t /v * K » \ BIBLIOTECA ITALIANA GIORNALE LETTERATUKA SCIENZE ED ARTI COMPILATO DA VARJ LETTERATI. ToMo XI. A1>^0 TERZO Luglio Agosto e Settemhre 1818. ^^^"c/iakn MILANO PRESSQ LA DTREZIONE DEL GIORNALE Contrada del Monte di Pieta n." ia54 Casa Caj dirimpetto al Boy go Nuovo, TMPEraALE REGI\ TIPOGRAFIA. BIBLIOTECA ITALIANA • ♦■, pel Mordacchini, in 8.° N^uest' opera e presentata come un nuovo testo di lingua , che ora per la prima volta compare alia pnbblica luce. Gli Accademici della Crusca, a detta deir editore , n' ebbero gia contezza esscndo quella medesmia da essi citata col nome di Viaggio al monte Sinai. Ma questo viaggio, come leggesi'nelF indice degli autori aggiunto m fine al vocabolario, fa de- scritto da Simone Sigoli, il quale pcregrino in com- pngnia di Lionardo Frescobaldi , quando Y altro che era SI pubblica sembra steso da Frescobaldi mede- simo , benche molto confuso ne sia il frontispizio, che nella stampa e stato cambiato. Avviso poco plausibile fu quelle deir editore sig. Guglielmo Manzi che trascu- ro di confrontare col suo ua codice che in Firenze possiede il sig. Ricasuoh , giacche dice che avrebbe potuto facilmcnte ottenerlo. In mancanza di questo avesse egU avuto almcno la flcmma di scartabellare 4 tT^GClO m EGITTO il (lizionario , e di frugare qualrhe esempio trattd dal Viaggio al motite Sinai, iiidi avverare se trovasi nrl siio aiuore. Noi 1" abbiamo avtita f[ucsta fl.Mnma, ed alia vc e 3Iontagnola ri rinse i d' incontraro due poriodi trascritti da i|aesto testo , ma gli abbiamo indanio cercati in questo stampato. Gli Aocadcmici della Crusca sotto il titolo di Li- bro di Viaggi citano uii altro libro a penna rhe cssi dicono rontenere la descrizione di uii viaggio d' oltromarc fatto parimente dal Frescob ildi; ma gli esrm|ij chc se ne riportano alle vori Mugglilare ed Usitfntttarc dimostraao che e altrcsi diverso da qucllo edito dal IManzi , e che egli rinvenne nella Biblio- teca Barberini in Roma. Disviluppi chi sa e chi viiole tale imbroglio. Qncsto messer Ltonardvi Frescobaldi passo in Terra Santa ncU' anno 1384 insieme con messer Giorgio di Gurrio di Pino Gucci, e messer Andrea di Fran- cesco Kinuccini. Della condizione di questi tre mes- seri da brevemente rasjiuasLlio V cditore nella dedi- catoria : i due primi discendevano da antic hissime ed accreditate famiglie iiorentine , e quella de" Fre- scobaldi e assai benemerita delle lettere italiane per avere un Pino di messer Lanibertuccio antico rimatore conservati , come narra il Boccaccio , i primi sette canti della Divina Commedia , i quali poi riavendo Dante scguito il suo poema. Lionardo cstensore di questa relazione ebbe onorevoli inca- riclii dalla lU'iJuliblica fiorentina. Fu ncl 1879 ^^^'^ dc' XX Grandi, nel i385 fu fiitto podesta di Castello, < intpic anni dopo fu mandato a pigliare possesso di Montepulciano die si era dato alia repubblica , e ncir anno 1398 ando in P\.oma ambasciatore al pon- telice Bonificio IX, e rombatte contro i Pisani al- lorrlie assediarono quella citta. Quanto a Giorgio Gucci noil vi e ricordo che esercitasse pubblici uf- fizj (f importanza , ma il padre di lui fu uno dei piu onorati e grandi uomini di Firenzc , ed e assai cncomiato nelle storiQ delP ^mmirato. Di Andrea m LIONARDO FRESCOBALDt. 5 Rinucciiii iion ha riiivenuto Feditore memoria alcu- na , nulladimeno la famiglia e delle antiche e ripu- tate di quel paese. V itinerario del Frescobaldi , come appare dalla sua relazione , e il seguente : Passo da Firenze a Venezia , e quinci navigando al Zante e a Modo- na, prosequi il viaggioTmo ad Alessandria di Egitto. Si trasferi poscia *al Cairo , e per la \ia del deserto si avvio al monte Sinai e a Gaza, finche si ridiisse a Gerusalemme. Visitati i luoglii santi , ando a Da- masco , indi a Baruti , ed ivi preso imbarco ritorno a Venezia c a Firenze , impiegando in questo viag- gio undici niesi e mezzo. Avuta oonsiderazione ai tempi d'ignoranza in cui viveva Y autore , clie da raanifestamente a divedere essere esso medesimo uomo illitterato, e che intra- prese questa peregrinazione per solo oggetto di di- vozione , non possiamo presumere di trovare nel suo rag^uajflio ne sodezza di criterio , ne osserva- zioni accurate, ne copia d'importanti notizie. Sven- turatamente non ha tampoco Tarte di trattenere pia- cevolmente il lettore con T amenita deiresposizione, essendo la sua narrativa cosi sterile e secca quanto e generalmente mal gragiata la dicitura. Vero e bensi che spira ne' suoi racconti quella semplicita per cui sos^Uono distinguersi nella nostra favella gli scrittori del trecento , ma chiunque non voglia con- fondere la semplicita con la rozzezza , trovera lo stile troppo disastroso e negletto, e troppo spropo- sitata Telocuzione. Sembra di fatto che anzi che una relazione stesa per essere letta sia dessa Fabbozzo e lo zibaldone di un via^friatore che mette fretto- losamente in carta alia sera quanto gli e occorso di vedere durante la giornata senza punto curarsi di metodo e di ele2:anza. Diverso 2;iudizio non po- tremo portare di questo scritto vedendo in quanto gran numero sieno le espressioni triviali , le vizia- ture di sintassi, le ripetizioni deo;li stessi vocaboji e dcllt stesse maniere di dire in luoghi Funo alFaltro 6 VIAOGIO IN EGITTO vicinissimi , e dianione questi poclii escmpj tra s inoltissimi che si potrebbero addurre. Nella chiesa di S. Cristofano ( in Venezia ) si dicono che v e il siio capo, e noi vedemo il suo ginocchio ed e gran- dissima cosa a vedere. Nella chiesa di S. Giorgio fuori di Vinegia vedemo il corpo suo intero^ ed e bellissima cosa a vedere , e vedemovi un gran pezzo del Icgno della Santa Croce , un dito della mano di S. Jacopo Apostolo , e tre dita della mano di S. Costantino impC' radore Romano ( che e qui per la prima voka cano- nizzato ). Nella chiesa di S. Donato a Murano fuori di Vinegia vedemo in una grande area di pictra cento novanta corpi di fanciulli piccoli interi, i quali dico- no che furono del numero degli innocenti che Erode fece uccidere ( pag. 66 ). Cosi in altro liiogo si legge: e per questo Alessandria e la terra piii nobile , e si perche per essa alia Imperiale cittd del Cairo dove istd il Soldano ha trecento miglia ; sicche e d' Ales- sandria at Cairo 3oo miglia , che e giustissima con- seguenza. SuUo stesso andare si spiega Y autore ove dice che essendo es:li al Cairo Id quel Turcimano a cui fum,mo assegnati in Alessandria ci mend al gran Turcimano del Soldano , il qucde e sopra tutti i Turcimani del Soldano (pag. 89), ed allorche narra che il Soldano d' Egitto nel principio della sua for- tuna , quando si vide cresciuto tanto che fu Amrni- raglio , tanto fece che verine a essere V wio de due maggiori ammiragli^ e poi ordino di uccidere V altro grande ammiraglio ( pag. 9 1 ) , e quando ci raggua- glia che nel nionte Sion evvi un guardiano il quale tiene ivi otto (rati , e tiene nella chiesa del Santo Sepolcro due frati , e tiene nella chiesa dove nacquc Cristo in Betleem sei o circa ( pao;. i5o). Cosi non sappiamo quanto buona sintassi sia lo scrivere che nelle palate di legnanie che si fanno sul Nilo per annaffiare i giardini pigliavasi grande quantitd di pe- sci buonissimi e begli , ma trovasi cattivo oglio ( pag. 85), quasi che F oglio galleggiasse sulle acque del fiurae presso quelle palate ; ne troppo elegante modo DI LION4RDO FRESCOS \LDI. 7 di esprimersi sara il dire che quaiido II flume ( Nilo ) i minore , il caiiale I' acqna sua e d' altezzu braccia sei. Gi sembrerebbe di sentire parlare italiano un Turco od uno Schiavone se taluno riferisse che giunto ad un tal ospizio col siio bagaglio di subito i ser- vigiali della casa furono atare mctter dentro ( pao-. 118 ), vale a dire furono ad atare ( ajutare ) per mctter dentro: e iin discepolo alia scuola meritercbbe le biisse se scrivesse che Sansone croUando la co- lonna fece cadere il tempio dove mori quanti ve n era sotto ( pag, 134). Vero e bensi che potrebbesi con- ghietturare che il verbo inorire fosse qui usato in senso attivo , e che equivalga che e uscito dalle penne di quel beato secolo del trecento ci hanno malgrado nostro sospinti ad una critica, che sarebbe d' altroade discortese ed inopportuna. E veramente volendo a norma del giusto valore apprezzare le cose e spacciarle per quelle che sono , basterebbe dire che in sitfatte anticaglie appare di tratto in tratto fra raolta moudiglia alcuna particella di oro, ma e da stupire che 1 editoie presentando un tal libro , dichiari che « quanto alia bellezza ed alia » purita dello scritto non occorre che egli ne faccia » encomj , perocche vi si trova una semplicita ed y> un candore tutto suo , ed uno stile piano e soa- » ve , facile e naturale , senza ornamento , e pieno » di vocaboh e modi leggiadrissimi , che mostrano y> ognuno da per se una particolare bellezza. >j Ne diversamente opino il Maestro di sacra Teologia , clie neir Approvazione da lui stesa ( quantunque in tutto il rimanente assennata ) reputa degno di som- ma commendazione che si divulghi un opera scritta con antica leggiadrissima eleganza, ed in cui si rav- visa la purita dcllo stile. Chi non sapcsse che da DI LIONARDO rRESCOBALDI. 9 buone intenzioni e mosso il giudizio di questi let- terati, e da una grande parzialita verso gli antichi nostri scrittori, di le^gieri crederebbe die volessero per giovialita farsi beffe del pubblico e della nazio- nale letteratura. Quanto a noi siamo di avviso che saviaraente siensi governati gli Accademici della Grusca , allor- che abbattendosi in somiglianti scritti , dopo di averne ricavato alcuni vocaboli ed alcune frasi che reputarono drgne di essere segnate nel vocabolario, li riposero nello scalFale , non sotferendo che cora- parissero alia luce del mondo. E se cio fii fatto in un tempo in cui assai si starapava , e da uomini zelantissimi d' innalzare la gloria de'patrj scrittori e di promulgarne le opcre , non sappiamo quanto lodevole impresa ella sia di trarre adesso questi scartafacci dalla polvere delle biblioteche, e di re- galarli al pubblico tutti intieri. Non gia di nuovi testi di lingua abbisog'ia oggigiorno Y Italia , ma bensi di nuovi scrittori, ne mancano le parole, ma chi sappia usarle per dire cose e non ciance : e di ciance sveaturatamente i piu si dilettano, nientre tanti voti rimangouo tuttavia da rienipirsi nella nostra letteratura. Nulladimcno non vuolsi disconvenire che cpiesti scritti di bassissima lega composti nel secolo del trecento valgono a provare un assunto , che per bizzarria o p^r qualsivoglia altra causa e stato da taluno impugnato: e tanto piu atti essi sono a pro- varlo , quanto piu rozzi erano gli autori loro , e piu sprovveduti di lettere. Essi ci dimostrano che le regole grammaticali quantunque non sempre ri- spettate , che le scelte maniere di due , e le voci purgate che costituiscono la buona lingua italiana , quantunque con maggiore o minore parsinionia ivi usate , sono non pertanto antico patrimonio deir i- dioma toscano , e derivano dalla iavella coniune di quel paese. Scorrendo di fatto queste vecchie scrit- ture scnza niun artifizio dettate , troviamo nonii e lO VIA.CGIO IN EGITTO A'erbi ora euasti e stravolti nella declinazione e nella conjugazione, ed ora quelle parole medesime s' incontrano modellate giiista le leggi dclla sana fi-rammatica -, troviamo vocaboli sconciamente stor- piati , e questi stessi in altro luogo correttamente scritti , vocaboli bassi e plebei niisti ad altri nobili e tersi , alcune eleganze insieme a moke goffezze. Questa incertezza nello scrivere e questa incostanza erano ronsegiienza della scarsa cultura , ma assai chiaro apparisce che quando i primi letterati Toscani si accinsero a dirozzare e ad ingentilire la lingua, trovarono nello stesso popolare idioma i necessarj elementi per recare ad effetto Vimpresa. Tra le di- verse inflessioni usate nelle declinazioni e nelle con- jugazioni quelle scelsero die presentando note par- ticolari valgono a fare vie meglio distinguere i mo- di, i tempi, i numeri, i casi , ecc, ed allontanano in cotal guisa gli equivof^i ; e queste costantemente adoprando, stabilirono cosi la grammatica, non gia dettando nuove regole e nuovi precetti, che non ve n era bisogno, poiche quelle maniere avevano esem- pio nella lingua che si parlava, comeche esclusiva- mente non fossero adoperate: sbaadirono i vocaboli o disarmonici, o ambigui, o bizzarri, e attenendosi a cjuelli pin espressivi , piu splendidi e piu sonori crearono, o a meglio dire, segregarono quello che e da alcuni chiamato volgare illastre^ che nelle rozze scritture trovasi raescolato al plcbeo. Ntlla 2;uisa me- desima , ma con awiso opposto a cjuello di Dante, del Boccaccio , del Petrarca e di altri , voile Bru- netto Latini, e in tempi posteriori il Burchiello, far trionfare in vece quel lingnaggio plebeo, scegliendo c raccozzando le frasi, i proverb) e i modi piu tri- viali , e cosi questi , come quelli da niima altra fonte attinsero che dalF idioma toscano. Vero e bensi che per nobilitare la nada favella poterono quegli antichi essersi in cjualche parte gio- vati della latiiia, ma difficilmente cindurremo a cre- dere che siensi approfittati costoro degli spiopositati DI tlONARDO FRESCOBALDI. I I dialetti delle altre parti deir Italia. E per quanto spetta alia grammatica, non si saprebbe invero di- sccrnere come a forniare qiiella della lingua tosca- na abbiano potuto concorrere i dialetti vencziano , lonibardo , bolognese, napolitano , ecc, , e sarebbe cosa ridirola V imniaginarlo. Stravaganza eziaudio sarebbe il supporre clie nel secolo del trecento abbiano questi coniribuito ad arriccbire coi proprj. vocaboli il dizionario di quella lin2;ua per costi- tuire il linguaggio illustre. Mai noti e disprezzati erano que' dialetti , e fuor di Toscana poco assai si scriveva , perche se incominciavano allora i To- scani ad emergere dalle tenebre dellignoranza per opera prinripalmente di quei loro tre concittadini , buje e I'oltissime si distendevano ancora in tutto il rimanente delF Italia. Qualcbe rimatore non pri- vo aflatto di nierito surse bensi nel nientovato se- colo in taluno di que' paesi , ma non iscrivevano essi nel dialetto proprio, e presero ad imitare, co- me potevano, la lL:igua dell Arno , e si uniformaro- no a quell ortogralia. Di fatto se avessero preso norma per T ortoo;ratia dalla pronunzia nativa, ove non mai raddoppiasi consonante , si vedrebbe che infinite volte avrebbero sbagliata la rima de' loro vcrsi. Se poi Dante andava vociferando che le po- polazioni tutte deir Italia dovevano cooperare alia lormazione della lingua italiana , e se si attento , l)cnche con mala rmscita, di darne Tesempio intro- ducendo nel suo poema votaboli veneziani e lom- bardi, altra cosa e il dire che cio si dovesse o si l)otcsse fiire , ed altra cJie tanto sia stato fatto. Attribuendo ai Tosoani la gloria di avere crcata la buona lingua , e questa era nella bocca del po- polo , non deesi percio inferirne che ad essi soli spettasse ne' secoli sussegnenti, e spetti nel nostro, di accrescerla e di pcrfezionarla , ([uistione che da chi dritto ragiona non debb' essere confusa con r altra. Ora in piu modi puo ricevere incremento la nostra favella , o approHttandosi della latina , o JU ^nCAGGIO IN EGITTO con discrezioiie attingendo dalle moderne lingue viventi rlie lianno con V italiana relazioiie piu stretta, o studiando gli antichi buoni scrittori e ritrarne vo- caboli e modi o non prima osservati o trascorsi in dimenticanza. Di tutti questi mezzi puo chic chessia 2;iovarsi, ora che la cultuva non e piu esriusiva ai Toscani, che secondati dalle interne poUtiche circo- stanze furono un tempo i maestri nostri cosi nelle lettere, coi.ie nelle scienze e nelle arti , e da quel paese si diffuse per tutta Italia. Ma se negli antichi scritti la buona lingua sia frammista alia plebea in dose tale che c|uesta di gran lunga T altra soverchi, pochissimo sapra adesso avvantao^giarsi la nostra letteratura con lo studio e con la pubblicazione di opere di simil fatta. Nel numero di queste saranno da molti collocati i viaggi del Frescobaldi. Quanto poco debbano essere ap- prezzati rispetto alFelocuzione, lo abbiamo piu sopra indicate , ma niente piu paghi saremo della sostanza del hbro. E per verita essendosi raggirato V autore in paesi e sotto climi cosi estranj , e presso popoli tanto dai nostri diversi nelle costumanze, n' lla lin- gua, nella religione, non poteva meno osservare, ne peggio. Se r ignoranza de' tempi e V inscienza sua propria nol facessero degno d indulgenza e di s usa , gli si potrebbe rinfacciare che non occorreva che in si lontane terre peregrmasse per ragguagliarci che gli elefanti non hanno giunture nelle ginocchia^ che i cocomeri nell* Egitto sono molto dolci, pcrche crescono ove si coltiva la canna dello zucchero; che il luogo ove in Turchia si alloggiano i Franchi de- riva il nonie di Cane o Chai2 dalV essere i cristiani considerati come cani. Ne una grande idea ci da egli delle piramidi, che chiama i granaj di Giuseppe, senza piu dicendo che sono quadre e fatte a modo di diamante, ne dalla sua descrizione sarebbe facile di ravvisare quella pianta peculiare airOriente chia- mata musa , pianta di larghissime foglie , e ch' egli assomiglia a quelle dell" edera , e dl gambo assai DI IIONARDO FRESCOBALDI. 1 3 grosso tla liii paragonato al finocchio , com' e cosa assai strana che le rarobe sieno da lui dette pomi^ tanta essendo la dillerenza tra un pomo e tpiclla siliqua coriacca. II < ampo ov cgli piu spazia sono i niiracoli , e tanti e tali ne dice da fare strabiliare e titubare nella fode il piii devoto. Cio nulla ostante alcune non isprcgevoli notizie trovansi cpia e la. sparse nella sua relazione , cpiale e quella della vena di pece nerissima die stilla in gran copia da uno scoglio deir isola del Zante , la maniera usata in Egitto per raccogliere il balsanio , e la descrizione della giraffa, animale noto agli antichi sotto il noma di camelo pardalis , e che si dubito un tempo es- sere spezie perduta. L' editore gindico conveniente di aggiungere a cpiesto libro alcune sue glose, ma trattandosi di un nuovo testo die deve fare autorita in materia di lingua , sembra che dovesse essere suo incarico di spiegare o d' indicate almeno tutte le voci che non sono nel dizionario, risparmiandosi la briga di fare commenti sulle altre che sono gia registrate in quel- le opera. Non gliene sapremo grado pertanto per averci mostrato cio che significa usatto , ballatojo , scgnggio , civaje, allotta, innanzi che no. Egli inter- preta bensi la parola nespo , laddove dicesi che in Egitto i gambi del grano sono grossissimi e nespi , e siccome essa non e in niun vocabolario, crediamo che abbia tirato ad indovinare spiegandola per forte^ ma poteva andie dirci che cosa sia ([uella gonghia che appircata ad una canna di ferro fu fatta dal Sol- dano d' Egitto niettere al collo di un re sudcUto suo, e quella melma che i Turchi portano avvolta intorno alia testa, vocabolo inusitato, benche si capisca ri- ferirsi alio schal^ e quel verbo gottare n^a\.o owe si racconta ehe essendo cntrata V acqua nella nave tra di e notte se ne avea a gottare circa cento cogna ; r illustratore ript'te < io che dire la Crusra in quanto a cogna, che e misura di vino che in Firenze con- tiene dieci barili , e va ottimamente , ma trasanda 14. ^^AGGIO IN EGITTO affatto quel verbo. Cosi non sarebbe stato malfatto ch' egli avc'ssc avvertito che la pianta detta tigna- mica e detinita dal Frescobaldi diversamente da quanto lo e nella Grusca. In questo vocabolario ^ dice essere erba di color bianco e di grave odore , che produce fieri gialli a ciocche , viene nei luoahi sterili, e corrisponde aW eLchry sum angustiss into fo- lio. E indal)itato essere qui accennato il gnap/ialium angiistifoU'cm di L. che dal Miclieli fu chiamato eli- chrysum prcealtum liaaiice folio aagastissimo^ capitulis luteis oblongii^ et in umbellam magis spar sum disposi- lis, ecc. ( Cat. Horti Flor. pug. 35 ), ed e pianta erba- cea comunissima nella Toscana. II Frescobaldi alFin- contro ne parla come di un arbusto simile al pruno ; nel diserto noii si troika cdtri cdberi maggiori , che detti prunicelli^ ovvero tigndmiche ( pag. 116). Ora a chi daremo ragione fra (juesto antore e la Grusca? Sic- come quel nome e tuttavia in vigore in Toscana, e si adatta al mentovato gnafaUo (V. Savi, hot. Etr. 3, pag. 149)1 cosi apparisce che fu impropriamente usato dal Frescobaldi, come fa il volgo che lo ap- plira ad altre piante. E poiche siamo su questo discorso, non possiamo astenerci dal fare osservare che la Grusca al vo- cabolo tigndmica cita un esempio della Cronaca del Morelli ove questa piaata e nominata insieme col serpillo , col sermoUino e i ginepri. Ma il serpillo ed il sermoUino imhcati ivi come due erbe distinte, ' sono una cosa medosima , ed e strano che accen- nandolo la Grusca stessa alia voce sermoUino., alle- ghi per esempio di questa parola quel passo del Morelli che farebbe supporre il contrario. Ghi poi fosse curioso di sapere X etimologia di quella tigna- mira, il Targioni e d'avviso che derivi da timiama perche e pianta odorosa , ma sembra che male si apponga. Se e vero, come vuole il Dodoneo, che in latino si chiami tinearia , perche si crede avversa alle tignole, e piu verisimile che di la provenga la denominazione toscana. . - DI LIONARDO FRESCOB VLDI. lO Oltro alia spiegazione de"' vocaboli nuovi doveva r editore dare am he quella de' passi piu oscuri , giai che ha voliito farlo per tanti die non sono poi cosi malagevoli ad intendersi. Non v' era forse me- stieri del suo ajnto per avere il senso di questo periodo , e la nostra stanza di Vincgia deliheramo fussi in casa di Giovanni Porti/iari, ae tampoco per capire V altro ove si dice che giunta la nave presso la costa di Alessandria, fiiruno gittati i ferri di lungi alia terra. Doveva piuttosto aggiungere una note- rella ove si rif. risce che nei borghi di Damasco fiiggissi il Tnrcinianno e rimidiarono certi uomini an- tichi : egli si contenta di avvertire che antico signi- Hca vpcchio^ ne per iiidovinarlo si richiede nn grande sforzo d" ingegno, nia ci lascia ignari del valore della parola rimidiare , se non che si pno intendere per diecrezione che qiiei vecchi supplirono alia man- caiiza del Turcimanno. Ma ecco un altro squarcio che abhisognava di qualche dilucidazione, e perche, riferendolo isolato , non si dica che rlesce oscuro mancando il contesto, lo prenderemo da alto. « II y> cpiale ( Soldano ) ci fece diniandare di molte cose y> intorno ai nostri rostumi, e delie nostre maiiiere y> e potenze, e deir Iniperio, e del Papato, volendo » sapere se era vero che il nostro imperadore non » avessi prcsa la corona , e se noi aveanio due ■» papi , come si dicea per la gente che di qua ne >:> andavano. Di nostra potenza , ardire e virtu ri- » spondemo quanto pensamo che fiisse T onor di « Dio e di Satita Chiesa, e nostro debito. Di cpiesto » non dimandava senza perche , perocche cosi era » in diffcrenza il paganesiino come noi. » {pag. 80 ). Derivera per avventura dalla nost a poca sagacita e da cortezza d' ingegno se abbiamo durato fatica ad intendere il sigiiilicato di qucste ultinie parole : dope di avere alqnauto fjintasticato , ci e sembrato che voghasi dire die cosi i Tiirchi, come i Cristiani erano in dissidio per motivi di religione, e che que- sta riflcssione alluda alia domanda ifatta dal Soldano l6 VIACGIO IN EGITTO se vero era die nella cristianita vi fossero due papi, come e£fettivamente vi furono in quelF eta. Ma sic- come qiiesta domanda e posta in mazzo con altre diverse, e fra essa e la riflessione che indi succede e intercalato uil periodo che tronca il tilo dell' ar- gomento , non sembra che il senso sia molto ovvio. Che poi r editore in quelle interpretazioni da lui date abbia toccato sempre nel segno fortemente ne dubitiamo. Modona , leggesi nel testo , e hello castello e bene miirato^ ed e nelle parti di Romania , e quivi si raccoglie il forte della Rcjuania, che si navica per lo inondo ( pag. 72 ). Ora il forte della Romania significa, a detta sua, il migliore , il fiore delle produzioni di quelle contrade ; ma fatto e che in questo luoo;o si prende nel senso particolare di iin vino chiaaiato Romania dal paese , come dal paese trasse il nome la Malvagia. E che cosi sia veramente lo da a divedere T autore medesimo ove poro dopo soggiunge che per le Romanie nuove che si fanno imbrattasi dcntro tutta la botte di ragia a fine di conservarle sane. Leggesi altrove che del- r acqua che scaturisce dal monte Sinai si fanno piii fonti a utilitu de' giardini , e con essa gli adacqiiano ed hannone gran mestiere^ cioe^ spiega T illustratore, ne hanno grand' arte \ ma la vulgata frase averne mestieri equivale , come ognun sa , ad abbisognare , e del bisogno che aveasi in que' paesi dcIT annaf- fiatura ne da ragione il Frescobaldi stesso, perocche^ die' egli , cosi come al Ciiro non piove mai , cosi piove quivi di rado. In altro luogo si legge che nella riva del Nilo fu trovato uno serpente delta langhezza di otto braccia, e pia grosso che uno mezzano noma alia coscia. II suo colore e la sua schiena e unghiosa, come sono gli schienali dello storione secchi ( pag. 86 ). L' editore trova vivace questa descrizione, e tale da far comprendere a ognuno che intendesi parlare del coccodrillo. Assomigiiare il coccodrillo ad uno schienale di storione secco , dargli il nome di ser- pente senza rammentare le quattro zampe su cui DI LI0N\IID0 FRESCOBALDI. IJ si rej^o^e, non ci sembra che sia un descriverlo molto al naturale. Ma parlasi qui veramente del cocco- drillo ? Siccome questo rettile non si trova nel basso Egitto, si puo assai dubitarne, e crediamo piuttosto che r autore accenni uno di que' serpenti chiamati JBoa^ simile a quello che AttiUo Rco;olo, come Plinio racconta , uccise presso il liume Bagrada in Africa, il cpude , salva la verita , era lungo 120 piedi. L' cditore in un' altra nota trascrive in greco ua passo di Strabone , e lo traduce in maniera che trasmuta Omero in un poeta Pedaso, re delle isole Oenuse, dignita che nei poeti non e moko frequente. Riferi.s( e quello scrittore essere opinione che Metone sia la citta appcllata Pedaso dal poeta , vale a dire da Omero che e talvolta cosi chiamato dajili autori greci per eccellenza. 11 signor Manzi, senza avvertire che si parla ivi di Omero, credette che cjuel luogo fosse cosi intitolato da Pedaso poeta di questo nome. Si puo anche rauovere dubbio se F illustratore abbia attentamente letto il testo cV egli ha pubbli- cato, e che e per lui tanto prezioso. Alia voce sop- pellire avverte che cosi dissero gli antichi in cambio di seppelllre , e che quantunque antichissimo non sia il nostro autore , V usa tuttavia in ogni luogo. Ma e contro la verita, poiche alia pa2;ina i53 sta scritto in due luoghi seppellito^ e cosi parimente si legge atle pagine 172, 174 e 176, il che torna, a f[uanto abbiamo innanzi accennato , che le storpia- ture de' vocaboli non sono sempre costanti nelle rozze sciitture del trecento , quasi che altramente non si pronunziasse in quel secolo , ma che quei vocaboli sfessi compajono nel medesimo libro , e sovente nella medesima pagina correttamente scritti. Rla a noi medesimi incresce di andarci tra tante miserie ravvolgendo, come in altro proposito disse iin antico, e di piatire sulle parole e sail' ortograha, se non che opiniamo che quando s' aljbia da pub- blicare testi di lingua , o conviene nudaniente darii quali essi sono, o imprendendo a illustrarli, sia d'uopo Bibl. Ital. T. XI. 2 1 8 TIAGGIO IN EGITTO farlo come conviene , dovendosi in ogni cosa cer- care di eseguire bene quanto si fa. E quando di- ciamo che vuolsi pubblirare qiiesti testi quali essi sono , non intendiamo gia die debbasi spins^ere lo scrupolo e la saperstizione a tal se2;no da copiare pertJno gli errori di penna degli amanuensi , come fa r editore in quel passo « per Ic terre principal! » di Egitto ha gran quantita di pappagalli , e bab- » buini e gatti di Faraone , e bertucce e gatti y> mammoni , e niolte altre ferrucole » ( pag. q5 ). Dopo di avere egli avvertito che il vocabolario scnve ferucole^ che vuol dire piccoli animali o pic- ciole fiere, dicliiara avere voluto lasciarc V ortografia stessa del codice : a che questo capriccio , giacche esso non e tampoco codice autografo ? a die rega- lare ua errore che oscura il signilicato del termine , quando v' ha esempio essere stato correttamente scritto da altri antichi ? ma il piu singolare si e che r editore con tutta la sua dichiarazione non ha man- tenuta la parola ed ha stampato nel testo ferucola^ ne si a vviso ( gran disgrazia ! ) di segnare questo sbaglio , o piuttosto questa correzione , nelf errata- corrige. In altro luogo trovasi scritto che il ricco Epulone vestiva di porpora a bisso ( pag. 143 ) in cambio di porpora e bisso ^ e T editore prese questo errore per la buona lezione, interpretando la frase nel senso di tela di porpora , quando il bisso e la porpora sono cose aliatto diverse. Ma terminiamo ormai il nojosissimo ragguaglio di nn libro altrettanto nojoso , e diciamo che se gli Ac- cademici della Crusca che ebbrro tra le niani questo scritto non si stimarono tenuti, essendo a quel tempi tuttavia inedito di registrare i barbari ed antiquati vocaboli iij esso contenuti , e questa una riprova del buon criterio che li guidava nella compilazione di tin' 0j)eva , che a fronte de' suoi difetti dcbb' es- sere sempre risguardata con ammirazione, e che ha servito di modello a tutti i dizionarj delle culte hn- gue d' Eiu'opa. Vero e che a molte altre voci di DI LIONARDO FRESCOBA.LDI. 1 9 simil tenore essa lia dato liiogo , e ve n' ha forse soverchia copia, ma sono tratte nella massima parte da testi resi con la stanipa di pubblica ragionc , e tli ciii conveniva segnare i vocaboli perche fossero iiitesi^ lion ispettando ai vocabolaristi di scegliere i buoni dai thsti, il che darebbe argomento ad eterni litigi. II torto sara adunque di colore die pubblican anti- che scritture die meglio c lasciare in dimenticanza , e se si continuera a promulgare coi torchi simili ine- zie , non si dovra gia inutilmente ingrossare con que- sta mei^ce il dizionario della lingua vivente, ma con- verra allestire piuttosto un glosario italo-barbaro. Quanto al discorso delF editore intorno al com- mercio degl' Italiani nel secolo XIV, egli e riuuito al Viaggio, perche trattasi in esso alcana cosa spettante al traflico, quantunque non sieno che lievissimi cenni. 11 signer Manzi divide il suo ragionamento in tre parti. ccParlero, die' egli, nella prima del conimer- cio in generale , delle colonic e della potenza dei popoli mercatanti. Nella seconda dcscrivero la ma- niera di armare i navilj , le battaglie piii rilevanti accadute snl mare tra Genovesi e Veneziani , le ruberie de' pirati ed il costume de' corsari die ar- niavansi a buona guerra. Spieghero nelF ultima i divcrsi traffichi , V industria , i banchieri , i fabbri- catori di tele , di sete e di panni , le fami2:lie piu distinte die fiorirono nella mercatura , i fallimcnti e tutto cio che pud appartenere in questa parte agli usi e ai costumi d' allora. » Tutta qnesta sarebbe materia capace di soraministrare soggetto ad im ben grosso volume , ma il discorso , se si incominci donde entrasi in argomento , non e piu lungo di quarantadue pagine. Ciascheduno adunque si avvede che avrebbesi potuto ottimamente fare a meno di annunziare quella solenne divisione in tre parti, le quali diventano tre piccole frazioni , e die non si puo pretendere che il tema entro limiti cosi angusti sia stato profondamente discusso. Nulla di meno molto erudite sono le indagini deir autore , e attinte da buone fonti le sue notizie •, ma sarebbe ben fatto die 20 VIAGGIO IN EGITTO DI LIONARDO CCC. ristampando questa dissertazione non mettesse piu neir Asia il sobborgo di Pera. Rispetto alia dicitura , essa e linda e purgata. Avvertiamo per altro die certi schizzignosi potrebbero in alcune fi-asi tacciar- lo di gallicismo, com'e peresempio, ove dice iiitrighi in cambio di raggiri ( pag. 16), esercitare uii arte con successo ( pag. 5i ) e non con felice successo , e che una tal cosa rileva dal commercio marittimo ( V^b' 6^ ) 1 ^ non piiittosto dipende. Noi siamo per altro alienissimi dal fame una colpa , ne avremmo ramniemorato tampoco le anzidette parole se troppa gran dissonanza non facessero con quel colore an- tico c\\ egli ambisce di dare al suo stile cosi nei modi, come nella scelta de' vocaboli e nella costru- zione. Di fatto quelle maniere di dire che in altri libri riiiscirebbero indiflferenti , potrebbero far ridere in qucsto ove si tiene per gran vezzo lo scrivere avessono , fossono , portassono , presono , disposono , possendo e simili altri arcaismi. Vogliamo pur cre- dere che r A. avra avuto le sue ragioni per adot- tare terminazioni che dalla raaggior parte sono sban- dite da piu di quattrocento anni fa , ma dovea mantenersi ben saldo nel proposito, e non guastare r uniformita scrivendo in altri Iuo2:hi , 2;iusta V use comune , spensero ( pag. 2 ) , tolsero ( pag. 5o ) , va- lesscro ( pag. i ) , agglunsero ( pag. 17), ecc. purche non voglia ricondurre la grammatica a quella inco- stanza che si rinfaccia agli scrittori del ti'ecento. Ciascheduno ha il proprio suo gusto, e se taluno non avesse quello di adorare ciecamente i Trecen- tisti, non imiti con tutto questo T autore che chiania bassi e vihssimi ingegni coloro che tengono una sentenza diversa dalla sua, e considera questi cotab. scendosi dal pubblico i veri modi deir iialiana elo- y> quenza, si rimangono essi con le beffe e col danno.» E 1 ven modi deir italiana eloquenza sono riposti in simili testil e si vogUono adunque screditar per invidia! Memorie storlche sulV antichitd ed eccellenza deU'Or- dliie Aut eato , ossia dello Sperone if oro , scritte e presentatc all' imparzial pubblico giudizin dal ca- vallere Lujgi Angeli imolese , pubblico professore di medicina e di ostetricia in Patria , membra del Comitato di pubblica istruzione , socio della R. Ac- cadem,ia delle scienze di Torino , di qiiella di filo- sofia e belle letter e di Fossano in Piemonte, del- V agraria di Vicenza, della Gcorgica di Troja , di quella dei Qeorgofili di Firenze, de Sepolti di Vol- terra, della Rubiconia Simpemenia de' Filopatridi, di quella delle scienze di Siena, della Societd me- dica di Venezia , dell' ostetricia di Gottinga , della I. R. Accademia di scienze , lettere ed arti di Pa- dova , dell' Accademia medico-chirurgica di Parma y della Tiber ilia di Roma; ed archiatro onorario del Sommo Pontefice Pio VII felicemente regnante. — In Bologna 1818. Nella Stamperia di Jacopo Mar- sigU , con licenza de' Superiori , un volume in 8° di pag. 1 74. No ON sarebbe^ dice il sig. cav. Angeli^ una somma vergogmi che un uomo possessore di un diritto , di una dignitd ne ignorasse le provenienze , o fosse costretto a tacere quando gli altri ( qaelli probabil- mente die non possesigono ne I'uno. neTaltra) ne parlano ? Nulla per verita di piu ragionevole. Pur troppo in ogni paese e in ogni eta vi furono uo- niini , i quali investiti di bei diritti e di cospicue dignitd pensarono bensi a farsene belli innanzi agli altri. e a trarne il possibile costrutto, ma non s'im- barazzarono ne pnnto ne poco a corcar oltre ! Ed assai a proposito il sig. cav. Angeli rit'erisce la sen- tenza di Montagu a ^ che V incur iositd ^ die' egli , e \ ignoranza sono due origlieri comodissimi, sopra cui V uomo riposa pacatamente. Sogginnge eglipoi: ecco ^2. MEMORTE STORICIIE forse quella imperiosa molla che mi rese indefesso nelle ricerche, sprezzator laborioso delle difficoltd, e ritrovatoT fortunato d' Interessanti, sicurissimi docu- jnenti. II sio". Angeli iticomiiicia la sua storia dalF appa- rizione faniosa della croce a Costantino. Non crede eeli , e vero , ad una lapide, che certo Fumicario , e certo cavallere Historico , e certo abbate cavalier Giustitiiani hanno citata , asserendola esistente in Roma sul cadere del secolo XVII, nella quale si ve- deva r imperador Costantino assiso sopra un trorio, e in atto di crear cavalieri , armandoli in petto di una croce pendente da una collana. Quel Fumica- rio^ (piel cavaliere Historico^ ^vieW abbate cavalier Giustiniani^ secondo che ha potuto sapere dal dotto sig. avv. Fea , e dalF eruditissinio sig. abbate Gio- vanni Francesco Masdew^ gesuita spagiiuolo ^ istorio- grafo di S. M. il Re Cattolico , ecc. ecc. scrivevano in tempi ^ in cui ne la critica aveva fatti ancora quel felici progressi che a ben discernere il vero dal falso erano necessarj; ne le biblioteche e gli archivj erano stati ricercati con quella erudita curiositd , che ci ha arricchiti in questi ultimi tempi di tante e cosi pre- gevoli cognizioni e scopcrte. A migliori docunienti adunque egli appoggia quanto fu scritto su quella miracolosa apparizione. E giustaniente egli si lagna che sia essa non gid da' soli Protestanti , ma da al- cuni dotti oppugnatori de miracoli contrastata ; col- pa e vergogna del secolo filosofico^ come saviamente ( molto a proposito al certo ) querelasi un moralis- simo Inglese , Odoardo Young. Ecco pertanto cio che sostenuto dalla critica , ed ajutato dalle biblio- teche e dagli archivj il sig. Angeli ha potuto scoprire. Che Costantino , mentre mosso contro Mlassenzio suo rivale nelU Imperio era nella deliberazicme so- ^peso , risolse d'invocare il Dio de' Cristiani , ch'eglip benche involto negli errori degli Etnici., guardava con rispetto , e la cui religione era dispostissimo di ab- bracciare , e s' incamminava alia cctpitcde dell' Orbe SULl' OKPITsE dello speron d' ORO. 23 cattolico ( cioe alia capitale dell' Imperio ronsano, che poi ilivento capitale dellOrbe cattolico ), <£ improv- I'iso alzando gli occhi al cielo si vede favorko da Dio di una merfn'igliosa visione, e a del serciio gli si. scopri in aria il segno di croce alia parte orien- tate incliiuito , e da prodigiosa luce irradiato ,• e per- che meglio e chiarainente ne mtendesse il mistero , scorse all' intorno di lei scorrente a maiiiera d' arco celeste una corona di stelle esprimenti nella loro for- ma e disposizione con ordine il piit chiaro queste parole ridotte nella lingua del Lazio : In hoc signo vinces. II sig. Angeli ha trovato questo fatto nella lita di Costantino scritta da Eusebio Cesariense^ che, come ognuno sa , ha scritti molti altri fatti. Vero e che Eusebio scrive cio essere accaduto al 26 di ottobre, r anno di nostra redeazione 3 12, ed altri hanno (letto essere accaduto alia meta di novembre, come puo vedersi nel Baronio. Ma questa diversita di e- poclie non fa nulla alia cosa. Percio pure nulla fa che gli uni abbiano detto che Costantino vide quel segno di la delfAlpi, gli altri o passate appena le Alpi , o in vicinanza di Roma. Qiiello che im- porta e , che Costantino cliiese sul fatto a suoi soldati se avessero veduto , e come la prodigiosa apparizione ; e sentita V affermativa risposta vie piio si confermo nella veritd della miracolosa visione^ II signor Angeli ha di cio un testimonio in Arte- mio , che i famosi Atti sinceri del P. Ruinart niet- tono tra i Santi IMartiri del tempo di Giuliano. Do- po di che prosieo;ue : Ma chei La notte vegnente in mezzo al piii placido sonno se gli affaccia di nuovo la luminosa immagine della Croce ^ e chi vuole quella del Scdvadore portante sulle spalle la insegna della redenzione. Veramente di questo sogno , o di questa visinne in sogno, in assai diversa maniera narrata, il sig. Angeli non porta documento ; ma non e a du- bitarsi rhc non Fabbia pronto. Quello rhe ecerto, si e che. conic PA, medcsimo dice, si'csliatosi allora 34 MEMORIE STORICHE Costantino si alzo dal letto tutto coiitento ,■ e generoso e risoliito medito fra se e co' siioi Capitani , e dispose I' ordirie della battaglia che voleva dare all' oppres- sore dclla romana grandezza ( supponendo qui cei*- tamente sulla fede de' suoi dociimenti^ che Massen- zio fosse un Uniio , o un Goto , o un Vandalo , e non un principe di famiglia imperiale, e piu vicino forse al trono per nascita , che Costantino niede- simo). E iutanto ordino che non solo si appoiiesse in tutti gli stendardi e negli sciidi della sua armata, il segno della Croce , ma nel sua elmo e nel labaro imperiale , di cui decreto la nuova forma ed i ricchi ornamenti. II labaro di Costantino era un insegna militare consistente in un' asta lunga tutta ricoperta d'oro con la traversa che veniva a formare il santo segno della Croce ^ nella cui sommitd era affissa ana corona d'oro gemmata con sopra il segno della Croce y come la vide rappresentata in aria; ed altri scris- sero col nome del Salvadore espresso per le due let- ter e greche X e P, insieme unite ^ costituenti il cost detto Monogramnia, Dalla traversa pendeva un dop- pio sottilissimo tessuto d' oro^ ed ornato di gemme di color vario , dal cui lembo inferiore pendevano quattro grandi mcdaglie d' oro colla effi-gie dell' Im- peradore e de' suoi tre figliuoli. Nemnieno in pro- posito di queste particolarita il sig. Angeli ha citati i documenti trovati da \m nelle biblioteche e negli archivj. Ha citato pero tre versi di Prudenzio^ an- tico e pio poeta. E per la mistica spiegazione di tutto allega V autorita rispettabile dellautore di un Arsenale storico-legale degli ordini cavallcreschi e mi- litari , che e un monsignor Torelli ; e quella non meno rispettabile del Giotto ed erudito P. Onorato da S. Maria^ carmelitano scalzo, srrittore di alcune dissertazioni storiche sulla Cavalleria antica e mo- derna. Ma procediamo oltre. Costantino affido la custodia del labaro a cin- quanta cavaUeri. Ecco Y istituzione deir Ordine aw- reato o sia dello Sperone d' oro. In una. Nota egU sull' ordine dello speron d' ORO. 25 ci dice clie questa insegna send semprc a Costan- tino di riparo , die lo metteva al coperto di ogni sorta di r/emici ; die (juaudo i cavcdieri destinati alia ronservazione di qucsto steudardo il portavano ne' luoghi dove i nemici ai^evano del vantaggio , iii- contaaente Iddio faceva piegare la vittoria in quella parte , e volgeva in fuga i nemici , onde Licinio es- sendosene avvedato , diede ordine alle sue genti di evitarlo piu die si potesse ,• che quegli stessi soldati che lo portavano nel combat timento , non venivano feriti giammai. Tutte ({ueste rose sono documentate dair autorita di Eusebio , che insieme con moke altre disse averle udite dallo stesso Costantino. 02;niino sa che Eusebio racconta ancora come Costantino non ricevette il battesimo che poco pri- ma di morire ; e che cio succedette in Nicomedui , e gliel conferi iin akro Eusebio^ vescovo di quella citta , ed ariano di dottrina. II sig. Angeli su que- sto punto non crede ad Eusebio Cesariense , ma a monsig. Torelli , il quale dice risolutamente che Costantino si fece battezzare da papa Silvestro , e che lo gnari inoltre dalla lebbra. Noi credevamo che monsig. Torelli si fosse in cio riportato a Dante \ ma forse egli prudentemente considero che Dante era poeta e ghibellino. Ond' e che si appoggio ad autorita migliore, quale si e quella del P. Bernini ^ che ha scritte le storie di tutte le eresie , e quella del P. Foresti , che ha scritto il Mappaniondo isto- rico. Sopra tutto poi si appoggio alF autorita del P. ab. Don Roberto Sola , che ha enucleata la ma- teria del battesimo di Costantino con assai manifesti documenti. Tutte queste cose appariscono chiare e nette in un' altra Nota apposta alP opera del sig. Angeli. Ma Costantino non ricevette dalle mani di papa Silvestro soiamente il battesimo :, ei ne ricevette anco- ra e con solenne pompa la Croce, che voile portare anche in petto. Ed e il prccitato monsig. Torelli che ne assicura il nostro A. Nc monsig. Torelli ha 26 MESVrORIE STORICHR gia inventate di sua testa queste cose. Egli cita Qio- v-'Tinl Soranzo^ il quale in ua libro iatitolato Idea del Cavcdiere dice , die S. Silvestro rolT apostolica sua autorita coiicedette a Conintiao la facoUd di portare appwito sul petto V insegia delta Croce ; e clie subito dopo Costantino iu virtu della fii:olta opostolica datagli , diede simde croce ai principali di sua corte , e li creo cavalieri. II Soranzo pero noa dice, se questa fosse la prima graade promozioue, o la seconda. II die sar:*bbe be le sap^re. Quello intanto die sappianio fortunatamente , si e die on- de noil si dubiti (teir asserzioae del Sorwizo , ven- gono altri testimoaj snperiori ad ogai eccezione. Tali sono Tab. cav. Gimtiidani . gia noniinato , poi il conte Sapieka , e il P. Meudo , e il P. Berga- maschi , e il P. Bonannio , e Lorenzo Virgilio De Nicoles , il quale cita Francesco Filelfo ; poi D. Michele Marqnes , autore acclauiatissimo di un Te- soro mditare , e il Ciaconio , e il Groftero , e il Coriolano , e il Finoccldato , e il Servanzio , e il Crescenzi , e il Sansovino , e il P. Teofilo Renauld^ e il Vcdlemont ^ e V Hcrmant , e lo Schoonebek, ecc. Certameute die vi sono stati alcuni, i quali han- iio opposte delle difficolta, iacorainciando da quella die non si trovano scrittori conteniporanei die abbiano di rio parlato. Ma il dotto moasig. Torelli le ha toke tuttc. E guai ! dice molto a proposito il sig. Angeli , guai ! se con. prudente coraggio non ci facessimo a sostenere e difendere certi fatti fon- dati , non gid sit di uni popoltre tradizione , ma depurati merce di esami accurati di gente dotta e sin- cera. In quani abusi, hi qiiante incertezze , in quante contraddizioni noi non c incontreremmo ? Ma ora die siamo cosi bene ia istrada , prose- guiamo la storia del sig. Aigeli. Quelli die niorto Costanzo aspirarouo in Pannonia , o nella Spagna , airiniperio, conser'^arono il labaro e i cinqaanta cavalieri. E sebbene Qudiano sopprimesse la forma del labaro . ed abolisse V illustre drappello dci sull' ordine dello speron d' oro. 27 cinquanta ; Giov'mno pero ripristino la forma del Za- haro^ e ristabili la conipagnia dei ci«9«o«?a ; e Tuna e r altra fu conservata religiosamente da Valen- tinUmo /, da Valentc , da Graziano , da Valenti- niano II e da altri. II sig. Angeli pero non dice d' aver trovato in alcuna biblioteca , o in alcun ar- rfiiiio , the il labaro ripristinato avesse la virtu rhe aveva avuto quello di Costantino ; ne che i cinquanta cavalierl che lo portavano e lo custodi- vano , da Gioviano in poi godessero di quella me- ravigliosa imniunita , di cui Eusebio ha parlato. In compenso pero il sia;. Angeli ha trovato un' altra cosa , ed e che Teodoro II ( e vorra forse dire Teodosio ) accordo grandi privilegi a quelli che erano destinati alia custodia del labaro , e de- creto che stessero presso di se come siioi piic fa- mi gliaii cortigiani. Anche Giustiniano fece alcune disposizioni onorevoli rispetto ai preposti alia cu- stodia del vessillo imperiale. E siccome il nostro A. ha A'^eduto in f[ualche luogo citato un passo di Gelasio Cisiceno , il quale dice che Costantino piimis equi- tibiis id ( cioe il labaro gia descritto ) ferendam (/edit ; cosi facendo di un corpo di guardie a ca- vallo un ordine cavalleresco , giustamente , come vede ogtiuno , egli conchiude che non devest dubi- tare che la cavalleria di Costantino appoggiata alle leggi di qiiesti due imperadori ( Teodoro II e Giu- stiniano ") non sia poi stata celebre in Orient e sin tanto che quelle leggi si mantennero in vigore , e finche questo stendardo fu in istima nelV Imperio greco , o almeno fino al di lui decadimento. Pare che qui finiscano i tempi mitolo2;ici dell" Or- dine. I Bollandisti , il P. Menestrier nel suo trat- tato della Cavalleria, il P. Fontana nella storia de- gli Ordini monastici religiosi tniUtari, il nostro Sci- pione Moffei in un opuscolo stampato in Zurigo ncl 1712 : tutti quelli rhe nella storia vogliono prove e non chiacchiere, fatti e non visioni, ge- neralmente conveno-ono che il cosi detto Ordine aS METVtORIE STOKICHE Costaiitiniano deve V origiae sua ad Isacco Aiigelo Comneiio^ e non a Costantino^ dal quale viene esso tanto , quanto da liii veaivano per ragioae di san- gue i Comneni. Ma il nostro A. non diibita panto clie i Comneni non discendessero da Costandno : die anzi ( on meravigliosa sicurezza lo asserisce in piu luoghi. E roir istessa sicurezza meravigliosa asseri- sce clie Isacco Angelo Comneno fu bensi il ristanra- tore , ma non gia il fondatore delT Ordine; e a clii diversamente ha oninato, oppone le chiacchiere e le visioni del suo P. Onorato da S. Maria , e tutte quelle die nel senso medesimo lianno fatte tanti Scrittori , come egli diice ^ fiance si, italiani, ingle si, spagnnoli e tedcschi ,' i quali tiUti mettono V istitnzione della ccwalleria di Costantino avaiiti a tutti gli ordinL militari ,• e che la tengono come t origine e il mo- dello di tutte le cavcdlerie che sono state poscia erette. Ne lia pensato un momento , fA\^ come egli non ha fatto die copiar quelli , cosi qnelli si sono copiati Fun Taltro allegramente, e che i primi sono vissuti appunto , come egli ha detto in principio , ne tempi , in cui la critica non (iveva ancora fatti que' felici progressi che a ben dlscernere il vero dal falso erano necessarj. Egli similmente non ha pen- sato die nelle biblioteche e ne2;li archivj % incon- tra ogiii genere di cose; e che il buon senso solo c r animo nndo di prevenzioni puo far distinguere chi scrive ragionando da chi sragiona scrivendo , e dii si e fondato su documenti autentici e vera- mente sinceri , da chi si e fondato sopra carte in- ventate dalF impostura e sostenute dalF intcresse. In fine non si e per nulla arcorto, che uomini d'alto ingegno e veramente dotti hanno cacciato fuori del mondo ragionevole una massa mostrnosa d' il- lusioni miserabili create ne' Innghi secoli dell" igno- ranza , che oggi ridiiamare e stoltezza. Voglionsi dare queste avvertenze a certe innocenti persona, tra le quali mettiamo il sig. Angeli . che pensano e scrivono come si peiibava e scrivcva novecento sUll' orpine dello steron d' oro. 29 anni addietro , non accortesi clie il mondo e andato oltrc , nc puo per vec( hie chiacchiere retrocedere. D(;I rcsfo ognuno sa die Y Ordine Costantiniuno fii portato in Italia da imo dei principi Comneni , dopo (.he i Turcld distrussoro riniperio greco ; che codesti sfortunati principi cercarono di trarne come poterono megho un sussidio nelle loro disgrazie ; che la pieta che ispirarono agevolo la persuasione delle siipposizioni che fecero ; e che se quest' Or- dine ha fia noi avuta considerazione , cio e stato singolarniente per lo spleudore che sono venuti a dare al medesimo i monarchi di Ncipoli , ne' quali passo il magistero per la eredita de' Farnesi , che Favevano avuto jier cessione loro fatta sul iine del secolo XVII dair ultimo degli Angeli Comneni. Dopo cio i nostri leggitori domanderanno come poi il nostro A. dimostri che i cavalieri Aurectti o sia dello Spcrone d'oro discendano da quelli deWOrdine Costantiniano. Egli lo dimostra colla storia di tutte le note istituzioni de' cavalieri fatte in diversi tem- pi dai Papi , tra le quali nessuna s' incontra con quel titolo , quantunque i Papi abbiano senipre fatti de' cavalieri che cosi denominavansi. 11 che, dic'egli, apertamcnte prova che Y Ordine sussisteva. E per vie piu corroborare il suo assunto aggiunge che cjuesta decorazione cavalleresca trovasi conferita non solo dai Papi , dai loro Legati a latere , dai Patriarchi^ Arcivescovi e Vescovi assistenti al soglio pontificio , dagli Abbrevmtori apostolici , da Casa Cesariiii e dalla Universitd di Bologna , che tutti dai Paj)i n' ebbero il privilegio -, ma da Imperadori, come di Federico IV racconta Platina , dai re di Svezia. , come asserisce Agostino Paradisi , dai re d'lnghilterra, la quale ebbe i suoi cavalieri aureati^ dai re di Polonia^ fra i quali Augusto II nel 1697 creo cavaliere aureato il capitano Gryn ; e poco manco che il siji. Anseli non dica anche i Sultani turchi , giacclie Maometto 11^ com' egli ricorda , creo cavaliere il pittore Gentile Bellini^ mettendogli 3o MEMOBIE STOBICHE SULL ORDINE , CCC. c PELLA SPECIE UMANA. 33 naturale Tuno, Taltro artificiale ^ ed opina clie se r uomo per Icgge di creazione e capace di con- veitire le matcrie informi in beni artificiali per iisarne e goderne , non puo ne debbc gontraddire a questa legge ; e che quindi V uomo e fatto per collocarsi nello stato- artificiale , che in qualche modo diviene nel corso de' ragionamenti sinonimo dello stato civile , siccome lo stato naturale riesce in qualche modo lo stesso che brutale o selvaggio, Consideraiido V A. le facolta llsiche e morali che r uomo possiede , ed in forza delle quali sente ed esercita la capacita di ridurre la matej-ia rozza a Tornie artificiali , osserva che per tutti gli esseri esiste una legge di fisica necessita, per cui ne san- no , ne possono deviare da un certo ordine di azio- ne ; ma che T uomo non e legato lisicamente a questo certo e determinato ordine , e auindi con- chiude che V uomo e un essere libero. Trova pure nella materia rozza un principio intrinseco prodotto da una legge di creazione, cioe una predisposizione di tutte le molecole della materia a cangiare le combinazioni della loro adesione , oiide nascono i beni aitificiall , e quindi la mano delT uomo che eseguisce quelle trasl'ormazioni , e diretta, dic'egli, ed istruita da ima facolta sua propria , che e la facolta Indnstriale. Egli chiama attitudine a divenire usabile la predisposizione suddetta della materia a passare alio stato di usi artificiali ; usabilitd ipote- tica quella della materia che si trova nel puro stato di attitudine, ed attuale quella della materia, la di cui attitiuline e determinata dalla mano deir noma a certe forme ed a certi usi ; e massa delle iixabi- , litd attuah la massa dei beni artificiali che Y uomo si e fabbricato per fame ojigetto de'suoi godimenti. In questo , die' egli , si aggira tutto il meccanismo deir economia della specie umana ; e V uomo se- guendo le tracce di cfue' principj , arriva a compren- dere non essere gia lo stato selvaggio e brutale che egli dee eleggere, ma bensi lo stato artificiale BM. Jtal. T. XI. 3 34 dell' ECONOMlA. nel quale solo puo trovare il suo vero modo di esistere, L' uonio dotato di liberta puo scegliere i mezzi clie lo condurano al conseguimento di qiiesto vero TOodo di esistere che egli ha conosciuto. Trova r A. V organizzazione dcir uomo investita di un priiiripio motore della macchiiia , che e secondo esso il dolore , dal quale partoiio tutte quelle ra- mificazioai o modificazioni diverse che comune- me.ite vengono dette bisogni. Crede adunque il bi- sogtio un principio delForganica economia animale, dal quale ^ipende il sistema delle funzioui fisiche e niorali deli' uomo , c dal quale V uomo medesimo e spiiito verso il conseguimento del suo fine , cioe verso la creazione de' suoi beni artificiali. Quanto pill vasta sara la sfera de' bisogni , altrettanto sara pur grande la massa de' beni che T uomo fornira a se stesso. L' intelhgenza assistita dai sensi ingran- disce la sfera dei bisogni; essa scorrendo per tutte le serie degli esseri , riconosce le loro usabllltd ipoletiche , e pone in azione gli organi rispettivi ]ier convertirle in attuali ; dirige questi organi a sregliere tra le forme di cui e suscettibile la ma- teria , quelle che piii convengono alia natura del- r uomo ed a' suoi bisogni artiliciali ; essa e dun- que il primo mezzo che ajuta T uomo al consegui- mento del suo fine. Ma l" intelhgenza non creerebbe da se stessa i veri e perfetti modelli , siii quali r uomo potesse accingersi a fabbricare i suoi beni artificiali; essa non trova le perfezioni degli esseri, !e ragioni finali della loro creazione , le immagini del bello e del vero , delF ordine e deir armonia , i modelli in somma del perfezionamento dell" uomo, se non nello spettacolo e nella rappresentazione deiruniverso; secondo mezzo, dice TA., che T uo- mo ha per condursi alia sua perfetta esistenza. La Provvidenza gli diede altresi T organo della mano e della parola , affinche Y uomo imitar potesse , e convertire in se stesso i simulacri del bello della DELL A SPECIE WMANA. 35 natura , die comnmovono la di liii immaginazione ; e quiucli cleduce TA. che Torganizzazinne e il terzo mezzo , o un mezzo di csecuzione dato air uomo per conseguire il fine del ^ao perfetto modo di esistere. L' uomo tuttavla , benche spinto dalle stiniolo della perfettibilita , solo ed isolato , manclierebbe di foi'ze per condursi al fine desiderato -, quindi il sentimento della propria debolezza lo porta ad vuiirsi co' suoi simili , ed ecco una delle cause essenziali e naturali deir ori^ine e della consistenza della so- cieta, che aumentando le forze , aumenta in quantita e qualita anche la massa dei bisogni e dei beni , per cui 1' uomo acquista il massimo grado di atti- vita rite puo guidarlo alia sua perfezione. Riconosce quindi TA. nella sociabilita il quarto mezzo, ed anzi il piu elTicace ed il piu potente che porta a compimento Y opera della nostra finale destinazione. Sebbene in questo primo articolo non abbiamo noi intrapreso di render conto brevemente se non del primo volume di quest' opera , tuttavia credia- mo opportuno di esporre in questo luogo anche gli o2;2;etti , o almeno i titoli delle altre tre parti del- r opera medcsima dalf A. sviluppati nella sua in- troduzione , aflinche i leggitori possano formarsi una idea di tutto il complesso delle dottrine ne' succes- sivi tomi esposte. La parte seconda tratta delle forze atttve della specie uniana considerata in istato di societa universale , e del loro modo di agire. Si ra- giona quindi dei primi bisogni della specie umana, della massa de' beni proporzionata a que' bisogni , della mokiplicazione di que' beni , della consuma- zione che si oppone air incremento loro, della pro- porzione fra la durata dei beni e la vita dell' uomo, fra il capitale e le rendite. La parte terza versa suUa specie umana divisa in nazioni , e sulle loro particolari economic. Quindi si fa strada Y A. a trattare dei mezzi adoperati per la mokiplicazione de' beni artificiali , natitrali o 36 dell' EcoNoisnA meccaulci , dai piimi clei quali , se sono terre , scaturi- scono le materie , se sono attitudini fisiche o morali deo-li abitanti ^ nascono le trasformazioiii delle ma- terie medesime in beni ariiliciali. Divide in seguito il meccanismo delle fuuzioni economic he della na- zione in qiiatti-o principali e fondamentali funzioni, V agricohura , la manifattura ^ il commerclo e \' am- ministrazlone , dalle quali tutti i beni subiscono una impressione llsica o morale prima di giugnere al- r atto della conswnazlone. Quelle tunzioni sono di- nette dalla intelligenza dell' uomo , donde nasce la necessita deir cdacazione scientilica na^ionale ; giac- che tanta puo essere la civilta e la felicita di una nazione. quanta e la massa delle cognizioni che la illuminano. II passaggio dei beni per le indicate fun- zioni economiche, e da queste al consumatore, for- nisce la prima idea della circolazlone^ accelerata ed accresciuta colla introduzione di un eqidvalente rap- presentativo , cioe della moneta , e massime della moneta metallica , dalla quale ripete Y A. la somma cultura e civilta dei popoli , confermata o estesa colla invenzione dei valori ideali. Questi e le ope- razioni artificiali sui medesimi costituiscono la teo- ria del crcdito , cd a questo si attacca essenzial- mente il s'lstemsL deWc pubbllche impaste ^ il quale ove perfetto sia ( e noi diremmo, ove meno imperfetto riesca a fronte di tutti i sistemi conosciuti ) , puo dirsi r ultimo risultato dello stbrto cronomico di una nazione. Nella parte quarta si ricerca come dalle cose an- tecedentemente dimostrate derivi la necessita dellar economia gencrale della specie imiana , e su quali principj sia essa foudata. In questa parte raccoglie r A. tutte le sue idee verso lo scopo principale del suo trattato , che e quello deir economia geuerale della specie , alia quale debbono armonizzarsi le economic nazionali , onde la specie intiera e le na- zioni isolate ottencr possano la loro perfetta esi- stenza. Egli tende a stabilire per mezzo del commerclo BELLA SPECIE UMANA. 87 soclole una coniunione di bcni e di interessi fra tiitte Ic faniiglie sociali, o sia uu libero concam- bio (lei beni naturali o artciatii fra tiitti i popoU dclla terra , senza della quale coinunione la pro- duzioiie progressiva dei beni riniarrebbe sempre al disotto delU; potcnzc attivatrici dei raedesimi , cioe non prenderebbe (juelT incremento di cui e suscettibile, o anche perirebbero cii'^'indi masse dei beni medesimi. Nello scambievole sforzo di produ- zione, oi)erato dalla lessie del lihcro coiicmnhio e della iiidipendeiiza coinmcrciale , ripoire Y A. il mec- canismo ed il principio progressive di quelle che egli noniina capitale iimaiio. Supposto uii ordine economico della specie , sebbene le masse sparse per la terra abbiano le loro particolari economie , puo sussisterc una politica normalc gencrale coUe par- ticolari politicbe di tutti i popoli. Sotto la triplice alleanza ({eW cconomla , dclla morale e deW-A politica di tutte le nazioui , la specie uniana tocclierebbe r apicc della sua perfezione e della sua felicita. Tornando ora alia prima parte , clie sola e con- tenuta nel primo volume, comincia T A. dai grandi vadicali principj , e si fa a considerare nel capo I la natura tlegli animali in generale , e nel 11 la natura dell' uomo. Nel momento , die' egli , in cui furono creati gli esseri , fu loro impressa una l(^gge primordiale, eolla quale sono preordinati ad un fine, ed in questo e riposta la ragione sutHeiente della creazione , ed in (piesto consiste il morale di cia- scun essere , cioe il modo col quale gli esseri si conducono air adempimento della le^ge finale loro prcstabilita neir ordine della creazione. Stabilisce ' Olirapo Ossa animoittato , onde poi scald E^trema foise al ciel Pelio sublime : 2ioa Tebe antiqiia , non 1' onor di Omero Troja , o il gran Poute che di Ser;e al ceiina D' Asia in Europa aperse in mar sentiero : O la cull.i di Roma , o la fiine?t.i Di Cartago b;ild.in»n , o le minacce Cimbre , o di JSIarlo ie pieiofe gesta. Cesar , Cesare tuo fora il mio canto In qual modo poi se non cogli ottonarj, franiniisti i piani agli sdruceioli , di cui ha fatto uso P egregio fcraduttore , commisurato colP andamento umibrnie ^6 ELEGIE dei distici latiiii e coir indole delf argomento , po- tevansi meglio espriraere i versi clie si leggono neir Elegia VI del III liljro , in cui Cinzia dice die il suo amante fu tratto da arte magica a novella passione ? Me iiou gia per candor d' anima , Ma coU' crbe 1' empia ha vinto : Dal poter di ronibo niagico Tl ni(;5chiii ver essa e spinto. Lui >li botta enorme il fasciiio , Lul di 5celte ed arid' osaa , Lui di brani d' atre vipere Trae la mista orribil possa. E le piuiue de la nottola Fra i cadenti avelli tolte , E di lana bende funebri Ai feretri intorno avvolte. Mii-abilmente poi i leggieri quinarj corrispondono a' dolcissimi versi dell' Elegia X del libro I.° Possum ego divisos iterum conjun^ere amantes . £t dominw tardus possum aperire fores. So ricongiugnere Divisi amanti , E so dischiudere »- , . Le sorde ai pianti Porte ostinate Di donne ingrate. Zt possum alterius curat sanare recenteii Nee levis in verbis est medicina mels. Guarir le giovani Piagbe de 1' alma, E sparger balsanio Di dolce cabna ^ . , • Mie voci eh fuggite , o intatte giovani , 11 funesto iniquo esenipio , E al fulgor di caste fiaccole V npra Amor d' Iraene il tempio per istcmperarci il bellissimo esametro At vos , innuptce , felic'ms urite tcedas. A' quali aggiugneremo i jnille vezzi e mille , Che sol le coltri lungamente sanno , maliziosc parole die non traducono quest' altre forse nieno maliziose qum Gaudia sub lacita ducere vefte libel. E T altre insanie tantc , Che I' Arnica si tacc , e feo V Amante pel pentametro Mt qua; deinde nieus celat , Amice , pudor. E finalmente questa strofe tolta dalV Elegia XVI del libro 1 , in cui si riferiscon le tristi querele d' una porta sui costurai della sua padrona di casa Ed io cosi tra 1' impudica druda , E il flebile amator sempre d* altorno Peno la nolle di quiete igiiuda , D' onore il giorno. ' DI PROPERZIO. 49 dove crediamo die gli ultimi due versi , perdo- nando anc he a\V csprfsslone ig/uida di qnirte^ iion ci sostengano la forza del latino oetcrna differor bi- vidia. ]Ma niolte di qiieste inesattezze , se cosi vo- pliamo appellarle , ed altre siniili ci senibrano de- gnc di scusa , perche il traduttore voile con esse coprire alcuni pensieri del testo un po' troppo li- beri ; ed aiiche senza questo lodcvole raotivo per tutti que' pezzi , ove non puo aver luogo , franca- mente noi osiam dire che tali aberrazioni non sono da ritenersi neppiue per inesattezze a cagionc pre- cipuamente di quella liberta che notaninio di sopra essere propria di un ingegnoso traduttore. II tedio poi che taluno potrebbe dire crearsi da quest' opera, attribuir non si deve al traduttore, ma bensi al testo istesso che cjuasi sempre canta cose tV amore , e celebra gli occhi , i capcgli e la fede della sua Cinzia. Questa fu a nostro credere la ra- gione che indusse il Volpi a ritenere esser Proper- zio quell iniportuno ciarlone di cui parla il Ve- nosino nella Sat. IX del libro I. Posta anche la verita di tale opinione, sarebbe partito di mente in- sensata il credere die Orazio volesse quivi deridere il carattere poetico piuttosto che il morale e so- cievole del suo concittadino poeta, Rimane ora a dirsi qualche cosa sullo stile di questa traduzione , che in brevi parole noi non esitiamo a giudicare seniplice si , ma ele^rante ed acconcio all' espressione degli-atFetti, i quali vanno sempre signilicati con una elocuzione tutta loro propria. Non avremmo pero usato ne molto , ne poco il vocabolo il/ac/owm a fine d" indicare r^//z/'f«, VAmante ■) non per mancanza di venerazione ai Tre- centisti , ma perche certi vocaboli troppo vieti non piu ci vanno a garbo : e siccome mutato abbiamo gli abiti della persona , cosi mutar vogliamo anche quelli de' pensieri. Non tutti i vocaboli piacciono in tutti i tempi o in tutti gli argomenti. II Salvini fu giustamentc rimproverato perche in vece di dire liibl. Ital. T. XI. 4 5o ELEGIE tazza , dissc hossolotto , e dipinse Vulcaao clie sa levato un hossolotto di vin pieno in man lo pose alia sua cara madrc. Questo vocabolo e cosi general- mente arloperato per distinguere que'' piccoU vasi de" quali fanno uso i giocolieri , che la nostra mentc trovandolo nella versione del Salvini trasmuta su- bito ill mi 2;iocoliere il Dio fabbricator de' fulmini a Giove, I sagrificj e la descrizione de' costiuiii sono il pill arduo della versione , dice un erudite mo- derno : nobilitati trafigurano la storia , interpretati javiliscono la poesia. Finalmente so2;giiignevemo noi qiialche cosa sul- r accusa che taliuii possono aver fatta al cavaliere Visniara di non avcre troppo saviamente pensato ncl darci la traduzione di alcune elcgie voluttuose e lascive? Toccheremo di volo anche questo soggetto a compimento deir articolo, ma non gia per soste- nere il cavaliere Vismara , die in questa parte ci sembra riprovevole , che che egli ne dica nella sua dotta prefazione. II miglior vantaggio che si puo rica- vare dalle traduzioni e quello di darle nelle mani della gioventvi studiosa , perche nel leggere la ver- hione s' invogUno pure di ben penetrare il testo. T^Ia quanio costercbbe ad un padre imprudente il rarcomandare la Icttura di questo Properzio tra- dotto al siio giovin figlio gia per natura inclinato alia volutta ! E vero che in alcuni luoghi il cava- liere Vismara seppe industriosamente velare alcune immagini scandaiose , ma non semprc felicemente : c poi il giovine che legge , e che trova anche dopo questo artilicio un barlume , diremo cosi , di catti- vcria nel tale e nel tal altro passo , porta subito gli occhi sul testo dicontro , lo esamina attenta- raente , e scoperta la malizia del traduttore , mag- giore e il danno che ne risente pel giudizio de' suoi confronti. Forse il cavaliere Vismara ci porra nel naniero di quclli che sono intoUeranti delle gio- jahtn amorose. I nostri lettori scorrano la tradu- zione , o si fermino pur solo su qualche verso tanto DI PROrERZIO. 5l in on'»^inale , die tradotto accennato nel presente artirolo anrora per ([uest'oggetto , e ci chiamei-anno piuttosto ncmici delle impudenze e delle lascivie aniorose. Una scelta giudiziosa di queste elegie , preferite le pin ingegnose e le piii gravi , sbandite del tutto le imniorali e le seducenti , formerebbe un bel regalo die il cavaliere Vismara potrebbe fare alia gioventu italiana , ed a quella delle altre nazioni , cui si e propagate il gusto della nobilis- sima nostra lingua. Cosi alia stima de' letterati pari sarcbbc per lui la riconoscenza de' padri di famiglia. 52 Contlnuazione della Proposta di alcnne correzioni ed aggiunte al Vocabolario della Crusca. — Parte 11 del primo volume. — Milano , 1818, dcdl' I. R. Stamperia. JjASTEKNA. (Criisca) v. 1. Spezie di carro o di lettiga V,s. 2. Dittam. i 27. =r Una sciatt.i basterna allor (lisce^Je — E passar soprail ghiaccio la Sanoja — Per guailare e disfare il mio paese. — II sig. Monti fa le meraviglie che qui la Cru'^ca abbia presa la schiatta basterna, cioe i barbari detti basterni o bastarni per una lettiga , non avvedendosi appuiito , che sciatta e errore di lezione o di ^crittura. BECCO. ( Crusci ) // mascliio della capra domestica , lat. hircus. Es. a. Dant. Inf. 17. = Gjidando : vegna il cavalier sovrano — Che rechera la tasca con tre becchi. — La Crusca ha esclusa la voce capro^ e tanti suoi derivati j con che ragione , a saperlo giovera le^pere un bel dialogo che qui vieu riprodotto dal sig. Monti. Del qual dialogo la conclusione e , che becco sta bene nelle allegre novelle e n^' pasto- rali componimenti : capro e vocabolo piii decoro e piu noblle , protrtto dalla lingua latiua , sostenuto da esempj di classica autorita , le(;ittimato dall' analogia , e one^taro dal buon uso. BEFANIA. (Crusca) Epifania. Festa ., ecc. , ed esempj del Villani , del Pataffio e del Berni. — Alia voce epifania la Cruirao di corte chiamnto Beigamino o Berpolino Disse mes^er Valore : e' ra' ha si bergolinato che io non ho pofuto dir parola , ch' e' non m' abhia rirabeccato. — 11 sig. Won't osserva che potevasi da me ser Valore dire egualmente : mi ba bergaminato : che trattasi di voce inventata sul fatto , come tante possonii inventare : che o non dovevasi porre nel Vocabolario , o ponendovisi era necessaria la dichiarazione che la veccliia Crusca aveva posta , e la moderna ha soppressa. BRINA. (Crusca) Rugiaita coiigelata.Es. i. Petr. son. 184. = E in quail spine — Colse le rose , e in qiial piaggia le brine — Tenere e fresche ? — II sig Monti mette innanzi : Onde tolse amor I' oro , e d! qual vena — Per far due treece blonde , ecc. Ed ^iggiunge alle ri- ferite nel citato passo : e die lor polso e lena. Poi considerando che a qae5fe brine metaforiche non puo darsi il senso proprio di ru— giada congelata , dimoslra come dovevasi prima notare il senso pro— prio della brina , indi in separaio paragrafo il metaforico a cui solo puo riferirsi il passo del Petrarca , ecc. BRODA. ( Cru'ca > Peverada , lat. jus , ecc. Pevehada. ( Crusca ) Qucir acqua nelta quale e cotta la came. Brodo , lat. jus , jusculum, eco Barnffaldi e Bergan'lni avevano notato giii Io spropo ito di confondere la broda col brolo, e il brnda colla pevera'a. Ne la Crusca si e riveduta. BURATTO. ( Crufca ) Sorta di drappo rado e trasparente , ecc. — % buratto, Io itacclo, n il luogo, o il ca'sone ove si abburatta o si staccia , per- che, domanda il sig. Monti, e dalla Crusca dimenticato ? ecc. BURI.ARE. f Cru'ca ) § I. Per gittar via , usar prodigalita. Dant. Inf. 7. = Cridando perclic tieni , e perche burii ? — Biili ^= Perche burli, cloc ; perche getti via. — Qui il sig. Monti diTende la CrusCa coatrr> il Lombardi , f.icemlo vedere che dal complesso del testo Dante ha viluto colle parole perche burli, dire, perche gctti le tue sostame ? in Tece che perche rotoli ru il mio ? come il Lombardi credi-va. La Crnsca pero ha lorto nell' aver corifuso in uno due verbi di nafura affatio diver-ta , e nel non aver notato , che burlare ncli' addotto passo e voce usatii £guratamentc. 54 PROPOST.V VI ALOUNE CORREZIONI , CCC. CALBADIO. ( Cnisca ) Sor/a di colore , quello forsc chc in latino si dice gal- bineus. Pallarl, Marz. a5. = I colori sou questi , ecc. Calbadio ca- nuto , con qualunque colore spugnoso e macchioso. — Cattiva let- tura di testi e niiin giudizio ha data vita a calbadio , a pressovario , e a tali altre parole senza senso , e uon istate mai scritte dagli autori che si citano. CAXCAGNO. (Cruscaj ^ 1. Per mctafuia. Guid. 6.69.= E con ispirito di cechezza son guidati quelli che ardiscono di levare contra noi il calcagno. Buon. Fier. 3.2.5'.= Tanto s' e da villa lasci.ito porre — Sol collo e il fianco il fetido calcagno. — II sig. Monti trova qui due difetti : i.° la secca dichiarazione per metafora , che nulla spiega : mentre tra calcagno, parte deretaua del piede , e calcagno, oppres- sione , v' ha bella differenza ; 2.° la divcrsa significazione degli esem- pj , aftiva in uno e passiva nell' altro. EgU rettifica I' art." come dovrebhe essere. CALCOLO e CALCULO. ( Crusca ) Lat. calculus. Mor. S. Greg. = lo gU daro un calcnlo , cioe a dire una pietra biauca , ed in quello un uome nuovo scritto , lo quale nou sa se non chi lo riceve. ~— ll sig. Monti nota tacersi del calcolo Ak' matematici: e parlarsi del cat- } colo solo che e pietra bianca , mentre pur vi sono p'letrmze di tutli i colori , che la Crusca da motivo di dubitare se sieno , secondo essa , calcoli. CALDANO. ( Crusca ) Vaso per In piii di rame o d' altro metallo a uso di tener fuoco per riscaldarsi. -~ II sig. Monti consiglia di seguire 1' .4/- herti che da piii compiuta dichiarazione di questo vaso. CALDO. ( Crusca ) § I. Per metafora , aulorita , potere , ajiito , favore , lat. favor. M. V. 8. 42. = Sentendosi il favore della fortuna , ed essenda nel caldo della vittoria. — Ma 11 caldo della vittoria , dice il sig. Monti , nou e autorita , ne potere , ne ajuto , ne favore ; ma bensi fervore , impeto , ecc. Aggiuoge altre osservazloni suU'art. caldo add. CANE. { Crusca ) § XXXVII. Essere 0 diventare amici come gatti e cani , vale essere sempre in discordia , detto per ironia. Lasc. Parent. 2. a. = E' sono diventati come cani e gatti, ecc. Malm. 5. 33. = Benche voi siete come cani e gatti. — Dov' e la supposta ironia ? dice il sig- Monti ; e come puo esservi se manca la parola amici, sola che possa costitnirla ? CAPOPIEDE o CAPOPIE. (Crusca) Sust. Errore , sciocchezza. Es. 2. Varchi Ercul. 146. = Per rispondervi capople , gran dauno , ecc. .— Nota ll sig. Monti che qui non e sostautivo , ma puro avverbio , e vale a.1 rcvesciu. CARDEGGTARE. ( Crusca ) Bare it cardo , lat. famam alicujus convicii^ proscindere. Segue 1' esempio. — Qui e posto come in senso pro- prjo , mentre e Csurato. AL VOCABOLAKIO DELLA CRUSCA. 55 RAllIBO. ( Cru.- ca ; v. A. Balh , ballamento , Ut. chorea. Dant. Pitrf. Zl.=z Daiizaudo al loro angelico cariljo. Amet. g3. = Sol che operato sia dr^no cariLo — A cosi aiti affetti. — 11 seaso die cU la Crii5ca a que^ta paroln. non s'lccorda nc' due passi allegati. II sig. Muntl spitga ca) Mo per modo. CARMINATIVO. ( Crusca ) Add. Atto a carminare , Che carniina. Lib. cur. malatt. = Usa cose carminative , cioe a dire Jnocchio , coriandro , anaci, ecc. Sicetl. Fior. = Dvcozlone carminatlva. — Potrebbe cre- dersi ilecozione che pettina ; e finocchio che scardassa , dice il sig. Monti, se non si dicIii.ira,sero a qucsto add. i due sen i , proprio e figurato, che la Crusca ha riconosciuti nel verbo carminare. CASO. ( Crusca ) § IX. Far raso , vale anche apparire , comparire , far im- pressione. Dant. Par. 14. = Nella niia mente fe' subito caso — Questo ch'io dico, — 11 sig. Afore.'/ con esempj del Tasso e de\ Frezzi spiega il passo di Dante in senso di cnduta. CASTITA". (Crusca) Continema, tec. — Secondo il sig. Jlfo/jf/ quesU non e definizione intera. CATACOMBA. ( Crusca ) Litogo sacro sotterraneo , Lit. lucus sub tcrraneus , eco. — Dichi.irazione zoppa , dice il sig. ilfon/j" , se non ri si aggiunge: dove si seppelUvano i morti , lat. sepuUretum siibterraneum. CATENELLA. ( Crusca) Vim. di catena , lat. catmula. Dant. Par. 14. = Non ivea catenella , non corona — Non donne contigiate. — Dopo 1' al- legazione di qnesto passo , in paragrafo separate la Crusca aggiunge : ratenella dicesi anche un adomamento 0 specie di ricamo fatto colV ago rill lestimenti a guisa di catena. Ki di questo significato porta esem- pio.— r Ma che altro , dice il sig. Monti, e \a catenella di cui parla il testo di Dante ? II sig. Monti scopre un brutto pasticcio del sen=o figurato col proprio anche all' art. Catena. CAVALIERE. ( Crusca ) In signif. di giustiilere o carnefice , con esempj di Franco Sacchetti e del Burchiello. — II sig. Monti avvertc che nell« giocosu niolie parole s' usano per antifrasi. rAVAT.LO. 55 VI. VII. XVIII. Con un esempio solo ripetuto ne' due primi paragrafi la Cru?ca da due sensi dirersi alia frase essere a cavallo. Con quella ch' essa allega nell' altro paragrafo riproduce nell' esempio la dirhiarazione di un provarbio Tjllano ed immorale. C AVEROZZOLA. ( Crusca ) Piccolissima cava , lat. cavernula. § E fig. vale tucolino o bueherattoh. Pall. feb. 1%. = VuolTisi purgare tutto il fra- cido e lo morto , e quelle cotali piaghe e caverozzole ugnere poi , e imbiutare con morchia e con terra mescolata. — Osserva il sig. M»nti tornare asiai meglio il dire che caverozioia e quella cavil'a , quella piaga che la potatura dtlle harbe suol lasciare nel pedale della vite , e i tagli cicatrizzati di ogni alrra piauta. CEDULLA. (Crusca) Tes. Pov. P. S. iS. = Eagna in aceto forte la ce- dulla , e poi 1' involgi in istoppa anco in forte aceto bagnata. — Non si sa co=a sia questa ctJaJU. 56 PROPOSTA m ALCUNE CORREZIONI , CCC. CENA. ( Crusca ) II mangiare che si fa la sera , lat. ca;na. Dant. Par. 24. = O sodalizio eletto alia graa cena — Del benedetto agncUo il qual yi ciba. Pet. cap. 9.= Leonida che a' suoi lieto propose — Un dure prandio, una terribil cena. — Non so comprendere , dice il sjg. Monti , come il Vocabolario non faccia differeuza tre le cene de' vivi e quelle de' morti CERINTA. (Crusca) Sorta d' erba ordinaria , l3t. cerintha. Muse. Ap. a.2.2.. = E pero spargi quivi il buon sapore — Delia trita melissa o 1' erba TiIc — Delia cerinta. — Se erba vile, dice il sig. Monti, ed erba ordinaria valgono la stessa cosa , la dichiarazione non c' istruisce piu di quello che c' istruisca 1' esempio. Egli riproduce la definizione data da Forcellint. CERO. (Crusca) Candela grossa di cera , Xat. cereus. Es. ult Danf. Par. 10. = Appresso vidi il lume di quel cero. — Questo cero , o sia can- dela grossa di cera , dice il sig. Monti, aggiungendo i due versi che seguono ,61?. Dionigi Areopagita ! ! ! CESSARE. ( Crusca ) § I. 7n slgnif. attivo vale Sfuggire , schifare , rimuo- . vere , allon>anare , lat. depellere , evitare , amovere. Es. 5. Dant, Inf. 1 9. = Richiama lui perclie la morte eessa. -^ Osserra il sig Monti, l." che la morte cessa nou e attivo , ma neutro ; 2.° che pel con- testo la morte cessa vuol dire le morte resta sospesa : onde cessare ha un altro senso non indicato dalla Crusca. CHINTANA. ( Crusca ) ecc. Legno , ovvero uomo di legno ove vanno a ferire i giostratori , ecc. Biscioni dice che quintana e una campanella. CHIONNA. (Crusca) Burch. 2. 14. = Poi corse ver la piazza di Madonna — Baciando que' ferruzzi e quella chionna. — Mescolare , dice il sig. Monti, colla viva la parte morta della favella, senza ne manco una sillaba di spiegazione , fa brutta vista e schifosa. CHIOSTRA. (Crusca) Chiostro , lat. claustrum , caitum. Dant. Inf. 29. ^ Quando noi fummo in sull' ultima chiostra — Di Malebolge. = E Purg. 7. = Dimrai se vien d' inferno , e di qual chiostra. = E Par. 3. = Fuor mi rapiron dclla dolce chiostra. = Cuar. Past. Fid. prol. ^ Questa la chiostra e pur , questo e pur 1' antro •^ Dell' antica Eri- cina. — CHIOSTRO. ( Crusca ) Luogo da abitare persone sacre ; e oggi si dice alle logge intorno ai cortili de' conventi , ecc. — Era le altre osservazioni il cav. Monti fa questa, che chiostra e chiostro suonando una stessa cosa, se chiostro per la Crusca e luogo da abitare persone sacre , anche la chiostra di Malebolge sara abitazione di religiosi. Chio- stro o chiostra e luogo chiuso qtialunque. Egli dichiara ne' varj loro sensi i passi allegati ; e svolge altrl sensi della voce chiostro o chio- ttra, di cui la Crusca non ha parlato. (Sara continuato.) Osservazioni dl un Fiorentino sopra V opera del cav. Monti intitolata Proposta di alcuke correzioni ED ACGIUNTE AL VoCABOLARIO DELLA CrUSCA. ( Mcb- noscritto inedlto mandato alia Direzione della Bl- blioteca Italiana (a) ). vJOLUl clie dalla provida natura fa dl boUente imma- giuazioue dotato ( atlermo il cliiarissimo Genovesi ), non gode per lo piii il privilegio di matuia r.flessione, e mallear suole d' intero e niaschio giudJzio. Non cosi, per mio avviso, deirillustre autore dell' opera intitolata Pro- posta di alcune corrt'zioni ed aggiunte al Vocabolario della Crnsca puo dirsi^ poiche sebbene di lunga niano cono- sciuto per la sua larga vena poetica etl ardente fantasia, (a) Qtieste ofservazioni cl sono state spedite colla seguente lettera. Ornatissimo sig. Direttore , 11 nobile contegno che cntesto suo giornale ha tennto special— inente nel secondo e terzo anno della sua istituzione pli ha giustamente meritata quella stiiiia e quella ripntazione che lo dijtinguono come il primo e diro il solo buon giornale d' Italia. Noi Toscani siamo stati Jti grande coriofita intorno al modo rol quale ella avrebbe reso con'o del- V opera del cavaliere Monti , ed abbianiu con piacere osservato ch' ella ne ha dato il sunto senza anticlpare opiuioni , ne pronunciare giudizj , agcvolando cosi il campu ai leiterati d' Italia di ricorrere al suo gior- nale ondc pale?ar» le loro opinion! ;u questo proposito , e far centra ( com' ella ha detto nel suo proeniio ) la Bibliotera Italiana di lutte le qveitioni che C opera del Monti fosse per promuovere. Incoraggiato da cotesle fue proniesse la prego di accogliere le Osservaiioni che le trasmetto ecc. }Io 1' onore ecc- Firenze , lo luglio 1818. Suo Devotissimo Servo , Crediamo dover cogliere quest' occa licUe opere loro. Lo stesso dicasi delle voci di arti e mestiiri: da qual paese si vorranno preudere quelle che nianiano? Da qual dialetto se non si ricorre alia Toscana ? E c(ui dopo d'aver prodotta la sentenza dtl celebre giurecoiisulio Calabrose per provare che i Fiorentini o Toscani hanno senipre aspirato ad essere i dittatori della lingua toscana (nella quale inipresa maravigliosameiiie riuscirono a sonuna gloria loro ed a vantaggio di tutta Italia ) , egli ne accerta meritare non piccolo disprezzo la niagjior parte di que'foiiti, onde voile derivarsi il gran Vocaholario, e conftssando al tempo medesimo T im- nienso bene che da quello discese alia lingua ed alia Ita- liana letteratura. Qnal coutraddizione in termini ! E qui non Sara fuor di proposito 1' osservare che tra i cattivi t'onti , a' quali attinse il Vocaholario, non dul/ita d'anno- verare i libri senza titolo d'autore, come sono i Vole,a- rizznmcnti anonimi, quasiche il merito d'un' opera dipen- desse d.il ronoscere il nome dello scrittore : e i CcipitoU delle Confnitrrnite, le quali altro non erano in fine che degli st.ibihmenti politici ed i Formuhirj delle ricctte , le quail erano dettate dal corpo rispettabile dei medici e speziali che formavano in que' tempi beati una delle piu colte societa letterarie ;, ed e percio che si gli uni , che gli altri si trovano scritt; con molta perizia e purezza di lingua. Cattivi fonti pure sono a delta sua le BibUoteche e i:li Archivj pubblici e privatL, come se tanto le une, che gli altri non potessero contenere dei libri buoni , e le private lihrerie non potessero raccoglierne anco dei uii- gliori delle pubbliche istesse. Nemico poi d'ogni critica, che non sia la sua, disap- prove altameiite le Censure abbnjute contro il Tasso , e provocate se nol sa dai Tassi medesimi, i quali scrissero roal cauti contro la nazione lioreutina , o per lo che sdegnato (yj. 09SERVAZI0NI DI Ui\ FIORENTINO giustamente Bastiano Del Rosso , armossi a sua difesa contro Bernardo; e Lionardo Salviati rintuzzo alcua poco Torqua- to, il quale, come afFerma il Quadrio neila storia e ragione d'of^ni poesia, troppo puugentemeate ofFese i Fioreiitini nel suo dialogo del Piacere oiiesto. Perche non duliitarono i valorosi Accademici di assoggettare alia piu severa criticala Gerusalemme liberata, che non fu posposta al Morgante, ne al Girone, ma fu paragonata alPAvarchide deirAlamanni, come dice il marchese Orsi nella sua difesa del poema niedesimo canonizzato, e vero, dalla pubblica opinione, jna come tutte le umane cose ^ non esente da leali di~ fetti, dal Tasso medesinio riconosciuti. :r= Quandoque bonus dorrmtat Homerus = Pure ognun sa come, sopite quelle celeherrime gare , in quel secolo immortale TAccademia istessa smentisse di poi avvisatamente , e con le piii obbliganti e nobili maniere quel cli' era stato pubblicato contro la Gerusalemme Li- berata , annoverando il Tasso fra gli scrittori che fanno autorita di lingua. Di poi con un anacronisrno imperdonabile gia tempo rilevato, il nostro critico con temerario ardimento pro- nunzia per delirante nel cospetto del mondo il gran Gali- leo , perche nella sua giovenile eta, e raolto prima d' alzar- si alle cele.sti contemplazioni niostro tanto senno, e tutto finissimo nelle sue riflessioni sopra la Gerusalemme , le quali anziche far torto al sonimo ingegno di lui , lo fre- giano di sommo onore , dato avendo a divedere fin dai verdi anni a qual sublime ahezza giunta sareblje la raente sua divina. Eppure (chi il crederebbe ! ) il Galileo da lui, per esser forse fiorentino , e detto delirante, ed il Tasso vien divinizzato, forse perche nato da padre bergamasco. E quivi bene sta a proposito il ripetere : Tanto possono anco negli animi dei nostri Ittterati le passioni , che non paghe di. niordere i vivi, tornvntano pure gli estinti, senza verun rispetto ai decreti del pubblico e alia santita dei scpolcri. Vano si e pnre 1' immaginato lamentevole piagnisteo , che egli mette in bocca alle scienze ed alle arti per non averci il loro conto nel vocabolario , ben sapen- dosi che nulla hanno che fare in iin dizionario di lin- gua i termini di scienze e di arti meccaniche e libe- rali : qiir' tnrraiiii vo'dire, che non sono di uso ordinario e famiiiliare, bastando che vi siano soltanto annoverate quelle parole scieutifiche , le quali possono coraunemente ascoltarsi, o e mestiere iatendere nella lettura dei libri. SULL^. PnOPOSTl DI ALCUNE CORREZ., CCC 63 Miglior clivisamento pertaato sara die le loro parole siano rcistrate nei pi'oprj vocabolarj di scienze e di arti , e noa in uii dizionario di lingua. Asserisce appresso die nella prima riforma del voca- liolario si mundb avanti I' impcro dell'uso: la qual propo- sizione resta oscura anzi die no: perclie nelle llngue I'autorita val piii della ragione ; e 1' viso , die non ha ne legge, ne ragione , si e quelle che forma I'autorita tanto nel materiale e nella significazione delle parole, quanto neir analogia ed irregclarita delle terminazioni , e nelle servitii e lil)erta delle costruzionl , cos'i che I'autorita deir uso e stata da alcnni diiamata piu presto tirannia, che assoluta signora delle lingue. Montato quindi in cattedra la fa da severo pedante co' suoi scolaretti in granimatica , vo' dire T Infarinato e I'Inferigno, che lo fanno inquietare un pochetto, e chiama a se il Salviati a render conto del perch' egli abbia escluso alcune voci derivanti dal greco e dal latino , come sa- rebbe a mo' d' esempio Pcdcrasta di greco fonte tutta, e della quale tanto si piacque il nostro pedagogo , e lo rampogaa poi acerbamente d' averne anunesse altre sca- turite dalle medesime sorgenti che a lui non piacciono ; e Lionardo avrebbe di leggieri potuto qui teraere qual- che bravata, se mai scusato si fosse col dire essere state quelle allora in uso nei buoni scrittori, del quali se al- cune opere non furono approvate , ed altre si, a tut- t' altro si dee addebitarne la cagione , che a quella d' es- sere scritte in lingua fiorentina queste, e quelle no : raa si perche comjioste le une con magglore castigatezza , e con pill esatto stile e purgato delle altre. Quello pero die veramente farebbe ridere tutta la vita, si e la pretensione di lui che il vocabolario dovesse ci- tare nella quarta sua riforma , e classiche didiiarare le celehratissiine opere che allora non si conoscevano , per- che non per anco date alia luce ; tra le quali le lettere di Annibal Caro scritte a nome del cardinale Farnese , le qu.ili non erano ancor pubblicate, e che avrebbe egli preferite alle familiari del medesimo, le quali, cosa sin- golare a dirsi , confessa di stil festivo e purgato , ed opina poi che fossero scritte senza pensnrvi o piuttosto dormendo. Staliilisce quindi una gran diversita dal linguaggio to- scano all' italiano , senza spiegarci in che consista questa gran differenza, come fa il Muzio nelle fantastiche sue battaglie, dalle quali il nosiro autore ha scavato tauti 64 OSSIRVAZIONI DI UN FIORENTINO, eCC. recondlti tesori. Qaestioni tutte antiche quanto II bro- detto , ed oramai rancide ed andate pienameute in disuso. Asserendo ancora che i diversi italiani dialetti non s' in- tendono tra di loro, non ha potuto confondervi il lin- guaggio toscano J sapendo bene ch'esso e inteso in tutte le parti d' Italia, e che per questo solo oggetto d' ira- parar bene la lingua italiana , tutti i piu rinomati col- legi e conservatorj della Toscana abboiidano di illustri giovanetti e di nobili fanciulle inviate cola da tutta Italia per esservi educate , le quali poi ripatriandosi sono ot- timamente intese da tutti non solo , ma formano altresi con la dolcezza e con V eleganza del loro parlare la delizia , e direi quasi l' amrairazione di chi le ascolta. Grazie non di meno debbono rendere i Toscani al rae- desimo del buon consiglio che loro porge da pari suo ', di studiare la propria favella , quando vogliano scrivere correttamente ; se non che per avventura egli mostra con cio il cuore punto da invidia , perche fatica minore del)ba loro costare un tale studio : in forza di che senza avvedersene il buon uomo confessa che la toscana fa- vella e la vera ed nnica lingua italiana. Dopo tutte queste cose dette e non dimostrate , ne deduce XIV conclusioai coroUarie , che e difHcile cono- scere di dove egli le tiri , e le quali dubito che doves- sero piuttosto chiamarsi canoni o decreti per servire dk regola al gran Concilio: e protestando con adulazione ve- raniente stomacosa bastare a lui che ne sia persuaso uno solo , I'illustre suo aniico e protettore, onde il pub- blico gli abbia per buoni e per veri. Ammessa la quale infallibilith di un solo, egli era inutile appellare al Con- cilio i oltre di che se questi coroUarj fossero veri , do- vrebbero persuadere ognuno che ha I'uso della ragione. E non era egli meglio chiamare questi corollarj Progetto di costituzione per formare un nuovo vocabolario di lin- gua italiana? Ma ascoltiamoli di grazia distesamentei e trattandosi di articoli che in se racchiudono la quintes- senza dell' opera, e che debbono portare a delle grandk conseguenze , richiauiiamo vie maggiormente la nostra attenzione. CoroUario i. Una nazione di molti governi e molti dia- letti, ecc, ecc. ( Sara continuato ' 65 Stagioni di Thomson, tradotte dal slg. Leoni. J_J INFATICA.BILE sig. Lconi ha terminato un altro lavoro ed ha meritata una nuova torona intrecciata daUe itahrhe cd an^Uche muse. Ognuno couosce la celebrita del Poenia didascalico di Thomson in- titolato Le Stagioni (The Seasons), e le mediocri traduzioni che tinora di quel poema ha avute Tltaha. II sip;. Leoni lo ha tntto tradotto anch" cgli , e si prepara a pubblicarlo a Verona co' torch] della So- cieta ti[)ografica alF insegna della Serpe. Egli ha vo- luto mandarcene qualche saggio per metterci a poi'- tata di giudicare del suo lavoro, e noi crediamo far cosa grata ai nostri lettori insereudoli nel nostro Giornale, parcndoci degni degli applausi del pub- blico. Noi torneremo forse ancora su questo argo- mento tosto che avremo Aeduta alia luce tutta r opera. Eccone intanto due saggi felicissinii. Episodio tratto dalV estate. D' crma selveita di nocciuoli all' ombra , X>' amor trafitto , era Damoiie assiso ; E al rio , stillnnte dal uiropo , e all' aura Tra le foglie de' salici loquace , Del rigor si dolea di Jdusidora. ?ur cruda ella non era ; e sol pudico Kitegno o Tana fcmminil baldanza 7eaa contrasto alia fianima ond'clla ardea. Ma i sospir tronchi e i fu^gitivi sguardi Ne discoprian talor 1' interna piaga. A penetrar di Musidora i sensi , Inspirato dal loco , un amoroso Carme tessea Damon. Pastor felice I ~*a Fausta Ventura , onde sovente il fato De' regi pende , allc tue bramc arri>e. Bibl, Jtal. T. XL 5 66 STACIONI Soort.i da stuol di pargoletti amori , Volse la ninfa a quella chiostra il passo. VermiglU invftlto, in jbito negletta , Nel fresco umor le alabastrine forme GU dalle vampe a restaurar del Sole. La Tede 1' amator. Pensier diverso In forse il tien. A portar lunge jl piede Lo consiglia modestia : amor lo arresta. Bella tra quaute , a ricrear le membra , Sceser d' Arcadia nelle vitree fonti , Trepida il guardo ella d' intorno gira , E deir invido lin disgombra il fiauco. Non cosi tocco il pastorello Ideo Fu dalV emule Dive, allor che ignude Le grazie a lui delle sembianze offriro , Qual tu , Damon , quando 1' eburnee spalle E il ritondetto pie spoglio 1' amata , E il nodo sciolto del virgiiieo cinto , D' infra la veste il rilevato petto, Candido piu cbe neve , a te scoperse. Giovaue incauto I in lei ti affiisi , e godi r Fuggi. La viata di bellezza ignuda Far potria, se ti alletta , il cor men puro. Nello splendor delle sembianze , in riva Ella co-i del fiumicel si mostra , E paventosa fin dell' aura , 11 volto Di beir Ostro colora , e in se si stringe. Quasi cervetta saltellante , il margo Alfln lascia , e nell' acqne i membri attuffa. Guizza la ninfa , e uuove grazie svela> A giglio o rosa di rngiada aspersa Nell' arida stagion per man dell' alba , Tra i liquefatti argenti ella rassembra : E mentre del ruscel uell' imo grembo Di piu fresco lavacro in traccia ir gode , • Sparte a fior d' onda le lucenti cbiome II bel tergo ne Telano. Ella sorge j E deir ascoso pastorel piagato E ognor piu il petto. A temeraria im^iresa D' amor 1' ebbrezza lo sospinge : onesto Pen>ier, nan raai da! vero amor disgiunto , L' ardir nc afirena : di villauo affetto Accnsa ajli orchi swoi tpel cbe ?i ns'jrpa. DI THOMSON. 67 Viuce nioclestia alHn. Kapido ei fugg< : Ma quests uote in pria , con man treniantc Da lai vergate , sulla sponda gitta : » Ti bagna jn securta , vergin leggiadra , V Dai santi rai cli fido amor sol visti. » A custodir la via , si che importiino » Sgaardo profan te non discoprx, io parto. Pari alia Dea cui 1' ocean die cuna ( niirabil opra di scarpello argivo ! ) , Clie inchinandosi lieve , delle palnie AI nudo sen tenta far Telo , immota Al rimir.ir dell' improvviso fogiio Muiidora rinian. Quindi riscossa , Con ratto pie coii-e alle Testi ( ignot* Deir Eden a' bei giorni ) ; e cinte in fr»ttn Le terie membra, quell' arcano scritto Infra '1 sospetto ed il desio raccoglie. Ma poi che dell' amato , al priny) sguardo , Kiconobbe la man , svani la tema , E piu mite consiglio in cor le nacque. Dilicato rossor , da colpa scevro , E del piidico di Damouc affetto La la$ingbiera idea , non dal soave Pensier di sua beiti forse divisa , Un piacevol tumulto jn sen destolte : Ma non fu lenra a ritornar la calma. Con mal temprato calamo snl tronco Allor d' un f^ggio qiieste note incise , Cui ben presto Damon d' innamnrati Baci e di pianto per letizia asperse : » Adorato garzou , cui tanto arrise V Fortuna, e (ahi troppo!) amor; di qneste clfie » Solo e non dubbio interprete ; sii casto •• Ognor com' oggi ; e verri tempo forse >• Cbe piii il dover non t' imporra ia f.ig.i. 58 3TAGI0>^I La caccia delta Volpe. DaW &ntunao . DtI periglloso clivo con veloce Corso ti slancia , o cacciatrice schiera : Lo spazio e '1 tempo col deiio divora , E di coraggio e d" agil pie fa prova. Telice quei che i tortuosi girl Segna primier della fuggcnte volpe , E r art! ne discopie , e la favelln Conosce de' levrieri , e la raggiuuta Belva spirar sotto gli strazj mira Di cento bocche , e non mandar lament©. 11 corno suona , che del fiero ludo 11 fin prescrire. Al destinato albergo Si ricovra 1' eroe. Pendon sospesi Alls mura i trofei , che d' animoso Industre cacciitor fan cbiaro il merto. • t Inaridito della Tolpc il cuojo E al tetto affisso , e di ramoso cervo La vasta fronte le pareli adorna. - ' Si avvicina la notte ; e I'anelante De' compagni drappello a quei si aggiurg*. Assiso il prodc allor , di sue bell' npre Incomincia 1' istoria , al braccio ignote De' Centaiiri Tessalici. Di voci Suona di maravjglia e di contento La villesca magion mentre di larga ■. ' S Spoglia de' boschi il focolar nutrito , Stridente avvampa , e i gloriosi volti .. Degli ospiti rischiara. Di esquisito Llcor spuman le tazze , e del funiante Lombo sotto 1' iucarco il desco geme. In pugno ai prodi il trinciator coltello Ilisplende gia ; di spazioso solco . - , Impresso gia 1' abbrustolito fianco Appar del bove ; e , con braraosa fame, Delle faticlie del pcrcorso arringo Si compensa la turba. Ognor piii il labbro Ne discioglie allegria. Della Britanna Gloria , che mai , sinche da tanta mole Di pingne cibo suo vigor derivi , Banguir non puo, gia ognua ragigna , o il ferr» DI THOMSON. 69 AvidAuiente in pii'i cedevol dnpe Immcrso nd or ad or ( se dell' ingordo Avvicn pur die il costume indugio soifra ) , Al cielo i vanti dclla caccia estolle. Saziata ia f.ime, alia seguace Sete il capace Tetro impon clie appresd. Di rubiccjndo umor colmo , spumnnte , Lo stringono i gaglinrdi ; e tal profuoio Intorno si diffonde , che al soaTe Piato rasserabra di campestre ninfa , Quando sul letto di -vi'ole nssisa , Deir adoraio pastorello i passi Ascolta , die furtive a lei si appressa. Dalla riposta sotterranea chiostra 11 purpureo d' ottobre almo licorc Di sei lustrj superbo , alia gioconda ?>'otturna luce brilla , e de' piii rari Generosi falerni emula i pregi. II tempo ad iiigannar , sotto fumorme- i-ebbe una consimile torba prodotta dalla gran quan- tita cli vegetabili marini che crescono in quel fondo, e che sono di mano in mano sepolti da limo stra- scinato dal mare o dalle acque che duranti le di- rotte piogge scendono dal continente e dalle rupi del promontorio Argentaro. Cosi se vediamo essere questo stagno fronteggiato dall' anzidctto promon- torio , le pahidi Pontine lo erano dalle grandi emi- nenze di Capo Circeo , mentrQ dalF un de' lati ri- manevano segregate dal mare mediante quella por- zione delF odierno Utorale che si distende dal Capo fino ad Astura , il cui livello e di gran lunga piu elevato di quello della pianura Pontina: questo lido raffigurava in allora una di quelle dighe naturali , o di quegli istmi che spalleggiano il lago di Orbi- tello. Da qual parte avesse in2:resso il mare in quelle paludi non e questa quistione da agitarsi nella cir- costanza attuale; ho gia accennato in altra occasione ( V. Bibl. Ital. ^ feb. 1818, pag. 172) essere assai verisimile che cio fosse da quella di Terracina. D' intorno alle sponde dello stagno di Orbitello, scgnatamente dal lato di levante verso la Feniglia, si rinviene una roccia cavernosa e bitorzoluta, che e un rozzo impasto di sabbia conglutinata da un cemento calcario semi-cristallino , e si usa per la fabbrica delle mnraglie , di quelle principalmente che si costruiscono intorno ai poderi. Credetti dap-^ prima essere dessa un modernissimo aggregato che avesse avuto origine nel seno stesso del lago , ma convincenti ragioni mi distolsero dalPadottare que- sta sentenza. E primieramente avviluppati in questa arenaria trovansi gusci di conchiglie , che assoluta- mente non si rinvengono nello stagno , ma stanno solamente nel mare , quali sarebbero 1' Ostrea jaco- bcea e F Area pilosa. In eecondo luogo nou appare AEGEISJTARO. 85 gia qnesta roccia iinicamente intorno alia sponda ^ ma si allacria altresi assai dentro terra , ed a tale altezza a ciii noti si piio supporre rhe abbiano niai attiiito le acque del lago. Essa abljondantemeiite s'iiirontra lungo la strada maeStra che da Orbitello guida alia Torre delle Saline, ed a sei niiglia circa da quel paese trovasi panmente per la via di An- sidonia nel luogo detto la Banditella. E assai pro- babile, ne io lo diibiterei, che la formazione di tale arenaria risaiga a remotissime epoche anteriori alia totale emersione dei continenti dalle acque del mare. Ne deggio passare sotto silcnzio che fra i gusci che essa contiene , alcimi ne ho ravvisato i quali pre- sentano quell' accidente mcdesimo che di frequente apparisce ne' gusci delle conchiglie fossili , vale a dire sono convertiti in ispato, e racchiudono nel- Tinterno un nocciuolo egualmente spatoso. Quanto ai testacei che attualmente vivono nello stagno, quello che in maravigliosa cjuantita vi mol- tiplica e il Cardlmn cdule , volgarinente ivi dctto galletti , non gia gallino , come scrive il Santi che ha parlato di (|uesti luoghi in un capitolo de' suoi viagiri al Montamiata , e nella maremnia sanese ; ne per altro line aggiungo questa osservazione se non perchc in qualche parte della costa della Ro- niagna chianiandosi col nomc di gcdllna una Venere, che Linueo intitolo appunto Venus gallina, non ge- neri confusione questo vocabolo se mai passasse ne' dizionarj con la detinizione data dal Santi, In- numerevoli spoglie di questi galletti incontransi ac- cumulate suUa spia2;gia, fra le quali molte vc n ha di notabile grossezza , e presentano varj passaz^i dalla torma rotondata che hanno d' ordinario gli individui giovani a quella trasversalmente bislunga che ac([uistano invccchiando. Convien credere adun- que che quel fondo sia confacente a questi animali, cd assai favorcvole alia loro moltiplicazione , come ei avvcra ncl mare medesimo ove in alruni siti * incontra coj)ia grandissima di alcuni testacei ch© ^6 PROMONTORIO mancano in altri Per la qual cosa non rechera ma- raviglia se ne' deposit! conchigliacei de' contiaenti veggonsi sovente estesi banchi di una sola spezie di nicchi , perche cio che negli odierni mari suc- cede aveva luogo eziandio negli antichi allorche questi inondavano la superficie della terra. Oltre a que' galletti pochissime aitre conchiglie si trovano. lo raccolsi il Buccinum neriteum , il Buc- cinum rcticulatum , il Murex ulmoides , la Tellina Idctea , e la Mactra pellucida. Quest' ultima e una bivalve che si scambierebbe a prima giunta con una tellina , fragile , semidiafana , bianchissima, da iin lato alquanto socchiusa ( Jdans ) ; ma il car dine, che oltre a picciolissimi denti laterah e guarnito di una fossetta, lo qualifioa per una mattra. I mag- giori individui da me veduti avevano la larghezza trasversale di mezzo polhce. Osservai inoltre quan- tita di piccoli turbinetti , che hanno sembianza di essere lacustri ; ma soggiornano in quell' acqua salsa attaccati alle pietre , ai nicchi de' galletti e ad altri corpi sohdi. Essi hanno una trasparenza cornea , e quando contengono 1' animale appajono neri ; ma per determinarne la specie mi riserbo a miglior uopo di esaminarli. Rispetto ai pesci , vi prosperano assai le anguille ( Muroena anguilla ) , ma siccome non se ne pe- scano frequentemente di grossissime , cosi volendo metterle in concia onde spedirle in commercio, non si arrostiscono tagliate a rocchi come a Comaccliio si usa , ma si friggono e si mettono intiere sotto aceto. Gh altri pesci sono i muggini o mazzoni , o cefali ( Mugil cephalus ) , le aguglie ( Esox Belone ) , le spigole ( Perca labrax ) ^ i calcinelli o datterini , i bavosi e le bottacchie. Questi ultirai sono piccoli pesciolini che servono soltanto per esca onde pigliare i piu grandi. Parecchi uccellacci acquatici sogliono frequen- tare il lago ; come sarebbero le foliche ( Fulica atra)^ i gabbiani [Larus cinerarius e marinus)^ i ARGENTARO. 87 marangoni ( Colymbus urinator ) , i sottanelli ( Co^ lymbus minor ) , i cucchiaroni ( Aims clypeata ) , ed nitre anitre volgarmcnte chiamate capiverdi , o gcrmani, e capiiiegri. La lontra non e rara in quelle acque ; ma non ho avuto ocrasione di esa- minare se sia la Mustela lutra , che Linnco dice abitare soltanto nolle acque dolci , o piuttosto la 3Iu- stela lutris che sta nel mare ; ignoro per altro se questa sia stata mai trovata fmora sotto i nostri climi. II celebre botanico sig. Savj , che accompagno venti anni fa da queste parti il sig. professor Santi, ha dato notizia delle piante da lui raccolte o ve- dute cosi nello stagno , come intorno alle sponde, ed il catalogo che ne ha tessuto si legge nel se- condo volume del viaggio al Montamiata ; ma que- ste botanico non pretese gia di dare una nota com- piuta di tutti i vcgetabili che allignano in quelle situazioni , che troppi piu converrebbe aggiugnerne. Sei piante acquatiche da lui sono annoverate , la Chara vulgaris , il Fotamogeton gramineum e mari- timum, \a Conferva dichotoma , XUlvaintestinalis, e la compressa ; ma sembra che non abbia posto mente alle due altre spezie di ulva , che sono ivi comuni , aW Ulva lactnca cioe, ed aW'Ulva linza. Mi sorprende altresi che non abbia rammemorato altre due piante , che vegetano in grandissinia quantita entro il lago , la Conferva hnum , e la Ruppia mari- tima. Non vorrei comparire indiscreto se sospet- tassi che egli abbia scambiato la prima con la Con-< ferva dichotoma , e < he non avendo veduto V altra fiorita sia a lui smibrata un potamogeton. lo mi fo lecito di manifestare tjuesto dubbio in quanto ihe essendo ormai trascorsa una buona ventina d' anni da che il sig. Savj si re* 6 \n que'luoghi, non aveva per avventura accjuistato per anche ne quella espe- rienza , ne quella sagacita per cui tanto si distin- gue oggidi tra i botanici. La Conferva linum mi porse argomento ad una cu- riosa osservazione. Sono volgarmeute cognite quelle 88 PROMONTORIO masse sferoidali di sostaiiza stopposa , clie i fliitti del mare recano sulla spiaggia , ed a cui fu dato il nome di pilce marina'. E stato credato dai piu che esse provenzano dalla parte filaraentosa delle radici dell' alga, o sia della zostcra^ e che le onde sospinte al lido , indi recedendo agglomerino quelle festuche, ed insieme le iutrcccino, riiiscendone cosi quel tessuto stopposo che acquista una ligura glo- bulosa mediante il continuo rotolamento. Alcuni na- turalisti ed anclie moderni , cui forse non sapeva entrar nella meiite come potesse cosi formarsi quella specie di feltro , immaginarono che queste palle abbiauo origine nello stomaco de' pesci , e sieno da essi rigurgilate. Ora d' iutorao alle sponde dello stagno di Orbitello se ne incontra grau quantita , composte non gia di alga , ma di filamenti di quella conferva , ed alcune attingono la grossezza di un pugno. Cio che e notabile si e che que' filamenti sono cosi freschi e cosi verdi al pari della pianta che vegeta ne' fondi , e destramente svolgendo la ma- tassa si traggono sani ed intieri. Pesci di tale gran- dezza che possano capire nello stomaco pallottole cosi voluminose, non vivono certamente in quel lago, ne altri ve n' ha , giusta le notizie avute dai piu esperti pescatori, se non che quelli dianzi nominativ e dair altro canto se quelle masse avrssero soggior- nato entro il ventricolo di questi animali , come si potrebbe supporre che la pianta mantenesse la sua verdezza e tutti i suoi naturali caratteri ? Non solamente adunque piii verisimile e la prima spiega- zione, ma la tengo per dimostrata , e raggiran- domi per quelle spiagge , mi divertii a raccogliere una serie di sitTatte palle, alcune delle quaU non ne presentavano che un rudimento , essendo di pic- ciol volume , di figura irregolare , e di cosi lassa tessitura che poteausi con somma facilita sfilacciar tra le dita. Ma io ho perduto d'occhio la mineralogia , e tardi me ne avvcggo , poiche la lettera diventa ormai ARGENTARO. 85 soverchiamente prolissa. ]\Ii affrctto adunque di ri- tornare sulle prime mie orme , e per mostrare di quale natura sia la roccia delle eminenze contigue a Orbitello , prcndero per esemplare quella della colli na su cui stanno le antiche rovine della citta di Gosa. Questo moiite distante circa sette miglia da Orbitello , e chiamato ora Y Ansedonia , forma parte del gruppo di que' colli die si stendono al S. E. del paese , e rimane vicinissimo al mare. La roccia di cui e formato e una calcaria nerastra, o di tinta aflfumicata , di grana minutissima e lucci- cante se si esplori alia luce del sole, e percossa col martello tramanda odore di gas idrogeno sulfurato. Essa ha inoltre questa particolarita die cosi nel- r interne , come nell' csterna superfieic e sparsa sovcntc di cavita buUose e di cellule ramificate , onde ha in certa guisa la sembianza di una lava. Sembra che questi vacui sieno stati originati dallo sviluppo di qualclie sostanza gasosa , e forse del gas idrogeno sulfurato die si svincolo nelf atto della formazione della roccia , come per la stessa causa si producono nel traA'crtino , talche questa calcaria potrebbe in (|ualclie foggia cssere ri2;uar- data una sorta di travertino di provenienza ma- rina. Essa non si presenta in istrati rcgolari , ma 6 in rupi massiccc , attraversate da grandi cre- pacci , ed in alcuni luoghi ha 1' aspetto di una breccia composta di pezzi angolari di calcaria ne- rastra avvilu|)pati in un cemento della stessa natura di colore bigio , ed e spesso accompagnata da una terra di colore rossastro. Accanto alia Torre ma- rittinia detta della Tagliata vedcsi in questa roccia un' ampia squarciatura , cognita sotto il nome di Spacco della regiiia , che si indica ai forestieri come oggcito di curiosita. Essa s' interna nelle vigcere del monte per la lunghezza di circa 35o piedi pa- rigini ; sulT incominciamento e angusta , indi di- venta piu conioda , ed all' cstremita notabilmente si allarga formando una capace spelonca, che riceve GO PROMONTOftIO lume dairalto , come tutta la galleria , giacche que- sta spaccatura taglia dair imo al sommo la monta- gna. Presso di essa e della torre della Tagliata ve- desi iin'" altra apertura , anticamente fatta con lo scalpello , la quale trafora la rupe e riesce nel mare. Essa serviva ad use di bagni , e dove entra 1' acqua furono nel vivo della roccia scolpiti dei sedili, tal- che somiglia a quel recesso delle Ninfe descritte da Virgilio , tranne che mancano , a quanto mi e sembrato , scaturigini di acqua dolce. Fronte sub adversa scopulh pendentibus antrum Intus aqucE dulces , vlvoque sedilia saxo, ( Aen. lib. I. ) In riva al mare trovai quantita di pomici bianche , rotondate , e qualche pezzo di lava rossiccia spu- gnosa ; e siccome queste sostanze non possono es- sere state trasportate dai flutti se non che da Li- pari , o dalle isole Ponze , si puo quindi arguire a quanta distanza dai crateri puo strascinare il mare le materie vulcaniche piu leggieri. Le piante trovate in fiore in questi contorni al 14 di marzo sono Rosmarinus officinalis., Cistus monspeliensis , Teucrium fruticans , Asphodelus ra- mosus , Funiaria bulbosa , Pistacia lentiscus. II ter- mometro di Reaumur segnava gradi 9 e mezzo so- pra lo zero. To non saprei spiccarmi da questo luogo senza fare alcun cennb delle rovine di Cosa ; e spero die la digressione mi sara condonata , poiche il sig. Santi neir indirata opera stimo a proposito di stendere su tale argomento un lun2;o capitolo. Siccome sa- rebbe inutile che ripetessi quanto fu detto da que- sto scienziato , mi tratterro soltanto a parlare degli avanzi delle mura che circondavano quella citta , i quali sono gli unici oggetti raeritevoli di qual- che considerazione. Queste mura spettano al ge- nere che alcuni moderni antiquarj chiamano ciclo- pico , e sono composte di grandissimi massi irre- golarmente poligoni, alcuni de' quali presentano fi- gure bizzarre , e s' incastraiio esattamentc fra essi AUGENTAPvO. 9 1 combaclandosi coi loro lad. Sono tutte muraglie di sostruzione, che sorreggono , vale a dire, il ter- rene a cui sono addossate , ed iin pezzo vera- mente magnifico cosi per la estensione , come per r altezza e pel grade di conservazione e dal lato N. E. ove sta V apertiira di una delle porte della citta. Si riconosce qiiivi una spezie di bastione rettangolare simile ad un torrione conforme a quelli che sono nelle anticlie mura di Roma , di Falari e di altre citta edificate o fortificate dai Romani. Avendo misurato presso la porta uno dei massi piu voluminosi , lo trovai lungo nove piedi parigini, ed alto tre e poUici quattro ; e che sieno stati lavorati con lo scalpello chiaramente il palesa e la loro superticie spianata , e la precisione degli angoli, e T esattezza con cui si congiungono i lati. Lungo r imposta della porta vedesi dall' una e dal- r altra parte una larga scanalatura che sembra es- sere stata fatta per coi^tenere una saracinesca. Colore i quali si avvisano che le muraglie di simile costruzione cosi comuni nel Lazio , e nel paese de' Marsi e degli Equi , e di cui ne ho os- servato gran numero , sieno opere anteriori ai Ro- mani , e riferibili alle colonic pelas2;he che pepo- larono ([ue' paesi , dovranno ammettere adunque le stabilimento de' Pelasghi anche in Etruria , che nen mi sembra essere Y opinione cemune. Ma non a Cosa soltanto si I'avvisano mura di cetal fatta , ma interne a Orbitelle eziandio •, e di queste , per quanto e a netiziamia, non e stata fatta menzione dagr atitKjuarj , quantnnque sieno visibilissime ed in gran parte circondino quel paese. Esse sono fabbricate di pietroni di cosi enorme volume , e con incastri tanto bizzarri, quanto quelle di Cosa, e sono parimente innalzate a secco ; che se in qualche luogo si scorge essere le cemmettiture tu- rate con calce , questa e superficiale seltante , e applicata in tempi modcrni. 11 ceiso di queste mu- ra si puo seguitare dalla Porta di Mare fine all* ^a I'E0M01S^T0Rt6 Polveriera , benche abbiano in (jualcbe tratto restaun recenti ; indi vengono interrotte dalle fortificazioni che soao a Porta di Terra , ma poi compajono di bel iiiiovo, e contiiiuano fiao alia prima delle due arcennate porte. Aggiungero su tale proposito che un b'.aao di muro ciclopico composto di grandi e rozzi massi poligoni vidi altresi alia dlstanza dl circa tre miijlia da Corneto , anticamente Corito , che era ua' altra citta etrusca. Esso rimanc sotto la cima dcUa coUina chiamata Civita , ove si opina che fosse V antica citta , nel luo2;o detto il Fonta- niletto dalla parte che guarda la Turchina, Le vetuste muraglie di cui e cinto Orbitello di- mostrano che esso era ne' tempi andati un rag- guardevole paese , ma non sarebbe forse cosi fa- cile di determinare qual fosse , ed io ne lascio ad altri la cura. II sio;. Santi riferisce due iscrizioni che si vcde^^ano ivi alcuni anni fi , nelle quali si nomina la Respubllca Cosanoram , ma era piu non eststono , e fui accertato essere state trasportate ncl 1 80 1 da un tal canonico Paure , che le avra forse collocate nel Museo di Firenze, E d' avviso il sig. Santi che sieno state tradotte dalle rovine di Cosa , poiche sostiene che questa non poteva essere nel luo2;o ove sta adesso Orbitello , come fu opinione di alcuni. E veramente Strabone cosi gralicamente ne dcscrive il sito , che non si puo non riconoscere essere quello chiamato adesso An- sedonia , nome che ha avuto origine ne'bassi tempi « Dopo Popidonia , dice egli , e la citta di Cosa poco distante dal mare. Havvi in uii seno un alto colle sii cui "-*« il fabbricato : Porto Ercole giace di sotto^ e cold presto e nno stagno salso ( Lib. V ). i> Ma non si potri^bbe forse supporre che il luogo accennato da Strabone sia quello della fortezza o della cittadella di Cosa , e che il paese fosse in luogo piu comodo in riva alio stagno , dove e at- tualmente Orbitello ? Ccrtamente il piano ineguale e rupestre che e in Ansidonia , entro il recinto ARGENTARO. C)S "delle mura, sembra poco adattato per una citta ; anzi havvi un cavo grandissimo e preripitoso , da cui si puo presnmerc die sieno stati told i massi che servirono alia fabbricazione delle mura , e che sarebbe stato assai sconvenieiite iieir interno di un paese popolato, - Ecco adiuKjue , si<>;. Coiite , le poche osservazioni che mi e rmscito di fare in questa parte della ma- remma toscana. Quelle concernenti la geognosia serviranno a conferniare che una formazione di rocce piu antica di quella degli Apennini trovasi fra ({uesti e il Mediterraneo , e piu evidentemente ancora lo mostrera la fisica costituzione del promon- torio Argentaro, come in altra occasione avro Tonore di ragguagliarla. 94 Storia della peste dt Noja , scritta dal Dott. Vitan- GELO BIoREA. — Napoli , 1817, di pag. 488, in 8.^ X^ ell' anno i8i5 verso la fine del mese di no- vembre getto i siioi germogli la peste bubonica in Noja^ piccola citta della Puglia, distante i53 miglia da Napoli. Certo Liborlo Didonna , settuagenario , agricoltore e possidente , fa la prima vittima di si tremenda lue, che lo uccise in meno di due giorni di malattia. Poclie ore dopo di lui spiro la sua con- sorte , la quale da tre di giacevagli accanto appe- stata. Corse voce clie questo Liborio avesse com- perato qualche tempo innanzi mercerie di contrab- hando portate sul lito nojano da Spalato e da Lissa, luoghi in cui la pestilenza erasi djirusa. Questa od altra che ne fosse T origine , certo e clie il con- tagio passo dalla casa di Liborio in quella degli eredi che si divisero le sue masserizie , e cosi di mano in raano, nato da una scintilla T incendio, si andava propagando , e minacciava d' infuriare per tutta la citta. Da principio i medici o non s' avvi- dero di quel reo morbo , o stettero perplessi nel loro giudizio, finche eccitati dalla rigorosa vigilanza del Magistrate a dire il loro parere , decisero aper- tamente che pur troppo la peste serpeggiava dentro di Noja, Appena dopo Tinfausta notizia il Governo penso a circoscrivere la propagazione del conta- gio. Nella notte del 29 dicembre ( 18 15) Noja fu circondata di cserciti e bloccata su tutte le vie che conducono fuori della citta , si alzarono barricate con botti e pietre , e travi e fascine , ed in distanza di 60 passi da Noja si scavo intorno una fossata larga e profonda sei palmi , ed altra simile a 3o passi lontana. II prinio cordone militare si pianto distante da Noja 90 passi ; un secondo occupava un circolo di circa 10 miglia intorno al primo", un STOMA DELLA PESTE DI NOJA. ()5 terzo cingeva tutta la provincia di Baii. Le due fossate non avevano die un solo passaggio guardato da sentinelle cou ordine di far fuoco su qualuacjue tentasse di violare que' termini. Si eresse uno spe- dale di fuori per dar ricovero ai soldati infermi. I Deputati sanitarj ebbero avviso di purgare con va- pori d' aceto e fume di paglia tutte le lettere che potevano provenire da Noja. Col mezzo del telegrafo si comunicavano ogni giorno pronte notizie al Mi- nistro deir interne del regno di Napoli suir anda- mento del male. Non niinori provvedimenti si fecero dentro la citta di Noja , a fine di preservare dal contagio i sani , e soccorrere gl' infermi. Si stabili un Triba- nale di salute composto di medici e di chirurglii , e preseduto dal Sindaco, che si riuniva ogni giorno per decidere delle cose che piu importavano alia comune salvezza. Tutti i medici della citta vennero obbligati a scrivere ed a presentare cotidianamente a questo Tribunale la storia di ogni malattia che avevaao in cura , sottoposti a gravissime peue qua- lora nascondessero il vero, Agli appestati fu desti- nato un Lazzaretto , il quale era diviso in tre parti: la prima destinata pei tmtlati con febbre e huboni ; la seconda pei valetudinarj , cioe per coloro che , superato lo stadio acuto della peste , avevano an- co a gavaccioU o carbonchi apcrti ; la terza pei convalescenti perfetti : si eresse uno spedale per chiudervi gf individui con malattie sospette, e case d' osservazione si decretarono pei parenti degli ap- pestati e per tutti quelli che avessero seco loro praticato. Finalraente si apri un altro spedale , in cui dovevano entrare gF infermi di morbi ordinarj non contagiosi , di qualunque condizione essi fos- ■ sero. Tutti i cittadini facoltosi obbligati a rincliiu- dersi nelle proprie case, murando perfino le porte, ed introducendo i viveri per le tinestre con paniere di vimini o di fil di ferro afiBdate a funi impeciate. Le stesse vittuaglie venivjiiio intriee nelF accto pri- 96 STOMA BELLA PESTfi nia di essere loro consegnate. La citta ditisa ia Jlioni ^ a ciascuno de' quali presedevano medici, chirur£;hi ed incaricati con autorita civile e mili- tare , i quali dovevano ogni di visitare tutti gF in- dividui alia loro ispezione affidati , onde scoprire gli appestati , e tutto cio che poteva rauover dub- bio di semenzajo contagioso. Appena die si ricono- sceva la presenza della peste in una casa , o che si aveva argomento di tcnierla , si davano imnie- diatamente alle fiamme tutte le masserizie sospette, non eccettuati i piu preziosi arredi : gl' infermi erano , anche per forza , portati nel Lazzaretto , e quelli che avevano avuto qualche comunicazione con essi , condotti nelle Case d' osservazione , e chiusi per lo spazio di 2 1 giorni dopo d' averli im- mersi in un bagno di posca ( cioe d' acqua e d'ace- to ) , e vestiti di nuovi abiti. Le case di sospezione poi si purgavano con fumicarioni d'acido muriatico e nitrico , e con ripetate lavature d' acqua marina o di posca fatte sul pavimento non solo , ma ancora sulle pareti ; le porte si marcavano al difuori con una croce rossa ed erano guardate da sentinelle. Si stabili un Clmiterio pei cadaveri degli appestati , in distanza di 200 passi dal Lazzaretto , cautela tanto piu necessaria , perche ivi dura ancora V antiCa usanza di seppellire i morti nelle chiese vestiti dei loro abiti. I cadaveri degli appestati venivano trasportati senza pompa d' esequie , nudi su di un carro tirato da muli e guidato da tre becchini con un sacerdote , ed erano deposti in fosse pro- fonde otto palmi , e ricoperti di calce. Intorno al cimitero si scavo una fossa , e vi si posero guar- die affinche niuno potesse avvicinarsi senza neces- sita d' vifficio. Tutte le chiese ch Noja furono chiuse, e sospese le sacre funzioni ; proibita con severis- sime leggi qualunque adunanza popolare. Le stanze in cui giacevano gli appestati si fa- micavano ogni giorno e luno;amente con vapori muriatici e nitrici. I medici ed i chirurghi che DI NOJA. 97 presedevano alia loro cura, vestivano tonache ince- rate con cappuccio, calzavano stivali impeciati e zoc- coli, e prima tli andare in visita si ungevano i ca- pelli, il volto, il tollo c le mani con olio d' ulive. Uscendo dal Lazzaretto tutravano le ganibe in un bagno d' aceto , si protiunavano con vapori muiia- tici , si lavavano piu volte le mani e la faccia con aceto o sngo di limone , e mutavano gli abiti. Per questo metodo diligentemente e costantemente ado- pcrato , niuno dei medici c dei chirnrglii fu infet- tato dalla pestilenza , benche toccassero e maneg- giassero per ogtii verso gF infermi. L' olio d' nlive mostro so[)rattntto la virtu di preservare da quel contagio. Gli altri impiegati nel Lazzaretto erano pure vestiti di talletta incerato , con zoccoli ; por- tavano un' asta di ferro uncinata per roncigliare^ le robe che potessero risparmiare di toccar colic mani; ed avevano pur lunghe molle di ferro con cui porge- vano il vitto e le medicine, e raccoglievano le filac- ciclie , le pezze e le bianclierie degli appcstati ; si ungevano cotidianamcnte d' olio , e si lavavano spesso con aceto. Eccettuati i medici ed i becchini, a tutti gl' impiegati venne proibito di uscire dal Lazzaretto non solo , ma ancora di toccarsi e di avviciuarsi troppo fra di essi. II Lazzaretto fu cir- condato di una fune spalmata di catrame , e rigo- rosamente custodito da guardie 1 ingresso , perclie non vi fosse veruna comunicazione con quelli di fuori. Non mancarono zelanti sarerdoti i quali ci- mentarono la loro vita a line di amministrare i Sa- cramenti agli appcstati •, e quelli pure portavano indosso una sopravvesta di tela incerata , con sti- vali spalmati di catrame , ed unti d" olio le mani e il capo , porgevano ai malati V Ostia santa in un cucthiajo d'argento, «he dopo attullavano nelf aceto o nel fuoco. i becchini erano mallattori cavati fuori dalle jjrigioni , i (juali permutavano la pena dei ferri a vita od a tempo col prossimo pericolo di essere lutaccati dal piu funesto dei contagi. In fatti cinque BibL Ital. T. XI. ' 7 <^8 STOMA BELLA TESTE di essi morirono di peste , undici ebbero la sorte di guarirne , e due soltanto non ne furono assaliti. Grande energia e sottile avvedimento adopera- rono i Magistrati per promuovere e mantenere que- st! ordini necessarj alia comune salvezza. Con tutto cio non si potevano sempre evitare alcuni sconcerti , massime tra la plebe eternamente bambina e matta. La pestilenza si diflondeva quasi csclusivamente fra il basso popolo , clie langiiiva nella raiseria ; quindi se ne incolpava la carestia e si malediva F avarizia dei ricclii. Non rare febbri tifoidee e verminose , le quali parevano veramente cagionate dalla penuria , confermavano questo err ore perniziosissimo. L' igno- ranza e la perplessita di alcuni medici die non sa- pevano o non voleano riconoscere la presenza della peste , e le dicerie delle persone , che senza avere alcuua cognizione delF arte salutare , carpiscono la credulita della moltitudine , aveano pur gran parte nel disordine. Preoccupato da queste idee il popolo di Noja , nou voleva soffrire il blocco , sicche ap- pena si pote conteucrlo di non respingere colla torza r armi onde era circondato. Indocile ai con- sigli cbe venivano promulgati a tine di evitare la peste , non si curava di preservativi. V erano dei ladri che involavano le robe degli appestati , senza «he punto gli sgomentasse il pericolo del contagio , e le vendevano ai plebei che si stimavano avven- turati di acquistarle a buon prezzo ; miseri ! e non sapevano che molti di essi avrebbero espiato colla niorte la colpa della frode e della crassa ignoranza. Alcuni appestati non volevano entrare nel Lazza- retto , e per involarsi alle ricerche dei medici ed alia forza del Magistrate abbandonavano il letto , uscivano di casa ed erravano per le pubbliche vie , celando come piii potevano la loro inferma esi- stenza. Erano proibite le adunanze ; ma vi ebbero pur di quelli che in occulta brigata festeggiarono il carnovale con cene e con balli , che per alcuni di essi furono Y estremo convito e la danza della DI NOJ.\. g^ mortc , in grazia dclla pes to die si comimicarono. Questi pcrturbanicnti , non rari al principio della pestilcnza , andavano pero dimiauendo di niano in niano che crcscevano le cure e le disposizioni del governo , e chc la peste f'acea prudente e soniniesso il popolo colla strage. Fondamento del buon orditie fu la distribiizione cotidiana di vitluaglia ai po- veri , che asccndcvaao al numero di 3480, somma enorme in una citta di soli 53oo abitanti. L' indi- genza di cpicsti infeliti era a talc estrcmita ridotta che si vcdeano vagare per le strade squallidi , ma~ cilenti con una tristezza mista di disperazione , e cercare alia foggia dei cani tra le immondizie che si gettano sulle pubjjliche vie , di clie saziarc la iame chc loro latrava nel ventre. Molti si sosten- tavano aiiche con pane latto di cenere e della fec- eia dclle ulivc che si butta fuori dallo strettojo dope d' averne spremuto V olio. Ad onta dei generosi sforzi con cui si cerco di alleggcrire il peso di tanta calamita , quale spetta- oolo iniserando non offriva la citta di Noja sotto il flagcUo della pcstilenza ! Le porte dei ricclii niu- rate o custodite da guardie perche uiuno di loro uscisse dalla propria casa ; la plcbe oziosa , avvi- lita , dispersa per le vie ; i tenipli chiusi ; mute le campane ; gli oriuoli stessi delle torri abbandonati non battevano pu\ le ore , quasi che gli uoniini smarriti nel petisiero della eternita , non si curas- sero pill di inisurare il tempo ; la citta cinta di eser- citi, i quali per una dura, ma pur necessaria legge, erano disposti a sacrificarla per la comune salvezza. Si osscrvo che durante quella sciagura tacquero in Noja gli odii privati , le gare delF ambizione e della invidia , le sollecitudini delf avarizia , e gli altri piii miseri afletti da cui siamo noi accecati , finche le tUsgrazie , c sopra tutto T aspetto od il tiniore di una mortc vicina , non vengono ad aprirci gli oc- elli della ragione. Spaventcvole a vedersi uomini in appareuza saui, afl'accendati uelle loro case, e per lOO STOMA BELLA TESTE le pubbliche strade stramazzare in terra moribondi come fossero colpiti dal fulmine ; tanto insidioso e funesto dentro di loro operava il contagio. II ri- gore stesso delle leggi salutari , che e pur troppo indispensabile in caso di peste , facea piu tremenda la scena. Spose gentili e madri piene di aniore strappate dal seno delle loro famiglie , ed a viva forza condotte e rinchiuse nel Lazzaretto ; i geni- tori ed i figli , i piu fedeli e teneri amici obbligati d' accusarsi a vicenda , se mai alcuno di loro desse benche minirao segno d' iiifezione. Pena di morte a chiunque avesse nascosto cose sospette di contagio. Francesco Didonna per aver trafugato al- cuni arredi che appartenevano a persone appestate fu condannato air estremo supplicio , archibugiato nel cimitero stesso in cui venne seppellito. Un sa- cerdote setto dalF interno di Noja un mazzo di carte da giuoco ad un soldato del primo cordone , e questi lo trasmise ad un suo commilitone. Golti tutti tre sul fatto , furono immediatamente giudi- cati dalla coramissione di guerra e sentenziati di morte. Se ne di£feri Y esecuzione per darne prima la notizia al Re di Napoli , non senza qualche spe- ranza che volesse lor far grazia ; ma S. M. con- fermo la condanna , e quegli sgraziati dovettero espiare coUa pena di morte V atto della loro im- prudenza. I sintomi e gli andamenti della peste di Noja, se- condo le osservazioni dei signori Rubino e Doleo medici curanti nel Lazzaretto , dimostrano che quella non fu punto diversa dalla vera peste orientale , tanto conosciuta e diffusa nei secoli passati in Eu- ropa. Una languidezza indicibile di tutto quanto il corpo annunziava la presenza del micidiale veleno ; poco dopo diventavano ottusi i sensi , e si confon- devano le idee nella mente , la lingua era tremula e pigra stentava ad articolare la voce , sicche ne nasceva una balbuzie raorbosa. La bngua stessa era imbrattata di mucosita bianchiccia o di una crosta I>I NOJA. 10 r palla riarsa e vergata per lo piu nel mezzo di una lista di colore porporino che nel nero rosseg- gia con istrisce bianche nei lati. I capelli si ac- crespavano , e rabbutlati rendevano piu spaventosa la fisonomia gia stravolta dei malati. Gravezza e dolore di testa , senso d' interno ardore , sete cruc- ciosa , nausea e vomito pituitoso , atrabilare o ver- ininoso , e diarrea tormentavano si gravemente que- gU infelici , che nello spazio di 24 ore se non mo- rivano , divenivano stupidi e soporosi , con occlii gonfj e rosseggianti , come se fossero stati ubbria- chi. Aveano pero le pupille molto dilatate , le lab- bra pallide o livide , la pelle secca ruvida e fino grinzosa , di colore olivastro scuro o giallognolo , essendo le gote accese nel mezzo di una rossezza fosca. I medici non s' avvidero di spasimo , ne di palpitazione rauscolare. I polsi battevano intermit- tenti , minuti, velocissimi fino a i3o pulsazioni ia un minuto. La febbre , di carattere ardente , mo- strava appena una breve remissione sulF ora del mattino ; poi risorgeva piu forte ed insidiosa , e neir aumento era accompagnata da respirazione dif- ficile con anelito affannoso , e da sonnolenza o da delirio malinconico , che fu sempre di sinistro au- gurio. Le orine apparivano crude , tenui , scolorite ; le fecce del corpo steraperate biliose, di color giallo carico. Alcuni malati sudavano dirottamente , sopra tutto in volto e sul petto , e con grande vantaggio_ Tutti mandavano dal corpo fetide, esalazioni. Nel secondo o nel terzo , o al piu tardi nel quarto giorno della infermita pativano punture nelle an- guinaje e sotto le ascelle , ove in breve con fieri dolori si alzavano gavoccioli , o siano flemmoni lin- fatici pestilenziali. Questi enfiati occupavano per lo piu la parte superiore ed interna della coscia, due dita trasverse circa al disotto dell" ingnine , e la parte inferiore deir ascella , due dita oblique air in- giu della sua concavita , toccando in parte le fibre del grande muscolo pettorale, Ne uascevano peri) J03 STOKIA DELL.V PESTE anche nel mezzo e a1 disopra <\e\V ingiiine ; ma qiiesto accadeva siil comiaciare della entiagione , la quale pro^redendo si portava alle glandule infe- riori , ed ivi solea venire a maturazione. Di simili gavoccioli ne uscivano pure sulle braccia , intorno al collo e suUa testa, sopra tutto neiroccipite. Oltre di cio comparivano dei carbonrhi spar si snlla fron- te , sulle braccia , suUe cosce , sulle mani, sul dorso, sulle scapole, sngV ipocondrj, e nelle donne fino sulle grandi labbra della vulva. I carbonrhi da principio rossi infiammati , si annerivano , e velocemente pas- savano ni una larga mortiiicazione. Sortivano anche sul corpo macchie rotonde di diversa grandezza livide , nere o del colore del caffe abbronzato , volgarmente indicate col nome di segni o peteccliie. Pessimo indizio se queste macchie non erano ac- compagnate da bnboni o da antraci. In tal caso i pazienti morivano per lo piu ne' primi giorni della jnalattia. La comparsa delF antrace solea talvolia precedere cfuella del bubone , ma por-o dopo si ve- deva uscire costantementc pur questo , e d' ordi- nario vicino al carbonchio ; sicche si aveano bensi buboni senza carbonchi , non mai carbonchi senza buboni. Si osservarono sul corpo di alcuni appestati delle macchie bianche della grandezza d' una len- liccliia, e delle pustulette sierose grosse come gra- jjelli di miglio , le quali erano un presaglo indubi- tato di morte. L' emorragia del naso , lo sputo di snns^ue , il flusso di sangue dall' utero erano acci- denti non rari c sempre funesti. Ne tutti , ne sempre eguali si mostravano questi sintomi in ogni individuo preso dalla peste , ma erano piu o meno congiunti e modificati secondo la particolare opportunita morbosa. Per queste dif- fcrenze si potevano i malati dividere in tre classi : i.° appestati con debolezza universale, polsi pic- coli intermittenti , Ictargici con vomito bilioso o verminoso , colla hngua bianca nei lati , e listata di color rosso-scuro nel mez^o , con sete crudele , DI NOJA. Io3 pallidi in volto , tormentati da vive pimture nelle an2:uinaje con eniiagione delle stosse pai-ti ; questi malati morivano geucralmcnte nel secondo o nel terzo giorno della malattia ; 2.° appestati con sin- tomi rguali ai sopra desciitti, se non che aveano flcmmoni molto elevati e gi andi , con carbonchi , sputo di sangne e diarrea coUiqiiativa ; e morivano per lo pill tra il quarto ed il settimo di ; 3.° appe- stati con apparenze molto mcno triste, poco vomito o millo , lingua tutta bianca , forze discretamente sostenute , presenza dei sensi , sudore e calore piii che naturale massime in volto , buboni elevati vol- genti alia suppurazione od alia resoluzione; e que- sti pill die gli altri erano in caso di poter tollerare lungamente , e di vincere la malattia. Intorno al pronostico di qucsta infermita , oltre delle cose di sopra notate , furono avvertite le se- guonti. Vicinissirai a morte quelli in ciii non si ma- nifestavano buboni o carbonchi con una pronta sup- purazione. I polsi in questi infelici si facevano len- tissimi e formicanti , una diarrea sfrenata li buttava in isfinimento , le loro estremita diventavano livide, il volto si ropriva di squallore mortale , ed in breve erano incadaveriti. Di buon augurio i buboni se romparivano nel quarto o nel quinto giorno della malattia , se turgevano e rosse2;2;iavano nella loro vuconterenza : il contrario se uscivano troppo pre- sto o troppo tardi , se erano appianati , pallidi e non volgenti a suppurazione , la quale pero non accadeva raai prima del settimo giorno. Non erano di sinistro indizio certe vcsciche sierose che si al- zavano sui buboni, e sovvenivano al difetto della suppurazione ; se non che talvolta si gangrenavano profondamente fino a corrodere qualche ramifica- zione delF arteria crurale , e qiiindi cagionavano pericolosa perdita di sangue. Piii ]di tutti formida- bdi erano i flemmoni che venivano suUe braccia e sotto le ascelle, perche accrescevaao la sulTusione I04 STOKIA. DELLA PESTE sanguigna negli occhi , il sopore od il delirio. Scop- piati die fossero i biiboai e fluenti le marce, si poteva sperare salv^ezza : imperocclie poco dopo cessava la febbre cogli altri sintomi piu minacciosi, e si manteneva soltanto la suppurazione per lungo tempo. Se un bubone, dopo d' essere stato aperto , si chiudeva troppo presto , risorgeva la febbre e si ripeteva il corso acuto della malattia fin tanto cHe altri buboni si alzassero in vicinanza dei primi , e venissero a suppurare. Piu prontamente dei deboli erano involati dalla peste i robusti soggetti. Non fu lecito di predire una guarigione perfetta , e senza gravi ed indelebili ornie del male , giacche avveni- vano talvolta improvvise metastasi , massime nel- r organo della visione con infiammazione e conse- guente cecita d' uno o d' ambedue gli occhi. Se non veniva offeso clie un occhio , questo corrispondeva al lato del corpo in cui si erano particolarmente formati i buboni. Cade in acconcio di notare , che fin dal principio di quella peste i medici ebbero occasione di vedere che la hngua dei nialati era inclinata a destra od a sinistra del corpo secondo che in un lato piuttosto che nelF altro uscivano i buboni ed i carbonchi. Alcuni perdevano la facolta della memoria , e non si ricordavano del passato , e non riconoscevano piu i loro parenti e gli amici piu stretti. II delirio furibondo era meno da temere di un placido e malinconico vaneggiamento ; es- sendo che alF impeto smoderato ed agli sforzi er- culei che faceano questi malati ( fino a poter tor- cere i ferri che gF incatenavano , e scrostare colic unghie le pareti ) succedeva languore ed avvili- mento , e la infermita declinava. Uno di questi ma- lati furibondi si setto di notte dalle mura del Laz- zaretto , e mentre correva fuori della citta venne iicciso a colpi d' archibugio dai soldati del cordone. Pessimo lo stato di quelli che aveano il polso de- bole depresso e quasi abohto. Costoro erano spesse T)I NOJA. Io5 volte tranqnilli , ed aveano la mente serena e forze discrete , uscivano anche dal letto ed andavano in giro , (luasi rhe fossero stati convalescenti ; ma esplorati dai mediri non davano a sentire presenza di polso : cosi mentre si credevano guariti cadevano colpiti da morte improvvisa. Se la nialattia oltre- passava il settimo giorno , si potea sperare di vin- cerla , imperocche la morte non accadeva general- mente piii tardi del settimo , e per lo pii\ nel ter- 70 , nel secondo , e tin nel breve spazio di 24 ore. Niuna si salvo delle donne incinte prese dalla pe- Rte : esse abortivano prontamente e perdevano la lore vita con quella del feto. Critica e salutare eva- cuazione fu generalmente il sudore ripetuto e co- pioso. I cadaveri degli appestati diventavano lividi in quelle parti del corpo rhe appoggiavano al letto ed al pavimento. Le bracria , le ganibe , i genitali , r estremita del naso , i Inoghi in cui si erano al- zati buboni ed antraci apparivano screziati in pao- nazzo scuro , e serpeggiati da piccole strisce bian- che. Le rami erano flosce , e pieglievolissime le giunture. Ebbero il coraggio c[ne' medici curanti di incidere due individui morti di pcste , e con loro maraviglia non trovarono in alcuno dei visceri orma di sensibile alterazione morbosa. Per la cura di quella pestilenza si sperimentarono diversi metodi , finche si venne a conoscere die i migliori rimedj erano cpielli che eccitavano e so- stenevano la vitalita presso a spegnersi sotto Y in- fluenza venefica debilitante del contado. Infatti il salasso , il vomitorio , i purganti o non giovavano panto , od erano manifestamente perniziosi. Niun profitto si ricav6 dalle preparazioni mercuriali prese per bocca ed in unzione , niuno dal bagno di acqna fredda fatto ncir aumento e nello stato della feb- bre ; se non che prestavano qualclie alleviamento ai deliranti le aspersioni d' acqua con accto fatte Io6 STOMA DELL A PESTE svil capo e sulla cervice. II nitro , le preparazioni d' antimonio , la radice di Valeriana , di serpenta- rid , d' ipecacuana , 2;U acidi minerali non aveano alcuna virtu contro di questa malattia. IMa neppure erano conveniend tutti i farmachi che si credono stimolanti ; avvegaache peggioravaao gF infermi sotto Y uso del masco , della canfora , degli eteri e deir oppio. I ves( iratorj , la potassa causlira ed il fuoco applicad sui buboni e sui carboachi riu- scivano tormenti , anzi che medicine. Lo stesso ac- cadeva delle scarificazioni fatte su quelle enfiature, le quali , perclie fossero utili , doveano venire a maturita , e scoppiare naturalmente. In tanta scar- sezza di rimedj opportuni , non vi fu che la cor- teccia peruviana la quale mostrasse di avere virtu, se non specilica, certamente vantaggiosa nel morbo pestilenziale. Ammaestrati pertanto i medici dalla esperien?;a si contennero ad una semplicissima cu- ra , cioe alF uso interno della decozione di china , un^endo i buboni coir olio d' ulive , e bagnando i carbonchi colla posca o col sugo di limone. Se si alzavano vesciche sui buboni , quesd pure si co- sper paragonarsi ; e che altro c il sen<;o che ho di questo fatto ; altro sarebbe quello dell' altro fat'o, se su^sistes-e. Ora di quest' altro fatto io non ho ne senso , ne cognizione veruna , perche tutti gli elemeuti che conosco , mi portano al prinio , non a', secondo. Non po=so dunque sapere quale sia la cagione del paragone di due idee che viene a formarsi nella raia intelligenza. Fnrtunatamente quesla igno- ranza mia uon toglie che non succedano , come meglio e poS:iibiIe , le conseguenti mie operazioni intellettuali. £ queita ignoranza mede^ima e par es$a parte deila scienza ideologica , perche e parte della storia dvlla intelligenza nniana. Ter gmngere ad aver un buon incominciamento I della scienza , che e lo stcsso che dire un buon sistenia di logica , era I dunque necessario riconnscere cio che non si sa ; e in que; to modo I siamo ancora , ed anzi diro , siamo precisamente nei termini ideclogici ; I pacche 1' indovinare le cagioni de' primi fatti o non e dato a noi , o I appartienc alia inetafi^ica , se sutto quejto nome vog'iamo cnntentarci d' intendere una scienza congetturale. » « Ma un obbietto in apparenza assai forte sorge in contrario. Se i giudizj intellettuali , cioe i paragoni di due idee , o sia il senso che una idea ne racchiuile un' altra , sono fenomeni che na.-cono in noi, com- binazioni che si formano iiell" intelligenza nostra , sicrome ho detto cho piu esattaiiiente debbono cliianiarsi ; onde vien,e tauta conformita in ge- Berale tra gli uomiui nell' avere poco piii poco meno la stessa massa di giudizj ? — Ccrtamente dalla conformita di costituzione e di po.-izione. Imperciocche ove data una disposizione simile , simili s' abbiano le im- pressioni , simili debbono esserc i risultati. Ke della diversil-i de' giudizj alira piii evidente cagione pojsianio noi sospettare , che la diverrita della disposizione individuate e delle particolari impression! ; la quale contiderazione perche ad ogniino coniparista vera quanto essa c di fatti, null' altro occorre se non se avvertire agl' infinitissimi graili di diversiti, de' quali e la costituzione , o sia la seniibilita iudiviJuale , e gli og^etfi circostanti che agiscono sui nostri seusorj , sono susccttibili. Tutto r ampio regno della natura somministra esempi di qucsto fatto; poiclio nentre vcggiamo ne'mineiaU , nt' vegetabili , uegli animali una costante Ihbl. huh T. XI. a I 114 A P P E ISr D I C E conformita clie noi siamo soliti classificare in ccrti ordini c1i generi , Ji specie , ecc. , una diversita poi incontrinmo tra gl' inclividui dei me- desimi , cosi che siamo soliti dire non essere in natura due cose per- fettameute simili : la quale diver^ita appunto non precede da altro die dalle infinitiiiime differenze di co«,titnzione e po-izione. E tanta e la forza di que?to principio ch' esse e esteso irrefragabilruente anche sui prodotti di tutte le arti. » Al cap. VII il sig. di Tracy ( pag. 121) si scaglia con ve<;menza centre i yeccbi metaf.sici , i qiiali , die' egli , sema stuiiare ne la generaiione delle nostre iilee , ne le nostre operazioni intellcttuali , hanno temerarlamente dommathzato sidle attrazionl piii eomplesse , e sulla natura dell' essere pen— ■ santc ch' essi non conoscevano. Costoro non sono mat stall buoni a nlente , ■ ne hanno fatto altro che far traviare le menti ; e se hanno impiegata la violema 0 I' appoggio delle polenze temporal! e spirttuali per sostenere le loro impriidenti decisioni , sono stall non solo sediittor'i , ma oppressor! e ne- m'lei del genere umano. 11 sig. Compagnoni oppone le seguenti considera- zioni. « Perche fossero giuste , die' egli , le qualificazicni , clie qui si danno dall' A. ai metajisici , bisognerebbe ch' es!.i a^essero operato di mala fede. ]VIa quale maraviglia in cio clie loro si attribuisce , se erano cgliuo stessi sedoiti? Mancando sine da principio 1' eleniento fondamen- tale delle cognizioni umane che, come abbiamo ■veduto, sta nell' ana- ■ lisi ideologica ; prevenuti dalle visioni I rillanti di Platone e dalle for- * me per se stesse ingegnosissime di Aristotue , nulla era piu naturale che sulle prime si coucepisse 1' eilifizio della metafisica , e snlle seconde si fabbricasse 1' istromento per inalzarlo. Considerate tutta la serie dei procedinienti della meute umana ; voi li ridnrrete sempre a questi due putiii. La mente umana voile conviucersi delle cose divine con mezzi che a qneste non erano adattabili , e ricorse alia metajisica di Platone, Tr.ittandola colla logiea di Aristotile. Essa aveva sniarrita la buona strada. Di la venne la tenebrosa scolastica , da principio esecrata , perche caduta in sojpetto di recedere dal platonicismo che rignardavasi come un sicuro fonilamento della scienza delle cose divine , poi trionfante per la forza •he la logiea di Aristotile fece finalmente a tutii gl' ingegni. Ed v a pa- Ter mio 1' argomento piu convincentc della ignoranza degli scolastlci que- sto fatto , ch' essi non si accor^ero mai di platonizznre aristotelicamente. Uel resto persuasi che la verita stesse scltanio ne' concetti della loro metafisica , ragion voleva clie tinio cio rh' nltri pensassero differente- mente , fosse rignardato come un attentato od una Tiolazione degli au— gusti dogini della religione , di cui essi si tcnevano per maestri esclu- sivi. Quindi lo zelo li rese intollcranti , e 1' intolleranza li rese crudeli. ('onipatiamoli dunquc. Ed ora che incomincia ad essere manifesta la fera cd unica strada , per la quale la mente umana puo giungere alia scienza ; ora che e dimostrato come la \ecchia Icgica non era che una srtt cif ra -, c la mc'flf-.^lca cUa nn sistema di sMpposizioni , in en'. PVRTE STRANIERA. IlS davasi indeliitaniente il c.irattere di ccrlezza alia coiigettiira , clie non po- tra averlo gianimai , confortianior* . e speriamu che presto spariranuo e logici e melaiisici del vecchio oooio , e resteranno soltaiito pen^atori cir- cosprtli e mudrsti , i quali merce una depurata analisi de' fatti afTerraudo la vera forza della nieiite uniana , la base scmplice e ficura della certezza , • Ic vere cagioni dell' crrore , se^neraunc con chiara linea di demarcaziona CIO ctie all' uoino e pcrines.-o sapere da cio che si e coiDpiaciutn o puo conipiacersi d' initnaginare. E <]uesto siitema , lungi dal nuocere , giovera anzi non mediocremcnte alle auguete verita della relijiione , poiche ee per sovrumani mezzi furono rivelate , oopo e confessare che appar- tCDgono ad un ordine di superiore provvidenza ; ne la persuasione dl c«se fu mai opera di umano raziocinio , ma soltanto di quella supreuia luce, che per ininvestigabili vie discende ed opera in modi ineffabili. Quando 1' unjana ecienza sara reltificatn colle nuove norme che or ven- gono additate , piu chiara apparira la ragione di tcnere da essa di:>tiuta quella dei dogmi rcligiosi , la quale , in qnanto a noi , sta nella pura indicazioue de' niedesiiui , fatta , secondo S. Paolo, pel miuisterio della parola , c renduta perjuasiva per opera della grazia. » Egli pasea quindi ad una considerazione che parci poter meritarc r attenzione de' buoni pensatori. « E qui chieggo , die' egli , il permeiso di e^porre una mia considerazione, la quale, ove fosse ben fondata ( su di che mi rimetto al parere de' niigliorl ), porrebbe fine ad una serie di contrasti , che altrimenti saranno etcrni. 1 teologi di tutte le comunioni Cristiane da lungo tempo si dolgono che i progress! della filosoCa ab— biano diminuita 1' autorita dei dogmi E^si pretendono che essendo qiie- eli ccrii per la irrefragabile base su cui si fondano , la filoscfia che vi contraddice , non abbia da considerarsi sc non so come una mal fondata speculazione , orgogliosa e vana. Softengouo all' opposto i £losofi , che Don resistcndo i dogmi ai principj da essi comuneniente ammessi come fondamento dell' uraano raziocinio , non possano prcteudcre alia per- suasione. Ardiro io dire che i ragionamenti d' ambi i partiti souo •coentrici agli oggetti a cui' pur tendono ? Keverenda e senza dubbio 1* autorita delle verita rivelate; e certa e nel medesimo tempo dtlle sue dcduzioiii la tilosofia. Quindi e nato un terzo partito , il quale ha preso ■ eombinare i dogmi cull a filosofia , o la £lo^ofia co' dogmi ; tentativo commeudabiU invero , ma poco fortunalo , come il fatto dimostra ; per- ciocche nel voler soppriniere la quistione principnle, ne ha fatto sorgere una serie presso che infiiiita di secondarie , subalterne e accessoria , le fuali c impo?>ihile omai dire quanto a)>biano acciesciula 1' angustia de> gli spiriti. Ma mi si dira : come ravvicinate adunque due cose che sono in aperta contraddizione ? — No, rispondo iq : la contraddizione non i tra la rivelazinne e la filosofia. Procedono entrambe da uuo stesso ceu- tro di verita; lua hanno basi distinte , e corrono per linee diverst , che V« ti oppon^oap, ne si uniscono al di qua delist perifciia di quest* Il6 APPENDICE Yita. La rivelazione infatti e tntta cU un ordine soprannatnrale. Essa e cio che e per la saprema virtu da cui eroana , e pei modi speziali con cai e data. Ne il legislatore diviuo che 1' annuncio , ne quelli ch' egli addottriuo per propagarla fra gli uoiuini , dissero mai doversi in suo appoggiG chiamare V umana filo-^ofia. Disrero anzi che V umana filosofia avrebbe riguardato il misterio della croce come stoltezza (S. Paolo). Dair altra parte bisognerebbe condannare in eterno il genere nmano ad uno scetticisnio desolantissirao , se si dovesse ammettere per principie inconcusso quanto intorno alia debolezza della natura umana vorrebbesi insinuare da taluni , che il piu delle voile la condannano a sragionare per metterla d' accordo colle verita rivelate. Parmi adunque che la con— traddizinue sia tutta ed unicamente nei metodi presi a trattare 1' una e 1' altra Ho altrove accennato come Petavio si e snblimemeute distinto nel sistema dell' insegnamento teologico. Qui ricordero come v' abbiano proceduto i SS. Padri. L' umilta del cuore e Ja prima ed essenzinle dis- posizione del terreno in cui deve allignare la fede ; e la divina gra- zia e la rugiada fccondatrice che il Cielo mauda per farla prosperare secondo il suo beneplacito. L' ingegno umano non ha nulla da aggiun- gere in un' opera che e tutta fuori delle sue forze. Wa questo inge- gno , a cui la Provvidenza ha dato il vasto campo dell' un'verso per Ic sue specnlazioni ( tradidit mundum disputationi eorum ) , ha bif ogno di ardimento , se vuole giungere alle cognizioni comprese in quell' or- dine. Che rimane dunque a fare per sopprimere tutti i contrast! , ed assicurare la concordia che e il piimo bene del mondo ? Liberare la riveMzione dai giudiz| incompetenti della filosofia , c permettere alia £losofia il corso che 1' energia naturale della mente umana le apre< Ognuna di esse trovasi per la linea che le e tracciata. Non e qucsta una toUeranza insidiosa , perche all' opera della Onuipotenza nulla puo far contrasto ; e 1' Onnipotente medesimo ha fino dall' eternita stabiliti i termini a cui vuole che 1* opera sua si estenda. Essa e una regola di condotta spontaneamente discendente dalla natura della cosa .- e il bene ch' essa produrra , fa fede del sincere carattere che la distingue ». Noi finiremo con un altrp pensiere del sig. cav. Compngnoni ^ che svi. luppato potrebbe condurre a molte e gravi considerazioni. II sig. di Tracy al cap. IX ( pag. 171) parlando della Scienza del diritto , dice che ove si eonsideri separatamente da quella della leghlazione , non e che la cognhione di cio che e stato ordinate , senza punto entrare in cio che dovrebbe esserlo ; percio facilmente apparisce ch' essa e senza teorica e senza j>rinc/pj. « Potrebbesi forse , dice il sig. Compagnoni , temperare 1' espres- sione dell'A. con un per ordtnario. E certo che onde la scienza del diritto abbia una teorica giusta e principj veri , e d' uopo che le leggi civili sieno concatenate colle leggi pnlltlche fondamentali dello Stato; e queste sole danno carattere a quelle. Percio mancaya
