile e ben meditata riforma farii migUori le deplorate condizioni delle nostre scuole, dove sia scom- pagnata dalla potenza dei due mezzi, cui deve il governo di Prussia questa nobile parte della sua gloria: una sapiente istituzione delle scuole normali e un coavenienle incorag- giamento della carriera magistrale. Possano queste parole, che con leale franchezza rivela- rono le presenti condizioni delle nostrc scuole elementari e ginnasiali, meritare I'attenzione d'un governo, che segnata- mente a quesli ullimi anni si e dimostrato fuutore tanto sollecito della istruzione pul)lica, o almeno richiamarc le meditazioni d'altri uoraini piii competenli di me sopra un Serie HI, T. II. . K8 — 448 — argomenlo, che tanto importa alia fortiina degli stati e a quolla de'popoli! Poiclie nella formazione deU'uomo socia- le, cui lutla nei modi gia dclti o in altri migliori deesi in- dirizzarc I'opcra di qiieste scuolc, sta pegli esempii veduti la virlii raeravigliosa di rigenerare un popolo. E la urgenza di questa rigenerazione 6 pressaiitissima, poiche rabbielta- raento morale delle plel)i, che e spettacolo il piii miserando e lerribile delle storie imiane, vien crescendo a gran passi ogni di ne' piu de'paesi, come ce lo annunziano i prospetti criminali annui d'Europa, e perch6 dove si lascin cammi- iiare senz'altra cura su questo pendio, potrebbero giungere a tali termini da minacciare Qno alie basi d'ogni sovraniti e della civiltA medesima, tanto piii che questa innumerevole turba di proletarii, aspiranti all'avere altrui, cosi temuta anche dagli antichi, per 1' impoverimento causato dai pesi publici e ricaduto sulle ultime class!, pella eccessiva molti- tudinc degli operai alimentati dalle Industrie soverchie in piu d'un paeso, e pel crescere continuo delle popolazioni unicamente tra'poveri, ingrossa di momento in momento fuor di misura ognor piu per tulta Europa. L' opera adunque di queste scuole, che diconsi minori e souo negli effetti le principalissime d' ogni stato, non po- Irebbe al nostro tempo esscre Iroppo raccomandata a' go- vern), giaccht; solamente per esse svolgonsi in ogni petto e crescono in ogni paese i gerrai di tulte le virli!i publiche e private, onde i magistrati sapient!, umani e inlegerrimi, e i sudditi assennati, modcrati, industrios!, pacific!: sola- mente in esse piglian principio e vita i semi gloriosi d'ogni nazionale grandezza : solamente dal grembo di esse puo scaturire e sorgere una potenza benefica, conservatrice e aumcntafrice di tuttc queste virtu, e maestra e impcrante a tutt!^ quclla d' una opinionc publica, savia, morale, no- bilissima. — 449 — Al finire doll' ultimo secolo i popoli di Europa, mal soddisfalti del passato, so ne staccarono , e postisi sul caramino dellc riforrac, a traverse di carapi insanguinati, sotto il terrore di corone cadute, fra i dolori di mutazioui inattese c di svcntiire scnza numero patite, cercarono la felicila, ma rimanendo tuttavia nel mondo materiale, non la trovarono. Bastino linalmente le lezioni avute; usciamo di quel mondo a rivedere la luce ; rientriamo una volta nel tempio augusto della moraliti^ te cui chiavi sono in mano a' maestri dell' adolcscenza. Dope quesla lettura il m. e. vicesegretario prof. Zambra disse: Mi permetto di fare alcune osservazioni alia memoria dcir onorevole collega Zannini. Le mie osservazioni sono appunti ; pcro mi giovi dichiarare innanzi tratto clie io do lode quanlo altri al sig. Zannini delle generose intenzioni che lo mossero a dettare la sua memoria. I. II sig. Zannini ha calunniato le matematiche. Egli ha detto cho la logica dellc matematiche spegne la luce del hello, 1' amore del huono, e conduce inevitahilmenle alio scetticismo e all' ateismo. Tutto ci6 e falso ; se ci6 fosse vero I'ateismo sarehhe la verita, perche le conclusioni della logica matcmatica sono irrepugnabili; ma tutto cio 6 falso. Io non fai'6 qui le difese della matematica, perch6 non mi par necessario fare le difese della ragione. Bastino poche cose. La matematica c in so la piii leale delle scieu- ze ; e una scienza sicura da ogni fallacia di linguaggio, percht in essa un segno non puo rappresentare che una idea bene definita od un atto bene deciso ; e una scienza — 450 — sicura da ogni fallacia d' argomento perch6 la si goveriia di continuo con la ragione inelullabile della egualita. La raatemalica serve a leggere nel gran libro della Datura i pensieri del Creatore. Chi pno sostenere che un uomo, leggendo in quel libro al lume della matematica, ne debba avere ottenebrata la fantasia, iramiserito il cuore ? Chi puo sostenere che la conlemplazione delle opere maravi- gliose di Dio debba condurei a negar Dio ? II sig. Zannini quando parla della logica della mate- matica, contrapponendola alia logica della vita, pare che ammetta piii logiche. La logica nella forma 6 una sola. La logica delle quantila non e diversa dalla logica della vita. Chi volesse iniitare T esempio del sig. Zannini po- trebbe dislinguere anchc una logica della statistica , la quale si facesse un pregio di tirare lo sue concludenze, non dalla plurality de'fatti, ma da uno o due falti, diraen- licando i mille fatti contrarii. Secondo questa logica vedo bene come sia possibile dire che la matematica fa gli atei citando un'arguzia di Laplace e dimenlicando le intere vite di Newton, Leibniz^, Pascal, e degli alli-i mille. In qualche caso vi sari stato abuso anche della matematica, ma r abuso non condanna che se medesimo. 2. Con la intenzione di deprimere il merito delle altre scienze positive il sig. Zannini dice che chi volesse mo- strare esempii di quella sorta di beni che le scienze posi- tive valgono a produrre non puo far altro che additare il naviglio a vapore che fuma di lontano, additare la loco- raoliva, alzare il dito ai fili del telegrafo. lo sto contento a = 55° 23' 5", 0 — 458 — ■ log. semiasse mag. =: 0.498606 " log. del moto medio m 2. 802097 Rivoliizione r=: 2044 giorni L' osservazione di mezzo e cosi rappresentata : in loDgit. Oss. — Calc. = -f-O', I ^ in latit. • Oss. — Calc. r=: -f-O', I. ; Questi elementi mi dimostrarono Tidenlila della comela attuale con queila di Brorsen. Piii tardi rieevetti un'effe- meride del sig. Pape che rappresentava assaibenele osser- vazioni, ottenuta raediaote una piccola correzione applicata agli elementi elittici della cometa di Brorsen che il signor Galen avearicava to dali'apparizione del 1840. Piii tardi an- cora venni a cognizionedelPorbita elitticacalcolata dal sig. Bruhus sulle osservazioni dellS e 20 mai-zo di Berlino e su queila del 28 marzo di Bilk ; quest'orbita coincide be- nissimo colla mia. E questa dunque una quarta cometa a breve periodo oramai definitivamente acquistata al sistema solare. , Quantunque la cometa abbia giti passato il perielio da quasi un mese, essa 6 ancora abbastanza brillante da tol- lerare una leggera illuminazioue del cannocchiale. Questa lenta diminuzione di splendore dipende da cio che la co- meta fin verso i sei del mese venture continuera ad avvi- cinarsi alia terra ; e una tal circostanza aggiunta alia forte declinazione boreale, per cui mai non tramonta, renderi probabilmente possibile le osservazioni per tulto il maggio p. vcnturo. Riporlo le osservazioni falte in Padova fino a questo giorno: — 450 — o 1 •-^ tc =: c o C3 c ^ 3 ?"i tfi c« c _o _2 o IS « 'a 3i en < o 3 — w o ^^ 3 -o O 0^ a 'c a n o u o o o o o ri o N « c C a on O o u -53 o -T3 o Si a> iJ -5i ct a o O "---'."! [' .:= CO t- c ■'*= ^^ Ci o s . o ^ ^ fClO -^ SJ 1 1 = j^- 55 S! N ^_ -o 1 < «; — ^ '« — a O G-J ^ .^ O ' -r- -r. M a — 1 -^ X C5 ^ O 1 jl — . - -^ -■ -^ -^ [ ' — ■ O ~* lO •=? (M 1 1 *^ kO -^ -* . J; V3 C5 iO fC C5 C5 ^\n ©1 t^ W S-J O t^ « Ci -H >^_ CI 51 ©1 Ic O Ci iO l- ' 1 " 1 o o - -■ ^ o "* ?C 1^ t- o o -^ <^ G^l ®» ^5 r- rz, = ^ sc :rt o fo — H *^ CO -T- •r' &< •- ^-^ ^ x' x' x' x' x" 1 -^ X X o o t; -Ti T' ©I 1 " I '-> ' ^ u f ,-_-,-^-^ ■«5 ' — 4()0 — L'i. r. Istituto riceve con ramniarico la notizia della perdita del suo membro onorario s. e. reve- rendissima Aurelio Miiti patriarca di Yenezia. Si rendono complete le giunte dell'Islituto nominan- do per la biblioteea il cav, Cicognaj per la descrizione topografica il prof, Bucchia, per le raccolte tecnologi- che il comm. Santini, per le naturali il dott. Fario, pei soci corrispondenli il prof. Zambelli. II presidenle legge due decreti dell'i. r. Luogote- nenza venela, I'uno risguardanle la nomina a membro onorario di s. e. il signor ministro dell' interno Ales- sandro di Bach, I'altro quella dei soci corrispondenli CO. G. Querini Stampalia;, nob. E. Balbi e prof. F. Ragazzini. Elenco dei libri presentati all' i. r. Istituto dopo le adunanze di marzo 4857. Mivista conlemporanea di Torino. — Li fascicoli n. 58, dicembre 1 830, e n. 59, 40, gennaio e febbraio J 857. E. K. Geographisclie GescUschaft in Wien, (Adunanze del- r i. r. Society geografica in Vienna). — 5 gennaio, 1 febbraio, I marzo, b apriie, 6 maggio, ^ I settembre, 4 noverabre, 2, ^6, 50 dicembre ^836; 5 e 7 febbraio, 5, 17, 51 marzo, 7 apriie -1 837, — assierae agli slatuli della Societa. Gazzelta di farmacia e di chimica. N. 12, 15, \A, 13, \G. r Echo medical. N.i I, 2, 5. — Dal D/ Cornaz di Neu- cbatel in Svizzera. // Crepuscoh. — Li n. 12, 45, ^ 4, 13, 4 6. — Milano. — 4G1 — Corrispon(tcn:^a scienlifica per lavanzamenlo dellc scienze. BulIetUno universale. — II n. '<. — Roma. Lo Spetlalore. Giornale. — Li n. 12, 15, 15, IG. — Fi- renze. Sijstemotische Vcrzeichniss etc. Relazione sislematica delle triboliti boeme die si Irovano nella raccolta del prelato di campagna, D/ Zeidler comimicata dal D."" Veilen- weber. — Praga 1857. Comptes rcndus hebdomadaires. — N. II, 12, 15, -14, -15 daU'aceaderaia delle scienze di Francia. — Parigi 1857. I'ntersuchiinr/^ etc. Esarae sullacadula di una pietra raeteo- rica in Oescl il 29 aprile e I I maggio 1855. — Dor- pat 1856. Osservatore Trieslino. Giornale dal n. 67 al 91. Gazzctlatifficiale di Verona dal n. 71 al 97. Giornale di agricoliiira pratica. N. 12, 15, ^4. — Tori- no 1857. Giornale delle scienze mediche della R. Accademia di Tori- no. — N. 5, 6. Cronaca. Giornale di scienze, lettere, arti pubblicato da Ignazio Cantu. N. 6, 7. — Milano 1857, — SitzungsbericMe der li. Akademie der Wisscnschaften (Relazione delle adunanze dell'i. r. Accademia delle scienze). Class. Malem. fasc. XXII, disp, IH. lilosof. .. XXII, » I. Archif, etc. (Archivio di cognizioni risguardaati le fonti sloricbe austr.). — fasc. XXII, disp. II. Notizenblalt (Foglio di notizic). — N. 5, 6, 7, 8, 9. Sopra alcune fogrjie di calamile ariificiali annate, e sopra alcuni mclodi per magnetizzare coil tavola. — Memoria deiriugegiiere P. D. Marianini. — /iG2 — Mciiioires dc la sociclc imp. des sciences natnrelles de Cherbourg. — Li volumi 2." e 5/ — Cberburgo 4 855- 1850. Considerations sur le climat de Cherbourg, par Emmanuel Liais. — Cherbourg 1849. Recherclies sur la leinperaturc de I' espace planetaire, par M. Euim. Liais. — Ciierbourg. Sur les sources de lumierc et les causes de non-inlerferen- ce, par M. Emm. Liais. — Cherbourg 1853. Addilioii u nn mcmoire intitule: Thcorie mathemati(jue des oscillations du Oarometre, et recherche de la loi de la variation moyenne de la lemperaliire avec la latitu- de, par M. Emm. Liais. Mcmoire sur un bolide observe dans le departement de la Manche le \8novembre 1851, par M. Emm. Liais. Cher- bourg 1852. De I' influence de la latitude sur la pression moyenne du baromctre et sur la direction generate du vent a la sur- face du sol, par M. Emm. Liais. — Versailles 1834. II Pungolo. Giornale. — N. 5, 4, 5, 6, 7. La Specola d' Italia. Giornale. N. 4 4, 15, 10. Su lo stato morale e igienico del pio istitulo di mater- nitd e dei ricoveri pei bambini lattanti in Milano duran- te I' anno 1855. Discorso del medico diretlore dottor Federico Casliglioni. — Milano 1857. Reich-Gesetz-Blatt, elc. (Bollettino delle leggi deirimpero Austriaco) — 12, 4 3, 14, 4 5, 4 6, 17. Bollettino delle leggi e degli atti ufficiali per le provincie venele. — Anno 4 857, parte I, puntata I e II. Polistore. Giornale di scienze moralij ecc. (in armeno). — Li fascicoli n. 23 e 24 del 1856. » » 1 a 6 del 1857. •• - — 463 — Porto-canale di Pesaro. Lettera del comm. Alessandro Cialdi. — Roma J 856. Stil niiovo emissayio del lago di Bientina e sullaBolte sotlo I' Arno. Lettera prima di Alessandro Cialdi. — Romu ^857. Cenni sul moto ondoso del mare e sulle correnti di esso pel comm. Alessandro Cialdi. — Roma -1856. Memorie dell' Accademia d' agricoliura, commercio ed arii di Verona. Vol. XXVIII. — Verona ISoG. Giornale agrario toscano. Nuova serie, n. 44. — Firenze 4 857. Nuova Genova con carta topografica del Dott. G. Morelli. — Italia 1856. Bollettino dell'interno di Sue:::. — N. C^ 7. Torino -1857. VEducalore hraclita. — N. 4. — Vercelli 1857. RimemOranze sul nuovo piano di manutenzione stradale, pubblicato nel gennaio 1854 e successivamenledi Fran- cesco dottor Formenton ingegnere civile. — Vicenza 4 857. Dizionario biografico degli vomini illuslri delta Dahnazia, compilato dall'abate Simeone Giiubich di Cittavecchia. Vienna 4 856. Intorno alia e.tposizione d' economia domestica stafa nel 4 856 a Brusselles. Relazione deH'ingegnere Guido Su- sani. — IMilano 1857. Staiistica delta Scrvia compilata da Viadirairo Jackscliilih professore, secondofascicolo. — Relgrado 1 857 (lingua slava). Giornale dell' I. B. Istiiuto lombardo di scienze leltere cd arli e Biblioteca itatiana. ]Nuovaserie — FascicoIo5l. — IMilano 4 857. Serie III, T. II. 60 _ 4G4 — Niiova (juida commerciale delta cittd di Vcnezia pel i837. Anno primo. — Venezla 4 857. Letlere geologiche sid Friuli di G. A. dott. P. — Udine 1857 {daU'annotatore friulano). SuW influenza del vuoto e di alcuni (jaz ne'fenotneiii chi- mici die preseiilano gli iodiiri d' argento csposti alia luce solare. Mcmoria quinta dei signori Zantedeschi e Borlinetto. — • Vienna 4 857. Delle irradiazioni chimichc, c della ncccssild del loro foco separata da qiiello delle irradiazioni calorifiche e tU' minose al conscguimenlo delta purezza e perfezione delle prove foiografiche negative ottenute cogli ioduri di argento. Memoria III dei signori Zantedeschi e Borli- netto,— Vienna 1856= hm ACOAD. 1 8o6-i7 DiSPENSA SETTIMA mmm ni mm u e is jikjuio mi I I in. e. dott. IXardopreseiita i cataloghi illustrati degli animali sino ad ora osservali nelle provincie venete e nel mare Adriatico, prcceduti da iin'estesa bibliografia cronologica relaliva; c da lui programma per Ja formazione della fauna uoslrale scientifica e tecnologica. 11 s. c. dolt. Antonio Berti coniunica una nota smjli uUimi tremuoti di Venezia, die sara pubblicata nolle successive dispense. 11 8. c. prof. Francesco Ragazzini legge la nota seguente : Allorquando nGU'aprile dell' anno decorso vonne asse- rila lesistenza deirarsenico noU'acqua minepole ferrugino- sa di Civillina, mi prcse desiderio e mi enlro spei-anza di polerlo anch'iorinveuire emostrarlo alia gioventii afQdata Stii-ie III J T. J I. 61 — Am — nlle mie cure; sollocitato anclic da quel forte impulso ch'io senlo d' investigare il vero e toccarlo con raano. Percio feci acquistare 500 lib.mediche di quest' acqua, rilirandone 400 dalla farmacia Lois, die le ricevette di- rettamente dalla fonte nel mese di rnarzo, \00 dalla far- macia Gerardi il 15 luglio, e le altre cento furono da me acquistate iN4 agosto, delle quali ultime ne conserve an- cora 80 libbre. Le duecento boltiglie, che servirono alle mie indagini, conlenevano tutte un' acqua di color giallo; raolte di esse aveano sul loro fondo un leggero deposit© ocraceo^ alcune mostravano qua e lA ricoperte le pareti di un vclo giallo. Fatta evaporare a bagno-maria tutta quest' acqua, la ridussi al peso di due libbre, e su questo residuo aggiunsi il liquido ottenuto dalla lavatura delle botliglie, eseguita da prima con acido solforico purissimo, indi con acqua distil- lata, ed in lal raodo poteva esaiuinare lutto ci6 che nelle bottiglie si contenesse. Diviso questo residuo in Ire parti uguali, ne impiegai due per eseguire replicatissimi esperimenti, la terza poi ge- losamente conservo a testimoniare la verila a chiunque ne avesse brama. Delle bottiglie che mi rimasero, cinque furono bollite per piu di raezz'ora in capsula di platino, ed il sediinento formatosi fu posto al cimento. IMa tutti quegli esperimenti fattialla presenza dell'eru- dito e valenlissimo mio assistentc dottor G.""" Mantovani, degU egregi dottori Pini e Cerato, e qualche volta anche dinanzi a qualcuno de'raiei scolari, edescguiti con sempre nuovi apparecchi di Marsh, c coll' avvertenza di non tras- andarc la benclic minima cautcia, la quale valesse a ren- derc sicuro ed indubitato il risultamento ottenuto, tulli ^ 4G7 — quesli esperimenti, io vi dico, si sul liquido rosso acido, come sui sedimenti salini riuscivano sempre negativi; cio6 non ollenni mai indizio veruno dell' esistenza dell' arseni- co. N6 lottenni nemmenoquando incompletamente disciol- si il sedimento nell' acido cloroidrico, come senza plausi- bile ragione fu indicate doversi fare. Tutto ci6 rai dava il diritto di accertare non esservi nell' acqua da me assag- giata la benclit^ minima traccia del temuto metallo. Volli ritentare la prova; e percio nuovamente acqui- state trenta boUiglie d' acqua pervenute le une nel dicem- bre, e le altre nell' aprile Iest6 trascorso, feci evaporare I'acqua di cinque di esse entro una bacinella di platino, li- no ad averne una scorrevole polliglia, die adJizionata d'al- quanto acido cloroidrico, soltoposi alia prova del norainato apparecchio. Quale fu la mia maraviglia, o signori, quando da quel- la piccola massa d' acqua m'avvidi d'aver ottenuto un anel- lo metallico, e le macchie arsenicali sulla porcellana e sul platino ! quando ebbi gli stessi risultameuti, e con maggior nettezza, senza 1' aggiunta dell' acido cloroidrico ! quando lo ebbi a trovare anche in tre oucie d' acqua quale si beve, pervenuta al farmacista Francesconi nel dicembre; ed in una sola oncia di quella arrivalagli nell' aprile prossimo passato, come puo testificarlo il cannello che vi presento! quando potei scorgere in quest' acque I'arsenico anche coi mezzi usati avanli I' apparecchio sensibilissimo di Marsh ! Fu inesprimibile la maraviglia che lo risentii di un cosi ra- pido cangiamento nella composizione di quest' acqua. Ma donde ripeterlo? Come spiegare la subilanea pre- senza di una tale sostanza, die, bencho ritenuto valido me- dicamento, pure non ccssa d" ossere un terribile veleno?. . Qual nuova via s' aperse ? — 4()8 — >'egli anni andati oorreva quost' acqiia in comniercio cogli cpileti tli fnanca e di gialla, e con tali noml veniva dal medico prcscritta, ora non abbiamo che I'acqua gialla, pill di roceate si fecc anclie arsenicale. Questi fatti meritauo considerazionc, nieritano d'esse- rc studiati per trovare queila ragione che io ora non posso farvi conoscere, benclie conosca quanto sia di sommo rao- menlo darsi il piu presto possibile ad istudiarli, essendovi fondata prova di congetturare potersi aninentare col tem- po la dose del potente veleno; tanto piu che vien detto che una piccola parte di sedimento spontanearaente depositato dalla mineralc luiigo un canaletto di legno, abbia sommi- iiislrato coll" apparccchio di Marsh, non basta un lungo anello metallico, ma oltre a qneslo, abbastanza idrogeno arseniurato da renderne azzurrigna la fiamma, e fumo bian- co, e copiosissimo inacchie d'arsenico sulla porccllana (I); il che fa divedere la copia d'arsenico che si trova in quel sedimento, il quale potendo per qual si sia causa rompersi e sospendersi neli'acqua, die poscia viene raccoUa e som- luinislrata, puo esser causa di maleflci influssi perl'au- inentata (juanlita di principio arsenicale. Queslo fatto pos- sibile non posso tacerlo, o sigiKH'i, mette apprensione. Pongo termine a questa mia breve ed ingenua comu- nicazione, aggiugneiido, come dal frequentc uso del delica- lissimo apparccchio di Marsh sia giunto a conoscere senza altro, la presenza del piombo nel vetro e nel cristallo, e queila del sclenio neH'ncido solforico di alcune speciali fabbriche. Quei due fatti, nuovi per I'uso dell' indicato ap- parccchio, polranno servire agli analizzatori, per rendersi (!) Vt^^gansi gli Alii dell' imp. rcg Istitiito Veiietn. Dispcnsa I e I!, — Am — ragione deli" anncrimento (lei cannelii, e (li-lle maechie del rosso cera spagna, clic qualche volta si foi-niano sulla parle fredda del lubo. Cosi del pari non vi dispiaccia sapere avere io confer- mata col solito appareccbio e cogii allri mezzi noli Y esi- stenza dell' arsenicalo di soda nell'acqua salioa leggerissi- maraente fcrruginosa di Mont-d'or in Francia, la cui com- posizione, coni'c nolo ai chimici, ben d differente da quel- !a forlementc marziale di Civillina. Essa fii raccolla il 28 agosto 1850, comedal ricevuto certificato del medico ispet- tore signor Bertrand, legalizzato dal maire di Mont-d'or si- gner Chambony, e mi pervenne per la genlilezza dell'egre- gio signor Tortorini, valenle farmacista di Monselice. Un litro di quest' acqiia appalesa tanto arsenico^ quan- to nemoslra un'oneia della Civillina, la quale se continua uel progressivo aumeulo della sostanza arsenicale, questa pu6 essere un lento veleno per chi fa uso dell'acqua di Ci- villina, come Io fii i'acqna Tofana od acffudla di Perugia, che poneva i pazienli ncl lacrimevole caso di beverc la nioile a soi-si. I! secreturio doU. INamias osserva chela presen- za deir arscnico in parecchie acqiie lerrugiaose e im fatto generale da varii anni con niolta costanza notato in quelle di Francia e di Geriuania (1), niassinic nei lore depositi ocracei. I\on indaghero, egli dice, per quali ragioni il prof. Hagazzini non Io trovasse da j)rima nellc acque del nionte Civillina, e successiva- (I) Vt'di I-i coirnitiienzi'ine del ilulL ^'a■.llias fal'ui all' Is'/itulo Veiieto nrirniiuiianza 27 febbiaio 18:8 fWlli ilcllc adunanzc dill' I. /l.h/ilv/o, Toir.o VII. Seiie 1. pai;. TO). — 470 — menle ne riscontrasse quelle traccie die lo pongono in apprensioiie. Basti sapere die il prof. Uagazzini ora coiiferma quanto aveva riferito il Bizio nel 4855 (I) e la giunta iiicaricata di esaininare le acque nii- nerali delle provinde vencte nol 185() (2). Rispelto poi alle sue apprensioni sull' uso di quesle acque per la congettura die possa col tempo auinentarvisi V ar- senico^ innalzato sul sislema di Tolomeo, e niuna immaginazione poleva spa- ziare sii quesla base cost largamente e sollevarsi cosi alto, ma io, coutinua il Balho, non mi posso lener di ponsare quanto piii alta ancora e piii varia, e piii e piii contempla- trice e animiratrice sarebbc stata la poesia, sarebbe stato il paradiso d'lm Dante se fosse stato sorretto da quella scien- za pii!i nuova cbe fa la terra cosi poca parte del mondo solare, c questo mondo parte d' altri mondi compresi in altri con infiuitezza a noi inconcepibile. Noi non sappiamo se nascera mai im altro Dante a poetare su quesla astro- iiomia nuova die non invecchiera, ma cbi e die pur alzan- do gli ocelli non vcgga tal poesia ? Invece di rimpiangere le ])elle immagini che dileguarono, e cascaro da impotenti suir anlico, ricordiamoei clie siamo vivi ; facciamo anelie noi come gli antidii e come Dante, creiamo immagini con- formi alio noslre credenze, e se il valore ci basli, pii'i belle e pill grandiose e piii efficaci che le antiche. Immergiamoci nella luce della scienza odierna die e falta per noi, cd e luce vera, e raccendiamo ne' suoi raggi il fuoco della nostra ispiraztone. Se il giovan(^ digiuno di scienze c di lilosofia deirarle, e ignaro del tempo suo^ fidato soltanlo al non polilo inge- gno, slende nel calore degli affelli le braccia, le braccia gli tornano corlc ad ogni amjdcsso. Ma se I' uomo ha duralo in severe niedilazioni per opprendere nella I'icca sua sloria — 495 — (li tanti socoli la prudigiosa moltiplicila delle sue opere, I'indelinila virlii dt'Siioi alTelti, e per aimiiii-arc nclla iia- lura la riccliczza delle prodiizioni, la niaraviglia dei feno- meni, la sapiente eoonomia delle leggi; allora v disoiplinata e poderosa la fantasia, grimpoli del ciiorc sono dirctli a bene, liiilelletto e dominatore sicuro; allora i' iiomo ^^cJ3 - ll programnia pubblicato da codesto illustre Istiluto il di 4 0 lebbraio 1856, proponeva al concorso pel premio il quesito: K Paragonare, in base delle piii fondate teorie e dello meglio provate esperienze, i varii meccaDismi che toraano maggiormeQle accoDci ad innalzare le acque a piccole al- tezze (non superior] a tre raetri), e dedurre i principii che Dei diversi casi di asciugamenlo o di irrigazione possono determinarne la scelta : avendo riguardo anche alia natura ed al raodo deila loro opplicazione. « Era precipuo scopo del programma servire ad un biso- gno altamente senlilo in quesle provincie, dacch6 il prosciu- gamenlo meccanico delle paiudi, e I'irrigazione delle collu- re va rapidamente estendendosi, che 6 quelle di avere a mano una guida sicura, un« regola giusta e precisa, che Ssrie HI, T. II. 66 — 60G — scoi-ger possa gli iiomini d'arte nella scelta delia macchina a que'lavori piu convenevole ed utile secondo le inoltiplici e svarialissime condizioiii lisiche ed idrauliche dei liioghi in cui possonoessere irilrapresi. Regole e norme il cui bisogno e tanto piii uecessario e stringente, in quanto clie la loro mancanza, come fu in passato causa deplorabile della rovina dl utilissime imprese di simil fatta con generoso ardimento lentale, puo in av- venire essere d'impedimeuto al rapido loro progresso, che promelle tanta prosperii^i ed auinento di ricchezza agri- cola al nostro paese. Conforme a questo prowidentissiiuo scopo del pro- gramma^ gli sludii dei concorrenli doveano aggirarsi in partieolare sopra quelle macchiue piu comunemente impie- gate in si falti lavori rurali, che I' esperienza ha dimoslrato soddisfare alle condizioui generall necessarie per essere utilmente applicate al detto uso ; ed esaminarepoi distinta- mentein ciascheduna macchina le qualitii sue proprie, mel- tendo in evidenza quelle propriety specifiche, che a seconda dei varii c.isi della pralica, possono reudere 1' una allaltra macchina preferibile. E queste indagini e sollili ricorche doveano essere sta- bilite sopra i piu esatli principii della meecanica razionale, deducendo da cssi la teoria del moto di ciascheduna mac- china, e I'espressione analitica dcirtrfetto utile che possono produrre nei divcrsi casi della loro azione, confronlandolo colla quantita di lavoro motore che consumano ; affinch6 dal rapporto esistente fra queste due quantita determinar si potesse la pia acconcia disposizioue maleria'e, e la piii opportuna velociti'i da darsi alle niacchine stesse^ per trar- re il raaggior vantaggio possibile dalla forza impiegata a muoverle ; sul piu utile ed ecouomico impiego della quale — 507 — consiste cssenzialmente la bonta relativa dell'apparato idro- foro a cui viene appiicata. Una copiosa coUczlone di fatU raccoUi dalf osserva- zione altenta delle macchineesislenti, sottilmonte e diligea- temente considorali e discussi, dovea somministrare pie- menti per illustrare la (eoria, o pcrrezionarne le fomiule general!, coll' inlroduziono di coeflicicnli pralici che lo- gliessero da esse ogni indeterminazione delle astratte specu- lazioni deil'analisi matematica, e rierapiessero quelle inevi- tabili lacune che fenoraeni inaccessibili al calcolo vi aves- sero per avventura lasciate, di guisa che le conclusioni ri- cavate da una cosi elucubrata disquisizione, rispondendo alia dignity delta scienza, fossero riuscite veramente di pro- fitlevole ammaestramento e di sicura guida nell' arte. Sotto questo punto di vista pertanto la giunta da co- desto Istituto nominata prese ad esarainare le tre memorie preseutate al concorso;ed ora in questa relazione compen- diate, sottopone ai sapienti riflessi ed al giudizio di code- sto orrevole consesso le sue riraesse considerazioni. LamemoriaN. 150 coll' epigrafe: In ienui labor. Ni- si utile est quod facimus, stulta est gloria, die porta il ti- tolo: « Rassegna teorico-pratica delle macchine da alzar acqua a moderate altezze ; ed esposizione dei criterii per regolarsi nella scelta delle piii convenieuti, sccondo I'uso che si ha da fame negli asciugamenti e nelle irrigazioni, » e la pill volurainosa di tutle e la piu ricca di notizie. Essa c propriamenle un repertorio generale, uno spoglio rica- vato dai varii traltati delle piu note macchine destiuate ad attingere e sollevare acqua ; e sotto questo aspetto e un as- sai pregevole lavoro, condotto con molta diligenza e con inolta maestria ordinato. Raggruppa i mollipljci e svariatissimi ingegni in quat- — 508-^ tro distinte categoric^ stabilite sopra un carattere intrinseco loro comune nella maniera di agire.Nella prima comprende tutte quelle macchine che rimuovono Tacqiia spingendola o lanciandoia con iirto violento. Nella seconda, quelle che r atUngono e la sullevano con vasi o casselle. Nella lerza, quelle die la fanno salire per canali raobili. E nella quarta, quelle che la tirano su per canali o lubi immobili. Da una breve descrizione, illustrata da accurati disegni, di lutU i lueccanisnii corapresi in eiascheduna categoria, distinguendo gli arnesi ed i semplici uteasili che possono essere diretlaraenle nianeggiati dagli uomini, da que piii efficaci apparali che richicJono 1' impiego di piu potenti mo tori. Espone la teoria delle principali macchine descrilte, il loro efCello utile, la quantila di lavoro motore che va con- sumato nel muoverle, e lalvolta anche il costo dell' uniti di volume dell'acqua sollevala a determinata altezza. Talvolta pure si diffonde in alcuni minuti ragguagli di costruzione ; e non oramelte di riportare or qua or la utili notizie prati- che sulla migliore loro disposizione^ e sul piii efficace mo- do di adoperarle. Finalmente fautore ha aggiunto alia raemoria un'ap- pendice intitolata: « Notizie storico-lecniclie di aleunerao- derne grandiose intraprcse di prosciugainenti o bonifioa- zioni, csoguiti col mezzo di macchine nelT Olanda, nclf In- ghilterra, ed in alcune parti del Veneto, del Modenese e del Ferrarese, con I'epigrafe: Magis valent exempla (/nam prae- cepla. Experienlia rerum magisira. Ed ha aggiunto questn appendice con 1' espresso intendimento, che i I'atli raccoiti e narrati possono meglio di ogni sottile investigaz:one teo- rica guidare sicuramenle nel recare ad effetto grandi operazioni di ssciugamenti e di bonilicazioni artificiali. — mi) — Ma quoslo acciir.ilo e pazicnle lavoro di uu pregio iii- eonlestabile considerato assolutamente, e poro manchevolf , se !o si considera rolativamenle alio scopo del prugramma. L'estenslone data all' opera ollre i limiti del programma slesso porlo che tuUi i meccanismi in essa conteraplati dai piu semplici utensili alle macchine pin artifiziose, sono sta- ll traltali con egualo studio e misura, cosi ciie se, ginsta il programma vi e copia sopercliia di notizie circa qiiegii ar- nesi e meccanismi clie non sono applieabiii agli asciuga- inenti dclle paliidi, alia irrigazione di cstese colture, lascla d'altra parte desiderare maggiori ragguagli pratioi, o parti- colarizzate nozioni circa a quelle macchine che al detto uso sono veramcnte appropriate. Anzi alcunedi queste re- centemcnte inlrodolte con oltima riuscita, quali sono il turbine di Aporld e quello dello Schlegel, i cui ben provali vanlaggi sembrano doverne sempre piu generalizzare luso, sono affatto dimenlicali nella Memoria, e solo ne vien fatU) cenno nell'appendice, troppo superficialmenle e grettamente, pcrche possa servire a rilevarne i pregi e le ulilila. Vcro e che nella IMemoria Iratlasi con qualche esten- sione della teoria delle ruotea ibrza contrifuga, fra le (juali devono essere schicrali i delti lurbini, ma que' principii generali ed aslratti vanno soggelli a tante mo.iilicazioni secondo la parlicolare forma e disposiziono della ruota, che da essi non pu6 ritrarsi alcuna utile ed esatta cogni- zione circa ai turbiui suddelli, senza una spcciale analisi che ne consideri I' indole e la slruttura. !» generale poi le teorie csposte nella Memoria sono assai compendiose e non abbasfanza complete e sviluppate, affinche possano utilraente servire alia pratica. E raanca una ragionata comparazione tra i pregi rispettivi e i vizii delle niacchine in essa considerate nelle varie eircostanzc — 510 — tlella loro azione, die valga a ferinare il giudizit) dei prati- ci nella scella deila piii convenienle ncl caso deU'effettiva loro applicazione ai bisogni dell' induslria agricola : raal supplendo all'uopo le troppo sommarie nozioni offerte ad- I'appendice, sterile in qiiesto parlicolarc, e Iroppo diffusa sugli asciugamenti olandesi in coiidizioni assai diverse dalle nostre, e parlicoUirmente nel dar ragguaglio delle opere di arte cola impiegale a difondere dall'irruzione dcllo aequo slra- niere i lerreni asciugali, cose alTatlo eslranee alia quistione. La Meraoria N." !58 col motto: « Le acque possono produrre la riccliezza o la miseria dei paesi die le posse- dono, I) esaraina lemacchino capaci di sollevare grandi quanlila di acqua, propriamenlc adaltc agli asciugamenti di ampii stagni e paduli, ed alia irrigazione di cstesi bacini, (' fra questc si ristringe a trattare specificatamente delle quattro piii usitatc e potent! die sono : II timpano, le pom- pe, le ruole a scliiaffo, ed il turbine ; istituendo le sue ri- cerche sui cinque capi seguenti, ^.° Indagare fmo a qual punto sieuo in esse soddisfatle le condizioni generali stabilite dalla teoria e daU'esperienza pel migliore loro andamento c pel massimo loro effetto di- naniico. 2." Delorminare la forza necessaria per innalzare ad una data altezza undato volume di acqua, mettcndo inconto le perdite dipendenti dalle resistenze di ogni maniera che eonsumano inutilmente parte della forza motrice. 5.° Determinare il rapporlo tra I' effetto utile prodotto, o la quantita di lavoro motore utilizzato, e quello effettiva- mente consumato. A." indagare i vantaggi e gli scapiti proprii di ciasehe- duna macchina dipendenti dalla sua particolare natura ed organizzazione. — oil — . 5." Dedurre iu qiiali condizioni particolari 1' azione di una prevalga a quelia delle allro, e stablire i critcril che nelle pratiche applicazioni possouo scorgere sicurameQle alia scella della piu conveniente sccondo i diversi casi che possono presentarsi. Per risolvero tulle queste importanli qiiislioni, Tautore della Memoria dii una teoria gcnerale per luUe ic macchine da lui considerate', dedotla dal nolo principio delle forze Vive ; e da questa ricava alcuni canoni fondamentali per gludicare della niaggiore o rainore attltudine lore a dare il necessario effetlo assoluto: ai quali aggiunge allri precelti puraraciile tecnici cui dovrebbesi conformare la materiale Joro slrullura e costilnzione per raggiungere I'indicato fine. Dappoi passa a discutcre in ispecie le proprieta di cia- scheduna macchina, ed esamina come risponda alle leggi fondamenlali prestabilite. Enumera le varie cause di resi- stenze passive, e slabilisce le formule che danno la portata e rinlensita della forza occorrente per muoverla, introdu- cendovi tuUi quei eoelficienti da delerminarsi esperimen- talniente, necessnrii per ridurre i risullamenti delieforraule il pill che sia dato vicini al vero e di reale pralica utilitii. Appresso, proponendosi per ogni macchina un caso particolare, calcola iu numeri quelle i'ormule ; e confron- tando i risullamenti oltenuli con quelli soraministrali dall'esperienza, deduce il grado di approssiraazione a cui le forraule stesse conducono. Finalmenle addita i particolari pregi ed i vizii della macchina, ^e dall' indole loro rileva le circostanze iielle quali il di lei use pu6 lornare profittevole. L'ordimento di questa JMeraoria e condotto conforrae alio scopo del programuia, e le macchine in essa adoperate sono scelle con accorgimehto, come quelle che sono le piu — 512 — acconce ai graiuli prosciuL;;iinonli, alle estesc irrigazioni, o lo pill geneialmenle inipiogate. Ma la teoria vi e Iroppo ari- daniente esposla: il rapporto fra relTelto utile dclla mac- oliina cd il lavoro niotore consumalo a prodiirlo non 6 dalo in termini goncrali, ma rilevasi dagii csompii numc- rici, e nun sono pero rcllamontc indicati quali sieno qiie- gli dementi die piii influiscono a fame variarc il valore ; non t' distinlamente determinate il divcrso loro grado di influenza ; e non appai-isce chiara ed evidente la Icgge delle variazioni del detto rapporto alvariare degli elomenli stessi. INon si pno quindi farsi nna precisa idea delle condizioni che devono avverarsi per eonseguire il massimo valore di quel rapporto, e della scala dei decrement! al di qua ed al di la del termine massimo : nozioni tutte che importa ave- re assai nette e precise per saper bene disporre ed ordinare le parti della macchina, per governarne il movimento con- venientemenle, e per fare !a scelta dclla piii opportuna nei niolti casi della pratica in cui le mulabili circostanze dei peli d'acqua sul haciuo di corrivazione e nel recipienle di scarico, non pcrraettono che 1' apparato idroforo lavori sempre con regolare ed uniforme andamento. Ollraccio non puo tacersi, che la mirabile corrispon- dcn2a die si rimarca fra i risultaraenti ricavati dagli esem- pii numcrici coi dati somministrati dall'esperienza, dipen- dendo dai valori senza dali giustifxcativi attribuiti ai coef-- Ceienli delie resistcnze inlrodoUi nelle formule, e dipen- dendo dalle particolari circostanze in cui veone supposta la macchina nei casi esemplilicati, non lascia pienamente IranquiUi sulla attendibilitu e sulla esattezza delle con- clusioni che 1' autore ne ricava. Di pill, la parte descritliva delle macchine 6 molto tras- curata ed incompleta ; e la teoria del turbine lascia deside- — 513 — rare maggiore studio e piii esatle ed approfoudite ri- cerche. Pill sviluppata assai ed elaborata nella parte tecnica 6 la terza Mcmoria N.° 1 1 8, clie porta il motto : « Gii asciu- gamenti e le irrigazioni moltiplicano il valore del terreni. » In essa si cousidera principalraente rapplicazione del vapo- re come forza motrice ai meccanismi clie servono ad iimalzare gran copia di acqua a moderate altezze ; e pero si prescinde dagli apparati, ai quali questo ageote non po- trebbesi applicare coq reale vantaggio nolle grandi imprese di asciugamenti e d' irrigazioni. L'autore osserva I'imperfezione di alcuni trattali circa alle maccbine a forza centrifuga, alle ruote a schiaffo, al timpano ; e lamenta la maucanza di una rlcca messe di fatti e di osservazioni esperimentali, clie possano arrecar lume neir analisi teorica di queste maccbine e delle pompe ; e si propone di dare nel suo lavoro le piii seraplici formule di facile uso nelle applicazioni^ senza diffondersi in lungbe di- scussioni teoricbe, avendo in niira priucipalmente i risul- tati ed i bisogni della pratica. Le maccbine di cuiesso Iratta specificatamente sono: le pompe, il timpano, le ruote a scbiaffo, il turbine, le ruote a pale elicoidali di nuova invenzione e non peranco appli- cata, e tocca della maccbina del Jappelli. Da una accurata descrizione del loro organi illustrata da figure diligenleraente disegnate, ed entra in minuli par- ticolari di costruzione, diffondendosi ancbe sulla migliore disposizione degli organi di trasmissione del movimento, cbe dimostrano una approfondita conosccnza dell' arte meccanica. Sviluppa la teoria del loro moto, ne rioava r espressione analilica del rapporto Ira 1' effetto utile pro- dotlo ed il lavoro motore consuinato; c coufrontandolo Serie HI. T. II. )i7 — 514 — eoi dati sorarainistrali dalle piii accreditate esperienze, de- duce il valore del coefficienti delle rcsistenze passive da iii- trodursi nelle formule per renderie direttaraente applicabili alia pratica. Per quanto spetta alia riiota a pale elicoidali, di cui an- cora mancano gii esempii, si limila soltanto a darue la teo- ria, dalla quale deduce i notevoli vantaggi che questo nuo- vo ingegno idroforo promelte, a confronlo degli altri noli vantaggi che fa consistere, nel lavorare la maccliina senza urlo, e senza imprimere sensibile velocitii all'acqua, tanto airingresso come all' uscila da' suoi organi elevatori ; nel potersi variare senza iuconveniente la sua velocita di rota- zione, al variare dei livelii deH'acqua nei due bacini di cor- rivazione e di scarico, con clie puo moderarsi a libito la porlata della macchina, pioporzionandola all' altezza a cui va r acqua innalzata, ed ottenere un rcgolare ed uoiforme lavoro della forza motrice in rapporlo pressoche costante con I'effetto utile prodotto. Termina la JMenioria con un ragionato coufronto tra i diversi sistemi di macchine, considerandoli rispelto alia lo- ro atlitudine relativa nell' applicazione alle irrigazioni ed agli asciugameuli, distinguendo avvedutaniente I' uuo dal- Taltro lavoro, a fine d' introdurrc nel conlVonto non solo le propriety dinaraicho e teeniclie particolari di ciaschedu- na macchina, ma cziandio le condizioni speciali e le diver- se circostanze da cui sogliono que' lavori essere accorapa- gnati: e conclude che per le irrigazioni devesi dare la pre- ferenza o al turbine o al timpano, secondo die 1" altezza a cui r acqua deve essere innalzata e maggiore o rainore di Ire metri : c che negli asciugamenti la ruota a schiaffo prc- vale al turbine tin che T altezza a cui deve montar 1' acqua non sui)era un metro e mezzo, ollre il qual limito asseri- — 515 — see lornar piii utile I' impiego del turbine. Nota per6 die nelle altczze non maggiori di metri due e raezzo^ la nuova ruota a pale elicoidali dovrehbe di lunga niano prevalere a queste due maccbine. Questa Memoria per la riccbezza delle cognizioni tecni- clie di cui 6 fornita, per ia scelta delle niaochine di cui trat- !a, per lesatta e dibgente loro descrizione, e per la maestria d'arte con cui ne considera I'organizzazione e le funzioni relativanieate ai bisogni dell' agricoltura, soddisferebbe pie- naaiente alio scopo del programma. Ma essa e difetliva da! late teorico: la teoria esposta della ruota a scbiaffo non ^ abbastanza sviluppata, ed i critorii sui quali appoggia la de- terminazione dell' inutile consumo di lavoro motore dipen- dente dagli spandimenti di acqua dal perimetro delle pale, e la determinazione delle perdite di forza viva nel tuffarsi di quella nel bacino, non sono rigorosamente stabiliti, e lascianodubbio della loro esattezza. Piu ancora imperfetta ^ la teoria del turbine, per cui le conclusioni cbe se ne de- ducono mancano di buon foudamento: e non possono ac- oetlarsi con sicurezza. INIcnde queste che sono tanio piii da notarsi in quanto che riguardano appunto le due maccbine della niaggiore imporlanza;, e di uso piu generale. Da lutte le esposle considerazioni pertanto sul merito delle tre Memorie presentate al concorso, la giunta esami- natrice riconoscendo in tutte particolari pregi, non trova perc), a suo rimesso avviso, cbe alcuna abbia raggiunto quel coDveniente grade di perfezione che si richiede per merita- re il premio. G. BICCHIA J)OME>"IC0 TURAZZA S. R. IIIMCH. RAPPORTO sui concorsi in risposta al quesito scientifro risguar- dante il taglio delV istmo di Sues. iJa vostra commissione incaricata di esaminaro le ri- sposte al programma riguardante il laglio dell' istmo di Suez, e di riferire sul loro merilo per raggiudicazione del preraio scientifico, ebbe ad occuparsi di due sole Memorie, I'una scritta in italiano e I altra in ledesco. Prima pero di darvene un suiito, ed esaminarle eriticamcnte, siccorae si tratta deU'impresa piu grande, die fosse proposta mai per aggiungere una nuova alle altre vie naturali di comunica- zione raariltima, cosi stima non inutile per T importanza del subbietto di riassumere brevemente i punti piuvitali del ploblema, offerendovi per somrai capi i principali dati sto- rici e statistic!, affinche ne venga piu chiaro e distinto I'esa- me delle Memorie. II programma e il seguente : « Quali conseguenze si possono presagire pel com- » mereio in generale, c pel commercio veneto in parlicola- » redair apertura dun canale marittimo attraverso listmo » di Suez. » Quali provvidenze in isperialita nei riguardi delle vie — 518 — 7> tli comiinicazione dovrebbono c dcntro il nostro lerri- i> toi'io e nei territorii finilimi venir promosso per oltenere >i le pill cslcse c le piii pronte influenzc del continenle » europco ncl nostro porto pei mari orienlali e viceversa. « Qiiali caaoni di diritto inlernazionole dovrebbero alia » navigazionc del nuovo canale venir applicati. » II canale fra il mar Rosso ed il ramo piu orientale del Nilo tenlato da iS'eco figliiiolo di Psammelico col sacrificio ( al dire di Erodoto ) di 120,000 uoniini, continualo da Dario d'fstaspe, compiuto da'Toloraei, perfezionato da Adriano duro fino cbe El-Mansur per motivi politici lofece ostruire ainieno iu parte, e cesso cosi la comiinicazione navale indiretta fra i due mari. Pero il commercio d' orienle ne'secoli di mezzo s'avviava al settcntrione pel golfo Per- sico e la Mesopotamia e per T Asia Minore o Costaulinopoli, ed al mezzodi per I' Egitto ed il mar Rosso fino cbe la sco- perta del capo piu meridionale d' Africa montato da Barto- lomeo Diaz ( 1487 ), il viaggio di Vasco de Gama a Calicut ( 1497 ) solto Giovanni II ed Emmanuele re di Portogallo, la barbara distruzionedei navigli sul mar Rosso, ela rovina vandalica d'Aden per opera dei Portogbesi, ricbiamarouo e resero sicura da ogni altra concorrenza la navigazione alle Indie navigando intorno a quel capo tempesloso, cbe i Portogbesi con fino e quasi profetico accorgimento cbia- marono di Ruona Speranza. Cosi il commercio, abbandonatele anticbe vie, continue) a seguire quella nuova, imposlagli dalla possa e violenza degli uomini. E vero bensi cbe Luigi XIV, inspirato da Colbert, e Mustafi III pensarono un momento al taglio delTislmo, ma devesi precipuamente allcnergia ed alia vastit^ de' concetti di Bonaparte I'averne direi quasi risu- scifata I' idea. — 511) — L' errore nella livellazione esogiiita dal Le Pere in cjrcostanze diflicili, ma clie dava una sovercbia elevazione al livello del mar Rosso in confronto di quello del Mediler- raneo, e le guerre napoleoniclie, che lenncro dielro alTefli- luera conquistadell' Egitto, fecerodimenticarc quella grande intrapresa lino che, ristabililasi la pace e ravvivalosi il conimercio, Mohammed Ali congiunse Alessandria al Cairo per mezzo del canalc di Mahmudie. Cresceva in pari (empo la possanza cd il commercio inglose colle Indie , e tor- uava di sommo interesse all'Inghilterra avcrc rapide c sicure le comunicazioni tra le sponde del Tamigi e quelle del Gange e dell'Indo. Poro senza piii si stabili per ope- ra dell" infalicabile Waghorn una linca di vapori dall'In- ghilterra ad Alessandria, ed unaltra da Suez a Bombay, Calcutta, Singapore e la Cina, e Tistmo tragitlavasi sul dor- so dei canimelli : ma Iroppo lento tornava qucsto mezzo dopoebe I'iQvenzione delle slrade ferrate aveva accostumati gli uomini ad una rapidita ben maggiore. Si penso adunque ad unire il .Medilerraneo col mar Rosso, e la ferrovia e gii compiuta fra Alessandria ed il Cairo, e quando arrivera lino a Suez si sarii abbreviato d'un quarto il tempo impie- gato dalle comunicazioni fra I'Europa e le Indie, e proba- bilmente raggiunla la durata minima del tragitto. Per questo modo erasi ottenuta bensi la massima rapidita, ma la spesa era del doppio maggiore, ed il commercio, che sempre segue la legge del tornaconto, non aflldava alia potenzadel vapore che una sola tonuellata di merci perogni trenlanove, che venivano trasportate da legui a vela per ii Capo di Buona Speranza (1). {\) l)ii[)in. Riip. nei Coinpt. Rend. hcbd. des seances de VAcud. Seiu. !, 1857, pa.q. 485. — 520 — fl Iragitto pei'6 della valigia postale, e de' viaggiatori per la strada brevissima dellistmo basto a far risorgere piu vivo il desiderio di ricondurre per questa vta il commercio deir Indie, e pcrchi; I'espericnza pratica e piu potente a persuadere dello dimostrazioni leoriciie, e percbe dalla celeriUi, daU'economia e dalla sicurezza iiiaggiorc iie erano auuicntale le relazioni, cosiccbe crescendo le ordinazioni in numero ed importauza ne veniva sempre maggiore ec- citamenlo a vaste operazioni commerciali (i). Convenne adiinque pensare a meltere in comunica- zione direUa i due mari. La livellazione reciproca eseguita da M.'" Bourdalouealtraverso ristmo da Tineb a Suez diedc per risultamento uniforme cbe Taltczza media delle acque del mar Rosso e superiore sollanto di 08 centimetri all'al- tezza media di quelle del Mediterraneo, cosiccbe a seconda dei venli e delle maree il mar Rosso talvolla si alzera sopra il livello del Mediterraneo ancbe piia di due melri, ed altre volte questa differenza potra ridursi a zero e divenir ancbe negativa, per cui ancbe le correnli partendo da Suez entre- rebbero alteruativameute nel canale e ne uscirebbero in senso contrario con delle velocita variabili. Malgrado tali risultamenti favorevoli M.'' Talabot propose la costruzione d'un canale della profondita di otto metri da aprirsi Ira Suez, il (lairo ed Alessandria, e fu solo nel 1844 cbe >!.