' . *.. <: > - W-* ì; \\ r y > V r is?\ •■ -'-j> .J» ■ ^ '>^>' ■ S * ^ s^ "i^-v --^>tL'.. è.m^ ^»i . . 322^ HARVARD UNIVERSITY. LIBRARY OF THK MUSEUM OF COMPARATIVE ZOOLOGY. M.^^u:U^\l>A^\c. AUG ó 1896 ^^^^ ATTI R. ISTITUTO VENETO DI SCIENZE, LETTERE ED ARTI (TOMO LUI) SERIE SETTIMA - TOMO SESTO DISPENSA NONA VENEZIA >RESSO r,\ SEGRETERIA DEI. R. ISTITUTO NEL PALAZZO LOREDAN TIP. CARLO FEHRARI ^V^ 1894-95 Piibbl. li 15 Settembre 1895 INDICE Atto dell' Adunanza ordinaria del giorno 14 Luglio 1895 . p. 963 Lavori letti per la pubblicazione negli Atti. E. Teza, m. e. — Delle operette minori di David de' Pomi. Nota » 965 F. Cipolla, s. c. — Nuove noterelle Dantesche . . . » 986 R. Banal. — Di una classe di superficie a tre dimensioni a curvatura totale nulla. Nota » 998 A. Stefani, s. c. e d ■■ E Cavazzanl — Se il moncone centrale di un nervo si possi unire col moncone periferico di un nervo più lungo, e se, avvenuta la unione, questo conservi le sue proprietà fisiologiche in tutta la sua lunghezza. Ricerche ..,..» 1005 F. BoxATELLi, m. e. — Percezione e pensiero. — Parte 111. Il pensiero » 1027 P. Ltoy, m. e. — Le misteriose barchette della Fontega (Fimon) . » 1092 A. Tamassia, m. e. ■ — Sulla causa di morte nel!' impicca- mento e mezzi congeneri. Nota . . . . » 1106 M. Tono. — Bollettino meteorologico dell'Osservatorio di Venezia. Dicembre 1894 » 1120 Elenco dei libri e delle opere periodiche pervenute al R. Istituto dal 10 luglio al l. Agosto 1895. . . » <"xxv AUG 3 1891 ANNO 1394-9G DISPENSA IX.* ADUNANZA ORDINARIA IDEILI GS-IORISTO 14= LUG-ILIO 189» PRESIDENZA DEL SENATORE FEDELE LAMF'ERTICO PRESIDENTE Sono presenti i membri effettivi : Lorenzoni, vicepresidente; Fambri, segretario ; Berchet, vicesegretario ; Pirona, De Leva, Vlacovich, Trois, E. Bernardi, Canestrini, Saccardo, Gloria, Marinelli, Omboni, Bellati, Deodati, Keller, Bonatelli, Stefani, Spiga, Teza, Morsolin, Lioy, Martini, Tamassia, Veronese, Papadopoli, Chicchi, Da Schio ; nonché i soci corrispondenti : Occioni-Bonaffons, Cassani, Ferraris, Castellani. Giustificata l'assenza dei membri effettivi : Rossi, De Betta, .1, Bernardi, Favaro De Giovanni e del socio corri- spondente G. B. De Toni. Letto ed approvato l'Atto della precedente adunanza, vengono presentati gli elenchi dei libri pervenuti in dono e dei nuovi acquisti dopo l'ultima adunanza, facendosi par- ticolare menzione dell'opera su Giacomo Zanella donata dal Presidente e del VoL I, 2.^ ed. della Storia del diritto ro- mano dalle origini fino alla morte di Giustiniano dal prof. Landò Landucci. Dopo di che furono presentato e lette le seguenti Memorie : T. VI, S. VII 72 (964) [2] Dal m. e. P. G. Vlacovich — L'estremità intestinale del condotto biliare. Comunicazione. Dal m. e. P. Fambri e s. e. P. Cassani — // problema della equivalenza. Dal m. e. T. Martini — Intorno alle forze eletlrotnotrici sviluppate dal platino e dalla spugna di platioio irn- ìnersi in un liquido acidulato. Dal s. e. R. Nasini e F. Anderlini — Ricerca dell'Argo nelle emanazioni terrestri : I. Gas delle terme di- Abano. Terminata l'adunanza pubblica alle ore 14, 1' Istituto si raccolse in adunanza segreta per la trattazione degli affari posti all'ordine del giorno. DELLE OPERETTE MINORI DI DATID DE' POMI N 0 T A D E L M. E. E. T E Z A Delle due iegfp ebraiche, 1' antica tramutò usanze e pensieri di molte famiglie d' uomini ; la seconda, rinnovata nelle tradizioni de' rabbini, né si nascose del tutto, né fu del tutto oppressa da emoli o da inimici ; ma rimase solo stromento di civiltà nazionale. S' era coperta di lungo pa- ludamento che, avvolgendosi a' piedi, le toglieva forza al correre e velocità. Che molta parte de' precetti misnaic non dovesse servire che a quelli di dentro, è naturale ; gì altri di fuori non avevano a curarsene; né la curiosità de secreti religiosi è, nei giardini della scienza, fiore antico ; ma alle brevi sentenze, tutte nerbo e vita, che sono tanta parte delle Scritture, non s' erano rivolti da secoli con ar- dore uomini non ebrei? e Salomone, re di menti israelitiche, non era poi diventato re del mondo ? Strano é dunque che la sorte velasse un libro che, in altre sentenze, spe-ichia altri tempi, altri uomini, i Capitoli de' padri. Le scritture erano venute alle genti, portate loro dalla ellenica, che facendole sue proprie le tramutava per tutti : alle opere dei rabbini, del maestrato più recente, non po- teva più servire quella efficace e ingegnosa mezzana ; ogni popolo aveva a interrogare da sé la sinagoga. Le sentenze della Bibbia serbavano fresco il colore delle cose umane, (906) [2] queste altre si ristringevano di più a' bisogni degli israeliti. I concertiti, se non avevano a nuocere a" compagni di prima, a mostrare zelo di uomini rinati davvero, mettevano da parte l'ebraico: de' cristiani, i timidi ne rifuggivano e i più saldi neir intatta fede non se ne curavano; come se la schiatta ebraica avesse perduta tutta la sua fecondità e non se ne potesse più nulla imparare. Di tanta ricchezza che è nella gnomica arabica che prò aveva cavato l'Europa ? e e' era forse da sperare meglio e più nelle miniere de' rabbini ? Ne derivò che tardi, e di rado, ebrei e cristiani mo- strarono a pochi eruditi quello die i padri dicevano, ve- stendolo di latino : che in italiano, appena se ne vide il segno, quando si tenga solo conto dei secoli passati : che la ver- sione non rimase che aiuto ai fedeli meno esperti dell'ebraico che piamente usano il Rituale : e la lettura di quelle sen- tenze, diventando pascolo del tempio, scemò loro forza e diffusione nella vita civile. Pareva forse il cavai-le di là una profanazione agli ebrei : profanazione, di altro colore, pareva a' cristiani V accettarle ; che i libri di chiesa so- migliano a granellini d' incenso sacrato, che nessuno vende e che, mezzo bruciato da mano straniera, nessuno ri- compera. IL Per ogni parte delle umane ricerche vuole grande ar- dimento l'asseverare chi sia il primo; ma che, quanto al- l' Italia, andasse innanzi a tutti gli altri nel rivelare una parte dei Capitoli de'padri, David de'Pomi, è probabile assai. Questo medico (i), venuto da Spoleto a Venezia, vissutovi (1) Dico De' Pomi, e non De Poniis, perchè, tra gli italiani [3] (007) a lungo costante alle sue credenze e al suo po[)olo, è un esempio vivo delle liberali istituzioni come delle liberali costumanze nello stato e fra i cittadini. Domenico Grimaui e Marco Grimani, due cardinali, ne avevano amorosamente protetto lo zio, e Giovanni Grimani, (') patriarca di Aqui- leia favori il nostro David, come un altro uomo di chies:i, e veneziano, mons. Daniele Barbaro, lo incot'aggiava nelle opere di eru(ii/,i(>ne ; e al Patriarca ò deilic ito L' Ecclesiaste di Salomone nuooamenle dal tento hehreo tì^adottu e se- condo il vero senso nel volgar idioma dichiarato dall'ec- cellente phisico M. David de' Poìni hehreo (In Venetia, app. Giordano Zilelti, 1571). Qui il testo ebraico, la ver- sione, ('^) e un breve commento da morale filosofo ; al quale nostro David voleva essere chiamato così: e in ebraico, con vocabolo che ha lo stesso significato, min ha-Tapuhlm. L' opera più nota, e stata più d' importanza a' suoi tempi, è il Lexicon haebraicum (Ven. 1587): nel 1588 uscì la Enarratio brevis de senum affec(ibus,e morì l'autore, ni Venezia, a sessantati'e anni. Rimando per brevità al Graetz (Gesch. der Juden IX, 504) che rammenta come egli traducesse nel suo De medico alcuni KernspriXche nus dem Tnlmude, ma s«nza avvertire che sono pi'oprio (quelli dei Padri. Anche il De' Pomi aveva solo detto Priscorum hebraeorum... sententiae (p. 122). Vero è che i Capitoli dei Padri si leggono appunto nella Mishnah, alla fine del quarto Seder, e quindi sono talmudici; ma non bisogna dare a questa antologia dello spoletino un nome troppo generale e che inganna. (1) Marco (-[-1544) e Giovanni (+ 1593) sono fratelli, e nipoti di Domenico Grimani; il quale era figliuolo di Antonio, il doge. Daniele Barbaro fu coadiutore di Giovanni Grimani. A seguire questi fili mi aiuta cortesemente il collega Stefani. (2) Come traduce il De' Pomi ? Ecco qui ; non metto a riscontro che il Diodati e la esegesi fatta con senno e dottrina dall' amico mio I). Castelli (7^ libro del Cohelet. Pisa 1866).; troppo si sconfinerebbe a cercare e dare di più. Ili, 1. Ad ogni cosa è tempo, ed è stagione ad ogni affetto sotto a gli Cieli. Nel margine c'è ad affetto la glossa vo- lontà : astone dice il D. bisogna, il C. Forse, ogni cura serberebbe di più la immagine antica. — III. 9. Qual è V avanzo di colui che opera, (968) [4] libretto cresce nerbo un altro libretto, (i) venuto in luce Tanno dopo, ed è il Discorso intorno a V humana miseria e sopr^ al modo di fuggirla... composto da V eccellente me- in quel cW egli s' affatiga ? Qui deve decidere il gusto se meglio suoni profitto (D.) 0 vantaggio (C.) o altro. — III, 11. Ogni cosa fece bella nella sua stagione, diede anco l'Eterno nel cuor loro: se non che non trova l'uomo Voliera che fece il Signore dal principio alla fine. La glossa ad Eterno è secolo ('olam). Molto meglio gli altri, e tutti : il mondo. — III, 14. . . ed il Signore il feee per quei che temono il suo conspetto. Ma, nel margine, assai meglio: acciò che temano. — III, 18. Io dissi nel tnio animo sopra al parlamento de gV uomini (<-:he elicono) avergli eletti il Signore e tenerne cura, che questi tali sono V istesse bestie. Il Diodati : intorno alla condizione de' figliuoli degli uomini : più semplice il Castelli, per quello che dicono. — III, 17. Io dissi n-el mio cuore, il giusto e l'empio giudica il Signore : perchè ad ogni vo- lontà è tempo ed a tutto quello che ivi è fatto. Il Diodati, nelle dae prime edizioni : per qual si voglia cosa vi è un tempo, e ad ogni opera soprasta un Quivi. La revisione del 1894 : perciocché, là, vi è un tempo per ogni cosa e per ogni opera : accostandosi alla postilla del Diodati che diceva : altri, E che quivi d' ogni opera, e. sarà fatto giudizio. II Castelli: cos'i vi è tempo a qualunque bisogno e a qualunque fatto. Salto dentro ad un altro capitolo. IX, 1 . . . trovai che gli giusti e gli savii e gli loro servi ; che è errore da correggere, dicendo fatti (D.) oppure opere (C.) — IX, 4. Per certo è qualche speranza a colui che si accompagna fra tutti gli vivi ... ; dove V jebuh^ar, male si intende- rebbe. {E eletto, D., da preferirsi C.) — IX, 7. Va mangia con alle- grezza il tuo pane e bevi con buon nuore il tuo vino, perchè già piacque al Signore V opera tua. Non bene il Diodati : se pure Iddio gradisce le tue opere. Non è luogo ritoccato — IX, 10 ... non vi è certo, né scienza, né sapienza .... Manca la voce opere fma'asheh) sfuggita forse perchè poco innanzi c'è^a^hch. — IX, II. Virtuosi (jode'lm) anzi che inten- denti (D.), 0 dotti (C.) non istà bene ; e la versione letterale di jiqreh resta oscura ; ha il De' Pomi perciochè a tutti questi occorre il tempo ed il momento. Né è bene che la cattiva rete diventi amo cattivo (mesóddh XI, 12). (1) Nella traduzione egli rimanda spesso nel margine ai Rie cioè a' Ricordi; e con questa parola egli intende una parte del suo di- scorso. Qui infatti leggiamo (C. 28) : Da tutti affanni si libererà colui il quale sarà ricordevole ed osservatore delle sentenziose parole e ri- cordi diffusamente d etti dal sapientissimo Salomone nel suo Ecclesiaste. Ed acib si possano meglio intendere, muterò V ordine delle sentenze [5] (96i)) dico M. David de'Pomi //ebreo, a maggior intelligenza del- l' Ecclesiaste di Salomone ; da esso autore tradotto e di- chiarato (In Venetia, app. G. Ziletti, 1572). Di questo strano poema tilosolico, che si trasforma in ogni versione, e direi quasi ad ogni lettura, è bene vedere una schietta rappre- sentazione, di scuola giudaica, ma d' uomo che, cosi per il latino come per l' italiano, s' era accostato da prudente e savio discepolo ai dotti incirconcisi. Del Brucioli, e delle stampe fatte via via dal 1532 della Bibbia, il nuovo tra- duttore non dice verbo : egli cammina franco co' suoi piedi. Poco sappiamo di questo medico scolaro di Bartolommeo Eustachi, (*) e chi sperasse sulla vita di lui, o de' suoi compagni, o intorno alle nazioni tra le quali opera e scrive, {^) non senza qualche confusione scritte dall' autore, per dar maggior gra- vità alla materia: poi, in una lista di novantanove proposizioni, egli ci dà il succhio della sostanza. A vecchi e nuovi commentatori del Co- helet, del Congregatore (come dice il De' Pomi, VII, 27), pare che sia sfuggito. (1) li quale « alter Galenu.s, non Komae solum sed ubique exi- stimabatur » {De med. heb pag. 8). (2) Di passata il De' Pomi cita altri medici israeliti, alle corti de' papi. Itdius secundus.. celeben~imum phgsicum iudaeum Simeoneni Zarfhdi nuncupaium, non sine maximo decore, favore, mercedeque ingenti, apud se conduxit. p. 70, [Gf. Grcvetz IX, 45, Simeon ZarfatiJ Paolo terzo chiama lacob Mantinum. p. 70 [Cf. Graetz, IX, 50 lakob Mantin,] Egli ebbe il cappello nero : onde il De Pomi : pilei atritas, seu nigredo, tum aliis midtis tum praesertim lacob Montino medico concessa a praeclarissiìno Yenetorum Senatu maturo Consilio extitit (p. 81). — Per gli altri vedi il Graetz che chiama testimonio il De' Pomi (IX, 49 e seg.) : quando questi dice che Roma Bonetum comendat in- tende certo quel Donet de Lates, venutovi da Provenza, del quale parla altrove (IX, 45) il Graetz. Non si dimentichi il Senae Isac Sacerdoti summam laudem tribuunt. Dove il Graetz legge nel nostro autore Abram de Palmis . . . reverendissimi cardinalis Grimnni physicus (IX, 50) la stampa dà invece card. Gamm,ari : e la correzione va fatta da chi non debba indovinare a caso. — Di Vitale Alatino, zio del De' Pomi, questi pone il noma alla pag. 70, e il Graetz alla p. 357 del nono volume : ma non vanno trascurati i .suoi pregi : iam per mid'a secuki Themistii de- (970) [6] cavai" notizie buone dalla dissertazione che ej^li stampò De medico hebraeo {enarratio apologetica, Ven. apud Ioa. Va- riscnm, 1588), si ingannerebbe. Lo stile latino è, a dire il vero, mediocre, benché ne corrano tra gli eruditi lodi che passano il segno: forse i critici vollero far onore alle pa- role, non le chianaerò giudizio, di Aldo Manucci figliuolo di Paolo, che trova essere hi e liher ita elegans et o?nm ex parte perfecLiis, nihil ut miài qn/idem Ime in materia vel ornatius vel doctius legi posse mdeatu7\ Aldo era certo il vero maestro da guidare poi le opinioni di tutti, ma che cosa non dice agli autori, o questi lo nascondano o ne fac- ciano pompa, il pessimu/n amicoriim genus? Sugli studi per la medicina presso agli ebrei, qui sarebbe stato vero luogo per ammaestrare i posteri, se chi vive e vede amasse provvedere anche a' bisogni e a' capricci della futura cu- riosità ; e molto si pagherebbe a penetrare, a fianco a quel dottóre, nelle case, al letto de' malati. No, no : il De' Pomi non vuole che riaccostare le due famiglie religiose ; (i) gli sideratam expositionerii super Arisi, lib. de Coelo et mnndu latinitate donavit. Pare la traducesse di arabo in ebraico e di ebraico in italiano (De med. p. 71). Il libro arabo dovrebbe essere quello stesso che è rammentato dal Wenrich (De auct. graecorum versionibus p. 286) a lahjd ben Adi vel trtinslatum vel emendatum ; ma, cosi alle strette come sono oggi, uoii ho modo di aggiungere nulla di più. (1) Tiro fuori solo un luogo che mostri gli spiriti e l'arte dell'apo- logeta. Gesù fu messo a morte da ebrei come ebreo, e non già come romano, o tedesco o spagnolo o francese: non n' ebbero dunque in- giuria, ma piuttosto gloria, queste nazioni poiché i cristiani, per !a maggior parte, non sono di .sangue giudaico. E dà un esempio, che tra- scriverò tutto intero: Armenus popidus, excmpli gratta, Turcarum re- gein occidit, cujus regnura, propter aliqaod iam confectum testamen- tum, Francorum rex suscepit, atque haereditatem. Libet igitur interro- gare: quaenam ob hoc facinus iniuria Francorum regi f'acta sii ? Nulla profecto, sapiens respondebit : quinimmo haud mediocris sibi evonit ì.itilitas (p. 61). Che sia una profezia? Ohe una felice ribellione di armeni, non dico uà regicidio, profitti solo a una famiglia di franchi? coi testamenti inventati dai notai di stato ? [7] (071) Olii essere ii'i-agiuiievoli ; 1' ehi'eo non venii'c, incoronati) di alloro dottorale, a fare sceui[)io de' cristiani ; salutai e esempio avere dato parecciii pontefici che di questi figliuoli d'oriente, della loro dottrina e delle pratiche, si fidarono assai. Qua e là, nella sua tranquillità di filosofo che mette pace, si riscalda un poco ed assomiglia a' fervidi predicatori; cosi che del l'affettuosa tolleranza a'suoi egli ripesca esempi, dove nes- suno li cercherebbe: Quinimmo Gentiles canes Tesus appel- lava, ludaeos ver^o filios; non est enim, bonum sumere panein fìliorumet miiiere canibas. {^) Poi altri segni rac- coglie dalle storie di Giuseppe Ebreo, e con soverchia dif- fusione trascrive per molti capitoli onoranze ed amori di principi persiani, egiziani, greci e romani verso gli Israeliti. Ma non voglio troppo allontanarmi dalla Gnomica. Finita l'apologia, c'è nel De' Pomi unAppendioc; e qui lascieremo che egli ci dica lo scopo che avrebbe. Priscorum hebraeoì'vm quasdam senterdias a nubis seledas in prae- sentis Iractatus calce apponere no ìi, ubsurdum ccnsuimus; quae in hebraicis scholis ad invenuin eruditionem quam dilir/enlissime lectitaìiliir ; ut iudaeì medici urbanitas clarior delractoribus innotescat (p. 122). Già fino dalla prima facciata ci aveva annunziato, che annectuntur ... non- nulla avrea dieta, ex priscorutn hebraeorum monumentis excerpta : mincpriinum latinitale donata et adstudiosorum utilitateìn, in lucem edita. Forse le ultime parole lascereb- bero credeie che vi fosse aci:anlo al latino anche l'elìraico, (1) Con le pi-upi-ie parole (Iella Volgata; solo clic l'autore limanda a Matleo, nel capo VI, anzicliò al capo VÌI, v. 27, di Marco. 0 anzi diremo che il Matt. per Marc, sia uno dei tanti errori che ha la stampa. (972) [8] e non è : e, (jiiauto al nunc primum, senza accusare di vanteria lo scrittore, avremo da contrastargli. 11 De' Pomi non traduce dell' aureo libretto ogni cosa: poco toglie al sesto capitolo, nulla al quinto : riordina a modo suo le altre sentenze dei quattro primi, che sono dell'edi- ficio le forti colonne, e tralascia il nome del maestro al quale sono nella tradizione me'=;se in bocca le varie sen- tenze. Nella intessitura storica egli cosi rompe il filo, e non fa bene ; per i giudizi sulle cose umane non è inutile il sapere chi sia il giudice, di quanta autorità, di che tempo. Volendo io rinfrescare la memoria del nostro medico, rimetto al loro luogo le sentenze ; ma non v' aggiungo quello che il De' Pomi ci negò; bastando che i puntolini mostrino come, fuori di tempo, si indebolisca li sentenza. Metto, per il primo capitolo, accanto a questa versione un'al- tra antica, ma non tanto, che venne di Fiandra; e così si giudicano due scrittori, collegando, come David De' Pomi voleva, israeliti e cristiani. Autore è Giovanni Drusio (1550- 1616), un cattolico dotto di Oudenaarden, e il suo libro è chiamato : A pop ht he g mata ebraeoruìn ac arabum. Ex Avoth R. Nathan, Aristea, Libro selectarum Marga?n- tnrum, et aliis auctoribus collectn, La/.ineque reddita, curn brevibus scholiis, per I. Drusium Aldenardensem (Fi-ane- kerae, excud. Aegidius Radaeus, 1591). (*) Egli ci confessa nella introduzione non essere il primo, ma avere compiuta r opera sua adiutus (cur diffUecirJ) laboribuz probissimi ac eruditissimi viri Pauli Fagii qui Capitola Patrum antea lalinitate donaverat. (l) Bisogna citarlo tutto intero perchè altri non si inganni veden- dolo con altre parole rappresentato. Cosi il Wahl {Dus Spriclncort der hehràisch-aramàischenLiterattv, Leipz. 1871 p. 105) dirà: Brusii Ebraeo- rum et Arabum procerbia ex Avoth, Avoth U Nathan iibris selectarum Margaritarum et aliis auctorihus rollecta Nello stesso libro chi vegga il Fagli Sententiae vere elegnnter piae etc, non crederà forse che es5o contenga il testo e la versione dei Padri. [<)J (!)73) Infatti Paolo Biìchlein, vii'temberghese da Isny, o come egli latinamente si cliiamò, il Fagius,(i) messa stamperia nella cittadina natale, vi pubblicò il libro dei Padri : Sententiae cere elegantes, pine, mireque.... uHles, velerum sapientum hebraeorum qua^ DM^H 'P'ÌB ^"^ ^st Capilula, aut si mavis Apophtegmata Patrum >?o?nmani.... per P. Fagium. Ex-cii- sum Isiiae in Algavia, oppido imper. Anno 1541. Vedremo che il tiammiiigo non ricopiò alla lettera. Il De' Pomi si inganna dunque a dirsi, tra i latineggianti, primo volga- rizzatore ; ma non direi che ci inganni. Isny non è alle porte di Venezia: mercanti e lettori non s'aiutano con tanto vigore nel cinquecento da fare che i libri di Germania corrano veloci in Italia. Né da altra parte va accusato il fiammingo se del nostro medico non sa, e non dice nulla. CAPITOLI \)V: PADRI 1 . . . ludicium ne praecipilaiis [p. 123] - Drus. p. 4. ludica cunctanter. - Fag. Esloce moram trahenles in iiidilio. 2 . . . . Triti inundnm sastinenl : lex nempe, cidtus dimnus et charitas. Vel, secundum alios : ("^) luslitia, (1) Molti forse penserebbero a lihricciolo, a. Bnch, anzi chea Buche, e al piccolo faggio : e non si vede come il Biichlein, se veiiiinente era (luesto il casato, si muti in aggettivo. Il quale aggettivo poi, in buon latino, poteva alarci o F"ageus, o Fa^-ànus. o Fagineus; il FAfiU'S è già deviazione dalle leggi della lingua, benché a (juelle fossero ligi i rin- novatori degli anti.'hi studi Se iimi che nasce la voglia di fare un'altra domanda: è proprio vero che il Fagius sia un lìuchlein, '-. non sarebbe invece un Bithen, e alkira un far/eus davvero? La tradizione si sa- rebbe oscurata; ma il dilucidarla spetta a' tedeschi. (2) 11 secundum alios accenna alla sentenza di Sim-jjie figliuolo di Garaaliel (Pirke AO. I, 18 e presso il Drusius p. 14). (974) [10] veì-itas, pax. [p. 122] - Drus. p. 4. Dicebat trihus con- sistere mundmn, Lege, Religione ac Beneflcientia - Fag. Super legem, s. cuUum et supe?^ 7'etrihntionem beneficiorum. I, 5 . . . SU domus tua patefacta. - Sint faìnuli tui pau- peres. [p. 124] - Dixerunt sapientes : Cum muliere midtum eloquium ne profandas. Cum, propria uxorie intellexere, tanto magis cum alterius muliere; imde aiunt : qui cum muliere verba multiplicat malwn propriae personae causai et a verbis legis vacai, ac tandem infernuìn haer editai, [p. 126] - Drus. p. 5. Domas tua plateam versus patens esto. Pauperes do- mestici tui sunto. (1) Cum fbemina ne m,ultmn ser- monem habeto. - Fag. Esto domits tua aperta adversus plateam, sintque pauperes fìlii domus tuae ; neque midtiplices colloquium cum m.uliere : cum tua uxore dixerunt, quanto minus cum uxorie proximi tui, hinc est quod dixerunt sapientes: Omni tempore quo homo imdtiplicat colloquium cum muliere accersit malum sibiìnetipsi et impeditur a studio legis, tandemque descend.it in gehennam. I, 6 . . . Praeceptorem Ubi constitue et socium acquire. - De unoquoque benemeriti lance iudicas. [p. 124]. - Drus. p. 6. Fac ut habeas praeceptorem. Compara libi socium. ludica quemvis hominem secundum lan- cem aequitatis. - Fag. Fac Ubi praeceptorem et acquire Ubi sodale?n, estoque iudicans omnem hominem ad lance m innocentiae. I, 7 . . . Te a praoo vicino sejunge [p. 123] - Impio ne cohaereas. Ne sis supplicio futuro dif'fìdens. [p. 124] Drus. p. 6. Vicinum inalimi fag ito. Cum improbo societatem ne coito. In adversis ne diffidilo (2) - Fag. (1) E aggiunge: Lectio vanans : sint domestici tui miies. (2) E aggiunge: atti desperato. [1 1] (9Tr,) Elonga le a vicino malo, ncc associes le impio, tiequc a corde diinoveas rindictam {Dei, oh ad/nissum pec- co lum). I, 12 . . . Cole ac insequere pacem - Crealuraa omncs dilige el ad legem illas insWue. [p. 123] - Dkus. p. 8. Admonebal suos ut essent ex discipulis Aharonis, qui diUgehat pacem, sectabaht?' pacem, amabal homines et applicabat eos ad legem. (i) - Fag. Eslo ex disci- pulis illias Aharon qui diligebat pacem,, sectabat pacem, diUgebat homines et applicabat eos ad legem. I. 15 ... Tempus praeftxum legis studio consUtue. - Die panca, age vero multa. - Unumquemque benigna fronte recipias. [p, 122] - Drus. p. 18. Fac legem tuam fixam. ('^) Loquere parum et fac multum. Excipe quemvis hominem bono vultu (3). In Fagio allo stesso modi): solo clie c'è placido vultu. I, IG ... Secede a dubiis ... [p. 123]. - Diiis. ... - Fag. Abstrahe temelipsum a re dubia. I, 17 ... Virtus haud in studio, verum in actione coìi- sistit . . . [p. 123] - Drus. p. 14. Non sermo funda- inentutn sed opus. - Fag. Ncque sermo est funda- mentum, sed opus. II, 1. . . . Unaquaeque eligenda est consuetudo, quae illain exercenti homims praestet gloìHam. - [p. 122] Tria perpende nec unquam delinques. Scias quid supra te ; oculum inspìcere et aurem audire, singulasque ope- raiiones esse perscriptas. — (Drus. p. 14). Il, 2 ... Reipubblicae officia ad gloriam coeli sunt exer- cenda [p. 123]. II, 5 ... A repubblica te minime segreges. - Tibi ìpsi (1) E aggiunge; hoc est ad fnir/em reducehat. (2) E aggiunge: Faghis enarrai: ITareto tertum tempos quod IMPENDAS LECTIONI SACRARUM LITERARUM. (3) Nel Drusius c'è anche, a pag. 19: Hanina : Excipe quemvis hominem cum gaudio. (9T6Ì [12] non confida.^ donec ad diem. tui ohiius peri^enp.rìs. - Nec socium tnum daw^nare velis, nisi quum ad, suum accesseris locum [p, 123]. (Drus. p. 9). II. 8 .... Quicumque midtiplicat carnem, muUiplicat vermes ; mulieres, mate fida: gemmas, dolores : ancillas, Ubidìnem : famulos, furtum : legem, vilam : studium, sapientiam: consilium, prudentiam : iustitiam, pacem: [p. 123]. (Drt-s. p. 11. 12). II, 15 ... Dilige proxiini honove?n velati tuum. - Ne sis ad irascendum pronus. - Convertere per unicam diem, ante obitum tnum.... [p. 124]. (Drus. p. 16, 17). 11, 17 ... Custode bona proximi, voluti tua. - Te ipsum ad legem adipiscendam dispotie : illa enim haud tibì est hereditaria. - Omnia ad Bei gloriam operare. [p. 124]. (Drus p. 17). II, 16 ... [A secalo hominem desttviimt^ invidia, (') con- cupiscentia et vana gloria, [p. 124]. II, 18 ... Ne videaris libi ipsi impius. [p. 133]. II, 20 . . . Di^s breuis, ars vero multiple^, operarti segnes, merces autem magna, oeconomus quinetiam impellit. [p. 122]. i^) II, 21 ... lustorum donum in futuro esse scito [p. 122]. Per gii altri capitoli è sufficiente tener conto delle sen- tenze che il De' Pomi volgarizzò, o intere od in p irte, mo- strando dove ce ne sia qualcuna presso al Drusio: III, 1 - (Pr. 17.) Ili, 2. - III, 14. - 111, 16 - (Dr. 19; ma solo VEx- cipe queìnvis horalnem cum gaudio, attrib. a Hanina). III, 22 - (Dr. 20) III, 24. - (Dr. 19.) (1) Il De' Pomi mette assieme le tre sentenze che abbiamo Pir. Ab. 3, 14 ; 2, 16 ; 4, 28. — Nel Drusius si Jeggono la prima e la terza alle pag. 17 e 25. (2) Nel Drusius (p. 17) s'attribuisce, anzi che a R. Tarson, a R. Simeon Nathanaelis fllius. E così pure la sentenza che segue (p. 16). [13j (iITT) IV, 1 - (Dr. :^1.) - IV, ?> - (Di'. 22.) - IV, 4. - IV, n. - IV, 10. - IV, 18. - IV, 20 - (Dp. 23.) -IV, 23 - (Dr. 24.) - IV, -,^7 - VI, 5. - VI, 12. Pochissimi sono i luoghi nel De' Pomi che non si in- conti"ino alla lettera nei Padri; come, alla pag. 122, In iis quae ad principatuìn attinent, solUciU estote (i): alla pag. 124 Timor' peccali sit scientia prior, (2) e alla pag. 125. Unde versus^ ìnelior est Lardus ad iram vi>'0 forti, et qui dominatur animo suo, espugnatore urbium, che sono le pai-ole de' Proverbi. (XVI, 32). E finalmente darò la scala delle durezze (p. 126) che, air ultimo gradino, tira fuori le donne. Gli architetti, in codesti edifici, usano essere maschi ; e ancora, in tanto affaccendarsi della nuova letteratura femminile, la vendetta vera non è comparsa. Si direbbe che del vecchio e burbero padrone le liberte serbano, se non il rispetto, la paura. Duria Duriora Mons, ferrum, quia mortem iucidit: ferrum, ignis, q. ferrum comburit : ignis, aqua, q. ignem extinguit: aqua, nubes, q. aquam substinent : nubes, ventus, q. nubes dispergit : ventus, homo, q. ventura substinet : home, vinum, q. homini dominatur : vinum, sojnnus, q. somnum [I. vinum] vicit : somnus, raors, quia somnum superat : a morte ta- men iustitia liberat ; at mulier prava, morte amarior. Unde versus: Et inverti amariorem morte midierem. quia est sicut arni vel retia et sagena cor eius, vincula sunt manus illius : qui placet Deo effugiel illam, qui autem peccator est capietur ab illa (Ecci-es VII, 27). (3) (1) In parte: Staitene pregando per la salute del ref/no (Pm. Ab. III. 2). (2) Uno timoroso di peccato è R. Simone (Pm. Ab. II, 16). (3) .\nohe qui, il latino è della Volgata : solo che si leggerebbe : («'•^) [14] Quelle sentenze si leggono per sei settimane nei sabati dopo la Pasqua, ma piìi d'altri le raccolse il rituale della fa- miglia tedesca ; onde le frequenti traduzioni che se ne hanno in Germania. (<) In Italia troviamo, in librettini che stanno da sé, e insieme al testo, una versione che è pro- curata da Salomone Tedesco e che io leggo in una stampa veneziana (nella Bragadina) del 499 (=17;39): un' altra è degli eccellenti signori Simon Calimani e Jacob Seranal (Pisa, 587 = 1727 e Venezia, stamp. Bragadiiia 540 = 1780); un' ultima, e migliore, di Lelio della Torre (Padova 1862), che l'aveva già data fino dal 1846 nelle Preghiere, e che, volle emendarla. Anteriore a tutte è quella che abbiamo quae laqueiis venatorum est et scalena cor ejus. Pochi anni prima il De' Pomi aveva tradotto cosi : Ed io truovo amara più che la, morte la donna, quella che 'l suo cuore è lacci e reti e che le sue mani sono legami, dalla quale ne scampa coliti eh' è buono nel consp etto del Signore; ma il peccatore eie pre-so. (Nella vci-sione che di lui ho già citato più sopra). (l) Non dico che in Italia, tra gli ebrei, non si studino; ma ose- rei affermare che si la con istudio meno vivo e frequente che al set- tentrione. Anche nella catechetica, da' libri che m' avviene di consultare adesso, direi che i Padri corroborino in Germania piii che altrove la parola dei maestri. Se abbiamo un Libro d' istruzione religiosa-morale per la gioventù israelitica (Venezia 1828) dove questi apottemmi ricor- rano spesso (I, 2. 6. 17: II, I. 2. 4. 5. 15. 17. IV, 1 : 13. 15. 28. 29. V. 10) si pensi che il Bene-Zion, come lo chiamano, è rifatto dal te- desco, a uso (lei lombardi e dei veneti, per eccitamento del governo d' Austria. Fra tutte queste sentenze che il Catechismo cita, non da' nostri Capitoli, ma da altro luogo del Talmud^ una ce n' è che non si dige- risce bene. È obbligato V uomo, all' onoranza del suo maestro più che all'onoranza del padre (pag. 234) o, come dice la versione stampata, il maestro si è reso più benemerito verso di te che il tuo padre stesso. (Cfr. parole che assomigliano nella raccolta dello Schuhl al n. 2 e la nota del Franck, Jour. d. Sav. p. 664). Quando i genitori scriveranno 0 insegneranno la dottrina, si parlerà altrimenti e si farà bene ; ben- ché gli ebrei, in questo caso, dieno la mano ai vecchi brammani : e infatti direbbe il libro dei Mànava (I, v. 146) che, dei due, è più grave, più degno di lispetto il padre che dà la religione (gar'tyàn brahma- daìi pitàj. Il troppo stroppia. [15] (!:)79) oi-a con Ietterò latino ora con lotterò ebi-aiciie, e che dirò deiranonimo; ma ne tratterò più lungantiente alla Hne. (^) Nelle sentenze morali di uomini, e di intere nazioni, ognuno può scegliere; ma quando diventa un testimonio anche l'elettore, questi accresce valore e senso alle parole. Foco che le parole dei rabbini, messe assieme da altri rab- bini, 0 serbate in un libro di grande autorità, quando escono tra i moderni, e i non israeliti, vengono innanzi più solenni: non vi si mescola lo straniero : è di un sangue chi scrisse la canzone, e chi la canta. Ha il pregio ancora questo librettino di non compartirsi per ordini di virtù o di vizi, per modo che una massima ripeta l'altra, o la divori, come av- viene nei tanti Flores che usavano a nutrizione dei poeti troppo magri o dei troppo smunti predicatori. Non un eser- cito, ma una schiera di piccolo numero, con buone armi, e che corre svelta e animosa. Bensì, agli occhi degli stranieri, quello che in casa é noto a tutti, ha bisogno di illustratore, che sia parco e non ci gonfi anzi che nutrirci. Dietro alla (1) La edizione del 1739, oltre il titolo ebraico ha, in italiano, que- st'altro: Pesakim di Abot li quali si dicono li Sabati cke sono fra Pessach e Savuot, uno al Sabbnto, con la loro spiegazione in italinno. — Quella del Calimani e del Saraval si chiama : Trattato morale ecc. — Raro diventò anciie il libro del della Torre, e ne non fosse stata la gen- tilezza del figliuolo di lui, non avrei potuto goderne. La prima edizione è nelle Preghiere degli israeliti secondo il rito tedesco. Vienna, Schmid e Busch 1846. Metto a paragone i tre traduttori. (Ven. I723j, li, 12. Abà Saul diceva per nome suo, se fos.sero tutti li Savii d' Israel in scutella di bilancia, ed Eliezer figliuolo di Orcano anco con quelli ed Eleazar figliuolo di Arach nella scutella .«econda. contrapeserebbe lui a tutti quanti. (Pisa, 1727). Abà Saul diceva per nome del suddetto : se fossero tutti i Savii d'Israel in una parte della bilancia ed anco Kabl Eliezer figlio d' lrc;ino con essi, e Rabl Elazar figlio d" .\rach nelTaltra parte, con- trapeserebbe egli a tutti gli altri. (Pad., 1862). Abà Saul diceva in nome suo: Se tutti i Savj d'Israele, ed anche Eliezer d' Ircano, fossero posii in una lance, ed Eleazaro di Arach in un'altra, questi li contrapeserebbe tutti. T. VL S. VII 73 (980) [16] parolina di un savio scrittore e' è spesso la tentazione di trovarle troppi echi, o troppi contrapposti, o quella invece di rifabbricare tutta intera la storia di una nazione e de' suoi pensieri. Vengano vengano, guidati da uomo garbato, questi Padri: « aprano la bocca in sentenze; sgorghino detti note- voli di cose antiche ». (*) APPENDICE Come si trascriva in lettere ebì^aidie V italiano. Poi- ché ho alla mano queste Sentenze nella lingua nostra e sotto vesti orientali, non sarà male cavarne i principi che gui- darono, nel tramutamenio, gli ebrei. Per lo spagnolo è noto (1) Cfi". sahno 78, 2. — Le traduzioni tedesche, come è noto, sono già molte e si rinnovano. Si ricorra a quelle della Mishnah nel testo ebraico e tedesco riveduto dal Jose (Berlino voi. IV, p. 120 seg.), del Manheimer (Gebete, Wien, 1856 p. 175), del Jakobson (Sprùche 1888), del Kristeller (Beri. 1890) e del Sachs {Gebetbuch, Breslau, 18932»). Utili sono, quanto a commenti, i librettini di M. Cahn (P. A. Sprach- lich u. sachlich erlàutert. Beri. 1875) e di L. Ginzburg (Sprùche der V. erstes Capitel hisforisch beleuchtet. Beri. 1889); senza contare le Ses- santanove omilie sui primi tre capitoli del rabbino Meisel (Breslau 1894''). Cosi si segue meglio il filo della tradizione morale nelle scuole ebraiche ; benché questo, per noi di fuori, sia forse un andar troppo in là. Il Cristeller traduce parecchie sentenze anche in versi, e così aiuta la memoria. Anche l'Adler (^Thalniud. 'Welt- u. Lebensioeisheit, Fiirtli, 1851), traducendo e commentando, si arrestò alle dieciotto rnishnajoth del primo capitolo Per il francese rimando alla edizione dello Schuhl [Sentences et proverbes du Talmud et du Midrasch. Paris 1878) che non dà per i Padri anche il testo; del quale avrebbe (le.«iderato una edi- zione critica A. Franck {Jour. d. Sau. 1878 pag. 676). Chi voglia affra- tellamento di lingue sorelle troverà i Padri nella lingua originale, e versione araba in lettere ebraiche, nella stampa livornese (anno 615 = 1854) data da Israele Costa. [17] 0>8l) che abbondano gli esempi : ciie sono vecchi e nuovi : e che, anche adesso, parecchi vivono nel!' Oriente che, sotto alle lettere nazionali, imparate le prime nelle scuole de' rabbini, trovano più facile la lingua de' loro vecchi padroni. Non si operò nò tanto, né cosi lungamente, nei libri d' italiano per gli ebrei : la nostra non era lingua da portare nel- r esilio, a memoria dolorosa dei padri ; non si steriliva nei cervelli, guastane la viva radice; le mostre esteriori di ebraico non avevano a farne quasi una cosa di ebrei. Nati 0 venuti in Italia essi serbarono poche usanze nella par- lata che dalla comune discordasse ; lettere che non siano le latine, anzi che dar lume, porterebbero oscurità. Dicevo che dei Pirke Ahoth abbiamo una versione ita- liana di anonimo ; e la trovo in un Mahazòr stampato a Ve- nezia nel 1710, in lettere ebraiche ; poi in lettere italiane in un' altro, veneziano anche questo, del 1756 ; ma ho l'oc- chio sopratutto a quello più antico. 11 libro che mi fa adesso da maestro è dunque vene- ziano e specchia anche la nostra provincia ; così che bi- sogna tenerne conto. Veggano più esperti di me se, in altre parti d' Italia, e con diverso colorito, si facessero altre tra- scrizioni : per me debbo appagarmi di una sola guida e giurare nelle parole di lei. Comincio da' su()ni raddoppiati che, in apparenza, se ne vanno tutti nell'aria ; e dico in apparenza, perchè invece quasi sempre li serba la stampa del 1756 che è in lettere latine, ma veneziana esse pure, essa pure di ebrei. E molto probabile che in questo ultimo caso s' abbia imitazione della grafia volgare ; ma quando 1' orientale usa altri segni, si contenta del necessario e, poiché sente dintorno a sé, e ri- pete, tiUi e boca e lege, non gli importa di scrivere tuUi, bocca e legge. Vengo alle consonanti. 11 pe ebraico rappresenta il nostro P e il nostro F, senza distinzione, benché spesso, e forse questa era l'antica regola, 1' esplosiva sia puntata e la spirante abbia sopra a sé una lineolina : belìi, col punto (082) [18] o senza, è B, ivaw, è V. — Le gutturali sono il qop/i (il nostro c-a, ch-e) ed il gimel (g-a, gh-e) ; alle palatine serve il Sade per la sorda, e gimel, seguito da jod, per la so- nora, cosi che il Sade dipinge tanto la ci (c-e, c-i) come la zeta, e nel suono accosta quella a questa, alla veneta. — Si trascrive T con teth e D con daleth : S con samech e Se con sJiin. — Per L, M, N, R nulla e' è a dire che non s' intenda : gl-i è dato con lamed ed Jod, gn-i, con nun jod. L' iniziale H è taciuta : e, se qualche j vuole es- sere conservata, si scrive jod (come in judicare che al- terna con giudicarle). Per le vocali si direbbe che la trascrizione cominciasse contenta delle matres lectionis, aggiuntivi poi i segni sopra sotto ed accanto alle lettere, come nell' ebraico. C è dunque spreco inutile. Per le iniziali avremo sempre alepJi, accom- pagnato dal pathach (a), da sey^e con jod (e), da jod e chireq (i) da waio e cholem (o), da waw e shureq (u). Nel mezzo alle parole, E I 0 U sono scritte allo stesso modo, ma tolto via 1' aleph ; A invece lo serba, messogli innanzi il pathach. Alla fine vale la stessa regola, ma l'A (pathach, e qualche volta qames) è seguita da he, anzi che da aleph. Quando due vocali si incontrano, la seconda è consi- derata comò se stesse in principio di parola ; cosi che -uo- sarà scritto waw, shureq, aleph, cholern ; -ie- sarà scritto chireq, jod, aleph, sere, jod : -ea finale sarà scritto sere, jod, alepìi, pathach, ite. Queste le regole; ma la stampa abbonda di errori e anche di trascuranze : si danno la mano il trascrittore e il compositore : e, se avessimo a fare dichiarazione giurata della vera legge che domina, si rischierebbe si piombare nella Geenna. Faccio qualche piccolo avvertimento. Le brevi accentate (E, 0) non fumo dittongo, come nella scrittura italiana, ma seguono la pronuncia veneta, onde ftono e non buono. La stampa del 1756 ha buono, e cosi negli altri [ly] (983) esempi. L" onore non è scritto lo-no-rr ; ma sotto il lamed e' è lo shewa. In chia- abbiamo koplt, sheiva, jocl, pathach, aleph, e cosi nei casi che a questi corrispondono: in gua-, abbiamo gwiel, sheioa, ivaw, pathac/i, aleph : in que-, abbiamo qop/i, shewa, icaio, shureq, loaw, sere, jocl. Meglio d' ogni altro modo sarebbe il mettere i segni sotto gli occhi al lettore; ma oggi, e qui, non ne avrei r opportunità. E la lingua? Se fossero nazionali quei vecchi tradut- tori, così per lo spagnolo come per 1' italiano, quanto vi- gore non avrebbero messo e conservato nell' opera loro ! Ma pensano da stranieri, e il pensiero, dentro a quei cer- velli, non s'affina; non vive né tutto ebraico né tutto spa- gnolo 0 italiano. C'è un detto di rabbini che dovrebbe spaventare ; chi traduce im verso secondo le forme sue, ecco die egli è bugiardo {^) ; ma non solo le forme, se ne imitano a forza e miseramente anche le sformature : vediamo questi figliuoli della mente traductos per ora liominum, con ignominia. Traduco non è tradisco, quale che sia il vecchio motto degli italiani ; ma, presso a'iatini, e maestri, traduco diceva due cose ad wn tempo, e con- tinua a dirlo. Volete esaminare la goffa arte di questi anonimi delle sinagoga? Trascrivo alla lettera e al aade faccio rispon- dere il Q, o valga lo zeta o valga il ci dell' italiano : poi, al caso, metto accanto, fra parentesi, anche il testo in let- tere latine, quale ce lo offre la stampa del 1756. I. 14. Sciamai [Samai] digea : Fa il [lo] studio de la lege tua stabile : dì poco e fa asai [molto] et aceta ogni omo [uomo] con acoglienga di bela fagia. III. 20. Sono amabili Israel che sono chiamati fi'^lioli (1) Schuhl n. 514. (984) [20] di Idio [al (Creatore]. Amor inajore (') è notificato a queli che sono cliiawati figliuoli de Idio [al Creatore] {^), che dìq.e il verso : Figlioli sete (3) voi al Signore Idio vostro. Ili, 25. Egli digea : Qiascuno che la sapiengia sua è più che le opere sue, a chi [che] egli si asimiglia? [asso — ]. A un arbore che li rami soi sono molti e le ra- dige sue sono poche e il vento viene e volta quelo e ri- volge quelo sosopra [che ha molti rami e poche radici e venendo il vento lo rover.scia e volta quello sopra] . . . IV. 17. Tre corone sono, ('^) la corona de la lege o la corona del sagerdogio e la corona del' imperio, e la co- rona dela fama bona sale sopra queli. IV". 20... Antegipi con saluto [Anticipa a dimandar della pace] a giascuno uomo (•'>) e sii coda a li leoni e non eser capo a le volpi C^). (1) Scritto ora maiore ora magiore. (2) Non per evitare il nome Iddio, come si vede poi, e come an- che in questa stampa del 1756 e' è quasi sempre. (3) Più ebraicamente nella ediz. del 1756: Figliuoli voi al Signore Iddio vostro. (4) Lo stesso ripeto per questo verso : Tre corone quelle, corona della legge, corona del sacerdozio e corona ecc. (5) Ora omo ed ora uomo ; cioè con due waw al principio. Forse leggevano vomo. (6) Non volendo discorrere di libri che non conosco da vicino, tra- scuro per adesso quella stampa parigina che fu fatta nel 1529 da Fi- lippo de Aquino, con traduzione italiana e spagnola. Spero parlarne altrove : e così pure, di una stampa di Mantova del 1587, in lettere ebraiche, con questo titolo : Volume delli antiqui padri et lor docu- menti. Nuova traduzione in lingua italiana ad iniziazione della gio- ventù nella via della sapienza e dell' ammaestramento... Tradotto e n- visto dal Hacham R. Isac Sullam. Mi dà questa notizia, e gliene sono gratissimo, il dottore Lionello Modona, da Parma. Del Pentateuco greco e spagnolo, con lettere ebraiche, stampato a Costantinopoli nel 1547, si conoscono due esemplari, uno alla Nazionale di Parigi, l' altro, stato di G. B. De-Rossi, a Parma. Il sig. Legrand {Bibl. hellèn. U, 159) trascrisse in lettere greche i primi cinque versi del Genesi, sous la dictée de M. Schwab ; e se altre ricerche si faces- [21] (085) sero, corno tnerita i[w\ voliiine i-arissifiio. non .so. Intanto, avuto dal D."" Modena esatta copia del greco ebraico, farò qualche osservazione. V. 1. Tòv òpavóv dà il Legrand, ma bisogna leggere xòv oOpavó : v. 2. à:paviaa|jióg il Legr., ma ò scritto à-favL^fió^, e non in altro modo : àpóaawv il liCgr., senza la v nel ms. : v. 3. toù 9-eo'j il Legr., e il ms. toO %-eó : àvaTiXscTai il Legr., e chiaramente àvansxàst il m.s. : v. 5. xpotgsv il Legr. e il m.s., come poco dopo. Ixpagev : ,T(opvó il Legr. e zo'jpvó il ms. Fi- nalmente come sl5t£v sta per ifijen, co.si abbiamo minjà per |iia alla fine (ir.viia). Che le doppie spariscano, che 'j abbia sempre il valore della i, che ;!• sia rappresentato dal tau, ognuno può immaginare ; ma molte altre cose deve insegnarci una trascrizione diligente, e servire alla storia del greco moderno. Né per adesso, avuti pochi versi sotto gli occhi, farei altre conchiusioni sulla parlata, o sulle particolarità della pronuncia, e sugli usi e gli abusi degli stampatola : è a vedere, con molti altri e- sem[)i, se nelTàcpav^ljióg per à:favia|jióg pecchi la bocca o la mano. NUOVE NOTERELLE DANTESCHE DEL s. c. FRANCESCO CIPOLLA L L'INDICATIVO « ALCUNO » IN TRE LUOGHI DANTESCHI Nella mia nota : « L' indicativo « Alcuno » nella Di- vina Commedia fAtti della R. Accademia delle scienze di Tolmino, voi. XXIX) ho fatto vedere, come quest' indicativo alcuno « non ha sempre in Dante il significato di qualche, qualcuno, ma talvolta ha il significato di uno, che, pre- messo ad un sostantivo, indica che lo si deve prendere de- terminato, senza dire quale sia la determinazione. » Mi giovo di questo speciale significato di alcuno, per dichiarare tre luoghi danteschi, uno del Convito, e due della D. C, che, diversamente, non s'intendono, come vanno intesi. Conv. II, 13, ed. Giuliani: « Tuttavia, dopo alquanto tempo, la mia mente, che s' argomentava di sanare, prov- \ide (poiché né il mio, né l'altrui consolare valea) ritor- nare al modo che alcuno sconsolato avea tenuto a conso- larsi. E misimi a leggere quello, non conosciuto da molti, libro di Boezio, nel quale, cattivo e discacciato, consolato s'avea. » A prima vista parrebbe, che Dante cominciasse qui dal dire, com'egli cercò di consolarsi in quel modo, con cui qualche sconsolato aveva cercato di consolare sé stesso. [2] (087) Dico qualche sconsolato, in generalo. E, per effetto di tale ricerca indeterminata, fosse poi venuto al concreto, e si fosse messo a leggere il libro di Boezio. Cosi non è. Dante dice semplicemente questo, eh' egli, per consolarsi, si mise a leggere il libro, con cui uno scon- solato — quel tale sconsolato — aveva consolato sé stesso. Nulla dice d' una ricerca fatta prima in via generale, e poi determinatasi a Boezio. Il pensiero è unico ; dice che egli si mise a leggere il libro di Boezio, col quale lo scon- solato autore aveva consolato sé medesimo. — Inf. XIII, 76. Parla Pier delle Vigne; E se di voi alcun nel mondo ricde Conforti la meuioria mia, che giace Ancor del colpo che invidia le diede, A prima vista pare che il senso sia quello, che parve al Cesari, che scrive : « Mostra (Piero) eh" egli non sapesse qual di que' due, o se nessuno dovesse tornare al mondo. » (Bellezze, I pag. 274. Ed. Verona 1825). Non può esser cosi, perchè Virgilio aveva già detto a Piero, che quegli, che seco avea, sarebbe tornato al mondo: XIII, 52 : Ma dilli chi tu fosti, sì che, in vece D' alcuna ammenda, tua fama rinfreschi Nel mondo su, dove tornar gli lece, Or bene : se alcun di voi vuol dire : se V uno di voi. E un uno ben determinato, cioè : quell'uno, di citimi fu già parlalo. Il se non è dubitalivo, come crede lo Scar- tazzini : non è desiderativo, come crede il Fraticolli ; è af- fermativo, e vuol dire : giacche ; stando il fallo che, come, p. e., Inf. Ili, 128; E però se Caron di te si lagna. e simili. Si spieghi dunque : « E giacché 1' uno di voi due riede al mondo. » (988) [3] Qui alcuno non è aggettivo indicativo, percliè non è congiunto col sostantivo; è pronome. Ma ciò non monta: invece di corrispondere a uno, corrisponde a V uno. Il Fraticelli, guidato dal buon senso, aveva mtravvisto che qui alcuno corrisponde a V uno, ma, non avendo egli avvertito quel significato di alcuno, eh' io ho cercato di mettere in chiaro, non seppe rendersi precisa ragione, e annotò confusamente : Cosi io desidero che alcuno di voi, r uno di voi, ritorni nel mondo, com' io prego eh' esso ri- stori la mia memoria ecc. » L' altro luogo, che intendo dichiarare, è il terzetto, che mi accadde di citare or ora : Ma dilli chi tu fosti ecc. E prima di tutto, in vece non significa in luogo^ come crede l' Imolese ; « loco alicuius emendationis et satisfa- ctionis offensae. » Infatti qui non e' è scambio fra un'am- menda, e qualche altra cosa. Però il Biagioli, condotto dal buon senso, e, nel tempo stesso, tenuto incerto dal vece, commentò : « In luogo d' alcun compenso, o, semplice- mente per alcun compenso. » In latino questo vocabolo vices (difettivo nel singolare) significa tanto : vicissitudo, alternatio, quanto : ministerium, munus, offìcium. Ognuno ricorda 1' ergo fungar vice cotis di Orazio (A. P. v. 304). La forma vice sembra avere que- st' ultimo significato in Par. XXVII, 17, e in Par. XXX, 18; anzi, in quest'ultimo luogo, più chiaramente, sebbene il Blanc, e altri dubitino. Lo stesso significato, o certo molto affine (che, lo si sa bene, è difficile cogliere un preciso significato, dove e' è una transizione, che si fa per gradi insensibili) ha anche la forma vece in Inf. XXI, 10. Co- munque, non è da dubitare, che T abbia nel luogo nostro. Parrebbe che il Cesari avesse inteso bene, quando spiega : in nome di penitenza {Bellezze, l, 268). C era bisogno di un po' di commento, perchè in nome è espressione am- bigua. Si osservi, che il Vocabolario della Crusca (Firenze, 1738) s. v. VECE § 1, spiega in vece e a vece con : in nome, in cambio, in luogo, senza fare nessuna distinzione. [l] (089) A molti coinmentatori soccorse il buon senso, e, senza discutere della parola, spiegarono bene. P. e. Lombardi : « /)■ alcuna ammenda, vale quanto, sì che per alcuna atn- menda, cioè por qualche composizione. » Così altri, ma senza penetrare la ragione della loro stessa spiegazione. Ho detto bene, intendendo per ciò che riguarda l'aver reso lo in vece di co\ per. Non cosi, quando V alcuna ivdi- ducono con quale/te, come fa (s' è visto) l' Imolese : come fanno Lombardi, Andreoli, Casini ed altri. Il Venturi spiega molto semplicemente : « In soddisfa- zione dell' offesa. » B. Bianchi : « In compenso del male fatto. » Fraticelli : « Per compensazione del male fatto, » Spiegano bene, guidati dal buon senso, ma non se ne ren- dono ragione. ALCUNA, qui è aggettivo indicativo, e vale una, de- terminatamente, cioè : quella tal data. E (]ueir ima, che noi oggi volentieri ommettiamo, come ho fatto vedere, quando, nel ricordato mio scritto, spiegai Inf. Ili, 42 : (una) gloria, e Inf. XII, 9 : (unaj via, dove ho chiuso una fra le pa- rentesi. Ciò posto, invece d" alcuna ammenda vuol dire : in mddisfazione. in compenso, e, con frase pure dantesca, per ammenda. Del che \n\ pare d' aver reso ragione in modo preciso. II. LA PETRIFICAZIONK MORALE Neil' ultimo canto del Purgatorio, Beatrice dichiara a Dante i sensi riposti della pianta simbolica : sensi, che Dante avrebbe già da sé conosciuti, se i pensieri vani non avessero indurato e oscurato il suo intelletto : v. 64 segg. Witte : Dorme lo inoegno tuo, se non estima Per singular cagione essere eccelsa Lei tanto, e si travolta nella cima. li)!)(») [5] E se stati non fossero acqua d' Elsa Li pensier vani intorno alla tua mente E il piacer loro un Piramo alla gelsa, Per tante circostanze solamente La giustizia di Dio, nello interdetto. Conosceresti all' arbor moralmente. Ma perch' io veggio te nello intelletto. Fatto di pietra, ed, impietrato, tinto. Si che t' abbaglia il lume del mio detto, Voglio anco, e se non scritto, almen dipinto, Che il te ne porti dentro a te, per quello Che si reca il bordon di palma cinto. Fermiamoci un pò sulla lezione del v. 74. Io sto col- V impietrato del Witte: lezione seguita dal Blaiic, dall'An- dreoli, dallo Scartazzini, dal Poletto, dal Moore. Dante era nella mente fatto di pietra, e oltre che im- pietì-alo, anche tmto, in corrispondenza di quello, che prima è detto dell' acqua d' Elsa e di Piramo. Scartazzini rifiuta la lez. in peccato ; « La comune ha : ed i7i peccato tinto ... Ma come poteva dire Beatrice che Dante fosse ancor tinto in peccato, dopo che Lete gii aveva preso perfino la memoria dei peccati commessi ? » B. Bianchi aveva già o^-servato benissimo'. « Molti testi leggono ed in peccato tinto. Ma io son d' opinione che Dante volendo dimostrare la condizione dell' intelletto, si debba esser servito d' idee reali e sensibili, non di idee astratte ; e avendo cominciato colla durezza della pietra, non debba aver finito col color del peccato. » Lo Scartazzini esclude la ìez. di Mauro Ferrari: e di petrato, come quella che « sembra arbitraria, non occor- rendo in veruno dei codici sinora confrontati. » Egli ac- cetta : im,pielrato ; ma non discute l'altra: in petrato. Ac- cenna solo che legge in petrato la ediz. di Mantova, e il Dionisi wqW Aggiunta critica, sopra il codice s. Croce. Io non dico che sia accettabile questa, sebbene la vegga ac- colla anche dal bianchi. Fj'ancesco Fasqualigo, com' io penso vede rettamente, quando scrive : « Tinto in petrato è modo che non si comprende. Oltre a che, posto che questa sia la vera lezione, ond' è che vediamo mancare al voca- bolario la brutta inaudita voce petrato? > {Un passo della D. C. Maggio 1888. — Estr. da.\V istruzione di Basilio Magni). Pasqualigo propone una lezione sua «sebbene (scrive) non proposto finora, per nostra notizia, da alcuno », ed è; Piatto di pietra, e d' impetrato tinto. Beatrice direbbe di Dante : « Prima s' è fatto di pietra nel- V intelletto, e poi, di impetrato, s' è fatto tinto, cioè 7iero. » Oli è fatto di pietra nella niente^ casca, il più delle volte, nel mal operare ; « cessa egli bensì, in certo modo, d' es- ser»; impetrato, ma peggiora, diventando cereo al vizio. » Si potrebbe pensare, che fosse divenuto tinto, senza cessare d' essere impetrato, giusta a quanto scrive, più sotto, il medesimo Pasqualigo : « Alla durezza della mente tien dietro l'annerimento dell'anima, che tanto è quanto dire, che la superbia è capo di ogni vizio. » Comunque, e' è sempre il concetto d' una successione tra 1' esser divenuto impetrato e T essersi fatto tiìito, la quale non si può am- mettere, perchè contraria al senso voluto dal Poeta : Non solamente impetrato ma tinto (Da Buti). Coi vecchi commentatori, e collo Scai'tazzini, leggiamo dunque impietrato, quantunque il Cesari osservi, non senza accutezza : « Fatto di pietra, ed impetrato mi par cosa vana e misera ripetizione » [Bellezze II, p. 598. ed. Verona, 1825), e quantunque (a dir vero) la fi-ase non sia né per- spicua, né bella. Il tinto^ detto assolutamente, cioè senza che sia spie- gato il modo, non fa, per sé, alcuna difficoltà. Veggansi presso il Blanc, Vocah. dant., vari luoghi del poema, in cui Unto sta da solo, nel significato di oscmr>, cupo (Cfr. anche il Vocab. degli Acc. della Crusca, s. v. TINTO § 1). Io mi fermo volentieri a Purg. IX, 97 : (992) [7] Era il secondo (gradino), tinto più che perso, D' una petrina ruvida ed arsiccia. « Di colore più cupo del perso, eh' è misto di purpureo e di nero » (Andreoli). Qui il tinto è precisamente applicato alla pietra. Ricorderò col Lubin, Pnrg. XIII, 9 ; li rido color della petrata. Non credo, che si possa qui confrontare : Il vostro colore Par divenuto di pietra simile, del sonetto ; Voi che portate la sembianza imiile (V. N. §. 22), sia perchè, come dice lo Scartazzini, gli editori re- centi « leggono più correttamente di pietà simile », sia perchè, dato anche che si legga. pietra, si vorrebbe inten- dere del color della pietra, cioè bianco, pallido. Di ciò basta. E manifesto che Beatrice dice a Dante, che i pensier vani, e il loì^o piacere avevano a lui fatta di pietica la mefite, e oscurata. Prima dice mente, poi dice intelletto. E lo stesso. Dico oscurata, perchè è questo il si- gnificato, che ha qui tinto. — Bruno, dice 1' Ottimo. — Mutato di bianco in ve?'ìnilio . . . cioè mutato di puro e netto in infetto e macchiato, dice il Butese. Non so perchè lo Scartazzini interpreti ; scolorato come pietra. La Scrittura parla della faccia e del cuore di pietra. Scartazzini cita opportunamente : Geremia, V, 3, ed Eze- chiele, XXXVI, 26, citato, quest' ultimo, a questo proposito, anche dal Tommaseo. Nel mio scritterello : « La Medusa dell' Inferno dan- tesco » (inserito in questi Atti, Tomo V, serie VII) ho cer- cato di provare, che nella Medusa si deve veder simboleg- giato « r induramento morale », 1' ostinazione nel peccato, la petriflcazione della mente, e del cuore. Il luogo, testé esaminato del Purgatorio, va paragonato col luogo dell'In- ferno. S' illustrano a vicenda. [8] (99r>.) III. CATONE Negli Alti della R. Accadetnia delle scienze di To- rino, voi. XXX, pubblicai un breve scritto col titolo: « In- torno al « Catone » del Purgatorio dantesco », nel quale fu mio scopo di rispondere alla questione, come Dante abbia collocato in luogo di salvazione un pagano suicida. Fu osservato, cbe nel detto mio scritto, non m' ero ri- volto a quanto dice il Bartoli nella sua Storia della let- teratura italiana, voi. VI. P. I. pag. 193 segg. È vero. Ad ogni modo ero sicuro di conoscere tutte le opinioni principali in argomento. Veniamo ora al Bartoli. Circa al problema, come Catone pagano possa trovarsi in Purgatorio, e destinato (come Bartoli ritiene, e io pure ritengo) al Paradiso, il Bartoli fa almn cenno delle cose, ch'io pure ho jiotate : cenno già fatto da tanti altri, che parla- rono di Traiano e di Rifeo, ma la questione non la scioglie dal punto di vista teologico. Ed io feci vedere, che 1' esigenza del problema era questa. Lo stesso dicasi per conto di Catone come suicida. Non è vero: non è possibile, che, per Dante, l'essere Catone, un suicida diventasse cosa, come il I)artoli dice, secondaria. Questo non è sciogliere la quistione : è troncarla. Anzi non solo è troncarla : è non conoscerla. Il Bartoli infatti non era in grado di conoscere la qui- stione sotto il suo vero aspetto, quando credeva, che Dante a dirittura non fosse cattolico (P. II, cap. 2. pag. 205. Cfr. pag. 159) : « Certo il concetto del Poeta, nell' immaginare Catone custode del monte dell'espiazione, esce dai confini del dogma, quale avevano fabbricato tanti secoli di astuto, gretto, e feroce cattolicismo. Dante però non è fortunata- mente un cattolico, ma è invece un cristiano dagli alti ideali, dalle larghe idee, dai generosi sentimenti. Egli, che (0')4) [0] trascende per tanti lati le dure soglie del Medioevo, poteva bene fare un cittadino del cielo, di quel grande, al quale, per la santa libertà dello spirito non fu amara in litica la morte. » Il cap. 2. della P. II del voi. VI della Storia della letteralura, che ha per titolo : La religione della Divina Commedia, è un continuo equivoco. Ammette 1' A. che Dante teoricamente (pag. 167) « è cristiano e cattolico, nel più rigoroso significato della parola. » Ma « nel fatto » la cosa può parere assai diversa (pag. 150). Anche nel conchiudere (pag. 183), dice che Dante era credente: soltanto voleva una riforma « che si basi sulla riforma della disciplina ecclesiastica. > Cosi dice, ma le dimostrazioni tendono con- tinuamente e chiaramente a voler far vedere, che Dante discordava dal dogma : fece eretico un papa ; pose in cielo Rifeo pagano ; destinò al paradiso Catone pagano e suicida; a Sta/.io vale di più lo star con Virgilio, che 1' andare in cielo; coi maggiori Santi pose in cielo 1' abate Giovacchino mezzo eretico ; non crede nelle scomuniche ; pochino al- l' autorità papale ecc. Se le cose fossero veramente co&i, non avrebbe do- vuto il Bartoli fare l'invettiva, che segue (1. e. pag. 170): « Teoricamente egli è cattolico, oh sì, lo sappiamo, cattolico, apostolico, romano ! Che non si affannino, che non sudino tanto a provarlo i guelfi neri del secolo XIX. E fatica spre- cata. Che si consolino essi nel loro Dante teoricamente cat- tolico. » Come si può capire, che Dante possa essere teorica- mente cattolico, con tante teorie contrarie al dogma cat- tolico ? Altra osservazione. Il Bartoli, in un luogo (1. e. pag. 156) ci dipinge Dante schiavo del dogma fino all' estremo della balordaggine, a dir poco. Chi non crede in Cristo non può esser salvo. Questo dogma — secondo il Bartoli — porta r assurdo, che tanti si dannano senza colpa. Danto china il capo, dico. Bartoli : « Poro egli (Dante) non si ribella [10] (995) CDiitro un ('.o;3Ì enorme assurdo ; non capisce, ina china il f'apo anche davanti a questa dottrina, che non sapresti se chiamare più ridicola od empia. » Unica ragione : Tutto è giusto ciò che consuona alla prima volontà per sé buona, liagione sciocca, secondo il Hartoli. (3r bone : se Dante è credente in questo dogma (lasciamo da p:irte il giudicarlo empio e ridicolo), come va, che per far salvi Rifeo e Catone salta via tutto a pie pari, ed esce dai confini del cattoli- cismo ? Cosa ha qui a che fare la distinzione tra teoria e pratica ? Qui e' è la contraddizione manifesta : contraddi- zione, dico, di teorie ; giacche il dirci : Rifeo si salvò : Ca- tone si salvò, non è mica narrare semplicemente un fatto; è esprimere un convincimento dipendente da principii teo- rici. Mi par chiaro. Il vero è, che Dante fu rigorosamente cattolico. Egli, il grand' uomo, non poteva trovare astuto, gretto, feroce il cattolicismo di Boezio, dei Padri, di Alberto Magno, di San Tommaso, di S. Francesco, di S. Domenico. Dante fu cattolico, non balordamente, ma lucidamente e sei'iamente ; e se, a prima giunta, non vedete, come si possa spiegare cattolicamente qualche punto, come questo di Rifeo e di Catone, studiate, ma ricordatevi di non uscire dal campo cattolico. Dante non si diparti mai dal dogma, o da una buona ragione teologica, a cui non contraddice nemmeno quando costruisce di fantasia, là dove il dogma e la teologia non definiscono, non determinano. Col che non intendo io di dire, che in qualche punto non possa sorger questione, se la tal veduta sia teologicamente ammissibile, o no. Questioni ce ne sono dovunque : ma questioni sempre nel campo della teologia cattolica, xion fuori o contro. Nel citato mio scritto ho inteso appunto di giustificare Dante, secondo i principii rigorosi della teologia cattolica. L'esigenza dell' argomento ora questa. X-^I, S. VIJ 74 (996) [11] IV. ANCORA SUL NOME DI « BEATRICE . Nella IV delle mie « Noterelle dantesche » (inserite in questi Atti, Tomo VI, Serie VII) credetti di ti-ovare un' analogia tra V. N. II : «... la quale fu chiamata da molti Beatrice, i quali non sapeano che si chiamare •», e la Can- zone di Gino in morte di Beatrice, dove dice : Beata cosa, eh' uoìn chiamava il nome. Adessjo r amico mio, prof. Flaminio Pellegrini, mi fa notare, (*) che detta Canzone fu pubblicata criticamente da Isidoro Del Lungo, al n. VI dei « Documenti », ch'egli stampò in fine del volume: Beatrice nella vita e nella poesia del secolo XIII. Milano, 1891. n Quivi il verso in parola suona cosi ; Beata gioia, com' chiamava il nome ! Il Del Lungo spiega c/i/«m«ya per « diceva, annotava, annunziava. » Aggiunge, che il ravvicinamento, già fatto da altri, di questo verso col luogo controverso della V. N. « conferma la spiegazione » «non sapevano che cosa (nomi- nandola Beatrice) si dicevano, che cosa venivano (con ciò) a significare » ; ossia, nominandola Beatrice, non sapevano di dire, di significare ciò eh' ella era non pur di nome ma di fatto. » Stando a questa lezione, certo è, che 1' anologia, ch'io credetti di vedere, si perde. Il passo di Cino si accompagna a quelli di Dante, dov'egli giuoca col nome di Beatrice, interpretato per colei che beatifica. Cosi Petrarca chiama (1) Più tardi il Pellegrini fece di pubblica ragione quest'osser- vazione, parlando delle mie Noterelle nel Bull, della Soc. d'ini, ital. Ser. II, voi. 2, fase. 8, pag. 133. [12] (997) la Vergine « vera beatrice y> (Canz. Vergine bella, st. 4, V. 13). Mio fratello prof. Carlo mi scrive, su tal proposito: < Mi sovviene della principessa Scaligera passata moglie a l^arnabò Visconti, che (per quanto pare) ebbe, bambina, il nome di Caterina ; fanciulla, fu detta Beatrice, e donna (forse non vanitosa, ma cosciente della sua posizione) el)be l'appella- tivo di Regina. Neil' epitaffio sepolcrale si gioca sulla parola Beatrice, e si vede, che si usava dare nomadi Beatrice, in con- simili casi, da chi non sapeva, o supponeva di non sapere il nome vero. » E in ciò io persisto a credere, che stia la spiega- zione del passo della Vita Nuova : molti, i quali non sa- pevano come chiamarla, la nominavano Beatrice dall'effetto che sentivano in sé, d' essere beatificati dal suo aspetto. La spiegazione d' Isidoro Del Lungo, eh' io ho giudicata non vera, quando 1' ho riferita nella Noterella, citando pag. 23 del volume : Beatrice nella vita ecc., non veggo, che, nel verso di Gino, trovi quell' appoggio, che il Del Lungo ha creduto di vedere. Per amore di verità aggiungo che il confronto da me fatto de' versi 23-25 della canzone di Gino coi versi 15-21 della Canzone di Dante : Donne eh' avete, m' accorgo adesso, eh' era stato fatto già dal Del Lungo. DI UNA CLASSE DI SUPERFICIE A TRE DIMENSIONI A CURVATURA TOTALE NULLA DEL DOTT. REMIGIO BANAL {Presentata dal s. e. G Ricci) I metodi coi quali sono ottenuti i risultati di questa nota, sono quelli che il Prof. Gregorio Ricci, a cui sono dovuti, intitolò col nome di Calcolo Differenziale assoluto. Essi sono riassunti nel fascicolo di Giugno 1892 del Bul- letin des Sciences Mathèmatiques dei Signori Darboux e Tannery, e sono note le importanti applicazioni che il Ricci stesso ne diede nei tomi 4°, 5° e (V delle Serie VII di questi Atti. Conserverò le notazioni e le convenzioni che sono sta- bilite nelle memorie ora citate. 1. Data una forma differenziale quadratica positiva a tre variabili : 92 =z S^j a,.^ dx,. dXg , io mi propongo di riconoscere se e sotto quali condizioni essa è suscettibile di rappresentare il quadrato dell'elemento lineare di una superficie a tre dimensioni, che abbia una curvatura nulla ed eguali le altre due; e verificate queste, di determinare le forme particolari assunte dall' elemento lineare stesso. Partendoci dalle note condizioni affinchè una forma [2] (999) differenziale quadratica sii* di T classe (*), che, per il nostro caso, sono : a. a'*''^' = h,^u^i &,f2s+2 — ^,-+i.+2 ^^•+2.s-fi [b,., — b,,) (I) brst^K, (II) dove è posto : e ricordando il significato geometrico degli invarianti al- gebrici assoluti comuni alla forma ±z a' a''22) a'(:«) = o ; e di qui, indicando con I l'invariante 2^., a,.^ a^*'-'' , che rap- pre:>enta il prodotto delle curvature non nulle della super- ficie a tre dimensioni, e prenderà il nome di curvatura di Gauss della superficie stessa, e con a<'"^ gli elementi di un sistema semplice controvariante, per cui sussiste la relazione: si trova : a^<'-) ::=r I a^'a*'^' . (1) Verificate queste condizioiii, si dimost)'a che le b,., possono porsi sotto la l'orma : brs = c^,^, + gXrXs (2) nelle quali e e g sono in generale da determinarsi, e rap- presentano le due curvature non nulle della superficie, mutate di segno, e le [i,. e y,. sono gli elementi di due sistemi semplici, legati fra di loro e con le a^ dalle relazioni: \ a'''» a,. = ^,. [i*'"' ^, = ^, f Y,- = 1 (1) V. Ricci. Principi! di una teorin delle forme ditìerenziali qua- dratiche; Annali di Mate malica pwa e applicata, serie 2*; t 12". (1000) [3] a cui equivalgono le «,, = a,a, + :i,[i, + Y,Y. • (3) Per mezzo delle (2) e delle (1) e (1) si ottiene anche la nuova condizione : cg-=l . (4) Se c:=zg, le &,., risultano, dalie (3) e (4), completamente determinate, avendosi : b^.^ = e («,.^, — a^. aj c= \/T (5) In tale ipotesi si richiederà ancora: 1° che sia I !> 0; 2* che i valori delle &,., , dati delle (5), soddisfacciano alle (II). Quest' ultime condizioni sono espresse dalle : le quali danno dapprima : e si scindono nelle (a,.^ _ a, a,) I>, a»'» e, -f e a,.^, = 0 (6) cv == a,. :S; aC' Ci (7) Le a^.5 :z= a,,, esprimono che le a,, sono le derivate di una medesima funzione a rispetto alle .r,. . Le superficie di para- metro a sono anzitutto parallele. L'equazione algebrica, la quale nella varietà 92 rappresenta la generalizzazione di quella, che nello spazio euclideo ha per radici le curvature principali delle superficie cczzzcost. si può ridurre alla forma : 0)2 -j- toAai (a) -j- A-22 (a) = 0 e si dimostra che ha le radici eguali. Coli' aiuto delle (6) si trova ancora : ^i^'c, (8) [4] (1001) w rappresentando il valore comune di queste radici. Di qui si conclude che : « Nella varietà d'elemento lineare o'^ , il sistema di su- « perfide a due dimensioni di parametro a, fa parte di in- « finiti sistemi tripli ortogonali, in quanto, scelto ad arbitrio «. un sistema cp , ortogonale ad oc, ne esiste sempre un terzo, <^ ortogonale ad a e a 9. Ogni superficie del sistema ha le * curvature eguali fra di loro ed a » • Se si riferiscono i punti della varietà 9^ ^d un sistema coordinato formato del sistema di superficie a = cosi., e di due degli infiniti sistemi ortogonali a questo e fra loro, il suo elemento lineare può ridursi alla forma : rf = doc^ + H,2 dXi^ + H.22 dx^^ Con le nuove coordinate abbiamo anzitutto : « Tutti gli elementi del sistema doppio controvariante « a'*'*'> si annullano, salvo quello che corrisponde agli indici « r = s = 3 , che ha per valore I ». Quelle poi fra le condizioni (1); (6), (7), (8) che non sono identicamente verificate, 0 non indipendenti, si ridu- cono, con le nuove notazioni alle seguenti : \ d l\ dWA d i 1 c/IIa \ HiO)+— ' de de dxi dX'2 = 0; ('0 de Ta = '^-^ (80 da H.» + f^^U; (60 d(ù da (9) La (1 ) è p.irticolarmente notevole, poiché se si nota che l'ultimo termine del secondo membro non è altro che la (1002) [5] nota espressione della curvatura di (Jauss delle superficie a, = cost. nello spazio euclideo, che può indicarsi con G^ , ci dà la : 02:^^0)2 4-1 (1") la quale contiene il teorema : « La curvatura di Gauss delle superficie di parametro « a, nello spazio euclideo, è uguale alla somma della cur- « vatura delle superficie medesime nello spazio «p^, e di « quella dello spazio ©2 stesso ». Alle (7''), (8^) e (9) può soddisfarsi prendendo : 1 k w = ; c = - (10) nella seconda delle quali k è una costante arbitraria, che per la 1 "!> 0, deve assumersi sempre reale. Le (10) risultano dalla integrazione delle (7"), (8^ e (9) e danno ; cioè : « Le curvature di Gauss delle superficie a = cosi, nello « spazio euclideo, delle superficie stesse nello spazio 92 ^ e « dello spazio » 14 » 13 » Lo stato del pelo, delle unghie, della pelle non presentando diffe- renze, è probabile, che la diminuzione del'a grossezza dell'arto operato derivi da atrofìa dei muscoli. Fu misurata anche la temperatura delle estremità anteriori, collo- cando un termometro negli spazi interdigitali, e si trovò essere dal lato sano 31V5 C. o dal lato operato SS^S C. Non essendo profonda la narcosi, si cercò di esplorare anche la sen- sibilità; ma non si ottennero dati meritevoli di essere riferiti. Si procedette «[uindi alla scopertui-a de' nervi i-ecisi e suturati, ohe riuscì facilmente, perchè essendosi avuta una cicatrizzazione per prima della ferita, non si era formato, quasi punto, del tessuto congiuntivo. 11 nervo ulnare terminava molto in alto con una clava alquanto grossa. 11 mediano scendeva oltre come un fascio bianco e rotondeggiante fino a livello dell'articolazione del cubito, dove presentava alla sua volta un ingrossamento piriforme da un lato del quale si staccava un tronco nervoso più sottile, moncone periferico dell'ulnare suturato, con una direzione dal basso all'alto per circa due cm., oltre i quali si ripiegava in basso, e passan- do dietro all' ingrossamento poco anzi nominato scendeva alquanto pro- fondamente sotto i muscoli dell'avambraccio. Anche questo cordone aveva un aspetto bianco, ma non così come il tratto precedente del mediano, né era cosi rotondeggiante. Due cm. sotto il livello dell' ingrossamento del mediano, si addossava ad esso un tronco nervoso, discretamente sviluppato, proveniente dal lato esterno dell' avambraccio, e che nella preparazione anatomica si riconobbe più tardi seguire il decorso del- l'ulnare fino alla pianta del piede. Non era una vera anastomosi, perciò [13] (1017) che il detto fascio rimaneva in tutta la sua esteusione, separato dal- l'ulnare (moncone periferico suturato col mediano) e fu facile cosa isolarlo. Il nervo mediano e l'uliiaie, con esso suturato, erano aderenti alla vena del braccio, dalla quale furono pazientemente separati : e cosi pure furono isolati dai tessuti circostanti per poterne fare la elettrica stimolazione. Notammo intanto, che la stimolazione meccanica neces- saria per l'isolatnento dei tronchi nervosi, era causa di dolore: la massi- ma dolorabilità pareva trovarsi all'ingrossamento cicatriziale del mediano Si stimolò con una corrente indotta, appena sensibile alla lingua, distanza dei rocchetti di '^3 era , il mediano sopra la cicatrice ed il cubitale sotto. Si ottennero fenomeni di dolore, come grida e contor- sioni dell' animale, e movimenti di flessione della zampa e delle dita. Si osservò per altro, che analoghi movimenti e segni di dolore si ave- vano facendo la stimolazione del cordoncino nervoso anastomizzante, sia coll'elettricità e sia meccanicamente Si recise il nervo mediano tre cm. circa sopra la cicatrice; e dopo ciò la stimolazione del moncone periferico colla elettricità, sia sopra come sotto la cicatrice, non dava più dolore e provocava solo contrazioni dei muscoli flessori delle dita e del carpo ; mentre la stimolazione del fascio anastomizzante dava ancora, oltre al movimento, dolore. Questo fatto ò importante, perchè esclude la possibilità di una diff"u- sione della corrente elettrica alle fibre del nervo integro, anastomizzante. Se i movimenti, osservati in seguito alla stimolazione del mediano, fossero stati provocati da eccitazione delle fibre .li quello, mediante una corrente diffusa ; si sarebbero avuti, insieme alle contrazioni muscolari, dei feno- meni di dolore, che invece mancarono completamente. 1 movimenti di fles- sione si ottennero poi, oltrecchè dalla stimolazione elettrica del mediano, anche dalla stimolazione meccanica, taglio, tanto prima quanto dopo avere reciso il fascio anastomizzante. Oltre a ciò fu notato, che lo sti- molo elettrico dava il medesimo effetto sia applicato sopra la cicatrice, come lungo il nervo ulnare nel suo decorso all'avambraccio, e ciò sia perdurando la circolazione, sia anche dieci minuti dopo la morte del- l'animale. Constatata in tal guisa la funzionalità del nervo operato, sopra e sotto la cicatrice, l'animale fu ucciso per dissanguamento, e si fece una preparazione delle parti più minuta. Reperto anatomico e istologico. Fu riconosciuto uno stato di di- latazione de' vasi venosi dell'estremità dell'avambraccio e della zampa. I muscoli flessori presentavano leggera diminuzione di volume; ma apparivano rosei e consistenti. Svolta completamente l'ansa del nervo suturato si trovò avere una lunghezza complessiva di 5 cm. (1018) [14] Tutto il nervo poi, da tre om. sopra il cubito fino al carpo, distac- cato dal fascio anastomizzante. fu fissato con soluzione del 5 Ojq di formolino, che nello studio del sistema nervoso ha dato anche a noi buo- nissimi risultati. Non fu reciso via, che un tratto di circa due cm. nella estremità ultima del nervo, che servì per fare dei pieparati a fresco. Dopo averlo sfibrato, fu lasciato per 20 ore in una soluzione di acido osmico all'uno per cento ; quindi il pezzo fu lavato per sei ore in acqua. Allorché si procedette alla fina dissociazione delle fibre nervose, non si incontrò quella difficoltà, che rende spesso impossibile l' isolamento delle fibi-e, allorché esse sono degenerate. Gli aghi separavano bene dei fascetti sottili di fibre, le quali non furono ulteriormente fra loro di- vise per la tema di non lederne la istologica costituzione. Da altra parte i preparati, rischiarati colla glicerina, erano di una trasparenza più che sufficiente. All'esame microscopico di essi si constatò la esistenza di alcune fibre nervose, che, sia per le loro dimensioni, come per la regolare presenza degli strozzamenti del Ranvier, come per li turgidezza e per la intensa colorazione bruna della guaina midollare, non si sarebbero distinte da fibre perfettamente normali (V. fig. 6.*). Accanto a queste, e maggiormente numerose, altre fibre furono viste, più sottili, più tortuose, ma dotate di un doppio contorno mani- festissimo, di cui l'interno più grosso e qua e là variijoso. Oltre che per essere più piccole, queste fibre si differenziavano per non avere regolari strozzamenti, e per non essei-e la mielina cosi intensamente bruna, per cui, qua e là, appariva, attraverso ad essa, il cilindrasse. La varietà di queste fibre era notevole : si vedevano fibre cosi sot- tili da scambiarsi quasi con fibre pallide ; fibre un po' più più grosse, ma ancora assai povere di mielina; e infine fibre, che si avvicinavano più di (jueste per dimensioni e r->azioni a quelle che sopra furono de- scritte come non differenziabili dalle fibre normali. Inoltre, fra queste fibre, si vedevano molte guaine dello Schwann, o vuote o contenenti ancora delle gocciole di mielina. Le sezioni trasversali, fatte sul nervo fissato col fornialino, per- misero di constatare la presenza del cilindrasse, così nelle' fibre più grosse come nelle più sottili, che conservavano ancora della mielina, sia pure in piccola quantità (V. fig. 7.^). Dal cubito all'estremità delle dita l'arto operato misurava 35 cm. per conseguenza il nervo, che era stato allungato di 5 cm. misurava 40 cm. — La durata dell'esperimento essendo stata complessivamente di 145 giorni, se noi vogliamo accettare i dati cronologici del Vanlair ('), (1) Vanlair. Quelques données chronometriques relatives à la ré- [15] (1019) relativi alla rigenera/ione dei nervi, sarebbe a credere, che fibre ner- vose rigenerate si sarebbero trovate fino a 145 mm. oOtto la cicatrice, non già fino a 4"0 mm., come iu in realtà constatato. Anche ciò può costituire un fatto, in favore della prima intenzione dei nervi. Ad ogni modo però noi ci limitiamo a dedurre da questa esperienza, che il cilindrasse di una fibra può conseivaie le sue proprietà fisiologiche per 5 mesi, benché allungato artificialmente di 5 cm. Ksperieììza VIS Il giorno 23 novembre 1894 si operò un cane del peso di 14 chi- logrammi, di sutura del moncone centrale del gluteo col periferico dello sciatico, asportando due centimetri dell' uno e dell' altro nervo. L'operazione si fece al lato destro. 30 novembre i894. Si comincia a riconoscere distintamente l'atrofia muscolare. La ferita è superficialmente slabbrata per il leccarsi del- l'animale. 9 gennaio 1895. La ferita conservasi un po' slabbrata, ma gra- nuleggia bene. La zampa presenta solo una piccola ulcerazione sul suo lato dorsale, perchè il più delle volte il cane cammina senza strisciarla sul suolo ; e la cute relativ.i, lato dorsale, è sensibile. 15 gennaio 1895. Non si ottengono reazioni di sensibilità dalla stimolazione meccanica del lato dorsale della zampa, mentre sono ma- nifeste, quando si stimola la parte inferiore della gamba. 11 febbraio 1895. Trovasi registrato quanto segue: La sensibilità esplorata per mezzo di un ago, che viene infisso nella cute, mentre il cane è bendato, esiste al lato interno della zampa, presso a poco fino nella località intermedia fra la sporgenza del calcagno e le dita. Al lato esterno della zampa e al lato dorsale non si riesce a dimostrare sen- sibilità. Si nota, oltre all'atrofia muscolare e la mancanza di movimenti vo- lontari della zampa, ingrossamento delle vene e delle ossa della zampa stessa e della gamba. 15 marzo 1895. Il cane nel camminare non trascina la zampa dell'arto operato, come sa fosse completamente inerte, e si appoggia anche su di essa. Si gratta il capo, carico di parassiti, ora con uno, ora coll'altro degli arti posteriori. Quando si gratta coH'arto operato si os- génération des nerfs. Compt. rend. d l'acad. d. scien. GXVII pag. 799 (1893). (1020) [16] serva, che esso riesce iielT intento, tenendo tutto V arto rigidamente disteso, in modo da poter sfregare il dorso del piede contro il capo. In questi movimenti di va e vieni non si notano piegamenii del piede nel- l'articolazione tibiotarsica. Quando si gratta coU'arto sano, l'animale si regge sui due aiti anterioii e su quello operato, e solo la pianta di questo viene appoggiata sul suolo ; il calcagno non tocca il suolo, ma è tenuto sollevato in posizione poco dissimile dalla normale. L'e.'ame della sensibilità non dette risultati chiari. Pare che le pun- ture al di sotto del ginocchio non riuscissero dolorose, mentre 1' ani- male reagiva prontamente alle punture fatte al di sopra di questa lo- calità. 25 marzo 1895. La zampa presenta ulcerazioni più vaste; è tu- mida; l'animale dimagra, e perciò si decide di sacrificarlo. Esplorazione fisiologica : Cloralizzato il cane, si scopre lo sciatico nel luog ) della sutura e lo si isola fino a metà circa della tibia, pre- parando i muscoli della regione anteriore della gamba. Si vede il gluteo continuarsi nello sciatico ed il moncone centrale di quest'ultimo terminare isolato, un poco più in su, a modo di clava. La stimolazione del gluteo è seguita da contrazioni evidenti dei gastrocnemi e degli estensori delle dita, messi allo scoperto. La stimo- lazione è fatta con l'apparecchio del Dubois-Reymond, tenendo i roc- chetti alli distanza di 16 cm., e la corrente è bene sensibile all'apice della lingua. La stimolazione dello sciatico sotto la cicatrice dà luogo alle stossii contrazioni. Le di tte stimolazioni provocano inoltre fenomeni di dolore, cioè respirazioni più frequenti e più profonde, accompagnate da qualche grido e d '. dilatazione della pupilla. Tali fenomeni di dolore si ottennero stimolando lo sciatico dalla cicatrice fino al ginocchio. La stimolazione più in basso non dava segni di dolore, come pure non si ottennero segni di dolore, stimo- lando la cute e le parti molli sottoposte, nella regione del piede e della gamba. Invece più in su la stimolazione elettrica e meccanica della cute produceva dolore. Dopo aver fatta la stimolazione del gluteo e dello sciatico, senza averli recisi ; si tagliò prima il gluteo e si stimolò colla corrente in- dotta il sv.o moncone periferico, tenendolo bene sollevato in modo da essere sicuri, cbe non poteva avvenire nessuni diffusione dello correnti : e si ottennero contrazioni da parte dei gastrocnemi e degli a'tri muscoli del- la gamba, ma più energiche erano le contrazioni degli estensori delle dita. Analoghe contrazioni si ottennero tagliando colla forbice un pez- zetto di gluteo. Succeisivamente si tagliò lo sciatico a livello circa del terzo infe- riore della coscia, e se ne stimolò poi egualmente i' moncone periferico, [17] (1021) tenendolo Wne sollevalo. |)rinia coli" elettricità e poi col taglio, e si constatarono le medesime contrazioni. È stato denudato il dorso del piede per osservare, se si verificas- sero contrazioni delle fil)re muscolari dell' estensore breve delle dita ; ma simili contrazioni non avvennero né in seguito alla stimolazione del nervo, né in seguito alla stimolazione diretta. Reperto anatomico. Il nervo sciatico, subito fuori della cavità del bacino, presentava un as[)etto normale. Terminava a livello della tu- berosità ischiatica ingrossamiosi in un neuroma della lungliozza di 1 cm. circa (v. fig. 5.*), piriforme, leggermente aderente ai tessuti cir- costanti. Fascetti di congiuntivo si distaccavano dalTestremità sua ap- puntita e si dirigevano in basso, senza però giungere al moncone pe- riferico. Al di sopra del neuroma, due fasci distinti di fibre si distaccavano dallo sciatico per formare i glutei, i quali si univano col moncone pe- riferico dello sciatico in modo da co.stituire un unico tronco nervoso. La cicatrice stava fra una parte superiore sottile, che erano i glutei, ed una inferiore più grossa, che era lo sciatico : non si notavano ispes- simenti. Nello sciatico si osservavano bene distinti tre cordoni, dei quali uno più grosso e più bianco. Il nervo tibiale anteriore aveva l'aspetto di un cordoncino bianco, leggermente appiattito; fu isolato fino alle sue diramazioni sul dorso delle dita del piede. I muscoli della coscia erano molto diminuiti di volume; appari- vano al taglio giallo-rossicci ; le fascie e le aponevrosi erano lasse. I muscoli della gamba erano anch' essi atrofici ; ma in minor grado. Le superfici di sezione erano alquanto più rosseggianti, che quelle dei muscoli della coscia. Reperto istologico. A livello della metà della gamba fu reciso un tratto del tibiale anteriore di circa '/j *^'™- ^^ lunghezza. Fu dissociato e trattato per 12 ore con una soluzione di acido osmico all' uno per cento. Fatti i preparati, si trovarono grosse goccie di mielina, prove- niente, con probabilità, da vuotamente delle fibre nei maneggi della preparazione. Infatti la massima parte delie fibre si vedevano vuote. Ma in altri preparati si isolarono delle fibre, in cui era visibile il doppio contorno. (V. fig. 3.^) Le dette fibre erano piuttosto sottili, e la mielina non appariva così regolare, come si mostra normalmente. Si vedevano delle sinuosità, delle interruzioni, delle segmentazioni tras- versali frequenti lungo la fibra, che non corrispondevano, sia per il numero, sia per la disposizione, agli strozzamenti del Ranvier. Non sappiamo se fossero cose fortuite o accenni ad una frammentazione della mielina. Certo l'asfìetto di qneste fibre era diverso dal normale, e si avvicinava invece a quello, altre volte, osservato nelle fibre che si ri- generano. (1022) [18] Altri pezzi del nervo, fissati nel formaliao, e inclusi poi in paraf- fina, lasciavano vedere, nelle se/ioni trasversali a livello dell' articola- zione tibiotarsica, senza colorazione o con diversa colorazioni, frammezzo a fibre molto piccole, fibre di maggiori dimensioni, nella cui parte cen- trale si trovava un corpo, che si coloiiva più uniformemente e più intensamente delle parti circostanti (v. fig.. 4.^), e che perciò, ed anche per la sua forma, siamo indotti a considerare come V asse cilindro. Queste fibre si trovavano più numerose nei tagli superiori che negli inferiori, ed erano per la maggior parte riunite in un fascio circonflato da tessuto congiuntivo, e separato da altri fascetti, che nella stessa sezione si potevano vedere. Questo esperimento conferma gli antecedenti ; perchè le fibre dei nervi glutei attaccate a quelle dello sciatico mostraiono di conservare le propr'ietà funzionali fino a livello dei muscoli della gamba, per una lunghezza dunque superiore alla loro lunghezza normale. Di questo fatto non si può dubitare, perchè la stimolazione dei glutei sopra la cicatrice produceva contrazione de' muscoli della gamba, e perchè sotto questa stimolazione soltanto alcuni muscoli si contraevano, cioè quelli, a nostro avviso, a cui le fibre dei glutei, assai meno numerose in con- fronto a quelle dello sciatico, si erano diramate. 11 reperto istologico ha dimostrata la completa degenerazione di alcune fibre cC-^:- ^¥;^#2x^ Aut. del.dal vero P. Bertrand Ut. PERCEZIONE E PENSIERO PARTE in." IL PENSIERO DEL M. E. FRANCESCO I50NATELLI INTRODUZIONE Nella prima parte di questo lavoro (i) siamo partiti da questo principio, che la percezione da un lato e il pensiero dall'altro costituiscono due forme originarie di conoscenza, distinte tra di loro fontalmente, sebbene intimamente con- nesse e variamente intrecciate, delle quali la prima con- cerne direttamente il reale e la seconda l' ideale. Le diffi- coltà che questa distinzione presenta e i problemi che solleva, specie quando si venga alle applicazioni, furono là in parte accennate colla promessa di prenderle in esame in questa terza sezione che tratta di proposito del pensiero. Il che appunto faremo al suo luogo. Qui poi ci siamo proposti due cose principalmente e sono: 1.° d' investigare la natura propria di quella funzione che si designa col nome di pen- siero ; 2.° di determinarne l'obbietto e il fine. Com'è chiaro, la presente indagine, se per un rispetto è principalmente psicologica, per 1' altro è gnoseologica o epistemonologica che voglia dirsi, entra cioè in quella (1) Atti del R. Istituto, Tomo III, Serie VII. Venezia 1892. T. VI, S. VII 76 (1028) [2] parte della metafisica, che esamina la natura e il valore della conoscenza. Facciamo noi opera oziosa e superflua ? Dopo tanto che si è scritto e disputato intorno al pensiero, non si dovrà conchiudere o che 1' argomento è esaurito e non si potrà che ridire cose già dette, oppure che il problema è in- solubile? Questa è infatti l'opinione di molti, massime a' nostri giorni ; e di qui 1' indifferenza con cui solitamente s'accol- gono le pubblicazioni di simil fatta, ripetendo in certa guisa per riguardo a queste il famoso dilemma attribuito ad Omar; o quello che scrivete è una rifrittura di dot- trine già note, e non mette conto d' occuparsene, o se ne dilunga per tentar nuove vie e siete un mattoide. Per altro non è men vero che, se le soluzioni, che la filosofia dall'antichità fino al presente ha dato dei vari pro- blemi che agitano lo spirito umano, suppergiù sono sempre le stesse, in ogni epoca assunsero atteggiamenti diversi e si combinarono variamente cogli altri fattori della cultura. L'aumento, enorme ne' tempi recenti, de' materiali attinti all'esperienza, la suddivisione sempre piìi minuta de' vari rami della scienza, le mutazioni radicali sopravvenute nel con- cetto del mondo e della vita, i concetti religiosi, morali, economici, sociali via via trasformati, la diff'usione del sa- pere e altre cause molte, che sarebbe superfiuo enumerare, hanno fatto si che quei medesimi problemi si ripresentas- sero sotto nuovi aspetti, in nuove attinenze e con variata importanza. E da questo multiforme intreccio di fatti è seguito anche un altro eff'etto ; che cioè certe linee rela- tivamente semplici, nelle qnali per gli antichi si disegna- vano i principii metafisici, etici, psicologici e logici, si vennero via via intrecciando e complicando ; in altre pa- role, col crescere delle cognizioni, col moltiplicarsi dei punti di contatto tra i vari indirizzi del pensiero, colla va- rietà sempre maggiore delle applicazioni, è nata o piuttosto cresciuta anche la confusione. In quelle parti del sapere, [3] (1029) che per la natura loro sono destinate a rimanere il patri- monio di pochi cultori (per es. nella chimica), in quelle parti massimamente che in via diretta non toccano se non alcune ristrette classi di persone, è possibile una certa ri- gorosa disciplina, che permette di procedere con uniformità di metodi e su linee ben determinate. Ma il caso è ben diverso nel campo della filosofia. Questa per sua essenza interessa tutto e tutti, anche quelli che non ne conoscono 0 ne disprezzano e aborrono fin anco il nome. Che uno abbia scoperto il modo per risolvere certe equazioni, che la dilatazione di certi corpi segua questa o quella formola, chi non è matematico o fisico di professione non se ne dà un pensiero al mondo. Ma che la coscienza sia un movi- mento di molecole o una funzione dello spirito, che le nostre più salde persuasioni siano l'espressione d' una ve- rità assoluta 0 aberrazioni e sogni di febbricitanti, che il mondo sia l'opera d'un' intelligenza suprema o un fortuito accozzamento d' atomi, che la virtù e il vizio siano cose relative come le mode dei cappellini e delle cravatte, o leggi necessarie e immutabili, valide per tutti gli uomini e per tutti i tempi, questi e altrettali problemi non sono e non possono essere lasciati in disparte, quasi esercita- zioni poco men che oziose d'una ristretta cerchia di pen- satori. Perciò tutti o direttamente o indirettamente vi pren- dono parte ; e mentre la gravità e profondità loro doman- derebbero, a poterli trattare convenientemente, e prepa- razione e studi e serenità assoluta dell'animo, nasce all'in- contro che non solo molti vi prendono 'parte, a' quali fanno difetto le attitudini necessarie, ma quel ch'è peggio, vi si mescolano le passioni. Non è quindi da meravigliarsi se quella confusione, a cui dianzi accennavo, s' è venuta facendo sempre maggiore. Di qui 1' opportunità, per non dire la necessità, di rifarsi spesso daccapo, di mettere un po' d' ordine nell' arruffatta matassa, di chiarire i punti fondamentali e, non foss'altro, determinare e distinguere le questioni. (1030) [4] Per quello poi che riguarda in particolare il nostro tema cioè il pensiero, chi oserebbe sostenere che 1' argo- mento debba oramai essere messo in disparte, quasi campo esplorato perfettamente si da non potervi più nemmeno spigolare qualche verità ? Quando qui proprio s' azzuffano tra di loro le più discordi opinioni ? Quando da molti pare si dimentichi tutto il lavoro di venticinque secoli e si ri- torna, coscientemente o no, a certi concetti popolari, i quali non erano fosse erronei prima che l'analisi psicologica ne avesse sceverato i vari elementi, ma non sono più mante- nibili davanti alla riflessione? Quando, non contenti d'aver messo a fascio i prodotti della sensibilità e il verbo della mente, si arriva a confondere il fatto psichico coi moti vibratori delle molecole (i) ? (1) Citeremo, a titolo dì saggio, un articolo del sig. Dott. Julien Pioger, intitolato : Thèorie vibratoire et lois organiques de la sensibilité, pubblicato nella Revue philosopliique del settembre 1893. Quivi 1' A., dopo aver detto che non s'è saputo ancora mettere in chiaro la natura della sensibilità, fa la pivi incredibile confusione tra il fatto del sentire (che è essenzialmente interno, subbieltivo e però non osservabile asso- lutamente che in se stessi) e i .fatti materiali, che ne sono cause, condizioni o eifetti. Coloro i quali pi'etendono che la sensibilità supponga una sostanza sensibile, coloro i quali non possono ammettere che la sensibilità sia una semplice proprietà del sistema nervoso, sono, a suo dire, intelli- genze ribelli alle concezioci scientifiche (pag. 241). Il partire poi da un semplice traslato (per cui diciamo ad. es. che il nitrato d' argento è sensibile alla luce) e quindi ammettere che quando un corpo risponde con una modificazione sua all' azione d' un agente ci sia sensibilità, questo sarà prova d'un' intelligenza aperta alle concezioni scientifiche ! Scientifiche sopratutto saranno le definizioni sul fare di quella che l'A. ci regala alla pag. 246. « Noi possiamo definire nel modo piii ge- nerale la sensibilità dicendo ch'essa abbraccia i diversi modi di vibra- zioni molecolari, che possono osservarsi negli organismi viventi, sia che queste vibrazioni provengano da un urto esterno (sensibilità obbiettiva), sia che risultino da azioni e reazioni interne degli organi (sensibilità organica viscerale), sia che vengano ingenerate dalle vicendevoli riper- cussioni di vibrazioni già immagazzinate dai centri nervosi noi fatti di [5] (1031) — Ma da (|ue.sto \)er l'appunto — obbietterà forse taluno — apparisce l' inutilità di riprendere in esame siffatti ar- gomenti. Dal momento che intelletti scientificamente educati rigettano tutto il lavoro di tanti secoli d' astrusa specula- zione, per tornare a' concetti preistorici della filosofia bam- bina, all'ingenua intuizione d'uomini non ancora ammaliz- ziti dalle girandole dei sofisti, ciò dovrebbe persuadervi che o quei problemi che voi dite sono insolubili, e in tal caso .sono da abbandonare per sempre, o sono fittizi, creati dalla smania di sottilizzare, di cercar come si dice il pelo nel- r uovo. — Se codesto argomento valesse, replicherei io al mio interruttore, vi so dire che la barca della scienza si alleg- gerirebbe di molto e che di cosa in cosa ci condurreste all' ideale vagheggiato dal Diderot (i) e da altri ancora, che vai quanto dire alla pura vita animale. Perchè le contraddi- zioni, gli errori, i parziali regressi, la confusione nei con- cetti fondamentali sono bensì ostacoli, danni, traversie, ro- vine ; ma la vita è lotta e dico particolarmente la vita del genere umano. Lottare bisogna e, anche disperando d' un trionfo prossimo, generale, definitivo, star saldi al posto ove la Provvidenza ci ha collocati e difendere palmo a palmo sensazione, di percezione, di memoria, d' iininaginazione, di ragiona- mento e di pensiero (sensibilità soggettiva, psichica). » La conclusione è che c'è un sentire senza che ci sia un senziente e che il sentire consiste in vibrazioni molecolari. Ma allora che bisogno c'è d'organismi viventi ? (1) « 0 vanite de nos pensées, ò pauvreté de la gioire et de nos travaux, ò misere, ò petitesse de nos vues ! Il n' y a rien de solide que de boire, manger, vivre, aimer et dormir. » Questo squarcio edifi- cante del filosofo francese è citato dal sig. Renato Daumic (Revue des deux mondes, 15 Sept. 1894); il quale conchiude : «^ Ce a quoi on nous convie c'est d'anéantir ce lente travail par lequel 1' humanité, depuis qu'elle existe, tàche k s'élever au-dessus des grossièretés de l' instinct tt s'eflforce d'échapper à la sujétion de la matière. L'idéal, qu' on nous propose, c'est le retour à l'animalité primitive. » (1032) [6] il terreno della verità. Se non mai forse com'ora nel campo (Iella filosofia è penetrato il disordine e la confusione, ram- mentiamoci che il fatto non è nuovo, che già altre volte certe idee luminose e capitali parvero discese per sempre sotto l'orizzonte ; eppure ricomparvero e tornarono a bril- lare nel nostro cielo. Le verità sono tutte coUegate tra loro da intimi benché spesso reconditi legami ; il lavoro intellettuale a ogni modo ferve e se molti, possedendo un frammento staccato della scienza, si illudono credendo di dominarla intera, quest' illusione tosto o tardi si dissipa; le lacune, le incoerenze, che vengono alla luce più qua più là, stimolano a cercare quegli elementi che le compiano e con- cilino. Allora tornano a galla problemi che si credevano sotterrati per sempre ; allora quei dispregiatori della filo- sofia sono costretti ad uscire dall' angusta cerchia in cui s'erano chiusi ; allora, come scrive Aristotele, « la cosa stessa li mette sulla strada e li obbliga a nuove indagini e la verità medesima li sforza ad andare in traccia del principio ulteriore (*). » E anche questa fase del pensiero scientifico in parte almeno è incominciata ; quella cieca confidenza che i cul- tori delle scienze naturali riponevano nella validità indi- scussa de' loro concetti e de' principii che governano i loro metodi, comincia a vacillare; arrivati ai confini dove l'e- sperienza ci abbandona o si compeneti-a con elementi che la trascendono, sono costretti a mutuare d'altronde, un po' a caso per verità, delle ipotesi più o meno arrischiate, più o meno probabili, colle quali si rannodino e si combinino in un tutto i vari frammenti sperimentali, E cosi s'entra, per vie indirette e quasi di soppiatto, in quella metafisica che s'era tanto dileggiata e screditata. Tutto ciò per lo più con poco profitto; perchè (|uei concetti e quei [)rincipii, a cui (1) npo'.óvxcov ò'oòxoìc,, aÙTC TÒ TrpaxjJia tbdoTtoiyjosv aòxotg xaì auvTjvày- xaae ^''jt^èiv. Met. A. 3 984. a. 15. IIocXlv óti' a'jxr;? xfiz àXYjd-elccc, . avayHa5^óp,svoi xrjv sxo|JLév7)v è^T^xsoav àpx''^'^- Ibid. 984. 6. 9. [7] (1033) s'attinge .son per dire furtivamente, sono presi in quello stato greggio, in cui li })resenta la coscienza popolare, mentre hanno mestieri d'esser passati pel Altro della rifles- sione filosofica. Non impunemente si rompe il filo della tradizione, non impunemente si sconvolge e si butta in disparte il prodotto di lunghi anni di paziente lavoro. 11 quale lavoro, bisogna confessarlo, non era veramente riu- scito a chiarire e ordinare in modo definitivo tutto il pa- trimonio originario della ragione umana; ma tuttavia, pren- dendo tutta insieme la gran fiumana turbolenta e limacciosa del pensiero umano, si poteva facilmente discernere una corrente più limpida e continua, la quale domandava sol- tanto d'arricchirsi di sempre nuove acque, di non essere lasciata intorbidare o ristagnare. Tra i concetti che hanno una maggiore importanza per la soluzione de' problemi metafisici primeggiano sotto vari aspetti quelli che sorgono sopra un fondamento psicologico ; si può anzi dire che dal modo, in cui s' interpretano e si spiegano i fatti psichici, dipende in grandissima parte la soluzione che si darà a quei problemi. Perocché si potrà ben sostenere con buone ragioni che la TipÓTYj (póXoaocpóa è in eff'etto una dottrina assolutamente prima, che i principii supremi dell' essere sono presupposti da qualunque ricerca e che |)erciò la stessa psicologia, nonché esserne un necessario pi'eambolu, si appoggia necessariamente su quelli ; ma non si può dimenticare che qualunque sia l'oggetto che si prende a consideiare, e sia pure primo e assoluto in se stesso, per noi non è se non in quanto conosciuto; che pertanto la funzione conoscitiva ha una relazione necessaria coll'oggetto in quanto a noi conoscibile. Supponete per un momento che la psicologia riduca tutto il nostro potere conoscitivo alla suscettività di certi tessuti d'essere modificati dall'azione chimica o fisica d'un agente esteriore e sappiatemi dire che cosa diventerà in tal caso l'ontologia. Supponete che i nostri concetti tutti quanti siano un elaborato necessario, specie di distillato di sensazioni, e Wssere, la sostanza^ la (1034) [8] causa, lo spirilo, la materia, spazio, tempo, finito, infinito e vìa via, vi diventano un tessuto di ragnatele, una fanta- smagoria destituita d'ogni consistenza propria, non più un oggetto di scienza. Vero è che, a voler essere rigorosamente coerenti, col valore obbiettivo di quei concetti sfuma e si dilegua non solamente la metafisica, ma ogni scienza e però la stessa psicologia che ci aveva condotto a codeste conseguenze. Il che vuol dire che una tale psicologia, mettendo capo a siffatte conclusioni, si avvolge in un circolo senza uscita ed è virtualmente suicida; perchè in ultima analisi chi infirma il valore della conoscenza (e, tolto il valore obbiettivo di que' concetti capitali, il conoscere diventa una parola senza senso) non ha più diritto di nulla affermare e quindi nem- meno la verità del suo sistema. Ma, prima di tutto, queste disastrose conseguenze rimangono spesso palliate sotto par- venze ingannevoli, al vero conoscere si sostituisce un fan- tasma che ne assume qualche sembianza; non tutti hanno tal forza speculativa da scovare i taciti presupposti sui quali si fondamenta una teoria, pur mentre se ne contesta a pa- role la validità. Di più si può anche arrestarsi a mezza via, si può falsare il concetto della conoscenza e della fun- zione conoscitiva senza arrivare a quegli estremi : si può lasciare in piedi qualcuno de' principii supremi, mentre altri si demoliscono ; in altre parole ci può essere una psicologia che. pur lasciando sussistere alcuni concetti on- tologici, ne svisi la natura, ne restringa indebitamente l'ambito, ne sposti o ne alteri le intrinseche relazioni. Donde apparisce evidente che la funzione conosciti \ a, secondocliè è intesa e spiegata, dà albi metafisica uno od altro in- dirizzo. Quello pei'tanto da cui per necessità convien prendere le mosse, chi voglia sforzarsi di rimettere un po' d'ordine nel campo della filosofia, di deterniinai'ne non foss' altro i problemi e assegnare a questi il loro posto e la loro im- [9] (1035) portanza, è l'analisi della funzione conoscitiva, la psicologia del conoscere (^). Credo quindi yiusiificato il ten.tativo di riprendere in esame quelli [)articolarmente tra i fatti psichici, che sono indirizzati al conoscere e che abbiamo veduto essere prin- cipalmente quei due, che abbiamo chiamato percezione e pensiero. Della prima s'è veduto nelle altre due parti del nostro lavoro come si compia, quali fattori vi cooperino e quale ne sia il valore obbiettivo, sia che si tratti della co- noscenza diretta del mondo esterno sia che di quella del nostro interne) ; dobbiamo ora passare al secondo, cioè a quell'attività o funzione o, se cosi vuoisi, a quel fatto psi- chico, a cui si da il nome specifico di pensiero. Capitolo I. Distinzione de! pensiero dagli altri fenomeni psichici Essendoci noi proposti d' esaminare quella funzione dello spirito che in stretto senso chiamasi pensiero, la prima cosa da farsi sarà di distinguerla il più nettamente che sia possibile da tutte le altre e in particolar modo da (quelle che hanno con essa maggiore affinità. Ora queste eviden- temente sono due, il percepire e l' immaginare. Ma nella percezione, dico in quella specie di percezione a cui più propriamente si conviene un tal nome cioè nella perce- zione intellettiva, è compreso senza dubbio nessuno un ele- mento intellettuale e questo — si dirà — non é altro che (l) Tale è anohe il titolo d' un pregevole lavoro pubblicato recen- temente dal prof. Goswin K. Upliues (Psychologie des Erkennens. Leip- zig 1893 l'*'" B.) del quale però noi non posiiiarno accettare le con- clusioni. (1036) [10] pensiero. Come dunque distinguerebbesi dal pensare una funzione, che risulta ancora dal pensiero, sebbene con l'ag- giunta d' un altro elemento ? Che nella percezione intellettiva entri un fattore men- tale, per noi, non fa mestieri ripeterlo, è indubitato ; è certo del pari che questo fattore non differisce per essenza da quello che costituisce il pensiero propriamente detto ; ma non è men vero che nella percezione 1' attività intellettiva è immedesimata e quasi direi incarnata nel reale percepito. Per essere obbietto di percezione la cosa (quale che questa siasi, corpo, qualità sensibile, fatto fisico o avvenimento in- teriore) deve arrivare fino all' lo percipiente e non solo arrivare fino a lui, ma entrare in certa guisa in esso col- r azione sua, modificarlo. Questa modificazione del subbietto è il veicolo, anzi la materia prima della percezione e l'at- tività intellettuale è ridotta per così dire al semplice uf- ficio di registrazione, al riconoscimento. Quando invece il pensiero funziona a parte, indipendentemente da qualsivo- glia realtà presente, il suo lavorìo interno è tutt' altro. Il primo potrebbe paragonarsi a ciò che accade quando una mosca dà in una ragnatela ; che il ragno dal suo os- servatorio ne risente la scossa e accorre per aff"errarla ; il secondo s' assomiglierebbe piuttosto al lavoro del medesimo ragno quando costruisce la sua rete e la percorre in tutti i seusi e ne salda i capi, ne rimenda gli sdruciti, la ri- pulisce e così via. La similitudine, com' è naturale, non quadra sotto tutti gli aspetti e io Li dò per quello che vale ; ma ella serve, o eh' io m' inganno, a mettere in evidenza il divario fondamentale che è tra il percepire e il pensare. Anzi, e mi perdoni il lettore se parrà eh' io lo tratti troppo in confidenza, anzi mi sembra che l' analogia possa spingersi anche più in là. Perchè il filo con cui il solitario insetto tesse la sua tela, e' lo cava tutto da se stesso ; onde par- rebbe che, volendo insistere nel rafi"ronto, si dovesse an- dare fino a quei sistemi filosofici, che pretendono di rica- vare tutto il mondo delle idee dalla pura attività del peu- [11] (1037) siero, dunque all' apriorisrao subbiettivo assoluto. Ma non è vero ; perchè la materia di cui quel filo è composto è fatta col cibo ingesto e assimilato dal ragno. Se questo non mangia, non fila; e così senza esperienza, che vuol dire senza percezioni, non e' è pensiero. Dunque 1' attività co- gitativa vive a spese dell' esperienza ; ma se ne serve sol- tanto dopo d' averla assimilata e trasformata secondo la propria natura. La prima diff"erenza pei-tanto che corre tra il perce- pire e il pensare è questa, che la percezione si fondamenta sulla presenza e 1' azione del reale modificante, e il pensiero è tutto un lavorio interno. Che sotto un altro rispetto le parti possano invertirsi, che cioè 1' esperienza si possa con- siderare come un lavorio subbiettivo e il puro pensiero come r apprensione di cosa a lui esterna, quindi afiatto ob- biettivo, questo per ora lasciamolo da parte ; verrà tra non molto r occasione di mettere in chiaro quest' altro aspetto della cosa. D' altre differenze tra la percezione e il pen- siero non è qui mestieri far parola. Veniamo all'immaginare. Questa distinzione è stata fatta tante volte da Platone e Aristotele venendo agli scolastici, al Cartesio e a' moderni, che a prima giunta parrebbe im- possibile che i due fatti siano stati di nuovo confusi insieme. Ma la nostra meraviglia scema di molto quando si consideri quello che abbiamo scritto nell' introduzione. Due correnti diverse, benché molte volte riunite, hanno contribuito a far si che si tentasse a più riprese di cancellare la linea di separazione. L' una è il desiderio, legittimo in se stesso, di ricondurre tutti i fatti psichici, quelli almeno che si rife- riscono alla conoscenza, a un solo principio. L' altra è il desiderio, né legittimo questo né lodevole per mio avviso, di l'ovesciare un' altra barriera, quella che separa l'uomo dall' animale e di rigettare come un' ipotesi superflua il principio spirituale. Se il pensiero, questo alato figlio dell' intelligenza, si può ridurre a una forma, per quanto complicata e sottile, (1038) [12] di rappresentazione sensata, e questa per le strette attinenze che ha cogli organi de' sensi e cogli organi centrali, a un movimento della materia, noi non avremmo più bisogno d' un' anima ; 1' organismo dovrebbe bastare a tutto. Il sen- sismo infatti è stato sempre il precursore del materialismo. Ecco perchè bisogna fare ogni sforzo per opporsi a quella confusione, per tenere nèttamente distinti i due dominii dell' immaginazione e del pensiero. Questa distinzione per altro non può essere compiuta e perfetta se prima non siansi rigorosamente determinati i caratteri del pensiero. Il che vuol dire eh' essa, piuttosto che un' introduzione allo studio del pensiei'o ne sarà la conclusione. Tuttavia per il bisogno presente potrà bastare che si avverta in ciascuna delle due funzioni qualche carat- tere che neir altra non si riscontra od anche è incompa- tibile con r altre proprietà di questa. Ciò non credo dif- ficile a farsi. E in vero 1' argomento principale che i nominalisti erano e sono soliti d' allegare per conchiudere alla im- possibilità delle idee generali (impossibili davvero quando per idea s' intenda, com'essi fanno, un'immagine o fantasma) si è questo che un' idea generale dovrebbe contenere degli elementi non rappresentabili insieme e che perciò si esclu- dono tra di loro, oppure sopprimere de' caratteri, tolti i quali essa medesima sfuma. Cosi 1' idea del triangolo deve a forza comprendere tre angoli, ma questi perchè 1' idea fosse ge- nerale, dovrebbero essere a un tempo e uguali e disuguali tra loro, tutt' e tre acuti, e insieme averne uno retto e uno ottuso. Il vero si è che un triangolo rappresentato sensa- tamente, sia poi contemplato cogli occhi o percepito col tatto 0 immaginato, non può essere per 1' appunto che un sin- golo e determinato triangolo, non mai il triangolo. 