  • ffico!ta incontri la di lui lezione , ne esoono le partirolarita di un muni- cipio cozziense , di un questore alimeiitario in Ri- mini , e fors' anche deir epo^a della lapida che puo collocarsi ai tempi di Trajano. II sig. Lelli finalmente diede Tillustrazione di una marca , o bollo in legno inedito di Leon IX ^ del quale ha stabilito V analogia con altro bollo plum- beo di quel papa pubblicato dal Gattola. Qucsti bolli servivano come di firme apostoliche, ed in fatti vi si legge il nome del papa scritto nei quattro spazj formati dalla intersezione di una croce. Tra le opere di moderni artisti si esebisce in que- sto fascicolo uii nuovo basso rilievo del eel. cav. Thorwaldsen formante il fregio di una sala del pa- lazzo pontifi'-io al Qu'rinale, e rappresentinte T in- gresso di Alessandro in Babiloaia. Sembra che lo scultore abbia soguito le tracce di Qidnto Curzio. Certo e che il basso rilievo fi^urato in due tavole in rame si vcde elegaiitemente composto , ben adattato al suggetto , e trattato costantemente con PARTE ITA.LIVN\. 12 1 uno Stile formato siii grnndi esemplari greri e ro- mnni , con disegno corretto , e con una maniera grandiosa al tempo stesso e niente esagerata. II basso rilievo deve essere fotto in gesso o sturco ; ma in una nota si arrenna rhe il cav. Qiamhattl- sta Snmmnriva , merenate de' valenti artisti , ne ha ordinata T esccuzione in marmo. Opu^coli xcirntifirt. — • Bologna^ i^lj ■, f'scic. in 4.°, dalla tipografta dl xinnesio Nobile. II secondo fascicolo degU opuscoli che analiziamo , con- tiene altra lettera clell'Orioli, ove sono esposte alcuae 1 ifles- sioni p;enerali sopra la pretesa influenza del inesnierismo ;, SuUa forza del desiderio , della volonta, dcUa speranza , del tiinore, dell' atteiizione, nel produrre o nel toglieri; i morbi , e geiieralineiite nel perturbare il corpo ^ il chc poi tutto si lidiice nell' arte di trar partito in medicina , 1.° dalla facolta che ha V animo di reagire sul corpo colle sue niorali potenze ^ a.° da un sistema acconcio di manuali contatti ; 3." da varj mezzi accessorj che va- lidameate operano di per se medesiiiii sulT organismo animate , e piii validamente ancora se si collegano nel loro uso ad altri mezzi principnli. II lavoro del prof. Orioli e assai beu ragionatoi esso mette nella sua piena luce il punto di vista nel quale debb' esser considerate il magnetismo animale , e fissa il posto che gli si com- pete tra gli agenti capaci a ridouar la perduia salute. Tra I mezzi valevoli a restituire ad un niembro oftesOr sia per rottura o lussizione , quell' uso che provvida- mente la naiura le aveva date nella sua costituzione :, r impicgo dl maccliine diverse e stato seuipre commen- dato e da' padri della clururgia in ispecie coltivato : pure alcuai de" moderni le vorrebl)ero intieramente sban- dite dalla pratica chirurgica. L' espertissluio prof Atti in una sua memoria su di quest" argomeiro ( ddl' utilita (idle macchine 7iflla riduzionc cHle ossa lussate) cerca di ridiiamare l' attenzione de' pratici su di questo ramo di medicina eeterna in molii casi particolari, ed arricchiscc laa APPENDICE pur anco l' anname.itario cliirurgico d' no. nuovo inge- gttoso stromeato da esso lui inventato , atto a ridurra la lussazione della maadibola inferiore. Tre memorie d' argomeiito iiotoaiico-medico ofFre il terzo fascicolo. La prima del prof Moadini versa suite tonache arteriose {D- arceriarun tunicis). Essi e di data ua po* antica , perche letta nelP Isdtuto di Bologna fiiio dall' anno 1798 , e qainJl siccome rancida alqnanto , e percio non al livello delle attiiali iiotomichi; cognizioni , ci limitianio a fame solo conoscere 1' esisteaza. Pochl sono i punti di patologia umorale su' quali si sla inenato piu rninore ed eccitato magglori coatrover- sie , quanto qnello della possibilita delle metastasi. Ed ecco r.lie qra il dott, Veaturoli , ad esempio del prof. Rubiai , si niastra ia arena coiun cas^ singolare d' una metastasi che per le sue particolarltk nierita giustameiite un posto tra qnelU atti a corr iborare 1' opinione della possibilita die si diano metastasi unorali. I! caso pratico riportato nella nieinoria del Venturoli sulle metastasi e offerto da un uoino che dietro una ferita di coltello pe- netrante nella cavita del petto , ebbe stravaso in essa di sangue e snccessivainfiannnazione e suppurazione, Ebbe difficoUa di respiro ed altri sintomi annuncianti una mec- canica compressione de' polmoni da qualche liquido pro- dotta. Tutto era disposto per la paracentesi , quando con , sorpresa si trova rammalaio, il giorno stesso fissaio per r operazione , intieramente guarito. Indagando la causa di cosi salutare rautazione , si rinviene nelle unne le quali si trovano cariche d' un sangue nero ; ed in altra epoca di materia purulenta. Quest' osservazione atta ad accrescere il numero d' infinite altre analoglie di ciii e ricca la clinica medica , presterebbe campo ad intermi- nabili dispute ; se realmente cloe , dia essa una chiara prova di vera metastasi. — Ma non e questo il luogo d' una tale disamina. II niorbo peteccliiale die per qualche tempo invase quasi tutta r Italia , ha eccitato la tilantropica attenzione del clinico Toramasini , il quelle in una memoria sulle epide- miclie costituzioni e sulle febhri contagiose da alcune cau- tele pratiche ed igienetiche su di questo morbo ; e sag- wiamente la discorre suUa suscettivita costituzionale dello stesso. PARTE IT\LI\IfA. 12^ Da principio al quarto fascicolo degli opuscoli scienti- iici die ci ocf upano , il dott. Gozzi con alcune annota- zioni Snpra I' uso de' riinedj auriferi mllp malattie veneree dietro I' opera del dott. Chrestien di Montpellieri. Ua buon numero di raalati venerei aperse ua largo campo alle indagini dell' autore sugli efFetti di questo nuovo riiuedio, e gli diede luogo ed agio, a suo dire, d' isti- tuir delle osservazioni aoa poclie , e di tenervi dietro Buccessivamente, affitiche i risultati delle medesime arri- vassero a qn»*lla perfezioue che si addimandava. Le os- flervazioai sinora pubblicate dal dott Gozzi, e nelle qnali impiego le preparazioai d' oro per fugare de' inali venerei, sono al nnniero di sei , e tutte comprovauti I'efTicacia salutare di tale rimedio. U 1 ernlito ed ottimo lavoro e qnello del dott. Folchi Suir oblit-'razion" dH pobnone. Ej;li presenta pareccliie osservazioni delle quali rileva lo stato di obliteramento pulnionare assai cliiarainente ; ne da uaa plauslliile spie- gnzione appoggiata ai piii sani principj fisiologici e pa- tologici , e per ultmio percorre le osservazioni riportate da altri scritton di tale materia , per dedurne poi quel principj d' analogia clie desse possono avere ■ coUe sn*>. Si I'ccupa nel quiiito fascicolo il patologo Rodati di minutameiite descrivere lo scheletro deforme d' una gob- ba , i\ quale per le organicbe particolarita die presents merita di porsi a lato di que' due che adornano i Ga- binetti patologici di Parigi e di Vienna. Del resto nulla di nuovo. — Anche in questo fascicolo si trovano conse- gnate altre osservazioni del gia citato dottor Gozzi com- provanti vie piu gli efTetti salutari de' preparati auriferi iiella cura de' morbi del sistenia linfatico e venerei. Assicura V autore dietro le sue proprie esperienze che r oro diviso, gli ossidi d' oro e lo stesso idro-clorato triplo d' oro e di soda hanno il valore di guarlre il niorbo celtico non solo , ma ben anche senz' attuale o successivo inconveniente o danno. II sesto fascicolo comincia con una bella Memoria del sig. G. B. Pianciani della compagnia di Gesii , professore di scienze naturali in Viterbo , e versa questa iiitorno olle ossn fossili. trovate in quel territoiio e particolarmente a Mago^,nano in un tcrreno lontano sette o otto miglia da Viterbo. Le ossa ritrovate sono in grandissima quaa- tita i molte inalconce , altre ben conseryale, alcun« 1^4 A 1^ P E N D 1 G E assai dure ed altre friabiUssiine. Ve a' ha di tutte Ic ;^ran- dezzc, dalle gigantesche fiiio a dei piccoli ossicini che sembiaa di uccelli. Le prime soiio di elefanti^ come prova la loro mole, I'ampiezza delle cellule componenti il tes- suto spongoso e il trovarsi unite a de' molari elefantini, Di questi se ne sono rmvenuti aliueno dieci , molti pero guasti e mutilati , e piii si guastano coll' estrarli e col ripnlirli. Uno ne conserva I'A. intero lungo quasi un palmo e mezzo romano , e certamente , a parer suo , di elefante asiatico Un altro poco minora assai meglio con- servato offre ancora lo smilto nelle strisce della corona , e per la sua cooservazione e per le strisce somiglia il molare di Valle Peasosa. Assai ben conservato, tiia non intero e un terzo molare che nella parte posteriore (ov'e mutilato ) presenta alcune strisce di circoletti, e nel rimanente sembra un composto di tanti ordini di ci- lindri curvati verso quella parte. Questa non e che la parte posteriore di un mascellare corainciata a spuntare, come viene l" A. assicurato dal celebre professore Nesti che ha maestrevolmente illustrata I' osteologia fossile del genere elefantino, e che pin osservazioni ha in pron- to,' onde confermare ed ainpliare le sue scoperte. Si sono trovati parecchi frammenti di zanne , molti avanzi di animali carnivori e tra questi un bel pezzo di man- dibola di leone o certamente d' altra fiera congenere , con varj altri denti e mascelle delle quali porge la fi- gura in apposita tavola in rame. Dopo di aver descritti questi oggetti e la loro giacitura, e le sostanze entro le quali trovansi involti ed i fenomeni geologici che gli ac- compagnano, I'A. passa a dare la spiegazione di questi fenomeni e le sue congetture , nelle quali mostra molta sagacita e dottrina. Cincresce che il breve limite pre- fisso a questi estratti ci tolga di darne un piii circostan- ziato ragguaglio, e bastera questo cenno per invogtiare della lettura di questi opuscoli qae'cunosi che si oc- cupano della investigazione di queste scienze. II prof. Gandolfi, ad esempio di Camper, Pozzi e di alcuni altri illustri medici naturalist! che si occuparono dello stato morboso di tutti gli esseri viventi , fa un ra- gionato confronto tra le malattie che affliggono 1' uomo , c quelle proprie de'bruti. Questo discorso e compilato con chiarezza e purita ; vi sigaoreggia per og;ii il dotto Autore tra le malattie clie travagliano la salute dell' uomo e degli aniniali , per cui poi analop,lii I'eno- meni morbosi ne insorgono, rendono questo la\or()som- manicnte coiuinenilevole , e da suggcrirne la lettura agU Studiosi della inedicitia niiimalo. II nou essersi occupati gran fatto i fisiologi iiell" in- dagar lo perche il saiigne uieiistruo non si addensa in coagulo , siccome col riposo si rappiende quello die scorre per tutte le altre parti della macchina , ha sti- Uiolato il doltor Lavagua ad occupaisi pnrticolaiiiieute di un tal fenomeno o particolarita , ed egli crede rin- •venirla nelT essere il sangue nienstruale onniuamente sprovvisto di filirina , dal clie ne viene secondo liu I'impossibilitii al coagulnrsi. Dopo aver esaininato il dott, Lavagna il fluido de' cataaieiij , voile teiitare compara- tive esperienze sopra il sangue del feto e della placenta medesinia , e ragionando sn di tali suoi esperimenti , crede poterne inferire i ." che T utero gravido pei cam- biamenti a cui va soggetto , acquista la potenza di prov- Vedere il sangue menstrual e di fihrina •, 2." clie passando il sangue dalT utero alia placenta , e da cssa pel funicolo umbelicale al feto , questi sottrae al sangue , e si ap- propria la menzionata fibrosa materia i 3. che il feto per mezzo dalle arterie onibelicali riduce il saogue sprov- visto quasi alTatto di fibrina alia placenta ed all' utero , per ricevcre in cambio nuovo sangue fibroso , eccitante e nutritivo. Noi desidcrianio ardenteniente che lo zelo del dottor Lavagna uelT occuparsi di tali fisiologiche di- samine possa arrecar nuovi luuii alia scienza della vita , come sembra esser rivolte le sue lodevoli mire. Termina il sesto numero degli opuscoli che abbiamo tra le mani con una lettera del prof. De Mattheis di Roma diretta al prof Tommasini ; con altra lettera di quest' ultimo in risposta alia prima . e finaluiente coa una terza lettera del dott. Bclb americano , vertente sulla cosi detta Teoria nicJica itnliana ch" egli nssicnra essere adottata ed in pieno vigore negli Stan Uniti. Le due prime si agt^irnno su d' Uii' epidemia di febljre pe- teccWiale che infieri ncUa maggior parte dell' Italia nel 1391 , e sul metodo di una cura antiflogistico trovato prohcuo in que' tempi, metodo di cura accreditato a'di aostri in siflaiia maluttia da' buoai pratici. appe-Kdice BIBLIOGRAFIA. REGNO L 0 M B A R D 0-V E N E T O. Raccolta dl poesie pel fanstisslmo ingresso di Sx A. I. e R. I Arciduca R'/iiierl Vlcere del regno Lom- bardo-Veneto. — Milano , 1818, iiidiS', di pag. 6^, dalla tipografia Bernardoni. V_JoME appare dalla bella iscrizione precedente i eomponjmenti deb- bcsi al sig. prof. C. Bovida , direttore del collegio imperiale di Milano ^ ■luesta raccolta di poesie , che racchiude i sentinienti di molti valorosi poeti lombardi lieti e contentl di veder finalmente quell' o^timo prin— cipe chc deve rappresentare nel regno Lombardo-Veneto 1' augustissima persona del nostro Sovrano Molti pezzi potrebbero essere qui ricopiati, dai quail cliiaro apparirebbe il nierito degli scrittori : ma uu angusto eampo esseudo conceduto a questo articolo per 1' abbondanza delle ma- terle che si volevano inserire nel faicicolo di Kiglio , noi non daremo che r ultima iscrizione che ci sembra scritta con aureo stile e con feli- oissimo studio. EXPECTATE ■ HVC • BONVS • APSIS RAINERI ARCHIDVX • AVSTR1V5 £T • SVMMA • QVANDO • CLEMENTU ERA>;C1SCI • CAES • AVG • NOSTPa TE ANNOS • PROBATO • CONSILIO • SVPEKANTEM IN • LANGOBARDIAE ■ VET^ETIAE . QVE REGNO - SACRAS • EIVS • VICES AGERE • ADDIXIT HEIC • AMES • HABERI • PATER ATQVE • PRllSCEPS TOTAM • CYI • DEDICENT . DEVOTIONEM CIVES • VMVERSI VIRTVTEM • PP.VDENTIAMQ • TVAM D'v'DVM • AD3IlRATr. PAKTE ITAXIA.NA. 127 CatecJiismo chimico di Samuele Parkes , traduzione futta sidla settima cdizione ingles e , con note di Giovanni Pozzi , doiture in medicina e chirurgo direttore dclV I. R. Scuola veterinaria in Milano , professore di materia medica^ ecc. Due volumi in S.^ divisi in qnattro parti con figure. — MilanOy 1818 , dalla stamperia di Giovanni Silvestri. Le ripetute edizioni che di questo libro si sono fatte in breve tempo in Inghilterra dauiio graiide argomento del suo merito ; ptrocche essenda i»i in fiore lo studio della chiniica , non avrebbe trovaio certamente fortana un' opera ninl dicerita , od anche mediocre. Questo Catechismt in fatti e divenuto in Inghilterra la giiida di tutte le scuole di chiniica^ ed il niannale di colore che senza avere lo scopo di divenire srienziati , amano pero di conosccre le niirabili leggi dclla composizioiie e dell« flccomposizioae dei corpi. Desidcriamo clie questa fedele traduzione del professore Pozzi , arricchita di note che prrfezionano la dottrina dtl- r originals, po3sa ottenere lo stesfo accoglinienio ed arrecare egual* vaotaggio in Italia , dove per vero dire lo studio della chiniica e genc- ralmentc piii ammirato che coltivato. Delia vita di Giambattista IMonteggia , />ro/V5507r ^i clururgia , mcmoria del dottore Enrico Acerbj. Seconda cdizione ampliata. ■ — Bldano ^ 1818, in 8.° di pag. 95. Questo elogio storico di uno dei piti celebr! chirurphi dell' eta nostr* virne pnsto per la priraa Tolla nel commercio librario colla presente ri^ianipa , eisendo che la prima edizionc fatiafi nel 1816 fti distribuita gratuilam«iite d.ii signori eredi. L' A. ritocco ed amplio ijtiesto suo rum- ponimrnln con quell' amore che merita la famn di un uonio illu^tre ia un' arte si mile come e la rhirurgia , a £ne di tramandare ai po>teri 1 immagio* dc' su»i ueriti quant' e possibile scKiett* ed intcra. 128 APPENDICE Dalla tlpografia dl Giovanni Silvestri si sono pub- blicate le segueriti op ere: 'Dhitcc Scutfi^iO'tancnircEicr Sriefjicllcr , ol»ec : 25ncft)0tf(i^tiftctt tjbcf alkrlci i^cgeniidnbc , ncbit itirer Scantrcorfung, ol6 : i, ::6nefe ouf bett Dtamenstag , (Scburtstog tml) Slcujatjtbtag ; 2, ©Incf * wurtfcbimgfbriefc, ^eiUbsbejeugungcn , Sanfiagungert u. b. gf. 3. 33ricfe t)on ^'inbern an tbrc ^Itern ; 4. liiebcsbricfe unb JDei? rat[)Sbewcrbungcn ; 5. SittfAtiftcn ait ben :^'aifcr unb an :6es r)6rbcn : 6. v^cfiftaft^JUttb -panblungsbricfc , ©ctmlbfcfeeine , ^igedjs fctbricfe unb D^uittanjcn, ^oran eine ^llnwcimng ubcr bie Stiefs form..(Eti{e »etbe«tf(§te ^uflage Siion 2)?einrab im '^clb. ■ " O SIA II Nuovo SEGRETARIO TEDESCO-ITALIANO o Modelli di Lettere sopra ogm sorta di ai-gomenti, colle loi-o risposte , l.° Pel gioiTio onomastico , anniversarj e capo d' anno ; 2.° di congracu- lazione , di condoglianza , di lingraziaiuenti , ecc. ; 3." di figli ai lore genitori ; 4." d' aiuore , di dimande in matrimonio ; 5.° di suppliche air Imperatore ed altre autorita ; 6." di lettere d'afFari e di commercio , di biglietti d' orcluie e lettere di cambio : il tutto preceduto da una istruzione sul cerimoniale epistolare. Prima cdizione riveduta e ridotta quanto alia parte italiana da F. C. Due voliirui in i6.° grande , carta sopraffine. lir. 4- ^O II Nuovo SEGRETARIO ITALIANO-FRANCESE contenente tutte le cose sopra menzionate, Edizloiie riformata, quanto alio stile ed alia convenienza del titoli, da F. G. Un volume in 12." » 2. 00 In carta fine. >> 2. 5o Lo stesso Nuovo SEGRETARIO soltanto in lingua italiana , ri- visto come sopra. » !• Oo Le Nouveau SECRETAIRE FRANCAIS ou Modeles de Let- tres etc. etc. » i. 00 Saggio del marchcse Malaspina di Sana'Azzaho sul pid)blici stabilimcnti di beneficenza. — Milano , 18 18, di pag. 46 in 8.°, dai tipi di Gio. Ber- nardoni. Se nella parts bigliografica di que'to giorn.ile si ricordano con lode tutti i buoni libri die di tratto in tratto escono alia luce nella nostra Italia , certamente non possiamo omniettere di fare onorevole menzioue tli qae=to opuscolo del sig. niarcbesc Alalaspiiia di Sannazzaro , che tra i buoni libri merita uno de' primi po;ti , sicconie quello ch' e santamente diretto a muovere lo zelo filautropico de' generosi cittndiai non solo > PARTE ITALIANA. 12^ tt>a il possentc braccio ancora della suprem.i autorita, smtc prontamMite 91 accorru al sostegno U«' pubblici stabilinienti ili beueficeuza ridutti ai Dostri giorni , come espone U sig. Marcliese , aJ uiio stato ili grave depcrimento. Saggiameiite riSettendo il nostro A. che prima di p.issare alia ricerca degli opportuni rimcdj giova rintracciare e conoscere Ic cau • cho da non molti anni cospirarono a produrre un tale deperiiiiento , s' occupi neir iutroduzione ad accennare le priiicipali. Molte di qiie-te, osjerva egli , sono cessalc al presente col ritorno della pace e col no- Tello ordin di cose felicemeutc introdottosi fra noi : altre pero sussi- stono tuttora o in tutto o in parte. Quanto alle prime , noi non dob- bianio far aitro che medicarne le piaghe con istraordinarj sovvenimenti , il che a gloria dell* Italia e seguatamentc delle provincie lombarde si e fatto asiai gener osamenle in questi pochi anni, e tuttavia si va facendo dai buoni e ricchi Lombardi : quanto alle seconde, ripetendole egli pre- cipuamente dall' intrnlciato ed inoppurtuuo sistema d' amministrazione adottato sotto il cessaio governo italiauo , ne propone sollecito riparo con nuovi opportuni regolamenti : al quale oggetto appunto 1' illustre autorc dirige il presente suo lavoro. AIT esame pero de* singoli rami di riforiua per la sussistenza e pel migliore regime dc' caritatevoli stabili- nienti egli fa precedere alcuue niassime generali da adottarsi , onde far cesiare iiumrdiatamente piu cause del loro sbilancio per mezzo di seni- plici resirizioni talmente regolatc clie punto uon iscemino il soccorsu al vero indigcnte : quali fra le altre sarebbero e la separazione dellc rendite proprie dcgli alberglii de' poveri e d' altre pie fuudazioui da quelle doiiuatc per le case tiuazione sollanto, e conccdendo unicau^eute alle se- conde quelle partite dellc prime che sono di libera disposizione a ti- tnlu di eleino$iaa , e che date cost contro lavoro toruerebbero a mag- ^iore vantaggio del pubblico : e piu accurate cautele nell' accettazioue de' maljti vcrauiente bisoguosi negK speJali e uella ^ratuita assisteoza medica e som:niui9Crazione delle medicine agli ammalati mendici sparsi per la citta , e provvide Iccgi geucrali sul pubblico buou costume con qualche terribile freno eziandio all'immoralita di qua' pareuti che anche •cnza estrema uecessita sgravansi del dcbito peso de' legittimi loro iigli: e rioaliiiente una piu saggia economia td anche , se facesse d' uopo , un mouiencaueo scemaniento o sospeniione dei soccorsi dati dagli orfano- trofj c dagli ijtituti elcniosiuicri , onde con cio veuga riparato I'attuale loro sbilaucio , nu si vada iucuntro al pericolo di vedere un giorno disseccate del tulto le surgenti istesse di si iniportanti e benetici stabi- limenti. Dopo tutte queste osservazii.ni il sig. JVlarchese pouendosi di- retUmcnte a sviluppare il suo argoiuento , lo divide nei tre seguenti •apt: I. Deir amministrazione o delle forme organiche amministrative. »." Uelle rendite e de' modi Uj regolarjie I'azienda. 3." UelU benefr- £ibl. huL T. Xt. Q i3o APPENDICE cenza o dell" imviego del soccorso. Noi non seguiremo 1' autore nflii trattn/ione ch' egli fa di questi capi, guidato serupie dai piu lodevili prin- eipj e da £nbsimo accorgimento , e ci limiterenio soltanto a dire ch'egli nel l.° capo fa coiinscere assai chiaramcnte che evitando la collegialita nociva nepli affari puramente amministrativi , ed ammettendo nello stesso tempo pluralita di aniministratori, si possono conservare agevolmente i vantaggi che derivano dalla loro riunione ad un centro coniune : nel a," che col seiiiplice mezzo di nuove forme d' affitto si puo sostenere un migliore equilibrio tra le rendite e le spese ; nel 3.'' infine che , se- guiti alcuni suol principj da lui creduti i piu opportuni , e che tutti non esiterauno a giudicar tali , non e co-a difficile il ben dirigere e pro- porzionare il ioccorso all' iudigenza uelle varie classi de' caritatevolj sta- tjilimeuti. Esopo volgarizzato per uno da Siena, testo di lin- gua. = Brescia, in 12.°, lire una italiana , per Nicolo Bettoni. La venusta del parlar italiano congianta alle piu belle massime di morale rende assai pregevole quesi' operetta scritla da uno del trecento, i' editore ^olle renderla ancora piu gradita merce d' alcune brevi note a pie di pagina dichiarative delle Toci che nel testo uon sono della comune intelligenza. Opere di Cesare Anici. — /pi , volume I in 8.° , lire tre italiane , presso il suddetto. II primo gia stampato coutiene gl' inni di Bachillide Tolgarizzati dal greco. 11 secoudo coraprendera la traduzione della georglca di Virgilio , e si pubblichcra verso la fine del corrente niese , e sara piu volumi- iioso del primo , e cosi i successivi. La celebrita dell'autnre ci di-pensa dal fame elogi. L' associazione alle opere suddette , che con&iste in 6 volumi a lire tre cadauno , si riceve dai principali libraj. ST AT I POxMTIFIGL Alcune idee sullo spirito della poesia e sulla influenza di essa nel secolo XVIII esposte in una lettera di Antonio Luciaki a un suo amico. — Ruma, 1818, nella tipografia Ajaui , i/i Sf Vi fu chi alcuni anni sono pubblico una Toluminosa opera intitolata La matematica e la poesia condannate dalla Tagionc, Lo stesso processo P\RTE IT ALT \N A. lil •ontru la poe^ia e ora rinnovjto ilall' autore di questa operetta , il quale noil dubiiiamu che sara saviu , e lo ^irgomeutiumo alnieiio dall' avere vo* luto riitringere in poche pagine qup^ta sua diceria. Cia^cheduoo pua gia immaginare quali possono essere gli argomenti di cui egli si vale per noa risparmiarla ne ad Omero , ne ad Orazio , ne a Yirgilio , ne •11' Ariosto ed al Tj^so , ecc. ; declamera contro la f.ilsita della niilolo— Ijia , contro le invenzioiii fanta ticlie , le esagerazioiii , le Lugie de' poeti, e ^i giovera di simili altri luoglii coniuui. Ciuquauta o cento anni {a potera essere questo un brillante parndosso , ma ora die e piu rasso— data li buona £losofia, ~i vogliouo apprezzare le cose giusta il vei'o lora valore , non maguificarle oltre i confini del vero , ne abliassarle piii di quanto lo mcritano. Pocbi lettori trova adessn il libro di Agrippa De vanita:e scientiarum ; e se Giangiacomo Kouiseau scrivesse ai di nostri quel suo Uiscorso intorno al danno che recano alia societa le scienze e la letteratura , non ])rodurrebbe per certo quel gran clamore che su- scito ai tempi suoi. Ala e forse persuaso 1' A. ehe uou si dicano anche in prosa molte bestialita , e mollo gi esse e piu dannose d'assai? Poiche CO.! e, si dovrebbe adunque concbiudere che non s" abbia piii a scriverc ne in prosa , ne in verso. Letlcre di Giulla Willet. — Roma, 1818, nella s tamper ia de Romanis , i/i 12. Comiien Je bruit, diceva ridendo una dania francese che leggeva la Nuova Zluisa di Rousseau , comkien de brutC pour faire coucher un hortime avec une femme ! Lo sCesso detto si puo applicare alia massima parte dei moderni romanzi sentimrntali che si stampano in 81 gran copia oltremonti. £ co'a certamente ridicola di esporre con tanta enfasi la storia di un iunanioramento , e con un tuono tanto serio , quasi che fosse nn avveni- mento peregrino e stupeudo , e piii ridicola ancora di formarne un.i lunga serie di volumi , al pari di quelli della Clarhsa , che appena aU trettanli ne conta la storia greca o romana. Gli antichi avevano es-i pure i loro romanzi , ma o volevano dilettare con una vivace immagiue ■ della viia pastorale , quale e il ronianzo di Dafni e Cloe, o piarevol- roenie tratleuere il letrore con la varieta e la singolarita delle avven- liire , quale e 1' altro di Lc-uoippe e di Clitoronte , e ile'le cose eliopkhe di Elkodoru. Con le curiose avventure e con la moltiplicita depli ac- cideiti si soMcngono p.irimeote i romaozi che in gran namero compar- Tero in Italia ed altrove ne' secnli trascorsi. I modeiui al contrnrio non jono che una prolissa filastrocca di pettegol< zzi domestic! che sticcedon» uel medesimo luogo , e sovente entro il ricinto di una sola abitazione. Lo «copo priniario e di stillarvi la piii squiita quinta esscnz.i del -••n- timento e della (en^ibilita. 1 32 APPENDICE Questa sorla di romaazi ha tratto origine ne' paesi scttentriouali , ore una passione di sua natura ardente ed impetuosa , quale e quella del- i' araore , lascia pur luogo a sottilmente ragionare e speculare. Essi soiio- presso che intieramente stranicri all' Italia , ove piii vibrate essendo le sensazioui , saranno , se cosl vuolsi , men delicate, ed ove tanta flemma non si puo esigere in chi legge , e molto meno in chi scrive. Qnindi c che poche coiuposizioni di questo genere puo contare la nostra lettera- tura , deficienza che non crediamo assai rilevante , ed i loro autori sti— marono per lo piu conveniente onde accreditare quelle leggende , di adattare ai personaggi nonii oltramontani , e di fingere fuorl dell' Italia il luoeo dell' aaione , venendo indirettamente a confessare che i proprj conoazionali ne sentono , ne opcrano , ne parlano in quella guisa. Cosl nel romanzo di cui diamo ragguaglio , quantuuque scritto in Ita- lia , e da penna italiaua , i personaggi sono adombrati sotto il nome di Giulietta Willet , di Luisa du Montie , della Contessa du Mars an , di Merinval , del Cavaliere Belvil , ecc. ; c se la scena non e precisamcnte fuori dell' Italia, si raffigura alnieuo in un pae^e prossimo ai coiifini della Francia , vale a dire a Torino. Autrice di questo romanzo e la signora Marchesa Orinzia Sacrati , as- sai nota air Italia , e meritamente ajiplnudita per altri suoi componimenti. Benche , a giudizio nostro , il genere romanzesco che chianiano senti- mentale sia un geuere nssolutamente ibrido e manierato come quello che rappresenta la societa sotto un aspetto assai diverso dal vero , e dipinge le passioui con colori fittizj , vuolsi nulladimenn convenire che essa ha sa|uito accortamcnte scan^are quelle caricature che appajono cosi sovente ne" libri di ([uesta fatta , e che sembra anzi costituirne 1' esseuza. Po- trenuno dire die il carattere de' huoi personaggi e delineato al naturale , ehe gli accident! sono abbastanza variali senza nuocere all' unita del sog- getto , che non si mette in bocca a' protagonist! tanta profusione di mo- rale , che le pasfipni non sono con tanta enfasi esagerate ; ma quello cho piu particolarniente stiniiamo di dovtr commendare c lo stile. Esso e familiare e ' aquila. Non si cre- ilera gii certamciite che quest.i sia la mc-canica che propone I' A , come Hon s! dovra supporre che, avendo dato a quel carro una forma assai liizzarra e grottesca , aVibia aTuto la pretensione di mostrare un lino gusto nelle belle arti. La maccliina di cui e^pone il progetto in questo fascicolo non e gia un carro, ma una scala vo^ante , una scala vale a dire valevole a tra^- portare uomini e pesi alia sommita di una torre o di altro edifizio , ove non si vogliano costruire scale ordinarie. Fu e^U eccitato a puMiIicare questa sua invenzione dall' architetto sig. Cacchiatelll in occasione che questi fece il di^egiio di •nn faro a foggia di rolonna destinato ad illu- minare 1' imboccatura di un porto , e V A. ideo allora di sostituire ad una scala a chiocciola, che avrebbe dovuto essere nell'interno di quella colonna , una scala volante che conduca al fanale. Ccnsiste questa sua macchina in un rilindro che forma 1' asse di una gran ruota alia cui periferia sono confitti dei regoll , come sarebbe alle ruote di un mulino. Dae corde so»pe?e dall' altezza dell' cilifizio scendono fino al piano ove • la macchina, \v\ si avvolgono con due girl nil' una ed all'altra e»tre- mita del cilindro , e si Cs^ano poscia con 1' nn de' capi al payimento mentre con I' altro , come abbiamo dctto , sono raccomandate all' alto fabbrica. Alia runta c annessa una spezie dt armatura sostenuta dai pnnti estremi dell' asse : due altre corde si attaccano a questa con una delle loro e-stremita , indi si ripiegano sopra due carrucole fisse all.i sommita dell'edifizio , e sostengono dall' altra estremita libera un contrap- peso destinato a contrabbil.inciare cosi il peso , come le resistenze clie presenta tutto il sistema della macchina. Cio posto, se un norao monter* sull' armatura , ed anpunreni i piedi sui tramrzzi che sono nella periferis della ruota , tentando come di salire per una scala , e certo che impvi- meri all' ordigno un moto di rotazione , e cosi il cilindro che costituisce I'afse deUa ruota serpeggera via via lungo la corda a cui c avvolto, a si produrri un moto ascendente die trasporteri in alto tulta la maccliina. co' suoi annessi. L" uomo che tenta di ascendere agisce all' cstremila del braccio maggiore di una leva di primo genere die r forn\ato dal raggio della runta, ondo fa d' uopo di nn piccolo sforzo per mettere in luovi- pient') futta l» m.\ccliini. Havvi per altro dispeudio di tempo , il quJi' l34 APPENDICE clivcrra altrettanto maggiore qiianto piu si prolnngliera il braccio della leva, ossia il rag'^io della ruota a cui e applicnta l.i potenza. Calcola di fatto 1' A. the se per salire alia sommita della colonna Antonina alta palmi 214 per 1' interna srala a lumaca di 19a gradini s' impiegano a pa^iso regolato tre niinuti di tempo , se ue con^umerebbero almeno dt- ciotto per ascendervi raediante una scala volante forniata sulle dimen- sion! del disegno , in cui il diametro della ruota e di nove palmi , e qurllo del cilindro di tre. L' A- propone questo mezzo come il piu sicuro e il pin facile di qua- lunque altro mezzo meccanico aduprato finora per trasporlarsi in alto eol ministero di casse volanti e di contrappesi. Ma per verita non si puo snpporre che in nn edifizio di tanta capacita da poter contenere quella sua raachina , e dove si pntrebbe comodamente praticare una scala, si Toglia per montare preferire \\n or'ligno sospeso a corde. L' A. da a di- vedere cbe le spe?e di co^truzione di una scala che si adattasse nell'in- terno del faro proposto eccederebbero di una buona meta quelle clie si richiedono per la fabbricazione della sua macchina ; ma con tutto que- sto crediamo die per salire in alto si trovera piu sicuro e piii speditjvo di valersi delle proprie gambe. •Sag^lo cC Iscrlzioni latine del sig. ab. don Benedetto Rocco^ napoletano, con una lettera in difesa di una delle medesime. — Roma ^ 1818, presso il Jj our lie , in 8.'' Anche le altre iscrizioni sorelle potevano forse avere bisogno delle paterne sollecitudini dell'A , che impugno la penna per difenderne nna. Colore rhe in tal genere di coniponimenti amano quella succosa brevita cbe si amraira nelle iscrizioni de' buoni secoli di Roma non debbono cercarla in queste , parecehie delle quali sono dettate col frasario del pauegirici , ed alcune sono lunghe due pagine ; difetto che ci sembra pifer eaere riiuproverato a molti altri moderni facitori d' iscrizioni t»- tlne , a quegll eziandio che sono oggidl piu rinomati. PAnTF, ITAMVKA. 1 35 COR R I S P O N D E N Z A. Ornatissimo Signore, J. 1 EI. IK varie excursion! fjtle da mia madre ultimatnente 5tii monti di ijiie^ta provincia , le avvenne di raccogliere molte piante della Campa- nula Itaineri , e di esara'mare alcnne fjnalita e-senziali , che imporiano qiialche cambiaraento nella descrizione della n3edesima. Troverebbe clla quindi opportiin'i che in via di aggiunta o di correzione fosse iiiserita nclla Bibliiteca ItaTiana la dejcrizioiie che le inchindo , come tjnellu desiinta da un iiumero raapgiore di esemplari , e contenente alcuni ca- ratteri che non avea riinarcati nei pochi riovenuii dapprima. lo mi la- • ingo ch'ella vorr.t di boon grado assecondare il desiderio di mia madre, ronfiilando in quella bonta che le ha fa 'to dettare V onorevole men- rione dflla medesima anche ncl proemio del suo giornale di que^t" nnno. La prcgo intanto di aggradire , ecc. Como , i| 2 aprile lSl8. Oii. e depot, servij. Abbon'dio PErPESTr. Campanula Raineri. Haiiiei slritcianti , fibrc^e, pollonifere , perenni. Fusti a cespu}:lio , per lu piu semplic! , pelosi , di due a fre jiollici d* ordinario unitiori , allc volte triBsri. FogHe inferior! quasi rotnnde , dentate , a lunglii pirciuoli , le caiiline eliltiche , dentate, cigliate , aliernes !e superiori fessili , oppo^te. Caliee a rinqite division! lanciolate, dentate, arnte; base violacea pelnsn. Corolla grande , eretta , a cinque lobi , violacea , di due terzl mr^ggiore del caliee. !La sig^iora Perpenti rinvenne la de = critta pianta nella Val^a'inB sal monle Codeno , fra le fessiire delle rupi , e sui monti di Canzo Drffsn delle rifle ssioni d un olircnionta.io sulla crc- (hita G.'tlntea di Raffael d' Urbtno. Potr^vi ben antiveilersi che un" opliilone nnnva , rnntrar'i all.i co- •innr e jier trr efcoli inverrhiita , ejccnmc abbracriata sareblie da l36 A P P E N D I C p. luoiti , cosl non manclierebbe di essere da altri contracler on flauto , e Amore accarezzato da Giovc dicbiarato per Canimede); perrbe poteva ndivnc racionare da tutti g'i seolari di 'Kaf'nello (i quali , tome sa ognuno , dopo il sacco di Roma *ran dispersi altrove ) , e per- ebe poteva esscrne infojmato dalln sf^so Agostino Gbio-i ( morto gia fin dal 1 520, ipiando dieci anni dopo Vasari venne Ta prima volta gio.^ vanetto a Roma ). Non fi ninfffior pe'o bi siippo^ta testimouianza del medesimo Raf- faello in nna sua lettera , diretta da Roma senza data al «onte Casti- glione , ritata da nie, ed or contra di me allegata. Non mal si suppone essere scritla nel i5i5, nel qual anno Castiglione da Roma si frasferi in Mantova sua p.ifria , ed ivi nel seguente tolse moglie. ?e in questa tet- *cra , come si viiol pretendere , de'la Calatea si paria rttme d'un'opera hrHa e fatfa , avrebbe avufo tempo il conte di encomiarla presente ih Roma , ^enz' a«peUare di farlo in Mantova con una lettera di ciii la nostra e la rispon^iva. Ma da questa in vero non altro ri'evasi se non cbe Raffaello si av- va propo^to a dipingerc una Calatea, e dandone parte al conte , e forsc consultatolo , quest! preventivamente ne 1' avea com- plimentato , ris|Soudendogli poi il pittore con altro fompHmento. Un ^^enso diverso non saprei dare nlle parole delta lettera cbe torno a ri- petere : « Lp il'tco che per i}ip'*ifrrrr una hella m'l bho^neria vedefe ptii heVe^ fon (jiiesta coTi'Jhione chi? V. S. fn^se mi^co ppT fare srelta fief megUo I ma essenrlo earestiii lii bunni giutlici e di belle donne , In ml sBnrn dl certa iflea che mi vrr.ME nlla merit e : se questa ha in se alcuna eccellema , non lo so y hen Br' aff at /CO dl averJa- » Tntendo io queste parole in tempo presented il mio avversario rrctje doTersi prenderle pel ttmpo passa'o ; locca alia grammatica il decidere tra noi. Or se tjittavia resta incerto, se mai quest'idea sia stata condotta a fin** da Raffaello, quanto meno sostener si potra essere questa appunto la G.alatea che ammiriamo nella Farne- sina, ed a cni dopo consultato il Castiglione, per facilitarne 1' intelli— genza , egli certamente non avrebbe mancato di aggiungere seduto al litlo il sno amatore Polifemo ? La mancanza di questo siccome eselude r idea di Galatea, cos! conferma I' opinione cbe abbiasi piuttosto rap- presentato la Veaere , non come episodio , ma come parte integrante PARTE IT^II/VNA. 187 ilell.i favo1« At P'iflie , mentre qnesta fittvira non mfno Jelle altre mi- r!i'> Imrnte ronsrnte colU i]ee conobbi insiiperabile. Graiidcmente mi con^ratiilo col mio censore se pnitato di niminaria insirme con altre posteriori , e eosi non posso e^srre accusato di aver evitato questo terribile scoglio ; ma avendone due copie fresche nclla mia raccolta, ed avendone viste almeno -vent' al- tre , mai non mi venne fatto di fcoprirvi 51 nome di Galatea. Anr.i poich' ei m* iDfornii il' nn.i cosa a me ignota , ma, come m'lnsegna, noti a tntti , cioe che i 38 disegni di BaflF.iello della favola intera di Psiclie furon fatti espressamente per V incisione , c non come abbozzi • sehi^zi di pitture; in cnntraccambio di qiiesto favore pli TOglio comn- nicare nn' altra notizia pnr nota a tutti, ed c qaesta, cbe non fa il co- stume di Marrantonio, ne de' snoi scolari , ne di moiti altri antichi incisnri dappre^so di apporre 11 nome a' soggeiti cbe incidevano , e per quf?ta cagione di non pocbi dubbioso rimane il significato. Rara- mente alcim! versi solevan mettersi al di sotto , o alcun motto al di dentro della stampa ; ma tranne gli Apostoli di Raffaello eni sono a=critti i nomi per ti dapli scritfori an'iehi che della Galatea ban fatto memoria , uep* pur dal copioso ed abbondante Ovidio. 1.' OlTHtMO!STANO. Sig. Dlrcttore stimatis<:imo . T.oma, 1 3 grigno if.lS. L' ercellentc tutor* delV K«tratto del ragionaraento sulla tise polmo- nare del si;;. 7.appala Cantarella si e«prime ne' seguenti termini ( n." 28, fag. 84 del di lei prcgiatjisimo gioroal* ) : I.' ulcer.tzioDe dei polmoui. 1 38 APPENDICE cKe nci morti ill tisichezri non s' incoiitra qua;! mai quegli eterni tu- bercoli clie sono pur rari'siimi a vedersi ecc. , eJ alti-ove fibid. pag. 98 ) a ben pia aldi fondamenti si appoggia V A. per confutare 1' idea co- iinuni-sima che la tisichezza con^isfa in una piaga del pnlmone ecc. Colle (|ua1i efpressioni egli da hastevolmcnte ad intcndere che riconosce nel polmone dei tisici un vizio diver?o da quello che suole comunemente creder^i dai prat»ci , vale a dire 1' ulcerazione , e ^udica puriformi noii puruleiiti gli spati dei nialati medrsimi. lo le diro con quella liberta ch' ella gentilmente concede a' suoi leggitori , clic una siffatta opinione sembrarai allonlanarsi non soLimente dal niado di pensare di tanti insi- gni pratici passati e presenti , ma quel cb' c piu , sembrami opporsi al fatto ste59o. Lasciando 1* altrui autorita , ed attenendomi al f itto , tra mol- tissimi ti=ici che ho avato occasion? di vedere nella sala di S. Giacinto di Roma , ed in varie famiglie della citta conserve la storia di dodici , e di otto tengo rewistratc eziandio le o^servazioni fatte nel cadavere , e p035o assicurarla che in tutti ho trovato il polmone nlcerato nella se- giiente gulsa (a). Si veggono nella ^oftanza >lel vi?cere ordinariamente piu •lira del naturale , e aderonte alle paretl del petto sparse <[aa e la pic- ciole caveroe piene di marcia , alcune flelle quail sono rotoude , altrc sinuose , e tra loro comunicanti. Ben mi ramraeiito che in un case al- cune di coteste ulcere cavernosc avenJo logorato 1' esterna iiiembrana (a) La gn'ida dei semi non ajiii-at'i dal'a fine~^za dell' arte e snesso fallaee. Per dimostrare che in un polmone vi siano ulceri ( che e qiian'o dire solii- iione di continuita ) , bisogna in'ettarne i vasi in modo che la materia in- trodotla trapeli e sgorghi dalle parti disorganiz2ate. Questo sperimento e vie piit nece'iario perche non conosclamo ancora i caralteri che distinguono la marcia dal muco. Col mezzo delle Injez/oni il chiarissimo sig. dotfore Tom^ maso Farnese ha recentemenfe provato ( Elogio del Masca^ni e Note addi- ^onali air Elogio stesso ) , che il pol-none degli etici non e mai piagato , che la sosfanza puriforme racrolta nel suo parenchima , e piu spesio tra la pleura ed il viscere del rpspiro , e una aemplice concrezione di Unfa. Osser^ vazioni simili , se non c inganniamo , ha fatio I celebre professore Rasori , e con eguali risultamenti per quello che spetta alia notomia patohgiea. Ap- poggiati a queste diligenti ricerche della moderna notom a patologica non abbiamo dubitato di asserire , che I' ulcerazione dei polraoni nel morti di tisichezza non s' iucontri quasi raai. E si noti l' avverbio quasi che di' screlissintn amme^te la possihtlita del contrario accidente. Quando il sig, dott, C. Folchi avrit difeso la dottrina degli antichi ml morbo t'isico con indagini rton meno sottili ed accurate di quelle che furono novellamente instituiie da- gli autori sopra accennati per emendarla , not saremo solleciti di riformare >1 nostra giudizio.j (It. CoiiriLATOSE- ) PVnTE ITALIANA. 189 At\ polmone, srcaiio per mezzo di altrettaiiti fori apcrta una comunica- zioiie tr.i i rami He' bronchi , e la cavita del petto, e vi aveano tras- mes*o I" aria ; ill mode che nel dividere le costole si senti il soffio del- r nria che proruppe fuori drll.i raviia. In altro caso V ulcere erano pa- rinienle pro^^ime alia superficie del pi'lmone , ma la pleura resa in qoei punti callosa avea impedito die la furassero. In ana seeione ho riscon- trato la so^t.lnza del vi-cere di un color ros5o-fosco , granello^a , di- sfinia da niolcis-inii punti , allri bianchi , altri verdasfri, formati da ceri.i m.itefia compatta qua i cartilaginea. In altra mi sono imbattuto ntll.T mcde'ima sostanza granellosa , ma di quei punti ora nominal! alcunt avrano gia incominciato a suppurare e ad aprir^i quelle solite cavernr , ricettacoll della marcia. Potrei descriverle rainntamente ciaecnna delle autopsie cadaveriche , cd in tutte ella ravviserebbe il polmone o nice- rato gia , ovvero infarcilo , tiibercol.ire e disposto all' ulcerazione ; roa i limiti di una lettera non niel permeltono di fare. Aggi'ignero unica- mento che quand' anco il lodevole eslrattis'a non avesse sezionnto alcan di cotesti cadaveri , potrebbe egualraente convincersi della piaga esistcnte nel polmone col solo contemplare i sintomi che nel corso della ma— latlia si appre^eotano, Quella febbre pomeridiana che assale I' infermo dTpo preso il cibo , rhe declina nella notte con larghis*inio sndore ; quel rosBor circoscritto in una o ambedue le gote ; quel dolor fi*so in un lato del petto, che di lanto in tanto s' inaspriscc gagliardamente con risalto di fehhre , e che rimotte al comparire di nn abbondante sputo parnlento ; quella rrspirazione affannosa , e difficolta di giacere nel lato affetto i quel nentire 1' infermo distacca^si dall' intimo del viscere i sputi cli' egli e«pettora , t 1' urto cagionato dalla tosse sempre corrispondcre *d un dato punio del petto ; quella dimagrazione ecc. ecc. non sono C'«i altrettanti segni che palesemente annunziano la suppurazinne del palmone ? lo col fissarvi per poco 1' attenzione ne rimaneva talmente coDirinto, che giudicava persino della sede precija oTe steseero le ul- cere, e pria della sezione del cadavere osava manifestare al chirurgo disnettore ed agli astanti il mio giudizio , ne avea a rimproverami di averla roanifeitato. Donde potra ella intendere che ne' veri tisici io mmmetto pur troppo gli sputi purulenti , e quanto ai caratteii che li diitingiiono dagli $puti mucosi , sappia che ben lungi dal servirmi delle micro^copiche oslro che risvegliasi n»l gusto (lell' iofcrmo , ed ana certa I4-0 A P P E N TO I C E faeilita a scios;li«rsi e clisfar«i jn una materia corrotta nello spazio Cail aveva preso ad esaniiuare se Olimpia sia mai sluta una cilta , e ne eoncluHeva negalivamente , aggiungendo anche una liiii(;a iiota su la uon falta diatinzione d.ii traduttori dclle voci iiaw; OlKtlfJLO,, *«C- *<^C. A|i|iena eblii ietto quest' articolo , mi credetti in obbligo d' avveriire il pubblico coa In seguente nota , cbe inserii uella mis traLluzione e il- luitrazioue della Cassa di Cipselo descrittn da Fausania , impres.-a in Pisa 1' aiiiio 1814 dove a pag. 16 <• ijon rari souo i casi nei quali le persone di lettei'c , scnza che 1' una sappia dell' altra , si occupnuo delle niede- sime ricerche. » Da varj anni nelltf mie illustrazioni sopra Pansaaia avea preio a dimostrare esiere un errore il confondere tra loro Pisa ed Olimpia, e che Olimpia non fu mai una citta , ma bensi una piccola provincia. L' uio da me faito nelle pubbtiche lezioni di qneste mie os* servazioni fiuo dall' anno 1811 e testimoniato da moiti miei scolari , e potrcbbe ugualmente esserlo da qualche letterato france^e , a cui feci pale^i qneste luie idee. Ma superiore ad ogui altra tesiimonianza e U Ticordo che si conserva nell' auteutico registro dell' accadrmia di Lucca ^ dal quale apparisce che // rfj 14 del mese d' aprite del 1811 vl lessi pul- blicamcnte la mia memoria intornu alia distinzione d' Olimpia da Pita , me- jlrando che Olimpia non fu una citta , ma un distrello della Pif.:iidf, 11 sig. Gait , nulla curando P autentico documento dcU' accaderoia di Lucca da me prodotlo , e molio meno imiiaudo la mia uioderazione , ha faltu inserire ncl GiornaU des Savans , ollotre del i&l J , jag. 635 , il se- ruente articolo : M. Cail dam un Mcmoire /u rn l8l3 it tinstitut , et dont I'analuse fait par lie d'un rapport imprime en jiiiltet l8l3 , s'est applique it prouver qu'il na jamaii exisce de ville d'Olympie : en consequence il desire que nou lecteurs soient apertii qu'il a soutenu cette opinion avant MM. Ciampi et Hau^. Ma pcrche la con^egueuza fosse legittima bisognava che in vece del l8l» avesse dimostrato autenticamente the egli sortenne quella opinionc almcDo nel 1810, nou nel 181a, poichr io diniostro d' averla sostenut.t pubkticamenle ncl mese d' aprile del 1811. In quauto a M. Haus niolto mcno pub farsi questione perche pubblico il 5U0 libro su la statua di Giove Olinipin sulamente I' anno 1814. Vi prego , sig. Dircttorc , d' inserire nel vostro Gioruale questa mia , afliuche il pubblico sia iufurmato dello stato preciso di tal "uestionc , r pieno di stima sono U> V. S. aUcziouatissima -/>i?f. olb, ser. SeSASIIAKO ClAMfl Prnfessore , Contigliere della Reule Dniversita di Canatia, Canonico insi^nito drlla Cattenrale di Kelt: , etc. 1 4^ APPENDICE Lijiijmiiniii I NOTIZTE LETTERARIE. Effemeridl polltiche , letter arie e rel'igidse , le qnnli per ciascun giorno delV anno presentano iin estratto degh avvenimeiiti pm memorabiU registrati sotto il giorno medesimo uella storla dl tiitti i secoll e di tutti i paesi fino ogle uUiml tempi. — Prima edizioie italiaiia che si vaole vitraprcndrre dalla socletd tipografica di Verona all' inscgaa della Scrpe. Verona, addi I2 lugUo 1818. XJL fai-ci belle augurare dell intrapreso nostro travagllo si aggiunge il sapere che orniai ncssun e»emplare dell' originale francese e reperibile in commercio , neppure dell' ultima edizlone ; lo che prova con quanta avidica e premura ne venne fatta da tutrl rirerca. L' effemeriJi saranno composte di dodici volumi in 8.° , formandosi per ogni raose un volume : col qu.il metzo esse offriranno al pubblico una specie di giornale oorrispondente a tutti i giorni di ciascun raese. I fatti isolati net quadro di "gni giorno saranno insieme ciuniti al fine deir ultimo volume in una tavola generale alfabctica , la quale dara loro un ordine sistematico , ed agevolcra le ricerche. Ter cio che risguarda la parte economica , I' edizione itallana avra aopra la francese il vantaggio d' un prezzo inferiore della meta, essendo fissato in sole lir. 3 per ogui volume di circa 18 a ao fogli di stampa in forma d' 8.° II pagamento si effettuera ripartitameutc dl mano in mano che si fara agli associali la consegna dei volumi dell' opera > non esigendosi verun esborso anticipato. L' associazione e aperta in Verona presso la Societa tipografica , e nelle altre citti d' Italia presso i libraj distributor! del presente manifesto , jncaricati di raccogliere le sottoscrizioni. Se dallo spoglio di queste ri- sullera un numero sufficiente a coprire le spese non licvi della stampa ^ si dara mano all' edizione in tempo opportune , perche negli ultimi giorni di dicembre prossirao veiiga pubblicato il volume di gennajo , e alia fine di gennajo quello di febbrajo , e cosl successivamente in anti- cipazione il volume riferiblle a ciascun me^e : in caso diverso ne sara protratto il termine , ed avvertito il puliblico con altro manifesto. Ove pero questa impresa ritrovi in vece favorcvole aecoglienza , ed 3bbia un esitO fortunato , come v' ba tntto il motivo di sper-vre , stte.-o PARTE ITALIAN4. 148 1' amore delle buone ed uhli lettiire che ora e dappertutco diffuso , non crediarao di tacere cstini , una sugli Stateri, 1' altra tuUe raed.iglie relative alia confederazione degli Achei 2." Le lezioni del Bottari sul Decamerooe. 3-° Le opere posiume del Lanzi. 4." Due commed.e jnedite del Cecchi. 5." Un volgarizzamento inedito di Esopo , teste di lingua. Errori occorsi nel tomo X. Pag. i.ic tin. 27 Ms si dice Uggi Si dice » it'i » 3o animale » aiiimali » ivi » 3 J e^attis.-imo pregio » csatli^^imo ; pregio >' 378 * Da queste tre >. Con queste tre » 18 ' ' ' " " 1 . . "4*7 } Tariabiiiti costnnte » probabiJiti costante X la J * (ytservazinni meteoroloziche fntte all' T. B, Osstnatorio di Breva. 1818 L UGLIO. j Matt IK a. S E R A. 6 OS < 0 "^ 0 ^1 S2 0 c - i. St.uo del cielo « 2 m ri a i = V 6 Stato del cielo. roll lin. 0 Kpoll. Ha. 0 I 27 I 1,0 + 16,0 N E Sereno. JJ27 10, 5 +3 2,4 S E S Sereno. 2 27 10,6 + 17,0 E Ser. nuv. ser. 127 9,9 +23,0 S Sereno. 3 27 9,9 +18,0 S 0 Nebb. ser. '..7 8,8 +24,c ; 0 S Ser. nu la ser. 4 27 9,3 +i8,c E Sereuo . uuv. 37 8,0 +21,8 0 Sereno. 5 27 8,0 + 16,0 E Ser. uuv. ser. \ii 7,7 +22,3 0 Sereno. 6 27 9,0 +10,5 E SereDo. 2-7 8,1 +22,3 0 Sereno. 7 27 8,3 +17,0 E N E Sereno. 27 7,0 +23, 'j 3 E S Sereno. t! 27 7,4 +17,5 N Nu. tern. piog. 27 7.5 +21,5 E Se .nu.teni.pi. 9 37 8,4 +i7,c E iNuv. ser. niu'. 27 9,5 +21,6 SE'^E Temp. piog. ro 27 9,b +16,0 E Nuvolo , ser. 27 8,9 +-io,9 SE Ser. nuv. ser. 11 27 ()>^ +16,0 NE Sereno. 27 8,0 +2 J, 5 0 SO Sereno. 12 27 9,3 +17,0 E* Sereno. 27 9,4 +21,2 S E S Ser. nuv ser i3 37 9,8 +18,0 S 0 Niiv. neb. ser. 27 9,6 + 32. S 0 Nuvolo, ser. 14 27 9,6 + 1-,^ 0 Sereno. 27 8,7 + i4'2 S 0 Sereno ih -7 10,2 + i7vS E NE Sereno. 27 IO,J- + :2,fi E Sereno. 16 27 10,4 + 18,0 E Sereuo- 27 9,.S +2.:i,u s 0 Sereno , nuv. 17 27 «,7 + 17,5 E* Sereno. 27 8,6 + ;c,8 E* Temp, piogg. 18 27 8,6 + 13,0 N E Piog. nuv. ser. 27 9,0 + 18,0 E Sereno. 19 27 8,9 + 14,0 E Sereno. 27 9'C +20,5 E Sereno , neb. 30 27 9,4 + 16,0 E Nuv. ser. pi. pr. 27 8,7 +2 1 ,0 E .E*jSer. ■ . lemp. 1 21 27 9,3 + i6,c E Nii.tem.pr. pi 27 9'^ +30,8 E Nuvolo , ser. 32 27 10,0 ^ib,^ N E Nuvolo , ser. 27 10,1 +32,5 E Sereno. 2J 27 10,4 +16,8 Jj E Ser. nuv. ser. [27 10,5 +30,7 E Sereno. 24 -7 ic,7 +18,8 E Ser.poc.[)i. pr. 3-7 10,0 +2.'!,- E Sereno. 35|27 10,0 +19,3 E Sereno. ;J37 9,4 + 2i),Ci £ Sereuo, nuv. 36 27 9,6 + l8;0 0 Nuvolo. i27 0,0 +2r-,i E, . 0 Nuvolo , ser.| 37 37 9,2 + 17,0 s 0 Sereno. '37 9,0 -■-a 3,0 SE Sereno , nuv. 28 37 9,0 + 17,0 NEC* Nuv. tern. piog,.j:27 9,f + 16,') E Nuv. piovoso. 2q 27 10,2 + 15,0 N 0 Pio2. nuv s< r. 27 10,5 +19,8 0 Sereno. . nuv ic 27 1 1,0 +i6,o NE N Nebbia , ser. 1 27 10,7 +23,0 S E Sereno. . uuv. 3i 27 11,0 +17,0 E N E Sereno. I27 ii,o +23,6 E ^ereno. ; Altezza mass, del bar. poll. 27 lin. i t ,0 Altezza mass, del term. +26,0 minima » 27 » 7,0 minima +12,0 Quautita di pioggia lin.64-44~, poll. 5 , 1111.4,447. - , __ . . — • <4> BIBLIOTECA ITALIANA PARTE 1. LETTERATURA ED ARTI LIBERALI. Compendio ddln Storm della belht letteratiira greca^ Litlna e italiaiia ad uso dcgli aliiiini del Semi- nar lo e Collegia arcivescovilc di Pisa, di Giuseppe M. Cakdella^ professors di eloquenza e di lii/aua greca net medesimo Semiiutrio e Collegia. — Pisa , MDCCcxvt — XVII , tre vol. in 8.° JT OICHK nelle storie die hanno a scopo di divulgare le lodi de' sa|jieuii sogliono gli studiosi cercare conforto ai nobili loro inipreiuliuienti i semhraci molto importare ciie elle sieuo poste ad esame , e all' universale liberanieate raecomaadate o dissuase giusta i nieriti loro. Che se uti- iifisiinl divengono tjue' libri clie coll' eloquenza accendoao gli aninii all'amore del vero e del bello, di pericolo souo qucgli altri che iaucianli freddi ed inoperosi. Molto vo- lontieri noi dunque ci tacciamo a pailare dell' opera del sig. Cardella: e gia promeiteiniiio questo articolo nel no- siro proemio all' anno correnie. Ci duole di non poterue offerire un sunto die ogni singula cosa licordi ; perche a voler conipeudiare un libro che aiuta di soggeito ad ogni nnitar di pagina , e cii'eun compendio esso stesso, converrebbe che noi pure facessinio un libro, Non pos- Ihbl. lUil. T. XI. IQ 146 STOMA DELLA BE]pLA LETTERATtTRA siamo dunque presentare che un' idea succinta del irtodo onde 1' autore ha distribuita la materia della sna opera. Essa e divisa in tre parti. Nel primo volume com- prendonsi le due prime, che sono: f/fZ/a letteratura greca e della letteratura latina. Negli altri due volunii con- tiensi la terza parte clie tutta abbraccia la htteratura italiana. L' autore, dopo aver mostrato in una intrnduzione Torigiiie de-lla civilta e coltura greca, offre , cominciando dal settimo secolo avanti 1' era nostra, tutta la storia lette- raria di quella fortunata nazione sino alia cadnta di Co- stantinopoli << tra le cui rovine, dic'egli, ogni bell' arte y> resto parimente sepolta. » Questa prima parte e chiusa da una Appendice dev;U scrittori della storia Bizantina: per dare un' idea de'quali 1' autore u si prevale del Prospetto » che oiFre il Fabricio nella sua Biblioteca Greca , aggiu- )i gnendo in fine cio che fu cmesso da quelle , e che e » stato pnbblicato in epoche piu recenti, e porgendo al- i> cune brevi notizie sopra gli autori contenuti in cia- i> sclieduna delle sezioni dell' opera di lui. " Nella seconda parte viene presentata la storia della letteratnra latina, dalla fondazione di Roma sino al ter- mine dell'ottavo secolo dell' era cristiana ; epoca nella quale ogni buona arte , gia venuta meno sotto gli ultimi re Goti, all' intutto si spense sotto i re Longobardi. L' autore, onde parlarc a un tempo della letteratura e de' letterati , premette ad ogni secolo un quadro dello stato di quella, e in separati articoli parla delle opere e del merito di questi. — Non raccoglieremo le idee da lui offerte in questi suoi quadri , giacche nulla ci e occorso di vedere che non si trovi in gran copia di volumi , senza die neppure siensi raccolte le piu recondite ed elette opinioni. Egli si contenta all' esporre le cose co- niuni e grossolanamente vere. — La partizione poi della sua opera e affatto niateriale e cronologica. Non ci si da. divisamente la storia delle diverse parti delP umano sa- pere ne' tempi diversi , come lianno fatto il Tiraboschi , r Andres ed altri •, ma solo ad ogni cento anni e asse- gnato un capitolo , e g'i scrittori si succedono gli uni agli altri per ordine di eta , e lo storico sta a canto al poeta , il poeta all' oratore , e via discorrendo. — Che se 1' odierna nsanza d'insegnare le scienze , minutamente ogni cosa dividendo e classificando , fa si die la memoria degli studiosi rimanga oppressa sotto il gran fascio delle ^ CREC\ LATIN! E ITALIVNA. 1 47 discipline che sono stnte introdotte per darle ajiito :, quf sto metodo del sig. Cardolln , per opposto difetto , rioii puo non recar seco certa qual coul'iisione^ e i leggitori devoao di necessiia seulir f.itica da ipifl cootinno passare ( rapi- dissiiiio in un compeiidio ) tlall'uiia all' altra materia , tia loro disparatissime. Essi non ponno partiiainente seguire coir intelletto I'origine, ad esempio , Pincreniento e la decadeiiza della pot sia , non dell" oraloria , ne d' altra fa- colta. Deono attenersi a varie fila die s'impediscono tra di loro , ire innanzi , tornare donde si si>n tolti , e de- siderare il segiiito di cio die hanuo lasciato indieiro. Ma chi viiolc istruirsi , anzidie far tesoro di nomi e di cro- nologie , ania discerncre le cagioni die linnno levata a decoro , o tratta a perdizione questa o quella delle bunne arti. Nomi e cronologie abbisognano, ma sieno lo sclie- letro che sta sotto alle vive ed avvenenti forme. Noi abbiamo alle mani un libro tedesco intorno la das- sica letteratma , il quale ne sembra d citato con ass i mi- gliore accorgimeiito die non e questo del sig. Cardella. E perche la nostra non sembri gratuita asserzione , e gli Italiani conoscano con quanto di amore e dottrina sogliono gli stranieri imprendere quelle opere segiiataniente die spettano alia critica erudizione , noi offiireiiio un brevu epitome anclie di quest' opera, Kssa e intitolata Handhuch der klassischrn Littrralure ; cioe Maiuuile dcr couoscorli come filosofi ; o T autore deviera dal suo proposto. — L® stesso potremmo dire del Galilei, del Redi e d'altri the spettano ali;i parte della letteratura italiana, lasciati in- tatta dair Eschenlnug. Ma a' nostri tenqii tanto piii sa- rebbe bisogno che gli scrittori non disgiiignessero la storia deir umano sapere da quella dell' arte di rcnderlo caro • «le»iderabilc, in quanto che gli scienziati inchinano I43 STOMA BELLA BELLA LETTECATURA anche dl troppo a risguardare quale studio inutile, leggiere , e per poco indegno del profoiido uniano intelletto, qiiello die s' aggira a cercare le luigliori forme con che vestir si possa il peasiero. — Iiitanto poco profittano agli slu- diosi cogli auipj volumi zeppi di dottrina , ne quella fa- ma otteugono di cui per avventura sareblrc\ I\TIN\. E TTVL1\X\. i^C) oppra le migliori traJuzioni teJcsche, e talvolta quali le inig,lion frmicesi \ e senipre poi ne raggunglia delle ini- "lidri ciUzioni ; ind'uanJo inoltre que' moderui autori die questo o quel liliro o parte di III ro degll anticlii hanuo dotianiente illusirato. Quaiito sia da lodare questo servato metodo dall'Escheii- hurg , i nostri lettori veiigoiio di per se stessi. I giovani studiosi noil solo si provpggono di una ordmata cogni- zione degli autori e dell' opere loro ; ma eziandio impa- rano a quali liliri devono ricorrere onde avere una norma a nieglio studiarli ed apprezzarli : e di piu acquistano una nozione della bibliogratia , scienza in oggi , per la ster- minaia nioltiplicita de'libri, quasi necessaria, e die pure nelle scuole e nome pressoche ignoto. Di niuiia di queste cose s' adorna 1' opera del s'g. Car- della. Ma il libro tedesco assai piii altre ne contiene die lo racconiandano. Inipercioccbe dopo 1' enumerazione de- gli si.rlttori si grcci che latini, dell' opere tutte die ne riniangono, delle traduzioni , edizioni , ecc. entra a par- lare della mitologia greca e romana ; e quindi ne da . I.° la storia mitica delle divinita maggiori d' ambo le na- «ioni i 2.° quella delle divinita niinori ;, 3.° quella delle persone mitiche o favolose che per la condizione e lo avventure vanno unit^ agli stessi Dei •, come dire i Ti- tani , i Tritoni , le Ninfe , le Muse, ecc. Vengono in seguito le nntichitd gifclie , alle quali va innanzi una dotta intmduzione, ove ragionasi della situa- ^one della Grecia ; delle titia piii famose i de' principal! mutamenti politici^ della primitiva popolazione^ della forma de' governi ecc. , ed entra poi in disgiunti ed estesi articoU a ragioaare i ." delle anticliita greclie de' primi tempi e nianco conosciuti ; a " delle anticliita de' tetHpi posteriori e piii glonosi alia Grecia. In ambidue questi capi iiattasi partitamente ed ampiainente, per quanta puo comportare un libro manuale , i.* della religione i a.° del governo ; 3." dello stato militare ; q..' della vita privata de' Greci. Delle quali cose tutte essendo fatta meu- xione nelle due diverse epodie , vedesi con mirabil chia- rezza il mutameoto che alia religione , al governo, alia milizia ed a' costumi recarono le vicende ed il tempo. E quanto abbiam qui notato delle antichita giethe , Tau- tore adopcra rispetto alle romane ; di mode che audi* l5o STOMA DELL A BELLA LETTEftATURA da questo continuo paralello vieue ua noii lleve ajoto alia lueiuoria de' leggitoii. Noi siamo dunque persuasi die miglior opera avrebbe fatto il sig. Cardella prendendo a tradurre 11 liliro d«l- r Eschenlmrg -^ alia norma del qu:\le avrebbe poscia po- tuto diitendere la parte della letteratura iialiana. E non sia chi ci creda teneri delle cos- straniere in disprezzo delle patrie. Se a ragione od a torto siasi per noi an- teposto ri libro tedes< o all' italiano , lo aiostrera la ver- sione clie di quello stiaiiio preparatido. Ora seguitiamo il prime assunto. La terza parte del compeiidio del sig. Cardella occupa i due rimanenti vo- lumi. Essn racchiude la letteratura italiaaa dall'aiiiio iioo siiio al 1817. L' uno dei due volumi ne presenta la sto- ria di sei interi secoli ; il terzo , quasi di doppia mole, quella di poco piu di un secolo ; e il tomo clie lutta abbraccia la letteratura greca e latina e unnro esteso di qucsio. Laonde prcsso 1' autor noscro vetU'si la narrazione Slorica andar sempre in ragione opposta dell' ampiezza della materia che e da descrivere. L' ordine e 1' anda^ niento da lui adottati nell' altre due parti sono egual- mente seguiti in questa terza i quindi ci dispensiamo dal fame parola. Solo ci place notare ( e gli cruditi esami- neranno le ragioni dell' A. ) che nel capo I. dov" entra a ricercire i principj della poesia italiana , crede di po- tere stabilire ( e questa opinione e portata anclie da al- tii ) die primo a verseggiare in Italia fosse Lncio Puoso pisano, 11 quale vuolsi esser fiorito avanti la line 'lei do- dicesimo secolo , anteriormente anclie a quel Ciullo d'Al- cano , siciliano , che secondo il Tiraboschi poeto il pri- mo nella nostra volgare fivella. Dopo di cio pi«'spnta, per ogni centinajo d'anni, un Inngo catalogo degli scrit- tori Italiani , il piii delle volte parlando del loro merito coa modi assai vaghi ed indetermmati , e sempre profon- dendo larghissime lodi. E se alcuiio volesse martori;vsia coatare quanta volte trova 1' elcganzn e la puritd dello 5ti7eanche negli gcrittori del secolo XVII e XVIII, avrebbe di che render mutoli gli Aristarchi difficili a concedere questo vanto. E veramente pare che il scg. Cardella ab- bia veduto molto addentro nell' argomento della lingua, quando lo udiamo le tante volte metterlo a campo , e gridare che « dappoiche il Cesarotti ha predicate il tol- V lerantisino letterario , si sou fiaiti di rompere quegti CRECA LATINA K IT\LI\NA. l5f M argini die tuttavia facevano qualche riparo alia torbida »» plena del neologismo , il quale vincitore e baldanzoso » lia inuondato ogni angolo dell' Italia. » Ma quando, sconeudone il liljro , ascoltiamo il suo stile (del quale soiio ua sa.ngio le poclie jjaiole teste riportate ) , mentre uou iutendiaiDo che dir volesse con quelle lunghe dice- rie intorao la corruzioue delP italiano idioma , troviauio r.igione di periloiiaigli le fiequenti lodi che da a tanti aiuori , di eleganza e venusta aello stile : die certo ap- peti" il suo put) parer bello ogai piu mediocre modo di favollnro. Tiop'jo luiigo sarebbe se noi volessirao passo passo se- guire qii'Sta storia ponendola a uii rigoraso sindacato j ne forse fa nni iiuenzioue dell' autore di comporre ua libro da duiare coutro ogoi jiiu sana critica. — E quanto alia liiigua, mentre di ^randissime lodi sarebbe degno se inezznnainente buono fosse il suo stile , noii sia dii gli voglia dar bi isimo se tristissimo e^ avvegnacbe egli scrive in uii paese al quale oniai piii non rimane altra gloria, che ricordare essere usciti del suo grembo i piii diiari maestri nelle discipline del ben dire: forza di quelle sorti die aliernaiio ai popoli, cosi come il valore e il principaio , la preininenza nelle arti jventili. Soltanto ne sia lecito domandare all' autore per qual ragioiie mai , s' egli non ha saputo uiettere nella sua opera i pregi dell' ingegno , non ha ahueno usato nii- gliore diligenza a compilarla , la quale e pur tanto ne- CPssaria e conimendevole ne' lavori dell' erudizione ? Per- die ha rgb tenuto silenzio di parecchl scrittori che puf degnissiini erano di rneuioria? Questa non curanza cadri per avventura sopra di lui , e piii meritauiente , allor- che ajtri storici prcnderanno a scrivere , quando che sin, della letteratura del presente secolo. Perche non ha egli pur fatto uii cenno del benemerito conte Glauibattista Corniani, il f(uale con tanto amore detto la Uuiga opera dei S'coli dilla Ictteruturn itnliana? Perche se ha te- nuto lu.igo discorgo di Gaetano Filangeri e di Cesare Beccaiia ( senza ueppur noininare il suo hbro dello stile ) contro il proprio istituto di non voler ragi^onare de'filosoli, interamente poi tacque di Mario Pagano, il quale ol- tre ai Sacpi politici e ad altre sue opere di Giurispru- denza, scrigse dell' origine e natura della poesia ? E s' egli f'l in icnipo di sirrivere di Giovanai Andres, di Onofiio 102 ^TORli DELLA. BELL\ LETTEUA.TUn 4 Minzoni e di Angelo Mazza , morto nel 18)7, perche nol pote ugualiiiente essere per onorare delle meritate lodi Alessandro Verri , nobilissimo ingegno, toko alia vita nel 18 16? E clii vorra scnsarlo di avere taciuto del Palcani, del Caluso , di Luigi hamherti , scrittor delicato e casti'ntissiino ? Forse dira aver lui sin da principio an- Uuticiato di noa voler parlare di tutti i mediocri : ma oltre die questa scusa noii vale verso gli accennati, noi potremmo assai scrittori annoverare da esso comniendatis- simi, i quail non ebbero mezzo il merito lie' moki ch'egli ha irrevereiitemeate trascurati. Ma se colpa commette V antore tacendo di alcuni ec- cellenti ingegni , con niijrlior senno certo non adopera verso queJIi di cui paria j allorche entra a giudicarli. Non merita il prezzo die ci assotti^liamo per fare di cio Vina lunga discussione :, ma verainente ne sembra assal povero ed imperfetto gludicio quello che e dato di Ga- spare Gozzi , di quel gentile e nobilissimo intelletto -quanto degno di fortuna migliore mentre visse , altret- tanto di piu bella fania da die usciva de' £uai della vi- ta, L' autore , che dice d' ogni altra sua opera, non ac- cenna pure i suoi Serinoni , mentre il cav. Pindemonte aveva detto « noa essere possibile pensare al Gozzi e « che tosto innanzi alia mente non vengano i suoi Ser- » nioni », uei quali, per sentenza del Vannetti ogni al- tro soverchio die nell' italiana favella togliesse a Scri- vere di si fatto genere. Si tacque poi I'autore, come se giammai fosse stato , del conte Carlo Gozzi fratello di Gasparo. E qui ci piace notare diversita di gusto e di giudicj che a)jpo i critici occorre di vedere. Imper- ciocche di quel inodo che il Cardella si passo del conte Carlo, il sig. Sismondi nel suo libro della letteratura jneridionale tacque del conte Gasparo , e molte lodi verso sopra il fratello di Ini. Ma questi con le sregolate fantasia e gli affatturamenti pote farsi benigni i roman- ticl novatori ;, mentre F altro non potra mai essere me- ritamente ai)prezzato dagli stranieri, avendo principal- mente posto cura alia venusta dello stile, per lo che, presi alle grazie di quello, spesso dimentichiamo , come di- ceva il Montaigne di Terenzio , quelle del soggetto. Se non che rispetto a questo opposto sentire de' due cri- tici , ognuno che abbia semio vorra tenersi dal lato dello Italiano. GRECA LATIN V K ITAMAMA. 1 53 Del rimanente ( e il vera ne incalza a dir cnse che potrelibero farci parere crudeli verso i concittadiiii ) il sig Sisuioinii di tanto supera il nostro A. neiracuuie della critica , e si piii addentro lui veduto nella nostra Iftte- ratura , die cjualcuno vovrh ragioncvolinenie doniaodare alio storico italiano , perthe , avendo assunto la stessa materia , non al)l)ia pur degnato di nn motto il benenie- rito oltraniontano , che in due grandi opere tanto zelo r oiiore del paese che non e sua patria ? Ma la sover- cliia cotiipiacenza nelle cose proprie rende gP Italiani ar- rogantemente incuriosi di quanto con piu di senno vengono considerando gli stranieri ; e mentre questi ci vanno innanzi lunghissimo tratto , noi stiamo lor dietro col nosiro tardo e superho incesso , e cosi rapiti di noi niedesinii , che non ci avveggiamo avere altri preso la via prima di noi , e trascorso mezzo il cammino che noi or ora incominciamo. — Se non che a questa nostra in- fingardia diamo spesso il titolo di zelo del patrio decoro. — Ma non si saprebhe che titolo dare a quella iaavvertcnza di uno scrittore, il quale, toltosi a narrare la storia del- Tantica e uioderna letteratura, senza far nieglio di verun altro , mostra col servato silenzio di non si curare di quelli che nello stesso aringo sono entrati poco prima di iui. Ma lo Schlegel cercando tutta la storia della lettera- tura drauunaiica ; e il Genguene e il Sismondi SA'olgendo quanto spetta alle lettere italiane , se non sempre hanno tocrato il vero , non j^ertanto portarono assai opinioni che vogliono essere maturamente considerate, o per iinpe- dire il nocumenio che possono recare , o per allargarne I'utiiita. Oltrediche per un tal esame gritaliani profit- terebbero nelTarte critica, che fin ora e facolta piii de- gli stranieri che nostra : giaccbe sembra che noi non sap- piamo servare altro modo che quello di prodigare so- verchie lodi agli estinti , come per espiare le ingiuste censure di cui siamo larghi a' vivi. Ma le soverchie lodi in tanto cotidiano ampliarsi dell'umano sapere , in tanta copia di libri , i quali o ci versano i conforti della filo- sofia , o ci sublunano T intelletto rivelandoci 1' arcane mnpistero della natura , le soverchie lodi agli infimi o niediocri scrittori della belia ietteratura, che non s' ap- paga alia u'cdiocrita , assai farilmente possono deviare i giovaui ingegni da studj migliori ; e ben mostra chi le profonde di non aver faiio confronto tra la lunghezza 1^4 STORIA. BELLA BELLA LETTERATURA deir arte , e la brevita e gli stenti della vita. Meglio e dunque non temere di parer arroganti o irreverenti, osando dire alia gioventii die nissun profitto speii d' a- vere , ove resti intatta dal danno , cercando cjuesto o qiiello degli st littori i clie solo per rispetto alia storia vogliono registrarsi iiegli annali delle lettere , come quel "vocaboU disusati e plebei che si riportano ne' dizionarj a rendere iatelligibib le veccliie leggeade. — Soprattutto preiidiamo norma dalla fama che di se gli scrittori haniio lasciato , e dall' amore che in essi ha jxsto la famiglia de'dotti. Imperciocche se questa non gli legge ne apprezza, a che decantare che « Francesco Lorenzini essendosi formato « uno stile intermcJio fra il Dante e il Petrarca , dinio- w doche prendesse la nervosita , la forza del colorito , « • la graLidiosita del primo , e la venusta e gentilezza }> del secondo , scrisse stimatissime poesie , piene di vi- )> vacita, di robustezza e di magniloqueuza, o si riguardi V la sublimita de' pensieri o 1' eleganza delle parole » ; che /( le rime di Ferdinando Antonio Ghedini sono in it molto credito 9 e specialraente i sonetti, pieni di bei }> pensieri e sentenze , ingegnosi nell' invenzlone , so- }) stenuti e sonori nella verseggiatura , e nello stile colti » ed ornati »■ : che a pochi sorio da paragonarsi a Ca- »/ millo Zampieri c per la vi vacita della fantasia, e per i> la venusta dello stile, mentre nelle sue poesie lirlche » seppe unire il fervore di Pindaro ai vezzi di Ana- 11 creonte »: che »/ Carlo Roncalli ci ha lasciato un liljr© V di epigramrai pieni di attico sale , ed insieme di ele- )> ga-iza, di grazia e di precision e », e che n la sua lo- >i cuzione e purgata e colta » i intanto che si tace di Du- rante Duranti concittadino al Roncalli, e sopramiiiodo mialior ingegno di lui , forte commendato anche dal se- vere Baretti ? Le quail lodi tutte , e infinite altre che non racco- gliaino, dev no rertamente parere esagerate in bocca di uno storico « il quile , essendosi prop<'Sto di « trattare n soltanto de' piu riaomati , e di coloro singolarmente » le cui opere sino a' nostri giorni si sono conservate e i» che godono di una maggiore celebrita » , ha creduto opportuio di trasa;idare lanti chiari ingegni , come ab- biain sopra avvertito i e non ebbe rispetto a dire h noa j» trovarsi in generale nelle odi del Pariui quella magia ii di stale J e quella dolcezza di yumero che lusingano GRKCV LATINA E ITALI\NA. \o:i •I roreccliio e lapiscono il cuore deiP ascoltaiite; cjuella » i'orz.a cli estro caUlo ed aniiiiato che crea iminagiul ag- » gradevoli e inaiavigliose ^ quel fuoto di fervido eiitu- n siasino die agita la iiienie e la trasporta a sua voglia; »» fregi tuiti di cni si adwrna la lirica poesia, e di cai le >i odi Pariniane si veggono uon rade volte uiancanti ". Ne tacque the /» la luaggior parte uelle poesie del Ce- >f retti lion escono dalla stVia delle mediocri , tanto in >f I'iguardo de' seutiinenti o falsi o comuni o puerili , 11 quanto dello stile spesso oscuro ed ineguaie , dclla » versificazioiie talvclta dura e stentata , e della poverta » di estro e genio poctico , di cui non di rado niaiicano » i versi suoi. » Severi giudicj , da far credere che Tau- tore noil fosse per essere cosi sljraciato nelle lodi alia turba de'niediocri , a' difetti de' quali non vuolsi essere benigni per rispetto a' meriti che non lianno. E noi jiure latti arditi dal suo esempio, udendolo giu- dicare il Parlni e il Ceretii, osiamo dirgli intorno al suo lodatissiino Angflo IMazza , esser forte da duhitare die quella fama di cui prescntemente gode gli sia per du- rare in futuro. A pochi certo basterebbe 1' ingPi,uio per fare quanto ei fcce. Ma 1' artista che mette ogni suo ui- gegno a moslrare ch' egli sa sforzar l' arte a prender sub- bietto da quelle cose che sono loniane dalT istituto di essa , fa sentire anche agli aniini altrui le moltstie e le fatiche cii" egli ha dovuio durare per viucere quelle diflicolta. Molti vcrauiente veggiamo ainmirare « lo stile »» elevato , il fraseggiare ardito ed energico , la sonante •» verseggiatura, la vivacita, la magnificenza e la ponipa, '/ che forinano il distinlivo carattere dell' illustre par- •I mense poeta, » Wa chi lo fa sua delizia? Chi lo legge con aiiiore uguale alia sua fama? E come puo essere universaliuente letto il poeta che fa scopo del canto f|uelle cose che sono fuori tlelP universale esperienza deir intelletto e del cuore? L' origine delle arti rivela il loro istituto. E gli uoniini trovarono la poesia e fu- rono inigliori poeti , qunndo , non ancora domata dalla soverchia civilta quella primitivu ed integra forza delle loro menti , provarono il bisogao d'invocare le Muse a dire la bellezza del creato, e a rappresentare le passioni ciic sperimentavano ardentissime. E diedero anima a corpi inanuiiaii,e corpo alle idee. -A questo fa d"" uopo richia- miare la poesia, nerche a questo fu inveutata. Che sa a 556 5TORIA. DELLV BELL\ LETTER\TURA. ragione fu detto avere i rlgidi studj e le astratte sppcu- lazioai rintuzzato iiegli umniiii la fantasia , 6 fatto gran nocumento a quelle arti cUp da ess i dipeiidoiio , perche vorrassi fare argomento di poesi* quelle inaterie die sem- brario es erle niinlclie ? Nan maico certo chi gU astrusi precptti deila filosofia dfttb dal Paraaso , raa dove ido- leggiqre le idee, dare forme e persona al pensiero , ve- stirlo di liimulacri visihili alP immaginativa , senza di die la popsia e metafis ca numerosa die nissuiio alletta, ne persuade, e indarno in essa 1' uomo cerca ruoiuo, e quei soavi conforti dell' amino : solUcitOt jucunda oblivia vitm. Fin qui noi siam itl avvertendo quelle cose die po- trebbero falsare il gusto nial sicuro de' giovinetti , i qnali si ponessero a cercare il bhro lei sig. Gnrdella con aniino di derivarne uaa norma agli studj lore. Per ultimo nort vogliamo tacere aver in essa ravvisato qualche tratto die potrebbe anclie far perirolo all' oiiesta de' costunii. — • All'ingresso del cap. X della terza parte troviamo queste parole : i< Voglia il cielo die per ben delle lettere il " crescente secolo in cui viviamo ( il XIX) . . . ci som- » mioistri autori somigUanti a que' pochi , di cui siamo " adesso per favellare, col venerato notne de' quali chiu- » deremo il preseate compendio. <> Ora chi crederebbe die fra questi vpncrati noml , fra gli autori die si vor- rebbero , per volonta del cielo, veder rinnovati, siavi il nome di Domenico Batacdii , di quel plebeo die d'altro non si compiacque che di sozzui'e e di libidinif, die fer- vorosamente si profondano lodi alle sue opere , e che assai piu a lungo e con maggiore compiacimento si ra~ gioni di lui , che non del geiitilissimo Gasparo Gozzi , e di tanti altri ? Ne sia pei'donato se poco rispetto mo- striamo d' avere verso il lettore e verso noi stessi , rife- rendo qui ora cotali encomj ; ma reputiamo di farlo perche ognuno di per se stesso giuliclu se noi a ragio- ne c' indigniamo contro questo contegno dell' autore i e conosca a un tempo il criterio e lo stile di lui. n EgU V ha diffuso , die' egli , a larga niano tanto npll'uno, y> quanto nell' altre ( nello Zibaldone e nelle Novelle \ » tutto il sal di Aristofane e di Marziale , e tutte le '> facezie del Berni^ ed ha mescolato al ridicolo il sati- » rico ed il mordace , con cui spesse volte assalisce iii- V distintamente gU oggetti che se gli presentaao , e le CRECA I-ATINA T. ITALtANA. \Sj n varie class! di persone e gP intlividui eziandio , niun » riguardo avendo neppure di diseguarli col piopiio lor n iimue. Felicissiino |Ji)i si mostra , e forse ad ogni altrcr >» suneriorp , aella fedei pltiura di tutto cio die la so- » cieta otlVe al peniiello di un poeta beruiesco si per » le situazioni , si pei costurni e pel linguaggio : cose » tiiite da lui con tal festivita, uatuialezza ed evidenza »< imitate, e sparse di cotaiite e si lepide arguzie , ed )/ iijiprovvise uscite spiritose , che rendono piacevoli per- » liao gli oggetti ed i modi piu al'bietti e triviaii, e ge- n neraiio nel lettore si graade illusione die gli seiiihra » d" assistere egli stesso alle scene die descrive 1* iuge- >' gnoso poeta. ( Clie inuoceiiti illusion! per un professore »> di seminano e collegiol ) Diresti la sua verseggiatura » spontanea facile e natiirale, piuttosto famigliar dibcorso » die poesia ^ ma nel tempo stesso vedi che pnssiede II tutte le grazie e gli ornauieiiti di questa. Egli e sin— » golare nelle siiiiilitudini e ne' paragon! avendone noa >> di rado di nuovi e d' originali : e quantuuqiie per lo »/ pill sien essi presi da cose comuni ed ovvie , non di V nieno vi se ne incontrano talvolla di grandinsi e ma- i> gniiic! ; come ancora di quando in quando vi si tro- II vano descrizioni degae drlla penna dell'Ariosto. >i Delia Mfte di Vulcuno cosi si esprime ; <• Questo per dir la iuto lavoro die sia uscito dalla II sua pencia , come aucora il meiio luV)rico e scurrile di 11 tutti gli aliri suoi cumnoniiiienti. Son quivi da amini- it rarsi la le<;ondita delT in\ enzione , coila quale ha sa- » puto rivestire cosi riccafuente un soggetto cotanto sre- »/ rile, la varieta e Tingegnoso innestamento degli epi- it so'tj , la pi.tcevolezza de' fatti , la convenienza p ve— >/ rita de' caratteri , la vivacita delle descrizioni, I ar- •I guzia degli sclierzi , la liuczza dells satira , con cui >i sotto gli allcgorici jiprsouaggi degli Dei investe i giandi >* fastosl , i ricdii arroganti, i vigliacdii niillantHtori , i M (^lovinastri scioperati , e le femmine dissolute ; il ridi- u Colo di die ha sparsi i ])oeti sciocdii , i falsi letierati »» e i nojosi pedant! ; la rultura dello stile, la flnuiiia del » versi , la cognizione della raitoiogia e la saviczza an- M corn della morale. ( E per poco non te ne fa un ma- » iiuale di virtu evaugelidie ) Per tutti quest! pregi J/ adunque e per altri che coitiene , la i?< Ac di Vulcano It puo enirare nieriianieuie nel numero dc' classic! poem! J 58 STORIA DELLA BELLA LETTERA.TURA ,v burleschi ; anzi puo andar avanti ad alcuni di essi « » che lino al poema del B.itacchi avean godvito la pre- }) cedeaza. >; E finisce. « Clie se qneste poetiche pro- » duzioui noa fosseio cosi Ucenziose , servir potrebbero » di graio trattemnieoto a qualunque piii colia e pin » costuniata persona. » Dalle quali moderate parole bea si vede che assai dehole scbifo gli viene da quelle soz- zure , o che niente possono sopra di lui : talclie potrebbe alcuiio pensare o ch' egli sia uno di colore di cui parla S. Matteo nel XIX, v. 12, o ch' egli abbia le guaiice bene straniere al rossore i ingiuria ch' ei nori vorrebb* coniporture. Ma come potrebb' egli non vedere die quegli smodati panegirici alletteranno la gioventii a cercare nella lettura di quelle poesie i diletti che gli si promettono ' E chi non sa essere cotesta maniera di scrltti la piii perico- losa di quant' altre ne seppe trovare il traviato nmano ingegno? Imperciocche que' libri che fanno temerario I' in- telletto nelle investigazioni della fdosofia , possono la- sciare incorrotto il cuore •, e gli uoinini che sentono no- bihnente di se qualche volta si compiacciono di mostrare che la virtii puo essere proseguita senza timori e spe- ranze. Ma queUi ch ■ levano il pudoie , ad ogni altra virtii custode , menauo facilmente la gioventu o a sfre- narsi ne' vizj e nelle colpe , o a cadere nell' indolenza e nel disprezzo di se e d' altiui. Son fatti stromento di seduzione e di vituperj ; e avendo sempre a scopo di decaiitare mentita e degna di scherno la donaesca vere- condia , fanno gli animi schivi di que' nodi , senza dei quali 1' ordine sociaie non potrebbe durare. E dunque debito di uno storico coprire di silenzio (^ di vitnperio si fatti libri , ancorche fosse vero che abbon- dass- ro di quante arguzie seppero trovare Aristofane e Murziule Jl che crediamo, nel nostro argomento, di poter contrastare all' autore. Che se taluno scusar volesse questi impudici scrittori , dicendo ch' ei usarono colori schietti onde dipingere il vizio nel suo piii defornie aspetto , senza dire die una tale scusa sarel l-e vcramente ridevole ri- spetto al Batacch: , risponderemmo colle parole di un il- lustre vive.ite: W L'enienuazione del vizio non deve mai If farsi col satr ficio dell oucsta, ne condurre in postri- » bole la poesia destinata a cantar la virtu, e ^ viversi CRECA LATINA K ITALIANA. I Sg #^ in compagnia degll Dei e dei pastori de' popoli , se- »# comlo il detto d' Esiodo. » Altro lion direino in qnesto proposKo; e gia non ra.in- chera clii gridi esser noi saliti in pulpito. E lascerenio al nostro autore di n aniniirar sempre » anche nelle No- velle del Custi « le grazie incantatrici di nno stile ni- H tido, ameno e leggiadro •, P ingeuna semplicita e natu- »/ ralezza clie tanto allettano il loggiture j la lindura , M purila ed eleganza della tVase , la quale , benche ini- tt piegata ad esprimere cose di lor natura tenui , familiari It e S( herzose , non discende mai al basso, al neglctto »» ed al triviale , anzi si sostiene senipre con decoro e /» con avvenenza ; la faclllia, delicatezza ed annonia del w verso ; la spontaneita della rima i la vivacita , il le- w pore e i vezzi delT espressione v 1' urbanita dei sali e « delle facezie ; fmalniente la Icggerezza del penaello, e M la morbid ezza del colorito clie rendono tanto piacevoli »; e sedncenti i suoi quadri >/ ( e torna ad iiludersi ). Ora concluiliamo , non potersi la storia della letteratnra degnamente scrivere da quegli uomini die, chiusi ue' col- legi e ne' seininarj , sono iinpediti a conosccre di che inodo le lettere partecipino alle virtix ed a' vizj della vasta societa \ e non sanno dipartirsi dai circoscritti giu- dicj die lianno sentlto pronunciare dalle cattedre : ne da colore die non lianno uienie e dottrina per investigare le vere cagioni delT iricreniento e della decadenza di ogni arte gentile ; non flintasia e cuore acceso per vagheggiare le forme del bello ; non eloquenza per inuaniorarne clii k dalla natnra cliiamato a conoscerle ; non soprastante intelletto per non lasciarsi sedurre agli usi, alle opiniont' « superstizioui del sccolo e paese loro. i6o Continuazione della Proposta dl cdciine correzioni ed aggiuiite al Vocabolario della Crusca. — Parte II del primo volume. — 3Iilano , 1818, dalV /. /?. Stamp eria. 1 vjHIROGRAFO. (Crasca) Scrittura autenrica portanle oiiligmione , \»t. ehi- rographum. Segn. Crist, istr. 2.2.9. = ^- ^- "°" I'* stracciato quel chirografo , per cui ci vendemmo all' inferno , se non a fine di scri— Verne un altro. — • II sig. Mimti nota che la Crasca non ha veduto che qai il senso della ]>aro1a e traslato. Cosi ha fatto in tanti altri casi. P. c. alia voce Chiudere porta indiffereutetnente gli csemipj di ehiuder tnscio, e chiuder la mente ; e alia voce Cieo accanto ai dili- catissimi cibi e agli ottimi vini imbandisce anche le parole di Laura ^ e gli sgvardi di che Petrarca pasce la mente '■ I ' CIBAItE. (Crusca) Dare cibo , nulrire , lat. praihere eibum. Dant. Inf. I,= Questi non cibera terra ne peltro. — Qui , come noto Lombardi , ci— bare sta per nutrirsi: pero il sig. ilfonfi crede che abbia I'aKdamento attivo, terra e peltro eisendone gli accusativi. La Crusca poi ha con- siderate cibare nel senso proprio , quando e metafora manifesta. CILICIO e CILICCIO. Crusca) Lat. ciUcium. But. Purg. 3i. =: Cilicio che si fa di setole di cavallo annodate. — Dichiarazione imperfetta , dice il sig. Monti , e non poco scostantesi «^re volontaria senza indugio c coartazione. — COAZIONE. Cosfringimento , sforzamento, lat. pj>. Cav. frutt. ting. 33. = La quarta specie di eonfes$ione riprensibile si e per forza e coazione , come ogni giorno veggiamo. — Coartazione , die* il sig. Monti , e restrir sione : e il senio jtesso del Cavalca lo prova ; tanto piii che il la- tino coartare e restringere , non essendosi cambiato in costringert , che nel dccadere della lingua latina. GOCCHINA. ( Crusca) X»;wii>i. di Cocea. Morg. 3.0. 84.:= Ed albera I'an- tenna di ri § I. Ironicamente , e in mala parte. Dant. Inf. aS =: O T (SCO , che al Collegio — rova illustrando il passo. CONDOTTA. ( Crusca ) Suit. vert, da condurre. Conducimento , scorta , giiida , ca/iitanrria ; ed e il piu ilelle volte termine militare , ecc. Es. ult. Borgh. Col. /at. /fOi. — Noii tocciisse uu motto mai delle prime coq- Lat. Consilium. Tes. Br. 8. 49. = Consiglio e una scieiiza lungameute pen?ata sopra al fare una cosa. — Crcde il sig. Monti, che Bninetto Latini cosi delinendo il consiglio, perfetta- mente collimi con Cicerone , che lo disse ratio excogitata faciendi Illiquid, aut non facienili. Ma come molte volte si riferisce a cio clie haiino da fare , o non fare altri , in questo caso il Consiglio signilica ammoniinento , ammaestramenio , esortmione , parere , ecc. C0N8UET0. ( Crusca) Add. Usitato, solito , ordinario. Es. 3." Bocc. lett. Pin. Bolt. 478. = Universale regola e agli consoeti non fare pas- sione gli accident!. — Qui , dice il sig. Monti, dove il passo ri- portato non » clie 1' adagio notissin'-i at assuetis non fit passio, con- tueto vale manifestamente assuefatlo. Ma questo e diverso nou poco da usitato e ordinario , proprj di com , e nan di persona. 164 PROPOSTA. DI ALCUNE CORREZIONI CONTEGNO. (Cru=ca) Suit, da contenere , circuito , coneenuto , lat. cir- cuitus Ban'.. Inf. 22. = Per veder della bol^ia ogni contegno. — . II sig. Monti recando intero il te.=to fa ve 'ere che contegno non r circuito, ma con lizione del Jago iufernale , e degli attuffati in quello. CONVENEVOLTSSIMAMENTE , ecc. II sig. Mont! non nota qui che 1' er- rore di avere citato V csempio come del Buti , quando e di S. Ago- stino nella citra di Dio 6. 7. CONVENTINATO. ( Crusca; V. a. add. Conventato , ecc. Franc. Sacch. noT. 123. == Se qaesto mio £g1iuolo sera giudico , potra poi es- sere dottorii' conventiaato. — Questa , dice il sig. Monti, non e parola ne autica , ne moderna ; ma una storpiatura a bella posta messa colle altie , che qui si veggono in bocca ad un contadino ignorante. CONVINCEUE. ( CrusCT ) Provare altriii il suo delitto. — Questo e liu- guaggio del foro criminale , ed uno de' significati del verbo coni/in- cere ; raa uno ■^crittore che mi convince della verita , 1' amico che mi convince dell.i sua fedelta , raio figlio che mi convince della sua inufceoza , non voglionn gi.i dire che mi convincano di delitto. Convincere , conclude il sig. Monti, i mostrare con irrepugnab Hi prove vera o falsa una cosa. COPERTO, ( Crusca J Add. da coprire , lat. tectus , opertus , cooperius. Bocc. nop. 40. 3. «= Vero e che ella il piu del tempo stava infreddata come colei che nel letto era male dal mae.-tro tenula coperta. E nov 79. a. :^ E-«endo una pecora torno tutto coperto di pelli di vai. — 11 sig. Mon.'i fa ^entire qui il ridicolo dei due esempj citati , e la ditferenza tra la copertura di un marito e la copertura di una pelle di vajo. CORDOGLIAUE. (Crusca) V. A Neut. pass. Rammaricarsi. Rim. ant. Oultt. P. N. = Ml d' una cosa sola mi cordoglio. — II sig. Monti avverte che il pasjo non e di Guitlone , ma di Jacopo da Lentino , detto il No'ajo. CORPORATURA. f Crusca J Tutto il composto del corpo , ecc. Tav. rit. = '■ Per lo gran dolore che gli recava la cnrporatura si partori e fece un bel fanciullo. § Corporatura per lo ventre inferiore. — Pare al sig. Monti che nel citato esempio corporatura non possa essere tutto H composto del corpo, ma semplicemente il ventre. GORREGGERE. ( Cru.-ca ^ Gastigare , lat corrigere , castigare Es. ult. Peti. cam. II. 1.=: Poiche se' giunto alt'onorata verg.i — Colla qual Roma « suoi erranti correggi. § III. Correggerc per gnvernare , iai. guber- nare. Bant. Inf. 5. = Tenoc la terra che il S.^ldan corrcgge. — Questi due esempj , dice il sig. Monti , sono della stessa natura , e in essi il verbo correggerc signifies governare. Lo stesso errore si e commesso alia voce correggimento. C!OR*ARE ( Cru ca ) ho stesso che corsale , lat. pirata. Mae struzz. 3,. So. if. = J corsari rubntori del roar? tre volte i' anno sona iscomunicati At VOCABOLARIO DELLA CRUSCA. t65 JallA liocc.i del sommo Pontefice. — Corsari , dice il si'g;. Monti ^ puo Venire tanto da corsare , quanto da corsaro i e molte ragioni fanno propendere piu per corsaro che per corsare. :iegneri e Tasso usano corsaro. II Pergamini e il Castelli escltidoiio anzi corsalc. CORTE. ( Crusca ) § II. Vomo di corte , giuocolare , Int. scurra. — 11 ^ig Ifonti \n-c'u\ ai mnderni cortigfiani la cura di esamiiiare , se a' dl no- stri si'a giusta la defiaizione di iiomo di corte per bvffone. C0RT£0 (Cruica; Codazzo di persone che accompagnano la sposa, lit. pompa. Sin. ant. Bart Ben. = Qiieste son poche rose a tante spine — Pochi confetti a si lungn cortco. — II sig. Monti non nota qui se non 1* errore che puo essere nella citazione. C09TEI. ( Crasca ) Femmin. di costui , lat. hare. § ^ nci, ecc. COSTETTO. ( Crasca ) Cotesto .- forse dal dialetto sanese , lat. iste. Bocc. nov. 70. 8. ^= A cui Tingoccio rispose : co^tetto no. — Boccaccio fa parlare il sanese nel suo dialetto : nia se cosfetto e buono pel volgo di Siena , dice il 'ig. Monti ,
  • ata per siniilitudine : che anzi gV inTidiosi , dei quail parla , avevano cuciti gll occhi con un fil di ferru. COCUMA. ( Crnsca ) Sdrgno , rancore , bile, voce lassa, lat. simultas. Varch- Xrc. lo3. = E se e adirato , si dice : egli h? cucuma in rorpj>. — Prima nirttati vaso da cuetna , dice il sig, Alonli , cho e il seas9 pro- prio : poi »' indichi V oto figurato. 1 66 PROPOSTA Dl ALCtfNE CORREZIONI CUI. ( Cru=ca ) 5 ^- ^^^ genltivo stma il segnacaso , lat. cujus. Bocc. nov. 38. 14. = II buon uomo , in rasa cui morto era, disse ecc. Dant. rim. 26. = E di colei , cui son, procacciara danno. — La Crusca, dice il sig. Monti, ha mal intesi questi due testi , e guida ad errori di granimatica. CUORE. ( Crusda ) § XXXVII. Essere net cnore a una vale concorrere con lui , essere nel svo parere , lat. alicujus sentetitiam, scqui. ( Manca 1' e- sempio. ) Qnesta locuzione dal sig. Monti provasi viziosa e antilogica. CURARE. ( Crusca ) Aver cura , aver a cuore , stimare , apprezzare , tener conto , \At. curare , ecc. § VI. Per tener conto , proteggere , fare stim a , lat. curare. Es. 2." Dant. Conv, i65. = Mo5tro com'elle ( le ricchezze ) non possono curare nobllta , perche sono vili. — Ripetizioue del tema , ed errore nella intelllgenza del testo di Dante , in cui curare non puo significare che procurare. II sig. Monti dubita inoltre , se i mss. buoni non debbano dire piuttosto create. SAKE. II sig. Monti vicne acccnnaudo rio!?e maniere di dire chc corrono sotto questo verbo , e non pochi sbagli in che a lui pare che la Crusca sia cadukt. DEBITUOLO. (Crusca) Dimin. di debito susc. Es. un. 77«on. /"/Vr. 24. 4. = E stentare e patire — Per plcciol debituolo uno in prigione. — Voce, dice il sjg. Monti, nialfatta ; e senza bisegno avendo noi dehituzzo. A questo proposito egl' indica alcune strane ed egualmente mal com- poste voci , che quand' anche si petessero porre, o sieno poste nel Vocabolario , perche scritte forse da alcnno , dal piu degl' Italiani saranno con altre migliori supplite. DECENNE. (Crusca) § Figur. per lungo , grande. Dant. Ptng. 32.=: Tanto eran gli occhi miei fissi ed attenti — A disbrs-marsi la decenne sete. •— La Crusca antica , secondo che osserva il sig. Monti , aveva ret- tamente spiegata la parola decenne. La moderna Ti suppone un sens* "■► ■ fignrato che nel pensiere di Dante non e. DECHINARE. ( Crusca ) § Neuti. pass, per avvilirsi. Es. 1.° Sannazz. Arc. pros. 2. = ludi reggendo che il sole era per dechiuarsi verso 1' occi- deute, cominciammo ecc. -^ E il sol* che si dechina aH'occidentc , dice il sig. Monti, si avvdisce? Pensa che 1' art. fosse composto di due parti , e che il presente abbia mozza la testa. BECLIVO. ( Crusca )V.L. Add. Che declina alt ingiii. Es. 2.° Buon. Fier. 4.4. 5.= Rapide 1' acque da' declivi colli ecc. fero i torrcnti — si satollarsi. — Chi ha detto che questo declivi sia plurale di declino piuttosto che di decllve ? DELUDERE. ( Crusca ) V. L. Beffare , schernire , lat. deludere , irridere. Dant. Far. 9. = Ke quella Rodopea che delusa — Fu da Bemo- foonte. — Schernire, dice il sig. JM"on'i il tig. Monti in un frammento di Jialogo che qui pone. DESTKO. ( Crusca ) J II. Aggivnto a mono 0 a lata o a banda , ecc. Es. ult. Alam. Cir. II. 77. = Guarda nel monte or a sinistra, or destra — Se cosa v' ha per tr.iboccarIo de.-tra. — L' or destra , per ora a detrra i nianiera vizioii ; e molti sono i testi viziosi allegati dalla Cr(iel dirci cosa fi- gnifichi Dtuteronoraio , £sodo, Apociiliss-1 E da cio il sig. 3fonf( prende occa>ionc di fare una liita di nonii di cose , delle i]uali per ogni dichiarazione la Crn/ca dice Sorta di malat.'ia — sorta di gemma — >»rta di crrotto , ecc. £ questi BOmi cosi dichiarati tono a niigliaja. f Sari coruinuAto ) 1 68 Contiimazione delle Osservazioni di un Fiorentino sopra V opera del cav. Monti intitolata Proposta. DI ALCUNE CORREZIOm ED AGGTUNTE AL VoCABO- LARio DELLA Cruscv. {Manoscritto inedito mandato alia Direzione delta Biblioteca Italiana. ) V>(OROLLARio I. Una nazione di mold governi e molti dialetti , accib i suoi indivldui s' intendano fra loro , ha mestieri d' un linguaggio a tutti comune. Obbligatissimo deiravviso. Vuol dire un linguaggio che tutti intendano, quale e stato fino ad ora , e continuera ad essere il toscano , inteso la Dio grazia in tutta Italia , e che co- stituisce il linguaggio comune nazionale. CoroUario II. Questa via di comunicazione non pub es- sere linguaggio parlato , perche ognuno di questi popoli ha il suo particolare dialetto , dunque e forza che sia linguag- gio scritto. 0 questa si ch'e veramente bcUa ! Non si dee piu cotnunicare col linguaggio vocale , ma per iscritto. Ognun sa che i diversi dialetti d' una nazione non sono che la lingua nazionale parlata da' suoi diversi popoli, che con 1' uso presso a poco generate delle stesse pa- role e della medesima sintassi hanno degli usi proprj nella pronunzia e nella terrainazione delle parole ^ e co- munque i varj popoli d' Italia non bene s' intendano tr^ di loro, pure intendono tutti la lingua toscana ; lo che mostra essere elia il linguaggio nazionale italiano. Ma questo e quelle che non piace al nostro autore , il quale vorrehbe un linguaggio scritto , che non fosse parlato. Egli vuol dunque inventare una lingua tutta nuova che non esca dalla bocca, rappresentata forse per mezzo di geroglifici o caratteri arabici. Ma questi pure si profferi- scono. Non sarebbe nieglio il linguaggio mimico d'azione, il quale fu per avventura il primo mezzo , onde gli uo- mini si valsero a comunicare i loro pensieri? Questo per vero dire avrebbe molti avvantaggi ; che oltre a quello della rapidita, esprimendosi il pensiero tutto ad un tratto, sarebbe inteso non solo in tutta Italia , ma in tutto quanto il mondo. OSSETIVAZIONI DI UN FIORENTINO , ecc. 1 69 Dunque e forza ( prosegue ) die sia Unguaggio scritto , e posto sotto le Icggi d' una grammatica generale , che in- Variubile ed uniforine fermi il valore dclle parole. O po- ▼eretti noil Addio Bembo, addio Castelvetro, addio Sal- viati, Buommattei e Corticelli addio. Le vostre grainuia- ticiie tanto studiate , si fainose , e coiaato nioltiplicate , Don sono piu buone a nulla, o al piii non potranno servile die per la sola Toscana, giacche non insegnano che la lingua toscana. Per T Italia poi bisognera fare una nuova grammatica per intendersi senza aprir bocca, e solaineiite per via di scrittura. Finora tutti s' erano in- tesi colla lingua toscana, ma egli vuole una grammatica generale , die invarialjile ed uniforme fermi il valore delle parole. E poiche la lingua toscana, come lingua viva , eir e varialiile almeno ogni cinquant' anni , sara pero necessario scegliere a preferenza una lingua morta , che sia invariablle, ed io non ne vedrel una migliore delta lingua latina, senza stare ad inventarne una nuova. CoroUario III, La grammatica , primogenita del sapere , e pcreib dagli antichi chiamata arte prima , e la vera le- gislutrice d' ogni favcUa. 11 vocabolario n' e il custode fe- delt ^ egli i nel regno grammuticale , per modo di dire, il corpo delle pandelte. Se la grammatica fu detta dagli an- tichi ottimanieute arte prima o prima scienza, come puo ella egsere ancora primogenita del sapere? Sarebbc nel tempo istesso madre e figliuola della scienza, un'arte percio misieriosa. II vocabolario deljl)' essere il custode fedele e I'lijo ia, come pare ch'ei voglia intendere, regolata dalla gram- matica. Capricci poi sgrammaticati vuol dire, con buona licenza, regolnti dalla granunatica , dal verbo sgrammati- care , che significa regolare o spiegare con la grammatica. Qui dunque il doito autore lia preso un qui pro quo: e non e il primo, ne sara 1' ultimo, come vedremo i 17*^ OSSERVAZIOTSII DI UN FIORENTTOO quando in questo correttor di lingua non fosse una di quelle correzioni, clie con la sua classica autorita debba variare di senso. Sappia dunque che il vocabolario e de- stinato a raccogliere per orJine alfabetico , e spiegare le parole piii usitate e piu acconce, adoprate dagli scrit- tori di tutti i tempi : cosi die egli potreblie far grazia anco a qualclie capriccio grammaticale o sgrammaticato che sia , di qualche dialetto particolare , purche appog- giato al buon discernimento degli scrittori , e all' uso signore di tutte le lingue , non che della lingua toscana parlata e scritta, giacche Tuna non diversifica dall' altra, eccetto alcuni atticismi di Mercato vecchio. Gorollario V. StahiUta qiicsta lins^ua pubblica , tutte le nozioni della dispersa faniiglia ( beato a chi 1' intende ) rimangono permanenti ( cioe ferme , cred' io , nel me- desimo stato, senza peggiorare ne mig'ionre, come awiene dell' arti nella China), le distanze spcriscono, i luoghi si toccano. Gran virtii magica A\ questn nuovi lingua pubblica grammaticale! Fare sparire le distanze d' un paese a un altro di una a un' altra citta 1 E con una parolozza rovi- stata, Dio sa dove, veder Corneto e Roveredo baciare Malamocco e Cattaro. Che lingua portentosa ! che mara- vigliosa invenzionel Si vadano i telegrafi a riporre , nc contendano in virtu con questa nuova lingua incantata. E su tutti i punti , continua egli, della nazlnne si trova un regolatH e sicuro modo d' intendersi , al quale imporlan- tissimo scopo e cosa impossibile il pervenire col mezzo di qualsisia dialetto, ecc. Questa asserzione e contraria al fatto , perche non solo e stato possibilissimo , ma effet- tivamente vero pel dialetto o lingua toscana, la quale e pervenuta all' importantissimo scopo di es^er parlata , scritta ed intesa in tutti i punti d' Italia ( che che ne dica il nostro autore ). Come fu possibilissimo per la lingua del Lazio, che divenne lingua pubblica di tutta Italia, senza che si stasse mai vanainente a qnesiionare, se si dovesse chiamar latina o italiana , ma solnmente se si parlava e scriveva con purezza ed eleganza. Percio, come ognun sa, fu avvertito Sallustio d' avf-r usate parole non cosi usate nel Lazio , e da Asinio Pollione fu rim- proverato Tito Livio di Patavinita ptr qn hhe parola che avea del Padovano , e Cicerone airuso M. Antomo, perche avesse unite delie voci fuori della coi.suetudine, in quei tempi, nei quali la lingua latina era nel suo SULL\ PROPOSTA DI ALCUNE COEREZ., CCC. I7I maggior fiore per lo studio e per la diligenza di quei dottissimi letterati clie iion rovistavano sui dizionarj , ma alle buone regole si applicavano , ed all'uso e proprieta di scrivere e di parlare. CoroUario VI. Questo dialrtto di supposta migUnr con- dizione , o si toglie tal quale dalla hocca del popolo , e sara scmpre linguas:sio sciolto da tutte le Itggi gramniaticali. La sbaglia in di grosso : in Toscana, purche non tolgasi al tutto dagli sboccati mercatini , il dialetto sara corretto e sgrammaticato henissimo da poterlo scrivere. O si to- glie dalla hocca dei dotti, o dai lihri, ed allora cessera d'essere sewplice dialetto. Air-i tolto dalla hocca di qual- clie dotto straniero alia Toscana sara sempre piu scor- retto, che tolto dalla bocca di un indotto Toscano. L'' applicazione ( prosegue ) di questi coroUarj ognun ki vcde. Ne io , ne altri senza numero saranno al certo di questi veggenti, sembrando enimmi piuttosto che coroUarj. Ma si prosegvia pure , che ne abbiamo a sentir delle belle. Corotlario VII. Un vocaholario nazionale e la raccolta di tutti i vocaboli bene usati dalla nazione , e intesi d''uno istfsso modo da tutti. Bravissimo I Come e appunto il vo- caholario deila Crusca. A poco per volta veggo , che ci accostiaino alle cose del dovere. CoroUario VIII. Non e vocaholario nazionale perfetto quelln , che caccia fuori del suo grembo un'' infinita schiera di voci, a cui l' intern nazione su I'autorita di gravi scric- toriy e sulla sanzione deW uso d' acccrdo con la ragione ha gia dato il suo assenso. Preterite plii che perfetto, si- gnor si ; vocaholario perfetto , signor no. Da banda per ora qursta perfezione. II vocaholario poi della Crusca non ha niai villanamente cacciate dal suo grembo le voci bene acconce , che siano stategli presentate da autorevoli scrittori ; e quando ben T avesse fatto , sarebbe stato al piu igarbato ed incivile , non imjierfetto , e poi un'm- finita schiera di vocijs'elPe inlinita davvero, cioe senza fine e senza numero, si fara largo da se, e vi entrera per forza . Su la sanzione dell'uso d'accordo con la rrrgione ha gia dato il picno suo assenso. CUi 1' ha detto ? L'uso, che »olo ha r impero suUe voci , non ha bisogno d' esser d'accordo con la ragione, perche egli ne e il Icgislatore «d il giudice senza debito di renderne conto ad alcuno. . . . . Si volet usus Qu«m penes ariitriun eit , et jus et norrm lofuendi. 172 OSSERVAZIO^^ Dt UiSr FIORENTTINO E nulla avvi di piu giusto die V impero dell'uso in qua- Innque siasi idio'.na , poiclie egli solo puo dare alia co- municazione del peiisiere , che e T oggetto della parola , r universalita necessarian e senza dell' uso non ci po- tremino intendere , cosa che e la piu contraria al fine della parola : e percio la ragioae nulla , e poi nulla ha che fare con V uso , il quale non ha leggp. CoroUario IX. JVoii pub esscr vocahulario nazionale per- fptto ( e via con questo vocaholario perfetto ) neppur qiipllo che in luogo di vocnboli universnli prende nel suo srno un' infinita qwintita di termini e Incuzioni particolari , unicanv ntp pmprip d' un soli distntto e di ninn corso e valore fra il rcsto della nazione. Una infiiiita quantiia di termini e locuzioni particolari, cioe innumpraliile , egli e impos- sibile che possa esser presa da un vacabolario in corpo i ma quando la tirannica signoria dell' uso il volesse , e' bisognerebbe pure aver pazienza. Nessuna n.izione fino ad ora e riuscita nel fare un vocaholario perfetto , essendo difiicilissimo analizzare le dilFerenti idee parziali , pnncipaU ed accessorie di cia- scuna parola. Ma godi pnre , Italia uiia , che lo avrai quanto prima , la merce del nostro riformatore , che a buon dritto non dispera rinsclrvi. So bene che qnesta analisi richlede non tanto una logica sicura , e gran sa- gacita ej es:es!ssiine cognizioni , ma aiicora uii' inteasa lettura , quantita prodigiosa di confronti di testi, e con- seguentemeute un coraggio ed una cost.inza straordinaria ; ma so altresi che tutti questi mezzi non mancano per avventura al nostro autore. CoroUario X. Acciocche un vocabolario sia nazionale , e s' accosti quanto e possibile alia perfezione ( ora conosce che un perfetto vocabolario non si da ) , convime che alia sua coinpilazione concorra V opera d' abili I tfroti d' ogni maniera presi da tutto il corpo della nazione. Che a questo si richieggano ahih letterati , lo dn'ehbe anco Cimabue , che avea gli occhi di panno , ma per unirc questo cor- paccio nazionale hoc opus, hie labor. E poi chi dovra reclutarlo, chi convocarlo? Deh lasciamo fare al nostro duca, che tutto andera a salvamento. Per altro i dizionarj inglesi, i francesi e gli spngnuoli , con tutto che sinao ben lontani dalla pretesa perfezione, sono pregevoli e stimati , eppure ( chi') creilerebbe I ) eglino si presoro a perpetua norma V imbratto del vocabolario della Cruscai e fucono conapilati da pochi letterati. SULLA PROPOSTA DI ALCUNE CORREZ., CCC. I73 . Corollario XI. // super bene scrivere e inseparabile dal saper bin .xiudiaire (pure vi son del giudici, die scrivoa beiie e giuilican male ). Dunquc il ben giudicare dtlla bonra diali scrittl non pub ess, r priro^utiva dci dutti d'una sola provincui, ultrinivnti ne sc^uiribbc I' assutdo , che fuori dl (juilla provinaa niunu e buon • scrtttore. Quesio e quello chc preineva al nostio autuie , ed io so il perche : ma non intenilo come ne ve,]ga 1' assiirilo. Se niolti dotti d' una proviucia giudicheranno Ijuona un' opera , e da ereJersi die anco i dotti delle altie proviiicie la stirue- ranno egualmeute ; perche il buon senso ed il criterio germogliano d'una nianiera in tuiti i luoghi e in tutti i clinii. Sebbene in ogui evento dopo il giudizio date da HQ certo nuinero di dotti d'una provincia , son padrooL i dotti d' un" altra , quand' abbiano diverso palato , di gustare e giudicare a lore mode. Corollario XII. La lingua italiana chiamata da Dante ( Conv. p. 1 ) volgare delle ciua d' Italia fe nota bene d' Italia f non di Tuscana) nnn e tutta linnua creata dal po- polo La piii nobd parte di essa dal popolo non intesa e arti- ficiata: sinttnza dtllo st.l vocabolario. Per conosoere se questo sia un vero difetto, convien fissare, esservi roolte parole , le quali non si possono , ne si debbono deAnire. Non si possono , perche non v' ha uianiera di delinirle , come il pensiero , l' essere , 11 tempo , ecc. e simili : non si debbono, altrimenti bisognerelibe npetcre le niedesime definizioni per moltissime parole della me- desima natura o derivazione , per la qual cosa quando una volta siasl dcfiniia la parola radicale o priimtiva , nou si dovranno defiaire le derivatc : come per esempio 5 deiinito che s.ira cosa e abbaco , inutile sara delmire ab- bacnre nel senso proprio , che e quello di far le ragioni e i conti; nia sarii ben necessario spiegarne il senso me- taforico, luassime se il senso proprio non sia stato mai in USD , o nol sia di presente. Con tal principio , che a me pare fuor di contrasto , potra ognuno da per se co- Boscere esser lien raro questo difetto di defuiizioni nel nostro A'ocabolario. Quando poi la lingua non ci somministra altro terniine onde esprimere meglio la definizione, perthc non si potra egli definire una parola con parola traslata' Essendo ap- punto, per far meglio comprendere le nostre idee, uno dei principali motivi, onde si fa uso della metafora , e non gia la causa delta passione. Non dubita poi d' accusare i vocabolaristl come pocO conoscitori deir ortografia ; cosicche non e diflicile, che un bel giorno egil si accinga pure a diiliostrarci , che sapevano appena leggere e scrivere. Eppure ei non do- vrebbe ignorare che 1' ortograiia si varia a seconda dei tempi e delle consuctudini. 176 OSSERVAZIONI DI UN FIORENTINO, CCC. Valuta pero del rp.aggior momento V oggetto delle eti- mologie. Etimologia dinota la cotioscenza del vero senso d' una parola; ma tranne uti piccol numero d' etimo- logie certe in tutte le lingue, Torigine d' una parola in generale e piu un indovinello che una scienza , e tante volte dopo che a forza di stiracchiature si sara trovata I'origine d' una parola, il significato non ha che far nulla con la sua primitiva. Onde a ragione il Salvini , appasslonatissimo etiniologlsta , dicea che bisognn peri- colare eziandio d" esser ridicoU nel rintraccinre V etimo- logie e Vorigini delle vocL Quello che avrebbe potuto interessare nell' investigamento delle etimologie sarebbe stato di conoscere quale analogia ritengano tra loro le varie lingue. Ma poiche la lingua toscana in generale e piu analoga alia lingua greca ed alia latina , e poca correlazione par che ell' abbia con la spagnuola, e po- chissima con la tedesca , di niun momento sarebbe stato ed inutile, anzi puerile il rifrustare le incerte eti- mologie delle parole, che si supponessero discendere da quest' ultime , non meno che dalla provenzale , le quali non potrebbero servire ad altro, che ad una semplice e vana curiosita. Interessa adunque spiegare principalmente r etimologie greche e latine , come ha fatto il nostro cattivo vocabolario, il quale anzi che occupare il tempo in cicalecci e in baje , si contento accennare ai proprj luoghi foce greca, voce latina; lo che par sufficiente , per chi conosce amendue le lingue dei veri sapienti , ed inu- tile a chi mastica poco 1' una , e nulla intendesi dell' altra. E qui se la prende al solito co' nostri buoni vecchi, che egli reputa minchioni, perdonando loro d' aver fatto uso ed abuso di strane parole , quando la. corte d' Avignone truea nclla Provenza gV ingegni italiani , ed era ancor nelle fasce la nostra lingua: tra i quali ingegni si scordo, die si ritrovava ancora quel babbuino di Francesco Petrarca, la cui lingua a detta sua bamboleggiava in fasce. E per provare che le etimologie si sono trascurate , adduce ia esempio la voce derivare , su della quale ci infilza una lunga diceria per pompa d' erudizione , e per far mostra di non essere addietro nella scienza dei logogrifi, nuovo terraine , end' essere infarcito il vocabolario dei Padri Kiformati. Opere scelte del conte D. Fulvlo Testi, cnvnliere^ ecc. Niiova cclizione con niolte coie inedite , e coll a vita dell aiitorc novelldinpnte rifatta sopra qnella del chiarissiino cav. Girolamo Tirahoscfii. VoL 2, in 8.° — Modena , Ii3i7 , presso la Societd tipch- grafixa. \J[ f.icciamo preg'io di applaudire alio zelo col quale al- cuni letteiMti modonesi si sotio accinti a dare questa nnova edizione della miglior parte dell' o|}ere del conte Fulvio Testi , e iioii potra clie riuscire di piacere e di iftruzioiie a' uostri leggitori , se noi ne presentiamo ua estratio. Coiiiiiicia il primo volume colla vita doU' autore presa in gran parte da qnella die fu gia puhljlicata dal chia- rissinio Tiraboschi (a) , e da lui poscia accresciuta di tio- tizie , della quale noi dianio qui un compendio, accom- pagnandolo con diversi tratti delle leitere del conte Te- st! , che f'ormano il secomlo volume di quest' edizione , e che sono opportuni ad illnstrare i fatti , ed a far cono- scere nel vero lo stile e I' indole del medesmio nutore. Qnando nel i5<)isitino silenzio , e poi prnticnta in vnrie parti con varie person'-, facendo far diverse piante scnza che V aria potesse risfiperlo ? Gin non ignora V. A. qual offetto mi portasse il prrsentc Pontefice : e per qual capone ho io perduta la grozia di Sua Smtita e quella de"" suoi nipoti? Parlo di cose puhhliche, perclie de'' servi'j^i che io ho prestati al signor Duca piii se2,retain'nte e senza notizia di eld che sia , la- scio che S. A. medesinia ne renda trstiinonianza. E questi son donni che io ho vortati alia serenissiina casa ? Non ne- go ic che tutta la gloria non si debba alia prudenza del sig. Duca , ma chi pub levnre a me V onore del ministe- rio Qiiesta lettera fu scritta dal Testi la risposta al sud- detto principe Alfonso, dnl quale era state sgridato per- che avcsse \oluto iinpegaare il duca Francesco I a re- earsi in Ispagna. Ando di fatti cola il duca, ma tomato in Italia senihro essersl raftVcddato per rispetto al conte Fulvio; onde qufsti disgustato della corte , ottenne nel 1640 ii govenio della Garfagoaaa da lui gia chiesto sei anni prima (a). Parvegli di dover ivl essere il pin felice uomo del mondo. » Qui d' ogni invidia ignarp (i) » Vivon tiirbe innoceuti : ira del cielo » Qui non sa fuliiiinare altro che i eassi. » E h' in terra pur dassi » Vera felicita , qui so! si trova , » E i giorni luit-i qui tenuiiiar lui giova . . . E in una sua lettera di cola a uionsignor Bonvisi cosk parla : (c) « Ma che volevn V. S. illustrissinia per vita sua ch' io facessi 0 sperassi piiu in corte ? Non aveva io pcr~ vagata gid tutta I' Italia in servigio del mio Principe piu d' otto , piii di died volte ? ?,'o!i era io stato in Alema- gna? Non wi' avea sua Altezza pin d' una vece onorato della cari.cn di suo ambasciatore straordinario al Re cat- tolico ? Oual segretario, qual consigliere di Stato fu niai put confidtiite di me? Confesso a F. S illustriss ma che, circoscritta la qualitd del paese , io non sapeva desiderar (a) Ibiil. Tol. 11. Uttrra 3 1. (t) Ihi.l. torn. 1. p. 181. (<■) ll.iil. torn, n lr(«. 3 3 3. loO OP'ERE SCELTE DEL CONTE di vantaggio ; perche final/nente Modana non e Roma, non e Madrid , e non in Secchia , ma nel mar Bri- tannico si pesca.no le balene. Dove i premj son limitati, non limitate le fatiche; dove le speranze sono lontane , i pericoli imminenti ; dove I'agitazione e continua, il ri~ poso ne anche momentaneo , io loderb seinpre il ridursi ad una vita privata , e 'Z rinunziar tutte le sue preten- sioni alia fortuna Aggi ungiamovi per fino V iimor peccante , perche la miniera della pazz a t ab- bondantissima , e ciascheduno ne ha la sua parte. La scabbia del comporre e piii grande di quello ch' altri si pensa ; io me ne sentiva un notabil prunto ^ ie non po- tendomene cavar la voglia in carte per le continue oc- eupazioni , ho procurato di ridurnii fra le solitndini di questi monti, per aver tempo ed ozio di secondare e la- singare il genio. V. S. illustrissima dira ch' io son matto , c quel ch' e peggio non dira bugia : ma bisogna compatire gV impulsi della natura ^ e massimamente in quesli ecccssi che se non hanno la sostanza , hanno almeno I' apparenza della virtii. Quanti segretarj , quanti consiglieri , quanti mi- nistri eccellentissimi hanno avuti a' secoli passati le re- pubbliche , i re , gV imperatori , i monarchi delmondo? Io sento perb che pochi se ne nominano a' giorni nostri: veggo bene, che un Virgilio , un Orazio , un Catullo , un Tibullo , un Properzio , un Ovidto , un Seneca , e molti altri che tralascio , hanno vita e V averanno in sempiterno. Risponderammi V. S. illustrissima che di tutti i fiori non si fanno ghirlande , e che dalle mie poetiche leagerezze io non posso attendere I'immortalitd. Io credo pur troppo che sia vero , ma pure m' adulo da me me- desinio , e spero che possa anche awenire qualche gloria al mio nome. I principali umori peccanti del Testi erano I' incostanza e r ambizione j onde egli torao ben presto nel desiderio di rientrare in corte ; e ad uno che sul finire del 1641 credette ben fatto di scrivergU le dicerie che correvano per Modena su^ di Itii conto , sia riguardo ai motivi pei quali avea chiesto il governo della Garfagaana al Duca, sia intorno al siio carattere cd alia voglia di esser ri- uiesso a Modena , risponde in tuono assai risentito (a). (<)) Ibid., vol. 2, lett, 47. DON rULVIO TESTI. lOI to supplicai il sig. Ducn serenissimo- a concedenni il go- verno della Garjagnana , perche stimai die allora com- plisse alle cose inie , e trattandosi d' un mio puro e mero interesse , iion credeL d'essere obbligato a darrie ragionc a clii eke sia. I mal intenzionati ne discorrono con pas'- sione , e scoprono la loro malignitd. I mal informati ne parluno senza fondainento , e mostrano la lor leggerezza. lo mi rido degli uni e degli altri, perche il credito non dipende dalla loro credenza , e non mi pub togliere chi non mi pud dare la riputazione .... £ bugia cW io avessi intenzione di violentare la lihe- ralitd di S. A. in farmi regali e donativi. Nessun uomo al mondo pub esser meno avaro e meno inclinato a te- saurizzare di quel cli' io sono. Ho servito al mio Prin- cipe per divozione , non per interesse , per desiderio di gloria , non per aviditd di ricchtzze. Abbastanza e di toverchio ha S. A. rimunerato le mie povere fatiche , e siccome per V addietro non ho mai cessato , cost per I'av- venire non cesserb mai di predicare la sua piu che reale munificenza. £ menzogna ch' io sia sospettoso e mi rompa facil- mente con gli amici. U essere stato infinite volte ingan- nato , trudito , venduto da i piii cari , piii confidenti , piu, obbligati , ni' ha insegnato d' essere cnuto e circon- spetto. Ne puo chiamarsi ombroso quel cavallo che cam- minando per una strada cattiva , osserva con qualche sospezione ore deve mettere il pitde. L' altrui perfidia e non III mia inclinazione m' hanno fatto inalizioso ^ e nel paese dellc serpi anche le luctrte [anno paura . . . . E falsitd ch' io sia instabile ed inquieto. Ha 19 anni che servo questa serenissima casa , e nella carica di segre- tario di Stato la mia assiduita di giorno e di notte, nl caldo , al freddo , senza sonno e senza cibo , ha stan- cati i medesimi padroni , ammazzati i cnnccUieri , rovi- juxta la mia per altro robustissima complessione : e que- sta si chinma instabiUtd? Sono stato cliiamato al servigio del gia glonosissiino Carlo Emanuello duca di Savoja mediante il conte Aglie e V abate Broglia; a quello del gran duca padre del presente per mezzo del sig. Giovanni Battiita Scrozzi , a quello della serenissima repubblica di Jenezia con invito del sig. Domenico Molino ; a quello Hell' odicrno Pnnteficc con istanze vivissime del maichese Pullaiicino e di monsignor Ciampoli ■ a qurllo del duca di Fritland allora generalissimo e quasi padrone assolutv lo2 OPERE SCELTE DtL CONTli dtW Imperio con lettera del conte Ernesto Montecnc- coU , del padre Quiroga cappuccino , e del cavalier Bo - lognetti , € frescaoiente a quello d' una testa curonata con ufficj gagliardissinii di personagg'io grande (^cose ben note a S. A. , e parte al serenissinio padre Gio. Bat- tista), e tiitti gli ho rinunziati per servire a'mieiPrin- cipi : € questa s"" addinianda inquietudine ? Potrei dire mille concetti un dietro alV altro , ma per non parer superho me U seppellisco nel cuore. Amo la quiete , de- sidero la quiete , sospiro la quiete , e se questa non mi ■sard conceduta dagli uoniini , non mi sard forse negata da Dio. Qual danque, dird V. S., e stata la cagione di COtesta tua improvvisa c strania risoluzione ? La mali- gnita dtlla corte , quelle malignitd che tanto male cor- risponde alia natura sincerissimu del padrone; che tanto e impropria nelle case de' Principle che tanto e ahhor- rita dagli uomini ingenul, che tanto e famigUare degli ignoranti , de' tristi e de' scellerati j quella malignitd ch' e madre dell' invidia, ch'' t ncmica della virtu, che come basilisco avvelena collo sguardo , che come cagna rabbiosa latra , morde , lacera senza occasione , senza termine e senza discrezione ; quella malignitd, che per menar colpl piu gravi e piii sicuri si veste V abito del- V amicizia , si mette la maschera dcllo zelo , c nella scena del mondo il piii delle volte recita la pietd. Pro- segue quindi a dire , che s' egli a scritto al coate Sa- grati per ritoraare , la sua e stata risposta e non pro- posta i che al suo ritoriio nou a messo per condizlone di aver tavola ed alloggio in corte;, che non ha niai avuta se non una faccia sola, una sola lingua ed vin sol cuore, ecc. Nacque in tal tempo la guerra dei Principi collegati ( e tra questi il duca di Modena ) contro il Papa , per cagione di Castro e Ronciglione. II Testi ofFri, per i bi- sogni di quella guerra al suo Sovrano gran parte de'pro- prj beni, e colla interposizione del cappuccino padre del Duca, questi richiamollo a Modena, ed impiegollo di nuovo come sno inviato nel 1642 e 43 , a Milano , ai congressi di Castelgiorgio , di Acqua-pendente e di Ve- nezia •, nel quale ultimo fu conchiusa finalmente la pace col Pontefice. Restitultosi a Modena nel 1644, in una lettera al Poggi annunzia di nuovo il suo desiderio d'uscir della Corte (a). Carico d' anni , logoro di complessione , {") Vol. 2 , Jett. 335. DOM FULVIO TESTI, 1 83 "stanco • Povero , uui sicuro ' » Da gli sdeg,ni del Cielo h il tetto umile , » Ovp contfiito a me inedesuio i' vivo , « Et or clie il Verno oscuro " Copre di giel la terra , in vario stile >> Qui presjo a lieto foco or canto , or scrivu ; '• E se pensier fnrtivo » D' Anihi/ion tont.i arrivarnii al cove , >• Provida rliiienibranza il caccia fuore. » Ponipp , Fasti , Riccliezze , ' » Titoli , Dignita. clie siete al fine, >• Clie r liuoui tauto per voi sudi e s' affanni ? » Insijndi': dolcezze , » Speziosi naufragj , auree mine , » Fugoiti\i piacer , stabili affanui. " Ancir io d" Icarii vanni » Anuai gli onieri un tempo; or qui m' assldo, » E del niio %an desio meco mi rido. Eliliene ! ei poco tempo dopo aspirava gla a qualclie posio lumiuoso in Roma, ed avea pero t'atta cola piii d'una corsa ; e sopra tutto nel 1620 erasi raccoman- dato per tale oggctto con calore ad ua amico (a). Urbauo VIH , poeta egli pure, lo accolse da principio con molto fivore , ma poi le quistiotii insorte col Duca di Modenrt^ del quale il Testi ditVse relig'osamente gli (•) Vol. a , I,n . 184 OPERE SCELTE DEL CONTB interessi , lo posero in disgrazia dei Bai'berini ; onde nella sopra citata lettera a inonsig. Bonvisi scrive pure : Jioma , non np^o , e una. muliarda, e per I' addiftro m' a- Veva di maiiirra tffascinato , che quando io sentiva nomi- narla mi coiwnovi.va tutto dal capo idle piante : adesso non me ne sento gran tcntnzione ; oltre che i si-j,nori Bar- berini mnstrano cosi grand' awersione alia persona mia , e certo non per mia colpa , che, se non si muta scena^ io non posso aver va'jKZza alcuna d' entrar nel teatro. Morto poi nel 1644 Ui'bano VIII, e caduti i Barbe- rini , il Testi , come segretario del duca Francesco « seppe gl' impegni segreti che qnesti niovea in Parigi per otteaere al cardinal Rinaklo suo fratello in Roma il carico di protettor della Francia ; e senza fame parola al Duca, il Testi si maneggio egli pure segretamente a Parigi per esser nominato segretario di detta protezione. E Tottennei nia una delle lettere , che per cio gli fu- rono mandate di nascosto , cadde nelle mani del Duca, il quale considero questo trattato fatto senza sua saputa e suo permesso , come uii abuso di confidenza ed una infedelta per parte del uo segretario i onde nel gennajo 1646 lo fece chiudere nella fortezza di Modena , dove in termine a cinque mesi mori. Molte ciarle diverse e contrarie fra loro corsero intorno ai motivi di tale ar- resto , ed e stato per fino detto da alcuni che il Testi fosse fitto sveuare in prigione. Ma cio non e vero, per- che , quando ei mori, il Duca era gia in disposizlone di liberarlo dalla prigione; lo riferisce il Siri nel suo Mercu- rio , per assicurazione avutane dal Duca stesso, e ci da egli il vero motiyo dell' arresto suddetto , essendo stato uno degli amici , dei quali il Testi si era servito per ot- tenere I'ambita carica di segretario a Roma come sopra. Bensi in una lettera confidenziale scritta altera da nno di Modena dicesi (a) : Se sia stato compatito universal- mente , non si vede ne si sente esclaniazioni , perche teneva un poco troppo alto la briglia a' suoi cavalli scappati , e che i suoi uccelli non volassero piii alto delle filagnc, come dire che eccedeva i termird del suo debitn naturale , ed andava troppo gonfio per la sua virtit conforme il detto : Scientia inflat. Gli onori che il Testi ottenne altrove , che dalla corte di Modena, furono i seguenti : Neir edizione delle sue («) Vol. I, p. Li-XI. noN FCLVIO TFSTI. l85 pocsie del 1617 celebraudo cgli il Duca di Savoja per le guerre sostenute contro la Spagna , si lascio uscir dalla penna diverse espressioni , che jI governo spagnuolo trovo ingiuriose alia sua dignita , e ne lece dogliaiize colla corte di Modena, Lo siarupatore Cassiani fu quindi niesso prigione , e il Testi stette fugj^iasco per 9 mesi i sinclie poi l' uno e 1' altro otteunero il perdono. Questa persecuzione ritorno a gloria del poefa ; perclie di cio jnformato il Duca di Savoja lo fece cav.iliere degli Or- dini de' SS. Maurizio e Lazzaro ; e aiidato poi esse nel 1619 a Torino, quel Sovrauo gli concesse inoltre di ag- giungere alle sue armi gentilizie il jjoledro d' argento , e gli fece dono d' uoa coUana del valore di 600 scudi d' oro. Un crouologo uiodanese di quei tempi racconta , che per tali onori a Fulvio e entrato tanta amhizione nel capo , che e da mold odiato : ma se considcrasse csser fi- f^lio , ed avere un zio villuno , andaria qualche poco piii considnato ml procedcre che non fa ora. Mandato nel 1638 per la seconda volta ainbasciatore del Duca in Ispagna , fu cola decorato colla Conimenda dell' Inojosa deir Ordine di S. Jago , eblie una collaua di niille scudis una pensione ecclesiastica situata nel regno di Napoli i e Giv\lio suo figlio fu dichiarato cavaliere del medesiino ordine di S. Jaj^o. Non sazio di tutto cio, prima di par- tire da Madrid, Fulvio ehbe ardire di scrivere al conte Duca (a). Vorrei tornare in Italia irnpresso di qualche ca- rattcre , cbc mi fdcvsse conosccre per attuale pcrpctuo ser- ifitore di Sua Marstd. Parthbenn che V vsscre insignito del- V Ordine dtl Tvsune ed oggregato al Consiglio di Stato fossero favori adeguati all' intcnto mio. lo ne fo perb ar- bitro V Ecc. vostra , ed approvando il pf-nsiero , la costi- tuisco mio procurntore , p: rche ne supplichi S. M. , e me ne impctri la grazia. Questa sua imprudente richiesta fa forse una delle cagioni , per cui restituitosi a Modena , trov6 scemato per lui il favore del suo principe naturale. Dopo la vita e la sopra citata lettera ad Alfonso 111, gia cappuccino , vengono nel primo tomo di quest" edizione le poesie scelte del nostro A. Di sue rime fu stampato con approvazione di lui un volume a Venezia sine dal l6i3, indi ua secon-o a Modena nel 1617, poi piu aliri in spguito. Ma due anni prima di morire, nel 1644, tutte ritiuco le proprie composizioni non coniprese .idle (a) Toiu. 3 , Icit. i^i. 15b OPERE SCELTE DEL CONTE due edizioni di Modeiia , del 1627 e del 1644., ch' egVi chiamo la prima e la seconda parte delle sue liriclie poesie. Approvo solamente qucste per mie composizioni , rinniizio tutte V altre , e protesto , che non sono e non in- ttndo che slano mie. Dopo la sua morte furono bensi pub- blicaie diverse poesie o liriche la piu parte da lui com- poste dopo il 1644 , od epiche e teatrali ch' ei non avea niai dato alia luce : e queste sogliono formare la terza e la quarta parte dell' opere poetiche del Testi : nia tranne due o tre sonetti, non si e piii trovato editore cosi temerario , die contro il veto dell' autorc abhia osato inserirvi le poesie del i(>i3 o 1617 da lui riprovate in eta piu matura. Gli autori della presente edizione sono stati anclie piu severi. Dalle due parti del 1627 e 1644 adottate dal- r autore , ne hanno escluso diverse , soprattutto fra le composizioni amorose ; ponendovi invece alcune delle po- steriori a quelle due epoche e le gia pubblicaie dall' au- tore in lode del Duca di Savoja , die quegli non avrebbe osato ristainpare per non attirarsi uuova persecuzion dalla Spagna. Hanno pure saggiamente omniesso tutte le epi- che e le teatrali , le quali a dir vero o non furono dal- r autore condotte alia dovuta perfezione , o rimangono di merito inferiore alle da lui approvate, Tutti convengono che dopo Chiabrera , il Testi sia il miglior lii'ico die ci abbiamo del secolo XVII. Tali sue poesie gli conciliarono la stlma e 1' amicizia del Cliia- brera stesso, del Tassoni , del Ciampoli, di Urbano VIII, del Cesarini, del Graziani , ecc. Gian Vittorio de' Rossi nella sua Pinacoteca III racconta , die il Testi per la sua felice nianiera di poetare trasse a se tutti gli sguardi quasi nuovo lume apparso sul cielo ; di modo die nelle scuole , nelle accademie , nelle adunanze de"" letterati , se cupitava alcuna sua composizione , nasctva suhito applauso ed ammirazione , e beato si riputava colui die sapesse piii da vicino imitarlo. Qualche volta pago egU un tributo alia corruzione del gusto di quel secolo , e gli editori hanno notato molti di tali passi coll' asterisco. Ma in generale il suo stile e nobile , sublime , florido e cbiaro. Si puo egli per esempio descrivere con piu vaghezza il fonte di Parnaso ? » Febo , 5' egli e ynir ver che d' I)ipocrene » Sul niargine odorato » Spirti d' aura celeste apran bell' ale . \ DON rumo TrsTi. 187 » Clio sian d' ambrosia I'oiule, e d' or le arene, » E vi p.enuogli a lato » Fiori d' eterniti uiaggio iinniortale . . ecc. Altrove ei canta : » Italia i tuoi si generosi spirti » Con dolce inganno Ozio e lascivia han sponti ; » E non t' avvedi , niisera, e non senti >» Che i lauri tuoi degeneraro in niirti? » Perdona a' dettt uiiei. Gia fur tuoi studi ^> Diirai- le uienibra alia palestra, al sal to , " Freiiar corsieri , e in bellicoso assalto » Iucur\ar ai-chi, iuipugnar lance e scudi. j> Or consigliata dal cristallo aujico >■ Nutri la chionia e te V increspi ad arte. ; » E nelle vesti di grand' or conspai'te » Porti degli Avi il patrimonio antioo. j> Tal non fosti gia tu , quando vedesti « I Consoli aratori in Canipidoglio , » E tra ruidi fasci in umil soglio >> Seder niirasti i Dittatori agresti Miilto grido levo 1' Ode sopra Candia invasa dal Turco ; ■della quale ecco due strofe dall' A. dirette a Venezia. >» Or va , la cliioma increspa , " E le guaiicp ti liscia, e il sen t' infiora , » De r Adriaco Mai- Donna superba. » Gia il tuo piede , ch' incespa , '> Per cadente t' accusa , e in vita ar.cnra » Per perfa il Ciel non per pieta ti serba. » Non ti tuvbar : accrba , » 3I.1 Sana e la puntura , ed io non spargo » Balsanio liisingliier sul tuo letargo. » L' o/io , clie le grand' Ahne » Reniora infausta , clie l' imprese eccelse >• Travia ton lente oft'ese e pigri danni , » L' ozio dclle tue palnie ■' Il liore affascino, 1' ozio divelse " Su il piti bel volo alia tua gloria i vanni : » Che non crebbe in tant' anni : >• Air Arabo ladron nh cor , ne senno ; » Sol le delizie tiie migliore il fenno. Ma si considera generalmente come il capo d' opera del Testi la celebre canzone : " Ruscelletto orgoglioso , " Che ignobil figlio di non chiara fonte " Un natal tenebroso >• Ave^ti infra gli orror d' ispido nionte , » E gii con lenti passi » Povero d'acquc isti lainbendo i sassi: l88 OPERE SCELTE DEL CONTE, CCC. » Non strepitar cotanto , 5> Non gir si torvo a flagellar la sponda , 5> Che benche Mags;io alquaiito '> Di Ikjuefatto gel t' accresca Toncla, » Sop]-avverra ben tosto 5> Essiccator di tue gonfiezze Agosto , ecc. Si credeva che questa allegoria fosse stata dall'A. di- retta contro un Modonese , il quale poi in vendetta di cio cercasse di perderlo i ma il cav. Tiraboschi trovo un poscritto di lettera direLta da Roma al Testi medesimo 1' anno 1645, in cui si dice: Fu profezia , non canzone quella di V. S. illustrissima , quando sotto nome di Ru- scelletto pronosticava a Barberino {a) il fine amaro che avrehbe la sua gran superbia . . . Fu intrapresa , dopo la morte del Test's ^ un'edizione delle sue lettere ; ma perche in esse trattavansi alcuni inteiessi affidati dalla corte di Modena all'autore, essa pi'udentemente non voile che allora si pubblicassero , e inando a toglierne tutte le copie alio stampatore. Ora cessati i motivi di tale dlvieto, nel a." volume della presente edizlone sonosi pubblicate 177 lettere del Testi medesimo J e 2a5 da lui scritte a nome del proprio So- vrano per afFari di Staio d' allora: le quali tutte giovano a spargere maggior luce sugli avvenimenti politici di quel tempo. Noi abbiamo gia riportato sopra diversi ar- ticoli transunti dalle scritte in proprio nome dal Testi. Fra le scritte da lui in nome del suo Sovrano , sono degne d' osservaz'.one cjuelle , nelle quali si tratta dei torbidi d' Italia , e delle guerre tra Franciti e Spagna , quali sono le 24.5 , 263 , 266 , 365 , ecc. In altre il Duca cliiede all' Imperatore , che gU mandi il conte Rai- mondo Montecuccoli per impiegarlo nella guerra coi Bar- berini ;, terminata la quale lo rimanda con elogl e racco- mandazioni. Importante crediamo la memoria del lirlco modonese, e pregevole la presente edizlone delle principal! sue opere. E siccome nell' occasione di dover fame 1' estratto ab- biamo avuta la sorte di raccogliere nuovi e non dispre- gevoli monumenti e memorie risguardanti il nostro poeta, di questi formeremo nel volume seguente di questa Bi- blioteca un suppleraento all' edizione suddetta. (a) II cnrdinale Antonio, il quale , morto Urbane VIII suu zie , stiui*
  • acia col Bassano d' oggidi , e parendo inline riie la pozzangliera Valdcinone o convenisse o gareg- giassc per lo nieno nelle straordinarie jiroprieta colT al- tra tanto lodata e tjnasi onionima , si stimo huona e coin- niendevol cosa , trasformato il Bassano nell' antico castel- lo, trasfonnar pure quel Valdenione nel cercato Vadi- inoue. Ma oltre a cio parve bene di all'errare la comoda autoriia de'recentissimi atti d'nn S. Lanno presso Ferrario (Cat. de' S3, d'lt.) e presso i Bollandisti ( t, 2. del mas- po p. 49.), del quale santo si legge = Passu 5 est npud Vadinionis laciini juxa Bassanelluin oppidum , quod ab Horta II. p. ni. abest , ubi adliuc sancti Landi aedicula monstratur (1). = E siccorae inchinevoli quant' altri mai (I) L» noTita rni le rniie e le anguille , ed abitandovL audio a' tempi di Cluverio e di B.iccio gli auiinali clie essi thiamano tertnggiiii c serpenti , di che niuua me- moria e prcsso gli aiitichi nelio stagno toscaiio. Percio quaudo lo stessQ Baccio ricorda la tinta noa natiirale e la spessez.za e il puzzo e la mediciuale virtii, evideate- iiieiUe I) si illmle o allu.lo a' pochi gioriii dell'anno ia cui iuccede il furore dell' oiide e la storia de' caiboni e deir aimerimeuto a mnniera d'incliiostro , e della cenere vomitata, e de' sotterranei muggili Queste inedesime pe- riodithe rivoluzioai dil Valdcmonio nun trovandosi de- scritle nel Vadimoue conlVrmnno la diversita enorme dei due stagui. Ma inoltre I'uiio aveva gallcggianti isolette, r altro non ne accenaa tracce. L' nnti era inmuitahile , a similiiudine di ruota giacente, T altro ha proteilormi caratteri ed e in un certo uiodo ambulaute e \ariabilissinio. L' iJuo e tale clie vcntos sentit, e se navi non hi, pub pero portarue i T altro e cosi navigabile o rasgirabile dai venti come una pozzanghcra di poco diametro. Dall' uno esce un fuime die scorre un tratto s^pra terra , poi si nasronde in una gro(ta , e di la dopo aicun corso vien fuori a certa distanza; dalTaltro esce un rivo che a di- . ritlura se ne va al Tevere visibilissimo scmpre nel po- ■vcro suo lelto. L' uno par die fosse nel centro della Toscana in posi/ione tale die servir poteva di couioda stazione sulle sponde a graudissimi cserciti e di com do campo di battaglia co' suoi dintorni , e d' opportune punto d acquartieraiiuMito ad un' arniata che vietar volesse il proce.lcr oltrc alle forze nemiche de'Romaui avanzaiiiisi al di qua de'Cimiuii I'altro « appciia in un angolo del- 1 F.trtiria nol fondo d' un' angnsta valle , tlove soliaut) uno Storditi) gpuerale potrelil>p anlare a coliocarsi uon per dilen.lere il pacse , ma per f.irsi battere dalle vicine al- lure ser.za riparo. in6 TULC^^'O ACnt'OSO. Che si Vuole di piii ? Si potrebbe anclie dire clie ri- gorosamente pailanilo il bassanese gorgo foise neminea si trova in Toscana , se dee credeisi a Strabone nel lib. V, comprendendosi esso giusta tiute le apparenze nel territorio de' Fabsci, i qwaU non vogUono esser tenuti per Etrust^hi a detta di quel geografo , ed erano inoltre in pace co'Romani in quelle guerre ch'ebbcr luogo presso il Vadimone. Pertanto ne V odierno stagno ha alcun r dei contrassegni deiraiifico, ne 1' ant'co alcuna dtlle pro- prieta piu osservabili del modcrno. L' epistolografo Phnio cbe nella lunga sna lettera a Gallo tanto si difFonde nel raccorre tutte le piu minute singolarita dell' etruisca la- guna , puo egli credersi che avrebbe taciuto que' venti Si tterranei , quel tramutarsi dell' onda in nera come in- chiostro e poco appresso in liinpida e potabile ;, quel gittar fuori de' tizzoni spenti , quell' allagar le campagne con tanto strepito, quel servir d'alhergo a'serpenti o ad an- guille , quel tangiar di forma come di sito? E tacendolo questo Plinio, non avrebbe dovuto lasciarne ricordo I'al- tro Plinio che pur ne parla citandone le niaraviglie ; o Seneca nelle cpiestioni naturali dove ancU' esso lo ram- iiienta , o lo scrittore delle uiirabili cose de' fonti che ^>er meno importanii prerogative lo mette in iscena? Gib che rendeva curioso il Vadimone erano l' isole galleg- gianti , P emissario precipitantesi nella caverna e poi tor- nante fuori, P acqua sempre termale. Niente altro si ri- ferisce di lui , niente altro se ne conobbe. Nulla di cio presentando il Valdenione, manca ogni titolo per vedere in esso il lago etrusco. Convien dunque rinunziare alia lavorita sentenza de' fiiologi , e cercare altrove cio che quivi non puo assolutamente rinvenirsi. Ed ecco il piix for*^ aigomento pel quale a Bassano si colloca il Cdsttllum Ainerinuni, e ito a terra. Dissi gia che gli eruditi piegarono a tal parere onde procacciare al cratere bassanese uno de' piii caratteristici contrassegni del lago Vadimonio, che e quello d' esser vicinissimo a poderi che si trovan detti Amerini, Quindi stimarono die Jjenissimo si stareblje un castelP amerino vicino al Val- demone ed imuiediataniente al di sotto del medesimo: jna con quanta felicita immaginassero cio , agevolmente io spero faranno intenderlo le riflessioni seguenti : In prima se il Valdemone nou e il Vadimone, gia per Kuesto stesso la gratuita opinione perde ogni sua forza •, Vni.CVNO ACnuOSO. IC)' ma iuolirc Ti sono ragioni positive per escludere dal sito di B.issaiio r incognito castello. Esso appare veramente neir ontica tavola collncato alia destra del Tevere sulLi via die altri chiama Vejentana , altri Auierina ; ed e il muderno paese anclT essy alia destra di questo fiuiiie , ma clu noil s' arresti su (pusta seniplice apparenza, presto s'accorge die la tavola pr«Mide ivi un grosso abbaglio e die tiitta la coUoca/.ione di cpiella via vi e chiaraniente «bagiiata. Costeggia essa la destra del Tevere nell' ectipo sin oltre a Beitona e tiene dalla stcssa parte nou pur Eettona, ma Todi ed Amelia, mentre ogniia sa die quel tre luog'.ii souo invece alia sinistra del flume. Ora come •i inostro erronea la carta riguardo ai tre luoglii predetti e ad inliniti altri die qui non rifensco , evidcntemente k pur tale riguardo al castello di die trattiamo, pcrcioc- clie la vera ed antica posizione della strada snlla quale il castello era jiosto non e iia problema , riiuanendone cliiarc le vestigia, e si scorge da queste in nn mode ds non duliitarne die una via presso ad Orte passava su- bito il Tevere snl ponte delle cosi dette pile d'Au^usto, di cul si conservano aucora grandiosi e iiobili avanzi , ricordati dallo stesso monsig. Fontauini , e rappresentati andie con un ilisegno. Vc altro. Essa non solo attraversava quelle acque al- cnne miglia innanzi al B.issano odierno , iiia oltre a cid per natnralc condizione del territorio di questa terra r impossihile die radesse la niedesima. Dicemmo gia cliR questo Bassann e posto sopra una lunga ripa , la quale })ruscamente discende con disagiatissimo declivio nclla valle Ortana. Vorreino noi supporre die una strada di Romani con pazzissimo divisamento fosse recata sulP alto di tale ripa senza alcuna necessita e senza un s^uadagno di rnV\icinamento, aiizi all'opposto con un discostamento sensibile dalla uaturale sua nieta, per doversi di colassii precipitare ncl soggetto piano quasi d' un salto ? Cio si- curamenic non era consentaneo alia conosciuta saviezza di qnegli antidii costvuttori delle vie eterne die ancbc ogsidi ammiriamo: e se lo fosse stato , innegabili orme resterelibero della stolta impresa in qualche regolare ta- j;lio della peadice , in qnaldie superstite sostruzioae , in qualche sasso nel Tevere indicative d' altro ponte , iu ■liialclie tradiiioae di volgo , in qualclie uorae di co.i- 198 VCLCANO ACQt'OSO. trada , in qua'.che avanzi> men disirntto al di la del tiuiu6 snlla montuosa ed aspra regione che gli fa barriera. Ma il castello Anierino pnsto a Bassano n«»ppure con- aerva le distanze che pone la tavola con Falleri che lo precede, con Ameria che lo segue. Sono minori del vero le Villi anticlie niiglia delle quali vi Si dice discosto dalia seconda, e maggiori Ic XII che lo disginngono dalla prima i e converrehhe particolarmente a detta d'istrnite persone portar le prime al numero di circa XV onde si ratFrontassero coUa veritn. Qui noteranno pur altri che il nome stesso di castello Amerino indicando una certa dipendenza da Amelia porta quasi di per se la collncazione del medesimo nello stesso tlistretto , e molto piu nella stessa provincia , dove al contrario collccatolo nell' Etruria , mentre quella e nel suolo d'Umliria, gia si vede meno la ragione della deno- minnzione cmologa. Tutto dunque cospira nel mostrarcl la necessith d' ah- battere una A'ecchia sentenza , la quale per ogni titolo e insostenibile. E liene spero che meglio ancora si vedra cio quando avro manlfestato al pubblico i risultamenti delle mie ricerche dirette a rinvenire le due cose che nel luogo sin qui sottoposto ad esame non ci fu possi- bile di scorgere. Tolto da Bassano V antico castello , e dal Valdemone il Vadimone , restera forse ancora taluno che s' ostinera. a cercare quest" ultimo almeno in que" dintorni^ e vorra pensare non trovandolo che sia disparso dalla superficie tlella terra , e si credera costretto a non doversi disco- stare in tal investigazione da quella sponda tiberina , il- luso dal testo dove il sacro laghetto di Toscana e detto prossimo a' poderi Amerini di Fabato ; ma il dimostrare il poco valore di questo motivo e di questa pretesa ne- cessith e alieno dal mio presente scopo. Credo di avere abbastanza soddisfatto al mio tenia : vedremo altrove se possono rinvenirsi nel suolo etrusco de' predj anche lon- tanissimi da Amelia, a' quali siasi dato nome di Amerini per tutt'altro motivo che per la vicinanza loro a questa citta ; e se tra le tante raccolte d' acqua idrosolforose che aprono crateri nel vulcanico terreno dell'Etruria Suc- ciminia , qualcuno tuttora ve ne sia, dove nessuno dei caraiteri dell' antico Vadimone possa giudicarsi spento. 199 Le Crazle. Innl dl Uoo FoscoLu a Canova (a). c ^ANTANDO , o Giazic , dcgli cterei pregi Di rhe il ciclo vi adorna , c «l('lla gioja Che vereera che il signer Catullo voile piibblicare, e della quale dianio un estratto , sta appimto iiel novero di que' li[)ii , che sana det.ideiabile fosscro nell" Ita- {lia nostra pin iVetpiemi. ! L'A. divide ill due parti queste sue osservazioni; jnella prima descrive i inoiiti secondarj che circo- scrivono il disiietto di IJelluno; nclla scconda quelli d' allnvione. Usserva che la catena dei secondarj terniina al Nord , nclle viciiianze del Mas , sette niiglia da Belluno , andando alT Est oltre i confini del tcrritorio bellunese. Siippone la roccia su cut 206 OSSERVAZIONI SOrR\ I ISIOiSITI stanno i monti di transizione una grauwake, aven- dola osservata in molti luoMii dello Zoldut.no e del- r Agordiiio sostcnere la calcaria disposta in istrati facilmente divisibili, che rotti airettano la forma rom- boidale. Decide come prodotti da sfasciamenti di - montagne gli altri mouti di minore altezza sitiiati al siid-sud-est di Belluno , come pure la maggior parte di quelli che formano la riva sinistra del tiume Piave. Passa poi alia descrizione parziale di ciascun luogo , e novera le cave di pietra da fabbrica, tra le cpiali quella di Calpiane sopra Sossai a tre nii- glia al sud di Belluno, die da una calcaria allumi- nosa compatta, attissima a coprir tetti ed a lastricar strade , sottostante ad altra calcaria corrosa dalle acque , e contenente spoglic marine ; tra le qua'i ri- coRobbe alcuni generi, come buccini, volute , tur- bini , ecc. , quella del Col di Cugnano della stessa natura di quella di Calpiane^ se non che alquanto piu 3olida ; e le due varieta , una grigia e compatta , r altra rossiccia , che si cavano nelle vicinanze di Castello e che contengono ambedue quelle petrili- cazioni nominate palati. Osscrva che il gres d'oltrc Piave costituente i piccioh colli su cui sta la strada che da Cavesago conduce a Valluia , disposto in istrati paralelli airorizzontc e di color giallo d'ocra, di rado contieiie conchiglie , e quando pur sonvi , convertite nclla sostanza istessa dolla roccia senza orma di s;uscio •, conservandole al contrario 1' are* naria col guscio intero. Tra le spelonche ch^ei vide nei monti , nomina quelle di Col Vlccntino al sud- est di Belluno , la buca del CansigUo e le grotte di S, Pietro in Tiiha. Piicorda nella vallc del Gat Targilla smetica, che altra volta si estraeva, e che pccupa uno spazio cstesissimo ncirinterno della nionr tagna ; deterniinando assolutamente per la smetica o walkercrde dci Tedeschi quest' argilla in confronto di altri che avcvala estiniata la litomarga o stein- mark; e ne da T analisi comparaiiva. Sa2;2;iamente J'A. consi^lia i Belluaesi a servirsi di quest' argilla, PEL DISTBETTO DI BELLUXO. 1X3'7 the saria pur atta allc fabbriclie di vctri , nelle ■gualcliiero come ia altri pacsi s' accostnma. Nella stossa valle del Gat vide la calcaiia che fa passag- gio alia piotia focaja. Alle f.iUle dellc inontan:ne al nord di Jiclluiio giacciono i gran dcj)nsiti d' arena intorcssanti ( a dir siio ) {»er Ic speziose petrillca- aioni , ed una delle piu elevate e ({uella di Scrva ^ siilia tpiale Nircolo Chiavena, farmacista bcllunese, trovo nel principio del secolo XVII la pianta eh'' ei nominu assenzio umbelliferOy e che il Luineo raise tra le achillec. SulTistcsso monte T A. osscrvo la calcaria hitnniinosa e la focaja nera disposte in istrati, rivestiu- (funa patina fragile the prcscnta tutt'i ca- rattori del hitiinie terroso, e suppone sotto gli strati di-lla sndiletta calcaria V esistenza del litautrace in gran copia. Vide nella calcaria medesima alcuni corpi m diversa conligurazione simiglianti a c[nelli osser- "vati dal de Buch &ul Ev^eherg presso Cristiania : se Hon che cpielli del Scrva sono della sostanza mede- flima della roccia, al contrario di cpielli t\e\V Egrbcrg sumnientovato. Fra la caU aria bituminosa e la fo- caja nera pnre del Sevva scopri m\ fossile disposto in istraterelli della grossezzn di un dito, eke dietro air analisi iatiane deternuno essere la terra vcrde
  • rnia
  • ,coliti , sendo lacilmente alf jncontro ri- conosf ihili gli ammoniti nella calcaria di cui sono Conip*)ste le niontagne del Peroii , di Vedana , ed in generale le due tila di monti che spalleggiano la Valle per cui passa il Cordei-olc. EilU vnol prove- nienti dalle alpi del Tnolo gli anunassi di discoliti che si ritrovano alle fidile dei monti staccate c Irasportatc dalla furiii di correuti di rayre , eouie 208 OSSERVAZIO^^ SOPRA. I MONTt attribuisce alle niedesime correnti , od a fiumi clic presentemente abbiaiio cangiato di letto le deposi- zioni di ciottoU di diversa natura dei monti cir- costanti , e da un eleiico di {pielU trovaci nel letto del Corclcvole sopra menzionato. I colli di Pcdecastello , que' che fiancheggiano a dritta la strada verso S. Antonio di Fiabane, i mon- ticelli e le alture che formano rar2,ine alia dritta del Piave o che costitiiiscono i colli dell' Andreane , di S. Pietro in Campo^ della Vcnegia^ ecc. , sono com- posti da un aggregate di ciottoli uniti da una pasta terrosa ; quelli sulle alture di Cavesago da sassolini di figttra quasi rotonda uniti da un cemento argillo- ferraginoso , tramezzati da picciole vene di spate bianco. I suddetti massi per opinione deir antore non formano parte deir ossatura di qualche mon- tagna , e ne su^>pone la derivazione da alcuna di molto lontana da cui furono svelti dalle acque. Con- chiudc appartencrc alle terziarie le colline ghiajose, ma essere di piu antica data i massi di Cavesago. ■ Non avendo trovata nessuna sorgente d' acqua mi- nerale nel distretto di Belluao, passa ad accennare la scoperta del fu dott. Odoardi , gia un di medico di quella citta , del sale di Sedhtz o solfato di ma- gnesia , da esso ritrovato in una sorgente posta . nel villaggio detto Peresine ^ che per altro il sig. Catullo non ha potuto riscontrare sendogli sinora mancato il tempo per farlo. Aveva gia F Amoretti iiclle tavole annesse air opera sua sulF uso della torba dimenticati i fondi torbosi del Bellunese, non perclie all'atto fossergli ignoti , ma perche quandq compilava cjueir opera di cai era stato incaricato dal cessato Governo italiano , dtu'ava la guerra del 1809, ne poteva ritrarne le ncccssarie cognizioni; sicche r A. supplisce a quesfo difetto indicandoci che oltre il Piave , al sud-sud-est di Belluno sonvi molti fondi paludosi da citi si potrebbe avere del- Tottima torba, e novera le praterie di Casteldardo a sette miglia da quella citta : quelle della villa di DEL DISTRETTO DI BELLUNO. 2CCj Santa Lucia nel distretto di Melj quelle di S. Ple- tro Mihmzo , di Vlsomelle , del prato delta Flera ,• le p;ilu
  • iulle coUine terziarie poste al nord di Belluno , egli ci dice che nulla dee ag- giugnere alia prima memoria sulFarenaria del Bel- lunese, iaserita nel giornale di Padova nel fascicolo di gennajo e I'ebbrajo i8i3, suU" impasto singolare della roocia e sulla sucv giacirura , e osser\ a sola- mente che i depositi d arenaria segnano in linea continua venti([uattro miglia. cominciaudo tre sopra Btbl. Ital. T. XI. 14 -ilO OSSERVAZIONI SOPRA I MONTI Belluno , e progredendo oltre Pedevena: che questi | deposit! benche pajano separati dai fiumi, pure nol j sono , noil potendo percio seguir \ opinione del | sig. Brocrhi il quale li considera come gruppi iso- j lati , disgiunti da interstizj di molte miglia. Alia | sola imboccatura A^tW Ardo si vede Tarenaria attra- i versata da uno strato di calcaria assai corapatta. i Stabilisce in segulto delle osservazioni da lui fatte i die Tarenaria del Bellunese si trova in massa, non i altriraenti stratificata, come sembra a prmia a ista , j e che Je division! sempre irregolari che si veggono j a'suoi fianchi, sono semplicemente superficiali. L'anno ^ 1789 il dott. Gualandris aveva osservata una so- j stanza salina suUe pietre molari che si estraevano 1 a Tisoi, e mandatala all' Arduino , questi determi- I nolla per un solfato a base di magnesia : il nostro | A. al contrario analizzatala , la trova un nitrato di j calce impuro simigliante pei caratteri al cosi detto i Fosforo di Balduiiio. \ Siccome nella sua seconda memoria , com'' egli | dice, alia enumerazione delle conchiglie trovate nel I Bellunese egli ha unita la dcscrizione , cosi ricor- \ dando semplicemente i generi ed alcune specie, che niodestamente egli non vuol credere nominate senza | dubbiezza , nella presente opera si dispensa da ul- ! tcnori descrizioni. Sappiamo intanto che la Gry- I pha^a arcuata del Lamarck, nelF arenaria verde del j Mas ,• i Belennitl in quella di Landris , del Mas , I deir Ardo ; le Spiruliti in quella di Landris , della , Vi-gna e dell" Jrcfo, sono avanzi di corpi organizzati comunissimi. I Finisce il libro con una lettera delFA. al sig;. Gio- I vanni de Biignoli gia pubblicata nel t. X , bim.' II i del giornale di lisica , chmiica , ecc. di Pavia. | Abbiamo gia detto al principio di questo estratto I che noi teniamo buon conto delF opera del signor CatuUo, il quale dimostra con zelo indefesso quanto siagli a cuore T avanzamento della scienza , e lo cccitiarao a perseverare in questo suo zelo onde DEL DISTRETTO DI BELLUNO. ili accrescere il iiuinero dei bravi naturalisti italiani. Lo stile in (lu- e srritta I" opt-ra e trascuiato aiizi- che no , c vogliamo sj>erare die quando altia volta e";li si taccia a pubbluare .>lcuna sua nuova osser- "Vazione, voi'ia attenersi costanteniente ad una bn- gua , ((ualuiu|ue sia , perche ci riesce increscevole ch' egb accomuni al nostro dolcissinio idioma paroI& che songb alVatto straniere , come sarebbe a dire , senza molt altre noverarne, quella , ad ogni tratto re])bcata , di blocchi per niassi. Non creda gia il chiarissimo A. che con cio vogUamo adottare la meschina stiti( liezza di alcuni , i quab adoranO sino il tango della nostra lingua , ma ci piace an- che in opera scientiticbe (judla politezza di stile ch' e pur propria di ogni colto scrittore , e di ciu abbiamo gia a quest' era degli esempj non poclii tra' dotti viventi. Da un' altra parte agli avanzi d' animab calci- iiati unisce i pietriHcati , cosa che a parer nostro non ista bene , cd egb uiedesimo puo averne ve- duta la ragione iiella prefazione alia Conchiologia Fossile del Brocchi. Queste pochissimi* considerazioni non vo2:lia il «ig. Catullo prenderle iu sinistra parte , perche e nostra istituzione d' esser li])eri alFatto e nel bia-^inio e nella lode. 2.12. Continuaz'wne sidle malattie contagiose cd epizootiche degli animali domestici , del sig, dott, Luigi Me- TAxJ' , ecc. ( Vegg, il vol. FII, pag. 79 di questo Giornale ). N. Iell' introduzione clic precede questa seconda etl ultima parte si appoggia Tautore ad alcuui prin- cipj di fisio!oo;ia 2;cueralmente adottati per dimo- strare , come dalF esanie ri2;oroso del nieccatiismo , delle connessioni, dci lapporti , deireconomia e degli usi de' varj sistemi componenti Y animale organiz- zazione agevolmeiite si riconosca, che dalla perenne influenza deg-li a^enti esterni, e dal libero esercizio deile individuali tunzioni costituenti la vita si pro- tluca un continue conflitto tendente all' incessante dissipamento e consumo delle parti organizzate , e per tal modo si effettui a gradi a gradi la distru- zione di questa medesima vita. Ragionevolmente quindi ne inferisce, che la schiavitu cui furono dal- r uonio strasciaate varie specie di animali abbia reso in questi piu frequenti e piu micidiali le contagiose ed epizootiche malattie che non in quegli abbando- r.ati alle proprie loro forze , e che vivono regolati tlal proprio istinto e dalle semplici leggi dell a na- tura. A queste verita generali si puo per altro sog- giugnere che bene spesso , e senza il concorso degli inconvenienti derivanti dallo stato di domesticita , xiconoscono le epizoozie Torigine loro da eventuah altcrazioni e vicende , alle quali , per ignote com- binazioni di principj , vanno soggette le varie so- stanze indispensabih alF esistenza : e di si fatte al- lerazioni debbono senza dubbio gli animali piu direttamente delF uomo risentire le impressioni e provare gli efTetti. Guidato dagli accennatj principj ne conclude I'A., che la domesticita lu la piu p>oteute ed universale M.VLATTIE CONTAGIOSE ET> EPIZOOTTCITE , CCC. 2l5 na le ca^ioni remote delle malattio dobruti. o dice clie agjiiungendo a ([iicsta primitiva causa generale jMH'disponcnte alio stato morboso la qualita deirali- mcnto , r istinto , i costiimi , e sopra tutto le dif- feifiizc nella meccaiiica organizzazicHie del corpo di ciascuna specie , avrenio altrettaiite cagioni re- mote, ma secondarie e particolari, atte a produrre noil solo cpiesto medesiino stato morboso , ma ben anclie a modilicarae in mille guise Y aspetto e le conscguenze. Ancorche potesse questo ragionamento dar lu()2:o ad alcime eccezioni, egli e cio non ostante vero nella massima , e si trova sostenuto da rifles- sioni le quali di esso accrescono il valore e la so- lidita. Sicgue r esame delle dilTerenze de' morbi , piu particolarmente dedotte dalle diversita nella mecca- iiica organizzazione de' corpi ; e qui FA. si mostra pieuaniente persuaso che fra i varj sistemi compo- uenti fanimale organismo, quelli che piii degli sltri vanno soggetti a perturbanienti soiio i prcdomiuanti in ciascuna specie; donde cava la conrlusione che le potenze nocive , le quali nell" uomo attaccano esseiizialmente il sistema ncrvoso, dirij/onsi di pre- fereuza ne' bruti agli apparati della digestione ed a quelli de'seusi, del gusto e delP odorato , i quali sono in genere i piu estesi e perfetti , specialmoa- te negli erbivori. Ella e cosa comunemente nota, che uuidentica cagione perturbatnce re sensdiilita individuale nou solo . ma ben anclio proporzionatauKMite al grado di eccitabiUta di alcuni apparati organici, i quali, per varj fini dellii natura scmpre adattati alia peculiare organizzazione di ciascuna specie ed alle qualua dciralimento con- facevole alia propria sussistenza, si riscontrano prov- veduti di un conveniente nioccanismo j)iu o mcno perfetto , e di una sensibilita relativa. Ma non dob- biamo per cio perdere di vista quell" altra non meno importante vcnta , cioc cho alcuiii contagi proprj 21 if MALATTIE CONTAGIOSE ED EPIZOOTICHE (li una sola specie, e dai quali si generano malattie umversali, amscoiio con egiial violenza si neiruomo come no' bniti sopra tutto il sistema sensitivo. E fjuantiinque nelle autossie scorgansi non di rado se- gnalate iiregolarita di lesione visceral^, possono que- ste pill ragionevolmente attribuiisi ad alcuni eiFetti idiosLucratbci individuali, oppiire a (pialche vizio organico predisponente tale o tal altra viscera ad €ssere piu direttamente e piu prontaniente assalita daJla potenza nociva. Delle quali particolarita ci presentano numerosi esernpj ed evidenti prove le aperture de'cadaveri bovini, vittime del furore del- Fesotica febbre pestilenziale ungarira. A noi sembra pertanto che nelP esame comparativo delle malattie de' bruti con quelle dell' uonio non siasi finora ab- bastanza valutata e distinta la sensibilita fisica, co- mune in genere a ciascuna specie di animali, dalla sensibilita intellettnale, la quale forma senza dubbio il \A\\ belVappannaggio delF umana specie. Possiamo pcro dire con asseveranza che in mezzo ad una mol- titudine di ostacoli , i quali ad ogni passo rendono difficile ed incerto il criterio del veterinario sulla diagnosi delle malattie de' bruti , egli ha il sommo vanta2;gio di non avere in questi da combattere la tante volte funesta influenza deirimmaginazione so- vra i morbi dell a specie nostra. Coutinna FA. ed asserisce che F impotenza al vo- mito ne' monodattdl e ne' didattili ( monoffdangi e dif langi di Leroy) (a) rende in queste varie specie di animali piu ostiuate e frequenti le malattie degU organi della digestione. Deesi per altro riflettere che tanto F impotenza al vomito ne' primi, quanto Fazionc ruminatrice ne' secondi , la cessazione della quale (ay Ved. torn. I , pag. 24 e seg. delle istituziom d' anatomia comparativa degli animali domestici, opera pubbHcata in MilanO nel 1810 ad uso degli allievi dell'Inin. Regia Scuola veterinaria, ft dal uiedesimo autore corredata , a guisa di appendice, di un eaggio storico letterario intoi'no alU origiae ed ai progress! dell« medicina degli animali. DKOU ANIM\U DOMESTICT. 2l5 Wabilisce in questi uno dc priini scgni del maggior numero dei perturbamcnti nelle fiiiiziotii della vita, 8ono due inezzi in gran parte mercanici di cui si servi la natiira per operarc in dcttc specie di airi- mali una piu roniiiuiata e |)erfetta elaborazione di 80stanze alimentaii vegetabili , le quali occupando grandissiino spazio , scarseggiano di particole assi- nailatiiri. Veg'j;iamo infatti, lapporto alle specie tc- tragastiichc , die V azione do" tie primi stomachi e eemplicemente preparatoria delle funzioni della di- gestione , la quale non si ellettua che nel quarto. Si riconobbe eziandio dalF anatoniica ispezione che air indicato elletto concorrevano pin onergicamente rirritabilita di tcssuto c la forza della membrana carnosa , di quello fosse la sensibllita nervosa ; la quale oscurissima nol rnmine senibra svilupparsi a grado a grado nel reticolo e ncll' omrtjo, e divenire squisita neir abomaso , nel quale scorgesi molto di- minuita Tazione risultanto dairirritabilita muscolare. Riguardo pni ai moiKHlattili pare (jnasi indnbitato, che possa la spaziosita degli intestini crassi supplire in certa tal qiial maniera alia poc' anij)iezza del- r unico loro stomaco , nel quale iinperfcttainente scinbrano CDinpicrsi le operazioni digestive merce il combinato concorso delle forze meccaiilclie e sen- sitive. Gio posto, se ne potrebbe iuferire che qualora avessero i suddetti apparati viscerali una piu facile disposizione alio stato morboso, potessc questa con itiaggior probabilita ritenersi dalla coiuplicazione del meccaiiismo anziche dalla prrponderanza della ner- vosa sensibllita ; la quale serondo le ricerche e le opiuioni di alciini moderni e valenti lisiologi , fra i quali Bir/inr, Tommmini^ Richerand e Dumas ^ pare die sia piu partirolarmente destinata al graduato perlezionaniento delP animalizzazione delle sostanzc assimilatrici , mediante le relative quaUta procurate dai inostrui digcrenti ; mentrc V azione risultantc dall irrit;d)ilita di tessuto debbe nello stato natmale et^sorc proporzionata alia rcsistenza prodotta dalle 2l6 MALATTIE CONTAGIOSE ED EPI^OOTICHE forze meccaniclie regolate da quelle delle potenze \itali. Prosegneiido Fautore ad mve*stigare nelle diver- §ita deir organizzazione le ditYerenze de'morbi,op- portiinariiente ne deduce, che alia rispettiva densita df'gF integumenti sia proporzionale la maggiore o niinore difficolta delle esanteniatiche espulsioni ; che la grossezza della sostanza cellulo-adiposa predi- sponga le specie pachidermi alle cutanee malattie ; che dalla ristrettezza del tessuto della cute del cane, ed in consea^uenza dalla scarsezza della secrezione deir insensibile traspirazione e del sudore , si possa avventuratamente ripetere la spontanea produzione della rabbia^ e rendersi inoltre siffatto integumento impermeabde alia materia de' contagi ; che V oriz- zontale posizione del corpo de" quadrupedi abbia da contribuxre al piu facile assorbimento delle so- stanze contagiose , e rendere alcune specie di essi piu disposte agli stillicidj mucosi dalle nari ed alle alterazioni nella membrana pituitaria : e finalmente che la posizione verticale del corpo deiruomo renda quasi esclusivaniente proprie della nostra specie le apoplcssie , la mania , i vizj organici delP aorta e del cuore , e concorra inoltre alia maggiore fre- quenza delle ernie , degli aborti , delle procidenze deir utero , deir intestino retto , ecc. Dopo di aver accennato che alia produzione delle malattie degli animali concorrono una doppia serie di cagioni remote ed una moltitudine di occasionally passa r A. alle seguenti savissime conclusioni : che le epizoozic rioe variano nel nuraero , neir inteu- sita, nelle forme, ne'caratteri e nelle conseguenze; che sono piu moltiplieate e piu micidiali negli ani- mali domestici; che alcuni morbi risultanti dalla spe- ciale meccanica organizzazione sono propr) di una data famiglia; che parecchi sviluppandosi spontanea- mcnte in una sola specie, si diffondono quindi piu o meno facilmente per contagione nelle altre , come la rabbuii ed in fine che altri riescono esclusivamente DEGLI ANIMA^LI DOMESTICI. 31/ contagiosi per qciella tleterminata specie che in ori- giiie uc f'li colpita , come la schiavina {vajuolo delle pecore ) , alia quaTe malattia si possono pur aiirli€ aggiungere Tesotica t'ebbre pcstilenziaie egiziana o levantiiia dell'umana spetir, e queiraUra del pari pe- Stilciiziale, propria delle bestie bovine. Sono senza diibbio qiiesti precetti altretfanto veri fhe utlli ; cd ancorche siano stati gia stabiliti e sviluppaii da un, inoderno scrittore suir arcomento, furono non dt nieno dal chiarissuiio autore luminosamente trattati e discussi. Da tali prcmesse ( dice TA. ) sorge spontanea la natural divisione in morbi epizootici comuni a piu sperie, ed ejiizootiri proprj di una sola specie. Pre- seiita incontrastabilmente questa divisioie Pinipronta della niaggiore semplicita \ ed abbenche potesse a molii senibrare preferibile cpieir altra istituita sopra i caratteri contagiosi e non contagiosi delle malattie epi^ooti^he , come piu propria a determinare con maggiore celerita e minor incertezza i provvedimenti de' Maestrati di Sanita a norma delle circostanze , mostrandosi nondinieno \k. convinto dell'importanza di tali detcrminazioni accenna nella peculiare de- scrizioue di ciascuna di esse malattie le dilYerenze de" suddetti caratteri. Coerenteinente alia stabilita divisione tratta egli nel pnnio libro delle malattie comuni a piu s^eneri e specie di domestici animali^ e si accinge nel cap. i." ad investigare i scgni generali che scorgonsi pel primi in ciascuno dt detti morbi. Dopo di una suc- cinta analisi di dctti segni, procura con Fajuto delle fisiologiche dottriiie di comprovare che cotesti sin- tomi priuiordiali sono costantemente riferibili al si- •tcma nervoso , come quello che forma la prima e prinripale attribuzione del regno animale ; e t he i piu caratteristici , i meno fallaci e comuni a cpia- lunque specie sono la spossatezza, Tinerzia al moto, il vanllamento, il tremore degP intewumenti, l' inn- guaghanza di temperatura del corpo e queUa delle. aiS MALATTCE CONTAGIOSE ED EPIZOOTICIIE pulsazioni del cuore , il disordine nel sonno , ecc. : e tali sono in realta i primitivi segni generali di qiialunque malattia universale. Siccome poi possono ^r indicati segni manifestarsi piii o meno sviluppati ed intensi, secondo la rispettiva organizzazione degU animali , cosi giudiziosamente passa air esame del teniperamento di ogni specie , ne analizza le diffe- renze essenziali neir esercizio delle funzioni della vita in istato sano , all' uopo di stabilire con mag- gior precisione e cliiarezza i corrispondenti gradi di alterazione di esse fiuizioni nello stato morboso. Senza dichiararsi seguace di nessun medicale si- stema esclusivo aggingne non di meno ai precedenti ragionamenti le seguenti riflessioni: Non e facile (dice egli ) il definire quale alterazione inducano nel si- stema de'nervi le potenze nocive: e certo pero clie questo sistema gode in istato di salute di un deter- minato e rclativo grado di vigore , donde risulta r armonia e V equilibrio nelle funzioni della vita. Qualora dalF azione di estrinseci agenti venga que- sta forza nervosa diminuita o aumentata , V equili- brio di tal sistema , e consensualmente quello di tutti gli altri ( clrcolatorj cioe ed assimilatwl ) ver- ranno turbati per dtfetto o per eccesso , e non po- tranno ristabilirsi se non se aggiungendo per mezzo -^ deir arte nel primo caso e sottraendo nel secondo. Tutte le teorie, quantunque in apparenza contrarie, vanno d' accordo su questo principio generale , il quale nascendo dal fatto non puo essere impugnato; ed ecco a cosa si riducono lo strictum et laxum , V additio et detractlo , \a concidenza e V eccitamento^ Y astenia ^ Y iperstenia^ la nevrostenia ^\o stimolo^ il controstimolo. Ella e cosa incontrastabile ed in qual- r;he maniera dalla giornaliera sperienza dmiostrato, i.Aie tanto le malattie di vigore quanto quelle di deholezza^ comunque prodotte da opposte cagioni , sono cio non ostante segnalate dai medesirai sintomi primordiali ; dalla qual verita potrebbe forse sorgere Ja - probabile congettura, che non sia il sistema J>ECU ANIMAU DOMESTICI. ilfl nervoso suscettibile di cssere alterato die in im modo solo, o rhe le diflerenze , le niodificazioni cd anomalie f-hc succedoiio nel corso delle malattie non siano riferibdi die ai sistenii della circolazione c ddla nntrizione , ed alle diversita ne' modi di le- sioiie dcg'.i apparati viscerali diversaniente organiz- zati. Veggiamo infatti ( sicconie gindiziosaniente ri- marra VA.) die I'ustione ed il gelo, che sono due coatrapposti, producono ugualmente cancrena; tant'e Vcro die dalle alterazioni della fibra animale e del pri'iripio vitaie, qualimque ne possano essere T en- gine e le cagioni , risultano sempre effetti identici, tetidenti cioe alia distruzione delT organismo. Vo<- lendo (piiiuli TA. dare iin'idea piu diiara e precisa di dette niodificazioni ed anomalie nelle morbose airezio'ii, passa ad esaminate ({uali ncllo state sano siano i gradi d'irritabilita e di sensibilita individuale in riascuna specie de' doniestici animali ; quali Ic relative dill'erenze nella capacita e nel diametro dei tasi e ndle pnlsazioni arteriose ; quali Y indole e le qualita del sajigne dedotte dalle variate propov- zioni de' principj chiinii i componcnti il rispettivo alimento ed il liipiido circolante die da qudlo emana: non oni'^ttc di non far cenno delfesercizio , del ri- j)oso , (Idia rostitnzione , delle stajiioni , del clima, della tem])eratura, delfeta, del sesso, ed in somnia di tutte (piellc partirolari circostanze , le quali in- dncono senza dubbio notabilissinii cangianienti nei poisi degli animali: e gnidato da quest' esame viene a ragionare ddla fchhre. Ella e rosa (dice FA.) ben umiliante pel medico, die mentre nioltissimi noniini ed animali muojono ogni giorno di febbre , s'ignorino di questa fino ai di nnstri i sintomi caratteristici, Tindole, TessenzA e la cansa prossima, per la (piale egli pero intende tntto rio die dispone talmente il corpo a ricevere la nialattia , die distrutta die sia questa causa si ottiene di quella la guarigione. Egli c bensi vero che, sicronie avviene di tutte le cose complicate ed .i20 MALA.TTIfe CONTA.OIOSE ED EPIZOOTICHE oscure , mcntre si manca di un' esatta definizione della febbre noii v' ha forse morbo che ne vanti un maggior numero ; ed alT appoggio di quest' as- serzione egli acceuua in una nota , che perfino la stessa etimologia della febbie e sistematica , impe- rocche naseendo tale vocabolo dalTantico verbo la- tino febriio { purificare^ purgare)^ indica per cio die gli antichi la riguardavano come un mezzo di cui scrvivasi natura per eliminare dal corpo quanto vi fosse d'impuro e di morboso ; e sotto il medesimo aspetto venne eziandio considerata dal Sydenham. Prosiegue poscia citando le varie definizioni che ne diedero Erasistrato e Crisippo., Galcno^ Boherawlo^ Hoffman , Cullen , Borsieri , Frank , Darwin e Red , mentre Pozzi (soggiugne TA. > sopprimendo il nome di febbre le surrosi;o quello di deviazione generale de'movimentl organici: delinizioni vaghe (dice egli) le quali , sebbene diversamente espresse , hanno cio non per tanto pressoche il medesimo valore , non risvegliano cioe nissuna idea cliiara e positiva intorno alle cause e V essenza della morbosa alte- razione di cui si paria , e sempre piu appalesano r incertezza e Y oscurita che tuttora avvolgono la natura e la prognosi di siffatto disordine ne' movi- menti della circolazione. Cio posto , e dovendoci , dice V A. , limitare alia descrizione di cio che non si pote fino ad ora de- finire , concluderemo che i sintomi precursori co- muni ad ogni morbo universale, lo sono pur anche alia febbre ^ e che i primitivi effetti di essa , qua- lunque ne siano le cagioni , il carattere e la dia- tesi , qualunque possa essere V organo , la funzione o la parte in origine alterata ed affetta , sono es- senzialmente riferibili al sistema nervoso. Ci sotto- scriviamo di buon grado a quest' opinione delP A. ; imperocche , sebbene vi siano delle febbri partico- lari sporadiche, prodotte da eventuali intrinseci per- turbamcnti nelle funzioni vitali, e se^natamente in quelle affidate ai si^temi circolatorj e secretorj, non DECLI ANIMALI DOMESTICI. 221 essendo la stessa fcbbre altro che Y esacerbazione de' siiniteriti segni precursori , diviene la natiirale consesiiK^nza ed il necessario agsrejiato di essi in ciascuaa specie di malattie universal! generate dal- r azjone di estrinseche potenze nocitive , le cpiali piu particolannente attaccano il principio vitale ; come sarebbe , a cagion d' esempio , V introduzione di qualche attivissimo contao^io , ecc. Mostrandosi V A. convinto di tali verita siegue a gradi a gradi Tandamento de'sintomi essenziali che ei nianifestano nel corso di una malattia febbrile , le discute con sagacita nelle varie specie de' bruti, indicandone le moditicazioni ed accennando le dif- terenze esistcnti tra le febbri che diconsi sirttoma- ticlie^ e quelle chiamate idiopatiche essenziali e pri- mitive. Ra^iona cpiindi sovra le stabilite divisioni fli ({ueste medesime febbri, sul freddo e sal calore febbrili , suUe cagioni producenti le diversita del- l' apiressia nelle febbri che diconsi efimere continue , periudic/ie o iiiterniittenti leaittime e primitive : ed opportunamente riniarcando essere rarissimi negli ammali i casi di ([ueste ultime specie di febbri (fe- nomeno del ([uale con alcune semj)lici cougctture imprende di spicgare le rasiioni ) dichiara di non ' dovere jier tal niotivo occuparsi in questo trattato che di quelle febbri , i sintomi dclle quali si con- servano apparenti dal pnn< ipio fino al termine della malattia. I'rosiegue nello stesso arcomt'nto , e par- lando tlelle crisi e deile mctastasi analizza le divei"- sita delle couseguenze di questi due pcriodi mor- bosi , ed espone con chiarezza le moditicazioni v le circostanze proprie a far cUstinguere quelle che cUconsi salutari da quell' altre c\\VAnyAie funeste. Con- dotto dagli accennati ragionamenti adotta V A. in prcferenza la classiiicaziune proposta dal chiaiissimo ^ig. dott. Frank , e divide le febbri continue idio- patii he in infiummatoile, in ^astiiche ed in nervose: le quali ( dioradiclie clre epizootiohe, trannc alcuni casi spe(iali, ove dalle qualita delf erbe com- pononti ((uaic'he particoiare pascolo possono contem- poraneanicntf insorgcre in uno o piu armenti di pe- "Ore o d" altri ruminanii , e rendcrsi per tal modo epizootiohe. Ci sembra eziandio die 1" asserzione delfautore, quando dice che le atVezioni gastriche, risparmiano \n\\ i cariitvori che gli eihivori , piu i , moiiodiiltUi rhc i duiattili ^ ecc,,nonsia abbastanza sviluppata e distinta , avuto anche riguardo ad ua seniplicc trattaio di morbi epizootici "e contagiosi. I Egli c incoiurastabile che piii degli omnwori o 224 MALATTEE CONTIGIOSE ED EPIZOOTICHE carnivori vanno le specie erbivore soggette alle in* digestioni, al meteor ismo alia timpanitide ^ e fors' an- che alle gastriche affezioni pituitose e verminose , il che e riferibile alia qualita delF alimento ed alia di loro speciale organizzazione : ma e altrettanto vero che a giudizio de' piu esperti veterinarj , vanno i primi piu degli erbivori sottoposti alle febbri ga- striche patride ^ biliose ed anche saburrali ,• mentre varie cagioni e circostanze , producenti in realta identici etietti niorbosi piu o meno intensi, rendoao queste ukime specie di febbri pivi complicate e piu renitenti nelF umana specie che in quelle de' bruti. Passa quindi V A. alle medicali prescrizioni , da esso opportunamente applicate alia natura de' de- scritti morbi; e soltanto ci crediamo fondati a po- terne eccettuare i segaenti due modi di praticare la paracentesi , ne' didattlli cioe per gli stomachi , e ne' monodattlli per V intestino cieco, Riguardo ai primi egli consiglia un apertura alia parte sinistra del ventre , la quale sia abbastanza ddatata per peter introdurre nel sacco sinistro del rumiiie un cucchiajo a lungo manico: e fin qui egli dice otti- mamente e pel sito ove deesi praticare il taglio, e per Tesito felice di quest' operazione, la quale nulla presenta di pericoloso. Ma essendo noi per il rima- nente convinti dalle osservazioni aaatomiche fatte dal professore L. Leroi sovra questa paracentesi , nel di lui compendio d'istruzioni veterinarie pei cast di epizoozie (V. torn. I, pag. 269), non possiamo convenire con Tautore sulla possibilita di far pene- trate il detto cucchiajo dal primo fino al quarto stomaco ; e cio per molte ragioni , fra le quali il probabilissimo laceramento deirangusto stintere die stabilisce la comunicazione della doccia esofagea , del rumine e del reticolo con Y omaso ^ che bisogne- rebbe attraversare in tutta la sua lunghezza per ffiungere neir abomaso. Ptispetto poi alia punzione deir intestino cieco ne' monodattlli , coll' introdurre neir intestine retto la mano aroiata dal trocarre^ DFGT.I ANIMVLI DOMESTICI. 22l> viniar( licrcmo clie qiKiiittinfjne cjuesto modo di cse- guir r operazione sia iiidicato nelle istruzioni vete- rjiiarie ( V. toni. V, pap;. 820 ) dal benemerito e ce- lebiatissinio f'li Chal)(-rt, da noi con j^iusto titolo ve- nerato conu' un santo padre della veterinaria scienza, sianio cio non ostantc da non poclie aiiatoniiche os- scrvazioiii c rontVontazioni autorizzati a credere che assai ineno dilHcile e pericolosa riesca la pratioa della puiizionc del cieco nel caso di metcorismo , introdiueudo il trocarve alrpiaiito inferiorincnte al liaiico destro dciranimale, e dirin;endo ristromento obbli(piamente dalT iiidietro alliiiriafizi, e dal basso air alto. Ma ([lu'ste lievi note nulla tolgono al me- rito doirautore, il quale, niostrandosi versatissimo nelle anatoniielie e iisioloiriche eo2;uizioni , savia- mente previene clic lo terue nello stouiaco e negU iiitestiin de' monodattili sono senij)re di grave pen- cob. Credianio pcro di poter a qucsta giustissinia riflessione sua aasiini tagli , purche non siano latti nella t'accia inforiore di ({uesto prinio stomaco, ove Tuscita de2,li aliinenti potrebbc ritar- dare e fors' anclie inipedire V intera riunione delle labbra delT apertnra ; mentre negli altri tre stonia- «dii , e se2;natamcnte nel quarto , una qualnn([uc lerita viene solitainente accompai^nata da risuUati pill o nieno I'unesti. Ncllarticolo terzo tratta lA. (X^Wa febbre nervosa y alia (piale da anclie il nonie di mali^iut , di cpizoo- tica c di contagiosa , e qnello di li/o in generale e di pestc allora quando per indole sua ed es- seiiza veste caratteri in altissinio 2;rado contagiosi. Egli acccnna di esse t'ebbri i caratteri piii distinti , riniarcando die in gcaerc ditVeriscono dalle gastrichr Uibl. Inil. T. XI. xO .^26 MALATTIE COI«TAGIOSE ED EPIZOOTICIFE jii cio die , esseiulQ questc originate da cause lo- icali agiscono piu particolarmente sopra gli organi .destinati alle funzioni assimilatrici ; mentre le pe- stilenziali derivaado da cause generali , ed insidio- saniente occultando la loro ferocia, attaccano diret- jamentc il sistema nervoso e le funzioni a questo iiffidate. Premesse fpieste brevi, ma opportune distin- 2;ioni , passa I A, a descriv('re i piu generali sintonii della febbre nervosa •, siigue ed analizza con giur diziqsi ed eruditi confronti le modilicazioni clie pre- seutano essi nelle varie specie di animali , le ana- logic clie hanno insierae cpieste nialattie, e le ano- malie clie ne acconipaguano il corso e i period i, secondo le differcnze delle ca2;ioni die le produssero. Indira quindi fra i moriji di tale natura tjueili die non furono giudicati contagiosi; c dopo di aver coni- j)endiosaniente riportati varj nietodi di cura consi- gliati da' niigliori scrittori sulF argomento ^ termina Tarticolo colle seguenti riflessioni : « Dal Hn qui detto intorno alle tre specie di febbri , F iiifiammatoria , cioe,, la gastrica e la nervosa^ cliiaro appariscc per quai caratteri distinguansi le une dalle altre. llaris- siinii sono pero i casi , ove una febbre qualun([ue semplicemeute e puranieiite percorra i siioi periodi dal principio fino al termine , presentaudo cioe co- staiiti i fenomeni ed elTetti rifcribili ad una sola diatesi. Veggianio spesso il gastrico coiiiplicarsi coa r infianiniatorio , e questo con qucllo; e coniunissinie sono le febbri gastrico-ncrvose. » llimarca pero die in siffatte coniplicazioni V allezione gastrica , e piu di spvente V iuHanimatoria si presentano sempre sul principio della nialattia, uientre i fenomeni prodotti dair allezione nervosa non si scorj^ono die a morbo iuoltrato. Potrelibcro forse questi precetti presentare alcuni punti di discussione, secondo la diversita delle opiiiioni promosse dai varj sistemi medicali recen-^ temente invalsi : ma siccome da tali controversie non possono a parcr nostro emanare reali vantaggi pei, pyogressi di una scieiiza , le di cui piii solide DF.OLI ANIMAL! DOMESTICl. 