>■ FcrdinandoLesscps pensoallacomunicazioue diret- ta, e con rara costanza persistelte nell'usar ogni mezzo per mandar ad effetto un desiderio di molti secoli colla fonda- zione d'una compagnia universale del canale marittimo di Suez. Si nomin6 una commissione d'ingegneri civili e raarittimi, d' idrograti e d" ufficiali di marina delle principali (1) Rev. conlemp. Vul. IX, f. 40.. png. 191. — 521 — Bazioni d Europa ad eccezione della Russia, e si lrov6, che il piano di Talabol non rispondeva aH'iulenlo, perch^ era d'uopo scavare per una lunghezza di cento leghe, menlre ne bastavano trenlaselte per mellere in comunicazione i due mari, lasciando pure le difficolta che ne verrelDbero alia navi- gazione delNilo, ed il danno per la parziale inlerruzione del- r irrigaziono, e per le lillrazioni che ricoprirebbero il suolo di dissoluzioni saline, le quali islerilirebbero i fertili catnpi dell'Egilto. Miglior favore non ebbe un altro progetlo di M.i- Berrault, die condurrebbe il canale diretlamente da Suez al lago Menzeleh, altraversato il quale fin quasi presso ai toniboli che costeggiano il Mediterraneo, li seguirebbe poi inlernamente alia costa per tulla la lunghezza della base del delta fino ad Alessandria , poiche oltre la spesa enorine distruggerebbeda capo a fondo quel mirabile sistema idrau- lico sul quale riposa la prosperity del basso Egitto (I). Finalniente resia a parlare del canale direlto da un mare all' altro tracciato secondo gli studi di Linant-Bey ingegnere in capo del vicere d' Egitto. Siccome Suez e Tineh, I'antica Pelusio, sono quasi sotto lo stesso meridiano, cost essendo la differenza tra i due paralleli di 1° o', la distanza 6 di sole 65 miglia geografiche. Lo spazio che vi sta framezzo e una specie di thalweij, ossia linea di bassi fondi indicata dalla natura. In pochi luoghi si eleva piu di due metri sopra il livello del Mediter- raneo, ed in un solo e per pochissimo tratlo arriva a quindici inetri dopo passato I'anticoalveo del canale di Neco al di \h del lago Tirasah, il quale diverrebbe il porto inleriore della nuova canalizzazione. II canale dunque par- (OUupin, lb. pag. 'i2i. Serie III, T. II. ^» — 522 — tendo da Suez in direzione da mezzodi a seUentrione seguirebbe per 28 cbilomelri la valle per la quale le acque mettononel mar Rosso, poscia, facendo un grand' arco di cerchio, traverserebbe nella loro massiraa lunghezza quelle depression! successive, che si dicono i lagbi amarl e quello di Timsab. A\ di \h di questo lago correrebbe verso setten- trione con una lieve inclinazione ad occidente, e passato lo spartiacque che abbiarao poc'anzi accennato scenderebbe pel bassi fondi, che si succedono contiuuamente tino al lago Menzeleh. Lungo questa linea non vi sono terre coltivate, cbe possano sentirne danno, la forniazione geologica del suolo non offre alcuna grave difficolta per I'escavo, e I'esa- me delPantico canale de' Faraoni e del fondo dei laghi amari hanno dimostrato non esservi ragione da teniere alcun danno dai turbini di sabbia del deserto. Non e uflicio nostro di osservare che, al giudizio dei migliori pratici, la navignzione del mar Rosso non e piii ardua di quelln di qualunque mare poco esplorato, mancan- te di buone carte idrografiche, con le coste non raunite di porti e rischiarate da fari, ne di descrivere i lavori da farsi nei due porti di Suez e Said^ ne di venire sponendo il confronto dei vanlaggi, che possa offerire il canale attra- verso r istmo di Suez, in confronto della strada ferrata egizinna, o di quella di Siria da Seleucia all' Eufrate, o finalraente della navigazione intorno al Capo, giacche il quesito parte dall' esisfenza del canale, come da un fatto compiuto. Giova per6 ripetere col Dupin, che questa sara la sola via maritlima senza deviazioni, o soluzioue di con- tinuity fra I'Europa, I' Africa e I'Oriente, ed aprira la via pill economica ad un coramercio, che per la sola Inghilter- ra nel 1834 si elevava a 1521797875 di franchi fra tre- cento milioni d' occidentali, che hanno scienza, induslria — 523 — ed opulenza, eseicento d'orienlali ricchi dei prodoiti delU natura e dell' arte (I). Passando ora all'esame della prima delle due memorie siccome la piii voluiiiinosa, dopo aver brevemenle accen- nato all'importanza del taglio dell' istmo di Suez, siccome quello che riconducendo il commercio orientale all' antica via, dti luogo a sperare die tornino a nuova vita que' ric- chi coramerci veneti cessati alia scoperta del Capo di Buo- na Speranza, passa a discorrere (Capo I) dello stato geo- grafico deli istmo e della strada ferrala da compiersi fra Alessandria e Suez. Lascia travedere la possibilita che an- ticamente i due mari fossero uniti da uoo stretto, indica la distanza tra Suez e Pelusio in 05 raiglia nautiche, ed os- serva come la natura colla gradazione dei prodotti stabili- sca UQ legame fra le due regioni divise da un deserto, per traversare il quale non bastando piu come una volta il len- to mezzo dei cammelli, si comincio una strada ferrata che dalla riva sinistra del canale di Mahmudie passando per il Cairo fin dove e compita , metteri a Suez. Ci da poi (Capo U) dei cenni storici sui lavori fatti per congiungere il Mediterraneo col mar Rosso citando Plinio ed Erodoto, e suirautoritii di quest' ultimo inclina a credere che fosse couiinciato da Neco tigliuolo di Psammetico e continuatoda Dario; ed osserva essere questo tanto piii probabile, poi- ch6 quei due re diedero opera a promuovere la navigazio- ne ed il commercio, sebbene non si pensasse mai alia di- retla comunicazione dei due mari, ma solo ad tin canale, che per mezzo del Nilo li congiungesse ; essendo lo scopo d' unire Alessandria al mar Rosso. Stima poi piii fondata Jopinione di quelli, che pensarono aver Dario compito il (1) Diipin, ib. pat;. 'i'lSj. — 524 — canale, e gli sembra die diirasse navigahilefino a Marc'Au- relio e forse a Sellimio Sovero, inlorno ai tempi tlol quafe essendo stalo ingoaibrato dalle sabbie, fu solo riaperto dal ealiffo Omar nell' anno 059 e riraase navigabile per 4 25 anni e poi fu chiusoalmeno in gran parte. Concbiiide poi, non aver i Romani, malgiado il loro gran commercio col- r Asia, tentala mai la conumicazione diretta, ma anzi aver Irascurato di mantenere quella, che esisleva dapprima, e non aversi potuto pensarvi poi ncl medio evo per la divi- sione dei comuni, e de'feudi in Eiiropa, per il dominio musulmano in Oriente, e finalmente a cagione delle crocia- te, sebbene allora il commercio per la via dell' islmo fosse abbondante e ricchissimo, specialmente per parte de' Ve- neziani. Non aver- poi avuto miglior successo il Leibnitz <'oIla sua Icttera a Luigi XIV, ne il progetto di Bonaparte durante la guerra d'Egitto, ma sembrare esserne riservato il compierlo al noslro tempo, ncl quale prevale il principio i 574 » 7 cifunqienlibus erumpentibus m. APOACCAD. 1856-5 7 DISPE^SA OTTAVA ^OTizii wMi'mu Mil mn UMORNO ALLA CORRKLAZIONK DELLK FOUZK FISICHK DEL VWOV. B. BIZIO ^-'oiio veiiuto iielki deliheriizione, illustri Aecndemiei, di poi-gervi una qiialclie ideu, avvogiiuolic' al tuHo succinta e ristretlissima, dell' accennata 0[)era del Grove, non gia pei'cli(^ valga a inetlerci innanzi cosa per noi ignorata, raa Si perclie se in quel libro c'e nierilo, elic lorni in servigio dclla scienza, e nierito lutto ilaliano ; onde ci [)are gravis- sima ingiuna, ehe uno de'nosiri, pi'ol'essanle con lama le lisiclic discipline, siasi fallo prunlo e sollecilo nel darci a conoscere I' idee dell" Inglese, seppellendo neH'obblivione quanlo dianzi, in quel uiedesimo argomento, era stalo fallo e dcUo in Ilalia. 11 Gi'ove nella sua opera sosUene il par- lito di coloro, i quali nianlengono ehe il calore, la luce, la elellricili, il niagnelisnio, ecc. altro non sieno die la mate- ria ordinaria condoUa in quelle particolari condizioni; e il Matleucci si fa handilorc agl'Ualiani nel Nuovo Cimento{i) di colali pensamenti dOltr^ mare, senza renderealla palria (I) Vui^j^. il Nuniio Vhiicnh). linu, W. |Mg. ii7!i Serie ill. T. II 7i - 544 — il ti'ibiitu che le si deve, anzi frodandole il ineglio, qual e ii inerito e la gloria di avore prima che altri rivolla la niente (' sli sliidii a un si dilTicile ed ardiio siibbietto. E di vero, come poleva il (isico di Pisa dimenticare, che Galileo dopo lunghe c mature consideraztoni, parlando degli cffeUi calo- rific! delle confricazioni o dei^li allriti, usciva in quesle no- tevoli parole: « E forse menlre lassolligliamenlo ed altri- -. zione resta e si contiene eniro i minimi quanli la » loro operazione c calorilica solamenle, die poi arrivando » airullinui ed altissinui risoluzione in alomi realmente I indivisihili si cix'a la luce potente per la sua, non ■I so s'io del)ba dire soUilit£», rarila, immaterialita, oppure » allra condizione divcrsa da lulle quesle, od innominala, » polente, dico, ad ingombrare spazii immensi? » Poteva ignorarsi fra noi i diulurni studii del Fusinieri, per tanti anni durali, circa I'atlenuazione della materia nelle espan- sioni, onde scorgeva uscirne calore, ed altresi elettricitti ? Anzi uella persuasione, ch" essa altro non fosse che mate- ria attenuata in movimento, la segui attentamente nelle dif- lerenli sue condizioni di moto, ed ovunque gli venne fatto d' incontrarla acconipagnata dalla materia ordinaria sino a rinvenirla nel cammino repente corso dalle folgori. In oltre il Zantedeschi provava evidentemente che la materia giltandosi nello spazio, o perforza di fuoco od altro corre la via de'ragi;i. E qualche altro forse potrebbe essere ricor- dato, il quale con istudio indefesso potrebbe credersi avere portato non ispi'cgevole lumc a rischiarare il difficile, com- batluto argomento. Laonde ad estimare il torto non lieve dellinglurioso silenzio del Matteucci, veggiamo |ier sorami capi checclie porlasse nella scienza I' opera da lui enco- iniata. jNon CI leiineienio ptinio o discorrere di che lautore — 545 — si occupo iiella Introdiizione, iicrclit' nicnie c" <■ quivi che si atleiiga al pro|)Osito nostro, ma ci farfino a qiieila parle ch'egli intitola de\viovimento. Quivi I'aulore fattosi a consi- dcrare cliesiiono,liice, elcttricitii consistono nelmovimento, si apre la via a porre in mezzo la idea della conservazione delle forze vive, die il Matleuoci guarda siccome origina- lissiraa, e il raodo onde lo delte forze si preservano, <>. la Irasformazione loro in calore. Viene quindi a provare il sue assunto di qiieslo modo : Quando avviene, egli dice, due corpi muoventisi in direzioni conti'ario cozzino fra se e si ridiicono in quiele, quivi a prima giunla sembra eslinto ogni movimcnlo, il clie non v, menlre quella forza, che pri- ma muoveva i corpi nello spazio, ora si e trasmulala in ca- lore. Anzi egli osserva, che negli atlriti, tanto si produce pill di calore, quanto meglio i corpi che si confricano sono pill ruvidi, scabri e seminatidi asprezze, e la celerita dello stropicciamento torni piu grande. Anzi in questi casi tanto conferiscono le asprezze al producimento del calore, che Tacqua e gli olii stropicciati o non si scaldano o assai lieve- mente; giacche le particelle in che consistono sono trop- po liscie e arrendevoli per risentirsi dello stropiccio. A questo proposito osserva allresi che i corpi levigati, come sono gli specchi, a slropicciarli non si scaldano, bensi si scaldano anch'cssi quando prima si facciano soggiacere ad una forte compressione. Questo che i corpi lisci e gli specchi non rendano calore in opera dell'attrito, ce lo ave- va innanzi ogni allro dato a conoscerc il Galilei. Egli non ci aveva detlo, die, ove prima si sottopongano alia com- pressione, indi a muoverii confricando si scaldino; ma nemmeno, il Grove ci dice, per qual ragione dopo averii tenuti a forza bene serrati fra se acquislino I'attitudine a render calore coH'allrito ; laldH' la ragione di nn lale av- — 54G — venimenio ohe pin- ci dec essere, ci seniltra ancora poler- ci solo esser dala dalavori degl" Kaliani. Siccome il |)i'inoipio leorelioo del drove sono le forze vive, {'he negli attrili prosorvandosi si risolvono in calore, oosi veneiidoci innanzi alcuii diihhio lorrcmnio colpa il ta- cerlo; perocclii', se giusto, potrel)!)o recar lume al subhiot- to, se eiToneo, dintoslialane la fallacia, non polra nuo- eere alia verili. lo iioii saproi, esempigrazia, vedor opera di forza viva in quelle ingegnose sperienze del Pouillet onde bagnando eoiraoqua o con allri liquidi le polveri del vetro o di allri eorpi non aveiili allinitA co' liquidi adope- rali, ottenne luoderate si, ma evidenli produzioni di calo- re. Ne qiiivi io intenderei al certo, quale cozzamento di forza viva si I'acesse a siiscilare quel poeo di calore. Non saprei coniprendere in falli di quol modo nel quieto ba- gnamento di una polvere ei avesseun urlo valevole a pro- diir calore. Meno poi haslerei ad inlendere, onde fosse per venire quello sfregamenlo, quell" atlrito che suscita tanlo calore da accendere il ferro piroforico. Quivi altro non c'e die il placido e mite toccamento dell'aria, sicche per poco che si consideri il fuoco gagliardo che abbisogna a bruciare il ferro, iengo die non sia fattibile in questo negozio trovar una rclazione Ira la causa e I'effetlo; tanto pill che, giusta la dollrina d'ollre mare, Tequivalenle del calore dee rispondere alTequivalente della forza, che il su- scito. Se in queslo mio discorso non erro, mi serabra che sia forle da dubilare, die il calore sia un simbolo espri- menle la preservazione, o Irasformazione delle forze vive, e quiudi doversene cercar Torigine in allra fonte, non im- possibile a rinvcnir-e. Senza che ove il dello sin qui non fosse da libuUarsi, io avrei allri argomenli da allegare, i quali laccio al presenle per non ddungarmi Iroppo. — 547 — La cosa poi elio in('ii,li(> vai'rebbe a lennare laKenzid- iie nostra in queslo liiogo, quando fosse sperimenlalinenle niessa fiiori di ogni diibliio, sarehbe ii falto, die ogni qual volta si eonlVichino corpi omogenei, ne lorni colore, e so- la elettricik'i quando i corpi slropicciati sieno elerogenei: raa posciacht^ rallegazione di qiiesto f.illo manclii al tiillo di prove, clie valgano a eonvincere, cosi e in arbilrio di ognuno I'acceUazione. ' Finalnientc dopo di avere alTermalo clie le diverse I'or- ze od affezioni della materia possono mediatamente od iinmediataniente produrre le altre, cliiiule quesla. |)arle di- chiarando, che il movimento produce imraediatamente // calorc e Celellricild, e quindi la eletlricit^ suscila il magnc- lismo. La luce poi, secondo il nostro aulore, trae de! pari origine da! movimento, o immediatamente, come quando si accompagna al calore prodotto dallo stropiccio, ovvero mediatamente come avviene allorclie I'eletlricita si muo- ve, corre e slancia a forma di scintille. Senza che la slessa affinitd chimica e prodotta, giusta il Grove, dalla elettri- cit^; talche le differenti forze llsiche nella sua idea vengo- no le une dalle altre, come dal fiore il frutto, e dal frulto la semenle, onde se ne ha la mentovata correlazione. Ap])resso siegue quella pai'te dell opera cli'e inlitolat;i del calore. Egli divisa il calore come radice, d'onde lutte le altre forze traggono origine, talche il movimento e (i- gliato per forma dal calore che il calore puo risguardarsi, secondo lui, siccome risoluto in movimento, e quindi qua- le una forza meccanica ripuisiva, una forza antagonista della coesione. che tende a muovere le molecole di tutti i corpi, e quindi a partirle le une dalle altre. In fatli, ove si lasci da parte la sensazione, che in noi suscita il calore, e non si guardi ad altro die agli effetti, ch'esso opera negli — 548 — aUri coi'pi, non possiani i'urinarci allia idea del colore die di una forza di espansionc o di ddala/ione; sicclu' ove la niento, egli dice, fosse spoglia di qualsisia preocciipazione teorelica e si tcnosse alia sola visibilila de'falti, non po- Ireninio altro dcdurre se non clie (?ssere la materia dotala di lui poterc niolecolarc ripulsivo, o di dilutazione,clie per contiguila o prossimita si partecipa agli allri corpi. Anzi il Grove, lerniata I' idea clie il calore altro non sia clie una' forza uiolecolare ripulsiva, tenne di a vera in Fresnel un fatto, die ci niosti'a la visibilila della lipulsione c eonsisle in cio: .Messi de" corpi mohili (die piii non dice) in un re- cipiente vuoio, e quivi scaldali, vide respignersi I' un I' al- tro a distanze sensibili; sicdie quella ripulsiono fii attri- buita alia ripulsione molecolare de' corpi affronlati. Noi senza niente derogare alia verita, die il veduto nell'alle- gato sperimonto sia un cffetlo di ripulsione molecolare, ci parrel)l)e die la ragione del fonomeno lornasse meglio chiarita dagli sludii fatti in Ilalia, pe'quali i corpi, razio- nalmente e sperimentalmente, sarebbono cinti da un' at- mosfera molecolare ripulsiva, capace di offievolimento e di esaltazione; onde il calore, aumentando il potere ripul- sivo di quesle molecole superficiali, avrebbe fatto si cbe i corpi si fossero respinti a viccnda. Queste molecole cin- genti la superficie e mobili sovr'essa mi sembrano pre- starsi meglio alia dicbiarazione del fatto, cbe non sia la ripulsione di molecole incalenate ancora dalla cocsione a compor la massa. Posala I'idea, cbe il calore altro non e die una forza ripulsiva molecolare, enira innanzi a combnlterc 1 idea del calore latenlc, il quale, dice egli, torna bene in accon- eio a punlellare I'opinione di coloro, cbe vogliono il calore unentita materiale; e a render liene lavvisamenlo dellaulo- — 549 — io 111 qiieslo pioposito (cngu di allegciic k- sue iiicdc-siiiie [.a- rolc, die siioiiaiio in quoslo iiiodu. o L'ipolosi della mato- •> ria lalonlc, io oserei dire, poler anche toniaro pernicio- " sa ; perocche ronderebbe iin che di analogo al veccliio '» priiieipio del ilogislo. rvon si piio loccare, ne vedore, ne " iiitendere risolvendosi in una di quelle soUili aslrazioni, " !ni si consenla eli"io il dica, alle quali non dovrcmnio ri- " con-ere elie solo ne'easi di assoluta necessi(a, lanlo piii " elie a un lale eseiupio potremmo essere tirati ad ammet- " lere enLi somiglievoli nella dicliiarazione d'allri fenome- " ni nalurali, aecresoendo di tal mauicra il cai'ieo delle " ipolesi clie assai di rado si rendono necessarie, e che ■ patvanienle vogliono esseie adoperate alti-esi a! primo " allaeciarsi di una scoperla. .. Ne eontenlo di avere coni- paralo il calorko laienlc al (logisto, I'agguaglia allresi alia iitve invisihilc regalalaei reoentemeule dal Moser, della quale ne dieliiara lassui'dila. l-allosi quindi a niosliare in che stia queslo calore la- Unte, espone, dice il Malleucci, un' idea importunle ed ori- ginate che fii pure emessa nella prima Lezione del 1842. Quesla idea, seguita egli, ci ha messo in .sulla via di una spicgazione fisica soddisfacente del cosi dedo calorico la- tente (I). i\oi non sappianio inlendeie onde venga questa tenera solleciUidine del Matteucci nel cilaie a quaudo a quando la Lezione del i 8 i2. Ma venianio a chiarirc {'idea importanle ed originale del Grove che sta nel far consiste- re il calorico lalenle in quel calore, o forza ripulsiva nio- lecolare, ch'e adoperala a vincere la coesione, quando i corpi si Iraduconodi uno in allro slalo. Verainente i fisici avevano dello senipre, che il calorico lalenle v quel calo- ( I ) \ eijt:. Nuovo Vinien/v. torn. I\'. pni;. 2>7it. — 550 - ve die si cloin.iiula ;i iur si, eseiupigiviziu, die I iicqiiu tlul- lii condizioiic solida di gliiaccio passi alio stalo iMjuido, nel cho cerlanienlc o iiiijilicila Tidea della cocsione slala viiila daH'opcrauK'nlo caloiilico. Tullavia qiieslo inlendi- uienlo delisici non mioco piinlo alia originalild del Grove, pei'ocelie essi inlendovano eziaiidio elic [)arle di qiiesla inaterialila caloiilka si fosse Iraslusa nelle partieelle del- I'acqna per eoudiirle e serharle. liuche allro non avvenis- se, in condiziono liquida. 1/idea dunquc originalc d'oitre mare sta in ci6, elio il ealoie adoperato a striiggere il ghiaccio si uielle unicanienlc a svellere la eoesione senza toceare mininianienle le moleeole, elie ei pare negozio por- lenloso, niassime lenendoci alia idea del Grove, che giu- slamenle fa del calore una forza uiolrioe I'ipulsiva , un movimenlo. Di qiial aianiera adun(iue pole il calore dare nel gliiaeeio sino a slrappare la eoesione, senza urtare eziandio nelle nioleoole e forse indurvi un qualclie Iremi- to, o fare qualclie allra cosa ? A noi senibra die per con- ferire della nrujinaUld a cotali idee, bisognerelibe che fos- sero, non mica le molecole del Grove eapaci di divenlare calore e luce, ma gli alomi piu resistenti, duri ed imniobi- li, die la esagerazione della mcnle possa fingersi. A'nostri non isfuggi ne andie questa parlicolarita, ma ammisero die la forza ripulsiva impiegala a vincere la eoesione del gliiaccio facesse anclie qualclie cosa nelle molecole, onde valesse a rilevarle e a Iramularle di slato. Inollre pare a me, die i molti gas permanenti con- dolli dal Farada>| a forza tli ragguardevoli pressioni e di ^randi aldiassamenli di lemperie in condizioiic; liquida ed anclie solida, forniscano argomenii p0(( miglia, e la poea I'orza delfurlo, die produsse lievi danni o nessuno, ([uanlunquo non sieno falti nuovi ne rari^ sono merilevoli senipre di ricordanza, siceonie quelli cbe moslrano non essere I'estensione del feuomeno in proporzione alia sua inlensila, ma si forse alia profon- dita della eausa o|ieranle. Cosi non e meno degno di nota il raollo eslendersi del roniore, elie fu inteso quasi da per lutto, cosa elie d'ordinario non avviene, o sla entro piii lirevi confini. Anzi se si eonsideri la coincidenza dell' ulti- ma scossa di Lubiana, ehe fu leggera ma aceompagnata da forte fragore, con quel romorio sordo udito da noi qual- ehe luinuli dopo Tunica scossa, none improhabile elie it suono pervenisse auche dove il moto non giunse. Non ho lenuto conto ne del differente numero delle scosse, ne della diverse direzione, ne inline del tempo. Lo slesso urto, com' e gia nolo, puo dare una o piu scosse, od un prolralto ondeggiamento secondo la giacitura dei (\) 11 lireil (liieltoiedeiri K. IsliliUo lueteorolngiod cciUrHle di Vien- nu, cni debbo alcune Uu qneste iiutizie mi accemui fia paesi, in cui fu sentito it ItTiemnto, anche Meiaiin. ma egli s-tess" mi da per dubhia tale Motizia, — 558 — (oneui o la varia naliira delle rocce the ii oomi)oiigono , la ilii-ezione, oltre ch'essere sovente delenninata ad arbi- irio, non 6 mai in linea retla, ma cangia colla direzione del monti e piii con quella delle vallate, e persino secondn la costruzione delle case e I'angolo, die ianiio colla linea d'oscillazione; il tempo poi vienc misurato da stromenli (loppo abitualinente discord), perclie si possa da esso Irarrc alcuna norma sicura sulla contemporaneita della scossa, o sulla velocita con cui propai!;a\asi. Venezia, Ii \'6 aprile 1857. P. S. Taluni narrarono di avei'e sentita qui una pic- cioia scossa di tremuoto anclie la nolle del 10 marzo sulle ore 4 antimer. ; ma siccome il maggior numero non I'av- verliva, cosi la si suppose effetto dellimaginazione tulla- via turbata dalla scossa piutloslo gagliarda del 7 marzo. Per6 un lieve molo alia medesima ora fu sentito a Trevi- so, cd ebbi poi precisa nolizia dal cav. Renato Arrigoni di Valdobbiadene, che ivi, e a Pieve di Soligo, si nolo code- sto urlo, men forle die qudio del 7, ma accompagnato da piu sensibile sotlerraneo t'ragore. Questa nolizia rende quindi probabile la realli della scossa a Venezia, quantun- quc per la ragione sovraesposta non sc ne facesse pubblico cenno. II movimento reslringcvasi a breve tratto, ne oltre- passava i confini della provincia Irivigiana e della nostra. DiMique le scosse sentilc nllimamenlc a Venezia sarebbei'o tre, e sempre venule da cenlro diverso. A maggior lume inflne delle cose esposle aggiungo una carla dello spazio, cui esse estendevansi, ndla quale sono segnati i limiti loro e i probabili cenfi'i dell" urlo. Ora se si congiungono quesli tre cenlri con una linea sorgono sponlanee due coiisiderazioni; I'" che lal liiiea, leggermen f.^^Hi^^'J^ 'Ill'i/. In,..' ..,,„. ,„,/,,„„. ,/„„,/, ,/,■//,■ uh, /,,:..'.■,, ,.u ,,.,, /,,,!,, ^, I, ,11(1, ,y'rli ,.w n/i'i,;,l/,' ,// ,„. I//, I,,, ,„,,. ,/,!,. /■„,,,,■,. .a.,/,i(i,i„ //irii/,i(/:i/i ,r/i/ri ,/,'//'„,■/„ .r,///i-r/;ii„v/;/ri liiii'ii 'TH /',i,iiiiii,, i/j,//r/iit/ ,li; lir ,r,iln laie\m Ir^j? /i-/,,/ M Kni/,i. — 559-- te curva, corre quasi paralella alia catena luontuosa, che, dividendo la Carinzia dalla Stiria e dal Tirolo, indi questo dalle venete provincie, scende sino al lago di Garda, vale a dire ad una delle graudi linee di sollevauicnlo dall' Alpi; 2.''^ che questa medesima linea passa vicino a Bassano, fra Cimonzo e Boiso, sedi nel 1856 di replicali tiemuoti. Li 50 aprile i857. II socio corrispondente p. B. Sorio fa leggere il seguente ESAME CRITICO Sul diploma imperiale delta elezione di Currado figliuolo di Federiyo 11 a verificarne la data ; e sulla origine dei selle elellori imperiali. Nel codice Marciano tra le scritturc italiane classe X n." CXLVII, ossia Morelli 86, si leggono alcuni docuraenti storici, i quali sono testi ottimi di nostra lingua. Parec- chie lettere di Federico II re de'Romani e dei papi Gre- gorio IX e Innocenzo IV volgarizzate nel secolo XIV, emen- dano i testi stampati in opera di lingua, e quali documenti storici correggono qualche passo di storia ne' scrittori pill celebri e piu accreditati. Cio dico in buona coscienza avendo io dovuto illustrare questc scritture, corredandole dei sludii storici con accurato esame critico. Or basti per saggio farvi conoscere la grande importanza di una fra queste antiche scritture, ed 6 la elezione fatta dai princi- pi di Germania del successore di Federico II nel suo fi- gliuolo secondogenito Corrado a sostituzione del primo- Serie III, T. II. 73 — 560 — genilo Enrico chc so ribellalo al padre, e fu messo in prigione, non che deposto dal trono. Gli atti di questa elezionc furono lelli in un codice an- tico e stampali dal Baluzio (Miscellanea, torn. I, pag. 472), ma era cosi mutilo e guaslo il codice, clie non si puo dal suo teslo sapere nu il luogo, no il tempo di questa elezio- nc. II Muratori nclla preziosa sua opera Reriim Hal. scri- plores, torn. IX, pag. 585, pubblico tratta dai mss. la cro- naca latina di frate Francesco Pipino dall'anno 1 176 fino al 1514^ e nel lib. Ill, al cap. 2.° si leggono gli alii di que- sta elezionc sinceri ed autcntici nel diploma imperiale dei principi di Germania elcllori. Da questa solenne scrittura sappiamo die la elczione fu falta in Vienna d' Austria, c vi sono i nomi dei principi clellori imperiali. Ma da questo documenlo non si puo trarre clie per lontana congeltura il Icmpo di questa elezionc, peroccbe ne il diploma, ne la cronaca il dice. Cosi tormina mulilato il diploma: Ad citjus memoriain Inlcrfuerunt simiUler Pdlrkircha Aqitilejcnsis ct alii quampJurcs. Qui dunque c'o lacuna dcllu data; c dagli altri che co- me assislcnti all' alto si dovevano in coda al diploma reci- tar nominati, sembrami conformarc che i nominati piu sopra entro il testo non furono solo assistenti, ma furono veramente clellori, come teslualmentc ci sono espressi per tali; e degli altri seguenti si recila inicrfiterunt smUiter, cc. Questo giova notarc ad illuslrazione di un altro passo di storia, chc e controverso, e chc suirappoggio di questo diploma illuslreronio di poi, ma inlanlo va bono verilicaro innanzi tratlo la dala di quosla oloziono, che in lulti i piii accreditali scrillori si stabiliscc orroneamentc nell' an- — 5GI — no 1257, porocclie sull'appoggio del nostro testo Marcia- no, e cnirarle crilica doe poter essere determinala al de- cembre del 1236. L'autorila del piii gravi e dotli scrillori in contrario mi fa pauroso, ma lo ragioni mi pare clie avanzino l'au- torila, per la qual cosa mi sembra di poler dire: Amicvs Socrates, amicus Plato, sal magis arnica Veritas ; ovvero con Dante: La veritik nulla meiizogna frodi. Ecco dunque la data vera ed espresso nel nosiro ms. IMarciano. « A I norae di Dio nostro Signore Jesu Cristo Salvalore del » Mondo nell'anno della sua Incarnazione MCCXXXVI nel » XVII anno dello Imperio del nostro Signore Messer lY'de- » rigo Secondo per la Dio grazia Imperadorc de'Ilomani » e sempro Accrescitore, Re di Jerusalem c di Cicilia >> nella X Inditione. Sappiamo dunque su queslo appoggio cbe la elezione di Corrado fu fatta nell'anno di nostra salute 1256, nel XVII anno dello imperio di Federico II nella inditione X. II Muralori ne'suoi Annali diffcrisce questa elezione al seguente anno ^257, cosi recitando a questo anno 1257: » Nella suddetta citta di Vienna fece Federigo eleggere in » quesl'anno (1257) re de'Ilomani Corrado, suo secondo- ■ genito. L'atto di essa elezione ci e stato eonservalo da » frale Francesco Pipino dell'ordine dei predicalori. II Muratori fu indotto per congcKura a queslo an- no -1237 dal considerare cbe cerlo nel 1257 Federico era a Vienna dopo caccialonc il duca d'Auslria. Ancbe ncWWrtc di vcri/icare le dale, sul lestimonio del Muralori, questa elezione si afferma fada nel 1257. Anclie il Rborl)acber — 562 — dice nella sua Storia del Cristianesimo (lib. 75): <« Questa » elezione ebbe luogo a Vienna ncl gennaio del 1257, » quando vinse (Federigo II) il duca d'Aiistria e lo spo- » glio de'suoi stali. » Come nel 1257, se il nostro codice Marciano legge la data del 1256? Ed il teslo lus. Riccaidiano pubblicato dal Lami in Deliciis eruditorinn, cosi legge: « Nell'anno della Incarnazione MCCXXVI (sic) nel XVII « anno dell'Impero del nostro Signorc messer Federigo II« (mancavi la Inditione X). Mendose hie annus I\1CCXXVI pro MCCXXXVI. Cosi il Mansi corregge, e fa bene, in una sua nota al Rainaldi, Annali 1257. Ma non fa bene egualmenle di voler togliere la diflicoltii per concordare il 1256 del diploma allegalovi colla data comune dei storici 1257, volendo far credere che nel modo veccbio di computare qua usato il 1256 sia da intendere per 1257, percbt; durava ancora, e non era finito I'auno XVII dell'impero di Federico. Ecco le sue parole : X Mendose bic annus MCCXXVI pro MCCXXXVI notatur, " ul ex annis Imperii Friderici liquet. Hac vero posita » emendalione deducimur ad annum 1257 ante martium, i> quo et annus 1256 stylo veleri adbuc decurrebat. » Nel testo Riccardiano del Lami non e registrata la In- dizione X come d nel nostro Marciano a maggior precisio- ne della data; ma il Mansi prende abbaglio nel credere che nel gennaio del 1257, anzi pur fino al marzo durasse a contarsi il 1256, e nel voler fino al marzo del 1257 pro- lungare la durata del 1256, percbe fino al marzo correva a suo credere I' anno XVII dell'impero di Federico. Gli anni del regno di Federico diversaraente comincia- — 503 — no a coniputarsi dai Tedesclii e dagl' Italiani iioi lor docu- nienti storici. I Tedeschi coininciano gli anni di Federigo regnaole dalla coronazione fatta di lui come i-e de'Roma- ni in Germania, e gli Italiani coniinciano a coniputaiii dalla coronazione falla di Federico a Roma dal Papa come imperador d' Occidenle. Ora 11 Mansi fa I'anno imperiale di Federico arrivare fino a marzo (anle martium ). Qual coronazione ha dun- que pigliato a vagheggiare? Piii volte fu coronato Federi- co: Tuna fu coronato re de'Romani ncl 1212 a Magonza nel principio di decembre; questa incoronazione non pu6 essere la vagheggiata dal INIansi. Un'altra volta fu corona- to nel 12^5 in Aquisgrana. Non trovo it mese di questa incoronazione, ma dee questa essere la avvenuta ante martium, la quale vaglieggio il Mansi per termine dell' an- no imperiale di Federico, non potendone in feld)raio esser altra. E sia Tuna o laitra di queste due, mal s'appone il Mansi a voleria fissare per data dell" anno imperiale di Fe- derico II, conciossiaclie qua si tratta di un documenlo slo- rico noslro italiano, e non altrimenti tedesco, ondc I'anno imperiale si dee computare dall' altra seguente incorona- zione fatta di Federico come imperador d" Occidenle, e questa fu fatta a Roma da papa Onorio III nel 1220 a' 22 di novcmbi'e; anche questa non puo essere la vagheggiata dal Mansi, il quale la tissa anle mariium. Questa del 1220 a' 22 di novembre e la vera incoronazione, dalla quale co- niincia I'anno imperiale di Federico 11; e di fatii solo a questa epoca 1220 a' 22 di novembre comincia il Muralo- ri ne'suoi Annali d'ltalia I'anno 1." dellimpero di Federi- co, e dal 1212 in su fino al 1220 a'22 di novembre si nota vacanle I'impero, bench6 il re di Germania in Fede- rico fosse gi^ coronato e regnasse fino dal 1212. — 5()4 — A nie (lun(|ne par vera la dala I25G dei due lesli Riccardiano e Marciano in scrvigio della olezione di Cor- rado a re di Germania, senza die piinto bisogni estendere e prolungare I' anno I25G ne lino al raarzo csclusive, nc lino al geiinaio inclusive del 1257, cosi cambiando il 1250 verauiente ncl 1257. In somma a me pare cbc questa elezionc di Corrado sia fatla non gi;i nel 1 257, come negli storici comiinemenle si regislra, ma nel 1250, nell'anno XVII deirimpcro di Federico II indizione X, come si registra csaltaraente nel nosiro ms. Marciano. Prendiamo a calcolarc il valorc di questa data in que- sle sue tre cifre a rigor cronologico, e vedremo cbe tutte e Ire di concordia concorrono a fissare I'anno ^25G, c non allrimcnti il 1257. Riraanemmo in concordia, die qua trattandosi di in- terprelare un documento italiano, gli anni iniperiali di Fe- derico coniinciano daila incoronazione falta ncl 4 220 da papa Onorio a dl 22 novcmbre. Ora dal 22 novembre del 4 220 al 22 novembre del 1250 sono valicLi 10 anni: e col 22 novembre del 1250, si cominda a contare I'anno XVII deirinipero di Federico II; adunque nello scampolo Datum Viennae anno MCCXXXVI mense lanuarii Indi- » ctione X, Imperii Friderici anno XVH. » In questa data sospctlo errore, perocche non puo sta- re anno MCCXXXVI menfte iamcarii colla indizione X. Noi abbiamo di sopra notato e veduto a ragion belle e chiare che r indizione X e propria dcllanno 1237; e benche slia a cavaliere del 1 230 e del 1237, lutlavia solo comin- cia dal 24 settembre del 1250, ma non giti dal gennaio del 1236, allor quando non r indizione X dominava, ma r indizione IX. Senza die non puo stare eziandio I'anno 1256 mcnse Januarii di questa data coll' anno XVII Friderici imperalo- ris, perocclie Tanno XVII non comincia, come vedenmio, cbe dal 22 novembrc del 1236; c nel gennaio addietro dell'anno medesimo non era ancor cominoiato a gran pezza I'anno XVII, ma durava I'anno XVI di Federico, anzi contava soli due mesi. Forse il diploma avea la scrittura anno MCCXXWIf. e r ultima asta dal copiatore fu omessa. Arrogi che nel gennaio del 1256 Fcdcrigo II non era a Vienna, da poter fare questo diploma colla data di Vien- na, ma era in Italia. Cosi emendato nclla sua data, pigliamo a consideiare questo diploma al nostro uopo. Ci sono le sosorizioni se- guenli: II patriarca d'Aquileia, primo di tulli, i ire arci- vescovi di Magonza, di Salisburgo, e di Trcvcii; i vcscovi — 570 — (li Ratisbona, c di Bamberga col diioa ili Baviera, o col langravio di Turingia (otto soscrizioni). K da dover presiipporre che qucsta confcrenza imperia- le non sia la mcdesima deiraltra per la eiozione di Corra- do, ma die sia Iroppo diversa ; quesla fu falla in gonnaio dopo Tajlra falla in deceml>re del pnssalo anno 1256. E Iratlandosi in quesla di giurisdizione alqnanlo diversa {pro monaslerio s. Criicis Cislcrcicnsi) vi e prcsidcnle il pa- ti'iarca d'Aquileia, e vi niancano alqiianti cletlori inipe- riali, che uel diploma delia elezione di Corrado son regi- strali. Ma 1' aicivescovo di Salisbiirgo Iroviamo qua regi- strato, il quale eziandio si registra ncH'allro diploma della elezione si nel testo Riecardiano, e si ncl noslro Marciano, 6 solo ncl testo latino stampato dal Muratori non si regi- stra, onde senibra che debba potersi agginngere agli altri dodici, di che non soli settc quali (e non piii) lo Statuto im- periale esige, ma troviamo 15 eleltori imperiali in questo diploma. Questo numcro setle degli cletlori, si vorrebbe da al- cuni die fosse gia slato detcrminato fino dal 997 per una sanzione pontificia di papa Gregorio V, promulgata poi da Silvestro H all' anno 1000 (raille). Cosi il Windechio in Commcntario de oriyine Eleclorum, cap. \. E conciossiache il fatlo c; contrario a questa tcoria di si antico Statuto, il medesinio autore soggiunge che poscia si troveranno ai sette eletloii aggiunli, o mischiali dei coelettori; i quali alia clezionc impciiale assistcvano proponendo da eleggere il candidato, ma voce dettiva e decisiva non aveano co- storo. Esaminiamo la cosa con giusta critica in ispezleltcl eull'appoggio del noslro diploma da noi ragionalo. La sanzione di papa Gregorio V sul numero settena- rio degli clellori non t^ che suppositizia ed apocrifa, come — 571 — (limostrn il Baronio, Anuali, anno 990. Gregorio V slatiii cIio la (lii!;nila iniperiale fosse non piu ereditaria, ma elet- liva, c ii dirillo di cleggere il re di Germania (che poi sa- rcblio rimperator dei Romani coronato dal Papa) lo diede ai baroni cd ai principi di Alemagna, senza pero rcstringer- iie il numcro a soUe, lie a sei, ne a nove. Venue I'ei-rore da mala inlelligeiiza del lesto di Mar- tino Polono eronisla, clie fiori soKo papa Innocenzo TV, il cui Icsto legge (in Ottone 111): Et licet isli trcs Ottones per successionem generis reynaverint , iamen posteo fuit inslilutum, elc.\ e qui ragiona dei setle eletlori imperial!, 0 Ii nomina, ed egli e il primo die ne faccia parola. Or quella frase tnmen postea fitil institittum fu inlesa conui- ncmenle che dopo Otlone III siibitamente fossero istitiiiti i selte clettori. Ma i\ postea non dice sulnlo dopn, e si dee riferire a Marlino Polono die visse ai tempi di In- nocenzo IV (i2o0), ed il postea vale col processo del tempo, e eon qnesto processo del tempo intendea lo scrit-- tore di venire alia sua medesima eti, come appresso ve- drerao. Quesla sanzione ponlificia di papa Gregorio V, se fos- se vera, il Graziano nel suo Dccreto dovrebbe allegaria con tutte le allre decretali pontificio, le quali egli raccolse e pubblico nel H5i, circa un secolo e mezzo dopo Gre- gorio V; ma il Graziano, non che allegaria, non ne fa pur parola. E, come dice Aventino nel lib. V Annalc Boiornm (ed in questo ha ragione) « neque Hermannus, neque « Romerius, neque Sigiberlus, neque Otto noster, Gunllie- • rusque poeta et caeteri quique proximi liornni lerapo- « rum gravissimi^diligenlissimique scriplores ullam electo- " torum mentionem faciunt, profecto non omissuri tan- » tam rem, si uti nostro saeculo sunt, ilia (empeslate — 672 — " pniU'iiK^s illi <'onsli(iien(l! Caesaris h'gom, el proiToga- » livani aocepisscnt. » ]| Baronio (Aiinali anno OOG, n.". LIV) confornia coi fatli slot'ici in conlratUiiziono a qiiosla deci'elale siipposla, die da Ollone III (anno 090) lino a papa Innoeenzo HI (anno 1200) (iiKi i ro di Germania furono elelti non dai soli sellc elettoi'i, nia da lutli i baroni e principi, e vesco- \i, c abati feudatarii di Ciennania ciic enlravano ai conii- zii inipcriali. Riliadisce questa verila slorica ooilc duo lel- toi'o scrilte a papa Innoeenzo III I'una dagli clellori di 01- tonc IV, alia quale son soUoscritti noniinatamenlc olio clettori, de'quali il solo arcivescovo di Colonia sarebbe dei selte elettori ; rallra scrilla dagli cletlori del duca di Svcvia Filippo, alia quale son sottoseriUi nominatanienle vcnluno eleUori. K papa Innoeenzo III nella risposta rico- nosce veri e legittimi lulli quesli elettoi'i c dell'un partilo e deH'allro, i quali sonimano 29 elettori. Dunque nel I 199, 'data di quesie letlere, non erano soli settc gli elettori im- periali. Riconoseiuta apoerifa la sanzione suddetfa di papa Gregorio V (anno 996) altri scrittori allegano per fonda- inento cd origine dei sella elettori un diploma, clie a Fran- coforte fu fallo dalla assemblea dei pi-incipi, chc confermo imperalorc Ollone IV nel 1208, e slalui elie la nascila non conferiva dirilti alia corona imperiale; e cbe reiezione imperiale farebbesi in avvenire dai principi dell' inipero che seguono: cioe gli arcivescovi di Magonza, di Treviri e di Colonia; ed il conle Palalino del Rono^ il duca di Sas- sonia cd il marcliese di Brandcburgo; e nol caso die non si accordassero t' data lor facolli di aggiungervi il re di Boeraia. Vedi il Rliorbacher, lom. XVII, pag. 156. E Du- cange, Glossarinm mrd. et inf. lalin. alia voce Electio.