11 triangolo poi (nel quale è compresa tutta 1' infinita varietà dipendente dalla grandezza degli angoli e dei lati) non può essere se non pensato. E che lo si pensi nessun nominalista arriverà mai a negarlo efficacemente, quando I [13] (1089) non risolvasi a confessare eh' egli non sa che cosa sia e che per lui la parola triangolo è vuota d' ogni significato. Come dunque lo si pensa ? Non altrimenti certo, che me- diante una serie di giiuiizi, nei quali si afferma p. es. che tre segmenti di retta possono, date certe condizioni di gran- dezza relativa e di posizione, congiungersi a due a due colle loro estremità e che da (juesta congiunzione risulterà una figura avente tre angoli, i quali potranno variare entro certi limiti e in date condizioni. E tutto codesto lavorìo mentale e astratto è possibile solamente a patto che già si possiedano certe altre nozioni, cioè di linea, di retta, d' angolo, di numero, di grandezza, d' eguaglianza ecc. Nozioni sulle quali s'avrà a ripetere quel che s' è detto di quella del triangolo, cioè che esse pure risulteranno di certi atti mentali. Questi o saranno daccapo risolubili in altri ovvero saranno semplici o almeno inde- componibili e primitivi. Arrivati a questi ultimi sorgerà la doppia questione circa la loro natura e la loro origine. Ma comunque questa si risolva (che per al presente non vogliamo metterci in un altro ginepraio ; ciò che del resto pei* ora non è necessario) e anche nell' ipotesi più favore- vole a' sensisti, ossia a quelli che negano la difierenza essen- ziale tra r immaginazione e il pensiero, nelF ipotesi cioè che quegli elementi primi non fossero se non residui di sensa- zioni, quindi fantasmi o immagini, resterebbe sempre vero che quella sintesi di essi, in cui consiste la nozione risul- tante, non può esser fatta col semplice aggrupparsi degli elementi stessi in qual che sia forma, ma è 1' opera del giu- dizio, di quella funzione mentale che pone, afferma, pro- nuncia qualche cosa e che per niun modo è rappresenta- bile sensibilmente (*). (1) Molte volte i difensori della teoria sensistica hanno cercato di ribattere questo argomento di suprema importanza, con tentare se loro riuscisse o d' eliminare il giudizio propriamente detto o di ridurlo a una giusta-posizione o sovrapposizione o ad un incrociamento d' immagini ; (1040) [14] Dal che scende una conseguenza di non piccolo mo- mento cioè che, seppur fosse vero che tutti senza eccezione gli elementi primi che entrano nel nostro pensiero sono immagini, la funzione giudicativa, che li compone e or- dina in certi gruppi chiamati idee o concetti o nozioni, è di tutt' altra natura. E questo basta a giustificare 1' asserto che il pensare si differenzia per natura dall' immaginare. E appena sarà qui necessario di rammentare al lettore, che la distinzione dal Leibniz, dal Kant e da tanti altri stabilita tra il pensare intuitivo e il discorsivo è in realtà una di- stinzione tra il rappresentar sensibile o immaginare e il pensare; ossia che il pensare propriamente detto è esclu- sivamente discorsivo. Per altro (e 1' avvertiamo qui subito a scanso d'equi- vochi) risolvendosi per noi ogni e qualunque pensiero in atti giudicativi, non neghiamo con ciò 1' unità del concetto, né affermiamo che i vari giudizi di cui questo risulta si svolgano sempre distintamente e per necessità in una suc- cessione d' atti temporariamente distinti. Il concetto, oltreché uno in se stesso cioè obbiettivamente, é adoperato anche subbiettivaraente come un' unità inscindibile ; ma su questo avrem forse a tornare e per ora basti questo cenno. La differenza tra il pensare e l' immaginare apparisce anche considerando la rispettiva loro origine ; il secondo é puramente e semplicemente un caso di quella che dicesi tecnicamente riproduzione, che vai quanto dire la revi- viscenza, il riapparire d' una rappresentazione o vogliam dire del contenuto d' una sensazione o più solitamente d' un il giudizio espresso in proposizioni sarebbe dovuto unicamente alla forma verbale, all' intervento della parola. Ma tutti siffatti tentativi si sono in realtà smentiti da loro medesimi nelF atto che li fanno ; perche in tutto il tessuto de' loro ragionamenti s' intromette sempre (e senza di ciò non sarebbero ragionamenti, ma suoni o segni visibili e nulla più) la fun- zione giudicatrice sotto forma d'affermazioni, di negazioni, d'adesioni 0 di rifiuti. Il che viene a dire che si servono del pensiero per negarlo. [15] (1041) gruppo, d' una serie, d' un sistema di sensazioni, od anche una combinazione nuova di queste. Ho udito un grido per la strada ; mezz' ora dopo, due giorni dopo, tre anni dopo quel grido torno a udirlo, ma internamente, quasi una voce silenziosa. È il fantasma, la reviviscenza di quel grido. Io r ho presente, volontariamente o involontariamente e tutto finisce li. Se in cambio io dico tra me : Un grido siffatto si potrà udire a un chilometro di lontananza, diremo forse che anche qui tutto si riduce a udire mentalmente queste parole, ad aver presente questa proposizione ? Passi per le parole, che in effetto sono una serie di suoni e potrebbero anche essere una mera reviviscenza di parole udite prima proferire da altri o da me stesso ; ma il loro significato, nel caso che non sia per 1' appunto una semplice riappa- rizione, non è un prodotto, un lavoro mio, un fatto in- somma assai differente ? Con quella proposizione io intendo d' enunciare una verità, affermo un certo rapporto tra l'in- tensità d' un dato suono e una data distanza. Ora V enun- ciare una verità, 1' affermare un rapporto non può asso- lutamente considerarsi come una rappresentazione. Ma forse altri insisterà dicendo : — Quello che voi chiamate affermazione d' un rapporto o d' una verità e che pretendete opporre, come pensamento, al fatto del rap- presentare, si risolve in ultima analisi in una semplice as- sociazione. Vuol dire che in cambio d' aver semplicemente presente quel suono, esso ridesta, in forza delle leggi del- l' associazione, un' altra immagine o una serie d' altre im- magini. Supponete p. es. che quel grido faccia ricomparire r immagine d' nn uomo, perchè altre volte fu udito mentre nel tempo stesso i vostri occhi videro un uomo in atto di gridare : questo fatto non equivale forse al giudizio : que- sto è il grido d' un uomo ? E se il grido riecciti invece r immagine d' un luogo differente e di persone collocate là che odano, questo fatto non equivarrà precisamente al vostro giudizio : questo grido si può udire a una data di- (1042) [16] stanza ? Dov' è qui dunque codesta radicale differenza tra il rappresentare sensato, ossia l'iinmaginare, e il pensare? . Queste e tutte l'altre obbiezioni di simil fatta si fonda- mentano sopra una singolare illusione. Dato un processo che muova dal termine A e metta capo a un altro termine B, si crede basti che siano dati i due termini, perchè sia dato anche il processo ; o anzi, a dir più proprio, si scam- biano i termini stessi col processo che li mette in relazione tra loro. L' apparire d' un' immagine accanto a un' altra o subito dopo un'altra, il sovrapporsi, a dir cosi, d'una se- conda a una prima, 1' intromettersi d' una in un gruppo d'al- tre; ne anche lo scomporsi d' un tutto in parti o il riunirsi di parti, che prima entravano a costituire altri gruppi, in una nuova unità; tutti codesti e altri fatti somiglianti, che resultano dai processi meccanici delle rappresentazioni e delle riproduzioni, non costituiscono il pensare e non pos- sono farne le veci. Anzi supponendo (per impossibile) che i prodotti psichici d' una mente che pensa, le formazioni e quasi non dissi la stratificazione, che sono il resultato del lavoro cogitativo a un dato momento d' una vita indivi- duale, fossero in cambio 1' effetto puramente meccanico del gioco delle immagini (quasi un mosaico formatosi fortuita- mente dall' accozzarsi d' una moltitudine di pietruzze git- tate sopra un piano per puro effetto del loro peso, della loro forma e grandezza) e supponendo di più che un' altra intelligenza potesse contemplare lo stato interno di quel- r anima, quasi una coscienza cui fosse presente un' altra coscienza, ella vi leggerebbe senza fallo un pensiero, una serie di pensieri ; ma sarebbero pensieri che la psiche con- templata non ha mai pensati. Il pensiero sorgerebbe pri- mamente in quella seconda coscienza che lo raccoglie, che lo legge nel mosaico di fantasmi che s' è formato meccani- camente entro la prima. Analogamente (se mi si conceda d' aggiungere un' altra similitudine a meglio chiarire il mio concetto) quando un idiota smovendo per trastullo colla punta d' un bastone la sabbia d' un viale, venisse a formare 1 [17] (1043) rie' segni, che in un dato alfabeto sono lettere, e qualcuno, pratico di quell' alfabeto, guardando que' segni scoprisse che formano delle parole aventi un significato; questo significato esisterebbbe per la prima volta nella mente del lettore; per la sabbia e per 1' idiota che 1' ha smossa non sono che solchi e mucchietti di granelli. Insomma 1' azione interna del riferire è tutt' altro da' termini tra cui si esercita e non può in niun caso essere sostituita da questi. Mettiamo si tratti del giudizio : a è uguale a 6, e suppongasi che a e b siano rappresentazioni sensate e che perfino 1' idea d' eguaglianza, anziché una nozione astrattissima coni' è di fatti, sia rappresentata da un fantasma sensibile. Sopprimendo il pensiero, avremo 1' immagine a, V im- magine b e V immagine eguaglianza. Che ne faremo di queste tre immagini ? Appariranno a e b V una di fronte air altra e frammezzo 1' immagine eguaglianza ? Ovvero a e b, appunto perchè eguali, s' immedesimeranno ? In que- sto caso di due saranno diventate una sola. Dove sarebbe allora il giudizio ! 0 forse diremo : prima erano due im- magini separate, dopo sono diventate una sola. I due fatti conservati dalla memoria, si riprodurranno nell'ordine stesso in cui avv'ennero e perciò rispecchiandosi 1' a e il & distinti nel prodotto della loro fusione (indichiamolo con e), questo vedere in e assorbito tanto a come b senza niun residuo, equivale all' apprendere la loro eguaglianza, quindi al giu- dizio a è eguale a b. Ma come mai ? Noi abbiamo intro- dotto di soppiatto la funzione giudicatrice, che si voleva espungere. La nuda esposizione del fatto sarebbe, che noi contem- pliamo un a , poi un b , poi Va medesimo col b , come il bambino ignaro dell'aritmetica che veda il simbolo 1 • 1 =1 ; il quale non fa che vedere prima due 1 separati da un punto e poi un solo, senza sognarsi del processo li simboleggiato, cioè che 1 moltiplicato per 1 dà il prodotto 1. E si noti che fin qui, per concedere agli avversari T. VI, S. VII 77 (1044) 118] tutto quello che si poteva anzi più, s'è supposto sempre che i termini del giudizio fossero rappresentazioni sensate ; ma questo, se pure avviene, è il caso più raro ; general- mente i termini, tra cui il pensiero si muove, sono concetti, che vai quanto dire prodotti, il cui elemento principale è ancora quel pensiero che si credeva di poter eliminare. In tal ca.'so la semplice apparizione di essi termini non è più, come nel caso supposto prima che siano pure immagini sensibili, un semplice fatto di reviviscenza ; non è più il risorgere davanti a noi d'una rappresentaziene stata pre- sente altre volte; ma implica il rinnovarsi di que' processi pensativi, che si sono agglutinati e come a dire cristalliz- zati nell'unità del concetto. Cosicché abbiamo un pensa- mento attuoso, che mette in vivente relazione tra loro due 0 più gruppi di pensamenti passati. La conclusione di tutto questo si è, che' negli sforzi medesimi, che si fanno per risolvere il pensiero in un gioco di rappresentazioni, s' introduce surrettiziamente, sottinten- dendola senza confessarlo, quella funzione propria che co- stituisce il pensiero. Il Wundt (il quale del resto, pur facendo alla teoria che noi combattiamo tutte le concessioni possibili e anche di quelle impossibili, mantiene risolutamente come carat- tere specifico del pensiero un'attività spontanea, superiore a' processi associativi, sotto il nome di appercezione) nel- l'esporre la genesi del concetto ci offre parecchi esempi di questo fatto, Per es. là dove (*) osserva che il concetto non potendo essere una rappresentazione generale, che è impossibiie, è rappresentato nella coscienza da una qual- siasi rappresentazione individuale, colla quale va congiunto il pensiero [wir verhinden dmnit den Gedanken) che noi prescindiamo da' suoi caratteri individuali. Ora, dico io, che cosa è psicologicamente questo pensiero congiunto alla (1) Logik, 1. Band, Erkenatnisslehre, pag. 41. [19] (1045) rappi'es('!ita'/i(»)ie ? ('om'è fatto? E si compone esso pure di concetti? In tal caso andremo all'infinito, perchè ognuno di quelli presupporrà daccapo quel pensiero. Altrove (*), descrivendo lo svolgimento del concetto medesimo, accenna all'aiuto che questo riceve dalla parola. La rappresentazione prevalente, che funge da rappresen- tante d' un intero gruppo o serie e che è quello che lo Steinthal chiama forma interna della lingua, collegandosi col vocabolo (in origine con una radice) si oscura grada- tamente e finisce collo scomparire affatto dalla coscienza. Quello che solo vi rimane è la rappresentazione acustica della parola, a cui più tardi viene ad aggiungersi 1' im- magine visiva del segno scritto. Ma questi due elementi (suono e regno grafico) costituiscono forse tutto il conte- nuto psicologico del concetto ? Tutt'altro. « Il loro valore non sta nel contenuto immediato di codeste rappresenta- zioni, sibben nelle attinenze in cui esse vengono poste per mezzo del pensiero. > Or che cos' è, chiediamo di nuovo, codesto pensare, dal quale il segno fonetico e grafico ri- ceve il valore del concetto ? L'anima che penetra e avviva questo scheletro di rappresentazioni ridotte ad un minimum e le quali in sé, si noti bene, non hanno niente a che fare, tranne i rari casi d' onomatopea, colla materia del concetto, quest' anima il Wundt giustamente la chiama pensiero. Ma appunto per l' ufficio eh' essa compie, pel si- gnificato che imparte al prodotto meccanico delle rappre- sentazioni, essa si dimostra di tutt' altra natura, esprime un'attività affatto diversa dal rappresentare (2), (1) Ibid. Pag. 48. (2) Credo che a nessuno, che sia tant' o quanto pratico di psicolo- gia, verrà in mente di chiederci perchè, dopo aver confrontato il pen- sare con I' immaginare, non abbiamo istituito lo stesso confronto colla memoria. Perché gli atti memorativi, in quanto semplice riproduzione delle rappresentazioni, non differiscono affatto dall' immaginare. Quello poi per cui la memoria è funzione intellettiva, entra nel dominio del pensiero. (1 046) [20] Se il pensiero si distingue per essenza dall' immagi- nare, ossia dal rappresentare sensato, potrebbe darsi per avventura che s' immedesimasse con un'altra funzione psi- chica, cioè col volere, coU'appetire o con quell'alti'o feno- meno subbiettivo cui si dà nome di sentimento ? Veramente se negli atti volitivi o appetitivi si guarda a quel carattere proprio di essi, pel quale sono principi i di movimento, d'azione, di cangiamento, carattere che preso in via sommaria potrebbe chiamarsi impulsivo, sembra strano che altri abbia voluto farne una cosa sola col pen- siero, che è quasi una luce fredda e inerte, una contem- plazione impassibile, uno specchio immoto. Ma c'è in questi come in quelli un altro elemento, un altro carattere, guardando al quale può parere che se non sono un'unica funzione, per lo meno procedano da una comune sorgente, e un tale carattere è la spontaneità. Da questa il Wundt è indotto a conchiudere che « il pensiero è un' operazione interna immediata del volere {eine unmittelbare innere Willenshmìdlung) e che le leggi logiche del pensiero si possono risguardare come leggi del volere {}). » E così per lui V appercezione è la forma più elementare dei moti volitivi (2). In ciò non possiamo consentire coli' illustre autore ; perchè, pur riconoscendo nel pensiero il carattere della spontaneità, anzi della vera e propria libertà (■^), questo ca- rattere non possiamo attribuirglielo in quanto è pensiero, sibbene solamente in quanto è compenetrato dalla volontà. Lo spauracchio delle facoltà dell'cmima, che, come dottrina della vecchia psicologia, induce molti psicologi a storcere (1) 0. e. p. 71. (2) Der Willensregungen. Pag. 72. (3) Già fino dal 1864 io ho sostenuto la libertà del pensiero, mo- strando come, se fosse necessariamente determinato, non potrebbe avere valor conoscitivo. Vedi Pensiero e conoscenza. Bologna. Stab. tip. G. Monti. [21] (1047) e tormentare i fatti di coscienza per ridurli a un'unità, a cui repugnano, pur di non tirarsi addosso la paventata taccia d'arretrati in questi studi, a noi non fa paura. Dal momento che l'attività dello spirito si esplica in forme ra- dicalmente differenti, è pur forza, chi non sia schiavo di pregiudizi di scuola, riconoscere nello spirito stesso altret- tante attitudini o disposizioni o virtù o forze latenti o come che vogliano chiamarsi, le quali contengano le condizioni di quei fenomeni. Se del concetto di facoltà si fece uno strano abuso, credendo d'aver dato la compiuta spiegazione d'un fatto quando s'era inventata una facoltà dello stesso nome e moltiplicandone indefinitamente il numero per ogni varietà della vita psichica, ciò nulla toglie al suo uso legittimo. Per ([uanto nella sfera dei fatti si risalga da' jìiù particolari a' più generali, viene pure un momento che ci troviamo davanti a uno o due o dieci che siano fatti primi, dei quali non possiamo dir altro se non che avven- gono così 0 cosi perchè tale è la natura dell'essere da cui procedono. E questo non equivale a dire che im tal essere ha la facoltà d'operare in que' dati modi ? Tornando a bomba dico che il pensiero, sebbene in una strettissima e mutua connessione col volere, non è volere. Come una contrazione muscolare può dipendere di- rettamente dalla volontà, essere la traduzione in atto d'una volizione, ma non è volere, sibbene semplicemente contra- zione muscolare, così la funzione del pensiero, in moltis- simi casi se non in tutti, e fosse anche in tutti 1' argo- mento resta il medesimo, è legato al volere, è quello che è e fa quello che fa dietro l' impulso del volere, ma in sé e per sé non è volere. Che se poi in luogo della volontà si tratti dell'appetito (del tendere), che noi quassù abbiamo messo insieme col volere per amor di brevità e perché molti psicologi ne fanno una sola classe di fatti psichici (ciò che del resto noi riputiamo essere un grave errore), la differenza radicale dal pensare salta ancor più vivamente agli occhi. Infatti Tappctizione pi'r sé è cieca e (1048) [22] Vigvoti nulla ciipvlo è un adagio che non è vero se non in un .senso molto ristretto ; 1' appetizione è un processo meccanico che sorge da un sentimento e al quale la rap- presentazione della cosa bramata si associa in seguito a una prima esperienza. Il bisogno sia fisico sia morale di qualche cosa si annuncia col desiderio anche prima che il subbietto abbia avuto modo di formarsi la più vaga idea della cosa a cui tende. Or che cos'ha a che fare una sif- fatta interna agitazione, un tal conato istintivo colla fun- zione cogitativa ? Certo si può desiderare anche di cono- scere, ci possiamo sentire sospinti a dirizzare 1' attività cosciente in un verso piuttosto che in un altro e noi as- secondando un tale impulso appetitivo possiamo esercitare l'attività pensativa in un modo che non avremmo fatto, se il desiderio non fosse stato. Ma nessuno dirà per questo che il desiderio stesso sia il pensiero e il pensiero il desiderio. Più evidente ancora è la differenza tra il pensiero e il sentimento (piacere e dolore) e noi non v'insisteremmo più oltre se non fosse che qui ci si presenta un certo modo di concepire la vita dello spirito, che noi sentiamo il do- vere di discutere prima di procedere innanzi. E un con- cetto, secondo il quale tr.tte senza eccezione le forme del- l'attività psichica si ridurrebbero al sentimento e perciò anche il pensiero. L'unità profonda dell' essere animato, lo strettissimo vincolo che congiunge insieme tutte le parti del suo orga- nismo (almeno nelle classi superiori e specie nell'uomo, il solo che noi qui consideriamo), in particolare l'accentrarsi del sistema nervoso per cui ogni modificazione sopravve- nuta in una parte qualsiasi si ripercuote in tutte le altre, tuttociò fa si che oltre alle manifestazioni della vita psi- chica, che hanno la loro origine in certe funzioni deter- minate, in cei'te reazioni speciali d(»vute alla specializza- zione degli organi, ci sia una certa reazione generale, con cui il tutto unitario risponde ai particolari eccitamenti delle parti. Questa maniera d'eco, che esprime in ogni istante lo [23] (1049) stato comple.ssivo della psiche, l'atteggiamento del subbietto, in cui vengono quasi a fondersi tutti gli svariati processi parziali e che nonpertanto non è la loro somma o la loro risultante, ma ben piuttosto la risposta o la reazione unica a questa moltiplici*à infinitamente varia, costituisce un fatto nuovo, che non ha avuto finora un nome suo proprio, ma che si chiamerà coscienza, sentimento, appetito, volere, pen- siero, secondo gli effetti che inizia e produce. Tra queste forme poi che assume, quella che più davvicino ne rap- presenta l'intima unità, sarebbe il sentimento; cosicché coscienza, pensiero, volere, in fondo non sarebbero che certe particolari maniere di sentimento. Così tanto il sem- plice avvertire una sensazione e distinguerne i caratteri, quanto 1' iniziare uno od altro movimento, financo le idee [)iù astratte e le forme logiche più complesse si l'idurreb- bero a certe speciali intonazioni del sentimento. E per es. r idea d' eguaglianza non sarebbe altro che l' indefinibile atteggiarsi di quello, allorché due rappresentazioni d'iden- tico contenuto si trovano a fronte; Ves^ere, il nulla, la caii'^a, la sostanza, la qualità e via dicendo, non esprimerebbero alla loro volta nient' altro che il modo onde ci troviamo aff"etti allorché le rappresentazioni che ci s'affacciano stanno Ira di loro in certi determinati rapporti. Conchiudere da date premesse una data inferenza sarebbe uno speciale sen- timento, che sorge dalla simultanea presenza di quelle e cosi dicasi d'ogni altra funzione del pensiero. Il medesimo ragionamento avrebbe a farsi sull'appetire e il volere ; ed ecco come tutti i fatti psichici, anche quelli che siamo so- liti a considerare come d'ordine superiore, non sarebbero, come si disse dianzi, che specificazioni successive di quella prima radice, del sentimento. Noi abbiamo, parmi, tratteggiato abbastanza nelle sue linee fondamentali codesta ipotesi, e di qui si vede come non possiamo porre risolutamente una differenza essenziale tra il pensiero e il sentimento senza aver pi'ima assogget- tato un tale concetto a una critica rii-'orosa. (1050^ [24] Per prima cosa noi dobbiamo riconoscere e proclamare altamente come un fatto, che ogni avvenimento interiore, ogni e qualsiasi mutazione che sopravvenga in noi, ha per effetto immancabile di modificare il nostro stato sentimen- tale, che vai quanto dire di farci esistere a noi stessi in una differente maniera. E dicendo ogni avvenimento inte- riore non escludiamo con ciò i fatti che accadono sia fuori di noi, sia nel nostro corpo ; solo inteiuliamo dire che quell'effetto succede in noi solamente a patto e in quella misura che le mutazioni esterne si traducono in modifica- zioni della psiche. Anche un organismo inanimato o uno da cui siasi ritirata la vita o un corpo inorganico subisce qualche modificazione nella sua esistenza da qualunque cambiamento che accada intorno ad esso, anzi in qualsiasi parte dell'universo. Quest'è una necessaria conseguenza del vincolo universale che congiunge tutte le parti del creato. Ma l'esistenza d'una cosa e le varie forme ch'essa può as- sumere non sono tutt' uno coli' esistenza a sé, propria di quei soli esseri, nei quali vige quell' intimo principio, non altrimente definibile o rappresentabile che da' suoi effetti, cioè da quella che in generale chiamasi sensibilità. Quali poi siano le condizioni perchè ciò sia possibile, è un pro- blema che qui non è il luogo, nonché di tentar di risol- vere, ma nemmeno di porre ; per noi basti questo, che nell'uomo tali condizioni sono date, dal momento ch'egli è fornito di quella proprietà. Ma il conchiuderne che dunque (cioè perch'egli è un essere dotato di sensibilità e che per- tanto nulla può accadere in lui, che non si traduca in un particolar sentimento) tutto quello ch'egli è atto a fare e a patire, tutte 1' altre forme insomma della sua interna esistenza, se ne ha, debbano a forza essere una modifica- zione del suo stato sensitivo, è un' illusione, che non si può a meno di chiamar stragavante. Abbiamo detto : se ne ha; ma elle ne abbi\ è cosa che non si può mettere in dubbio se non con un circolo manifesto, cioè prendendo per pre- messa quello che si vuol dimostrare, dicendo : tuttociò che [25] (1051) accade neiruonio è una maniera di sentimento, quindi non ci sono in lui altre attività o modi d'essere originari tranne il sentimento. Del resto il ricordare, il pensare, il deside- rare 0 aborrire e il volere sono fatti indubitabili attestati dalla coscienza e la loro differenza dal sentimento è, al- meno a primo aspetto, cosi evidente, che per ridurli a es- sere nulla più che una forma di questo, ci bisognerebbe un argomento ben forte e inconcusso. Ma quello che ab- biamo accennato dianzi è al contrario cosi debole che ap- pena si concepisce come si sia potuto attribuirgli un tal valore. Che direbbesi d' uno che facesse questo ragiona- mento : qualunque alterazione chimica succeda in un corpo è accompagnata da un cangiamento nella sua temperatura, dunque tuttociò di cui quel corpo è capace non consiste in altro che nel riscaldai-si o raffreddarsi ? Oppure quest'altro : io non posso introdurre nel mio corpo un cibo o una be- vanda senza aumentare di peso, dum^ue la nutrizione non consiste che in un aumento di peso ? È chiaro pertanto che all'uopo di ridurre tutti i fatti psichici a forme del sentimento bisognerebbe ben altro che quel fatto generale, questo dico che nulla avviene in noi che non si ripercota in un sentimento ; bisognerebbe ana- lizzare direttamente i fatti stessi e mostrare che si risol- vono tutti in sentimenti. Ora codesto è ciò che nessuno ha mai tatto ne mai farà, tiranne in apparenza, ossia poco più che col dirlo e ripeterlo. E il metodo ordinario di cui si sono serviti si assomiglia di molto a quello del giocoliere, il quale dice ripetutamente: Vedono, signori, che questa moneta eh' io ho nella mano destra, la metto qui nella si- nistra. E fa il movimento come se ce la mettesse davvero; ma invece l'ha tenuta nella destra e con questa la butta altrove di soppiatto. Quindi apre la sinistra, la moneta è sparita. Cosi il psicologo ci presenta de' sentimenti, di quelli che sogliono accompagnare un desiderio, un pensiero, una volizione, e dice allo spettatore ossia al lettore : questi sen- timenti sono il pensiero A, la volizione B, il desiderio C. (1052) [26] Ma il pensiero, la volizione, il desiderio sono suppliti dalla fantasia del lettore. Il psicologo apre allora la mano ; ecco che non ci si trovano se non sentimenti. Per quello che interessa in particolare il nostro tema cioè la differenza essenziale tra pensiero e sentimento, bi- sogna considerare il sentimento nudo, in se stesso, non supponendolo già pervaso e compenetrato dal pensiero, e allora si vede che non è altro che un modo, più o meno grato 0 ingrato, d' interna esistenza ; uno stare cosi o cosi, proprio nient' altro. Se a questo stato poi s'attribuisce di esporre e quasi tradurre nel suo pi'oprio linguaggio una relazione sia tra me e un'altra cosa, sia tra due cose quali si vogliano, per es. il pai'tire da m ed andare ad n, ri- conoscendo, poniamo, che m è maggiore di w, tuttociò è effettivamente pensiero; ma noi non l'abbiamo trovato nel sontimento, ve l' abbiamo aggiunto. Ossia il giudizio : m è maggiore di n, non si può internamente formulare senza che si produca simultaneamente quel certo special senti- mento S. Ma r uno non è l' altro ; sono due fatti intima- mente connessi e nulla più. Ma c'è dell'altro. Il pensiero, qualunque sia l'oggetto a cui si riferisce, e sia pur anche lo stesso pensiero o il subbietto che lo concepisce, è per sua essenza obbiettivo, cioè pone di fronte a sé la cosa pensata e se ne distingue; il sentimento è tanlo subbiettivo, che è la stessa subbietti- vità. Il pensiero presenta al subbietto la cosa ; il sentimento non presenta che se medesimo ; anzi, a voler essere esatti, non presenta nemmeno se stesso. E' non presenta nulla, non ha punto l'ufficio né l'attitudine a presentare ; è, av- viene, è o avviene in questo o quel modo e tutto finisce li. Senza fallo, dal momento che risponde con una de- terminata modificazione a qualsiasi mutazione che giunga fino a lui, in questa modificazione viene ad essere rappre- sentato l'avvenimento che l'ha provocata ; ma è rappresen- tato solamente per un' intelligenza che ve lo sappia leg- gere per entro, sia che codesta intelligenza risieda nel sub' [27] (1053) bietto medesimo del sentimento, o sia che, pure essendo esterna a lui, abbia comechessia la virtù di penetrarlo e conoscerlo. Cosi le rivoluzioni di cui la corteccia terrestre è stata il teatro, sono rappresentate nella natura e distri- buzione delle rocce, negli strati alluvionali e via via ; ma lo sono pel geologo non per le rocce medesime. Sono cose tanto evidenti e ovvie che quasi c'è da vergognarsi a dirle; ma pure tanto è il potere delle metafore, che si finisce col prenderle in senso proprio, come quando si dice che la fotografia conosce e distingue i corpi celesti meglio del- l'astronomo. Capitolo II. Caratteristica del pensiero La scuola erbartiana credette di poter assegnare un cri- terio, secondo il quale il pensare si distingua da ogni altro fatto psichico e questo criterio consiste in ciò che nel pen- sare le attinenze tra le varie rappresentazioni sono deter- minate esclusivamente dal loro contenuto, o, come anche sogliono esprimersi, dal puro quid, che è quanto dire da ciò ch'esse rappresentano, escludendo tuttociò che è sub- biettivo e storico, tutti i rapporti meramente psicologici. Quale che sia stato il momento, in cui una rappresentazione è apparsa nella coscienza, quali che siano state quelle che l'hanno preceduta o seguita, qualunque fosse il grado del- l'attenzione prestatavi o i sentimenti che l'accompagnavano, qualunque il gioco fortuito delle associazioni di cui è en- trata a far })arte, tutto codesto non conta, non deve entrare minimamente nel processo pensativo, Se una rappresenta- zione data viene posta con un'altra qualsiasi in quella re- lazione che corrisponde unicamente al contenuto dell' una e dell'altra, allora e allora solamente si può dire che pensiamo. (1054) [28] Questo concetto coincide in parte con quello che Ari- stotele stabilisce per la verità, quando scrive : « Il vero e il falso stanno in ragione del collegamento o della sepa- razione delle cose, onde è nel vero colui elio pensa ciò che è disgiunto essere disgiunto e ciò che è congiunto, congiunto ; è nel falso chi pensa al contrario del come stanno le cose (i). » Ho poi detto coincide in parte, perchè Aristotele guarda agli oggetti in sé, obbiettivamente con- siderati, mentre H9rbart guarda non alle cose, ma al con- tenuto delle rappresentazioni (2j ; sicché 1' obbiettività er- batiana in fondo è ancora affetta dal fattore subbiettivo. Il che non farà meraviglia quando s'avverta che lo Herbart è venuto dal Kant e non ne ha saputo vincere il subbietti- vismo radicale. Il criterio erbartiano in sostanza fa sorgere il pen- siero, quando il rapporto logico tra le rappresentazioni sottentra al rapporto psicologico. Del resto quel criterio sotto un rispetto è troppo am- pio, sotto un altro troppo ristretto. E troppo ampio, perché oltre convenire alla funzione pensativa può applicarsi in certi casi anche al mero accozzamento psicologico delle rappresentazioni. Infatti nulla vieta che possano formarsi in modo meccanico dei nessi tra queste, i quali corrispon- dano unicamente al loro contenuto ; non può a cag. d'es. l'immagine d'una retta perpendicolare a un'altra trarsi dietro l' immagine di quattro angoli eguali, a quel mo- do stesso che poteva invece richiama're il colore della (1) Met. IX. 10. (2) Recentemente il Twardowski {Zur Lehre vom Inhalt und Gegenstand der Vorstellungen. Wien 1894) ha tentato di stabilire una netta distinzione tra il' contenuto delle rappresentazioni, ciò che è pre- sente alla coscienza, e l'oggetto, a cui la rappresentazione si riferisce. I suoi sforzi per altro, benché felici in molti particolari, non mi paiono riusciti a una conclusione definitiva; alla quale gli fu d'ostacolo anche il non aver saputo distinguere la rappresentazione propriamente detta /-r immagine sensata) dal prodotto dal pensiero. [29] (1055) lavagna .su cui altre volte l'ho veduta disegnare? Perchè dovrei dire che nel primo caso ho pensato e nel secondo no ? 0 non dovrei anzi dire che non ho pensato né una volta né l'altra, ma ho solamente assistito come spettatore a una successione di fantasmi ? E poi troppo ristretto in quanto richiedendo dal pen- siero la conformità tra l'attinenza delle rappresentazioni e l'attinenza del loro quid o contenuto, viene in sostanza a richiederne la verità. Ora il pensare è sempre veridico? Non si pensa forse mai il falso ? Se io ad es, per avere una volta veduto un borsaiolo con un soprabito d'un certo colore, dico entro di me : gli uomini che vestono siffatti soprabiti sono borsaioli, il rapporto tra il soggetto e il predicato del mio giudizio, anziché uniformarsi al rapporto ti^x il loro contenuto, é determinato puramente da un' as- sociazione casuale. Sarà per questo men vero ch'io ho pen- sato in tal caso? Questi e altrettanti tentativi fatti per spiegare la na- tura propria del pensiero sono falliti, perchè in cambio di guardare alla funzione stessa, si volle guardare ai mate- riali, su cui ella si esercita e invece di seguire la corrente incolora che serpeggia sotto la corteccia delle rappresen- tazioni, si badò solamente alle attinenze di queste. Più davvicino strinse il concetto del pensare il Lotze, additan- done come carattere fondamentale il riferire {das Beziehn), poiché tutte le relazioni del mondo non costituirebbero mai altro che ima. pensabililà, e questa rimarrebbesi in eterno in uno stato meramente potenziale, sarebbe sempre una pura possibilità d'esser pensata, se non ci fosse l'attività vivente del riferwe. Senonchè l'atto del riferire, mentre indica giustamente il processo cogitativo in quanto parte da un termine per andare all'altro e da questo ritorna al primo, quasi fa- cendo, come dicono i francesi, la spola, non ne determina un altro carattere pur essenziale, che è l'affermazione. E si noti che anche il simbolo del movimento di va e vieni tra (1056) [30] due termini (perchè più che un simbolo non è, per quanto il Trendelemburg tentasse di raccostarlo al movimento in senso proprio) non calza del tutto alla cosa simboleggiata. Perocché la cosa che si muove, movendosi abbandona il punto da cui è partita e quando è giunta al punto d' ar- rivo non occupa più né quello né veruno degli intermedi, sicché non riesce in nessun modo a riunire in uno i due estremi, amenochè il movimento non fosse di velocità in- finita. Il riferimento al contrario e però anche iJ pen- siero ha proprio questo di particolare, che, pur passando da un termine all' altro e mantenendoli tra loro distinti, non si stacca né dall' uno né dall'altro, a)izi é congiunto simultaneamente con ambedue. In questa proprietà poi si appalesa la natura del giudizio, che è analisi e sintesi in- sieme, distinzione e riunione (*). E nel giudizio si contiene anche quell'altro carattere che s'è detto dianzi, cioè d'essere un'affermazione ; cosicché ne risulta che il pensare in ul- tima analisi é giudicare, niente di più, niente di meno. E questo è ciò che anche nel capitolo precedente ci è risul- tato dal contrapporre che facemmo la funzione cogitativa agli altri fenomeni psichici e in particolare al fatto della riproduzione ossia all' immaginare. Le forme del pensiero non sono che tre, il concetto, il giudizio, il ragionamento e non è possibile concepire un pensiero qualsiasi, che non cada sotto una di queste cate- gorie. Infatti anche quelle forme, che a primo aspetto par- rebbero costituire un' eccezione a questa regola, come l'in- terrogazione, il comando, il divieto, la preghiera e la de- precazione, la minaccia, l' imprecazione, l'esclamazione (for- me retoriche della parola, alle quali sottostà necessaria- mente un contenuto pensativo), se vengano sottilmente ana- lizzate, si risolvono sempre in concetti e giudizi, distin- (l) Perciò è difettoso il concetto aristotelico, che lo determina come ouvS-Eots xii; voYjiidtfov tooTisp §v ovxmv, dimenticandone il carattere analitico. [31J (1057), guendosi da quelli che sono puramente tali vale a dire da' teorici, in ciò che l'elemento di pensiero che contengono è posto in una determinata e peculiare relazione coi nostri stati aflfettivi, coi sentimenti, co' desideri!, coi voleri (i). Ma il ragionamento si compone di giudizi, il concetto poi (come ho ripetutamente cercato di provare in altri scritti e come risulterà anche da quello che dovremo dirne in un altro capitolo) non è che un tessuto e quasi un viluppo di giu- dizi ; sicché non dubitiamo d' asserire che il concetto del pensare, per quanto si sprema e si analizzi, non contiene nient'altro cho la funzione giudicatrice. Siccome poi il giu- dizio, non solamente s' esprime al di fuori per mezzo del linguaggio, ma di questo abbisogna anche per la sua in- terna elaborazione, cosi possiamo definire il pensiero anche come un du^e interiore. Il che ben videro gli antichi quando col termine ).óyo? significarono a un tempo la parola e il pensiero. (1) La cosa mi sembra cosi evi'lente che temerei d' oftendere il lettore recando degli esempi concreti d'una siffatta analisi. Pure, a titolo di schiarimento, si prenda qualche caso per es. d' esclamazione, che è la forma in apparenza più differente dal giudi/io. Piove, può dire uno a se stesso o ad altri, solo per enunciare il fatto percepito Nes- suno in tal caso dubiterà che questa parola non esprima un giudizio. Piovel esclama rabbiosamente un altro, che aveva contato sul bel tempo per fare una gita e si vede deluso. Or non è qui enunciato il medesimo fatto? non é quindi a pari titolo del pi'imo un giudizio? Quello che li differenzia è che qui il fatto enunciato eccita la sorpresa e il dispetto. Cosi nell'interrogazione c'è di piii la sospensione del- l'animo e il desiderio di conoscere ; nel comando e' è una volizione, nella preghiera il desiderio, ecc (1058) [321 Capitolo III. L' oggetto del pensiero Un pensare che non fosse il [tensare d' un pensato, non saie!)be un pensare, ma sol- tanto la smorfia del pensiero. TiEDEMANN. Si può dire che il pensiero ha cominciato ad esser conscio di sé stesso primamente con Socrate ; il quale, se- condo che Aristotele notava con quella sua meravigliosa con- cisione, cercava in ogni cosa l'universale e la quiddità (*). Questo infatti significa ch'egli pel primo s' accorse il vero oggetto del pensiero essere il mondo delle essenze o nature, a cui si sale dal molteplice delle percezioni per mezzo del- l' induzione. Il pensiero, stando a questo concetto, potrebbe assomigliarsi a colui che, trovati molti frammenti archi- tettonici, reliquie d' un grande edificio distrutto, si studia da questi d' indovinare e ricostruire il disegno smarrito. Dónde si vede che Socrate (con Platone, continuatore e fecondatore, ma insieme esageratore e poetizzatore del principio socratico) fece davvero quello che il Kant, per una illusione d'ottica mentale, s' immaginava d'aver fatto, men- tre in realtà non aveva se non voltata la stoffa dalla parte del rovescio ; scoperse il vero mondo del pensiero. E per verità nessuno dubita che l'oggetto immediato 0 il materiale che voglia dirsi, su cui il pensiero lavora, non siano i concetti ; ma questi possono anzi debbono es- (1) Tò na-S'óXou, xò xt saxi. 1 [33] (1059) sere considerati sotto due aspetti difiereiiti, cioè in quanto sono il prodotto del lavorio mentale dei subbietto (col quale per altro cooperano anche altri fattori, come l'educazione ricevuta, la condizione, le opinioni dominanti, V ambiente sociale, ecc.) e in secondo luogo come tipi o essenze. In breve quello è il concetto subbiettivo, questo l'obbiettivo. Senonchè il concetto, obbiettivamente considerato, ol- trecchè alle essenze e a' tipi, potrebbe riferirsi anche ai reali ; ciò che verrebbe a costituire un terzo aspetto del concetto. Ma forse codesto terzo rispetto si confonde col secondo, dacché il reale, in quanto è rappresentato nel pensiero, si confonde coll'essenza. E ho detto forse, perchè (juesto punto può dar luogo a discussione. Infatti se i con- cetti, come tipi, rappresentano le essenze nella loro per- fezione ideale, il reale può rimanere e rimane troppo spesso al di sotto di quelle ; onde ci sarebbero daccapo tre specie di concetti : quelli che rappresentano il lavorio mentale del pensante, quelli che ritraggono fedelmente i caratteri d'una qualsiasi realtà e in terzo luogo quelli che rappresentano l'oggetto nella sua assoluta perfezione. Tuttavia non pos- siauio dimenticare una cosa, cioè che anche il reale, con- cepito fedelmente quale è, in quanto concepito, è anch'esso, come abbiamo osservato dianzi, una possibilità, un intelli- gibilità, un'essenza e, in quanto tale, per imperfetto che sia, è pur qualche cosa d' immutabile, d'assoluto, d'univer- sale. Sicché ne dovremmo conchiudere essere tre definiti- vamente le categorie de' concetti, ciò sono il concetto sub- bietlico, il realistico che rappresenta 1' essenza dei reali, quale é effettivamente realizzata in questi e per ultimo r ìdealislico ossia quello che contiene le essenze nella per- fezione del loro tipo. L' importanza grandissima di questa distinzione, specie in quanto contrappone al concetto preso in senso subbiet- tivo il concetto obbiettivo, apparisce chiaramente chi consi- deri come una gran parte delle questioni, in cui nominalisti, T, VI, S. VII 78 (1060) [34] concettualisti e realisti (*), tanto del ciclo scolastico quanto della filosofìa moderna e massime in Inghilterra si scalma- narono per determinare la natura e i caratteri dell'idea, trae origine dalla confusione perpetua che si fece tra l'idea in quanto entità psicologica e 1' idea come oggetto a cui quella si riferisce. Per vedere se ci riesca di portar qualche luce in questo campo, rifacciamoci alquanto indietro. Considerando il pen- sare come una rappresentazione, una similitudine più o meno sincera e compiuta delle cose, a quel modo che un dipinto rappresenta più o meno fedelmente 1' originale, si pretese di trasportare in quello tutte le distinzioni che sono (o che si crede siano) nelle cose. Perciò come in queste si distinguono per es. alberi, case, animali, come enti per- sistenti e fino a un certo segno indipendenti e isolati gli uni dagli altri, ci dovevano essere nel conoscente altret- tante idee o rappresentazioni d'alberi, di case, d'animali ; come si distinguono movimenti, azioni, fatti, quali sareb- bero V. gr. lo scorrere d'un fiume, il bruciare della fiam- ma, ecc., ci dovevano essere in noi le idee dello scorrere, del bruciare e cosi via ; come tra le cose passano deter- minate relazioni, per es. di sopra e di sotto, di maggiore e minore, d' agente e paziente, ecc., cosi ci sarebbero in noi le idee della superiorità e dell'inferiorità, della maggio- ranza 0 minoranza, dell'azione e della passione e via di- cendo. Ma ben presto aff'acciavasi una difficoltà. Le cose sono tutte particolari anzi individuali ; in natura non ci sono né l'albero, né la quercia, ma questo e quell'albero, questa e quella quercia ; non c'è il fluire, l'ardere, il digerire, ma tanti individuali movimenti, fatti, azioni, ciascuno de' quali non è l'altro. 11 medesimo dicasi delle relazioni, non es- (1) Sarà necessario avvertire che realisti nel M. Evo si chiamano quelli che fra' moderni si chiamano idealisti in senso platonico? [35] (1061) sendovi nella realtà il sopra e sotto, il pi^ima e poi, l'a- gente e il paziente ; ma questa determinata colonna sta sotto questo determinato architrave, questo dato suono pre- cede quest'altro e cosi via. AH' incontro nel pensiero le cose pare che procedano diversamente ; il pensiero possiede certe rappresentazioni o idee o tipi, che corrispondono del pari a molti anzi a tutti gli oggetti d'una certa classe, a tutte le relazioni d'un dato ordine. In breve, si disse, le cose sono tutte singolari e singolari parimente le loro qualità, azioni, passioni, attinenze ; mentre le idee, o tutte o certo in gran- dissima parte, sono generali, anzi universali addirittura. Fatta questa scoperta, sorse immediatamente un'altra questione : se cosi va la bisogna rispetto al pensiero, che cosa corrisponde fuori del pensiero a queste idee generali anzi universali? Se nulla affatto vi corrisponde, non hanno dunque valor conoscitivo di sorta, sono meri fatti subbiettivi, una fantasmagoria che s'agita e si compie dentro il pensante. Se invece hanno valore conoscitivo, delle due 1' una : o quelle idee rappresentano non un singolo oggetto reale, ma molti insieme, a quel modo per es. che una lastra incisa corrisponde a tutte le centinaia e migliaia di stampe che se ne ne ricavano; e in tal caso l'idea generale non sa- rebbe in fin de' conti che un'economia di lavoro mentale; ovvero anche fuori del pensiero c'è qualche cosa che cor- risponde a quelle idee nella loro universalità ; per es. oltre a questo determinato triangolo, che è delineato qui su questa lavagna e a tutti quegli altri che esistono qui o colà in differenti luoghi, c'è il triangolo ; oltre a Caio, Tizio, Sempronio, ecc. c'è Vuomo e cosi via. Ma ci furono anche di quelli che credettero di risol- vere la questione in altro modo, cioè non solamente ne- gando il secondo membro del dilemma precedente, cioè ne- gando gli universali m re, bensì negando addirittura la premessa, su cui il dilemma si fondamenta, cioè le idee universali. Queste sarebbero non ch'altro impossibili e i'il- (1062) [36J liisoria apparenza ch'esse ci siano deriverebbe soltanto dalla parola comune, con cui il linguaggio, per 1' enorme diffi- coltà anzi impossibilità di creare altrettanti termini indi- viduali per ogni singolo caso ed oggetto e quindi per ogni singola idea, è costretto a designare molti oggetti insieme e però molte idee. Il fatto per altro smentiva perpetuamente i sosteni- tori di codesto rigoroso nominalismo; perchè essi medesimi nello svolgere e propugnare la loro teoria erano e sono costretti a ogni pie sospinto a far uso di idee generali 0 insomma a mostrare che i termini generici di cui si ser- vono (a meno d'essere vuoti affatto di significato, nel qual caso i loro ragionamenti sarebbero meri suoni e mai non proverebbero nulla in eterno) hanno un valore inteso da chi parla e da chi ode, da chi scrive e da chi legge; valore che non può in nessun modo eguagliarsi a quello d'una somma di particolari (i). A voler uscire una buona volta da questo ginepraio io credo bisogni anzitutto chiarire due punti, ciò sono : \° qual sia la vera natura di quel fatto o prodotto psi- chico, che si designa generalmente col nome di conceUo 0 d'idea, e 2° se gli oggetti del nostro conoscere siano tutti di natura individuale, concreta, che è quanto dire (1) Per es. quand'essi dicono: io non posso aver V idea dell'uomo, perchè non posso figurarmi un uomo, il quale non sia né bianco né nero, né maschio né femmina, né vecchio né giovane, né alto né basso di statura, ecc., alla pai ola uomo che cosa corrisponde nella loro mente ? Forse una moltitudine indeterminata d'uomini di vario colore, di dif- ferente sesso, altri giovani altri vecchi, di varia statura, ecc. ? Ma se asseriscono essi medesimi che V uomo, in quanto uomo e nulla più, non può avere nessuna di tali determinazioni ? Ciò piova ad evidenza che essi, quando proferiscono la parola uomo penza più, o non sanno affatto che cosa significhi (e ia tal caso non si saprebbe perchè non adoperino indifferHntemente la voce albero o montagna o carciofo) o hanno, com'è infatti, il concetto di quello che è l'uomo, indipendente- mente da qualsiasi determinazione di colore, età^ statura, ecc. E chieg- go scusa al lettore, se ho dovuto insistere ancora su questo punto, dopo quello che ne scrissi alla pag. 12, [37] (1063) enti, qualità, fatti, relazioni singolari, ovvero se di fronte al subbielto conoscente e distinte e indipendenti da lui ci siano delle entità non individuali, qualche cosa come dire idee in senso obbiettivo. Il primo punto sarà chiarito, secondo eh' io credo, quando saj'à inconcussamente stabilito che tutti que' feno- meni psichici, che si designano co' nomi d'immagini, di rap- presentazioni, di sentimenti e altrettali, non sono né punto né poco il corrispondente subbiettivo della conoscenza, non costituiscono in noi la funzione conoscitiva, sibbene hanno il loro posto tra i materiali e gli strumenti della cono- scenza ; che il conoscere propriamente detto è una funzione di natura affatto differente e si assolve (come ci siamo sfor- zati di mostrare ne' capitoli che precedono) nell'atto giu- dicativo, in quell'affei-mare, porre, riconoscere, in quel dire intey^no, che poi in fondo è ciò che dicesi coscienza. Fermato bene questo punto e tenendo insieme conto della legge innegabile, che tutti i fatti psichici, dopo essere stati attuali, conservano la possibilità di ricomparire come riproduzioni e di collegarsi secondo determinate condizioni tra di loro, s' intenderà come degli atti conoscitivi, ossia de' giudizi si aggruppino e si amalgamino tra di loro e con altri prodotti psichici, diguisachè vengano a costituirsi certe unità psichiche (concetti) le quali prendono il nome dagli oggetti a cui si riferiscono e cosi formano quel corrispon- dente mentale o subbiettivo, che falsamente cercavasi nelle rappresentazioni o immagini. Quest'è uno de' punti più essen- ziali, intorno a cui s'aggira tutta la teorica della conoscenza. Perciò quando diciamo : io ho il concetto della virtù, del- l' elettricità, della febbre, del sistema solare, del poema epico e via dicendo, non vogliamo già dire : io contemplo (od ho la possibilità di contemplare) coli' occhio interiore un' immagine, una figura, un gruppo di segni ottici o acu- stici 0 di qualsiasi altra natura, a cui fuori di me coi-ri- spondono certe qualità morali d'alcuni uomini, certi feno- meni fisici, certe condizioni patologiche ecc. ; bensì inten-. (1064) [38] diamo dire : io so di potei-e a mio talento svolgere in me nna serie di giudizi intorno a questi obbietti. Questo, non ci stanchiamo di ripeterlo, è il concetto in senso subbiettivo, il concetto come formazione psichica (*). Vero è che non tutti i concetti che noi possediamo sono di natura così astratta, come i quassù nominati ; ce n' è altri e molti (per es. del circolo, del triangolo rettangolo, del cipresso, dell' acqua, della torre, ecc.) ai (jiiali corri- sponde 0 può corrispondere effettivamente un'immagine. E di qui è nata quella falsa maniera di considerare il con- cetto. Ma, se ben si bada, anche in tali casi 1' immagine non s'immedesima col concetto, molto meno gli si sostituisce ; bensì è un aiuto, e un aiuto potente, a pensare il concetto rispettivo. Qual miglior modo infatti di richiamarci alla mente quel gruppo di giudizi, in cui s'esprime la natura del circolo o della torre, che (juello d'aver presente l'im- magine d'un circolo o il [)rotilo d'una torre ? Donde nasce che anche i concetti più astratti e più remoti dalla possi- bilità d'una rappresentazione sensata, si giovano pur sem- pre di qualche elemento sensibile (per quanto non essenziale, per quanto accessorio) che sia connesso in qualche modo diretto o indiretto con quell' entità a cui si riferiscono. (Per es. per la febbre 1' immagine d' un termometro che segni 39, per l'elettricità, d'una bottiglia di Leida e somi- glianti). In ogni caso serve a tale ufficio la parola, sia come fenomeno acustico sia come segno visivo. Ma come nessuno dirà mai perciò che la febbre sia un termometro 0 l'elettricità una bottiglia, né che le lettere r, o, w, a costituiscano una città, così anche all' indotto è facile di- stinguere la rappresentazione sensata, che serve da veicolo al concetto, dal concetto stesso. (1) Colle mie vedute su questo argomento concorda perfettamente qnello che scrive J. S. Mackenzie in un articolo pubblicato nel Mind. July 1894 pag. 321. « Our conception of any object, of wich we bave a real grasp.. .is ... a nucleus of possible judgements recognised as a totality. » [39] (1065) Insomma tutto quello che noi sappiamo d' una data cosa costituisce il nostro concetto della cosa, tanto più im- perfetto quanto meno ne sappiamo, tanto più perfetto quanto ne sappiamo più. Il concetto assolutamente perfetto (che per noi sarà sempre un ideale) sarebbe quello di chi sapesse di quella data cosa tutto ciò che v'è di scibile in essa. Ma l'espressione popolare che quassù abbiamo adope- rato: tutto ciò che oppiamo d'una data cosa, se significa giustamente l'essenza del concetto, non rischiara appieno la questione psicologica circa la natura di questo nostro possesso ; non dice che cosa sia che imparte una certa unità a un siffatto gruppo di conoscenze, molto meno in che esse a parte suhjecti consistano. Al qual difetto s'è cercato per noi di supplire con l'analisi che precede. Ma la filo- sofia in codesta indagine per lo più ha smarrito la via e per render ragione dell' essenza del concetto e della sua genesi, ha finito molte volte con perderlo di vista e 1' ha scambiato con la rappresentazione. 11 secondo punto non è di spettanza della psicologia, è un quesito metafisico intorno al quale da Platone e Ari- stotele in poi le più alte menti si sono affaticate. Trattasi di sapere se in i-ertm natura, altre a' singoli reali ci sia qualche altra cosa, ovvero se tutlociò clie non è un par- ticolar ente o un parti colar fatto, abbia solamente un'esi- stenza mentale e non sia altro che un processo pensativo, col quale la mente s' ingegni, in quel migliore e più spic- cio modo che le riesce, di comprendere il reale. Istituire ex novo e svolgere per intero (jnesta inve- stigazione domanderebbe, nonché un capitolo, un libro, e, se anche le mie forze bastassero a tanto, non sarebbe questo il luogo né il momento. Tuttavia, come non é possibile condurre a termine la trattazione che mi sono proposto senza decidersi per l'uno o per l'altro membro dell'alter- nativa, così sono costretto a espori-e, almeno succintamente, le ragioni che a me paiono concludenti per quel partito che adotterò. Il lettore, che non sia avvezzo a giurare in (1066) [40] verha di nessun maestro, se vorrà imparzialmente consi- derare il problema dietro i miei brevi cenni, spero con- verrà meco almeno nella somma della cosa. E in primo luogo mi pare che quelli, i quali hanno messo in mala voce la obbiettività delle idee, siano partiti da una supposizione gratuita anzi assurda, cioè che le idee 0 verità generali, qualora ci fossero davvero fuori del no- stro pensiero, dovessero esistere d'un'esistenza simile a quella de' reali concreti. Se, oltre a' singoli uomini, ci fosse anche l'uomo, dove starebbe questo di casa? E s-irebbe grande 0 piccolo, bruno o biondo? Se oltre a' singoli triangoli reali, ci fosse il triangolo, di che lunghezza sarebbero i suoi lati e di che grandezza i suoi angoli ? Se oltre al Po, alla Senna, al Danubio, al Mississipi, ecc. ci fosse il fiume in sé, dove avrebbe questo le sue sorgenti>? In qual mare sboccherebbe ? E dove scorrerebbe ? Sulla terra, o in quale altro pianeta o sistema solare ? A questa stregua, se un tale accampasse certe pretese fondandosi per es. sul diritto d' usucapione, io potrei chie- dergli se codesto diritto occupi un certo punto dello spazio, quanti metri sia lungo, quanti largo, quanti profondo. E se egli mi risponderà che il diritto non ha che vedere collo spazio, che non ha un corpo, né un'anima, né sapore, né odore, io dovrei replicargli che in tal caso è un qualcosa di meramente subbiettivo, che non ha esistenza se non nella sua mente e che fuori di lì è un bel nulla ed è follia considerarlo come cosa che abbia un certo valore, una certa forza. Ermanno Lotze in qualche luogo del suo Microcosmo, oppugnando l'esistenza di siffatte entità ideali, dice che per es. le leggi non esistono, bensì calgono (sic geUeìi). Colla sua solita acutezza il celebre filosofo di (rottinga caratterizza cosi la differenza clie corre dall' ideale al reale. Per altro egli non avrebbe del sicuro potuto sostenere che una cosa che non è, che non ha esistenza di sorta, che perciò equi- [41] (1067) vale al nulla, possa valere ; ond' io cunchiuderei che se valgono, dunque sono. La formula del Lotze pertanto vuol essere interpretata non già nel senso che le leggi e cosi ogni altra idealità non esistano afliitto, ma solo valgano ; sibbene piuttosto in quest'altra, che esistono bensì, ma la loro forma d'esistenza consiste nel valere. Un argomento a mio credere gravissimo è ([uello che può ricavarsi dalla possibilità. Senza fallo il puro possibile (intendo dire quello che è possibile, ma non esistente ; e faccio (questa osservazione, forse superflua, perchè la pos- sibilità può giustamente predicarsi anche dei reali ; che non sarebbero reali se fossero impossibili) appunto perchè tale, non ha un' esistenza concreta ; ma diremo noi per questo che sia un'entità puramente subbiettiva, cioè che sia un pensiero della nostra mente e nulla più? Prendiamo ad es. il numero. Se i reali numerabili possono considerarsi come il corrispondente obbiettivo del numero che essi rappresen- tano, fin li si potrà forse concepire che tutti i rapporti aritmetici, che vi si trovano, godano d' una certa realità mutuata dalle cose numerabili. Ma il numero come tale si stende indefinitamente di là da questi confini. Cesseranno perciò d'esser vere le leggi che vi si sono scoperte e che vi si potrebbero scoprire? E se sono vere, vuol dire che anche fuori dei reali e fuori del nostro pensiero e' è un ordine d' entità obbiettivo. E i rapporti ? Non saremo costretti a vendicare anche per loro una forma d'esistenza, che non è certo quella di cui esistono gli enti concreti, ma che è del pari indipendente dal nostro pensiero ? Facciamo un'altra considerazione. Poniamo sia dato un mondo composto solamente d' enti individuali, insensibili, incoscienti, i quali operino gli uni sugli altri in un modo puramente meccanico. Qualunque sia la natura di tali enti, qualunque la natura delle azioni e reazioni che gli uni esercitano sugli altri e qualunque perciò il complessivo accadere che ne risulta, converrà per forza adottare l'uno (1068) [42] 0 l'altro termine della seguente alternativa, cioè o 1.° cia- scuno di questi enti esiste ed opera e produce quello che produce in virtù delle sue proprietà individuali, in modo che ogni effetto sia parziale sia complessivo non rappresenti se non la somma o la combinazione delle azioni individuali, senza che ci sia veruna legge comune che valga per tutti e nemmeno per molti di essi; o 2.° essi operano bensì in virtù di forze e attitudini proprie individualmente di cia- scuno, ma sono determinati a comportarsi cosi e non al- trimenti da forme e leggi comuni. Nel secondo supposto è chiaro che siffatte leggi gene- nerali hanno una forma d' esistenza (si indichi con qual nome più garba) o di realità, che è tanto potente da as- soggettare a sé tutte le forze individuali. Nel primo supposto, se ben si bada, si iMesce alla me- desima conclusione, quantunque in contrasto coli' ipotesi da cui s'era partiti. Infatti, sia pur vero che l'effetto comples- sivo non sia se non la risultante di tutte le forze e di tutti i modi d'operare individuali ; ma il loro sommarsi e combinarsi piuttosto in questa determinata forma che in altra qualsiasi, presuppone daccapo delle leggi universali, delle necessità meccaniche indipendenti dai singoli enti reali. E per vero ninno mai potrebbe supporre che, dato un' altro egual numero d' elementi eguali a (pelli dell' ipotesi ed egualmente disposti, l'effetto totale possa essere differente dal primo. 0 rinunciare a ogni principio logico, rinunciare al diritto di ricavare qualsiasi conclusione da date premesse, o bisogna convenire che i due risultati, procedendo da cause identiche in tutto e per tutto, devono essere identici. E con ciò si torna a riconoscere l'esistenza di leggi gene- rali che prescrivono per date cause determinati effetti. Queste leggi dunque valgono e perciò sono. Di qui si vede come l'ipotesi che in rerum natura non ci siano che gli enti concreti individuali e che h^ idee, i principii, le leggi generali siano mei^e astrazioni, prodotti puramente mentali [43] (1069) e subbiettivi, tìni.sce con contraddire a sé -stessa, che è quanto dire finisce nell'assurdo. In tutta questa discussione per altro s'è sempre con- trapposta all' obbiettività delle idee la loro subbiettività, vale a dire s'è discusso se oltre alle idee, prese nel senso d'entità mentali, prodotti psichici o come che vogliano chiamarsi, ci fossero, indipendentemente dal subbietto pen- sante e dal suo lavorio mentale, delle entità ideali, esi- stenti per se stesse, immutabili, estranee al tempo e allo spazio, che non nascono non diventano, non si fanno, non crescono né diminuiscono, ma sono quel che sono senza più. Ora qui possono sorgere due dubbi, ai quali dobbiamo brevemente cercar di rispondere. Il primo è questo : se co tali entità sono quel che si dice, se sono essenze, nature, tipi, leggi, forme eterne e immutabili, percliè mai si sono immaginati di chiamarle idee o entità ideali? Non era questa una denominazione, oltrecché impropria, che pareva fatta apposta per far na- scere quella confusione che si deplora ? Il secondo suona : le idee, per quanto si vogliano prese in senso obbiettivo, per quanto si vogliano indipendenti dal subbietto pensante, per quanto si sia costretti dalla logica a riconoscere che sono qualcosa d'assoluto, sono per altro sempre idee, vale a dire entità mentali, pensieri ; ossia nelle sforzo che noi facciamo (e uno sforzo bisogna farlo) per assegnar loro un'esistenza propria, una certa forma di realità, la loro natura ideale ci si fa sentire anche a mal- grado nostro ; e non avendo noi modo alcuno di coglierle e di metterci in rapporto con esse, tranneché nel pensare e col pensare, siamo ridotti nell' impossibilità di concepirle esistenti in niun' altra guisa tranneché come insidenti in un pensiero. La prima questione potrebbe anzitutto essere trattata storicamente ; sarebbe cioè da vedere se nella tradizione filosofica, nella successione delle varie scuole, nel modo con cui gli oculari hanno cercato d' interpretare, d' esporre e (1070) [44] spesso (li rendere in altre lingue le dottrine de' primi maestri non ci sia stato, come crediamo, un quasi insensi- bile e inavvertito trapasso, una trasformazione, per cui a poco a poco l'oggetto del pensiero ha finito con diventare un pensiero. E probaliilmente si vedrebbe che, se l'aspetto subbiettivo delle idee s'è venuto pronunciando più decisa- mente presso i moderni, non mancava del tutto nemmeno presso gli antichi ; i quali spesso sembrano oscillare tra i due 0 piuttosto non pare abbiano chiara coscienza della opposizione che corre tra i due aspetti. Senza fallo un' indagine storica di questa natura (la quale, per quanto mi consta, non ostata ancora tentata da nessuno, almeno direttamente e di proposito) sarebbe uti- lissima e se qualcuno tra i giovani cultori della stona della filosofia vi si dedicasse, farebbe opera assai commendevole. Ma il fatto medesimo, che ho notato, cioè 1' oscillare fino da bel principio tra i due aspetti dell' idea e il venir poi pre- valendo sempre più il subbiettivo, mostra, a non dubitarne, che ci dev'essere una ragione intima la quale operando in noi consciamente o inconsciamente ci trascina a quella confu- sione ; una quasi direi aflinità o parentela, per la quale r entità obbiettiva da un lato e il pensamento nostro dal- l' altro paiono piuttosto due aspetti differenti e opposti d'una stessa cosa, che non due cose essenzialmente distinte e in- dipendenti r una dall' altra. Quest' intima ragione credo sia da cercarsi nella genesi de' nostri concetti. Qual' è infatti la via per cui noi arriviamo in generale a riconoscere 1' ob- biettività di checchessia, la sua realtà indipendente da noi ? La prima e più ovvia è data dalla forma spaziale. Nell'acqui- stare la coscienza di noi stessi ben presto la nostra propria personalità ci si dà a conoscere come limitata nello spazio. Neil' organizzarsi delle sensazioni e delle rappresentazioni che ne derivano, si definisce e contorna il nostro corpo come occupante una piccola porzione dello spazio ; tutto quello che apparisce fuori di questi confini appartiene al non-io. Non importa a questo efi^etto se lo spazio sia una realtà a sé o [45] (1071) una forma del nosti'o percepì i"e ; codesti dubbi e codeste spe- culazioni trascendenti sorgeranno più tardi per opera della riflessione filosofica. Noi qui consideriamo il fatto naturale e })rimitivo. Gli alberi, le case, i monti, le stelle sono per noi entità obl)iettive, perchè sono posti in uno spazio non occupato da noi. E anche le qualità, i colori, le forme, ecc., sebbene non ci appariscano come cose per se stanti, si affib- biano a' corpi esterni come qualche cosa che inerisce ad essi e non a noi, quindi sono obbiettivi. L' altra più segreta e profonda via che ci mena a con- trappore all' Io un Non-io, è la distinzione delle coscienze. In rispetto alla nostra coscienza anche il nostro stesso corpo è un esterno, un che obbiettivo; ma alla nostra coscienza ineriscono, come sue pertinenze proprie, i suoi pensieri, i sentimenti, gli affetti, le volizioni ; i pensieri poi, le voli- zi(jni, i sentimenti, ecc. che pur concepiamo come reali, ma come insidenti in altri, ci danno 1' idea di un' altra realtà, distinta da' corpi esterni eppure estranea a noi; sono le coscienze d'altri esseri. Ecco dunque un altro genere d' ob- biettività, le coscienze altrui coi loro rispettivi contenuti. Fuori di questi due processi non ce n' è altri, almeno primitivi e naturali, che ci menino al fuori di noi. Il che vuol dire che 1' uomo è naturalmente portato a non rico- noscere come ente per sé stante, esterno a lui e da lui in- dipendente, se non il mondo de' corpi e quello delle altre coscienze individuali. Ora le entità ideali, le essenze, gli archetipi o come che vogliano designarsi, né sono corpi si- tuati in qualche parte dello spazio o qualità o modi di questi, né sono enti pensanti, coscienze ; dunque che cosa saranno ? Determinazioni della nostra e delle altre coscienze : dunque pensieri e nulla più. Ecco perché esse furono concepite come idee, ecco perché, pur mentre certi caratteri (come 1' im- mutabilità, r indipendenza dal tempo, ecc.) ne annunziavano r obbiettività, si era tratti insensibilmente a riportarle di nuovo entro 1' ambito del nostro pensiero. Il secondo de' dubbi sopraccennati si fondamenta sui (1072) [46] fatti che abbiamo esposto per risolvere il primo ; esso in- siste su questo che le essenze assolute non possono finalmente essere altro che pensieri e però non sarebbe giustificato il carattere d' obbiettività che si vorrebbe loro vendicare. In fondo esso viene a dire : cotesto entità trascendenti noi non le troviamo che nel nostro pensiero : dunque inesistono nel pensiero, sono modi dei pensiero, stati di coscienza, come suona la frase moderna. Se un criterio siffatto s' accetta come conclusivo, quello che vale delle entità ideali varrà a pari titolo anche per qualsiasi altra entità. I corpi stessi, tutto insomma quello che costituisce il mondo esterno, dove e come e' è dato ? Di certo in niun altro modo che come modificazioni nostre, sensazioni, rappresentazioni, pensieri. Donde viene per ne- cessaria conseguenza 1' idealismo subbiettivo universale. 11 Non-io è una rappresentazione dell' Io, inesiste nell' Io e se apparisce esterno a questo, è una pura illusione. Anzi la stessa esteriorità, quand' anche creduta e affermata, è un' interiorità ; perchè non è quello che la figuriamo e cre- diamo essere, se non in quanto figurata, creduta, affermata dall' Io. Ci si presenta dunque un dilemma : o il solipsismo as- soluto, r Io che assorbe tutto in se stesso, compresi anche tutti gli altri Io che appariscono come esterni al mio e indipendenti, o, se 1' argomento non vale pel mondo mate- riale e per gli altri subbietti, non varrà nemmeno per le entità ide ili. Il che vuol dire che 1' argomento addotto a dimostrare che le essenze sono nostri pensieri e null'altro, non prova niente, perchè prova troppo. Non e' è via di mezzo. Del resto non è la prima volta che si fa notare 1' e- quivoco in cui si cade adoperando le frasi : essere nella co- scienza, essere nell' Io e aitile su questo andare, quasi non fossero una metafora che non si può accettare come locu- zione propria. Poiché la coscienza, la mente, VIo, non sono del sicuro de' recipienti o vasi, ne" quali possano stare le [47] (1073) idee, le immagini, i pensamenti, come una lettera in una busta o le mele in una corba. Certo fra il soggetto pensante e le cose pensate corre una relazione che per quanto peculiarissima e tale che non s'incontra proprio eguale tra due altre cose quali che siano, appartiene tuttavia a un genere amplissimo, a quel genere d'attinenza, per cui una cosa non è concepibile se non come congiunta con una certa altra, che le serve in certa guisa d'appoggio, tantoché a volernela immaginare staccata ci si risolve in nulla. Cosi le qualità, i modi, le forme non sono più niente, se non siano qualità, modi, forme di qual- che cosa. Nella stessa maniera il contenuto (ecco che riap- parisce la metafora incriminata ; ma a queste necessità del linguaggio non e' è verso di sottrarsi del tutto) il contenuto, dico, de' nostri pensieri sembra dilegui e s' annienti, se gli si sottragga 1' appoggio del pensiero (funzione) e questo alla sua volta se lo si stacchi dal pensante. Ma, torno a dire, se noi tutti (fatta eccezione de' solipsisti e degli idealisti in senso assoluto) siamo pur disposti a l'iconoscere che fuori di noi e indipendenti da noi esistono i corpi, onde si compone il cosi detto mondo esterno, sebbene le sensazioni visive, auditive, tattili, ecc. e tutte le rappresentazioni che da quelle risultano, siano fatti ed entità inerenti a noi, in- separabili da noi, perchè non ammetteremo del pari un cor- rispondente obbiettivo alle nostre idee generali ? E ben vero che nella percezione esterna la proiezione delle immagini in uno spazio esterno al nostro corpo è un prodotto del meccanismo psichico, il quale sebbene per sé non sia suf- ficiente a provare la realtà vera del mondo corporeo, forma come a dire, una suggestione naturale irresistibile ; é vero ancora che la obbiettivazione nropriamente detta, il rico- noscimento, vo' dire, che alle nostre rappresentazioni cor- risponde fuori di noi un reale per sé stante, si appoggia a delle cause e ragioni speciali (per quanto da taluni non accettate come valide), le quali non hanno riscontro nel caso delle idee. Ma cionullameno questo fatto basta a ren- dere illegittima la conclusione, che dalla natura subbiettiva (1074) [48] del pensamento vorrebbe dedurre hi subbiettività dell' og- getto a cui questo si l'iferisce. Voglio dire che, se la realità del mondo esterno è dimostrata e garantita da ragioni, che possono non essere applicabili al mondo delle idee, il fatto, che le nostre rappresentazioni sensate, sebbene in sé sub- biettive, corrispondono a una realtà esterna, prova almeno questo, che la forma subbiettiva del concepimento non basta a escludere in via generale e assoluta 1' obbiettività della cosa concepita. Di che scende per logica necessità che le essenze, benché il luogo immediato (ci si permetta questa espressione) della loro esistenza sia la nostra coscienza, possono se non altro avere anche un' altra forma di realità, cioè possono essere fuori della nostra coscienza. Se anche siano 0 forse debbano essere, cioè avere questa esistenza estrasubbiettiva anzi obbiettiva, é un'altra questione. Con ciò, per altro, vale adire coll'avere dimostrato una tale possibilità, è rimosso 1' ostacolo maggiore che si oppone al riconosci- mento di quella obbiettività ; perocché tutti gli argomenti che si sogliono addurre a favore di essa, per quanto forti, si ritenevano sfatati e ridotti a sofismi illusorii col solo appello fatto alla loro esistenza mentale. Levato via questo impedimento a dir cosi pregiudiziale, quegli argomenti ri- pigliano tutta la loro forza. Di tali argomenti noi ne ab- biamo addotti 0 per lo meno accennati alcuni e crediamo siano i principali : ma, come ossei-vammo più addietro, non è nostra intenzione di svolgere questo tema, di cui si sono occupati i più grandi filosofi antichi e moderni in pagine che costituiscono una delle più splendide glorie della filo- sofia, dai dialoghi platonici a quello d' Alessandro Manzoni. Piuttosto ci par necessario di ritornare sul punto ultima- mente discusso e vedere se alle idee (nel senso in cui le abbiamo sempre intese in questa trattazione) debba con Pla- tone e con r Hegel vendicarsi una indipendenza assoluta, un' assoluta priorità, ovvero, coi filosofi cristiani, assegnar loro come fondamento sostanziale e quasi luogo d' insidenza Dio stesso. Al secondo partito s' appigliano necessariamente [49] (1075) coloro che (') da uti lato attribuiscono ad esse, come in- dubitabile, il carattere della mentalità, il carattere, potrebbe dirsi, di pensamenti e dall' altro ne riconoscono a un tempo r assolutezza, l' immutabilità, l' indipendenza dal tempo e da ogni pensiero finito. Le idee non possono esistere che in una mente ; ma sono eterne, indistruttibili, sempre iden- tiche a se medesime ; ma nelle menti finite possono esserci e no, esserci in un tempo e in un altro no ; dunque ri- siederanno per necessità in una mente eterna e immutabile come loro, cioè nella mente divina. E non è mancato chi in questa relazione necessaria delle idee a uno spirito, in cui inesistano, trovò una dimostrazione a priori dell'esi- stenza di Dio. Al primo partito erano tratti coloro che non curan- done r aspetto subbiettivo e attendendo sopra tutto anzi esclusivamente al loro carattere d' entità assolute, in esse ravvisarono la suprema primalità e realtà. Sia che cre- dessero di poterle accentrare e quasi noji dissi costipare in una (il Bene platonico per es. o 1' essere puro dello Hegel), sia che vendicassero loro una certa pluralità e re- lativa indipendenza originaria, a ogni modo esse sono in se stesse, non abbisognano d' altro, sono presupposte da ogni altra entità e la condizionano. Dato questo concetto, Dio o s' immedesima colle idee e non gli si potrebbe più attribuire né personalità né realtà individuale, ovvero è abbassato al grado d' un ente con - dizionato e secondario. Perciò s' è tanto disputato intorno al concetto di Dio in Platone e in Hegel, per la difficoltà di conciliare i costoro principii col teismo ; e noi crediamo (l) Così ad es. il Manzoni nel dialogo sopraccitato. E noi riferisco a questo scritto, unico di filosofia speculativa, del gran poeta e pensa- tore milanese, anziché alle voluminose e sistematiche opere de' mag- giori idealisti, perchè credo che in questo particolare argomento nes- suno sia riuscito così chiaro insieme e stringente. E dicano quel che vogliono coloro che affettano di considerarlo come un tentativo abortito. r. y/, 5. Yii 79 (1076) [50] che, volta e rivolta, non si possa coerentemente riconoscere si neir uno che nell' altro se non un panteismo idealistico. Queste conseguenze, nelle quali n' è implicitamente contenuta un' altra che contraddice a un principio onto- logico fondamentale, ci obbligano ad adottare la prima so- luzione : la sola del resto che sia conciliabile col teismo. Quale poi sia quel principio ontologico, a cui ho accen- nato, apparirà chiaramente chi consideri i concetti del possibile e del reale. Perocché quell' ordine delle idee 0 essenze, per quante prerogative gli si debbano ricono- scere, è pur sempre un ordine di mere possibilità e però la nostra ragione, appoggiata in questo anche sulla coscienza immediata che abbiamo di noi stessi come enti reali, non trova in esso quel carattere, a cui distingue il reale, quel principio d' attività indeterminabile e indefinibile che nel linguaggio della vecchia metafisica dicevasi appunto com- plementum possibilitalis. Il reale insomma si distingue dal- l' ideale e gli si contrappone per questo appunto ch'esso è reale e 1' altro no. Ora, secondo che ho accennato dianzi, nella coscienza dell' esser nostro noi apprendiamo diretta- mente un reale, e ogni altra realtà, quale poi ch'essa sia, non è da noi concepibile in altro modo che pel trasportar che facciamo mentalmente in essa quell' indefinibile per- cetto fornitori dalla coscienza. Di qui viene che 1' ordine dell' idealità o possibilità che voglia dirsi, non presentan- doci queir elemento, ci apparisce deficiente, e non baste- vole fondamento del mondo dei reali di cui facciamo parte. Abbiamo perciò bisogno d' un prius assoluto che sia anche assoluta realità. Siccome poi due assoluti ripugnano, cosi siamo pure forzati a riconoscere che l' assoluto ideale s'im- medesima con r assoluto reale. Ma un altro passo ancora ci resta a fare. Come s' avrà a concepire questa inerenza 0 congiunzione dell' ideale col reale ? L' esperienza della nostra vita interiore ci aiuta anche in ciò. 1 possibili sono anche intelligibili, ossia noi non possiamo incontrarli che nel nostro pensiero, anzi ne sono il solo oggetto adeguato ; [51] (1077) dunque anche nell' assoluto reale saranno contenuti come pensiei'i ; in altre parole tutto lo scibile sarà il saputo della mente assoluta ; le idee dunque sono eternamente e im- mutabilmente contenute nella mente di Dio. Tornando ora da questa digressione metafisica al nostro tema particolare, credo che il risultato della presente in- dagine si possa riassumere come segue : 1.° la funzione pen- sativa consiste in niente altro che nel giudicare ; 2.*' gli oggetti immediati e propri di tal funzione sono i concetti ; 3.* il concetto ha due rispetti, subbiettivo 1' uno (e in questo sen,-so non è altro che un tessuto di giudizi), obbiettivo r altro (}), e in tale accezione (a significar la quale s'adopera più spesso il vocabolo idea) esprime una possibilità o es- senza o quiddità, eterna, assoluta, immutabile. 4.° La to- talità di queste entità ideali costituisce il regno del pos- sibile e non potendo il possibile essere fondamento suffi- ciente del mondo reale, ma occorrendovi un assoluto reale, a questa esigenza non può rispondere se non lo spirito in- finito, cioè Dio. Ma due questioni restano ancora da trattarsi e sono 1.° qual relazione corra tra i nostri concetti (presi in senso subbiettivo cioè come formazioni psichiche) e le idee ; 2° qual relazione corra tra i nostri concetti e gli esseri reali. Ci sarebbe un' altra relazione da investigarsi, quella cioè che passa tra le idee e i reali corrispondenti ; ma questo esce dai limiti del nostro tema, quantunque vi s' attenga per più rispetti. In quanto alla prima giova premettere un' osserva- zione. Stando a un certo concetto della conoscenza, che molti considerano come indiscutibile, conoscere significa ri- produrre in sé idealmente il mondo reale. Quanto più fe- delmente e più estesamente le cose sono rappresentate nel (1) Qui non era necessario accennare a quella suddivisione del concetto in senso obbiettivo, di cui s'è parlato sul principio di questo capitolo, cioè in pure possibilità e in ideali di perfezione. (1078) [52] pensiero, tanto più questo è conoscente ; conoscenza asso- lutamente perfetta sarebbe quella, per la quale tutte e sin- gole le cose e gii avvenimenti onde risulta 1' universo, con tutti i loro elementi e le attinenze che fra essi intercedono, fossero esattamente rispecchiate nel pensiero. Ora io dico che se conoscere vuol dir cotesto e nuli' altro, una mente che ne' suoi concetti riproducesse esattissimamente tutto r ordine delle idee assolute, che è quanto dire dei possi- bili, ma nulla fuori di questi, non s' avrebbe a dir cono- scente ; né scienza potrebbe chiamarsi veruna di quelle, che, prescindendo affatto da ogni realtà, considerano sola- mente entità ideali, come ad es. la matematica. So bene che cosa opporranno a questa mia asserzione coloro che nelle idee non vedono se non de' rapporti e delle formule generali, astratte, per opera del pensiero, dai reali. Diranno che, appunto per questo, anche il pen- siero che si esercita sulle idee pure, si riferisce pur sempre al mondo reale ; che perciò anche le scienze pure o for- mali, costituiscono una parte (la parte astratta e generale) di quella conoscenza del mondo, di cui le scienze applicate e tutte quelle che, come ad es. la geografia, si occupano direttamente di entità concrete, formano 1' altra parte. Ma se r ordine delle idee assolute si riconosca come costituente un mondo d' entità per sé stante (salva la loro relazione verso lo spirito assoluto), il quale è quello che è, sia che esista sia che non esista un mondo reale e anche se invece di questo, di cui facciamo parte, ne esistesse un altro differente o più altri qualisivogliano, sarebbe identi- camente quello che é, la riproduzione più o meno per- fetta di esso in una mente finita non farà parte sicuro della conoscenza del mondo reale e però, ripeto, stando al con- cetto sopraricordato del conoscere, non sarà conoscenza. Tutt' al più potrà dirsi che, essendo 1' ordine del reale con- dizionato per forza a quello del possibile o dell' ideale che voglia dirsi, la rappresentazione di questo viene indiretta- mente a spargere luce su quello ; sopratutto la intuizione [53] (1079) delle idee assolute ci fornirà il criterio pei nostri giu- dizi appreziativi, in quanto le cose reali saranno valutate in relazione agli eterni modelli. Per questo e per questo solo r apprensione delle idee potrà far parte della scienza. Ma qui dobbiamo stare in guardia per non confondere due cose tra loro ben distinte, le idee cioè e quelle che più solitamente si chiamano gì' ideali ; sulla quale distin- zione abbiamo insistito fin da principio. E a chiarir meglio il mio pensiero mi servirò d' un esempio assai triviale. Nasce per caso un gatto con tre sole gambe e, malgrado questo difetto, vive e dà la caccia a' topi e insomma fa più o men bene quello che fanno anche gli altri gatti. Ora il gatto è un quadrupede ; nella sua idea dunque, dico nel- r idea di gatto, dovrebbe aver quattro zampe. Ne viene forse eh' esso sia un impossibile ? Come sarebbe impossibile, se è reale ? Dunque esso deve avere nell' ordine dei possibili il suo rappresentante, con le tre gambe e con tutte le altre particolarità, che, siano pregi o difetti, lo distinguono da ogni altro ente. Dunque esso non vuol essere giudicato rap- portandolo alla prima idea (del gatto-quadrupede), ma alla peculiarissima che rappresenta in tutto e per tutto quello eh' esso è. Ora in relazione a questa senza dubbio gli è per- fettissimo (^). Ecco che tu medesimo ti dai della zappa in su' piedi ! — esclamerà qui taluno — Ecco come la famosa dottrina delle idee cade nel ridicolo e si distrugge da se stessa. — Piano, piano ! rispondo. Oltre al gatto con tre gambe, ci sarebbe per avventura al mondo anche un quadrilatero con tre lati ? — Sicuro che ce n' è ; solamente che invece di quadrilateri si chiamano triangoli ; ma non è il nome che fa la cosa. (l) Già Platone aveva sollevato la questione se tra le idee eterne e assolute ci fosse anche quella del letto e del sudiciume. Non la ri- solvette però. (1080) [54] Bene ! e un triangolo con due lati e' è ? E chiamatelo pure diangolo o diascolo che ve lo permetto. La conclusione è questa, che altro è la possibilità, altro la perfezione ; il possibile non esclude se non ciò che im- plica contraddizione e nel suo infinito campo è rappresen- tato cosi il buono, il men buono e il peggio, come il mi- gliore e r ottimo. Onde è bensì vero che le idee che rap- presentano per ciascun genere di cose la perfezione, una volta che siansi (non importa qui dire per qual via) af- facciate al nostro spirito, servono da criterio pei giudizi appreziativi e con ciò t!'ovano applicazione nel mondo de' reali ; ma è vero altresì che quelle idee o possibilità che corrispondono esattamente a un' reale, non conferiscono alla cognizione di questo un iota di più di quel che faccia il concetto costruito per via dell' esperienza. Ripigliando 1' argomento circa la relazione che corre tra i nostri concetti e le idee, io dico anzitutto che queste sono il proprio e vero oggetto di quelli e che se v' ha un processo mentale che meriti il nome di conoscenza, quest'è senza fallo a miglior titolo d' ogni altro quello che con- siste nella relazione d' eguaglianza tra la formazione psichica che si chiama concetto e l' idea corrispondente. Questa eguaglianza, notiamolo subito, non sarà mai raggiunta quando nel concetto nostro ci sia una contraddizione o una confu- sione od oscurità : il perchè è così chiaro che appena oc- corre rammentarlo. Gli elementi che compongono un' idea sono per necessità perfettamente determinati (*) ; ciascuno è quello che è e non altro, ed è perfettamente distinto da (1) Sarebbe molto superficiale robbiezione di chi dicesse : Nel mondo delle idee non avete detto essere rappresentato tuttociò che non è as- solutamente impossibile? Dunque ci sarà l'idea anche dell* indetermi- nato, del confuso, dell'oscuro. Senza dubbio c'è; ma chi v'ha detto che r idea dell' indeterminato sia indeterminata ? che l'idea della confusione sia confusa ? Ammettereste voi che l' idea che avete della falsità, sia falsa ^ Che l' idea del peso sia pesante ? [55] (1081) ogni altro ; dippiù nessuno dev' esser tale che sia incom- patibile cogli altri 0 con un gruppo qualsiasi degli altri. Ora ne' nostri concetti accade spesso che o ci siano delle parti repugnanti tra loro o che i loro vari elementi siano pensati confusamente. In tal caso la nostra conoscenza o è nulla o è im- perfetta. Donde segue che 1' esercizio dell' intelligenza, con- siderato nel campo del puro pensiero, consisterà necessa- riamente neir acquisto sempre maggiore di concetti e nella depurazione di questi, cioè nello sforzo di renderli sempre più determinati, più chiari e più armonici, vale a dire coerenti a se stessi. Quanto questo lavoro è più perfetto, tanto più il pensiero s' accosta al suo ideale, che è d' iden- tificarsi con r oggetto, d' attuare queir equazione tra il pen- sare e il pensabile, che è espressa dalla formola aristo- telica: r intelletto è la stessa cosa intesa. Qui non e' è me- diazione, non e' è, per cosi dire, una lente che s' intro- metta fra r azione del vedere e 1' immagine veduta ; l'una s' adegua e congruisce coli' altra. Se questa non è cono- scenza e la più perfetta forma di conoscenza, non saprei dove il conoscere stia di casa. E ciò concorda anche colla formola del Vico, che criterio del vero è il farlo. Qui per altro prevedo l' insorgere d' una follfi d' ob- biezioni, per risolvere le quali partitamente mi converrebbe ritornare su' miei passi e ritrattare daccapo quello che già s' è discusso in questa terza parte del mio lavoro e nelle altre due. Cercherò invece se mi riesca di condensarle in una e a questa si risponderà nello svolgere il secondo de' due punti sopraccennati, che è intorno alla relazione che corre tra' nostri concetti e gli enti reali. Le difficolta dunque ch'io prevedo pare a me si assom- mino in questa : — Se fosse vera la teoria che avete esposto quassù circa le idee e la conoscenza, il nostro pensiero per raggiungere il suo fine cioè il sapere, non avrebbe bisogno che di se stesso ; i sensi, le immagini riprodotte, le varie forme d'associazione, i sentimenti medesimi e tutti gli altri (1082) [56] fatti interiori, in una parola 1' esperienza cosi esterna come interna gli sarebbero completamente inutili, se anche forse non gli tornassero d' impaccio frastornandolo dalla solitaria contemplazione delle idee. Ma codesto pensiero vuoto d'ogni forma sensibile, anziché impossessarsi d' una parte sempre maggiore di scibile e immedesimarsi sempre meglio col suo oggetto, sarebbe un vuoto che fa equazione con un altro vuoto, un nulla che s'immedesima col nulla. Di più, co- testa vostra perfetta forma di conoscenza, anche dato e non concesso che fosse possibile, sarebbe anzi imperfettissima, come quella cui sarebbe chiuso 'ogni adito al reale. Co- noscerebbe, se mai, il possibile (che per noi ha ben poca importanza), ma ignorerebbe affatto il reale, cioè il subbietto medesimo in cui risiede e tuttociò con cui la vita è desti- nata a metterlo in relazione. — Verissimo! rispondo e appunto per questo 1' uomo non è solamente intelletto. Che cosa sarebbe un subbietto, che fosse intelligenza e nuli' altro, difficilmente arriviamo a con- cepirlo e mi pare che quando si voglia a ogni modo ten- tare di farsene un' idea, non ci sarebbe altra via che rap- presentarselo come un ripiegarsi dell' intelligibile sopra se stesso ; una come a dire subbiettivazione dell' obbietto. Sup- pergiù come se volessimo figurarci un subbietto, la cui at- tività si assolvesse tutta quanta nel contemplare p. es. la cena del Vinci ; che equivarrebbe a supporre il celebre af- fresco come avente coscienza di se stesso. L' uomo dunque non è solamente intelletto e senza di- scutere qui, che ci parrebbe ozioso, se sia più vero che nulla è neir intelletto che prima non sia stato nel senso, 0, secondo la felice espressione del Leibniz, colla clausola : nisi ipse intelleclus, ovvero con quale meglio piaccia delle scuole idealistiche da Platone a Cartesio, a Malebranche, a Kant, a Hegel, a Rosmini, a Gioberti, se gli debba ascri- vere una ricchezza qualsiasi di contenuto a priori, tutti hanno riconosciuto e riconoscono 1' intervento della sensi- bilità neir evoluzione mentale. La conoscenza, 1' abbiamo [57] (1083) detto fino da principio, ha due forme o due modalità ori- ginarie distinte, percezione e pensiero. Ora la percezione (anche questo 1' abbiamo ripetuto a sazietà) non si contrap- pone al pensiero come un processo assolutamente differente, anzi lo contiene come suo elemento essenziale. Ove questo elemento manchi, s' ha quella che abbiamo chiamato per- cezione puramente sensata, cioè quell' organizzarsi delle rappresentazioni sensibili che basta al bruto per vivere e orientarsi nel mondo ; percezione che potrà dirsi un ana- logon della conoscenza, ma conoscenza propriamente detta non è. Oggetto poi della percezione, sia puramente sensata 0 sia intellettiva, non può essere se non ciò che opera sul subbietto modificandolo ; quindi la percezione è quella che ci mette in comunicazione col reale. A questo proposito non sarà, credo, inopportuno di richiamare un concetto favorito della scuola egheliana sulla distinzione da farsi tra la percezione, l' intelligenza e la ragione. «L'intelletto ha davanti a sé un doppio mondo, quello del fenomeno e quello dell' universale, che è quanto dire della legge che governa il fenomeno. Il primo » (cioè il fenomeno) « per sé cade sotto il dominio della perce- zione ; in questo » (nell'universale) « 1' intelletto contenta se stesso. Ma poi codesta opposizione non è vera opposi- zione , perchè la legge non è se non la rappresentazione del fenomeno e il fenomeno non è se non la legge che si rappresenta nel concreto ; e l' intelletto possiede bensì nella legge un vero (1' universale nel mondo degli oggetti), ma non il vero, il vero in sé. La legge è bensì l' immagine in quiete del mondo » (das ruhige Ahhìld der WeltJ, «ma l'in- telletto non conosce la forza che opera sotto la legge (9- » Qui, com' è chiaro, alla percezione è accordata sol- tanto la cognizione del fenomeno, e mentre 1' oggetto del- l' intelligenza si riduce al fenomeno stesso concepito nella (1) Rosenkranz, Psychulogie, 3. Aufl. pag. 286-7. (1084) [58] sua generalità o nella sua legge, eh' è tutt'uno. la cono- scenza dell' intima realtà che sta sotto al fenomeno e alla legge è devoluta a una facoltà superiore, alla ragione. Ora non essendo concepibile alcuna cosa, che non ap- partenga all' ordine del reale o dell' ideale, quella forza, quella sostanza, quel vero ultimo, che sarebbero di perti- nenza della ragione, saranno di necessità da cercarsi o nel reale o nell' ideale. Se in quest' ultimo, com' è nello spirito dell' eghelismo, in che cosa la ragione differirà dall' intel- letto, dal puro pensiero ? Se nel reale, ci bisognerà sempre un contatto, un rapporto d' azione e passione, una qualche comunicazione diretta del soggetto colla realtà e quindi caschiamo nella percezione. Ma il problema che noi qui agitiamo ci lascia intrav- vedere un' altra verità, la (juale, se non prendiamo abbaglio, coinciderebbe almeno in parte con quel concetto della ra- gione, a cui allude il brano del Rosenkranz dianzi citato. Il subbietto umano, in quanto fornito di sensibilità, pro- duce in se medesimo, sotto 1' azione della realtà esteriore, un mondo di fenomeni, in quanto pensante forma quasi un tessuto di rapporti, che ha fuori di lui come corrispondente un mondo d' entità ideali, d' intelligibili, di possibilità. Dove resterebbe il reale, che da un lato sottostà a quei fenomeni e dall' altro è rispecchiato in quell' ordine dei possibili ? Né la sensibilità né 1' intelligenza vi avrebbe accesso, e r uomo possederebbe due sorta di conoscenza, quella im- propriamente detta che è comune al bruto e consiste in una più o men delicata adattabilità del vivente alle condizioni esteriori, e quell' altra, vera conoscenza si, come abbiamo dimostrato più su, ma di pure idealità, che lo porrebbe in comunicazione col solo mondo de' possibili. Ma il subbietto umano ha qualcosa di più ; ha delle ingenite e incrollabili persuasioni, una fede, direm cosi, istintiva, per la quale sotto i fenomeni esterni e interni ri- conosce una realità e nell' ordine ideale intravvede un' esi- [59] (1085) genza suprema e incontrastabile, un qualche cosa che con- tiene la ragione dell' essere. Guidato da questa fede razionale egli, istintivamente dapprima e per ultimo riflessamente, arriva a toccare o al- meno a presentire un punto supremo, in cui i due mondi, ideale e reale, si toccano. Allora vede o intravvede che se sotto un rispetto più popolare ed ovvio l' idea è 1' imma- gine, la C(jpia del reale, sotto un rispetto più alto e più vero il mondo reale è (per usare 1' espressione platonica e giobertiana) la mimesi e la metessi dell' ideale ; che questo contiene la ragione e la legge di quello. Finalmente la dualità scomparisce del tutto, quando la mente riconosce che nell'Assoluto idealità e realità, appunto perchè 1' una e l'altra assolute e originarie, s'identificano. In questo senso e con questa interpretazione ci pare ac- cettabile quel concetto egheliano della ragione, come d'un'at- tività spirituale superiore, nella quale si perime 1' opposi- zione relativa della percezione e dell' intelletto. Ripigliamo ora la nostra discussione sul rapporto tra i nostri concetti e la realtà. La questione può presentarsi sotto vari aspetti, ma in fondo, chi consideri bene addentro la cosa, si riduce a questo, se la realtà o vogliam dire 1' esistenza concreta possa essere oggetto del pensiero. La critica mossa dal Kant contro il cosi detto argomento ontologico s' aggira tutta su questo punto. L' esistenza, secondo lui, non è un predicato, pel quale s' aggiunga qualche cosa al soggetto di cui si predica. Cento talleri reali non contengono nulla di più di cento talleri possibili ; perchè significando questi il concetto, quelli r oggetto e la sua posizione in se stesso, se questo con- tenesse di più di quello, il mio concetto non esprimerebbe r oggetto intero e quindi non ne sarebbe il concetto ade- guato (<). (I) Kridk d. r. Vermmft 2 Buch 3 Haupst, 4 Abschn. (1086) [60] Qui r equivoco del Kant è manifesto. Cento talleri pos- sibili, questi per lui costituiscono il concetto. Concetto di che ? Dei cento talleri reali. Niente affatto ; il concetto cento talleri senza più contiene la pensabilità o possibilità della entità cento talleri, ma non è punto il concetto di cento talleri reali. Se io debbo passare dal primo al secondo, se cioè debbo passare dal concepire in astratto la natura di cento talleri al pensare cento talleri reali, io debbo effetti- vamente aggiungere qualche cosa al contenuto del primo pensiero e questo qualche cosa è il predicato esttenza o realtà. Egli stesso, dal momento che parla dei cento talleri reali e dei cento possibili e distingue gli uni dagli altri, mostra che le due espressioni e quindi i due pensieri si- gnificati da tali espressioni non sono identici. Né potrebbe sfuggire air osservazione insistendo su ciò che i cento tal- leri reali non sono un pensiero, ma la cosa stessa, mentre i cento possibili sono un pensiero e nuli' altro ; perchè già i cento talleri reali, pur mentre li nomina, sono pensati. Di qui risulta che potendo noi parlare e quindi pen- sare di cose reali, è mestieri che possediamo anche il con- cetto della realtà e che possiamo applicarlo come predicato. Si dirà forse : ma codesta realtà pensata, appunto per- chè pensata e null'altro, è ancora una mera possibilità. Che già voi non potete col vostro pensiero far esser reale qual- sisia cosa. Certo, rispondo, il concetto, il pensiero della realtà non è la realtà se non in quanto pensata ; ma questo avviene del pari di qualunque altro contenuto del pensiero. Quello che sembra creare un impaccio in questo argomento è il fatto che, identificandosi la pensabilità con la possibilità, anche la realtà se è pensabile, in quanto pensabile sarebbe una pura possibilità, quindi non sarebbe piii realtà. Donde la contraddizione d' un reale puramente possibile, d' un reale non reale. Anche questa difficoltà per altro dilegua ove si rifletta [61] (1087) che questa opposizione tra il contenuto d' un concetto e la sua natura in quanto concetto non è propria solo del concetto della realtà, ma d' altri innumerevoli. Il concetto del rumore è forse rumoroso ? Abbiamo dunque un rumore che non è rumore. Il delitto pensato non è un delitto. E cosi via. Che meraviglia dunque se il reale, in quanto pen- sato, non è un reale ma un possibile ? Tutto ciò che è, ha il suo corrispondente nell' ordine ideale, la realtà come tutto il resto (9- (1) Nella vecchia metafisica, come abbiamo accennato più addietro nel testo, la realtà era definita, come complementum possibilitatis, vale a dire come quel di più, quell'ultima e sola aggiunta, di cui è suscet- tiva uua cosa che sia fornita di tutti i caratteri che può assumere. Per es. un cubo pensato come tale è capace di ricevere parecchie altre determinazioni, una data grandezza, una certa materia, un certo peso, ecc. Ma se suppongasi che tutte siffatte determinazioni siano in esso riunite in guisa ohe nessuna più sia possibile aggiungere, avremo un possibile, il quale non può differire in niente da un cnbo reale for- nito di tutti gli stessi caratteri tranne in ciò che que.sto secondo è reale e il primo no. Dunque la realtà è Tunica determinazione che pnò ancora assumere un possibile, che del resto sia omnimodo determina- tum, e però essa è il complementum possibilitatis. Contro una siffatta argomentazione si oppone col Kant non esser lecito mettere a pari da un canto l' idea, un puro pensabile, dall' altro una cosa reale, quasi Tultima aggiunta che si fa, cioè T esistenza, ap- partenesse anch'olla all'ordine delle determinazioni fconcettuali e cosi, aumentando un concetto d' una nota si potesse trasformarlo in un ente reale. Ma l'obbiezione è valida solamente quando le possibilità o essenze si risguardino come semplici produzioni del nostro pensiero, fuori del quale siano = o. in tal caso sarebbe davvero illegittimo il passaggio dal possibile al reale. Ma se si riconosca l'obbiettività dei possibili, se il regno delle essenze si consideri (come abbiamo sostenuto con valide ragioni nel testo) come qualcosa indipendente dal nostro pensiero, spa- risce l'incongruenza rilevata dall'obbiezione. Il possibile e l'esistente sono bensì differenti tra di loro, ma l'uno e l'altro stanno di fronte al nostro pensiero come entità, che sono in se stesse, sia che noi le pen- siamo 0 no. Perciò un' essenza può da noi essere pensata in tre modi, cioè (1088) [62] Ma ben diversa è la questione che domanda : 1.° quale criterio possa avere il pensiero per applicare a checchessia con verità il predicato della esistenza ; 2." se il reale stesso (non il suo concetto) possa diventare obbietto del pensiero. Che la realtà sia conce})ibile, pensabile, in altre pa- role, che noi abbiamo l' idea o il concetto della realtà, noi l'abbiamo veduto poc' anzi e osservammo che anche la realtà ha il suo posto nel regno de' possibili, nel regno delle idee ; e tutti quelli che ciò hanno negato, escludendola cosi dal campo del pensiero per farne un qualcosa radicalmente diverso, non hanno badato che se cosi fosse, nessuno mai ne avrebbe parlato ed essi medesimi non avrebbero potuto attribuirle nessun carattere, né anche quello d' essere op- posta al pensiero. Ma in quanto all' affermarla, che è cosa ben diversa dal concepirla, è da vedere se un giudizio, il quale predichi d'un soggetto qualsiasi la realtà, differisca essenzialmente da' giudizi che attribuiscono al soggetto qualsivoglia altro predicato. A tal uopo gioverà richiamare una dottrina lo- gica della scuola erbartiana. Stando a questa, ogni giudizio categorico {A è BJ è 1' espressione abbreviata d' un giudizio ipotetico ; vale a dire 1' applicazione del predicato al sog- getto è fatta sotto una condizione, la condizione che il sog- getto esista (Se A è, A è B). Ora è chiaro che in un giu- dizio ipotetico la verità del conseguente, presa da sé cioè in modo assoluto, è tanto più probabile quanto meno de- terminata è la condizione espressa nell' antecedente ; ossia la verità relativa del conseguente è tanto meno relativa e 1. prescindendo affatto dall'essere ella un mero possibile o un reale ; 2. come puramente possibile ; 3. come reale. Ora in rispetto al 3. caso, noi possiamo benissimo attribuirle la realtà, anche quando non le competa ; cadiamo in errore, pronunciamo un giudizio falso, ma nel nostro pensiero le abbiamo attribuito quel compiernentum possibilitatis. Il che prova che anche la realtà è peosabile e si può assegnare a un soggetto come predicato. [63] (1089) più s' accosta all' assoluta, quanto è più generico quindi men determinato 1' antecedente. Ciò posto la condizione meno determinata che sia possibile è che qualche cosa sia ; quindi ove sia dato un giudizio della forma : se qualche cosa è, A è, questo giudizio ipotetico equivarrà all' affermazione in- condizionata (giudizio categorico) A è. Il giudizio poi che afferma 1' esistenza d' una cosa (eh' essi chiamano proposi- zione esistenziale, Existeniialsatz) sarebbe a rigore un giu- dizio mancante di soggetto e però consterebbe del solo pre- dicato ; questo viene cosi posto incondizionatamente. In tal modo lo Herbart, ripetendo la dottrina del Kant, nega che r esistenza possa attribuirsi come un predicato e la fa con- sistere nella posizione incondizionata d' un dato quid, che logicamente viene ad occupare il posto di predicato. Cosi dicendo : il monte Bianco esiste, io non affermerei nulla, non predicherei nulla del monte Bianco, bensì porrei monte Bianco come predicato assoluto del soggetto indetermina- tissimo qualche cosa. Non è per altro difficile accorgersi che questa degli erbartiani è una sottigliezza logica, per non dirla addirit- tura un sofisma, escogitata col fine d' eliminare o almeno attenuare fino al punto dell' evanescenza la diversità che passa dall' è, copula logica, all' è affermazione dell' esistenza, col fine di torre all' esistenza la possibilità di diventar pre- dicato. Il giudizio categorico, considerato in generale, non pone il predicato sotto la condizione dell' esistenza del soggetto, sibbene afferma che quello è una nota di questo ; e ciò as- solutamente, perchè siamo nel campo dei concetti. Il che è tanto vero che la stessa realtà può entrare a far parte tanto del soggetto come del predicato, senza che perciò il giudizio cessi d' esprimere un puro rapporto concettuale, come si può vedere in esempi su questo andare : una ca- supola reale vai più d" un palazzo immaginario (dove la realtà entra concettualmente nel soggetto) ; il potere, a cui (1090) [64J /' uomo pratico aspira, e un pof,ere ideale (dove il concetto della realtà fa parte del predicato). Ma se in un giudizio categorico 1' esistenza o realtà di per se sola costituisce il predicato (e qui per amor di brevità consideriamo soltanto il giudizio affermativo ; del resto è facile applicare quel che diremo anche al negativo), se io dunque d' un S qualunque affermo che esiste, questo giudizio, a differenza di tutti gli altri, farà forse un salto dal mondo delle idee in quello de' reali e il soggetto (S), il quale nell' incoare il giudizio era un puro concetto, a giudizio compiuto sarà diventato un ente reale ? 