22/ basi sono di coimia conseuso I osservazionc e la spericiiza giiidate da liiminosc teorie le piu coa- formi alia natura de'fatti, cosi , riteneado per iii- diilntate le acxt-nuato complicazioni nelle malattic dollc (|iiali si lavella , tralascerenio o^ni ulterior giudizio ill pro|)osito: ed iniitaiido la prudeuza del- r autore concludereino eon esso lui , che coimiiKjiie aceada tal cangiaincnto di diatesi in una malattia inHainmatoria , e specialitiente in quelle acutissinie e violente , nelle quali apparisce ad evidenza la ra- pidita con cui il periodo iallamniatorio passa a qncUo della cancrena , ci gnarderemo bene di contrapporre la teoria al I'atto, ostinandoci nclla coutinuazione di ixn. nietoilo rlie piu non ronviene, onde per sover- cliia cocrenza ne'sistematici principj , che non am-' mettono canibianiento di una in altra dlatcsi- , non vengano gli animali lilosoiiramente sagriHcati. Sieguc il cap. Ill, dedicato alia parte storica «lclle singoie nudattie conuini a piu specie di ani- mali : c prima dclT antrace o carbone in genere , del quale r A. , dopo di averne invcstigata la natura , stabilisce i carattcri costantcmente inliammatorj. Si appoggia air opiiiionc di valenti scrittori , onde di- mostrare che V aiitnirv ciirlwvcolare e essenzialmente proprio dcbruti ( poteva a^giui^nere degh erbivori ed omnivori in ispecie), e non si sviluppa sponta- neamente nelT uomo , nel quale divienc sempre il risultato di un contagio comunicato da ([uclli a que- sto. Oiiesta (tpinione e londatissima ed autenticata da numer<)sis'«ime osscrvazioni , le ({uali comprovano inoltre che poi hissinu' sono le malattie coniiinicaiiili dair uomo ar6 osscrva che la niancauza di esempj non esclnde gia T eventuale possibilita di qualche mor- bosa insorgcnza di siiratta natura ; per la qual cosa prescrive alT uopo alcuui metodi preservativi e cu- rativi che gli scuibrano niu cotiveuicuti alia circo- stanza. Tralta nelT art. 11 di rpiella specie di febbre ca- tarrosa equina , conosciuta (piasi gcneralmentc in tutta r Italia setteutrionale sotto il nome di strcin- goglioru ( da" Francesi gourme ^ da' Napoletani pic- cioimra ) , e dalT autore denominata moccio o bar- honc. Addita i caratteri , le irrcgolarita c le risul- tanze di sillatto morbo , proprio de' monodattili^ e particolarniente drlla specie cavallina , cd attacca- tictio solianto per tpiel geuere di animali. Ne per- corrc i periodi , ne prescrive la cura , avvalorando le sue opiuioni con quelle de' piu accreditati scrit- fori su tal materia: ed altamente impugnando T o- pinione de' fautori del sistema delle acrinionie e de' veleni congenjti, contro quelli che annoverarono questa nialattia tra Ic necessarie , paragoiiandola al aSo MALVTTIE CONTAGIOSE ED EPIZOOTICHE vojuolo orabo , prorompe colle se2;uenti espressionit « Qiiesta meccanica e bizzana maniera cli ravvi- i> save i contagi come morbi nccessarj , il germe » de" qiialj nasce e si alinienta con noi , e stata iii- 5) trodotta dair interesse e dalla maliziosa impo- » stiira di ccrti raedici. Inutilmcnte 2;ridano la spe- y> rienza , la filosofia , V umanita e la rngione in » difesa del vacrino ; die percio ? i suoi nemici y> trionfano, cd il vajuolo arabo e sempre una ricca 5) e prcziosa mcrce che circola in loro profitto : 5j prova umiliante della cieca credulita e della ti- 3) rannica influenza dclF opi'nione! » Neir art. Ill fa alcnni brevi cenni di un qiorbo distuito col nome di mrd di capo eplzootlco^ il quale si reputa contagiosa e propria della specie equina. Siffatta malattia poco conosciuta trovasi soltanto de- scritta nel trattato di cavallerizza del sig. dc la Guerlniere ^ e fu letceralmente trascritta da Vitet ^ Paulet e Orus. Siamo cio non pertanto di senti- mento che tale morbosa affezione , di sua natura sporadica^ non sia altro clie una gagliardissima in- freddatura , i di cui effetti si manifcstano piu par- ticolarniente sopra i sistemi linfotico , glanduloso e nervoso della testa del cavallo ; nia r lie alcune cir- costanze occasionali e locali avendone prodotto lo sviluppamento in un gran numero di cavalli radu- nati in ispaziose scuderie nial custodite e mal dispo- ste, r abbian fatta credere epizootica e contagiosa. Sieguono le descrizioni de' morbi cronici di que- sti niedesimi monodattili ; e j.rima del moccio , o morva secondo Brugnone ( da'' Francesi niorve ). Di silTatta malattia , alia quale conserva T autore il no- me di ciamorra , piu comunemente usato in tutta r Italia, rintraccia gli andamenti ne' suoi varj e lun- glii periodi , illustrando quest' analisi con giudiziose ed erudite citazioni. Espone prudent6mente la som- ma difficolta di distinguere la morva da parecrhi altri morbi caratterizzati con flusso nasale , e ri- porta gli sperinienti eseguiti da' professori Coleman^ I DEGH ANIMALI DOMESTlCt. 23 l' j Togffla c Wihorg , injcttando cioc nc' vasi vcnosi d* , nn inniiodtUtilc sano ii sanp;iie cstratto dai vasi di nil ahio alVctto dal ciamorro ^ in questa guisa contaclosamentc comunicato al primo : dai cjiiali spei'iiiit'iiti rinianc distriuta T asserzione di Lafoxse, chro- grcs'-i , Ic cons'"c;ueiize , i rapporti , T analogia e la rnra : e solianto sarcbbesi dcsiderato che ri- guardo alle accennate due malattie , come pure ad alcune altre , avesse V aiitore avvalorato le sue opi- nioni acrennando le dottrine e i fatti Inminosi ri- bcontraii, e gin. 202. MVLATTIE COXTAGIOSE ED EPIZOO'TICHE Nel cap. II vengono orclinataniente disposti i jnorbi proprj degli aniniali dldatdll , e prima dcllc malattie acute. Principia V aiitore col doScrivcre la febbre pestilenziale uiigarlca bovina : e dopo di aver indicate T origiiie, T esseiiza e le pravissime qualita di cpi^st' esotica pestilenza delle l)estie bovine , in altissinio grado contagiosa , egli cspone con minutezza e regolarita i sintomi clie la caratteriz- zano ; dimostra le nulUta de' rimedj di ogni clas^G finora tentati , e V inutilita non solo , nia ben an- clie i pericoli delF inncstamento ; la giudica incu- rabile , e guidato dal senlimcnto de' pin illiistri ve- terinarj, termina colla segnente savissinia conclusione, cioe che T unico mezzo efficace , ed il jiiu econo- inico nel tempo stesso onde spegnerla sul nasccre , sia qnello di sagrifu are francamentc con V cccidio i primi buoi malati e sospetti. Dobbiamo certa- mente far plauso alia determiuazionc dall" autore consigliata , impcrciocciic nel mese di dicembrc del 18 1 4 abbiamo avuto nella mantovana provincia vni recentissimo escmplo de' sommi vanta2;i;i jnociirati alio Stato ed ai proprietarj dair applicazlone della provida leage sovra 1' uccisione , eseguita colle mo- dilicazioni e discipline stabdite e gia proposte dal profcssore G. L. Leroi nel di lui compendio teorico pratico d'istruzioni vcterinarie pei casi di epizoozie, opera dclla quale abbiamo dato V estratto nel quarto volume di questo giornale, pag. 2,68. Ed ella e cosa pubblicamente autenticata e conosciuta come nel- 1' indicata circostanza si giunse nel brevissimo ter- mine di circa cinquanta giorni , e col tenuissinio sagrifizio di pochissimi individui bovini attaccati dal funestissimo ed esotico morbo senza veruna speranza di guarigione, e di circa una treutina di so- spetti , dai quali si ricavo oltre la nieta dclT intrin- Seco valore, si giunse , dissi, a por tine ad una ma- Jattia ^ la quale, siccome accadette nelle identiche circostanze epizootiche del 171 1 , 174^, 5o e 72 , DTCLl AXIMALI DOMESTICI. 233 nilnarriava V Italia , c forse Y Europa iiitcra di una cenerale invasionc col iiie/.zo della contagione, Nfir art. sccondo la I' A. alcuni !)rovi renni cli uii'al- tra pestc bovina, clie dice cssere indigcna dc' climi nostrl ; ma a noi senibra di non ravvisare in que- sta descrizione die la spontanea insornenza di al- cune fcbbri acutissime , le quali , ancorche vestano varj aspctti secondo la localita ove si sviluppano , sono cio no!i per tanto di uatura floc;o-cancrenosa, c rpiasi senipie < arboiicolari , ed in porhissimc ore uccidoiio i boviiii die ne veiifrono tolpiti : c siamo per cio di parcre , die non solo sotto questo rap- porto , nui ben anclie sotto varj altri non nieno segiialati , ed in ispecie qnello della diirusionc con- tagiosa, di\ ersillcano tpicste specie di iebbri dal- l' esotica pestilcnza teste ac ccnnata. Dopo di avere nell- art. terzo parlato del vajnolo vacciiio , accuratamente dcscrive 1 autore nelF art. quarto una s[)ccie di cinunclic ,ro roniano , e viene quivi coinunenicnte distinta col nome volgare di barbone. Tratta quindi nell' art. quinto del va- jnolo delle pecore ( scJuavina ) : nelT art. scsto del fiioco sacro e di altri esantenii jiroprj ddla mede- sima specie pccorina , e nel settimo del panericcio o zoppina delle vacdie. Alle descrizioni de' niorbi aniti fa sncccdr^re (piellc de' cronici degli stessi rinniiianti ; e jirinia ddla jna- nia venerea dc biuii. , altrimenti idropisia cistico- vescicolare de" pohiioni ( da' Francesi pommelicre ) ; alia quale malattia dice Y autore potersi dare piu acconcianiente il nome dl tisic/iczza llnfatlco-idatl- dosa . Neir art. secondo prcsenta egli una minuta e ben ragionata esposizione ddla cosi detta hisdola delle pecore ( lo stesso die marciaja , murciume , putrid dume , caclicssia ecc. ) -. nel terzo parla della veiti- ginc di ipu'stc medesime pecore , e riporta nell' art. t{ii!xno I idrurachiridr (\e^\i agnelU . diligcntcmcnte 234 MAXATTIE CONTAGIOSE ED EPIZOOTICHE descritta per la prima volta clal chiarissimo Fran- cesco Toggia : e termina questo sccondo capitolo con alcuni brevi ra2,ionamenti sovra il male del granchio o mal del piede delle pecore ( dai Fran- ces! foiirchet ) , e sopra il cosi dctto ciamorro di qucsta mcdesima specie lannta. Nel cap. terzo si occupa V autore di alcuni morbi proprj de' tetradattili domestici ( suini ) ; e comin- ciando col descrivere il cosi detto fuoco sacra , altrimei7ti di S. Antonio^ prosiegue colla breve espo- sizione di alcune alcre malattie esanteraatiche della suddetta specie sidna\ e neir ultimo articolo tratta. in succinto della cohx <\eU3. grandine de' majali , alla^ quale malattia egli conscrva il nomc di Icbbra o elefantiasi. Nel cap. quarto descrive alcuni morbi proprj dci cani e s:atti , ai quali da 1' k. il nome di tctrcpendc- dattilt ( tetradattili irre^olari di Girard , tetrafa- laiigi irregolari di Leroi ) ; e prinripiando , come negli antecedenti capitoli dalle malattie a^ute, tratt^ in primo luogo della rabbia o idrofobia . siilla quale comparvcro tanti scritti e si fc cro tantc indagini sen/a potcr finora rintracciare un mezzo sperilica- mcnte elTicace onde frenare V azione di cosi spa- ventevolc contagio. Non sembra per altro erronea To- pinione dell' autore , cioe , che la facolta di gene- rare questa sostanza contagiosa possa esscrc esclu- sivamente limitata al genere canis : ma sircomC; vieiic da nunierosissimi tatti comprovato che sia Iq? stesso morbo contagiosamcnte conumicabile con niag^' giore o minor iacilita a tutti gli animali a sangvie caldo , cosi rendesi \a rabbia comuae a tuttc le sud- dette specie e non gia ad un solo genere di bruti, Dobbiamo inoltre rimarcare che sono tante le nio- dificazioni e tali le stravaganze dc' fenomeni caratte- ristici di questa formidabile malattia , che potreb* bono , a parer nostro, alcuni fatti riportati da va- lenti scrittori dar luot^o alia probabde congettura I che possa la sostanza contagiosa deir idrofobia BFCI.I A?aMAI.I DOMESTICl. 235 gennarsl pur anrhe in altre specie , e nou essere |U'r tal inoilo ((iiesta gciiera/ione esclusivamente pro- pria (l('i:;li aniinali del gencnc teste arcennato : e fra (MK'hti fatti possono citarsi (juello tlclla lepre , riportato tla Gnglieliiio Bucluin , e ciiioli" altro della serva , rifcrito da" Boissier de'Sauvages. Passa quindi InelPart. II alia descrizione della fehbre catarrosa [ de' rani ( ciamorro , runtolo ece. ) ; malattia unica- I mente propria di ([uesto gonere di aniniali , e the non e attaccaticcia a nossiui altro. Finalmente con una breve esposizioiie della cosi detta rogna umida de' gatti da 1 antore termirie a cjuesta seconda parte; ma a e;iiisa di appeiidice , e ad esenipio di Pnulet pro<;iegne eon una sureinta descrizione di alcune nudattie de' j)olli , de' bachi da seta , e delle pec- chie ; e terniina questo seeondo ed ultimo volume con varie forniole niedicinali ordinataniente applica- bili , i/' alle malattie iiitiammatorie; 2/ alle croniche. j Dal lin »pu da noi aecennato e discusso nel- jrestratto della prima parte , ed in quello della se- conda, rlie riputianio la pin inijiortante, pereiocchc itratta della storn a tles( rizioiie delle sinjiole malattie, lemerge natnralniente 1" iniparziale nostro giudizio. Preseindendo adun(|ue dai particolari concludcrenio in genere , che (jnantuntpie non sia a parer nostro quest' opera abbastanza lornita di fatti pratici , e per altro ricchissima di scelta erudizione sovra gli trrittori si aiiti(lii die nioderni. Abbenelie non ab- l»ia V\. agginnto nidla di nnovo as^li ar2;onienti da liii traltati , sejjpe egli nulla di meno ( on sni2;<>laf iracstria , prolondo discernnnento cd ottimo criterio presregliere e ordinare quei pnnti piii interessanti, gia discussi da altri che lo precedettero, e dai mae- stri neir arte onde rendere piii solidc le basi dei isuoi sani raglt)nanienti ed ntili precetti. Accrebbe luioltre la parte storira delle epizoozie , gia con pro- fimda erudizione comj)ilata dalT \\lustr e Pa ulet lino al 177S, di tutti <[uegli altri epizootici avvenimenti |che dalla suddetta cpoca fino ad era insorscro iii a36 MALATTIE CONTAGIOSE ED EPiZOOTICHE CCC. varie contrade tV Eiiropa. Colle savie sue riflessioni ed i suoi giudiziosi pensa\neiiti nelT investigaie il vero avvaloro per molto alcune opinioni 2;ia enicsse da valenti professori, i.° intorno alloiigiae ed alle differenze delle malattle e[>izootiche e dellc sostanze contagiose; 2.° sovra Finutilita e i gravissimi danni die possono risultare dell innestamento di quelle ma- lattie pestileuziali eventualmente apportate ne'paesi nostri da esotici contagi iioti aiicoia naturalizzati , e clie non possiamo in im modo positi\ o giudicare esenti da recidiva •, 3.*^ sovra i sommi vantaggi pro- cnrati alio Stato ed ai privati dalla metodica appli- cazione della legge sovra Tiiccisione neir unico case d' introduzione deiresotica febbre pestiienziale delle bestie bovine ; 4.° sopra V inopportunita non solo , ma ben anclie sovra i danni clie Y esecuzione d^'a suddetta le2;ge non mancherebbe di prodnrre nelle circostanze d' insorgenza di qnaUiuque altro morbo epizootico indigene , ancorche acutissimo , c del quale ron alcune seniplici discipline sanitarie si pos- sono prevenire le propagazioni contagiose. Dalle quali cose , come pure da altre gia accennate nel corsQ di quest' estratto, chiaro apparisce quauto sia quest' opera interessante e commendabile per gli stu- denti di mcdicina degli animali , e fuialmente quanto diritto abbia FA. alia pubblica riconoscenza, ed alia specialc protezione del saggio ed illuminato governo Pontiiicio , il quale iino dal 1786 diede indubitate prove deir akissinio pregio in cui tenea gli animali* destinati all' agricoltura con Y erczion^ in Ferrar£i( di una scuola di vcterinaria. j 23/ Contiintuzione ilcllc Osscri'azioin iiaturall fatte al pro- moiitorio Argentaro cd all' /sola del Qiglio. Lettcre del sig. Bkocchi al srg. coiite B.\Bni, direttore del fculc Mas CO di storia naturalc in Fircnze. I Letter A II. \.h promoutorlo Argentaro , di cui avro V oiiore di ,tratteiu-rla in questa Icttera , c situato fra lo stagiio di Orlntello ed il mare ; pcisizione clie scmhra es- iserc panmcntc indicata da Rutilio Numaziano , scrit- tore latino del quinto sccolo , ova dice Tenditur in inedias iiiorts Argentarius undas I AncipUique jugo caerula rura premie , talche apparisce averc egli voliito accennare coa quest' ultimo verso ehe dalT una e dalF altra falda e l)agnato dall' onde. Qnesto promontorio e connesso col contmentc mediante que' due istmi die fianches;- giano il predetto stagno , e di cui Cu favellato altra volta, Tuno de' cpiali s" intitola il Tonibolo , c 1" al- tro la Feniglia. Wale adnncpic si appose il Cluverio allorche disse nella sua Italia antiqua , rhc 1 Argen- taro a guisa di jicnisola congiungesi al lido con\ma stretta lingua di terra, e j)in si'scorge clie non es- sendosi rccato sul luogo lu traito in crrore dalle mesatte carte topograliche , clic raffigurano assai anipio il canale die taglia Tistmo di Tombolo , c die introduce nello stagno Ic acque marine, quando al coatrano questa apertura e larga soltanto poclii piedi, c non e disccrnilnie die presso il sito. No qiiesto e gia il solo abbaglio in cui sia Incorso il • uverio, ed c da stnpire assai die dopo la nub- blicaz.one dclla sua opera niun Ital.ano siasi preso la cura di trattare con piu studio Tantica geograti4 238 FROMONTOmO del proprio siiolo , di ques^ta terra cosi classics, tal- che in mancaiiza di mejrlio , e forza anrora attenersi al libro di quel Fianiniingo compilato da circa d«- geato anui fa. II peggio e, clie non solamente V an- tica , nia ne tampoco la nioderna geograna delF Ita- lia c dai nostri cotinazionali convenientemente illu- strata , menne tanta carta miseramente oggi giorno- si sciupa in fiivole quistioni grammaticali , e tanto tempo si perde razzolando ne' vecchi libri frasi e parole , quasi clie nella nostra letteratura null' altro pill rimanesse da farsi. Intorno alia natura del terreno die costituisce la massa de' due mentovati istmi poco puo dirsi, giac- che altro non palesano che sabbia , die spunta dalle maccliie e dalle bosca2,1ie che ne inoiombrano la stiperhcic. Neir istmo del Tonibolo crescono molti alti pini della spczic di quelle che il Savi denomino Finns excelsior^ e senibra die anticamente questi alberi si trovassero ne' contorni in altre situazioni hmgo la costa del mare Tirreno , potendosi con- ghietturare che sieno gli stessi accennati da Rutilio nellc vicinanze di Gravisca , oggidi Montalto. Sed neiaorosa viret densis viciiiia lucis Pineaque extremis fiucCual umbra fretis. Ora venendo al promontorio Argentaro , e questo un gruppo non interrotto di monti , il quale solle- vandosi dal piano del mare ha appar.enza colossale, quantunque in mezzo alia catena degli Appennini non sarebbe che un' eniinenza mediocremente cle- vata. II piu alto punto e il monte chianiato del Telcgrafo , poiche un tele^rafo erasi cola costrutto neeli anni andati , rimanendo tuttavia 1' abitazione mezzo diroccata , e I antenna troncata in parte dai" f.elmini. Primeggia in appresso il monte dei Ronco- nali , che oirre una serie di nude rupi e scoscese , frastagliate a pnnte , e smantdlate dal tempo , e poco qiiinci distante s' innalza il monte dell'Argen- tiera, sulla cni vetta e una sdruscita torre edificata : ne' tempi di mezzo, Fanno corona a queste e aa AUCENTAKO. 289 altre cnilncnze alcnni piii uinili poggi tlivisi da val- lonoclli , 0(1 un ben anipio valloue trasversalmente taglia il promontorio nella direzione di.N. O. a S. E., che aprendosi presso la spiaggia a un quarto di miglio iiicirca dalla terra di S. Stcfano , terniina al moiile di S. Pietro , riccvcndo no" diversi luoghi va- rie uenonimazioni di Valle, Camj)ouo, Vacca, Pispi- no, ccc, cd e spalleg2;iato dai due prinripali monti de'iloiicoaali c (leirAr<»;t'ntiera. Alcu'ic fonti di accpiii dolce scaturiscono da queste pendici: di non picciol 1 volume e fjuclla dctta di S. Antonio che sgorg;i I presso la Nunziatella, e va a mettere foce ncllo I stagno. La lunghezza del promontorio e di settc niiglia air inruca , e la sua lar|ue , di niodo che si puo I calcolare giungcre a un di presso a vcntirinque i raiglia 1" iiitiera sua circonferenza. Se Piutilio non I ando uiuUo Iun2;i dal vero determinando la sua lar- gliezza, dx troppo eccedette nelP ultima niisura, as- segnandogli trentasei niisiha di perimetro ; Trjnsversos colles his ternis millibus arctat Circtiita ponci ter duodena patet. Dalla parte che guarda V alto marc molto sinuosa e la spiaggia, e Ic rupi formano di tratto in iraito spaziosi scni, signoreggiati da torri di custodia a fine di allontanare le bardie de' corsari che po- trebbero appiattarsi in que' recessi. Alcuni scogli S£Hntano ivi dalP accjua a brcvissima distanza dalla terra , ipiali sono P Isolotto , P Isola Rossa e P Ar- geatarola, i quali crano di grave impaccio alia ti- njida navigazione degli antichi , che si studiavano , quanto pui potevano , di rasentarc il litorale , pcr- lochc Rutilio inetlebiino che facea questo via2;gio cb- be a due uel suo alVettato latino : Vir (ircuinvthintur sparsae dlspendia rupis , Aff siiiuosa grudi cura labore caret. Due ottimi poni ha il promontorio , P uno e Porto Ercole , cognito aiiU antichi , e ranimcntato da 240 PROMONTORIO Strabone , c Y altro situato verso V estrcmita oppo- sta della penisola e detto S. Stefaao. I coiitorni di quest' ultimo erano abitati ne' remoti tempi , come lo niaiiifestano i rcsidui di vetiisti edifizj che si os- servano presso la Torre di S. Liberata , e che sono stati anipiamente descritti dal sig. Santi. Fra le epi- stole stampate di Claudio Tolomei, letterato sanese del secolo XVI , una ve n' ha dettata nel 1 644 , e diretta al Cesauo , il cui principale argomcnto e di innstrare quanto accoucio sarebbe il sito di S. Ste- faiio per edilicare una grande citta , quanto quel porto sia piu capace e piu sicuro deir altro, e co- me lo stagno di Orbitello potrebbe essere esso me- desimo riciotto ad ottimo porto per accogliere navi e galee. Questa relazione e accompa2;nata da uno schizzo di niappa topografica , che comprende por- zione del territorio contiguo , Y isola del Ci^lio , e quella di Cianuti ; e dal Tolomei si desume che ncl tempo in cui scriveva erano in attivita le saline pres- so I'Albegna, talchc a detta sua sovvenivano di sale buona parte delle terre di quella maremma, Parlasi ivi altresi dclla pesca de' tonni , che e tut- tavia in vigore , come lo era nelV eta di Strabone, dclla pineta del Tombolo , del canale per cui il mare ha accesso nel lag-o di Orbitello , canale che o ... r autore dice essere stato artilizialmente scavato , ma e cosa strana che e^li so£::2:iiin2:a che dolce e r acqua di quello stagno. Le osservazioni geognostiche fatte nc' contorni di Orbitello , e nel tratto di territorio compreso fra questo paese e Siena , mi stimolarono ad esaminare accuratamente la fisica costituzione di quel promon- torio , ed avverare se le formazioni medesime con- tinuano a mostrarsi iino a questo estremo limite del contincnte toscano. Cnsi e per Y appunto : le rocce di transizione conipongono la massa di quelle stesse montagne^ le quali sono per questo rispetto in per- fetta concordanza con le altre deila maremnia. AKGENTARO. 24 I Le rocrc costifnenti il promontorio Argentaro pos- sono ripartirsi iiduiKjue in cinque rlassi : i.° Ser- pentina : 2.° Schisto argilloso ; 3.° Breccia siliceo- calcaria ; 4.'' Grauuakc ; 5.° Pieira calraria. Ad esse si possono agginngeic come rocce parziali e subor- tlinate il rpiarzo eel il 2;esso, E per cjuanto spetta alia serpentina , cpiesta roc- cia rosi ronninc nel Sanese ed in altre parti del la Toscana trovasi in que' monti nella medesima aiaci- tiira , vale a dire occnpa il posto piu basso , ed e . ricopcrta dalle altre. Forza e adunque credere che 8ia pill antica di cpielle sopraincnnibenti , sia die vogliasi attribuire F origine sua alFepoca primitiva, o veranuMite al prinio periodo di quella ili transi- zione, Essa si palesa in grandi depositi alia Cala grandc presso la riva del mare ; e di colore vcrda- stro, scminata di lanielle di diallaggio bio;io , con vcrjature di calcaria liianca , ed attraversata tah oka da altre vcnc sottili di epidote o granulare , o in miniittssiini c cofifusi cristalli. In alcuni luoo;lii si af- faccia in punti elevati , come sarebbe sotlo i Ron- conali alia salita della Carpina per andare alia falda clello S|>arsa di sfjnanictte di mica argentina , la quale c sotioposta ad uno scliisto argilloso in istrati fran- tuuiati , die liaiino s[)esso una posizionc verticale , ed in qualchc luogo un andaniento ondeggiante. Forse questo schisto appartiene esso medesimo alia forniazione della grauvvaUe, come senza verun dab- bio s])Ctta a (piesta formazione un'ardesia nerastra, phe si ado('( Ilia alcuni passi piu innanzi , e che e einiilc a qnella the accompagna la grauwake, ossia il maclgiio di I'^iesole presso Firenze. Finalmente pro- cedeiulo okre per lo stesso cammino, c sempre in jriva al mare , incontrasi la grauwalce coninne di ininuta grana, la quale non diirerisce da quella dei contorni di I'irenze , sc non che nel colore che trae per lo pill al cannellino. Essa contiene schegge di nrdesia della larghezza talvolta di uno e di due pol- liei : ha per hase uiio schisto nerastro assai fragile » e s' innalza da (piesla parte lino al tastigio del moute. iMi riiiiaue adesso a parlare della pietra calcaria. Questa e la roccia predonunante nel promontorio , iu guisa che iie eostitnisce la massa principale , ma non e ovun(pie dello stesso carattere. In molti luo- ghi c di colore nerastro, attraversata da vene di talcaria Candida: svilujipa, j)ercu()Lendola, un odoire di gas idros;eiio solforato , ed e cribrata da cavitk bollose , al pari di ipiella del luonte di Ausidonia y *li rui iio ragioiuito uelT autecedcnte mia lettera. Lna cosi fatta calcaria e ovvia in gran numero di liioghi, e di essa c composto il piii alto monte del promontorio ove appare lino suU" ultima vetta, ed e CO81 bucherata , die ha talvolta sembianza di una lava. Comuiiissima altresi e uii'altra varieta di tinta bigia , e di tessitura grauulare cristallina, e (piesta eoMipone le rupi dei ilonconali, ove non e per al- tro ue di colore , ue di tessitura unitorme , ed ha I as{>^tto di un grossolauo conglomerato in cui le 244 PROMONTOmO parti blgie sieno impastate in an ceraento giallo- gnolo e meno solido ; nia in realta anzi che una breccia di cui simula Tapparenza, e una roccia scm- plice; e le dilTerenze indicate niente altro sonn che accidenti della medesima massa. Nel luogo detto rArchctto, ove si discende in riva al mare alia Gala grandc , si presentano scogliere di altra calcaria di grana niinutamente cristallina , di colore di foglia secca , e marmoreggiata a niacchie bigie. Altrov^e nel Poggio de' Sodi a tre miglia da S. Stefano per andare alia stessa Gala veggonsi bauchi di calcaria grigio di perla , scagliosa nella frattura , pellucida negli spigoli sottili, e di un Instro alquanto grasso, la quale e frapposta alio schisto arc;illoso , e ad un banco di quarzo , e somiglia a quella che trovasi in frammenti auo-olari nella breccia da macine del nionte della Stella. Finalniente un' altra varieta della stessa roccia abbonda nel promontorio Argentaro di colore bigio , e di grana parimente cristallina , ma in cio ragguardevole, che e pezzata e in varie guise screziata di calcaria bianca , in maniera che somi- glia al bardiglio , ed e come ([uesto capace di ri- cevere polimento. Essa si puo lia gli altri luoghi vedere sulla via che da S. vStefano conduce alia torre di Lividonia, come altresi nelFalta rupe detta Capo deirUomo, ove compare fmo sulla sommita, e non e dubbio che se venisse fatto di rinvcnirne grosse masse senza screpolature , potrebbe essere scavata per fame lavori di scalpello , e sarebbe un marmo non dispregevole ; ma da quanto mi e accadnto di scorgere, almeno alia superfizie, non si presenta in banchi regolari ed intieri. Dai caratteri esposti di tutte queste varieta di calcaria chiaramente apparisce essere esse affatto dissimili dalla calcaria comune degli Appennini di colore biancastro, smorta, opaca , di grana terrea e di frattura concoide , la quale decisamente ap- partiene aH'epoca secondaria. Se lo Spallanzani, che tornando dal suo viaggio di Sicilia approdo a Porto ARGENT \1?0, 24:> Ercole , rrcdctte di potcr dire clic In calcaria di questo Iiiogo cosi ncl colore , come nella grana e analo^a a qiiclla dcgli Appcnnini , deesi jior mente clio al tempo in oni egli scrivcva non era la scienza della gcoguosia ben rassodata, ne forse questo na- turali&ia si piccava in tal gencre di studj di circo- staiiziati confronti. La giacitnra mcdesima e le geo- gnostiche circostanze in cui trovasi danno a cono- scere quanto sia dillorcnte da qnella degli Appcn- nini, iinperocclie niun vestigio di corpi organuimi fu dato di scorgerc nella sua sostanza, ne general- mente appare stratificata , ma in grandi ammassi int'oiiiii cd irregolari, lo clie fu avvertito dallo Spal- laiizaiii medesinio. Solamente nella Gala del Gesso accanto al mare mi si alVaccio coordinata in istrati in tal guisa inclinati clic ricscono quasi verticali. Grossi baiiclii di quarzo si rinvengono in qualche Inogo fra essa, come sarcbbe prcsso la Torre Tre- di-Natale in vicinanza di S. StcAmo , ove ha frap- posto un iiran banco di quarzo di colore bigio sn- dicio , combinato ad una certa cpiantita di ossido di ferro, che gli coniuuira una tinia rubiginosa so- gnatamente verso la supertizic . ed intcrsecato da vene di fpiarzo bianro della crrossezza di (pialche pollice. Quanto alia posizicKie rclativa di cpicsta cal- cnria, essa costantcmcnte rimane supcriorc alle altre rocce. In un vallonc cliiamato la Ca]ijiella accanto airemincnza ove c la torre della Maddaljna , distin- tamentc si ravvisa esse re sovrapposta alio scliisto argilloso jjigio , e .alia salita della Carpiua sotto i Ronconali , rouie altresi ai Ivont onali mcdcsimi , e adagiata sulla Serpentina. 11 ([uarzo trovasi cziandio in un' ahia giacitura nitre a ([nella di cui ho parlalo. poichi- nella I'alda N. O. (K>1 nionte di S. Pietro sc ne scorge un gran banco incnmbente alio schisto argilloso rosso. Esso «• simile all" altro dianzi mentovato , cd e sparse di jnacchie rossicce, ehe senibrano noccinoli aueir cssi quarzo^i iutrnsi nella ma^^a. II sig. Sanii parla di PROMONTORIO ciottoli e di maci2;ni di diaspro verde e ros&o da lui incontrati in qiialche parte ; ma io non ho sa- puto scorgere verima roccia a cui propriamente si conipeta quel nonie : non vorro negarnc tnttavia r esistenza. II gesso e un'' altra pietra die si rinviene in quei monti, segnatamente in una cala situata fra qnella de' riati e le Colonne , clic riceve il nonie da que- sta sostanza , che si scava per usarne ne' fabbricati. Quel gesso e cosi candido, come la calcaria sacca- roide , poco consistente , e trovasi in grandi glebe frammezzo alia calcaria nerastra fetida , circostanza che mi induce a credere che Todore della calcaria realmente derivi dal gas idrogeno suUurato svolto dalla decomposizionc di qualche cumulo di piriti, e che laddove mediante questa decomposizionc si formo deir acido solforico , abbia esso penetrato il carbonato calcario , convertendolo in gesso. Fra le rocce del promontorio Argentaro io non registro un^arenaria di modernissima origine che si rinviene in riva al mare alia Cala grande. Essa e composta di 2;rani di qnarzo , di serpentina e di calcaria insieme conglutinati da un cemento ; ma questo conglomerato mediocreinente solido e pro- clotto dal mare attuale , il quale riduce in ciottoli e in sabbia i frammcnti delle rocce che essendo precipitate dalle circostanti montagne, giacciono suUa spiaggia. Qnesti ciottoli di varia mole e di diffe- I'enti qualita di pietre ingombrano quasi tutto il lido, particolarmente neir interno delle cale o dei seni , e FoperazioiTe del mare nel ridnrre a forma roton- data i massi angolaii c sensibile in quel tempo in cui e commosso dalle procelle , ove se uno rimanga presso al lido ode il rotolamento delle pietre scon- volte e rimuginate dai flutti. II nome che lino dagli antichi tempi ha sortito questo promontorio induce facilmente a credere che esso nasconda miniere di argcnto , ed il volgo fer- mamcnte sel crede. Lo stesso Tolomei non ha avuto jlrcf.ntaro. 247 liifficolta di assevcrare clie liavvi entro il tfionte una vena da |)otcr cavare questo metallo in tanta copia (jiianto a Svoz nol Tirolo , indi soggiunge che prossiiuaniente a ([ucl Inogo e una torre delta TAr- gcnlarola , ove veggonsi molte scorie provenienti TORU) Argonauta Argu Nautilus crispu^ Beccarl Con us mediterraiieus Bulla aperta BucciNUM tuberculatum mutabile Strombus pes pelecanl MuREX trunculus ■ brcuidaris alucoides fuscatus Trochus tessellatus Turbo terebra ' ruga s us Nerita stercus inuscarum glaucina Haliot.is tuber culata Patella ccerulea Pinna squamosa Teredo navalis. Fra queste conchiglJe, quelle die non aveva riu- venuto in altre spiagge del Mediterraiieo sono la Mya truucata e la Venus geographica. Parecchie stelle marine incontransi eziandio in quelle acque , quali sono XAsterias ophiura — caput Medusae — membranacea — rubens — equestris ? auraii" tiaca? che e una Stella clie esattamente corrisponde alia figura data da Giano Planco, tab. VI, fig. A, B. Alcuni zoofiti mi somministro inoltre quel mare. glacialls • *■ Anomia coepa Var. col. luteo Mytilus barbatus ' edulis Millepora cellulosa Cellepora spongites ■ pumicosa Isis nobilis hippuris — — dichotoma GorgONIA verrucosa ' ceratophyta placomus Alcyonium exos Alcyonium lyncurium ■ cydonium ficus Spongia ojfficincdis ' infundibullforniii tupha Corallina officinalis rubens opuntia. ARGENT ARO. 2Jl Presso la 5piagp;ia di S. Stefano mi e frequente- meiitr arcadiilo tli trovare una sostanza calcaria sotto forma
  • ».... morte non dii qualche stroppio » Alia tela novella ch' ora ordisco. Bla ditenii di grazia , iion sono esse altrcttantc supposizioni le vostrc idee snlla ecckabilltd per cui la vita diventa passiva e quasi direninio uno stato di violenza? non e niera eongettura (piella di sostenere rlie tiitte le iiialattie del nostro corpo dipeiidono dalT eeeitaniento aecresriuto o diminnito oltre di (pu'i termini (die aneora non cono> Sotto il velame degli accenti strani, perche nel serolo decimo nono vogliono essere fatti e non parole, e perche in si dilicatc qui- stjoni non si amano le deflnizioni vaghe indeter- minate , e che si travolgono , e le quali » Tenduntur vcluti morsu cerdonis alutos. r i.rTTFUE PI sp\T,L\Nz vxr. -i^i It. Con r|UPni proceda, e in se stesso uiio stato piu 0 men forte di controstimolo , per r. J.FTTERE Dl SPALL A^^^ZANI. 2^5 Ciii non e impossibile il caso in cui toko prori- tameutc coir uso degli stimoli quel primo stato
  • Tru i cordovani ov' e strttto il maestro. E clie sigiiifira poi qnella tanto ripcluta parola di co/itrosihnolft'' A me pare clie ripugni al buon senso nn rimedio che racchinda in se due pro- prieta opposte , cpiella cioe di ditVondere la sua azione , cio clie inchiude T idea di nioto succes- . sivo , e Taltra di produrre lo stato inverso, cioe la coni-idenza e la (piiete della libra. La maggior pane dei vostri controstinioll piii vantati non sono che veleiii , per escmpio la cicuta , V aconito , il solauo fiuioso , la fava di S. Ijiuazio , la digitals e la iVontla invidiata " Onor d' Imperaduri e di poeti. C, La smania di recitare carnii vi fii cadere in er- rore. Con quel verso del Petrarca prendete il latirus uobllis clie non e pinito venelico , invece del pniiuis lauroccrasus , doiide si ricava il con- trostin\olo per eccellenza , T arido-prussico. T. Non v'arcorjiete ancora i If ecili invece di raciio- nare strettaniente si j)erde in esclamazioni ed in sottigliezze solistiche , c spessissimo esce dalfar- gomento ? 266 DOTTRINl MEDIC V DI TOMMVSINI C. Quantraiiche me ne fossi avveduto, nonsareipei cio meno scettico ri2;uarclo a certe vostre opinion!. Concedo che da cagioni simili vengono talora ef- fetti contrarj ; ma in questo fatto appumo trovo uno scoglio insormontabile per la novella teonca. Se da potenze debilitanti nascono infiammazioni , chi v' assicura poi die le stesse potenze non pos- sano in mold casi , invece di diminuire , accre- scere la flogosi ? Come mai si puo concepire un processo di stiniolo , una diatesi stenica che ha cominciamento da una condizione morbosa atTatto opposta , quale e lo stato di controstimolo ? E queir altro stato ricorrente temporario di contro- stimolo che immaginate nel corso di una infiam- mazione, non e un paradosso che fate contro di voi medesimo dopo d'aver detto che Tinfiamma- zione non cangia mai di diatesi.'' So che a parer vostro questo stato e passeggiero , e la flogosi ri- sorge; ma non so perclie essa non debba cessare dopo che r eccitamento e caduto in uno stato contrario , ed e pin abbassato di quello che si vorrebbe ottenere coir arte. Non mi persuade neppure la vostra semplice asserzione che il do- lore sia uno stato di controstimolo -, ma ammet- tendo per un momento questa ipotesi , io dico, che non vi sarebbe forse miglior metodo di cu- rare i morbi stenici di quello che si usa nella Cina e ncl Giapponc , di piantare cioe una selva di spilli nella cute degV infermi... Ah! che gran- chio ho io preso: e non pensavo che in tal caso sorgerebbe una diatesi Irritatlva. Ma mi difende il dott. lo^nazio Penolazzi , medico in Monta^nana, • • • • II il quale con alcune sue ottime Rlflessioni snlut leorla della irrltazlone (Padova, 1817) ha dimo- strato che V irritazione non e stata definita nel- r intima sua essenza , che-le espressioni adope- '' rate per farla conoscere sono troppo generali, e che esse coavengono egualmente air eccitameiit© vitale. r LETTF.RE PI ?P iLL VNZA^?«I. 267 jT. Io non voj^lio qucstionare piu a liingo. Rispon- dero soli'iuiemente a tuite Ic dilVicolta nelle opere die sto nreparando saW iiifiarnrnaztotie e s id dolor e. S. Se n' e ito sciiza ascokare le altre mie raiiloni. La siipposta tolleraiiza dei medicanienti in niisiira dolla diatesi non pare a voi un argomento degtio di discussione ? E Ic M)bri interaiittenti come v;miio d" accordo coi pi inc ipj della nuova teo- rira ? E tutte quelle mistiire di stimoli e contro- stinioli consacratc dalF iiso di niolti secoli, iitilis- siine in certe infermita, jierclie s'hanno da sban- tliie dalla pratica? Le sperienze del dott. Bergonzi sul tartaro stibiato , e suir acqua di lauro-ceraso dimostrano abbastanza la vanita di qnesti priii- ripj , die che ne pensi il professore Tommasini dopo quelle sue prove nial ripctute. C. State pin rauto nel giudicare. II professore Tom- masini e uonio di alto sapere c di nota probila qiiarito lo puo essere il dott. Bergouzi. Non sa- ifbbe il prinio caso di sperienze tentate da pcr- Rone integerriine ed illuminate con risultameiiti coiitrarj. Vi sovvciigano le prove sul veleno (lella vipera instituite dal Fontana , dal Mongiardini e dal I\langili , die voi stcsso citate nella vostra opera snlla nuova duttrltia italiana. As[U'ttiamo die altii vogliano ripiai> ©cbictb non 5)Ja?'tfa Doii Srnil Ai'tcb U5ct:nac etc. cioe Viaggio in Dal- mazla c ncl terrUorio dl Ragusi , di Ernesto Fe- derico Germar , dottore di jilusofia e professors di mincralogia. Con nove tavole colorate e due tavule colorate e due carte , in 8.° — Leipzig , 1^1", di 3^3 paginc. X^ oi ci dispentiamo dalla narrazione clie 1' Autoie fa del kui) viaggio , e clie va lino alia jiag. 162. La Dalaiaza h •bbastanza nota agl' Italiani , e il gig. GtnMAR t- abljd6iai;za ducrrto per non sopracraricare il suo quadro de' coloii di cui «i servjrono alciini suoi coinpairioti die vi viagtiiarono prima di lui. Gl' Italiani gli debbono safier grado deMa parce ch ei pretide in favoie d. 1 nostro prof. Funis difrnHeudilo dalle drtrazioni dc' suoi avversarj , e se dice qualche volta male de' Prcti dalmatini , irattandoli d' mdolfnti , di ne<:hit- toti , d' igiioranci , non bisojina duuenticnrf die l" aiitore h protestantc , e che qualche volta il demonio diU'eresia pu6 parlare per la sua bocca. II »ig. Geivmar avea tutt' altro scnpo nel fare e neilo scri- *ere d suo \incgio, die di fare il detratt.ire de' Preti dal- nian, Egli si occupa prinripainiente della storia nalurale della Dalmazia , e questo paese , come pirniienie lltjlia,gli deve della gratitudine per le scoj.erte ch' ej;U ha faito iu noologia. Noi partecq.erruio a' nostri letton i caratreri d^Iie auovc specie dl cui ejli ha arnccliita la Facka dj quel 270 APPENDICE paese , il quale interessa gl' Italiani siccome facente parte dello stesso Impero a cui essi apparteaguno , e come for- inante mi' appemlice delf Italia stessa. L' A. descrive ottiiuamente il Tano^ra melaniccera^ die ScoPOLi ha descritto sotto il nome di Emberiza melanoceuhala , confondendolo per altro con un altro uccello descritto da Klein. Ci ha data una buona figura alia tav. 7 di questo abitante della Siberia che Goldenstedt avea il primo descritto ne" suoi Commeni. de Petersbourg. 1779. T.19, tav. l3 e 14. Fra i 5o5 insetti di ogui ordine che V A. ha osservati , i segueuti soiio turn novissuiii e meritano , per quanto ci pare , 1 attenzione degli Entoinoli>gisti italiani. Jpkodius [jlicatus. Gekmar ; oblongus convexus niger , thorace sulcata, dytiis lineis quaiuor eh^iatis , interstitiis granulans, p. 174- -^ Ragusi. Egli e vicino dell' Aphodias porcatus. Hister corvuius. Gekm. ,- ater , elytris externe qundristriatis , libiis aaticis quadrideiitaiis , antemiaruiu clai^a fusca , p. lt55. Abita nella Carniola. Byrrlius Inniger. Wegerle ; subhemisphericiis fuscus , elytris fasciis duahus linearibus lunatls extus coeuiitibus albidis , p. 187 , t, Vin , f. 7. Della Carniola e della Carintia. Opatrum ^errucosum. Germ.; thorace dilatato scnbro nigrum, elytris tubercolato-striatls , interstitiis aspens elevatis , p. loZ. Deli' Iliiria nieridionalc. Blaps helopioides. Germ. ; dcpressior , atra , thorace elytrisque distincte punctatis , his punctis piofundioribus striatis ,Tp. 190. Deir lUiria. Jlelcps iBxaratus, Germ. ,• hruneus , thorace nitido subquadrato punctata , elytris punctutatis , striato-punctatis , p. 192. Di Trieste. Carabus pilipes. Gerij. ,• clatus , cer.eus, tibiis tarsisque pilosis rufis , thorace subcordato , elytris punctato-striatis , p. i<)3. Di Ragusi. Carabus posticus. GESiZ.; alatus ater subcilindricus , thorace sub- quadrato , elytris striatis , antennis tarsisque piceis , p. 194* Di Zara. Carabus incrassatus. Germ.,- alatus oblongus, convexus, piceus , thorace transvirso antice posticeque puiictato , elytris punctato- striatis , p. J 95. Di Zara. Carabus porosus. Germ.; alatus, ohscurus , thorace prof unde- punctata , margine rotundato , postice iinpresso , elytris pun- ctatis striatis , p. 196. Di Zara. Cjtabus coluinbinus. Geru. ; alatus, caeruleo-ncger , punctatus ^ thorace postice angustato , elytris striatis , antennis pedibusquc rufis , p. 197. Di Zara. Carabus glahricollis. Germ. ; alatus, thorace Icevi suborbiculato pvceas , fedibus pallidis , elytris plants striatis , p. 190, Di Zava. tARTE STRANIERA. UJl Ciiutharis signata. Geem. ,• thorace marginato antice rotundato , Tufa , oculis nigris , elytris fuscis , marguie omni ^aiiido , p. 2CO. Di Fiuuie. Ftilinus cylindricus. Gekm. ; ante/mis serratis , cylindricus , ferrugineus , thorace suboequah subquadralo , elyiris ijunctaiis pubescentibus , p. 202. Di Ragusi. Chrijsomtta cribrosa. Gebm. ,- ovalo-globosa, atra , thorace [junctato, lateribus jjostice incrassaco , elytris rugosis , anienrus jjtdibus- que violaceis , p. 2c3. Di Zara. Ch^'ysoinela caerulea. Wecekle ; subovalis coerulea , thorace pun— ctulaco lateribus postice incrassato , alytris yunctatis , p. 2o3. Delia Cainiola. €hrysomela hemisphaerica. Germ. ,• globoso-hemisphcerica oenea , thorace lateribus incrassato , elytris vage punctatis , p. 204- Delia Carniola, Hahica Ahrensii. Gekm. ,• subkemisphoerica , testacea , clypeo Indintato , elytroruiii luarguie subtus canaliculato , p. 206. Di Cherso. Dasytes chalionatus. Germ.,- hirtus oeneus , nitidus , elytrit apice obsolete punctatif, antennis basi tibiisque rufis , p. 209. Di Fiuine. Z/ytta flabelliformis. Germ, ,• nigra , capite antennarumque basi rufis , p. 210 , t. Xi , f. 4 , 5 e 6. Quegto e il Meloe cry- throcistiala. Pall. ic. , p. 3/ , tab. E . f. 29 , a. b. — Mylabris Spartii. Germ. ; nigra, hirta, elytris macuUs 2 rotundis , fasciisque 2 dcntatis croceis , p. 210, t. X, f. 4. Di Trieste. Lainpyris Zenkeri. Germ. ,- pallida , thorace albidc , macula discoi' dali rosea cvuta fusca , elytris fumigatis , margine omni te~ naissime pallida , p. 21 1 , t. x , f. I , 2 , 3. Per tutto iu Dalmazia. Mordella micans. Germ. ; aiio aculeato , atra , aureo-serica , p. 212. A Spalatro. Cetonia angustata. Germ. ; clypeo emarglnato , oenea , nitida , imiiiaculasa , subtus infuscata , thorace punctata , supra scu- telluin subtruncato , elytris catenato-punctatis , p . Il3, t. ix , f. 3. Per tutto in Dalmazia. 3Ieloiontha furva. Germ. ,- bruniiea , thorace pectoreque gilvo villesis : elytris testaceis , inargine omnl brunneo , p. ai5, t. IX , f. 5. Di Zara. Meioloatha bromicolu- Germ. ; clypeo reflsxo , villosa , atra , elytris nigris aut testaceis , macula scutellari quadrata , mar- ginequv nigris, p. 2j6, t. via, f. i — 4. Di Trieste. Buprestis inculta. Germ. ; plana aurea niiidula , thorace trans^ verso, macutis duabus fuscis, elytris punctatis , apice integris, p. 217. Di Spalatro. Elater Theseus. Germ. ; thorace convexo postice angulato , spi- noso , niger , antennis pcdtbusque piceis , elytris punctatis , pututato-striads , p. 218 , t. x , f. 5. A SpaUtro. 272 AI'PENDICE Elater caviis. Germ.; thorace ohion.go convexo posiicf nngulato ^ brunneus, nntennis pedihusque rufis , elijtris punctatis striatis , fronte punctata concava , p. 218. Di Zara. Prionus scutellaris. Geem. ; antennis iiiedincribus , piceiis , tho- race deiuiculato postice hisyirioso , scutello inargiiiato , elytiis scabris , lineis elevads obsoletis , p. aic), t. xi, f. i. Ad Arbe. Cerambyx nodulosus. Kaulfuss ; thorace spinoso profunde trans- versiui rugoso , niger , elytris hasi scabris postice punctatis ferrue.ineis apice inermibus , p. 220. Delia Carniola. Saperda cynarae. Gebm. thorace lineato nigra, fulvo tomentosa, antennis nigris , articulis basi albidis , p. 224. A Fiunie e ad Avbe. Clytus Rhamni. Germ. ; ater , antennis , tibiisque rufis , elytris puncto hiimerali fasciisque tribus flavis , abdominis segmentis margine albis , p. 2a5 , t. ix , f. 5. A Fiume. Necydalis calopoides. Gekm.; thorace subovali nigro , bimaculato ^ litridiis 1 femoribus macula apicis nigra, p. 225. Ad Arbe. Apate praeusta. Germ.,- atra, thorace antic e glbbo scabro , elytris lesiaceis , apice praeiiiorso bidcntatis nigris , p. 226 , t. VIII , f. 10 — 12. A Clierso. Rhynchaenas Diocletianus. Germ. ,• femoribus muticis fuscus , elytris punctato-striatis nigris , niacald lunatd bateos alteraque transversa postica albis , p. 227 , t. Vill , f. 5, 6. ]Selle riuae di Salonichi. CurcuHo poUbiosus. Germ. ,• cinereus , thorace dense punctato , elytris punctulatis punctato-striatis , antennis basi rufis , p. 25o. In Cherso e in Ungheria. Curculio hdematocerus. Germ.,- griseo tomentosus , rostro nigra, antennis rufis , clavd fused , thorace punctatisiimo , elytris punctulatis punctato-striatis , p. 25 1. A Fiume. Curculio lasius. Germ.,- brevirostrif niger, tihiis tarsisque piceis, thorace aspero , canaliculato , coleopteris globosis , lineis ele- oatis ser^Mitis , interstitiis bistriato-punctatis ( femora mutica ), p. 234. Nella Carniola. Curculio monachus. Germ. ,- femoribus muticis ater , thorace to- tundato rugoso , linea media levi , elytris scabris crenato- stri.aiis , p. 284, t. II, f. 2. A Trieste ed a Zara. Curculio alataceus. Germ. ,• femoribus subdentatis ater , thorace elyirisque alutaceis , tibiis anticis et mediis intus denticulatis , p. 235. Ad Arbe, sulle vign'i e suUe foglie de' lampoui : e qui agoiunge due varieta , una femoribus rufis , e V altra che TA. sospetta una nuova specie distiuta, e trovasi nella Dalnidzia nieridionale sotto le pietre. Curculio turgidus. Germ.,- femoribus muticis, niger subpubescenSy ihorace scabro , elytris subrugosis striato-punctatis , p. 236. A Spalatro. . , PARTE STRANIERA. 373 Curculio prtiinosus. Gekm. ; feinorihus inuticis , niger, scaler, ^ glauco-lomtntosus , pcdibas ferrugiiieis , p. 2'Sj. A Cberso e ad Arbe. Curculio dulcis. GeRM. ; femorilus mucicis , niger griseo-subpu-^ bescens y thorace scabro , elytris subrugosis , strlato-punctatis , pedibus feirugineis , p. 23iJ. A Zara. Curculio scabricollis. Germ. ; femoribus inuticis niger , grisco— pubescent , thorace scabro , elytris striato-punctaiis , pedibus rufis , p. 23(). Ntflla Caruiola e iiella Stiria. Curculio geiiicutatus. Germ.; femoribus elevatis muiicis , niger, otivaceo-nebulosus , pedibus rufis , genicutis 7iigris , thorace aiuiaceo , coleoptris subovalibus , scnhris , substriaiis , dorso ■planiusculis , apice dectivibus , acunduaiis , p. 240. NeSla ^ Camilla. Curculio rugicoltis. Germ. ,• femoribus dentaiis , ovatus , piceus , kirtus , thorace graaulato , canaliculato , elytris aspcris cre- nato-striatis , p. 241. A Mezzo e a Zara. Curculio claihrutus. Germ. ,• femoribus dtntatis^ "-ig^r glauco- nebulosus , thorace alutacec , elytris striato-puiutatis ., iiiter- Stitiis graiLulatis , p. 241. Nella Carniola. Curculio cribrosus. Germ.,- femoribus muticis ■, niger , aureo-pilo- Jus , thorace aspero , elytris scabris punctato-striatis , pedibus ru/is , tibiis posticis intus ciliatis , p. 242. Nclla Cai'niola. Curculio infernalis. Germ. ; femoribus deniatis ater , opacus , scaber , elytris vix siriatis , rostro trisulcaco , p. 242. Nrlla ° Carniola, a Fiuiue. L' Autore I' ha comunicaco a' $iiu> auiici •otto il iiome Ji Cure, trisulcatus. Curculio lugens. Germ.; femoribus acute dentatis , ater opacus., thorace granulato , elytris sulcatis, sulcis granulatis , p. 24J. A Ragiui e a Zara. Curculio giraffa. Germ. ; femoribus dentatis , ater aure<'>-squa- mosus , thorace nuduloso , elytris scv«d radiatd impressa , elytris , punctato-striatis , p. 247 , t. II , f. 8. A Veglia. Blatta decipiens. Ceum. ; apt era atra , corporis margine albo , p. 241;. a Spalatro. Locusta graci'it. GrR.M. ,• thorace bicarinato , postice rotundato , fusca , elytris alls brevioribas subulatis , ense falcato serrato , p. 2,Si. A Zara. Bibl. leal. T. XI. j8 274 APPENDICE. Grillas hystrtx. Germ. ,• thorace verrucoso carinato , abdominis dorso dentaio , femoribus coinpressis supra serratis , elyiris abbreviatis , p. aSa , t. ix , f. i , 2. A Veglia. Tenchredo liberta. Gekm- ,• antennis decemaniculatis , lutea , ca- vite thoracis dorso , alarum casta et tarsorutn omnium annulis nisris , f>. zSj. A Spalatro. Bracon irreptor. Germ. ; aculeo corpore cylindrico ferrugineo longiorg , alis nigris , stigmate fluvo et fascia hyalina duplici ^ p aSg. A Spalarro. Chrysif ni'idula. Germ. ,• ( ano integro ) viridi aurea , capite thora'^is(jue postico-cosruleis , p. 260. A Fiunie. Chrysis candens. Germ.,- ( ano iwegro ) corpore caeruleo , capitis s>€r'ice , thoracit antico abdomineque supra aureis. A Fiume. Sphex pruinosa. Germ. ,• atra , cmereo-micans , capite thoraceque albo villosis , alis anticis apite fuscis , p. 260. Di Spalatro. Siizus conicus. Germ. ,- corpore antennisque nigris , capitis cly- peo , nbdoinine maculis lunulisque albis , p. 262. A Sfialatro. Mutilla luyriiiiciuiii. Pall, inedit. ,- nigra , thorace pedibusque rufis , capitis vertice cbdoiidne punctis fasciaque postica ar^ genteis , p. 365. Di Trieste, Hyloeus fulvipes. Germ. ; ater , griseo-villosus , abdomine glabra, albo , sexfasciato , pedibus fuhis , p. 268. A Spalatro. Hylceus tetrazonius. Germ. ,• ater , cano-snbpubescens , abdomine glabro , seguientis apice albis , p. 265. A Lesina. Boiubax maxillosus. Germ, ; hirsutus , aterrimus , abdominis seg~ mento quarto utrinque fasciculo pilorum albicantium , alis fusco coerulesceiuibus , p. 269. A Trieste. Oniscus plumbeus. Germ.,- plumbeus , cauda obtusd triloba, an- tennarum articulo terminali biarticulato, p. 271. Nella Carniola. Oniscus pantherinus. Germ.,- plumbeus , lateribus subferrugineis , subtus pallidus , segmentis supra maculis trifariam posiiis ful- vis , antennarum articulo terminali biarticulato , p. 2~2. A Lesina. Tinea bitrabicella. Germ.,- thorace fusco, mantihis argentcis ^ alis superioribus oblongis subacuminaiis olivaceis nitidulis , margine anteriorc vittaque media nrgenteis niiidissimis , infe- rioribus ovalis fuscis, subtus omnibus fuscis , p. 279. Delia Daluiazia scttentrionale. Tinea pndicella. Germ. ,- pallida , alis convolutis , superioribus oblongis apice rotundatis flavis , atomis minutis sanguineis , inferiorihus latioribus pallidis , subtus omnibus corponque pal- lidis , p. 280. Delia Dalinazia settentriouale. Tassus obsotetus. Germ. ,- pallidus , alis fuscii , elytris albidis ^ fasciis obsoletis undatit punctis nuineiosis fuscis, p. 281. D' Arbe. Halys amygdali. Germ.,- thorace suhspinoso serrulato , atra,, rubro-punctata , abdominis margine variegato , p. 284, t. IX j f. 4. A Spalatro. PARTE STRANIEK\. 2jS Capsus annulatus. Germ. ,- ater , abdomine supra rufo , tibiis patlido-annulaiis , p. 285. A Trieste. Aludus lateralis. GeRM. ; thorarc postice angulato , fuscus , tho- racis elytroruinque marline laterali albido , femoribus poiticis muliideiitaus , p. 285. D" Aibe. Dasypogon liburnicus. Gebm. ; aier , haheribus sulphureis , tho~ race lateribus ferrugineo , alis fulvis apice fusco-yenosis , p. 291. D' Arbe. Le osservazioni ruineralogiclie delT A. non possono essere molto interessaoti a niotivo cti' egli non ha penetrato nell'in- terno del paese , e che le coste clella Dalmazia noii conten- gono propriaiiiente che pietre oalcai-ee. Le sue iiidagiiii pero •ulle ossa fossiii meritano tutta T attenzione di que' naturalisti che vorranno di nuovo esaminare questi fenomeni interes- saatissimi delta natura. Articolo dj un nostio corrispondente di Baviera e da noi tradotto. 276 PARTE 11. SCIENZE LETTERE ED ARTI ITALIANE. ESTKATTO D OPERE PERIODICHE. Clornale di fisica , chimica , storia noturale , medi cilia ed arti. II. biincstie. — Pavia ^ i8i8. F, INE della Memoria sulla teorica fisica del ca- lore raggiaiue del sig. Fourier. Abbiamo renduto conto altrove del principio di questa iniportante memoria. Si continua ora a registrare le varie esperienze isti- tuite per' illustrare la teorica medeslma , e quelle t-pecialmente del raffreddamento di un corpo espo- sto di sera all' aria libera , le quali sempre piu ri- schiarano i fenomeni del calore raggiante, e conven- gono in alcana parte col risultamento delle osser- vazioni di Wells siiUa rugiada , cioe die il raffred- damento de' corpi esposti air aria libera durante la notte e V effetto delT irradiamento verso il cielo , eon che il fisico inglese spiega la formazione della ru2;iada , il decremento di temperatura ne2;li strati inferiori dcir atmosfera , e diversi altri fenomeni. Tratta quindi V A. della ineguaglianza delle tempe- rature segnate da un termometro metallico , e da . un altro annerito ; e prova con varie sperienze , che il calore raggiante partecipa di molte proprieta della luce, penetra attraverso i mezzi elastici , si riflettc sulle supcrticie metalliclie pulite , viene as- sorbito dai corpi neri , e neir atto di liflettersi sui APP» PARTE ITALI\NA. 3^7 Inetalli , scmbia ricevere altresi alcune disposizioiii spcciali siniili a quelle della luce. L'appUcazione di una veste nria niolto anmenta la proprieta di as- sorbire o emettero il raloro iap;2;iaiite, ma non pro- duce lo stesso elletto su cjuclla parte di calore clic e «ottratta o arrcrata dal rontatto scmpre rinnovantesi delle particclie dell aria, L' A. coUe osservazioni della dillercnza di due stronienti c g;iunto a misurare con "sufBciente esattezza , i.° 1' intensione deir irradia- mento -, 2.*^ la temperatura dell" aria ; giacche ua ter- mometro solo esposto duraute la notte a cielo se- reno itidica una temperatura inferiore a quella del- r aria. NelT ultimo articolo di cpiesta bella memoria TA. ricorda i diversi elVetti delT irradiamento. I priu- cipali souo, die T impressione de' raggi freddi, die la superficie della terra riceve coutinitamente , ed in tutte le direzioui attraverso sU spaz) atmoslerici, viene renduta sensibile durante la notte dalla for- mazione della ru2;iada; presupposto die quasi scm- pre la leniperatura de" corpi divenga niiuore di qucUa deir ana : chc la temperatura denotata da iin tcr- niometro esposto dopo il tramontarc del sole all" aria libera , si accrescc j)ouendo al disopra deir istru- niento un osiaeolo , die iutereetti T aspetto di una parte del eielo ; ehe (juesto auinento e maggiore , se osservate le stessc condizioui , la supcrlicic iu- terposta taglia i raggi vicini alia verticale ; die i raggi scendenti attraverso V atmoslera possono riu- nirsi ncl fuoeo dcjili speedii meiallici , e sono re- pntati tVeddi , perdie Ic partieelle materiali die li tramaudano , lianno una temperatura iuteriore di 3uella de' eorpi die li rieevono ; die ruialmente il ecrcmento di temperatura , die si scorge dopo il tramontare del sole da tut puuto posto ad una nota- bile altezza sino alia superficie della terra, pro viene dal ratTreddauiento di cpiesia superficie , clie perdft prontissimamcnte per irradiazioue il suo calore. 2. Di alcune osservazioni Jisic/ie, e speclalmente inetearologic/ie falte nei piimi aiini del secuLo XVI . 278 APPENDICE. € riferite in una storia di Milano inedita di quel tempo ^ Menioria del dott. Luigi Bossi letta al C. iJ. Istituto , ecc. L' A. di questa menioria , dopo aver parlato della Cronaca di Andrea da Prato , die tro- vasi MS, in varie Biblioteche , e del suo autore , distingue tra que' racconti del cronista quelli che hanno del prodigioso, con una relazione immediata ad oggetti di religione e di cnlto, e quelli che sem- plicemente espongono fenomeni naturali. Passa ra- pidamente sui primi , sebbene assai curiosi , e ne spiega alcuno fisicaniente , come 1" atterraniento di alcune torri in Roma prodotto da un vento furioso, la caduta di una rugiada di sangue , al qual pro- posito avrebbe potuto citare le piogge sanguigne registrate nei passati numeri di questo Giornale nie- desimo , se in tempo gli fosscro cadute sott'occhio; il preteso ritrovamcnto di un drago nei fondamenti del mausoleo Trivulzio a S. Nazaro , ecc. Si ferma particolarmente sulle osservazioni fisiclie e raeteo- rologiche , e massime su quelle clie hanno una re- lazione con oggetti agrarj e sanitarj. Tra queste fa "vedere , che nei secolo XVI si e sempre ritenuta la caduta di una neve copiosissima unitamente ad un freddo intenso del verno , per un principio di sterilita. Accenna alcune osservazioni di temporali , e per ultimo si esteude a dissertare sopra P appa- rizione di un bolide in Milano , e sopra la caduta, forse contemporanea, di molte pietre nei Cremasco, accennate dal Cronista con espressioni tanto chiare e precise , che illustrano evidentemente la teoria nioderna dei bohdi , e quella delle pietre atmosfe- riihe, aggiugnendo al tempo stesso un nuovo fatto alia storia da molti tessuta deo;li aeroliti. 3.° Nnove osservazioni sopra i cangiamenti che avvengono nelV acido urico trattato colV acido nitroso^ del dott. Gaspare Brugnatelli. II degno figlio delPil- lustre professore di chimica aveva annunziato in questo giornale medesimo la scoperta di un nuovo acide , che ora merce le cure del padre ha potuto PARTE ItALIANA. 2,'^Q appieno riconoscere. Nasce questo dalP azione del- V acido nitroso sopra Y acido urico , ed e distinto dalla singolare proprieta di arrossarsi in virtu del calore. per ciii si propone di dargli il nome accon- cianictite derivato dal grcro di ossierttricc. Comincia egli dair insegnarc il mode di ottenere quest' acido , e quindi no indira diligentcmente i caratteri , ciod i tristalli romboidali , senza colore , perfettameate trasparenti , di un sapore prima pungente , poscia dolriastro , arrossantisi ove sieno esposti alia luce , derrepitanti al calore, con prendere del pari il co- lor rosso , ed atti a deacqiiificarsi, a perdere la loro trasparenza , e a diveiiir bianchi , lasciati in con- tatto air aria secca , dal die si scorge che la pre- senza dclTaccpia e necessaria, perche avvenga 1 ar- rossanicnto. Que'cristalli sono solubilissimi nellacqua e neiralcool, e non ne alterano la trasparenza, i.e v' iniprimono alcun colore. La soluzione acquea e dolce , e non piglia alcun odore se non col tempo; arrossa le tinture vegetabili cerulee , il di cui co- lore puo essere ripristiiiato dagli alcali. La soluzione cristallizza di bcl nuovo colla cvaporazione spon- tanea air ombra ; sc si fii evaporare rapidamente , nel solidilicarsi si riduce in una materia di bel co- lore rosso, che si avviva alio sciogliersi nelTacqua, c ne tinge una grandissima quantita. L' acido eri- trico distillato ad un fuoco elevato non bolli che ad \m alta tcmperatura , e sulla line delT evapora- zionc divenne gialliccio, e quindi rosso. La minima goccia della soluzione di cpiest' acido arrossato al fuoco intorbida molto I'acqua di calce. La materia colorante che lo arrossa, puo essere dissipata in virtu del calore, giacche esposto quelP acido in un vetro da orologio al calore di ima lucerna, sciolto quindi neir acqua , e nuovamente esposto a quel calore , tramanda bei vapori rossi , e si scolora il litluido,che pero nuovamente puo vetiire arrossato. Da varie sperienze si raccoglie che il carbonio , 1 azoto e 1 idrogene entrano alia composizioue di aSo ap:peni)ice. quest'' acido ; le circostanze della sua formazlone portano a credere , die esso contenga in abbon- dante quandta anche l' ossigene. II valente A. ha sottoposto quest' acido anche al- r azione della pila , e ne ottenne risultati inipor- tanti , i quali sembrano provare die il cangianiento di queir acido in una materia colorante rossa pro- ceda dalla perdita delT ossigene solTerta dalT acido luedesimo. EgU ha anche ottenuto degli ossieritrati di calce e di barite, di potassa e di soda; di am- moniaca , di ferro e di piombo ; e dopo di avere registrato una bella serie di sperienze conchiude : che r acido eritrico esclusivaniente appaitiene alia decomposizione delF acido urico , e ne e quindi il piii preo;evole ed eminente prodotto; che questa e una sostanza stranissima pei suoi cangianienti fisici, non che per le sue chiniiche proprieta , meritevole di divenire Toggetto degli studj degli amatori delle scienze iiaturali. Dopo avere dimostrato die V ar- rossamento dipende da una perdita di ossigene , ha fatto vedere che nella unione delF acido eritrico collebasi, Teguale cas^ione modificata genera i varj coloranienti, e che quellacido contemporaneamente si trasforma in un altro acido particolare. In una breve appendice avverte che avendo egh annunziato nella sua prima memoria , die le lava- ture rosse delle macdiie impresse dalla soluzione di acido urico nelF acido nitroso, esposte ad un fuoco forte perdevano il colore , ha ora trovato che gli alcali e le tcrre lo repristinavano , il die spiega col snpporre die il pochissimo acido eritrico rinia- nente in quelle solnzioni si trovi disposto ad essere alterato dalle basi , e quindi a produrre nuova mate- ria colorante. Accenna pure che alcune soluzioni me- talliche precipitano la materia colorante rendendo- la di colore violetto , ed altre in vece la rendono gialla senza generare piecipitato , avvertendo pero che non senipre costauti sono le suddette comparse e perdite di colore. PARTE ITALIANA. 28 1 - 4.° OsservazloTii snpra le leghe metaU'iche die si, possoiin avcre col golvanismo per via umida^ del prof. BruanatcUi. Scrvoiio quohte osservazioni cU risposta ad un articolo del sijj;. C. L. inserito negli annaii di chimica e fisica del niese di febbrajo del cor- renfe anno 1818. Avvorte 1' A. rhc quand' egli lia propnsto di ottenere leghe nietallirhe per via uniida immollando un metallo nella dissoluzione di akro metailo capace di essere lepristinato dal metallo agg;iunto, non ha pretcso clie si formasse una lega col metallo a2;2^iunto alia dissoluzione , e il metallo precipitato , convenendo col sig. G. L. the il me- tallo precipitato da un altro sia purissimo ; ed av- verte pure che le le^he , che in similt circostanze si forniano, sono atFatto indipcndenti dal metallo im- morso nelia sohizinnc di un aUro. Per ottenere le leghe metalliclie per via umida col galvanismo , il prof, di Pavia ha ritennto come necessarie due con- dizioni : la |)rima che 1" azione del metallo aggiunto alia soluzionc di nn aitro che potesse repristinare , avesse luogo per un' attrazione maggiore che esso eser- citasse coir ossigene del metallo sciolto , per cui venendo esso medeslmo ossidato, entrasse nella dis- soluzione ad occupare d luogo del metallo precipi- tato , e (juindi la dissoluzione residua non fosse coniposta di un solo luetallo , ma di due ; la se- conda che il metallo ag£inuito, e tpiello precipitato. essendo dissimili, ma a cotuatto tra loro , costitui>i- scro r clcnu-nto della Pila \ oliiana , e mcttcssero in moto la corrente elettrica , cosicche 1 acqua ve- nendo decomposta , \ idrojiene nel suo nascere re- pristinasse contemporaneamente i due metalli scioiti, clal che risultasse una lega. Accorda quiudi che queste leghe riescono in piccolo, e non <£va m crande. Per rcnoere la lormazione loro piu sensibile e neces- sario che 1 uhogene nascente repristini due metalli contemporaneamente, ed in convcnienti pioporzioni. Mostra I A. che si potranno a piacere ottenere leahe metalli" he merce \\ galvanismo col miscuglio formato ad aite da soluzioui ueutre di due metalU disfimili. aoia APfENOICE. ed ua terzo capace di disossidarne uno per istabi- lire col suo contatto il galvauismo, e quindi la de- compos'zione delT acqua. Per mezzo delF idrogene nascente da questa non dubita e2;li che in diverse circostanze potranno osservarsi coinbinazioni di rae- talli dissimili , e fors' anche di quelle che non si sono potute avere con altri mezzi, sebbene queste leghe saranno per lo pin imperfette. Egli ha quindi mostrato che le dotte obbiezioni del sig. G. L. non risiiiardavano precisamente la sua asserzione. 5.° Sopra gli equllibrj , dlscorso accademico del cav. prof. Brunacci. Questo illustre matematico che da poco tempo e stato sgraziatamente tolto alia Uni- versita che egli tanto onorava , alV Italia ed alle scienze , avendo in altri discorsi applicato le mate*-; matiche alia spiegazione dei giuochi dei funamboli, ed a varie operazioni dei saltatori, ha voluto in questo discorso estendersi andie sui giuochi degli equUibi-isti. Egli si e fatto a spiegare principalmente la cagione , per cui gli equilibristi volendo tenere in bilico un bastone, una spada o altra cosa qua- lunque, pongono la parte piu pesante di questo corpo in alto , ed applicano il dito , il naso o la fronte alia parte piu leggiera, mentre tutto il contrario si pratica , allorche si vuole porre un corpo dritto ed in piedi su di una base fissa e stabile. Coi prin* cipj della meccanica egli ha trovato che piu facile e il ricondurre la base del bastone o di altro corpo posto in bilico al disotto del suo centro di gravita, allorche questo si trova piu lontano dalla mano che lo sostiene. Egli ha anche trovato che il bastone, per esempio , trasportato dalla mano da una banda o dair altra , concepisce un moto di rotazione at- torno del suo centro di gravita , e merce questo moto r estremita inferiore si spigne piu avanti di quel centro , e cosi viene a rimettersi Y appiombo perduto ; ma per questa rotazione conviene che il centro di gravita sia piu alto, perche la rotazione e il raddirizzamento del bastone che minaccia caduta, si eseguiscono allora in un niinore spazio di tempo, PABTE ITALIAN A. 283 c con una forza assai minore di quella che neces- saria sarcbbe ad ottenere rintento, qualora il centro di gravita fosse piu vicino alia mano. 6.° Sul latte dell' albero della vacca^ e in generale sul latte de' vegetabili, del sig. de Humboldt. Egli e qnesto 1' estratto di una memoria Ictta all' Accade- mia dclle scienze di Parigi , e riferita negli annali di chimica e fisica. Nelle valli di Aragua fu infor- mato FA. dciresistenza di un albero, il di cui succo era un latte nutritive , che serviva di salutare ali- mento ai Negri. La cosa pareva tanto piu strana , qiianto che i succhi lattci delle piante sono d' ordi- nario acri , amari , e piii o meno velenosi. Trovo per altro Humboldt , che V albero di vacca aveva r ajpetto del crysophillum cainito , detto dai Fran- ces! cctimitier ; che le foglie oblunghe terminate in punta , coriacee ed alrerne crano scgnate da fili nervosi , sporgenti al disotto e paralleli , e lunglie fino di dieci poUiri , e che il frutto era alquanto carnoso , e conteneva una o due noci. 11 tronco di quest' albero . che V A. crede appartenere alia fanii- glia degli Achras di Liniieo , incise tranianda in co- pia un latte viscoso , molto denso , niente alVatto acre, ed esalante un piacevole odore di balsamo. I viaggiatori ne bcvettero in quantita considcrabile la niattina e la sera , e non ne riscntirono alcuu cattivo eHetto. La sola cosa che lo rende alcun poco disgustoso, e la sua viscosita. I Negri vi innnollano alcune specie di pane , e si assicuro da alcuiu che essi con (picsto nutriniento ingrassavano sensibil- mente, Esposto quel latte alParia, colP assorbir forse Tossigene deiratmosfera presenta alcune membrane, che hanno 1' aspetto di una materia caseiforme , e one si noniiiiano realmeiue li^rmaggio; ma quel coa- gulo dopo ciiKpic o sci giorni si" niacidisce. Oncir albero scmbra proprio della Cordigliera del Uttorale; alcuno ne trovo anche il sie;. Brecbncya- presso Caucagua, tre giornate all E. di'Caracca , ed egh pure ne trovo piacevoU \ odore ed il sapore ; 284 APPENDICE, in quella sltuazione quella pianta portava il nom€ tli albero di latte. Osserva FA. che gli abitanti delle Ancle del Quin- diu fabbricavano torce con una cera, di un giosso strato della quale e vestito d tronco di una palma , molto prima che i nostri chimici trovassero ne' ve- getabili piccole porzioni di cera o di adipocera ; che la materia caseosa , base del formaggio , sco- perta da non molto in Europa nella emulsione delle niandorle , era gia conosciuta nelle montagne della spiaggia di Venezuela; che i selvaggi dcir America, come quelli delle isole del mare del Sud appreser'o a rendere dolce la fecnla delle radici deira/a/n, d|bl tacca pijinatifeda e del jatropha mani/iot^ comprimei'i- dola e separandola da un siicco acre c velenoso; e quindi si fa strada ad accennare , che nel latte delle piante e nelle emulsioni lattee alcune materie assai nutritive , come Y albuinina , il cacio e lo zucchero sono mescolate alia gomma elastica , ed anche a principj caustici e velenosi , quah sono la morfina e r acido idrocianico ; che le piante lattiginose ap- partengono particolarmente alle tre tamiglic delle euforbiacee , delle orticali e delle apucinee , e che trovandosi queste piii numerose nelle basse regioni dei tropici , si pno conchiudere che un" altissima tcmperatnra contiibuisce alia elaborazione del succo latteo, ed alia formazione della gomma elastica del- Talbumina e della materia caseosa, del che ci porge r esempio il piu singolare il succo deW albero di vacca. Non mancano tuttavia piante dei generi euphorbia ed asclepias che offrono succhi dolci ed innocui, come la tabayba dolce delle isole Canarie, e Taic/e- pias lactifera del Ceylan, che supphsce talvolta alia mancanza del latte animale. Humboldt con questo ha tentato di rivolgere I'at- tenzione sotto un aspetto piu gencrale ai succhi lattei dei vegetabili, ed alle emulsioni lattee foruite dai frutti dei mandorli c delle palme , e quindi ha reo-istrato le sue esperienze sopra il succo della ca- iica papaja , nei quali trovo qualche analogia con PARTE ITALIAN.V. aB5 quello Mcir allirro o 34 tutto, si lejiga tatto. » 63 Terso la tirannia , si dica tiranna. Per resio Ho il TanUggio , ecc. ecc. Firense , ao agosto 1818. Dei-otis." ser^o Osservazioni mcteoro hgiche. fatte all' /. R . Osservato rio (U Erera. ilii'6 AG 0 S T 0. M A T T I N A. Sera. '^ 0 — 4- 1; ? -3 r I. 5 a N C Stato 6 -z % 1 l rt a a 6 Stato o < «^ del cieio < 1/ 5 del cielo. I pol ^7 . lin. 10,3 +17,0 N E Sereiio , nuv. pol 27 . lin. 94 +22,6 s 0 Sereno. 2 27 ^■,7 +J7.5 N E Nebb. ser. ^7 f^^lj +23,5 0 so Sereno. s 37 10,0 +i8,b *ENE Sereno. •1^7 10,0 +22,0 E Sereno. 4 27 10,6 + 17,3 E K£ Sereno. 27 io,.S + 22,C E Sereno. 27 11, b + 17,2 E NE Sereno. 27 ic,8 +21,0 E Sereno. ^7 11,0 +17,0 £ KE Nuvolo , ser. 27 10,3 + 23,0 E Sereno. 7 27 10,6 + 17,0 N E Niivolo , ser. 27 9,5 + 23,0 0 Sereno. H 27 9,0 +i7>7 SE SO Sereno, neb. 27 8,8 + 24,2 SO Nuv.rotto ser. 9 27 9>« + 19,0 N 0 Nebb. ser. nuv. -27 9,5 +24,3 SESO Sereno , nuv. lO 27 10,0 +19,3 E Nuv.rotto ser. -7 9,3 + 34,0 E.. N Teni.po.go.se I J 27 9'^ + 17,7 a 0 Sereno. 27 8,1 +23,8 0 Ser. nebb. ser.' 12 27 irl,2 + ib,b NE* Tempgr-piog. 27 7,'' + i6,c E Nuv.piog.tuo. id 27 b,9 +14,0 E Pioggia, nuv. 27 (.,5 + 14,2 E Piovoso. 14 27 7,0 +j3,o NE.N Pioggia, nuv. 27 7,5 + i5,6 N.NE Nu. ser. pi. tern. lb ^7 7>« + i3,.S N..O Ser. nebb. ser. 27 ~7 8,c 8,5 + 18,0 N. .0 Sereno. 16 27 8,3 + 14,0 ■S U JNiivolo, ser. + 17,7 0 Sereno. 17 27 9,0 + i3,6 N E Sereno- 27 9,0 +20,4 S Sereno. 18 27 9.4 + 14,0 N E Sereno. 27 8,8 +20,8 S Sereno , nuv. 19 ^7 9,0 +i5,o N E Ser-nu.po'goc. 27 {!,r + 17,5 E Pioggia, nuv. 20 37 7,0 + i5,o E Nuv. piovoso. 27 7.P + 17,0 N. . S Teiu.pide.ger. 31 -7 8,2 + 11,5 N E Sereno. 27 7,8 + 18,2 £ S E Sereno. ■22 27 7.8 f 12/1 E Nuvolo , ser. 27 8,0 + 17,0 + 12,0 N ..E Temp. piog. ■2-S 27 8,6 +10,8 N Sereno. 37 9,0 + 16,7 N.. E Tern. piog. ser. ■24 27 9,H +J0,7 0 Sereno. 27 10,6 + 17^0 E Sereno 2b 27 I J, 4 + 10,2 0 N 0 Sereno. 27 10,6 + 17,4 SO Sereno, . nuv. 26 27 10,8 + 12,0 N Nuvolo , ser. 27 g,6 + 18,3 S Ser. nuv. ser. 27 27 9,7 + i3,8 S E Ser. nuv. ser. 37 i>,4 + 18,6 E. . S Muv.ser.te.pi. 28 27 1 0.0 +i3,;; K E Nuvolo , ser. 27 9-,6 + 18,5 S Sereno. 29 27 9.7 +i4,<^ 0 Sereno. 27 [0,C +20,7 S 0 Sereno. 3o a? I],C + i6,c N £ Nuv.rotto ser. 27 10,0 +21,3 E Sereno , neb. 1 3l 27 10,0 + 1 6,0 0 Spi-eno , neb. | 27 9,7 +21,7! s 0 Nebb. sereno. 1 Altezza mass, del bar. poll. 27 lin. 1 1,5 Al tezza mass, del term. +24,3 E n Quantita di pioggia lin . 56,755. 289 BIBLIOTECA ITALIANA PARTE I. LETTERATURA ED ARTI LIBERAL!.' Sulla natura e necesntd della Scienza delle Cose e delle Storle umane. Suggio dl Cataldo Jannelli, scrittore della Reale Biblioteca di Napoli. — iVa- poll ^ iliiy ^ presso Porcelli , con approvazione. 1? R.v i varj rami dello scibile umano uno ve n' ha degno di costitnire una scienza distinta da tutte le altre , e die potrebbe dirsi di tutte le altre risalta- mento prcziosissinio, e la vera scienza per eccellenza. Ella e nella testa di alcuni pochi pensatori; nia non e stata ancora trattata , intanto die pero abbiamo per essa tutti oniai i materiali necessarj , compresa quella felice propensione dello spirito airanalisi, frutto deir abito infuso agli uoniiiii deir eta nostra dal carattere filosofico , che V iucreraento meravi- glioso degli studj , la facile comunicazione de' lumi, e uu certo couscnso genei-ale hanuo impresso alia prcseute generazione. GU dementi di questa scienza starebbero nei dati di ogni maniera , che copiosa- mente soiuniinistrano tutte le altre scienze e tutte le industrie ed istituzioni che la storia prcsenta ; e il suo otiicio sarebbe di detrarre tutte le diiTerenze Bibl Ital. T. XI. 19 29.Q, aciENZA DELLE COSE da quel tiati, aggiunta per la forza di ben intesft combinazione V indicazioue taiito delle ca^ioni gra- duate del naturale perfezionameiito, quanto di quelle che i procedimcnti perturbano , o sospendono , o respiagono, Sarebbe poi il suo oggetto quello di fonderc tutto in un punto centrale di lume , per cui vcrrebbonsi a svslare awV intelletti la natura, le ono:irn e le conncssioiu delle cose , e a t02:Uere finaimeiite di mezzo F oscurita fin qui ingiustamente riputata condizione uecessaria, quando non e di fatto che r effetto di licusata indagine ; ed a mettere lo spirito nel riposo delia certezza , die e il giusto terniine a cui tende T a-^quisto della verit^, al quale noi aspiriamo incessantemcnte , e c!ie e ©mai era di riconoscere non potersi in altra maniera ottenere. Ella e cosa evidentissima, die sicconie a questa scienza servirebbero essenzialniente tutti i si diffe-r renti sistemi die V uomo ha fin qui formati ; cosi per essa tutti cadrebbero come puri ordivni rimasti inutili dopo terminata la fablirica ; ed al cadere di essi sparirebbero per senipre tutte ic incertezze , tutte le contraddizioni, tutti i timori e tutte le folli speranze ; perclocche V uomo chiaramente allora ve- drebbe come dalla nativa i2;noranza fu guidato al- r errore delle mitologie ; onde abjurati i servigi lusinghieri e lunesti delF immaginazione die il con- dusse in paesi non suoi , al rovesciarsi di quelle riconoscerebbe il naturale e jiroprio suo stato , i mezzi , i modi e i termini d' ogni sua vera fortuna. L' idea di questa scienza dev' essere faciimente suggerita ad ogni uomo che scenda a considerare come noi non abbiamo fatto fin qui. che aggirarci perpetuamente senza alcun frutto intorno ai varj sistemi, che tutti vanno a perdersi in pure proba- bilita non aventi altro fondamento che lo scambio di astrazioni in gratuite realita; i quali , se ben li csaminiamo, per quanto di tratto in tratto abbiauo mutato di forme, in sostanza sono sempre rimasti i medesimi ; o se alcuno col proceder de' tempi n' e E DEIXE 8T0RIE UMA.NE. 2(Ji stato ;ig2;iiinto di miovo , esso non lia fatto rhe dilatarc la circoiitVrenza dell' iriaiic ciicolo, iiitorno a cui ci avvolgiamo , senza giungere niai al line , a die pur siaiDO da insuperabil forza sospinti. Ondc compiciidesi che in essi non e il sicuro ajiito che ci abbisogna; ed altra A'ia la d' nopo cercarc c battere. 11 signer JanncUl v stato colpito da qnesto S(pii- sitissimo scnso di verita , e per additaie la scicnza , dcUa ({uale ragioniamo , ha scritto questo Saggio , parendo disposto a sviluppare in altri scritti quanto pho ser\ire a mcttere tale scicnza vie meglio in manifesto. Delia quale arditif-sinia e sovrana sua impresa ginsto e che si commendi ^ e che in cssa $'' nicoraggisca : il che intendiamo noi fttre, tanto col renderci soUeciti in far conosrere questo Soggio^ quanto in ricordare le treniende difficolia rlic in tanta opera vogUoao essere superate, Imperciocche oltre la lucentez/a sqnisita d' idee ed una costante scverjssima |)rer(sione nelle espressioni , vnolsi per condizione fondamentale nn sincero e franco aninio, depurato da ogni parzialita di sistema, e fermo con- tro ogni prevcnzione , a modo che sotto la penna dolf autore V ultimo risiiltato della scienza svolgasi cvidentcmcnte per la sola virtu delF analisi iiura- prcsa : e imn mai che V analibi vcnga tratta a far eni'-.-gcre nn tale ultimo risnltato. 11 the noi diciamo sulla osservazione, che a questo teriniiie lia C2;!i m piu di ini InoiiiO mostrato d" iii'linare, quasi dnnen- ttcritobi chi; tutte le storie sono foiidate sopra mo- numenti, rispetto a noi di una medesima natura , c soggetti alle medesinie investigazioni. La quale coivsiderazionc y siccome non e da dissimularsi cho pone nn grande obice alia irattazioiie deirargomeuto; cosi avvisa dcir indnstiia siu'^olare che T autor dcvc mcttere m caKolare f esigenza de' tempi, e in pre- nuuursi contro ogni genere di prc\ enzioni , compo- nendo insiemc il doppio interesse di salvarsi dai pencoli rhe potrebbe incontrare , e di non sacri- licarc il fintto migliore dcllc sue investigazioni; Q.^2 SCIENZA DELLE COSE potendo facilmente avvertire clie nella materia di cui si tratta , a stabilire la scienza bastano i prin- cipj indelettibili ; dovendo chi legge sopportare la fatica deir applicazione -, giacche qualche cosa far dee chiunque vuole appreudere. Che se una fatale necessita facesse uscir lo scrittore della strada che aveva dapprima saputo aprirsi , egli dee sapere, che vani saranno i titoli che pur s' era meritati alia gloria presso le generazioni future; ed altri agevol- niente gli strappera di raano la palma , giacche , com' egU stesso saviamente ha osservato , tale e r indole dello spirito uniauo , che quando ha presa carriera , ad onta d' ogni perturbazione , prima o poi che sia , va siruro alia meta. Basterebbero questi poclii ccnni per avvertire gF Italiaui atti a questa specie di meditazioni del- r attenzioue che da essi merita il libro del signor Jannelli. Ma noi lo crediamo degno d' essere fatto conoscere alquanto piu estesamente ; proponendoci di darne un estratto^ in cui cercheremo di unire la brevita alV indicazione opportuna delle cose piu importanti. Sezione I. Natura e stato attuale della scienza delle cose e delle storie imiane. Cap. I. Cose umane, — Sono cose umane tutte le conoscenze che ci somministra T Universo , e tutte le opei-azioni che la volonta nostra eseguisce : e queste sono o presenti o passate , cioe o fisichc o stoi'iche. Cap. IL Scienza delle cose umane. — Due sono gli elenienti di tutti gli uraani pensieri; idee e giu~ dizj. Sentiamo , che coUe idee siamo solamente av- vertiti di checche sia , e quasi avvisati che sienvi cose ed oggetd fuori di noi : co' giudizj sentiamo di avere operato ed agito su di esse ; di sapere , di conoscere noi le loro forze , i loro usi : le idee provano gli esseri senzienti; i giudizj li provano ragionevoli. QLiindi e necessario , che i eistemi , i E DELLE STORIE UMA.NB. 2<)3 quali si formano di tali elementi o conoscenze , sieno distuiti. Onde chiamerenio discipline i sistemi di umane conoscenze , che sono composti d' idee sole delle cose: direino scienze ({uelli rhe sono fatti di giudizj. E perche le idee generali sono veri giu- dizj , esse non alle discipline , ma alle scienze ap- parterranno di diritto. Sara dunque proprieta es- senziale delle discipline la descrizione , F esposi- zione, il racconto: delle scienze Tesanie, T analisi , la ricerca. Cio posto , la scienza delle cose umane s^ra un sistema di ( onoscenze generali, di giudizj, di paragoni e di ricerche sulle umane cose. Non descrivera essa ne le religioni , ne i riti di tali po- poli ; non esporra le arti e i mestieri di tali altri , non dira le leggi e i go\erni di tali nazioni , ne raccontera i fatti di tale o tal altro Principe o per- sonaggio , essendo tutte queste cose e fatti parti- colari delle societa umane. I\Ia cerchera come le umane religioni nascano e crescano , come le arti «organo, si perfeziouino e si corrompano ; come si stabiliscano le istitnzioni civili, come si formino le Icggi , come gli uinani fatti avvengano , e via di- srorrendo. Essa dalle particolari storie delle nazioni, dalle singolari loro religioni, linguc , scritture , ar- ti 1 'cggi 1 costumi , forraera una storia generale e comune ; una storia in certo modo naturale delle societa e dei popoli. Investighera le ca^ioni e le origini delle stesse conoscenze, idee, opinioni ed errori umaui ; le origini e cagioni delle azioni di ogni specie. Anzi astraendo quasi cbe vi sieno sto- rie e fatti umani avvenuti , astraendo tutto il corso fatto realmente dal genera umano , trattera quasi a priori delle azioni umane , non come fatti e av- venimenti , ma come prodotti , efietti , risultati di certe date forze , facolta e cagioni. Essa potrcbbe dirsi la scienza della volontd umana , quella che date le forze delV mtelletto si propone da esami- nare le azioni della volonta immediatamente e strct- tissimaraente unita e sutordinata air iutelletto. t 394 SeiENZA. DELLE COSE dessa die scioglie il prohlema = Data qucSta tefr'a, questl climi, questa razza umana , determinare siiio a un d:to segno le conoscenze die si acquistereb- bero , le istltnzioni die si foudercbbero , i fatti die si eseguirebbero. Quantiinque pero tutte le alti-e scien- ze sieno composte d' idee general! e di giudizj , e si aggirino iiitorno a cose wnaiic ^ non possono COnfoiidersi colla scimza di ciii qui si ragiona. Quelle suppongono noi igiioraiiti delle cose della iiatura , e ilP vanno percio trovando e formando. 4e idee : questa suppone noi dotti ed istiutti delle cose , e trovate gia e formate le idee .... Quelle considerano specialmcute gli oggetti e le cose , le azioui e le opei-azioni quasi in loro stesse , quasi indipendenti e senza relazioni a noi: questa riguarda noi massimamente -, osserva le cose in noi ; cioe qnando , perclie , come da noi sieno state inven- tate , trovate , fatte , disposte. Cap. III. Ritrovamento e formazionc della scienza delle cose umane — Gli antichi presentirono questa scienza , la previdero , ne somministrarono i primi stami: nulla piii. Nel risorgimento delle lettere T^ac- chiavello sottilmente e sensatamente filosofo sulie umane cose : parve toccar la scienza , ma vi si ap- presso solamente. Minor fortuua ebbero nel seicento tanti Italiani 'he scrissero di etiche e di politiche ; .e lo stesso Bodhio tra i foi'estieri. Questa scienza sfuggi alio stesso Bacoac , die pur le afferro tutte. Ne a Grozio., ne ad Obbes ^ ne a CumbcTland., a Seldeiio., a Piiffcndorf ^ a Tommasio tocco miglior ventura. II primo a disegnarne il piano, e a trovarne le verita elementari fu sul principio del secolo XVIII Giam-' hattista Vico. Cap. IF. Principcdi scoperte del Vico nella scienza delle cose umane — Le altre scienze o non hanno pregiiidizj comuni , generali , costanti da combat- tersi, o se ne hanno, si associano per alcun tempo con. essi, e corrono tranqudlamente insieme almeuo fino ad un certo segno, come p, e. succede airastronomia F. DELLB STORIE UMANE. i!(^ c alia nictal'isifa. La sola scienza delle Cose uinune ha pn iriiidi/j (ostanti, universal! , intrinseci, i cjuali hannn doviito prcscntarle barriere quasi insonnon- tabili. Qucsti sono , che le uiiuuie cose sieno volu- bilis^Miie, i'lstabilissinie , Huitlissiine; die seuza nor- ma e scaza orclinc avvenjiano, corrano, si miscKino e si coiifondano tra esse. Le nazioni della terra , quante sono , non hanno parole piu famigliari che quelle (U caso ^ (Xv for tuna ^ d'i provvidenza^ di fata y di dcstino^ coUe due prime indicandosi certe cagioni dieche, fatue , capricciose , irragionevoli, che T uo- mo non pu6 ne conosrcre, ne calcolare; colla terza indi.andosene di ragionevoli bensi , nia di ordine superiore , di forze sconosciute e lontane , ed indi- pendenti dalT uomo ; e colle duo ultime indicandosi cagioni inesorabili, inflessibili, nccessarie, che 1' uo- mo ne sa antivedcre , ne se antivedesse , potrebbe fifiiggire. \]n altra singolarita ha questa scienza. Lad- dove tutte le altre si occupano di oggetti che sono ed esistono , e discorrono di cio che e ed a^isce ; essa sola tratta di cio che non e , ma fn ; di cio che ne si vede , ne si toc.ca , ne si pcrcopisce coi sensi , n«'; e legato inimediataniente c natiiralmente cogli oggetti de' sensi. Ecro il soggetto iilVerrato da Vico. I'igli osservo il prinio , che il corso dellc cose iimaiic , detto da liii mundo civile delle nazioni, era T opera dell' uomo ; che nell' uomo strsso aver dee neccssarumiKnte le sue cagioni c i suoi princi- pj. E questa sola osservazione gli basto per distrug- gerc i jiregiiidiz' volgari , con cui le cagioni tutte delle cose urnaiie eraiio credute o cierhe o secrete o ineliittabili , e a gettare il prinio fondainento della scimzd. Quindi viile che i bisogiii e le uecessita umatie facevano e g;eneravano le cose nninne: c che tenendosi dietro al corso ed alio sviluppamento di silhuti bisogni e uecessita , scorgevasi come natuiale, e regohue si vcniva a formarc il corso e lo sviluppa- mento delle mcdcsime, benche apparisse irregolarc r caprice io*o. Trovo , che deteriuinati la natura , i 396 SOIETSrzA D£LLE C6S2 caratteri , il numero de' bisogni uraani , determina- Vasi la storia ideale eterna delle nazioni; e defmito lo sviluppameiito , i progress! e V ordine di esse , definivasi eziandio la naturale cronologia ideale eter- na , diversa dalle tavole di Pctavio , di Freret^ e di Newton. Cosi entro nclla esposizione particolarizzata di ogni umana istituzione , e vi riporto cliiarissima- mente ogui condizione civile, indagandone partita- mente, e svelandone le origini, e le leggi s vol gen- do di quel corso e ricorso di cose umane^ che ma- tiifestasi per la nascita e processo delle famiglie e delle citta, delle religioni, delle lingue , de' giudizj , de' costumi, dei diritti, de' governi, della scrittura, della giurisprudenza , dell' autorita , della rawione , de' tempi; e provando le cose uinane ne casualmen- te , ne confusamente evvenire , nia con niirabil or- dine , e per certe cagioni fermissime e naturali ; ritornando esse le medesime, date le medesime cir- costanze e cagioni , sicconie il fatto dimostra. Cosi Vico fondo la storia ideale eterna., e la scienzaAtWe cose umane. Cap. V. Lenti avanzamenli della scienza delle cose iimane dalla etd di Vico alia nostra. — Nel secolo XVni r amor delle lettere e delle scienze e stato miiversale. Dappertutto si e disputato , filoso- fato , ragionato delle cose divine ed umane. Pareva die i libri di Vico avessero dovuto fare lo studio continue almeno (\c filologi., e I'assidua occupazione degli eruditi. Ma pochi de' nostri lessero que' libri; e quasi nissuno degli stranieri. Non vi fu Qiornale che ne parlasse , salvo quello di Trevoux ; ed esso assai freddamente. Gli estensori degli Atti di Lipsia sprezzarono la sua Scienza nuova ; e il eel, Clerc diede un ragionato estratto del libro di Vico inti- tolato de juris urio principio •, e non conobbe gli altri. Appena sul fine del secolo ne fu ridestata la memoria, quando tante Opere si furono accumolate di altissirai ingegni di ogni nazione , che da tutte le parti prepararono raateriali per la Scienza nuova.^ E DIILLE e^ORIE UMA1!«ifr. 297 Ma qiiali sono le ragioni per cui questa scienza in tali tempi, e fra si grandi letterati si c pur gia- ciiua sterile , infruttuosa ? Cap. VI. Prima cagione de lenti progressl della Scienza nuova. Osruritd de' libri di Vico. — Per iscrivere bene non basta che espriniendo i nostri pensieri coUe parole soddisfaccianio a noi stessi : bisogna che niettianio ogni cura a ritrarli ed espri- mcili csattaiueute e fedelraente , onde quelli che Icgiono nd ascoltano , possano agevolmente e net- taineate ritrarli in se. Vuolsi clie le parole sieno iucide , ed abbiano significato cliiaro ; e che i pen- sicii si succedano con nesso logico evidente. Diver- eainente cio die si scrive non sara appreso che da pochi , giacche pochi hanno forza e virtu d" indovi- narc con sicurczza il significato delle parole non dellnite , e di suppUre ai Aitoti lasciati dalF autore. Per la piii parte gli uoniini vogliono leggere senza stento , e vogliono intendere con facilita : Che se deb- bono meditare , abbandonano il IJbro. Ora i libri della Scienza nuova. di Vico sono aspri , difficili , e per couscguenza oscuri, non definendo egli i voca- boli , ne connettendo espressamente i concetti ; es- $endo stato per cio da tutti predicato quasi nuovo EracUto^ Voscaro. Di che lo ste&so Clerc si lamento altaniente , sebbene il libro di Vico che gli capito nelle niani , non fosse tanto aspro tjuanto gli altri, E lo stesso Vico vicne ad aver confessato tale es- t>ere il carattere de' snoi libri della Scienza nuova ^ giacche in < hi ha da leggerli dichiaro esi2;ersi niolte e ditticili condizioni. Alcuni credettero ch' egli av- viluppasse in tanta oscurita le sue dottrine per certi fini teologici e politici. Ma ninna cosa anzi egli piu ardentemente desidero , che la propagazione della ?ua Scienza nuova. Non fu dunque volontaria in esso lui la sua oscnriia ; ma nacque dalla novita e su- blimita dcUc cose che annunziava. Tntte le verita nnove sono oscure ; e sono nuove ed oscure finche non diveutino per lungo ufo comuui « famigliari. is 9 8 SCIEN«\ DfeLLE COSE Cosi e succeduto dclle Opere di i?aco/^e, di Galileo^ di Carte sio ^ di Leibnizio ^ di Newton^ ecc. Fiico trovando una Sclenza niiova dovette assai piu ple- sentire e indovinare, che dimostrare con evidenza e provarc con rigore. Cap. VII. Seconda cagione del leiiti progressi delict Scienza nuova. R/volgimeiito degli studj itmani. — ■ La fortima di im sistema scientilico qualunque di- pende, piu che dalla oscurita con cui il suo autore si esprime , dal trovare piu o meno preparati per esso gli spiriti. Quando la Scienza nuova \x%c\.,i piii begli ingegni erano distratti da altri studj. Disseita- vano cpuisi tutti dalle scuole iilologiche che nel sei- cento avevano dominato ampiamcnte; e corsero a riempire le filosolirhe , intesi a creare o a dare piit larsia e solida forma alle scienze di ogni maniera. Che se pur resto nel settecento molto rimasugho di fUologl ^ fpiesti si divisero in due classi. Gh uni, dotti ed eruditi veramente , non fecero che correre le stesse vie battute dagli Scaligeri e dai Salmasii; e per essi la Sclenza nuova era un arcano inintelligi- bile e inutile. Gli altri , frivoli e leggieri , fur one ti-oppo lontani dal conoscere la natura e il nessa vero delle scienze filosofiche coUe filologiche disci- pline. Cap. VIII. Terza cagione de lend progressi delta Scienza nuova. Natura stessa de.lla Scienza. — - Le discipline e le scienze umane nou sono di ogni no- stra eta , ne di ogni nostro tempo. E cio che dicesi degV individui , e proprio anche della specie. V e r adolescenza del genere umano e delle nazioni , come deir individuo. Poi vieiie la giovinezza, la vi- rilita operativa e robusta , la virilita riflessiva e ma- tura , e infine la vecchiezza. II secolo XVIII fu il Sficolo delle esperienze. Esso marca la virihta robu- sta delle conoscenze umane. Ma la Scienza nuova appartiene alia virilita riflessiva e matura. Non fu dunque quel secolo V eta propria e naturale della Scienza nuova. Percio non t raeravigUa se resto mos- servata e jiegletta, S DELLE STOmR UMANE. Igg Cup. IX. Qicurta cagione ecc. Mcfhcanza di altra Scienza sua coinpagiid. I(lrle unianc. Niuao uncora ha di proposito investigato 300 SCIElSfKA DELLE COSE la natura , i caratteri iiiteriori delle mitologle^ ecc, I cosi dctti logici e cridci non hanno dato intorna alia fede umana sc non pochissinie regole troppo generali, triviali, di nissuii uso. Vico stesso ha toc- cate appeiia cd assai leggiermente le cose apparte- nenti a questa scienza. . . . Ma esistono osservazioni e verita da molti dotti preparate per questa scienza, la quale dovrebbe avere due parti ; cioe scienza delle cose iimane ; e scienza delle tradizioni umane-., considerando nella prima le umane cose in se stes- se ; e nella seconda come attaccate alia memoria degli uoniini. ]\Iancando adunque quesfa scienza si intimamente legata aWa imova scienza di Vico^ que- sta non poteva ne propagarsi, ne fruttilicare. Cap. X. Differenza fra la scienza della storia , e la Hlosolia della storia. — E presso clie un secolo da che si parla di Jilosofia della storia. Considerati i tanti e diversi libri che si ammantaao di questo siiperbo, e forse mal adattato titolo , ]a filosofia della storia si puo distinguere in tre spezie-, ma per nis- suna si puo confondere colla scienza della storia. La prima spezie estrae esempi , analogic , conside- razioni dalle storie quali si han\io e si credono ; e la scienza della storia cerca i caVatteri , la natura , le proprieta delle storie stesse. La seconda specie supplisce e compie la storia ; e la scienza della sto- ria cerca ed investiga se sia o no compiuta la sto- ria ed indica i supplementi. La terza specie eraen- da la storia , corregge le memorie e i fatti come sono raccontati ; e la scienza della storia fonda le ragioni , sommiiiistra gli argomenti per tali cangia- menti, investigando lo stato e la condizione ddle storie stesse. Finalmente che la filosofia della storia sia divisa dalla scienza delle cose umane., si puo ve- dcre osservando , che dove la terza specie della filosofia della storia si occupa di fatti speziali ed individui ; la scienza delle cose umane tratta soltanto delle generaU ed astratte , de' fatti ed operazioni comuni del genere umaao , o a molte nazioni : che E DELLE STORIE TJMANE. ^I la eeconrla specie ddla Jilosofia tlella storia ^ occu- pandosi di cagioiii ed elletti particolari e individui, e neccssariaiiiente soggetta ed immediataniente su- bordinata alia sclenza delle cose\ die la prima spe- zie della filosofia della storia siippoiie storic indi- vidue e particolari delle nazioui , e vicende certe e determinate , e rivoluzioni certe aach' esse e sin- golari de' popoli ; laddovc la scienza delle cose umane ne suppone tali particolari fatii , iie intorno ad cssi ill alcini mode si aggira, ne trae dai fatti stessi dei quali si occupa , analogie politiche od eticlie. Cap. XI. Piano gencrale della Istorosotia o Scienza nuova della storia umaaa. — L'A. divide tuttaVIsto- r OS ofia in ([uattro parti: i,° Element! primi delle sto- rie, ossia idee storiclie. 2.° JMemorie e monumenti sto- rici , quasi elementi secondi delle storie umane. 3.** Storie formate civili o storie per eccellenza. 4.° Sto- rie ibrmate religiose , o sia mitologic. — Gli oggctti della prima parte sono: i.*^ Natura delle idee stori- clie. 2.*^' Origine e formazione delle idee storiche; facolta e forze deir aninio nostro die \\ concorro- no. 3.*^ Diversita loro dalle idee de" sensi, o dirette. 4.*^ Diversita loro dalle idee riflesse o formate dalla ragione. 5/ Nome die loro convcnga. 6." Osscrva- zioni suUe diverse sintesi ed analisi de' sensi, della fantasia , della ragione. 7." Cagioni per le quali nis- sun psicologo o mctatisico per anclie si volse a cousiderare le idee storiche. 8.° Tipi primitivi delle idee storiclie o delle idee dirette in clii sente, ve- de , racconta. 9.° Condizione di tali primi tipi se- condo i sensi , la fantasia , la ragione , le passioni di clii sente e percepisce. 10.° Esattezza o incsat- tezza delle idee storiche. 1 1.° Condizione delle idee storiche secondo lo stato de' sensi , ddla fantasia , della ragione, delle passioni di chi ascolta, e le for- ma. I a.' Origin! della fede unvina. i3.' Condizioni nccessarie per credere o non credere comun«jUC. 14.' Natiua del duhbio e della probabilita. 10." Della trcduUta ed iucieduliuu i6." Coadwioui e cajratteri 3oa ScteNZA DELTLE OOSfi dellafede ragionevole. 17.° Necessita di credere o noii credere ragionevolmente. — Gli oggetti della seconda parte sono : i.° Cagioni per le cpiali si raccolgauo e si tramandiao ai posteri le raemofie storiche; 2." Quelle per Je quali si conservano e si custodiscono. 3.° Quelle per le quali si perdoRO e si smarriscono. 4.® Quelle per le quali si corrompono , si viziano e si guastano. 5.° Quelle per le quali si fingono, si men- tiscono e si formano capricciosamente. 6.° Natura e limiti della finzione storica , politica, poetica , rela- tivamente alia verita delle memorie. 7.° Fatti e memorie che piu facilmente o diflicilmente si custo- discono , si smarriscono , si conservano , o si cor- rompono o si iingono ; ovvero limiti della conser- vazione , perdita , corruzione , finzione delle me- morie. 8.° Natura delle memorie che si credono o non si credono; che si hanno per vere o per false da una nazione , o da un corpo qualunque di cit- tadini. 9.° Origine e natura de'monumenti. io.° Classi e specie de' raonumenti. ii.*^ Esattezza o inesattezza de'monumenti riguardo alia storia. 12.° Supposizione o interpolazione de'monumcnti. i3.° DepoSitarj delle memorie storiohe. 14.° Raccoglitori delle memorie storiche. i5.'^ Eta delle nazioni plu fatte per racco- gliere , conservare , peidere o iingere le memorie storiche. i6.° Governi delle nazioni piu o meno pro- prj per serbare , trascurare , viziare , fingere le memorie storiche. 17.° Linguaggio delle memorie e de' monumenti, se proprio, naturale, volgare, o ge- roglifico, o simbolico ,^ tropolog'co , allegorico, filo- sotico , letterato. — Gli oggetti della terza parte sono: t.*^ Cosa s' intenda per istorie formate , e ia che esse dilferiscano dalle memorie e dai monumenti storici. 2.° In qual periodo di social vita si formino. 3.° Con quali mezzi, c per qual modo si formino, 4.° Da quali fonti si attingano, e donde si raccol- gano gli elementi e le materie loro. 5.° Della con- dizione delle storie formate secondo la diversita de' tempi in cui si formano. 6.° Secondo lo stato E DBLI.E STORIE UMANE. 3c3 de' sensi , della fantasia , della ragione , dellc pas- feioni di chi Ic forma. 7." Delia condizione delle storie secondo lo stato di liherta civile del loro formatore. 8.'' Secondo lo stato delle conoscenze , delle dot- trine, d(dla scienza clic si ha dallo storico riguardo principalniente alia lingua, religionc e governo della nazione die descrivc. 9." Della parte congetturale di tutte le storie formate. 10." Delle materie stori- che pill o nieno soggette alle congetture , e giutlizj pr'oprj degli storici. \i° Delle storie formate da- grindigem. 12." Da' forestieri. i3." Delle storie delle colonie e delle nazioni emigrate. 14.° Delle storie de" governi aristocratici. iS."" De' tempi della crono» logia esatta. 16.° Dei mezzi onde formansi le cro- nologie. 17.'^ De' fonti delle cronologie. i8.° Della parte ipotetica ed astronomica di ogni cronologia. 19.° De' mezzi onde coaoscere lo stato e la condi- zione delle cronologie. 2C.° Della condizione e stato della geogralia , ovvero de' luoglii de' fatti umarii nellr storie formate. — Gli oggetti della quarta parta souo: i.*^ Cosa s'intenda propriamentc per mitologia, e (juando wn racconto o tradizione dicansi mitologici. a." Quali sieno gli elementi , donde si formano le mitologie. 3." Della vita degli Dei. 4.° Delle opera- Kinni e fatii degli Dei cogli uomini. 5.'' DeTigli drgli Dei. 6.° Dtdle tcofanie passcggiere e delle perma- nenti. 7.° De' miracoli e prodigi. 8.° Delle meta- morfosi. 9.*^' Delle guerre degli Dei. io.° Per si nieltex'a iu bocca. — Alberti e Cesari , dice il fig. Monti, con altro esempio del Sac- chttti dimosirarono che dimorsare non vale gia manomettere , ne spez— 2are co' denti , nia lasciar di mordere , ahbandonare la cosa siretta to' denti. Pensa il sig. Monti che .-ibbiasi a schivare quests verbo , si perchc dimorsare seguendo i Laiini , pres>o i qnali demordeo i ]o stesso che mordeo , dovrcbbe veramentc valere come 1' intesero gli Accademici , morsecc/iiare , ti perche nel senso di Sacchetti i il pretto demordre de' Frances! , lasciar morso , gallicismo insopportabile iielU nostra lingua, DIO. (Cru>ca) V. L Aid. Divino , lat. dins. Dant. Par. 14.= Ed io udii nella luce piii dia. — E a3. r^ Farai dia — Piu la spera supreiiia. ~— E ao. =: La donna che per qnrsta dia — Region ti conduce. — II »ig. Monti i di parere che negli addotti esenipj luce dia , spcra dia, region d',a tarebbero meglio inierpretate nel senso di chiare , hflle , ritplendenti. DI RIMANDO. (Crusca) Pnsto afverb.vaU lo slesso che da capo. At. Fur. a8. 66. = Giocondo a lui rispose di rimando — E di>se : tii di' quel ohe io a dire avrei. — /)a (apo , dice il sig. Monti , e di nuovo. 3o8 FROPOSTA Dl ALCUNE CORREZIONI ma Ciocondo non aveva ancora aperta bocca. Non dnnque da eapo , ma di ritorno. La Crusca spiega da capo o di nuovo anche il passo di Framini , ove dice = e mille bei raottuzzi di rimando = e non e che di rieamHo o di ritorno. DISACCOLARE. (Crusca) Rinsaccare. iKore. f/fr. a. 4. i3. = Tal ( vestito ) fi agiato e cosi dovizioso — ' Da voltarvisi dentro notatore —• Disac- colando. — Rinsaccare, dice il sig. Monti, e propriamente rimetter nel sacco ; e non e il Eenso del Buonarroti. Salvini ]o spiego per di- tincolarsi , molto lontano dal rinsaccarsi. Pare al sig. Monti cbe £uoi narroti abbia Toluto trarre il verbo disaccolare da saccolo , e sarebbo come dlsaccarsi da sacco, disborsare ^n bursa. Figuratamente disaccarsi sarebbe dimenarsi agiatamente , alia larga nrl sacco , e si avvicinerebbe al divincolarsi del Salvini- Ma sempre si alloutanerebbe dal rinsac-. cars! della Crusca. DISBRATSCARE. (Crusca) Sbrancare , lat. segregare. Dant. Conv. 192. = Germoglia duncjue per la vegetativa , per la scnsitiva e per la ra-? zionale , e disbrancasi per le Tirtu di quelle tutte. — Alia voce sbrancare la Crusca pone cavar di branco , e figuratamente troncare. Disbrancare non sarebbe dunque sbrancare; e Dante qui intende snandersi a guisa di branche e di rami. Coil ragiouo Lamberti ; e Monti aggiunge ramificare : onde e grossolano 1' errore della Crusca. DISCOPRIRE. ecc. ( Crusca ) Es. 5.° Rim. ant. Quitt. R. = Non credo che il me' amor sea discoprito. — Su la mostruosa vanita di cosi fatti esempj , dice il sig. Monti , non e bisogno di chiose. DISCEETO. ( Crusca ) Add. Che ha discrezione , lat. moderatus , prudens , tequus. Dant. Par. la. = Mi mosse la infiammata corlesia — di Era Tommaso , e il discreto latino. Pass 7. = Delia penitenza volendo ntilmeute e con intendimento scrivere e dire , convieoe che cio si faccia per modo di ordinata e discreta dottrina. — Discreto, -voce tutta latina , vale distinto , separata , diviso. Dante Y usa spessissimo , "in senso di chiaro e distinto. Cosi ancora la dottrina discreta del Fas-t savanti e distinta , non moderata. DISDIRE. ( Crusca ) § IX. Nent. pass. Dir contro a quello che s' e detto nvanti. Ridirsi , lat. retractare , palinodiam canere. — Dant. Purg. = Quando io mi fui uniilmente disdetto — D' averlo visto. — Nel jiasso di Dante, nota il sig. Monti , che disdire e negare : Cosa rjle^ vata dal Compilatore delle Giunte veronesi , che ha osservato ua altro sbaglio del Vocabolario , il quale sotto diseredato porta ua ••sempio che appartienc al verbo disjidare. DISFAMARE. (Crusca) Torre la fama , infamare , ecc. 5 Disfamare per jiubblicare con jama , lat. viilgare. Guid. G. = Ora c il tempo eletto che la nostra prodezza si disfami tra li uostri ncniici , c che la valenzia manifestamente si dimostri. — 11 sig. Monti rileva 1' iucoe-» rewza di far valere dufamaie tanto per lorre la fama, rjuantQ per AI. VOCABOLARIO DELL\ CRUSCA.. 809 ^arla. Coii disfainare c voce corrotta; qiiando al contrario nella co- mune intcUigeiiza sta per cavar la fame, e diffamare , ossia tone la, r ipiitjzinne. DISFAVILLARE. ( Crusca ) 5 ^^- ^^'' mctaf. Avere origine , uscire , derlvare , Lit. originein Jiicere , emanare. Dunt. Purg. i5. = Del cui nonie ne' Dei fu tanta lite — E oncle ogni scien^ia tlisfavilla. — Ditfa- villare , dice il sig. Monti , e avere splendida origine , luminosamenic Herivare. niSIATO. ( Crusca ) AJ<1. , ecc. Dant. Inf. 5. = Qaando leppemmo il dijiato riso — Eiser baciato dj cotanto amante — Questi , ciio mai da me non fia diviso. — O si le-vi via il terzo verso , dice il sig. jtfbn//, o s" aggiunga il seguente. DISLAGARE. (Crusca) Dilatarsi a guisa dilago, distendersi. Dant, Purg. ?. = I.o intcnto rallargo slccome vaga — E diedi il viso mio inconcra il poggio — Che inverse il ciel piii alto si dislaga. ~— II sig. Mont! dimostra che nel testo addotto dislagarsi vuol dire allontanarsi dal logo: con che couferraa , ed anzi scioglie nn dubbio del Lombardi. DISMUOVERE. ( Crusca ) Commuovere , lat. Commovere , removere. Es. a.' ■Kim. ant. Dant. Majan. 83. ::= Uom ch' ha ritenimento — Vostro fia valimeoto non dismuova. — II testo e mozzo : e cio prova , dice il (ig. Monti, che in questo o in tanti altri articoli il Voeabolario e stato fatto senza esame critico. DISNODEVOLE. (Crusca) Difficile a scioni , indissolubile , ecc. 11 sig Monti ha nella lettera proemiale parlato dell'enornie errore qui preso. DI SOTTO. ( Crnsca) Preposiiione , to slesso eke toUo , ecc. Es. ult. Crete. 2. 16. a. = Quando il calore del sole lieva in alto 1' omore di totto delU terra , ecc. diventa continuamente il campo caldo ed iimido. — Lamberii aveva osservato che quel di solto non e , come crede la Crusca , prepotiiione , ra.i termiue die sta in forsa di ag- piunto ad umort, DISPARTITO. (Crusca) Add. Da di > par tire , \it. divitus , ecc. 5 Per di- teorde , lat. ditcors. Es. a." Serm. S. Agost. = Elle sono due amiche carisiinie , e non istanno niai di^partite. — Cioe divise , il che si spiega da cio che segue , ed e omesso nella citazione. DISTEMPERANZA. ( Crusca ) Stemperamento , dissoluzione , lat. violeniia. = Crric. a. ai. 7. = Le quali ( opcrazioni ), se il sole per sc mo- ^•«»e , dissolverebbe per la sua troppa distemperanea e secchezza. £». I. 10. ^ Addivien* alcuna volta alle novelle piante , che per J« grinde distemperauza del sole quasi si secchino. J Per intempe^ Tanta , lat. intemperaniia. — Quanto serabra giusta ed esatta al sig. Monti la dichiaraiione latina yiolentia , altrettanto gll comparisc* viiiosn X ittliana dissoluiione. DISTRAZIONE. (Crnsca) 11 ditirarre , diviamento , svagamento , Int. anirni ■irocaiio.ti. a." S. Agott, C. D. = Cio che d' urcitione , d» Ji=trazione, OlO PKOPOST.V DI ALCUNE CORREZIONI ill rubagione in questa frosca novella sconfitta romana fu comniesso. — E impossibile , dice il sig. Monti, che distrazione qui sigiiifichi si/agamento , diviamento d' animo. Bensi vorri dire disptr'ione , disJpa- meiUo di cose in diverse parti; e lo prova con testi di Ccsare t tli Cicerone. DISVELARE. ( Crusca ) SvtUre. — SVELARE ( Crusca ) Tor via il velo ; e si usa sempre per melafora in signijicato di palesare e di dichiarare. — II sig. Monti nostra apertamente , che questo sempre per metafora e falsa dottrina ; e che svelare e disvelare s' usano anche in senso proprio ; e segnataniente nel passo di Dante citato dalla Crusca = Fa a nni gratia che disvele — A lui la bocca tua , «cc BI TEMPO IN TEMPO. (Cru,ca) Passo avverb. di quando in quamh : con qualche intermissione , lat. identidem. Ef . 3." Petr can2. 33. == Di tempo I in tempo mi si fa men dura — L' angelica figura , e il dolce ^iso. I Es. 4.° = Alam. Colt. i. 29, = E di questo e di quel di tempo in I tempo — Ogni cosa uarrar die torni a mente. -^ Lamberti cre- dette erronea V interpretazione della Crusca , poiche secondo Ini ' quel di tempo in tempo vuol dire col procedere del tempo. II sig. Monti I conviene col Lamberti pel prirao esempio , ma non pel secondo. DOGLIOSO. ( Crusca ) Add. Addolorato , pieno di doglia , lat. meestus , Jle- bills, dolens. Es. 3." Albert. 3. 195. = La decima cosa si e che til j non dei dire parole dogliose. — E qui , dice il sig. Monti y non I sono parole addolorate o piene di doglia , ma apport.itrici di doglia. Onde V esempio appartiene al § susseg. ^ DORMIRE. ( Crusca) Pigliaf sonno , ecc. — Notati qui alcuni articoli , in fc cui la Crusca affastella senza separazionc vernna Ic ideali signifi- ! cazioni colle reali , osserva il sig. Monti, ch' essa non fa nissuna distinzione tra il dormlr dell' Italia , vecchia , oziosa e Ifnta , fra le catene , e il dormire di Masetto da Campovecchio tutlo distcso all' ombra di un mandorlo nell' orto delle monache. Cos) per essa la voce da- , • ■ read, nel teraa della parol.i dure22a del cuore , e cosa che resiste al ' tatfd , efl e il contrario di tenera. \ DOVERE. ( Crusca ) § III. In vece del verba essere- Bocc. introJ. 8. = Maravigliosa cosa e a udire quel ch' io debho dire. — Volendosi dimastrare 1' assunto , conveniva, dice il sig. Monti, portare il tema j di questo modo : Dovere per essere in procinto. ECULEO. (Crusca) Sorta di tormento , lat. equuhus. fit. S. Ant. = Gli tormcntavano su gli eculei , gli grattugiavano su le grattugie. — Che definizione ! Non cosi fa Forcellini. E chi ne vuol veder altre di simil gusto , vaila alle voci elicriso , enula , epatica , epitema , erga- j atolo , ecc. ecc. ecc. \ EDIFICATO. (Crusca) § I. Per fatto. Zibald. Andr. \Zj. = Nessuno fu I £gliuoIo di Sntnrno , il quale dopo la sua raorte fu edificato Iddio del marc. — . II sig. Monti emenda la balordaggins , restitiienil>> vL VOCABOL\RIO DKLLA CRUSC^. 3iI .Ilia sforzo il teito nlla vera lezione il! d-ipcato. Balnnlappine -.i- iiiile vedesi alia voce EmpieTza ( empieta) portata senza alcun segno <1! rondanniiione net ?ignificato di nrlrmpinKnto con an eserapio clelle Esiiotiiiuni de Salmi , in cui dicesi , che V empieixa della legge e rarila EFFEMERIDE, ENDICA , EPIDEAITA In una lettera dl V. 3fin'/ a P. Giordani , e in una di P. Giordan! a V. Monti, si dimostra come codaste tre voci sono mat dichiarate flalla Cru^ca. ]l sig. Giordani die di altre cose inoltrc paria , ci annunzia un' opera ch' egli sta scrivendo , la qaale sara di grande importanza ; ed e una Iitoria filosojica dellu nostra lingua e dei nostri costume dai principj di Fede- rieo secondo imperarore sino al fine di Napoleone. EFFETTO. ( Cru-ca ) § I. Per tuccesso, \3t. successus Petr. cap. i. = L' uno e Dionijiii e 1' altro 6 Alessnndro — Ma quel del suo timore ha degno cffetto. — Che significherelibe , dice il sig. Monti , F aver de— gno successo di timore ? Col paragoue di un timile passo d'Ariosto si vede , olie degno effello i lo stesso che degna eagione, degno motivo, ecc. EFFORMATO. ( Crusca ) Add. Deforme , lat. deformatas , deformis.G. Vill. 4. 2. 3. ^ Uomini neri efformati. — Molti codici ed alcune edi- zioni diccno sformati; e coi i grida la buona critica. E dov' e altrond* , dice il sig. Monti , il verbo effnrmare ? ELETTO. (Crusca) Add. Scelto ; e talora dinota una certa singularit'a • qualita eetellente , lat. electus , selectus. Dant. Purg 3. = O ben fiuiti > 0 gi.i spirit! eletti , ecc. § Per lo stesso che predeslinato , lat. prade- ttinatiu , ecc. Dante parla delle anime del Purgatorio , e in qualita di elelto la Crusca le di:tingue dui predestinati. In seguito parla di senteme elelte , di parole elette ; e secondo essa ha lo stesso valore r aggiiinto eletto , applicato alle anime del Purgatorio , e a una frase di Cicerone. CRRANTE. ( Crusca ) § III. Stetle erranti diconsi quelle , cui dagli Astro- nomi si altribiiisce moto proprio a d'lstimione delle fsse. — Tass. Cer. 9.61.^ Quiuci d' opre diverse e di sembianti — Da sinistra rotar Satvrno e Ciove — E gli altri , i quali esser non ponno erranti — 8' angelica virtu gV infornia o muove. — Lamberii osservu che er- ranti qui non e nel senso della definizione della Crusca. ':.KRARE. ( Crusca ) Traviare o partlrsi operando dal bene 0 dal i-ero o dair ordine. Ingannarsi , ecc. § I. Per andar vagaiondo , ecc. ERKORE . 1 trrare , lo ingannarsi. It fallire ecc. ^ I. Pet mancnmento , peccato. In un dialooo tra Bastiano de' Rossi detto lu Inferigno ed Egidio Foreeltini ti dimostra , come la Crusca ha mancato di dare la de- finizione del senso proprio di errare , che e andar qua e lii senz.i laper dove : il resto non essendo die senso figarata ; c cost Ji er- rorr. Oltre che altro e errore ., altro pecctlN. 3 1 2, vnOPOSTA DI ALCUNE CORREZIONI , eCC. ERUTTARE. ( Cru5Ca ) Tirar rutti , lat. eructare. — Ma , dice il sig. Montit erutto d cor mio buone parole: e di nuovo cruttar dalt ampie fauci, ecc. ti farei vedere il superbo Eiicelado disteso sotto la gran Trinacria eruttar fuoco per le rotture di Mongibello , ecc: il prirao di S. Agostino C. D., il secondo di Marchetn , il terzo di Sannazzaro ; e poi r auctat scapulas , eruclat arenam di Virgillo y e 1' eructat odorem di Varrone , non mostrano qiialche cosa di meelio che tlrar rutti? ESENTE e ESETS'TO. ( Crusca ) Add. Privilegiata , franco , lihera , lat. im- niunis. Es 0.'' e 7.° Dant. Purg. 7. =. Quivl sto io co' parvoli in- nocentl — Dai denti morsi della morte avante — Che fosser dal- r ilmana colpa esenti. — Ibid. 16. = E or discerno perclie dal re- taggio — Li figli di Levi farono esenti. — Nel primo di questi due esempj , dice il sig. Monti, V add. esenle vale purgato : nel secondo vale privata od escluso. ESILIARE. ( Crusca ) 5 ^f" andare e stare in esilio , lat. exulare , in exlli* esse. Quid. G.= II quale dovea scacciare del suo regno, e costri- gnerlo di niirabilmente esiliare. — E come si fa egli , domanda il sig. Monti , ad andare o stare mirab ilmente in esilio ? Nissuno degli Accademici e stato da tanto da vedere che doveva Icggersi misera- hihnente* ESSO. (Crusca) § II. Congiugnesi talara con la preposizione con , e sta au- verbialmente , e non ha riguardo ne a genere , ne a numero , e vale = insieme , e in un medesimo tempo. — 11 sig. Monti convince qui la Crusca di quattro errori ne" cinque esempj che ha accennati. EVIDENTE. ( Crusca ) Add. Che si vede , chiaro , manifesto , apparente. EVIDENTEMEKTE , aw. Manifestamente , apparentemente. — La Cru- sca , dice il sig. Monti , ha defiuito apparente per quello che ha faccia di vera , lat. verisimilc , spcciosum ; ed e la significazione piu ricevuta. Come dunque puo essere sinonimo di evidente ? Apparente- mente per essa vale verisimilmente , con faccia di vera , e null' altro. Come puo dunque darlo per sinonimo d' evidentemente ? Segue una lettera del sig. Grassi , autore del Dizionario militare italiano, Jit sig. Monti, nella quale conferma quanto questi ha detto sulle voci accorare ed ariete , e svolge altre inesattezze della Crusca. E qui Snisce la Parle II de>La Propasta , ecc. del sig. car. Monti. 3i3 Coiitinuazinne delle Osservazionl dl nn Fiorentino supra I' opera del ruv. Monti intitolata Proposta. ni A.LCUNE f.ORHEZrO"NI ED AGGIUNTE AL VoCABO- f,,\ui») ni'LLA Ckusgv. {Manoscrltto iriedito mandato alia Direzione della Bibllotcca Italiana. ) \jv. poi la scorrezione dei testi citati dal Vocabolarlo , e le voci tiUe qiiali e stato dato uii senso coatrario sono tiuto siinili a quella che ha portata in esempio , v' e tla I'ar poco caso delle sue asserzioni. La Crusca , dice egli, riportn: DisnoiUvoIe. Difficile a sciorsi, indissolubile , 1;U. indissolubilis : Esenip. Boez. Varolii a. 6. Ora ne le ricchezzc , ne la potesta farci mai padrone di se medtsimo colui , lo quale le ree , o lorde libidini tengono con indis- solubile e non disnodevoli catcne legato. Tengo ancor io il niio Vocal)olarino della Crusca, e me lo tengo caiissinio, stampato in Venezia nel 1717 presso Lorenzo Basegio , e questo a farla apposta dice tutto il contrario. Seatiamolo. Disnodevole e dinodtvole , da disnndarsi. Cerco Disnodare , dinodare, e trove Snodurey sciorre il nndo, lat. dissolvere , enodare. Cosi dice il mio Vocaholariuccio , ed io non cerco d' altro. Or come va Ijuesta contraddizione? Una delle due. O 1' autore seTc inventata di pianta , cio che non par verisimile, o Ter- rore era stato gia corretto piu d' un secolo fa. Egli dun- que vuol farla qui da correttore delle corrczioni gia fit- tc •, e la gloria di si bella scoperta e ne sua, ne deU'Al- berti. Md tiriatno un velo su questi mostri. NuUadimeno aminettendo ancora quella manifesta con- tradizionc tra la spiegazione d' una parola e V esem- pio, qual regola tcrr.H un giudizioso , e non mal dispo- sto critico? specialmente qunndo si tratta d' una voce ill sinso pill chiciro che la luce. Cerchcrii dondc sia nato 1 errore senza cosi decisivaniente atttiluiirlo alia piii gofl'a ignuranza, e uel caso nostro si conoscera da chisisia esser questo uno sbaglio di niano , e non di niente. Ed ecco come dpv'essere andata la faccenda. Cliiurique fu che com- pilo Tarticolo Disnodevole. trovi nel Varchi nondisnodcvole. 3l4 OSSERVAZIONI DI UN FIORENTINO di due parole fatta una sola, come nonostante, nonnatu- rale , nondimeno , noncurante e simili: ed iiitese benissimo difficile a sciorsi; vi applico allora la spiegazioue ari moderni ? Iiiuamorato percib della gioTentu , e nemico della veneranda vecchiaja i vecchi esempj gli faniw portare la considerazione a toccare gli nrcaismi , cioe le pa- role antiquate, e tutto al tasto. Quivi egli dice in una nota : Ecco nel solo verba fare diciotto bestiali arcnifmi 3l6 OSSERVAZIONI DI UN FIORENTINO ( parlando con I'usita geiitilezza del rlspettabilissimo pa- dre Cesari ), diciotto hestiali arcaisini caccinti nel vocabo- lario ad uso did caiii , fra i quali e2;li novera fae per fa fel per fece , facno per faceano , facessimo e facesseno per facpssero. Poi sogginnge coa molta grazia ed a pro- posito , cost si fae Ic giunte; senza osservare che n.^a e buona concordanza. Cui si puo rispondere : cosi onore si fae al Dante, al Petrarca, al Boccaccio, airAriosto , i quali usato hanno consimill hestialita, che forse son pas- sate di vista al nostro critico nella lettura di questi clas- sici , e nel profondo studio della nostra lingua. Dante scrisse frequeniemente tue per tu, fue per fu, piue per piii, giue , Inggiue ecc. II Boccaccio nella nov. 9 della giornata III ed altrove uso questa nianiera : E postesi a sedere comincioe la Contessa : e besdali saranno pure da giudicarsi gli annotatorl , che dichiararono = Cosi si e scritto fine a molti altri di que' tempi e de' nostri ecc. Fcl per lo fece trovasi nel Petrarca, sonetto 278. » Vidi un' altra , eh' amor obietto srelse , » Ch' il cor ni' avvinse , e proprio albergo felse. Faceno e facieno si disse per facevano, come avieno per avevano leggesi nel Boccaccio e nell' Ariosto niede- simo. C. X. St. 32. » E al nome di Blreno >> Rispondean gli antri, clie pieta n' avieno. Ma il nostro autore vie ben diverse va correndo da quel- le , nelle quali s"' incaraminarono il Borghini ed altri esi- mj coltivatori del nostro idioma non tanto nell' esame delle cose a quello appartenentl , quanto nel modo di esporle ad altrui. In sostanza il vecchiume non gli va a fagiolo , ne sembra certo di cattivo gusto. Ma perclie tutto questOj dopo d'aver predicato i molti pregi che dalle an- tiche parole puo acquistare la locuzione ? E dopo che 1' esperienza ci iosegna , che la lingua non perde, come una fanciuUa, 1' eleganza e la bellezza con gli anni? Si contenterebbe pero di lasciar quelle parole morte , che sono ancor verdi, le quali sotto la penna d' un bra- vo scrittore potrebbero , dice egli, resuscitare. lo credo pero che non basterebbe la penna d'' un solo bravo : cht! per far rivivere una parola morta, od introdurne una nuova, altro ci vuole che il capricclo d'un solo scrittore. Ma siccome le parole morte gli fanno paura , ei le vor- rebbe seppellire^ se non tutte , la maggior parte almeno. SULLA PKOPOSTA DI ALOUNE CORREZ., eCC. olj nulla curandosi d' intendere gli anticlii cl.issici. Dipoi , eegnendo Tesempio del Forcellini, di queste istesse mor- te separerebbe le morte dalle vive. II uiirabile si e , die dopo averle seppellite , adotterehbe volentieri le di- siipline degli spedali , e le classerebbe siponmdo fra le nioite , le morte convcdescenti dalle morte mt'ernie per ti- more della scabVjia o del lifo , die alcune potrebbero avere addosso. Quantuuque Orazio, die non ccmosce cpie- 6ta rogiia iielle parole, abbia proimnziato senza alcuna resU'izione : » Malta renascentur , quae jam rerirlere , cadentque , » ()uae nunc sunt in honnrc vocahula , si volet usus. II nostro rifonnatore peitanto ne forinerebbe tre gran camerate in ire diiferenii clnssi ^ uiettendo nella prima quelle parole die forse assiderate potrebbero resuscita- te, e questa sarebbe la stanza nioriuaria. Ed egli da pratico le ravviserebbe di botto, o come indovino pre- vedere agevolmenie potrebbe qiiali fossero le piii facili a tornare in vita. Nella seconda porrebbe quelle morte fracide, die egli annuserebbe bravamente, e le conosce- relibe col fiuto. Che belle imagini , die felici metaforc , proprio da dar nel naso 1 In sostanza ne comporrcbbe due glossarj a partem e questo secondo lo intitolcreblje, indovinate mo in die lingua? greco-Iatina ( e sa ben esso il percbe), di cotal nianiera t= Jtalicne linciiae Coemcte- riiiin ; ed eccoti die queste sciagurate parole, or a morte, VrH famii:lia srabbiosa , dopo d'essere state seppellite al- r nso delle Vestali, si trovano , non si sa come, alio «pedale , il quale diventa cimitero. Ed alia terza classe porrebbe in iVonte 1' epigrafe t= Dcliciae clarorwn viro- rum ; e di questo bel numero ecb c sicuramente il pri- ino. Ma bravo 1 E clii non applaudirebl)e a cotanto sen- no, a cosi bella riforma ? Ed in questo sapete die cosa ci porrebbe? Tutte le i'oci tolte dal piii sozzo fango del Volga; fango al corto ben diverso dal faiia;o aristocratico. Vi porrebbe inoltre la mostruosa congerie degli spropo- •iti dei copisti. Felicissima ideal e qui pure putrii aver luogo la coHirrrje degli sfarfalloni , die non saranno podii , del gran rifonnatore , c per cui questa classe divente- rcbho la ]iin baili.ile, e non meiio percio iiueressnnte. Prendeiido d'attronde seriosamente queste ridicole pro- poste , o semiserj progetti . niuno, a parer luio . applau- dira al nostro crreggiiore , anzi redierii a diiccbessia gran 3l8 OSSERVAZIONI DI UN FIORENTINO maravigUa l' udire, che egli con occhio indovinatore vo- glia fill d' ora prevedere le future vicende del nostro linguaggio, T ppinione ed il gusto che potraano avere i nostii posted di rinnovare 1' uso d' una piii che d' altra p^rola. Ne ragione alcana puo esservi da creder neces- saria questa separazione mostruosa degli anticati dai noa antichi vocaboli , e la coUocazione di qnelli in un di- stinto vocabolario. Questa opei-azione a clii ben riflette serabrera piuttosto non solo afFatto inutile, bastando che le voci anticlie siano contrassegnate per talii ma incomoda ancora grandemente e pei forestieri , e per tutti quegli Italianij che leggendo , o ascoltando una voce ignota o di ignoto senso , non saprebbero , se debbasi quella cercare nell'uno o nell'altro vocabolario. Nulla poi maggiormente fuor di proposito, quanto 1' esempio del dizionario del Forcellini, che egli vorrebbe imitare, in cui si tratta della lingua latina , della quale piu non vive alcuna parte •, e sebbene si vogliano anco supporre come vive le voci latine degli scrittori del secol d' oro , molte delle altre non trovansi che presso qualche grammatico , o in dei laceri frammenti, essendosi , come tutti sanno , perdute le opere di Ennio , di Pacuvio , d'Afranio ; e queste voci si che possonsi separare formando di quelle un glossario a parte, perche par cosa certa che non si vedranno tor- nare in vita giammai. Ecco adunque delineato il nuovo singolarissimo proget- to , il piano della nuova riforma , ed ecco in che consi-r ste principalmente il nucleo della Proposta, onde correg- gere gl' infiniti spropositi del Vocabolario , i quali riepi- logando tutta la lettera proemiale si riducono alia seguente br^visslma filza. I testi citati dalla Crusca, secondo lui , non son che leggende da donnicciuole, quisquilie , di non incerta sci- pitezza. Gli autori dei medesimi sono ignoranti accozzatori di cronache e fanfaluche per pascolo della plelje , ue' quali v'e tanto da guadagnare , quanto a rompere una vecchia noce rosa dal tarlo. II qual giudizio generale ed assoluto non fa dubitare^, che il giudice abbia letti attentamente i testi tutti citati dal Vocabolario stampati non meno che maaoscritti , senza eccettuare quelli che sono stati smar- riti molto tempo prima ch' ei nascesscp e che noa s' erano SULLA PROPOSTA 1)1 ALCUNE CORRIZ. frc. 3 1 9 ritrovati giammai prima di lui, ma da esso dicifratJ, esa- luiiiati e comprtsi benissiino. Coasidera i vocabolaristi , per un riguardo dovuto alle nioltiplici letture , esami e coufrouti loro , ed ai peno- sissiiui e difticili lavori , come iiomiiii che liatino posta tiitta la diligeuza nell' atiunare , illu&trare ed abbellire il linguaggio sporcissimo del bordello ; nel porre in campo un infame corredo d' esempj lubrici e scandalosi = me- retricie bellczze = accusatnci deli' ultima moral corrut- tela = la lingua iiiventata dai marioli , dai ladri ^ dai birr! = un favellar diabolico ^^ tl gergo dei uiasca'zoni ,. gergo nato ne' postriboli a spasso , e gavazzo de' retori dalle forclie r^ i vocaboli battezzati dai malandriiii = voci tutte matte r= il linguagaio dei furfanti :=: del ta- gliaborse r^ dei morti = il furfantino che run di rado vedesi adoperato , horrcnduin dictu 1 ( accorrete esorcisti? ) persino ncUc dcrmizioai :rr^ il lezzo rrr lo stabbio di cin- que secoli z=r toscanerie clie rendono cattivo odore = alia disperata profuse = una mnssa di vizj , ossia idio- tismi di mercato vccciiio fiorentini , siciliani, veneziani, bergamasclii , c loninardi t=: di proverbj oscurissimi. Defmisce inoltre T Accademia della Crusca , un sinodo , un senate compilatore , e tale che la sua prima impresa di grido fu il piu iniquo degli attentati , e di cui l' ita- liana lettetatura arrossiscp , lo strazio della divina Gc- rusalemme , un senato die conta fra gli arrabbiati suoi rondatori rinfarinato e Plnferigno. Inline per raccogliere brevemente tutto per ordine e in un sol punto. ]\lolte scienze ed arii prive del nome clie le defmisca ; e tutte povere dei termini piii necessarj. Iiumensi vocaboli parasiti ( vorra dir mangioni ) , e • pcnti alVatto. Abbagli e falsita nelle definizioni. — Perpetua con- fusionc dei sensi ligurati. — Molte parole die non in— tendoQo gli accademici medesimi. — Non poche di loro •troppiate, e non pm voci ma mostri. — Le tame ri- uiBse senza il giusto valore. — Quelle, alle quali si e daio una iuterpretazione ai rovescio. — Altre a due sensi contrarj. — Una enorme quantita d'esempj luor di luogo. -— Moliissinic parole levate dai volgo , dai dialetti par- ticolari , dai Mercato Vecchio e dai piu cattivi tonti. — Non poche scipitezze e quisquilie. — Una coUczione di termini tratti dai linguaggio laidissimo del bordello. — Sao OSSERVAZIONI DI. UN FIORENTINO Parole iiiveiitate da' marioli , da' ladri e da'birrl. — Voci matte ( anolie piii della Proposta ). — Una gran niassa d' idiotismi. — Bando di tutti i vocaboli , die cadevano da fonte greco e latino , per barattarsi in quelli di Mer- cato Veccliio. — Voci alterate e fatte a capriccio. — Mille proverb) toscani oscurissimi. — Esclusione di tutti i vocaboli non solo italiani , ma anco toscani per am- mettere i soli fioreatini. — Definizioni di parole spiegate non col senso proprio , ma in senso metaforico soltanto. — Confuslone del senso figurato col proprio. — Parole nuove create per defitiire le vecchie. — Errori d' ortografia. — Scarsita d' etiniologie. — Scorrezioiie dei testi citati . . . e chi n' ha piu , piu ne metta. Nel numero dei quali strafalcioni , peccato ch' egli abbia dimenticato il vuoto perfetto de' nomi proprj d' uo- mtni , di donne e di fanciulU , e pariinente i nomi prin- cipali di provincie , citta , terre , castelli , laghi , fiumi , monti ecc. Ecco , a parere dell' autore , la sequenza dei principali (non di tutti) i difetti iinmensi, perpetui , enorini , da esso rinvenuti nel Vocabolario. I Greci , scrive Agnolo Morosini, contano ventottomila vocaboli, e ventimila i Latini ; ma il Rosasco assicura nel primo suo dialogo della lingua toscana , die nel vo- cabolario della Crusca , lasciando fuori tutte quelle voci die sono diverse soltanto per una materiale difFerenza d' ortografia , ed escludendo alcuni avverbj composti di due o piix voci , ne trovo registrate quarantatremila set- tantacinque. Non ostante questo , chi potra dubitare, anzi chi non sara fermamente persuaso , die dando ascolto alle asserzioni del nostro critico neppur una di tante mi- gliaja di parole ve ne possa restare delle bene indicate dal vocabolario della Crusca? Eppure chi il crederebbe? Udite' la conclusione , ct visum teneatis amici. Da tutti questi allegati spropositi egli ne trae con tutta serieta la legittima conseguenza , die il Dizionario della Crusca k un' opera preziosa ; che egli e V epilogo , il com- pendia del saper nazionale ', che se egli si accinse alia grande opera di rilevarli con improha fatica, si fu perche nessuno sospettl , aver egli mirato a distruggere nelV animo degli Italiani la venerazione che a tanto libro si deve , libra ehe egli considern la cinosura dei naviganti nel gran mare della lingua. E linalmente dopo d' essersi distillate il SUrX\ PROPOST.VDI ALCTJNE CORRFZ., PCr. 321 cervello, c'unde la stalla , niettendo in duhl)io i supposti difecti, die forse , dice egU , non vi sono. Qiial comiad- dizione incredibile , nia vera! Clie stravnganza , che paz- zia di niiovo coiiio 1 E cosi d'' esagerazioiie in esagerazio- ne , e di contraddizioiie in coiitraddizione dichiara in fondo dflla sua tiritera al solTerente suo Cavaliere e Pa- trono d' esseisi j>resa tutta questa briga per correggere principalinente con vera carita cristiana , e convertire da buon inissionario molti supersiiziosi del Vocal)olario per riinetteili nelli retta via della salute « e renderli veri religiosi in ispirito e verita. Ma con tiute le umilissime sue proteste e le sue ri- trattozioni, in mezzo a tante sciopeiaggiiii , ahhajate dal- r autore nel suo volume, il Vocabolario della Crusca stara , ed i suoi eruditissimi compiiatori non caderanno giaaiiiiai delT iikissima stima in ciie sono tenuti da tutti coloro , die forniti di ragione e di liuon senso , non me- no che di vero e sincero amore per la hcllissima lingua italiana, ritlettcranno , il Vocabolario della Crusca essere siato il primo a dar la norma a tuiti j Dizionarj die venuero di poi , e che al sapientissimo divisamento, ed agli immensi tr.ivagli della sempre augusta Accademia della Crusca dte non pur I'ltnlia, ma il mondo la venu- sta, la grazla . la nobiltii e la perfezione della iialiana £ivclla. Dopo tutto rio, il vcro primario difetto , del quale poco o niun caso lia fiitto il nostro critico , si e l.i man- canza di molfe v'oci introdotte modernamente nella nostra lingua \.\,\ buoni scrittori ; mancnnza inevital)ile in uu Vocabolario di lingua viva , capace ognora d' accresci- meiito ; al cjual dlletto in gran parte suppli gia con la dottrina e diligenza rAll)erti , ne con minorc studio ed lutelligenza d' assai maggiore il pnrgatissimo e zelante ecriitore di nostra lingua il chiarissimo P. Cesari del- r Oratorio di Verona. Clie quaiito agli altri falli , inevirabili in un* c pera di tanta dilticoha e grandezza , furono di lunga maiio av- vertui , e molto prima del nostro insigne critico dai Sal- Vini , dai Botiari , dai Foggini , dai Biscioni , e dai va- |- lorosi Accademici , che scevri di burlianza e di preten- •lone , non lasciano d' occuparsi intessmtemente della correzione e della ritoruia del gran Vocabolario , scnza ntbl. Ilul. T. \I. 21 322 OSSEEVAZIONI DI tJN FIORENTINO incauta precipitazione , senza nialigao dispetto , e senza invidiosa vanita , anzi paghi e contenti di vedere che altri Italian! aucora vadaiio contribuendo coi loro studj alia grand' opera di nostra favella. Del riuianente quanto egli e facile attaccare di fronte e vituperare opere di simif fntta, ove la censura di qual- che dozzina od aiiche centiiiajo di artiooli noa bene in- tesi ne impongono ad imperiti lettori , i quali non riflet- tono alle niolte migliaja di quelli ben fatti ed eccellenti, dei qviali maliguameate non si fa parola^ altrettantomo- stra poco senno, e nianco buon senso il presuinere d' as- set' capaci di far bene ; passando una inimensa distanza dal criticare al far ruaglio : siccome si e gia veduto ia gran parte , e uieglio si scorgera per qualclie altra os- servazione che faremo alia sfnggita sullo stile e suUa nianiera di scrivere del nostro moderno critico , a cui tene appropriate sarebbe il motto del pitiore: 5> Ne siitor ultra crepUas. Y, APPENDICE ALLE OSSERVAZIONI , ecc. OL'ENDO io aggiiingere alcuna considernzione sul bello stile, che fa tanto onore al magniloquo pieludio del no- stro riformatore , oniettero di due e la totale niancanza di ordine , per cui coniincia persino da uti epilogo piut- tosto che da un esordio ; e il tenore alto e dottorale assai disconveniente a scritture di siinil fatta , le quali quanto piii semplici e temperate appajono, tanto piii care e pregiate si teugono : e tacero che un letterato in una dedicatoria non dee con jattanza ricordare la stretta usan- za e dimestichezza, ond' ei costuina co' Graudi , perclie non r aria d' egviaglianza, raa si il rispetto a quelli do- vitto concilia bene^olenza i e se il patrocinante non se ne offende , o dissimula per gentilczza , il pubblico severo non lascia di biasimare clii di lui abusa. Come pure mi. passero esser vizio ancor piix insopportabile in una de- dica r adulazione^ siccome indizio d' animo basso e ta-, pino , per cui si corre pericolo che il mondo inesora-. hile nauseato delle lodi sfoggiate , abbenche per un sup- posto meritate , precipiti il giudizio, e derida a ua tempo e proteuore e dedica e aulore. 8ULL\ ruorosTA Di ALcm?E coRREz., ecc. a23 •'•■Trasciirantlo pertanto qaestl , ch' io repato noa lievi difetti , avnto riguarJo a taiito scrittore , lo mi limitero soitanto a fare delle brcvi osservazioni sul dettato dl qucsta epistola , e diro , die per quaiito l' arte dello ecrnere iion consista purameote nella scelta delle paro- le e iiella loru disposizione , non di nieno, siccome ne avveriono Aristotelc e Cicerone, vitrovate che s'ahbiaiio le cose iia dire , e niestieri il dirle come si conviene ■ w Videnms jf (lunquam satis esse r'p'^rire quid dicas , » nisi id mv<'ntu:ii tractare possis. Cic. de Orat. ll. cap. 4. " Cosictlie il figionameiito uiaggior forza acquista dalla scelta deile parole , die dai sentiiiieiiti medes.mi Lo stile pertanto, a^g.unge 1' Oratnre , e quello die firina tutta r ecce lenza di un discorso-, e lo rende perfetto , ed m ogiii |)Trte palito. Moiti pero vi sono , die creJoao po- ter piaci're, vorsando a piciie mani uella loro orazioae tutti gli ortiameiui della eloqnenza , senza adattare g'U- diziosiinente la varleta dello stile ai tempi * alle perso- ne cd a tutte le circostanze : » Is enini est eloqwnSy tt qui et hwnili.i subtiliter , et medincria temp'-rnte potest n dicere ». Cln non vede peria.ito in leggendo sol poclie righe della leitera proemiaie , essere stato scelto uao stile ben poco acconcio al soggetto , e die trattandosi di un" opera il' insegnamento , imitar si dovea il parlar familiare degli uoiuiai civiii e lostumaii ? Conveniva per- cio il discorso » sscre sdiietto e polito, e scevro d'ogai afTettaio omanieuto non men die privo di figure veemenii e grandiose; ne cosi trasporinto e pieno il pcriodo, chc «8ienti artiliiio , e faccia soverdiia mnstra di ricercato e di strano. Ora chi niai trovera nelle espressioni dell'opera die aliliiamo Ira mano una prudenti- niatuntii , o cosa clie giusiezza dimostri e discernimento? Quante scioccliezze invece , e quante ranciullaggini non vt si incontr.ino 1 Ora con tuono sublime e magniloquo si soUera al terzo cielo , tuona ed abbaglia coi iumiiiu e coi latupi i poco veggenti , o qual gonlio e furioso torrentc disdegoa gU arsini e le sponde , guasta e rovina i seminati : ora cade air iniiino grado , servendosi con la maggior negligenza d" espressioni le piu basse e famigliari. Oude non solo 8 incontrano nella niedesima pagina modi tra^ici e ro- mantici ; come per mo' d' escinpio : Interminabili campi deir osservazione. — Le cogni- Tioni a guisa d'oceauo si dilatano. — L'eterna graiinnatica 324 OSSEEVV/.IONI DI UN FIORENTINO della ragione. — Eterna reputazione. — II pudore getta iin velo. — L''orgie di Laiiipsaco. — Foiidere nel A'oca- bolario la iiiassa degli idiotismi. — II palladio della lin- gua. — Vocaboli die tonati , ecc. La fabbrica di quelle straiio mostro qnadraplice Dia- trionpipereon , e de' suoi fratelli i noini clie hanno in fronte il segno di morte. Eterna giunta d" esenipj , ecc. ecc. Ma si troverauno ancora mescolate con quest! inslenie jnaaiere Infime , e meno clie comiclie, quali sono ; A misura di carbone. — Col ninna nanna. — Alia, larba degli Ateniesi. — II liaguaggio del bordello. — Di qui non si scappa. — Censure abhajate. — Andare alia messa dell' orefice. — E una febbre il vedere. — Voce die dorme fuori della tramoggia. — Fracidi voca- lioli che sonati agli orecchi dei cani li fiirebbero spi- ritare, Avrebbe tratta alle parole la pece greca ( felice equi- voco ) neppur tutta V acqua che scende da Falterona. Spegnere il conto , ecc. ecc. Induce poi nausea la piii disgustosa T abuso del ter- mini riserbati all' uso delle cose sacre soltanto , come : Sinodo della Crnsca. — Liturgia del postribolo. — Sacrano della filosofia. — Breviario dei pederasti. — Sacrario della favella. — Ccetneteriuni lin:.ucR. — Onni- potenza dell' opinione pubblica , ecc- Ove si pub osservare die la voce onnipotenza e ado- perata dagli scrittori cristiani unicamente per indicare un attributo del Signore , e moderatore dell' universo , anzi oserei anco d'afFeruiare , che i gentili stessi iion abbiano nel secolo d' Augusto usato del noiiie oinnipotens fuori clie parlando delle Divinita. Volendo pol talvolta affettave uno stil iiorito , nemico capitate come eglL e delle anticagUe , adopra tratto tratto parole e maniere di dire del tutto viete e disusate, co- me per e!.empio : Rovlstare ; Disacrare:, QuisquiJia ; Ausare e via discorrendo ; cosicche nel nientre cli' ei rimprovera al Vocabolario dell' Accaderaia i suoi rancidi vocaboli , si da a credere il buoii uomo , che quel che e vecchio e Iporto nella Crusca , ringiovanisca e resusciti al tocco della sua luagica penna. Egli fa inoltre un uso disoihiCante d' aggiunti inutlli eoveate ed improprj : come a pag. xxiv. GofFo parlarc s::n.LV ruoposTv m alcune corr., ecc. 3^5 dslle ignoranti e grosse persoiie. Pag. XXVII. lavitUosa iagiiistizia. Pag. XX.X.I. laezie terrestri ( per discerncile dalle celesti ). Pag. XXXiii Strano niostro ; Libero pas- saporto. P.ig. XXXVf. Eiesie brutte. Pag. XXXIX. Casta lingua corretta; Corollarj liberi. Pag. XXXX. Dialetti par- ticolari. Pag. XXXXiil. Brutto vizio. Pag. XXXXV. Elementi radical i. Pag. Liv. Faiigo sozzu. Ed altri molti che ])oco diversifiicano da bianco latte , umidu liquore , caldo fuoco, ecc. die a mala peaa tolle- rar si potrebbero in ua dissoluto ditirambo. Chi solFnrii iuoltre que' traslati , ciie iiidistintamente e a capriccio ba nrolusl , inconveiiieati , esigerati , rlcev- cati e remoti? Quali sono ; a pag. IV. Yaaita inostrnosai Difetto iimnenso ( di smisurata graadezza e d' infiaita quantita ) i Enorinc quantita. Pag. XXXXI. lafiaita scUiera di voci i Infmita qnautita. Pag. XX. Voci prette , voci matte, voci savie. Pag. XXXi. Sublimati sopra. Pag. LI. Voci di veccliiezza verde. Pag. VIU. Rider tutta la vit.T ad udire. Pag. XX Xt. Abbajar censuro. Pag. Vllt. Vocabolr tonati agli oreccbi dei cani ; Vocabolario ingemmato a misura di carbone. Pag. xx. Vocaboli domtciliati nel vo- cabolario. Pag. XXIX. ZulTa cbe consuma V incbioslro j Zulla sopita. Pag. XXX. Vocabohirlo magro (o grasso). Pag. XXXIII. Mostri coa la pece greca aJdosso. Pag. XXxVI. Lordo di brutte eresie i Vergine di stii>lj (per ignorante ). Pag. XXXIX. Pigliar la favella (per iiuparare). Pag. xXXXV. Etimologie cliiaaiUe Vcneri. P.ig. LIII. Coiisuiuo d'esempj. Pag. XV. [ iiovellicri abboaJaiui di questa uierce. Pag. XXXV. Opcre classicbe abbondanti di merce non fiorentina ( cioe roba die si mercata ). Parola cbe metaforicaiuente presa non si pu6 adattaro ai libri ; iin a nave o cosa simile : come iece i| Dante = Discerner puo die buona merce carca = Ed il Petrarca nello stesso sense = Ella carca di ricca nierco onesta. Sono del pari inesatte e degne di riprensione molte cspressioni allatto inusitate e nuove come: a pag. VI. Adempiir il bisogno ( adempire signitica elFettuare , onde ei dira adempire i voti , gli ordini , le proniesse , non i bisogni ). Pag. ix. Contraffazioiif' (parola novissima, di cui non c era bisogno) come pcrcorso ( parola egualmente nuova). Pag. x. Mtsso in ruhrica (per regislrato), que- sto uon corre ^ altro non signilicando rubrica die com- pendio di uo libro i == Parte \ldla favcUa si spegnc ed una 326 op«Er.vAzioTsn m uisr fiorentixo miova fiorisce ( la proprieta della niPtafora ricliiedeva si acc^'Tide invece di fi risce ; altrimenti si potra cominciare una metafoia con I'acqua e fiairla col fuoco. Pag. XXII. Idiotismo per dialetto ^ I'uno tion puo diisi per 1' altroi che idiotismo e il parlare del voljio , e il dialetto e una specie partlcolare di lingmggio proprio d' una citta e pro- vincia •, lo mi spero (quasi dir v-glia, io mi guardo alia spera o alio specchio ). Pag. XXV. Eloquenza spirituale ( per spintosa ) , nia spirituale signifies attenente alia re- ligione, divota. Pag. XXXII. Ad ogni pie sospinto r r oratore cose gratissime alia vista ed agli altri sensi, » e schivar quelle che sono spiacevoli ad alcuno di loro , i> come dovea far Dante , il quale chiainando il sole = » lucerna del mondo = ci fa quasi sentire 1' odor del— » 1" olio e il puzzo della cucina >>. Che dunque dovra dirsi del nostro critico , che mentre disapprova Je parole iiidecenti in un dizionario , fa poi uso setiza bisogno alcuno , anzi a bello studio di traslati i pill sordidi e delle piii sconce parole ? e che invece di coprire 1' oscenith si serve della metafora per sugge- rire e presentare ai lettori idee le piii sconvenevoli e disonestc, senza alcuna necessita, anzi per puro vezzo e grazia del suo linguaggio. II Galateo stesso ne insegna » Che dee clascun gentil » uomo fuggir di dire le parole meno che oneste , e la il onesta dei vocaboli consiste o nel suono, o nella voce » loro, o nel loro significato; percio le persone che sono » o vogliono essere bea costumate procurino di guardarsi » non solo dalle disoneste cose, im ancora dalle parole. .» Ma il nostro rifonnatore predicando bene, e razzolando male, e gittandosi dietro alle spalle e QuiiUiliaiio e il Tasso e il Galateo, si slancio a briglia sciolta nel sudi- ciuiiie in maniera da provocare il A'omito, Pochi esempj basteranno per cio. A pag. IV Imbratti d' esempj ( che sa di porco ). Pag. Vlir. Gli aromi della dea Cloacina; — Mater'ia lordaf, — Razzol.-itori di sordide voci i — Lordnra frugata nel piii ordito stabbio i — Spegnere il senso, spegnere il conto , spegner I'idolatria , la favella si spegne , ecc. ( Questo 5/>e- gnvre impropriamente rip«"tuio quasi ad ogni pagiua , oltre al mostrare sterilita d' espressioni , fa sentire il puzzo di •ITTILA PnOROSTA DI ALCUNE COBn., ecc. 829 moccolaja , e si iinisce poi con restare tutti al bujo. Pag. JX. Rovistare nelta iiniUDntlezza. Pag. Xll. Quisquilie. Pag. XV. Linguaggio sporcissimo del borJelloi Litmgia del po- striliolo. Pag. XVI. Meretricie eleganze. Pag.XVii. Biscazzaj Pedernsta. Pag. XIX. Postribolo. Pag. XXI. Lezzo. Pag. XXXIII. Cristiero. Pag. XXXViii. Stinaldrinella ; — Bellczze meretricie. E molte altre die il ranimentare ne stoinaca , delle quali non potra niai persona , noa diro di buon senso , ma di gentile odorato, non dolersene a ragione. Eppure il nostro autore ba credut.- cbe quelle, clie a lui parea puzzare nella Crnsoa , cangiar si dovcsse in bocca sua ia iVesrlii odorissimi fiori? Se pocl»i di questa sorte di sbagli potrebbero coprlr di vergogna qnalunque mediocre scrittore, die dir si dovra di iin riformatore di lingua die n' e pieno zeppo '' Converra in condnsione conlessare , csser facile il bla- jiiiiare , diflicile il fare; e cb' ell"" e piii inalagevole im- presa lo sciivere con proprietii ed eleganza in prosajdi quello che in poesia ; o cbe lo scrivere liene non si ap- prende a forza di rrH'/5rarf nei dizionarj , ma dal possesso profondo della propria lingua, ed in particolare de' suoi naturali e mnlliplici modi, ne' quali sta P indole e il ge- nio di qualsisia idionia. Le quali cose tutte conseguir non si possouo per via di Propostc, ma per le accurate os- jervazioni delle huone regole, e principalmente la lettura assidua , e T imitazione perfetla degli ottimi e classici scrittori. E tin qui non si e presa in esame cbe la Let- ter.! dedicatoria del Monti a Trinlzi. c53o Lettera dl Cola di Rlerizl tratta dalV arcluvio dl Aspra in Sabina e dal slg. BnoccHl comunicata al sig. ayvocato Francesco Reina. D. 'i molta cousiderazione sono i documenti au- teutici spettanti il tribuuato di Cola di Rienzi , clie ncl secolo XIV , come ella ben sa , tenne per al- cun tempo il governo di Roma, e che av^eva ideate r ardito e forse fantastico progetto di restitiiire e Roma e T Italia al loro prisco spleiidore. Non era re , ne console , ne patrlzio , scriveva il Petrarca contemporaneo ed ammiratore di lui , ma now sol- tanto come semplice cittadiiio : e benche non fosse distinto per le immagini de^ siioi maggiori , ne per titoll dl puhbllche cariche esercitate , ebhe nulladi- meno il corng^io dl chlamarsi Rlstorafore della pitb- bllca llbertd. {Eplst.famil. lib. IX ep. I). Sedendo in Avignone i Pontefici, Roma e lo Stato erano in pieda a quel tempo al furore delle fazioni ed alia tirannide de' feudatarj. Di (piesto uomo straordinario corre alle stampe una vita pubblicata la prima volta in Bracciano nel 1624 sotto il nome di Tommaso Fortifiocca scriba oel Scnalo , che e stato supposto esserne V esten- sore. Fu poi riprodotta nel i63t dni torrlii dello stesso naese to^Uendo il nome del Fortiiiocca, indi si inscri da! Miuatori nelle Antiquitates ilahcce medii cevi. L' autore , chiunque ei si sia , dichiarasi con- temporaneo del Rienzi, e la sua relazione scrvi di fondamento a tutto qnello che jiosteriormente fu scritto intorno alle imprese di questo tribuno cosi dai nostri , come da2;li eruditi stranicri. Un monaco di Roma , il P. Tommaso Gaijrmi, si avviso da alcuni atnii fa d' impugnare V autenticita di questo libro , della quale aveva prima dubitato il Bahizio. Di cotesto monaco cra^i pubblicata n^l LF.TTER\ DI COL\ HI RTENZT, 33 1 Piorrialc deir Antologla loiiiana nciranno 1798 T in- terpn tazione di una epigrafc die cgli credeva rife- rirsi al tribuno, e die leggcsi in lloma snl fianco di una casa , die volgarniciite si dice cssere quella di Cola di Ricnzi, siluata accanto il Tevere presso il tenipio della Fortuna \ iiile. Nd i8c6 stanijjo cgli le osseivazLOtd stojico-critic/ie sulla vita di Cola di Rieiizo 1 ove si toglie I' assunto di provare die la rclazionr pni)b!icata in Biacciano e un dis2;raziato lom.inzo, un capriccioso ammasso di bu^ie invcn- tatc da autore non coctaneo , die altro non aveva ill niira, come oi RiEN'zr. 333 cosi trasrritte da Ini L- C- J_- T- N. R- S- 0- C* N- S' T' Clii le fe' incidere voUe preadersi certamente sollazzo dci riiriosi , ma il Gabrini le spiega con tulta la I'arilita nel seguentc tenore: Libertatis Gu- stos Liberaiis Tirannidc Nostram Romam Spes Orhis Clemens Nicolaiis Sci>erus Tnuiupludor. ]\]a che di- renio poi se il iinstro intevpictc avesse ommesso e scaniliiato alcuiic Icttcrc .'' il dottissimo sig. Cancel- licri che esattanientc tiascrisse tiitta T iscrizione, e die mi comuniio la copia da lui tratta , le trovo cosi scgnate. 1- C- L' T- M- R- M- S- O- C' N- S- T- Ccrtamontc il Gabrini non si sareljl^e imbrogliato per adattare im sense conformc al suo pensamento anche a questa lezione. Non soiio fjiicsti i soli sba2;li da lui commessi nella trascrizione di fpiella lapida die io ho aviito vagliczza di vedere sul sito , e gcneralir.ente sem- bra che poco onilato fosse nelT esaiiie de' monu- inrnti die giudirava appartenere al suo eroe. Cosi egli ("• di avviso die gli ornati ardiitcttonici che sono lulla fart iaia di quella rasa sicno stati tolti da aniidii edilizj roinani , e rappiccicati alle niura- glie. l\Ia la rornico srolpita nel contorno delP iscri- zione palesa il uiedesimo slile dcgli altri ornati , e hiccome il marnio, attosa la sua bizzarra tigura, non poteva spettare a vcruna labbrira roniana , cosi mi indiuo a credere che tanto quella quanto la piu parte dclle altre sc»^ltnre sieno state esegnite allor- rlie fu ediHcato quel casamento , che puo interes- sare la storia «ldle arti , e ([udla particolarnicnte deirarchiiettnra. In altro luogo dice die il cailavere del Rienzi fu sciiollo ndia diicsiuola di S. Bonosa lu Trastcverc, poncudovi un niarnio con fefiigie di Ini tutto armato , e col berretto senatorio , e inci- dendovi una parola in carattere gotico che in cifra si legge Rienzi ; indi soggiunge che alcuni zelanti levarono (juel nionumento che cgli aveva vcduto sessanta aiini addictro , pcrsuasi die la memoria di un UDUio uccjso in vm tuniulto non dovesse aver 334 LETTERS DI COLA. luogo in una chiesa ( Osservaz. storico-crit. pag. 41 ). Neir operetta ove commenta la canzone del Petrarca avverte nelf errata di avere preso abba2;iio, e che il progetto non fn escgiiito : di fatto li sepolcro di cui e2;li parla tuttavia rinmne a S. Bonosa, ina non rapprcsenta ne un nomo arniato , ne col bcrretto 6f natono in capo , ne Icggesi quella cifra , ma vi sono in cambio dodici lettere gotiche che compon- gono due parole , che 10 sarei ben curioso di sa- pere come sappiasi indovinare che esprnnano il no- rae del Rienzi, A tntte queste indagini , cosi aliene dalle mie oc- cupazioni , io mi sono dedicato divisando d'inviarle Fepistola nuovamente scoperta, ne volli che la der- rata fosse sconipa2;iutta da qualche giunta, benchc mi avvcgga che la vasta crndizione di cui ella e fornita non puo ai)bisognaiiie. Di qnesta epistola mi face parte il ciegno e dotto niio amico sig. Amati, interpretc de' codici greci nella biblioteca Vaticana, e fu da lui linvenuta nelT archivio del conuuic di Aspra, picciolo paese della .Sabina. Alcune altre lettere di Cola di Rienzi dirette, durante il suo tribunato, a ragguar- devoU personaiigi , o ai capi delle citta dello Stato sono gia cognite agli eruditi. Una scritta al cardi- nale di Boulogne , se pur c genuina , lu stampata fra le opere ticl Petrarca dell' edizione di Basilca. Anton Francesco Doni ietterato del secolo XVI ne pubblicd un' altra nelie sue Prose anticke inviata ai Vuerbisi, e datata il (h 24 maggio delPanno 1347, ma non e stata da me veduta, cd avendola trovata regi&trata nel catalogo della biblioteca della Minerva, si riconobbe , facendone inchiesta, che lu involata da un tometto di opuscoli in cui era inserita. Nella reale biblioteca di Torino si conservano altre epi-^ stole del Rienzi, delle quali ha dato contezza P ab> ^ de Sade nelle sue Memorie intorno alia vita del Ve^-^ trarca, ove per incidenza a lun2:o discorre di que- sto tribuno. ^ DT niENZI. 535 OiicUa clic Ic (lasnictto c diretta alle comunita «1i alruni j)aesi dclla Sabina, e fii scritta nel di ii