^ dove — 573 — allegn i sosU.'iiilori di quesla oggi quasi coniiiiie sonlenza. Paris I 8 iO- 1 850. Qncsla asscrablea in Fraiicoforte fu radiiuala dopo r ultra gia fatla prima nel raedesiuio anno 1208 in Alber- slad, " ubi convencral maxima pars praelalorum ct princi- » puni Saxoniae, el Tburingiae^ noe defuit Hii-bepolensis I) Cliunradus. Omnes igilur principes, qui convonerant, n unanimi consensu Oltunem romanuni principem, et sem- " per Auguslum elegerunl etc. » Cosi paila Arnoldo Lube- cense di quesla assemblea di Alberslad in dironicn ad an- num .MCCVllI. Ed anche qua non si parla dei selle Elello- ri. Che pui nella segucnlo assemblea di Francofoiie non fosse ridolto a sclle il numero degli elellori, e manifesto dal fallo in conlrurio di tulle le seguenli elezioni. Nel 1212 fu elelto re de'Roniani Federico II in Ma- gonza sul prineipio di decembrc, cd i! Baronio sulla fede inconcussa delle solloscrizioni da lui vedule nel diploma imperiale assieura che non solo i selle elellori, ma molli pill allri lo clessero re de'Romani (Jiarouio anno 096). In- nocenzo III non restrinse ne per se, ncj per mezzo delta assemblea di Francoforle, a soli selle il numero degli elel- lori, ma col cap. Vcncrabilem dicliiaro con solenne sua decrelale la verila, che fu sempre anche prima fin dalla origine degli elellori sollo Gregorio V anno 997, cioe che negli elellori il dirillo elettivo venne dalla Sede Aposlolica, e che particnc al Papa liberamenle di accellare, o di non accetlare la falta elezione secondo lidoneita del soggello. I medesimi ceuluriatori di Magdeburgo confessano questa verila slorica. Vedi il Barouio ivi, n." XXX. Bensi c ragionevole la congcllura del Leibnizio nella sua prefazione al codice diplomalico, essersi cominciala insinuare la riduzione degli elellori a selle, e non piii, — 574 -- dalle mene di Federico 11, il quale lia seuipie anibito e cercato di rehdere ereditario nella sua famiglia il trono imperiale, e conobbe piu facile di farsi eleggere succcssore alcun suo figliuolo ancbe vivenle lui, e foiso anclie ezian- dio perpeluare in famiglia la dignity impeiiale avendo da fare con soli sette, anzi che con trenla o quaranta eletlori; ina non riusci pienamentc neH'intenlo. Bensi nel 1220 fu elelto dalla asserablea di Francoforte re de' Roman!, viven- le ancora il padre^ il figliuolo di Federico Enrico, senza sapula di papa Onorio per le mene di Federico, il quale al Papa volea dare da inlendere che gli eletlori cio fecero a sua insaputa; e colle sue belle promesse e lusingbe in- dusse il I'apa a conferiuare quesla elezione. Or quosta iu fatta non da soli i sette eletlori^ ma da molli piii altri clie son sottoscritli al diploma. Vedi Rainaldi, Annali, an. 1220, n.° XII. Nota del Mansi. Ma noi nel nostro ms. Marciano abbiamo il diploma imperiale della seguente elezione di Corrado sostiluilo nel trono (li Germania al fralello Enrico, e questo in autenll- ca forma contraddice col fatto al preteso Statuto di Fran- coforte 1208, e dimostra che da quell' epoca i sette eletlo- ri non era no ancora determinali. Queslo diploma non soli i selle elellori dello Statuto, ma dodici ne registra, anzi Iredici coll'arcivescovo di Sa- bsburgo, che vi e registrato in amendue i lesli volgnri Riccardiano e Marciano. E mi par da nolare che uno dci sette eletlori delerminali dallo Statuto 1208, cioe il duca di Sassonia, in questa elezione 1256 non si Irova ne col testo latino, ne co'due volgari. Ne dicasi lui non avere avuto la voce alliva come elettore per aver la passiva co- me eletto, conciossiache si traltava di eleggeri; delcnnina- tamente Corrado, che duca di Sassonia non cvt. E da (jue- — 575 — slo veridico docuinento tesluale non sono i coelellori colla sola voce di proporre il candidato, clie gii era proposlo da Federico; n^ colla sola vooe consultiva, perch6 dentro ncl testo, ed in corpo a! diploma nominatameiile si scri- vono tutu elcttori elfcttivi, al cui raiinamenlo appartiene di creare il re de'Romani come al senato di Roma parte- neva in antico, e rimane ora in essi (nominati appresso) la Signoria di fare I'imperio non mono per probabile che per viva ragione, come teslualmente si recita, e vi si sog- giiigno: « Ut ab iliis origo prodiret imperii, per quos ejus- » dem ulilitas ct defensio procuratiir. Quum igitur nos Si- » gifridus Maguntinensis, Theodoriciis Treverensis, et Be- 0 rardiis Colonicnsis {ecco i tre primi elellori del setlc), n Gortierliis Bambergensis, Sigifridus llatisponensis Impe- » rialis AulaeCancellurius, Friginsiensis et Pataviensis epi- " scopi [(jHcsli 'i non sono del numero aureo del setle, cp- » pur non sono in coda per (/iiinla, ma sono in luogo piii » defjno) Otlo Palatinus {il IV dei setiemviri), dux Bava- " riae (I) Wenceslaus rex Boemiae (// V dei setlc) Ilenri- » cus Thuringiao ( /7 VI dei setlc) B. dux Carinlliiae. » Come qua, cosi anche ne'due testi volgari Taitro set- temviro il duca di Sassonia non si registra. Ed il numero di questi eleltori si cliiude qualificandosi lulti principi dello finpcrio, i quali lenemo luogo e voci de' Senator i di Roma, sicclie scmo repidali padri, e lumiere dello Impero. (1) Nel teslo vulgure e Riccaidiano e RJaiciono di qiierti due ne ri- eulta fatto iino solo Otlo conte Pahitino di Reno duca di Baviera. Cosi iinilo apparisce per esservi gli eleUori ciasciiuo nel capo \erso. Trovo nel Barouio anno 996 n.° XLV una Jettera cosi intitolata : ^^ Anno Domini 1279. Ludovicus Dei graliu Comes Palatinus JUieni, dux Bauariae, universis pi-uesentem paginam inspecturis snlulem in Auclorem salu- lis.n Di qua si vede die era una sola persona il duca Palatiuo duca di Ba- viera, e dee questi Cfserc il succe^sore dell'altro vivente nel 1250. Srhe HI. T. II. TS — 57G — Queste lumiere non sono qua sette, nia dodici, onde nou fa piinto a proposito le sette lumiere dell' Apocalisse, ap- plicate al caso da chicche&sia. Ed approsso dichiarano tulti i delti eletlori cosi dodici, c non soli sette, in queste frasi seguenli: « Infino che vive ( i imp evador e Federico II) » avemo provveduto di eleggere il suo successore » E cosi dimorando noi insieme pensando intra noi in » tulta diligenzia di persona die fosse a cio degna e suffi- » cienle avemo deliberalo di onorare lui {Federico) I) nel suo ligliuolo di simiglianle guiderdone E cosi » ispirandone la grazia del Sovrano Pto alia pregliiera del s delto IMesser Federigo noslro Imperadore, e per la sua » volonla appo Vienna accordanmio le nostre voionta in n Corrado ligliuolo dello Imperadore^ etc. E cosi per santa )) deliberagione avemo mcsso Corrado in luogo d'Arrigo. » E queslo verbo cosi usato in pluralo ha sempre aite- nenza con lutti i dodici sopra nominati eleltori, ne si di- stingue, dovecliessia, n6 comecbessia di nessuno aver lui sola voce consultiva, e non vera elettiva e deliberativa. N6 qua si trattava di proporre, ma di deliberare su! candidato gift proposto in Corrado dal padre suo Federico a sostifu- zione dell'altro fif;liuoIo Arrigo, clie per I'ibeilione fu fatto renunziare al Irono, e fu posto in career? a vita. Non it(eo Paris ad annum MCCXL\' Malteo Paris ad annum MCCLVIII. (inBaronio) ( in Pagio') Hi sunt maxinii Principes in Alama- Eleclores imperatorum nia, ad quorum nuUim pendet ele- '■'^'<^' ctio ipsius regni, quod est quasi ariha imperii Rumanorum. 1. DuxAuslriae 1. Archiop. Coloniensis 2. Dux Bavariae 2. Aichiepiscopus Muguntinua 5. Dux Saxonum 3. Arcliiep. Trevirensis 4. DuxBrabantineetLovaniae(sic) 4. Rex Bohemiae f). Archiep. Culoniensis S. Comes Palatinus de Rheno 6. Archiep. Mugunlinus 6. Dux Austriae 7. Salisburgensis (1) 7. Dux Sveviae 8. Dux Pciluniae , 9. Marchisius Brandeberg. 10. Dux de Meran 11. Dux Brabantiae qui et Lovanii - ■ *2. Landgravius Thuriugiae 13. iVIarchio Misniae Come pu6 essere questa sguaiala contraddizione, che nel 1243 presso Matteo Paris sieno nel concilio di Lione ridodi gli eleltori imperiali a questi selte nominati, e ne! ^238 ne faccia il medesimo Matteo Paris comparire non pill questi selte, ma Iredici, e tra questi non coraparisca- no piu alcunl dei primi sette? Credo di Aratteo Paris la leggerezza che come a storico gli si rimprovera ; ma so- spetto altresi col Baronio che la slampa faltane a Londra nel 1571 da un novalore auglicano, in quell' epoca di ma- nia aniipapale possa essere non fedele all'autografo che gelosamente si custodisce nel .Museo britannico. Vedi Bio- grafia Universale all'articolo Matteo Paris. (1) «Isti dncentur in iusulam quamdam Rheui et dimilfentur soli in ea, el amovebuntur onines naviculae et ibi tractnbunt de electi. ne Imne- ratori?. Nee adveniat aliquis ad eos donee sint cnncnrdes. Huic negotio praeent archiepiscopus Coloniensis, secundns Mngunlinus. tertius Sols- — 580 — AhiUco Paris adiinqiie, come e sUinip.'ito, ne poii ni- leva c'olla sua iUiloiil;'i in qiioslu numcro soUeiiario tlegli clellori ; ma a qucsti leiiipi di papa Innocenzo IV lioriva il cronisla IMariiio Poloiio^ il cui passo nclla sua cionaca male inlcso dell' anno 997, si doe (come ho sopra osser- valo) inlendere de'suoi tempi, ne'quali asserisee clie fu istiluilo il numero csclusivo dci setto elettori. Ceilamente die (jucsli selte clellori da lui nominati non si possono al- trimenti inlendere istiluili dopo la morle dello scrillore clic li dice c nomina istituili. « El licet isti Ires (cost I'autore in Oltone Hi) Otlones » per successioncm generis rcgnaverint, lamen postea (in- n lendi non siilnto dopo, ma col proccsso del tempo, cd ai » tempi dcllo scrillore) fuit institulum ut per officiales Im- » [lerii Imperalor eligerelur, qui sunt septem, videlicet pri- )) mi Ires Cancellarii, Mugunlinus Germaniac, Trevirensis » Galliae, Coloniensis Ilaliae, Marcliio Brandeburgensis 1) Camerarius est, Pulalinus Dapifer; dux Saxoniae cnseni " portal, rex Boliemus pincernam agil ». Unde versus ») Mugunlinensis, Trevirensis Coloniensis etc. Vedi qucsti versi allegali sopra in principio. Vedi Ba- ronio loco cilulo. A questo teslimonio contemporauco concorda rauto- rila deH'altro cronista conlemporaneo Alberto di Stade nella sua cronaca A crealionc mvndi ad annum 1256. o Ex praetexatione principum et consensu eligunt (nota » eligunt quando I'autore scriveva al piu tardi nel 1256, » e nota ex consensu: soltinlendi Sedis Apostolicac) Impe- » ratorem Trevirensis, IMugunlinus el Coloniensis. Et de » saecularibus Palalinus eligil (nota eliyil) quia Dapi- » fcr est, dux Saxoniae quia Marescalcus, et Margravius — 581 — » do Hraiuleburg quia Caiiierarius; rex Boemiae qui [)iii- » cerna est, non digit, quia non est Theulonicus. » Neir opera attribuila a s. Tommaso d' Aquino be regi- vtine principis, si legge al iii). Ill, cap. ID: « Otto ini|)eriuiu » tcnuit usque ad tcrtiam generationem, quorum quilibcl n vocatus est Otto. Ex tunc (ut historici tradunt, nola bene » ch' e solo Martino I'olono male inteso) per Gregorium V » gcncre similiter Teutonicum provisa est electio, ut vide- » licet per septem principcs Alemanniae liat, quae usque » ad ista tempora persevcrat {nola bene) quod est spa- 1) Hum ducentorum scptuaginta annorum vel circa. » Vero e clic qucsla opera non e di san Tommaso chc fino al lib. 11, cap. 4 (vedi de Uubcis, Opera s. Thomac, lom. XIX, pag. 524). Vero e dunque clio (juesto passo del libro terzo non e certamente di s. Tommaso, ma del con- linualore Tolomeo di Lucca, o allri die sia^ che viveva a quel tempo, del quale si recita qui die duravano i sette clet- lori. S'inganna questo scrittore d'attribuire a Gregorio V una talc istiluzione dei selte elettori, avendo frantcso au- di'egli il testo di Martino Polono; ma non si doe poter ingannare nella asserzione de' tempi suoi proprii ; e qual fosse il suo tempo e notato qua, cioe 270 anni circa dal- Tcpoca di Gregorio V, il quale cssendo vissuto fino al 998 abl)iamo che circa ncl 1268 perseveravano i sette elettori imperiali, E di questo continuatore dell'opera cominciala da s. Tommaso abbiamo I'epoca allrove nel libro medesi- nio (lib. Ill, cap. 10), dove cosi legge: « Ad tales enim I) principes omnes scelerati recurrunt; ut accidit in Curia » Fcdcrici ct Corradini, et sNIanfredi. Sed tales non proe- » valuerunl advei'sus Kcdcsiam Ilomanam ; inimu omnes » mala morle extirpati sunt ». L' ultimo a morire ili que- sti tre I'u Corradino, che e niorlo nel 1268. Adunque do- — 582 — po il 1268 scriveva questo passo il conlinualore dell ope- ra di s. Toinmaso De regimine principis; ma conciossiache s. Touimaso mori ai 7 di marzo 121 'i, credo che la frase spatium ducentorum scpluaginla annorum vcl circa sia da pigliare assai largameolc cpcr uiimcro tondo, perocclit; da Grogorio/'ziaiulio dall'anno ultimo di sua vita 098 alia mer- le di s. Tommaso 1274 ci sono 27G aniii, noii soli 270. Ed il continuatore dovelte cio recitare dopo la morle di san Tommaso e non prima, non avendo pigliato a continuar- 110 I'opera che dopo la sua morle. Dico una mia congetlu- ra cLe questo conlinuatorc, Ira le altre scliede autografe gia prci.arate da s. 'i'ouimaso, a compilare ancbe il resto deir opera, al)l)ia lro\ala ({uesla (/nod esl ftpaiium ducen- torum scplucKjinia annorum, vcl circa^ scrilta gia da san Tommaso vivenle nel 1208 quando crano appunlo 270 anni circa dallepoca di papa Grcgorio V. JMa quello che fa al nostro proposito e questo die lo scritlore, qua! che cgli sia^diceva nel 1208 circa^ die i selte eletlori imperiali persevcravano; onde abbiamo di questo falto storico Ire tesliraonii conlemporanei, Marlino Polono, Alberto di Sta- de c questo scritlore De rcf/imine principis. II Paggi iiella sua nota XIV al Baronio, anno 990, re- gislra un altro testimonio del 1257 circa nel processo ver- bale della dezione al trono di Germania tra Alfonso e Ric- cardo compelilori e nella sect. VIII ivi allegata cosi si dice dal Paggi. « Eledores diserte dicuntur archiepiscopus » Treverensis, arcliiep. Coloniensis, Cohemiae rex, Comes » Palatinus, Saxoniae Dux et Marchio Brandeburgicus, » narraturquc Ardiiepiscopum Coloniensem procuralorio 0 nomine agere pro archiepiscopo !Moguntino^ ad quern » pertinet eleclionis diem praeligere, et ejus defectu ad » Comilem Palalinum. Egregium hoc monumentum osten- — 583 — - dil eleclioui Alphonsi et Richardi septein principes electo- » res interfuisse » (I). Questi documenti slorici contemporanei fanuo vedere due verila. 1." Che prima di Federico 11 non comparisco- no quest, selte elettori imperiali, esclusivamente, e ci6 ve- demrao nella prima parte di questo processo storico. 2 ' Che dopo Federico II questi sette elettori compariscoDo (1) Questo e pur documento officiale ed autentico del 1257 che con fern,a 1' esistenza a quelP epoca dei sette elettori esclusivamente Or co- uieMalleo Paris all'anno 1238 della sua cronaca poteva asserire che non 1 sette e^ettori, n,a tredici fossero a quel len.po i principi della Germania ad quorum nutum pendet clecdo ipsius regni ? Questa elezione faceva s., ed e recitata del 12S7, e facevasi dai sette elettori nondnati qua nel diploma imperiale della elezioue. Si confroutino questi elettori del diplo- ">a cosi, altn nomiuati nel brano della cronaca di Matteo Paris ad an- num m(,CLVlH, e se e vero il diploma, ceito non puO essere vera la sra- luita asserzu.ne di Matteo Paris. E p,,i da notare eziandio che il Baronio da conto della edizione prin- c.pe della cronaca di Matteo Paris, e fedelmente allega la chiusa dell'o- pei'a, come fu tralla dal ms. Hie terminanlur fralris Mallhei Parisien- Z'JTT '^- •""'«'"' ^'^"•''"'■'^«- A queste parole seguono questi versi iinniediataniente, n Virginis a partu jam mille volumiua Phoebus Cum bis centenis el quinquaginta peregit Annua: sed visum non est sub tempore tanto Aprilis sexto luerit quod Paseha Kalendas Dum quinquagenus orbem percurreret annus. Hoc tamen venit anno, cui terminus hie est; » e subito aggiunge ivi medesimo; u Fluxerunt utique ab Incarnatione Domini viginti et quinque an- norum qmnquagena » (e 25 fia 50 fa appunto 12S0). Par dunque che la cronaca abbia suo termine al 1230. Come duu- que puo enlrarci la data posteriore allegata ad annum MCCLVIIP II Baronio soggmnge indicando f edizione principe della cronaca: ^« ipsis temponbus nostris magna praeconio, tamquam praevia face, emersif mku^m novatoris opera ed. Londini in Anylia anno' Re jj;,!^, imUesimn quingcntcsimo sepfucwesimoprimo Scric III, 7'. //. yg — 584 — esclusivamente a creare il re de'Roraani in Germania. Quo- ta istituzione dei sette elettori 6 confessata nel 1230 circa, come vedemnio, qual fatto pratico da quattro testimonii conteraporanei, non che da im diploma imperialc del 1257. E vero per altro che dopo il I2G0 si trovera fino al 1536, epoca delia Bolla aurea, quaiebe elezione falta col concor- so di altri coelettori, ma queste sono eccezioni delia rego- la, sono derogazioni delia legge che non distruggono la reale esistenza prorata, c documentata delia regola e del- la legge. Nel presente esame critico ragionai forse con Iroppa franchezza di animo contro la senlenza che oggi predomi- na presso i dotti in cosi ardiia quistione; ma mi conforta di aver recitata la mia opinione non come il volgo ha in costume or con atti villani, ora con fredde ed ipocrite pa- roletle da vana e ciarliera Accademia, ma con ardire mo- desto, con sode e positive ragioni^ e dotlrine eerie, le quali non disgiunle da urbanitii e cortesia letteraria mi facciano caro agli amici, e grave non mi facciano agli avversarii. mum ML ciom u mm mi oo<>oo- ll m. e. dott. Giuseppe Bianchetti legge: Sk Vac- rusa di materialismo che fu data e si da ad alruni celehri modemi ARTICOLO PRIMO. II pensare di questo o di quell' uomo non 6 la filosofia ; ma essa si forma certo dai pensieri degli uoraini. Non 6 dunque cosa leggera, ne da semplice erudite il conoscer bene tali pensieri, specialtnente quando si tratli d'uomini ch'hansi guadagnata colla potenza dell'ingegno una gran- de autorit^. Mi e avvenuto non di rado di trovare narrate, giudicate ed anclie confutate opinioni come fossero di alcu- ni filosofi ; d'onde mi si produsse di loro un lal concetto che ho poi dovuto appresso assai modificare, ed anche cambia- re affatto, quando mi sono proposto d'acquistar una mag- gior notizia di essi e delle opinioni ioro. Tarrt'i strano, ma pur e vero, che cio accade particolarmenle dei piii grandi filosofi, ed in generale dcgli uoraini piii famosi, intorno ai — 586 — quali il mondo vuol discorrere di piii, e ne abbraccia quei primi giudizj die alcuni ne formarono, e die corrono po- scia di bocea in bocca, di penna in penna, di caltedra in cattedra, senza ulterior considerazione. Or quesli giudizj sono non di rado lutt'altro che conforrai alia vcrila, ed awiene sovente cheuno suulio piii accurato e qualche ul- terior notizia debba produrre in cssi dei nolabili niuta- menti. Polrei allegare in tale proposito degli escmpj, traen- doli da ci6 che si e gencralmente pensato, e tultavia da molti si pensa intorno alia dottrina di alcuni nostri vecchi filosofi italiani ; ma amo meglio di fennarmi piullosto a fare un cenno sopra quella di alcuni piii recenti : e comin- ciero da qualtro, i cui nomi ritoi-nano spesso, specialnien- te qudii dei tre straniori (essendo gii'i inveteralo prurito degl'Italiani I'uscire quanto piu possono colla mente fuori della loro palria ) i cui nomi, dico, ritornano spesso negli scritti e nei discorsi che si tengono nelle scuole ed allrove intorno a materie di studj. Sono i nomi di Locke, Cabanis, Gallini e Voltaire. Per cio che riguarda Locke, questo cen- no fara maggiormente conoscere I'ottimo carattere di lui, e com'egli medesimo non fosse lungi dal credere, che la sua dottrina avesse bisogno in alcune parti di ulterior! rischiaramenli a line di non essere condolta, come fu pur troppo, ad una sinistra interpretazione ed applicazione. — Avviso a'Lockiani. — Per ci(> che riguarda Cabanis, mo- strerii com'egli stesso abbia di moUo cambiata la prima teorica sua propria, ch'e quella la quale gencralmente si conosce, e corrc pel mondo. — Avviso a' lisiologhi. — Per ci6 che riguarda il Gallini, metlera forse taluno un poco pill in diffidenza d' abbandonarsi leggermente a far signiti- care le parole degli autori secondo quant' egli medesimo, di suo capo, si e da to a supporre che sia nel recondite — 587 — pensiero degli aulori slcssi. — Avviso oi rritioi. — Per ci6 infinc die riguarda Vollairo, pu6 cssere die giovi a rendc- re qualcuno un poco men corrivo a trarre dal uomc di lui quello col quale si e preso oggi piu che mai I'uso a dinota- re i niiscredenti, gli atei. ■ — Giustizia almeno ai raorti. § I. Locke, — Dugald Slewart, nel suo Discorso sopra fistoria dclla filosofia vwdcrna, pubblico per la prima volta una lettcra di Locke a Newton, degnissima di esscre piu conoseiuta anco in Italia. U falto die vi die motivo e que- sto. IVe^vton, quantunque immerso negli studj delta tisica^ fuggiva da ogni piu minima ombra di materialismo; e pro- vide per tempo le conseguenze die alcuni avrebbero potu- to derivare dal sistema di Locke; per le quali fu compreso da tal timore, che giunse fin anco ad aver dubbio sulla retti- tudine deiTaulor medesirao; e si falto dubbio lo porto lanto innanzi che, udendo esser Locke ammalato gravemenle, e prossimo a lerminare i suoi giorni, spinto da non so qual irapeto di zcio, si Iasci6 andar a dire: Sarebhe mcfjlio che fosse morto prima. Poi, com' era naturale, si pcnti di que- ste non crisliane, anzi non umane parole; e ne proved un tal dolore, ch'egli stesso ne fece la confessione a Locke. Perdonatemi, dic'egli, quesla mancaiiza di caritd. La lettera ha la data del seltembre 1C93, ed 6 sotloscritta : // vnslro umilissiino e sciagiiratissimo servitore Isacco ycwlon. — Or, ecco la risposta. — « Gates 5 ottobre 1693. Signore ! da che vi conosco io fui sempre sinceramentc e tanlo fer- mamente vostro amico, che se ogn'altra persona mi avesso raccontalo cio die di voi mi narraste voi stesso, io non gli avrei data fede. Certo, non posso pensare senza molto dolore che voi abbiate concepito sul mio conto idee tanto •sinislre ed ingiuste: certo, mi sarebbe stato piu gradito di ricevere il conlraccambio dei buoni uffizj che il mio leale — 588 — affello nii lia senipre spinlo a rendervi ; e niilladiinpiio la c'onfossione tlei voslri lorli io la rileiigo come il piii gran- (\e servigio clie abbiate poluto prestarrai; perch(^ mi da la consolazione di sapere che non ho perduta un'amicizia di cni fo si gran caso. Do[)o quanlo mi scriveste nella voslra leltcra, non ho bisogno di aggiungere nlentc che mi giiisti- fichi presso di voi. Basteri sempro a mia giuslilioazione che consideriale la condolta da me tenuta a voslro ligiiar - do, come pure a quello di tuUi gli allri. Permellelemi sol- lanto di (iii'vi, che io pongo maggior importanza nel pie- gnrnii alle voslre sense, di quella che voi stesso possiatc mcltervi nel farmele; e mi vi piego tanto candidamenle e si pienamente, che non dcsidero se non un'occasione per convincervi di Uilla la mia amicizia, di lutla la mia stima, e per provarvi che io sono il medesimo per voi, come se niente di quello che mi dicesle fosse accaduto. Anzi^a flne di darvcne una [>rova piii forle, vi preghero di deterrai- naiini un lempo ed un luogo in cui possiamo vederci. De- sidci'o lanto piii vivamenle questo abboccamento, che il modo onde soltoscrivcsle la voslra lettera mi la pensare che potrei forse non esservi affalto inutile. Io saro sempre apparecchialo a servirvi con Intte le mie forze, in quella inaniera che vi sara piu gradita; e non aspettero per que- sto che i vostri comandi e il vostro permesso. Stassi ora {e cid e quanto importa di piii in ispecialild al prescnte assunlo) stassi ora imprimendo la seconda edizione del uiio libro: e quantunqueio possa rispondere del purissimo inlcndimenlo con cui I'ho scritlo; nulladimeno, avendomi voi informato si a proposilo di cio che ne diceste, io (erro coine un favore grandissimo se vorrele indicaruii i iuoghi che hanno dalo motivo alia voslra censura ; aflinche io mi possn spiegare piu chiaramente, ed evilar cosi di essere — 689 — male compreso da altri, e cli portare la benche minima of- fesa alia causa dclla verik'i e della virtu. lo vi conosco tan- to affezionato a tulte due, ppr non avere alcun dubbio, c!io quand'anclie non fosle mio amico, non esitcrcsfe un islantc a rcndermi questo scrvigio. Ma io sono poi allresi l)on cer- to, die voi fareste assai piu per un uomo che vi porta tut- to I'amore di un vero amico, che vi desidera ogni sorta di bene, e che si dichiara senza complimenti, ccc. » (I) § II. Cabanis. — Non e mestieri dir niente sul sistema abbracciato da questo scrittore nella sua opera: Relazioni Ira il fisico ed il morale dell' uomo. Dopo i tanti che ne parlarono, e nella grande diffusioue della sua opera stes- sa, sarebbe soverchia qualunque parola in proposito. Ma non sara sovcrchio di accennare, perche non e general- mente conosciuto, e ancor meno in Italia, che il sig. Be- rard pubblico nel 1824 uno scrilto, fin allora incdito, del Cabanis medesimo sulle cause prime, nel quale questo cc- lebre fisiologo nianifesta un cangiamento di dottrina molto notevole (2). Ecconc p. c. due o tre passi. "Lospirito del- I'uomo uon e fatto per couiprendere che tutto cio (i fc- nomeni della natura) si operi senza previdenza, senza sco- po, senza intelletto, senza volonla. Niuna analogia, niuna verosimiglianza puo condurlo ad una simile conclusione. Tutte, per contrario, lo portano a riguardare leoperc del- la natura come 11 prodotto di facoltci comparabili a quelle del suo proprio spirito nella formazione delle opere le piu sapientemente composte, e che non ne differiscono se non per un grado di perfezione raille volte maggiore. D'onde risulta per lui I' idea di una saggezza che le ha concepite, (1) Disc, sur I' hill, de la p/iilos. mod., trail, franc. T. Il, pat;. 1'6. (2) Let/re posthume e/ inedile. d F.M. Svr lea rnn.';p!: pre>nierp. coniinciatane pill d'uua volta la lettura, nie ne lia scmpre distoKo quel suo slile clio trovai poco aggradevole, ed anclie quella iicbbia nella quale (colpa forse de'miei ocelli) mi sono lino dal principio imbatluto. Ma mi e \cnula per caso in mano, giii molti nnni, una scritlura in cui imprendevasi a confu- lare aleunc sue parole, come rei% diceva I'autoi'e della scrillura medesima^ di potcr condiinc ad loi (roppo grosso viaterialismo (I). Or, se tuUc le allre parole, ond'e vcnuta sul Galiini la suddelta laccia (che al solito si e propagala e maulenula di bocca in bocca) sono della slessa tempera, ogli certo non la mei'ila in modo alcuno. Le parole incri- minate (come con bel vczzo italiano si direbbe oggi ) eon- tenute ne'suoi Elemenli di fisiologia^ sono quesle: « Le im- pressioni riccvutc dalT cstremitti impressionabili ricevono nel loro tragillo quelle modilieazioni die devono risultare dalla loro coraposizione e decomposizione iici varj sili eve le fibre nervose fanno centro, e particolarmenle nel cervello. » L'oppositore, airincontro,con molti ragionamen- ti applicati ai divcrsi casi della continuilii e contiguitii dei nervi, del loro unirsi nel passaggio pel ganglio in un solo, o dividcrsi in molti;, del loro condursi per tessuto vilale, o del da lui supposto terminare in tessuto non vitale, ed ancora pegli uflizj 1 quali credo essere stati dalla nalura comraessi ai gangli ; l'oppositore, dico, stimava poter so- stenere che « le impressioni durante il loro trasmellersi (1) Mem. scienl. r. lelt. dcW Aleneo di Trcviso. WA. III. Scrie III, T. II. 77 — 592 — c prnpagare non si possono assolulamente e sostanzial- mcnle dividerc; raa die anzi indivise, e tali quali comin- ciarono suirestremila iniprcssionabili si conducono piii o mono gagliardamenle c preslamenlc al cervello, ch' e il ceutro niassimo di tutli i ncrvi ; dove, non per virtii ed ingegno deH'incrle materia, ma per Tinirinscca operazio- ne dello spirito die governa I'cssere morale dell'iiomo, elle sono indirilte per Ic medesimo vie a quelle eslremilti niotrici per le quali si opera I'esercizio dei moti volonta- rj. I) ft per s6 indimostrabile (sembrami almeno a rcgola di ragion filoeofica) tanto la proposizione del Gallini come quella del sno opposilore; e nulladimeno, o io m'inganno, o (iiUi staran conleuli piuttosto alia prima cbe alia se- conda, ne in cssa vi puo essere alcun sospelto di nascoslo malerialismo. l/oppositore paria diiararaenle dello spiri- to: il Gallini nol nominn, e vero ; ma ooncedendo alia ma- teria quanlo le concede^ ne viene I'orsc di conseguenza di'egli lo eschida? Nienle, nientissimo affallo: poiclie se dh alia materia il poter di alterare e modificare le impres- sion!, non Ic consenlc per queslo alcmi ullizio dello spiri- to; ma si liene ci«") di'e proprio alia naUira della mateiia niedesima, ei(^ die vediamo e proviamo in essa tulto gior- no ; eio die rende differenlo 1' imprcssione dalla sensazione, la sostanza impressionuhilc dalla sensiliva : il ricevere e trasmetlere Ic impressioni e proprio dei ncrvi, il scnlirlc ddPanima. § IV. ro//«MT.— Quando Voltaire si lasciava andare alle sue ispirazioni, quando ascoltava i inovimcnli del suo pro- prio cuore; qnando, in breve, era quel valente poela qual si moslrainalcuna dellesueopere, cgli si Irovava certoin per- letlissima opposizione coi iirinci[)) ddla scuola dei maleria- lisli ; poielic allrimenti avrebbe polnlo (are ancbe deltei — 593 — vrrsi, come p. c. Luorezio, non mai cssore iin vero pooUi. Ma Vollairc, nc piir allora die, non cominciato o cossalo I" ontusiasmo poclico, prcndeva ad esaminare freddanionle qnalclie opinione lilosofica, ne pur allora simostro sempre (juello scetlico, quello scliernitore delle piu imporlanli ve- rila, quel favoreggialorc dei materialisti ciic in gcnerale si ci-ede. Ne polrei allegare molte prove; ma voglio mi basli di trarne due o lio da alcuni passi di un suo libro poco conosciulo^ pubblicato da prima in Amsterdam nel J 7 50, e clie ba per tilolo : La melafisica di Newton., o jjaragone (hi sentimenli di Newlon e di Leibnilz. Eccone uno : « lo sono sempre rimaslo atlonito che il saggio Locke, nel prin- cipio del suo Trattalo sail' inlcndimenlo umano, confutando si bene la leorica delle idee innate, abbia preteso clie non siavi alcuna nozione del bene e del male comune a lull! gli uomini. Mi pare elie intorno a si fatto proposilo egli sia raduto in un grandeirore. » Poi segue dimostrando quanto vano riesca il fontlaincnto delle relazioni dei viaggialori sopra il quale si ajtpoggia Locke, e quindi dice : « Che mi si Irovi un pacse, una compagnia di dieci pcrsone sopra la Icrra dove non si stimi quanto sara utile al ben comune, ed .illora ac'cordero clie non vi sia regola gcnerale. Quesfa rc- gola vaiia mollo senza dubbio ; ma, che condudernc, se non cir cssa esiste? La materia riccve da per tutlo una forma dilferenle; ma ritiene da per tutto la sua natura. » nisnie. [>\n'\i\ Avcn.r. ('2) Lclire, uc. (o) Meinolri's. c •. dc la Rcinv de i'romc. I'. iris 1824. — 597 — secolo a Loudra, deplorando il prurilo die lianno alciini specialmente in Inghillerra, di puilar Iroppo dclki loro roli- gi()ii(',e dclla supposta irreligione del prossimo, iimiiaginaii- (Idsi ehe la niiglior prova ad offiire della loco piela slia iiciraccusare allri d'aleismo, c coiiipiacindosi sopra luUo di aecusarne gli uomini (ringegno, e qnelli che in un niodo o ueir allro si sono acquislala qualclie rinonianza; diceva, (•he se havvi in questa materia un esempio coniagioso per la gioventii, si e qiiello certamcnlc degli uomini celcbii ; ed io m'inganno a pariito, aggiungeva egli^ oinenire scrivo e gia gi'ande nelle universila inglesi il numero degli slu- denli, eui soiride la sj)eranza di avere un giorno qucila fania d" incredulila clie si e vulula dare a lord lUion (i). II socio corrispondenle dot!. Antonio Eerli legge parte di un sue iavoro sa le relazio)n del colera in f cnezia colle virouJe meieorolo(jiche e col calendu- rio relifjioso e civile. Prcnielte. che qiieste rcJiizioni non furono investigate dagl' ilaliani, no dagli stranie- si coir ostensionc e la perseveranza die il gran qiii- silo dellorigine e propagazione del niorbo richiede, c accenna poi i sei periodi no' quali si nioslro il colera a \ enezia^ che iniporlano ollre due anni, e la sua dif- (f) Foscolo. Lef/em n Larlij Dacre, M.nzo 1822 ( Epist. Vol. IH, Kdiz. Le lMuiinier).Ed a me nun puna soverchiii di ritcniiiire sdpra que- f^iii ari^omeiUo in uu secdudo ailicolo ; in cui acienuero. Ira uli altri, al Fdsodlo medesimOj al Giurdani, al Leopai di, acciisalo que.^l'ultinio andie rial Gioberii, con)e lo e, pur Iroppo, da nioUi, di essere ninrtu non cre- dcndo cho nella materia. Tocoheio aiiclie forso del siiddfUo Imd Bjroii; i! quale ben difficilmente p'lo litenersi die sia xi.'-sutu alen, se tauto di f-pesso vul^jeva il pcnsiero e la pLirola alia Bibbiu- — 598 — fusione a 125f)8 individui. Per queslo spazio di tempo e niimero d' infermi sufficiente a dare subietto di po- sitive illazioni, ilnostro socio intraprese \\n esanie del clima di Yenezia in tutti gli anni necessarii a com- prendere i sei del colera, e quindi nc ha doviito ab- bracciare2l,oecupandosi delta pressione atmosferica, temperatiira, iiinidita, quantila di pioggia, direzione e forza de' venti, delL'aspetto del cielo e dell' ozono. Fra le sue conclusioni indica aver trovato, cpilogando i dati bai'onietriei, terinometrici ed igromelrici in medie quinquennali, che l" ultezza media nujijiunta d(i(]li stniuienti sta in rmjione inversa delVampiezza dclle Joro osciHazioni. Estendendo le ricerche alle relazioni dei feaomeni meteorologici colle maccliie soiari ne' qiiatlro quinquennii gli parrebbe venirne la consegucnza ebe le moUe macdiie favorissero il tem- po h'donn, e le porlw il caltivo. La prima parte degli studii del dott. Berti si cliiu- de colle seguenli considerazioni su la qualita partico- lare de^li anni in cui ebbesi il culera. — La media annua temperalura alquanto elevata; piuttoslo IVeddi grinvcrni e cable le stati. — Nelle tre ultime com- parse del morbo si notarono le tre maggiori oscilla- zioni annue dei 21 anni sludiati. — L'umidita, salvo il 1849, deficiente, ampie le oscillazioni; fuori di que- ste nessuna notevole circostanza che distingua dagli alli-i i sei anni del colera. II nostro socio continuera la lettura del sua lavoro nelle venture adinianze. II socio corrispondente prof. F. Ragazzini legge la seguenle Menioria sui caralteri fuico-cliiuiici ed — 599 — applicazioni mediche deW ucqua salso-jodo-hromico , ricavata con nuovo processo dalla tcrmale d'Abano. Celebri e loJale dagli serillori anticui e modcrni per Ic loro ineJicinali virtii. sono le leraie eiiganee : numeroso vi e il concorso d' individui dai piii lontanipaesi, otleneii- done prodigiose guarigioni; e la fama conservatasi nei se- coli andali si Iramanderci hnperitiira e costante ai noslri uepoti dai fatli die annualmcnte conferinano la voritii dei felicissimi risultamcnfi. Fra le diverse fonti clie in quei culli sommlnistrano r onda salulare, quelle di Abano piii delle altre \aolaggia- no per maggior copia di priiicipii medicameutosi, per piii elevuta teuiperatura, e per maggiore efflcacia. Infalti, piu elie in ogni altra parte degli Euganei qui concorrono, e prima clie altrove qui concorsero i valetudinarii a far uso di queslc leriiiali, che pullulauo da un piccolo cullicello, dello Monle Irone, il quale, sorge slerile, nudo ammasso di pietra calcaria a raccoglierle in pelagbelti limpidi e Ira- sparenti (I). Altra volta assoggetlate quesle aque alle mie indagiui, banno fornita la conoscenza della loro riccbezza in princi- pii medicamentosi ; nuovaraente la ritentai quando conob- bi la presenza in esse del bromo ; e polei conslatarvi 1" jo- dio fuio in una sola oncia di esse : cio nullameno non mi si era mai presentala alia mcute 1' idea cbe si potesse ri- eavarne inoltre un prezioso medicamento, equivalente per (I) La qiianlita di acqna termale che ogni giorno scaturisce dnljj superlieie del piccolo colle Mmitiroue, e prossiniumente di lilri 596,040, senza confare qnella che per sutterranee vie alimenta le viciue conserve dei f;mghi. S.;r;c Iff. r. If. 78 — ()00 — composizione ed efficacia alia lanlo slimala acqua salso-jo- dica di Sales. Quaado io suggeriva a diverse persone aflette da sva- riatc affezioni scrofolose I' uso di quesracqiia, e ne decan- tava la provata e sicura energia nel produrrei suoi cffelti, Don iotraiasciava di lamenlarne la mancanza in queste nostre provincie, doviziose di tante aitre distinte sorgenti medicinali, acidule, ferruginose, ecc. Nello scorso autunno a fine di ricercarvi T arsenico, avendo posto alia spontanea cvaporazione grandi masse di quelle acque, m'avvidi che con semplice e facile procedimen- to avea Iramutata la balnearia di Abano in un'acqua salso- jodo-bromica, cbe per copia di bromo, di jodio, e di cloruri di sodio e di calcio polcva stare al paragone coUa celebrata del Piemonle. Questi fenonieni di rassomiglianza mi fccero ad un tratto sperare di aver fatto, senz' avvedermene, im' utile scoperta; quindi mi diedi tosto a confrontare le due acque, dalle quali ricerche, piu volte eseguite^ rilevai esservi in quella di Abano una maggiore quanlita di bromo, e poco nieno di jodio, die ncU'allra ; e che quindi allorche fosse ridotla ad una dcterminata densilii, ella venisse atta a rim- piazzarla. Messo in esecuzione il mio pensicro, posso presentarvi ora,o signorr, i caratlori fisici della raia acqua ricavata da quella di Abano, e confrontarli con quelli della prefata di Sales. — 601 — Abano. Limpidn senza colore. Sapore salalo. Senza odore. Mescolata a saida d'amido non offre alcun fenomeno. Lasciata in botUglie non d^ sedimento. DeosilA=: 1,060 a 7 R. e a 73 di pressione. La density dell'acqna in di- scorso sta a quella delTaqua marina come 60 a 20. Sales. Limpida per6 talvolla di co- lor giallo. Sapore salato, ma meno in- tense. Senza odore ; pure qualche bottigliamanda I'odor pro- prio deir jodio. Mescolala a salda d'amido non offre alcun fenomeno; ma I'acqua clie ha I' odore di jodio volge anche in lur- chino I'amido. Quasi tutta I' acqua da me scandagliata avea lasciato sul fondo delld bottiglia un sedimento gialio-ocraceo, per cui le ultime oncie di liquido erano torbide della detta sostanza. Density = ^,033, t,037, a 7° R. e a 75 di pressione. — 002 — .^iedia proporzionnle degli elonif iiti i\Iedia pruporzionale dei^li ritMiieiiti dpir acqiia salso-jodn-bromiea di deiracqiia salso-jodica di Sales in Aliano. - J'ienion(e. Prof. Ragazzini. Prof. Ebbene. Gas acido carlionico . . tracce Gas ncido cnrbnuico . . (racoe CIdruro di sodio. . gram. 7.10'i Cloruro di sodio . gram. 4,2.'50 — di caicii) ...» 1.000 — dicalcin. . . » 0.6,^0 — di uiagiieiio . . B 0,340 Bromuro di calciu . . o O.OiiO Broniurodi magnesio ' . » 0,102 Jodiiro niagnPsico . . » 0,200 Joduro di niagnosio . . » 0.il4 Ossido di ferro Solfato doppio di soda e Materia organica di magnesia . . . . » O.IOl Silice ), ( " " ^''^^ — di calce ...» 0,080 Allmnina ) j Bicarbonato di ca!ce e di .\cqna e perdila ...» 94,750 magnesia » 0.106 Acidu silicico e materia Gram. 100,000 organica » 0,009 Acqna e perdila. ...» 