0 resterà concetto come prima ? Ma allora io avrei affermato l'esi- stenza non d' un ente ma d' un concetto, affermazione della quale certo non e' era bisogno. La soluzione di questa difficoltà si trova osservando 1.° che soggetto e predicato d'un giudizio qualunque, in sé non possono essere se non concetti, cioè pensati ; 2.° il contenuto del concetto di realtà implica un riferimento all' ordine degli esistenti. In forza di questo riferimento il pensiero, pur rimanendo sempre pensiero, cioè lavorio men- tale interno, accenna a ciò che è fuori del pensiero, che non è pensiero. Così il reale può diventare oggetto del pensiero. Ammesso quindi che il pensiero possiede il concetto della realtà, non parrà più strano che possa attribuirla come predicato a un subbietto e che in virtù di questa applica- zione il pensiero stesso s' indirizzi a ciò che sta di là da lui e dall' ordine concettuale. Ma poi si chiederà come un tal concetto e' lo acquisti e su qual fondamento possa applicarlo. Circa la prima domanda dobbiamo rammentarci quello che si disse intorno alla natura del concetto ; il quale ab- biamo veduto non essere se non un sistema di giudizi, unizzato e riproducibile. Ora noi, fino dal principio della vita siamo per dir cosi a fronte della realtà ; prima e su- prema la realtà dell' Io, co' suoi sentimenti e con tutta la varietà de' suoi stati ; secondo la realtà esteriore, che si [65] (1091) annuncia nella percezione sensata e che nella percezione intellettiva è riconosciuta e affermata. Tutti gì' innumere- voli giudizi di percezione, sia rivolti su noi stessi sia sulle cose esterne, comprendono un elemento comune sotto la varietà indefinita delle altre determinazioni e questo ele- mento consiste nella presenza davanti alla percezione. Ecco il concetto della realtà. Esso è dunque un concetto speri- mentale, il quale involgendo una relazione verso la per- cezione^ involge quindi anche una relazione verso il sen- tire, verso la vita subbiettiva. Si può quindi considerarlo anche come 1' ultima depotenziazione del subbietto stesso in quanto è appreso dalla coscienza. Rispetto al fondamento, a cui il pensiero s' appoggia quando attribuisce 1' esistenza a checchessia, basta un ra- pido esame sopra un certo numero di giudizi di tal natura per accorgersi che tutti o direttamente o indirettamente si riportano alla coscienza della nostra propria realtà. Così la coscienza di sé è ad un tempo (quello che somministra il con- cetto di realtà e il caposaldo a cui si connettono tutte le affer- mazioni delle realtà esteriori. Questa connessione, come già dissi, può avere un' infinita varietà di gradi quanto alla mag- giore 0 minore prossimità a quel centro ; cosi se, affaccian- domi alla finestra e sentendomi bagnare dalle goccioline che cadono dal cielo, affermo che piove, o se invece af- fermo r esistenza per es. di Agamennone o di Alessandro Magno, malgrado l'enorme differenza nel numero degli anelli, ambedue le catene sono attaccate in ultimo alla co- scienza della mia propria realtà. Ma dunque — chiederà forse taluno — non sarà mai possibile in verun caso con un ragionamento astratto, il quale tra le sue premesse^ vicine o remote, espresse o sot- tintese, non conti nessuna esperienza personale, dimostrare r esistenza concreta di qualche cosa ? Questo problema, che in fondo coincide con quello che risguarda il celebre argomento ontologico, io chiedo il per- messo di lasciarlo per ora insoluto. Chi sa che non sorga qualche ingegno potente a illuminarlo di nuova luce ! T. VI, S. VII 80 LE MISTERIOSE BARCHETTE DELLA DEL M. E. PAOLO LIOY Parecchi anni trascorsero da quando presentavo a questo Istituto e alla Società Italiana di Scienze Naturali le prime notizie sugli scavi che facevo eseguire nell'antico fondo del Lago di Fimon. Posteriormente, nelle Memorie dell'Istituto, ne pubblicavo la particolareggiata Relazione, avendo poi nuova occasione d'occuparmene a proposito del Congresso d' Antropologia tenutosi a Bologna e in altre pubblicazioni (i). Intanto la Stazione del piccolo Lago Vi- centino si attraeva particolare attenzione al Congresso d'Archeologia e d'Antropologia di Bruxelles (2); l'ultima Relazione veniva tradotta in tedesco da Ferdinando Keller, (1) Di una stazione lacustre a Fimon^ Atti della Soc. Ital. di Se. Nat. 1864. — Le Abitaz. lac. del Lago di Fimon, con tavole negli Atti dell'Istituto Ven. di Scienze, 1865. — Abitazioni lacustri di Fimon, nelle Memorie dell' Ist. Ven. con 18 tav e 225 incisioni, 1876. — Il Congresso di Bologna e V Antropologia preistorica, Conf. scient. To- rino 1877, pag. 242 e 283. — V Antropologia e le Popolazioni Esostori- che, ibid. pag. 313. — Escursione sotterra, Milano Treves, e Bologna Zanichelli, IV ediz. 1883.— Sui Laghi, Bologna, Zanichelli, i884. (■<;) Comptes-rendus de la cinquieme session, p. 490. [2] (1093) direttore dell' Antiquarische Gesellschaft di Zurigo, suc- cessivamente in inglese da John Edward Lee, e in rias- sunto da Robert Munro, direttore del Museo d'Antichità di Edimburgo (i). Isaac Taylor, nel suo Studio intorno alle Razze Italiche primitive, considerò la Stazione di Fimon tra le più interessanti d' Italia (2). Ai miei scavi del 1864, del '65 e del '71 non seguirono altre regolari ricerche. Soltanto, eseguendosi lavori agricoli in varie parti del lago ora asciutto, a profondità non deter- minate, si rinvennero, i»on tracce di nuove palafitte, ma alcu- ne accette di pietra levigate, pezzi di nere pentole, rottami di selce, e due accette di bronzo. Lo scorso anno, presso alla riva del piccolo approdo per le barche da pesca, in un fondo di proprietà Marangoni, si dissotterrò una pesante celata di ferro tutta irrugginita ; vicino ad essa un teschio di cavallo e una grossa cesoia di quelle usate ancora per tosare pecore, e non rare fra i ruderi di alcune palafitte, come a Tene in Svizzera, e nei Crannogi Scozzesi (3). Tali anticaglie di pochissimo interesse meriterebbero appena d'essere ricordate; ben altrimenti importanti sono altre venute alla luce dopo il 1884 in Val di Marca e di Fontega dove per iscopo industriale si intrappresero esca- vazioni nelle torbiere. Val di Marca giace al sud di Fimon sotto ai monti di Lapio. Fontega è un piccolo laghetto in epoche non remote congiunto con quello di Fimon. In co- desto escavazioni non si rinvennero palafitte, bensì pietre carboni e ceneri indicanti focolari all'aperto, e parecchi (1) Keller, Die Pfaldbauten, 11. ediz. — John Edward Lee, The Lake-Dxcellings of Switzerland and other parts of Europe, Londra 1878. Robert Munro, The Lake-DweUings of Europe, Londra 1890. (2) Isaac Taylor, nella Contempcrar i/ Review, agosto 1890 — Mi- nerva, Rivista Interna/., Roma, marzo 1891. (3) Lee, Op. cit., pag. 421, tav. CXXIII, fig. 26- — Munro, The Lake-DweUings ; vi è di parecchie il disegno. — Id. Ancient Scottish Luke-Dwellings or Crannoges, Edimburgo, pag. 128, fig. 138. (1094) [31 oggetti dei quali diede assai diligenti descrizioni Luigi Meschinelli, naturalista ben noto pei suoi studi sulle Flore P'ossili e per altri dotti lavori paleontologici (*). In Val di Marca si raccols.ero frammenti di grossolane stoviglie, senza ornamenti, — utensili punti, forse per tra- scuranza dei lavoratori della torbiera, — numerose ossa di Cervo {C. elaphus) e di Bove (B. brachìjceros), — alcune ossa di Capra e d'Uccelli, gusci d'Emys lutarla, un cranio ben conservato di Cane. In Val di Fon tega, particolarmente notevoli : 1. Fra le stoviglie, un frammento di vaso con incavi im- pressi con le dita, e un altro con strie radianti dal fondo (2). 2.° Un peso da rete di terra cotta. 3.° Tra gli oggetti litici, due cuspidi di selce pedun- culate, e due piccole accette di pietra verdognola (3). 4.° Tra gli ossami, prevalenza di resti di Bove (B. brachyceros^ tra i quali un bellissimo cranio), — poche ossa di Cinghiali, — mancanza d'ossa di Pecora e di Capra, — nu- merosi resti d'Anitre selvagge (A. boschas), — alcune ossa di Pellicano (P. onocrotahis), — abbondanti gusci d'Emi/s hi- taria, — un dente di cavallo — un femore e una tibia di Cane in forma dubitativa attribuiti alla specie delle ter- reraare dedicata allo Spalletti (C. Spallettii) dal mio amico Strobel del quale in questi giorni si rimpiange la perdita. 5.° Una moneta romana con l'effigie di Adriano Au- gusto, — un ago crinale e un coltello di bronzo, — un ar- pione 0 uncino di ferro a due punte, — una fusajola, — senza che siasi tenuto conto delle profondità dalle quali co- testi oggetti furono disseppelliti.' (1) Studio sugli avanzi preistorici della Valle di Fontega, Atti della Soc. Veneto-Trentina di Scienze Natur. XI, II, 1889. — Avanzi prei- storici della Valle di Fontega, Boll, di Paletnologia Italiana, XV, 9 e 11, 1889. — Contribuzione alla Paletnologia Vicentina, ibid. XVI, n. 10. 1890 (2) Ibid. tav. I, fìg. 1 e 7. (3) Ibid. tav. 11, fig. 7, 9, 10. [4] (1095) 6.° Un arnese di legno che, conrie suole avvenire, le- vato dalla torba, al contatto dell' aria, si deformò. Sonni- gliava ai crescenti o mezzelune a piedestallo delle antiche Stazioni, ritenuti da alcuno simboli del culto alla luna, da altri talismani che con la forma imitino teste cornute. Di questa seconda ipotesi si credette rinvenire una conferma nel cranio di bove dell' antica Stazione di Lutz, perfettamente conservato, con la fune attaccata, probabilmente per tenerlo appeso. Ed è ancora costumo in qualche villaggio del can- tone di Berna appendere sulle porte simili teschi, costume che ha un riscontro nella virtù attribuita contro la jettatura a certi gesti e alle corna di bove. Il mio amico Carlo Vogt nelle sue LeQons sur VHomnie considerava invece tali mez- zelune come cuscinetti da posarvi il capo dormendo ; e usano in alcune tribù di selvaggi dai folti capelli. Nelle palafitte se ne veggono di terra cotta e di legno insieme con aghi crinali di bronzo (•). 7.° Si trovarono alla Fontega anche parecchie piroghe, simili a quella di Fimon della quale un frammento è visibile nella collezione che ho donata al Museo di Vicenza. Erano barche scavate con l'aiuto del fuoco, in grossi tronchi di quercia, tutte d'un pezzo; ma andarono distrutte, essendosi trascurato di levarle o lasciandole sgretolare all'aria aperta. II. Fin qui nulla di nuovo o di raro. Ma ecco altri in- teressantissimi e novissimi oggetti scavati egualmente dalle torbe della Fontega. Sono ordigni di legno di quercia, con- servati ora presso la Società delle Torbiere, cortesissima (1) Lee, Op. ci(.. pag. 177-179. — Lubbock, / tempi preistorici,, trad. da M. Lessona, pag. 166, (1096) [5] neir offrire ogni gentile accogìienza a chi desideri stu- diarli. Lunghi circa 70 centimetri, larghi circa 20, a prima vista hanno aspetto di barchette pigmee o di mo- dellini di barche. E infatti i tagliatori di torba li chia- mano a Fimon barchette come a Lubiana schiffchen ; ma esaminandoli si veggono formare complicati congegni, con fori laterali, con una grande apertura centrale chiusa da due ribaltelle mobili che s' aprono dal basso all' alto, im- perniate alle sponde, e con altri perni ed assicelle a ruota e vermene ricurve, evidentemente destinate con la elasti- cità a dare sbatto ai battenti. Di coteste enimmatiche barchette, tutte lavorate in legno [6] (1007) di quercia (fuorché due, della palude di Leibach, d'olmo, ma coi battenti di quercia,) tutte con dimensioni presso a poco eguali, con l'apertura centrale, con uno o due battenti, ne fu- rono poi disseppellite altre in lontane regioni. Nel 1890 il doti Meschinelli che primo descrisse quelle di Fontega, ne noverava otto (tre della Fontega) (i). Munro nel marzo del 1892 ne noverava undici in tutta Europa. Miillner nell'agosto del 1894 ne noverava tredici (2). Ora posso dare l'elenco di diciassette. Cinque sono della torbiera di Val di Fontega ; l'ultima fra queste fu trovata nel luglio 1895, e ho potuto esatta- mente determinare la profondità in cui giaceva nella tor- ba : due metri e sessanta centimetri. Due d'Irlanda: — una di Coolnamann, comune di A- ghadowey, Contea di Derry, ed è la prima che si sia dis- sotterrata in Europa (nel 1859) ; — 1' altra della collezione archeologica del dott. Grainger a Broughshane. Una di Cajo nel Cardiganshire (Paese di Galles) de- scritta da Barnwell (^). Quattro della Germania del Nord, delle quali (*) tre descritte dal dott. Hildebrandt, dal prof. Merkel e dal dott. Friedel, e dissotterrate una a Tribsees nella Pomerania, con- servata nel Museo Archeologico di Greifswald, — la seconda (1) Studio siKjli avanzi preistorici, pag. 25, tav. 3.^ — Su alcuni strumenti di legno provenienti da varie abitazioni lacustri d' Europa^ Accad. di Sj. Fis. e Matem. di Napoli, marzo 1890, fig. 1 a 11. (2) Muui'o, loc. cit. — Miilliier, Die rathselhaften Fallen von Lei- bacher Moore, Zeitschrift fur Krainische Landeskunde, Argo, n. 8, agosto 1894. (3) Archeol. Cambrensis, t. X, ser. 4, pag. 4. (4) Zeitschrift fiir Etimologie, 1873-74. — Muiiro, The Lake- Dwellings of Europe^ pagina 181. — Idem On Prehistoric Otter and B eaver traps, Antiqtiari/, July 1891. — Id. Nodce of some curiously conslrucled loooden obiects found in peat bogs in various pari of Eu- rope supposed to haoe been Otler and Beaver IVaps, Procefìd. of the Soc. Antiq. of Scotlaad, March, 1892, (1098) [7] a Friedrichsbruch presso Flatow nella Prussia occidentale (Museo di Danzica) — , la terza e la quarta nel Mecklembourg Schwerin, una scoperta a Samow presso Gnoien da Boldt e conservata nel Museo di Rostock, l'altra scoperta a Pam- pow, conservata nel Museo di Schwerin come cortesemente me ne dà notizia il mio amico dott. Robert Belts di Schwerin. Cinque finalmente disseppellite dalla palude di Lubiana presso alle palafitte lacustri illustrate da Ed. Freih. von Sacken ; due di queste andarono perdute, tre si conservano nel Museo di Lubiana. L'ultima fu trovata nel maggio del 1894 dal dott. Johann Kasler. Li questa il prof. Mobius di Berlino scrutando col microscopio trovò aderenti alla superficie, forse portati dal vento, molti filamenti vegetali, un bruno capello umano, un filo di lana azzurra, qualche pelo di A'olpe, di lepre, di bove, e setole di majale che suppone ab- biano appartenuto a spazzole con le quali dopo 1' asciuga- mento si siano ripulite le strane barchette (*). in. La importanza di cotesti oggetti, se non perfettamente eguali, differenti anzi nelle dimensioni e in altre particolarità, ma tutti appartenenti al medesimo tipo specifico, consiste nel- la loro comparsa in paesi tanto diversi. Nessuno prima che sbucassero dal fondo delle torbiere ne avea visti, nobody had never seen anything ofthe kind befot^e, né in Irlan- da 0 nel Paese di Galles o nella Germania del Nord, né in Car- nia 0 in Italia. Né qui né altrove si hanno notizie di og- getti contemporanei o meno antichi i quali presentino con questi analogie, e permettano d'istituire comparazioni atte a gettare qualche barlume sull'uso al quale doveano servire. (1) Mùllner, Argo, decembre, 1894, [8] (1099) Il (ioti. Couwentz, forse il più autorevole erudito in fatto di pesche antiche, afferma an ch'egli essergli novissi- mi tali oggetti (1). In Irlanda si immaginò che fossero mac- chinette per ridurre a forme eguali i pezzi di torba ffor ma- king peatsj, — o specie di pump, — o pressoi pel cacio (a cheese press), — o gioghi (a joke), — o frammenti di sar- chielli per l'erba (breast plug), — e perfino, a Cajo, pezzi infranti di strumenti musicali, ruderi di Welsh hm^ps ! Il più superficiale esame basta ad escludere tali sup- posizioni. Ecco altre congettare meno inverosimili. Il dott. Hil- debrandt pensò che la barchetta trovata a Tribsees doves- se portare attaccata ai buchi laterali una rete o un sac- chetto, e servisse di serbatojo per la pesca {Fischbehalt- niss) come nelle valli Venete le Marote e i Burchi per le Anguille. Ma a quale scopo in tal caso tante complicazioni di ribalte, di perni, di assicelle a ruote, di bastoncelli ela- stici ? A Coolnamann si pensò invece che, piantate con l'esca sulle sponde d'acque correnti, a ritroso, e completate da reti attaccate ai fori, dalla parte opposta a quella don- de i battenti scoccherebbero, servissero per pigliare Pesci {fìsh-traps). Le prime di queste barchette scavate dal padule di Lu- biana parvero aDeschmann trappole da Castori (Biberfàllen), per la considerazione che codesti architetti palustri avendo lasciato copiosissimi ossami nelle vicine palafitte, ben si po- trebbe suppoi're che vi fossero ricercati dagli abitanti come alimento. Mùllner, più recentemente, dice che non vi hanno prove in favore di tale ipotesi, e non esclude che le trappole servissero invece, in ristretti valichi di boscaglie, a pigliare (1) Conwentz, Vorgeschitliche Fischerei in Westpreussen, Danzig, 1894. (1100) [9] anche Lepri : vorrebbe anzi che i cacciatori ne facessero sperimento costruendone di simili e ponendole come cal- iajole nelle siepi. Boldt a Samow e Von Meister a Flatow le giudica- rono trappole da Lontre, e cosi il dottor Conwentz pen- sa di quella di Friedrichsbruch : le due ribaltelle, egli dice, doveano essere tenute sollevate sull'apertura cen- trale da lunghe bacchette elastiche ; le lontre afferran- do l'esca doveano farle scattare e restarvi così strozzate o annegate. Munro pare disposto a riputarle buone così per le Lontre come pei Castori [otteì^ traps e heaver traps)\'\\ prof. Flower gli obbietta che lo stesso strumento non sarebbe adattabile a due specie le quali per essere at- tratte dalle insidie richiedono esca diversa; ma l'esca si muta facilmente, e per le Lontre non basta qualche pesce o qualche gambero? Era Baudrillart che, per pigliarne, consigliava di mescere e d'impastare quattr'once di grasso d'oca o di porco, tre grani di canfora, quattro di castoro, mezzo grano di musco; ricetta davvero pantagruelica, quando non si sapesse che dall'odore della canfora o del musco le Lontre potrebbero essere solleticate come dalle Valeriane e dalle Mente i Gatti e dalla canfora i Barbi. Meschinelli pensa a sua volta, che se pure (e mo- stra dubitarne) le barchette di Fontega possono aver ser- vito da trappole, è difficile arguire a quale preda fossero destinate, ma per l'esilità e leggerezza, pei battenti disposti in modo da scattare dall'alto al basso, per la mancanza d'ossa di Castori e di Lontre nelle torbiere di Fontega e nelle vicine palafitte, gii pare meno improbabile che fossero costruite per pigliare Uccelli acquatici, dei quali, egli dice, nei de- positi da lui studiati restano abbondanti reliquie. [10] (1101) IV. Che gli strani ordigni dovessero servire da trappole sem- bra a me assai verosimile anche per l'esclusione d'ogni altro supponibile uso. Ho voluto che li esaminassero alla Fontega i miei amici dott. Elesbaam Dal Lago^ Antonio Rossi, Gae- tano Mariotto, Giuseppe Osboli, espertissimi nelle arti della caccia e della pesca. Furono tutti concordi nel giu- dicare non potersi quegli oggetti riferire ad altro più plausi- bile uso. Ma trappole per quali animali ? E come venute fuori dalla torba rare, e a cosi grandi distanze ? E come non se ne conoscono né di recenti né di antiche ad esse para- gonabili ? Negli autori che trattano di cacce e di pesche^ da Janus Vlitius e da Grazio Falisco a Erasmo di Valvasone, a Baudrillard, a Verardi, al nostro compianto collega Nardo, ho inutilmente cercate descrizioni o figure di tranelli che somiglino a questi (■*). Nessuna menzione che vi si possa riferire nei bandi e nelle gride del Medio Evo o nei vecchi statuti, dove pure si promettevano d'ogni maniera premi per insidie contro animali dannosi. L'antichissima trappola francese il traquenard (forse da traque renard), — chiamata in un' Ordinanza del 1669 col nome del Romanzo di Zola, Assommoir, — consisteva (1) Jani Vlitii, Yenatio, e Gratii Falisci, Cynecjeticon sive de Ve- natione, ex off. Elzevù- 1645. ~ Baudrillard, Traitè gsn. des eaux et des forets, chasses et pèches, Paris 1831 e 1834. — Verardi, Arte di di- ì^truggere gli Anim. nocivi, Milano. — Nardo, La Pesca nei Valli della Laguna, Venezia 1841. — Cavanna, Elem. per una Bihliogr. llal. in- torno all' Idrofauna, agli allevam. acq. e alla Pesca, Firenze 1880. — ? Esposizione Internaz. di Pesca a Berlino, 1880. (1102) [11] in una pesante tavolacela sovrapposta a un'altra in bilico su un l)astoncino ritto; nel mezzo l'esca; V animale cac- ciava il muso nel mezzo, spostava il pezzetto di legno, ed era bello e preso. Al paragone di cosi semplice trabocchello i congegni delle torbiere sono macchine complicatissime. E chi ne fu il misterioso Edison ? Quale nomade cacciatore dell'Irlanda o della Germania, dell'Italia o della Carnia ? Ulteriori scoperte potranno dissipare lo stuzzicante arcano di cosi umili legni che pure accendono tanto viva curiosità in molti archeologi da un punto all'altro d'Europa. Intanto può domandarsi se le genti ignote che lasciarono le loro orme nelle torbiere di Val di Marca e della Fontega possano riputarsi le stesse che abitarono le vicine Capanne lacustri. Alcuni rispondono atiermativatnente. Credono che quel- le genti dalla dimora su palafitte si recassero a caccia nelle valli limitrofe, lasciandovi, dopo le passaggiere pre- senze, utensili perduti, rottami di stoviglie, residui di pasti, ceneri e carboni dei focolari, come in accampa- menti o in bivacchi ; — i più rozzi arnesi provenienti da zone di torbe più profonde corrisponderebbero allo strato archeologico inferiore delle palafitte, — al superiore i più finiti e accurati, provenienti da livelli meno profondi ; — la raccolta di Val di Mai-ca rappresenterebbe periodi compresi fra l'età paleolitica e i primordi della neolitica, — quella di Fontega un periodo prolungato fino all'aurora dell'età del bronzo. Ommettendo di ripetere le considerazioni altre volte esposte sulle epoche e sui periodi che ho proposto di [12] (il 03) chiamai-e esoslorici o fuori della] storia anziché pre- istorici o anteriori alla storia (designazione quest' ultima nella maggior parte dei casi fallace), tali conclusioni non mi sembrano accettabili. I resti di Fimon, paragonati con quelli delle attigue tor- biere, presentano caratteri tanto diversi da segnare profonde differenze nei costumi e nel modo di vivere. Nelle palafitte di Fimon comunissime le fusajole, e non rare le anse lunate mancanti nelle torbiere ; — il cre- scente di terra cotta delle prime (Abitaz. lac. p. 13) non ha alcuna analogia con quello di legno delle seconde ; — fra i caratteristici disegni delle stoviglie, nessuno a Fimon pre- senta neppure lontana analogia con quello a strie della Fontega. Ti'a le armi e gli utensili delle palafitte di Fimon nessuna freccia è pedunculata, mancano le accette di pietra delle quali pochi esemplari furono dissotterrati soltanto vi- cino al Pascolon e altrove in iscavi di fossi da scolo. Fra gli oggetti di bronzo, nello strato archeologico su- periore nulla v'ha che somigli al coltello e all'ago crinale delle torbiere. A Fimon gli oggetti in legno, non contando i pali, i tizzoni, i nimi fradici o abbruciacchiati, si riducono nello strato superiore a una ciotola incavata nel nodo d' un ramo, rattrappitasi e deformatasi al contatto dell' aria ; — nello strato inferiore, presso ai pinoli, un frammento di piroga, e fra i pinoli uno stecco terminato a palla, una palettina piana con manico, alcuni bastoncelli scorzati ci- lindrici lunghi un braccio. Manca a Fimon ogni vestigio di reti e di pesi da reti, di ami e di ordigni che abbiano somiglianza con trappole da pigliare pesci o piccoli Mammiferi o Uccelli. Non vi si trovano fra gli avanzi dei pasti ossa né di Castori, né di Lontre, né di Lepri (mancanti queste in quasi tutte le pala- fìtte) né di altri piccoli quadrupedi ai quali di tal genere insidie avrebbero potuto tendersi ; — nello strato supe- (1104) [13J riore nessun resto di testuggini, n^ssi^no di Pesci e d'Uc- celli, e neir inferiore soltanto pochissime vertebre di Lucci e due 0 tre ossa lunghe di Anitra. Grossi quadrupedi come Cervi e Cinghiali, e più tardi Montoni, Bovi e Maiali vi figurano soltanto lautamente. Il Cane non vi è rappresentato ; — nel primo annun- zio degli scavi dubbiosamente accennavo come di Cane o di Volpe a un dente e a una mandibola che poi ho ri- conosciuti appartenenti al Meles taxus ; la mancanza del fedele amico dell'uomo a Fimon è confermata dal trovarvisi intatte le estremità articolari nelle piccole ossa lunghe dei Majali e dei Montoni, estremità ordinariamente divorate e distrutte ove restano ossa di Cani. Tali raffronti non palesano nei girovaghi delle tor- biere alcuna parentela con gli abitanti delle palafitte. Neppure le enimmatiche barchette sono proprie alle abi- tazioni lacustri ; mancano anzi fra i resti delle palafitte classiche della Svizzera e della Lombardia come nel Vi- centino e in altre regioni d'Europa. Dieci soltanto (quelle di Val di Fontega e di Lubiana) furono trovate in paludi vi- cine a resti di capanne lacustri; di una sola, quella trovata nel maggio 1894 da Johann Kesler, si potè studiare con esat- tezza il giacimento, e non ne apparve alcuna relazione con le palafitte; fu dimostrato che dev'essere rimasta sepolta non all'epoca delle abitazioni lacustri, bensì quando più tardi il lago era già trasformato in torbiera {*■). Intorno all'altra disseppellita quest' anno nella torbiera della Fontega a (1) Mùllner, Die rathselhaften Fallen, Argo, decembre, 1894. — È anche da notarsi che fra i resti dell'industria delle palafitte di Lubiana e quelle di Fimon non esiste alcuna affinità. Vedansi nell' Atlante di Munro (Lake Dwellings) le tavole 167 e 168 ove sono disegnati oggetti delle palafitte di Lubiana e le tavole 171 a 176 con disegni di oggetti di Fimon. [14] (1105) metri 2,60 di profondità, non è possibile fare calcoli com- parativi coi depositi d' argilla che coprono lo strato ar- cheologico di Fimon. Sono dunque reliquie per ora inde- cifrabili. Arrivano dall'oscuro passato col fascino di comu- nicazioni telepatiche venute da mondi occulti, e aggiungo- ilo nuovi misteri ai tanti altri che avvolgono ignoti rag- gruppamenti d'uomini dei quali tacciono le tradizioni e le storie. SULLA CAUSA DI MORTE NELL' IMPICCAMENTO E MEZZI CONGENERI NOTA DEL M. E. ARRIGO TAMASSIA (Presentata nelVadun. ordinaria, del i8 maggio 1895) Un lavoro sperimentale dei dott. Haberda e Reiner, recentemente pubblicato (i), riapre la discussione sulla causa della morte nell'appiccamento. E questo non è studio ozioso. Quando i dati generali non coincidono esattamente, quando sono scientificamente giustificate deduzioni in apparenza con- tradditorie, è bene che l'osservazione di casi clinici, e l'espe- rimento rischiarino il campo : perchè la scienza nostra non vive di tradizione ; ma si rafforza nella ricerca diretta, e specialmente nell'analisi d'ogni elemento controverso. In generale, come è noto, si ammette che la causa preva- lente di morte nell'appiccamento risieda nell'asfissia ; circo- stanza aggravante questo processo si considera il disordine idraulico encefalico e cardiaco-respiratorio successivo alle lesioni più o meno profonde dei vasi e dei nervi del collo. (1) Haberda und Reiner. Experimentelle u. kritische Beitràge zur Lehre voii Tode durch Erhàngen (Viert. tur ger. Medicin Suppl. Heft. 1894). [2] (1107) E sarebbe davvero fatica inutile il passare in rassegna i la- vori, che in questi ultimi tempi hanno dato contribuzione a questo concetto. I dottori Haberda e Reiner invece, partendo dalle loro ricerche, vengono alle seguenti conclusioni : I. Il restringimento del lume delle carotidi, dimostrato da Hofmann, non può essere messo in dubbio. II. In generale anche le due vertebrali vengono occluse (verschlossen) durante V appiccamenlo tipico. Queste due circostanze spiegano il rapido insorgere della incoscienza nell'appiccamento. III. Può insorgere nel momento dalla sospensione un arresto diastolico del cuore. E da vedere se questo pro- venga dalla irritazione meccanica determinata dal mezzo costrittore sui rami del vago, sul laringeo o sulle sue di- ramazioni. IV. L' eccitazione di questi nervi può, durante un'in- completa occlusione delle arterie, che irrorano il cervello, affrettare l'incoscienza, o prolungare la durata dell'asfissia. V. [^a pressione endo-encefalica non esercita alcuna influenza sul decorso dei sintomi della morte per appicca- mento. VI. E probabile, come ammette Ignatowsky, un'azione inibitoria nei movimenti respiratorii dovuta all' irritazione meccanica del nervo laringeo. Ora vediamo fin dove queste deduzioni sieno attendibili, e fin dove apportino novità di idee. r. Vi, s. VII 81 (1108) [3] Certamente nell'appiccamento e nello strangolamento non può negarsi che i grandi vasi del collo vengano sot- toposti a compressione più o meno intensa ; e si accorda, giusta le ricerche di Hofmann ricordate dagli Autori, e giusta quanto egli stesso descrive, che dalla compressione possa derivare « fino la occlusione completa delle giugulari internet (i). Ma dall' ammettere ciò, all'indurre che il con- seguente disturbo nell'irrigazione encefalica abbia una parte prevalente, o fors'anco assoluta, nella causa di morte, c'è un tratto immenso. Non abbiamo bisogno qui di ricordare le ricerche di Ackermann e di Donders, che sperimental- mente ottennero nelle asfissie meccaniche condizioni d'ir- rigazione cerebrale affatto opposte ; né voglio insistere sulle mie ricerche su questo argomento (2), che le spieghe- rebbero col grado diverso di compressione subito dalle ar- terie rispetto alle vene, e viceversa, e con il compenso al- l'irrigazione encefalica dato dalle arterie e vene vertebrali. Il reperto poi anatomo-patologico, alla sua volta, nella sua semplicità obbiettiva, ci dimostra come l'anemia, 0 meglio un disordine ingente nella circolazione endocranica in queste morti sia relativamente raro. Prendiamo, fra i tanti i dati autorevoli e recenti, quelli di Maschka (3), e si avrà : Su 153 morti per impiccamento : 43 iperemia f)0 normale 20 rei. anemia Se realmente nel disturbo circolatorio endocranico ri- siedesse la causa prima di morte, od almeno se i vasi del (1) Yon Hofmann. Lehrbuch dep gerichtlichen Medicin. VII. 1895 Aiifl. pag. 52. (2) Tamassia. Dell'irrigazione sanguigna nella cavità del timpano e del fondo dell'occhio nell'appiccamento. (Riv. sper. di Fren. e Med. legale. 1881. Fase. 1. II). (3) Maschka. Lehrbuch dar ger. Med. II. pag. 607. [4] (1109) collo subissero sempre una lesione funzionale enorme, si dovrebbero attendere dalla tavola anatomica cifre meno disformi. Illazione questa, cui accede Hofmann {^), quando scrive : « Iperemie del cervello e delle sue membrane (nelle morti per asfissie acute) non sono in nessun modo costanti ; per quanto esse, data la compressione dei vasi del collo e il libero corso nei vasi vertebrali, dovrebbero atten- dersi.» E ricordiamo qui gli esperimenti di Ignatowsky ("2), che giungono» per quanto concerne la circolazione ence- falica, alle stesse conclusioni. Ma vi ha un' altra prova diretta, che dimostra come in questi generi di morte il disordine idraulico indotto dalla compressione dei più grandi vasi prevertebrali del collo non valga, per sé solo, ad indurre immediatamente la morte, né dopo qualche tempo. E un esperimento, che avevo già istituito e trascritto nel mio studio sull'azione del pneumo- gastrico nella morte per appiccamento (3). Ad un cane si possono legare le due giugulari esterne ed interne, le due carotidi, lasciando intatto il pneumogastrico e il circolo ver- tebrale ; e malgrado l'enorme squilibrio nella circolazione endocranica, l'animale dapprima é depresso, poi gradatamente riprende lena, e continua la vita. Rinnovai tale esperimento due volte quest'anno, ristudiando la questione messa avanti da Haberda e Reiner, e mi ebbi i dati seguenti : Cane nero, vivace, robusto, del peso di chilogrammi 5.70. Lo si tìssa sul tavolo, senza cloroformio e morfina. Si legano rapidamente le giugulari esterne, le carotidi, le giugulari interne, lasciando intatto il vago. Si cucisce la ferita e si libera l'animale. Nei primi 15 minuti è depresso, (1) Hofmann. Op. cit. p. 536. (2) Ignatowsky. Zxxv Frage der Ursache des Todes bei ni Erhàngen (Viert. fùr ger. Med. 1893. Oct.). (3) Tamassia. Dell'azione del pneumogastrico nella morte per ap- piccamento (Riv. sp. di Fren. e Medicina legale 1880. III. IV). (1110) [5] rannicchiato, poco pronto alle reazioni sensorie. Ma dopo altri 20 minuti al massimo, gira e addenta con molta energia un pezzo di carne. E continua a vivere senza altri fenomeni morbosi degni di nota. Cane bigio, del peso di Kilogr. 4 V-2- Viene, come il precedente fissato ; e senza cloroformio e morfina, gli si lega- no le giugulari esterne ed interne, le due carotidi a decimi illesi. Si medica. Leggiera depressione generale per pochi minuti ; poi le funzioni tutte si riattivano, e l'animale vive senza ulteriori disturbi. Volli pure aggravare in modo estremo le lesioni fun- zionali, comprendendo nella legatura delle carotidi e delle giugulari interne i due vaghi, ed ebbi questi risultati : Cane del peso di Kil. 5. Si fissa all'apparecchio ; pul- sazioni 120. Dopo un po' di pausa si legano i vasi massimi anteriori del collo, comprendendo i vaghi. Le pulsazioni si indeboliscono, e giungono a 160-170 : le respirazioni da 20 siriduconoa 9-10. Si medica, e si libera. L'animale è depresso, un po' dispnoico ; ma dopo mezz'ora si rimette e cammina. I fenomeni di pneuraonite si manifestano verso il 2° giorno; e sono i soliti, che conseguono alle offese del decimo. Facile qui opporre che nel cane, essendo la massa en- cefalica relativamante minore che nell' uomo ed animata da un ricambio materiale meno complesso, la brusca in- terruzione del circolo nei vasi prevertebrali non apporta un perturbamento paragonabile a quello che insorgerebbe, a pari condizioni, nell'encefalo dell'uomo. Ma si risponde che se nel cane si occludono, con la legatura, completamente quei vasi, nell' uomo, colla sospensione, anche moltissimo accordando, si provoca una semplice diminuzione del loro lume ; per cui i rapporti idraulici, e quindi funzio- nali, tra r uomo e il cane non saranno molto disformi, e [6] (1111) permetteranno che a quello si possano applicare i corol- lari sperimentali ottenuti da questo. E si ricordi qui pure la mia terza esperienza ; da cui si esclude, come di- mostrai altre volte, che la legatura dei due vaghi, anche associata alla massima ischemia cerebrale, valga a produrre morte istantanea. Questo nell'appiccaraento e nello strangolamento. Che se passiamo allo strozzamento, in allora all'ischemia cerebrale pura devesi attribuire ancora minore efficienza letale ; giacché la compressione, per quanto gagliarda non insiste sui vasi del collo in forma rigida e immutata ; ma dà luogo a soste, a variazioni nelle aree di compressione, durante le quali la circolazione, pur subendo qualche at- tacco, tende a rimettersi in equilibrio. Ma nel lavoro di Haberda e Reiner, oltre che agli effetti idraulici encefalici della occlusione delle caroti- di, si dà gran peso alla occlusione delle vertebrali, che verrebbero compresse nell'arco da esse descritto tra la 1.^ e la 2.^ vertebra cervicale; « in allora, scrivono questi Autori, durante la sospensione tipica, per effetto del laccio, che viene a comprimere tutte le quattro arterie dell' encefalo, deve insoi-gere una completa interruzione della circolazione cere- brale ; da cui un'improvvisa alterazione di nutrizione del cervello apportante un immediato stato di incoscienza. » — Essi giungono a queste conclusioni, dopo d'aver sperimen- tato sul grado di resistenza, che una data colonna di mer- curio deve superare per farsi strada, durante la sospensione tipica, attraverso il lume dei vasi stessi. E se essi, ad esempio, trovano per le carotidi necessario il peso corrispondente a 250-300 m.m. di mercurio, non di molto minore lo trovano per le vertebrali. Cosi, secondo essi, sarebbe raggiunta la prova dell' ischemia cerebrale ; e l' incoscienza pi-ima, la morte poscia, ad essa si rannoderebbero. Prima però di aderire a queste conclusioni, che quasi rovescierebbero il carattere classico « asfittico » di queste (1112) [7J morti, dobbiamo portare attenzione ai dati anatomici, alle modalità meccaniche e topografiche, secondo cui agisce il laccio, ed un po' anche a quanto ne dicono gli esperimenti di controllo. L' arteria vertebrale in quella sua prima curva, con cui, abbandonando il canale vertebrale, guadagna il foro dell'apofisi trasversa dell' atlante, è isolata ; e può, teoricamente parlando, venir compressa. Ma si guardi però alla sua giacitura profonda, al fitto strato dei tessuti molli, che la protegge in quel brevissimo tratto della sua curva esterna. Principalmente l'inserzione tendinea robustissima dei muscoli, che si staccano dall' apoflsi mastoidea e dalle sue vicinanze, forma già per sé stessa un piano rigido quasi sostituente il canale vertebrale, che, smorza d'assai r impeto dei corpi contundenti. Occorre quindi un'enorme forza, ed assai circoscritta, perchè questo vaso ne risenta off'esa. Ora il laccio nella sospensione tipica può dar luogo a tale energia ? In ({uesta, come è notissimo, la pres- sione maggiore del laccio si esercita sulla parte ante- riore del collo, al di sotto della mascella; quindi, sempre portandosi all' indietro ed in alto, comprime, ma in mi- sura più mite, i tessuti in corrispondenza dell'angolo della mascella ; e quindi, ancora più lievemente, al di sotto del- l'apofisi mastoidea (anco accordando moltissimo), per anno- darsi od avvicinarsi ai suoi capi, sfiorando i tessuti alla regione posteriore del collo. Ammettendo (cosa assai poco probabile) che il laccio agisca in corrispondenza della curva esterna della vertebrale, devesi anche riconoscere che quivi la sua pressione è si lieve, da non apportare un ristagno circolatorio per un serio restringimento di quella. A questi argomenti d'indole pratica si aggiungano quelli, che derivano dagli esperimenti. Come si vide, usando dei manometri, Haberda e Reiner indussero che le verte- brali durante la sospensione tipica vengono occluse. [8] (1113) Ma panni che, prima di ricorrere ai manometri, a complicati congegni, sia prudente sperimentare in tal guisa, da cogliere il fatto anatomico e fisiologico nella sua inge- nuità naturale. Ecco perchè, senza negar fede alle cifre di Haberda e Reiner, credo pure ai seguenti esperimenti, che vennero da me ripetuti sempre con eguale risultato. Al cranio d'un uomo adulto si sega la volta ; e si mettono allo scoperto nel foro occipitale le due vertebrali nel loro massimo decorso isolato. Si sega quindi la colonna vertebrale, da aversi un moncone, che comprenda le prime cinque vertebre cervicali. Nel punto di sezione si isolano i tronchi inferiori delle vertebrali. Ti-a le due ultime vertebre del moncone si fa passare un'asticella di ferro, cui si possono sospendere dei pesi determinati. Pi-ima d'ogni altro maneggio, con una piccola pompa si inietta acijua nei tronchi occi- pitali delle ^^ertebrali; e si constata che questa con un pic- colo sforzo effluisce dal tronco vertebrale. E si fa pure l'esperimento inverso ; cioè, si constata facile il passaggio dell'acqua dal tronco vertebrale a quello occipitale. Si fa correre quindi una corda di circa 5 m.m. di diametro al davanti del collo in corrispondenza del joide ; e quindi girando lateralmente in alto, si riuniscono i due corpi ben aderenti all'occipite ; ed il loro nodo si affida ad un for- tissimo sostegno di ferro. Dopo di ciò al moncone della colonna vertebrale si sospendono da settanta ad ottanta chilogrammi, avendo ogni cura perchè la sospensione sia tipica ed il laccio uniformente abbracci e comprima i tes- suti, specialmente in alto e lateralmente nella ragione sospetta della curva dell' arteria vertebrale. Nelle canule già innestate nel tronco occipitale delle vertebrali, appena comincia la trazione del peso, si fa penetrare l'acqua con la siringa, e si guarda se e quanto essa effluisca dai tronchi vertebrali. Ebbene. Per {guanto la trazione di circa settanta chilogramnji fosse protratta, io ed i miei collaboratori o$- (1114) [9] servammo l' acqua effluire dal tronco inferiore sempre regolarmente, senza necessità di cacciare con maggior forza, rispetto all'assaggio senza trazione, l'acqua della si- ringa. E parimenti noi trovammo che, anche 1' acqua spinta dal tronco vertebrale verso 1' occipitale, passava regolarmente pur quivi, senza bisogno di pressione più gagliarda. Ripetemmo questa esperienza su cadaveri di giova- netti e di vecchi ; e sempre conseguimmo gli stessi risultati. Dai quali noi non vogliamo asserire che durante la trazione, ossia durante la sospensione tipica, la circolazione delle arterie vertebrali non ne risenta, poiché non siamo in grado di misurare le differenze eventuali, sempre lievi però, della rapidità e della quantità d'acqua d'efflusso. Ma siamo in diritto di concludere che, anche nelle condizioni più gravi, il circolo delle vertebrali non soffre un ristagno notevole, e che quindi le arterie vertebrali non sono occluse. Feci un altro esperimento, che conduce alle stesse illazioni. Ho legato ad un cane sano, vivace, di 5 chil. le quattro giugulari e le due carotidi, rispettando il decimo. Compita la legatura, e cucita la ferita, quando l' animale è ancora assai depresso, si comprime con molta forza da ambo i lati la regione in cui 1' arteria vertebrale si esterna e si in- curva, procurando di infossare profonde le dita, da giun- gere al massimo contatto con 1' arteria. Questa, per quanto nel cane sia un po' più difesa che neir uomo dalla nota forma delle due prime vertebre, un certo effetto avrebbe dovuto risentire da tale compres- sione localizzata ed insistente. Eppure, anche esercitandola per 2-4 minuti primi, l'animale non mostrò alcun fenomeno accennante ad un' ischemia cerebrale più intensa ; il che prova come l'arterie vertebrali sieno sufficientemente pro- tette da ogni azione contundente o premente esteriore. [10] (1115) Parimenti ad un cane di chil. 6, cui avevo in prece- denza legato tutti i vasi grossi del collo, tranne le verte- brali, praticai la tracheotomia. Quindi lo sospesi, procu- rando che il laccio, nella sua giacitura tipica, comprimesse al massimo la regione delle arterie vertebrali. L' animale si dibatte ; ma poiché respira dalla fenditura della trachea, continua a vivere ; e dopo mezz' ora di sospensione, non mostrasi più sofferente di prima. Tutti questi fatti dimostrano la relativa normalità del circolo delle vertebrali, durante la sospensione tipica. E dico relativa ; giacché sarebbe assurdo il negare che qualche inciampo non risenta ; non in tal grado però, da appor- tare un'ischemia cerebrale letale. Né credo meriti discussione l' ipotesi d' una offesa fun- zionale al decimo come causa prima di morte « per arresto diastolico del cuore ». Ho già dimostrato nel mio lavoro citato come nell'appiccamento, nello strangolamento e nello stroz- zamento, il vago, pur risentendo degli effetti dovuti alla sua irritazione meccanica, od alla sua paralisi (compressione in grado estremo), non può apportare primitivamente morte istantanea, malgrado contribuisca con le alterazioni car- diaco-respiratorie conseguenti alle sue lesioni, a rendere più pronta e più efficace l'asfissia. E credo inutile ora ag- giungere i risultati congeneri di altri sperimentatori. Resta ancora a discutersi l'effetto dell' irritazione del nervo laringeo, il quale riflessoriamente potrebbe agire sul cuore per la via del decimo, oppure « durante l'incompleta occlusione dei vasi afferrenti al cervello, affrettare l' in- sorgenza dello stato d'incoscienza o protrarre la asfissia ». (Haberda e Reiner). Si accordi pure che questo nervo nella sospensione, specialmente, sia meccanicamente irritato. Ma questa sup- (1116) [11] posta irritazione quale parte ha nella morte istantanea, o nel rendere più letale il decorso dell'asfissia o della supposta ischemia cerebrale ? Non è qui il caso di passare in rassegna i risultati conseguiti dalla fisiologia moderna sulla funzione di questo nervo (Rosenthal, Traube, Eckard, Bert ecc.). L' importante nel caso nostro è vedere se realmente un' irritazione mec- canica, quale può presupporsi insorga durante la sospen- sione, sia in grado di produrre morte immediata, oppure sia fra le più efficaci cause di essa. Ho messo allo scoperto in un cane di 4 chilogrammi, cloroformizzato, i due nervi laringei superiori. Appena finita questa operazione, V animale ha pulsazioni 120, respirazioni 20. Si irritano, titillandoli con le dita, contemporaneamente i due nervi per un minuto primo. L'animale si agita: ha 56 respirazioni, 120-115 pulsazioni. Cessata l'irritazione, l'ani- male continua nel suo stato regolare. — Dopo venti minuti primi si ritorna ad irritare nell'istesso modo per due mi- nuti primi. Nuova agitazione: respirazioni 52-56; pulsazioni 100-90. — Cessata l'irritazione e la narcosi, l'animale non dà segno di soff'erenza. Risultati congeneri ottenni sperimentando nell' istesso modo su altro cane del peso di chilogrammi 7, Scoperti pure i nervi laringei superiori ad un cane di chilogrammi 6, precedentemente cloroformizzato ed im- mobilizzato, si notano respirazioni 24, pulsazioni 100. Si fa arrivare sui due tronchi contemporaneamente la corrente d' un rocchetto a induzione dapprima con piccola intensità (36 della slitta); e si insiste per un minuto primo. Qualche agitazione con 32 respir. e 110-12 pulsazioni. — L' animale vien lasciato tranquillo per mezz' ora. Dopo si ri- torna all' eccitazione elettrica per tre minuti primi, con un'intensità maggiore (18 della slitta); e si hanno respira- zioni 34 ; pulsazioni 148-52. — Medicato l'animale, non dà segno di sofferenze ulteriori. [12] (1117) Questi esperimenti non pretendono porgere contribu- zioni nuove circa quanto riguarda l' azione fisiologica di que- sto nervo; lasciamo alla fisiologia ogni ricerca specifica. Essi devono esser intesi nel loro senso complessivo, empirico quasi; poiché la questione, che qui si discute, non concerne una nuova interpretazione fisiologica, ma sibbene il pro- blema fondamentale della possibilità d'una morte istantanea 0 quasi, in seguito all' irritazione di esso nervo. Ora, anche ammettendo 1' assurdo, che, cioè, l' irritazione meccanica, durante la sospensione, si spinga al grado enorme dei presenti esperimenti, si trae sempre la illazione che morte istantanea da essa non si induce, pur non negandosi 1' in- tervento di disturbi cardiaco-respiratorj, atti ad aggravare il decorso e la portata dell' asfissia. Ma ritornando alla ischemia cerebrale, di cui suppo- nesi elemento concreto la occlusione delle vertebrali, emerge che questa, anche se fosse provata, dovrebbesi applicare esclusivamente alla morte per sospensione tipica. Agli altri modi di morte congeneri, quali lo strangolamento e lo strozzamento, converrebbe assegnare un processo fisio- patologico aff*att() diverso ; giacché nell' un genere e nel- r altro, il laccio e la compressione lasciano immune la regione in cui le arterie vertebrali scorrono relativa- mente indifese. Qui tutta la violenza, mediante il laccio più 0 meno circolare, si circoscrive alla regione superiore- anteriore del collo ; per cui, anche sorgendo 1' eventua- lità d' un inciampo improvviso nella circolazione encefa- lica, dovuto alla compressione delle giugulari e delle carotidi, le arterie e le vene vertebrali illese tenderebbero ad un compenso. Manca qui la ragione meccanica di una esageratissiina ischemia cerebrale; e ciò malgrado, i sintomi subbiettivi ed obbiettivi, che precedono la morte in questi casi, sono perfettamente identici a quelli della morte per sospen- sione « tipica », nella quale si vuole intravedere come fat- (1118) [13] tore precipuo la occlusione delle arterie vertebrali. Conviene quindi cercare questa causa in altri momenti fisiologici, e ricondurre al grado di episodio aggravante, non di causa prima, la ischemia od il perturbamento circolatorio en- cefalico. Tale causa- essenziale, si deve riconoscere nella asfissia, ossia nella brusca interruzione dello scambio gaz- zoso polmonare per occlusione delle vie respiratorie, solo che si rifletta ai seguenti esperimenti ben noti, e che io ho ripetuto sempre con lo stesso esito. 1. Si sospenda un animale ti'acheotomizzato (cane), procurando che il laccio comprima i grossi vasi del collo ed estenda la sua compressione alla regione delle vertebi-ali. L' animale continua a vivere senza altre alterazioni. 2. Si leghino le giugulari e le carotidi ad animale tra- cheotomizzato (cane); lo si sospenda nel modo più tipico, e si comprimano con le dita le regioni delle vertebrali. L' animale continua a vivere regolarmente. 3. Ad un cane trachpotomizzato si leghino tutte le giugulari, le carotidi, i due decimi ; lo si sospenda, e si comprimano ancora le regioni delle vertebrali. Esso non muore, pur offrendo i soliti fenomeni proprj della incita- zione, della paralisi o dell'esaurimento del decimo. 4. Gli stessi fenomeni si osservano quando, anziché sospendei'e più o meno tipicamente il cane messo nelle condizioni dei precedenti (legatura, compressione dei vasi, lesione ai decimi), lo si strangola con laccio circolare, op- pure lo si finisce con lo strozzamento, agendo, s' inten- de, al di sopra della fenditura della laringe. E fuor di dub- bio qui un grado assai intenso d'ischemia cerebrale; eppure l'animale non muore, perchè, mediante la tracheotomia, la respirazione non viene interrotta. [14] (lllPI) 5. Viceversa, si sospenda un cane nel modo tipico, a laringe e trachea intatte ; e la morte, coi comuni suoi sintomi dell'asfissia, si produrrà pii^i o meno prontamente, secondo la rapidità e il grado della occlusione delle vie respiratorie. 6. Si leghino le giugulari, e le carotidi ad un cane a laringe e trachea intatte ; e lo si sospenda, o lo si strangoli, 0 lo si strozzi ; la morte sarà più rapida che nel caso precedente, e preceduta da minori reazioni muscolari e re- spiratorie. 7. Ad un cane operato, come nel caso precedente, si leghino i due decimi al collo ; lo si spenga con l'appicca- raento o con lo strangolamento o con lo strozzamento. La morte sarà assai rapida, accompagnata dai fenomeni car- diaco-respiratorii proprii della eccitazione, della paralisi 0 dell'esaurimento dei decimi. 8. Date tutte le condizioni sperimentali ora esposte, la rapidità della morte e la gravezza dei sintomi, che la precedono, sono in rapporto coli' energia e colla celerità con cui le vie respiratorie vengono occluse. Ciò ammettendo, come emergenza costante sperimentale, non intendo escludere che il disturbo idraulico encefalico e gli effetti della irritazione nervosa non rendano più grave l'asfissia. Solo mi preme insistere sulla circostanza che l'asso- luta anemia cerebrale, per opera della occlusione delle ver- tebrali, come suppongono Haberda e Reiner, è tutt'altro che dimostrata; ed ammesso pure che questi vasi vengano com- pressi, deve trattarsi di un perturbamento circolatorio, cer- tamente senza azione letale. BBlLETTmO lEUOROLBGICO DELLISSERH lElEZU COMPILATO DAL PROF. ABATE MASSIMILIANO TOUp Dicembre 1894 — ^^ Tempei atura .r. Termometro centigrad 0 a Nord doiraiqua marina ad 1 melro solto Acqua o 3 la sua .s ii|ierficle 6 12 3 9 1 1 -2 Min. -^ Gradi P.riodO 1 caduta ant. mer. pm. pm. S ! s centig. deU- equa "p 1 4,7 7,7 8,5 5,8 9,0 3.2 6,5 9,50 F 1,00 2 4,2 7,4 7,6 5,6 8,5 2,0 5.9 8,75 F 2,50 3 6,0 5,5 4.3 6,0 6,8 4,1 5,5 8,25 F 4,00 1,10 4 4,7 6,5 4,8 5,3 7,0 3,1 5,3 6,50 F 1.10 0,05 5 4,6 6,6 7,8 6.4 8,2 3,3 6,1 6,75 K 0.50 6 5,6 6,6 7,8 7,2 8,4 4,6 6,8 6,75 R 0.00 7 6,4 8,6 9.1 8,6 9,6 4,8 8,2 7,50 R 1,40 0,40 8 8,6 9,2 10,2 9,8 10,8 7,0 9,4 — — 2,10 9 7,4 9,1 9,7 6,9 10,6 6,5 8,3 _ — 2,10 10 4,0 7,0 8,1 6,2 9,0 3,0 6,1 8,25 R 1,30 11 2,3 5,4 6,8 3,7 7,6 1,6 4,3 8,25 R 1,20 12 0,2 3,2 4,4 2.8 5,0 -0,8 2,6 8.00 R 1,60 13 -0,8 3,2 4,8 2.3 5,6 -1,2 2,3 7.25 R 0,00 14 0,8 3,8 5,8 4,0 6,4 -0,6 3,3 3,00 R 0,00 15 3,8 6,3 7,0 5.7 7,5 2,2 5,5 8,25 F 0,90 16 4,4 5,1 6,1 4,8 7,0 3,0 5,2 — 1,00 17 0,8 3,6 4,8 5,5 6,0 -0,7 3,6 7,25 F 0,60 18 4,1 5,3 5,8 3,9 6,4 2,9 5,6 5,95 F 0,00 19 4,3 3,9 3,7 3,2 4,4 2,1 3,6 5,50 F 1,00 3,20 20 1,8 6,0 7,8 4,4 8,4 0,8 4,8 5,75 R 0,00 21 2,4 5,2 7,3 2,5 7,8 1,0 3,9 5,50 R 0,60 22 -0,6 4,4 5,0 1,4 6,0 -1,6 2,2 5,00 R 0,ó5 23 3,4 4,0 6,0 4,8 6,5 0,0 4,3 5,00 R 0,00 0,90 24 2,8 5,6 4.1 4,3 7,2 1,1 3,9 5,25 R 0.95 25 2,4 7,1 7,9 4,3 8,3 0.5 5,1 — — 1,00 26 0,6 5,1 5,8 3,0 6,0 -0,2 3,4 — — 1,50 27 ÌA 2,9 4,1 2,7 4,6 0,0 2,6 — — 0,50 28 2,6 5,7 6,8 4,2 7,2 1,2 4,7 3,00 R 0,70 29 -0,8 2,2 2,8 1,2 3,1 -1,3 1,2 6,75 F 1,00 30 -0,8 1,9 2,4 1,3 3,0 -1,0 -0,7 6,50 F 0,50 31 0,4 2,8 3,0 -0,5 3,2 -2,2 '± 6,25 F 0,55 'i 3,1 5,4 6,1 4,4 6,9 2,2 4,5 5,50 R 30,05 5,65 Media term. mens. 4,5. Mass assol. 10,8 il dì 8. Min. assol. 2,2 il dì 31 Media dei massimi 6,9 Media dei minimi 2,2 Media temp. acqua mar. 5,50 l{ .\cqua evap. 30,05 Acqua cad. totale 5,65 [35] Dicembre (1121) 1894 — 1 Stato 1 i Barometro a 0"" Direzione del Vento del cielo 6 1 12 ant. 1 mer- 3 pom. 9 pom. 6 ant. 12 mer. 3 ant. 9 pom. Media 1 61,38 62.81 63,04 64,04 63,01 NE ENE ENE ENE 0,00 2 65,63 66,92 56,64 65,81 66,45 NNE ENE ENE ENE 0,66 3 63,14 62,48 61,22 60,33 61,611 NE NNO NE E 10,00 4 59,27 58,70 58,32 59,35 58,76 N NE NNE ENE 8.50 5 60,60 62,37 61,12 62.57 61,58 NE NNE NE NO 10,00 6 63,22 63,42 62,46 61,40 82,58 N>;o NO NNO NNO 10,00 7 58,50 57'24 56,46 54,86 56,66 NNE NE NE NE 9,16 8 53,98 54,91 55,00 54,45 55,36 ENE NNE ENE E 4,33 9 55,19 56,26 57.72 59,58 57,38 NNE NNE NE NNE 0,00 10 61,30 63,53 63,23 65.15 63,22 N NNO NNE NE 0,00 11 66,41 67,99 67,19 67,86 67,20 N NE ENE NNE 0,00 12 67.50 67,60 66,96 67,05 67,44 N NNE NNE NNE 0,83 13 67,10 68,31 67,84 67,56 67,65 N NO SO ONO 6,66 14 65,02 65,32 64,12 63,99 64,74 NO ONO ONO ONO 9,66 15 63.99 63,74 61,82 59,03 62,91 NE NE NNE NNE 4.66 16 59,85 62,06 61,75 61,12 60,90 NO SE s 0 2,16 17 57,15 58,82 59,34 63,09 60,12 NO NNE ESE SSE 7,16 18 65,77 66,77 65,71 63,89 65,51 NE NNE NNE NNE 10,00 19 60,15 57,66 55,84 54,42 57,28 NE NNE N ONO 4,00 20 54,04 54,75 54,55 55,58 54,81 ENE N NNO N 0,00 21 55,21 57,85 57.90 60,01 57,61 N NO N NO 2,66 22 61,14 61,91 .59,93 57,84 59,87 NO NNO OSO SO 6,33 23 57,03 60,41 62,22 63,89 60,40 E NOO ONO NO 0.00 24 66,40 68,43 68.05 69,36 67,89 NE NO NO N 0,00 25 69,60 71,23 71,28 72,26 70,93 NNO NO NE N 0,50 26 71.81 72,00 71,50 70,41 71, .56 N NNE NNE NE 6,66 27 66,70 66,19 64,78 64,15 65,48 N NO NO NO 2,33 28 62,72 65,54 65,68 65,87 64,29 NO NNO NO NO 3,66 29 62.39 59,54 56,27 51,82 57,10 NE N S NNE 8,33 30 45,06 44,26 42,64 41,74 43,84 NO NO NO NNO 3,83 31 41,35 42,50 42,80 46,02 43,69 NE NO NO ONO ai 64,16 61,67 62,08 64,35 61,22 N NE NNE NO NNE NO NNE NE 4,00 Media bar mens. 61,22. Mass. 72,00 il di 26 h. 12a. Min. 41,35 il di 31 h. 6a Venti predominanti NNE Stato del cielo media 4,00 (1122) Dicembre [36] 1S94 'c o Tensione del vapore 1 Umidità relativa 6 12 3 9 Media 6 12 3 9 Media ant. mer. pom. pom. ant. mer. pm. 'pom. I 4,02 5,13 4,17 4,16 4,26 62 65 50 60 58,50 2 4,26 3,26 4,77 3,74 4,01 68 42 61 55 58,16 3 4,50 4,53 4,52 4,90 4,55 64 67 72 70 65,65 4 5,07 5,22 5,64 5,73 5.36 79 72 78 86 66,83 5 5,48 6,00 6.36 5,91 5,97 86 82 80 82 84,00 6 5,76 6,22 5,71 4.80 5,77 85 85 72 63 78,16 7 4,87 6,31 6,45 5.44 5.70 68 75 75 65 69,66 8 5,54 6,12 5,79 4,72 5,64 65 65 62 52 64,66 9 5,74 5,14 4,94 4,84 4,98 74 60 54 65 63,00 10 4,11 5,90 4,47 4,58 4,60 67 52 55 65 60,66 11 4,17 3,67 4,28 3,14 3,84 77 55 58 53 62,00 12 3,41 3,63 3,30 3,68 3,53 74 63 53 65 64,00 13 4,01 4,75 4,61 4,20 — 69 73 86 77,50 14 4,18 4,43 4,76 4,76 4,44 87 73 68 78 76,33 15 4,23 4,52 4,30 4,21 4,39 70 63 57 61 64,66 16 4,58 4,23 5,67 5,42 4,97 74 64 80 84 74,83 17 4,62 5,41 5,77 5,20 5,22 96 90 89 77 87,50 18 3,99 4,74 5.02 4,17 4,49 65 69 73 69 63,50 19 4,97 5,35 5,53 5,17 5,24 80 88 93 90 88,00 20 5,04 5,88 5,86 4,85 5,32 96 83 73 77 82,50 n 3,92 4,65 5.10 4,62 4,58 72 69 66 84 75,16 22 4,06 3,37 4,89 4,26 4,62 92 53 75 85 69,33 23 4,80 4,31 4,42 4,61 4,61 82 70 63 71 73'80 24 4,13 4,21 6,04 4,52 4,70 72 01 98 72 76,66 25 3,43 3,50 5,0l 4,13 3,91 62 47 63 66 59,85 26 3,72 3,85 4,41 4,33 3,91 77 59 64 76 69,66 27 3,83 3,94 4,28 4,31 3,92 76 69 70 77 73,50 28 4,57 4,41 4,84 4,71 4,58 82 64 65 75 72,66 29 3,66 3,92 4,06 3,80 3,84 84 72 72 75 76,00 30 4,10 3,66 3,73 4,15 3,71 89 69 68 81 70,66 31 4,36 3,31 3,41 4,00 3,79 92 59 64 90 78,83 ?2~ a) 4,26 4,60 4,91 4,56 4,60 75 67 69 70 77,62 Media mensile 4,60 Media mensile 77,62 Prezzo della Dispensa Fogli 10 »|2 a Cent. 25 L. 2.62 1 Tavola ìitoaT-afata » 0.12 Totale L. 2.74 AUG ' 3 188§ ij^iiiL ATTI R. ISTITUTO VENETO SCIENZE. LETTERE ED ARTI (tomo lui) SERIE SETTIMA - TOMO SESTO DISPENSA DEcima VENEZIA PRESSO I-.\ SECRKTERIA DET, R. ISTITUTO NKL PALAZZO LOKEKAN TIP. CARLO FERRARI iSm 1894-95 Pubbl. U 17 Novembre 1895 INDICE Atto dell'Adunanza ordinaria del giorno 4 Agosto 1895 . p. 1123 Lavori letti per la pubblicazione negli Atti. M. Bellati, m. e. — Commemorazione del m. e. prof. cav. Antonio Pazienti. ...... 1125 R. Nasini, s. c. e F. Anderlini — Ricerca dell'argo nelle emanazioni terrestri. I. Gas delle Terme di Abano. Nota preliminare . . . . . » 1138 G. Mazzaron — Sulla determinazione degli acidi fìssi nei grassi » 1147 E. Padova, s. c. — Moto di un solido in un liquido illi- mitato. Nota. ........ 1151 G. Ciscato — Osservazioni di pianeti e comete fatte alla Specola di Padova nel 1894 e calcoli relativi all'orbita del pianeta (354). Nota. ...» 1161 G. P. Vi.ACOvicH, m. e. — Sul!' estremità intestinale del condotto coledoco. Nota » 1185 T. Martini — Intorno alle correnti generate dall'immer- sione del platino e della spugna di platino in una soluzione acidulata. Nota » 1196 Elenco dei Libri e delle Opere periodiche pervenuti al R. Istituto dal 1 agosto al 10 novembre 1895. . » cxxxui Indice generale del Tomo, per autori, per nomi e per materie. » clv AUG ^ 1896 ANNO 1894-95 DISPENSA X/ ADUNANZA ORDINARIA DEL G-lOR]SrO ^ ^G-OSTO 189S PRESIDENZA DEL PROF. CAV. GIUSEPPE LORENZO NI VICEPRESIDENTE Sono presenti i membri effettivi : Fambri, segretario ; Ber- CHET, vicesegretario ; Trois, Canestrini, Saccardo, Glo- ria, De Giovanni, Bellati, Deodati, Keller, Stefani, Spiga, Teza, Morsolin, Lioy, Tamassia, Veronese, Pa- PADOPOLi, Chicchi, Da Schio ; nonché i soci corrispon- denti : Galanti, G. B. De Toni, Castellani, Ragnisco. Giustificata l'assenza del presidente Lam pertico, dei membri effettivi : De Betta, Beltrame, J. Bernardi, Favaro e del socio corrispondente Cassanl Si partecipa la morte del prof. Giuseppe Basso, socio della R. Accademia delle scienze di Torino, alla quale l'I- stituto aveva già mandate la sue condoglianze. Letto ed approvato l'Atto della precedente adunanza, viene data comunicazione dei libri acquistati e pervenuti in dono nel mese decorso, con particolare menzione dell'opera donata dall'avv. Giulio Diena : I diritti reali considerati nel diritto internazionale privato, e di quella del prof, cav. Antonio Zaccaria: Uomini politici di Romagna. Il m. e. Teza propone e l' Istituto unanime incarica la Presidenza, di mandare un saluto e un augurio al col- lega mons. /. Bernardi. T. Vi, S. VII 83 (1124) [2] Quindi vengono presentate e lette le seguenti Me- morie : Dal ra. e. M. Bellati — Commemorazione del m. e. An- tonio Pazienti. Dal m. e. A. Keller — Commemorazione del m. e. Ghe- rardo Freschi. Dal m. e. E. F. Trois — Elenco dei pesci dell'Adriatico. Dal s. e. F. Cipolla — Il Falcone in Purgatorio XXIV, 49 e segg. Dal s. e. E. Padova — Moto di un solido in un liquido illimitato. Dal dott. G. Ciscato — Osservazioni di comete e di pia- netini fatte a Padova colV equatoriale Dembowski nel 1894. Notizie sull'orbita del pianeta (354) A. (presen- tata dal vicepresidente G. Lorenzoni). Dal dott. G. Mazzaron — Sulla determinazione degli acidi fìssi nei grassi (presentata dal m. e. Spica). Dopo di che, sciolta l'adunanza pubblica, l' Istituto si raccolse in adunanza segreta, nella quale oltre alla trat- tazione di varii affari d'ordine amministrativo ed interni, vennero nominati revisori del conto consuntivo dell' eser- cizio finanziario 1894-95 i membri effettivi Veronese e Chicchi. COMMEMORAZIONE DEL M. E. PROF. CAV. ANTONIO PAZIENTI LETTA AL R. ISTITUTO VeNETO DAL m; e. MANFREDO BELLATI Se nel parlare di Antonio Pazienti mi valessi di lodi artificiose, profanerei la memoria di quest' uomo tanto no- bile e franco e sdegnoso di ogni adulazione. Semplice e schietto sarà dunque il mio discorso, come semplice fu la vita di lui, privata e scientifica, e schietto l'animo suo. Antonio Pazienti nacque in Venezia, nella parrocchia dei Tolentini, da Gaetano e Caterina Mercatelli il 26 ot- tobre 1819. Appresi i primi elementi da maestri privati, passò ai Seminari di Ceneda e di Venezia, e quindi al pa- trio liceo di S. Caterina, ora Marco Foscarini, dove con somma lode percorse gli studi filosofici. Frequentò poi 1' Università di Padova ; e nel marzo del 1846, appena conseguita la laurea in chimica, fu dal Ragazzini, professore di questa materia, assunto come assistente. Venuto il quarantotto, il giovane Pazienti corse a Venezia a prendere le armi, e non solo servi la patria combattendo valorosamente, ma prestò r opera sua anche come chimico ; infatti il 27 giugno 1849 lo vediamo chiamato dal Governo a coadiuvare la Com- missione militare delle polveri. (1126) [2] Dopo la caduta di Venezia, il Pazienti si volse all' in- segnamento, e fu professore provvisorio di fisica e storia naturale nel liceo di S. Caterina, e poi di fisica in quello di Vicenza. Ben presto per la sua attività scientifica fu ascritto all'Ateneo di Venezia (marzo 1850) ed all'acca- demia Olimpica di Vicenza (gennaio 1853) ; ed il 28 aprile 1856 veniva nominato membro effettivo del nostro Istituto. Intanto egli continuava ad insegnare nel liceo di Vicenza; ma sempre come professore provvisorio, perchè, secondo i regolamenti austriaci, per diventare stabile avrebbe dovuto assoggettarsi ad esami che a lui, per la sua posizione ac- cademica e per la fama già acquistata, parevano umilianti. Per ciò, e perchè i suoi sentimenti patriottici male si ac- cordavano colle idee dei governanti, nel 1859 si ridusse a vita privata. Ma liberate le nostre provincie, su proposta di Fedele Lampertico e di Giacomo Zanella, nell' ottobre del 1866 fu dal governo nazionale offerta al Pazienti la cat- tedra di fisica nel liceo di Vicenza. Ei 1' accettò ricono- scente, e la tenne fino all' autunno del 1887, in cui, per r età ormai avanzata, chiese ed ebbe il riposo. Non potè tuttavia goderne per molti anni, perchè, dopo breve malat- tia, mori a Vicenza il 18 agosto 1891. Di Vicenza egli aveva fatto la sua seconda patria ; in quella gentile città avea passato il periodo più lungo ed operoso della sua vita ; ivi avea trovato amici illustri e ca- rissimi : e da questi e dal suo liceo Pigafetta e dalla Biblio- teca Bertoliana, della cui Commissione di vigilanza fu per molti anni benemerito presidente, non volle mai staccarsi, neppure quando il Governo lo voleva destinato a piìi largo campo ed a città maggiore. Infatti sulla fine del 1868 il ministro Broglio lo aveva nominato professore di fisica nel liceo Marco Foscarini di Venezia. Ma ciò spiacque al Pa- zienti e sollevò proteste d' ogni lato ; tanto che il 17 ottobre 1868, il ministro, recedendo dalla presa determinazione, scriveva al Lampertico : « Cosi sarà fatto come chiedete. Il Pazienti rimarrà a Vicenza. E torneremo ad essere in [3] (1127) pace io, Voi, il Prefetto, il Provveditore, il Preside e i pro- fessori, e se altri vi erano che tenessero il broncio. » Il Pazienti avrebbe anche potuto aspirare ad un posto nell'insegnamento superiore; ed avrebbe avuto titoli per conseguirlo ; ma gli sarebbe stato necessario 'di assogget- tarsi ad un concorso, e dai concorsi rifuggi sempre il suo animo fiero. — Tuttavia, sebbene consacrata soltanto al- l' insegnamento secondario, 1' opera sua non riusci, perciò, meno proficua. Alla sua scuola egli dedicò ogni cura. Ne fanno prova i trattatela di chimica, di fisica elementare, di fisica atmosferica e celeste eh' egli pubblicò per agevolare ai suoi allievi lo studio delle materie da lui insegnate. Queste pubblicazioni, eh' egli cominciò nel 1854 e prosegui poi ad intervalli per più di un trentennio, introducendo sempre nuove modificazioni con cura assidua e paziente, si distinguono per la chiarezza, la sobrietà, il rigore, e per r arte con cui lo studente è condotto a comprendere certe moderne teorie, le quali per la loro difficoltà venivano di solito bandite dai libri elementari. E se il Pazienti avesse fatto conoscere più largamente questi suoi lavori, ed ai loro pregi intrinsici avesse aggiunto quello esteriore d'una edizione più ricca di figure illustrative, è certo che quei trattatela avrebbero sostituito con grande vantaggio molti altri che ebbero immeritata fortuna. Quale poi fosse la scuola del Pazienti, lo dice splen- didamente un suo illustre scolare, il Fogazzaro : - « Quando ricordo la dolcezza piena di intimo vigore con la quale guidava la classe, il religioso silenzio che miracolosamente otteneva da noi, il rispetto affettuoso che gli si portava, penso ed affermo che la sua vita contenne non solo un ot- timo insegnamento scientifico, ma, ciò che più importa, un ottimo insegnamento morale, un esempio di relazioni ideali fra professore e studenti, le quali, se potessero sta- bilirsi dovunque e sempre, avrebbero quella efficacia edu- cativa che il sentimento pubblico domanda con ragione, con insistenza e con poco successo agli studi ; imprimereb- (1128) [4] bero air istruzione uno slancio cui né leggi di obbligo, né regolamenti di sospetto, né programmi sapienti, né ministri letterati e filosofi le possono imprimere » {^). Il primo lavoro pubblicato dal Pazienti fu la tesi di laurea che tratta dell'azione chimica della luce, del calorico dell' eleltrico e del magnetico sopra i corpi inorganici. È uno studio diligente e completo di quanto allora si cono- sceva su tale argomento, e, almeno per la parte storica, si legge con molto interesse e con frutto anche oggidì. Fin da questo primo lavoro il Pazienti rivela una generosa tendenza del suo animo, spiegata poi in quasi tutti i suoi studi posteriori ; il desiderio, cioè, di mettere in luce la priorità e l' importanza di molte ricerche di scienziati ita- liani, dimenticate o neglette dai forestieri. Questo amore per tutto ciò che è italiano non lo rese tuttavia ingiusto verso gli stranieri. Scrupolosamente onesto e temperato in tutto, il Pazienti sdegnò sempre di conseguire una facile popolarità col millantare le glorie nostre, e se si compiacque di sostenere i diritti della scienza italiana, lo fece con equa- nimità e solo in seguito a coscienzioso studio dei lavori originali. La tendenza di cui parlo si palesa ancor più nel pro- gramma di un lavoro sugli studii elettrici in Italia, che il Pazienti lesse all'Ateneo di Venezia nel 1850. Questo programma é come la prefazione ed il sommario d' un la- voro di lunga lena sulla storia dell'elettricità presso di noi. « Trattasi », egli esclama verso la fine della sua lettura, « trattasi di far conoscere che noi siamo pur qualchecosa anche negli elettrici studii ; trattasi di conservarci i frutti dell' intelligenza che né per mutarsi di tempi, né per avvi- cendarsi di destini, nessuno varrà mai impunemente a ne- garci od a toglierci. » E chiude augurando al suo lavoro di « rendere sempre piii celebrato il nome italiano. » Nobili (l) Atti della Accademia Olimpica di Vicenza, XXVI p. 16. [5] (1129) parole e coraggiose, se si pensa che furono pronunciate nel 1850, all' Ateneo di Venezia ! È davvero da deplorare che un tale lavoro, portato certo molto innanzi dal Pazienti, non sia poi stato da lui compiuto e pubblicato. La dottrina, la diligenza e 1' amore che egli poneva a siffatti studii ci avrebbero certo procurato un saggio storico pregevolissimo. Altri hanno più tardi illustrato qualche periodo della storia dell' elettricità in Italia, e fra questi, maestrevolmente, un chiaro nostro collega (*) ; auguriamoci eh' egli riprenda e completi questi studi, colmando cosi una lacuna della nostra storia scientifica. Seguendo l' indirizzo delle ricerche che gli avevano for- nito r argomento alla sua dissertazione per laurea, il Pa- zienti pubblicò fra il 1849 e il 1850 i due lavori sperimen- tali : DelV azione chimica della luce lunare sopra i sali argentici e Sopra V azione chimica delle luci artificiali, nei quali coglie occasione di rivendicare ad un italiano, al Vas- salli, il merito d' aver per il primo studiato tali fenomeni. In seguito il Pazienti si volse piià particolarmente all' elet- tricità e pubblicò dapprima alcune ricerche sulla conduci- bilità elettrica, ed un lavoro sull' azione reciproca fra le calamite ed alcuni metalli, poi nel 1852 alcune osservazioni sopra V induzione elettrica e delle ricerche sulla scintilla elettrica pì^odotta dalia pila Voltiana. Tutti questi sono la- vori che oggi hanno molto perduto della loro importanza, perchè in otto o nove lustri le nostre nozioni sulle azioni chimiche della luce e sulla elettricità si sono estese in modo maraviglioso ; ma a quell' epoca quei lavori furono molto lodati ed anche ora dimostrano 1' attività scientifica del Pa- zienti e l'amore con cui seguiva le orme d' illustri fisici ita- liani. Egli nelle sue ricerche adoperava di preferenza gli stru- menti ideati e proposti dal Marianini e dallo Zamboni, e nel- r usarli dava saggio di non comune abilità sperimentale. (1) T. Martini. La teoria Voltiana del contatto e le sue vicende. Saggio storico. Venezia, Ateneo Veneto, 1891. (1130) [6J Questi studi fisici non fecero peraltro dimenticare al Pa- zienti le ricerche chimiche ; e nel 1851 pubblicava un lavoro sull'esistenza del bromo e dell'iodio nell'acqua Salsa di Ce- neda ; e prima ancora, in collaborazione col dott. Giovanni Bizio, le investigazioni analitiche sopra lo sferococco con- fervoide, (fucus confervoides L.). Quest'ultimo lavoro con- tiene un'accurata analisi (jualitativa e quantitativa di que- st'alga ; vi si fa notare l'abbondante contenuto d'iodio e la convenienza di sostituire nella terapeutica questo fuco nostrale ad altri esotici ed in particolare al fuco crispo, del quale allora si faceva grande uso. Un altro campo in cui per un certo tempo si è svolta l'attività del Pazienti è l'illustrazione di alcune fonti mi- nerali delle nostre provincie. Nella primavera del 1856 il governo austriaco nominava una commissione, che, sotto la protezione scientifica del nostro Istituto, doveva occu- parsi d'una monografia la quale comprendesse tutto quanto spetta alla bibliografia, geologia e fisico-chimica delle ac- que minerali del Veneto. Il lavoro doveva essere diviso in tante parti quante sono le provincie, e ciascuna parte in sezioni comprendenti i comuni forniti di acque mine- rali. La Commissione dapprima nominata era composta dei professori A. Pazienti, A. Massalongo, P. Pisanello e G. Bizio ; poi al Massalongo, che fu troppo presto rapito alla scienza, fu sostituito il professore Luigi Maria Rossi. Ma nel 1862 anche questi moriva prima di aver potuto pre- sentare alla commissione alcun frutto del suo lavoro, e fu chiamato a succedergli il prof. A. G. Pirona. Morto nel 1863 anche il Pisanello, si può dire che quanto venne pub- blicato di (juesto lavoro è più particolarmente opera del Pirona, del Bizio e del Pazienti. Al primo fu affidata la parte geologica ; al Bizio la parte chimica ed al Pazienti la parte fisica e bibliografica. Non spetta a me d'occuparmi di quanto contiene questa eccellente monografia ; ma non devo tacere che le riviste storiche e bibliografiche sulle fonti di Recoaro, di Civillina, dei Vegri, di Staro, di Torre- [7] (1131) belvicino e «uUe Euganee, clan .saggio della molta diligenza del Pazienti, e della sua non comune erudizione e coltura classica. E solo da lamentare che questa illustrazione delle acque minerali del Veneto sia stata troncata per mancanza di mezzi, limitandola alle provincie di Vicenza e di Pado- va ; e, se mi fosse lecito, esprimerei il voto che per ini- ziativa del nostro Istituto avesse ad essere completato un lavoro tanto utile alla scienza ed alla terapia, e così deco- roso per la nostra regione. Non ultimo vantaggio che ne verrebbe, sarebbe quello di mettere in maggiore luce gli studi del Bizio, del Pazienti e del Pirona, i quali studi guadagnerebbero d' importanza, venendo a far parte di un lavoro più esteso. Negli ultimi anni della sua vita il Pazienti si è più di tutto dedicato alla termodinamica. Sono sedici i lavori sulla teoria dinamica del calore che egli ha presentato al nostro Istituto e che furono inseriti nella raccolta delle Memorie dall'anno 1865 al 1890. Sarebbe troppo lunga l'analisi di tutti questi lavori, parecchi dei quali portano un' identico titolo, cosicché per distinguerli bisogna indicare la data della loro pubblicazione. Tutti peraltro hanno un indirizzo comune, e si può quindi considerarli nel loro insieme. 11 concetto che ha guidalo il Pazienti in tali studi è uno dei canoni fcndamentali della filosofìa naturale, che mi piace esprimere colle stesse parole di lui : « Nelle scienze induttive la corrispondenza delle deduzioni teoriche coi fatti sperimentali è da reputarsi come una delle precipue con- dizioni della loro validità» (i). Egli dunque si compiace prin- cipalmente di dedurre conseguenze dalle varie formole della teoria meccanica del calore, e di mostrare come vadano d'ac- cordo coi risultati dell'esperienza. Quindi gli argomenti da lui preferiti sono quelli che si prestano a questi riscontri, ed esigono acuta critica e lunghi e pazienti com}iuti nu- (1) Memorie del R. Ist. Veneto, XXUl. p. 115. (1132) [8] merici. Così è che in parecchi lavori si occupa della ve- locità del suono nei vari gas, nei vapori e nei metalli ; in altri di varie costanti relative ai gas ed ai vapori : in due altri del valore numerico dell'equivalente dinamico della caloria, ecc. — Oltre ai numerosi riscontri fra teoria e fatti sperimentali, si trovano spesso in queste memorie delle deduzioni molto chiare e facili di forraole importanti : in più luoghi egli dichiara che suo intento è quello di rendere più intelligibili, e per conseguenza più famigliari, alcuni interessanti argomenti della termodinamica. E cosi spetta al Pazienti anche il merito di avere colla lunga serie dei suoi lavori tenuta desta 1' attenzione degli italiani ad una scienza, che introdotta fra noi dal Codazza e poi trattata mirabilmente dal Turazza e dal Saint Robert, trovò tutta- via nel nostro paese troppo scarso numero di cultori. Con brevi cenni mi sono sforzato di mostrare quale sia stata la vita scientifica e didattica di Antonio Pazienti ; quale fosse la sua vita intima e di quali pregi fosse for- nito il suo cuore lo sanno i congiunti e gli amici e lo sa- pete Voi tutti che gli foste colleghi nel nostro Istituto. Della famiglia fu sempre amantissimo, e fu sposo e padre esemplare. Nel gennaio del 1857 egli sposava Anna Bizio, figlia dell'illustre chimico Bartolomeo, la quale lo rese lieto di parecchi figli e gli fu compagna virtuosa e dilettissima; e quando nel 1874 ebbe la sventura di perderla, ei la pianse lungamente e concentrò ogni suo aff"etto nei tre figli ri- mastigli. La bontà del suo cuore si rivela anche da parecchi scritti biografici che egli pubblicò per ricordare amici il- lustri e maestri venerati. Cosi egli scrisse un dotto com- mentario intorno agli studi di Stefano Marianini, spinto a ciò, come egli dice, in modo irresistibile soltanto da un sentimento d"'afFetto. Dotte del pari ed affettuose sono le commemorazioni del suo maestro Zantedeschi, del suocero [9] (1133) Bartolomeo Bizio e degli amici Pi.sanello, Trettenero, Cap- pelletto e Rossetti. — Quasi tutte queste commemorazioni furono lette al nostro Istituto, del quale in ogni occasione si mostrò socio diligente ed operoso. E noi tutti dobbiamo deplorare la perdita di un amato collega, il quale, ad una mente acuta e ad una vasta coltura, univa delicatezza di sentimenti e carattere nobilissimo. PUBBLICAZIONI DEL PROF. CAV. ANTONIO PAZIENTI Dell'azione chimica della luce, del calorico, dell'elettrico e magnetico sopra i corpi inorganici. Dissertazione. Padova, Tip. Crescini, 1846. Su lo sferococco confervoide, lettera al chiar.mo Sig. Dott. Giacinto Na- mias, 17 maggio 1847 (In collaborazione col Dott. Gio. Bizio). Gior- nale per servire ai progressi della patologia e della terapeutica (2) VI, 371. Dell'azione chimica della luce lunare sopra i sali argentici. Nota. An- nali di Fisica dell" ab. Fr. Zantedescìii, anno 1849-50, fase. V, 2J. 365. Sopra r azione chimica delle luci artificiali. Venezia, tip. Naratovich 1850; Giornale fisico-chimico italiano del prof. Zatìtedeschi, puntata I, p. 47. Programma di un lavoro sugli studii elettrici in Italia, letto all' Ateneo di Venezia nella prima tornata del 1850-51. Venezia, tip. Nara- tovich, 1850. Suir esistenza del bromo e dell' iodio nell' acqua Salsa di Ceneda. Let- tera ai chiar.mi ab. Giancarlo Bozolo e Lodovico Anselmi, profes- sori nel Seminario Vescovile di Ceneda. Giornale fisico-chimico ital., del prof. Z antedeschi, puntata IH. p. 197, 1851. Dell'azione reciproca fra le calamite ed alcuni metalli. Giornale fisico- chimico ital., anno VIL puntata II del 1852. p. 101 Ricerche sulla conducibilità elettrica. Venezia, tip. Naratovich 1851 ; Giornale fisico-chim. ital., anno W II, puntata II del 1852, p. 106. Alcune parole sulla conducibilità calorifica, 1851. Sopra r induzione elettrica. Osservazioni. Venezia, tip. Naratovich 1852; Giornale fisico-chim. ital., anno VII puntata II. del 1852, p. HI. Appendice alle osservazioni sull'induzione elettrica. Giortìale fisico-chim. ital., anno VII, puntata II del 1852, p. 116. Sulla scintilla elettrica prodotta dalla pila Voltiana. Nota. Venezia tip. Naratovich 1852. Sopra lo sferococco confervoide {fucus confervoides L.). Investigazioni analitiche. (In collaborazione col Dott. Gio. Bizio). Giornale Veneto di scienze mediche, 1852. Le prime nozioni intorno ai corpi non raetallici. Vicenza, tip. eredi Pa- roni 1854. [11] (1135) Intorno ail un regolatore pegli apparecchi d' induzione Volta-elettrica. Nota comunicata all' Acc. Olimpica di Vicenza nella tornata dell' Il Marzo 1855. Giornale Veneto di Sciente mediche, (2), V, 1855. Nozioni elementai'i della elettricità. Vicenza, tip. eredi Paroni, 1855. Nozioni elementari di elettromet'ia e di reametria elettrica. Vicenza, tip. Picutti 1856. Nozioni elementari di fisica celeste. Vicenza, tip. Paroni 1855. Nozioni elementari di fisica. lu cinque parti: le prime quattro furono stampate in Vicenza dal 1837 al 1839 (tip. Paroni); 1' ultima in Venezia dalla tij). Grimaldo nel 1860. Collo stesso titolo e con modificazioni ed aggiunte furono fatte dal Pazienti altre edizioni par- ziali 0 totali; l'ultima di queste comprende quattro parti e fu stampata in Vicenza dalla tip. Staider dal 1877 al 1883. Rapporto su due opuscoli del Sig. G. H. Toselli. Adi Ist. Ven. (3), //, p. 611, 1857. Nota intorno al potere conduttore del rame. Atti. Ist. Ven. (3), III, p. 59, 1857. Osservazioni instituite in Vicenza durante 1' eclisse solare del giorno 15 Marzo 1858. Vicenza, tip. Paroni, 18,58. Monografia delle acque minerali del Veneto. Dagli .\tti dell' Istituto Veneto di Scienze, Lettere ed .^rti. Venezia, tip. Antonelli 1862. Al Pazienti furono più specialmente affidate la parte bibliografica ed alcune deter- minazioni fisiche. 1 lavori che più particolarmente gli spettano si trovano negli Atti dell' Istituto Veneto: (3) VII, p. 366; 663; 791 (Acqua di Recoaro, bi- bliografia); IV p. 98 (Acqua di Recoaro, nozioni fisiche); — X p. 847 ("Acqua di Civillina, bibliografia) ; — XI p. 974 (Acqua dei Vegri o della fonte Felsinea, bibliografia) ; — XIII p. 162 (Acqua di Staro, bibliogr.}; — XIV p. 183 (Acqua di Torrebelvicino, bibliogr.); — XIV p. 1689 (cenni storici e bibliografici intorno alle fonti Euganee); — XVI p. 1993 (rapporto intorno alla fonte mi- nerale di Crespano). Sulla vita e sugli scritti del cavaliere prof. Bartolomeo Bizio. Elogio letto all'I. R. Istituto Veneto nell'adun. del 28 dicembre 1862. A ^^i Ist. Yen. Co) Vili, p. 133. Commemorazione del professore Pietro Dott. Pisanello letta all' Ateneo Veneto nelP adunanza del giorno 23 luglio 1863. Venezia, tip. Gri- maldo, 1863. Relazione sopra un nuovo apparato dfel Co. Giovanni Mocenigo per isvi- luppare 1' elettricità. Atti Ist. Yen. (3) IX, p. 1046. Sopra un fatto spettante alla conducibilità calorifera del ferro. Atti Ist. Yen. (3) X, p. 458. Considerazioni intorno all'equivalente calorifico. Memorie Ist. Yen., XII, p. 173 Considerazioni termodinamiche intorno alla velocità del suono ne' gaz e ne' metalli Mem. Ist. Yen. XII, p. 447. Intorno ad alcune deduzioni termodinamiche. Nota. Mem. Ist. Ven. XIII, p. 129. (1136) [12] Intorno agli studii del professore Cav. Stefano Marianini. Commentario letto al R. Istituto Veneto nell'adunanza 23 febbraio 1867. Atti Ist. Ven. (3) XII, p. 459. Nozioni elementari di fisica atmosferica. Vicenza, tip. Staider, 1867. Una seconda edizione più ristretta fu pubblicata cogli stessi tipi nel 1880. Intorno all' equivalente calorifico Ulteriori considerazioni. Mem. Ist. Wen. XIII, p. 508 ; 1867. Intorno ad alcune deduzioni termodinamiclie. Nota. Mem. Ist. Ven. XIV, p. 169; 1868. Considerazioni generali intorno alla termodinamica. Mem. Ist. Yen. XV, p. 195; 1869. Virgilio Trettenero e gli studi astronomici nel Secolo XIX. Discorso letto nell'aula del r. liceo Pigafetta il giorno 17 marzo 1870. Vi- cenza, tip. Longo, 1870. Considerazioni generali intorno alla termodinamica. Mem. Ist. Yen. XVI, p. 9; 1871. Considerazioni termodinamiche intorno alle correnti elettriche per in- duzione. Mem. Ist. Yen. XVII, p. 115; 1872. Relazione sulla monografia degli elementi voltaici di A. Naccari. Atti Ist. Yen. (4), 7, p. 1668. Commemorazione del prof. cav. ab. Francesco Zantedeschi, letta al R. Istituto Veneto. Atti Ist. Yen. (4), p. 1449; 1873. Intorno ad alcune deduzioni termodinamiche. Nota. Mem. Ist. Ven XVIII, p. 163; 1873. Rapporto intorno al sistema di trasmissione elettrica simultanea pro- posto dai Signori Mattioli e Ferrucci. Atti Ist. Yen. (5), /, p. 133. Considerazioni termodinamiche intorno alle correnti termoelettriche. Mem. Ist. Yen. XYIII, p. 313; 1874. Intorno all' equivalente meccinico del calore. Mem. Ist. Yen. XIX, p. Ili; 1876. Considerazioni generali intorno alla termodinamica. Mem. Ist. Yen. XX, p. 249; 1877. Commemorazione del Membro cflfettivo Antonio Alippio Dott. Cappel- letto, letta al R. Istituto Veneto nell'adunanza del giorno 16 no- vembre 1879. Atti Ist. Yen. (5) VI, p. 3. Considerazioni di termodinamica. Mem. Ist. Yen. XXI, p. 33; 1879. Considerazioni generali intorno alla termodinamica. Mem. Ist. Yen. XXI p. 651 ; 1881. Considerazioni generali intorno alla termodinamica. Mem. Ist. Yen. XXII, p. 155; 1883. Alla cara memoria del cav. don Andrea Capparozzo nel di trigesimo dalla sua morte. Parole pronunciate nel cimitero comunale nel giorno 30 aprile 1884. Vicenza, tip. Staider, 1884. [13] (1137) Considerazioni generali intorno alla termodinamica. Mem.. Ist. Yen. XXII, p. 675 (1884); XXIII, p. 5 (1887); p. 115 (1888); p. 131 (1889); p. 147 (1890). Oommemorazione del Membro effettivo Francesco prof. Rossetti letta al R. Istituto Veneto nell'adunanza del giorno 22 novembre 1885. Atti Ist. Yen. (6) lY, p. 5. Relazione sul premio ad un Manuale di Cìiimica. Atti Ist. Yen. (7) /, p. 721. RICERCA DELL'ARGO NELLE EMANAZIONI TERRESTRI I. GAS DELLE TERME DI ABANO Nota preliminare DEL s. c. R. NASINI E DI F. ANDERLINI Abbiamo intrapreso una serie di ricerche per consta- tare se nelle diverse emanazioni terrestri, specialmente in quelle ricche in azoto, c'è contenuto o no l'argo. Ci sembra che questo soggetto offra un certo interesse, specialmente considerando che i vegetali e gli animali non contengono che azoto : l'essere o no accompagnato da argo l'azoto delle emanazioni terrestri potrebbe darci indizi molto sicuri sopra l'origine di esse, potrebbe dirci se esse provengono dal- l' aria o dalla decomposizione di sostanze organiche o di azoturi. Naturalmente abbiamo anche intraprese delle e- sperienze di confronto coli' aria atmosferica, giacché sin qui nessuno si è occupato di ricercare se 1' argo sia un costituente normale di essa e se la sua quantità sia da per tutto la stessa. Abbiamo cominciato il nostro studio dal gas che si svolge dalle acque termali di Abano e che il pro- prietario cav. avv. Giorgio Sacerdoti ci permise gentilmente di raccogliere : questo gas si sviluppa in grandissima quan- tità; possiamo calcolare che soltanto dalla sorgente centrale del Monte Irone se ne abbiano dai due ai tre mila litri all'ora. E molto ricco in azoto e non contiene quasi affatto [2] (1139) ossigeno : la sua composizione fu anche da noi recente- mente stabilita ed è la seguente (i). In 100 volumi a 0" e 760 mm. : Idrogeno solforato 1.13 Anidride carbonica iO.T.'i Ossigeno 0.40 Metano e piccole quantità di altri composti orga- nici, probabilmente idro- carburi 12.00 Azoto 75.74 100.00 Esporrenio a suo tempo e con tutte le particolarità i resultati delle nostre ricerche : per adesso non abbiamo esperimentato che su pochi litri del gas e perciò possiamo dire soltanto essere assai probabile che nel gas di Abano non sia contenuto argo : le ricerche istituite ora su larga scala ci permetteranno al più presto di pronunziarci con sicurezza. Intanto abbiamo già cominciato lo studio del gas che si svolge dai celebri soffioni boraciferi della Toscana e precisamenti da quelli di Larderello. (1)R. Nasini e F. Anderlini. Analisi chimica dell'acqua termale della sorgente del Monte Irone in Abano. Padova, tipografia Crescini, 1894. r. Vi, & vu ^4 IL FALCONE IN DEL s. e. FRANCESCO CIPOLLA Bonagiiinta Urbiciani da Lucca domanda a Dante (ed. Witte) : Ma di' s' io veggio qui colui che fuore Trasse le nuove rime, cominciando : Dorme, di' avete intelletto d'' Amore. A questa domanda, Dante racconta d' aver risposto cosi : Ed io a luì : Io mi son un che, quando Amor mi spira, noto, ed a quel modo Che detta dentro, vo significando. Ripiglia Bonagiunta : O frate, issa veggio, disse, il nodo Che il Notaro, e Guittone, e me ritenne Di qua dal dolce stil nuovo eh' i' odo. Io veggio ben come le vostre penne Diretro al dittator sen vanno strette, Che delle nostre certo non avvenne. E qual pili a riguardar oltre si mette, Non vede più dall' uno all' altro stilo ; E quasi contentato si tacette. [2] (1J41) Amore spira ; Amore detta, perciii è dittatore. Dante nota e significa. Oltre a questo si avverta, che Amore vola, e i poeti cercano di seguitare il suo volo. Alcuni non lo possono seguitare, perchè rattenuti da un nodo. Bonagiunta dice questo di sé, del Notaro e di Guittone. Alcuni battono le penne vicin vicino ad Amore. E questo il significato di strette nel nostro luogo. Lo stesso aggettivo, a mo' d'avverbio, è adoperato analogamente in Purg. IV, 65 : Tu vederesti il Zodiaco rubecchio Ancora all' Orse piìi stretto rotare. Questo è detto di Dante, e de' poeti dello stil nuovo. In- fatti il vostre accenna a piii. Lo Scartazzini nell' edizione lipsiense non decide : riferisce le altrui opinioni, e dice, che Landino crede, che il vostre sia detto del solo Dante, e che il plurale sia usato per riverenza. Le parole del Landino son queste : « Vanno strette dietro al dittatore, cioè, si ap- pressano alla mente del dittatore, che non è altro a dire, se non che Dante può con la penna esprimere ottimamente r affetto della sua mente, o vogliamo intender Virgilio, il qual imita, et molto, benché la lingua sia varia, se gli ap- pressa». Al Landino non s' era affacciata la questione. Ve- dremo più avanti, che anche il Butese riferisce vostre a Dante. Ma anche a lui non s' è presentato il dubbio. Il Tommaseo è incerto : « VOSTRE. Parla o al solo Dante, e in plurale per riverenza ; o di lui insieme e di Guido e di Gino. » Del resto i Commentatori moderni si accordano in ritenere, che vostre si riferisca, non al solo Dante, ma in genere, agli scrittori dello stil nuovo. Lo Scartazzini stesso, nell'ediz. min., commenta, senz'altro, cosi : « VOSTRE. Dante, Guido Cavalcanti, Lapo Gianni, Dino Frescobaldi, Gianni Alfani, e tutti gli altri poeti della scuola fiorentina del dolce stil nuovo. » E bensì vero che, per riverenza, si usava dare del voi. Ognuno ricorda il luogo del Paradiso, XVI, IO. Qui però (1142) [3] non è il caso. Bonagiunta infatti dà del tic a Dante. Oltre a ciò, r espressione le nuove rime, e il ritenne di qua dal dolce sin nuoDO eh' i' odo, accennano, che Bonagiunta passa dal particolare al generale, s' io non m' inganno. Che più ? Il nostre, che Bonagiunta adopera parlando di sé, del No- taro e di Guittone, ci assicura che anche il vosh^e va ri- ferito a più. Resta però vero, che Bonagiunta parla, se non unicamente, certo principalmente di Dante, come maestro del dolce stil nuovo. Se al V. 61 leggiamo gradire, e se gli diamo il senso del latino gradì, potrebbesi pensare a una terza classe di poeti, quelli, che oltrepassano Amore. Ma il contesto ciò non consente. Scartazzini, nell' edizione lipsiense, accoglie nel testo la lezione : a riguardar oltre, ma nelle annota- zioni si mostra indeciso ; azzarda una congettura sua : a gradire altri, ma non vi annette troppa fede. Neil' ediz. min. sta colla lezione : a riguardar oltre, e si rimette alla chiosa del da Buti : « E qual più oltre a riguardar si mette, cioè lo tuo dire et lo nostro, non vede più di differenzia dal tuo modo di dire al nostro, che quel che ditto è: che tu vai stretto al movimento dell' animo, e noi larghi. » Cosi in- tende anche il Casini. Conchiudendo, sono due classi di poeti : quelli che vor- rebbero seguitare il volo d'Amore, ma non possono, per- chè ritenuti da un nodo: quelli invece, che strettamente lo seguono. Vero è, che le penne, che tengono dietro al dittatore, non sono le ali, ma sono le penne da scrivere. Ciononostante l'espressione: varino strette diretro sembra detta di penne che volano. E volatori sono quelli rattenuti dal nodo, in confronto degli altri, che vanno con ali spedite. Qualcuno de' Commentatori ci ha posto mente. Lombardi cita una let- tera di Angelo di Costanzo a Bernardino Rota, nella quale è detto : « Amore, Amore è quegli che fa volare, non che correre; e senz'esso è il volere empire i fogli di scritti, [4] (1143) un' empirli di stoppa (') ». Tommaseo ripete la citazione di questa lettera, senza aggiungere alcun schiarimento. Il Po- letto nota: v. Penne \ le penne dell'ingegno; vanno strette, vanno rasente, lo seguon da})presso. » Dante usa più volte quest'i magine del volare, in senso figurato, ad esprimere lo slancio verso una nobile meta. Cfr. Purg. X, 126; XII, 95; XXXI, 58; Par. X, 74; XI, 3; XV, 54; XXV, 49; XXXIII, 15 e 139. Si badi all'espressione: cliretro al, e si confronti: Tnf. XIII, 124: Diretro a loro era la selva piena Di cagne ecc. Purg. XXI, 5: retro al mio Duca; XXI, 10: retro a noi venia; XXXI, 55: Ben ti dovevi, per Io primo strale Delle cose fallaci, levar suso Diretro a vie, che non era più tale. Non ti dovean gravar le penne in giuso, Ad aspettar più colpi, o pargoletta, O altra vanità. Par. II, 56: poi retro ai sensi Vedi che la ragione ha corte 1' ali. Laonde, nel nostro luogo, le penne sarebbero, ad un tempo, le penne da scrivere, e le penne da volare. Questo doppio senso può parere inammissibile, a prima giunta, ma cosi è il fatto. Dante stesso conferma, con un altro passo, la mia interpretazione : Par. VI, 61. Si parla del sacrosanto segno dell'aquila romana: (l) Lombardi scrive Amorg una sola \-o\ta.-^ ommette di scritti (Pa- dova, ed. della Minerva) — Così Tommaseo, copiando Lorabaidi. (Vedi: Angelo di Costanzo : Le Rime, Padova, Cornino 1728, pag, 92). (1144) [5] Quel che fé poi eh' egli uscì di Ravenna, E saltò Rubicon fu di tal volo Che noi seguiteria lingua né penna. Non si potrebbe né dire, né scrivere. Dunque penna è qui la penna da scrivere. Ma, nel tempo stesso, è la penna che vola, la quale non può tener dietro al volo dell'aquila. Si badi. La lingua ha qui, prima di tutto, il significato suo na- turale di organo della parola. La lingua non vola. Eppure, avendo qui 1' immagine dell' aquila volante, anche la lingua prende forma di cosa che vola; e di essa vien detto, che non può tener dietro al volo dell' aquila. Questo scambio d' ima- gine riesce ben più facile, trattandosi della penna, che si l)resta ad essere considerata sotto il doppio aspetto, dì penna da scrivere, e di penna da volare. Penna, stile, lingua e pensiei'O che volano, ha anche Petrarca : In morie, son. XXXIX, v. 9. Mai non porìa volar penna d' ingegno, Non che stil grave o lingua, ove Natura Volò tessendo il mio dolce ritegno. Trionfo del Tempo, v. 34 : ... né pensier porla giammai Seguir suo volo, non che lingua o stile. L' imagine d' uno che vola per tener dietro, per rag- giungere un altro, che gli vola dinanzi, dev' essere stata ri- chiamata alla mente di Dante, non tanto, com'io penso, da un uccello in genere, (juanto dal falcone da caccia. Nei miei Studi danteschi {La Sapienza, anno VI, voi. X, 1884. Lettera 2, pag. 249 segg.) ho scritto : « Molto e accuratamente detto troviamo (in Dante) intorno al fal- cone, come quello eh' era adoperato per la caccia, e che il [6J (1145) Poeta aveva osservato certo più volte. Si può dire, che e' è tutta la sua storia. » Era necessario, ed era bello anche il seguir coU'occhio il falcone volante alla preda. Di qui la similitudine: Par. XVIII, 45: Coni' occhio segue suo falcon volando. Petrarca : Trionfo del Tempo I, 32 : più veloce assai Che falcon d' alto a sua preda volando. Nel citato mio scritto facevo mia 1' opinione di G. Fer- raro, che Dante cioè avesse in mente il falcone, a cui il cac- ciatore dà il volo, quando {Purg. XIV, 1) scrisse: Chi è costui che il nostro monte cerchia, Prima che morte gli abbia dato il volo ? Anche nel nostro luogo mi par di scorgere un' allusione simile. C è poi una circostanza, che serve (se non m' in- ganno) a dare la massima probabilità alla mia congettura. Quelli che non tengono dietro ad Amore, per qual mo- tivo è che non gli tengon dietro ? Perchè ritenuti da un nodo, dice Ronagiunta. Lasciamo il senso allegorico. Vo- lendo determinare il senso letterale, quale era il volatile che Dante poteva più facilmente immaginare come rattenuto, per isfortunato caso, da un legame, nell' atto di volersi lan- ciare a volo dietro alla preda ? Senz' altro, il falcone da caccia. Il falcone aveva i geti ai piedi ; dai geti partiva la lunga, cioè una striscinola di cuoio, raccomandata alla gruccia, peroni il falcone non poteva volar via, se non a vo- lontà del padrone. Talvolta avveniva che il falcone rompesse la cordicella e fuggisse. A questo proposito voglio ricordare il sonetto riferito dal Carducci, nel suo scritto : « Musica e poesia nel mondo elegante italiano del secolo XIV » (Studi letterari, Livorno, Vigo 1874): sonetto, ch'egli dice pro- babilmente siciliano, della prima metà del secolo XIII. (1146) [7] Tapina me, che amava uno sparviero, Amaval tanto eh' io me ne moria ! A lo richiamo ben m' era maniero, Ed unque troppo pascer no '1 dovìa. Or è montato e salito sì altero, Assai più altero che far non solìa ; Ed è assiso dentro a un verziero, E un' altra donna 1' averà in balìa. Isparvier mio, che io t' avea nodrito, Sonaglio d' oro ti facea portare Perchè nell' uccellar fossi più ardito ! Or sei salito siccome lo mare, E hai rotti li geti e sei fuggito Quando eri fermo nel tuo uccellare ! A qualcuno la mia congettura sembrerà ardita. Certo è che la cosa non si può dimostrare matematicamente. Ad ogni modo mi sembra verosimile. SULLA DEIEKMINAZIONE ACIDI FISSI NEI GRASSI DI G. MAZZARON (presentata dal m. e. /'. Spica) Una delle più importanti determinazioni, che si fanno neir anali^si dei grassi è quella relativa al dosamento degli acidi in essi contenuti. — A questo scopo si mettono in pra- tica tre diversi metodi principali e cioè quello di Hehner, col quale si determina il p. "^i^, di acidi grassi tissi insolu- bili nell'acqua; quello di Reichert-Meissl, che dà il nu- mero di C.C. di soluzione -r— di soda necessari per saturare gli acidi volatili avuti per distillazione da 5 grammi di grasso ed infine quello di K()ttstorfer, con cui si stabilisce la quantità di potassa caustica necessaria per saponificare gli acidi tanto fissi che volatili di 1 grammo di grasso. Questi due ultimi metodi si riducono a delle determi- nazioni volumetriche; nel primo invece di Hehner è neces- sario essiccare completamente gli acidi raccolti su filtro e pesarli. L' essiccamento degli acidi e le pesate, che si devono fare di tanto in tanto, sono delle operazioni, che richie- dono molto tempo e che vanno soggette a diverse cause d' errore. lo ho tentato di modificare questo metodo trasforman- (1148) [2] dolo in una determinazione volumetrica e cercando di dare per gii acidi fìssi un numero analogo a quello di Kottstorfer. Il modo d'operare è stato il seguente: Dopo aver fatto la pesata del grasso (fuso e filtrato) in una bevutina della capacità di circa 150 ce. a 200 ce, si aggiungono 50 ce di alcool all' 80 p. °|o per ogni due grammi di grasso, e quindi un pezzettino di potassa del peso di circa 1 grammo o poco più. — Si porta in una stufa tenuta alla temperatura di 70 ° e di tanto in tanto si agita ; in questo modo la potassa va sciogliendosi e contempora- neamente avviene la saponificazione, la quale si effettua di solito in quindici o venti minuti. Si vede subito se la saponificazione è del tutto com- pletata, perchè in tal caso non si scorgono più bollicine oleose nel liquido alcoolico e inoltre questo è limpido e resta tale anche agitandolo ed aggiungendo acqua, mentre in principio è torbido. Quando la saponificazione è fatta, si unisce la bevutina ad un refrigerante e si distilla tutto 1' alcool; di cui le ul- time porzioni si levano meglio staccando il refrigerante e e continuando 1' evaporazione a b. m., fino a che siasi ot- tenuto un residuo quasi secco e privo d' odore alcoolico. Allora si versa nel recipiente dell'acqua calda, circa 100 ce a 150 ce, si mette in stufa a 100° e si lascia cosi, agi- tando qualche volta, finché si abbia una soluzione acquosa limpida del sapone. A questa soluzione ancora calda si aggiunge acido sol- forico diluito in eccesso. Gli acidi grassi cosi si separano e vengono per la massima parte alla superficie, mentre il liquido sottostante resta torbido. Si rimette allora la bevu- tina nella stufa e vi si lascia tanto che gli acidi grassi abbiano perduto 1' aspetto butirraceo, e vi sia invece uno strato oleoso limpido. Per filtrare non è necessario aspet- tare che il liquido acquoso si sia reso del tutto limpido, basta solo aver cura di versarlo sul filtro contenente già dell' acqua calda. In tali condizioni la filtrazione procede [3] (1149) bene, purché si continui ad aggiungere il li(|UÌdo della be- vutina in modo- che i grassi restino sempre sopra 1' acqua. La bevutina poi si lava con acqua calda, che si versa con- tinuamente sul filtro fino a che una goccia del filtrato non arrossi più una carta sensibile di tornasole. A questo punto si fa penetrare la coda dell' imbuto nella stessa bevutina, e con un bastoncino si rompe il filtro al fondo e si fanno cadere gli acidi nel recipiente in cui prima si trovavano. Si lava il filtro con poca acqua bol- lente, finché una goccia di liquido alcoolico non dà più al- cuna reazione acida alla carta di tornasole. L' alcool ha così il doppio ufficio di completare il la- vacro del filtro, e di sciogliere gli acidi che si sono fatti cadere nel recipiente. Operando in questo modo non e' è l' inconveniente di avere il filtro nel liquido in cui si deve fare la titolazione ; si ha invece una soluzione limpida, alla quale si aggiun- gono alcune gocce di fenolftaleina, e poi si titola 1' acidità con la barite. Gli acidi del burro per essere spogliati completamente dagli acidi volatili, solubili in acqua, richiedono molti lavacri, mentre gli acidi degli altri grassi si lasciano lavare abba- stanza presto. Ciò naturalmente é in relazione con la co- stituzione degli stessi grassi. In generale perché si possa fare sollecitamente il lavacro e cosi pure le altre opera- zioni, è bene adoperare una quantità di sostanza che stia tra 1 grammo e gr. 1,5 e non di più. Qui sotto dò il risultato di alcune delle determinazioni fatte con burro, grasso di cocco e grasso di bue. (1150) [41 Sostanzia Quantità adoperata Burro gr. 0,7847 » 1,816 » 0,9375 » » 1,2252 » y> 1,52 » » 1,442 » 1,5133 » ^ 0,803 » » 1,9532 Grasso di cocco » 1,75 » » » 0,9815 » » >' 1,5233 » 1,7442 Grasso di bue » 1,312 » » » 1.718 » » » 2,408 » >, » 2,1625 Milligr. (li barite (BaOjHj) per ogni grammo di sostanza. 290 291 290 289,5 289,5 289,6 289 289 290 378 378,5 378 377,5 297 297 299 298 Come si vede da questi numeri, si hanno dati quasi costanti per ciascuno dei grassi sopraindicati ; non è da du- bitare che analoghi risultati si abbiano anche per altri grassi ed il fatto che sussistono delle differenze discreta- mente notevoli tra un grasso e l'altro lascia sperare che il numero di barite per gli acidi fissi possa essere una buona caratteristica utile nell' esame dei varii grassi sia isolata- mente presi, sia sotto forma di miscugli. R. Università di Padova. Laboratorio di cJnmica farmaceutica. Luglio 1895. MOTO DI UN SOLIDO IN UN LIQUIDO ILLIMITATO N"OTA. DEL s. c. ERNESTO PADOVA Quando un solido non soggetto a forze si muove in un liquido illimitato, si ottengono, come è noto, in ogni caso tre integrali primi algebrici del movimento, e se ne ha inoltre un quarto di primo grado, quaudo il solido abbia, come dice il Kirchhoff, il carattere di un corpo di rivo- luzione, in questo caso le coordinate, che determinano la posizione del corpo, si possono ottenere per mezzo di in- tegrali ellittici. Giova allora seguire le norme indicate da Jacobi nella Memoria intitolata Nouvelle thèorìe de la ro- tation d'un corps de revolution grave suspendu en un point quelconque de son acce (*) ed esaminare quali sono i fattori annessi agli integrali di terza specie, che si pre- sentano ; si riconosce facilmente che essi sono tutti uguali ad — , per cui si può cercare di collegare le formule, che danno in questo caso la orientazione del solido, con quelle che si hanno nel problema fondamentale del moto di una su- perfìcie di secondo grado dotata di centro, che gira attorno (1) C. G. J. Jacobi, GesammelteWerhe Bd. II, pag. 478 e seg. (1152) [2] a questo appoggiandosi ad un piano fisso. Nel II Voi. del suo Tratte des fonctions elliptiques, Halphen ha trovato che il moto di un solido di rivoluzione in un liquido, nelle sopraindicate condizioni, resulta dalla composizione di due moti alla Poinsot (*), ma basandomi su teoremi contenuti in due mie note presentate il 21 febbraio ed il 7 marzo 1886 alla R. Accademia dei Lincei, dimostrerò che questo risultato va un poco modificato. § 1. Dalla XIX. ^ delle lezioni di Meccanica del Kir- CHHOFP prendiamo le equazioni del moto di un solido, non soggetto a forze, che si muove in un liquido illimitato, esso pure non sollecitato da forze, queste sono (1) _^^_c^T_ d_T _^^^ ^_.^ dt du dv dw dt dv dio du d dT _ dT _ dT dt dio du dv (2) -;- d dT _ dt dp dT =w dv dT , dT -v—^r- dw d q dT d dT _ ItTq' dw dT , dT du dr clT dp d dT dt dr dT 'dki dT , dT dv dp dT di queste equazioni sono integrali le altre ^du' ^dv' ^dw' dT dT , dT dT . dT dT [ -| = cost , du dp dv dq drv dr 2T = cost ; ma se la forza viva T del solido e del liquido è d ita dal- l'equazione (1) V. a pag. 189 di quel volume. Paris, 1888. [3] (1153) {:]) 2T = A(?^2 _|_ y2) _j_ Bl^2 _|_ p(p2 _^ g2) _|_ Q;^^2 ^ ove A, B, P, Q sono delle costanti, allora si ha anche l'in- tegrale dT — = cost. dr La forza viva può assumere la forma (3), non soltanto quando il corpo dato è di rivoluzione colla materia sim- metricamente distribuita attorno all'asse, ma anche quando, come ha dimostrato Kirchhoff, il solido è simmetrico per forma e per densità rispetto a due coppie di piani ortogo- nali, che passano per una stessa retta, oppure, come ha dimostrato nella sua tesi di laurea il dott. Ettore Trevisan, quando vi è simmetria di forma e di densità rispetto a due piani non ortogonali fra loro, caso questo che com- prende in se quello considerato da Kirchhoff. Se poniamo M (1154) [4J ove è Confrontando le (!) colle efiuazioni di Poisson si ha (4) ^i:.'r2:j?;5:m=Y,:Y2:T3"l . se Yi , Y"2 • Y3 l'appresentano i coseni degli angoli che una ivtta, fissa nello spazio, fa con una terna fissa nel corpo e precisamente con quella terna secondo la quale sono va- lutate le componenti u, v, w ; p, q, r ; adottando allora le variabili di Euler, avremo 0C{ oc-i = m cos tang9 , per cui l'angolo x)- è legato al tempo dalla relazione e l'integrale ellittico del secondo membro è di prima specie; quanto a