  • de' Sanesi , di Arezzo, di Todi, di Terni, di Spo- >j leti, di Kicti , di Anieha , di Tivoli , di Velletri , 3) di Pistoja , di Foligno , di Assisi. Questi e molti » altri uomini di specchiata bonta , persone posate » e oneste , giudici , cavalicri , mercanti , belli e » facontli parlatori , uomini di sapicnza facevano le » ambasciate. Tutte queste citta e comunanze si » offersero alio buono stato; le citta di Canipagna, y> il Ducato , le torri del Patrimonio renderonei. . . , 3) il popolo di Gaeta mando dieci mila tiorini e si 3) ofierse : i Veneziani scrissero lettere con sigillo y> pendente di piombo, nelle quali offersero alio buo- 3) no stato le persone loro e F avere. Messer Luc- 33 chino il grande tiranno di Rlilano , mando una » lettera nella quale couforto il tribung al ben DI RIENZI. 337 » fare eil al bnono stato , e lo ammaestro clie cau- » taniente sa[)esse donvire i haroni ». II Petrarca fra gli scienziati di fjncir eta ne fu inebbnato , e scrivendo al Rienzi, non seppe que- sto canonico contenersi nel colmo dclla sua gioja entro i limiti della moderazione: novcllo Bruto^ gli direva , tienti sempre dinanzl agli occhi V immagine dell' ar/tico. Se colui fii console, tribnno tu sei . . . € se quel console per ctmore delLi libertd uccise i figlmoli , vedi tii cio che jiel rimaneutc tl convlen fare come triLuiio. Se non rifinti un fcdele consiglio nulla concedere alF amicizia ed al sangrie , e colui che avrai conosciuto iiemico dclla libeitd^ scippi die non pud essere umico tuo^ come non lo e di se stesso. Ma il tribnno non era 2;nerricro , nc sapeva al- r nopo validaniente sostenere con le a' mi V inco- minciata rifornia , ing-ajiliardirono le fazionj , Todio de poteiiti che scmbrava sopito rinvigori , egli iii- coniincio a sfoggiare un fasto insolente, non essen- do avvezzo agli onori , e quello che sopra ogni al- tra cosa contribui a discreditare il suo ^overno, fn r avere adopcrato uoniini ribaldi per ridurre ad ef- fetto r impresa. 11 Petrarca, che era niosso da rette intenzioni, cambio allora favella , e indirizzando al tribnno una lettera energica ed appassionata non teniettc di espriniersi in ipicsti termini : Ho udito dire che tu ami non ^id il popolo^ come soldi , ma la possima parte del popolo : cosi infauste sono ft noi du cnntc le stelle , cosi ncmici gli Dei ! Ove e quel salutare tuo genio che ti scortava allc buone azioni}' . . . Addio per lungo tempo ^ addio Roma se qiicste cose si avvernno : io me u' andro plattosto fra gli Indi , e fra i Garamanti. Dcli , come dal prmcipio e dissimile il fine ! Ella sa che lugato il Kienzi da Roma ricupcro per la seconda volta il governo , ma che in cam- bio di essere ammaestrato dalle soiVerte disavven- ture , a reggersi con piii sano consiglio e ad usnrc pnaggiore moderazione . ritorno assai piu baldanzoso, Bibl. hah T. XI. 22 338 LETTERA. DI COLA. e vieppiu pesava sul popolo , finche quest! si ammutino, Trovandosi ridotto a nial termine nou sapeva se dovesse cercare la morte , o provvedere alia propria salvezza. » Queste due volonta , dice » Tautico biografo , combattevano nella sua mente : » viase la volonta di volere campare e vivere per » qualunquc via potea : cerco e trovo il modo vi- 2) tuperoso e di poco auimo » ; ma questo modo nulla gli valse, poiche infine fu ucciso. lo uon terminero questa lettera senza raggua- gliarla di un codice iaedito die ho sott' occliio, in cui si descrivono le azioni di un tal Maddaleno, o . Mathalcno, che si suppone essere stato sostituito a Cola di Rienzi nel tribunato. Esso mi e stato co- municato dal sig. Filippo de Romanis, egregio cul- tore della letteratura, che ne trasse copia dall' ori- ginale esistente un tempo nella biblioteca Massimi, e posseduto ora dal sig. Nort gentiluomo inglese. Un altro esemplare di questa leggenda era , o e tnttavia , presso i signori Boccapaduli ove fn con;- sultato dal Bicci che ne ragiona nelle notizie d^' lui pubblicate iatorno a quella famiglia. II Bicci rcr puta questo scritto una impostura di tempi poste- riori , una goHa imitazione deir antica vita di Cola di Rienzi , benche si annunzi essere stato composto nel 1372 da un Nardo Scocciapile. La morte di Rienzi e ivi narrata con circostanze assai diverse da quelle riferite dal suo biografo. Or ecco senz' al-' tri ragionamenti Y epistola di cui le parlava. Nobillbiis et providls viris , hominihus et comrnu- nitatlbas Tarani , Turrium ^ Asprcv , Colllsveteris^ Stiinilgiuni ^ Sancd Poll et Sillcis ^ de Sabiua, caris" flinis nostrls. Tribunvs Augustus Carissimi. Pro vestras desiderio libertatis, quam in uaiverso Christianae lidei populo atlectanuis, Potesta- riam nobis per vos concessam duxiinus acceptandani. Dl BiENzr. 339 Et quia nunc sumns in tractatu cum Domino Le- gato boiue et verae concordice , volente quod de juribus Ecclesiae, et Romani populi discutiatur sum- marie , et ({uod nee Romance Ecclesiae , ncque Ro- mano populo fiant in juiibus violentia; liinc inde , nee aliquaj laesiones ; et super hiis ipse Dominus Legatus venturus est Romam , nobiscum omnia se- datiirus ; et speramus indubie quod ex adventu sue et tractatu hujusniodi gratus nobis et vobis provcniet tinis pacis. Vultque Dominus Legatus ipse, praetendens quod per assumptionem Potestariaj per vos nobis concessa^ Ecclesia patitur spoliationis injnriam , Potestatem nostram spetialiter amoveri. Nos volentes, ut decet , sine nostrorum vestrorumque praejudicio jurium Legatum ipsum in hiis quae noa prajuauant houorare, nobilem virum Jannoctum Her- riti nostrum Potestatem et Rectorem in terris ve- stris du\imus ab ipso oflkio , donee ista discussa et terminata inter Dominum Legatum et nos fuerint revocandum. Et propterea providmius non fore evpe- tliens nunc gcntem aliam dcstiiiare. Igitur non for- mideut corda vestra in aliquo. Nos ecpiidem , qui vos recto zelo ddigimus, non relinquemus vos in turbine vel rpiiete. bnmo vosmet nolle debetis (piod pro vobis, et maxime ubi vobis non existeret utile, renianerciuus cum Ecclesia indi2;nati , cum qua re- conciliatio vobis erit ad commodum, erit etiam ad honorem. Dat. in Capitol. D. 1 1 decemhris, prima: Indictionist. Addicimus ( adjicinius ) etiam , quod de salario •uo pro tempore quo servivit, de terris in quibus ftflicium exercuit , placeat sibi intcgre providere, Dat. ut supra. 34© Aggiunta alle osservazioni sui teatri e suite clecora- zioni , dl Paolo Landriani , memhro delict C. R. Accademia delle belle arti dt Mtlano. — Milaho ^ 1818, in 4-°i ^072 un bel frontispizio inciso ad ac- querello , dcdla C. R. tipografia. Xh sig. Landriani, uno de' piu distinti architetti e de- corator!, ossia pittori teatrali che vanti oggi 1' Italia, imisce alia pratlca una profonda teorica, ed aga,iugne nl talento di saper disegnare e dipingere (juello aacora di saper scrivere con chiarezza e precisione nelT arte sna (a). Fino dal i8i5 egli avea date alia luce le sue Osservazioni sui difetti prodotti nei teatri dalla cattiva costnizione del palco scentco e su alciine inavvertenze nel dipingtre le decorazioni, delle quali noi rendemmo cento jiel fascicolo XI, torn. IV, pag. 206 di questa Biblio- tcca. Ora accorgendosi 1' autore di avere per troppo amore di brcvita omesso di parlare della maniera di disegnare le scene che chiamansi parapettate, e di dare una facile dimostrazione per disegnare a ngore di pro- speitiva le decorazioni dipinte in piu tele staccate , che diconsi a rompimenti , saviamente opero supplendo a quelle omis>ioni con questa aggiunta. Comincia I'A. col proporre una novita , la quale a parer nosiro nierita di essere presa in con&iderazione da chi costruisce nuovi teatri , e consiste questa nel dare ai palclietti di fronte al proscenio uno sfondo in- terno n)aggiore di quelii di fianco , dando cos\ luogo ad un numero maggiore di spettatori i quali tutti po- trebbero coraodamente godere della rappresen'azione. Quest* idea scmplicissima non venne per quanto sap- piamo ancora in capo a nessuno, e il nostro A. appli- candoia al Jiostro teatro della Scaia ne offre in una lavola le due piante opportunauiente di coofronto , applicando cioe questa sua innovazione alia curva ai- tuale del teatro suddetto , e sciogliendo nello stesSo tempo tutte le difricolta ed obbiezioni che potrebbero (fl) Yedi il nostro proemio , pag. xxv. AGGIUNTA. ALLE 05SERV. SUI TEATRI, eCC. 841 farglisi contro di esva. Venendo poi alle scene pnrapet- tate , ai loro \ antagwi e loro difetti , e come si deb- bano disegnare colle dovute regole di prospetti>'a, co- iiiincia a dicluarare cosa s' inrenda per isceiie parapet- tate , e dicoDsi quelle decoiazioni die sul paico scenico veri'^ono formate con soli telari uiiiti a loggia di pareie e poste ill modo die secoadino la struttura della piaata reale della scena medesima, akjuanto pero ristretia, o sin scortata dalla prospettiva , in quel dato spazio lis- sato dal pittore , o voluto dal bisogno della rappre- senta/iooe Quelle scene sono fatte per non lasciar ve- dere nei lati le solite aperture fra una qninta e I'alira, restando cosi tutto chiuso, ed avendo la loto soflitta egualmeute serrata , fatta di telari posti orizzontalmente sopra gli altri ^ cosi non abbisognano i soliti panni in- trodotti espressamente per coprire i difetti di traguardo. ti II pensiero dellc scene parapettate viene sempre 11- mitato , dice P autore , e dalla circoscrizione del palco scenico, e dalPaltezza dei telari, che non possono oltrepassare una data misura per ragione del loro tras- j'orto , come abbiamo di gia notato nella prima parte di queste osservazioni, ed anclie pel facile cambiamento della scena, occorrendo in tempo delTazione medesima. Cosi la loro costruzione porta di avere sempre una sof- fitta plana , e lo scomparco della scena ristretio an- cli' es-o ad un limitato nuinero di oggetti , e la deco- razione per quanto grande ella sla di nome, non mai puo essere grandiosa di fattl , cio cbe col solo mezzo degli scortl portatl dalla prospettiva otteniamo in poco spazio di tt la nelle altre scene. Egualmente la propor- ^ione totale dclle scene parapettate e assai diflicile che torni bene per la stcssa ragione dei telari , noa potendosi accordare I'altezza a seconda della larghezza che nasce dalP imboccatura del proscenio , il quale quanto piix sara grande, avra maggior difetto la scena j e volendola poi ristringere col sus»idio del panni, sara sempre cosa lodevole il farlo . amandosi da tutti di non vedere la scena ingojata dal proscenio. »/ Cio pre- mesoo, va esaminando Tautore le dKlicolta die s'^incon- traao nel dlsegnare le scene parapettate , e quindi ue offre non solamente i precetti , ma anclie gli esempj con opportune figure nella tavola quintn; e parimente con precetti ed esempj va mostrando nella tavola sesta, i^ nel capltolo tcrzn il mod<9 d' introdurre nella sccua 342 AeClUNTA. ALLE OSSERVAZIONI parapettata colonne , pilastri , o porte con cappello sporgente e simlli. Nel capitolo IV passa 1' autore a dimostrare teori- camente come si debbaao disegnare le scene da dipin- gersi in piii tele separate , ossia tutli quei pezzi che dai pittori chiamansi rompiraenti. E qui avendo cono- sciuto r autore che I'opcrazione di pratica da lui sug- gerita per sola ecoiiomia di tempo e per semplice ri- piego nella prima parte delle sue osservazioni non era la pin sicura , ha creduto necessario di dare un altro meiodo per trovare positivamente qualuiique scorto adattato a tutte le distaiize che noi vorrenio dare fra una tela e I'alira, ed a qualunque altro pezzo staccato nella scena. Nella quale dimostrazione sarebbe d'uopo anche qui di avere innanzi agli occhi la tavola ottava per seguire V antore in tutii i suoi ragionamenti , e meglio com|)rendere come un disegno qualunque noa puo servire i idifferentemenie tanto per disegnare una scena semplice, quanto una con rompinienti , ancorche I'ave-^sinio ideate espressamente a questo riguardo. E jnirando 1' autore a dare alia prospettiva teatrale lutta quella perfezione di cui e capace , passa a dimostrare che quando si voglia dipingere lo st'ondo di una scena parte sopra il telone di prospetto , e parte nel la tela di rompimento , non si potra mai vedere l' unione per- fetta dello st'ondo , se prima di disegnare non trove- remo prospettioamente la diminuzione che deve darsi a quella parte d' oggetti che vanno dipinti nella tela piu vicina , piii o meno a seconda della di^tanza che passa fra la tela del prospetto e quella del rompimento ; diversameate non arriveranno mai eguali all' occhio Mostro gli oggetti dello sfondo lontano con quelli del jrompimento vicino. Lt> stesso principio « applicabile a quei telari che abbiano del finti trafori, in cui si di- pinge alle volte qualche pezzo di sfondo obbligato al prospetto , o a qualche indietro legato coi telari me- desimi che conviene ripetere nei pezzi forati. Per ri- cercare la proporzionata diminuzione in ragione di di- stanza per quei pezzi di sfondo staccati dal prospetto, perche debbano tutti insieme rappresentare un fabbri- cato unito interno od esterno , qualunque egUsi3,l'A. passa a dame le regole e I' esempio alia tavola nona ; e termina questo capitolo notando savlamente che se •gni distanza fia una tela e I'altra fa cambiare Ja se- SUI TE.VTKI DI PAOLO L\NDRlANI. 34^ lldne dplle linee, dobhiaino anche vedere clie fatta la scena e sitimta al suo jmnto , iiori e piu perinesso di tras|)oriarf avaiiti o iadieiro qimlthe pez/o ^enza ca- gionare sconcprio alia stena me iesiiiia , e Dio volesse , so^iiii^ne r autore , chf tutti questi ritleisi t'ossero iii- tesi anche da qiipHi a cui l" autoriia piu die la ragioue la riinuovtre le decoiszioni gia collocate senza riguardo alciMKi. Le quali ri{le>sioni gli aprono la stiada a par- laie nel capitolo V sul di'efto di trasportare indifTeven- teiuente il pniito di vednia luoii del mezzo della scena colla medesiiiia di-^taaza die sarebbesi fissaia per si- tuarlo ill mez70 dt'lla scena medesima, e mostrare quali sconcerti produca negli scorti degU oggetti ; e dopo aver preinessi alcnni principj generali di pro'pettiva , pa->-a a dimosirarc il suo assunto colla tavola decima ^ e dal complesso di queste sue dimostrazioni risultano iiiolti lumi , utili noo solo al pittore prospettivo , nia anche al pittore paesista. « Parraniio alcune di queite liflessioni da men curarsi , dice 1' autore , nei dipinti tcatrali da cui si direbbero anzi proscritte per T impe- riosa necessita dell' ai.eustissiino tempo die sgraziata- inente si limita quasi sempre ai pittori ; ma 11 giovane pittore non deve mai tar risparmio di ragione e di pre- cetti che debbono essere V unico fondamcnto delle ope- razioni praiidie oella scena e delle consuecudini d'arte, alle quali chi si fidasse troppo clecamente, correrebbe il pcricolo di trovarsi in lioe mal contento egli stesso deir opera sua senza conoscerne 1' intrinseca cagioue. » Dal tin qui osservato si puo coniprendere die an- I che copiando dal \ ero , se noi )ion ci porremo distanti quanto basta dalT oggetto die vogliamo rappresentare in disegno , segneremo sempre i prirai scorti poco cor- rispondenti all' illnsione che deve produrre la pittura, cib che talora s' incontra in alcune vedute, die quan- tunque dipinie con tutto il magistero delP arte , non fanno efl'etto per mancanza d' esattezza nelle linee. " £ da riflettersi ad ua altro errore in cui s' in- eiampa facilmente da chi copia ad occhio e non a re- gole , quando stando in luogo chiuso si disegna la ve- duta del lucgo stesso. Non potcndo il disei;natore , o non volendo, ritirarsi alia necessaria distanza per ▼ edere gli oggetti die vuol ritrarre , va disegnando tutto *[uel che vede intorno a se sino al punto in cui c sta- nonato il silo occhio , senza arror^ersi « he nel volje/ 344 AGGIUNTA ALLE OSSERVAZIONI Tocchio stesso anclie per poco onde vedere gli oggetti o circosianti o imminenti , nasce necessarlaniente una quantita di punti acridentali , i qnali non possono cor- rere all" unico punto di veduta premeditato dnll' artista ; e da cio viene in conseguenza clie il ritratto in dise- gno non corrisponde a cio che possiaino vedere in na- tura. Codesto errore prodoito dalla mancanza della di- stanza negli accennati casi si scorge pariicolarniente negli arclii ininiinenti all' occhio , che riusceudo di scorti iarghissinii , male s' accordano colla iiiclinazioiie delle altre linee comprese nella piramide visuale. Ap- punio perche queste vanno di sua natura al comune panto di vista , e quelle degli arclii imminenti ne se- guono ua altro totalniente diverso. Esseado dnnque prorata dali' esperienza la necessita di una certa di- stanza proporzionata all' estensione dell' oggetto che vogiiarnu ricopiare , ne potendosi questa aver sempre lie' lui!ghi circoscritti da pareti o altrimeati impeditl , coy\ prendendosi la veduta sul luogo , o non si dovra, di-iegnare che la sola parte visibile ad un sol colpo d' occhio , e disegnata che avremo la veduta per ot- tener V efFftto della natura tanto per la prospettiva aerea che pel giuoco de' lumi e delle ombre, se il luogo sara regolare , dovremo fame la pianta , e ridotta que- sta in prottiva sotto un ragionevol punto di distanza, ottPrrenio degli scorti proporzionati alia verila ed alia j?ossibilita delle visuali. Da questi riflessi potra deduire il giovane pittore che per copiare il vero non basta vederlo, ma conviene snpcr 1' arte di vederlo onde poter ottenere nel dipinto i" effetto della verita. " Siccome poi la pjttura teatrale abbraccia tutti gli altri rami della pittura , e per conseguenza anche la figura , la quale orna e i fiati arazzi , e i quadri posti nei gabinetti e nelle camere nobili , cosi il nostro au- tore nel capitolo "VI ha creduto utile d' indicare al iigurista ua modo facile di prospettiva cavato dal trat- tato di Leon Battista Alberti , dietro la scorta del quale egli possa disporre le sue figure colle prescriziom deU 1' arte , conibiaandole , die' egli , colla fretta sempre prime requisito imposto ai pittori teatrali. Questo capitolo e il susseguente ove tratta delle maggiori dif- ficolta che s' incontrano dal pittore figurista teatrale, contengono molte osservaz.ioni nuove ed origlnali , e dauno all' opera del $ig. Laadriaai quel compimento che SUI TEATRI DI PAOLO LANDRIANI. o^S iispetiar si dovea da un uomo che e gran maestro nel- I'arte sua. Noi ci congratuliamo con lui c j)er la chiarezza colla quale ha espobti i suoi principj , e per la brevitk onde ha sapuco accumular tante cosp in cosi poco spa- zio , e per T oitima scelta degli esenipj che ha saputo dare senza deviar niai dal buon gusto eve questo po- teva aver luogo nelle sue tavole e ne' suoi e^empj in- cisi a puri coDtorni , e cliiediaino indulgenza a" nostri leitori se nella nioltitudiiie delle cose contenute in que- sto lavoro, lion abbiinio potuto epilogar tutto con queila esattezza die avrtnimo de-iderato. Terminercino per- tafato qLle^tf• breve esiratto qui riportando per intiero la concU'sione , colla quale 1' autore terniina questa sua ercellente operetta. << Non essendo infine la prospettiva rappresentata in disegnu e in dipinto qualunque , che una proporzione trovata che si accosta , ma non e gia in tutto simile al vero che si vuol figurare ; cosi non e facile il tro- var'e il giusio liniite , se non quando si conosce bene il valore del punto di disfanza, dipend^ndo tutto dalla di lui collocazione piu o nieno lontana P ottenere nella ]iiramide visuale delle sezioni piii atte alia formazione degli uo maggiore deve dipender dal saper tare scelta nella prospettiva medesima di tutti quei ta\orevoli punti di disianza che possono rendere la cosa da csso rap- presentata in uu aspetto piii atto all' inganno ; cosi deve guardarsi nel disegnare le scene aperle di non fissaro il punto prospeiiico troppo vicino al fabbricato, ancorche losse il pezzo principale della scena , che ra- pidaniente le sue linee vadano a trovare il punto me- desinio, perche essendo troppo difficile il marcare queila quantita di piccioli scorii che abbisogiiano per dare qucir alluiiganiento al fabbricato medesimo in propor- zione del rapido ristringiiuento delle linee al punto , SI viene poi a scorgere troppo sensibilmente la forma della piramide visuale nell' acuta tessitura delle linee, e viene ancora a diminuirsi la distanza dfl punto oriz- zontale , quando si vede vicino il suo termine per la €onvergenza delle linee che lo Indica iniminente ; e dovendosi poi il piu delle rolte protrarr* la veduta 346 AfcGlUNTA. ALLE OSSERV. SUI TEAtBI CCC. nella scena stessa con altri oggetti iri diverse dire/lorn e lontaiianze , cosicche si viene facilmente a formare nil all 10 orizzonte piii loatano del primo senza saperlo* col segnare gli oggetti accresciuti di i na grandezzn non pill proporzionata a quello spazio di distanza gia li- iiiitaio dal primo piinio orizzontale, it quple esigerebbe che ill seguito non si segnassero clie degl' oggetti in- tesi nioUo lontani e ben poco noti per la vicinanza del termine all' orizzonte gia Ussato , oltre il quale piii ve- der non possiamo. Nelle scene aperie ancora sara sera- pre meglio fissare il punto di distanza piii lontano clie nelle scene chiuse ., per dare meno inclinazione alle linee , la quale maggiorraente contribuisce a rendere gli oggetti in lontananza. Prima pero di chiudere queste mie osservazioni, noii posso a meno di esternare uii mio pensiero sulla bre- vissima durata delle teaiiali produzioni. L" immoderata brania di vedere nei feairi senipre nuove decorazioni ad ogni spettacolo , e la nece^sita di annientarle al- 1' oggetio di servirc! delle stesse tele per ridipingerle ^ od anclie per non moltlplicarlc a segno clie non basti alcun continente a conservarle , riescono di un grave danno alia pittura teatrale. Noi avremmo ancora delle opere insigni di que' valenti maestri di cui tanto si celebra il norae, se non fossero per ite per questo fatale sisteraa , ne conosceremmo il loro sapere per sempUce tradizione di pratica pa^^ata di mano in niano ne' suc- cessori , e spesso alt^rata e sliguraia o dall' iniperizia e inaacanza di iienio , o dal desiderio di noviia Cosi essendosi perduti per s^mpre tanti eccellenti esemplari che somministrerebbero airoccliio de'giovani una istru- zione piii viva e parlante clie non diano i precetti , re- stano essi o trattcnuti ne' liuiti del prt.prio sapere, o costretti a formarsi da sfe ste si con una lunga e fati- cosa esperienza Sento io ste^so che questo mio voto e altrettanto inutile qnanto rngionevtde Mi r'Stringero dunque a desiderare almeno cVe 1e mie r fles>>ioni, qua- lunque siansi , vaaliano ad eccitare nel giovane pittore r impegno di perfezmnare un' arte , che mentre colla forza deir illusione f- rma uno de'tratieninienti piii gra- diti alle colte nazioni , forma anche un oggetto d'istra- zione al popolo per lo sue Indispeusabili lelaz.ioni alia storia de' tempi e de' cosiumi, 347 PARTE IT. SCIENZE ED ARTI MECCANICHE. Memoria storico-fisica sul trcmuoto del 20 febbrajo del 1818, del dott. Agatino Longo. R. professore difisica sperimcntale nclla Urtwersitd dl Catania. — - Catania., 1818, stamperia de'' R. studj. I N due parti divides! qucsta Memoria , storica la prima , die comiene il semplice e nudo racconio de' fatti die precedettero o segiiirono immediata- mente il tremuoto di cui si parla-, fisica la seronda, nella (piale si tenta di dare la spiegazioiie di vavj fatti e tcnomeni , ed alcune riflessioni si propongo- no su fpiel I'anioso avvenimento , die siiggeritc fii- rono air aiitore dal sncoetto medesimo. Cominria egli dal fare cpialdie cenno del tremuoto avvenuto in Sicilia Y 11 gennajo 1693, die fu uno de' pill terribili die in varj temjii scossero ciuesta isola. La ritia di Catania fu allora rovesriata dai fondamenti rolla |ierdita di 18 mila abitanti, ed luia egual sorte sollrirono molte citta e villae,2;i di ^ al dl Noto. Palermo ancora risenti gagliarde s( osse il di primo settembre 1726; ed il tremuoto die scoppio in Calabria il 5 febbrajo 1788, erollar fece Messina, e porio lo spavento a Catan-a ed aa\\ al- tn paesi posti in cpiella direzione. D' indi in poi provo la Sirilia alcune sco&se piii o nieno sensibili, che pero nnn produssero ah un danno alle fiibbri- che , e neppure a quelle di Catania per la sua vi- '•jnanza all' Etna piu ^ ogui altra citti esposta a .348 MEMORIA. STOIUCO-FISIGA quel terrJbile flagello. Nel 18 10 si senti una scossa assai forte con movimento pulsativo die diiro mezzo minuto incirca ; si vide all" oc^idente di Catania un lampo simile a quello rhe accompagna lo sroppio di un fulmine ; replico la scossa il di seguente , ma non produsse alcun danno, ed altra leggiera scossa si senti la notte del 18 ottobre 1817, e questa pure innocna. Ad un' ora e dieci minuti d" Italia del giorno 20 febbrajo 18 18, a cielo sereno e rischiarato dalla luna 1 placida essendo V aria e temperata , non la citta sola di Catania, ma la regione tutta deU'Etna fu sorpresa da un violento tremuoto , che sconi[uass6 le citta ed i villaggi di quella regione, e per con- senso si estese a quasi tutta la Sicilia , alia Cala- bria ed a Malta , sebbenc ne' luoghi piti lontani la scossa riuscisse c|uasi impercettibile. Alcuni segni avevano preceduto questa formixla- bile m^teora. II mare era alia mattina di quel giorno trant[uilio ; ma per una corrente invisibile urtava con violenza le sponde e gli scogli , e spumeggia- va ; increspavasi in qualehe parte la sua superficie, ed in alcun' altra sembrava bollire gorgogliando. I nuotatori rarcoglitori de' molluschi trovavansi re- spinti da una forza invisibile , mentre tentavano di approssimarsi agli scogli , e provavano Tacqua sen- siblhnente calda ; furono smosse piu volte le tavole sostenutc da un ponte di legno , die servivano a Tar tragitto in una barca; nel dopo pranzo le aequo della Darsena si trovarono straordinariamente basse, e tuttavia le onde veiiivano talvolta cosi impetuose, die sorpassando la scogliera del molo ed il muro che sorge piii alto , versavansi dalla parte opposta come intempesta. Negli alti edilizj alruni corpi so- nori stridevano per uno soontaneo urto reciproco , altri sospesi leggiermente oscillavano. Dieci tiiorni prima era caduta una pioggia copio- sa , die contmuato aveva per piu giorni a grandis- sima estensione senza esscre accompagnata da tuo- no o da lampo , ed il mare da uno stato di profondo SUL TREMUOTO DI C\TANI\. 3^9 sconvoluimento era passato a qiiello di perfetta quie- te. L' Etna aon aveva dato alciin segno di turba- mcnto tino dalF ottobre del 181 1; negli anni ante- cedenti si era soflerta una orribile siccita , cagione di funesta carestia. Verso il cader del sole del giorno medesimo eransi "vedute in varj liioghi fiamme sei-peggianti sulle lave antiche , e si era udito qualche ronibo sotterraneo; in (jualche parte eransi vedute uscir dalla terra fu- migazioni infiammate , come dice V autore , accom- pagnate da Icggiero scoppio , ed alcuno disse di aver vednto balenare vivamente sulla montagna ; altri credettero di vedere il baleno precursore del tre- muoto strisciare sopra le teste degli abitanti di Ni- colosi. In Catania pero , non meno che nei vicini paesi , si viveva nella massima tranquiliita e sicu- rezza. Fu ben minora il disastro, dice T autore, perclic r csplosione avvenne all' ora indicata , e non piut- tosto nella notte; la popolazione vegliava allor tut- ta , e tutti erano dispersi eccetto che in un villag- gio dell Etna , ove il popolo era radunato in chii-sa per gli esercizj di pieta , soliti a praticarsi nei ve- ncrdi di «piaresiina. In Catania niolti niassi di pietre raddero dai merli e dalle somniita dog-li edilizi , e rovinarono in jiran parte i tetti e le volte ; pure non furono ad alcuno cagione di morte , ne ferirono graveniente alciui inuividuo. Alcuni pochi solVrirono per il terrorc , e solo mori una donna in eta avanzata , colpita la notte medcsiraa da apopplessia per lo spavento. Caddc un gran niasso di lava forinato a volta sopra uno scoglio , dal (piale erasi poclii momenti prima ntirato un pesratore, mosso , se vero e il rare dhio, da un scgreto istinto a dubitare della solidita di quel tctto. L ora che si e asscgnata non puo dirsi ben precisa, come pure non si puo indicare il grado del termomctro in cjueir istante , ne V altczza del 35o JMEMORIA. STORICO-FISaCA. barometro, ne la quantita della pioggia caduta nei ' giorni precedenti , per essere quella citta mancante ! di uiia specola astronomica , e di un osservatorio meteorologico. Tuttavia si crede di poter asserire , che la scossa sia stata da oriente ad occidente. Sa- rebbe tuttavia pin facile a credersi la cosa , ove si dicesse che la scossa era diretta dal S. E. al N. O. Variaao poi le opinioni riguardo alia diirata del tre-p rauoto , perche avvi chi crede non essere esso du- rato piu di lo secondi , ed avvi chi lo crede pro- lungato fino a 40. Pieni di venerazione noi per il sig. Poll , non saremo per convenire facilraente coUa di lui opinione che a questa varieta possa molto contribuire la posizione locale , la elevazione , ed il diverse grado di solidita degli edifiz] , giarche troppo essenziale riesce lo staccare T azione della I scossa dalla impressione parziale comunicata ad uri ' ediBzio , o ad un corpo qualunque secondo la na- tura e costituzione del medesimo. L' A. ha voluto stabilire come una media proporzionale, supponen- do che il tremuoto sia durato fra 20 e 25 minuti secondi. Si crede che i movimenti siano stati prima di sus- sulto , e quindi di ondeggiamento , che si succedet- tero piu volte con rapida alternativa , il che si crede di provare colle acque di alcune cisterne 1 interamente colme , che versaronsi al di fuori. Dal nvolgimento di alcune statue dal pmito al quale guar- davano ad akra direzione , si inferisce che il mo- vimento fosse complicato e vorticoso , ed un masso di pietra di Siracusa dicesi essere stato rivolto da oriente verso mezzodi circa gradi 25. Si vide la statua colossale di un angelo posta sulla facciata di . una chiesa mancante delle due braccia , troncate come con un colpo di scure , e qumdi inferir si vorrebbe che svolta siasi dalla terra contempora- neamente al tremuoto un' abbondante quantita di materia elettrica. St trovarono pure croci di ferro poste sulla sommita delle chiese piegate e contuse. SUL TEREMUOTO DI CATANIA. 35t e nioUi videro air istante del tiemuoto un lampo , altri lutiglw strisce di fiamme che scendevano fino al mare. Gli abitanti de' vicini paesi credettero di vedcre Catania cinta ed investita dalle fiamme. Si e creduto di distinguere due scosse separate da bre- Tissimo iiitervallo di tempo, aiizi successive, la pri- ma di sussulto e traballamento , la seconda di sus- sulto eon movmiento vorticoso , che fu la piu vio- leiita , e che smosse gli usci delle porte , Ic impo- 6te delle finestre , i tavolati delle soffitte, T intona- catura delle mura e delle yoke. Alcuni credettero di vedere inclinarsi a diverse riprese il suolo; certo e che molte mura spaccaronsi verticalmente , e che per queste aperture penetro nelle camere il chiaror della luna, sebbene alcune si riunissero di nuovo per tal modo , che non ne riraase se non un lieve vestigiio, E troppo naturale l' immaginarsi, che la popolosa Catania rimanesse piena di spavento. La terra aveva appena finite di tremare, che tuttc le campane suo- navano a martello. L' autore domanda in una nota quale scope avesse questa costumanza , e non dis- sinuda la sr iocca credenza di alcuni , che con tale mezzo allontanar si possa il trenmoto. Se Catania non risenti gravissimi danni, IMasi alucia fu per mcta iiguaghata al suob con mortc di sette individui ; Nicolosi , Trecastagne e Viagrande ebbero a solTrire molti danni ; Aci-Catena vide rovesciati i suoi tem- pj , desolati i suoi edifizj , e distrutto un monastcro di monachc con morte di alcune di esse. A Zafara- na, villaggio (hstante j8 miglia, roviuo la volta della chiesa , e schiacc lo trenta pcrsone. In Catania stessa solTrirono guasti uotabili la casa de' IMiaoriti, la cu- pola della chiesa, i conventi de' Crociferi, de' Fran- tescani, degli Agostiniani e di S. Agata, gli ospe- dah di S. Marco e di S. lAlarta , luniv ersita , il mo- nastcro de' Bcncucttini , il scminario , e molte case private. La notte del giorno seguciite ai fcbbrajo si provu aSa MERiorxiA. storico-fisica un'altra scossa di non molta forza , ed il gioruo a8 altre due si sentirono assai coiisiderabili e di non breve durata, die molti gnasti produssero nella valle di Noto. Non seguiremo V autore nel minuto raggiiaglio di tutte le fenditure degli edilizj, e solo osserveremo che in qualche luogo spaccaronsi an- che enormi massi di lava, mandando fuori in quel- r istante una luce momentanea serpeggiante. Si osservo un incremento nelle acque che scor- rono presso Aci-Catena, e nelle acque salse che tro- vansi presso Paterno. In qualche luogo sgorgo dalla lava autica un' acqua salsa limacciosa e sulfurea , e si dice pure che le acque di alcuni pozzi si fossero intorbidate alcuni giorni prima del tremuoto, segno prognostic© avvertito da Plinio. In un luogo detto Paraspolo cinque o sei minuti dopo il tremuoto sor- sero air improvviso con grande strepito 14 grossi getti di acqua salsa , che si alzavano circa 6 palmi, abbracciavano uno spazio di 20 canne, e durarono circa 20 minuti. I fori pei quali usci quest' acqua ^ erano due giorni dopo ancora cosi caldi , che il braccio introdotto non ne poteva sofferirc Tinipres- sione. Le piante intorno ad alcuni buchi si dissec- carono , intorno ad altri continuarono a vegetare , il che fa dubitare die non da tutti sgorgasse V ac- cjua salsa. Lii vicino si udi un forte scoppio, co- me quello del tuono , e si trovo separato dalle mu- 1 raglie , e spaccato in varie direzioni un lastricato | di calce e mattoni , il die V autore attribuisce al- r accensione del gas infianiniabile raccolto e deto- nato sotto quella fabbrica. 11 Hume Simeto dicesi aver sospeso moraentaneamente il suo corso aU'atto della scossa , e di averlo quindi ripreso subitamente. II mare non ebbe die leggiere ondulazioni, ma una barca poco distante dalla riva urto tre volte col fondo sulla sabbia. Per accennare tutto cio che avvenne dopo la scossa, diremo pure die V aria s' intorbido ed il cielo an- nuvolossi , .che dopo alcuae ore le nubi si dissiparono, SUL TREiMUOTO DI CiTANIA. 353 no, e clie la luna torno a rlsplciidere; die ne prima, nc coutemporancaniente , ne dopo il trenmoto non si videro ineteorc elettriche iieiratmosfera, dal che deduce V aiitore nou potoisi amniettere V opinione di (pie' tisici , che il tremuoto assoniigliano ad uu fulmiiie sotterraneo , e lo f'aatio esclnsivanieute di- pcndcre da uiio sbdancio di clettricita. Inutile riniane V avvcrtire , che gU animali fiirono i prinii a dar segni del tremuoto imminente, come pure che varie pcrsone cbbero poco prima dello scoppio insolite sensazioni, Sembra pcro assai pro- blcmatico the I'odor disgustoso di cenere e j niolte volte vcdemmo IVacassare, e far saltare ia » aria i laboratorj de' chimici ». Prop*nendo cosi modestamente i nostri dubbj sii questo punto, non intendianio di detrarre al nierito del dott. Loi/go , che ci ha dato una descrizione di quel tremuoto tanto compita , quanto dar si poteva in un paese clie mauca interaniciitc di stronienti iisici e metcoroloo'ici. IVli ha chiuso la sua rela/.ione con Do una lista dei paesi danneggiati , della loro popola- zionc , (" del iiumero de morti e de' t'eriii , dalla quale risulta , che i niorti ascesero al nuniero di 7a, i feriti a quello di (y\ 3^6 Continuazione delle Osservazionl naturali fatte al pro- montorio Argentaro ed cdV isola del Gigllo, Letter e del sig. Brocchi al slg. conte Bardi , direttore del rente Museo dl storia naturalc in Firenze. Lett ERA III ed ultima. J_j isola del Gl^lio e divisa dal promontorio Ar- gentaro da un tramite di mare largo dodici niiglia, e sciogliendo da porto S. Stefano , clie rimane al- quanto piu lungi , vi si approda in men di tre ore se il vento spiri propizio. La sna maggiore lun- ghezza dalla punta di Capo-rosso a quella del Fe- najo si puo compntare essere di sette miglia , la largliezza tolta dal Lazzaretto lino al laos;o deno- minato il Franco e di cinque , e il suo perimetro di diciotto : picciola isola invero , alia quale adat- terei il paragone di cui si vale Callimaco parlando di quella di Delo , clie T assomiglia ad mia foglia gettata in mezzo al mare , se non temessi che un si fatto paragone, quantunque iisato da un classico poeta , non sembrasse troppo sproporzionato al soggetto. 11 suolo di quest' isola , che era nota agli anticlii i^otto il nome di Icilium , e ovunqiie montuoso , in guisa clie altro di pianura non rimane se non clie qitelle comprese nelle vallette dei monti. Facendo vela dal promontorio Argentaro otto di questi monti, o vogliam dire otto cime principali offronsi in pro- spettiva , i cui nomi sono Terneti , Acqua Santa , Pagana , Castellucci , Cliiusa, Giglio , Vaccareccie e le Serre. Su quella del Giglio e situato il paese clie porta la medesima denominazione , e che e Tunico che sia in tutta T isola, tranne alcune poclie abita- 2;ioni d' intorno al porto. Onde giungere colaesu e yROMONTORIO ARtJENTARO. 35j jnestieri salire per an erto e faticoso cammino clie oltrepassa la lunghezza di due miglia , e che riesce grave a coloro medesimi cui il tedio della naviga- zione fa desiderare la terra per mettere il corpo in cscrcizio. Aliorche dal nionte Argentaro contemplava in lon- tananza quelle rupi che divisava di visitare , mi era gia raftigurato quale dovesse esserne la fisica ct)stituzioue , e mi ideav^a che , attesa qucsta breve distanza , Ic rocce medesime che appajono nel pro- montorio dovessero costituirne la massa. La mia pre- venzioue era falsa, e poiche toccai quella spiag2;ia, vidi che alle rocce di transizione erano sostituite le primitive , che in cambio della calcaria dominava il granito , e che metteva piedi in im suolo che pre- parava un altro teatro alle mie gcognostiche inve- stigazioni. Potrcbbe scmbrar singolare che la natura del ter- reno cambi in cosi fatta manicra alia sola distanza di dodici miglia dal continente , ma ben conside- rando vcdremo che non havvi passa2;gio brusco e precipitato , c che nella distribuzione e nella succes- biouc dellc ri)cce che compongono Tisola del Giglio, j monti della ]\Iaremma, e piu lungi la catena del- r Appennino tutto da questa parte ordiuatamente procede con ua andamento cosi regolare , che po- trebbe essere allegato in esempio. E di fatto dal 8U0I0 primitivo , dal granito dell isola non si passa sulla costa ex abrupto al suolo secondario, alia cal- caria stratificata, che costituisce la massa principale dellc montagne Appcnnine , ma alF una e alT altra di ([ueste furmazioni , alia primitiva cioe, ed alia sccondaria , un' altra se ne frappone che ha avuto origine in un' epoca di mezzo , che partecipa dei carattevi di cpiesta e di quella , e che dai geologi e pcrcio chiamata tU transizione. A quest' ultima formazionr spettauo , come altrove ho notato , la calcaria bigia c nerastra , la grauwake , lo schisto avgilloso , c forse \a scrpeatiiua. recce che trevansi 358 VROMONTORI6 sulla costa , e clie ben oltre si estendono nel ter- ritorio Sanese , finche vanno a confondersi con In calcaria secondaria delle montagne Appennine. Di non dissimile natura da qiiella del Giglio e forse r isola di Gianuti , V altra di Monte Cristo e la Pianosa, come si sa che in gran parte primitiva e r Elba. Per la qual cosa si potrebbero tutte queste isole considerare come brani di un terrene primi- tivo , che innanzi che si fosse formato il lotto del Blediterraneo era in continuazione con quello delle Alpi marittime. Cosi le rocce di transizione della costa e della maremma Toscana si dovranno risguar- dare come una dipendenza di quel terreno mfede- simo, ne si vorranno confondere con le secondarie degii Appennini ; circostanza essenziale per chi vo- glia formarsi una ginsta idea della tisica costituzione della nostra penisola , ed a cui mi sembra che non siasi data finora la dovuta considerazione. lo ho gia detto in alcuni miei scritti, che un di verso sistema di rocce ha luogo lungo la costa dcirAdriatico, ove facendosi astrazione dai depositi terziarj sabbionosi € niarnosi , la calcaria secondaria si prolunga fino alia spiaggia del mare ; ma dalT altro canto rocce primitive non si manifestano nelle isole delF Adria- tico , e la stessa formazione calcaria compare net monti delPopposto lido deir Istria e della Dalmazia, di maniera die puo dirsi una continuazione di quella dcgli Appennini , rimanendo soltanto interrotta da quello sprofondamento , che costituisce il letto del mare Adriatico. Tutto il granito che compone le rnpi delF isola del Giglio e di color bigio , e anno vera fra i suoi principali ingredienti il feldspato , il quarzo e la mica nera. Alia superfizie del suolo esso d' ordinario si raostra in talc stato di disfacimento, che non so- lamente e friabile, ma ridotto in una sabbia incoe- rente , ed ove non e risolto ancora in arena, pre- senta una massa cosi alterata che si dura fatica a ravvisarla per quello che e : la sua apparenza e ARCENTARO. 359 leiTOsa e caiiata , il colore rubiginoso , o di un giallo siulicio cli ocra , si sgrctola fra le dita , dis- pajono i suoi dementi , e i soli grani di quarzo hanno resistito alia decomposizioue. Di queste alte- razioni se ne puo accagionare la mica di cui e a dovizia fornito , le cui parti ferruginose ossidaadosi rompono il legame degli altri ingredient! , e indii- cono lo sfacelio in tutta la massa. La superlizie dei macigni e coperta da una crosta bigia di licheni ^ fra i quali , ne' siti piu prossimi al mare , e fre- quente il Lichen Roccella , die si raccoglie come pianta tintoria. L' interna sostanza di questo vege- tabile parasitico e bianca, ma se si tronclii co' denti e sia inumidita dalla scialiva, acquista nel luogo della sezione una tinta gialla. Non mancano tuttavia sitnazioni ove qiiesto gra- nito si palcsa sano ed intiero co' suoi naturali ca- rattcri , di manicra die potrebbe essere messo in lavoro , ed una di tali sitnazioni e in vicinanza della spiagiiia accanto al porto. Gli anticlii Romani non trascurarono di valersi di questa favorevole cir- costanza, e ne staccarono colossali colonne, e grandi vasche che potevano agevolniente imbarcare e tras- ferire alia capitale. Buon iiumero di queste colonne riniane tuttavia sul sito , alcune intornii , altre ab- bozzatc , altre ancora ridotte a conipimento ; ed avendone misurato una la trovai della lunghezza di ventif[uattro picdi parigini , e del dlametro di trc piedi e cjuattro polUci. Cola presso c una vasca die uella lacria inleriore e attaccata ancora alia rupe, ed ha otto piedi e cinque |)oriici di diametro. 11 granito in (piesto luogo oltre alia mica nera conticae piccole masse di uu verde bruno , le quali esplorate con la lente presentano una sostanza se- mipdlucida, di frattura liscia , o minutanieiitc sca- gliosa , e di hiccicorc grasso: tcntata con la punta di una spilla agevolniente si solca , e rascliiandola da una polvere bianca. Essa ha tutti i caratteri ddla svrpcutlua, c tale realmeutc credo che sia: queste 36o PROMONTORIO masse racchiudono sovente nelF ititerno alcune sqita- me di mica, e non di rado si mostrano sotto sem- bianza di prismi quadrangolari , ma non bene de- terrainati , che io crederei di buon grado essere pseudo-cristalli che abbiano tolta ad imprestito la forma di quelli del feltspato. Ho ravvisato queste masse e questi prismi in altre situazioni ancora , oltre a quella indicata , talche potrebbero service di criterio onde riconoscere il granito del Giglio tra fpie' tanti messi in opera in Roma dagli antichi,^ e che traevano da varj paesi, Io non ho avuto agio per anche di far cjnesto esame. II granito dell* isola e assai comunemente interse- cato da filoni eh una roccia che offre un' apparenza diversa , ma che in sostanza e essa stessa granito , quantunque formato di cosi tenni eleraenti , che si ravvisano a stento , e sembri nna massa uniforme. II suo colore e bianco , la frattura smorta e ine- guale , ed e composta di feltspato amorfo , per Io che si potrebbe credere il weisstein de' Tedeschi , ma osservata con lente vi si scorgono minnti 2;rani di quarzo , e sono visibili le squamette di mica , benche picciolissime. Le dimensioni de filoni sono varie : ve n ha di sottili e lineari , di alcmii poUici di grossezza , ed alcuni attingono eziandio quella di due picdi : essi si affacciano particolarmente al- 1' occhio in certi piani orizzontali che s' incontrano luno-o il dorso de'monti, e di ciii si valo;ono i vil- lici in cambio di aje artificiali onde battere il grano. In questi filoni, non gia nella massa del granito, o almeno molto di rado, trovansi Ic tormalme acre per cui e nota ai mineraloglsti V isola del Giglio : ma i bei cristalli non sono cosi frequenti qnanto. altri potrebbe supporre, ed havvi moko estesi spazj in cui per cercare che uom faccia si perderebbe iniitilmente la giornata senza scoprirne il menomo indizio. II luogo ove si ]>ossouo piii vantaggiosa- mente istituire queste ricerrhe c una costa di montc detto Serddno fra la torre degli Spaiavieri c il Fenajo nl ponoine dcirisola. lo ho rinvcnnto cola gruppi spcziosi di tornialine arcompagnate da prismi di «|iiarzo, e cristalli isolati di raggaardevole volume, poiclie alcuni avevano lino a due pollici di diame- tro ; ma qucsti ed altri piu piccioli in tanto si in- conrrano isolati e sparsi pel suolo , e frammezzo alia terra coltivata , in (juanto che si sono staccati dalla roccia passata in disfacimento. La forma de' cristalli e il prisma a tre facce con varie troncature negli angoli e ncgli spigoli ; sono di un nero lucentissimo , e opachi ; talvolta ancora semidiafani e di colore bruno di giacinto; e questi sono piu rari. Comunemente presentano fiisci di prismi aciculari radiati , che somrainistrano graziosi pezzi per abbcllire i musci. Dalla circostanza del rinvenirsi la tormalina nei filoni , uon gia nella massa del granito, sembrercbbc che questi abbiano avuto ori«i,iue in un' epoca po- steriore a quella del c^ranito medesimo , epoca in cui , oltre al (|uarzo , al feltspato e alia mica , in- terveniva un' altra sostanza che e appunto la tor- malina. Qutsto fatto potrcbbe addursi in appoggio alia sentenza di alcuni i quali sono di avviso che gcueralmente i (iloni di f[ualunque natura siensi forinati dopo la roccia che li racchiude , e sieno riem|>ini('iiti di fenditure. Xon dejisiio nuUadimeno trasandare di avvertire che il granitello a piccioli element! che compone questi filoni puo essere ezian- dio coetaneo al granito ordinario, poiche, ma senza tormalina , trovasi sovente ne' monti dell' isola in niassi rotondati, e inipastati tra mezzo a quel gra- nito sotto sembianza di nuclei di varia mole, alcuni de' (piali hanno gigantcsche dimcnsioni. Non e gran fatto dilVicilc di spiejiarc la forma- zione di (piesti nuclei supponendogU accidenti della cristallizzazione del aranito, per cui 2;li dementi di questa pietra siensi parzialmente riuniti in grani di picciol volume. Non era (piesta per altro I'idea che piu mi occupava allorchc ncHc mie gite mi correvano 362 PROMONTORIO sott' occhio , ma io rifletteva piuttosto che massi ro- tondad di simil fatta s' iiicontrano parimente in quella roccia porfiroide de' monti Cimini e del Montamiata, che nel mio Catalogo ragionato di rocce per servire €dla geognosia dell' Italia ho denominato Necrolite , e che in Francia ove trovasi nelF Alvernia e da alcuni mineralogisti, come ho poi saputo, intitolata Trachite. Io ho quahficato quella roccia per un pro- dotto vulcanico, per una vera lava, e duro ancora in questa opinione, ne mi ricredo vedendo nel gra- nite simili nuclei, o anime di sasso, come si dicono, poiche se sono accidenti della cristallizzazione, po- tevano aver luogo tanto nella fusione ignea, quanto in una soluzione per via umida , e se sono corpi stranieri inviluppati nelLi massa , come piu proba- foilmente mi sembra che si verifichi rispetto a quelli della necrolite, la spiegazione riesce allora piu ovvia. II granito ha inoltre filoni di quarzo, e ne con- tiene altresi di metallici, II monte della Vena e cosi chiamato da una rainiera di ferro ove negli andati tempi furono fatti alcuni scavi che si abbandonarono perche Tesito, da quanto si scorge, non corrispose alle speranze. II minerale e di ferro micaceo a pic- ciole e brillanti lamelle , e di tessitura cavernosa , il quale racchiude grani e cristalli di c|uarzo , e che mediante Y ossidazione si trasmuta in minerale di ferro bruno ( brauneisenstein ) ora compatto, ed ora cellulare e botritico. Un grado ulteriore di ossida- zione cambia questo medesimo in una massa ocra- cea di colore rosso bruno , che va accompagnata da straterelli di un bolo finissimo , di colore di carne, untuoso al tatto , che si stempera neir acqua for- niando una tenacissima pasta. E probabile che esso provenga dalle parti piu tenui della medesima ocra strascinate dalle acque piovane e mescolate a certa quantita di terra argillosa. Questo minerale di ferro micaceo e di ferro bruno costituisce nel granito un vero filone, ma poco , da quanto apnare , s' inter oa nella montngua , talchc ARGENTARO. 363 Be' Inoghi ove c stato scavato si adocchia la roccia che f|i serve tli letto , e questa e probabilmeate la rausa per ciii fu abbaudouato. Benchc il granito coinponga la massa principale deirisoia del Giglio, non e per altro la sola ed uiiica roccia che sia in tpielle montagne. Neir angolo oc- cidentale delT isola havvi un gruppo di eniinenze intitolato il Franco , diviso dalle altre mediante una valle che ha il nome di italic Ortana. Con mio sommo compiaciniento rinvenni ivi inaspettatamente le rocce che sono ncl promontorio Argentaro, ben- che quella situazione sia dal late deir isola opposto a quelle che rimane di prospetto al promontorio medesimo. La roccia che predomina e la calcaria , di cui si riconoscono tntte le varieta che sono nel- r Argentaro, imperocche ve n"' ha di nerastra con vene di spato , di cellulare tutta sparsa di cavita bollosc , di bigia con venature bianche e di tessi- tura cristallina pari a quella che io dissi incontrarsi in quel monte, e che assomiglia al bardigUo. Sotto la calcaria trovasi pariniente lo schisto argilloso , che chiamasi sul luogo abaiiio , ed e di colore o bigio o rossastro , ed accompagnato da banchi di ([uarzo ; ne manca la serpentina , che per lungo iratto si nianifcsta lungo la riva del mare. Essa e pill o mono solida , di colore verdastro , seminata di diailagio bigio , con vcne e liloncelli di lerro niicareo, e rimane sottoposta alia calcaria bigia con grana niinutamente cristallina , o alia calcai-ia nera- stra con vcne spatose , che presenta da quel lato rupi vertical! bizzarramente frastagUate e coi'rose , al che senibra che abbia contribuito T azione del- r ac(pia salsa sollcvata dai venti. Per compiere fi- nalnuMUe il paralcllo tra le rocce di questa parte dcU isola, c qiu-lie dil promontorio esiste eziandio il gesso tra mezzo alia calcaria in una Gala che nccve il nome da KL PKOF. CRIN'ELLI. 3-3 vivo desiderio di conferniare coll'esperienza le prove di raziociiiio s|)ettanti al rapporto de' costitueuti dell' acqua , tentolla due volte: ma iion n' f Idje , come a buona la- gione temeva , cho dei risultamenti ininut ssiiiii ed equi- voci , ed oiiiinessa la descrizione del nietoilo , cni si at— tenne , speri:iientaiido per via dire tta , espone quello che pensa di eseguire alia prima 0| poriunita d'operare in graade assai la composizioiie dell acqua. Per sup|jlire ia qualche modo all' attuale difetto di prove sperimentali opportunaiueiite si vale di alcuni fatli ia appogj^io del sue metodo , tendenti a deterininare con soniiDa accura- tezza I' iiiflaeiiza dell' eccesso del gas ossigeno siilla com- biistioiie , e sostenuto dai quali p«6 francameute asse- rire che otterrassi auineiito di vigore nella combnstioue coir accrescete la dose del gas idrogeiio. Quindi si oc- cupa della graude diflicolta clie iiicoiitrnsi tiel prec sare la misiira dei voluini de'gas da inipiegarsi nella uiisceia: e siccoine la macchina del sig. Crivelli agisce seuza bi- soguo di tale misura , cosi e che qnesta diflicolta is.1 ssa torna in pregio del suo coiigegno. Esposta la costruzioiie e la teorica di questa macchina j il nostro autore non di- scende a trattare della sua utilita, amaudo meglio ili la- sciare alia pratica questo uilicio , savianiente opinaiido che X i vaiitaggi d' ogni niiovo riirovamenio deliliousi annunciare da questa infallibile appuratricp , anziche » Ne viene t|uindi di ]>ref"erenza pro- ponendo alcune modifu azioni da lui fatie all' euiissario dell' ossigeno della sua macchina , per cui esso preseu- tando air idrogeno una piccolissima superfine ci garan- tisce del ]iericolo di qualche dannosa esplosione e nello siesso tenqx) ecoiiomizza di inolto 1' ossi?,eno. Finalmeiite dichiara col snssidio di opportune ligure il l>el meccanismo delle chiavi a valvula e chiudimento doppio ch' egli in- vento e Stistitui alle chiavi pneumatiche ordinarie, le quali non valgono a contenere a lungo i gas addensati con qnilche vigore. Queste chiavi a valvula mentre reu- dono perletta la macchina di cui si trctta , pussono ser- vire a sostenere e conservaxe qualunque squihbrio pneu- ni.ntico, non escluso il vuoto, e riescono quindi utili ge- neralmente. Chiude il sig. prof. Crivelli qutsia intenssinte Menioria con un ringrr.ziameato diretto ai siguori couti Sy^ NUOVO MECC. BEL PROF. CKIVELLT. Moscati e Stratico , direttori tiell' I R Istituto, ed m yarticiilare al sig. conte Mi)scati clie gli fu cortese di sue osservazioiii dedotte d ille speiieii/e die sull' argo- mento della Meuioria aveva istituite collo siess > sig. prof Crivelli aoche alia presejza del!' I. R Isntato , e con un compliniento a tutti i Menibri dell' Istituto pre- sent! alia letlura della Meuioria , al cui giudizio la sot- toponeva. Qupsta ]Meinoria , dopo avere riscossi gli applausi dei Menibri componenti I'l. R Istituto presenti alia lettui-a Tenne stanipata porhi giorrii sono , diretta dall' autore al sig. Davy della Societa di Loiidra : e noi rimaiidiamo alia Memoria istessa i nostri lettori , persunsi die sara loro aggrade vole il vedere in breve trattato abliastaaza difFusaniente un argomento di grandissima iiuportanza. A questa Men-ioria il sig. prof. Crivelli u li la descri- Zione di una nuova toppa sicura per costruzione e noa per segreto dal medesinio immaginata. L' I. R. Istituto ita! lo premio questa invenzione colla medaglia d' ar— gento nella solenne distribuzione de' prenii d' industria iiitta il giorno 4 ottobre 1816 , ononiastico di S. M. I. R. A. L'onorevole voto dell' Istituto stainpato negli atti di quella distribuzione e del segiiente tenore : » Nuova ed ingegnosa didiiaro 1' Istituto una serratura im:naginata dal sig. professore Antonio Crivelli, il quale, senza ca- ricarla di segreti e complicati meccanismi , 1' In in modo cosirutta die impossibile riesce il ricoitiarne i congegni e contraffarae la chiave col mezzo della cera o di simile sostanza atta a ricevere impronta. Facile a costruirsi dal men abile inagnano , facile a riattarsi in caso di guasto, potra divenire di un uso generale e quindi pel pubblico . di non lieve vantaggio. » Al quale desiderio dell' I. R. Istituto sembra die possa assaissimo servire 1' enunciata descrizione. L'Aulica Commissione di Commercio persuasa della no- ■yita ed utilita uell' uso della serratura in discorso , ine- rendo alio dispcjsizioni del decreto 24 giugno 1806, ha autorizzato l' I. R. Governo di Milano a ricompensare il sig. prof. Crivelli per la cessione del suo ritrovato al Governo medesimo , divenuto conseguentemente di pub- blica ragione ed uso. 3-5 Del nioto intestiiio de.lle parti da solldi , al chiarissi'- Jtio .iis[nore Ah. Q. Igiiazlo Moi^ina , membro del C. /?. Istitnto ItaVuino , ecc. Lcttera dl D. Paoli. — Pesaro , i/pografia Gavelli- vTi \ altra volta aveva il chiarlssimo antore sospet- tiitp die ne' solidi noii altrlmenti clie ne' liquidi potesse aver luogo un certo movimento delle parti, e che cangiar si potesse in essi la densita e la roe- sione noii solo , nia perliiio talvolta la coniposizio- ne. Trattaiido qniiidi de' ceinenti e della solidita del romaiii edlluj , ojmiio che una j^ran parte di f|uella solidita anziche alia coniposizione de' cenienti si do- vesse al tempo. Trovo a tpiesta sua opinione favo- revoli il sijr. Moli/ia ^ a cni e indirizzata la lettera, ed i) sig. Qaittierl; ma non trovo favorevole il sig. Brelshik , ed alcimi altri lisici ai cpiali espnsc la sua idea del moto intestiiio delle parti de" solidi , fan- daiidosi (piesti sulla iiicompatibilila di questo moto con (piella detisita , e esanti. Per do stesso che esse fanno allorche sono so- soese in un flni>lo. Da qnesto f»tto si fa strada FA. a dedurre le coiidu'^io li da Qantieri Uisunte dalla osservazione deliloni in/tallici, cioe che la nnteria non agisre svmpre in via di precipitazione, ni.i che s I da se st(^ssa in virtii di fi)rza di attrazione e di airmita, sentirsi, sregliersi, approssimarsi, ed unirsi; the le niontagne non sono continuanieute, e tutto alfatto inerti , che v' e moto in esse , che vi sono scrrezioni ed escrezioni, e come nc' corpi ora;anici, incessantc forniazione, distruzionc e ripioduzioaQ. 38o DEL HOTO l^STfeSTlNO Tuttavra Breislak noii consente a queste massi- me , e se non impossibile , e2;li reputa almeno tlif- ficile a concepirsi die nella massa delle montagtie consolidate diasi tale niovimento intestiiio di parti, clie queste iibbidir possano air impulso delle loro affinita , partire dai punti ove sono , ed unirsi in altre. Egli accorda che tale fenomeno abbia luogo, o quando il composto non e ancora consolidate , o quando per alcnna circostanza , come per la lenta ma incalrolabile forza delF aria , del sole , delV ac- qua 1 ecc. e diminuita la coesione delle parti. A questo ragionamento oppone TA. il dubbio che 1 a- zione delT atmosfera possa cosi profondamente agire sopra le rocce piu compatte ; ed osserva che an- che Breislak e forzato ad amraettere circostanze produttive di alterazioni neir interno del nostro glo- Lo , e da' corpi solidi in generale , e non tace quel fatti che sembrano stabilire il moto intestino con- troverso come quelli delle piriti di Agordo e delle sferoidi di ferro argillose di Aberlady in Iscozia , nelle quali i cristalli di solfato di barite e di car- bonate di calce , che ne rivesteno le interne fen- ditiire , non serabrane sostanze infiltrate dal di fuori. A questi fatti aggiugne TA. quelle dell'Jrcrt pectun- culus ^ osservata da Brocchi nel monte Mario, inte- ramente cangiata in ispate calcarie , nella quale , die' egli , la parte calcaria della conchiglia non ha potuto dispersi secondo le leggi della cristalhzza- ziene , se non si suppone un libere movinieuto nelle parti de' solidi ; e qui si fa a mestrare che questa suppesizione e assai piu facile , che non f immagi- nare con Brocchi , che f acqua penetrando le con- chio;lie ne abbia scomposta la tessitura , le abbia ridette in una specie di pasta , e questa sciogliendo in qualche mode senza che perdcsse la sua forma, r abbia messa in o;rado di oihirsi alia cristallizza- zione. Treva e2;li piu comedo di supporre , che le parti abbandonando la dispesizione che avevano nel corpo organico, abbiano presa quella che ri- cliieggono le leggi della cristallizzazione , che non DELLE I'ARTI De" SOLIDI. 38 1 rimniaginare die nelle petrificazioni spatose osser- vate da Brocchi , la sostanza ralcarea della conrhiglia abbia cediito il luogo ad altra dclla stessa iiatiira. Cita per ultimo i noti esperimenli del sig. Hall suIla iiiHucnza della compressionc , e si mostra per- suaso |)er tutte queste osservazioni die nel seno de' solidi far si possano de' iiioti onde le loro parti prendano una diversa disposiziouc , e si cangino noil solo la loro gravita specilica , il loro tessuto , la loro coesione , ma anche la loro roniposizione. Avverte tiittavia , die e2;li non crede poter farsi questo nioto intestino con rapidita, ma anzi die egli lo reputa lentissimo , onde il tempo diviene T ele- mento principale da calcolarsi in tali fenomeni , ai qiiali opina pure die probabilmente possa dar ca- gione o cospirare almeno T elettricismo , non attri- buendo pero a questa opinione maggior valore die ad una ipotesi clie di niolti fatti avrebbe bisogno per essere convalidata. Loderemo da prima in questo srritto la modestia , colla cpiale Y A. espone le sue opinion! , e V urba- nita colla quale si oppone ai suoi avversarj ; noa dissin u'ercmo pure , clie ingegnoso e il suo siste- ma , ed ingegnosamente sono investigati i fatti che posscnio a questo servire di appoggio. Ma ci per- metteremo tuttavia di osservaro . die se tutti an- cora i fatti da esso annunziati coUimassero a pro- vare la possibilita di questo movimento interno del solidi , alcuno di essi noii prova tuttavia die real- nientc succeda un tale movimento , o per dir me- glio , alcuno non v' ha di que' fatti o di que' feno- meni die spie2;ar noa si possa senza ricorrere al rcale ed ellettivo esercizio di questo controverso movimento. 11 pass;igglo del calorico e della luce attraverso i corpi pill (iuri , anzidie una porosita o una rarita tli parti di (pic' solidi, annuiizia una loro particolare disposiziouc, o sia una facolta di dare il passaggio, e di trasmettcre la luce , il die costituisce la di- versita die passa dal diamante , per esempio , 38i' BBL MOTO INTESTINO durissimo ad alciini corpi assai piu teneri che sono perfettaraente opachi. Le esperieiize istitaite dal sig. Watt sul basalte esposto ad un raffreddamento piu o meno lento , altro a noi noti sembrano provare se noil quello di che e convetiuto aiirhe Brelslak , cioe che il movimento intestino abbia laogo , quan- do per qualche circostaaza e dimiiiuita la coesione delle parti ; ne akro provano per avventura il can- giamento del vetro in porcellana di Reaumur^ la fragilita e la durezza de' metalli rapidamente raffred- dati , la malleabilita e la tenacita di quelli che lea- tamente si rallreddano , la tempera delT acciajo ecc. Dal moineiito che si introduce, o si suppone una azione esterna che cangia la forma o il tessuto della materia , o la disposizione delle sue parti , non tro- viamo piu la necessita di ricorrere ad un nioto in- testino sovente incomprensibile. Lo stesso puo dirsi delle piriti di Agordo , nelle quali non avviene la concentrazione del rame se non ad un certo grado , Ijenche moderato e lentis- simo di caiore. Se in fiitti non soffrissero quelle pi- riti colla torrel^izione, o col riscaldamento per altro mezzo , una diminuzione di coesione , il fenomeno non avrebbe luogo ; ne vediamo come possa stabi- lirsi una teoria del moto intestino delle parti dei corpi, senza alcun riguardo , come dice FA., alia loro ma^gif^re o minore coesione , ed alia loro tem- peratura. Moltissimi altronde sono i fatti i quali provano Talterazione delle parti de' corpi, e la loro suscettibilita di un certo movim.'uto prodotta da una semplice diminuzione di coesione , che non sia por- tata , come dice F A. , al grado di produrre il me- nomo principio di fusione, Non e ben chiaro , ne torse bene ancertato il fatto delle lainiae di vetro o di cristallo fortemente aderenti , repiistrato nella Enc. Met., non essendo neppure nocato il tempo in cm queste lamiae nma- sero le une alle altre sovrapposte, ne il loro volume, ne il loro peso , ne la condizione in cui fiirono collocate, ne se il loro combaciamento escliidesse dellepArti de' solidi. 383 perfettanieiue Taria, come forse avvenne, no alcuno (lei moll I a' (idend che poterono aver luogo in tempo del loio giaeimeiito, E diinque assai dillicile il dedurre da ([iiesto fatto alcana ronseguenza; come dilllrile sarebbe il < oiiloiulere, o il roiisideraie come modilicazioni dello stesso eiletto Tadesione e la coe- sione. I'iu dillicile ancora sarebbe il dednire argo- inento tla due niobili di legiio rimasti per cintjuan- t' aniii r nno alT altro sovrapposti , e trovati dopo quel periodo aderenti ; perche senza ricorrere al moto intestino de' solidi, le parti resiuose dei legni, sciolte forse dal calore , o anclie dairaecjua o dalla umidita , poievano condurre ([ue' legni a talc stato rlie si credessero , come avvcnnc int'atli , incoUati tra di loro. Parld r A. delle marne molli e polverulente , che »i cangiano in solide rocce , de' sabbioiii calcarei , e potrebbe pure aggiugnere selciosi che passano alio stato di pietre ; e parla altrove delle pietre tenere alT uscire dal suolo , che passano (|nindi ad eguagliare il marmo nella durezza. Ma senza ri- correre a (piesto moto intestino cosi poco concepi- bile , perche non ticne egli alrnn conto della eva- porazione che tutto giorno (i presenta varj di ([uesti elletti , e tielle uililtrazioni che legano le j)articelle sabbiose , e ne formano di continno le pietre arenarie ? L' alterazione della selcc piromaca non vedesi soltanto nella citata testa di Koule , ma vedesi di contuuio in tpie' ciottoli, m qnella specie di palle di selce o anche d'agata, che si ricuoprono sovente di una crosta biancastra non gia per ua moto intestino delle parti , ma piu evi;evolato. Egli e verissimo cio che dire il sio;. Guutlcri ^ esi,crc pieni spesse volte i liloni di materia , die noii si preeipito dalF alto al basso , nia che seppe da se stessa approssiinarsi per forza di attrazione o di affiiiita ; ma conviene sempre ri- rorrere alF epoca della formazione de' filoni, ed alio stato in ciii allora trovavasi la materia , ed in cui le parti disporre potevansi secondo le leg^i della affinita , il che se non fosse , converrebbe siipporre possibile la formazione de' iiloni in una niontacna gia consohdata e compatta, in una montagna adulta, in una montagna inerte , il che z'ipugna alia costante osscrvazione. Troppo e difficile il supporre ne' solidi quella li- berta che ordinariamente si attribuisce alia presenza di un dissolvente , ne alcun fenomeno viene in ap- poggio di fpiesta snpposizione. L" ammettere , come ha fatto BrcislaL , circostanze prodnttive di altera- zioni neir interno del globo e dei corpi sohdi m gctjcrale , non c un sottoscrivere alia teoria a , aljbondi di minerali d' o^ni sorta; ma non si puo a meno di confessare che per git etudinsi sono aurora ti'oppo poco conosciute tali ricchezze Un- glievesi , Be ci fuccianio a paragonare la enumerazioue clie ce ne fa il sig. professore Zipser con ci6 che ne Q-oviamo sparso in niolte opere analoghe , che a dir vero sono per la maggior parte d' una data piuttosto antica. Non v' ^ dubbio che il sig. Zipser non siasi guadagnata molta benemerenza si per parte della storia naturale, che per parte degli studiusi di quella, soni- ministrandoci nell' opera di cui qui facciamo onorevol menzione tutte le notizie che poteano desiderarsi circa alle localita. nell» quali rinvenire si possono i minerali tutti di quel regno. £bbe egli perlino cura di disporre turte quelle localita in ordine al- fabctico, aggiungendo sotio il nome di cadauna la esposizione di . blattriger Augit (augite lauiellare). Varieta di piroxene di Hauyj Ijjattricher gemeiner Augit-Pentaklasit di Haussman; c. Muschliger Augit (augite concoidea). 31iiscldiger Augit-Peutaldasit di Hauss- rtian : d. gemeiner Augit (augite couume). ISIuschliger Augit-Pen- raklasit di Haussman. 10. Karintliin (carintino). (Specie su cui ri maucano ancora le occonx-nti uotizie). 11. Diopsid (diopside). Varieta di piroxene di Hauy; blattriclier gemeiner I^lalakolitli- Pentaklasit di Haussman. 12. Vesu\ian (vesuvinuo) (*). Idocras©
  • lu' iagaano , dallt alpi d^ Tif<;>lo te^«ic<>. 3go A 1' 1' E i\ B I c li Allan; grenat cOmmun di Hauy. 16. Melaait (melanite). Grenat noil' de Frascati di Hauy; Melanit-Granat di Haussman. ly. AIlo- cliroit ( allocroite ). AUocliroire di Hauy ; dichter Granat-Granat di Haussuiaii; splita'iger Graiiat di Karsten; granato verde aiiiovfo. 18. Koloplionit ( colofonite ). Coloplionit di Reuss ; Pecbgra- nat di Karsten; grenat resinite di Hauy. i(). Granat (granato). Grenat di Hauy; granato per tutti indistiatamente i niineralogisti : a. geuieiuer Granat (granato coaiime). Gemeiner Granat-Granat di Haussman : b. edler Granat ( granato nobile ). Grenat rouge violet di Hauy ; Almandiu-Granat di Haussman. 20. Staurclirh ( staurolite ). Staurolith di tutti i niineralogisti tedeschi ; stauro- tide di Hauy, granatita d' alcuni. 21. Pyrop ( piropo ). Grenat rouge de feu granuliforme di Hauy; Pyrop-Granat di Haussman. 22. Automolitli ( automolite ). Spinelle zincifere di Hauy ; Gahnit- Hartstein di Haussman. aS. Zeylauit ( ceilanite ). Splnelle noir, purpurin , bleu, vert di Hauy; Pleonast-Hartstein di Haussman. 24. Sjiinell (spiuello). Spinelle di Hauy; Rubin di Blumenbacli; Spineil-Hartstein di Haussman. 25. Salamstein ( salamite o pietra di Salam). Corindon Lyalin rouge ou gris de perle di Hauy; edler Korund-Harstein di Haussman ; (a) Salamrubin ( il rubino di Salam) ; (b) Sternsaphir ( s' e grigio di perla). 26. Sapphir (zaffiro ). Corindon hyalin bleu, rouge , brun rougeatre , jaune, ou blanc di Hauy; Saphir-Hartstein di Haussman. 27. Schmirgel (sme- rialio). Corindon granulaire di Hauy; Schmirgel Korund-Hartstein di Haussman. 28. Korund (corindone). Corindon harmophane tran- sluide diHauy; lichter Demantspath-Hartsteiu di Haussman. 29. De- mantspath ( spato adamantino ). Corindon hai-mophane opaque di Hauy ; dunkler Demantspath-Hartstein di Haussman. 3o. Topas ( to- pazzo ). Silice fluatee alumiueuse di Hauy; edler Topas-Schorl di Haussman. 3i. Peliom (peliom). Specie su cui, se pure non e iden- tica coUa susseguente o se non e un quarzo violetto siccome pare , ci maucano tuttora le occorrenti notizie. Sa. Jolith ( jolite ). Jo- lithe ora Cordierite di Hauy ; dichi-oVte di Cordier , passim sa- phir d'eau presso a' lapidarj ; spanischer Lazulith di Reuss ; di- chroite appendice agli Schorls di Haussman. 33. Euklas (euclasia). Euclase di Hauy , Euklas-Schorl di Haussman. 34- Schmai-agd (smeraldo). Enieraude di Hauy; edler Sclimaragd-Scliorl di Hauss- man. 35. Beryll (berillo). Acquamarina; enieraude (beryll), lini) ide verte-blcuatre et jaune verdarre di Hauy; Beryll Sclnnaragd-Schorl di Haussman: a. edler Beryll (berillo nobile). Emeraucle lim- pide verte-bleuatre et jaune verdatre di Hauy ; Beryll Schma- ragd-Schorl di Haussman: b. gemeiner Beryll (berillo comune). Enieraude vert-pale et jaune grisatre di Hauy; gemeiner Schma- ragd-Schorl di Haussman. 36. Schorlartiger Beryll ( berdlo scorli- foraie ). Silice fluatee alumiueuse cylmdroide di Hauy; pycnite di molti. 37. Turmalin ( tormalina ). Soorlo elettrico d' alcuni ; tourmaline di Hauy; edler Turmalin-Schorl di Haussman. 38. Schorl (soorlo). Scorlo commie d' alcuni; amphibole cristallisee di Hauy; PARTE STR\NIERV. 89! gemeiner Schorl-Schorl di Haussnian. 39. Lievrit (lipvrite). Je- nite di Haiiy ; lelievrite di alcuni ; ilvaite d' altri ; Ilvait-Honi- bleiide di llaiissuiaii. 40. Pistazit ( pistaziiite). Enidote cristalliBee verte di Hauy ; Tliallit Epidot-Hornblende di Haussiiian. 4T. Kala- niit (calaiuite). Specie sii cui ci niancano precise notizie, uia forse touruialine apyre di Hauy ? Apyrit Tunnalin-Schorl di Haussnian? 42. Diaspor ( diasporo ). Diaspore di Hauy ; blattriclier Hydiar- gillit Thon-Thonhydrat di Haussnian. 43. Zoisit (zoysite) Ejjidote grisluisant di Hauy ; Zoysit Epidot-Hornblende di Haussnian. 44. Anthopliyll t ( antolillite ). Aatliophyllite di Hauy ; Anthopliyllit f[uinta appendice all' Heterotyn-Hornblende di Haussnian : a. straliliger Anthopliyllit ( autofiUite radiata ). Senibra una varieta di Paulit ( hyperstlicne ' ) b. bl:ittriger Antliophyllit (antofiUite Lmiellare ). Senibra una varieta di Paulit ( liypersthene ' ) 45. ANinit (a\imte). Avinite di Hauy; schorl violet, yanolitlie , tu- niite d' alcuni' Axinit-Granat di Haussnian. 46. Quarz (quarzo ). Quarz di Haiiy; Quarz Kiesel-Hartstein di Haussnian: a. auiethisC (quarzo aniatista). Quarz-hyalm violet diHauy; Stanglicher Quarz- Kiesel di Haussinan ; I. gemeiner Auietliist ( quai'zo aniatista co- niune ) ; stanglicher gemeiner Quarz di Haussnian; 2. dickfaseriger Amcthist ( quarzo amatista fibroso a fibre grossolane ) ; stangli- cher gem. Quarz di Haussnian: b. bergkrystall ( cristallo di monte). Quarz-hyalin limpide cristallisee di Hauy ; Bergkrysiall-Quarz di Haussman ; c. IMiIcli-Quarz (quarzo latteo). Quarz-hyalin rose di Hauy; Milcli-Fett-Quarz di Haussman : d. gemeiner Quarz ( quarzo coinune ). Quai'z-hvalin amorphe di Hauy ; gemeiner Quarz-Kiesel di Haussman: e. Prasem-Quai-z ( quario prasio). Quarz-hyaliti vert-obscur e quarz vert-obscur di Hauy ; prasem-Fett-quarz di Haussman. 4-'. Eisenkiesel (quarzo ferrugineo). Quarz rubigineux e quarz-hematoide di Hauy; Eisenkiesel di Haussman. 48. Horn- stein ( pietra cornea ). Quarz-agatlie grossler di Hauy ; Hornstein- Kiesel di Haussnian : a. splittriger Hornstein (pien-a cornea scheg- giosa). Qiiarz-agathe grossier di Hauy; splittriger Hornstein-Kiesel di Haussnian: b. muschliger Hornstein (]'ietra cornea concoidea). Quarz-agathe grossier di Hauy; muschliclier Hornstein-Kiesel di Haussman: c. Holzstein ( legno siliciijcato ). Quarz-agatlie Xyloide di Hauy ; splittriger Hoi-nstein-Kiesel ili Haussman. 49. Kiesel- schiefer ( sclusto siliceo ). Kieselschiefor , appendice alia specie Kiesel fra gli Hai'tsteins di Haussman: a. gemeiner Kieselschiefer (schisto siliceo coniune ); gemeiner Kieselschiefer di Haussnian: b. lydischer Kieselschiefer (pietra lidia o schisto siliceo lidio ) ; corn^enne lydienne di Hauy ; Jaspisar tiger Kieselschiefer di Haussman. So. Feuerstein (pietra focaja o piromaco ). Quarz- agathe pyromaque di Hauy ; Feuerstein-Kiesel di Haussman. .Si. Chalcedon ( calcedonio ). Quarz-agatlie calcedoine di Hauy; Kalzt^don-Kiesel di Haussman: a. gemeiner Chalcedon (calcedonio comune); Quarz-agathe calc/'-doine di Hauy ; gemeiner Kalzedon- Kicecl di liaussmau : b. Carneol (calcedonio corniola). Quarz- oC)2 Al'PENDICE aaatlie cornaliue di Haiiy; Karn6ol-Kalzecloii-Kiesel cli Haussman ; I. genieiner Chalcedoii Carneol ( calcedonio coruiola coniime ) ; eeuieiner Karneol-Kalzedon-Kiesel di Haussiiian ; 3. faseriger Chal- cedon Carneol , calcedonio corniola librosa. Aggiugui al calce- donio corniola , (a) Band-mit Kreis-Achat, (b) Trummer-Achat , (c) Fortification s-Achat , (d) Moos-Achat , (e) Landschafts-Acliat , (/) Rolrren-Achat , (g) Jaspis-Achat. 52. Hyallt ( jalite ). Quarz-hyali ; concretionne di Hauy; Glasopal-Kieselhydrat fra gli Opal di Hauss- man. 53. Opal (opalo). Quarz-reslnite opalia et girasol di Hauyn Opal-Kieselhydrat fra gli Opal di Haussman : a. edter Opal ( ojialo nobile ). Quarz-resinite girasol et opalin di Hauy; edler Opal- Kieselhydrat di Haussman: b. gemeiner Opal (opalo comune ). Quarz-resinite connuiin et girasol di flauy ; genieiner Opal-Kie- selhydrat di Haussman: c. Halbopal ( seaiiopalo ). Quarz-resinite coumiun hydroj'hane et subluisant di Hauy; Halbopal-Kieselhydrat di Haussman : d. Holzopal ( opslo ligniforme ). Quarz resinite xyloide et subluisant di Hauy; Halbopal-Kieselhydrat di Haussman. 54. Menilit ( meuilite ), Quarz-resinite subluisaut di Hauy ; Hal- bopal-Kieselhydrat di Haussman: a. brauuei- Menilit ( menilite bruna). Quarz-resinite subluisant brun di Hauy ; Halbopal di Haussman: b. grauer Menilit (menilite grigia). Quarz-resinite subluisant di Hauy ; Halbopal di Haussman. 55. Jaspis ( dia- spro ). Quarz-jaspe di Hauy; Jaspis-Kiesel fra gli Hartstein di Haussman : a. /Egyptischer Jaspis ( diaspro egiziano ). Quarz- jaspe onyx di Hauy; ebner Jaspis-Kiesel di Haussman; I. rotlier segyptischer Jaspis (diaspro egiziano rosso); ebner Jaspis-Kiesel di Haussman; 2. brauner wgyptisclier jaspis (diaspro egiziano bruno ) ; ebner Jaspis-Kiesel di Haussman: b. Bandjaspis (dia- spro fettucciato ). Quarz-jaspe rubaniie di Hauy; erdiger jaspis- Kiesel di Haussman: c. Porzellaujaspis ( diaspro porcellana). Ther- Uiantllattriclicr Analzmi-Ampliigen di Haussman ; Wurfelzeolith pissim. 70. Chabasit ( cabasin ). Chab.asie di Hauy ; chabasin di Haus^i- nian ; Chabasit e Zeolite iluhw^ passim, ji, Kreuzsteiu (pietra Kiucilorme ). H.irmotorne di Hauy; Harmotoni di Haussiua.i; An- dreasbergolit))epa«i/H. yi.Lomonit (lomonite). Laumonite di Hauy; I aunionit-Zeolith di Haussman: Zeolithc efllorescente |)flf.f(/«. 73. ^'^■hnlelzstcin ( leucolite di 31auli'on ). Dipyre di Hauy ; varieti dello Skapolit-Tetraklasii lii Haussman. -4. Natrolith ( naU-olite ). Natrolithe di Hauy; Is'atr.jlith-Mesotyp di Haussman; ^atrolite dl witti. -3. Lasurstem ( lapislazzidi ). l.azulue di Hauy; Lasuvsteia di Haussman; Lapislazzuli vu!go. 76. I.azulit ( lazulitc ). I.aziilitb* do W.rner o Lasulit diHauy; Korniger Lazulith-Hartstein di Hauss- man ; Siderit passim 77. Blausj .uh ( feldsparo bleu ). feldspath. Meu di Hauy; Splittriger Lazulith-Hartitein di Haussman. 78. An- dalusit (andalusite o feldspato apiro ). Fcldspatli-apyre di Hauy ^ Audalusit-Fehlspath di Haus.^man. 79. Feldspath ( feldspato od or- tosio). Feldspath o Orth..se di Hauy; Feldstein-Feldspath di Haue- *man: fl. Adular Feldspath ( feldspaio adularia ). Fi-ldspatli nacre di Hauy, Adular-Feldspath-Feldstein .li Haussman: b. I,:»brador Feldspath ( loldsparo di Labrador). Feldspadi opalin di Hau) ; Kdl«r FeldsiMth-FBldktciu di Hpai.1v $94 APPENDICE ' feldspato vitrfo ). Sanichn passim; Feldspath lamellaire vitreux di Ilauy; Glasiger Feldspatli-Feldstein diHaussman: d. gemeiuer Feld- spath ( feldspaco comune ). Feldspath cnstalhse o laiiiinaire di Hauy; gemeiner Feldspath-Feldstein di Ilaiissiiian; I. frischer ge- nieiner Feldspath (feldspato coiniine recente); oemeiner Feldspath- Feldstein di Haussman ; 2. aufgeloster gemeiner Feldspath (feld- spato comune fatiscente ); Feldspath decompose di Hauy; Kaolin: e. Hohlspath ( spato coacavo ). Made di Haiiy • Chiastolith di Haussman ed altri ; Maranite di alciini: /. diohtei' Feldspath (feld- spato comyjatto). Feldspath conipacte di Hauy; dichter Feldspath- Feldstein di Haussman: i. gemeiner dichter Feldspath (feldspato compatto comune ) ; Dichter Feldspath-Feldstein di Haussman ; 3. Variolit ( variolite ) ; Variolite vulgo. 8o. Spodumen ( spodu- meno o trifano ). Tnphane di Hauy; Triphan-Feldspatli di Hauss- man i Spoduniene passim. 8i. Scapulit ( scapolite ). Paranthine e Wernerite di Hauy ; Skapolith-Tetraklasit di Haussman ; Rapi- dolite passim : a. rother Scapulit ( scapolite rossa ). Dichter gla- sartiger Skapolith di Haussman ; Wernerit , fuscit, skapobth pas- sim: b. grauer Scapulit (scapolite grigia ). St^-ahliger glasartiger Skapolith di Haussman; Arctizit , Wernerit pai'jim ; i. Straliliger grauer Scapvilit ( scapolite grigia radiata ) ; Strahliger glasartiger Skapolitli di Haussman ; 2. blattriger grauer Scapulit ( scajiohte grigia lameUare ) ; blattricher glasartiger Skapolith di Haussman. 82. Ichthyophtahii ( occhio di pesce od apofdlite ). Apopliylhte di Hauy; Apophyllit-Zeolitli di Haussman; Fischaugenstein p'li'- siin. 83. Meionit ( meionite ). Meionite di Hauy; Meionit-Zeolith di Haussman ; Hyacinthe blanche de la Soamia passim. 84. Ne- pheliu (nefelma). Nepheline di Hauy ; Nephelin-Zeolithe di Hauss- man ; Sommite passim. 85. Eisspath ( spato glaciale ). Spath de glace di Hauy ; varieta della Nephelin-'Zeolith di Haussman ? ( Sarix conlinuato ). PARTE STRANIEKA. 3f)5 53cfdI)Pcituna utib St^tnlbiitui mcfji'ci'Cf 3)ampf=arpai*afc , :c. cioe : Descrizione e rappresentazlone dl varj up- parati a vapore cd quali trarre a profitto i vaporl acquei per cucmare e scaldare, taiito in diver si pub' blici istituti. cpiaiito riell' ecoiiomia domestlca e ru- rale , nelle fabbriche , nellc mdiiifatture , nelle arti ecc. , del D. Gio. Got if redo Dingier. — • Augusta., 1818, di png. 140 in S.", con 4 rami^ prcsso Kummer. T ' JLi OPEHA che ci facciamo ad analizzare meriterebbe di essere iVa le mani dei nostri ai-tisti , e per tale rnotivo ti-adotta in iraliano, e cio non taiito per la sua utilita quauto per T iiupos- •ibilita di darne un perfetto ragguaglio trattandosi in gran parte di descrizione di macchine , la quale non puo sufficientemente comprendersi che coll' ajuto del disegno delle medesime : vo- lendo niillaineno tentare d' invogliare taluno a tradurla , non die favorire , per quanto e da noi j-iossibile , la dififusione dei luDii , abbiaiuo determinato di dare la descrizione dell' apjiarato a vapore in genera]e,di accennare i differenti apparati a vapore di cui parla 1' autore , ed indi trattare del profitto che se ne p»i6 ricavare. L' opera h divisa in tre capitoli , e ciascun capitolo in para- p-afi ; il prinio capitolo ti-atta della costruzione degli apparati a vapore per cuocere ; il secondo della utihzzazione dei vapori acquei ncU' econoniia domestica e rurale , nelle uianifatture e jielle arti ecc. , ed il terzo del modo di disseccaix e riscaldare niediante i vapori acquei. II primo capitolo h diviso in sei paragrafi : nel prinio si de- »rrive 1' appai-ato a vapore , non che ciascuna delle sue parti , e si parla del modo di congegnarlo , couservai-lo ed usarne ; noi riputiaino utile il dare un idea del conteuuto del niedesinio, stan- tecli^ contiene le viste generali e parla degli ordigni pii'i neces- «arj • e desso del tenor seguente : Costruzione interna dell' ap- parato a vapore ; serbatojo ; ceniento ; regolatore ; aniniella o valvula d' assicurazione ; carico dell' aniniella; coperte de' canali di coniunicazione ; vasi da cucina ; innalzauiento del coperchio ; ordigni per 1' evaporazione ; giro della fiamiua attoruo idla cal- daja di evaporazione ; robinetti , ossia chiavi diverse e lora «copo ; obbiezioni contro il regolatore , e soluzione delle mede- sime ; modo di regolare il grado della cuocitura ; sepai-azionc ed evaporazione nell' istesso tempo ; avvertenza ncccssaria jI iiiouieniu ill cui il fluido ccssa di cuocere. 396 A PPENDIGE Nel secondo paragrafo si descrive un fuocolare da cucina niesso in azione dal vapori. Nel terzo si parla di una fornace da stufa access con legna, coUa quale si possoao ottener# varj vantaggi. Nel quarto si da la descrizione di una fornacella da va- pore e da cucinare portatile, nella quale trovasi pure una canna per aiTostire e per riscaldare nel tempo stesso. Nel quinto si tratta di una fornacella da vapore per cuocere atta alia prepa- razione dei medicamenti ; e nel sesto vien descritto un apparato a vapore mediante il qu2de si jouo seuza molto vapore , far cu- cina in una stanza. E bene a sapersi che la caldaja, di cui si serve Tautore, h di rame ed ha la figura di un parallelepipedo , il quale viea sostenuto in un vuoto da due o quattro spranghe di ferro fer- mate nel muro , cosicclie la fiamma della legna che s' adopra per iscaldarla , ed il calore che la medesinia seco porta , non che il calore della bragia , si comunica anche al coperchio della caldaja. Questa ha nel suo coperchio due apertm-e , T una per r uscita dei vapori e Y altra per 1' aggiunta delP acqua dal ser- batojo ; Y uscita dei vapori ha luogo per la via di un forte ci- liadro di ottone , dal quale dipartonsi le canne conduceuti il vapore : ogni qual volta fosser questi troppo condeusati fauno cssi alzare la valvola che sta orizzontalmente sopra il cilindro , ed , alzandosi questa , viene per comunicazione aperto un robi- netto del canide *.el serbatojo pel quale entra dell' acqua nella caldaja; in questo niodu 1' apparato resta assicurato contro il pe- rirolo di scoppiare. Abbiamo trovato lodevole la cura di fare stagnare esattament© r interna suyierhcie delle canne affinche i vapori non decompon- gano r ottone di cui souo composte ; ed utdissimo riconosceri ciascuno la sollecitudine d'isolare e rendere , per quanto e pos- s/ibile, inseusibili i vapori contenuti nelle canne alia teiuperatura doll' atmosfera ; il che si e ottenuto coi seguenti arcifit j , cioe : 1." col cuojU-ire per due o tre giri le canne con tela che neJ iMvvolgersi viene spalmata di coUa da librajo ; a." coll' avvol- j;ere, disseccata la tela, le canne con cordella della grossezza di una grossa penna ; 3." collo spalmare dappoi la cordicella gii avvoltolata sulla tela di una specie d' unguento coiuposto di ac- qua di colla e i>olvere di niattoue linissiiua. La caldaja non si riempie mai di acqua piu della meta, e tale quantita vieavi costanteniente conservata mediante Y ajuto di un cilindro di rame vuoto galleggiante suU' acqua, detto il regolatore, il quale collo scemarsi di questa , si abbassa , fa girare uu ro- binetto sforato occupante per intiero il canale che porta 1' acqua dal serbatojo fino quasi al fondo della caldaja , e vi fa entrare I' acqua fino al grado in cui, innalzatasi questa, s' alza con essa il regolatore, c, voltatosi il roblaetto, i.es=a di euuar 1' at qua uella caldaii. PARTE STRA.NIERA. 897 Dc-dla caldaja pavtono tre rliiavi ; la piii alta e po3ta alrune !inec*al di sopra dell' acqua , la seconda pin abbasso, e la teiza al fondo della caldaja medesiiiia : per iiiozzo della prima si fa sortire 1' acciua sovrabbondante , cio die non puo siicrodere clie nel raso in cui siasi guastato 1' ordigno attenente al regolatore ; la seconda serve a convincersi della esattezza dell' operazione , alloiquaudo da acqua luentre non ne da la prima; e la teiza. serve a vuotare dopo 1' operazione la caldaja, il che piova ese- giiire ocai due giorni alnicno per uon lasciarvi sedimenco di Borta. L' estensore di f[iiest'articolo opina cl)e si potrebbe avere uu rriteriij piu visibile e piu sicuro dell' altezza dell' ac([ua ticlla caldaja , col mezzo di iin tuljo comirnlcante con essa , fatto a foiie,ia di cono rovescio , dal quale si riconosccrebbe all esterno r altezza dell' acqua esisieute upH' interno della caldaja : quest t> ripiego o miglioramento trovasl poi necessario , non che utile, per tutte le fornaci di cui parlasi nell' opera , le quali non souo provvedute che della ))rima e della terza chiave. Trova poi r estensore medesimo piu conforme alia scienza , e nello stesso tempo pill sicuro contro ogai pericolo di scoppio, 1' evitare nella Btruttura dei vasi e dei canali gli angoli retti (cio che non si b *seguito dair autore dell' opera ) rendendoli , piu che e possi- bile , ottusi , o caiigiandoli in cjuarto di circolo ciascuno. Conosciuto il contenuto del priino paragrafo , facil cosa e i( foi'si un' idea della luaniera di trarre a protitto i vapori per le operazioni accenuaie negli altri paragrati del pi-iiuo capitolo ; fa- reuM) CIO non di ineno uu ceniio delle cose piu degne di n- flesso in ciascuno di si fatti paragrafi accennate onde mettere il nostro lettore a portata di giudicare con fondamento dell' opera. Poco di rilevante coutiene il secondo pai'agrafo, se se ne eccetma il moto del giraiTosto operato dai vapori ; siccome pero tai va- pori air incontrar della resistenza o sia della ruota non possono a uieno di lasciarvi 1' umido di cui son pregni , )>ercii'> 1' autoi« peusi'i di versare la coiTente dei niedesimi sulla parte inferioie e laterale della ruota ov' essa depone in adattato reciplent<; r uuiido coinunicatole dai va})ori. Se pero avesse 1' A. peusaio a coprire la ruota od aFiueno la sua )>arte inferiore con vha cassettina, i vapori che frangonsi contro la niedesuna non sprii/.- zertbbero umido da tutte le parti. L' estensore ha veduto in Germ.inia ed altrove de' girarrosti che vanuo coll' azione del fuuio mediante una ruota couiposta di moke lastre di ferro ob- bliquamente collocata nella cappa del cammino. I vantaggi che ottengonsi colla stufa di cui si tratta nel pa- ragrafo terzo , cio^ quelle di profittare dei vapori acquei per scaldare , cuocere , vaporare e fir svaporare, quello di scaldare la stanza e quello di an'dstire le vivande , si ottengon pure dalla foruace di cui si parla nel paragrafo quarto e quim..; qucste soao oltre cij portatili, essendo composte di una larua di OQO APFENDICE ferro foilerata internaiuente cli una graticciata di fil di feiTo te mita a sito da chiodetti unciuati, i quail , uaitamente alia gra- ticciata , servuno a teuer fermo T intonaco o cemento di cui debb' aiidar coperta la pai-te interna della fornace onde non si cousuiui dal fuoco e pe.rda troppo rapidamente il calorico. L'in- leruo delle fornaci e press' a poco quello dell' apparaco a vapore in generale , ed esse vanno pure provviste di regolatore e di valvola> ordigni certainente necessarj per la sicurezza delle per- sone e pel buoa andamento dell' operazione. Le vivande si fauno boUire coll' introdurre i vapori mediante t:aa canna dall' alto al fondo del vaso , la quale alia sua termi- nazione si allarga e tramanda per molti fori il vapore a guisa di un adacquatojo; si faano pur cuocere col vapore (dampfen), cioe col versarvi addosso la coiTente dei vapori , oppure col- r iiupedire la perdita dei vapori die s' innalzano dalle vivande , costriugendogli a rapprendersi sul coperchio e ricader poi suUe vivande, o si fanno svaporare mediante il caldo portato dai va- pori in un vuoto sottoposto al vaso entro cui son riposte le vi- vande. Per le medicine dalle quali poco importa che vadan per- dute delle particelle volatili, usa I'A. di introdurre perpendico- larmente e dall' alto la canna conducente i vapori, e per quelle che voglionsi tenere ermeticamente chiuse li introduce egli late- ralmente , ma dall' alto, cioe superiormeute al liquido contenuto ncl vaso. I vasi posson essere di legno , di stagno , di rame stagnato , cd anclie di teiTaglia e di porcellana • ove pero i vapori aves- ocro una forza grande di espansione, molti di tai vasi pencole- rebbero. L'A. , trattandosi dei vasi da speziale, loda quelli d' ar- t;ento battuto iudorati internanieute, e sopra questi innalza cjuelli di platina. Noi loderemo c^uesto suo ivito , ma abbiamo motivo a temere che 1' uso della platina nelle spezierie , sebbene il suo prezzo siasi molto diminiiito , abbia per molti auni avvenire ad essere desiderate. II paragrafo sesto ci descrive uu apparato mediante il quale ciiciuare nella stanza le vivande senz' andar molto soggetto al- r azione dei vapovi. Quest' apparato puo esser utile a persone ristrette , giacche ottenenilo da una camera attigua de' vapori acquei posson esse prepararsi alcune vivande e scaldarsi alquanto la stanza senz'alcuna spesa. I vapori condotti per mezzo di una canua si fauno passare col mezzo di altre canne nei vasi desti- nati a cuocere le vivande , e il rimanente dei vapori passa al- trove per una canna che si puo far girare quanto si vuole at- torno alia stanza per riscaldarla; i vasi possono veniv conservati in ajiposito armadio. Noi non tralasceremo di lodare questo ri- trovato, ed aggiungereino di piu cive col mezzo di un Franklin potrebbe ciascuno procurarsi i vapori di cui abbisogna la cuo- citura delle vivande , coUocando all' indieu-o del medesimo un adattato recipieate dal quale sviliippar si potessero i vapori acqnei. (Sara Qontinuato). 399 P A n T E 11. SCIENZE LETTEFvE ED AETI ITALTANE. ESTRATTO d' OPERE PERIODICHE. Nuovi commentarj dl medicina e di chirurgia pnbbli- cati dui signori Vdleriuno Liiigi Brera ecc. ( Vedi di questa Bibl, \\ n.^ XXIX. maggio 1818, pag. 262. ) N." 6. marzo — Elogio del Cavalicre Conte Com- mciidatore Marcello Doiiad mantovano ^ del sig. prof. Luigi Corifigluicchi. N, ACQUE Marcello Donati neiranno i538. Profondo conoscitore dellc lingue grera e latina coltivo con fflice passione V anticjuaria si scritta , che Hnuvata, c piibblico preziosi commenti sopra alcuni passi dei primi scrittori della Storia Roniana , cioe dclle opere di Tito Livio, di Svetonio , di Tacito , di Giidio Capitolino , e di Vopisco. Questi pero non furoiio per liii die stiidj di ornamento, essendosi egli dedicate di professione alia medicina dopo che uoa tli eccitauti. Di 4O* ,4C6 AFPENDICE infernii ne morirono 76; ossia 16, iia per cento. Osservo die poco ebbcro a soffrire i bambini, nep- pure quelli allattati dalle donne convalescenti di tifo ; che non mori alciina gravida , che il male fu leggerissimo nei sifilitici. La febbre epidemica del 1817 in Ancona , Osser- vazioni del dott. PrunellL Ancona 1817 , in 8.° ~ Tra le due opinioni clie la febbre petecchiale sia d' indole stenica od astenica , X A. prende una via di mezzo e forse la piii prudente e ragionata , e sostiene clie T una o 1' altra diatesi associata alia febbre raedosima e sempre secondaria od even- tuale 1 e clie il vero genio , la natura e la sede della malattia consiste nella condizione irritativa , detcrminata dal morboso processo fisiro-chimico di un contagio tendente a pervertire la normale assi- milazione de2;li umori , ed i processi or^anico-vi- tali dei varj sistemi. Con questi principj egli ado- pero un metodo di cura blandaniente rcfrigerante , per lo piu costituito da Manna e Tamarindi : non trovo utile T emetico , ne i vescicatorj , non il tar- taro stibiato , se non nei pochi casi di condizione u'ritativa iperstenica , e nei pocliissimi di flemassia; non la china-china. Molto rispetto le forze della natura , ed anzi egli avverte che la guarigione e totalniente opera di queste forze , e die per cio si corre giau pericolo nei far uso a larga mano tanto di stinjoli , come di controstimoli. Trovo utili le coppette incise alia nuca e le copiose bevande dia- foretiche date a principio di malattia nei casi in cui presentavasi sotto forma i-eumatica, E d' opinione con alcuni modeini che il contagio della petecchia sia identico con quello della mihare , delV ortica- ria ecc, , e che si generi spontaneamente in alcune circostanze di sudiceria , di carestia , di vicende atmosferiche ecc. Saggio di un sistema di farmacia di Luigi Tof- foli , parte prima : Bassano 1817 , in 8.*^ — Di que- st'opera non e uscito fmora che la farmacia zoologica. PARtE ITALIAN A. 407 Essa e dlvisa in sette sezioni : la i.a versa in gene- rale sui po|)|)aiiti; la a.» sugli iiccelli-, la 3.» sugli an- fibj ; la 4." sui pesci; la 5." sugli insetti ; la 6.» sui vermi ; la 7." sui sughi otl uuiori , ed altre so- stanze organico-animali. D.' quest' opera darenio par- ticolare conto dopo clie sara terminata. Sopra i tartari emeticl > dissertazione chlmico- inedica di Luigi, Toffoll. Bassano 1818, in 8.° — • Diniostra T A. die la diversita d' azione dei tartari emetici dipende dai varj processi chimici con cui si prepara ; die alcuni raetodi creduti sicuri e per- fetti non lo sono pun^ , come sarebbe per esem- pio quello del Leniery riportato anco dal Cappello e dali'Antidotario di Bologna , quello del Baume ecc. Quello da lui prescelto e il seguente : Unisce in iin catino di terra inverniciato 24 once di cre- more di tartaro polverizzato e 20 once di vetro d" antimonio del pin trasparente ridotto in polvere llnissinia. Con una quautita sufficiente di acqiia di- stillata no forma una pasta quasi liquida , clic col- loca in un luogo caldo , agitandola tratto tratto con una spatola di legno o di osso : riniette T acqua che si svolge , e dopo cinque o sei giorni passa la massa asciutta e polverizzata in un vaso di vetro non varie libbre di acqua distillata , e dopo 12 ore di digestione a calore moderato liltra per carta bianca senza coUa la soluzione salina ralTreddata , trattando. il icsiduo con nuova acqua finche passa insipida. Pone allora i liquori filtrati in vaso di vetro , li fa svaporare , ed ottiene il sale emetico ben cristallizzato. II liquore residiio nuovaniente •vaporato somministra iiuovi cristalli. Con questo uietodo dalle quantita accennate ottiene ordinaria- uiente 3o o 82 once di bellissimi cristalli regolr.ri. N° 9 maggio — Epispadias, ossia vizio di confor- mazione delle parti genitali esterne virili. Descrizionc del sig. dott. 3farcolini di Udnie. — Trattasi di un uomo il (piale non ha traccia di ombdico; ma invecc ha sui pube una procidcnza aka e lar^a due dita 408 APPENDICE trasverse, inegnalmente rofoncla, esuloerata helia sua superficie , e che per il colore rassomi^lla al frutto maturo del Solanum Lycopersicwn , voli^. porno d' ore. Ai lati di quella procidenzi vi sono due pertugi per i di cui canaletti iion la potuto peaetrare T in- dustria clnrurgica , e das quali gocciola di conti- nuo r orina , cagionai do escoriazione iielle parti vicine su cai stilla. 1! pene c in coUocazione na- turale , lungo tre dira trasverse in istato di rilas- samento : cominciand') dalla sua radice siuo al luogo in cui suol aprirsi i uretra , sembra come spaccato da un taglio T il qnjite giugne a dividcre longitu- dinalmente T uref r?.. II prepuzio pende increspato al disotto , esJie.'lo diviso nella parte superiore. Non si trova ap .i:.iaa alcuna lungo il tratto di que- sto mosti'aoso . eue , ne al perineo dove possa credersi ^'le t'ii iHtecra desse passajvaio alle orine. I testic«lt' r Jvii contormati , cosi gli epididimi ed i cord^^ iup;^'":rmatici per quanto si puo rico- noscere cci r o. E probabile che manchino i con- dotti defert - ; certo die gli ejaculatorj non sono aperti coitj j air ordinario , s' egli e vero quanto asscrisce il soggetto , cioe di non aver mai avnto polluzione, benche Terczione non manchi. In que- sto caso pare che il fondo della vescica corrisponda alia descritta procidenza protuberando nella me- desima a forma di ernia , e che T orina sorta dai due canali preternaturali. E anche possibile ( os- servano i conipilatori di questi commeiitarj appog- 2;iati air autorita deirAllcr ) che in quest' uomo non \i sia vescica orinaria , e che in Inogo di essa v" abbia della carnc spugnosa , oppure che gli urc- teri terminino ai due forami indicati. Vtzj precordiaU. Osservazioni e riflessioui comit- nicate rial sig. dott. Aiigelo Magistretti Iinolese. —• Queste osservazioni si restringono a tre casi. II pn- mo e di uomo d'anni 3o , che fn piu volte soggetto alia sifilide, ed abuso di liquori fermentati, in con- seguenza dei quali disordini , e sopra lutto dope una TARTE ITALl^NA. 409 forte contusionc ricevuta nel Into sinistro del petto, comincio a soHiire moleste punture sul torace , spe- cialmente verso ^V ipocondrj , e flatulenze dello sto- maco e dell' intestino , con respiro breve. I polsi niostravano (pialche ineguaglianza. Sotto una cura rel"ri2;erante (jiiesti incoinodi di salute si diininui- rono pill volte , nia pur ripetutaiuente risorsero fiuche dopo un auiio , poco piii , d' infernia csistenza accrescendosi senipre piii i sintomi di una localita aneurisniatica , cpiesto infelice cesso di vivere. Neg,li ultimi I'iorni della malattia soffriva fierissime pun- ture , ed una pulsazione violenta al torace con somnio ailanno di respiro. Nel cadavere si trovo nn vasto aneu,risma delt aorta , che avea principio air arco di cssa , e si estendeva per buoii tratto della mcdt'Mnia di\«Muito discondente : il sacco erasi lacerato uella parte posleriore inferiore dove ap- pog2;iava guile vertebre del dorso , e sulle corri- spondenti costole vere del lato sini<;fro , clie erano profondaniente cariate. L' enorme rpiantita di san- gue che si verso ncl lato sinistro del petto spiuse U cuore pin a destra che non suol essere nello t.tato naturale. 11 secondo caso c di ini uonio d' anni 00 die aiida\a s<>p:p;etto a p^ravi delupij cd a diHi- colta di respiro per poca fatica , inassime ascen- dendo le scale. Questi pure era stato inletto da si- lilide. Nel febbrajo del 181 5 si lagno di punture al lato sinistro del torace , di peso alia forcella dcllo stoniaco , e di rare palpitazioiii del cuore, avendo polsi alcptanto inegnali. Poco tempo dopo diventO anasarcatico , con polsi senipre piii ine2;uali , e gravissima oppressione del respiro. In maggio mori. Aperto il cadavere si trovo il cuore eslrcmamente iugrancUto ed ingrossato ncllc pareti de' suoi ven- tricoli ; il legato si voluniiiioso che si estendeva sjno al sinistro ipocondrio , e cacciando in alto il diafranima arrivava a toccarc quasi la (piarta co- stola vera del lato nianco. Nel terzo caso tinalniente trattasi di un robust© labbro d' anni 45 che ando 4^C> A P PEN DICE soogetto pareccliie volte ad infiammazioni di petto- Neiraprile del 1812 fu preso da tosse molesta con escreato mucoso taloia tiuto di sangue ; avea dif- iicolta di giacere sul lato sinistro , la faccia e. le gambe uii po' edematose. Mediante uso di rimedj purgativi e refrigeranti , non die di sottrazioni di sangue cessarono i dcscritti sintomi , e non gli re- sto die la tosse ed una lieve disuria. Dopo un mese Circa ricomparvero gli sputi sanguigni , crcbbe la difficolta del respiro , e V anasarca , "con forte pul- sazione al lato destro del collo ed alio scobicolo del cuore. Peri nel cinquantesimo giorno circa del rinaovaiiiento della sua malattia. L'incisione anato- nuca die a vedere il polmone sinistro ingrossato ed indnrito in alcuni punti , il sinistro ed il destro molto aderenti alia plenra , il cuore assai dilatato ed ingrossato neir orecchietta e nel ventricolo de- stro, e situato due dita trasverse piu basso della sua natarale coUocazione. La debolezza Indiretta sostenuta dal raziocinio, dai fatti , e dal calcolo , Memoria del dott. PrimellL An- cona 1818, in 8-° — Raziocinio: Dopo la oscurita, il freddo , la fame e la tristezza il corpo animale diventa si irritabile die non puo quasi soffrire gli stimoli della luce , del calorico , del cibo , della gioja. Questi fatti dimostrano che la eccitabilita si accumula per la diminuzione dello stimolo. 1 bevi- ton fanno uso di liquori forti senza averne danno : cosi quelli che abusano dei piaceri finiscono per esservi indifferent!. Duntjue V eccitamento si dimi- nuisce a forza di ripetute ed ener^idie sensazioni. La debolezza proveniente da privazione o scarsezza di stimoli cliiamasi diretta , indiretta quella cagio- uata da eccesso. Fatti : La peripneumonia stenica passa alia diatesi contraria tanto per abuso di sa- lassi come per un metodo soverchiamente calido , perche questi due estremi scemano ed esauriscono r eccitabilita. Le apopplessie dietro grandi emozioni deir animo , o grave applicazione delF jntelletto si PARTE jTBANIERA. 4I 1 curauo co' rimed) stimolanti. Calcolo : Le potenze ecritanti naturalniente crescono di forza cogU anni, finclve r animale viene ad un punto dopo il quale si scemano e si esauriscono. Immagino V A. una scala , che egU denomina della vita , d' onde ap- parisce che V crcitamento cresce rapidamenre fino ai '60 aniii , dopo la cpiale epoca si mantiene quasi stazionario fino ai 5o, poi velocemente decade. Ap- poggiato a questi e ad altri simili principj ( gia stati ripetutamente agitati da molti scrittori ), opina r A. che la debolezza indiretta del Brown sia una verita di grave importanza in pratica , stante che r abuso frequente che si fa degli stimoli da spesso origine a qnesta condlzione morbosa. iV. ic TTUiggio. — Osservazioni cliniche del sig. dott. Giambattista Rasori medico-chirurgo , indirizzate al sig. cav. V. L. Br era ecc. — Osservazione i.* Una donna di 21 anAi comincio a soffrire nel i8i3 enii- crania a sinistra ; il dolore si estendeva fino ftl collo con un senso di torpore. Da pvincipio fu curata con salassi : n' ebbe pronto sollievo ; ma il male ripi- glio con egual forza, ed allora non valse ne la rura debilitante, nc T uso della corteccia peruviana. Nel 1816 la paziente fu colta da emiplegia del Into si- nistro , e poco tempo dopo mori. — Oss. 2.' Una ragazza di otto anni presa da peripneumonia , che passo iu suppurazione , era vicina a morire soffo- cata , quando la vomica s' apri, si vuoto per la via della trachea, e nc segui guarigione felicc. Poco tem- po prima che scoppiasse la vomica erasi elevato un tumore puls?..;:e rosso e dolente sotto la destra poppa, sede ch ila punta. Quel tumore si dissipo in misuia che sotto 1" impeto della tosse usciva dal petto la niaicia. Oss. 3.' Un giovane d' anni 20 fn preso da delirio nialinconiro cou timoii vani nel- X aprile 1817, passo presto in furore, .ivendo a^li occhi rossi scintillanti , il volto acceso , il respiro fre- tpicnte . gran sete , calore morboso , poisi fcbbrili diui vibrati. Ciudico il medico che si tvaitasse di 4l2 A P 1> E N D 1 C E una encefalitide , gli fcce cacciare due libbre di sangue nel piinio giorno , una libbra nel secondo. Niun vantaggio : il furore si calniava e risorgeva quasi periodico : dal delirio cadde Y infermo in una perfetta catalessi. Si passo all' uso dei clisteri di china. Un medico chiamato in consulta fece so- spendere T uso della china opinando che veramente s' avesse a doniare una infiammazione del cervello, e prescrisse le mignatte alle tempie ; ma poro dopo si persuase egli pure che il furore ed il letargo avevano un periodo. Furono ripresi i cristei di china, unitamente alia decozione della stessa corteccia , e sotto questi rimedj T infermo si ristabili pienamente. Oss. 4/ In questa osservazione si conferma che la radice della phytolacca clccandria L. e veramente caustica. Alcuni agricoltori ne mangiarono pren- dendole per radici di carote ( Daitcus carota L, ) e provarono infiammazione delle fauci con piccola <^ardialgia che cesso colle bevande d' acqua ed olio di lino , e di latte in copia. Oss. 5/ Un contadino d' anni 5o robusto fn preso da grave sinoca con do- lori niuscolari, massime snl petto: la febbre continua cesso sotto una cura ener2;icamente evacuantej ma non SI diminuirono i doluri , accompagnati da pi- ressia remittente cotidiana che lo assaliva sul tra- montare del giorno. h\ line gli si elevarono tnmori rossi tesi e fluttuanti ne' muscoli dolenti del petto , tumori che incisi mandarono molta marcia. La saniet erasi raccolta principalmente sotto il mnscolo gran pettorale sinistro, e nel serrato posteriore-inferiore destro. Due ascessi si manifestarono in seguito , uno nel lato interno del femore destro, uno nella gamba siuistra , e due altri , uno alF antibraccio , imo air omcio destro. Oss. 6." — II sig. N. N. , ( rapito non a guari da morte ) , ogni volta che si cibava di cavoli, in qualuntpie modo acconciati, sof- friva poco dopo ruminazione , cioe ogni particellu di quel vegetabile veniva dal suo stomaco riman- data in bocca senza miuimo concorso della volonja. PARTE STRANIERA. 4l3 Intanto cj*li potcva digerire regolarmentc e bene qiuiliiii(|iic altra specie di vegctabile esculento. Oss. 7.' Un scttuagenario prendeva della cicuta con mu- J into ipnossige/uito di mncnrio a line di cnrarsi di dolon sililitici : spciando di guarir sollecitamente in niisina dcUa dos(^ di cpiel riniedio inghiotti in una volfa la quantita di un grano e mezzo del citato sale mercuriale , con sette grani e piu di cicuta ( Coniiim maculatiun L. ). Fiera cardialgia, e diar- rea ne furono conseguenze , e si tristi che poco manco non lo portassero al sepolcro. L' emulsione arabica con oppio lo guari di quella specie d' av- velenamcnto. Durante la diarrea furono veduti dal medico , misti allc materie fecali , distinti pezzetti della tonaca villosa intestinale. Sciggio sopia la vera struttura drl ccrvello del- T uomo € degli auimali , e sopra le funzioni del si- stema nervoso , di L. Rolando. Sassari 1809 in 8." Iluinani corporis fabricce ac function um analysis adumbiala , aucCorc A. Rolando. Angus tee, 1817, in 4/ Tanrinormn. L' cccilidnlltu e una propricta astratta , non e il prodotto ininiediato delT azione di niuna sostanza , nc ili nessun organo delT aninialc , unperocclie es- bcndo questi uliuiii diversi gli uni dagli altri, pre- sintano fenorneni comj)licati in proporzionc che cssi dipendono dai due principali sistemi , che Hono il vascolarc ed it ncn-oso. La generazionc di un nuovo anunale consistc nclla coinbinazionc dci matcriali coiitenuti ncl li([uore prolilico del mascliio coi sot- tilissinn vasi , di cui c forniata la gomma , ossia I ut)vo del iutiuo aniniale , die apparticne alia iiiadre. 11 cervclletto, il cervcUo c la midolla allungata lianno lunzioni diverse. Olleso il cervello , accade il Ictargo e T apopplessia; leso il ccrvcUctto, succede la paralisi dci nuiscoli cornspontlenti al lato iiifernio; inlaccata la midolla allungata, 1" animate sollre cpi- lessia , tctano ed altrc mataitie simili. \' e o;rande aiialogia tra d ccrvelletto e Y clettromatoie del 414 APPENI51CE Volta , e pare die i ncrvi siano i coaduttoh del fluido che vi si separa. Ecco in succinto esposte le principali opinioni delFA. , opiiiioni che se non sono affatto nuove, insegnano pero a meditare sui feno- meni dell' animale economia , ed inspirano una sa- lutare di(fidenza nelle teoriche tioppo semplici c paghe di se medesime. , iV/' 1 1 gliigno. — • Relazione dello stahi.l'unento cretto in Vienna per V applicazione delle funiigazioni solforose; del sig. dott. Giovanni De-Carro, memhro della facoltd medica dell' I. R. Uaiversitd di Vienna. — Le moke e prodigiose cure ottenute dal dott. Gales in Parigi colle funiigazioni solforose di alcune malattie croniche della pelle , delle articolazioni , e delle glandule linfaticlie , hanno eccitato il sig. dott. De-Carro ( iioto specialmente per lo zelo con cui introdusse e propago la vaccinazione in tutta la Monarcliia Austriaca ) , ad erigere un simile stabi- limento in Vienna verso la nieta dello scorso anno 1817. In questa relazione vi sono alcuni avvisi ^ istruzioni e corrispondenze che dimostrano la con- venienza e V utilita del menzionato stabilimento. Uno simile si aprira quanto prima in Padova sotto la direzione del sig. consigliere prof. Brera. N° . 12 giugno. — LetUra del sig. dott. Scara- miicci al sig. consigliere prof. Brera. — Risposta del consigliere professors V. L. Brera al sig. dott. Antonio Scaramucci. — Domanda il dott. Scaraniucci perche, essendosi fatto menzione nel giornale di ine- dicina ed in questi nuovi coimnentarj ., di due suoi opuscoli , r uno sidla non esistenza del contagio tisico ^ Y altro sul contagio petecchiale , non sia stata poi annunziata una sua operetta sulla genesi dei contagi. Avendo il medesimo in quest' ultima sua produzioae sostenuto che i contagi siano d' indole animata , cioe insetti morbiferi, invita Tillustre prof. Brera a voler pronunciare il suo parere su tale opinione. — llispondendo a quest' ultimo quesito il profesfiore Brera uon ei mostra punto pereuaso PARTE ITALIANS. 4l5 ileir ipotcsl abbracciata dal tlott. Scaramucci, benche sia essa antic liissinia, trovandosene nienzione uei ver- si cU Lucrczio , iielle opere di Vitruvio , e benche sia stata sostenuta con sottili argomenti dalKircher, dal Linneo e dal Plenciz. Non si puo comprendere , egli dice , come questi esseri vivi formanti la materia contagiosa debbano tutt' ad an tratto cessare dal riprodursi allorche decresce la malattia. La rogna che pare veramente mantenuta dair insetto acarus siro di Linneo dura per iin tempo indefinito, se non si doma con o[)portnni rimedj: cio non awiene de- gli esantemi febbrili , che spesse volte vanno a fe- lice tcrmine spoataneamente ed abbandonati alle forze della natura. Che se si danno circostanze mor- bose , prosegue TA. , in cui si generano ncl corpo iimano insetti e vermi, sono questi piu spesso con- scguenze che cagioni. Si sa per esperienza che il fuoco non vale a purgare V aria dalle esalazioni contagiose , c che anzi molte volte le rese piu pe- ricolose. V hanno malattie con vermi e con prodi- giosa quantita d' insetti raicroscopici senza che siano contagiose. Dunque e per lo meno ancora incer- tissima c soggetta a mille dilllcolta la congettura de- gr msetti morbiferi nelle epidemie contagiose. N." i3 luglio. — Storla di una idrofohia trattata coir alisma plantago Linn, del sig. dott, Alberico Montanarl medico ordinario dcW ospedale di Piaccnza, — Una fancjulla d' auni 1 1 di Piacenza fu morsi- cata da un cane il 20 di jnarzo 1H17. Immcdiata- uientc dopo le t'li cauterizzata la ferita con ferro lovcnte, e venue per otto giorni sottoposta alle unzioni mercuriuli fatte sul braccio corrispondcnte alia mano ollVsa. Nel giorno 4 d'aprile condotta alio spedale civile fu trattata dal chirurgo colluso della ladice d' alisma vlantaso in dose tin di mezz oncia, Tunedio che 1 inferma sopportava bene , non pro- vando che un senso di shulordimento vcrtigmoso. Alli 5 di jnaggio essendo pcvfcttanientc cicatrizzat.-v la piaga, c scrabi-audo la lauciulla laori d' ogni 41 6 A I' r E N D I C E pevicolo fii licenziata dallo spedale. Godette a casa di lui' ottiraa salute siiio al o'iorno i3 mairsio , ia ciii dopo d' aver pranzato sentissi improvvisamente presa da uno stiingimento alia gola come se un corpo le si fosse fermato nclla fariao-e o nelF esofaao. Cerco di berc dcU' acqua per far discendere questo da lei creduto corpo straniero , e ne tracanno in copia senza profitto. Nella mattina del di 14 maggio fu ricondotta alio spedale accusando lo stesso stringi- meiito della gola , die nou le impediva pero di here deir acqua. Non si lagnava di altro incomodo -, il suo polso era iu istato naturale , non alterati , gli occhi , ne la fisonomia , chiara e pronta la mente ; ee non clie tutta la persona era in uno state di convulsa agitazione con piccoli ed interrotti tremiti. Senti poco dopo una ricorrente sensazione di for- micolamento massime nel braccio destro clie corri- spondeva alia mano morsicata. Le vennero date sei dramnie di polvere di radice d' alistna plantago , e fu posta in bagno tiepido die sostenne senza av- -versione. Verso la mezza notte ando crescendo Tin- quictudine universale ; alle ore tre Y ammalata era agitata da orrende conviilsioni in tutto il corpo con una smaiiia incessante ; si dovette contenerla perche non fuggisse dal letto. Crebbc ad ogni istante la convulsione e lo stringimento alia gola , tinclie verso le ore sei niattutine del giorno i5 dopo un brevis- ,simo raoraento di calnia, quasi improvvisamente mori. A^." 14 luglio. — Delia medicina italiana e fran- cese. Dialogo 1° tra il sig. dott. Faorider ed un me- dico italiano. — 11 sig. dott. Fournier nel nuniero dello scorso gennajo del Journal uiuversel des scien- ces medicales parlando della prolusione del profes- sore Tommasini della nuova dottriiia medica italiana si scaglia contro tutte le scnole mediclie d' Italia , e porta a cielo la medicina francese. In questo dia- logo pertanto viene dimostrato al nostro censore die la raassima parte degli scrittori die egli enco- mia hanno attinto nelle opere mediclie Italiane , e PARTE ITALIANA. 417 tutti spacciaiono per cose nuove pensamenti c teo- riche e piaticlu" osservazioni clie gia da molti anni erano state pubblicate in Italia. Le idee del Bichat sulla vita or2;anica ed animale da lui palesate nel 1 80 1 si trovavano gia sviluppate nel saggio di os- servazioni conccnienti i progrcssi della fisica del corpo ttmuiiu stanipato nel 1 -92 dal prof, Gallini. 11 iMor- gaoni e aon il Bichat e stato 11 primo ad associare r anatomia colla patologia. Se gV Italiani ei lascia- rono illudere dal sistema di Brown, T errore fu di rreve durata , e seppcro inventarne una luminosa bilorma. Cosi nel tempo che hanno dato Y esempio raro di venerare anche le scopcrte degli stranieri , dimostrarono di saperle valutarc secondo quello che , meritano , e di aver genio per emend arle , e per crearne di nuove. 1 medici francesi , per la mag- gior parte , riguardo alia -dottrina di Brown , rao- strarono una trascuranza vere;o2;nosa che sente della incapacita di giudicare. Dupuytren ed altri scrittori francesi hanno riconosciuto la frequenza della in- tianimazioae ; nia essi fecero di pubblico diritto le loro osservazioni dopo che crano uscite le memorie del Rasori, del Tommasini , e di cento altri Italiani che avcano gia riconosciuta la necessita della cura reirigerante cvacuante nella massinia parte delle nia- lattie umaue. = 11 Hlosofo Antistene sentendosi dire che moltj parlavano bene di lui , temeva di aver fatto qualchc cosa di male : Seguendo noi lo stcsso principio potremmo credere d' aver progredito nel- V arte poi che ci sianio meritato la detrazione e r invidia de' medici francesi. Bibl. Ital. T. XT. 27 4l8 APPENDICE BIBLIOGRAFIA. REGNO LOMBARDO-VENETO. Di una moneta anecdota dl Cremona, eslstente nel miiseo Ponzoniano ^ esprimente un Giovanni , con- ^i.ghietture al nob. e rep.™" prelato don Antonio Dra- GONI , esposte, dirette, dedicate dal possessore don Giuseppe Sigismondo Ala Voj'izo'Si , 7nar dies e, ecc^ — Milano , 1818, in quarto grande ^ di pag. 76, . senza la dedicatoria , ecc, , co tipi di Giuseppe ." Borsani. D. 'I questa dissertazione , egregiamente stampata in cai'ta ver ]ina , adorna di bei rauii , e in piccolo niiiuero di copie , da 310U poi'si in cominercio , ma dall' aiitore destiuate in dono agli amici , noi siamo ben lieti di essere i primi a render cento. Chiuuque apprezza lo studio delle antichita e della numisnia- tica dee convenire che ogni nuova scoperta di una Juoneta siu- «ra inedita e sconosciuta e seiupre un nuovo fasto nella storia i«ia uno stile gcneralmente splendido e seinpre colto. Alle quali lodi die gli si debbono , quella pur anco vuolsi aggiungere di rara gentilezza e inodestia , die egli wsa ogni volta che gli avvenga di noniinare alcuno , e special- nieate verso monsigiior Dragoni, cui si manifesta amicissimo , ayendogli dedicata la dissertazione presente , e dei cui scritii «Ircc rssersi giovato in qiiesto lavoro , e verso il sig. Lancetti , biografo crenionese , quasi dolendosi di aver colto , com' egli •lire , o il piu bel hore dal prato , o le spighe piii ubevtose dal cauipo die e»jo nuetc. 4^0 APPENDICE. Delle Odl cU Qninto Oiazio Flacco , libro primo , versione del dottore Carlo Aureggio. — Milano , 1817, wi vol. in 8.° di pcig. 214, da Placido Maria Visaj. Ecco come il sig. Aureggio traduce la prima ode a Mecenate ; Mecena , prole d' avi re , sostegno E onor mio dolce ! Diletio uno involve D' aver raccolta col veloce legno L' Olimpia polve; Con calde rote V ardua iiieta , ch' esso Schivb , la paliiia che ad ornarlo tolle Nobile , dotmi delle terre appresso Ah Dei i estolle. E di questo passo cammina siiio alia fine del volume. Ora o il sig. Aureggio noii ha un auiico illuminato e sincere , o egli non ascolta il linguaggio della vera auiicizia. Sappiamo ch' egli e giovaaetto ancora e senza esperienza; ebbene, ascolti un no- sti-o coasiglio. Ritiri il suo libro dal pubJjlico; gtudii dieci anni le belle lettere e i buoni modelii ; rilegga poi la sua ttadu- zione , e s' egli arrossii-a di averla fatta , pigliera quel rossore per ottimo pronostico , e conoscera che zelanti dell' onor suo furono i compilatori della Biblioteca Italiana. Opere scelte di Alfonso Varano degli antichi dachl •>' di Camerino. — Milano ^ 18 18, in 8.° dt pag. 676, ■' dalla soccetd tipografica de Classic! Italiani. Questo e il terzo volume della Collezione de' ClassLci del se- colo XVIII. Eoso contieae , oltre le notizie intoruo alia vita deir autore , precedute dal ritratto del medesmio , dodici vision! sacre e morali ; due tragedie , cioe il Demetrio e Giovanni di Giscala; quatn-o egloghe e tre canzoni. Le opere tutte di Ennio Quirino Visconti , in due separate edizioni , italiana e francese. — Milano^ 1818 , in 8.° ed in 4.°, per Nico!6 Bettoiii, Di questa raccolta , olti-e il pnmo fascicolo deUa Iconosrafia roiuana da noi gia aununziato , e uscito pure il primo fascicolo del Miiseo Pio Clementino. AUa illusrrazione delle tavole in raiiie che sono nove , compreso il riu^atto del Sommo Fontefice Pio VI, rappresenranti Giove , Giunone , Giunone velaia, Giimone lat- tante , Mercuno fanciulb , Mercurio Agoreo , iNlercurio detto r Aiitiuoo di Belvedere e ]\Lnerva, precedauo la deuit-atjna del tipografo a; cavahere Vincenzo Monti , la } refazioje degii editon , e le notizie iatorno la vita dell' illustre aicheoiogo. PARTE ITALIAN A. 4^1 II tipografo awerte i signori associati della pvibblicazloue de' sudJetti due fascicoli , che ha luogo nel ueji'izio di libii del sig. Giusej pe Scapin in contrada di Santa Maigheiita. SnppUmento alia chimica appllcata alia fannacia ad tiso della R. Scuola spccude dl chimica farmaceu^ tica di iWlano^ di. Antonio PoRATi, professore. — Blilaiio , 1818, in 8." di pag. 88. Le rccenti scoperte state fatte dai chiniici hanno prodotti dei cangianienti valutabili non solo nella teorica , ma ancora nel- r ap[lica/ione di quests, scienza massime per la parte farma- ceutica. Sollecito e benemerito proniotore di questo studio il professore Porati viene coU'annunziato opuscolo a perfezionare la dottrina della sua reputata chimica appllcata alia fannacia. In esso tratra particolartueiite dell' ossigeno , de\Y iodino , del- r idrofcno , del radicate muriatico , del turhito minerale , del merrurio precipitato bianco , dell' olio espresso dalle seiiienze di riciiio ; finalmeate vi unisce I'esti-atto di una niemoria stanipata in Madrid nel 17<)9 intorno alia ratanhia, radice di un arbusto cliiaiuato da Linneo krameria triandra , dotata di virtii astrin- geate ed utilissiuia specialmente coan-o le perdite di sangue. Sulla iniprevi^ta shoccatura di un copioso petto di acqiui ternuilr dtlla collinctta dctta d Hfnntiron ai hfigni di Ahaiio , e snllo zolfo cristnlhzzato e pulveroso ritrovato d' intorno a quelle soraenti ter~ rmdi. 3Ienioria del profeisore Scdvator BIandrvz- ZATO ^ trivigiano. — Treviso , 1818 , in 4." di pagine 1 8. Principia con alquante parole dirette dall' autore alia sua me- moria, da cui sentiaino che i tetri lainenti de' gufi hanno pre- ceduto il di lei nasoere, e che aiinacciano di seguirla per tutto il 1818. Lo chianiiamo ben fortunato, pensando che per un solo anno abbia a combattere, quantunque non aappiauio con chi ne perche , se uoiuini sonuui hanno letterariamente pugnato per tutta la vita, e uiorti ancora non ebber riposo le ceneri. Va in- tanto aniniandola a presentavsi al pubblico , e l' amiuonisce di ascoltare le osservazioni e i rotisigli degli uouiiui assennati, av- vertendola voglia senipre ricordarsi ch' b sua ; le quali parole significano , a nostro credere , ch' essa , cioe la niemoria . non peus.wse luai d' esser pario alrrui , oppure che riHettendo di qual padre ^ liglia , quegli a cui si avvicina debba rispettarla ; f cacciano g,li ululati dei gufi. <^22f APPENDICE DeECiive in seguito 1' iinpvovvisa sboccatura di un copioao getto d' acqua teruiale dal fianco del Montiron a traniontana , avvenuto la notte del 7 setteiubre I017 alia profondita di circa due piedi dalla cinia, rimanendo percio a secco affatto il bacino in cui stava la fonte delta del Molino clie gia da vent' anni a questa parte uon sonimiuistrava piii acqua bastante a far gii'are due ruote de' iiiuliui clie anticamente vi erano , conservaudo so- Jamente alcuni laglietti d' acqua caldissiuia , coperto nel resto da spoglie di piante terniali ( non iinpietrite , come vuole il sig. Mandruzzato , nia coperte da una iucrostazione calcaria ) , e da altri consimili prodotti. Tagliando I'antica arginatura per dare di verso sfogo all'nscita delle acque ,■ l' A. in alcuue cavita , tra' sassi , raccolse da oltre sei libbre mediche di zolfo cristallizzato, dicendoci a proposito, che dope essere stato per lungo tempo pevsuaso non esistere nelle acque terniali di Abano 1' idrogeuo soliorato, ve '1 ritrovo. Reca iuvero non poca sorpresa il sentire clie egli non abbia avut' agio di bene osservare in quelle terme per lo spazio non picciolo di vent' otto anni, che tanti appunto sono cjuelli sinora passati ne' quali sempre le ha studiate , se in tanto tempo non seppe, o uon voile riconoscerlo, e so lo scoprimento dello zolfo cristallizzato spronollo a guardarvi con pii'i ddigenza, e scorgcre lungo il corso di alcune picciole vene di acqua , a cui da sem- pre I'epiteto di caldissiuia , particoLtrmente al mezzo gioi-no del sumnientovato Montiron , qualche tenue deposizione di zolfo in sottilissima polvere ; quando avesse bene avvertito , almeno da ventisette anni si sarebbe avveduto cli' egli vi stava. Egregianiente avverte il chiarissimo A. che le acque d' Abano jneritano un nuovo studio per la jatrica , e vogliamo sperare I'anno vigesinio none pii'i fortunato per quelle acque dei passati vent' otto. Quauto a cio ch' egli aggiugne intorno all' uso dei baani, non abbiani che rispondere, trattaudosi di cose gia note, ne pel nietodo di adoperarli vogliam far parola sendo uno di quelli moltissimi ancora in qualche Jsattaglia tra i dotti com- ponenti 1' irritabilissima niedica repubblica. Intanto egli ha con- vertito in vasta conserva di fango il bacino ov' era la fonte del Molino , e saggiamente , se come dice , e questa da anteporsi a niolte altre localita d'Abano. Aspettiarao con impazienza 1' illusti-azione della scoperta da lui fatta ai bagni di 5. Elena alia Battaglia 1' anno scorso , di alcuni massi petrosilicei coperti da una grossa crosta piritosa di ferro , disposta a foggia di stalattite ; che se , com' egli avvisa , ani- bediv; queste scoperta, cioe la sunnominata e quest' ultima , con I' altre che I'osservazione e I'esperienza metteranno a giorno, daranno anche qualche piii probablle teorla sulla miner alizzazione e sul co- lore delle terme euganee, glie ne renderemo niille azioni di grazie. Intanto sia egli pur U-auquillo , che noi ed alti-i uiolti tegniamo per verainente tutta sua questa memoria, e siamo cevti neseuno vorra toi-gli parte dell' ouore che s' e meritato. PARTE ITAtlANA. 423 Eloglo alV abate Raggcro Giuseppe Boscovicn , del conte Qiovnniii de Bizzarro , letto nella sessione del Veneto Ateneo riel giorno lo dl marzo 1817. — Venezia, 1817, dalla tipografia dl AlvisopoU. Ragiiseo k r alitor e di questo elogio, Ragnseo era il celebre Boscovich, e il sentimento di patria esaltato dalla ricordanza de' mcriti imparo;;ialiili di quel grandissinio uomo detto all' au- tore qiiesto ti-ibuto di lode cli' egli poi intitolo aiiclie a monsi- gaor Giorgio Ferrich , altro uoiuo dotto di Ragusa, canonico ar- ciprete nelT arcivescovato di quella citta. Lodevole e il senti- mento che lo detto, e conmiendevole il modo col quale k ese- jiiiito. Quest' opuscolo e di pag. 84 in 8.°, e l' edizione fe di 200 esemplari in carta velina ; e 24 in carle diverse colorate di Fraucia. DUCATO DI PARMA. Deir indole e dell' ufficio del diritto pubbllco. Ora- zione detta nella sala delV Universitd di Parma dal- V av\>ocato Lulgi Bottiont , professore di diritto piibblico ill essa Universitd. — Parma ^ 18 1 7, ifZ o." di pagiiie 48 , dalla stamperia Dacale. Neir esordio dopo alquante parole 1' autoi'e propone il suo argouiento dicendo che neressaria cosa egli reputa tenere tal raginruire che m se r'uop'u Ic native scmhianzc dl si eccelsa disci- plina ed I siinl verl plii inenoiid llncainentl. Indi prosesue con r invocazioue iion di alciin Dio o di alcuna niusa , ina della scienza stessa del pubblico diritto, pregandola die voglia inoso'aruli il suo riiratto. Ecco le parole dell' autore , die noi riportiamo anche per dare iiu saggio del suo stile il piu elevato. « E te » appuuto ill COS! Santa fatica 10 iuvoco, o scienza del pubblici^ » diritto. Tu die se' la delizia delle ingentilite nazioni, e la cni « merre skKi il civile coniposto si governa e sta, illustrauii dt » te I intelletto , si die tiitte le cose die da te luiiovoiio o in >' te ritornano , spogliate egli vegga delle meuzoguere apparenz« » onde talora si aininantano ; te , scnza cui i politici 1' utility, ■» invano conmiendano de' lor pensieri , ed invano all' iuimorta- » lita gli elogi contendono dei )irincipi o i fasti delle genti, re » invoco , o scienza del jiubblico diritto. lo so die di fiduci,* >' avvivi il cuor che t' adora , e la voce uobiliti di chi ti svela. > Fa duntjue che da speranza sciolta e da tenia , ma scevra ad » un tempo d' inivereuza e d' orgoglio , e d' amore di parti , si y> aizi la mia parola. Diro poi che tu , einula della prima luce , » per cui dilcguarou le ombre, dove rincliiuso giaccva 1' informe * univergu, risdiiarasti Ic mcati nubilose degli antichijiiuii Oior- ^.24 APPENBICE' » tali, fecondandole deir idee di civile goveroo, e che scaldati » dal vitale tuo soffio a sorger si videro i corpi politici ». Due cose doniandar si possono al sig. Professore. Dopo aver promesso di tener un tal ragionai'e che in se ricopii le native sembianze e i veri piii menomi lineamenti del dirirto pubblico / del che certamente un professore deve essere capace ) , couie niai si pone egli in ginocchio avanti alia scienza , supplicandola in istile eroico d' illustrargli la niente per poter conoscere queste native sembianze e questi piu menomi lineamenti ? Convien cvedere ch« col suo scritto preparato e letto egli abbia voli't^ nella grand' aula dell' universita rappresentare il jniracolo dell' ispirazione. Per altro un uditore critico poteva dn-e: Se tu non la conosci, perclif- parlarmi di lei ? E se la co- nosci , perchfi pregarla che si faccia a te conoscere ? La seconda domauda si e in qual nianiera vrovar poti-ebbe che la srienza del pubblico diritto, frutto tai'dissimo del piu inol- trato incivilimento , abbia rischiarate le menti nuhilose degli anti- chissunl mortali? Due fmono i punti proposti dall' oratore , come si vede dal frontisj'izio. II prinio rigiiarda /' indole , il secondo gli uffizj del zione del diritto pubblico , traendola da tante nebbie legis- 3> latorie , dove stassi ravvolta pel discorde linguaggio de' suoi » cultori? Uu'animosa speranza va pur dicendomi che un ramo 5. d' oro nou favoloso sorge d' alcuna delle piante di questo im- 7> menio terreno di selve ingombro e di pericoli , e che dove V sia ben trovato e divelto , potrem noi, alto scuo^endo coa » man sicura, ogni bujo percuotere co' suoi raggi, ed aile cose » piu arcane metterci dentro «. Dopo alquante pagine yelle quali F oratore col suo ramo d' oro conduce gli uditori a considerare le diverse opinioni degh auton sul principio fondamentale del diritto naturale , eccoci finalmente. condotti alia -visione beatifica delle native semhianze , e del veri piii menomi lineamenti della Dea invocata. « Vuol pertanto il di- « ritto pubblico diftinirsi ( egli dice ) = Quella specie di gins >. divino naturale , che fa conoscere l' indole e le fondameuU » della civile societa , regola i diritti e i doveri della sovranita. » e de' soggetti , le azioui e gli affari pubblici , e in se acco- ■n glie tuttele leggi, la materia e il fine delle quali e pubblico. = (a) Di qn-jsti'due iiliinii tits lo lezioui iiieJiic. PARTE ITALIVNA. 42$ j» Cosi la scienza del divitto pubblico sara = La conoscenza » delle leg,gi pubbliche e fondauientali dpi coryi (-olitici in Joro ■ stesei coiisiderati , congiuuta all'abito d' imerpietnile e di ap- » pkicarle a' varj casi che presentansi nella sorieta civile, onde n gindicare cii> die v' ha in essi di giiisto o d' ingiusto ". On pasbiaino aH'altra parte del teiua pioposto, cioe agli ufficj del pubblico diiitto. Detiatto un altro catnlogo di puLblicisti da lui di uuovo regalato al suo uditorio , detrarto lo squarcio siilla notcria e liconosciuta uecessita della religione per il biion go- verio degli Siati , detratta T aspra declaiuazioue contro tutta la nicmlisica ed i suoi coltivatori , tutto cio che dall' autore fu detto circa gli ufficj del dii-itto pubblico riducesi a indicarne alcuni rani e « diiiiostraie essere la di lui cognizione utile alia ragion civile. A ^ompiiuento di questa erudita conipilazione e per offrire ai nofetri lettori un lavoro di confronto , credianio utile di riferive quauto scrisse sullo stesso tenia il predecessore nella stessa cat- tedra coperta dal slg. Bottioni. La niira principale che uno scrittore di pubblico diritto proper 6i deve , stmbvami esser quella di unlficaie cosi tutta la pditica col pill rigoroso diritto, die niediante una compita ana- iia I'aJte di dirigere tutti gU aflaii pubblici si interni che esteini d'uno Stato venga sottoniessa al principio unico della necessita Jella natura, in niodo che non »i possa tiovare ittilita che nella giustizia , e 1' una e T altra che in una data combinazione di rappoifi rcali delle cose , in forza della quale non sia possibile di violarli seiiza la inevitabile sciagura degli Stati. lo iatendo die la bcienza del diritto pubblico presenti un sistema , col quale tutte le variela /^roftVAf dell' auiministrazionc pubblica nelle diverse eta e contingeuze vengano accoppiate ad unita ; la suc- crssione delle cose e delle provvidenze a continuita , il regime del njondo fjsico e del uiondo morale ( ridotti ad luio stesso tipo ) ftervano di norma a governare le societa ; 1' arte di go- veroare le societa altro non riesca che l' ordine morale di fatto perfezionato, come 1' arte di ragionare altro non e che la logica naturale perfezionata. Jo pretendo die in forza dell' ordine naturale tutte le dispo- uzioni delle leggi abbiano per base la giustizia e 1' utilita pro- vata, e prima di tutto niuna legge non sia dettata senza una vera necessita di fatto derivante dai rapporti reali delle cose , co»icch«> mai 1" uomo serva all' uoino , nia solamente alia neces- sita della natura e al pvoprio meglio; il governo abbia il meno possibile di afifari nell' atto che le societa hanno il massimo di farreiule ; ogni specie di governo venga scelta, modilicata , so- stituita giusta le csigenze della reale necessita della natura, cioe giusta quelle innovazioui , cui il tempo colla sua inesistibile •]>inta produce uelle geuerazioni umaue. 426 A PPEISTDICE Queste ed altrettall cose io pretendo che il diritto puhhlico abbracciar detoba in una nianiera , che niuna teoi'ia , niuna de- duzione , niun amminicolo , niuna regola cessi di essere mai uii genuino dettaiue di un'auteviore obbligazione e della forza J' una vera necessita, nenamen in ongine iuiputabile all' arbitvio uaiano j ma che tutlo sia cosi coucorde ai rapporti fondauientali delle cose , come i niovimenti del telescopio d' un astrononio sono concordi a tutto il corso e a tutte le nutazioni di un pianeta. Senza di cio mancherebbe ai dogmi di divitto pubblico il ca- rattere di vero e rigoroso dovere naturale , la politica non sa- rebbe in tiUto unificata col diritto , e il du-itto pubblico tcce- derebbe realniente le sue competenze. Ognuno s' avvede che con questo maglstero si esclude 3gni amniinistrazione iucerta ed arbitraria , e si stabilisce un criterio politico , kiminoso e sicuro in tutte le contingeiize praticae , senza di che la liberta e la felicita dei popoli , anche con ana buona costituzione di governo , riman-auno sempi-e un puro ie- siderio. I principj di giustizia, le osservazioni morali e politiche generali non servono che di pui-o spettacolo alfa ragioue lino a che con una concatenata serie di fatti necessarj, e con un con- tinuato e vaiiato con-edo di nuovi e piu particolari concetti aoa vengano avvicinati alia pratica. Le regole pratiche, le niassime, gli artificj politici hanno un valore puramente precario , e ri- mangono ludibrio del capriccio, fino a che ad un confuso seaso di utilita non si sostituisca un sistema iiTefragabile di piincipj tratti dai rapporti reali dell' unica necessita clelia natura, contro della quale il politico vegga evidentemente non riinanernh che r alternativa o di ubbidire o di naufragare. Ecco come io con- cepisco r uniticazione sovra enunciata. Ogni fiiosofo politico versato nella lettiu-a dei jus-pubblicisti concede di leggieri clie per mala nostra sorte gran tratto di paese ancora incognito racchiude la scienza della cosa pubblica, e per conseguenza a lei manca tuttavia quella unita e possanza sistematica , che sola le puo a ragione attribuire il titolo di scienza, e coUa quale solamente si la forza dei lumi, che quella degl'interessi armonizzati dai governi puo fondare il regno della vioralita pubblica e privata , a cui tender deve ogni operazione pubblica sociale. Canonizzare come leggi di natura molte asser- zioni politiche introdotte solamente per un confuso seutiiuento di sperienza, e propagate su 1' autorlta ; proscrivere molte mas- sime, molte leggi, molti usi come dettami della forza, dei pre- giudizi, o della mala fede venduta all' avai'izia e all' eimbizione delle oerarchie , ridurre alle competenti cagioni reali e primitive certi canoni di fatto , ampliare certe osservazioni ristrette a casi speciali, supplire a molti vacui, raddrizzai-e alcnne nozioni, dai'e la rawione competente a ceni principj del jus pubblico ricevuto, incorporai-e alcune celebri teorie, e collocarle al lore luogo come eemplici corollarj, scoprire alcuni rami della scieaza si teoreticJ* rXRTE TT.VLI.VNA. 427 fflie pratica della cosa pubblica , abbracciare nella massinia am- piczza i i-apporii dei secoli e del y aesi , e discendere lino alle variota delle nazioni particolari , richianiar tutto a poclii principj di fatto e di ragione ; ecco alcune fra le niolte operazioni , le quail sul corpo delle dottrine esislenii esenuir si debbouo colla maniera da lue divisata di trattare il puljblico diritto. Ogni uouiO clie conosca la forza dell' aualisi aj-'plicata tanto alle ({ualitu, quanto alia generazione delle cose; ogni uoiuo che rompi-enda 1' arte speciale di ragionare delle cose pratiche (della quale ne Bacone, ne gli altri logici non ci diedero resole), pve- vede che tutti gli annoverati vantaggi debbono essere frutti na- tui\ili del progetto che io propongo. Senibrera ciuesto forse a taluuo uii divisaniento temerario , o alineno un tentativo frustraneo ; nia io prego i miei lettori di separare il nierito del progetto dalla incapacita di chi Io ese- guisce. Pensino clie il tacciai'e la cosa come per s^ stessa im- praticabile , sarebbe un oltraggiare 1' ordine morale di ragione ■, ed anzi un voler accusai-e la natura di contraddizione , come se avesse preordinato - rapporti reali delle cose alia giustizia ed al ben essere , ed avesse poi abbandouato ad im cieco e nocivo arbitrio 1' amminisn-azione degli Stati. ]Ma per cio stesso che per le societa esiste una maniera ond'e?spre felici, o il meno infelici fra le altre combinazioni tutte, per cio stesso che la felicita e un risnltato dei rapporti reali delle cose, ne segue necessarismente che r arbitrio dcW uomo rcsta cosi escluso , come e esclusa da lui una potcnza superiore a quella tlella uatura. Se la sanita e Jegata alia temperanza; se questa sanita e uu risultato necessario dei rapporti reali che passano fia Io stomaco e i cibi , egli e impossibile che questi rapporti si possano aljitualmeme violare grnza pena, e che la sanita nasra da questa violazione. Ecco la formola della natura anclie per i coqii politic!. Definitemi cosa i dovere, cosa e diritto solamente m genera/e, ed io ho vinto. Quello piuttosto che spavcnta da ogui intiapresa, e la somnia dilTicolta di eseguire il progetto, Io stesso ne soao atten-ito ; ma conviene incominciare a tentare perche altri facciano Io stesso e proseguano. Io son d'avvieo che s' luconiincera a sperar tiualchc cosa allorche si concejjira la maniera , colla quale il progetto JIU0 essere eseguito. I sonimi capi si ridncouo a ben detenninar« i' snggetto della osservazione e il metodo di studiai-lo. ' II primo riguarda Y uomo di fatto, c le sue relazioni fisiche e inorali, nelle quali intendo di < oniprendere anche le umane so- ri«*ta. Arcuratainente si distinguano i pregi e difetti umani, cosi « he vengano assolutamente separaii quelli clie derivano dalle leggi indeclinal)ili ed irreformabili della natura , da quelli che fon prodotti dalle istiruzioni puramente fattizie. In vece di sup- poiTc tai itaniente gli uominl a guisa delle piante e dei l>ruti , cio^ in tutte le eta ed in tutti 1 paesi pressoclig gli stessi , si foDten-plino come rsjvii capaci d'una progresjiva pcrfezion wo- /j.28 APPENDICE rale modificafa dalle circostanze locali , il clie fa clie il tern)':? sia il piu graade innovatore , come gia MacchiaveUo e Bacone avvertirono. Dopo di cio si pass! a detenninare a dovere la natura, e ad analizzai'e i rapporti del corpo sociale. Si raddrizzi la storta , divulgata e riceviita seuteuza che il -dii'itto pubblico altro non e che iina appllcazione del diritto tiaturu'e , quasi clie il diritto naturale si vestriugesse ai I'apporti dell' uomo considerato ia un' astvatta generahta, o clie i principj tratti dalle ronsiderazioni universali delT uomo individuo potessevo pel" se detenninare le regole del corpo sociale , e far si che lutto quello , che non e lecito air uom privato , nol sia pure alle societa, e tutto quello che le societa possono con diritto esercitare , possa pur anche coinpetere al privato. A questa nial pensata mauiera di conce- pire la soienza si sostituisca il principio , che tutti i doveri e i dintti di qualunque ordine , essendo un risultato del rapporti reali delle cose , si debbono originariamente derivai'e , fissare e dirigere giusta le risultanze aiinesse alio stato s]5eciale di fatto , in cui sono le cose e gli uomini , indotte dalla necessita della natiira iu niira alia maggiore fehcita. Prefiggiaiuoci che il diritto naturah wjO- e generato fino a che riniangono rapporti reali e necessarj da esaminare; e pero fino a che i farti reali non sono esausti, tiiio a che non sono particolareggiati e i-idotti alio stato pratico in tutte le parti del diritto politico e delle genti, pen- siamo , e riteniamo pei'petuamente che nel far cio non si fanno appHcazloni , ma bensi si prosegue a fare scoperte. Oltre cio ad una fredda e rigida linea, detta di giustizia, se- gnata su pure astrazioni speculative, inal connesse ed imperfette, spogliate dei fondamenti reali e dei viotivi ad operai-e , su i quali si riposa ogni obbligazioue attiva deU' ordine morale , si sostituisca un altr' ordine di scienza , cioe un sistema di dedu- zioni interessanti le une alle altre subordinate cosi , che tutto sia diretto daUa necessita reale della natura, e da questo sistema vengano dedotte le regole, le quali non niancheranno di essere acconce ed efficaci aUe esigenze giornaliere. In una parola , da tutto il complesso dei rapporti reali e necessarj della natura st traggano le nozioni diretti-ici, e ne emanera finalmente una co- stituzione di Stati , ed una legislazione tale, che la somma giu- stizia e la somma utitita , la somma dipendenza e la sonima li- berta, la somma moderazione e la somma potenza , il piii gran- dioso ed esteso elFetto , ed il piu piccolo e rigrretto sforzo sa- vanno ad un tempo stesso unificati e resi praticabili. Gran che ! Dalla considerazione dell' ignoranza ed intempe- ranza morale deoli uomini in societa si e canouizzato un diritto di soeeezione pei popoli, qual e quello dei civili govern!, la miale considerazione in fatto si risolve sopra un difetto della na- tura umana ; e }ierche dunque con pari ragioue uon si dovra erigere un sistema ulteriore di diritto su le alne risultanze purt reali della natma per pvociirare la felicita delle uazioni ' I'ARTE ITALIA^MA. 429 Rapporto al secondo capo riguaiclante il metodo , io mi li- •trin^ero a far oi5ei"vare che tutte le riflessioDi , tutti i fatti ci diC'iiu the il diritto pubblico , considerato come scienza. altro Hon e che « la coguiziune sisteuiaiica delle regole di ragione w directive le cose pubbhclie dtnvoim dai rappord reali e na- j» tiu'iili pubhlici SI interni die esterni delle civili socicta ». ]Ma queste regole ri} osando sii" princijjj di fatto e di dediizinni ; e <£uebti facii e queste deduzioni versaudo su i rapporti reali e naiurali suddetti in quanta sono capaci a dirigere le cose pub- Llictie, ne viene che la scieuza del diritto pubblico altro non e che la teoria d' una grand' arte , nella quale vien jireeo di uiira un fine ultimo e generale stabilito daUa natura ; ed a questo fine sono subordmati assai mezzi , clie dal canto loro diveutano altrettauti iini piu prossiuu , e cosi via via , tino a che per ua coDcateuato progresso ed una duauiazioue di specificazioni si giuuga ;iile azioni speciali pratiche delle societa civili. AUora sorge un ordine chiai-o e indecliuabile risultante dal complessn di tiuelle reali circostanze, le quali creano, diro cosi, e leganf> questi iini e qiiesti mezzi ad un solo centro. Allora il filosofo vede quest' ordine quale una catena che avvolge e lega gU atti «; le viceude dei corpi politici. Un estiemo di cssa e raccomau- dato al trono dclla felicita, e 1' altro al seno della natura, ossia nieglio , del grand' ordine dell' universo. La convemenza delle leggi e degli am pubblici umani eon quest' ordine costiruisce la giuitizia congiuma coil' uulita massmia pubblica delle ci\ili 50- cieia. Uiteuete tjuesco aspetto , ritenete il principio sopra ricordato , che tutu i doveri e diritti sono veramente risultari dell' ordine reale delle cose, in cui tutto si fa in senso parluoiare rd unito, « nulla in senso generale , astratto e diviso : pensate die nel^ r ordine dell' invenzione sai-.cbbe su-avagauza e danno trattar le cose ]>cr titoli di materie cquie si e fatto lino a qui , jer cui juou si puo aver altro che una sconnessa coiupLlazione , e m.ii un sisteiiia unito ed aniniato conforuie all" indole del 60gi;etri> della ficienza; peneate che uell'anahsi e nella deduzione >- d' uuj>o Sfguire r ordine uecessaiio dci mezzi e dei fiiii con un jirogresso graduato diU seiujihce al composto , dill' uniiii alia moltqlii ita } die convjen conforuiarsi iierjietuaniente al fatto uecessario del- r oidine reale della natura , e indi trarne le regole : e voi non solaiiiente mi concedeiete che egli ^ forza di aggiudiciire alia giusiizia tutto kl cauipo della politica ; ma die eziandio e:isCe uiux pruua e certa guida che ci scorta nth' innic.ito laJjerintj di queau scienza. lo u^n mi esteiido ulttrionnenrc su fjuesto punto per non preoccupare e ripeicre cio che Jio esposto uel- r opera , circa la maniera di trattare la scieuza del pubblico dirittii. ( Imroduzioue alio studio del diritto pubblico universale di Giaudouieuico Komaguoti). 43o INDICE delle materic contenute in qiiesto undecimo volume. PARTE I. LETTERATURA ED ARTI LIBERALr. V. lACcio di L'lonardo di Nicolu Frescos ALOt, fiorentbio, in Egitto pag. 3 Memorie storiche deW ordiiie dello Sperone d' oro , del cavaliere Luigi AncELi. . . , . , . . . . . J>SI DeW economia delta specie umana di Adeodato Bessi (I. estratto ) » 'il 1 quattro libri delle elegie di Seslo Aurelio Proferzio , tradotu in ita- liano dat cavaliere Michele, Vismara. ...... 45 Froposta di alcune corretioni ed aggiitnte al Vocabotario delta Crusca ( IT. estratto delta parte II. del prima volume) . . . » 5a Idem ( III. estratto idem ) . . . . , . » 1 60 Idem (IV, estratto idem) ......>> Soy Osservazioni di un Fiorentmo sopra la Froposta suddetla. . « 5/ Idem. Idem. . . . , . _ , . »ii58 Idem. Idem. . . . . . . . . » 3i3 Stagioni di Thomsoh , tradotte dal sig. Michele Lkoni . . n 65 Compendia delta storia delta bella letteratura greca , tatina e ilaliana , di Giuseppe M. Cardella ........ 145 Opere scelte del conte D. Ftilvio TgUTi . . . , . >> 177 Di un singolare vulcano acqunso , malamente creduto it Vadihone » i8i> Le Gr.Az.iE. Inni di Ugo Foscolo a Canova . . . . » 199 Sutla natiira e necessitti delta scienza delle Cose e delte Storie umane. » 289 licttera di Cola di Eienzl , tratta dull' archivio di Aspra in Sabina. » 33d jiggiunta atle Dsservuzivni sui tcatri di Paolo Lanoriahi, . » 840 PARTE II. SCIENZE ED ARTI MECCANICIIE. ^aggio dell' Istituto clinico romano di medicina esterna , esposto da Citt- seppe Si SCO ......... pag. 71 Osservazioni naturali fatte al promonlorla Argentaro ed all' isola del Giglio. Letter a I del sig. Brocchi at sig. conte Baf.di . . » 7^ Idem. Lettera It . . . . . . . . ' , ■"■■ijft.-aSy Idem. Idem. Ill ed ultima . . . . . . . » 356 Storia delta pes te di Noja , scritta dal dottore Vifatangefo More A » 94 Osservazioni sopra i monti cfie circoscrivono it dislrctto di Betluno , di Tommasa Antonio Catvllo. . . . . . » 2o5 Delte matattie contagiose ed cpizootirhe degli animati damestici, trat- lato del dottore Luigi Metaxa' (II ed ultimo estratto) . » 21a Delia nuova dottrina medica italiana , prolusione del professore Giacomo TOMniASiNi . . . . . , . . . » 254 Sulla nuova dottrina medica italiana , teltere medico-criticfie del dott- jlsico~Gio. Battista Spallahzani ...... J'"* Memorla storico-jisica sul terremoto di Catania del 20 febOrajo 18183 del professore Agatino Longo ......>• ^4? I N D I c r:. 43 1 Kuovo meccanismo per ottenere la piii iiantagg!r,ta comliist'ionr tJclt idro- , geno meiliante F ossijieno. — ■ Descrhione
  • > 370 Del moto intftlino detle parti de solidi , tettcra di D. Faoli . » 37S APPENDICK PARTE I. SCIENZE , I.ETTERE ED ARTI STRANIERE. Ilemenii d' idenlugia del conte Destvt di Tracy , tradotti dal cava- lierc CoHTACNONi. Iiogica. (Ill ed ultimo estratto ) ■ pag. ill t'iaggio in Dalmazia e nel territorio di Ragusi , di Ernesto Federico Cr.nnAR ..•,......» 269 Tcntalivo direlto a formare un Manuale topograf':o-mineralogico atto a servir di giiida nelle escursioni , o ne' viaggi per I'Ungheria , opera di Crisliano Andrea Zipsbr (I. estratto) . . . . »> 887 Descrizione e rappresentaziotie di varj apparali a vapore , eo' quail frarre a profitto i vapori acquei per cucinare e scaldare , tnnto in divers! pubblici istituti , quanio neW economia domestica e riirale , nelle fab- briche , nelle manifatture , nelle arli ecc. del dottore Gio. Gotifredo DmcLER (I. estratto) . ...... v SqS PARTE II. SCIENZE, LETTERE ED ARTI ITALI\NE. ESTKATTO D OPERf. PERIODICHE . .... P'lg. Il8 Memorie enciclopediche sulle anticltita e belle arti di Boina ( di- ceinire ) . ........ n ivi Opuseuli scientifiei di Holugna ( fne de' fasciculi del 1S17 ) . >• lai Ciornale di fsica , chiinica , storia lUiluralc 1 medicina ed arti di Pavia r II. bimeslre 1818 J. ..... « 3,-t^ Nuovi Commentnrj di medicina e chirurgia , pubhlicati dai signori coniigliere professore Brer A , Cesarc BuccsRi e F. CalvANi (dal VI ul XIV fascicolo) » $99 SisLiocRArt A ......... V ia6 Segno Lomliardo-Veneto ....... v ivi Idem >. 418 Ducato di Parma . . . . . . . . -425 Staii I'ontijicj . . . . . . . . » 1 3 o ConKiaroifDEszA ........,» i35 Aggiunta alia descrizione della Campanula Baiiiieci scoperta dclla tignora PEItrSKTi ....... v ivi Vifeia delle rifiessioni di un oltramontano sulla crcduta Galatea di Raffael d' Vrsimo . . . . . . » ivi Lettera del dottor FoiCHl di Soma suli ulcerazione de' poliuoni ne' ti'ici » iS? Idem del tig. abate Sebastiano Cianpi , professore , ecc. ecc. da Variavia incvrno ad Olimpia , distretto della Pisutide . » 140 Idem di un Fiorentino , autore delle osservaziuni alC opera del cav. Monti, PcorotTA , fcc. . ....... a87 A'OTIZIF LSTTAKARIK, -^ t ■ 2. . . . . . y» i.f^ Tubella meleorologica del mese di luglio "•144 Idem di agoslo ...... » a83 Idem di teltembre . . . . , . , , _ » 4!: Ossenazioui meteorohgiche fatle all' I. R. Osservatorio di Bi'cra, i8j8 SETTEMBRE. M A T T I N A. Sera. « N i, < c c < St S d Stato del cielo. < 1 t 2 < £ 2 S ;5i Sfdio- de! cielo. poll lin <• poll. Hn 1 1 27 '1,q + 17,0 N E Sereno. 27 9,0 +21,8 s E Nuvolb, ser. 2 27 Cy,0 + i7i5 E Nebbia , ser. 27 9,0 +22,0 sEso' Neb.nu.tein.pi. 3 27 10,0 + J 5,5 SOS Nebb. ser. nuv. 27 ic,- + 19,5 s 0 Nuvolo rotto. 4 27 II,C + i5,8 0 Sereno. 27 10.5 +21,4 s Sereno. 5 27 11,4 + 16,0 N ON Ser. nuv. ser. 27 10,6 + 22,f + 22,0 e s e Sereno. 6 27 ic,b + 17.'^ E N E Ser. nuv. ser. 27 o,7j E Sereno, n 27 9,0 + 16,5 N E Nu.rot.poc.pio. 27 8,41+18,5 NON Nuv.pio.tuoni. 8 27 7.^ + 14^0 E ..0 Fiog. pr.nu rot. 27 6,81+ i7r ONO Nuvolo, ser. q a? 6,8 + 11,5 N E Ser. nuv. ser. 27 6,0 + 16,6 S E Sereno , nuv. lO 11 ^7 5,c^ + 12,0 E* Ser-ueb.nu.pio. 27 3,- + io,r NO Piofi,. temp, ser 27 5,9 + 8,7 0 Nuvolo, sereno. 27 7,jj+ I7iC 0 Sereno. 12 27 9,2 + II. 2 W Nuvolo. sereno. 27 9,5 + i5,8 E Sereno. i3 27 ]o,3 + 11,0 N Nuvolo. sereno. 27 10,1 + j6,c E Ser. nuv. ser. 14 27 11,8 + 11,5 E Ser. nuv. ser. 27 11,7 + 16,0 S 0 Sereno. i5 27 11,7 + IO,C E Sereno. 27 1-0,4 + i6,S 0 Sereno. i6 2- Q,8 + 10,6 N Nebb. ser. nuv. 27 8,8 + i5,8 0 Nuv. ser. nebb. 17 27 8,0 + 12,5 N E N Nuvolo. 27 8,c + 16,5 0 Ser. .. lam.tem. i8 27 9.7 + 10,5 NO* Sereno. 27 9,0 + 16,7 NO* Sereno. iQ 27 9,2 + 8,0 0 Sereno. 27 9-0 + Tb,5 SOS Sereno. 30 27 9,6 + 8,5 N 0 Sereno. 27 O,'' + i6,c 0 Seveno. 21 27 11,0 + 9,0 N ON Sereno. 37 10,^ + 16,0 s Sereno. 22 27 1 1,0 + 10,7 N ON Nebb. nuv. ser. 27 10,6 + 16,0 s Neb pucpi ser. Sereno , nebb. 23 27 Pi7 + 12,8 N Nuv. poc.piog. 27 9,7 + i5,5 s 24 27 10,0 + 11,5 N Nebbia , ser. 27 9,« + i-,r s Sereno Sereno, nuvolo 25 27 ir,o + i3,o N Nuvolo roito. 27 9,8 + 18,0 E 26 27 8,8 + 14,5 E * Nu.tem.pr.pio. 27 9,0 + 17,? E Ser. nuv. tuono 27 27 8,9 9,0 + i3,o N Nuv.piopr.ser, 27 .8,8 + i7i5 H 0 Sereno. 28 27 + 1 3,0 N Nuvolo , ser. 37 8,6 + J7i4 E Nuv. ser... nuv. 29 3o 27 8,6 + I4,8iE S E Nuv. rotto, ser. 27 8,6 + 17,8 E Nuvolo, ser. 27 7,8 + 34i2 S E Nebbia , ser. 27 6,8 + 18,0 S E Nu.tem.poc.pi. Altezza mass, del bar. poll. 27 lin. 1 1 ,8 Altezza mass, del term. +22,0 uiinima mini ma +0,0 ,a +i5,o8 media ...» .4^ " vi^v *• — Quaatita di pioggia poll. 0 lin. 53,788. . b^^^ BB^ia BMi^ni BIBLIOTECA ITALIANA O SIA GIORNALE LETTERATURA SCIENZE ED ARTI COMPILATO DA VARJ LETTERATI. ToMO XII. ANNO TERZO Oltohre Novembre e Dicembre 1818. C.»6/. -et[o al Boigo Nuovo, x axiiAx SiMPERI\LE RKGIA TiPOGKA.FIA. .;!/[ .X ,t!.J.' j.f\J El'-' ''*'ivin«t 3tS « BIBLIOTECA ITALIANA PARTE I. LETTERATURA ED ARTI LIBERALI. Conttnuaziqne e fine sulla natiira e necessltd della Scienza dellc Cose e delle Storie iiniane. Sa^^io di Cataldo Jannelli , scrittore della Rcale Bi- hlloteca di Napoll. — Napoll^ 1817, pressoVov- celli , coa approvazione. Sfziojve II. Stato atliude dellc istituzionl di stO' ria universale principalrnente anticu : necessitd della scienza drlle cose c delle storie umane: via immensa che resta a pcrcorrersi negli studj storici : speranze di vicini progrcssi. Cap. I. kjTATO attuale della storia universale ri- guardo alia certezza o prohabilitd sua. — Splen- dklissinio ed imponente e Taspetto che prende agli ocelli nostri la storia , se coasidcrianio i cliiaii e niomorandi iiomiiii rhe V hanno trattata da Pcricle sini> a Leon X. IMa l' incanto sj)aiisce teste che si ossorvi la dcbolczza estrenia, o la inauranza totale di l>nse delle storie cli' essi ci hanno lasciate. lllu- stri Sdittoii ne hanno gia da liingo tempo avvertito. l/.V. SI ferma siil dit'etto foudaine'iitale che vizia la % SCIENZA DELLE COSE storia nelle sue prime raclici , e clie ha sti*ettissima relaziorte e necessaria coUa scienza delle cose e delle storie umane. Questo difetto sta nel mancare le isti- tuzioni o trattati di storia wiiversale o geaerule^ tutte dal piu al mcno, di quell'' analisi, per cui sola po- trenimo iioi credere fandatauiente a!le cose ; di quel- ]' esame , per cui potrebbe forniarsene in nol la per- suasione ragionevole ; oad' e che sono sforaite dei motivi di credibilita , nierce i quali veniaiuo spinti alia ben ponderata coaviazioae, sia di certezza sia di probabilita , che cosi i fatti avvenissero come ci ven- gono esposti. Ogni storia , die' egli , di sua natura dev' essere fornita di tutte quelle prove e di tutti que^ motivi che possano produrre quella persuasione e ronvinzione clie sono il line suo naturale e ne- cessario, E perche ogni storia ha quasi due parti tra loro distinte, fatti cioe, e testimoai, cose e au- torita, azioni e fede; avra pure due distinte classi di prove, di fatti cioe, e di testimoni ; e cosi mo- tivi di cose e di autorita , ed amomenti di azioni e di fede. Ma dove sono storie imiversali o generali fornite di tali argomenti , di ta]i motivi , di tali prove ?...'. Qua! e lo scrittore di tal genere , che con diligenza e premura sejjari il vcro dal falso, il certo dair incerto , il proljabxie dalF improbabile , il chiaro dair oscuro , il noto dali" ignoto , il genuino dal supposto, il favoloso dal sincero? Tutti o quasi tutti non fan.io altro che narrare ed esporre ; e il piu delle volte con una franchezza e sicurezza tale, che appena la somigliante potrebbe usarsi dove le cose co' proprj occhi fossero state vedute e toccate colle proprie mani . . . Non esami, non analisi, non paragoni, non prove. Al piu si adducono alcuni passi di antichi scrittori , si accuniolano citazioni , opinioni d interpreii, giudizj di dotti posteriori di venti o trenta se(.oliI!! Questo difetto nOn e gran fatto sensibile per tutta la storia che veramente do- vrebbe dirsi moderna , quclla che dal nostro sccolo va fmo al XV. Le prove e i motivi di essa emergono E DELLE 5T0RIE UM\NE. 5 dalV intero complesso della stessa nostra civil vita , una csseiulo la serie, una la catena clellc cose umaiie da <[uell' e[)0('a a noi ; e taiiti i niezzi di coniuni- ca/ione tra cro Pcrsiano , jjuo giustameiue assoungiiarsi ad una campagna vasta 6'- SCIENZl I>EL"LE COSE " e deserta. Essa abbraccia , dice FA., per lo meno venticinque secoli •, e in quaiite poche carte puo chiudersi tutta ! A die si ridnce la sloria egizia, Tassiria, la meda , la persiana , T etiopira , la sira, la fenicia per tanto spazio di tempo ? Ne il poco che ci si e detto ha pur nesso e legame ; e la fede di tanto poco e tutta in autori posteriori di moltissimi secoli alle cose che narrano ; in autori non indiveui , ma forestieri , i quali se sapesscro la lingua di que' popoli, se conoscessero veramente le loro religioni, leggi, costumanze, puo facilniente ognuno vedere da per se. E conoscevano di piu la geografia e la cronologia di tali nazioni? E nissu- no poi parlo di tante altre che pur sussistevano. Concludasi dunque : la storia universale che prece- de i consoli roniani , non e che un inimenso caos. Gran' numero cli dotti si e niosso per illustraria , emendarla , ristaurarla. L'hanno finora diniostrata e. Coniprovata ? Cap. III. Sforzi e travayli dc^ dotti per ordinare ^ supplire la .storia universale anterior e ai consoli romani. — Da Acusilao ed Ellanico sino a Plutarco e a Flegonte ; da Cadnio Milesio ed Ecateo fino ad Appiano e ad Eliano nissuno ne tra Greci , tie tra Romani penso a tirare nemmeno i lili della storia universale. Non ebbero questo carattere le opera di Diodoro , ne quelle di Trogo e di Cefaleone. E a che mai si cstesero Varrone , Cornelio Nipote , Flcgontc ^ lodati quasi come cronografi ! L'A. perisa che g!i antichi non avessero nemmeno i mezzi per fjuesta impresa , poic he ogni gente aveva singolari idee svilla sua origine e cronologia •■, e mancava uu dato comune che permettesse ]i«ii*3oquu iiifia io - E DELLE STORIE TJMA-KK. '^ Cap. V. Necessitd della sricnza della storia per deteniuiiarc I carattcri delle stoiie umaue , e stohilire U fondameuta drlla fede ra.° politici (deiruomo sociale); 4.'' scien- tifici ( deir uonio erudito ). Le forze umane sono i.° animali (o fisidie ) ; razionali (o psicologiclie ; 3." etiche ( o diceologiclie ; 4.° scientificke ( o filo- sofiche). E qui giustifica la distinzione delle razio- nail dalle scientificke. In quattro classi pure si di- vidono le cose umane: i.° Naturali ( metodi di operazioni ed azioni fiitte immediatamente sugli og- getti della natura, e come la natiu'a le vuole; e si comprendono le arti , i mestieri , le discipline e le scienze). 2.° Cipili (e sono le rcligioni ., i governi ^ le legislazioni , le li/igue ). 3.° Sociali ( e sono gli usi , i costumi , i riti di conversare insieme ). 4.'' Par^ tixolari (o fatti staccati e individni, inter ni ed esterni^ come rivolazioni, sconvolgimenti civili, guerre, scor- rerie , conquiste , coloiiie , commercio , ruwignzione ). r. DfT-LE STOntE rM\NE. 1 3 Cio posto, iiicoiniucercbbe la prima parte deir opera chc sta ncl cl( terniinare qual nesso abbiano i fattl colle forze e coi bisogni uniani, c come e cpiali ne sietio ])ro(lotti , ncl ricercaie qiiali bisogni fisici tle- termiiiino le religioni, e «[uali forze psicologiche ed etirlic le fonniiio. ■ — Quali forze psicolo^iriu tor- iiiiiio it politeismo , il panteismo , il ino/iolcismo. — Qua! dilU'reiiza inctua tra Ic reliii;ioiii la diversita i]c' blwg.'ii fisici^ ctici ^ j>oLtici. — Quale diversita la diilerenza delle forze fisiche , raziouall , scientir- ficlie. — Quali bisogiti ^ e quali forze detcrniinino e fonuino le scieuze umane , le dlstipllne^ le arti. — • Se uu solo sia il bisogno priniigenio , t he nato una volta si vada (piiiuli svilu|)pan/. Itul. r. XII. 2 1.8 8CIENZA. DELLE COSE Cap. XI. Cagioni c/ie hauno ritardato finora V avatiT zamento degli stiidj storici. — Come e avvenuto die tanti dottissimi letterati si sien tutti , direm cosi , precipitati a coniporre la storia , e nissuno fra esgi ne abbia px'inia considerati i fondamenti, esaminate le materie , e diseo;nato il niodello ; e clie dotJO aver compianta amaramente la pcrdita degli antichi autiali e delle niemorie antiche , la riiiiia de' nionu- iDenti, il corrorupiniento deiie tradizioni, vengauo franramente a direi : qiicsta die vi preseutiamo e r antichissima storia perduta : qiiesta e la cronogra- fia del genere iimano ; cosi , e non altramente la nostra razza conimcio e proscgui il suo corse ci- vile ! Altrove TA. ha accennato come profondissinie scieiize hanno potato unirsi ad una storia 2,iovanile o fanriuliesca. Qui adduce cagioni piii precise. 1/ La naturale credalitd , sostenuta dalia fantasia ; e T A. ne svolge le basi e il corredo. 2." La natura stessa dclla storia., riguardata comuncmente di carattere sintetico , e direda a lini equivoci. S.*" La condizione stessa della storia universale, composta di due parti rifuggenti del pari dalT analisi , e per naturali lore relazioui sorprendenti lo spirito per mille preven- zioni che seco traggono , moderna o antichissima che si considcri. 4." Gli stessi diversi sistemi cro- nografici , i dubbj , le interprctazioni , le ditlicolta opposte , distraendo , non lasciarono adito a pene- trare inuauzi, 5.*^ Finalmente l" indole naturale del- I'uomo, che e quella del genere uniano. Entrambi hauno nelle diverse eta diversi caratteri di persua- sione. II solo secolo XVIII si e distinto per Y analisi e perfezionamento de' sistemi delle idee dirctte .... Cap. XII. Spcraiize dl vicini progressi negli stud) storici. — La crediditd e de' fanciulli , F incredulltd de' giovani timorosi d' essere ino;annati-, la credcnza e degli uomini di senno. L' incredulitd che in fatto di storia distinse valentissimi uomini del passato se- colo , pvomette che questo sia quello della credenza, II bisogno c sentito; c i raezzi di provvedervi sono E DELT.E STORIE tJMAXE. Ttfi imiirati. E mentre ne' moUissimi rami dello sribile si e gia atidato si iiinaiizi , die oniai T atlrattiva della novita si potcnte sugli uomini e per maacare; ed allroiide nuove , intentate, amplissinie e larghis- sinie esseiido le vie delle sc/enze fdosofirhe ^ tutto- fa spcrare che i begl' iiigeirni d' Eiiropa si volgaiio alia proclamata scicnza dclle cose e delle storie iimaiie. L' A. trova fondaiiuviti di questa sporanza pciiirio ne'frivoli stiul) de" nostri antiquarj ^ e nog,li stoiti applausi < lie tanriosi ad ogni pe/.zo di carta rmiUJta <-he trovasi sotto la polvere delle bibliore- che. Ogni eta , die' egU , ha i Tcrsitl e gli Aclulli^ i Martani e wli OrUtiidi. Dov'e additata alcuna nuova via, e impossibile, secondo r umaiia coudizione , che aon si percorra eon maggiore o niitiore velocita ,• serotido la condiziotie della stessa via. 20 II Parto della Vergine , poema di Sannazaro tra- dotto dal latino in altrettanti versi italiani da Scipione Colelli col testo a rincontro. Oggetto della versione , Vita delV autore , annotazioni ed esame critico. — Roma, 18 18, in 8.°, pel de Romanis. A LLORCHE nel torn. X. p. 67 di questo giornale si die ragguaglio della traduzione italiana delle poesie latine de' tre fratelli Amaltei , da alcuni mesi in ad- dietro pubblicata in Venezia , abbiamo manifestato il nostro parere intorno al concetto in cui debbonsi generalmente tenere que' moderni latinizzanti poeti, di cui abbondo F Italia segnatamente nel secolo XVI, e che ebbero la vaghezza di scrivere versi in una lingua spenta da oltre mill' anni. Abbiamo anche in queH'occasione accennato quanto poco la nazionale letteratura possa avvantaggiarsi dell' opera di coloro che si danno oggidi la briga di traslatare cotali poesie nel nostro idioma, trapiantando, come allor dicevamo , questi ibridi allori sul Parnaso italiano. Un nuovo saggio di cosi fatte traduzioni ci viene ora somministiato con quella del Parto della Ver- gine di Giacomo Sannazaro , notissimo poeta na- politano , che seguendo il capriccio di moiti lette- rati di quel tempo , per attribuirsi un nome che sapesse piu di latino voile anzi che Giacomo, chia- marsi Azzio Sincero. Ma 1' autore di questa versione ben diverse si mostra dagli altri traduttori; perocr che laddove questi si alTaccendano di esaltare e di ma^niticare l' originale , egli all' opposto ne va con tono fiistoso divisando i difetti , liberamente pro- nunziando le sue sentcnze , e piu liberamente per avventura di quanto a un traduttore si addice, die se non e il campione dell' autore da lui prescelto , sembra che debba essere almeno un modesto censore. IL P.VRTO DELLA. VERGINE. 21 Ma questo suo contegno non rechera maraviglia allorchc sara noto il motiv^o per ciii si accinsc ad intraprendere qursta tradiizione, e che egli va di- cliiaraiido in un discorso preliminare. Nana ivi che professando eloqiienza nel giiinasio di Rieti colse r opportunita d' intimare aperta guerra a quel di- fetto di elocuzioue che i Greci chianiano macrologia^ con cui r orazione si proliinga piii del dovere: di- fetto , egli dice, che d' oltranionte viene rimprove- rato all' italiana letteratura. Per la qual cosa do- vendo istruire la gioventu nelF arte di ben parlare e di bene scrivere assai gli stette a cuore di nio- strare il divario che passa fra i ciarlatori e gli elo- quent! •, e perche si astenessero i suoi discepoli dalla viziosa ampliticazione e dalla soverchia profusione delle parole, non trovo migliore espediente, quanto che di obbligarli a traslatare le verbose poesie del Sannazaro , con questa legge che la versione non abbia ad eccedere il nuniero de' versi del testo. Per adcmpiere a questa condizione ne dovea addivenire, die/ egli, che essendo astretti a troncare moltissinie cose superfine, la loro versione non sarebbe stata lussure":ii;iante c frondosa , anzi avrebbero dovuto intimanicnte penetrare lo spirito delPoriginale, onde essere in grado di sfrondarlo. In somma egli voile, da quanto apparc , niettere tra le mani de' giovani il poema del Sannazaro , perche tradncendolo con quella prescrizione fossero nella necessita di strop- piarlo, e come preccttore stiino ben i'atto di darne egli stesso V esempio col lavoro che ora prcsenta al pubbliro. II progetto e per verita singolare , e quanto nel froutispizio si animnzia e contrario alia aspettativa. Quando altri si attenderebbe che annunziandosi una traduzione in altrettanti versi quanti il testo ne annovera , si volcsse far ponipa di una scrupolosa I'edelta , questa tratluzione air opposto c in cotal guisa eseguita cnn P inteiuhinento di niutilare Poh- ginale. AUii napiu oiucUcare se P«sercizio scglastico 22 IL PARTO dal sig. Gole'lli ideato possa essere cosi profittevole alia sioventu cfiianto eeli il suooone , e se liieslio non torni di pioporre ai discepoli io studio deVias- sici autori , piiittosto che astrin2;erli a tradiirre ar- bitrariamerite i men de. f, i'. 2sto (piando fu trovato a disputar coi dottori^ vo- glia indio sono incapaci di acquistare merito con la fede. Noi non siamo ne lettori di teologia , ne apparteniamo alia congregazione dell Indice per dare su queste ma- terie suggerimenti alT A. , che d' altronde ha pub- blicato il libro con ampia approvazione , ma ci duole di vedere cosi leggermente tacciato di irreligione e di eresia il Sanuazaro, die e sempre passoto per buon cristiano , e se non si soflVirebbe die queste imputazioni fossero date a torto a persone viventi, noi rispettiamo troppo i morti per non credere die sia egualmente riprovabile di addossarle a chi piu non esiste. Ora converrebbe avere smarrito T inten- dimeuto per non avvedersi die il Sannazaro non parla ivi di qnella fede die e viitii teologale , ma die questa parola e usata in sensp di fedeltd ; e della fedelta di quegli animali aveva prima fatto cenno il pocta allorche disse die ad essi soli fii dato di essere guardiani della culla : solis ( vobis (latum ) cunahula tauta tuerL Un altro gravame di irrehgione trova egli da farsi al Sanuazaro allorche rappresenta i pastori che spargono la soglia del presepio di baccare e di mirto : El late Idaliam spargunt cum baccare myrtum. II baccare , die' egli, e pianta die si stima eflicace rontro le malie, ossia le macdiiiiazioni del diavolo. E r Upmo-DioL doyea temere simili attentati , e ri- BELLA VERGINE. aS corrcre a simile rimetlio? 11 niirto idalio poi e pianta dedioata alia lasciva Venere. In sonmia tanto la va egli assottigliaiulo, the non contento di toglicre al Sannazaro la fama di buon poeta , vorrebbe anche dcuunziare le sue opcre al tribunale dclf Inqiiisi- zionc. niacche non potrebbe spingcrvi il poeta for- tunataniente morto da quasi tre sccoli fa. Or che direbbero Leon X e Clemente VII , che tanto di (jucsto poema si compiacevano risguardandolo come un' opera edifirante ? E che farcbbe poi il nostro censore se non ei fosse dichiarato avverso alia stretta osservanza di quella massima che vnole secernere sacra prof anis? ' ''^ Pin ras^ioncvole e la critica che egli oppone al Sannazaro di avcre talvolta peccato contro V ele- ganza. Non e invero delicata quella sua immagine ove si rappresentano le Ore spalancare con le spalle le porte f\e\\0\\m^o ^ pastes pra'pandiint obnixce hu- meris : II glosatore si avvide che fii tolta di peso da Virgilio , ove dice : Portam ^>i muha converso cardine tor que t , Obnixus lads humeris .... aen. I. 9. v. 724- ma cola si pai-la, giustamente avverte, niente meno che di Pandaro, sconcio <»i2;ante asftomijiliato ad uti pilastro ed a una torre , lo che non e conciliabilo con r idea rlie ci prcsentano le Ore ancclle del Giorno , fan* iulle suelle e legi^iadre. Da Virgilio trasse pure il Sannazaro quell' allra inniiagine, ove dice che all' arrivo del Messia avranno gli aguelli U vello di porpora: Agnaque per glaclios Hit seciira nocentes ; Bisque superfusos servabit tincta ruborts. E Virgilio aveva cantato : Sjjonie sua sandyx pascetites vestiet agnos. U anouinio chiama questo pensiere basso , sciocco e insigiiilirante , ma sembra che potca contentarsi di trovarlo male espresso , essendo inopportune di arcennare quella particolarita della lana tinta due volte, 068ia dihaphia^ come dic^vano i Creci. quasi 2.6 •''It PA.llTO' die gli agnelli andassero in quella circostaiiza a tnffarsi nella caldaja di un tintore per colorirsi irr porpora. Dopo varie altre osservazioni conchiude questo scrittore che puossi al Sannazaro applicare quanto altri gia disse di tutti gli imitatori , che nello stile cioe di rO".toi"o si s orge il copista servile, inoapace di que' tratti ardimentosi die usaroiio colorn che non ebbero la follia di esprimere i loro prnsieri i» vn lingiiaggio straniero. Molto pin lungo, dice egii, potrebbe essere vm tale esame , e potra fono age- volmente diiunque non si lascera iniporre dagli' strabocchevoli elogi che si sono proftisi a questa poema. Ma tradiirre un autore a fine di screditarlo ,e certamente inipresa del tntto nuova , e desiderianio die altri nou dica essere iino stravagante progetto con gran jattanza eseguito. Fra tante critiche osservazioni niun motto e stato fatto del discgno e deiT economia del poema, che suol essere ariiomento ai critici di lunghi cd arguti ragionamenti. L' intreccio di qiiello del Sannazaro e semplicissimo, e, jier quanto a ndi sembra, giudi- ziosamente tessnto, esattamente osservandosi Vamta delTazione, come apparira dal breve transontb cho ne porgiamo. L' Eterno scorgendo F nraana spozie vittima del peccato e preda deir inferno disegna di scioglieria da tanti mali. Chiama a se Gabriele , gV incombff di andare in Giudea , e di annnnziare a Maria es- sere stata eletta a concepire il Divin Redentnre. L'Anwelo esesiuisce il precetto ; partecipa alia Ver- gine il snpremo volere , e dopo alcuni dialoghi si accomiata. Maria sente tosto avverarsi V annnnzio. La fama dd fatto ginane ai regni sottervanei , e Davide in udir la novella prorompe in mezzo agli altri profeti in un vaticinio , ove predice la vita e la morte dd Messia , e gli effetti die deriveranno da questo avvemmento. Gosi termina il primo canto. BELLA VERGINK. 2.^ Maria si innove a vintare Anna , e dopo alciini vaa,i(>nanjenti tonvcnienti al soggetto-, si avvia alia sua abitaziono. Accompagnata tia Giuseppe vauno anibi ail isciivere il proprio nome ncl censo ordi- nato (la Augusto, e (pii si roglie occasione rta deirOlimpo; essa si reca fra i niortali , si addrizza a una Inigata di pastori, e loro coniniette di aiidare a tnbuiare omaggio al Monarca del ciela e del mondo novellaniente nato. I pastori dopo niolte indagini rinvengono V aiitro , coiiversano cou Giuseppe , cd intuonano un inno di gioja. Gli An- geli applaiidoi\o , il liume Giordano s' innalza dal- lalgoso suo litto, profetizza sui t'uturi destini del- r uiuno , e liiiiste il pocma. I corredi che acconipagnano il volgarizzaniento del Parto dclla Vcrgii/e , oltre a (juelli acceunati , soiio la vita del Sainiiizaro tradotta in italiano da quella che latinamente scrisse Gio. Antonio Volpi, ed una niano di annotazioni a2;2;iuiite a cias- hedua canto. 11 principale sco[h> di cpieste giose e di spie- gare i nonii proprj rosi de' personag^i , come dei puesi (he sono ramnientati nel testo ; e siccome Giovanni Giolito, come si e deito , tradu&se n.fl sccolo X\l (juesto poenia, cosi si «iiaiio di tratto 28 IL PVRTO in tratto alcuni sqiiarci dclla versione di quel let- terato , non gia coii ainica iiitenzione- e per racco- mandarla al pubblico. II miovo interprete trova al- I'opposto che essa non ha talvolta il senso comune^ che bastava al Giolito di bene o male tradurre, che laddove vedeasi imbrogliato salta T inciampo. e pro- eegue francamente il canimino. IMa per avere il dritto di parlare cosi acerbamente del siio predecessore era mestieri che usasse dal canto proprio la piu scrupolosa diligenza perclie altri non ritorcesse con- tro di lui gli stessi rimproveri. E di fatto alcune macchie occorrono in quella sua versione, dalle quali qualche critico del pari frizzante potrebbe trarre argomento di tacciarlo di non intendcre abbastanza la lingna latina , e ne addurrem qualche saggio. Allorche , per esempio , V Eterno ingiungendo agli Angeli di ricoaciliarsi dopo la nascita del Mcssia con la spezie umana, dice loro : Quare agite , et jam nunc huinana capessite fata. ( Lib. III. 0. jr. ) il traduttore cosi reca questa frase: Oi'SLi inteiidete omai gli uinani fati. Ma la parola capessere non vuol mai dire in latino capire o intendcre , e (pii significa preiidere euro. , 10 che e conforme al senso di tutto il contesto , soogiungendo il poeta che da quel comando furono spronati gli Angeli ad allezionarsi agli uomini , ed appunto a prenderne cura : Terrarum fiagrent stu- dio , et mortalia ciirent. In conseguenza di questa prescrizionc ordina loro Iddio di visitare V umile presepio ove nacque il Ke- dentore: Gramineos luslrate toros , lustrate beatam Paupcrihus sedeiii calaiids. 11 sia;. Colelli piglia il verbo lastrare in senso di illuminare , e la parola sedes , che vale abitazione , e interpretata per segglo , e quasi che si trattasse di una seggiola di ca-iua, cosi traduce: II letto algoso illumincvte , if »egg,io Di canne fabbricato; >' ''' ■ DELL\ VERGINE. ag senza dire clie quel letto algoso essendo frase soli- tamente usata alliidendo a quello de' liumi , e assai male adoprata in cjuesta circostanza , o sarebbe al- meno evitata da clii ha fior di buon gusto. Che il tradiittore sia procUve ad annettere Tidea di splendorc a f[uel verbo lustrare , anche laddove assai piu lipugna al stmso , lo mostra quest' alti-o escmpio. Ragiona il Sannazaro di ccrti bellirosi po- poli d'Asia diligcnti a pcrlastrare i loro conllni , e a difendcre con T arco i propi j poderi : Cens finfs lustrare suos /ion segnis , et arcu Cuncessos defendere agros. ( Lib. II. v. 129. ) ed egli suppone che la prima frase del verso signi- fichi gente illustre in sua regione. Parlasi poscia de- gli abitatori dclle canipagne tartagiaesi the smuo- vono , arando la terra , i inacigui sepolti di quella diroccata citta : Et qui verteiUcs immania saxa juvencos Flectit arans , qua devictce Carthaginis arces Frocubuere , jacentque iiifausto in litore turres Eversce .... ( Lib. II. v. 2 1 3. ) Senibra che il traduttore non siasi acrorto che quei iTiacigui fanno allusioue alle rovine di Cartagine, e quasi che si parlasse ivi di popoli che solcano i campi mettendo sulF aratro una grave pietra , cosi rompe il senso de' versi : E r aratoi' che puuge i suoi giovenchi Grave inari2,no strascinanti , e dove Cader sul lido ia/austo di Cartngo ' Le lorri. E quando Giuseppe addrizzando la parola al divine pargolctto, e risguardandolo come un" infallibile pro- jnessa , o come lui peguo ccrto dato da Dio , cosi 81 esprime : O mihi certa fides superum , dcrus addite tcrris Nate Deo, Deus ipse, cetcrno e lumine lumen! ( Lib. II. V. 463. ) non sarcbbc fai ile d' indovinare qual siguiticato ab- biario nella traduzione quelle prime parole : oh feJe in Dii> secui-a, Ouor del uioado , di Dig li^liu , etc. So IL PARTO In un ludgo del primo libro descrive il poeta im toro destinato al sagrifizio con le corna dorate , e con la giogaja pariineate ornata d' oro : ....... cui cornua ffonti Aurea , et aurads horrent palearia setis. EgU iiiterpreta il verbo horrere per far paura auj-ee le corna , e tema Ti dan del gorgozzule i peli aurati. Qitesta sarebbe forse la prima volta die F oro fa- cesse paura , ma ognun si avvede die horrere si- gnilica qui essere scabro , herisse d' or , direbbe il Francese , e tutti i dizionarj ne redieranno analoghi esempj. Nel medesimo libro Davide profetizzando di Ma- ria anrxnnzia die verra un o;iorno ova fuori di se per lo rordoglio cercliera invano lo smarrito fi- gliiiolo, alludendo a quel giorno in cui involandosi cjuesti dalla paterna casa sir reco a disputar fra i dottori : A^am pueraiii quamvis per comp'Ua soepe vocatum '^I'-^cpyie exjiectatiuii consuetoe ad gaudia mensce • 'V Perquires n^quicquam amens. Il traduttore accoppiando quel neqiucquam con la sussejxuente parola aniens trasse dair iutiera frase' ( bendic iuiproprianiente anclie adottando queirunio-' ne ) il senso di non forseimata ,• ma clii non e for-' sennato , avra egU detto , e saggio , dunque cosi si traduca: Clie ne' trivj il fanciiil sebben chiamato E atteso al gaiulio dell' usata luensa Saggia riceicherai. Niuna conchiusione vorremo i-itrarre da cpieste no- stre osservazioni , ne sarcmo cosi arditi di supporre clie un professore di eloquenza iguori il latino , amando meglio di credere die saranno sviste ca- gionate da trascuranza e da distrazione ; ma sviste di simil fatta non le avrebbe couiniesse Giovanni Giolito. ^■i.' i>>.vt..ii*i"C i» ,.u.^'ivi..-^ ,-;-i-^i;,j.i jiU.ii^c; J.iu.Ui. --^ DELLA. VERGINE. 3 1 E siccom;ia , cusi giudichiaino chc per distrazione abbia eiili parimentc scainbiato i pomi d' oio degli albcri stro esame critico , a cui rimettianio i lesiilitori , » alliiulie vcggano le uostre atinotazioni su tntto » CIO » ipag. 114). Anzi neW esame medesimo lau- tore di quello scritto inavvedutanieiite disvehi csscre una persona stessa col traduttore : noi abbiamo , dice quel censore , tradotto letteralinente tal par- luta, ecc. i po^. 182 ). Ti,opj)o SI allunghercbbe il nostro estratto (|ua- lora si volesse esamiiiare se preliggendosi il tra- duttore di rendere piii sobrio e piii castigato lo stile lussureggiante delloriginale, e di togliere quclla die a lui senibra sovrrclua coj»ia di parole, siasi teinpre cqu buoii giudizso goveniato, ed abbia ver- raincute sottratto dalla sua lake cio che nuriiava di csscrc conservato. Qualunrpie arbitrio usar voglia ua traduttore, e tenuto di dare requivaleute th (pielle frasi e di quelle esprcssioni da t ui dipende la vi- vezza delle ininiagini, c the eostitiijscono rcvuleme rappresentanza degli oggetti. Ne in cio sappiaif* se cgli abbia 8enii>re riiiscito. Allorche il Sanuazaro, 3a Ili PARTO DBLLV VERCINE. per esempio , descrivendo Maria tutta intenta in quella disagiata capanna a custodire il siio pargo- letto dalla indemenza della notte e della stao;ione, la rappresenta sollecita a riscaldarlo col tepoce delle frue raani , die appressa al tenero corpo : et pressis tefoveiitein pigrius in uliiis. E questo un atteggiamento cosi espressivo , che il piu acconcio non potrebbe essere prescelto da ua pittore che volesse pennelleggiar questa sceaa; ma il tradiittore , seiiza die vi fosse necessita di sco- starsi dair originate , ne ha sostituito un altro piU comune e percio piu indilTerente; e il pegno riscal- dar col petto. Altrove il poeta volendo rappresentare il sllenzio e la quiete delle ore della tarda notte cosi si esprime: Acciplunt placidos mortalLa pcctora somnos ; Ko7L fera , non volucris , non picto corpore serpens Dat sonituiu : jamque in cineres consederat ignis Vltimus ( Lib. II V. 3i3. ) Ciasclieduno, crediarao, trovera assai elegantemente espressa quella circostanza delle ultinie brage del focolare consunte e ridotte in cenere , ma il tra- duttore credette di doversi a dirittura spicciare con dire era spento il fuoco, Non viiolsi nulladiineno negare che il lavoro del sig. Colelli, considerate indipendenteniente dal- r originate , non oUra alcnni tratti felicemente tra- dotti , ma non tutti si accorderanno per avventura con lui considerandolo come wi tamo di alloro, die V italiana Calliope offre di buon grado agli ingegni di Ausonia. In cotal guisa lia giudicato della sua traduzione il nostro professore di Rieti, il quale, per quanto ci sembra, non lia dato questa volta ai suoi scolari bello e lodevole esempio di modestia. 33 Segiuto dvlla Storia della scultnra dot suo risorgi- mento in Italia siao al secolo XIX ecc. del coate Leopoldo CicoGNARA. ( Vedi T. IX, pag. i35 di tjuesto gioroalc ) Scttimo ed ultimo cslratto. V^ox qiicsto volume, che non e di minor mole del diu- priiiii , il coiite Cicoi^aara da compimeiuo al siio lavoro , del quale fia qui abbiamo reso quel niiglioi' coiito die per noi si poteva, accio vemsse bea conosciuto e degnameute apprezzato. Nou cre- diamo avei'ri a discostare dal metodo sin qui tcnuto rispetto all' ultima parte di si ragguardc\n)lc 0[)era: salvoche cU>l piesente volume ci sbrigheremo in un solo articolo, oude roine T opera ha avuto con esso il suo termuie , cosi lo abbia il compendio die ne tacciamo. , Due libri comprende quest' ultimo volume , cioe it sesto ed il sctiimo. 11 sesto libro tratta dello stato della scultnra iiel s;-colo del Bernini, ,e comprende la qiiarta cj)(>ca ilalTautore riconosc iuta ne' progress! deir arte , e in sei capitoli e diviso. Nel primo di essi si esaniina !(> stato d' Italia e dcgli studj dal l6oo al i/to. Ogni avanzo di liberta erasi presso n«u ddcgnato a ELL\ SCULTURA. iS de' suoi (Jisegni , e (li quelli di Bernardino Radi cor- tonese provano questa dolorosa vcrita. L' aiitore rintraocia loa sagace accorgimento, e con quciroc- cliio IiIosoIk o rol quale iiel decorso di tiitta T opera lia corisidorato il suo soggetto , le cause di tanta dccadenza di gusto c di stile , e noi iuvitiamo tutti i studiosi delTarte di esaminar questo luogo, come uiio de' pill istruttivi e do' pid belli. II terzo capitolo non tratta die del Bernini, del- TAIgardi e del Fiammingo. Le opere giovenili di Lorenzo Bernini sono di un grande nierito. Avvenne di lui , come ben riflette Y autore , cio die di piu altri artisti vewgiamo avvenuto , die nelf eta flonda tentarono c fecero opere , alia cui eccellenza noii raggiunsero mai piu. Egli cita in esempio le picghe della statua della Mansuctudine, il Torso del 2,enio nel nionumento di Clemente Xlll , e i capegli dd- TAdone , che fiiron le prime opere, alle quali Tira- niortale Canova debbe lo spargimento del suo iiome. II Bernino sdaiiio di aver poco approfittato nel- r arte , ogni volta die fatto vecdiio gli occorreva di vedere i suoi prinii lavori. E a noi V insigne glittografo Beltrami iteratamciite dissc che piu non gli darcbbe Y animo di rifare la sua tenda di Da- rio. Di (|uindici anni scolpi il Bernino il gruppo di Enea ed Andiise , cui succedette il Davide die c il suo ritratto. A diciott' anni esegui il gi''i[»po di Apollo e Dafiie, mi non altro Tantore dcsidera die quel bdio ideale nella ligura delT Apollo, die ne indiclii la divinita. II ratto di Proserpina e opera ancora piu prodigiosa , tanto sono le dillicolta da quel telice srarpello superate. Bdlissima e pure la statua di santa Bibiana. Ma il Bernino latto ardito dalla buona riuscita di queste opere , coniincio a vergognarsi di stare alia sola imitazione della na- tura, e nuovi modi esa2;erati cd am^JoUosi ando in- trodurcndo nelF ardiitetaira , nella scultura e ndic altre arti da esso esercitate. 11 gusto del secolo in cui viveva il puo forse giiutiiicare , e quello ibrsc 36 STORIA anco di Urbano VIII suo gran protettore. Di cotal genere sono la confessioiic di S. Pietro, le tontane, i palazzi , i carapanili , i monumenti , e persino il proprio deposito preparatosi in S. Pietro due anni avanti la sua morte ; le quali opera haiino pero una infinita di bellezze , benche sieno difettose nel tutto iasieme. La scala regia del Vaticano e il co- lonnato dclla piazza di S. Pietro souo nel genere architettonico i capi d' opera di questo artista. Men manierato e nieno irrandioso fu Alessandro Alwardi scultor bolognese , conteniporaneo al Bernini ; ma egli tolse a imitare negli avorj e ne' marmi le pit- ture de' Caracci e del Domenichino piu che a scul- tore convenga : su di che Y autore in questo e in altri luoghi fa osservazioni non meno dotte che giuste. Generalmente PAlgardi pecco nel pesante e quakhe volta nel falso. 11 suo basso rilievo di At- tila, opera gigantesca, cadde in qucsti difetti. L' au- tore nc fa un diligente esame. Nei lavori d' avorio e principalniente nei ritratti riusci valentissimo. Fran- cesco di Quesnoy , detto il Fiamniingo , coruincio come r Algardi a occuparsi ne' piccoli intagli. I fanciulli da esso espi-essi sono di una inarriva- bile pastosith. Di o;ran mcrito son pure la statua di santa Susanna ed il colosso di S. Andrea , scul- ture dclle piu belle del seicento. Ad altri scultori d' Italia e dedicato il quarto ca- pitolo , e sono Eicole Ferrata comasco, iMelchiorre Cafla maltese di lui allievo , Giuseppe IMazzuola di Volterra , Antonio Raggi detto il Lombardo , Giu- liano Finelli di Carrara , Andrea Bolgi , Francesco Baratra , Jacopo Antonio Fancelli , Lazaro Morelh e Mattia de Rossi , che dopo i tre delf antecedente capitolo furono i mighori di quel secolo. A questi sutcedono Francesco Mocchi , Paolo Naldini , Otta- \iano Janella , Giovanni Gonella cieco , Camillo Ru— sconi , Cosimo Fanzaga , Andrea Falcone , Lorenzo Vaccaro, Paolo Persico, Giuseppe Saramartino, An- tonio Corradini, Giovanni Cacciai, Antomo Novelli, JJELLA SCULTURA. 37 RalTaele Cmraili, Giovan Battista , Giulio e Vincenzo Fo2;jr;i>i! , Girolamo Ticciati , Innocenzo Spinazzi , Caniillo Piazza , Andrea Ferreri , Ercole Lelli, Bal- dassare Lon^liena ed altri, clie ia varie parti d' Italia las'iarono lo opere loro, ed lianno difetti e meriti ]>iu o men rimarchevoli, che T aiitore con la solita sua diligenza fa osservare. II pid stravagante di tutti fu Guarino Giiarini teatino modonese. La srultnra de'Francesi viene esaminata nel quinto capitolo , imperoccli("' a c^iieir epoca le arti in Fran- cia ottennero quelT incremento che tanto nome le diode. Cio si debbe a Caterina ed a ]\Iaria de' Me- dici , e sopra tutto al niinistro di Liiig;i XIV. Ma come il Bernini tiranneggiava in Italia, cosi in Fran- cia tutti gli artisti erano schiavi a Carlo le Briin , pittore al disotto di Pietro da Cortona e di Luca Giordano. Quanto alia scidtura, Simone Vovet , che non avea consultato ne la natiira ne Y antico , vi introdusse un pcsslmo gitsto. Le accademie non ot- tennero ([uel friitto che poteva aspettarsene, e I'au- tore fa in (picsto luogo riflessioni saviissime snlle cause per le rpiali si f-\tti stabilimenti istituiti per formare gli allievi e diretti al progresso delle arti, operino spesso T cffetto contrario. Le stravaganze dclle mode francesi , cui non si voile rinunciare , produssero nolle arti , comnnf[ae bene eseguite , niostruosita e ridirolezzo impordonabili. IMa vcuiamo ajili scultori. iMartino do Jardins fece il gran monu- mento a Luigi il Grande sidla piazza dclle Vittorie a Pari^i , pel (|uale il solo maresciallo dcUa Feuliade spese un milione. Simcone Guillain il precedette ; egli avoa studiato a Roma , c seguiva lo stile di Michelangelo; la principal sua opera e il monumento di Pont-an-chauge. ^lichele e Francesco An^uier fra- telli mcniarono la protezione del 2;ran Colbert . e moho fecoro per la chiesa di Val-dc-Grace. Di Ke- gnauldin e di Lorambort appena e viva la mcmoria. Giaromo Sara/in fu assai piii felice , e le sue ca- jfiatuU del Louvre sarcbber lodcvoli, se fosser* OO STORIA proy)orzion?te al luofi;o in cui sono : assai belli son pure i due bassi rilievi al monumento di Enrico Bourbon-Conde. Giacomo Theodon e Pietro Le Gros trattengon V attenzion dello spettatore pel maneggio felicemente ardito dello scarpello rhe nelle mani loro avea prf^o a seguire il gonfio stil del seicento. Lo stesso inftlice gusto e nelle opere di Anlonio Coy- sevon e dei Coustoun, e in quelle di Vancleve, di Mars , dei due Adam , e di Pietro e Giovanni Le Pautre , Y ultimo de' quali non lascia di mostrare im resto di sapore antico. Pietro ]\Ionnot, che spese sedici anni nel bagno di Cassel , il Puget che i Fran- cesi preferirono a Michelagnolo e Girardon detto da La Fontaine il Fidia del secolo , ottengono dal- r autore menzioni distinte non scnza que' cenni cri- tici , di che V opere loro son meritevoU. Bouchar- don supero anclie tutti gli altri, ma F epoca in cui visse non fu assai gloriosa per le arti. Blichele Slodtz , Hudon e Gio. Battista Pigal ebbero pur molto me- rito , e molto ne ebbe dopo essi Stofano Falconet , censore acerrimo egli stesso dogli altrui difetti. Sul finir del capitolo non dimentira F autore gli scultori di Germania , di Spagna e d' Inghilterra del secolo XVn , sbrigandosene in poche righe. L' ultimo capitolo del sesto libro e dedicato a trat- tare dclle statue Equestri. Questo trattatello spetta cgualmente ai numismatici ed agli anti«paarj , come agli artisti. Molto vi si parla de' cavalli di Venezia e di piu altri, che Fantichita ci ha trasmessi , o che si fecero ne' bei temoi di Donatello , c il tempo e la barbaric deo^li uomini ha salvato. Noi invitiamo i lettori ad aver caro questo bel tratto della storia della scultura, giacche il volerlo ridurre a compen- dio e renderlo gustevole, non ci senibra possibile. II settimo libro, col quale questa storia e ridotta a compimento , e intitolato Canova ,• poiche del se- colo di questo veramente insnperabile scultore dei nostri giorui vi e parlato. Quattro soli capitoli con- I'iene. i)ELL\ SCULTUKA. 30 Nel pnmo si csainina lo stato politico d' Italia deil'iiltitna epoca , clie priiicipia tlalla ostiiiata 2;uerra per la successione di Spap^iia. Non e die un ceimo, ma di perina maeitra ed italiana. Gli stud] che su tal pcriodo vi si cokivarono sono con piii liberta di paroh^ illiistrati. Bella sopra tutto e la scappata the fa r autore sulla lussureggiante inusica de' iio- siri gioiTii , in cui le leggi dell' arrnonia sono ca- dute nel piii fatale disordine ; la comparsa di una sircna ci fe conoscere ( die' egli ) non esservi cosa trista che non lasci la |)ossibiLita di una peggiore : gorgheggi , volate , trilli , salti , abuso di semitoni, agwruppamento di note, ecco i caratteri del canto che ad esso fatalmente prevale. Le arti in que- st' epoca decaddero tutte in Italia per le cause che in c[nesto capitolo si vanno sviluppando, eccetto la poesia •, nia nacrpiero circostanze che poi ne favo- rirono il nuovo risorgimento, quai sono la scoperta di Ereolario , T illustrazione delle antichita roniane, la moltipli( azione delle opere di llaffaello col mezzo degli intagli, i tentativi dell' antico dipingere aU'eu- caiisto , tra i quali V antore potea nominare le os- servazioni delP ab. Isidoro Bianchi, ed i lavori esresii de'pittori Ferrari c jlotta cremonesi chei non debbe i2;norare ; e liualmente la liberalita e il favore di gran niecenati e di splendide corti, e piu altri sti- moli tutti operosi ed eilicaci. Dal secondo capitolo si trae cognizione delle ul- time scultnre contemporanee alle prime opere di (]anova. Esse, come T architettura (in occasion della quale si rendon manifestc le cattive fabbriche di Milauo sui disegni del Piermarini ) non erano an-" cora Ubere dalle cattive abitudini proveiuite dalla scnola del Bernini. Agostin Penna, il PaciUi, il Bracci, il Sdjilla , rAng<^lini , e il Pacetti , e d Riglii , e il Franrhi e Ceracchi erano i pin forti scultori d' Italia quaiido Ganova comincio ad esser noto. Le prime opere di questo insigne viventc formano il sogaetto Uella contiiiuazione di questo canitulo. ^ STORIA. DELL A. SCULTHRA.. Ma la vei-a storia di Canova e compresa nel sac- cessivo capitolo terzo, in rui di tutti 2;li eccellenti lavori di <|ueiritnparogo;inbile maestro si ha la serie, la desf'rizione ed il giudizio. Noi ci provamnio a com- pendiare fjuesfa storia parziale, ma sia la nobilta e r abbondanza delle cose, sia T ammirazione di die siamo rompresi noi stessi, ci avvedemmo assai pre- sto die siiiatto compendio ne a noi soddisfaceva , ne poteva bastare ai nostri l?ttori. Giudicamnio quindi miglior consiglio lo astenercene , e alia let- tura delFintiero capitolo invitare ed pcitare i cu- riosi e i giovani artisti , i quali particolai mente vi impareraano le vere leggi del belio in questa dif- ficilissima arte, A qiiesto capitolo succede il catulogo cronologico delle sciilture dl Antonio Canova^ le quali ebber prin'ipio nel 1772 , contando egli soli 14 anni di eta. Non compendieremo nemmeno il quarto capitolo die c una hreve ricapkolazione delle cose dette nel corso dl tutta quest' opera ^ giacdie abbiamo di troppo ridotta negli articoli nostri a sclieletro questa nia- gnifica storia. Ma tale e la condizione di un gior- nalista, quando volumi si ricdii di dottrina , di fi- losoBa e di rarconti imprende a far conoscere. Ne credasi che veruno spirito di adulazione ci mo -a. L' opera si manifesta da se mcdesima , e nc le lodi nostre la renderebbero piu accetta , ne Ic censure le srcmerebbeto la fania die ottenne, giac- die di qualclie ragionevol censura potrebbesi pure niostrar merite ole , come lo sono tutte le produ- zioni de^li uomini. Precipue tra esse sarebbero e la sovercliia metafisira, di che talvolta T autore in- 2;ombra i suoi raciioriamenti , e le frequenti e lun- glie digressioni ed episodj, da lui pur confessati , e qualclie trascnratczza di lingua, e qualdie rara pro- posizione o concetto , espresso con inesattezza o alTatto superflno. Ma ([uesti sono iici quasi invisibili jn mezzo a taata dovizia di belle ed utili cose. V. L. 41 Fera idra dcUa Tragedia di V. Alfieri. o sia disaer- tazioiic cridca sulla tragedia di V. Alfieri dell' aw. G. CxRMicxvxi ecc. confutata dalV fvvocato Gaetano Marre, prof, di diritto commerriale neUUniversitd, di Grnova. Tomi 2 di circa ^co pa gine ciascuno. — Gcnova., iSij ^ presso G. Bonacido. Fr. lo. A L primo annunzio dell' opera del professore Marre , a clip pro, ciissi fra me, far rivivere dalP oblio la dis- seriazione del signor Carmignatii, di cul piii iioa si parla, e dlfeodere 1" Alfieri die si ammira ogoi g'orno di piii? Ma quanii.i mi e venuta alle raani ed ho incomiaciato a leg'ierla , m' avvidi che il sia;. ^larre prendendo occa- siiiiie dalle censure del signor Carmignani coatro TAlfieri, tutto trascorreva il vasto dominio della poesia tragica , e niettondo in chiaro I'artifizio della tragedia d'Alfieri, opportunamente sviluppava i veri principj dell' arte dram- inaiira giustifirati dall' autorita degli antichi e moderni maestri , e dagU esempj de' capi d' opera dell' antico e iiioderuo teatro. Egli rosi presenta alia stnUosa gioventu una scnola pernnnente di critica e di poetica teatrale. II sig. Marre seguendo le tracce del Carmignani ritiene la divisione in dieci numeri, ma e tanta la moltiplicita e la varieta degli oggstti dc' ([uali dlsputa , che troppo Inngo ne riescirehhe 1' estratto , percio mi ristringo ad accennarne alcuni , e a dar dell' opera una licve idea. Nei primi due numeri comhnttendo T autore alcune opi- nioni fondamentali del sig. Carmignani dimostra che il teatro drammatico non e una miova rreazinne .... un mori'ln fantnstico in rui tiitto f(i d'unjto crrarc , ma 1' imi- tazione