91,044 Gram. ICO 0(0 L'acqua di Abano poi prcscnla il vanlaggio di una coni- posizione sempre costante, il die non si riscontra in qiiclla di Sales, come asseri ii dott. Tosi, e come io slesso con- fcrmai. Di fallo il sig. Tosi, parlando dell' acqua di Sales, dice che il suo colore e sofjfjello ad tin variare periodico, dal giaUo-verdognolo , cli' c, per cosi dire, la sua iinta naturale^ al giallo-rosso, con cui si colora neW estate. E poscia aggiunge che (jualche variazione si nota pure ncl peso specifico dell' acc/ua, cid dipendendo senza dubbio dal variare delle proporzioni del sali eke vi sono contenuli per cut se le sue analisi prescnteranno delle differenze^ ognnno sa ormai di non doverne fare le maravigHc, cono- scendo la causa a cui le pud atlrilniire. — 003 — Fa per islitdiore queste variazioni, i mezzi per con- ditrre f/uesl' acqua ad unn cnmposizione sempre vni forme, e quale delle varield sia la meglio conveniente ai diversi modi d' ttso medicinale, che il Kramer si propose delle ri- cerclie su questa acqua, eke la morte gi impediva di com- piere (Capsoni, pag. 66). Oltre a cio, molte bottiglie dacqua di Sales einanano I' odore proprio delTjodio, racqua (i allora giallognola, e l)asta I'amido solo a colorarla in iin l)eirazziirro. Tal vero 6 conferraato anche dalle seguenti parole del Tosi. L'odore dell' jodio alia fonte nella primavera e nell' estate e cost forte da sehlirsi a mo Hi metri di di stanza e da r in scire perfino inlollerabile, se il pozzo e apcrln. Ed ^o 11 m. e. prof. Bellavitis presentando una sua me- moria inlitolata : Esposizione elementare della teoria dei deter minanti, ne da il seguente aniiuncio, L' importanza della teoria dei determinanti , e I' uso cbe suol farsene dagli odierni materaatici, mi sembrano dare opportuiiitci ad una sposizione elementare, cbe renda accessibili ad ogni studioso le opere che traltano tale ar- gomento, o che ne adoperano il calcolo od almeno Je se- goature. Crederei di far cosa utile se ad alcuno rendessi piu facile 1' inlelligenza della Teorica dei determinanti e sue principali applicazioni, cheil prof. Brioschi pubblicava or sono tre anni, e cbe dai materaatici fu accolta con mollo e meritato favore. Ebbi cura di scparare i varii argomenti successivamente trattati, accioccbe se in alcuno non riu- scissi abbastanza chiaro, potesse 11 giovine proseguire alio studio degli altri. II fissare I'attcnzione in una maniera di funzioni;, cbe Serie I J I. T. II. 79 — G08 — s' incontrano in tante parti della matematica, dando loro un norae speciale (determinanli) e dettagliando le regole del loro calcolo I'u cosa di molta ulilitci per mostrare le aualogie nelle varie parli della scicoza, per facilitarne I'ap- prendimento, e per abituare all'applicazioQe delle regole e del tooremi fondamcotali riguardanti talc oggelto ; cosi ricopiando la luemoria ebbi io pure a sperimeiitare che per la maggior abitudine acquistata potevo seniplificare qualche dimostrazione e piu strcttaniente legare tra loro i teoreiui. Mostrata 1' origine dei determinanti sia medianle le fiinzioni risultanli daU'eliminazionCj sia mediaule le fuii- zioui allerne, espoijgo dettagliatamenle il modo di scrivere liitti i lermiui di ua delermiaaale, alche mi giova aggiun- gere ia nota i principii della teorica delle sostituzioni. Fac- cio vedere come apparisca che un determinante 6 mulliplo di un allro ; come esso si spartisca nella somma di piu de- terminanti; quando il determinante divenga nullo; e quali funzioni dei suoi dementi e delle sue derivate prime sieno sempro nulle^ il che mi riconduce alia risoluzione delle equazioni del prime grado. Accenno come talvoltala som- ma di alcuni determinanti possa ridursi ad un solo, e ne faccio I'applicazione al volume del tetraedro espresso me- dianle le coordinate dei suoi vcrtici, ed alle formule da me date (1854) pel prodotto dei volumi di due poliedri me- diante le distanze dei loro vertici, le quali vengono comu- ncmente atlribuite alio Standi, che le pubblicava soltanto nel J 842. — Dope cio dimostro il teorema sul prodotto di due determinanti e sulla somma di moiti prodotti analoghi. Termino la prima parte presentando un metodo piii breve di quello dale precedenlemente pel calcolo nuracrico dei determinanli. — 009 — Nella seconda parte tratlo piu propriamente dei deter- minanli simmcfrici e degli emisimmetrici, uonche dei due determinanti, che possono dirsi Ira loro conjugali. I de- lerminanli simmetrici formati colle somme dcUe potenze delle radici di un equazione mi danno i crilerii per oono- scere quante sieno le radici disiiguali^ e conducono a tro- vare I'equazione che ha per radici questi soli valori disu- giiali ; e cio senza bisogno della laboriosa ricerca del inas- simo coniun divisorc dell' equazione e dclla sun dcrivala prima. Cosi, presa ad esempio un' equazione di 5." grade, trovo che le sue radici non hanno che due soli valori disu- guali, formo I'equazione di 2." grado, di cui essi sono le ra- dici, e riconosco eziandio che non sono quatlro radici eguali ed una disuguale, bensi Ire di un valore e due di un allro. lo dimostro che il delerminante conjugalo col prodoUo di due determinanti e identico in lulti i suoi elemeuti col prodotto dei loro conjugati. — I determinanti emisimmctrici hanno per radici le funzioni Pfaffiane, le quali servono eziandio a formare il delerminante coniugato, che e esso pure emisimmetrico. Questa teoria applicata alle equazioni differenziali-prime coi differenziali al solo priiuo grado e tra un qualunque numero di variabili di il modo di deter- minarne il si stem a primitive. Nella parte terza mi occupo dei determinanti delle de- rivate prime di alquante funzioni di altrcttante variabili, dimostro che il suo annullarsi 6 condizione necessaria e sufficiente per la dipendenza delle funzioni tra di loro, ed esposti alcuni altri teorcrai, che riguardano tal determi- nante nonche il suo conjugato, li applico alio equazioni difforenziali-parziali-prime colle derivate al solo I ." grado, ed ai sistemi di equazioni differenziali-prime, che con quelle equazioni diffexenaiali-parziali hanno stretta relazione. — 010 — ConsideFO in seguito il determinanle formato colle derivate seconde di una funzionc omogenca, conosciuto sotto il nome di Hessiano, e dimoslro die il suo annullarsi e condizionc necessaria e sufflcienle pcreh6 la funzione sia riducibile ad un minor numero di variabili. Espongo la teoria delle chiavi aigebriclie e ne deduco facili dimostrazioni del leoremi fondamentali relalivi ai determinanli, e dello sviluppo di qualche speciale deterrai- naote. — Termino raoslrando Tuso dei determinanli sim- bolici a rappresentare le condizioni d' inlegrabililii delle formule differenziali-prime, e quelle di relroderivabiliti\ delle corrispondenli cquazioni, ed a rappresentare lo svi- luppo di una funzione simmetrica col mezzo delle somme delle potenze. Nelia quarta parte mi era proposto di esporre parecchi altri argomenti, che hanno rclazione coi determinant!, quali sono i fondamenti della teoria dci discriminanli, de- gli invarianli, ecc. ; ma mi crebbe tanto la materia che pensai di lasciare ci6 ad oggetto di un'altra memoria, die avro in scguilo I' onore di presentare a qucsto dolto consesso. II socio corrispondente dott. Paolo Marzolo legge un brevissiino sunto della sua Storia deW or'ujinc dei caratteri alfahetici, cho sarapubbiicata nclle successi- ve dispense di questi Atli. II m. e. prof. Antonio Pazienti, a nome della giunta incaricata della monografia delle acque mine- rali del Veneto, annuncia verbalmenle ch'essa verifico la presenza dell'arsenico nella roccia del monte Ci- villina, e nel niuseo civico e nel seminario vescovile — 6id — di Yicenza, di minerali d' arseiiico trovali nell" anzi- detto monte. Lo stesso prof. Pazienti legge il seguente rappor- lo su due opuscoli del sig. G. B. Toseili. L'illustre Presidenza di queslo I. R. Istiluto con siio scrilto N. 2T)S 19 maggio 1837 mi incumbenzava di rife- rire iutoroo a due lavori del sig, Toseili supplente alia cat ledra d' elementi fisici e iiiateinatici neil' I. R. scuola reale di due corsi in Mantova. Uno dei lavori presentali a questo Istituto dal sig. Toseili s' intitola Ri/lessioni siilla yrandiiie e sitlla possibilild di dissipaiia, rallro e la descri- zione di un nuovo manometro. Nel prime lavoro il sig. Toseili s'accinge a dare una spiegazione della formazione della grandine e dell' ingros- sarsi della slessa, e propone un mezzo per impedirne in parte la formazione. II nostro aulore ammelle cliefelet- trico accumulatosi in grande copia nel cielo sia la vera causa della formazione della grandine. Fra i fisici cbe trat- tarono un tale argomento sappiamo come il Bellani tenes se che la grande dilatazionc e rarefazione dell' aria pro- dotla dair elettricita fosse le prima causa della formazione della grandine. Secondo il sig. Toseili « le scarichc eletlri- che producono un vuoto incommensurabile lungo la via che percorrono con lanta celeritci. In queslo vuoto si pre- cipitano tosto P aria circostante, generando il vento piii forte, noncb6 i vapori stessi condensati, i quali trovandosi ad un tratlo in uno spazio affatto libero, si dilatano per una gran parte con tutta prontezza, e sottraggono alia ri- manenza de' vapori una quanlita slraordinaria di calorico onde poler passare nuovamonto dalln stato liquido o ve- scicolare alio stato aeriforme. Per tale iucaloolabile sottra- — Gi2 — ziono di calorioo i vnpori rimasli o le gocoie d'aoqua gi'i formalcsi, tramutaro si dcbbono in novo od in piii coni- patti ghiacciuoli. Baslano, conlinua il sig. Toselli, aoclie lo sole fi'igidc correnli de' venti a risolvere le nubi in pioggia; nia quando a! freddo dei venti si associa il freddo prodotto dalla grande evaporazione eccitata con tanta rapiditti dalle scariclie eletlriche, allora la pioggia deve necessariamenle trasforniarsi in ghiaccio. » Agginnge I'autore die le scariche elettriclie porlando sulle nubi cziandio uno slraordinarlo schiacciamento, an- clie questa sola potenle pressione vale a condensare niag- giormente i vapori ed a risolverli in acqua e lacqua in goccic. Da questo breve cenno apparisce come il vnolo pro- dolto dal passaggio dellc scaricbe ritengasi dall'aulore di una cstensione alqiianlo considerabile, cosa la quale cosl facilmonle non potrebbc indurre in persuasione. Di piu la somnia rapidila con la quale si compiono le scariche sles- sc mi scmbra che non possa lasciar luogo al verificarsi di lutti gli avvenimcnli presupposti dalTautore. Ma ammessa pure la compressione e rarefazione, 6 certo che se per que- sta si ha raffreddamento, per quella invece si ha riscalda- menlo, od io credo che, tenendoci anche ai pensamenti dell'autore, il calorico di latenlo divenuto libero ritardi il raffreddamento, e die manclii alia predetta vicenda il posto andamento. Cogli stessi principii il prelodalo autorc vorrcbbe spie- gare cziandio la forraazionc dclle cosi dette trombe marine. L'osservazione pero ci istruisce che ie trombe si hanno anche a cielo tutto sereno. Aggiungasi che I' Espy, che ha attentamentc studialo molti di tali terribili sconvolgimenti e gli ha esaminati in tutti i loro effelti ed accidenti, rico- — 613 — nobbe cLc non scmpre relettriciti si nianifesla al principio delle Irombc, essendo essa una circostanza acccssuria e non essenziale alia loro formazione. II noslro autore opina che debba ripetersi la nebulosili del primo riidimento della grandine da! rapido congelarsi dolle molecolo acquee, e riugrossanienlo della graudine duU'elevatezza in cui si formano i prinii uoccioli e dal gra- do assai basso di freddo ad essi proprio ; per cui allraver- sando nella caduta degli strati di vapori condensati e gii risolli in pioggia, succbiano i vapori e I'acqua stessa appro- priandosela merce la forza di aiTinila in niodo regoUtre ; operandosi cosi lenlameute tuU' all' intorno uno o piu in- volucri di gliiaccio. A conferniare questo modo di vedere r ingrossamenlo della grandine riferisce eziandio speciali esperienze. Fermato dal signer Toselli essere il fluido elettrico la vera cagione della formazione della grandine, viene cgli a proporre il mezzo per dissiparla. E innanzi tullo con par- ticolare erudizione prende in rivista i sisleiui proposti per la navigazione acrea, dall' esame dei quali concbiude che r areonautica deve, per progredire, togliersi dal campo in cui si e tratlenuta lino ad ora, lasciando alle cure dell'av- venire la piena soluzione del quesito. Tutlavia egli nella supposizione cbe all' altezza di 15 mila metri Tatmosfera sia Iranquilla, ammelte la possibilita di niantenere a tale altezza slazionario un globo areostatico legato alia terra medianle una corda melallica. « Clii non comprende, cosi il nostro autore, che se moiti fdi traversassero semplice- mente le regioni delle nubi, qucsle vagando per I' impulse •del vento, non troverebbero in essi un impaccio, ma beusi delle vie piane alia scarica del proprio fluido elettrico, che per tal modo passerebbe da una all" allra nube o dalle nu- — 614 — bi alia terra o da questa alle nubi prima di giungere a quel grado di teiisione che genera i fulmiai ed i daiiai di cui abbiumo parlato? — Allora comporrcbbesi facilniente fra 11 cielo e la terra quell' equilibrio elettrico necessario ad evltare le giganteschc scintille; lalcli6 le nubi potrebbero come nei verno risolversi in pioggia, ma non piu in flagelli di gliiaccio. » E qui ogli nocenna alia costruzione del globo, che per una pid lunga conservazione vorrebbe fosse di rame o di alluminio^ed alia raaniera di formarne la corda metallica. Indica inoltre la spesa necessaria per tenere al- r indicata altezza un globo di taffettCi gommato di data granJezza alliucbc i Comuni condotti dalla sua modicita meltano in alto la sua proposta, sul valore scientifico e pratico della quale io crcderei che non convenisse presea- temente rauovere parola. iNIi limilai ad una rapida rivista del lavoro del sig. To- selli, loccaudone i punti principal! riferibili al suo assunto, daccbe se d vero che lisici parecchi cercarono di avere neir elellricila un punto d'appoggio per ispiegare la dan- nosa meteora^ e vero del pari che prcsentemenlc fisici au- lorevolissimi risguardano P eleltricita effetto e non cagio- ne, e fermi alia costante osservazione hanno gia trovato oltro modo di dare spiegazione della meteora e delle parti- colarita sue. D'altra parte mi sembra che con le amraesse vedute il sig. Toselli a dare una completa dichiarazione della meteora e delle particolarita sue dovrebbe porre in campo altre supposizioni. Cosi parimenti i fisici hanno gii trovato modo di dare spiegazione delle trombe senza ri- correre alPelettricita, raaniera di spiegazione a persuaderci della probabilili della quale, oltre la convenienza delle ra- gioni dinamiche, concorrono le particolarita del feuomeno, le analogic con altri falti, la qualilfi degii oifelti — 615 — INelliiltio lavoro il sig. Toselii propone una modifica- ne al mnnonietro ad aria compressa per consegiiire una indicazione la quale risuiti esatia agli occhi senza il soc- corso di misura e di calcoii. La modificazione consisle neir usare un tubo, che deve esserc di piccolo diamelro, ricurvalo in raodo che tanto nel rarao chiuso quanto net ramo da porsi in coniunicazione col vase conlencnle il fluido aeri forme, del quale si vuole conosccre la forza ela- slica, il livello del mercurio riesca nel niedosinio piano oriz- zonlale, per cui, inoalzandosi od abhassandosi il livello nel ramo chiuso, s'innalza o si abbassa di pari passo il livello nell'altro, e con cio sarebbe lolla la coriezione dovula al peso della colonna di mercurio innalzata. Senza togliere per ultro quel merilo clic puo avere la proposta del sig. Toselii, mi sembra che la coslruzione deir apparalo sia lale da non compeusare quella poca fati- ca che per una voKa tanlo s'incontra nel graduare il Uibo deir ordinario manomdro ad aria compressa. 11 m, e. CO. Agostiiio J?agredo, relaloro della giiiii- ta per la slciia ed fintichita, ccmiiiiica all'Istituto, avoie la giuiila deliheralo di dar opera ad un primor- diale lavoro che metla gii siudiosi in grade di cono- scere i nioiuiincnti e documenti stcrici della Yenezia. Ha percio ideato di sUndere un catalogo generale che abbia a far conoscere: prime, i monument i storici pnncipaii che esislone nelle proviucie vcncie fine a tutto il secolo decimoquarle, epigrafi, epcre d'archi- tellura e scull ura, medaglieri, etc. nolaiido quali c da chi sieno illuslrali; e quali ancora mrnthino d' illu- slrazione; seconde, i principali archivii pubblici e Seric HI, T. II. g^ 610 privatij notando possibilinente i documeuti pin impor- tanti ad illustrare la storia della Venezia. Elenco dei doni preseutati all' Istituto dopo Ic adu- nanze di niarzo. Gazzetla di Verona. N. 98 — 143. Specola d' Italia. N. \7 — 24. Osservatore trieslino. N. 92 — ^36. Gazzctta di farmacia e di chimica. N. 17 — 2b. La Cronaca. N. 8—10. Jiivista contemporanea.^. ^\^ A2. , // Crepiiscolo. N. 17—24. Bullettino dellc scicnzc m ediche di Bologna, iasc. 39, 40. // Pungolo. N. 8 — 14. Giornale dellc scienze medichc di Torino. N. 7 — 10. Letlure di famiylia. Punt. 1 — 5. Comptes rendus de I'academic des sciences. N. 16 — 23. Lo Speltatorc. N. 17—24. Annotatore friulano. N. 1 — 25. V Echo medical. N. 4, 5. Bulleliino dclle leygi dell' Imp. Anstriaco. N. 18—24. Bullettino delle leggi ed Atti iif/iziali per Ic provincic Vc- nete. Punt. 5, 4. Arcliivio slorico. Tomo IV, Disp. II. Rapporto mensile della reale accademia dellc scienze di Berlino, 1856. Memorie della stessa, 1 853. Giornale di AgricoUura pralica. N. 15 — 17 Atti deW I. R. socieid geografica in Vienna Disp. I. L' Educator c israelila. Punt. 5. Bulleliino detr istmo dt Suez. N 8 -I I. — 017 — Bulletin de la socictc de Moscoii. N. 4. Memorie dell Istitnto di Bologna. T. VI, fasc. IV. Giornale dell' I. R. Islituto lombardo. Fasc. 42. Giornale veneto di scienze mediche. Gennaro e febb. 1 857. Considerations (kyf/ieniques) pendant une epidemic de cho- lera, par le docteur Bourgogne. — Bruxelles 1856. Rcpouse a M. le docteur Dehoits par le docteur Botirgogne. Valencienne 1857. Sii la grandine, e nnovo manometro di G. B. Toselli. — Verona 1857. Rapporto delta Commissi one delV I. R. Islituto lombardo Sit la malattia deli nva. — Milaiio 1857. Tassa siii cani, pensamenti di Luigi Toffoli. — Padova \ 857. Suli indnstria dei Veneziani, Memovla di Giulio Albert!. — Venezia 1857. Suite leggi contra I' usiira, Memoria del cav. Giuseppe Console. — Venezia 1857. Nuovi saggi drammatici di E. Rubicri. — Firenze 1856. Apologia di Giovanni da Procidit, dello stesso. — Firen- ze 1856. Cenni sui bosclii, di Pietro Cainii. — Milano 1857. Memoria del sig. Girolamo Boccardo sui spettacoli, premia- ta date i. r. Istitnto lombardo. 1857. Rapporto di una Commissione dell' Islituto lombardo sulla malattia dei baclii da seta. — IMilano 1857. Medici illustri di Feltre c Belliino di Giacomo Facen. — Milano 1856. De mutationibus quae contingunl in spectra solari fixa, elucubratio p. Francisci Zantedeschi. — Monaco 1857. Nouveau spcctometre. — Question de foijers chimifjues et lu- mineux. — Dcs irradiations chimiqucs, an point de rue de la fntnfjrnphic dei signori Zantedeschi e Rorlinelto. — 618 — V America cenlmle e la stia importnuza pel commercio « I' Indus (via tcdesca, descrilta dal tlotl. Scherzen. — Vienna i857. Oli attnali mezzi di trasporto daW Eyitto con riferimento al laglio dell' islmo di Suez. — Vienna 1856. In morie di nobile fanciullina , Saggio di sludii siilla sirabologia siderea ; — Maria, racconto poetico ; — A Giulia Sancliioli, Fede ncl profcta di Meijcrbecr, can- tato in Parma nel 1853-54 ; — Effelli della corrente elcUrica continua sidle ftinzioni del (jran simpalico ; — SulC islinlo nmano, studii Ijsico-fisiologici del co. fra Filippo Linati. — Parma 1847-57. Sulla pila a tripUce conlulto di Francesco Selini. — Tori- no 1857. Relazioni lelte al senalo darjli amhascialori Vcneziani nel secolo XVII. — Spagna^ fasc. Ill dei sig. Barozzi e Ber- chet. — Venezia 1857. Snll' industria manifalturicra in Lomhordia delling. Mer- lini. Memoria premiala dalT Istit. lonibardo. — Miia- no 1857. Sui rapporli dei lati dei polignm, ec. Opuscoio di Gio. Batt. Malacarne. — Vioenza 1857. Sullc induzioni eleltroslaiirlie. Leitora del prof. Giuseppe Belli. Osservazioni maf/neticlte metenrolotjit lie in Vraija. — Pra- ga 1857. Metodo per difendere i cronometri impiegali nella naviga- zione, ec. del prof. Giuseppe Belli. JSuovo sfigmometro meccanico del dolt. Antonio Berti. — Milano ^857. Vila del dolt. Apollonio Maggi, sonll.i dal oav. dpi Chiap- pa. — Pa via 1857. — G19 — U. ACCVDEMIV DKLLi: SCIK^ZE DELLA SOCIETa' BORBOiNlCA. Atmunzio didue ■programmi in malemaliclie, I' uno ordinario^ i alti'o straordiiuirio, da pi'emiarsi in fine delV anno d858. Decorso dal 1864^ il tiiennio da che TAccadcmia obbe piopo- slo il prngramma pel premio a lei spettaiilp, avendo essa pratica- to quanto prescrivesi dallo slatuto per la scelta di uii qiiesito in iiiatematiche, da preniiarsi con niedaglia del valore di diicali 300 napoletani, la scelta dell' Accademia e cadiila sul segiientc QUEilTO Espone 1 pr(^gl•es<^i fatli dall" analisl differenzii.le ed inlcgra- le, dal principio del pieseiite secolo, indicarido i perfezinnanieiiti arrecali alie teorie gia coiiosciiite, le niiove staMlite dagli ana- listi di tal tempo, e le fonti in cui si trovano esposte. General- niente dare iin' idea coiiipiuta dello stato attuale della scienza analitica, considerandola pi iiuijiiilmente sotto i segiienti aspetti : \. Chissificazione e propt ielci delle Ixiscendenli j 2. Sviluppo dtlle fiinzioni ; 8. Determinuzione d' inlc(jrali defmiii tra Jimiti speciali ; 4. Inlefjrazinnc dcllc Kjnuzioni difftrenziali j 5. CaJcolo dtllc variozioni ; 6. Calcolo dclle dijfcrtnze finite. Di ciascuna teoiia si nccennera l' origine c In slato alia fine dello scorsu secolo ; indi si esporrii il pnnto di \ isla pin generale sul quale sia slala considerata in prosieguo; i peiiVzionanienli fatli in essa, e cio che vi resta ancora a desideraie. Si accennera il suo leganie con altre, e le sue applicazioni. S' imiiclieranno finalmente i principali scrittori che si sono occupati di essa, e le opere in cui sono esposte le loro ricerche. In breve si vuole la stoiia ciilica, lagionata e (larallela dell' origine e progresso di ciascuno de' soprindicali aiticoli, con la bibliogiafia corrispon- dente. La grandissima estensione di talc dduianda, per chi voglia invppgnarsi nel misurar sua possa in liallaria, lo svolgimento — G20 — consldernto e pnrallelo di Atti di Accademie, e delle opere di nu- lori cl.issici dflla scicnza atialitica do' modeini, per riscontrarvi le origini e gli sviluppi delle dottrinc diinandate in tal program- ma, die noil poteva non colpire 1' intendimento anche di quei so- ci, die collivano inatcrie diverse dalle niatemaliche, ha deternii- nato r Aecademia ad estendere il periodo di tempo assegnato per le risposte a dare, fine il di 30 settembre 4858, oltre il qual ter- mine non verra ricevuta alcuna Memoria in risposia ; e queste, scriltc in italiano o in latino, dovranno iiidirizzarsi anonime, solo contrassegnate da un motto o sentenza, al segretario perpetuo dell Aecademia /'. Flaitii, frandie di ogni sposa. Quel motto o sentenza verra anclie scrilto sn di una sdiedet- ta ben suggellataj cidlegata alia Memoria, entro la quale siavi notato il nome del candidato, e la di lui dimoia. Di tali schedel- te, quando 1' Aecademia ottejiga in ri^posta piii di una Memoria, saranno dissuggellate solamente quelle speltanti alle giudiciile nieritevoli del premio e dcW occessil, le altre verranno hrnciate. La Memoria coronata, e quelle die avranno meritato I" acces- sit, saranno stampate dalT Aecademia, in seguito di quelle del socii, con paginazione ad esse propria, nel volume de' suoi Atti, corrispondente air anno di loro prescntazione : ne prima di tal pubblicazione pntranno gli autori stamparle cssi, o darle a quol- die compilatore di raccolte scientificlie, sia i)er intern, sia per sunto; e volendo cio fare, dopo la slaoqia dell' Aecademia, della quale ricevcranno 50 esemplari. insieme alia medaglia de' duca- li 300, pei- la Memoria coronata, dovranno dimandarne ed otte- neriie da quella il permesso, da inserirsi nclla jtubblicazione nuo- va clie ess! ne Twanno, serbandonc esatta, e senza minima alte- razione la corrispondcnza con 1' originale, die ebbero presenta- to air Aecademia, e che fu da questa approvato. Tutto cio secondo si e sempre pralicato e praticasi da liitte le sociela scientifiche, pe' programmi a premio che esse propongoiio. Compito ed assodato qncsto importante atto dalla proposta del progiamma die premia 1' Aecademia, il segretario perpetuo di essa, stimaiido i, e di venir inscrite nelle Transazioni Filosofiche di Londra, sotto gli ocelli deHimmoi tal Aewton.e furono aiidie da allre societa scien- tiliche accolte con plauso E ben s^i \Cik la presente ricerca ebser — ()22 — di niaggioi- monuMito (ii quella die si propose ;i liiillm- quel soni- 11)0 geometra Inglese. A clie i)u6 oia aggiiigneisi die a'lioslri tempi iiliistri geome- Iri haiino con le loro considerazioni nialeinalidie teoiicamenle I'atte, sia in opere da essi separataincnte piibblicate, sia in iiiemo- lie ciinspgiiale iiegli Aui d' iilusUi Accadeniie , sul calore e r elettiiciUi, estesi i iimili deiia scienza per le sue vaste e moiti- plici applieazioiii, ed ancora con aver perfezionate e prolungate le doUrine prdfdiule dell' analisi sublime. Alle coiu-.iileiazioni stimmenlovate puo anco aggiugiiersi ri- guardando air utilita ardiitclttinica, che \itru\io, sulo maestro di quest' arte a md perveiuilo dagli aiitichi, >oleva 1' arcliitetto vcrsalo neWolticdj perche in (irdificiis ah certis rt'iionihus coeli lamina rede 'Iticanlurj e Leone Baltista Alberli, che puo dir- si il Vitruvio de' moderni, non tralascio iiisegnare : Deesi anco- ra avuertire quaii soli debl)uno tnlrar nelle case, e secondu di- verse coniodild far le fintsUe piu larcjlie o piu slrette. i^Ia questi loro dettami non erano die un parlar vago, per ricliiamarvi 1' attenzione dell' architetto : ne v' erano principii cerli e stabilili per ben riuscirvi, die la sola geonietiia e il calcolo potevano somministrare, le qu/ili scicnze non erano da lanto da polerli sommiuistrare a' loro tempi. Le condizioni per le Memorie da presentarsi, in risposta a (juesto 2." programma, sono, seuza lipeterle, identicuincnte le stesse che pel J.° Dali Accadtmia il o Aprile 4857. II segretario perpetuo V. FLiii ri. km ACCAD. 1850-5 7 U:S1'E^SA m\ E DECIill.l mim DELL' OPERA DEL GRO\E IMORNO ALLA COHRELAZIOXE DELLE FORZE FISICHE DEL PROF. B. BIZIO (Coniiuuaiiuiie JcUj pag. 553 dclla precedenle dupenn) iTla a proposito del filo di platino ci viene qui in concio di allegarc una sperienza deli'autore lueritevolissima di ri- cordanza. Egli adunque ha raostrato, die ove un corpo ca- pace di sostenere una lempcrie assai gagliarda senza essere altaccalo dall'acqua, quale il plalino, si renda candenle e cosi candenle si lufli nell'acqua, si veggono nionlare alia superficie gallozzoline di gas^ il quale, debitamente aduna- to, si Irovo consislere in una mescolanza di ossigeno e d'idrogeno nelle proporzioui in che entra a comporre I'acqua. II dott. Robinson, che si e occupato a dilungo in queslo subbielto, liene che la temperie del filo ascenda a gradi 1507. Ora il Grove viene a questa considerazione. 7 — solligliazione de" melalli, oiido si spicca, si ferma ad csa- minare come riesca diversamente colorila la fiamma giusia i melalli divcrsi da' qiiali precede. E sempre azzurra qiiclla fiamma die viene dal zinco, verde I'altra che precede dal- I'argento, rossa disfavillanfe queila ch'esce dal ferro, noti senza nolare die in quesli colori appunlo si tingono le fiamme del predelti raetalli, quando si ossidano ; siccli6 a tuKa ragione il corpo di qiiella fiamma vuol ntcnersi for- malo dalla sostaiua medesima de" motalli porlata a un ter- mine estremo di aUenuazioiie. In fatti, metle in evidonza che in ogni scarica dettrica o voltaica Iia sempre maleria trasporlala, e quanlunque le viste del fenoraeno sieno di reale combustione, pur noniiimeno la soinlilla 6 semplice- raenle in istalo A' ignizione o candente, senza ch' enlri in mezzo bruciamento di sorte; perocdie operando in modo, die le due piinle onde Pdellricila si spicca, facciano capo enlro un recipiente vuoto, ovvero pieno di gas azoto, indi si rinvengono le pareli del vaso appannate da un vdo in eccesso csiguo del melallo di cui le punte erano formate. Questa maniera di spcrienze, e questi risultamenti si identificavano troppo colle esperienze e co' risultamenti ottennti parecclii anni dianzi dal Fusiiiieri, perche il iMat- teucci dimenticasse al lutlo il collega ilaliano, onde a questo luogo siegue dicendo : « Si puo dire anzi che Grove adoKa B intieramenle I'idea di Fusinieri, che considerava la sea- » rica eletlrica coslilnila intieramenle dalla maleria j)on- B derabile ridotta in uno stato di grande divisione e alio » stato d' incandesccnza e di combustione; » e con questo paliato discorso cgli mctte il Grove in tal mostra, che sem- bra seguace del Fusinieri in quel rilevante particolare, quando realmente, per tcnerci a un mite giudizio di discol — (528 — pa, l)isogna crodere die il fisico d" oUie ninre nbbio sem- pre ignoralo e il Fusinicri o lo sue scoperlo. II nostro A. in qiiesio parlicolare della scarica eletlrica e del trascorriraenlo della elelli-icila, vipne*ppresso anno- verando una lunga serie di effelti, die lendono sempre a provare non esserci elellricila senza maloria ordinaria, die le si accompagni ; e degno di rieordanza ci scmbra csserc il fatlo degli anelli concenlrici, die osservo prodursi, quan- do in un mezzo raro porlo la scarica elettrica a valicare un filo di plalino, die facea capo normalmento in una lamina: metallica Icvigatissiiiia. Vide la scarica inconlrare certi alternalivi leniperamenli, si die in finedeU'espcrienza, anzi die venirne una macchia continua, nc torno un cercliio ad anelli concenlrici. E questa scarica, ferace di tanti effetti brillanti, fu allresi portala dal iisico inglesead agire sopra parecchi gas semplici e coiiiposli, nolando niassiinamenla le modificazioni indotle ne' primi, tra' qnali ramnienta la conosciuta diversila in die vicnc il gas ossigcno, oiidc rie- sce in quel nolcvole lemperamenlo, die fu appellalo r/;ono, e cb' egli repula procedcre dalT assunzione di una polaritu diversa, sicdie torni quello di' e I" idrogeno rispello alT os- sigcno, cioe riesca di assolutamente negalivo in posilivo, quando tra noi si erode la moditlcazione consistere in una luaggioredcnsita della inolecola dell' ozono a petto dell' os- sigcno. E non guari diverso crediamo essere V avvenulo nel fosforo precipitato, medianle la scarica eleltrica dal vapore •luesBo nel vuoto pneumalico, die l' A. come dianzi rapporta air allot rapt n. Ora posciacbe il caramino dcirelettricita, giusta il nuo- vo modo di vcdere, altro non sia cbe una trasmissionc di niovimento molecolare, cosi giova rivolgerc I" altenzionc nostra sopra que' cangiamenti die inrontrano nellannoda- — C29 — luento aiultH'olare que' corpi, die valgono a tradiirre il [jredelto movimenlo elettrioo ; giacch(> quosfi cangianifiili lornano a ri|)rova del poslo pi'incipio. In falli, ove si fac^ cia passare la scarica di una baUeria di Leida allraverso a un lilo di platino, abbastanza grosso perclie non fon- da, ii lilo si accorcia, e si accorcia per quanto sembra in opera di una forza die agisee perpendicolarmenle alia lun- gbezza del lilo; il ehe lro\crebbe una dicliiarazione facMe, nella doltrina divulgata Ira noi ; perocche il cozzo elelli'ico rilevcrebbe la forza ripulsiva niolecolare, la quale, indu- oendo una dilatazione od espansione nelle molecole stesse, porterebbc 1' efielto meecanico dell' accorciameiito del filo ; e tale ci parrebbe dover esserc la ragione di tuUi quegli al- tri speciali effelti, uoveralici dal fisico inglese, quando la scariea fu portala piii o meno lungamcnte e gagliardamen^ le a iuvestire melalli di nalura diversa. Di qiiesto modo, trascorsi i principali fenomeni che si allengono alia elettriciliij e tolte di mezzo le obbiezioni cho gli potrebbono essor levate da' seguitatori de' fluidi e dai partigiani dell' etere^ chiude quesla parte affcrmando die linalmente reletlriciti produce eziandio I' affinild c/timica, si che il Grove uella applaudila e rilevanle sua semplifica- zione dellc forze, ondc vengono gli effetti fisici, assegua una forza speciale, I' affinild agli operamenli chimici, ma in questo particolare ci bisogneri occuparci allrove. Adesso ci entra innanzi la luce in quel vago e speciale leniperamento, conosciulo col nome di luce polarizzata, o gli elTelti^ ch' essa opera in quella particolare condizione si atlengono troppo ai rispelti molecolari de'corpi per non iscorgere di qual modo conferisca a raffermare I' idea del- I'A. In fatti ove un raggio riesca polarizzalo in un cotal piano, si serba quel desso in tutto il suo corse ulleriore ed — 630 — u qiiiilunque distanza dal punto in clie inconlr6 quella co- tale modificazione, ritenendo invariabilmeate il suo piano di polarizzazione, si veramente pei'6 che i mezzi ch' esso altraversa sia I' aria, I' acqua ed allre sonilglievoli sostaiue Irasparonli ; ma se lo obbl.gliiamo a ineltersi ad allravor- sare 1' olio di Ireiiieiiliiia esso cang a di preseiite la dire- zione priiniliva del suo piano di polai'izzazione, e il can- g'amento sara lanlo piu graude, come sara piii grosso lo stralo del liquido inti^rposto ; la qual eosa nou potrebbe avvenire, quando il raggio polarizzato non si risenlisse piii o nieno grandemenle della diilereale atliludiue molecolare de' corpi in che si avviene. Ma via pii!i palese e manifesla si rende 1' operaziono dinamica della luce ue' corpi, quando andiamo col pen- siero agli operamenti di scomposizione, cii' essa esercila in parecchi, onde collo svellere il legume degli elementi congiunti n' e uscila ud' arte, che non solo emula, ma vin- ce il magistero della matila e del peniicllo. Ben a ragione afferma il fisico inglese, che di tulte le forze la luce fu dessa, i cui rispelti verso le allre giacquero piu lungamente occul- ti, cioe sino alle scoperte del Niepce, del Daguerre e del Talbot. I corpi, che meglio si prestano e si preslaronoa ri- levarci quesla altlludine della luce, sono i saii d'argento, i quali sono prontamenle risoluti nell' alogeno e nel metallo, e qui il nostro A., liso I' ocohio uella sua correhizione, scorge la /mc(? scambiata mjW aziow; chlinica, come, per altra sua partieolare sperienza, la vide volgersi in elellri- citd, in ina(jnelismo,in colore^ in movimenlo, ma per dedurne queste tramutazioni, converrebbe che fosse prima bene ac- certalo, se la luce ferendo, esempigrazia, il eloruro argenti- co, spogliata quivi la sua forma e qualili, fosse divenuta azione chimica o Cazione chimica che n' e uscila non fosse — oai — prodolto del ;illi'o niodo di uzioiie della luce slessa lu.'lle molecole del sole;, come polrcbbe essere ; sicchc ne tor- nassc del pni'i bellamenle oporatu la trasfiisione del movi- menlo della luce iiella materia ordinaria ; lalche I' azione chimica non fosse in tal caso clie una couseguenza del moviraento impresso alie molecole. Di qualunque maniera pero cio avvenga, e ferma sentenza del Grove, cbe I'azione cliimica derivi immcdiaiamenle dalla luce, la qiiale^ a suo avviso, come si sparge, diffonde e ingombra I' universo, cosi induce in tuUe le coso in die si avvicne cangiamenti conlinui, avvegnaclie non avvertiti da' scnsi. Tudavia, a vedere di qual modo la diversa condizione particolare de' corpi conferisca negli effetti Imninosi, il cbe prova evidentemenle la luce in istrelta relazione coll' en- liti malcriale de" corpi slcssi, giova ricordure gli speri- menti dell" Ilerscliel e dello Stokes, onde quelia luce cbe a dare in aiouni corpi non produce effi'Uo luminoso di sorte alcuna, illumina e riscbiara iY'rendo in altrJ. In falti, se fac- cianio di ricevcre lo spettro solare sopra un foglio di car- ta^ r occliio niente scerne al di la del raggio violetto, tal- cbe ove s'inlerponga un corpo opaco in guisa cbe lo sj>clti"o visil)ile riesca interameote occultato, la carta di- \iene scura e invisibile. Ora si sostiluisca a quelia porzio- ne della carta, cbe giace al di la dello spettro visibile un vetro colorato coll' ossido d' uranio, e il vetro diviene su- bito perfettamente visibile, e mcdesimamente a collocai'vi un' ainpolln con entrovi una s(duzione di solfato di cbi- nina, o contenenle un'infusione di cortecce d'ippocastano, ovvero le carte intinte in qucsti medcsimi liquidi ; come eziandio altre sostanze diverse in gradi dilfercnti produ- cono gli stessi effetti. Ma sovra ogni allro mirabile e 11 fe- nomeno prodotto dalla luce dell' arco clettrico. In fatti si Serie III. T. II. 82 — 632 — faccia una soluzione di solfato di chinina nell' acido (ar- Irico, c con questa o si scriva o si tracci un disegiio in un fogiio di carta bianca. Niente quivi ci vicne veduto, ove si ossci'vi il fogiio alia luce ordinaria, ma ogni traccia ci ap- parira abhellita di un chiarore brillanle, guardala cbe sia alia biec dell' arco predello ; siccbe tfoppo cliiaro appari- sce, clic per cstimare debitamenle gli effelti luniinosi. bi- sogiia attcndere al corpo d' onde la luce proviene cd a quello in cui da ; perocclie cio cb' c luce, o diviene luce ferendo in un corpo, non e piii luce ove si avvenga in altro ; il die senibra darci cbiaramente a vcdere la parlo grandissima cbe banno le speciali prerogative della ma- teria ordinal];! nol conteniperare P iiilrinseca nalura del- la luce. Qui tuttavia per raantenere all' Italia que' giusti dirilti, cb' essa ba eziandio in questo particolare della luce, ci bisogna allegare qui un intero passo del fisico d' oltre mare, yl quale noi facciamo doppia ragione della igno- ranza in cbe giace rispetto a ci6 cbe appartiene alia peni- sola, peroccbe il silenzio del suo enconiiatore italiano con- corro bellamenle a raffermarlo nell' inganno, die niente qui vi sia cbe si attenga al promulgato da kii , siccbe egli erode in buona fede spcttargli quanto nelle seguenti parole si contiene: ■< In una lezione, egli dice, tenuta I'anno 1842, » quando per la prima volta io esponeva le ideeconlenute » in questo saggio, bo dicbiarato sembrarmi molto piCi » conforme a' latti 1' ammettere cbe la luce derivi dalle » vibrazioni o dal movimento delle molecole delta materia » stessa, cbe non dalle vibrazioni dell' etere . . . e all'epoca » in clic io abbracciava questa opinione, ignorava al lullo » die r ilbislre Leonardo Eulero avesse pubblicata una ') teorica alqiuinlo soniiglievole ; e comech6 io I' avcssi — G33 — » idcula senza niente sapere di qiiello cli' era stalo tulto >) prima di me, pur nondimeno mi sarei asleniilo dal ri- » prodiii la ove io non avcssi trovato avere essa ricevuto » r asscntimenio di un raalomatico cosi insigne, com' 6 u Eiilero, ii quale ci fa sicurta lui avere pesati gli argo- « racnli irrepugnabili die sostengono la sua leorica, mas- » simc in quesU tempi, in die 6 gagliardamente contro- 1) versa e discussa la lesi delle onduiazioni ddia luee. » E pill appresso allegaiido il Newton siegue dicendo : « La '• trasformazionc de' corpi in luce e della luce ne'corpi 6 » al tutto conforme al procedimento della natura, die sem- » bra dilettarsi di quesle trasformazioni. " Laonde se di qucsto modo fu opinalo dagli stranieri crediamo debito nostro non lasciarli ndia illusione di non essere stati pre- corsi dagli studii I'atti in Italia. 11 magnotisnio, die vienc appresso. quantunque forza statica, e tale che da essa sola non puo giammai venire un impulse primitive alle altre forze, pur nondimeno, ove il magnete sia posto in tale condizionc da affrontarsi a' con- duttori percorsi dall' elettriciti, essa !i volgc in direzioni determinate, come del pari no' corpi messi in movimento in vicinita di una calamila sorgono correnti elettridie ; cd e allora die il mayncUsmo venuto in condizione dinamica, medianfe reiettriiita^ puo produrre il calore, la luce e Vaf/iaild chiinica, siecbe diiaramenle apparisce, che il ma- gnetismo non adopcra mai, come dice il nostro autore, come forza priiniliva od impellente. Egli ha aliresi pro- vato con delicate sperienze, che ove si magnetizzi un cor- po o si smagnclizzi, ha sempre producimento di calore, che slima procedere da un cangiamento, che allora av- vienc nella collocazione delle molecole de' corpi , talch6 sembra anche qui provati i rispetti molecolari verso di — 034 — qiiestu lorza, oome altresi la sua li'asformazione nelle altre forze. L' afiiiiita cliimica poi, ciie siogiie al magnelismo, figlia- ta ancir essa tlalla correlazionc colle allrc forzc, destiiiate alia conservazione clelle forzo vivc, viiole al prcscnte V at- tenta noslra consulerazione. S' io qui forse non m' ingan- no, come voggo ccrto e irrcpugnabile 1' avveninienlo della conservazione clelle forze vive mutamenti prndotti dai mczzi diimici, e una mera illu- I) sione, e la decomposizionc pu6 essere dichiarata senza » r intervento di una tale forza, risguardandola seniplice- )) mcnte come 1' cffetto di quel continuo cangiamento, che » ha luogo, come si suppone, nelle particole della mate- » ria ; perocche sccondo questa ipotesi lo molecole ezian- » dio de' corpi solidi sono in uno stato di movimenlo in- » cessante » e questo 6 il preciso modo, onde furono combattute le attrazioni elettive e le prevalcnti nella dot- trina dinamica italiana di qualunque autore sia per essere il luogo citato :^ come del pari spetta alia medesima dottri- na la leggo generalissima, che I" azione chimica e senipre — (>3G — invorsaniente proporzionale alia massa e alia density delle niolecole de'corpi clie si conibinano : veriti!i non iscoperta, ma presentila dal celebre Berzelius in queste ed allre analoglie parole: « Mi si consenta, ogli dice, di allegare qui » altri corpi che si somigliano moito in riguardo alle [iro- » priela chimiclie o tutlo insieme di poco differiscono nel I) peso atomico, come I'oro, Tosmio, il platino e riridio . . . M Qiiesla egLuiglianza de' pesi atoraici, die Irae seco I'ana- » logia deile proprietti dee avere una cagione nalurale, » clie fu creduta essere tra noi la forza ripulsiva molecolare; perocchc agli occhi degl' Italiani e parulo, che nelle mole- cole de'corpi risieda una forza di dilatazione si gagliarda e possente, clie messe alcune condizioni della materia, rie- sca valevole a risolvere le molecole stesse neininimi (juanli del Galilei, e la predetta legge ha tale un fondamenlo d'im- mobile certezza, che osiamo invitare gli stranieri a met- terla al riscontro di ogni nianiera di chimica azione, con- cedendo loro il parlito di ribullarla, quando essa fallisca al debilo die le s' incombe ; anzi accettererao allora di buon grado il mancamenlo di una leorica dinamica dcgaa di attenzione e da polersi adottare come valevole alia di- chiarazione dt fenomeni. Dice r A. che il miglior raodo di formarci una idea deir azione chimica quello e di risguardarla quale uu'at- trazione, ovvero un raovimento molecolare. E posciach6 attenendosi egli a quel principio, che governa la generality dc' suoi deducimenli, altresi Y af/initd chimica voglia es- sere considerata precipuamente sotto il rispetto delle forze meccaniche, cosi ce la di a vedere operante il movimento delle masse definite, mediante la forza die deriva dalla sua azione molecolare; e qui ci reca innanzi la polvere da can- none, il cni nocendimento gitfn da lungi, con quell' impoto — i')M — die lutti sanno, palle pesantissime e di massa anelie assai iiotevole ; ma, a nostro avviso, qui ci pare I affinild chi- mica o la sua azione avere in quell' operamenlo di proie- zionc una parte cosi remota da altenersi per nicnfe a q.uella forza. Per rispetlo ad cssa fu case, die fosse eon- dolta ad esercitarsi verso gl" ingredienli di quclla polvere, dalla quale doveva istanlaneaineiite prodursi un voliuiie grande di Ijuidi aerei, i quali obhligafi ad aprirsi la via in che debitamenle espandersi, rihuUarono T obice, die ioro faceva impedimento, cio6 la palla, nia iu questo effelto ul- Umo I' azione molecolare dell' affmild non c' entra per niente, avendo essa ogni sue operamenlo compiuto col prbdurre que'composli da' quali dovea scguirne 1' effelto meccanico conteraplalo. A nostro credere ci sembra ugual- niente dover essere delta cletlricitd, del calore e delta luce, che sono effetti^ i quali necessariamente accompagnano r esercizio deW offinild ihimica, e non tramutazioni di que- sta forza in quegli agenii, cir essa noa ha altro Qne e ter- mina e si conipie sempre nell' opera altratliva delle mole- cole eterogence, che si congiungono. Coinunquc pero cio avvenga I' A. ci mostra parlita- mcnte I' afftnitd chimica produi're 1' eletlricild, il calore, la luce e per ultimo il magnetismo, facendosi quindi alia grave ricerca, onde sia die le molecole de' corpi congiu- gnendosi cliimicamentc producano il calore? Tutli i colti- valori delta scienza sanno, come dal Lavoisier sino al Berzei;us sieno state recate in mezzo piii leoriche per di- diiarare il fenomeno del fuoco, o della coinbustione, le quali liitte tramontarono come incite a risolvere 1' ardua quisliono. Tultavia non bisognandoci sgomenlare alle dif- ficolta che s' intrammettono, il Grove ripiglia I' argoraen- to, allegando prima la leorica del Vood, indi il proprio — im — niudo di vedci'o. II Vood orede cho, come a comprimofe i corpi o le lor molecole n' escc calore, cosi, nella graiide vicinik'i a clio lo m()l(?t'olc sono portale nell' unirsi chimi- camcnte, dejjlta seguiriio tale una compressione da vanlag- giare di liiiiga iiiaiio la coniprossioue meccaiiica, ondo n.e loi'iii assai pu's calore die dianzi, c da qiiesla lonle tieuo scatiii'ii'e lulla qnella eopia graiido di calore, che nell' im- pelo della vibrazionc I'isolvendosi altresi in luce, da quel- lo che dicianu) luoco, o lenonieno della combusUone. oue- sla leorica, come eziandio convienc il fisico inglese, va cerlainciile iacontro a non iievi diflicolla, ond' e cli' egli ci propone allra via per gaigncre alia dicliiai'azione del pre- delto asiriiso fenomeno. Crede egli adiinquc die il calore die viene dalle chiniiche combinazioni, coniinciando dalle piu niili sino alh? piii cnergidic, sorga dalT altrito delle inolecolo fra se, facccnJa che, a nostro avviso, non ci par nienle conciliabile coll' idea di combinazione. Sin qui i chi- uiici si sono conlentati, die le molecole, per effeUuare r alio della combinazione, giugncsscro al contaLto appa- rente, ed ora il (isico d' oltre mare ainmette, die non solo arrivino al reale (occamento, ma altresi clie abbiano cam- po di stroppicciarsi per produrre il calore. Noi crediamo fermamenle die quando le molecole sono portale a bat- lere fra sc, sono altresi congiunte diimicamenle, senza aver tempo da confricarsi, e col nodo cliimico dell' altra- zione e frenata in generale nelle molecole ogni gagliardia ripulsiva, valevole a produr fuoco. Ci place tuttavia ve- dere si nd Vood, die neH'A. noslro il bisogno sentito, che L' molecole per conibinarsi baltano fra se ; perocche di qiieslo modo veggiamo neH'avviso de' predelli distinti fisici raffermato il prini-ipio dinamico degli iirti molecolari pro- fjamato in Italia siocomo il solo operante in ogni maniera — 039 — tli cliiiuica combinazione e decomposizione. Stniza che le precletlc due Icoriche, che polrcbbono illuderci finch6 si Iralla di combinazione, vaigono nulla quando guardiamo a quel fuoco, che sorge nelle piu nitidc sconiposizioni, cio6 a diro, in quelle nelle quali il composto e sdoppialo ne'suoi olenienli ; die quivi la nicnte non basla a iingcrsi ne com- pressioni v\^ attriti ; perocche molecole, che istantanea- inente a vicenda si dilungano, non possono ne compri- niersi, ne stropicciarsi ; talch6 ci senibra ancora doverci allenere alia leorica promulgala fra noi, che corre diritta senza intoppo che I' arresti. Ora vcngono innanzi quegli altri modi di forze, Ira le quali prima e la catalisi, la quale non sappiamo come far ineglio a