2 quindi date tre equazioni della forma dp dq dr T. VI, S. VII 85 (llSfì) [6] con A, B, C costanti, esse definiranno un moto alla Poinsot, tutte le volte che sarà possibile determinare tre costanti a, b, e tali da soddisfare le tre equazioni èli _L ^* ^ a^~ lr2~^'^2"^ ' "^ + l^a — ^ 1 1 C = 0, ^2 + 52 + c2 ' 0 ossia ogniqualvolta sarà (6) \ — 1 1 1 B — 1 1 1 C ==0 Ciò posto, siccome la normale al piano tangente fisso fa cogli assi della superfìcie mobile angoli, i cui coseni sono proporzionali a — , -^ , — , cosi aofoiunsrendo alla velocità di componenti p, q, r una velocità angolare co- stante attorno alla normale al piano tangente fisso, le componenti della velocità angolare risultante, valutate at- torno agli assi della superficie, saranno Pi= -K^)— K9)— K-5) soddisfano le ove Wq è una costante, e poiché le p, q, r (5), così le Pi, gì, ri soddisfaranno le altre (5^: dri di qo-i dt (C"2 + 0)J(^/ (a2_|-o)J(c2_j-(oJ PiQi Piri ed è facile vedere che i coefficienti di queste equazioni soddisfano la (6). Confrontando le (5) e le (5') si può dire : se è dato un moto alla Poinsot ed i semi assi della cor- rispondente superficie sono a, h, e, componendo questo moto con una rotazione uniforme attorno alla normale al [7] (1157) piano, cui si appoggia la superficie mobile, si ottiene un nuovo moto alla Poinsot ed i quadrati dei semi assi della corrispondente superficie sono (t^ -j- w,) , l)'^ -|-Wo , c^ -f- Wq • Tra la costante Wq e la velocità w^ della rotazione uni- forme aggiunta, esiste la relazione ^1 V «2 r/2 r2 4- — 4- — nella quale il denominatore è costante, come resulta su- bito dalle (5). Se si pone «2 ^2 ?'2 r)2 q^l r^ h i — _i_ ^ _l M I i_ 4_ — e, seguendo le notazioni di Jacobi, h s = la^^ , s' = Ib^- , s''~- , s''' = Ic^- , il quadrato A'2 del modulo delle funzioni ellittiche, che danno p , q , r nel primo moto alla Poinsot ed il rapporto n dell'argomento di queste funzioni al tempo, son dati dalle equazioni (i) ^'—\,J^^s--s^y n2==(s-_s)(s--s') pel moto alla Poinsot risultante da quello proposto e dalla rotazione costante Wj attorno alla normale al piano inva- riabile, si ha Pi2 g,2 n^ ^1^ = (a2_|-a)J2 + (62_|_a)J2 + (c2_|_a)0)a = ^^ ' (I) V. Jacobi Gesammelte Werke Bd. II pag. 429, (1158) [8] quindi e per conseguenza sarà ky' =: k"^ , ri]} = n^', i due moti hanno, come diceva Jacobi, lo stesso moto oscillatorio medio, ossia, come si direbbe ora, sono concordanti. Le condizioni di concordanza ki = k , ni =n possono essere poste sotto altra forma. Esse equivalgono infatti alle due equazioni e se per brevità si pone S=s—s", S'=s'—s", S'''==s'''—s", Si=si—Si", Si'=s/— Si", Si'''=s/''—Si", esse possono scriversi sotto la forma (7) SS'— SiSi^= ss'^'— SiS/^^= s'S"^— s;sr L' aggiunta di una rotazione uniforme attorno alla normale al piano invariabile nel primo movimento non varia i va- lori delle S , S', S'", e parimenti una rotazione uniforme, attorno alla normale al secondo piano invariabile, aggiunta al secondo moto, non fa variare i valori delle Si , S/, S/^', dunque, dati due moti alla Poinsot concordanti si potrà aggiungere all' uno od all' altro, od anche ad ambedue delle rotazioni uniformi attorno alle normali ai piani invariabili rispettivi, senza che varino per ciò le differenze (8). Dati due moti alla Poinsot concordanti, si ponga 1 = SiSi'- SS^= SSr- SS'''= Si'Sr— S'S''' T=ss'-\-ss''' — s's''\ T'=/s'''-}-s's — ss''', T'''=s"'s-{-^'"s' — ss' y,i=(^ss'-]-ss"'-{-s's'"y^ — 4 sss'" {s-]-s''^s"'—s") si avrà T2= T2— 4 ss's'" S = T'2_ 4 ss's'" S^= r"'^— 4 ss's"'S'"; se X espresso per le sole quantità s , s', s", s'" assume la forma [9] (1159) («) A — 4 ss s ' allora, avendosi SiS^i=SS^ ^.3 SiSi'^'^SS^^' T'2 ^s/s,r ^=S'S^' 22 otterremo Si (9) T2-=. S/ Si""" TT'l"^^ .1^ g.-T ^ g„. — S ' Queste tre equazioni equivalgono alle (7) ed alla (8), quindi esprimono una condizione di più della semplice con- cordanza; esse sono sotto altra forma le relazioni (57) della pag. 100 del 2° volume del trattato di Halphen ; quando esse sono soddisfatte e s'invertono i due moti alla Poinsot, il moto relativo dei due sistemi di assi divenuti mobili, se due di questi assi sono le normali ai piani invariabili, è equivalen- te, pel teorema di Jacobi, al moto di un solido di rivoluzione pesante tenuto sospeso per un punto del suo asse di simmetria. Per la osservazione già fatta che X non muta valore, se si compone il primo movimento con una rotazione uniforme at- torno alla normale al piano invariabile, mentre le s , s', s"" divengono s-{-ìòJ, s'-\-tùol, s''''-{-ioJ e le S non va- riano, si vede che si potrà determinare un valore di tOo pel quale sia soddisfatta la (8), anzi, poiché l'equazione che de- terminerà Wq in questo caso sarà del 4° ordine, cosi si vede che in generale si avranno quattro valori per w^, e si può enunciare questo teorema : dati due moti alla Poinsot con- cordanti, se si compone uno di essi come una rotazione uni- forme convenientemente scelta, attorno alla normale al piano tangente fisso si passa dai moti dati ad altri due della stessa natura, fra le costanti dei quali sussistono le relazioni ri- chieste dal teorema di Jacobi. 3. Le equazioni differenziali del moto di un corpo di rivoluzione soggetto a forze che hanno la funzione poten- ziale H cos 28-, sono quelle stesse del moto di un solido in ■ - -JWWJJk. (1160) [10] un liquido illimitato quando la forza viva abbia la forma (3) e non vi sieno forze applicate al liquido e al solido, ne segue che i risultati ottenuti studiando gli integrali del primo problema varranno anche pel secondo. E appunto lo studio del primo problema, che è soggetto delle citate mie note, ed osservando che la funzione qui indicata con R non è altro che quella colà rappresentata da F(^), si potrà tras- formare il teorema della pag. 168 degli Atti della r. Acc. dei Lincei (Rendiconti voi. II 1885-86) nel seguente: Se la equazione R = 0 ha tutte le radici reali, il problema del moto di un solido, che abbia il carattere di un solido di rivoluzione in un liquido illimitato e se non vi sono forze, fatta astrazione da certi moti uniformi di rotazione attorno all'asse di simmetria del corpo ed attorno alla di- rezione tissa, che abbiamo preso per asse delle C i può con- siderarsi come equivalente al moto di due corpi non sog- getti a forze esterne. Ma poiché l'asse di simmetria e la direzione dell'asse delle ^ sono le normali ai piani tangenti fissi in quei due movimenti alla Poinsot e l'aggiunta di una rotazione uni- forme attorno alla normale al piano invariabile non fa mutare natura al movimento, cosi si può dire che, se l'e- quazione R = 0 ha tutte le sue radici reali, il moto di un corpo nelle condizioni più volte enunciate resulta dalla composizione di due moti alla Poinsot. Quando invece due radici di R sono complesse, allora la determinazione degli angoli cp e 4" richiede, come ho in- dicato in quelle note, la considerazione di più moti alla Poinsot e non si ottiene dalla composizione di due soli di quei movimenti. OSSERVAZIONI DI PIANETI E COMETE FATTE ALLA SPECOLA DI PADOVA NE[, 1894 E CALCOLI RELATIVI ALL'ORBITA DEL PIANETA (354 NOTA DEL DOTT. G. CISCATO {presentata dal m. e. vicepresidente G. Lorenzoni) Nominato sul principio del 1894 all' ufficio di Astronomo Aggiunto neir Osservatorio di Padova, la maggior parte della mia attività fu rivolta alle osservazioni degli asteroidi, essendo intendimento del Direttore che il nostro Osserva- torio continui a dare, nella misura rispondente ai mezzi di- sponibili, il suo contributo allo studio di questi corpi; il cui numero oltrepassante ornai le quattro centinaia costituisce già una difficoltà gravissima di fronte al compito di assi- curare colla osservazione e col calcolo la posizione nel cielo di ognuno di essi. Ma r importanza scientifica dello scopo è tale da me- ritare che si faccia ogni sforzo per raggiungerlo non solo riguardo ai pianeti finora noti, ma anche rispetto a quelli che di mano in mano si vanno scoprendo : poiché soltanto quando i dati di fatto saranno abbastanza copiosi e sicuri si potrà sperare di giungere alla conoscenza delle cause che hanno determinato i notevoli addensamenti degli aste- roidi intorno alle distanze 3.13, 2.76 e 2.67 dal Sole; la loro mancanza principalmente alle distanze 3.28 e 2.50 ; le curiose analogie fra gli elementi di alcune orbite e le straor- dinarie inclinazioni od eccentricità di altre. Ed un qualche lume riceveranno allora anche le questioni cosmogoniche (1162) [2] concernenti 1' origine dei planetoidi e delle numerose co- mete periodiche i cui tempi di rivoluzione sono compresi fra quelli di Marte e Giove. D' altra parte basterebbe anche solo ricordare che gli asteroidi i quali più si avvicinano alla Terra forniscono un mezzo eccellente per la determinazione della parallasse so- lare, che quelli invece i quali piii si avvicinano a Giove sono atti a far conoscere con grande esattezza la massa di questo pianeta e che tutti possono diventare termini pre- ziosi di confronto per la fotometria stellare per far inten- dere con quanto legittimo impegno si attende oggidì dagli astronomi allo studio di questi corpi e per giustificare la speranza che anche 1' opera mia, per quanto modesta, possa riuscire di giovamento alla scienza. Con tale speranza presento oggi a questo Istituto le osservazioni fatte durante il 1894 a 30 asteroidi e a due nuove comete, ed un breve riassunto dei calcoli eseguiti relativamente all' orbita del pianeta (354). In quei?t' anno con 23 scoperte il numero degli aste- roidi sali a 400 : dei nuovi 11 furono trovati a Nizza colla fotografia, questo potente sussidio dell'Astronomo che per- mette di compiere in 3 ore di cielo sereno quel lavoro di ricerca che col vecchio metodo ne richiedeva 80 ; 6, pure colla fotografia, ad Heidelberg, 2 a Bordeaux, 1 a Parigi ed 1 a Marsiglia. Fra i 30 da me osservati due appartengono ai nuovi e portano i numeri (385) e (391). Il (385), trovato da Max Wolf ad Heidelberg il F Marzo, venne osservato fino al 4 Maggio complessivamente 37 sere. Una prima determinazione della sua orbita, fatta dal Sig. G. Witt astronomo all' Osservatorio Urania di Berlino, ha messo in ('vid(niza una grande analogia degli elementi principali con quelli dei pianeti (101) Helena e (134) Sophrosì/ne. Il (391) scoperto, pure ad Heidelberg, il I* Novembre presentava un moto così straordinario in declinazione, circa [3] (1163) V-2 grado al giorno, da fai' sospettare che V inclinazione della sua orbita superasse quella stessa di Pallade. Ma i calcoli del Sig. Coniel, calcolatore al Bureau des Longitu- des di Parigi, basati su tutte le osservazioni raccolte in 21 sere dall'epoca della scoperta al 7 Dicembre, hanno dimostrato che r inclinazione benché forte, circa 23 °, non era affatto straordinaria e che il suo rapido movimento apparente era dovuto alla circostanza che il pianeta si trovava relativa- mente molto vicino alla Terra, quasi quanto Marte quando ci è alla minima distanza. A questo pianeta sarà in seguito rivolta la più grande attenzione degli astronomi, poiché esso è fra i noti quello che meglio si presta a fornire una buona determinazione della parallasse solare. 11 (391) fu in- teressante per un altro riguardo : avendo il Sig. Scliulhof, astron(jmo a Parigi, suliito dopo la scoperta cercato di calcolarne un' orbita circolare con due osservazioni di- stanti fra loro di quattro giorni, trovò che T equazione di 2° grado da cui dipende il raggio del cerchio non aveva radici reali : la ragione ne fu esposta dal Tisserand in una nota inserita nel Tomo XII del BuUetin Astronomique, nella quale sono anche dati i criterii per decidere quando (juesto caso deve presentarsi. Fra le osservazioni dei rimanenti pianeti meritano uno speciale accenno quelle di (8) Flora. L' orbita di questo pianeta, che è fra i pochi dei quali si possedono le tavole del movimento, si avvicina molto a quella di (5) Asb^ea e [ìi-ecisamente fino a 0.006 della distanza media della Terra dal Sole. Ora nel Settembre del 1888 avveniva che i due astri [)assavano pei j)Ui)Li più vicini delle loro orbite con meno di 4 giorni d' intervallo 1' uno dall' altro : in quell'e- poca la loro mutua distanza divr^iiva relativamente molto piccola (0.04) ed era interessante vedere, anche in consi- derazione della loro massa ragguardevole, quale azione a- vesse esercitato 1' uno suU' altro. Per questo fu stabilito di osservarli tanto intorno alle opposizioni del 1888 (juanto in- torno a quelle del 1889 : dalle osservazioni del 88 risultò (1164) [4] per oorrezione alle tavole di Flora -\- 8'. 9 ; — 50^'' e da quella dell' 89 -\- 19^ 2; -|- 76". Poiché la correzione del- l' 88 è quasi eguale a quella ottenuta colle osservazioni del 85, nacque il dubbio che la correzione considerevolmente diversa dell' 89 fosse imputabile ad errori, ed a togliere appunto questo dubbio furono istituite le osservazioni del 1894. Quelle di Padova, in accordo con quelle fatte agli Osservatorii di Dusseldorf e di Marsiglia, diedero per correzione all' effemeride pubblicata nel B. A. J. del 1896 -j- 9\2 ; 0"' cosicché rimane a spiegare a quali cause debba attribuirsi la forte differenza che su queste e le precedenti presenta la correzione del 1889. Alle 411 comete che si conoscevano sul finire del 189.3 nel 1894 se ne aggiunsero due nuove osservate anche a Padova. La prima, scoperta il 26 Marzo a Bristol dall' astro- nomo W. F. Denning, apparve come una nebula abbastanza splendente di 10^ grandezza con circa Y di diametro. Al- l' epoca della scoperta essendo già passata al perielio da 6 settimane e allontanandosi dalla Terra, il suo splen- dore andò rapidamente diminuendo cosi che ai primi di Giugno finirono le osservazioni anche ai più potenti istru- menti. Essa appartiene alla classe delle comete periodiche a corto periodo ed i calcoli di Schulhof le assegnano una durata di rivoluzione di circa sette anni e mezzo. Secondo gli stessi calcoli la cometa a 284 ° di longitudine eliocen- trica si avvicina all'orbita di Giove fino a 0.16: e poiché in questo punto la sua orbita viene quasi ad intersecare quella della cometa periodica di Brorsen si ritiene non im- probabile che la scomparsa di quest' ultima, non più veduta dopo il 1879, sia dovuta ad un incontro dei due astri, incon- tro che come fu avvertito da Hind dovrebbe essere avve- nuto intorno all' anno 1 88 1. La seconda cometa fu scoperta nell' emisfero australe a Sydney il 1° Aprile da un astronomo dilettante, il Sig. W. F, Gale. Nel nostro emisfero le osservazioni divennero [5] (1165) possibili sul finire dell' Aprile e terminarono col mese di Luglio. Ai pi'iini di Maggio, epoca della sua minima di- stanza dalla Terra, divenne per qualche giorno visibile ad occhio nudo come una nebula di 4^ in 5^ grandezza. Guar- data al cannocchiale appariva di forma circolare con una condensazione al centro e quasi senza coda. Ma le fotogra- fie prese ad Heidelberg, Parigi, Sydney e al Monte Hamil- ton rivelarono la presenza di una coda lunga da 4° a 6° mentre il diametro della cometa era da 10'' a 15^ Cosi fu un' altra volta dimostrato il vantaggio che offre la fotografia negli studi di dettaglio delle comete. Esatti elementi del- l' orbita non furono ancora calcolati, ma poiché quelli pa- rabolici di Kohlschiitter (studente a Kiel), basati su 4 os- servazioni, rappresentano molto bene tutte le altre, sembra esclusa la periodicità del nuovo astro. Al Capo di Buona Speranza fu ritrovata 1' 8 Maggio la cometa periodica di Tempel (1873 II), non più veduta dopo il 1878, quasi m coincidenza colla posizione calcolata da Schulhof. Piccolo e debolissimo 1' astro fu osservato poco e solo ai potenti strumenti del Capo e di Monte Hamilton. 11 .31 Ottobre fu pure ritrovata contemporaneamente da Perrotin a Nizza e da Max Wolf ad Heidelberg la ce- lebre cometa periodica di Encke. Altra debolissima cometa veduta il 20 Novembre in California dal Sig. E. Swift fu poi riconosciuta quella di Vico scoperta a Roma nel 1844 e che omai si riteneva ir- reparabilmente perduta. Questa cometa, visibile ad occhio nudo all' epoca della scoperta .e che dovea ripresentarsi ad ogni 5 V-2 anni, non si era più manifestata causa probabil- mente quelli indebolimenti di luce ai quali questi astri vanno soggetti. (1166) [6] CO-fCO^CO-^COLO Cv! 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Berlino Z. 63,65 2 8 7 24 , 94 - - -23 27 23 , 2 » » Z. 52,54 3 10 26 55 , 88 - --13 16 32 ,5 Hchj. 3860 4 10 26 39 , 21 - --13 27 51 ,6 » 3858 5 10 20 26 , 10 - --13 41 33 ,7 » 3820, 3821 6 10 41 5 ,03 - -- 5 12 28 ,0 LI., Bess., Lam., Par., M„ Gl„ GI2 7 10 37 50 ,79 - 4- 5 18 14 ,5 Parigi 13149 8 11 11 8 .05 - ■f 15 37 26 , 9 W, 11". 162 9 1 1 1 1 34 , 46 - --15 35 56 ,7 W; 11». 169. 170 10 11 8 0 ,95 - --15 47 0,9 W; 11". 102 11 10 52 1 ,08 - --16 19 47 ,4 Vienna Z. 174 12 10 52 41 ,03 - --16 14 23 ,6 » Z. 174 13 10 38 12 ,08 - -- 6 31 30 ,8 M, 3400 14 10 33 12 ,07 - -- 6 17 t) ,4 Vs CSchj.-[-M,-hM,) 15 16 34 36 , 52 - -- 5 43 29 ,5 AG. Lipsia (2 oss.) 16 16 32 46 , 65 -- 5 55 18 ,6 Berlino-Battermanii (1 oss.) 17 16 32 58 , 14 -- 5 56 37 ,8 » > (1 oss.) 18 16 30 22 ,41 - -- 6 12 28 ,3 AG. Lipsia (2 oss.) 19 16 16 13 ,51 - -{- 6 55 0,7 » » (2 oss.) 20 16 16 45 ,23 - -- 6 47 53 ,5 » » (2 oss.) 21 16 y 10 ,91 - -- 6 32 57 ,0 » » (3 oss.) 22 16 5 49 ,66 -- 6 28 3,3 » » (3 oss.) 23 15 58 0 , 40 ■ -- 5 28 17 , 1 » » (2 oss) 24 15 55 35 , 35 -- 4 43 28 , 1 AG. Albany 5336 25 15 51 56 ,88 -- 3 42 44 ,3 » » 5323 26 15 50 38 ,57 - --3 9 39 ,0 » » 5319 27 15 49 23 ,52 - - 1 18 27 ,5 » » 5316 28 15 53 7 ,09 - — 0 52 48 ,8 » » 5325 29 15 52 43 , 76 -- 0 21 24 ,2 «A (K-f-M,-fGl,-fGl,) 30 15 52 14 ,73 -- 0 12 56 ,8 V, (M,-^(Jott,) 31 15 56 39 ,62 - 0 31 26 , 0 1/4 (Gott.+M,-|-Brux.-f-Kai'ls •■) 32 17 41 5 , 65 -30 51 27 ,8 Cordova ZC. I7".2701 33 17 38 29 ,21 -31 3 50 , 3 » » 17".2541 34 17 38 39 , 09 -31 0 36 , 6 » » 17".2550 35 17 22 21 ,36 -31 26 47 , 1 » GC. 23666 36 17 19 24 ,23 -31 32 45 , 1 » ZC. 17". 1237 37 17 li 0 .78 -31 50 47 , 8 » » 17". 661 38 17 9 34 , 35 -7 4 43 , 1 M, 13072 39 17 10 31 ,90 -7 8 42 , 3 M., 6498 40 16 59 38 ,57 - 6 57 39 , 7 W, 16". 1079 4) 19 25 17 ,51 -17 53 42 , 5 W/. Z. 149 42 19 23 55 , 45 -17 46 45 , 2 AW.. 15432 43 19 18 4 ,64 -17 59 24 ,7 » 15337 44 19 12 49 ,28 -18 7 9,6 » 15245 45 19 1 25 ,55 -18 53 24 , 8 Y3 8299 46 18 31 42 ,15 -17 19 13 ,7 AW.. 14569 [17] (1177) a 1894.0 S 1894.0 Autorità 18h27m5is 81 - -17°36^56'^ 4 19 56 25 39 -18 11 54 1 19 52 56 30 -18 14 40 9 19 50 40 91 -18 1 27 ,4 19 47 16 72 -18 10 53 4 19 35 58 62 -18 14 2 3 19 34 7 45 -18 7 58 2 19 28 34 ,79 -18 19 49 9 18 49 32 ,12 -27 0 17 2 18 48 1 96 -27 l 15 7 20 48 17 ,39 -21 51 47 1 20 34 21 ,64 -21 59 50 ,5 20 29 54 ,76 -22 0 34 4 20 29 5 ,17 -22 11 8 4 20 24 39 ,25 — 16 54 9 5 20 18 30 ,05 -17 21 8 5 21 4 31 ,85 —23 44 20 9 21 0 42 ,46 —23 38 24 ,3 20 55 6 ,76 -23 17 31 ,0 20 53 56 ,61 -23 9 43 ,0 21 13 28 ,25 - 9 36 57 ,7 21 9 49 ,87 - 9 43 37 ,4 21 5 31 ,13 - 9 48 33 ,3 21 58 23 ,57 -13 31 53 ,5 21 55 22 ,45 -13 31 50 ,7 21 35 40 ,04 —15 19 25 .'i 22 35 48 ,78 —12 46 57 ,0 22 6 50 ,92 —15 49 40 ,9 22 9 0 ,12 —16 13 28 ,8 22 55 11 ,81 — 0 22 59 ,3 23 6 7 ,91 —14 35 2 ,8 23 49 57 ,43 — 5 29 34 ,6 23 30 49 ,&2 — 7 42 10 ,3 23 52 21 ,64 — 6 2 55 ,2 23 45 23 ,69 — 6 51 17 ,4 0 22 39 ,03 4-20 12 30 ,9 2 26 1 ,25 -- 2 58 32 ,0 2 24 20 ,56 -- 2 41 12 ,6 2 15 16 ,28 --3 4 49 ,4 2 13 40 ,03 -- 3 2 54 ,2 2 24 20 ,56 — 2 44 25 , 2 4 22 46 , 17 -20 36 40 ',2 5 27 49 ,35 --20 59 13 ,3 5 11 21 ,03 --20 25 8 ,1 6 8 54 ,10 --34 37 56 ,6 6 8 36 ,87 - -34 42 54 ,7 0 39 10 ,51 --26 54 0 ,3 6 36 37 ,62 4-27 2 37 ,1 AW.. 14501 » 15862 » 15826 » 15795 » 15755 M, 9109 AW,. 15597 » 1 5.509 Cordova ZC. 18h 2659 » GC. 2.5860 AW.. 16469 » 16298 M„ 10500 »" 10481 AW.. 16179 » 16106 Cordova GC. 29038 » » 28945 » » 28796 » ZC. 20". 1693 LI. 41369 Rii. Narhtr. M., 11313 M; 30140 M, 30031 Cordova GC. 29680 M, 31408 AW. 17267 » 17291 Gbtt^ 6461 W, 231'. 50 » 23h. 978 Schj. 9737 M. 13150 M: 32818 V/j 0»'.523 AG. Albanv 704 » » ' 695 » » 660 » » 651 Sci)]. 700 AW. 2572 AG. Berlino Z. 214, 221 » » Z. 173, 200 W,. 6". 149 BB". Vl-f-340. 1304 W, 6". 1129-30 » 6". 1036-38-39 (1178) [181 * a 1894.0 S 1894.0 Autorità 95 9h59"^3lS02 - -1-31°36' 6^^ 1 AG- Leida Z. 163,278 96 10 0 3 ,83 - --31 44 49 ,7 » > Z 41,286 97 10 5 40 , 93 - --30 40 15 ,9 » » Z. 37,39 98 10 14 39 ,08 - --29 28 31 ,4 Parigi 12654 99 10 22 1 ,29 - --27 45 12 ,5 BeKsel Z. 526 100 10 22 49 ,99 - -27 27 57 , 0 LI. 20291 101 10 26 51 ,68 - - -26 49 58 , 8 » 20405 102 10 28 51 , 57 - - -26 42 30 , 0 Parigi 12944 103 10 35 57 , 50 - --25 57 9 , 1 RB. V14-260.2119 104 8 39 56 , 95 - -- 0 34 58 ,0 M, 3885 105 8 57 5 , 95 - -- 7 42 55 ,4 Parigi 11112 106 9 14 0 ,08 - --13 10 21 ,8 W, 9». 234 107 9 14 i ,82 - --I3 22 14 ,4 » 9". 235 108 9 50 39 , 73 - --23 53 53 ,6 BB. V14-24<'.2154 109 9 58 15 ,22 - --25 44 20 ,3 Rù. Nachtr. HO 9 58 30 , 77 - -25 44 39 ,1 » » HI 9 59 27 , 62 - --27 0 18 ,2 AG. Cambr. 112 10 l 51 ,09 - --27 11 7,7 » » 113 10 5 34 , 06 - --28 21 58 ,8 Parigi 12473 114 10 31 44 ,61 - --33 17 2,2 AG. Leida Z. 287 115 10 31 48 ,47 - --33 14 i9 ,0 » » Z. 169, 281 116 10 33 10 , 19 - --33 23 10 ,7 » » Z. 169, 281 117 10 48 48 ,27 - --37 19 27 ,7 » Luud Z. 163, 174, 176 118 10 53 35 ,08 - --37 5 7,7 » Z. 188, 192 Confronto delle osservazioni colle eifemeridi (o-c) 1894 • Aa A8 1894 Aa AS fS) Flora (B. A. J. 1896) fólj Danae. (A. N. 3207.) Febbraio 6 7 9 -- 9S 21 -- 9 , 19 -- 9 , 13 4- 0-, 1 -0,5 + 0,6 Febbraio 28 Marzo 1 3 - 1% 19 - l , 45 - 1 , 36 — 20"^ 0 -20 , 0 — 15 , 4 (171 (B. I Febbraio 27 - 28 Marzo 1 2 7 ; Ophelia L J. 1896.) f 2 , 99 -- 2 , 82 -- 2 , 78 -- 2 , 74 -- 2 , 40 -28 , 6 -28 . 8 -31 , 4 —33 , 0 -29 , 2 (349) (A. Mar/o 3 7 23 25 26 27 Demboivs N. 3211.) -- 1 , 38 -- 0 , 77 -- 1 , 32 + 1 , 56 -- 1 , 56 -- 1 , 60 ka. -11 ,4 — 4,2 -15 , 5 —13 , 2 -15 , 3 -17 , 5 [19] (1179) 1894 A8 1894 A5 fS54) 1S93 A. Giugno 2 -- Luglio Agosto Giugno Luglio 2 4- 5^ , 23 4 4- 5 , 39 7 -- 5 , 33 9 -- 5 , 53 28 4- 5 . 56 2 -- 5 , 81 9 -- 5 , 29 19 -- 5 , 64 28 -- 5 , 23 8 -- 4 , 57 11 -- 4 , 96 23 4- 4 , 67 27 -- 4 , 25 28 4- 4 , 50 30 -- 4 , 40 4 ■]- 4 , 26 — 18^ -20 —20 —19 —21 —18 —19 — 17 — 16 -16 —17 —22 — 16 — 15 — 15 — 9 f65J Cijhele. (B. A. J. 1896.) 20 -17 66 -28 , 0 21 -17 87 —24 , 4 30 - 18 19 -23 , 3 5 - 18 19 —22 , 9 23 - 17 73 -19 , 3 (241) Germania. (A. IN. 3225.) Giugno 30 Luglio 3 8 11 24 25 Agosto 1 1 , 81 2 , 01 1 , 80 2 , 19 2 , 34 2 , 43 2 , 02 — 9 — 8 — 13 — 8 — 9 — 4 — 8 (133) Cyrene. (B. A. J. 1896.) Lusflio Agosto 11 - 3 03 _ 6 , 9 25 — 3 07 - 3 -) 31 - 3 07 — 8 , 5 3 - 3 41 —lì , 1 (i68) Sihijlla (B. A. J. 1896.) Luglio 29 1+ OS 13 — 0' Agosto 4 — 0 , 22 — 1 7 |_ 0 , 48 4-0 (24) Themis. (B. A. J. 1896.) Settem. - 0 , 09 4- 0 , 15 4- 0 , 01 t (113) Amali hea (A. N. 3238.) Ago.sto Settem. 7 14- 0 , 40 1+ 4 LL 0 , 70 -f 7 |4_ 0 , 39 l-J- (87) Sylvia. (B. A. J. 1896.) Novem. 3 l— 0 , 77 5 — 0 , 44 Dicem (76) Freia. (B. A. J. 1896.) 1 14-30 ,42 14-1 24 14-30 , 56 1+2: (164) Eva (B. A J. 1896.) 3 , 7 6 , 7 0 , 1 5 , 1 4 , 5 Dicem. 24 14- 2 , 85 |4-14 , 25 14- 3 , 19 |-|-17 , (121) Hermione. (B. A. J. 1896.) Dicem. 26 14- 7 , 45 1-1-35 , 28 |-|- 7 , 06 l-f-34 , (1180) [20] InT O T E Fra i pianeti da me osservati 12 lo furono anche dal prof. A. Abetti e le osservazioni si trovano pubblicate negli Atti del R. I. V. al luogo qui appresso indicato : (8) Flora, voi. Vili, serie V. (61) Danae, voi. IV, serie VII. (349) Dembowska, voi. IV, serie VII e voi. V, serie VII. (354) 1893 A., voi. IV, serie VII e voi. V, ser. VII. (68) Leto, voi. V, serie VII. (241) Germania, voi. Ili, serie VI; voi. VI, serie VI: voi. VII, serie VI; voi. II, serie VII; voi. V, serie VII. (16) Psyche, voi. Vili, serie V. (24) Themis, voi. V, serie VII. (113) Amalthea, voi. V, serie VII. (87) Sylvia, voi. IV, serie VII; voi. V, serie VII. (164) Eva, voi. Vili, serie V; voi. V, serie VII. (121) Hermione, voi. Vili, serie V ; voi. V, serie VII. Nelle sere di osservazione delle comete si notò : Cometa 1894 I (Denning) Marzo 27. Sereno splendido; osservazioni buone. » 29. Sereno; osservazioni difficili. » 31. Sereno; cometa piccola ma bene distinguibile. Aprile 3. Sereno; immagine debole e osservazioni difficili. » 4. Sereno- variabile; osservazioni contrastate. » ,5. Sereno; si osserva con qualche incertezza. » 7. Sereno splendido ; osservazioni buone. Cometa 1894 II (Gale) Maggio 5. Sereno variabile; la cometa si presenta splendida, di foima circolare, molto diffu.sa e senza nucleo distinto per cui le puntate sono alquanto incerte. [21] (1J81) jio 7. Sereno variabile; la cometa, poco sopra l'orizzonte, appare ancora di forma circolare senza nucleo, ma il suo splendore è molto inferiore a quello del 5. 9. Sereno splendido con chiaro di Luna ; osservazioni buone. 14. Sereno con chiaro di Luna; la cometa si vede bene con nu- cleo abbastanza distinto. 15 Come la sera precedente, ma il nucleo è poco visibile. 16. Sereno variabile; osservazioni disturbate da veli passeggeri. 17. Sereno con Luna presso al plenilunio; la cometa si osserva abbastanza bene. 22. Sereno; la cometa si vede bene, senza nucleo. 28. Sereno splendido : scuro di Luna ; osservazioni buone. Relativamente alle posizioni medie delle stelle di confronto avverto che, in generale, esse furono dedotte da almeno due cataloghi, presce- gliendo poi quasi sempre la posizione del catalogo più recente. Per la stella n." 6 adottai il moto proprio [x =: — 0^0145; |J.''=: — O^''. 1 79 che dedussi dalle posizioni fornite dai 7 indicati cataloghi. Per la stella n.'' 15 adottai per moto proprio in declinazione — 0''.334 quale risulta dalle due osservazioni di Bessel (epoca 1823.0) e dalle due di Lipsia (epoca 1883.4); il moto che si ottiene in AR è piccolo (-}-0*-008) ed incerto per cui non se ne tenne conto. Per la stella n." 29 adottai il moto proprio che risulta dal confronto della posizione di fSessel con quella di GÌ,, cioè p, ^ -|- 0^01l5; jx^ =z —0''. 106. Le effemeridi pel paragone delle osservazioni sono quelle pubblicate nel « Berliner Astronomisches Jahrbuch pel 1896 » o nelle « Astronomi- sche Nachrichten ». Pel (354) feci uso di una effemeride da me calco- lata e della quale è parola qui appresso. Le osservazioni vennero fatte all'equatoriale Dembowski (187 mm.) tutte in campo oscuro col micrometro a larghe lamine, eccettuate (luelle del 7 marzo fatte per prova con micrometro a fili lucidi. Per avere un' idea dell'ammontare degli errori di osservazione, con 16 serie di osservazioni a pianeti diversi calcolai altrettanti valori del- l'errore probabile di una differenza di ascensione retta e di una diffe- renza di declinazione: dal loro medio risultò per errore probabile della differenza di ascensione retta ottenuta con 8 confronti 0^.035 + 0'.003 e per errore probabile della differenza di declinazione avuta da 4 confronti 0'".42 + Q-'^OS. (1182) [22J Calcoli relativi all'orbita del pianeta (354). Gli elementi di questo pianeta ottenuti con tre osser- vazioni dai prof. Abetti e pubblicati nel Voi. IV Serie VII degli Atti del R. I. V. mi permisero di formare con 76 osservazioni fatte dal 17 gennaio 1893, epoca della sco- perta, al 30 giugno dello stesso anno i seguenti 7 luoghi normali ridotti all'equinozio 1893, 0: 1) Genn. 25.5 a=120°4r58.''24 5= +10°44^38."0 oss. 19 2) Febbr. 12.5 a=117 19 30. 11 5=-fl4 4 48. 8 » 17 3) Marzo 14.5 a=116 159. 69 S-= -|-1 8 4 1 23. 3 » 18 4) Aprile 14.5 a=121 12 35. 18 S=-l-21 9 34.5 » 11 5) Maggio 14.5 a=130 34 22. 26 h^-\-2l 25 22. 9 » 9 6) Giugno 9,5 a=140 35 37. 04 5= +2013 14. 6 > 1 7) Giugno 30.5 a=l 49 20 49. 48 5=4-18 27 20. 6 » 1 Da questi applicando il metodo cosidetto della varia- zione delle distanze e prendendo a base quelle spettanti al primo e quinto luogo, ho dedotto gli elementi qui scritti già pubblicati nel n. 3269 delle Astronomische Nachrichten : Epoca 1893 maggio 14.5 t. m. di Berlino M = 4°23'49.''48 (1) = 4 38 30. 35 ) = 140 36.33. 66 [l893.0 = 18 22 26. 24 ) Q i ? = 6 29 40. 02 V- = 758^^2307 Iga = 0.4468035 [23] (1183) Su questo sistema trasportato, tenendo conto delle per- turbazioni di Giove e Saturno, al 22.5 maggio 1894 ho calcolato una effemeride esatta estesa dal 24 aprile al 16 agosto pel paragone di 44 osservazioni fatte durante la se- conda apparizione. Dalle prime 27 osservazioni risultò in media osserv. — cale. = -f 5.'329 ; — 19.''63 : ep. 14.5 maggio 1894 e dalle rimanenti 17 osserv. — cale. = + 4.'665 ; — 1 6'^54 : ep. 1 7.5 luglio 1 894 e se ne conchiusero i due seguenti luoghi normali riferiti all'equinozio 1 890.0 : (1) a := 246°39a 7."02 5 = -f 6°28a5."90 epoca 14.5 maggio 1894 (oss. 27) (2) a = 237°39'49/'39 5 = -f- 2^ 3^44.^^54 epoca 17.5 luglio 1894 (oss. 17) Riunendo in due luoghi normali, riferiti pure all' e- quinozio 1890.0, le 76 osservazioni del 1893 ottenni: (r) a = 117''16'57.''92 S = + 14° b'ÌQ/'ld epoca 12.5 febbr. 1893 (oss. 54) (20 a = 130°31'44.''48 5 r^-[-21°26' 1.''28 epoca 14.5 maggio 1893 (oss. 22) Questi 4 luoghi, col metodo della variazione della di- stanze e scegliendo per base i luoghi (T) ed (1), condus- sero ai nuovi elementi già da me pubblicati nel n.° 3292 della A. N. : Epoca 1894 maggio 14.5 t. m. di Berlino M =81° 5'20.'''49 0) = 5 21 4. 84 J Q ^140 34 10. 63 1890.0 i = 18 2217. 90 ) cp = 6 3110. 37 p. =757 "5 7853 Ig a == 0.4470526 (1184) [24] Con questi, trasportati al 16.5 agosto 1895 con riguar- do alle perturbazioni di Giove e Saturno, calcolai una ef- femeride esatta estesa dal 15 luglio al 29 settembre pel paragone delle osservazioni che verranno fatte durante la 3.^ apparizione. Anche questa effemeride, per comodità degli osserva- tori, venne pubblicata nel ora citato numero delle A. N. SULL'ESTREMITÀ INTESTINALE DEL CONDOTTO COLEDOCO DEL M. E. G. P. VLACOVICH (presentata nelV adunanza del 14 Luglio 1895). Uno studio storico sulla scoperta del condotto pancrea- tico (1) mi fece sentire il bisogno di eseguire, con diligenza maggiore di quella che per innanzi m' era sembrata suffi- ciente, alcune ricerche anatomiche intorno al luogo e al modo del suo sbocco nel duodeno; e di estenderle anche al condotto coledoco. A queste indagini diede pure qualche impulso 1' aver notato, che, rispetto a questo argomento, le notizie inserite nei trattati di anatomia sono in generale inesatte, o in- complete. Ho detto avvertitamente che esse sono tali in generale \ perchè non comprendo in questo giudizio sfavorevole quelle di alcuni pochi anatomici, pochi davvero, che furono ben più accurati nelle loro descrizioni intorno alle parti accennate. Il merito ne va attribuito però, secondo il mio avviso, non ad essi, bensì a un illustre fisiologo, al Bernard: il quale, nelle sue LeQons de Physiologie experimentale edite nel 1856 (i^), ci diede primo fra tutti, se ben m' appongo, una descrizione soddisfacente dell' ampolla duodenale (3) ; de- (1) Condotto del Wirsùng. (2) Voi. II; pag. 183, e seg. (3) Diverticulum Vateri; denominazione assolutamenie impropria. Quanto ne disse il Vater fu ben poca cosa, né disgiunta da gravi errori, che certamente non ne accrescono il valore. (1186) [2] scrizione alla quale s'attennero poscia, nei loro trattati, il Sap- pey, i Beaunis-Bouchard, il Cruveilhier-See, il Fort, il Te- stut e il Debierre; anatomici, come ben si vede, tutti suoi connazionali. Dai trattati di questi pochi anatomici in fuori, nessuno degli altri e ben numerosi da me consultati, per quanto mi fu possibile, nessuno, né prima né dopo il Bernard, disse dell' ampolla duodenale e dello sbocco in essa del condotto coledoco e del pancreatico in modo conforme alla descri- zione pubblicata da quel celebre fisiologo, e dai pochi au- tori, già ricordati ; descrizione da credersi sfuggita per caso all' attenzione di tutti gli altri. E però, nella mia mente, s' erano formati concetti cor- rispondenti a quelli esposti in proposito da questi ultimi au- tori, che rappresentano una maggioranza molto grande: concetti nei quali -m' avevano raffermato le molte osser- vazioni mie proprie, che venni eseguendo per anni ed anni col metodo comunemente in uso ; con quello cioè dell' e- splorare l'andamento del condotto coledoco e del pancrea- tico mediante l'introduzione di uno specillo nell' uno o neir altro di essi, spingendolo poscia sino a farne uscire il bottoncino dall' orificio dell' ampolla. Ma fattomi, non ha molto, a indagine anatomica più minuta dell'ampolla e dei due condotti che vi si aprono ; giovandomi pure di metodi svariati nelle mie osservazioni ; mi persuasi essere veramente giusto* quanto erasi affermato dalla minoranza. Ond' è che la mia breve comunicazione, più che al- l' annunzio di fatti anatomici veramente nuovi, servirà prin- cipalmente a divulgare cognizioni più esatte intorno alle parti accennate; alle quali aggiungo nondimeno da parte mia alcuni particolari, che mi parvero meritevoli di nota; particolari punto avvertiti, se non m' inganno, da osserva- tori precedenti. Il materiale di cui ho potuto servirmi per queste mie [3] (1187) ricerche, nel giro di un anno scolastico, mi diede occasione opportuna a notomizzare non più che treìiLa cadaveri. Ben si vede, che, di questo passo, si sarebbe richiesto lo spazio di circa due anni per eseguire un centinaio di os- servazioni; e questa sarebbe appena la quantità minima, che, nelle indagini di questa natura, giustamente si reputa neces- saria per aver modo a determinare, con sufficiente cogni- zione di causa, quale sia la forma, che, prevalendo numeri- camente fra le varianti di uno stesso tipo fondamentale, possa riguardarsi come rappresentante la norma. Questo piccolo calcolo statistico sarà sufficiente io credo a persuadere, che non a torto mi appigliai frattanto al partito di una comunicazione preventiva (i). Qui esporrò sommariamente, resti'ingendomi però me- ramente alla morfologia (organologia), quanto mi venne fatto di osservare rispetto all' argomento accennato dal ti- tolo di questa nota; ma riservo in pari tempo ad altra pub- blicazione il dirne più diffusamente, comprendendo in essa anche la parte istologica, e aggiungendole pure 1' utile sus- sidio di qualche disegno illustrativo. 1. L' ampolla duodenale presenta nel suo interno un piccolo seno. Esso è rivestito da membrana mucosa, che si continua tanto in quella del duodeno, quanto in quella del condotto coledoco e del pancreatico. (1) Non si creda tuttavia, che qui, a Padova, il materiale per simili studi sia veramente per sé troppo esiguo. La deficienza non deriva dall'esserne la quantità assolutamente scarsa, ma dipende invece dalla sua mal di- sciplinata ripartizione fra le scuole che ne abbisognano. Essa è cagionata pure dallo sconcio di sottrazioni che si fanno, al- cune arbitrariamente abusive, altre con apparenza di regolarità : la quale viene simulata con artifizi interessati, che sono favorite indirettamente da chi, o per trascui-ata vigilanza non se ne avvede ; o per difetto di energia, non si dà pensiero d' impedirle, come pur dovrebbe. T. YI, S. VIJ 87 (1188) [4] Erronea quindi 1' opinione degli anatomici, dai quali si venne affermando, essere 1' ampolla niente più che una semplice prominenza longitudinale, causata dal passaggio del condotto coledoco sotto alla mucosa del duodeno (i). 2. In fondo all'estremità superiore del seno anzidetto si apre il condotto coledoco ; e sotto all'orificio di questo, ma più indietro e al suo lato mediale, havvi quello del pancreatico. Il seno accennato comunica, alla sua estremità inferio- re, con la cavità del duodeno; mediante un orificio rela- tivamente piccolo e rotondeggiante, che talvolta ha in- vece la forma di breve e angusta fessura longitudinale. E r uno e 1' altra però sono facilmente dilatabili, stante la sottigliezza delle loro labbra. 3. Fra 1' orifìcio del coledoco e quello del pancreatico rimane uno sprone, che può assumere 1' ufficio di valvola, chiudendo l'orificio di quello fra i due condotti, in cui la pressione sia più bassa che nell' altro. Occorre nondimeno a tal fine, che la differenza di sif- fatta pressione ascenda a un certo grado : altrimenti l'umore accolto in ciascuno dei due condotti potrebbe effondere in modo simultaneo da entrambi. 4. La mucosa del seno si solleva in pieguzze sottili, che, al loro margine libero, sono d' ordinario più o meno frastagliate, villose. Le pieguzze, non che rimanere isolate, si uniscono le une alle altre, circoscrivendo per tal maniera alcune piccole fossette. E però avviene facilmente, che qua- (1) Si potrebbe credere, che questa non sia stata la opinione del Huschke, se, quanto sembra significarla in un luogo, non fosse contra- detto da quanto si legge in altro luogo precedente. In fatti, alla pag. 167 della sua Splancnologia, egli asserisce (ma in modo vago e non chiaro a sufficienza), che « il condotto pancreatico slìnoontr-d. (stósst zusammen) con l'orifìcio del condotto bilifero in una piccola fossa della mucosa duodenale ». E nondimeno, alquanto prima, alla pag. 147, egli afferma, che la « Plica duodenalis, s. Eminentia, s, Diverticulum Vatón » è da riguardarsi quale semplice continuazione del condotto coledoco. [5] (1189) lora uno specillo sia spinto dall' orificio esterno dell' am- polla verso r uno o verso l' altro dei due condotti che sboccano in essa, il bottoncino dello strumento incappi in taluna di quelle fossette, e vi si arresti. 5. Il condotto coledoco, penetrato che sia entro la testa del panercas, si va restringendo poco dopo nel suo lume a somiglianza d' imbuto ; e sbocca poscia nell' ampolla con orificio relativamente angusto. A questa porzione terminale più ristretta del coledoco darò il nome d' infundibolo (in- fundibulum ductus biliaris) (i). 6. 11 ristringimento del condotto coledoco avviene alle volte in modo lento ; altre volte al contrario in modo al- quanto rapido ; donde lunghezza varia dell' infundibolo. 7. L' orificio del condotto pancreatico supera in grado relativamente rilevante 1' ampiezza propria a quello del co- ledoco. 8. Qualche volta il condotto pancreatico, contraria- mente a quanto si osserva rispetto al coledoco, offre in vicinanza al suo sbocco nell' ampolla una piccola dilata- zione. Tuttavia non posso affermare, che sia da crederla tipicamente normale ; stantechè non badai a esaminare, se questa dilatazione si offrisse o no tutte le volte che, nelle mie preparazioni, quel condotto mi venne sott' occhio (2). Glie il condotto coledoco si restringa d' ordinario no- tabilmente prima del suo sbocco nell' ampolla, non venne forse notato in precedenza da nessun altro ? A questa interrogazione non so dare altra risposta che (1) Non ommisi di eseguire misure accurate per queste ed altre parti qui descritte: ma, stante lo scarso loro numero, mi parve pre- feribile di esporne i risultati in altra occasione piìi opportuna che non sia quella di una comunicazione preventiva, com'è la presente. (2) Stando a un' assei'zione del Huschke (Splancnologia, pag. 168), la dilatazione sarebbe stata veduta già dal Sòmmering. Ma quanto leggo in proposito nel trattato di quest' ultimo autore, certamente non corrisponde alla dilatazione accennata dal Huschke. (1190) [6] riportando un breve passo dall' opera già citata del Huschke ; e riferendomi altresì a una figura appartenente all' opera menzionata del Bernard. Il primo di questi due autori, alla pag. 147 della sua Splancnologia, fa menzione, ma soltanto alla sfuggita, di un ristringimento che presenta il condotto coledoco lungo un tratto della sua estremità intestinale. Dico alla sfuggita, stantecliè la diminuzione del suo lume vi è significata con le poche sei parole seguenti : ve?^engt sich von hier an betràchtlich. Neil' opera citata del Bernard, alla pag. 186 del t. II, la fig. 23 rappresenta il condotto coledoco nella porzione che precede di circa 15 millimetri il suo luogo di termi- nazione neir ampolla. In questo tratto, il disegno fa vedere una leggera diminuzione nel diametro interno di quel con- dotto (da millimetri 2 a millimetri 1). Ma la figura è pu- ramente schematica. E poiché il Bernard non fa nessun cenno di simile ristringimento ; havvi giusta ragione a cre- dere, che quello mostrato dalla figura sia dovuto puramente alla mano del disegnatore. Di queste due citazioni, la prima potrebbe far credere che il fatto del ristringimento in discorso non sia sfuggito interamente all' attenzione di un anatomico almeno, del Huschke (*) ; quanto alla seconda, pare a me ch'essa non lo significhi punto, o v' abbia molta ragione a dubitarne. Talvolta 1' orificio dell' ampolla non è propriamente alla sua estremità inferiore, ma più in alto. (1) Il cenno si laconico del Huschke mi fa sembrare verisitnile, ch'egli, non che aver veduto direttamente il ristringimento del coledoco (l'infundibolo), l'abbia semplicemente dedotto, argomimtandolo dalla piccolezza dell' orificio duodenale dell'ampolla; orificio, che, come tanti altri, credette proprio all' estremità intestinale di quel condotto. Questa supposizione acquista maggiore fondamento anche ^Macchiavelli). vero e proprio significato, ma a rovescio, poiché se i red- diti pagavano, non la stessa quota proporzionale, ma la me- desima somma fissa, avveniva che i supposti redditi di 10, di 20, di 30, ecc., fossero tassati l'uno di i/io , il 2.° di V20» il 3.° di Vso ; ecc., ossia che 30 pagasse meno di 20 e 20 meno di 10. E ciò che accade oggi per effetto del dazio sul consumo, per cui il vino, p. e., essendo tassato indi- stintamente a 10 lire per ettolitro, supponendone quattro qualità diverse, il cui valore sia di 10 lire all'ettolitro per la 1.% di 50, per la 2.^, di 100 per la 3.% di 300 per la 4.% si avrebbe che il più ricco, il quale beve la qualità mi- gliore, pagherebbe il 3,33 per 100 ; il più povero, che beve la qualità peggioi*e, pagherebbe il 100 per 100, e i gradi intermedi fra questi due estremi pagherebbero, col discen- dere della ricchezza, il 10 e poi il 20 per 100, e, col cre- scere della ricchezza, il 20 e poi il 10. Di questo criterio della compensazione parziale s' è impadronito il governo italiano per fortificare la citata sua proposta di legge presentata dai ministri Gagliardo e Gri- maldi — forse per non essere accusati di violare 1' art. 25 dello Statuto fondamentale del regno. Invocando la spro- porzionalità dell'imposta indiretta, dimandò, a correggerla, r imposta progressiva : cosi, non in opposizione, ma in ob- bedienza all'art. 25, questo stesso articolo sarebbe stato can- cellato dallo Statuto. L' argomentazione della proposta di legge è difettosa, perchè perde di vista il sistema generale tributario, per il quale il compenso può medesimamente avve- nire col vigente principio della proporzionalità, 0 nel quale il compenso può non avvenire per effetto della ripercussione dell' imposta. Ma il gabinetto dell' on. Giolitti fece eco alla vecchia querimonia : il petrolio e lo zucchero sono tassati in alta misura, notevolmente più elevata del valore della merce ; il dazio sul grano corrisponde a più di Vi nel prezzo della derrata ; i tessuti di canapa, di cotone e di lana sono soggetti a diritti di entrata che entrano per 1/3 nel costo della merce ; la tassa sul sale è il 700 per 100 più alta del — 9 — costo di produzione ; i dazii governativi di consumo colpi- scono quasi esclusivamente i generi di prima necessità, sopra i quali pesano enormemente gli stessi dazi comunali : insomma si può affermare che sopra i 600 milioni di lire che lo Stato solo riscuote sotto forma d'imposta per i consumi, non meno di due terzi riguardino le merci di consumo ge- nerale. Conseguentemente, dice la relazione ministeriale, « r idea di un' imposta progressiva generale sulla comples- siva rendita netta di ogni individuo ricoìidurrà nel nostro organismo tributario la sproporzionalità venuta meno per efl'eito degli eccessi nella tassazione indiretta. » In quanto al concetto che riduce lo Stato alla poca importanza di una compagnia assicuratrice, v' è poco a dire. Il concetto è meschino ed è erroneo : se un edificio sia distrutto dall' incendio ; se la raccolta sia decimata dalla grandine, la compagnia indennizza l'assicurato del va- lore corrispondente alla cosa perita, e per ciò misura il premio, non solo alla entità della ricchezza assicurata, ma anche ai risclii a cui la ricchezza assicurata sia esposta. Lo Stato, invece, mette sotto processo il ladro e lo condanna, ma non s' impegna di restituire al derubato gli averi ; di- fende il territorio nazionale, ma non si obbliga di pagare al proprietario i danni recati alla sua terra invasa dal nemico. Tuttavia, per il fatto appunto che la compagnia assicuratrice mette il premio in relazione alla ricchezza assicurata ed ai rischi a cui è esposta, si volle inferire che r imposta debba essere progressiva per ciò solo che le ric- chezze maggiori, essendo più esposte a perire, costano di più alla tutela dello Stato. Ma gli avversari arrivano a conclusione opposta, sostenendo che, appunto perchè la imposta dev' essere commisurata alla protezione, non può allontanarsi dalla proporzionalità, la protezione essendo in certo modo una variabile in funzione della entità della ric- chezza da difendere e tutelare. E qui le opinioni cozzano — 10 — vigorosamente: per alcuni « le spese necessarie a tutelare parecchie piccole proprietà sono ben maggiori di quelle necessarie a difenderne una sola che a tutte equivalga : mille processi pel valore di 100 lire ciascuno costano allo Stato assai più che un solo processo per un valore di ] 00,000 lire », e conseguentemente, non solo non v' è ragione d' imporre un tributo relativamente maggiore a chi sia più ricco, ma « vi sarebbe ragione di attuare una proporzione inversa fra il tributo e le fortune dei privati. » Altri op- pongono altre argomentazioni per giungere a conclusioni contrarie ; ma sembra giusta la osservazione del Seligman respinta dal Dalla Volta : « il principio della proporziona- lità, quale necessaria illazione della teorica dei servigi che lo Stato rende, o dei vantaggi ch'esso procura, è cosi illo- gica, come r imposta progressiva dedotta dalla medesima teoria. » In somma, la teoria dello scambio propriamente detta rimane invulnerata ; non così quelle che da essa discen- dono, secondo le quali 1' imposta è un premio di assicura- zione, e dev'essere pagata in ragione dei vantaggi procu- rati ai contribuenti dalle funzioni governative dello Stato. Quest' ultima anzi si rannoda al sistema delle tassazioni speciali, ora, per parecchie ragioni, in decadenza nella stessa Inghilterra, presso cui la specializzazione abbraccia gran parte delle tasse dirette di contea, di parrocchia, di corporazione municipale, che gravitano — in apparenza al- meno — su coloro soltanto che sono chiamati a profittare dei servigi mantenuti dal prodotto di codeste tasse diverse e distinte. Affinchè la specializzazione possa essere base di un sistema generale tributario, occorre che ogni tassa ab- bia il suo peculiare ordinamento e sia perfettamente auto- noma ; ma anche in Inghilterra avviene spesso che il pro- dotto di una tassa sia in parte speso per pagare servizi a cui dovrebbe esclusivamente provvedere il prodotto di un'al- tra tassa. Complicazioni di contabilità, ditiìcoltà ammini- strative, personale numeroso e costosissiuio, tutto concorre a — 11 — far tramontare il sistema anche nella sua patria classica, presso cui molte tasse speciali non sono più che addizioni alla poor vale. Sta poi il fato che la specializzazione non può essere applicata alle finanze dello Stato, ma dev'essere rigorosamente ristretta a quelle dei Comuni e delle Pro- vincie. Anche in Inghilterra, lo Stato ne è straniero, poi- ché alle spese per gli eserciti, per le armate, per la difesa teri-itoriale, per la diplomazia, per il debito pubblico, ecc.. non può far fronte che la solidarietà nazionale ; la stessa giustizia dev'essere mantenuta col tributo di tutti, perchè ad essa sono tanto interessati coloro che vi devono ricor- rere, quanto coloro che non hanno mai bisogno diretto di giudici e di tribunali. Ho detto che la teoria dello scambio propriamente detta rimane invulnerata nei suoi principii di fronte alle teorie avversarie, poiché, considerando l' imposta come puro e semplice controvalore di quei servigi e di quei prodotti che solo lo Stato può dare, e anche di quelli che solo lo Stato, più della iniziativa privata o dell' associazione, può dare egregiamente, nulla vieta che si possa restringere od allargare il concetto sino a considerare lo Stato come uno spediente mutabile a cui manchi ogni carattere scientifico, o sino a stimarlo come il solo organo importante della vita collettiva, o come la forza motrice e regolatrice di tutto il meccanismo economico della società. Maggiori sa- ranno le attribuzioni che si voglia accordare allo Stato, })iù lo Stato costerà ai contribuenti ; ma 1' imposta sarà sempre il controvalore — la spesa — di quell' intervento più largo 0 limitato, più utile o dannoso, che gli si rico- nosca legittimo 0 necessario. Ed è ingiusto, io credo, che si accusi la scuola eco- nomica della proporzionalità di circoscrivere l'opera dello Stato alla semplice tutela della proprietà e dei diritti indi- viduali. Codesta scuola può benissimo vedere nello Stato — 12 — molti altri e più elevati ufRcii collo svolgersi della civiltà, senza mai porne stabile confine : cosi, per lo appunto, nes- suno contesta più allo Stato l' obbligo di tutelare l' igiene pubblica e di combattere i contagi : nella stessa Inghil- terra, il paese tipo del self government, lo Stato spende annualmente oltre cento milioni delle nostre lire per ac- crescere la durata della vita media e per impedire la dif- fusione delle malattie infettive. Alla teoria dello scambio appartiene lo stesso professore Loria, seguace di una scuola a cui molti rifiutano il carat- tere di economica, perchè è tutta intrisa di socialismo, quantunque vaporoso ed astratto. Egli stesso accetta la teoria che « designa 1' imposta come un rapporto di do ut des fra cittadino e Stato » e dichiara che « uno Stato il quale venda i servigi pubblici al loro giusto valore, è assai più degno di omaggio che uno Stato il quale s' impadro- nisca degli averi dei cittadini colla violenza e colla frode. » Si deve dire che l'imposta progressiva è il mezzo di codesta frode, di codesta violenza ? Lo vedremo, ma intanto ecco il Dalla Volta che avverte : « il principio della progressi- vità non implica necessariamente la spogliazione: si può essere antisocialisti, ultra individualisti ed accettare tuttavia la imposta progressiva. » L'equivoco si nutre dell'equivoco. Di fronte dunque a coloro che mettono l' imposta in dipendenza ai vantaggi che i cittadini ritraggono dalle fun- zioni dello Stato, si trovano quegli altri che fanno dipen- . dere la imposta dalla capacità contributiva degli individui. Ma la loro bandiera è anch'essa fatta a pezzi nel momento in cui vorrebbero piantarla, a segno di vittoria, sulla posi- zione assai scabrosa del sofisma e dell'aforisma. Di questo dualismo sarà argomento in appresso ; ora è necessario mettere in evidenza il punto culminante della base economica dell' imposta. — ]3 — III. DOTTRINA ECONOMICA DELL' IMPOSTA Dal concedere che la ingerenza dello Stato si allarghi sempre più, in obbedienza alle successive esigenze della ci- viltà, allo ammettere che lo Stato debba essere tutto e l'in- dividuo non debba essere nulla, corre cosi lungo tratto, quanto dall' economia politica, che sta al polo artico, al socialismo, che sta al polo antartico. L' economia politica vuole che la ingerenza governativa tragga dalla necessità la sua legittimità ; che, cioè, codesta necessità sia provata di caso in caso peculiarmente ; che, con altre parole, per consenso universale sieno affidate allo Stato quelle funzioni, le quali, a giudizio universale, non potrebbbero, con effetto utile, essere esercitate dalla iniziativa individuale o dalla associazione privata. Il socialismo, invece, vede nello Stato il sommo tutore dell'attività collettiva-- il regolatore dei traffici — il protettore delle industrie nazionali — il riparatore delle ingiustizie patite o credute patire nel conflitto degli inte- ressi — il redentore della miseria — il padre della patria — il Deus ex tnachina dell' ordinamento civile dei popoli. Ossia, lo Stato dev'essere la incarnazione stessa della so- cietà ; r individuo sparisce come forza autonoma e spon- tanea, e non rimane che per esprimere il diritto alla pro- tezione della collettività, il diritto a partecipare in qual- che modo alla ricchezza di tutti, il diritto almeno di gua- rentigia contro la fame e l'obiezione. Dal dichiararsi partigiani dell' uno o dell' altro prin- cipio dipendono il concetto fondamentale e l' importanza relativa dell' arte di governo, che cerca la sua guida nella dottrina scientifica dell' imposta ; importanza relativa allo — H - scopo a cui per essa si voglia arrivare. Cosi il sistema della imposta progressiva — che la scuola classica dell'economia politica dimostra assurdo in teoria ed impossibile in pratica — può attingere alla scienza stessa che lo condanna le re- gole di applicazione per renderlo tollerabile in date con- tingenze politiche. Non ispetta, per ciò, albi dottrina scientifica dell' im- posta di determinare il numero e la entità delle ingerenze governative, né le inerenti spese ; ma soltanto indica il modo di renderle possibili, e ne esamina gli effetti sui redditi privati e sulla ricchezza nazionale a cui le spese pubbliche sono attinte, e vede i turbamenti che possono derivarne sullo assetto industriale della società, le influenze utili o disastrose sulle abitudini e sulle attitudini economiche delle popolazioni, e sopratutto rileva 1' intimo nes-so che la con- giunge all' economia politica, di cui è, come la si voglia considerare, o parte integrante, o scienza derivata. Ora, am- messo il principio che lo Stato debba a tutto provvedere, che le funzioni sue ne resultino moltiplicate ed accresciute, che ogni cittadino ed ogni industria ed ogni interesse pri- vato attendano da esso tutela, o protezione, o riparazione ; quantunque la scienza economica dimostri impossibile co- desta onnipotenza dello Stato, la dottrina scientifica dell'im- posta, accertando le leggi naturali dalle quali son retti i fenomeni che cadono sotto il dominio delle sue ricerche, avrà con ciò dato norma all' arte finanziaria perchè, tra le difficoltà e le peculiari esigenze da cui sia stretta, possa raggiungere gi' intenti suoi col minor danno possibile, od almeno colla cognizione monitrice dei danni possibili, o pro- babili, o sicuri. A considerare le cose quali sono e come deggiono es- sere, è un fatto logico e necessario che collo incremento della civiltà lo Stato si sviluppi in relazione, ed acquisti un carattere sempre più marcato di permanenza e d' im- - 15 - portanza. A primo aspetto parrebbe il contrario, poiché la maggiore istruzione, la più estesa educazione, la più lunga ed illuminata attività industriale dovrebbero recar seco, come conseguenza, 1' adempimento del proprio dovere nel maggior numero dei cittadini ; e quando il dovere fosse ob- bedito, il diritto sarebbe rispettato ; e la nazione presso cui l'adempimento del dovere di tutti rendesse incolume il diritto di tutti, lo Stato non avrebbe altra ragione d'es- sere che la difesa territoriale. Ma, invece, dalla semplice attribuzione dell'autorità repressiva e direttiva in cui si scor- gono il concetto, l'entità e la opportunità dello Stato presso r orda, la tribù, il clan, si passa, collo svolgersi dell'orga- nismo sociale, a quel complesso e potente meccanismo di civiltà che è lo Stato moderno. Conseguentemente, un sistema tributario qualsiasi deve, ai giorni nostri, essere concepito scientificamente ; deve, cioè, dipendere, come sistema esteriore e formale d' arte politica ed amministrativa, da principii direttivi, che non si possono violare, senza violentare le condizioni stesse a cui son strette le funzioni fisiologiche del corpo sociale. E qui si ripresentano i due citati principii, poiché essi sono come i tipi a cui s' informano i diversi sistemi tribu- tarli che dimandano alla dottrina luce e direzione. Codesti sistemi, infatti, od avranno determinati limiti, quando sem- plicemente si voglia che lo Stato manifesti e difenda i bi- sogni e gli interessi generali ; od avranno aperto dinanzi ogni varco e saranno il capo saldo di tutta la molteplice azione della società individualizzata nello Stato_, se si esiga che lo Stato sia la sola espressione attiva della forza eco- nomica, politica, morale ed anche scientifica e industriale di una nazione. Ma le diverse questioni sollevate dai due principii con- trari, comunque si possano risolvere, son dominate in par- tlcolar modo da quelle altre di ordine giuridico, politico ed amministrativo che toccano direttamente la borsa e gl'in- teressi dei cittadini, poiché i vincoli che legano l fenomeni — 16 — finanziarli a quelli economici non mancano mai ; poiché la mutua loro dipendenza non ammette che lo Stato, quale ne sia la potenza, abbia una personalità propria effettiva distinta e separata da quella degli individui che lo diman- dano per la loro vita collettiva ; poiché insomma non sono per nulla diversi i principi! che regolano la finanza da quelli che governano 1' economia di un popolo ; poiché infine le spese pubbliche hanno la loro unica ragione d' essere nei bisogni di quella comunanza necessaria, che si chiama so- cietà umana. Si potrà accrescere eccessivamente o capricciosamente il patrimonio del demanio pubblico : — si potranno aiu- tare ed incoraggiare le industrie esotiche, che dimandano di essere sviluppate a tutto danno del consumo e della pro- duzione naturale : — si potrà, per amore della pace, man- tenere in assetto di guerra numerosi e formidabili eserciti di terra e di mare ; — si potranno inconsultamente ten- tare le impossibili imprese coloniali e le battaglie dell'of- fesa e della vendetta sulle terre perdute della zona torrida; — si potrà accettare un erroneo sistema monetario, sotto- stando ad ingenti perdite, quantunque non avvertite dalle popolazioni che le devono subire ; — si potrà, colla cecità dei sistemi, mettere pericolosamente il credito bancario fra limiti e proporzioni di riserva e di emissione, cagionan- done la impotenza a scongiurare le crisi commerciali al- lorché sia rotto r equilibrio della produzione, o spezzata la catena del cambio circolare ; — si potrà, con un dazio di rappresaglia al confine, porre ostacolo alla ingenita espan- sione dei traffici internazionali ed arrestare alla bocca della montagna, o dell' istmo, la merce, per il cui libero passag- gio si tagliano gl'istmi e si forano le montagne ; — si potrà, alzando sempre più le tariffe doganali, accrescere il premio e lo eccitamento al contrabbando, ed operare per ciò in senso inverso dello scopo a cui si mira ; — molti altri er- rori funestissimi di governo si potranno commettere e, pur troppo, si commettono, di fronte ai quali la scienza dei tri- — 17 - biiti non })iiò insegnare con quali norme si proceda alla moltiplicazione dei milioni e dei railiai'di nei bilanci d'en- trata ; ma può metter freno alle passioni politiche e alle ridondanze dell' arbitrio, additando tutta la serie delle di- sastrose conseguenze, per quanto lontane, o latenti, o in- dirette, che, da una data causa di disordine e di abuso nel- r imposta, deve avverai'si nel patrimonio destinato ai bi- sogni dello Stato. Ed è precisamente nello accertamento dei principii direttivi del buon governo patrimoniale dello Stato, che, a rigore, consiste la dottrina scientifica dell'imposta, da essa osservati ed insegnati sotto il quadruplice aspetto giuridico, economico, politico ed amministrativo, in dipendenza alla relazione che corre tra le esigenze loro in via assoluta e le esigenze particolari dei diversi sistemi di governo, da quello che più s' informa al self government a quello che meno si allontana dal socialismo di Stato. T. VI, S. VII 18 - IV. IL MINIMUM DI ESENZIONE E l' errore giuridico della progressione Tutti annettono alla teoria della progressione la no- zione fondamentale che il minimum, necessario all' esistenza debba essere esente dall' imposta. Questa esenzione rappre- senta, nelle piramidi delle percentuali, il primo scaglione che raccoglie il maggior numero dei cittadini : quelli a cui debba essere assicurata l' immunità tributaria a tutto danno di coloro che appartengono agli scaglioni superiori. Il disegno di legge presentato alla Camera italiana dal ministero Giolitti dice netto : « le medenme ragioni che giustificano la esenzione dei redditi inferiori, valgono a so- stenere il principio della tassazione con aliquota crescente dei redditi superiori. » Il Cohn è uno dei pochi che non ammettono questa coartazione teoretica, e mi pare che abbia ragione, prima di tutto, perchè essa non ha titolo esclusivo per essere ap- plicata al sistema dell' imposta progressiva (Roberto Peel se ne valse per l'imposta proporzionale sul reddito) ; poi, perchè lo esentare dall' imposta alcune classi della popo- lazione altro non è, in ultima analisi, che stabilire una forma come un' altra di carità pubblica a spese di tutti i contribuenti. Così lo Stato mette le mani nelle tasche dei cittadini per esercitare come crede la beneficenza ; e su di ciò non v' è a che dire quando, come avviene nei paesi li- beri, codesto modo di elargire i beni altrui sia voluto dal potere legislativo. E un fatto tuttavia che i cittadini esonerati dall' im- posta considerano 1' esenzione come un diritto, e la rie- — 19 - chezza acquisita, o prodotta oltre il limito non soggetto al- l' imposta, come un patrimonio pubblico, a cui lo Stato possa all'occorrenza attingere a piene mani. In quest'effetto mo- rale (iella essenzione si trova tutto lo spirito giuridico del- l' imposta progressiva, e per ciò, senza dubbio, venne ad esserne confusa. L' imposta proporzionala vuole che tutti i cittadini con- corrano alle spese pubbliche in esatta corrispondenza ai loro averi, eccettuato l'indigente, per ciò solo che, non avendo egli nulla, nulla può pagare: « nemo dat quod non habet. » Ma r imposta proporziale non riconosce differenza alcuna tra necessario e superfluo, perchè non saprebbe stabilire una linea limitativa che valesse per tutti i cittadini a se- gnare il confine di questi due concetti, che sono esclusiva- mente soggettivi e relativi. Per esonerare dall' imposta il necessario, per colpire coli' imposta il superfluo, conver- rebbe procedere per legge capricciosamente, o decretare tante esenzioni diverse, quanti fossero i contribuenti, per i quali il necessario e, conseguentemente, il superfluo va- riano da luogo a luogo nello stesso tempo e da tempo a tempo nello stesso luogo ; da diversa a diversa loro posi- zione sociale ; da condizioni a condizioni diverse di fami- glia, di salute, di età, di educazione, d' intelligenza, di ca- rattere, di temperamento, ecc., come variano i bisogni, come variano le utilità, come muta il valore, che è un rap- porto fra la utilità e il bisogno. E più povero un profes- sore dell' Università di Roma con lo stipendio di 5000 lire, che, con quello di 500, il maestro elementare di un villaggio delle Alpi ; — v' è chi fa consistere la sua felicità in una pensione vitalizia magari di 50 lire al mese; e potrei no- minare la persona eulta, cortese e caritatevole, notissima in Padova, che si uccise, perchè si considerò miserabile il giorno in cui tutta la sua sostanza si trovò ristretta alla rendita annua di 25,000 lire. Nel maggior numero dei casi è più ricco, in Italia, un operaio meccanico che un me- dico condotto; un portinaio che un giornalista; un sa- — 20 — gre.stano,- un usciere, un carceriere, un becchino che un segretario comunale, ecc. E più ricco 1' arcivescovo di Can- terbury, colla prebenda di 28,000 sterline, che il papa, nelle condizioni a cui oggi è ridotto il suo potere temporale. La separazione astratta che si suol fare tra superfluo e necessario mette radice in uno di quei tanti errori an- tichi che, per ingegnose combinazioni di parole, son diven- tati verità nuove. Cosi i pseudo economisti tedeschi han trovato che il miniinwn dei bisogni dev' essere rispettato dal]' imposta. Questa massima, niente affatto scientifica, ap- paga le intelligenze infingarde, ma non significa nulla, perchè si riferisce ai bisogni obbiettivamente osservati. A me sembra che gli scrittori tedeschi considerino la società come una caserma, e gli uomini come tanti soldati, e i soldati come tanti automi di legno, tutti di una misura e della stessa marca di fabbrica. Per ciò distinguono i bisogni, come si faceva una volta, in veri e fìttizii, in principali e secondari, ecc., e conseguentemente le cose che valgono a soddisfarli rappresentano il necessario e il superfluo, e nulla quindi di più logico che dedurne il minimum di esi- stenza, o il minimum dei bisogni, non soggetto all'imposta. Ma, se ai fatti sociali si toglie l'elemento soggettivo, si eli- mina con ciò solo ogni ricerca economica. Tutti i bisogni sono reali ; non ve n' ha un solo che, a parlare scientifi- camente, possa dirsi secondario o fittizio, relativamente a chi lo prova. La differenza tra bisogni e bisogni unicamente consiste nella loro intensità. Dire che il bisogno di cibarsi è principale o primario, perchè 1' uomo non può vivere senza nutrirsi, mentre lo può senza soddisfare i suoi bisogni sensuali, sentimentali, intellettuali, morbosi, psichici, abitu- dinali, ecc., è confondere i bisogni dipendenti dalla natura organica con quelli che gli uomini creano a sé stessi nelle condizioni relative tra le quali si trovano individualmente nel seno della civiltà, di cui sono, nello stesso tempo, causa — 21 — ed effetto. Tant' è vero, che possono scemare gli uni, e farsi prepotenti gli altri : per chi ha fame, il bisogno del cibo e più intenso d' ogni altro bisogno ; per chi ha mangiato ed è satollo, ogni altro bisogno è più intenso di quello del cibo. I bisogni che dipendono dalla natura organica son quelli che l'uomo prova nello stato civile e che proverebbe del pari nello stato primitivo, i quali devono essere sod- disfatti sotto pena di morte. Questi bisogni non sono, in certo modo, che la espressione delle condizioni necessarie perchè l'organismo umano fisicamente si sviluppi e funzioni. Ma vi hanno poi gli innumerevoli bisogni eh' escono da questa cerchia ristrettissima delle pure esigenze fisiologiche e comuni a tutti gli esseri organizzati. Quando un membro della società si trovi ridotto al punto da avere bisogno, non del solo cibo, ma semplicemente di cibo, non del solo rico- vero, ma semplicemente di ricovero, egli, necessariamente, non solo è risparmiato dall' imposta, ma è aiutato dalla carità. Ora, se è questo il minimum dell' esistenza inven- tato ed invocato dalla sapienza tedesca per legittimare l'im- posta progressiva, 1' imposta proporzionale lo ammette del pari, e non v' è luogo a discussione alcuna. In quanto al resto, è evidente che, come i bisogni di un popolo non sono mai identicamente i bisogni di un altro popolo, cosi i bi- sogni di un uomo non sono mai identicamente i bisogni di un altro uomo ; e che togliere proporzionalmente a tutti i membri della società una parte dei loro averi per sopperire alle spese pubbliche, equivale a farli in proporzione mag- giormente soffrire i bisogni da cui sono circondati, poiché, se chi ha 100,000 è più ricco di chi ha 1,000, chi è più istruito, più educato ; chi, per eredità fisiologica e per lo ambiente in cui si trova, ha natura più squisita, organismo più delicato, ecc., è anche esposto a maggiore intensità ed a maggior numero di bisogni. Quegli stessi vizii che possono quasi esclusivamente tormentare il ricco sono cagione di nuovi e soprastanti bisogni, a cui, pagando l'imposta, vien meno la soddisfazione. La vanità e 1' ambizione hanno bi- 22 sogni imperiosi, quanto la fame e la «ete, e forse più ti- rannici e crudeli, perchè persistenti e crescenti, quanto più e meglio soddisfatti. La nozione del minimum dei bisogni è, come si vede, un concetto incerto, elastico, indefinito e indefinibile, che si applica a tutte le contingenze di tempo, di luogo, di persona, come il concetto del necessario e del superfluo. Superfluo è il palazzo per chi si trova bene^in una casa; superflua la casa per chi gli è sufficiente un piano; superfluo il piano per chi gli basta un appartamento; su- superfluo l'appartamento per chi può adattarsi con una o due camere, ecc. Moltiplicate tutte le diverse intensità dei medesimi bisogni, l'apprezzamento decisivo del necessario e del superfluo dovrebb'essere fatto dall'indigente, che si ri- scalda al sole d' inverno e si rinfresca in chiesa d' estate. V è dunque un minimum dei bisogni per tutti gli uomini : per r operaio e per il magistrato, per il contadino e per il condottiero d' eserciti, per il chierico e per il cardinale; ed è, senza dubbio, più doloroso ad un principe regnante il dover, per quanto poco, restringere il lusso della sua corte, che semplicemente rincrescevole ad una femmina del popolo il dover rinunciare, in giorno di festa, al grembiale scarlatto od ai pendenti di orpello. Non è [)iù ragionevolmente giustificata la distinzione che si volle vedere tra la parte di uno stesso reddito che soddisfa ai consumi assolutamente necessari, la parte che soddisfa ai consumi relativamente necessari e la parte che soddisfa ai consumi puramente voluttuarii. Siamo sempre nel campo del più grossolano empirismo: tutto è relativo; i confini divisori i fra queste entità astratte sono soggettivi e personali : 1' imposta proporzionale colpisce in proporzione le tre parti del reddito in ogni reddito che non sia ristretto alla prima parte. Ma 1' osservazione che si deve fai'e contro questo falso principio, e che generalmente si evita, è un'altra ed assai più importante : essa si collega alla ragione d'essere — 23 ~ storica dell' imposta. Coli' antico concetto, si doveva am- mettere il privilegio, chiunque in qualunque modo esso avesse dovuto favorire, poiché la vecchia teoria del popolo taillable et corvèable à volante implicava il tributo asse- gnato abusivamente, secondo 1' opinione in cui era tenuta r autorità dello Stato. La parola stessa imponere ricorda questo carattere di despotismo voluto e rispettato nel prin- cipio dell' imposta. E se ne comprende la necessità storica. Primitivamente, le famiglie, le tribù non potevano avere altro vincolo di associazione che 1' alleanza offensiva e di- fensiva degli individui che la componevano ; quasi tutta r arte economica d' allora non poteva consistere principal- mente che in un' opera di distruzione, nella quale dove- vano emergere le personalità superiori per coraggio e per forza fisica. Dagli eventi e dai successi della guerra si co- stituivano le autocrazie, a cui appartenevano le ricchezze dei vinti, il bottino, consumato il quale, le tribù erano co- strette di nuovo alla guerra. Ecco la prima imposta, che consiste veramente nella contribuzione di sangue di tutto un popolo ad un solo od a pochi capi audaci, fermi, intra- prendenti, 0 fortunati. A quest' imposta succede quella per- sonale, la schiavitù. Essa ebbe origine colla eredità patriar- cale stabilita fra i popoli pastori ed agricoli, e dovette essere la più gravosa, perchè assorbiva, a vantaggio di alcuni uo- mini privilegiati, il lavoro, la proprietà e il sangue di tutti gli altri. Per lo stato d' abbrutimento in cui vivevano le moltitudini soggette alla schiavitù, surse e si fortificò la casta sacerdotale, che condusse alle prime leggi civili e morali. Essa ebbe, sopra tutti gli ordini sociali, prestigio e potenza, perchè le apparteneva, custodito e tramandato ge- losamente, il monopolio del sapere. Questa casta conserva- trice delle leggi — proclamate e comandate, in nome della divinità, a popolazioni ignoranti ed abiette — sottoponeva a tariffa tutti gli atti civili, tutte le formalità, i processi, le sentenze delle legali ingiustizie, l' indulto di tutte le pec- cata, i responsi degli oracoli, le innumerevoli ciormerie — 24 — con cui si turbavano e si calmavano le ingannate coscienze; e tutto questo, con varietà di forme e di nomi, costituiva il tributo principale di que' tempi, al quale segui il reddito fisso della decima, che, fra le imposte dirette, è la più an- tica ed è stata la più duratura. Altre maniere tributarie perpetrarono secolarmente la frode legale. A ricordarle tutte, converrebbe tratteggiare in sunto la storia dell'imposta, e si arriverebbe alla conclusione che le stesse ingiustizie, le stesse spogliazioni, gli stessi errori si sono fedelmente ripetuti, sotto forme e nomi diversi, cosi nell' antichità e nel medio evo, come, sotto la maschera di principii nuovi, nei tempi attuali. Ma, se adesso possiamo deplorare gli abusi, possiamo anche dimostrare la verità nel concetto scientifico dell'im- posta, datoci, nella sua semplicità e nella sua evidenza, dalle più elementari nozioni economiche, che e' insegnano non potersi operare un cambio senza la equivalenza delle cose che reciprocamente si cedono, né senza che vi sia con- senso al cambio per parte di coloro che lo contraggono. E la teoria dell' imposta fu la conseguenza logica della teoria dello Stato, che distingue nettamente la funzione economica dalla funzione politica della società. Questa se- conda teoria insegna che gli uomini sarebbero nella impos- sibilità, 0 nella massima difficoltà di produrre, se non fos- sero a loro guarentiti 1' ordine, la pace, la sicurezza delle persone e delle proprietà, la difesa territoriale, il rispetto alle istituzioni, il libero esercizio delle industrie. Ordine, pace, sicurezza, libertà, sono prodotti, che, come tutti i pro- dotti, si cambiano con altri prodotti ; sono valori, che, come tutti gli altri valori, non si acquistano gratuitamente: essi dimandano, in natura od in moneta, il loro controvalore, e questo controvalore, questo equivalente è 1' imposta. Se tutti gli uomini sapessero osservare i loro doveri, tutti sarebbero rispettati nei loro diritti, e, in tal caso, si- curezza, pace, ordine, libertà, che sono le condizioni gene- rali della produzione economica, si avrebbero gratuitamente; - 25 — sarebbero, cioè, prodotti di cui a nessuno incomberebbe il pagamento, perchè tutti vi coopererebbero e tutti ne fruireb- bero medesimamente. A tal punto di perfezionamento sociale r umanità non è ancora giunta, e si può credere che non vi giungerà mai : 1' azione dello Stato — sia desso repub- blica, 0 monarchia, o quello che si voglia — si rende dun- que necessaria. Ma i membri della società non devono pagare più che non valgano i prodotti dati dallo Stato, né lo Stato può costringere i membri della società a pagare ciò che non gli dimandano, quando lo possano e lo vogliano pro- durre da sé stessi, o per iniziativa individuale, o per azione collettiva. Ecco dunque come il concetto dell' imposta e quello dell' ingerenza dello Stato nell'attività economica della società sono due lati di una stessa teoria, la quale non ammette che alcuno possa consumare, senza acquistare, le cose che non ha prodotte; che, cioè, quella sicurezza personale e territoriale, quella libertà individuale e politica, che sono gli elementi dell' ordine, della pace e del diritto, possano essere gratuitamente godute da chi non possiede che poco, ma il quale, mediante codesti prodotti pubblici, può, senza preoccupazione, senza timore, senza particolare cura personale, ricorrere ad ogni niezzo di procacciamento per possedere di più. Se si tratti degli impotenti al lavoro per vecchiaia, per malattia, per turbate facoltà mentali, ecc., la società ha provveduto colle opere di carità: spedali, case di ricovero, manicomii, ecc.; ma tinche un uomo sia atto a produrre, a possedere, a migliorare le proprie condizioni sociali, egli deve, in proporzione dei suoi averi, contribuh^e al mantenimento ed al perfezionamento di quella istituzione per eccellenza, che è lo Stato, senza la quale non potrebbe produrre, né possedere. Anzi, quanto meno egli sia in caso di proteggere sé stesso, il proprio lavoro e il frutto del suo lavoro, tanto più e interessato a contribuire cogli altri alla spesa necessaria per assicurarsi codesta protezione. 11 ricco ha mezzo di proteggere da sé le proprie sostanze, sotto — 26 — qualsiasi forma sieno da lui possedute ; e quanto più egli sia ricco, codesti mezzi gli si fanno più numerosi e gli si rendono più efficaci. Sono i socialisti stessi che riconoscono il fatto. Il Gide mette in bocca loro questo linguaggio : « Durante tutto il medio evo, quando lo Stato era assolu- tamente incapace di guarentire la sicurezza delle grandi vie e delle città, la polizia era tenuta dalle associazioni pri- vate, dalle confraternite, che, in Ispagna, si chiamavano la Santa Hermandada e, in Germania, la Santa Vehnie, ben diversamente stimate e ben diversamente efficaci della po- lizia dei giorni nostri.... Credete voi che, se si sopprimessero, nel nostro paese, il municipio e il commissariato di polizia, finiremmo coli' ucciderci fra di noi ? No. Dopo qualche giorno di sorpresa e di esitazione, noi sapremmo benissimo organizzarci per mantenere l'ordine, come fanno le lontane città degli Stati Uniti. E se i ricchi non si considerassero sufficientemente guardati ? non avrebbero che ha stipen- diare della gente a difesa delle proprie persone e delle proprie sostanze. Fanno precisamente così gli americani opu- lenti: Jay Gould, morto recentemente, era padrone di qual- che miliardo, e, non considerandosi sufficientemente guar- dato dalla polizia, se ne manteneva una a proprie spese. Una volta morto, si poteva credere che fosse al sicuro ; ma si sparse la notizia che si voleva rubare il cadavere di lui per tentare un ricatto agli eredi, e gli eredi presero al loro soldo degli uomini vigorosi e li misero a guardia della tomba. Esiste, agli Stati Uniti, un' agenzia, che si chiama 1' Agenzia Pinkerton, la quale fornisce, a prezzo di tariffa, squadre, o compagnie, o reggimenti di uomini ro- busti, armati fino ai denti, incaricati di ristabilire l'ordine dove sia turbato ed a cui possono ricorrere persone pri- vate, associazioni e municipii. Di questa polizia, che ognuno può stipendiare, si parlò assai quando vi furono i sangui- nosi scioperi di Homestead. > Ma il povero non saprebbe davvero come assicurare a sé stesso la propria sicurezza, la propria dignità, la prò- — 27 — pria salute, se 1' opera di un governo non lo proteggesse nel paese dove vive e si agita e cerca di migliorare se stesso e la posizione sociale in cui si trova. « Jura quidem, » in quocumque sint, sancte servanda sunt : atque ut suum » singuli teneant, debet potestas publica providere, propul- » sandis atque ulciscendis iniuriis. Nisi quod in ipsis pro- » legendis privalorum iuribus, praecipue est infìmorum » atque inopum habenda ratio. Siquidem natio divitum, » suis septa praesidiiss, minus eget tutela publicd: mise- » rum vulgus, nullis opibus suis tutum, in patrocinio rei- » publicae maxime nitur. » (Papa Leone XIII, De condi- tione opiflcum). D' altra parte, se, per la protezione della proprietà, il ricco esige dallo Stato più che il povero, è anche vero eh' egli paga di più : egli paga — colla imposta proporzio- nale — non solo in proporzione dei suoi averi ; ma, osserva il Bonnet, « il a plus que satisfait à ses obligations, car les » charges qu' il impose ne sont pas en rapport avec les > droits qu' il acquitte. » Egli dovrebbe, a rigore, pagare meno che in proporzione, quanto più cospicua fosse la sua proprietà, come avviene — e giustamente — in commercio: chi acquisti in grosso, paga la merce di meno di chi la comperi in piccola quantità, per ciò solo che le spese inerenti al traffico sono dall' uno rese minori che dal se- condo. Medesimamente: « pour celui qui expédie 1000 ton- nes de marchandises sur un chemin de fer et à une desti- nation eloignée, il mèri te d' ètre traitè avec plus de faveur que celui qui n' envoie que IO et à une distance assez courte: aussi lui applique-t-on un tarif différentiel, qui di- minue a nièsure qui augmentent la quantité à transporter et la distance à parcourir. » Ed eccoci necessariamente ri- caduti a sostenere che tanto la imposta progressiva, quanto r imposta proporzionale, non si possono mettere innanzi come illazioni dei vantaggi che lo Stato procura ai contribuenti ; ma, se si deve escludere il sistema della proporzione, non si può neppui'e, in proposito, entrai'e in discussione sul — 28 — sistema della progressione, perchè il ricco è già progressi- vamente colpito colla imposta semplicemente proporzionale, quando si ponga mente ai vantaggi ch'egli ritrae dai pubblici servigi. Per proteggere la proprietà di un milione, lo vStato non spende 1,000 volte piìi che per proteggerne una di 1,000. La differenza anzi è cosi enorme, che lo Stato, facendo pa- gare colla stessa percentuale le due proprietà, colpisce molto meno che in proporzione la proprietà di 1,000 e molto più che in proporzione quella 1,000 volte piìi grande. Ma, del resto, è vieta la dottrina che propugna la perfetta equivalenza tra la gravezza dell' imposta e la in- tensità del bisogno che ogni contribuente abbia dell'opera dello Stato, e non è adesso il caso di farne la critica. Ciò che mi preme notare è il principio secondo il quale tutti, senza eccezione, i membri della società, che possono pagare r imposta, debbano esserne colpiti : non si tratta di equi- valenza speciale soggettiva, né di equivalenza generale og- gettiva : si tratta di un obbligo che incombe ai membri della società, di un obbligo che nessun sistema tributario può restringere. Se, democraticamente, non vi sono diritti senza doveri, il dovere corrispondente al diritto elettorale è quello di pagare ]' imposta, perchè senza imposta non vi può essere governo, senza governo non vi può essere le- gislazione, senza legislazione non vi può essere ordinamento economico e giuridico, né politica interna ed internazio- nale, né nulla di tutto ciò per cui uno Stato democratico si fonda sull'elettorato. Dunque, soli i cittadini ai quali sia negata la qualità di elettori possono, a rigore, essere esenti dall' imposta. Con altre parole : in un paese retto a libertà, essere elettore, implica il dovere di essere contribuente ; non essere contribuente, toglie il diritto di essere eletloì^e. É questo il principio che gli anglo-sassoni esprimono colla massima: « Wilhout taxation no ì\'presentation.y> Per ciò appunto il potere legislativo determina 1' am- montare dell' imposta e ne accerta politicamente e finan- ziariamente il modo con cui del)ba essere impiegato dal — 29 — potere esecutivo. Questo diritto costituzionale che il citta- dino esercita col mezzo della elezione, implica adunque in lui il dovere di partecipare coli' imposta alla spesa che di- scute ed approva; se no, si vedrebbe 1' enorme incongruenza di una collettività divisa in due categorie : 1' una, molto numerosa, che impone la spesa nazionale all' altra, poco numerosa, determinandola ed amministrandola, senza che chi paga possa resistere al capriccio tirannico di chi fa pa- gare. Questa strana anomalia offenderebbe lo stesso prin- cipio costitutivo dell' ordinamento democratico, in nome del quale oggi, da molti incautamente, si pretende darle forza di legge e prestigio di riforma. E se pur si voglia fare una eccezione a questo prin- cipio, essa non può essere giustificata che da convenienze di contabilità. V è un punto in cui, il reddito essendo assai piccolo, e troppo grande la spesa per costringerlo all' im- posta, conviene allo Stato di abbandonare il reddito per non soggiacere alla spesa. Ma questa sostituzione, o questa esenzione, non è il primo scaglione del sistema progressivo; è una pura semplificazione amministrativa ; e per ciò, do- vendo fissare il punto in cui convenga la sostituzione, bi- sogna ricorrere a concetti direttivi, che necessariamente mutano da paese a paese. Infatti, la cifra minima dei redditi imponibili è di 100, è di 1,000, è di più, è di meno, secondo le precarie contingenze di luogo e di tempo fra cui, nei diversi Stati, sia stata determinata, rimanendo sempre ef- fetto di contabilità dentro un certo limite, diventando, oltre quel limite, non altro che una forma di carità legale. 30 LE CITAZIONI STORICHE ERRATE IN FAVORE dell'imposta PROGRESSIVA Uno scrittore molto e meritatamente reputato e dai gio- vani studiosi tenuto in conto di grande autorità scientifica, in una sua recentissima monografìa s\i\V imposta progressiva, ebbe a dire: « Niuno di noi ignora che nell' ultimo periodo » della Repubblica fiorentina ed agli esordi del reggimento » mediceo, il popolo minuto trionfante giunse a stabilire > un' imposta vibratamente progressiva (la decima scalata, » il dispiacente sgravato), dalla quale la ricchezza, ed in » particolar modo la ricchezza nobiliare, si trovava fiera- » mente colpita Nel campo della pratica, a tacere » della fuggitiva quanto radicale applicazione che venne » fatta di quella forma d' imposta nel periodo della Rivo- » luzione francese, .... ne troviamo esempi contemporanei » nella legislazione finanziaria dei più diversi paesi, dalla » Svizzera all' Australia, dalla Francia all' America, dal- » l'Inghilterra e dal Belgio alla Svezia ed alla Danimarca » e anche 1' anno scorso abbiamo veduto un Parlamento » aristocratico, quale 1' olandese, dare il suo suffragio al » disegno d' imposta progressiva presentato dal Pierson. » Per tutto ciò, non appaiono più che esagerazioni le irra- » gionevoli asserzioni simili a quella di Pellegrino Rossi, » che dichiarava inattuabile l' imposta progressiva illimitata » 0 quella di lord Auckland, che la denunciava innanzi al » Parlamento inglese siccome una misura rivoluzionaria, * 0 r altra anche più sentita del sig. Gentz, che la para- si gonava ad una grassazione. Ornai non è più con queste » frasi roventi che può giudicarsi o condannarsi 1' imposta — 31 — » progressiva, ma bensì coll'esarainare, alla stregua dei prin- » cipii scientifici, la sua giustezza ed opportunità. » Accetto la conclusione, dichiaro false le premesse. E il Dalla Volta, nella Rassegna di scienze sociali e politiche (ottobre 1893): «La questione non è risoluta de- » flnitivamente in teoria, né in pràtica, sebbene i tentativi » d' introdurre nella legislazione fiscale il principio della » progressività risalga per lo meno alla prima legislazione > di Solone Gli avversari dell' imposta progressiva non » devono dimenticare che essa è applicata già in molti » paesi. . . . , in Prussia e in altri Stati della Germania, » nella Svizzera, nella Svezia, nella Damimarca, nel Belgio, » neir Olanda, per non uscire dall' Europa , e sta in » fatto che la imposta progressiva è accettata, ovunque è » applicata, senza che dia luogo a lagnanze e provochi il » tentativo di abolirla. » Dalla serietà degli scrittori e degli economisti, se si passi alla leggerezza ed all' ignoranza dei giornali politici. a fortiori le asserzioni erronee sono ripetute, sono sempre le stesse. L' Adriatico del 9 ottobre 1893, ricorda la legi- slazione di Solone, la decima scalata di Firenze e la Pe- tizione dei Ciompi come esempi storici dell' imposta pro- gressiva, e soggiunge, more solito, che, fra gli Stati moderni, essa trionfò in Prussia, nella Svizzera, nella Svezia, nel- r Olanda, ecc., concludendo che dappertutto « il principio » democratico della progressività venne accettato tranquil- » lamento e, col tempo, riconosciuto equo ed opportuno. > Ho citato un giornale veneziano, ma quasi tutti, in Italia, gli altri periodici d' ogni colore politico, che si occuparono dell' imposta progressiva, all' annuncio che il governo del- l' on. Giolitti intendeva di riformare con essa il sistema tributario nazionale, han ripetuto in coro le stesse asser- zioni messe innanzi, del resto, da quegli uomini che, quan- tunque appassionati seguaci del metodo storico, mostrarono, in questa occasione, di non conoscere la storia, o di non vo- lerle essere fedeli. — 32 — E opportuno, mi sembra, togliere di mezzo la troppo consueta argomentazione, con cui si vuol dare all' imposta progressiva la sanzione democratica di fatti compiuti, spe- rimentati e trovati, nelle loro conseguenze, gloriosi ed istruttivi. Non è vero che l' imposta progressiva — appunto perchè, come generalmente si crede, concede 1' immunità ai piccoli redditi, e perchè va, con quota sempre più alta, tassando la ricchezza a misura che diventi maggiore — sia stata democraticamenLe proclamata ed istituita dalle Re- pubbliche di Atene, di Firenze e di Francia, abbracciando cosi un periodo storico che dall'antichità giunge al secolo nostro. Non è vero, né può essere vero, perchè democrazia significa quel governo per cui tutti i membri della società sono membri dello Stato, nel senso che la sovranità, o l'e- sercizio dei poteri pubblici, appartiene in diritto a tutti. Ora non è a citare 1' esempio di Atene, che ricorda una riorganizzazione politica, la cui base costitutiva fa la ric- chezza privata dei cittadini, e conseguentemente una gerar- chia timocratica, tanto arbitraria, quanto effimera. Fra le abolite leggi draconiane e quell' aristocrazia a cui vagheg- giava la mente ordinatrice di Solone, ebbe modo di essere un peculiare governo transitorio, per il quale agli opulenti, maggiormente colpiti dal tributo, erano riservati gli onori e gli alti poteri pubblici, e il corpo dei meno ricchi for- mava una specie di oclocrazia, o di poliarchia, come disse il Diderot, esclusa dal Senato e dall'Areopago, la quale, alla sua volta, escludeva dal diritto di suffraggio la grande maggioranza dei sudditi della Repubblica : gli artigiani, gli operai e gli schiavi. L' Alene dell' iinposta progressiva non fu democratica che in ciò solo — di cui non si fa cenno da chi in omaggio della democrazia invoca codesto sistema tributario — cK essa non considerava elettore chi non era contribuente. D' altra parte, secondo la (contestata e contestabile) opinione del Bolkh, Solone avrebbe diviso in quattro classi — 33 - i cittadini censiti, sollevando 1" ultima classe da ogni im- posta e tassando le altre tre in obbedienza ad una tariffa che colpiva: la prima classe, per la totalità del capitale da essa posseduto ; la seconda, per i ^/g ; la terza, per i ^/g. Sarebbe dunque stata un' imposta fondiaria e degressiva. Ma il Plu- tarco, che accenna alle 4 classi, non fa sapere se ad esse corrispondesse una scala d' imposta; e il sofista Giulio Pol- luce, che fa pensare ad un sistema analogo a quello messo innanzi dal Bolkh, non dice che lo si debba a Solone. Molto tempo dopo Solone, Antipatre, governatore di Atene, volle che i diritti politici costituissero il monopolio di coloro che avessero potuto accertare una sostanza non inferiore alle 2,000 dramme, considerando gli altri come cagione di tur- bamento e di pericoli per la città e loro offrendo terre in Traccia perchè vi si trasferissero. Ma tutto è oscuro l'as- setto finanziario dell' Attica : Socrate asserì ch'esso rendeva r esistenza deW uomo ìHcco più miserabile di quella del povero ; e recentemente il Guiraud mise in luce le fatali conseguenze di un sistema che distribuiva l' imposta in modo da sollevarne le classi inferiori, tassando moderatamente le classi agiate e facendo cadere tutto il peso tributario sopra i cittadini più ricchi. Nulla, egli dice, riusci più fu- nesto ad Atene che la discordia da cui fu indebolita al fi- nire della guerra del Peloponneso. Allora appunto che l'unione sarebbe stata la forza maggiore della lotta, una fazione si formò numerosa e compatta, nemica delle istituzioni re- gionali ed amica della pace. La componevano unicamente coloro che maggiormente soffrivano della guerra e su cui gravitavano le ingenti spese eh' essa costava : i ricchi, a cui le iniquità fiscali aveano scosso lo spirito di lealtà e la tradizionale ambizione di giovare alla patria, perdettero finalmente ogni attaccamento alla egemonia del loro paese, si fecero i complici dei Lacedemoni e prepararono la sog- gezione dell' Attica all'antica rivale. T. VI, S. VII — 34 — E neppure democratica si può dire che sia stata la Fi- renze del XV secolo, durante il quale ed una parte del Xyi la scala progressiva imperversò nel reggimento fi- nanziario di quella Repubblica. È dimostrato ormai che la graziosa, la decina dispiacente, la decima scalata e tutte le variazioni che ne seguirono furono lo strumento per ec- cellenza della tirannide medicea, — la quale, valendosi delle leggi che stabilivano l'eguaglianza contributiva, le trasformò in arme di distruzione per abbassare i grandi ed i potenti onde ridurli ad obbedienza. Il Guicciardini dice : « Non » potendo muovere con lo appetito degli onori i cittadini ■» quieti e le persone non ambiziose che pretendevano più » alle mercatanzie che allo Stato, i Medici hanno usato » questo mdziio delle gravezze per farsi adorare e per di- » ventare padroni di ognuno e di ogni cosa >. E il Cap- poni : « Norma allo imporre fu 1' arbitrio solo ; e questa » era un' arma in mano di Cosimo, che percuoteva con le » gravezze chi avverso gli fosse, e con le supplicazioni per » gli sgravi faceva a sé molti dipendenti, tanto che an- > dare con lui importava essere leggermente tocchi, e gli » altri invece erano disfatti. » E si noti ancora che V imposta progressiva — voluta da Cosimo il Vecchio — da Piero, suo figlio — maggior- mente estesa ed inacerbita da Lorenzo il Magnifico — sop- pressa e, subito dopo, ripristinata dallo stesso governo po- polare proclamato alla dedizione di Pier II.° a Carlo VIII.° — rimessa in vigore dai Medici e, dopo che furon di nuovo cacciati, dalla Repubblica — richiamata a sistema dal go- verno granducale, sino a Cosimo III.° — ebbe sempre ca- rattere e sostanza di pubblico prestito, e, come tale, il suo prodotto fu, per ditte contribuenti, registrato al Monte, perchè a loro fosse restituito e intanto fruttasse interesse. Non è stata duncjue 1' imposta progressiva propriamente detta quella che si suole citare ad esempio di sapienza fi- nanziaria democratica nella storia di Firenze, bensì mui progressione di quota applicala a prestiti forzali, i quali — 35 — naturalmente colpivano, come provvedimento straordinario, i ricchi, quanto più eran ricchi. Colle ultime riforme che le furon fatte subire, degenerò in tassa suntuaria, e fu al- lora che, combattuta dalla satira e dall' epigramma, cadde sotto il colpo del ridicolo. Ed è opportuno osservare che Firenze assoggettò alla scala progressiva chi era cittadino, il quale, come colui che par- tecipava in diritto alla sovranità, era colpito dall'imposta e dal prestito forzato. La graziosa fu così chiamata, come opina il Canestrini, nel senso che graziava, o favoriva la classe meno agiata e più numerosa dei contribuenti, ma non esonerava nessuno, che avesse diritto alla elezione, dal dovere di parteciparle alle spese dello Stato. In ciò — ed in ciò solo — anche il sistema fiorentino della progressione presentava il vero aspetto democratico dell' imposta. Ma occorre un' altra considerazione per ciò che si ri- ferisce alla scala progressiva, applicata ai prestiti, non al- l' imposta — si noti sempre bene. Firenze volle costante- mente che la gravezza tributaria cadesse sopra i beni, non sulle persone ; così il principio della proporzione non avrebbe potuto resultarne leso. L' idea della progressione fa capo- lino nella petizione dei Ciompi : con essa si dimandava che fosse fatto 1' estimo delle possessioni e degli averi entro sei mesi ; che fossero restituiti i capitali di monte in 12 anni, senza corrispondervi interesse, traendo a sorte i creditori da rimborsare ; che non fossero ammesse prestanze per la durata di sei mesi, e che in quelle che poi si mettessero « chi fosse tassato da 4 fiorini in più, pagasse 20 soldi di piccioli, e chi da 4 fiorini in su, mezzo fiorino per ogni fiorino d'oro. » Ora, bisogna sapere che nel 1362, allo scopo di far affluire danaro al Monte, ser Piero di ser Guelfo, notaio delle Riformazioni, propose che fossero scritti 300 fiorini a chi ne portasse 100, venendo cosi a godere il 15 j)er 7o ' senza apparentemente ledere quelle norme che vi- gevano fino dal 1327. Al popolo dunque potè sembrare che il troverno si lasciasse strozzare dai ricchi e che a tutti i — 36 — cittadini toccasse poi pagare 1' errore di chi aveva in mano la pubblica finanza. In un momento di reazione, nulla di più naturale che le cagioni, le quali condussero al tumulto dei Ciompi, metessero neli' animo degli insorti l' idea della rivincita, che fu, senza dubbio, espressa nella dimanda di sopprimere provvisoriamente l' interesse delle prestanze e di applicare ad esse, da indi innanzi, una graduazione pro- gressiva per indennizzare in corrispondenza il pagamento degli alti interessi. La scala del 1378 non ebbe dunque carattere d'imposta propriamente detta; e se la s'invoca in favore della progressione, si potrebbe, colla stessa lo- gica, invocare la petizione del Ciompi per chiedere adesso i prestiti gratuiti, la soppressione dell' interesse e, conse- oruentemente, del fìtto, del nolo, ecc. In quanto poi alla Francia, surta dalla rivoluzione del- l' 89, il fatto è questo: il 18 marzo del 1793, la Conven- zione, udita la proposta del Barrère, decretò, senza porre indugio: 1." l'imposta progressiva sui beni mobili ed im- mobili ; 2.° la pena di morte per chiunque avesse proposto una legge agraria, o tale da rendersi sovvertitrice della proprietà. Q,uesta strana manifestazione della sapienza legislativa rivoluzionaria ci ricorda la flagrante contraddizione tra la giurisprudenza e la disciplina militare ; l' una, che proibisce e punisce il duello ; 1' altra, che espelle dall' esercito quel- r ufficiale il quale rifiuti una sfida. Quale mai implicita approvazione del duello che la condanna al ludibrio di tutti contro chi non sia sollecito d' incrociare una spada ? Quale mai maggiore apoteosi alla peggiore delle leggi agrarie che la proclamazione dell' imposta progressiva ? Le leggi agrarie dei Romani volevano la divisione fra il popolo delle terre pubbliche avute o per conquista, o per trattati ingiunti ai vinti, 0 per sequestri di arbitrio o di abuso ; l' imposta pro- gressiva non divide ciò che fu confiscato illegittimamente, — 37 — ma confisca ciò che fu prodotto legittimamente. Le leggi agrarie permettevano che le terre divise producessero ; l'im- posta progressiva impedisce al reddito sequestrato di au- mentare. Le leggi agrarie si limitavano ai beni prediali ; r imposta progressiva si estende a tutto ciò che sia ric- chezza creata, valore prodotto, utilità tratta dal nulla per forza di lavoro e di capitale. Le leggi agrarie miravano a fare agiati i poveri ; l' imposta progressiva vuol fare mi- serabili i ricchi. Le leggi agrarie erano un provvedimento politico ; r imposta progressiva a me sembra demenza eco- nomica : tant' è vero che la Convenzione, nel momento stesso in cui la istituiva, neppure sospettando che potesse in al- cun modo attentare alla proprietà, decretava la pena di morte per chiunque avesse soltanto proposto una delibera- zione legislativa con cui scuotere la pietra angolare del naturale ordinamento economico della Società. (Ui esempi storici son tutti di questa importanza pres- s' a poco. Si citano male a proposito, o si citano a pro- posito dopo averli male interpretati. E, ad ogni modo, è ben strano che la democrazia ricordi il passato a modello e lo additi a gamma di progresso. Si ricordi la data del 3 set- tembre 1793: essa segna il periodo più acuto del Terrore, poiché 48 ore dopo, la ghigliottina, quale esecutrice degli ordini emanati dalla Convenzione, aveva già cominciato a [lercorrere militarmente i dipartimenti dellaFrancia.il 1793 giustiziò Luigi XVI, Maria Antonietta e il duca d'Orleans — non lasciò mai in riposo il patibolo — affidò il potere assoluto a Danton e a Robespierre — soppresse le società scientifiche e vendette all' incanto i beni patrimoniali dell' insegnamento superiore — confiscò le sostanze degli emigrati — promulgò la legge politica dei sospetti e quella amministrativa del maximum — ristabili il lavoro forzato — decretò, a vendetta nazionale, l'incenerimento di Lione — restaurò la Rue Quin- campoix nel Palais-Royal e fece impallidire coWassegnato la memoi'ia ancor viva in cui era tenuto il biglietto di John Law — trasformò Notre Dame in tempio della Ra- — 38 — gione, la dea che doveva trionfare di Cristo tra i riflessi del sangue e i bagliori dell' incendio, per cui andrà sem- pre famosa nella storia quella frenesia della tirannide che fu il 1793. Ma questa non è gloria democratica, e nulla di meno logico e legittimo che la moderna democrazia invochi ed esalti il sistema finanziario della Rivoluzione francese. Ma poiché il professore Loria ammonisce : « non è con frasi roventi che può giudicarsi e condannarsi 1' imposta progressiva : all' opera declamatoria dei difensori, come de- gli avversari, deve succedere la fi-edda analisi », si vegga, ad esame oggettivo, se si possa sul serio — e in buona fede — mettere innanzi T imposta della Francia rivolu- zionaria come esempio storico che fortifichi il sistema della progressione. In applicazione al principio proclamato nella tornata del 18 marzo 1793, la Convenzione, nel successivo 3 set- tembre, decretò un prestito forzalo di un miliardo di fran- chi. Stabili un minimum di esenzione variabile per ogni cittadino, secondo che fosse capo di famiglia, o vedovo con o senza prole, ecc. e impose una scala mostruosa : da I a 1000 fr. » 1001 » 2000 » » 2001 » 3000 » 3001 » 4000 » » 4001 » 5000 » » 5001 » 6000 » 6001 » 7000 » » 7001 » 8000 » » 8001 » 9000 » e Dagli schiarimenti fatti seguire al decreto, resulta che ogni reddito compreso nell' uno o nell' altro scaglione non dovesse essere colpito nel rapporto indicato dalle cifre di contro, ma che dovesse essere decomposto in migliaia di franchi più un eccedente, se vi fosse stato, e che ogni mi- 1 decimo 2 decimi 3 » 4 » 5 ■» 6 ■» 7 » 8 » 9 » — 39 — gliaio dovesse pagare nel rapporto espresso dalla frazione scritta di fronte ; e tatti questi prèlèvements parziali do- vessero essere sommati fra loro e costituire la tassa totale. Supposto dunque un reddito di 6.230 fr., il calcolo sarebbe stato il seguente : prélèvement sopra il 1.° migliaio Vio ;= 100 fr. » )) » 2." » "^/lo = 200 » )) » 3." » Vio = 300 » » )) 4.° » Vio = 400 » » )) 5.° » ^/lo — 500 » » » 6.° » o/io = 600 220 fr. facenti par te del 7.° » Vio - 161 prélèvement totale fr. 2,261 Con questa regola di calcolo, un reddito di 9,000 fr. sarebbe stato tassato della metà : al contribuente non sa- rebbero rimasti che 4,500 fr. : e il decreto esigeva che ogni reddito imponibile oltre i 9,000 fi', dovesse essere ri- condotto al saggio di 4,500 per lasciare allo Stato tutto r eccedente. Cosi un reddito di 10,000 avrebbe dovuto pa- gare 5,500, e 6,500 un reddito di 11,000, ecc. Ad un red- dito di 1,000,000 sarebbe stato tolto 995,500. É questa una scala che si possa ricordare ad esempio ed a norma del principio ? Se fosse stata applicata all' im- posta propriamente detta, sarebbe stata la confisca pura e semplice di tutte le sostanze private ; applicata ad un pre- stito forzato, è già così enorme che soltanto le storiche contingenze di guerra, di rivolta, di carestia, di scorag- giamento, di convulsione sociale, di terrore possono giu- stificarla agli occhi nostri, ancora dubbiosi, dopo un secolo di quella fantasmagoria politico-economica. Ma, in fin de' conti, si noti bene : se quella scala andava sino a quasi assorbire i redditi colpiti, non era che apparentemente, perchè i pa- gamenti si facevano in moneta democratica e patriotica di carta, la quale sulla moneta aristocratica e cosmopolita — 40 — di metallo, perdeva tanto, che, con 20 franchi d' oro, se ne comperavano 220 in assegnati, — ragione per cui il milione di reddito, al quale la scala progressiva avrebbe fatto pagare 995,500, o il 99 e 55 per 100, non era, in realtà, colpito dalla imposta progressione che per 90,500, quanto avrebbe pagato colla misura proporzionale del 9,05 per 100 in moneta a valore pieno. Un' altro prestito forzato a scala progressiva fu votato dai Consigli sotto il Direttorio (anno VII), prendendo a base le quote fondiarie superiori a 300 fr. e loro impu- nendo una tassazione variabile nel modo seguente : da 300 a 500 fr. il 30 per 7„ e successi vaman te di 100 in 100, 10 p. % d'aumento, sino a 1,100; da 1100 a 1500 fr. il 120 » 1500 » 2000 » » 140 » 2000 » 2500 » )) 160 » 2500 » 3000 » » 180 » 3000 > 4000 « » 200 » A questo punto la stabilita progressione veniva ad essere troncata per dar luogo ad altre parziali progressioni affidate a speciali commissioni amministrative, dal cui ar- bitrio potevano essere portate sino al limite massimo del 75 per "/„ del reddito. Dice il Vauthier : « En admettant, comme on le fait gónéralement, qiie les cotes foncières reprèsentent les 15 7o du revenu, on pouvait alors èlever jusqu'à 400 7^ de la valeur des cotes leprélèvement affèrent à r emprunt. Ce prélèvement forme en effet, à lui seul, les 60 7o du revenu qui, ajoutès à la valeur de la cote, don- nent°les 75 7o du revenu ^. Ma è ozioso ogni ulteriore esame di questa scala e dei suoi resultati, poiché, giova ri- peterlo, la scala progressiva fu applicata al prestito, non air imposta. Tuttavia, i sostenitori dell'imposta progressiva che in- vocano la storia finanziaria della Francia rivoluzionaria, — 41 — potrebbero ci tare uii esempio in favoi'e della loro tesi : la scala applicata agii stipendii degli impiegati dello Stato che fissava il minimum d' esenzione a 900 fr. e procedeva colla riduzione di : */io sugli sti})endi da 600 fr. a 2000 Vg )) » )) 2.000 » » 3000 V5 » )) )) 3.000 » » 4000 V4 » )) » 4.000 in su. Ma anche questo esempio — il solo che si riferisca all' imposta — ha poca importanza in via assoluta, non ne ha nessuna in via relativa. È vero che si tratta di scala progressiva; ma è anche vero che lo Stato pagava in da- naro effettivo i suoi impiegati, quando il valore del danaro effettivo era dodici volte maggiore di uno stesso valore no- minale nella moneta cartacea che correva il mercato. Questo riferisce il Bottai ed egli soggiunge : « profondamente tur- bate le relazioni fra le ricchezze, era logico che lo Stato ritornasse sopra i contratti fatti in altri tempi co' suoi im- piegati, e quindi neppure giuridicamente si potrebbe cen- surare l'imposta progressiva dell' anno VII sopra gli sti- pendi degli impiegati ». Ma è oziosa ogni considerazione quando si pensi che codesta scala fu voluta in momenti ec- cezionalissimi, non m obbedienza ad un priticipio posto a base di sistema tributario, ma sotto l' imperiosa necessità dello spediente per far fronte ad urgenti bisogni : lo stesso Robespierre, che accettava la progressione per la scala ap- plicata al prestito forzato, s' era già dichiarato nemico del principio, lo aveva accusato di attentare alla eguaglianza dei cittadini di fronte alla legge, e disse di non volersi piegare ad esso che stretto da calamitosi frangenti, da casi eccezionali ed estranei all' imposta. Sotto un altro punto di vista — il più giusto d' ogni altro — dobbiamo riconoscere che 1' imposta progressiva sugli stipendi non e un' imposta che di nome e di parvenza: — 42 — in realtà non significa e non è che una induzione di sti- pendio, la quale, invece d' essere proporzionale, può essere progressiva. Lo Stato non potreljbe diminuire gli assegni già accordati e, in qualche modo, stipulati in cambio delle prestazioni che riceve dai suoi ufficiali ; lo può fare, a par- tire da un tempo, per 1' avvenire : ma alla diminuzione non può dare forza retroattiva. Per giungere a questo diso- nesto resultato pratico, salvando le apparenze, decreta un' imposta (progressiva o proporzionale) sugli stipendi, e cosi riesce a dare forza di retroattività ad una disposizione che non dovrebbe violare diritti acquisiti. Cosi fece per lo appunto il governo francese nel 1816 e nel 1831. La scala del 1816 esentava dalla parziale spogliazione gli impiegati che avevano uno stipendio inferiore ai 500 fr. ; estorceva a quelli della I.