  • I'Altieri noo PI V. ALFIERI. 43 li rlgptta-, ma lo scopo drammatico noa si ottlene die cdl cimflitto Jelie passioni eccitato dal dialogo. Qui TA. si apre il cainpo a una iriteressautissiina discussione sul roodo di f.ir nascere le situazioni die sono gradi delT a- zione , e si scojire l' artifizio d'Alfieri il quale non sofFre dio il protag;nLiista ahbanJoni mai la principale situazio- ne d" nninio die ha dal soggetto , e ser'oa qucsto filo non intprrotto mai fino alio scioglimento cui esso conduce: ina qnesto filo e serapre incessantementc aggruppato , per COS! dire, da altrettante sempie varie , s^nipre nuove , sempre piu vive situazioni suljalterne die da lui e dagli altri personno;2;i si producono e si concatenano i situazioni sempre analoghe al soggetto, che si geuerano naturaU mente le line dalle altre , e ritarJano progressivamente lo scioilimeito d'^lla catastrofe, o Taccelerano fine a die lie sP'ine lo scoppio. II sisrema d'Alfieri e giustificato roll' analisl ragionata delTEJipo Re, e del Filottete di Sofode che si danno per modelli di pcrfetta tragedia fra gli antichi , e coll' a- nalisi dell' Alalia di Racine che i Francesi chianiano la divina Atalia ; e si prova dall' autore che il prestlgio di (jue' tanto vantati capi d' opera nasce dal conflitto delle passioni eccitato dal dialogo, e che la moltiplicita degli incident! o casi inopinati serve piuttosto a scemare 1" il- lusione tragica che ad accrescerla. Per mostrar I' artifizio con cui Alfieri per mezzo del dialogo forma la catena delle situazioni o gradi dell'azio- ne , nggiunsie I' autore nn' analisi ragionata del Filippo d'Alfieri coiup una delle sue tragedle piu complicate, e r analisi del Timoleone come una delle piii semplici. Degni veramente d' essere letti snno i confrxnti die egli fa deirOreste di Voltaire con quollo dell' Alfieri e quelle delle tre TNIeropi ; in essi trionfa la gloria leitcraria ita- liann. Si dimnstra come Voltaire, che si e Vantato di aver proso tutto lo spirito e lutta la sostanza dell'Elet- tra di Sofode, e di averla rinfusa nel suo Oreste per trasportaria nella sceua francese altero le bellezze oreche , e le icce degenerare in niodo che si trasformarono iu difetti , mentre T Allieri fece dell' Oreste un capo d'opera (oUa sola forza del suo geuio. E^li dimostra pure die Voltaire nella ISIeropc rimise nddietro di gran lunga al Maffei di cui si appropri6 le lullezze, e aU'A'fieri che al lazioni con se stesso , cogli altri uomini e con » Dio ». Si chiude quella lettera con qualche cenno sulla difficolta con cui si pratica , e sulla rarita DKLL ABATE f;iO. BATT. T \LI A. ^q con nil s iufoiitra ({uesta virtu , e suUe varie dis- posizioni dcgli uoinini rispctto alia raedesiiiia. Trattasi iicllc ultune due lettcre del secondo e del terzo owgetto della morale Hlosoiia ; il secoudo di proporre im hne agii uniaui costumi , il terzo d' ius<'»;iiare i mezzi d' ossorvare la reg-ola e di con- 8e2;uire il fiue: rpiesto hue- altro iiou puo cssere se noil la vera folic ita. Esanuna V A. le opinioni sulla iMicita niedcsima degli epicurei e de^^li stoiri , e quindi si fa a mostiare lu clie essa cousista tanto astrattamentc , qiianto praticainente. Astrattamente essa consistc nel perR-tto piacere, praticamente nel- l' esercizio della sola virtu. — I mezzi per coiise- guire quel line saranno adunque la correzione delle opinioni , il governo delle passioni , il regolamento delle azioni. Queste diverse parti possono in niolte altre suddividcrsi , e qnindi ne nasce il conij^^iesso e la materia principale della morale dis'ipUna. In nn appendiee 1' A. ha esposto V idea di due sistemi sopra V ori2;ine ed il progresso de2.li umani costumi, luno di Glainbattista /^Zu succedettero , e T ultimo capitolo del rcsno de' Romaiii e tolto da Castore. Non e pero questo realmente V ultimo capitolo deir opera, perclie il codire armeno trovasi sfortu- natamente mutilo in fine. Non resta pero molto a de- siderare agli eruditi per una tale lacuna, benche sia forse di molte pagine; c;iacdie il solo capo mancante e f[uello 'he portar do\ eva la serie dei romani im- ]ieradori con quella dei consoli loro contemporanei; serie che puo ess.^re colT ajiito di molte storie esi- steuti in gran parte supplita. Noi noii abl)iamo fatto finora die accennare di volo il conteuuto di questo primo fascicolo della CHRONIC. GANONUM LIBKI DUO. 55' grantV opera Eiisebiana. Questo primo libro , oltre il perpetuo conlronto dei passi de' classici greci re- lativi al teste o alia traduzione del codice Armeno, a pie di pap;ma rcgistrati ; conticne alcnue note dei dottissinii editori, nelle ([uali non beu sap|)iamo, se pid dogiio di lode saxebbe stato lo studio di aumeu- tanie il niimero secondo il bisofriio , di quello che lo sia la modcstia dei mcdesiini uelT essersi a poche ristretti. Quelle rhe abbiamo sott' occhio annunziano certamente moUa dottrina e niolta erudizione , e ge- nerano ({uasi il desiderio di vederne piu frequen- tementc apposte ai passi che piu meritevoli sono di accurata interpvetazione o di critiche osservazioni. Si sono pcro notati tutti gli oggetti piu importanti, como la man Si possono vedero nel torn. I del dizioii.irio critico-enclclopedic* ileir Alberti , stampato a. Lucca. DEL CAV. MONTI. 69 .dire sono italiano . . . . ; ma volendolo applicare alia lingua parnu esser questa piii questioiie di parole die di cose. Cliiamisi lioreiititia . toscana o italiana questa lingua , ella e pur la lingua die da noi parlasi, e die in Itiilia parlasi esclusivainente da noi. Allevata, nu- ilrita e condotta da Dante come per forza cV incanto alia pill niatura virilita f, adornata ed accresciuta dal Petrarca e dal Boccaccio , e co' piii soavi modi acca- rezzata dal Poliziano , fu introdotta ne' segreti della politica dal Macdiiavelli e dal Guicciardlni . . . Taccio di Dino Compagni , dei Villani , del Passavanti , del Gavaica , del Pandolfini ( e furono tutti toscani 1 ) i poiche que' sci luminari bastano a farfede, die anclie sen/a V Orlando e la Gerusalemme , era ben giunta questa divina lingua gia presso al meriggio, E quali altri modi adoprarono que' due sommi ingegni nelle loro epopee, quali altre grazie, quali altri ornameati , oltre i toscani? Non credo die il novero possa esserne immonso , benclie iinmensa sia la varieta degli avveni- iiienti da essi narrati e descritti .... l\Ia vi e , risponderete l' autorita di Dante . . , Ed io vi cliiedero die cosa intendete die vaglia la nuda voce deir autorita senza la lezione della esperienza ? Di qual lingua parlava Dante , latinamente scrlvendo quel suo libio della to/gar eloqutiiza? non d'altra lin- gua , per rerto , die di quclla die andava formando egli stcsso , e die si povera e disadorna era innanzi di lui. E dove andava fonnandola z* in esilio Come dunque poteva Dante cacciato in bando sino dal i3oo, c die mai pin non torno in patria, giudicare dello state della lini^ua in Toscana , e dei progressi die andava facendo? J'^ come temere non dovrebbesi die in (juella sua sentcnza non entrasse alcun jioco il risentiiuento per r ingratitudiiie della patria? O se voglia prestar- glisi ant he un pin nobile e segreto Intendimento , co- me non credere che coniinciasse dal va^Iieggiar Y unita della lingua, perche piii agevolmentc si giugnesse alia unita della nazione ? . . . . Pure ([ualnnque esser potesse il suo divisamento, non era Jorse per anco nota in Toscana la sua sentenza j ed il dialetto erasi gia convert! to in lingua nobile fra le mani del Petrarca e del Boccaccio. Ma perclie due sccoli dopo scrivea il Burcliicllo; perche da inolti altri 6o ROSINI RISPOSTA AD UNA LETTERA suoi pari coltivato fti il linguaggio basso e plebeo ; e perche gli accatleinici della Crusca con eccesso di paterna teaerez7a amniisevo tra i figli delle niatrone anco i rampolli delle scliiave, noii vorra , spero , sen- tenziar'^i percio cbe la igiiobilita di qnesti detnrpi la cbiarpzza della progenie di quelli : e perche nel tesoro della lingua furono insieme commisti e confusi, si vor- ranno togliere ai primi i diritti clie loro si competooo e cbe non ebbero inai comuni coi secondi: qnindi col- I' aggiunta di alcune ceatinaja di voci, di cui noi stessi fum.no i priini a sentirp il bisogno , cacciar nella classe dei dialetti anco la favella c!ie senza riboboU, siorpia- ture e proverbj abbiauio sulle labbra ; dare ua nuovo battesimo alia Viti'^ua.-, e dick'arandola scrttta e nonpar- lata , senondo la sentenza dello Speroni, ridurla a carta ed mchiostro. Ma siccome dairopiaione di Dante si vorrebbe trarre la conseguenza di poter togliere da tutti i dialetti d' Ita- lia le voci cbe bisognano , diniandero se tutti i modi e i vocaboli cbe Daute ne" suoi vjaggi tolse a varj non toscani dialetti ed inseri nelle sue canticbe si manten- nero nella lingua , o se anzi molti di quelli andarono a perdersi nell' nnis'ersale naufragio? ( E qui PA. nota alcune voci andate in disuso die trovansi nella divina conimeJia ; e nota die il desiderio di Dante di dare la cittadinanza universale a quelle voci non ebbe ef- fetto , e die il consenso universale riguardo come no- bile quella lingua cbe T opinion sua riguardo come dialetto ). Quando Dante scrivea ( -^eguita il sig. Roslnl ) non avevano per anco scritto il Petrarca e il Boccaccio. Se que^ti due sommi ingegni fossero nati in Venezia o in Loinbardia, o se aUri grandi scrittori sorti fossero nel tempo stesso qaal da una provinria , e qual da un' altra d' Italia , forse per opera loro si sarebbe ve- rificata 1' opinionc o per dir megiio la pred'zime di Dante; ma poicbe oltre a que' due primi il Cavalca, il Passavanti , il Compagni, i due Villani e tanti altri scrissero soli in quel tempo ; cominciarono i soli to- scani a favellare come que' loro toscani autori scrive- vano , e presso di loro fonnossi la lingua, mentre a tutte le altre provincie d' Italia resCaiono i dialetU vernacoli .... 1>EL C\V. MONTI. 6 1 E qualora alcr.no porre in diil)l)io volesse clie la lingua in cui pailiamo fosse la sicssa die quella in cni scriviamo, vtnga tra noi e ci ascolti. Udra ilei gaUicimi, poiche pur troppo la politica e Je arrai nocquero alia purita tlella lingua : udra idiotisnii e solecisnii : ma non udra i riboboli di Camaldoli, le frasi del Palaffio, 1' elegrnnze dei Barbieri del trecento , . . Udra qualche error di grammatica , qualclie varieta di pronuncia ; ma raramcnte saremo colli in fallo nella proprieta die e la parte piii difficile e la piu importante delle lin— gue. E piu rarainente ancora potremo esser notati di quel brntto vizio delTaffettazione di nsar voci disusate come il diffinire , V ingcnerare la posturn e lo stratto e il risultaiwnto (*) , ecc. ecc E dove lascio la grazia e il candore tanto dillicili a definirsi ? Penso ancli' io col Lasca die non si debbano oft'endere le orecchie dtUa gente Colle Insciv'u del parlar toscano ; ma quando mal le grazie furon lascivie"? Credete voi die la vita del Cellini (ad onta delle sue ini|ierf"ezioni) dettar mai si potesse da uno scrittor non toscano? Ne abbiamo recente la prova. Avea bene studiata e pro- londamente studiata la lingua nostra 1' Alfieri : pura- mente parlavala e udivala pressoclie sempre parlare : era di quoH' aliezza d" inge^no die tutti sappiamo : e pure quale imiuensa distanza non passa dalla vita dello scrittore piemontese a quella dell'artista toscano I ( Cer- tainente qui il sig. Rosini non parla die de' puri vezzL di lingua , perclie la distanza e immcnsamente in fa- vore d'AUieri per la forza di jtensare e d' esprimersi , e per quel tocco rapido c piltoresco die contieoe grandi cose in ptclie parole ). Se dunijue noi siamo i soli in Italia i (|uali parliamo la lingua ronie essa si scrive , mentre uelie altre ita- liane proviucie e necessario studiaria sui libri ; e clii a parita di sapere potra giustamente toglierci non diro I tsclnsiia, ma l''assoliita jireponderanza nei giudizj di essa? Niuno vorra coutraddirvi quando asseritc cite am he ( ) Sulla qual voce risultamento il sig. Ro^iIll pone appositameiile nn.T 1101.1 per esclnjerl.i e soslituirvi piuttosto il ritultalo o il risulian per buoiie ragioiii che adduce. 62 ROSINI RISP05TA AD UNA. LETTERA fuori dell a tnicana si vede , si pensa e si giudica : ma fuori della toscaiia noa si favella, e generalnicnie par- Jando favtUar non si ascolta . . . . E (£uaiitunque uii lungo studio e una gran perseveraaza possano fare apprender bene una lingua sui libri , ella si apprende sempre come lingua mortaj e non si apprende mai pienamente, perclie le modificazionl della proprieta nelle trasi souo immtase, e immense quasi direi cjuanto i suoni medesimi. Anzi qucllo scrittore che nessun verace italiano puo non jstimare altamente . . . sx quello istesso graude, pro- fondo e peritissimo scrittore ( il Botta ) e una delle pill solenni prove che per apprendere pienissimaraente una lingua non basta pensare , vedere e giudicare , ma bisogna udirla parlare. Non solo egli sacrificb troppo ( come voi dite ) alle grazie invecchiate delhi hella ver- gincj ma dove pagare anclie il tributo alia diiricolta or or mentovata, e alia mancanza di uso , scrivendo che una nave trapelb Ira due altre ; chiamando CasttlLano il governator di Gibiltena , Banderajo TAlftere, Tani~ buririo il parlamentario; facendo ingollar la bevanda ed appendere un condannato al giubbetto , ecc. , faili che provano 1' estrema difficolta di scrivere propriamente una lingua appresa sui libri .... Lla quello di cut non sospettate si e , che voi , voi stesso mio dottissimo amico , non isfuggireste di far ridere un' erbajuola di Mercato vecciiio qualora col vostro libro alia mano le domandastc poche froiide iavece di poche foglie d' in- salata . , . Lascero a persone di me piu dotte ( segue V A. ) il mostrare che le differenze tra I'uno e I'altro de' greci dialetti sono di piccol momento; che queste difterenze o per dir meglio modificazioni non ban luogo se noa nelia minor parte de' vocaboli ; che la pronunzia po- teva diminuirle ancor piii;, che i dialetti greci vantano tutti autori eommi eJ illustri ^ e die inhne il parago- nare il dialetto Dorico al Romagnolo , 1' Eolio al Bo— lognese, TAttico al Napoletano, ed il Jonico al Genovese, quali attualmente si j^arlano , ell' e tal cosa a cui non posso presumere che abbiate posto mente , distratto da piu gravi incumbenze o spinto dalla fretta ... Seguita il sig. Roiini confutando la sentenza di Senofonte citata dal Mustoxidi , e notaiado la troppo li- eenztosa opinione del Cesarotti e la troppo superstiziosa ( . DEL C\V. MONTI. 60 del conte Napione , ci va niostrando la sua opinione snl inetodo da tenersi nell'adottare i nuovi modi e le voci che vorrebbero registrars! nel vocabolarlo. E qui i! sig Kosini si niostra liberale e ragionevole , e disapprova il rigorisino eccessivo del pad. (jesari ac- ceniianilo die appunto in una memoria intenta a re- stringere quanto piii si puo la liberia degli scrittori , usa egli stesso una voce non registrata nel suo voca- bolario inedesimo (*) \, come disapprova piii innatizi il suo zelo di atdar razzolando in tutie le sferravecchie cade aumentare la Crusca ^ e sopra tutto acreniente il consiglia a toglicre dalla prefazione del suo voca- bolario questa frase , cioe che alcuni giovani mandatl a Firenze a sludiare, ttmevano d' esse r colli da' luro mae- stri col Dante alia mano. La liberaliia del sig. Rosinl va al segno da non esclu- dere neppure le voci die vengono dai diversi dialetti d' Italia , purclie esse abbiano le doti necessarie per essere ainmesse nella famiglia i e ne offrc ua esenipio colla parola labbruzzi tolta dalle poesie del IMeli ia lingua Siciliana e da lui adottata nella iraduzione che ue ba data. E qui anali/.zando quali debbauo essere i requisiti capaci di dare la cittadinanza alle nuove voci, entra in alcune particolarita e loda il madngnal ta- lento , il soldatesco orgcgUo , e il gia mi sospttta Atride d' Alfieri ; e cita un bel modo ddlo stesso cav. I\Ionti tolto al coiijiaK-it in ensem di Virgilio in quei versi: E i sacri bronzi in flebile laniento Gill calar dalle torii , e liquefarsi lu ne bocclie di uiorte e di spavento. E perclie questa lode non gli sembri adulazione, ei mostra di darpli prova di scbiettt-zza, diiuu' e graziosissime Odi del Meli iraspor- tate in italiano dal \ oli;are dialetto siciliano ; 1' una intitolata A Fille , 1' altra La priinavera. L' obbligo di brevita c' impone di resistere al desJderio nostro vivis- fiuio di qui riportarle. Bibl. Jtal. T. XII. 66^ PxiRTE 11. SCIENZE ED ARTI MECCANICHE. Osservazioni sul clima , sul territorio e sulle acque della Liguria marittima di un coltivatore di Dlano. Vol. 2 in 8.° di pag. 187 e aSi con una tav. in ranie. — Genova, 1818 , stampcria Pagano. T ' X-J Autorc si e proposto di mostrare ia questa Opera che il diboscanieato della montagaa e la priiniera causa della scarsita e della fallacia dei raccolti , rhe da inolti anni si prova nel suo paese. Convinto egli della verita del suo assuato per una serie di osservazioni ripetute per bea sette anni nei quali fu astretto a peregrinare jielle montagne della Riviera di Ponente , si e messo in capo di volerne readere persuasi anche i suoi coacitta- dini. Egli si e deciso di trattare a fondo la materia; ma ha procurato di farlo con tale semplicitk e chiarezza di metodo e di stile da potere essere compreso anche dagli idioti , e con tale novita di prove , e varieta di argo- menti da potere incontrare il gradimento anche delle persone di bel tempo, che nella letteratura non cercano che il soUazzo. L' Opera e divisa in tre parti. II primo volume ne comprende le prime due. Nella prima dimostra 1' autore che in un paese confi- gurato come la Liguria in lunga e sottile striscia , espo- sto a mezzodi , e coperto a settentrione da montagne altissime , la boscaglia di costiera impedisce ] ." L' abbassamento della temperatura prodotto dai venti del Nord , i quali rifratti da un argine continuato di piante d' alto fusto , che s' innalzano a perpendicolo sulle creste dei monti^ sono costretti a colhdersi coUa O?SERV\ZI05)I SUL GLTiVIV ecc. 6? propria forza, ad elevarsi neile piix eccelse region! del- ratnusTera, ed aiidarsi a scaricare in mare, lasciando iinnuuie dalle loro furie 1' interposto paese soitostante. a " La f\)rinazioiie deile meteore ignite ed acquose che proilucono l" incostanza del clinia , e socio per lo piii r effetto del couato del fliiido elettrico che tende a met- iers: in equilibrio fra Fatrnosfera e la terra ; dalla qual cosa ue segue cli" essendo gli aU)eri ua conduttore costaiite del flnido elettrico, iioa potra esso clie assai dililcilmente mancar d' equilibrio fra 1' atmoslera e la terra ove es^siano delle graadi misse di boscaglie spe- cialiuente d'ulio fusto : e tali vengono uaturalmeute in montagna a motivo dell' inclinazione del piano che per- mette a ciascheduna pianta di godere del benefice influsso della Ince. 3 * La dissipazione del vaporl die s* innalzano dalle valli , i quali anderebbero dispersi dai venti , qualora lion iossero attratti e succhiati dalle foglie : con cio e conservato 1' alimento alle fontanCj e T umidita air at- mosfera. 4.* I dirotti nembi di pioggia sempre fatali alle colti- vazioni di poggio sostenute da muriccioli a secco , o da ciglioni erbosi , con aumento delle dolci e diuturne piog- ge tanto necessarie alia prosperita dell' agricoltura uelle situazinni alpeslri e sccche. 5." II de|)auperaniento della terra, die viene rinvigo- rita di continue) dal vegctale coiuimo che si forma nelle boscaglie di vetta ilalla lenta deconiposizione del morto fogliame , ed e condotto abliasso dalle acque pluviatili. Pas-a dopo di cio 1" autore all' esjiue dei prodotli dell« boscaglie, i quali divide in accessorj e priucipali, Annovera fra i primi la foglia secca ad uso d'impasto per le sialic, la caccia , i funglii ( oggetto molto iuipor- tante in Ligurla ) ed il pascolo. II bestiame appetisce i teneri rami; e quaudo le cime delle piante siano lanto ahe da non temere insulto dal dente degli animali , il pascolo riesce vantaggloso alle bos.aglie , che vengono in tal manieia sbarazzate dal bastardunie, che sottraendo il succo ai fusli piincipali , ne ritarda 1" accresciuiento. Uipone fra i second! i semi esculent! , di rovere , di faggio, di castagno i le resine , cioe catrame, pece na- vale, pece greca , trementina , nero di fumo ; le scorze per coacia di pelli , per tinte^ per lavoro di ccste e 6^ OSSERVAZIONI ?UL CLIMA ecC. panierl; i rami per fascine ed utpnsili d'agricoltnra; i fusti per combustibile , e per ogai specie di costruzione civile , militare , navale. Induce da cio T nutore che in iin paese montuoso e marittima la bi»scaglia e il fondo piii produttivo , essen- do poco sogi^etta a soffrire per 1" irregolarita delle sta- gioai i e die conviene percio a pr'-ferenza d' ogni altro fondo ai proprietarj non coltivatori, i quali devono c^r- care di evitare le niolte cure e le dis|)endiose manuten- zioni. Passa di poi ad indicare i precetti per governarle a dovere onJe riirarne tutto il possibile prodotto ;, e stabil see in fi:ie le mnssinie per l^en regolarne le stime. Nella couchmsione Jella prima parte V autore espoae i principj generali dell' agricoltura ligustica ; accenna i dvfFeretiti prodotti da coltivarsi a preferenza in quel pae- se ^ assegna ad ognnno i siti piu convenienti alia pro- pria costituzione , ed il metodo di coltivazione piu ana- logo all"" indole risnettiva Riprova aft'atto ogni semente di cereali , e propone invece V uso dei prati artificiali. Ammette appena qualche inteniiediaria semente di gra- naglie e di canapa nei divelti delle praterie artificiali che devonsi rinnovare ogni decennio. Nella seconda parte tratta 1' autore della distruzione delle boscaglie in Liguria. Egli ne assegna le cause, che riduce a cinque: T." Mancanza di strade da trasporto. ji.' Diminuzione di commercio e di navigazione nel Me- diterraneo dopo il passaggio del Capo di Buona Speran- za , e la scopevta delle Indie Occidental!. 3/ Aumento di coltivazioni prodotto dalla deticienza della navigazione , ed anclie delle nianifaiture nazionali. 4/ Impunita dei delitti boscht-recci a motivo di una lacuna nella legisla- zione municipale. 5.' L' uso delle senienti vaghe nelle niontagiie dette volgarmente Ronchi. Qn^sta seconda parte e rallegrata da moiti cenni in- teressanti sulla istoria politica del paese, e commerciale e militare della marina Ligure , e sulle vicende del traf- fico , delle manifatture , delle belle arti , delle arti mec- caniche, delle scienze e delle lettere in quella regioae. Nel secondo volume , che comprende la terza parte , esamina 1' autore i danni arrecati al clima ed al territo- rio dal diboscamento della montagna. Egli procede ia forma istorica e non ragiona die sui fatti. BELLA. LTGURIA M\niTTTM.\. 69 H dibosr.ameiito anzidetto ha prodotto tre prianipali td iinmeJiaii effVtti : l.° Azione piu libera e piii violenta dei venti del Nord ; 2 ' Moltiplicita di iiieteore ignite ed arquose-, 3." Azione piii libera e piix violenta delle pio^ge. La pill libera e piii violenta azione dei venti del Nord ha cigiouato 1' abl^assamento della temperatura dell' at- mosfera tanto generale che locale: quiadi vegetazione stedtata e diininuita riproduzione. La moltiplicita delle meteore ha cagionato I'incostanza del clima : quindi fallacia dei raccolti, e pregiudizio an- cora alia sanita dell' uomo. La piii libera e piii violenta azione delle piogge pro- duce : I.* La sterilitk del territorio sfiorato di continuo dalle acque pluviatili, che ne distemperano e ne trasportano la porzione piii sottlle e piii sostanziosa^ ne e lecondato gianimai dal vegetale conciine che non puo forinarsi su'la montaa:na niida. a." L' aliliasSTinento della montngna medesima decoin- posta di continuo dall' azione torrefaciente del sole, e dalln forza espansiva del ghinccio. 3.* II rapido innalzninento degli alvei delle acqi>^ cor- renti prodotto dalle niaterie ( specialmente gross^ , e noa istenipTaMli ) die le pioggp strascinano dal inoiite , con danno dtlle coltivazioni tanro di poggio che di piano. 4.° II prolungainento degli alvei jirodotto dalle niaterie che le arqne correnti accumulano alia foce con diuiinu- zione tii vel.pcitn nel loro corso , e di scolo dalle caiii- pagne adiacenfi. 5/ L' iiigrandiniento e la diminuzione di altezzad'ac- qua delle spi.igge, e 1' interrimento delle stazioni navali e dei porti della c >sta , prodotti dalle sottili niaterie che le acqne correnti spingono fuori della foce inarittima. 6° Finalniente 1' inaalzaniento del fondo sicuraie la priorita de' suoi lavori , e forse piii die nol spera felice d' aver in voi , in me, e in pochl altri suoi be- nevoli , conoscitori del sue valore e del sue carattere, clii si piglia cura fraterna ed interosse amicbevole per- che sah o abbia a rimanersfji tutto T onore che sara. per ridondar dalle di lui speculazioni. Speculazioni I ... mi par qui di vedervi sclamar siupefatto ; Signer si: Speculaz.ioni io A'i ripetero , percioccbe , osservati , ve- rificati e fuor d' ogni dnbbio ed errore riconosciuti i fatti ch' ei tiene gia fin d' ora rcgistrati in qualche dozzina di l adeirK cum , il buon Marzari non vien trat- teauto dal pubblicarli se non dagli stndj , ne"" qnali e ora infervoratissimo, per dar di que'. fatti una plausi- hile spiegazione •, ne so che possa a cosi i'atti studj al- tro miglior vocabolo aJattarsi che quello di specula- zioni. Pero speculi egli pure a suo bell' agio; nia sap- piano intanto alnieno i di lui amici ed estimatori che i fatti esistono , e che se qucsti fatti sono alia per fine conosciuti da taluno , la gloria ne appartiene tutia al Marzari esclusivaniente ad ogni altra per^ona , ne siavi piu chi osi , come altre volte , strappargliene di mano la palma. Io so per pratica come voi la pensate in materia di teoriche , e perseverando io a pensarne come sapete , non dureremo fatica io ad astenermi dallo schiccberar- vene alcuna , voi ad assolvermi da una tale onimissio- ne ; tanto piu che il tentarne una qualunque importe- rebbe un esame locale ben piii luogo, attento ed esatto di quello che ne potei fare in poche ore , tanto piu che questa messe debbe per ogni titolo essere al solo Mar?ari riserbata , del quale sono assai lonrano dal possedere i talenii , il criterio , i lumi analoghi e le cognizioni locali da lui acquistate con lunghe , e seb- beue faticosissime , pur ripetute e reiterate peregrina- zioni suUa faccia del luogo. Non ho dnbbio pertanto che v' accontenterete cli' io v'es])onga alia rinfusa j e seuz' altro ordine che quello con cui mi s'afl'acceranno alia memoria i fenomeui , per se stessi gia abbastanza interessanti , de' quali ebbi la fortuna d' essere pochi giorni sono isstimonio oculare , fortuna a cui infiao ad INTOnNO A.LCrNE SGOT'ERTE MTNERALOCICIIE. ^3 ora il cauto M.irzari nori aiiiinlse nit-co die il signor coiite Viialiann liorromeo-Arese, la pasiione del quale , come i veluci progress! nelle scienze riaturali vi deb- bun essere noti per quanto t-bbi [nil volte occasioae di dirvene. TrovanJoiui in compagnia di quosto nobile e coltis- simo signore in Vicenza , dt)po la meta del corrente, m' iniiiiaginai di iargli cosa grata procurandogli la co- noscenza del valente nostro Marzari , tanto piii per cio die le -estesissime cogiiizioiii di qiiesto potevano riiHcir iitlli a lui ed a me per le rettilicaziom dell' i- dee da noi acquistate nelle escursioni studiose che ave- vamo gia fatie ne' inonti Veronesi, in quelli del Vicen- tino e nel piccolo gruj)()0 isolate di Montegalda , die e tra il Vicentino ed il Padovano , e ci doveano riu- scire indispensabiii per veder qualdie cosa nella Ber- gonza , localita cli' era state al Marzari rlserbato di conoscere e cli' egli avea avuto la precauzione di non mostrare a diicchessia. Tutto ando a seconda de' miei desiderj ; il coute Vi- taliano e il Marzari divennero amici , e questo ainico nosiro , sciolii i dnbbj e le titubanze die ci rimane- vano circa le |3rinie peregrinazioni , voile coronar To- pcra della di lui confitieiite amicizia accompagnaudoci entranibi in )>ersona a visitare i luoghi piii istruttivi ed interessanti della sua Bergoiiza , die chiamo sua, perciie co*i liattezzata da lui col nonie attribuitole dai villici di que' diutorni ; nome pero die non vi verra fafto di trovare ne' libri e nelle carte tupografiche o territoriali pubblicate linora , ma die senza dubbio verrii sanzionato dall' universale suffragio al jnimo ap- pariie della carta lisica die il buoii INlarzari ne ha gia delineate i e die pul)biidiera unitaniente alle Rlemorie cosi descrittive come speculative die ue 8ta indefessa- uieute ed infaticabilmente redigendo. Ma veniamo a' fatti : Sotto il nome di Bergonza comprende il IMarzari un gruppo di diverse umili coUinette racchiudenti uno spazio non mnggiore in tutto di died miglia in giro ; e credo bene die 1' epiteto di umili, che ho a queste collinctte attribuito , possa alle medesinie non iscon- venire , inentre le meno elevate di cotesta nostra inila- ncse Brianza riuscircbbero ancora montagne a paragone 74 LETTERA DEL SIG. MA.LAGA.RNE di qneste. Fertilissimi poi sarebboiio i colli della Ber- gonza , come souo tutti felicemeuie situati ia ua' aria saluberrima , e come pet la maggior parte sono deli- ziosi ed aineni per bellissime vedute, se meglio ne fosse proniossa la regolare coltiva/ione ad oggetto di trartie segnataiilente in viui tutto il prolitto di cui e fnor di dubbio clie sarebbero suscettibili. Giace il grnppo isolate de' colli detti da Marzari della Bergottza , o piii sempliceraente con uome collet- tivo la Bergoaza, al principio d' una vasta pianiira che si stende direttaniente da" monti de' Sette Gomiini in iino al mare , non senza lasciar vedere sulla destra iti fondo i ririomaiissimi e fra i geologisti assai combat- tuti colli Eiiganei ; di modo che T osservatore che , stando sulle akure della Bergonza , mira nelT accen- nata direzione, ha dletro di se i monti elevati dei Sette Comuni coinposti per la massima parte di roccia calcariadi transizione, non istaccati dalla Bergdnza che luediante la sola solissima vaile die forma il letto at- tuale del liume Astico , il quale passa dietro di lui dalla de-;tra parte alia sinistra ; egli intanto volgendo per r orizzonte che gli sta iiitorno lo sguardo , vede a mano destra quasi in contatto co' monti de' Sette Comuni , ma pure interpostovi sempre T Astico , il botanico monte Sumano non piit ingrato di produzio- ni minerali, come di miniere diverse, di bellissimi analcirai , di epidoti -, di disteni , di kaolini ecc, a" Tretti ed altrove , che di belle e rarissime jjiante a chiun- que con curioso studio lo percorra ;, dopo il monte Su- mano sempre sulla dritta egli scorge i monti di Ke- coaro coronauti la ceiebre valle de' Zuccanti , nella quale vi diro solo che oltre a quanto gia ne conosce- te , sono oggi aperte , non so con quale, ma certo mi- sero profitto , due miniere piritose aurlfere ; come su i monti di Recoaro in alto calcarei secondarj, ma ges- siferi , manganesiferi e abbondanti di brunispato , di disteno manganesifero ed epidoto manganesifero , e in basso di schisto micaceo rossiccio , o ben forse piut- tosto di vero schisto argilloso , o thonschiefer conte- nente ferro ottaedro , su cui , e tra cui scorre 11 flu- me Agno fin oltre a meta strada tra Recoaro e Valda- gno , altro non vi soggiugnero , oltre quanto gia ne sa- pete , se non che appunto in una miniera di manganese INTORTSrO ALCUNE SCOPERTE MINER4L0CICnE. 75^ si sc(n)ri non li>i giiari , e si sia ora mettendo a pro- iitto un nuovo foate d' acqua marziale acidnla ana- loga , ma , per quanto si vuole , ancora piii effitace clie qnella antica , in gra/.ia ili cui quelle localiia so- no appimto nella stagioiie in cui ci innoTtriamo tVe- quentacissime , e a cui siaino debitori del ricuperanieato del taiin) can) aiiiico nostro cavaliere Lui;j[,i Priiia, se- gretaiio generale dell' I. R. Divezioue della Zecca e Uilici iiDiti , alia quale cosi dfguaniente presiedete. Seguoao poi seiiipre sulla dritta dell''Osservatore po- sto sulle alture della Beigonza i monti Vulcanico Ma- rini del Viceniiuo , che si stendono in ben lunga ca- tena iino a Monte Viale e a Moutecchio maggiore lungi poclie nii;j;lia da Viccnza ; e dopo questi scorge egli al di la della citta i monti Berici , indi il gruppo isolato di Monte Galda , ed in fine gli Euganei. Non e niia intenzione di qui diffondermi soluta oratLone sopra tuitl questi diversi nioati , die tanti naturalist!, e fra gU altri r abate Foitis si sono studiati di descrivere^ voL l)en vedete che cio invece d' una lettera mi obbliglie- rebbe a scrivere un' opera assai va>taj nientre d'altron- de ritarde -ebbe sovercbiamente 1" Cbecuzione del limi- tato mio assunto. Piacciavi pertanto d' accontentarvi ch' io vi metta a parte di viva voce , a misura clu; 1' occasione se ne presentera , di quanto potrebbe torse desiderarsi clie venisse aggiunto e modiiicato attual- inente nelle niemorie del Fortis clie riguardaao le meii- tovate localita, allora quando fra non molti giorni sard di rltorno al mio doverc in IMilano ; e inianto proseguianio. Volgendosi a maiio nianca il nostro Ojservatore si- tuato , come dissi, sopra una dclle vette della Bergon- za , scorgerh dopo i soliti monti de' Settc Coniuai , a qualclie di^tan/a i colli di Marostica, e i Bassanesi ocl Asolani piu indietro , mentre avra piii presso di se i be' colli di Brendola , e in fine qnelli di Monteccbio Precalcino , dove il nostro Marzari tiene la maggior porzione di quel patrimonio di f.uiiiglia clie ad onta de' grandi sagrilicj da lui fatti per insaziabjle avidita di istruirsi gli e pur riniaita , e die gli porge un limitato sostentauiento ora die, come vi e noto , egli lia do- vuto gia da qualcbe anno cessare d' essere in piena aitivitii iicl 5Uo impiego d' Ispettore alle miniere. 76 LETTER! DEL SIG. MALACARNE II primo lembo della Bergonza trovandosi a circa tre niiglia da Tiene , si puo dire cli' essa noa e piu che quiudici miglia lontana da Yicenza per una strada che e tutta ia pianura. Or che direte vol luai quando dovrete arrendervi alia asserzione di chi ne I'u testimonio oculare , come io pure lo fui , portante die nell' ambita di cosi po- che miglia si contano settantadue sparcature , o vogliam dirle valli , piu o meno incliuate ? E cjual maraviglia non v' arrecliera il seatire che nel coniplesso di qnesie nnmerosissime spaccature si possano contare ed accom- pagnare per luiij^hissimi tratti senza timor di sbaglia- re , almeno ventidue e I'orse aache fino a venticiiique diverse alternaziom '^ Ebbene , non vi par egli questo un fenomeno geolo- gico interessanie ? Si puo egli ricusare di concederfi che maggiore complicazioue , con tanta chiarezza , in cosi piccolo spazio , non mai forse in altra localita a nostra portata siasi riconoscinta ? Ma vediamo in che cosa consistano quesle alternazioni. Incontransi in questi colli : I." Un tufa a priucipj prossimi minutl, senza, o con pochl grand! nuclei , non stratificato ; 2." Un tufa stratificato a grandi elementi, o a gran- di principj prossimi ; 3." II basalto or piii or meno compatto , ora in attualita di decompo«izione, qua manifestante un aspetto arido, secco , la afFi^t'ane un aspetto untuoso , e tal- volta emulante soprattutto nelle parti superior! una lava porosa recente -, 4.° II Grunsteinartiger Basalt spesse volte colon- nare , e in tal caso il piii delle volte o immediatamente sovrapposto , o immediatamente sottoposto alia calca- ria secondaria, stratificato , e generalmente sottoposto a tutte le accennate alternazioni ; 5." Tra tutie queste , e in piu luoghi anche sotto tutte queste diverse sostanze , nno o varj strati rego- lari di calcarea secondaria ; 6." Sopra ogni cosa poi , cioe nelle parti piii su- perior! di questi colli, alio scojjerto, in piii luoghi, e per grand) tratti di terreno, trovasi una formazione as- sai singolare , della quale non mi ricordo d' aver mai incontrato alcun altro esempio negli scrittori di storia INTORNO ALCUNE SCOPERTE MINER4LOGICHE. 7*7 natiirale , e che immagino sia per riuscirvi auo\ a tamo quanto lo fa per me. Consisie questa in una specie , per pur esprmiermi in qualche inodo , di alluvione , die per la nias-iuia parte e composta di frauinienti ab- bastatiza voluminosi di basalto or piii or meno com- patto , di calcedonio , di c.u.holong , di pironiaco , di quarzo jalino , di litlioxylon o legno silicificato , di schisto niicaceo ed altro ; fraoimenti tuiti de' quali , lunge che siano essi rotondaii o rotolati come sono per 1' ordinario i ciottoli , gli spigoli, o gli angoli acuti e taglienti non sono die appena appena leggerissima- mente snuis^^ati , e che si trovano disbeminati in una sostanra terrosa giailo-bruno-ro>siccia argilliiera in mo- do tale che , (juanJo il tutto insieme forma una pasta umida e molle , questa costituisce in complesso una specie di pouddino , o nieglio forse di breccia die , mentre conserva gran parte de' colori degli eltmenti ond" e conipaginara , e pero tenerissima come pasta e tagliabile in tutte le sue parti col coltello ; lo che non succede ugualiuente allorquando questa singola- rissima breccia e staia dal caior del sole asciiigala , giacche allora il cement© n' e terroso e pulverulento , e i Crammenti s[)arsivi o disroco che in questo proposico ml ricordo d' aver veduto io stesso , e cio alia rinfusa come mi verra in mente. Nella localita della Bergonza la piii vicina a Tiene, e di cui non posso rammeiitarmi il nome triviale il quale vuol signlficare cava di pietre , si scorge sottc* ogni altra cosa il Griinstein-artiger Basalt; immediata- mente sopra questo giace uno strato incliaato di tufa a grandi elenienti-, poi succede una lava basaltina rao- derna alquanto porosa superiormente , e d' aspetto in- tieramente arido che il Marzari contraddistingue col nome di colata secca; questa che in un luogo trovasi alio scoperto, da una parte sostiene un potente strato di calcarea secondaria , a cui sovrasta ancora il tufa noa straiilicato a princi|>j prosslmi minuti e coa po- cliissimi grandi nuclei o anche senza affatto , mentre per Io contrario dall' altra parte sostiene immediata- niente il tufa stratilicato , poi sopra questo il basa'ito compatto d' aspetto untuoso , e linalraeute sopra ogni cosa il solito tufa noa stratificato. Girando poi intorno alia esterna periferia della Ber- gonza verso il letto del fiume Astico , passata l' allu- vione modema comune con cui questo fiume o torreatc lia cop^Tto fine ad una certa altezza le coste o le falde della vulcanica Bergonza medesima , si giugne in una ciiriosa localita , nella quale le continue abrasioni dal flume pr.iiicatevi hanno fatto si che, mentre un ampio strato calcareo inclinato serve di letto aU'Astico, una formazione colonnare basaltina putentissima a quelle strato calcare immediatameute sovrapposta servagli a INTORNO ALCUNE SCOPERTE MINERALOGICHE. 79 mano dritta di sponJa od argine. Dopo pochi passi fatti nel leito del liuiiie la stessa scena si rinnova per la seconda volta , merce delT apparizione di na nuovo strato calcare paiallelo al primo , ma da quello evi- denti-simamente distinto, il quale sostiene di bel nuovo un' altra formazione basaltina , noii piii coperta dal priuio lianco calcare di ciii coll' occhio si accompagna la scomparsa , ma bensi da una immeusa massa di tufa nou stratificaio clie forse per la poca coerenza de' suoi jiriiicipj vi e in epoca uieno rimoia precipitato sopra. Seguendo quindi il corso dell' Astico e non perdcndo mai di vista le coste irequentemente scoperte della Ber- gonza , si giugne a veuer conteniporaiioaaiente quattro siniili strati caicarei, ruoo dall'altro divisi sempre me- diante interposte foruiazioui basahiiie ora di vero ba- salio compatto , ed ora di Gruustein-artiger Basalt. In soinma accompagnando attentamente le aliernazioni die si scorgono tutt" iiitoruo alia BergoQza e tenendo conto a un iratto dolja loro iuclinazioae , cli' e abbasianza regolare e costante, e del numero delle aliernazioni gia vedute prima , non si puo prescindere dal ricono- scerne in coniplesso almeno ventidue marcatissime, ne rimane dnbliio che sul probabile maggior nuniero , giac- clie verranno ad essere in tutto venticinque, se le ul- teriori indagini faraiiuo dissipare il sospetto concepito dal Marzari sulla jiossibilila clie alcune di queste al- ternazioiii siano elletti vanicnte doppie iovece che una sola che si divida in tlue o piii , come ha egli fiuora vohito ritonere. IMolte altre cose potrei qui soggiugnervi non meuo iuteressanti di (juelle die vi ho im qui esposie ^ ma, non essendo al caso di conservare nella esposizioue che ne farei un ordine migliore di quello che ho fin ora o?ser\ ato , e d' altronde il mio intento di assicu- rare al Marzari per ogni possibile evenlo la priorita delle bellissimc ed interessantissime di lui usservazio- ni sulla Bergonza , essendo come al ciel piacqne com- piuto , poiche ne ho messo al fatto pur voi che noa lo amate certamenie meno di me, faro qui punto ac- Gontentandomi di soggiu2;nere che , cosi voi come il Duon !\larzan , avreie una delle maggiori compiacenze che al)l)inte provato mai in vita vostra , percorrendo iasieme abbastanza comodnniente a cayallo per poche 8o LETTERA- BEL SIG. MALiCARNE ore , e senza il bisogao di fare alcuiia scoscesa salita alineno due o tre delie principali e plu interessanti iocalita della Bergonza^ e fra 1' altre la Valdara e nie- glio aiicora la Valgrossa , nella quale vedreste 1' uno sopra r altro due anfiteatri di Gruastein-aniger Basalt colonnare sopra strati calcarei. Oh quante cose mi rimarrebbero ancora da dirvl ; ma e gia cosi lunga questa mia dicoria clu; n' ho \ ergogiia , e qulnui econoniizzaiido quelle che rlguarderebbero i tauti mlei doveri vsrso di voi , son certo die vi faro cosa ai graa lu.iga piu grata accennaudovi qui di pas- saggio qualche altra cosarella relativa al uostro Mar- zari , e cbe dovra fargli onore a tempo e luogo. Nulla posse dirvi circa alia roccia de' Giargoni di Louedo ( paese pur esso della Bergonza ) , perche uon passai per questo paese , e Marzari interpellatone sti- mo , per ragioni che noa conosco , di risponderttii eva- sivaraente ; e pero indubitato che in quelle vicinanze si persevera anche oggidi a raccogliere una certa quantita di minuti giargoni, come vi si faceva gia fino da' tempi dell' abate Fortis e anche prima, ma non no risepj'i niente di piix , quando bene non volessi metter in conto la maraviglia ciie mostro il Marzari allorche , piglian- do per mano un sasso ch' egli aveva sul suo tavolino, gli dissi ch' io lo credeva identico colla cosi delta sie- nite di traasizione giargonifera di Norvegia. Valgavi quesia mia idea quaato essa puo valere , ma nnn cal- colatela piii di quelio ch' io vorrei , giacche sapete ch' io ri-petto i spgreti delP amico. In compenso di quaato aon potei dirvi risolutamente sulla roccia de' Giargoni di Lonedo vi daro due altre notizie che non ammettono eccezione ; ed eccovi la prima. L' Arduino avea fatto fin da' suoi tempi menzione d' una sostanza reticolata , non rassomigliante ad alcu- na sostanza conosciuta , che era stata trovata poco lunge da Montecchio maggiore. Tra molti minerali che il Raccoglitore di Montecchio porto non e gran tempo al Marzari , uno gli rammento la sostanza descritta dair Arduino , che nou essendo dopo di lui stata da altri veduta, era stata riputata un sogno ^ il Marzari la esamino aitentamente , e la ritiene ora per un dialla- gio ? la Iocalita precisa onde proviene questo diallagio ? INTOnNO ALCUNE SCOPERTE MINERALOGICIIE. 8 I e la Saniissiiiia Trinita , altiira non vulcanica per quauio mi riaifinbra , dietro de' niunti di Montecchio iiiaggiore, lii dove ccs?a il Trass, sulla straJa die dalla horgata di MoKtccchio conduce a Trissino e a Casiel Ciiiiilierto. la scconda poi appartiene ad Alta Villa, vale a dire alia prima t'aida de' nionti Bericl che trovasi sulla si- nistra della strada die da Vicenza conduce a Verona , poclie miglia fuori di Vicenza. Ivi e una cava di pie- ira nera , come usnalmente la chiamano , che non de- cidero se ;ia piuttosto nn Gninstein , che un Grun- siein-artiger Basalt ;, quello che vi so dire benissimo si e che i piii bei Mesotipi di quelli che queste pietre jiere qualche volta e anzi frequentemente racchiudono, lion so die si possaao vedcre altrove die ne' proJotti tleir isola Fcroe , o in que' d' Islanda. V ha qui pero una singolarita che nelle produzioni di que' paesi noii si osserva , ed e che non sempre gU arnioni racchiu- sivi si trovano essere Mesotipi, nia spesso sono intie- ramente composti di steatite, e qnando vi si trovano i Mesoti|>i , questi vi sorgono sempre da un iiupasto della roccla colla steatite , la quale talora trapela nel- i" interno della Geode in forma di talco verde scuro or granuloso or lamellare ; la terra verde accompagiia realrnente le zeoliti in niolte localita , come appuuto a Feroe , in Islanda, in Val di Fassa, in Val de' Zuc- canti , e talvolta anche a Montrcchio maggiore , ma steatite vera , e talco or grannlare or lamellare , sch- bene ora si ritengaiio affini alia Terra Ycrde , non mi pare d' averne veiluto altrove accompagnare i i\Iesoti- ]ii. II nostro infatieabile i\lar/ari , autore di f[uesta os- servazione , sta studlando anche le nuove produzioni d'Alia Villa, c speriamo die presto ci fara couosccre i risultati de' proprj studj. Scusate la lungaggine forse soverchia , ma scusabile per r oggetto assegnaiole ; continuatemi tutta la pre- xiosa aiuicizia vostra e credetemi Vaffezioiiatiss. ed obb. amico vostro C. G. Malacarne. JJihl. hal T. XII. ta Atti della commissione speciale deitiiiata dalla San- titd dl N. S. Papa Pio Vll per le risaje della provincia bolognese , ed altre neW anno 1816. — Roma, 1818, ill 8.°, per Vinceazo Poggioli. 1\ ell' anno 181 5 i magi$trati manicipali della citta di Bologna ed alcuni coiULmi di quella provincia porsero reclami al go\ erao di lloma , ove mette- vansi in palese i gravi danni die per Y insalubrita deir aria dcrivavano dalla coltivazionc delle risaje die erasi seuza regola e disciplina da gran tempo introdotta in quel territorio. Non tralascio il governo di eccitare que'niagistrati a prenderc in serio e ma- turo esanie un os^getto che interessava coranto la pubblica salute -, ne guari ando die una diligente relazionc fa da essi trasraessa in cui s' indicavano gli opportuni cspedienti onde porre riparo ad un abuso senipre piu crescente, aggiungendovi un pro- getto di legge. Fu pubblicata poscia una notitica- zione nella quale avvertivansi i possessori di risaje di non intraprendere lavori Imo alia promulgazione di cotesta le2;2;e , ed alcune risaje die si ripatarono piii delle altre nocive furouo con particolar decreto abolite. Correva iatanto T anno 1816 quando il go- verno di Roma si apprestava a provvedere con una generale disposizione a questi disordini , ma il po- polo di alcuni comuni.mal sofferente d'indugi stimo a proposito di terminare sommariamente una fac- ceada die gindicava doversi tirare troppo in lungo, e messe a romore le terre corse a devastare molte risaje, e ne malmeno i possessori. II governo deli- beco allora d' istituire una commissione di tre espe- rimeatati soggetti acciocche dovessero fore sul luogo le piu diligcati indagini, e questi farono il sig. prof. Moridiini, nnomato chimico , il sig. Oddi , profes- 8ore di meccaaica e medico di saaita, e il signor HISAJE DEL BOLOCNESE. 8S Scacvia , (lircttore tie' lavori idraulici del regno. Le rela/iniii di fjiiesti scieaziati costituiscono la parte essnizialc del volnmc di ciii dianio ratr^nafflio , a cui soiio a22;iunte sei e;iandi tabelle tratte dai re- 2;istri niortuarj dcUc parrocclii*' , ove e indicato il miincro de' morli die si ebbe in sei circondarj nel coiiio di un dccemiio antcriore alio stabilimento dcllc risaje, ed in quello di un altro decennio po- steriore a questa coltivazione. Termina I opera con tuia serie di <^/or/t;«."Mfi, i qiiali coni[)rcndono (juanto snlla disciplina dcllc risaje fu proinul^ato dai goveriii ■chc tennero la provincia Bolognesc dalF anno loyS sino al i(Si6. Una sucrinta prcfazione deir editore e premessa al volume ove s' impiigna la strana sentenza di co- loro die vorrebbero dare ad intendere essere le esalazioni delle risaje o innocue , o alinen-o poco malcKidie : drlla ([ual cosa non dobbiamo aver nia- raviglia poiche andie la peste ha avuto il suo» apo- logista in un nioderno medico italiano, die sostenne non essere altrinienti un mal tontaii,ioso. LA. tiarv- cheggia V o[)|)Osta opiniono , sc pur dcesi chiamare opinione , con le testimonianze di dotti viaggiatori die osservarono i perniciosi cllctti t\i\V atmosfera delle risaje nelle Indie orientali , nella Cina e in Amenca. Egli e inoltrc di avviso die esse stendano la loro maligna inlluenza siii vegeiabili stessi , e die da epic' vapori derivi una nialattia delle pianre clie i coiuadini bolo^nesi intitolano maiiune. Ne a cio SI oppongono , a suo avviso , le osservazioin fatte dai sullodati professori, i cpiali videro due ri- gogliosi campi di grano in mezzo appunto a vaste risaje, imperocclie, dice egli, questi vapori possono benissinio non danneggiare le piante die vegctano presso la loro sornente , essendo essi in quel luogo inefl'icaci perclie non abbastanza addensati : ma quando sollevanil;>si in alio si ammassano e sono traspor- tafi dai venti , potranno allora essere niicidiali alia vegctazioue in siti loutani da qiiello ove si sono 84 KISAJE DEL BOLOGNESE. svoki. Qual morbo sia cotesto malitme lo vedrenio in progresso, atteso chc T cclitorc non eiitra su tale materia in verun particolare , ma non sappiamo dire quanto fondata esser possa quella sua spieo;azione. Sembra per veriui che I' esperif-nza abljia sinora niostrato che la sfera di attivita delle esalazioni pa- lustri non si stenda troppo in alto, c rlie 1 influenza loro sia molto piu energica ne' luoghi piii jirossimi al suolo , ed in quelli ove esse precisamente si fonnano. La relazione stcsa «lal professore di chimica , e dal medico della sanita e in piii capitoli ripartita. Si esibisce nel primo nna breve descrizione del ter- ritorio bolognese rispctto alia sua cultura cd alle acque che lo irrigano. Ouesto e diviso in quattro parti rclativamente alia condgurazione del suolo: in terreno montuoso , in colUne , in pianiira sottomon- tana, ossia superiorc, in pianura bassa o inferiore. L' aria insalubre predomina in quest' ultima , poiche sebb?"ae la purezza deiratniosfera sia alquanto pre- gittdicata anche nelT altra in virtu del nuraero e della estensione de' maceratoj di canape che sono altrettanti stagni , nulladimeno le acque veramente inipaludano in queila di cui favelliamo per difctto di siiiliciente declivio, bi grandi pozzanghcre, dctte Valli nel paese , crescono cola e si moltiplicano Ic piante acquatichc che si tagliano per fame prima lettiere per il bestiame, e quindi letame per le terre. Le acqtie pluviali e quelle ancora espressamente de- rivate dai ilumi si ritengono ad arte stagnanti a tine di promuovere la vegetcizioae di quella erbaccia, e cotali paladi diconsi I'dlli arti.fizlalL Le risaje sono in qiiesta parte del territorio. Una tavola rappresentantc i principj costitucflti delle terre coltivabili delia proviacia estratti cqI metodo di Giobert per opera del sig. Mazzaciirati e aggiuata a qucsto prinio capitolo. 11 suolo e ge- neralmente argil loso ed in cento parti contiene da Sv.a 45.di seke, da 3o a 40 di allumina ( ed e gia note che dalla combinazionc di questi due princip. rloiivil TarjiriUa), da la a lu di carbonato rakario , da 2 a 4 d' acijua, e da 4 circa di sostanzc vojieto- ariimali , con im po' di ossido di ferro. II so* oiiflo rapitolo compreiide uii ncnno storiro suUe risajc del Bolognesc, e snlle de'.ibcrazioni dei goveriii intoriio alio medesime. Senibra , si dice , cho in qiiella provincia siavi stata sino ab-antico una gran tcndenza alia coltivazione del riso , e chn il gov(?rno siasi sempre ado[>rato a ristringcrla. Ni-l 101^5 il vice-legato Bandini chiamando aiT osser- vanza altri piii vccclu bandi ne promnl2;o uno ri- gorosir.sinio in cui victo la piantagione del riso anchc lit tcrreiii dtspostl a simil sementa , e non b.tonl ad altro uso. Questo editto fn ripctnto negli anni ijqq, ^(^Lb e 1736, ne in essi si t'a motto di Valll arti- fiziali ^ nia imo vc n' ha del 1706 ovc anche cpieste soMO proibite. A fronte di tante Icsilli , a cui non fa mai scria- mente posto mano perclie 1" intoressc de' privati con- liniiamente lottava con le presrri/ioni del j^overno, niolte risaje si stabilirono. Dal i-()() allorrhr passa- rono (pie paesi sotto altra doniiuazione crebbcro ]ier un tratto di tempo a dismisnra. La coimnissiono dipartimentalc di sanita incominrio a reclamare nel i7*)')i c (pialrlie anno dopo fti risposto die f'ossero adoitati i regolamenti del dipartiinenio dell" Olona , ma fnrono trovati inronvenienti alle pa-iieolari eir- rostanze del paese. Si pro|)ose po>*cia di serbare lo risaji* ne lnof;lii malsani , nafuralinente palusiri ed inopporiuni ad altra coltivazione, e tra'^rorscro dalla proposta alia piena deliberazione alcuni altri anni. Era allora in seggio un uiinistro die tcneva per fermo clie nelle sue proprieta private potesse cias- cheduno esercitave fpiel ^enere di coltivazione die ))iu jzli fo«ise senibrato conveniente, e da questo fi- losoliro principio sc;kpero a stcnto rininoverlo e le freipuMiti mortahta cagionate daiTabuso di cpiel di- ritto . e gli ospiiali die ridondavano di febbricitanti. im RisvjE DEL bologni.se. A queste notizie storiche clie abbiamo assai suc- clntamente compendiate altre ne tengono dietro nel capitolo tcrzo intonio alle opinioni dei niedici e dei fisici del }3olognese sopra le risaje e le valli artifi- ziali. E cosa per verita edificante di vedere in tal circostanza la concordia dei medici , tutti eon una- rame avviso dichiarando insalubre V aria di quelle paladi e prodncitrire di morbi. II dott, Marchetti osservo clie le febbri intermittenti erano in inaniera insolita comparse nei hioghi abitati prossimi alle ri- saje liuovamente introdotte , e che le eachessie ma- nomettev^ano g!i operaj addetti a que' lavori. II dott. ]:)enfenati dimostro che le febbri intermittenti di ogni tipo e di forza diversa dalle terzane semplici alle perniciose piii niicidiali attaccarono quasi per intiero una popolazione di 1482 individui posta in vicinanza delle risaje e delle valli artifjziali, e che dopo qiiat- tro artni si trovo ridotta a soli 980. A c[ueste testinionianze aggiungono nuovo peso i risultati delle indaguii intraprese dagli autori di questa relazione , che assai dilis^entemente trattano nn aro;omento che costituiva uno de' principali og- gctti della incumbeuza ad essi allldata. Onde essere in grado di opinare deliuitivaniente intorno ad una materia cosi importantc, e decidere quale influenza abbia 1' atmosfera delle risaje sulla vita degli uomini, si fecero a scartabellare , come dicenimo , le note mortuarie , e si procacciarono tabelle indicanti lo stato della popolazione dieci anni prima , e dopo le risaje medesime. Per dedurre dal nnmero dei tuorti legittime consegueuze nel caso di che si tratta, si studiarono di fare a queste tabelle le necessarie correzioni mettendo a calcolo le straordinarie epi- demic', come sarebbero quelle di vajuolo , di ro- st>lia , di febbri volg irmente dette maligne , come pure gli anni di carc'Stia , se vi fossero stati , ed iisarono altre opportune cautele da essi partitamente csposte nel quarto capitolo. Sette circondarj furono "Visitati dalla commissioae e in altrettanti separati KISVJE DEL B0LOC^E,E. 8t. articoli si da contezza di quanto fu osscrvato ia ciasclieduno di essi rispctto alia sitiiazione cd al- r cstei'.sionc dejlc risaje , ed alio srato della popo- lazione m quel doppio deccniuo. Aggiungesi {cap. V.) im ragioiiauiento intorao alV influenza delle risaje bologtiesi sopra la salute degli uooiiui, dedotta dalle testiuioniaiizc dci medici della campagua. Da tutti questi csanii si fe' manifesto the di scssantaquattro parrocrliic del tenitoiio bolognese visitatc da questi iisici quarautasette fuiouo piii o ineno tribolate dalle risaje e dalle valli artiliziali, die le acc[ue stagnanti sono da per tutto nocive, chc Ic febbri periodiche e le nialattie clie da c[Uiste derivauo lianno straor- dinariaujcnte malmrtiato gli abitauti vicini alle ri- saje situate in luoglii precedenteniente salubri , che lo scorbuto. si e rcso piu eomune ael Bolognese dopo 1 epoca di c[ucsta coltivazionc, che comparve la pelagra , malattia che prima uou si conosceva , che la popoLizione lu tutti que' siti e diminuita, chc le distanze statuitc dalla h*gge 3 fcbbrajo ilicQ noa sono state sullicieuti ad assiciuare la salute degli abi- tanti , e si aggiuiige (he le stradc di varie cla&si uou comprcse in tpiella legge hanno anch'esse di- ntto alia uiedcsima disciplina. Oltre a produrre F iusahdjrita dcU'aria, altre im- putazioui , come ])cr lo piu accade , si addossano ilal volgo alle risaje, come sarcbbe di cao;ionare il muhinic ilelle piaulc, di destare alcune malattic nel bestianie , di guastare V ac([ua dci pozzi nei luoghi ad esse viciui,di suscitare lemporali estivi , di reu- tlcrc pill iVecpicuti Ic nebbic. Non oiumisero quel Iisici di avverare quanto qucste imputazioui sieno foudate {cap. VI), giacrhe scnza supporuc d' im- magiuarj producono le risaje troppi veri malanni. E j)er quello che spetta al malumc, e desso una malattia delle piaute , chc le cuopre di macchie gialle o bruae , e intvistisce le biade , le frutta e i legumi : ma oltre a che e da lunghissimo tempo coguita nel lerritorio bolognese , veggonsi prosperi 83 RISAJE DEL BOLOGNESE. campi di frumento in mezzo e in vicinanza ■ dclle risajc , corrono annate in cui essa non si palesa, e il malume e comune in paesi ove non sono risaje , in Toscana , nel regno di Napoli e nella Svizzera. Opina percio la comniissione che tal morbo piu presto dipenda da particolari modificazioni atnios- fcriche. Qnanto poi alle ncbbie ha essa vednto ne'' mesi di giugno , liiglio ed agosto clie non erano nelle risaje piu frequenti o piu foite che altrove , e qnando anche cio fosse , dinianda perche non sc ue debba accagionare piuttosto le valli nattirali ed artifiziah , le ([nali occupano una superlizie ahiieno doppia di quella dellc risaje. L' acqua inokre che inonda le valli e stagnante , quando F altra delle risaje e per intervalli rinnovata, ])erloche le nebbie che da que- sta s'innalzano non possono esscie piu insalnbri. Men priva di londaniento , dicono gli autori , e r accusa che le risaje alterino le acqne de' pozzi. Tntte le acque del Bolognese sono sensibilmente impregnate di gesso o solfato di calce , e couten- gono r allun)ina in sospensione quando sono lattici- iiose, poiche derivano da monti selenitici, e filtrano attiavcrso un tcureno argilloso. E assai verismiile. ehe rinnoiidazioac delle risaje arcrescendo le inlil- trazioni , possa nelle acque de' pozzi aumcntare la pro])orzione delF alicmina ( che per avventura piu pio[)riamente potrebbesi chiamare argiila essendo oltre modo rara in natura rallumina seraplice), ma ua maggior effetto produrranno le valli naturali ed artiliziali che sono niolto piu estese, e dove Tacqua perjjt tuamente ristagna. ' Che poi le malattie de' bestianii , quali sarebbero la hisclola ^ la suppurazioue del fegato, la oachessia che in alruni de' trascorsi anni aBlissero 2:li armenti tenuti ne' terreni occupati prima dalle risaje , sieno dei'ivate dal pascolo delle risaje mcdesime, e questa una gratuita asserzione secondo gli autori. E per- che noil si vorru incolparae piuttosto le erbe che ■ RISAJE DEL BOLOCKESE. 8g vegetano nelle contigue valli , tanto piu che Ic risaje (lo|)o la nu'sse restano quasi a sccco ? Aggiungasi die ncl territorio bologucse si darino iinpuneinente per foia2;2;io ai bovi, riilettono essi, VAnindo phraa.- initis , la Typfut lot/folia , lo Sparganium crcctuin ed altie |)ia[Uc palustri. Si vociFera che le risaje al)biano ne' contorni rcsi pin tVecpienti i temporali , nia gli atitori rej^istrano a huon dritto (piesta 0[»iiiione nel novero delle baje po|)olari. Dopo fjiieste disnissioiii si passa a iudicarc fjual sia il sisti'ina d irrij^azioiie delle risaje del Boloj^iiese ( cap. VII ). Scarscggiando in ([iiel territorio le ac- que pereimi e stile di loruiare coiitimii alia risaja grandi ricettaroli di acqua clie si deriva dai jirandi e piccoli torrenti , da quella delle pio2;ge e perfiii dai fossati, e che si trasporta per opportimi canali al tcrreno senientato a fine di provvedere alle lun- ghe siecita. Iti cotal guisa s' aumenta la superlizie del terreno inondato ed iriipaliidato , nc polendosi con quella liinitata j)rovvisioae d'acqua pereiuicniente: irrigare la risaja, vi si Jasria per liirigo tempo sta- gnaute , e iiilradicia a seguo tale die tranianda da lungi un ingratissimo odore. Cosi per la inopia di acque pereniii si fa sovciite passarc dalla prima aja alia seconda , e quiudi anehe alia terza, e c[uairtlo rieturaiio queste accpie lie" loro alvei soiio assai ca- riche di [)arti estrattive vegetabili ed animali , che ammurbaiio 1" acre. Uu altro grave disordioc oc- »orre m cpie' liioghi dipcudcMite dalla iucmia di inanteiierc i I'ossi viciui rimoiuU dalle erbe palustri e dai li'tido linio. Nel capitolo VIII si discorre delle distanze delle risaje del Bolognese dai liioghi abitati e dalle strade. Una legge del locc) stabiliva che i comuni di prima r arciprete di Sala , io ho sofferto nove atinl delle ^ i> febbri , e sei malattie mortali, ed in ventun anni » ho cambiato quattordici cappellani, dei quah alia » riserva di tre, tutti mi hanno abbandonato o nel » tempo o dopo le febbri. » - Tali sono adimque gli studj fatti sul proposto ar- gomento dai prot'essori ]\Iorichiui ed Oddi, Dopo tante prove della perniziosa influenza delle risaje sulla sahite de2:li uomini, quale deterrainazione adun-, que si dovra prendere onde rimediare a questi di- sastri ? Un medico non ha guari per togliere di mezzo r idrofobia propose a dirittura di ammazzar iiitti i cam; or si dovra assohuamente vietare la coltivazione del riso? II voto di questi scienzlati e pill inoderato, e conchiudono la loro relazione con r insiuuare : i.° Che avuto riguardo alia pubblica salute conviene abohre le risaje nei siti d' ana pnra, di facile scolo , atti a piu sane coltivazioni, e dove i villaggi e le case rurali sono cosi frequeuti , che non sia facile di conservare le cautele delle distanze. ;z.° Che si mantengano soltanto quelle risaje poste in luoghi bassi , umidi e di scolo difficile , ed ia vicinanza delle valU natural!, prosciiveado per altro RTSAJE DEL BOLOGNESE, Cft r uso delle valli artifiziali per alhi2;avle. Qneste valli artitiziali, e If risaje occupano nella canipagna ho- lo2;nese circa 60, ceo tornature , che con Ic valli natiiruli formano il totale di tornature 2CO,coo. Alia relatione rossime terre, non si pcnso alio stato a cui sa- i"ebbonsi ridotte (piestc terre col [)rogrcssivo alza- nieuto del letto dc' liunii stcssi , come fu fatto ri- sprtto ai torrenti del Rolo2;nese. Quindi gli strari- j)amenti del Reno c dell Idicc , e T nn|)aludanieiuo del suolo , e (piindi le gravi spese die occorroiio , c i tanti , c quasi senipre contraddittoij progetti ondc mettere riparo a questi nialauni. Dopo di avere accennato che la pianura bolo- gnese e divisa in aha , media e bassa rispctto alia luaggiore o niinore distanza dalle collide, la ripar- tisce inoltrc in otto circondarj rdativamente a2;U scoli dci priucipali torrenli che la interserano. "^E per rhrondario intende egli qui V intervallo che ri- niane fra T uno e T altrotorrente , il quale dcbba avere il sue scolo rerso la parte intermedia ; per . !a qual cosa tutti i possideuti di un circondario ^3 KISAJE DEL BOLOGNESE. haniio Vina comunanza cV iiiterossi. Dati gli oppof- tuui rischiaranienti intorno alia natiira di cotesli torrent! , acceiina i lavori idraiiiici necessarj alia ho- nilicazione della piaiiura , e (piesti a due prlncipaVi icapi si riducono , al perfczionaniento cioe degli scoli , ed al sistema delle colmatc j>;enerali. Qaauto agli scoli , vizioso trova egli il metodo di avviaro per nn medesimo canale le acque piovaiie delTalta, della media e dclla bassa pianura , dondc ne av- viene die pel soUecito conporso di quelle che dai terreni alti provengono rimane impedito lo scolo dei terreni bassi e delle valli , anzi quelle talvolta refluiscono sopra di qnesti , ed ivi ristagnano. Ma siccome troppe valli accoglie quella pianura , e troppo si e alzato 1 alveo del Reno sopra i piani deir adjacente campagna , cosi in molti luoglii altro mezzo di boniticazione non resta se non che quello delle colmate. Qneste sono facili e prontc nella mag- wior parte dclla bassa pianura per tanti torrenti che. vi passano torbidissimi, ne recherebbcro nocumcnto alcnno agli scoli degli altri poderi , quando fossero re2;olati a dovere, come e dalF autore indicate con esempj locali. . Passando a ragioiiare delle coltivazioni prende egli in esame T indole delle terre del Bologuese, le qiiali sono deposte dai torrenti. E queste, valcndosi de' termini usati dagli agricoltori , sono sahbiose , dolci , di mezzo sapore e forti. La prima si avvicina alia sabbia e T ultima alFargilla, ed amendue sono anzi sterili che no. Le altre , e segnatamente quelle di mezzo sapore si risguardano come fertilissime. Ora queste diverse spezie di terre sono sparse senza norma si per la diversa qualita delle torbide di ogni torrente , e si per V irregolarita con cui sono^i diffuse , in guisa talc che assai spaziosi tratti s' incontrano di terreno argilloso , tenace ed acqua- strino di cui non havvi il piu inetto per la cultura. Quello di buoiia qualita somministra copia di grano, di legumi, di vino e di akri prodotti, ma siccome KTSAJE DEL BOLOGXKSE. g3 pochissimo si lasc.i:i a prato , e pochi bestianii per cniisciviuMiza si possoiio mantenfrc , cosi pci- pro- racriarsi la sulFicicute quaiiliia cli letamc adopransi le erl){' dcllc paliuli acconciaic iicMa snninientovata maiiicra. CoK^ste erbe , con un tcrminc g;enerale cljiamato str.ame ^ si ritragjrono dalle valli fondive ^ ma, attrso il graiide uso chc ne vicn fatto, si avvi- suiono liii da luolto tempo i proprietarj delle tervc finti di ridiinc (picste a valli artiliziali, e lo stiame che- ivi si raccoglio e piu a<,-credltalo. A ({iiestc terie cd a (juestc valli erano ristrette im tempo lo risaje , e cpii si dillbntle I'A. a ratio- nale dcU atuiale loro estensione e delle cireostanze per cui crebhero di nuinero; ma siccome qnesti ar- gomcnii sono altresi trattati nelia precedente rela- zione di eui abbianio ollerto T cstratto , cosi sti- niiamo di noa parlarne piu ollre. Cosi non e delle rapioni chc ei rcca in mezzo per darv't il giusto peso air obbiezionc clie si i)roniuovc contro Je ri- saje , accusaK^ di lave scemare la qiiantila di qnei juodotti die solevasi percepire dalle terre che era souo messc a valle , o dcstinate alia semiiiagione del riso. L' A. si fa qiiindi ad esaminare qual sia quclLi cult lira die pik cosLaiitemcnte accresce il total valor c dell annua riproduzionc ^ poiche (piesta per i" iuteresse generate dello Stato sara al certo tia preieiirsi. Nelle lene di biiona cpialita , di agevolc scolo , ed aite ad ogui sprzu: di cnltura secea, e di albe- ratura niostra egli non essere utde la coUivazione del riso, e cio per la [irincipale ragjone che la le- raeita ih tali terre e in pochi aniii csaurita dall'in- nacquaujcnto, Trascorsi otto o nove anni non torna piii a eoiiio di semiiiarvi riso , sono iuette al tVu- mento , ne altro rimane di i'arsi se non che di la- sciarie a valle per gian tratto di tempo , manienen- dovi una pozzanL'hera, i\Ia nelle icne Ibrii e argillosc , che non sono coUivabili chc a frumeuto e nposo, prodncendo un g4 RISAJE DEIi B0L0GNE9E. anao si ed ua anno no le tre o al piii quattro se-' menti cU <2;rano senza altra raccolta che di poco pascolo nellt- annate di riposo , in tali terre , di- ciamo , da a divedere con giusti calcoli che assai piu giova mettere riso supponendole in una alter- nativa di riso e di pascolo. Soggiunge inoltre che s' inipiega in esse e si niantiene un nnmero assai ifiaggiore di operaj , di (laello che sarebbe se col- tivate fossero a grano. Cosi non sara delle valll artifiziall , ove non al- ligna che erba o stranie da fame letto alle bestie , e quindi letame, poiche quantunque il valore dello strame raccolto da una di queste valli sia superiore a qnello del fruiiiento che se ne potrebjje ritrarre, deesi non pertanto riflettcre che la valle artifiziale e tutta a profitto del padrone , e la classe degU operaj non vi percepisce che il solo piccolo prezzd delta segatnra. In sccondo luogo , soggiunge V A. , il valore dello strame dipende molto dalla facilita e brevita del trasporto , e peixio quello dcUe valli artifiziali che sono in mezzo a terreni coltivati si cede a chi ne abbisogna a nn prezzo talvolta triplo di quello dello strame delle valli naturali di mala^ c;evole estrazione, e di lun^o trasporto. Ne avviene adunqvic che moltiplicandosi quello s' invihsce qne- sto , che e il solo prodotto che e dato di ricavare dalle valli fondive. Che se altri dicesse essere le valli necessarie per la concimazione , T A. dimostra che variandosi o;li usuali metodi di coltivazione , lasciando piu terreno a prato , seminando erbe da foraggio come si farebbe qualora non vi fossero valli c paludi , e sa])ponendo che tutte venissero bonificate, si otterra materia da fare molto concime e di assai miglior qualita. Molti accusano le risaje d'impaludare le terre li- mitrofe e inferiori con V aumentato volume delle loro acque ncgli scoli , ma Y A. nota die qualora si faranno ri2;orosamentc osservare le discipline intorno alle irrigazioni ed allc derivazioni delle niSAjE DEIi BOLOGNESE. ^5 aoqiir, non avra piii luogo questa lagnanza, e passa ill tale ocoasiouc ad annoverare una lunga sene di ahnsi iritiodotti in contravvenzinne agli ordini sta- Ijiliti hcn<\ dal governo , nia di ciii non si c iiiai pciisato di rivendicare come doveasi Y esecuzione. Lo scritto del sig. Scacr.ia termina con un lungo capitolo ove con arguti ragionanienti stabilisoe le massime foudamentali , clie dehbonsi osservare iit- toi'no al rcgolaniciito dellc risaje , valli artibziali ed altre irrio;azioni ncl territorio bolognese. Lc sue idee su talc argomcnto sono esj)ostc in (piattordici massime o voir,!iam due albrismi ncconi[)aim3 mc()rcrcr IDampfjartnirrttc, ic. cioe : Descrizione e rappresentazione di vcirj ap- parati a vapore co quail trarre a profitto i vapori acqiiei per ciiciiuire e scaldare, tanto in dlversi pub- blici istituti^ quanto neW economia domestica e ru- ralc , nolle fahbriche , nelle manifatture , nelle ard ecc. , del D. Qio. Gotifredo Dingier. — Angus ta ^ 1018, di pag. 140 i/i 8.°, con 4 ranu^ presso Kiiinmer ( secondo estratto ). XL secoado canitolo tratta della utilizzazione dei vapori acquei nelli ecoijomi.-i ddinestira c rurale , iielle maiiifatture e nelle ani. V'nrj souo i pai-agraii comprtsi in questo cajatolu ; e noi ddreiuo iin suociuto rajiguajilio del coucenuco di ciasciuio, se- j^ueiido r ordiiie niedfsiuio dell' autore. Nel VII para^irafo, clie »^ il primo del secondo capitolo , trat- tasi del luodo di estran-e la gtilatiiia dalle ossa uiediante i va- pori acquei : Dionigi Fapin fu il priui'j a Lnsegnarcelo lino dal 168 1 ; Ilia non se ue trasse quel profitto clie trar sen poteva a cagioue del pericolo clie arconipaguava Y operazione e della pocliezza della sostanza die si ricavava coUa uiacchina da lui ritrovata. Debbesi ad Eichtiial il perfeziouamento della medesiiua : es3c» fece in fatto coscruire a Monaco nel 1817 una niaccliina papinima assai grande , provveduta di una valvola di suurezza e di una cauna da scolo : cio noudiiueno T estrazione delta gc- lacina col mezzo de' vapori acquei seiubra apportarci uiaejjiori vantajigi. Bibl. hal. T. XT[. 7 98 APPENDICfi Siccome T argomento di cui trattasi puo diventare intei'essan- tigsimo , percio stimiamo utile il dargli T estensione die menta. Eichtlial ha fatto il calcolu che le ossa che si possoao nca- vai"e dal bestiaaie che si macella in Monaco , le quali vengono da esso lui supposte del peso di qiintali di Monaco 53 104 1 darebbeio , al 18 per °/^ , qumtali ^555 di gelatma secca , ed , al 4 per °J^y 2 12 1 quintali di grascia, cosicche daila vendita della gelauna, a fioriiii 100 di Augusta al quintale , assieme a queila deJla grascia, a fiorini 3o al quintale , si potrebbe rica- vnre la vistosa somma di 1,019, 1 3o fioi'ioi* oppure , valutando per ogni niinestra un loth ( = '/j. di libbra bavarese e Vien- nese = grossi meti-ici I ^J,^ all' inch-ca ) di gelatina disseccata, se ne otterrebbero 7,644,800 uunestre, le quah basterebbero a no- drtre 20,944 uomini in tutto V anno. Noi non ci farcmo garanti dell' aggiustatezza di questl calcoli, e molto nieno poi oseremo credere che un loth di gelatina dis- seccata abbia a bastare j)el mauteniuiento dei poven ed anche degli annualati ; ma dovreiiio nondhueno reudere avvertiti gli stabiliiuenti di pia beueficenza ad approfittare dei vantaggi che fnor di dubbio scaturiscono dall' utilizzazione delle ossa , per la quale amiamo dai-e delle norme a secouda degl' insegnaaienti del nostro autore. Le ossa raccolte dalle case dei particolai-i e dalle macellerie vengono piii volte lavafe in tuii rivoltandovele con bastom e nettandole con iscope ; quelle che danno di se cattivo odore , prima di sottoporle all' operazione anzidetca si conservano ap- pose per 34 ore in acqua corrente , oppure si lavano molte Tolte in un tino durante la o 18 ore di tempo. Lavate si pon- gono sopra una gi-aticciata di ferro posta al basso di un tinozzo di legno, munito di cerchj di ferro die vien poi ermeticamente chiuso con copercliio , e si sotcopongono ad un bagno a vapori i quah si fanno eutrare inferiormente nel tuio tra il fondo e la graticciata. Dopo a o 3 ore si fa scolare da una canna che sta al fondo del tino la gelatina e la grascia : cio fatto , si fa dal- 1' alto eper mezzo di un imbuto entrare nel tino tant' acqua quanto importa la meta verosimile del peso delle ossa , e vi si sottopongono di bel nuovo ad una corrente di vapori acquei che vi si mantiene per 304 ore. Mediante questa nuova operazione si estrae tutta la gelatina e la grascia dalle ossa senz' aver bi- sogno di stritolarle da[>pri)na , lo che somministra tre vantaggi , r '.mo di abbreviare 1' operazione , 1' altro di non comunicare alia gelatina alcuu odore disgiistoso , siccome succede pestando le ossa , e il terzo quello di poter cedere alle arti ed ai me- stieri le ossa intiere private di sostanza putrescibile. Durante lo scolo della materia e bene lasciar entrare i vapori nel tino , poiche servono pur essi colla ioro presgione a epirger fuorr «utt<> il liquido. . j .^.^.vji ... PARTE STRA.NIER\. AQ Questo metoclo h per moiti motivi preferibile alia macdiina papiniatia anche ruigliorata da Eichthal , poiche e piii seniplice, rni'iio rostosa e scevra di jiericoli ; si puo moltiplicai'la a piarere in vasi (li dilTerente capacita, e, posta in azione o sospesa dailit niedesiina, iioQ recc\ disturbo; essa poi non difficolta altre oj^e- razioni , e ressa affatto col chiudere del robinetto clie conduce i vapon nel tinozzo : degno e pux'e di nflesso die la gelatina , rhe se n' ottiene , h provveduta del suo osiuazuu ossia odore spe'^ifioo , e non sa di brugrato , ne s* accolora come quella estratta coUa niaccliina pajiiniana. E utile r approfittare ogni giorno della gelatina tanto per gli animalati clie pei poveri yu'eparandola al tuoniento che si sealdano Je vivaude e T acqua. Per gii auimalati si usa dopo averne ca- vata la grascia e di averla diluita coll' acqua cuocendovi assieme ri»o , orzo pelato , verniicelii , saleb , sago , farina di ponii di terra , pane ecc. coll' aggiunta di alquanto di sale. Dingier ci assicui-a che una libbra ( = O. flieti-iche 5. 6 ) di ossa somministra il brodo per cinque zuppe , di cui ciastuna contiene tanta sostanza nutritiva quanto una uiezza Lbbra di carne , ed e sufticiente a nodrire un uoiiio per un giorno. In consegueuza una libbra di ossa sonuiiinistrerebbe tanto nutvi- inento quanto due libbre e jnezza di carne. Noi pero stentianio ad arrenderci a tale raziocinio, e a tal uopo fareino osservare che non ^ il solo brodo , nia bensi pure il pane, la farina od altro che vi si niiscliia per fare la zuppa, che sonmiinistra I'aliaiento e il nutriuiento indicato ; agoiungasi che siccouie la nutrizione non «ta tanto in ragione dell' aliiuento quanto in ragione della di- gestione , e in conseguenza in ragione delle facolta digerenti e degli umori recreiiientizj i quali si uniscono agli alimenti durante la chimiticazione e la cliilificazione, percio inezza libbra di carne debb' essere niolto piu nmiiente che non il brodo ed anche la xuppa anzidetta , la quelle ricliiania siciu-auiente minor quantita di Bughi assiinilaton alle faiici , all' esofago, al veutrigiio ed alle intejtina teuui , ove d.ijipertutto si esegiiisce la digestione , di qneilo non faccia la cai'ne j^el niaggior bisogno di masticai;la, per r initazione ch' essa esercua sul cauale alimentai'e , e per 1' alfinita sua coi siigiii anzidetti. Mejiitre pertanto la luenziouata zuppa dai"a un alimento eguale ed anche superiore a quello clie di una niczza libbra di caine ad un uoiiiu estenuato e auima- Jato , non ne dara *ieinnien for^e la lueta ad un povero , biso- gnoso bensi di alimento, ma prowisto di buone forze digerenti. Senza pertanto incorrere nella taccia di so^iatico indiscrete o di pirronista irragiouevole , possianio crederci auionzzati a detrarrc alcuna, e forse inolta paite dal calcolo datoci dal nostro autore. La grascia s' adopra invcce di strutto , oppure si vende per la pettinatma dellc lane o per unto d' ordigni metallici dopo di averia depurata, il che si eseguisce col lavarla ripetutaiuente neir accjua , e poi lasciaila per lo o 14 ^ionii al sole m va»i di \etro cliiuii. 100 APPENDICE Volendo prepavare (\e\\a. gelatina secca bisngna depuraila af- fafto clalla grascia , indi col calore de' vapori acquei niessi a contatto del fondo di una caldaja di ferro o di raiue e rincliiusi cola in im piccolo spazio , farne volatilizzare racqiia fino a die una goccia estratta e posta ia sito fresco prenda presto consi- stenza : in tale stato si puriHca coUa cliiai'a d' uovo , clie y>oi si toglie colla sciunaruola , e si versa per ultimo in vasi quadrati di latta sragnati , i rjiiali debbon esser stati nettati con cano- \acrio iiiuniidito di olio di papaveri affinche la gelatina nel disr seccarsi non vi s' attacchi. Raflfreddata la gelatina si rovescia b si trglia in pezzetti ; voleiidone far uso , e bene sci uglierla neli' acqua calda coll' aggiuuta del sale , il quale ne proinuove la soluzione. Le ossa gia private del grascio e della gelatina , si possono carbonizzare in vasi chiusi ; il cai'bone dell' ossa pesto puo ser- vire per filtrare varj liquidi , e, polverizzato , da un nero ec- Cellente pel bistro degli stivali. Bruciate in vasi aperti le ossa, si puo trarre a )->rolitto le piu bianche, come corno di cervo pre- parato , e dei pezzi grigi profittarne per la prepai-azione del fosforo e dell' acido fosforico. Ma ancbe senza carbonizzarle od abbruE;iarle servono le bssa , dalle quali si estrasse la gelatina e la grascia, polverizzate , per sabbia da scrivere e per ottimo coHcime sopra prati niagri ed umidi , non che per copelle , tanto piii che per quest' ultimo iiso soglionsi trarre a profitto le ossa della testa della pecova appiinto perclie srarseggianti di gelatina. L' VIII paragrafo tratta della preparazione delle zuppe , ossia ininestre pei poveri , mediante i vapori acquei ; ma stimiamo inutile il parlarne per non offrir esso nulla d' interessante o di nuovo : il paragrafo IX pai'imente , il quale U'atta del niodo di cucinare le vivande coU' ajuto de' vapori acquei, non meriterebbe i riguardi del letterato , ma contenendo esso delle cose utili a sapersi dall' economo , percio non luancheremo di fame alcun cenno. Si cuoce la vivanda col vaporarla, cioe coll' esporla ai vapori acquei in vasi chiusi ; se la vivanda contieue acqua se n' adopra minor quantita del bisoguo, poiche parte la somnimi- strano i vapori acquei. E dpgno di nflesso die con tai vapori u liquido cuoce priu presto clie'se fosse esposto al fuoco , vale a dire enti-o due o tre niinuti se non supera la quantita d' oncie 12, e di 4 se non supera quella di una pinta. Le vivande che bol- louo attuabuenfe si trattengooo in tale stato con piccola quantita di vapori , per cm chiusi per parte i robinctti , «i tiaggono i •vapori a profitto per far cuocerc, altie vivande. II nostio A. ci accerta die la cuoritura degli alimenti mediante i vapori si ese- guisce in meno del tevzo del tempo che v" abbisogna nel mode ordiuano ; e noi non siarao lontani dal crederlo , ma dobbiamo fare il nflesso che le vivande che abbisognano di aggiunte di sale, e di altii roudimeuri a, dati intervalU, oppure di venir PARTE STRVNIERA. lOl agitate , clinitnavc • volrate sossopra tliuante la cuocituia , non possoiio c)ie con difFicolta veuir cucinate al tonente dei vapori accjuci. Nel )iarap,rafo X parla I'A. della utilizzazione dei vapori acquci nelle opcra/mni fannaceiuic lie : furza e conveniie col niedesinio die le soluzioai e decozioni si eseguiscouo iiieglio co' vapori clie non col luetodo ordiuaiio , jier cui anclie i;li estratti , niassime gnuiiiiiosi , ricscono eccelleut.i. II disseccamento loro si opera pariiuente piu perfettaiiiente clie al fuoco , cio^ senza il'pericolo di brugiare. Si jjuo pure distillare acque ai-ouiatiche e liquori cpiricoji , e questa distillazione non pud a meno di essere piii esatta, sebbene talvolta meno attiva, perclie i vapori conservano quasi cosr;uiteiueute il grado del calore dell'acqua bollenie ; os- •ervazioue questa die- fu negligentata dall' autore , sebbene di grave rilievo. Grande sembra essere il vantaggio clie ottiensi dai vapori per la lai atura della bianctieria : il nostro autore , il quale ne parla nel paragrafo XI , ci assicura die conservata in un vaso chiuso per 4 ore di tempo al coutatto dei vapori la biandieria stata dapprima immersa in un lessivo debole , succede la soiuzioue delle iinm.)nde/ze ad essa aderenii , le tinuzzo coir ag!;i'jnta del lessivo facendovi cntrare per 6 od H ore i vapori acquci, doj o il quol tempo si riempie d' acqua calda die vj si lascia per moire ore. Nel susseguente paiagralo XIII trattasi del modo di appro- fittaie dei vapori acquei per riscaldare 1' acqua dei bagui ; e qui troviamo utile il riflesso dell' autore , die cioe per mezzo di adattati canali puo scaldar,! co' vapori l' acqua al seondo e terzo jiiauo ed in siti disraiiti d.illa caKlaja dalla quale essi parcono , e die col mezzo di v.isi adattati si possono coutemporaueameiite riscaldare le stanze , la qual cosa ^ spesso utile e necessaiia pei nidlati , serve a acaldue la biandieria, ed e vantaggioaa in tempi lied
  • al fondo del vaso , lua ben anche alia sua superficie , e j)iii di tutto siille pareti di questo. £ pure evidente che per la pre) >arazi<)ue della colla si possono con (juesto mezzo trarre a prolUto anrhe le esse e le corua ; mentre in vaji aperti, .-\iuhe cftlla ebollizionc, non si pu6 estraiTc da esse che ]iochissiaia gelatina. L'A. termina ([ucsto paragrafo e con esse il secoudo capitolo coir avvertire i cosi detti statuarj di ossa , che coi vapori ac- quei potrauno dai litagli di pergamena , preparoi'e una colla bianca;enoi aggiungereuio che i lavoratori di ossa di tartaruga e simih potranno trarre parinu-nte protitto da' vapori uiedesinii senza correr perjcolo di abbrugiare le paste. ( Sarit continuato ) 104 A P P E N D I C E Some account of the serpent of the ocean, etc., cioc: Alcune notizie intorno al serpente delV oceano che fu frequentcinente vcdiUo nelhi bcfja di Glouce- ster durante il mese di agosto 1817 , dl David Humphreys , membro della rcale societd di Lori- dra. — jSiLova-York ^ 1817, in 8.°, presso lurk e Merceiu. Questo libricciuolo comprencle una serie di lettere addrizzate al 8ig. Banks dal sig. Davide Huninhreys intorno a quel nio- struoso serpente marino , di cui hanuo gia favellato sovente le pubbliche gazzette. Ne oflVirenio un succinto estratto attenendoci a quanto liavvi di pii\ sostanziale. Si vociferava a Boston olie erasi adoccliiato vui serpente nia- rino dl enorme lungliezza nrlla baja di Gloucester a Capo Aiuia, venticinque luiglia all' incirca lungi dalla citta. Il sig. Humpjlireys si reco tosto sid luogo e trascorse i contorni di quella spiaggia . per vedere , se gli veniva fatto, cogU occhi propri questa gran maraviglia; ma le sue speranze furono sempre delnse, per lo clie akro non gli rimase da fare se non clie di raccogliere le testi- monianze di coloro die furono piii fortunati di lui. Riferisre adunque clie ai primi del mese di agosto enti-o in tempo burrascoso nella baja di Gloucester un legno spettante alia Riviera di Giorgio (George's River) il cui.capitano narro die avviandosi al porto cnsi lui, come la sua cunnia , furojio assai sbigottiti vedendo presso il vascello uuo spaventoso aai- male , soniigliaute a un seriente , die si calcolo oltrepassare la luughezza di sessanta piedi. Questo racconto fece ridere , e il capitano iudispetrito se ne torno a bordo , e parti poiche lo permisero 1 veuti. Quatti-o o cinqne giorni doijo una feuimina s|>arse voce d' avere veduto sul banco dell' isola di Ten Pound m rempo di bassa mare a , e inediante il cannoccbiale una cosa simile ad uu tronco , die dalla spiaggia si movea verso I'acqua, e che poi intieraaieute disparve. II niarito di questa femmiua vide di piii, e cliiamato dal sig. Humphreys diuanzi al magistrato depose con giurameuto , che nel giorno 10 agosto gli si affaccio iiel porto di Gloucester uu animalaccio che stimava essere un serpente , con testa di tai- taruga , e piii grande di quella di qualsivoglia cane , grogso quanto il corpo di un uonio e di colore nerastro. Egli ne sco- pri una porzione lunga sessanta piedi ahueno mentre il serpente era steso sulla superfizie del mare , e disse die faceva un nii- glio di strada in due o al piii in tre miuuti. PARTE STUANIEKA. lOO Qu'attro alTve tpstiinoriianze all/'|a il sig. Humphreys di uomini che osservarono ([uella Iststia ne' giorni 12, i3, 14 e 17 dello «res30 uiese. II loro raggiiaglio t- abliastanza cnncorcle , se non r-lie a taluno sfiubro cssere lunga ottanta o novanta piecli , tal altro i;iudic6 die la testa fosse gvossa quauto f[uella di un ca- vallo , imo vide- che supenovinente e nera, e sotto bianca come lo eia porzione della paociii, Clii disse essere il corpo foinito di giiiuture , o di articolazioni curve , cJie sopravanzavauo di alcuui pollici dalla suj'erfizie deU' acqua, di. maniera die ne fu- rono in un tempo stesso anuovei'ate cinquanra, e che la pelle e scabra e scagliosa ; ad altri e sembrato uniformemente liscio , e uiiino lia sapiito scorgere die avesse uaiatnje al pan tie' pesci. Vn di costoro tird addosso al serpente un colpo di buou facile (good gun ) , e stinio di a\ erlo colto, nia 1" auiiiiale nou uiostro di esserne jier niente otteso , e seguito a nuotare ed a caracol- lare coine prima. II suo moviniento e verticale , e si tulfa nel- r acqua ]>iombaiido come un macigno. Aggiunge il sig. Humpbreys ciie diij^ento persoiie lo hanno comeniporaneamcute vediito du- rante un intiero doj'io pranzo. Pill die 5ooo doileri furono offerti a chi sapesse vivo o niorto prendere questo uiostro. IVl(»lti pescatori di Gloucester, e di tiueti eziaridio avvez/i ad afiVontar le balene , si avveuturai-ono a qiiesta racria o a questa pesca , come cliiamar la vogliauio , ed avendo aJlestito bardie convenienrciiiente arniate per ijiiesa e difesa si niisero lu corso; ma il serpente non giunse mai a tiro. Furono disjioste liinglie reti tessute di grosse e forti fuui , ed una sera nel di 27 agosto fii veduto raScntarle , lua non v' in- ceppo dentro niai. Tutti gli sforzi in sonmia e tiitte le diligeuze tornarono a vilto. Opma il sig. Hiimplireys die essendo stata la baja di Gloii- ceater assai ferace di pesci in cinella stagioue , e segnatamcnfe di aiTinglie, abbiano esse potuto servir di ridiianio al serpente, e irattenerlo in finelle accjiie ove rrovava tanta- cibaria. Fu ve- duto ih fatto iusfj:uirne nuiiierosi stuoii , die per fargli largo quaiido passava balzavauo fuori dcIT acqna dall' lui lato e dal- r altro. •Poidit^ esso lasoio quella baja fn alti-ove incontrato in diversi tempi da ihte oaf.itani di nave. 'Nel inese di setrembre apparve presso una bardietta die pescava nel porto di Salem , e n' cb- -pero cjne' marinaj grau raccapriccio teiuendo di essere strascinati /nel profondo del mare o ingojati vivi ; nia j>er buona veatura tiro innanzi senza far mostra di voter niolestaiMi. L animale di cui pariiaino non e. per altro la sola spezie di questa mostrnosa razza. \Jn altro ne fu veduto nella baja di Glr)U((sffr. i^anmente in settenibre, il quale avcva tre ;uielli gial- Jastri intoruo al collo , e die , attesa tale jiarticolaiita die non Ju otservatii nel priiuo , 1' A. pensa e»«er« ditierente da quceto. Io6 APPEIMDICE Ma se la fortuna non voile che si avesse nelle maui que! colossale serpente , si pote almeno coglierne un altro che Jo rappresenta in diniinutivo. Esso fu ucciso presso t* isola di Tat- cher alia distanza di cento e cinquanta passi dalla spiaggia menT- tre si avviava alia volta della marina , donde a quelle che si crede , fu balzato dai flutti , ed e un serpentello lungo circa tre piedi e mezzo , e di tre pollici di circonferenza neLla pai-te pi'.i grossa. II sig. Humphreys non tituba a credere che sia un figlio piccino di. quello grande , al quale assoiniglia nel colore e nelle proporzioni , e cio che pin vale ha suUa schiena quelle medesime curvature o nodi di cui ne furono aunoverati trenta— due. Essi non sono equidistanti , e la sostanza loro e diversa da <[uella delle altre parti essendo al tatto cpsi duri quanto un osso. Le masrelle sono guai"nite di denti, e quando fu assalito paleso una tempera feroce , poiche essendo ferito addento in piu luo- ghi il proprio suo corpo. L' esrremita della coda e cosi sottile e cosi acuta quanto una spilla ; e sembra che sia un' arma di difesa , in quanto che la brandiva piii volte , e schiacciato con un badile la ritorse coatro il manico di questo arnese confic- candovi il pungolo. II suo cor|)o. era capace di allungavsi e di contrarsi, laonde le protuberanze della schiena ora in grossa vano, ed ora si assottighavano. Fiualmente il grande serpente fu di bel nuovo veduto nel 3aiese di ottobre a Long-Island alia distauza di cjuasi 2 5 miglia dalla Nuova-'ifork dalla parte di levaute , e nel niese di uo- venibre nel porto di IMiIford. Tale e dimque il contenuto di questo libro. L* A. non ha dubbio alcuno suUa veracita di un fatto che assevei'a essere naiTato da persone meruevoli di fede , e autenticato da gran numero di testimonj. Perche non si giudichi una novlta 1 esi- stenza de' serpenti uiarini o di accjua , egli allega una raemoria del sig. Pvafinesque inserita nel American Journal and Review , eve questo scrittore assiciu-a che ve n ha cento spezie almeno. Vogliamo credere che esso non sia quel sig. Rafinesque clie scnsse intorno alle produzioni naturali marine e terrestri della Sicilia , il quale generalmente molto lai-gheggia nell' accrescere il numero delle spezie. Nella biblioteca universale che si pubblica in Ginevra leggesi nel fascicolo del mese di agosto passato ( pag. 809 ) un' altra relazione intorno questo serpente estratta da quella stampata a Boston per ordine della societa Linneana. Molte cose si ripetouo accennate nello scritto del sig. Humphreys , ma si agginuge una pii\ circostauziata descrizione del serpentello ucciso presso T isola di Tatcher. Dicesi qui che nella spina dorsale , che rappresenta una linea ondeggiante, tale e la connessione delle vertebre che essa non potrebbe essere stesa in linea retta seuza che fosse slogata. Gli occhi dell' animale sono grandi , e guarniti di pal- pebra , la lingua e bifida, le mascelle sono corredate di deuci, PARTE 9TRAN1ERA. IC7 ma non ve n' ha di vcnefici : cento ottanta scudetti si annove- rano nell' addoine , e novanta tre paja
  • molte iudagini intorno a questo supposto serpente cola detto Craken , e uii sono espressauiente allontanato piu volte dalle costp per lo spa/io di due o ti'e uiiglia colla speranza di po- terlo vedere , nia Epm}>re invano. Non tacerd per altro di aver rrovato piu di 20 marinaj die ni'hanno assicurato con giurainento di averlo veduto , e lo stesso mi fu con perseveranza asserito da un dotto pan-oco incapace di essere ingannato da una falsa apparenza e dal pregiiidizio. Poclii pero di que' lestinionf con- venivano nella descrizione delle fonue; tutti nella inimensa lun- ghezza e grossezza. La quale disparit.\ puo spiegarsi eolla di- versa giacitura di un animale tuffato nell'acqua, il quale canibia di aspetto secondo le diverse parti che presenta fuori delle onde. AcEHBl , dire.uore. Io8 ATPENDICfi CORRISPONDENZA STRANIERA. Sig. Dlrettore ornatissinio , V_Tia' da lungo tempo fu diretta al sig. Finu'ui Didot a Parigi la lettera , della quale glie ne coiiipiego la copia tradijtta , ris- gnardante una correzione da farsi alle tavole logarltmiche del Callct dalio sresso Didot pubblicate nel 1814. Non sapendosi se quella lettera sia pervenuta al suo destiuo , ed un tale risulta- niento interessando necessarianiente tutti quelli die usauo di quelle tavole , in oggi di un uso pressoche universale , cosi stiuio utile il dirigermi a lei pregaiidola ad inseru'e nella re- putatissuna sua Blblioteca la lettera stessa, perche possa essere a comodo di tutti coloro che le possed«>ssero. Perdoni , sig. Direttore , la liberta die mi prendo d' iacomo- darla , ed aggradisca ad un tempo le espressioui della piu di- stinta stima che le professo. Vienna, il 17 agosto I&18. Al sig. Fir mill Didnt , tipogrnfo del Re ^ dell' Istiuuo e della Marina , ecc. , a Parigi. Signore , II calcolo numerico di una formola di M. Delambre mi ha data orcasioue di rilevare che uella edizione delle tavole del Caliet da lei eseguita nel 1814, vi e scorso un errore nel lo- garitmo cotangente 42° 2S' '= o • oSgaaSS nelle tavole, non essendo infatti die o o3f)2i58, lo che indurrebbe una difte- reuza talvolta sensibilissima ne' calcoli piu dilicatij sendo quegli iuvece il logaritino cotangente 42° 24' 57", 635.. Nel mandarle questa conezioue nou ho a]i;ro oggetto ch'e di cornspondere al troppo giusto di lei desiderio espresso ne?- r avvertlmento die precede la stessa edizione , non che di tot- gliere uu errore , che deve necessarianiente indiare a del falsi visultameiiti , accadendo d' impiegare quel logaritmo. Aggradisca, ecc. • . * * Capitano agg'unto alio stato maggiore generate dell' armata Austriaca , ad- detto alia I. e R. DLrezioiie astroiiQ- mlca , geodetica militarc. ,^, ICQ PARTE IT. SCIENZE LETTERE ED ARTI ITALIANE. ESTRATTO V OP£RE PERIODICUE. Opuscoli letter arj. Fascicolo primo. — Bologna, 1 8 1 8 , Stainprrin Aiiiiesio Norbili , dl pag. 63 in 4.° con due tavole incise in rame. r VJonnNri\ qnesto fnscirolo ron tina liella isrrizione a Pio VII scritta dal |)rof. Schiassi , gia noto alia I^opubblira Letteraria per niolte altre produzioni di fpjesto wt'nere. i.^ II dottissimo Gaspare Garatoni prendc in se- gnito ad esaminare due passi delle Verriiie di Cice- rone ^ i qnali miir si debbono , allinche ne esca il nun;eio de" gionii stabilito dalle none sestili ai giiio- clu della \'ittoria. Ma Ottomanno o Mannzio tra ioro dissentono , e (piindi nasce una dillu olta su (juci passi , rhe niai non eiano stati ron bastante ddi- genza esanunati. Mannzio nei quaranta giorni m- cJrra cadenti ncil" iniervallo tra le idi di gennajo e le calende di niaizo , inr-biude i dieci ciorni the Cicerone fa passare dalle none sestili ai gnioriii vo- tivi ; Ottomanno gli esclnde. Osserva il Gorutoni , che distiiiguer si debbono i grandi giutx bi roniani dai circensi ; die due e non tie erano 1 giuorlu vo- ti\ 1 n.enzionati da Cicerone ; die dieci giorni nnnie- rar si debbono P P E N D I C E studiosamente fatta quella irregolarita, qualora nou sr "volessero giurlicarc le due fi-onti costiutte in divcrsi tempi , e qaella posta a dritta di piu vecchia data. Nella terza parte si vede un arrluti-avc ed un tVe- gio com',)artito in tri£;lifi , e metope vote •, i due trigliti hnnno profondita disuguali, e nel sistema delle due epoche , piii profoiidamente sarebbc posto il pill antico , meno il piu moderno. S'.'nibra che su ciascuno degli, acroterj laterali del piu moderno se- desse una hera •, e che altro incerto simulacro se- desse sa quelli del piu antico. I trigliii sovercliia- inente larghi a proporzione della nou raolta altezza, ;5ono conformi al tosoano costume , come si raostra col coufronto di altri monunienti. Alia parte ulti- jpa, cioe alia piazza, si poteva salire per una sea- la , alcuni gradini della quale si conservano nel tufo dal lato destro , e fnrse altra ve ne aveva dal lafo sinistro. Le figure sono in tre luoghi ; ne' timpani dc' due tVontoni , e sulla parete posteriore di luia specie di prostdo , che e a sinistra. Quelle de' fron- tespiz) si vanno diminuendo di mano in mano che si avvicinano agh angoli laterali. In quelle del pezzo piu antico esse veii2;on fnori di altissimo rilievo dalla parete del timpano. A destra piu grandi ap- pajono, perche minori di numero e genullesse-, piu piccole sono a sinistra. L'A. vi scorge la fisionomia delle arti nazionali ncgli scorti forti ed esagerati , nelle gambe eccessivamentc divarirate , nella ten- sione delle braccia , neilc figure giaceati. Vi si ve- tle la notomia del nndo, ma i mtiscoli sono troppo pronuaziati. II sujrgetto e forse una pugna gladia- toria , o una di quelle pugne , clie tanto frcquenti si veggono lappresentate sni toscani sarcoiiigi. II tipo , che e piii numeroso in figure , ha ma2;giore coniplicazione. Due servi o ministri fru2;ano cntro xia urna aperta , dove forse collocarono , o stanno per collocare un cadavcre , c qnindi vedesi una processione,, o un seguito di pci-sone , che tornar sembrano dairaccompagnamento della sepoltura. Una 4 r.VRTE ITALIANA. Il5 meta del timpano e rovesciata ; ma non percio perdiua , peiclie cackle nella valle sottoposta , e si appop;gi6 sulla terra la faccia scolpita. L'A. lie vide la niajri^ior parte delle ligiire , nelle quali ravviso lofr:3i4''- I'VRTE ITILI VN' V. I 17 jyiscorso del sig. Ignazio FuaTAGALLI, vlccsegrctario dell' I. R. Acc.adcin'ia , Ictto nella graiide aula del- V I. R. palazzo delle scicnze e delle arti in oc~ casione della solenne dlstrlbnzioae de premj del- V I. R. Accadeniia delle belle arti fattasl da S. E. 11 sig. contc Y>\ Str^ssoldo, presidentc del govenio ill Milano , il glorno 20 agosto 18 i 8. M. .ENTKE r industria b affatica a cogliere i frutti de' beiiefirj riie soleuni irattati tli pice le oQVorio e lungaiuente le assicu- raiio, e rhe il caiiiuien.n) , sorgeute di i-ircliezze , rlchiaiuando la yriniitiva liberta, coire in uanria di nuove relazioni; uieutre 1' avdito navigatoie, non isgoiuentato dagli ostacoli dalla natura Irapposti , miovameute ritenta un solco fra gli agi;liiacciati mari cIh- mi' altra via gli apia allt; sue speculazioni ; uientre , dissi , air tiiubra del pacifico olivo prociirata dai loio moderatori si sominiiove fra le diverse nazioiii un geiierale fennento che le (\gica e stiuiola a vicendevolijiente sujieravsi, sia per mezzo delle iiianifatture , sia per le scoperte e le naturali produzioni del suoKi , sia ia fine con ogni geuere di attivita e di cultiira, nou do\rauno qiiesti utili ed ameiii stiidj riseutirsi ed essere animati dair eguale principio di enuil.izionc '. I cultori di (pieste artj ttie tanto influiscouo nell' universale incivilinieuto saranno spet- tatori indolcnii degli altrui sforzi in una gara si generosa , ia cui il vinto ha pui-e dirirto a turta la stima rd alia gloiia ? Ah no! il possente Mouaj'ca die ci regge , prowide, onde le fonti del sapere e d' ogni sorla di dottrine fossero aperte ad ogni eudditu, e nierce T istituzione di nunve cattedre nelle universiti cliiarauiente fe' palcse 1' augusfa di lui in^enzione di volere che J guoi popoli non siaao degli ulciuii alia oncorrenza rogli esteri nella coltura dcU' ii^cgno e dello spirits. Egli non ignora essi.re deasa la forza iiyitrice e precipiui di mtti i rami drlT indcistria. Eredr di un padre die prima d' aver cinta la fronte del serto de' Cesari, resse il soglio de' Medici, r nato egli stesso in quel suolo ove prime ririorirono le arti belle , nou )iuo obbliai'e die r era medicea vanta per coiiipagne tpielle di Pericle e di Au- gusto , e die non v' ha aite o studio in cui gl' Italiani non siansi segnalati e distinti. Percio nel vasto e generale prospetro dflla inibblira ammiiiidtrazione non solo questc amab li discipline n in i*lnggirono alle prowide ^ue cure , ma ben anco vanno bete di belle sjierauze , essendo stare a viva voce e con ispe- ciali dfireti dfl siio sovrano fas ore confortate e rassicurate. Prova non dubbia della sua protczioue e quest' istessa pompa .Il8 APPENDICE conscvvataci , la qfiale splepde in quest' oggi d' iousitato ouor* per 1' intervento dell' iniianissimo Principe (*) destinato a fare ie sue veci ed a provvedere da vicino ai nostri bisogni. Se in hoi non tace la ricouoscenza al beaeficio, incoraggiati da si lu- singhieri auspicj noi dovremmo sforzaixi a perfezionare questo r;uiio dello scibile non iufecondo di reali vantaggi e di diletto. Wa per otteuere siflfatto proponiniento , per partecipare alia ce- lebrita e per gareggiare coUe altre nazioai , abbeuche il genio italiano in ogni can-iera abbia molto minore spazio da percor- rere , fa d' uopo ehe coloro i quali sono mossi da naturale iu- clinazloue a coltivare quesre arti , si attengano a que' precetti ed a que' uietodi , senza de' quail e impossibile di progredire , o per lo meuo 1' artista diventa un pigmeo die si sforza di gi- ganteggiare, Giovani alunni ! esigeudo T accadeniico staiuto che ilella ricon-euza di un giorno si solenne per le arti io v' intrat- tenga con un discorso che vers! suUe teoriche e sui precetti delle medesime , non saprei in miglior modo soddisfare a que- st' incarico, n^ scegliere argoniento piu acconcio della diligenza, contribuendo questa piii di ogni altro canone alt' avauzamento ed alia possibile perfezione di questi stiulj , e i^erche li gua- rentisce dal falso gusto , dalle innovazioni e dalla maniera , e perche qual guida sicura conduce insensibilinente il seguace' a trattai-e le sue opere con quella franchezza e facilita die costi- tuiscono una j^aite essenziale del bello. La diligeuza nelle arti imitative consiste nella profonda e con- tiuuata osservazione e meditazioue sopra ravchetipo che si preude a copiare.e nell' accurata meccanica di cui ci serviamo sicconie joiezzo d' imitazione. Dall' incessante raccoglimento delle farolta morali e fisiclie , a cui obbliga 1' osservazione, nasce grado grado la percezione e 1' intelligeuza , la quale s' insinua per modo in noi e s' iuimedesinia ne' nostri seusi , die voleudo noi elfigiare o esprimerc un dato oggetto , siauio tratti a rappresentarlo se- cond© queir impressicme che si e in noi formata , ed in quella guisa che lo sentiamo , e nm Jiltrimenti. Imperocclie uon potra im pittore od uno sratuario clie abbia esaurita la diligenza nei priuii principj , spese molte vigilie sulle proporzioui , e fatto tmo studio metodico e profondo suU' anatomia , non potra, dico,N preoentare all' occliio dello ?iiettatore una tigura che desti il ri- brezzo coUo slogamentu delle ossa, e queste o incoiTispondenti fra loro in dimensione, o topiene di muscoli stranieri alia stessa natura. Cosi un architetto il quale abbia disfgnati con precisions e niisuraii gli ordini greci , indi abbia svolto Vitruvio , ed ap- prese le leggl dclla statica , uon potra. soprappont il grave C; La funzione , oltre di esiere stata onorata della presenza di S. A> 1. 1' Arciduca Vicere , fa assistit.i da S. E. Keverendiisima Monsignor Ar- ciyescoTO « dalla altr» prim:irie Avitoriti civill e militari. rAHTE ITALIAN :i. 11^ dorico altelegant-p corintio, nfe adottera il cwatterc cecropro pel gaI)inetto .iella cUlicata sposa e dell' olezzante sibarita. Laddove prr lo contrai-io non infiequenti ravviserciuo gli acccunatl di- fetfi nelle produzioni di que' sedicenti artiari clie , trascurat.^ r indisj'euo.ibile applicazione coll' aver lainbita la superficie dei difFeienti studj , si credouo pervenuci all' ajnce dell' arte , e per- cio uon ai!,itati clie dalla niaaia di operare con erronci ragiona- uieatt, o inagnificauo i parii loro , o diapregiano negli altrui ]a- "vori cio die non Jianno impai'ato a conoscere. Non e die colla diligeiiza , coUa luoga meditazione e con im metodo regolare di studio die s' acipiisti il raziocimo e la pra- tica , e non e die dlpeudenteiiiente da questi niezzl die s' aj:- prendano le vere dottrine dell' arte , e die se ne giunga al pos- sesso. Scorrcte il pm gran codice cJi' abbia mai la pittura , il tratt.ito di Leonardo , e vi troverete accennato ed insinuato in ogni pagiaa (jiiesto precetto coiigiiiuto ad una norma oude diri- gere le vostre occupazioni. AUordie 1' artelice e padrone del- r arte , e che il douunio acquistatone fu in forza della lunga Consuecudine « della ragione , riesce dilficilissimo, per non dire inipossibile , cli' egli si lasci strascinare dallo spirito
  • roduzione , e die quando sono giunte ad lui ct;rto grarlu di perlVzionauieato , e pur forza cbe declinino ; cio non pertaiuo il uietodo ed il precetto innalz<-- raniK) sempre una forte resistenza , per tui il deti'iniento ee noii impedito, sari protratto, pii'i lontana ne ^.ua la perdita; e trat- tandosi di rianimarle , sark pu)-e mestieri di ridiiainare gli stessi ])riiicipj. La storia delle aiti non solo, ma deiie scienzc tutte ci aoiuminisn'a su qiiesto argonienfo le prove piii ronviiiccuti. Dopo clie la caligine del settentnone ti stese ad offusrarc le beJle coD- trade della nostra It.ilia, e che, spento ogni sapcre, le tenebre *rano »ubentrate alia luce , quelle poche scintille del genio cho la benellca uatura .\veva snlvate dalla totale diiiruzione dovettero ^ottare contro il bujo e la barbarie prima di niaudare qualche raggio avvivatore, indi le arti banibine per uaovaiuente svilup- pai'ei, prima di atumirare quegli avaiizi die spirano la vita, collo sguardo ancor sennveggente si volsero alia madre rozzautente iiintandola; e ]icr nsalire al priuiitivo spleudore calcar novectero Ic stesse orme di quei die ne furono gl' inventori. I Greci del deciiiioterzo sccolo , % Giotto e Ciuiabue , e tanii altri contem- poranei comiacioj-ono dal cor.tave i peli delle palpebre, e dalle eeodio love iuiuiagitii e dalle loro fatiche , noa iscostandosi arire. Ci sorj rende , cd inardiiamo le ciglia ndl" osservare un lavoro be:i conil«>tto da un fab'oro o da un manifatiore, ne loiliamo la marena ben tor- nita , gli angoli ben conservati , 1" esattezza delle forme , la li- nezza del tessuto e del trapunto ; ci alletta in sonima il presti- pio della bellezza ; ma non rifletriamo a quelle mani die ne furono le esecuniri , le quali inrallirono sulla lima, suUa spuola e sul prttme , pcrchi^ toglierebbero molta pane di (luel piate- vole sentniiento die in not si desta. Accoppiato il possesso delU nieccanica all' intelligenza acqui- «tau colla uiediUiiijnc e col razjociaio , ai guuige a piodurra 122 A P P E N D I C E r illusione con facillta , ad eseguire con franchezza , in una pa- rola al pieiio possesso dell' arte. lo non citerovvi in aj^poggio della niia pra]iosizione le tanre decantate linee di Protooene e di Apelle , soggetto di nobil gara e di tanto roiuore fra 1' an- ticliita , perche , per quauto ne dlcessi , non poffei trasportaie r iiniuaginazione vostra a que' tempi ; condurrovvi in vece ad esaminare le oj^ere di que' maestri i quali furono diligenti eel accurati ue' giovanili loro studj^ e che non si stancarono d' in- vestigai'e la natura ed iiuitarla perfino nelle nunutissime sue parti. Vi risconfrerete con quant' artlficio , cou qual iucantesiiuo , coa cjuale facilita e bravura siano esse trattate. Una girata di pen- Bello segna una ciocca di capelli con altrettanta verita come se fossero filati ad uno ad iiuo , le palpebre co' loro segineati con due tocchi soao indicate, una grossezza di colore espressameute lasciata produce V effetto delle rughe delT epiderme , tin frizzo ardito porta la trasparenza nelle adjacent! tinte,tutto in somma e verita con pochi mezzi e con isti-aordinario sapere. Ma a chi e dato di possedere un tanto magisterio ? A un Tiziauo , che la' scuola frequeuto del ddigente Gian Bellino; a nu Tintoretto, die allievo del primo emancipossi per emularlo ; ad un Paolo Calliari, eh' ebbe a maestri il Caroto e Girolamo dai Libri, pit- tori accuratissimi ; a un Giorgione , a tin Bassauo , ai Caracci, ai loro allievi , ad una schiera d' uoiuini celebri , i quali avanti di avvezzarsi al tocco libero e franco , fecero precedere luio studio iadefesso e la diligenza. Giovani alunm! parmi d' avervi dlmostrato il pregludizio che ne ridonda dal trascurare questa dote , ed i vantaggi ch' elia procaccia a chi se ne fa seguace. Sovvengavi pero che tra la somma facilita e la somma diligenza v' ha un conluie , dal qualQ Hon dovete allontanarvi , poiche cadreste da un lato nel difetta della rilassatezza e della soverchia ti'ascuraggiue , per V aliro sa- reste accagionati di secchezza e di stento. Elaborate le vostre opere , se volete che conti-astino colF edacita de' secoli , e cJ>e passino ai posteri. Per quei ]iarti che la natura destina alia loo- gevita , ella v' impiega un piu lungo processo : quindi 1' annosa qnercia tarda nell' abbarbicare le sue radici , inualza poi rigo- gliosa i robusti ti'onchi a contrastare cogli aquiloni. Cesi lunga vita vive 1' elefante , ed il mo3cerino non vede bene spesso che due lune. AUorquando savete provetti nell' arte, ed essendo in grado di condurre le vostre opere con una esecuzione naturale e non istentata , facile e non laboriosa , vi si prescnteranno le occasloui di far mostra de' vostii taleuti, badate a non isjTeudere tutto quanto il capitale nella preparazione di ua cai-tone » uiinu- tamente tratteggiaiido con la lenta matita le parti tutre , tranne che non prendiatc a farlo espressameute per puro studio; poi- che diversamente la fantasia e la lena sarebbero esamite a danno del dipinto , in cui non lascereste di che desideraix. Vi sia di norma su questo avvertimeato il cai'tone cfae servi al principe PAKTE 1T\LIANA. lij (Jella pittura per nna delle piii vaste e luminose sue produzlo- ni (•) , posto urlla Biblioteca Ambiosiana dal benenierito cardi- nale Federico Borronieo per T istvuzione de' suoi concitraclini. Esso vi additcra il retto sentiero da tenersi , in quel grande cscnijilare vi scorgerete maixare le masse principah, ed in quei lareiji e talvolta reiterati dintoriri vi troverete reso conto di tutto quanto il sapere e della soniuia intelligenza nelT arte. Che «e atqiiistato aveudo una faciliri ad operare , il ricco coiuniettente non calcuJanJo le vostre vigilie e i giovanili vostri sudori ia gran copia sparsi , poiTa iu bilancia il tempo che avrete iinpiew pato , e non il pregio del lavoro ; se quel preziosa metallo che r industria trasse dalle visccre della terra e scevero dalle sco- rie , e ch' essere dovrebbe profuso ad incoraggiarla , sara piut- tosto cuscodito nelle avcue arche dcU' ignorance possessore , che largo couipcuso alle vostre fatichc , vi riucori e vi conforti il pensiero della gloria del vostro nonie e di qucllo della vostra patria, die i- il pascolo j.iii diletio delle auiuio gentili. E Urbino e Correggio s.ai'ebbero citta ignote ai due eniisferi , e non indi- cate che dal tojiogralo , se non avessero data la cuUa a Raflaella « ad Antonio Allegri; cosi la pittura non ven'ebbe per antono- masia cliiainata la divina arte d'Apelle. Sarebbe ora di niio istituto il far qualche cenno de' vostri an- nuali studj; nia die dovro io dire agll spettatori de' vostri trionli? quail loili potro io aggiungere ai favorevoli giudizj che gli ac— ^ouipagnano ? In mezzo pero alle paluie ed agli onori clre gia da qualche anno siete avvezzi a riportare in concon'enza cogli esteri , io do\ri'> richiamare 1' attenziou vostra sulla corona ia piii cospicua , la quale qua)itunque cinga una fronte itaiiaua , non e tuttavia un trofeo che innalzar possa la scuola nostra. Gonviene pur confessarlo che la pittura, sia niaucanza di fauto- ri , di mccenati e di occasioni di operare , non produce iinora quei risulcati che si degidererebbero , se non isplendidi«siiui , commisurati almeno ai progressi delle ahre arri. Giovani piitori, a voi pertanto mi rivolgo , e siaini perinessa una dieressione , la quale quautonque sparga alquauto di aniarezza un giorno de- ttinato air esultanza , e nniembri una perdita uon bastevolniente coinpianta , pure nf>n toroera vota d' efl'etto , qualora la conei- deriate dettata dail' amoi-e e dal desidcrio de' vosrri jirogressi. Se vi »ta a cuorc Io gplendore della patria vostra, ranuuemc- ratevi cli' ella t^ oifana e pr.va del suo piii beU'oruanieato , die Andrea Appiani non ^ piii. AflVettatevi a ristorarla di cpiesto lutto : vi siano guula sicura per giungere a si fatto scojk) le or- me ch' cgli ha impresse. Vi giovi il sovvenirvi che allorquando infiu-iava piu rhe niai in queste conrrade il f^ilso cnsto e la cor- rotta nianiera dello scorso secolo , egli colla scorta del solo suo genio mi»e argute a tanta foga, tolse all' avvtlimento queit^ (•; L( irnol.-i d'AicD* 124 APPENDICE Qobil arte , e la ricondasse al hello ctile ed al pi'imitlvo splefl' dore mediante 1' indefesso studio suU' antico , e copiando cou csattezza ed injitando alio scrupolo le piii diligenti finezze d<"i disegni del Vinci , del Buoiiai-otti c del Sanzio esistenti nelTAm- brosiana. Clie le sue opere siano una pievra di paragone co' vo- stri sforzi , e possano esse , nieutre colpiianno mai seuipre di niaraviglia e di ammirazione , somnmovere in voi quel pianto che scorreva sul ciglio del giovine monarca macedone al rac- conto delle gesta del geuitore Filippo. Estratto (lei giudizj delle Commissioni straordinaric pel grandl Concorsi dell' anno 1818. ARCHITETTURA. — Pkogkamma. Ua teatro diia-uo a scene luobili. N." i.° coll' epigrafe — Lo sa perfia chi accenria If ciabatte - Che non pub trionfar chi non coinbatte — Male imiiiaginata e cat- tiva la distrilDuzioue della pianta , i luuii non suflicienti all' uso ed alle condizioni del programma : la decorazioDe esterna non e priva di merito. 2." — E questa delle Belle Arti la recgia - Le^' ^iadro a sensi , e della viente assalto — Maacante d intelligeu- za , di proporzione e di priucipj d'archltettura. 3." — lo spero invano — La pianta e regolare , nia non e abbastanza provve- duto dei comodi necessarj voUiti dal pvograiruua , e non sono bene immaginati i lumi per riscliiarare la scena : T alzata esterna deir edificio e generalmente bella e lode%'ole. Ponderati quindi i pregl ed i difetti di questo disegno, la Coniniissione a mag- gioranza di voti non vi trovd un merito bastante per aggiudi- cargli il preniio. PITTURA. — Peogramjia. La lucerna di Anassagora. 1^.° i.° coir epigrafe — Non habet infelix NuinUor , quod mi t- tat ainlco Quijitiiiae , quod donee, habet — 2.° Semplice ed uno il tuo sossetto sia — 3.° — Ove la gloria alle bell' opere e spTO- ne — 4." — Turpe fuit vinci , quaia contendisse decorum est — Quantunque parzialmente non siano destituiti di qualcLe merito, pure in generate appalesano clie i loro autori non souo ancora bastanteinente esperti ne' priacipj fondamentali dellarte onde av- venturarsi con probabilita di successo in questa difficile gara. 5." — On apprend par experience — La composizione , il par- tito del clilaroscuro , e priucipahuente la testa di Anassagora , la quale e ben dipinta, non sono senza merito ; ma il tozzo e la pesautezza clie douiina nella projiorzione delle figure , il tuono alquanto ferrigno in moke parti del colorito , e una durezza di esecuzlone lo escludouo dal preniio. 6.° — Povera e nuda vai , filosofia — La buona composizione, il parrito della luce bene moneggiato , il tocco pastoso e iibero del jjcnnelloj la yerita , Arte itali\na. isS I' espiesjione ed una certa accuratt-zza di diseguo sono qualiti tucte die r.'.aii') surj)a-s.ii-(> al iiotabile difc-tto fra piccoli aliri di aver sovcri luajueiite sasy-ilirata la lj<;ui-a di Pericle ; fu quindi giudicdto infi-uevole del preiuio , e se ne novo autore il siguor Odorico Puliti , di Udine. SCULTL'RA. — ■ Peoguamma. La nota sCda di Apollo con Mai-sia. N.° 1.° coir epigrafe — Se il Frigio Marsla suonator di flau- to , ecc. — A malorado clie la figura di JMiuerva sia alquauto iiiescliin.i e poco iioLiiluiente collocata , e die alcune parti siauo sovercljiameiue risentite , la Coiumijsione fia trovato degno del preiiiio quest' unico Ijassordievo pel buono stile die vi doiuiua, per la ]>el!a diitrii)uzioiio e per la ddigeiirc ed accurata esecu- zione. Se ne trnvo autore il signer Abbondio Sangiorgio , uiila- nese, allievo dell' I. R. Accadeiuia. INCISIONE. — PuoGUA.MMA. L' intaglio in i-aiue di uu' opera di huon autore, nou mat per 1' addietro lodevoluiente inrisa. N.° I." coir ejiigrafe — Felix sic ausus — 3." — Siirrexilque Mouses et defeasis puellis adnquavit oves earuni — La prima di queste stampe , benclie moiiotoua di taglio-, di tuoni locali e Ai chiaroscuro , non fu defraudata delle vere lodi die Tautore si e iiieritato per la fraudiezza con cui e condotta e pei niigliora- jiienti fatti al disegno die gli ha ser\ito di ti^o. La seconda, ad onta che la tinta ddl' aria vicina all' orizzbnte sia ahjuaiito forte , fu coronaia dalla Coiiiniissiono per la niridezza dell' inta- glio , per la vai-ieti ed il brio dell' esecuzione , per 1' iniitazione deir origiuale e per I' intcUigcnza delle pai-ti. Se n' e trovato au- tore II sig. Pictro Aiidcrloni , brcsciano , luenibro dell' I. II. Ac- cadeiuia. DISEGNO DI FIGURA. — Pkogramma. La morte di Camilla descritta nel lib. XI dell' Eneide, N." i.° coir epigrafe — Altro dilctto die imparar non trovo — Questo di.=!egno , lodcvole per un bel fuudo , | er la totalita dcl- r effetto V jier la rappreseniazione d' una \ era luisf hia , avrebbe riportata la pidnia , sc la Couiuiissione uon vi avesse riscontrato plagj tropj>o evidenti , die le discipline accadenmiie uon am- uiettono. a." — yedi a che pcrigUosa e mortal euerra, ecc. — Ad onta di alcune parti lotlevoli ndla coniposizione , si c tro- vato inferiore al prinio uelT esecuzione. DISEGNO D' OllNAMENTI. — Pi.o.;iiamma. Un nionumento alia uienioria del celebre lettcrato e poeta Pai-iui , da apj licai'si ad una pubblica pavete. N.° i.° coir epigrafe — La tenia iratlenne i! volo mio — Koii niancante di nierito in qualdie parte della conn>osizi >ue, e uie- diocre nell' esecuzione. y.° — JVoii est ingenii cyn.ba gravanda inei — La Couuul^sione ha preuiiato qaesto .iisecno per esscre ben composto , di buono side e di bella eseci.ziione ; avrebbe perA desiderato die i caudelabri fossero nieuo j esauci. Se n' 6 trovato autore il gieoor Francesco DurelU , milanese. 1^6 JLPPENDICE Concorsi dl seconda classe, Giudizj delle Commlssioni yernianenti ARCHITETTURA. — Per 1' inveazioae , il signor Domenico Comerio , niilanese. Accessic il sig. Luigi Cerasoli , milanese. Per gli ordini avchitettonici , il sig. Fitale Sola , luilauese. Ac~ eessit il sig. Carlo Renzaniso , di Treviglio. FIGURA. IN DISEGNO E PLASTICA. — Per I'lnvenzioae in yilastica, il sig. Z«jgj Marchesi, di Saltrio. Accessit il sig. Fran- cesco Somaini , svizzero. Sala del nudo. Per r azione aggrnppata in disegao , il sig. Napoleone Melli- 111, milanese. Accessit il sig. Natale Muratci, di Varese. Per r azione aggruppata in plastica , il sig. Francesco Somami , Svizzero. Per r azione semplice, il sig. Domenico Casanova, svizzero^ ed il sig. Ismaele Ferrari , milanese. Sala delle statue. Pel gvuppo disegnato , il sig. Domenico Casanova , •vizzcro. Accessit il sig. Ismaele Ferrari , milanese. Per la statua in plastica, il s g. Francesco Somaini, svizzero. Accessit il sig. Luigi Marchesi , di Saltrio. Pel disegno dalla statua, il sig. Giovanni Majocchi, milanese. Accessit il sig. Girolaiuo Pogliani , milanese. Pel busto disegnato, il sig. Vitale Sala, milanese. Accessit il sig. Giovanfii Croce , milanese. Pel busto in plastica , il sig. Giuseppe Monti , milanese. Ac* eessit il sig. Giovanni Fantoni , bresciano. ELEMENTl DI FIGURA. — Disegnatori dal rilievo , il signor Giovanni Pagani , milanese. Accessit il sig. Carlo Cozzi, da Ca- -valasca. Disegnatori del nudo dalla stampa , il sig. Carlo Belosi , mila- Bese. Accessit il sig. Luis.i Vimercati , milanese. SCUOLA D'ORNAMENTI. — Per T iavenzione , il sig. Gae' tano Caccianiga , milanese. Accessit il sig. Giovanni AUegrini , luganese. Disegnatori dal rilievo , il sig. Ignazio Manzoni , milanese , ed il sig. ^Luigi Veggini, milanese. Accessit il sig. Desiderio De An^ ton], dl Doiiiodossola. Disegnatori dalla stampa, il sig. Sigismondo Nappi , milaneee. Accessit i\ sig. GiacintQ Orsellini , geaovese. PROSPETTIVA. — II sig. Luigi Cerasoli, milanese. PARTE ITAtTV^-A. liT B I B L I O G Tv A F I A, — — ^-♦♦^ ■■ — REGNO LO:\IBArvDO-VENETO, Eleinnitl dl filosofia ad uso dellc scuole espostl da Mclchiurre Gioja , autorc del truttato del merito e dcllc riconipense. — Volninl due in 8.*^ — Ml- lano^ 1818, prcsso Gio. Piiotta. Ego arlolescfnttilos existimo in scholis fieri sfiiltiisimni quia nihil ex iis qao! in mu habemus out audiunt out videntt PeTr.oNii Satvcicon. T' « JL-J arte d' addestrarsi a quelle abitudini sensibili intellettiiah e monili clie sono necesszrie in tiitti i paesi , in tune le [ ro- fcssioni , in tuite le ela , e T arte clie si cei-ca di svoltiere in quest' opera. » Ella tende a formai-e attivi agricoltori , indiistri anisci , av- veduti coniuiercianti , savj aninimistraton , utili cittadini in qua- luuque classe sociale. Inseguando a dare alle iTojrie facolta il massiiuo svilujii:o , ella dispDUf alle sdcnze clie a ciasci'.no e piu o meno jieruiesso di coltivai'e ; agli affari a cui absai pochi si possono sottrane , ai dovcri clie la patria lia uiruio d'esif,erc da tiitti. « Ella lia per iscopo particolare di trarre la gioventii da; lacci deir err'jre , d" aiiiiai-la roniro la nialia delle pusi'-ni , di fie- nai'ne la legj^ierezza acci'i non s' esponga a | eiitnueiiri , d' aLi- tuarla a sperare p'lu nella propria citivita, rke nell' uUrui fc.vore , a procurarsi la sinua de" sum lancirtadmi senza •••mere la nialignitk. » La lilosolia infatti ossia V cmore dellc. saniinza viole degli noniini che sappiano apprezzaj-e i iieui e goderne con 5-ig- gezza , i niali e s>pportarli con rassegntzione , i pcnco^ t iion i-e*tai-ne sgomeutati ; tlegli uoiiiiui the senieudo le pr';;ie de- bole/.ze sono dis]>osti a tollerare le ai'rui ; clic cone ti e ido i liuiiti e la Irale/za delle coguuioni i.uianr , sono alirai u .'T ■-■c- , goglio ; die rendono vol«-i;ricn oiiij^gio al iimtuc , \ erclic idauiu I di non esserne privi ; clie nellc canrlie Caaiiiiniino lueno gli emoluuieuri c gh ouori che i recii.iMti e i do\eri , e rifUtrdcno \come proprj neniicL colcro che iiieinnnano i popnh e i sovrani. » j Quest' opera coiiijiaive alia hue nel 1808 s'Jtto d cattivo tuolo A Logica iuuistica. Esausta da luoho te;>.:po la i.* eduione. I'A I \2^ APPEKDICE che r lia rlfatfa dl nuovo e le ha aggiunta la terza parte , 1' ha intitolata Elementi di filoSofia , avendovi inchiuso qiianto e utile ai giovaai da sapersi iu Logic a ^ inetafisica e morale. La i." edi- zione era di fogli 23 , la 2.' e di 34- Invece di stancare T attenzione de' giovani con teorie astratte che ne essendo proporzionate alia loro capacira , ne jiresentando «n' utilita uiimediata , gli alienano dallo studio , dal che poi iiasce la loro svogliatezza e mal costume , T A. sottopone al- r esaiue de' giovaai gli oggetti piii ovvii , piii comuni , piii tri- viaii , e de' qiiali debbono essere occupati in tutte le epoche della vita, cosicchb uientre da un lato mostra io sviluppo delle facolta dell' animo , dall' altro realizza d voto di Gioveuale : Cratum est quod jiatrlar chem populoqne dedisti , Si fach ut pati'ics sit idoneus , utilis f^g^'is , Utilis et bellorum et pacts rebus agendis. II inetodo seguito dalT A. e quello stesso che fii seguito da Socrate in Atene : egli parte sempre dai fatti pavticolari per giungere gi-adatamente ai principj generali ; sopra ciascun argo- inento egh largheggia negli eiempj si per facilitare T iatelligeiiza de' piecetti clie per forinare ne' giovani I'abitudiae d' applicarli , e pel niotivo per cui coloro clie insegnano la danza, la musica , la scherma , non si contentauo d' indicare le regole, ma le fanno eseguire piu volte e in varj modi dai loro allievi. Nella soelta de' fatti 1' A. preferisce cjuelli che oltre T istruzione possono Ln-e suir animo de' giovani uu" impressione piacevole , a norma del notissimo detto d' (Jrazio : Omne tulit punctiim qui miscuic utile dulci. Questi Elementi di filosofia si possono riguardare come un' m- troduzione ol Nuovo prospetto delle scienze econoiniche dello stesso autore , e del quale abbiaiuo dato a suo tempo copiosi esaatti. Opei'e scelte di Francesco 3Iaria Zanottl. — • Mtki/io^ 18 18, dalla Soci.etd tlpografica de Clasuci Italla- ni. Due volurnl in S."" di pag. 786 e 698 senza I' indtce e la vita dell' Autore che va fino alia pag. XXXII. Questi sono altrl due voliunl apparteneuti alia raccolta del Classici Itahani del secolo XVIII, la quale progredisce valoro- samente e con grande puntualita. Le Opere dello Zauotti dive- nute rarissime si trovano in questi due volumi diligentemente raccolte , e leggesi pure una vita dell' Autore compilata dag" editoi-i. Questi due voluiui sono pieni di cose interessantissiiue risguardanti le belle lettere , le arti , la filosofia e le scieiizc esatte , e coiitengouo di pui un epistolario che puo esser mo- dello di stile e tU famigliare gentiiezza. A maggiore soddisfazioitf rAUTE ITALIANA. lOQ il«' nostri lettori tlaveiiio qui I' inclice cli-lle uiaterie iu essi cou- tcniite. Vita doll' Aiitore. Dell' arte poptica, ragionaiiienti ciuqur ; 1." Delia poesia iu general e ; 2." della tiaj;edia ; 3." della coin- uiedia; 4.' dell' epopeja; 5.° della poesia lirica. Orazioui : i." in lode della pittura , della scultura , dell' arcliiiettii?a~i 3.° si iiiipuj;iiaiio le ragioui della prima ; 3.° si difeadono le ragioui della prima. Lettere 29, Prose critiche. Poesie scelte. II tomo s<-condo contiene un trattato Della forza de' corpi clie chiamauo >iva, in tre libri. Della forza attrattiva delle idee. Della {orzd attrattiva delle cose clie nou sono. Un trattato di filosofia mo- rale sui priurij'j di Aristotile diviso ui ciuque parti. Ragiona- iiiento sopra un lihro l'r;mzese. Pai'adossi. Orlando Furloso di mrsser Lndovico \nJosTo srcnndo I' cdizione del i53'2 per citi'd di Ottavio JllouJLf. — Mllcnio^ \?)\o ^ per Giovum/i Pirotta. Un vol. in 4.*^ con ritratto delt Ariusto i/iciso dul Garavaiilia^ di png. XXXVI € 547. A fjuesta edizione ha posto cura il sig. Morali per sei anni ooDtinui , e noi fai-emo in alrro iiostro fascicolo cono&rere i pregi di que»fo suo lavoro. E uostiM intenzione di renderne per or.t nota solauieiite la jmbblicazione. Vioggio e nwravigliose avventure di un Veneziano cIi esre la prima volta delle lagnne , e si reca a l\tdina e a IHdano^ di F O C /, aiitore dell Antipoligrafo. — jlfila/io , ii3i8, presso Gio- vanni Silvestri. iJAntlpo/icrafo al sno tempo fu considerato coni^ V attentate tRmcrario tli un giovinotto impriidente che ardi attaccare nel siio centro la gloria de' valentuommi, i quali , siccome e noto, non si erano posti a pubblicare il Po/ifirofo , che per l' onore delle lettere e delle scienze. Tutti si scandolezzarono veggt-ndo in quella occasione rinnovato il fatto dell' elefante amaia/zato dalla formica; ma nissuno se ne meraviglio. II Poliprofo s< ritto con estrema lindura ed eleganza in ogni sua parte f.ueva dor- toiire : e 1' Aiuipolicrafo , quantunque sovente scorretto di stile, « qualfhe volta inesatto nella grcimmatica , faceva ridere, per- ch^ )>ieiio di spirito. Il giovine autore dell' Aiuiuolisrafo ha voluto far ridere an- che col romanzetto che annun/.ianio : e vi i riuscito non poche volte: alcune pero per voler far dello spirito e caduto nel basso o nel puerile. E parecchie persona hanno valutato pill questo difetto che le belle qualiti; cosa di die puo egli agevolmcnte ap|>rofiitaro , sia che voalia ua aiorno riprodurre BLbl hal. T. XII. " ^ 9 l3o APPENDICE questo Viaggio , sia che voglia scrivere qualche altra opcr«!tt;i. su questo gusto. Noi fareino intanto qui due osservazioni, che crediamo di qual- clie iinportanza. La priuia e , clie a torto alcuni hanno disapprovato questo li- bretto , coine quello die rappresenta uii gonzo , ch' essi non credono in natura, e che suppongoiio anehe di carattere con- traddittorio. Noi pensianio al conn-ario clie questo libretto abbia un oggetto di senso profondo ; quello cioe di far sentire che r istruzione speculativa, od asti-atta che vogliaiu dirla , senza oggetti esatti di confronto , guida necessariainente a spropositatt e falsi giudizj. E a sviluppare eon nietodo descrittivo questa verita non potevasl altronde prendere il Protagonista , che da Venezia , citta , siccouie ognuno dee sapere , unica al niondo per la fisica sua posizione : niolto pin aggiuntavi la circostaiiza di un giovinetto non usclto del Sestiere di S. Marco. E incre- dibile la quaiitita di cose, alcrove couiunissime , delle quali il Veneziano stato semyire nella sua citta , e un stovinetto non iiscito niai del suo Sestiere., non puo farsi per niun niodo una idea esatta, comunque pur 'le conosca di nome e di qualita ge- neral!; perciocclie non le ha avute raai sotto gli occhi. Vero e pero che 1' A. avrebbe potuto non ispingere molte cose oltre certi termini , e niolte sceglierne con migliore avvedutezza. La seconda nostra osservazione h , die questo libretto facil- uiente addita come v" e un genera di stile, che poco o nulla e stato ancora coltivato tra noi , e che pure ha in s^ stesso assaisoimo pregio: quello che congiunto a bella ininiaginazione , a naturale facilita e a qualdie attenzionc scorre leggiero, franco, disinvolto , rapido , lucidissimo e vivacissimo , e porta in ogni oagetto Tevidenza, e somniaiuente ddetta, e si adatta airuniore, al gusto e alia capacita delle yjersone di ogni classe, di ogni sesso e di ogni eta. Di questo non ne troviamo i niodelli che nella letteratura francese ; e i pedanti nostri lo discreditano per la sola ragione certauiente ch' esso non si accoppia colla loro pedanteria. Costoro calunniano la nostra bella lingua ,quando dicono ch' essa non puo piegarsi a questo genere. Noi siamo assai lontani dal credere che questo prinio tenta- tivo sia da iieputai-si felice. Ma crediamo coumiendevole 1' A. i-he ha fatta questa prova ; e da essa prcndiamo occasione di chiainare I'attenzione de'giovani studios! e cupidi di gloria so- pra questo genere che merita coltivatori , e puo dar fama ono- revole a chi in esso si distingue. Noi crediamo d' averne un pill sensibile monumento in un' opera , che va attualmente qui stampandosi , e sulla quale la piii pai'te delle osservazioni che s' odono fai-si , sembra affatto estranea ai preziosi interessi della letteratura e della filosofia: voglianio dire il I'omanzo intitolato P'ita ed iiiiyrese di Bibi , del quale parleremo a suo tempo. F\BTE ITALIAN A. l3l Collezione drl cla^slci metafi^icl tradottl ed illus trail con note. — Pavia., 1818, presso i collcttorl^ col tipi di Gio. Ciacomo Capolli. Ci ficci uno un tlovere di aanunniare la pubblioazione di due voluiiii di ([tiesta raccnita. II jjrinio coiitieue un discorso preli- iniiiare di pag. i3^> ; 1' elogio di Canesio del sig. Thomas tra- dotto da Antonio Besini ; le annotazioni al detto elogio , e le 're prune meditazioni di Renalo Cartesio iiitorno ai prlncinj delta filusq/ia , /telle quali si inostra la esisCenza d' Iddio e la distin- zione dell' ani/iia dal corpo. II secinido volume coutiene le tre altre meditazioni , e la jjrmia , seconda e terza parte del Sasgio sulle passioni dell' anima. L' edizione e in 12.° I coUettort ed editon sono i signori Luigi Rolla , Giuseppe Germani e Defen- ilente Saiclii. Quesi' ultimo ^ autore di una storia della filo.ofia greca di cui e uscito lai volume e di cui parleremo a suo tempo \eduto die avremo i volumi successivi. Per ora ci limitiamo a lar conosrere clie questa raccolta progredisce valorosamente e clie nierita di essere iucoraggiata dal pubblico. Prove di carat teri, fregi e vignette. — Brescia., 18 18, vol. -J. in 4.° , V lino di pas. xxxii , V altro di pag. XLiv , tipografia Bettoni e socj. Dope il magnifico vepertorio della tipografia Bodoni di Parma pubblicato in questo anno e di cui abbiamo fatto cenno nel Tom. X. di questa biblioteca, parer.i jattanza del sig. Bettoni la pubblicazione del suo , che a dire il vero non presenta per la niaggior parte che cose mescliine e caratteri logori. In ogni jnodo dobbiaino fare giustizia alia eseru/ioue e correzione tipo- gralica , aU'ottimo gusto ilella dispusi/ione, ed alia buona srelta de' passi coi (juali lia cercato tli rendcre utile (juesto lavoro chi lia presieduto alia compilazioue de' uuscellanei iratti da varj gu~ tori St aiitichi che inoderiii. Poesie c prose di Cesarc Anici , profcssorc di storia nel patrio Liceo , meinbro e segretario del R. C. Istititto ituliano. — Brescia., 1818, po/. 2." di pa- gine 142, vol. 3," di pag. i eg, per Nuolo Bettoni. Aiinunciamo la pubI)licazione del secondo e terzo >olunie delle opere del sig. Anci. 11 secondo contiene la Georgica di Vir- ^ilio volparizziita , alia quale V A. ha premesso un bellissimo sciolto intitolato La iiiusa virgiliana. 11 terzo vulume contiene il poemetto in quattro canti deuli Ulivi. e 1' ejiistola intitolata Fiag- gio inelanconico puliblicata ml tomo VIII di questa nostra bi- blioteca. Nostra intenzione nou c per ora di enti-are m alcun circostanziato esaina di queste opeve. Noi lo fareuio tosto che sai-u usctto r uluiuo volume. 1 32 AT P E N DICE / secoli della letteratura itallana del C. Gi.o. Batllsta CoRNiANi , conti.naata fmo alC anno loco. — Bre- scia, 1818, vol. I in 12."^, per Nicolo Bettoni. Questa ristanipa dell' applaiidita opera del C. Corniaiii e prt-- ceduta da una vita inedita del sig. Camillo Uj;oni. 11 foniiato pill coniodo e la nitidezza tielia stampa raccoiiiiindauo singo- larmente questa miova edizione. Noi parleieuio in altio teaipo r. deir opera e della vita. Osscrvazioni ineteorologiche ^ medlche ed agrarie fatte in Verona nelt anno 1 8 1 7. — Verona , 1 8 1 8 , opii- scolo in S.'^ di pag. Si , dalla tijwgraflaTi.amiMiziin. Bello e lodevol costume si e c[ueUo dell' Accademia agraria Veronese di ofterire al pubblico colla stampa ogiii anno le o»- servazioni fatte di mese in mese da tre de' suoi socj e vertenti sulla nieteorologia , la medieina e 1' agraria. Della prima fu os- servatore il sig. Gio. Federico Mayer , della seconda il sig. dottor Matteo Barbieri , e della terza il sig. dottor Giro Polini clie in f[uesta parte fa le veci del celebre aVjate Bartolomeo Lorenzi la tui ottuagenaria eta il tiene ritirato in una sua villa posta in un luogo di nionte da lui reso fertile colla sua agraria espe- rienza , come r ha reso illustre colla elcganza cle' suoi versi. Pilese per mese si da in questo libretto 1' altezza massima , nudia e minima del ))ai"ometro , la temperatura dell' atmosfera , i giornt tereni , varj , ventosi , di pioggia ; le malattle e il uumero dei morti nelle diverse eta ; gli effetti della stagione sulla vegeta- zinne, sui prodotti, sugli animali, sull' agricoltura, ed il novero ed il oome delle diverse piante die si tTovano in fiore nel cir- condario della citta. Alia pagina peniiltima di cjuest' ojiuscolo SI rende conro, succintamente epilogando, degli eilelti e quality distiutive deir aimo suddetfo in fjuesta guisa = <( Siiigolari per varj rapporti furono le vicende di fjuest' anno , tarito riguardo alle costituzioni meteorologiche , quanto alia qualita , quantita e natura delle nialattie, die grassarono (a) Ira noi, ed in molte altre citta dell' Italia e fuori. Sebbene le stagioni invernale e di primavera abbiano corrisposto presso a poco a quelle del 1797 con quasi costante serenita e regolar corso, nulla di meno sensibile differenza si e riscontrata in questo , relativameiite a quello , neir influenza delle malattie e delle morti. Wancarono in citta 26S8 e nacc(uero 1 78 1. La perdita fatta ammonta a f)27 individui in confronto dei nati. Questa sensibile perdita potra sembrare alquanto riflessibile a quelli , che non conoscono le accadute vicende di alcuni precorsi anni , essendoclie nel 1800 (a) Non possiamo approv.ire questo Sgraziato latinismo nientc analog") alV indole della nostra lingua. PAUTE ITALIAN A. 1 33 morirono in citta 2f;8i : nel iBoi pcrirono 2439 : e nel pid recente 1814, fuvono 2978. II principale predouiinio lo eser- citarono 1*^ acute e croniche affezioiii al polnione : vi tennero tliftro le ffbbri psanteniaticoiniliari , peteccliiali e tifoidee , cpie- 6t' ultiiue sinjiolanncme nelle carceii ed al civico spedale : in terzo luot,o le febbri gastro-biliose , le diarree e dissenterie ed i morbilli, delle quali tutte inancarono 866. Funesto ai neo- iiati e stato quest' anno , ed a (|uelli non giunti alia puberta , per cui perirono 83 1; fra' C(uali 35 1 clie compiuto non avevano il pvinio anno : eluusero gli occlii 426 vecclii. Se fra noi in citta abbia avuto luogo alia produzione di tante infermita e tante niorti iin quid di epideuiico o di reale contagio, ne giu- dichino i nostri medici , clie per tanti anni ebbero a curai-e le frequenti iniliarie e peteccliiali , ch' io non lio il coracigio di dicliiaranni partigiano dell' una o dell' altra opinione. » Delia storia F Inghiltena di Dai^ide Hume, versionc dair iuglcse di Spiiuhoiie Castelli. — Venczia , 1818, stamperia Picotti. La storia d' InghilteiTa di Hume meritava pui" bene di essere tradotta in italiano , ed oggetto era quasi di stupore il vedere die da noi non se ne avesse alcuna versione. A questo vote ha creduto opportuno di riparare lo stanipatore veneto Picotti , e non puo dubitai-si cbe gli eruditi Italiani gliene sapranno buoii grado. Non abbiauio sott' occliio finora se non il priuio volume di quest' opera , il quale coniprende i prinii cinque capitoli della storia, preceduci dalla vita dell' illustre autore scritta da lui medesiaio, e da una lettera clie sonimiuistra il ragguaglio degli iiltinii moment i del vivere suo. II Picotti per dare al pubblico italiano quest' opera , si e ap- poggiato ad un uomo gia couosciuto per altri lavori , il sig. Spi- ridione Castelli. Is'<^ luigliore gcelta per avventura poteva egli fare di un ti-aduttore , giaccli^ sajipimno clie il Cai7e//t possiecle ottiniamente la lingua inglese, il clie da molti Inglesi luedesiiui colti ed eruditi i stato piii volte riconosciuto. E nella iialiaua favella si uiostra egli pure alquanto versato , giaccli^ terso al- cuna volta ne e lo stile, ed elegante la elocuzione. Solo ci resta alcun dubbio clie quelle stile , clie troppo sente la ricerca delle paj-ole e delle frasi , e troppo gonfio n mostra frequeote- niente per una studiata toniitura ili periodi , e j>er le continue trasposizioni, quello non sia cbe conveiiga alia storica nairazioue , die adattar si possa di continuo all' indole della lingua inglese , e elie riuscir possa piacevole a clii ania di leggere la nuda e schietta esposizione de' fatti clie il complesso fonuano della storia. Avvi difatto qualche squaicio della traduzione, nel quale icbbene il Castelli siasi attenuto a tuiti i sentinienti , ed anche l34 A P P E N D I C E alle espressioni dello scrittore originale , awiene tuttavia clie ic frasi e le parole non si riscontrano peifettaniente le medesime iieir uno e uelTaltra, e cio solo perche il traduttore ha fatto use di varj modi di dire die non si accomodano intiei'amentc alia natura ed all' indole del linguaggio di Hume, Per tradurre le opere di questo scrittore , die si scrvi seuipre di nietodo analitico nella coniposizione del periodi , ed in questi studio senipre jiiu die altro la ciiiarezza , ed uii' amabile naturalezza e semi'licita , conveniva tenersi ben lontano da qualunque in- versione o trasposizione dei penodi medesinii , e studiare che alia costruzi^ne inglese corrispondesse qiianto piii si poteva 1' italiaua. Altro scoglio in cui ha urtato il CasteUi , e quello dei voca- boli. Egli lia fatto una eccessivn ricerca di quegli usati dagli antidii scnttori , ed anche affatto obsoleti o disusati , e di questi ha seiiiinato la sua traduzione , sebbene alcuna necessity non ve lo spingesse , ne alcun niotivo di opportune coUocauiento. Anzi in alcun luogo osserviaiiio che egli ha insei'ito que' vo- caboli antiquati come geuuue , oiimiettendo a bello studio gli equivalent! beiiclie chiai'i ed espressivi. A fronte ])oi di questi suonano assai male altri vocaboli , che si riconoscono di engine tutta Mioderna, ed alcuni fors' anche di origine straniera. Fuvvi chi dublto che il CasteUi , bene istrutto nella lingua inglese , non conoscesse pier avventura bastantemente 1' italiana. Noi siamo di tutt' aluo awiso, ed osservando in alcuni periodi una certa disinvoltura e Ipggiadria , ed anche talvolta una di- screta eleganza , crediaiiio ch' egli abbia errato solo per volerc inopportuuamente far pojupa di una lingua piii colta, e di uno stile piii elevato. Siamo dunque d' avviso che qualora questa traduzione sia purgata dalle troppo frequenti e troppo studiate trasposizioni , dai vocaboli antiquati e da qualclie neologismo, possa questa continuare a comparire con universale soddisfazione e con vantaggio deJla italiana letteratura. II CasteUi potra com- piere lodevoluiente la sua impresa , qualora tenga per fermo che il dovere del traduttore quello e di accomodarsi alio stile del suo originate , al coiuune intendimento di coloro pei quali egli traduce , e di fuggire per conseguenza nelle frasi, siccome pure nelle parole , quella affettata ricerca e quella leziosita, che meno utile , se non pure riprovevole , renderebbe la sua fatica. Ci lusinghiamo pero che superflui possano riuscire questi av- vertimenti , perche sappiamo che il traduttore ha gia rinunziato a quel nietodo vizioso , e a quel lusso iiiiportuno di parole e , di frasi troppo studiate, e nei volumi susseguenti dell' opera gia pronti per la stampa ha adottato uno stile , che speriamo corretto bensi , ma piano , facile , uaturale , una costruzione analitica , quale si couviene alia storia , «#non jiossa riuscir punto discordante dall' originale. I'VUTE 1T.4LIANA. l35 S V I Z Z E R A. Nuovo stabUimcnto dl havi rapporti: cior I." del bagno considerate) come annniiiistratore posiiivo o negativo del calorico ; 2.° del bagno cousiderato come conduf- tore del fliiido vitale ; 3.° del bagno considerato come agente nieccanico ; 4.° del bagnc) considerato come rimedio generale ; 5.° del bagno considerato come lavacro. Tratta finalnienre del fango o luto ; delT applicabilita del bagno a diverse inalattie con alcune storie di malattie curate coi bagiii artificiali in co- testo stabiliniento sulla traccia del cenno teorico-pratico gia de- icritto. I bagni debbono prinripalmente la riputazion loro ai medici clie ne esagernrouo i pregi e la elTicace influenza. Tutti i bagni d' Italia, di Francia, di Gennania , d' Iiiglulterra vantano qual- t'lie f.unosa opera di accrediiato medico clie li rese f;imosi e fece la loro fortuna. Noi |)ronosticliiamo male di ([uella de' bagni d' Ole^gio se non avra altro scrittore die \\ sig. Paganini che li provi e ne propaglii la riputazione. Chi potra tenere le risa a (|ue«to 8U0 esotico gergo che pare piu lingua furbesca clie lingnaggio dell' arte ch' egli professa ' il ferro entra come capo sceiia a sradicare i malori ( pag. 88) ; il bagno entra in terapeu- tica scena (3i); i iiiinerali prota^onisti (11); gli appartamenti luilitano col multiforme orizzonte (21) ; il lacno e I' agente mi- litante coi piii validi campioni della materia medira ((i3) ; il fluido vitale ^ assediato nella parte dolente (41) e tann aliri. L'A. dopo aver sudato a preconizzare il valore de' protagonists ininerali dell' acqua madre die scaturiscc dal portentoso suo fonle nitriera , se ne dimentica tosto , e viene a parlare del caldo e del freddu ( cominciando dal bagno termale in grado eroico 0 magistralmente caldo sino al diacciato ) come agenti principali della sua tcrapeutica balnearia. Altrove asserisCe che nelle ma- lattie i forza sempre riparare al sintoma piit urgente (3i); nia troppo sarebbe notai-e tntte le stravaganze di questo opuscolo ingemmato di frasi e paroloni metlici da Tire di quando in quando spaitare i caui ; come sarebbe , /' astrodinia reumatica affettata l36 APPENDICE a lussazlone (70) ; gli relinquati di, neoralgia (76) ; /' erpete se- dente (78) ; la calcolazione a diatesi media (84) ; la peripneumo- nia accoiiipagnaca da ccclainpsia , e da diversi adinaiidci sconri prodotti da violenza azione comhustiva sopra base stenica (85). II nostro A. non e piu felice oratore quando an-inga pro doiiio sua e va mostrando il coinodo , le bellezze i vantaggi del suo stabihmento ; malgrado ch' egli si allambicchi il cervello a cer- care delle approssiniazioni retoriche e faccia conchiudere ai hagni de' graudi negozj, come sarebbero diplomatici ahboccamenti, dispositive nuziali , uhimazioni di lid, e vi trovino in quegrin- fnntati giardini il medesimo interesse la zitella e il hotanico. LUCCA. Vita di Antonio Qiacomini Tehaldiicci MalespiNi , scritta da Jacopo Nabdi. ■ — Lncca^ 1818, vol. i , ill 8.° di pag. 1 36 , dcdla tipografia di Francesco Bertini. Noi abbiamo in altro luogo annunciata 1' impresa del signoi- Bertini di dare un supplemento alia edizione milanese de' Clas- sic! Italiani (vedi torn. VI, pag. 536 di que>;ta Biblioteca). Que- sto volume forma parte di tale raccolta. Noi spei-iamo di ve- derla condotta a fine con prontezza e precisione. In questo vo- lumetto e aggiunta anche 1' apologia di Lorenzo de'' Medici. Verra in appresso ristampata Victoria dell' Europa di Pierfrancesco Giam- //;///ari derto r Erodoto italiano, testo di lingua stanipato solo una volta in Venezia nel i566 in un niodo verwoonosamente scorretto. STATI PONTIFICJ. Qramniatica, o siano rcgole per ben cantare di Anna Maria Pellegrini Celoni , romana , dedicata ad Antonio Catvova, Edizione seconda. -- Roma., 18 17, in fogl. bislungo , presso Francesco Bourlie. Piaccomandabile per molti pregi e quest' opera in un tempo massimaniente in cui la buona scuola del canto e il vero me- todo sono in gran decadenza. La sig. Pellegrini Celoni ha sa- puto con buona scelta raccogliere quanto i migliori maestri lianno detto o praticato in questo argomento , e la sua opera contiene i seguenti esenipj od esercizj accouipagnati da brevi e chiari precetti. Scale per ferniave la voce. Delia formazione della voce con iscale a questo oggetto. Dello spianare la voce. Dei mezzi con- diicenti ad agilitare la voce ; esempj e solfeggi a questo effetto. Deir appoggiatura posta per salto ad ogni nota. Come si fornii PARTE ITALIANA. 1^7 il Irillo e come i>i debba gtudiare. Del niordeiite. Quail sieno le vorali nelle qiiali si debba vocalizzare. Cosa sia caniare di ))or- raniento con solfei;;;! ed esercizj ajipositi. Come si debba lifio- rire la niusica. Del recitative tanto da cliiesa quanto da teatro. Delle arie colla secoiida parte. Delle cavatine. Dei rondeau. Delia uuisica concertata a ])iu voci. Eleinentl dl chhurgia di Filippo Leomardt , chirurgo primario e lettore dl anatomia e chirurgia iielV ar- chiospedalc del SS. Salvatore ^ ecc. — Tre vol. in 8.° stanipatl in Roma, il primo di peg, 3o8 nel i<)izj., il secondo di pag. 248 nel ioi3, e I' ultimo di pag. 2 1 1 nel 1 8 1 7. Quest' opera e divlsa in chirurgia medica ed In operatoria. La prima parte della chirurgia medica comprende le nialattie ge- neral! , die indistintameiite possono attaccare tutte le membra del corpo umano, e sono le irilianima/ioni e le loro conseguenze, 1 tuuiori di tutte le specie , le soluzioni di continulta , cioe ul- ceri, ferite e fratture; liualmente le nuitazioni di sito, come le luAsazioni e le malattie delle ossa delle ai-ticolazioni. La se- •conda ))arte della chirurgia medica consiste in tutte le malattie local i , del capo, del coUo , del j^etto , del venti-e , ecc. Questi argomenti formano la materia dei primi due volumi. II terzo che versa sulla chirurgia operatoria, tratta delle operazioni secondo r ordine delle parti sulle quali si sogliono praticare. Protesta r A. di essersi accinro a questo lavoro ]ier adeiupire all' inca- rico aflidatopli d'isti'iiire i giovani nella teorica e nella pratica della chirurgia nel breve spazio di tre anni, mentre e persuaso che la repubblica medica abbonda di eccellenti tj-attati di chi- rurgia , sicche possono sembrare infruttuosi e superflui questi 8Uoi ejementi. Per la stessa ragione noi ci siamo limitati a darne uii semplice annunzio; giacch^ ^ gia in s^ niedesima 1" opera un breve compendio di precetti abbastanza noti e divulgati. Con tutto cio non lasceremo di dire, che I'A. ha raccolto con ottimo discernimento le cose piu imjiortanti dell' arte che insegna , e le ha esposte con ordine e stile chiarissimo, non che con certa elezione e semplicita d' idee che caratterizzano un profcssore csperto ed ingenuo. 1 38 APPEND ICK REGNO DELLE DUE SICILIE. Soluzioiie eaatta e slntetlca del celebratlssimo pro- blcma della trisez'ion dell' angolo dell' avvocato Gae- taiio Rossi di Cataiizaro iiel regno delle due Si- cille. Aporlsma di geometria elementare , gid rl- spianato , e ridotto a semplice teoremct generate , e a pnro lemma porismatico. Prima edizione. — Napoli, 1818, nn vol. in 8.° di pag. 156, dalla tipografia Cliianese. La costruzione clie insegna in questo libro il sig. E.ossi , tia- dotta in trigonomeu-ia , si esprimerebbe cosi : Sia a r angolo da trisecarsi ; si cerchi 4 sin a . $in b . , ,, i j tan b = — ; svi c = , sara b-c 1 angolo do- 5-4-4 '•'" ° 4 iiiandato. Vedianno gV intelligenti se questo metodo debba riguavdarsi come un esatto sciogliniento del probleaia , oppnix come uni regola non dispregevole di approssiniazione applicabile agU an- goli non troppo ottusi. 5:<;i,ij-! v-, Kl PARTE ITALIANA. I 09 . NOTIZIE LETTERARIE ED AISNLNZJ. Carta topo^nifica dcllt provincia di Lodi e Creina dell' iitgcgiipre Andrea Terzi di Lodi. II paese die abhraccia la provincia di Lodi e Crenia, giiista il compartiuiento pubblicato coUa goveruativa notificazione ]2 aprile 1816, e contcniiinato dai confini clie iion appartenevano all'an- tico Lodigiauo. L' aggregazioue delT intero territorio Creniasco , di varj couniui «'\-Piareiitiui al di (jua del Po , e di altri clie in addietrri praiio rouipri'si nei gia dipartimeuti del Serio e del- r Olona nc accrebbero considevevohnente 1' esteniione. Tali addizioni rcsrro incouiplcta la carta topografica dell' antica provincia di Lodi , la quale d' altronde lasciava desiderare mag- giori dettaglj. II sig. ingegnere Terzi lia ora pubblicata nna nuova carta to- pografica della jirovincia , la quale atteneudosi esattamente agli attuali confini , coinprende i distretti in cui e divisa , la deno- niinazione , 1' ubicazione e la pianta esatta di tutti i counini , frazioni o caseggiati dipendenti e le chiese paiTOccliiali presenti, distiute le strade regie, le provinciali, le comunali , niarcandone gli andanienti e le derivazioni risjiettivc , indica con precisione il corso del fuimi e de' pnuiarj canali destinati all' iiTigazione , la forma e 1' cstcnsione delle costiere degli ai-gini e delle risaje, la posizione di-i terrcni jialudosi e boscliivi, le stazioni niilitari, di posca, e tiella I. e R. gendaniieria , i ponti ed i porti Eui fiumi. Una carta couipilata dietro queste tracce h riescita utilissiina alle autorica ed agli inipiegati pei loro rispettivi attributi , a! ■privato cittndino nenli oggetti di proprieta o di comuiercio , ed al forestiere nel percorrore la provincia. La dimensione della carta e di nn metro quadrato , la sua esecuzione ^ bellissiiua. Tutto vi ^ notato con grande cliiarezza e prerisionr. Questo lavoro fa snmmo onore al sig. ingegnerc Terzi ed al sig. delegato conte Casati cui e dedicato. Sarebbe desiderabile die tutte le provinrie del nosiTo regno iuiltassero r esempio del sig. Terzi, e vediaiii con piacere die in altre provincie si prouiette di emularlo. I comuiii tutti della pro- vincia dovrebbero coucorrere ad incoraggiare simili iinprese, as- •ociandosi almeno a una copia di tali carte. Ei sarebbe un tributo dovuto al luerito ed alio zclo di chi impreude tali lavori, ed uu acquisto clie il comuoe faiebbc di una carta die gli preseutassc in un colpo d'occhio tutte le sue relazioni topograficlie. Quests carta ^ vendible presso 1 principal! libra] di Milano, di Crema e di Lodi, al prezzo dl lir. 21 in carta sopiallina in ncro , di lir. 24 colorau e di lir. 18 in caita fina in nero. l^O APPENDICE Vediamo con piacere aiinunciata un' opera suU' agric )ltura flel Lodigiano , alia quale succedera iiu' altra sulla fabbricazione dei- foruiaggi. Sono anibedue del sig. dott. Agostino Bassi degnissiuio di elotii per le sue cognizioni lisiclie e pci lumi clie ha sa- puto portare nella pratica agraria toUe sue indagini e colle sue esperienzc. Le associazioni si ricevono presso il sig. Gio. Silve- stri , stampatore agli Scalini del Duomo in JMilano. Noi abbiamo tutti i fondamenri di pronosticar bene di questo lavoro del sig. dott. Bassi , e sperianio che la sua iuipresa ti^overa iucoraggia- niento presso del pubblico. L' opera contenente la pratica agraria lodjoiana sar.a in due vol. in 8.° ; quella sui foruiaggi m un vol. in 8.°; il prezzo sara di i5 centesimi al foglio per gli associati; e di 20 centesimi pei non associati. Li signori Geminiano Viucenzi e conip. di Modeua con loro manifesto in data 28 giugno p. p. annunziano die hanuo incomin- ciato la stampa delle opere inedite di monsignor Adeodato Turclii, vescovo di Parma. Questa edizione, contenente Omelie e prediche alia corte , sai-a di 6 in 7 volumi in 8.° piccolo. Le associazioni _ si ricevono dai principali libraj d' Italia al prezzo di cent. 16 per ogni foglio di stampa ; oln-e cent. 20 per la legatura alia rustica d' ogni volume. II prirno tonio avra il ritratto dell autore, pel quale si pag'ierauno centesimi 20. Le spese di porto ecc. sono a carico degli associati. II primo tomo suddetto e dedicate a S. E. reverendissima , monsignor Tiburzio Cortese , vescovo di Modena. Finite le cose inedite, gli editori intraprenderanno la ristampa delle opere gia conosciute del medesimo autore , qualora ab- biano un sufficiente numero d' associati. II tlpografo Francesco Bertinl di Lucca lia intrapreso la ri- stampa delle opere del P. Giambattista Roherti della compaguia di Gesu. L' edizione conterra tutto cio che nelle precedent! si trova , e inoltre quanto in esse era stato dimenticato , benclic stampato aln-ove , ed alcune lettere inedite. Questa raccolta, gia molto inolti-ata , sara di i5 voluuii circa, in 0.°, al prezzo di soldi 5 per ogni foglio di stampa. Le associazioni si ricevono dall' editore e dai principali libr.ij. Agli amatori della chimica filosofica applicata cd- V economia domes tica. Leonardo Ciardetti , tipografo fiorentino , sta pubblicando un Corso di chimica economica composto dai sig. dott. Giuseppe Giulj , gia noto per molti scritti spettanti aJle scienze fisiche,'» versatissimo specialmente nella chimica. Quest' opera sara divisa in due tomi di circa 3co pagine 1' uno , in 8.°, con ottima carta PARTE ITALIANA. I41 r tersi caratteri. Nella prima sezione si trattera dei priucipj ele- uientaii clella stipnza , e nelle orto sezioni seguenti venanno gli 8teB>i })iiiicijij npplicati alia cosiruzione , manteniiuento, ornato ; illuulina^ioa^; , riscaldamento e salubrita delle case ; alia prepa- razioue e conservazione dei cibi , delle bevande e dei condi- uieuti ; alia fabbrit-azione e ripulimento degli oggetti di vestiai-io, alia uetiezza dell' individuo ed alia sicuiezza delle scritture. U prezzo di ogni volume sara a ragione di due cvazie per foglio , ossiano soldi 3 e denari 4 fiorentiui per ogni 16 pagine per i signori aszociati , e di soldi 5 dopo il tenuine dell' associazione. La staiupa d' ambedue i volumi sara terminata nell' ottobre l8i8. Le associazioni si rlcevono dall' editore in Firenze , dal sig. Bernardino Pianigiani nella R. posta di Siena, e nelle aitre citta dai principali libraj. Lo stampatore e librajo Ranieri Prosperi di Pisa avvisa i medici e giuris)5eriti italiaiii aver egli adempito , giusta il mani- I festo del 28 niaggio ultimo , 1' inipegno assuntosi di )iubblicare I neir estate la = Wedicina legale , secondo lo spirito deJIe leggi I civili e penali veglianti nei Governi d' Italia == del dott. Gia- I como liarzellotti , pubblico professore di medicina })ratica nell'I. R. Uni\ersita di Pisa. L' edizione e in due volumi in 8.", il primo di fogli 20 '/, , ed il secondo di 22 'J,.^, II primo tomo comprende tre libri : 1' afro- disiologia , o Venere forense ; T embii'logia , o la vita echssata e distrutta ; e la paranologia , o i delirj e la fatuita. II secoudo I tomo racchiude iliie: libri : la tossicologia , o i veleni ed i ve- ; nelicj ; e la cliirurgia forense , o i ferimenti e gli omicidj. Si vende dall' editore e dallo stampatore librajo mstri in Pisa al prezzo di due crazie toscane al foglio di stampa, non compresa la legatura. Niccolo CapuiTO di Pisa , secondo la sua proniessa , lia pub- blicafo i due jirinii volumi della collezione di otcimt Scrittori italiani , in supplemonto ai Classici milanesi. 