moslrare in qual modo ci sia divisata dall' A. che idlegando le sue stosse parole die dicono cosi: « La forza n catalilica, ovvero gli effclli di combinazione e di decom- » posizione dctcrminati dalla sola presenza di un corpo )) cslraneo, abbraccia un cotal ordine di fatti, che deg- )) giono modificare nolevolmoiile molte dclle idee, che noi » abbiamo rclalivamenle all' azione chimica. E valga il » vero, ove si mcscolino insieme gas ossigeno e gas idro- 1) geno, la mcscolanza si scrba inaltorala per uu tempo » indelinilo ; ma se ci tufdamo dentro una lamina di pla- » tino puro, la combinazione si effellua piu o meno prou- II tamente senza die il metallo inconlri mulamcnto di sor- I) te. D' allro canto, I' acqua ossigenala, composto formato » da un equivalente d' idrogeno c da due equivalenti di M ossigeno, quando si tcnga ad una ccrta misura di tera- » perie non prova mutaziono ; ma ove si tocchi col pla- » tino, condotlo a un termine ecccssivo di tenuita, la de- I) composizione avvicne inconlanente, c un equivalente di I) ossigeno e svelto da! nodo chimico ; anche in queslo scrie in, r. II. a, — 040 — I) caso il platino rimane intallo. Qui al)l)iamo adiinque ad » iin tempo una sinlesied una analisi in apparenza operala » dal scmplice toccamenlo di lui corpo sli-anicro . . . ma » noi conosciamo troppo poco la natura e la cagionc dclla » forza calalitica per allegar qui una conghietlura qua- » lunque circa il suo modo di azionc. » Tienc cgli die voglia rientrare nella ccrcliia dclle azioni molecoiari, ch' e appunto qucllo ch' c credulo altrcsi fra noi, e ncl modo, ch'io enlro brevemenle ad acccnnare : Stimano qui die sia provato razionalmentc c spcrimonlalmenlc, die la su- perficic de' corpi, c massimc dc' mctalli, come semplici, sia cinta da una piccola atmosfera di molocole supcrliciali vi- branti. Ora in ambcdue i casi dal Grove allegali, quando luffiamo o la lamina nella mescolanza dei gas, o il nero di plalino nel hiossido, le vibrazioni mclaliiclie sospingono, nel primo caso^ le molecole ddl ossigcno conlro I'idrogeno e ne torna V acqua ; nel sccondo, le vibrazioni danno nel biossido idrico, e la seconda molccola dell' ossigcno, come meno salda nel vincolo di conil)inazione, c svelta e il bios- sido scomposto. Queslo sarebbe, a quanlo si crcde fra noi, il modo piu sempliec dell' alto cliimico o sia indirilto alia combinazione, o alia decomposizione, uno ed identico col principio diuamico degli urti molecoiari, messo nella sua piena generalita al governo di ogni azione cliimica. Quel medesimo, clic 1' illuslre lisico e sin qui vcnuto dicendo delle foi'ze die uuiovono il inondo inorganico, crede die allresi voglia esser detto del mondo organico, percio die concerne la forza muscolare, il calore animalo e vegetal)ile; e qui ci metle innanzi una iMemoria del Mat- leucci letta nel 1850 alia Societa Reale di Londra, coila quale egli ci comprova, die, ove una coiTcnlc elettrica — G41 — posiliva sia portala a trascorrcrc i muscoli di un aniraale secotulo la diramazione de'nervi, cio6 dal cervello alle ostremiti Iia liiogo la scossa, o le contrazioni rauscolari, mcnlre volgendola a rilroso, cioe contrariamenle al cam- niino de' nervi, i muscoli restano mogi e non si nuiovono c r aniinalc grida^ dando segiii evideiili di dolore. Questa identica sperionza cogli stessi risultamenti, io presenle (com" era assai spesso alle sue investigazioni) fa cseguita sopra le rane, ollre venli anni addielro, dul mio stiniabile amico cav. IMarianini, c Irovo debilo di giustizia vendi- cargli una priorila di si luuga mano vantaggiata. E si die il llsico di Pisa nou puteva ignorare quelle originali spe- rienze c que' risultamenti oltcMUiti dul ^dariaaini ; peroc- clie ebhci'o in Italia e fuori una divulgazione si iterata cd estesa da cssersi allurj;ata sin anclie alia Filosofia movale del Rosniini, clie ne' suoi gravi ragionamenti ebbc a gio- varsi di quel falto lisiologico. E fra gli stranieri le mento- vate spei'ienze pui furono accolte ne' giornali piii accredi- tati, quali sono gli Annnles de Ckimie et Physu/iie, e la nH/liolhc jtie Inivcrscllc di Ginevra. Senza clie il eclebre Becquerel ne ripeteva gli sperimcnli e quindi intraltcneva quella insigne Accademia di Franeia; sieclie il Matteucci a guardarsi inlera quella scuperta, con qualclie fidanza di quielo vivere, bisognava che riparasse in paese d' ollre mare, se il mare die ci divide fosse bastato. II nostro Dsico poi vuole aslenersi di enlrare nel cam- po della vita, pcrocdie essa appartiene a m\ ramo di scienza, egli dicC;, alia quale dono poca parte de' suoi stu- dii. iS'oi quindi per guardare una misurata brevita, qui fa- remo tine, lasciiuulo di occuparci nella Conclusionc ; e solo aggiugneremo cssere noi si lontani dal porrc la forza — <)42 — vitale nei solidi, come parecchi avvisano, clie anzi ci sembra dovcrla ravvisare nel Roiifer vuhjaris deU'Erhrcn- berg, il quale muore c rivivc ilcratani»nilo a lalcMito dello speriracntatore, solo die faccia di disscccarlo, o bagnarlo coU'acqua. BREVISSIMO SUNTO STORIA DELL'ORIGINE DEI CARATTERI ALFAllETICI del Socio coi ii>ponJeiitH. DOTT. PAOLO MAUZOLO 1 ra i miei poveri scridi, sono varii fascicoli, nei quali mi sono sliidiato tli ril'criro i risiiUamenli delle mic invo- stigazioni per disvelare il processo per cui rumnna famiglia giunse a soslituire segni visibili ai suoni, cioe eome fosse riuscita ad inearieare sicuramente di quasi tiilti i rapporli deir udito il sonso invece della visione. Immenso tragillo nei sileuzii del tempo, niimero quasi inlinito di sconlri IVa le azioni della nalura e I'altenzione di tale c tale uomo sper- perato tra le moltitudini del suo volgo! E si passo, come dal traslullarsi degl' ignudi fanciulli sulle rive delTOrenoco coir attrarro fibre di bombace e festuclie di bambii, soffre- gando i lucidi semi seccati di qualcbe siliquosa, lino alia pila del Volta, alia luce magnetica cd ai noslri telegrali. Questo e il tema ch'io nomino Sloria della scritlura, e die riuscirebbe un discrete volume. Tale trattato si costituisce della storia positiva c si completa colla storia razionale; quella certa, tracciata dai monumenti in una linea del tempo e dello spazio ; questa vera, legata alia legge elerna dolTuma- no intcllclto iielle sue continuita soggettiva e oggetliva. — 044 — "Ma (li quel proccsso niiiiutamenlo csplorato e seguito (li inano in ukhio lino all' ullimo siio pi'odollo, io non pre- sonto oggi so non una sola epoca, la piii dislinta e decisiva ; 0 qiianto al Iramite antecod(MUcnicnlc supcrato, fisso sollan- lo quel punli di transiziono, Ira i quali si polrehbe credere essei-vi stalo un abisso, cosi da far disperaro ogni conghiet- liii'a per cui silentasscora di Iracciarne il modo di congiun- gimenlo; cd ivi mi serviro solo di quel tanto di prove clie linsU a dimoslrare essersi passata ogni cosa per inevilabile corrispondenza Ira la sensazione gralioa esibila all' uomo dair uomo, e Io scoccarsi in quelle a tale opporlunila delle associnzioni della sua memoria. Io scelsi quel tratto che versa sull'origine dei caralteri alfabelici, nel senso esalto elimologico di quesla parola, c rilenni solo i falti piu evidenti, per quella economia di tem- po impostami dalla circostanza; professandomi pronto, a guarenligia di quanto enuncio, a porgerc tutta la serie dei documenti e delle argomentazioni a cliiunquc mi onorasse della sua curiosila. L' imitaziqno grafica o plastica degli oggelti e una delle occupazioniistintive dell' uomo, T esercizio delle cuifacolla si applica per una gran parte a ripelere i modi 'delle impres- sioni subtle. Quanto al mezzo grafico, I'ombra poteva deter- minarlo c dirigerlo nell'csecuzione, e staccandosi dalla gui- da dei contorni dell'ombra, poteva T uomo con un disegno anche assai imperfetto persuaders! di aver tracciato una ligura, quale egli aveva intenzione, e talc che potesse anclie ad altri ricordare I' oggetto avuto in mente dall' autore del disegno. Che so tal uomo avesse unito nel suo disegno piii oggetti, eorabinandoli all' espressione armonica d' un falto o d' un pensiero, egli lasciava in quella suU composizione — G45 — un discorso iiilelligibile per gli occlii, noa allriincnli die se parluntlo avesse iiorainalo gli oggelti mcdesimi nei rappoiii in cui intendeva di riferirli in disegno, si avrebbe falto in- tendere pel mezzo dell' udito: e questo fii in I'allo il pi'iuio mezzo di farsi intcndere sostiluito alia comunicazione orale. A queslo grado sono arrivate niolte popolazioni selvagge o trovate in sonima inferioiila di slato sociale, come gli abi- lanli del porlo S. Julien iNIagellanico (1) gli Algonchini, ec. Un' incisiono od un disegno informe, sincopalo fu la base doi jeroglifici. Qui c da rillellere che gli oggelti, pci quali T uomo ebbe a subire dellc sensazioni, generano nella sua menle tali e lali rieordanze delle qualila e condizioni speciali di quelli, a norma degli accorgimenli analitici e sinlelici di cui ebbe opportunili la menle a proposilo di tali oggelti^, le quali ri- eordanze speciali pei processi ideologici di analogia di con- fronto ecc. generano varie serie di nozioni piu genericlie. Cosi, p. e., dalloggello capo, nolo esscre ad una estremita del coi'po, quindi se ne I'ormo I" idea di principio; noi6 es- sere quello d' onde parte la direzione degli atti delle mem- bra, quindi n' ebbe T idea di regolamenlo, di direzione, di polesla, d'impero; nolo sporgere dalla conlinuila del tron- co^ e quindi se ne formo I" idea di prominenza. Ora mcnlre tali idee si I'oi'inarono nell umano inlellello a proposilo, p. e., della porle d(;I corpo capo, la vista ripctuta un'allra volla di tal parte, era capacc di rideslare qualunque di queste idee medesime, e quindi il nome anclie dato a questa parte mcdesima, valendo a ricordarla, senza la sua presenza^ era capacc pure di rideslare queste medesime idee; dunque il disegno di quell' oggetto ( sc T iraitazione ora sufliciente a (I) DeBrosses. jVec. f/e5 LftH^. T. 1. p. 289. i j: ' i — C4G — ricordarlo ) cd il nomo suo soUanlo, oltrc die riferirsi al- loggello mcdcsinio, poleva riferirsi a luUo le idee da qiiesto ligliale. Kcco come, spoiilancamenfe, sciiza alcun artificio, il disegiio d'un oggolto riiisciva jerogiifico, oioe valeva, ollre die come espi'cssione matcriale, riia'oduzionc della figura die si volova iinilare, valeva come iiidizio di liiltc le idee relative alle condizioni c qualila dell' oggello, riferendosi per r alrio degli occlii all' iiilellelto di quello die doveva vederlo (spellatore) come parallelamenle agiva penclrando per r alrio degli orecdii il suo nomc, airinlelletlo di clii lo udiva a proniinziare; sempre dopo il suo servigio di ri- cordare la (igura, la condizione maleriale dell' oggello, per indicare le condizioni slaccale analiticamenle e le aslralte, avcndo d'uopo della congliiellura, dell' induzione dell'inlel- letto a eui lo siproponeva, perche arrivasse ad interprelaro I'intcnzione deiresibitore, il senso miralo nella circostanza. Quesla inlerpretazione poleva riuscire quindi piii o meno csalla a norma dei rapporti di cognizioni die su quel da to oggetto avevano I'esibilorc del discgno o della parola, e Tu- ditore della parola o speUalore del disegno : si I' uno ( il di- scgno) die Tallra (la parola) erano lo stesso enigma ofler- (o in duo modi e giimto per due vie. Glie se (|ueslo disegno si fosse al)l)revialo, simplilicalo, ma die cio non oslanle si sa- pcssc inlendersi con quello il dalo oggello, per imitare il quale facesse pur d'uopo una csecuzione piii ddigenle; que- sla sua sincope od accoreiamenio valeva pure ad indicare tulle le idee die daH'analisi ddlc sue condizioni, dalla cono- scenza della sua nalura cransi formate; cio die avrdihe cunlinuato a riuscire andie per parte delTudito, se il nome di tale oggello si fosse abbreviato o corrollo, ma si fosse sempre mantenuta la cognizione che tal nome cosi ridollo si liferisee a talc oggello. Alcuni popoli si arrestarono a — 047 — quoslo grado, come i Chinesi. La loro scriltura prima rap- prescnfava gli oggetli in disegno,ma fiiroQO cosiridotti da lion cssere piu riconoscibile la loro origine imitativa. Cosi lino stesso 6 il punlo di partenza d' origine della scriUiira c doll' arti del disegno. « L'esecuziooe deltagliala, esalta d' iniilazione grafica prodiisse le arti del disegno, sia per rilievo, sia per iucisione, per processo plastico o tin- lorio. » La riduzione a frammenti, a traccie di questa imitazio- ne, il processo di ricordare abbreviatamenle questa imita- zione produsse la scritlura. » Osserviamo clie nelle varie lingue le parole stesse o di identica origine voglioDo dire disegno e scrittiira. Nella N. Zelanda tui in Tonga lolii =: disegnare, dipingere, da tu (N. Zel.) = batlere, incidere^ lagliare, qiiindi incidere (ori- gine del disegno) ; ora tui (N. Zel.) vuol dire scrivere, voce in parentela colla parola tatui =:ixic'isiom sulla pelle, d'onde taloner (fr.) laltuiren (ted.), pala pala (in Hawai), dipingere, scrivere, papai (Tahiti) scrivere (I). Utile (Malese) niac- chia, in tagalico =: scrivere (2). Tiwinga (N. Zel.) atto di scrivere; Tiwana, parte che si estende dall' occliio al luto della testa con segni tatluati. In arabo ^\ raqam scritlu- ra: in ebraico raqam ornare con colori, tare di varii colori. Le scritture cuficLe trovansi distribuite in varie forme d ornato, p. e. di rose, digigli, di quadrati, di stelle, di raggi, di zigzag ecc. (3). In greco j^paip^j=rscrivo,rpa^«\ scrittura, pittura (i) : (1) Humboldt, Kawi II, o09 e Jacquet Humb. Iiitr. Kaivi, 406. {2) Humboldt, Kawi H, Sciilt. 87. (o) Vedl la celebre opera del prut'. Lancidl Koma. CO Juuius in Catulogo Artif. in Apelle p. :2:J. — Bayle, />/c/. ///i7. Cril. V. Apelles. Scrie Il/j T. I/. 84 — (348 — y^a//(//i. Basd/cp. 107. Ascoli. ^7«(/// 0//>«/, p. 16. — ()52 — ricorilarii, si irascuravano e si lasciava compiere la jia- I'ola mirata dalla conghioltura dello spcUalore (clieancora non pnteva dirsi letlore). Dal nionienU) in cui un discgno, dalla scmplice rappre- seiitazionc d' un oggello passa a prctendere invecc aIJa ri- cordanza d'nn suono, tale disegno e una vera nola vocale, fonotica ; il siio scrvigio non e piii rifcribiie al senso deila vista^ quantunqnc sempre abbia per intermedio queslo sen- so ; non <> per esso che tale disegno si adopera ; il senso della vista e solo la via per la quale passa, ma il centro massimo, quantunque avverlilo pel senso della vista (pei commercii associativi d' impression! acustiche gia subilc contempora- neamente, analoglie a quelle oltiche grafiehe attuali) riferi- sce la rieordanza invece aU'elemenlo acustico ch'egli ripete neir interna peroezione aeustica relativa, o nell'espressione ch'egli opera pronunciando tal suono che gli si aecenna. Tale disegno aliora e gia passato dalla sua condizione sim- bolica (se tale volesse interpretarsi ) nella via di costituire uno degli elemenli della scrillura alfabetica. E talc passag- gio e affatlo sponlaneo. E le occasioni di tal uso incorape- tenle del disegno sono tanto piu ovvie quanlo inferiore 6 il grado di civilta d' un popolo: I .° per le moltenozioni in cui si prendono aliora le parole; 2.° per I'ignoranza dei parlanti, per cui le omofonie accidentali ai loro orecchi si moltiplicano. Ognuno puo accertarsi di cio sulle scritlure degl' idioli, dove Irovansi continui coaliti di particelle coi tomi, cd al conlrario evulsioni di parti integranti di quelli, perche cioe non conoscono i limiti sonori delle singole pa- role. Dunque le rappresentazioni imitative d' una quantity d'oggetti poterono passare ad uso di note vocali ; ed appuu- to di lali disegni imitanti degli oggetti e quindi ricordanti i loro nomi si costitui quell' alfabeto, nato Ira un popolo di — ()53 — lingua semitica, del quale sono copie piu o meuo osalte: 1." r alfabeto samai'itano e il fcnicio, V assiro o caideo usato attualmente dagli Ebrci e I'etiopico; 2° gli alfabeti greco, etrusco, euganeo, osco e latino per una parte, e il siriaco e r arabo e persiano c turco dall'altra, e tutte le loro moditi- cazioni piu recenti. Di fatto tutto le lettere dell'alfabeto in cui si scrive il te- slo ebraico dei libri sacri sono i nonii di cose. Alef Cj/^ , = bue; £e(/ri*2l= casa; Gliimcl 7yyi= cammcUo, Dalelh n?'! = porta, ecc. Ma percbe iVa tutti gli oggctti figurabili, il cui nome pure avL'Va per iniziale gli slessi suoni, si fissarono soltan- to appunto quesli Alcf V\?^^ hue, Led jn*3 = casa, ecc? Perche non si pote invece prendere pure p. e. ora, per I' a Aidl 7*J^ = cervo od .4// ^^5!^=: montone, pel bBeer'H^^ ~-^ pozzo, pel g 8V3J Citivnh' a = colle.pel rfDoiOl = orso, ecc? Come avvenue lo stupendo bcneficio deU'esclu- sione di lulti gli altri oggetti, fuori di quelli entranti nella serie die coraincia con Alef, Bed, ecc? Un interesse sopra tutti gli altri eminenle doveva aver deciso di quella scella che si fece una volta per sempre; e fu infatto per tramandare alia posterita il lascito della sa- pienza di quella generazionc. Era la dottrina adunata nella contemplazione del cielo da tanle eti ch' erano precedute, la storia dello spettacolo piu sublime spiegato agli occhi deir uomo, e d' onde egli iraplorava la norma alle sue ope re, il consiglio ad uscir colle mandre, a spargere la semenle, a muovere la carovana, a spiegare la vela e ad unirsi alle caccie e alle pesche, od il response sul numero dei gioroi da starsi ancora neghittoso : il principio delle sue paure e — 054 — dflle sue speranze, i campi dove i suoi Dei gli si facevano vedere vivenli ed operosi, e quegli spazii che furono il pri- me lor lempio. Qui io trovo le allusioni dei nomidelle let- tcre dell' alfabclo c la ragione delle loro Ggure. E gii gli Arabi conservano nella classillcazione delle loro letlere un ceiino significante di quesia oi'igine, die passo inosservalo. Essi le dividono in solari c luiiari, cioe le assegnano in nu- mero equo al seguito, ul corleo delle due grandi diviniti del sabeismo. Ma proviamoci all' esanie. La prima Icltera dcIl' all'abelo caldco-assiro-samarita- no chiamasi Alef ^i^\ ora Alef in fenicio vuol dire bue (I), e cosi pure in ebruico Irovasi il plurale D*Q/S (2). La ligura del earattere fenicio, rappresenta il rozzo disegno di una testa di bue colle coina .^ ^^< Sc si cangi la direzione^ cosi die la linea che altraver- sa la lesla venga a riuscire orizzontale, e che 1' angolo oo- stituito dalle due linee che disegnano la testa sia superiore, si vede 1' A greco e 1' A latino. Diodoro di Sicilia dice che Cadmo ha messo I' Alfa primo dei caralteri; perche vuol dire bue, presso i Fenicii, e che quest' animale6, non la se- coDda, non la terza ( come dice Esiodo), ma la prima delle cose necessarie (5). Ma la vera ragione ce la dice Virgilio: • Candidas auraiis aperit dam cornibus annum Taurus (4). (1) Plutarch. Quuesl. Sympos. IX. 2. ("I) Ps. VIII, 8. Piov. XIV, 4. (5) Uiod. Sic. (4) Georg. L. I, V. 217. — G55 — Ora nel zodiaco abbiamo il Toro che e il secoiido dei se- gni. E sappiamo cbe riusci sccondo segno per la preccssionc degli equinozii; ma cbo prima di 588 anni av. 1' E. V. e contaiido 2151 anni piu indielro egli era il primo dei segni. La figura con cui lo si rappresenta Ua i segni zodiacali e una tesia di bue colle corna W. Al presentc ancora i Persiani csprimono il segno del zodiaco Toro colla leltera A \ Ellf die c lo stesso cbe Alcfi^ bue. Sugli obeliscbi pure trovasi il Toro inciso coUa letter a A. B. La seconda letlera dicesi Bed Jl^S e vuol dire casa. liisogna osservare che il nome Bed e di forma costrutta, cioe quale suona quando regge qualche altra parola : non si puo dire LVf/ assolulamente ; allora bisogna dire Baid. La forma Bed indica che vi andava unita qualche altra pa- rola, per ellissi delta quale resto sollanto Bed. Ora io riten- go che la parola che vi andava unita era el Gieuzc. Infatto vi ha una Stella sulla spalla dirilta di Orione che nominasi Bet ci Gieuze (I). Ora Bet ei Gieuze vuol dire casa dei Ocmini, ossia dei capretti, perche in persiano il segno dei Gemini chiamasi l\^ Gictiza, Giatiza (2) e dagli Arabi pure f)^ Gitvza, At Getize, El Geiize, la quale parola vuol dire capretti, ^^tXs. Gieudi (sing.) fj^ Gicuda (pi.). Arato li chiama tanto s^Kpoi capretti, come hfdufxoi, gemclli (5). E in antico si disegnavano nella casa dei Gemini due capretti (invece clic due fanciulli); pcrche il parlo dollo capre e spes- so gemello. Orione pure, nella cui spalla si trova la stella (1) a Orionis. Humboldt, Kusnios. Ill, 171. (2) Hyde, llisl. Rd. Yd. Pers. (3) ^iJiiijioi Jiyiv oO^ov aysci-^ Tadfy o'£/,u,coinealtri pronuneiano, dcneb alEscdi^. la stella bril- lante della coda. Tra i carattori feiiicii della Daletli ve nha uno riportato da Lanzi (2), che somiglia al segno del Leone usuale del nostri calendarii ) S. Etr. T. li. Vul. Ill, Tyv. II. Sufpl. in fine. — GOO — della Vergine dicevasi anclie Spica, nonie sollo U qualo cr a conosciuta dai I*crsiani, e cho ora si dii ad una dolle slelle di (jucll'aslerismo, cioe alia slolla brillantc di |)i'ima gran- dezza che ha nella mano destra, sccondo Gcrnianico (I), o nclla sinistra secondo Eratoslcnc (2). Si disognava con Ire spiche nelia niano sinistra e due nella destra, numoro egualc al poslo che iicne nella serie alfabetica la lettera t^H He, ch'e la quinta. Negli obelischi di Uonia trovansi disegnate ire spiche per indicare il segno della Vergine (5). Final- raente nel planisferio egizio si rapprescnta per tre «piche unite Insieme da una fascia o nastro e distanti I' una dal- I'altra in direzione parallela (A). II disogno che si usa nei nostri calendarii per indicare la Vergine d la simplilicazione di queste Ire spiche colla lore Cordelia Tft^ ' rti Evidentemente le figure deH7/r; saraaritano, del fenicio, dell'etrusco, dell'euganeo e quindi del greco "E^i?^6y e del (1) P. 3Ia7iil. 1. 2, V. 440. (2) Eratosth.. c. 9 (o) Mnntfaucon, 11 Vol. 11 Supitlcni. dopo la Uw'oh St. (4) GEdipns. Kircher. — GGl — rE ronunio, TTj estrusco, ed "^ ed ^ cuganeo corri- spoiidono u qiiesli disegni. A mc pare che la H ebraica ot- liiale, ciot" di carattere assiroo,secondo Ciesenkis.caldeo (i) sia un'abbrcvazione tachigrafiea convenzionale; cioe che invecc di due linee orizzontali parallolo a quella superiore, come si vedoiio nei caralleri samaritano od ebreo antico, e ncl fcnicio, se ne sia posla una, cangiandole direzio- iie, cioe dandogliela verlicale e parallela all' asta destra. Hyde (2) dice che questo segno dicevasi della Vergine mie- ti trice, e che vi si dipingcva una ragazza neii'atto di spi- golare, od una spica ; perche anticamenle coiTispondeva al tempo della messe. Nella sfera persiana al primo decano di quesla dodecatomoria si disegna una giovine donna uell'atlo di nulrire un bambino; cioe rappresenta in simbolo per mezzo della messe il cibo, I'alimento degli uomini. Ora in pei-siano Ileii ^^, vuol dire la sussistenza, il vitto. Veggasi se il nome He della lettera non sia la stessa parola. Certo 6 che liniziale sua e appunlo la lettera He H (ebr.), s (pers.), e quindi '^ samaritano, fenicio, ecc E la lettera stessa chiamavasi anticamente n presso i Greci ed i Copti (5). V, L\ Sesta lettera dicesi Van 11 e vuol dire uncino o T chiodo, paletto. Le figure di questa lettera sono nelPalfa- beto samaritano "J ^ ^, ncl fenicio ;5^, nellebraico 1, nel siriaco o. Z. Settiraa lettera dicesi J>T Zain. In caldeo vuol dire un'arma in genere, corrisponde al >!?D (ebr.). Nel Tar- gum, Gen. XXVII, v. 5, dove Isacco dice ad Esaii che pren- da le sue armi da caccia c che vada a provvcdergli da fare (I) Lexicon in lill. 3. (2) ///«/.;?. F. P., p. 591. (5> Schwarze, Coptische GmnimuHk. {•, (6 — GG2 — iin manicarcUo, in corrispondenza al Tj^/D (ebr.) dice ^J^J i tuoi ariiesi da caccia. II Bollarinino spiega Zain j>T per clava. Lc figure soiio (ebr.) 7, (sir.) J , (samaril.) "^ , (gr. ant.) ^ ^ (Lanzi, S. Etr. T. 11, Vol. Ill, ultima tavola). II segno die suceede alia Vergino e la Libra o bilancia. Ora la Libra chiamasidagli Arabic daiPcrsiani Mizaii, ^J^j-{t^ ch'c un noine verbale, dove la sillaba mi non appartiene a I leiua. U tema e pbi peso c O)^ vazana (ar.) affatto della stessa origine di ?7b? azen cbe in caldeo vuol dire anna, appunto come ?>f zain. Ciascuno dei piatli della Libra eliia- masi in pcrsiano 2lj;. vezne eti inarabo pcsare dicesicj)^ vazana. Ml pare quiiidi cbe la 1 antecedente e la ?*? rappre- sentino insieme la parola \j)y vazana, pesare o 2t5\. vezne piatto della bilancia. Sono gli edotti (leH'aualisi fatiane: as- sistiamo allatto dun accorgimento sulla costiluzione delle parole, non essere ciot; semplici,ma aggregali di suoni suc- cedenti I'uno all'altro, e quindi staccabili. I1 1 ve solo ave- va gia un signilicato, e una particella copulativa in obrai- co, arabo, caldeo, siriaco , ccc, che si preGgge alle pa- role =r e, ct. La bilancia si metteva spessc -volte nclle mani della Vergine : polrebbe darsi die quindi il 1 van, ve in questa serie non servissc se non di particella copula- tiva = e, cl (Int.). Si potrebbe sospettare quindi die il segno della Vergine e quello della Libra fosscro compresi nella stessa frase, cosi die si dicesse la Vergine e la Libra, Virgo cl Libra, nella qual frase He corrisponde alia Virfjo, Vau, Vc aW cl, e Zain alia Libra. Se pure non si voglia cbe — (>G3 — 1 chc viiol dire uncino, cliiodo, nomini il lulcro, il punlo dove si tienc fcrnia la bilancia, parte clie nii pare ben di- segnata nella Vau samaritana e greca antica. Ma perclic ?*T ;:a/rt,arma,asta,leluiu e della stessa radicale di ?TS, «sa» (nel quale sembrami che I'js^ sia prostctico), pesare, ponde- rare? Osservo che la parola (cb!-.) /p^, sc/aAd/, pesare, giunse a questa idea per queHa di appendere^ tener sospe- so; cosi ill ctiopico rh (t> ^ scialuil vuol dire appiceare, sospendere al patibolo. L'asta, una mazza lunga e dura po- teva servire, posta orizzoiitalmente in bib'co, di sostegno aile cose da pesarsi, appendendo ad una deile estremila le pietre od i mezzi gii noti di peso, ed all' al Ira la cosa da provursi. Anche in groco Zvyor, che spiegasi per bilancia <3 pel segno Libra, si delinisce: Ferrum cut lances libra; nppenikmtiir. 11 primo modo dunque era un corpo lungo tenuto in bilico, aU'eslrerailii del quale si sospendevano con corde dei piuili o dei vasi capaci di porlare e di con- tcnere. Ma alcuni poggiando sul commcnto di Servio al v. di Virgiho (!) : Qua locus EvKjoncn inter ckelasque seguentes, dicono che al zodiaco dei Caldei mancava il segno della Li- bra. Al che io rispondo, che il segno della Libra si trova nella lingua rehlvi, cioe in quella parlata dagli antichi re di Persia, dunque almeno 550 anni av. I'E. V. hi chiamasi Turazu jj^j (2), che vuol dire appunlo bilancia. In san- scrito il segno Libra deltovi ^"^ i Tula (da H^*^ ( I ) Gcorg. L. I. v. 35. ("J) Anqiielil. Srrir Ul_, T. //. 86 — 6G4 — /«/ =:r portarc) si iiomina ncll' Amarasinho, die dala da iin secolo prima dclla nostra Era, c cosi pure ncl pocma india- 110 Rscliiamala (I). II segno della Libra si c trovato nel zo- diaco di Dendera. Achille Tazio dice clie gli Egizii ciiiamavano il segno ChchT=bilancia (Jiigiim) (2) Geminus, clie viveva al tempo di Silia, nomina la Libra (Jugura) (5). E Cicerone che dcl- Icta di \8 anni tradiisse Arato, non solo nomina quoslo segno Jugum = Zvydi'^ Zvyoc; (gr.) = bilancia, ma anzi uniscc questa nozione alia scienza astrononiica del Caldei « L. quidem Taruntius Firmaniis, familiaris no.itei\ in priniis Chaldaicis crudiius, urhis cliam nostrw nalalem diem rcpe- Ichat ah lis Parilibus, quibus cam a Romulo conditam. acce- pimus, Romamqiie cum esset in Jugo Luna nalam esse dice- bat ('(). E Virgilio stesso cbe aveva fatto largo ad Augusto Ira la Vergine e lo Scorpione, sapeva bene cl.e gia la Bilan- cia era nel cielo prima di servire di simbolo della giiistizia del suo protetlore. Libra die somnique pares ubi feccrit lioras^ Et medium luci atf/ue umbris jam dividrl orbem (')). 0 c ^ 11. L'ottava letlera e la Chcth D^H; ^xs* (ar. ant.) od ova iL,Ks^ liaiiet, vuol dire serpentc; corrisponde allcbr. TVr\ n^n in forma coslrutta, bestia, belva, e cosi cliia- masi dagli Ebrei la costellazione del Serpentc: il serpentc diccsi una tra le ni'OT TVn (G). Fignrc (fen.) ^^ (sa- (1) Vyacaraiia, p. 168. (2) Petavii, Uranologia, P. I, p. 96. (.1) Idem, ibid. p. 12, 17. (4) Cic. (le Diuinal., h. II, p. 295, 1. 98. Coloniao Allohr., 16 16. (.S) Gconj. L. \, V, 208. — 0G5 — mar.) ^ , (eliop.) (Y\. Qucslu {• rorigino tlell' Hra (gr.) e dell' H (la t.). Nella seric zodiacalc dopo la Libra vicnc lo Scorpiono. Ora questo da Aralo norainasi invece la (iraii IJeslia (jLsya.^y\piov (I), tradolto da Cicerone per Nepa nomc dello Scorpione zodiacalc. Anche Tlieone cliiama lo Scorpio gran bcstia (2). In greco ^KOpTrioc, vuoldire tanto scorpione, come ser- pcnte (5). Cclso mcUe lo scorpione fra i serpent! : In f/ui- (nisdam ctiam aliis scrpcnlibus ccrta (/na'dam anxilia sunt nota. Nam Scorpio siOi ipse, pulcherrimum medicamenlum est (i). Plinio, parlando degli scorpioni dice (5) : Peslis iniportnna vemni serpontium, nisi quod graviore supplicio tenia per triduum morte conficiunt ». Serpenle c scori)ionc Ycngono nominali insieme c tratlali iigualmente^ si mcltono insicme: ncl Deut. c. VIII^ 13 P]1^ li^HJ presK'rc ( scr- pente) e scorpione D'lp'y'! c lEcclesiastico XXXIX^ 55 et scorpii et viper ce, e 8. Liica c. X, 19: 'I^« di^cof^i vfjuv tmV s'^yWar, T« vrcJLTiiv eTrdvco o(pscov Ttai (rzofiTri up : Do vobis facullatcm calcandi serpentes ct scorpioncs. I Pcrsiani nelle schedule magiclie, die solevano scrivore ogni anno nel giorno quinlo del mcse Spendarmaz, comprende- vano i serpenli e gli scorpioni nclla stcssa esccrazione; ed avevano la leggenda clio Afridun islilui in quel giorno i lalismani conlro gli scorpioni c gli animali noccnti (0). In {[) Phaenom. v. 84, vo^o-iv i'7ri^\i'0ci [xiya^n^iov afjpOTt ^oi^i. Theon. p. 116. ' (2) Scln-GV. in ii. (3) Schiov. Le.ricon. in v. o. CO C. Celsi. Medic. L. V, c. "2,1. Scorpio. (o) Bociiart, Uierozuic. II, p. 640. (.6) Hyde, Hist Rcl. Vet. Pers. e. XIX, p. 258. — G6G — somma Uinto lo Seoi'pione conic il Serpente crano simbofi cqnivalenti d" ogni cosa malcfica. Ossorviamo ora la sfera. Lo Scorpionc ha per paranatollon il Sorpcnlario, clie colla sua testa leva conlemporaneamcnte a quello; queslo c mes- so sopra lo Scorpione, appoggia il siio piedo diritto sul petto, ed il sinistro suU' occliio dello Scorpionc (I). Lo Scorpione celeste era il segno di Tifonc e d'Aliriman, ec. (2), Nel planisferio egizio, nella casa dello Scorpione vcdesi ini uonio in posizione verticale colle braccia cvnietrica- mente abdutle, specialmenle dal goniito in poi, ed ognuna dclle mani lienc iin bastonc perpendicolarmente al suolo o quindi in direzione parallela al corpo: gli si avvingliiano al corpo ed alle braccia dei serpenti, e getta fiammc dalla bocca. Le eslrcmila inferior! terminano in codedi serpenti. Arato descrive similmeute il serpentario : 'Arap o'l o(pic, ye ^uo iTTpi(^STCii fASra ^sparh\ Hie pressu duplici palmarum conlinet Anguem -(3), Ejns el ipse manel religalus corpore tolo. (1) Arat. Phaenom. v. 82. A/uiJ)orifai iJ' c(jit : lilc tamen niicns gravi/er vestigia ponif, Atqiie oculos urget, pedibus pechisque Nepni (Cic. Tr.). (2) Hyde, H. R. p. 259. (5) Arat. Phaen. v. 85. 6t)7 Segno corrispondontc alio Scorpioue nel planisferio egizio. Altra figura che trovasi nel plani- sferio egizio. Serabrami dunque provato che ii serpente e lo scorpio- ne sono cose, nomi e figure proraiscue ed equivalenti nel segno zodiacale. E nella figura I." superiors io vcggo il tipodella leitera'Hrct (gr.) e dell'H latina. La lettera r)>n dunque vuol dire la bestia (grande) il serpente^ rappre- senta il segno zodiacale che ora dicesi Scorpione. T. 0 (gr.) La lettera che segue dicesi Tcth D*L3 e il S ci ^ suo nome pure vuol dire serpente iaxis> T/ieil (ar.). Le fi- gure ^ (fen.), X7 (samaril.), y (ebr.)seml)ranmi riferire un serpenle nelfatto di erigersi c di procedere. A questa leltera corrisponde il 3-MTct greco; di cui sono due forme, Tuna del minuscolo 3-, che mi semhra riferire un serpente falto a ppira, ed il majuscolo 0, 0, 0, di cui vedremo la spiegazione. Cosi pure vedremo quella della figura della Tlirt siriaoii q . Osservisi inlanto chela fT\ Haul (etio- — GG8 — pica) e la /t\ Tail, die corrispoiidono aHa Cheth cd alia Telk, sono affatto siiuili tra loro: ci danno un indizio delta loro equivalenza. La Icltera T/iet pcrtanlo appartieno alio slesso gruppo in varie inaniere di stelle ed'astri compresi neH'indieazioiie del segno zodiacalc deUo Scorploue. ft Ferccide elie ce lo dice presso Eusebio (1) a proposito del Scrpentai'io, « sic- come gli Egizli figurano il mondo per un circolo, di color di fuoco e slellato,ed un ser[)enle clie si eslende per mezzo di questo circolo, di forma nel capo dcllo sparviere od ibi: e questa e del lutto una figura come quella del nostro thela (icai scrri ttSlv cryji[jict co:; to Trap' Yifjuv Q^nct). » Anolic il franmienlo in marmo del Zodiaco egizio Irovato a Roma nel 1705, il cui disegno fu inviato da Bianchini air Accademia delle scienzc di Parigi, nel cenlro ha un ser- pcnte (2). Ecco quindi come il serpenle (sinonimo, segno promi- scuo dell'indicazione del segno Scorpius) lagliava il mondo per nieta, cio die si figura nella letlcra Q originala dal disegno accennato da Ferccidc (vf^=^)j • perclit; di fatto allora il sole trovavasi di I'inconiro alia linea equino- ziale, alia linea media fra i due poli, nel qual posto dopo, per la precessione dcgli equinozii, subentro il segno Libra, ndia qual casa pure si us6 disegnarc le zampe dello Scor- pione tenenli in mano la bilancia, cosi cbe esso occupava due case, la propria e quella della Libra. Cioe vuol dire (1) L. I, p. 7, presso it fine, Rircher, Obelise, Panipliyliu, ,l;iblonski; Piinlh. /Efj. L. I. c. IV, p. 86. (2) C.Gebelin M. ['. Calcnclr. p 598, I'l. VIll. — (369 — ('he si conlinuo a norainnrc Scorpione rapparcnza del cielo slelluto noir cqiiinozio d'aufuiino, anche quando il gruppo delle stelle, delle quali si coslituiva 1' astro e segno zodiacale dctto Scorpionc noii era piu quello stesso nell'cpoca dcl- lequinozio d'autiinno^ ma era gia passalo innanzi per una dodicesima parte di quelle in cui era diviso lo zodiaco ; come adcsso si continua a dire Aricle il primo segno zodia- calcj clie cade noH'cquinozio di primavcra, mentre sono 94 anni dacche e soltenlrato neli'equinozio di primavera il segno Pesci. II nome poi di serpenle, Serpentario (per cui n*n e n*L3 ora nomi delle leltere) si dava agli astri, pai'a- gonandoli ai rcttili pel loro andamento ol)liquo (I). La lel- tera rtf^/tcliiaraavasi in egizio U^b^3'ZSe ^^^'+-(2) e Tlieut c Tliot e il nome egizio di Mercurio a cui era asse- gnalo fra gli animali, il serpente. II caduceo di iMcrcurio ii coslituito da duo serpenti, i cui capi si allontanavano dal- leslremita d'una verga ^Y n • Gli Egiziani chiamavano r equinozio d'autunno testa e coda del serpente (5). Veg- gasi ora la Thct -q siriaca e si vedra analoga al caduceo. Finalmentc il segno del zodiaco Scorpione dicesi Ncpa dai Latini, clie Festo dice essere voce africaua: ora Nebo ^ ^^ X e il nome caldeo, assiro e siriaco di INIercurio (4). /. La lettera seguenle e lod che vuol dire mano, variante di iad T (ebr.), 4\j icd (ar.), in qualcbe dialetto semitico. (1) Tc5 fj^v yaf Twv aWtov aar^wj iid thv vo^ciav rtiv Xo^xv cipiav hai., p. 207. — 071 — compiula, conic corrispondeva il sogno del Sagittario qiian- ^ y maia (cald.)=::acqiia, in fonicio rapprcsontasi ,^ e cosi in samarilano ^, in etrusco ^'^^ in greco cd in lalino M. II carattcre cbraico alluale 6 O, D- A qucsta letlera corrisponde nella serie dei segni zodia- cali Y Aquario dclto anche Amphora. Si rappresentava nel zodiaco da un uomo nell'atlo di versare I'acqua da un vaso, poi un vaso solo, una coppa; poi questo segno dell'onda ^X^^^::^^^ , e questo trovasi ora nei calendarii. Si vede pure questo segno usato nci inanoscritti greci per indicare i'acqua cd il niare (I). Come si vede, la forma del caraltere sama- ritano e fenicio e un'abbreviazione di questo segno del- l'onda; invece di seguire nella linca inferiore il zigzag, si accenno tacliigraficamcnle con una linea parallela a quella direzione, e nell' M greco, etrusco, latino si neglesse del lutto la linea seconda inferiore. II fx minuscolo (greco) non o so non una imitazione piii trascurata del majuscolo M, jj^. La forma dcU'ebraico altuale mi scmbra ra[)presentare invece 11 vaso contenente deU'acqua arrovesciato: Kle cjuoqucinflcxa fontem qui projicit nrna (2) e in Pehlvi questo segno chia- masi Jtj del, dol = (dolium (lat.)) = seccbia, c in greco KuXttyi^ come in latino vas aquarium, urna, ecc. N. Lettera susseguente 6 la Nun V\^. Nun in arabo c Nuno in siriaco c in caldco, vuol dire ^lesce. In fenicio dise- gnasi ^, in samarit ^, in ebraico 2 e 'J. In greco N e (1) Gabriele Rosa, Mss. in iiergamo, forso da Monc GeschichlG des Ueidenllmms. (2) Maiiil. L. VI, V. 2u6. — 674 — in latino, in elriisco !/[• In corrispondonza a qiiesla sue cede nella serle zodiacalo il segno dei Pesci. Si disegnano ivi due pesci legali insicrae per la coda alle due estreniita d'una cordicella in circa cinque o sei voile piii lunga del corpo di ciascun pesce, facendo un' ansa o seno nelia parte media di essa /^ ■ In quesla figura io vedo il tipo del caraltere fcnicio e del samarilano. Poi il segno Pesci si ridusse alia figura di due pesci posti in direzione paraliela ed inversa reciprocaracnte, cioe, ponendo la testa deir uiio in corrispondenza alia coda delKaitro, ed uniti in- sienie per un legaccio appena baslante a mantenerii in que- sta direzione c distanza reciproca, il quale passa dalla boeca dell'uno a quella deH'altro II legaccio era parte essenziale del segno: Alcjue lioritm e caiidis diipliccs velnl esse caleiKc Dicunlur, sua diversw per lumina serpunl: Atqne una tandem in slella communiler hcerenl, Quam velercs solili coeleslcm dicere nodum Cic. Tr. Arato, v. 13, ecc. e Arato: Aia-fxoi '^^ovpa.'ioi To7g i)(_^vsg ctapot ix°vrcii. Pliaen. v. 562. In queslo discgno clii non vedc il tipo deH'N ^reco, — 675 — etrusco, lulino? La ^ nun finale G])raica mi sembra rappre sentare iin pcscc teniito verticalraentc colla testa in alto e colla coda verso terra. 3Q, S. La leltera susseguente dices! Samecli "JPD Sa- mek viJU-*« ed El Semcha (I) (ar.), vnol dire pcsce, e cost nominano gli Arabi la oostellazione dei Pesci. La figiira di qiiesto carattere in saniaritano 6 "^ . In cbraico cosi D. Anche la Samecli dunque si riferisce alio stesso segno zodiacale Pesci. Nel zodiaco di Dendera, i Pesci non sono oapovolli, ne fra loro in contatto, ma tra ambediic si frap- pone iin qiiadrilungo ugualo in lungliezza e largliezza ai pesci medesimi (2). Cosi (rovasi nel planisferio egiziano /H* II nome delhi lettera Samecli^ Semcha pass6 in grcco e fii attribuito ad un carattere indicante il suono .?, e il T7y/uot. Nel planisferio egizio riportato nell' OEdipus, il segno Pesci si disegna invece per due pesci in miituo contatto fra loro per le scluene, colle loro teste da una parte divergenti e colle lor code pure divergenti Ora il segno Pesci simplificato cLc si usa nei uostri ca- lendarii e pure questo 7-^ cvidentemente ridotto da quel disegno, poi ancora piii semplice J\- Eccolo affalto iigua- le a\y x, X latino. In greco al posto corrispondente alia let- tera Samecli trovasi la H, ^ il cui suono e appunto quello deir a-, X latino. Ma perclic due letlere, il significato del cui nome e si- nonimo, assegnate alia stessa costellazione? I Pesci, quantunque cosliluissero una sola coslcllazioiie (1) Bkifii. (2) Rur.uisnosi, Rubcrtson. f.xlia, Vol II, P. II, p. \2^n. — G76 — si ilislinguevano per una (iistanza iinpni'lantissinia wV silo celeste, perclie uno era alia parte di ine/zogionio e I'altro a settentrione, I'uno al di qua, I'altro al di la dell' equa- tore, e si cltiamava nodo o legaccio celeste quella parte per cui si consideravano uniti. Ecco Ilygiuo clie ee lo spiega : Pisces aller Noliiis, alter Borcuus, hornm conjnnclionem grccce crvi'^sa-f/.oi' VTrnpcivioi', Cicero nodiim coeU'stem^nodnm iolius sphwrcc appellat. Quo loco cnim circulus ab Arie- tis pede mesemOrinos dicititr, (jiii meridiem signlfical ; el quo loco is circulus mesemhrinos conjungitur el transigit (efjiiinociialem circulum, in ipsa covjunciione circulorum nodus piscium significatur {i). Ecco perclie si ripete con espressione sinoniraa la nomenclatura sommaria della co- stellazionc. pcrche costituita da due parti distinte, ma ognuna delle quali aveva lo stesso sinibolo, la stessa figura e lo stesso norae. Qui e da avvertire clic i segni dell' Aqua- rio c dei Pesci, e i loro rappresentanti passati ad uso gra- fico-fonetico, cioe le leltere clie indicano il suono m ed n si trovano confusi, usati proniiscuauieute : p. e., nei carat- leri dcuiotici egizii trovasi il segno dell' acqua, Aquario yvvN^ delto SX^CjOS in coplo, rappresentare invece il suono n. Nei jeroglifici fonetici, per la lettera M trovasi disegnato un pesce. In Pelilvi e iiel persiano modeino il segno Pesci dicesi Mahi, clic vuol dire pesce; ed abbiaino veduto iMai (eliopico), Mai (ebr.), Maie sLaxi (ar.) e Ma e in copto Moi =racqua. II segno ar. pers. y« clie corrisponde alia samocli, dunque al segno Pesci, 6 evidenlemcnle il se- gno dell'acqua, Aquario. Ad una data cpoca quindi questc due costellazioni de- vono essere state considerate in relazioue fra loro^ promi- (1) Hyginns. li. III, p 9-J. — 077 — fcnc o ronlinue. Etl anchc i loro nonil sinibolici rappre- sentanu iJoo reciproche Acqua e Pesci. 0. Segue la lettera delta Nh'aiii ?*y, che vuol dire oc- chio. U carattere fenicio rapprcsenta un circolo cd anche due circoli concentriciO ® • Ra questa deriva ["Oy.Dtfidv grecoel'O latino, etc. La lettera siriaca si rappresenla cosl *^ e in ebraico ^. Nh'ain e il nonie dclla prima fra lo qualtro stelle reali, quella stessa che dicesi Aidebaran, in araljo .jj^, che vuol dire appunto occbio, che 2500 an- ni circa or sono si trovava presso il coluro cquinoziale aU'equinozio di primavera e fissava il cominciaraento di quella stagione (i). E nella fronte del toro. ^j^t, Nh'alii occhio, in arabo usasi pure per indicare il sole ^j^ U^*Aif (-)• E Clemente Alessandrino dice che per indicare il sole usavasi disegnare un circolo: a' (iiiXovrai ypd'^siy r6v"}iXioi>, TToiaa-t rev kvkXoi' (3).Tulto questo s'accorda col significato del nome della lettera e colla sua figura nei caratteri fenieii. Ma nel parallelo coi segni del zodiaco qui c'incontriamo col segno Aries, ossia montone. Nella sua casa si disegnava un montone colle corna: poi si sempliflco il disegno rappresentando la sommila della testa del monto- ne colle due corna ripiegate in dirczione superiore e diver- gente i^^ , e nei nostri caleudarii si ridusse cosi t • Evidcnteraente la ^ ebraica e siriaca ^s? ^ sono Iratte da quel disegno. Ebbcne in caldeo jS^ Nh'an vuol dire pecora, e bestiame pecorino ; corrisponde alle nozioni della (l)Riccioli, p. IS-fS. (2) Dicf. Binnchi el Kieji'er t. (o) Strom. L. V. AUeg. — 678 — voce II^^S el)raica (I). Forse nella lettera T^^ cntrano le due idee aslronomiclie d'occhio e d'ai'iete: corto i carat- teri clie le corrispondono si dividono nella rappresentanza deH'uno e deH'aUro segno. Con questa lettera si assolve il ciclo zodlacale, la serie del suoi enli ed aiiimali, quale considcravasi quando il To- ro era il primo del segni e TArlete 1' ultimo. Ma si sari osservato che neir alfubeto s' Impiegano fin qui sedici let- tere in coufronlo del segni zodlacali che sono dodici, che per riferire qualche segno occorrono piii Icltere. Come si spiega quesla differenza? quesla non equa distribuzione di rappresentanze grafichc o figuralive e di nomi? Ser\io nel commenlo al v. 35 del primo libro della Georgica ci ha serbato una nozione preziosa che ce ne rende 11 mollvo, cioe che I Caldei non distrlbuivano in parti cguali le case zodiacali, ma una era assai piii vasta, T allra assai piii ri- stretta : ClialiUvi nolunt wf/tiales esse partes in omnibus si- gnis, sed pro qiialitale sni, aliud siynum vi(jlnli,aliud (jua- draginla habere. Di pill dalla promiscuita dei segni dell' Aquario e dei Pesci, dal servigio dei due caratteri H e t3 per la coslella- zionedel Serpentario, daH'amnbologia tra il nome assegnalo air occhio del Toro ed all' Ariete, ece., io sono incllnato a credere che le lettcre alfabetiche, quali si trovano nella serie ebraica, sicno anterlorl alia fissazione precisa della dodecatomoria zodlacale. P. F. Ve lettera M , t^D bocca, faccia volto, aspelto. La figura in siriaco e S, in ebraico Q, in samaritano'P . Os- servo che in caldeo DOD, che vuol dire faccie, come • T {\) Gen. XXX. 4o. — 070 — Tr^oorfa-^a (gr!) = fuccic, si usava per indicare gli aspotU yslrononiici, come o-^sn; in grcco p. e. o-\,sic, rojv ^smv ncilu traduzione del frammcnto di Sanconiatc. Special- meiite la luna fii paragonata ad un viso umano, e appunto la sua apparenza dicevasi faccia. Cosi la noraina Plutarco, die appiinto scrissc un libro che noi traduciarao: De Facie in orbe liince. Nei segui flgurativi egiziaui trovasi per la luna questo disegno "^ ed in Porflrio (I) trovasi come simbolo astronoraico della luna questo > , che passu fine nei nostri calendarii. Si osscrvi che questa leltera D nel- 1' alfabeto cade dopo la t^y, fra i varii signilicati della quale abbiamo veduto essere appropriata al sole; e cheno- minando i corpi celesti, nell'uso volgare, immediatamente dopo II sole viene la luna. Ts. Lettera \ 8, Tsade >'^. Trovasi in alcunc gramma- tiche detla Tsadih^ cosi in quella del sig. Recanali. H^f si spiega dal Dellarmino per un dardo lungo da cacciatori, vcnabulum^ che Calep. Arabrosio definisce : tclum cornihus /line el indc cxianiibus. La figura della leltera ebraica cor- risponde a questa definizione ^, p (sir.) t (samar.) n?