* classe, compresa fra 501 e 1000 fr., 1' 1 per 100, e a quelli della 33.^ ed ultima classe, compresa fra 150,001 e 300,000 fr. ; il 33 per 100. La scala del 1831 consisteva di 24 separazioni : esenzione in favore degli sti- pendi inferiori a 1,000 fr. ; diminuzione del 2 per 100 alla 1.^ separazione fra 1,001 e 1,500 fr. ; diminuzione del 25 per 100 alla 24.^ da 20,001 fr. in più. Le imposte progressive sugli stipendi degl' impiegati, non avendo carattere tributario, ma semplicemente con- sistendo in una diminuzione di assegni contrattuali per gli impegni futuri dello Stato ed in una violenta estorsione a danno degli impiegati in carica, non valgono come esempi storici delV imposta. E dunque ozioso tenere conto di quel- r altra spogliazione parziale decretata dal governo fran- cese il 4 aprile 1848, che stabiliva una ritenzione sugli stipendi e sulle pensioni del : 4 P. 7o da 1001 a 2500 5 » » 2501 )) 3000 8 » » 3001 » 4000 10 » » 4001 » 5000 12 » » 5001 » 6000 KJ p. °/„ (ìa 15 16 » » 18 » » 20 » » 23 25 » » 28 » 30 43 — 6001 a 7000 7001 )) 8000 8001 )) 9000 9001 » 10000 10001 » 15000 15001 » 18000 18001 » 20000 20001 )) 25000 25001 in più. 44 VI. I FATTI CONTEMPORANEI Gli on. ministri Gagliardo e Grimalvii nel loro disegno di legge del 23 novembre 1893, il prof. Loria, il prof. Dalla Volta, e, in generale, tutti coloro che, in mancanza di buone ragioni, chiamano in aiuto i fatti isolati ed eccezio- nali avvenuti in altri paesi sotto il dominio di diverse — e non studiate — contingenze precarie e peculiari, met- tono innanzi, in favore dell' imposta progressiva, 1' Inghil- terra, la Svizzera, 1' Olanda, la Germania, ecc. Il Loria poi, nemico delle declamazioni, mette tutto il mondo con- temporaneo sotto il sole della progressione : « dalla Sviz- zera all' Australia, dalla Francia all' America », dall'Alpe alle Piramidi, dal Mansanare al Reno .... Vediamo : L' Inghilterra è citata male 'a proposito ; se il probate dilli/, r estate duty e l' income taoc si vogliono indicare ad esempio d' imposta progressiva nel paese dove la scienza delle finanze è nel sangue dei legislatori, assai magro è il vantaggio che ne può trarre la teoria. — Il probate duty, una delle quattro tasse di successione {probaie duty, legaci/ duty, succession duly, estate duty) colpisce i valori da 2,500 delle nostre lire a 12,500 col 2 per 100 ; (luelli da 12,500 a 25,000 col 2 1/2 e quelli da 25,000 in più del 3 (Atto del 1881, ministero Gladstone). — L' estate duty non fa che esentare i valori di successione inferiori alle 10,000 lire sterline (250,000 lire it.). Se quesla è imposta pro- gressiva, non vale la pena di tenerne parola. — L' in- come tax esenta dal peso tributario i redditi inferiori a 3,750 delle nostre lire ; fra le 3,750 e le 10,000 ne de- (In/o o.OOO di i\' Mito iinponibile ; per i redditi oltre le 10, ()()(.), impune tariffa proporzionale. E una progressione che, se fosse stata conosciuta dall' on. Fortis, quest' uomo parlamentare non 1' avrebbe con tanto entusiasmo comme- morata nel suo discorso del 12 novembre 1893 ai legali- tari di Bologna. E bensì vero che, in Inghilterra, il partito radicale, sul quale il Governo trova il suo appoggio, esige che il saggio del tributo aumenti col crescere dei redditi impo- nibili. Il cancelliere dello scacchiere, a colmare un piccolo deficit di appena 26 milioni delle nostre lire (spesa pre- ventiva per l'anno 1894-95), fu politicamente Goaiveiio di ricorrere a mezzi inadeguati per rispondere alle tendenze socialistiche dei suoi amici : elevò 1' aliquota dell' « in- come tax » da 7 pence ad 8 per lira sterlina (cioè da 2,91 a 3 i/g p, 7o) ^ pensò di compensare la parte meno a- giata della classe media, portando il limite della esenzione da 3750 delle nostre lire a 4000 ; non solo, ma le ren- dite inferiori a 10,000 Tsempre in lire it.) avranno un dif- falco di 4000 invece che di 3000, e quelle comprese fra le 10,000 e le 12,500, che ora sono tassate per intero, go- dranno un diffalco di 2500 (lire it.). La conseguenza sarà che la cifra di 44,500.000 (it. lire), guadagnate sull'aumento dell' imposta sulle entrate, sarà ridotta a 8,250,000, perchè la politica parlamentare, anche in Inghilterra, deve sempre prevalere sugli interessi economici più vitali della nazione. Come si vede, la modificazione si traduce in più esteso uso dell' imposta « degressiva », specialmente colla introduzione di una classe addizionale, quella fra le 10,000 e le 12,500 lire. Ma la più importante concessione che sarà fatta in Inghilterra alla bandiera del socialismo militante, tenuta su e strenuamente difesa dal partito radicale della Camera, è quella parte dell' emendamento che riguarda le tasse di successione (death duiies), se le proposte di sir W. Har- court saranno accettate dal voto del potere legislativo. Tut- tavia, da questi fatti, non ancora compiuti, all' imposta prò- — 46 — gressiva propriamente detta, è ancora lungo assai il tratto, per non poter citare 1' esempio dell' Inghilterra in appog- gio del sistema. In Francia non v' è che un' assai leggera traccia d'im- posta progressiva neWimpòt des paientes. Cosi, per le grandi società di credito, la lievissima tassa è raddoppiata in ra- gione di ogni impiegato, quando il numero degli impiegati superi il 200, è triplicato quando superi il 1,000. La legge del 28 aprile 1893 ha soppresso la progressione in alcune tasse di poca importanza, come in quella che colpiva i hor- dereaux degli agenti di cambio. La stessa legge ha tolto la progressione delle procentuali nelle tasse di registro dette droits fixes gr^aduès, che erano : di 5 fr. per le somme o valori inferiori a 5,000 fr. « 10 » » » » da 5000 » 10,000 » » 20 » » » » v> 10,00 » 20,000 » » 20 » successivamente per ogni somma o valore di 20,000 » Dal 28 aprile 1893, questi droits sono stati ricondotti allo stretto principio della proporzionalità. In quanto all' imposta mobiliare di Parigi — la sola che possa ingannare 1' osservatore superficiale, — essa non è progressiva : la percentuale massima decresce, cor- rispondendo a successive esenzioni parziali, col diminuire degli affitti à valeiir matricìelle. La valeur matricielle rap- presenta i 4/5 del valore reale, e conseguentemente tutti gli affitti inferiori a 500 fr. sono esenti dalla tassa mobi- liare. — Dov' è dunque 1' imposta progressiva in Francia ? Passiamo all' Olanda. Non v' è che una sola imposta a tariffa progressiva, che colpisce i capitali : — 47 — con 3 fior., quelli da - 13,000 a 14,000 fior. ol. » 4 » » » 14,009 » 15,000 » ^> » 1 4 p. 7o » » 15,000 » 200,000 » » » » 200,000 » in più. o Quest' imposta è recentissima : ha dovuto entrare in esecuzione col 1° di maggio del 1893. Essa è dunque un tentativo appena cominciato, 'non ancora veramente speri- mentato, e non si può dire eh' entri nel novero di quelle imposte progressive che il prof. Meneghelli asserì « essere state col tempo riconosciute eque ed opportune. » In tesi generale, nulla di più inequo che un' imposta progressiva sul capitale, perchè, lo abbiamo già notato, è già progressiva, nei suoi effetti, la semplice imposta propor- zionale : non si può dire che il possessore di un fondo del valore di 500,000 lire realizzi un reddito netto 5 volte mag- giore dì chi ne abbia uno di 100,000 lire. L' imposta pro- porzionale, non badando a questa differenza, pesa da sé sola molto di più sui grandi patrimoni che sui mediocri e sui piccoli : r imposta progressiva sul capitale anziché correg- gere la inequità, la accuisce e troppo spesso la rende in- sopportabile. Ma r imposta sul capitale (indipendentemente dal si- stema con cui la si voglia applicare, progressivo e propor- zionale) si presta a critiche troppo serie e facili per trovar appoggio a generalizzarsi. Innanzi a tutto, scoraggia il ri- sparmio. Si capisce subito che gli uomini intraprendenti neir industria, nel commercio, nell'agricoltura cesserebbero dall'accrescere i loro mezzi di produzione, quando, giunti ad una certa ricchezza, se ne vedessero spogliati dall' im- posta. La emigrazione dei capitali unicamente cagionata dalla gravezza tributaria, é cosa troppo nota nella storia economica dei popoli perché valga la pena di parlarne qui diffusamente. 11 conte di Cavour ebbe ad insegnare fino dal 1848 : « In un paese ove le fortune fossero condannate — 48 - alla iainiobiiità. inoi-cè dei fìdecoinmessi e delle soKlUxzioni, V imposta progressiva potrebbe forse introdursi senza gravi sconcerti economici. Ma in una società indusbHosa e libera in. cui i capitali sono in circolazione economica, essa im- pedirebbe ogni rapido progresso, ogni notevole sviluppo della ricchezza pubblica. » Ma r imposta progressiva sul capitale ha per iscopo di esonerare dal tributo tutto ciò che sia frutto del lavoro. Ora, se non si può immaginare il reddito del capitale senza l'aiuto del lavoro al capitale, non si può neppur immagi- nare il reddito del lavoro senza l'aiuto del capitale al la- voro. E se il capitale aiutato dal lavoro paga 1' imposta, anche il lavoro aiutato dal capitale do\rà pagarla. Quale sarebbe il lavoro a cui concedere il privilegio della esen- zione, se non vi sono lavori, dai più grossolani ai più dif- ficili e perfetti che possano produrre indipendentemente dal capitale? Quale sarebbe, per l' identica ragione, il ca- pitale a cui concedere il privilegio della esenzione, se non vi sono capitali, dai più piccoli ai più cospicui che pos- sano produrre indipendentemente dal lavoro ? Su questa verità è opportuno insistere anche a costo di essere pro- lissi. E se vi fosse lavoro, o se vi fosse capitale che potesse produrre da se, automaticamente, non sarebbe una ragione di più per non escluderlo dal contribuire alle spese pubbli- che ? Il Baxter ha voluto decomporre la ricchezza nazio- nale delle Isole Britann'iche ipoteticamente separando i due elementi di produzione ; ma anche sotto questo errore di fatto, la esenzione dall' imposta non trova legittima, né plau- sibile ragione di esser ammessa. 11 Baxter ha calcolato (V. National Income), per i redditi (delle classi superiori e medie) derivanti dal grosso capitale, il totale di 280 milioni di sterline (7 miliardi delle nostre lire) ; per i redditi (delle classi medie e superiori) consistenti iti profitti, stipendi, spettazioni ecc., un totale di 209 milioni e 500,000 st. (5 miliardi, 237 milioni, 500 mila lire italiane) ; per i redditi (delle classi inferiori e lavoratrici) consistenti in mercedi — 49 — giornaliere, profitti di piccoli risparmi e salari, un totale di 324 milioni e 500,000 st. (8 miliardi, 112 milioni, 500 mila lire it.). Dal che emerge che i redditi così detti del lavoro sono eguali o superiori ai redditi così detti del ca- pitale. Perchè dunque sollevare dall' imposta la metà del reddito nazionale e scaricarne il peso sull' altra metà ? Ecco forse la ragione delle imposte miste, a cui mi- rarono il ministro prussiano Miquel, il Chamberlain in A- merica, (quando accettò il Radicai prograimne) e il go- verno neerlandese, che, colla legge del 1892, istituì un'im- posta sul capitale allo scopo di fortificare le imposte già esistenti sui redditi mobili e industriali. Quest' imposta neerlandese non è, a rigore, mista : essa deduce dai capi- tali tassati r ammontare dei debiti di cui sieno colpiti, comprendendovi l' imposta fondiaria degi' immobili, e co- mincia con un saggio graduato per giungere sino ad V4 ^ a 2 per 1,000 successivamente. E dunque, sotto un certo punto di vista, progressiva. Le impo?te miste, propriamente dette, sono quelle svizzere, alcune delle quali (le progres- sive) converrà particolarmente osservare. In Prussia, la tariffa progressiva era già introdotta prima che si potesse citare l'opera del ministro Miquel. La Classensleuer era l' imposta applicata ai redditi inferiori a 3,750 delle nostre lire, e la Einhommensteuer era quella che colpiva i redditi a questa cifra superiori. La Classen- steuer aveva tariffa graduata da 1,125 a 3,750 in ragione di Va a 2 V2 pei" 100- Le due imposte non ne formano ora che una, ed eccone la scala progressiva : redditi da 900 a 1050 marchi, 6 marchi ^ » 1050 » 1200 » 9 » > > 1200 » 1350 » 12 » » » 1350 » 1500 » 16 » » » 1500 » 1650 » 21 » > » 1650 » 1800 > 26 » r. Yl, s. VII D — 50 — redditi da 1800 a 2100 marchi, 31 marcili » » 2100 » 2400 » 36 » > » 2400 » 2700 » 44 » » » 2700 » 3000 » 52 » » » 3000 » 3300 » 60 » » » 3300 » 3600 » 70 » » » 3600 » 3900 » 80 » » » 3900 » 4200 » 92 > » > 4200 » 4500 » 104 » » » 4500 » 5000 » 118 » » » 5000 » 5500 » 132 > > » 5500 •» 6000 » 146 » » » 6000 > 6500 » 160 » » » 6500 » 7000 » 176 » » » 7000 > 7500 » 192 ■» » » 7500 » 8000 » 212 » > » 8000 * 8500 » 232 » » » 8500 » 9000 » 252 » » » 9000 » 9500 » 276 » » » 9500 » 10500 » 300 » Per i redditi fra 10,500 e 30,500, divisi in categorie, colla differenza di 1,000, l'imposta aumenta di 30 m. per ogni categoria ; per quelli fra 30,500 e 32,000, si aumenta di 60 m. ; per quelli fra 32,000 e 78,000, si aumenta di 80 per ogni categoria distinta dalla differenza di 2,000 ; e per quella fra 78,000 e 100,000 si aumenta di 100 per ogni categoria colla stessa differenza di 2,000. Quanto ai redditi superiori, l'imposta arriva a 4,000 m. per quelli fra 100,000 e 105,000, si accresce di 200 per ogni categoria differen- ziale di 5000 (V. Hanwórterbuch der Staatsioissenchaf- ten, Jena, 1891, III Bd. cit. dal Ricca Salerno). Questa scala è moderatissima ed è assai presto limi- tata dalla tariffa proporzionale. 11 testo ufficiale non indica le percentuali ; ma si vede subito che 1' ultima categoria di 900-1050 m. paga coll'aliquota del 0,62 p. % ; la cate- - 5l - goria che comincia da 3,000 m. paga coli' aliquota del 2,10 p. °/q, la quale si eleva, coll'aumentare dei redditi, sino a 9,500 ra., che cominciano a pagare l' intero saggio del 3 p. 7o- Questo saggio rimane fisso fino ai redditi di 30,500 m. e quindi cresce per arrivare al massimo del 4 p. 7o P®i" i redditi superiori a 100,000 m. sul limite infimo di ciascuna categoria. Questa è la sola e vera scala progressiva che si possa, sul serio, citare come esempio contemporaneo del sistema ; ma è progressiva lenta e bastarda, come avrò occasione di dimostrare. Negli Stati germanici, in generale, predomina la ra- gione degressiva, che ora si accosta alla progressione ed ora alla proporzione, secondo la maggiore o minore al- tezza del limite massimo. La progressione arriva al 3 p. 7o e si ferma ai redditi di 3900 marchi in Lubecca, di 5,400 in Sassonia e di 9,000 nel Weimar, — arriva al 3 Va ?• 7o e si ferma ai redditi di 10,000 marchi in Amburgo, — ar- riva al 4 p. 7o e si ferma ai redditi di 9,000 marchi in Brema, di 33,000 nel Meiningen, di 60,000 nell'Oldemburg e di 100,000 in Prussia (come abbiamo veduto) ; e arriva al 5 p. 7o ® si ferma ai redditi di 30,000 m. nel Baden. Il movimento in favore della progressione tributaria si è manifestato in Austria : l'antico ministro delle finanze cisleitane, il signor Dunajewski, aveva elaborato un dise- gno di riforma che il successore signor Steinbach volle appropiarsi. Caduto dal potere lo Steinbach, quella proposta di legge fu accettata dal De Plener, il quale dopo averla in parte modificata, sta ora (agosto 1894) per presentarla al Pv,eichsrath. Il De Plener vorrebbe surrogare alle im- poste ora esistenti : un' imposta sulle imprese industriali, un' imposta sulle imprese che hanno l'obbligo di pubblicare i loro bilanci a tempo determinato, un' imposta sugli sti- pendi ed un'altra sulle rendite, — alle quali quattro con- — 52 — trilbuzioni dirette vorrebbe aggiungere un' imposta o, me- glio, una sovraimposta a scala progressiva per colpire in modo generale tutti, senza eccezione, i redditi. Secondo le ultime notizie, la progressione non si eleverebbe al di sopra del 4 p. 7o anche per i redditi più cospicui. La scala a- scendente partirebbe da 0,6 p. 7o P^i' i redditi di 601 flo- rini e si alzerebbe insensibilmente all'i p. °l^ per i redditi di 1000 fiorini, al 2 p. 7„ per quelli di 2,000 fiorini, al 3 p. 7o P^i" quelli di 3,000 fiorini, e così di seguito. Prima delle recentissime modificazioni recate dal De Plener, la vantata serie progressiva si riduceva alle seguenti cifre : Reddito Percentuale Imposta del da a reddito medio 600 625 3.60 0.58 625 650 3.94 0.41 650 675 4 28 0.64 675 700 4.63 0.07 700 750 5.16 0.71 750 800 5.90 0.76 800 850 6.66 0.80 850 900 7.44 0.85 900 950 8.25 0.89 950 1,000 9.09 0.93 1,000 1,100 10.38 0.98 1,100 1.200 12.19 1.06 1,200 1,300 14.09 1.12 1,300 1,400 16.06 1.18 1,400 1,500 18.12 1.24 1,500 1,600 20.25 1.30 1,600 1,700 22.45 1.36 1,700 1,800 24.72 i.41 1,800 1,900 27 05 1.46 — 53 — Reddito da Imposta Percentuale del reddito medio 1,900 2,000 ■2:200 2,400 2,600 2,800 3,000 3,300 3,600 3,900 4,200 4,600 5,000 5,500 6,000 6,500 7,000 7,500 8,000 8,500 9,000 9,500 i 0,000 11,000 12,000 13,000 14,000 15,000 16,000 17.000 2,000 2,200 2,400 2,600 2,800 3,000 3,300 3,600 3,900 4,200 4,600 5,000 5,500 6,000 6,500 7,000 7,500 8,000 8,500 9,000 9,500 10.000 11,000 12,000 13,000 14,000 15,000 16,000 17,000 18,000 29.45 33.14 38.25 43.56 49.03 54.66 61.90 70.85 80,04 89.46 100.70 1 13.83 128.91 146.00 163 39 18) 02 198.89 216.94 235.16 253.52 272 01 290.61 318.71 356.45 394.49 432.76 471.22 509.84 548.59 587.47 1.51 1.57 1.66 1.74 1.81 1.88 1.96 2.05 2.13 2.20 2.28 2 37 2.45 2.53 2.61 2.68 2.74 2.79 2.85 2.89 2 94 2 98 3.03 3.09 3.15 3.20 3 24 3.28 3.32 3.35 54 — Reddito da Imposta Percentuale del reddito medio 18,000 19,000 20,000 22,000 24,000 26,000 28,000 30,000 32,000 34,000 36,000 38,000 40,000 42,000 44,000 46,000 48,000 50,000 52,000 54,000 56,000 58,000 60,000 62,000 64,000 66,000 68,000 70,000 72,000 74,000 19,000 20,000 22,000 24,000 26,000 28,000 30,000 32,000 34,000 36,000 38,000 40,000 42,000 44,000 46,000 48,000 50,000 52,000 54,000 56,000 58,000 60,000 62,000 64,000 66,000 68,000 70,000 72,000 74,000 76,000 626.45 665.52 724.27 802.82 88155 960.47 1,039.51 1,118.67 1,197.93 1,277.27 1,356.67 1,436.12 1,515.62 1,595.16 1,674.74 1,754.35 1,834.00 1,913.67 1,993.36 2,073.08 2,152.81 2,232.56 2,312.33 2,392.10 2,471.90 2,551.70 3,631.52 2,711.34 2,791.18 2,871.02 3.38 3.41 3.44 3.49 3.52 3.55 3,.58 3.60 3.63 3.64 3.66 3.68 3.69 3.70 3.72 3.73 3.74 3,75 3.76 3.77 3.78 3.79 3.80 3.81 3.82 55 — Reddito da Imposta Percentuale del reddito medio 76,000 78,000 80,000 82,000 84,000 86,000 88,000 90,000 92,000 94,00i) 96,000 98,000 78,000 80,000 82,000 84,000 86,000 88,000 90,000 92,000 94,000 96,000 98,000 100,000 2,950.87 1^,030.72 3,110.59 3,190,46 3,270.34 3,350,22 3,430.10 3,.509.99 3,589 89 3,669.80 3,749-70 3,829.61 3.83 3.84 3.85 3.86 3.86 I redditi superiori a 100,000 fiorini avrebbero dovuto dividersi in categorie colla differenza di 5000 fra 1' una e l'altra ; e l'imposta massima avrebbe dovuto aumentare di 200 in 200 fiorini, ma senza oltrepasssare il massimo del "^ P- °/o' — Tutto ciò per evitare un'imposta proporzionale su tutti i redditi del 2.74 per 100 ! La scala che proporrà al Reichsrath il sig. De Plener sarà questa stessa, od un'altra da questa ben poco diversa ; e se la si potrà dire progressiva, avrà, agli occhi di tutti, l'impronta della paura, della sfiducia, come quella che sem- In quanto all'America, poco si trova sul terreno pra- tico dell'esperienza. Nel 1866, in .seguito alla guerra di seccessione, e quando il corso coatto della valuta cartacea faceva salire l'aggio della moneta metallica al 30 e al 40 — 56 — per 100, gli Stati Uniti ebbero un' imposta sul reddito in parte a tariffa progressiva : 5 per 100 per le rendite fra i 600 ed i 5,000 dollari, 7 Va e 10 per 100 sopra i 5,000 dollari. — Vale la pena di citare l'America ? Nel momento in cui sto correggendo le bozze di questa, monografia, vengo a sapere che il ministro Mittnacht — per atto politico di fronte all' invadente partito socialistico parlamentare — si trovò costretto di presentare alla Ca- mera del Wiirtemberg un disegno di legge che avrebbe l'aria di favorire l' imposta progressiva. Ma anche in questo caso, siamo in presenza, non dell' imposta progressiva pro- priamente detta, ma di uno spediente che mira soltanto ad avere 1' apparenza del sistema. Secondo la proposta del Mittnacht, l' imposta dovrebb'essere proporzionale, al 4 p. °lo, per tutti i redditi. Ma i redditi imponibili superiori a 15,000 marchi sarebbero lasciati fermi, e quelli a codesto limite inferiori sarebbero diversamente ridotti. Non si tratta, insomma, che di parziali esenzioni d' imposta in relazione alla degressiva importanza dei redditi imponibili. Più si va innanzi, di qua e di là tentando la introduzione dell' im- posta progressiva negli assetti generali tributarli, e più fiacchi ne sono gli impulsi, più scialbe le proposte, più lontane le variazioni del sistema dal tipo vero della pro- gressione. Vediamo adesso la Svizzera : La Confederazione non accettò mai la scala progres- siva per la imposta : sono stati i Cantoni a valersi dei loro diritti fiscali per applicare il sistema o all' imposta sul ca- pitale, 0 all' imposta sul reddito, o simultaneamente a que- sti due cespiti di finanza. Per quest'ultima categoria ci sta di fronte — in prima linea — il Cantone di Vaud, la cui Loi d'impòt sur la for- — 57 — tune mohilière et sur la forUtne immobilière è del 21 ago- sto 1886, e dispone : « 1.° Il est pergu i-in impòt direct et distinct par ca- » tégorie : a) sur le fortune mobilière et sur le produit du » travail, sous le nom d' impót mobilière, b) sur la fortune » immobilière, sous le nom d'impòt fonder ; 2° La fortune » imposable de chaque contribuable frappée dans les catègo- » ries supérieures est au bénéfice du taux des catégories ■» inférieures pour la part correspondante de la fortune mo- » bilière ; 3,° Le taux de l' impòt pour la plus basse catégorie » de la fortune immobilière devra tojucnirs ètre inférieur » à celui de la catégorie correspondante de la fortune mo- » bilière ; 4." Chaque' année, lors de la presentation du 5> budget pour 1' année suivante, le Grand Conseil déter- » mine le taux de l' impòt à percevoir en application de la » presente loi. » E stabilisce : che la matière imposable deìYiDìpòt mo- bilier sia costituita sulla ricchezza mobile, sui redditi e gli usufrutti, sul prodotto, del lavoro, e che ognuno di questi elementi sia distinto nelle seguenti sette categorie : categoria compresa fra le 25,000 fr. » » 25,001 » 50,000 » » » » 50,001 » 100,000 » » 100,001 » 200,000 » » » » 200,001 » 400,000 » » y> » 400,001 » 800,000 » » » » 800,001 in più ; » ^ le 1,250 » » » » 1,251 » 2,500 » » » * 2,501 » 5,000 » » » » 5,001 » 10,000 » 10,001 » 20,000 » » » ^> 20,001 ^ 40,000 » » » » 40,001 in più : 1.^ O a -*3 QJ 3.''' s .; 4.^ "S 1 5.^ o ^ 6.^ 7/ __ / 1/^ 'Z, l 2 '' 2 1 -2 1 3/^ o \ 4.=' 5/^ co i 0^ 6.^ — 58 — e che il saggio dell' imposta cominci da 1 per la 1.* cate- goria ed arrivi alla 7.^ crescendo successivamente, categoria per categoria, da 1 a 1 Va, a 2, a 2 Va, a 3, a 3 Va, a 4 ; e che gli elementi dell' imposta rimangano distinti, non in- dissolubilmente legati tra loro, nella relazione : 1 per 1000 mila ricchezza mobile propriamente detta, 16 per 1000 sui redditi e gli usufrutti, 8 per 1000 sul prodotto del lavoro. E vuole : che la matière imposable dell' impòt fonder comprenda < la valeur au cadastre de tous les immeubles » bàtis ou non bàtis du territoire vaudois, sous déduction des » dettes hypothècaires, dont la défalcation est autorisée par » par la loi », e che la categorie per quest' imposta sieno tre : l."" categoria 1 fr. a 25,000 fr. 2." » 25,001 » )) 100,000 » 3.* » 100,001 » )) più, e che il saggio sia fissato < par la loi annuelle » nella proporzione di 1 per la 1.* categoria, di 1 Va per la 2.% di 2 per la 3.^ Questa imposta progressiva del Cantone di Vaud, cosi di frequente citata ed invocata ad esempio di vittoria sul terreno pratico del sistema, non è, come si vede, che una imposta a scala lenta e limitata. Non è neppure, a rigore, una vera e propria imposta progressiva, poiché non fa sopportare la progressione ai valori imponibili che per ogni scaglione successivo sopra il livello dei valori inferiori. Si volle anzi distinguere questo speciale sistema d' imposta progressiva dal siste- ma della imposta progressiva comunemente detta : l'uno fu chiamato della progressione frazionata per sca- glione ; r altro, del pagamento integrale per categoria. Il sistema vodese stabilisce la perfetta proporzionalità per tutti i valori compresi dentro lo scaglione a cui sieno co- stretti dalla tariffa, e si riduce per ciò ad un sistema di imposte proporzionali sovrapposte le une alle altre coll'ac- — 59 — crescere delle loro percentuali : è dunque, quella del Can- tone di Vaud, un' imposta progressiva larvata, attenuata, bastarda, nella quale il principio della proporzionalità do- mina sovrano. In quanto poi all' impót fonder, la progres- sione, per mo' di dire, va salendo, di 1/2 in Va > da 1 a 2 e si ferma al reddito imponibile di 100,000. Come si fa a mettere innanzi questo tipo d' imposta in nome ed a segno di trionfo del sistema e come arma di guerra con- tro la proprietà fondiaria ? Osserva il Bertolini : « Eppure era proprio il caso di colpirla — questa sciagurata pro- prietà del suolo, triste eredità delle spogliazioni, delle ra- pine, dei feudi, giacché, se i capitali "mobiliari, quando gravi sopra di loro soverchiamente la mano del fìsco, pos- sono spiccare il volo e fuggire, essa può, tutt'alpiù, essere abbandonata dal proprietario, e allora, quando ciò avve- nisse, tanto meglio ! ogni questione sarebbe risolta. » Un'imposta progressiva in meno erroneo significato della parola, a sistema, cioè, di pagamento integrale per catego- ria, è quella con cui il Cantone di Soletta volle colpire il reddito cosi : per un reddito di 100 fr., fr. 2; 1 fr. p. % da 1,001 a 1,900 fr. di reddito, per un reddito di 2,000 fr., fr. 6 p. 1007 ossia fr. 12 3,000 » » 7 » » » 21 4,000 » > 8 » > » 32 5,000 » » 10 » » » 50 6,000 » * 12 » > » 72 7,000 > > 14 » » » 98 8,000 » » 16 » » » 128 10,000 » e più fr. 20 per 7o. )• Ma vale proprio la pena di applicare il sistema della progressione all'imposta per chiuderlo dentro cosi angusti confini ? Questa è un'imposta progressiva, se si vuole che lo sia, vera e propria, ma le toglie ogni importanza il limite che la rende microscopica. Una coltellata cagiona una ferita che può mettere in pericolo 1' esistenza : anche un colpo di spillo cagiona una ferita, ma il socialista che invoca le imposte progressive della Svizzera assomiglia ad un legi- slatore che mettesse innanzi quel colpo di spillo per ri- formare il codice penale. Le altre imposte progressive cantonali sono dello stesso calibro, press'a poco, di quelle di Soletta. Zurigo ha una progressione che colpisce i volori im- ponibili per mezzo di coefficienti frazionarli applicabili ad ogni suddivisione degli stessi valori. La Vermógensleuer (imposta sul capitale) fa pagare invariabilmente il 4 per 1,000; ma la scala è cosi stabilita: «/.o dei primi 20,000 fr. sono soggetti all'imposta Vi„ dei seguenti 30,000 » » > >> '/,o - 50,000 » » » » '1.0 » 100,000 » ^ » V 'Uo » 200,000 » >> » » '7,0 . 0 la totalità dell' eccedente al di là delle somme precedenti. La Einkommetisteuer (imposta sulla rendita) è stabi- lita sullo stesso principio. Vi sono soggetti : ^/,^ dei primi 1,500 fr. Vio dei seguenti 1,500 » 6/,^ » » 3,000 » 8/,„ ì> » 4,000 » '7io» 0 il totale dell' eccedente al di là di queste somme addizionate. Oltre i 10,000 fr. cessa ogni progressione. Il Cantone di Zug ha un' imposta progressiva sul ca- pitale cosi scaglionata : sino a 100,000 fr. 1.— p. «/oo da 100,001 a 200,000 » 1.25 » » 200,001 » 300,000 » 1.50 » » 300,001 » 400,000 » 1.75 » » 400,001 in più 2.— » Più debole di cosi non potrebb' essere, poiché non CI esce che di 0.25 p. 7oo ^^^ Oo"^'' 100,000 e si ferma a 2, al qiial saggio diventa proporzionale. L' imposta sulla rendita, dello stesso Cantone, fa pa- gare : l.~ p. 7o da 500 a 1,000 fr. 1.50 )) » 1,000 « 3,000 » 2.~ » » 3,000 )) 5.000 » 3. — » » 5,000 » più. Questi dati del Cantone di Zug presentano il cam- pione delle imposte progressive di parecchi altri Can- toni (San Gallo, Grigioni, Turgovia), che adottarono tariffe non troppo discoste le une dalle altre. Altri Cantoni vol- lero la progressione sopra una sola imposta, o sul capitale, 0 sul reddito : Basilea-città lasciò proporzionale l'imposta sul capitale e rese progressiva quella sul reddito, con au- mento successivo da 1 a 4 per 100. Berna, come Basilea : sola r imposta sul reddito vi è graduata da 1 Va a 2, a 2 Va P^i' 100, con possibili variazioni di tariffa, di anno in anno, secondo le mutabili esigenze del bilancio. In altri Cantoni vi sono simili ed anche maggiori restrizioni al principio, platonicamente applicato, dall' imposta progres- siva : il Cantone di Neufchatel lo ha invece sdegnosamente / respinto. Ho chiesto ai Governi cantonali altri dati più recenti e più precisi sui loro sistemi d' imposta progressiva ; ma è ozioso che io li aspetti : questi, a cui ho fatto cenno, sono più che sufficienti a dimostrare quanto poco giustificate sieno le citazioni che ne fanno consuetamente gli scrittori superficiali in appoggio al sistema, che si può ammirare sentimentalmente, ma a cui è impossibile sinora dare vero e proprio sostegno sperimentale. Si osservi poi come nella Svizzera, la patria classica dell' imposta progressiva, si — 62 — tratti quasi sempre e dappertutto di frazioni cosi piccole d' incremento da rendere illusorio il sistema in tutte le sue tentate applicazioni. Si tratta spesso di quinti di cen- tesimi, di millesimi, che devono riuscire tanto noiosi alla contabilità dello Stato, quanto sono oziosi allo scopo poli- tico dell' imposta ed infruttuosi alla pubblica finanza. E poi : r imposta progressiva non esce, nella Svizzera, dagli stretti limiti dei Cantoni. E quali Cantoni ! ventidue per neppure 3 milioni di abitanti, a cui arriva tutta la popolazione della Confederazione ; Cantoni, come quello di Zug, di 22,000 abitanti, e, come quello di Appenzel, di 12,000 abitanti : Noi abbiamo a centinaia piccoli Co- muni assai più popolati. L' esperienza svizzera è dunque una specie di esperienza da laboratorio, a cui manca r imprevedibile, l' inaspettato, e che si può assicurare contro ogni pericolo, a cui si presta per la natura sua e della materia esplodente che mette in azione. « 11 ne s' agit — dice lo Stourm — que d' impositions locales dont les interéssès, dajis leur étroite circonscription, peu- vent régler, pour ainsi dire, eux-mémes les bases et le tarifs, et surveiller l'exécution de très près. » Cosi si può, in un gabinetto di chimica, ottenere l'acido fluoridico, senza esporre gli studenti alle terribili conseguenze di questo corrosivo aeriforme : sono molte le cautele nel produrlo in quantità appena sensibile. Ma se dalle proporzioni dell'imposta cantonale svizzera si passi a quelle di un sistema generale tributario, sia pure applicabile ad uno Stato fra i più piccoli, come la Confe- derazione elvetica, sarebbe ben difficile il poterne dimo- strare la possibilità, quanto sarebbe facile il metterne in linea tutte le disastrose conseguenze politiche, economiche e finanziarie. La critica dell' imposta progressiva dev'essere fatta — bene inteso — in quanto appunto la si consideri come si- stema generale hnhutario di uno Stato, perchè considerata nelle sue singole e molteplici applicazioni, diventa eccezione - 63 — alla regola — accidente fiscale — accorgimento di spediente — forma speciale di concussione — tassa, non imposta ; e come tale potrebb' essere giustificata, non da un principio economico, ma o giuridico, o politico, o igienico, o qualsi- voglia, che, per codesto mezzo, a un dato momento e sotto r influenza di contingenze peculiari ed imperiose, premesse all'arte governativa di far prevalere. VII. LE GRANDI AUTORITÀ DELLA SCIENZA I sostenitori dell" imposta progressiva sogliono citare, in loro appoggio, le maggiori autorità della scienza econo- mica : Adamo Smith e G. B. Say. — il prof. Achille Loria dice testualmente : « Nel campo dottrinale furono autorevoli apostoli di (juesto metodo di tassazione Ad. Smith e G. B. Say, i fondatori stessi dell'economia politica. » E se un pro- fessore universitario di economia politica ha detto questo, si capisce come i ministri Gagliardo e Grimaldi, nella loro proposta di legge (23 novembre 1S93), non abbiamo esitato ad asserire, senz'altro, che « fautori dell' imposta progres- siva sono stati Adamo Smith e G. B. Say, i fondatori stessi della scienza economica. » E a torto, tuttavia, che s' invocano questi due nomi celeberrimi, poiché il ragionamento del Say è tutto senti- mentale ed è soggetto alla nozione erronea ch'egli si era fatta dell' imposta ; e si sa che la tesi dell' imposta è quella di cui nel suo Trattato e nel suo Corso non s'è punto oc- cupato scientificamente. Egli dice : « La imposta è un sa- » crificio fatto alla società, all'ordine pubblico. L'ordine » pubblico non può esigere il sacrificio delle famiglie. Ora, )) è costringerle ad un sacrificio quando si tolga loro ciò )) che a loro è indispensabile per vivere. Chi mai oserà » sostenere che un padre debba strappare il pane dalla » bocca affamata de' suoi figli per contribuire al lusso di >) una corte od allo sfarzo dei pubblici monumenti ? » S' è già avvertito che l' imposta nulla può chiedere all' indi- gente, che non ha nulla. D'altra parte, il Say contrapponeva all' imposta il lusso della corte e quello di alcuni speciali lavori pubblici ; — e lo stesso concetto dell'imposta vestiva per — 65 — lui una forma di arbitrio tirannico per far cadere sui sudditi il peso delle dissipazioni capricciosamente volute dalla co- rona ; — e, quasi che avesse desiderato non lasciare alcun dubbio sulla incertezza da cui era dominato nell'argomento economico dell' imposta, egli dichiarò non essere suo pro- posito il ricercare a chi appartenga il diritto di votare e stabilire le pubbliche contribuzioni. Se v' è un nome che non si possa affatto prendere sul serio, discutendo le que- stioni dell' imposta, quest'è il nome di Giovanbattista Say. In quanto allo Smith, ecco le sue parole, come furono tradotte dal Say, che ne è stato l' interprete più fedele ed il celeberrimo volgarizzatore : « Il n'est point déraisonable » que le riche contribue aux dépenses publiques, non seu- » lement à proportion de son revenu, mais pour quelque » chose de plus. » Ma è a notare che lo stesso Smith, in- segnando le famose quattro regole, a cui, secondo la sua dottrina, deggiono essere sottoposte le pubbliche contribu- zioni, non parla affatto del loro sistema progressivo ; anzi è chiaro che egli tutte strettamente le coordina al principio della proporzionalità : « The subject of every State ought » to the contribute towards the support of the government, )) as nearly as possible, in proportion to their respec- » ti ve abilities ; that is, in proportion to the r evenne which » they respectiveley enjoy under the protection of the » State. » (1) Si noti bene : questo brano si riferisce all'm- posta propriamente detta, considerata come sistema gene- rale tributario; ma quello tradotto dal Say alludeva in- vece esclusivamente ad una tassa speciale, alla tassa sulle pigioni. (1) The Nat. and Caus. of the W. of N., Book V, chap. II, Part II. Of taxes. T. VI, S. VII Il Senza passare in rassegna le espressioni degli altri economisti, che, con grande compiacimento degli intelletti superficiali, sono invocati dal socialismo militante, queste osservazioni sul Say e sullo Smith sono sufficienti a ricor- dare quanto sia facile e frequente lo appellarsi all'autorità dei grandi pensatori, prendendo a volo qualche loro frase, isolandola e ponendola a cardine di teorie diametralmente contrarie a quelle dagli stessi pensatori sostenute. Si suole citare fra i più autorevoli propugnatori del- l' imposta progressiva anche il nostro Matteo Pescatore (La logica delle impone) ; ma è un appoggio molto in- certo, molto debole, perchè egli avrebbe voluto, « per ser- bare una vera e costante proporzione colla facoltà di con- tribuire », che si adottasse nella ripartizione delle imposte « una proporzione progressivamente crescente col crescere degli averi imponibili »; ma però « \^ proporzione unifor- me » si dovesse accettare « come regola per la necessità di sostituire una norma legale agli apprezzamenti arbi- trarli. )) Da ciò si vede che, per il Pescatore, la propor- zione sola è norma certa e dev' essere regola costante, e che la progressione è soggetta all'arbitrio dei legislatori. Trascuriamo gli altri autori : de minimis non cu7^at praetor. i li - 67 - Vili. LE TASSE VOLUTTUARIE Ho detto che il sistema della progressione dev'essere criticato, in quanto si riferisca all' imposta, non alla tassa. Tuttavia si può osservare che la progressione applicata alla tassa si trova quasi sempre di fronte alle manifestazioni cosi dette del lusso, e che il lusso, in realtà, non esiste, oppure che tutti i consumi possono essere fatti appartenere al lusso, se, invece di vederli dall' alto in basso, si guardino dal basso in alto della piramide sociale, e che conseguen- temente la tassa è condotta ad abbracciare tutto il dominio dell' imposta. Che cosa è il lusso ? È molto difficile definirlo. Si può dire che consista nella differenza fra i mezzi di cui un uomo dispone e le spese che incontra ; tra le soddisfazioni che egli si procura e il reddito con cui può procurarsele. Questo lusso è rovinoso e non può dispiacere ai sostenitori dell' imposta progressiva, per i quali il loro sistema tribu- tario avrebbe per intento il resultato stesso a cui il lusso, cosi inteso, giunge da sé. Il socialista Poudhon, invece ha detto che lusso è progresso : « Les produits de luxe sont ceux dont la creation suppose préexistence de tous les autres ». Il lusso è relativo, è soggettivo : tutto ciò che ho detto del superfluo, si può ripetere parlando del lusso. Ma si rimanga pure dentro un concetto meno largo : sono assai pochi i consumi che si possano, senza contestazione, colpire con una progressione in odio alla ricchezza. E, d' altra parte, inveire contro il ricco, non significa proteggere il povero, a cui la protezione dello Stato deve soltanto gua- rentire la libertà di poter salire, col lavoro e col rispar- mio, alla ricchezza. — (>8 — Ad ogni modo, l' imposta progressiva non può essere ristretta ad una parte dei redditi o ad alcune forme della ricchezza, senza cadere in flagrante contraddizione ; né si può ammettere che lo Stato intervenga, come giudice dei consumi privati, a tutelare, a dirigere, a plasmare la so- cietà, per mezzo del tributo. Sarebbe ed è stata la peggiore delle intrusioni e la più pericolosa ; sarebbe una protezione che si tradurrebbe, e si tradusse, da una parte, nel più capriccioso arbitrio ; dall' altra, nella più funesta oppres- sione. Quando si credeva che il lusso fosse immorale, s'im- maginarono le leggi suntuarie, che ottennero soltanto di rendere immorali i rapporti tra i cittadini e lo Stato. Più tardi, alla legge suntuaria s'è sostituita l'imposta suntuaria, oggi detta voluttuaria, o la tassa progressiva applicata a spe- ciali forme di ricchezza, le più mutabili, le più effimere, le più resistenti allo scopo finanziario di far pagare di più chi abbia, o chi mostri, o lasci credere di avere di più. p] stata, si può dire, una lunga lotta storica fra la ignoranza dei reggitori pubblici e l'interesse personale dei contribuenti; ed è ozioso lo avvertire quale dei due avversari s'ebbe la sconfitta. Fu sconfitto lo Stato quando volle tassare i muli di lusso, i cavalli da sella, le lettighe e la cipria, in Inghil- terra ; — le parrucche a Venezia, in Francia e nella Sve- zia ; — la mobilia, le argenterie e i gioielli, nei Paesi Bassi; — gli orologi da tasca ed i pianoforti, in alcuni Stati dell'Unione Americana ; — i tessuti in seta e le spade do- rate nella Svezia ; — il bigliardo nei Cantoni di Vaud e di Ginevra ; — i cappelli da uomo in Francia ; — i cappelli da donna ed i fuochi artificiali, in Olanda ; — il ballo, in Prussia; — i dadi, i birilli ed i rosignuoli, a Brenna, ecc. Tutte queste tasse, o sì dovettero abbandonare, perchè costavano piìi a riscuoterle che non avessero prodotto al- l' erario, o rimasero come una canzonatura finanziaria, avendo sempre e dappertutto rappresentato, nei bilanci degli Stati, poca più importanza di una goccia d'acqua nell'Oceano. — 69 — I francesi, vanitosissimi, che portano il nastro della «Legioii d'onore, » fin sulla camicia da notte, hanno smesso le deco- razioni estere quando ne dovettero pagare la tassa. Gl'in- glesi, aristocratici sino al midollo delle ossa, fecero altret- tanto per i blasoni. Non soltanto v' è una speciale e pronunciatissima ri- luttanza a pagare le tasse voluttuaì'ie ; ma una grande il- lusione inganna coloro ehe vedono nel lusso una buona sorgente d' introiti per la pubblica finanza : le tasse sul lusso non possono avere che un'assai ristretta, quanto avara clientela. L'orologio da tasca fu considerato, da parecchi Stati americani, oggetto di lusso e fu tassato in progres- sione : un dollaro l'orologio d' argento, due dollari quello d' oro ; ma, nello Stato di Filadelfia, uno fra i più civili dell' Unione, la pubblica finanza non trovò, nel 1870, che otto orologi d'argento ed uno solo d'oro. E vero però che questa tassa non poieva avere altra base statistica che la dichiarazione del contribuente. Ma ecco un altro cespite di lusso, che la tassa può colpire direttamente : la caccia. Poco più di 350,000 permessi sono rilasciati ogni anno in un paese fra i più ricchi d'Europa, in Francia. Con un cosi debole moltiplicatore, che cosa può rendere, netto da spese, il prodotto di questa tassa voluttuaria ? Innalzarne il saggio per compensare con esso il tesoro dell'esiguo numero dei C(jntribuenti, è impossibile : la tassa è già portata al suo massimo ; ed è dimostrato che, se un primo franco di più facesse scemare di 100 il numero di coloro che la pagano, un secondo franco ne porterebbe via 1000; un terzo franco, 10,000 : l'aumento del saggio fa progredire la diminuzione dei contribuenti — per tutte le tasse voluttuarie — più presto che non cresca la velocità dei gravi cadenti col qua- drato delle distanze. Se in Francia si raddoppiasse e si tri- plicasse la tassa sulla caccia, sarebbe lo stesso che soppri- merla. Infatti, nel 1871, da 15 franchi fu improvvisamente portata a 30; ma, d'allora in poi, i permessi di caccia furono chiesti in così esiguo numero, che, col 20 deceinbre del — 70 — 1872, fu ripristinata la tassa qual'era prima del 23 agosto dell'anno precedente. Quest' esempio vale per tutti : si vegga la storia della tassa sui domestici — quasi sempre progressiva — in Olanda, in Prussia, nella Svezia, nel Portogallo, in Inghilterra ; la storia della tassa sulle vetture e sui cavalli di lusso in In- ghilteri^a e in Francia ; la storia delle assessed taxes e del triple assessment in Inghilterra, ecc. : le conclusioni a cui si giunge, sul terreno dei fatti, sono sempre e dappertutto e per ogni tassa, o progressiva o voluttuaria, le stesse. Per ciò, molte di codeste tasse o furono tolte, a cominciare da quella sulla danza, soppressa, nel 1743, da Federico 1I.°, o furono rese molto moderate, a cominciare da quella sugli oggetti d' orificieria artistica, che giunge appena, in ogni paese, all' 1, al Va? a meno del Va per 100. Anzi questa tassa, la più voluttuaria di tutte, fu senz' altro soppressa dal Goschen, nel 1891, nel paese del maggiore contrasto fra il lusso e la miseria. Ogni regola ha la sua eccezione : v'è una tassa volut- tuaria^ in ogni luogo tenuta assai bassa e che potrebb'es- sere impunemente, anzi utilmente, portata a saggio molto alto. A questa tassa il sig. Lèlut non riconosce neppure il carattere di voluttuaria, perchè « la concurrence que près de quatre milions de chiens font en France à la nourri- ture de l'homme, et la rage sont des considerations qui peuvent efFacer le caractère d' irapòt de luxe : diminuer le nombre, qui coùte environ 80 millions de francs à nourrir, et réduire de moitié peut-ètre les chance de 1' horrible fléau, tei est le point de vue auquel » s'è posto quest'au- tore per chiedere il maggiore possibile inasprimento della tassa sui cani. Questa eccezione ha il suo valore ; (^) ma, in generale. (1) Il Baden e la Baviera dimostrano nel modo più luminoso quale utilità si ottenga, nell' interesse della profilassi della rabbia, dell' au- — 71 — la storia delie tasse progressive, delle tasse voluttuarie, insegna una grande verità : tutte le persecuzioni fatte pa- tire al capitale ed al lusso sono sempre espiate dal lavoro e dalla miseria. Si sa che colpire il lusso vuol dire restrin- gerlo. Il Montesquieu, approvando 1' antica Atene di aver accettato la scala progressiva, avvertì subito che « la pro- gressione dell'imposta sul superfluo impediva il superfluo. » Di conseguenza in conseguenza, colpire il lusso vuol dire limitare l'industria, rendere eccessivo 41 numero degli operai, influire sul ribasso delle mercedi : cosi 1' imposta voluttuaria va necessariamente a danneggiare le classi più numerose e meno provvedute, che perdono, colla diminu- zione del salario e colla difficoltà del lavoro, più assai che non sieno beneficate dalla sopratassa fatta pagare dal ricco a indennità della contribuzione da cui le si vogliano ri- sparmiate. Che se i colpiti dalla tassa voluttuaria non vor- ranno restringere il consumo di lusso, rovescieranno l'am- montare della tassa su altri consumi a cui dovranno sot- trarsi ; e tutto ciò che la tassa avrà portato all'erario, sarà tolto alla produzione : l'eff'etto del tributo andrà medesi- mamente a danno dell' industria e, conseguentemente, a limitazione di lavoro, a ribasso di mercede. Del resto, o si vuole che non vi sia un unico limite di separazione tra il necessario ed il superfluo, e la tassa progressiva è iniqua, perchè colpisce con (juote arbitrane le diverse forme della ricchezza ; o si vuole distinguere oggeltioaynente il super- fluo dal necessario, e appunto perchè superfluo, tutti co- mento della tassa generalmente e rigorosamente applicata. I casi di rabbia, nel Baden, furono a centinaia dal 1870 al 1875. Dal 1876, anno in cui fu elevata ta tassa a saggio molto alto, i casi di rabbia scema- rono improvviramente sino a contarne pochissimi e durante lunghi periodi di tempo cessarono interamente. In Baviera, dopo la legge del 1876, i casi di rabbia da 831, nel 1873, diminuirono così che i 20 casi, accertati nel 1888, segnarono una recrudescenza; e per effetto della legge del 1888 cessarono del tutto. — 72 — loro a cui la tassa lo faccia pagare specialmente ed ecces- sivamente, se ne asterranno in tutto od in parte, secondo le gravezze a cui sarà esposto. Sarebbe facile moltiplicare le tasse, seguendo, una ad una, tutte le innumerevoli, ma problematiche e relative manifestazioni del lusso, quanto sarebbe difficile il trarne cospicuo vantaggio all'erario e sollievo alle classi che vi- vono esclusivamente col frutto del loro lavoro. Sola l'im- posla proporzionale colpisce tutte, senza eccezione, codeste manifestazioni, perchè le comprende in tutti i redditi. Con- trariamente alla tassa suntuaria (che è un' applicazione pura e semplice dell' imposta progressiva), essa raggiunge sempre e dovunque la ricchezza ; ma, per farla pagare, la rende possibile, proteggendola sul terreno della libertà colle guarentigie del diritto. — 73 — IX. LE TASSE PROGRESSIVE SULLA TRASMISSIONE DEL CAPITALE Le tasse sulle successioni e sulle donazioni colpiscono il capitale e presentano quindi tutti gli inconvenienti del sistema. Ma colpiscono il capitale in un modo tutto speciale ed hanno conseguenze, sulle quali principalmente si apre la discussione fra gli economisti e i socialisti. Se il tributo avesse per iscopo di mutare a libito dei legislatori la distribuzione della ricchezza, la scienza eco- nomica non avrebbe voce in capitolo, e la tassa progres- siva sulle successioni e sulle donazioni sarebbe uno fra i mezzi per eccellenza a disposizione dello Stato, che dovess'es- sere il riparatore delle ineguaglianze sociali e il vindice delle ingiustizie contro cui esclusivamente si lagnano « co- loro che non posseggono quando si mettono a paragone di coloro che posseggono. » Se il tributo non dovess' essere strumento di finanza pubblica, neppure sarebbe (applicato con scala progressiva alle successioni e alle donazioni) stru- mento di riparazione : con esso, il legislatore potrebbe sol- tanto far sorgere, a canto delle vecchie e deplorate ine- guaglianze, delle ineguaglianze nuove e più deplorevoli. I socialisti non sanno persuadersi che la povertà è come la malattia ; ed è strano, a questo proposito, che fra i più caldi socialisti si possa nominare, in Italia, alcuni noti ed illustri professori di tisÌ0logia. Mi pare che si ere- diti la ricchezza come si eredita la salute ; e se è ingiusto che a Tizio sieno trasmessi gli averi accumulati, a forza di lavoro e di saggezza economica, dal padre, e che Cajo, figlio d' uno scioperato, nasca miserabile, dovrebb' essere _ 74 — del pari ingiusto che il figlio di un uomo sano sia vigo- roso, e quello di un sifilitico al)bia nel sangue la scrofola e la rachitide. La buona costituzione economica non è dis- simile dalla buona costituzione fisica : la fisiologia e l'eco- nomia politica presentano in ciò le stesse cause efficienti e le stesse leggi regolatrici. Non sarebbe assurdo il chiedere che fosse « limitata la trasmissione ereditaria della salute individuale per devolverla a vantaggio di coloro che sono ammalati ? » Col tributo sulle successioni, lo Stato non interviene in qualità di tassatore, ma come comproprietario, come compartecipante, come portionnaire, dice lo Stourm, ricor- dando questa espressione comparsa in un atto ministeriale di Francia dell'anno XII. Tale principio è implicitamente ammesso da parecchi giureconsulti nelle loro discussioni in materia d' imposta ; ma è il concetto economico che deve dominare sugli altri e farli tutti da esso dipendere. Si os- servi ancora che lo Stato potrà presentarsi come poìHion- naire dinanzi alle successioni, non di fronte alle donazioni, perchè, da una parte, v'è la morte che può spegnere ogni diritto nel proprietario, che non esiste più ; dall'altra, i di- ritti continuano integralmente colla vita del proprietario. Del resto, la disposizione testamentaria non è, in ultima analisi, che una donazione causa mortis ; una donazione, ne' suoi effetti, ritardata. Se lo Stato ha diritto di essere comproprietario delle sostanze lasciate dai morti, avrebbe medesimamente diritto di essere comproprietario delle so- stanze dei vivi : ecco una forma come un' altra della pro- prietà collettiva. Non devo confutare le consuete argomentazioni giuri- diche ed economiche contrarie alla trasmissione ereditaria della ricchezza ; devo soltanto ricordarle per accertare che tutte le tasse progressive sulle successioni si traducono nel- l'accettazione pura e semplice dei postulati socialistici ostili alla proprietà esclusiva. Le tasse sulle successioni e sulle ^ 75 — donazioni, per essere fiscali, e non altro che fiscali, non devono mai allontanarsi dalla proporzionalità. Per ciò, nulla di più dannoso all' assetto economico (Iella società e di più lesivo al diritto di proprietà, che il disegno di legge proposto alla Camera dei deputati dai mi- nistri Grimaldi e Saracco (tornata del 3 febbraio 1889) col quale il potere esecutivo chiedeva una tassa progressiva sulle successioni e donazioni (escluse quelle in linea retta), che andava dal 5 al 20 per %. Medesimamente riprove- vole era il programma finanziario dell'on. Giolitti, per quella parte che si riferiva alla tassa progressiva sulle successioni. Si può ammettere, fino ad un certo punto, che il saggio della tassa imiti secondo il grado di parentela che inter- cede fra l'erede e l'autore della successione, fra il dona- tario e il donatore ; ma il saggio dev' essere sempre pro- porzionale. Il saggio a progressione sulla entità dei beni si converte in una spogliazione, che è facile tramite all'a- bolizione della eredità — e 1' abolizione totale o parziale dell' eredità tarpa le ali al lavoro, al risparmio, a tutti i migliori e più efficaci impulsi di saggezza economica. Fi- nanziariamente parlando, la tassa progressiva sulle succes- sioni e donazioni avrebbe un effetto precario e successiva- mente meno intenso, che andrebbe ad incontrarsi ^con un effetto economico medesimamente disastroso : affievolimento di produzione, scialacquo di consumi. La tendenza socialistica del tempo attuale va seria- mente manifestandosi, a proposito delle tasse di successione, non solo colle due citate proposte di legge in Italia, ma anche con altre tre presentate alla Camera legislativa di Francia : quella del 26 giugno 1884, quella del 4 luglio 1887 e quella più recente del 13 maggio 1891, Di queste proposte, la 1.* dimanda « d'etendre le droit de l'Etat sur les successions ab intestai du 12® au 4.® degrè de parente, en frappant les autres successions d'un impòt progressif », che dovrebbe andare dall'I p. 7o ^'rio al 20, al 40 ed al 50 Pe.Vo' — ^'^ 2.% come la 1.^, sopprime l'eredità in linea — 76 — collaterale, attribuisce allo Stato « toutes les successions ab intestai de la ligne directe » e costringe gli eredi col- laterali 0 non parenti a speciali condizioni di occupazione personale dei fondi trasmessi ; — la 3.^ sopprime anch'essa l'eredità a partire dal 4.° grado e preleva sulle successioni una parte sino ad assorbirne progressivamente il 55 p. %• Ma, a proposito di questa tendenza socialistica del tempo attuale di cui sono eloquenti testimonianze le re- centi proposte di legge in Italia ed in Francia sulle tasse di donazione e di successione, è assai curiosa la contrad- dizione in termini fra il testo delle proposte stesse e i mo- tivati che le precedono. Le proposte sono socialistiche, i motivati esalano economia politica. Basti ricordare il citato disegno di legge firmato da 142 membri della Camera le- gislativa di Francia e che porta la data del 13 maggio 1891 : nell'atto stesso che sopprime 1' eredità dopo il 4.° grado e che stabilisce una tariffa progressiva sino al 55 p. 100, non si perita di dichiarare : « Nous avons maintenu le droit de tester corame une liberto consecutive du re- gime de la propriété individuelle contro lequel certaines thèories coUectivistes veulent entreprendre, au risque de compromettre le rang de notre patrie dans le monde, san admiraUe vitalitè et hientót son existence mime. » Nelle pubblicazioni dei nostri socialisti si trova ogni giorno questa contraddizione in termini, e basti citare, per lo appunto, L' imposta progressiva di Effisio Oberti (To- rino-Roma, L. Roux e C, 1894), volume nel quale il suo autore propone una sopratassa a scala progressiva sulle successioni e donazioni, che va dall'I al 14 p. %> allo scopo di « diffalcare ai cospicui trapassi della proprietà » quella parte corrispondente alla tassa ed alla sovratassa « per devolverla a profìtto della intera società. » Siamo dunque sulla china — assai pendente — clie conduce alla proprietà collettiva, della quale proprietà collettiva, frattanto, il sig. Oberti si dichiara nemico. E che nemico ! Ecco un cu- — 77 — rioso spechven della eloquenza con cui 1' autore colletti- vista si scaglia contro il collettivismo : « r collettivisti suggeriscono che la società abolisca » la privata proprietà, incameri tutti i beni, e, riserbando » per sé r alto dominio su di essi, ne accordi il possesso » e precario godimento ai cittadini. Questo spediente è )) fallace e pernicioso. L'uomo è per natura conquistatore, » assorbente, assimilatore. Appena il selvaggio cessa dal- » r inseguire le belve della foresta e prende stabile dimora, » subito coltiva un pezzo di terra e vi fabbrica accanto » una capanna ; e da quel di egli vuole tenere 1' uno e » l'altra per sé, ad esclusione di tutti. Da quel giorno egli, » inconsciamente, crea il diritto di proprietà. Si confischino )) pure tutti i beni, si dividano in tanti lotti, e questi s'ac- » cordino a titolo precario ai singoli cittadini : ebbene, i » concessionari i non vorranno mai più e a nessun conto » restituire il lotto a loro toccato in sorte. Naturarli espel- li las furca, iamen usque recurret. Il collettivismo non è » che il despotismo della società suU' individuo. Tirannide )) per tirannide, è meglio quella di un solo che quella di » molti : alla mala parata è più facile disfarsene. E poi, la » privata proprietà è stata ed è tuttora sorgente d'incom- » mensiirabili benefizii per 1' umanità. Anche oggidì, nel- » l'America del Nord, per l'attrazione della proprietà indi- » viduale, migliaia di coloni vanno ogni anno a dissodare » e coltivare milioni di acri di terreno del Far-West, che » gli indolenti collettivisti Pelli Rossi lasciano interamente » incolti, e in un batter d' occhio fanno rendere a queste « già oziose terre dei prodotti sufficienti a nutrire tutto un » popolo ...» Quest' inno alla proprietà esclusiva cantato da un gio- vane socialista, che vuole aggiungere alla tassa sulle suc- cessioni una sovratassa progressiva ; che vuole, cioè, atten- tare al diritto di eredità, ossia al diritto di proprietà, finisce così : « Cavallotti, avresti tu torturato, giorno e notte, il « tuo cervello per vestire di poetica forma la bella creazione — 78 - « dell' Alcibiade, se non avessi avuto l' affidamento che « il fr'utto del tuo lavorio avrebbe spettato a te e al tuo « rampollo ? E tu, De-Araicis, avresti viaggiato in studioso « pellegrinaggio fra le melanconiche dune dell' Olanda ed i « fetidi bazar di Costantinopoli per spigolare soggetti di se- « ducente descrizione, se avessi dovuto lavorare per 1' Ente € sociale ? E perchè il Proudhon, mentre, con penna men- « tecata, pugnalava il diritto di proprietà, aveva cura di « assicurarsi la proprietà dei suoi libri ?.... » Questo non è socialismo : questa è economia politica messa in musica ; cosi che gli errori fondamentali della tassa progressiva sul capitale applicata alle successioni e alle donazioni sono resi evidenti e fortemente combattuti dagli stessi propugnatori di codesta forma di sistema tribu- tario socialistico, che perde perciò, nel momento stesso in cui la si sostiene sui libri e nei Parlamenti, molta della sua importanza effìmera e transitoria. Anche in Inghilterra, la finanza pubblica è complicata in fatto di tasse che colpiscono la trasmissione dei capitali. Sono 5 le death dulies, o le tasse di successione, le quali implicano minuziose distinzioni fra le varie classi di pro- prietà per aver ragione di trattarle diversamente le une dalle altre colla gravezza dei tributi. La real and personal properties è una classificazione nella quale la proprietà personale è maggiormente colpita della proprietà reale. La proprietà di qualsiasi specie (placed in seltlement) è esente dal probate duty del 3 p. % percepito sulla ordinaria « proprietà personale » di una persona defunta, ecc. Ed ora si vuole che le death duties sieuo ridotte a due jcategorie : la estate duty (in sostituzione delle esistenti probate, estate ed account duties) e le attuali legacy e succession duties (che sono sostanzialmente le stesse). E si vuole che la nuova estate duty debba essere imposta su tutta la proprietà in trapasso, e che sia progressiva nella misura variante dell' 1 p. % nel caso di proprietà fra le 2500 e le 12,500 delle — 79 — nostre lire, fino all' 8 p. o/^^ destinato a colpire le pi'oprietà superiori ad 1 milione di lire sterline, Questo limite mas- simo dovrebb' essere doppio di quello fissato dalla legge vigente (3 p. ''l^, quale probate cinti/; ed l p. °[^, di addizio- nale, quale estate daty). Se le proposte del ministro Kar- court passeranno alla Camera, un' altra riforma sarà l'in- clusione di ogni real property e seltled personalty nel pa- trimonio soggetto alla nuova tassa. Fino ad ora la terra era esente dal 3 p. "io di py^nhate duty : il successore pagava soltanto la succession duty e, se il suo life vaine era su- periore alle 250,000 lire (italiane), 1' antica estale duty era dell' 1 p. °|„, perchè nel trattamento fatto alla terra il va- lore tassato non era il valore assoluto, ma semplicemente r interesse vitalizio del successore computato sulla sua età. Per r avvenire, non solo la tassa di successione, ma anche la nuova edate duty dovrà essere pagata sull' ammontare della proprietà personale e reale, quest' ultima dovendo essere valutata per intero. La proprietà personal under settlement andrà ad accrescere ancora la sostanza ed in molti casi condurrà ad una più elevata tassa da esigere (Vedi C. F. Pastahle, il nuovo bilancio inglese, 1894-95). Queste innovazioni vanno a ferire direttamente il ca- rattere economico della nazione inglese. Si noti però, a differenza di ciò che succede in Italia ed in Francia (dove regna 1' equivoco tra i falsi economisti ed i falsi socialisti del potere legislativo) che in Inghilterra queste innovazioni finanziarie dello Stato hanno una sola causa efficiente, un solo impulso : le necessità politiche parlamentari che im- pongono all'amministrazione Roseberry tvtte le possibili con- cessioni al partito radicale, il quale ha posto le sue condizioni per accettare alla testa della politica governativa 1' erede del Gladstone. Queste innovazioni inglesi hanno dunque un carattere puramente politico occasionale e transitorio, men- tre le riforme chieste dall' Italia e dalla Francia hanno ten- denza ad essere mantenute e peggiorate, finché durino in cat- tedra, in nome dell'economia politica, i docenti di socialismo. — 80 LA NECESSITA DELL'ARBITRIO NELL'IMPOSTA PROGRESSIVA E IL LATO ODIOSO DEL SISTEMA La più vecchia accusa fatta all' imposta progressiva è eh' essa si appoggia sull' arbitrio : Coli' imposta proporzio- nale, chi ha pili, paga più ; chi ha meno, paga meno ; ma sulla norma di un principio matematico: chi è 10 volte più ricco di un altro, paga 10 volte di più ; chi lo è 100, paga 100 volte di più. Coir imposta progressiva, chi è 10 volte più ricco di un al altro, non paga 10 volte di più, ma, met- tiamo, 15 ; chi lo è 100, non paga 100 volte di più, ma, mettiamo, 200. Ora, perchè questa scala di progressione e non un altra più rapida, o più lenta ? chi la stabilisce ? come la si stabilisce ? perchè la si stabilisce più alta, o più bassa?... Qui manca il principio e ne prende il posto l'ar- bitrio. A determinare la proggressione della quota inter- verrano sempre le contingenze del momento — le cieche passioni di parte — gli occulti maneggi dell' intrigo — lo spirito di guerra intestina — l'odio testereccio dell'igno- ranza — la rappresaglia politica — la vendetta settaria — tutti i bassi istinti delle fazioni quando riescano ad imporsi per numero e per audacia — ed avrà sempre per signifi- cato e per resultato il premio all' ozio e la punizione al lavoro. L' imposta proporzionale è cosi logica ed equa, come la progressiva è iniqua ed irrazionale. Avviene troppo spesso che i bottegai prentendano farsi pagare di più le derrate, quanto più 1' acquirente abbia apparenza d' essere persona facoltosa; ed è una cosa che muove a sdegno, benché nes- — 81 — suno debba per forza sottostare a cosi strane esigenze. Ma che si direbbe di uno Stato, il quale assegnasse a scala di tariffa prezzi diversi per le merci di cui esercita il mono- polio della vendita, per il tabacco, p. e., o per il sale, se- condo le supposte 0 le vere condizioni pecuniarie dei com- pratori ? Che si direbbe se la tassa d'iscrizione alle Univer- sità del Regno mutasse, non da corso a corso, ma da studente a studente per lo stesso corso ? Qual meraviglia;, se le strade ferrate fissassero il prezzo dei biglietti, non sulla norma della classe di vettura e della lunghezza chilometrica, ma su quella della borsa più o meno fornita dei viaggiatori ? e che le agenzie traslocatrici facessero pagare il trasporto delle merci, non a peso, a qualità e a distanza, ma sulla regola della maggiore o minore ricchezza degli speditori ? Chi stipulerebbe colle società di assicurazione, se non fa- cessero pagare un tanto per 100 sul capitale monetario che s' impegnano di corrispondere a scadenza od alla morte del- l' assicurato della tale o tale altra età, ma commisurassero il saggio del premio sui beni posseduti o sui lucri di chi volesse pattuire 1' assicurazione ? Sarebbe come se i teatri mettessero il prezzo delle tessere d' ingresso, non in rela- zione allo spettacolo offerto al pubblico ed ai posti su cui assistervi, ma secondo che lo spettatore accertasse il red- dito dei suoi capitali o del suo lavoro. A rigor di logica, non vi dovrebbero essere sul mercato tanti prezzi, quante vi sono merci, ma ogni merce dovrebbe avere tanti prezzi, quanti ne fossero i compì'atori ; — e, a rigor di principio, gli indigenti dovrebbero avere gratuitamente tutte le cose di cui abbisognano — e dovrebb' essere lo Stato a pagarne il prezzo col danaro dei contribuenti — e dovrebb' essere la democrazia ad esigere dallo Stato codesto ufficio, sinora neppur sognato come ideale dai più serafici romanzieri del comunismo — e il sistema condurrebbe alla splendida con- tingenza sociale di farci meglio godere la ricchezza, quanto peggio fossimo malconci dalla povertà. Non v' ha dubbio : l' imposta progressiva non trova T. VI, S. VII F asilo neir ordinamento democi\atico, nel cui spirito la re- sponsabilità della persona umana è tutta 1' essenza della libertà civile e politica. Quest'imposta è socialistica per natura e per carattere, per significato e per resultato, e come tale è rispettabile, per ciò solo, si noti bene, che i veri socialisti, non si smentiscono mai, non si contraddicono, non fanno eccezioni codarde e ridicole : essi presentano tutto un piano di riforma, il quale sarà utopistico finche si voglia, ma nel quale tutte le chimere che lo compongono armonizzano tra loro e sono logica e diretta conseguenza le une delle altre. Combattere dunque 1' imposta progressiva sarebbe cosa in- genua ed oziosa, in quanto la si consideri parte integrante di un sistema, che è la negazione di ogni sistema, poiché ha, ha sempre avuto ed avrà sempre contro di sé la natura psichica dell' uomo ed i suoi atti istintivi di conservazione e di miglioramento. Ma come accettare l'imposta progres- siva nel seno della società economica nella quale viviamo, in cui la lotta dei partiti politici alt<'0 non è, o non de- v' essere, che gara nello escogitare e nel tentare metodi e procedimenti civili atti a perfezionarla ? Si osservi ancora che 1' imposta proporzionale colpisce la ricchezza come è prodotta e l' imposta progressiva la colpisce invece come é distribuita. Si supponga un Comune, il cui reddito fondiario ammonti a L. 500,000. Se questo reddito sia frazionato cosi da mettere ogni proprietario sotto il limite dal quale comincia la progressione, questo reddito sarà esente dall' imposta. Può darsi il caso perfettamente contrario, che, cioè, uno solo sia il proprietario di questo reddito, e uno solo quindi debba essere il contribuente nella Comunità. Tenuto conto della relativa progressione, si supponga che egli debba pagare il 50p. "i^,, o la metà del reddito, o lire 250,000. Fra questi due estremi stanno tutte le combinazioni medie immaginabili. Può verificarsi, p. e., che parecchi proprietari di codesto reddito, diversa- - 83 - mente fra loro frazionato, non debbano contribuire insieme che per la somma di 20,000 lire; o che lo stesso reddito, diviso in parti eguali fra 500 contribuenti, non sia impo- nibile che in ragione del 2 per 1,000, e non dia conseguen- temente all'erario che la somma di lire 1,000. Questi soli quattro casi fanno mutare il prodotto dell' imposta, sopra il medesimo reddito, da zero a 1,000, a 20,000, a 250,000. Cosi, se fosse applicata collettivamente l'imposta progressiva a quattro Comuni, che disponessero ciascuno del medesimo reddito complessivo, ma diversamente ripartito, si avrebbe, coir esempio citato, che un Comune non pagherebbe per r imposta che ' isoo.ooo del suo reddito, un altro Comune *[25, un terzo, la metà, e che il quarto non pagherebbe nulla. Di tal guisa non si otterebbe neppure lo scopo a cui mira r imposta progressiva, scopo di livellare tutte le ricchezze, dappoiché il Comune impov^erito per la ridotta metà del suo reddito, si sarebbe già prima trovato allo stesso livello di ricchezza col Comune interamente esonerato dall'imposta, il quale avrebbe mezzo, per ciò, di arricchire maggior- mente. L' intento della progressione qui assume un aspetto meramente odioso, come se fosse quelk) unicamente di col- pire i grossi capitali per ciò solo che producono di più, quanto maggiormente sieno cospicui. Non si tratta di as- sicurare allo Stato, sia pure in modo erroneo ed inequo, le spese a cui è costretto, ma d' impedire la formazione della ricchezza, in quanto sia produttrice di nuova ricchezza. Così veduta, l' imposta progressiva si comporta come la caccia all' hirundo major, che non si prefigge la utilità della preda, ma la crudele soddisfazione di arrestare di botto il volo di un' ala infaticabile. Se il socialismo volesse an- nientare le città, il sistema dell' imposta progressiva, por- tato alle sue ultime conseguenze, sarebbe uno strumento all' uopo assai più efficace e fatale di ogni altro mezzo escogitabile di disfacimento. E scomparsa ormai ogni traccia di quell'onda ardente di petrolio che, nel 1870, doveva in- — 84 — cenerire Parigi, perchè il capitale, distruggendosi industrial- mente, rinasce dalle sue ceneri ; ma quando l' imposta pro- gressiva, alimentata dalla forte diversità degli averi, avesse raso al suolo della eguaglianza gli steli più alti della ric- chezza privata, Parigi, Londra, Roma e giù giù, sino ai mi- nori centri di popolazione di tutto il mondo civile, cesse- rebbero di essere improvvisamente e durevolmente, come piante mozze alle cui radici fossero limitate la terra e la profondità. Fa parte della ricchezza privata non solo il capitale, costituito, ma anche lo stock, o quel capitale in potenza che è rappresentato dal risparmio di chi, in previdenza dei bisogni futuri, abbia virtù di assotigliare i consumi ai bi- sogni attuali. Ma l' imposta progressiva, mirando alla ric- chezza, non com' è prodotta, ma com' è distribuita, si oppone alla formazione stessa del risparmio : impedisce, cioè, a chi- unque eserciti l'industria, lo accrescimento dei lucri desti- nati ad assicurargli i redditi nel tempo in cui, invalido al lavoro per età, o per malattia, dovrà abbandonare ogni maniera di attività produttrice, sia commercio, o agricol- tura, 0 magistratura" o insegnamento, o professione, od arte, o mestiere, ecc. L' imposta progressiva si mette cosi diret- tamente e violentemente in urto col pensiero democratico, che insiste sempre più nel dimandare la estensione e il perfezionamento degli istituti di previdenza. Col perseguitare la ricchezza in chi la possiede mag- giore, si va ad annientare il capitale della società e delle associazioni ; e col disseccare le sorgenti dei redditi privati, si chiude la fonte del reddito pubblico e dei redditi collet- tivi. Evidentemente, la democrazia, accarezzando il sistema della imposta progressiva, affila il ferro che la deve ucci- dere ; mette in istato d' accusa il principio della iniziativa individuale e della responsabilità della persona umana, a cui essa è vincolata, sotto pena di non essere più democrazia ; applaude ai conati ed all'utopia, per cui è esposta a perire. — 85 — Per ciò, dunque ed appunto, si deve combattere l'im- posta progressiva, non tanto come un mezzo che, per av- ventura, possa essere parzialmente, anche a prezzo di con- cussione, voluto, 0 creduto opportuno dalla politica, o dal- l' amministrazione governativa, o dall' igiene, o da peculiari e precarie esigenze sociali, ecc., quanto importa combat- terla come ordinamento finanziario, vizioso, inequo, diame- tralmente opposto allo scopo per il quale inconsciamente lo si accetta e lo si propugna, — importa combatterla come sistema in cui è fortemente impresso l'artiglio della tiran- nide, — importa combatterla finalmente, perchè la si può considerare come una lotteria fiscale, per la quale l'arbitrio finisce coir impotenza, ma dopo avere impoverito e demo- ralizzato la società che l' abbia accolta in nome di quei principii politici ed economici che la condannano. E stato lo stessoProudhon a mettere in derisione l'im- posta progressiva: la chiamò una gherminella, una ciurme- ria « une Jonglerie » utile soltanto a « alimenter le bavar- dage des philanlrophes el à faire hnrler la demagogie ». Agli occhi del Proudhon non fece velo il sentimento, né la mente di lui fu ottenebrata dall' odio che nutrì sempre neir anima contro 1' ordinamento economico della società. Egli comprese benissimo che 1' imposta progressiva è « una lotteria fiscale, per la quale 1' arbitrio finisce coli' impo- tenza»; tant' è vero che la si può respingere, non solo in nome della scienza economica ed in omaggio alla demo- crazia, ma neir interesse dello stesso socialismo. Essa, infatti, minaccia alla civiltà la distruzione dei capitali e 1' egua- glianza nella miseria ; ma, in realtà, non riuscirebbe a con- seguire che il resultato antieconomico, antidemocratico e antisocialistico di far sparire la classe media per allargare in corrispondenza la classe degli indigenti, rendendo assai più ricca che non sia, e che non possa essere col sistema vigente, quella degli opulenti — come cercherò di rendere evidente. Mi cade in taglio però di fare un' osservazione — al momento in cui sto correggendo le bozze di questa mono- grafia. Nessuno ha finora riconosciuto all' imposta progres- siva intento puramente fiscale. I socialisti veri la vogliono come falce per livellare le ricchezze dei contribuenti ; i so- cialisti spurii se ne valgono come strumento di popolarità, come mezzo per salire ai poteri pubblici, come arma di opposizione sistematica parlamentare e politica ; per i so- cialisti ingenui, essa è rappresaglia economica contro gli antichi privilegi tributarli ancora esistenti nelle imposte fisse di consumo : soli i neo-socialisti cattedratici non esi- tano a metterla innanzi come perno di tutto un sistema fi- scale. Sono i transfughi dell' economia politica (e se ne con- tano parecchi) ; sono quelli che abbandonano il campo di battaglia nei momenti di maggior pericolo sociale che in- sidiano il diritto finanziario in nome della scienza, di cui ebbero la titolarità in cattedra universitaria da quel male studiato ordinamento economico, al quale frattanto attin- gono stipendii, onori pubblici, importanza uflficiale ed ac- cademica, piena libertà ed impunità di tradimento. I mi- nistri costituzionali cedono qualche volta alle pressioni so- cialistiche dei Parlamenti ed alle esigenze elettorali ; i gior- nalisti, meno poche rispettabilissime eccezioni, non sanno mai quello che si dicono ; i giovani scrittori s' infatuano di sentimentalismo umanitario ; ma vi sono scienziati per decreto reale, i quali possono impavidamente sostenere : l.° che un solo mezzo esiste per ottenere il definitivo pareggio nel bilancio dello Stato ; 2° che questo mezzo è 1' imposta progressiva messa a base di riordinamento generale tributario ; 3.° che l' imposta progressiva può bastare, anche con modesta aliquota, al successivo aumento delle spese pubbliche ed a compenso delle decrescenti entrate dell' imposta in- diretta ; 4." che se le proposte finanziarie del ministro Giolitti fossero state accettate, sarebbero riuscite il mezzo più effi- — 87 — cace e scientiticamente logico e giusto per raggiungere si- curamente e mantenere duraturo il sospirato pareggio. (Vedi articolo di fondo firmato da chi si qualifica « pro- fessore ordinario di scienza delle finanze » nel Giornale di Sicilia del 12-13 luglio 1895). XI. L'IMPOSTA PROGRESSIVA È ASSURDA IN TEORIA ED È IMPOSSIBILE IN PRATICA Per gli spiriti equilibrati e sereni, non v' è timore — né speranza — che la imposta progressiva possa mai essere costituita a sistema esclusivo, il quale domini il governo fi- nanziario di uno Stato col rigore di un principio assoluto — perchè codesto ststema, assurdo in teoria, diventa im- possibile in pratica ; ed è assurdo in teoria ed impossibile in pratica, perchè il vizio fondamentale dell' imposta pro- gressiva è essenzialmente matematico. Poiché il rapporto fra 1' imposta e la ricchezza da essa colpita va sempre crescendo più che in proporzione coU'am- montare del reddito imponibile, avviene necessariamente che, ad un certo punto, reddito ed imposta sieno perfetta- mente eguali e conseguentemente che 1' uno sia dall' altra interamente confiscato. Prendasi una progressione qualsiasi. Si supponga quella cbe, a partire da un reddito di 200, cresca dal 10 p. *|o in su con un aumento progressivo dell' I p. "i^ di 100 in 100. E questo un caso di progressione assai più mite di tant' altri praticamente tentati dalla politica finanaziaria ; è senza paragone più mite, p. e., della scala generale fio- rentina ordinata da Cosimo 111.° a forma dell' editto 1° luglio 1709, Colla supposta progressione dunque, il reddito di 200 pagherebbe il 10 p. °|,; il reddito di 300, 1' 11 p. °|, , o 33 invece di 30 ; il reddito di 400, il 12 p. "i^ , o 48 invece di 40, e, via dicendo, si arriva presto al reddito di 9200, che dovrebbe pagare il 100 per 100, o 0200, quant'è il reddito, invece di 920. — 89 — A questo punto, lo scopo socialistico dell' imposta sa- rebbe ottenuto, anzi oltrepassato, poiché la progressione avrebbe per effetto di ridurre i ricchi, per quanto fossero ricchi, alla perfetta indigenza, privandoli di tutti i loro red- diti. Che se ne farebbero eglino dei capitali, i quali non po- tessero più fruttare che a tutto profitto dello Stato, quan- d'anche la progressione non procedesse innanzi, attaccan- doli sino a confiscarli medesimamente per intero? I capitali senza i redditi sono meno di nulla. Una casa è un capitale, ma se il reddito, che si chiama prezzo di fitto, non dovesse essere pagato dal pigionale al proprietario ; o se il proprie- tario, abitandola, dovesse pagare il fitto all' erario, tanto varrebbe non possedere la casa, che non si potrebbe neppur vendere, perchè nessuno sarebbe disposto a comperare. Un titolo di rendita è un capitale, ma qualora se ne dovessero successivamente tagliare tutte le cedole, rappresentanti gl'in- teressi futuri, per restituirle in iscadenza alla finanza pub- blica, che le ha emesse e che le dovrebbe pagare, tanto varrebbe non possedere quel titolo di rendita, che non renderebbe nulla, e che perciò nessuno vorrebbe comperare. È meglio avere un solo reddito, per quanto piccolo, che tutti i capitali del mondo, per quanto cospicui e numerosi, senza i redditi corrispondenti. E dunque meno povero il miserabile, al quale V imposta non può prender nulla, che il ricco, al quale 1' imposta lasci i capitaili e confischi i redditi. Questa necessità matematica, per cui il reddito viene ad essere, per qualsiasi progressione, interamente assorbito dall' imposta, si rende manifesta nell' astrazione del siste- ma, ma in realtà ne sarebbe impossibile V applicazione, poiché, assai prima di giungere alla sua estrema conse- guenza, l;i progressione tocca il punto in cui impedisce al contribuente di accrescere i suoi redditi, costringendolo a mantenerli dentro quel limite oltre il quale ogni aumento di reddito importerebbe un aument(j d' iinposta, aumento d' imposta maggiore di tutto 1' aumento del reddito. — 90 — Prendendo a considerare questo fatto colla supposta progressione, si trova che un reddito di 4,600, il (^uale sarebbe colpito dal 54 "1^, dovrebbe pagare 2,484 di im- posta, e che il reddito successivo di 4,700, essendo colpito dal 55 p. °lg, dovrebbe pagare 2,585; ossia, sopra 100 più di reddito peserebbe 101 più d' imposta. A questo punto la necessità matematica della progressione non è quella di assorbire il reddito^ ma di assorhiyme V amnento, e conseguentemente di renderlo impossibile, poiché chi vo- lesse, da 4,600, procedere innanzi colla produzione, do- vrebbe sottostare al successivo decrescimento del suo red- dito, decrescimento il quale comincierebbe con 1 pagato in più ai 100 d" imposta sui 100 in più di reddito, sino a dover perdere tutt' intero il reddito per i successivi accre- scimenti del reddito stesso. Per non ridursi al grosso ca- pitale condannato alla sterilità, il contribuente prepone di arrestarsi al limite dentro il quale il piccolo capitale possa produrre. A morir di fame coi milioni in tasca, egli preferisce di rinunciare ai milioni per vivere. A questo punto la produzione della ricchezza si ferma, rimane cri- stallizzata, ed è spezzato dinanzi 1' avvenire ad ogni pro- gresso economico della nazione. Tutti, senza eccezione, i governi che vollero speri- mentare il sistema della progressione, per sfuggire alla ine- luttabile necessità matematica, per cui le totalità dei red- diti, 0 semplicemente le totalità dei loro aumenti avreb- bero dovuto essere assorbite dalla imposta, si valsero di uno stesso mezzo, perchè è il solo a cui si può ricorrere, il quale consiste nel troncare la progressione prima che essa eserciti la sua efficacia distruggitrice della ricchezza. Fra le più famose progressioni storiche, il Pagnini cita quella che fu stabilita a Firenze nel 1427, notando che andava sino a colpire i redditi di 1000 fiorini, oltre i quali, soggiunge l' autore della Decima, « si accresceva ancora in proporzione la tassa, senza far però variazione, né cercar aumento, » — La scala fiorentina del 1443, detta — Ol- la graziosa, aveva 14 scaglioni, il penultimo dei quali e- sigeva il 31 p. °\^ sui redditi da 1,200 a 1,500 fiorini, ma da 1,500 a qualunque somma maggiore assegnava il 33 \^ p. "[^ : da fior. 1 a 50 in ragione di fior. » 50 » 100 » 100 » 150 » 150 » 200 » 200 > 250 » 250 » 300 » 300 » 400 » 400 » 500 » 500 » 600 » 600 » 700 » 700 » 1000 » 1000 » 1200 » 1200 » 1500 » 1500 in su 4 P- l. 7 » 8 » 10 » 12 » 14 » 16 » 18 » 20 » 22 » 25 » 28 » 31 » 33 li 3 » La decima dispiacente del 1447 stabiliva la regola di distribuzione medesimamente in 14 scaglioni, imponendo il 47 p. °{o «"i redditi da 1200 a 1500 fiorini, ma da questa cifra in su limitava la quota al 50 p. \^ : da fior. la 50 in ragione di fior. 8 p. °\^ 1 a 50 in ragione di ti^ or. 8 p 50 » 100 » » 12 100 » 150 » » 14 150 » 200 » » 16 200 » 250 » » 18 250 » 300 » » 20 300 » 400 » » 22 400 » 500 » » 25 500 > 600 » » 30 600 » 700 » » 33 700 » 1000 » » 37 1000 » 1200 » » 43 1200 » 1500 » » 47 1500 in su » » 50 — 92 — La declina scalata del 1480 all' 8.° aumento fissava il 21 p. °{o sui redditi da 300 a 400 fiorini, ma poi tron- cava la progressione perchè da 400 fiorini ad ogni altro reddito maggiore non metteva che il 22 p. "i^ : da fior. 1 a 50 in ragione di fior. 7 p. °[^ 1 a r)0 50 > 75 75 » 100 100 » 150 150 » 200 200 » 250 250 » 300 300 » 400 400 in su » mia » 14 » 16 » 18 » 20 » 21 » 22 Cosi la decima scalata del 1529 troncava la progres- sione al 6.° aumento, facendo pagare 2 decime e '% a co- loro che avevano di decima da 20 a 25 fiorini, e 3 decime a tutti gli altri, oltre i 25 fiorini. Sotto Cosimo III, la progressione abbracciò 10 scaglio- ni, il penultimo dei quali per i redditi da 80 a 90 scudi, che pagavano il 16 p. \, ma per tutti i redditi superiori a 90 rimaneva ferma la quota del 20 p. "1^,. E la stessa scala del 1378, chiesta ed ottenuta dai Ciompi, ma non applicata in pratica, esigeva, dice il Cap- poni, che « chi fosse tassato da 4 fiorini in giù pagasse 20 soldi di piccioli, e chi da 4 fiorini in su, mezzo fiorino per ogni fiorino d' oro. » Ma queste furono progressioni applicate, ìion all' im- posta propriamente detta, bensì ai prestiti forzati, com' è avvenuto in Francia, colle scale, che lio ricordate, della Convenzione e del Direttorio. E se si vogliano citare, non le progressioni annesse ai prestiti forzati, ma quelle ine- renti all' imposta, la necessità di dooerie troncare si rende a fortiori manifesta. Il prestito si restituisce, o si reputa do- - 03 - versi restituire ; ma V imposta è ricevuta in pagamento, e conseguentemente convien essere più guardinghi nello sta- bilirne la progressione, la quale si deve troncare più presto che non lo consenta la sua applicazione al prestito forzato, qualora i governi, com' è sempre avvenuto, paventino d' i- noltrarsi troppo innanzi coi resultati del sistema. Vedete, nella storia, 1' imposta progressiva inglese del 1435 : cominciava coli' assegnare il 2 ^la p. "l^ ai redditi da 5 a 100 pfund e finiva col 10 p. \ su quelli da 400 pfund in poi. Cosi, medesimamente in Inghilterra , 1' imposta del 144!) colpiva i redditi sino a 20 pfund col 2 % p. "l,,, quelli (la 20 a 200 pfund col 5 e finalmente tutti gli altri superiori ai 200 pfund col 10 p. \. V imposta progressiva decretata da papa Paolo IV non aveva che due scaglioni, quello che assegnava il U^ p. °lo sui beni immobili il cui valore non avesse superato i 500 scudi, e quello che esigeva l' I p. \ sui beni di qualsiasi valore maggiore. L' imposta sassone del 1742, sotto Augusto III elettore, dall'I p. °[o, sui redditi dai 100 ai 1000 marchi, andava sino all' 8 p. \ sui redditi di 25,000 marchi e più. La Klassensteuer austriaca del 1799-1800 divideva tutti i redditi superiori ai 100 fiorini in 28 classi, e la scala par- tiva dal 2 11-2 e arrivava al 20 p. °1^,. Cosi la scala olandese, alla fine del secolo passato, an- dava dall' 1 \). °lo, sui redditi dai 300 agli 800 fiorini, sino al 20 p. \ sui redditi oltre ai 30,000 fiorini. In Prussia, l' imposta straordinaria del 1812 colpiva i redditi inferiori ai 300 marchi coU'l p. "l^ e quelli superio- ri col 5. Nel Baden, l'imposta progressiva, che durò dal 1808 al 1813, a partire dai redditi di 300 fiorini col Uà p. \, an- dava a colpire successivamente i redditi maggiori, ferman- , dosi alla quota del 6 p. "l,,. Anche nei Paesi Bassi, l'imposta progressiva del 1798, dal 4 p. \ giungeva al 10, e quella del 1800 dal 2 non arrivava che al 7 p. °1^. La vecchia imposta d' Amburgo divideva in 7 scaglioni i redditi dai 500 ai 50,000 marchi, partendo dal H^ e fer- mandosi al 3 p. \, e dai 50,000 marchi ad ogni altro red- dito maggiore lasciando immutabile il 4 ^13 p. "1^. Medesimamente, la nuova imposta amburghese, per legge del 9 gennaio 1371, giunge colla sua graduazione al 3 p. °lg e quindi non muta la quota per i redditi superiori agli 8,300 marchi. La legge bavarese del 4 giugno 1S48 distribuì i redditi imponibili in 25 classi, nella 1.* delle quali colpi i redditi col 2 p. \^ e neir ultima col 2 p. "1^, cominciando la pro- gressione al reddito di 250 fiorini e troncandola a quello di 75,000. L'imposta prussiana, veccbia dal 1820 e vigente sino alla riforma del 18G0, sotto il nome di Einkornmensteuer, colpiva i redditi al disopra dei 3000 marchi, e, sotto il nome di Klas- sensteuer, quelli al disotto. La Klassensteuer presentava 12 classi, a principiare dai redditi di 420 marchi, colpiti da 3 marchi, e terminando coi redditi da 2700 a 3000 marchi, che ne pagavano 72. La Einkornmensteuer abbracciava 68 classi, da quella che colpiva con 90 marchi i redditi da 3000 a 3600 marchi a quella che faceva pagare 72,000 marchi a chi ne possiedeva in reddito 2,400,000, che era il più ricco signore di tutta la Prussia. Invece la Einkornmensteuer e la Vermógensteuer di Zurigo riducono l'imponibile a scala ; e codesta riduzione va, per la Vermógensteuer, dai 20,000 franchi, che pagano sulla metà, ai 30,000, che pagano sui ^1^^, ai 50,000 sui 71,^, ai 100,000 sugli %^, ai 200,000 sui 91j„, alla totalità sulla totalità dell'eccedente, sempre colla stessa quota d'imposta. La scala è dunque troncata anche in questo sistema, che è una larva dell'imposta progressiva. Per la Einkornmensteuer la riduzione va a colpirei ^1,^ dei redditi di 1500 franchi, i 41,„, i 61,^, gli 81^^ dei redditi sui successivi 1500, 3000 e 4000 — 95 — franchi, e la totalità deireccedente oltre la somma di (jiieste cifre, sempre colla stessa quota d' imposta. Anche Basilea-Città ha un'imposta progressiva, più spic- cata, che colpisce dall'I p, ''l^, i redditi sino a 4500 franchi, del 2 (quelli da 4500 a 9000 e del 3 ogni altro reddito supe- riore. Nel Cantone dei Grigioni, la Vermogensileuer,. che è un' imposta progressiva per mo' di dire, tant' è cauta e complicata nel suo sistema di applicazione e lenta nella sua graduazione, finisce di procedere al capitale di 400,000 franchi. Invece, la Eincoìnmensteuer va dai redditi di 100 ai 1000 franchi col saggio del % p. "l^, sino a quelli di 8000 franchi e più col saggio del 3, quando però la Ver- mógensteuer sia dell' 1 p. °1,, poiché l' imposta sulle ren- dile è, nel Cantone dei Grigioni, vincolata a quella sui ca- pitali. Nel Cantone di San Gallo , 1' imposta progressiva sulle rendite è pure dipendente da quella sui capitali, ma si ferma a brevissima distanza dal suo punto di partenza, poiché rispetta con quota costante i redditi da 10,000 fran- chi in su. Nel Cantone di Turgovia, l' imposta sulle rendite, medesimamente vincolata a quella sul capitale, è paurosa- mente troncata ai piccoli redditi di 2600 franchi, seguendo gli altri maggiori con quota sempre eguale. Anche nel Cantone di Friburgo l'imposta progressiva é più apparente che reale, perché si appoggia a successive riduzioni fatte sui redditi imponibili, riduzioni che variano colla entità dei redditi stessi ; ma anche questo simulacro di progressione cessa improvvisamente per i redditi supe- riori ai 3000 franchi. Il Cantone Ticino stabili la progressione dell'imposta, non sul reddito totale, ma sugli aumenti successivi del reddito, facendola cominciare con % p. "ì^ e finire col 5. Fra gli esempi più recenti d'imposta progressiva va ri- cordato quello di Brema. La legge del 29 aprile 1873 col- — 96 — pisce i redditi a partire dai 750 ai 1000 marchi con mar- chi 2 *l2, e procede colla scala sino a quelli da 6000 in su, nella cui categoria fa pagare, ai primi 6000 1' 1 ^ì^ p. "Iq ed agli altri il 2. Anche la Danimarca, istituendo 1' imposta generale progressiva sui redditi, per legge del 2 luglio 1870, troncò a breve distanza la graduazione della quota. Se si passi a considerare le tasse propriamente dette, ne vediamo sempre medesimamente troncate le progressio- ni al punto in cui sarebbero andate ad aggravare le di- verse forme di ricchezza maggiore. Come illustrazione di questo fatto storico, basti citare le tasse successivamente volute in Francia sugli stipendi degli impiegati. La scala dell' anno VII colpiva gli emolumenti: da 600 a 2000 fran- chi di 11,0, da 2000 a 3000 di %, da 3000 a 4000 di Ug, da 4000 in su di %. Abbiamo già veduto che quella del 1816 cominciava coli' 1 e finiva col 33 p. "l^, ma, da que- sto limite, tutti gli emolumenti maggiori non pagavano di più ; e che quella del 1831 faceva pagare dal 2 al 2.5 p. °1, i diversi emolumenti che salivano da 1000 a 2000 franchi, ma, per tutti gli altri superiori il 25 p. "l^ rimaneva im- mutabile. Il decreto del 4 aprile 1848 colpì colla tassa progressiva gli emolumenti, le pensioni e le dotazioni del 4 p. \ al 1.° scaglione e del 30 p. "l^ all' ultimo, presso cui la progressione si troncava, facendo pagare il 30 p. °lo a tutte le somme superiori ai 25,000 franchi : de 0 à 1000 retenue 0 » 1001 » 2500 > 4 » 2501 » 3500 ■» 5 » .3501 » 4000 > 8 » 4001 » 5000 » 10 » 5001 » 6000 » 12 » 6001 » 7000 ■» 13 » 7001 » 8000 » 15 de 8001 — y à 9000 1 — retenue 16 » 9001 » 10000 » 18 » 10001 » 15000 » 20 » 15001 » 18000 » 23 » 18001 » 20000 » 25 » 20001 » 25000 » 28 P- "I-: » 25001 et au-dessus » 30 » Così, in Ungheria, vige una tassa sugli stipendi, sulle pensioni, sui redditi vitalizi di società assicuratrici, ecc., che, cominciando coli' 1 p. "l^, assegnato a questi speciali redditi da 100 a 500 fiorini, finisce sui redditi superiori ai 6000 fiorini, i quali, per ogni 100 fiorini in su deggiono pagarne 10. Anche le imposte progressive eh' ebbero un'importanza storica per contingenze particolari fra le quali sono state proposte, ci avvertono che il pensiero del riformatore ha sempre riconosciuto la necessità di troncare la progressione prima ch'essa minacci, o più presto o più tardi, di assor- bire i redditi, o gli aumenti dei redditi, o i capitali tassati. Cosi era lentamente graduata e prestamente troncata la tassa che il Pitt avrebbe voluto mettere, nel 1786, sulle bot- teghe e sui fondaci, tassa a cui dovette rinunciare per non trovarsi di fronte all' opinione pubblica, che le si pronun- ciò contraria. Cosi la proposta inutilmente fatta dal ministro Goud- chaux all'Assemblea Costituente di Francia il 3 di luglio 1848, per colpire a progressione d' imposta le successioni e le donazioni, giungeva al maximum del 20 p. ''lo per le somme da un milione di franchi in su : T. YL S. VII P ROGRESSION En ligne directe Entre époux Entre frères et soeurs, onci, et tant, etc. Entre tantes et autres per- sonnes De 0 fi-, a 500 0 p. «lo 0 p. °lo 6 p ^lo 11 p. % » 501 » 10,000 1 > 3 » 6 » 11 » ! » 10,001 » 50,000 1 '|2 » 3'b * 7 » 12 » » 50,001 » 100,000 2 » 4 » 8 » 13 » » 100,001 » 150,000 2',, » 4'b » 9 » 14 > » 150,001 » 600,000 3'b » 5 » 10 » 16 * » 600,001 » 1,000,000 5 » 6 » 12 » 18 » » 1,000,001 et au-dessus 6 » 7 » 14 » 20 » Cosi la scuola sansimoniana propose, nel Globe del 1831, colla penna del Decoiirdmanche, un' imposta generale pro- gressiva distinta in 22 scaglioni, il penultimo dei quali a- vrebbe preso dai redditi di 95,000 franchi sino a quelli di 100,000 il 24 p. "1^, ma, dai 100,000 in su, ogni reddito maggiore non avrebbe dovuto pagare più del 25 p. "1^ : de jusqu' à 1000 fr. de revenu S p. °lo 1000 > 5000 » )> 8 Ila » 5000 » 10000 » » 9 > 10000 » 15000 » ). 9% » 15000 » 20000 » » 10 » 20000 » 25000 » » 10 Ila » 25000 » 30000 » » 11 » 30000 » 35000 y> » 11 1I2 ^ 35000 » 40000 » » 1211-2 » 40000 » 45000 » » 13 » 45000 > 50000 > » 14 » 50000 > 55000 » » 15 ^ 55000 » 60000 » » 16 » 60000 » 65000 » » 17 » — 99 - - 65000 à 70000 fi-. de revenu 18 P. ^ 70000 » 75000 » » 19 » 75000 » 80000 » » 20 » 80000 j> 85000 » » 21 » 85000 » 90000 » » 22 » 90000 » 95000 > » 23 » » 95000 » 100000 » » 24 » » 100000 et au-dessus » » 25 » Cosi furono indarno ufficialmente proposte, nel 1876, al Cantone di Neufchàtel due progressioni molto lente : r una, sui capitali, che li avrebbe colpiti al maximum col 2 ^1,0 p. °loo quando fossero stati accertati superiori ad un milione di franchi ; 1' altra, sui redditi, che li avrebbe al maximum colpiti col 2 41,o p. **lo quando fossero stati ac- certati superiori ai 50,000 franchi. La scala è sempre troncata in tutte le tasse progres- sive municipali. La scala della città di Parigi del 1850 presentava, pei valori locativi, una graduazione dal 2 ^Ig al 9 p. °lo, mantenendo ferma questa quota per tutti i va- lori superiori ai 1500 franchi. de V a 1 e u r s Rapports inarquant locatives le prélèvement 0 à 200 fr. 0,00 p. \ 201 » 400 )) 2,50 » 401 » 500 » 3,50 » 501 /) 600 » 4,50 » 601 » 700 » 5,00 » 701 » 800 » 6,00 )) 0 801 » 1500 » 7,50 » I) 1 50 1 et au-dessus » 9,00 » Lo stesso disponeva, con diversa graduazione, quella ^- loó — approvata dal governo imperiale nel 1861. Quando, nel 1876, il Consiglio di Stato dichiarava illegale codesta tassa, r ultimo scaglione di essa fissava il 12 p. °lo su tutte le pigioni più alte ai 1000 franchi. E ozioso tener conto di altre progressioni meno celebri, come quella sulle locazioni stabilita in Piemonte, per legge del 28 aprile 1853, che giunse dal 4 al 12 p. "1^, — come quella simile di Nantes, — come quella comunale di Magdeburgo, ch'ebbe forza di legge il 26 gennaio del 1876, — come tutte le altre vecchie tasse comunali mantenute in ben 22 città prussiane, eccettuate Ikrlino, Essen e Dortmund, che le mascherano coi centesimi addizionali alle imposte go- vernative, — come la tassa sui redditi professionali intro- dotta nel Wiirtemberg per legge del 9 settembre 1852, — come le tasse delle principali città di Sassonia, eccettuata Annaberg, — come quelle altre tasse eh' ebbero la loro storia nel Regno di Annover e nell* Assia elettorale, — come quella del 31 dicembre 1870, che vige nella città di Braunschweig, — e quella di Copenaghen del 19 febbraio 1861, — e quella svedese sui redditi dei commercianti, dei fabbricatori, degli operai e dei professionisti, — e la taxe de Garde di Ginevra, ecc. Tutte codeste progressioni e tutte, senza eccezione, quelle altre che furono o dimandate, o tentate, o discusse, o inutilmente decretate, o dovute abbandonare appena mes- se in vigore, presentano il fatto di essere stale troncale nel punto stesso in cui avrebbero cominciato a riuscire ef- ficaci, — in cui avrebbero potuto realizzare l' ideale che le inventò e che le invoca, — in cui avrebbero legittimato la loro ragione d' essere, — in cui la loro applicazione pratica, o la loro esplicazione concreta avrebbe dovuto giu- stificarne la teoria. Ora si può chiedere come mai questo fatto sia imman- cabilmente avvenuto cosi nei periodi acuti delle rivoluzioni, — 101 — quando lo strumento dell'imposta poteva essere liberamente maneggiato dalle fazioni trionfatrici e dal socialismo vittorio- so, come quante volte la falsa democrazia ebbe modo di ren- dere omaggio ad un sentimento di stolta filantropia politica, esercitando l'odio e la ingiustizia contro il ricco per amore e carità del povero ? Come mai si spiega che l'imposta pro- gressiva, avendo per iscopo di combattere ad oltranza gli o- pulenti, li abbia per lo appunto storicamente rispettati, quanto più se li trovò di fronte in eminente altezza? Perchè l'impo- sta progressiva ha colpito, o voluto colpire, con quota sem- pre maggiore i redditi mediocri, quanto piìi prossimi ad essere cospicui, e con quota sempre identica i redditi co- spicui, quanto più lontani a diventare mediocri ? Perchè ogni volta in cui l' imposta progressiva fu messa in prati- ca, 0 se ne volle concretare 1' applicazione, le è accaduto, come al profeta Balaam, di esaltare coloro stessi che avreb- be dovuto maledire ? Egli è che la verità finisce sempre coir imporsi a tutti e anche a coloro che ne sono i nemici in buona od in mala fede. Egli è che quand' anche si vo- glia ammettere che sia esiziale il fatto eterno e necessario della ricchezza a contatto dell' indigenza, 1' imposta pro- gressiva si presenta come un rimedio le cui conseguenze sono, per il corpo sociale, molto piìi funeste del male che si vorrebbe distruggere. Egli è che non si può separare il ricco dalla ricchezza, per colpire 1' uno senza rendere im- possibile r altra, — « che è lo scopo stesso del lavoro, — che è sinonimo di produzione, — che è la potenza degli Stati, — che è la forma per eccellenza della civiltà, — che è la promessa dell'abilità e della operosità all' indu- stria, — che è la sintesi di tutti i piaceri umani, — che è la aspirazione tenace, assidua, infaticabile di tutti coloro che non la posseggono, — che è la migliore guarentigia di benessere pubblico, di prosperità nazionale, di dignità, di sicurezza e di pace, — che è 1' essenza stessa della li- bertà, — che è tutto ciò per cui gli uomini fanno ed ac- cettano le leggi, fondano le istituzioni, mutano le forme — 102 — di governo, si piegano o si ribellano alle diverse contin- genze politiche e sociali, si uccidono in guerra, o si aiu- tano nello sconfinato ambiente dell'attività economica^ per cui la storia dei popoli è tessuta di dolori o di godimenti, secondo che la ricchezza sia stata da loro piìi consumata che prodotta, o più prodotta che consumata. » (^) Non v'ha d'ubbio, si deve far consistere le buone condi zioni sociali nella distribuzione più assai che nella produzio- ne della ricchezza — e su di ciò non v'è economista nella cui mente passi ombra di dubbio. Si può tuttavia soggiungere che a distribuire equamente la ricchezza non si presta affatto r imposta progressiva, la quale, come ho dimostrato, ha l)er effetto di accumularla sempre più in poche mani, strappandola soltanto al risparmio delle classi medie e ren- dendola inaccessibile a coloro che la miseria opprime. Se si distribuisce male la ricchezza prodotta, non si può distribuire bene la ricchezza a produrre. La cattiva di- stribuzione della ricchezza ha precipua cagione nel privi- legio ; la buona distribuzione è conseguenza di libertà ; ma la libertà si può soltanto conseguire e conservare nella ricchezza, perchè è incontestabile ed è ormai incontestato che gli uomini, come i popoli e gli Stati, sono tanto più schiavi degli altri e di sé stessi, quanto più sieno poveri. Ed è sempre povera una nazione che si divida in due sole categorie di cittadini, una molto grande, fra cui sia sper- perata, pel tramite dello Stato, una somma di ricchezza eguale o minore a quella che si trovi raccolta nell' altra categoria, molto piccola, degli opulenti. La decadenza della civiltà asiatica ci sta dinanzi come illustrazione storica di questa verità non ancora, a quanto pare, abbastanza nota ai sostenitori dell' imposta progressiva. (1) V. Ij' Economia politica antimalthusiana e il Socialismo, di Tullio Martello, Venezia 1894. — 103 — XII. LE ILLUSIONI DELLA SCALA LENTA La progressiono a scala più o meno rapida essendo assurda, in teoria, perchè tende ad eguagliare il reddito imponibile, — perchè, prima di eguagliare il reddito, ne assorbe 1' aumento annuo e mette co.>i insuperabile osta- colo alla produzione della ricchezza — perchè, ad evitare cosi disastroso resultato, dev' essere troncata assai presto e diventare proporzionale a vantaggio dei redditi più alti, rimanendo progressiva a danno degli altri redditi, — fu messo innanzi, a sostituirla, il sistema della scala lenta. Ma la scala lenta presenta un enorme inconveniente pra- tico : essa è sterile all'erario, perchè produce assai meno della più modesta, della più moderata imposta proporzio- nale. Da questo lato, la teoria dell' imposta progressiva è medesimamente vulnerabile, benché non sembri di primo aspetto. Il De Corcelle, più di mezzo secolo fa, volle per lo appunto mettere in evidenza che il prodotto delle progres- sioni lente doveva essere inferiore a quello dell' imposta proporzionale, al saggio allora vigente in Francia ; e prese ad esaminare la scala }j.roposta dal Decourdemanche, che ho già citata. Ma il De Corcelle non seppe interamente svolgere il suo concetto, perchè si attenne ad un modello di pro- gressione troncata, che sarebbe stata rapidissima, qualora non avesse trovato il suo limite al 25 p. °|o sui redditi superiori ai 100,000 franchi. Codesta scala era lenta nel senso che andava ad incontrare i redditi tra i 60,000 ed i 65,000 franchi per dare all'erario il prodotto allora ot- — 104 — tenuto coll'imposta proporzionalo. E il De Corcelle i-ilevò soltanto che i redditi inferiori ai 60,000 franchi essendo di molto alleggeriti per effetto della scala del Decourde- manche, e codesti redditi, Aeduti nella proprietà fondiaria, non superando i 20 franchi ciascuno, per otto milioni su 10 milioni di contribuenti, sarebbe stato impossibile indeniz- zare il Tesoro della enorme perdita corrispondente, l'i- correndo ad una scala che si fermava al 25 p. "i^, per i redditi superiori ai 100,000 franchi, ì quali erano in numero assai ristretto. Più di così il De Corcelle non disse, ma disse quanto basta per ricavarne una teoria fondamentale, a cui non posero mente quegli economisti di molta e meritata autorità scientifica, come il Cour- celle-Seneuil, il Clèment, il Garnier e parecchi alti'i co- munemente citati fi*a i più recenti, che appoggiarono, nei loro maggiori scritti, il sistema lento della imposta progressiva. Il De Corcelle accennò al fatto che i grandi redditi non potevano dare all'erario tutto ciò che la progressione risparmiava ai redditi piccoli, perchè i redditi piccoli erano molti, ed erano pochi i redditi grandi. Il De Corcelle si ri- feriva, è vero, alla proprietà fondiaria, che, in Francia, è molto frazionata ; ma ciò non muta la realtà delle cose, poiché, trattandosi del principio della progressione appli- cato in generale all' imposta, avviene sempre che ogni specie di contributo si adegui a tutte le altre pro- prietà. Or dunque, v' è pei ì^edditi imponibili, in ogni paese, e nella società complessivamente osservata, una grada- zione di numero, a cui ne corrisponde una inversa di entità. I contribuenti più poveri sono i più numerosi e formano come la base di un triangolo, che si riduce, re- stringendosi, da ogni punto del maggior lato del triangolo sociale tributario, fino al vertice, il quale rappresenta come si vuole, 0 il reddito maggiore o il più ricco contribuente. Dunque, col crescere dei redditi, s'ingrandiscono le quote — 105 — dell'imposta ; ma, nello stesso tempo, il prodotto dell' im- posta diminuisce, perchè successivamente va assotigliandosi il numero dei contribuenti. Avviene per conseguenza che l'erario perde più, sollevando i piccoli redditi, che non guadagni, sopracaricando i redditi più cospicui ; avviene, cioè, che ogni menoma riduzione d'imposta a vantaggio dei piccoli redditi deve tradursi, per l'erario, in una perdita corrispondente al gran numero dei contribuenti rispar- miati, — perdita il cui risarcimento non può essere ottenuto che progressivamente rovesciando sui redditi maggiori le somme dalle quali sieno progressivamente esonerati i con- tribuenti minori. Ma questa operazione venendo meno, perchè esige la scala rapida, che arriva presto ad assor- bire gli aumenti annui dei redditi tassati, — il prodotto dell'imposta, la cui scala sia cosi lenta da non giungere a confiscare codesti aumenti annui dei redditi, sta necessa- riamente molto al disotto di qualsiasi moderatissima im- posta proporzionale. La dimostrazione statistica e matematica di questa ve- rità fa tacere le più cavillose obbiezioni e lo stesso sofisma. Si cominci col procedere arbitrariamente. Si supponga una 1.^ classe di contribuenti costituita dagli ^\,g del loro numero totale ; la 2.* classe di contribuenti sia costituita dagli 8[,^ della differenza fra il numero totale e la l."" classe, e cosi di seguito. Le rendite individuali stieno fra loro come le potenze positive del numero 2, cioè secondo la progressione 1. 2. 4. 8. 16. 32. 64 X.° dei contribuenti . . . 10,000,000 Rendita totale . '. . . 1,866,596,800 Imposta proporzionale al 10 °|o, lire 186,559,680 100 — Classi dei contribuenti per rendita N.