11 I." contienr T Eroidi di Remigio Fiorentino. II 2." i seguenti = Trattato del Governo, del Savonarola, col »uo discorso a Carlo VIII. — Avvertimeiiti civili di Francesco Guicciardini, col discorso a Clemente VII sulla rifonna del go- I verno di Firenze. — Apologia di Lorenzo de' Medici , riscon- trata e corretta. II volume ^ adorno della Corniola celebrc del Savonarola , intagliata egregiamentc dall' incisor Testa, romano ; illusrrata dal sig. abate Zannoni : bell' edizione , in 8." , co' ca- ratteri di Didot. In Milano si vendono da Stella e Comp. al prezzo di franclu 4, piu le spese di porto a carico dcgU acqiurenti. 14^ APPfiNDICE Sono sotto il torchio le storie di Dinu Compagni. Del Gian- notti sono state trovate nella Vaticaaa e copiate le operette MSS. citate dal Zeno , e si pubblicheranno V anno venturo. Lo stesso ha pubblicato Mazza, poesie , tonio 3.°, col quale si compiono tutte le poesie originali di quel celebre scrittore, comprese aleune anco inedite. Alfierl^ ti-agedie , tomo 2.° in i8.°, carta velina, caratteri di Didot. Col 3.° restano compiute le tragedie. C 0 R R I S P O N D E N Z A. Lettera del sig. Asteus al Direttore delict Bihlioteca italiaiia. Roma 1 25 setteinbre 1818. Signori , Ho letto nel vosti'o giornale del niese di luglio una critic^ sulla mia opera. Sebbene conosca clie non e dettata , che dal- V intenzione di rilevarne quelle che ne pensate , tuttavia mi credo in dovere di farvi osservare , che sono sfuggite alia vo- stra penetrazione, e non sono state ben intese le seguenti con- siderazioui. i." Voi osservate che ascendere in un niodo straordinario , e da posporsi all' ascendere con mezzo di una scala di niateriali , che e quanto dire in Roma ^ meglio ascendere per la scala del palazzo Gaetani , che per quella degli addobbatori delle chiese ; e qui non posso che convenire con voi. Ma se si pre- peuta la quistione in questi termini ; e meglio ascendere con tre o quattro cento libbre di peso per la scala Gaetani, oppure con una meccanica die facilmeute trasporti il detto peso , la persona che dovrebbe portarlo ed il motore della delta niecca- nica? e certo clie ognuno conven-a che la meccanica e prefcribile. a." Voi osservate clie potendo disporre di una capacita suffi- ciente, o eguale a quella del disegno Cacchiatelli, ognuno pre- ferira una scala stabile di pietra alia mia meccanica. Anche stt questo rapporto siamo d' accordo ; ma in genere non possiamo esserlo ; mentre se la mia ruota ha un diametro di i5 o 16 palmi romani, puo agire con una larghezza di 2 palmi e mezzo o tre , spazio nel quale e impraticabile una scala stabile ; dun- que in caso che si debba ascendere per un pertugio a foggia di parallelogramo , conveiTa preferire la mia meccanica anche sul rapporto che ascendono in un tempo due uomini ed un jieso di ti'e o quattro cento libbre. 3." Vi e il caso che una scala occorra per un determmata tempo , passato il quale piii non si^ necesgaria. Chi non prefe- PARTE ITALIA-NA. 1 43 rira la mia ad im scala di inateriale die costa molto , e forse tanto per disfaria rlie per costruiria ? Del resto io vi vingrazio della bella , esatta e succinta de- •crizione delta mia opera, taiito piii clie mi ha dato occasione di rilevare queste circostanze die forse non avro saputo bene fsporre iiel uiio discorso. II seiitimento di giiistizia die vi gnida mi fa sperare die voi voiTete j)tdjl)licare questa mia col mezzo del vostro giornalc. Squ(trcto di lettera del profess ore Giuseppe MoRETTi al Direttore della Biblioteca Italiaiia. Vicenza , il 20 agosto 1818. « Presso gli egi'egi S'dvestri e Corti di questa citta ho osser- " vato uua bella sottospecie di strontiana solfatka , die io penso » non sia stata per anco descritta da verun mineralogo. Credo » percio di fiirvi cosa grata col comunicarvene una breve de- » scrizione. « Strontiana solfatica coufigurata in piccole masse lenticolari » leggeriuente coiivesse in uua superficie e concave nell' oppo- »> 8ta. La loro grossezza centrale di due a quattro linee va suc- " cessivauienre diminuendo verso gli orh , die sono estrema- " niente sottili ed alquanto intagliati. Le superficie di colore ce- ■" nerino sono piuttosto lisce , se si eccettuino alcuni leggerissimi " solclii , ina coinpai-jscono ruvide e scabre per la terra mai'iiosa » che sovente vi e attaccata. Rompeudole si scorge la struttura n filamentosa , ma nei iilamenti die da una superhcie giungono ') all' altra si osservano nel mezzo della loro lunghezza diverse » linee di un colore piu cupo. A prima veduta si crederebbe >» die f[uella losse una separ.uione di continuita, ma esaininan- » do coll.i Icnie 1' inieruo di tali masse, si vede die 1 hlamenti " sono inceri , e die verso 1' estrcuiii.'i lianno un colore cene- » rino piu ehiaro . e verso la meia della loro lunglie/za lianno » quel Colore die e cosi fre({ueuie iiella strontiana solfatica , per » cui ha ricevuto il nouie di celestina. Pare che una maggiore » mesrolanza di terra calcaria j'resso li superficie abbia prodotto » queir alterazione di colore. Riuvieusi uella valle dell' Onte. » Osservazioni mtceorologiche jatte all' I. E. Osservatorio dl Ereia. 1818 0 T T 0 B R E. M J> T T I N A. Sera. c 6 cti 6 — ■ 4J u - - S - P S 2 0 a Stato del cielo. 6 K ^ s N ° V 6 5 g N > II Stato del cielo. poll . lin. 0 poll . 1.11. „ 1 1 ^7 6,() + i3,c E Sereno, nuv. 27 5,4 + 15,3 e Pioggia*. j 2 27 5,6 +i3,c E. .0 Piovoso. 27 6,0 + 13,0 E Nuvolo. 3 27 7v^ + 11,8 E Nuvolo. 27 «.7 + i6,o 0 Ser. nuv. ser. 4 27 9ii +11,6 S Sereno, nebb. 127 9,1 + i6,5 s Ser.nuv.piog 5 37 8,6 + 12,3 0 Ser. nuv. ser. I27 7" + i-,3 S 0 Sereno. 6 27 7,c + i3,o E Neb. nuv. ser. |27 6,c +i6,5 S E Nuv. ser.uuv. 7 27 6,0 + i3,o E Nuv.rot.piog. 127 6.C +J4,5 E Nuvolo rotto. 8 27 6,0 + 12,0 E Nuv. piovoso. 6,4 + 14,0 N E Nuv. pioggia. q 27 5,0 +i3,o E. . S Nu. piog.tem. |2~ 7,0 +14,0 SO Sereno , nuv. lO 37 7,8 + 11,0 EN E Nuv ser. nuv. j|27 8,6 +14,'' 0 Sereno , nuv. II 27 (),2 + 9^9 0 Sereno. 27 9,0 + 14,5 0 Sereno. 12 27 q,3 + 10,0 N ON Nuv. rot. ser. 27 9vt> + 14,6 0 Sereno. i3 27 10,0 + 10,0 0 Nuvolo , ser. 27 10,0 + i5,7 0 S 0 Nebbia , ser. 14 27 II,C + 10,6 S Sereno. 27 11,3 + 1(1,0 E Sereno. i5 37 11,8 + 12,0 cs 0 Ser. nebb.ser. 38 0,0 + i5,« S Sereno. i6 28 0,3 +i3,o N E Neb. nuv. ser. iop 0,4 + l5,7 E Sereno , neb. 17 37 11,7 +12,3 E Neb. rot. ser. la-T 11,3 + 14,8 E Sereno. i8 27 11,2 +10,0 N E Ser.nebbioso. 37 10,4 + i3,3 S E Sereno. iQ 27 0,8 + 9,0 N E Nuvolo rotto. 27 10, c +1 1,5 E Nuvolo, rottoj 20 27 10,4 + 6,.^ N EN Sereno. 27 10,6 +10,7 E Sereno. ! 31 27 10,7 + 5,3 N Sereno. 27 10,8 + n,^ 0 Sereno. , 22 27 10,6 f 5,0 NON Sereno. 27 10,2 + 11,7 !> S 0 Sereno- 1 23 27 10,5 + ",7 E NE Neb. nuv. ser. 27 ll,n +11,5 E Sereno , nuv. 24 38 0,7 + 6,5 N E Nuv. rot. ser. 38 0,7 + 11,5 E S E Sereno. 25 38 1,5 + 5,0 N E Sereno. 2(j I,C + 11,8 E Nuvolo , ser. 26 28 1,3 + 4,-^ N ON Sereno. 28 I,' +10,0 0 Sereno. 27 38 1,7 + 4,0 S Sereno, neb. 28 1,4 + 10,5 S Sereno, neb. 28 28 1,2 + 4iO 0 Sereno. 28 0,8 +11,0 0 S 0 Sereno. 2q 38 1,0 + 4,3 0 Sereno. 28 0,6 +10,5 0 s 0 Sereno. 3o 38 0,7 + 4,2 N E Sereno. 28 0,7 + 10,3 s 0 1 Sereno. 3i 38 0,0 + 4,3 s 0 Sereno. 1 27 11,6 + 10,:) s 0 Sereno. AUezza mass, del bar. poll. 28 lin. 1,7 A tezza mass, del term. +17,3 niprlia +11.37 Quantita di ploggia lin. 53,795. . . -1 143 BIBLIOTECA ITALIANA • ■*<>■* ■• PARTE I. LETTERATURA ED ARTI LIBERALI. Edipo Coloneo , tragedia di Sofocle recata in versi italiani did cav. Giambatista GiusTi. — ■ Parma ^ 1817, CO tipi bodoniani ^ dl pag. 168. i jLvendo il sig. Giusti impreso questa versione per- clie esempio t'oisc e inodfllo del perfetto stile d lla trai;edia ( jiag. xxxiii e seg ) , consij;liatainente voile prelu-lervi con uii Discnrso iullo siiltdilla tragedia ita- liaiKi Comincia egli adiiiic|ue dal ricerca e " come av- II venne egli nini die Ira noi Ualiani sotto a lauta be- II nignita di cielo , in co>i gran copia di lelici inge- " gui dal ireJicesinjo sino al dciottesiino secolo uoa i> sorges-e un solo tragico da poter se non aiidare del II |iari co' Greci, contendere alineno i primi onori coi >» Francesi e cogli Inglesi ' >» ( p. i.) E tnsio ecli scio- glie il nodo , " iVancamenie as^erendo die se le an- " ticlie tragedie iraiiniie non piacquero , e se rappresen- II tate ni>n piaccrebbero , ne f"u, e n' e cagion principale II r imperlezione dello stile in die sono scritte n. II clie intende provare recando qiialciie verso delle piu lodate tragedie die apparvero tia il i5i4 e il 1740. A stabilire cio die inlender si ddjba per Utile reca il parere di Pietro de' Couti ^ poi la deflnizioae del Qua- drio , il quale lo fa cousistcre in certo giro e in certe Bibl. Ital. T. XII. 10 146 EDIPO COLONEO fonnole di parlare. A taluno avrebbe tuttavia potuto sembrare clie I'autore desse alia parola stile uti senso pill largo d' assai , o quello die gli sogliono dare i cultori deir ^rti del disegno : imperocche prima di ri- ferire quella definizione aveva detto die « se i primi » aiitori di tragedie italiane , invece d' iafastidire coq » lunglii ed iasulsi raccouti di servi , di nutrici e di >/ messi ;, se iiivece di promuovere le rlsa e di offcndere » il pudore con ridicole allusioni e metafore , con ino- » di sconci e plebei , avessero adoperato queflo stile » che dilettando si fa sentire profondamenie nelT ani- » ma, forse avrenimo noi , anche in quest" arte , supe- » I'ato i nostri eiiiLili. » (p. IV) Laonde pare, secon lo lul , avere gli antichi peccato contro lo stile anche quando introdussero ne' dramnii i servi, le nutrici ed i messi. Ma qui facciamo avvertenza die se I'autore, dipar- tendosi dalla definizit^ne del Quadrio , ch' egli ha per buona , voile nello stile raccogliere tutte le discipline che fanno perfette le opere letterarie, non questa ver- sione soltauto, ma le universe proJuzioni dell' arti fa- cile e speditamente potra giujicare , buono o reo dicen- done lo stile-, ma sara giudicio alireitanto indeterminato e di niun pro ag'i studiosi , ove non curi di scendere a!le singuie cose ^ ne porra poi presnmere di aver bene gindicato di un dramma , recandone alcuni jiochi versi , coi quali non porgera che uaalaiguida idea dello stile cosi Jargamente considerato. Che se rettoricauiente si riguardi lo stile come la maniera di esporre il pen- siero ^ e se I' autore non intese parlare die della locu- zione di que' servi e di quelle nutrici ( che pur non s' espriinono mal }>eggio in quelle tragf-die degli altrl, personaggi ), allora dubiiiamo , quando questi ple- bei usassero anche il certo giro e le certe formole di parlare piii convenienti alia loro condizioae; anzi quan- do alcun maggior zelatore dell' antico teatro studiasse a vestire ognuna di quelle tragedie della piu esquisita locuzione ( espressione del Boccaccio dall' autore apr, plicata alio stile della tragedia ) , dubitiauio, dice, che gli Italinni jiotessero nella drammatica andar di paro cogli emuti loro. Pero che quelle tragedie non difettano in principal luo- go dello stile; ma di questo ancora conseguentemente a tutte V altre defonniia loro. Lo stile piii che nelT arte ha fondaraento nelT indole e te.rapra, dell" iugegno e <]el cuore i e clii non trova ia se afFetti da significa- re colla parola , neppure si speri di vedere nei I bri altro die voti fraseggiamenti ; i quali sapra raccoghere e diligeiitemeiite adoperare ne' projirj scritli , uia non acConciani'^nte , e il torpore delta sua anima vena ia quella dc' leggitori. Non fu caso se niolti di quegli an- tichi ira»edi non trovarono 1' ottiuio stile , ma neces- sita die derive dall' inopia nella quale eiano di tutto die abliisogna per lodevolmente comporre un dramma. Fu perche i piii di lore piegarono servilmente V iu- gegoo alio studio de' tragici greci , e crederono mi- gliorc consiglio , anzidie vestire gli afFetti deH'cspres- siorii die lor suggeriva V aniino proprio , vestirli di quelle che trovavano negli antichi libri ; e spensero , per cosi dire, l' ardor naturale die sentivano in se , per derivarne i\n futizio dalle greciie tragedie : cosi si posero a dettare col cuore muto , e quegli eseniplari dinanzi. Fu j)erdie altri stimarono di supplire colia faticosa imlta7ioue all' ingegno che indarno desidera- vano , e con qnella acquistar lode in una maniera di coniponiuunto che plu d' ogni altro sdegna 1' imitazio- ne , e che vuolsi tutto esaurire dalle viscere dell' ani- ma. Fu linalmente perche la tragedia, meglio che ogni altro lavoro Ictterario , abbisogna di una particolare quallta d' ingegno , delta quale la natura e spesso avara anclie a cui e iarga delP altre. Percio furono in Italia ingegni nobili e splendid!, e trovarono lo stile dell" e- pica e delta lirica poesia : furono ingegni amorosi e fantnstici , e trovarono lo stile de' romanzi e dell' ele- gie: ma mancarono per avventura quegli ausleri e pro- fondi delle piu generose passioni suscettivi , che cer- cnno e trovano gli altri in se stessi : o , se non man- carono , non poterono libcramente usare le loro facolta , e spesso neppure conoscerle :, negando i tempi I' ap- prendiniento di qnella lilusofia che conduce ad alta- menie prusare e dettare ; e die , mentre consente al- i'inielleito la conoscenza del vero , sembra farlo piit I'erspicace anche a quella parte del hello che sia nella viva espressione delle piii nobili pn<«ioni umane. I no- stri predeccssori si contontaruno a dcrivare dalla fan- tasia le imniagini della belle77a ; riescirono ad espri- mere i soavi ed universali afl'ctti del cuore ; e spesso non cnrarono ire pin oltre. l^la nella tra^edia voglionsi far sentire q-iclle passioni , che nan in tntti gli animi 148 EDIPO COtONEO possono capire , sia per 1' obbietto ch' elle lianno , sia per gli estremi tertniai die toccano ; e le quali hantio spesso graa parte al bene o al male coiuune. I versi d' amore , le queriiuonie , le patetiche immaoi- nazioni non soiio sufficient! a determinare quella pro- fondita di sentimento richiesta alia draiiimatica. Vuol- si scrutare negl' iatimi seni del cuore umano , de- rivare dalle proprie meditazioni la filosofia degli afFet- ti , e di questa valersi all' occulta orditura e al ter- riblle intendiraento delta tragedia. Ne a cio si speri di giugaere quegli , cui la sapienza non ha liberate r aaimo dal pericolo di essere smosso o presiigiato dalle niolteplici paure e speraaze che governano 1' u- niversale ^ non ha insegnato con clie digtiita dee I'uo- mo passare per le asprezze della vita, e quali diritti egli a])bia perche ninna tirannia lo umilii ed invilisca. — SoUanto nella solitudine e nella libprta puossi vigoro^a- mente usare dell' ingegno. Non ne' chiostri , non alle corti , dove solevano cercar quiete od onori i piu de' letterati italiani -^ non dove il timore ci fa toglier nor- ma di ogni nostro pensi-^ro dalla opinione universale , o dalla volonta del principe — Oltreche quegli anti- chi ( parlo de' buoni iagegni ) furono , a cosi dire , poeti di troppo larga e natural vena , perche potessero stare infrenati ne' severi studj della tragedia. Si coni- piacquero ne' subbietti dove la poesia poteva distesa- mente signoreggiare ., e allorche non poterono lasciarsi ire alia immaginativa , tosto si sentirono fallir I'ani- mo ; finche non parvero piu quei dessi , quando l' af- fetto voleva essere niostrato senza ornamenti e rapido e 'veemente e affatto secondo natura. S" accesero alle ri- membranze della cavalleria troppo feconda d' esempj di gentilezza di cortesie di lieti amori , per animare le menti •A cercarvi i soggctti della tragedia. E poiche le idee amo- rose e le leggiadre fantasie piii allettano i giovani iii- gegni , che non le crudeli e terribili , avvenne che i migliori di loro , i quali avrebbero potuto degnamente sperimeutarsi nella tragedia , innamorati a quella nia- niera di poesia venusta e gentile , secondando lo spi- rito df' tempi e il desiderio del proprio cuore, posero ogni studio ad essa , e in essa esaurirono le forze loro. Laonde I'Ariosto e il Tasso , dopo aveve dato al mon- do quelle alte prove di loro meute divina , era neces- sita che si riposassero. II buou successo de' romaazi e DI SOFOCLE. 149 delle liriclie , e gl' infelici sperimenti nella tragedia de' piu cospicui ingegni voUero assai altri a cercare la via inanco scabra per salire ia onore. Molti si cL- mentaroao dappoi alia dianimatica ■, aia o non posero perlinacenieute in essa ogiii loro animo , e l' arti do- maiidaiio V amor pcrtinace ; o tali furoao da non far buona prova in geaere alcuno. — Certamente V Ali- ghicri , se la dramiuatica non fosse stata a' suoi tempi arte pressocl)e ignota , avrebbe avuto la grandezza del- r ingegno per dare all' Italia ua teatro singolare e na- zionale , come Sliakespear alT Inghilterra •, ne avrebbe certo voluto trascurare tanta opportuuita di disacerbar r ira facendo de' suoi malevoli triste spettacolo al mondo. Noi dutique non vorremo dire die buone tragedie non si facessero in pa^sato , perche niuno sapesse tro- vare il convenieute stile ; ma piuttosto che lo stile noa si trovo , perche buone tragedie niun seppe fare. Se fosse stato caso che qnegli anticlii non s' atcostas- sero al bnono stile, gli avremmo veduti sopperire acid cogli altri pregi dclla drammatica ; e fare cio che nella pitiura fece la scuola romana , la quale , se ebbe di- fetto di colorito, die puo assomigliarsi alio stile, quello ricoinpenso colla perfezione del disegno , col decoro deir invenzioue , coll' ideale e cogli altri meriti del- r arte. Le pill iinportanti di queste cose, che vere ci sem- brano , avrebbe pur esso il s\g. Giusii tosto conosciuto se avesse prolondamento pensaio nelPaddotta da lui de- finizioue dello stile di Pittro de'Conti, il quale dice: " Lo stile e una uiaaiera particolare e individua di " ragionare o di scrivere dorivaute dal particolare in- " gegno di ciascun coiupositore nell' applicazione e » neir uso de' caratteri del favellare. 11 carattere si » ha coir arte e collo studio , lo stile dalla natura e " dalP ingegno. » E investigando le A'ere cagioiii che turpi fecero le tragedie de' nostri maggiori , avrebbe veduto non essere errore il giudicarne iiiiperfetlo lo stile , ma non dovere il crltico starsi pago a qaiesto giudizlo i ne credere che col cerfo giro e le cerce for- mole di parlare si possa nella drammatica far perdoiiire una sconcia elezione nel sog2;etto , un nodo iniricato e sciolto siMiza ragione e verisimiglianza ; indoli e pas- sion! lie" personaggi , che non sono ne quelle de* tem- pi , ue de' paesi , ne per poco deiruiuana natura, scene l50 EDIPO COLONEO o mal derivate o fuor di Inogo , o inutHi ; attorl die noa mai a giusto proposifo sanao tacere o parlare , appanre o celarsi ^ trapassi estraai e sconveuevoli ; de- scrizioni cosi faori del tempo da riiiscire sempre fasti- diose ancorche vestite della piii esqiiidta elociizione ^ niuna ]>ieia qiiiiidi, e teriore niuno. Le quali cose tutte nella tragedia ne sembrano di inaggior iinportare e diflicolta che non lo stile. Avreblje veduto che le oprre deiringegno noii vo- gliono essere giudicate ponendone imperfettamente ad esame una sola parte,- e che la deformita di una tra- gedia noa puo esser data a conoscere col riferirne po- chi cattivi vers! ;, perche a questo mode potrebbono egualineiite esser trovati deformi i drammi tutti di Sha- kespear , ne' quali non ha dubbio occorrono altret- tanti sqnarci , ridevoli ed insulsi , qitanti ne ha recato il sig. Giusti delle tragedie italiane. Ma V Oreste del Rucellai esser potrebbe per avventara una buonissi- ma tragedia ancorche Ifigenia parlando d'Agamennone dita : O sfortunato padre , Che r infehce hagno Di lagrime e di sangue Tu crescesti (p. vii). ( e a nie sono tollerablli ) e benche chiaini la Fortuna La gran donna rvniso 'r Che il timon regge della vita uniana (p. ix ). E "buona la Tullia del Martelli, sebbene Lucio parlando di Marte s' espriina : ,! f Afeena il gran furor del fero Mai-te'*^"'*^ *< B^'-' Vago di strida e di feroci volti E di ferri sanguigni e d' aspre morti ( p. x ). Avrebbe iiualmente ei medesimo potato conoscere che incaute erano e forse prosuntnose quelle parole colle quali ne voile dar a credere lui avere per lo priino trovato quel modello del buono stile tragico , che ne gli antichi, ne PAliieri, ne altri seppero trovare. Pero che a interpretare T intenzione del sue discorso , e da credere cli' egli abbia argomentato cosi : " Priii- » cipale cagione delle deformita delle antiche trage- >i die si e f imperfczione dello stile in che sono scrit- i> te; percio non piacquero rappresentate , ne oggidi Til SOFOCLE. iSl piacerebhero. Ora ch' io ho par fiaalmente trovato quella peifeziono di stile , nella quale se le irage- die verraniio scritte, noa potranno fnllire a fclice esL- to; lio niotivo da credere die , se per veatura delle letterc italiaiie, an/.i die essere io vivo ora, fossL vissiito dugent'' aani fa, avrei coa questo niio vol- gare sortito die quegli antidii dettassero tragedie piacenti e piaciture » — ■ Ma die non ha egli an- le soggiunto ? " Quand'' io traduco ai modi italiani i modi greci di Sofode , noa e vero di' io crei uno stile, setido questo deterniinato dalT auiore cli'io tolgo a volgere ; e di mio certnmeiite altro non pongo die frasi e iocuzioni. A chiamare dunque, come faccio, mio stile ( p. XXXVI ) queste frasi e qucste Iocuzioni , e ad olFerirle qnal enienda alia turpezza delle antiche tra- gedie , pare ch' io intenda asserire die turpi elle sieno soltanto per dil'etto di belli fraseggiamenti. II die potrebbo putire di errore madornale. E allora si ch' io verrei ad assegnare una ben lieve cagione alia sciagura d< IT antica Melpomene. Okreche queste niie asserzioni potrebhero portare il pericolo die i giovani lentanti la tragedia , piu die in ogni altra cooa , studiassero in ben fraseggiare , reputando per cio solo d' irae lodati per buoiii tragedi. Ma se io non sia traboccato nel giuilicare , devo anche aver dubliio , se , per aver vestito di bellissimi versl volgari un' ottinia delle gredie tragedie , io aves- si potuto in quella andata eta condurre gl' Italia- ni in tutti quegli studj che lanno le tragedie lo- devoli e perlVtte. Questo veramente , se il cielo mi biMiedica il senno, io non posso assicurare. Iiuperoc- die s' egli e pur vero, com' e verissimo , ch' io noa abbia altro merito nel mio volgare die di frasi e di Iocuzioni , queste certamente non bastano alia per- fe^ione di un dramma. E in vero di altro merito io non posso gloriarmi , perche se volessi due che per mezzo di quelle Iocuzioni io abbia fatto conoscere Sofode e datolo per modello , mi potrebb' essere opjjosto , che anche in que' vecchi tempi era chi sa- peva gramaiatica greca , ch' io ora ignoro, era chi faceva suo ainore i versi di Sofocle , era chi ne co-' nosceva Io stile, e ne svolgeva la ragione |>oetic3 , e versava lagnme per la pieia de' casi descritti in quell" alta poesia i e non pertanto le scene italiane l52 EDTl'O COLONEO >i restavano povere di buone tragedie. Laonde, ancoi-tlie » io fossi visso in allora , nia non avessi altro sapnto » fare che tradiirre a puliti versi italiani i |julitissiiiii » greci 5 gia intesi e sentiti , ne mi fosse bastato T in- >> gegiio ( il che poteva accadere perche ne adesso » pure mi basterebbe ) a dettare io di ottime trage- » die che potes?ero valere di niodello ;, adorne di tune » que' pregi ch' altri dubita non sieno da ricercare j; meglio che Io sitle, dice, e ognuno m' intenda per » descrizione in tanto intrico di parole, che quegli » anticlii avrebbero seguitato , all' infuori di un po' di » lisciatura , a scrivere quelle sregolare tragedie che )> sempre hanno scritto. A me dunque altro non rimarra >i che ripararmi sotto questa sentenza : essere le antiche >i tragedie salite in poco grido manco per la imperfe- >i zione dello stile , che pr-r gli altri difetti raolti che » hanno: derivare Io stile deU'ingegno, e con questo » mancare. I\Ia mi sara s; ero perdonato se Io stile ho }> voluto sopra ogni cosa magniticare , pero ch' io noa » aveva altra via da cercar lode a questo niio libro, ch'e >i unica colonna a cui la mia faaia s'appoggi. E do\ eva » al riumero e alia lindezza del verso ( mie sole fa- » colta ) dar nome di stile , sebbene non. affatto a ra- )i gione , aflinche per l' alire cose che a me e paruto » bene , male ad altri , che nel Dlscorso fossero sog- }) giunte , sembrassi io il largitore dell' ottima detta- 71 tura drammafica all' Itala. « La qual lode, e queste parole vo' dire senza che le >» itii sieno imboccate , spero non mi vorra esstre inte- t> ramente invidiata. Imperocche se conceuo di non avere il toccato il vero quanto agli antichi tragedi, ho luttavia It provato che i moderni, a vvegnache bellissime abbiano >i fatto le tragedie , non scppero pertanto trovare la per- II fezione dello stile ( p. xxiv ). Perloche a fare che ot- II tenessero anche questo decoro, qual mezzo esi timo del sommo tragico greco? Del che vedendo I'u- II tilita grande ho impre-o questa versione , tuttoche II io non sappia di greco ; con>apevole che il Monti II pure , poniamo anche cli' egli abbia molto migliore II Io ingegno , e piii alti gli studj , e I'animo piii gran- II de ch' io non ho , non altrimeuti ha fatto volgariz- " zando r Iliade. Ed io ho questo vanto sopra di lui ; n che la mia versione suscitando I'amore delle greclie II tragedie 5 puo condurre gl' Italian! nel desiderio di DI SOFOCLE. l53 II riporle su le nostre scene; o almeno cU consenare )/ nelle nuove clie tolgano a scrivere, le semplici lorine It rielle aniiclie. Cosi io m' apparecchio a far rappre- » .semaie questo Edipo a Colono ( p.xxxvi ). 11 clie il . sig. Monii uoa puo punto fare del suo poema, perche , " la!; degli Ettori Filopatride. Ma, se io non isniarrisca in » milensaggini, di iin altro nierito vo' lodarmi ;, di quello >/ d' aver preliiso , come fanno i buoni maestri col pre- " cetto all' esempio. E quattro precetti ho voluto da- " re , i quail seguitando , ognuno che voglia puo otte- » uere bellissimo Io stile ( p. xxvii e seg. ): ne qui » ora li ripetero , pero che tutti possono vederli nel » libro , e non pure nel mio , ma in infiniti altri , dai » quail, mutate le parole, gli ho derivati. Ora mi " taccio e mi sto ad udire se hassi qualche risposta " da fare anche a cio. » Due nsposte abbiamo, signor cavaliere: e primamente diciamo che mirabil cosa certo esser deve una b> Uis- sima delle greche tragedie vestita di buon volgare •, ma che molto e da dubitarsi , se chi inti nda a fare gl' Italiaui perfetii nella drammatica , debba otferir loro una versione da! grcco , come fosse questa la via migliore per venire a quello scopo : e da dubitarsi , se giusto ed avveduto sia il consiglio di porre su le uostre scene le greche tragedie. Iniperocche, senza ri- petere ora quanlo abbiamo gia detto; cio e che quelle scriiture nelle quali deve signoreggiare 1' affetto , noa possono dettarsi coll' esemplare dinan?! ; e che Io studio deir imitazione ha faito vili in Italia tante opere di buoni intelletti ; noi veggiamo che neppure le mi- gliori versioni di quelle antiche tragedie si leggono con piacere dagl' indotti , che pur hanno diletto dei dranimi di Racine, di Shakespear, deU'Alfieri, e d' al- tri modern! Eppure vuolsi dalle scene gradire anche 3gl indotti. Noi sianio troppo dissimili ( per non dire tralignati ) dai Greci. La nostra religione ealtra, altri i nostri costumi , diversa la civilta ; e questa ha im- presso , a cosi dire , «lel suo suggello le nostre pas- sion! ; le quali quantunque etcrne nel cuore umano , pur vcngoao in csso nelle Uiflerenti et.\ diversamente l54 EDIPO COLONEO suscitate , confbrme ai nuovo ordine di social! rapporti recall dsL casi e dal tempo. Gli orgaai delle sensazioni sembra che siensi in noi ammortiti , o siamo ora pocu sensibili a quaiito piii edicacemeiue coinmoveva gli aiitichi. Le generazloiii che per Inngo ordine di eta sono infiiio a noi passate e risnrte di mezzo a tanti delitti, a taiite carniticlae , a 91 lun2;o e misero avviliniento , haano dovuto recare de' iigli cli' esser non possoao cosi tosto asprameiite tormentati dall' nspetto del dolore ; ne le loro faiitasie angustiate al solo racconto delle altrui sveutuie. Uopvi e die ii" abbiano sett' occhio gli ^pettacoli raiserabili per aiidarne in qualche modo agitati , e per accotdare la lore pieta , persuasi d' esser elli manco infelici del mi-ferabilissimt che si veggono dinanzi. La vita del Greci era cosi serena , e la condizione fiorente , i;he qnella misura di dolore che appena mette qnaiche agi- tazione in noi , sarelibe stata torniento per essi ; per- cio ebbero sempre cura die il dolore trasparisse dal gentile velame deiia poesia , e che i casi della sven- tura venissero anzi all' orecchio , che all' occhio dello spettatore. Quando le nobili arti sono risorte dalla bar- baric, hanno manifestato ne' loro caratteri ch' ell" era- no r opera di una razza d' assai tempo crudelmente niartoriata; e ancora ne portano impresso alcun segno , poiche la uuova civilta non ci ha gran iatto privile- giati dalle afflizioni. La condizione di vita che ne' mo- derni e seguitata a quel buon tempo antico tanto ebbe perduto de" suoi lieti cplori e della splendida sua lu- ce, che agli uomini fu unica consolazione il coUocare le loro speranze fnori dai limiti della morte •, e repu- tando di meglio asseguirle quanto maggiori erano le pene della vita, anche per cio s' avvezzarono a quelle forti immaglni di dolore che fanno parer Janguide le temperate degli anticlu. — Chi e piu usato alia gioja che alia tnstezza, di necessita si sente straziare a quanto mediocremente tocca chi e avvezzo a patire. Pero quan- do le nostre arti del disegno furono vedute compiacersi sopra ogni cosa a rappresentare il patiinento , questo forse noa tanto fu perche la religioae prescrlvesse quel subbietti di dolore, come alcuni hanno creduto, quanto perche in que' primi crudeli secoli quelle rappresenta- zioni non aspreggiavano cosi acutamente gli animi , com« farebbero in tempi, piii lieti, e solo genera vano DI SOroCLE. l55 in essi quel segreto seuso di piacere che sperlmentia- nio nelle inocleiaie agitazioni. La religione prende sem- pre aljito dalla civilian e odiernamente veggiaino clie le sue iap|>resentazioni vaiino assutnendo caiatteri iiian- co tiisti , e, per cosi dire, piu classici. Ma noi siamo ancora iiiolto loatani da quel greco temperaraento. La dramiuaiica dunque , che e tutta fondata nelle ]>assio- ni, ed iiitende a suscitarle , dee di necessitii assumere vita, forme ed abito coagrueaii all' indole de' tempi e degli uoinini appo i qiiali viiol salire in onore. Se Tes- seuza della tragedia gieca fosse Tottima per noi, fuor di dubbio non sarebbe stata dicevole a quegli an- tichi. Coacludiamo die utili sono le buone versioni delle greche tragedie , perclie T intelletto aunienta le sue facolta nello studio di qual?ia opera dell' arii , ov' e bellczza ^ nia tropjio nuove quelle tragedie per noi, e da noi in ogni cosa lontane , non possono accendere gl' ingegni tanto da farli creator! -^ non cosi staccare gli uilitori dalla !oro vita prebente , e da tutto cio che suole nt'l moderno ordine di cose esercitare le htro fa- colta di sentire , per far loro assumere una nuova vi- ta , e disporli a nuove maniere di commovimento. I moderni che hanno niesso in tragedia soggetti del- r antica mitologia, hanno j dell' Allieii del Monti e di pochi altri , non varra , guardando al ineglio di ciascuno , a trovare pur tinalinente quello stile clie piii dee affarsi alia tra- gpdia italiana ? Questo diciamo concedendo al sig. Giu- sti ch" e-ser vi dehbano peculiari modelli di stile : nia noi, come abbiamo fatto sentire , noa dubitaado clie la sola parte artiticiale dello siile ( i caratteri , secondo il Gonti , del favellare) debbasi derivare dagli scrittori , crediamo uon essere necessario cli' ella sia tolta da qitelii die otteanero lode nella medesima qualita di let- teratura clie noi coltiviamo. Che se i piii cospicui eb- bero tutti uiio stile singolare , quali ebbero speclali modelli ? E come spererebbe di eccellere nell'altre parti, della tragedia chi iion valesse a desumeriie '.o stile dal- 1' Alighieri e dal Tasso? — E a noi e di compiacimento trarre lieti presagi dalla Canace , prima tragedia ( teste pubblicata ) di Giuseppe Nicolini i del quale lodevole e lo stile, benche lontano da quello dell'Alfieri e del Monti; e cio die e piii, e parra iiiipossibile al Giusti, sappiamo lui noil avere mai veduto il discorso sullo stile della tragedia italiana , ne la versione dell' Edipo a Odono. Colla quale se il nostro A. voile pur esso dar prova del valor suo , perche menarne poscia il romoi- gran- de? Quali guiderdoni s' aspetta da' suoi contemporanei, allorche egli mostra di crederli cosi del sano gusto per- duti , die sia uopo liberarli dal pericolo d' iiicorrere negli errori degli aatichi tragici? Chi, dope 1' AUieri , ove avesse non diro ingegno emineiite , ma retto di- scernimento , postosi a dettare tragedie, fu veduto in- fastidire con lunghi ed insulsi racconti di servi , di nu- trici e di messi; promuovere le risa ed offendere il pu- dore con ridicole allusioni , . . . 1 E sono pur questi i DI SOFOCLE. 157 difetti dal quali ii sig. Giusti spera che gl' italiani forse andranno salvi , ove pongano inente a' suoi pre- Cetti e studino la sua versione. " Ne anche aU'Alficri , egli sogglugne ( o almeno » non senza pericolo in grazia die il suo stile non ha " facilita ) , possono gli studiosi giovani rivolgerri onde » avere un iiiiitahile esenipio di versi tragici ». Aitri consegui nnche la facilita. O al piii diensi precetti a consegtiirla ; ma non a sclnvare gli errori degU antichi, clie niuno intende rinnovare. Inoitre non da prova di gran modestia chi mette in iroppo lu.ne le colpe degli antichi^ e passandosi poscia di quanto con miglior senno fecero i posteriori, mette a confronto il valore de' primi e piu inetti sperimentaicri dell' arte col suo proprio , aflfinche anche il fosco ])aja lume in paragone del bujo. E niuno il qnale scriva oggi di ti^ica cerca grazia alle sue dotirine aiettendo in deriso le prove degli scolastici. So aon che quel taato precettare e una vaghezza degli odierni scrittori , che per avventura comincia a venire in noja, E di vero a vedere siccome tutto di alcuni vanno sciorinando precetti in ciascuna delle huone arti , si potrebbe esser tentati a credere che costoro ahbiano in esse toccato il colnio di lla perl'e- zione Ma osservando poi che non e d'alcuo niodo cosi , potrebbe venir desiderio di sclamare: O mez/ani inge- gni , O trovatori di precetti, voi vi pensaie sorgere al- tissimi, e maggiori di ogni piii sulilinie inteilctto, quando magigtralmente venite addltando la via per la quale ognuno die voglia fan)a dee canimmare ,• ma voi *vi fate consiglieri ad altrui stando dietro loro iuunobilij intanto cli' esere stata gia da quattro anni pubblicata in Milano una versione di tutte e sette le tragedie di Sofocle , la quale aveva fatto contento il comune desidcrio , e conscguito lo scopo al quale egli ha dappoi volto la propria. Piuttosto vorremo lodare il suo buon zelo di scol pa- re r Altieri dalle accuse che il Carmi;^nani lui diede. Cerro neppure a quel sommo tocco di es>ere ineuien- dabile , uia le mende additarne e i pregi iarne sen- tire , non e opera di oscuri r risponderanno le giovinette italiane che alle trage— i> die deU'Alfieri versarono tante lagrime >/. E accen- nanJo l' Oreste, la Mirra e l' Agamennone cliiude con quel verso che tutti i2:norano : ' -*-..^-| E se non piangi , di che pianger suoli ? Noi sappiamo che poche lagrime versnno le giovinette alle tragedie deU'Alfieri , senza che osianio lui rimpro- verarne. Crediamo che le passioni e' delitti che si svol- gono dair alta drammatica , non sempre esser debbano di tal tempera da indurre al pianto le giovinette. Cre- diamo che di tutti i migllori tragic! , V AHieri quello sia che manco di lagrime faccia versare , senz' essere ai! 1)1 SOFOCLE. i5q alcuno infcrioie. Non voile per avventura venire a queir inteiulliiieiiio : ne semi>re avrebbe potiuo. Le «:olpe dei re , gli odj snaturaii, i tanti avvolgiinenti e pericoli delle corti , altissimi argomenti di tragedia , commovono profondamente ranJma, e la destano al ri- brezzo e all' orrore , afFetti die non si confortano del pianto, Quesio sgorga iirghissimo soltanto alia vista di que' patiuienti , che derivando dalle passioni universal! del cuore , sono la comune eredita de' mortali. Ma le regali sventnre poiche le crediamo pinttosto procedere da quell' aha condizione, che dal natuia- le destino degli uomini , non senipre si hanno da noi quella pieta che e significata dai pianto ; perche ci sviamo a pensare come possa nel cuore umano capire tanta cupidigia di quella pericolosa grandczza ^ intanto che pur dubilianio se alcun potente torrebbe di niu- tare quelle illustrj sciagure con oscura e cousolata esi- stenza. Che se havvi pure fra essi qualrhe infelice , dinanzi a cui sarebbe crudelta cercare questi pensieri perche troppo piii degno di pieia, come Isabella, Antigone, Ottavia , Romilda , poste in grande stato senza poiere , e miseramente conculcate , pare allora che la nostra anima si rituj sbigoitita in se stessa , e paventi quasi di niostrar luori coUe lagrime 1* intinio commoviniento, per non provocare vie piii all' ira it ti- ranno, il quale appone all" innocente che vuol perdere anche la coinpassione che ne sentono i bnoni. OUnche se le lagrime delle giovinette esser dovesscro il para- gone della bont.i tli una tragedia, noi sareraino costretci a posporre le terribili orditure del Maubeih, deU'Amleto e del Ctulio Cesare capolavori di Shakespear , ad al- cuni guazzabugli di Giovanni Pind< inouie , e a' pia- gnistci di Kotzebue e di Beanmarchais. Queste cose notavamo al leggere quel discorso suHq stile. Ma poiche siamo venuti all.i versione, ci sianio quasi pentiti di esserci cosi tosto lasciati tra^correre alio censure. E ci e doluto nell' animo che un cosi garbalo lavoro potesse forse perder grazia appo i let- tori indispottili verso quel malangurato discorso. Ma troppo oniai abbiamo scritto perche vogliamo era di- lungarci in un lungo ragionameiuo anche intorno alia versione. Che non vi abbia male interpretnzioni , cre- diamo. E r ignoranzn della lingua greca poie lor»e im- pedirfi aU'auiore d'inspirarsi alle bellezze sopime del l6o EDIPO COLONEO testo i nia non valere a traviailo j die omai troppe Sono le traduzioni litterali di quaiito rimaue dolla greca letteratura. laoltre sappiamo , non senia i consigli d'al- cuni pei'itis>imi in queU' aiitica lingua , avere il sig. Giusti condotto a teriniae il sno lavoro. Se non che appena forse puo essere perdonato a' piii chiari ingegni r ardimento di tradurre , col solo sussldio dell' altre versioni, rjuelle scritture che sono segnatamente dettate dair affetto e dalla veloce immaginaitva, Vero e che allorquando il traduttore sia poeta cospicuo ei inede- simo, conosciuto ch'egli abbia I' altrui pensiero , vede subito qual veste e quali colori gii s'afFanno meglio; e sa , per la couvenienza dell' ingegno , peneirare ad- dentro 1' intimo aninio dell' autore che ha tolto a in- terpret are: ma a tanto certo uon ba^tano le inenti niez- zane. E di fatti chi consideri questa versione dell' Edipo, mentre la lodera di stile corretto , elegante, allindato, Vedra non pertanto ch'elT e anzi l' opera dt lla mente la quale va accattando i be' modi , e caicolatamente uno ne sceglie dopo averne raoki pensati e provati , che quella del fervido animo it quale riceve l' ispira— zione dal sue subbietto. E paragunando quella del Bellotti a cotesta nostra , trovera ia prima essere piu passionata ^ piu rapida , e sentire di lavoro ori- ginale : l' altra gli pai ra produzione nella quale fu- rono spesi piu anni , quando pochi inesi sarebbero Stati assai. Per cio occorre in essa , oltre all' eleganza che diceinuio , quella mcertezza che i troppo lenti e peritosi scrittori lasciano seatire nei modi ordinaii all' espressione delle passioni; e non sa che di quella insip;dezza , che non e gia infrequente nelle versioni , e che ha fatto parere nojevoli tanve opere dell' antica letteratura, e principalmeute della greca — La sover- chia e continua elezione de' modi piii isquisiti fa mo- notone lo stile , e da certo colore uniforme agli alFetti fra loro di paratissimi. Allora sotto cotesto velame dello Stile le immagini, anziche netie e precise, appariscono coi dintorni e le forme cosi deblii ed incerte, come a Dante apparivano quelle facce a parlar pronte di Piccarda e d' altre femmine nel cerchio della luna ; oppure come gli dovevano venire le sembianze di quei dannati cliiusi sotto la ghraccia e senza movimento fiuso nella Giudecca. Mi sieno comportate queste stra- vaganti maniere di discorso , ma veraraente puo essere ^"5 .y )Wt DI SOFOOLE. l6l assomigliato a una copritura di gliiaccio stesa sopra g!i afleiti , quel iVaseggiare dt'l toiitinuo elettissiitio e I'uori del coinunc uso , clie alcuni scrittori noa lifini- scono di adoperare Le nostre parole potrebhero forse tar credere clie la ver^ione delT Edipo I'osse specchio di toscaiia liiidezza: e non e ;, perche quando all' A. vengoao nieno le frasi e gli emisiitlii , ricolti qua e cola ne' poeti italiani , dovendo ire innaazi di per se « egli e non rade volte pedeutre e gittato giii. Ma quelle parole abbianio latte , suggerite cosi di rimbaizo da que' modi spesso ariiliciati die ne occorsero in essa versione ^ e abliiauio proliitaio del privilegio de' gior- nalisti di non dir»' se'iipre ogni cosa a giusio propositot cosi sianio anclie trascorsi a fare un articolo lungo piii cbe non e il discorso tolto in esame. E vi ba alcune arti nelle fjuali ninno vorrelibe o potrebbe porre mi- sura e gravith senza parer vile a se stcsso. — Conclu- dendo (e promettianio cbe questa e l' ultima cunclu- sione ) ne pare cbe con la iunga arte e la pazienza molia , quamlo il naturale argomento della mente non manclii affatto , possa , a clii s' appaga alT elepanza dcllo stile , parer buono scrittore ancbe clii sia doiato di niediocrissimo i' gegno. ]Ma ael ogni uiodo dove sia ditctto d' ispirazioiie , la quale noa puo derivarsi ne dal gusto csercitato , ne dalP intelletio cbe s' assottiglia in meditazioni , ne dalla Iunga esperienza de" classici scrittori, ma soltanto dal cuore cbe seutc, le leggia- drie del dire non salvano i libii JalT obblio , ne dal lastidio i lettori. Fu alcuuo cbe disse avere il sig. Ciuiti nieglio tra- dotto i cori die nou il Bellotti , e questa dev' essere opinione di tale cui |>iu diletta la steinperata die 1' alta poesia. Noi ripugniamo a ristampare ne" nostri foglL cio cb' e alle uiani di tutti , e non riferiremo die podii versi dell' uno e delP altro traduttore. — Giu- dichera clii conosce cosi un poco V indole della poesia greca , ((ual dei due meglio T ajjbia espressa. — II primo coro fu gia inesso a coufronto in altri gioruali « pero noi lo lasceremo. UM. Ital. T. XJl. 41 162 £DIPO COLONEO Versione del sig. Giusti. Aniistrofc I. JIa da qual parte i peifKli Alia pugna verraii? Forse la t'ove "Ver r occaso il brupial uenibo tJi Giove Lo scoglio iiubianca d' Ea ricca di pascoii '^ Pnaneraii de' covsieri yiille fervide gi'oppe , o su gli ai'misoiii CaiTi leggieri 't Sia die vLiolot, cadran, che insupeialjdc Del Dostro Maite e T iiripeto , E de' Teseidi Grande il vigor. Eoeo gla stringono I freni fulgidi , E sopra i vario- Bardati corridor salire ajiclant.- Tntti che onoraiio L' equestre Paiiade , E il Nume equoreo Di Berecintia Figlio ed Amor. Strvfe II. Inconiincia la mischia, oppur sospese Stauao ancor 1' armi ? Mi predice il core , Che le fanciulle da' congiunti loro Costrette a sopportar crudeli ofl'ese lu questo istesso gioriio ^ „ .^, Faranno a noi ritomo. m-. -', I'eh ! Giove adempia i miei presagi. lo sono Delia vittorie i\ vate. Oh ! se a rue il cielo Fesse dell' all done Di celere colomba! Dalle altissiiiie niilii io scorgerei Nella pugna avverati i voti uiiei. A ' Antistrofe II. O Giove egioco , , V ■ C!ie tutco vedi , Se del tuo braccio ■>» ,7^ O A noi concedi ,■ -j jvoiO La forte aita , ^ttif.n;-', laQ Oggi da Teseo .;->t(,, '^ enoQ L' aspra fornita .; a,jqBt f>l 3 Pugna sai'a. 1)1 SOFOCI.E. 1 63 Vcrsione del srg. BcUottl. Aiitistrofe T. J);iir Eatiile cauipo Ver y occideiite al nevicoso uioiiie Forse a cercar di scauipt) CaiTi e cavalll volgeran la fronte ? D' ogni parti! il guevrier.i Popolo accorre, e il liar d'Atoue: al Sole Gia il bardato destriero BrilLir fa il inorso ; ed aniiiioso in splia ]3alza d' uii salto , e il corridor sospinge Ojiiii uoin cl)e onora e cole Fall I EijLostre , e coa clla D<'ll" ac(|iie il nuiue cbe la terra cinge , Di Rea diletta prole. Strofe II. Ferve la pugna , o sranno ? Voce del cor mi dice Clie far tosto ritorno Dee la coppia infelice , A cui tal diero i suoi rougiunti aftaiiiio. Grand' opra la questo giorno Conipira Giove : di pro)>izio evcnto E \\ uiio pensier presago. Dell ! ({ual lieve colouiba or potess" i') Ir per le vie del vento A far lo spuardo niio Di tal battaglia pago. Antistrofe II. O tu rlie tutro vedi , Glove re dcgli dei , Del certanie la paluta Dona a' presidi niiei , E le rapite ricovrar concedi. 164 EUIPO COLONEO Versione del sig, GiitstL E tu , Dea vevgine , Che del Satuioio Giove nascesti , Minerva Pallade , E , o divo Apolline , E , o casta Cintia , Clie i cervi rapidi Coir aiTO arresti; Voi dair Empireo Tutti sceudete , E soccoiTCte Questa citta. C O RO. -m Strofe. Se a me non e vietato ..i.;' i- .-ao .'j: Venerar coUe preci ■ •' i-. .-. .^- Te , o Diva teiiebvosa , E te , Edoneo delF ombre luiperadorc , Supplico ad Edorteo con lamentosa Voce per questo vecchio sventurato ; Onde senza dolore Scenda agli Stigj porti E air inie occidte region de' moni. A te inuoceate e misero Sommerso dalla piena Di tue calaiuita ; A te s,U Iddii concedano Delia sofferta peua Maggior felicitii. Andstrofe ■ E , voi tremende Euaienidi , E , o sempre vigil Cerbero , Clie , come il grido suona , Siedi suUe polite Soglie , e dai cieclii ed atri Speclii d'Averno oiTendamente latri. O tu deir Oreo custode indomabile , Deir ampia terra e del Tartaro figHo , Le preci accogli , e la nostra pieta ; E fatti incontro piacevole e tacito A questo veccliio , che all' ultimo esiglio Fi:a brevi istanti discender dovr^. 4t UI SOFOCLE. 5 65 Vcrsioiie del sig. BcllottL Dell ! lo couceda e T alma Palla Minerva; e saettier possente Ff bo air iiopo S()vvenj>a , Con la sorelia i niaculati al corso Ratti cervi insejiuciirc ; Si clie doppio soccorso A questo suol ne venga. CORO Se r invlsibil dea , E te siipplicar lice , Pluto , signor delle cessate genti^ Prego , quest' infelice Senza duel ne laiiienti , Gill neir iuia discenda ampia vallea Ch' ogni mortale accoglie , E di Dite alle soglip. — Soffrisii assai d' iumieritati nicdi : Or piu giusta la sorte Volga , Edipo , per te mite vicenda. O d' Averno inmiortali Pive ; o bclva trenienda , Che t' accosci latraudo iu su le porte . Ed in Erebo liai lode D' indoniito custode , Tu del Tartaro figlio e della Ten'a , Sgoinbro il passo concedi Air ospite soiterra, Che va dell' ombre in fra le mute seili Ad occiipar suo loco : Te sempre insonne a lui propizio invoc». DelJp Odi air Amica , clie ncllo stesso volume vea- gono dopo la versioae dcH' Edipo , parleremo poi. 1 66 Lingua filosofico-universale pel dotti prcceduta dalV amUsi del Iwguaggio. Opera dl Mariano Gi- GLI^ gid pubblico professors di varie facoltd. — Milaan ^ 1818, presso la societd de' Classici Italiani, coiitrada del Cappuccio , num. 5433. c OLOP.o , i quali conoscono i precetti J'i grammatica per la lingua flofoflca . ossia Jinivfiscilt' , siaiiipati in Eonia nel 1773, paiagonaotio quelT opera con questa clie noi annUDZjamo , faciliiiente faraniio diveise con- sideiazioni , che non savanno punio sl'av( rcvoli al slg. Gigli. Del resto il fine , a cui 1' una e I' altra sono ili- reiie, e cosi irastt^ndente per la luaggior parte delle persi.ne , die prendendo noi a svol^erne rordirte , e a fame un conrronto, cose entiamlte clie pure sarebbero di gravi>sinia t.osran?a, cl render* bbe ir>coniodi ai piu con jioca Uc.iita de'pochi', i qnali non hanno bisogno dell'opera nostra per provvedere alia propria cnriosita. Noi ci restringcremo adnnque a far corioscere V anulisi del liripuaogio dal sig. Gigli premessa al suo ingegnoso jirngetio dl una lingua fil-jsoftco-universale. Al che traito ]jiu volentieri ci siauio disposti , in quanto pochi fra noi si sono fin qui dedicati a ragionare della filosofia della grammatica ; e mohi ignorano perlino che la grammatica abhia unn filusnfia : considerazione che sara stata tana da chi con qualche attenzione aV)bia letta la prefazione del sig. cav. Compagnoni alia grammatica generate del Tracy da esso lul tradotia , e piu ancora da clii abbia letta qnella ^rdminatica. ¥irc\b con ragione il sig. Gigli avverte che in tJgni lingua pratica bisogna distinguere ilfondo di aatura dalle propriera di conven- zione , osiia i pniicipj naiurali dai principj convenzio'iali: poiche i prinii sono fondati sulla essenza stessa delle COS'- , e qu'ndi nece&sariamente unici ed imumtabili ^ e i secondi non ri conoscono altra base clie il blsogno e capriccio sociale ; e quindi sono diversi, come sulla terra sono diverse le umane societa. Agsiungiamo poi che quand' anche da talnni il progeTto di una lingua filosofico-iinivcrsale paresse cosa per Kii inutile , V an alls i CTCLI, LraCUV FILOSOFICO-UNIVERSA.LE, l6- del lin^iiaggio gli sara 6«iiza dubbio uttlissima; percioc- che bea lute-a e seguita lo coniliirra a conoscere gli elemonti pnmordiali della sua favulla; e tale cognizione gl' farii sicura strada ad applicarli con felicissimo riu- sciiiiento in oe,ni rispefto di es?itto discorso. Quest"' awa- lisi iiillne ajiitera singolarHiente tntti coloro che stu- nimio di cori-fggere e mij:liorarc la iifigua. Entriamo in materia. Le voci prese come elementi del discorso si distin- guoiio in rndtcali, dtrivnte e sosl'tuite. Le radicali espri- inono le co;^-z/.a o brevita 91 pongono ill Inogi* di altre nella niedesiiiia lingua conoscinto. Le r'tdkah furono lissate dai primi che parlarono una data lingua. Si distinguono in voci di C05rt,di giudizio e di rapporto Le voci di cose espriinono oggerti , azioni e qiial'ta. E oggetto tutto cio a cui si aitnl)uisce o puo attribuivsi una qualunqne a7i»ne o qualita. Questa voce e delta sost'iiitivo , perche esprime 1" oggetto come sussistente. Gli oggetti sono ora iiulividui, ora generici: onde nascono i sostantivi deteriiiiiiati e iiidsterminati. E determiruiro il sostantivo che presents un .oi'.getto nnico , individuo. E indcterminato il sostantivo che pre- senta un oggetto generico, applicaliile a vaij individni. I noini generici sono piii o meno estesi , secondo che sono npj>licabili a piu o iiieno individni. Cio che in un og;ietto trovasi non ussointamente ne cessario alia sua esi-tenza , chinmasi . qiiiiliia. Dicesi nome (pitdita i\>o que'lo che lo esprime con questa qua- lita. Tutto cio , senza di clie V oggetto non poirebbe esistere , chiamasi pioprietd ; ed e compreso nel nome dell' oggetto uiede»iint>. 11 ciilon- v propiieta nel sole c nel fuoco : nel ferro e nel marmo e qualita. Chiamasi azione tutto cio die o si fa , o puo farsi, (> si suppone poiersi fare da un oggetto qualuiique , e in <[ualsivoglia istante di tempo. Quindi ogni azione e.^ige un oggetto che 1' esegui^ca. 1\Lt alcune si rilVri- Rcono unicamente all" oggetto tsegutnlf , e chiainansi determinate. Altre sono riferibili a molti ogtietti , die jK)«8ono esscre diversi.e A&W ese^ueate e tra loro i e < Iiiamanfi indvtei ininofe. 1 68 GIGLI , LINGUA Le qualita e le azioni di]>eiidono assoUitamente dagli oggettii'e dalla considerazioiie dellu stato e dalle par- ticolarita dell' oggetto 1' uomo coiiosce se ad esso con- venga o noa coiiveiiga tale o tale altra azione e qua- lita. Comunicando ad altri la sua scopma deve neces- sarianiente fissare una voce che afftnni ed uca chs ne- ghi ; ossia una voce che conginnga al nome di ogiietto quello di una data azione o qual.ta , ed una cite dal nome di oggetto allontani quello di una data qualita od azione. La prima e voce di giudizio afferinativo, la seconda di negativo. In iia,liano essere e I'espre-sione generica di giudizio affermatwo , noa essere di negativo. Dalle cose dette apparisce die il linguaggio in ori- gine non aveva i cosi detti verbi; essi dehbono la loro esistcnza non alia natura delle cose, ma all'ingegnosa, "variante bizzarria degli uominl : essere scrivente , cor- rente, premiante , si e risoluto in scrivere , correre , preniiare. 11 verbo adunque e una parola formata da due voci , una di giudizio ( essere ) » 1' altra di azione (^scrivente ecc ). E come ogni azione e o determinata o indeterminata , determinato o indeterminate e il verbo che la esprime. Gli oggetti, le qualita, le azioni hanno o possono avere molti e diversi rapporti Ira loro, come di teinpo^ di numero , d^ auniento, di luogo ecc. Per rapporto s'in- tende tutto cio die ci oftre una cosa qualunque^ con- siderata non in se stessa , ma relaiivamente ad alire cose. Non tutte le cose possono o debbono avere gli stessi rapporti, ne tutti si possono assegnare sistemati- camente. L' osservazione , 1' analogia , il buon senso si mostrano alia opportunita. 11 nosiro autore parla' dei segucnti. Luogo. Punto o aggregate di punti occupato da un corpo qualunque nello spazio. I rapporti di luogo sono vicinanza , lontananza , parti superiore , inferiore , in- terna , esterna ecc. Cio che diciamo sopra, sotto, juori, presso , avcinti , indietro e simili. Tempo. Dal moto se n' ha T idea : 11 moto e rdTetto del passaggio di un corpo dalT uno all' altro punto dello spazio ^ onde siccome il punto in cui comincia il moto , e necessariamente diverso da quello in cui possiamo supporlo teraiinare , il corpo movendosi si tro- verit sHccessivamente in ciascun pi;nto dello spazie che FILOSOFICO-tJNIVERSAl,!*^ 169 percorre; e per fare il suo passaggio impiegliera tanti istanti , <|iianti sono i jniiiii sulle lince porcorse , ecc. L' unione di tali istanti forma il tempo impiegato dal corpo ncl moto. 11 tempo adunrjue e 1' istante o Tag- gregato d' istaiiii iu cni ha luogo un' azione qnaliincjue. Per fonnarci una idea generics del tempo totale , im- niagiiicremo una liiica retia, una cui estromita mette al principio, e 1" altra al fine della fisica esistenza. Dai varj suoi punti si debjjono osservare le moltiplici as- solute e possibili azioni. Quindi le voci di oggi , adtsso, jeri , siihito , uii anno /a, da qui a un mese ecc. Da qnalunque punto della generica linea di tempo sara facile vedere molte azioni gia consumate , raolie da efFettuarsi ancora, molte che si eseguiscono al momento clie osserviamo. Ecco una serie d' istanti gia decorsi : una d'' istanti avvenire, ed un istante unico e indivisihile die separa le due scrie. Passato e il tempo espresso dalla prima ser'tf: : futuro I'espresso dalla second:* : pre- sente qucllo delT i-tante unico, indivisibile, II presente e di sua natura determinato. II passato ed il futuro sa- ranno deti'rminati , se esiyrimono 1' istante o Taggregato parziale d' istanti , in cui avvenne od avverra Tazione : indetermiiiati , se riportianio Tazione al passato o fuluro genericamente. Niimcro. Gli oggetti si presentano , ora isolati, cine uno , ora uniti , cioe plii. Dunque iino, trt , cento , alcuni , molti ecc. sono le voci di nuniero. Uno, ossia 1' oggetto isolato, e determinato. II piit puo essete determinato e indeterminato. E determinato se esprime da quauti uno e formato. E indetenninato , se esprime i piii in genere. Ordine. Diconsi ordinate le cose quaiido si presentano lungo una stessa linea continuata. E concependo delle linee tanto nello spazio quanto nel tempo , v" ha ordine di spazio e di tempo. Delerir.inare V ordine di una cosa significa fissare il punto die tal cosa occupa sulla linea ; e fissarlo unicamente in relatione al punto oc- cupato dalle altre cose esistenti su <]uella linea. Voci d' ordine sono primo , sccondo , ultimo; jnima, dipoi » in seguito , in fine. Sesso. In quasi tutte le specie d" csscri crgnnici la natura presenta individui maschi e fcmmine ; onde il linguaggio cht ha una voce per esprimere tutti gl'in- «)ividui di una stessa specie . dee avcrne una ancora •.170 GIGLI , LINGUA per espriinere , se maschio o femmina sia T oggetto no- niinato. Succfde peio die nioltissimi oggetti mancano di sesso; e che in quelli clie lianno sesso , non senipre praticaoieute e necessario indicarlo. Modi fie azione. Le azioni e qnalita sono capaci cli prendere na aspetto diverso , vitenendo pero il loro carattere originario. Questo e cio che chianiasi moclifi- cazione ; ed e vwdificata ogni azione, o qualita, il cui ■assoluto valore ci si presenta come compcnetrato da alcunc parrjcolarita, accompagiiante cd inimedesimato in esse. Chiaramente , con vivacitd, confusameu te ecc, sono le voci di' inodiiicazioiie. Variazwne. Le qnalita possono gradatamenfe anmen- tarsi sino ad iin massino , e diiuinulisi slno ad un iiii- niino , che sono come gli estremi rispetto alio stato as- soluto della cosa, Assm , poco e simili sono le voci di variazione. Aumento e decremento. Si ha aumento qnando la pra- tica circostauza psige die 1' idea assoluta di una cosa nel nostro concetto diventi viagsioie , e decremento quando diventa in tal modo minvre. Tl linguaggio si Irmita ad esprimere un aumento e decremento generlco- indefi,iiito. Confronto. Ogszetti diversi ofFrono spes?o eguall azioni e qualita. Considerandosi la stessa az oue o qualita in due o pill oggetti , si vengono a porre a fronte V uno 1' altro : e qiiesto e confrontare L' efFetto n' e il cono- scere che 1' azione o qualita dell" uno eguaglia quelle deir altro , o ne diflerisce. Quindi le vcci di confronto, ossieno quelle di cguaglian.za e dfferenza. Egucigiianza. Sono eguali due cose quando non e pos- sibile assegnare tra loro ne differcnza , ne diversita. E perche rutti gli oggetti prcsentano delle varieta piii o nieno notsbili , non pub darsi in essi egucigiianza : ma facilmente si rinvengono eguali due azioni , due qua- lita , due ra|.iporti. Vi sono voci espriraenti questa egiiaglianza. Differenza. Confrontate due cose di natura medesima, e trovatele non eguali, la quantii.i di cui una supera 1' altra , e cio che ne forma la difftvenza. La diversicd e- unicamente fra cose che non S'lno di una medesima natura. II bianco e dU" iso dal rosso , e il bianco di neve e difFerente dal bianco di laite. , ^ ^4,„j,^( >,; ]ILnsOFTaO-UNIVERSA.LE. I7I 9omigliunza. Sotio simili da*" cose quando lianno eguali proprieta , senza rigiianlo alle fjualiia loro che possono essere iliUereiiti o diverse. Idfutio). Al)ljiaiiio tiatta qnesta parola dnW idem la- tino die o il nostro istesso. Ogui oggeito dcve avere i saoi d'Slintivi pariiool.iri , ]>oic!ie iu uatura noa v' ha og^etti fra loro perrettanioiito eguali. I particoiari di- 9tiiiti\i forninno la base dflla idtutita , ossia cio clie serve a riconoscere 1" oirgeitt) jier <|uello die e , distinto da ogni altro : il clie diciaino Uiviitlfi carlo. Per fnre un giudizio d'^identita bisogna a>-trarre daU'oggetio qnanto puo aver di comiiae coi^li allri , onde occorre il con- frorKo. Stesso ^ medosinio ecc. sono le voci d"^ identita. ApprOssiiiKizione. Ncl confrontare piu cose non di rado si scopre che la stessa qualira o azione non e in tutte perletcamente eguale , nia che picciolissinia n' e la dif- ftren/a. Alloia diciamo esservi eguag ian/a appro^si- mativa. Sono voci di approssiinazione queste: quasi , nl- V iiicirca. a iin dipresso ecc. Dicliiarazione. Uno stesso oggetto pno in diverse cir- noslanze trovarsi in situnziowi diverse ^ e la chiarez/a del discorso esige che in ogni circostanza si dtchiuti quale ne sia la sitiiazione prec'sa. Le voci proprie della dicliiarazione sono di , a , da ecc. Connessione. Qunntnnqne le cose sieno tutte isolate^ pur sovente ci si jiresentano alia uiente unite tra loro. Questo rapporto' fprimerlo ^ e so'io insieme , e, antlie ecc. Eschislone, Da una o piii co«e occorre inolte vclte allontanarne altre che o vi sono, o sogliono, o possoao esservi unite. Cio cliiamasi escluderle; e sono voci d'' esrlusinne senza, nc , neppitre , soltanto, unicamentp ecc. Qneste nltinie possono nieglio dirsi voci d' isolainenro. E'-i'tono fra le cose njolti altri rapporti , come di Cagione , di mezzo, d\ fine , di quantith, di replica , di condiziorie , di dublio, di opposizione , d'' inccrtezza , di transizione , di restrizione , di conclusionc ecc. E luite hanno nel linguaggio voci atte ad esprinierli. Dopo cio Pa. passa a jiarlare delle voci derivatc. Le voci derivate provengono dalle raJ/ca/i, e servono nd esprimere una modalita della rr.dicalf. Celeste, ninn- f{/o.»'> , ftdelniente , prolun^are provengono Ja' I tigo , fedek , inoiite , cielo. Per deteriuinare la radice priujiiiva J72 GIGLI , LINGUX e d' uopo esamlnare partitaniente le varie generlclie derivazioni. Percio il sig Gigli analizza cio die deriva in genere dalle voci radicali di cosa j di giudizio e di rappovto ; non senza avvertire come le I'uigue pratica- mente sulle derivazioni sono irregolari e capricciose. E siccoiiie per cosa s' intendono oggftti, azioni e qualita , siegue nella sua analisi questa partizione. Talora pex- caratterizzare un oggetto dobbiamo attri- l)uirgli per qualita cio die forma il distintivo di un altro. Cosi esprimendolo non ei fa die daie al nooie dell' og;;etto qualificante la forma di nonie qualitativo. Montuoso . radicale, It-onino sono i qualitativi di monte, radice , leone. Dalle radici di qualita abbiamo tre de- rivazioni, una voce cioe di modificazione , ua sostuntivo- astratto e ua verbo. Si da T aspetto di niodificazione al nome di qualita precisante , onde da one s to , facile , ve- loce ecc. abbiamo onestamente , facUmente , veloceniente, quando per fissare una qualita od azione le attribuia- mo r essenza di qualche qualita ; o colT ajuto di una qualita spieghiatuo il niodo o I' aspetto , sotto cui de- vesi riguardare una data azione o qualita. — Consi- derare come isolata una cosa die di sua natura e in- separabilmente unita ad altre, e cio die dicesi astrarre. Se, dati piii oggetti, da tutti si astragga una stessa qua- lita, questa SI presenta come ua oggetto generico die agisce sn tutti i parziali oggetti da cui fu astratto ^ e forma un ente puramente mentale. Es8o e il sostantivo- astratto proveniente da radice di qualita. Facile , mo- desto veloce danno il sostantivo-astratto velocita^ mo- destia , facilitd. — Quando attribuiamo ad un oggetto una qualita die prima non aveva, per esprimere que- sta operazione diamo alia voce radicale della qualita da attrlbuirsi T aspetto e la natura del verbo Da f/o/ce , piano, /ac/7e facciamo dolcificare , appianare , facilitare. Dovendo parlare deile derivazioni di azione, T A. siegue la distinzione gia fatta di determinate e indeter- minate ; e prima spiega cosa ne' verbi abbia ad inten- dersi per voce attiva e passiva. Ogni giudizio, dic'eglij esige un oggetto cardine del giudizio, una voce di giu- dizio , e una voce di azione o di qualita : onde in ogni giudizio v' ha i." oggetto cnrdinale ^ a.° voce di giu- dizio , 3." voce di azione. L' oggetto cardinale o e^e- ^uisce r azione , su cui cade il giudizio , o la riceve. J ILO,».()riCO-UNIVERSALE. tjS Se r eseguisce e in istato di attivita; se la riceve , fc in istato tli jxissivita. E accessario ia ogni guidl- rio di azioiie espriniere se 1' oggetto cardinale e at- tho o passii^'i) ; e siccome il giudizio di azione e formato dall" oggetto cardinale , dalla voce di ar.ione e dalla voce di giudizio , da una di queste tre cose sara espressa 1' attivita o passivita dell' oggetto. Ora il notne delToggetio e inaherabile ; la voce del {giu- dizio per [sua natura uon puo esprimere clie alYer- iiia/ione o negazione : dunque V attiviid o passivitd deir oggetto cardinale sara necessariauiente espress* dalla voce di azione. Gosi chianias>i attiva ogni voce di azione , indicante die I' oggetto cardinale e atti\ o ^ e diciamo passiva ogni voce di azione indicante che r oggetto cardinale e passivo. Avverte qui giudiziosa- mente VA. che nella lingua italiana , e in altre hanno apparenza di passive alcune voci di aziuni che non sono tali. P. e. dorinito , corso , fuggico. Amato e paS' sivo in til sei amato ,- ed e attivo in io ho amato. Cio posto, dalle radici di azione deterniinata scende I'A. ad Jndicare come deriva una voce attiva , un sostantivo- nsttatto , un nouie di attore. Ne deriva una voce at- tiva, ed e quella che esprime 1" oggetto escguente r azione. Cosi da correre corrente e sedeiite da sedere, Ne deriva un sostantivo-nstratto; ed e quello che espri- me il risultato dell' azione senza dipartirsi dalla nie- desiina, e senza considerarla precisaiuente come azione. I.'esempio t? di rorsa da correre, di seduta da sedere ecc. IN'e deriva un nome di attore; ed e quello che e.n una parola sola espressero giudizio, tempo e modo. Awerte intanio sul- r oggetto cardinale di giudizio , che questo puo prati- camente essere o cIil giud;ca, o chi ascolta, o una cosa terza: quindi le denominazioni di oggetto giudicance , di oggetto ascoltante , di oggetto t'^rzo. U prinio e io , se uno , noi se piu. U secondo e tu , se nno , e voi , se piu. Tutti gli oggelti terzi hanno il loro nome par- ticolare , e molte volte s' indicano coi prono'iii. Awerte sul tempo che il passato e futuro e -emp!-'^ tale m re- lazione al presoite ; e che e in nostro arbitrio consi- derare come presente qualnnque punto tanto suUa serie degl' istanti decorsi , quanto su quella degi' istanti av- venire. Che potendosi da varj oggetii fare al tempo stesso varie azioni , e doveado noi uiolte volte simul- taneamente considerare varie azioni facre in tempi dl- versi abbiarao da lissare , spcondo il bisogno, colla im- maginazione due o piii linee di tempo parallele fra loro*, coasideraudo sulla prima Unea le azioni dell' oggetto TILOSOnCO-UNrVERSALI-. l-o gindicante . «ulla seronda quelle delToggetto ascoltante,- «• sulla ttrza , qnarta , cjuinta ecc , qnando occorra , '[UiIIp (l('j!;li o^getii terzi. Oa;ni pe;penilicolare a rjiiesce paraliele' iira»a sii tjnalunqne jmnfo espriinera Iq varic azioni avxenute al iiu'de«im<> istaate ]ier opera di og- gciti diver^i ; ed osjni o!>bU(]ua alle medesime parallele e»4priniera varie azioni avvenute in diversi is/uati egual- inenie per opera di oggetti diversi. Ciie un solo og- geiio f>ii6 fare aiicli' esso varie azioni alio stesso tempo, come giiiocare e ridere ecc. Clie qnando si debbono fonsiderare piii azioni fatte coiitemporaneamente dallo slesso oggetto , ))isogna ofsfrvare se la naiura del di— scOr-iO esige cl»e si porti e:zuale attens'ioiie sopra cia- scnna di tali contemporanee a/.ioni , o-j'pnre se consi- dcrandoue una come principale, le aitro debbano ri- guardarsi puriunente come accessorie. ^iel jiriino caso e d' Udpo e-^pii>iierle tutte distintamente, come peiisa , giuoca e ride. Nel secondo , tspressa con distinzione r azione principale, basta dare alle altre un a-spetto di semplice carattere accessorio, ossia di azione accom- pagnante ., come giuoca ridendo ecc. Cio tletto , vienc alia esposiziono particolarizzata de' varj modi e tempi tanto assoluri , quanto relativi , ne* qnali c coi qnali puo farsi un gindizio, fissando per riascnn tempo e viodo Ic varie derivuzioni dalla voce radicale essere. Delia ccoiwmia dclla specie umana di ^deodato Res- si , €cc. ( Avticolo 11. ) A RATTA qiiesta secoiida parte , clie costituisce il secondo volume, dalle forze attive della specie uma- na considerata ia istato di societa universale , e del loro modo di a2;ire ; quiadi della conservazione e propa2;azioiie della specie , della g >nerazione e trasformazioue de' beni, della loro distribuzione e del loro movimento, e liualmente della consumazione. In una iutroduzioae raccoglie 1" A. sotto brevi punti di vista le facolta deir uomo e le loro fun- zioni , 2;ia esaminate nella prima parte , per farsi strada quindi a sviluppare tutto il disegno della se- coiida. Esposta la serie delle tacolta iinllativa , de- liherativa , Indus triale ^ esposto Tufficio della ragione, il mezzo esecutivo della organizzazione, ed il vasto campo degli esseri e delle forme contenute neir u- ni verso, sul quale Torganizzazione si esercita , passa a definire la societa : una associazione imniensa di intelligenze e di organizzazioni , ajjinche in eguale ragione crescano le loro forze e le loro potenze. Per dir vero non crediamo die da tutti possa essere ammessa nna tale detinizione , siccome quella che coraprende termini non affatto elcmentari , giacclie il mezzo esecutivo deir organizzazione suppone eia forinata , e forse 2:ia adulta V associazione delle intelligenze; ma potra per avventura dirsi c{uesta una detinizione adattata al sistema che TA. in tutta r opera ha sviluppato. Prende quindi occasione in questa introduzionc medesima di rettilicare alcuni ' principj contenuti in una nota al discorso sul lusso del marL Ital. T. \\\. 12 170 EESSI , dell' ECONOMIA millioni, e la terra non e forse ancora bastantemente conosciuta per formare una statistica generale della medesima, e per istabilire la base di questi calcoli, che iniitili anclie riuscirebbero nello stato attuale delle nostre cognizioni. Dopo di avere trattato del principio della genera- zione degli esseri e della generazione della specie umana , non die dei dati che servir possono di base alia legge progressiva della specie medesima, delle cause che limitano le generazioni , ed in particolare del celibato , nei quali capitoli Y A. ha mostrato anche talvolta di essere buon fisico ; passa egli a ragionare dei tre modi di esistere della specie vima- na , selvaggio , agricolo e civile , considerati nel re- spettivo stato di popolazione. Prova che il sistema selvaggio e quello che meno favorisce il principio della generazione nella specie umana ; che il siste- ma purameate agricolo, sebbene possa considerarsi come cjuello che maggiormente dilata la forza della generazione , tende tuttavia a distruggere e dirai- nuire i fondi del principio conservatore ; non puo essere uno stato permanente, perche limitato in se stesso ; trovasi in contraddizione colle facolta per- fettibili delF uomo , gia messe in azione colF abban- dono dello stato selvao;aio per passare neir agrico- lo, e finalmente non compie le viste del creatore , non potendo produrre la felicita della specie , che consiste nella sua piu perfetta conservazione ; che cjuindi il vero modo di esistere proprio dell' uomo e cjuello della civilta , anche nel rapporto della pro- pagazione , perche coatiene la generazione nelle giuste proporzioni col principio conservatore della terra , e tutti racchiude sli elementi atti a condurla al maggiore siio perfezionamento. Nel cap. XIII si fa V A. a considerare brevemente le vicende della specie umana ; con qualche erudi- zione tocca di volo le antiche teo^onie , e le dot- trine sulla formazione de' corpi organici -, la du-a- mazione e divisione della specie umana in distintei DELL A. SPECIE UMA.NA. I-'CJ uazioni, la rapidita colla quale la popolazione si estese,. le emigrazioni dei popoli e delle uazioai erratiche , le iuvasioni de' barbari , i costumi e la morale dei popoli aiitichi in confronto de' moderni , le cause delle guerre ecc. Dopo I' oggetto della generazioae della specie , veniva necessariameute V esame della generazioae dei beui e delle loro trasformazioni , come quelli clie sotto varie artiticiali coaligurazioni sono il fon- damento della conservazione delF animale medcsimo. Ma siccome i beni non si potevano crear tutti da tutti nello stesso tempo , era ben naturale di cer- care il modo , col quale le forze umanc agiscono nella loro produzione. Quindi i capitoli della for- mazione e progressione dei beni , della distribuzio- ne delle forze attivc della specie iimana nella crea- zione de' beni , della consolidazione dei medesimi , dove si tratta dei capitali agricolo, industriale e commerriale, che tutti uniti costituiscono un solo capitale detto produtdvo:, ed un capitolo della tras- formazione dei beni , al ((uale oggetto tien dietro r analisi dei biso^ni e dii beni , e T esame degli ostaroli che si oppongono alia loro moltiplicazioae td al loro mi2;lioramcnto. Un bene qualunque, pri- ma di g;iugnere alia consumazione delF uomo , pas- ^ar deve per (juattro processi di fimzioni , le quali < ostituiscono le quattro basi fondamentali della cconomia uniana. Formate le masse dei beni , deb- bono c[uesti mettersi in movimcnto , r»>ide ciascuno ne a])l)ia la sua parte proporziouale. 11 j^rincipio d'impulsione die sparse e divide i beni tVa tutti gV individui della sooieta , nasce da una Icgge di cambio f'ra £;li uomini, costituila dalla prestazio- ne de" servigi reciproci , materiali cd immatei'iali. Tratta rpiindi la sezione 111 della distribuzione e del movimento dei beni , della prima distribuzione fondamentale , dei possessori , della nobilta , del moilo in cni si trova distribuito il capitale umano , dei mczzi inventali dagli uon\iui per accelerarc il •l8o KESSI , dell' ECONOMIA niovimento de' beni , e quindi del cambio c della moneta , del giro, 6 sia della circolazionc artificiale dei beni , e del danaro. V A. riguarda giustamente la nobilta come una di quelle istituzioni clie a poco a poco s" introdussei'o uella socicta , e come un sen- timento che nasce dalla virtu e si fonda sulla opi- nione comune. Si disse nobile un' azione accompa- gnata daila cortesia , dal valore , dalla 2;enerosita , dalla benevolenza , e si passo a chiamar nobile colui che la esercitava. Ma non potendosi la benelicenza esercitare senza la ricchezza , il volo;o confuse fa- cilmente la ricchezza colla nobilta, e chiamo nobile il ricco , qualunque fosse Y uso finale che egli fa- cesse delle ricchezze medesime. Si fortificarono quindi le fortune de' ricchi colla pubbhca opinione sotto le apparenze di una falsa nobilta. Gli artilizj delle leggi, medianti i quali studiavonsi gli uomini di perpetuare la ricchezza , e quindi la nobilta nelle famiglie , por- tarono una ineguaglianza nella distribuzione dc'beni, e la nobilta per questo mezzo cesso di essere di merito e diveune ereditaria , dal che risenti gran- dissimo danno l' ordine economico sociale. Indica pero TA. ai nobili generosi 1' uso opportnno che far possono delle loro rendite , affine di promuo- vere il pubblico vantaggio e cosi fabbricare la glo- ria nazionale. Nella IV sezione, che e T ultima di questo volume, tratta egli della consumazione -, presenta dapprima un' idea della consumazione economica , e mostra che la consumazione disginnta da un principio ri- produttore di beni , tutto divorerebbe , e che que- sto solo principio e quello , per il quale il mondo si conserva , proe;redisce e si perfeziona. Da esse emanano le rendite destinate a riparare gli effetti della consumazione ; e queste , ove siano in beni , diconsi rcali , e uominah allorche rappresentano il valore delle prime ; e tale e l' ordine economico che la rendita nominale jirecede sempre la reale , e neirattuahta della consumazione niun uomo puo DELLV SPECIE UMANA. 1 8 I- aver beni in natiira ronsnmabili , sc p;ia non pos- siede la sua roriispondente rendita noniinalc. Per i ranali della censuniazione passano i beni al loro linalc annientanieiito , o per nieglio dire tornaiio alio stato di materia bruta , dopo aver li- jiurato sotfo foinie artificiali ; e <[iiesto e il conijii- mento di tntto il sisteiiia erononiico umano , e del eirrolo dclle varie sue coinbiiiazioni. Si tratta quiridi in ([uesf idtinui sezione del passaggio dei beni ma- teriali o iisici alio stato di materia brnta , della con- sumazione perfetta ed imperlctta, o periodica , della valntabilita della consnmazione, degli etTctti di cpie- sta sui beni immateriali, dclT origine delle rendite, e delle loro funzioni nell' ordiue economico , e li- nalinente del modo in cui le rendite misurar pos- sono il capitale. In jnoposito degli elFetti della con- suniazione sui beni imniateriali si prova, che V eco- nomia umana si stende al di la delle materiali ac- quisizioni di alcnne produzioni della terra , o di una ricchezza in metalli preziosi ; giacche alF umana economia appartengono le azinni , ed anche le piu indilferenti e i passatempi medesimi , i beni risiil- tanti da (pielle azioni , i beni che non sono che sensibili , e perfino le morali alTezioni e i sentimenti medesimi che in noi si eccitano per le cose di questa terra. Come poi le rendite misurar possano il capitale , lo dimostra V A. col calcolo delT annua consnmazione che succede del medcsimo per gli usi deir uomo ; cercando (juindi il tempo medio in cni si distruggono e si consnmano tutti i beni , scmbra concliiudere con Ortes che periranno nel- Pintervallo di trent' anni. Moltiplicando tpiindi trenta rendite clfettive per il nnmero degli uomini viventi, vicnc ad avere in qualche modo la misura di tutto il capitale umano. Ci spiace di ntui jioter entrare partitamente in tntte le dimostrazioni delP A. , che pero troviamo a«;sai ingegnose ed appogj^iate ai piu savj tbnda- nienti; e noa abbiamo lasciato di ammirare alcuue iSa KE5SI , dell'economia., ecc. tavole parimeiite ingegnose, cjuella specialraente che indica gli anni , gli uomiiii viventi nel principio di ciascuna generazione , ed i rispettivi beni naturali che sopravanzano , espressi col numero degli iio- mini che con essi sipotrebbono mantenere; e Takra che indica gU anni , gU uomini come nelF antece- dente , piu i beni preparati da questi per le gene- razioni successive , nella quale vedesi la distinzione dei primi beni che sono naturaU, e dei primi beni artificiaU che tosto si aumentano in ragione del qua- druple. Renderemo conto degli altri due volurai , tosto ch' essi saranno fatti di pubbhca ragione. i83 Delia decLiione dellc cause diibbie nei giudizj c'wUi , del conte Francesco Fi^g^iZio B vrbvcovi. — ■ Milaiio, 1817, presso Antonio Fortunato Stella. L' OGGETTO del presente discorso ( dice T aulore nella Prelazione) si c di esamiiiare se possa la legse coinandare a' giudici , o dare loro il potere anclie nolle cause pin oscure e dubbie , di aggiudicare ad una sola parte tutta intera la cosa di cui coutendano , privan- done interaniente V altra : e se possano i giudici , quand' anclie sieno tutti concordi , cangiare la natura delle cose , e rendere coUe loro sentenze cliiaro cio ch' e oscuro , e certo cio cli'^e incerto : e se non v'ab- bia ua altro mezzo onde decidcFe cotali cause, il quale sia pill £;iusto e piii conforme alia ragione , non nieno che air interesse e al ben jjubblico ». La conchiusione di questo discorso si nova nel ca- po V. sotto forma di progetto di una nuova legge. Eccone gli articoli. » I. II Giudice a cui spetta la decisione delle llii nel primo giudizio , allorclie , dopo uu attento e ma- ture esanie , ritrovi la causa dubliia e osi ura talmente, che giuDger non possa a conoscere da qual parte stia la verita o il buon diritto, ordinera colla sua sentcnza die la cosa di cui si contende vcnga tra ambe le parti divJsa egualmcnte. " II. Allorche sembri al giudice che vi abbia bensi qualche proljabilita maggior da una ]iartc che dall' altra, ma questa proljabilita non sia die leggiera, ed ei senta che la causa riinane tuttavia gravemenie dubbia, que- sta probabilita non togliendo e non dissipando punto r incertozza, egli ordinera che la cosa in contesa vcnga tra ambe le jiarti divisa tgualmeuic. " III. Allorche la maggior probabillia , die sta iu favor d' una parte sembri al giudice grande e di grave peso , poidie questa probnbilita se non giunge a for- mare un pieno convinciniento , vi si avvicina pero e viene ad accostarsi alia cericzza , egli giudichcra alia parte che 1' lia in suo fayore, tutta intera Ja cosa dt cui si contende. 184 DELLA DECISIONE DELLE CAUSE DUBBIE » IV. Ove il tribunale di prima istanza sia composto >. Qui r autore abbandonato il posto di giureconsulto piglia quelio di legislatore Scorrendo i niotivi di qnesto progetto si tiova , che T autore ha fatto perpetua- mente uso della giustizia morale senza ricordare mai la giustizia politicn. Ognuio intende che negli oggetti pubblici , ne' quali non si coasidera solamente la qua- lita di uomo , ma anche la qualita di cittadiiio , con- vieue unire i motivi dell' uno e dell' altro siato. Nella giustizia morale si considerano i soli rapporti indivi- duali , e si fingono le cose come sono in se stesse , e qnindi si pronuncia do che pun essere giusto o ingiusto nel foro , diro cosi, interno. Nella giustizia politica al- r opposto si considerano i diritti scambievoli del socj, e la pill grande utilita comune , la quale si risolve ia maggior beneficio privato , benche importi talvolta quaiche detrimento al privato vautaggio : detrimenio il quale viene largamente compensato da altre cir- costanze della vita sociale. Oltre cio nella giustizia jjolitica si considerano le cose non quali possono es- sere in se medesime, ma quali possono constare este- riormente , stantcche fra gli uomini non vi potrebbe essere sicurezza , senza far uso della estrinseca verita. Come avvi un diritto interno e reale , avvi pure un diritto esterno e probatorio. II corpo di questo diritto consta di ragione e di autorita. Esso sara il complesso sistemaiico delle forme e delle regole che osservar si debbono per acccrtare la verita di fatto nell' esercizio deir annninistrazione pubblica e della giustizia. Molte ordinazioni di questa giustizia politica ani- inano e dirigono tanto il diritto statuente , quanto il diritto contenzioso. Cosi per esempio colla prescrizione si e amato di assicurare i possessi di molti innocent!, ai quali co! tempo possono mancare le prove a costo di canonizzare quaiche particolare usurpazione. Pari- mente sono state stabilite certe basi fondamentali as- sicurative del diritto personale e reale dei cittadini , le quali basi formano costantemente una prima pre- sunzione abituale in favore del cittadino. Cosi per esempio si presume ognuno libero da un vincolo reale NEI GIUDIZJ CIVILI. liib e personale verso un altro cittadino, a meno che non si provi uu vuicolo di contiatta obbligazione. Allorclie pertanio nianclii la prova e cjuindi nasca il duliliio dell' esistenza di questa obbligazione , la ragioii sociale comanda di pionunziaic per la libeiia. Qiieste ed altre ^imili sono basi di politica giustizia, la quale sebbetie ipoteticainente si possa ligurare venire talvolta ia coiiflitto colla giustizia uiorale , tib non osiante dee prevalere , artesoche senza di qucsto predouiinio do- vreinmo rovesciare i londainenti del sociale regime. Per la qual cosa couie avvi una ragiotie morale po- litica nel legislatore , avvi pure una costienza morale e politica nel giudice. E siccome negli allari pratici quest' ultima dee prevalere , cosi la coscienza pcditica dee guidare il giudice nelle sentenze. Da cio nacque la celebre regola die il giudice dee pronunziare juxta allegata et probata : da cio V altra regola che actore non probante , reus absolvitur : da cio Taltra re- gola fnvorab ill ores rei quam actores habentur. Questa regola che e la aS.-^ D. de regidis juris, Y>resa. in senso isolato seinbra urtare il scnso morale ; ma considorata nello stato civile e plenameute conforrae alia somma giustizia puhblica. Un reo e un uonio as- salito o a ragione o a torto da un altro. Lo stato di lite e come lo stato di cuerra fra le nazioni. Ua reo convenuto gode prima della lite di uno stato civile , nel quale abitualmente si presume padrone libero delle sue cose e della sua persona. L" attore che lo assale noi» lia ^ eruna presunzione per se , ma deve osser munito di titoli e di prove coinpetenti. Nel dubbio pertanto deve essere favorito il reo , pcrocche la legge tutelare non puo permettcre agli errori ed alle passioni di spogliare veruno de' projnj diritii. II favore per- tanto professato al reo non e una parzialita tVa due cittadmi , nia e un savio dettame assicuraiivo del di- ritto di ognuno. La parzialita si veriliclierebbe allor- quando , essendo manifesto il diritto delT attore , si volesse favorire il reo; o che pure nell'esercizio della lite si pcrmettesse ad una parte qualche atto giulizia- rio. qualche inlormazione , qualche attacco o qualche dil'esa che non si permettesse all' altra. IMa questo non f"u mai il senso dei Romani Legislatori i quali vollero ne' giudizj la parita di trattauieuta tra l' attore e il reo. l86 DELLA. DECISIONE DELLE CAUSE DUBBIE, CCC. Preinesse queste considerazioai, pare che il progetto deir illustre autoie non sia animissibile , avvegnache egli auiorizza una particolare ingiustizia certa , seuza esercitare uii atto di pubbhca giiisiizia sociale. La prova di questa proposizione emerge dal riflettere, che,trat- tandosi di una causa sempltce in cui uno sia assalitore e 1' altro puro difensore , uno dei due lia certameiite ragione, e l' altro ha certamente torto. Dato dunque il supposto dul)bio, il giudice che deve pronunciare a stretto diritto , commette certamente un' ingiustizia , aggiudicando la meta della cosa all' uao , e la meta air altro. Lascio dall' osservare , che molte volte uii oggerto litigioso non e divisibile, come per esempio , un' opera da prestarsi , un mnro da conservarsi o da deniolirsi , e cento altre cose di questa natura. Se dunque lasciato lo spirito d' innovazione , ab- bracciamo il niftodo usitato di aggiudicare tutto I'og- getto contenzioso all' una o all' altra parte , noi ci troveremo entro 1' orbita della giustizia politica , la sola praticabile negli affari umani : e pero se da una parte potra nascere il dubbio possibile di aver recato aggravio ad uno dei litiganti , ne sorgera dall'altra la certezza d' aver amministrato la giustizia a norma del- V ordine pubblico sociale , il quale riposando sulla certezza estrinseca , sul mantenimento dei possessi e della liberta civile , sulla necessita di reprimere gli errori e le passioni delle parti e dei giudici, si attiene al sistema il quale racchiude il massimo de' beni , col minimo dei raali e degl' inconvenienti. Tutto cio rignarda il merito intrinseco dell' argo- luento proposto, Noi potremmo far osservare di piu che la certezza o il dubbio non derivando totalmente dal fondo delT affare , ma essendo relativo alia vista pill o meno acuta, al cuore piii o meno prevenuto di chi deve giitdicare , si correrebbe nel gravissimo inconveniente di assoggettare l' amministrazione della giustizia ad una fluttuazione e ad un arbitrio mille volte peggiore di quello di una decisione assoluta , colla quale in un caso perplesso possa essere state leso un private. 1 87 Lettera lU uii professore di dlrltto sopra i due libri^ V lino iiidtolato : Delia pluralitd del suffragj nci giudizj cwili e criiniiinli^ e T altro : Delia deci- sioiic delle cause dabble. — Milano, iSl'?, pj-esso Antonio Fortuiiato Stella e compagiu. Q> UESTA Lettera altro non essendo clie un riassunto ed un elogio delT amore dell' aniecedente opuscoio , non crediamo di doverne fare menzione , se non che per mia bibliogralica notizia. Discorso di Quglielmo M.anzi sopra gli spettacoli , le feste ed il lasso degV Italiani nel secolo XI V^ con note ed illustrazioni. — Roma, 1818, pel IMordacchini, in 8.°, con una tavola in rame. J? KA gli usi e le costumanze clella societa niuna e , per nostro avviso , piii ac.coacia a luostrare il grado d' inclviliraeato , e 1" indole di una nazionc quaato i pubblici spettacoli ; iraperocche prendendo ad essi parte la moltitudine , clie ne riceve trattenimento e diletto, dal carattere di queste rappreseutaaze si puo con molta approssimazione argomentare quale sia quello degli spettatori. Cosi il genio sanguinario e feroce de' prischi Romani , che furono , non diremo gia i con- quistatorl , ma il flagello del mondo , non puo essere fatto meglio conoscere quanto dai barbari e crudeli combattimenti de' gladiatori e delle bestie selvagge che formavaiio la delizia del popolo. Ma quegli antichi mettendo insieme a cimento uomini o bestie di eguale possa o ferocia mostravano almeno di compiacersi di vedere prove di fortezza; laddove degenerata ed invi- lita r Italia quando si trassero per trastullo i mansueti buoi dair aratro , e s' introdussero negli steccati , ac- ciocche istizziti dagli insulti e dalle percosse della ca- naglia affrontassero fieri molossi educati a questa caccia, il prendere sollazzo ad assistere a una zufFa cosi dise- guale noa era indizio per certo di uii' indole generosa. Le miti inclinazioni de'Greci, e la pari tempo Taaior della gloria , e il desio di far mostra di destrezza e di valor personale si palesano in quegli innocui eser- cizj della lotta , del corso , delle gare dei cocchi , come le loro teatrali rappresentazioni fanno fede della cultura e del fino gusto di quella nazione la piii ia- civilita di quante ne vanti T antichita. Le pompe saa- guinose e i fieri ludi che in Italia prevalsero ne'bassi secoli erano in correlazione cogli aspri costumi e col genio arniigero di quel tempo ; come i torneauienti che furono ad essi sostituiti , ove agli esercizj guer- reschi la galaateria si juischiava, erano quaii un pas- MANZI, DISCORSO SOPRA CLI SPETTACOLI. l3i) saffgio die sotto gli auspizj del geiiiil sesso facevasi dalla barbaric alia civilta. Che i pubblici spettacoli possano essere sotto questo aspetto consjderati se ne mostio ptrsuaso il Bettinelli, allorche volendo trattare del risorgimento d' Italia negli studj , nelle arti e ne' costumi , noa manco di consacrare alle Feste ed agli Spettacoli un ben lungo capiiolo, che e il scsto della sua opera. Ne altrauiente senibra avere opinato il Muratori , che in una delle sue disserta/ioni intorno alle antichita italiane de'teiupi di mezzo illustrar voile con gran dovizia di erudizione qaesto tema medesimo. Deesi saper buon grado al sig. Manzi , die trascri- Vendo le notizie sparse in varj volumi si corapiacque di ripristinare un cosi piacevole ed istruttivo argo- mento ; poiclie quando anche tali compilazioni nulla ofFrissero di originale e di nuovo , e nuUadimeno cosa sen;pre plausibile che altri venga di tratto in tratto a rinfrescare la memoria sulle antichita patrie, e segna- tamente su quelle de' secoli oscuri , che sono general- mente nieno studiate. Gran tesoro di peregrine notizie tratte per la piii parte da carte inedite ci presento il Muratori in quelle sue Dissertazioni , uia questo som- ino erudito page di olFrire copiosa messe di jnateriali lascio ad altri il pensiere di ragionarvi sopra come pill stimasse a proposito. Di laito riandando adesso questi argomenti e favellandosi degli usi particolari e de' costmui delle trascorse eta sarebbe niesiieri di con- dire con sodi raziocinj la narrativa, entrare addentro nello spirito de' tempi di cui si parla , trattare in somma la materia con filosolia del pari che con eru- dizione. Che se quest' ultima sola s'intendesse di fare signorcggiare , converrebbe avere assai frugato negli nrchivj, e recare in mezzo nuovi documenti ; altrimenti valendosi di quelli gia cogniti , ed allastellandoli senza gusto, senza scelta e senza criterio si comporranno opere che ad altro merito non potranno aspirare se non che a qnello di rapsodie. Innanzi che 1' autore entri in argomento ragguaglia il lettore del metodo di esposizioue da lui tenuto in questo libro , e prima di tutto dichlarandosi nemico degli zibaldoni aununzia di avere tolto per inodello %\i autori greci, i quali ove scrissero delle piii remote I^O MANZI , DI8CORSO antichita non usarono mai quelle continue allegazioni,, le quail presentando, die'' egli, uno stoggio vaao di eru- dizioae, annojano ed avviluppano ad ogni passo i let- tori , e giaii f'atica dimostrano e gian conoscenza di libri e ingegno scarsissimo. Peicio guarderommi bene, soggiunge , di non incorrere in questo biasimo. Ottimo consiglio fu certameute il suo e per. lie somma autorita debbono fare i Greci , e perche tutti oggimai coiivengoiio essere as'*ai stucchevole Tabuso delle ci- tazioni. Creduuno quuidi che con 1' inteiidiniento di serbarsi lontano da qucsto abuso^ non abbia voluto in tutto il corso deir opera rammentare una sola volta il Bettinelli , che tratto , come abbianio gia detto , nel suo Ris< rgimento d' Italia il tenia degli spettacoli, e che tratto anche in un separate capitolo del Insso e deile ricchezze de-li Itabani ne' secoli dopo il mille. Per lo stesso motivo si sara egli ristretto ad acceanare due sole volte alia sfuggita qoella dissertazioue del Muraturi poc' anzi indicata , benche abbia talvolta stimato a projjosito di tradurla. II modo poi con cui essa e citata , usando il ternaine vago di Dissertazio- ne XXIX 5 potrebbe indurre altri in sospetto che gli rincrescesse di metteve in mostra il bel titolo che porta in iVonte: De spectaculis et ludis pahlicis niedii jEvi , titolo cosi affine a quello del suo libro. Ma oltre a die non si poti-ebbe credere capace un letterato di questo piccolo sutterfugio, non potcva egli supporre che let- tori aache mozzananiente istruiti delle antichita ita- liane ignoraspsero che dal Muratori e stato gia ventilato questo argomento. Con ragione bensi rechera maraviglia die dopo es- «ersi egli dichiarato cosi avverso alle citazioni, ne abbia iniruso tante , che formano niente meno che meta del volume sotto il titolo di Illuitrazioiii. Si aggiunge una buona trentina di note messe qua e la a pie del testo, e sparse di prosa, di versi , di squarci latiui , iVancesi ed anche greci. Ora quelle illustrazioai altra cosa non sono die lunghissimi pezzi di opere fatte gia di pub- blica ragiene con la stampa , di quella cioe degli Scrittori delle cose Italiche , delle storie del Villani , della storia di Milano del Corio , e particolarmente dei recenti scritti del Ciampi , letterato toscano, ora passato oltramonti. Ma l' autore sulla fine del libro eon SOPRA GLI SPETT.VCOLI. I()r lodevole ingetiuita confcssa di averle introdotte ad og- getto d' ingrossare il volume, poiche dovendo iiscir cosi solo gli sembrava che di troppo sarebbe compa- rito meschino. Iiitoriio poi alle note non adduce ve- ruaa giustilicazione per averle aniiuesse coiitro il suo propoiiiniento , uia sarii a lui sembrato cbe in conlronto di quelle inolte die avrel)be ]>otuto apporvi , queste sien coSi poche che non porti il pregio di tenerne calcolo. E nel vero se si voglia ragguagliarle con quelle che ridondano in tanti libri , con le note , per via di esempio , che il Beroaldo ed il Casaubono hanno applicato al |)iccolo testo di Svetonio ridotto a un grosso e ponderoso volume in foglio , ha ragione I'au- tore se considera le sue come parvita di materia. Nulladimeno un libro cotanto esile , che il suo stesso autore giudico opportuno di impiuguare con questi corredi , e il cui testo di latto appena empie cinquanta carte , annunzia tanta merce da niuovere invidia ai piix grandi. Egli ripartisce il ragionamento in tre parti , coBie aveva fatto in quello sul Commcrcio degli Ita- liani nel secolo XIV, che e piii piccino ancora , e che £a aggiunto al Viag2;io del Frescobaldi. '< Abbrac- » cera la prima i pubblicl spettacoli , le feste ed i " giuochi. Si parlera nella seconda delle nozze, del " conviti dei Principi , degli oruamenti dei magistrati I " e degli eserciti , della magniiicenza dei pubblicL •' edjfiz) , c di tutto cio in somma che puo appartenersi I » al comune. Si volgera la terza intorno alle costu- I » nianze dei privati, alle suppellettili ed alle vestl I V preziose usalt- in quel tempo , ed in fide a tutto cio ' '/ che si pertiene al private hisso delle famiglie dei j » grandi e dei cittadini ». Dopo cio incomincia cgli il suo discorso con fare ! osservare che per difetto degli storici non abbiamo I contezza de' giuochi c degli spettacoli degli Italiani I ne' tempi de' Longobardi , e di Carlo Mau,no ^ e cosi j per r appunto incomiiicio anche il Muratori quella j sua disfertazione XXIX. Allega non per tanto un passo ! di Agnello estensore delle vite degli arcivescovi Ka- I veniiati , clie parla di certi micidiali e lacinorosi giuo- I -chi , che erano in vigore a Ravenna nel 690 ; indi I aoggiunge 1' autore es*ere facile " die i Greci die ivi M dominavano fomentassero la discordia del popolo 193 MANZl , DISCORSO M per meglio signoreggiare in quella citta »/. Qae«ta riflessione e parimente tradotta da quaato in latino disse il IMnratori , lecando quel niedesimo passo di Agnello: A vero fortasse non ahhidat qui suspicetur earn, Ravennatis popitli sclssuram a Qrecis tunc i'oi dominanti- hus si non procuratatn , saltjm libenttr fuisse toLeratam^ ut divisii civibus tuttus iniptrarent. Sembra nulladimeno, prosegue egli, che Tuso delle antiche feste e spettacoli non fosse aft'atto diiuenticato in que'barbari secoli, provandolo le feste di inaggio, ed i carnovali , che trassero origine dai baccanali e dai giuochi di Flora. Dopo il secolo X maggiori noti- zie ci traiiKindaroiio cosi gli storici , come i poeti. Kuvidi e feroci al pare del popolo erano , soggmnge 1' autore , gli esercizj che faceansi con la lancia e con la spada ne'torneainenti, e per lo piu dai nobili che aspiravano alia cavaileria^ ma questo spirito ca- valleresco ristringevasi al regno di Kapoli , ed alle terre di Roma ove erano molti feudatarj , Jaddove nell' Italia superiore e in Firenze grande odio si aveva contro la nobilta. Nell" incominciamento del secolo XIV essendo molto inciviliti i costumi t"u la licenza di questi giuochi al- quanto ristretta , ma riflette che nulla ostante insor- gevano sovente gravi disri- ginale alia aiaiio , sappiano, se mai lalun lo ignorasse , a qual altro lihro pos^ano ricorrere desiderando di avere intoruo a tail niatet ie inasiisirali notizie. Dope di avere menlovato l' autore i giuochi del ponte di Pisa, quellu del Calcio a Firenze , e alcuni altri di Siena e di Koma, da a divedere tlie i tornei erano singolarmente magnii'ici nel regno di Napoli sotto il doininio della casa di Svevia , e niolto piu sotto quello dcgli Angioini. Egli porta qui un' erudirione re- lativa alia grande passione the aveva il re Carlo per tail esercizj , erudizione che fu attinia , benche cio non appaja, al solito t'onte. E qui inconiincin a parlare di proposito degli spet- tacoli del secolo XIV. Le corti degli Scabgeri , dei Carranesi , dei Visconti e dei re di Napoli prinieggia- vano allorH per questo titoh) su tutte le altre , e quella in particolare del re Koberio . pnncipe uiagailico , Bibl. huh T. XII. 1 3 1^94 3IANZI, UISCORSO fautore de' letterati e tie' prodi uomini , ed intento ad incivilire i costurai de' suoi popoli. 11 if giio dipoi di sua nipote Giovanna non fu , die' egli , niente meno bril- lante garegg,iando la nobile gioventu di far potnpa di splendidezza e valore soito gli occhi di una bcUa e volultuosa regina \ e per dare a conoscere quanio sfar- zose fossero le feste di quella corte trascrive due lun- ghi squarci della Fiaraiiieiia del Boccaccio. Ma sarebbe stato opportuno altresi die egli avesse a\ uio cognizione di una lettera del Petrarca , clie non troverebbe regi- strata dal Muratori , ove si mostrano sotto nn ben dif- ferente aspetto gli spettacoli die si davano allora in quella capitale. Racconta il Petrarca die essendo stato condotto in un luogo prossimo alia cltta dctto Carbo- nara 5 ove era la icgiiia , il giovane principe Andrea, tutta la milizia napoletana, e gran tnrma di popolo , quando cr.edeva di assistere a quaiche lieto spettacolo, lo sdiianiazzo di gioja della moltitudine astanie gli fe' rivolaere gli occhi, e vide ua bellissinio giovanetto cad(^re irafitto da una spada intriso nel proprio san- gup. Inorridito il Petrarca die di sprone al cavallo ma- fediceudo ia crudelta degli spettatori , e 1' infaniia dei giuoclii gladiator] , ove plaudente il popolaccio si sgoz- zavano gh uoiuini a modo di pecore {^£pist. fumil, ^ lib. V, tp. 6). Dagli spettacoli di Napoli passa a far parola di quelli di Koma. Descrive una giostra di tori fatta nel i332 nel colosseo, die fu cinto a tal uopo di palclii di ta- vole 5 racconto die e tratto dagli annali del Monalde^ schi pubblicati dal Muratori. Accenria un' allra festa istituita da Stefano della Coloiina nel 134a, ove furonp rieiiipiute di vivaiide le vasdie delle fontane di Caiiipo di Fiore e di S. Marco , e poiclie furono votat^ dalla plebe vi si fe' correre il vino. Ma soj^ra tutte Ife altre famosa era quella di Testaccio , che cadeva nella fine del cariiovale , a cui intevvenivano con solenne pompa i ca^^i de' rioni , i magistral! secolari, non eccettuato il senatore e la nobilta. Badunavansi tutti nel prato di Testaccio ove coinparivano tredici carri tirati da tori , in. ciascuno de' quali erano legati quattro porci , e v4 s' innalzava , die' egli , uii' asta dalla quale pendea una canna di drappo rosato. Una frotta di giovani armati correva a rapire i porci ed il drappo^ e si appiccava una SOPR\ GLI SPKTTACOLI. %g$ zuffa ove molti rimanevauo fer.ti , ed alcuni morti. Succcdevano ititli il ^iunco clclia cuccagaa e le corse de' cavalli Prcsso che simili a queste eraao i liagordi di piazza Navona , e 1" A. per nun essere sovercliia- niente prolsso stima di trasandarne la descrizione. De^li spetiacoli cli" ne' tempi audati si davano in que- t.ta piazza ha nioUo ertiditauieiite parlato un suo com- p;itnota il sig. Cnncellien iieU' opera dt-l Mercato , ecc. di Piazza Navona , beaclie si attenga ad epoche iiieuo antiche. Si discorre poscia dei giuoclii di Firenze che erano pill civili , e ill una aoia si allega quaiito su quello del Calcio scrisse Gio. de' Bardi che ne jtese iia pecu- liare trattatello, h Io rappresenta come ua eseicizio eimilissimo a qiudio del iidstro pallone a venlo , ove SI gareggiava di I'ar pa>sare uu globo goafiato di cuojo plire lo steccato nimico dandogli col pugiio , e rade volte col calcio. Sembra per altro , soggiunge V A. 5 cliecche iie dica qui il B^rdi , che anCicuinente piytto- sto che col puguu col calcio appuoto giuocassero ; ma non couiprendiamo come in prova di cio voglia ci- lare la narrativa che fa di qiiesto trastuUo uno scrit- tore iioa gi.^i piii antico del Eardi , ma posienore a lai , cioe Francesco Redi in una lettera addrizzaca al Menagio II Kedi inoltre descrive quel giuoco quale al suo tempo si usava a Prato dando col calcio , e chiaramente dice essere diverso da qiicUo di Firenze ove si colpiva col pugno. L' arginicnio i>er verita non merita taate glose , se non ciie e co-i esposto in quella nota , che potrebbe dire qualciie i:iil;gao iiiotteggiatore che la buona cntica fia ivi essa lU'^desiim a caici ed a pugna. Passa poi l" A. ai giuochi di ina:;gio Questi 8t celebravauo in Firenze con da .ze e conviti , drix- zandosi talvolta palchi ornati con varie ft ure orable- snaiiche. Nell' anno i3o4 si bandi in tale occasione che chi desiderava novelle dell' altro niomlo si recasse 11 d"i primo di maggio sul ponte alia Carraja. II Vil- laai raccoata 1' aneddoto , e il Muratori riferisce per iniiero le parole di questo storico Tratto il.illa curio- ftita il popolo accorse , e si videro alcune bardie con palchi ove si rappresentava rintVrno: il ponte gravato da lanta calca di gente rovino , e il giuoco di befFe torno da vero , dice il Villaai , poiche multi di fatto andarono a saper le novelle dell' altro niondo. l()6 MANZI, DISCORSO In Siena avea grandissima voga 11 giiioco delle pugua clie nel 1291 , come si ha da un' antica cronaca sanese, fii sostituito ad altro piii periglioso detto la battaglia all' Elmora , nel quale il popolo battensi con targhe e con sassi , dice I'A. , e Tantica cronaca die e allegata dal Muratori scrive con pertiche e con sassi : ne cio rilevercbbe gran fatto , se non supponesse I'A. che targa in jtaiiano equivalga a bastone, (juaado, come ognun sa , significa scudo : piu die da questo passo si puo argomentare che egli cosi supponga da quello che dice dando la spiegazione di una tavola in rame aggiunta alia sua opera , e tratta dalla miniatura di un codicc dei Docnmenti d' Amore di Francesco da Barberino. Fra altre figure dodici ne appajono in quella stampa , che stanno a guardia di certe porte con targa in ispalla, come egli dice {peg. i83) , ma queste targhe sono in so^tanza grosse e nocchiute uiazze. Havvi certo qualclie divario tra un bastoie ed uno scudo. Legf'ermente trascorre 1' A. sul ginoco del ponte di Pisa gia descritto ed illustrate dal conte Ranieri Bor- ghi Credesi che abbia avuto origine per celebrare una vitloria avuta contro 1 Saraceni , e combatteasi con "targoni e scudi di legn>. Rinomnta era in Bologna la festa della Porchetta , la quale ebbe questo principio. I Lambertazzi che tiran- nicaniente si diportavano in Faenza, involarono un porco a un Zibaldello Zanibrasio. Costui iingendosi pazzo , e cpn varie astuzie operando introdusse di notte tempo i Bolognesi nella citta , i quali se ne impadronirono uccidendo i Lambertazzi. In memoria di questa impresa fu ordinata in Bologna nel di di S. Bartoloraeo una corsa di cavalli , indi si arrostiva una porchetta , che dalle fineftre del palazzo a suon di tromba gettavasi ~ al popolo. Quanto alle feste di Venezia , rammenta egli appena il giuoco della Regata , e si traftiene a descrivere la festa delle Marie , che si continuo a fare fino all' anno j379 Queste Aiarie erano dodici donzelle , che ricca- mente \-estite ed accompagnate dal doge e dalla slgno- ria si condncevano nella chiesa di santa Maria For- 'niosa, indi con canti e con suoni erano di nuovo scor- " tate alle proprie abitazioni , cosi praticandosi per tre ■ giorni; Esse raftiguravano le fanciuUe veneziane raplt,e SOl'RA. GLI SPETTACJOLI. \^^ nel 943 dai corsali Triestini ^ e liheratc dal valore del Uogf Pietro Caiicliaao. Questo av\ cniiueiito somininistro a Carlo Gozzi il soi^geLto ad ua j)iacevole poeina di cui a\ieljbe jjotuto 1' A. citare (jualche verso per ral- learaie il ratconto , la>ciaado la tema d'iocorrere iq. quell' al)iiso di citazioni clie tanto abborre e di sco- scatsi dagli eseinplari gieci. E siccouie jiioki giuochi * spettacoli lia egli oininesso di nouiinare , clie pure si I'acevano ii"! secolo XIV in Veaezia , poteva accen- nare st-nza scrupolo di pedaiiteria clie sulle iesie ve- ne^iane e stato piodotto dalla sigiiora contessa Mi- phieli ua libro elegautemente scritto e con sctlta eru- ^izione , di cui abhiauio gia dato ragguaglio in questo gioruale. II libro di cjiiesta dania poteagli per avven- tura piii acconcianieiite servir di luodello in questi argomenti che nou le opere greche. Passa r A. a parlare , ina assai brevemente , delle corse dei cavalli che erano molto usaie in Italia, e cio diceasi correre al palio , n ed oltre i cavalli cor- " reano talvolta anclie gli uoniiui , gli asiui e le fem- niine ». Le donne saranno poco contente di trovarsi qui nominate dopo gli asini , quando potevano assai jiaturalinente essere messe accanto agli uomiui. E certo crederebbero clie a bello studio egli aliliia cio fatto in segno del suo disprezzo, se sapessero che quel passo e una niera traduzioue di un aliro del Muratori , ove ogli inverii P ordine delle parole, the il boon Pro- posto fu abliastanza gentile di collocare in tal guisa : neqiii; tantuin cquoruni cursus olim habebatur , scd' et lioiaiiiuin , J'cniinarwn , asinonim. Dal ]\Iuratori trasse egli parinieiite lutta quella erudizione di cui asperse r argomento delle corse, e i versi di Dante a cio re- .lativi , e il commento di Benvenuto da Imola , e l;i notizia che esse facevansi talvolta sotto le mura delle cittii strette di assedio onde insultare i nemici , e che .ivi si batteva pure inoneta come in atto di signoria , a r aacddoto di Castruccio Castracani , ecc. Vlene poi alle rappresentazioni teatrali , e niostra clie vere commedie e tragedie nou si conoscevano iu .Italia nel secolo XlV , scritte aUueno in iraliauo , e lo avcva prima mostrato il Tiraboschi. Mi>eri abLozzi ,, d' tragedie erano qnegli siesi in latino da Albertino .;JMussato, clie sono, die' egli , uu' iinitazioue di Seaeca, f gfi MA'NZT , DISCOllSO c gia lo di'^se il Tiraboschi medesimo, e parti piii in- formi erano le rappresentazioni de' iiiisterj , di cui e auC'ti , e molti altri hanno trattato. Accenna le feste che si celebravano Jn occasione di coacedere la corona di alloro ai letterati e ai poeti, onore die in quel se- colo fu conipartito ad Albertino Mussato , a Zania di curiose notizie svolto dal Mnratori nella piii volie mentovata disserta/ione, E sicconie a questi conviti iniervenivano cantori e poeti, cosrjie niotivo di iar vedere che eranvi altresi improv-' visatori , i quali « esistevano ancora presso i piii bar- i> bari popoli , come erano i Bardi presso dei Galli , *f che alle mense d< i re cantavano sopra ad un istru- » xnento simile ad una lira le loro iniprese guerriere » e cita Diodoro Siculo. Cio a maravijilia concorda con qnant.. avea detto in latino il Mnratori: naiii ut apud vettres Gallos Bardi regum ac insigniusn viroruin gtsta in hello et ad me.nsas instnuncnio lyrce simili concinente decantabant , uti Oiodurus Siculus Lib. V scribit. E nel Muraiori trovo egli beilo e allestito quanto ci va nar- rando della cantilena di Orlando , quanto sui poeti di piazza sta scnttn nella cronaca di Milano e nella storia bolognese del Gliirardacci , e quanto ti dice degli Arabi che onoravano con ricohi doni i loro poeti; ma il Muratori, o la sua dissertazione XXIX, fa !a figura in questo libro del Genio di Socrate , il quale suggeriva al filosofo quello che aveva a dire , ed era invisibile. Che vi fossero anclie nelT antica Roma improvvisa- tori ci-ede che si possa arguirlo da quel verso di Gio- venale. . . atque Augusto recitantes mense poctas, e raolti lie contava pure la Grecia, ma quella nazione intolle- rante della mediocrita nieglio amava, die' egli , di sen- tire i versi di Omero i quali si declamavano in pub- blico. E qui reca in una nota un passo di Platone . ove si dice che Ipijarco figliui)lo di Pisistrato costrinse i rapsodi a recitarli nelle feste Panatenee (i). (\) ?i.imo lontani dal coiitrastare all'A. qu' Ha perizi" nel greeo, che e. siillecilo tli lusstrare citando lunghi Jiassi in questo iUioma. Ci siamo SOPUV OLI 8PETTA.C0LI. 11^9 • Ic festc clie si facevano in occasinne di vittorie som- ministiario arj;()iiU'nto all' A. di tiescrivere quelle date nel 1 328 da G.isiriiccio sigaore di Lucca ailortiie trionfo de" Pi(;rcntini. M.igniliclie niostra ch« erano parimeate le cereuioaic die cosmniavano di fare i priacipi e le I'epuhbliche con grande sfar/o di apparati e di vesti, come altresi ie solenniia de' .unerali , die erano fra le altre cose accompagnate da gran numero di pia- gnoni , o di prefiche die siughiozzavano intorno al cadavere; e tale era la pom]ia di queste eseqnie, die in alcuiie citta , come a Pi-itoja , fa forza di mettere liniite alle spese. Sul pro|iosito delle magiiiiiceuze dei inagistrati rifensce fra le illustrazioni una Innga de- scrizione di qnelVe usate dai magistrati romani nel tempo die la cone del Papa era in Avignone , e die egli accenna di avere ricavata da un docuinento puh- blicato did Mm atori nell'e antichtta italiane. Ma sicconie quest' opera e in sei grandi volumi in foglio, potrehbe senibrare cosa poco discreta di lasciare a chi ne ha voionta il pensiere di cercarla ove sta , uientre e so- lito per gli aliri libri di particnlareggiarc piu minuta- mente le citazioni. Ora quel documento e riposto nel secondo voluui«» , e se si chiedesse ancora in qual luogo, e in quella sciagurata dissertazione de spectacuLis et liidis publicis mcdii a'vi die egli ha troppo ribrezzo di nominare , e che noi pure per sazieta non noinine- remo piii avanti. Dopo tutte que-u|>erfluo il dire clie tutti quesfi argomenti bre- vvinente toccaii dall' A. »ono gia siati anipiamente di- scnssi dal Muratori nelle dissertazioni dt Moribus ita- licorum pat uneptani a Barburis Italice domination em , dt lextnna et vestibus stcuU.rum rudium , ed in altre ancora die se non sono mai raiiimentaie e da credere die fi se ne sia astenuto pel uioiivo die e gia stato acceiinato. Qnaiito alia tavola in rame die accompagna il vo- luin( , essa , come si e detio , e ricavata dalla minia- tura di on codice de' Documeiiii d' Amore di Francesco da Barberino, scritto nel secolo XlV, il (|nale con- servasi nelia biblioteca Barberina. Rappreseutando essa niolte iii;ure delF uno e deW altro sesso , con vesiiti ed accoiiciature diverse fu fatta incidere per dare a cor.oscere i vpstiarj cbe in quel secolo si accostunia- vano. Non safpiamo per altro su qual fondamento dica I' A. esser rhiaro che sono tutti abiti die si usavano innanzi la pestf del i34^ ; ne quale influenza questa peste abbia avuto per far cambiare la moda de' ae- stiti Kiconosciamo bensi c^^rti cappelli appuntiti e certe reticelle in capo alle donne , die ci vien deito essere ancora usate dalla plebe o dalla sjente di COn- tado in alcuai paesi iloU' Italia niendionale. L'A. nella didiiarazioiie di questa tavola ci rag2;via- plia di avere gia steso altri libri intoroo la milizia , la poesia, 1' ebiqueaza , i viaggi , la politica e la lin- gua dt-llo stesso XIV secolo, materie tutle che essendo State partitamentc trattate dal Muratori medesimo e (I) Giovondori ficlla licrnza che ci concede la liii>^a Utio.i trascri- Tareoio qucl tradulior*. 202 Mi^NZI, niSCORsO SOVRA GLI SPETTACOLI. parecchie dal Tiraboschi , ci confiHianio clie egli saprk illustrare con nnove ei-udlzio'ii. E qui vuolsi dii"e che le disserta?,ioni latine del Mnratori comprese in quel sei grandi vnlnmi si lianiio pnrirnente traJ-otte in ita- liano , e spoglie di qiiella tiran quantita di docnmenti che potrebbero infastidire i men dotti , di maniera che sono ridotte a lettnra comune. Nulladitneno ripeteremo quanto da principio si e dctto , che deesi saper grado a coloro che vanao ripristinando quest! argomenti. Ma quando nulla di nuovo si possa aggiungere , coiiverra almeno mettere del proprio il buon gnrbo dell' esposi- zione , che sarebbe ancora moltissimo Riuscircbbe inopportuno per certo di dire cio che da altri e stato detto adoperaado uno s;ile secco , triste e inonotono.) pennelleggiare con ua colorito uiiiforme le antiche co- stumanze de' var] popoli ora serie , ora biz7arre , tal- volta rjdicole , infilzare una leggenda senza mai dai- sosta al lettoi'e , senza mai rallegrarlo col brio della narrativa , e senza agevoiargli con acconce riflessioni il passag2.io dalV'uno aU'altio argomento- Ma per ren- dere aggradevoli le cose vecchie e farle rivivere e me- stieri conoscere assai l' arte di scrlvere, e fino a qual punto dall'A. sia posseduta , ne lasclamo a' piu esperti jl giudizio. . ' * V ' Of 'J- i'^C^ ,. \i.fiO"l " "'!sr»{ Brio ;:ti (.t>5\ss / / 2C6 Oni.ANDo Fui;iO"^o di messer Ludovlco Ariosto se- condo r edizLiine del MDXXXII per cura dl Otta- vi.o IMouvii. — Miluiio^ 1818, in 4." di pag. S^S € 36 di prefazione ^ per Giovatini Pirotta. .| T, RE edizioni pubblicate aveva V Ariosto metlesimo df\ siio poema inimortale; Tuna nel i5i6, scbbene la data del |jrivileg;io ottenuto dalT A. abbia tiatto alcuiio ia trrori', ed abbia fatto supporre altra edi- ziotie pa- rabile, colla (juale sono stese le cinque tavole post.e alia fine dell' opera. La prima porta il confronto di dodici edizioni del Furioso ^ fatte tra il i532 cd il i5o6 , con quella chc ha servito di norma a questa, quella cioe di Ferrara del i532. La seconda non comprrnde se non tutti i luoghi , o i passi dclV ac- cio c dcW accio che, dai quali si vede the VAiiustQ fece uso proniiscuamcntc dell una forma e delTaltra, e pill delia prima che della seconda. La terza com- prende tutti 1 luogi della voce due, dalla quale ap- parc che (piesta voce e data d' ordinario a nomi apertamente femminini , espressi o sottintesi ; sei volte a nomi che ncl numero dei piu escono ben si in a , ma con V articolo della femnnna , come le ftraccia ^ ie castella, e simili; una sol volta a nome di genere comune: non mai a nomi purnmcnte nia- 6C()lini. NcUa (piarta si c&j)ongouo alcune gramma- ticali paiticolarua , cioe alcune voci non connmi , ma sincere , religiosamcnte conservate in cpiesta edizione : e cosi V editore si e «tudiato di giustiti- care Y Ariosto col far vedere che in lui non era ignoranza di lingua , ma in coloro bcnsi che non conosccndo le piii recondite finczze del ricchissinio nostro idionja, pigliarono (juelle voci per altrcttann errori , cd osarono di corre^gerlc a proprio talento. La quinta iinalmentc presenta le viirianti fra il testo € questa ristampa , non comprcse gcneralmeute ne le dillerenze di pura ortografia , ne quelle che ne- ccssariamente nascere dovevano dalla corrczione de- gli errori lipografici trovati ncl testo mcdcsinio, dci Huali si sono authc esibiti alcuui estnipi. 208 ORL4.NDO FtHtlOSO , CCC. Alciino potrebbe per avventura chiedere al valente ecUtore, per quale motivo noii abbia egli premesso air edizione sua, fatta con tanto studio e tanto lusso, una vita del divino poeta , come si e fatto sollecito di mettere avaati al frontespizio il ritratto del me- desimo ottimamente inciso dal sig. Garavaglia. Egli risponder^ senza dubbib die il ritratto trovavasi neir edizione del i532, che egli ha fedelmente ri- copiato in tutte le sue parti, noa ommettendo nep- pure il detto Pro bono malum, posto sotto alia pa- rola Finis ^ allusivo all ingrato procedere usato verso YAriosto dal cardinale Ippolito^ che egli aveva scelto a Mecenate , e die alcuna vita non vi si trovava , ne poteva trovarvisi, es*endo a queH'epoca vivente r autore. Sembra pero che nelle piu splendide edi- zioni de' dassici grato riesca il trovare le notizie della vita degli illustri autori. Noi non dubitiamo tuttavia che un' edizione fatta con tanta cura e tanto dispendio , riuscir non debba gratissima ai letterati italiani , ed a tutti coloro ai qaali sta a cuore la gloria della nostra classica letteratura. olti dei detti gaz, o tutti ancora , se cosi vuolsi , possano contaminare 1' aria in guisa da cagionare le malattie proprie di questi luo- ghi, benclie non sia questo a vero dire 1' efFetto che so- gliouo produrre nella macchina umana allorche si respi- rano in ambienti che sicuramente ne contengono. Ma per adottare questa spiegazione uopo sarebbe di conciliarla con uiolti fatti che ap|>ajono contraddittorj. E nel vero se al gaz idrogeno solfurato vogliasi attribuire la causa della insalubrita dell'aere, questo gaz esala in parecchi luoghi deir Italia senza die rechi sensibiie nocumento alia salure. Dai bollenti lagoni della maremma Toscana , per esempio, di Castelnuovo, di Travale, di Monte Cer- ^ boll , ecc. se ne svolge unitamente al gaz acido carbo- nico in copia tale che col s lo fetido odore aminorba i 1' aere d'' inturno , ed i vapori acquei che lo acconipa- gnano formano una cosi densa caligine che ofFusca i raggi . del sole a chi trovasi in mezzo a quelT atmosfera. Se queste esalazioni avessero 1' efficacia di guastare I'aria al modo che si suppone, dovrebbero essere cosi pesti- leazlali que' iuo^lu da noa liinaiiervi persona viva : al- DE CONTORM 1>I KOMA. Ul\ T'opposto uno di cotesti lagoai sta in prossimita del paese *li Castelauovo , in cui se 1' aria non puo dirsi saluber- rima per essere nei limiti della mu'eiuma , e di gran luijga iiieno caitiva che uclle piii interne parti della ma- rciBina nied -siuia , ove non havvi questi liulicaiui , e coiue altrove niigliora dopo i bollori estivi, mentre P ema- nazioue tiel gaz e peremie , e dura in qualsivoglia 9ta- gione. Molti altri siti sonvi in Italia donde tcaturiscono ac(ji\e idrosoll'urate die servouo di salutiferi bagni , e tlie oJFrono una s'azione sanissima. Ne vuolsi trasandare quanto accade in Venezia , ove parecchi di que' canali rimangono. giornalmente a secco nella bassa inarea , e traniaudano esalazioni che feriscono le narici con un grave Qdore di gaz idrogeno solt'urato somigliante a quello che svolgesi dalle cloache ;, tuttavia ne le febbri intermittenti sono ivi endeniiche o familiari , ne si sa che d' altri ma- lanni sieno cagione qwegli effluvj. Se poi non gia qwesto , raa il gaz idf ogeno carbnrato vogliasi recare in mezzo, altri luoghl vi sono dove esso abboiidanteniente si alza dal'.a terra e non sempre e ovun- que e infiammato, tuttavia non sono noiati come insk- lubri. Tali sono i contorni di Sassuolo nel modenese , Pietra-iuala, e scgnatamente Barigazzo, ove esce da piu Spiragli in vicinanza delPosteria in cui soglioao pernot- tare i viandanti. Che se parliaino del gaz acido carbonico , questo di GOntiuuo si sprigiuna dalle fonti acidule , e da tutte quelle acque che liannu la proprieta di I'orniare deposit! ditofo , Ira le quali si annoverano ragguardevoli liuini, ne il sog- giorno presso tali acque e pertanto inalsano. Vediamo an- o- nietro di Saussure gradi 91 , 74. Calma c cielo sereno. In qiielia del giorno 4 il termometro fu a gradi i3 ;, 1' igroniento agli 86, 18^ e T elettrometro di Saussure indico eletiricitji posltiva dalla divergenza di un mezzo grado , senza il soccorso del condensatore. C.ielo sereno e venticello di poaentc. SLSt^ ESPERIENZE SUIxL \.RfA, CVTTIVA. Nell'altra del giorao 7 il teraiometro passo ai gradi i5, r igrometro ai 91, 74, e T elettromotro die lievi Midizj di elettricita negativa. Nubi interrotte e lampi in distanza. Nella notte del giorno 28 il termometro segno gradi 17, e r igroiiieti-o 86. Caliua e cielo sereao fino all' al- ba , indi p'oggia. In questa ultima notte fu fatta esperienza con V eu- cUoinetro a fosforo eJ a lenta combustione , ed il risul- tato fu quale si doveva attendere , vale a dire si trovo che quell' aria conteneva gli stessi principj , e nelle me- desiuie proporzioiii di tutte !e altre cimentate cou que- sto istruiiiento dai fisici , cioe 79 di gaz azoto e 21 di gaz ossigeno. Nella notte del di a5 ottenni dalla sera fino all' alba seguente , e senza rinnovare ne' vasi la miscela frigori- fica ( il che sarebbe di grande impaccio vole^ido osser- vare le debite cautele ), ottenni dico una libbra d' acqua e qualche oncia coi sette recipient! , qnattro de" quali erano rirmpiuti di neve con sale niarino e nitro , e tre con neve e nitro soltanto. Verso la raezza notte il ghiac- cio che si formo sulla parete de' priuii erasi squagliato in acqua. Trasfusl in separate guastade chiuse con turac- ciolo snierlgliato quella che ebbi dalla sera fino alia mezza ^otte , e r altra che ottenni dalla niezza notte fino al- r alba , come eziandio 1' acqua raccolta con la miscela iiigorifica di sale marine e nitro , fii distinta dall' altra avuta, aggiuijgendo alia neve il nitro soltanto. Se giudi- jcava Suspetto un vaso dubitando che avesse per inav- verteuza contratto quajche impurita , il fluido da esso sommiaistrato era riposto in una fiala particolare. Nello spazio di queste quattro notti mi procacciai piu .di due libbre di fluiJo di cui poteva assicurare la pu- jrezza, trascuraiido quello raccolto nelle prime esperienze ove giudicai di avere ommesso alcune necessarie cautele. ?ochissiino ne ebbi in una notte quando volli addensare i vapori nell' interna superfizie de' vasi , anzi che nel- 1' esterna. I caratteri di quest' acqua atmosferica furono i seguentl, Essa era liinpidissima al pr.ro delle gocciole di rugiada che veggonsi brillare sulle foglie delle piante. Ma se i •vasi saranno stati senza pretauzione toccaii con le mani , riuscira torbidiccia , e depositerh f'opo uno o due giorni P-ua sostanza biaucliiiM^ia e di appaceuza mucosa , che De' CONTORNl DI EOMA. 22^ messa a parte , decantaiicio il fluido sopranuotante , tra- niaadera dopo tjualche tempo un fetido odore Esso sara simile a quello che da la materia della traspirazione delle niani , ae dopo di averle lavate con acqua stillata , si vorrii , premendole insieme , raccogliere le gocciole in iin hicchieriiio , e serb;trle per qualche giorno. Al gusto non paleso verun particolare sapore. L' odore era nullo , ma bene iiutando mi e talvolta accaduto di sentire un leggiero tanf'o , the traeva al ter- roso , e che incliuerei a credere proveniente da quello che tramandava il suolo, Cio che mi confernia in questa idea si e che esseudo state un giorno arse le erhe in- torno al luogo ove collocava i recipient!, T acqua rac- colta uella notte palesava quel medesinio odore , che in virtii della combustione de' vegetaliili si sentiva all' in- toruo. Questa accidentale circostanza mi chiari che i piu «ottili eflluvj si)ai'si nell' atmosfera ambiente rimanevano imprigionati in quell' acqua. Con la supposizioae che essa potesse contenere am- tnoniaca , ne versai cinque once in una Bala a cui ag- giunsi due o tre gocciole di acldo muriatico a fine «ti combinarlo con F alcali. II rinianente del fluitlo fu destinato ad alcuni cimenti. Ma prima di metier mano all' opera <^iudicai espediente d' iniraprendere alcuae esperienze sull" acqua puirida ar- tifiziale cosi vegetabilc , come animate ; esperienze che dovevano in pari tempo servire di termine di confronto. J<3( colti adunque alia veutura e senza scelta alcune erbe canipestri : PUintaiio vuijor , Hdiotropium curoptrum ^ GaU'^^a officiiuilis , Convolvulus arvensis , Tritinun repens ^ che neila quaniiia di quattro once immollai in tre libbre e mezzo di acqua stillaia in una stanza la cui tempera- tura era al giorno dai gradi 17 ai 18 del teriuometro di Keauumr. Dopo due giorui l' iulusione aveva acquistato ua odore fetente : fu iiltrata , e passo alquanto torbida « di colore gialliccio, Non e ilidicile di rinvenire reattlvi capaci di mostrare la sostanza esirattiva , o con qualunque altro nonie chia- juar si voglia quella , disciolla nell' acqua di queste in- fusioni , poiclie ne contengouo in abbondaute copia. II .muriato di stagno , quello di arsenico , l' ossi-inurinto di uiercurio , il nitrato d' orgento ed altri sali uietal'ici la ' tfeparauo , quaudo anthe il fluido si allunghi con buona 224 ESPERIENZE SULL ARI4 CilTTlVA dose di acqua stillata j ma allorche essa non sla neila massa del liquore, che ia piccola quantita, non e cosi agevole di trovare reatt.ivi tanto delicati , che sappiano con sicurezza raostrarla. II nitrato d'argento sembrerebbe essere preferibile in quaiito che intorhlda piu o meno sollecitantente il liquore , che all' azione della luce ac- quista poi una lieve tinta di rosso di giacinto , oppure di s'ino bianco. Ho veduto che poche gocciole di una soinzione satura di questo sale prolucoao il colore rae- desiino nell' acqua ia cui siasi stemperato gomina ara- bica , o amido di frumento o zafferano , e nella tintura di galla : nuUadimeiio e un reattivo , che ove si tratti di tenui dosi riesce equivoco, poiche lo stesso addiviene anche con l' acqua pura, iii quanto che decomponendosi ii nitrato d'argento per I'affinita che ha quel fluido coa r acido niti'ico , V ossido metallico svincolato dalla sua combinazione si colora all' azione della luce in giallo ros- siccio o in violetto , e finalinente in bruno. Di fatto se nell' acqua stillata s' aggiunga una sola millesimi parte di peso di questo nitrato, nel tennine di 24. ore all' in- circa si trovera la massa del liquore sensibiliuente co- lorata. L'acido murlatlco ossigenato, ovvero sia il cloro, pre- cipita la sostanza estrattiva cosi dall' acqua putrida, co- me dalle altre infusioni che la contengono. Se si infonda nella soluzione di zafferano, questa immediatametite si •jcolora , si intorbida , indi lentaraente depone una so- stanza fioccosa, biancastra , e insolublle nell' acqua fredda. Potrebbesi argomentare che il cloro operi in tal occor- reuza decomponendo V acqua a cui sottragga 1' idrogeno per diventare acido mnriatico comune . e che I'ossigeno deir acqua stessa si conibini con la parte estrattiva e la renda insolubile. All' ossidazione di questa sostanza s; potrebbe- ezianJio attrlbuire quella pellicola clie si forma suUa superficie delle acque putride , non che 1' abbon- dante deposizione che succede nelle infusioni vegetabili , quantunqne filtrate :^ ma altre sperienze occorrerebbero per avverare tai cose. L'acquv di queste infusioni era ancora , cosi per spie- garini, troppo grossolana per pcjtere essere confrontata cun quella dell atmosfera. Stimai dunque di assoggettar- la ad una lenta distillazione perche piix si accostasse 9. questa, potendosi dire die i vapori acquei che eono De' CONTORNI DI ROM\. X2.3 Aell'aria derivino da una sorta di distillazione per aclsccn- sum. In una piccola storta al coUo della quale era adat- tato ua recipiente introdnssi adunque con un inibuto di lungo cannello una certa quantita di quest' acqua , e la stillai a bagno di arena con tanta lentezza clie cadeva una gocciola nello spazio di due minuti. Essa usci lim- pidissinia , ma dopo pociie ore divento leggermeute tor- bida ed opalina, il die forse derivo dallo state in cui trovavasi quella porzione di sostanza estrattiva die pass* insieme col fliiido, la quale era cosi ossidata die poteva rimanere bensi disciolta neli' acqua calda , ma la abban- donava dopo il raiTreddaniento. Poiclie il liquore schiari , depose nel fondo della caraft'a una piccola quantita di fioccbi biancastri che ondeggiavano a! menonio urto , e si mesceano col fluido , di bel nuovo intorbidandolo. Fu filtrate , e vi s' infuse generosa dose di acido muriatico ossigenato ; in cape ad alcuni giorni comparve una pic- cola deposizionc parimente lioccosa. Un* altra porzione del liquore stesso evapovata in vaso di puro argento la- scio un residue egualmente picciolissimo. Un' altra an- cora saggiata col nitrato di argento non mi die alcun buon risultato. Mi rimans a dire che il fluido stillato aveva un odere grave e spiacevele , die del tutte svani nel termine di qualche giorne. Won avendo spinto la distillazione a sic- cita, rimase nella storta un liquore torbido , quasi opaco» fetente e di colore bruno rossiccie. Qudnto fu fatto con l' acqua putrida vegetabile si ri- pete con quella ottenuta dall' infusione di un' oncia di carne di bue in neve once di acqua stiilata , e lasciata a infradiciare dnranti tre giorni alia teniperatura di 17 a 18 gradi sopra lo zero. Filtrata aveva una tinta giallo- rossiccia , e con alcuae gocce di soluzione di ossi-muriato di mercurio , ossia di sublimato corrosive ferni un ab- bondante pretipitate delle stesso colore ; precipitate die con questo reattive e parimente visibile se una sola goc- ciola di tale acqua putrida si metta in sei once di acqua stiilata. Quanto all'acido muriatico ossigenato, esse iiuor- bido r infusione di betto , ma le stesso intorbidamento •uccede usaado I" acido muriatico ordinario, con la did'e- renza die si ha pfti un sedimento fiecceso di colore rosso bruno , quando valendosi del cloro e biancastro ; fenouie- Bo clie ho parimente osservato neir acqua putrida di liU'L Ital. T. .\11. 1 5 2,26, ESPEKIENZE SULL' ARIA. GATTIVA vegetabili c nella, tiutura di zafferano, bench^ in queste il sediinento riesca assai raeno copioso die usando il clor(K Del rimanente e V acido solforico e 11 nitrico tolgono anche essi la trasparenza a questa iiifusioiie , ma iatorno a cio mi asteuni dall' iadagaie piii oltre null' altro nella presente occorrenza , impoi-tandoini se non che di adoc- chiare V efFeito de' reattivi. Messa alia distillazioae quest* acqua, ne usci un liquore fetidissimo e limpido , die divenne del pari lievemente opalino dopo qualche ora. Esso somministrb un copioso pre- dpitato con rossi-muriato di mercuiio , ma deesi probabil- mente attribuire all'animoniaca, poiche lo ottenni altresi col nltrato di argento , di rame e con altri sail metalUci che ho esperimencati. Vero e bensi che col nltrato di rame non ebbe luogo la tinta azzurra, die suol produrre I'am- moniaca , raa 1' alcali non era forse in tanta quantita da potere ridisciorre I'ossido di quel metallo , come non si precipitava tanipoco la soluzione di solfato di allumina del coinmercio , che contiene un certo eccesso di acido solforico. . L'acqus putrlda animale distlllata, che era, come dis- si, assai fetente, fu passata per filtro onde averla afFatfo limpida , indi fu messa a svaporare in un vaso di argen- to, ma non lascio che una leggiera traccia di residuo, diportniidosi in cio come I'acqua vegetablle. Copfesso che queste prelirainari sperienze non ml de- starono grande speranza di scoprire nell' acqua atmosfe- rica quanto mi apprestava di rintracciare. Imperoccfie se il liquore distillato d'infusioni assai cariche , e sonima-^ mente putride , benclie fetidissimo, non lascio con la svaporazione die uaa esigua particella di materia fissa , qual cosa poteva mai confidarmi di rinvenire in quello dell' umidita aerea? NuUadimeno mi accinsi ad esplorarlo con quella maggiore accuratezza che per me fu possibile. Incominciai da quella porzione di acqua atmosferica a cui aveva aggiunto alcune gocciole di acido muriatico con lo scopo di hssare V ammoniaca in caso che vi fosse. Fu percio lasciata in una stanza a svaporare spontanea- mente entro una scodella di vetro ricoperta da un velo. Gompiuta la svaporazione, trovai una piccola quantita di cristalli di sale , che alia forma cubica ed al sapore «i palesavano muriato di soda, che dovea derivare dall'a- Vere trascurato quajche precauzlone nel raccogliere il DE CONTORNr DI ROMA. J.O.J lluido, giacche volli a bello studio adoperare in questa esperienza per me accessoria un'acqua U cut purezza mi era sospetta, e die senza qnesto avrei trasandata. Stac- cato il sale e triturato con un po' di calce viVa , noa esalo il menomo odore ammoniacale. Un' altra porzione di acqua , ma diligentemente rac— colta dalla sera lino alia mezzanotte , fu posta in due ueparati bicchieri. Versai in uno con certo iniervallo di tempo alcune gocciole di soluzione di ossi-muriato di mercurio , die per le infusloni putride animali e un de- licato reattivo , ne adocchiai verun cambiaiuento. Nel- I'altro bicchiere ne lasciai cadere due o tre di nitrato di argento a fine di scoprire se esisteva, almeno in sen- Sibile quantita, materia estrattiva vegetabile, e non con- seguii verun risultato. E superfluo di notare die se I'acqua non e afFatto scevra da murlato di soda, si avra in tale circostanza un precipitato di muriato d' argento. Pesai inoltre cinque once di acqua atmosferica , e sic- come sperata alia luce e spiata con leute manifestava alcuni peluzzi ed altre molecule straniere , giudicai op- portuno per averla purissima di passarla per un liltro di fina carta in cui feci jier piu fiate trapelare dell' acqua stillata comtine. L' introdussi poscia in una fiala pulitis- sima , e vi aggluUsi buona copia di acido muriatico ossi- genato con 1' avvertenza di agitare ben bene la miscela affinchfe esso si unisse all'acqua. Dopo quattro giorni vidi ncl fondo una polvere biancastra , ma in cost tenue quan- tita , die sarelilie staio impossibile d' istituire su di essa alcun esperimento. Altre otto once furono abliandonate all' aria libera in una scodclla di vetro guamita da un velo. Poiclie il fluido fti ridotto alia quantita di alcuni grant , fiutato non pa- leso odore di sorta , e per intero svaporato non lascio chfc poche molecole die sembravano straniere e fortuite. Poco luine seppi fniora ritrarre relativamente al prin- eipale mio scopo. Mi rimaneva ancora una buona quanti- ta di acqua equivalente al peso di una libbra. Ne presi otto once e pensai di sottometterle a una lentissima distilla- zione a bagno di sabbia per avere il residuo , se pur rimaneva , e in pari tempo raccogliere il liquore distil- late. L' acqua fu prima filtrata , indi messa in una storta iiuova di vetro esattamente lavata , a cui si adatto un recipieate lutato intorno al collo. Poiclie fu ridotta a 225 ESPERfENZE SULL ARIV C VTTIVA pochi grani rimossi 1' apparato dal fuoco , e la porzioBe stillata fa trasfusa in una carafFa a turacciolo smeriglia- to. Contro l.i mia aspettativi e non senza corapiacenza trovai clie il poco liquore riff.asto nella storta era torbi- diccio, e mostrava alibondanti fiocchi biancastri di so- stanza apparentemente gelatinosa, la piu parte de' quali erano sotto sembianza di tenuissime e trasparenti pel- licole. Prima di istituire alcun saggio su quella materia volli chiarirmi se per avventura derivasse dal vetro della storta, essendo gia noto che nsando la distillazione in simili ar- nesi si ha un po' di selce, che MargrafF suppose prove- nire dall' acqua che si trasmutasse in terra. Mi accinsi ad eseguire per mero scrupolo 1' esperimento , essendo gia persuaso che questa selce dovesse provenire in dose assai pitcola da una storta di cosi poca capacita quale fu qnella messi in opera. Vi distillai aduaque una quan- tita eguale di purissima acqua gia distillata in altra si- mile storta, e con mia sorpresa ottenni la stessa mate- ria finccosa , e in egual dose all' incirca , come era pa- rimente torbido il liquore residuo. Volli ridlstillare di bel nuovo 1' acqua gia stillata , e cio fino alia terza vol- ta, e sempre col medesimo f^sito. Non mi rimase alcun dubbio che la sostanza avuta dair acqua atmosi'erica non fosse la selce del vetro. Aven- dola separata con la decantazione , lavata e seccata ne gettai Vina porzione su una lamina rovente diplatina, e non presento veruna mutazione , se non che acquisto una linta piii grigia. Lasciai la lamina sui carboni ardenti per un tratto di tempo , e accanto ad essa riposi altra lamina con una presa di vetro finamente polverizzato : questo si fuse configurandosi in glc-betti ■■, V altra die un lieve indizio di etsersi agglutirata , e si mostro refratta- rid. Ne la cosa dee recar maraviglia , imperocche la so- stanza del vetro sciolta n^^ir acqua calda doveva avere perduto la maggior parte di quella porzione di soda che la rende fusibile , la quale rimane nell" acqua. L' altra fjuantita che mi avanzo della stessa polvere fu trattata al cannello con un po' di soda, e si ridusse in un vetro limpido e permanente. La sostanza estrattiva all' oppo- sto cosi dello zafFerano , come dell' acqua putrida , pre- eipitata con 1' acido muriatico ossigenato , od ottenuta con DK CONTORNI »I ROMA. 229 altri espedienti , e chc lia essa pure ua aspetto fioccoso^ iacarboaisce al fuoco , indi si risolve iii ceoere. Deggio aggiurigere die se in cainl)io di adoperare re- cipient! di vetro vogliasi svaporare acqua pura in quelU di porcellana , non va eseute questa medesinia daU' es- »ere intaccata con la luoga digestione a caldo, segnata- mente se e inverniciata. Di fatto se si voria esplorare con la lente e sotto un favorevole riflesso di luce la su- perficie dell' acqua ridotta con la svaporazione a piccola quantita, si scorgera galeggiarvi delle sottili pellicole, e versando quel po' di fluido , ed asciugaudo all' aria il recipiente, se ne adocchiera con la lente in maggior copia adereuti al fondo , manifestamente apparendo clie pro- vengono dalla sostanza del vaso. L' acqua atmosterica raccolta dalla distillazione rimane ora da un mese i:i una guastada non del tutto riempiu- ta, ne palesa il menoino odore, ue verun cambiaraento , e si serba linipidissima. Poiche mi riiiianevano altre cinque once di acqua , volli farle svaporare a un lentissimo calore di bagno di sab- bia eatro un vaso di argento. Esse non lasciarono verua residue. Cosi lianno avuto terniine le mie sperienze. Deggio professarmi tenuto al sig. professore Moricchini, die mi lascio corteseniente tutto 1' agio di eseguirle nell' elabo- ratorio dell' uuiversita , e quesio valente cliimico voile onorarmi con essere presente ad una parte di tali ope- r.nzioni. lo uon ardisco ritrarre veruna consegueuza dal risultamento , e diro anzi die dai saggi da me intrapresi non vi sarebbe motivo di negare a buon dritto die le acque stnguanii comunicbitio all' aria un particolare prin- cipio n)orbilico ;, priinieraniente percbe non so se abbia rettanipiite espf-rimentalo , in secoudo luogo percbe que- sto prmiMpio poirebb' essere o in si tenue duse , o cosi fugace da non palesarsi coi metodi da ine usati. Dairal- t'-o canto deb!)' essere di gran peso 1' autoritk del fisico che lia annuaziato di avere conseguito nsnltati contrarj; ma forse la co.idizione dell' aria dell' agro Romano e di- versa da qudla cUe fu cimenfta nelle risije di Lonibar- dia, e la co4i e anzi molto pro!)abile, poic'ie ipiesta do- veva essere preg.ia di eillnvj esalati da un terre:io inon- dato, o\'e infradioiano venni , iusetti , rettili ed a'tri siffatti aaiinali^ laoade le locali circostauie sono bca ^'66 ESPERIENZE SULL ARIA. CATTIVA , CCC. different!. lo ho fatto inoltre le esperienze nelle ore not- turne , quando le altre furono istltuite di giorno. Se 1' aria malsana in queste campagne non fosse ora evanita dopo le piogge autunnali, vorrei sottoporla a nuove prove operando su maggiore quantita di acqua. Ho gia detto che infondendo in questa dell' acido niuriatico os- sigenato , trovai in capo ad alcuni glorni nel fondo della caraffa un piccolo sedimento di polvere biancastra , o piuttosto di leggieri fiocchetti, di cui non potei esaminare la natura Questo esperimento meiiterebbe di essere ri- petuto , a preferenza forse di qualunque altro, sopra una piu copiosa dose di fluido. [atanto I' esposirione di cio che da me e stato operato non riuscira per avventura disutile, atteso che potra in- vogliare altri a riassumere questo importante argomento , giacche io non saro piu probabilinente in circostanza di farlo. Fungar vice cotis (i). ft- Koma , a8 ottobr^ 1818. _, :i„,«j hxjJxt -. ... ^■-..^■•-.- 'i-u WiiJ^oC' - . ' s'Sus'^Sk (I) II mio degno e (]«tto amico il sig. Cannli , professore di storia na- turale in Perugia , trovandosi ora in Roma mi ragguaglia che il sig. Car- radori , fisico toscano , non seppe egli stesso separare alcun prlncipio septico d«ir aria malsana , t> che da circa dieci anni fa ne die conteira »el gioruale del Brugnatelli. Con mio rincrescimento non ho potuto qui |)rocurarmi il fascicolo ove sono queste notizie , e ignoro percio se Ic spericitzc cieno stat^ fatte ia luoglii veriuacut* iaondati e palustri. ..^ 23l Flora del licli veneti di G. Ruchinger ^ giardiniere dell' I. R. orto botanico del Liceo di Venezia. — • Veiiezia ^ 1818 , un vol. in S.*^ di pag. 804 j iion conipresa la dedica e la prefazione. c v-^HiUNQUE voglia ora acciiigersi a dare al pubblico la Flora di qualche provincia, d'uopo e in pria ch' ei conosca i lavorl anteriorraente eseguiti da altri , sia per tranie soccorso , sia per rendere la dovuta lode a quelli die primi si atlaticarotio nella ricerca e deter- niinazione delle piaate in quella crescenti. Conscio di cio il sig. Ruchinger , si e giovato e dell' opera dello Zannichelli Lt ma delle piante che nascono nei lidi in- torno a Venezia , e di quella del dottor Vitaliano Do~ nati , Delia storia naturale marina dtlV Adriai ico , ecc. Ma sembra ciregli non abbia potuto cousultare 1' opera di Antonio Donati , speziale veneziano , pubblicata nel i63i col titoio di Trattato de' semplici , pietre e pesci 7Jiarini che nascono nel lito di Venezia; nella quale veg- gonsi accennate diverse specie di piante rin%'enute quasi un secolo dopo anche dalio Zannichelli , e che non veg- gonsi registrate dal nostro autore. II libro del Donati. di cui iavellasi , che era gia raro ai tempi dello Zan- nichelli, e che ora e divenuto rarissimo, e un catalogo che racchiude circa Sao specie di piante, parte senipli- cemenie denominate, e parte brevemente descritte. L'aii- tore vi ha unito trentadue tavole rappresentantl le fi- gure di diverse specie di piante, moke delle quali ab- bastanza buone, e superiori alle stesse ripetute dallo Zannichelli. Di questo numero sono V Artemisia ccsrule- scens , V Atriplex laciniata et portulacoides , V Ambrosia maritima , la Oikile maritima W. V Apocynum vcnetum , VEryngium maritimum , il Cnthmum maritimum, V Inula crithnioides, V Echlnophora spinosa, V Euphorbia Peplis €t paralias , lo Scolynius hispnnicus , la Salicornia her- bacea et fruticosa, la SaZio /a Tragus e V Aster Tnpholium. Le altre specie non cosi bene figurate sono , la Cert- caurea paniculuta , la Stachys maritima, il Convolvulus sohianella , la Medicago marina, la Salsola soda ed il Chenopodium maritimum. 23a RUCHINGER , FLCRA. 11 sistema seguito dal giovane Ruchinger per le plaiite fauerogarae e il Linneano colle modificazionl che ri- scontraasi nella Synopsis del Persoon. Per le Alghe ha segnito il Roth , Catalect. botanic. , e pei niuschi , li- cheni e funglii la Flora Gernianica del Rohling. II nu- mero delle specie, comprese anche le crittogame, oltre- passa appena quello di 600. Noi j>ortiamo opinione per altro , die i lidi veneti , presi anche nella medesima circoscrizione limitata daU' autore , possaiio offrire nil numtro assai maggiore di piante. Cio si deduce e dalle molte specie rinvenute dal Donati e dallo ZannicheUi, di cui non si fa cenno nella Flora, e da due breyi escursioni che noi pure faceiurao ne' lidi veneti , in cui abbiamo rinvenuio diverse piante non vedute dal Ruchinger. Quelle che ci raminentiamo d' avere cola os- servate e raccolte e non troviamo registrate nella Flora di cui rendiamo conto al pubblico , sono le seguenti .: Polygonum maritimuin ; Andropogon hirtuin ; Salvia vevr- benuca ; Hv racium umbtUatum v.' a:, Potentilla anserina; Chironia spicata Willcl. Gnaphalium italicum- Roth, ossia angustifoliuni Lam. Lonicera etrusca Sap ; Triglodiia ma- ritimuni ; Stachys maritima ; Ononis natrix ; Silene gal- lica i Scabiosa ucranica, etc., e queste tniviamo quasi tutte descritte e figurate dal piu volte citato Zanni- cheUi. In quanto alle piante riportate dall'autore, ia- torno pure ad alcune di queste ci rimane qualche os- servazione da fare . Pag. 42, lin. 18 Scabiosa stellata y. Qui evvi senza dubbio errore. La specie di cui trattasi e la S. ucranica del Linneo die fu descritta e figurata da diversi auiori soito nomi dilFerenti. Eccone i sinoninii : Scabiosa ucra- nica Lin. Spec, plantar. , edit, secunda , t. i , p. 144.. Sca- biosa aV'a Scopoli. Delic. Insub. iii , p. 33 , tab. xvj. Scabiosa Gmelini Saint. Hill. Bull. Phillom. , n. 61, p. 149, tab. 3. Scabiosa maritima Wulf. n\ Roemer. Archiv. , t. 1 n , p. 317; exclus. Syn. Lin. In piu luoghi d' Italia cresce questa specie di Sca- biosa. Noi la osservaramo nelle vicinanze di Tortona , di Pavia , e sulla riva del mare a Monfalcoap e a S. Niccolo di Lido a Venezia. Gli eseraplari che ab- biamo esaminato nell' erbario del padre Wulfen esi- stente nel gabinetto Imperiale di Vienna sono stati xaccolti vicino a Moafalcone. Le figure 11, 88 e 14a DEI LIDI VENETI. ^33 deir opera dello Zannichelli appartengono a cjuesta specie. Pag. 4.5 , lin 2 3. Plantago maxima, P. cucculata? Per- soon Synopfs , etc. Questa specie ci sembra la Plantago adriatica foliis ovatis integerrimis nitidis , scapo tereti , sptca longissima floribus diitinctis. Canipana Catal. plant. Hon. Ferrar. , pag. 22, La plantago maritima, latifolia Zannichelli, 1. c. tig. yS , vi corrisponde perfettamente, Noi abbiamo riiivenuto questa bella sjiecie di piantag- gine sulla riva del mare vicino a Monfalcone in una erborazione cola fatta in couipagnia di due valentL hotanici , i siguori abaii Beritd e Bnimati. Pag. 93 , ha. 4. Asparagus officinalis. Questo non e il vero A officinalis , ma bensi un' altra specie deno- minata dal Brignoli Asparagus scaher e dal IJecandole Asparagus amarus (Fascicul. Plant. Forojul. , pag. aa et dialog plantar. Hort. botan. Monspelieus , p. 81). II Clusio aveva gia fino da' suoi tempi osservato , clie le hacche di questa spezie erano piii grosse di quelle dello sparagio comuae , e die i suoi germogli avevano un sapore amaro (^Istor. rarior. 11 , p. 179) ^^^ nes- suno lia fatto nieglio conoscere la sua difterenza dal- I'A. officinalis quanto lo Zannichelli ■■ h^Asparago marino, die' egli , non solo nasce spontaneamente nelle parti piii basse e uniide de' lull di Venezia ; ma si coltiva altresl negli oni di Murano , di Ckiozza , di Pelestrina e delr- P (litre isole circonvicine , insieme coll' Asparago dome- stir o ■■ giacchc deW uno e deW altro nel tempo di pri- mavera si portano a Venezia i primi germogli per uso di alimento. Quelli del dimeslico sono preferiti sempre a quel del marittinio , da' quali nd colore e nel s.ipore si distingnoif: essendo questi ultunivolgarmentedetti^loa- tini , in parte bianchi e in parte rossigni , di sapore al- qunnto amaro ; laddove i dimesr.ici sono verdi e stnza amarezza. Cresciute che siano amendue queste piantc , pur tuttavia si conosre la diversitii : poiche il dvnestico in tutte le sue parti e piii gentile del marittinio , avendo le fnglie piu cone e piii sottili , siccome ancora le bac- che piii minute. L. c , p. 24. Osserva poi giusiameute il Decundiile c\\ esso ha le stipule spinose quasi unci- nate , lo die non si osservano nell'A. Offici/talis. Pan. 99, lin. iS. Triglochin palustre. Woi crediauio «he lia il T. maritimum. Is'oa v' ha dubl^io poi che la a34 RtrCHINGER, FLORA. DEI LIDl VENETI. funcago palustris Zaun. , etc., pag. 149, t. ay', f. a , appartenga al T. mantinuni e noa al T. palustre come vuole r A. Pag. 123 , lin. 8. CratcBgus oxiacantha. Quest' e in- vece il Crattegus monogyna. II primo e assai raro in Italia , e non lo trovamrao che sopra alcuai monti de* gli Appenuini. Abbiamo osservato die nelle vicinanze di Vienna in Austria queste due specie si trovano pro- miscuamente quasi nella stessa proporzione ; di mano in mauo che si accosta all' Italia venendo dalla parte della Stiria e Garniola va diminuendo il numei-o degli individui del C. oxiacantha e cresce invece quello del C monogyna ; di maniera che quando si passa I'lsonzo non si rinviene quasi piii fuorche quest' ultima specie. Molte altre osservazioni noi avremmo potuto aggiun- gere intorno ad altre specie di piaate riportate dall'A., non meno che suUa lingua impiegata nella traduzione delle frasi specitiche di ciascuna specie, ed i leggitori che non eonoscono personalinente 1' autore forse ne accuseranno di essere stati troppo indulgenti nell' esa- me di questa Flora. Ma noi amiamo meglio di essere di CIO accusati , anziche scoraggiare , con una troppo severa critica , un giovane che appena giunto al terzo lustro di sua eta ci porge un' opera che quantunque assai imperfetta, mostra pero nel suo autore una certa capacity ed ingegno , che con una assidua applicazione 6 coll' esarae delle opere classiche di questo genere- potra un giorno divenire un eccellente botanico. ^ -i Qa^monaii f ffyBiYi'isiv:^ iaav«voiJ se»s b& dlnsmlaicsbioot -ai'I io^i 3d3 latfimsej oibiiq tea ojEilaooeia "-9m'«i>-^ffo iuo Mt o -3r:. syimili ^ atSs^ h •i*' . !' .i^ siidieaaa ^ ^^ou^ iji, «ii «'Js-.o"j3&liiI Jt^oq is sntyftmit eJa9mBJ3£e» ht ^ o^i&i ->^ij« iav ii> .^ciaUid Oitsttp ih-jehojs Bllaa otm^'trji ' • • vmoji ij^flj'soa xvtsH^ait ol ocne ailalsop sfa sig 6ft -■ •• ' K»f» 'o»8 ia» «i olnsrnorn omiiq isb ->■■. iSeMqqu ni ^nxh ui<\ « Einiiqqab. oiai^ a35 Storla d' iiriH piilsazione a precordj da causa insolita. Memoria originale del sig. professore RuBiNt di Parnui. A. ,1 9c1d O. ,RBlv6 ia Paruia un iadigente forestiero dell' eta di anni qnaranta alTincirca, attaccato da fortissima pneu- xnoDitide , di cui gia decorreva la quiata giornata. Ia vece di opporre a questa gravissima nialattia nel priino siio ingresso que' validi appropriati soccorsi che avreb- bero forse potuto o luitigarne , o strozzarne il rorso^ r aveva egli negligentata, ed esacerbato anzi ne aveva il furore colla continuazione d' un vLaggio disastroso , in mezzo a' disagi ed agli strapazzi. lo fui chiamato « prestargli qua'che soccorso ^ lua e per la cattiva pre- disposizione d»-ir inferrao ch' era gia da inolto tempo prima cachettco e semiconsunto , e per la feroce rapi- dita de'biiitomi , die da un polmone gia epatizzato « disorganizzato emanavano , furono inutili i miei tea- tativi e nelia settima giornata di morbo tolto fu I'in- felice di vita, lo non daro la storia de' sintomi e del corso dclla pneumouitide , di cui vidi si poca parte,, ne della seziun del cadavere ad essa relativa , nulla esseudosi i[ui riscoutrato che ordinario non fosse, e ne' casi di simil genere ovvio couiuaemente. Mi occu- pero solo d' un [larticolare I'enomeno , che colla ma- lattia primaria non aveva diretta connessione , ma solo accidculalmente ad essa trovavasi combinato-, fenomeno che da mc riscontrato nel primo esaininar che feci l' in- fermo , si manteune costante pel breve tempo in cui egli visse sotto la raia osservazione. Questo si fu una puUazione ai precordj, e precisiraente alio scrobicolo del cuore , sensibile alia vista ed al tatto , ritmica af- fatto , ed csattamente sincrona ai polsi. Interrogato da me r iofermo sulla storia di questo battito , ei mi nar- tb che gia da qualche anno lo risentiva costante sem- pre dal primo momento in cui sen" era accorto , leg- giero dapprima , piii forte in appresso ; che in certe occasioni di moto accelerato accrescevasi a segno di (lar grave molestia ^ che avendu egli sulla aaturadi 236 STORIA d'uN\ PULSAZIONE quello , giunio che fa a cousiderevol volume, chiesto il parere di qualche medico , eragli stato detio essere quello un aiieurisma. Voleadosi esaminare sul fatto la cosa , riscontrava la mano alio scrobicolo del cuore una reslsteate , ma non durissima intumescenza , di superficie emisferica , eguale , che si poteva circoscrl- Tere e diinostrare la grossezza dilla testa di uii fan- ciullo di dieci o dodici anai. Colla vista Insieme e col tatto rendevasi certa la corr spoiideaza esatta delle pulsazioai di quesia co' polsi del corpo, ne' quali d'al- ti'onde noa si riusci mai di rilevare ne ineguaglianza j ne vibrazione particolare , o tale die relaiiva non fosse alia general malattia. L' affanno , che gia graviss rao era nell' infermo , e che cresceva a distnisura qualunque volta si face\a una decisa pressione sul pu'sante tu- niore , e d' altronde I'aggravata condizione deiP infer- mo, la precipitosa indole del morbo principale, e I'i- stante pericolo di morte mi deviarono dall' i^tituire pill minute e per lui piii penose osservazioiii. Ma giunto il momento della sezion del cadavere, al segnato j^unto si volse il coitello , onde scoprire se ci era realmente aneurisraa , e quale nel caso fosse la vastita del medesimo , ed a quale arteria appartenesse. Tagliati gl' integumenti primi , ed una sottil lamina d'adipe, presentossi una rotunda cisti resisteate ed elastica , della grossezza a un dipresso , quale al di fuori ci era comparsa. Liscia erane la superticie ester- na, e facilmente colla lacerazione di poche cellulari fibre trovossi 1' intero globe separaljile dalle circostanti parti, in modo che pote agevolmente isolarsi ed estrar- si del tutto dalla sua scde , ch' era tra 1' esterno tes- 6Uto cellulare adiposo, ed il pentoneo , il quale era ia quel laogo straordinariaraente rispinto all' indentro. Incisa col coitello la cisti, fitto se ne trovo il tessu- to , e ne sgorgo con qualche forza un liquido albumi- noso e torbido. Spaccata pin ampiamente, scopriroasi in essa raccolte piu centinaja di vescichetre rotonde , levigatissime , di mole affatto varia, le piu voluminose essendo della grossezza d' un ovo di Colombo , le piu piccole del volume d' una testa di spilla. Nuotavano esse lib ere , erano semitra^parenti , ed aperte avendone alcuae si trovarono piene d' un liquido bante fosse un sacco d' ida- tidi : per 1' altra 1' insieme de' fenomeni spingeva a riconoscerlo per un aneurisma. E come potevasi in questo caso evitare I'inganno? Quanto alia mancanza de' segni diagnostici , essa 9' incontra quasi sempre nelle malattie procedenti da idatidi. Costa dalla lettura delle mediche storie che ^ene il piii delle volte non danno indizio alcuno di lor esistenza^ cosicche in pochissimi casi furon esse riconosciute durante la vita dell' individuo che le ac- coglicya ia seao ^ a meno che da qualche iacisloue o a' precordj da causa insolita. 5^39 da qualche spontanea apeitura o strada non iscappasser fuori , e quasi sempre furono colla sezione patologica ritrovate. Costa pure cli' esse furono sovente riscoa- trate in soggetii ed in parti che non avevan prima dato alcun segno di contenerle. Fischer trovo veiuritre idatidi del genera de' cisticerchi nel piesso coroide d' un uoniu , senza cl)e fosse preceduto in esso alcua accidente o sintonia, Costa egualmente tlie se danno talora qualche indi/io di se niedesime , questo e con- fondibile colle apparenze di cento altri dlversi pato- logici stati. I dolori e gli altri sintonii che al dir di Cioquet e di altri scrittori accompagaan sovente la loro presenza , sono indizj si vaghi , si generic! , si comuni a taut' altre morbose afFezloni , che nulla puo trarseue di preci.«o. Cotali indizj non han forse luogo se non quando le idatidi si trovano in parti estremamente iiu- portanti alia vita, od a contatto di nervi sensibilissimi, o quaiido giungono a mole relativamente alia parti attinenti eccessiva ed intollerabile. E osservazioae deir illustre Moscati che fra tuttc le idatidi che stan- nosi uelle varie parti e ne' varj organi del corpo , le pill occulte ed a rilevarsi diilicili sono quelle che vi- voa nell'addonie , com' erano appunto quelle del nostro caso. Le idatidi hanao nientita la gravidanza, il crup, tumori cistici di varia natura, emorroidi vessicali , ernie dello stomaco , croiiiche enteritidi , nel'ritidi , splenitidi. la un caso da me vedutu non altri sintomi offrirono !e idatidi , che quelli d' una cronica infiammazioue del legato , viscera ch' essi abitavano. Fra le varie specie d' idatidi poi , le acefaliche e quelle che vivon entro una cisti comune sono ancor l>iii destituiie di sintomi proprj e caratteristici, a quindi piii malagevoli ad essere riconosciute. Le idatidi in fatti dclla specie de' policefali , che vivono nel cervello de' niontoni hanno un sintoma, che se non a loro pro- prio e paiogiiononiico , vi si accosta pero assai , ed e f[uel moto di vertigine , per €ui il montone volgesi a ruota ed incllna cainmiiiando sempre da un lato ^ fe- nomeno che facilmenie inteudesi prodotto dall' impres- sione che far devono 1 numerosi succhiatoj di cui quelle idatidi sono fornite , allorche tumultuariamente gl' ini- piantauo nelle delicatissime fibre del cervello deirani- male , sia per teiiervisi attaccate , sia per succhiarne 14© STORIA D UNA. PULSiZIONE alimento. Lo stesso dovra dirsi delle idatidi che s'in- contrano a gruppi nel sistenia uterino , detie parti o mole vescicolari , se si conferma cio che ne scrisse £rion , vale a dire che proilucono ua oscillar couvul- sivo r sensibile alio esterno (i). Ma gli aoefalocisti , la cui organizzazione e sempli- eissima , e forse la piu semplice che conoscasi nel re- gao animale , consistente in una semplice vessichetta niembranosa , sforniti d' ogni succhiatojo , d' ogni un- cinetto e d'ogni altra parte atta a pungere od a sti- rare , come possono produrre sintomi specilici , carat- teristici^ Aggiungasi che la loro azione , se ne avesser una , esseudo essi generalniente rinchiusi entro una cisti comune, si «serciterebbe suUa superficie interna della cistide stessa , in cui forse non v' hanno nervi , o se ve n' hanno non sono comunicanti, ne atti a por- tar la loro impressione al sistema senziente dell' ani- male entro la cui cistide vive. La cistide stessa entro cui gli accfalocisti son contenuti , comunque conside- rate si voglia come appartenente al vivente sistema de' vermi , e, diro cosi , come verace madre, non sem- bra poter avere altra azione dinamlca sul sistema del- 1' animale entro cui cresce , fuorche una leggermente irritante (a) , piii quell' azione meccanica della pres- (l) Non sembra che le idatidi di cui qui si parla si debbano collocare tra gli acefdlocisti , siccome ha fatto il Clociuet nel suo d' altronde bellissiino articolo del Dictionnairc des sciences me- dicales , articolo Idatidi ; giacche esse hann i oltie la vessiclietta i-Qtonda , anche una parte che da alcuni scrittori e stata detta peduncolo , per cm stanno attaccate e fra loro ed all' utero , parte che dev' essere inline un coUo ed tin capo , guernito pro- babilraente di succhiatoj. (a) Secondo la nianiera colla quale io vojho considerai-e le potenze agenti suU' eccitabilita , ossia gli stimoli , dividendogli in due grandi classi, queiio cioe degli stimoU '^ongrui ed affini che con vocabolo ritenuto da Bi-own , chiauio eccitanti , e quella degli stimoii disaffini ed incongrui, che con vocabolo da Guani proposto io nomine irritanti, e certo che le idatidi ed i tumori idatidei , come tutti gli agenti di analoga indole , devono collo- cai'si nella classe seconda. E carattere degli stimoii affini 1' eser- citare siill' organismo uaturalmente e nornialmente eccitabile una azione, diro cosi, fisiologica, la quale patologica non diviene 6e non per T abuso di quelli ; e di svegliar qiiindi coji impres- sione speci&ca uella fibra o aeli' orgauo fatto per seutirla , ci6 a" PIIECOUDJ DV CVl'5\ INSOLITA. 241 sioiie cir essa ebercitar pao snile parti adjacenti , pres- sioiie c!ie per nessua proprio I'eaoiiieno pub essere di- stiiita da (jueila die eseicitano le lupie , gli steatoiui v'd i tiuiion di qiialuiique aliro genere. Quauto a" crittrj poi atti a coaduire alia diagnosi d' nil ancunsaia, ognuno faciliiiente s' accorge , ciie noL qui avevaiiio tutti que' segui clie anclie al parere dei che cliiamiamo funzione, ossia quel cangiaiuenro , die propagan- tlosi per catenazioae pvestabilita a date specie di libra, viene a cosrituire nn processo nattirale di iiiovimenti proprj e uaturali> ossia di sauira. Cosi fa la luce che applicata alia retina vi ec- citi quel processo , ossia q'lella serie di ordiuari uioviuicuti , il cui CKiuplesso cliiaiuiaino visioiie. Cosi l' afomo odoroso apphcato a' Dervi oifattori e quivi svegliaute odorauieuto : la sostanza nu- tritiva ap|)Iicata al ventricolo e quivi eccicante digestioae , la sperma all' utero e quivi efFettuante coucezione. E carattere dei secoiidi 1' eccitare cou iinpresaione disgustosa e neuiica una rea- zione ossenzialnientp pato!oj;ica , clie nulla ha di coiuune colla fniizione |>ropria della fibra , lua e uu percurljamento , uno scou- cio , uu disordine. Cosi il gas nirroso ad eseinnio introdotto nella trachea non vi eccita respirazione come fa 1' aria atiuosferica , lua bensi cosse , anposcia, convulsion di polmone , cessazioa di respiro. Cosi un lir[iiido che non sla sangue , iujettato nelle vene III vece di proiliure e sosteuer la circolazione, produce spasiui , (.ontrazioui irregolari , convulsioni di cuore , strozzaiuenli. Cosi tiitt' alti-o liquiilo che lo speniia , spinto nelT utero non vi de- »tf ra uiai concezione , ma isterismi , uioti abiionui , polipi c uiorbose escrescenze. Ora le idatiili e le idatifere cistidi uoii aveudo un preordinato rappnrio fisii)logico colla fibra del fegato, di'Ila iiiilza , del veiuricolo od alu'a a cui sono applicate , sve- gliano in essa iuiiuediataiuente uno stato patologico, la secrezioti naturale ne permurano , la cangiano in orgauo separatore di par- ticolare sostanza nutritizia , e direi quasi in una morbosa pla- centa appunto come T ovulo fecondato , allorche per aberrazione di luogo , versato nell' addoine , a quelle interne pareti si ab- barbica. Slccome pero della irritatwa facolta ne' varj esseri avvi il 8U0 maxiinuiii ed il suo miniinum ; ossia delle irritanti potenze alrre essendo tali in massinia grado ed altre in niiuiino , parnii che le idatidi , finch^ la ^egetaziou loro e sana , sieno irri- tant! in grado miuiino , come d' altri vermi noto gia il eel. Unrer : irritanti a iiiaggior grado divengono , allorchi' inferme : ir- ritautissime , allorche son morte , a sepuo di pvoilurre uella fi- bra . o neir organo che le alloggia il pernicioso jirocesso della flogosi e della suppurazione. BlM. ItuL T. XII. 16 242 . STORIA D UN\ PUI.SAZIONE pill saggi e scrtipolosi osservatori basiano a cai-atte- lizzai'lo nel mriggior niinieio de' casi. Noi avevamo di fatti la pulsaz-ioue ; lenonieiio il quale sicconie proprio in istaio di saluie dei soli stroiiienti arteiiosi della cir- <;olazionc , cosi dove preternaturale s' incoiitri o pei' la sede o per la forza , giiida il pen^iero ad ammettere uii vizio od una patologica affezione di quelli. Noi ave- Tamo ill seooiido luogo la circoscrizione palpahiie del- r intumescenza , circostanza al dir di IVIorgagiii e di altri scriiiori assai rilevaute. La ricercava sempre in- I'atti prima di afteniiare 1' esistt-nza d' ua aneurisnia ad- dominale il perspicace Albertini, il quale scrisse per- «:i6 nel prime volume dei commentarj delle scieuze di Eologna : Veruintaineri extra pectus , ubi defixiente solido arcu costnrum tantwn difficultatis in liac indaglne non offendkur , me satis scio pluries jiidicavisse ex eo quod i^asis diametruin non auctain perceperiin , validas assi- duasque arterice cwliacce ^ vel aortcB pulsationes faisse sine dilatation e , nee judicium meum eventus fefellit. Anche Fillustre Baillie , il quale piii d' ogni altro ha dimo- strata 1' infrequenza degli aaeurismi addominali , pure a diriger il medico nel diilicil giudizio da per segno caratteristicD dell' aneurisma la circostanza , clie la pul- .'-aziooe e circoscritta ad un tumore isolato che puo colla niano sentirsi. A render in terzo luogo piii sdruc- ciola la via dell' errore concorreva nel uost.ro case una certa rotondita eguale delT intumescenza , se non moUe ed elastica, almeno lontana da quella durezza lapidea scirrosa ineguale che si sente per lo piu in que' casi iie'quali un tumore scirroso d' omento , di ventricolo o d' altro viscera sovrapposto all' aorta od alia celiaca ofFre una pulsazione , che il dotto Monteggia chiama comunicata. In sifFatti casi , ne' quali V infido concorso di stra- ordinarj e complicati sintomi tende ad ingannare il medico e confonderne , e sviarne dalla retta diagnosi le idee , inevitaljil sarebbe 1' inganno , se 1' erudizione non venisse in nostro soccorso e 1' assidua meditazione delle Cisservazioni degli scrittori de' tempi andati. Dif- ficilmente , trattandosi di casi rari e straordinarj , pno la sola propria sperienza d' un medico tornirle suppel- lettile abbastanza ricca di fatti , o nol puo che a tarda etii. Ma la lettura estesa scliierando a' suoi occhi serie a' FRECOKOJ DA. CAlUS*. IN'.OLITV. 2^3 hen liiiiga cPaiialoghi fatti ne' qualL T apparei)za sinio- inatica fu trovaia colle patologiclie sezioiii ingannevole e fallace , piio ispiraile quel saggio liserljo clie bolo put) ritenerlrt dallo trascorrere in erronei giiuli/j pui* troppo soveiite dannosi all' infermo. La sola coiioscenza. acqui'ftata clalla lettura poteva infaiti anclie nel nostro caso iasiiiiiare al medico circ.'ipetto iin dnhljio ragio- iii'vole sail' esistcaza di an aneunsma addomuiale , mal- gi\nlo le contrarie seducciiti apparenze che i siacomt ci presents vano. Essa iase^^iiava di fatti che la pulsa- zione ritmica apparentemente arteri'Si iiivece d' esser siiitoma proprio e patognoiKunico dell' aneurisina , e f'enonieno di varia oiigiiie piooedenie nioltis^iuie volte da tint' altro die da dllatazioiie a voltura di va»3 ar- terioso. Insegiiava die tnmori moi'bosi , e degenerazioni organiche di vario gcnere , e traslocazioni di parti , e glomeri d' iatestini , e perfino isteiiche ed ippocon— driache perturbazioni inentiscono noii di rado im aneu- risina. Iiisegnava die quest' illnsione era soprattutto da temersi qnando il Inttito mostrasi ai precord) , od in qualunque altro punto dclla regione addomin.Tle , per- che r aneurisma dieir aorta adilominale e in genere I'e- nonieno assai raro, e perclie qnand' anclie un tale aneu- risma esiste , la pulsazione non suole acconipagnarlo , essendo di gran lunga piii freqneute il caso in cui r aneurisina iiuardando il corpo delle vertebre dorsali * e formandosi , diro cosi, a spese di quesio, ed in ca- viia foririate dentro il corpo stesso , la pnlsazione at perde , d' una ci>ti pieiia di li- quido, liaunosi iu una stoi'ia esposta dal Severiiii rd in un' altra del Morgij;ni. Qiiesti due sai^chi perA non ai'pare dalle relazioui che prfsputassero un rotundo e circoscriito tiunore ; roiae pure in una stori.i nferira dal K.oel|iiiio , in oui la puUa/.ioue del cuore si sentiva a travcrso del tluido d' uu ciupieuia , uiaacava la stes«a circostauza. 246 STOKtA T>' UNA PL LSAZIONE CCC. ninmazza 11 misero che n' e afFetto fra le piu peiiose nmlDascej ed e c.oiT^olante cosa pev uu medico, il quale aina le peivsoiie clie a Ini commettono conlideati la fcalute c la vita, T avere le piii fortL probabilita per credere clie non si tratti di si grave inalaiiiio , ed il poterne con buona fede assicurare 1' infenno. Esso in- line non sospinto da precipitoso giudizio non esporra il suo infermo ai pericoli d' una cura , la quale non potendo togliere una malattia clie non esiste , po- treblie produrne una diversa, piu grave della supposta. Grave soprattutto sarebbe il pcricolo , se al sapposte aneurisma si applicasse il nierodo vaUalviano. In questo nietodo si stabilisce per prima indicazione di ridurre e niantenero al minimo possibile grado di attivita una delle funzioni piu necessarie alia vita , la circolazione col mezzo di ^alassi rjpetuii , di lunglie acquose be- vande e di rigida dieta. Questo nietodo , cbe usato con savio e circospetto criterio puh utile riuscire nell' aneurisma reale, quale sconcerto non produrra , ove si applichi ad infermo di tutt' altra malattia , e massime ipostenica , od irrita- tiva ? Tanto piu grave sarebbe a' nostri giorni il pe- ricolo , daclie il portare un tale metodo ajl' estremo sarebbe un giuoio per uiolti inesperti giovani settatori entusia^ti di sistemi male compresi , o di moda volu- Lile e stravafrante , per cui e non piii vi hanno limiti nella prolusion de' salassi , e si associa a questi l' uso de' piu possenti veleni , la cui azione si vvtole a qnella del salasso conforme. ■ llUl ■■■'•ifyp 0 , ^ I!,,,., ^mir.ib -oi. i,d 0 9v ,A'"lip.b 3Jii09vnn ^.jncq si nt'i ^^^'^ *^ « -amoo ooilddwq Is 91--. 