- JMa pn!^ tsadik vuol dire giuslo e Uy$, che vuol dire ap- punto la cosa giusta, rettitudine e il nome ebraico del pia- nola Giove (2). Nei frammento di Sanconiate 'ZvIvk o St;- oiK ossia il giuslo e figlio di Saturno e padre dei selle ('abiri o grandi Dei. In quello stcsso frammento si nomina 2a^/S (o;, desin. greca), ch'e pure liglio di Saturno, e che I'orse b una variante di ^v^6k. (Hlsagogc. (2) Petrsi, Sonienrl. c. 11 Septan Sivlirr cnritii'a;. Stilden. Synt. 1) Si/r. I. p. 77 Scrie HI, T. U. 88 — 680 — II i)ioiK'la Giove ha per siio siniiKiI(» il danlo, die allu- de alia foI,:;oie ^ od lia il suo doinicilio iiel Sagittario, il ciii segno nci calendarii o la frcccia -^ > . INel siin- bolo suo aslrononiieo una parte rappt'csenta Tiniziale del suo nome in greco Z?u; (la Z) il rcsto e la saetla. (). Lettera 19. Co/ C^lp vuol dire sciinla. Si serivc pure Clip, p. e. COS! si leggc Kupli in Tetreo (I), e C^lp vuol dire circolu. La sua figura in siriaco e jCi, in samarit. p , in ebr. P, in punico ^ e Q precisamente come il Q la- tino. II Q presso i P.omani fu jeroglifico de! saliro (2). I! saliro si disegnava con coda sorgcnte daH'arlicolazione del- rullima vertebra lombare col sacro, e sappiamo die il tipo del satiro i'u dato in natura dalla scimia. Ora qucsta scimia rappresentata daila lettera Pjlp eil pianeta Marte (5), Tlia- muz dci Siri, die i dottori rabbini dicono esserc stato della foi-nia di una scimia con coda, forma ccrcopUhcci sen caiidata' simiw ( '<). Tliamuz prcsicdeva ad una ddle quattro partizioni dell' anno detta appunfo MlOjin HDlpJl • Te- cufa Tlianiuz, Tecufa e lo stesso die ^)p circnilo e il ver- bale del tenia C^lp circuire. La lettera Flip eomprende in s(^ tutta la frase Circolo c Scimia, cioe Circolo di Thamuz Circolo e !\Iarte. E la figura della lettera Q punica e del Q romano vi dice circolo della coda, della beslia codata^ del cercopitcco. (I) Peti'i\'i.;V(MYC Ucbra-rr in tine dolla J/Mi'^'e prima del ISnniendatar. (2) Rirclior, Diz. Sanese. Ciuiieo Irovato pres.so I'aiilichissiaia SaUiriiia. (3) Seidell. Syiit. Diis Sijris 11, c. II. p. 558. (4) Mercori. T/ies. Lingua- Sanclw. in v. Thamuz Anchc gUEjiiziMni avovaiM un.i diviiiiU'i di r|iietita lorma : " Effirjics sacri nilcl aiirecr Cercopilhcci. » Juvenal. Sat, XV, v. 4. — 681 — R. LeltLM-a 20. ^H loshi. ctino (in caldeo lolla sicssa orlografia afl'aUo). Caralteri ^ y (feniciu), ^ (<'Iji'iiii- tico). Nel IVammcnto di Sanconiatono, Salurno taglia la testa di sua (iglia. Atergati, la Vonere dci Siri. dipingcvasi senza tesla, anclie Iside rappreseiilavasi docapilala, e gli Egizii cliianiavano Venere il piancta d'Isidc. I Saraceni od Ismaeliti adoravano la lesta di Venere ai tempi di S. Giro- lamo (I). Venere dicesi i 3313 Co<;7(«r, la stessa slella dclla 'E'^ = denle. Figure -^ju (saraar.), W (fenic.), ^ (ebr.). I denli segnano gli sladii della vita collo spuntare e col cadcre, e negli animali dai feno- meni della denlizione si calcola la loro ela , seen 7W denle, sciand nUl!,* anno (ebr.). II tempo si espresse col!a slessa parola cbe indica I'esperienza con cui lo si misuro. >^()i slessi diciarao, il denle del tempo, il tempo edaoe, che corrode, ece., espressioni relative ai denli. Quando si parla di cavalli che non banno linito di emellere i denli, si (I) Culeches. Saracen. Seldeii. Diis Sijris. S^nt. 11, p. 291. {•!) Seidell. Syiit Diid Sijru II, p 2:S0. — 082 — dice che hanno il tempo in boeca. lo considero qiieslo ca- rattere e il suo nome siccome simbolo del tempo ( v° / (dettoSalurno da noi) tra i pianeti, perchc' le sue rivoluzioni sono le pill tardc. Perci6 ha servito ad indicare V eiix, la vecchiaia, e si disse padre di tutti gli Dei e Gglio del Cielo. Lettcra 22. Tau tfl vuol dire segno, segno ernciforme, apposto alle scritture invece del nome per flrma usala an- licliissimamente dagli illetterati (1) come ora, soltoscri- zione (2). Appresso i Fenicii e nelle monete dei Maccabei questa Icttera ha la figura d'una eroce e cosi in copto '^, "j^, e in etiop. *l*, e fenic. "f (secondoLanzi) -j" (gr. anlico), -f (elr), -); (osco), T, T, greco e latino. Luciano ci assicura delta forma di croce di questa lettera, poiche ccliando nella sua Lite delle Vocali (A/xw reov) dice che Cadrao inventore dei caratteri viene maledetto per aver introdotto questa specie di carattere, perche i tiranni, imi- tando questo colla stessa figura, fecero certo ordigno di legno per configgere gli uomini. Kctrct^covTai TroXhdxt:; on TO Tcttj (T) sq TO tcov crTO/;;{sicoi' ysvoi; Trctp^iyct-ys (Ka^^-o?), Tco ya.^ thth (Tcofxctri (pacri t>^c, rvpavvsc, dico- 7\ii^^crclVTCiC, TtCtl ^lfJLY\npcti> iTravvfxictv cwsX^siv. Ora la croce, ossia il Tau T, e il simbolo aslronomico di Mercurio che si vede in ogni calendario V . Questo t; nf- (I) Gesenius Lex. v. \^. (-2) Job. XXXI. 35. — G83 — fatto uguale al tau copto. II carattere ebraico sembrami in- vece rappresentare quelle lastre di pietra sulle quali si in- cideva, si scriveva, TreTpccJoti; /Si/SXat;, delte ancbe stele di Taut, ossia di Mercuric. Osservisi che Tau vuol dire anche termine. Si Mercurio, lo scriba, il canceinere degli Dei (astri, pianeti) dopo averne fatto il registro, cbiude, vi appone la propria firma, si sottoscrive. Ecco cosa s' intendeva Sanconiatone in quel fram- mento, cooservatoci da Eusebio, dove dice: « che il Die Taauto, imitando il Cielo, gli aspetti degli Dei, di Saturno, di Dagone e degli altri modell6 i sacri caratteri delle lettere: <' ripo ^e' THTHJUy Qsdc, TctctVTOc, ^i[iy\9U — di sensibile grandezza. Aniiuessi qucsti due principii, contiinia il Bellavitis, iin foro piccolissimo deve da- re r imagine perfettainente circolarc sopra la parele perpendicolare al I'aggiOj c se il foro sia di grandezza sensibile, ogni suo punto dara 1' imagine circolare, e queste imagini insieme miite daranno uno spazio illu- minatocheparteciperadella forma circolare e di quella del foro. Con altre parole il nostro collega Bellavitis annunciando lo stesso fatto dice : Ogni punto luminoso del sole dare sulla paretc uno spazio illuminalo delta precisa forma e grandezza del foro, e quindi sulla pa- rete prescntarsi uno spazio illuminato risultante dalle figure lutte eguali al foro^ e disposle circolarmente, il quale perlanto deve piii o meno paitecipare delta forma del foro e di quella del circolo. Spieganel modo stesso perche lo spazio illuminalo anclie da un' aper- tura grandissima, in tutti gli angoli presenli tanto maggiori smussamenti quanto e piu lontano dall'aper- tura il piano che riceve la luce, cioe quanto sono maggiori i circoH luminosi prodotti dal disco solare per cischedun punto deH'apertura, Conchiude il Bel- lavitis, che quando si conosce con sicurezza la cagio- ne sufficiente di un fenomeno e vano ricercarne altre, ed anzise sipotessc additarnc una seconda differente dalla prima e capace per se sola di produrlo,l)isogne- rebbe, generalmente parlando, cercarne una terza per distruggere 1' eflelto di una delle due prime. Bispondc il dolt. JXardo, che il Bellavitis non oflTri alcun nuovo fatto dimostrante erronea la spiegazionc da lui propostadel problemaaristotelico, che nulla puo — 691 — aggiungere a quanto espose nella parte iion lella della presente memoriaj la quale, stampata che sia, potra esserecombattutadalBellavitis, cui il Nardo siriserva allora di rispoiidere. II m. e. vice segi". prof. Zambraosserva che il dolt. Nardo appoggia la sua risposta alia supposizione cho la meiuoria propria venga intera stampata negli Atti^ lo che gli parrebbe iion dovesse avvenire per le seguen- ti ragioni : J ." percbe il IVardo opina che i piccoli fori trasmettaiio i raggi alia maniera delleleiili di conver- geiiza; queste li trasmettono rifrangeiidoli, c il loro gio- co dipende tutto dalla rifrazione, ma nel foro qual e il mezzo rifrangente? 2.' Percbe il Nardo mostra di cre- dere le imagiiii descritte daila luce cbe entra in una camera per un piccolo foro risultare da un complesso di fuochi, mentre risultano per proiezione di luce dove piu dove meno intensa, e non per fuochi come le ima- gini date da una lente. II fuoco non e il luogo in cui s'incrocicchiano gli assi di piu fasci di luce; ma quello a cui collimano i raggi di un niedesimo fascio sopra I'asse di questo. 3." Perche il Nardo vuole che la so- vrapposizione di penombre produca un' ombra, o per lo meno una diminuzione di luce. Non si capisce, dice il prof. Zambra, comepossa darsi una sovrapposizione di penombre nella imagine che corrisponde a un foro solo; in questa imagine visarasoltanlo unapenombra, in cerli luoghi meno chiara che in allri, e nel caso ve- ro di sovrapposizione di penombre, p. e. dclle imagini corrispondonli a due fori vicinissimi, la sovrapposizio- ne, di legolii, produce chiarezza e non oscurita; ag- — 092 — giungendosi la luced'una penombraa quella dell'altra. II m. e. Zanibra finisce osservaiido : cho le striscie d'interferenza, di difrazione, per un foro solo riescono soltanto possibili quando la fonte luminosa e un punlo od un filo sottilissimo, e scompaiono all' ingrandirsi di essa ; laonde essendo la fonte luminosa tutto il disco solare,nonpossono applicarsile inlerferenze e ledifra- zioni,coniefa il Nardo, a spiegare i fenomeni osservati nel passaggio della luce solare per un I'oro solo. II doit. Nardo dice le cose esposte dal collega Zambra trovarsi registrate in ogni libro di fisica, desi- derare cbe sieno stampate unitamente alia propria menioria, la quale decidera I' Istituto se debba o no pubblicarsi negli Atti, e venule in luce I'una e le altre essere allora il caso di conlinuare la discussione. II segretario avverle cbe la deliberazionc invocata riguardo alia stampa della menioria non pud ulte- riormente agitarsi nella presente adunanza, essendo subbietto pertinente allc riunioni secrete, per lo cbe il sig. presidente chiude la discussione. La giunta per la monografia delle acque minerali del venelo e per essa il suo relatore dolt. Giovanni Bizio figlio legge la seguenle memoria SOPRA L'ARSENICO INELL' ACQUA FERRLGINOSA Dl CIVILLINA Relazione DELLA GIl'NTA PER LA MONOGRAFIA DELLE ACQUE MIJiERALI DEL VENETO composta dai prof. A. MASSALOKGO. A. PAZIEJiTI. P. PISARELLO. E C. BIZIO relate. e. S. 'ono gii troppo note quali sin dal principio sieno slate le meraviglie die qui si fecero^ quali i dubbi ed i ti- mori che accompagnarono I'annunzio dell'esistenza dell'ar- senlco nell'acqua di Civillina. Eppure I'arsenicoera in essa rinvenulo dopo che il \Valchner, datosi ad una seriedi nu- luerosissime e diligenti ricerche sopra minerali metallici, e ocre, e argille, e terre coltivabiii discendeva alia rilevante conclusione che il raine e C arscnico sieno cost largamente diffusi alia siiper/icie del globo quanta lo e il ferro (I); dopo che Francia e Germania ci presentavano il testimonio incontestabile di questo corpo rinvenuto nel maggior nu- mero delle acque minerali sottoposte a nuova anaiisi^ par- (t) Covipt. rend, de V .icadem. dcs sciences, Tom. XXIII, pag. 612; e Journ. depharm. Tom. XI. p^g. 247. — 694 — tieolarniente se ferruginose (i) ; dopo cbe, passali pure sotto silenzio i teiitativi tlegli antichi, Claudio Foiiot avca sino dal secolo decimosettimo proclamata la grandc utilitii (1) A vedere quaiito fossero fondati i nostii dubbi e le nieraviglie , riferiamo qui una serie di acque minerali, nelle quali o nei sedimenti loro si rinvenne Tarsenico, senza che per ci6 sieno cadute in verun sinistro sospetto, ne abbiauo giainmai recato danno alcuno. E 1' eleuco da noi riportato potrebbe essere ancora piii esteso, se la menioria piii largamente ci soccorresse. II Tripier adunque ebbe a scoprirlo nelle acque di Hammam-Berda e Hanimam-Coutin neir Algeria; il Walchner in quelle di Griesbach, di Teinach, di Rothenfels, e di Cannstadt; il Bnehne)- neWe sorgenti di Ra- goczy, di Pandour, di Briickenau in Baviera; il Blondeau nella sorgeute di Fraysse, e in quella del Par a Chaudesaigues ; il Chevnllier nelle acque di Varennes, di Ussat, di Bourbon-Lancy, di Bourbonne-les-Bains; il Che- vallier, lo Scliauefele ed il Cavenlou in quelle di Bussang;il Chevallier, '\\ Gobley ediW Meniere in quelle di Martigne-Briant ; il CItevullier, il Lherilier e l' Henry nelle sorgenti del Crucifix, des Dames, del Bain- Roniain, d'Eiifer, e della Promenade-des-Dames a Plombieres; i\ Che- vallier ed il Gobleij nelle nove sorgenti di Spa nel Belgio; il Cheuallier e lo Schauefele in quelle di Chatenois, di Soultzbach, di Soultzniatt, di "Wattvieler, e di Niederbroun ; il ChevalUer, il Breton ed il Buissard nelle due sorgenti del Puits, e della Dame di Lamotte; il Berzelius nel- 1' acqua di Saidschiitz, l' Henry in quelle di Cassuejouls, di Neyrac, di Saint-Cristophe, di Cliateau-Goutier, nelle tre sorgenti di Saint-Denis, nelle altre tre di Cayla a Camares, in quelle di La Veyrasse, di Brauhau- bant, di Bagueres, di Auteuil, e di Desaignes ; V Henry ed il Blondeau nelle sorgenti di Haute e di Basse-Richard a Crausac; V Henry ^ il Filhol ed il Pinaud nelle due sorgenti di Aulus; V Henry ed il ChevaUicr neWescqwQ di Gontrexeville; il Walcher in quelle di Schwalbach, d'Enis, di Pyrmont, di Lamscheid, e della valle Brohl presso Andernacli ; il Meniere nell'acqua di Eperviere ; il Meniere e il Godefroy nella sorgente JoAnette e in quella AQiidi Sulfurense nel circondario di Saumur, nella sorgente Grange-Ferreo, nella Grand-Tertre, nella Piton, in quella della Seine, di Launay, della Planche, della fosse Saint-Aubin, della Butte, di Rosseau. di Saint-Sylvain, della Roche, della Fontaine Rouillee, della Courriere, nella Bouillant, in quelle del Pare, della Soriniere, della Chapronniere ; il Braconnot e il ClievttUier in piii sorgenti di Luxeuil; il Liebig nell'acqua di Liebenstein; il L/w^ms/m nelle fonti di Audabre e di Prugnes a Camares; il Badly — 005 — (loirai'senico nella cura delle febbri intermittenti ; dopo (.lie gli annali medici dei seguenti due secoli decimottavo e de- ciinonono noii ci condiicevano certamenle ad abbracciaro un contrario giudizio sopra qiicsto proposito. Ben altra ova adunqiie la via per la quale addirizzarsi in tale queslionc. Considerare cioe il nuovo falto soUo il rispetto dell' importanza torapeutica clie vi polesse andare congiunta, profiltandone si in applicarlo a que' casi nei quali si giudicasse piii opportuna Taziono di quel farmaco nalurale, corae anclie nello spiegare la benefica influenza di quelle acque in dati niorbi, la cui guarigione non poleasi punlo altribuire alleflicacia delle allre sostanze in esse contenule. E se questa fosse la via per la quale si e tentalo iwlla Gropse source, e nella Savonneuse de Bain?; il Chatin nellacqiia di Trianon a Versailles; il Fraise, il Bernard, V Auduuard e V Henrij nella sorgente Capus a Lamalnu; il Redtenbucher in niolte sorgenti della Boemia; il Kosmunn nelle acqne di Niederbronn, il Charault in quelle di Bellesme; il Van-Ko-k ho If in quelle di Mondorff; il Fresenius, il Wulc/i- iwr ed il y'7^u/e/' nelle acqne terniali di Wiesbaden ; il Puggiale uell'acqua (li Orezzo e in qiiella del Bullicame di Vileibo; il Lcforl nelle Ire sori^enti di Jenzat, e nelle acque di Chateauneuf, le qnali comprendono lesorgenti fredde Desaix, della Firamide, del Petit Moulin, del Pavilion, del Petit- Rocher, del Chevarier. del Charbon-Lacroix, e le sorgenti terniali del Grand Bain chuud. del Bain Auguste, del Bain Julie, del Bain tempere, del Fetit-Rocher e della Rotonde ; il Bobierrc ed il MuriJe nelle sorgenti La Bernerie, La Barberie, e Rirvouars; il Borsarelli nell'acqua di Pre-Saint- Didier nella valle d' Aosta; il Walchner ed il Will nelle sorgenti di Rip- poldsau ; il Bouquet in nove sorgenti di Vichy, in alcune delle quali era gia slate veduto dianzi dall' Henry, dal Lefort, dal Chevallier e dal CiObley, nelle tre di Gusset, in quelle di Vaisse, di Hante-rive, di Saint- Yorre, e di Mesdames; il Blum ed il Ledding nelle acque di Garlsbad; il Filhol in quelle di Encausse, di Bugneres-de-Liichon, nella sorgente cosi detta di M. Rueffi, in qnella di Sainte Quitterie, di Sainte Madeleine de Flourens, e nelle acque dei Pirenei ; il T/icnard nelle sorgenti del Mont- Dore, di Saiut-Neclaire, di Hoyat, e della Bourboule; il FiUpuzzi nella fonte felsinea dei Vegri presso Valdagno. Serie III, T. II. 90 — (i96 — . ill sill iiniui|»io cli avviarc ropiiiioiie del i)ul)!)licn, vui piii (he iillri polote rccanic Icstimonianza, illuslri Accadcraici, i ) Caicare altcralo, cavcrnoso, (aloi'a con piiiti di fcrro e di ramc, piii o meno arsenical!, c lalora con carbonali di rame quasi serapre polverosi e mescolati a barite soU'ata. c) Calcari (scnipre liasici) alloralisslini, per lo piii solto forme mammellonalc ed in arnioni irregolari, riechi di nii- neraii di fcrro ossidalo (ferro oll(/islo, terroso, massiccio, ematite, rcsiniic, ecc). d) Filoncini pirosscnici, piii o mono altera li e confiisi colle roccio pur alterate clie sono da essi attraversulc, ri- pieni di manganese ossidato ncro, radiato, terroso, com- palto, ecc. ; con arnioni e fdoncini di galena o piombo sol- forato argcnlifero (I), e, benclie piii raro^ con ziuco solfo- ralo (blenda). Questi due ultimi sono inollre accompagnati da solfuri di arscnico, benclie in minor copia che nclla suUoposta valle del Zuccanti. e) Ammassi irregolari di ocre ferruginose variamenle C'olorale, le quali probabilmcnlc non sono che. la roccia dolomitica enormenicnle metamorl'osala. Tulte quesle roccie^ accompagnate eziandio da pareccLi minerali silicei, che Iroppo lungo sarebbe I'enumerare, so- prastanno dunque alia localila della fonte, e per un dcclivio assai ripido si uniscono al iilonc dal quale slilla Tacqua mincrale. Non e adunque lo sterile e magro slrato di por- lido decomposto dal quale dircltamenle gome lo siillicidio, quello che solo alimcnli la mineralizzazione dollacqua, Ja (I) Qiiosto niiiierole trovasi inoUo piit abljondaule Uflla vicina; solto- I'osta \allc (lei Zuccanti. ~ 702 — quale dovrcbbe in tal caso sempre piu diniinuire nella quan- tita.clei principii disciolti, e risolversi per ullimo in pure gocciole di acqua dolee; ma ne alimentano grandemente la iiiineralizzazione quelle roccie fesse e scassinate, e quelle frane cbe in lungo e scosceso pendio s'innalzano latcral- mente alia fonle, e la doniinano da quelle eminenze, dalle quali discendendo e scorrendo I' acqua alia china, si adden- tra in pai'te, e feltra, e serpeggia tra que' meati sino a clie arriva alia volta della solterranea galleria, dove la vediamo gocciolare in lento stillicidio. Ora se Tesame della strutlura geognoslica del nionte Ci- villina, quale (u qui in lieve abbozzo rapidamenle delineata, e la conoscenza di quelle roccie cbe sono altraversale dal- I'acqua^ crano argomenti da non potersi nell'atluale que- slione trascurare, non erano per6 i soli cbe bastassero decisivamente a risolverla. Egli e per queslo cbe la Com- missione, ollre all'avere raccollo saggi dei differeuti mine- rali sopra nolati^ si procaccio quanle altre materia potevano lornarle necessarie al compimeuto del proprio lavoro; e le principal! furono : a) N." 25 boltiglie, della capacita di una libbra veneta medicinale, empiute con acqua raccolta dalla Commissione, adunando eopia di quelle goccie cbe stillano dalla volta della galleria. b) N." iOO boltiglie, della capacita predetta, empiute con acqua cbe la Commissione attinse da quella prima vasca, la quale direttamente accoglie in se lo stillicidio. c) N.° 100 boltiglie, sempre della capaciti'i medesima, empiute dalla commissione con quclP acqua cbe trovavasi adunata nella seconda vasca con rubiuetto di legno, e cli'6 precisamenle quella dalla quale si toglie tutta facqua messa in commcrcio. — 7o;i — (IJ Bcucbo, sC€OIk1o Ic nllerindziuui iltl ciisloile dvWa fonle, non si adopeii ad uso terapcutico, la Coiiimi^sione voile trasportarc con so N.° 25 bolliglie anche di qucirac- qua contcnuta nella lorza voscliella, dove la minerale si Irammcscola all' acqua piovana. Oltre a ciwia Comniissionc, por mezzo dellcgrogio far- macista sig. Lodovico Saccardo di Soliio, cbbc il notevole vantaggio di avore : e) N." 80 boUiglic di acqua di Civiliina apparleneiUe a! niese di luglio del 1850, Ic quali si trovavauo da queU'epo- ca deposilate in Milnno presso i sigg. Paganini e Ponli. f) N.° ^41 bolliglie della stcssa acqna di Civiliina, pos- sedute dal sig. Eugenio Francesconi farmacista iu Padova, il quale avcala ricevula da Schio il giorno 15 gennajo del- I'anno correnle. E siccome le acque, nelle quali il profes- sor Ragazzini rinvenne quantitii si lilevanti di arsenico, erano da lui acquislate presso il farmacisla prcdetto, ed npparlenevano le une al dicenibre e Ic altrc air aprilo, cosl la nostra del gennajo puo rilenersi, sc non del (ullo iden- lica, almeno prossima molto alle due csaniiiiale dal Ra- gazzini. Tutti gli oggolti sopraddoscritli si Irasporlarono poiin Venezia ncl luboralorio di chiniica deili. r. Scuola reale superiore; o i docunienti dai quali c autenticala la prove- nienza delle due ultinie acque di Milano e di Padova furo- no, per mezzo della Presidenza di queslo i. r. Istituto, pre- sentati all' Eccelsa Luogotenenza vencta in un rapporlo ufficiale chc dalla Commissione fu gic"i ad cssa innalzalo. Preniesse perlanlo qucste necessarie notizie inlorno a qiianlo fu dalla Commissione osservalo ed operalo in Civil- iina, passiamo direttaraente all' csame degli scritli del Ra- gazzini trasmessici dalla Snperiorila, e propriamcnle delle ^ene 111, T. 11. 91 — 704 — Ire principali conclusioni, nelle qiuili vedcmmo sin dal prin- cipio polerli compilare. §2. Si dimostra C arsenic o avere sempre esistito neW acqua di CiviUina. E per primo il prof. Ragazzini afferma die rarseiiico, non esistendo innanzi nell' acqua di Civillina, vi 6 subila- neamente comparso dallo scorso dicembrc in poi. Questo 6 forse il punto piii malagevole a trattarsi dalla Comraissione per quella potenza che suH'animo deli'uomo esereita la forza del conviucimento. Nel seno della Commissione esiste chi per la prima volta ebbe gii a notarlo in quell' acqua, e a rivederlo poi iteratamente ; la stessa intiera Commissione non tardo a riconoscerlo tosloche ebbe a tenlarne una prima ricerca; quale adunque dovri essere la nostra opi- nione sopra un tale argomento ? come farci a discredere quello che la veriti dei fatti replicatamente pales6 ? Ad onta di questo, conviene che nell' attuale circostanza non parli r autorita della nostra persuasione, ma quella di nuo- vi fatti ; e se torna duro il sacrificio del piii intimo conviu- cimento, esso 6 Iroppo necessario nel caso nostro. Aprasi adunque il Sayyio fisico-mineralogico di lilogo- nia e orognosia di Giovanni Arduino (^ ), e si vedri come questo distinto naturalista ci additasse, da circa un secolo fa, piriti sulfureo-arsenicaliy e piombo-arsenicali-sulfuree (1) Estratto dal tonio V degli Atti della R. Accadeniia di Siena, e pub- blicoto nella Raccolta di niemorie chimico-miiieralogiche. ecc. dei pre- delto autore. Veuezia 1775 co' tipi di Benedetto Milocco, pag. 234 e se- guenti. — 705 — in quelle franc solto il mvnle Sivellinaj die chiamano la valle de' Zuccanii ; e come piu innanzi ci addili, in qiiella medesima l()calil;\ eprccisamente nel sito noniinalo il Poz- zo Grimani, una pariicolare c da lui non allrove vedula specie di pirile bianca arscnicale, o Mispickel, conlenente motto arsenico mislo di sotfo, vn po' di ferro, ccc. . . . Piic c piu votle, continua egli, ho cstratto a fiioco sublimatorio in vasi di velro di collo angusto e ianyo, it risaf/atlo dal quarzo anzideilo, cioe /' arsenico citrino risultante dati ar- senico e solfo del sno Mispicket. E cio die con tanta cliiarezza ci e in cpoca si lontana manifestato dall' Ardiiino, il vediarao ben piu vicino a noi I'affcrmato dal Maraschini nel sue Saggio geologico (1) ; e jiirili arsenicali, e solfuri di arsenico fnrono, come vedem- mo piu sopra, rinvcnuti lultora dalla Commissione mede- sima, e non solo nelia soUoposta valle dei Zuccanti citaia dair Arduino e dal Maraschini, ma eziandio nelle roccie soprastanti alio stillicidio delT acqua minerale ; per cui s'e vero che tales stint aquce, quatis terra, per quam fluunt (2), (' indubitalo altresi, e poteasi per semplice iilazione logica preventivaraente dedurre, che I' arsenico dovcsse esistere in quelle acque. Che se alcuno s' ingegnasse pur contrapporvi il ben for- tuilo accidente die quelle acque nel loro tragitto, prima di giungcre alio slillicidio, serpeggino cosi da sfuggire il con- taUo dei solfuri arseniferi, si abbia il conforto di vcdere quel metallo nella stessa roccia decomposta che sla presso alia fonte, e per la quale T acqua indubbiamente feltra, co- (1) Saggio geologico sidle formazioni clelle rocce del \icentino. Pa- iliivo, tip. della Minerva, anno 1824, pag. \\\ e \^X>. (-2) Plinio, lil). XXX, cap. IV. — TOG — me fii gia voduto, per mezzo dell opparoecliio del Marsli, dalla Commissione che di cio rese partecipc qucslo t. r. Tsti- tiilo sino dal giorno 22 detlo scorso giiigno. Che se tulti qiiesti falti si volcssero pure per iiii islanle niancanli di quel pieno vulore che ii accompagiia, la CoiiiDiissione dichiara per ultimo di avere^ col metodo solito, trovato e spcrimen- tahneutc rieonosciuto V arseiiico anehe in quell' ncqua di Civillina che Irovavasi in Milano sino dal 1830; per cui credesi condotla nel dirillo di affennare che 1' arsenico abbia sempre csislilo in quelle acque, perehe non gia stem- pi'ato in esse da lemuto suhiianeo accideiUe, ma sepolto, col sorgere stesso dei secoli, nolla piii profonda sli'uUura di quelle roccie dall' alio volere di Quegli che in mensura, ei numero cl pondere (I) seppe il lutto con superna previ- denza ordinare e comporre. § 5. Dcferminazione (iiianlitaliva delC arsenico nelC acrina di Civiilina. In secondo luogo il Ragazzini dichiara che la quan- iiih di arsenico conlenulo in quell' acqua ascende a piii di nil miUigrammo per ogni oncia di essa (2). Qui ei aslerremo da verun giudizio intorno alia via da lui tenuta in doterminare quella cifra, non trovandosi esposti nel suo lavoro seuonche semplici saggi qualilalivi ; e ci farenio percio a riscontrare senza piii, colla scoria dell' espcrien- (1) Liber Sapicniice, cap. XI, v. 22. (2) Unesta dichiarazione e da hii fatta iielto scritto presentato uU'oc- eelsa i. r. Luogutcnonza voiieta. — 707 — za, quanto essa Irovisi in accordo coi dali ili mi' analisi quantitaliva appositamenle instiluila. Essendo pert) molte le qualila di acqiia di Civillina die trovavansi a nostra disposizione, era innanzi tralto da stabilire sopra quale si dovesse per primo intraprcn dere il lavoro, lanto piii die alia Superiorila urgeva r averne qiialclie notizia il piii presto possibile. Sopra r acqua dello slillicidio, sopra quella della prima vasca direltamente a qiiesto soltoposta, e sopra 1' altra allim- gata dair acqua piovana, non era noninieno da feriuarc r attenzione, non essendo quelle die sieno messe in com- mercio. La scelta restava adunque tra quella da noi me- desimi raccolla alia fonte nella vasca che serve senipre ad empire le bottiglie^ e quella ricevuta da Padova e da Milano. Senonche, affermando il Ragazzini che Tarsenico possa progressivamente aumentare nell' acqua di quella fonte, avendone egli notalo molto piu nelT aprile cbe non ncl dicembre, cosi deliberammo d' instiluire dapprima le nostre ricerche sopra 1' acqua da noi medesirai raccolta il 5 1 maggio, poiche appartenendo questa ad un' epoca posteriore alle altre esaminate dal Ragazzini^ avrebbe dovuto, secondo le dichiarazioni di lui, contenore una quantila di arsenico superiore alia cifra stessa da lui alTermata ; e, quando ci6 non si fosse poi avverato, si avrebbe sin dal principio avuto un argomento iiiaggiore per tranquillare la Superioriti'i che c' inlerpellava. L' acqua adunque, sopra la quale furono intraprese le prime nostre indagini quantitative, c quella da noi stessi attinia, nello scorso 51 maggio, dalla cistcrna die serve di ricetto a quella colla quale empire le boltiglie. K inutile il preaietterc die quest' acqua saggiata al- r apparccdiio del Marsh ci avea gii presentato il con- — 708 — suelo anelio nietallico. Pson sara pero iniililo il giustificarci (la una censura cho^ senza nominarci per una cccessiva riserbatezza, ma citando per6 il precedenle noslro lavoro pubblicato sull' acqua Ji Civillina^ ci d falla dal llagazzini inlorno al modo di Iratlare neir appareccbio del Marsli il residue dell' evaporazione dell' acqua minerale. Infalli, laddove eyii parla di quelle epoche, nelle quali non gli era dalo di nolare giammai Iraecia alcuna di arscnico nelle acque di Civillina, soggiunge cbe non I' oltenne nemmeno (juando iticoinpletamenle disciolsc il sctlimenlo neW acido (inroidrico , come senza plausibile rar/ione fa indicalo doversi fare. La Comniissione , nelT operare cosi , non aspirava gia a plauso, ma ritcneva in allora e conlinua anche prcsentemcnte a ritcnere die sia utile il fare a quel modo. luutile infalti sarebbe T adoperare lanto acido cloridrico cbe valesse a discioglierc tutto il sedi- menlo, non cssendovi in eio alti'o scopo cbe di rendere solubile i'arseniato o T arsenilo cbe in qucllo si con- tenesse ; piu ancora una volta cbe sovercbiamentc si ecce- dcsse nella quanlita dell' acido, non sapremmo come quel liquido polessc essere con buon successo versato nell' ap- pareccbio del Marsb. La Comniissione dicbiara inoltre di non aver dirilto in qucsto fatlo a priorila di sorta alcuna, poicbe non fece con cio cbe seguire il metodo gia da altri preccdenfemenle lenuto ; per cui si conforta di averc a compagni in questa censura il Tbenard, ed allri dislinti cbimici cbe la precodellero in questa fatta di ricercbe. E nemmeno sarii inutile un lagno cbe la Comniissione e costrelta muovere verso la Rivisla Eufjanea, la quale pubblicando il lavoro del Ragazzini vi appone una nola in cui, maiiifestato // dirillo del prof. Ragazzini alia pul> lilica riconoscenza ora die avvcrliva la prcxenza dell' ar- — 709 — ■scnico ntli aKjua di Civiltina in ial (juanlUd, da r'uavarlo da una sola oncia d' acqna, instiluisce poi il confronto colla nola pubblicata dalla Commissione, dalla quale, dice quel Giornale, rilevasi come si tcnessero ncccssarie cin- que libbre mediche di acqua Civillina per avere ancllo c macchie arsenicali {\). La Comniissiono non pcnso giam- mai di affermare cio. Trattavasi di una ricerca qualita- liva, avente solo per iscopo di riscontrare 1' esistcnza o no di quell'eleuienlo nell' acqua predetta. Dovea forse la Commissione, neU'inlraprendere un saggio qualitalivo su- pra un corpo die rinviensi ordinariaraenle in quanlita si esigue, partire dal prendere una dramraa di acqua, e poi un' oncia, e poi via via crescendo sino a cbe fosse arrivata al limile di vederlo ? Questo sarebbe veramenle nuovo uiodo di analisi qualitative! La Commissione adunque, senza tentennare in vani cimenti, evaporo quella quantity di acqua che gli serabrava non punto eccedente per un tale saggio ; e se le cinque libbre non avessero bastato, avrebbe ripetuto le indagini sopra quantiti maggiori. L' essersi invece dimostrate sufficienti non porta con se la conseguenza die non avesse potuto bastare anche una quantity minore. II discendere nelle ricerche qualitative a quegli ultimi termini cui si possa venire, sarebbe il vero metodo per lasciarsi ben di sovente sfuggirc cio che si ricerca. Desideriamo adunque che la Rivista Euganea nel riferire lavori scientiflci adoperi altra volta quella giusta esattezza, della quale, forse per sovcrchia fretla nel leggere la nostra nota, non ci dicde escm[)io quesla volta. Scolpatasi la Commissione da queslc due censure, dalle (I) Giornale cil. i." ^iiif^uo anno coriento, tV. 15, pa{;.;99. — 710 — quail erano colpiti i precedenti suoi iavori, essa vicne senza piii ad csporre il processo analitico posto in opera per deterrainare la quantity dell' arsenico nella predetta acqua di Civillina. Evaporate, a bagno maria, notevoli quantita di acqua minerale, cosi pero che nel residue ottenuto si avessero ancora alcuni centililri di liquido, si traits il tulto con acido cloridrico. Gio che rimase indisciolto sotto I'azione deir acido, si sciolse poi con acqua distillata, e riunite le due soluzioni in una, vi si aggiunse, discioita nell' acido cloridrico, quell' ocra che trovavasi dejiositata alia super- ficie interna delle bottiglie nellc quali erasi conservatu r acqua messa ad cvaporare. Questa soluzione acida si sotlopose allora ad una corrente di gas acido solforoso, tale che valesse a ren- derla satura ; e riscaldata poi a mite teniperatura, vi si mantenne quanto basto a far isvanirc tutlo 1' acido sol- foroso. L' ossido ferrico fu in tal nianiera condotto alio stato di ossido ferroso^ e 1' acido arsenico a qucllo di acido arsenioso. Attravcrso questa soluzione, riscaldata ad una tempc- rie prossima a quella della hollitura, si condusse dopo ci6 una non interrotta e prolungata corrente di gas acido solfidrico. Cessata questa, si abbandono a s6 la soluzione in vase chiuso per un' ora incirca, e la si fece poi attraversare da una corrente di gas acido carbonico sino a tanto che pill non senlisse di acido solfidrico. Se n"* ebbe una posatura bruno-giallaslra che, raccolta sopra un feltro e lavata, si fece digerire con soluzione di solfuro di potassio e potassa, collo scopo di separai'c il solfuro di arsenico dalle menoniissime quanlitii del solfuri — 711 — tli ramo e cli piombo die lo accon)[)ai;iiaviUio in (juella posatura (I). Neutralizzata la soluzionc alcalina, raccollo di bel jiuovo il sediracnto sopra un feltro, lavato e disseccato a 100°, si pest); ossidaudolo appresso mediante acido clo- ridrico e clorato di potassa. Si separo allora, mediante feltrazione, il liquore acido dal solfo non ossidato, e vi si aggiunsc aramoniaca in gran- de eccesso, abbandonandolo a se sino al giorno successiNO. In questo liquido, niantenutosi limpidissimo, si deter- mine) I'arsenico col metodo del Lcvol lievemente modiDcato dal Rose. Lo si tratto cioe con sokizione di solfato di magnesia, cui erasi aggiunto tanto cloruro ammonico clie non potcssc piii prccipitare coll' ammoniaca ; c se no ebbe r arseniato di magnesia c di ammoniaca, ossia un precipi- tato bianco, grauelloso-cristallino, che, raccollo il di sc- guente sopra un feltro, lavato con acqua fortcmenle am- moniacale, e disseccato a J 00", si peso. Una parte di questa materia, fusa con soda e cianuro di potassio in adatto tubo di vetro gonfiato in bolla all'uno dei capi, ci diede un ricco anello di arsenico metallico, che si pot6 riconoscere per tale mediante la ripruova dei pre- cipui suoi caratteri. Acciocchc no in noi no in altri avesse poi a sorgere il pill lieve dubbio intorno aU'esattezza dellecifreconseguite, si ripeto due volte it medesimo lavoro sopra nuova quan- liti di acqua. (1) Le osservazionl geognostiche, da noifatte in Civillina, ci palesano non inverosimile anche Tesistonza dello zincn in qnest' acqua niinerale. Di cit) ci occuperemo nel monionto in cui se nc instituira 1' analisi totale. In quanto poi al pio)nbo,ne psistonotraccie appona soiisibili, e rispetto al rame si rinvennero paiti 7 di ossido in parti 10;WO,000 di arqua la piii shbondante di prinoipii miuoralizzotori. Scric in. r. II. 92 — 7i2 Risultanienti dell' analisi. In 1000 parti a) 6J'i6,470 gr:,mmi Ji acqua tli«lero 0,0198 2MgO, AaH^O, A9O'' -{- IIO = 0,0030245 t) 10154,005 ^. " " 0,0326 .. = 0,0032169 0,0062414 0,0062 4 1 4 -J =r 0,0031207. 2 Dunque da 1000 parti di acqua raccoUa il 51 maggio alia fonte di Civillina si ebbero parti 0,0031207 di arse- niato di magnesia e di ammoniaca^ le quali corrispondono a 0,0018885 di acido arseoico, e percio a 0,0012316 di arsenico. II Ragazzinij afferraando die ne esistc piii di vn milli- grammo per orjni oncia, ci lascia veramcntc incerti siilla unitii di peso cui intenda riferire questa frazione. Ponsava egli infatti parlarc delf oncia inedieinale vencta, oppurc della metrica ? Vi sarebbero buoni molivi per ispiegare quella cifra si ncir una che nell' altra maniera. Animesso adiinque che nell' oncia esistesse appuntino il solo milli- grammo, il quale, secondo lui, anzi eccederebbe, ed animesso che r oncia non ispecilicata fosse la veneta medicinale, nc verrebbero parti 0,044533 di arsenico in mille di acqua. Che se 1' oncia predetta fosse invece la metrica, ne risultc- rebbero parti 0,010, lo quali costituiscono ancora una cifra incirca dieci volte superiore a quella rinvenuta col- r analisi quantitativa appositameule intraprcsa, c che ab- biarao qui descrilla. — 713 — § 4- Studii sopra le variazioni nelle quantitd dell' arsenico contemito neW acqua di CiviUina. II solo fatto porlanto deH'analisi sopraddescritla varreb- be per se solo ad abbattere la terza affermazione del prof. Ragazzini, chc I'arsenico cioe in quell' acqiia possa Irovarsi in iin progressivo auinento. Se la cosa eaniminasse infatti a questo luodo, avressimo doviilo rinvenire neH'aequa del 51 inaggio piii arsenico cbe quello da lui notalo nell'acqua del dicerabre e dell'aprile-, mentre si riscontro invece tufto jl contrario. Non eonviene per6 diraenlicare rorigine di quesl'acqua, e le variazioni alle quali pu6 quindi soggiacere iino stilli- cidio. Queste non isfuggirono ne anco alia perspicacia del Melandri, il quale datosi all'analisi di quelle acque ncl 18^8» e poscia nel 1821 trov6 notevoli diffei'enze cosi nel grade della loro saturazione, come in quello della ossidazione del principalo loro mineralizzatore. Le cagioni di queste diffe- . renze erano troppo cbiare ancbe per que' tempi, c non potevano quindi non essere esattamente specificate da quel diligente analista, quali noi qui le riportiamo : « 1." Dalla successiva ossidazione del protossido di » ferro, base del protosolfato, che originariamente e il )) principio componente dell' acqua minerale, la quale dal » monte scalurisce ; 2." dalla continua evaporazione del- » r acqua stagnanie al contatto d' un ambiente libero^ che » deve effettuare un' incessante ed irregolare conccntra- » zione della soluzione; 3.° dalle incerte quantita di acqua — 714 — » estratia dalla vasca menlre gemo la novella ed alia vec- » chia osislenle si uiiisce. » OimiK'llo pui, conliiiua cgli, di supporrochc lo aequo » di pioggia possano aumeiitare la luassa del solvenle, e » suppongu anzi elic la minerale ahbia un'origine profunda » nel monte, e derivi dalla soluzione del solfalo per opera B dcUe acque provenienli dalla fusione delle nevi sulle alte n montagne:, le quali supposizioni seio non facessi, sarebbe " accresciuto il uiiraero delle eagioni capaci a mutare sen- » slbilmenle la composizione dell'acqua di Civillina (I). » Quesle eagioni fermate dal Melandri sino da quell' epo- ca sono preeisamente quelle che, anelie nella condizione attuale dclla seienza, dovrebbero essere da noi replicate ; e se valgono a porlare una variazione nella quantita dei sin- goli mineralizzatori, questa non potra non eslendersi anelie all'arsenieo , e forse in grado piii rilevante che sopra altre sostanze. Noi vediamo infatti I' arsenico, laddove fu rinvenuto, trovarsi sempre piii abbondante nei sediiuenti abbandonati dalle acque, die non disciollo in esse ; e pa- recchie ne conoseiamo, nelle quali e amraessa 1' esistenza di quel corpo per il solo falto che si manifesto nei sedinienti sopra indieati, senza che le ricerche piu diligently eseguite sopra masse considerevoli di acqua, sieno giammai riuscite a scoprirne il benclie menomo indizio. L' acqua, per esem- pio, della Botine-Fonkune presso Metz in Fraucia si dimo- slro al sig. Langlois eminentemente arsenicale nei suoi se- dinienti, senza che abbia potulo scoprire traccia di queslo metallo nel residue dell' evaporazione di cinquanla litri (ossia cento e sessanta libbre medicinali vencte ineirea) (1) Analisi delle acque mineruU di Recoaro. e delle acque di Slaro c di Ciuillina. Padovo tip. della Minerva, onno IXoO, pai,'. 157. — 715 — (li queir acqua medesiiua. II rcsidiio deH' evapurazione di venticinque lilri dell' acqua di Contrexeville somministr6 al Chevalier, neirapparecchio del Marsh, im anello arsenicale appena visibile ; mentre, cimentali prima i sedimenli die essa abhandona, avea in essi rinvenuto rarsenicoin quantiti notevolissinia. E, per taeere di tante allrc, chccosa diremo delle acque di Alexis nelT llarz^ le qiiali abbandonano uq sediraento talmente arsenicale, da bastarne un solo gram- mo neir apparecehio del Marsh per vedervi quel corpo ? Quesli fatti ed altri parecchi che polrebbero cnume- rarsi, se inutile non tornasse il dilungarci da vantaggio, ci fauno adunque conoscere con quanta facilita 1' aisenico si separi dalle acque minerali ed accompagni le altre so- stanze in quelle posalure che sono da esse abbandonate. E noi sappiamo altresi dalle indagini del Will, del Fresenius, e di altri dislinli chimici, come in quelle posature,se appar- tengono ad acque ferruginose, si trovi semprc unito al ferro, e precisainenle alia condizione di arseniato basico di sesquiossido di ferro. Ter cui, venendo al fatto nostro delle acque di Civillina, le quali sono costrette goccia a goccia a stillare da quella roccia, e riposare appresso in una prima cislerna, e lenla- mente traboccarne dagli orii, e scorrerc in sottil velo da questi sino alia seconda vasca, dove di bel nuovo riposa pill o meno alia lunga, e tutto cio sempre al contalto del- r aria ; noi vediamo quante e quanlo forli non abbiano ad essere le cause di variazioni nelle quanlil;'^ dellarsenico (1). (1) Dalla Presidenza dell'L r. lstiUilo(N.oOOdel 6 luglio). f» trasnies- so alia Commissioiie col docreto N. 21 1'i2, 5 Juyiio dell' i. r. Luugoteneiiza veneta un nuovo scritto del prof. Kognzziiii, die vide poi tosto la luce del- la stanipa nella Gazzclla di fannaria e di chimica del 4 luglio conente. 