° Rendita individuale Lire Rendita per classe Lire Reddito dellTra^ posta proporzio- nale al 10 "[„ Lire 8 000 000 1 600 000 320 000 64 000 12 800 2 560 512 102 21 4 IO 000 000 100 400 800 1 600 3 200 6 400 12 800 25 600 51 200 102 000 204 800 800 000 000 640 000 000 256 000 000 102 400 000 40 960 000 16 384 000 6 553 600 2 611200 1 075 200 408 000 204 800 596 800 80 000 000 64 000 000 25 600 000 10 240 000 4 096 000 1 638 400 655 360 261 120 107 520 40 800 20 480 186 659 680 Applicazione di varie progressioni Progressione geometrica del per cento d' imposta Reddito d' imposta Lire Progressione aritmetica del per cento d" imposta Reddito^ ' d' imposta Lire 1 8 000 000 0 0 000 000 2 12 800 000 4 25 600 ODO 4 10 240 000 8 20 480 000 8 8 192 000 12 12 288 000 16 8 553 600 16 6 553 600 32 5 242 880 20 3 376 800 64 4 194 304 24 1 572 864 128 3 342 336 28 651 136 256 2 752 512 32 344 064 572 2 088 960 36 146 880 1024 Totale L. 2 097 152 40 Totale L. 81920 67 503 744 75 095 264 Differenza in meno dell'imposta propor- zionale al 10 \ L. 119 155 936 Differenza in meno dell'iniposla propor- zionale al 10 "lo L. 115 564 416 — 107 — Due altre progressioni Progressione aritmetica del per cento d' imposta Reddito d' imposta Lire Progressione aritmetica del per cento d' imposta Reddito d' imposta Lire 1 8 000 OOU 1 8 000000 5 32 000 000 10 64 000 000 10 25 600 000 20 51000 000 15 15 360 000 30 30 720 000 20 8 196 000 40 16 384 000 25 4 196 000 50 8 192 000 30 1 966 080 60 3 932 160 35 913 920 70 1 827 840 40 860 080 80 860 160 45 183 600 90 367 200 50 Totale L. 102 400 100 Totale L. 204 800 97 378 080 185 488 160 Differenza in meno dell'imposta ijropor- zionale al 10 "io L. 89 281 600 Diflferenza in meno dell'imposta propor- iiionale al 10 "i^ L. 971520 Dal che si vede, data la supposta distribuzione della rendita, che le progressioni devono necessariamente essere molto rapide, appena si voglia procurare alle prime classi un vantaggio non molto sensibile : la scala lenta è impos- sibile. — 108 — Si esca adesso dall'ipotesi, si entri nella realtà. Ma, pur troppo, non abbiamo statistiche esatte e neppure ap- prossimativamente esatte sulla ripartizione della ricchezza italiana. Non s' è fatto mai alcun tentativo per riconoscere il numero dei contribuenti che pagano l'imposta sui redditi inferiori a 1,000 lire, ne di quelli che la pagano sui red- diti a questa cifra superiori. Per la tassa di ricchezza mo- bile — limitatamente ai ruoli principali — si son fatte due statistiche negli anni 1872 e 1774, da cui resulta che, nel 1872, sopra 632,582 contribuenti inscritti, 83,372 ave- vano un reddito superiore e 549,210 un reddito inferiore a 1,000 lire; e che, nel 1874, sopra 639,302 contribuenti inscritti, i redditi di 79,928 contribuenti erano superiori a 1,000 lire e quelli di 559,374 erano inferiori. Ma man- cano i termini per stabilire la media al di sopra e al di sotto di questo limite. Supponendo tuttavia che si vogliano esentare dalla tassa di ricchezza mobile coloro che stanno sotto al reddito di 1,000, converrebbe rovesciare sopra '[g di contribuenti l'ammontare della tassa risparmiato ai ^[g: vi si potrebbe riuscire con una scala lenta? L'allegato ^ al « Disegno di legge per l'imposta pro- gressiva sulla rendita » (presentato dal ministro delle fi- nanze alla Camera dei deputati il 23 novembre del 1893) dà il resultato delle 590,000 « schedine » giunte al governo centrale colle notizie sull'ammontare dei redditi netti fon- diarii e mobiliari dei contribuenti italiani. Si trovarono : 541,492 contribuenti aventi un reddito inferiore a lire 5,000; 35,465 aventi un reddito da lire 5,000 a 20,000 ; 4145 da 20,000 a 50,000 ; 436 da 50,000 a 100,000; 130 da 100,000 in più. Ma questi 130 potrebbero essere collocati, meno una dozzina, nella categoria precedente, perchè stanno quasi tutti oltre le 100,000 lire di reddito, ed oltre di assai poco. Si legge a pag. 10 del Disegno di legge, pa- recchie volte citato, del ministro delle finanze (23 novem- bre 1893) : « Al di là delle 100,000 lire, non ho stimato con- veniente spingere ulteriormente la classificazione dei red- — lou — (liti, perché le indagini fatte, e i dati statistici all' uopo raccolti, avevano messo in luce come fosse limitatissimo il numero dei possessori di redditi superiori alle lire 100,000, sì che avrebbe potuto parere inopportuno il costituire due o più classi per non racchiudervi che poche persone. » Per la nostra dimostrazione, molto più veridicamente si può dun- que correggere la tabella nel modo seguente (in cifre ro- tonde) : da 0 a 5,000 ' - ( 552,000 5,000» 20,000 2 1 36,000 20,000). 50,000 4,000 50,000 > 100,000 ^ f 554 100,000 in più O ^ 12 Si sa che il disegno di legge dei ministri Gagliardo e Grimaldi non si riferiva ad una riforma tributaria nel senso radicale di sostituire al sistema della proporzione quello della progressione, ma semplicemente di una sovraimposta a base progressiva, che avrebbe dovuto essere aggiunta al- l' imposta esistente a base proporzionale ; per ciò il disegno di legge stabiliva il minimum di esenzione ai redditi di 5000 lire. Ma si supponga che, su questi dati, si dovesse inaugurare tutto il sistema tributario a scala progressiva : si potrebbe rovesciare il prodotto dell' imposta risparmiato a 552 cittadini sopra i redditi di 40, senza ricorrere alla scala rapida, e cosi rapida da sopprimere senz' altro i red- diti che la dovrebbero sopportare ? E poiché ho dovuto parlare del disegno di legge Ga- gliardo-Grimaldi, non é fuori di proposito il ricordare che, nel nostro bilancio di entrata, sopra lire 1,544,389,188.67 di introiti (bilancio 1892-93), non vi sarebbero state che lire 460,610,254 a cui poter applicare, secondo il citato di- segno di legge, il sistema della progressione. Si vegga in proposito la relazione del prof. Ferroglio (sul tema VII) al congresso economico di Torino. — 110 ~ Se poi osserviamo la statistica delle successioni per le quali fu riscossa la tassa, o questa si riconobbe non do- vuta a termini dell' art. 49 della Legge di Registro, 1' e- sercizio 1888-89 ci dà le cifre seguenti : categorie di valore N. delle successioni sotto 1000 lire 80,412 da 1,000 a 5,000 lire 42,839 » 5,000 » 10,000 » 10,019 » 10,000 » 100,000 » 10,549 » 100,000 » 300,000 » 1,133 oltre 300,000 381 Per l'esercizio 1890-91, le successioni, perle quali fu liquidata la tassa, o questa si riconobbe non dovuta, ab- biamo : categorie di valore N. delle successioni sotto 500 lire 62,597 da 500 a 1,000 lire 27,825 ^ 1 ,000 » 2,000 » 23,096 » 2,000 » 4,000 » 17,466 » 4,000 » 10,000 » 1 4,555 » 10,000 » 50,000 » 9,695 » 50,000 > 100,000 > 1,673 » 100,000 y> 1,000,000 » 1,293 Itre 1,000,000 71 Per l'esercizio 1891-92, le successioni, sulle quali fu riscossa la la tassa, o questa si riconobbe non dovuta, sono così distinte : con attivo netto inferiore a lire 20,000 N. 146,894 tra 20,000 e 30,000 » 2,433 » 30,000 » 50,000 » 1,732 » 50,000 ^ 100,000 > 1,884 » 100,000 » 500,000 » 691 superiore a 500,( 300 » 220 - Ili — Ma questi dati non sono un indice, neppure appros- simativo, che ci possa informare sulla probabile distribu- zione della ricchezza privata in Italia : possono tuttavia servire di elemento per avere un' idea della enorme dif- ferenza che corre fra 1' entità delle ricchezze maggiori e il corrispondente numero, sempre più esiguo^ dei loro titolari. Un recente studio del prof. Benini sui redditi calcolati per la « tassa di famiglia » ci dà i seguenti dati, che si riferiscono ai Comuni di Ancona, Arezzo, Belluno, Bologna, Cuneo, Ferrara, Firenze, Foggia, Grossetto, Mantova, Massa, Modena, Parma, Pavia, Perugia, Pesaro, Pisa, Reggio-Emi- lia, Siena, Sondrio, Treviso, Udine, Vicenza : Categorie N. dei redditi Cifre relativi sotto 1,000 lire 161,960 7,314 tra 1,000 e 2,000 » 32,518 1,468 2,000 » 4,000 » 17,202 777 4,000 » 7,000 » 5,502 248 7,000 » 10,000 > 1,867 84 » 10,000 >> 15,000 » 1,087 50 » 15,000 » 25,000 ^ 665 30 oltre 25,000 » 645 29 N. 221,446 10,000 Per dati meno incompleti, bisogna risalire al 1881 (Vedi Statistica dette tasse comunali applicate negli anni 1881-84, data dalla Direzione Generale della Statistica e citata dal prof. Benini). Si riferiscono a 19 capoluoghi di provincia con una popolazione legale di 969,803 abitanti ; a 46 capoluoghi di circondario, pop. leg. 543,298 ; a 355 altri Comuni non capoluoghi, pop. leg. 1 , 287,382. In ragione di 505 abitanti per 100 famiglie, le famiglie (o i redditi) esenti 0 contribuenti ammontano, per tutti i 420 Comuni, a 554,551, così distribuite : — 112 Categorie di redditi N. assoluto Cifre relative sotto 500 lire 312,040 5,637 da 500 a 1,000 » 123,385 2,225 » 1,000 » 1,500 » 44,576 804 » 1,500 » 2,000 » 22,988 414 » 2,000 » 2,500 » 14,324 258 » 2,500 » 3,000 » 8,402 151 » 3,000 » 4-000 » 10,522 193 » 4,000 » 5,000 » 5,336 96 » 5,000 » 6,000 » 3,075 55 » 6,000 » 7,000 » 2,027 37 » 7.000 » 8,000 )) 1,381 25 » 8,000 » 10,000 » 2,043 35 . » 10,000 » 25,000 » 3,450 62 oltre 25,000 » Comun 1,002 i 554551 18 10,000 Ma, sebbene la tassa di famiglia abbia in molti Co- muni il carattere di un' imposta generale sull' entrata (red- dito fondiario, mobiliare, professionale), i criteri con cui è applicata variano assai da Comune a Comune ; buon nu- mero di Comuni non specificano 1' ammontare dei redditi attribuiti alle famiglie, limitandosi a dare loro un semplice numero d' ordine nella scala dell' agiatezza presunta. Le classificazioni stesse di rado coincidono. Queste osserva- zioni del professor Benini valgono per noi a non dare troppa importanza alle cifre sopraindicate in relazione alla dimo- strazione che voremmo rendere evidente sotto la luce dei fatti. Anche all' estero la stessa deficienza di accertamenti statistisci tormenta lo studio di chi voglia chiarire colla evidenza delle cifre la verità fondamentale che le piccole quote d'imposta, risparmiate, in tutto od in parte, ai con- — 113 — tribuenti meno ricchi e più numerosi, non possono essere compensate coli' aumento dell' imposta fatto pesare in iscala lenta sui contribuenti pii!i ricchi e meno numerosi. La Prussia ci offre alcune informazioni sufficientemente esatte e diffuse sulla classificazione dei redditi imponibili. Nel 1852, i redditi inferiori a 1000 talleri erano posseduti da 5 milioni, 18 mila e 60 persone ; ma i redditi da 1,000 a 3,200 talleri non erano rappresentati che da 38 mila e 491 contribuenti. Il salto è enorme. Ma ecco le successive differenze : per i redditi da 3,200 a 12,000 talleri, i con- tribuenti erano 4 mila e 589; per i redditi da 12,000 a 24,000 non erano che 330 ; per quelli superiori a 24,000 talleri v'erano soli 106 contribuenti. Nel 1853, per red- diti superiori a 1000 talleri, si contavano 44 mila 407 con- tribuenti ; per redditi superiori a 12,000 talleri non v'erano che 444 contribuenti ; 29 contribuenti per redditi superiori a 52,000 talleri e soli 7 per redditi superiori a.... (?) Si mettano allineate queste cifre per vederne a colpo d' oc- chio le differenze : tali. sotto i 1,000 contrib. 5,018,060 .1 sotto i 1,000 1,000 a 3,200 3,200 » 12,000 12.000 >y 24,000 24,000 in più oltre i 1 ,000 » )) 12,000 )) » 52,000 » » (?) da 1,000 a 3,200 » 38,491 4,589 » 330 » 106 » 44,407 > 444 » 29 » 7 Si provi adesso ad applicare, su queste due riparti- zioni prussiane, una scala lenta progressiva, pei' far pa- gare, neir un caso, ai 106 la parte d'imposta non voluta far pagare ai 330 ; ai 330 la parte non voluta far pagare ai 4,589 ; ai 4,589 la parte non voluta far pagare ai 38,491; ai 38,491 la parte non voluta far pagare ai 5 milioni, 18 T. VI, S. VII H -- 114 — mila e 60 contribuenti : — nel 2.° caso, ai 7 più ricchi la parte risparmiata ai 29 meno ricchi ; ai 29 la parte rispar- miata ai 444 ; ai 444 la parte risparmiata ai 44,407 ; ai 44,407 tutta l' imposta non prelevata sulla massa della po- polazione povera di parecchi milioni di contribuenti total- mente 0 parzialmente esonerati dall' obbligo tributario ! Non v' è che la scala rapida, e molto rapida, che possa giun- gere a questo resultato ; e non vi potrà giungere che una sol volta, perchè avrà subito assorbiti gli aumenti annui dei redditi — se pur basteranno. La Prussia ci offre altri dati statistici : redditi inferiori a 400 tali. 6,016,710 co 1 » da 400 » 1 ,000 )) 1 07,205 h 1 » y^ 1,000 )) 24,000 » 97,527 » y> 24,000 1 n più 1 623 > inferiori a 2,000 tali. i 6,763,504 1 > da 2,000 » 6,000 > 1 377,792 i ' » » 6,000 » 20,000 » 41,435 » » 20,000 » 100,000 > 7,065 » > 100,000 in più 551 Si applichi a queste due scale, degressive in numero, di redditi imponibili, due corrispondenti scale progressive d' imposta, e si vedrà la impossibilità di poterle stabilire a sistema lento. Nel 1875, sopranna popolazione di 24,575,000 abitanti, la Klassensteuer prussiana (che colpiva i redditi inferiori a 1000 talleri) contava 4 milioni 850 mila, 791 contri- buenti, e la Einkomniensteuer (che colpiva i redditi supe- riori -ài, 000 talleri) non contava che 150,496 contribuenti. Vale a dire che i contribuenti sotto ai 1000 talleri (3750 1. it.) di reddito stavano alla popolazione totale come 1 : 5. ed i contribuenti sopra i 1 000 talleri di reddito stavano alla popolazione totale come 1: 163. Lo strato dunque dei con- tribuenti per redditi superiori al limite che separa, in Prussia, - 115 - la Kla.ssensteuer dalla Einkommensteuer era '.13 volte più piccolo dello strato dei contribuenti per redditi inferiori a questo limite. K decomponendo la cifra della Klassensteuer (4,850;791), si avevano 2,425,395 contribuenti nel 1.^ sca- glione ; 1.212,697 nel 2." e soli 98 nel 12.° scaglione. Ora si vegga se con una scala lenta si sarebbe potuto succes- sivamente rovesciare sugli scaglioni rappresentanti redditi sempre più grandi, ma numero di contribuenti sempre più piccolo, dapprima il prodotto dell' imposta risparmiato a a tutti i possessori di redditi inferiori ai 140 talleri, e poi convertire gli sgravi! sempre minori in aggravii sempre maggiori in corrispondenza all'aumento dei redditi im- ponibili. La tariffa dell'Einkommensteuer — che, per legge del- l'11 giugno 1891, accumulale due vecchie imposte delle classi e dei redditi — è una tariffa a scala lenta : essa colpisce tutti i redditi superiori ad it. lire 1,125 (marchi 900) e comincia col saggio ridotto di it. lire 0.62 p. "I^ per giungere al maximum del 4 p. "i^. Ebbene : questa imposta così pomposa, cosi larga, cosi fondamentale, accompagnata da tanto strepito di discussioni, di dichiarazioni, di proce- dimenti fiscali, di vessazioni, di penalità, ecc., produce circa la metà di quanto è presumibile che potesse fruttare adesso allo Stato italiano l' imposta sul macinato, per solo impulso di politica parlamentare inconsultamente soppressa il 1.** gennaio del 1884. Le due vecchie imposte delle classi e sui redditi non davano insieme che poco più di 91 milioni delle nostre lire (ultimo esercizio prima della legge 11 giugno 1891); e nel ì° esercizio dopo l'applicazione della nuova legge, l'Einkommensteuer ebbe il suo prodotto fissato a 80 milioni di marchi. 11 sig. Engel, quello stesso che volle essere alfiero della scuola politico-socialistica di Eisenach, trattando dell' im- posta sul reddito in Prussia, cosi ripartiva il tributo per le classi (anno 1874), non comprendendo\ i le città a dazio consumo : 116 ( 140 221 301 351 401 1 * 451 501 551 5; Oh 601 701 801 901 220 300 350 400 450 500 550 600 700 800 900 1,000 taller il 51,50 » 24,11 1' 8,42 il 3,58 » 3,17 •» 2,46 r 1.63 » 1,56 il 0,93 r 1,15 il 0,76 :?» 0,73 E riunendo altre classi di contribuenti all' imposta sul reddito, ecco un altro dato statistico (V. citaz. del Block, Jou7m. des Econ.) : 1,000 a 1,600 talleri, il 56,940 p. 7„ \ 1,601 » 3,200 3,201 » 6,400 6,401 » 12,000 12,001 )) 24,000 24,001 » 48,000 48,001 >) 100,000 100,001 » 220,000 )) 220,001 » 1,600,000 » » 29,641 r 8,817 il 2,888 r 1,186 il 0,386 » 0,117 » 0,028 » 0,011 11 che dimostra all'evidenza che una progressione lenta non potrebbe lottare vittoriosamente contro il fatto gene- rale e necessario della enorme diminuzione nel numero dei contribuenti a misura che crescano i loro redditi im- ponibili. Un altro dato utile ad essere ricordato è quello, se- condo l'Engel, che divideva, in Prussia, il totale dei redditi imponibili in 3 classi : 17 — R e d (1 i t Talleri Contribnenti Numero 0 a 400 401 » 1,000 1,001 in più 10.789,229 643,628 139,556 Ainmontire del reddito comples- sivo, talleri 1,742,061,365 373,262,000 343,577,900 Dal che si vede che nel mentre l'ammontare dei red- diti superiori a 400 tali, e poco meno della metà della somma a cui giungono i redditi superiori, il numero dei contribuenti più ricchi è 13 volte più piccolo del numero dei contribuenti meno ricchi. Come si fa, con una scala lenta, a rovesciare 1' imposta di i^/i^ di contribuenti sopra la metà del loro reddito complessivo, rappresentata dal Vii dei contribuenti ? In Prussia si considerano povere quelle persone che dispongono di un reddito annuo inferiore ai 660 marchi; si considerano piccoli redditi quelli che stanno fra i 660 e i 1,500 marchi; medii, fra i 1,500 e i 3,000 marchi ; agiate le persone che possedono un reddito da 3,000 a 9,600 marchi ; ricche, da 9,600 a 36,000 marchi ; opulenti, da 36,000 marchi in su. Ora, nel 1881, secondo i dati sta- tistici di Paolo MuUer, si avevano : poveri .... possessori di piccoli redditi possessori di redditi medii. persone agiate . persone ricche . opulenti .... il 72,54 p. "/, )) 21.41 » » 4,11 )) » 1 ,69 » » 0,22 » » 0,03 » Totale 100,00 Si applichi a queste cifre un' imposta progressiva a scala lenta e si vegga quale ne sarebbe il prodotto ! Il ministro delle finanze Miquel ci fa sapere che nel 1.° anno in cui ebbe esecuzione la nuova imposta sul red- — 118 — dito (1891-92), soltanto r8,15 p. % della popolazione to- tale del Regno di Prussia fu potuto colpire dall' imposta; ossia 2,437,886 furono i contribuenti, e 20,945,000, non essendo stati reputati possessori di redditi superiori alla cifra minima (1125 lire it.) ebbero la esenzione tributaria. Ecco un quadro che dà la classificazione dei redditi tassati nel 1892-93, secondo i risultati della rifoi'uia tribu- taria intrapresa dallo stesso ministro Miquel : 1 Classe d reddito N. dei Ammontare contribuenti dell'imposta, marchi da marchi a marchi 900 3,000 2,118,969 28,335,993 3,000 4,200 136,798 9,126,124 4,200 6,000 77,916 9,624,826 6,000 8,500 45,140 8,505,908 8,500 10,000 17,972 5,013,528 10,000 14,000 17,685 6,518,340 14,000 21,500 13,394 7,019,040 21,500 28,500 5,966 4,414,410 28,500 36,000 3,573 3,512,030 36,000 48,000 2,934 4,030,720 48,000 60,000 1,647 2,071,360 60,000 72,000 973 2,278,000 72,000 84,000 645 1,831,220 84,000 96,000 466 1,602,000 96,000 120,000 562 2,348,000 120,000 205,000 715 4,301,000 205,000 300,000 266 2,579,300 300,000 600,000 164 2,688,200 600,000 900,000 38 1,000,200 900,000 1,500,000 23 1,047,200 1,500,000 3,000,000 8 568,600 3,000,000 4,020,000 1 133,400 4,02(',000 4,980,000 1 172,400 4,980,000 7,000,000 2 504,400 — 119 — Il Soetheer, in precedenza a questi resultati, aveva di- stribuito i redditi registrati dal fisco [>russiano in 6 gi'uppi gruppo A — redditi in feri ori a 525 B — da 525 )) 2,062 C— » )) 2,062 )) 6,000 D — )) )) 6,000 » 21,000 E— » » 21,000 » 105,000 F— » )) 105,000 in più / £ Per tener conto dei redditi dissimulati dai contribuenti, aggiunse in media il 25 p. 7o ^^ redditi dei 5 primi gruppi e il 10 p. 7o a quelli del gruppo F. Ciò posto, ecco i ri- sultati ottenuti per il 1890, cioè prima dell'ultima riforma deWEinkommensteucr (legge 11 giugno 1891) per cièche si riferisce alla classitìcaziene delle persone : Gruppi Ammontare Per cento Nume<'0 Per cento di totale del delle del redditi in lire ital. totale persone totale A 4,094,428 40.11 3,383,359 28 82 B 5,517,828 54.05 18,562,145 63.81 C 490,541 4.81 1,778,155 6.12 D 91,512 0.90 317,193 1.09 E F 12,521 1,062 0.13 ^ 43,400 ) 3,681 0.16 10,207,892 100.00 29,087,933 100.00 É anche importante il seguente quadro dell' imposta progressiva come è applicata in Sassonia (dato dal AVagner), il quale mette in evidenza la degressione nel numero dei contribuenti in corrispondenza alla progressione nella en- tità dei redditi imponibili : — 120 — N." por Reddito per Sotto 800 marcili, buenti non paga posta, 0 i redditi sati 0 i eontri- no r im- sono tas- dei censiti cento tassato cento 830,456 76,33 381.44 39,74 sopra 890 — 1,600 165,699 15,22 182.46 19,02 » 1,600 - 3,300 62,140 5,72 138.79 14,46 » 3,300 — 4,800 13,345 1,23 52.70 5,50 » 4,800 — 9,600 11,069 1,02 71.91 7,49 » 9,600 - 26,000 4,290 0,38 62,25 6,49 » 26,000 — 54,000 663 0,07 23.58 2,47 » 54,000 — 100,000 215 0,02 15.37 1,58 » 100,000 — 200,000 60 10.97 1,14 » 200,000 - 300,000 25 5.69 0,61 300.000 — 500,000 8 \ 0,01 3.14 0,33 » 500,000 — 1,000,000 9 1 6.20 0,65 » 1,000,000 — 3 5.05 0,52 1,088,002 100,— 959.44 100,— E il Soetbeer avverte che, in Sassonia (1891), al di sotto di 800 marchi si trovarono i redditi del 71 p. "i^ dei contribuenti. Nei 1866, si accertò, agli Stati Uniti, che i redditi su- periori a 5000 dollari non raggiungono i|i,, del reddito complessivo della nazione. Secondo il commissario del Te- soro De Wells, appena 50,000 persone possedevano, nel- l'Unione Americana, un reddito dì 3000 dollari. Secondo il Noailles (due d'Ayen), l'income-tax rispet- tando, nel 1800, i redditi inferiori a 600 dollari (3000 1. it.), questo tributo non fu pagato, negli Stati Uniti d'America, che da 460,170 cittadini. Nell'anno seguente, bastò che il — 121 — limite della esenzione fosse portato da 600 a 1000 dollari (5000 1. it.), perchè l'income-tax non abbia potuto trovare che 259,000 contribuenti : « N'est-il pas digne de remar- que que, dans cette dèmocratie américaine, où se rencon- trent de si colossales fortunes, 259,000 familles seuleraent, sur 40 millions d' habitants, aient plus de 5000 francs de revenu constate ? ■) Le ricerche del Beaulieu, sulle statistiche dell'income- tax, mettono in evidenza che più di ^/lo dei contribuenti (379,000) erano tassati, in Inghilterra, nel 1868, per red- diti industriali, commei^ciali e professionali al di sotto di 800 sterline. Gli altri contribuenti si ripartivano cosi : 12,856 per redditi da 800 a 20,000 st. 4,019 » » 2,001 » 4,000 » 857 » superiori » 10,000 » dei quali ultimi, soli 56 per redditi superiori » 50,000 » Dopo la guerra del 1870, quando, in Francia, si di- scusse l'imposta sul reddito, si accertò che, se si fossero esonerati dal contribuire alle spese pubbliche i redditi in- feriori a 2500 franchi, i '[g della ricchezza nazionale avreb- bero sfuggito all' imposta. Portando invece la esenzione ai redditi inferiori a 1200 fr., essa avrebbe abbracciato i ^j^ della ricchezza pubblica. 11 calcolo essendo stato fatto sulla supposta somma di 16 miliardi, si trovarono, nel 1.° caso, due miliardi di redditi eguali o superiori a 2,500 fr. ; nel 2.° caso, si trovarono quattro miliardi eguali o superiori a 1200 fr. Secondo il Noailles, sulle ricerche del Lefèvre-Pon- talis, non si sarebbero trovate, in Francia, nel 1874, che 1943 redditi fondiari, commerciali, industriali e professio- nali eguali 0 superiori a 50,000. — 122 — Dalle notizie del Baxter sulla Francia, si ha : Redditi da 500,000 franchi in su 90 300.000 a 500,000 200 70,000 ^ 300,000 1,000 50,000 » 70,000 1,500 30,000 > 50,000 8.000 25,000 » 30,000 20,000 12,000 » 25,000 30.000 7,500 » 12,000 45,000 2,500 » 7,500 100,000 1,500 » 2,500 130,000 i 1,500 33,588,710 » fino a In un rapporto al Senato, il Lefèvre-Pontalis indica soltanto 958 famiglie francesi (proprietari, capi-opificio, di- rettori di case commerciali o bancarie) « payant 5,000 fr. de contribution fondere depuis 5 ans et possédant par con- séquent plus de 50,000 fr. de rente, si 1' un admet que r impòt est le dixième environ du revonu. » (Questi dati sono del 1S74J. In Inghilterra, Carlo Booth mostra in un quadro, con tinte successive, dal nero intenso al giallo d'oro, la distri- buzione della ricchezza metropolitana. il 13,40 p. °\^ comprende gli opulenti, i ricchi, gli agiati. » 50,50 ■» » quelli che stanno sotto : né a- giati, né poveri. » 27,70 » » i poveri, r 8,40 » » i miserabili. 100,00 Henri Marichal dà le seguenti notizie per il Belgio : « pour tonte la Belgique il n' y a que 477 cotes person- nelles au delà de 500 francs et parrai ces cotes : — 123 — 273 sont de 600 à 800 fi\ 115 » > 800 » 1,000 » 46 » » 1,000 » 1,500 » 6 » » 1,500 au delà ; sur 900,000 habitations (quo l'on comptait en 1868) 468,000 étaient exemptées de 1' impòt, leur valeur locative étant estimé à moins de 20 fl. P. B. (fr. 42,32). » Il popolo di Neufchatel, nei giorni 24, 25 e 26 marzo 1876 ha respinto la imposta progressiva: 7644 cittadini votarono contro e 4002 in favore del disegno di legge che si appoggiava a questo prospetto : Ammontare dei reddit Numero imponibili dei contribuenti da 0 a 3,000 fr. 42,714 » 3,001 » 4,000 » 410 > 4,001 » 5,000 » 196 V 5,001 » 0,000 )) 106 » 6,001 » 7,000 » 53 * 7,001 * 8,000 » 60 » 8,001 » 9,000 » 24 * 9,001 > 10,000 » 35 » 10,001 . 12,000 » 19 » 12,001 » 15,000 )) 15 » 15,001 » 20,000 » 10 » 20,001 » 30,000 » 14 » 30,001 » 40,000 » 2 > 40,001 > 50,000 » 1 » 50,001 in su 2 947 Ossia : per redditi sino a 3,000 fr. si avevano 42,714 con- tribuenti, e da 3,000 a 50,000 ed a più, non se ne ave- vano che 947. Il salto è nell'abisso : ^^is^ nella 1.''' cate- goria, »|5^, nella seconda. — 124 — Si provi adesso a rovesciare su 947 contribuenti tutto il prodotto dell'imposta risparmiato a 42,714: in questo caso, ogni minimum di esenzione sarebbe impossibile e ciò basta a dimostrare all'evidenza il nostro assunto. Infatti, la scala di Neufchatel non esonerava nessuno dal tributo, il cui prodotto era presunto in fr. 256,284 per il 1." sca- glione ed in fr, 67,982 per tutti gli altri scaglioni insieme. La scala proposta al popolo di Neufchatel era lenta : andava da 1 a 2,40 p. °|o : 1 — 1,10— 1,20 — 1,30 — 1,40 — 1,50 — 1,60 — 1,70 — 1,80 — 1 ,90 — 2,00 — 2,10 2,20 — 2,30 — 2,40, progredendo per 15 scaglioni, e non avrebbe potuto dare che 324,266 fr. Se si fosse adot- tata la proporzione risultante della inedia di tutte le suc- cessive progressioni (1,70 p. "i^), avrebbe dato assai di più. Il cumulo dei redditi imponibili essendo di fr. 31,020,700: 1.° scaglione : 25,628,400 sulla media dei redditi di 600 » 3,500 » 4,500 5,500 » » 6,500 7,500 » » 8,500 » » 9,500 » ^ 11,000 » » 13,500 » 17,500 • 25,000 » » 35,000 » 45,000 » » 50,000 2.° » 1,435,000 3." » 891,800 4." » 583,000 5.° » 344,500 6.° » 450,000 7.° » 204,000 8.° » 332,500 9.° » 209,000 10.*' » 202,500 11.° » 175,000 12.*^ » 350,000 13.'' » 70,000 14.° » 45,000 15." * 100,000 31,020,700, r imposta proporzionale all' 1,7 °|^, avrebbe prodotto fr. 527,352 ; e per produrre lo stesso aimwjntare, a cui mi/a- va la scala progressiva, sarebbe stata più che efficiente ~ 125 — la pt^oporzione dell' 1,05 p. "io, che avrebbe fruttato fi-. 325,571. Sono oziose ulteriori citazioni. Il numero dei redditi imponibili è seinpre e dappertutto in ragione inversa del loro amniontore. Quanto più sono grandi, tanto meno sono numerosi. Integrare colla scala lenta il prodotto dell'imposta agevolilo dalle esenzioni sui redditi più pic- coli, ma piit numerosi, è impossibile. L' imposta propor- zionale può essere inoderala, perchè colpisce tutti i red- diti ; la imposta progressiva dev'essere elevatissima, perchè ne colpisce alcuni — i m^^ggìorì, che, ?epetita juvant, cre- scono in entità e diminuiscono in numero. La progressione non è dunque produttiva che a condizione di essere ra- pida, contrariamente alla proporzione, che frutta tanto più, quanto meno sia eccessiva. 126 XIII. L'ARTICOLO 25 DEL NOSTRO STATUTO SECONDO LA INTERPRETAZIONE DEL CONTE DI CAVOUR E DI FRONTE ALLA IMPOSTA PROGRESSIVA IN PRUSSIA ED IN OLANDA Il carattere costituzionale della massima votata dagli Stati Generali di Francia (1355), « l'impòt doit ètre èga- lement reparti sur tout le monde », è la proporzionalità dell' imposta. Di questa vecchia massima francese è figlio l'art. 25 del nostro Statuto : « i cittadini contribuiscono in- distintamente, nella proporzione dei loro averi, ai carichi dello Stato. > Colla proporzionalità muta il dividendo e rimane fermo il divisore : ma quale dividendo ? V articolo 25 dello Statuto non lo dice, e il dividendo può essere rappre- sentato dal reddito o dal capitale, senza che rimanga violata la disposizione di legge costituzionale ; più ancora : rimar- rebbe inviolato l'art. 25 anche se da una imposta diver- samente . proporzionale fossero in progressione colpiti i redditi od i capitali imponibili, cosi da avere quella che con- suetamente è detta « imposta progressiva. » Importa, infatti, avvertire che un' imposta la quale colpisca, a scaglioni, con percentuali sempre più alte, i redditi o i capitali successi- vamente maggiori, non costituisce, a rigore, il sistema della imposta progressiva (Vedi il seguente cap. XIY). Certo è del resto, che tutte le vigenti legislazioni fiscali hanno carattere empirico, sono ribelli al loro comune prin- cipio della proporzionalità, prendono di mira, in particolar modo, l'agevolezza della riscossione e si giustificano in pra- tica colle necessità del Tesoro, che deve far fronte a spese ingenti e sempre più cospicue collo incalzare dei mali da cui — 127 — è travagliata 1' Europa in generale ed il nostro paese in particolare : pace armata, concentramento amministrativo, debito pubblico, tariffa doganale in gran parte protettiva o proibitiva. Non si può dunque riconoscere nel sistema che fa progredire la proporzione dell' imposta colle entità par- ziali dei redditi complessivi un'aperta violazione dell'art. 25 dello vStatuto, già violato dall'imposta indiretta — che è una vera e propria imposta progressiva a rovescio, la quale col- pisce di più il contribuente col diminuire dei suoi averi (redditi o capitali), e la quale procura allo Stato la mag- gior parte dei suoi introiti. Le tasse fisso sugli affari, i di- ritti di bollo, i dazii specifici, i dazi sui consumi in gene- rale non sono proporzionali agli averi dei cittadini, e vio- lano il principio tributario proclamato dallo Statuto in modo assai più diretto che un sistema il quale, come in Prussia, tendesse ad effettuare una più equa ripartizione del con- tributo, rovesciando sul capitale mobiliare e sui maggiori redditi tutto ciò che si volesse risparmiare ai minimi ed ai modesti averi. Le imposte dirette rappresentano, in Italia, appena i|3 delle entrate pubbliche ; e quand' anche un nuovo sistema tributario si trovasse in aperta opposizione con la lettera dello Statuto, non sarebbe per ciò solo da respin- gersi, poiché non si può ammettere che gli istituti politici debbano irrevocabilmente essere mantenuti anche quando precludano la via al progresso. Non è per l'apparente con- trasto colla Carta statutale che si debba combattere l'imposta progressiva, ma per gli errori da cui essa parte e per quelli a cui arriverebbe, se fosse posta a base di sistema generale tributario. Il conte di Cavour scriveva : « La parola irre- movibile, com'è impiegata nel preambolo dello Statuto, è solo applicabile lelteralmente ai nuovi e grandi principii proclamati da esso. Ma ciò non vuol dire che le condizioni particolari del patto non siano suscettibili di progressivi miglioramenti operati di comune accordo fra le parti con- traenti : si potrà sempre nell'avvenire introdurre tutti i — 128 — cambiamenti che saranno indicati dalla esperienza e dalla ragione dei tempi. » Ma la esperienza e la ragione dei tempi non militano in favore di ima riforma che avesse per intento di sosti- tuire alla proporzionalità la progressività della imposta. Io devo adesso ritornare sull'argomento svolto al cap. VI (/ fatti contemporanei), nel quale ho semplicemente fatto cenno della scala prussiana del giugno 1891, dicendo che essa è la sola vera scala progressiva che si possa seria- mente citare tra i fatti contemporanei in favore del siste- ma ; ma soggiungendo che è una scala progressiva lenta e bastarda, quantunque rappresenti il massimo perfeziona- mento a cui il ministro Miquel sia riuscito a portare la riforma tributaria del suo paese. Devo ritornare a questa scala, perchè ora non si tratta di ricordare i fatti contem- poranei, ma di vedere se i più importanti fra essi abbiano in loro favore « la esperienza e la ragione dei tempi » in- vocata dal conte di Cavour per poter mutare la lettera dello Statuto, mantenendone lo spirito (per ciò che si ri- riferisce, nel caso contemplato, all'art. 25). Si sa che la proposta riforma abbracciava il riordi- namento dell'imposta sul reddito (Klassen-und Einkom- mensteuerj, un nuovo assetto dell'imposta sui redditi in- dustriali fGewerbesteuer) ed una parziale, ma assai forte modificazione dell'imposta sulle successioni, che, saggia- mente fu respinta dal potere legislativo. La vecchia Klas- sensteuer del 1851, messa al posto della Mahl-und Schlachl- steuer, .co\^\Y^ i redditi inferiori ai 1,000 talleri, divisi in classi e suddivisi in categorie ; e la Klassifìzirte Einkom- mensteuer colpiva i redditi superiori ai 1000 talleri, ma li colpiva a caso e ad arbitrio, senza norme di principio, senza utilità di resultati, violando il diritto comune coi metodi di accertamento e coi saggi progressivi. Le ulte- — 129 — tali del sistema, quelle specialmente del 1873, non con- dussero allo scopo che con esse si voleva raggiungere, quantunque in qualche categoria di redditi imponibili (1.^ e 2.^) fossero ammessi alcuni titoli a sollievo della gra- vezza tributaria. Il peccato d'origine essendo fatale, era impossibile sopprimerne le conseguenze ; anzi il rimedio inaspriva il male. Lo stesso Ricca Salerno, favorevole al principio della progressione, ci avverte che « una gran parte della ricchezza sfuggiva alla tassazione, la quale alla scarsa efficacia accoppiava enormi disuguaglianze », cosi che « prevaleva l'arbitrio ed era assicurato il privilegio delle classi dominanti », ossia il privilegio delle classi pm ricche, a cui il Ricca Salerno dimentica di aggiungere il privi- legio delle classi meno ricche. 11 sistema dell'imposta progressiva ha per logica e ne- cessaria conseguenza di rispettare i ricchi, quanto più sieno ricchi, perchè la progressione dev'essere troncata quando si trovi di fronte ad un aumento annuo di reddito che ne sarebbe assorbito, e di rispettare, colla esenzione, i poveri, quanto più sieno poveri. Essa colpisce a morte la sola classe media, il nerbo della popolazione industriosa, il sangue della civiltà contemporanea, la forza e la vita d' ogni sollecito e sicuro progresso. Dal 1851 al 1873 e dal 1873 in poi si procedette, in Prussia, a tentoni, cercan- do, ma non trovando il modo di fondere i buoni resultati pratici coir errore dei principii economici. Sempre furono bersaglio del cieco empirismo le modeste fortune create dal lavoro, dal risparmio, dalla previdenza, dall' abnega- zione ; sempre il privilegio spiegò le sue ali protettrici sopra r opulenza dei pochi e sopra la quasi agiatezza dei molti: le leggi del 1880 e del 1881 a favore dei pic- coli e numerosi contribuenti condussero alla legge del 26 marzo 1883, che esonerava da ogni tributo circa 4 milioni di cittadini e conseguentemente esigeva che il prodotto non ottenuto dalla enorme esenzione fosse rovesciato, a scala rapida, sui redditi esposti allo imperversare delle necessità T, VI, S. VII i — Ì30 — fiscali. La esenzione è un privilegio che non può avere limite insuperabile : è una china che tende, di natura sua, al precipizio, perchè il reddito su cui finisce si trova a contatto di un reddito quasi eguale, che non ha sufficiente titolo ad essere mutilato per lasciare integro il reddito ad esso appena appena inferiore. Se la esenzione si ferma a 1,000, il reddito di 1001 menomato dalla imposta, diventa più piccolo del reddito di 1,000, ed esso ha diritto di chiedere che la esenzione sia portata più innanzi ; e cosi sine fine, finche l'arbitrio imponga che i redditi nominal- mente superiori all'ultimo reddito rispettato diventino ad esso eff"ettivaraente inferiori. Cosi avvenne che il Governo prussiano chiedesse la esenzione di tutti i redditi sotto i 1,200 marchi, la di- minuzione dell' aliquota per quelli sotto i 10,000 e le ri- duzioni speciali in favore dei redditi sino ai 9,000 mar- chi e conseguentemente il rifacimento dei danni erariali, tassando le società industriali e gì' interessi dei capitali dai 600 marchi in più a scala progressiva. Tutte le di- scussioni parlamentari a cui dette luogo la proposta del Governo non fecero che renderla impossibile. E la ri- forma prussiana, che ha rinnovato in questi ultimi tre anni tutto il sistema tributario erariale (legge 11 giugno 1891) e comunale (legge 14 luglio 1893), non ha fatto, in ultima analisi, che assorbire la Klassensteuer dalla Einkommmen- steuer, lasciandone la vecchia distinzione soltanto in re- lazione alla procedora per 1' accertamento, che è diversa per i redditi superiori ai 3,000 marchi da quella per i redditi che stanno fra i 3,000 e i 900 m. Ma codesta procedura è complicatissima, difficile e, quantunque apparentemente abbia per cardine la denuncia del contribuente, si appoggia sulla vessazione, conseguenza diretta dei sindacati e sotto- sindacati, delle sanzioni penali, del mutuo spionaggio, delle verifiche, delle inevitabili e tenaci resistenze agli urti che da ogni parte è esposto il contribuente, quello in parti- colar modo sul quale gravita il peso dell' imposta rispar- — 131 — rniato in iscala ai raag-giori e minori privilegiati. S'è vo- luto ])rocedere con un metodo di spinte e controspinte, di rimbalzi e compensazioni, che rende sommamente difficile e ritarda il risultato pratico a cui il sistema della pro- gressione non può giungere, per quanto il Miquel abbia, con molto ingegno, cercato di spezzarlo e ricomporlo per adattarlo alle necessità finanziarie dello Stato e, nello stesso tempo, alle esigenze cosi dette democratiche dei suoi sostenitori. La riforma prussiana non è di quelle che possano vantare « la esperienza e la ragione dei tempi » messe innanzi dal conte di Cavour. Nulla di più aggrovigliato nei pi'ocedimenti e di meno efficace nei resultati che l'or- dinamento dato alla Einkommensteuer, la quale colpisce i redditi superiori a 900 m, derivanti : dai capitali (Kapi- talvermógen) — dai beni fondiarii — dalle locazioni, com- preso il valore locativo dell'alloggio occupato dal proprie- tario — dal commercio e dall' industria trasformatrice, comprese le industrie estrattive (miniere) — dagli impieghi pubblici e dalle professioni lucrative — dai diritti a pre- stazioni ed a vantaggi periodici d'ogni specie, quando tali profitti non sieno già compresi negli altri redditi, colla clausola che dai redditi colpiti devono essere dedotte : le spese per l'acquisto, l'assicurazione e la conservazione dei redditi medesimi* compresi gli oneri derivanti dalle im- poste comunali prelevate per la manutenzione delle dighe, l'interesse dei debiti e le rendite pagate dai contribuenti, a condizione che non si riferiscano a redditi che, per legge, sieno esonerati dal pagare l'imposta ; — dedotti gli oneri permanenti che pesano sui diritti reali — dedotte le im- poste dirette di Stato da riscuotersi sulla proprietà fon- diaria, le miniere e gli esercizii industriali, nonché le im- poste indirette che rientrano fra le spese generali degli affari — dedotte le perdite annuali e regolari per dete- rioramento delle costruzioni, delle macchine, degli arnesi da lavoro, ecc.. purché non sieno già computate fra le — 132 — spese di esercizio — dedotte le somme che i contribuenti devono pagare, per forza di legge o di contratti, alle casse di assicurazione contro le malattie, gl'infortuni i, la vec- chiaia, la impotenza al lavoro ; alle casse per le vedove e per gli orfani ; alle casse delle pensioni — dedotti i premi di assicurazione pagati dal contribuente per con- tratti di assicurazione in caso di vita o di decesso, purché tali premi non oltrepassino la somma annua di 600 m. Ma non devono essere dedotte le spese per il migliora- mento e per l'aumento del patrimonio, per la estensione degli affari, per gli investimenti e le cessioni dei capitali, qualora però non sieno richieste dai bisogni di una buona amministrazione ; né si devono dedurre le spese fatte per il mantenimento della famiglia del contribuente e delle persone conviventi, compresa la valutazione in danaio) di ciò che proviene dalla sua azienda agricola o industriale e che sia consumato in famiglia. 0 sapienza tedesca : quante distinzioni e sotto-distin- zioni ; quanti compensi e sotto-compensi ; quante con- siderazioni e sotto-considerazioni da porre ad elemento di calcoli e sotto-calcoli in un campo soggettivo, relativo, complessivo, che sfugge ad ogni analisi, ad ogni computo, per correre incontro all'arbitrio, all'equivoco, allo inganno, alla rappresaglia, alla vessazione, alla resistenza, al minimo effetto utile col massimo dispendio di forza 'possibile ! Non basta : si deve tener conto delle riduzioni per cagione del numero dei figli, dei parenti poveri, ecc. Cosi, per ogni membro della famiglia di età inferiore a 14 anni, si deduce dal reddito imponibile del capo di famiglia una somma di 50 ra., quando però il reddito non ecceda i 3,000 m., ed avviene perciò che i redditi di 1,000 m. entrano nel limite della esenzione, se i figli sieno due, e i redditi di 1,100, se i figli sieno quattro. E per altre simili contingenze che indichino una diminuzione nella capacità contributiva, ai red- diti non eccedenti i 9,500 m. sono concessi sgravi d' im- posta — per ottenere i quali sono titoli principali : il man- — 133 - tenimento e la educazione dei figli, l'obbligo di sussidiare parenti sprovvisti di mezzi d'esistenza, malattie incurabili, infermità psichiche, condizioni particolarmente disgraziate. Il principio è di tutta equità, ma l'applicazione del prin- cipio diventa spesse volte iniqua, perchè dà luogo a stri- denti disuguaglianze di giudizio e di trattamento. Alle classi della materia imponibile corrispondono diversi saggi de- sunti, per ogni classe, dal reddito medio, non dal reddito inferiore ; e anche questa innovazione è informata ad un concetto logico e giusto, ma che riesce a tutto van- taggio dei redditi maggiori, contrariamente allo spirito ed agli intendimenti del sistema, che la riforma avrebbe voluto far trionfare. E in quanto alla 2.* parte della riforma tributaria prussiana (Geioerbesteuer), la esenzione favorisce circa 300,000 contribuenti — la tassazione diretta è il perno del sistema per mezzo delle denuncio che sono base dell' im- posta generale sul reddito — i saggi medi di contribuzione sostituiscono i massimi ed i minimi — e sono molto com- plicati i procedimenti per l'accertamento e la ripartizione tributaria: commissioni e sotto-commissioni di città, di pro- vincia, governative e comunali, a sistema elettivo ed a scelta del ministro delle finanze ; comitati e sotto-comitati per circoscrizioni distrettuali e circondariali ; intromissioni e verifiche delle parti interessate nel pagare e di quelle vigilanti nel riscuotere ; fusioni di circoscrizioni e di cir- coli ; e norme di tassazione diverse, secondo la classe a cui sia applicato il principio della (juotità e quelle per cui sia fissato il contingente : un dedalo di norme diverse, una fa- tica improba di contabilità amministrativa, un" assidua vi- gilanza e difesa degli interessi maggiormente esposti alle false considerazioni, ai calcoli inesatti, alle presunzioni ar- bitrarie. E non basta ancora: «Lo Stato rileva il numero dei contribuenti, che appartengono a ciascuna classe in ogni circoscrizione, e stabilisce il saggio medio secondo cui deve — 134 — calcolarsi il provento totale ; ma lascia ai contribuenti me- desimi l'ufficio di ripartirselo gradatamente in categorie, alle quali fissa il massimo e il minimo delle aliquote. In tal guisa, ogni classe in ciascuna circoscrizione forma una specie di società, che, dentro i limiti stabiliti dalla legge, può distribuire i contribuenti in varie categorie, ripartendo fra di essi diversamente il carico tributario. Così per la seconda classe il saggio medio è 300 marchi, il minimo 156 e il massimo 480 ; fra questi due limiti devono for- marsi le categorie colla differenza di 12 fra l'una e l'altra. Similmente per la 3.^ classe il saggio medio è 80 m., il minimo 32 e il massimo 192, colla stessa diff'erenza di 12 fra categoria e categoria. E per la 4.^ il saggio medio è 16 m., il minimo 4 e il massimo 32, con una diff'erenza di 4 fra le categorie. E però le classi successive s'intrec- ciano variamente ed hanno comuni alcune categorie estreme colle stesse aliquote d'imposta. Per i singoli contribuenti che vi appartengono è indiff'erente il passaggio dall' una all'altra classe vicina ; ma il divario è grande in relazione col fisco, 0 nei rapporti fra l'insieme dei contribuenti e la finanza, atteso il diverso saggio medio con cui si forma il contingente totale. Cosi, ad esempio, un'impresa con 150,000 m. di capitale e 18,000 di reddito, dovrebb'essere collocata nella 2.^ classe in base al capitale, o nella terza in base al reddito, senza alcuna diff'erenza circa il contributo ch'essa dovrebbe pagare e che potrebb' essere indifi'erentemente di 156, 180 0 192 m. Ma la differenza sarebbe grande in relazione col fisco, perchè, ascritta alla 2.^ classe, entrerebbe a formare il contingente totale in relazione del saggio medio di 300 m., e, ascritta alla 3.^'^, in ragione del sagio medio di 80 m. Per- tanto bisogna distinguere l'interesse particolare d'ogni singo- lo contribuente e quello generale di ogni circoscrizione o società di contribuenti : e la distinzione riguarda particolar- mente le categorie che si trovano al margine di ciascuna classe. Dapprima è l'interesse comune che trovasi in giuoco, o il conflitto fra l'insieme dei contribuenti e lo Stato, a — 135 — conda della classe a cui vengono ascritti in proporzione di- versa. Compiuta la classificazione, si manifesta l'altro conflit- to, in cui trovasi impegnato l'interesse di ciascun membro dell'associazione, per la scelta della speciale categoria in cui è posto » (Ricca Salerno). Insomma è la legge per eccellenza dei conflitti in ma- teria tributaria; è la legge della rappresaglia e della di- fesa singola e comune, del sindacato portato a tale eccesso da degenerare in reciproco spionaggio e in sistematiche dichiarazioni di, precauzione. Le sanzioni penali contano poco o nulla di fronte agli accorgimenti della rappresaglia e del sospetto che scaturiscono dallo spirito stesso della legge tanto pedante, quanto poco produttiva. Il Ricca Sa- lerno, che la encomia, mette innanzi le cifre del provento finanziario per fare il confronto fra il 1850 e il 1891, e sono invece queste medesime cifre che dimostrano la re- lativa sterilità di un sistema tributario che, sulla base del falso principio della progressione, è costretto a reggersi faticosamente, appoggiato in mille punti a tutte le minuzie di contabilità ed a tutte le eccezioni di fatto e di diritto, per vincere le resistenze, per sostenere le spinte e le con- tro spinte, che tendono, senza tregua, a metterlo fuori di equilibrio ed a rovesciarlo. Il Pierson, in Olanda, seguendo le traccie della Prussia, volle aggiungere alla imposta generale sulle proprietà, attuata col 1° maggio del 1892 (di cui ho parlato a pag. 47) un' imposta sui redditi industriali e professionali, a com- plemento della precedente ; imposta che fu approvata colla recentissima legge del 2 ottobre 1893. Il ministro Pierson ebbe in animo di coordinare le due imposte cosi da for- mare una completa tassazione generale, graduandole in ragione progressiva. Ma il Ricca Salerno stesso (io cito di preferenza questo autore, per ciò solo che, fra gli auto- revoli, egli è grande fautore dell' imposta progressiva) dice; « la combinazione è assai complicata e difficile, » Vediamola: — 136 — I redditi derivanti dall' industria, dalle professioni e dal lavoro hanno il minimum di esenzione a 620 fiorini ; gli altri sono colpiti dal saggio del 2 o del 3,20 p. °|o , secondo che sieno inferiori o superiori a 8000 fiorini. Da 620 a 1500 f. la graduazione dell' imi)0sta è uniforme cosi: Redditi Im[ osta da 650 a 700 tìorin i 1,00 fiorini » 700 » 750 » 2,00 » » 750 ^ 800 » 2,75 » » 800 > 850 » 3,50 » » 850 » 900 » 4,25 » » 900 » 950 » 5,00 » » 950 » 1,000 » 5,75 )) » 1,000 » 1,050 » 6,50 » » 1,050 * LlOO » 7,25 » » 1,100 V 1,150 » 8,00 » » 1,150 * 1,200 » 8,75 » » 1,200 > 1,250 » 9,50 » » 1,250 ^ 1,300 » 10,25 » >> 1,300 » 1,350 » 11,00 » » 1,350 » 1,400 » 11,75 » » 1,400 » 1,450 » 12,50 » » 1,450 » 1,500 » 13,25 » » 1,500 > 1,600 » 14,00 » Per i reddit super ori a 1500 f. e inferiori a 8200. si paga una contrihuzione fissa di 14 f. ed inoltre 2 fior, per ogni 500 di avanzo sui ' 500. E per quelli supei lori a 8200 fior, si paga una contril )uzione fissa L di 148 f. e di più 3,20 per ogni 100 di avanzo sugli 8200 In questi casi la pro- gressione è la seguente da Redditi Imposta Saggio p. 650 a 700 1,00 0,15 1,000 * 1,050 6,50 0,65 2,000 y> 2,100 24,00 1,20 4,000 » 4,100 64,00 1,60 — 137 da Redditi Imposta Saggio p. 6,000 H 6,100 104,00 1,73 8,000 >' 8,100 144,00 1,80 10,000 » 10,100 205,60 2,05 12,000 » 12,100 269,60 2,24 15,000 » 15,100 365,60 2,43 Fra le due imposte, che si completano, questa dei pro- fitti, guadagni ed emolumenti che derivano da fonti escluse dalla proprietà, presenta una differenza in meno del 37 i|.2 per cento. In quanto all'applicazione alternativa dell' uno 0 dell'altro saggio, nei casi in cui i redditi professionali vadano congiunti alla proprietà, valgono le seguenti regole, chiaramente indicate dal Ricca Salerno nel Bulleiin de VlnstUut International de Statistique : Se la proprietà non arriva al minimo, ed è quindi esente dalla prima imposta, il suo prodotto calcolato al 4 p. "i^ , deve unirsi al reddito proveniente dall'industria o dalla professione; ed ove la somma oltrepassi i 650 fiorini, è soggetta al tributo del 2 per cento, sul semplice avanzo di questo minimo. D'altra parte, se un reddito professionale trovasi unito nella stessa persona ad altro reddito eccedente 3000 f. e derivante da sola proprietà, dev' essere tassato colla più alta aliquota del 3,30 ; laddove, in altri casi, quella parte di reddito che provenga da industria personale e sia necessaria per for- mare il totale di 8200 f., è tassata al 2 ''\^ e il di più al 3.20. Il che si eff'ettua particolarmente, nei vari casi, a norma delle seguenti fondamentali distinzioni : Quando esiste un patrimonio imponibile di 13000-14000 f., i redditi professionali pagano con questa tariff'a: redditi, 250- 300, 300-350, 350-400 1050-1100; imposta, 2.00, 2.75, 3.50 14.00; ossia, crescendo il reddito di 50 in 50, sale 1' imposta di 0.75 in 0.75. I redditi clie supe- rano 1050 f. pagano, oltre la contribuzione fissa di 14 f., altri 2 f. per ogni 100 di avanzo; mentre i redditi che oltrepassano 8150, devono pagare inoltre f. 1.20 per ogni — 138 — 100 di avanzo. Cosi, ad esempio, una persona che possieda un patrimonio di 13500 f. e percepisca un reddito profes- sionale di 3000, paga 14 f. di contributo fisso, più 19X2 di variabile, in tutto 52 f. Un'altra persona che possegga lo stesso patrimonio di 13500 f. e percepisca un reddito professionale di 8000, paga 14 f. di contributo fisso, più 69X2=152; ed inoltre, poiché al reddito di 8000 f. unito r interesse al 4 p. °\^ della proprietà in 540, si ha un totale di 8540, da cui, sottratto 8150, resta un avanzo di 390, sovra di esso si paga, in ragione di 1.20 per ogni 100 compiuto, 3X1-20 = 3.60; in tutto 155.60 f . — E similmente, se il patrimonio sia di 15000-200000 f., i red- diti professionali pagano, cominciando da 250-300, f. 1.25, via via nell'ordine già indicato, fino a 1100-1200, f. 14. Superando i 1100, oltre la contribuzione fissa di 14 f., devono pagare 2 f. per ogni 100 di avanzo, ed oltrepas- sando 8200, devono pagare inoltre 1,20 per ogni 100 di avanzo. Finalmente, se il patrimonio sia più di 200 mila f., i redditi professionali pagano 3.20 per ogni 100, purché non sieno inferiori a 200 f. Cosi, una persona con 50 mila f. di patrimonio, se guadagna di reddito personale 3000 f., paga 14 f. di contributo fisso, più 19X2 di variabile, in tutto 52 f. Un'altra persona collo stesso patrimonio, se gua- dagna di reddito professionale 8000 f., paga 14 f. di con- tributo fisso, più 69 X 2 = 152; ed inoltre, poiché aggiun- gendo al reddito di 8000 f. l' interesse al 4 p. °|o della proprietà 2000 f., si ha un totale di 10000, da cui, sot- traendo 8200, rimane un avanzo di 1800, su questo deve pagarsi, in ragione di 1,20 per ogni 100, un nuovo con- tributo di 18X1,20 = 21,60, e quindi ia tutto 173.60. Se poi il patrimonio ammonti a 210000 f.. un reddito profes- sionale di 3000 paga 28 X 3,20 = 89,60 f. — Ora, suppo- nendo un reddito professionale di 5000 f. che presso diverse persone si trovi congiunto a diversi patrimoni, si avrebbe la progressione seguente, che dimostra il modo con cui si combinano le due imposte e la ripartizione del carico totale: 139 'S o Cu Reddito pro- fessionale e patrimoniale al 4 "1^ Imposta sul patri- monio Imposta sul reddito professionale TOTALE delle due imposte Saggio percentuale del reddito 25,000 6,000 18,75 92,00 1 10,75 1,84 50,000 7,000 50,00 92,00 142,00 2,02 75.000 8,000 81,25 92,00 173,25 2,16 100,000 9,000 1 12,50 101,60 214,10 2,38 125,600 10,000 143,75 113,60 257,35 2,57 150,000 11.000 175,00 125,60 300,60 2,73 175,000 12,000 206,25 137,60 343,85 2,86 200,000 13,000 237,50 149,60 387,10 2,97 225,000 14,000 287,50 153,60 441,10 3,15 250,000 15,000 337,50 153,60 491,10 3,27 Quanta moderazione nell'applicare il falso principio che si vorrebbe far trionfare! Quanto pauroso rispetto ai redditi maggiori! Quanta fatica di combinazioni — e quanta sterilità di resultati ! La riforma prussiana e quella olandese non si possono, sotto alcun riguardo, invocare per sostituire allo spirito dell'art. 25 dello Statuto fondamentale del Regno il falso principio dell' imposta progressiva — che è in aperta oppo- sizione « ai grandi principii » dallo stesso Statuto « procla- mati » fra i quali, in prima linea, l' inviolabilità della proprietà, di cui è conseguenza la massima giuridica che il tributo non è un diritto che spetti jure imperii allo Stato, ma una semplice prelevazione di reddito privato per concorrere alle spese pubbliche (vedi più innanzi al cap. XV). Il sistema, del resto, per quanto tenuto entro ristretti contini e adulterato, dette già i suoi primi effetti : la rea- zione. Il consiglio municipale di Amsterdam, valendosi di — HO — una sua facoltà, è ricorso, per provvedere ai suoi bisogni finanziari, all' imposta progressiva sull'entrata. Fuggirono subito, in gran numero, i contribuenti più agiati, che andarono a stabilirsi nei Comuni suburbani, mantenendo le loro agenzie d'affari in città. Dice U Economista di Firenze del 20 luglio 1894: « Si è in sulle prime negato questo esodo, poi si è cercato, con diversi provvedimenti, di colpire quelli che erano partiti ; ma nulla valse, ed ora il Consiglio municipale proclama egli stesso la verità dei fatti e la larga opposizione che incontrò la sua imposta progressiva sull'entrata. » Lo stesso Consiglio, per rispon- dere colla reazione alla reazione, deliberò che gli abitanti dei Comuni suburbani che esercitano la loro professione e risiedono durante le ore antimeridiane in città, debbano medesimamente soggiacere all' imposta progressiva sull'en- trata. E probabile che in Amsterdam accadrà in più allar- manti proporzioni ciò che si deplorò e si deplora nel Cantone svizzero di Vaud. Ma a parte queste considerazioni, le quali non trovano che incidentalmente il loro posto in questo capitolo, è importante porre in evidenza l'errore con cui si mettono innanzi gli ultimi conati per il sistema tributario della progressione nei paesi più civili d' Europa, come se fossero conquiste dello stesso sistema sul terreno dei fatti compiuti e largamente sperimentati e militassero presso di noi in favore di una falsa interpretazione dell'art. 25 dello Statuto, a cui si potesse applicare, in favore dell' imposta graduata, le parole del conte di Cavour. In quanto ai motivati della pretesa riforma, basti osservarli nelle volgarità socialistiche di cui è pregna la proposta di legge dei ministri Gagliardo e Grimaldi : sono gli stessi motivati invocati dal Miquel, dal Pierson e da tutti gli altri che negli altri paesi osteggiarono il principio della proporzionalità: « E ormai accertato che - I4l - « le imposte sui consumi sono soverchiamente gravate.... « Queste imposte pesano con maggior forza sui generi di « qualità inferiore, su quei generi che servono o al vitto, od <. all'alloggio, 0 alle vestimenta delle masse popolari... Si può « bene affermare che i consumi, e segnatamente i consumi « più necessari e più generali, hanno sostenuto l'incremento « delle spese pubbliche con maggior danno dei meno ab- « bienti... Messa cosi in piena luce (?) la forte disuguaglianza « clie la pressione tributaria determina a svantaggio dei « meno abbienti ed a benefìcio dei più ricchi contribuenti, « non v' ha chi non veda la necessità di ristabilire quella « proporzionalità, con cui, giusla il precetto statutario, agli « averi dei cittadini deve corrispondere il cumulo dei carichi « da sopportare. L" idea quindi di una imposta generale « moderatamente progressiva sulla complessiva rendita netta « di ogni cittadino si è presentata spontanea la migliore « per ricondurre nel nostro organismo tributario la pro- « porzionalità, venuta meno per effetto degli eccessi nella « tassazione indiretta.... Conviene pertanto riconoscere che « è reclamato da un principio di giustizia sociale l' imporre « in diversa misura progressivamente crescente l'agiatezza « e la ricchezza vera e propria ....» Non è qui il caso di osservare come il motivato, messo a cardine del disegno di legge sia spezzato e buttato via dalla disposizione principale dello stesso disegno di legge: r imposta progressiva è voluta per ragione di giustizia tri- butaria, allo scopo, oltre quello finale, di ristabilire l'equi- librio alterato a danno dei meno abbienti. Parrebbe dunque che i meno abbienti non la dovessero pagare; e, invece, essa è fatta pesare sulla complessiva rendita di ciascun cittadino, formata dai redditi di ogni specie (art. 1° del disegno di legge), con alcune limitazioni apparenti perchè la compensazione avvenga, non sgravando gli uni per aggravare gli altri in corrispondenza, ma aggravandoli tutti, compresi quelli che pagano quasi esclusivamente 1' imposta indiretta. — 142 — Il nodo della questione non è qui la malafede dell'ar- gomentazione adotta nella Relazione ministeriale a favore della proposta di legge, bensì l'argomentazione stessa. Ed è ozioso osservare che : 1°. i contribuenti non si possono dividere in due cate- gorie, quelli che pagano l' imposta indiretta da quelli che che pagano l'imposta diretta: 1' imposta indiretta è pagata da tutti, senza eccezione, benché in misura diversa relati- vamente ai consumi ; la diretta è pagata, per ripercussione, anche da quelli che parrebbero esclusivamente colpiti dalla indiretta ; 2°. alla compensazione, se pur fosse possibile, man- cherebbe quindi ogni base di calcolo, per quanto appros- simativo ; 3". r imposta indiretta è voluta dalle imperiose neces- sità finanziarie di uno Stato che sta in linea colle maggiori potenze politiche, civili e militari d'Europa; che deve far fronte alle enormi spese della pace armata e del debito pubblico ; che vuole il concentramento amministrativo e la tariffa protettrice ; 4°. r imposta progressiva, a scala lenta od a scala rapida, non può sostituire 1' imposta indiretta, la quale sfugge ad ogni graduazione di aliquote ; 5°. r imposta « moderatamente » progressiva, o 1' im- posta a scala lenta, o F imposta degressiva, ecc., non può dare al pubblico tesoro nulla di più di quanto gli frutti la più moderata imposta proporzionale; 6*^. conseguentemente, la forte disuguaglianza di pres- sione tributaria, cagionata dall' imposta indiretta, non può essere tolta che sopprimendo la causa di essa; togliendo, cioè, allo Stato il cespite di quasi 2|3 del suo introito annuo totale; 7°. si può chiedere senz'altro l'abolizione dell'art. 25 dello Statuto; ma non si può correggere la sproporzio- nalità tributaria cagionata dall' imposta indiretta, mettendola - Uè - insieme con un'altra maggiore sproporzionalità, che sarebbe cagionata da quel sistema che della propoi'zionalità è nemico diretto e dichiarato. — Aggiungere una sproporzionalità ad un'altra sproporzionalità, vuol dire averne due: l'addizione non è mai stata sinora una sottrazione. — Ì44 — XIV. LE DIFFICOLTÀ MATEMATICHE E DI CONTABILITÀ nell' applicaziuxk pratica delle scale progressive e degressive Ho detto nel precedente capitolo : « la esenzione è un privilegio che non può avere limite insuperabile: è una china che tende, di natura sua, al precipizio, perchè il reddito su cui finisce si trova a contatto di un reddito quasi eguale, che non ha sufficiente titolo ad essere muti- lato per lasciare integro il reddito ad esso appena appena inferiore. » Questa osservazione m' introduce in una serie di considerazioni, dalle quali non posso esimermi, senza lasciare inosservata quella parte della questione che si riferisce alle difficoltà matematiche e di contabilità nella costituzione di qualsiasi scala progressiva. L' imposta è progressiva quando il rapporto dell' im- posta all' imponibile sia dato da una serie di termini cre- scenti 0 decrescenti in progressione aritmetica o geometrica. La progressività, in sé stessa considerata, non implica necessariamente la nozione di un accrescimento del rapporto dell' imposta all' imponibile col crescere del valore colpito: essa, come si appoggia allo accrescimento, può accettare anche la diminuzione. L' imposta, in questo secondo caso, invece di dirsi progressiva, dev'essere chiamata degressiva. Muta il nome, la sostanza rimane la stessa, quantunque si ^ia recentemente voluto presentare l' imposta degressiva come un correttivo dell'imposta progressiva. Colla cfepresszone, r imposta non segue l'accrescimento del valore colpito, ma la diminuzione: anziché partire da zero, 0 da un minimum di esenzione, per giungere al red- — Ì45 — dito massimo, successivamente aumentando l'aliquota, parte dal reddito massimo per giungere al minimo imponibile, o a zero, successivamente restringendo i saggi della scala, che per ciò diventa degy^esswa. Oppure, si stabilisce il saggio massiuìo inferiore al 100 p. "|o , p. e., 90 "i^ , e poi si fa discendere il saggio col diminuire dei redditi : da 100,000 a 80,000 il 90 p. °i„ » 80,000 » 60,000 » 75 » ecc. Ma bisogna dire: « da 100,000 e più a 80,000 »: quell'e più indica sempre la proporzionale per tutti i redditi superiori a 100,000. È mutato il nome, è rimasta la cosa: la scala è sempre troncata ai redditi superiori, che dovreb- bero essere i maggiormente colpiti. Del resto, molte sono le varianti del sistema. E degres- sioa, in Inghilterra, l' income-tax, per la quale le rendite inferiori a 10,000 lire it. (400 lire sterline) godono una dedu- zione di 3,000 lire (120 1. st.) e quelle inferiori a 3,750 lire (150 1. st.) sono esenti ; — è degressiva, in Italia, la tassa di ricchezza mobile, per la quale si ha a esenzione dei redditi imponibili inferiori a 400 lire e una leggera degressione nella scala graduale delle riduzioni che sono accordate col- l'art. 55 della legge 24 agosto 1877 (n. 4021, serie 2"") ai redditi di categoria B e C , che non superino le 800 lire imponibili, ed ai redditi di categoria D , che non superino le lire 500. La imposta degressiva è indirettamente progressiva, ed è invece pìvgressiva a rovescio quell'altra imposta il cui rapporto all' imponibile diminuisca col crescere del valore che colpisce : è il caso dei dazii specifici alla frontiera doga- nale e del dazio-consumo alle porte delle città. Ma per essere esatti e per non dar luogo ad equivoci, si prenda l'espres- sione « imposta progressiva » nel suo vero e proprio signi- ficato d' imposta progressiva diretta — per la quale il rap- porto, che esprime la prelevazione dell' imposta, cresce di valore coU'aumentare del capitale o del reddito colpito. T. VI, S. VII 3 - l46 - il A^authier (socialista) si lagna che tutte le scale pro- gressive sinora. tentate, o proposte, o volute applicare, pre- sentino un vizio comune, che le espone alla facile critica degli oppositori : i redditi od altri elementi imponibili sono classificati, relativamente all' insieme del loro valore, in gruppi successivi, compresi fra certi limiti ; e la preleva- zione si opera sul valore totale di ogni termine, seguendo un rapporto che è sempre lo stesso in ogni gruppo, ma che cresce passando da un gruppo inferiore al gruppo superiore. Questo modo di costituire una scala progressiva, egli osserva, non esprime alcuna regolare legge di conti- nuità: «à chaque limite, le rapport, suivant lequel le prè- lèvement s'opère, variant pour l'ensemble de la valeur à imposer, le chiffre de l' irapòt éprouve à cet endroit un saut brusque; de sorte que, si l'on fait le calcul de ce qui reste après 1' impòt prélevé pour deux valeurs imposables très-rapprochées d' une limite quelconque. Fune en dessous, l'autre en dessus, on trouve que la part restante est moindre pour la plus grande des deux valeurs. » E 1' inconveniente che ho ricordato, nel capitolo precedente, a proposito del minimum di esenzione; inconveniente che, nelle scale pro- gressive, si ripete di scaglione in iscaglione, fra il reddito più alto compreso in uno scaglione inferiore e il reddito piiì basso compreso nello scaglione immediatamente superiore. E il Vauthier cita l'esempio storico della scala applicata in Francia dal decreto del 4 aprile 1848 alle riduzioni sugli stipendi, sulle pensioni e dotazioni, secondo la quale lo stipendio di 3,999 fr. non subiva riduzione che dell'S p. "i^, (319 fr. 92 cent.), mentre lo stipendio di 4,001 era colpito dal 10 p. °((, (400 fr. 90 cent.); ossia allo stipendio maggiore rimanevano 3,599 fr. 90 cent, e allo stipendio minore ne rimanevano 3,680.08; ossia per 2 fr. di più di stipendio, 80 fr. 18 cent, di più d' imposta. Medesimamente allo stipendio di 14,999 la scala prendeva 2999.80, e allo stipendio di 15,001 ne prendeva 3,450.23; ossia lo stipendio più alto di 2 soli - Ì4'7 - franchi si trovava, dopo la riduzione, più basso del più basso per la enorme differenza di fr. 448.43. Si propose di rimediare a questo inconveniente, assog- gettando alla progressione, non la totalità del reddito mag- giore, ma le eccedenze di ogni reddito maggiore su ogni red- dito inferiore : supposta una scala che faccia crescere il saggio in progressione aritmetica coll'aumentare degli im- ponibili di 1000 in 1000, i primi 1000 paghino, p. e., ^[lo; i secondi lOOO/^jio*, i terzi 1000, ^\ìq, ecc. Questi per lo appunto sono i termini della progressione decretata in Francia, nel 1793, dalla Convenzione, per il prestito forzato di 1000 milioni. Ora, un supposto reddito di 3420, pagherà 100 per per i primi 1000; per i secondi 1000 pagherà 200; per i 1000 del 3° scaglione pagherà 300, e i 420, che riman- gono, pagheranno '^[lo, come dovrebbero pagare tutti i 1000 del 4° scaglione, al quale appartiene la frazione 420. Dunque, il reddito imponibile di 3420 dovrà pagare 100 -|- 200 -|- 300 -j- 168, Si evita cosi il salto, perii quale, come s'è detto, un reddito superiore, dedottane l' imposta, diventa più piccolo del reddito immediatamente inferiore colpito da un' aliquota più bassa. Questo modo di tassazione progressiva è generalmente accettato e fu ammesso anche dai ministri Gagliardo e Grimaldi nel loro disegno di legge per « l'imposta progressiva sulla rendita », il quale disegno di legge, coli' art. 6", avrebbe voluto che la proposta sopratassa annua fosse stata applicata all' 1 p. °/„ per le rendite da 5,000 a 10,000 lire ; al 2 p. °|„ quelle superiori a 10,000 per il di più da 10,001 a 20,000; al 3 p. °|o quelle superiori a 20,000 per il di più da 20,001 a 50,000; al 4 p. "i^, quelle superiori a 50,000 per il di più da 50,001 a 100,000; finalmente al 5 p. °\^ quelle superiori a 100,000 lire per ogni di più oltre 100,001. Ma questo sistema presenta un altro inconveniente non meno grave di quello che abbiamo chiamato « del salto » : questo sistema assicura la continuità della tassazione pro- gressiva, ma fa pagare ad ogni frazione di un termine supe- — 148 — riore la stessa aliquota assegnata a tutta la categoria. Si evita cosi il « salto » da un aumento ad un altro aumento di red- dito imponibile appartenenti a due categorie consecutive, ma il « salto » rimane nel rapporto all'aliquota di ogni identico accrescimento di reddito; cioè: se una categoria di redditi è colpito di i|io e la categoria consecutiva di ^jiq e la 3* categoria consecutiva di '^\i^^ , ecc., appena il reddito entri nella 2^ categoria, allo stesso aumento di reddito corrisponde un maggiore aumento di aliquota, che resta invariato per ogni identico aumento successivo di reddito, sino al comin- ciare della 3^ categoria, nella quale entrando, lo stesso aumento imponibile salta ad un ancora maggiore aumento di aliquota e cosi di seguito, rimanendo sempre assicurata la continuità delle prelevazioni operate dall'imposta, ma essendo tolta ogni continuità nel rapporto fra il valore dell'impopibile e l'aliquota di tassazione. Questo palliativo ebbe per iscopo d' impedire l'assorbimento del reddito; ma l'espediente è poco fruttuoso all'erario. Conseguentemente, quella che di consueto si chiama « imposta progressiva » non è, a rigore, progressiva. Se si prendano a considerare tutte, senza eccezione, le scale progressive che sinora ho avuto occasione di ricordare, si vede sempre che non manifestano la vera applicazione del principio coni' è inteso dalla scienza economica, che lo combatte. La scienza economica dice : V iìnposta è progres- siva quando la percentuale cresce col crescere dei y^ed- diti imponibili. Ma se, p. e., si stabilisca che per i redditi da 0 a 1000, la percentuale debba essere del 5 p. "i^ ; e per quelli da 1000 a 5000, del 10 p. °io ; e da 5000 a 20000, del 15 p. °|„ ; e da 20000 in su, del 20 p. °i„ ; non si fa che sovrapporre le une alle altre quattro percentuali fisse, una del 5, 1' altra del 10, la 3.^ del 15 e 1' ultima del 20 : la scala della proporzionalità è progressiva, ma non è progressiva V iìnposta : tanto per 100 paga il red- dito di 1, come il reddito di 1000; tanto per 100 pagali reddito di 1001, come il reddito di 5000 ; tanto per °|o — 149 — paga il reddito di 5001, come il reddito di 20000; tanto paga p. °io il reddito di 20001, come quello di 100000, di 200000, di 1 milione, o come qualsivoglia reddito superiore. L'imposta, per essere veramente progressiva, dovrebbe seguire tutti singolarmente i redditi (o tutti i capitali) im- ponibili coir aumento progressivo delle percentuali. Per meglio esprimermi occorre eh' io ricordi, fra parentesi, la legge matematica della imposta progressiva : sia r il minimo reddito tassabile ep il minimo p. "i^ che gli corrisponda: l'imposta sarà -r-r^; «ia h lo incre- mento costante del reddito ed n il corrispondente aumento . (p + n)(r4-/2) percentuale, 1' imposta sarà r—z ; quando li red- dito sia divenuto r-[-2/i, il p. °io sarà p -[- 2 n e 1' im- , (p4-2n) (r-l-2/i . , , -, , i)0sta sarà ^ ' '-^ — ' -\ e in generale, quando ilred- dito sia divenuto r -\-hx,\\ p. °\^ sarà pA-n x, ed allora (p -j- n X) (r -\- h x) l'imposta sarà: i/^ = rr^^ . Questa è la formola generale dell'imposta progressiva. Chiamato x l'indice dell'aumento, esso deve variare sempre di pari passo colla imposta y„. Da ciò apparisce come la consueta imposta progressiva violi ad un tempo e il principio della proporzione e quello della progressione. Sovrapporre a scaglioni parecchie per- centuali, è rendere mutabile da scaglione a scaglione il saggio dell' imposta proporzionale, mantenendolo fisso dentro ogni scaglione : non si tratta, in realtà, che di altrettante sovraimposte proporzionali, quanti sieno gli scaglioni ar- bitrariamente voluti stabilire, mentre 1' imposta progressiva propriamente detta esige che per ogni reddìio imponibile maggiore, non per ogni gruppo di redditi più alti, debba salire la percentuale tributaria. Con altre parole, e alla lettera, 1' imposta progressiva esige ohe il divisore sia va- riabile e cresca con continuità in esata misura coh cui — 150 — s' innalzi il reddito imponibile, chiamato all' ufficio di di- videndo. Il Vauthier capi questa verità e propose di non più riunire i valori imponibili (redditi o capitali) in gruppi successivi, ma di determinare o 1' imposta, o il rapporto dell' imposta all' imponibile per certi termini desunti dalla serie generale dei redditi, e calcolare in seguito tutti i va- lori intermedi dell' imposta o del rapporto per ogni ter- mine compreso fra gli adottati, quali segni indicatori di prelevazione. Si supponga, ad esempio, che sia stato fissato il rapporto della imposta all' imponibile nei termini seguenti. un imponibile di 0 pagherà 1 p "i^ » » » 1,000 » 2 » 2,000 » 3 3,000 » 4 e così di seguito. Per ogni accrescimento di 1000 nell'im- ponibile, il rapporto aumenta di 1 p. °\^. Occorre quindi che ad ogni termine intermedio corrisponda un aumento di 0,0001 p. °i„ nel rapporto e che ad ogni aumento di 0. Di tal guisa ; 1 2 3 pag uberebbe » > 1,001 p. 1,002 1,003 "lo » )) del suo valore » » 99 » 1,099 » » » 999 1,000 1,001 » » ' 1,999 2,000 2,001 » » » » » » » e cosi di seguito. La stessa regola dovrebbe valere in ap- plicazione alle variazioni centesimali. Ma come si fa a pretendere sul terreno pratico della — 151 — pubblica contabilità amministrativa tanta estensione e tanta esattezza di calcolo ? Si può esigere che gii impiegati dello Stato, nel Ministero delle finanze, abbiano sufficiente col- tura matematica per non dar luogo a contestazioni, a que- rimonie, a necessità di continue prove e controprove nelle singole applicazioni delle formole algebriche ? quante ve- rifiche nella molteplicità dei casi presi ad esame ! quanta difficoltà per i contribuenti di rendersi conto che non vi sieno errori od inganno nelle quote a cui devono soggia- cere ! che ginepraio di false interpretazioni, di spiegazioni incompatibili, di giustificazioni inutili, di conteggi fatti e rifatti e riveduti e sempre oscuri per ogni scala regolar- mente costruita in applicazione ad una legge matematica di progressività !... E poi, ogni scala può essere stabilita o sulla deter- minazione diretta delle prelevazioni a operare su ogni red- dito, 0 sulla determinazione dei rapporti secondo i quali le prelevazioni debbano essere operate. Ma, innanzi a tutto bisogna accettare o rifiutare il minimum di esenzione, che, abbiamo già notato, non appartiene esclusivamente al si- stema dell' imposta progressiva ; anzi non gli appartiene af- fatto : il minimum può essere applicato dal sistema della progressione e da quello della proporzione ; ma è meglio che sia trascurato dall' uno e dall' altro medesimamente, perchè nell' uno e nell' altro dà sempre e necessariamente luogo all' inconveniente già accennato, clie per un valore imponibile di un centesimo di lira superiore al minimum, ciò che resta, dedotta 1' imposta, diventa più piccolo dello stesso minimum. Se il minimo reddito esente dal tributo sia di 1000 lire e che la prima aliquota della scala pro- gressiva, 0 r aliquota generale della proporzione sia del 10 p. °|o, un reddito di 1000 lire ed un centesimo di lira dovrà pagare 100 lire d'imposta: scenderà, cioè, a 900 lire e quello di 1,000 lire rimarrà integralmente 1,000 lire; ossia un centesimo di lira di reddito oltre 1,000 lire dovrà pa- gare 10,000 centesimi d' imposta, ed 1 centesimo meno 1,000 — 152 — lire non pagherà nulla e risparmierà l' imposta a 100,000 centesimi. Da qiiest' assurdo in teoria e da questa somma ingiustizia in pratica non si esce che cominciando sempre da 0 p. "lo la serie dei rapporti dell' imposta ai redditi ; il che vuol dire non adottare il minimum di esenzione : sop- primere la causa per evitarne gii effetti. Tuttavia, per far accettare il minimum di esenzione dal sistema dell' imposta progressiva, vi sarebbe un mezzo, che il Vauthier e' insegna e sul quale egli si appoggia per costituire alcune scale specimen, sia col fissare diretta- mente le prelevazioni per ogni reddito imponibile, sia collo stabilire i rapporti secondo i quali debbano essere deter- minate le prelevazioni. Questo mezzo consiste « à imaginer que, de tout revenu, quelle que soit sa valeur, on retranche d' abord le nécessaire (minimum) et que la partie impo- sable est seulement ce qui, dans tout revenu, excède ce nécessaire. Dans ce système, qu' il y ait ou qu' il n' y ait pas de minimum^, et quelle que soit l' importance de ce- lui-ci, la serie des revenus imposables est toujours la méme ; elle commence toujours par zero et croìt toujours de la méme manière. Seulement, au premier terme de la sèrie, comme à tout autre, il faut ajouter le miniìnum esempt d' impòt, convenu dans chaque cas particulier, pour con- naìtre le revenu réel correspondant. » E ozioso seguire il Vauthier nelle sue scale specimen, perchè egli stesso ammette che una progressione qualsiasi, se sia rapida, finisce coli' assorbire il reddito imponibile (il che, come abbiamo veduto, non è esattamente vero) e conseguentemente conviene troncarla « à un terme déter- minè et reprendre au delà la loi de proportionalité » Per evitare questo grave inconveniente, che è la morte del si- stema, il socialista Vauthier, mettendo innanzi le scale lente, non può esimersi dal riconoscere che, per esse « il n' y aurait pas de difference marquée entre un semblable impòt et r impòt proportionnel. ■» Ed egli anzi fa questa ipotesi : si supponga che il reddito di un milione sia considerato — 153 — come limite estremo (cioè il maggiore imponibile conosciuto) e che si faccia partire, da zero redditi, coli' 1 p. "I^, il rap- porto dell' imposta al reddito : converrebbe, secondo la legge di progressione adottata dall' autore, regolare gli scaglioni delle aliquote cosi, che ad un milione corrispondesse 1' a- liquota 50 p. °ì^, e si avrebbe : per 0 reddito imponibile 1 p. "i^ » 1,000 » » 1,049 2,000 » » 1,098 » 3,000 » » 1,147 » )) 10,000 » » 1,490 » » 20,000 > ). 1,980 » >) 100,000 » » 5,900 » « On voit — osserva il socialista Vauthier — • que cette loi de progression n' atteint pas la valeur de 2 °|o pour un revenu de 20,000 et qu'elle n' arrive pas à 6 °\o pour 100,000, Elle serait d' ailleurs moins ancore si, au lieu de prendre 1 °io, comme point de dèpart, on prenait 15 ou 20 °|o par exemple. » A che serve dunque il principio della progressività, cosi complicato nelle sue applicazioni pratiche, cosi ricco di calcoli, cosi esposto ad errori e cosi sterile di resultati per lo scopo a cui mira ? Un autore francese, di cui non ri- cordo il nome, disse giustamente : « Ne serait-il pas puéril d' introduire un tei principe au coeur de la legislation, du moment qu' on ne veut 1' y faire pènètrer qu' à dose homoe- patique ? Si les effets ne s' en font pas sentir sur la diminu- tion de la richesse qu' on juge excessive et pour ainsi dire plethorique, à quoi bon ce platonique hommage à un prin- cipe si faux ? » Questo platonico omaggio — lo dice il Vau- thier — non può essere reso che da chi sia famigliare colla matematica e perciò sfugge alla pratica amministrativa e di pubblica contabilità : « la conception d'une échelle progres- sive applicable à l' impòt exige, pour étre bien comprise, l'examen de formules algèbriques. » Cosi, non solo lo Stato, — 154 — che impone il tributo, ma anche il contribuente, che lo paga, dovrebbero essere poco o molto versati nel calcolo : l'uno, per non cadere in errore; l'alti-o, per non essere ingannato. Indipendentemente dunque da ogni considerazione po- litica, economica, finanziaria e storica, stanno, contro il si- stema della progressione, somme difficoltà matematiche e di contabilità. (Vedi cap. XVIII : L' analisi della legge matematica della imposta progressiva). — 155 XV. RASSEGNA DELLE RAGIONI prò e coutro IL SISTEMA Dopo quanto ho esposto sinoi'a, è inutile, mi sembra, dare una successione ordinata alle argomentazioni che con- suetamente si fanno ed a quelle che ad esse si possono ag- giungere in favore dell' imposta progressiva. Basterà esporle una alla volta, bene staccate, ma per sommi capi e alla rinfusa. Per maggiore chiarezza, anziché allineare in un ca- pitolo le principali argomentazioni prò e in un altro capitolo quelle contro, credo opportuno far seguire ad ogni argo- mentazione in appoggio al sistema quella corrispondente in opposizione, perchè il dibattito resulti tassativo, per quanto compendioso, come esige l' indole di questa monografia. Per quelle argomentazioni di cui fu fatta parola nei ca- pitoli a questo precedenti, basterà farne cenno sommario, per non ripetere il già detto con altre parole. Trovo ozioso citare gli autori di alcune argomentazioni prò, perchè non hanno sicura paternità : è cosi limitato il campo delle idee per sostenere l'errore, che appena un piccolo concetto abbia avuto sembianza di essere importante, tutti se lo sono appropriato : i sofismi sono molti, ma non meri- tano di essere illustrati coi nomi dei loro autori. Trascurerò anche gli autori di alcune argomentazioni contro, perchè esse sono cosi naturali, che vengono spontanee in mente a tutti e, perciò, non appartengono esclusivamente a nessuno. — 156 — prò: L' imposta proporzionale è tanto meno gravosa, quanto più grande sia il reddito del contribuente, ed è, in conse- guenza, maggiormente insopportabile, secondo che diminuisca il reddito eh' essa colpisce. E assai più duro a chi abbia 1000 pagarne 100, che pagarne 100000 a chi disponga di un milione. AH' uno non restano che 900 ; all' altro ne rimangono 900000. Si col- pisca dunque la ricchezza maggiore con quote d' imposta sempre più alte. Tassando, sia pure, al 50 p. "io chi abbia un milione, egli tuttavia rimane ricco, e si può, per com- pensazione, non solo risparmiare dall' imposta chi sia povero, ma, per iscala, colpire meno chi abbia men<*w eoutro : Ammesso che il sacrificio di pagare 1' imposta propor- zionale sia minore per chi ha più, e che conseguentemente si debba, col mezzo della progressione, colpire meno chi abbia meno ; — se il principio è buono, se è vero, si dovrà por- tarlo alle sue ultime conseguenze, poiché quale ragione vi sarebbe che chi abbia un milione rimanga con 500000 ? non si presenta egli medesimamente abbastanza provveduto per fargli pagare una maggiore contribuzione ? Lo si tassi dun- que al 75 p. °\^. Saremo da capo : 250 mila è sempre un reddito cospicuo di fronte alla massa dei redditi comuni. Ma, come si ridusse un milione a 500000, e poi 500000 a 250000, anche 250,000 è riducibile, con questa logica, sino a livel- larsi a quella linea di reddito, so})ra la quale ogni di più debba, per tutti gli uomini, essere considerato un aumento di superfluo, e sotto la quale ogni di meno debbi tradursi, per tutti gli uomini, in una spogliazione del necessario. Se non si giungesse a questa estrema conseguenza del principio, non si porrebbe rimedio al lamentato inconve- niente, poiché — non altro volendo osservare che la cifra — 157 - di ricchezza rimanente, dedottane V imposta — se è più gravoso a chi abbia 1000 pagarne 100, che pagare 100000 a chi abbia un milione, riesce medesimamente di maggiore sacrificio pagare il 10 p. "io di 1000, che il 20, o il 30, 0 il 50, od anche il 99 p. °l„ di un milione, essendo il re- siduo lasciato dal 99 p. °io di 10000()0 molto maggiore di quello che rimane dal 10 p. "i^ di 1000. pi'A: I cittadini più ricchi, essendo protetti più che propor- zionalmente ai loro averi, devono più che proporzional- mente essere colpiti dall' imposta. Di fronte alla enorme di- suguaglianza fra chi possiede e chi larora, V imposta è in- giusta quando fa concorrere alle spese generali dello Stato nella medesima proporzione il pane nero di chi stenta la vita e la tavola sontuosa dell' opulento. È così flagrante ([uesta ingiustizia che la prima manifestazione del rinnova- mento sociale, dopo 1' 89, fu la Dichiarazione dei Diritti di Robespierre, di cui 1' art. XV colpiva in progressione il superfluo e consegue?itemente esonerava dall' imposta il ne- cessario. eoutro : Sono i poveri, non i ricchi che maggiore beneficio trag- gono dalla protezione dello Stato. S' immaginino improv- visamente privati tutti gli uomini della comune tutela dello Stato, tutti abbandonati a sé stessi, alle proprie forze ; sa- ranno i ricchi, od i poveri i più sacrificati, quelli che avranno minori e più deboli mezzi di aiutarsi ? chi si troverebbe di fronte, il ricco al ricco, o il povero al povero ? chi si po- trebbe sicuramente difendere, il ricco contro il povero, o il povero contro il ricco ? Al ricco la tutela dello Stato è utile, al povero è necessaria. Tant' è vero che, appena uscita la società dall' antico regime, dopo il 1789, il Cambon volle — 158 — che fosse respinta la dichiarazione formale votata, sotto r influenza del cieco e momentaneo entusiasmo, dalla Con- venzione in favore della scala progressiva, ed egualmente, discutendo la Costituzione, fu abbandonata la proposta di esonerare da ogni obbligo tributario i minimi redditi, per- chè lo stesso Robespierre dimostrò ingiuriosa questa ec- cezione e persuase esser dessa « attentatoire à la veritable égalité des citoyens. » Anche la scuola sansimoniana, pro- ponendo, nel 1831, la progressione Decourdemanche, volle che tutti i redditi, per quanto piccoli, pagassero 1' 8 p. "i,,, avendo riconosciuto che il minimum di esenzione non è conseguenza della progressività. prò: I redditi grandi, i redditi certi, i redditi del capitale, tutti legati dalla comune parentela del privilegio, devono essere più gravemente colpiti di quelli che sono piccoli, incerti e che sono esclusivamente forniti dal lavoro, dal travaglio, dalla fatica. Così soltanto si arriverà a stabilire una giusta compensazione, un giusto equilibrio fra la pena a cui devono soggiacere i capitalisti nel pagare la imposta anche per gli operai, e la pena a cui devono sottostare i condannati al lavoro che sono mancipii del capitale. contro : Se il lavoro è mancipio del capitale, anche il capitale, alla sua volta, è mancipio del lavoro ; e lo stesso capitalista lavora per il solo fatto di essere capitalista, di dirigere, cioè, lo stock, di cui dispone, alla produzione ; e lo stesso lavoratore può diventare capitalista, anzi non si lavora che all' unico scopo di arricchire, quantunque non lo si possa sempre raggiungere o, spesso, non lo si raggiunga che assai limitatamente. II capitale è sterile senza il lavoro ; il lavoro è sterile — 159 — senza il capitale : 1' aiuto è reciproco ed egualmente ne- cessario. Perchè il capitale dovrebbe pagare con una pai'te dell'imposta 1' aiuto del lavoro e il lavoro godere gratui- tamente r aiuto del capitale ? Il reddito del capitale non è certo, per la stessa ra- gione che è aleatorio il reddito dei lavoro : quei redditi dei capitali che sono perpetui sono colpiti dall' imposta per la loro durata, come i redditi incerti e come i redditi pre- cari del lavoro. Dinanzi al tempo, queste due specie di redditi sono eguali e non devono essere disugualmente trat- tati dall' imposta, prò: L' imposta progressiva non mira a sopprimere la classe degli opulenti e dei ricchi, non mira a costringere tutti gli uo- mini allo stesso livello di ricchezza, no : essa mira soltanto a far contribuire alle spese dello Stato i redditi maggiori in proporzione crescente colla loro entità. E un sistema che rende più facile 1' accesso alla proprietà nei gradi inferiori della scala sociale e più difficile l'accumulamento della ric- chezza oziosa in un piccolo numero di mani privilegiate. L' imposta progressiva ha, insomma, per iscopo di favorire ogni slancio del lavoro, di aiutare la formazinne dei ca- pitali legittimamente acquisiti e sino a tanto eh' essi si tro- vino in tali condizioni da poter fare sollecito ritorno alla produzione, e di regolare ed anche d' impedire il loro con- centramento quand'essi sieno divenuti cosi cospiscui da poter aumentare senza essere produttivi e da permettere ai loro possessori 1' ozio, il vizio, l'abuso e, troppo spesso, la tiran- nide contro il lavoro. Si vuole moralizzare e frenare il capitale, non distruggerlo, non renderlo impossibile. couti'O : Il capitale non ha patria, non ha morale, non ha ban- diera, non ha spirito di civiltà o di barbarie ; il capitale — 160 — vuol essere capitale dappertutto : è cosmopolita, è indoma- bile, non cerca che il suo prezzo. Il capitale, di cui han bisogno r agricoltura, tutte le industrie, tutti i commerci, tutte le imprese pubbliche e private, tutti gli Stati, non si lascia menomare dall' imposta progressiva : più grande sarà l'aliquota dell' imposta, più alto salirà il prezzo del capitale, perchè l'imposta non è mai pagata dal capitale, ma è sempre pagata per il capitale da chi ha bisogno d'averlo in aiuto, cioè dal povero — che sia cittadino, o Stato, o industria. Il capitale non è che l' inventario generale dei beni : i debiti ed i crediti si elidono : non resta che il capitale, che non è grande, né piccolo, né forte, né debole, né buono, né cattivo: é quello che è in un momento dato, diviso in porzioni maggiori o minori, più o meno preziose nei luoghi diversi in cui si trovino disseminate ; ed esse valgono ciò che valgono sui mercati, sieno o non sieno oziosi i loro possessori e paghino tributo colla percentuale progressiva o con quella proporzionale. Il capitale è presente od è futuro. Il capitale presente 'dà esistenza al capitale futuro ; e la differenza fra il valore del capitale presente e il valore del capitale futuro è il prezzo della disponibilità temporanea del capitale presente necessaria alla formazione del capitale futuro. Su questo prezzo è rovesciata l' imposta, o proporzionale o progres- siva, che, per ciò, è pagata da chi paga quel prezzo ; da chi, cioè, prende a prestito il capitale presente, pagandone il fitto, il nolo, r interesse. Non si frena il capitale presente che ponendo ostacolo alla formazione del capitale futuro ; non si moralizza il capitale che demoralizzando il lavoro. prò : L'imposta progressiva non ha intento puramente fiscale: con essa lo Stato interviene direttamente nella distribu- zione delle ricchezze per darle un assetto che non può trovare, se sia abbandonata alla cieca collisione degl' inte- - 161 - ressi economici. Le esigenze etiche della moderna civiltà dimandano che sia colmato 1' abisso tra la povertà degli uni e la opulenza degli altri, i quali pur hanno tante ra- gioni e tante occasioni di contatto e di mutua tolleranza e di reciproco aiuto. Anche in passato, tutti i governi han dovuto tenere conto delle relazioni fra le varie classi sociali e dei metodi migliori di regolarle e di migliorarle ; ma non valsero loro allo scopo i dazii protettori, le imposte sun- tuarie, le tasse di accisa, ecc., come vi si presterebbe l'im- posta progressiva, che è il perfezionamento di quei sistemi tributari invano sinora tentati, non per ottenere un' entrata adeguata ai bisogni della finanza pubblica, ma per oppor- tunamente dirigere 1' azione economica della società. È vero : non è possibile separare 1' elemento sociali- stico dell' imposta progressiva dall' elemento socialistico del dazio protettore, della tassa suntuaria e d' accisa, ecc. Quella politica fiscale che fu sempre inutile conato di mi- gliorare artificialmente la distribuzione delle ricchezze falli allo intento e condusse a resultati peggiori del male a cui con essa si voleva porre rimedio : perciò fu biasimata e con- dannata dalla scienza. Conseguentemente, la imposta pro- gressiva — che è r applicazione per eccellenza del principio secondo il quale 1' arbitrio dei governi dovrebb' essere il freno all' attività economica dei governati — è a fortiori respinta dalla scienza, che la considera il tramite più breve e più rapido per trascinare la società al collettivismo. prò : Si parta dallo stato attuale della proprietà fondiaria : egli è certo che la introduzione di un sistema tributario il quale colpisse i redditi maggiori in una proporzione progres- sivamente più forte che l'imposta attuale, imprimerebbe tale T. VI, S. VII L — l62 ^ un movimento alla ricchezza, ch'essa necessariamente fini- rebbe coir essere più uniformemente distribuita in società. Dopo un certo tempo, la proprietà fondiaria sarebbe in gran parte uscita dalle mani della classe ricca e sarebbe entrata in quelle della classe povera, senza che, nel suo insieme, avesse potuto subire alcuna importante variazione. Quanti proprietari, che oggi vivono oziosamente di rendita, non sarebbero costretti, sotto l'influenza della scala progressiva, di farsi lavoratori effettivi e di aumentare cosi, per mezzo delle loro braccia e della loro intelligenza, il numero degli operai agricoli e la ubertosità dei lori fondi! Quanti pic- coli proprietari sollevati, per effetto della scala degressiva, nelle spese di produzione, non potrebbero arrontondare le loro possessioni, acquistando dai loro vicini più ricchi quelle terre che 1' imposta progressiva renderebbe a questi ultimi troppo poco produttive ! Diminuirebbero, da una parte, le singole ricchezze eccessive ; aumenterebbero, dall' altra, quei simulacri di ricchezza, a cui il lavoro non basta e mancano gli strumenti ; nel tutt' insieme accrescerebbe il reddito fondiario del paese. contro : Influire sulla distribuzione della ricchezza per mezzo dell' imposta, non è attribuzione economica dello Stato. D' altra parte, se vi sono proprietà che provengono da antichi privilegi e da spogliazioni, ve ne sono anche, per la maggior parte, per la quasi totalità, la cui origine non è che il lavoro : l' imposta progressiva, per colpire le une, non risparmia le altre. Una grande proprietà rappresenta quasi sempre un gran lavoro : e 1' imposta progressiva, che vuole proteggere il lavoro, lo punisce nei suoi risultati, nella sua unica ragione di essere, che è 1' aumento della ricchezza, la quale si ottiene con la perseveranza del lavoro e colla virtù del risparmio. Applicata alla proprietà fondiaria, l' imposta progres- — Ì63 — siva avrebbe per effetto la divisione fittizia dei grandi pa- trimoni i, a cui non sarebbe sufficiente impendiraento la spesa degli atti legali e delle registrazioni. In ogni modo, sarebbe impossibile opporsi alla simulazione di debiti, di ipoteche, di rendite vitalizie, e ad altre finzioni con cui sfuggire al fisco, al quale non sarebbe efficace, per scoprire la menzogna, alcun sistema di presunzioni arbitrarie, co- stose e vessatorie, perchè la ricchezza ha, essa sola, mille mezzi e mille accorgimenti di occultazione per non lasciarsi distruggere : « La taille avait quelque analogie avec l'impòt progressif, sous ce rapport qu' elle ne grevait pas seule- ment les biens du propriétaire non privilégié, mais son in- dustrie. Aussi r aisance se cachait sous des haillons. Pour lichapper au coUecteur, la population taillàble et coroèable s' abstenait d' une multitude d' objets d' agrèment ou mème - de première nécessitè, dont la production fait la richesse nationale » (Fr. De Corcelle). Sotto l'influenza di un intero sistema di contribuzioni progressive, gli uni si stacchereb- bero dalle loro proprietà fondiarie per convertirle in beni insequestrabili, o non direttamente esposti agli artigli del fisco ; gli altri impiegherebbero i loro averi nelle specula- zioni bancarie, o di borsa, o di usura ; altri ancora porte- rebbero al sicuro in altri paesi i loro capitali, come recen- temente avvenne, dopo l'introduzione dell' imposta progres- siva, nel Cantone di Vaud (quantunque 1' imposta progres- siva vodese sia a scala lenta ed a tassazione parziale) e al capitale emigrante necessariamente terrebbe dietro il lavoro, come s' è veduto in Francia al tempo dell'editto di Nantes. Anche in Olanda, l'imposta progressiva sull'entrata, voluta dal Consiglio municipale di Amsterdam, cagionò subito e più acutamente le stesse deplorabili conseguenze eh' ebbero luogo a Losanna. — 164 ^ prò : Se per sfuggire ai saggi troppo alti di una scala progressiva, accadesse che i grandi proprietarii fondiarii abbandonassero le loro terre — che, conseguentemente, sarebbero poste in vendita, divise in piccoli appezza- menti — la società avrebbe un immenso vantaggio nel fra- zionamento del suolo e nella coltura per associazione, che ne resulterebbero. Chi non vede in quali felici condizioni si troverebbero i modesti proprietari, fra di loro limitrofi, associati nell' esercizio dell' industria agricola, che sarebbe in tal modo esente od assai poco colpita dall'imposta? Con quale vantaggio non potrebbero essi lottare contro la stessa industria esercitata da un solo? E chi potrebbe contestare i buoni effetti, in particolare e in generale, che recherebbe un simile movimento economico? Senza dubbio, l'imposta progressiva assai poco potrebbe attingere alla piccola proprietà associata per la ^grande coltura ; ma non si deve cadere nell' errore di misurare la prosperità di un paese dalla gravezza dell' imposta che lo colpisce; e, se sia dimostrato che l'imposta progressiva può esercitare così provvidenziale influenza sulla distribu- zione della ricchezza privata, non si deve considerare una diminuzione di prodotto tributario come seria obbiezione alla eccellenza del sistema. contro : Non è dimostrato che l' imposta progressiva debba eso- nerare dagli alti saggi i grandi redditi di un' industria collettivamente esercitata, se non si proceda per privile- gio, aggiungendo alla scala progressiva dell' aliquota una scala . di speciali esenzioni. I proprietari potrebbero es- sere poco tocchi dall'imposta, in quanto fossero titolari di piccoli appezzamenti : potrebbe anzi avvenire che tutti si trovassero sotto il limite del saggio più basso e nulla — 165 — dovessero pagare al fisco ; ma in quanto fossero associati neir esercizio della coltura, l' azienda agricola dovrebbe pagare, come tale, 1' aliquota a cui corrispondesse il red- dito che giungesse a realizzare. Al tributo collettivo do- vrebbero far fronte i singoli associali, o in proporzione alla loro proprietà, o con aliquote progressive relative alle loro singole parti di reddito, dividendosi fra loro il peso di un saggio a cui inutilmente, col frazionamento del suolo, avrebbero tentato di sfuggire. 0 piccola proprietà e piccola coltura, e al fisco man- cherebbe la ragione finanziaria dell' imposta, e non si sa- prebbe allora dove lo Stato potesse trovare i mezzi di far fronte alle ingenti spese pubbliche; o piccola proprietà e grande coltura per associazione, e, in tal caso, la imposta, che caritatevolmente rispetterebbe il piccolo contribuente, come titolare del suolo, lo colpirebbe, come agricoltore, tanto più crudelmente, quanto maggiore fosse il reddito complessivo ottenuto dall' azienda in associazione. prò: Si accusa l' imposta progressiva di essere determinata, volta per volta, colla sola norma dell' arbitrio ; ma qual'è l'imposta che, nel suo cespite, nel suo modo di applicazione, nella sua misura, non dipenda da apprezzamenti puramente arbitrari? perchè si muta così spesso il saggio dell'imposta fondiaria ? perchè si colpisce il sale oggi col tanto e dimani col tant' altro p. °\o ? perchè le tali derrate alimentari sono soggette air imposta, e le tali altre non lo sono, o lo sono in misura diversa maggiore o minore ? perchè si proteg- gono alcune produzioni nazionali colla tariff'a d' importa- zione sulle produzioni similari estere, ed altre merci si lasciano abbandonate a sé stesse sul campo della libera concorrenza? perchè il 5 e non il 10, il 10 e non il 5 p. °|o? Unica guarentigia data al corpo sociale in materia d' imposta è il voto con cui si pronunciano ogni anno i rappresentanti della nazione nella Camera legislativa sulla — 166 — natura e sulla misura dei tributi. Medesimamente, l'imposta progressiva, come l' imposta proporzionale, come l' imposta fissa, ecc., avrà la sua guarentigia nella legge che la deve definire e nelle leggi successive che la dovranno applicare. Non v' è altra norma, per assicurare contro 1' arbitrio così r imposta progressiva, come l' imposta proporzionale, che il voto della maggioranza legislativa. contro ; Il dazio protettivo non è un cespite fiscale: è un mezzo come un altro d'ingerenza governativa nell' azione econo- mica della società. Il dazio protettivo non è un' imposta, e, se lo si voglia considerare tale, ha alcuni punti di contatto coir imposta progressiva, in questo senso, non foss' altro, eh' esso mira ad imprimere un movimento forzato ai capitali ed uno sviluppo artificiale alle industrie. Come la colpa non legittima la colpa, cosi l' errore di un sistema doganale non giustifica 1' errore di un sistema tributario. Ma r imposta proporzionale, non è necessariamente regolata dall' arbitrio : se con essa si può violare il diritto comune, la violazione non dipenderebbe dal principio, ma dall' applicazione, quante volte la percentuale fosse cosi alta da ledere la proprietà. La proprietà è tutelata dal diritto privato e più ancora dal diritto pubblico: i codici civili e le Carte costituzionali ne guarentiscono la inviolabilità; in- violabilità che non è riconosciuta dal sistema tributario della progressione, il quale anzi mira alla distribuzione ar- bitraria della proprietà, alla ripartizione artificiale e coatta della ricchezza. L' imposta progressiva, non solo lede la proprietà reale, ma anche la proprietà personale, perchè non tanto è ostile alla ricchezza, quanto all'uomo ricco, benché non si possa che astrattamente separare 1' una dall' altro. La imposta pro- gressiva è un sistema giuridicamente \\z\080, perchè colpisce la persona perciò solo che sia ricca, non la ricchezza in- — 167 - dipendentemente dalla persona che la possegga. L'imposta fissa, che è progressiva a rovescio, aveva, in passato, lo stesso peccato d' origine : cosi il testatico italiano, la capi- tatìon francese, la Kopfsteuer tedesca, la poll-tax inglese, il tributum capitis dei latini. L' imposta non è canone, è prelevazione di reddito, e dev' essere commisurata ai bisogni dello Stato, alla entità delle spese pubbliche approvate dal potere legislativo. Può dunque variare la percentuale dell'imposta, e l' imposta può essere applicata al reddito od al capitale del contribuente, sotto cespiti diversi e mutevoli, purché i suoi effetti sul capitale sieno tali da lasciarlo invulnerato e sempre me- desimamente produttore di reddito. Ossia, gli effetti della imposta sul capitale dipendono dalla entità, non dalla qualità del tributo : un' imposta mite sul capitale è pagata dal red- dito e lascia intatto il capitale ; un' imposta eccessiva sul reddito può assorbire il reddito e paralizzare il capitale. Quando l'imposta offenda la sorgente della produzione, essa è medesimamente dannosa all' individuo e alla società, è an- tigiuridica ed antieconomica, e tale può diventare anche r imposta proporzionale quando sia portata a tale eccesso da menomare la potenza del capitale ; ma l' imposta pro- gressiva 7nira perdio appunto a questo resultato ed è per ciò arbitraria, non tanto nelle sue accidentalità d' applica- zione, quanto nella sua natura, nel suo carattere, nel suo principio. Può dunque essere arbitraria una percentuale dell'im- posta proporzionale, anche se sia accettata dal potere legis- lativo ; ma le aliquote dell'imposta progressiva sono sempre necessariamente arbitrarie, perchè il sistema parte dalla teoria feudale che considera la proprietà in generale ap- partenente alla collettività, e, in particolare, quella terriera soggetta al ju^s eminens dello Stato. Lo Stato la distribuisce ad arbitrio per mezzo dell'imposta pi'ogressiva, la concede, e limita e ritira la concessione. Fuori del diritto pubblico, del diritto privato, delle — 168 — esigenze economiche della società, l' imposta progressiva non può dunque essere retta che dallo arbitrio, che è la negazione d' ogni diritto ed esclude ogni guarentigia di proprietà. l>ro : I bisogni umani sono più o meno intensi ; i prodotti che valgono a soddisfarli sono più o meno utili, secondo che codesti bisogni sieno più o meno intensi : e poiché la intensità dei nostri bisogni decresce, quanto meno essi sieno urgenti e, conseguentemente, a misura che sieno soddisfatti, il valore dei prodotti, coi quali si possono soddisfare, dimi- nuisce coir aumentare della loro quantità. Maggiori redditi vuol dire maggiore quantità di prodotti disponibili ; mag- giori quantità di prodotti disponibili vuol dire maggiore pos- sibilità di soddisfare tutti i bisogni, dai più ai meno intensi ed urgenti, e quindi un' imposta rigorosamente proporzionale cagiona sacrificio tanto minore, quanto maggiori sieno i redditi del contribuente. L'imposta proporzionale, sotto questo rispetto osservata, violerebbe il vero spirito della egua- glianza tributaria, la quale non dev' essere intesa in senso assoluto, ma relativo : (.ijura parìa dehent esse inter se qui sunt cìves in eadem repuhlica » (Cic). La esatta eguaglianza di sacrifìcio, nel senso di diminuzione d' onere relativamente proporzionale, implica 1' imposta progressiva. couti'O : Coll'aumentare la ricchezza in cifra assoluta, non cresce la utilità relativa ch'essa reca ai suoi possessori. Se la utilità complessiva presentata da un reddito di 10000 è x, 1' uti- lità presentata allo stesso possessore di 10000 da un au- mento di 1000, non corrisponde a lOOOO -|- 1000, ma a qualche cosa meno, e cosi successivamente : arriverà il punto in cui un ulteriore aumento non accrescerà affatto — 169 — r utilità complessiva del reddito. Ossia, ogni successivo ed eguale incremento di ricchezza è meno utite dell'incremento . precedente : ed arriverà un ulteriore incremento che riu- scirà perfettamente inutile al suo possessore (è questo il prin- cipio cosi detto « edonistico » dei bisogni, su cui si appoggia la teoria del gì-aclo finale di utilità). Dunque 1' utilità del reddito diminuisce a misura che il reddito cresce : ossia, gli incrementi successivi di un reddito procurano una utilità decrescente. Ammesso ciò, 1' imposta proporzionale è per sé stessa progressiva nei suoi effetti: se il reddito di 1000 paga la percentuale di 5, è come dire che la utilità cor- rispondente paga 50 d' imposta ; ma 2000 pagando 100, è come se la utilità corrispondente pagasse di più, perchè è minore ; ossia, l'utilità successiva del reddito è in ì^agione inversa della quantità successiva del reddito "stesso, e l'im- posta proporzionale è tanto piìi gravosa, quanto maggiore sia il reddito eh' essa colpisce. D' altra pai'te, se è vero che la intensità dei nostri bisogni (e perciò la utilità finale) decresca come si passi da bisogni inferiori ed imperiosi a quelli superiori e meno urgenti ; se è vero che i maggiori redditi dieno modo di soddisfare a tutti i bisogni dai più ai meno intensi, non è giusta illazione che 1' imposta proporzionale cagioni sacri- ficio minore, quanto maggiore sia il reddito, poiché il cal- colo edonistico è puramente relativo, soggettivo, singolo. Uno stesso reddito imponibile presso due o più contribuenti può trovarsi, e si trova sempre, di fronte a bisogni d'indole e di carattere diversi e più o meno numerosi, ed è quindi diversamente valutato in modo relativo, quantunque sia il medesimo in cifra assoluta: lo stesso reddito può essere posseduto da chi è celibe e da chi é capo di numerosa famiglia ; da chi è giovane, sano e vigoroso e da chi è vecchio e velitudinario ; da chi è privo di educazione e d' istruzione e da chi è tormentato da elevati bisogni in- tellettuali e morali ; da chi vive in campagna a buon mer- cato e da chi abita una capitale, dove i prezzi sono alti, ecc. — 170 — Non si può dunque ammettere che uno stesso reddito sia eguale per tutti i contribuenti, e, conseguentemente, che la stessa imposta pesi egualmente su tutti i redditi eguali. Dunque, se la imposta proporzionale non esercita la medesima pressione su redditi eguali, la imposta pro- gressiva non la eserciterà neppure, anzi la renderà mag- pro : Se è vera la teoria della diffusione generale dell' im- posta, è indifferente che 1' imposta sia proporzionale o pro- gressiva. Il contribuente de jure, rovesciandola sul consu- matore, non ne soffre alcun danno, e rimane sempre che il peso dell' imposta è proporzionale ai consumi. La questione non istà più sulla misura del tributo: pro- porzionalmente e progressivamente stabilito, il tributo, che sia grande o piccolo, è sempre totalmente trasferito dal contribuente de jure su altri ; ma almeno il sistema della progressione presenta due vantaggi : si mostra alla massa dei contribuenti colle apparenze della giustizia distributiva, della equità tributaria, e lascia tempo di mezzo, ai meno ambienti, fra 1' atto di essei-e pagata a scadenza e il fatto di essere sopportata ad ultima ripercussione. contro : Ciò che può distinguere, in qualche modo, le imposte indirette dalle imposte dirette è il principio che le une sono rovesciate dal contribuente de jure sul consumatore e le altre rimangono a carico dei contribuenti direttamente colpiti. Ma vi sono imposte indirette che non si possono rovesciare affatto, altre che si possono rovesciare soltanto in parte, e vi sono imposte dirette che si possono rovesciare totalmente. La teoria della diffusione generale dell' imposta è vera ; ossia esprime una legge economica, che ha luogo — 171 — in quanto un' alti'a legge economica, quella del wa/orc, non vi si opponga. In Italia, le statistiche ufficiali cominciano già a indicare una diminuzione nei consumi maggiormente colpiti dall' imposta indiretta ; la legge del valore lascia in- venduti molti prodotti per quella parte che corrisponde al- l' eccessivo peso dell' imposta sui loro prezzi. Senza la legge del valore, lo Stato non avrebbe freno nell' alzare i prezzi dei tabacchi e di tutte le merci di monopolio. Quando vi sia carestia di prodotti alimentari e manchi la concorrenza dei prodotti similari esteri sul mercato interno, la legge del valore permette che l' imposta sia in parte rovesciata sul prezzo delle derrate. Eccetera. Le leggi economiche sono tutte vere, ma una legge può mettere ostacolo ad un' altra legge, e quest' è il caso : la legge della diffusione dell'im- posta è mancipi a della legge del valore. Ma non si confonda r imposta proporzionale o progressiva coll'imposta diretta o indiretta. L'imposta non si rovescia più o meno facilmente per essere proporzionale o progressiva, ma per essere di- retta 0 indiretta ; e vi sono imposte indirette a cui non è possibile applicare il principio della progressione; anzi, in generale, le imposte indirette vi si sottraggono per la loro stessa natura. E le critiche all' imposta progressiva sono proficue in quanto la si voglia considerare come sistema ge- nerale tributario, cosi che essa implicherebbe il sistema dell' imposta unica generale sul reddito o sul patrimonio, sistema che dovrebb' essere in precedenza discusso, se si potesse discuterlo di fronte alle imperiose contingenze finan- ziarie a cui è soggetto 1' odierno indirizzo politico interna- zionale d' Europa. |>i-o : Il sistema della ripartizione, a cui s' appoggia 1' im- posta progressiva, non mette mai il fisco direttamente in presenza del contribuente, e, in caso di querimonie e di diflUcoltà, pone la pubblica amministrazione nella disinte- — m — ressata posizione di un arbitrio, a cui è indifferente il pro- dotto tributario e la cui preoccupazione principale è quella sola di dare alla definitiva ripartizione dell' imposta le norme più sicure e le più solide basi. Una volta riconosciuto il reddito di ogni contribuente, la corrispondente scila pro- gressiva gli sarebbe applicata : il prodotto totale dell'imposta potrebbe, è vero, non rispondere ai bisogni finanziari dello Stato dichiarati in bilancio; ma la cifra annua fissata dalla legge di finanza non segnerebbe un quantum d' imposta a prelevare : costituirebbe soltanto una base di ripartizione per le provincie, per i comuni e, conseguentemente, per la determinazione delle singole aliquote. Con questo metodo, lo Stato dovrebbe indicare annualmente il rapporto delle aliquote ai redditi ; rapporto indipendente dalle contigenze che possono influire suU' aumento o sulla diminuzione dei singoli redditi; rapporto che, a un momento dato, sarebbe più basso 0 più alto, secondo che fosse più piccola o più grande la cifra stabilita per il prelevamento dell' imposta. contro: Col sistema della ripartizione applicata all' imposta progressiva, accadrebbe sempre che due redditi perfetta- mente eguali sarebbero diversamente colpiti, secondo che ap- partenessero, r uno ad un Comune in cui la ricchezza si trovasse in poche mani, 1' altro ad un Comune in cui la ricchezza fosse più o meno frazionata, poiché il saggio delle singole contribuzioni sarebbe determinato dal contigente variabile per ogni Comune in ragione del modo col quale i beni vi fossero distribuiti. Così potrebbe anche avvenire che neppure la espropriazione bastasse a formare il voluto contingente. Si supponga un Comune che abbia 300,000 lire di reddito complessivo ripartito come segue : — 173 — 1 reddito di 2 redditi di 3,000 lire ciascuno . 