247 Tun Georg. Catalogus phintanim Pliaenogainarum ad usum botanophilorum exsiccatarnm. — Parmae , 1810. UiL vol. in 16 dl -9 pag. o, TTIMO divisamento fu qucllo del sig. Giorgio Jan piofe^sore di botanici nell' Uiiiversita di Parma di jnililjlicare il catalogo delle piante da esso raccolte e disseccate ne' suoi viaggi, non che fjuelle esoticlie col- tivaie nei varj orti botanici d' Europa. Cosi facendo egli mise a portata gli altri coltivatori di qucsta scienza cbi, e cb' egli crede di potere presen- tare al pubblico come specie non per anco da altri osservate Tali snno il C} perns holosclioenoides e V Lii- foibiii fmc^ifera ; la prima delie quali fn raccolta nclle a4^ CEonc. c.vtalogus PLANfARUisi , ecc. risaje vicino a Pavia, e Taltra sul Carso presso Trie- ste. L'A. , ill una giiiata al di lui catalogo, ci ofFre pei* queste due specie la rispettiva frase specifica , clie per la prima e la seguente : Cyperus holoschocnoides , scapo nwlo triqiietro , involucro tnphyllo pedunculis lon- gioribus , spicis sessilibus pedimcalatisve , spiculis minimis pigiiuifloris linearibus , in capitulo confertissimo congfstis. Ben a ragione potrebbe dirsi fortunato il sig. profes- sore Jan d' avere scoperro una nnova specie di pianta, ne' coatorni di Pavia, nel solo spazio di due o tre glorni ch' ei quivi si trattenne a fare qualche escur- sione bdtaaica. Essentio stato percorso quel territorlo per ben varie volte da diversi botanici, alcuni dei qnali di somma fama , qnai sono lo Scop oli , lo Scaanagatta , il Bayle-Baielle , il Balbis , il Biroli , il Bonftco , il Vratesi , ecc. ecc. pareva improbabile, che questa pianta Ja quale ivi aon e rara nelle risaje, fosse sfusgita alle licerclie di s'l esercitati fitologi Coteste consideraz.ioni , die per noi stessi andavaino facendo , ci determinarono ad intraprendere delle ricerclie onde vedere se il nuo- vo Cyperus descricto dal botanico tedesco non fosse per avventura iiu' altra specie gia da altri osservata. Ill elletio dopo maturo esame ci sembra di potere , senza tenia d'abbaglio asserire , die 11 Cyperus holosclioe- Tioides del prof. Jan altro non sia fuorche il Cyperus dijformis di Linneo. In elFetto cliiunque leggeca la frase specifica annessa al C. holoschoenoides dell'A. potra fa- cilmente convincersi delia nostra asserzione, cb' essa cioe conviene al C. dijf'onnis La patria di questa spe- cie, secoado I'iinmortale botanico svedese , e T India. Tuttavolta essa fu gia rinvenuta nelle risaje del ver- celle=e e del novarese dai siaaori Ferret e Balhis ; nelle vicinanze di Valenza di Spagna dal sig. De/oroc/ie, nelle risaje del pavese dai chiarissimi Bonftco e Balbis:, e finaimente noi I' abbiaino osservata copiosissima nelle risaje della provincia di Milano e di Lodi. Per la qual cosa portiamo oplnione coirillustre Loiseleur cbe il vege- tabile di cui faveliasi sia stato portato in Europa unita- nieiite ai semi del riso e die siasi quivi reso indigeno. ( L'' Buphnrbia fragifera dell'A. ci sembra realmente una specie distinta , e cio lo giiidichiaino da varj esem- plari di essa , che ae favorirono due valenti botanici nostri amici, gU abaii BeiiiiL e Brumati di Roncis di Moiifalcone ). H^ APPENDICE, PARTE I. SCIENZE LETTERE ED ARTI STRANIERE. ^^'Ctw UiliMrn, :c. vale a dire: Tentativo diretto a formare un Manuale topografico-mineralogico atto a servir dl guida nelle escarsioni o ne'viaggi per r Uiigheriay e coritemporaueameiite a servire d' In- dicatore per le persona che dcsiderano di procu- rarsi una collrzione dci minerali delta Ungheria , opera dl Cr'utiano Andrea Zipser, professorc ^ ecc. — Oedernharg, 1817, dl pag. ^og . press o Carlo Fcdcrlco VTijrand. IV. J. Ao«-gfJr/i/^f/i/(genere argilloso). Specie 8f>. Reine Thon— <'i'de ( terra ;u-gillo8a pura ). Aluniiiie pure tli Ilauy ; Aluniiuit- Tlionhytlrac di iiaussuiaii. 8~. rorzcUauerde (terra da porceUaua). Feldspatli dt-coiuposi^ di Hauy ; Kaolin di Haussman , de' Chtnesi e di molti. 88. Geuieiner Thon ( argilla coimiue ). Argile com- mune fra le rocce di Hauy ; gemeincr Thon di Haussman ed altri : a. Lelmi (argiUa sabbiosa). Argile Sablonneuse di Hauy; Lehm-gemeiner Tliou di Haussman; Magerer Ttiou passim : h. Top- ferthon ( argilla figuhna ). Aj-jide glaise di Hauy ; Topfertlion-er- diger Tlion di Haussman; Ferter Thon passim: 1. erdicer Topferthon (argilla tigiduia terrosa); Erdigcr Tiiou di Haussman : a. Scliie- friger Topfertlioii ( argilla figiiliua scliiscusa ) ; Letceu-gemeiner TJion di Haussman; c. Bunter Thou (argilla screziata o vaiiegata), Varieta d' ar.;de glaise di Hauy; e di Topferthon di Haussman; d. Schiefer Thon ( argill.i schistosa ). Argde schisteuse imj>re3- sionate di Hauy ; Schicfer'.Uon di llaussniau, 89. Thonscliiefer aaO A P 1' £ N D 1 C K (schisto argilloso ). Argile schistense fra le rocce di Haiiy ; Thon- schiefer di Haussman. 90. Klebschiefer (scliisto allappaiite ). Ai- gile schistense e Schistc hap)iant di Hauy; KlelDschiefer-Saugkiesel di Haussman. C)i. Polierschiefer ( srhisto tripoliano ). Therman- tide tripol(''enne di Hauy ; Polirschiefer-Sangltiesel di Haussman. 02. Tripjicl ( tripoli ). Schiste Tripoleen, Tripoli e Quarz alumini- fere tripoleen di Hauy ; Tripel-Kieselliydrat di Haussman. cj3. Schwimrastein (pietra natante). Quarz iiectique di Hauy; Schwimm- Kiesel-Kieselhydrat di Haussman. 94. Alaunstein (piewa allumi- nare ). Lave alteree aluminifere di Hauy ; Alaunstein- Thon di Haussman. f)S. Alaunschiefer ( schisto alluniinoso ). Schiste alu- miueux fra le rocce di Hauy ; Alaunschiefer-Thonscliiefer di Hauss- man : a. gemeiuer Alaimscliiefer (schisto alluminos/J comune ). Alaunschiefer-Thonschiefer di HauSsmaU : b. glanzender Alaun- schiefer (schisto alluniinoso rilucente ). Alaunscliiefer-Thonschiefer di Haussman. f)6.- Brandscliiefer (schisto inhanimabile ). Argile schisteuse bituminif^re di Hauy; Brandschiefer-Thon di Haussman. aj. Zeichensclnefer ( schisto da disegnare ). Argile schisteuse graphique di Hauy; 'Zeichenschiefer-Thon di Haussman. 98. Wetz- echiefer ( schisto degii arruotini ). Argile schisteuse novaculaire di Hauy; Wetzschiefer-Tlionschiefer di Haussman. 99. Thonschiefer (schisto argilloso). Argile schisteuse tabnlaire, tt'gulaire di Hauy; Thonschiefer di Haussman. ico. Lepidolith ( lepidolite). Lepidolite di Hauy ; Lepidolith-Schisolith di Haussman ; Lillaht di alcuni. 101. Glimmer ( mica ). Mica, di Hauy ; Giimmer-Schisolit di Hauss- man; Katzensilber, Katzengold, ecc. vulgo. i03. Pinit (pinite). Finite di Hauy ; Pinit, varieta dell'Andalusit-Feldspath di Hauss- ftian ; Micarella passim. io3. Topfstein ; pietra ollare ). Talc ollaire di Hauy; Topfstein-Clilorit-Schisolith di Haussman; La- vezzo vulso. 104. Chlorit ( clorite ). Talc chlorite di Hauy; Chlo- rit-Schisolith di Haussman: «. Clorit-Erde ( clorite terrosa ). Talc chlorite terreux di Hauy ; schuppiger Chlont-Scliisolith di Hauss- hian : b. gemeiner Chlorit ( clorite comune ). Talc chlorite la- minaire di Hauy; gemeiner Chlorit-Schisolitli di Haussman: c: Chloritschiefer (clorite schistosa). Talc chlorite fissile di Hauy; ichiefriger Chlorit-Schisolitli di Haussman : d. blattriger Chlorit (clorite lamellare ). Talc clilorite ecailleux di Hauy; BlattricheP Chlorit-Schisolit di Haussman. io5. Paulit ( orniblenda di La- brador , paolite od ipersteno ). Hypersthene di Hauy ; Hyper-" sthen-Heterotyp di Haussman. 106. Hornblende (orniblenda). Amphibole di Hauy ; Hornblende-Heterotyp di Haussm.ui: a. ge- meine Hornblende ( orniblenda comune ). Amjilnbole noir di Hauy; strahlige geuieine Hornblende-Heterotyp di Haussman; ft. basaltische Hornblende (orniblenda basaltina). Ampliibole noir di Ha'iy ; basaltische gemeine Hornblende-Heterotyp di Haussman: c. Hornblendschiefer (schisto orniblendico ). AuiphiT- bole schisteuv di Hauy; schiefrige gemeine Hornblende-Hete- totyp di Hauasmaa. 107. Basalt (basalto). Lave litboide basalcique PARTE STRANIERA. 301 di Haiiy ; Basalt -Hornblentlc-Heterotyp di Haiisamaii. ic8. Wa.- cke ( vacca ). Trapp per mold niincralog,ibti ; Wacke-IIorn- blendc-Hftcrolyp di Haussniau. 109. Klingstein ( )jieti-a sonora, Honisiein , Porpliiiscliu-fcr c Fonolite). Feldspadi conipactc sohig- toide di Ilaiiy ; Miiigsteiii-llornljlfnde-IIctcrotyp di Haussman. J ic. Eiscntliou ( argilla ferruginea ). Argile maitiale o ocreuse di llaiiy ; EibciitlioH-Iloniljlejide-Heieroiyp di Haussman. lii. Lava ( lava ). Lave, di Ilauy , Lava , Bmistt-in , widkanisclie Tuf passim : a. sclilackenartige Lava ( lava scoriacea). Lave scoriacee di Ilauy ; schlackige Lava passim : b. schaumartige Lava ( lava spumosa ). Lave poreuse e lave cellulaire di Ilauy; Tuf volca- nique passim. 113. Cninorde (terra vf rde ). Talc chlorite zo- grapliiijue di Hauy ; erdiger Cljlorit-ScliisoUth di Haussman ; Ualdog('-e vulgo. 11 3. Steinuiark ( Ikomarga ). Afgile lithomarge fra le rocco di Hauy ; Steininark-Tlion di Haussman ; VVunde- rerde viiliio : a. zciTeibliclies Sieinmark ( litoraarga friahile ). Zer- reibliclies Stcinuiai-k-Tlion di Haussman: b. verliartetes Steiumai-k ( iuomarga indurata ). Festes Steiumark-Thon di Haussman. 114. Bergseife ( sapone di niontagna).. Bockseife vulgo ; Bertseife- Dion di Haussman. 11 5. Uinber (terra d" onibra). Argile ocreuse brune ? di Hauy ; Umbra-Ochriger-Brauneisenstein-Eisenoxyd di Haussman. 116. Gelberde (terra gialla ). Argile ocreuse jaune di Hauy ; Gelberde-Tlion di Haussman. V. Tal k-gesr hi e c ht (oenere talcoso o magnesiano). Specie 1 17. Rcine Talkerde (magnesia puva). Magnesie caibonatee diHauy; Wagnesit-Magnesit di Haussman. 118. Meerschaum ( scliiuma di niare). Wagnesie carbouatee silinferc spougieusc di Hauy; JMeer* schaum di Haussman. 1 1 9. Bol ( bolo ). Argile ocreuse rouge di Hauy; Bol-Thon e S]hragid-Thon di Haussman; Terra Lenmia vulgo. 1 30. Walkerde ( smectite o terra da foiloni). Argile smecti- qiie di Hauy ; Matter e glanzender Walk-Thon di Haussman. lai. Speckstein (steatite o pietra di lardo coniune ). Talc stea- tite di Hauy; Speckstein di Haussman. 122. Bddstein ( pagodite O pietra di Jardo della China ). Talc glapluque di Hauy ; Agal- tnatholicii di Haussman. ii3. ^iephrit ( nefrite ). Jade uephreticjue di Hauy ; Nephrit di Haussman ; Nierenstein e Fetter Iseplirit vulgo: a. geuiemer Nephrit ( iiefrite comune). Jaile neplirelique di Haiiy ; iNepJtrit di ilau»smaii : b. Beilstein (pietra delle accie o pietra di Pmiamu). Jade ascien di Hauy; schaaliger Serpentiu di Haussman. ia4. Serpentiu ( serpenlino ). Koche serpentineuse di Hauy ; Serpentiu di Haussman : a. gemeiner Serpentin ( ser- pentino comuue ). Roche serpentineuse di Hauy; gemeiner Ser- pentiu di Haussman: b. edier Serpentin (serpentino nobile ). Jade ascien di Hauy; scliasdiger e edler Serpentin di Haussman; il. luuscldiger edler Serpeutni ( serpeutmo nobilc concoideo ) ; muschliger edler Serpentin di Haussman ; a. Bfjlittriger cdler Serpertiu ( serpent iito nobile scheagioso) ; splittrigcv edler Ser. pentin di Haussm:ui. laS. Schiller stem (pietra caus'UJte)- Diallage aSa APPENDICE metalloiile ili Haiiy ; Schillei-stein-Diallag-Heterotyp di Hauss- maa. 126. Talk (ralco). Talc di Hauy; Talk-Scliisolith di Hauss- man : a. erdiiier Talk ( talco terroso ). Talc gianiileux di Hauy; Bclmppiger Talk-Schisolitli di Haussman : h. genieiner Talk, (talco coniune ). Talc hexagonal e laraellaire di Hauy ; blatfi-iclier Talk- Schisolitli di Haussman : c. vei'harterter Talk ( talco indurate ). Talc fissile o laminaire di Hauy ; schiefriger Talk-Schisolit di Haussman. 137. Asbest ( asbesto ). Asbeste di Hauy; Asbest— Heterotyp di Haussman : a. Bevgkork ( sughero di montagna ). Asbeste tresse di Hauy ; schwimmender Asbesr-Hcterotyp di Haussman : h. Aniiant ( amianto ). Asbeste flexiljle di Hauy ; Amiaat-Asbest-Heterotyp di Haussman : c. gemeiuer Asbest (asbe- sto comune ). Asbeste dur di Hauy ; gemeiner Asbest-IIeterotyp di Haussman : d. Bergholz ( legno di montagna ). Asbeste ligni- forme di Hauy ; liolzfomiiger Asbest-Heterotyp di Haussman. 138. Strahlsteia ( pietra radiata). In parte amphibole e in parte epidote di Haiiy ; Strahistein-Heterotyp di Haussman : a. asbest- artiger Stralilstein ( pietra radiata asbestifomie ). Ampliibole fi- breux blanc-soyeux di Hauy : h. genieiner Strahlstein ( pietra radiata comune ). Amphibole , gia Actinote aciculaire di Hauy ; c. glasiger Strahlstein ( |)ietra radiata vitrea). Aniphijjole fibreux gris-verdatre , e talora Epidote di Hauy : d. korniger Strahlstein ( pietra radiata granulare ). Amphibole , gia Actuiote lamellau-e vert di Hauy. 129. Sprenstein ( sprensteiu ). Pietra color di paglia , o forse nuovo nome della Bergmaiinlte. Non si hanno sopra questa specie sufficienti notizie , ma sembra esser un Am- phibole di Hauy. i3o. Tremolitli ( tremolite ). Amphibole blan- chatre , gia Treniolite e Graimnatite di Hauy ; Grammatit-Hete- votyp di Haussman : a. asbestartiger Tremolith ( tremolite aslse- stiforme). Ampliibole tibreux blanc-soyeux di Hauy : J. gemeiner Tremolith (tremolite comune). Gemeiner Grammatit-Heterotyp di Haussman : c. glasiger Tremolitli ( tremolite vitrea ). Glasar- tiger Grammatit-Heterotyp di Haussman. 1 3 1. Cyault (cianite). Disthene di Hauy; Kyanit-Schorl di Haussman; Sappare di Saus- sure ; Schorl bleu passim : a. breitstrahliger Cyanit ( cianite ra- diata a raggi larghi): b. schmallsirahliger Cyanit (cianite radiata a raggi niinuti ). 1 33. Rhaticit ( retizite ). Non conosciamo ab- bastauza questa novella specie Werneriana. i33. Sahlit ( sahhte). Pyroxene verdatre o gris , opaque o transparent di Hauy ; ge- meiner blattricher Malakolit-Penfaklasit di Haussman. YI. Kalk-gesclecht ( genere calcare ). A. Luftsaure Kalkgat- tungen (specie carbonate). Specie 1 34. Bergmilch ( latte di montagna ). Chaux carbonat^e pulverulente di Hauy ; Mont- milch-Kalk-Polytyp di Haussman. i35. Kreide ( creta y Chaux carbouatee craye di Hauy ; Kreide-Kalk-Polytyp di Haussman. i36. Kalkstein ( pietra calcare ). Chaux carbonatee ordinaire di Hauy; Kalk-Polytyp di Haussman: a. dicliter Kalkstein (pietra calcare compatca ). Cliaa^ cavhonatee compacte di Hauy; J'ARTE ?TRANIERA. 200 I. gemoinfr dicliter Kalkstcin (pieti-a calcave compatta coniune); Manuor-KalU-Polytyp cli Haussmaa ; 2. Roggenstein (oolite); cliauv carbi)natec roinpacte globuliforme di Haiiy ; srliauliger Kalkstein-Kalk di llaussman : b. blattngcr KalUstein (pietra cal- i-are laiiiellare ). Cliaux carbonati'e lauiiaaiie di Ilauy ; i. kovnig- blatirii;er Kallcsteiii (pietra calcare laiuellare granulare); 2. Kalk- spatli ( spato calcai-e); Cliauv carbonat^e cristallist'-e e laniinairc di ilauy: c. faseriger Kalkstein ( spato ralcave filiroso). Cliaux oarboiiattV fibreuse di Haiiy ; I. faseriger gemeiiier Kalksteia (pietra calcare fibrosa couuine ) ; Arragonite fibreux di Hauy ; a. faseriger Kalksiiirer ( |Metra calcoi'e sedluieurosa fibrosa); Arragonite coralloule di Hauy : d. Erbsensteiu ( pietra calcare pioifonue ). Cliaux carbonatee coinpacte globulifornie testacee di Hauy ; erbsenforiniger Scliaalenkalk-Polytyp di Haussiuan. 137. Kalktull" ( cufo calcare). Cliaux carbonatee coucrctiouin'e incru- staiiie e s '■dinieutaire di Hauv ; Tuffkalk-Polytyp di Haussiuan ; Tuffjteai di Reuss ; dicliter Kalksmter di Bluuienbacli ; tiill'ar- tiger Kalkstein di Karsten etc. i38. Schaunikalk ( jiietra calcare ecliiuiiiosa o spongiosa , o scliiuma di terra ) ( Scliaunierde ). Cliauv carbouatt'e nacree lauiellaire di Hauy ; schuppiger Aplirit- Kalk-Polytyp di Haussuian. i3f). Schieferspath ( spato calcare schistogo). Cliaux carbonat(''e nacree di Hauy; blatn-icher Aplirit- Kalk di Haussiuan. 140 Braunspath ( spato bruuescente o bru- nispato ). Cliauv carbonatee ferro-raanganesifere di Ilauy: a. fa- seriger Braunspath ( brunispato fibroso). Faseriger Braunspath- Braunkalk-Polytyp di Haussiuan: b. blattriger Braunspath (bru- nispato laiuellare ). Braunstein-Kalk-Polvtyp di Haussiuan. 141. Schaalsteiu (pietra in tavole o spato in tavole). Spatli en tables di Hauy; Tafelspath di Haussiuan. 142. Dolouiit (dolouiia o do- lomite). (^Iki'iv carbonati'e niagnesiferc di Hauy; Doloiuit-Bit- terkalk-l'.ily typ di llaussuian. 143 Rautenspath (spato romboi- clale o luieuiite cristallizzata ). Chaux carbonatee inagnesifere di Hauy. 144' Stinkstein ( jiietra calcare letida o pietra porco ). Cliauv carbonatee feiide di Hauy; Stinksteui-stink Kalk-Poly typ cji Haussiuan. 14^. Mergel ( marna o litouiarga ). Argile calcari- ftre ( luarne coinpacte ) di Hauy ; Mergel-l'oiytyp di Haussiuau : a. Mergelerd<> ( iii.iriia terrosa ). Mergelerde-Mergel-Polytyp di Haussiuan; Duugeuiergel vu/go : b. verlianeter Mergel (inaruain- durata ). Mergelsteui-I\lergel-!'olytyp di Haussiuan; Hamnierkalk vulgn. \.\(i B.tuiiiinoser I^lergelsciuefer ( mama scliisto-bituaii- nosa o schisto-iuarna biiuniinosa ). 147. Arragon ( ai-ragonite ). Arragonite di Hauy ; Arragonit di Haussuian ; excentrischer Kalksreiu e an-agouischer Apatit nassiiu : a. geuieiner Arragon ( AiTagonite coniune ). Arragonite syiuc'cri([ue di Hauy ; geiuei- ner Arragonit di Haussiuan : b. stanglicher Arragon ( arragonite bacillare ). .\rragonite in-isuiatiquc di Hauy ; stanglicher Arra- gooit di ll.iussiuau ; Iglit di lleuss ; Igloit d' ahri ; Staugelkalk o Sci-oncianic ^jassiiu. D. Phosphorsaiue KalUgattuugen ( speci* 2S4 APPENDICE fosfate). 148 Apatit (apatite). Chaux phosphatfee e« cristau.< tronques di Hauy ; blattncher Apatit-Phosporit di HaHssman ; Agusiit passim. 149. Spai-gelstein (aspai-agolite). Chaux phosphatee ea cristaux pointus di Hauy ; nuischliger Apatit-Phosphorit di Haussman ; Moroxit passim. i5o. Phosphoric ( fosfonte ). Chatix: phosphati!^e terreuse di Hauy ; dichter e erdiger Phosphorit- Phosphorit di Haussmaii ; Flusserde passim. C. Fluss spathsaure Kalkgactungen (specie fluate ). i5t. F1u,ss (calce fluata). Chaux fluatee di Hauy ; Fluss di Haussman ; Fiuoi- spathique e Fluo- rite passim: a. dichter Floss ( calce fluata conipatfa ). Chaux fluatee coinpacte di Hauy; dicliter Fluss s]>ath-Fluss di Haussman: b. F"luss-Spath ( spato fluore). Chaux fluatee cristallisee e lami- naire di Hauy ; genieiner , stanglicher , schaaliger e korniger Flass-Spatli-Fluss di Haussmau. D. Vitriolsanre Kalkgattungea (specie solfate ). ija. Gyps (gesso). Chaux sulfat^e di Hauy; Gyps di Haussman ; a. Schauingyps ( gesso schiumoso ). Chaux 8ulfat6e niviforme di Hauy ; sciiaumiger Gyps di Haussman : h. Gypserde ( gesso terroso ). Chaux sulfatee terreuse di Hauy ; erdiger Gyps di Haussman; Gypsmehl passim: c. dichter Gyps ( gesso compatto ). Chaux sulfatee compacte di Hauy ; dichter Gyps di Haussman : d. blatn-iger Gyps ( gesso lamellare). Chaux sulfatee laminaire di Hauy; spathiger Gyps di Haussman: e. fa- seriger Gyps ( gesso fibroso ). Chaux sulfatee fibreuse di Hauy ; faseriger Gyps di Haussman ; Federgyps vulgo. i53 Fraueneis (selenite o specchio d' asino ). Chaux sulfatee laminaire di Hauy; spathiger Gyps di Haussman. 154. Muriacit (munacite). Cliaux anhydro-sulfatee muriatifere di Hauy : a. Anhydrit ( anidrite ). Chaux anhydro-sulfatee muriatifere di Hauy ; dichter Karstemt di Haussman : b. wurfeliger Muriacit ( muriacite cubica ). Chaux' anliydro-sulfatee cubique di Hauy; spathiger Karstenit di Hauss-' man: c. faseriger Muriacit (iiiuriacite fibrosa). Chaux anhydro- sulfatee silicifere di Hauy ; faseriger Karstenit di Haussman : d. dicliter Muriacit ( muriacite compatta ). Chaux anliydro-sulfatee muriatifere di Hauy ; dichter Karstenit di Haussman. E. Borax- saure Kalkgaftungen ( specie borate ). i55. Datholit ( datolite ). Chaux boratee siliceuse di Hauy.; Datholith-Esmarkit di Hauss- man. i56. Boracit ( boracite ). Magnesie boratee di Hauy; Bo- razit di Haussman. iS?. Boti-yolit ( botriolite ). Chaux boratee siliceuse ; Botryolith-Esmarkit di Haussman. Vn. Baryt-geschlerht ( genere baritico). Specie 1S8. Witheric ■ (witherite ). Baryte cai-bonatee di Hauy; Witherit di Haussman. iSg. Schwerspath (spato pesante ). Baryte sulfatee di Hauy;''j Schwerspath-Baryt di Haussman : a. Schwerspath-Erde ( spato'' pesante terroso ). Baryte sulfatee terreuse di Hauy ; loser er-'^i diger Baryt di Haussmau; mulmiger Baryt di Reuss e di Karsten:-^^' b. dichter Schwerspath (spato pesante compatto). Dicliter Baryt' di Haussman . c. korniger Sclnverspath ( spato pesante granu- lare). Schuppig-korniger Baiyt di Haussman; J. krummsciiaaliger PARTE STRANIEUA.. IZO.X SclnvevspatJi (spaio pesante ia tavole curve). Geiuuiner Schwer-: spach-Baryt di Ilaussuiaa: e. geradschaaliiier Schucrspath (gpato pesaure in tavole piaiu*). Geuieiner Schuerspatli-Baryt di Hauss- lOan ; \. frisclier gcradscliaaligcr Scliwerspath ( spato pesante ft'esco o recente ill tavole piaue ) ; 3. iuulinif;er geradscJjaaliger Scliwerspath (spato pesante jjoiveroso in tavole piane ) : /. Stan- genspatli (spato pesautc bacillai^ ). Baryte sulfatee bacillaire di Hauy ; staiigliclier Sclmerspatli-Baryt di llaiissuiau : g. Sauien- schwerspath (spato pesatite culonnare). Geiueiiier Schwersjiatli- B.-u-yt di liau6£iiian. /«. Bologneser— Schwerspatli ( spato pesante di Bologna, pietra di Bologna o losforo di Bologna) : i. laseriger Scliwerspath ( spato pesante libroso ). Baryte sullacee coucre- liounre libreiise di Hauy ; fasriger Baryt di Ilaussuiaa. VIII. Strontian-geschlecht ( genere stronzianiaco ). Specie j6o. Strontian ( sttonziaua ). Stvi)ntiane carbonatee di Hauy ; Stron- tianit di Haussnian ; Strontian di Karsten;. Stroiiite passim.: a. dichter Strontian (' stronziana conipatta ). Strontiane caibonatee cooipacte til Hauy: b. straliliger Strontian ( stronziana radiata). Strontiane carbonati-e fibieuse-radire di Hauy. 161. Ccelestin (celestino). Strontiane suli'atoe di Hauy; Zolestin di Haussuian, Schutzit e Sti'ontianit passim : a. faseriger Ccelestin ( relestino libroso). Strontiane sulfatee fibreuse conjointe di Hauy ; fasriger Zolestin di Haussnian : b. scliaaliger Coelestiu ( celestino tabu- lare ). Strontiane sulfatt-e libro-lanunaire di Hauy ; blattricher Zolestin di Haussnian: c. saulenformiger Coelesun (celestino co- lonnare ). Fasriger Zolestin di Haiissiuan. IX. HaU'u-gesihlecht (genere Hallitico o genere diHaUite).- Specie 162. Kryolith ( criolite ). Aluniine fluatee alkaline di Hauy ; Kryolith di HausAiuan e di tutti gli altri niineralogisti di qual- .'iasi n.i/innc. CLASSE II. Salzige Fossilien { Foisili salini ). I. Kohlensatire-gesr/ileche ( genere de' sali carbonati ). Specie 163. Naturliches iMineral-Alkali ( alcali ininerale nativo). Soude carbonatt^e di Hauy ; Soda-Nitruni di Haussnian. II. Saipetersiiure-gescJilechc ( genere de' sali nitr.ati ). Specie Tf>4. Natinlitlies Salpeter ( saluirro nativo). Fotasse niti-atee di llauy; Salpeter di Haussuian ; nitro viilixo. III. Salzsaure-gesc/iUc/iC (genere dei sali niuriati). Specie i65. Natnrlirlies Kochsalz ( sal di cucina nativo ). Soude uiuriatee di Hauy; Steinsalz di Haussinan : a. Stcinsalz (sale pietroso o sal gemma). Sonde uiuriatee di Hauy; Steinsalz di Haussuian; I. biatcriges Steinstalz ( sal gemma lainellare ). Soude muriitee di Hauy ; blatniclies Steinsalz di Haussuian ; a. fasriges Steuiaalz (sal griinua tibroso ). Soude munatee di Hauy; fasriges Steinsalz 'li Haussuian; b. Scesalz ( sal mai'iuo). Soude niuriatee di Hauy; aSo Al'PENDICE kdrniges Steinsalz di Haussmaii. 166. Narurlicher Sabniak (sale ammoniaco nativo). Ammoniaque miuiatee di Hauy; Salmiak di Haussman. IV. Schwefelsdure-geschlecht ( genere de' sail solfati ). Specie 167. Naturlicher Viti'iol ( vitriolo nativo ). Fei* , cuivre e zinc sulfates di Hauy; Eisenvitriol , Kupfervitriol e Zinkvitriol di Haussman. 168. Haarsalz (sal capillare). Magnesie sullatee ferri- fere di Hauy; haai'formiges Bittersalz di Haussman. 169. Berg- butter (butirro di montagna). In parte Alaun e in pai-te Eisen- vitriol di Haussman. 170. Naturliches Bittersalz (sal amaro nativo). Magnesie sullatee di Hauy; Bittersalz di Haussman. 171. Natur- liches Glaubersalz ( sal di Glauber nativo ). Soude sulfatee di Hauy ; Glaubersalz di Haussman. C L A S SE III. Brennliche FossiUen ( MineraU o fossill infiammahiW). I. Schwefel-geschlecht ( genere dei solfi ). Specie 173. Na- turlicher Schwefel (solfo nativo). Soufre di Hauy; Schwefel di Haussman : a. gemeiner naturlicher Schwefel ( solfo nativo co- uiune) : I. fester naturlicher Schwefel ( solfo nativo comune so- lido ) ; dichter Schwefel di Haussman ; 2. erdiger naturlicher Schwefel ( solfo nativo comune teiToso ) ; Schwefelhydrat di Haussman ; i. vulcanischer naturlicher Schwefel ( solfo nativo vulcanico ). Loclierer Schwefel di Haussman. II. Erdharz-geschlccht ( genere delle sostanze infiammabili ter- rose ). Specie 173. Erdohl (olio di sasso, o nafta , o petrolio). Bitunie liquido di Hauy ; Naphta e Bergtheer-Bitumen di Haiiss- mao. 174. Erdpech (pece mineraie o bitmne). Bitume glutineux e Dapeche di Hauy ; Bergpech , Bergtheer e Elaterit-Bitumen di Haussman : a. elastisclies Erdpech ( pece mineraie elastica ). Bitume elastique di Hauy ; Elaterit-Bitumen di Haussman : b. er- diges Erdpech ( pece mineraie terrosa ). Bitume solide terreux di Hauy; erdiges Bergpecli-Bitumen di Haussman: f. schlackiges Erdpech ( pece mineraie scoriacea ). Bitume solide luisant di Hauy; schlackiges Bergpech-Bitumen di Haussman. 175. Braun- kohle (litantrace bruuo o lignite); a. bituminoses Holz ( legno bituminoso ). Bois bitumlneuv di Hauy ; holzformige Braun-Stein- kohle cU Haussman : b. Erdkohle ( litantrace terroso ). Ebne Braunsteinkohle di Haussman ; erdige Braunkohle viilgo ; c. Alaunerde (terra allumiuare). Terre alumiueuse di Hauy ; erdige Braunsteinkohle di Haussman : d. Papierkohle ( litantrace papi- raceo ). Houllle jiapyracee di Hauy ; pa()iertorf-Steinkohle dt Haussman: e. Moorkohle (litantrace delle paludi, o pantanoso, o torba). Houille des inarais di Hauy; trapezoidische Braun- steinkohle di Haussman : /. gemeine Kohle ( litantrace comune ). Gemeine Braunsteinkohle di Haussman. 176. Schwarzkohle ( li- taatrace nero ). Houille e aache Houillf, fuligineuse di Hauy v PiUTE ITVLI\N\. 257 Scliwavzsteinkoljle di llaussmau: rt. Peclikolile (litantrarc piceo). Jayet o Jais di Haiiy ; p,eiiieine Pecliljraunsreiakohle di Uaussraan : h. Stangeukolile (litantrace baciUarc ). Iloiiille bacdlaire di Hauy; prismatische Peclibraiinsteinkohle di Haussman : c. Scliieferkohle (litantrace scliistoso ). Houiile fcuillrti'-e di llaiiy ; Soliieferglaiiz- steinkolde di Haussman: d. Kaiinelkolde ( Kannelkoiile o litan- trace I andeliforine ). Houiile compacte di Hany ; Kennel-Schwarz- steinkolde di Haussman : e. Blatterkolde ( litantrace laminare ). Glanz-Sclnvarzsteinkolile di Haussman: /. Grobkohle ( litati- trace grossolano o triviale ). Houiile feuilletee grossiere com- luune di Ilaiiy; Grob-Schwarztseiukolde di Haussmau. ni. Graphit-geschlec/it ( genere grafitico ). Specie 17"'. Glanz- kolile ( litantrace lucido ). Anthracite di Hauy ; Anthrazlt di Haussman ; Kohlenblende di Reuss : a. muschlige , oder eigen- iliclie Glanzkohle (litantrace lucido propriamente detto con— loideo ) : i. schieferiiie Glanzkohle , oder Kohlenblende ( litan- irarc lucido scliistoideo o kolilenblenda). 178. Graphit (grafite ). Graphite di Hauy; Graphit di Haussman; Reissbley, Piombagine o Carbone ox ydulc-ferruginc pauji/rt : a. schuppiger Graphit (gra- fite scjuamosa ^. Graphite granulaire di Hany; schuppiger Gra- j)hit di Haussman : h. dichter Gi'aphit ( grafite comjjatta ). Gra- phite conipacte e schistoide di Hauy ; dichter graphit di Hauss- man. 179. Mineralisclie Holzkolile (legno carbonizzato minerale o carbone legnoso minerale). Fasriger e liolzforuiiger Authrazic di Haussman. IV. Resin-geschlecht (genere rcsinoso). Specie i8c. Bernstein (ambra o succino ). Succin di Hauy; Bornstein-Harz di Hauss- man ; Agtstcin. glesuni, et elccti'um passim : a. weisser Bernstein ( ambra bianra ). Succin di Hauy ; weisser Bornstein-Harz di Haussmau: b. gelber Bernsioin ( ambra gialla ). Succin di Hauy; gf'lber Bornstein-Harz di Haussman. 181. Honigsiein (mellite o pietra di miele ). Mellite di Hauy ; Honigsteia fra i sali di Haussman. ( Sara (ontinuato ). Z?.'Z»/. lud. T. XIJ. 17 a58 APPENDICE cioe : Descrizione e rapprcscntazione dl varj ap- parati a vapor e co quali trarre a profit to i vapori acquei per cuclnare e scaldare, tanto in dlversi pub~ blici istituti^ quanta nelV ecouomia domcstica e rii- rcde , nelle fahhriclie , nelle manifatturc , nelle arti ecc. , del D. Gio. Gotifredo Dingier. — Aligns la ., 1818, dl pag. 140 in 8.°, con 4 rami., prcsso Kummer ( terzo etl ultimo estratto ). N. I EL terzo capitolo parla il nostro autore della maniera di far seccare e di scaldare col mezzo de' vapori acquei ; e nel primo paragrafo clie e il XX , nia che dovrebb' essere il XXI deir opera, ci da la spiegazlone di lui seccatojo il quale, scal- dato col mezzo di vapori acquei , serve a far disseccare il ?«fl/fo , ossia orzo e frumeiito tallito, a far abbrustolire il tabacco , a far asciugare le radici pei surrogati del caffe , la polvere da caniione, 1' amido , i precipitati coloranti ecc. Bisogna convenire col sig. Dingier clie , facendo disseccare le anzidette sostanze sopra latte, cioe Ir.stre di ferro o di rame stagnato esposte alia parte loro infeviore ad un bagno di vapori acqaei , si disseccano a poco a poco senza pevicolare la combustione. I vapori coa- tenuti nella cassa sottostante al seccatojo si rapprendono per pai-te in gocce , le quali cadono sul fondo della cassa e , per r incliuazione di questo , scolano da un foro che v' ha nel suo mezzo , chiuso durante 1' operazioue dal tui-acclolo. I vapori sovrabbondauti si fanno passare dall' uno all' aliro seccatojo , oppure in adattati canali e recipient! , i quali possono servire a, scaldare la stanza. II malto ponsi alto due o tre pollici sopra la lastra. e, rivol- tatovelo pill volte , vi si fa seccare enti-o breve tempo ; cavato da un' apertiu-a laterale ve se ne mette dell' altro. Vi si pu6 fai- parimente asciugare il grano bagnato ; ma e con ragione da lemersi c!ie il metodo di farvi asciugare le spiche taghate sia ^liii facilmente lodabile che cseguibile : troviamo per lo contrario verosimlle che asciugar si possa perfettaniente ed anche abbru- stolire e colorare a volonta il tabacco da pipa con giusto me- todo e senza timore di abbrugiarlo. L' istesso metodo e occellente per seccare le frutta, le radici ed altri surrogati del calTe , sebbene a tal uopo servire pur possa r apparato da stufa co' vapori , siccome vedrassi nel se- juente paragrafo : e collo stesso metodo si puo asciugai-e e sec- PARTE 9TRAN1EHA, 2D«) cnrc r aniido , i prrcipitati coloranii e la polvorc ila cannnne: r .uitore e anzi di ojunione c-lie non si dovrebbe in altra c^niea, liioi-cho col motodo di cui si paila , percJie siciwo contr ogni pericolo , far ascingare la jiolvere da c-muone , siccoiue gia da gran toni]io usasi in Inghilierra. Nel jiarajirafo XXI si tratta della nianirra di scaldare le stanze col luezzo de' vapori acqiiei : V autore crcde clie si possauo essi tvatre a profitto in ogni sorta di staljiliuiciiti pubblici e ])rivati, nclle casenne, nelle osterie eco. Si ))uo fare a tal iiopo servire r apparato a vapore per la cucina coniinciando dal bel niattino ad attivarlo per scaldare le stanze ; oppiire si adopra un apjia- raro a vapore destinato unicanieiite ad asciugare e scaldare. Consiste questo in una caldaja parallelepipeda od anche cilin- drica , aJ cui fondo havvi una canna ]3rovvista di robinetfo co- niunicante col serharojo deiracqua: 1' autore crede superfluo i1 regolatore , ed opiaa die collo scaldar 1' acqua con radiri di pino silvestre o di litontrace se ne potrebbe ricavare il gag idrogeno necessario per illuiuinare la stanza; nel qual caso 1r caunc conducenti il gas idrogeno patrebbero seguire le canne condiicenti i vapori acquei. Noi lodianio T autore di aver saputo comljinare ainendue questi j^rocessi ; ma non pnssiaino conveiiire con Iiii di adoy>rare per illuniinare Li stanza la iegna di pino, la qua!'; da una fiauima rossa e funiosissinia. Sebbenc quindi T iiluniinazione a gas idro- geno depurato somministri una luce la quale non altera i colori, cio nulla ostante non potrenio sjjerai'la dal pino c diflficihnente pure da qualsiasi altro legno resinoso e porcio rieco di carbo- nio , a nieno cbe non si facciauo passaj"c i vapori per pin tini ripieni di una soluzione di calce caustica onde deporvi il car- bonio sovrabbondante. L' apparato a vapore, di cui si pai'la, vien contenuto in una fornacc da stufa , il cui nnuiero e grandezza dipender dee dal- Fampiezza del sito da scaldarsi: la grandezza pure, la lunghezza e la dirczione delle canne conilucenti il vapore dipendono dal- r ainpiezza del sito. Si puo calcohu^e che un piedc quadrato di aria scaldata co' vajiori accjuei o nei vasi die li raccolgono sia •udiciente a luantenere d' inverno la tenij'cratura di J 6° a 20' di Reaumur, a loo ed anche a 180 piedi cubici d' aria. Con apparati a vapore collocati al pian teiTcno si puo scaldare le •tanze dei piani superiori facendovi per adattate canne salire i vapori dopo di avcrle condotte rasente il paviuiento della camera. Le canne soglion essere liel diouietro di 2 a 3 pullici , ed esse conducono i vapori in ciliu»lri reg''i servire a diversi usi o venir rtcondotta nella caldaja. o6o ArPENDlCE E vantaggioso che le canne siaii di ranie , e meglio di feiTO fuso , onde cot cessare iiuprovviso dei vapori , T aria esterna non abbiji a scliiacciarle : nelle stanze die si scaldano ed ove sono incastrate nel pavinieuto basta il circondarle di cenere secca 0 di polvere di carbone , lua in altri siti glovera coprirle nel niodo indicato nel pai-agrafo I. Saia pol sempre utde V evi- tai'e di fermare con tioppa tensione le canne le quali pel ca- lore noil possono a nieno di dilatarsi. Qualora s civesse a fabbricare una casa , ove s' intendesse di trar profitto dai vapori acquei, si potrebbe far senza di fornaci e di camiai e sostituirvi de' recipienti da vapori da incastrarsi Del muro o foiunati a guisa di statue , colonne od arniadj. Me-- dianti le necessarie canne , potrebbero i vapori sviluppatisi da una sola caldaja , posta in sito appartato , venir condotti a tutto nil appartaniento e rlscaldai'lo ( il clie e realaiente degno dei riflessi dello statista ) senza verun y)ericolo d' incendio. Noi non iiianchiaiuo per questi niotivi d' incoraggiare i iiosU-i architetti a trarre protltto dalle cognizioni or ora comunicate, invitandoli a diversificarne 1' applicazione a seconda della varieta e dell' uso delle fabbriclie ; e vogliamo sperare die se ne sapra trarre profitto dai uostri iiiontaiiari , le cui case costrutte , od almeiio federate di legno, vanno sottoposte agl' incendj , e talvolta ven- gono riscaldate in guisa da produrre vertigini , infiammazioni , apoplessie , reumatisnii ed altri nialori. Nell' ultimo , cioe nel XXII paragrafo delF opera , parlasi del inodo di trar profitto da' vapori acquei nelle serre. Quanto si disse neir antecedente paragrafo , puo bastare per capire come abbiasi a trarre profitto dai vapori acquei nelle serre. II nosti-o autore lascia all' opinione dell' impreuditore il decidere , se le serre abbiano a scaldarsi niediante de' serbatoj di calorico, for- naci , cilindri ecc. , oppui'e col mezzo di ampie canne. Ma il inaggior vantaggio che potra ottencrsi nelle serre sara. quello prodofto dai vapori medesimi i quali agendo siilla vegetazlone vi porteranno il calore e 1' aliiuento che suol portare alia lue- desima 1' atuiosfera calda ed uniida dei tropici. Azione pariniente benefica per le piante otterrassi dai vapori caldi che col mezzo di adattati caiiali si faranno pervenire nel letamiere, ove invece della conciatma di cuojo , si puo adoperare sabbia , terra , ra- schiatura di legna e simili. L' autore porta a sostegno di quanto pgh dis«e il parere del consigliere aiilico Schultes , botanico in- signe di Landsliut , il cjuale osserva bene che i vapori acquei sono alle piante utiljssimi , meutre cptelli del carbone , della torba e del Ijtontrace ^ono loro sojumamente daunosi. Bibli^ liall! T#7i. XII p ag . o r , . Contraddanza tratta dal CREJJO S^S^ m^^^^ jtH^flT 77 m ^ ^ fe ^^- [;h^^ ^4iL^ ^(i^ 3d; jC«C m ^' h 77 (^ S L. M/ T-\r;Ti-. sirniNiKP. \. 261 — I Giiidlzio dci coiioscitnii dvllc belle (irtl comparato con quello del prufessori dl esse , c massitnc re- latlvaini'iite id muriid dl lord Elgin ; da B. R. HAYnoN^pittore isCorico Inglcse. — ■ Londra^ 18 lo, in 8.°, dai torch i dl Schulzc e /. Dean. E un libricciuo ininore di tlife fogli tli stampa e scritto nel nosti-o idionia , intoi'iio ai iiiarmi flel Parteiione di Atene che furono recati iu Londra dal lord Elj^in. Poidie giunsero in quella cai'itale si voile sai)ere sc tjueste sculttire erano veraiufute di uiano niaestra , e se sia stato prezzo dell' opera di averle ti'a- sferite cosi da luni^i ; esaine die seiiibra per verira clie si avrebbe doMito fare sid luogo ]iriiua di mutilare quel celebre monuniento e di bartlieggiarne gli avanzi liao sul Taiuigi. I conoscieori , die noi diremino i tlilertanti , jironimziarono la loro seateuza , e fa deciso da iir)lti die erano lavori di nicdiocrissiuio stile. « 11 5> sig. Payne Kuight non attribui laro nessuna bellczza dappri- " ma , poi disse essere dei tempi di Adrians , indi essere opera » di lavoranti a gioruata, iudegni del uoine di artisti , finaliuente » influito dal parere di que' doll' arte coniiniio a luetter fuori » die potrebbero essere originali (ossla de' bioni lempl), lieu- » die troppo cuasti e spezz.iti perdie sieuo di qualdie valore >>. Non si dovrebbe , dice I'A. , seguire in uimia profcssioue il parere di colui die vi si e anjdicato per uiero piacere , a prefereuza del- I' altro die lia speso tutta la vita per diventarne maestro; clie cer- tamente f[iialora sia necessario un cliirurgo, un legale o un generale di aruiata, non si fa capo altriuieuti a qualdie dilettante di sitiatte cose, 111a bens! a un esperto pratico. Passando I'A. a discorrere di quelle sculturc niostra essere un' insauia il dire che non si puii portare giudizio intorno al merito loro perdie souo malconce ; in qualiuique piii rotto framinento si puo , dice egli , provare 1' esistenza del medesimo gran j-rincipio di vita , quanco nella pill perfetta ligiira ; per lo die spezzate un dito del picde da quaUivo:;lia di esse , ed io vi provcro , so^giunge , l' esisteii^a dei grandi elTetti di vita in quel dito , imitati esternauiente. Questa tesi ^ da lui sostenuta con malti e sottili ragioaamentt tratti , se cosi possiain dire , dalla metalisica dell' arte , dopo i quali coacliiude die que' lavori sono maravigliosi , e dice clie giornalmeute ringi'azia il cielo di essersi trovato in vita al tempo del loro arrivo , e seguitera a ringraziarlo fino .ill' e^ri-cmo. II veto del sig. llaydon ^ certamentc di gran peso nella pre- lente quistione , ma convii^ne pur credere die quelle sculturc •ieno sconciameute b>jorate se taato si disputa iutoruo al joeji* fhe harvao. i6a A p p r, N D I c E Scrie dl inisure eidometrlche ofssiano oltiche eseguke ill Milano uel 1817 dcd colonnello Ke at INGE. — Jii ^" con due tavole in rame. 11 colonaelto Keatinge, dotto irlandese, stabilito da qnalcbe tempo fra uoi in'osegae senipre iudel'essamente occupandosi del suo si- stema e dell' applicazione del suo eidometro, stromeiito inven- tato da lui per supplii-e ai soccoi-si del barometro quaiido mas- simameute questi soccorsi soiio iinpossibdi, trattandosi di misurare oggetti inaccessibili. L' inveiitoie lia scelto per teatro delle sue operazioiii le pia- mire della Loiubardia dal Seiupione alia Boochetta , e per base del suo sisteaia gl' immecliati contonii di Milano. Noi nou en- treremo in alciui circostaiiziato ragguaglio suUe sue operazioni , sui nietodi da lui iisati , sui luodi di servirsi del suo stroiiiento , perohe il sig. colonnello Keatinge noii aveudo ancor dato di esso n^. la figura , ne la descriziune , resterebbe difficile per i nostri lettori r intelligenza del suo sistema e delle sue operazioni. Ci liniiteremo a dire che il colonnello Keatinge e uomo benemerlto di questa citta pel zelo indefesso col quale si occupa di un og- getto dal quale spera trarne risultati utilissinii. Questo opuscolo forma un' an]jendice a quello di cui fecimo un cenno sotto la pag. 5o6, torn. VIII di questa biblioteca. La prima tavola annes- savi esibisce le operazioni per misurare eidrometricamente e ti-igononietricamente la distanza da un punto preso nei giardini deila villa Negroni a Roma , attraverso la citta , alia cima del duomo di S. Pietro ; 1' altra tavola contiene un saggio della scala di riduzione armonica prodotta dalla riduzione aritnietica in re- sidue. TAurE sTuvNiF.nA. 263 Articolo dl lettcra scrllta da Loiidnt In data del \n settembrc 1 1? 1 <> al s/g. cav. Luigi Bossi , poriante alcuuc notizte sidlo statu attuale delta Ictteratura iii;ilcsc. No [ ON niai forse si trovaroiio ad un tempo tanti libri , una " parte del quali inolto iiifcrejs:uite , pubblicati di fresco , o » pronti ail esserlu in cfaesta cajiirale. Noa vi parlero dell' ul- » tiino canco del pelleiiriua;:L;io del figlio di Avoldo dl loi^d » Byron, j^iacclie so che in Italia ben si couoscoao lauto quest:o » autore , quaiito le sjjiritose sue produzioni. Si e pui-e fatta di » rpcente una edizione coiujiita delle sue opere in sei voluuii » in 8." — II sig. Hallain m due grossi voluuii in 4.° ci Jia » djto un i-rospetto dello stato dell' Eurojia durante il medio M fvo. Sebbene questa non possa dirsi se iion una conipilazione, » vi si trovano tuttavia niolte osscrvazioni lilosofiche die ren- >> dono il liJjro curioso ed interessante. — Wolio strepito fanuo » le opere dranuiiaticiie di S/ieridan. A quest e si prenieite un « lunjio sacgio sulla vita e sul genio dell' autore. — ■ Tomiiiaso » Caiiqilell , autore del jioeiua couosiiuto , i I'iaccri della spe- » ranza , lia pubblicato quattro grossi voluuii in 0.° di Bellezze « scelte della poesia inglese , colle vite dei poeti e luolte die- s' sertazioiii criticlie. Si ])reiiiette un sassio , non breve , sulla « poesia inglese. In quest' opera sono raccoiti niolti )>iccoli coni- » ponimenti poetici , dei quali non si aveva generalnioute nocizia « c die solo coiTfvano tra le uiani dei dilettanti , e trovavausi '> scritti per la niaii'iior parte sui loro libri di ineniorie , doude » sono stati ricavati seuza die si vedessero dap)iriuia nelle cpl- « lezioni poetidie. Per cio die spetta alia bioi;rafia , 1' eiliiore 3> lia esercitato il suo inpegno nella riterca del nierito ])artico- » lare e nelT esaine de;;ii scritti di ciasciin poeta come autore, » senra curarsi dei jiircoli ancddoti, ne delle iiulagini sulla sua » vita privata, a uieno che queste circostanze lujii I'ossero inti- » mainente legate cogli studj e col carattere dello scnttore. — » Abbiaiuo andie una nuova collezione delle jioesie di Giacopo >• Shirley disf>ostc con altri siioi scritti in prosa in oriliue cro- ■» iiologico , ed illustrate con note e con lui saggio bioarafico » critico da (iuglieliiio Gifford. — L' autore conosciuto delle >' curiositii letterarie lia iiitrapreso d' illiistrare il cai'attere letter » rario colla stoi ia degli uouiiui d' ingcgno, tratta solo dai loro » ]>roprj sentiuienti e dalle loro conlessioni, . delle osserva/ioni e degli a;ieddijti ad illunrazioiic dei ca- T» ratteri • Vi )iarlero un istante andic tli letteratura da«;fica. Jilowfield •" hA tradotfo dj.1 tcdciCo una NoUiaiiiijsa ^raiuiuatica jveca del a64 'A 1' P E N D I G E 3> prof. Matchlx di Alteiiburgo ; Mitcliell ha tradotto dal grec» 5> con numerose note illustrative tiitte le coiiimedie residue di » Aristofane. Di queste due sole erano state per lo addietro » tradotte in niodo da poter meritare la pubblica attenzione. II » tradnttore Mitchell si e sforzato di souiministrare ai lettori i mezzi » di conoscere con certezza e con precisione i meriti di quel 3> genera drammatico conosciuto sotto il norne di aiitlca comme- » dia. Egli ha tradotto saviamente il suo testo in versi nou ri- » niaci , facendo uso tuttavia di que' metri che pin si accomo- 5> dano al freqiiente cangiamento di misura del greco autore. » In alcnne corauiedie non ha creduto a proposito di tradiirre » le scene per intiero , ma con una nari-ativa in prosa ha riu- » nito quelle scene che rimanevano staccate , ed ha in qualche 3> modo reintegrata T azione. In queste le parti tradotte sono » nella proporzione di tre ad uno con quelle die si sono tra- 3> lasciate. Con questo mezzo egli crede di aver messo in una » luce pill viva coUa forza del contrasto i tratti piu appassio- 5) nati e piii seiitimentali , e si lusinga altresi di avere ridotte » quelle commedie a quel grado di dilicatezza e di riserva 3> gludiziosa che tutte le nazioni liauno ora adottato. I^e note » servono a rischiarare il testo , ed a toglierne qualimque dif- » ficolta d' intelligenza portata dalla storia e dalla politica dei j> tempi in cui viveva il poeta. — Vi parlero aticora del De- » sateer che e stato ora pubblicato in due volunii in 4-" da » Nulla Feruz Bin Millla Kaws. Questo libro e uno dei piii 5> singolari deU'Oriente; esso e una raccolta degli scritti di varj » profeti persiani , dal tempo di Mnhabdd fino a quello del quinto » Sdssan ; sono questi al numero di cinquanta, dei fjuali Zer- 3» dusht , detto dai Greci Zoroastro e il trentesimo , ed il quinto » Sdssan e 1' ultimo. Questo Sdssdii viveva al tempo di Khusrou » Purvez , il quale era contemporaneo dell' impei-atore Eraclio , 31 e mori solo nove anni prima della distruzioiie dell' antica mo- 3» narchia Persiana. Quest' opera interessaute contieue alcune an- ' ,» tiche versioni persiane di que' profeti , vai-j commentarj , ed » iin glossario delle voci peroiaue antiquate. — Continua con » onore il giornale sotto il uome di Museo critico , o sia Ricer- 3> che classiclie di Cambridge. — II maggiore Cockhurn pubblica » i disegni della citta di Pompei in 40 vedute , delineate accu- » ratamente 1' anno passato. I coiitorni furono disegnati da Pi- » nelli a Roma e sono finite da Cooke. Per darvi un' idea della » scala sulla quale sono fatti que' disegni, vi diro che sono di » una grandezza uniforme alia Aleiie di Stuard. — Lo stesso » Cooke con molti altri incisori sta pure pvibblicando in diversi y> fascicoli un viagglo pittoresco d' Italia ad illustrazione dei testi » di Addison , Moore , Eustazio e Forsyth. I disegni sono stati » presi sul luogo da Hakcwille negli auni l8i6 e 18 17. Vi si s» trovano non solo le rappresentazioni di vaiie localita, ma Ijea » aoche i disegni di molti oggetti dei uiusei Vaticano e Cajji- AI'P. PARTE STRVNirr. \. 26j fiiliiKi , (li ((iiclli) tli Fircnze e di rimillo (k'ljU studj iiuovi di Mafioli. » Lungo sarebbc 1' indicarvi tutti i libri de' viaggi che sono stati qui iililinainente pubblirati , o clie sono per piibbllcarsi. Vi acceuncio solo alcimi de' principali , cioe il viagf:io di 6Copel•^e sulle coste occidentali della Corea , e della grande ioola di T,oo Choo nel mare del Gia]ipone , del capitaiio Ba- silio Hall, con un vocabolario della lingua di quell' isola coiii- |)ilato dal teaente Clifford, ed un' appendice contenente niolte notizie scientifiche e speciahuente idrograGclie. E forse questa la prima volca che uoi conoscianio esattaniente i costumi degli abitanti di Loo Choo. Vi accennero pure ua viaggio nella Siria , nella Nubia e nell' Arabia , di Burkhardt , olie t^ stani- pato sotto la direzione della Societa alricana ; aln-o viaggio iieir Asia lainore , ncU'Ariuenia e nel Kurdistan, di Giovanni Macdonald Kennier , nel ([uale sono particolarmente dlustrate le spedizioni di Alessandro , di Senofoiite , di Giidiano e di Eracllo 1 e la ritirata dei dieri mlUe ; ed im viaggio alle ca- taratte dell' Egitio e nella Nubia di Tommaso Legh. E pui-e uscita in luce una narrazione del rapitano Turchey con lui giornale del professore Smith, ed osservazioni misrellauee sopra un viaggio di scoperte sul fiume Zaira o Congo nell' Africa ni«-ridionale , nei quali scritti si dichiarano i motivi e gli og- getti di una spedizione mal riuscita , si danno le nolizie bio- graliclie degli sfortunati viaggiaiori , e si espone in una ap- pendice la storia narurale del Congo o aluieiio delle sponde di quel fiunie. II celebre Barrow dirige 1' edizione di questa o)iera. QuijlieliuO Mariner lia pubblicato in due voUuiii una relazione degli abiti e dei costmni del popolo delle isole Tonga nell' Oceano Pacifico del sud. La niaggior )iarte di quelli che ti-ov.ivansi 6U di un vascello del Porto Principe coir auiore e stata niassacrata dai nativi di Lefooga. Non vi parlero del giornale dcU'Anibasciata alia Cina di lord Amherst, che vi>i ben rono?i ete , uia vi spedisco la relazione del viag- gio del vascello VAlccstc nel mar Giallo, iiiugo le cusie della Corea, e I'rcuaniezk'o alle nuuierose sue isule non ancora sco- perte , lino air isola di Lew Cljew ; questa relazione e stesa da Giovanni M" Lead chirurgo delTAlceste , e contiene altre^i la storia del naufragio di quel vascello negli strctti di Caspar. Troverete , io spero , questo viaggio nuovo ed interessaute. Vi spedisco pure il secondo viggio nella Persia, nell'Annenia e nell'Asia niinore di Morier , con un giornale di un viaggio dal Brasde e da Bouibai al golfo Persiro. Questo viaggio 0- pieno di notizie concei-nenti 1' erudizione auticpai'ia. — Ali- hiaiuo ricevulo di recente il volimie XII delle Ricenhe asia- tiche o eia delle Transazioni della societa stabilita al Bengals per lo studio della storia , dell' anticliii.'i , delle arii , ilellc scienze e della letteratura dell' Asia , ed un primo vuluine delle Transazioni della societd IttUraria di Bombay. ^66 PARTE IL SCIENZE LETTERE ED ARTI ITALIANE. ESTRATTO D OPERE PERIODICHE. Giornale enciclopedico dl Napoli. N° XI ^ mcse di novembre 1817. J.L primo articolo di questo quaderno contiene un lungo e cir- costanziato programma di un' opera clie il sig. Luigi Chiaverini professore di medicina ecc. si propone di pubblicare, e intito- lata = Fondainenti della biologia comparativa, ossia Trattato ele- mentare della vita dell' iiomo coiiiparata a quella degli altrl esseri orgajiizzati = Noi facciamo voti perche il sig. prof. Chiaverini mantenga quanto promette nel suo prograuima, nel quale egli fa sperai^e un' opera di vaste e moltiplici cognizioni e degna dei lumi del secolo. Segue una lettera all' auCor dell' articolo Ideologia inserito nella nuoaa Biblioteca analitica num. XX, p. 129 intorno al Saggia sulla nalura e necessita della scienza delle cose e delle storie umane , dl Cataldo Jannelli , accademico ercolanese : il quale ar- ticolo di quella Biblioteca essendo ignoto a' nosti-i lettori , poco o nulla giova clie noi facciamo loro conoscere questa risposta. Vien dopo un articolo del sig. cav. De Cesare intorno ai tre principj di Gio. Battista Vico , e rispoude alle osservazioni die gli vennero fatte uel num. XX della nostra Biblioteca j nella quale risposta lodevole e la urhauita dell' autore. Fra r immerisa quantita di basi e di jnedestalli stati scoperti nel foro civile Pompejano sui quali ergevausi statue di eroi o di dei, un marmo si.e trovato corniciato, nia rotto in piu pezzi, alcuni de' quali non e stato possibile rinvenire per riunirli 3 e AIM'. I'MITE ITAT.IANA. 26^ ^onteoenfe una iscrizione che il sig. abate Domenico Romauelli ka. restitiiita od interpretata nel raodo seguente : Romulus Mahtij (i) Fh.ius urbem FiOMaM ConJidlT ET EEGNAVIT ANNOS p. M. PuAlJllAfUN'TA Isi^UE Acroiie Duce Hor.TiuM Et BeGE Caesineksium TnterfECTO spoha Oviiua Jovi FeRETEIO Co.NSECIiAWtf RECEPfusQUE In Deoru/w NuMEKMM QuiRiNi Nomine At?E].imus est A Romanis. Sotto il titolo di TAhrl dlversi si rencle conto di un Saggi*. sullo spiri'o delle /eiigi di Polizia di Raffaele jutohe. Napoli , If? 17, in 8." di pag. 0/\, poi della Teoria dell' universo di Alix ; di un' opera in^lesc inritolata Descrizlone delle isole di Torga nfU'Oteano Pacifiro mcridionale con un vocabolario del la lingua notia di IF. Mariner. Opere di John Martin. Londra , 1 8 17, viego sin clie non siauvi altri fanciulli che potessero rimpiazzarli. Allora i monitori vit'ormati passano nelle classi su- perior! a quelle cui coraand;ivano, Colui clie nella scuola fa osservai-e il biion ordlne , chiaiuasi il sopraintendente della medesinia. La scuola e divisa in sei classi : ciascuna delle quali e coai- posta di qualsivoglia nuluero di scolari (i). Ogni classe lia il suo mnnitore , tranne la prima sola che ne lia tre , poiche questa , essendo comjjosta di aualfabeti , ha jDi- sogno di niaggior assistenza (a). Oltre i monitori delle classi , sonovi due ragazzi piii avanzati cd istruiti degli altri che diconsi ispettorl : questi facendo da aiutanti al sopraintendente , vegliano su tutta la scuola. Vi sono finalmeute due altri col titolo di monitori generali che a yicenda un giorno per ciascuno , stando a canto al soprain- tendente , coniandano alle classi per tutto cio che far si dee sul metodo di s»crittura e di lettura. 02,ni giorno , tranne le domeniche , i giovedi e le feste di doppio precetto , si fa scuola clie cominria a 20 ore e mezzo in punto , e dura sino alle ore 23 e mezzo. Gr ispettorl ed i monitori generali entrano nella scuola un quarto d' ora prima per disporre tutto quello che e necessario air insegnamento. ' Entrati i fanciulli nella scuola coUe ma^i indietro , e stando ciascuno al suo posto in piedi , ogni monitore di classe rico- nosce quelli della sua , secondo la nota ch' ei tiene col numero di ordine , e fatta nota dei mancanti su di una lavagna col lapis, ne fa rapporto al monitore generate di esercizio , il quale rife- risce all' ispettore. Questi , fatta la lista di tutt' i fancitdli man- fanti dalle classi , ne fa rapporto al sopraintendente. Principio della scuola. Stando tutt' i ragazzi in piedi nei loro posti , il monitore ge~ iierale di esercizio inonta sulla cattedra col campanello in mauo. Dato un tocco di campanello , che siguilica sileuzio , ad alta voce da gli ordini seguenti : i.° Attenzione. 3." Mani .... in dietro. 3.° La scuola inco- mincia. 4.° Monitori di classe, venite a prendere le decorazioni (3). (i) II (lefunto abate Scnppa si atteniie a questa Jivisione , perclie non avea piu
  • \..° Entrate. (l) Banco. Esercizio di lettura. 1." Mani in dieti-o. 2.° Mani sul ginocchio. 3." Mani sul banco. 4.° Preudete lavagna. 5." Alzate lavagna. 6." Abbassate lavagna. y." Piegate (2) lavagna. 8." Monitori di classe , distribuite i lapis. Cio farto , il monitore generate prosiegue : 9.° Monitori., ai vostro posto. I0.° Prendete i lapis. il.° Mo- strate. 12.° ]\Iettetevi in posizione di sciivere. i3.° Monitor i^ dettate la jirlma lavagna (3). Scritta la prima parola , sillaba di 4 letlere, di 3, di2, ecc. il sopraiuteudente con un fischio da il segno ai monitori per dettare le altre pai'ole , e cio si pratica siache la lavagna non sia terminata. Allorctie le classi mettonsi nella posizione di scrivere, il mo- nitore in capo dclla prima classe , ad essa dice : I." Mani in dietro. 2." Mani sul ginocchio. 3." Preparate (4). portano un.i med.i|;li.i col ritratto del re , sospesa al collo cou fettuccia rossa. I monitori gentrali la stessa meil.iglia col In fettuccia un poco piu stretla. I mnnitori
  • '- (3) A t.il ordine il monitore della sestn classe dctta la parola ; iiunie- diatamcnte dope il monitore della tiuintii , della quaita e della second* t>ra lo stc?so. (4) A ijiiest' ordine i fanciulli della prima classe mettono il dito Ln- Aicp dKico ad ua tempo lu' legjpi , ed il monitore dctla 1' clemcnta , 270 APPENDICE Impressa la prima lettera suU' arena, e fattasene ia correzione da' rispettivi monilori , il monitore iu capo della prima classe dice ai monitor i della medesima cosi : Monitorl, passate le pialle (i). Cio fattosi, detta le altre lettere sin che nou abbia terminato il numero fissato nella tabella. Da quel clie si e detto , ei comprende clie il monuore in capo della prima classe comanda iudipendentemente dagli ordini del monitore generale. Prima classe. — Scrive sulF ai-eua due soli elementi per giorno , cinque lettere majuscole e due cifre arabiche. Seconda classe. — (2) Scrive sulle lavagne le lettere corsive deiralfabeto , le sillabe le piii semplici , come ia, ah, ma, ecc. ed i numeri composti sino a 99. Terza classe. — Scrive le sillabe di tre lettere, le parole di una sdlaba e qualche dittongo, ed inoltre le cifre smo al mdione. Quarta classe. — Scrive le parole di due sillabe e fa T ad- dizione aintmetica. Quint a classe. — Scrive le parole di tie sillabe e fa la sot- trazioue aintmetica. Sesta classe. — Scrive le parole di 4 o piii sillabe , ed al- ternativamente fa la moltiplicazione e divisione antmetica colle chiavi, Finita la prima lavagna, i monitori per farlo sapere al sopra- intendente voltaao i telegrafi. ALIora si da pnncipio alia se- conda lavagna che serve per Teseicizio di arituietica. Per iuco- minciarsi un tal esercizio , il monitore generale dice : I." Posate i lapis. 1." Monitori, correggete. ( fattasi la corre- zione ) 3." Prendete il piumacciuolo. 4.° Pulite le lavagoe. 5° Rimettete il piumacciuolo. 6.° Riprendete i lapis. 7.° Mostra- teli. 8.° Mettetevi nella posizione di scrivere. 9.° Monitori , det- tate la seconda lavagna per T aritmetica. Finita la lavagna , il monitore dice : ro." Basta. 11." Posate 1 lapis. 12.° Monitori, coneggete (3). lettera o cifr.i che debbono segnare soil' arena, mojtranilole colla bac- chetta sulla tabella dirimpetto alia classe. (1) Le pialle, per mezzo delle quail si appiana 1' arena ne' icggi! , sono piccoli quadretti di tavola guarniti di maniclii , clie tirandosi sui leggii medesinii caucellauo le impressioni fatte nell'arena. ^ (2) Non si e creduto espediente per 1' insegnamcnto dell' aritmetica di sconvolgere tutta la sruola e moltjplicare le classi secondo 1' avviso di Lancaster, poiclie richiedendo urn tale operazione raolti movimenti per disfare tutte le cla?si e formare le nuove , avrcbbe portato Tia il terzo del tempo cbe nella scnola s' impicga. Di qui e che, ?enza alte- rare le classi d: scrittura , stando tutl' i fanciulli al loro posto , co*^ nn' operazione omogenea , si e pensato di far progreiiire 1' aritmetica oi egual passo col mctodo di scrittura e lettura. (3) Allora i monilori esaminano attentamente le lavngn« e c«rrcfgon# eli crrori. PAnXE ITALIANA. -^7 1 rattesi le con-ezloni , il monitore gencrale prosiegue : 1 3." Monitorl, al vosti-o posto. 14.° Prendete il piuniaccluolo. iS." Pulite la lavagna. 16.° Rimettete il piuuiacciuolo. 17." Pren- dete la lavapiia. i8.° Appendetela. io.° Mani .... in dietro. 20.° Monitori di classe , riunite i lapis. 21.° Monitorl di classe, entrate nel banco della \ostra classe. Eseicizio di lettura. I." Monitori di lettura , uscite dai banchi e mettetevi al vo- »tro posto. 3." Venite a pvendervi i bastoni , e le prime di onore (i). 3.° Marciate (2). Giunti dinanzi alia catiedra : 4.° Fronte. 5.° Prendete i bastoni. 6.° Bastoni alle spalle. 7." Fianco a sinisti-a. 8.° Marcia (3). Giunti alle loro classi i monitori , il monitore generate e tutta la scuola dice : I." Alzatevi. 2.° Sortite (4) de' banchi. 3." Fronte. 4.° Mani in dieti-o. 5.° fianco a dritta. 6.° IMarciate (5). I monitori di lettura , giunti ne' luoghi rispettivl , il monitore generale dice : -." Fronte .... a' banclii. 8." Allineatevi. 9.° Fronte al muro. 10." Monitori 1 formate i circoli (6). ii.° Inconiinciace. Regolamento per la lettura. Prima classe. — Legge I'alfabeto con ordine diretto e poscia iiiverso. Qiiiudi e obbligata a rispondei^e a tutte le doniande clie fa il monitore sulle lettere ad arbitrio (7). In seguito si da ai fanciiilli la cognizione distinta delle vocali e consonanti , delle lettere uiajuscole e delle cifre arabiche sino alio zero. (t) I monitori di lettura, pre:-i a da' banchi , ed alia parola bnnclii c^cono coll' altra. (5; Ojjni monitore di lettura, inroniinciando da qncllo della sesta classe, fa uscire dai bancbi la sua piccola brigat.i , e va nel liiogo della sala OT« sono le tabelle pel suo circolo. (6) Qoesti non potranno comprendere pii'i di nove alnnni. (7) II mijliorc scolare ba il prinio posto nel circulo Egli c il prim* ad es^crc intcrrogato dai monitore, il quale domanda la lettcra , indi- candola colla bacclietta. Se ritpoiiile bene , reMa nl primo po>to nclU «Ut«e ; ma se s' inganna , perde ad un tempo il 5uo posto ed il suo nnmero , ed c rimpiaz/ato da (|nel vng.iizo rbo il prinio lia ri^posta aaattameute alia dowaiida, Lo stcsso si pratira in tutl' i circoli di lettura. ,272 APPENDICE Seconda classe. — Legge la tabella del compicai'e , ad arbitrlo del monitore , ed i niuneri composti sino a 99. Terza classe. — Legge la tabella dei dittonghi e trlttonghi , e le sillabe di ffe letcere , won che i numeri arabici siuo al milione. Quarta classe. '— Legge le sillabe di quattro lettere e le pa- role di due sillabe, le regole del ben siliabare ed luipara Tad- dizioQe aritoietica (I). Quuita classe. — Legge sillabando , ed acquista la coguizione delle consonanti mute e liquide , colle regole che V accoinpa- gnaiio. Finalmente fa la sottrazione aritiuetica. Sesta classe. — Legge nei libro (2) , ed apprende le regole deir inrerpunzione e delle pose oecessarie a leggere bene. Fa pure alternativamente le regole di moltiplicazione e divisione , coir esercizio ancora della tavola pittagorica (3). Passata F ora e mezzo , destmata al metodo di lettiira , il monitore generale dice : 1." Basta. 2.° Attenzioue. 3.° Disfate i circoli. 4.° Maui in dieti-o. 5." Fronte a' banchi. 6.° AUineatevi (4). Allora snl rapporto de' monitori di scrictura e lettura si di- stribuiscono i jii'emj a' meritevoli fanciulli, scrivcudosene i nonii sul libro di registro dal soprahiteiideiUe della scuola ; come pure si scrivono sul libro chiamato nero i nomi di quei ragazzi poco attenti che avranno fatto qualuuque impertinenza nella scuola. Cio fatto , il monitore generale dice : I ." Sortite cialla scuola. I fancuilli della prima classe , alia testa del loro monitore , escono i primi , e poi quelli della seconda , della terza, quarta , qumta e sesta , e mentre marciano , per uscire dalla scuola , gl' ispettori ed i monitori gcnerali cantano F inno : Buon Dio propizio , ecc. (5). Seguono alcune nozioni tratte dalle Memorie e dai rapporti relativi alle fundgazioni dello zolfo appllcate alia cura delle (1) Pel- eseguire le opcrazioni dell' aritmetica nel metodo cli lettui-a VI bifognano due tabelle , una colle cliiavi , rome suol dirsi , tiensi dal monitori' , e 1' altra gira per le inniii de' fanciulli. (2) II monitore , qiiando fa leggere il suo circolo , interrompe spesso il suo fanciullo che leg^e , per passare inopinatamente ad un altro meno attcntn. In questa maniera tutti si stanno attenti a seguire il filo della lezione. (3> 11 catechismo d«' doveri religiosi e social! si fa due Tolte la set- timana, cioe il mercoledi ed il sahbato , e vi s' impiega tutto il tempo de- stinato al metodo di lettura. (4) A quest' ordine i monitori di letlura distribuiscono le prime di onore a fjut' fanciulli che trovansi di aver sostenuto il primo posto nel lor* «lrco lo. (J) Quest' inno e stato composto dal defuuto Scoppa, l'4.l!TE IT.VLIVNA.. 2'^i iD'ezioni fudinfe e dl luolte altre malactie, e queste nozioni con- 9i^tono 1." in un estratto dell' opera ilel dott. Gales; 2.° nel ra|jjiorto fatto dai signori Le Roun , Halle , Dubois , Pinel e Uupuytren a S, E. il ministro dell' interiio di Fraacia ; 3.° nel ra|iporto d't sig. dott. De Carro sullo stabiliinento delle fumi- aa/.loiii siilturee da lui dirette in Vienaa ; 4.° nel rapporto del jirotamedico del regno di Nap<.h iiit.jrni) alia paiente cliiesta dal rav. AssaUiu per i' introdunioue delle Liuiigazioni per la cura delle niala'.tie. Sorto 11 titolo biologia si da la contiuuazione de' fnndamenti Jella biologia del prof. CIdaverini accennati nel fascict)lo jrece- dente, e qui st rip,)rta parte della introduzi ne genernle die sara loatiniiata e della ([iiaU- aspcttereiiio il teruiine prima di pro- minciarne alcun giudizio. Seguono alcuni cenni biografirl sul cav. Vincenzo Maria Greco, e botto il tit'do di libri diversi si fa luenzioue degli aniiali ma-- ritiimi e com-iierriiili , giornale francese , degli annali della cli- nii a deir osjiednle della pace di lYapoli. Napoli , 1817 , vol. I , in H." di pag. Kji , e si teruiina rolle nocizie letterarie ed an- ii'-'izi. I Jl'h/. ltd. T. XII. 18 274 APPENDIGE Discorso pionunciato da S. E. il sig. presidente del governo dclla Lombardla conte di Strassoldo per la distrilmzionc de prcmj nel di 4 ottobre 1818, ncir I. R. Pidazzo delle Scienze e delle Artl in Milano. B. ►ello e sapiente divisamento presso ogni colta nazione fti quello di uuire iu alleanza fraterna le Scienze e le Arti , che mute ed inerti si riuiariebbero , ove ai bisogai , ai )'i-ogressi ed alia fama delle une non soccori-esser gli studj , le fauche inces- santi , 1 ritro\ ameuti delle altre. Delia quil verita ci sommini- 6tra , o siguori , onorata e sjjlendida prova questa cospicua ca- pitale , che celebre come iiiadre di cliiari ingegni , e come al- ti'ice di ogni arre utile e ingeuua , vede non solamente con- giurite in amiclievole nodo le arti tutte e le scienze , ma le confempla raccolte sotto un medesiuio tetto, e unite in una sola faniiglia senza fasto di preminenze , e senza orgoglio di distin- zioni. II solo ed unico scopo di propagaie le utdi cognizioni , di servirc al ben pubblico , di mantenere ed estendere 1' onor nazionale conduce fra queste miu'a nella concordia di un ami- chevole sodalizio tanto la mente pensosa clie frena il corso de- gli astri , e T ingegno indagator de' misteri delia natura , come i cultori deir artl tutte quante ne euiersero dalla manodell'uo- mo , dall' amorosa matita e dal soave |;:euneilo insiuo al pettine arguto , al duro vomere ed all' incudiue fragorosa. Quanto e poi nobile e bella la costumanza di consacrare giorni soleiini alia faiiia delle arti ed alia pubblica mostra de' loro trionfi ! Se a queste scuole d' onore correva un gionio la Grecia ne' suoi celebri stadj , ai quali dovette non meno il Giove di Fidia che i trofei di Milziade , con pari entusiasmo anelauo pure di correre a' giorni nostri questo aringo di gloria gl' mgegni ita- liani e i loro sforzi raddoppiano in quesio giorno singolarmente che la pubblica riconoscenza al protettore consacra delle scienze e delle arti, al magnanimo ed Augustissimo Francesco I. Non volsero aucora due lune ciie in questo biogo niedesimo ebbero plausi e corone i discepoli di JMichelangelo e di Bra- mante , e noi vetlemmo peudere in copia da queste mura i frutti deir arti imitatrici , quasi palme schierate dalla gratitudin del prodi alio sguardo dei lor condottieri Ed oggi quanta abbon- danza di utili ed iugegnosi riiruvaiiienti nou ci presenta 1' indu- stria lombarda , clie a doniandare qui viene con onesta fidanza nell' equita del giudizio gli allori a lei destiuati ! lieta clie sieno qui a parte con essa nell' alterno certaiiie delle lodi e del pre- niio le arti , che celebri crescono siu veneti lidi , oude ne' fasti P\RTE ITALIVNl, 27D clfUa patria couuine passin confuse colic glorie deU'AJria quelle d' Iiisubria. Coiiaiderarulo la faiiia in cui h salira questa Accademia , e i vaiirajij:! die in tantc ijiuse lia procurato alle arti , die ai bi- 6>aiii sovvengono dclla vifa , e soiio ad un tempo uiinistre flei coniodi e de' |)iareri sociali , convien coufessare die se gi-ande i- r uiilirii di queste liberal! istiiuzioni , nou e pero lueno im- |iortaxite Teccitare in esse e il tener viva rcniulazioue )>er con- ira)')ioila agli effetti tanre volte fatali dell' abitudiiie. Egli e vero (lie (h uiolri beni andiaiu debifori uell' ordia tisico e nel morale air impero pacilico dell' abitudiiie; ma egli i vero non uieuo die a' suoi beneficj inolri e gravissimi danni vanno talvolta con- giuiiti ; e se da altri mm fosse mestieri di guarentirci , dovrein- mo aliiieuo vetliare coutro la fredda indifferenza con cui 1' abi- tiuiine lion di raro ronteiiinla le maraviglie stesse le piu stu- jiende dalla maesta del sole all' uaiiha dell' insetto , comro 1' i. nerzia con cui raffredda 1' imnginazione ed il ciiore , e rende gli iioiiiini meno seusd)ili agli stiinoli delT onore , meno costanti Delia fatica, quasi indulciiti alle perdiie , e meno airendevoli alia digniia del consigUo. L' euiulazione all' opjiosto sostituisce all' iuerzia dell' anima gli stinioli dell' entusiasiuo , all' iiidifferenza del cuore l' ebrieta teiiiperata della passione , al senso assopito dell' onore la sednzione del prouiio, il rumor della fama, i pre- sagi della immortalita. Quindi si assotrioliano gl' ingegui , fervono le arti, tutto e attivi'a, tutto e vita d'iiitorno a noi, e i progressi d' un giorno non son ]>iii la meta delle nosti-e ricerdie, non piii il roiiliiie delle nostre speranze , ma sono mezzi solranto di cui si vale 1' amore operoso del meglio , onde spinger piii in alto i suoi voli , e toccai-e cjuel grado di perfettibilita cui ^ dato air umano ingegno di pervenire. Cosi gli stabdiuienci consacrati air art! e all' industria accpiistano ogni giorno esten^ione e vigo- re : cosi da queste i^titu/ioni, come da centro di luce, partono i riggi die raoidi si propagano su tutti i punti delle regioni 1 iie ne circondano , e quiudi vediauio dalle provincie coirere a iioi festosi gli artefici , rerandoci , quasi peguo di gratitudiue, i frutti de' loro sudon f della ? em)>re cresceiife emulazioue. \ ol- giamo , o signori , lo sguai'do agli edifnj , alle mcvli , alle ca»e, ai teatri. Quanto in essi ci mostra di redivivo o 1' attica veau- *ta , o la rouiana grandezza , tutto il dobbiamo alle irahclie scienze die erudiron le arti , e alia fedele corrispondenza di tjueste agli insegnaiiieiiti di quelle. Dall' cd)itaziou piu modesta »ino all.i reggia sudaron le arti cresciute fra queste aiura. La severita nei disegni , 1' armo>iia delle proporzioni , la solidita e la ricchezza in uii luogo , nell' altro i comodi el'eleganza, tutto lia un carattere di dotrriua , di studio , di amore dell' arcc. or iutagli (jiiissiiui in legno , i morbidi fogliami, die non diiem- luo tratti dal mariiio , se 1' occliio viciuo nou dissipassc il prc- stigio , i basii r.lnivi, le statue, le scene iocam.iuici soiio jji 2'7^ A P P E N D I G E gran parte lavori cli mani educate fra queste pareti. Non h gran tempo die in ogni lieve occorrenza era uopo iiiandare per ar- tisti stranieri : tanto piu poi se trattavasi d' iiisoliti avvenimenti da celebrarsi con insolite pompe. Erauo strauiere le vesti , era etraniera la mano die jireparava gli splendidi cocchi, che or- nava le sale ai geniali conviti , die presedeva .alia squisitezza ed al lusso nelle leiizie nuziali. Or tutto e opera di quelle arti che guidate al bello ed al grande dai consigli delle scienze, dalla pazienie dottnna di oltimi istifutori , fomentate dall' euui- lazioue e d.u preuij , proterte dalla pubblica hberaliiu e dalla privata opulenza , altro non cLu-ano , ne d' altro sono aiubiziuse , che di serbave niviolata e di estendere la doniestica gloria. E bene otlengono queste onorate aliinne della sociale cultura il guiderdone cm mirano coi loro stud] : che luentre fjriiiauo la delizia de' nazionali , diventano oggetto d' amuiirazione e di no- bile invidia per gli stranieri , che rendono a questa terra con generosa ginstizia quei )ilausi stessi che nella muta oscurita delle ai-ti offrl r Italia in tributo alle riniote comrade. Siea diinque grazle al Genio Sovrano reggitore di queste proyincie , che serba in ouore le scienze e le nobili discipline , che viva mautiene 1' eiuulazioue contro i pericoli deirahitudine, che anima in tante guise 1' agricoltura , e nuovi mezzi schiude al commercio agevolando i irasporti. E voi , o signori , io mi coaijjiaccio di avere a testimonj e conipagni di queste es) ressioni di gratitudine : voi che vedete 81 presso al suo tpniime quel g'-ao canale , oude il Ticino ed il Po volgeranno all' Adria superbi col tributo delle loro acque le produzioni del suolo e dell' iiidustria lombarda, che quind' in- nanzi a tenue prezzo veleggeranno pet lidi che tanta terra sinor divise da esse. 1*1 e io )x>sso parlar di navigli , e non ripetere i voti che qui altra volta si fecero, onde l' ingegno operoso cer- chi di i-ender perfetti gli espermienti di gia tentati , e carchi di merci lonibavde si veggan correre sui vostri fiunii alcuni di que' battelli a vapore che con felice ardimento si misurarouo non ha guari colle maestose correnti del Danubio e del Reno. Ma non pago I'auoiisto Monarcj di agevolare il comiuercio e favorire le riproduzloni del suolo coi mezzi or ora additati , vuol che sui gioghi piu erti dell'Alpi retiche a voi ei schiudano nuove strade , liberale versando i suoi tesori in queste iuiprsse romane. Intanto numerose case d' industria si aprirono nelle provincie a fare scomparire 1' inverecondo spettacolo del uien- dico infingardo , ed affinche dagli aslli della pieta addestrate si rendano alle officine tante braccia non nate all' ozio a guada- gnare utilmente un pane prima mercato colle arti piu vili. In- tanto su tutti i punti delle provincie lombarde fervono lavori alimentati dall' erario Sovrano , dove a contenere ne' loro letti fiumi e torrenti , dove a costruir nuove strade , ad alzar ponti, 4d essiccare paludi, a iiberare da pigre acque estesi terrenii rVRTF. ITALIA?? \. 27/' lie f.)rse andr.'i giiari die siille sterili e nude laude , clie una ))arte ancor C(i|ii"nni) ili (juesra proviuoia , scoiTer vedrassi ([iial- clii! ruscello , e sti-idere il plaustro, e ofi'enie ospitali ouilne le piante, ovf ora appeua niugola inosservato e non pasciuto 1' ar- niento. Delia rjual cosa fanni) fede que' dotri di questo Reale litiriito , clie iatti partecipi del Sovraao comaudo , gia sottopo- sero ai loiv) studj quest' ardua si , ma pur possibile impresa. Se il ) iu beir uso clie far si possa del Sovrauo potere egli h f|uello di favorire 1' agricoltura, le arti , il conimercio, la prova pill bella della gratitudiue de' popoU sta nel niostrare come si volgano qitesti favori ad onor del Sovrano, ad utilita della pa- irja , ad iiuremento della iia^ionaJe riccliezza. Ke io teuio di andare errato nell' asserire die nou meno delT agricoltura larga- niente risposero le arii in queste provincie ai beneficj che sopra til esse si versaii dal trono. E die cio sia vcro il diranno per me que' valorosi Ingegni c qiicgli artelici iiidustri che sono il piii bell'ornamento di que- sto gioruo. Qui r arte di scc\ erai'e il grano dal ganibo che I'lia iuidrito vi oflFre con nuove macchine la sua perfezione fra il sorriso di Ceiere c di Minerva; qui avete come difendere i tetti durevoliiiente dalT offesa delle stagioni; qui I'arre che niol- tiplica con prodigiosa rapidita le dottrinc , si libera colla sco- perta d' uu incliiostro nostrale dal tributo che pagava alio sti-a- niero ; qui uii artefice vi ofiVe calzari impermeabili all' acqua ,• altro vi iiiosrra le uiaglie , serbate sinora ai tela] d' oltveuiare , die doniaiidauo e ottengono citcadinanza italiaua ; (pii avete nuo- vi e felici esperuuenti pel di)iinti sul legno ; (piivi all' idraulica si presentano nuove macchine , si ai-uia 1' astrononiia di nuovi livelli, e ad essi si appoggia sicura 1' arte di misurare le ten-e ; qui il magistero tanto altrove lodato di dirompere il lino spon- taneo va in cerca dell' operoso colono ; qui in fine , per tacere taut' altre cose , qui veng(»no , e al paragone resistono de' piii faniosi i delicati stromenti , onde la nuisica lusinga 1' anima , e molce i sensi soavemente. Se tanta copia di prove ha raccolto T industria per decorare quanto si possa i>iu tiegnameiite una s'l bene angurata solennita, ben potremo , o signori , entrare in hisinga die la ricordanza di questo giorno , la cui aurora fu salutata dal ]'lauso e dai voti di tante genti soggette al potentissimo Austriaco Iiiipero , e la riconoscenza di questi popoli possano giugnere taiito men timo- rose a pit" del trono , recando romaggio deH'arii a testimoniauzi non dubbia dell' amor rispettoso e sincero con cui si stiuliano qiieste provincie di rispoiulere at benelicj dell'augustissimo lom Padre e Sovrano. 27S A PPENDICE Estratto del gludizj delt I. R, Istituto di scteiizc, lettere cd artl per V aggiudicazione de premj iicl concorso delle artl e dcIt i/tdiistria nazlonule per la solcimitd del di 4 ottobre ^ onoinastico dt S, 31. I. R. A. J_jA publjlica e solenne distribuzione de' jiremj cV incliistria , con cui si celebra il gionio ouoiuastico cli Sua Maesta TAugusto no- stro Sovrano , venne tia provida risoluzione della stessa Maesta Sua con alterna vicenda fra Milaao e Venezia invariabihuente stai)ilita , accresciuto il nimiero delle corone , e chiaiiiati con- teiiipni-aneaniente al concorso i sudditi di tutio il Regno. I Menibri dclT I. R. Istituto ascritti al Governo Lombai'do , ai quali snettava in quest" anno 1' onorevole incanco di portar giudicio sul merito de' concorrenti , si unirono il di 39 luglio ; e in quel giorno e in altre consecutive convocazioni , che du- I'avono fino al i6 dello scorso niese, conipirono gli esami e gh sjierinienti necessarj. Non e da tarersi che alcuni degli oggetti presentati parvero meritare di essere sottoposti a piu luiiglje indagini ed alia prova infallibile del tempo. Clie se per tale cagione meno copioso coin|iare il numero de' jjrenij coinpartiti , e non tutli si esauri— rono quelli che la generosita del Goterno aveva po^ti a dispo- sizione dell' Istituto , dobbiamo couipiacerci della certezza che nel veriluro conco'rso non niancheranno invenzioni ed industrie meritevoli di lode e di rimunerazione. Fra le manifatture intorno alle quali pende ancora un decisivo giudizio , possiaaio annoverare il cemento composto dal sig. Giii- riati ^ che onorato ora colla medaglia d' argento potra forse aspi- rare a premio pii\ distinto j 1' incliiostvo da stanipa clie con no- hil gara hanno im]'reso a fabbrirare i signori Gliisi e Cavezzali; la vernice da sovrajiporre alle incisioni e ai disegni inventata dal sig. Ripaiii^nti , la quale perfcttanieute liiupida e trasparente, e dichiarata gia degna del secoudo preaiio, attende clie 1 espe- rimento d' uno o due anni ne ponga fuori di dubbio la dure- volezza; e per ultimo il liquore sjoiritoso dal sig. ab. Molendiiii tratto dai gambi d^ grano turco , die presentato quale primo saggio potra divenire, com' egli si confida, un oggetto di estesa fabbricazione. Tardi giunsero ai concorso i saggi e i dncumenii drila gran- diosa fabbrica di ftcido acetico stabilira dal sig. Giuseppe Bonelli • Lil.la!;o di Como. Tardi jiure ed in srniplice uiodello fu pre- sentato dal Big. Ainbrngio Brombilla un orologio a second! a forza co»tante , U rpiale non pertanro attesa la novita ed importanza della coia fermo 1' attenzione dell' Istituto , e face nascere il I PAUTE TT\LI\NA. 2yg desiderio cli verlfrlo eseguito in nietallo , onde possa ottenere Ja lueritata distinzioue. Premj della medagUa d' oro. Oiacomo Rivoha. Le speranze die 1' Istitiito avova , due anni sono , nianifestate di vedere nierce degli studj di qnesto cnstruttore d'istroiiienti niusicali nsorgere fra di uoi la celebrata sciiola cremouese, possono dirsi quasi compiute, ora die il a.e- desiiuo , oltre le due viole premiare allora con medaslia d' ar- gento , lia giit prodotto quaitro violiiii , due altre viole, quattro violoncelli ed un contrabbasso , turti bene riusciti ed applauditi. II violoncello preseiitato al concorso , esainiu.ito ad istauza deir Istiiiito da valenre professore , non ha perduto al confronto d' lino stroinento genuino dello Strndlvario , e dicde siioni nie- lodiosi , dlstiiiti ed eguali per la qiialita in tutte qiiatiro le corde. Qiiesto fortunato snccesso «• frutto della singolar diligenza del conroiTente , e della sorie avuta di jioter esauiinare e ricojuai' ledelinente le forme originali del sullodato Stradivario graziosa- niente couiunicategli dal sig. Conte Cozzio di Sahiiue , distiuto amarore di questi studj. Giuseppe Mnrosi. Questo illustre meccanico fu il prinio ad ocruparsi con riusciniento felice d' una niacchina per trebbiare il riso , la cpiale quasi appena iumiagiuata e giuuta al uiaggior grado di perfezione. Puo essa nietter-i in moto a piaciinento o col mezzo deH'acqua, o colla forza d' uoniini e di ravalli , e puo costruirsi di gran- dissinia o di mediocre dimensione , secondo il bisogno e le cir- cosranze. IVlirabile ^ il giuoco col quale quattro graudi pettini di ferro mnssi veloceniente in giro strappano dalle spiglie fino air ultimo grano senza conipressione , senza violenza di urto, senza collisione e consunio di forze. Lungo sarcbbe T esporre tutte le utilita di questa invenzione gia abbastanza conosciuta e ricercata a gara da diversi intelli- genti proprietarj , e bastera ricordarne una sola troppo mipor- tante all' uuianiia , cjuella di porre i contadini delle uostre risaie al coperto dai maligni iiiflussi dell' uuiido notturno , a cui sono ora sopoetii durante il tempo della trebbiatura. Eugenia Locatelli. L'indusrriosa Ingliilterra trovo , non ^ gran tempo, il luodo di travagliare le scarpe col giuoco d' una mac- cliina a vapore , e cio sostituendo alia usata cucitura 1' incliiu- datura della suola al toniajo col mezzo di puute di fen-o. II Locatelli Imitando 1' estera invenzione ed eseguendola a mano , ha potuto ritenernc i rilevanti avvantagii , quali sono la conservazione della figura originale, 1" impernieabilita all' acqua e la maggiore durata , e congiungerli ad una tale eleganza e perfozion di lavoro , die vano sarebbe il cercare dall' opera d un meccanico ordigno. A prezzo iiioderato si hanno ilalla aSo Appendick. nuova sua fabbrica e scarpe tli grosso cnojo atte al bisogno dsi contadini , e piii leggiere e nobili calzattire di ogni genere adat- tate al piede della persona. Francesco Fornara. Le art! sovente richiedono clie di ]>iu metalli lusieme confusi si coiuponga uua sola ed uniforme luassa, « le stesse altre volte coniandano che la massa coruposta di nuovo si separi , e torai ogni uietallo alia nativa purita. Due metodi preseara la chimica per c[uesta operazione , 1' uno per via secca , ossia con violenco fuoco ; T altro per via uiuida , Oisia col sussidio di opportuni dissolveati. Questo secondo metodo ha preso a perfezionare il signor For- nara valeudosi di reagenti non soliti iiij],iiegai-si , dai quali deriva la soedttezza e precision del |>rocesso non disgiunie da uno sperabile risparmio nel costo dell' operazione. Ma ad accrescere i titoli di lui al premio concorrono e la fabbricazione di zolfo rallinato e di sale amnioniaco nuovaniente intrapresa , ed altri preparati chiuiici che si forniano a comodo di diverse arti nel suo vasto laboratorio. Preinj della Medaglia d' argento. Luisi Giuriati. Frutto di lunghi tentativi e il cenieuto die il signor Giuriati ha prodotto al concorso , il quale ]ier la teua- cita e la dwezza seaibra superare i coiuposti di tal natura fin ora inventati. II cemento si applica a freddo , e non ostante in breve ac- quisca tutta la consistenza. Resiste all' acqua anche bollente, e .ai unisce forteiuente non solo al legno ed ai mattoni , nia ai metalli , alle pietre ed al pid liscio cristallo. JMoltiisiixii sono gli usi ai quali T industria del signor Giuriati ha saruto applicare la sua composizione. Sieso in sottile f'alda 8u un palc'j , coiupoue un paviiiieato imitante il niarnio ; mi- schiato con lisci sassolini , li lega fortemente in luodo da forniare un eleganie uiosaico ; sovrapposto ad una tavola, da una lava- gna ai-tificiale atta alle scolastiche dimosti-azioni ; posto come in- tonaco sapra una cesta di vimini , la trasforina in una vasca da bagni. Di vimini cosi vestlti propone egli che d' ora in avanti si facciano le tegole ed i canali dei tetti, scaricaudoli cosi dall' e- norme peso ciie portano presentemente. Quanto piu importanti sono questi rin-ovanienti , tanto piii ri- chiedono d' essere ruinutaniente esauiinati , e 1' Istituto preuiiando ora r inventore colla medaglia d" aigento , non intend e di de- Iraudarlo del maggior preiuio che potra ottenere do|io quelle prove che solo dal tempo si possono attendere. Antonio Menghi. Se i nostri filannonici saranno d' ora in avauti dispeusati dal ricorrere all' estero per avere buoni archi da suono, ne dovran saper grado al signor Merighi. Gli archetti ch' egli preseata , per giudicio degl' iutelligenti si riconobbero della migliq;- costi-uyoue e perfettameate equilibrati , accopj'iaudo a qacsti pregi essenz'iali quello pure di appagar T occliio coll4 eleganza del lavoro. Nt- per ultimo deve tarpisi il vantaggio del prezzo di tale nianifartiira , clic di luoho non supera la meta di quello che ci viene di Francia. D.' Giuscji'jc Montaana. Sono gia niolti anni clie il celeber- riiiio prof. Starjia iiitrapipse cou fclice successo I' operazione df-rta dfir alto appareccliio , die da lungo tempo era stata ab- ))aiidonata. La oiringa a dai-do iuventata dal sig. D/ Montagua di Verona serve a facilitare e a reudere meno per'colosa quest' ai"- dua o)ierazioue , sosteneiulo le parti che debbon essere incise , e difendendo ed alloiitanando cpielle clie importa di lasciar intatte. Gli esi^erimenti istituiti sui cadaveri liauuo mosti-ata Timportanza delTirneuzione e la convenienza di fregiarla col meritato pvemio. Pasqunle Cittelli. Questo valente artisra , dope la cosnuzione d' una niacrliina di di\i6i(;ne distinta in altro concorso col yriuio preniio , lia rivolte le sue cure ai livelli a boUa d' aria , parte precipua dei moderni astrononiici e geodetici istruiueuti , e non ha risparmiaio tempo o fatca )'er dare ad essi , lavorandoli alio suieri!,li;) , una iinifonue e niisurata curvatura. I tubi finoja da lui travagliaii sono ancnra lontaui dalla squi- eita mobiliia di quelli che esciti dalle maiii del relebre Reiclien- bacli si aj'phcano agli iisi I'iu fini delT astronoinia , ma furouo trovati abbasiaiiza sensibili e regolari per servire alle livellazioni sul terreno. L* Istituto assegnando all' ariefice la medaglia d' argento spei'a di aniiuarlo a raddoppiare di sforzi onde portare la sua luani- lattura alia | ossdde perlVzione. Paolo LJboldi. Fin dallo scorso gennajo il suddetto si era fatto gollecito d' niiinltrare all' Istitutn im canipione di una niaglia di cotone soppaniiata di pelo di lana (|uasi mcorporato ucUa luagha medesima. Questa stessa manifattura rijirodotta al concorso h stata riconosciuta per ogni parte lode%ole , ed e sembrato assai niodico il prezzo al quale la vcnde il fabbricatore « circostanza clie concorse ad assicurare allamaglia il diritto al premio assegnatolc. Giuseji[)e Ponzio Gia altra volta distinto colla medaglia d' ar- gento j'cr r inrroduzione della manifattura delle niaglie col pelo, le lia ora notabilniente migliorate , procurando di eniulare le niaglie d' Ingliilierra e di Francia , e quelle principalniente che i Fiancesi cliianiano a double presse. II jierfczi.jn.unento della manifattura , lo smercio copioso e r accresciuto lavoro ai filatori gli haiino meritato un nuovo premio. Ditta Bellini e Tvr^iini. IMaglie tiel aenere delle precedent! e di finissinio lavoro ha pure presentato la Ditla Bellini e Tnrpini, clie furono riputate degne di distnito premio; ma nuovo titolo atl ottenerlo si e dessa acquistata con una nia&lia di seta vestita del pelo di pinna manna , piii cuinuueuienie detto pelo d' ostura. E questi) al parere degti eruditi il jreziosissimo bisso degli antichi. L' iutroduzione nel regno di • questo nuovo genere di 282 APPENDICB stoffi-i sicco;ne diverra un oggetto del lusso piii ricercato , coii non sara senza vautaggio del nosfi'o coiuruercio. Giovanni Catllnetri. Tre diversi trebbiatoj , oltre quello del Cav. Morosi , furoiiL) quest'aiino preseatati ; i quali tutti sebbene dimo- strino la sagacita e 1' iiidustna de' loro inventori , pure o per essere ancora in seinpHce modello , o per uon avere corrisposto in tutto agli snerlmeati istituiti , furono riinessi ad altro concorso. L' Istituto pero mn ha potuto negare frattaiito U preaiio della medaglia d' argento al uiodelto operaiivo del sig. Catliiietti , il quale senibro suscetrivo con poche addizioni ed auiiuende di raggiungere pienamente lo scopo a cui e descinato. Domenico Urio. S'' egli e di danao alio Stato T essere dipen- dente dagli esteri per le merci di iiiolto valore, e cosa altrettanto piii vergognosa il dover ricorrere ad essi jjer oggetti piii niinuti. Werlta lode percio 11 sig. Urio, die ha fornito il coniuiercio d'una carta marrocchiiiata , la quale esaminata e posra alia prova da persone dell' arte , e risultata di ottiiua quaUra , durevole e per- fetta neir iaipasto del colore , e quitidi pan e fors' anclie supe- riore a quelia die si riceve di Francia , e al tempo stesso di costo nofabtlnieiite miuore. Eredi di Giuseppe Battaglia. La manifartura de' bulgari di Mo- scovia , introdocta ed abbandonata diverse volte in Lombaidia eecondo lo staco delle nostre relazioni comnierciali colla Russia , e stata opportutiamente ripresa dalla ditta Battaglia in un tempo in ciii qiiesta merce e riacarata straorduiariamente. Oltre il vautaggio del prezzo , le pelli sonosi trovate assai coniuieiidevoli per la vivaciia del colore, la bianchezza del ro- vesrio e per altre buone qualita. Iiigegnere Antonio Buzzoni. Coloro che nel descrivere orologi solari non amano imbarazzarsi ne di calcoli di trigonometria , ne di geometridie costruzioni , sarauno tenuti a questo ingegnere. Egli ha loro procurato un orologio solare portatile descritto su breve zona d' ottone , il quale col solo prolungamento di alcune linee puo essere trasferito e ricopiato sopra un piano od una niuraglia , comunque inclinata al meridiano od all' orizzonte. La macchina non richiede di essere orientata col mezzo del- r ago cilaaiitato o con alcun metodo astronoiuico; la quale par- ticolai"ita costituendo il niento precipuo dell' invenzione , gli lia meritato ( ad oata di alcune considerazioni che ne restriugono r uso e la sperabile esattezza) il premio della niedaglia d' argento. Giuseppe Paganini. II plauetatio da lui mimagmato e costrutto si distingue fra molte altre macchine di simil geuere per essere animato e posto in moto da un orologio. Esso e posto in posizioue verticale , ne potrelibe collocarsi altrimenti , giacche la gravita di alcuni contrapjiesi e quelia che deterniina e mantieae il necessai-io paralellisiuo degli assi di rotazioue. La terra col suo satellite e i due pianeti inferiori girano in- torno al sole , che sta nel centre , e sopra se stessi osservand" PABTE ITALtANA. 2o3 ie giuste proporzioni cle' uioti j ne Ic inclinazioni rispettive delle orbite vi sono diuieiuicate. L' autore , ancorch^ sprovvisro di tutto quel coiTedo dl arnesi di cui abboiulanu i ineccanici di profrssione , ha uon ]iertant» condotto a tenniue il complicato meccanisuio con singolare di- ligenza ed esattezza. Giuseppe Le mardi. Non solo le scoperte ed i ritrovainenti , rua le iiiiovp applirazioui di congegni conosciuti ad oggetti di coniiine utilita possono essere soggetto di distinzione e di pre- niio. II uiaccliinista Leonardi ha feliceniente applicata la niaccliina dl coinpressione dell' aria al tvavasamento del vino, allorche oc- corra di trasporiarK) dal basso all' alto per caricai-ne a cagion d' espuipio una nave. La tromba coiuunica , col mezzo d' un tubo dl corda aniiato di valvola , colla botte inferiore , ed altro tuljo della stessa nia'eria conduce il fluido alia superiore , evi- tandosi cosi 1' evaporazione , le scosse ed il pericolo di versa- mento , ai fitiali danni si sarebbe esposti trasportandolo a brac- cia d' uouiini ed in vasi aperti. Aiulrngio Seregni. Quest' artista assiduamente occupato del perfezioniuiiento dfll' arte sua ha oftVrio un capillo lavorato con niiovo processo. L' auinia di esso e di un cartone preparato con una tale vernice , die lo rende impeniieabile all' acqua , e gli da consistenza senza nocuniento della flessibilita. L' estenore poi !• di una specie di felj>a siniiolai'uiente niorbida , di aspetto lu- ( ido e I'iacevole all' orchio. Questa nuova niauifattura lia gia avnto uno siiiercio considerabile. Parfendo il Seregni dalla ntrovata proparazione , pensa ad in- ti-odurre il cartone in vane altre niauifatture in cui si riclitede la leggerezza congiunta a'da solidita , e persino nella costruzione delle carrozze, nel die se viesca, porra aspn'are a nuovo jreuiio. Andrea De Briche. Con una niedagha d' argeuto voile p»'r ul- timo r Istituto far jialese la sua riconosccnza al sig. De Bridie , introduttore fra noi della marchina reccntcmente inventata in Francia per dirompere il lino e la caoapa senza niaccrazione. Procuratosi eali di la una di tali macchine , e ins'.eme con essa una copia dell' istruzione stauipata die ne insegna la costru- zione e r iiso , si didiiaro disposto a mostrarle ad ogni artelice che amasse di trarne copia ; ed ebbe anclie la compiacenza di spedirle all'Istituto nostro , onde in questa occasions della espo- sizione de' prodotti d' industria fosse 1' invenzione piu facilinente tlivulgata , e se ne y)romovesse la pratica. 11 die quando avven- ga , saremo debitori a lui del dopjiio vantacsio c di vedere le campagne libere dalle ingrate e malsane esalazioni Ac iiiaceratoi. e di conscrvare alle Rlaiuenta de' noitri lini la naturale Inan- ■eliezza e tenacita. Soft. I diictt. delle due classi dell' I. R. Istituto di scienze, Icttere cd arti. CoNTE WUSC.ATI. = CoNTE STRATICO. Il J'icesesrccario . CAraiNi. 2184 I'AIlTE ITALIANA. Prcmj di mcnzione onorevole. Liiigi CharUii , per buon inchiostro cla scriveie. Antonio Citcerio , per toppe a coiubiaazioni. Lorenzo Ghisi , per inchiostro da stanipa. Bassiano Cavezzali , per reccing maiiifatrara in graiide d' iu- chiostro da stampa (per queste due Miainfatture si attende F esito di ulteriori sperimenti onde poterle fregiare con piii disiiiito premie ). Giuseppe Bottinelli , per cloniro di potassa di ottiiua qualita. Luigi e Giovanni fratelli Nani, jier tentativi lodevoli risguar- danti il riscaldauiento col mezzo del vapore. Ditto Osio e Co/up. , per tessuto di crini ad uso di coprlr seg^iole , ecc. Giorgio Martinelli , per dipinti moiiocromati sul legiio ecu nuovo processo. Antonio Maria Pianta , per model lo di fiLiuda a vapore a varj piani. Gerardo Solari , y^pv lodevole applicazioue dei fornelli econo- niici ad uso di tiutorie e iilature di seta. Bartolomeo Avesani , per modello di macchina destiaata ad asciugare le campagiie basse e pahidose. Giuseppe Vallani , per iiiteriore nuglioraaiento di lime ad viso degli oriuolaj. Ingeg.iere Giovanni Merlini , per istufa applicata all' ascluga— niento de' graiii. Luiei De Conti , per ■vernice color d' oro su carte cosi dette d' argeuto e per carte matalliche applicate a differenti usi. Luigi Cossa, per iscatola d' oro ingegiiosamente bulinata a mauo. Ingegnere Francesco Taccani , per isti-omento semplice che serve a descrivere arclii di circolo di graiidi raggi. Paolo Lana-, per molino da grauo portatile. Pietro e Giuseppe fratelli Fallardl , per istaiiipe a plu colori tirate con iin sol rame. Giovanni Catlinetti , per istadera a quadi-ante. Sott. STRASSOLDO. II Vicesegretario dell' I. R. Istituto , CArxiNi. Elciico degli oggettl d' indiistria che^ oltre qiielli pre- miati , furoiio pres^ntati alcunl pel concurso , ed altri per la sola esposizioiie. Francesco Rejna di Milano. Stoffe di seta dell' I. R. fabbrica al Paradiso. A P 1' F N D I C E 285 r.ir/o T)e Oregori e Cnnip. di JMilano. Stoffe di seta ad uso di rrancia. (Giuseppe Osnogo di I^Iilaao. Stofi'i; di seta pariun-ute ad uso di Francia. Cav. Giuseppe Moiosi I. R. Meccanico. Scardassatojo da co- tono in line ed in giosso. Data Oslo e Comp. di Wilauo. Stoffa ad uso di tappeti. Ambinaio Braiuhilla di J\lUano. 3Ioilc'llo in legni) di orologio a pfnd.ilo a niinuri secondi , a scajipaiuento lihero, a forza co- stantc fd mdij endente. Carlo Grindel uiaccliinista dell' I. 11. Osseivatoiio di Wilano. Un te. Carlo Giuseppe Bottinelli di ISlilaiio. Aniianto iu istato di l"i- l.ttura. Agostino c Giovanni fratelli Bruni di Couio. Diversi inecca— iiisini dirctti a pcrfczionare le liiande a vapore ( iion preseatau 11 tempo .il conroTso ). 286 Al'PKND ICE B I B L I 0 G R A F I A. REGNO LOMBAllDO-VENETO. Viofiglo al Surincan e nelV Interiio dclla Gujana ^ ecc. del capitaiio Stedman ^ versionc dal fiances e del CUV. BouGiJi. — Mdano , lijio, volaini 4 in \q..^ con carte geografiche e rami colorati , Soiizogno. C< <0N questo viaggio, la di cui lettiira Don puo a lueno di non riascire gracUtissmia, il sig. Sonzogno Iia dato pnacipio alia se- conda serie della sua raccolta de' viaggi piii interessanti , ese- guitl nclle varie pai-d del luondo , ecc. Egli ba aperto cosi r asjociazioiie per altri 48 volumi , e noi siamo d' avviso che qiiesta mipresa possa riiiscire vautag£,iosa nou ineno al ripografo editore , che al pubblico vago di auiene ed utili letture. Non essendo del nostro isrituto d parlare delle traduzioni, ed cssendo gia norissimo in tutta T Ewopa il viaggio di Stedman , noi non j'avleremmo punto della versioue del cav. Borghit seb- bejie pregevolissiuia in se stessa , se il tradiittoi-e non avesse a quest' opera aggiunro nel IV volume un sup)jlemento iuiportain- tissimo , che puo dirsi opera onginale italiana, siille altre parti della Gujana non visitate , ne descritte da Stedman. Egli ha quindi renduto conto delle altre colonic olaudesi di Essequebo, di Deuierary e di Berbiclje , e dopo avere riepilogato alcune nozioni geaerali guUa Gujana, che uel titolo alia pag. 143 sono state per errore di stainpa dette 7iazio?ii, e passato a far parola della Gujana Sjiagnuola, del iiuuie Orenoco , della Gujana por- toghese , del liunie delle Aniazoni ,
  • lendore vivissimo poteva essere creduta oro dagli Europe! avidi di questo nietalln , clie ne dissero j)erlino lastncate \c strade di una cirta. — I^lalgrado le dottissime osservazioni , e gli eruditi ragionanienti del confe Carli , niulto a proposito riferite nel- l' articolo ciri fiunie ilelle Amazoni , noi crcdiamo che sussistc- ranuo aiicnra i dubbi intoruo V esistenza di un' autica associa- zione ill Aiuenca di doiiuc guerriere ed uiipfranti. Ma V articolo pin iinj'ortaiitf di ([ueoto supjilfuiento , in cui il tradiutore si luostra niaggi(n-n)pnte originale , e quello dclla Iftteratura e delT industria de' Negri, clie 6 anclie precfduto da una uotizia snlTAfrira antica e moderiia , e sulla origine dell.i tratta o del coniniercio degli echiavi, L' argouiento della lette- ratura dei Negri e stato moke volte trattato anclie dai lecterati jjianclii , e luassinie dal eel, Grecoire , del di cui libro si vede avere approiittato T A. del suppleniento ; ma le cose sono qui esposte in un Ixd (piadi-o , e quasi direhbesi in una sjiecie di niiniarura. — Kipere 1' A. 1' origine della ti'titta degli scliiavi africani dalT anticliissinio diritto di proprieta di aKiini uoniini sopra altri l.iro siiuili , sussisrcute nella Guinea, e quindi fa vedere clie colie scojjrrre fatte neli'Africa dai Portogliesi s' introdusse e si accrebbe notabiliiieniT quell' obbrobrioso conimercio. Da buon Iraliano non ['aria delle scoperte de' Portogliesi senza mostrare r influenza direita , clie gP Italiani ebbero suUe luedesime. I paesi clie niaggiorniente lianno raliuieutata la tratta al segno di somniinistrare una annuale esportazione di {^4 uiille scliiavi per le colonic, sono la Guinea, ii regno di Benin, la Nigrizia, la Nubia, r Abissinia , o Alta Etiopia , il Congo, ii iMonouiotapa , la Cafreria ed il deserto di Zaara. Le guerre, il risaiciniento i\i qualche danno ricevuto , le ricoinjiense , le i)unizioni dei delitti ed anclie dei dclitti ])ivi leggien , dis'ennoro i pretesti per ac- rrescere il nuniero degli scliiavi ; la violenza di alcum capi basto in qualclie luogo per estendere fuor di modo i liiniti della servitu. Nou e pero da credersi clie i genitori vendano i proprj iigli ; e qui PA. accennando la barbaric attuale dclP Africa, si fa strada a registrare cronologicaniente le cognizioni clie su qisel paese si sono acquistate gradatauiente fino dai tempi piii anticlii, e trova clie i paesi dove si praiica la tratta degli scliiavi, riguar- dano solo la geogralia e la storia nioderna. Veuemlo alia letteratura , egli ci presenta varj negri come versati m alcuni rami delle uniane cognizioni, e come autori di scntti non niediocri , nati bensi in que' )iaesi dell' Africa , ma vissuti nelle- folome , e tiitti nello stato di servitii. Figurano in questo quadro una Filli, detta Wheatley dai nome del padrone, nioglie in seguito di un avvocato negro assai valente , e famosa per un volume di poesie pubblicato in eta di 19 anai , e »i- stainpato piu volte in America ed in Ingliilierra ; la mora Be- linda clie scriveva con facilita ed eleganza , e della quale «i 28S APPENDICE )iubblic6 una memoria presentata alia legislatura di Massachusset; il negro Annihale divenuro luoguteuente generate e direttore del geuio nella Russia sotfo Pietro i\ graude; il negro Aiiio clie studio nelle universita della Gennania, stampo una dissertazione de Jure Maurorun , e vane altre disserMzioni filosofiche , e fu dotto nella astronoinia ed in varie liugue, e consigliere di stato a Berlino. E corso pero in questo luogo un errore grandissimo, die credi-uno di stampa, giacche si racconta che Aino couJotto giovinettij ad Aliisterdaui nel 1807 fu laure-ito nel 1744. Seguono il mill itro Lislet , officiale del genio che pubblico iin I bella carta delle isole di Francia e di Borbjae per ordiue del governo nel i7()J ; Giacoiw) Derhain, medico famoso della nuova Orleans , che era stato schiavo in Fdadellia : Beniaiiimo Baimaker , negro del Maryland , astrouomo insigne ; Otello e Curoano , schiavi negri che stauij)arono belle meniorie conrra il comiuercio degli uomini ; Caultelii che studio teologia , e di- venne niissioaario calvinisca e buon poeta latino. La Gianiaica coata un ViUiams , negro , poeta' latino anch' esso e pubblico professore di niatematiche ; Gustavo Vassa che dopo lunghi viaggi ttauipo le sue meniorie , delle quali si videro fino a nove edi- zi'jui , e presento al Parlamento energici scritti per 1' abolizlone della tratta; Igiiazio Saiicho ^ le di ciii lettere sopra varj tenii di letteratura furono plu volte ristampate ; Aiigelo Soliinano che sebbene nulla pubblicasse coUe stampe , si distinse tuttavia per le sue virtu , per la prodigiosa sua lueuiona e per gli studj priifondi che fjitti aveva nelle storie ; tiualmente 5. Benedetto di Palermo, figlio di una schiava negra, e 5. Elesbaaii negro esso ,j)ure , che si dlstinsero nel fasti della religioue. Parlaudo di alrri ecclesiastici negri, di ua coUegio stabilito a Clophain in laghilterra pei ragazzi di quella nazione , si fa strada acl wsservare con molti do' prlaiarj dotti dell" Europa , che fra 1 Negri educati , e gli Europei nessiin' altra dilferenza esiste fuorche quella del colore. Anche negli stabilunenti portoghesi ti'ovansi negri istruttl , avvocati , oratori e professori ; i Negri haiiiio ingegiio pronto ed acuto, e talvolta sano criterio e gusto dilicato ; negli affari soiio destri ed intelligenti , e dingono nel Levante molti stabiliinenti di commercio ;, ijeir impero Qtroniano per.engono talvolta alle cariche piu eminenti; Adanson senteudp noiniuare da essi gran numero di stelle , non dubitava di po- terue fare degli eccellenti astroiiomi. Nunierosi sono i negri "che conoscono moke lingue , e che servono da interpreli ; molti possedoao a perfezione T arte mimica ; non mancano di un ta- leato poetico e musicale ; hanno i loro tfobadori dell' uno e deir altro sesso , i loro favoleggiatori , i loro novellisti. Non garcmino pero portati ad accordare cosi faciliaente che Logman o Lokiiian fosse un etiope o un abissino. Questo scrittore di apo-i logiii, 6ul quale uoi abbiamo fatto degli studj fino da quar j-ant' amji addi€U".o., eya, un arabo o fors' anche un persiano, quaado J-ARTE ITALIANA. 2S(J pure la sua persona non sia aflfatto imniagiaaria , ed il supposto Lokinan non bia che 1' Esopo nelT oriente , o sia la versione ai'aba assai antica delle favole di Esopo. Pei- ultimo gi parla delT atti- tudine dci Nej^n per le arti e per i niestieri. Essi conciano s tingono pelli , pre}>ai'ano indaco e sapone , fanno corde e varj tesbuti aiiclie iiiiissimi, fabbncano stoviglie , aru)i da fuoco , stru- uienti rurali di buona qiialita , e fanno bellissimi lavori in oro , argenio, accriajo cd avono; sono eccellenti soprattutto nelle ojjere di tiligr.uia. Si souo conoscniti negri valenti nella orificeria e nelJa orologena ; essi fondono bene i luetalli, lavorano con niolta destrezza le ancore ; nia Dickson non doveva uiaravigliarsi al vedere una 8en"atura di legno eseguita da un u«-gro , perche quesco geiiere di scrrature e in uso dai tempi piii anticlii ia tntta I'Afnca , coiiiinciando dall' Egitto. Ben giustamente chiude I'A. il 8110 discovso col far vedere quanto strano riuscir debba che in alcune rolonie si cerclii di abbrutire colia pnvazione di qualunque istruzione e dei couiodi della vita , e con crudehJi inaudite una razza d' uonnni , clie far potieblse nella civiiizza- zione e nella letteracura gli stessi progress! di cui souo capagi i piu iugegnosi Europei. Dizionario botanlco Veronese che coinpfeude i uomi vulgarl veronesl delle plaiite chi giardino , col cor- rlspondente latino linneano , cui aggliingonsi cdtre specie indigene e i nomi italiani , couipilato da Lorenzo 31onti , speziale , assist ente cdla cnttedra di botanica e agraria ncl R. Liceo convitto di Verona. — Verona , in B.*^ di carte i6o , ttpO' grafia Mainardi. Uno de' rami piii ntili di botanica e a un' era de' piiV difiicili e la binoniniia oah^ la concordanza dei diversi ^ nouii dati alle piante dagii autori e dai popoli. Una buona siuoniniia e indi- spensabiie ai botanici per intenderc ^i autori die lianno favel- lato di piante ; iitilissiina (• ai giovani principianti die attcndono alia pratica , facilitando loro col nome volgare il rinovaiuento del nome scienrifico ; utile non meno e agli agricolton , ai fio- risti e a cliiunipie aliro ignaro della botanica, il quale desiderl sapere cio che fu scritto intorno alle erbe a lui piii care. La- voro di questo genere ^ il Dizionario hotanico Veronese, ch' h una conipilazione dei nouii dati dai popolo della citta e contado Veronese ;Ule piante coltivate nei giardini , negli orti e ne' campi , e di molt) delle spontanee nella jirovincia. Lo scopo lodevoiis- •iuio die si ^ proposto T autore , fu di porgere un mezzo ai •uoi compatrioti , onde col nouic vernacolo trovare il nome to- 8cano o italiano c lo scientifico , e conoscendo il nome scieutifico, Bibl. Ital. T. XII. 19 iyO APPENDICE trovave il nome vernacolo e italiano. A tal fine imitando il ce- lebre prof. Targioni Tozzetti ha diviso la sua operetta in due parti. Nella prima sono distvibuiti per alfabeto i norai vernacoli veronesi delle piante , ed a ciascuno segue a fronte il covri- spondente botamco e italiano ; peila seconda trovansi primaniente i nomi botanici , e ad essi .sono contvapposti i nomi vernacoli ed italiani. Per i nomi scientifici egli lia segiiito la nomenclatura del Willdenow, e per gl' italiani ha adottati qiielli del diziona- rio botanico italiano del suUodato Tai'gioni Tozzetti , anteponendo sempre quelli della Crusca. Nella seconda parte ha aggiunto a ciascuna pianta un segno di convenzione avvertito nella prefa- zione , col quale indica se e albero d' ako fusto , od albero di niezzo fusto , o frutice , o swfFrutice , od erba perenne , bienne od cuinuale. Vi ha aggiunto in oltre qualche altra nozione utile ai fioristi ed ai giardinieri , pognam caso il tempo della fioritura, la patria , se e pianta an-ampicante , sempreverde , acquajola , bulbosa , crassa , ecc. Siccome poi Verona e celebre per le ele- gantissime varieta di garofani , clie costituiscono 1' articolo pri- niario del commercio dei giardinieri, percio T autore ha riputato dicevole aggiungere nella prima pai'te la descrizione delle varieta a lui note , desumendo dal flora le note distintive. II pregio delle sinonimie e V esattezza , e per tale titolo es- tenzialissimo merita lode i' autore ; ed opiniamo che il suo la- voro debba riuscire utilissinio non pure al popolo Veronese, ma eziandio a tutti quelli che parlano il dialetto veneto , i quali , da poche eccezioni in fuori , d;inno lo stesso nome alle piante coltivate. Di Marco Polo e degli altri viaggiatori venezlani piii illustri , dissertazioni del P. abate Placido ZuRLA , con appeudice sidle nntiche mappe idro- geografiche lavorate in Venezia. — Venezia^ 1818, volume I di pag. 376 e 11 di prefazione , coi tipi Picottiani, Egli e questo il primo volume di un' opera interessantissuna , della quale si e pubblicato fino dall' anno passato il manifesto. L' abate Zurla , che gia con tanto onore ha illustrato il plani- sfero celebre di F. Mauro ed i viaggi de' fratelli Zeni , versa- tissimo per conseguenza nella geografia del medio evo , era in qualche modo chiamato di diritto a dissertare di Marco Polo e degli altri viaggiatori veneziani pin illustri , argomento caro airitalia, e desiderato generalmente da tutti i letterati dell' Eu- ropa. L' opera e dedicata a S. A. I. R. 1' Arciduca Rainieri , Vicere del Regno Lombardo-Veneto. Questo, come gi.i si disse," non e che il primo volume , e versa intieramente sui viaggi di Marco Polo. Ne' venturi fascicoli di questa Btblioteca cl riser- Viamo a darne un compiuto eetratto. l^ARTE ITALTANA.. 29I STATI PONTIFIGJ. Epigrammi , inadrigali ed epitaffi del cav. Cio. Ghe- rardo de Rossi. — Pwa, 1818, in 8.° Se a ben riiiscire nel genere epigrammatico e coaa assai raa- lagevole presso ([uaUivoglia nazione , semhra che niolto plu lo debba essere nella nostra. Gli epigraranii sono in certa guisa scintille che scliizzanclo dall'attrito che I'ingegno di un uoiuo di epirito prova nelle sceUe e brillanti societa, debbono essere nio- dellate sulla uonua dell' ottimo gusto onde applaudire ai veri frizzi , e non iscainbiarli con freddure. Se I'A. , che e un lette- rato roiuano gia cognito per molte altre opere , ha saputo vin- cere le ditficoha , si potrebbe attribuirlo al vivere esso in una coltissiuia citta ovc e stile di usare sovente il pungolo epigrani- inatico , e dove sono inolto assaporati i bei motti, Ne ti'asce- ghereino alcuni de' eiioi ti"a i55 che ne ha pubblicati , gtacch^ dol)bianio contenersi nei limiti della brevita. Ad un letter at 0 Un prcmio all' opre tue chiedendo vai ? So che lo nierti : dunque non 1' avrai. Ad un poeta Tu disprezzi i iiiiei carmi , io lodo i tuoij Clii ^ bugiardo di uoi ? Per una traduzione Finor vi laceraro i niorsi rei Di satirico tiente , o versi niiei ; Piir vi resta a soffrir strazio peggiore i Avrctc un traduttore. Per un ladro Dopo obbrobriosa morte Sepolto giaccio in questo infame loco ; V inspgni , o ladri , la niia cruda sorte Quanto grave delitto e il rubar poco. Per un governatore Qui fu sepolto Alceo governatore : Di lagrime un tvibuto a si buon padre Paghi ogni malfattore. A un medico cangiato in soldaio La parria per servir ti sei cangiato Di medico in soidato ! Quanto meglio nel campo del neniico Si^rvir la puoi rol tuo mestiero antico ! atp APPENDICfr j4 Nice Sei vicca e bella , o Nice , Onde render potresti im uom fclice ; Ma r uno e V altro sai : Infelice il farai. Ad un nuovo cavaliere Degno di croce per i merti sui Era Damon ; ma appendersi dovea Esso alia croce , e non la croce a k»i. Ad un premiato in pittura La tua pittura il premio ottenne , il TCggio ; Cio prova che vi fu chi face peggio. CORRISPONDENZA. Squarcio di lettera da Qenova al Direttore della Bi- blioteca Italiana. La casa regnante di Savoja e stata la prima che immagino da gran tempo una speciale magistratura col titolo di Rlfonna deg^li stiidj. Gli uoniini i piu dotti della Francia apprezzarono la pro- fonda saviezza di simUe istituzione , qiiando da essi si concepl la graiide idea di una universita nazlonaTe , da cui quasi da un centro si diffondessero i raggi opportuni in tutte le accadeniie ed altri stabilimenti di educazione letteraria. Air inclito Areopago torinese apnartiene la gloria di aver aniniato e sostenuto la celebre universita da cui sortirono tanti uomini chiarissimi del Piemonte, e di aver sottratto la gioventii delle provincie all' impero dell' orgogliosa pedanteria , al turpe ornamento di ei'udite jiiiserie , all' influenza delle due grandi ri- vali , r irreligione e 1' ipocrisia. In questi ultimi tempi si trattava di ricliiamare alcune con- suetudini sanzionate da lunga esperienza , e di profittare pur anche di alcime pratiche Transalpine che meritano di essere imitate in Italia : si trattava di dare un eistema d' istruzione al ducato di Geneva : si trattava , e questa era ed e la cura la piti difficile , di estinguere gli spiriti di fanatismo , d' iniporre que' santi limiti, Quos ultra citraque nequit conslstere rectum. I voti pubblici desideravano che la Regia provvidenza desse alia Riforma un capo, che unicauiente dedicato a si gloriose fa- tiche , avesse tempo , volonta e genio per promovere la solida coltura degl' ingegni , e qunidi 1' ossequio ragionevole die la gioventii deve apprendere verso la religione , verso il pvincipato e verso Y mnana societa. La scelta di Sua Maesta Sarda , con universale applauso del buoni , e caduta sul sig. conte Prospero Balbo, che dopo lunga PA.RTE ITALI^NA. 293 e bvillante caniera , senibra invitato alia etabilita della sua vo- cazione la piu cara. Eocitato alia virtii dagli esempi dnniestici deir iuiniortalc contc Bogino , egli ottcnne da' pvimi anni guoi la laurea dottorale di gmrisprudenza , e ben presto fu niunerato fra i priiui lettt-rati del Piemonte per 1' eleganza de* suoi scritti latini , italiatii e francesi. Copri grand! cariche amniinistrative e dijloniaticlic )irinia dell' invasione oltramontana ; fu quindi in couipagnia del releberrinio Cuvier fra gl' iopettori generali del- r Universitii francese e rettore zrlantissinio dell' Accadeniia tori- nese ; e finalnience dopo la ristorazione delle cose pubbliche , nirntre si couipiaceva iinicamente di presedere la regia Accade- niia delle srienze e delle arti , da un cenuo sovrano ebbe la spiendida missione di regie anibasciatorc alia corte di Madrid. Felice, nella sua attuale dignita, il conte Balbo, se vinti gli ostinati pregiudi/j dell' ignoranza e della fallacia faia conoscere a chi ci riniprovera i progressi dell' isu'uzione geinuanica , fran- eese ed inglese clie Alia virtii latina O nulla nianca , o sol la disciplina. Genova , j5 ottobre 1818. Un vostro Associato. Lcttera al s'lg. Acerbi , direttore della Blblioteca ludiana , intorno ad cdcune osscrvazioni natiirali fatte lie contorni di Vitcrbo. Viterbo, l(> febhrajo 1818. Ha ella senza dubbio , sig. Direttore , letto ncl fascicolo \I de&li opuscoli scientifici di Bologna del 1R17 una Memoria »uUe ossa fossili di Magognano del P. Pianciani , professore di scienze naturali in Viterbo. Lasciando a lei ed a' suoi dotti collabora- tori d giudi/io sul merits della niemoria mi credo in dovere di parteciparle alcune ulterioh notLzie e circostanze ad essa relative. L' esistenza delle ossa fossili del nostro territorio non e sicu- ramente celebrata iu oggi per 1.-* prima volta dal P. Pianciani , come sembra annunziarsi dai primi periodi della di lui menioria. Fin dal i5o3 , epoca della foiidazione di qiiesta nostra Accade- niia di scienze ed arti degli Ardenii , si facevano coUezioni di oggetti archeologici e naturali designati nella guisa che conipor- tavano que' tempi. Il Museo accademico aitualmente esistente , ehe ripete forsc 1' orieine dai primi anni della fondazione di questo Icttrr.irio istituto , sebbene malmenato e dilapidate dalle vicende dc' tempi , pure presenta una quantita di ossa elelan- tine e di alti-c belve esotiche a questi clinii rinvenute fossih ncl territorio viterbese. Primeggiano fra queste una intera costa d: elfa IP p.ilmi romani di kmchezza, due tibie, alcuni dTiti »'''• 294 afpendicb ecr. (i). Il discoprimento delle ossa del i688 , riportato anche dal P. Pianciani , fu illustrato non solo dai letterati italiani, ma pur anco dagli oltramontaai. Nel lyaS presso i ruden di Fa- rento , antica cltta etrusca, furono rinvenuti in una grotta sepol- crale tre dtnti molar! di due polllci di altezza , oltre le ra* dici , sopra uao e mezzo di base ciascuno , desipnati in allora per ossa di gigante (a). Circa il 1780 furono presso Vitorchiano rinvenuti altresl i fraimnenti di un osso , che doveva avere circa un palmo di diatuetro, costituito esteriormente da circa un poUice di sostaaza lamellare corapatta e durissima ed internamente da am- pie cellule egualmente formate da lamine compatte , ma non pe- truficate , ai quali si diede impropriaiuente il norae di frammento di corno rinoceronte (3). Poco prima del 1800 presso Monte Ar- minio a sei miglia da Viterbo verso Montefiascone nello scavarsi una grotta si rinvenne entro un banco di tufa tenero uno sche- letro umano in posizione obliqua, tutto pero calcinato e fragilis- simo, di cui appena fu conservato per qualche tempo il cranio. E una vera perdita che non siasi potuto conservare alcuno di detti ossi per testificare 1' autenticita di si rara scoperta (4). Di molti altri ritrovamenti ed ossi esistenti pi-esso il sig. conte Geatili ed altre coUezioni di particolari , come di minor riguardo, credo inutile il far parol a. Neir anno i8o5 fu stabilita in questa citta una cattedra di Storia naturale, che rianimo questo studio alquanto trasandato , e nella riforma delle leg^i accademiche (5) una classe di socj fu solennemente addetta ai lavori di antiquaria e storia naturale del terrltorio. I resultati di tali lavori furono , oltre varj altri parziali dettagli , una memoria del socio sig. Stefano Camilli , recitata alia pubblica adunanza del 23 giugno 1816 avente per titolo : Quadro mineralogico del tevritorio Viterlese ed adjacenze : ed in tal congiuntura fu esibita una pianta topograGca relati- va (6) ed una serie di prodotti, fra i quali piii saggi di ossa fossili in vario stato di conservazione. Questa letteraria funzione venne riportata anche dai pubblicl fogli di Roma. L' instancabile P. Pio Semeria, socio e presidente di questa classe, da varj anni aveva incominciato le sue lusti-azioni di an- tiquaria e storia naturale pel territorio di Viterbo, die ha som- ministi-ato tanti interessanti oggetti al suo gabinetto. A questo veramente zelante nostro consocio siamo debitori per 1' intero della scoperta ed indagini sulle ossa fossili di Magognauo , ed (1) Mus. Vitert. Scancla prima e terza. fa) Mem. del sig. Filippo Nerl MS. .Soancia teiva. (3) Memorie dell' arcademia MS. nell' archirio comunitativo. lo la di cui o3teol()gia fossde e stata celelirata fiu da due secoli in- dietro , cojue il medcsimo autore della uiemoria in questione riferisce , non puo senza ingiustizia cJiiamarsi sconosciulo quasi finora ai naturciluti, e che comincia ad esser nolo, e lUoUo me- no, che forse godrd di qui a non molto di quaiche celebritd a motivo degli avanzi fossili di quodruuedi che racchiude : inline quesca citta non riceve in oggi i priiiii lunii della scienza natu- rale, come forse per eiTOre senibra persuadersi il nostro autore. Sebbeue tutto cio non sia scato da uie esposto che per auiore della scienza, della veriia e di questa gocieta letteraria \ iter- bese cui ho T onore di apj)artenere , pur fa d' uopo clie simul- taneaniente le testilichi , big. Direttore , la niia aoimirazione pel geuio , i talenti e T erudizione del P. Pianciani da due anni circa nostro consocio , dal cui zelo T Accademia ha femie spe- ranze d' otteaere uuli scoperte e dotte produzioui. Ho intanto il pregio di dirmi Sao diTotissimo servitore Uno degli Accademici Ardenti. (I) Bibl. It»l. n." 17, p»J. a6o ed aliroTc. Osseri'azion i meteorologirhe fane a Il'J. R. Ossei vatorio di Brera. 1818 N 0 VEMB RE. 1 M A T T I S A. Sera. 1 d I ° S = ^ 2 V 6 IS u ^ V 0 a Staio rt u u Z ^ n Stato 0 i, '^ S ^1 a 3 < i del cielo S — 0 Si «j 3 2 a> N > V del cielo. ,0ll. lin. 0 poll. Im.j 0 I 27 11,8 + 6,S N Nuv. rot. neb. 27 11,0 + 9,5 s 0 Nebbia , ser. 2 27 10,7 + (>,o nf. Neb. fol. nuv '27 11, r| + 9,2 S 0 Nuv. rot. neb. 3 27 10,8 + 6,6 E NE Nu.se. piog.se. 27 9'7 +11,5 E Nebbia , ser. 4 27 .),b + 5,b S E Nebbia folca. 37 8,0 + 7,7 S 0 Nuvolo. t) 27 ^^4 f 6,6 0 Nuv. piovoso. ,37 7,.: + 8,6 E NE Neb iiuv.pio. 6 27 5,9 + 7,8 0 NO Nuv.piog.neb. 27 5,0 + 9,-' 0 Nuv. neb.pio. 7 27 5,0 + 9,0 N Nuv.rot.piog. 27 5,9 + 13,3 N E Ser. nuv. pio. 8 27 7>o + 9^7 0 Piov. nuv. roc. !27 7,4 +10,. J S Nuv. rot. pio. I) ^7 7,0 + 9-0 S 0 Pio.nu.rot.se. I27 7,() + 12,0 s 0 Sereno. 10 27 8,0 + 6,3 0 Ser.nebbi080.1l27 8,5 + 9,0 S Nebbia folta. !*■ '27 10,0 + 6,3 s 0 Nebbia folta. '27 10,4 + 0,7 E Nuvolo. 12 27 I1,C + 5,G E Nebbia , nuv. 27 1 1,? + 6,4 E Nuvolo. li 27 11,9 + 3,b E Ser. nuv. ser. 27 11,8 + h,b E Sereno. 14 38 0,0 + 2,0 E Sereno. 28 0,0 + 6,0 E Sereno , nuv. j i5J37 11,7 + 5,0 S Nuv. ser. nuv. 127 10,4 + 6,b 0 Nuv. ser. nuv. 1 10 27 <>,o + 4,5 s 0 Sereno, neb. 37 8.3 + 7,7 S 0 Nuvolo, rotto. 1 17 27 8,0 + 4,6 0 Nuv. ser. neb. 27 7,.5 + 7'^ 0 s 0 Nuv. rot. neb. 18 27 0,6 + 4,P E Nebbia folta. 27 IO,C + 7'5 s 0 Nebbia. | iq i? ic,6 + 5,0 0 Nebbia. ■^7 9i9 + 5,2 0 Nebbia. 30 ^7 9,« + 5,0 £ Nebb. piov. 27 8,8 4- 6,c E Nuv. piovoso. 21 ^7 7,7 + 5,0 E Nuv. piovoso. 27 8,0 + 6, .3 E Nuvolo. 33 37. 9,8 + 3,0 0 Ser. neb. folta. 127 jo,c + 6,0 s 0 Nebbia folta. 23 27 JI,2 + 5.5 s Nuvolo rotto. '27 11,8 + 8,0 s 0 Nuvolo, rotto. 1 24 28 0,5 + 6,3 0 Nuv. piovoso. 28 0,9 + 8,0 N E Nuv. piovoso. ] 25 38 1,0 + 7,0 S 0 Nuv. nebbia. ,38 i,c + 8,0 0 Nuvolo, nebb. 3( 28 1,3 + 5,0 0 Nebbia. 28 1,0 + 6,8 0 Nebbia folta. 27 38 0,5 + 3,c 0 Sereno, neb. 28 o,c + 7,c s 0 Sereno. 28 28 1,5 T 5,0 0 Ser. neb ser. j 28 1,2 + 7,B E Ser nuv.nebb. 2q 28 3,7 ■i 5,5 N £ Nuvolo rotto. 28 2,8 + 6,6 N EN Sereno. 3c 28 2,4 + i,t N E Sereno. 28 3,c + 5,8 0 Sereno. Altezza mass, del bar. poll. 28 lin. 2,8 Altezza mass, del term. +ia,3 | ■* ■ minima . . j> 27 i> 5,0 mia la + 6.80 Quaiitita di pioggia lin. 3l,425. '97 BIBLIOTECA ITALIANA PARTE I. LETTERATURA ED ARTI LTBERALI. Notizie. ulteriorl intorno alle Onere del Co. Fulvl9 Testi pnbblicate V anno scorso in Moclena , e da nol rifcrite ncl vol. XI, pag. 177 di questa Bl- hlioteca. """ c, I. (ojiKCiAiMO dal ricordare alcune fra le principali aii- liclie eiiizioni clelle poesie del Co. 'Teili , delle cjuali jl cav. Tirabosclii , od 1 moderni editorl ncn haano dato coin|>lcta iiotizia. 1627. Mudeiia , in 4.° E la stampa originale dcila (irima parte dt lie coniposi/ioui da lui prcMeke : ha il iVontispizio in rame , uel quale I' aijiiila tsif nse ed al- cuni genii sostengono in alto il titolo del libro , \ .^-: r -^ -f^ y^' -\^^*4^ \^ 3^*%. .-.'^ .-s^. - .ra una efligie df! Testi fatta ia una eta mcno avan/ata. Ve- drenio in seguito chc il cav. Berniui lo dipinse pure nel J 633 in Koma ; ed uu altio ritratto in rame ve n" !ia jieir edi7.ioue del 1617, quaiido il Testi contava soli 22 anni. Frattanto avenluci il siji;. avvocato B»^si- ni , inod;.ufSe , egrcgio aiuatore di libri e di patrie aiiticliita , jreiitilmeiue conceduto il rame originale del litratto inserito come sopra uell' ediziotie in 4.* del 1644.5 abblamo giudicato che sia per riuscire dono giadiio ai nostri leggitori , riproducendone in aggiunta a cjuesto articolo la sianipa. III. Ke il cav. Tiraboschi , ne i moderni editori hanuo potnto' vedrre stampate le staaze all' Italia del Testi j 1 stcondi anzi dubitano se mai sieno u?cite dai torchi. Ma due ropie con carattere corsivo d' antica edizione m 4.° di quella poesia si conservano in M.lano; una di queste nella sceita Biblioteca del coitissin^o cav. sig. luarclie^e Triulzi , il quale ha avuto la bonih di ajuiarci a (arne il ronfronto sc qui le va- riant! notate nella nioderna stampa a pie di paf'ina , vi ahbJauio riscontrato le seguenti : Edizione moderna. Edizione iintica. Srrofa 16 , r. 3. O.- rlie della mia gloria il lume • Or cUc .1' ogni i.iia pl.-rii il l.inic c sp«n'o , >|icnlo , Strofa 1^1 , c. 4. • E la mia lihTt-nle in tiitto opprts^a. E l.i inia lil.crlacle e in tiiuo oppress. Strofa li , v. I . Grand' ella e si , ma lanin alpclra Gr.uid' cll.i t si, ma tuito alpestr. e «'•'" , e .liira , Srrofa I 8 , r. 1 . Clie TErinia^pe in paragon vi perde. Clic lArimabpc in paragon vi penle. S-rofa ao , v. j. K il.> co in ienn Strnfa ao . v. S. Oiammai litu aoa Ti;ii Clamnjai Jipta ne vijM 30© JVOTIZIE ULTERrORI INTORNO Edizione niodtrna. Edizioae. antica. Strofa aC, V. 5. Premii riuestjnoii son, sou bencatene. rreniii qiiesti iionsoii,bcn'son catenc. Strofa 3a , V. I, ?Ion si rafl'redJi iu liii 1' ardor , se Kon si ralYrediU in lui 1' anlir , se tanti taiili Strofa 32 , v. 2. Caiiijn accolti riniira c lantc fchiere. Sforzi accolli riniira c tante schiere. Strofa 32 , v. 5, lla rolte resteran sparse e iremanti. Ma rotte fugglran sparse e tremanti, Strofa 35 , I'. 6. I>e!lc viscere mie chicggio vendetta. Delle miseric niie cliiamo vendetta. Strofa 39 , V. 7. E de' neraici ii numero maggiore E dl nemici il numcro maggiore Strofa 39 J V, 8. Delle vittorie sue fara 1' onore. A le \ittorie tue fara piu onore. IV. II sig. Giaiiibattista dall'Olio, nobile reggiano, noto alia repubblica letteraria per piii opere stampate, si e dato molti anni la cura di aadar raccoglieiido i monu- iiientl relativi al Testi , del quale proponevasi egli pure di fare una niiova e piix copiosa edizione. Giunto ora air eta di 80 anni qnesto nestore letterato ci ha gene- rosaniente coniunicato quaiito puo servire ad illustrare vieppiu Ja memoria del lirico modone.se. Pero quanto siaino qui per dare in seguito , dc'bb' essere considerato come opera e done del prelodato signore. li Test! braiTio d' inserire una canzone sopra il lusso di Roma nelT edizione sua di Modpna del 1644. Ma essa fra gli altri conteneva un pungente frizzo con- tro i cardinali , e V inquisitore fece difficolta di per- metterne la stampa. Esclusa tale satirica allusione , tliamo qui la miglior parte di quella canzone ; ben persuasi clie ognuno la considerera piuttosto come uno sTogo di malcontento' del suo autore , soprattutto per- clie ei non trovo in quella capitale, allora sotto Ur- bane VIII pill clie mai colta , lutto quelT applauso ai suoi versi che !a sua ambizione eccessiva avrebbe desiderato , qiiantunque ne riscotesse gia inolto. Fei-ma , Fulvio , le piante : ove tvitt' ebro Di desio glotioso il pie ti guida ? Qnal mai ti consiglio speranza infida A portar merce di virtu sul Tebro ? Tempo , non niego , fu che qui s' apriva Poria siouro all' Eliconie prore : Or oinuso e il vai'co , ed alle caste suore Ii'adultera citti nega la liva. z ALLE OPERE DEL CO. FULVIO TESTI. Sot' Vana cura e involar dall' onda stigia I nomi altiHii con ApoUinea tuba : Vuoi tu latini onor ? vattene e luba Elene a Grecia , e Gauimedl a Frij^ia. Oh di natura emulator felice , Berniiio , alia cui menre , alia cui desti-a Dar vita e spirto a fredda selce alpestr* E creai- nuova gcnte in terra lice ; Perclie spiranti in vivo sasso a Roma 3Iostrar Apollo c la belta fiigace , • Clie abbarbicando al suolo il pie tenac*. Di fronda sibilante il capo inchioma? Fa clie libero il veltro, e poste T aruii Oziose fra Terbette, Adon si luiiora A Ciierea uel scno , e fiano alloi'a Vili in suo pai'agon di Fidia i niarmir Alle lascivic sue ricerca il Lazio Peregriui fonienti , e con gran cura Marerie di peccar nuove procura , Che di cuipe- vulgari egli e gia sazio. Minian el nioderno fetor non ha j>t)jsanza. Si libera Talia , clie uon applaudc All ozio altrui con mercenario canto , A me stesso ragiona , e si da vanto Sol virtu vera incoronar di laude. Y. Ill un luano-critto della Ciblinteca Estcnse se!:nato JX . c. 2. col titolo Giardir.^ di varic coiripoiizioni . 3C2 NOTIZtE ULTERrORI INTORNO trovaiisi i due scguenti sonetti del Testi sopra iin mi- nisTo della corte , che noi chiameremo Semprottin. Avvertiatno per a'.tro . che nel secoado di tali sonetti le rime non sono tutte a riirore di prosodia. Natura a voi d' architettura quadra Con ordine Reggiano il capo fece , E con bel froutispizio soddisfece Alia curiosita di chi lo squadra. Pianto sul labro c il mento una leggiadra Barba di circa nove peli o diece , E die tra il verderame e tra la pece Tintura incerta alia sembianza ladra. La bocca , ch' ha 1' oi-ecchie assai propinque , Vuota e di deuti , ova ne son dispersi Per disgrazia del pan sol qiiatti-o o cinque. Di color giallo i livid' occlii aspersi , E le cose present! e le longnique Non guardan niai , se non bassi e traversi. Con questi quattro versi , Conte Sempronio , io v' ho dipinto a guazzo , Ma di basso rilievo io v' ho Questi che al volto sembra un Caifas Di nuovo in ci'oce nietteria Jpsus ; Ei per denari andrebbe in Emuiaus , E r anima darebbe a Satanas. £ proyrio bel veder , qiiando Pontas (i) Cos! sotto il njantel porta de quibus , Che inghiotte come pillole de tribus , Senz' altra distinzioa tra il fas e il nefas. Ei fe da Radaniante e da Minos , Ma il miser rubo taato in diebus illis , Che indovinar non lo saprebbe Amos. Darebbe il Ciel per un Mai-avedis , ' E quando U popol grida , cxaudi nos , Ei con la man risponde , ora pro nobis. VI. Nel manoscritto niedesiiiio leggesi nn" ode del Testi diretta al celebre pittore Salvator Kosa , nella quale de- scrivonsi i continui afiinui che sopra lui versa la for- tuna , ma sen/a atterrirlo. Eccone tre strofe per saggio. Segno e di mente gi-ande L' esser esposto ai dardi , Che r implacabil Dea fuggendo avventa ; Quercia , clie i rami spande (I) Ebr«o chs Io serTiva da teiisale. ALLE OPERE DEL CO. FULTIO TKSTI. 3o3 Poderosi e gagliardi , Sola d' Euro gli oltraggi in se sostenta : Canna die tosto cede , Perche h vil si difende , Cola gli sdegni accende Ove trova il Destia costauza e fede , Ma le ferite clie in un petto iniprime , Son caratteri alfiii d' alma sublime. So clie la vita fugge , E 60 die il vario oor&o Rapido al pai- del Sole affrelta e volvc; So che consuina e strugge Del tem}30 edace il luorso I fogli , i noiiii , e li riduce in polve : So che egualmeiite ingombra Let(^ i saggi e gli eroi : E so che al fin di noi Qiiando rimane assai rimane im' ombra. Ogni cosa confjude il caos cieco : E i liiniti prefissi il tutto a seco. A noi fortczza altera Arnii la destra , e lungi D;iir ondeggiare altrui prendiauio il porto : La Fortuna sevcra Co' suoi dardi ci punge : Snrezziamla pur, che il suo furore e cortOj E durar la sua possa Ver noi stessi noii puote ; Volger essa non puo dentro la fossa : Adamantino usbergo e saldo srudo Contro tutci i 6uut sdegni 6 un teschio ignudo . . . VII. II cav. TiraboscKi ed i inoderiii cditori citniio iVa le poesie del Testi inedite un poeivietto in lerza riina sul gusto doi Bcruescbi , inlitolaiu la Vaccina; di ciii scnz.a oll'cn li're la dcceuza si puo leggere lo 5(|iiarcio se^ gucnte : Argo da cento lumi apriva il guardo , Ma pero la vaccina ch' aveva in cura l^on fu Merciirio ad iuvolargli tardo. (iiove die in ciel di ueltare a pastura , Per gusto di vaccina in terra scese , E piu volte cangio spoglie e figura. Ma perche specialuientc nel parse Di Roma le vaccine sian si ghimte Molte « i)izzarre opinioni li<> iute»e. 3o4 NOTIZIE ULTERIOR! INTOKNO Chi dice clie da Enea ne fur condotte Qui certe poclie , che salvo dal sacco , Quando di Troja le iiiura fin- rotte : E che portando in spalla Ancliise stracco Si meno dietro ancor quelle vaccine Per la gran profezia d' un almaaacco ; II qual dicea, ch' esse sarian regine Di quanta unqua ne avesse 1' universo , Se pascolavaa mai V erbe latine. Mold cantano un caso assai diverso, E lasciando le favole da parte Narrauo cose , che mi van pel verso. Voelion , che quando i due figh di Marte Roiiiolo e Remo fur fra 1' ernie fratte D' antica selva gettati in disparte, Non d' una Lupa ( che sarebbon matte A crederio le genti ) , ma si bene D' una vaccina succiasser il latte ; La qual vagando , come spesso avviene Dentro a que' boschi , ai meschinelli eroi Porgesse per pieta le zinne piene : Onde per guiderdou Venere poi Privilegia sua stirpe , e gloriosa La fe' dair onde Esperie ai lidi Eoi. Xltri su un altro teste fan la glosa , E dicon che i Sabini una tal razza Di V accine tenean niolto famosa ; E non volendo cjuella gente pazza Fame parte ai Roman , mentre penuria Grande di carne avean nella lor piazza , Romolo corse a un tal mercato in furia E moke ne rapi , cjuindi la guerra JJossero gli altri a vendicar 1' ingiurla. Ma il Diavoln alia fin torno sotterra , Si conchiuse la pace , e popolata Fu di vaccine la Romana terra. Un Cronichista , il c[uale a compendiata Tutta la Bibbia , e deile istorie vecchic Cosa non v' e che non abbia osservata , Intorno a cio me nc disse parecchie ; Ma come accade a chi nasce ignorante , M' enti-aro a un pimto e m' uscir dalle orecchie. Dicea ( sol questa mi sovvien di tante ) , Ch' Ercole dopo aver in Spagna spento Un Re ch'ebbe tre corpi e fu gigante , R. JO per forza dal reale armento Le vaccine migliori, e ne condusse Alia volta d' Italia piu di ceuto : AT,LE OPFRE DEL CO. FULVIO TESTT. 3o5 Capito ]^()i nel Lazio , e ( conic fusse La cosa, ch" io nol so) di lasriar quivi Cost hella semenza alfiii s' indusse. Spagna gentil , quest' e ben alU'o onore , Che quel del Becco d' or , d'l cui si vago Oggi si uiostra ogai piii gran Signore ! VIII. Fra il copioso numero di tostimoiiianze onorevoli al Testi , basti nJ5nf(> quando po- sta la verificazione della condizione il giudizio avrebbo avuto luogo anteriormente al tempo in rui si pronuncia. Esempio: se joste venuto , ve V avrei data. Le deriva- zioni sono: JO sarei stato, noi saremmo stati , ecc. Sono iinproprie , o sostituite le espressioni : amerti sapere : braniereste forse ? e simili , poiche si presentano sotto apparenza di eondizionali incseguibili giudizj che non 3l2 CIGLI , LINGUA. .»ono realmente tali. L' uso solo e quello clie gli auto- rizza. E eseguibile un gludizio coiulizionato, qii.iiido la coiidi/ione puo veriiicarsi ^ peicio I'espressione d-l me- desimo si riporia ad un tempo posteriore a quello in cui si proferisce ; e quindi aon pub essere die di tempo futuro. Nel condizioiiato futiiro la forza condizionale vieae sempre espressa dalla natura del discorso , oiide bastera serapUceniente indicare clie il giudizio condi- zionato e esegnibile. Le derivazioai saranno le stesse acceunate gia pel futur'o delT indicativo : se biainasi , io sarb , noi saremo , ecc. Giudizio suppositi<,o. Con esso si ammeti-e come av- venuta od avveniblle una cosa die potrebbe anche noa essere. Si esprime colle voci pure , anche ^ quand'' aa- clie , ecc; e potendo le supposizioni cadere su cosa passata , presente o futura , dovra sempre riierirsi ad un tempo o passato, o presente , o futuro. E supposiiwo presente , quando il giudizio si i-ipcrta al momento in cui si proferisce : siate pur voi V offeso. Le derivazioai accoiiip.Tgnatc da particelle sono : sia pur io , sianio pur noi , ecc. E suppositivo passato , quando il giudizio si riporta ad un tempo anteriore a quello in cui si pro- ferisce. Esemplo: sia pur egli stato nostro nemico ; egli e uomo. Le derivazioni sono : sia pur io staio ; siamo pur noi stati. occ. E suppositivo futuro, quando il giu- dizio SI nlerisce a tempo posteriore a quello in cui si proferisce. Esempio : arrivi pur egli domani , cioe : sia pur egli arnvante domani : eke percib ? Le derivazioni sono ie stesse che quelle del suppositivo presente. Nel clie pero e da osservare die 1' cspressione del futuro , quantunqne sia eguale a quelia del presente quaato alia jiiaterialitii, in realta pero non ha Io stesso significato. Ond' e che la derivazione del tempo presente dee coii- siderarsi sotto un doppio aspetto, cioe in genere come espressione di modo , e in specie come espressione del solo tempo presente, Giudizio volitivo. Tale e ogni giudizio , nel quale r oggetto giudicante fa conoscere con intensita di spi- rito un atto di sua volonta. Or clii vuole qualche cosa per natura non puo volere che il bene; e questo deve dipendere o dalla esclusiva persuasione di chi vuole, o dalla permissione di altri oggeili. Se dipende dalla sola persuasione di chi vuole , V oggetto giudicante » IILOSOFICO-UNIVERSALC 3l3 esiernaiulo la sua voloiita comaada. Se dipende dalla persuasione di altri oggetti , 1' oggetto giudicante , esu'inarulo la sua volonia o esorta o prega. Prcga se sotto qualche rispetto il bene liguarda anclie lui : se non lo ijguarda , si liinita ad esoitare, Duuque il giu- tlizio i'oUtii>o esprime o comando , o preghiera , o esoi- tazlone. L'u oggetto giudicante ha Ijisogno di csprimere con parole uii atto di volonta clie riguardi lui stesso : pt'icio le dcrivazioni di questo giudizio mantheranuo ragiouevolnieate della espressione a cio relaiiva. I\Ia csseudo j)iit gli oggotti giudicanii , possouo ed anzi debl)ono coiiiunicaisi reciprocamente la loio volonta. Inoltre un atto qualuncjue di volonta non puo rileriisi al tempo clie non c piu : dunque il giudizio volitivo s.irit di tempo o presence o Juliiro. II nonie dell'oggetto cardiuale nei giudizj volitivi si pospone alia voce di giudizio ; e in pratica con piii eleganza si omette , speziaimente ncl future. 11 giudizio volitivo e di tempo prcscnte quando deve eseguirsi o al memento in cui si prolerisce , o nelT istanie immediatamentc successive. I,e derivar.ioni sono: sii tu^siaino noi , ecc. E di tempo futuro quando si riporta ad un tempo pesteriore a quello in cui si riferisce. Le derivazioni sono : sarai , surcino, ecc. Ma come il carattere di futuro e espresso dalla natura del discoiso , spesso si usa il volitivo prt'sente. Giudizio oUatii'o. Con esse esprimianio un vivo sen- timento di (|ualclie desiderio. Suol essere accompagnato ila qualche particella, come oh e simili , e iscritto con i-e^no particolare , die dicc-si punto ainniirativo, e do- vrohbc dirsi meglio segno di desiderio. II nome dell" og- getto cardinnle, clie puo essere anche taciuto, si pone dopo la voce di giudizio. Questo giudizio, come il con- dizionato , puo 311011' esse ri!;iiardar6i escsuibile o iiie- scguibile. E incseguibilc quanJo il desiderio clie lo ac- compagna , praticamente non puo piii verificarsl , cd t^sciudc di sua natura il tempo futuro. Sicche uon ap- partiene ciie al passato o al presente. Appartiene al prcsente , quando , posla T elleituazione del desiderio , cio che esprime il giudizio avrehhe luogo auclie al niomento in cui si proferisce. Esempie : ok ' foss' io il vostro generate. Le derivazioni sono : oh', foss' io ; oh', fossinio no/, ecc. Appartiene al passato, quando, posta ^Ibl. Ital. T. All. 21 3l4 CIGLI , LINGUA reffettuazione del dcsiderio , cio clie il giudizio espri- nie axrebbe avuio luogo prima del raomenio in cui si prot'crisce. Esempio: oh ! foss^ io staio piii forte. Le sue denvazioni sono : oh ! foss' io stato , oh ! fossimo noi Stati , ecc. li" ottativo eseguib'le e cjuando il desiderio che lo accompagna puo ancora ellettuarsi. Esso non e che di tempo futiiro. L' ottntiiO fiituio poi non ha altre derivazionl che cjuelle dell' ottatii'o presente per la ragione , e colle awe rtenze dette parlando del giu- dizio supposiiivo ; e il solo sentiniento puo faici co- noscere il vero tempo del giudizio otlativo. L' uso fa che al modo ottativo si applichino espressioni di ap- parenza condiz.ionale, come vorrei essf^re , vorrei essere stato , ecc. Tali e simili espressioni non sono che so- stituite. Giudizio condizionante. Esso e quello che esprime la coudizione, siilla cui verificazione si appoggia un giu- dizio condizionato qualuncjue : pno riterirsi a tempo presente, passato o juturo^ od ha per distiativo la par- ticella se ; e ove essa manchi , il sentimento Io quali- iica. E condizionante presente, quando cio die esprime, si rjporta all' istante in cui si pronnncia. Esempio : se ne avessi , ve ne darei. Le derivazioni sono: 5e iofossi, senoi fossimo. E condizionante passato, quando cio che esprime , si riporta ad un tempo anteriore a quelle in cui si pronuncia. Esempio : se ne avessi. avuto , ve ne avrei data. Le derivazioni sono: se io fossi stato, se noi fossimo stati, ecc. E condizionante futuro , quando cio ch' esso esprime, s* riporla ad un tempo posteriore a quello , in cui si pronuncia. Esempio : se io lo in- coiitrerb , oppure , se lo incontro , gli parlero. Le sue espressioni si prendono dal futuro indicativo ; e le de- rivazioni percio saranno : se lo sarb , se noi saremo.Mn si esprime anche col presence : se io sono ^ se noi sia- mo , ecc. Giudizio indcfnito, cioe non deftnito; ed e tale ogni giudizio accompagnato da qualche incertezza rispetto alia esistenza di cio ch'e^so esprime. Esempio: mi pare che arrivino : credo che arrivino : si dice che arrivino : vuglio che arrivino. Le sue derivazioni, i." sono eguali alle fin' ora espresse per altri mndi; 2." in italiano vo- gliono sempre essere precedute dal che , il quale pero »lcuaa voita puo omettcrsi ;, 3." questo che e sempre riI,(lSOKICO-L'NIVERSA.LE. 3l5 preoecluto esso meclesimo da un ghidizio o verbo , die I'amore per era cliiama vtrbo o gtU'li-Ao precedence, il giiidiy.iu Lndi'Jliiilo jjuo riferirsi a cfualunque tempo , tanto (isso'uio , quantu rclativo. E di pnseiite assoUuo , quando o«o cli* csprime , si riporta al momento in cui si pioieiisce. Esciniuo : mi pare die sia giorno, Le sue derivazioni sono . the jo sia, che iioi siuino , ecc. E presente lelucivo quaudo e contenipoianeo al giudizio espresso dal verbo precedence , il quale di sua iiacura deve essere passato. Eseuipio : vol peiisaste che io fdssi infernio. Le derivazioni sono: si credeva, si credette, ecc. che io fossi , die not fossimo , ecc. L' indefinito passato e cjuando si nf'erisce ad epoca aateriore ai iiioniento in cui si proiiuncia. Esenipio: credo che sieno stati vin- citori. Le derivuzioni soiio : si crede , ecc. che io sia, stato , che not sianio statj , ecc. L' indefinito future as- soluto e quaudo si rilerisce a tempo posteiiore a quello in cui si pronuncia. Esempio : credo che sarcte ludali. Ogni giudizio riguardante 1' avveniie e indefinito, os- sia inceito di sua uatura, perche delle cose future non si puo avere certezza. Quindi si esprime dalle deriva- zioni del luturo inilicativo. La diversiia poi tra il I'u- turo drfinito e l' indefinito e marcata dalla voce che , la quale deve sempre precrdere il giudizio indefinito ■ o a meglio dire dal dover sernprc il futuro indtfii-atto essere inseparabilmente congiunto con un giudizio y>rc'- cidciite:, il die non e del futuro defimito. Le derivazioni aduiiqi'.e dell'i/if/f/7/i(fO sono: si erode clie io saro ; che noi saremo , ecc. Indefinito futuro relutivo e quando e futuro non in .'c stesso , ma relativiunente al tempo in cui avviene il giudizio esprts;") dal \evho precidente die di sua natura deve essere passato. Esempin: io ri- teneva che gli anvci arriverebbtro ; oppure sareO'jero arrivati a mezzo giorno. Le sue denvaziont si prcudouo dal condizionato preseuie o jnissato. Qualdie volta si I'j. uso per esprimere questo futuro di (pialche verbo au- siliare , come yiofere , doiere, I'o/tre , ecc. Esempio: ptns'ii che vohssero partire , o che potessero par tire , o che volessero partire , mvece di dire : pensai che parti- rebbeio. Indefinito passato anteriore e quando »i riport-i ad un' epoca anteriore a quella del giudizio precedent'' , la quale dee pur essere passata. Esempiu: quando ^iiiini tnnlti pcnsavano che fossi stato feriio, Le sue derivazioni Sl6 CIGLI, LINGUA. sono : si credeva che fossi , die fossimo., ecc. Iiidefi- nito futuro anteriore e quando si riporta ad un' epoca fw.ara in se stessa ed anteriore ad un' altra , la quale dcve essere anch' essa futura : ne V'anteriorita dell' in- definitU'futuro-anteriore ha aicuua relazione col giudizio prectdente , il quale puo essere inditFerentemetite dl tempo presente o future. Esempio: io corneib alLe due pumeridiaiie , e spero che queste lettere al mio ritorno sarnnno spedite. Le derivazionl sue sono eguali a quelle del futuro anteriore indlcativo : si crede che io saro stato, sareino stati, ecc. I giudizj condizionati possono essere aach' essi itidefiniti , e cio succede quando anciie , data la verificazione della condizione, slanio tuitavia incerti se il giudizio condtzionato avverrebbe o sarebbe avve- nuto. Esempio : ritengo che i nostri soldati sarehbero ■vittoriosi, se avessero attaccato subito il neinico: oppure: ritengo die sarebbero stati vittoriosi , ecc. oppure: ri- tengo che saranno vittoriosi , se attaccheranno , ecc. Giudizio interrogativo. Ognuno iutende qual sia ; e dappoiche la domanda naiuralmente indica incertezza della esistenza di cio che il giudizio esprime , questo giudizio e di sua natura indefiiiito. Le sue derivazioni sono le gia fissate pe' varj tempi del modo definito tanto indicative, quanto condizionato. Negl' //iterroga- tivi il nome di oggetto cardinale ( die puo anche ira- lasciarsi ) si pospone alia voce di giudizio f, e questi giudizj s' iscrivono con un segno loro proprio detto punto d' interrogazione. 11 giudizio interrogativo puo essere scmplice o enfatico. E scmpUce quando chiediamo unicamente e nudamente cio che e espresso dal giudi- zio. Es. che fate ? dove andarono? E enfatico quando la domanda e accompagnata da un forte sentimento deli' animo, sia disdegno, sia di orrore, sia di dubbio o di timore, sia d' insulto , di scherno , ecc. Tutti si esprimoiio colle accennate derivazioni ; ma si pronua- ciano a proporzione de' sentimenti che gli hanno dettati. Nel tinire I'esame delle voci derivate I'A. avverte aver egli nel fissare le varie derivazioni dalla italiana generica voce di giudizio essere , pei tempi formati di due parole introdotto un tratto d''unione , die la lin- gua italiana non usa, e cio soltanto per indicate che, p. e. , le due parole sarb-stato , era-stato^ ecc. presen- «ano una eola sempliciisima idea, ecm' era ia latino FILOSOFICO-UNIVERSALE. 3 1(7 fiicram, faero , ecc. mentre ne possono , ne debboQO considerarsi separatamente , e la prima non e die uu. puro segno , ne ha piu quel valore die siaino soliti darle quaaJo e sola. Ma seguiamolo nelle derivazioni dalle radici di rapporto. Le voci di rapporto generalmente sono s tab ill , cloe non hanno alcuiia derivazione. Yi sono pero i rapporti di nuniero, di tempo e di luogo, moke radici de" quali, die I'A. chiaina variabilis danno derivnzioni d'uso Ire— qnentissiuio. Rispetto alle voci di qualunqne altro rap- porto, e regola generale die o non danno derivazione , o ne danno una di nonie qualitativo , come le radici- di luogo, qnando con una sola parola e in via di qua— lita vogliamo esprimere il luogo dell' oggetto. Onde da sopra, avantL , deiitro, ecc. abbiamo i qualitativi supc- riore , iuteriore , aateriore , interno , ecc. Dalle radicu ■i ariabili di tempo abbiamo una derivazione di qualitii. Cosi da osgi , jen , domani , mcse , anno, secolo al)biamo odicrno , di-jeri ^ di-domani , mcnsnale , annuo , secolare. Tra le derivazioni delle radici del tempo lueritano at- lenzione alcune diiainate dalT A. espressioni estese di tempo, che cspriinono una estensione di tempo, la quale comincia dall* istante o aggregate d' istanti con- siderato come presente, e si prolunga iin dove il di- scorso ricliie le. Esse rlferisconsi a tempo passato o future. ])i passaio sono ua' ora fa , tre anni fa , cinque sccoli fa e siiiiili. Souo di futiiro : da qui ad jt/i' era, da qui a set mesi , da qui a died anni. Le radici di numero sono uno , due, tre , ecc, e danno cinque derivazioni. 1." Un sostantivo-astrutto , come unitd , ainbo , terno , decina , ecc. ; 2.' ua Home quaUtativo o sia ordtnale y come primo , secondo , terzo , ecc. ; 3." una voce multi- pla , come doppio , triplo, decuplo, ecc; 4." una voce ali^ quota ^ come suddnplo , suttriplo , iuddecupio ; S," una espressione di ripetizione costunte ^ come a uno a uno * a due a due , a sci a set , ecc. Sulle derivazioni \n geiiere l"A. avverte, die da quasi tutte le voci derivate , tr.Tnne quelle della voce di giudizio, si lianno o si possono avere nuove derivazioni- Onde le voci derivate debbonsi distinguere in voci di prima e di seconda derivazione. Sono di prima quelle che immeiliatamente procedono da voce radicale: sono di icconnUi le procedeuii da voce dcriiaca. Si dcve 5l8 CIGLI, LlNGUA^ dunque consideraic come radicali anche le voci di'vi- i>ate. ed npplicaie alle voci dcrivate i piincijjj esiiosti per le voci rodlccdi , qnando pero a cio noa ripugni i" intiinseca loro iiatura : come giusto e avvertire die noa lutte le voci o radicali , o derivate , praticamente jji-esentano tiute le derivnzioni fin qui anno vera te. Finalmente vuolsi parlare dclle voci sosdtuite. Con tal nome s'iniendnno voci od espressioni , che per \'PZ70 , eleganza , cliiarezza o brevita Tuso ha fatto porre in luogo di ahre conosciute o regolari. In ogni lingua sono molte ;, ne e possibile , dice FA., scrivtr bene in una lingua straniera , quando non si sapjpiano conccere e fare nella propria tutte le possibili sosti- tuzioni , a meno che non s' iniparasse la lingua stra- niera unicamente per |>ratica , come da inolii suol farsi della propria nativa. Fatto sin qui Fesaine delle voci come elemrnii del discorso , I'A. intraprende ora quelio delle voci come parti del discorso medesimo , parlando prima della deterniinazioiie delle voci indeterminate , poi delle va- rie possibili situazioni degli oggetti, Le voci di oggetto e di azione sono per ia massima parte indeterminate. , e per cio non presentano che una idea generica, inianto che per aver chiara e precisa la cognizione delle cose uopo e deteriuinarle e per gli oggttti, e per le ozioni. Determinazione degh oggetti. In italiano ogni sostan- tivo , a cui si antepone o pub anteporsi Y'articolo , e indeterminato ; e dove s' incontri diversamente , deve supporsi una elissi. Ogni sostantivo indeterminato si determina da oggetti, da azioni , da qualita. Quindi I'A. prende ad analizzare riguardo ai nomi iadeterminati i qualitntivi , i sostantivi ei verbi determinanti-oggetto , cioe che ne fissano l''idea precisa. Qualitativo detenninante-oggetto. Sta per la semplice unione del nome di trur.a a tutti coloro che eruditi ne' principj Jdeoloi;ici tendoiio all' acquisto della vera sclenza della lingua, che puo iiiustainente cliianiarsi \a filosofia prima, il fondaniento dt 11a vera loaica, e la chiave unica per intcndere cio che si dice parlanJo e scrivendo, Quando siasi ben intesa e consideiata Vanalisi, che con tanta spverita di ragionamento, con tanto ordine e con tanta chiarezza il signer Gigli ha csposto , facilmente s' in- tendera che non e un sogno la possihilita di forraare una lingua filosoflco-unii'ersale pe' dotti •, e forse i po- steri si gioverauao un giorno de' suoi studj. Tossano pero uon estere cssi allatto perduti pe' suoi cpntemporanei ! 324 Secondo cenno suit opera di Qiulio Valerio , pub- blicata dalV abate Angela Mai. I L Giornale dei dotti di Francia nell' ottobre 1818, pag. 609-620 oftVe un eiudito e ben ragionato articolo sopra r opera di Giulio Valerio delle cose di Alessandro il grande, stampata per la prima volta in Milano dall' abate Mai , bibliotecario nell' Ambrosiana. II principale scopo del sig. Letronne autore di quell' articolo e di provare die Giulio Valerio non e storico e che non merita alcuna fede. L' editore milanese ha detto esso pure ed inculcato in pill luoghi nella sua prefazione e nelle note che questo autore abbonda di favole e di vaai ornaraenti ; nondi- meno ha creduto che non poco vl sia di vero ( benche infrascato d' inutili e spesso inverisimili giunte ) e che pero la storia ne possa trarre qaalche vaataggio. Certa- mente molte asserzioni e assai racconti di Giulio Valerio sono confermati da altri gravissinii storici. Tali sono 1' al- tercazione di Filippo con Alessandro nel convito, da Plutarco ; la niorte di Filippo nel certame di rausica , da Diodoro siciliano f> gU oracoli di Ammone , da molti au- torli parecchie circostanze della fondazione di Alessandria, da Arriano , da Curzio , da Plinio, da Ammiano e da altri i la venerazione de'serpenti in Egitto , da Erodoto e da altri i i nomi alfabetici de' rioni di Alessandria, da Fllonei il culto di Serapide e di Vulcano in Egitto, e r erezione degli obelischi , da molti scrittori i il colosso di Serapide , da Clemente Alessandrino e da Rufino , la diserzione di Arainta, da Curzio e da Arriano; il sudore della statua di Orfeo , da Plutarco, da Arriano e da Tzetze ; la venuta di Alessandro al sepolcro di Achille , da Cicerone ; la serie dei re di Epiro e conforuie a Pau- sania e a Giustino , e ne supplisce un buon nuiuero che mancava alia storia i la spedizione alia palude meotide da piu di un autore e narrata ; l' orazione di un Tebano ad Alessandro , da Giustino f, le aringhe degli oratori in Atene in proposito delle conquiste dello stesso Alessan- dro, da TitoLivio; la guerra contro Sparta, da Suida; il inatrimonio di Alessandro con una figliuola di Dario , da molti autori •, il costume degl' Indiani di condur bestie SECONDO CENNO SULl/ OP, DI O. VALERIO. SsS feroci in hattaglia , da EioJoto ; il duello di Alessandro con Poro , da Aristol)iilo compngiio d' arnii dello stesso Alessandro ■■, il coUoquio coi Brammani da I'lutarco , da Strabone , da Aniano , da Zoaara , e piu anipianiente da Palladio ; le cose di Alessamlro nel regno di Gandace , da ]\Ialala , da Suida , da Cedreno e da altri ; la spedi- zione al regno delle Amazoni . da Diodoro , da Curzio , da Giustino e da cinque antichi scrittori presso Plutarco i le lettere ad Aristole e ad Oliinpiade, da parecchi anti- chi scrittori-, la pre/.iosa materia dclle colonne d'Ercole, da Fllostratoi fmalmente che Alessandro abbia distribuito il suo impero con testaniento non solamente e attestato da moltissimi scrittori profani , ma eziandio dall' ispirato libro primo de' iNIaccabei : e le particolari disposizioni di questo testamento riferite da Giulio Valerio sono per lo piii conformi alia tradizione di altri storici , come le note dell' Editore dimostraco. Progredendo noi nella lettura del francese articolo tro- viamo a pag. 6iy-6i8 combattuta T opinione che 1' Edi- tore milanese ha proposta (non defmita ) suUa eta e patria dello scrittore dell' opera. Quanto alia patria, chi considerera quanto minutamente e prolissamente questo autore parla delle cose egiziane di Sesonchosi ossia Se- sostri , e di Alessandria , e con quanto sana dottrina e diligente cura ci doscrive il culto di Seraj)ide , la statua, gli attributi , i prodigj , il potcre ecc. diquelNume, per cui gli Alessandrini, come dice un antico cristiano autore, nutrivano una frcuetica divozione ; chi, dissi , prendera in giusta considerazione tutte queste circostauze, opinera certamente die T autore del lil>ro sia di patria alessandrino. Altri liuoni argomenti per definire la pairia dell' autore possono leggersi nella prefazione del milanese Editore. Rillette il sig. Letronne che sbaglia assai questo storico tirando il gran rccinto dell' antica Alessandria iino ad Ermopoli , che distava , come gli senibra , da Alessandria quanto Milano da Coiuo. Ma qui il sig. Letronne ci sommi- nistra cgli stesso una pronta risposta col testo greco che ci presenta del falso Callistene, dove e detto che quel recinto gingneva fmo alia piccola Ermopoli. Dunque non si tratta qui della grnnde Ermopoli , che e la conosciuta comuuemente da' geograli , e che troppo distava, come ben dice il sig. Letronne, da Alessandria. Percio non sussiste I'argomento contro la patria dell'autorc tratio dalU igno- rauza che vi si vuol rilevare del silo del proprio pae*e. 326 SECONDO CENKO SULl' OrERA. A pag. 619 r autore dell' articolo inclina ad abbas- sare quest' opera sino al secolo nono. Tamo lo stile gli pare iinpropriol Nondimeno I'ltinerario di Alessandro, clie certamente^ e anterioie alia meta del quarto secolo , e scritto coa una straua improprieta e durezza di linguag- gio. Tanto gia era corrotta la latiaita nel secolo di Co- stantino 1 Se questo Itinerario nou portasst^ seco la data del tempo, clii non lo avrehbe depresso a secoli assal pill infiini ? Che se il Giulio Valerio e del noiio secolo (che e stato forse il piii teaebroso per gli stu.lj latiiii), in qurile eta meiteremo 1' altra storia edita de prccliis Alcxandri , la quale e scritta coa si orrida latiaita , clie fatto il coafronto, ci pare i\ Giulio Valerio uu cijjiio iu faccia ad uaa coruacchia ? Noi osserviaiiio inoltre che V editore milanese non ha fatto niuiio , beiiche riinoto , coufronto di Giulio Valerio con altri famosi scrittori. Egli dice nella prefazione a pag. IV. Etsi autem ud haec divina exemplaria { di Erodoto ecc. ) nihil fere ex omnium liUeris , ne duni nostrum auctorem comparcuidum putamus , multa tamen ubertas nee contcm- ntnda sdva diciiidi apud Jidium Valenwn est. Nemmeno troviauio probabile clie il iiouie di Giulio Valerio sia stato inventato couie qnello del falso Calli- stene. II nome di qufst' ultimo si sa che e stato suppo- sto al vero Callistene filosofo e corapagno d' arini di Alessandro, e scrittore delle gesta dell'Eroe, la cui opera essendo perita , fa ovvio il pensiero d' jnventarne uu' al- tra sotto questo nome antico e faiuoso. Cio non puo dirsi di Giulio Valerio , nome latino , e non preso ad imita- zione da niun altro storico che si coaoscesse simdmente nominato. Questo nome di Giulio Valerio e contestato da piii codici , da un milanese , da un torioese , da ua parigino , da im oxfordiese , e da luolti critici citati dal sig. Mai nella prefazione. Nella pag. 620, nota i , ci suggerisce il sig Letroane di leggere 1' interessante e prolisso articolo scriito sul Giulio Valerio nella Biblioteca universale il ni.irzo e I'aprile di quest' anno 1818, Avendolo noi letto coa ogai am- inirazione del sommo sapere che vi e spiegato , troviamo che il ginevrino scrittore si accorda col sig. Letroune , e diremo anclie col sig. Rlai, nel giudicare assai favoloso e vano il Giulio Valerio ^ nondimeao il predetto r^crittore inclina ad attribuire, coaie ha fatto il Mai , al nostro li- bro una oriirine alessandrina ; raosiraado che forse e tratt» TH GTULIO V\LERIO. 827 dal Monohihloii rilerito da Socrate istorlco , il cui passo corrotto cgll risana tVlicemente colV autoritk cU Niceforo die nomina coa piu preclsioiie il Mvnobiblon, in cui gli Alessaudriiii scrissero le iuiprese del loro fondatore Ales- sandro. Inoltre il prelodato scrittore ginevrino tessendo un dotto catalogo degli scrittori favolosi di Alessandro , luette per lo primo e per lo piix antico il Giulio Valerio, e cio conferma con una prezii sa notizia tratta da un co- dice torinese , in cui a Giulio Valerio e aggiunto il titolo di vir clarissimus clie era proprio de' senatori nell' impero d'occidente nel quarto secolo: la qual cosa, dice cgli ( se il titolo non e per vcntura un arbitiio del copista) , puo far credere che Giulio Valerio vivesse prima della caduta del poter romano in Italia. Volcndo noi por fine a qneste riflessloni ci perinettia- 1110 ancora di osservare dietro alia prefazione del sig. Mai, clie principalniente i dotti francesi lianno ab antico pre- parato il concetto a Giulio Valerio the tardi poi doveva staniparsi. ClauJio Clnfflet nella vita di Ammiano Mar- cellliio ha fcnnamente asserito che Giulio Valerio e state sincrono al predetto autore , cioe che e vissuto nel quarto secolo. Francesco Juret, doltissiiuo illustratorc delle lettere di Sinimaco (del qual Simniaco il sig. Mai ha re- centeniente scoperte le orazioni), due volte citol'auto- rita di Giulin Valerio , che possedeva nianoscritto , per conforniare alia latinitk due vocaboli. Carlo du Cange ha pariniente citato il testo di Giulio Valerio in proposito di latinith. P.etro B.iyle nelTarticolo Esopo non ha sti- niato di pnssare sotto silenzio il di lui traduttore Giulio Valerio. E fiuahiiente notissimo che Vincenzo di Beauvais ha fatto copiosissiini estratti di un conipendio di Giulio Valerio : ed il codice Amhrosiano e venuto iu Italia da Avignon. La Biblioteca Italiana nel settenibre ilel 1817 ha pnr- lato deir edizione di Giulio Valerio: e senza risparmiare a questo autore favoloso la debita critica , ha indicate que' niediocri vantaggi che se ne possono trarre. Ora non e toriiato sopra questa materia quasi per altro line , che di coinpartire al dottissinio e urbanissinio sig. Letronne i Jjen sinceri elogi che nierita per la diligenza niiraVule con cui ci ha descritto i manoscntti parigini di cjuesta e siiuili altre opere sopra Alessandro, e per la doitrina e gentilezza veramente esimia con cui lia discorso sopra il travagUo del i^ostro italiuno editore. Delia vita e degll scritti di Celio Calragnini proto- notario apostodco, commentario di- inoiisign. Tom- maso Guido Calcagnini ponente del Biion-governo, e referendario delV una e t altra segnatura. — Roma, 1818, ill ^° ^ pel de Romanis. TV ^ T ON potra liusclre se non die ben accetto ai biografi questo coinmeatario ove s' illustia la vita di un leiterato italiano del secolo XVI, di Celio Calcaguiiii , autoie di parecchie opei e laticiaiuente scritte,e ii piimo che abbia di proposito scstemito il sisteuia del nioto della terra iiitorno al sole imianzi ancora che fosse dal Copernico 4 divulgata questa dottrina. lacoiuiacia il llbro con un breve preauibolo ove 1' A. cliiede in certa guisa Ucenza di tessere 1' eacomio di un suo antenato, e dicliiara che aaclie Cesare fece risiioxiare dai rostri il nome della sua zia Giulia , Augusto di sua avola disse l- lodi, Nerone, che pilmo fra gli iniperatori roniani raccontusi avere delL'altrui eloqueu^a abbisognato, celebro la meiuoria di Claudio , Cecilio alia lama de' suoi eresse una bililioteca , e Tacito di P. Agricola suo suo- cero scrisse la storia. Noi non ci formalizziamo puuto percbe questo periodo sia state tolto da quaaco aveva detto Geiio Calcagnini allorche si appresto a fare il panegirico di suo zio pro- tonotario : C. Ccesar luliain amitum pro rostris , Augustus aviam laudwere. Nero , qui primus omnium imperatorum aliena eloquentia indiguisse dicitur , Claudii memoriam verbis illustravit . . . de suorum laudibus CcBcilius bibliothecam di- caturus agit. (Calcagnini,, opera, ecc. , pag. 653 J. Won ci formalizziamo di cio , si ripete , perocclie giammai scrittore ebbe inaggior diritto di appropriaisi i pensieri di un altro quaiito il nostro autore che, cosi facendo , si vale in certo inodo dell' eredita di un suo antenato , e tutto, come suoi dirsi, rimane in famiglia. Un' oscura ed intricata quistione si para a lui dinanzi sul bel principio onde provare i nobili , anzi gli onesti natali di questo antenato , attcso alcuni vogliono che il Calcagnino uscisse da bassa schiatta, altri che fosse un \ DEf.LV VITV ecc. DI CELTO C\LC\GN'IVr. 829 bastardo, ed altri ancora fi^lio di un prete. Qnesta ulti- ma opinione e la piii vulgata , e di non lieve impaccio e all'autore il inosirarne l"' iiisassisteuzi. Erasi gia assuiito questi) incarico il Barotti , il quale pretese di far vedere ne' suoi Elo^i decU uoinini iltustri Ferraresi , che trasse origine questa crcdeii/.a dall" essersi confuso un Calcagni- no de'Cnlcagnini padre del nostro let terato , con altro Calcngniiio de' Calcaguini, canonico, proionotario, e fra- tello (.lei primo. Se non che il Barotti sosteaae con tanto poco ingegiio questa controversia , o cosi nialamente si csprcsse, die gli ocuiati estensovi del Giornale di Mo- dena , che si pulihlicava in quel tempo , diedeio a divc- dere con una argomentazione In forma che le ragioni da lui addotte provavano anzi tutto al coutrario di quanto propo.ievnsi di diniostrare , e clie Celio dovea essere in realta figlio di un canonico. Noi non seguiremo 1' autore in ij.ia quistione che ei va svnlgendo con sottili disa- inine genealogiche , e il cui risultato non apparisce assai lanipnnte: pntreblje accrescere T iniliroglio un errore o di staiupa , o di trascrizione clie sia , che ci setnl)ra es- sere corso alia png. la, lin. 22, ove leggesi che il vec- cliio Tcofilo fu iVatello del padre di Francesco, Cfuando , se non ahhiairo male inteso il contesto, deesi dire dtl padre di Celio. Couiunque cio sia se gli argouienii recati innaiizi non fossero aiibastanza evident!, sono alineno prol>al)ili , e piii che ogni altra cosa e da valutarsi che narraiido Celio uu cerio aneddoto deila sua nascita , da a conoscere che il padre di lui era prcsente allorche nella cliiesa fn battezzato : per lo che sembra die se un canonico per sua sciagura generasse un figlio, non si mfistrerel)l)e cosi in palese alia foute battesiniale. Rispeito poi all'equivoco degli scrittori originato dal inedesiiiio nome che avevano i due Calcagnini , P uno de'quali era protonotario , potrebbe laluno opporre non essere pre- suniibile che due fratelli nella guisa siessa si nominas- •ero ; ma T autore risponde col Barotti che in quella faniiglla incontransi altresi piii Alessandri die sembrano essere usciti dal medesimo padre. Che il genitorc di Ce- lio per sein))lificare la nomenclatura della numcrosa sua discendeiiza stimasse opportuno di ripetere in due indi- viiJui lo stesso nouie, non apjiarira per avventura iuve- risimile , poiche tanta fu la sua virtu prolilica the ebbe d^ due iiiogli qnarantaquatiro ligliuoli. Bibl. hul. T. XU, a a ^3o OELLA VITA E DEGLI SCRITTl Celio aduoque, come in una clelle sue letteie ci Tag- guaglia egli stesio , nacque ai 17 di settembre dell' anno 1479, ma r antore non dice qual fosse la sua patria, se non clie si puo argonientare essere Ferrara, Giovanetto si erudi sotto la disciplina di Pietro Pomponazzo, e si aggiuiiga di G B. Guarini (V. Cilca^. op. pag. 26 ) , e fa condiscepolo di Lilio Gregorio Giraldi , e di Pierio Va- leriano, die riuscirono anch' essi valenti letterati. Dlede opera alio studio delie lingue latina, greca , ebraica , caldea , non che di iiiolte di quelle di oltrauioate ;, e si narra clie tanta era fiiio dall' adolesceiiza la sua facondia (e certamente il suo senno) che si accinse a declamare ■ tin giorno contro i forensi, e con tante arguzie condi il suo rngionamento che se n' elibero graodeuiente a male que'provetti o legisti o legulej che lo ascoltarono. Spronato dall' ardor giovanile, si die, ma per breve » tratto di tempo, al mestiere delle armi sotto le Insegne prima deiriiiiperatore Massimiliano , indi del Pontetice Giulio II. Cambio poscia questa carriera con un altra mea perigliosa bensi, ma non raeno turbolenta , e piii fastidiosa , cioe a dire con quella della diplomazia. Da Alfonso III duca di Ferrara fu spedito a Giulio II ac- ciocche lo discolpasse presso quel Ponteftce cbe lo accu- •ava di non essersi niantenuto fedele alia pede pontificia ■■' e lo minacciava dclla testa , come noi troviamo nel rag- • guaglio del Calcaguini {Ibid. Op. pag. 3a4). In Roma fu chiamato al sacerdozio. Per gravi ed importanti affari alia sua cura commessi peregrine nella Geruiaaia supe- -- riore , ando fra i P;innoni eJ i Sarmati , e visito il ' seitentrione dalla Vistola fine al Boristeue, E cosa assai inaravigliosa c'le in queste missioni sia egli riuscito ad accordare con la penna due Sovrani in una quistione che ftogliono d'ordinario terrainare da se stessi con la spada. Scrivendo di fatto un trattato de Concordia « com- ''■ » pose, dice I'autore, i discordant! Principi dopo la morte w del re Ladislao , e due essendo i supremi contraddittori " al trono procuro il suffragio a Carlo VII "j e citasi il testo del Calcagnini medesimo: Quuin duo supremi re- ges fori'iit imperii conip'titorcs.. Carolo septimo suffragium . . . procuravi. Ma in quelle parole havvi imbroglio per certo, poiche non si saprebbe indovinare ne clii fosse quel Carlo Vil, ne su quale discordia influlsse la morte del re La- dislao, che sembra essere Ladislao VI di Boemia. Nel DI CELTO C.\L0\GNINI. 33l testo del Calcap,nini e corso ua errore, che Pautoie si e diincnticMto di raddrirzare , seinbrnndo che in chiiiMo di Carlo VII dehbasi dire Carlo V, come Itsse gia il Tiraluischi , esseado nolo die morto Massimiliaiiu gareg- gio quel inouarca con Francesco I re di Fraticia, aspi- rando anilii al trono della Germaiiia. Quanto poi a La- disiao, esso , a quel che crediamo , non potrebhe essere in tale emcrgenza per altvo litolo rainmentato se noa perclie lascio uii successore incapace per 1' eta sua di "voiare in quella elezioue. Aggiunge V autore , che ia Lenoiiierenza delToperato fu il Calcagaini ascritto alia nobiha polacca ; ina cib parimente aliliisogna di scbiari- iiiento, poiche si chiederh qual parte avesse in cio la Poloiiia. II Calcagaini stesso ci meite sul sentiere per Jnterpretarlo i laddove dopo di avere detto che il giovane re di Boemia non pote concorrere alia votazione, aggiunge quo res legittime ageretur data est opera lit rex Sarniatict quod aetati deerat , auctoritate et sua consensu surcint. ( Op. pag. SaS). Cosi quel sovrano, quaniunque accesso- lianieute intervenuto in cctesto affare, si sara dato il pensiere di riniunerare il Calcagnini con una pateate di nobiha, rcgalo a que' tempi molto apprezzato. Giunto air eta di anni 41 si ritrasse in patria nel iSao ove occupo la cattedra di bella letteratura , tbe tcune fioo alia morte ^ se non che nel i55o I'u da Ercole II •pedito in Roma a Paolo III innanzi al quale arringo. ll Calcagnini era in particolar modo aniaio ed accarezzato dal duca suo tignore, il quale si giovo di lui per ac- rrescere ed ordinare la raccolta delle anticlie uiedaglie d' oro incominciata da Borso , da Leonello, e da Ercole I, II catalogo compilato da tpiesto leilerato si conserva o si conservava nella biblioteca di Ferrara , come ragguaglia r autore suUa fede del Tiraboschi , e le raedaghe ivi re- gistrate giungono fm presso a noveconto. Dopo (pieste notizie biogralicbe passa a ragionare degli studj del Calcagniui. Egli era senza verun duljbio uuo de'bnoni ingegni di quel tempo, e versato iu uiolte di- scipline, alcune delle quali non avevano Tuna con Taltra la menonia allinita, poicbe oltre all' essere poeta e lilo- logo entro niolto addentro nella giurisprudenza , scrisse intorno a materie di botanica , di hsica e d> asironomia* e se cio non bastasse era anche teoU>go. La su.i opera de iuta auliea . e la paratVasi Ui quella di Av'st<'tele «ulU 33a DELL4 VITA E DEGLT SCKITTI politica mostrano clic ei lien conosceva la scienza dcUa politica stessa, posto che si voglia annoverarla fra le scienze. 11 liljro de judiciis sen de ratione jiulicandi lo palesa esperto jurisconsuUo , e vi si puo aggiungere Taltio de vcrhormn et rtrum significatione ove trattaiisi ai'gomenti legali ; ei raccolse inoltre i frauiiuenti delle leggi delle XII tavole per uso di un suo discepolo. Parecchi articoli di fisica sono da lui discussi nel trattato de re nautica; de- liljo la botanica in un comnientario de Citrio , Cedro , et Citro ; si mostio istrutto nell' astronomia con la paraffasi dei tre liljri di Aristotele suUe meteore , e segnatamente con la dissertazione Quod cceluin stet , terra autein movea- tur. Assevera il Tiraboschi che egli die alia luce questo scritto innanzi che il Copernico pubblicasse il suo siste- nia , il che fu nel i-S/j-S. Ne si piio con fondamento sup- porre , aggiunge 1' autore , che viaggiando il Calcagnini oltramonti avesse inteso cio che Copernico stesso stava jnsegnando, poiche ingenue ed oiiesto conif era non lo avrebbe taciuto avendo egli raminentato il cardinale de Cusa che teneva la stessa opinioiiei se altrimenti fosse, non avrebbero ominesso Paolo Giovio , e Marcantonio Majoi-agio , nemici suoi , di fame ad esso un gravame , e tacciarlo di plagio. Seguitando a favellare delle letterarie produzloni del Cal^^agnini da a divedere I'A. che il libro de Concordia inanifesta quanto fosse egli versato nella storia antica i anzi egli stesso fu storico , avendo steso un commenta- rio intorno ai fatti d' armi accaduti nel territorio ferra- rese fra la soldatesca del duca Alfonso e quella dei Veneziani , circostanza in cui il Calcagnini per difesa della patria ricinse la spada. Torna bene awertire che cio avvenne un anno prima che indossasse la zimarra professoria Alcuai eruditi in quella eta non sappiam mei^lio dire se impiegassero o sciupassero il loro tempo onde inter- pretnre i gerogliiici egiziani , intorno a che Pierio Vale- riano consegno alle stampe un grosso volume in foglio , ma que' geroglifici rimasero cost enigmatici come per 1' innanzi lo erano , e come proliabihiiente It) saranno per lunga pezza. II C;ilcagnini non voile poggiare tanto alto, ma si contento, sembra a noi , di svolgere nel trattato de rebus Aegyptiacis il sistema della mitologia di quella nazione. II suo principale scopo e di dare a DI OELIO CXLCAGNINT. 333 cciDOSceie die questa initologia non fu punto inventata a caso, lie pi^r cieca siiperstizioiie , ma e nferiljile a falti storici o tisici, e si stadia di provarlo con molti eseiiipj. E iioto quaiiro gran roniore fu in tempi piu recenti me- nato da aUuui oltraniontani die , come fosse una gran novita , lianno sosienuto quesia o|)lnione. Curiosa e un' altra sua operetta de talvruin , tesseraruin , et calcu- loruin ludis, ove fa mostra di buona e scelta erudizione, che a[>parisce eziandio in quella sutiU Oracoli e nel trat- tato (tflla virtu delta saliva wiiana. In quest' ultima inoltre nianifesta di non essere ignaro della medicina, e piit lo fa scorgere nelP altra dc salute et recta valetudinc. II Calcagnini era teologo , ed impugno la penna com- hatteiido i dogmi di Lutero in un liliro die intitolo de lihrro arbitrio. IMa volendo egli discorrere di cose sopraa- naturali meglio sarel)l>e state che si fosse ristretto a qiu'gli argomenti. Voile anche scrivere un Compendium Muij;i(ie. L'A. si riserl)6 per ultimo di far imrola de' suoi talenti poetici e degli scritti di filologia. No! compcrulio di Reto- rica, nel comniento de iinitatione die precetti suU' arte oratoria , e ridiisse in pratica la teoria nelle molte ora- zioni die puliblico intorno a varj argomenti, e recitate la pill parte al cospetto di grandi personaggi. Di erudite e piacevoii disputazioni sono piene le sue epistole che indirizzo ad iiisigni letterati. Scguendo il capriccio di alcuni hegU spiriti di quel tempo che per fare mostra d' ingegno imprendevano a tcssere Telogio di cose ge- iieralmente spiacevoli , voile egli stendere in prosa latina cpiello dcihi piilce. Ragioni assai pl.iusibili vi sarebl^ero per giustificare Taltro da lui parimente scritto del Silcn- zio , di cui si puo fare la lode senza sostenere un gran paradosso. Ma cio che moltissimo contribui a procacciargli fima furono le poesie latme, che riscussero applausi da' suoi nemici medesimi. II Tirabosciii , fra i moderai scrittori , e r inglese Roscoe sono di nvviso die ei deblia orcu- pare per questo titolo un segnalato posto tra i piii illustri suoi coiileinporaiiei ; ma il nostro A. dando un lodevole esempio d' imparzialita , che e cosa poco comune presso i panegiristi, porta opinione die non sia tauta I'eleganza dei versi di C<"lio da potere sempre reggere al ci>iifr()nto «on que' del Vida , dd Fiacastoro , del Saunazaro e di 334 r>ELL.\ VITA. EiCEGLl SCRITTI altri celcbratl latinizzanti di que' gioriii. Nulladimeno in quail tJl forse di poeia partecipo cgll della lUjeralita di Leon X* L''A. riferisce e trascrive parecchi suoi conipo- nimeiiti che trovansi qua e la sparsi fra le opere dl varj autori , Noil e maravJglia che un letteiato di tanta riaonianza sia state da molti suoi contempoianei applaudito, e minore maraviglia e ancora ch' egli abbia trovato assai deti-attori. Fra i piimi nomina I'A. Lilio Giraldi , che paragono il Calcagnini nelT erudizione a Varrone ed a Plinio, ed a M. Tullio nell' eloquenza ; Cinzio Giambat- tista Giraldi, Giulio Cesare Scaligero , Eiasaio di Rotter- damo e Lodovico Ariosto, che lo encouiio per ben due "Volte nel suo poema. Ma il secolo in cui viveva era in materia di letteratura turboleuto e riottoso quanto altro iiiai , e abbondava di goffi e plebei scrittori che per poco che fossero punti avevano cosi scarso senno da credere che non vi fosse piii acconcia raaniera di fare la propria apologia , quanto che nel prorompere in in- giurie grossolane e scurrili, Di questa tempera fu Paolo Giovio, che raortificato in certa congiuntura dal Calca- gnini si diporto verso di lui in cotal guisa , e ad esso tenne dietro spronato dal suo mal talento 1' umanista Majoragio. Dope di avere I'A. redarguito le costoro maldicenze, termina il suo commentario dando ragguagho della niorte del Calcagnini , ma non accenna quando e da cbi rice- vesse la carica di protonotario apostolico , che e^li ag- giunge al nome nel frontispizio del libro , onmiissioce che non e di molto rilievo. II Calcagnini aduuque mor'i al 17 di aprile del i54r in eta di 62 anni , ed il suo monumento e sopra la porta della biblioteca del padri donienicani in Ferrara , a cui cesse per testamento tutti i suoi lil^ri, che ascen- <]evano al numero di 3584 volumi , e secondo altri, il che e forse piu probabile , a quelle di 1249. Dispose inoltre di una rendita di cinquanta scudi d'oro per le epese del mantenimento della libreria, e ad Ercole II, duca di Ferrara, regale tutti i suei manoscritti. Noa deesi tacere il singolare legato che fece al suo alunno Girolamo Monferrati, a cui lascio « la sua mula vecchia " ( rnulam scniorem ) , che per piii anni lo porto attorno w per I'Ungheria, per la Germania e per niolte parti m CF.LIO C\LC\GNINr. 335 >» d' Jtnlia, pregandolo a volere usare ogni cura nel go- '> vernarla e farla govfrnare , e somiuiuistrarle huoni " aliincnti fino alia sua niorte , come si convicne a tal >» nmla ( iit mulain talein dcctt), brstia cosi beiiemeiita. >» Un uoiiio die a tal grado spingeva. U sua tlconoscenza, doveva avere per certo sortito dalla natura ua' indole *gr»*2;ia. Questo e quanto ci sembra esservi di piu importante nel Couimentaiio , il quale e scntto cou semplicita e teuza preteiisione veiuna. Taluno potrehbe per avveti- tura liraiTiare clie TA. si fosse un po' piii alia distesi trattenuio nel dare ragguaglio della sostanza delle opere del Calcagiiiui, che oggidi da pochissimi sono lette. Ess« tbrinano uu buon volume in foglio , siainpato in Bnsilea nel 1044, col t to\o Ca>' Hi Calca'znini etc., oprrn aliquot. Una terza parte e occupata dalle epistole scritte a' ce- lebri erudiii e scienziati di quel secolo , qnali eraao Antonio Musa Brasavola, discepolo suo , Giovanni Ma- nardo , G. B, Egnazio , NIcolo Leoniceno, Erasmo di Rotterdamo, Ciacomo Ziegler, Girolamo Vida , Francesco }'ico della Mirandola, Andrea Alciato, La/aro Bonaniico , )1 cardinale Sadoleto , Alljerto LoUio , Giraldo Cinzio ed altri. Tuttocbe non sia nostro isiituto di fare appendici alle opere di cui diamo contezza, cliiediamo nuUadimeno che siaci perniesso di dire succintimente alcuna cosa intorno a due scritti del Calcagnini , a quello cioe d<» Citrio , Cedro , et Citro sfuggito alT oculatczza degli scrit- tori delle bildioteclie botaniche al Seguier ed all" Ilallero, e intorno nil' altro Quod caelum stct, terra autein nio- \>entur , il quale interessa la i,toria delT astronoinia. E quanto al primo. essu e un brevtf trattatello di quat- *ro pagine, ove 1' autore parla in separati capi del luogo nativo del cedro , cli' ei chiama citrius ( Citrus medica. L.), della sua cultura, come s'iunesti, in quanti modi si moltipliclii e come si conservino i cedri dopo raccolti. Soito il nonic di cedruin intende ua albero resinoso somigliante al ginepro, ma di piii bnssa statura, che produce coccole a moJo del giiiepro itcsso, nis neiis e astringenti, e questo potreiihe essere il Jwiiprus ozy- ccdrus L. , pianta non rara acll'' Italia ineridionsle , se ri'jn ciie il colore delle coccole trae pii al castagno che ■al nero. II Citrus pji e da lui Jescriiu coma uu albero 336 DELI.A. VITA. E DtCLI SCEITTI clie si accosta al cipresso , e si potrebl^e ragguagUare al Piinis cedrus L. clie cresce soltanto in alcuae regioni deir Asia. Tatto quello che assai Ijreveniente accenna iiitoi'no a queste due ukime pianie e tratto dagli antichi scrittoi'i, Rispetto air altro suo scritto , esso non eccede la laa- gliezza di sette pagine , e il tenia del nioto della terra e da lui sostenuto con graade iinpegno non solo , ina argutaniente si beffa di quegli uomini di cosi corta ve- duta che si daiino a snpporie il contrario : « Questo fir- » uiamento , die' egli , che tu stimi girare con inesplicaiiile il velocita , questo sole, quegli astri , che tu giudichi il essere rapiti da un solo moto di traslazione, stanno fissi, II e sui loro poli reggendosi godouo di una quiete per- » petua. Qnesta terra all' opposto che ti dai ad intendere -II essere fenna ed immota (tanto i tuoi seiisi t' ingan- II nano ) , ne sta fenua , ne si ajipoggia su un piix denso II elemento , come dalla piii parte degli uoiiiiiii e cre- II duto , nia e quella pur dessa che con incoiuparaljile II velocita , e con eterno giro si amove , e con essa II rotiaiuo noi mortal!, con le abitazioni nostra , con le II nostre citta , con le luontagne , e coi fiumi ». Onde mostiare quanto illusorio sia il testiinonio de' sensi si vale del nofo esempio de' naviganti cui senibra clie il lido oltra proceda , e che il naviglio stia choto. Dice non esservi I'agione alcnna che persuada die il cielo abbia a muoversi a destra , la quale non favorisca in camhio piu validamente la credenza che la terra giri a sinistra. J^isguarda anzi come assurda la prima opinione , attcso che se il cielo dovesse nello spazio di 2.4 ore compiere il suo giro , uopo sarebbe , attesa la grande anipiezza sua , che facesse oltre a cento mila miglia ad ogni iiii- nulo secondo. Sostiene che vi sono antipodi , e adduce plausibili ragioni onde mostrai-e che eio non e cosa nia- ravigliosa benche roti la terra , e fa vedere che adot- tando il sistema del suo movimento intorno al sole si puo ottimamente spiegare come le regioni polari sieno per nteia dell" anno invoke nelle tenebre della notte. E qui impugaa I' opinione di coloro i quali stimano che le terre prossime al polo non sieno capaci di essere abi- tate , poiche , dice egli , non possono mancare le cose necpssnrie alia vita , ^iacche quella notte semestrale e compeasata da un gionio semestrale egualmente. Quests ni CF.LIO CALCAOMNt. 337 supposizione del Calcagiiini sarebbe vie maggiormente cuiivali.lata se si avverasse quanto da qualche inoderno e stato avanzato , che le acque oceaniche non aggliiac- ciaiio presso il polo i ma siccome niiino ha viaggiato an- coia tanto oltre , ed i ghiacti appunto lianno rispinto qiielli che vollero uUiinaiiiente tentarlo , cosi lasciamo the altri vada, se pno , a riconoscere sul luoo'o la verita. Coloro che tanto stupiscono di cio che al G.dilei e accaduto in Roma per avere sostenuto qucsto sistenia «lel moto dcUa terra, dovranno rimancre sorpresi die un protoiiotario apostohco impnnemente spacciasse le stesse dottriiie pill di un secolo prima. E cosa eziandio curiosa che il titolo di questo trattato del Crilcagnino e in tal maniera annun/.ialo clie direttamente forma un' antitesi con quel notissimo dttto delia Bddia terra in oeUrnum Stat. Non gia che fosse intenzione dell' autore , come credianio , di contraddire all' Ecclesiaste , ma voleva cosi rspriinendosi prendere di mira colore che abusavansi di qurlla sentcnza interpretandola alia loro foggia. Ne so- lamente un prclonotario cosi francameiite filosofava a que' tenjpi , ma un cardinale prima di lui pensava e srri- veva nella medesima guisa. « Mi si narra , dice il Cal- ■' cagnini , che il cardinale de Cusa , uomo perspicace •' e dottissiino, abbia nel prossimo secolo tenuto la stessa " opinione , e me fortnuato se mi fossero giunti alle mani " gli scritti di lui I » Se queste uotizie non sono indiffcrenti per la etoria della scienza , gioverel'be eziandio di conoscere i veri moiivi per cui ne' tempi dappoi fu faito un gravame al Galileo per avere divuigato le stesse tcorie. t. stato detto, e a s.izieta ripetuto , c tuttavia si rijiete , da coloro ancora che per le loro cognizioui fisiche non potrebbero molto nffannarsi, vada auorr.o il sole o la terra , e stato deuo che I'ignoranza , la superstizione e il fanatismo reli- gioso congiurarono contro il Galileo , quasi che ei fosse allora il solo veggente sorto per caso in un paese di ciechi. Ni-lio sccrso secolo ne alzarono alcuni scriitori Iranresi tanto schiamazzo , che non ne fu fatto un mng- giore allorche P Universita di Parigi si avviso di volere shandita la dottrina della circolazione del saugur , e tli proscrivcre 1' uso della china-china, che in tanto dlcevasi essere febbrifuga nel Peru in quauto che gli Americaui avevano faito un patto col diavolo: e non erano in i^uel 338 dellAl vita e degli scritti 6cc, paese i teologi clie so«tenevano queste tesi , raa sapienti tlotto''!. Senza piu oltre iridagare pntrebbesi generaloieate dire ill sifFitti casi , e I' asserzione sarebbe pur troppo fon- data , cbe le verita di cjualsivoglia sorta. esse sieno non possono cbe assai lentameate propagarsi tra gU uuni'ml. Per lo piu addiviene cbe male accolti sieno coloro cbe si danno da principio 1' iiicarico di dlvuli>;arle , «egnata- metite se , in cio cbe spetta alia fisica , rovvsciano i veccbi, e stablliscono nuovi jistenii. I filosofi stessi vol- lero screditare quello di Cofjeraico come poco consen- taneo alia religione , cioe Ticoae Brabe , il Mersenio , il Gassendo e la torma di tutti gli altri di cui puo ve- dere la lista cbi ne ba volonta neil' Almage»to del Ric- cioli , cbe fu esso medesimo uno de' coiiti'addittori. Ma piu particolannente verieiido al Galilei tutto cio cbe nel secondo periodo ehl^e egli a soffrire si riduce a una briga personale tra esso e Urbano VIII. Questo pontpfice assai si piccava di letteratura, ne molto il Galilei di prudeuza; la teoria del movimento della terra non capacitava graa fatto quel sovrano , e 1' astronomo in Roma e a Firenze non si astenne da qualcbe sarcasmo , die gli cagiono spiacevoli conseguenze. Non ispetta a noi il giudicare se le azioni de' pontefici sieno tutte irreprensibili o no, ne vogliamo percio far paragon! , se la storia ci somministra esempj di una pari condotta de' Principi in consimili cir- costanze. Dionigi ( se liei? rammentiamo), re di Siracusa^ ordino cbe fosse imprigionato un filosofo cbe si avviso di trovare cattivi i suoi versi : Federico II , a quello si dice , fe' ua po" piu duraniente sentire il peso della sua indignazione a Voltaire per eguale motivo. Quanti autori se fossero principi sarebbero tentati di agire nella me- desima guisa contro i loro censor! I 359 Sqnn>-ci del sap:gio sail' uomo di Pope tradotti dal- V i/is^lese dal sis. Michele Leoni. V^HI conosce hella sua lingua originale il poemetto fi- losofito di Pope intitolato sass^io sulV uomo ( Es?ey oa Man) sapra apprezznre i teniativi del sig. Leoni in tras- portare nella nostra lingua questo genere diflicilissinio di poesia, cooservando a vin tempo stesso la frase poetica e I'energica brevita dell" originale. La traduzione die ne abhiatiio delT Adami non e sopportabilc per la slombata sua prolissita, e non e clie una parafrasi italiansi della parafrasi francese dell' ab. Resiiel. Questo cajio d" opera della poesia filosolica inglese mancava dunque di una traduzione itaiiana nella quale si vedesse irasfnsa tutia la Fisionomia morale e persin niateria'.e del testo'. L' in- stancainle sig. Leoni, a cui I'ltalia va debitrice di tante altre traduyioni dairinglese [a], cc ne ha mandati alcuni •quavci neir inteuzionc di consultare il giudizio del puV)- bliio col mezzo de'nostii logli. Egli e giunto quasi al termine del suo lavoro, e noi ci congrntuliamo con esse lui di qucsta sua nuova fatica dalla quale sara per trarne certauieijte gloria cd onorc. Verso la metci ddla prima Fpistola. Deir inunuriibil F.ifo il er.-in vohinie Cliiude a viventi il cicl : sol del fiituro I..1 nccessaria pagma lor luostr.i. Q'uel , die ai bruti nasconde , all' uoiu disropve; Nasconde nil' uoni quel che acii spini ssela. (a) Vtneria sa/vafa, otsia una erngilra tccprrta , tragftli.i di ToNMASoOrw*^ Fitenie , 1R17, O.^lla sl.iinperia dslV Ancor.i , in $.* ,