11 Ragazzini non voria atlriluiirci a colpa se nel pailare come facciamo delle cause, di lie quuli dipendono le variazioni di niineralizzaziuue ml- — 716 — Ma qiicsto cagioni, presciiidendo ora dall' influenza delle pioggie, varranno poi ad inciilerci il timore che la quantity del principio arsenicalo vada cosi progrcssivamente aunien- tando da divenire causa, come afferma il prof. Ragazzini, di malefici influssi, e da mellerci /' apprensione di 'vedere queir acqua tramutarsi in una novella acqua Tofana od acquclla di Perugia ? II dello poco dianzi basterii a rassi- curarei da tali liraori. Le cause, dalle quali dipcndono le variazioni sopra indicate, potranno bensi, come vedemmo^ nienomare, ina giammai ingagliardire, la forza di quel- r acqua. Senonch*^, quando trattasi di scienze sperimentali, e Iroppo neccssario il seguirc quella via die ci fu assegnata dallo stesso Bacone di Verulamio ; non fingcnduni, cioe, ant excogitandum, scd inveniendum quid nalura facial ant feral. E quindi, quantunque tutto il precedente noslro ra- gionamento non sia che un' applicazione dei fatli piu in- eoncussi della scienza e delle recenti indagini dei piu abili sperimenlalori , luttavia avressimo sempre considerato manchcvole il noslro lavoro, se le ragioni scientiCclie sopra csposle non si fossero avvalorate coll' appoggio dell' espe- rienza ; tanto piu che il conoscere, per quanto sia possibile, 1' acqna di Civillina, particolarmcnto rispetto alia quanlita dell'arsenico, non e qui citato quel suo scrittn. Ivi infatti non e in parte ripetuto senonche quelio che il Moiandri edaltri chiniici aveano gia detto innanzi; ed alcune afferniazioni aggiunle poi dal Ragazzini, e maneanti di fondaniento spe- rinientale, potrebhero essere argoniento di critica, la quale non recando utilita alcuna alio scopo piii importante dell' attuale questione, sarebbe dalla Commissione ben volentieri evitata. Quelle proposiziont poi che piu streltaniente si attenessero al nostro argomento, e che si dovessero necessarianiente prendere in considera- zione, saranno toccata a suo Inogo nel presente lavoro, col quale inten- dianio per conseguenza di rispnndere alia Superioritii anche sopra questo secondo scritto del Ragazzini. — 7i7 — i limili delle variazioni, alle quali puo Irovarsi sotloposta la nostra acqua minerale, 6 cosa certamente utile, se non necessaria. A tale effetto abbiamo stabilito di dclerniinare in ciaseuna dell^ acque di Civillina da noi raccolte, e in quelle ricevute da Milano e da Padova : ^.^ la quantitu delle materie lisse ; 2.° quella del ferro ; 5." quella dcll'ar- senico. A. Determinazione delle materie fisse. Le materie fisse furono da noi determinate, evaporan do, a mite temperatura, una data quanliti!i di acqua mine- rale in baccinella di plalino, ii cui peso era nolo. Per toglierci poi a quelle incertezze, alle quali la presenza della materia organica conduce faciimente in tale determinazio- ne, il disseccamento fu condotto al calore rosso incipiente; tan to pill che in tale circostanza trattavasi solo di avere un semplice saggio di confronto, e si potevano quindi tras- curare le perdite che avessero avuto luogo sotto quell' in- nalzamento di temperatura. Kisultamenti delle eingole deleimiuazioui al calore rosso incipiente. materie Osse in mille parti \ . Acqua dello stillicidio ....'... 4,8823 2. » della vasca sotto lo stillicidio. . 4,4700 5. » della vasca di efflusso (1) .... 5,0432 (2) 4. » allungata dalle pioggie 2,5028 5. » del gcnnajo '1 857, avuta da Padova. 3,2740 G. » del luglio ^ 850, avuta da Milano .2,9873. (1) Vale a dire la vasca dalla quale si enipiono le bottiglie inesse in oonimertio. (2) Per avero un dato sopra la diiferenz? nolla sonima del residuo 718 — B. Deterniinazione dell' ossido di ferro. Evaporata a mite temporatura una data quantiti di acqua minerale, perossidato tutto il ferro per mezzo del- r acido uitrico, ed aggiuntovi acido cloridrico, s'innalzo e si protrassc il riscaklaraento del residue sino ad averne scacciata ogni Iraccia di vapore. Umettato allora unifor- memente il residuo con acido cloridrico, ed aggiuntavi acqua stillata, si feltro. Nel liquido feltrato si verso tanta soluzione di cloruro ammonieo, che ne fosse impedita la precipitazione della magnesia, e scaldatolo allora ad una temperatura prossima a quella deU'ebuIlizione, e traltato poi con ecccsso di amraoniaca, si aduno sopra un feltro Tabbondante precipitalo formatosi. Questo si lavo allora con acqua calda e bollita, ovviando, per quanto si poteva, il contatto dell' aria; e lo si ridisciolse dopo cio nell'acido cloridrico, precipitandolo quindi di bel nuovo per mezzo della potassa, nella cui soluzione fu fatto bollire. Cessata questa, si raccolse il precipitato, lo si Iav6, e si torno nuo- vamente a sciogliere nell' acido cloridrico, per precipitarlo apprcsso una terza volta dalla sua soluzione acida per mez- zo dell' ammoniaca. L' ossido ferrico in tal maniera olte- nuto, e raccolto sopra un feltro, si lavo colle consuete di- I'isso portato nel disseccamenfo al rosso ineipiente, oppure condotto ai soli 150" C, se lie institni la piuova sopra I'acqua roccolta dalla vasca di efflus- so, e se n' ebbero alia temperle dei 11)0", parti o,o491, in luogo delle so- pra nnotale 5,0 152. £ singolare poi 1' odore aromatico, tutto simigliante a quello dei semi del fieiio greco, che, in quante furono le evaporazioni intraprese nel corso di questo lavoro, abbiamo notato esalare dall' acqua di Civillina, allor- quando arrivi ad iin dalo grado di concentrazione. Non lia diibbio ch'esso appartenga ad una materia organica particolare contenuta in quell' acqtia. — 719 — ligCDzc dianzi indicate, g asciugato, si porto all aiTovenla- mcnto in crogiuolo di plalino per dctermJnarne flnalmcnto II peso. In quest' ossido di fcrro, sottoposlo poscia ad apposito saggio, 81 nnvcnnci'o Iraccio di manffanese. Risultanienti deU'analisi. In 1000 parti 'I). 342,520 grarami di -^ — acqua dello stillicidio . . . diedcro 0,5198 Fe^0^z=1 5I76 2). 351,670 gr. di acqua ' dclla vasca sotlo lo stillicidio ., 0,4285 ., z= \ 21 85 3). 500,520 gr.di acqua dclla vasca di efflusso ... ,, o,2296 » =0 G3G9 4;.ol2,o/o gr. di acqua allungata dallo pioggie ... « 0,1051 . = o 3535 5). 524,950 gr. di acqua delgennajol857,daPadova .. 0,2391 .. =0 7558 0). 347,520 gr. di acqua deH850,daMilano.... „ o,l858 ,. =0,5289 C. Determinazione dell' arsenico. Riuscirebbc inutile il ripetere qui la descrizioue del processo tenuto nel determinarc T arsenico, essendosi gia nferito piu sopra. Ci limitereuio dunque a riportaro in adesso 1 soli risultamenti dello varie determinazioni; col- I avvertenza die non ci siarao occupati in istahilire la quan- tila d. questo corpo nell' acqua allungata dallo pioggie, poi- ch6 sarcbbc tornato del tutto superfluo lo spondere un lenipo SI lungo in cosa die non avrebbc prescntato il corri- Sene 111, T. II. — 720 — spondente vantaggio. Per qiiosta ci siamo perlanto liraitati ad un semplice saggio qualitativo, cimcntando ncll' appa- reccliio del Marsh il residuo dell'evaporazionc di cinque libbre medicinali, il quale, bcncii6 molto esiguo, ci diode per6 UQ auello metallico. Risullainenti dell'analisi. i. Acqua deUo stilUcidio. liH 000 parti (I) 707(^,'.tO grammi A\ ar.p.,1 .ii-Jsro il,0r.r,6 WlgO, AzU^O, Ast)'' + IlO c= 0,fll)7856'J Da 1 000 parti di acqua si hanno adunque parti 0,0078360 di arseniato di magnesia e di ammoniaca, le quuli corri- spondono a 0^0047546 di acido arsenico, e percio a 0,0051008 di arsenico. 2. Acqua dell a vasca sollo lo sliUicidio. In 1000 parti a) 10267,420 gramnii Jl artjuj Jie,!ero 0,0807 2MsO, A»n-l0, AsO^ + llO = O,0078J98 b) 10032,310 " -< " 0,0770 " = 0,007C295 0,0154893 0,0154893 — = 0,077447. 2 Da ^000 parti di acqua si banno quindi parti 0,077447 di arseniato di magnesia e di ammoniaca, corrispondcnti a 0,004 G8G7 di acido arsenico, e percio a 0,0030500 di arsenico. (i) S(ipra qiiosta dello stillicidio lu institnita una sola flctcrniinaziono anriliru^n, per la maiicanza di una iiiaggioro qoantita di acqua, dipoudenlu dalla diflicolta di raccogliorno copia. — m — 3. Acqua dclla vusc.a di efftasso. Ill 1000 paili a) G5i6,470«rjinnii Ji acqua dieJero 0,0198 25IgO, AzIl'^O, AsO^' -{- !10 = Ofimmk', b) 10134,005 •.. " " 0,0326 " = 0,UII3'2169 0,UU62414 0,0062414 — — 0,0051207. 2 Da 1000 parti di acqua si lianno parti 0,0031207 di arscniato di magnesia e di animoniaca, cquivalenti a 0,0018885 di acido arsenico, ed a 0,0012510 di arsenico. 4. Xcqua del gennujo 1857, avuta da Pudova. InlOUOpai-li a) 9896,930 grammi ili acqua ilieJ'To 0,0318 2M2O, AzH''0, AsO"' + UO — 0,0032339 *; 9836,800 .. ■.< >. 0,0328 « = 0.0033675 0,01 060 U 0,0100014 — =0,0033007. Da 1000 parti di acqua si hanno parti 0,0055007 di arseniato di magnesia e di ammoniaca, corrispondenti a 0,0052077 di acido arsenico^ ed a 0,0020920 di arsenico. 8. Acqua del luglio 1850 avuta da Milano. Ill 1000 parti ai 10002,120 cr.mmi >li acqua die Jero 0,0130 2BIgO, AtH^O, AsO^ -j- HO = 0,0012997 b) 7049,2:0 n .. -. 0,0098 » = 0,0013900 0,0026897 0,0020897 =0,0015448. — 72'2 — Da 1000 parti cli acqua si lianno parti 0,0015 5 58 di arseniato di magiiGsia e di ammoniaca , equivalcnti a 0,0008158 di acido arsenico, od a 0,0005507 di arsenico. Riunendo ore e paragonando tra loro i singoli risuUa- raenli avuli cosl dalla dclerminazione dellc nialerie fisse, come da quella dcll'ossido di ferro, e dell' arsenico^ se ne lia ta seguenle tavola dimostrativa. i ACQUA MINER ALE m civiLLm-A IN MILLE PARTI niaterie fisse ol msso in- cipiente FeHls. AsO^ As. Acqua dello stillicidio . . . » della vasca sotto lo stil- licidio . , . . . » del geniiajo 1857, da Padova .... ») della vasca di efflusso . » del 1850, da Milanu. . » allungata dalle pioggie. /i,88i'3 4,4700 3,12740 5,0 'i52 2,9873 2,5028 i,5176 4,2185 0,73S8 0,6569 0,5289 0,5355 0,00«546 0,0046867 0,0032077 0,0018885 0,0008138 ? 0,0031008 i 0,0050566 0,0020920 0,0012516 0,0005507 ? Da qiiesta tavola pertanto, nclla quale le singole acque sono disposlc sccondo il grado della loro mineralizzazione, noi vediamo ebe la maggiore o minoro quanlilii delle lua- terie fisse 6 acconipagnala pure da una cifra rclativamentc maggiore o minore di ossido di ferro e di arsenico; e tro- viamo pcrcio nei risullamenli dell' espericnza manifesla- — 723 — mente coniprovato quello clic, appoggiuti dapprima alio solo ragioni della scienza, avevamo amraesso intorno ai facili mulanienli ncl grado di mincralizzazione di quelle acque. Quanto infalti non veggonsi piu elevate le cifre ivi regi- strate per i' acqua dello stillicidio e della vasca ad esso sotloposla, in confronto delle cifre souiministrate dalTacqiia raccolta dalla vasca di efflusso e messa in commercio? L'inspezione poi delle cifre medesime ci conduce ad altre considerazioui. E la prima cui tosto dirigasi la nostra mente si e il riscontrare Taccordo ch'esista fra la quantita dell'arsenico da noi rinvenuto neH'acqua delgennajo avuta da Padova e la quantita affermata dal Ragazzini. Ora, quando si volesse pure clie I'oncia, di cui egli paria, fosse la metrica, ne verrebbe che avrebbero dovuto esistere in mille parti di quell' acqua parti 0,010 di arsenico, ch' e quantitii non solo grandemente superiore a quella da noi riscontrata neil' acqua sopraddetta, ma di gran lunga supe- riore alia esistento nella stessa acqua dello stillicidio e della vasca ad esso sottoposta, avvegnache queste contengano tutti i principii mineralizzatori nella quasi totale loro inte- rezza. Fermandoci, in secondo luogo, ad un confronto tra le quantita dell'arsenico nelle diffcrenti aequo da noi analiz- zate, non terremo conto dell' acqua dello stillicidio e della vasca ad esso sottoposta, siccorae quelle clie non sono poste in commercio^ e dovono ancora soggiacere pressocho intie- ramente all' influenza delle cagioni atte a menomare la quanliti delio niaterie in esse disciolte. II paragone si potra dunque instituire tra quella da noi medesimi attinta dalla vasca di efflusso nel 5 1 maggio dccorso^ quella del gennajo ricevuta da Padova, e I'altra avuta da Mdano ed apparte- nente al 1850. Fra queste, quella che ci si dimostro piu — 724 — abbondante ili principii minerabzzatori, e per consoguenza di arsenico, 6 qiiella avula da Padova. Raffrontata infatii I'acqiia raccolla da noi stcssi con quest' ultima risulta chc I'arsenico esiste nella proporzione di 1 : 1 y,^ , ch'e perallro divario da non darvi peso di sorla in quanlo a sinistra in- fluenza nogU cffetti. La differcnza liesce invecepiii notevole quando si porti il confronto sopra quella del 1850, la quale no prcsenta una quantitt^ niolto infcriore. Sononche questa differcnza in meno 6 sempre ben lontana dal condurci in tiraore al- cuno, non polcndosi dedurrc chc se una volta troviamo di molto diminuila la cifra, possa poi questa farsi altra volta in eccesso maggiore. Le cagioni, il ripctiarao, attc ad altc- rare I'acqua di Civillina nel suo tragitto dallo stillicidio alle vasclio e nella sua dimora in queste, varranno si ad afficvolirla, ma giammai a rafforzarla, come ce lo compro- vano gli slcssi risultaracnti analitici sopra esposti. Non intendiamo peraltro di asserire con cio che I'acqua stessa dello stillicidio non possa variare nel grado di con- centrazione per {'influenza delle pioggie; ma i termini di queste variazioni non si potrcbbero conoscere senonch6 dietro una lunga serie d' iterate analisi sopra le goccie rac- colte in epoche diffcrenti. Ed allorclie si consider! che lo stillicidio medesimo non riuscirebbe venefico, quand'anche la quantitii dell' arsenico vi si duplicasse e triplicasse, ed aumentasse ancora piu in confronto del 51 maggio, e si aggiungano a cio le perdite uotevoli cui e sottoposto prima di entrarc nella vasca di efflusso, si vedra come, per averne timori, sia necessario accordare all' influenza delle pioggie una potenza maggiore di quella che nel fatto debbano pos- sedere. Se adunque, in una serie di analisi grandemente molli- — 725-- plicate sopia 1" aequo della vasca di efllusso, si riscontrasse nella quantili deH'arsenico, conic il teniamo possibile, uu divario ancora maggiore di qiiello nolato fra I'acqiia del gennajo ricevuta da Padova e Taltra raccolta da noi slessi, pensiamo che la differenza non possa tutlavia sorpassare dati limiti, e molto ineno spingersi aU'estremo di andarne f acqua del tiitto sprovvista (I), cora'ebbe ad affermare il Ragazzini. Noi forse ci troveremo in inganno, ma non \or- ressimo che in passalo, per un qualche sbaglio avvenuto, I'acqua della vasca nciia quale ha libero passaggio anche quella delle pioggie, ech'e quindi molto diluita, in luogo di servire semplicemenle a lavare le boltiglie non avesse qual- che volta scrvito anche in parte a riempierle. Se in tale dubbio non c'inganniamo ne verrebbe allora che nelle bot- tiglic del 1 850, ricevute da Milano, I'acqua minerale avreb- be potuto forse trovarsi allungata da una ccrta quanlila di quest' ultima. Ed in vero, perche quell' acqua avesse dovuto si fattamente scarseggiare nclla quaulita deH'arsenico^ cre- deressimo necessaria nelle vasche una dimora piu lunga di quella che potrebbcsiammettere quando si considerila scar- sezza dello stillicidiOj ed il consumo ormai estesissimo di quell' acqua minerale; ne rintlucnza stessa delle pioggie ci capacitercbbe gran fatto in ispiegare un divario si notevole. Questi dubbii sono peraltro da noi esposti con quella cir- cospelta prudenza, impostaci dal difetto di pruove accertale. Che se cio fosse altra volta avvenuto, possiamo poi in adesso riposare tranquilli sulla esperta e coscienziosa in- telligenza deU'egregio ispettore di quella fonte sig. dott. Letter, il quale nulla trascura di cio che possa riuscire utile al miglioramento della fonte stessa, cosi che dobbiamo alle (I) Gazzctla di fannacia, ecc. IN. 27 del 4 luglio. — 726 — cure

  • Cbi lesse alquanto d'istoria letteraria non ignora che Erodiano d' Alessandria visse gran tempo in Roma, fiorilo dali'aono ^80 al 258 diCristo; sostenne carichi public! e gravi e, fatto di eti e di esperienza gia vecchio, si ritras- se nella solitudine e nella quiete, separate dai civili slrepi- ti e dalle uefandezze di quella corte. Non ignora inolire che Erodiano, riducendosi alia memoria gli avvenimenti che, varii di succession!, di guerre in casa e fuori, di fa- zioni, di crudcltii corsero nello spazio di ben cinquantotto anni, ne compose una narrazione in otto libri dalla morte di Marco Aurclio fino al cominciare del regno di Gordia- no terzo. Sa che scrivcndo non poteva smcnlire il testi- monio degli occhi suoi proprii e della coscienza, meno ancora ingannare i contemporanei ; sa ch' egli e la piii — 732 — grave c forse runica aulorili di quel lompo ; e che la sehielta verUii, la franchoz/a e il rello giuJicare non sulamonle lo palesano iimnerilcvole deH'acciisa, la quale Giulio Capitoliuo (pur dubiUinte) gli a[ipono, che in odio di Alessandi'O molto perdonasse a Massimino (I), nia lo rendono, piii che ammirabile, singolare modello del suo tempo. Sa poi da Fozio (2) die alle virlii d'istoi-ico aggiu- gne la cliiarezza c la soavita dello stile e locuzioni ne atti- elie trup[)o, ne iniproprie alia grazia nalui-ale dell uso; sa che quel dottissimo patriarca lo giudica scriltore assai l)arco e nei piegi del naiiaie non a molli secondo. E sa perline da' hihliografi che dal 1503 in fino a' di nostri il teslo di Erodiano fu slanipato, se non ci abbia crrore, quarantaquattro volte, ed ebbe traduttori parecchi in piu lingue. Ti'a'quali basta de'Latini ricordare I'elegantissimo Poliziano ; degl'llaliani un toscano non nominato, e Lelio Carani, la cui traduzione ancora testifica, con pace del Perticari e del Gamba, quanto vada Pielro Manzi, posle- riore di quasi tre secolF, e di lingua c di stile e di fedelta zoppo. Ma da quest! pochi cenni passando all' onginale ero- dianeo, di piii studio e bisogno per sapere come nel ca- po IV del quarto libro una lacuna metta nciranimo di chi legge acuta curiositii d'alcun fatto. Peroeche, dopo avere narrato I'Autorc succeduti nell' imperio a Scvero i ligli Aalonino e Geta, qucsto mite cd afi'abilc e d'ogni buona disciplina cultore e proteggitore: qucllo, sotto apparent! spirit! militari, riottoso, arabizioso c, piii per minaccie e lerrore, che per benevolenza; circondato da amici; riarsi (i) JuL Capitol, in Ma.rimin. c. lo. (i'j Mjriobihl. Cod. XCIX. — 733 — con piii toroiia gli odii scambievoli, appona salilo il Irono; l^reparali iiiutilDicnle segreti vclcni; fcrniato Ira loro di spaiiirsi il reame; e T amorosa inadre piangcnlc e gridan- te a paciGcarIi: Prima me miscra fate in due; poi sparti- tevi ii reame, e ciascuno di voi soppellisca nclla sua terra una porzione del mio cadavere — ; dopo avere, com' io diceva, narrato questo, cosi prosegue I'originale: TeXog Is fxii (ps^cov 0 ^hvTOdUvoq^ dXX VTTO Tviq 7r?pi rwV /uc- yap^/cti' sTTi^'j/uicK; sXct'jvo/usi'Oc^ "^liyvo) dpaa-ai r/- m wa^slv ysvyaloi'y ^itx. ^i(pcv; ^wpyia-ag nai sione; e poiche non gli riuscivano le occulle insidie, sli- 1) mo necessaria quella ehe perigliosa era e disperata .... » Tuna per amore, e I'altro per insidia. » E narra poi del fratello tralitlo in seno all'insanguinata niadre, e di Anlo- nino die, fingendosi assassinalo, scappa fuori di camera. Che il passo sia manco e de' piii disperati non e cerlo tra voi chi non vcgga. Qui non di vecchia edizione, non di codice aiuto alcuno, non clie sicuro. I traduttori, giunfi a questo luogo, lutti concordemenle copiano il Poliziano; il quale di suo capriccio e eonlro quanlo Dionc Cassio o Cedreno Jianno scritto e da Erodiano stcsso poclie linee appresso e possibile indovinare, vi supplisce, prescntando Geta ammazzato in camera del fratello. I\Ia chi ce Io inse- gna, o per quale istorico fondamento congetlurarnc? iNul- la ce ne dicono Elio Lampridio Sparziano, Aurclio Vitto- rc ed Eulropio: poI(» ne acocnnano leggermenle Tassassi- — 734 — nio. Ma ronipe il silenzio nuraerosa schiera d' ioterpreli ; generazioue fecoodissima di trovati e il piii delle volte fa- stidiosa e indFscrcta. Di che basti a solenne prova I'edi- zione di Erodiano, dataci da Teofllo Guglielmo Irraisch in Lipsia fra il 1789 e 1805-, nella quale al testo, che si dis- tende poco oltre a dugento pagine, segue il rinianenle che di varianti cavate da tre manoscritti e note diverse e io- dici occupa cinque grossi volumi in ottavo, ciascuno per lo meno d'un migliaio di pagine. Apriarao non per tanto il secondo di quei volurai, e raccogliendo in poco il raolto che dieono a fac. 851, udia- niogli codesti interpreli. Chi afferma il luogo evidenteraen- te rotto e ti rimette a Dione ; chi lo reputa di grave e inu- tile fatica a rintegrare; chi ne^a inflno alia veritA cd es- senza della lacuna ; taluno vorrebbe consigliare, a inaggior chiarezza, una trasposizione di parole; talaltro riempie il vuoto non senza ingegno, provando tuttavia essere cosi difficile ad uom moderno siraulare antico delta to, come la sua divinatricevirtii ando Ion tana dal vero. Qual pro adun- que di tante e si discordi opinioni ? Qual luce dai Ire co- dici consultati? Nessuna, se togli quello che I'lrmisch eb- be dalla real Biblioteca di Baviera, recatovi di Costantino- poli e ascritto al decimoquarto secolo (i). Ma 6 luce pur debole e spunta, che mal ti guida attraverso la fitta oscu- rit^ deir originale. Consideriamola non di meno alquanto: O'Qsv Kcti ttots fjLS^i TuV fxnTepoc, TrctpctysyovoTMv^ rS fxiy TsTct "^la. $-op^*iV, 6 §' 'Ai>T(i}p7po(; ^i eVz/SsAnV, s^SKi'y- TY\\v\':^ dvcty- xctictv YiyiicrciTO rvtv zev^vvcaoyj ts Kcii d/Tsyi'Mcr/nsvyiy. [ THi; (jLiv ovv f/.yjrp6i; fxsTCi7rffx-^a^si>yi(; rovq Traidctgj 6 (xiv rsToti;, Tnia-Biiq toic rri; fxnrpog Xoyoiq, (.lovoc, ct(pi- KSTO' 6 §' 'AvTMlUl'OCy TTOVYfpoq COl'y i]KS TT^Oq TMT fXHTSpiX, f^eTct TMu ^/X/ctp^coi'. Ey ^s tm TrciptxivHv aurcy r^y fXiiTs'pcty vivsi Tolq yi'Kid.p')(pic, rov ts ViTCf. QdrctTOv. 'O (1) R//SX/o$x'xw^ 'EXXm. B//3x/a ^ue. EV ^-vcrix, 1807. (Fol 2 in 8.°) (2) Poiiqueville, Voi/age de la Grice, T. III_. p. 92. — Tixtvcls in Northern Greece by William Martin Leake. London, 1855, in 8." (Vol. 5." pag. 343 e seg.). — 737 — ^s TiTO.', eTTtSisi To'iq rw^ fJturpo^ CTViBsarty ^ /SoS.' Ma- TSp^ (xarspy crcorov* j^] rvi^ ^h [kcoT^vhct^c,^ dia, <^op- yviVy Tov ^i {^AvTOovlva (xvi TrSiOofxipa] di STn/ShiXviyj [opu^a-avret; oi ;^/A/ap;^o/, ctOTOv kutsktsii'UI'.] EccoIo anclie debilmento vollato, qual ioseppifare: « E poicli6 » lion gli riuscivano le occultc insidie, stimo necessaria » quclla che perigliosa era e disperata. [Onde, quando la » madre fece a se chiamare i figli, Geta, persuaso alle pa- » role di lei, v' ando solo; ma Antonino, maligno, venne » alia niadre co'tribuni; e mentre ch' essa aminonivalo, » egli accenna a' tribuni la raorte ul Geta. E Geta cacciasi M in seno alia madre e grido • ^.ladre, madre, salvami. Ma] » Ira ch'eila per amore [impediva], e [Antonino] per in- » sidia [noil cedeva; avvcntatisi i triburi, lo trucidarono].» Si paragoni adesso questo, ch'io chiamer6 ignoto bra- no, con qiiello che ne lasci6 11 monaco Giovanni Xifilino, il quale in parte le istor-^ di Dione Cassio ottocento anni dopo strinse in compendio, o, meglio, copio, riprese, con- tradisse e talvolta d'altri scrittori suppli. In generale Dio- ne ed Erodiano sono nella esposizione del fatto pienamen- tc concord] ; sol che in alcuni particolari diverse e quel di Bitinia. Perocche, sccondo lui, Antonino persuade alia ma- dre di cbiamarlo con Geta in camera, affine di seco rap- paltumarsi ; in Erodiano il cenno delta madre 6 spontaneo, Tautore coerente a se stesso. Avea gii detto poco prima ch'eila con vane lagrime procurava di metter pace tra lo- ro, e che anzi piii e piii cresceva in casa I'odio e il tumul- to; e, a campare la minacciata vita, erano I'un I'altro co- stretli d'avere armati che li guardassero. Or donde cosi mite c subito affetto in Antonino? Poteva Giulia non du- bitare dell'improvviso mutaraento? non temere di qualche inganno? I.eggi Dione; e i fratelii entrano la stanza soli; — 738 — te guardie vi si cacciano dentro dopo. Non si diparte Erodiano da quanto U narra innanzi: Geta ii buouo, t'acil- mente crede e va solo ; uessun tradimento sospetta egli, nessuno la madre, neppur quando I'allro s'affaccia, segui- to al solito da'tribuni. Ben poteva il trislo Antonino far credibiluiente comprendere nial sicura la propria vita, da cui egli stcsso uiaccliinava di lorla ; e panni piltura vivis- siiiia dcH'opposIa indole d'araendue! Nel Bilino vcdi Ge- ta riparare incontro alia madie, dipenderne dal collo, av- vingbiarsele al seno e alle poppe, gemere e gridare : Madre, madre, genitricc, gcnitriee, aiuto, sqno sacriGcato. Ma quanta parsimonia neH'Alessandriuo! quanta naturalezzal Diresli in quell' sttiOssi roiq TUg /uyirpog a-TViBscri racchiu- se tutte le circostanze, delle quali quella tragica scena par- la tacitamente; e di quel f^arsp (latinaraente proferito) fxarepj cruxrov^ non polere men di parole uscire da un agi- tato animo nel supremo momento. Scmplice insomma e breve e quieto procede, secondo il consuelo, Erodiano ;^ gonfio^ prolisso e iulralciato Dione, come in tutto il diste- so delta sua istoria. Qui mi si muove opportuna una domanda : Perche gli cditori di Germania, cbe vennero dopo il Gaza, non fecero diquesto notabil passo niun caso? Ovvio il risponderer^O ignorandolo non poterono, o potendo non vollero. lo non diro cbe in occidente sia la greca letteratura moderna af- fatto in dispregio. Non 6 vile quella letteratura che, nata vergine o, diro meglio, originate dai dolori di una nazio- ne, raccoglie dalle avversiti vigore e costanza a seguire i procedimenti delta civilta e a ricbiamare alia raaterna sor- gente la irrugginita sua lingua. Ma certo non e tanto co- nosciuta che basti; e a trarne qualche profitto cosi alia storia, come alia poesia, ci hanno pur ripugnanze che — 739 — le false e ostinate preoccupazioni possono sole partoriro, Diversamente, se qualclie piccola cura ci si ponesse a raz- z:olai'vi, nun poca uUlib'i ne vcrrebhc forsc, per tacer d'al- tro, alia storia dei tempi di mezzo; ne diplomi dimperalo- ri bizantini, ne di sultani ci si darebbono oggidi per inedi- ti, che gii da iin secolo son publicali e confiisi con Laudi alia santa Croce (I). TSe finalmente gli stessi editori di Eio- diano avrebbono pur dubitato di accettare quel suo frani- menlo, se avessero consullato la Biblioleea del Gaza, o al- iiieno I'edizione dello storico, falta in Vienna del 1815 da Neofito Duca, e di giudiziosc eracudazioni arricchita. Ma se il Bekker conobbe quel framniento, quali cagio- ni aveva egli a non acceltarlo? Sappiamo pure aver lui riempiuta un'altra lacuna brevissima nel Libro secondo sulla fine del secondo Capo colfaiuto del codice Marcia- no; dal quale s' impara che i soldati, acclamato imperalo- re Pertinace, in sul far del mallino guidarono nella real corte Pertinace: iTrti^-^ Trpoa-yjst -^ to TrfplofOpoy ^ s.'q Tiiv /SctcriXeiop civXyw avnyayov tov U^priyaitoi.. Ora I'al- tra lezione cavata dal Codice di Elassoue ( innanzi il 1 807 ) ei(; Ty\y /Saa-iXaov avrov yiyctyov avXm> lo guidarono nella real corte, benche nulla accenni del tempo, pur non di meno, senza quella soverchia ripetizione di Pertinace, cammina piiJ svelta e assai tieue dell'espressione ilq riiv (Baa-iXeiov e7ravY,XQiv ccuXih', per ben due volte ripelula nei Capi quinto e Iredicesimo del primo Libro. E questo crederei argomento fortissimo a togliere ogni dubbio cir- ca la legiltima derivazione deH'allro piu lungo frammen- to. Delia quale ampio e sicurissirao lestimonio rendono, (I) E'^j ;^j/p/' J/si/ TTl^iixov roo\ x.O0- V ual' 0 lo stato Jolla iudustria agricoia nelle provin- cie venetc? E per qiiali mczzi potrebbosi raiglioraiio? Ec- co iin lema vasto e complesso di indagini statistiche o di disquisizioni economiclie. Intoruo al quale luolte e pres- santi ragioni, che nou e questo ne il teiDpo ne il luogo di dire, ci spingono a porre una seria yltenzione. E gia la operosa Societi d'incoraggiamento delle scienze, lettere ed arii in Milano proponeva nel 1831 sii questo argomento iioi riguardi delle provincie lombarde un programma di concorso che produsse I' opera per luolti rispeiti pregievo- le e a tutti nota di Slefano Jacini. Gii questo medesimo Islitulo dubbio sul finirc del 1855 se analogo programma dovesse proporre per le nostre provincie al concorso del- I'anno presente. E ciu die 1" istitulo non fece per non la- sciare allro prograninia per awenini-a pin Jusingliiero, ciC) indi a poco lia latto V r.ccademia di Verona. Ed anelse nel- — 746 — le provinoie venete alcuni lavori parziali, clie aecennano a voler preparare una soliizione piii ampia c piii compiula del diflicilc tenia, videro la luce. Notero in ispccial modo raolli e buoni articoli del Raccogllfore che pubblica la be- nemerita Societu d'incoraggiamento della provincia di Pa- dova. Citero ancora un primo ragionaniento economico che il sig. Giaconio CoUotta pubblicu sulT agricollura nol- le provincie venete, sul quale ragionamenlo la prcsidcnza di queslo Istituto voile darmi V iacarico di farvi rapporlo. Ma il libro del ColloUa e di breve mole. E s'io dovessi stringermi a lodare le parti buone, a censuraro le erronee, a notare le raancanze che in esso ho creduto poter avver- tire, mi sbrigherei presto del mio nffizio. Mi e sembrato pcrtanlo die sarebbe cosa piu consen- lanea alia missione di questo corpo scicntifico se, prenden- do occasione dagli scrilti teste citati e da altri piii speciali ancora, io mi proponessi non gia di traltare V argomento in ogni sua parte, che cic) alle mic deboli forzc e ai liraitati mioi studii non puo essere consenlilo, ma sibbene di espor- re le mie idee e sull' indole che un simile lavoro deve ave- re, e sull' ordino che deve seguire, e sui principii economi- ci a cui deve informarsi. Tre adunque saranno le parti di questo discorso. Diro in prima luogo per quali ragiooi e in qual modo le ricer- che statistiche debbano in queslo argomento venir com- pagne della discussione eeonomica. Parlero in secondo luogo della distribuzione che a questc nolizie statisliche e a qucsli ragionamenli economici deve darsi, affinche in una materia tanto estesa e complessa si proceda per guisa da ottenernc una trattazione ordinata ed intera. Tocchero da ultimo dei principii economici che devono reggere le singole questioni. — 747 — Evidenteraente le due prime parli saranno assai brevi. Ma r ultima forniru materia non a questa soKanlo, bensi ancora ad altre lelture successive, e per mode eh' io dovro solo alia grande imporlanza deila materia, se polro mante nermi costantc la vostra indulirenza. I. Fn generale si e disputato molto se la statislica possa da sc; sola e scompagnata dalla economia polilica onnrarsi del titolo di scienza. A questa controversia generale tennc dappresso I' altra specialc se sia possibile raccoglier bene i dati statistici di un paese senza indagare le cause che li producono e gli effelli che se no possono atlendere. lo non mi faro da capo alia queslione generale agitatasi tra Gio. Battista Lay e Melcliiorre Gioia. Faro solamentc due osservazioni che piu propriamenle si riferiscono alia que- slione speciale. La prima osservazione e, che quanlo piu si restringe il campo preso a tema delle ricerche, tanto piii cresce il pericolo di cadere in crroro se da fatti egua- li nella loro apparenza si volesse dedurre parita di cause produttrici e parita di effetti probabili. La seconda, che e tanto vero questo maggior pericolo di renderc fonti di er- ror! le statistiche particolari formate di soli fatti c di sole cifre, quanto che lo stesso ^lelchiorre Gioia autore delle cosi dette tabelle statistiche^ quando fu poi chiamato dal Governo Italico a discorrere le condizioni dei singoli dipartimenti, o fece o preparossi a fare altrettanli discorsi econoinici. Ed ^ anche degno di nota che Alelchiorre Gioia quando compilo il nuovo prospetto delle scienze economi- che vi introdusse ad ogni passo cifre e tabelle statistiche, come quando dett6 piu tardi la fdosolia della statistica, yi — 748 — inseii ad ogni momcnto le dottrino delta ccononiia po- litica. Non discutiamo adiinque se in massinia la stalistica sia una scieuza a se, non discutiamo neppurc sc Ic statisli- che gencrali o lii un oontincnle o di un grande stato pos- sano prescnlai'e una certa ulilila aiiche se raantcngansi scevre da discussioni economiche. Diciamo so!o flic le sta- tisliche speciali di una o piu provincic, ohc occupano un territorio liniilato, perdono tutta o pressocbe tuUa la lofo importanza se non sieno accompagnate dall'csanie dcHo cau&'o eho producono cio cho esiste e dall' esanic degli el'- fetti c!ie da qiianlo esisle possono derivare. E quando pure trattandosi di lerritorii limilali la so- parazione della slatisUea dalla econouna appiicaia o prali- ca fosse possibile, non ancora sarebbc utile, })erclK' da un canio le statislielic particolari separate dai ragionamcnti econoinic! non servirebbero punto agli intercssi del paese descritto, e dalT altro il ragionamenlo economico, che ve- nisse dopo, lasciere])be sonipre incerli e dnbbiosi snlla vera importanza d(M latti racooiti senza il suo Inmc. Ecco perelie io non ho mai potato persuadermi della utilita di certe slatistiche provincial! cite si limitano a ta- belle e cifre. Buone forse come elementi di una statisUca pin generale, buone forse anco quaU fi)n!i di notizia a chi governa, esse non possono esser buone per quella provm- cia a speciale utilita della quale diconsi fatte. Per Y inte- resse delle singolc provincie i dati ed i ragionamenti, i falli e le loro^^cause da una pai-te, i loro cffelli dairullra, devo- 110 formar soggctto di un solo e medesimo lavoro. E nella stcssa guisa clie io non diro buona statistica di una provinciai quella che quasi riducasi ad una poco signi- ficativa esposizione di cifre, nella stessa guisa io non diro — 749 — buon discorso economico intorno ad uiiu provincia quello che non premetta i fatli o le cifre o solo iu via secondaria li accenni. II sig. Collotta nel suo ragionamenlo prinio inlilolalo i Terreni non espose allri dati slatislici, fuorche quelli re- lativi alia riparlizione delle provincie in Comiini Iraendoli dalla collczione delle leggi, quelli relativi alle diverse cale- gorie e al nuuiero dei Consorzii, copiandoli dall' opera del Bossi, c quelli inline relativi agli aseiugamenli meccanici esponendoli cosi eome slanno nel Raccoglilorc di Padova. Parlo in genere il Collolta dei grandi luiilamenli di proprieta avveniili per la soppressione dei fedecommessi e delle uiani iiiorte, parlo dei feudi, delle enliteusi, e delle decime mantcnute, poleva parlare e non parlu delle nuove leggi sulle successioni, accenno 1' influenza che sulla divi- sionc della propriela polevano avere ed ebbero le soppres- sioni dei fedecommessi e delle mani morte. IMa in lutto que- slo argomento si tcnne sulle generali. E noi abbiamo as- solulo bisogno di seguire passo a passo il nioviiuento della nostra proprieta dal principio di questo secolo in poi: ab- biamo bisogno di conoscere quanta sia la parte di I'oudi enti'ata nel libero commercio per effetto delle leggi svinco- lalrici, quale la suddivisione prodotta dalle leggi che cliia- niarono alia successione inlestata o necessaria si i maschi eome le femmine e che restrinsero a misure piii limitate la parte laseiala in libera disposizione dei genitori ; abbiamo bisogno di conoscere quanti siano, e in quante categoric si jipartano i beui soggetti a vincoli feudal!, dove il vincolo sia certo c dove dubbio ; abbiamo bisogno di esaminare le origini delle nostre eufiteusi c il loro stato attuale ; abbia- mo bisogno di fare uno specchio delle decime distinguendo le feudal! dalle enfiteutiche, e Ic ecclesiastiche dalle laiche ; — 75U -- e solo dopo premessi quesli dati di falto polremo da un canto palesare gli cffetti dannosi alia produzione agricola clic da ciascuno di questi relativi alia proprieta possono discendere, e potromo daH'altro risalire alle cause produl- trlci del raale e dietro la conoscenza di qucstc proporre 1 riniedii opporluni. Un discorso economico il quale si attenga a cose del tutto astralle e generali non iavk conoscere nulla di nuovo e non potra suggcrire nulla di buono. Sappiamo gia da lungo tempo clie ollima provvisione fu lo svincolo dei fe- decommessi c delle mani morte, e die oltima sarebbe quello dei feudi, delle enfiteusi e delle decime. D' altro canto 6 gia qualche tempo die a torto o a ragione si comincia a temere che la proprieta s'incammiui ad una divisione trop- po spinta siccome quella die non e I'effetto di calcoli sug- geriti dall'utilita di chi colliva, bensi delle leggi che vo- gliono r eguaglianzn delle succcssioni. Ma per decidere se gli ordinamenii civili della proprieta corrispondano neppur in questo momento alle esigenze economichc, e per met- lerci in grado di propurre le mutazioni da farsi, bisogna assolutamente preraetlere una csalta cognizione dei fatli. Nemnieno il sig. Jaoini ba tratlalo queslo argomento colla indispensabile accuratezza. Confi'unto il numero delle ditte possidcnti nel 1858 con qucllo delle pofsidenti nel -1830, e cosi (i-agcuro tutto il movimenlo anteriore, e so- pratlutto non disiinse qnal parte della progressiva tendeuza alia divisione delle proprieta sia dovuta alio scioglimento delle mani morle e dei fedecommessi e quale all' introdu- zione delle nuove leggi di successione. Rispetto alle enfi- teusi o livelli il sig. Jacini si limito a dire die sono molti e die dovrebbero venire disciolti con equo indennizzo. Quan- lo ai feudi nolo che sono 70 circa, che in parte colpiscoDO — 751 — dii'itti di acque e di posca, o cartclle del monlo, e die in complesso sono di poca entita. E iioi gia sappiamo t-ho a questo rigiiardo la Lomltardia o stala assai piii fortunala del paese al di qua del Mincio, e clie in molle sue provin- cie le istiluzioni feudali soggiacquero airinflusso cflicace delle Joggi precorso al regno d' Italia. Nemmeno 1' opera del Jacini va dunquc scevra dal di- felU) notato in quclla del Collolla. Ncppur in cssa il eor- rcdo dei dati statistici e quale dovrebbc essere. Ne 0 me- stieri cli' io dica come questi dati sieno stati assai piii compiutaraentc raccoiti in altri pacsiclie pur non avevano fonti a cui attingero ne cosi abbondanti ne cosi sieure, quali potrcbbero essere per noi Ic veccliie c lo nuove ta- vole censuarie. Conchiudiamo pertanto cbe le cose delte fin qui rcn- dono vieppiii manifesto il bisogno di accompagnare Ic no- tizie statisticlie co! ragionamento. cconomico, ancbeperche sarebbe impossibilo raccogliere c presentarc le notizie sta- listicbe teste accennate sotlo una forma veramente utile, sc a rintracciarlo e a ordinarle non fosse scoria la piena conoscenza del problema economico, alia soluzione del quale devon scrvire. ♦ (Conlinna.) Si comunica la memoria del s. c. prof. A. Mas- salongo intitolata : Reliqiiie delta jlom fossile eorena del monte PasteUo. Essa verra pubblicata iicllc suc- cessive dispense di questi Atli. II m. e. prof. cav. Zantcdeschi eseguisce dinaiizi il corpo accademico alcuni csperimenli con zolfanclii composli di niaterie non vcnefiche, e incombiistihili coi coniuni slrolinaloi : li accende stropiceiandoli su Seric HI. T. Il 07 — 752- appositc carte. Dice che parlcrebbe in avveniie del foslbro scoperto dallo Schrocder^ il quale fiuo dal ^848 no aveva prennnciata 1' applicazione, e che esporrebbe i risidtamenti otteniiti in Svezia nel ^855, e quelli ancora pubblicati in Paiigi nel 4850, e di quanlo cgli I'cce nclia sua scuola sul fosforo anioi'fo col suo assistenle dott. Jiorlinello, sviluppan- do quella parte del programnia lisguardante la ma- teria, le forze e i low ])ro(lotli. Conchiude esscre r argoniento gravissimo perche col foslbro auioiib si evitano nialatlie nci lavoratori, vcneficii Ibrluiii ed accidental! incendii. Secondo Tart, i) del reg. int. il dott. Marco Osimo *adova e anuiiesso a leggere i sc r attuale malattia del hachi da seta. di Padova e anuiiesso a leggere i segucnti Cenni su Allorche si considerano lo sviliippo ed i progress! del- Tindiistria serica, cd i vanlaggi die da essa ritraggono lo varic caste sociali, non v'lia di che mcravigliarsi se iiitcl- iigcnli cuitori tante'ciire im})icgasscro^ alTinclie il baco at- tignesse nel modo piii conipleto lo scope pel quale nacque, c se, alio sterile empirismo Ic scientifiche elucubrazioni succedendO;, tante pazienti indagini si instituisscro per dc- terminare Tanatomica disposizione delle parti di qucsto verme, i'uffizio, i rapporti ed il nesso de'suoi orgaiii, lo varie sue metamorfosi, c ie nialaltic che lo potevano co- gliere. Contuttocio la pratica e la scienza sono liniilate, ne tutlo valgono a comprenderc, che lo contingenzc possibili sono di gran kuiga piu numerose dei iatti evidcuti e dimo- — 753 - slrnli. Una dolorosa osporicnza oggidi fa palose la \cv'ilh tli queslo asserto. II bombix mori da varii anni inferma per un morbo tcrribilc non ben oonoseiiito, sull' indole del (jnale niolli scrissero cmeltendo le piu bizzarre ipotesi senza maluri esarai c criliea profonda, morbo la cui sola denominazio- nc varia, mullilorme, di gangrena, peleccliie, alroiia, gat- lina, idropisia, ec. esprimendo piii un sintoma che la vera condizione palologiea, mostra evidcntemente I'ineltitudi- ne, od ainieno I' incerlezza dei baeologi ncl precisarne I' essenza. I'or piede in lale vepraio, in qnesto inlricato labirinlo e senza dnbbio un ardilo lenlalivo, pure io mi vi eimcnio baltendo forse una via piu sicura c meno slerile delle percorsc. E sc ncl conleslo di queslo mio ragionamenlo adoprero, quanlunquc con poco rigor di linguaggio, le voci alrofia contagiosa, a cio sono condoUo per non ag- giungere altre nomenclature alle gia offerte, c per adoltar quella che si resc la piu comune e famigliare. Impertanlo trepidanle, perche conscio della pocliezza del niio ingegno, c confidenle solo nella bcnevola voslra indulgenza, io soUopongo al voslro illuminato giudizio i risultamenti delle mie ricerclie su queslo grave argomon- lo. INIa genlili eome siele coneedclcmi cbc innanzi lutlo io faccia pubblica la graliludine e riconoscenza che scnlo verso lesiniio professore Paolo dott. Vlacovic, 11 quale ne- gli sludii microscopici ed analomici mi fu sempre mae- stro e duce, ed in queslo lavoro preslomnii valido appog- gio e consiglio sicuro, dirigendonii colle molleplici c pro- fonde sue cognizioni. Col mezzo del coUello analomioo, coHaiulo di potenti microscopii, e con esperinienli varii e sovenle volte ripe- — 754 — lull io insliluii paziculi ed accurale indagini per delucida- re, e dinioslrare tre fatti cssenziali relativi alia malatlia che oggidi mena tanta strage del bombix mori, cioe 1." quale sia la causa, e quale le condizioni patologiche piu raanifesle die inlrisliscono e fanno perire il baco in ogni sua ela; 2." se la malaltia debba cousiderarsi come epi- zootica soltanlo, ovvero anclie contagiosa ; 5." se dessa in- fine, comunque sviluppatasi, si prcscnti o meno qua! inor- bo ereditario. E inutile chc io mi Iratlenga sulla descrizione anato- niica di questo animale, die giii niolti illuslri ingcgni di- verse ce ne offrirono, le quali, quanlunque alcun die la- sciano desiderare, bastano alio scopo noslro. Del pari io posso ometlcre di riferire tutta la lunga coorte dei sinto- mi die il baco presenta infermnndo d'atrolia, e cio per- die lanti buoni pratici ce ne consegnarono dellagliate, precise e complete. Premeltero solo alcuni dei segni pa- lognomonid piii costanti, verilicabili nelle singole e mera- vigliose sue fasi. Io giudicava ammalala la larva qualora presenlava la linta della cute qua e la di un colore giallo-bigio, il corpo gonfio, tcso per soprabbondanza d' umori, tardo e lento ne'raovimenti, le cui mute si compivano a stento od im- perfettainentc, die mostrava delle macchie nerc visibili ad ocdiio nudo, le quali, aumcntando di supcrDcic, confluiva- no assieme, sparse sulla cute, ovvero esistenti sulle gam- be posteriori, o sul codino che Irovasi all'undecimo aud- io, macchie che appariscono come morlificazioni o gan- grene dei tessuti su cui slanno. II cadavere di tali indivi- dui si corrompe, e poi a poco a poco per la perdita dei liquidi si mummifica. Del pari stimava ammalala la crlsa- lide se offeriva laluna di quoste macchie nere, se gli spazii — 755 — interanellari erano larglii e proaiinenli, ed il corpo liir- gido e poco susceltibile a risentire I'azione degli stimoli con ciii lo si lormonlava. Colla d'alrofia infine reputava quclla fai'falla, chc avendo il venire eccessivanienle volu- minoso durava niolla falica, od era inetta ad uscire dal bozzolo pel foro die risultava troppo angusto alio sue bi- sogna, che cedeva alia piii leggiera pressione^ o sollcvata presentava il ventre cadente quasi idropico, avendo altresi le ali accarlocciato ed incomplete, con macchie nere simili a quelle notate sulla cute della larva, ovvero delle vesci- cliette conlenenti del sangue situate tra le lamine delle ali stessCj col Ironco di un coloramento bigio piu o meno oscuro, lurido, chc