3 » 2,000 » » 10 » 1,000 » » 16 Totale della ricchezza imponibile Totale dei redditi esenti dalla im- posta, perchè inferiori al limite dal quale comincia la progressione . . . Somma totale 6,000 lire 6,000 » 6,000 » 10,000 > 28,000 272,000 300,000 » Se il contingente del Comune è fissate a 30,000 lire, i redditi imponibili non superando le 28,000 lire, 1' espro- priazione di tutti i 16 contribuenti non coprirebbe il deficit del Tesoro. Del resto, non si discute neppure il valore comparato dei due sistemi : il solo principio generale che si possa mettere innanzi è l' imposta di quotità, che colpisce unita- riamente tutto un paese, corrispondendo al concetto della giustizia distributiva ben più che il sistema della riparti- zione, il quale permette che sieno usate indulgenze o fatte patire vessazioni non giustificate da coloro a cui la ripar- tizione sia afìfidata. Nessun inconveniente v' è a temere e molti vantaggi vi sono ad attendersi, cosi per i contribuenti, come per il Tesoro, quando i contribuenti stessi si trovino direttamente di fronte al fisco : bene inteso, che le valuta- zioni sieno rigorose, ed abbiamo norme sicure e solide basi. pi'O : Per impedire che 1' imposta progressiva finisca coll'as- sorbire il reddito, o semplicemente 1' aumento annuo del reddito, senza ricorrere alla necessità di doverla troncare di fronte ai redditi maggiori, basterà applicare all' imposta la progressione geometrica decrescente a piccoli termini ed a piccola ragione. Con questo sistema, nessuna conces- sione air arbitrio e nessuna concessione al sistema della imposta proporzionale. - 174 - coutro: Fu presa in esame la progressione decrescente, come quella che doveva chiudere la bocca agli oppositori del sistema. Si sa che cosa sia una progressione geometrica: quando la ragione è più piccola dell' unità, i termini vanno a di- minuire, e la progressione si dice allora decrescente. sia 10 il 1* termine » 0,10 la ragione, si avrà : -H- 10: lOXO'lO- 10 X 0.102: 10 X 0,103 10X0,90^ ossia : H- 10: 1:0, 1:0,01 0 la somma dei primi due è il, » » tre è 11, 1, * » quattro è 11, 11, i totali crescono, e siccome i termini della serie si avvici- nano sempre più a zero, così, per quanto grande sia il nu- mero di quelli che si sommano, il totale non potrà oltre- passare un limite dato. Quindi, s' è detto, basterà decretare che il p. 7o si^ espresso dalle somme successive dei termini di una progressione geometrica decrescente per non rag- giungere mai l'assorbimento del reddito imponibile (né il suo aumento annuo), per non dover troncare la progressione, fa- cendo diventare proporzionale l' imposta di fronte alle mag- giori ricchezze e per non potersi dire arbitrario il sistema. Ma se il primo termine è piccolo e sia considerevole la ragione, si ha un salto troppo grande da classe a classe, e le medie fortune sarebbero le maggiormente colpite, come - 1^5 - con tjualjjiasi altro metodo di progressione. Ozioso sarebbe allo scopo dell'imposta di far piccolo il ])rimo termine e piccola la ragione. D'altra parte, i termini diminuiscono sempre e tendono a zero, e conseguentemente, a misui-a che le fortune crescono, minore diventa l'aumento del p. °io e di- minuisce sino ad essere una grandezza trascurabile: il princi- pio cade nel momento stesso in cui avrebbe dovuto trionfare. Appena poi si dice « progressione », vengono in mente gli elementi che occorre determinare : « primo termine », « ragione » eccoci subito di faccia all' arbitrio. Eccetera. Tutte le altre argomentazioni prò e contro il sistema della progressione non sono che variazioni di queste 12 che ho accennate, e si possono diversamente col- locare in dipendenza alle principali e più note teorie tri- butarie, di cui è cenno nel capitolo seguente. — 176 XVI. L'IMPOSTA PROGRESSIVA DI FRONTE ALLE PRINCIPALI TEORIE TRIBUTARIE Non si può ammettere l'imposta progressiva colla teoria della compensazione generale, che è una falsa teoria, perchè, se fosse astrattamente vero che la progressione potesse ri- parare alle conseguenze cagionate sulla distribuzione della ricchezza dagli atti compiuti o da quelli non compiuti dallo Stato, essa inevitabilmente sarebbe, nell' applicazione, un fomite di guerra intestina, un' arma in mano di tutti i partiti e di tutte le reazioni ; sarebbe, in ultima analisi, l'annichi- limento stesso dello Stato nel trionfo della sua massima potenza. Non si può ammettere V imposta, progressiva goWsl teoria della compensazione parziale, perchè i mali si deggiono com- battere, impedire gli arbitrii, -rendere impossibili o difficili gli errori, non coìnpensarli con altri errori, con altri ar- bitrii, con altri mali. Se l' imposta indiretta è un' imposta progressiva a rovescio, conviene correggerla nei suoi effetti, se sia possibile, o sopprimerla quando le condizioni dello Stato lo permettano, o tollerarla colle esigenze della pace armata, non cotnpensarla per mezzo dell' imposta progres- siva diretta, che non compensa nulla, ma solo aggiunge soffe- renze a sofferenze, inequità ad inequità. Sarebbe come, se un uomo, avendo perduto una gamba, volesse averne compenso, facendosi amputare 1' altra gamba ; occhio per occhio, dente per dente, non da persona a persona, ma nella stessa per- sona, che è la società ! Questa è la teoria della demenza economica. — 177 - Non si può ammettere l'imposta progressiva colla teoria della capacità contributiva, perchè codesta capacità non de- v' essere misurata sulla cifra del reddito imponibile. Ogni reddito rappresenta capacità contributive diverse, secondo le diverse condizioni di chi lo possegga nominalmente iden- tico : condizioni di età, di salute, di educazione, di famiglia, di posizione sociale, ecc., le quali sfuggono ad un presunto obbiettivo ed arbitrario di classificazione. D'altra parte, se questa teoria fosse logica e giusta in fatto d'imposta, nulla vie- terebbe che la si potesse applicare anche agli atti di scambio puri e semplici ; ed ogni venditore potrebbe quindi esigere prezzi diversi per la stessa merce secondo la capacità ac- quisitiva del compratore : chi è ricco per 1000, paghi 10 una misura di grano; chi è ricco per 10,000 paghi 100 la stessa misura di grano ; chi è ricco per un milione, paghi 10,000 la stessa misura di grano. Lo arbitrio arriverebbe presto a proporzioni favolose per poco che si trattasse di valori cospicui. Se le spese pubbliche rappresentino un de- cimo della somma totale dei redditi privati, perchè tutti i redditi privati, che devono concorrere alla somma totale delle spese pubbliche, non dovrebbero pagare lo stesso de- cimo ? Far pagare ad un reddito il 5 p. °io e ad un altro reddito il 10 o il 100, per ciò solo che il secondo reddito è doppio 0 decuplo del primo, sarebbe come se lo Stato decretasse che fossero eguali misure diverse, secondo le cose che si devono misurare : la prima quantità di grano sarà misurata con un ettolitro di 10 litri ; la 2* quantità di grano, identica alla 1.% sarà misurata con un ettolitro di 100 ; la S.""* quantità di grano, identica alla seconda e conseguentemente alla 1% sarà misurata con un ettolitro di 500 litri; ossia, 10 sarà eguale a 100, che sarà eguale a 500, ecc., col cre- scere della capacità misurativa delle cose che si vogliano misurare. Tutto ciò, che sarebbe sovranamente ridicolo in relazione alle misure ed ai prezzi, diventerà serio e si dovrà discutere quando si tratti d'imposta ? T. Yl, S. VII M - 178 - Non si può ammettere l'imposta progressiva coli' anti- chissima teoria, oggi rimessa a nuovo, della eguaglianza del sacrificio. 11 Boxhorn del secolo XVII aveva già detto: «In tributis aequalitatis maxima habenda ratio quae in eo po- tissimum versatur ut par sit eorum ratio ac paria hic onera sentiam quorum in diversis rebus positae sitneque sunt opes. » Ma questa rimodernata teoria è anch' essa molto soggettiva e perciò di difficile od impossibile applicazione. E si presta air equivoco. Non si capisce, infatti, come la proporzionalità dell' imposta corrisponda ad una sproporzionalità di sacri- ficio, se non si parte dal concetto che il tantesimo del red- dito perduto nel contribuire alle spese pubbliche debba es- sere tale da costringere tutti i contribuenti ad un medesimo sacrificio. Ma come si fa a stabilire una graduatoria d'im- posta in corrispondenza alla difi'erenziazione dei bisogni umani di fronte a redditi uguali ed a redditi diversi ? Se si volesse stabilire un' aliquota d'imposta nominalmente co- stante, assoggettandovi a scala di limitazione i redditi, si abbandonerebbe l' imposta progressiva propriamente detta per addottare la degressivn, ma si avrebbe subito di fronte la inefficacia tributaria del sistema a scala lenta ; e se si vo- lesse invece interpretare la teoria nel senso che la intensità dei bisogni insoddisfatti, per eff'etto dell' imposta, debba es- sere eguale per tutti i contribuenti, l' imposta dovrebbe al- lora essere a scala rapida, così rapida da prendere ai grandi redditi tutta quella parte in cui stesse la loro differenza coi redditi piccoli a limite assegnato. In tal caso si tratterebbe di pura e semplice spogliazione violenta : sarebbe spediente più sicuro e leale realizzare integralmente ed apertamente il programma del socialismo collettivista. Non si può ammettere l' ìm^ostsi progressiva colla teoria dell' eguaglianza dei valori prelevati, che, in ultima analisi, conduce agli stessi resultati a cui si arriva col falso prin- cipio della eguaglianza del sacrificio, L' utilità dei beni è — 179 — minore, quanto sia maggiore la loro quantità : questo è il sofisma posto a cardine della teoria; con questo erroneo principio, che non vede correlazione alcuna fra la utilità maggiore o minore dei beni e la maggiore o minore in- tensità dei bisogni, ma fa semplicemente dipendere una data utilità da una data quantità di ricchezza, si giunge alla conclusione che 1' utilità dei beni prelevati coli' imposta a due contribuenti disugualmente provveduti, può essere eguale allora soltanto che si faccia pagare al più ricco, non la stessa quota relativa d' imposta, ma una quota re- lativamente maggiore. Dunque imposta progressiva per ot- tenere r eguaglianza dei valori prelevati, o, con altre pa- role, r eguaglianza del sacrificio. Questa teoria, non soltanto vede nella utilità dei beni qualche cosa che sta a sé indipendentemente dai bisogni, ma confonde il concetto di utilità con quello di valore e non fa difi'erenza alcuna tra una ricchezza speciale e la ricchezza in generale. L' acqua non ha valore quando la si abbia in quantità esuberante al bisogno e colla certezza che non venga mai a scemare e che non la si possa vendere. Se si avesse il grano, o qualsiasi altra ricchezza speciale, in identiche condizioni, il grano, o qualsiasi altra ricchezza speciale, non avrebbe valore ; ma il valore non è l'utilità : anche in quantità esuberante al bisogno, 1' acqua, il grano, qualsiasi altro bene, sono medesimamente utili. Il reddito, invece, di un contribuente è la somma annua di valori che egli riesce ad ottenere col suo lavoro, o col suo capitale, o che gli è in altro modo assicurata ; e non v' è valore di ricchezza privata (né pubblica) cosi cospicuo da poterne il suo possessore considerare inutile qualsiasi frazione. I bisogni sono progressivi, e la quantità e la qualità dei bisogni aumentano a misura che si abbia modo di sod- disfarli ; ossia, i bisogni non sono limitati che dalle ricchezze che li possono soddisfare : fra un uomo ricco ed un uomo povero, fra una città ricca ed una città povera, fra uno Stato ricco ed uno Stato povero, la differenza sta tutta nella — 180 — quantità e nella qualità dei loro bisogni, che si fermano al punto in cui non possono piìi essere ulteriormente soddisfatti. Potrà mutare la natura dei bisogni, ma non ne scemano mai la intensità e il numero quando abbiano dinanzi, senza li- mite, la ricchezza che li alimenta e che li fa, gli uni dagli altri, pullulare. Dunque non è vero che 1' imposta propor- zionale cagioni sacrificii tanto minori, quanto maggiori sieno i redditi colpiti ; ossia, non è vero che i valori pre- levati dalla imposta proporzionale sieno tanto piìi utili, quanto minori sieno i redditi colpiti e che quindi occorra una quota d' imposta progressiva, o relativamente maggiore, per renderli eguali. Non si può ammettere 1' imposta progressiva colla teo- ria del grado finale di utilità, perchè questa teoria parte dal concetto che, se, p. e., 1' utilità finale del reddito 1000 sia di 10, r utilità finale del reddito 2000 non sarà 5, ma 5 meno qualche cosa, e quindi il reddito 2000 debba es- sere colpito da un' imposta grande più del doppio di quella pagata dal reddito 1000, perchè, se fosse semplicemente doppia, com' è doppio il reddito, sarebbe minore, non re- lativamente eguale ; ossia, progressivamente decrescendo le valutazioni personali della utilità finale dei redditi, devono progredire gli accrescimenti dell'imposta. Come si possa con- trapporre a stime soggettive tassazioni obbiettive, non si ca- pisce, se non si ammetta a cardine del sistema il cieco arbitrio e se non si privi d'ogni criterio direttivo il procedimento del- l'applicazione. Comesi può mettere a paragone l'utilità finale presentata da un reddito di 10000 ad un contribuente e la uti- lità finale di un reddito di 10000 presentata ad un altro con- tribuente ? 0 la utilità finale di un reddito ad un contribuente e la utilità finale di un altro reddito ad un altro contribuente? bisognerebbe che gli uomini fossero tutti identicamente eguali, nelle identiche condizioni sociali, in identiche contingenze individuali, e che i redditi aritmeticamente eguali fossero - 181 - eguali anche economicamente nel mondo della produzione e dello scambio. Come si può paragonare la differenza di valutazione soggettiva degli incrementi ultimi di ricchezza posseduta da un contribuente e la differenza per la stessa ricchezza posseduta da un altro contribuente, o per un altra ricchezza posseduta da un altro contribuente ? Sup- posto eguale il reddito di due contribuenti, bisognerebbe prendere in considerazione la differenza di valutazione che corre fra il penultimo e 1' ultimo incremento per un con- tribuente, fra il penultimo e 1' ultimo incremento per l'altro contribuente : il che è impossibile ; e se il reddito di un contribuente fosse, p. e., di 10000 e il reddito di un altro contribuente fosse di 9000, bisognerebbe vedere la differenza di valutazione, p. e., fra il 9.° e 10.° migliaio per il primo contribuente e 1' 8.° e il 9.° per il secondo : il che è pari- rimenti, ed a più forte ragione, impossibile. « Assai semplici osservazioni dimostrano che la de- crescenza d' utilità presentata dai vari incrementi non può essere sempj'e la medesima ; se questa decrescenza fosse identica, se, cioè, mille lire che s' aggiungano a mille dap- prima possedutesi stimassero il 5p. °|e meno delle prime,e se altre mille si stimassero il 5 p. °|q meno delle seconde, e cosi via dicendo, significherebbe che la intensità dei bisogni ap- pagabili con queste frazioni successive di ricchezza decresce con regolarità costante, mentre nulla v'ha di più irregolare, di più anormale che 1' ordine di successione dei bisogni... E può anche darsi che la differenza fra la ricchezza usata ad appagare due bisogni di poca importanza sia maggiore della differenza fra la ricchezza adoperata ad appagare due bi- sogni d' importanza più grande di questi ; 1' uno sia graduato 50 p. "lo, r altro 40 p. "i^, mentre di quelli 1' uno 20 p. "i^ e l'altro 15 p. °|o : per quanto i numeri assoluti siano più ele- vati nel primo caso preso ad esempio, la differenza saj'ebbe maggiore del secondo. Infatti, due bisogni di lieve importanza possono differire tra loro per intensità più che due bisogni d' importanza maggiore... Se la differenza di valutazione fra — 182 — ciascun incremento successivo fosse costante, i valori sub- biettivi formerebbero una progi'essione aritmetica decre- scente : ora, è chiaro che una progressione aritmetica de- crescente conduce al termine zero, cioè all' assurdo che una frazione ultima di ricchezza non presenti.alcuna importanza» (Graziani). Tutto ciò, ammessa vera ed inconcussa la teoria del grado tinaie di utilità — la (juale confonde la quanlUà limitata dei beni colla proprietà esclusiva, e crede che la utilità si possa misurare a metri, a centimetri, a millimetri, come se essa fosse intrinseca e tangibile nelle cose che la presentano e non resultasse, invece, da un rapporto fra il prodotto ed il consumo, fra la intensità di un bisogno umano e la maggiore o minore attitudine nei beni a soddisfarlo. An- che un autore italiano di elettissimo ingegno, che insegna economia politica ali" Università di Losanna, Viiferdo Pareto, seguace della scuola austriaca, cosi si esprimeva, riassumendo ài suoi scolari la teoria del grado finale di uuilità : < V ofe- limità (dal greco o^psloQ) è un rapporto di convenienza fra un uomo ed una cosa. La ofelimità, attitudine a soddisfare un bisogno umano, ha dei gradi ; essa è una quantità e può essere trattata come tale. » Ma, se è un raporto, come può essere una quantità ? Le quantità si misurano, si pesano, si con- frontano, sono multiple e sottomultiple di altre quantità : un rapporto di ofelimità sfugge ad ogni determinazione ma- tematica, perchè è soggettivo e conseguentemente mutabile da tempo a tempo nello stesso luogo, da luogo a luogo nello stesso tempo, da tempo a tempo in luoghi diversi, da luogo à luogo in tempi diversi. Non si può finalmente ammettere 1' imposta progressiva colla teoria della equivalenza, cioè dei vantaggi che i singoli contribuenti ricevono dalle spese dello Stato, perchè questa teoria implica il sistema della specializzazione dell' imposta, incompatibile colle enormi spese a cui è costretto l'indirizzo politico internazionale ; sistema, del resto, che può essere ^ 183 — adottato dalle amministrazioni locali, ma che non può ri- spondere alle esigenze di uno Stato propriamente detto, le cui spese hanno di fronte l'utilità di tutti e il pagamento del debito pubblico, e deve perciò essere sopportato dalla massa dei contribuenti. D' altra parte, ammesso il principio che r imposta debba dipendere dalla protezione che lo Stato presta al cittadino, non è niente affatto vero che la pro- tezione sia più che proporzionale alla entità della ricchezza 0 dei redditi ; il contrario invece si accosta di pii^i alla realtà dei fatti, e, in ogni modo, l'imposta progressiva non può essere la conseguenza logica a cui si possa giungere colla teoria cosi detta « della equivalenza. » E dopo tutto, ammesso pure che le diverse teorie, sulle quali si appoggiano, a volta a volta, i sostenitori dell' im- posta progressiva, non sieno false, né erronee, né sofìstiche, né peculiari e ristrette, sta sempre contro ciascuna di esse il fatto della impossibilità pratica del sistema, — perchè (co- me mi sembra di aver messo in sufficiente luce) : 1.° se la progressione dell' imposta è rapida, l'imposta, a lungo andare, assoi-be interamente i redditi dei contri- bnenti ; 2.° se la progressione è lenta (a sistema progressivo od a sistema degressivo)^ il prodotto dell' imposta non ri- sponde mai ai bisogni dell'erario, fruttando senza paragone meno della più moderata imposta proporzionale ; 3." appunto perchè, se è lenta, non giovando all'erario, non si può adottare e non fu mai adottata come sistema generale tributario, ma semplicemente se ne tentò 1' espe- rienza dalle amministrazioni comunali, o dallo Stato per tassazioni speciali ; 4.° appunto perchè, se è rapida, assorbendo integral- mente il reddito dei contribuenti, conviene troncarla ad un certo })unto per farla diventare proporzionale, come fu sempre e dappertutto troncata quando si trovò di fronte alle maggiori ricchezze imponibili ; — 184 — 5." prima di assorbire (in astratto) i redditi dei con- tribuenti, impedisce (in concreto) ai redditi di aumentare ; 6." impedendo ai redditi di aumentare prima di assor- birli, va a colpire unicamente i redditi che stanno in mezzo fra quelli che rispetta, perchè troppo grandi, e quelli che non tocca, perchè troppo piccoli ; 1." dovendo essere troncata nel punto in cui comin- cierebbe a colpire i redditi maggiori, riesce allo scopo dia- metralmente contrario u quello per cui è progressiva, ren- dendo sempre più cospicua la classe degli opulenti e sempre più numerosa quella degli indigenti ; 8.° conseguentemente, l' imposta progressiva ha per effetto di costituire lo Stato sui cardini del privilegio e dell'abiezione, facendo retrocedere la società a quel reggi- mento feudale, contro cui si sollevò, invocando il diritto comune e la libertà, la rivoluzione deìl'SO. - 185 — XVII. CONCLUSIONE Da ciò che ho sinora detto e tentato di dimostrare, resulta la mia conclusione: io consiglio di rispettare il prin- cipio sancito dall'art. 25 dello Statuto fondamentale del Regno d'Italia: l'imposta dev'essere proporzionale agli averi dei contribuenti ; pi'oporzionale a qualsiasi forma di ric- chezza imponibile si trovi di fronte. La questione è un'altra, se si tratti di discutere il cespite, anziché la misura e la base giuridica, economica ed amministrativa dell'imposta. Abbiamo già stabilito esservi prodotti (sicurezza pub- blica, igiene pubblica, giustizia, difesa territoriale, ecc.) che solo lo Stato può dare — indipendentemente da ogni forma di governo : il loro controvalore è l' imposta. Ma non è possibile avere l'equivalenza perfetta, da una parte, tra i servigi resi dallo Stato alla società e i vantaggi che ne traggono i singoli cittadini ; dall'altra, tra i vantaggi che dai servigi resi dallo Stato alla Società trae ogni singolo contribuente e il tributo a cui egli deve soggiacere: la teoria è sempre assoluta, ma i fatti non hanno mai questa andatura rettilinea ; e la eguaglianza tributaria è necessa- riamente relativa : « jura payHa debent esse inter se qui sunt cives in eadem repuUica » (Cic.) ; e, dopo tutto, nulla di pili difficile che la perfetta applicazione pratica di un buon principio teoretico in fatto d' imposte : « Whoerer expects a facultless tax lo see — Especis what neither is, nor loas, nor ever shall be. •» La riflessione piìi semplice, più logica, più scientifica è una sola : l' imposta non può colpire il contribuente ; deve colpire la ricchezza ; — le ricchezze private devono — 186 — concorrere, in proporzione delle loro entità assolute, alle spese pubbliche e 1' imposta dev' essere ad esse commisu- rata; — cioè, come ho detto e mi giova ripetere : se, p. e., le spese pubbliche rappresentino un decimo della somma totale dei redditi privati, i redditi privati, che devono con- correre alla somma totale delle spese pubbliche, devono pagare lo stesso decimo. L'imposta progressiva è fuori di ogni norma giuridica, perchè non ha precisa limitazione di misura, essendo ne- cessariamente abbandonata all'arbitrio ; perchè è incerta, dipendendo esclusivamente dall'apparente distribuzione del- la ricchezza, secondo le mutabili presunzioni arbitrarie degli uffici tassatori ; perchè il suo prodotto erariale non corrisponde mai al totale delle spese pubbliche. L' imposta proporzionale trae il suo frutto maggiore dalla produzione maggiore ; l' imposta progressiva non ha scopo fiscale, ma mira esclusivamente a punire i redditi maggiori, livellandoli ai redditi minori. — L' una vuole la eguaglianza di diritto nella ricchezza, l'altra l'eguaglianza di fatto nella miseria. — L'una è interessata al massimo in- cremento dell'attività industriale, alla sicurezza della pro- prietà, al mutamento successivo del risparmio in capitale ; l'altra pretende che il risparmio nasca indipendentemente dalla produzione^ e che il capitale sia tratto dal nulla per im- pinguare l'erario e lasciare nell'ozio le moltitudini. — L'una prende l'acqua alla foce, quando il fiume della ricchezza è già ingrossato da tutti gli affluenti del lavoro ; l'altra at- tinge r acqua alla sorgente, e, prendendone ben poca, la esaurisce subito. — L' una ottiene un prodotto invariabile, quale che sia la quota con cui va a colpire i redditi ; il prodotto dell'altra varia necessariamente, secondo che una data quantità complessiva di reddito imponibile sia egual- mente 0 disugualmente di^ribuita fra un numero più grande 0 più piccolo di contribuenti. — 187 — In questa monografìa ho combattuto l'imposta progres- siva, considerandola — come tante volte ho avvertito — sotto l'aspetto di sistema generale tributario ; e la ho combattuta senza preconcette idee, imparzialmente, con freddezza, scien- tifica, e alla luce dei fatti passati e presenti, nell'interesse stesso della vera democrazia, in nome della quale oggi, invece, generalmente e, mi sembra, ciecamente la si di- fende e la si sostiene. E per dar prova di perfetta neutralità scientifica, voglio chiudere questa monografia, aggiungendovi, nel seguente capitolo, l'analisi della legge matematica dell'imposta pro- gressiva, in relazione a ciò che ho detto a pagina 149, e per dimostrare che, a rigore, si può sempre far corrispondere ad ogni aumento di reddito una percentuale sempre cre- scente, evitando che l'imposta assorba l' imponibile ; ma a condizione che la scala progressiva (o degressiva) sia cosi lenta da rendersi finanziariamente inutile alle esigenze del pubblico tesoro — in Italia, come in qualsiasi altro paese incivilito. — 188 — XVIII. ANALISI DELLA LEGGE MATEMATICA dell' imposta progressiva La formula generale, che ho data a pag. 149, è desunta da un concetto analitico, secondo il quale al variare, per .-^radi anche infinitesimi dell' imposta, deve variare per gradi anche infinitesimi il corrispondente p. "i^,. Il pro- blema dunque dell' imposta progressiva sta nel collegare l'aliquota del tributo al reddito imponibile per modo che, mentre queste due quantità aumentano simultaneamente, l'aliquota dell" imposta cresca di continuo in ragione più forte, sino al punto in cui il contribuente non trovi van- taggio ad aumentare il proprio reddito, sebbene la scala progressiva non debba mai giungere ad assorbirlo tutto intero. Sia r il minimo reddito ÌQiponibile e p il minimo p. ''i^, , rp r imposta sarà -tt^ . Sia h l'aumento del reddito ed a l'aumento del p. °|o: r imposta sarà {r^h){p-\-a) 100 Supposto che gli aumenti h ed a sieno opportunamente stabiliti, quando il reddito sia divenuto r A^ 'ih , il p. "i^, sarà diventato ..^^ , perchè s'è già voluto che ad ogni a aumento h del reddito, il p. °|o si accresca di TqTT. Cosi, dopo X aumenti, il reddito sarà divenuto r -\- v.x ed il p. "[^ — 1S9 100 dalla formul per cui r imposta, che chiameremo y^^ , sarà data ^-= 100 (1) X indica il numero degli aumenti e può essere chia- mata r indice degli auìnenti. Essa assume generalmente valori interi, ma nulla vieta che la si faccia variare anche per gradi infinitesimi di pari passo coU'imposta y„ . Facendo dunque variare oo con legge continua, anche y varierà con legge continua. Tale è la formula generale della imposta progressiva. Problema: Quale valore deve assumere x affinchè la imposta assorba totalmente il reddito? Soluzione: Si porrà nella (1) yg.z=zr -\- hx , e si avrà {p-{-ccx){r-}-hx) r-^hx= lòO e dividendo per r -^ hx , e riducendo, rimarrà 100 = p-)- air, da cui 100 — p Esempio ; r = 100 ; p = 9 ; a = 1 ; h=\00; sosti- tuendo, avremo x = 9ì e il reddito sarà in questo caso 2/, = 9200. Problema: Quale valore deve assumere x affinchè la imposta pareggi l'ultimo aumento A? Soluzione: Si porrà nella (1) y^==h, e si avrà {p-{-ccx)(r'\-hx) ~ 100 dalla quale, con facili riduzioni, si ha l'equazione di 2° grado ahx^ -{- {ph -\- ra) x = ÌOOh — pr — 190 — che avrà due radici reali e differenti, o reali ed eguali, od immaginarie, secondo che sarà verificata 1' una o l'altra delle tre seguenti relazioni : (p/^ _|_ ra)2 — 4ah {pr — 100//) = 0 ; ma, svolgendo il quadrato ed eseguendo le riduzioni, si trova (p/i_ra)3 4-400a/za>0 in ogni caso, perchè il quadrato {ph — ra)2 è sempre positivo. Viene dunque di sicuro il momento, anzi viene due volte, in cui il contribuente non è menomamente impegnato ad accrescere il proprio reddito, perchè egli dovrebbe pa- garne tutto intero l'accrescimento al fisco. Coi dati dell'esempio precedente, l'equazione di 2° grado, che risolve il problema, è .^2-1-10^ = 91 da cui ó; = — 5dz K [ 25 + 01] = — 5 dr K [H^] . Ora.K 116= 10,77 prossimamente; dunque i due valori di X sono X, = — 5+10,77 ; ^2 — — 5 — 1077 il secondo dei quali è da rigettarsi, perchè negativo; dunque rimarrà : ^,=5,77 Allora il reddito sarebbe divenuto 100+100X5,77 = 677; r imposta salirebbe, come mostra la (1) , al valore (9 + 5,77) (100 + 100X5,77) i/5,77— ìqq = 14,77 X 677 100 = 14,77 X 6,77 — 1<»1 — ovvero : ^5,77 = 99,9929 Invece di 99,9929, avrebbesi dovuto ottenere 100; ma v'è un errore nei millesimi, percliè non si poteva continuare la radice che per approssimazione : quest'errore deriva in generale dalla reciproca incomparabilità dei due incrementi a ed li . Il contribuente avrebbe dunque interesse, non solo a non accrescere il suo reddito al di là di questo limite, ma neppure ad avvicinarvelo. Eseguendo le facili operazioni indicate nella (1) ed ommettendo l'indice oo alla variabile y, per evitare la con- fusione, quella formula prende il seguente aspetto : ahx'^ -f {ph -f ar) X — 100^/ + pr = 0 ' {a) e fa conoscere che la legge dell' imposta progressiva è una parabola di 2° ordine. Per rappresentare allo sguardo, col mezzo di questa curva, la legge della progressione, si traccino due rette indefinite ortogonali (assi coordinati), assumendo per ascisse r ìndici di aumento e per ordinate le imposte relative. lì. istilli to \riiflti dì SncììKe LcUeie ed A vìi Aiti ,V, Vii. T. 17. Apfini, StJÙi f Fin-ir: -Vimxiù. — 193 — Le aliquote dell' imposta si prendono dunque paralle- lamente all'asse OY e gì' indici d' aumento parallelamente all'asse OX. La ordinata OC è quella che corrisponde al red- dito minimo r . Si scorge subito che la imposta va sempre più crescendo, senza limite, col crescere del reddito. Per provare che la (a) rappresenta veramente una parabola e per trovarne il parametro, allo scopo di poterla tracciare con movimento continuo, mercè un meccanismo, si converta y in ^-j-^ ed x in ic-j-T» ^ ^^ determinino ^ e y colla condizione che rimangano nella equazione due termini soli, r uno in x"^ , l'altro in y. Si trova allora quella equazione trasformata nella 100 100 dunque il parametro è — j- . I punti di passaggio per l'asse delle ascisse furono trovati dalla considerazione di 2/ = 0 ; allora si ha {p-\-r^x) (r-[-^a;)=0 che può porsi sotto la seguente forma: per cui si hanno i due punti A e B , determinati dai valori p r La porzione di curva utile al pubblico tesoro è quella dunque che comincia coli' ascissa xz=zO\ y =rr^ e che si estende all' infinito. L' imposta può quindi, in astra- zione matematica, diventare infinita, se cresca infinitamente il reddito tassabile: ad essa, è chiaro, corrisponde una scala immensamente lenta. Le ordinate negative dovrebbero logi- camente corrispondere a ideali indennizzi del Tesoro al contribuente: non hanno dunque alcun pratico significato; e cosi le imposte positive, che corrispondono a quei valori negativi di x, i quali eccedono il maggiore dei due valori p r — , T ' n<^n sono da considerarsi come imposte attive. ah T. VI, S, VII N — 194 — La stessa analisi può essere fatta sotto un aspetto più generale, giungendo alla stessa formola: Indichi r il minimo reddito imponibile, p 1' aliquota dell'imposta corrispondente: l'imposta sarà tf^- Se r aumenti di ^i , suppongasi che p aumenti di a\\ se r-\-h^ aumenti di Zig, l'aumento corrispondente di p-|- «1 sia «2 , e cosi via di seguito. Dopo X aumenti, h\ , h^i , h . . . , h^ , il reddito sarà divenuto r -\- h^ -\- h^i -\- ■ • • ^ hy, e la corrispondente ali- quota dell' imposta p-\- ai -\- a^-\- . . -f- a^, ; dimodoché la imposta totale assegnata al reddito r -{- h{-\~ h^t-}- . . . -\- h^ sarà : (1) y. = ìoo Poiché le quantità h^ ,h ^2 , • • • h^ , ai , a^ , . . a^ sono affatto arbitrarie, si potrà precisarle in modo che sia sempre, per quanto grande sia x , 100 *^^- Quando, in un sistema d' imposta progressiva, le quan- tità p ^a^ ,ai , . . .Qy. fossero soggette a siffcitta condizione, cioè sempre fosse : P + «1 + «2 + • • • + ^.r <; 100 , il che è possibile ottenere in innumerevoli maniere, certa- mente r imposta y^ non raggiungerebbe mai il reddito r -f Al 4- /i2 + . . . + /i^ . Si potrebbe anzi mettere, in più, un'altra condizione ; quella, cioè, che l' imposta non dovesse mai superare una determinata parte del reddito : p. e. ^u , i|g . . . di esso, giacché è sempre possibile, in molte maniere, a non più finire, di scegliere le quantità a^ , a^ì , . . . a^ , cosi che sia j3 -f ^i •+• ^2 +• • • + ^.x \_ 100 ^q' — 195 — dove ([ indichi un qualsivoglia numero intero: basterebbe, cioè, che fosse : ^ (P + «1 -f «2 -f • . . + «J < 100 . Senonchè il considerare differenti gli uni dagli altri, gli incrementi h^ ,h=> , . . .h^ , come gli altri, a^ , a<ì , . . . a^ , reca, nei calcoli, minor semplicità di quella che si avrebbe, se si considerassero i successivi Zi ed a tutti eguali fra loro. Il prendere gli a tutti eguali fra loro, conduce, come ora mostreremo, a conseguenze assurde. Rimane quindi da adottarsi il sistema che prende eguali gf incrementi ma decrescenti in modo uniforme, od anche in modo uni- formemente vario, i corrispondenti ai , a~2 , a^ , . . . a^ . (') Se si prendano eguali gì' incrementi hi , h^ , ■ - . h^ ed eguali pure i corrispondenti ai , a^i , . . . a^ , si va incontro ad un resultato assurdo: comunque si voglia prendere il valore a, = ai z:=:a^ = . . . = a^, sempre, se x sia abba- stanza grande, si arriva ad un valore dell' imposta tale da assorbire interamente il reddito, perocché, in tale ipotesi, il reddito diviene r-^xh ; 100 (1) Per es.,se si fa -—- — p =z g, basta che sia 9 9 9 9 perchè si abbia g «1 -I- «2 4- «s + • • • = Sa, = 2 — = <7 e quindi, per ogni valore di x, sempre ^ 100 e non occorre dire che vi sono infiniti altri modi di raggiungere lo stesso risultato. — 196 — e r imposta sarà : {r-\- xh) {p -\~ x 100 anzi si può benissimo fissare un valore per p ed un valore per a e si ricaverà il valore corrispondente per x , 100 -p x> -^ ~ a che e' indicherà quanti aumenti eguali ad h debba ricevere il reddito iniziale r, perchè, essendo fissati p ed a, l'im- posta eguagli o superi il reddito. Alla stessa conseguenza si arriva, se si prendano an a-i a^ì . . . a^ crescenti. Si può anche benissimo disporre delle quantità p, x ed a in modo che l'aumento dell' imposta, corrispondente- mente ad un aumento h del reddito, sia eguale o maggiore dello stesso aumento h ; così che, a questo punto, cesserebbe per il contribuente ogni interesse ad accréscere il proprio reddito. {rJ^cch){p-\-xcL) Invero, sia 2/a;= TKn. , la imposta, dopo x ,.,,,. , . (r-|-(^+l/0(p-f(^-f-l)a) aumenti h : 1 imposta sarà y^^i^n t^ dopo un nuovo aumento h dei reddito. In conseguenza di siffatto aumento h del reddito, 1' imposta totale avrà dunque avuto un aumento eguale a _ (r -I- (^ -f- 1) h) {p-\- {x+ 1) g) - (r 4- xh) (p+a;a) ra -{-ph -j- (2x -\- 1) (x.h = 100 Basterà dunque stabilire la disuguaglianza: — 197 — ^ ~ 100 onde ìOOh < va. 4- ph + {2x 4- 1) a/i = ra -f p/i + a/2 -f 2;i;a/i Quando sieno fissati i valori di r , a , p ed /i , si trova 100 h — ph — a/i — ra — 2/?a /i(100 — p — a)— ra - 2/ia Quest' ultima frazione può resultare e può non resul- tare intera: se è intera, essa dà appunto il numero degli aumenti h a cui deve giungere il reddito p affinchè i] con- tribuente non abbia più interesse ad accrescerlo ; se non resulta intera, il massimo intero contenuto in essa indicherà il numero degli aumenti h, dopo i quali ad un nuovo au- mento h corrisponderà un aumento dell'imposta, superiore air h medesimo. CorbfTorxto tra i resultati dell' imposta progressiva e quelli dell' imposta proporsionale Si è veduto precedentemente che, nella ipotesi per cui si considerino gli aumenti hi , h=i^ , . . . h^ tutti eguali ad h , e cosi pure i corrispondenti «, , a^^ , . . . a^ tutti eguali ad a , r imposta, nel sistema progressivo, è data da (r -|- och) (p-|- xx) ^-= loo Suppongasi che, in un paese sia m^ il numero dei contri- buenti per un reddito r; ini il numero dei contribuenti per un reddito r -\- h ; m^i il numero dei contribuenti per un — 198 — reddito r-\-2h, e cosi via di seguito, e sia finalmente m^ il numero di coloro il cui reddito imponibile ascenda ad Si calcoli, in un tale paese, il prodotto totale dell'im- posta secondo il sistema proporzionale e secondo quello progressivo. Col sistema della proporzione, cioè ad aliquota fìssa, r imposta assegnata ad un reddito Ci , è £lÌL Ui- 100 ' ^1 essendo la quota stabilita per ogni 100 di reddito. Per ciò, quel paese, retto a sistema tributario propor- zionale, pagherà una somma espi'essa da ilL , (!±^, , (!:±£^_ '^o 100 + ^1 100 -r---'r'^^ lOO " ti Col sistema della progt^essione, invece, supposto un minimum di esenzione, si ha : ^^* lÓO +"'^ 100 +-+'^- 100 ^^) Si eguaglino le due quantità (y) e {{i): si otterrà la equazione: TOO [K^^o+^i+^2 4-...-f m.^)4-/?0wi4-2w-2+...-f .rm^)]= (r-f /O(p-fa) (p + 2/^)(p4-2a) = ^>^i lòo' +^2 joo + (r -f ,vh) (p-f xy.) . . + W., j^Q Cloe: «1 [r(m^ -|- 7> - Mi- lano, 1894, 8.° — XLV — 'Thretkeld L. E. - An Australian language. - Sydney^ 1892, 8.° * Vianelìo L. - Il prof. Adolfo Pick e l' Asilo infantile « Principessa Maria Letizia » di Murano nel- l'anno 1893-94. Discorso. - Venezia, 1895, 16.° OPERE PERIODICHE * Ahhandlungen der philosophisch-historìschen Classe der Kónigl, Sacksischen Gesellschaft der Wissenschaften. Leipzig XIV Bandes N. VII 1894, XV Bandes N. L 1894. ' Acadèmie Royale des sciences à Amsteì^dam. - Verhan- delingen Afd. Natimrkunde 1.^ Sectie DI. II, n. 1-8. - 2.^ Sectie DI. m. n. 1-14. - Letterkiinde DI. L n. 3. - Zit- tingsveeslagen Afd. Natuurkimde. Annèe 1893-1^4. - Verslagen en Mededeelingen Afd. Letterkimde. 3.^ Reeks. DI. X. - .Jaarboek 1893. Prijsvers Phidyle. * Ac'a Mathematica. - Stockholm. 1894 N. 18, 3. * Actes de la Sociètè scienti fiqiie du Chili. - Tome IV. 1894 3.^ 4.^ livr. Agricoltura (U) italiana, periodico quindictnale diretto dal prof. Gir. Caruso. - Anno X, 2.''' serie, fase. 19-20, 1894. Annalen der physik und chcmie. -Wiedemann, Leipzig, 1894 N. 11 e 12. Annales des ponts et chaassès. - Paris, 1894, Aout, Sep- tembre-Octobre. Annales des sciences naturelles. - Zoologie et paleontolo- gie. - Paris, 1894, T. XVIII. N. 1-3. Annali di chimica e di farmacologia. - Mik\no, 1894. Voi. XX. N. 4 e 5, * Annals of the American Academy of politicai and so- cial science. - Philadelphia, 1894, Voi. V, N. 2 e 3. — XLVI - Antologia {Nuova). Rivista di scienze, lettere ed arti. - Anno XXIX, III.^ serie, Voi. LUI, fase. XX, 15 Otto- bre, Voi. LIV fas. XXI. 1 Novembre, fas. XXII. 15 No- vembre, fas. XXIII. 1 Dicembre 1894. * Anuarto del Observatorio Astronòmico natìonal de Ta- cuhaya para el ano de 1895 Formado bajo la direcion del Ingeniero Angel Anguiano. - Mexico, 1894. 16.° Archives gènèrales de mèdecine. - Paris, Juillet-Octobre Novembre, 1894. Archives des sciences physiques et naturelles. - Troisième Pèriode, T. XXXI, N. 10-11, 1894. * Archives Nèerlandaises de sciences exactes et naturelles publièes par la Société Hollandaìse des sciences à Harlem. - T. XXVIII, livr. 3.^ et 4.*^ * Archìvio storico italiano fondato da P. G. Vieusseux. - Serie Y. t. XIV. disp. 3* 1894. * Atti della Accademia di Udine per l'anno 1893-94 III. Serie A^ol. I. * Atti della R. Accademia dei Lincei. - Anno CGXCI. 1894. Serie quinta. - Classe di scienze morali, storiche e filologiche. Voi. II. Parte 2. - Notizie degli Scavi. - Agosto-Settembre 1894. * Atti della R. Accademia dei Lincei. - Anno CCXC, 1893, S. V. Rendiconti. - Classe di scienze fisiche, mate- matiche e naturali. -(2.° semestre 1894), fase. 7-9. ' Atti del Collegio degli architetti e degli ingegneri di Pa- lermo. - Anno. XVII, gennaio-aprile 1894. * Beitìmge zur Kunde steiermàrkischen Geschichtsquellen. Herausgegehen vom historischen Vereine fiìr Steier- 7nark.-2Q Jahrg. 1894. * Berichte ùber die Verhandlungen der Koniglich Sàch- sischen Gesellschaft der Wissenschaflen zu Leipzig. Philologisch-historische Classe. - 1894. I. Biblioteca Nazionale Centrale di Firenze. - Bollettino delle pubblicazioni italiane ricevute per diritto di stampa. - 1894, N. 212-14. — XLVII — Biolofjisches CenlralUatt. - XIV Band, N. 20-23. * Bolle/tino del R. Comitcdo Geologico d'Italia. - Anno 1894 N. 3. ' BulleVn de l'Acadèmie Royale de Mèdecine de Belgiqite. 1894, IV serie, tome Vili, N. 8. ' Bollettino di entomologia agraria e patologia vegetale. - Pubblicazione mensile della Casa A. Petrobelli e C.° -Padova. Anno I, 1894 N. 11-12. * Bollettino della Società Geografica Italiana. - Roma, se- rie III, voi. VII, fase. IX, X, 1894. * Bollettino mensile pubblicato per cura deW Osservatorio centrale del Real Collegio Carlo Alberto in Moncalieri. - Serie II, voi. XIV, Ottobre-Novembre 1894. * BuVetin International de V Acadèmie des sciences de Cracovie. - Comptes rendus des sèances de l' année 1894 Octobre. * Bidletin de t' Acadèmie Rogale d>?s sciences et des lellres de Danemark. - Copenhague, 1894 N. 2 Mars-Mai. * Bidletin de r Acadèmie Imperiale des science de St-Pé- tersburg. Nouvelle Sèrie IV (XXXVI) N. 1-2 1883-94. ' Bulletin of the Museum of Comparative Zoòlogy at Har- ivard College. Voi. XXV. N. 8-10. * Bulletin de la Sociétè Belge de microscopie. - XX année 189.3-94, N. X. Bulletin de la Sociètè d'encouragement pour V industrie nationale. - Paris, 93,® année, tome IX, IV serie, Aout 1894. ' Bulletin de la Sociètè mathèmatique de France. - 1894, Tome XXII. N. 8. * Bullettino deW Associazione agraria Friidana. - Udine, -1894. Serie IV, voi. XI, N. 23-24. Bullettino di aìHi e curiosità veneziane e della conserva- zione dei monumenti. - Anno IV, 1894, N. 2. ^" Bullettino delle scienze 'ìuediche pubblicalo per cura della Società Medico-Chirurgica di Bologna. - Serie VII, voi. Voi. V. Settembre-Ottobre 1894. — XLVIII — ' Cimento {Il nuovo) giornale fondato da G. Matteiicci e R. Pina per la fisica e la chimica ; continuato da R. Felici, A. Battelli, V. Volterra per la fisica sperimen- tale e matematica, colla collaborazione dei prof. A. Bartorelli. E. Crescini, G. Faè, A. Stefanini. - Terza serie. Tomo 36 Novembre 1894. * Circolo Giuridico (II). Rivista di legislazione e giuri- sprudenza, dÌ7-etta da Luigi bampolL - Palermo, 1894, voi. XXV, V della 3.^ serie, N. XI-XII Novembre-Di- cembre. Comptes rendus hèbdomadaires des sciences de l'Acadè- mie des sciences. - Paris, 1894. Tome CXIX , N. 15-23. Cosmos. Revue des sciences et de leurs applications. - Non velie Sèrie N. 508-516. Cultura {La). - Nuova Serie. Anno IV, 1894, N. 38-42. Economista {!') d'Italia. - Rassegna settimanale. Anno XXVII, 1894 N. 42-49. * Elettricista {L'). - Roma, Anno III, 1894, N. 12-13. * Gazzetta chimica italiana. - Palermo, Anno XXIV, 1894, Voi. II, fase. 45. Giornale della Reale Società Italiana d' igiene. - Roma, 1894, Anno XVI, N. 8-9. * Globe fLe) Journal gèographique. Organe de la Société de gèograpliie de Genève. - Tome XXXIII, V. Sèrie, Tome V, Septembre 1894. ' Instructor (Et). Periàdico denti fico y Lilerario. Aguasca- lientes. - 1894. Ano XI, N. 5 y 6. * Jahrhucher der K. K. Centr alt- An stali fur Meteorologie und Erdmagnetismus. - Wien, Jahrgang 1892. Neue folge XXIX Band. Jahres-Berich (71) der Schlesischen Gesellschaft fur vaterlàndische Cultur 1890. - Breslau, 1894. Jahreshricht (XXIV) des Vereins fur Erdkunde zu Dresden. 1894. — XLIX — Journal d'agricultnre pratique. - Paris, 58.'' aniiée, 1894. T. II, N. 42-49. Journal de V anatomie et de la physiologie. - Paris. - XXX.^ année, 1894, N. 5, Septembre-Octobre. ' Journal d'hygiène. - Paris, 20.^ année, 1894. - 19." A^ol. N. 943-50. Journal des Econoìnistes. - ò3.^ année, 5.^ sèrie. - iNo- vembre 1894. Journal de pharmacie et de chimie. - 14 année, 1894 5 serie, T. XXX, N. 9-11. Mathematische Annalen, begri'mdet 1868 darch Alfred Clebsch und Cari Neuniann. - 45 Band, Heft 3. Leip- zig, 1894. Memoirs and proceedings of the Manchester Literary et philosophical Society. - Voi. Vili. Fourth Series, N. 3 1893-94, ' Memorias y Revisla de la Sociedad cientifìca « Antonio A/^a^e ». Mexico T. VII, 1893-94 N. 11 y 12. * Memorie della R. Accademia delle scienze di Torino. - Serie 2.^ Tomo XLIV. 1894. Minerva. - Rassegna internazionale. - Roma. - 1894, Ottobre-Novembre. * Ministero degli affari esteri. - Bollettino. - N. gene- rale 24, N. di serie 8-9 - N. generale 25, N. di serie 2 - N. generale 26, N. di serie 2 - N. generale 27, N. di serie 3 - N. generale 28, N. di serie 3 - N. gene- rale 29, N. di serie 4 - N. generale 30, N. di sei-ie 10 N. generale 31, N. di serie 1 - N. generale 32, N. di serie 4. - Agosto-Novembre, 1894. Ministero di agricoltura, industria e comm,ercio. - Di- rezione generale della statistica. Annali di statistica. Statistica industriale. - Fase. LII. Notizie sulle condi- zioni industriali della provincia di Como. Idem. - Divisione credito e previdenza. - Bollettino di notizie sul credito e la previdenza. - Anno XTI, N, 8 (31 Agosto 1894). N. 9 (30 Settembre 1894). — L — * Ministero delle Finanze. - Direzione generale delle ga- belle. - Bollettino di legislazione e statistica doganale e commerciale. - Anno XI. Luglio-Settembre 1894. ' Idem. - Direzione generale delle gabelle Roma. Statistica del commercio speciale di importazione e di esporta- zione dal 1.° gennaio al 31 ottobre 1894. * Idem. - Direzione generale delle gabelle. Ufficio centrale di revisione e di statistica. - Statistica del commercio speciale di importazione e di esportazione dal 1.** gen- naio al 30 settembre 1894. ' Ministero delV Istituzione pubblica (Bollettino ufficiale). Anno XXI, 1894, voi. II, N. 42-50, Ministero dell' Interno. - Direzione della Sanità pubblica. Bollettino sanitario, agosto 1894. * Mitlheilungen des historischen Vereines fur Steiermark. Graz, XLII. Heft. 1894. ' Musei di zorlogia e anatomia compaìmta della R. Uni- versità di Genova. - N. 22-26 del 1894. Natura ed arte. - Anno 111, 1893-94, N. 22-24. Anno IV, 1894-95, N. 1. Neptunia. Rivista italiana di oceotiografìa, pesca ed aqui- crdlura. 1894, 15-31 ottobre, 15-30 novembre. Philosophìcal Magazine and Journal of science. - Fifth Series, N. 234, 1894. * Picentino [II). Giornale della R. Società economica ed or- gano del Comizio agrario di Salerno. - Anno XXXVII. - Ottobre-novembre 1894. Polesììie agricolo (II). Giornale d'agricoltura pratica. - Anno Vili (V della nuova serie) N. 3-5. 1894. * Politecnico (II). Giornale dell' ingegnere architetto civile ed industriale. - Milano, 1894, anno XLII, ottobre- novembre. * Polybiblion. Reoue bibliographique universelle. - Partie littèraire et Partie technique. - Paris, 1894. Octobre- novembre. — LI — * Proceedings of the Roijal Society. - London, ]894, Voi. LVI, N. 338-39. Proceedings of the London Mathemcdical Society.- 1894, Nos. 488-94. Rendiconti della Reale Accddemia dei Lincei. Roma. Classe di scienze morali, storiche e filologiche. S. V."" Voi. Ili, 1894, fase. 8-9. Rendiconti del R. Istituto Lombardo di scienze e lettere. - Voi. XXVII, 1894, fase. XVI, XVlI. * Rendiconto dell'Accademia delle scienze fìsiche e mate- matiche. - (Sezione della Società Reale di Napoli). - S. 2^ Voi. VIII. (Anno XXIII) 1894 fase. 8-10. Rendiconto delle Tornate e dei lavori dell' Accademia di archeologia, lettere e belle arti in Napoli. - Nuova serie. Anno Vili. Marzo-Giugno 1894. * Repori of the Australasian Association for the Advan- cement of sciences. - Voi. V. 1893. Revue Britannique. - Septembre-Novembre 1894. Revue des deux Mondes. - LXIV annèe. - 4.® période, T. 126, I-I5 Novembre, 1-Décembre 1894. ' Revue des sciences naturelles appliquèes, publièe par la Sociètè Nalionale d' aclimalation de Franca. - Paris, 1894, 4I.° année, N. 20-23. Risorgimento (Il nuovo). Rivista di filosofia, scienze, let- tere, educazione e studi sociali. - Milano, 1894, - Voi. V, fase. I. Rivista d' artiglieria e genio. - Roma, Ottobre-novembre 1894. Rivista cV igiene e sanità pubblica. - Roma, Anno V, N. 20-23, 1894. 'Rivista Italiana di scienze naturali e Bollettino del natu- ralista. - Anno XlV, 15 ottobre-1-15 novembre 1894. Rivista 7nilitare italiana. - Roma. - Anno XXXIX, 1894. Disp. XX, 16 ottobre, XXI, I novembre, XXII, 16 no- vembre, XXIII, 1 dicembre. — LII — Rivista veneta di scienze mediche. - Anno XI, T. XXI, P'asc. novembre-dicembre, 1894. Rosario (II) e la Niiova Pompei. - Periodico mensile. Anno XI, Quad. VIII-IX. - Valle di Pompei, 1894. * Sitzungsberichle der Kóniglich Preussischen Akademie der Wissenschaften zu Berlin. - 24 mai, 26 Juli, 1894. * Sitzungsberichte der philosophisch -philologischen und der historischen, Classe ■ der K. Akademie der Wissen- schaften zu Mimchen. - Heft II. 1894. ' Sitzimgsberichle und AbJiandlungen der Naturwissen- schafìlichen Gesellschaft Isis in Dresden. Jahrga?ig 1894 Januar bis Jiini. * Sitzungsberichte der malhematisch physikalischen Clas- se der K. b. Akademie der Wissenschaften zu Mim- chen. - 1894, Heft III. * Smithsonian TnsLitution. - Proceedings of the United Sta- tes Mational Museum. - Voi. XVI, 1893. Société de gèographie. - Paris. - Bulletin 7.® sèrie 1894, T. XV, 2.° trimestre. - Comptes rendus des sèances 1894, N. 15. * Specola Vaticana. (Pubblicazioni della). - Voi. IV, 1894. Spectateur (Le) onilitaìre. Recueil de science, d'art et d'hì- sioire mililaires. 1894. V.»™" Sèrie. T. XVI, liv. 98-101. Sperimentale {Lo). Giornale medico. - Organo dell'Ac- cademia Medico-Fisica Fiorentina. - Anno XLVIII. 1894. Sez. clinica, N. 30-35. * Stazioni (Le) sperimentali agrarie italiane. - Modena, voi. XXVII, fase. I. luglio, II. agosto. III. settembre. 1894. * Studi e documeyiti di storia e diritto. Pubblicazione pe- riodica dell'Accademia di Conferenze storico-giuridiche. - Roma, 1894. Anno XV, fase. S.'' e 4.'' Luglio-di- cembre. Technologiste {Le). - Paris, 1894 - 56.'' annèe - 3.'""' Sèrie, T. XVII, N. 317-18. — LUI - * Transaction {The) of the Royal Irish Academy. - Du- blin, 1894, voi. XXX, P. XIII-XIV. * Transactions of the Edinbuì-gh Geologica}. Society. - Voi. VII. part I. * Veì^handlungen der phijsiologischen Gesellschaft zu Berlin. - Jahrgaiig 1893-94, 28 Juli 1893, 3 August 1894. N. 1-17. ' Verhandlungen des nalurhisloriscìten Vereins der preus- sìschen Rhemlande, Westfalens imd des Reg.-Bezirk Osnabriìck. - Sechste Folge; 1 Jahrgang, Bonn, 1894. - Erste Halfte. * Voce (La) di Murano. Gmmale delVindustria vetraria. - Anno XXVIII, 1894, N. 15-16. * Zeitschrift des Ferdinandeums fur Tirol und Vorarl- berg. - III Folge, 38 Heft. 1894. * Zeitschrift des Oesleì-reichischen Ingenieur und architek- ten Vereines. Wien 1894. - XLVI Jahrgang. N. 42-49. * Zoologischer Anzeiger. - 1894 N. 459-62. ELENCO DEI LIBRI E DELLE OPERE PERIODICHE peryenuti al R. Istituto dal 25 Dicembre 1894 al 18 Gennaio 1895. L' asterisco * indica i libri venuti in dono o in cambio. LIBRI * P. Armarli - P. Francesco Denza. Cenni necrologici. - Roma, 1894, 8.° Comte Augiisle. - Cours de philosophie positive. - Tomes 6. Paris, 1892-94, 8." Enciclopedia di Chimica. - Supplemento annuale. - Anno X. 1893-94, disp. 119, 120. * C. F. Fen^aris. - Relazioni lette nell' Aula Magna della R. Università di Padova per gli anni accade- mici 1890-91, 1891-92, 1892-93, 1893-94. Guida Commerciale, ex Mangiarotti, della Città e Provincia di Venezia e delle Città del Veneto, pel 1895. - Venezia, 1895, 8.° Indicatore commerciale Veneto, compilato dall' ing. cav. Ernesto Volpi 1895. - Venezia, 1895, 8.° gr. Levi C yl. - Le trasfigurazioni - Milano, 1895, 8.° G. Marinelli. - L' Ufficio idrografico della R. Marina. - Roma, 1894, 8.° F. Martini e G. F. Ferraris. - Ordinamento generale degli Istituti d' istruzione superiore. - Studi- proposte. Milano, 1895, 8." Ministet^o di agricoltura, industria & commercio. - Direzione generale della Statistica. Carta della - T.VI — mortalità per infezione malarica in ciascun Comune del regno d' Italia nei tre anni 1890, 1891-92. - Scala 1: 1.000.000. Roma, 1894, f.° * Mittheilungen aus (lem Vaticanischen Archives. - He- rausgegeben von der K. Akademie dar AVis- senschaften in Wien. - II Band. Wien, 1894. * A. Rossi. - La proposta Cottrau ed il restauro delle convenzioni ferroviarie del 1885. - Firenze, 1894, 8.° * E. Teza. - Del commento alle « Tre parole » secondo la versione mangese. Nota. - Roma, 1894, 8." La convenzione della Banca d' Italia e la stampa. - Venezia, 1894, 8.° OPERE PERIODICHE * Acadèmie Royale des sciences Slockholm. Handlingar, - Bd. 25, 1892, IL Agricoltura (U) italiaìia, periodico quindicinale diretto dal prof. Gir. Caruso. - Anno X, 2.^ serie, fase. 21-24, 1894. * Anales del Museo Nacional de Montevideo. - Tom. I, N. 2 1894. * Annales du Cercle Archèologique d'Enghien. Tome V."'* 1894. Annales de geologie et de paleofitologie publièes sous la di- rection du Marquis Antoine De Greg wio. - 14 livraison (Mars), 1894. * Annales de la Società Entomologique de Belgique. - Tome XXXVII, 1893. Annales des sciences naturelles. - Zoologie et paleontolo- gie. - Paris, 1894, T. XVIII. N. 4-6. ' Annales de la Sociètè Belge de microscopie. - Bruxelles, - Tome XVIII, 1 fase, 1894. — LVIT - * Annales de la Società Gèologique de Belgiqiie - Bruxelles. Tome XXI, Liv. 2", 1893-94. Annali di chimica e di farmacologia. - Milano, 1894. Voi. XX, N. 6. * Annali della Società degli ingegneri e degli architetti italiani. - Roma, Anno IX, 1894, fase. 5.° ' Annals of the American Academy of politicai and so- cial science. - Philadelphia, 1894, Voi. V, N. 4. * Aìinals of the New York Academy ofsciences, late Ly- ceum ofnatttral histo?y. - Voi. VII, Nos. 4, 1894. Annales des ponts et chaussès. - Paris, 1894, Aoiit, Sep- Antologia {Nuova). Rivista di scienze, lettere ed arti. - Anno XXIX, 3.^ serie, Voi. LIV fas. XXIV. 15 dicem- bre 1894, Voi. LV fas. I, 1 gennaio 1895. Archives gènèrales de mèdecine. - Paris, Juillet-décembre 1894. Archives des sciences physiques et naturelles. - Troisième Pèriode, T. XXXI, N. 12, 1894. * Archivio Veneto (Nuovo). - Pubblicazione periodica della R. Deputazione Veneta di storia patria. Anno IV, N. 16, Tomo Vili, Parte II, 1894. * Atli della IL Accademia dei Lincei. - Anno CCXCI. 1894. S. V. Rendiconti. - Classe di scienze fìsiche, mat. e natur., (2° semes.) fase. 10-11. * Atti e Memorie della R. Deputazione di storia patria per le Provincie di Romagna. - Terza serie, voi. XII, fase. IV-VI (luglio-dicembre 1894). Berichte i'iher die Verhandlungen der Kòniglich Scich- sìschen Gesellschaft der Wissensch aften zu Leipzig. MathewMisch-Physische Classe. - 1894. II. * Biblioteca Nazionale Centrale di Firenze. - Bollettino delle pubblicazioni italiane ricevute per diritto di stam- pa. - 1894, N. 215-16. Biologisches CentralUalt. - XIV Band, N. 24. * Boletin del Observaton'o astronomico nacional de Tacu^ bay a. - Tomo I, N. 19. - LVIII - - * Bollettino di entomologia agratHa e patologia vegetale. - Pubblicazione mensile della Casa A. Petrobelli e C.° -Padova. Anno II, 1895, N. 1. * Bollettino mensile pubblicato per cur^a dell'Osservatorio centrale del Real Collegio Carlo Alberto in Moncalieri. - Serie II, voi. XIV, dicembre. * Bulletin de VAcadèmie Imperiale des sciences de Sl-Pé- tersbourg. Sèrie IV, Tome I, N. 1-4 1894. * Bulletm de l'Acadèmie Royale de Médecine de Belgique. Sèrie IV, Tome Vili, N. 10, 1894. * Bulletin International de V Acadèmie des sciences de Cracovie. - Comptes rendus des sèances de l' annèe 1894, novembre. Bulletin of the Museum of Comparative Zoòlogy at Har- ward College. Voi. XXV. N. 11. * Bulletin de la Socie tè Royale de botanique de Belgique. - T. XXX, 1891, T. XXXI, 1892. * Bulletin de la Sociètè mathèmatiquc de France. - 1894, Tome XXII. N. 9. * Bulletin de la Sociètè Imperiale des Natura tistes de Mo- scou. - N. 4, 1893, N. 1, 1894. Bidletin de la Sociètè d'encouragement pour l'industrie nationale. - Paris, 93." annèe, tome IX, IV serie, Se- ptembre-octobre. * Bullettino dell' Associazione agraria FtHulana. - Udine, 1894. Serie IV, voi. XI, N. 25-26. * Bullettino delle scienze Tnediche, pubblicato per cura della Società Medico-Chirurgica di Bologna. - Serie VII, voi. V, novembre 1894. Cimento [Il nuovo) giornale fondafo da G. Matteucci e R. Piria per la fisica e la chimica ; continuato da R. Felici, A. Battelli, V. Volterra per la fisica sperimen- tale e matematica, colla collaborazione dei professori A. Bartorelli, E. Crescini, G. Faè, A. Stefanini. - Se- rie III, Tomo 36, dicembre 1894. Comptes rendus hèbdomadaires des sciences de VAcadè- - LTX — mie des sciences. - Paris, 1894. Tome CXIX , N. 24-27. Cosmos. Revue des sciences et de leurs applications. - Nouvelle Sèrie N. 517-20. Cultura (La). - Nuova Serie. Anno IV, 1894, N. 43-46. Economista {L') d'Italia. - Rassegna settimanale. Anno XXVII, 1894 N. 51-52, Anno XXVIII, 1895, N. 1-2. * Elettricista {L'). - Roma, Anno IV, 1895, N. 1. * Gazzella chimica italiana. - Palermo, Anno XXIV, 1894, Voi. II, fase. 6. * Giornale delta R. Accademia di medicina di Torino. - Anno LVII, N. 11-12, 1894, Giornale di erudizione. Coì^rispondenza Letteraria, Ar- tistica e Scientifica raccolta da Filippo Orlando. - Voi. V, Firenze, N. 19-22, 1894. Giornale della Reale Società Italiana d' igiene. - Roma, 1894, Anno XVI, N. 10-12. Journal d'agriculture pratique. - Paris, 58." année, 1894. T. II, N. 50-52, 59.« année 1895, T. I, N. 1-2. 'Journal (American Chem^ical), - Baltimore. Voi. XV, N. 8, 1898, voi. XVI, N. 1-8, 1894. * Journal de V Ecole Poli/tee hnique, puhliè par le Conseil d' insiy^uction de cet établissenient. - 64 Cahier, 1894. 'Journal (American) of Mathematics. - Baltimore, voi. XVI, N. 1-3, 1894. Journal des Economistes. - 53." année, 5.= sèrie. - Di- cembre 1894. ' Journal d'hygiène. - Paris, 20." année, 1894. - 19." Voi. N. 951-53, 21." année, 20." voi., N. 954. Journal de pharmacie et de chimie. - 14 année, 1894 5 serie, T. XXX, N. 12, 15." année, 6." sèrie. T. 1, N. 1. 'Journal (American) of philology. - Baltimore. Volume XIV, N. 4, 1893. Voi. XV, N. 5, 1894. Mathematische Annalen, hegrundet 1868 darch Alfred — LX — Olebsch linci Cari Nemnann. - 45 Band, Heft 4. Leip- zig, 1894. Mèmoires de la Sociale Enlomologique de Belgique. - II, 1894. * Meìnoirs and proceedwgs of the Manchester Liteì^ary et philosophical Society. - Voi. Vili. Foiirth Series, N. 4 1893-94. Minerva. - Rassegna internazionale. - Roma. Dicembre 1894. * Ministero di agricoltura, indusli'-ia e commercio. - Di- visione credito e previdenza. - Bollettino di notizie sul credito e la previdenza. - Anno Xll. N. 10, (31 Otto- bre 1894). * Ministero degli affari esteri - Bollettino. - N. gene- rale 33, N. di serie 11 - N. generale 34, N. di serie 1. Novembre-Dicembre 1894. * Ministero delle Finanze. - Direzione generale delle ga- belle. Roma. -Statistica del commercio speciale di im- portazione e di esportazione dal 1.° Gennaio al 30 No- vembre 1894. * Ministero dell'Interno. - Direzione della Sanità pubblica. Bollettino sanitario. - Settembre 1894. * Ministero dell" Istruzione pubblica (Bollettino ufficiale). Anno XXI, 1894 voi. II, N. 51-52. Anno XXII, 1895 voi. I, N. 1-2. Mittheilungen aus deìn Jahrbuche der Kón, Ungarischen Geologischeyi AnstalL- X. Band. Heft. 6, Budapest 1894. 'Mittheilungen (Geologische) Zeitschrift der Ungarischen Geologischen Gesellschaft. - XXIV Kotet. N.8-10, .lu- nius-Október 1894. Natura ed arto. - Anno III, 1893-94, N. 23-24. Anno IV, 1894-95, N. 1-3. Neptunia. Rivista italiana di oceano grafìa, pesca ed aqui- cuUitra. 15 Dicembre, 1894. Philosophical Magazine and Joiumnl of science. - Fiftli Series, N. 235, 1894, N. 230, 1895. — LXI — * Piceìitino {II). Giornale della R. Società economica ed o- gano dd Comùio agrario di Salerno. -Anno XXXVII. Dicembre 1894. * Polesine agricolo (TI). Giornale d'agricoltura pratica. - Anno Vili (V della nuova serie) N. 6-7. 1894. ' Politecnico (II). Giornale dell' ingegnere architetto civile ed industriale. - Anno XLII, Milano, Dicembre, 1894. * Polybiblion. Revue bibliographique universelle. - Partie littérarie et Partie tecnique. - Paris, Dócembre 1894. ' Proceedings of the Acudenvj of Naturai Sciences of Philadelphia. - P. I, Januar-April 1894. * Proceedings and Transactions of the Nova Scotian In- stitute of Science, Halifax, Nova Scotta. - Session of 1892-93, Second Series. - Voi. I. p. 3. * Proceedings of the American philosophical Society. - Philadelphia. Voi. XXXIII. N. 144. * Records of the Geological Surveij of India. -Voi. XXVII Part. 4, 1894. Rendiconti del Circolo Matematico di Palermo. - Tomo Vili, fase. VI, Novembre-Dicembre 1894. * Rendiconti del R. Istituto Lombardo di scienze e lettere. - Voi. XXVII, 1894, fase. XVIII, XIX. * Report. United States Geological Survey. - 1890-92. Reoue des deux Mondes. - LXIV annèe. - 4.® période, T. 126, 15 Dècembre 1894. LXV annèe. - 4.^ période, T. 127, 1. Janvier 1895. ' Revue des Sciences naturelles appliqnèes, publièe par la Società Nalionale d' aclimalation de France. - Paris, 1894, 41." annèe, N. 24. 1895, 42.= année. N. 1. Risorgimento (Il nuovo). Rivista di filosofìa, scienze, let- tere, educazione e sludi sociali. - Milano, 1894. - Voi. V, fase. II. ' Rivista {La) Periodico della R. Scuola di viticoltura ed. enologia di Conegliano. - Anno I, Serie IV, N; 1. - 1 Gennaio 1895. ' Rivista d' artiglieria e (/cnzo. - Roma, Dicembre 1894. — LXII - * Rivista d' igiene e sanità pubhlica. - Roma, Anno V, N. 24, 1894. 'Rivista Italiana di scienze naturali e Bollettino del natu- ralista. - Siena, - Anno XIV, 15 dicembre 1894. XV, 1 gennaio 1895. ' Rivista militare italiana. - Roma. - Anno XXXIX, 1894. Disp. XXIV. 16 Dicembre. Anno XL, Disp. 1, 1 Gennaio 1895. ' Rivista 'eterica Italiana. - Torino, Anno XI, fase. IV, ot- tobre-dicembre 1894. Spectateur (Le) militaìre. Recueil de science, d'art et dliì- stoire militaires. 1894. V.""" Sèrie. T. XVI, liv. 102-3. * Sperimentale {Lo). Giornale medico. - Organo dell'Ac- cademia Medico-Fisica Fiorentina. - Anno XLVIII. 1894. Sez. clinica, N. 36. Anno XLIX, N. 1, 1895. ' Stazioni (Le) sperimentali agrarie italiane. - Modena, Voi. XXVIl, fase. IV, Ottobre 1894. Technologiste {Le). - Paris, 1894 - 56.^ année - 3.^- Sèrie, T. XVII, N. 319. * Transaclion {The) of the Academy of Sciences of Si. Louis. Voi. VI, N. 9-17, 1893-94. * Verhandlungen der K. K. Geologischen Reichsanstalt. - Wien, 1894, N. 10-13. * Voce (La) di Murano. Giornale dell'industria vetraria. - Anno XXVIII, 1894, N. 17-18. * Zeitschrift der Deutschen geologischen Gesellschaft Ber- lin. - XLVI. Band. 2 Heft Aprii- Juni, 1894. * Zeitschrift des Ocslerreichischen Ingenieur und architek- ten Vereines. - Wien 1894. - XLVI Jahrgang. N. 50-52. XLVll. Jahrgang. N. 1-2. * Zoologischer Anzeiger. - 1894 N. 463. ELENCO DEI LIBRI E DELLE OPERE PERIODICHE pervenuti al R. Istituto dal 19 gennaio al 10 febbraio 1895. L' asterisco * indica i libri venuti in dono o in cambio. LIBRI P. E. Alessandri. - Analisi volumetrica applicata ai pro- dotti commerciali ed industriali (con 52 inci- sioni) Manuale Hoepli, serie speciale. - Milano, Hocpli, 1895. 16." A. Allori. - Piccolo dizionario Eritreo. Raccolta dei voca- boli più usuali nelle principali iinque portate nella Colonia Eritrea. - Italiano-Arabo-Amarico. Manuali Hoepli. Serie speciale. - Milano, Hoepli, 1895, 16.° Annuarie pour l'an 1895 publié par le Bureau des longi- tudes. - Paris, 1895, 16.° •Annuario della Società Reale di Napoli - 1895. * Annuario della R. Università degli studi Torino. - Anno Accademico 1894-95. H. Baillon. - Histoire des plantes. Monographie des Tacca- cèes, Burmanniacées, Hydrochariridacées, Com- melinacèes, Xyridacées, Mayacacées Phylidra- cées et Rapatéacées. - Paris, 1894, 8" g. ili. * O. Bassi. - Commenti Danteschi (Nuove interpretazioni di alcuni passi della Divina Commedia). - Lucca, 1894, 8.° ' F. Berchet. - IP Relazione annuale (1894) dell'Ufficio - LXIV - regionale per la conservazione dei monumenti del Veneto. - Venezia, 1895, 8.° E. Bettoni. - Piscicoltura d' acqua dolce (con 85 incisioni) Manuali Hoepli. Serie speciale. - Milano, Hoe- pli, 1895, 16.° Bibliotheca Zoologica. - Original-Abliandlungen aus dem Gesammtgebiete der Zoologie - Herausgegeben von Dr. Rud. Leuckart in Leipzig und Dr. Cari Chun in Breslau - Heft, XVII. 2. F. Bufalini. - Le leggi del fabbricare, Voi. V.° La pratica delle servitìi prediali, Voi. I.° - Milano, Hoe- pli, 1895, 8.° * Calendario del Santuario di Pompei per 1' anno 1895. - Valle di Pompei, 1895, 16.° * Campagne del Principe Eugenio di Savoia, opera pubbli- cata dalla Divisione storica militare dell' I. R. Ufficio di guerra Austro-Ungarico, fatta tra- durre e stampare da Sua Maestà Umberto I. Re d'Italia, Serie I.^ Voi. VII. - Torino, 1 894, 8.° F. Cantamessa. - V alcool. Fabbricazione e materie prime (con 24 incisioni). Manuali Hoepli. Serie spe- ciale. - Milano, 1895, 16.° C. Canlu, - Storia degli Italiani disp. 37 a 39. G. Cattaneo. - Embriologia e morfologia generale (con 7 1 incisioni). Manuali Hoepli. Serie scientifica XLXXXm. - Milano, Hoepli, 1895, 16.° Congregazione di Carità in Venezia. - Ricordo per l'anno 1895. Le fondazioni elemosiniere in Venezia. - Venezia, 1895, 8.° gr. ' Augusto Corradi. - Alfonso Corradi. Commiato dallo stu- dioso lettore. — Elenco delle pubblicazioni del Corradi, — Elenco delle Accademie alle quali il Corradi fu ascritto. E. Cova. - Confezione d' abiti per signora e 1' arte del — LXV — taglio, con 40 tavole illustrative. Manuali Hoe- pli. Serie speciale. - Milano, 1895, 16.° * A. B. De Guervllle. - Civilisation and barbarisme. (The Japan-China war). - Tokyo, 1894, I6.° * G. B. De Toni. - Di una floridea nuova per la Toscana. Notizia. - Firenze, 1894, 8.° Enciclopedia italiana. - 6"" edizione. Supplemento, disp. 64. * A. Favaro. - Serie decima di scampoli Galileiani. -Pa- dova, 1895, 8.° E. Gelcich. - Ottica (con 216 incisioni). Manuali Hoepli. Serie speciale. - Milano, Hoepli, 16,'^ E. Gorra. - Morfologia italiana. Manuali Hoepli. Serie scientifica CLXXXVH. - Milano, 1895, 16.° 0. Jacoangeli. - Triangolazioni topografiche e triangola- zioni catastali. Modo di fondarle sulla rete geodetica, di rilevarle e calcolarle. Manuali Hoepli. Serie speciale. - Milano, 1895, 16.° * G. Lazzarini. - L' etica razionale. - Pavia, 1894, 8.° C. Lambroso. - Grafologia (con 470 fac-simili). Manuali Hoepli. Serie spec. - Milano, Hoepli, 1895, 16.° G. Malucrida. - L'impiego ipodermico e la dosatura dei rimedi. Manuale di terapeutica. Manuali Hoepli. Serie speciale. - Milano, Hoepli, 1895, 16.° * ManLica. - Ancora sulla Circolare N. 104 del 189.3 Aella Prefettura di Udine e sul prezzo del pane a Udine. - Udine, 1895, 8.° gr. * D. Mantovani. - Dario Bertolini. Ricordi biografici. - Udine, 1895, 4.° * Ministero dell'Interno. Direzione di Sanità pubblica. - Carta della mortalità per infezione malarica in ciascun Comune del Regno d'Italia, nei tre anni 1890-91-92. Scala 1:1.000.000. * B. Morsolin. - 11 Museo Gualdo in Vicenza. - Venezia, 1894, 8.° * G. Naccari. - Osservatorio astronomico del R. Istituto di Marina mercantite in Venezia - Effemeridi del T. VI, S. VII 31 — LXVI — sole e della luna calcolate per l'anno 18f»5, Anno IX. - Venezia, 1894, 8.'' E. Pascal. - Lezioni di calcolo infinitesimale. Parte 11.^ Calcolo integrale (con 1 5 incisioni) Manuali Hoe- pli. Serie scientifica CLXXX-CLXXXI. - Mi- lano, Hoepli, 1895, 16." L. Pavia. - Grammatica Spagnuola. Manuali Hoepli. Serie scientifica CLXXXVI, - Milano, Hoepli, 1895, 16.^ A. Rabbeno. - Manuale pratico della mezzeria e dei vari sistemi della colonia parziaria in Italia. Ma- nuali Hoepli. Serie scientifica CLXXXII. - Mi- lano, Hoepli, 1895, 16.° * F. P. Ruffini. - Delle pedali delle parabole cubiche di- vergenti. Memoria. - Bologna, 1895, 4.° Sanuto Marino. - I Diarii - Tomo XLII fase. 182, 183. G. Tampelini. - Zootecnia (con 52 incisioni) Manuali Hoe- pli. Serie speciale. - Milano, 1895, 16.° * C. Valentini. - Del modo di determinare il profilo di compensazione e sua importanza nelle sistema- zioni idrauliche. Memoria. - Milano, 1895, 8.° E. Vidarl. - Compendio di diritto commerciale italiano. Manuali Hoepli. Serie scientifica CLXXXV. - . Milano, Hoepli, 1895, 16." OPERE PERIODICHE 'Ada Mathematica. - Stockliolm. 1894 N. 18: 4. Annalen der physik und chemie. - Leipzig Wiedemann, 1894 N. 13. Annales des ponts et chaussès. - Paris, 1894, novembre. Annales des sciences naturelles. - Zoologie et paleontolo- gie. - Paris, 1895, T. XIX. N. 1. — LXVII — Annali di chimica e di farmacologia. - Milano, 1895. Voi. XXI. N. 1. Amiali ddV Istituto d' igiene sperimentale della R. Uni- versità di Roma, pubblicati per cura del prof. Angelo Celli. - Roma, 1894. Voi. IV (nuova serie), fase. IV. Annali dell'Università di Perugia. - Facoltà di medicina. Voi. VI, fase. 2, 1894. Antologia (Nuova). Rivista di scienze, lettere ed arti. - Anno XXX, 3."* serie, Voi. LV fas. II. 15 gennaio, fase. Ili, 1 febbraio 1895. Archiv fi'ir Anatomie und physiologie. - Pliysiologische Abtlieiluug 1894, Heft V, VI. Anatomische Abtheilung 1894. Heft V, VI. Af^chives des sciences physiques et naturelles. - Troisième Période, T. XXXIII, n. 1, 1895. ' Archivio storico italiano fondato da P. G. Nieusseux. - Serie V, T. XIV, disp. 4. del 1894. ' Archivio storico Lomhaì^do. - Giornale della Società storica Lombarda. - Milano, 1894, Serie III, Anno XXI, fase. 4. * Archivio della R. Società Romana di storia patria. - Ro- ma 1894, Voi. XVII, fase. III-IV. ' Atti dell'Accademia Lucchese di scienze, lettere ed arti, - T. XXVII, 1895. * Atti dell'Accademia Gioenia di scienze naturali in Cata- nia. - Anno LXXI. Serie IV, Voi. VII, 1894. * Atti della Accademia P ntaniana. - Napoli. Voi. XXIV 1894. * Atti della R. Accademia dei Lincei. - Anno CCXCI. 1894. S. V. Rendiconti. - Classe di scienze morali, sto- riche e filologiche. Voi. II, Parte 2.*^ Notizie degli Scavi. Ottobre 1894. Idem. - Roma. Anno CCXCI, 1894. - S. V. - Classe di scienze fisiche, matematiche e naturali. - 2.° semestre fase. 12. - Anno CCXCIl, 1895, I.° semestre fase. 1. 'Atti della R. Accade/nia delle scienze di Torino. - 1894-95 Voi. XXX, disp. 1-4. — Lxvin — * Atti del R. Istituto cV incoy^igg lamento di Napoli. - 4." Serie, Voi. VII, 1894. * Atti della Società Toscana di scienze naturali. - Pro- cessi verbali. Voi. IX, 1 luglio, 18 novembre 1894. * Atti e Memorie della R. Accademia di scienze, lettere ed arti in Padova. - Anno CCXCV. 1893-94. Nuova Serie. Voi. X. * Biblioteca Nazionale Centrale di Firenze. - Bollettino delle pubblicazioni italiane ricevute per diritto di stam- pa. - 1895, n. 217-18. Biologisches CentralUatt. -- 1895 XV Band, N. 1-2. * Bollettino di entomologia agìmria e patologia vegetale. - Pubblicazione mensile della Casa A. Petrobelli e C.° Padova. Anno II, 1895, n. 2. * Bollettino della Società Geografica Italiana. - Roma, se- rie III; Voi. VII, 1894 fase. XI-XII. * Bollettino scientifico diretto dai signori professori Leo- poldo Maggi, Giovanni Zoja ed Achille De Giovanni. - Pavia, 1894. Anno XVI, N. 3. * Bulletin de la Sociétè Belge de microscopie. - XXI année 1894-95, N. I-III. * Bulletin international de V Acadèmie des scìences de Cracovie. - Comptes rendus des sèances de l' année 1894, dècembre. * Bulletin de V Acadèmie Royale de Mèdecine de Belgique. 1894, IV. Sèrie, Tome Vili, N. 11. Bulletin de la Sociale d'encouragement pour V industrie nationale. - Paris, 93.® année, tome IX, IV serie. No- vembre. * Bullettino delle sedute della Accademia Gioenia di scienze naturali in Catania, col Resoconto delle sedute ordi- narie e straordinarie e sunto delle Memorie in esse presentate. — Nuova Serie, — Dicembre 1894. * Bullettino delf Associazione agraria Friidana. - Udine, Serie IV, Voi. XII, N. 1-2. — LXIX — Chemisch-technisches RepeiHormm. Jacobsen. -Berlin 1894, XXXII, II, 2. * Circolo Giuridico (II). Ricista di legislazione e giuri- sprudenza, diretta da Luigi bampolo. - Palermo, 1895, voi. XXVI, (VI della 3.^ serie), N. 1 Gennaio. Comptes rendus hèbdomadait^es des sciences de l'Acadè- mie des sciences. -PaiVÌs, 1895. Tome CXX, N. 1-4. Cosmos. Revue des sciences et de leurs applications. - 1895. N. 521-23. Cultura {La). - Nuova Serie. Anno V, 1894, N. 1-4. Economista (L') d'Italia. - Rassegna settimanale. Anno XXVIII, 1895, N. 4-5. ' Egijelemes philologiai kózlóny. - Budapest, 1895, f. 1,2. * Elettricista {L'). - Roma, Anno IV, 1895, N. 2. * Instructor {El) Periodico Cientifìco y Literario-Agua- scalientes. - 1894. Ano XI, N. 7, 8. Jownal d'agriculture pratique. - Paris, 58.® année, 1895. T. I, N. 3-5. Journal de Vanatoynie et de la physiologie. - Paris, XXX.* année 1894, N. 6, Novembre-Décembre. * Journal d'hygiène. - Paris, 21.® année, 1894. - 20.® Voi. N. 955-58. Journal des Econoìnistes. - 54.® année, 5.^ sèrie. - jJan- vier 1895. Journal de pharmacie et de chimie. - 15 année, 6.® sè- rie, T. I, 1895 N. 2, 3. * Memoirs and proceedings of the Manchester Literary and philosophical Society. - Voi. IX. Fourth Series, N. 1 1894-95. Memorie della Società Italiana 'di scienze naturali e Museo Civico di storia naturale di Milano - Tomo V (I. della Nuova serie) 1895. Minerva. - Rassegna internazionale. - Roma, 1895, Voi. IX, N. 1, Gennaio. Mitiistero degli affari esteri. - Bollettino. - N. gene- — LXX — rale 35, N. di serie 3 - N. generale 36, N. di serie 5. - N. generale 37, N. di serie 13. - Dicembre 1894. * Ministero di agricoltura, industria e GOìnm,ercio. - (Di- visione della Statistica). Statistica delle Biblioteche Voi. II. Toscana, Marche, Umbria, Roma, Abruzzi e Molise, Campania, Puglie, Basilicata, Calabria, Sicilia e Sardegna. Statistica della stampa periodica nell'anno 1893. Istruzione secondaria e superiore e Convitti maschili e femminili. Anno scolastico 1891-92. ' Ministero dell'Interno. - Direzione della Sanità pubblica. Bollettino sanitario. - Ottobre 1 894. * Ministero dell" Istruzione pubblica (Bollettino ufficiale). Anno XXII, 1895 voi. I, N. 3-5. * Ministero delle Finanze. - Direzione generale delle ga- belle. -Bollettino di legislazione e statistica doganale e commerciale. - Anno XI. Ottobre-Dicembre 1894. * Museo Civico di storia naturale di Milano. - Memorie. T. V. (1. della nuova serie) 1895. ' Museums Aarbog {Be^ gens). - Afhandlinger og Aarsbe- retning for 1893. Natura ed arte. - Anno IV, 1894-95, N. 4, 5. Neptunia. Rivista italiana di oceano grafìa, pesca ed aqui- cultura. - 1894 31 Dicembre. 1895 15-30 Gennaio. * Polesine agì-icolo (II). Giornale d'agricoltura pratica. - Anno Vili (V della nuova serie) N. 8-9. 1895. * Politecnico (II). Giornale dell' ingegnere architetto civile ed industriale. - Anno XLII, Milano, Dicembre, 1894. 1895. Anno XLIII, Gennaio. * Polybiblion. Revue bibliographique universelle. - Partie littérarie et Partie tecnique. - Deuxième Serie. T. XXI. LXXV de la Collection. - Paris, 1895 Janvier. * Proceedings of the Boy al Iris/i Academy. - Third Series. Voi. Ili, N. 3 December. Proceedings of the London Mathemaiical Society. - Nos. 495-499. — LXXI — * Proceedings of the Royal Sedei y. - London 1894-'J5, Voi. LVII, No. 340-341. ' Rendiconti della. Reale Accademia dei Lincei. - Roma Classe di scienze moroli, stoi'iche e filologiche. - S. V^ Voi. Ili, fase. 10. 1894. ' Rendiconti del R. Istituto Lombardo di scienze e lettere. Voi. XXVII, fase. XX. 1894. Voi. XXVIII, fase. I-II. 1895. ' Rendiconto dell'Accademia delle scienze fìsiche e mate- matiche. - (Sezione della Società Reale di Napoli). - S. 2^ Voi. Vili. (Anno XXIII) 1894 fase. 11-12. Revue des sciences natureìles appliqifèes, publièe pa?' la Società Nationale d' aclimalation de France. - Paris, 1895, 42.= année. N. 2, 3. ' Report (Annuol) of the Cm^ator of the Mnsemn of Com- paratie zoòlogi/ ai Harward College, io the Pr^esident and Felloivs of Harward College, for i 803-94. Revue des deux Mondes. - LXV année. - 4.® période, T. 127^ 15 .Janvier, 1. Février 1895. Revue Britannique. - 71= année. - Paris, N. 1 Janvier 1895. Risorgimento (Il nuovo). Rivista di filosofìa, scienze, let- tere, educazione e studi sociali. - Milano, 1895. - Voi. V, fase. III. * Rivista {La) Periodico della R. Scuola di viticoltura ed, enologia di Conegliano. - Anno I, Serie IV, N. 2, 15 Gennaio, N. 3, 1 Febbraio 1895. * Rivista d' artiglieria e gremo. - Roma, Gennaio 1895. ' Rivista d' igiene e sanità pubblica. - Roma, Anno VI, N. 1, 2 1895. 'Rivista Italiana di scienze naturali e Bollettino del natu- ralista. - Siena, - Anno XV, 15 Gennaio, I Febbraio 1895. Rivista militare italiana. - Roma. - Anno XL, Disp. Il, 16 Gennaio 1895. — LXXIl -^ Rivista veneta di scienze mediche. - Anno XII, T. XXII, fase. I. 15 Gennaio, fase. II. 31 Gennaio 1895. * Rosario (II) e la Nuova Pompei. - Periodico mensile. Anno XI, Quad. X-Xl. - Valle di Pompei, 1894. Socièté de géographie. - Paris. - Bulletin 7.® sèrie 1894, Tome XV. 3 Trimestre. - Comptes rendus des séances 1894, N. 16-19. Spectateur (Le) militaire. Recueil de science, d'art et dlii- stoire mìlitaires. V."™" Sèrie. T. XVIII, liv. 104-5. 1895. * Sperimentale {Lo). Giornale medico. - Organo dell'Ac- cademia Medico-Fisica Fiorentina. - Anno XLIX. N. 2-5, 1895. ' Stazioni (Le) sperimentali agrarie italiane. - Organo delle Stazioni agrarie e dei Laboratori di chimica a- graria del Regno. - Voi. XXVIII, fase. I. Gennaio. Mo- dena, 1895. * Verhandhmgen der Kaiserlich-Kóniglichen zoologisch- hotanischen Gesellschaft in Wien. - Jahrg 1894. XLIV. Band III, IV. Quartal. * Voce (La) di Murano. Giornale dell'industria vetraria. Anno XXIX, N. 1, 2. 1895. * Zeitschrift des Oesterreichischen Ingenieur und architek- ten Vereines. - Wien 1895. - XLVII Jahrgang. N. 3-5. Zeitschrift fiir Mathematik und Physih. - Leipzig, 1894. 39 Jahrgang. 3-6 heft. - 1895. 40 Jahrgang. 1 heft. * Zoologischer Anzeiger. - 1895 N. 465-67. ELENCO DEI LIBRI E DELLE OPERE PERIODICHE pervenuti al R. Istituto dal 10 febbraio al 10 marzo 1895. L'asterisco * indica i libri venuti in dono o in cambio. LIBRI Annuario scientifico ed industriale diretto dal doti Arnoldo Usigli. Anno XXXI. 1894. -Milano, 1895. 8°. 'Annuario della R. Università di Pisa per l'anno accademico 1894-95. -Pisa, 1895, 8°. * A. Berlese. - Le cocciniglie italiane viventi sugli agrumi. Parte L'^ I Dactylopius. Parte IL^ I Lecanium. - Avellino, 189,3-94, in 8° con tav. Estratto di una Memoria sulla Mytilas})is fulva Targ. Tozzetti, e mezzi per combatterla. - Avel- lino, 1893, 8°, fig. La tignuola del melo (Hvponomeuta Màlinellus Zeli.), ed il modo di combatterla. - Padova, 1893, 8.° fig. e tav. col. BiUiotheca Zoologica. - Original-Abhandlungen aus dem Gesammtgebiete der Zoologie. - Herausgegeben von D.r Rud. Leuckart in Leipzig und D.r Cari Cium in Breslau. Heft. XVI, 3, 4. ' D. Bierens de Haan. - Bouwstoffen-voor de Geschiedenis der Wis-en Naturkundige \veten.schappen in de Nederlanden. - Amsterdam, 1893, 8.° Franciscus Johannes van den Berg. - Amsterdam, 1894, 8.° — LXXIV — ' Camera di Comìnercio ed Arti di Venezia - Naviga- zione e commercio di Venezia nell'anno 1893. - Venezia, 1894, 8.° ' Campagne del Principe Eugenio di Savoia. Serie I, Vo- lume VII. C. Cantù. - Storia degli italiani. Disp. 40. * Congregazione di Carità in Venezia. - Ricordo per l'anno 1895. Le Fondazioni elemosiniere di Venezia. -Venezia. 1895, 8.° ' Congres international des accidents du travail et des as- surences sociales. Troisième Session tenue à Milan du 1" au 6 octobre 1894. Tome pre- mier. Rapports publiés par les soins du Comitè Italien d'organisation. - Milan, 1894, 8.° C. Darwin. - The descent of man, and selection in rela- tion to sex. - London, 1894, 8.° Enciclopedia di Chimica. - Supplemento annuale. Anno XI, Disp. 121-22. Fauna und Flora des Golfes von Neapel und der Angren- zenden Meeres-Abschnitte. Herausgegeben von der Zoologischen Station zu Neapel. - 21 Mo- nographie : Ostracoden von G. W. Miiller mit 40 tafel. in lithographie. - Berlin, 1 894, 4.° * A. B. De Guerville. - Civilisation and barbarism (The Japan-China war). - Tokyo, 1894, 16.'' ' C. Janet. - Transformation artificielle en Gypse du Cal- cai re friable des Fossile.s des Sables de Bra- cheux. - Paris, 1894, 8.° Sur les nids de la Vespa crabro L. ; ordre d' ap- parition des alvèoles. - Paris, 1894, 4.° tig. Sur les système glandulaire des Fourmis. - Paris, 1894^ 4.° Etudes sur les fourmis 5^ Note. - Sur la morpho- logie du squelette des segments post-thoraci- ques chez les Myrmicides (Myrmica rubra L. femelle). - Beauvais, 1 894, 8°, fig. — LXXV - Etiides sur les fourmis T"" Note. - Sur l'anatomie du pétiole de Myrmica rubra L. - Paris, 1 894, 8." flg. ' E. Millossecich. ■- Don Eugenio dei Pr. Ruspoli. Discorso commemorativo. - Roma, 1895, 8.° * B. Morsolin. - Il Museo Gualdo in Vicenza. - Venezia, 1S94, 8.° ' E. Rossi. - Gli Stati Uniti e la concorrenza americana. Studi d'agricoltura industria e commercio, da un recente viaggio. - Firenze, 1894, 8.° * M. Stossich. - 11 genere Ankylostomum Dubini. - Trieste, 1895, 8.° Osservazioni sul Solenophorus INIegalocephalus. - Trieste, 1 895, 8.° con tav. 'E. Teza. - 11 Niagara. Ode di G. M. Heredia. - Padova, 1895, 16.° Appunti d'agricoltura scritti da un contadino. Saggi. Padova, 1895, 8.° Corrispondenza. Dal giornale armeno, il Bazmavèp. Gennaio, 1895. Donna Brigida. Canzone scozzese. (Nel Giornale « Rassegna napolitana 1 febbraio 1895»). * M. Tono. - Annuario astro-meteorologico con effemeridi nautiche per l'anno 1895. Anno XIII. -Vene- zia, 1894, 8.° OPERE PERIODICHE A hliandlimgen tìer Maiherjiatisch-P/iijsikalischen Classe der Kónigliche Sàchsischen Gesellschaft der Wissen- scha fieri. -Leipzig XXI Bandes 1894, N. III. Acadèmie Imperiale des Sciences St-Pètershourg. - Mé- moires. T. XLI N. 6-9 1893. - T. XLII N. 1-6 1894. — LXXVl — AgricuUìira (U ) italiana, periodico quindicinale diretto dal prof. Gir. Caruso. - Anno I, 3.^ serie, fase. 1-2, 1895. * Akademie (Kaiserliche) der Wissenschaften. - Wien. Sitzungsberichte philos.-hist. Classe. Band. 130. Sitzungsberichte math.-naturw. Classe. Bd. 102, 103. Denkschriften philos. histor. Classe. Band. 43. Denkschrifcen math.-naturw. Classe. Band. 60. Archiv. fiir Kunde òsterr. Geschichtsquellen. Band. 80 Halfte 2. Band. 81 Hàlfte 1. Annalen der physik imd chemie. - Leipzig Wiedemann, 1895 N. 1, 2. Annales de rjéologie et de paleontologie piibliées f^ous la di- 7^ection du Marquis Antoìne De G?-eg irio. - 15 livraison (Juin), 16 livraison (Aoùt) 1894. Annali di chimica e di farmacologia. - Milano, 1895. Voi. XXI. N. 2. ' Annali della Società degli ingegneì-i e degli architetti italiani. - Roma, Anno IX, 1894, fase. 6.° * Annali dell' Ufficio Centrale meteorologico e geodinamico italiano.- Roma, Serie li, Voi. XII, p. II, 1890. * Annali dell" Università di Perugia. - Faeoltà di Medi- cina. - Voi. VI, fase. 3°, 4°. 1894. ' Annals of the American Academy of politicai and so- cial science. - Philadelphia, 1894, Voi. V, N. 5. Antologia (Nuova). Rivista di scienze, lettere ed arti. - Anno XXX. .3.--' serie, Voi. LV, fase. IV, 15 febbraio, fase. V, 1 marzo 1895. Archives gènèrales de médecine. - Paris, Janvier-Mars 1895. Archives des sciences physiques et natiirelles. - Troisiénie Période, T. XXXIII, n. 2, 1895. * Ateneo (L'J Veneto. - Rivista mensile di scienze, lettere ed arti. - Luglio-Dicembre 1894. ' AUi deda R. Accademia della Crusca. - Firenze. - Adu- nanza pubblica del 9 dicembre 1894. Atti della R. Accademia dei Lincei. - Anno CCXCI. — LXXVIl - 1894. S. V. Rendiconti. - Classe di scienze murali, sto- riche e filologiche. Voi. II, Parte 2.'^ Notizie degli Scavi. Novembre, Dicembre ed indice per l'anno 1894. Idem. - Roma. S. V. - Classe di scienze fisiche, matematiche e naturali. -Anno CCXCII, 1895.- 1.° semestre fase. 2-3. ' Atti del Collegio degli architetti e degli ingegneri di Fi- renze. - Anno XIX, fase. II, Luglio-Dicembre 1894. * Atti dell'Istituto Botanico dell' Università di Pavia. - II. Serie, Voi. III, 1894. " Biblioteca Nazionale Centrale di Fiì^enze. - Bollettino delle pubblicazioni italiane ricevute per diritto di stam- pa. - 1895, n. 220. Biologisches CenlralUalt. - 1895 XV Band, N. 3-5. ' Boletin del Institvlo Geogìxifìco Argentino. - T. XV, Quad. 5-8. Buenos-Aires, 1894. * Boletin del Obsci^vatorio aslronouìico nacional de Tacu- baya.- Tomo 1, N. 20, 1895. * Bolle/tino del li. Comitato Geologico d'Italia. - Anno 1894 N. 4. ' Bollettino di enlomologia agraria e patologia vegetale. - Pubblicazione mensile della Casa A. Petrobelli e C.° Padova. Anno II, 1895, n. 3. * BoUe'dino meteorologico del R. Osservatorio di Palermo. 1892-93. ' Bollettino dei Mus-'i di Zoologia ed Anatonomia compa- rata della R. Università di Torino. — Voi. IX, 1 894, N. 179-192. * Bollettino della Società Geografica Italiana. - Roma, se- rie III; Voi. Vili, fase. 1-2, 1895. * Bollettino della Società Umbra di storia patria. - Peru- gia. Anno 1. Voi. I. fase. I. 1895. * Bulletm de VAcadèmie Royale de Mèdecine de Belgique. 1895, IV Sèrie, Tome IX, N. 1. Bulletin de VAcadèmie Imperiale des sciences de St-Pé- tersbourg. - Sèrie IV, Tome II, N. 1 1895. Bulletin de la Sociètè d'encou7'agement pour V industrie — LXXVIII — nationale. - Paris, 93.® année, tome IX, IV serie, Dé- cembre 1894. 94.** année, t. X, IV. s. Janvier 1895. * Bulleiin de la Società mathèmatique de Fì^ance. - 1894, T. XXII, N. 10. * Bulletin de la Sociètè Vaudoise des sciences nalurelles. - 3.<= S., Voi. XXX, N. 115. * Bullettino deW Associazione agraria Friidana. - Udine, Serie IV, Voi. Xll, N. 3-4. ' Bullettino delle scienze 7nediche, pubblicato per cura della Società Medico-Chirurgica di Bologna. - Serie VII, voi. V, Dicembre, 1894. * Cimento {TI nuovo) giornale fondato da G. Matteucci e R. Piria per la fisica e la chimica ; continuato da R. Felici, A. Battelli, V. Volterra per la fisica sperimen- tale e matematica, colla collaborazione dei professori A. Bartorelli, E. Crescini, G. Faè, A. Stefanini. - Se- rie IV, T. I, gennaio-febbraio 1895. * Circolo Giuridico (II). Rivista di legislazione e giuri- sprudenza, diretta da Luigi Sampolo. - Palermo, 1895, voi. XXVI, (VI della 3.^ serie), N. 2 Febbraio. * Commentari dell'Ateneo d^i [Brescia per l'anno 1894. Comptes rendus hèbdomadaires des sciences de V Acadè- mie des sciences. -Vd^vh, 1895. Tome CXX, N. 5-8. Cosmos. Revue des sciences et de leurs applications. - Nouvelle Sèrie. 1895. N. 524-28. Cultura {La). - Nuova Serie. Anno V, N. 5, 1 895. Economista {U) d'Italia. - Rassegna settimanale. Anno XX Vili, 1895, N. 6-9. * Egìjetemes philologiai kòzlóny. - Budapest, 1895, f. 3. * Elettricista {L'). - Roma, Anno IV, 1895, N. 3, 4. * Geological Survey. United States. - Monographs Voi. XIX-XXII. - Minerai Resources 1802-93.- Bulletin N. 97-117, 1893-94. * Gazzetta chimica italiana. - Palermo, Anno XXIV, Voi. I, fase. 1,2, 1895. — LXXIX — ' Giornale della R. Accademia di medicina di Torino. - Anno LVIII, N. 1, 1895. * Jahresbericht des Kgl. Ung. Geological Anslalt fiir 1892. Journal d'agriculture pratique. - Paris, 59." année, 1895. T. I, N. 6-10. Journal des Economistes. - 54.® année, 5."= sèrie. - Fè- vrier 1895. * Journal d'hygiène. - Paris, 21.® année, 1895. - 20." Voi. N. 959-63. Journal de pharmacie et de chimie. - 15 année, 6.® sè- rie, T. I, 1895 N. 4, 5. Mathematische Annalen, begriìndet 1868 durali Alfred Clebsch und Cari Newnami. - 46 Band, Heft 1. Leip- zig 1895. * Memoirs (Cunningharn) Royal Iris/i Academy. - N. X. Decembre 1894. ' Ministero degli affari esteri. - Bollettino. - Gennaio 1895. Ministero di agricoltura, industria e commercio. - (Di- visione della Statistica). Statistica della istruzione elementare per l'anno sco- lastico 1892-93. Statistica delle Biblioteche Voi. 11. Toscana, Marche, Umbria, Roma, Abruzzi e Molise, Campania, Puglie, Basilicata, Calabria, Sicilia e Sardegna. Statistica degli scioperi avvenuti nell'industria e nel- l'agricoltura durante gli anni 1892 e 1893. Ministero dell'Interno. - Direzione della Sanità pubblica. Bollettino sanitario. - Novembre 1 894. Ministero dell" Istruzione pubblica (Bollettino ufficiale). Anno XXII, 1895 voi. I, N. 6-10. 'Mittheilungen {GeologischeJ Zeitschrift der Ungarischen Geologischen Gesellschaft. -XXIV Kotet. N. 11-12, No- vember-Deczember 1895. Natura ed arte. - Anno IV, 1894-95, N. 6, 7. — LXXX — Neptunia. Rioista italiana di oceano g?m/ia, pesca ed aqui- cuUura. - 1895 15-28 Febbraio. Notaì^icia (La nuova) Rassegna trimestrale consacrata allo studio delle alghe. - Redattore e proprietario G. B. doti De-Toni.-S. VI, Gennaio-Aprile 1895. Philosophical Magazine and Journal of science. - Fifth Series N. 237-38. 1895. * Picentino {II). Giornale della R. Società economica ed ori- gano del Comizio agrario di Salerno- Anno XXX Vili. Gennaio 1895. Polesitie agricolo (II) Gioymale d' agricoltura pratica. - Anno Vili V della nuova serie N. 10-11. 1894-95. * Politecnico (II). Giornale dell' ingegnere architetto civile ed industriale. - Anno XLIII, Febbraio 1895. * Polyhihlion. Revue bibliographiqiie universelle. - Partie littèrarie et Partie tecnique. - Deuxième Sèrie. T. XXI. LXXV de la Collection. - Paris, 1895 Février. Proceedings of the Royal Society. - London. Voi. LVII, N.o 342, 1895. * Rapporto annuale dell' Osservatorio aslronomico-meteo- rologico di Trieste per l'anno 1892. Rendiconti della Reale Accademia dei Lincei. - Roma Classe di scienze morali, stoi'iche e filologiche. - S. V^ Voi. Ili, fase. 11-12 ed indice del Voi. 1894. Revue des deux Mondes. - LXV année. - 4.® pèriode, T. 127% 15 Février, I Mars 1895. Revue Britannique. - 7P année. - Paris, N. 2 Février 1895. Revue des Sciences natureìles appliqifées, pnblièe par la Società Nalionale d' aclimalation de France. - Paris, 1895, 42.' année. N. 4, 5. * Rioista d' artiglieria e _(7cn/o. - Roma, Febbraio 1895. * Rivista d' igiene e sanità pubblica. - Roma, Anno VI, N. 3-5. 1895. 'Rivista Italiana di scienze oiaturali e Bolleltino del natu- ralista. - Siena. - Anno XV, 15 Febbraio 1895. — LXXXI — * Rivista militare italiana. - Roma. - Anno XL, Disp. HI, 1 Febbraio, Disp. IV, 16 Febbraio, Disp. V, 1 Marzo 1895. Rivista veneta di scienze ^nediche. - Anno XII, T. XXII, fase. III. 15 Febbraio 1895. ' Rivista {La) Periodico della R. 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Spectateur (Le) ìnilitaire. Recueil de science, d'art et d'hi- stoire militaires. V."""» Serie. T. XVIII, liv. 106-7. 1895. Sperimentale {Lo) Giornale medico. - Organo dell'Ac- cademia Medico-Fisica Fiorentina. - Sezione biolo- gica. Anno XLVIII, fase. V, VI. 1894. - Sezione Cli- nica. - Anno XLIX. N. 5-7, 1895. * Stazioni (Le) sperim.entali agrarie italiane. - Organo delle Stazioni agrarie e dei Laboratori di chimica a- — LXXXII -^ graria del Regno. - Voi. XXVIII, fase. II. Febbraio. Mo- dena, 1895. University (John Hopkins) Circulm^s Baltimore. - Voi. XIII, N. 116. 181^4. * Valle di Pompei. - Anno V. N. 1, 2. Gennaio-Febbraio 1895. * Verhandlungen der Kaise7Ìich-Kòniglichen zoologischen- holanischen Gesellschaft in Wien. - Jahrg 1895. XLV. Band 1. Heft. * Zeitschrifi des Oeslerreichischen Ingenieur und architek- ten Vereines.-WÌQn ,1895. -XLVII Jahrgang. N. 6-10. * Zoologischer Anzeiger. - 1895 N. 469. ELENCO DEI LIBRI E DELLE OPERE PERIODICHE perYenuti al R. 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Curii. - Carlo Emanuele I, secondo i più recenti studi. - Milano, 1894, 8.* g. — LXXXIV — .4. D' Ancona e 0. Bacci. - Manuale della letteratura ita- liana. Voi. V. Parte II. - Firenze, 1 895, 8.° Dictionnaire de Chimie pure et applìquèe de Ad. AVurtz publié sons la direction de Ch. Friedel. - Deu- xièmè supplement fascicule 23. F. Doioden. - Shakespeare. Traduzione di A. Balzani - Manuali Hoepli. Serie scientifica CXC. - Mi- lano. 1895, 16.° leg. tela. Enciclopedìa italiana 6.^ edizione, - Supplemento Disp. 65. 'A. Favaro. - Un episodio inedito della vecchiaia di Ga- lileo. Padova, 1895. S° E. Giorli. - Disegno industriale. - Corso regolare di di- segno geometrico e delle proiezioni, degli svi- luppi delle superficie dei solidi, della costru- zirne dei principali organi delle macchine, macchine utensili, (con 206 problemi risolti e 261 figure) Manuali Hoepli - Serie pratica. - Milano, 1895, 16." leg. tela. Il meccanico. - Nozioni speciali di aritmetica, geo- metria, meccanica, generatori del vapore, mac- chine a vapore, collaudazione e costo dei ma- teriali, doratura, argentatura e nichelatura, (con 200 problemi risolti e 130 figure) Ma- nuali Hoepli, Serie pratica. - Milano, 1895, 16.° leg. tela. M. La Leta. - Cosmografia, Uno sguardo all' universo, (con 11 incis. e 3 tav.) Manuali Hoepli, Serie scientifica CXCI. -Milano, 1805, 16° leg. tela. 'F. Lampertico. - Sui doveri del deputato. Pensieri. - Vi- cenza, 1866, 8.° ' C. A. Levi. - Il pittore veneziano Pompeo Marino Mol- menti (1810-1894). - 15oma. 1895, 8.° con 2 tavole. 'M. Lossen. - Die Lehre vom Tyrannenmord in der chri- stlichen Zeit. - Miinchen, 1894, 4." — LXXXV - 'S. Martini. - Nuove proposte conti'O la Codivi is ambi- guella. - Padova, 1895, S."^ L. Mazzocchi. - Calci e cementi - Norme pratiche ad uso degli ingegneri, architetti, costruttori, capima- mastri ed assistenti di fabbrica, (con 49 fig. intercalate nel testo) Manuali Hoepli. Serie pratica. - Milano, 1895, 16.° leg. tela. E. Mazzoccolo. - La legge Comunale e Provinciale anno- tata - Appendice contenente le nuove leggi del luglio 1894. Manuali Hoepli - Serie speciale. - Milano, 1895, 16." leg. tela. 'Ministero dell' Interno. - Laboratorio chimico e di bacte- riologia della Direzione della Sanità pubblica. E. Carlinfanli. - La reazione del Baudouin per la ricerca dell' olio di sesamo nell' olio di olivo. - Nota. - Roma, 1895, 4.*^ G. CìHsafulU. - La reazione rossa del legno di pino per la ricerca dello indolo nelle culture in brodo dei microrganismi. - Roma, 1 895, 4.° 'M. Rajna. - SuU' escursione diurna della declinazione ma- gnetica a Milano in relazione col periodo delle macchie solari. Nota. - Milano, 1895, 8.° Sanuto Marino. I Diarii - Tomo XLIII fase. 184, 185. A. Severi. - Monogrammi (7.'> tavole divise in tre serie, le due prime complessivamente di 462 in due cifre e la terza di 116 in tre cifre) Manuali Hoepli Serie speciale. - Milano, 1895, in 16.° leg. in tela. 'L. Sohncke. - Ueber die Bedeutung wissenschafdicher Ballonfahrten. - Miinchen, 1894, 4.° * M. Stossich. - Notizie elmintologiche. - Trieste, 1895, 8.° con 3 lav. litog. I distomi dei rettili. Lavoro monografico. - Trieste, 1895, 8.° A. Tacchini. - La metrologia universale ed il Codice me- trico internazionale coli' indice alfabetico di — LXXXVI - tutti i pesi, misure, monete delle regioni o città a cui medesimi si riferiscono. Manuali Hoepli Serie speciale. - Milano, 1895, 16.° leg. tela. OPERE PERIODICHE Ahhandlungen der Maihemaiisch-Phi/sikalischen Classe der Kónigliche Sàchsischen Gesellschaft der Wissen- schafien. Leipzig XXI Bandes 1895, N. IV V. Ahhandlungen der philologisch-historischen Classe der Kónigl, Sàchsischen Gesellschaft der Wissenschaften. Leipzig XV Bandes 1895, N. II. Ahhandlungen der Malhemalisch-Phijsikalischen Classe der Kòniglich Bayerischen Akademie der Wissen- schaften. XVIII Bandes 1895 Dritte Abth. Accadèmie des sciences de Cr'acovie. Rozprawy Widzial, Filologicznv. Serva lì. Tom. V, VI, Vili. Widzial. Historyczno-filozoficzny. Serva II, Tom. V. Scriptores rerum Polonicarum. Tomus XV. Contnet: Analecta Romana. Archiwum Komisyi Historycznej. Tom. VII. Acta Rector.ilia almae Universitatis Studii Cracoviensis inde al. anno MCCCCLXIX. Tom. I, fase. 3. Sprawozdania Komisyi Jezykowej. Tom. V. Historye Rzymskie (Gesta Romanorum) D.r Jan Bystron. Rocznik. Rok 1893-4. Nicolai Hussoviani. Carmini - edidit, praefatione in- struxit, adnotationibus illustravit Joannes Pelczar. Codex epistolaris Saeculi decimi quinti. Tomus III. Atlas geologiczny Galicyi. Zeszyt III, Bulletin International. Comptes rendus des Séances de r année 1895 Mars. — LXXXVII — 'Ada Universitalis Liinclensis. T. XXX, 1893-94. Fvsio- graflska Sallskapets Handlingar. Teologi, Juridik ocli Huraanistiska Amnen. Agricoltura (L'J italiana, periodico quindicinale diretto dal prof. Gir. Caruso. Anno I, (Terza serie) 1895 fase. 3, 4, 5, 6. Annalen der physik und chemie. - Leipzig Wiedemann, 1895, N. 3. Annales des ponts et chaiissès. Paris, 1894 Dècembre. 1895, Janvier. Annales des scieìices naturelles. Paris Zoologie et paleon- tologie. 61" annèe. VII. Serie T. XIX. N. 2,3. 1895. Annales des sciences naturelles. Botanique. T. XIX. N. 3 a 6. 1894. T. XX. N. 1 a 3. 1895. Annali di Chimica e di farmacologia. Milano, 1895. Voi. XXI, N. 3. Antologia ( Nuoca). Rivista di seienze, lettere ed arti. Anno XXX, 3^ Serie. Voi: LVI, fase. VI, 15 Marzo fase. VII. 1 Aprile. Archives des sciences physiques et naturelles. Troisième Periode. T. XXXIII, 1895. N. 3. * A7xhives Nèerlandaises des sciences exactes et naturelles puhlièes par la Sociètè Hollandaise des sciences à Harlem. T. XXVIIl, 1895, 5.^ livr. * Archivio storico Lombardo. Giornale della Società sto- rica Lombarda. Milano, 1895. S, III. Anno XXll fase. 1. * Atti della R. Accademia dei Lincei. Roma. Serie V.* Ren- diconti. Classe di seienze fisiche, matematiche e natu- rali. Anno CCXCII 1895, 1." semestre, fase. 4, 6. 'Alti dell'Accademia Pontificia de' Nuovi Lincei. Comi^ì- lati dal Segretario. Anno XLVII, Sess. IV, 18 marzo 1894. ' Alti dell' I. B. Accademia degli Agiati di Rovereto. 1894. Anno XII. * Berichte iìber die Verhandlungen der Knniglich Srich- sischen Gescllschafl der Wissenschaften zu Leipzig. Philologiseh-historische. Classe, 1894, II. — LXXXVIII — * BiUiotheca Mathematica. Journal d' histoire des mathé- matiques publiè par Gustav Enestròm 1894, Nouvelle Sèrie, 8. * Biblioteca Nazionale Centrale di Firenze. Bollettino delle pubblicazioni italiane ricevute per diritte di stampa. 1895, N. 221, 222. Biologisches Centralblatl, 1895, XV, Band. N. 6, 7. ' Bulleiin de V Acadèmie Royale de Mèdecine de Belgique, 1895, IV, Sèrie, Tome IX. N. 2. Bulletin de la Sociéùè d' encouragement pour V industrie nationale. Paris, 94'' anne. T. X, 4.^ s. 1895, Fèvrier. * Bulletin de la Sociètè Malhèmatique de France, 1895, T. XXIII. N. 1. ' Bidleiin de V Acadèmie Imperiale des sciences de St- Pètersbourg, 1895, V^ Sèrie. Tome II. N. 2. * Bollettino di entomologia agraria e patologia vegetale. Pubblicazione mensile della Casa A. Petrobelli e C.° Padova, Anno II. 1895, N. 4. * Bollettino della Società Geografica Italiana. Roma, serie III, Voi. Vili, fase. 3. * Bollettino della Associazione Agraria Frhdana. Serie IV, Voi. XII, 1895, N. 5-6. * Bidlettino delle scienze mediche pubblicato per cura della Società Medico-Chiìnirgica di Bologna. Serie VII, Voi. VI, 1895, Gennaio, Febbraio. * Bullettino delle sedute della Accademia Gioenia di scienze naturali in Catania col Resoconto delle sedute ordinarie e straordinarie e sunto delle Memorie in esse presen- tate. Nuova Serie Gennaio 1895. Bullettino di arti e curiosità veneziane e della conser- vazione dei ììionumenti. Anno IV, 1894-95, N. 3-4. * Cimento (Il nuovo) giornale fondato da G. Matteucci e R. Piria per la fisica e la chimica ; continuato da R. Felici, A. Battelli, V. Volterra per la fìsica sperimen- tale e matematica, colla collaborazione dei professori — LXXXIX - A. Bartorelli, E. Crescini, G. Faè, A. Stefanini. Serie IV, T. I, Marzo 1895. * Cìrcolo Giuridico (II). Rivista di legislazione e giurispru- denza, diretta da Luigi Sampolo. Palermo 1 895, Voi. XXVI, (VI della S^' Serie) N. 3 Marzo. Coinptes rendus hèbdomadaires des sciences de V Aca- dèmie des sciences. Paris, 1895, T. CXX, N. 9-13, Cosmos. Revue des sciences et de leurs applications. Nou- velle Serie 1895, N. 529-533. Cultura (La). Nuova Serie 1895, Anno V, N. 6-9. Economista (L) d' Italia. Rassegna setti m. Anno XX Vili, 1895, N. 10-15. " Egyetemcs philologiai kòzlòny. Budapest 1895 fase 4. Eleltricista (L'). Roma. Anno IV, 1895, N. 5, * Gazzetta chimica italiana. Palermo 1 895 Anno XXV, Voi. I, fase. 3. Gioì^nale di erudizione. Corrispondenza Letteraria, Ar- tistica e Scieìitifìca raccolta da Filippo Orlando. Voi. V, Firenze 18(35. N. 23-24. * Giornale della R. Accademia di medicina di Torino. Anno LVIII, 1895, N. 2. * Giornale della Società di letture e conversazioni scien- tifiche di Genova 1895, Anno XVII, fase. 1 Gennaio- Marzo 1895. * Globe (Le) .lournal géugraphique Organe de la Sociètè de gèograpliie de Genève, Tome XXXIV, V' Sèrie. Tome VI. -Bulletin, iN. 1 Novembre 1894, Janvierl895. * InstituL Grand-Bucal de Luxembourg, (Section des sciences naturelles et mathèmaliques), Tome XXIII, 1894. ' Istituto (Reale) di studi superiori pratici e di perfeziona- mento in Firenze. Sezione di medicina e chirurgia N. 42, 43. * Jahrlmch ilber die Forhchritte der Mathematik begriìn- del Don Carlo Ohrtmann. Band XXIA^ ,Iahv 1892 Heft 1, - xc — Journal d' agriculture pratique. Paris 59*" année, T. I. 1895, N. 11-15. Journal des Economistes. 54® année, 5® sèrie 1895 Mars, Avril. Journal d' hygiène. Paris, 2P annèe, 1895, 20® Voi. N. 964-968. 'Journal de pharmacie et de chimie, 15 annèe, 6® serie T. I, 1895, N. 6-8. * Meìnoirs and proceedings of the Manchester Literary et philosophical Society, 1894-95, Fourth Series Voi. 9 No, 2. * Memorias y Revista de la Sociedad cientifìca « Antonio Alzate ». Mexico, T. Vili, 1894-95, N. 1, 2. Minerva. Rassegna internazionale. Roma, 1895, Voi. IX, 3 marzo. * Ministero degli affari esteri. - Bollettino. Febbr.-Marzo, 1895. * Ministero di agricoltura industria e commercio. Direzio- ne generale della statistica. Annali di statistica. Atti del- la Commissione per la statistica giudiziaria civile e pe- nale. Sessioni di marzo e giugno 1894. * Ministero delle finanze. Direzione generale delle gabelle. Ufficio centrale di revisione e di statistica. Statistica del commercio speciale di importazione e di esportazione, dal 1° gennaio al 30 dicembre 18S4, dal V al 31 genna- io 1895, dal r gennaio al 28 febbraio 1895. ' Idem, Direzione generale delle gabelle. Tabella indicante i valori delle merci nell'anno 1894 per le statistiche commerciali, (approvata con Decreto Ministeriale 12 marzo 1895.) ' Ministero dell' interno. Direzione della sanità pubblica. Bollettino sanitario. Dicembre 1894, Gennaio 1895, * Ministero dell'istruzione pubblica. Bollettino ufficiale, an- no XXII, Voi. I, N. 12-15. Mlttheilungen aus deìn Oderlande. Herausgegeben voti - XCI — der Naturforsclienden Gesellschaft des Osterlandes zu Altenbiirg i. S.-A. Neue folge. Sechster Band, 1894. ' Museuvi (Ger)nanischen) Nùrnberg. Anzeiger-Jahrgang 1894, Mitteilungen-Jahrgang 1894. Katalog. 2 teil. XVII iind XVIII Jahrlumdert. Neplunia. Rivista italiana di oceanografia, pesca ed aquicnl- tura, 15-31 marzo. * R. Osseroatorio agronomico di Brera in Milano. Osser- vazioni meteorologiche eseguite nell'anno 1894 col rias- sunto composto sulle medesime da E. Pini. Philosophical Magazine and Journal of science. Fiftli Se- ries N. 239, 1895. ' Picentino (II) giornale della R. Società economica ed or- gano del Comizio agrario di Salerno. Anno XXVIII, feb- braio-marzo 1895. * Polesine agricolo (II) giornale d'agricoltura pratica. Anno Vili, V della nuova serie, N. 12-14. * Politecnico (II) giornale dell'ingegnere architetto civile ed industriale, Milano 1895, anno XLIII, marzo. * Polyhihlion, revue bibliographique universelle. Partie lit- téraire et partie technique. Deuxième sèrie, T. XXI, LXXV de la collection, Paris, 1895 mars. Proceedings of the London Mathematical Socielij. Nos 500-503. ' Proceedings of the Royal Society. London, 1895, Voi. LVII, N. 343. * Records of the Geological Survey of India. 1895, Voi. XXVIII, part. I. * Rendiconti del Circolo Matematico di Palermo. Tomo IX, anno 1895, fase. I e II, gennaio-aprile. * Rendiconti della Reale Accademia dei Lincei. Roma. Classe di scienze morali, storiche e filologiche, Serie V, Voi. IV, 1895, fase. I, * Rendiconti del R. Istituto Lombar^do di scienze e lettere. Voi. XX Vili, 1895, fase. V-VII. * Rendiconto delV Accademia delle scienze fìsiche e mate- — xcir — maliche. (Sezione della Società Reale di Napoli). Serie 3 Voi. I, anno XXXIV, fase. 1-3. Revue Britannique. IV année, Paris, 1895, N. 3 mars. Revìie des denx Mondefi. LXV année, 4*^ periodo, T. 128", 15 mars, 1 avril 1805. ' Revue des Science.''^ nnturrlles appliquèeR, piiblieè par la So- ciétè nationale d'accliniatation de France. Paris 189.5, 42^ année, N. 6-7. * Risorgimento {Il nuovo), rivista di filosofia, scienze, lette- re, educazione e studi sociali. Milano, 1894-95, Voi. V, fase. IV. * Rivista d'arligtieria e genio. Roma, 1895, marzo. ' Rivista (La). Periodico della R. Scuola di viticoltura ed enologia di Conegliano. Anno I, serie IV, N. 6: 15 marzo, 7: 1 aprile, 8: 15 aprile 1895. * Rivista d'igiene e sanità pubblica. Roma, Anno VI, 1895, N. 6-7. ' Rivista Italiana di scienze naturali e Bollettino del natu- ralista. Siena, Anno XV, 1895, 1-15 marzo, 1 aprile. ' Rivista storica italiana. Torino, 1895. Anno XII, fase. 1, gennaio -marzo. Rivista veneta di scienze mediche. Anno XII, 1895, torno XXII, fase. 4-28 febbraio, 5-15 marzo. ' Rivista militare italiana. Roma. Anno XL, 1895, disp. 6'\ 16 marzo-l° aprile. * Rosario (II) e la Nuova Pompei. Periodi'^o mensile. Anno XII Quad. I-III. Valle di Pompei, 1895. * Società Reale di Napoli. Rendiconto delle tornate e dei lavori dell'Accademia di archeologia, lettere e belle arti. Nuova serie. Anno Vili, luglio a dicembre 1894. Id. dell'Accademia di scienze morali e politiche. Anno XXXIII, genuaio a dicembre 1894. * Società des sciences. Christiania. Forhandlinger for 1893, 0 versi gt, 1893. Sociètè de gèograpìiie. Paris. Comptes rendus rles séances, 1895, N. \-:^. — XGllI — Speclateur miìilaire (Le). Recueil de science, d'art et d'hi- stoire militaires. V^ serie. T. XVIII, 108-9 livr. * Sperimentai e (Lo). Griornale medico. Organo dell' Accade- mia medico - fisica fiorentina. Sezione clinica. Anno XLix, \m:^, X. 8-11. * Stazioni (Le) sperimentati agrarie italiane. Organo delle Stazioni agrarie e dei laboratori di chimica agraria del Regno. Modena. 1895, Voi, XXVIII, fase. Ili, marzo. Technologide (Le). Paris, 1895, 57® annèe, 3^"'^ Sèrie, Tom. XVIII, N. 321-22. * University Juhns Hopkins. Circutars. Baltimore. 1805, Voi. Xlil, N. 117. Verhandlungen des Botanischen Verei7is der Provinz Brandenburg. Berlin, 1895, XXXVI Jahrg. Verhandlungen der K. K. zoologisch-botanisclien Gesell- schnfl in Wien. Jahrg. 1895, XLV Band. 2-3 Heft. Verhandlungen der K. K. Geologischen Reichsanstalt. Wien, 1894, N. 14-18, 1895, N. 1-3. Voce (La) di Murano. Giornale dell'industria vetraria. Anno XXIX, 1895, N. 3-6. * Zeitschrift der Deutschen Geologischen Gesellscha ft. Ber- lin. XLVI Band. 3 Heft, Juli-September 1894. * Z>n'schrift des Oesterreichischen Tngenienr und architek- ten Vereines. Wien, 1895. XLVII Jahrgang. N. 11-15. ELENCO DEI LIBRI E DELLE OPERE PERIODICHE peryenuti al R. Istituto dal 15 aprile al 15 maggio 1895. L'asterisco * indica i libri venuti in dono o in cambio. LIBRI Annèe (L') scientifique et industrielle. - Paris .'>8 année 1894. * Annuario della R. Università degli studi di Padova per l'anno scolastico 1894-95. 'A. Avetta. - Indici e cataloghi. Torino, 1891, 8.° A. Battistella. - Alcuni documenti sul S. Officio in Lom- bardia nei secoli XVI e XVII. - Milano, 1895. 8.° C. Bassani. - Rassegna mensile sulla luce zodiacale. Se- rie 1.^ (dal luglio al dicembre 1894) contenente la discussione Intorno alle cause disturbatrici delle apparenze del fenomeno. -Torino, 1895. 4.'^ G. B. Beccavi. - Renseignements statistiques de la navi- gation commerciale entre 1' Orient et 1' Occi- dent par le Canal Marittime de vSuez pendant l'année 1890. - Le Caire, 1891, 8.° * G. Beltrame. - In Palestina. L'ultimo mio viaggio — con alcuni ricordi della Terra Santa premessi dal Prof. Augusto Conti. - Firenze, 1895. 8." 0. Bergamasc/ii. - Ragioneria industriale (Aziende di pro- duzione). - Milano, 1895, 16." leg. tela. - Ma- nuali Iloepli. Serie scientifica CXCII-CXCIII. — XCVI — A. Bleunat^d. - Histoire generale de l'industrie. - Industries du Règne Animai. Industries du Règne Minerai. Industries du Règne Vegetale. - Paris, in 8.° B. Bosanquet. - Aspects of the social problera. - London, 1895, 8.° leg. tela. C. Cantù. - Storia degli Italiani. Disp. 41-42. B. Disraeli. - Vindication of the English Constitution. - London, 1895, I6.° Dyer H. - The evolution of industry. - London, 1895, 8.° leg. tela. Enciclopedia di Chimica. Supplemento annuale. Anno XL Disp. 123, 1894-95. Enciclopedia italiana, 6."* edizione. Supplemento Disp. 66. * P. Ferrand. - L'or à Minas Geraes (Brósil). Voi. IL P'" fase. - Ouro Preto, 1894, 8.° ili. T. Fowler. - Progressive morality an essay in ethics. - London, 1895, 8.° leg. tela. /. Gelli. - Manuale del biliardo (con 79 incisioni), - Mi- lano, 1895, 16.° leg. tela. - Manuali Hoepli. Serie speciale. ' Istituto antirabbico in Padova diretto dal prof. A. De Giovanni. - Relazione delle cure eseguite negli anni 1891 e 1892 con Note riassuntive del primo quinquennio, dei dottori B. Zaniboni ed E. Bonetti. - Padova, 1893, 8." Sulle cure praticate nell'anno 1893. - Preambolo del prof. De Giovanni. Relazione del dott. E. Bonetti, assistente. - Padova, 1894, 8.° D. E. Jones. - La luce. Il suo) io. Manuale teorico-speri- mentale per le scuole secondarie. Traduz. dal- l' inglese con note ed aggiunte del prof. ing. Ugo Pomari (con 121 incisioni). -Milano, 1895. 16.° leg. tela. - Manuali Hoepli. Serie scienti- fica CXCIV-CXCV. * 5'. Lussano. - Sul potere termoelettrico degli elettroliti. Pisa, 1894, 8.° — XCVII — Sul calore specifico dei gas. Ricerche sperimeB- tali. - Pisa, 1894, 8." A proposito della Nota del sig. Déguisne « Ueber die Fraga nach einer Anomalie des Leitver- mogens Wàsseriger Losungens bei 4.** ». - Pisa, 1894, 8.° ' Osservazioni sismiche dei mesi di novembre e di dicembre 1894 fatto col microsismografo Vicentini. - Siena, 1895, 8.° Influenza della pressione sulla temperatura di trasformazione. Ricerche sperimentali. - Pisa, 1895. S.'* ' T. Martini. - Egisto Tortori e l'arte di modellare in cera. Firenze, 1895, 8.° /. Molarci. - Puissance militaire des Etats de 1' Europe. - Considérations militaires — organisations dó- fensives — Chemins de fer — Armèe et Mari- nes. - Paris, 1895, 8.° G. J. Romanes. - Darwin, and after Darwin. I. The Dar- winian theory. - London, 1893, 8.° leg. tela, An Exaraination of "Weismannism. - London, 1893, 8." leg. tela. 'A. Rossi. - L'etica del successo. - Firenze, 1895, 8.° L. V. Rossi. - Caldaie e macchine a vapore, Teoria, de- scrizione, costruzione, esercizio. Breve corso elementare teorico-pratico ad uso degli Isti- tuti tecnici ed industriali ecc. ecc. Parte I.** Caldaie (con Album di 24 tavole). - Padova, 1895, 8.° Sanuto Marino. - Diarii. Tomo XLIII, fase. 186. * E. Teza. - Dei primi studi sulle lingue indostaniclie alle note di G. A. Ghierson. Nota. - Roma, 1895, 8.° * A. Tommasi. - Sulla fauna del trias inferiore del ver- sante meridionale delle Alpi. Nota. - Milano, 1895,8.'' * E. Tortori. - Genesi, organizzazione e metamorfosi degli — XCVIII — infusori. Opera postuma, illustrata da 60 tavole conlenenti oltre 680 figure tutte originali. - Firenze, 1895, 4° ' Università (R.) di Padova. - Lavori del Laboratorio di fisiologia diretto dal prof. A. Stefani. - Voi. IV. Anno 1893-94, 8."^ Fr. von W enckstern. - A Bibliographj^ of the Japanese Empire. - London, 1895, 8.° leg. tela. * H. Wilde. - On the Evidence afforded by Bode's Law of a permanent Contraction of the Radii Vec- tores of the Planetary Orbits. - Manchester, 1895, 8.° On the Multiple Proportions of the Atomic Weights of Elementarv Substances in relation to the unit of Hydrogen. - Manchester, 1895, 8.° OPERE PERIODICHE * Abhandhmgen der Mathemalisch-Physikalischen Classe der Kónigliche Sàchsischen Gesellschaft der Wissen- schaften. Leipzig XXI Bandes 1895, N. VI. * Ada Mathematica. - Stockholm, 1895, N. 19, 2. AgrìcoUura (L'J italiana, periodico quindicinale diretto dal prof. Gir. Caruso. Anno I, (Terza serie) 1895 fase. 7. Annales des ponis et chatissès. Paris, 1895, Fèvrier. Annales des sciences nalurelles. Zoologie et paleontologie Paris. 1895. T. XIX. N. 4, 5, 6. ' Annali della Società degli ingegneri e degli architetti italiani. - Roma, Anno X, 18lt5, fasr-. I. Annali di Chimica e di farmacologia. Milano, 1895. Voi. XXI, N. 4. 'Annali d'igiene sprrimeìdale. - Rcmia, 1895 Voi. V, (Nuova Serie) fase. I. — XCIX — * Annali della R. Scuola Normale SupeyHore di Pisa. - Scienze fisiche e matematiche. - Voi. VII. (Della Serie Voi. XVII). 1895. Antologia (Nuova). Rivista di scienze, lettere ed arti. Anno XXX, 3^ Serie. Voi. LVI, fase. VIII, 15 Aprile. ' Archeografo Triestino, edito per cura della Società del Gabinetto di Minerva. - Nuova Serie. Voi. XX. fase. I. 1894-95. Archiv fur Anatomie und physiologie. - Anatomische Abtheilung. 1895. I. Heft. - Physiologische Abtheilung 1895. I. u II. heft. Archives des sciences physiques et naturelles. Troisième Periode. T. XXXIII, 1895. N. 4. Archives gènèrales des mèdecine. - Paris, 1895, Avril. ' Archives Nèerlandaises des sciences exactes et naturelles publièes par la Società Hollandaise des sciences à Haiiem.. T. XXIX, 1.^ livr., 1895. * Archivio storico italiano fondato da P. G. Vieusseux. - Serie V, T. XV, disp. I. del 1895. ' Ateneo (L') Veneto. Rivista mensile di scienze, lettere ed arti. - Serie XIX, Voi. I. fase. 1-3 Gennaio-Marzo 1895. * Atti della Società degli ingegneri e degli architetti in Torino. - Anno XXVIII. 1894. * Atti della R. Accademia dei Lincei. Roma. Serie V."" Ren- diconti. Classe di scienze fisiche, matematiche e natu- rali. Anno CCXCII 1895, 1.° semestre, fase. 7. * Idem. - Classe di scienze morali, storiche e filologiche. - Voi. III. Parte 2.* Notizie degli Scavi. Gennaio 1895. * Atti della R. Accademia economico-agraria dei Geor- gofili di Firenze. - 4.^ S. Voi. XVII. Disp. 3, 4. 1894. * Atti della Società Ligure di storia patria. - Genova. Voi. XXIV, fase. II ; XXV, fase. II, 1894. * Berichte uber die Verhandlungen der Kòniglich Sàch- sischen Gesellschaft der Wissenschaften zu Leipzig. Mathematisch-Physische. Classe, 1894, III. — e — * Biblioteca Nazionale Centrale di Firenze. Bollettino delle pubblicazioni italiane ricevute per diritto di stampa. 1895, N. 223, 224. Biologisches Centralblatl, 1895, XV, Band. N. 8, 9. * Bollettino della Società Geografica Italiana. Roma, serie III, Voi. Vili, fase. 4. 1895. ' Bullelin deV Acadèmie Royale de Mèdecine de Belgique, 1895, IV, Sèrie, Tome IX. N. 3. * Bulletin de la Socièlè Belge de mict^oscopie. - XXI. Annèe. 1894-95. N. IV-VI. ' Bollettino della Associazione Agraria Friulana. Serie IV, Voi. XII, 1895, N. 7-8. Chemisch- technisches Repeìioriimi — Jacobsen - Berlin 1895, XXXIII, I, 1. * Cimento (Il nuovo) giornale fondato da G. Matteucci e R. Piria per la fisica e la chimica ; continuato da R. Felici, A. Battelli, V. Volterra per la fisica sperimen- tale e matematica, colla collaborazione dei professori A. Bartorelli, E. Crescini, G. Faè, A. Stefanini. Serie IV, T. I, Aprile 1895. * Circolo Giuridico (II). Rivista di legislazione e giurispru- denza, diretta da Luigi Sampolo. Palermo 1 895, Voi. XXVI, (VI della 3=» Serie) N. 4 Aprile. Comptes rendus hèbdomadai7^es des sciences de l' Aca- dèmie des sciences. l*aris, 1895, T. CXX, N. 14-17 Cosmos. Revue des sciences et de leurs applications. Nou- velle Serie 1895, N. 534-36. Cos77ios - Comunicazioni sui progressi più recenti e note- voli della geografia e delle scienze affini, del prof. Guido Cora. Serie II, Voi. XII, 1894-95 fase. I. Cidtura (La). Nuova Serie 1895, Anno V, N. 10. Economista (L') d' Italia. Rassegna settim. Anno XXVllI, 1895, N. 18. ' Egyetemes philologiai kózlóny. Budapest 1895 fase 5. Elettricista (U). Roma. Anno tV, 1895, N. 6. - ci — "Gazzella chimica italiana. Palermo 1895 Anno XXV, Voi. I, fase. 4. ' Instructo?' (EIJ. Periodico denti fico y Lilerario. Agicasca- lientes.- 1894. Anno XI, N. 9, 10. Jahresbericht iiber die Forischritte der Chemie vrd ver- wandter Theile anderer Wissenschaften Begrimdet von J. Liebig und H. Kopp. Herausgegeben von F. Fit- tica fiir 1890, III heft, Braunschweig-, 1895. Journal d' hygiène. Paris, 2P annèe, 1895, 20*" Voi. N. 969-971. ^ Journal d' agricidture pratique. Paris 59" annèe, T. 1. 1895, N. 16-18 'Journal de pharmacìe et de chimie, 15 annèe, 6*^86^6 T. I, 1895, N. 9. Journal de V anatomie et de la physiologie. - Paris. - XXXP annèe, 1895, N. 1, Janvier-Fèvrier. * Ministero di agricoltura industria e coìnmercio. Direzio- ne generale della statistica. Annali di Statistica. S. IV, 77-79, * Ministero delle finanze. Direzione generale delle gabelle. Ufficio centrale di revisione e di statistica. Statistica del commercio speciale di importazione e di esportazione, dal 1° gennaio al 31 marzo 1895. ' Ministero delle finanze. Relazione sull' amministrazione delle Gabelle per 1' esercizio 1893-94. ' Ministero dell' interno. Direzione della sanità pubblica. Bollettino sanitario. Febbraio 1895, * Ministero dell'istruzione pubblica. Bollettino ufficiale, an- no XXII, Voi. I, N. 16-18. Natura ed Arte - Anno IV, 1894-95, N. 9-11. Neptunia. Rivista italiana di oceanografia, pesca ed aquicol- tura, 1894, 15-30 Aprile. Observatorio astronojnico y meteorologico San Salvador - 1895. Philosophical Magazine ani Journal of science. Fifth Se- ries N. 240, 1895. _ cu - * Polesine agricolo (II) giornale (rugricoltura pi-atica. Aimo Vili, V della nuova serie, N. 15-16. * Polilecnico (II) giornale dell'ingegnere architetto civile ed industriale, Milano 1895, anno XLIII, Aprile. * Polyhiblion. Revue bibliograjìhique universelle. Partie lit- téraire et partie technique. Deuxième sèrie, T. XXI, LXXV de la coUection, Paris, 1S95 Avril. * Proceedings of Ihe Roijal Sociely. London , 1895, Voi. LVII, N.' 344. * Proceedings of Ihe London Malhemalical Sociely. Nos 504-508. * Rendiconli della Reale Accademia dei Lincei. Roma. Classe di scienze morali, storielle e filologiche, Serie V, Voi. IV, 1895, fase. 2. ' Rendiconti del R. Istituto Lombardo di scienze e lettere. Voi. XXVIII, 1895, fase. VII-IX. Revue Britannique. TP annèe, Poris, 1895, N. 4 avril. Reivie des deux Mondes. LXV année, 4*" periodo, T. 128" 15 avril, 1 mai. 1895. ' Revue des sciences naturelles appliquèes, publièe par la So- cièté nationale d'aedi matation de France. Paris 1895, 42^ année, N. 8. * Risorgimento {Il nuovo), rivista di filosofia, scienze, lette- re, educazione e studi sociali. Milano, 1894-95, Voi. V, fase. V. ' Rivista (La). Periodico della R. Scuola di viticoltura ed enologia di Conegliano. Anno I, serie IV, N. 9 I maggio. * Rivista Italiana di scienze naturali e Bollettino del natu- ralista. Siena, Anno XV, 1895, 15 aprile, 1 maggio. Rivista veneta di scienze mediche. Anno XK, 1895, tomo XXII, fase. 6, 31 marzo, 7, 15 aprile 8, 30 aprile. * Rivista d'igiene e sanità pubblica. Roma, Anno VI, 1895, N. 8. ' Rivista militare italiana. Roma. Anno XL, 1895, disp. 8% 16 aprile 9^ 1° maggio. * Rivista d'artiglieria e genio. Roma, 1895, aprile. — CHI — Séances et travaux de V Acadèmie des sciences morales et politiques. - (Institiit de Fraiice). - Compie rendu. - Mars 1895. * Sitzungs - Berichte der Physikalisch - medicinischen Ge- sellschaft zu Wurzhurg - Jahr. 1894 N. 1-10. ' Sitzungsberichte der philosophisch - philologischen and der historischen Classe der K. h. Akademie der TF/s- senschaften zu Mùnchen- 1894, Heft III. Sociétè de gèograpìde. Paris. Comptes rendus des séances, 1895, N. 4-5. Spectateur militaire (Le). Recueil de science, d'art et d'iii- stoire militaii'es. V*' serie. T. XVIII, 110-111 livr. * Sperimentale (Lo). Giornale medico. Organo dell'Accade- mia medico - fisica fiorentina. Sezione clinica. Anno XLIX, 1895, N. 12-13. ' Stazioni (Le) sperimentali agrarie italiane. Organo delle Stazioni agrarie e dei laboratori di chimica agraria del Regno. Modena. 1895, Voi. XX Vili, fase. IV. aprile. * Studi e documenti di storia e diritto. Pubblicazione pe- riodica dell' Accademia di Conferenze storico-giuridiche. Roma, 1895. Anno XVI, fase. 1" (gennaio-marzo). * Uniuersity Johns Hopkins. Circutars. Baltimore. 1895, Voi. XIII, N. 118. ' Valle di Pompei. Anno V, N. 3, 4 marzo-aprile 1895. * Ve'-handlimgen der physikalisch medicischen GeseUschaft zu Wiìrzhurg. Neue folge XXVllI. Band. 1894. Zeitschrift fur mathematik und Physik. Leipzig, 1894, 40 .Jahrgang, II heft. * Zeitschrift des Oesterreichischen Ingenieur und architek- ten Vereines. Wien, 1895. XLVII Jahrgang. N. 16-18. ERRATA-CORRIGE Pag'. 564, 1. 12 : indicate tre specie - — indicate che poche specie, tra le quali » 567, » 4: 18 maggio 1869 — 18 maggio 1888 ELENCO DEI LIBRI E DELLE OPERE PERIODICHE pervenuti al R. Istituto dal 15 maggio al 15 giugno 1895. L'asterisco * indica i libri venuti in dono o in cambio. LIBRI * Arrigoni Degli Oddi E. - Sopra cinque ibridi selvatici del gen. Fringìlla colti in Italia. - (Collezioni del R. Istituto Tecnico di Bergamo ed Arrigoni Degli Oddi). Nota ornitologica. - Milano, 1895, 8.° ' Bìadego G. - Cronaca Veronese degli anni 1509 e 1510 - Verona, 1895, S.° Bbltego V. - Il Giuba esplorato. - Roma, 1895, 8." (con 143 incis. e 4 carte geog.). * Buonomo G. - La marina italiana attraverso il Canale di Suez. - Napoli, 1895, 8.° * Carazzi D. - Sulla fagocitosi nei laniellibranchi - Nota. - Firenze, 1895, 8.° * Intorno ad alcuni recenti microtomi. - Nota. - Firenze, 1895, 8.'' 'Animali viventi nell'interno dei cavi elettrici sottomarini. - Genova, 1895, 8.° * Sur les indications du grossissement dans les dessins micrographiques. - Wien, 1895, 8.° ' Cobelli R. - Serrada. Stazione climatica alpina. - Rove- reto, 1895. 8.° ' La prima e 1' ultima fioritura e spigolature della flora di Serrada. - Pisa, 1895, 8.° — CVT — Conia B. - Thèorie chi falatisme (Essai de phiiosophie ma- térialiste). - Gand, 1877, 8.« ' De Toni J. B. - Ueber e ine seltene Alge und ihre geo- graphische Verbreitung. - Wien, 1895, 8.° * Diploma della laurea in giurisprudenza conferita a Lo- dovico Antonio Muratori nell' Università di Modena, 16 dicembre 1694. -Modena, 1894, 4.° * Documente privitòre la Istoria Romànilor. Supplementul Il voi. 11, 1601-40; I voi. A'I, 1827-49. Enciclopedia di chimica scientifica e industriale. Supple- mento annuale. Anno XI 1894-95 Disp. 124. Enciclopedia Italiana 6.'' edizione. Supplemento - Disp. 67. Fouillèe A. - Gritique des systèmes de morale contem- porains 3.^ ediz. - Paris, 1893, 8.° Gilbert G. - The Gonstitutional Antiquities of Sparta and Athens. - London, 1895, 8.° leg. tela. Kells I. J. - A historv of Slavery and Serfdom. - London, 1895, S.'^'ìQ^y. tela. Kicld B. - Social evolution. - London, 1895, 3.° leg. tela. ' Levi C. A. - V arte del vetro in Murano nel rinasci- mento e i Berroviero. - Notizie storiche. - Venezia, 1895, 8." Maggi L. - Tecnica protistologica. (Manuali Hoepli Serie scientifica GXGVI-GXGVll). - Milano, 1895 16.° leg. tela. * Ministero della Pubblica Istruzione. - Indici e cataloghi XII. Disegni antichi e moderni posseduti dalla R. Galleria degli Ufiizi di Firenze, voi. unico, fase. 4.° XV. 1 manoscritti della R. Biblioteca Ric- cardiana di Firenze. Voi. I fase. 4. - Roma, 1895, 8.° * Morsolin B. - Il « Torquato Tasso » di Jacopo Gabianca. - Roma, 1894, 8." ' Palatini F. - Gonsiderazioni sui sistemi lineari razionali di curve piane. - Foggia, 1895, S° — cvir — Pucci A. - Frutta minori - Fragole, poponi, ribes, uva spina e lamponi, (con 96 incisioni) (Manuali Hoepli Serie speciale) - Milano, 1 895, 16° leg. tela. Ricci A. - Manuale del marmista (con 47 iig. nel testo) (Manuali Hoepli - Serie speciale) - Milano, 1895, 16.° leg. tela. ' Sàiììenu Lazar. - Basmele romàne. - Bucuresci, 1894, 8.* Sanulo Marino. - 1 Diarii. -Tomo XLIII fase. 187. Schmidt 0. Descendance et Darwinisme (avec figures dans le texte) 5® edit. - Paris, 1885, 8° leg. tela. OPERE PERIODICHE ' Ahhandlungcn heì^ausgegeben voin naturimssenschaft- lichen Vereine zn Bremen. - Band. XV, lieft. 1. ' Ab/iandhmgen der mathematisch-physikalischen Class:e di'r Kònigliche Sàchsisc/ien GeselhcJiaft der Wissen- schaften. Leipzig XXII,Bandes 1895, N. I. * Acadèmie dcs sciences et lettres de Moìilpellier. - Mé- moires de la section des sciences 1893-94 2.® sèrie - t. I n. 3, 4; de la section des lettres, 1 894 2."^ sèrie t. n. 4. ' Accademia delle scienze di Belgrado. - Memorie XXVllI, 1895. Atti XLVI-XLVII. ' Accadertiia Leopòldino-Carolina. Halle. - Nova Acta - T. 59.° 1893 al 62, 1894. Leopoldina. - Heft XXIX-XXX, 1893-94. Geschiclite der Bibliothek und Naturaliensammlung. Katalog der Bibliothek 5 lief. - (Band II 2). Repertorium zu den Acta und Nova Acta I Band - Acta Band 1 - X, und Nova Acta Band - I Vili. Agricoltura (L'J italiana, periodico quindicinale diretto - rvTlt — dal prof. Gir. Caruso. Anno I, (Tei'za serie) 1895 fase. 8. 9, 10. * Analele Academiei Romane. - Memoriile Sectiimei Li- terare. Seria II, t. XIV, 1891-92; t. XV, 1892-93. - Sect. sciintifice s. II, t. XIV, 1892-93. ' Idem. - Biicaiesci. Partea administrativà si desbaterile s, IL t. XV, XVI, 1892-94. Annalen der physik und chemie. - Leipzig Wiedemann, 1895, N. 4. ■ Annalen des K. K. Naturi lisloyni^chen Hofmuseums. - Wien, 1894, Band IX, iN. 1-4. Annales des ponis et chaussès. Paris, 1895, Mars - et Per- sonnel. ' Amiales de la Facultè des sciences de Marseille. 1894 t. Ili, supplèment, t. IV, fase. I, 2, 3. * Annales de la Sociale d' agriculture, histoire naturelle et arts utiles. - Lyon 7^"^'' sèrie t. I, 1893. ' Annales de la Socièlè Entomologique de Belgiqite. - T. XXXVIII, 1894. * Annali della Società degli ingegneri e degli architetti italiani. - Roma, Anno X, \Su5, fase. II. ' Annols of the American Academy of politicai and so- cial science. - Philadelphia, 1894. Voi. V, N. 0. Annali di Chimica e di farw.acologia. Milano, 1895. Voi. XXI, N. 5. ' Annuario puhlicado pelo Observatorio do Rio de Janeiro para o anno de 1894. ' Anvmario della Regia Università di Modena. Anno sco- lastico 1894-95. * Annuario della R. Università di Pavia. - Anno scola- stico 1894-95. Antologia (Nuova). Rivista di scienze, lettere ed arti. Anno XXX, 3.^ Serie Voi. LVI fase. IX, X 1-15 mag- gio ; XI, 1 Giugno. ' Archiv des Vereins der Freunde der Naturgeschichle in Mecklcnburg 48 Jahr 1894, I, II abth. - CIX Archives des sciences physiques et yiatuì'elles. Truisiòaio Pèriode, T. XXXIII, 1895, N. 5. Archives gènèrales des mèdecine. - Paris, 1895, Mai. * Atti della R. Accademia dei Lincei. Roma. Serie V.^ Ren- diconti. Classe di scienze fisiche, matematiche e naturali. Anno CCXCll, 1895, 1." semestre fase. 8-10. 'Idem. - Anno CCXCII, 1895. - Serie quinta - Classe di scienze morali, storiche e filologiche - Voi. III. Parte 2.-^ - Notizie degli Scavi. Febbraio Marzo 1895. 'Atti dell' I. E. Accademia degli Agiati di Rovereto. 1894. Serie III. Voi. I, fase. 1.° 'Atti della R. Accademia delle scieìize di Torino j 1894- 95. Voi. XXX, Disp. 5-U, ' Atti della Società Toscana di scienze naturali. Processi verholi. \o\. IX, 13 gennaio, 3 marzo 1895. ' Atti della R. Accademia economico-agraria dei Geor- goflli di Firenze. - 4.^ S. Voi. XVIII. Disp. 1, 1895. ' Berichte iìbsr die Verhandlangen der Kóniglicli Sdch- sischen Gescllscha/'t der Wisscnschafien zti Leipzig Mal/iematisc/i-PIrysische Classe 1895, I. * Biblioteca Nazionale Centrale di Fiy^enze. Bollettino delle pubblicazioni italiane ricevute per diritto di stampa, 1895 N. 225-26. Biologisches Centralblatl, 1895, XV, Band. N. 10, 11. ' Boletin del Observatorio astronomico nacional de Ta- cubaya - 1895 Tomo 1 N. 21. ' Bollettino scienti fico diretto dai signori Professori Leo- poldo Maggi, Giovanni Zoja ed Achille De Giovaìiìii. - Pavia. 1894 Anno XVI, N. 4. * Bollettino di entom.ologia agraria e patologia vegetale. Pubblicazione mensile della Casa A. Petrobelli e C.° Padova, Anno lì. 1895, N. 5, 6. * Bollettino della Società Geografica Rcdiana. Roma, serie III, Voi. Vili, fase. 5,° 1895. ' Bollettino della Società Umbra di storia patria. - Pe- rugia 1895. Voi. 1. Anno I, fase. II. ex — * Bollettino del R. Comitato Geologico d' Italia. - Anno 1895, N. 1. * Bulletin inteì-'nalioìial de V Acadèmie des sciences de Cracouie. Comples rendus des séances de l' annèe 1895. Avril. ' Bulletin de la Società Zoologique de France. - Paris, T. XIX. 1894. * Bulletin de la Sociètè Belge de geologie, de paleonto- logie, et d' hydrologie. - Bruxelles, - Annèe 1888, t. II, 1890, t. IV. 1891. t. V, 1892, t. ¥1,1893, t. VII. * Bulletin de la Socièlè cV encouragement pour V in- chislrie 7ìutionale.- Paris 94"' annèe - t. X, 4'' s. 1 895, mars, avril. * Bulletin de la Socièlè Mal/icmatirjue de France, 1895, T. XXIII. N. 2 et 3. * Bidlelin of iìie Mvseum of Comparative Zoòlogi) at Harvard College. Voi. XXV, n. 12, XXVI> n. 2. * Bidletin de la Socièlè Yavdoi^e des sciences naiurelles 3^ s. Voi. XXX, N. 116. Bidlelin deV Acadèmie Boyale de Mèdecirte de Belgiquc, 1895, IV, Sèrie - Tome IX, N. 4. ' Bullettino delle scienze mediche pubblicato per cu.ra della Società Medico-Chirurgica di Bologna. Serie VII, Voi. VI, 1895, Apnle. ' BolleUino della Associazione Agraria Friulana. Serie lA^, Voi. XII. 1894, N. 9, 10. * Cinanio (11 nuovo) Giornale fondato da G. Matteucci e R. Piria per la fìsica e la chimica ; continuato da R. Felici, A. Battelli, V. Volterra per la fisica sperimen- tale e matemàtica, colla collaborazione dei professori A. Bartorelli, E. Crescini, G. Faè, A. Stefanini. - Serie IV, T. I, map:gio 1895. Comples rendus hèbdomadaires des sciences de V Aca- dèmie des sciences. Paris, 1895, T. CXX, N. 18-21. Cosmos. Revue des sciences et de leurs applications. Nou- velle Sèrie, iN. 588-40, 1895. — CXI — Cultura (La). Nuova Serie, Anno V, N. Il, 1895. Economista (L') d' Italia. Rassegna settim. Anno XXA^III, N. 19-22, 1895. Elettricista (L'). Roma. Anno IV, 1895, N. 7. * Ergebnisse der Meteorologischen Beohachtungen im Jahre 1894. - Helft. II. * Gazzetta chimica italiana. Palermo 1 895 Anno XXV, Voi. I, fase. 5. Giornale della Reale Società Italiana d" igiene. - Roma. Anno XVII, N. 3, 1895. * Istituto (Reale) di studi superiori pratici e di perfeziona- mento in Firenze. Sezione di scienze fìsiche e naturali : G. Ristori. Cheloniani fossili di Montebamboli e Ca- steani. Journal de V anato^nie et de la pliysiologie. - Paris. - XXXP année, 1895, N. 2, Mars-Àvril. Journal d' hygièyie. Paris, 2P annèe, 1895, 20^ Voi. N. 972-975. Journal d' agricidture pratique. Paris 59'' année, T. I. 1895, N. 19-22. ' .Inumai de phar macie et de chimie, 1 5 annèe, 6*' serie T. I, 1895, N. 10,11. .lournal des Economisles. 54" année, S*' sèrie 1895 Mai. * Journal de l'Ecole Poly te ci inique publié par le Conseil d'instruction de cet ètaUissement. - 64^'™'^ Cahier, 1894. * Laboratoir^e' de pliysiologie de V IJniversité de Turin. Travaux des annèes 1891-94 publiès sous la direction de A. Mosso. - Turin, 8.° 1892, Memo ir es de la Société de sciences physiques et natu- relles de Bordeaux. - 4." Sèrie, T. Ili, 2." Cahier, T. IV, 1.^ 2.^ Cahier. Mèmoires de la Società Zoologique de France pour l'annèe 1894. - Tome VII. * Mèmoires de V Acadèmie des sciences, belles-lettres et arts de Lyon. - Sciences et lettres. - Troisième Sèrie. Tome li. 1893. - CXII - * Mèmoires couronnès et autres Mènioires publiès par V Acndémie Royale de mèdecine de Belgiqve. - Col- lection in-8.°. Tome XIII, 1894. ' Mèmoires of the Museum of Comparatire Zoòlogi/ at Harvard College Cambridge. - Yol. XYII, N. 3. 1894. ' Memorie della Regia Accademia di scienze, lettere ed arti in Modena. - Serie II, Yol. X. 1894. ' Ministero di agricoltura industria e commercio. Direzio- ne generale della statistica. Ptjpolazione. - Movimento dello Stato civile. Anno 1893. * Idem,. - Direzione generale della Statistica. - Statistica giudiziaria, civile e commerciale per l'anno 1893. ' Ministero delle finanze. Direzione generale delle gabelle. - Bollettino di legislazione e statistica doganale e com- merciale. - Anno XII. gennaio, febbraio, marzo 1895. ' Idem. Direzione generale delle gabelle. Ufficio centrale di revisione e di statistica. - Statistica del commercio spe- ciale di importazione e di esportazione, dal V gennaio al 31 aprile 1895. ' Ministero dell'istruzione pubblica. Bollettino ufficiale, an- no XXII, Voi. I, N. 19-23. Natura ed Arte - Anno IV, 1894-95, N. 12. Neplunia. Rivista italiana di oceanografìa, pesca ed aquicol- tura, 1895, 15-31 maggio. * Osserratorio (R.) di Brera in Milano. - N. XXVIII. 1893. Philosophical Magazine ani Journal of science. Fifth Se- ries N. 241, 1895. ' Picentino (II) giornale della R. Società economica ed or- gano del Comizio agrario di Salerno. - Anno XXVIII, Aprile 1895. ' Polesine agricolo (II) giornale d'agricoltura pratica. Anno Vili, (V° della nuova serie) N. 17. * Politecnico (II) Giornale dell'ingegnere architetto civile ed industriale. - Milano 1895. Anno XLIII. maggio. * Polt/biblion. Revue bibliographique universelle. Partie iit- - cXIii — tèraire et Partie technique. - Deusième Sèrie. T. XXI. LXXV de la Collection. Paris, 1895 mai. * Proceedings of the Boston Society of NafAtral History. Voi. XXVI. part II. novembei- 1893, III. may 1894.' * Proceedings of the American Academy of arts and Sciences Boston. - New Series. Voi. XXI. from may 1893, to may 1894. * Proceedings of the American phylosophical Society. - Philadelphia. Voi. Voi. XXXIII.' n. 145. * Proceedings of the California Academy of sciences. - Second series, Voi. IV, p. 1. S. Francisco 1894. " Proceedings ofthe Academy of Naturai Science of Phi- ladelphia. - 1894. P. II. Mai-September. ' Proceedings of the Roy al Society. London, 1895, Voi. LVIl. No. 345. ' Rendiconti del R. Istituto Lombardo di scienze e lettere. - 1895. Serie II. Voi. XXVIII. fase. X. ' Reìidiconto deW Accademia delle scienze fisiche e mate- matiche. - (Sezione della Società Reale di Napoli). S. 3.^ Voi. I. (Anno XXXIV) fase. 4. Revtie Britannique. IV annèe, Paris, 1895, N. 5 mai. Revue desdeux Mondes.- LXV année, 4^ periodo, T. 128" 15 Mai, 1. Juin * Revue des sciences naturdles appliquèes, publièe par la So- ciètè nationale d'accliraatation de France. - Paris, 1895. 42.^ année. N. 9, 10. ' Rivista d'artiglieria e genio. Roma, 1895, maggio. 'Rivista militare italiana. - Roma. Anno XL, 1895, disp. 10% 16 maggio. ' Rivista Italiana di scienze naturali e Bollettino del natu- ralista. - Siena, Anno XV, 1895, 15 maggio. * Rivista (La). Periodico della R. Scuola di viticoltura ed enologia di Conegliano. - Anno 1. Serie IV, N. IO, 15 maggio e 11, 1 giugno. * Rivista d'igiene e sanità pubblica.- Roma, Anno VI, 1895, N. 9-11. — CXIV — tiivista veneta di scienze mediche. Anno XH, 1895, tomo XXII. 9, 15 maggio. Sèances et travaux de V Acadèmie des sciences morales et politiques. - (Institut de France). - Compte rendu. - 1895. avril, mai. * Sitzungsberichte derma thematisch-pJìysìkalischen Classe der K. B. Akademie der W i'isenscha flen zie Mùnchen. - 1895, Heft 1. ' Shrifter utgifna af Humanistiska Vetenskapssaìnfundet i Upsala. - Band. II. 1892-94. ' Smithsonian In siiti dion (Annual Report of the Board of RegenlsJ showiug the operalions, expenditures, and condiiion of the Istilution to Juìy, 1893. Sociètè de gèographie. - Paris. Biilletin 7.*= sèrie, t. IV. 4" trimestre 1894. - Comptes rendus des séances, 1895. N. 6-8. Spectateur mililaire (Le). Recueil de science, d'art et d'hi- stoire militaire. - X.*" Serie. T. XVlll, livr. 112. ' Sperimentale (Lo). Giornale medico. Organo dell' Accade- mia Medico-tìsica Fiorentina. - Sezione Clinica. Anno XLIX, 1895. N. 14-16. -Sezione Biologica. Anno XLIX. 1895, fase. 1. Technologìste (Le). Paris, 1895, 57'' annèe, 3'-'"'^ Sèrie, Tom. XVIII, N. 323-24. * Transactions of the New York Academy of Sciences. - Voi. Xlll. 1893-94. * Valle di Pompei. Anno V, maggio. 1895. Verhandlungen der Kaiserlich-Kòniglichen zoologisch- hotanischen Gesellschafì in TFzen. - Jalirg. 1895, XLV. Band. 4 heft. Voce (La) di Murano. Giornale dell'industria vetraria. Anno XXIX, 1895, N. 9. * ZeìLsc.hrift des Oeslerreichischen Ingenieur und architek- ten Vereines. Wien, 1895. XLVII Jahr-oj — ^ LIBRI Annèe philosophique (L') pubbliée sous la direction de F. Pillon. IV^ année, 1893 S."^ • G. Bullo, F. Marsich, L. Ongaro, N. Piamonte, P. Sac- cardo - Questione lagunare. Studi e ricerche proposte dalla Commissione nominata dall'Assem- blea degli ingegneri di Venezia li 31 marzo 1895 per porre le basi d'un nuovo regolamento la- gunare. Venezia, 1895, 8°. ' C. Cantii. - Storia degli italiani. Disp. 45, 46. (r. Diena - I diritti reali considerati nel diritto interna- zionale privato. Torino, 1895, 8°. Enciclopedia Italiana. 6^ edizione. Supplemento. Disp. 68. A. FaggioUo. - I terremoti Calabro-Siculi e loro proba- bili cause. Reggio-Calabria, 1895, 8.° L. Landucci. - Storia del diritto romano dalle origini lino alla morte di Giustiniano. 2.'' ediz. Voi. I.° p. 1.^ Introduzione. Storia delle fonti. Padova, 1895, 8.° E. N. Legnazzi. - Conferenza sulla necessità di un ac- quedotto a Bassano. Padova, 1895, 8.° r. YI, S. VII 82 — CXXVI — G. Porncarè. - Cours de physiqiie mathèinatique de la Faciilté des sciences de Paris. Capillaritè. LeQons professées pendant le deuxième semestre 1888-89 redigées par J. Blondin agrégè de l'Uni- versité. Paris, 1895, 8.*^ fig. ' A. Ricca. - Fotografia della grande nebulosa di Orione e della minore presso la stella 42 Orionis ese- guita da A. Ricco e da A. Mascari nel R. Os- servatorio di Catania. Nota. Roma, 1895, 4.° Il Sole. Discorso pronunziato il 16 novembre 1894 per la solenne inaugurazione degli Studii nella R. Università di Catania. Catania, 1895, 8°. * Eclisse di luna del 14-15 settembre 1894 osser- vato nel R. Osservatorio di Catania. Relazione. Roma, 189.5, 4.° Sanulo Marino. - I Diarii. Tomo XLllI, fase. 188. A. Weismann. - Essais sur l'iiéróditè et la sélection na- turelle. Traduction frangaise par Henry de Va- rigny. Paris, 1892, 8.° leg. tela. * T. Zona. - Osservazioni sulla latitudine di Catania. Ca- tania, 1895, 8.° OPERE PERIODICHE Annalen der phyiiik und chemie. - Leipzig Wiedemann, 1895, N. 6. Annali di Chimica e di farmacologia. Milano, 1895. Voi. XXI, N. 7. 'Annali d'igiene sperimentale. - Roma, 1895 Voi. V, (Nuova Serie) fase. 2. * Annali della Società degli ingegneri e degli architetti italiani. - Roma, Anno X, 18H5, fase. III. * Annali dell' Unioersìtà di Perugia. Pubblicazioni perio- — CXXVIT — diche della Facoltà di Giurisprudenza. (Nuova Serie) Voi. V, fase. 1 1895. Antologia ( Nuoca). Rivista di scienze, lettere ed arti. Anno XXX, 3.^ Serie Voi. LVIII fase. XIV, 15 luglio. Archiv fur Anatomie und physiologic. - Anatomische Abthpilung, 1895. Heft II, III, Supplement-Band. - Phy- siologische Abtheilung, 1896. Heft. Ili u. IV. Archwes Nèerlandaises cìes sciences exactes et naturelles publièes par la Sùciétè HollandaUe des sciences à Harlem. T. XXIX, 2.^ livr., 1895. * Archivio storico italiano fondato da P. G. Vieusseu.x. - Serie V, T. XV, disp. 2^ del 1895. Archivio storico Lombardo. - Giornale della Società sto- rica Lombarda. - Milano, 1895, Serie III, Anno XXII, fase. 6.° Archioio Veneto (N'ìi>)Do) - Pubblicazione periodica della R. Deputazione Veneta di storia patria. - Anno V, N. 18. 1895 (Tomo IX, p. II). * Atti della R. Accademia dei Lincei. Roma. Serie V.^ Ren- diconti. Classe di scienze fìsiche, matematiche e naturali. Anno CCXCIl, 1895, l." semestre fase. 12 ed Indice del Volume. 2.° semestre, fase. 1. * Atti dell' I. R. Accademia degli Agiati di Rovereto. 1895. Serie III. Voi. I, fase. 2." * Aiti e Memorie della R. Deputazione di storia patria per le provincie di Romagna. - Terza Serie, Voi. XIII, fase. I-III, (Gennaio-giugno 1895). ' Biblioteca Nazionale Centrale di Firenze. Bollettino delle pubblicazioni italiane ricevute per diritto di stampa, 1895, N. 229, 230. Biologisches Centralblatl, 1895, XV, Band. N. 13, 14. * Bollettino scientifico diretto dai signori Professori Leo- poldo Maggi, Giovarmi Zoja ed Achille De Giovanni. - Pavia. 1895 Anno XVII, iN. 1. * Bollettino della Società Geografica Italiaiia. Roma, serit) 111, V(^l. VIII, fase. 7, 1895. — CXXVIIl — * BuUetin International, de V Academie des sciences de Cracome. - Comptes rendus des sèances de l'annèe 1895. Juin. * BuUetin de la Sociètè Malhèmatique de France, 1895, T. XXIII. N. 6. ' Bullettino delle scienze mediche pubblicato per cura della Società Medico-Chirurgica di Bologna. Serie VII, Voi. VI, 1895, giugno. 'Bullettino della Associazione Agraria Friulana. Serie IV, Voi. XII. 1895, N. 13. * Casopsis prò Pestovdni Matematiky a fijsiky V. Praze. - Rocnik XXIV. - Cislo I-V. * Cimento (Il imovo) Giornale fondato da G. Matteucci e R. Piria per la fisica e la chimica ; continuato da R. Felici, A. Battelli, V. Volterra per la fisica sperimen- tale e matemàtica, colla collaborazione dei professori A. Bartorelli, E. Crescini, G. Faè, A. Stefanini. - Serie IV, T. II, luglio 1895. Comptes rendus hébdomadaires de sciences de V Academie des sciences. » Paris, 1895. Tome CXXl, n. 2-4. Cosmos. Revue des sciences et de leurs applications. Nou- velle Sèrie, N. 546-48, 1895. Cultura (La). Nuova Serie, Anno V, N. 18-19, 1895. Economista (L') d' Italia. Rassegna settim. Anno XXVIII, N. 28-30, 1895. * Gazzetta chimica italiana. Palermo 1895. Anno XXV, Voi. I, fase. 6. * Giornale della R. Accademia di medicina di Torino. Anno LVIII, 1895, N. 5, 6. Giornale della Reale Società Italiana d" igiene. - Roma, Anno XVII, N. 4, 1895. Giornale di erudizione. Cor?nspondenza Letteraria, Ar- tistica e Scientifica raccolta da Filippo Orlando. Voi. V, Firenze 1895. N. 1, 2. 'Inslitute (Peabody) - Baltimore. Twentj -seventh annual RepoFt - June, 1895. — CXXIX — * 53. Jahres-Bericht des Museums Francisco-Carolimim - Nebst der 47 Lieferung der Beitrage zur Landeskunde von Oesterreich ob dei- Enns. 'Journal de pharmacie et de chitnie, 15 année, G** serie 1895, T. II, N. 2. Journal d' hygiène. Paris, ^l*" annèe, 1895, 'fiif Voi. N. 981-83. Journal des Economisles. 54® anuée, 5° sèrie 1895 Juillet. Journal d' agriculture pratique. Paris 59*" année, T. II 1895, N. 28-30. ' Litinean Society of Lmidon - Transaction-Zoology 2nd. Ser. Voi. VI. part. 3. 1894. - Transaction Botany 2nd. Voi. IV, part. 2, 1894, Voi. V, pari 1, 1895. Journal. Zoology Voi. XXV, n. 158-60, 1894. - Journal. Botany Voi. XXX, n. 209-10, 1894-95. - Proceedings. May, 1895. Froni November 1893 to June 1894. - List of the Linnean Society 1894-95. ' Mè7noires couronnès et autres Mèmoires publiès par V Acadèmie Royale de mèdecine de Belgique. - Col- lection in-8.^ Tome XIV, 1894. MemoyHe della Pontificia Accademia dei Nuovi Lincei. - Serie iniziata per ordine della S. D. N. S. Papa Leone XIIL - Voi. X, 1894, 4." Me^norie dell' Accade?nia d'agricoltura, arti e commercio di Verona. - Voi. LXX della Serie III. fase. 1, 1895. * Ministero degli affari esteri. - Bollettino. Giugno 1895. * Ministero di agricoltura industria e co7nme7-cìo. - Divisione Credito e Previdenza - Bollettino di notizie sul credito e la previdenza. Anno XIII, N. 3, 31 Marzo, N. 4, 30 Aprile. ' Ministero delle finanze. Direzione generale delle gabelle, l'fficio centi-ale di revisione o di statistica. - Statistica del commercio speciale di importazione e di esporta- zione, dal 1° gennaio al 30 giugno 1895. Idem. Direzione generale delle gabelle. Ufficio centrale di — ex XX — revisione e di statistica. - Movimento commerciale del Regno d'Italia nell'anno 1894.- Roma, 1895, 4."" ' Ministero dell' istituzione pubblica. RoUettino ufficiale, anno XXII, 1895 Voi. II. N. 28-31. Natura ed Arte - Anno IV, 1894-95, N. IG. Neptunia. Rivista italiana di oceanografìa, pesca ed aquicul- tura, 1 895, 30 giugno. ' Picentino (II) Giornale della R. Società economica ed or- gano del Comizio agrario di Salerno. - Anno XXVIII, Giugno 1895. 'Polesine agricolo (li) Giornale d'agricoltura [)ratica. Anno Vili, (V° della nuova serie) N. 20. * Politecnico (II). Giornale dell'ingegnere architetto civile ed industriale. - Giugno Anno XLIII. Milano, 1895. * Polyhiblion. Revue bibliographique universelle. Partie lit- tèraire et Partie technique. - Deuxième Sèrie. T. XXI. LXXV de la GoUection. Paris, 1895 Juillet. * Proceedings of the Royal Society. London, 1895, Voi. LVIII. No. 347, 348. * Pì'oceedings of the London Mathematical Society. - Nos. 509-17. * Rendiconti della Reale Accademia dei Lincei. Roma. Classe di scienze morali, storiche e tilologiche. - S. V^ Voi. IV 1 895, fas'c. 4, 5. 'Rendiconto dell" Accademia delle scienze fìsiche e mate- matiche. - (Sezione della Società Reale di Napoli). S. o."" Voi. 1. (Anno XXXIV) fase. 5,6, 1895. Revue desdeux Mondes.- LXV année, 4'' periodo, T. 128" 15 Juillet. * Revue des sciences naturelles appliquèes, publièe par la So- ciété nationale d'acclimatatioa de Franco.- Paris, 1895. 42.'= année. N. 12. Revue Britannique. 7P année, Paris, 1895, N. 7, Juillet. * Risorgimento {Il 9 movo). Rivista di filosofìa, scienze, lettere educazione e studi sociali. - Milano 1894-95 Voi. V, fase. VÌI. - CXXXl - * liichta d'aHigUeria e genio. Roma, 1895, giugno. * Rivista Italiana di scienze maturali. Bollettino del Na- turalista. - Siena. Anno XV, 15 luglio, 1895. * Ricista militare italiana. - Roma. Anno XL, 1895, disp. 14." 15 luglio. * Rivista (La). Periodico della R. Scuola di viticoltura ed enologia di Conegliano. - Anno 1. Serie IV, N. 14, 15 luglio, 1895. * Rivista d'igiene e sanità pubblica.- Roma, Anno VI, 1895 N. 14. ' Rivista veneta di scienze mediche. Anno XII. 1895,- Tomo XXII. fase. 12, 30 Giugno. Rosario (II) e la Nuova Pompei. Periodico mensile. Anno XII Quad. IV-VI. Valle di Pompei, 1895. Spectateur militaire (Le). Recueil de science, d'art et d'hi- stoire militaire. - V.^ Serie. T. XX, livr. 116. * Sperimentale (Lo). Giornale medico. Organo dell'Accade- mia Medico-fisica Fiorentina. - Sezione Clinica. Anno XLIX, 1895. N. 20-21. Studi e documenti di storia e diritto. Pubblicazione pe- riodica dell'Accademia di Conferenze .storico-giuridiche. - Roma, Anno XVI, fase. 2.** e 3." Aprile-Settembre, 1895. * Verhandlungen der K. K. zoologisch-botanischen Gesell- schaft in Wien. - Jahrg, 1895. XLV Band. 6 Heft. Voce (La) di Murano. Giornale dell'industria vetraria. Anno XXIX, 1895, N. 12. * Zeitschrif't des Oesterreichischen Ingenieur und Archi- tekten Vereines. - Wien, 1895. XLVIl Jahrgang. N. 28-30. ELENCO DEI LIBRI E DELLE OPERE PERIODICHE pervenuti al R. Istituto dal l.° agosto al 10 novembre 1895. L'asterisco * indica i libri venuti in dono o in cambio. LIBRI Le arti grafiche fotomeccaniche, ossia la eliografia nelle diverse applicazioni. (Fotozincotipia, fotozinco- grafia, fotolitografia, fotocollografia, fotosilogra- fia, ecc.) secondo i metodi piiì recenti, con un dizionarietto tecnico e un cenno storico sulle arti grafiche-ili.". Milano 2-'' ediz. 1895. 16.° leg. tela. (Manuali Hoepli Serie artistica N. 13). H Baillon. - Histoire des plantes. Monographie des Pan- danacèes Cyclanthacèes et Aracées. (IH. de 84 fig. dans les textes). Paris, 1895, 8.° gr. * F. Bassani. - Avanzi di Carcharodon auriculatus sco- perti nel calcare eocenico di Valle Gallina presso Avesa (provincia di Verona). Verona, 1895, 8.° (con I tav.). * Da Napoli a Cuma (Conferenza tenuta al Cir- colo Filologico di Napoli il giorno 11 marzo 1894). Napoli, 1894, 8.° * A. BatlUtella. - Una lettera di Pier Candido Decembrio sul Carmagnola. Venezia, 1895, 8.° - CXXXIV — * G. Biadego. - Bernardo Donato grecista veronese del se- colo XVI. Ricerche ed appunti. Verona, 1895, 8.° * G. Bianchini. - Un' Accademia Veneziana del sec. XVI. Venezia, 1895, 8.° * Biblioteca della Camera dei Deputati. - Catalogo metodico degli scritti contenuti nelle pubblicazioni perio- diche italiane e straniere. Parte prima : Scritti biografici e critici — Terzo supplemento. Roma, 1895,8.° gr. Bihliotheca Zoologica. - Original-Abhandlungen aus dem Gesammtgebiete der Zoologie. Herausgegeben von D."" Rud. Leuckart in Leipzig und D.*" Cari Chun in Breslau. Heft. XIX. 2. F. Bufalini. - Le leggi del fabbricare. VI. La pratica delle servitù prediali secondo la dottrina e la giurisprudenza italiana, francese e belga. Ap- pendice: Proprietà — Comunione e condominio, possesso e azioni, possessione (con 113 fig. in- tere, nel testo). Milano, 1895, 8.° * M. Butturini. - La verità circa la scoperta di un docu- mento inedito risguardante l' Opera intitolata : Storia arcana della vita di Fra Paolo Sarpi. Salò, 1895, 8.° La Campagna del 1866 in Italia, redatta dalla Sezione sto- rica del Corpo di Stato Maggiore. Tomo I. Ro- ma, 1875, 8." Tomo II. (con tavole) Roma, 1895, 8.° C. Cantù. - Storia degli italiani. Disp. 47.^-50.'^ ' Cassa di Risparmio di Venezia. - Relazione del Consi- glio d'Amministrazione — Bilancio consuntivo e Rapporto dei Revisori suU' esercizio 1894. Venezia, 1895, S.'' Cayley Arthur. - The collected mathematical papers. Voi. Vili. Cambridge, 1895,4.° P. E. Cereli. - Esercizi latini con regole. Morfologia re- — CXXXV — golare. (Manuali Hoepli Serie scientifica, 204). Milano, 1895, 16." lag. tela. * R. Cobelli. - La fioritura della cima di Monte Maggio nel luglio 1895. Rovereto, 1895, 8.° G Cohenzl. - Corso completo (teorico-pratico) della lingua Serbo-Croata. 2.^ ediz. Ragusa, 1888, 8.° ' Congrès internatioìial des accidenis du travati et des assurances sociales. - Troisième session tenue à Milan du P'' au 6 octobre 1894. — Tome Second. Procès-verbaux des séances et Com- munications prèsentées au Congrès, publiés par les soins du Comitè Italien d'organisation. Mi- lan, 1895, 8.° gr. H. De Parville. - Causeries scientifiques. Découvertes et inventions, "progrès de la science et de 1' in- dustrie. 30.«'»e Année 1889-90. Sl.^n^e Année 1890. Paris, 1895,8.° A. De Gubernatìs. - Piccolo dizionario dei contemporanei italiani. Roma, 1895, 16.° /. Edkins. - Introduction to the study of the Chinese cha- racters (con appendice : Examples of ancient forms of a select numl^er of characters. Lon- don, 1876, 8.° Enciclopedia di Chimica scientifica e industriale. - Sup- plemento annuale. Anno XL 1894-95. Disp, 126-29. Enciclopedia Italiana. - 6.'' edizione. Supplemento. Disp. 69-73. Encyclopèdie chimique publiée sous la direction de M. Fremy. - Tome IX. Chimie organique. 2.'-' Sec- tion. Chimie physiologique. 2." fascicule. Chi- mie des liquides et des tissus de 1' organismo 3." partie — par les D.^' Garner, Lambling, Schlagdenhauffen. Paris, 1895, 8.° * A. Favaro. - Lezioni di geometria proiettiva. Padova, 1895, 8.° flff. — CXXXVI — ' L. FrancheUi. - L'avvenire della Colonia Eritrea. Roma, 1895,8.° F. Gabrielli. - Giuochi ginnastici raccolti e descritti per le scuole e il popolo (con 24 illustrazioni). (Ma- nuali Hoepli, Serie speciale). Milano, 1895, 16. leg. in tela. A. Gaslini. - I prodotti agricoli del Tropico, con riguardo speciale alla Colonia Eritrea. Manuale pratico del piantatore. (Manuali Hoepli. Serie speciale). Milano, 1896, 16.° leg. tela. V. Goffi. - Manuale del disegnatore meccanico e nozioni tecniche generali di aritmetica, algebra, pro- spettiva, resistenza dei materiali, apparecchi idraulici, macchine semplici a vapore, propul- sori. 2.^ ediz. rivista e corretta ed ampliata — con 363 fig. (Manuali Hoepli. Serie speciale). Milano, 1896, 16.° leg. tela. A. G. Greenhill. - Les fonctions elliptiques et leur appli- cations. Traduit de l'Anglais par J. Griess, avec une prèface de M. P. Appell. Paris, 1895, 8.'' ' G. Gualtieri. - Relationi della venuta degli ambasciatori giapponesi a Roma, sino alla perdita di Lisbona, con una descrittione del loro paese, e costumi, e con le accoglienze fatte loro da tutti i pren- cipi christiani per dove sono passati. Raccolte da Guido Gualtieri. In Venetia, appresso i Gio- liti MDLXXXVI. Ristampa per Ricordo della sacra Ordinazione te- nuta da S. E. Rev. Mons. Antonio D."" Feruglio Vescovo di Vicenza. Schio, 25 luglio 1895. E. Guest. '- A history of English Rhytms. London, 1882, 8.° leg. tela. C. Janei. - Ètudes sur les fourmis, les guèpes et les a- beilles 9." Note. Sur Vespa Crabro L. Histoire d'un nid depuis son origine. Paris. 1895, 8.° flg. — CXXXVII — 10.'^ Note. Sur Vespa silvestris et V. saxonica. Beauvais, 1895, 8.° flg. 11.® Note. Sur Vespa germanica. E. Jona. - Cavi telegrafici sottomarini. Costruzione, im- mersione, riparazione (con 188 figure ed una carta delle comunicazioni telegrafiche sotto- marine). (Manuali Hoepli. Serie speciale). Mi- lano, 1896; 16.° leg. tela. * 0. Kuntze. - Geogenetische Beitràge. Leipzig, 1895, 8.° fig. ' C. A. Levi. - Notizie storiche di alcune antiche Scuole d'arti e mestieri scomparse o esistenti ancora in Venezia. (Terza edizione riveduta ed am- pliata). Venezia, 1895, 8.° gr. M. Lignarolo. - Doveri del macchinista navale e condotta della macchina a vapore marina, ad uso dei macchinisti navali e degli Istituti Nautici. (Ma- nuali Hoepli. Serie speciale). Milano, 1 896, 16.° leg. tela. G. Loris. - Compendio di diritto civile, giust'^ i programmi governativi, ad uso degli Istituti Tecnici. (Ma- nuali Hoepli. Serie scientifica N. 202-203). Mi- lano, 1896, 16.° leg. tela. • iJ>. Lussano. - Sul calore specifico dei gas. Ricerche spe- rimentali. Memoria seconda. Parte 1. Pisa, 1895, 8.° fig. * Anomalia nella resistenza elettrica delle solu- zioni in oorrispendenza alla temperatura del massimo di densità. Nota. Siena, 1895, 8.° (con 1 tav.). ' Osservazioni sismiche fatte col microsismografo Vicentini nell' Osservatorio geodinamico di Siena. Nota seconda. Siena, 1895, 8.° A. Metani. - Manuale dell' ornatista. Raccolta di iniziali miniate e incise, d'inquadrature di pagina, di fregi e finalini, esistenti in Opere antiche di — CXXXVIII — biblioteche, musei ecc. L* Serie. (Manuali Hoepli. Serie artistica N. 26. 27). Milano, 1896, 16.° lag. tela. 'Ministero dell'Interno. Direzione della Sanità pubblica. * L. Pagliani. - Circa i fatti principali riguardanti r igiene e la sanità pubblica nel Regno, nel 2." sem. 1895. Roma, 1895, 4.° ' G. Grisafulli. - Sulla decomposizione dell'acido ippurico per mezzo dei microrganismi. Roma, 1895, 4.° ' P. Minucci. - Catalogo descrittivo illustrato del mate- riale scientifico e suppellettile tecnico del Ga- binetto Chimico della farmacia del Manicomio S. Niccolò in Siena. Siena, 1895, 16.° * B. Morsolin. - Apologia del popolo Vicentino, di Zaccaria Ferreri. Venezia, 1895, 8.° * F. Mueller (De). - Index perfectus ad Caroli Linnaei species, plantarum, nempe earum primam edi- tionem (Anno 1753). Melbourne, 1880, 8.° * /. A. C. Oudemans. - Die triangulation von Java. Haag, 1895, 4.° (con tavole). E. Pascal. - Esercizi e note critiche di calcolo infinitesi- male (calcolo differenziale e integrale). (Ma- nuali Hoepli. Serie scientifica cc-cci). Milano, 1895, 16.° leg. in tela. G. Paltacini. - Il Conciliatore, Guida teorico-pratica (con formulario completo) pel conciliatore, cancel- liere, usciere e patrocinatore di cause. 3.^ ed, (Manuali Hoepli. Serie speciale). Milano, 1896, 16.° leg. tela. * P. Pennato. - Intorno ad una publ)licazione del prof. Burresi suU' Anchilostomia. Nota. Padova, 1881, 8.° * Di una forma eruttiva singolare. Padova, 1881, 8.' Dei preparati salicilici. Padova, 1881, 8.° 'Echinococco del polmone. Padova, 1882, 8.° — CXXXIX — 'P. Pennato - Anemia da anchilostoma dei minatori, e nella nostra provincia ; trasfusione intraperitoneale. Note. Padova, 1882, 8.° " Sopra un caso di diatesi linfogena. Note. Pa- dova, 1883, 8. ' Sul metodo sflgmografico. Padova, 1883, 8.° * Suir indirizzo e su alcune esagerazioni dell' i- drotermoterapia. Nota. Padova, 1883, 8." * Un caso di reumatismo cerebrale. Padova, 1884, 8.° * Intorno ad alcuni casi di nevrite. Venezia, 1588, 8.° ' Intorno ad una epidemia d' ileo-tifo in Udine. Milano, 1886, 8.° * Intorno ad alcuni casi rari di malattie del- l'addome. Venezia, 1887, 8.° (con tavole). * Intorno a due casi di sinfisi cardiaca. Nota. Venezia, 1888, 8.°. Contribuzione alle complicazioni ed alla pato- genesi della epatite sclerosa. Milano 1888, 8.° Di una speciale forma atassica prodotta dal fulmine. Osservazione clinica. Milano, 1888, 8.° La cachessia dei fornaciai e 1' anchilostoma duodenale in Friuli. Udine, 1888, 8.° ' Sul livello dei liquidi endopleurici e sulla se- meiotica dello spazio costo-frenico. Ricerche ed osservazioni (in collaborazione col dott. Ettore Chiaruttini). Venezia 1889, 8.° * Sulla pigmentazione delle ossa. Nota clinica ed osservazioni. Venezia, 1889, 8.° (con tavole). * Osservazioni e considerazioni sull'epidemia d'in- fluenza nel Friuli (1889-90). Udine, 1891, 8.° * Igiene del cuore. Conferenza. Trieste, 1893, 8.° * Voce e parola. Conferenza. Trieste, 1893, 8.° * Suir atetosi bilaterale. Osservazioni. Milano, 1893, 8.° — CXL — ' Note cliniche. Venezia, 1894, 8.° (con tav.). * L' interpretazione e il valore clinico della car- dio-sfigmografia. Studio critico e sperimen- tale. S. 1. e d. ' P. A. Saccardo. - Sylloge fungorum omnium hucusque cognitorum. Voi. XI. Supplementum univer- sale. Pars III, (Adjectus est index Operis uni- versalis). Patavii, Julii MDCCCXCV. 8.° ' F. Sacco. - Essai su l'orogénie de la Terre. Turin, 1895, 8.° (con una tavola). Sanulo Marino. - I Diarii. Tomo XLIV, fase. 189, 190. D. Spalavo. - Manuale di fognatura cittadina (con 220 fi- gure e una tavola in litografia). Manuali Hoepli. Serie speciale). Milano, 1895, 16.° leg. tela. A. Stoppato. - L'esercizio arbitrario delle proprie ragioni. Studii di diritto penale. Padova, 1895, 8.° D. Tamaro. Frutticoltura. 2.^ ed. riveduta ed ampliata (con 86 incisioni intercalate nel testo). (Ma- nuali Hoepli. Serie pratica). (Milano, 1896, I6.° leg. tela. G. Tassini. - Iscrizioni della Chiesa e convento di S. Sal- vatore di Venezia, illustrate. Venezia, 1895, 8.° Sei Caffè di Venezia. Venezia, 1895, 16." * E. Teza. - Del Saule alferiano tradotto in armeno dal P. Arsenio Bagratuni. Nota. Padova, 1895, 8.° H. Thèel. - Om Sveriges zoologiska hafsstation Kristi- neberg. Stockholm, 1895, 8.° ili. A. Tommasi. Contributo alla fauna del calcare bianco del Latemar e della Marmolada. Rovereto. 1895, 8.° (con una tavola di fossili). F. Truffi. - Scopi, fonti e limiti della merceologia. Saggio di introduzione al Corso tenuto nella R. Scuola Superiore di Commercio in Venezia. Venezia, 1895, 8.° Ufficio (R.) Geologico. - Memorie descrittive della Carta geologica d' Italia. Voi. IX. Descrizione geo- — CXLI — logica della Calabria, dell'ing. E. Cortese. Roma, ' 1895, S.*' gr. (con 4 tavole ed una Carta geo- logica). Vocabolario degli Accademici della Crusca. - Quinta impressione. Voi. VITI, fase. II. Impiegare. - Incomparabilissimamente. Firenze, 1895, 4*" G. M. Zampini. - Manuale della Bibbia. (Manuali Hoepli. Serie speciale). Milano, 1896, ] 6.** leg. tela. OPERE PERIODICHE * Ahhandlungen der Kónìglichen Akademie der Wissen- schaften, zu Berlin. - 1894. * Abhandlungen der^ philologisch historichen Classe der Kónigl. Sàchsischen Gesellschaft der Wissenschaflen, Leipzig. - 1895, B. XV, n.° II. * Abhandlungen der historischen Classe der Kónighlich Bayerischen Akademie der loissenschaflen. - Mùnchen 1895, 21 Bandes 1 abht. * Abhandlungen der Nalur historischen Gesellschafl zu Niirnberg, X, Band. Ili, Heft. 1895. * Acadèmie Hongroise des sciences. Mémoires publiós par la I, sec. philologie XVI, 4-5. > » » II, » politiqueXl, 7-10. Monumenta Hungariae Historica Class. II, voi. 23, » Comitiorum Transylvaniae voi. XVI, XVII. Indicateur Archéologique - n. s. Xlll, 3-5, XIV, 4-5. XV, 1-3. Communications Archéologiques XVII. Monuments du premier moyen-àge. - Voi. I. Ungarische Revue. - 1893: 6-10, 1894: I-IO, 1895; 1-4. Mathem. und Naturwissenchafl. Berichte aus Ungarn, XII, 1. Rapport. 1893-94. — CXLII — Pubblicazioni speciali dell' Accademia Ungherese Acsàdy J. - Deux ètudes historiques d' economie po- litique, 1565-1604, 1564-1576. - Budapest, 1894. Fraknòi V. - Lettres du roi Mathias. Section des affaires ètrangères. - Voi. 1. - Budapest, 1894. Thaly K. - Le mariage de Bercsenyi. - Budapest, 1894. Csànki Dezsó. - Géographie historique de la Hongrie au XA^^ siede. - 11, Kot. - Budapest, 1894. Ovàry L. - Copies des documeuts de la Commission historique, 11. - Budapest, 1894. Kiràly Jànos. - Le droit de la ville de Pressbourg au moyen-àge. - Budapest, 1895. Meyer G. A. - Le cerueil d' argent de Saint-Siméon. - Budapest, 1894. * Acadèmie Royale Suèdoise des Sciences. Stockholm, Hand- lingar in 4° voi. 26. •Ofversigt in 8° voi. 51. 1894. * Accademia delle scienze dell" Islitutodi Bologna. Memorie. Serie V. Tomo 111, 1892, 4.° Rendiconto delle sessioni. Anno accademico 1892-93, 1893-94. Agricoltura (L') Italiana. - Periodico quindicinale diretto dal prof. Gio. Caruso. - Anno I, (Terza serie). 1895, 13-18. * Akademije (JugoslauenskeJ Znanosti i Umjetnostì. Rad. Filologicko - historicki i fìlosoficko - juridicki Razredì. 1894-95, Ranjiga CXVlll, XL-CXXI, XLIl. Rad. Matematicko - prirodoslovni Razred. 1894-95. Knjiga CXVIl, xvii. 2 CXX, xviii, CXXII, xix. Monumenta spectantia historiam Slavorum meridio- nalum. - Voi. XXVI, 1894. Monumenta historico-juridica Slavorum raeridionalum. - Voi. V. 1894. Ljetopis. -za godinu 1894. - Djela. Knjiga XIll, 1894. XIV, 1895. XV, 1895. _ CXLIII — ' Analele Institutului Meteorologie al Romaniei. - Tomul IX, anni 1893. * Anales del Observaiorio astronòmico y meteorològico. San Salvador. 1895. Annalen der phi/sik und chemie. Wiedemann. - Leipzig Band 55. 1895 N. 8, 9. Annales des sciences naturelles. Zoologie et paleontologie Paris. 1895. T. XX. N. 1-3. Annales des sciences naturelles, 1^^ Sèrie - Botanique. Tome XX, N. 4-6. Paris 1894. 8-« Sèrie T. I, N. 1. 1895. Annales des ponts et chaitssès. - Paris, 1895, Main, Juin, Juillet. * Annales de la Società Géologique de Belgique. - Bru- xelles XXI, 1893-94. Liv. 3." XXII, 1894-95. Liv. 1." * Annales de la Scciétè Belge de microscopie. Bruxelles, 1895. T. XIX, V' 2" fase. 'Annali d'igiene sperimentale. - Roma, 1895, voi. V. (Nuova Serie) - fase. 3." * Annali della Società degli ingegneri e degli architetti italiani. - Roma, Anno X, 181^5, fase. IV. Annali di Chimica e di far micologia. Milano, Voi. XXI, 8-10. * Annals of the American Academy of politicai and so- cial science. - Philadelphia, 1895. Voi. Vi, N. 1 .July 2 September. * Annals of the New York Academy of sciences, late Lycenm of naturai history. Voi. Vili, N. 5, 1895. Antologia (Nuova). Rivista di scienze, lettere ed arti. Anno XXX, 3.^ Serie Voi. LVIII, fascio. XV-XVI 1-15 agosto 1895, XVIl-XVIIl, 1-15 seti 1895, XIX-XX, 1-15 ottobre 1895. Archives gènèrales de mèdecine. - Paris, 1895, Juillet, Aout, Septembre, Octobre. * Archives du Musèe Teyler. - Harlera 1894-95 Sèrie II. voi. IV, 3^-4'* partie. — CXLIV — Archives des sciences physiques et naturelles. Troisième Pèriode, T. XXXIV, 1895, N. 7-10. * Archivio Veneto (Nuovo) - Pubblicazione periodica della R. Deputazione Veneta di storia patria. - Anno V, N. 19. 1895 (Tomo X, p. I.). * Archivio storico Lombardo. - Gioi'nale della Società sto- rica Lombarda. - Milano, 1895, Serie III, Anno XXII, fase. IP ' Archivio della R. Società Romana di storia patria. Roma, 1895. voi. XVII, fase. I, IL * Archivio storico italiano fondato da P. G. Vieusseux. - Serie V, T, XV, disp. S"" del 1895. * Ateneo (L') Vetieto. Rivista mensile di scienze, lettere ed arti. Serie XIX. Voi. I, fase. 4-6 Aprile-Giugno 1895. * Atti della Reale Accademia econo mico-agr aria dei Geor- ge fili di Firenze. 1895 4.^ Serie VoL XVIII. Disp. 2.^ * Atti dell' Accademia Lucchese di scienze, lettere ed arti. T. XXVIII, 1895. 'Atti della Reale Accademia delle scienze fisiche e ma- tematiche di Napoli. Serie IL Voi. VII, 1895. * Atti della R. Accademia dei Lincei. Roma. Serie V."^ Ren- diconti Classe di scienze fisiche, matematiche e naturali. Anno CCXCII, 1895, 2.°semestre fase. 2-7. 'Idem. Anno CCLXXXVII, 1890. Serie IV. Memorie della Classe di scienze fisiche, matematiche e naturali. Voi. VII, 1894, 4°. ' Idem. Anno CCXCII, 1895. Serie b.^ - Classe di scienze morali, storiche e filologiche. Voi. III. Parte 2.* No- tizie degli Scavi 1895. Aprile-Agosto. * Idem. Anno CCXCII 1895. Rendiconto dell' adunanza so- lenne del 9 giugno 1895. ' Atti dell' Accademia Pontificia de' Nuovi Lincei. Com- pilati dal Segretario, Anno XLVIL Sess. V. del 22 aprile alla VII, 17 giugno 1894. Anno XLVIIL Sess. I. 16 dicembre 1894. Sess. II-VII, dal 20 gennaio al 23 giu- gno 1895. — CXLV — * Atti dell' I. R. Accademia degli Agiati di Rovereto. 1895. Serie III, Voi. I, fase. I, lì. * Atti della R. Accademia dette Scienze di Torino. Voi. XXX. 1894-95. Disp. 12-16. ' Atti del Collegio degli ingegneri e degli architetti di Palermo. Anno XVII, 1894, Maggio-Dicembre. 'Atti della Fondazione scientifica Gagnola dalla s.^a fon- dazione in poi. Voi. XIII, che abbraccia gli anni 1894-95. ' Bericht [Sechzehnter) des Naturhistorischen Vereins zu Passali fiir die Jahre 1890 bis 1895. ' Berichte uber die Verhandlungen der Kóniglich Sàch- sichen Gesellschaft der Wissenschaften zu Leipzig. Ma- thematisch. - Physische Classe 1895. Il-IV, " Berichte ùber die Verhandlungen der Kóniglich Sàchsi- schen Gesellschaft der Wissenschaften zu Leipzig. Phi- lologisch, historische Classe. 1895. I, II. * Bericht (Dreissigster) der Oberhessischen Gesellschaft fùr Nalur-und Heilhunde. Giessen, Aprii 1895. * Biblioteca Nazionale Centrale di Firenze. - Bollettino delle pubblicazioni italiane ricevute per diritto di stampa. 1895. N. 231-236. Biologisches Centralblatt 1895. XV. Band. N. 15-20. * Botetin del Obserratorio ostronoìnico nocional de Ta~ cubaya. 1895. Tomo I, N. 22. ' Bollettino dei Musei di Znologia ed Anatomia compa- rata delta R. Università di Torino. Voi. X. 1895. N. 193-209. * Bollettino di entomologia agraria e patologia vegetale. Pubblicazione mensile della Casa A. Petrobelli e C.° Padova. Anno II. 1895. N. 8-10. * Bollettino mensuale pubblicalo per cura dell'Osservatorio centrale del Real Collegio Carlo Alberto in Moncalieri. Serie II. Voi. XV. N. 1-8. Gennaio-Agosto 1895. * Bollettino della Società Geografica Italiana. - Roma, serie III. Voi. VHI, fase. 8.° 9." 1895. T. VL S. vn 89 — CXLVI — * Bolleltino del R. Comitato Geologico cT Italia. - Anno 1895, N. 2. * Bollettino della Società Umbra di storia patria. - Pe- rugia 1895. Voi. 1. Anno I, fascili. * Bulle tin de l' Acadèmie Roycde de Mèdecine de Bclgique. 1895. IV. Sèrie. Tome IX. N. 6, 7, 8. * Bulletin de la Sociètè Belge de microscopie. XXI. Annèe 1894-95. N. VII, Vili, IX. ' Bulletin de la Sociètè mathématlque de France. - 1895. Tome XXIII, N. 7-8. * Bulletin de la Sociètè Vaudoise des sciences naturelles. 3.^ S. Voi. XXXI. N. 1 17, mars. 1895. ' Bulletin of the Miiseum of Harvard College. Volume XXVII N. 3-4, XXVIII, N. 1. ' Bulletin de la Sociètè Imperiale des Naluralistes de Moscou. - 1895. N. 4. ' Bulletin de la Sociètè d' encouragement pour V in- dustrie nationale. - Paris 94'^ annèe - t. X, 4" s. 1 895- mai-septembre. 'Bulletin del'Institul interna'LÌ07ial de slatistique. - Rome 1895. T. VIII-IX. Liv. 1. * Bullettino della Associazione agraria Friulana. - Serie IV. Voi. XII, 1895. N. 15-17. 'Idem. Numero unico 14-24 aprile 1895. * Bulleltino delle scienze mediche pubblicato per cura della Società Medico-Chirurgica e della Scuola Medica di Bologna. Anno LXVI, luglio-settembre 1895. * Bullettino della Società Entomologica Italiana. - Firenze. Anno XXVII. Trim. I, II, 1895. Chemisch-technisches Repertorium. — Jacobsen. - Berlin 1894, XXXIII, 1, 2. IL 1. II, 2. * Cimento (Il nuovo) Giornale fondato da G. Matteucci e R. Piria per la fisica e la chimica ; continuato da R. Felici, A. Battelli, V. Volterra per la fìsica sperimen- tale e matemàtica, colla collaborazione dei professori A. — CXLVIl — Bartorelli, E. Crescimi, G. Faè, A. Stefanini. - Serie IV, T. II, agosto settembre 1895. ' Circolo Giuridico (II). Rivista di legislazione e giurispru- denza, diretta da Luigi Sampolo. Palermo 1895. Voi. XXVI, (VI della 3 Serie) N. 7-9. luglio-settembre. " Comitè géologiqne. - St. Pétersbourg. Mémoires in 4° 1894 voi VIII, N. 2, 3. 1894 voi. IX, N. 3, 1895 voi. XIV, N. 1. - Bulletins in 8.° 1893, XII, N- 8-9. 1894, XIII, N. 1-7 et supplément. * Coimnission (Norwegischen) der Eitropdischen Grad- messung. Astronomische Beobachtungen un Vergleichung der astronomischen und geodiitischen Resultate. - Mit einer Karte - Christiania, 1895, 4°. Resultate der in Somraer 1894 in dem siidlichsten Theile Norwegens ausgefiihrten Pendelbeobachtungen - von 0. E. Schiotz. Kristiania, 1805, 8.° Comptes rendus hèbdomadaires de sciences de V Academie des sciences. » Paris, 1895. Tome CXXI, n. 5-18. Cosmos. Revue des sciences et de leurs applications. Nou- velle Serie, 44= année N. 549-62 1895. * Cosmos. Comunicazioni sui progressi più recenti e notevoli della geografia e delle scienze affini, del prof. Guido Cora, Serie li, voi. XII, 1894-95, fase. II. Cultura (La). Nuova Serie, Anno V, N. 20-29, 1895. Economista (U) d' Italia. Rassegna settimanale e Bollettino quotidiano Anno XXVIII, N. 31-44, 1895. * Egijelemes philologiai kózìóny. - Budapest, 1 895, fase. 8. Elettricista (U). - Roma. - Anno IV, 1895. N. 9-12. * Ergebenisse der Niederschlags-Beobachtimgen im Jahre 1893. Berlin, 1895 4." * Ergehnisse der Beobachtungen an den Stationen li. und III. Ordnung im Jalire 1895. - Berlin 1895. Heft. I. * Gazzetta chimica italiana. Palermo 1 895. Anno XXV, Voi. II, fase. I, II, III, IV. * Geological Survey of Canada. - Voi. Ili, Part. II, 1895. — CXLVIIl — * Giornale della R. Accademia di ìnedicina di Torino. Anno LVIII, 1895, N. 7-10. Giornale della Reale Società Italiana d" igiene. - Roma, 1895, Anno XVII, N. 5. * Giornale di letture e conversazioni scientifiche di Ge- nova, Anno XVII, fase. 3 luglio-settembre 1895. ' Globe [Le) Jo^/rnal géographique - Organe de la Socièté de gèographie de Genève. - Tome XXXIV, V® Sèrie, Tome VI. BuUetin, n. 2 février-mai, 1895. * Globe (Le) Journal géographique. Organe de la Società de Gèographie de Genève. 1895, T. XXXI V, V.^ Serie, Tome VI. Mémoirs. * Inslitut {K. Preussischen Meteorologischea). - Berlin, Ergebenisse der Geuitter-Beobachtungen im Jahre, 1891. (Bericht iiber die Thiitigket des) im Jahre, 1894. * Instruclor (LI) Periodico cientifico y literario fundado en 1884. - Ano Xll, 1895, N. 1-4. ' Jahrbuch ùber die Fortschitte der Matheniatik. - Berlin, Band XXIV, Jahrg. 1892, Heft. 3. * Jahrbiìcher des Vereias von Alter Uimnsfreunden im Rheinlande. - Bonn, 1895 Heft XCVI u. XCVIl. * Jahresbericht der Kónigl. Bóhmischen gesellschaft der Wissenschaften, fùr das jahr 1894. Jahresbericht iXber die Fortschritle der Chemie und ver- wandter Theile anderer Wissenschaften Begrundet von J. Liebig und H. Kopp, herausgegeben von F. Fittica, ftir 1889, Braunschweig, 1895. 'Journal et Proceedings of the Royal Society of New South Wales, Sydney, Voi. XX Vili, 1894. Journal d' agriculture pratiqìte. Paris 59'' annèe, T. II 1895, N. 31-44. Journal des Economisles. 54® année, 5*^ sèrie 1895, aout- octobre. Journal de V analoìnie et de la physiologie. - Paris. - XXXr annèe, N. 3-4, mai-aout, 1895. ~ CXLIX ^ 'Journal de phaìvnacle et de chimie, 15 annèe, 6" serie 1895, T. II, N. 3-9. Journal d' hygiène. Paris, 2P annèe, 1895, 20'' Voi. N. 984-97. Mathematische Annalen, begrùndct 1868 durch Alfred Clebsch iind Cari Neiimann, 46 Band. Heft. 3, 1 895. * Mèinoires couronnès et autres Mémoires publiés par V Acadèmie Royale de mèdecine de Belgique. - Col- lection in-8.°. Tome XIV, 3.^ fascicule, 1895. * Mémoires de f Acadèmie des sciences, belles-lettres et arls de Savoie. - Charabéry, 4.® Serie, T. V, 1895. * Mèìnoires de VAcadèìnie Imperiale des sciences de St. Pèlersbourg. - IIP Sèrie, Tome XLIl, N, 7-12. * Memoirs and Proceedings of the Manchester Literary et philosophical Society, 1894-95, Fourth Series Voi. 9 N. 3-5. * Memorias y Revista de la Sociedad cientifìca « Antonio Alzate^. Mexico, T. VIII, 1894-95, N. 3-4. * Memorie delV Accademia d'agricoltura, arti e commercio di Verona. - Voi. LXXI, S. Ili, fase. I, 1895. * Memorie del Reale Istituto Lombardo di scienze e lettere. - Classe di scienze matematiche e naturali, Voi. XVII. Vili della Serie III, fase. V, 1895. * Memorie della Società Geografica Italiana. - Voi. V, parte prima, 1895. Minerva. Rassegna internazionale. Roma, 1895, Voi. X, luglio-ottobre. * Ministero degli affari esteri. - Bollettino luglio-settembre, 1895. * Ministero di agìHcoltura, industria e coramercio. - Di- rezione generale della Statistica. - Popolazione. - Mo- vimento dello stato civile. - Anno 1894. * Idem,. - Direzione generale della statistica. Annali di statistica. Serie IV, N. 81. 1895. * Idem. - Direzione generale della statistica. -^Statistica giudiziaria, civile e commerciale per l'anno 1895. — CL — 'Idem. - Divisione Credito e Previdenza - Bollettino di notizie sul credito e la previdenza. Anno XIII, N. 5-7 31 maggio-31 luglio, 1895. * Ministero delle finanze. Direzione generale delle gabelle. Bollettino di legislazione e statistica doganale e com- merciale. - Anno XII, aprile-giugno 1895. * Idem. Direzione generale delle gabelle. Ufficio centrale di revisione e di statistica. - Statistica del commercio spe- ciale di importazione e di esportazione, dal 1° gennaio al 30 settembre 1895. * Ministero dell" interno. Direzione della sanità pubblica. Bollettino sanitario, maggio-luglio, 1895 * Ministero dell' istruzione pubblica. Bollettino ufficiale, anno XXII, 1895 Voi. IL N. 32-42 e suppl, 43-44, ed Indice generale dell'annata 1893. ' Mittheilungen des natunuissenchaftlichen Vereines fur Steiermark. - Jahrg, 1894. - Graz, 1895, * Museum (Australian). - Sydney, Annual Report of the Trustees, for 1894, 4.° Natura ed Arte - Anno IV, 1894-95, N. 17-23. Neptunia. Rivista italiana di oceanografìa, pesca ed aquicul- tura, 1895, 15-31 luglio-settembre. Nuove Veglie Veneziane. Rivista letteraria ed artistica per le famiglie. - Venezia, Anno I, N. I-VIII, marzo- ottobre, 1 895. Osservatorio (I. R.) astronomico-meteorologìco in Trieste. - Osservazioni meteorologiche, marzo-giugno 1895. Picentino (II) Giornale della R. Società economica ed or- gano del Comizio agrario di Salerno. - Anno XXVIII, luglio-settembre 1 895. 'Polesine agricolo (II) Giornale d'agricoltura pratica. Rovigo. Anno Vili, (V delhi nuova serie) N. 21-24. (VF della n. s.) N. 1-3. * Politecnico {II). Giornale dell'ingegnere architetto civile ed industriale. - Anno XLIII, luglio-settembre, Milano 1895. - GLI — * Polyhihlion. Revue bibliographique universelle. Partie lit- tèraire et Partie teclmique. - Denxième Sèrie. T. XLII XLIV de la CoUection. Paris, 1895, aout-uctobre. ' Proceedings of the London mathematical Society. - Nos. 518-22. * Proceedings of the Roijal Society. London, Voi. LVIII, No. 349-51, 1895. * Proceedings and Transactioyis of the Royal Society of Canada, for the year 1894, Voi. XII. * Proceedings ofthe Academy of Natutml Science of Phi- ladelphia. - 1894. P. III. october-decembre. ' Proceedings of the American phylosophical Society. - Philadelphia. Voi. XXXII, n. 143, - XXXIII, n. 146. ' Rassegna statistica trimestrale del Comune di Venezia. 1895. Anno XXIV. II. trimestre. ' Records of the Geological Survey of India. 1895, Voi. XXVIII, part. 3. * Rendiconti del R. Istituto Lombardo di scienze e lettere. 1895. Serie II, Voi. XXVIII, fase. XV-XVI. * Rendiconti della Reale Accademia dei Lincei. Roma. Classe di scienze morali, storiche e filologiche. - S. V^ Voi. IV 1895, fase. 6-8. ' Rendiconto dell' Accademia delle scienze fisiche e mate- matiche. - (Sezione della Società Reale di Napoli). S. 3.^ Voi. I. (Anno XXXIV) fase. 7, 1895. * Report for the year 1894-95, presented by the Board of Managers of the Observatory of Yale University to the President and Fellows. * Revue des sciences naturelles appliquèes, publièe par la So- ciété nationale d'acclimatation de France. - Paris, 1895. 42.'= année. N. 13-14. Revue desdeux Mondes. - LXV année, 4" pèriode, T. 130® 1-15 Aout, T. 131, I september-15 octobre, T. 132, 1 novembre, 1895. Revue Britannique. 7P année, Paris, 1895, N. 8-10, Aout- Octobre. — CLll — ' Rlsorgiinenlo {Il nuooo). Rivista di filosofia, scienze, lettere educazione e studi sociali. - Milano 1894-95 Voi. V. fase. Vili, IX. * Rivista Italiana di scienze maturali. Bollettino del Na- turalista. - Siena. Anno XV, 1 agosto-14 ottobre, 1895. * Rivista (La). Periodico della R. Scuola di viticoltura ed enologia di Conegliano. -Anno I. Serie IV, N. 15-21, 1895. " Rivista Storica Italiana. - Torino 1895. Anno XII, fase, 3.° luglio-settembre. * Rivista d'artiglieria e genio. Roma, 1895, luglio-settembre. ' Rivista veneta di scienze mediche. Anno XII. 1895.- Tomo XXIII. fase. 1-0, 15 Iuglio-30 settembre. * Rivista d'igiene e sanità pubblica.- Roma, Anno VI, 1895 N. 15-20. ' Rivista militare italiana. - Roma. Anno XL, 1895, disp. 15-20.''' 1 agosto- 15 ottobre. * Rosario (II) e la Nuova Pompei. Periodi-^o mensile. Anno XII Quad. VIl-X. Valle di Pompei, 1895. ' Scriften herausgegeben von der Naturforscher-Gesell- scha/t bei der Universitat Jurjew {Dorpat). VIII. 1895. Sèances et travaux ile V Acadèmie des sciences morales et politiques. - (Institut de France). - Compte rendu. - 1895, Juillet-Octobre. ' Silzungsberichte der Kóniglich Preussischen Akademie der Wissenschaften zu Berlin. - 16 mai-25 juli 1895. * Silzungsberichte der Naturforscher-Gesellschaft bei der UniversitcU Dorpat. - Zehntev Band. Drittes Heft 1894. ' Silzungsberichte der Kònigl. bòhmischen gesellschaft der wissenschaften Mathem-natuì-ioiss. Classe 1 894. Philos- histor-philolog. Classe 1894. Silzungsberichte und Abhandlungen der Naturwissen- schaftlichen Gesellschaft Isis in Dresden. - Jahrgang 1894 Juli bis December. * SitzuìigsbericlUe der pi tilosop] lisci t-philulogischen uìid _ CLlll — der historischen Classe der K. b. Akad ernie des Wis- senschaften zie Mùnchen. 1895. Heft. II. * Sitnongsberichte der mathematiscìi-phisikalischen Classe der K. B. Akademie dei' Wissenschaflen zu Mùnchen. 1895. Heft. II. ' Smitlt^onian Institution. Bureau of etimologi/. Washing- ton. Anniial Report. 1889-91. * Smilhsonian Institution. Miscellaneous Colleclions. 1894, N. 854, 969, 970. * Società Reale di Napoli. Atti della Reale Accademia di scienze morali e politiche. - Voi. XXVII, 1894-95. Sociètè de gèographie. - Paris. BuUetin 7.^ sèrie, t. XVI. 1-2" trimestre 1895. -Comptesrendus des séances, 1895. N. 9-12. Spectateur mililaire (Le). Reciieil de science, d'art et d'hi- stoire militaire. - V.« Serie. T. XX, livr. 117-22. * Sperimentale (Lo). Giornale medico. Organo dell'Accade- mia Medico-fisica Fiorentina. - Sezione Clinica. Anno XLIX, 1895. N. 21-30. Sezione Biologica. Anno XLIX. 1 895 fase. II. ' Stazioni (f^ej sperimentali agrarie italiane. Organo delle stazioni agrarie e dei laboratori di chimica agraria del Regno. - Modena, 1895, Voi. XXVIII fase. VII-IX luglio- settembre. Technologiste {Le). - Paris 1895. 57 annóe. - 3.'^ Séries, T. XVIII, N. .326-29. * Transactions of the Conneticut Academy of arts and Sciences.- Voi. IX. p. 2."" New-Haven 1895. U. S. Geographical and Geological Survey of the liocky Mountain Regioji. Washington. Oontributions to North American etnology. Voi. IX, 1893. United States Departement of A gricuUure. - Xorth A- merican Fauna. Washington, N. 8, 1895. Valle di Pompei. Anno V, giugno-luglio. 1895. Verhandlungen der Rnssisch-Kaiserlichen Mineralogi- — CLIV — schen Gesellschaft zu St. Petersbourg. - Zweite Serie Band. XXXI, 1S94. * Verhandlungen der K. K. zoologisch-botanìschen Gesell- schaft in Wien. - Jahrg, 1895. XLV Band. 7-9 Heft. * Verhandlungen des Vereins fur Jleil-und Naturkunde ^w Press&wr^. - Neue folge, Vili heft Jahrgang 1892-93. ' Verhandlungen des naturhìstorischen Vereins der preus- sischen Rheinlande, Westfalens und des Reg.-Bezirk Osnabriìck. - Sechste Folge, I. Jahrgang. Bonn, 1894. Zweite Hàlfte. ' Voce (La) di Murano. Giornale dell'industria vetraria. Anno XXIX, 1895, N. 13-17. * Zeilschrif't des Oesterreichischen Ingenieur und Archi- tekten Vereines. - Wien, 1895. XLVII Jahrgang. N. 31-44. * Zeitschrift der Deutschen Geologischen Gesellschaft. Ber- lin. XLVI Band. 4 Heft, 1894 October-December. XLVII Band. 1 Heft Januar-Mars 1895. Zeitschrift Oesterr. Gesellsch. f. Meteorologie und Mete- orologische Zeitschrift. - Wien, 29 voi. Serie completa (legata) fino a tutto il 1894. INDICE GENERALE PER AUTORI, PER NOMI E PER MATERIE INDICE PER AUTORI E PER NOMI Allighieri Dante - Il merlo nel Canto XIII del suo Pur- gatorio. - F. Cipolla, p. 56-60. — Intorno al Verso 15 del Canto XXX del suo Purga- torio. - F. Cipolla, p. 438-43. — Noterelle Dantesche: I. Seconda morte, II. Pria, III. Schiera bruna, IV. Beatrice. F. Cipolla, p. 6.39-47. — Il Gerione. - F. Cipolla, p. 706- 10. — Nuove noterelle Dan- tesche. - F. Cipolla, p. 986-97. — Il falcone nel Purgatorio e. XXIV, 49-63 - F. Cipolla, p. 1140-46. Anderlini F. - Ricerca dell' ar- go nelle emanazioni terrestri. I gas delle terme di Abano. Nota preliminare (in collabo- razione con R. Nasini), p. 1138- 11.39. Artini Ettore - Appunti pe- trografici sopra alcune rocce del Veneto. I basalti del Ve- ronese. Nota, p. 252-76. Bacelli Guido - (Parole pro- nunziate da S. E.) Ministro della Istruzione pubblica, nel- r occasione della sua visita al R. Istituto il 30 maggio 1 895, in risposta al Discorso pro- nunciato dal Presidente Lam- pertico, p. 673. Bacone Francesco - Della pri- ma versione in nostra lingua dei suoi Saggi. Nota. - E. Te- za, p. 40-49. Balbi (I^.cono) - (Il lituo d' a- vorio del vescovo) di Tor- cello, opera del secolo XIII. testé venuta alla luce, (con 2 fotografie). - C. A. Levi, pag. 648-57. Banal Remigio - Di una classe di superficie a tre dimensioni a curvatura totale nulla. Nota, p. 998-1004. Bellati Manfredo - Sulle idee di Bartolomeo Bizio intorno alle soluzioni. Nota, p. 678- 90. — Commemorazione del m. e. Antonio Pazienti, pag. 1125-37. Beltrame Giovanni - Il mio sogno sui futuri destini della Colonia italiana Eritrea, p. 283-98. Bizio Bartolomeo - Sulle sue idee intorno alle soluzioni. Nota. - M. Bellati, p. 678-90. Bonatelli Francesco - La cul- tura e r umanità (Discorso letto neir adunanza solenne del R. Istituto Veneto) p. 817 -36. — Percezione e pensiero Parte III. Il pensiero, p. 1027 -91. — CLV1 BONCOMPAGNI (don BaLDASSARk) e la Storia delle scienze ma- tematiche e fisiche. Notizia. - A. Favaro, p. 509-21, Cassani Pietro - Sugli àngoli degli si)azi lineari in un am- biente a più dimensioni, p. 388-93. Castellani Carlo - La Novella di Ruggiero I Re di Sicilia e di Puglia sulle successioni, ridotta alla sua vera lezione ed annotata, p. 345-51. — Pacomio Rusano grammatico greco del secolo XVI e i ma- noscritti autografi delle sue Opere. Ricerche storiche, p. 903-10. Cavazzani e. - Se il moncone centrale di un nervo si possa unire col moncone periferico di un nervo più lungo, e se, avvenuta la unione, questo conservi le sue proprietà fi- siologiche in tutta la sua lun- ghezza. Ricerche (in collabo- razione col prof. Aristide Ste- fani), p. 1005-26 (con una tavola). Cellini Benvenuto - La sua Vita nelle mani del Goethe. Nota. - E Teza, p. 299-307. Cjpolla Carlo - La data della morte di Verde dei Salizzoli, madre di Cangrande I della Scala. Nota, p. 959-61. Cipolla Francesco - Ancora due parole sull' epigramma di Claudiano, De seneveronensi, p. 53-55. — Il merlo nel Canto XIII del Purgatorio, p. 56-60. — Albinismo ed isabellismo. Nota ornitologica, 11 — p. 248-51, — Intorno al Verso 15 del Canto XXX del Pur- gatorio, p. 438-43. — Note- relle Dantesche : I. Seconda morte, II. Pria. HI. Schiera bruna. IV. Beatrice, p. 639- 47. — Il Gerione di Dante, p. 706-10. — Metacromatismo di Eììiheìnza citriveila Linn. p. 911-14. Nuove noterelle Dan- tesche, p. 986-97. — Il fal- cone nel Purgatorio, e. XXIV, 49-63, p. 1140-46. ClSCATO Cx. - Osservazioni di comete e di pianetini fatte a Padova nel 1894, e calcoli re- lativi air orbita del pianeta (354). Nota, p. 1161-84. Claudiano - Ancora due parole sul suo epigramma: De sene veruìiensi. - F. Cipolla, pag. 53-55. Cristoforo (San) - Le sue ge- ste nella tradizione armena. - E. Teza, p. 747-71. Nota, p. 901-2. De Betta Edoardo - Discorso nel lasciare 1' ufficio di Pre- sidente dell' Istituto, p. 278-79. De Giovanni Achille - Comu- nicazione della Gommissione per le proposte dell'Istituto bacteriologico in Padova, p. 83-87. — Il concetto della ne- vrosi considerato nei rapporti colle esigenze curative. (III. Comunicazione), p 318-27. De Hieronymis Matteo - Co- municazione sulla sieroterapia nella difterite. Impressioni ed annotazioni (in collaborazione col m. e. E. Filippo Trois), p. 5-24. — CLIX ~ De' Pomi David - Le sue Ope- rette minori. - E. Teza, p. 965- 85. De Toni Giovanni Battista. - Sopra tre nuove alghe marine giapponesi del prof. K. Oka- mura. Nota, p. 337-44. Enestróm Gustavo - Sulla sua Bibliotheca Mathematica. X Comunicazione. A Favaro, p. 522-26. Ercole Petrus - (Horatianam quaestiunculam tractavit). p. 730-37. Fambri Paulo - Necrologia del m. e. Antonio Fertile, p. 503 -505. — Saverio Scolari. Fa- role commemorative, p. 676- 677. — Relazione sui premi scientifici ed industriali, p. 795-812. Favaro Antonio - Nuovi contri- buti alla storia del processo di Galileo, p. 88-97. — Don Baldassare Boncompagni e la Storia delle scienze matema- tiche e fisiche. Notizia, p. 509 -21. — Sulla Bibliotheca Ma- thematica di Gustavo Ene- stróm. X. Comunicazione, p. 522-26. Ferraris Carlo Francesco - Note statistiche sulle dotazioni delle Università germaniche ed italiane, p. 98-114. — Sta- tistica degli inscritti nelle U- niversità e negli Istituti di i- struzione superiore per gli anni scolastici 1893-94 e 1894 -95. Nota, p. 892-900. GrALiLEl Galileo - Nuovi con- tributi alla storia del suo pro- cesso. - A Favaro, p. 88-97. Gennari G. - Anomalie nella dispersione rotatoria dell' aci- do malico. Memoria (in col- laborazione col prof. R. Na- sini), p. 915-42. Goethe - (La Vita di Benvenuto Cellini nelle mani del). Nota. E. Teza, p. 299-307. Gradenigo Pietro - D' un oc- chiale di accomodazione au- tomatica. Comunicazione pre- ventiva (con una tavola), p. 329-36. Lampertico Fedele - Discorso neir assumere 1' ufficio di Pre- sidente dell'Istituto, p. 279-80. — Discorso pronunciato alla presenza di S. E. il signor Mi- nistro della Istruzione pub- blica neir occasione della sua visita al R. Istituto, il 30 mag- gio 1895, p. 672-73. Levi Cesare Augusto — Il lituo d' avorio del vescovo Buono Balbi di Torcello, opera del secolo XIII, testé venuta alla luce (con due fotografie), p. 648-57. Levi-Morenos David - Note di pesca e d' aquicultura (fig.) p. 357-87. LioY Paolo - Sui resti orga- nici trovati in alcune grotte del Vicentino, p. 312-17. — Due ditteri del Lido di Ve- nezia, p. 563-71. — Le mi- steriose barchette della Fon- tega (Fimon) p. 1092 - 105 Luzzatti Luigi - Proposta di aderire alle onoranze scienti- fiche tributate dall' Università di Roma, per solennizzare il - CLX cinquantesimo anno d' inse- gnamento del prof, senatore Angelo Messedaglia,p. 7oi)-43. Marinelli Giovanni - Intorno ad una singolarità batometrica esistente nella Laguna Veneta. Breve Nota, p. 50-52. Marinelli Olinto - Osserva- zioni batometriche e fisiche eseguite in alcuni laghi del Veneto nel 1894. Comunica- zione (con una Carta) p. 6o-74. Martello Tullio - L' imposta progressiva in teoria e in pratica, p. 1-208, Appendice. Martini Tito - Intorno alle correnti generate dall' immer- sione del platino e della spu- gna di platino in una soluzione acidulata. Nota p. 1196-205. Mazzaron G. - Sulla determi- nazione degli acidi fissi nei grassi, p, 1 147-50. Messedaglia Angelo - Pro- posta di aderire alle onoranze scientifiche tributate dall'Uni- versità di Roma, per solen- nizzare il di lui cinquantesimo anno d'insegnamento. L. Luz- zatti, p. 739-43. MoRSOLiN Bernardo - Un poeta che vive per un sonetto su Venezia, p. 839-74. Nasini Raffaello -Sopra l'argo, il nuovo elemento scoperto neir aria da Lord Rayleigh e dal prof. Ramsay. Nota, p. 691-705. — Anomalie nella dispersione rotatoria dell'acido malico. Memoria (in collabo- razione col dott. G. Gennari) p. 915-42. — Ricerca dell'argo pelle emanazioni terrestri. L gas delle terme di Abano. Nota preliminare (in collabo- razione con F. Anderlini) p. 1138-39. Negri Ariuro -Sopra un cranio di cavia scoperto in una ca- verna quaternaria in provincia di Vicenza. Nota preliminare p. 61 -62. — Osservazioni sopra la caverna della fornace presso Comedo e sopra i resti di mammiferi in essa rinve- nuti. Nota (con una tavola) p. 943-57. NicoLis (De) Enrico - Depositi quaternari nel Veronese (con una carta geol.) p. 772-86. Okamura Kint.^ro - Sopra tre nuove alghe marine giappo- nesi da lui illustrate. Nota di G. B. De Toni, p. 337-44. Orazio - Horatiana ■ — ■ Quibus temporibus Horatium tres priores carminum libros et priorem epistularium confe- cisse atque edidisse versimil- limum sit-scripsit Salomon Piazza D. Phil. p. 115-247. — - Horatianam quaestiuncu- lam tractavit Petrus Ercole, p. 720-37. Pacomio Rusano grammatico greco del secolo XVI e i ma- noscritti autografi delle sue Opere. Ricerche storiche. C Castellani, p. 903-10. Padova Ernesto - Moto di un disco circolare pesante che gira appoggiandosi ad un piano orizzontale. Nota p. 489-95. — Moto di un solido in un liquido illimitato. Nota, p. 1151-60. — CLXl — Palatini Francesco - Contri- buto alla geometria del fascio di raggi ed alla teoria del- l' uguaglianza delle figure piane, p. 711-29 fig. Pazienti Antonio - Sua com- memorazione. M. Bellati, p. 1125-37. Pertile Antonio - Sua necro- logia. - P. Fambri, p. 503-5. — Parole commemorative. - E. Teza, p. 507-8. Piazza Salomon - Horatiana. Ouibus temporibus Horatium tres priores carminum libros et priorem epistularium con- fecisse atque edidisse versi- millimum sit. p. 115-247. Ragnisco Pietro - La fede, la speranza e la carità nell'etica moderna, p. 597-638. Ramsay (prof.) e Lord Rayleigh - Sopra r argo, il nuovo ele- mento da loro scoperto nel- r aria. Nota. R. Nasini, p. 691-705. Rayleigh (Lord) e prof. Ramsay Sopra r argo, il nuovo ele- mento da loro scoperto nel- r aria. Nota. R. Nasini, p. 691-705. Ricci Gregorio - Sulla teoria intrinseca delle superficie ed in ispecie di quelle di 2" grado, p. 445-88. RiccoBONi Daniele - « Barone ■» e vocaboli affini (Dalla pa- lestra alla bisca attraverso la reggia ed il cielo), p. 394- 402. Ruggiero L Re di Sicilia e di Puglia (La Novella di) sulle successioni - ridotta alla sua T. VI, S. VII vera lezione ed annotata. C. Castellani, p. 345-51. RusANO - Vedi Pacomio. Salizzoli - V. (Verde dei Sa- lizzoli). San Cristoforo - V. Cristoforo. Scolari Saverio - Parole com- memorative. - E. Teza, P. Fambri. p. 674-77. Stefani Aristide - Intorno al- l' azione protettrice dei vaghi sul cuore. Nota. p. 352-55, — Dell' azione vaso-motoria riflessa della temperatura. Ri- cerche (fig.). p. 403-17. — Dell' azione della temperatura sui centri bulbari del cuore e dei vasi. Ricerche (fig.) p. 875-91. — Se il moncone centrale di un nervo si possa unire col moncone periferico di un nervo più lungo, e se, avvenuta la unione, questo conservi le sue proprietà fi- siologiche in tutta la sua lun- ghezza. Ricerche (in collabo- razione col dott. E. Cavaz- zani), (con una tavola) p, 1005-26. Tamassia Arrigo - Ricerche sulla docimasia pneumo-epa- tica, p. 527-62. — Sulla causa di morte nell' impiccamento e mezzi congeneri. Nota p. 1106-19. Teza Emilio - Di una gram- matica inedita della lingua Georgiana scritta da un cap- puccino d'Italia. Note p. 25-39, 308-1 1 . — Della prima ver- sione in nostra lingua dei Saggi di F. Bacone. Nota, p. 40-49. — La Vita di Benve- 90 - CLxn — nuto Cellini nelle mani del Goethe. Nota, p. 299-307. — Parole alla memoria del m. e. Antonio Fertile, p. 507-8. — La Società Biblica d' In- ghilterra nel MDCCCXCiv. Note p. 572-96. — Saverio Sco- lari. Parole commemorative, p. 674-76. — Le geste di S, Cristoforo nella tradizione Ar- mena, p. 747-71. Nota p. 901-2. — Le Operette minori di David De' Pomi, p. 965-85. Tono Massimiliano - Bollettino meteorologico dell' Osserva- torio di Venezia. Luglio-Di- cembre 1894, p. 75-77, 496- 501, 787-92, 1120-22. Trois Enrico Filippo - Comu- nicazione 'sulla sieroterapia nelle difterite. Impressioni ed annotazioni (in collaborazione col dott. Taddeo De Hie- ronymis), p. 5-24. Verde dei Salizzoli madre di Cangrande I della Scala La data della sua morte. Nota, C. Cipolla, p. 959-61. Veronese Giuseppe - Dimo- strazione della proposizione fondamentale dell'equivalenza delle figure, p. 431-37 (fig.). Vlacovich Giampaolo - Sull'e- stremità intestinale del con- dotto coledoco, p. 1185-95. — CLXlll — INDICE DELLE MATERIE Abano - Ricerca dell' arg-o i ielle emanazioni terrestri. I gas delle terme di Abano. Nota preliminare. - R . Nasini, F. Anderlini, p. 1138-39. Adunanze. — Atti. Adunanza ordinaria 18 novembre 1894 P- 1-3 » » 23 dicembre 1894 » 79-82 » » 29 gennaio 1895 » 277-82 » » 17 febbraio » » 410-20 » » 17 marzo » » 503-05 » » 21 aprile » » 569-70 (Visita di S. E. il Ministro della Pubblica Ist ruzione al R. Istituto, 30 maggio 1895, p. 671-73). Adunanza straordinaria 9 maggio 1895 P- 739-44 » ordinaria 18 » » 745-46 » solenne 19 » » » 693-94 » ordinaria 16 giugno » » 837-38 » » 14 luglio » » 974-65 » » 4 agosto » » 1123-24 Africa - Il mio sogno sui fu- turi destini della Colonia Ita- liana Eritrea. - G. Beltrame, p. 283-98. Atgchra - Sulla teoria intrin- seca delle superficie ed in i- specie di quelle di 2°, grado. G. Ricci, p. 445-88. — Di una classe di superficie a tre dimensioni a curvatura totale nulla. Nota. - R. Banal, p. 998 1004. Algologia - Sopra tre nuove alghe marine giapponesi del prof. K. Okamura. Nota. - G. B. De Toni, p. 337-44. Anatomia umana - SuU' estre- mità intestinale del condotto coledoco. - G. P. Vlacovich, p. 1185-95. Aquicultura - Note di pesca e d' aquicultura. - D. Levi-More- nos, p. 357-85 (con 2 tav.). Archeologia - Il lituo d' avo- rio del vescovo Buono Balbi di Torcello. Opera del secolo — CLXIV XIU testé venuta alla luce. -C. A. Levi, p. 648-57 (con 2 fotografie). Armenia - Le geste di S. Cri- stoforo nella tradizione Arme- na. - E. Teza, p. 747-71, e Nota 901-2. Arti belle - Il lituo d' avorio del vescovo Buono Balbi di Torcello. Opera del secolo XIII testé venuta alla luce. — C. A. Levi, p. 648-57 (con 2 fotografie). Astronomia - Osservazioni di comete e di pianetini, fatte a Padova nel 1 894, e calcoli relativi all'orbita del pianeta (354) - G. Ciscato, p. 1 161-84. Bacteriologia - Comunicazione della Commissione per le pro- poste dell' Istituto Bacterio- logico in Padova. - A. De Gio- vanni, p. 83-87. Batometria - V. Idrografia Bibbia - La Società Biblica di Inghilterra nel MDCCCXCIV. Note. - E. Teza, p. 572-96. Bibliologia - Di una gramma- tica inedita della lingua Geor- giana, scritta da un cappuc- cino d' Italia Note. - E. Teza, p. 25-39, e Nota, .308-11.— Della prima versione in no- stra lingua dei Saggi di Ba- cone. Nota. - E. Teza, p. 40-49. — Nuovi contributi alla sto- ria del processo di Galileo. Nota. - A. Favaro, p. 88-97. — La novella di Ruggiero I. re di Sicilia e di Puglia sulle successioni, ridotta alla sua vera lezione ed annotata. - C. Castellani, p. 345-51. — Sulla Bibliotheca Mathematica di Gustavo Enestròm X. Comu- nicazione. - A. Favaro, p. 522 -526. — Pacomio Rusano grammatico greco del secolo XVI e i manoscritti autografi delle sue Opere. Ricerche sto- riche, p. 903-10. Chimica - Sopra 1' argo, il nuovo elemento scoperto nel- r aria da Lord Rayleigh e dal prof. Ramsay. Nota. - R. Na- sini, p. 691-795. — Anomalie nella dispersione rotatoria del- l' acido malico. Memoria. - R. Nasini, G. Gennari, p. 915-42. — Ricerca dell' argo nelle e- manazioni terrestri. I Gas delle terme di Abano. Nota preli- minare. - R. Nasini, F. Ander- hni, p. 1 138.-39.— Sulla deter- minazione degli acidi fissi nei grassi - G Mazzaron p. 1 1 47-50. Commemorazioni. Lettera cir- colare annunziante la morte del m. e. Antonio Pertile. - P. Fambri, p. 503-05. — An- tonio Pertile. Parole - E. Teza, p. 507-08. — Don Baldas- sare Boncompagni e la storia delle scienze matematiche e fisiche. Notizia. - A. Favaro, p. 509-21. — Saverio Scolari. Parole commemorative. - E. Te- za, P. Fambri, p. 674-77. — Commemorazione del m. e. Antonio Pazienti. - M. Bei- lati p. 1125-37. Concorsi scientifici - V. Rela- zioni. V. Programmi. Comedo - Osservazioni sopra la Caverna della Fornace pres- so Comedo e sopra i resti di CLXV mammiferi in essa rinvenuti. A. Negri, p. 1)43-57 (con una • tavola). Cìstica - La Vita di Benvenuto Cellini nelle mani del Goethe. Nota. E. Teza, p. 299-307. — Horatianam quaestiuncu- lum Tractavit Petrus Ercole, p. 730-37. — Le geste di S. Cristoforo nella tradizione Ar- mena. -E. Teza, p. 747-61. Cronologia - Horatiana. Ouibus temporibus Horatium tres prio- rem epistularium confecisse atque edidisse versimillimum sit - scripsit S. Piazza dott. Phil. p. 115-247. — La data della morte di Verde dei Sa- lizzoli madre di Cangrande della Scala. - C. Cipolla p. 959 -961. Dantologia - V. nell' Indice per Autori : Allighieri Dante. Diritto civile - La Novella di Ruggiero L re di Sicilia e di Puglia, sulle successioni, ri- dotta alla sua vera lezione ed annotata. - C. Castellani, p. 345-5 L EconODìia politica - Il mio so- gno sui futuri destini della Colonia Eritrea. -G. Beltrame, p. 283-98. — L' imposta pro- gressiva in teoria e in pra- tica. - F. Martello, p. 1-208, Appendice. Elenc/ù dei libri e delle Opere periodiche pervenuti al R. Istituto p. XLII-CLn'. Elenco dei Membri e Soci del R Istituto. Anno accademico 1894-95, p. v-xvxix. Eletlricità. - Intorno alle cor- renti generate dall' immersio- ne del platino e della spu- gna di platino in una solu- zione acidulata. Nota. - T. Martini, p. 1196-205. Entomologia - Due ditteri del Lido di Venezia. - P. Lioy. p. 563-7 E Eritrea - V. Africa. Esposizione industriale - V. Relazioni. Etica - La fede, la speranza e la carità nell' etica moderna. P. Ragnisco, p. 597-638. Filologia - « Barone » e vo- caboli affini. (Dalla palestra alla bisca attraverso la reggia ed il cielo). - D. Riccoboni, p. 394-402. Filosofìa - La cultura e 1' u- manità. Discorso letto nelT a- dunanza solenne del R. Isti- tuto Veneto. - F. Bonatelli, p. 817-36. — Percezione e pen- siero. Parte III. Il pensiero. F. Bonatelli p. 1027-91. Fi/^on - Vedi Fontega. Fisica - Intorno ad una singo- larità batometrica esistente nella laguna Veneta. Breve Nota. - G Marinelli, p. 50-52. — Osservazioni batometriche e fisiche eseguite in alcuni laghi del Veneto nel 1894. Comunicazione. - O. Marinelli, p. 63-74 (con una tavola). — ■ Don Baldassare Boncompagni e la storia delle scienze ma- tematiche e fisiche. Notizia. A. Favaro. p. 509-21. — Sulle idee di Bartolomeo Bi- zio intorno alle soluzioni. No- ta. - M. Bellati, p. 678-90. Fisiologia - Intorno all' azione protettrice dei vaghi sul cuore. Nota. - A. Stefani, p. 352-55. — Dell' azione vaso-motoria reflessa della temperatura. Ri- cerche. - A. Stefani, p. 403-17, fìg. — Dell' azione della tem- peratura sui centri bulbari del cuore e dei vasi. Ricerche. - A. Stefani, p. 875-91, fig. — Se il moncone periferico di un nervo si possa unire col mon- cone periferico di un nervo più lungo, e se, avvenuta la unione, questo conservi le sue proprietà fisiologiche in tutta la sua lunghezza. Ricerche. A. Stefani, E. Cavazzani, p. 1005-26 (can una tav.). Fon tega (Fimon) - (Le miste- riose barchette della). - P. Lioy, p. 1092-105 fig. Geologia - Depositi quaternari nel Veronese. - E. Nicolis, p. 772-86 (con una tavola). Geometria - Sugli angoli degli spazi lineari in un ambiente a più dimensioni. - P. Cassani, p. 388-93. — Dimostrazione della proporzione dell' equiva- lenza delle figure - G. Vero- nese, p. 421-37 fig. — Con- tributo alla geometria del fa- scio di raggi ed alla teoria del- l'uguaglianza delle figure pia- ne. - F. Palatini, p. 7 11 -29 fig. Geo?^gia - Di una grammatica inedita della lingua Georgiana scritta da un cappuccino d'I- talia. Note - E. Teza, p. 25-39 e nota p. 308-11. Germania - V. Statistica - li- ni versità. 1 — Giappone - Sopra tre nuove alghe marine giapponesi del piof. K. Okamura. Nota. - G. B. De Toni, p. 337-44. Grecia - Pacomio Rusano gram- matico del secolo XVI e i manosritti autografi delle sue Opere. Ricerche storiche. - C. Castellani, p. 903-10. fdrograflo - Intorno ad una singolarità batometrica esi- stente nella laguna Veneta. Breve Nota - G. Marinelli, p. 50-52. — Osservazioni bato- metriche e fisiche eseguite in alcuni laghi del Veneto nel 1S94. Comunicazione. - O. Ma- rinelli, p. 63-74 (con una ta- vola). Tndvstìne del Veneto, premiate dall'Istituto. V. Relazioni. Inglìilterra - (La Società Bi- blica d') nel MDCCCXCIV. Nota. - E. Teza, p. 572-96. IstthUi di ifitruzione superiore. V. Statistica. Istruzione pubblica - V. Uni- versità, V. Statistica. Italia - V. Università. Letteratura - Della prima ver- sione in nostra lingua dei Saggi di Bacone. Nota. - E. Teza. p. 40-49. — Ancora due parole sull'epigramma di Claudiano « De sene vero- nensi.>> - F. Cipolla, p. 53-55. -- Il merlo nel Canto XIII nel Purgatorio. - F. Cipolla, p. 56-60. — Horatiana-Ouibus temporibus Horatium tres priores carminum libros et priorem epistularium confe- cisse atqua edidisse versimil- - Ci limum sit-scrìpsit S. Piazza, Dott. Phil. - p 115-247. — La Vita di Benvenuto Cellini nelle mani del Goethe. Nota. E. Teza, p. 209-307. — In- torno al verso 15 del canto XXX del Purgatorio. - F. Ci- polla, p. 438-48. — Note- relle Dantesche. — F. Cipolla, p fì3P-47. — Il Gerione di Dante, p. 706-10. — Hora- tianam quaestiunculum trac- tavit Petrus Ercole, p. 730-37. — Un poeta che vive per un sonetto su Venezia. - B. Morsolin, p. 839-74. — Pa- comio Rusano grammatico greco del secolo XVI e i ma- noscritti autografi delle sue Opere. Ricerche storiche. - C. Castellani.p. 903-10. - Nuove noterelle Dantesche. - F. Ci- polla, p. 986-97. Lettcrnbirn oricn'ale. — La Società Biblica d' Inghilterra nel MDCCCXCIV. Nota. - E. Teza p. 572-96. — Le geste di S. Cristoforo nella tradi- zione Armena. - E Teza, pag. 947-71 e Nota 901-2. Linrjuisfica - Di una gram- matica inedita della lingua Georgiana scritta da un cap- puccino d' [talia. Nota. - E. Teza. p. 25-39, e nota pag. 308-11. lAtoìn'jia - Appunti petrogra- fici sopra alcune rocce del del Veneto. I basalti del Ve- ronese. Nota. - E Artini. pag. 252-76. Matematica - Don Baldassare Boncompagni e la storia delle XVI 1 - scienze matematiche e fisiche. Notizia. -A Favaro. p. 5'>9-21 . — Sulla Bibliotheca Mathe- matica di Gustavo Enestròm X'* Comunicazione. - A. Fa- varo, p. 522-26. Meccanica. - Moto di un disco circolare pesante che gira ap- poggiandosi ad un piano oriz- zontale. Nota. - E Padova, p. 488-95. — Moto di un so- lido in un liquido illimitato. - E.Padova, p. 1151-60. Medicina - Comunicazione sulla sieroterapia nella difterite. Im- pressioni ed annotazioni. - T. De Hieronymis, E. F. Trois. p. 5-24. Medicwa hcrjale - Ricerche sulla docimasia pneumo-epa- tica. - A. Tamassia, p. 527-62. — Sulla causa di morte nel- l'impiccamento e mezzi con- generi. - A. Tamassia. pag. 1106-19. Meteor-'lonifi - Bollettino me- teorologico dell' Osservatorio di Venezia. Luglio 1894. M. Tono, p. IT^-ll . Agosto-set- tembre p. 496-501. Ottobre- novembre p. 7S7-92. Dicem- bre p. 1120-22. Ocidnticn - D'un occhiale di accomodazione automatica. Comunicazione preventiva. - P. Gradenigo, p. 329-36 (con una tavola). Onoranze ficten tifiche - Propo- sta di aderire alle onoranze scientifiche tributate dall' U- niversità di Roma per sol- lennizzare il cinquatesimo anno d' insegnamento del prof. Sé- — CLXVll natore Angelo Messedaglia. L. Luzzatti 1). 739-43. Ornitologia - Albinismo e isa- bellismo. Nota, F. Cipolla, p. 248-51. — Metacromatismo di Emheriza cUrmell^i.Lìnn. F. Cipolla, p. 911-14. — Il falcone nel Purgatorio e. XIV, 49-63. - F. Cipolla, p. 1140- 1146. Ossej'vatoì'io astronomico di Padova. — Osservazioni di comete e pianetini fatte alla Specola di Padova nel 189-J, e calcoli relativi all'orbita del pianeta (354). Nota. - G. Ci- scato p 1101-84. Osservatorio meteorologico di Venezia. V. Meteorologia. Padova - Comunicazione della Commissione per le proposte dell'Istituto bacteriologico in Padova. - A. De Giovanni, p. 83-87. — Osservazioni di co- mete e di pianetini fatte a Padova nel 1894, e calcoli re- lativi air orbita del pianeta (354).- G. Ciscato, p. 1 161-84. Paleontologia - Sopra un cra- nio di cavia scoperto in una caverna quaternaria in pro- vincia di Vicenza. Nota pre- liminare. - A. Negri, p. 61-62. — Sui resti organici trovati in alcune grotte del Vicentino. P. Lioy, p. 312-17. — Os- servazioni sopra la Caverna della Fornace presso Comedo, e sopra i resti di mammiferi in essa rinvenuti. - A. Negri, p. 943-57 (con una tavola). Faleotnologìa - Le misteriose barchette della Fontega (^Fi- mon). - P. Lioy, p. 1092-105 fig. Palalo già umana - Il con - cetto della nevrosi considerato ne' rapporti colle esigenze cu- rative (3. Comunicazione). -A. De Giovanni, p. 318-27. Pesca - Note di pesca e d' a- quicultura. D. Levi-Morenos, p. 357-85 (con 2 tavole). Premi industriali - V. Rela- zioni. Premi scientifici - V. Rela- zioni. Programm.i dei concorsi scien- tifici e dei premi d' incorag- giamento proposti dal R. Isti- tuto Veneto e dalle Fonda- zioni Ouerini-Stampalia, Ca- valli e Balbi-Valier, per gli anni 1896. 1897, 1898. pag. 813-16. Paglia - La Novella di Rug- giero I re di Sicilia e di Pu- glia, sulle successioni, ridotta alla sua vera lezione ed an- notata. - C. Castellani, pag. 345-51. Relazioni - Relazione sui pre- mi scientifici ed industriali. P. Fambri. p. 795-812. Roma - V. Università. Sicilia - La Novella di Rug- giero 1° re di Sicilia e di Pu- glia, sulle successioni, ridotta alla sua vera lezione ed anno- tata. - C. Castellani, p. 345-51. Sieroterapia - (Comunicazione sulla) nella difterite. Impres- sioni ed annotazioni. - T. De Hieronymis, E, F. Trois. p. 5-24. Società Biblica d'Inghilerra(La) — CLXIX — nel MDCCCXCIV. Note. - E. Teza. p. 572-76. Statistica - Note statistiche sulle dotazioni delle Univer- sità germaniche ed italiane. C. F. Ferraris p. 98-114. — Statistica degli inscritti nelle Università e negli Istituti di istruzione superiore per gli anni scolastici 189.3-94, 1894- 95. Nota. - C. F. Ferraris^ p. 892-900. Storia - Nuovi contributi alla storia del processo di Galileo. Nota. - A. Favaro, p. 88-97. — Il mio sogno sui futuri destini della Colonia Italiana Eritrea. - G. Beltrame, pag. 283-98. - La Novella di Ruggiero I ' re di Sicilia e di Puglia, sulle successioni, ri- dotta alla sua vera lezione ed annotata. - C. Castellani, p. 345-51. — La data della morte di Verde dei Salizzoli, madre di Cangrande della Scala. - C. Cipolla, p. 959-61. Torcello - Il lituo d'avorio del vescovo Buono Balbi di Tor- cello. Opera del secolo XIII, testé venuta alla luce. - C. A. Levi, p. 648-57 (con due fotografie). Università V. Statistica. Università di Roma - V. Ono- ranze scientifiche al professor Messedaglia. Veneto - Intorno ad una sin- golarità baton>etrica eststente nella laguna Veneta. Breve Nota. G. Marinelli, p. 50-52. - Osservazioni. - batometriche e fisiche eseguite in alcuni laghi del A^eneto nel 1894. Comunicazione. - O. Marinelli, p. 63-74 (con una tavola), — Appunti petrografie! sopra alcune rocce del Veneto. - I basalti del Veronese. Nota. -E. Artini. p. 252-76. — Depo- siti quaternari nel Veronese. - E. Nicolis, p. 772-85 (con una tavola). Veneto - V. Industrie. Venezia - (Bollettino meteoro- logico dell' Osservatorio di) luglio-dicembre 1894 - M. Tono. pag. 75-77, 496-501, 787-92, 1120-22. — Due dit- teri del Lido di Venezia. - P. Lioy. p. 363-71. - Un poeta che vive per un sonetto su Venezia. — B. Morsolin. p. 839-74. Verona - I basalti del Vero- nese. Appunti petrografici. Nota. - E. Artini, p. 252-76. — Depositi quartenari nel Ve- ronese. - E. Nicolis, p. 772-86. (con una tavola). Vicenza - Sopra un cranio di cavia scoperto in una caverna quaternaria in provincia di Vicenza. Nota preliminare. - A. Negri, p. 61-62 — Sui resti organici trovati in alcune grot- te del Vicentino. - P. Lioy, p. 312-17. — Osservazioni sopra la Caverna della For- nace presso Comedo, e sopra i resti di mammiferi in essa rinvenuti. Nota. -- A. Negri, p. 943-57 (con una tavola). — Le misteriose barchette della Fontega (Fimon). - P. Lioy, p. 1 092-1 05, fig. G AKX/ GORRIG-EN-IDA. (') Pag. 8 V. 34 legendum : coniectura » 14 > 19 » delirantis noluisse nimium paucis Augustus einen gott praefectum praefectura apposuit infortunio nihil continuo exeunte anno 735 Forsitan iubetur ibinuis, ibimus iudiciis defuncti possa idcirco In levioribus mendis meae incuriae indulgeas velii 18 » 9 19 » 31 22 » 30 47 » 10 » » 18 52 » 1 5 ."6 » 11 6-2 » 8 07 » 6 72 » 6 75 » 27 80 » 16 82 » 30 95 >•> 23 100 » 20 116 » 22 125 » 5 127 » 33 (1) Alla Memoria del dott. S. Piazza. LA/. 3 2044 106 264 179 ^4^. l ■• # , fti^i ^ *^n *r^ ^> / " ^ . ' ^^ f . r/^^^ . J i.^' "*> •' r '^■^. -i?-r >WJ. "«. v.< -^ ili? il