alterava il bianco delle elitre, e queste poclie ed in alcune regioni mancanli, che inerle infine non corrisjiondeva agli amorosi inviti. lo ignorava i lavori dei signori Lebert, e Frcy di Zu- rigo allorche scopersi, e mi accertai che tutti i fenomeni esibiti dal bombix ammalato dovevansi attribuire alia pre- senza di miriadi di corpuscoli dotali di movimenlo brow- niano , cioe continuamente oscillanti linche nuotano in un liquido, corpuscoli di forma elissoide, percio allungati, ad estremiti'i per lo piu rotondeggianti, i quali scmbrano risultare da una cellula o mcmbrana, contenente una so- stanza apparentemenle omogenea, trasparenle, di una leg- giera tinta giallo-verde, a margini decisi, talvolta pieglie- voli, e cedevoli secondo lepressioni risentite dagli elemcnti circostanti. E qualora lessi il rapporto del giorno IG aprile diquest'anno della Commissione nominata dall'Islitutolom- bardo rclativo alio indagini fattc. ed osscrvazloni raccolte intorno la malattia dominante, rapporto conciso, e tanto dottamente esleso dal Cornaglia, io mi conq)iacqui rilcva- re clio quei^li osperii niicro^rali di Zuri?i(>, avevano falta — 756 — la nictlpsima scoporla, giacclii- tale noziono mi assicurava dclla csallozza dci risullati da me oltenuli. Qucsli minimi corpiceiuoli lianno nel maggior numero la grandezza assokila di 10 a 15 cenLomillosime paiii di pollice, cioe approssimativamcnle da 3-5 millcsimi di mil- limelro ; il loro asse minurc {■ circa la Icrza pai-lc del maggiore. Alio scopo di determinare la nalura loro io li IraUai con varii reagenti: I' etere solforico a freddo non li alte- ra, e soltanto li rcnde piu Irasparenti, ne gli acidi ailun- gati o di dcbole cnergia, come Tacclico, Tossalico, cscrci- lano su loro alcuna influenza. La soluzionc d'idrojodato jodurato di potassa induce in essi tale mulazione da mo- strare nel loro interno una sferula colorata di un rosso- arancio al pari delle sostanze vegetabili amilacce, mcntre il conlenuto circostanle offresi di una linta meno pronun- ziata, cioe giallo-rossiccia. La sferula stessa non e ccnlrale, ma trovasi coslantemente collocata in vicinanza ad uno dei lati longiludinali. Gli slessi cambiamenti di forma e colore succedono trattando qucsti elissoidi colla tintura aicoolica di jodio. Qualora si raccoglie Ira due vetri un qualcbe liquido contcncnte questi corpuscoli, Io si diluisce con acqua pii- ra, e Io si lascia cvaporarc lentamcntc, essi si sformano, prescntano un infossamento, una depressione laterale so- miglianle ad un ilo. II differente coloramento indotto dalla tintura aicooli- ca di jodio prova cbe il loro conlenuto risulta di due sostanze diverse, perclie si comporlano in modo non iden- tico con quel reagenle, come pure la depressione clie dal- I'essiccamento emerge lascia sospettare clie una di quesle sostanze evapora])ile per esosmosi esca dalla cellula ob- — 7o7 — . volvcnle, per cui qiicsla cedendo alia prcssionc eslorua si avvalla, c rionlra nella cavilti risultantc. Collo slcsso reagcntc (jodio) io trattai la bollrilis bassiana del bombix, im' altra botritc moKo analoga a qiiella, e cho rinvcnni sulle all di una lucusta virklis, al- ciino alghe cho si sviluppano nciracqua da liingo tempo raccolla in un vaso, alcunc muffe clie mi si presenlarono su quak'lic prcparalo analomico da varii mesi mantenulo in una soluzionc di solfalo di ailumina o potassa, e clic olTrivano molta analogia con quella del calcino, e scmpre otlcnni un coloramcnlo simile a qucllo offertomi dai cor- puscoli elissoidi. Laonde qucsli falti m'indusscio a slabi- liro cbe queste patologiclic produzioni appartenesscro al regno vegetale^ fossero cioe una criplogama, la quale in- vadcndo un organismo si dclicato, c moUeplicandovisi Io altera, Io ammorba e Io distrugge. Quantunquc io abbia esaminato altentamenle c soventi (iale il baco in tutli i suoi sladii, in tulle lesue metamorfosi, non mi fu possibilo rilrovare un tallo generatore di quesli dementi morbosi, i quali a prima vista si avrebbero po- tuto ritencre come sporule, per cui dovelti convincermi alia per fine die ogni corpuscolo e per se slesso un cnte complelo, un'alga unicellularc come la chiamarono i sud- delti Lebert e Frey. E volcndo rcndere ragione del rapido moitiplicarsi di quest' alga e gioco forza stabilire che essa si allunglii, si segmenli e si divida in allreltanle cellule si- mili alia generatrice; c sebbenc uon polei constatare una segmentazione decisa, pure era logica induzione i'ammct- lerla, avendo osservato piu e piii volte trovarsi franmiisti a qucsli elissoidi alcuni assai piu lungiii, della grandezza di 1(^ 12, 15 millcsimi di millimelro, ora rctli, ora curvi^ con una cstremita appunlila, laiira rotondeggianle, owe- — 758 — ro lurgitlc ambcduc, niolli foriiiti di una slrozzatui-u, di uno strignimento centrale, come se quoslo scgnasso la seg- mentazione incipicnle, c suspesa solo perclic tolli dalle ne- ccssarie e favorevoli condizioni. Anche qiicsti corpuscoli allungati presentano la mcdesima omogeneila del conlenu- to, la stcssa Irasparcnza e colore, e corrispondono al ci- mcnlo se tratlali vengono colla tintura di jodio. Dalle premesse osscrvazioni cliiaro emerge come io dissenla dall' opinione emessa dalla Commissione lomhar- da nel succilalo rapporlo, clie cioe qiiesti corpicciuoli sie- no di iiatura animalc anziche vcgclabiie, e sieno I'cspres- sione di una metamorfosi regredienle piutlosto die una produzione morbosa inlrodolla c ncl baco annidialasi. La Commissione stcssa opinava fossero analoglii a quclli cbe si ritrovano ncl corpo degli animali sottoposti a lunga astinenza: ma io pure condannai al digiuno molle larve die offrivano i dati lutli di una normale costituzione, al- cune dclle quali avcndo compita la Icrza muta potcrono cziandiOj bencbc iraperfelto, formare il bozzolo, ne mi fu possibile rinvenire i corpuscoli di cui ora Irattasi. E pur notevole cbe quesl'alga uniccllulare trovasi in quantita incalcolabilc nci cadavcri dei baclii passati a pu- trefazione avanzalissima, e menlre luUi gli allri tessuti organici si spappolano e si riducono in un liquamc ncro c putrido, I'alga sollanlo resisle al processo dissolutivo, an- zi cssa in mezzo al guasto universale vila piu rigogliosa rinviene. Pocbi sono gli organi, anzi direi i tessuti cbe vengono risparmiati dall' alga stcssa, c molte e profonde sono le alterazioni e lesioni materiali cbe si riscontrano ncl baco ammalato. Tunto il vermc, e raccoltasi la goccia gcmcnle di sangue, esaminalala col microscopic, rinvengonsi in cssa — 759 — i c'oiimscoli elissoidi, e quasi coslanleiiK'iile un;i nianifesla delicionza dei noriuali globuli sanguigni^ cd una tcndenza del sangue slcsso ad anuerire al conlatlo doll' aria. Le uiacchie oscure deila cute, del codino e delle zam- pe posteriori si prescntano come ailretlanle mortificazio- ni, qual gangrena secca dei tessuli, risultano dallaiga uni- cellulare comraista ad una sostanza granellare simile al pigmento, e dotata essa pure di moto bro^vniano. 11 scritterio palesa anclie ad occbio nudo la morbosa sua condiziono, perde qua e 1^ la sua trasparenza, mostra- si ad intervalli opaco, di un color bianco uiadre-perlaceo, la sua circonferenza apparisce piu o meno gozzuta, si la- ccra facilraente. I. a criptogama si depone ira la membra- na estcrna e 1' interna, giacclie trattala una porzione del seritterio coH'acido acelico, od ancbe collacqua, per I'av- venula cndosmosi allontanasi la prima dalla sottoposta niembrana, resferna offresi diafana a conlorni nitidi e de- cisi, e r interna fosca pei corpuscoli agglomerati che vi formano collare piii o meno complelo. La materia serica che trovasi nel sci'batoio, o nel condotto escretore, per la pressione esercitala dal vetro esce senza dar segno nella pluralita dei casi della presenza deirelemento morboso. Se la raalattia csiste tin dalle prime eta del baco, ed in grado eminenle, 11 seritterio in allora si mostra atrofico, per cui la secrezione della materia selifera si effettua in esigue proporzioni, e quindi se il verme prolrae la vita tanto da incoiuinciare la costruzione del suo bozzolo, que- sto riesce spesso esile ed imperfetto. 11 corpo adiposo amniala pure per cagione di que- st'alga, la quale riempiendone le cellule quasi completa- raenle perviene lalvolta a sostituirlo. 1 tubuli n)alpigliioni presentano in quantita immensu- Serie III. T. 11. 98 — 760 — rabile i corpuscoli elissoidi della ci'ipfogama non solo, nia olfrono eziandio moiti cristalli e varie incrostazioni, sul- le quali ci e d'liono fare qualche considerazione. Nello stato fisiologico dai vasi renali escono, in causa della com- pressione sii d'essi esercitala, moltissime sferule traspa- renti, quasi colloidaii, che scorrouo circondate da piccoii cristaiiini, dotate di movimento vibratorio, a faccie pai'uile- logrammicbe, coliasse verticale brevissiino, in guisa ehe veduti da uno dei lali offronsi bneari, e di fronte come laminette, ad angoli smussali, per lo piii oniogenei, alcune volte centralmenLe nebulosi, alquanto piii grandi dei cor- puscoli dell'alga, avendo I'asse loro maggiore dai 6 ai 9 millesimi di milliinetro. Quantunque in poco nuraero, al- cuni cristalli si riscontrano di una grandezza nolevole^ cio6 dai 1 0 ai lli millesimi di millimelro, i quali con o sen- za nubecula cenlrale, a semplice o doppio contorno, con- servano il medesimo lipo, cioe qucllo di piastrelle ottae- driche, ed banno talvolta gli angoli si poco pronunziati da presentare la loro circonferenza quasi elitlica. Alcuni inoltre rinvengonsi larghi ed alti poco men cbe lunghi, for- mat! da due piramidi riunite per le basi quadrangolari. — Si gli uni che gli altri presentano i caratleri degli ossa- laii di calce. Inline costantcmenle si ritrovano iiiolli glo- buli di varia grandezza, cbe devonsi giudicare essere ura- li, perche trattali coll'acido acetico presentano bellissime tavoletle esagonali di acido urico^ e cbe per la forma loro cristallografica si fanno riconoscerc a base di soda. — Se- condo cbe poi si esamina il principio o lo sbocco dei tu- buli, ovvero i superiori, o gli inferiori vasi renali, si scor- gono nel loro contenuto non poclie differenze, ma la de- scrizione di tali modilicazioni che appartengono ad una unatomia piii accurata, sarebbe in questo luogo inutile od — 701 — almeno superflua. — INella larva ammalata le bisogna pro- cedono ben altrimenli: pochi sono i cristallini vibranti^ e raolti invece qiielli a supcificie larghe oltaedriclie, e per conseguenle in grande copia si rilrovano gli elemeuli da ciii sembrano esser generati. Qucsti elementi consistono in basloncini colle estrcmita fornite d' inerostazioni che vi fanno cuppello, ed allora prcscntansi come allrellante leltere / maiuscole, e qiiando queste inerostazioni acqui- stano maggior incremento, investendo a poco a pocu il basloncino centrale, si rimarca una scala graduala di for- me oristallograiiche fino aila formazione dei cristalli oltae- drici siiddellij i quali dappoi offronsi omogenei e Iraspa- renti, o nebulosi e soreziali, secondo che le lamine soprap- posle sono piu o meno complete. A confermare viemmag- giormente che tale sia la loro genesi, si trovano mollc di queste inerostazioni terminali incipienti, sparse ondunque nel campo del microscopic che, separatesi dai loro bastou- cini cenlrali, si presentano come dischi concavi se esami- nali di prospetto, o come corpi a forma di fagiuolo con ilo molto profondo se visti in protilo. L'acido acetico li discioglie, c senza dubbio constano dessi pure di ossalato di calce. Gli urali poi di forma globulare o granellare, fa- cili a scoprirsi per la solita reazione coll'acido acetico, si rinvengono per lo piu in minore quantita che nelle fisifdo- giche condizioni. Nei coi'pi reniformi rapprcsentanti nel masehio il le- sticolo, e nella femmina le ovaja si puo conslalare I" csi- stenza dell' alga unicellulare: e questo e un fatto nuovo^ e di massima importanza per le successive deduzioni. Lo stomaco che nella larva coslituisce la maggior par te del tubo inlestinale offresi rigonfio, contenente molla foglia mal digerila, e collo pareti mollo assicurarci della salute o meno del hnmbix mori. Tra i sinlomi morbosi suannunziati noii si Irova da me citata la concrezione liianco-opaca cui taluno asseri ma- nifestarsi incollata snile squame dcirundecimo anello dclla farfalla, e che esaminata dal Ciconi venne da esse descrit- ta come conlenente una materia albuminoide, ed una rete di fdamenti e sporule simili a quelia della botrile bassiana. Cio ommisi a holla posta, giacche non fui tanto fortunate da trovarne Ic lienche minime Iracciej e perche quaiora pure quelia eriptogama esistesse quale la descrisse il Ci- coni, credo che niuna relazione abbia coll' alga unicellula- re da me esaminata. In siffatta guisa credo avere a sufficienza esaurito il primo quesito, cioe stabilita la causa che genera questo grave morbo, e le alterazioni die si manifestano negli in- dividui da esso colpiti. Per risolvci'e il secondo prohlenia, cioe se la malaltia sia o meno contagiosa, varii furono gli espcrimenti ch' in- stiluii. Prcsi una larva d'aspetto sanissimo, e che aveva da due giorni compita la terza muta, e le recisi una delle gambe posteriori desire. Questa lesione indnsse un' cmor- ragia si pericolosa da render floscio ed esanime il povero animale. II sangue evasato raccolto su d'una lamina di veiro si moslro nelle migliori condizioni fisiologiche. In seguito venne inlrodotto con reilerati maneggi ndia ferita un fragmenlo di seritterio d'aliro baco ammalalo per atro- fia, e merce una legatura rinserrai quell" ospile neraico tra i muscoli e la cute dell' individuo solloposto a si duro ci- mento. lo temeva che I' animate non sopravvivesse, ma in- vece ripresa lena comincio a raangiare, nudrirsi, il vaso dorsale pulsare colla solila energia, e cicatrizzatasi la le- — 7G\ — rita, il vidi franco qua e la inceilcre: sc non clie undici giorni dopo sosteiiuta I'operazione intrisll di bel nuovo, perdeltc la turgidezza riacquistata, e colla cute corrugate, tinta in giallo, percht; insucidata dalla materia chevomit6, cogli ultinii anelli di color piu oscuro peri passando a ra- pida putrefazione. Fattane I'autopsia si trovarono gli or- gan! tutti prossimi alia decoraposizione, e tutti del pari in- vasi dalla criptogama che vi si moltiplico oltremisura. Nel sangue e negli altri liquidi di un baco ammalalo vennero intrise cinque larve sane, e prossime a svegliarsi dal quarto sonno, in un' epoca cioe in cui la rospirazionc e I'assorbiraenlo sono languid!, e dopo poclii giorni mori- rono, presentando le solite macohic nere culanee, ed altri segni di alroGa. L'ispezione dei cadaveri nioslro come r infezione era conipiutaraente avvenuta, si rinvennero i corpuscoli elissoidi nel seritterio, nel corpo adiposo e nel sangue, il quale era altresi povero dei globuli proprii. Sceisi altre tre larve sanissime e della slessa eta, e feci loro deglutirc alcuni frammenti di seritterio, e di adipe contenenti I'alga unicellulare. Una sola di esse si fabbri- c6 un bozzolo sotlile, inipcrfetto, mori prima di raggiuu- gere ulteriore sviluppo, e presto passo all'organico di- scioglimenlo, le allre due perirono atrofiche pochi giorni dopo ingoialo il malelico cibo, i loro cadaveri erano molli bensi ma privi di sangue, e pareva segnassero il principio della mummificazione; tutti e tre poi in seguito alia nc- croscopia svelarono patenle I' infezione. Per assicurarsi vie piu che, facendo deglutirc a larve sane la materia estratta da bachi ati'ofici, quelle infermar devono, se no scelsero tre delle migliori, mature e dispo- s(e a rincliiudei'si nella serica loro prigione, o quintii in breve da essa difese e protelfe, e le si condannarono al — 7<)5 — nicdt'sinio pnslo. Tulle e Ire fecero il loro bozzolo, due nioi'irono prima di mularsi in fnrfalla, e si mumiDificaro- no, c la Icrza aveva suiiila quesl'ullima melaniorfosi, ma lion era ancora uscila dal suo carccre allorclic i'assoggel- tai allc mie indagini. 1/ iiifcziono era accaduta in lulli gii organi, e coll'esame niicroscopico mi assicui'ai esislere i corpuscoli elissoidi perfin nelie uova deposle dalia farfalla, e senza dubbio non fecondalc. Finalmentc col mezzo della punla di una lancelta, e senza cbe gemesse slilla di sangue, inoculai una piccola quanlili di liquido infcllo dalla criptogama solto la cute di un baco maluro e vigoroso. Esso mutossi in farfailino complelo e vispo, e senza scgni esleriori di veruna mor- bosa condizione. Contultoci6 I'aulopsia dimoslro die I' al- ga esisleva nelie ali, nel sangue privo affalto de'suoi glo- buli, nel corpo adiposo, tra le cellule speruiatofore, nelie vesciclielte scniinali, glandule accessorie, e nei vasi malpi- gbiani, i quali si moslrarono aH'incontro poveri di urati, e quasi sprovveduti delle grandi tavolette ollagonali di os- salati di calee. I risullali surriferili altestano che la malallia, qualun- que sia la maniera colla quale prrmitivamenle ha origine «'; Irasmessibiie da individuo ad individuo, e producendo allerazioni sempre costanli nei varii organic ed esiti piu o raeno gravi, ma sempre dcllo stesso \alore palologico, La tulti i caratleri di uu conlagio. Arrogasi a quesli un altro fatlo, cbe cioe abbandona- la a se una larva morta d'alrofia, e ridoKosi in nera niummia, cssa diede vila ad alcuiii \crnii, i quali, esamina- li col microscopio, moslrarono che la criptogama annidia- va pure, e copiosamenle nelie loro viscere. Poche cellule di quest' alga bustano quindi a provoca- — 76(3 — re I'atrofja nel baco, nel cui organismo ne e facile I' io- troduzione o coirassorbimcnlo effettuato dalla cute, nclla quale la rcspirazione e si altiva, o colla deglutizione forse dolla foglia gia iiifcUa per i liquidi escreti da allri indivi- dui ammulali. Uii corollario iniportantissirao deriva dalle premesse considcrazioni, vale a dire die clii presiede al huon anda- nienlo del serico auiniale debba accuralaraenle levare dai sani qualunque baco che svelasse alcun segno esterno di atfofia, e die probabilmente sara uecessario non adopc- rarc i graticci e gli altrezzi die nell'anno precedente ven- iiero inipiegali qualora su d'essi si coUivarono bachi che per quel morbo inferinarono. E valga il vero se la botri- le bassiana ha coH'alga unicellulare rapporti manifesti e iieir indole contagiosa, e nello sviluppo rapido, e negli esi- li fmaii diseccando o mummificando il cadavere, sari cziandio ciii'a prcvidenle adusare analoglie diligenze per aliontanaine i (i-isli effelii. Superiorinente annunziai che la criplogama venne da me rinvcnuta iielle uova contenule negli ovarii, ed in al- cune de[i()sie senza esser fecondate. Ora soggiungero che pur luolte io n(> esaiiiinai eniesse da farfalie gia accoppia- te, e che erano colpito dal morbo, e polei conslalare qua- si costantemenle esser desse corrotte per quel inorboso principio. Dcvo ancor avvertire che molle provenienti da imiividui sani non davano segno della presenza dell'ele- menlo patologico. Quesle indagini vennero sempre prcce- dule da ablnzioni ripetule, e da soffregamenli pralicati sul guscio per alionlanare il dubbio che Taiga, anziche es- ser commisla al luorlo^ fosse soltanto aderente alia super- ficie deir novo. lo non ho argomenli valevoli a provare con cerlezza — 7(37-^ clic I'alga suddescrilta couservi per Iiingo teuipo, al pari del ealcino, I'aUitudine e la polenza a svilupparsi in av veuiro, e che quest' attitudine si cangi in alto al germi- nare dell'uovo, ina dappoicbe cssa vi esiste, (i molto pro- ])abile clie I'uovo stcsso infelto del)ba produrre eiiihrioni e larve guaste dalla medesima labe^ per cui sotto (juesto aspetto devesi ritenere che il morbo apparlcnga alia classc di quelle affezioni che si ereditano On dalle prime epoclie della Vila intei'uterina. Innpertanlo io credo preslar servigio non lieve all' in- dustria serica, col rendernc cdolti i cullori;, die potcndo procedere la malallia da un'allcrata organizzazioue delluo- vo, sar^ sano e prudente consiglio , prima di prodigar tante cure, c sostcnere taiili dispendii neirallcvamcnto dei lilugelli, accertarsi coll'iiso del microscopio, se la seiiicn- te che essi vogliono educare sia o mono nellc condizioui lisiologiche. Quest' ultimo risultamenlo dclle mle iudagini, (inora ignoto, per quauto io mi sappia, e dl una rilevauza e di una utilita di cui ora difGcilmenle possiamo assegnare i confini. Le osservazioni ed i I'atti superiormcnte dimusliali uii autorizzano concludere: l.° che una criptogoma, un'al- ga unicellulare e la causa prossima che genera I'alrolia, e che essa non risparmia orgnno veruno ; 2." che 1' affe- zione e d'indole contagiosa, facilmente comunicabile e per varie vie; 5." finalnienle, che possiamo sospettare sia ere- ditaria esistendone i germi nelle uova. Gli esperimenli da me tentati non furono numerosi, ma lutti decisivi, e se non potei inslituire tulte quelle in- vestigazioni , analisi e conlronti che si richiederebbero per iscioglicre completamento un argomenlo si grave, vo- Scrie HI, T. II. 99 — 7G8 — gliatone incolpare la breve csistenza del baco, e qiiindi il tempo cbe venne uieno a' raici desiderii. I! campo e vasto, e molto aocora ci resta da raccogliere; ma innanzi lutto determinare i mezzi per impedire o freaare la invasione del contagio, e per distruggerne la causa quanle volte essa siasi manifestata, c la prima ricerca a ciii vorrei fosse di- retta I'attenzioiie dci naturalisU, e sara quella alia quale spero potere in seguito coDsacrarmi con nuovi e diligenti studii. . - Dopo questa lettura il m. e. dott. Fario, lodate le iiiicroscopiche osservazioni del dott. Osimo, concurdi a quelle de' piu noti osservatori, come alle proprie, miiove alcimi dubbii sulla natura e suUa forma di qnei eorpuscoli che ora si tengono o causa o esseuza delia iiuova malaltia del baco da seta. Ki crede che la forma noii si possa stabilire per aflatto costantCj poiche a maiio a mano che quel eor- puscoli van presentandosi nei varii umori delta meta- morfosi ascendente dell' animale appariscono piu pic- coli e piu semplici, come avviene quando se iie pro- segua I'osservazioiie dai sughi gastriei fino agli umori spermatici. Cio lo conduce ad accennare alia possi- bilita che quei eorpuscoli, soggiacendo cssi pure alle varie fasi della progrediente assimilazione del baco, possano subire tali intluenze da restarne modificata la loro natura; dal che potrebbe avvenire, che men- Irc ({uei eorpuscoli si trovano evidenti e numerosissi- mi in ogni parte dell' animale ammalato, non sieno riusciti in modo chiaro e sicuro visibili ne a lui ne ad — 7G9 — alciini altri negli umori dell" novo; lalche ad assicu- rar 1' indubbia lovo csistenza nell' uovo sono deside- rabili ancora parecchie ed accurate osservazioni. Egli iiota come qiiei corpuscoli nei loro niovi- nienti vibratorii mostrino una tendcnza a riuiiiisi, per cui si direbbero dotati d' una peculiar forza at- trattiva. II m. e. dolt. Zanardini osserva che la diversita della forma asserita dal Furio polrebbe essere piii presto illusoria die reale, dovuta cioe al modo di- verse con cui possono presentarsi quei eorpicciuoli nel campo del microscopio. Essendo ellissoidei, allor- che stanno erelti in sense verticale, rendendosi visi- bile uno soltanto dei poli, siniular devono in tal caso la forma sferoidale. II dott. Osimo afferma di averli veduti talvolta eretti e presentanti la forma indicata, e che tali eor- picciuoli si tengono apparteneuti ad una specie di cri- tococco. II ni. e. dott. Zanardini non crede che possano riferirsi a questa. Espone i caratteri diagnostici che dislinguono quel genere, e fa conoscere che tali eor- picciuoli da esso genere si allontanerebbero sia per la forma, come piu di tutto per gl' indizii dello sdoppia- mento intraceilulare awertiti dal sig. Osimo. Soggiunge il m.e. Miniscalchi. doversi anzi ogni cosa essere grati al dott. Osimo per la diligente memoria letta air Istituto. la quale tende a confermare le os- servazioni fatte precedcntemente da altri dislinli mi- croscopisli in Svizzera rd altrovo ijitorno all" esislen- — 770 — za dell' (U(ja unicaha ncl sangue de' bachi colpiti da quel morbo, che piacque ad alcuni chiamare atrofia contafjiosa, ma ch' egli nell' incertezza in cui siamo stiinerebbe piu prudeiite di dire ephoozia del haco. Lasciando pero di dir nulla inlorno a queste osser- vazioni, e contentandosi di accennare alle non rare illusioni nelle osservazioni microscopiche, ed al dub- bio, se, ammesse anche le alterazioni sopraccennate, fossero veramente a considerarsi causa od effetlo del- r epizoozia, si limita a parlare delle opinioni dell' au- tore della memoria intorno alia contagiosita di questo morbo. Sebbene egli non ignori, ebe dotti e gravi scritlori di Francia e nostrali seinbrano inclinati ad ammcLlerla, pure, seuza voler dare una decisa opi- nione, trova di aggiungere aleune sue osservazioni pratiehc, che sarebbero assolutaniente contrarie ai risultamenli avuti dal dott. Osimo nelle esperienze fatte da esso sopra un piccolissimo numero di bachi. Avendo sopravvegliato personalmente ad un alleva- menlo di bachi di qualche centinaio di oncie, educo in sua casa in via d' esperimeiito varie oncie di seme proveniente dalla Siria, dalla Brianza, dalla Cina, dalle rive del Piave e dal Lambruschini. I bachi ot- tenuli dal seme di Siria e della Brianza mostraro- no bcntosto i scgni piu gravi del morbo, e non riusci ad ottenere neppure un bozzolo, quelli della Cina diedero uno scarso, ma sano raccolto ; mentrc gli altri, sebbene fossero allevati nelle stesse stanze, alio slesso grado di calorc, e nuti ili della stessa foglia, percorsero mirabilmcnte i diversi stadii del loro svi- — 771 — luppo, e diedero un prodolto magnifico ed abbondan- te. IVon pago a qucsta prova, aver egli raccolto al- cune ccnlinaia dei bachi lualati, c poslili sopra alciini gralicci insieme ad iin'cgual (juanlifa di sani, nientre i primi andavaiio niorerido come a!l' usato, gli allri crebbero robusti, e diedero ottimi bozzoli senza dare il pill piccolo indizio del niorbo. A questo devcsi aggiiignere un fatto non meno im- portante. Siccome la massima parte del seme era di quelle del Piave e del Lambruschini, cosi per lo stra- ordinario crescere de'bachi, e per la sfiducia che ave- vano i contadini essendo mancato il iiumero necessa- rio digraticci, convenne procurarsene eve si poteva, e quiiidi averne prese alcune centinaia di quelli, che in una villa vicina avevano servito a bachi infetti dal- r epizoozia. Malgrado questo non si ebbe a ritrovare alcun segno del morbo, e tulti compirono i lore sta- dii nel miglior mode possibile. Essere egli pero in- clinate a reputare ereditario piuttostoche contagioso il morbo^ e che 1' ultimo risultato che si otterra sara di dimostrare che le cause attribuite dal i^ambruschi- ni al morbo atluale saranno coniprovate dalle ricer- che scientifiche, come pure dalle osservazieni prati- tiche le pin simili al vero. Dopo alcune discussion] chiede al dott. Osimo se abbia estesi i suoi studii microscopici anche alle fo- glie del gelso, ed avendo quesli risposto negativa- mente, soggiungc che quelle sarebbe un campo non meno importante che nuove, sebbene egli sia convin- to che i risullali saranno neiiativi non esscndosi di- — 772 — niostrata mai la foglia piu sana e rigogliosa che qiie- sto anno anche nei paesi piu colpiti dall' epizoozia. II dott. Osinio disse che i fatti esposti dal co. Mi- niscalchi meritano molta considerazione, nia che de- vesi porre a calcolo la suscetlivila o la mancanza di quesia a prendere la contagione, la quale nella ma- lallia del baco scmbrcrebbe dimostrata eziandio da- gl'innesti accennati nella sua memoria. II dott. Gera, rallegrandosi delle accurate ed este- se osservazioni porte dal dott. Osimo, soggiunge che tutti sono con lui d'accordo sulla presenza inuormale nel sangue de'bachi di corpicciuoii particolari. Le bert, nel prezioso lavoro pubblicato in argoinento, disse: che egli ed il Freis li ritengono altretlante nighc unicellu- lari, e cosi spiegano i diversi f'enomeni della malallia. II dott. Gera poi, come espose specialmente in una memoria pubblicata nella decorsa primavera dal Co- lombo in Milano, e prima nella Gazzetta veneta, nou pote allontanarsi dall' idea che essi corpicciuoii siano identic! aicosi detti corpi vibranti odoscillanti, i quali veggonsi nel sangue delle farfalle, comcloconfermava la giunta dello Istituto lombardo. E riguardo al con- tagio osserva essere primo riuscito ad inocularc il morboj siccome leggesi ne'due sopra ricordali lavori. E crede appunto che i bachi sani possano contrarre la nialattia camminando sulle feccie emesse dagli amma- lati, quando escono inquinate da qualche briciola dei- I'anista che si spappola o dai corpicciuoii oscilianii (alghc unicellulari di Lebert), i (piali in gran numero ad essi vengono dai vasi maipigbiani. — 773 — Doinauda poi il dott. Gera se il dolt. Osimo tio- vasse nel sangiie dei bachi e delle farfalle aniiualate una qualita sola di corpicciuoli particolari, ossivcro oltre a qiiesta aiiche i cosi deUi corpi oscilkinti^ come scrissero alcuni. 11 dott. Osimo dichiara che riguardo ai corpic- ciuoli innormali non trovo che quelli rappresciitaiili appunto r alga uniceliiilare di Lcbert. Al dott. Gera, che osserva potersi vedere di coiisi- mili corpuscoli anche iielle farfalle sanissime, rispon- — Onservatore Irieslino. N. 4 37— i 89. Gazzetta nfficiale di Verona. N. 144 — 196. iSozioni elementari di fisica celeste, del m. c. dott. Antonio Pazienti. // Pungolo. Milano. N. J 6— 24. Revue agricole, indusirieUe el litleraire ; axrW , mai et juin 1857. Vita del dott. Appolonio Maggi, dettata dal cav. G. A. del Chiappa prof, di medicina. Comptes reiidtis hebdomadaires de /' Acadcmie des sciences de Paris. N. 24 a 26 I. semestre, et N. -I a 6 II. se- mcstre. Annotatore friulano. N. 26 — 54. Suite pill alte e piii basse temperature assolute osservate nell' emisfero boreale e suW esistenza di iin mar polare libero da ghiacci. Memoria dell' ab. Francesco Nardi. Giornalc delta R. Accademia d' agrieoltura di Torino. An- no II, Tom. Ill, N. 1—5. Leon Mcnabrea. — Torino 18b7 (Extraite du Currier des alpes). Sitzungsherichte der K. Akademie der Wissenschaften (Re- lazione delle adunanze dell'imp. accademia delle scien- ze ). Classe mat. e scienze nat. Vol. XXIII, Disp. I e II IjIos. Vol. XXIII, Disp. I. Monumenta UaOsOurgica. Arcliiv filr Kimde oesterreichischcr Gesctiichts Quellen{h.T- chiv. di cogniz. risguardanti le fonti stor. aust.). To- mo XVIII, part. I. Fontes rerum Austriacarum. Tom X, parte II, e Tom. XV, parte II. Gazzetla di farmacia e di chimica. N. 26 — 52. Giornalc delle scienze mediche, di Torino. N. H — 14. — 777 — L' tcho medical. N. C— 7. // Colera morbus nella cittd di Bologna I' anno 4 855. Re- lazione, della deputazione comunale di sanitti, prece- duta da notizie storiche intorno le pestilenze nel Bo- lognese. La Ci-ottaca, pubblicata da Ignazio Cantu. Fasc. 12, i5, 15. — Milano 1857. Sopra due slrumenli di ostetricia. Memoria di Aiirelio Fi- nizio. — Napoli 1857. Lellure di famiglia. Punt. G — 7, 1857. rielazioni degli slali europri letlc al Senato daf/li amba- sciatori veneziani nel sccolo decimosctlimo (Fruncia). Fasc. 2, pubblioali dai sigg. Barozzi e Berchef. Acad. imp. des sciences de S. Pctersbourg. Bullet tin de la Classc historico-phijl. Tomo XF, Xfl, \\U. » de la Classc pliijsico-matlicmali(/ve. Tom. XIV, XV. Nouveau Memoire sur la question relative aux Aegilops triticoides et spcltaeformis par Alexis Jordan. — Pa- ris -1857. Sulla malattia bronzina o dell' Addison e le capsule so- prarenali. Osservazioni del m. c. dott. Giacinlo Namias. Lo Spetlaiore. N. 27—53, 1857. Brvotherungder Stddte Buda-Pest und Hire Bewegung in Jalire 1854-55 (PopoIazioQo dclla citta di Buda-Pest e suo moviraento nel 1854-55) del dott. Carlo Tomay. Reichs-Gesetz etc. (Bulletlino dclle leggi per I'impero) anno J 855. Disp. XXV a XXIX. Sulla eziologia, e cnra delta scrofota, del oav. Carlo Spe- ranza. Osservazioni geognostiche sul coloramento di atrvne pirtre e sulln formazione di vn' again die si Irora net Museo Ginnnni di Ravenna. — 778 — Suite hranchie transitoric dei fcti plagiostomi. Memoria del dolt. Emilio Coroalia, con tre tavole. — Milano 1857. Bnllettino deli Islmo di Suez. N. 12—15. Manuale del regno Lombardo-V enelo per I' anno 1857. Manuale di veterinaria, del m. e. Giulio Sandri. Guida alio studio de' contagi, dello stesso. — Milano 1857. Ricerche sul calorico raggiante, del m. e. cav. prof. Zan- tedesehi. Rivista periodica dell' i. r. Accademia in Padova. Fascico- lo XI. Flora fossilis formalionis oolilhicae., del barone Achillc de Zigno, m. e. Piint. I. Observaiions sur diverses espcces d'emberiziens et reparti- tion en genres de celte sous famille de passeraux chan- teurs conirostres., par S. A. le prince Charles Bonaparte. Notes sur le genre moquinus nouvelle forme intermediaire aux Furnides aux Laniides et aux MusciapideSy sur le nouveau genre myiagrien schwancria et sur le catalo- gue des oiseaux d' Europe et d'Algerie, dello slesso. Catalogue des oiscaux d' Europe offerls en 1856 aux or- nitologistes, par M. Emile Parzudaki etc. dirig6 par Bonaparte. Conspectus systenialis ornithologiac, dello stesso. Faune frangaise etc. par Bonaparte et Mennier. Tableaux paralleiiques de I' ordre des gaUinaces, par Bo- naparte. Atti delta distribuzione de' premii dell' i. r. Jstituto lom- bardo, nel 1857. Giornale dell' i. r. Istilnto lombardo. Fasc. 55. Archivio storico italiano. Torn. V, Disp. I, Fasc. IX, nuova serie. — 779 — Concovrs de I'Academie Imp. Lenpoldo-CaroUne des nafiira lisles de Bresknv, propose par le prince Analole ds Bemidoff. Rivista contenrporanea di Torino^ maggio 1857. Verhandlnngen dcs zonlofji.sli-holavischen Vereinst in Wirn (Rclazioni della sociela zoologico-botanioa di Vienna). Vol. VI. K. A. Geologische Rcichsanslall (Rclazioni doH'i.r. Isliluto zoologioo pel mese di agoslo 1857). Memorie della Sociela medico-chirurgka di Bologna. Volu- me VI, fasc. I. Del Miiseo di xtoria nahirale delta i. r. Vniversild di Pa- dova, e de' suoi Diretlori. Cenni storici del dott. Gio- Tanni Batt. Ronconi. Giornale veneto di science mediehe. — IMarzo 1857. Frammenli analomici, fisiologici e palologici stil baco da seta (Bombix mori, Linn.), del dott. Angelo Maestri. Bacologia., nuove osservazioni folic net decorso dell' alle- vamento dei bachi net -1857. Due trattati critic! ai due suddctti argonienti, dello stesso. Bullcliii de la Sociele imp. des nalnralisles de Moscoit, an- nee ^837, N. i avec 4 planches. Annuel slatement of the Trade and navigation of Ike vni- tcd fiingdom with Forcing Countries and British posses- sion in tlie Yeare 1855 (Annua statistica del comracr- cio e navigazione ecc. del regno unite per I'anno 1855). Census of Great Britain, 1851, Population tables, I. Num- ber of the inhabitants, Report and Summary Tables. — London 1852 (Censo della Gran Rretagna, ecc.). Stalisticat abetract for the Inited Kingdom in each of the last Finfteen Years from I8i2 to 1856. N. 4 — Lon- don 1857 (Statistica sulla stessa dal 1842 al ^856). — 780 — Alti dell' Accademia pontificia dc nnovi Lincei. — Roma, Sess. IVe V del <857. Allrc ricerche suW arsenicO nelle acrjue^ del prof. F. Ra- gazzini. — Padova 1837. Considerazionl sul nnovo processo per dosarc i acido car- honico nelle accjue miiicrali, proposte dal sig. Buigiiet di Francesco prof. Ragazzini. — Padova 1857, Cenni tratli dali' Orazione lelta nclla Basilica di santa Giustina in Padova dal chiariss. prof. Francesco Ragaz- zini nel l8o7. Jahrbucli der k. k. Geolorjischen Rcichsanstalt (Anniiario deiri. r. Istituto. geologico). Anno VII, il trimestre 4. Anno VIll, il trimestre I. Smithsonian Report, anni 1854-1855 in Vol. 2. Washing- ton 1855-1856 (Rapporti delP Istit. Smitsoniano). Proceedings of the American Philosopliical socielji (Rela- zioni deir Accademia di FiladclGa). Vol. VI, Jannnary- juni 1856. Disp. N. 55. Proceding Acad. Nat. Sci. of Philadelphia (FiladcKia 1856). Tom. VIII, disp. Ill e IV. mm DELLE ADliMME DELL' A?\iNO ACCADliMICO l8o6-I»7. •^'I>— Adv^mtii del giorno 2.j novcmbre I85G ~ M — 2-1 novembre » — » — 21 dice tub re » — » — 22 diecmbrc » — » — 18 (jeunajo 1857 — • » — -1 9 (jennajo » — » — -15 febbrajo » — » — \6 febbrajo » — tt — 22 marzo » — - )» — 25 marzo « Adlwanze DEr cioRjn7e » — » — i7e^8 maggio » Adinanza solemne (/c/ giorno 30 maggio Adunanza rfe/ giorno 21 giugno « — • » — 22 giugno » — » — 26 /t<(;/to )• — j> — 27 luglio B ADtNANZK rfet giorni 25 e 24 agosto » pag. o/ » 55 » 69 » 85 » 115 . 153 » 225 . 251 » 271 » 299 » 385 « 465 » 475 » 585 « 607 >. 687 .. 734 « 74( INDIilE \LF\liETl(10 ■icque minerdii, — p.i^. 47,07. 405, 590, 69a. icquisli per le liiccolle n.itu- rali etecnologiche, p. 775. iduiuniza soleiuie del gionio 30 inaggio -1857, pag. 473. Affari hUvrni. — Ainumzio di nil processo del prof. Ragaz- zini per ricavaracqna salso- jodica dalle tennali del inon- te Irone presso Abaiio, pa- gina 07. — Si partecipa la morte del s. c. cav. Paolo Partscli di Vienna, e si di- stribiiisce I'elenco delle ope- re periudiclie del gabinelto deir Islitulo, pag. 08. — Si comunica I'approvazione su- periore delle nomine dei so- cii corrispondenii dolt. To- nuida, dott. Berti e dolt. Maizolo, pag.298. — Sileg- ge un Uapporto sui concorsi in risposta a! qiiesito scien- tifico, risguaidante il taglio deiristino di Suez, pag. 517. Annunzii. — Circolarepcr la e- sposizione agricoia in Vien- na nel 1857j p. 200. — Cit- colare della sociela per ronfezione e vendita dei se- Serie III. T. II. mi di haclii da seta in Fi- reiize, pag. 207. Anlicliili). — Wonunienti ro- niani, jtag. 320. Arsenica^ — pag. 47, 405, 010, 093. Asirotiomia, — pag. 238, 321, 450. Alti Verbuli, — pag. 37, 55, 09, 85, eiiezia, Nota pag. 553. — Sii le le- lazioni del colera in Venezia colle \icende meteoroliigi- che, ecol calendario religio- so e civile, pag. 597. BiANCHETTi dott. Giuseppe, m. e. — Ancoia un ceniio in- torno a cose di lingua, l\ota, pag. 333. — Su Taccusa di mateiialismo die fu data e si da ad alcuni celebii nio- derni, pag. 585. — Sopra la forza deir aninio, p. 687. Bizio prof.Baitolomineo, m e. NoUzia dell'opera del Gro- ve, inloiiioalhi col'relazione delle forze fisiclie, pag. 543. — Continuazione, pag. 023. Bizio dolt. Giovanni. — Sopra I'arsenico neH'atqua fenugi- nosa di Civiilina. Relazio- ne a noma della Giunta per la nionografia delle acque minerali del Venelo, p. 693. Botanica, — pag. 323, 35J. BuccHii prof. Gustavo, ni. e. — Sulle Memorie presentate al concorso risguardante i piu utili meccanismi per in- naizare I'acqua a piccoie al- tezzp. — Rapporto a noma della Coinmi!.sione incarica- ta del loro esame, pag. 505. Gappelletto ingeg. Alipio m. e. — Presenta il dono di un nianometro originaie del Bourdon, pag. 324. — Su la robustezza delle cal- daje il vapoi-e, pag. 743. Casoim iiigesR. Gir.vcinni, n'. c. — Brani di una sua Wenio- ria suir istmo di Suez, de- posla precedcntenienle al- ristituto sotlo suggelio, pa- gina 37. Cavalli CO. Ferdinando, m. e. — Sua nomina a vice-pre- sidente dell' i. r. Istituto , pag. 225. CIOOGKA cav. Enimanuele, ni. e. — Intorno ad un poenia italiano inedito del sec. XV di anonimo iiutore venezia- no, \\\\.\{^\i.\l\) Leandrtide, in terza rinui, p. 26J. Commissioni e Ginnte, — pa- gine 84, 460, 693. Conmtiicazioni. — Si paiteci- pa air Istituto dal segretario il tenore di un Programma per la espo&izione agricola di Parigi, pag. -167. — Si an- nunzia dal lu. e. dott. Pa- zienti, a nome della Giunta di cui fa parte, la presenza deirarsenico nelle roccie del monte Civiilina, p.OdO. Disaissioni edusstrvazioni. — Suile righe o scale logarit- miclie, p. 444. — Sopra una rVuta del dott. Domenico Nar- do rispetto alia spiegazione data dal Maurolico dell' ap- parire rotonda, a considere- vole distanza, le forme del- rimniagine di un foro ango- lare, prodolte dal passaggio per esse della luce del disco del sole, pag. 319 e 689.— Sopra una Blenioria del ni. i\ dolt. Zannini sulla istru- zi()!i piibbliea. appunli delm. r'. prof Zambia, p. 449. — Poscia una iVota del pidfess. Ragazzini it-lativa alia osi- stenxa dell' arsenico nell" a- cqua niiiieriileferiiigiiiosadi Civillina , osserviizioiu del m. e. ddtt. JXamias, p. 469. Doni. — Libri , gionuili ed opu'.coli di ciii fn piesentato r Istitutn, pag. 89. — Ale- da glia del la XXXI I riunione dei naUiialisli e inedici le- desclii in Vienna, p. I()7. — Libri. giornali ed opuscoli p. 255. — 3Ianonieti(>, con- chiglie della Transilvania, e collezione di fossili, p. 324. — Libri, giornali ed opu- scoli, p. 328, 460, G16. Economid pubblica, — p. 217, 271, 745. Elmintolocjia, — p. 146, 216. Eriidizione, — pag. 55, 227, 251, 333, 385, 454, 472, 559,610,613. Esposizioui agricolc, — p cav. ab. Lodovico m. e. — Suo avanzaniento a pre- sidente dell'i. r. Istiluto, e di- scorso relative, pag. 225. — Kicercbe sul sigillo di JMae- sla deir imperatore Rodol- fo I, pag. 227. MiMCii prof, llaffaele, ni. e. — Sopra due nuove forniole di integrazione delle funzioni di (jualiuique ordine a piii va- riabili, Memoria, pag. 69. UliNiscALCHi CO. Francesco, n). e. — Sopra la coltura delle lingne oriental!, sunio della I parte di una Memoria, pa- gina 454. — Relazione sui concnrsi in risposta al quesi- to scientifico sull' istmo di Suez, pag. 517. Moi.i^' prof. Ralfaele. — IVolizie elinintologiclie, p. 146, 216. INamias dott. Giacinto, m. e. e segret. — SiiU'ulcera deilo stoniaco, rVota, pag. 43. — 780 Osserv;izioni snpra una Mo- nioriadol ni.p.GiuIio Snndri, pag. 85. — Ccnni storici so- pra Giovanni Casoni,p. J 75. Nardo (lott. Domen. ni. p. — La spiegazione data da IMaiiro- lico, ed accettata dai fi>iei, dell'apparire rotonda a con- siderevole distanza la forma dellininiagine di iin foio an- golare prodotta dal passag- gio per psso deila luce del sole, ec. l\ota, pag. 319. — Cataloghi ilhistrati degli a- nimalideiie provincie venete e del mare Adriatico, pagi- na 405. — Sul problema A- ristotelico, e spiegazione da- lane da Maurolico. Menio- ria 2.' , pag. 688. iVo»i///e,— pag. 225, 298, 4G0. Notizie nccroloyiclie, — pagi- ne -175, 400 e 775. Osinio. — Cenni sii I' atUiale malallia dei baclii da seta, pag. 752. Pasiisi Y. — Quistioni di eco- nomia pratica, pag. 745. Pazieisti piof. .Antonio, m. e. — Sopra r psistenza del- Tarsenico nelle acqiie mine- rali, IVota, pag. 47. — Sidla presenza (IpUarsenico nelle roccie del monte Civillina ; tomunicazinne verbale, pa- gina 610.— Rapporto sopiM due opuscoli del sig. G. B. Toselii, pag. Oil. PoLi pi of. Balda?sare, in.e. — Sul credito fondiario, conli- nuazione e. line (blla Memo- ria I(, Snnlo. pag. 271. Premii, — pag. 472. Processi cliimici, — pag. 67. Prof/ramnu, — pac. 80, d07. 472, 252, 331, 497. OiERiivi Stampalia co.Giovan- ni. — Sua nominaasocio cor- rispondente, pag. 400. Ragazzim. — Lettera in cui annunzia iin processo per li- cavare note\ole quantita di acqua salso-jodica dalla ter- niale del monte Irone presso Abano, pag. 07. — Sua no- mina a socio corrispondente, pag. 460. — Intorno all'ar- senico neir acque di Civil- lina, IVota, pag. 465. — Sui caratteri lisicn-cbimici, ed applicazioni mediche dell'a- cqna salso-jodo-bromica, ri- cavata con nuovo processo dalla termale di Abano, pa- gina 598. llapporli, — pag. 320, 505, 517,011. Kclkjuie della flora fossile eo- cena del monte Pastella, pa- gina 751. Sagredo CO. Agostino, m. e. — Su le relazioni degli Stall europei lette al Senato dagli anibasciatori veneti nel sc- colo XVII, pag. 72. — Os- seivazioni e desiderii di ani- miglioiamenti per Venezia e le provincie venete, p. 115. — Sui lavori della Conimis- sione centrale per la scoper- ta e la conservazione dei mo- nnmenti della Monarcbiii Au- striaca,Relazione,pag.324. Sam)RI Giiilio m. p. — Sullo sta- to sanitario di Verona (conti- miazione), png. 5. — Perche lo studio de' inorhi specific! lion progredisce in propor- zione di altii studii nTEDEscni. — Comunica- zioni inlorno a zolfanelli compost! di mateiie non ve- neficlie e incoiuhiisiiliili, pa- gina 752. E H H A T A COUKIGK Pag. 680, lin. 18. )))onr\ HD^n M^rin r\^)pr\ TcHiila Tiinuiz Tecula a Taiunuiz I i« «\^gF r i^^ fe^3ft ' ^''fl ^ i..i*