  • Se il sol non e quaggiu perfetto, e il solo » Lnmortal colassii , fu ingiusto Iddio ». DI POPE. 341 Scettro e Jjilancia dalla man gli svelli ; La Giustizia ineclesnia al tuo ricliiauia Stolto giudicio, e sii del Nunie il Nume. Temeraria Ration, cli'oltre sua sfera Al Cifl SI gpinge , nostra inganno crea. A jiiii alto loco ogiior 1' orgoolio inttmde ; Esser Angiol vorria T uiuan vivente , Gli Angioli Dei. Se le celesti Porte Gadder , die al Nume contrastaro il soglio , Riibello e 1' uom > clie degli eterei Spirti Al grade anela ; ed all' origin iriaia Onta fa qiiei , clie V aruionia ne turba. Cliicdi al Superbo jiercli^ spleadon gli astri , E sia r urbe teiren. u Per uie , rispojide , » Per me crescon le piante , i fieri e 1' erbe : 5> II nettareo licor con annuo giro « Per me la vite rinnovella, e grato >> Odor difi'onde la fiauimaute rosa : » Mille tesor per me raduna il suolo , » E sanita da mille veue scorre. » Volge il mar per me 1' onde e '1 sol si desta ; » Il mio seggio la terra, e volta il cielo. » Wa ({uaudo fiera lue piovon le stelle , E in tonibe le citta cangia il tremoto , E intere genti la procella inonda, Kon si diparte dal suo fin Natura ? >' No , ripiglia colui : coiiuini leggi >> Al Tutto desiiuo la Cagion prima. » Alcuna , e ver , soiTri vicenda il Mondo ; • Lieve pero. Ma ((ual v' ha mai perfetta » Cosa creata ? » E perch^ T uomo il solo Tal esser dee ? Se 1' alta unica meta E il felice esser nostro ; eppiir Natura In parte sen disvia, percln"' 1' Uom stesso Lei seguir non dovra? Qual di serena Lure e di piogoe avvicendar , tal vuolsi Nella \ita mortal cambio d' alletti. Saggio r uom sempre e da molestia sf'evx'o Esser non pud ,. come nh cicl senz' umbra , Lucido ognor , ne Primavera cterna. Se della Teira il vacillar , se il morbo L' ordin supremo a rinversai' non basta, II )iotr;\ un Borgia o un Catilina forse ? Colui , clie '1 lampo accende , e '1 mar d.J tondo Sollcva, e r all alle procelle inipeniia , Lasiia clie in core al Dittator del Tebro Alta, feroce Ambiziou si svcgli , £ d'Ammoue il Figliuol llagelli il Mondo. "342 SQtJARCI DEL 9\CCtO StfLL* tJOMO Sol tracotanza i nostvi sens! detta. Di naturale evento e uman costume Pare il giudicio sia. Pei'che del Cielo Biagaiar qui )' opre , e discolparle altrovc ? Debbe al tutto serviv clu beii lagiona. Jn sul principio della terza Epistola. Al mondo attorno il guardo gira , e vedi La catena d' amor , che tutto aggiugne, E fcconda a tal fin mover Natura: L' atomo vedi , che inver F altro tende , E, qiiesto attratto , un nuovo attrarae , e ancli' eeso 11 suo vicino ad abbracciar sosj into : Ve' la materia a un ceutro sol conversa , Che in vane forme al couiun beu si aifrettaf Da pianta clie si muor , sorgere uu' akra, Clie si dissolve per novella vita. A ogni forma che pera , alira succede, E morte alterna e vita, al par di stilla, Che sovra '1 mar dell' Essere si mostra D* aere pregna, e scoppiaudo al mar ritorna Nulla h stranier : servon le parti al Tutto. Nutre e conserva le create Cose Spn-ito animator, che ovunque esteso Gli esseri lega insiem , piccioli o grandi. 11 bruto El fe' dell' uoui, 1* uomo del bruto Mutuo soccorso ; ognun i-iceve e dona : Cosa non ^ , che per ee sola esista. Cosi continiiando , si ravvolve La grau catena ; ed h suo fine ignoto. Stolto ! avra dunque Iddio tutto creato Per tuo diletto ed ornamento ed e»ca ? Quel, die 'I cerbiatto alia taa mensa apprefta, Per lui d' erbe e di fiori ammauta i prati. Forge per te la lodoletta il canto Intuona della gioja e batte 1' ale ? Echeggian del fanel per te le note ? E il giubilo e r amor , che le disnoda. Irrequieto quel destrier , cui preme II suo Signor pomposamente il dorso , Ke divide il piacer , di se superbo, E ancor per te la ctreal semenza Ne' cauipi sparsa? V ban gli augei lor pasto. D' anno ferace ia dorata messe Intiera a te pertien ? Parte ne invoca Delia dura fatica il bue compagno. Impotente al lavor, sordo alia voce » DI I'OPE. $45 II yeiTO istesfio per sol opra e cura Vive di te , cl/ hai suUa Trrra inipero. Sappi , clie tutti Hi Natura i fioli Di servigi tra lor fan cainbio e tl' atti. Riscalcio 1' orso in pria quella viUosa J^lorbida pelle che '1 Sovran riscalda. l^lenrre tiitto a se 1' uom vanta sogijetto , Grida T oca die ingrassa : A me I' uom serve ; E colla sua ration medesma ei pensa Allor die '1 Tutto per un sol creato , jE non r uno pel tutto invan presume. E se pur vero e niai , die ovunque il forte Sul debil regni e eigiioreggi *1 Tutto , Uiuilia ben la vindice Natura II fastoso Tiraiino. Ei sol , per prova , D' ogni essere i bisogni e i guai conosce. Forse il nibbio trattien d' uiiiil coloiiiba Il cangiante color ? L' ali dorate D'^gl' insetti la pica'' il dolce canto D' usignuolo il falcon, che d' alto pioniba? A tutti r uoui )iorta il pensicr : le selve Agli augelli prepara , al gregge i pasclii , Ai )iesci r acc[ue. Egli a suo prode alcuni D»ir iiopo lor provvede : i piii a ddetto, Dona il rcsto all' orgoglio. Oguiin sostegno In un vano signer facil ritrova ; E n' e felicita pur anco il lusso. Da fiuue questo e da selvagge belve Queiia vita preserva , cui sospLia Stimolante digiun , d' indiistria padre. C.osi e di grazie agli aniniai cortese , Cui far disegna al suo piacer devoti. Del coljiQ estreuio e d' ogni pcna ignaro , r, nientre vive , antor fclice il briito , K qual uom poi si more al ciel diletto , CIi etereo foco subitano estingua. Code il liruto la vita anzi suo fine ; E tal dell' iionio 6 pur la sorte. Aniico 11 Ciel d' ogni ente d' intelletto privo , J. a conoscen/a del suo fin gli a»condc : Air uom la tia, uia tal cli' ei teuia e speri. I'el uiorir 1' ora ignota il cor ne acqueta , Ne vicina si crede allor die giunge, Gr.iu prodigio del Ciel, che a quel sol aggia , Clie la virtute lia di peusar , tal teiupra Di nipnt? infuso . die ogni bea sorpassa ' 344 Di Marco Polo , e dcgli altrl viaggiatori venrzlani put illiLStri. Dlssertazioni del P. ab. D. Placldo ZuRLA, con appendtce sidle antcche mappe idro- geografiche lavorate in Veaezia, — Venezia , 1818,' volume /, co^ tipi Picottiani. N, [el fascicolo dello scorso mese abuiamo annunziato queit' opera , ed ablilaiuo andie iadicato clie essend »si I'A. proposto d' illustrare i viaggi piii celebri de'' Ve- ncziani , in que^to erasi jiarticolarnietite accint.o a di- luoidare i viaggi famosi di Marco Polo A tutti e uoto con quanta cunoaita i viaggi eseiruiti da Marco, e da altri due suoi coasauguiiiei , Ni'^olo e Mattco , nella se- conda meta del secolo XI II, furono accolci da tutta 1' Europa, avendo essi i primi estcse ie relazioni nostre nelle regionl poste al di la. delia Persia , cbe poco erano ia quella eta conosciut<», non souimlnistrandone se non una scarsa e coiirusa idea i viaggi di due maomettani del secolo IX prodotti dal Renanclot . e quelli pure di Beniammo di TuJela , di Carpi no , di Rubruquis , dei quali una jiarte ancora non comparve se non dope che pubblicati gia erano quelli del Polo. Con ragione adunque disse Make Bran , cbe Ma'co era stato il creatore della gcogralia moderna dell' Asia , V Humboldt del secolo X'll. Ma e da notarsi pur anclie cbe Marco lo scrittore de^ viaggi , e il di lui padre Nicolb e Matteo suo zio , irattenuti per 26 anni nelle comrade asiaricbe ^ dubi- tarono forse di non mai piii rlvedere la loro patria , e quiadi non un diario , non una rela/ione ordinata stesero del loro viaggio , nia bensi pocbi cenai ne scrisse il piti giovane secondo cbe la nieinoria glieli suggeriva , al cbe si aggiugne cbe tratienuto per tre anni dopo il suo ritorno a Venezia prigioiiiero dei Ge- novesi , e dettato avendo in quel tempo la sua narra- zione, non pote dare ad ,essa un n-ito ordjne , ne forse con cbiarezza risovvenirsi di tutte le passate avventare. L' opera di Marco fu ancora sgraziatamente sfigurata dagli amanuensi nelle molte copie manoscritte cbe Di MAKco poi.o ecc. DissEiiTAziONi ecc. 34$ SB ne fecero , e piu sfigurata ancora nelle vci-sioni in diverse lingue , e nei conipendj che ia l)ieve tempo »e ne formarono. Diveriiuo era diinque il coilice di Marco Polo, noa ahrimcnii die qucllo di molti classici antichi , T og— gorto di copiosi cominenti , d' infinite varianti e di graiidissinie discussioni. Ilamusio cerco il prinio di dare a! puljblico un Polo gcnuino , e lo corredo di molte osservazioni. Purchas iece a un dipresso altrettanto ; Amlrea Muller lo pubhlico in latino con molte note e con un:i dissertazione geogratico-storica sul Catai j Ttrrarossa parlo molto dei Pidi e dei loro viap^gi nelle sne Rijiessioni circa le tcrre incognite ; e dope i viaggi de' missionarj alia Cina , accfuistarono i viaggi di Marco niiovo lume , come puo vedersi nelle opere di Martini, di Gau'.iil , di Renaudot , e nella sioria generale dei viaggi pubblicata da Prevost. Tiraboscki nella storia dclla letteratura italiana, e Foscarini in quella della veneta , attesero a purgare l' opera del Polo da alcune lacce clie si erano a qiielU apj)oste j e forse alio stesso fine diretto aveva i suoi studj anclie Toaldo ; Marini, Filiasi , Malte-Brun, ed altri forse si studiarono di sparger luce sull' argomento di que' viaggi , e per- iino la iJocieta K. delle science di Gottinga propose nel 1810 un decoroso premio a clii sponesse la geo- gralia di Carpi no , di Jluhruqws , e principalmente di Marco Polo, onde chiarn apparisse la serie , la dire- zione e Pandamento de' loro viaggi. Non era pero fa- cile r impresa , perclie ridondanti sono -jue' viaggi , e qiu;llo specialmenie del Polo , di cose non necessarie, e non utili alia gcogralia , ne alia storia ; e le immense varianti tra i manoscritti , e tra le stampe nnmerose di que' viaggi rlcliiederebbono una serie continua di conlronti capaci a spaventare il filologo ed il grain- inatico piu pazicnte , non die il filosofo ed il natu- ralista osservatore. Tuttavia 1' ab. Zurla ^ die tanto si era distinto nella illustrazione del mappamondo di fra Maura , non ha potuto resistere al desiderio di entrare in questa ardna trattazione , ed avendo gia pubblicato alciin cenno dtdla vita di Marco Poln tra quelle degli illustri italiani che ei stampano dal Bettoni in Padova, piende ora a porre, come egli dice, nel suo lume i meriti dei veaeti Bibl. Ital T. XII. 2? 346 Dl MARCO POLO eCC, viag^iatori, e di Marco Polo in particolare, ed a qae- sto oggetto ha giudicato di dover riJurre sotto varj punti di vista i pregi e gl' insegaamenti conienuti ia cfue' viaggi. Egli si e proposto di cominciare prima di tutio dalla geografia e dalla storia, di passar qaindk agli oggetti concenienti la storia naturale , la religione, i cdslumi , il conimercio , le scienze e le arti. Passeremo rapidaiiieiite siil capo I. di questa doita dissertazione , conteaeute solo ricerche cruico biogra- ficlie sui varj tesii di Marco Polo. Una relazione die affatto nuova riuscir doveva all' Europa nelT epoca in cui coniparve , noi poteva non essere in que' prinii niomcati trascritta a gara, e qnindi tras'atata in varle liiigiie eii anche sovente compendiata. Ma qnesta sol- •lecitudino appunto di accomunarne secondo 1' univer- sale desiderio gli esemplari , fece si che moltissime alteiazioni e moltissimi errori s' introducessero per colpa de'copisti, e forse per arbitrio irnprudente degli interpreti e de' compilatori. Ne rilerisce I'A. i piu sin- golari esenipj , come le stranezze che si leggono nelle inaruviglie del mondo di Marco Ptilo, stampate lino dal 1496, e nella Cronaca di fra Giacomo da Acqui che manoscritta si conserva nella Biblioteca ambrosiana, e il di cui autore era pure slncrono del Polo. Tentato aveva il Pamusio di ristabllire il testo genuino del Polo valendosi di varj aniichi manoscritti ■, ma sgra- ziaiamente non piu si trova il codice che il Ramusin consultato aveva , e nel quale quel diligente raccogli- tore riconoscluto aveva i raaggiori caratteri di auten— ticita. L' A. nostro pero crede di avere seoperto se lion r identico codice Ramusiano, altro almeno ad esso somigiiante. Tratta egli a luogo del codice parigino di Marco Polo e della versione di fra Francesco Pipino , domenicano bolognese. Coloro tutti che hanno fatto al- cuno studio particolare su que' viaggi , converranno facilmente col parere dell' A. , che in latino e non in volgare fosse dettata originalniente quell' opera , ed e utile la osservazione fatta dal medesimo che alcuni testi italiani null' altro portano se non la traduzione letterale della versione Pipiniana , e che in Germania si fece probabilmente , si produsse nel novus ortis a Basilea ed a Parigi , e si riprodusse dal Mailer , non quella traduzione medesiuia, ma, come scrive I'A., nn I DI5SERTA.ZI0NI DEL 1'. ZUr.LA. ^47 nuovo rifacimento della stessa ia forma piu elegante. Non lascia I'A. di trattare del codice Soranzo, e quindi Canonici , in cui si contiene il viaguio del Polo scriito in volgare veneziano; anzi ne tesse un' ainpia storia, dalla cjuale risuUa die il codice e scritto in un dialettd veneto nusto di toscano sommamente rozzo e sproposi- tato , senza ortografia e senza punti , con fiequente ualoiie di parole d' onde nascc. assai facile la confusioue; clie posto ill confronto col lesto Raniusiano nianca di un quarto incirca , e die per coaseguenza puo giudi- carsi un estratio , anziclie una copia o nua versione dei viaggi del Polo. Laonde servir non potrebbe quello in alcun caso per giudicare contra I'opinione del Ra- musio die latina credeva la detcatnra originale del li- bro. II niaiioscritto ancora delTAccadeniia della Crusca, dctto il Milione , tiittoche di »cia di esaminare aliri puiiti di critica , qual fosse per esempio la citta di Ciemenfu , qual iosse l' ascemlente di Marco che da|>prima si era portato alia corte cli Cubiai , qual fosse la gran regina detta Bolgana , la di cui niorte prodii^se o agevolo il ritorno dei Poli in Europa; qnale ia strada che essi tennero al loro ritorno ; quale la jDatiaglia , uella quale Marco riraase prigioniero; quale r epoca dclla di lui morte che si stabilisce dopo I' anno a323. Le altre pagine di questo capitolo contengono pill clie altro gli eloj;i di questi viaggiatori, e gli onori ad essi tributati da varj geografi ; le difese loro contra le accuse apposte alle loro relazioni, e per ultimo coti una dotta discussione si insinua che essi videro pro- babilmenie la gran muraglia della Cina, sebbene nella relazione del viaggio non se ne faccia menzione ;, e iiiolti trattl delle relazioni dei Poli si dimostrano con- feriuati con quelle dei piii recenti viaggi fatti all* Cina , non ommessa 1' ambasciata di Macartney de- scritta da Staunton. Versano i capi 111 , IV e V sulla geografia di Marco Polo ; nel terzo si espone quella dell' Armenia , della Persia , della Tartaria ; nel quarto quella della Cina , del Tibet e di alcune parti delT India ; nel quinto quella delle isole dei niari Cinese e Indiano , delle coste deir India , dell' Africa orientale e delT Arabia. Non ci e permesso il seguire I'A. passo a passo in que- 6te ricerche ; non possiamo tuttavia a meno di non lodare la diligenza sua nell' esporre i punti piu diffi- cili , e neU'indicare la vera intelligenza di alcuni nomi nuovi per avventura, o strani , da Marco registrati , come la Soldadia, la Caissaria , I'Arcingan, il Paipurth, * il Keobarle , il Mulchet , il Vochan , la citta ed il deserto di Lop , V Og Magog , ecc, Meritano pure DISSERTAZIONI DEL V. ZURLA. 849 riflcssione Ic note da esso apposte alia indicazione del mar Caspio , all' albero del sole , alia piannra di Pa- mer , ai paesi di Pevm , Ciarcian e Oucliach ; nota questa in particolare interessantissima per la corografia della Tartarian al monte Altai, alia pianura di Bargii e ai suoi confini coll' Oc£aao , alia legione delle Te- ncbre ed all' Og Magog. Belle son pure le ricerche intorno al nonii di Catajo « di Mangi dati alia Cina , ed alle idee clie antica- mente se ne avevano sotto i nomi di Sini e di Seres , al ([nal proposito si fa vedeie clie primi furono i Foli a recarc in Europa distiuta nozione di i[uel paese. Anche il Tibet si mostra prima di tntti visitato e de- ?critto da Marco. Questi fu pure il priino ad istrnirci delle isole e coste dei mari Ginese ed Indiano; e I'A. roil molto avvediniento nel §§ 94, 95 e 9^1 ha e?posto i cenni cliiarissimi di Marco, dai cjuali pote Cristoforo Culornbo trarre qnalclie lunie , e persuaders! della esi- stenza di altre isole o terre all'est della Cina, e quindi air ovest dell' Europa , e prender aaimo da questo a tentare lo scoprinieuto del nuovo monilo ; cosa die era stata gia accennata di passaggio dal Midhr, ed os- servata piii receiitcniente dal cav. Bossi nelle sue note all-1 vita di quell' insigne uavigatore. Belle son pure nel capo V le note sopra l' isola di Magastar o IMatla- gascar , il di cui nome vero f'u per la prima volta •fspo^to dal Po/o, benche quell' isola non vedessc ; sulli moltitudine delle isole del mare Indiano,ed in questa si riscontrano anche le noiizie dcgli anticlii ge'">grali e degli scrittori iudiani^ e beilissime If nflessioni sul viaggio marittimo dei Poll nel loro ritorno alia patrla, c\\c forse per la prima volta e stato mps>f) in cliiaro. Segue V es^ame della sioria naturale e della geoi^r.ifia fisica di Marco Polo; ed in questo ca|>o, die e il VI, I'A. dice di avere a|>profutato di varj lumi ad esso su tale argoiuento soninnnistrali dnl citato cav. Bossi, al quale si dicono ai>partenenti tutte le note numerose anneitale del Tangut. Egli ha notato particolarmente gli usi sociali , guerreschi e religiosi dei Tartari •, 1' antropofagia degli idolatri delTenduc, di Goncha e di molte isole; la polizia di Cambalui le solennita e le feste del gran Can ; le sue cacce por- tentose , V ordine ed i gradl della sua corte , l' use delle. poste, le stufe , i bagni ; le niaterie diverse, come corallo , sale e conchiglie, adoperate ad uso di moneta , i denti dorati in alcun luogo e la pelle pun- teggiata , forse il TaCoa dei moderni viaggiatori ^ T uso di niettersi a letto i mariti invece delle puerpere , il commercio degli eunuch i a Bengals , i tnorti abl^ru- c«ati a Tolaman e al Giappone ;, le vesti di scorza d' albero comuni a Gitingui ^ la nudita in altri luoghi preferiia ; il ladroneccio in vigore a Deli; la pirateria al Malabar , a Guzarate ed a Socotera ; T nso di ma- sticar foglie di Tembul (o forse di Areca ) , a Gael, e 11 pesce ridotto in biscotto , cibo universale degli uominl e delle bestie ad Escier. Poco resta a dire relativamente alle scienze, giacche «on si menzionano che gli etudj coltivati a Bagdad , la magia, Pastrologia e I' astronomia praticate in varj luoghi , ed una niedicina mista di magia coltivata a Cardandan , Caindu , Vocian , Jaci e Singui. L' autore ha proposto ingegnosamente il. dubbio, se Marco Polo apprendesse alia Gina l' arte di formare le carte geo- grafiche , l' nso delT astrolabio , della bussola , e della polvere da fuocoj e riguardo alle mappe non che agli altri oggetti astronomici, accorda ch§ c|iiali:he liunc tolSSERTAZIONI DEL V. ZURLA. 35j |)Otesse e'j;li aver tratto da quella rescione. Se scarso e 1" articulo ilelle scienze , noa lo e per avventura quello (Iclle arti ; giacclie ]avori tli lina tessitura sk ramrneiitano nel'.a Turcomania e nell' Armenia , scel- tissiina seta nella Georn;ia , inanifatture tli seta e d'oro al iMo«sul , a Bagdad, ed alirove, arml cccellenti d' ac- ciajo lavorate nella (Litinania, navi curiose costvutte ad Oriiius , inanifatture di acciajo^ di Tuzia e di Spo- dio a Cobinam , nianitatture di cotone a Casgar , fab- hriche d'armi a jangui, tutte le arti fiorenti a Quinsai, le ])orcellane di Tingui, i lavori d' ebano di Clianipa, i lavori di peile , ed i trssiui bellissimi di Guzara- te, ecc. L'agricohura si fa vedere praticata con intel- ligenza e prolitto a Casgar, al Catajo, al Tibet e al- trove , dove jmre si facevano vini artefaiti ; a Samara si cavava un iiquore spiritoso dagli alberi. Ne man- cano ad impinguare 1' articolo gli og?;etti di belle arti, il palaglo per esempio del gran Can a Cambalu , altro niagnilico palagio a QuenzaniTu , ponti nunierosi, e niagnifici nella Cina , canali bellissimi di coninnica- zione nelT interne della Cina , un sepolcrn inagnifico a Mien; la pittura e la stanipa praticat* dai piii re- moti tempi in quel paese , al qual proposito si sog- piugne in una noia la curiosa ricerca , se la stampa della Ciua abbia infiuito alia invenzione o iutroduzione di quest' arte i>resso gli Europel, il che forse T auiore non mostrasi lonlano dal credere. Anclie le arti clii- miclie erano in quelle regioni coltivate, vedendosi cola tratiati in diversi modi i metalli , tratto il sale ia varj luoglii rd metteste moita cura a raccogliere la musica di quelle genti i ottinio pensiero in nn viaggiatore , giacche la musica e parte della civilta de' pupoli, e puo in qualche raodo auche delinearne il carattere. Tutta la cristianitk celebra colle musiclie questo gior- no consacrato alia Santa protettrice di cosi nobiT arte. A Milano fu celebrato principalmente nelia chiesa di ^. Mareo colla musica di tre compositori diversi ese- guita da tutti i migliori "sonatori e cantanti die trovar si potevano in questa cospicua citta. II concorso fn grande , non diro de' divoti , ma de' curiosi. Concorde ed universale la il giudizio intorno al me- rito di quella musica. Essa non era adattata al luogo e alia circostanza •, non avea alcun carattere die la distingueose dalla musica teatrale. Questa osservazione die Torse non si sarebbe fatta venti anni addietro , in- dica die la ragione fa de' progress! anclie nelle arti , e die se mancano genj che creano , non mancano jngegni die rettamente discernono. Questo difetto della nostra musica da chiesa e tanto pill sentito ora da noi in quanto die sappiamo essere in Germania questo genere di musica in grandissimo onore, o almeno la musica sacra vestire cola un carat- tere conveniente al soggetto. Essa era tale anche fra noi quando era trattata dal Jomelli , dal Durante, dal Leo , dal Pergolesi e da tant' altri. La musica sacra pp.rea scritta in quell' epoca dagli angeli e per gli an- geli. Essa perde il suo carattere nobile e divoto verso la fine del secolo XVIII, appunto quando Blozzard e LETTERA CKITICA DI UN DILETTANTE eCC. 35* Haydeti e qnalclie altro maestro in Germania imitaado i nostri ciandi motielli le coiiservarono tutto il decoro che le si conveniva. La inusica leatrale con tutte le «ue lascivie fu accolta e rcsa familiare ne' tenipli fra noi, e si peidette il seiiso e il gusto di quella musici che espriine ua aniore levato sopra i desiderj terreni , santilica gli aninii , e provoca il renitente cuore del- r iioino air adorazione di Diu. NoQ ivi raggnagliero di lutta la luusica die fu ese- guiia a S. Marco in cjnesto giorno, lo a<>a entrai in qnella chiesa die alTintonarsi d'una lunga composizione in versi italiaaj , che seppi di poi essere una cantata sacra del Metastasio. Mi trovai per la folia costietto a teaerini in un luogo da dove nou ini era possibile vederc qual fosse il maestro die hatteva la musica, e per conseguenza dii fosse Tautore di quella composi- zione. II mio sentire e il mio giudicare uon era dun- que guidato ne da favorevoli ne da contrarie preven- zioni verso il maestro. Trovai prima di tutto assai straao quel hattere cosi risentito e che quasi ogni momento pareva die nmproverasse d' inesattez^a e d' insullicienza uii' orchestra composta tuita di pro- fessori che non ahhisognavano di quel baitere e non nieritavano quel rimprovero. Sia detto con pace de' nostri maestri, quella loro solfa e uua pedaute- ria indegna dei lumi del secolo. Che di quaodo in quando il maestro di cappella accenni il ritmo , e lo accenni laddove V orchestra mostra vacillare ondeg- giante nel tem|)o , quesfo e tollerabile ; nia che dal j)rincipio alia hue di un' intera composizione musicale io m* abbia da seniire conficcati nel cajio i due prinii quarti di tutte le battute , questo puo esser grato alia vanita de' maestri, ma non alle orecchie degli ascoltanti. Una tale usanza puo serbarsi ne' conservator] e alle prove, ma non alle inusiche cseguite nella prcscnza di grande numero di colli uditori, Che sia un' inutile pe- danteria lo prova la circostanza che rorchesira e quasi sempre situata di faccia al maestro, e die ogni profe s- sore puo d' uno sguardo seguire il inuto niovimento licate alle ['aiole, per quanto niai si poteva, da ua uiaestro che non voleva o non sapeva adottar altro genere clie il tcatrale. Cosi pareva tjuslla cantata ua centone coniposto delle piii belle idee di Cimarosa , di Paisiello , di Sarti e di tanti altri. II gusto regnava senipre, la fantasia ^ la creazione non mai. ]\li pareva di essere al teatro della Scala; tnorclie m'annojava nn po' nieno (i). I ritornelli , i recitativi , 1" istromenta- tura , r andamento della coni|)osizione , \o nielodie , tntto ricorJava le scene e Ic tjuintt* La bella voce di Reuiorini spaziava luaestosa fra le voite del Teinpio e J'aceva cimtrasto coU'eHiie c non senipre intonata di nn evirato cantore cli' io non conosceva e di cui mi III poscia detto il nonie. Cautava in quella ccinposi- zioae anche nn tenore , c cosi quella cantata era ^ una, poi a due, poi a tre voci. II maestro ebbe cnrapo di sfoggiare tutti gli spedieati delTarte, egli non uso the quelli del gusio i la uiusica sacra ammette 1' arti- ficioso piu della teatrale , ma il maestro non voile o non scppe attcnersi die al genere della seconda. Finita quella cantata alia quale, per far pnrere agli uditori di seder davvoro al teatro , non inancava die un battimento di mani frammisto alle grida del bravo , bravissiino ■■, dopo un breve rii)oso s' intono una sinfo- nia. Comincjo con un adagio piuttosio alTettuoso , e poi attacco nn allegro. Avea il carattere di un ouver- ture. — Che f'uoco , die condotta 1 Che unita di anda« mento e di pensiero I Questa e altra farina dissi Ira me I Come le modulazioni sono spontanee I Come le melodie accessorie sono fuse . di getto nella melodia principale I Con qual brio cammina fmo alia fine I Questo e estro , questa e aitc , questa e iiinnagina- zione 1 Era tutto fuor di me stesso pensaiido die vi era un maestro in Milano che scrivca di tali sinfonie ^ e domandai con ansietii il nome delT autore. — Ma che cuore fu il inio quando mi sentii sssicurato da una e da piii persone die era di Bethovt n I — E come mai i nostri maestri di cappella si iidaao a mettere di questa (l) Non c gia che al teatro Jella Srala nece«$ariamenic vi si annoj , ma tutti iaiii)r> die per un' infclice rombinazione di cose questa brutta compagna dell' iiomo , I» iipja , hi preso stanza da qualchc tempo nel^* 1' interno di quell' anipio c jp^polalo ricinto. 36o LETTER/^ CRITIC4. UI UN DILETTANTE CCC. jnnsica fra la loro? E nou si avvedono del torto che ne deriva da cjuesti confronti ? — E nun s"" accorgono che dopo una sinfonia di tal t'atta tutta la loro inusica dee iiecessanarnente parer fredda di gliiaccio ? — E ciie direinmo noi de' nostri pittori, se per meglio dar risalto ai lor quadri vi frapponessero quelli di Tiziauo , di RafVaello , di Rubens, di Claudio ? Era appena finita la sinfonia die s' intono il CREDO. II ritornello mi parve di fatti il nunzio del verno. II maestro ( e non era puato quel medesimo della Cant.ita sacra di Metastasio ) voile lar T erndito con un po' di fugato , succedette un patetico , e poi un agitato , e poi iin allegro , e poi non vi dlro esattauiente la suc- cessione di tutti questi tempi; vi diro solamente die i pensieri niusicali n' erano cosi scuciti, che quel ppvero simbolo degli Apostoli parea propriamente scritto da dodici maestri diversi senza pero I'ajuto dello Spirito Santo. Pazienza quando il maestro di cappella voile fare il sapiente e 1' ariiticibso ; egli non fu che nojevole v lua quando voile parer spiritoso ed espriinere la gioja cogli accenti musicali , egli attinse alle cantilene del trivio 5 e T espressione fu allora bassa, volgare, inteni- pestiva , indecente. — Indecente , si signore, indeceiite 1 me ne richiamo al vostro giudizio e al vosiro buon gusto. Vi mando la cantilena ch-e valse di tenia domi- nante ad uiio dei versetti di quel CREDO e che mi parve cosi notabile pel suo strano collocanieato , ch' io tosto trassi di tasca la matita e Ja iiotai di fretta sotto il mantello , come voi notavate le ariette de' vostri La- poni. Questo , dissi fra me ^ e un tenia da contraddanza perfetta, e bisogna fame tesoro onde regalarla a' mici coUeghi del casino per lefferate del fnturo carnovale. — Come? una contraddanza nel CREDO? si signore, una contraddanza bella e buona. — Eccovela. — La prima parte e tutta presa dal CREDO stesso , la seconda ve V ho appiccicata io^ pcrclie era nc-cessaria una seconda parte per rinteuto propostomi. Se credete di fame un jloao ai vo*>tri lettori,io ve ne fo arbitro. Sieno essi pure a parte del fondamento dei nostri giudizj e della giusta nostra indignaziono in veder cosi profaaato un genere di musica , che e pel luogo e pel soggctto , e per la circostanza deve esser volto a inspirare ben altra ri- membranza che qnella dei profani teatrali tripudj del carnovale ( Vedi la tavola musicale qui unita ). 36i PARTE TL SCIENZE ED ARTI MECCANICIIt:. •"<^- ^>-4> •er gli aliri due nuovi pianeti , Pallade e Giunone. Egli avverte che essendo considerabili le perturbnzioni che qucsti due pianeti soffrono nel loro movimento dal- rattrazioue dei maggiori pianeti loro circonvicini , snra dilScile auche ia una langa serie di anni appiuare atlatto 36>j. EFEMERIDI ASTONOMICHE gli elementi delle loio orbite e conveira considerarli come traspoitati per una elisse di figura varial)ile Preiide percio come base de' suoi calcoli die recceatncita del- 1' orhita di Pallade sia in nnmero tondo di 0,248 del siio seniiasse maggiore , e o,255 quella di Giuaoiie , e ag- giunge secondo il nietodo consueto ia correzioiie propor- ziouale ai piccoli cainbiainenti tlelle eccentiicita medesime. Quando poi le orljite soffrissero una variazione piu. considerabile , e piii non siissistesse la supposta piopor- zione, egli iiiostra come con alcune foniuile si possa fa- cibueute retti6caie il calcotu ed ottenere con esso la riecessaria esattezza. ■Segue un terzo opuscolo clie contiene uii suppliniento alia nuova analisi del problenia di deterininare le orbite dci carpi cdcsti , di Ottcwiano fahrizio Mossotti. Del suddetto nuovo mecodo per deteniunare con rpiat- tro osservazioni gli elementi d' un pianeta parlammo gia nel n." 27 della nostra Bihlioteca. In questo genere di problemi per lore natura coniplicatissimi non si puo pro- cedere die col mezzo di successive approsslinazioni , tr:i£cnrando suUe prime nel moto della terra e del pia- neta alcune piccole quantita, die poi s'introducono po- steriormente nel calcolo. Ora T autore , nel supplemento di cui ragic.aiamo, prende in conto gli errori provenienti dalle qaaiitita traacarate nel movimento della terra, e die spesse volte sono i piu considerabili , ed insejna come tali errori si possano correggere sino dal principio del calcolo. Con die 11 nietodo da lui proposto viene ad acquistare maggior sicurezza e genernlita. In una quarta memoria il signor Plana, astronomo di Torino, propone un metodo analitico per trovare la figura apparente dell' anello di Saturno, e la contigurazione deir orl)iie de' suoi satelliti. Per lo piii il piano di que- sto anello e il piano dell' orbite suddette sono inclmati alia linea visuale cbe congiunge i due centri della terra e di Saturno i ed allora T anello e le orbite ci compa- riscono come ellissi, delle qnali si tratta di determinare i due assi. E noto clie T anello medesimo ci divieiie invisiliile o quando la tenuita del suo piano passa per la visuale suddetta, o quando il sole ne illumina la fac- cia non veduta da noi. Si tratta pure di determinare per un istante dato la posizione d' uno qualunque dei satel- liti iiella sua orbita apparente, non meao die il momento DI MILVNO. 365 della loro congiunzione con Saturno riguarJo a noi. Tutto cio vieue esci;uito ilal sigaor Plana con forinole analiti- che^ le quali egli confessa die potrebbero riclnrsi a ii)e- todo purameiite tngoiiometrico , o raggiiagliarsi a qufllo con cui data la longitudine e la latitudine d' un iistro , se ne detennina la decluiazione e 1' ascensione retta. Ma il metodo aiialiticc da lui seguito gli scml)ra piii diretto e piu natmale. In quinto luogo il signer Carlini ci espone la prima parte d'una serie d' osservazioni delle ascension! rette della Stella pnlare istituite con un eccellente cannocchiale iiieridiano del signor Reiclienbnch di sei piedi di fuoco , gucrnito nel foco della oculare con un niicromctro di sette iili sottilissimi di ragno. Pron)ette di darne il se- guito nei voluuii clie veiranno; e noi pcro frattanto non f:irenio die parlare qui di alcuna delle aberrazioni die il nostro d^ligente astronomo ha notato in quell' istro- niento. Esso appoggiasi a due colonne di granito , die sono state posle non lia niolti anni sopra un vecchio nuiro interno dell'osservatorio di Brera , e il perno oc- cidentals di detto istiomento e sosteiuito tla una lunga lamina d' ottone die gli serve di guida. Ora il sigiior Carlini ha osservato : primo die il calore della stagione dilatando la lamina suddetta rialza la parte occidcntale dell'assc dell' istromcnto spostandolo dal sno dovuto li- vello ; eil oltrecio i due perni della macchina non sono perfettamente eguali fra loro. In secondo lunjio ronviea dire die le due colonne di granito nel corso di niolti anni sono audate luovendosi con lenta progressione sul nuiro al quale s' appoggiano J perche la dirczlone del can- nocchiale ha lentamente deviato dal meridiano, a segno die se non fosse stata rinnssa piii volte alia sua deliita direzione, essa se ne sarebbc in ,!(...; 367 Osservazionl sopra diverse specie dl piante indigene ddVltalin. Lettera del professore Mo RETT i al Di- rettorc delUi liddioLcca ludiana. Vienna, 1 5 scttcinhre iHiS. G st di coltivarne egli medesuno le specie duhl>ie , e di descriverle e ligurarle nei diversi periodi della loro ve- getazione ne fa sperare, anzi ne assicura , che quest' opera debba superare non solo tutte le altre di si mil genere fiaora uscite , ma riuscire di simmo vantaggio e di un vero interesse a tutti i coltivatori di cotesto amenissimo ramo delle scienze naturali. Nel gabinetto imperiale di storia naturale ebbi pure il piacere di esaminarvi a mlo agio il pregevolissimo erbario del celebre padre JVulfcn e la Flora norica tut- tora inedita di questo autore. Cotesta parte del gabinetto PIANTE INDIGENE DELL' ITALIA. 869 l- sotto la direzione del laliorioso e valcnte Uotnnico sig. Trattinik, autore di molte opere , e panicolarmente di una Flora austriaca con figure. Egli e princip.ilmente a cotali fontl cui diressi le ricerche onde istitulre i con- front! sulle niie specie dubliie. Per ora nou vi comuni- chero tuorche la sinonimia la piu precis:! , ed nicuiie Gsservazioui sopra diverse specie sulle qurili puo esservi qtialclie discussione ; riserbandomi per tutte le altre di darne contezza e nella succennnta mia opera , e in qualche altro opuscolo clie puhljlicliero dopo il uiio ri- torno in Italia. Sono , ecc. I. Veronica Hostii. N. V. spicis terininalibns , foliis ternis qnaJernis oppo- silisque liueari-lanceolatis acuniinatis serratis glaljris; caly- cibns capsulisque glabris. Nub. V. flexuosa , canle erecto fleMioso superne ramoso « foliis ternis canalirulaiis argute et profonde serratis gla- bris; calycibus capsulisque glabris host Synops. ed. TI. Ined. V. muritiina. Ifoc. et Bulb. Flor. Ticinens. \. pag. 6. ( noQ Lin. ). V. recta secunda Tabernam. Neuw. Kreuterb. 11. pag. 99. f 4. Descrizione. Radice orizzontale , cilindricp , legnosa, da cui cscono niolto fibre di color bianco. Fusto alto da due a tre piedi , dritto, cllindriro , gla- bro fin verso alia sonimita; comunemente di color verde glauco , taholta porporino , e tutlo copcrto di foglie. ro<:lic per lo pi>. terne , talvolta {jur.derne , e tal altra, ma assai di rado, due jole opposte , brevemente piccio- late linoari-l.TnceoIate , glabre, assai lunglie, pcrfettamente seghettatc , acute, con nervi proniinenti e di color verde pallido. Alle asrelle deile foglie spuntano uno o due maz- zetti di fogiioline o sti|ioIo lineari-acutc , Inticre. 11 fusto e terminato da 5 , 7 e talvolta piii spiglie di fiori di colore azzurro , i cui peduncoli sono rosp:irsi di brevis- simi (leli appena visibili ad occbio nudo. La spiga ccn- trale o terniinale e piii lunga delle latorali. Talvolta noii porta cbe una sola spiga. II calice e diviso |>rofonda- niente in qaattro parti, eil uguaimcnte die la capsula e glabro. 3^0 OSSERVVZIONT SOPRA. DIVEKSE Trovasi nei prati uinidi vicino a Pavia fra il Ticino e il Gravellone, e nell' Ungheria ne' prati al fiame Tibisco: fiovisce nel inese di Inglio. lo avea gia da qualche tempo osservato le difFerenze di qnesta specie coiifrontata coUa Veronica inaritima da viQ esemplare di quest' ultima dell' orto di Gottiaga gra- ziosamente trasmessomi dal professore Haussinaii nel 1817. Ora poi die le ho vedute tutte due coltivate dal dottor Host, lion ini resta piu verun dubbio sulla novita della specie di cui ragionasi. Del rinianeate, siccome il carat- tere d'avere il fusto flessuoso non e costante , anzi ri- scontrasi in pochissimi individui , come potei accertar- mene in centinaja di esemplari da me osservati , percio credetti piu conveniente di cangiarne il nome specifico in quelle di Veronica Hostil, in onore di chi pel primo la riconobbe per nuova specie. La figura di Tahernamon- tano da me citata rappresenta abbastanza bene la varieta a foglie opposte e con una sola spiga di fiori. a. Poa fertilis Host gram. Austriac. III. tab. 14. P. serotina Schrad. Flor. germ. 1. png. ^99. Gaud. Agrost. Helv. t. pag. ao8. Kael Descr. gram. pag. lyS. P. palustris Decand. Fl. Fran. III. pag. 60, n." 1608 (non Lin.). Aira elodes Brign. Fasc. pi. Forojul. pag. 10. Cutabrosia helodes Roein. et Schult. Syst. veget. II. pag. 696. Qnesta specie che fino dal 1810 raccolsi ne' siti umidi vicino a Brazza nel Friuli ove e indicata dal BrignoU , la rinvenni dopo comune nelle vicinanze di Milano. Gon- frontai i niiei esemplari con quelli coltivati dal dottor Host e gli ho trovati del tutto simili. Per amore del vero diro, die lo stesso professore BrignoU gia da qualclie tempo mi aveva fatto avvertito, qualmeate avenec. pi, edit. Willd. torn. Ill, pag. i538, excl. Syuon. Vald. et Forskal. Lactuca prenaiitlioidts Scopol.Flov. caniiol. ed. a, toui. a, pag. 100, tab. 49. Suffri'ii Gatal. des pi. duFnoul, pag. 171. Choiiilidla prenanthoidcs Vdlars , Prec. d' nn Voyag. pag. 16 , tav. 1 , fig. I. Chondnlla lactucucta Forojuliensis Roy , Stirp. Eur. extr. Biitaii. pag. 94. Histor. plant. I , pag. 228. Ray trovo pel primo questa pianta e la descrisse con inolta osattezza. Pictro Arduiiii ne riuaovo la descrizioiie , e ne diedo una buona llgura , ma nulla dice della de- scrizione del botanico Inglese. Lo ScupuU la descrisse e la liguro nuovaniente , non conoscendf forse o non con- sidcraudo la pianta dieW" Arduiiii per la sua specie, e la trasporto tial genere Prcnanthc: a cpiello ili J.uccuca. Vil- liirs la vorrebbe alP opposto una Chnndrilla •, ma dopo ua attento esanie ho creduto di ntenerla ancora per una Prenanthcs , del cui genere possiede tutii i caratteri meno quello di avere il pappo brevemente stipitato, clie d'' al- trondf , giusta Linnco , e un carattere die avrebbe coum- ne con altre specie di Prciutntht's. Ray disse d'averla osservata nel Friuli sulla strada clie da Venzoue conduce a Venezia , ed io per T appuiito la trovai copiosissima 4Va Venzone e Geniona. Si ilovra quindi dipeuuare 11 sino- ninii) di (juesto autore riportato da Linneo (>)' ^-^ ^^~ inurrk, (a), e da JVUldctiOiV (3), alia Chondrilla iiudi- caulis. 7. Senecio rupestris Waist, et Kiraih. PI. rar. Hungar. a , pag. 1 36, tav. laS. S. laciniatus , Bertoloni , in Journ. de Botaniq. par Desv. 4, pag. 76, n.' 9, et Opusc. scient. di Bolog. 1818, lasc. VII, pag. 8. Balb. EleucU. 181 6, pag. 7. Gli esemplari di questo Smccione avuti in dono dal valente botauico dotior Bonfico sotto il uome di S. laci- niatus, e da lui raccolti in compagnia del chiar. profes- (1) MAiui;. .ilicr. pag. 2;8. (1) Encycl. Metli. II, pag. 78 cd Patav. Ci) Spec. pi. Ill, pag. i53a. 0~4 OSSERVAZIONI SOPr.A. DIVERSn sore Balbis sul monte Penice negli Appennini, sono del lutto simili a quelii da me osservati negli erbarj della Gerinania col nome di S. rupestris Kit. Trovai in copia questa specie anche sui monti tiel lago di Como in una erborazioue cola fatta lo scorso anno in compagnia dei dotti botanici Schouw , Jan. e Odescalchi, 8. Senecio chrysanth'inifolius P. S. coroUis radiantibns, foliis glaberrimis , laxe pinna- tifidis ; pinnis longissiniis , inequaliter subpinnatis i caule ramosissimo, Poiret Encycl. method, torn. VII, pag 92. Bivona Bernard. Sicul. Plant, centur. 2, pag. Sa. V ' a S erucifolius , Pollini , PI. Veron. in Diar. Brugnatel 1816. pag. 99 ( uon Lin.), Jacobea sicula chrysanthemi facie , Boccon. Rar. PI. Sicil. etc. pag. 66 , ic. Nel i8i2 osservai e colsi per la prima volta questa specie di senecinne nei colli Berici vicino a Vicenza -, e dopo averla esaniinata, e consultati diversi autori, mi parve di poterla determinare pel S. chrysnntkeniifolius di Poir. Due anni dopo ne mandai qualche esemplare sotto lo stesso nome a due sagacissimi botanici, al Balbis cloe, e al Bertoloni i ma, non senza sorpresa, tutti e due mi rispo- sero che era invece il S. Tennifolius. Poco tempo dopo ricevetti dal cbiar. dottor Bellardi di Torino un esem- plare del S. Tennifolius da esso rinvenuto nel Monfer- rato, e scorsi, come io I'avea dapprima pensato , ch' era assai distinto dalla mia specie. Finalmente ho osservato in questi ultimi giorni la mia pianta coltivata nell' im- periale orto botanico di questa Universita di Vienna col nome da me accennato. II sinoiiimo del Pollini appartiene senza dubbio ad una semplice varieth della medesima specie, che vidi colti- vata nelPI. R, orto botanico del Liceo di Verona. E mestieri per altro di avvertire , che il senecione , che trovasi nella pianura e ne' colli traspadani al mezzodi della citta di Pavia , non appartiene alia specie di cui si ragiona, ma e invece il vero Senecio erucifolius di Linneo. Questo vedesi coil molta esattezza rappresentato nella iignra della tavola i53 di Barelier , Jacobea incana repens herba , PI. per Gal. etc., die e Tunica citata da Linneo e da Wildenow , e che giustamente, secondo il Pollini » non conviene al Senecione de' colli veroncsi. Nulla posso dire di positivo intorno all' opinione del chiar. Bcrtoloni , il quale pretende che la specie di cui I'lVNTE INDIGENE DELL' IT VLl A. 2^5 si ragiona , sla la stessa die il S. squalidus L. sp. pi. iai8, poLclie non mi fu conceduto per anco di poter osservare quest' nhinia specie. Tuttavia I" essere questa anauale, col fusto alto soltauto dai sei ai dieci poUici , e con un coriinl)o di pochi tiorl i e ^11' opposto il S. chrysitntlicmifolius pianta perenne di quattro a cinque piedi d" altezza e con «n corinibo numerosissimo di fiori, Dii fa ragionevolinente siipporre che il Bertoloni possa essere caduto in e(piivoco. V. op. sc. di Bol. , fasc. IV, p. 233. Decand. Fl. Fr. IV , p. i6a, n.* 3172. Smyth. Fl. Br. 2, p. 883, n." 4. Poir. Eac. Meth. VII, p. 88, n." 47. 9. Ilifraciuni cjnioswn Lin. Sp. plant. 2, pag. 11 26. Alllon Flor. pedem. i, paj^. 2i3. Villars ^ Hist, despi.int.de Daupli. 3, pag. loi. H. caule siniplici cymoso triphyllo foliis lanceolatis , piloso hispidis , ViUars , Prec. d' ua Voyag. pag. 63, tav. 4. fig. 2. H. sahinum, Sebastian. Rom. plant, fasc. i, pag. 8, tab. II. fig. 3. A torto rillustre Dccandole (Flor. Franr. vol. VI, pag. 434 e 440 ) ha voluto far credere , die V AlUoni avesse commesso V errore di descrivcre il Hicraciuin prot- inonmn per la specie di cui si ragiona ; ed ecco donde io lo argomento. L' Allioni riporta le frasi specifidie di Liimco tanto dell' una die dell' altra specie ; allegando per la prima, ossia al H. prctinorsum, la figura di Gnulin, ( Flor. Sibir. tab. i3, fig. a. ), die non puo in alcun modo riferirsi al H. cyniosuin; per 1" altra poi , cine al H. cymnsuin, vi unisce il sinoninio e la figura di Bauhino Hicraciuin murorwn aiv^ustif(diuin non sinwitum, Prodr. pag. 67. ic. , che dalla maggior parte dei botanici si cre- deva app.irtenere alia stessa specie , innanzi die , colla scorta deir erbario di Bauliiiio , GorlincJt e ViUtirs noa dimostrassero , che era una nuova spezie da essi deno- luinata II. cutlinuin. Anzi per convalidarc vieppii la iiiia opiaione su qnanto asserisco , pregai un niio allievo , il sig. dottor Pulloni die attiialmente continna i suoi studj airUniversita di Torino, di copiarmi fedelmente la figura della tav. 34 del vol. XI delle Iconrs Tuurin. fatta ese- gnire dal mcdesimo Allioni, e la trovai corrispondere perfeitamente al H. cymosum. L. Bisogna credere duuque die ncir erbario delP yl//»o/jj ora posseduto dal chiar. prot. Balbii siansi confuse le due specie, e die la bulletta 5/6 OSSERVAZIONI SOPRA. DIVERSE , eCC. dell' una abl/ia occtipato il posto dell' altra. Cosi parmi ragionevolineiUe di peiisarlo , e tengo per fermo , che noil altrimenti vedranno tutti coloro i quali vorranno darsl la Ijriga di esaminare atteutanieute la presf-nte que- stlone , e quhidi iion faranno il torto di attriluiire un sis grossolano enore al celebre autoie dtlla Flora Pedemon- tana. Kinvenni il ^.. cymosum vicino ad ua molino di Re- siuta per andare a .Poiiteba, 10. Hipraciuin intyha:ewn , jacquin 71or. Austr. app. tav. 43. H. albidum Yillars. PI. de Dauph. 3, pag. i33, tav. 3 1, fig. 2, male. Leontodoii hispiduin Vandelli, Saggio . di storia natarale del lago di Como, 1763, tali. XXII. ic. bona ined. Ej. ^ascicid. p!. cum nov. gener. et sp. p. 18. Lo Scopoli avea riportato nial a proposito questa spe-. cie alia Crtpis olpina di Lriinco (I^elic. Insub. i, pag. 82. ) la quale e luolio diversa. La iigura del Vand(dU e esat- tissiina. Se questo autore avesse pubMicalo il suo Saggio di Storia naturalc del 'lago di Como allorclie lo ebbe ter- ininato ( uel 1763), avrebbe offerto al pubbbco nlcuue piante nuove , o .nlmeno non figurate da altri prima di lui. Tali soiio la Saxifraga Vandelli. Stern, la Mutata L., la Pyyamidalis Lapdr ,1" Arniaria hiflora L., rappresentate assai bene nelle iavole sesta , settima, undecima e de- cimanona. l^leriterebbero pure di essere esaminate o il- lustrate altre piant» clie egli lia creduto nuove, cioe la Campanula Firmiana tav. VIII, il Leontodon taraxacona- struni tav. IX., il Gnafnlium minimum, tav. XII., VAretia multi flora tav. XIV il ChaeropliyUum nunimum, tav. XVII., il Leontodon taraxaconoidec- , tav. XVIII., e VAlUwn cir- rhoswn tav. XX. Due sono le copie di tate manoscritto che esistono in Lombardia:, una era posseduta dallo speziale Paolo San- giorgio di IMilano, che fu conipagno delle peregrinazioni del^ Vandelli, e 1' altra e conservata nella biblloteca della I. R. Uaiversita di Pavia. Ouesto dovea essere pubbli- cato a spese del Governo , e indirizzato all' esimio conte De Firmian, die avea somministrato al Vandelli i mezzi d' intraprendere i viaggi ; ma per gl'intrighi di qualche altro naturalista la cosa non ebbe il suo efFetto. II Van- d'dli fu chiamato dopo dalla corte di Portogallo a pro- fessare la storia naturale neU' Universita di Coimbra , dove credo the viva tuttora in una eta molto avanzata. 377 Mcdicina legale sccondo lo sp'uito delle leggi clvlll e pciialt vepUniiti nei govcrid d' Italia^ del dtttore Giacorno Barzellotti , profefsare di mediclnci pralica nelV I. R. uiilverskd di, Pi.sa. — /vi, i8l8, tonil due in 8.°, it l° e di pag. 291, il Oj^ dl pag, 355. \^UESTO trattato cl porge la prima occasione di far purola di medicina legale nella nostra Uiblioteca. L' ar- goiiieiitu e di grave inipDrtaaza pei ineiiici , non lueno the pei giiirisperiti , quiiidi crediamn riescira cosa utile e gradita alia inaggior parte de' nostri leggitori quella di ilarne un diligenie coinpendio che presenti in sue-* ciiito i principaii itiseguaiiieuti clie vi si coatengoiio. In qtiesto modo noi verreino anclie a inauifestare il inf-rito dell'aatore, che non puo nieglio apparire cjuanto iiella eccellenza delT opera. Benche gli Ebrei, i Greci od i Roiiiani non ahbiano trnscuratc.) di consultare e di vaUuare 1' opinione dei periii dcIl'' arte inedica e cUirnrgica nolle rjncstoni me- dico-forensi , pure non ebbero parlicolarmente di mira quest'' arte scientilica ne' loro stnJj. Fu all' cpuca di Carlo V che si comincib a conosccrne 1" importanza. Insigni scriitori si eievarono prima in Germania , poi in Francis, indi in Italia a dimostrarne I* utilita ed a gettarne i londamenti colla storia di molti casi e de- cisioni I'orcnsi. Sono imniortali in quest' arte i n.mii ilL Boerner, di llebenstroir , di Pareo , di Blegny , dj De- veaux , di Zaccliia , di Fedeli , di Valentiai. Fa mara- viglia che ad onta di tante opcre pubblicate da si cliiari uomiui, la medicina legale non facesse parte de' pub- blici insegnamenii prima del secolo XVII I. A' nostrl giorni si puo dire cirdla e pienamente in fiore nella educazione scientilica , e si puo sperare die sa^a in hreve alia sua perlczione illuminata iV.illo splendnre che Iianno acquistato ed acquistano la iisica , la clii- niica , !a notomia umana , la lisiologia , la patologia , r arte cliirurgica ed Citetricia , che sono le vere basl delta medicina legale. Testimonj dci progress! die h« BlhL Ital T. XU. 25 378 BA.RZF,LL0TT1 fatto quest'' arte a' nostri tempi sono le opere di Fo- dere , di Mahoii , di Belloc , di Sikora. la queste ul- time princi lalin ate protests il nostro auiore di aver attiato inolte cognizioai per condurre a tcrraiie il sai> j)rb a portato il nostro autore nel sistenia stesso del Zaohia riprodu- ceadolo con piii bell' ordine , ed ia modo piii coave- iiiente ad una facilo e proata istruzione. Tfili pi'egi appariranno in parte nel compendio die veniamo facendo delle questioai medico-legai i esposie neir ojjera stessa. E dicianio solo in parte , perocche la dccenza di v.a giornale scieatifico-letterano die corre nelle mani di persoae d'ogai eta e coadizinjie, non ci perinette di trattenerci sugli argomenti del libro primo intitolato Afrodisiologin. Lasciando pertanto die le per- sone dell' arte consultino nell' origiaale questa parte deir opera, die qui riescirebbe pericolosa al costume, coiiiinceremo colla seconda die raj,iona delF embiolot^ia o sia della vita eclissata e distrutta. Lihro secondo. TiTOLO 11. Emhiologia forense , ovvero vita eclissata 0 dislrutta. QuEST'ONE 1. Se vi slano datl certi e sicwi, otdc de- tenninare p"r lame del foro lo Stato di vita in coloro , ia cui si trova sospesa sotto k stinbianze della mort.e 0 se essa sia veramcntt accaduta — I Sf^gni esterni dai quali puo dedursi la presenza della vita tuttoche e- clissata , si riducono ai seguenti : colonto die noa s'allontaui troppo dal naturale, calore delle carni su- porstite in grado mediocremente sensibile ;, pic-gbevo- lezza delle membra; una certa tal quale oscillazione alia regione del cuore; un qualdie leggiero uioto respi- ratorio percettibile all' applicazione di uno specchlo presso alia bocca die lo appanna , o al moto dell' ac- qua in un bicchiere posto sulla cartilagine della pe- nultluia costa vera sinistra , sccondo il consiglio del Winslow. L'esistenza di tutti o della tnaggior parte di quesii segni da a sperare che la vita sussista , ma MFDICINA LEGALE. $79 come talvoUa qne>*ii segni possouo iagannarc, la niaa- eaii/.a dei iiiedebiiul tion e nc()iiure argomeuto certis- simo dclla oiorie accailuia. Prima di dichlarare ))pi- tanto che sia spoata la Vita nei casi die la^clano Juogo a duliitnre , bisogoa mettere in opera quei teiitaiivi die I'osperienza ha' diinostrato atti a ridestare le as»o- j)iie fLinzioai del c()r)>o animale. Esseiido il cuore la prima molla della vita, conviene innan/i a tutto ten- tare di ricliiam;irlo alia sua azione, la fjiiale , posta die sia in vigore, puo rianimare lutte le altrc t'unz>onl da cssa dipendenti. Ma poidie non e pussib le di sti- niulare direttamenie ii ciiore , cosi si tenta questo per la via dei pol.uoni , e con cio si viene ad eccitare insieuie una funziune luolto iin|}ortanie comt- e cftiella della respir.az o;ie. A qnesto iritento g ova la insa;lla- zione delT aria nei polinoni opcrata col mtzz) di un niantice a doppio ventre , o in mancan/a di qnesto andie di un mautice iu opportano die si co- nosta. Giova pure a rieccitare I'azione del cuore e dei polinoni Tapplicire degii stimoli alT orgaoo deH'olfato ed ai nervi del tatto. L'alcali vohmle iutroJ«tto nelle narici , o altro piii I'orte errino ; il fumo di labacco ap(dicato ai'P iiitestini ; stimoli pungeati fatti passare sotto le uiighie o,l in altre parti moho sensihiii ; le-. lettriciia , i ve^^cicatorj , i senapismi , il ferro rovenie, i carboiii accfsi , r«< qua bolleiiie ; I'apertura di una o piii veae, o dell' artcria teniporaie, sono tutti tiie^zi < lie baniio potutu salvaro multi, die altrimonti s.ireb- hoj-o stati vittinie. Questi su-.i»idj non si deb])ono pero tumultuarianiente aJuperare , ben-ii e duopo appluarti con ordine a poco a poc" , e scegliere quelli che piii convengono al genere p:irtlcolare d'a-^lissia di cni si tratta. Qunndo non ai r^moscono le ta'j^ioni precediiie, sirii sompre cosa pruJente di richiamarc il cuore all" n7ioue per mez/o della respira/ione , imj>iegando jmi con giusto nietodo gli altri ajuti sopra notaci , e )ier un tempo ben liingo. II volto smunto cadavrrico, il aaso acnminalo , gli occhi cristallino-opadii , niun niovimenio di respiro , insens bilita agli siimoli, niun Miovimento del cnorc o delle aneric, perdita del co- lore e calore naturale, le membra tuite irrigiditc sono 38o BAKZELLOTTI segnl di morte certa nei carf ordlnarj ; ma non hastana allorche trattasi di morte violenta od istantanea ; e pero e neccssario di inettere a prova i niezzi prescritti per riciiiamare alT esercizlo le fuiizioni sospese, e so- pra tutto si deve prolungare il tempo prima di venire alia sezione del cadavere , anche oltre le 24 ore. La incisione stessa del corpo si deve fare con lentezza e con sajjaciia , in gnisa clie se la vita aucora esiste, il taglio clie si ciea divenga una ferita sanabile : se dopo nn piccolo taglio, e dopo akri piii estcsi fatti sul petto la vita non risorge, allora puo continuar;.ene la sezione per fare quelle rcerche che si sono proposte. QuESTiONE II. Se poisa giudicarsL da crti nfgni este- riori nella madre che il fcto sia mono iitU" utero di essa , e se tal morte possa coaferniarsi dopo che il ftto sia venuto alia luce, < rilexarsi, se cid sia accaduco per cause natura'.i o artificiak ■ — E siato osservato che d'ordinario nel terzo o quarto giorno dopo la uiorte del feto neir utero , il seuo della mad'*e si goiifia e diviene doloroso , poi s'abbassa e divcnta floscio :, iti seguito il volto impallidisce, s' incavano gli occlii , e le palpebre mostrano nn cerchio nericcio livido e come plumbeo. Invece di sentire de' movimenti spon- tanei del feto, prova un incomodo b alio tt amen to nel ventre , ed nn senso di peso sul lato ove la donna si corica. La bocca diviene cattiva ; sbadlglj frequenti e naal di capo, tinnito d'orecchi , nausee , vomito , sin- cope, lassitndine spontanea tormontaiio I'inferma; il ventre si deprime , ed una febbre lenta minaccia la con^unzione. A qnesti segni clie possono far presumere la morte del feto accaduta nelT utero, vuoKi nunire Tesame del feto stesso. Sopra tutto conviene ricercare se il feto abljia o non abbia respirato. Si sa dalle osservazioni che i polmoni dei feti sono ordiiiariameiite di colore rosso Vermiglio prima che I'aria vi sia di- scesa , e di un colore semjire piii fosco allorqnando ha avuto luogo la respirazione ; che il loro volume e piccolo prima della respirazione , e che si addossano allora alia colonna vertebfale piuttosto in alto, la- sciando il pericardio quasi clie alio scoperto ; che il diaframma non e appiariato pr';ma che i polmoni non lo abbiano fatto discend^re verso il ventre per la loro distensione. Se il polmoae trovasi in questo stato , si MEDICTNA. LF.GVLK. 55 1. pu6 gtiidicare che tl leto non ha lespirato, die e nato morto , o alineno in istato di asli^sla. Iiuporia aiicor.i di piu d' iinnieri;are i |oluioni siessi aeii'' actjua , stando essi a gala so il leto lia re>pirato, o cadeudo al foodo nel caso rontrario. Vero e die in uno stato di putre- fazjone pno accadere un interoo sviluppo d'aria, come piio av\emre che ne sia stata introdotia artificialinente. Una durezza scirrosa e par atta a dare al polinone una gravita specitica niac;giore dell' acqna, quantunque sia siato peneiiato dalT aria. Ma quanto alia prima diriicolta , e dimosnaio che anche in istaco di piiire- i'azione e con quaiche particella d'aria svolgentesi , i polnioni die non hanno respirato jirecipitano egnal- mente ix-ll' acqua; il secondo caso non e si facile come si o|)ina, non prestandosi i polmoni ad una distensions artiliciale fiiorche incompletanienie , ne giii2;nendo qnesta niai a far variare il colore del sangue , se sia esiinto il calore vitale. Kiguardo alia scirrosita, se essa non occnpa tutta la sostanza polmonare , co^a quasi iuiposjihi'.e nei feti , la parte sana puo bastare ad uno sperimento decisive posta che sia uell* acqua. Le ap)>aren/.e esteriori ed interne del feto sono pur altre prove, come: la flessibilita del corpo morto, la rugo- sita e niollezi-a della sua cute , il colore giallastro ed anche livido, rahbassamenlo del ventre, i segni d' lu- cipiente jmtrefazione , le niacchie llvide qua e lii per la pelle , la jiutrefazioue verso 1' ombelico piu clie altrove , il cordone oailielicale floscio giallognolo , lixido e come corrotto , la lontanella abbassata, l"ano ajierto , il ccrpo cachetico eJematoso , la pl.iceata e le secondine piit molli dell' ordinario , una purzion© di sangue rappre'^o nella vena oni}>elicale , il mecoaia tutto neir intestino , e I'orina in vescica, il fegato alio appoggiato al diatramma , come pure lo siomaco , le costole spurie elevate al pari delle ver**. Le cagionL die possono prodnrre la niorie ilel leto nelT utero »ono iiiolte: talvolta cio dipinde da utalatiie che il niede- sinio ha soflerto ncl ventre della niadre , tal alira e vitcinia ilell' infermita della genitrice o voro da cause esterne , come cadute , pcrcosse , ecc. NelT atto stes<« del parto puo essere ferito e contu^o mortalm* nte srn/a coljia della madre. Tocca al perito di esaminare tuite le circostanze del caso per sapor decideri- a quale ira le diverse cagioni si del?ba aitribairc la morte del iei». 38a BVEZELLOTTI QuESTiONE III. Sc poS':a scabilirsi con qunlche fonda- mento die un feto nato morto . dopo di aver dati scgni di Vita rieW ittero priiia del parto „ sia pcnto per osta- coli incontrati net nascerc , o per cause meccaniche o malizivse. ■ — Se il travaglio del parto e stato Inngo e penoso , se il feto non mostra sc2;ni di putrerazione , se il suo cordoue non. e flaccido ne gialloguolo, ne la placenta corrotta , e verisimile clie il feio aiede.tirao sia mono per osiacoli incuntrati nel venire alia luce. E rare che uon si vedano in Ini i segni delie ofFese ricevute nel parto , e dai qnali si pub giudicare qual sia srata la cagioae di sua morte, Se la sua testa era Eproporzionata coi dianietri del catiiio , o che siasi pre&entata co' suoi niaggiori diametri a quei niinori di esso, la si vede aiiutigata assaissimo , sconvolia e con- tiafFatta : si trova sul vertice un tumore cedente , e Sourapooste le t>ssa dt-l cranio alle suture, con delle suggellazioui o encliimosi. L' iiicisione del cranio luo- stra spe^so qualclie stravaso interno, o la compressione della stistanza cerebrale. Simili effettl si Osscrvano nel feto morfo qnando sia perito per I'uso fatto di stro- nienti ciiUurgici, si vedono cioe contubioai , trava- sanieutl , lacerazioni , fratlure , ecc. In caso die non s'abbia fatta Tallacciatura del cordone ombelicale dnpo che e stato rec'iso , puo nascere il dubbio die la ma- li2;nita cosi operasse per far perire il feto esangue. Una diligente sezione anatomica puo dectdere se cio avve- ^^i^se veramente o no: pevciocclie se si trova che il cuore e le sue orecchiette, le vene principali, e sopra tutto le cave e la porta sieno pieae di sangue, si puo francameale sostenere non essere il feto morto di euior- rogta , e viceversa Avviene talvolta che il cordone si strappl e recida negli sforzi del parto , e che una donna, benche si accorga di questo accidente, trovisi nelta fisica impossibilita di eseguire I'allacciatura; onde bisogna ben esaminare il com[ilesso delle circostanze individuali per non accusare la madre iniiocente. La perfidia ha potato uccidere de' neonati cacciando loro un lungo e sottile ago nel cerebro , o facendolo pas- sare dal petto nel cuore. II plu piccolo iiidizio dl puntura o livid ura esterna basta al pento per potere colla sezione del cadavere gingnere fin dove I'ago e peneiralOj e scoprire renorinc delitto. Ua altro mezzo MEDICINA. LECVLE. 385 coQ cni venne tolta la vita ai bambini , e quello di storcere loio il collo appena die la tesia sia sortita. dallo stretto inferiore o di piegarlo ton t'orza dai da- vanti air indietro , o in senso contrario, per cui si lacera ed anclie si stiappa la teneia midolla spinale in giaz/a della lussazioiie , e piu spesso della fratiura delle due prime vcrtebre del collo. Gli rfletti di qiie'to inrtrnale nianegi^io appajono vempre chiari agli occlii del pcrit(» perche possa svelare pienaa)ente il deliilo. La nialig,nit;i ha pur trovatu il uiudo di nccidere il banibino impedendogli la respirazione nelT atto clie sorte dairuteio, o soflocaiidolo dopo clie e venuto alia luce e die ha iiicominciato a respirare. Difficile e di potcre scojirire questo inisfauo nel primo caso , se noii esi.-.tcino inarche della compressione clie s' e usato Ji tal (iiie. St cia stato sofl'ocato dopo clie Taria era gia peiietrata nei polnioui, oltrc ai segni csieriori, si tro- veraiiiio i poliiioni e le vie dell" aria nello state in cui si rinvengouo ijuelli degli aslitici per impedita rcspi- razione , come appanra piu sotio nella Question e I'. Qunlche volta il feto e vittima dclla trascuranza dtlla iiiiifire o dpgli tistetrici the nou adoperauo tutte le cautele necessarie per conservarlo Uua di qucste tnuis- sioni e di lastiare il tralcio attaccaio troppo liniga- menie alia placenta , per cui il fcto i; obbli^ato a ricevere il saiigue impure di essa , e niaudarne alia nii^dcsima con iscapiio delle altre parti. Non e nieno imprudentp, e talor colj^rvole cosa , di esporre il feto ad uii ambieute troppo freddo o sovorchiameate riscal- dato , mas>ime se vi siano vapori di carhone acceso » per cui puo morire aslitico. Trascuranra e pur qnelta di uou to;liere al jjaiiibino le niuco?ita die taholti gli riempioao la bocca, reoJendogU dillicile il resjiiro , come aiiche di non ir.cidere e levare la pseudo-mem- brana die gli otiura I'una o I'altra delle narici. Qu F.ST ONE IV. Se pnssd dcdursi can qunlche sicurczza nel caso di piii iiuln-dui inoiti insieme e per una causa conuine , quale di essi j>ossa esscre pen to il primo e quale pnscia. — La niaggiore o luinore qnantila di prin- cipio vitale die si' trova iie' diversi imJividui secondo IVia , il sesso , il temprramento , lo stato della sa- lute , occ. , dilib" cssere la norma per j^iu'licare chi fia pin persone perite in uuo sicsso accideate j^os*a 384 B.VRZELI.OTTr essere rlmasto pi'imo i>d nltinio estiiito. Si sa per espe- rienza die la facoha sensihile ed initabile sono scaise e dcboli nei bambini, scenie e consnniJite nei vecdii, e c!ie nell' eta inteimedia soltajito sono in pieno vigore. Queste stesse facolia sono molto alteraie nei malaii e nelle persone infermicce, come deboli nelle donne lispetto agli uomiiii , e nei fanciulli iu ispecie al di- sotto dei dieci anai rispeito alle madri. Quindi i uie- dici come i legali hanno dichiarato , in occasione di piu morti per una causa comune , che nei caso della nione della niadre coi figli , dessa e stata I'ultima a perire, se ptro oltrepassati non abJjia i 60 anui; clie luorto il marito e la moglie insieme , questa sia peiita la prima i e che morti piii uomini nello sttsso tempo, il pill forte, il piii sano, il piii giovaue sopra i dieci anui sia sopravvissnto al piii debole , al ineno sano , al piii attempato sopra i 60 anni , appnnto perche la elesia causa ha distrutto in ciascuno le proprieta vitali nelle proporzioni in cui ne erano foroiti in tempi diversi. Gli annegatl , quelli rimasti sotto le roviiie , nelle niofete , tutti coloro in cui la morte incomiucia dair asfissia devouo necessariamente morire in ragione inversa delle forze in cui si trova il ccrpo , e j'er cio deir eta , del temperamento e dello stato di salute. JMilita la stessa dottrina nella niorte di piu individui per causa di un veleno pro)>inato in bevanda o nei cibi, o per qualche altra causa comune. Fa eccezione il caso della morte di una gravida , perche spesso si e trovato salvo il fete, e si pote estrarlo vivo col taglio cesareo ^ e fe la madre non cesso di vivere j)er travaglio dtl parte ( e aliora puo accadere die il feto niuoja prima o dopo di lei ) , ma sia stata vittima di una n-.alattia acuta o d' apoplessia , o per siucope , o per veleno , si puo ritenere che il feto le abbia so- pravvis>uto; cosi dimostrando Tesperienza e I'osserva- zione giornaliera. Un residuo di calore, una tal qual pieghevolezya delle membra, un colore meno smorto che si osservi in uno dei cadaveri estinti da una me- desima cagione , sono indizj atti a convalidare I'opi- iiione del perito , come lo sono i segni conlrarj , e niassime quelli di una incipiente putrefazione. Si de- vono pure avere in conto le offcse particolari che si trovauo nei cor|)o degli estinti per una cagione comune, MEDICIXA LEOAT.'E. 5T^J » sin2;olarmcnte in cerii organi essenzialisslnii alia Vila. 11 tiiniicrmnento, lo stato ili salute antcnore alia fataie cniasLioic , il carattere morale giovaiio a con- valiilarc il giiulizio. Si p«>tit-bhe anclie esjilorare il priiicipio delia viia o sia T irriiabihta della lihra col inez/o deir elctiricita ailificiinle , e piu con quella gal- vanica, |)aragi>nan»lo la f eiisibiiiia dcila libra dell' uqo con quella dell' aliro cadavcre. Non si puo con tntio cjr.rsto dissimulare die un tale argomento e pieno d' in- certezza , per cui il perito deve pronuuciare il suo jianre cunie una seuiplice congliiettura , lasciando die rHutoriia delle legiji decida e tronclii il nodo coHa spada di Alessandro. Infatti e c?ii puo calcolare con sicurez/a il grado di vitalita individualc n>ancando iioi di un cerio luisuratore che lo diniostri, e clii de- tei'Uiinare la forza d\azione di un veleno relaiiva alia siato in cui si trova la niaccbina untana nel nioniento ilie lo riceve ? E s'egli e vero the vi sono dei vc:ioni clie uccuiono inipedendo reccitaniento vital?, ed aitri r>ialiandol(> oltre misura _, i primi saranno piii prcsiq fatali ai delioli , i secomli al'e per^one vigorose, e cosi s'a\ ranno molte slire eccezioni alia ra rilci-arsi con prccisione^ t Iv i trovati inorti senzn apparcrtte cagionif , gU anitigati, gl' inipicrati , i S'ffcati. i prccipitati daW alto^ lo iicno per (icci(hntalitu, oivcro die i delinquniti di omiddio ab- bioiio volu'o con (pjesti mczzi cw>prire il loro inisfaito. — Pe-r facilitare l' intclligenza di una cosi intere>snnte maieria il noer sospeso uiovimeiito del cuore , proveuijono nra da irri- tabihia esaurita da sovcrchiu siiuiolo, o non »o>ieuuta 386 BVr.ZELLOTTI " dal poco, o dislrutta da qualche causa ad essa siociva ^ ora da aneurismi, da poliiji , da idrope d'onde e im- pedita o turbata la sua azione. Le prime costituiscono le specie delTordine deile viituali, le secoade sono deir ordine dclle ovgnwche. N'-lie asfissie del priino ordine , vn'tuali , il sisiema de" uiinimi vasi sanguigiii rimane quasi die vuoto , le parti diven^otio bea presto pallidc e suiorte ed estroinainente rigide , eccettuaio il caso ia cui I'asiissia delP ordine stesso sia denvata da sostanze che attaccaai* e distruggouo la proprieta irriiabile dei muscoli. Se la causa della sospensioae del nioto del cuore sia stato un concorso tumultuoso di ^aiigue verso questo visterc, si troveraiino pieai ed iugorgati di sangue denso <^d aggrumato i seui ed aiico i ventricoli : se iuvece Tasfissia nacque da peiiuria dello stesso fluido, come succeJe iielle grandi eniorra- gie, allora trovasi il cnore piccolo e serrato, e le sue cavita presso die vuoie di tal uinore. Le cagioni delle asfissie del secoado ordine, orguniche , saltano tosto ailci vista del perito , quando ne instituisce la ricerca aiiatoniica , non potendo essere equivoco il giudizio di un aneurisma del cuorc e dei precordj, di una con- crezioae poiiposa di sangue o di polipi , o la raccolta di acqua nel pericardio. Qui crediamo utile di avver- tire uaa cosa che il nostro autore sembra non aver molto valutato , cioe che spesse volte si trovano nel cuore e nei vasi iiiaggiori enormi cuncrezioni polipo- se , anche nei cadaverl di persona che perirono per tutt' nlrra cagione , e che quest! sono talora effetti se-condarj d(4ia nialattia principale, od anche pr(»dotli che succedono poco dopo la morto. Le aslissie del se- condo genere , cioe da impedita rcspirazionc , sia per otturameato delle vie del polmone , sia per mezzo di un lluido pill grave delT aria , come Tacqua e le arie nicfiiiche ( che formano le specie dei due ordini di asfissie negative ed oppressive ) , se terminano colla morte , lasciano le tracce principal! nel polmone , e in tal caso il cuore ed il cerebro non I'estano intur- giditi di sangue se non secondarlamente. Convieno allora esaminare la qualita del sangue venoso nei grossi tronchi delle cave e nel seno destro , e confroiitarlo con quello che ritorna dal polmone contenuio ui'i qii.utro tronchi venosi e nel -fieno sinistro, come pure A/EDICINA LEGALE. 3<37 • iova iletcnninaie lo siato di coesione delle Clue del cuore. Si sa con cerieyza che ii saut;uc venoso di-l seiio slnistro , e per cio delle vrne polinonari , deve aver acquisiato un colore vermig,lio di t'osco cd osciiro clie era per lo innanzi , se il sui;getto non sia lurito ])er ini|)edita rcspirazione delP ana atmcsferica ^ e ci sa pure die il sangue non caiigiato dalT aria di venoso in arterioso ridonda di carboaio , e ciie qiiesto prin- cipio e nemico delT irritabilita del ciiore. Se pertaiito sara stata iiiipediia le respirazione , si trovera venoso il sangue the doyea eesere canglat-o in arterioso, e llaccidi e depress! saranno il seno ed il ventrJcolo si- uistro in grazia delT azione veneiica delTacido caibo- iiico. Gli efl'etii che si trovano nci cadaveri in caso di asfissie del terzo genere, ciue da aft'ezione ccri)»raie dipendenti , variano a seconda delle cause stdatii'C o thstniuive che le hanno prodotte. Se le cause furotio sedative, non si trova per lo piu aUera/.ione scnsihile ntl cerehro , »e non fosse un certo rilascianiento della sua sosiaiiza, collapso detio dai uiedici. \'i pub essere anche qualche ingorgo di sangue nel sistenia vasculare del certhro ^enza un deieruiinalo vi/io nella sua tes- situra. Quando ^a^li^sia proveuue da cause distvumvc, tuna rnfFtzione e nervosa, come nelP asfissia ftdmiuea o neir apoplesbia nervosa, non riscontrandosi alcuu sc2;uo neir organo olleso , ne riKTiciJimento. Talvolia acc.nde una roitura di vasi cerebiali, e allora la causa e troppo nianifesta nella lacerazione e ncl san;j;ue el- fuso. Air applicazione di quesii principj generali hi deve riunirc I'esame particolare del cadavcre, uotan- done le apparenze che prcsenta nei divcrsi ca.plicato dopo la morte noa s' incoiitrano gli stessi segni die si osservano nei cadaveri di queili die furono vcrameate strozzati. Nei secondo caso le vesti- gia (lella coiiia , per os.servazione del Pareo , alia cu- couiereiiza del collo sono rosse , livide o nerastre , e la cute e intoriio racGolta e rilerata , ripiegata e in- cresjiata per la compressione die ha fatto la june , e qua idle volta si trova il capo dell'aspera arteria rotto e lacerato, e la seconda vertebra del collo dislocaia , le braccia e le ganibe sono per lo piii livide, come pure lo e tutta la faccia, ia bocca talora spumeggia, e sorte del niuco dalle narici. Iniporta luolto di decidere se la persona siasi impiccata da se medesima , o se altri r abbiano uccisa con qaesto genere di niorte. Louis insegiia die la corJa nei suicidio consumato con essa, agisce circolarmeate sotto il iiiento, che sale ai iati del collo ob'.iqnaniente dietro le orecchie e fiiiisce alia nuca laalzandosi verso I' occiplie , senza lacerazioae , lie lussazione di vertebre , lo che tntto il contrario succede aelT impiccamento forzato. Ma ne tjiiesti ne altri segni bastano per pronunciare tin giudizio sicuro, il quale non puo essere dilucidato se noa dal e clrco- stanze dei faitl die hanno precedula la morte. Nei casi di solFocazione procurata semplicemente otturaado la bocca e le narici o vi restano dei segni della coinpres- sione fatta sn quelle parti , o certainente non maucano gl'indizj nei polmoni, nei cuore e nei cerebro, come e stato di sopra acceanato, Se la inallzia avra posto un cadavere in una mofeta per far credere che perisse ivi soffocato senza die altri vi abbia posto mano , noa mostrera qnel cadavere tutti i segni di quel genere di mortale asfissia ; imperocclie il corpo di uno che sia morto veramente in una moreia ha il volto tinto di un colore lurido-plumbeo , flosce rilasciaie le parti uiolli del'a .'"accia^ le membra rigide ^ ha molta spunia sanguigna di colore atro scuro nelle vie del respiro, il cuore picci>lo e flaccido , i vasi del cervello molto turgidi , e rivestiti esteruamente di un umore tenace oscaro-sanguigno. Se il cadavere venga per cagioui nia- .liziobc pitcipitato da ua Itiogo alto , dovranno i [«i- MEDICINA. LEGALE. 889 I'iti atfentampiite esamii)are 1' atTezione venuta in cdii- segueiiza della cacluta, tanto sulle ossa die sulle j)arii niolli, non perdeado di vista se esi*taao feme iatte con istronu-nto peiforante , lemlenie, o con colpo sca- gliato nel corpo, mas-ilnie se vi siano ferite d'aiini da fuoco di cui le tracce si perdono talvolta all' 01 cliio piu dilisente, se no:i si aciopcra la piu iiiinnia sezione auatoniica. QuESTtoNE VI. Se dtlba il foro in ogni caso di morte uccdiiitale , o da cagioni non naturali an ecata , com- mcttere ai pciu deW arte la S'Zione dti cadaveti , e se diCtio la retta ittituzione di essa, possano i penti asse- gnare al foro in ogni caso, e sciiza equivoco , la vera e scnuina ca"ione dtlla murte. — In tiitti i casi di morte violenta , iniprovvisa , e di cui s ignori la cagione , la tutti quelli di Icrite, peicosse o aliie olFese , }>er cui ne sncceda la morte , saviainente il Fisco comaieite ai periii deli arte ia ricerca della causa della medesima ]>er via della ispezione del cadavere. Perche 1' incisione anatomica illuuiini posiiivamente in simili casi, e ne- cessario «;he sia fatta senza prevenzione di parte o di opinioac , con nioita diligenza , e con somiua perizia. Per lo piii 1' atto dell' incisione spetta al chirurgo ; il medico vi assiste , osserva e noia le cose die si scuo- prono col tagiio. Prima di tiitto conviene csamiaare attentaiuente le parti esterne. Qunndo nulla si scorge esterioiniente , il pcrito deve incominciare la sezione dair aperiura del cranio, facendola in modo da non recidore le nieningi e ijninJi i grossi va-i die per esse si spandono : dopo si tagliano le meningi stcsse sal- vando il seno ion^itudinale , osservaudo se slavi del sangne fra il cranio e le meningi , e Ira quesle ed il cercbro, non die quale sia il vaso die fosse siato la- cerato. Si distacca poi la ialce e si estrae il cerebro dalla sia caviia con uiolta cantela , s' iociJe per tra- verso la parte midollare fino a die si penetri nella cavita del ventricoli. Ciunti ai priiui due veutncoli , si osserva se coniengano sangue o linfa traversata \ quindi si scende nel terzo e quarto veniiicolo, notando pure lo stato di quelle cavita \, si csaniina in fme la condizione del plesso coroide e dii vasi die circou- daao la glan.lula pineale. In questa rete di vasi si iro- Yano talvolta ddle lacerazioni , una morbos.i turgesccQ- 390 BA-RZKLLOTTI za,ovi s'incontraiio molciSb'Kie idatidi dl varia gran- dezza che possono aver Cagionato la iiiorte. Inr,orno alle idatidi de' plessi coroidei vogUanio pur qui ag- giiignere ai prrcetti del iiostro autore, che se esse non sona grandi eJ in copia enoiine , possoao dar luogo ad un giudizio erroneo , avendone noi spesse volte trovate a gi;i|ipiili patenti net cervello di non poclie persona le.quali erano inorte di ben altra malattia che cerebrale , e clie nott avevaao mai in viia loro soilerto iilcuno sconccrto del sistema nervoso. Nulla apparendu di chiiro nella prima cavita si vieue alT a- jiertura del torace , I'atta ia modo Ja non on'endere i v'isceri coiitenuti i, e si esamina se vi siano aderenze luorb'jse tra la pleura e le costole , se vi sianp effu— sioni sierose , sanguigne o purilbrmi. InTrante poi con dilige.iza le costole e poste a nuilo le pleare^ s' inci- don(j le inedeiinie meticndo alio scoperto i polmoni , e si ricerca se v"abljia in qualclie puato una vomica , od una raccolta di pus, o la rottura di un grosso vaso, od effiisfone copjosa fra le pleure stesse e questi vi— seen. La sczione dei pjlmoni deve esteadersi fiio al capo deir aspra arieria per osservare se siavi qualche Ob'iacolo .; coiue tumore , ulci.re , stringinieuto , corpo €straaeo, ecc, che jmpejisse la respirazioiie. Dopo il poliuoue si esamina il pericardio ed il cuore , e si nota se si.ivi eiTusione nel pericardio, od aderpti,a morb'isa : del cuore si os?erva il Volume , le cav ta delle orec- ciiieite e dei ventricoli , cercando se si trovano aneu- risim , grosse varici , polipi , rottura di v^si , ecc. Se e necessario, si metiono pur a uudo i visccri del basso ventre , se ne osserva la loro naturale coUocazione , e r aspetto esteriore : sopra tutto importa d\ e^aminare lo siumaco se per avventura la morte sia accaduta do- po v.irj convellimenti , vomiti , cardialgia , ecc. , per cui na^ca sospetto di propinato veleno. Rossezza ed injettamento dei vasi , lividure e corruzioni gangrenose, invnginamenti e strozzaiure deli' intestino , prP!.enza di lombnci , di tenie sono cose che si possono incontrare nel canale alimeatare. 11 fegato , la milza , i reni , la vescica orinaria , l' utero si devoiio pur attentamente osservare. Finalraente e da considerare lo stato della colonna veriebrale , per vedere se mai vi fosse la frat- tura di una o piii vertebre con ofFesa della midolla MFDtClNA THCALE. ^91 spiualc , per il qual fine e (.V uopo pciietiare anche nella teca vertebrale. Nel caso clie il soggettu sia pe- I'ito per cause nianifesie e notorio, come porcosse , I'e- rite , ecc. , s' incidono prima di lutte le parii iri'eres- sate nclla feritn pei- calcolarne la sua natura e gli ef- fetti Deve a\ vcrtire il periio di non instituire T inci- sioue diipo die la pntrofaziinie pud aver datu luogo alia stom,)<)si7inne dci tliiiili, ed all" alteiazione orga- nica dei solidi , cciiip pure di non confiMidere C')lle sng^ellazioni od eucliimosi nate da ferite o pt-Tcosse , o da altre ca|^ioni le impronte di alciine malatiie cutanee da cui la persona fosse stnta actaccata. Ctjn tuite queste diligenze non si puo in tutti i casi ai^e- gnare senza eqmvoco la cagione dt-lla nutrte , poiendo essa accadere iialuralmenie e non lasciare nel cadaverc tracce sensil)ili, e potendo auche procedere da tutt' al- tro diiurdine clie qucllo die ci fanno congetiurare i hmii delli incisione analoinica Una piccola ellusioae di siero nel cerobro o nel pericardio lia potato ucci- dere , e intanto molte persone vissero e vivono con una grandc raccolia di qiiC'to umore in tali casita. L' apoplc-^sia e la sincope nervosa, K inedia , la con— cussione rulminea se non abbia investito diretianiente il corpo del paziente , la privazione di aria bcnza of- f'csa doi visceri toli^ono spesso la viia senza alterare sensiljiiniente gli siami dilla nostra macchina. Non per CIO sara mai inutile la seziune anatuniica , la quale, se non altro , in alcuui casi trar.qii lli/za i parditi . la societa , il Fisco , se la niorte non sia accailuia per nitrni violci za, o rende scnipre piit attenta la vigilaiiza ddle leggi a prevenire quei delilli die si posso.io la- lora occiiliare. ( Sara continuato. ) 3g2 Delia convenicnza di introdurre nella ilhimlnazione della Cittd di Blilano I fanali alt Argan con ri- verberl parabollci. Mcmoria di an Ingcgaere 3U- lanese. E SENDOSI in Vina delle scorse notti istitnita I'espe- I'leiiza. c!i conlTonto tia er ba^e che le lutensita rispettive di luce dovessero esserc determinate sull' asse comune dei rivcrberi in quel Bibl. hal. T. XII. a6 $94 BELLA. ILLUMINAZIONE punto in cul la luce dell" utio noii prevalesse a quella deir altro. Secondo da quelle distanze in cuL V occhio arrivasse alia distinzione di \\a eguale oggetto sltuato pure snU'asse dei coni Inminosi. II primo si e deter- iniuato col riiitracciare quel punto in mezzo alia stra- da , in cui un corpo non rende^'a onibra seusibile ne da una parte ne dalT altra , e si diraandera equilibrio di luce; 1' altro dalla leitura di una minuta stampa. Nelia contrada dei Meraviglj il fanale di Pavia , ed i corrispondenti anticlii danno i seguenii risultati. Equilibrio di luce verso S. Nazaro alia distanza di nietri 56 dal nuovo fanale, e nietri 36 dalla iampana antica ; verso le Orsole alia distanza di metri 63 dal nuovo, e 41 dall" antica. La distanza a cui si poteva leggere dall' argau si trovo ad ambe le parti a inetri aS , e di fronte alie lanipane vecchie non so ne riusci, irovandosi elevato utilmente in corrispouden/a all' ar- gan r asse del cono luminoso , e non guadagnaudo al- cuna utile diffiisione al di sotto. Nella contrada dei Clerici il fanale di Ginevra, ed i corrispondenti antichi danno i seguenti risultati. Equilibrio di luce verso S. Dalmazio alia distanza di meiri Sa dall' argan , e di metri 25 dall' antica Iam- pana: alia parte dei Bossi alia distanza di metri 49 dall' argan 5 e di metri 28 dalla lampada antica. E la distanza a cui si poteva leggere dall' argan era di me- tri 34 verso S. Dalmazio , e di metri 32 dai Bossi , e da cadauna di queste due lampade antiche , rintrac- ciando con difficolta ^a^se del cono luminoso trovavasi di metri 14. Prendendo in considera^ione il fanale di Pavia a quattro riverberi si vede clie il medio equilibrio di luce trovasi alia distanza di metri 59 '/a dal nuovo , e di nietri 38. "/a dall'antico; e per quello di Ginevra il medio equilibrio di luce trovasi alia distanza di me- tri So 1/2 dal nuovo, e di metri 26 i/^ dalT antico , e prendendo ii medio degli adequati dell' uno e delT al- tro , si avrebbe per distanza media delT equilibrio di luce metri 55 dai nuovi , e metri 32 1/2 dai vec- chi. Tale risultato e quello die in mio senso presen- terebbe un fanale a tre riverberi confrontato con un antico. 1 . ; ■ II COI FANA.LI ALl'aHGVN rcc o^S La (listanza media poi a cui i f.innli niiovi permet- te\ano cli loirnere e
  • erinetterebbero per I.1 tortuosita delle contrade clie interdlce il progresso del cono lumiuoso. Per concretare pero il reale nuinero che alibisognava per una buona illuiiiinazione si e pas- sato air esame locale, e i-i e trovato che con r3o nuovi tauali si riesce ad ottenere un" ottima distribnzione. Di questo numero 147 hanno quattro riverberi , Sao ne hanno tre , e 263 no lianuo due, onde in totale si avrebbero riverberi 2074 , numero nou molto inferiors alle antiche tiamnte che e di ^397. Quindi la distan/a a cui dovra agire cin^cun riverbero stara in propor- zione reciproca del numero, ossia come ait)-' >ia a 2074, e pero iuvece della media di metri 60 , die hanno ie iiamme attuali , quella delle nuove sara di metri 69 , f la media dis(aii/.a delle lanipadi per Ie contrade piu centrali sara di metri 58 , e di metri 3c per Ie piu loiitane. Presa la media di metri 60 , e richiamata Im diMauza di metri 98 , che si trovo con>'enire ad equi- librare nel punto di mezzo la intensita della luce at- tuale , ed applicando il summentovaio rapporto ia cui 396 BELLA. ILLUMINAZIONE stanno le intensita colle distanze , si ha per risultato che distribiiendo le iiuove lanipane alia disiaiiza di metn 69 invece di 98 , si avra ael pnato intermedio una intensita di luce, clie sara doppia dell' antica. Tale i-arebbe adunque il rapportOj in cni 1' intensita di luce dei iiuovi argan alia ineta delle loro distanze startbbe colla intensita, che nello siesso punto danno i vecthi partendo dal confronto delta luce nell" asse dei coni luminosi alle maggiori distanze. Ma come gia si puo scorgeie dai ragionanienti che precedono un tal rapporto, non determina gia l' intensita media di luce che tiovasi sulF intervallo conipreso dal cono luminoso. Primieramente si e trovato che I' esperitnza originale degli equilibrj di luce avrebbe assegnato di intensita al nuovo riverbero 2..6S; pertanto anche da tale dato il rapporto della intensita originaria essendo dichia- raio niaggiore del cioppio , dovrebbe crescere la media di cjuella che si e trovata pel punto estremo esage- rando la di-tanza, secondo la legge con cui crescono i termini in ragione inversa dei quadrati delle lunghezze. Ma la forma dei riverberi non essendo la stessa e con- centrando gli antichi la luce in differente forma dei nuovi , non puo dedursi V intensita originaria dal pa- ragone di un solo esperimento, e pero giova meglio richiamare 1' altro della lettura , che ha determinate r intensita alle minori distanze quadrupla. Sommata pero Tuna colT altra , si avrebbe una intensita media di luce tripla pei nuovi fanali. Un tale risultato e con- fermato dal giudizio delF occhio , che non deve mai dimeniicarsi quando si tratta di cose di fatto. I riverberi antichi consistono in una calotta sferlca presentata dalla parte della sua concavita , che ha di corda 0.176, di freccia o . 02,8 , ed e porzione di una sfera di 0.16 di raggio. II centro della fiamma che e prodotta da un lucignolo largo otto niillimetri , e col- locato suir asse ed alia di:tanza di 0.078 dalla super- Itcie , ossia circa alia meta del raggio. L'asse e sensi- bilmente inclinato alT orizzontale, e la calotta e tagliata in alto sulla linea della fiamma per allontanarne il contatto nelle ouduiazioni. Le leggi generali di catot- trica dimostrano che simili speech! sferici non hanno un fuoco in cui si radunano i raggi paralleli , ma invece si valuta per fuoco il liraite del concorso dei COI FANALI ALL* ARC\N CCC. 897 raggl , i quali abbracciano sull' asse una data langbezza ia proporzione dell' amplezza delT arco , la quale si riduce a tenuissima parte del raggio, su ciii e descritta la sfera, qiiando 1' arco si estenda a pocbi gradi come negli sjjccclii ustorj , ma che e assai grande , quaiido coine nel caso concreto V arco abiiraccia circa una quarta parte del circolo. In tale graduazione i raggi riHefsi vanno ad iatersecare V asse a inaggiori o minori distanze in regola inversa della distanza a cui si tro- vano dall' asse stesso i varj punti della curva die li tramandano , a diflerenza del riverbero parabolico die ha un fuoco reale , e pero rillette tutti i laggi in di- rezione parallela all' asse, e presenta una base luuii- nosa eguale alia base della conoide, in cni si concentra tutta la forza della luce. Egli e percio che gli antichi riverberi , couiunqne ben rcgolati per la curva su cui sono descritti, presentario ineguali progrcssi di forze a varie distanze, e a leggiere deviazioni dalT asse dilFe- renti attivita, ne possoao andar soggetti ad esatto confronto coi nuovi. Ma, come si avvert'i sino dal principio , il confronto dei due I'anali suU' asse del cono luminoso scbbcne il piu cssenziale , non e gia quello che conipie di deter- uiinare i relativi efletii , e quindi il lotale guadagno di luce che dal iiuo\o metodo si devc ricavare. La luce die manda il vecchio fanale e ristrctta >u ill un brev« «pazio , talche alia distnnza di aS nieiri |)or esenipio la base dol cono luminoso conipreiide approssimntivamente joli cinque metri di diametro , il die da ragione del- r o-curiia che segnatamentc regna nelle comrade piit larghe , ineiitre all' incontio i niio\ i fanali diffoudono su di una Imse doppia la luce piii equabile; ne cio e ditticile a comprendersi, se si confronti la base lunii- nosa che e maggiore , e la posizione istessa della su- perlicie riileitente , che e utile a rivolgerc lateraliuente ed al Iktsso tutti quei ra;:gi che per una coudizionfr necessaria del volume della fiamma sortono dal I'uoco dello specchio. Posto pero in couto lo spazio niagjiore su cui SI diffunde la luce , ed cssendo la massa della luce in rngione composta dello spazio e dtll* inten«ita, jie deriva per ultimo risultato una quantiiii di luce hen sei volte maggiore dell" antica. Che se non si vo- glia valutare per doppia la baje del couo luminoso , 398 BELLA ILLUMINAZIONE die si potra misurare in uii' area lijjera , si limiti an- clie a sole quattro volte 1' effetto toiale , e si avra sempre uii vantaggio assai raggnardevole ^ nia noa ec- cessivo , quando si paragoni collo stato attuale del- r iliuminazione , cho e in difetto , luassime per la ri- duzione che si e fatta da inoiti anni del numero originario dei fanali. Un tale risultato , che anche ri- dotto parrebbe quasi troppo soddisfacente , noa deve indurre alcun dnbbio suUa sua realta, quando si ponga mente agli elenienti che lo producono, quale non lascia di essere in priino luogo la torza originaria della luce che deriva dill' argan che si puo vaiutare per ben cinque lucignoli , e la proprieta di figura della super- ficie riflettente. Stabilito cosi i! multiplo della quantita di luce che produrranoo i nnovi ySo fanali, non devono dinienti- carsi altri vantaggi rilevanti che accompagnano il loro effetto. In primo luogo la luce ch' essi tramandano e equa- bile, ne si passa come negli anticlii era ad uno splendore che abbaglia gli occhi, come quando s' incontra 1' asse luminoso , ora ad un" oscnrita. In secondo luogo gli specchi antichl non riflettendo raggi che o paralleli air asse , o che convergono in molta distanza all' asse stesso, lasciano oscure piu che »i avvicina a loro le parti lateral!. Sicconie pure la condizione del cono luminoso che parte dalla lainpana sollevata necessariamente da terra fa die non colpisca gli oggetti se non a certa distanza, e pero a minore riesca inattivo ^ e per costruzione poi interdicendo i soggetti tul)i la diretta via alia luce , si genera sotto alia lampana un' oscurita perfetta die progetta sul ter- rene una niacchia quasi circolare di cinque e piii nietri di diametro^ dove i nuovi non lasciano spazio alcuno privo di luce, e danno progressi evidenti nelle iiiinori distanze , ove senijjrano gareggiare col giorno. In terzo luogo deve considerarsi la conservazione deir efl'etto. I riverberi antichi trovandosi in immediata corrispondenza colla fiamma , non possono che deterio- rare in lucidezza e per 1' alito della finmma che gli appanua , e pel fumo che non puo non intaccare mas- sinie nelle ondulazioni il riverbero inclinato comunquer tagliato sella sgiumita. A tal uopo e n«ce»i>ai'io ancUe COI FANA.LI all' ARGAN CCC. ^t)(f «n piu frequente poliinento che flnisce ad assorbire la foglia d' argento. Pertanto lo stato di novita in ciii si e fatto il confroato si addice bensi ai riverberi degli argan che trovaiisi divisi dalla fiamnia per mezzo delle caune di vetro, c quindi possono conservarsi per nidlto tempo , ma nou gia ai vecclii clie devono in pochi giorni alterarsL dalla prima lucidezza , e pero anche da questa parte I' esperiinento coiiteui|ila il caso piu fa- vorevole agli antichi. Coutro lanti vantajgi sta una sola circostan/a bfavorevole ai nuovi , e si e clie appunto la I'orza di luce permeitendo l' aumento di distanza , che pero in fatto si riduce a poco piu di un scttiuio , e la promiscuita della liamma a piu riverberi volgendone r uso a pill di una parte, rende piu conseguente il danno quando alcun fanale si viene a spegnere;, ma nella ot- tiina organizzazioue di un corpo dl accenditori che gia sussiste, e che e destinato o sopravvegliare in ogni tpuipo le lampade , non e da temersi che la liamma riman<»a spenta lungamente. Tale osservazione pero non menta
  • o - trebbe pure fare f|ualciie opposizione nella magwiore diligcnza che esige T uso della macchina, ma questa e proporzionale alTattivita cd all' intelligenza tkd giorno. Conswiii. d' olio dcL nuovi e vecchi fannli. La quantita d'olio che hanno consumato i nuovi fa- nali in diverse uotti, in cui furono accesi per circ% sei ore , danno per adequate un' oncia d' olio e qnat- tro denari per ogni ora ( kilogi'. 0.0317) dove e da avvertire che si e conservata sempre la fiamma nel migliore stato di vivacita. II consuino di cadaun luci- gnolo delle lampane comuni che si derivn dal consumo annuo diviso jier le ore si e di denari 7. 18 ( kilo^r. 0.0087) confrontati pero questi dati Tuno colTaltro, si trova clie il consuujo d" ogui nuovo fanale equivale a tre Incignoli e sei decimi , onde i 730 fanali dareb- bero il consumo di fiamme a6a8, o sia cresccrebbe di nn deciino del consumo antico. Contro questo leggiere -aumento die tisulta ia pane ^i quaUhe uiiglioi: cur. 400 BELLA ILLUMINAZIONE nel mantenlmeiito delle fiamme che smarrlsce colla regola ordinaria , sta il risparmio di 376 lampane da iDantenersi, e di SaS riverberi, e la jjiu lacile loro conservazione ; talclie in ogai iiiodo dovreblie equili- jbrarsi la spesa anche valutaado qualche riparazioae piu dispendiosa delle macchlne, ed il consuiuo delle canne di vetro, clie secondo le notizie assume potrebbe determjnarsi per ogni anno nella meta del numero to- tale. Pertanto si puo asserire che con una eguale , o prossimamente eguale spesa di manutenzione adottando il nuovo si'temaj si cjuadruplica per lo nieno T illu- minazione della citia , e pero il metodo coucilia la uiigliore economia. Non si discorre per ora della spesa di prima costru- zione , che nou lascerebbe di importare uua soamia di ijualche rilievo , massime ove si pensasse a cambiare anche i bracciali di ferro , perche questo soggetto nou entra nel presente esanie. Principj generali che regr^lano la formazionc dti nuovL fanali. La sempljcita del metodo non lascia luogo a dul)- biezze sulla giusta sua applicazlone, ne ad ondeggiare nel confronto dei varj niodelli. Fortunatamente la teoria che diresse la prima invenzione della raacchiaa ne re- gola pei singoli casi la costruzione. Si da per nota la proprietii della parabola, che tutti i raggi luminosi che partono dal suo fuoco veogono riflessi dai varj punti della curva in altrettanti raggi paralleli al suo asse. Se pertanto si faccia girare at- torno air asse stesso una parabola, essa generera la superficie di un conoide parabolico , nel di cui fuoco collocata una hamma, qucsta auziche disperdersi per ogni lato viene raccolta dalla superficie concava del conoide, e rillessa in raggi paralleli all' asse , i tjuali scagliati con tal direzione moltipiicano 1' attivita in ra- gione della superficie, e pero mandano ia luce a grandi. distanze. In tal modo sono costrutti i riverberi che servono alle osservazioni geodetiche, i quali godendo di tutta I' attivita del conoide corapito , si scorgono iilla distanza di venti e piu miglia geografiche. Le parabole su cui si descrive il conoide poss^ao essere COI FANALI ALL ARGVN ecC. 40 I. tante quanti i paramefri. La misur.i di qaesti pero v.i ristretta entro cerii limiti asse^nati dalle con.lizioni fisiclie , cjuali sono priucipalinente I' intensita e i^ran- dezza della liamma. Nel caso coiicieto i a varie parti. li conoide di un boon riverbeio per le osser- vazioai geodetichf ha per parametro la niisura di se- dici centiiiietri , onde il f'noco nesce distante quaitro centimetri dal vertice , la liinghez/.a delP asse suol limitarbi ad una egual inisura del parametro, iion riii- sceiido oltre lal distanza inolto efficace la riflessioue anclie per la troppa obliquita d' incidenza dei raggi. Pei riverberi die servouo alle illuininazioui delle citta il parametro di quattro centimetri con poclie altera- zioni e quello die piii si presta nelle obljligate condi- zioni della niacdiina , ed a raccogliere immetliatamento i raggi ai contatto della fianima luminosa die ha un centinietro di raggio, ed a procurare la piu utile com- penetrazione dei varj riverberi. Le piccole alterazioni giuocano attorno a tale inisura per determinare quelle ampiezze die conveiigono alle varie di(Fu»ioni di luce. I nuovi ianali pero, sia die provengano da lontauo . sia die vengano labbricati in j)aese , non pns>ono es?cr« costrutti ne pin ))ene , ne piii male, die su questl principj , i qnali potrebbero anclie rettilicare i pro- cess! ili qualclic pratira ineno illumina'ia. E pero seinpre- vero die siccome vi entrano delle circostanzc fisiclie , cosi I' espcrien-'a e la piu giudi/iosa osservarioiie di casi analo<;hi feigrun ( rame verde ferrifero scoriaceo ). Cuivre carbonate vert resiiioide conijiarte di Hauy. ai3. KupferschmaiMgd ( sme- r«ddo di rame). Ciuvre dioptdie di Hauy; Dioptas di Hausauiaui 406 APPENDICE Acliu-ite Emeratidine de Siberie. 214. Kupferglimmer ( ratne mi- caceo ). Cuivre arseniate laiuelliforme di Hauy ; Kupfergliauner- Pharmakochalzit di Haussmaa. 2i5. Liasenerz ( miniera di lanie leuticulare ). Cuivre, arseniate lentic. di Hauy ; Linsenkupfer- Pliarmakocli. di Haussman. 216. Oliveaerz (miniera di raiue colore d'oliva). Cuivre arseniat^ di Hauy; Olivenkupfer-Phar- makochalzit di Haussman. 217. Strahlerz (miniera di rarae ra- diata ). Cuivre arseuiat>^ ferrifere di Hauy ; Stralilenkupfer-Phar- makocli. di Haussman. 218. Wurfelerz (miniera di rame cuJaica). Fer arseniate di Hauy ; Farmakosiderit di Haussman. 219. Salz- kupfererz (miniera di rame muriata ). Cuivre muriate di Hauy; Smai-agdochalzit di Haussman ; Kupfersalz. 220. Pliosphor-Kup- fererz ( miniera di rame fosfata ). Cuivre pliospliate di Hauy ; Pseudomalachit di Haussman. VI. Elsen-geschlecht ( genere marziale o ferreo ). Specie 23 1. Gediegen-Eisen ( ferro nativo ). Fer natif di Hauy ; gediegen Eisen e Meteoi--£isen di Haussman. 223. Sclnvefelkies ( pirite solfurea). Fer sulfure di Hauy; Schwefel-Eisenkies di Haussman; Markasit vuJgo. a. gemeiner Schwefelkies ( pirite solfurea co- iiuuie). Fer sulfure jaune di Hauy; Schwefel-Eisenkies di Hauss- man : b. Strahlkies ( pirite solfurea radiata ). Fer sulfur6 blanc di Hauy; strahliger Wasser-Eisenkies di Haussman: c. Speer- kies (pirite solfurea lanceolata). Fer sulfure trapezoidal di Hauy: (/. Kaminkies (pirite sulfurea crestata). Fer sulfure dentele , vale a dire dentellato o frastagliato : e. Leberkies ( pirite epatica ). Fer sulfure epigene di Hauy; dichter Wasser-Eisenkies di Hauss- man : /. Zellkies ( pirite cellulare ). Fer sulfure lamelliforme di Hauy in lamine a uiargim angolosi od orbiculari serrate le une conrro alle altre. 223. Magaetkies ( piinte niagnetica ). Fer sul- fure ferrifere di Hauy ; Waguetkies di Haussman. 234. Magnet- eisenstein (ferro petroso magnetico). Fer oxydule di Hauy; Magneteiseustein-Eiseno\ydul di Haussman : a. gemeiner Magnet- eisenstein ( ferro magnetico comune ). Gemeiner blattricher Ma- gneteisenstein-Eisenoxydui di Haussman : b. Eisensand ( ferro areniforme o sabbia di ferro ). Fer oxydule titanifere di Hauy ; loserkorniger Magneteisenstein-Eisenoxydul di Haussman. 225. Chromeisenstein (ferro petroso croniifero). Fer chromate di Hauy; Chromeisensceiu-Eisenoxydul di Haussman. 226. Eisenglanz (fen-o speculare ). Fer oligiste di Hauy ; Eisenglanz-Blutstein-Eisenoxycl di Haussman: a. gemeiner Eisenglanz (ferro speculare comune). Fer oligiste metalloide di Hauy ; gemeiner Eisenglauz-Blutstein- Eisenoxyfl di Haussman; 1. dicliter gemeiner Eisenglanz (ferro speculare comune compatto ) ; 2. blattriger gemeiner Eisenglanz ( ferro speculare comune lamellare ) : b. Eisenglimmer ( feiTO niicaceo). Fer oligiste metalloide ecailleux di Hauy; schuppiger Eiseuglanz-Blutstein-Eisenoxyd di Haussman. 227 Rotheisenstein ( ferro petroso rosso ). Fer oligiste rouge di Hauy ; Rotheisen- Bkitstein-Eisenoxyd di Haussman : a. rother Eisenrabm ( eieca-^ PARTE STTxiNTERA. 407 rahm rosso ). Fer olij;isre rouge lulsant cli Haiiy ; schaiimiprr Rothfisen-Blutstein-Eisenoxyil di Haussiiian : b. ockcrgplber Ko- tlicispiistein ( leiTo jietroso di color giallo d' ocra ). Yex oligiste argilifi'-re di llauy : c. dirliter Kotlieisenstein (ferro petroso rosso conipatto ). Fer oligiste artiilifere di Hauy : d. rotlicr Glaskopf ( euiatiie rossa ). Fer oligiste rouge conipacte ou fiLreux ou terreux luisaiit di Hauy. 22R. Brauneisensrein ( feiTo petroso Iwuni) ). Fer oxide brim di Hauy; Brauneisenstein-Eisennxyd di HauBSman : a. brauner Eisenrahui ( eiseiiralini bruno ). Fer oli- f;iste brun noinitre ih ll.iuv ; srliaunii^es Wad-Braunstein di Haussnioii: b. ocktrgelber Brauneigeustein (ferra briaio di color giallo d' ocra). Fer o\ide jaunati-e di Hauy; c. dichter Braiinei- sensteiu C forro bruno conipatto). Fer oxide avgilif^re di Hauy; geiiieiner Brauneiscnstein-Eisenoxyd di Haus^uian : d. brauner Glaskopf ( eiuatite bruna ). For oxyde brim coiupacte di Hauy; fasriger Brauneisoiigtein-Eisenoxyd di Haussnian. 229. Spatliei- seosteiii ( ferro sjiariro ). Fer oxyde carbonate di Hauy ; Eisen- spath-Eisenkalk-Polytyp di Haussnian. 2.3o. Scliwarzeisenstein (ferro peti'oso nero). Fer oxvde noir virreux di Hauy'; iscliwarz Brauiistein etro8o argilloso). Fer oxydti argdifere di Hauy; rotlier Tiioneisenstein-Eisenoxyd di Hauss- inan: a. Rothel ( hipis rosso o sanguina). Fer oligiste argilifere couipacte rouge di Hauy; Rotliel, Kotlier Tlioneisenstein-Eise- noxyd di Haussnian : h. stimglicber Tlioneisensteiu ( feiTo argd- loso bacillare ). Fer oligiste argilifere bacillaire tli Hauy: r. lin- senforniig-koruiger Tlioueisenstein ( ferro argilloso lenticulare granulave). Fer oligiste di Hauy; d. jaspisartmer Thoneisensiein ( ferro argilloso diasprino ). Jaspisartiger Rotlier Tlioneisenstein- Eisenox)d di llaucsiiiaa : e. genieiner Tlioneisensteiu (ferro ar- gilloso conuiue ). Fer oligiste argilifere di Hnuy ; genieiner ro- tber Tlioneisenstein-Eisenoxvd di Haussnian: / Eisenniere ( ferro argilloso reiiifuniie o arninniforme ) Fer oxydi'- argilifi'-re g<'-odi- que di Hauy: ^. Bolmenerz (niiniera di feiTo argillosa favifonue o pisiforme). Fer oxyile gUibulifomie di Hauy. 232. Rasen^isen- stein (ferro de' iuoglii erbosi ). Fer oxide des lacs, des niarais, des prairies di H.uiy ; Linionit-Eisenowd di Haussnian : a. Mi>- rasterz. ( niiniera ferrea de' laglii ). Fer oxyde des laos di Hauy; Linioiiit-Eisenoxvd di Haussnian : b. Sunipferz ( niiniera ferrea tielle paludi ). Fer owdt- des niarais di Hauv ; Liiiionil-Eiseno- xyd di Haussnian: c. Wieseiierz (niiniera ferrea de'j-rati). Fer oxyde des prairies di Hauy ; Linionit-Eiseuoxyd di Haussnian. 233. Eisenpeclierz, ( niiniera di ferro picifomne ). Fer oxyde re- sinoide di Hauv , Pittizit-Eiseuoxvd di Haussnian. 234- Blau Eisenerde ( fevro terroso azziaTO ). Fer pliosj'Iiate. tenreux di 4c8 appejstdige Hauy ; erdiges Eisenblau di Haussman. 235. Griine Eiscnerde (ferro terroso veixle ) (I). Fer oxyde terreux jaune-verdatre di Hany ; grune Eiseiierde de' Tedeschi: a zerreibliclie grune Ei- senerde ( ferro terroso verde friabile ). Fer oxyde terreux di Hauy ; Haussman non lo ha : b. feste grune Eisenerde ( ferro teiToso verde solido ). Fer oxyde terreux di Hauy ; Haussman non lo lia ; i. diclite feste grune Eisenerde (ferro terroso verde iolido compatto ) ; s. faserige feste grune Eisenerde ( ferro ter- roso verde solido fibrose ). aS^i. GadoUnite ( gadolinite ). Ga- dolinite di Hauy; Gadoluiit nella faniiglia de' Granati di Haussman. VII. Bley-geschlecht ( genere piuuibeo). Specie 237. Bley- glanz ( galena ). Plomb sulfure di Hauy ; Bleiglanz-Bleikies df Haussman : a. gemeiner Bleyglanz ( galena comune ). Plomb sul- fure cristallise , lamellau-e e lamiuaire di Hauy : b. mulniiger Bleyglanz (galena in grani). Plomb sulfure granulaire di Hauy; Bleiglanz di Haussman. c. Bleyschweif (galena compmta). Plomb sulfure compacte di Hauy ; Bleisrhweif-Bleikies di Haussman. 288. Blaubleyerz (minlera di pionibo azzurra). Plomb pliosphate epigene di Hauy ; Var. bleu del Pyroniorjiliit Polycln-om di Haussman. 239. Braunbleyerz (miniera di piouibo bruna). Plomb phosphate brun di Plauy j geuiemer Pyvomorplnt-Polychrom di Haussman. 240. Sclnvarzbleyerz (miniera di piombo nera). Plomb carbonate noir di Hauy ; Bleiscliwarz-Heterochrom di Haussman. 341- Weissbleyerz (miniera di piombo bianca). Plomb carbonate blanc di Hauy ; Bleispalli-Bleiweias-IIeterochrom di Haussman. 343. Grunbleyerz (miniera di piomljo verde). Plomb phosphate vert di Hauy ; gemeiner Pyromorphit-Polycliroin di Haussman. 243. Rothbleyerz (miniera di piombo rossa ). Plomb chromate e plomb oxide rouge di Hauy ; Kalloclnom di Haussman. 244. Gelbbleyerz ( mmiera di piombo gialla ). Plomli molybdate di Hauy ; Bleigelb di Haussman. 245. Vitriolbleyerz ( miniera di piombo solfato ). Plomb sulfate di Hauy ; Bleivitriol di Hauss- man; Bleiglas di Reuss. 246. Bleyerde (piombo terroso ). Plomb carbonate terreux di Hau\ ; erdiger Pyromorphit-Polychrom e anclie Bleierde-Bleiweiss-Heteiochrom di Haussman: a. verhar- tete Bleyerde ( piom))o teiToso indurato).- Fester erdiger Pyro- morphit-Polychrom di Haussman: b. zen-eibliche Bleyerde (piombo terroso friabile). Zerreibliclier erdiger Pyromorphit-Polychrom di Haussman. VIII. Zinn-geschlecht ( genere stanneo ). Specie 24". Zinukieg ( pirite di stagno ). Etain sulfure di Hauy ; Zinnkies-Eisenkies di Haussman. 248. Zinustein (stagno petroso). Etain oxyde di Hauy ; edler Zianstein di Haussman. 249. Kornisch-Zinnerz ( miniera (1) Ci -vien riferito che Werner nbbia posteriormente ancora ndottato una nuova specie di ferro , con cui sotto il nonie di Eisensinter con- «rnddisfinp\i« il ferro ossidato sedimeot.irio, o risuhante da una ta] quale :uaturale cementazione. PARTE STBANIERA. ^OQ «li etagno di coi-novaglia ). Etain oxyde coucrctionn^ di Hauy i fasriger Zinnsieiu di llaussnian. IX. IJ^ismuth-ceschUcht ( generc di bisniuto). Specie aSo. Ge- diegen Wismutli ( bismuto native). Bismuth naiif di Hauy; ge- dicgea Wistuuth di Haussman. 20 1. Wismutliglanz ( jiirite di bismuto). Bismuth sulfur^ di Hauy ; Wismuthglanz-VVisiuutlikies di Haussuian. 262. Wismuthocker ( ocra di bismuto ). Bisuiuth oxyde di Hauy ; Wisniuthoclicr di Haussiuan. X. ZinJc-aeschUcht ( genere di zinco ). Sjjecie 253. Blende (blenda). Zink sulfure di Hauy; Ziiikblende di Haussnian : a. gelhp Blende ( blenda gialla ). Zinc sulftire jaune di Hauy ; gelbe e grune Blende-Zinkblende di Haussnian : b. braune Blende ( blenda bruna ). Zinc sulfure brun di Hauy ; braune Blende-Zinkblende di Haussnian ; I. blattrige braune Blende ( blenda bruna Janiellare ) ; 2. strahlige braune Blende ( blenda bruna radiata ) ; 3. faserige braune Blende ( blenda bruna fi- brosa ) : c. schwarzc Blende ( blenda nera ). Zinc sulfure noir di Hauy ; sclnvarze Blende-Zinkbleude di Haussuian. 264. Gal- iney ( calaniina o giallaiiiina ). Zinc oxyde di Hauy ; Galiuey- Zinkoxyd di Haussuian; Zinkspatli ^a^.fj;«. XI. Spiessglas-gesrhUcht (genere autimoniale). Specie 25S. Ge- diegen-Spiessglas ( autinionio nativo ). Antiiiioine natit" di Hauy j gediegen-Spiessglanz di Haussnian. 256. Grau Spiessglaserz (nii- niera gvigia d' antinionio ). Antimoiue sulfure di Hauy ; Grau- spiessglanzerz-Spiessglanzkies di Haussuian ; a. gemeines grau Spiessglaserz (antinionio grigio coniune); 1. strahliges geiuemes grau Spiessglaserz ( antinionio grigio coiiiunc radiato ) ; 2. blat- triges gemeines grau Spiessglaserz ( antinionio grigio comune la- mellare ) ; 3. dichtes gemeines grau Spiessglaserz ( antinionio grigio comune conij>att<> ) : b. Federerz ( miniera d' antiiii»nio piuniosa). Antiiiioioe sulfure cai>illaire di Hauy; Federerz-Spicss- glanzkics di Haussnian. 357. Scliwarzes Spiessglaserz ( miniera d' antinionio nera ). Questa specie non ci e per anche ben co- nosciuta. 258. Rothes Spiessglaserz (miniera ia , torui) nuovameate perdiana , e mentre gli altri ifiii celebrau poeti del suo tempo calcavano timidameote Ic pedate degli Arabi , ah A" aJtro avcan cura che della purita dello stile, Firdiwsi diedc alia Imgua nuove fjrme scnza nulla tjglierle della sua nitidezza, e rrco per cosi dire un m >udj novello , di cui dovettcru farsi cittadini tutti i poeti , all' orecchie de' quali il nome della patria non era un suono vuoto di senso. Epoca seconda. InKasso deW arahico. Paneeiristi Hrici , e poeti Tomanzeschi. Enbcri e Xisand (dal 1 106 sino al I2c3). II s;dtano Melekscliah vide che i grandi ingegni onoravano »^ stessi , e nou il prinnpe , e conoblie che a qiiejto restav* I'obbligo non disgiunto da veraciwima gloria di provxedere coo utiU istituzioni , die i loro eseiupj non riunnessero infriittuo«i : .1 juo Visir iSuainobnulk lo cecondo lujrabilmente; molte scuole 4l6^ APPENBICE fui'ono fondate , e col nome del Visir sorse la famosa accade- niia di Bagdad. Le arti protette divengono lodatvici : e clii modera la poesia , qiiando parla d' Augusto e di Meqenate ? I prmcipi gareggiavano a chi piu favorisse i poeti, ^ed i poeti a chi piu lodasse i principi : quei monarchi divennero quasi divinita , ne senza scusa erano i lodatori , che ne vedeano in essi i principali attributi, graudezza e ben«'ficenza. Enberi , Chakani, Sahir Farjabi ed Achestegi furono i sommi di questo se- colo in tal genere di poesia , e le loro opere sono ancora la de- lizia di tutto T Orieote. Nisauii di Gendsch si getto in una nuova carriera , e dono alia sua patria il poeuia mmauzesco , con cui divenne uno dei migliori poed di tutti i tempi. Le opere , che di lui levarono altissinia fama , furono in seguito raccolte , c perche sono cinque , riunite sotto un nome persiano , che chi volesse grecizzare , il direbbe Pentanierone di Nisanii. La prima di queste opere Maclisenol-esrar ( Magazzino dei secreti) e divisa in venti capitoli d'argomento affatto morale, ed in qualche senso anche speculativo e filosofico : vi si parla della natura dell' uomo e del mondo , della sublimita primitiva di tutte e due , e del loro sovvertimento , di quella vita futura , 1 cui secreti inutilmente cerchiamo , dei mezzi per prepararvisi , della giustizia in generale , ed in particolare di quella de' prin- cipi. Chosru e Scliirin e la seconda, e Nisanii, che ne tolse il subietto da Firdussi , la condusse con tauto amore , clje ne riusci il migliore dei poemi romanzeschi pei-siani. II signor Hammer ne fece di gia conoscere alia Germania il merito altissimo col suo Schirin , in cui trasfuse , formandoue uu tutto , anche il Leila e Medschnun , cV e la terza poesia del Pentamerone di Nisami. Sopra il quarto componimento Heftpeiger ( le Sette bel- lezze ) osserva I'autore , che per inventiva e variet.\ non e chi lo sovrasti in tutta la poesia ronianzesca persiaua : vi si narra la storia d'un principe , cui va intrecciata anche quella di sette principesse, L'ultima opera della raccolta ^ lo Iskendername ( il libro d'Alessandro ) e contiene la storia di questo •roe se- minata di avvenimenti favolosi. La fantasia dell' inai-rivabile Ni- sanii era si ricca , che non bastandole un solo lavoro maestro per ispiegare tutta la sua pompa , dovette satisfavsi in molte opere differenti. Dopo di lui la varieta dei lavori fu ricevuta come una regola, ed i poeti che gli successero, tenteu-ono pid volte un Pentamerone. Epoca terza. Secolo misHco e morale- Dschelaleddln Ruini e Saadi (dal iao3 fino al i3oo^. Nello svolgere quest' epoca 1' autore discorre quanto basta dei guasti dei Mogoli e del sistema di distruzione da essi adot- tato , e niostra come , precisa da forza esterna ogni dimostrazioue di spirito nazionale , gli animi si rivolsero naturalmente ad una vita coHtempIativa, e per cosi dire interiore : di questa tendenz* PARTE 5TRANIEKA. 417 nacquero le opere di Dsclielaleddin e di Saadi', colla diffeienza che Saadi , dopo esser rimasto prigioniero dei Franclii nel coni- battere contro le crociate per la religione de' suoi padr/ , reco in Oriente , e sparse ne' suoi dettati i primi semi delle dottrine eurofct'. Dsctiflalcddin viene risguardato come il piii grande poeta mi- stioo deir Oriente , e dalle sue opere sono tolti per la matiaior parte gl' iuni , di cui si servono nelle loro ceriniouie i dervis Keinwlewi , di cui egli fu fondatore ; la collezione delle sue poesie liriche h il codice ed il rituale di tutti i mlstici del- r Oriente. II niisticismo di questo poeta partiva dalla soprab- bondanza dell' aniiua : vi son bene delle epoche nella storia delle nazioni , in cui la fiacchezza dell' intelletto conduce ad un faUo niisticismo, per lo quale I'uomo invece di glanciarsi dall' in- couiprensibile al comprensibile, si tuffa in una nebbia d' idee tenebrose , e per sottrarsi all' attivlta della vita si abbandona come persona stanca al sopore ed ai sogni clie lo acconipa- gnano ; ma questo non era allora il caso della Persia; e ne sono argoniento la robustezza della poesia di que' tempi , scevra da quella afFettata pompa di sentimento, e da quelle leziose innna- ginuzze , onile sono marchiate le opere de' uiistici piu nioderni. Di Saadi , perche assai noto in Europa , poco dice il nostro chiarissimo autore ; n^ giova pero apjirendere , esser egli vissuto cento e due annt , di cui i primi trenta sono sconosciuti , degli altri ne inipiego trenta in viaggi , studiando gli uomini e i tempi, altri trenta nel meditare sulle cose osservate e purificame le idee, e gli ultimi dodici nel pubblicare i suoi scritti. Epoca quartn. Secolo de' poeii erotiti. La poesia lirica e la ret- torica nel loro piu bel fiore. Ilafis 0 Ifassaf ( dal 1 3oc fino al 1397 J. Epoca quiitta. Riposo delta poesia persiana teriidnalo da Dsthaini ultimo de' loro grandi poeti (dal 1397 fino al 1494^. Mentre tutti cercavano d' innalzare la poesia fuori delle cose create , ne si voleva aninirtterla nell' umano consor/io c-lie qnal uiaestra d' insegnameuti niorali e ]H)liti('i, Ilafis si ricordo d'essrr uomo , e ne fcce ricordare anche gli aliri; cantaiido i casi della vita comune , le di lei belle/ze e le fuggiti\e sue gioje egli divento il piu gran lirico della Persia : il nostro autorr gli trova eomiglianza grande con Ora/io , c ue crede rmvenir la cagione nei tempi in cui vissero entrauibi ((uesii poeti, tempi clie, d»- strutta ogui sicurezza di esistenza civile , cousigliavano di stiorare i diletti di questa vita ed aflrretiarne il godiuiento per paura di )'erderli. Trentacinquc scrittori sono qui numerati , nia niuno , traune Hafis , degno d'essere posto tra i primi. Nei prosatori v:enc ci- tato a modello Wassaf, rer l.» ■jua storia dci discendenu di 4 1 8 A P P E N D 1 C E- Gengischan , ma noi dobbiam pur confessare che negli esempj del suo stile che ne vengoao porti , siamo costrettt a riconoscere un' assoluta mancanza di gusto. la quest' epoca cade 1' iavasione di Tamerlaao , che il nostra autoi'e vorrebbe farci credere meao perniciosa alia cultura della Persia di quella di Gengischaa , perche Tamerlano , seaza essere men crudele di lui , onovava pero le scienze e gli scienziati ; alia qual opinioue noa possianio iioi assentire , considerando che un popolo non cessa d'essere nazione senza perdere graa parte dell latellettuale sua forza , e che in fatto le scienze e le arti andarono d'allora in poi in con- tinuo decadimento. Tutta la protezione dei successori di Tamer- lano non valsero che ad indugiare alcun tempo la caduta d'ognj. buon' arte ; i principi possono favorire gl' ingegni , crearli non possono. Era giunto anche in Persia quel momeuto in cui do- veva, dopo tanta gloria, dileguarsi lo splendore , onde si era venuta illustrando ; prima pero destossi un ingegno sovrano , che tutte rinnovando le rimembranze di tempi raigUori , riuni in »e stesso 5 quasi in un tempo all' uuiversa poesia consecrate , tutti i generi e tutti gli stili. Dschami non fu primo in nisiiun genere, ma in ogni genere fu prossimo al primo, di che se gli vorrebbe quasi , come un tempo a Temistocle , dar su tutti il primato , se fosse uno stesso il discorso delle arti e quelle delle armi. EgU era maestro si nella sciolta che nella legata orazione. Come poeta ei raccolse le sue liriche composizioni in tre libri , e detto , come Nisami, un Pentamerone, che coll' aggiunta di due poemi ebbe un nome, come chi lo dicesse Eptamerone: in altri lavori s'avvicino alia morale sublimita di Saadi. Venuto in ahissima fcima egli mori vecchio d'ottantadue auni , portando seco nella tomba la vera persiana poesia. L' epoca sesta e la settima offrono la decadenza, e finalmente la rovina della poesia , ne presentauo risultati da trattenerne i nostri lettori : una considerazione tuttavia ne par di somma im- portanza; quanto i poeti piii crescevano in numero , tanto piii in valore scemavano , quasi che le muse sdegnose , per cosi esprimermi , d'essere strascinate al mal luogo, cercassero altrove piii solenne stanza e meno triviale , il quale argomento , dedotto dair esperienza di molte nazioni, s'affa mirabilmente a distrug- gere quella moderna opinione che la poesia non debba esser cosa recondita , ma tutta aperta e popolare. Un altro fenomeao mosn-ossi allora nella Persia , comune anche questo con tutti i popoli , presso i quali le arti fiorirono : alle lettere successe I'erudizione , e la fatica fu posta in raccogliere quel tesori che piii non si sapeano produrre. Anche queste due epoche , benche ingratissime , furono trat- tate con amore dal dotrissimo cav. De Hammer , il quale ter- mina 1' opera sua col render grazie agl' Inglesi , e specialmentc alia Societa Asiatica, di quaato essi fecero per U letteratura persiana. PARTE STRANIERA. 419 n cninpilatnre dell' articolo 8U questa storia negli annali di letteratura cnncliiude col desiderio che siano recati nell' idioma tedesco , oltre quelli die gia vi sono , alui poeuii pergiani , e principalmente quelli di Dschami ; noi vonemmo poter forinare anche viguardo alia nostra Italia un simile veto , nia lecenti eeempj ne sconfortano dal voler luai che da altri fonti die dai greci e dai latini ne venga alcuna poesia, giacch^ , e si dica pure arditaniente questo vero , se a ragione i Tedeschi , gli Inglesi, i Persiani ed altri popoli niolti si vantano d'aver una poesia tutta loro , vergogna intoUerabile sarebbe per T Italia , che pur di quest' arti puo farsi a tutti maestia , lo snaturarsi per imitarli. 420 APPENDICE Imperiale Regio Istituto politecnico dl Vienna. Q U£STO insigne stabilimento promette risultati cosi felici per lonai-chia austriaca e forma un comj.lesso cosi imponente d' istruzione elementare die non possianio i-esistere al desiderio di fame coaoscere per esteso il regolaiuento a' nostri lettori. Esso puo dirsi in certo modo una iinitazione dell' Scale poly- technique di Parigi, ma una iinitazione sensata e con molte utili modificazioni e sagge riforme. In fatti V£cole polt/technique ab- braccia forse in una maggiore estensione le teorie geuerali spe- cialmente delle matematiche , e non e a portafa se non di quelli che hanno seguito con sonimo studio queste scienze ; mentre r Istituto politecnico di Vienna discende piu iiuiiieJiatamente alle conseguenze e presenta tutto il corredo de' studj utili al com- mercio ed alle arti nieccaniche. Questo Istituto va a toglier di mezzo queir immenso intervallo che separava le semplici teorie dalla pratica loro applicazione. L' ingegnere , 1' agrimensore , il meccanico , il nianifatturiere , I' artefice d' ogni classe trova in questo Istituto le norme sicure onde regolare le sue operazioni. II regolamento e anche esteso con un ordine giudizioso e con una chiarezza che fa onore a chi ne e il compilatore. Fortunati que' paesi che vantano simili Istituti, e che hanno sovrani e lui- nistri per erigerli e proteggerli ! Statuti dell' I. R. Istituto politecnico di Vienna. L' industi-Ia nazionale si divide in due gran rami ; nelP indu- stria Rgricola, e nella manifaiti-ice. La prmia di queste sonimi- nistra tutto cio ch' e necessario alia conservazione della vita , e produce le uiaterie gregge atte ad essere ulteriormcnte lavorate: la seconda e intesa a procacciare comodi e piaceri alia vita umana , ed a far conseguire all' uomo i varj fini ai quali egli tende : uierce di essa specialmente acquistano le materie gregge un valore moltiplice e piu grande. Ambedue queste s|>ecie d in- dustria , 1' agricola cioe e la manifattrice sono fra loro stretta- mente coUegate. In una societa , in un aggregato di Stati insie- me naturalmente connessi per la moltiplicita si dei prodotti che del bisogni, V industria agricola non puo giungere al massimo grado di floridezza , se con lei non coopera 1' industria mani- fattrice : ambedue unite costituiscono le basi durevoli della nazio- nale prosperita (i). L'l.R. Istituto politecnico serve quindi per (i^ Discorso tenutoti all' incominciamenlo del corso scolastico nell I R- Tstituto politecnico dat sig. J. J Prechtel , Direttorf del medetimo Istituto. Vienna , dai torchi di C. Gerold. PARTE STRANIER\. 42 i eosi dire come un riscontro a^li Istituti destinati all' ietruzione agraria ed all' incoraggiamento dell' agricoltura : esso rappresenta 1' iuit)ortanza dell' industria iiiaiiilnttnce , si affatica per ridurla a I erfezione , diffondendo fra gli artefici le scienze , senza delic quail le arti nial potrebbeio giungeie a quel grado di eccellenza in cui al aunor jrezzo dei prodotti dell' arte sia congiunta la luassinia lor fierfezioue , ed in cui per conseguenza tai pry- dofii comperibiuo larganiente 1' opera in essi iuijjiegata. II coniniercio cura e pronuiove lo sniercio delle produzioni deir agrirolrura e della industria manifattrice : i luezzi onde il couiniercio fa uso per proniuovere ed agevolare tale sniercio , divengono essi pure altri modi iuiportanti per proniuovere 1' in- dugtiia ; tali soDo la costruzione delle strade e dei ponti , lo scavo del canali , la riduzione dc' fiunii a state navigabile e via discorreiido. Di qui nasce che anche 1' architettura e 1' idraulica e le scienze couuuerciali medesime forniano una parte essenziale di un Istituto politpcnico. La coltura scientifica , diffusa nel retto e ragionevole trattar degli affari di coniniercio, giova ancora a rendere fra loro aiinci il coniniercio stesso e 1' industria ; giaccLe il prinio esercitato da persona istrutta riconosce essere la seconda 1' unica sua nu- ti-ice ; e quindi , com' e dovere , aiiibedue si giovano e si arric- cliiscono reci}>rocaniente. L' esposizione seguente e un estratto compiuto del piano d' or- gsinizzazione dell' Istituto politecnico clie fu gii approvato da S. M. I. e R. L' I R. Istituto politecnico ^ uno stabiliniento centrale d' edu- cazione jel coniniercio e per le arti , destinato a diffonderc una istruzione scientifica adattata a tale scoj o c intesa a pcr- fezionare e le arti e il coniniercio ; e quasi il punto in cui con- centraii sono i mezzi die ci vengono somniinistrati dalle scienze per proniuovere 1' industria nazionale , « da cui si diflondono le istruzioni ed i consigli acconci al jierfczionamento delle arti utili ; ^ una unione di opportune forze dirette a giovare con ogni maniera d' influenza scientifica lo sviluppo dell' industria manifattrice nazionale. L' Istituto jiolitecnico riunira quindi in si niedesinio tre inq^ortanti istituti , ognun de' quaji contribuiri per se siesso essen/ialmente a niigliorarc le arti e ad arcrescere la prospcrita nazionale : esso cioe avra una Sruola teLiiica , un Conservatorio per le arti e pei inestieri , ed una Societa dirctta a proniuovere I' industria nazionale. I. Istituto politecnico (onsiderato come Scuola, L' Istituto politecnico considerate come scuola si divide in due aezioni, cioi i." in Sezione commerciale , 2." in Sezione tecmca^ La prima di qucste ha per oggetto tutti que' rami d" insegna- mento clie occorrono per ben educare un alunno nella scienza degli afiari couuuerciali } la secoada rifguarda le scieazc fisicbe 4a2 APPENDICE: e tnatematiche applicate nell' esercizio delle arti. Nella cosi detta Scuola Reale pol , come quella contenente le scuole minori clel- I'lstituto, gli alunni vengono istruiti aelle nozioui eleiuencari e }3reparatorie al corso delle due suddette sezioni. A. — Rami d' insegnamento. I." Scuola Reale dell' Isdtuto politecnico. Questa scuola comprende in due corst annui tutti que' rami d'insegnamento che servir possoao di strada alle due sezioni siiperiori dell' Istituto , e che sono altresi sufficienti in general* ad una educazione ordinaria per la clasee dei cittadiai. ■ QuestL rami d' insegnamento sono ; Reiigione Esercizio di lettura .... Grammatica e stile tedesco Matematica elementai-e . . . Geografia Storia Storia naturale , Disegno Calligrafia Lingua italiana • francese Ore di lezione ordinariamente prescritte per ogni settimana Per la .' cla 3 3 2 3 4 5 4 3 3 4 Per la 2.3 claise Maestri straardlnarj poi danno lezione di lingua inglese, boema e latina. La grammatica tedesca e l' istruzione nello stile tedesco espongo- BO le regole della lingua per rispetto alia forraazione e costruzione delle parole e dei periodi , non mai dipartendo dalla logica proprieta dtll' espressione , e dall' esercizio dell' intelletto giusta le leggi del raziooinio. Nel corso del secoado anno , con uu nietodo foudato suU' esatta cognizione della lingua e della cosa, »' insegna la mauiera di stendere i temi e le scritture che oc- correr sogliouo ne' diversi afiari della vita civile; con quest' in- segnamento sono pure congiunti gli esercizj pratici in ord-ne pro^resKiyo . ■ . I'ARTE 8TRAN1ERA. ^23 II corso di matematica elenientare couipiende 1' arirnietica aj>- plicata agli usi della vita civile e a tenor de' ujlg,lioii nietodi compendiosi ; 1' algebra; la teoria de' rapporti e delle proporziouij r e(iitazioiii di priiuo e secoudo grado ; gli eleuienti della j^eo- nietria e della stereoiueirin. La ceografia incouiinria dalla descrizione del globo terracqueo in general e , e tratta primieramente dell' irupero Austriaco , e poscia degli altri Stati. L' istruzione storica couiprende i delineanienti principali della stoiia universale coUa particolaie applicazione alia storia della Wonarchia Austnaca. La 3toria naturale abbraccia nel prinio anno la zoologia , f. nel secondo la niiueralogia , giovandosi per quest' ultima del gabinetto iiiineralogico di Vienna. L' isriuzione nel disegno couiprende i disegni geouietrici , i disegiii di nieccanica, di arcliitettura, d'ornato e di liori , come •cuola elenientare necessaria per faie strada ai disegni di situa- uione , di nieccanica e di architettura che b' insegnano poi nella «ezione tecnica dell' Istituto. L' insegnamento calligraiico consiste neli' esercitare gli alunm tanto nelle piii usate specie di scrittura coBrente o mercantile di diverse lingue , quanto ancora nella scrittura cancelleresca , niajuscola , cifrata , ecc. 2." Sezione commerciale dell' Istituto politecnico. La sezione commerciale deli' Istituto politecnico comprende tutti que' rami maggiori d' insegnamento clie occonono per ren- dere alcuno atto a ben disimpegnaie tutti gli afi'ari di comniercio, * cio nell' opportuna estensione e [irecisione. Ore di lezicne per ogni settimana. 1° Stile d' affari e di cunispondenza pei conimercianti ... 3. 3." Srienza commerciale 3. gS." Diritto di conimercio e di cambio 3. 4." Aritmetica mercantile 5. 5." Scrittura mercantile 4^ 6." GeogriUia commerciale 3. 7.° Storia commerciale 2. 8." Wercinomia o sia scienza di ben tonoscere la qualita delle merci 3 L' insegnamento dello stile J' affari e di corrispondcnza mer- cantile si estende alia esposizione delle regole pai'ticolari del cauibiu mercantile, accompagnata da op].ortuiie esercitaziom , analoghe alio stendere le lettere mercantili cd al compilare Ic scritture occorrenti negii afiari di conimercio di ogni »pecie. La scienza commerciale versa suU' insegnamento del coninierci© in geuerale e dei varj suoi rami j suj priucipj concernenti u valore ed il prezzo delle merci ; guile varie specie di coiuprc 4^'f A P P E X D I C E e di vendite , non che sui varj mezzi di pagamento ad esse relativi ; sii tutti quegli altri pnncipj che inseguano a bene e piudentemente coadurre i varj rami degli affari di coimnercio , e sui vai-j mezzi atti a proniuovere il conimercio stesso II diritto di coinmercio e di cambio vieue insegnato sull« tracce deir opera a cid relativa, data in luce dal dotcor Sonuleitluier. L' aritnietica mercantile comprende tutte le specie di calcoli aventi relazioue col commercio giusta i luetodi e coujpendj mi- gliori ; i conti di danaro , di cambio e di mercanzia , e la co- gnizione delle diverse monete , de' pesi e delle uiisure. La scrittura mercantile, tanto semjjlice , quanto doppia, spiega cogli esempj il modo di tenere i vai-j libri secondo ogui specie di aft'ari conimerciali. Geografia commerciale. Essa presenta i suoi rapporti coUa geo- grafia politica ,• lo state del commercio de' singoli paesi tanto in generale , quanto anche in particolare; i confiai e le ripartizioni Joro per rispetto al commercio : tratta de' tiumi , delle strade e citta coaimerciali , delle dogane , produzioni , manifatture e fab- briche, dell' importazione ed esportazione , del commercio di transito , delle monete e del loro corso ; delle cose uotabili e circostanze locali aventi rapporto col commercio ; delle case di commercio e degl' indirizzi principaii ; del traffico reciproco e delle relazioni di commercio. Storia commerciale. Essa espone la storia del commercio dai tempi piu auticlii ifino ai nostri giorni , specificando le risorse che furono proprie di ciascun commercio e di ciascun popolo , e r utile e ben ititeso impiego fattosi delle medesime. La mercinomia consiste nell' insegnare a ben conoscere le varie produzioui naturali endanti in commetcio , e ad indicare i con- trassegni pei quali giudicar si possa della loro qualita , delle falsificazioni , ecc. ecc. ; addita il modo di ottenerle , le depo- siterie principaii di esse , la tratta loro , ecc. A quest' insegna- mento serve una coUezione di merci che si couserva espressa- niente uell' Istituto. • 3.° Sezione tecnica dell' Istituto politecnlco. La sezione tecnica dell' Istituto politecnico comprende le dot- trine fisiche e matematiclie applicate al perfezionamento delle arti e professioni , e di quelle occupazioni pubbliche e private che sono fondate suU' esatta cognizione delle medesime. Quesli rami di dottrina sono : I. La Chlmica tecnica generale ; 2.° Alcuni rami special! di Chimica tecnica ; 3.° La Fisica; 4.° La Watematica ; . . 5." La Meccanica; 6.° La Geometria pratica ; "" - 7*' •^' Arcliitettura civile e idraulica ; >.. 8." La Tecuolojiia, PARTE STKANIERA. 42:> La lezione di cliliuica tecahci generale si da per un'ora ogni giorno , dii-tro T opera del si^. Direttore Precljtl , intitolara : Principj fondamcnCali di Chimica opplicati oUc nrti; 2. vnl ., a." eJi- zioiie. ( Vienna , per C. Ceroid, 1817.) ( 1^311111^1 C^rcil bct (Ebeitllc in tcAnU\'i)it ^ftejicbung , tC. ) L' esposizione vicn fatta il piii die bia posaibilc col uictodo esperiiueutale , a\ endosi seuipre di niira r ajiplicazione delle dottrine chiiuiclie agli oggetti tecnici , La iiiodo che venga iiupiegata una particolare atienzione al trattato delle dottrine praticlie »• tecniclie , ed alia esposizione de" sin— goli raini di I'abbricazione chimica. Ad oggetto poi die (jiiei discepoli clie braniassero di bea istruirsi ed esercirarsi nel der- taglio delle operazioni cliiniico-praticlie , il possano fare agevol- mente, sara loro concesso di assistere alle operazioni chiiuicli«» in una sala apposita del laboratorio chiniico , sotto 1' ispezione deir assisiente di clnniica , ed ivi potranno essi eseguire anclie a loro |)roprie spese operazioni ed esperinienti. AUuni rand di chimica tecnica speciale iiuportano troppo der- taglio ne' risjiettivj loro processi raziouali per poter essere trat- •ati coir opportuua esteusione nella cliimici tecnica generale: la loro importanza nondinieno e tale da mentarsi una speciale ed espressa lettura nel proseguiniento dclla istruzione generale. Qiiesta leuura coiiijirende l' insegnaaiento pratico delle fernien- tazioni, delle preparazioni del vino , delia birra , dell' acc[uavite, deir aceto , delPaniidu, del pane e siniili , sicconie ancora della fabbricazione del sapone , dclla concia delle }ielli, della tintona, della stainperia di stofte, e dell' inibiancliitura delle tele e siindi. Questa lettux'a vieue fatta da un secondo Prot"es->ore di chimica in nil laboratorio a cio cspressaniente destinato , e dura due ore ogni giorno : gli anzidctti oggetti vengono diiuostraci spc- riuientalniente cogli opportuni principj raziouali. La lettura di fisira avra luogo ogni giorno pel tratto d' un'or*: il Professore avra cura di fare gli oiiportuni processi e le aiia- loglie applicazioni ai casi (iratici della vita civde , delle arti r de' niestieri , e cio sempre in via sperinientale , giovandosi del- r aunesso gabinctto fisico. Mateiuaiica. Questa lettura presuppone la niateniatica elcnien- tare delle classi niinori o sia della Scuola Reale , e conijirende r algebra , la dottrina dei log.iritnii, la teoria delle ecpiazioni di grado suc>eriore , gli elcmenti tlelT analisi indeternnnata , la geoiueQ-i I e la stereoiuetria superiore , la rrtponometria plana c slerica , la poligonoiuetria , le sezioni coniche, d calcolo dil- lerenziale e integrale , esteso qu.anto fa d' uopo per gli usi dell'ar- chitettiira e per la dluiostrazione analitica ilelle lueccaniche. Le prelezioni su questi oggetti , i quali vengono trattati j^artico- larinente dal lato dell' applicazione loro ai rami matematico-pra- tici della sezione tecnica dell' Istituco , durano due ore ogni giorno , cioe un' ora la mattina . ed una il dopo pranzo. Bibl. Ital. T. XU. 23 4^6 APPENDICE In una terz' ma un lettore ripete ogni gionio le stcsse pie- lezioni di matemacica , e cerca d'l coadjuvare i discepoli ncll' in- telligeuza delle dottrine piii difficiii , affinche possano essi pro- seguire ad assistei-e con profitto alle lezioni ordluane. La ijieccmiica , come pai'te della matematica appltcata , com- pi-ende tauto T esposizione dei principj della statica, della mec- canica propriauiente detta , dell' idiodinamica e della idraulica coadjuvate dal calcolo sublime , quanto anchc la loro applica- zione a tutt' i lavori nieccanici. Tutfe quelle macchine le qiiali possono essere impiegate ad un line qualunque in gvande , vengono descritte con un ordine oj>))orCLino appoggiato a quelle pcirticolari regole meccaniche o idrauliclie alle quali si nferisce il loro pi-incipio , e vengono pure spiegate sui modelli coU' aggiunta del necessario insegna- mento del dettaglio per 1 immediata loro costruzioae in graude. Qiiesta lezione durera un' ora ogni ginrno , ed il Professore 91 giovera per essa del gabinetto meccanico. Ogni giorno un asc^istente tenendo dietro alia lezione ordinaria, insegna in un altr' ora 1' arte di disegnare modelli e macchine , fondando r istruzione sua nelle teoriclie della prospettiva. La geometria pratica serve a formare 1' aghnieusoro , 1' inge- gnere , il definitor di confini : essa e una scienza sussidiaria air architettura ed auche all' idraulica , alle costriizioni delle strade ed aR' agraria , e giova altresi al costruttore delle strade ed al niincralista. Essa estendesi a tutte le specie di misurazioni che esegmre si possono con qualsivoglia degU strumenti a quest'uo- po usitari , e giusta i metodi geometrici e trigouometrici; alle misurazioni economiche , lopografiche e geografiche; alle livel- lazioni ed all' arte di definn-e i confini. La lezione di geometria jiratica verra fatta con esercizj pratici in campagna , ad oggetto di addestrare gli scolari ad intraprendere da se stessi qualunque specie di niisurazlone , ed a trasmettere suUa carta le varie si- tuazioni senza altn soccorsi ultenori. Questa lettura e accompagnata dall' insegnamenio del disegno di situazione , del modo di stendere spaccati geodetici , e di rilevare e mettere in caita le misurazioni topografiche e idro- graCclie. L' architettura viene spiegata in due semestri , riferendosi seinpre a quelle cognizioni matematiche , lisiche , meccaniche , idrauliche e geodetiche che dagli alunni si sono apprese nei corsi del due primi anni : 1' architettura civile verra spiegata uel semestre invernale , e 1' idraulica nell' estivo. La prima versa sulle cognizioni dei materiali da fabbrica e dei loro ceinenti , suir arte del leguajuolo per quella parte di essa, la cui cogni- zione e necessaria all' architetto, sulla solidita delle fabbriche, sulle volte, sui barbacani , sulla fortezza dei materiali, sulla comoda distribuzione della fabbrica coirispondente al suo scopft, sulla parte estetica in architettura fondata sui migliori modelli, sulla costruzioae delle sti-ade. PARTE 5TR\NIF.r.\. 42" L^ arrliiteftura idraulic.i, premesse che siano le cognizioni general! cl' architeitura civile , tratta delle opere die si costriii- scono sui fiiimi , della direzione delle convnti , deila costriizione e della ibrtilicazione delle rive dei fiumi e (Ik l.ij^lii , della co- striizione dr{;li argini e dei jiorti ; del iiiodo di )>ro3ciug,are e ileviar 1' acque , e di qucllo di dare acqua ai tf-rreni, sulla c(>- Kiruzione delle cliiuse e dei sostej^iii , sullo scavo dei canati , ^ttlla riduzione de' fiuuii a stato navigabile , e sulla costruziuiie de' ponti. Per ultimo viene anche inscgnato agli alunni il modo di rile- vare per approssmiazione le spese occorrenti , e di stcndere i conti preveutivi di fabbrica. Questa lezione d' architettura e accompagnata altreii da quella di disegno arcliitettonico e idrografico , e delle dimostrazioiii teonche con niodelli e con esperiuienti adattati all' uopo. La tecnologia ( empirica ) compreiide l' esposizione storica di tutti que" uiestien i quali , essendo fondati sn di ciualche inani- polazione eiupirica , non abbisognaiio di alcuii foudamento scien- tilico , alle cui siiigole operazioni iioiidinieno puo esser data qiualche perfezione col soccorso della matematica , della tisica e della chiuiica ; poCeado il concorso di (|ueste scietwe servire nou solo ad awivare il genio delf invenzione , ma a soddistaj-e ancora alT utile curiosica di sapere. A questa parte si riferiscono le vane specie di tessiture , i lavori di perme , di corno , di avorio , di lana , ecc. ; i varj lavori di legao , di vetro e di luetallo , ecc. ecc. Tutti qiiegli esercizj cliiuiici de' quali tratta il lettore di cliiuiica tecnica gciierale e speoiale non ioiio coiii- presi iiella lezione di tecnologia. Questa lezione durera ogni giorno per uu' ora , e j'ver essa il lottore si giovera del gabinctti* di inauifatture e di prodorti delle fabhriche. Olue a (juesti oggetti ordinarj d' istruzione , si possono dare alcresi , merc^ di un corrispoudente oaorai'io , aluo straordinanc lezioiii sovr' aliri rami singoli ed importauti die abbiano rela- zione cello scopo delT Istitiito ; e ci6 a secouda del buogno, • previa sempre la Sovrana aj^provazione. Siccome la scuola del disegno veiTa fatta in sale a cio espres- saiuente destinate , cosi gli alimni e i concorrenti alia s<-uola potranno , olrre all' isrruzione ordinaria, proseguire nellc niede- «ime i loro esercizj di disegno , a secouda del tempo di cui potranuo dispoiTc. A V V I S O. Rieeviimo dopo la st.Mnpa di quest' appendiec strjoifra im bello e circoitanziato raggiiaglio delta- scoperta di un nHOV> nietallo falta iiella iinco dal sig. con d' estate lanipi elettrici veramente , ed in fine uu globo in- 3) fiamniato die si perdette nell' ana con piccolo fragore. « Dal che noi raccogliamo , che controverso non e punto il luogo del- r antico lago di Vadimone, e che il fisico nostro vj osservo una pai-te di que' fenomeui che veduti vi aveva il Bacci , e die non riusci di vedere all' Orioli. di Viierbo. Tornando ai fulniini, in confernia delle cose succennate ac- cenna 1' autore nelle note , che alia scossa elettrica credette al- cuno di dover attiibuire i pessiini effetli del cosi detto vento della palla da cannone ; die fu osservato a Perugia un fulmine sorgere da un letaiiiajo fernientante negli ultinii anni dello scorso secolo , siccome esplosioni graviasinie d* aria infianimabile acconi- pagnate da fenomeni di fulniinazione accaddero spesse volte negli auimassi delle farine ; die finalniente nel febbrajo 1767 a Presburgo una fianima azzurra conica sollevnssi all' improvviso da una brag era ci>n deronazione , rottura del vaso niedesimo e spargimento degli accesi carboni , la ([ual fiaiuma serpeggio per la camera rapidissiaianiente , brucio il viso e le niaiu ad una ragazza , ed in parte fuggi per la finestra, in parte ruppe la porta, sconficco una tavola di una camera vicina , rovescio nio- bili , apri il solajo , frantunio una bragiera in altra camera, e sort! pel tubo del cammino, gettando sulla strada i presciutti che attaccati erano sotto il niedesimo, e lasciando per qualche ora un odor forte di zolfo. Passa quindi alia esposizione del fatto accaduto nel 1 81 5 m Cellere, villaggio Well' antico Sta;o di Castro. In una niattma dell' agosto nelle ore piii vicine al niezzodi , es^eudij il cielo sparso di nuvole nere, e niuggeudo il tuono in lontananza, tro- vavasi su di un focolare un ramoscello )jer meta incarbonito e quasi spento , per meta non ancor tocco dal fuoco. Dalla estre- mita nera usciva un filo di bianco fumo con qualche sibilo, ed ecco che il- tizzone balza da terra verso 1' alto , si spacca in niinutissime schegge , esce dal cuore del niedesimo un globo infianiniato con rumore pari al col]io di un fucile , si alza il globo rapidaniente con nioto vorticoso pel sovrapposto tubo del cammino , ed esce di la fuori a cielo apcrto con un secondo ronibo di vero tuono assai piu forte , e prolungato , colpisce il nuiro sovrastante di una rocca vicaia, e ne fa cader pietre , cd i frammenti ancora di una finestra, presso la quale si scorge un profondo canale nel grosso della niuraglia , che niolto serba , dice 1' autore , dello specifico puzzo del fulmine. JSiuno sconvol- gimento si ravvisa nella cenere d' onde alzato era^t il ramosc«Uo, PARTE ITALIANA, i^3 I cccetto r impvessione vermiforme di un piccolo soffio ; nulla di guasto ti-Qvasi ia una camera sotfoposta; e niuno de' circostnntl riseriti alcuna scossa o altro danno nella persona. Cadde noii niolto dopo pioggia e grandine e. ben presto il cielo si rassereuo. Suppone r aittore die la folgore nata dal carbone colpissi- la rocca in alto, e si ripiegasse niiovaniente verso il basso, pcr- •lendosi nella terra ; clie invitata fosse a salire dalla colonna caldissiiua di funio vapoj-oso , e dalla gola fuliginopa del caniniino colla loro facolta deferente; clie i ferri dell' antica fmestra posta dirimpetto la attraessero ; che tjuindi abbaiidonata da ogui cou- duttore piu perfetto si aprisse una strada lungo la pai'ete interna per venirsene a terra. Crede egli che il primo tuono o scop- pio nascesse ]ier la rottnra subita ticl ranioscello , per la subita produzionc dfi gas, per la dctonazione violouta dei niedesniu , y)el feudiniento istantaneo dell' aere coibente ; die 11 secondo tuono piu gagliardo nascesse all' aprirsi un passo attraverso del- r aria esterna , piu isolante nelT uscire dal caiuniino , ed alio s(iuarciare del uiiiro die si opponeva alia discesa. Eaclude in tjuesto caso la supposizione di due folgori , Y una ascendente , descendcnie I'altra, uon essendovi la iiecessita d' iuiuiaginare questa doppia corrente. Esclude pure la supposizione della na- fccita del bolide elettrico dalla terra e non dnl rarboue die avreblje jiotuto servire di \eicolo; jierclie in tale ipotesi segm evidenti sarcbbero riuiat.ti nella cenere , nella pietra del ioco- lav , ae"''. oaniera sottoposta , e le vive bragc distanti 6ol.> quattro dua sarobbono state piu del'erenti del bitovzoluto raiii.i- scello. Se da ((uesto vcraniente nacque il fulniine, il caso rien- tra nella rategoria degli accennati , e niohe cosC contorrere dovettero alia sua produzione, tra Ic fjuali la condizionc gia elettrica dfir atinosfera , e 1' elettririt,! forse opposta del rauio- scello al caugiare del siio state aggregativo nello svolgunenro de' suoi \apori. A queste aggiui^ne I' autore la jioten/a per 6r stessa elettrizzairire della colliiioixe dell' aria cirrostante all^^ ■sdieggiarsi del legno con iiiipeto grandissmio , e I' attivita elei- trizzante delle vane azioni e reazioni diiiiudie , die dovetieri* necessarianiente aver liiogo tra i diversi eleiiienti del raiuoscello e dell" arniosfera , allorclie tutti concorsero alia esplosione. La seconda osservazione conrerne un passo di Orazio , rel,«- tivo a fuoco spontanoo. KelFa eili nella satira V del libro I i Cnatini , die jiretendevano cssere nella loro teri'a un tenipio mi rui sacro liniiiare lifiiiefacevansi , e funiavano gl' incensi sen'' > .dcuii fuoco. Peusa I' autore die fondata cssere potesse la pr«- fesa di fpie' cittadiui , giacdie con tanri asscveranza si parlavi di cpiel fat to , e ricorrc percio agli t^miortJ, o allc borcbie usatc da;lli antichi per ornainento delle porte , che potevano esscrr toudeggianti con cmisfericlic concavita o convessit.\. Cou questi uietallui omhelidii ci porta cgli alia teoria degli specclii ustorti '■(li quali potevano riuuirsi i rao^i calt^nlici haitanti a fonoei-n 452 APPENDICE gV incensl collocati su di un' acerra , o un turibofo nel pnnto focale. Soeutle quindi a pai'lare degli speech! concavi ustorj iisati talvolta da' sacerdoti , e 6pecialuieiite nel liacceudere il fiioco spento di Vesta , e nelP accecamento di Deniocruo , esposto da Liberia. Questa congettura favorii'ebbe 1' opinione di Viveiizio e di Akerhlad , i quali come specclii riguardarono le concave e terse oi*a nominate patere eti-usche. Si propone nella terza F applicazione ad iin importante og- getto di economia domescica, cioe all' arte degli niibianchimenti di una niaccliiua analoga al premitore dissolvente di Real. II fi- sico francese proponeva il congegno sue consistente in un vaso provvisto di un tubo verticale , come torchio da spremere olj o succhi da varie sostanze , e come mezzo potente per favorire la qualita dissolvente dell' acqua , o di altri chiniici agenti. Di que- sta macchina vorrebbe servusi 1' autore per compendiare , com' egli dice , in mirabile guisa P operazione del bucato , e per ottenere questo propone una va&ca , o un tino fatto di muro bene stuc- cato al di dentro , o di legno ben cercliiato di feiTo , nel fondo del quale si aprano e si cliiudauo a piacere uno o due fori con chiavi o semplici turaccioli. Sull' orlo superiore vuol che sia fatta una specie di incavo o battenie iuteriore in giro , su cui posi a commessura, quaiito piii »i piio perfetta , un saldo coperchio tra- forato nel mezzo da un tubo asceiidente verticahiiente, che puo essere di semplice latta , ed anche di piu pezzi separati , che entrino gli uni negli altri a slVegamentK come i pezzi di un cannocchiale , onde accrescere o snnuuire all' occasione 1' altezzn totale. L' ultimo tubo terminar dee in un recipiente di latta, o di legno aperto in alto , sostenuto da tr* piedi di legno pro- lungabili , o raccoiT-iabili a volonta , il qual recipiente deve es- sere grande abbastanza , perche il liquido si conservi nel canale verticale a tutta V altezza del medesimo senza bisogno di riaf- fonderne ad ogni istante T acqua , malgrado il filtramento e r efflusso iuferiore. Nel tino si stratificano le tele , o i panni su- dici , si aprono i pertugi inferioi-i m fjucl numero c-lie si crede opportuno , si versa acqua at diaopra prima a minore altezza , poi a maggiore, quaiido gia comincia a pass ire di sotto. »^)uesta prima operazione aggiugnendo alia facolta natuiale dissolvente dell acqua il benelicio di una compressioiie clie si puo aiimen- tare ad arbiti-io , serve a sciogliere tutta quella pai-te di sostanza macchiante, che h solubile in quel l(c[uido. AUorchfe 1' acqua esce cliiara , si cessa di aagiugnerne ; e sgocciolata che sia la massa vi si versa al disopra ranno anche freddo , che dee effi- racemente sciogliere T altra parte della sostanza macchiante , golubile uel sottocarbonato alcalino. Per ultimo si versa sopri di nuovo acqua limpida, die supplisce alF ultima lozione , dopo di che non restera piu che di levare l' apparecchio , e premere, ed asciugare le masserizie gia lavate , o al piu passar sopra col sapone alle macchie piu restie. Sarebbe opportuno T u^are li$civio PARTE IT.VLTANA. 433 flepurato col riposo , per evirare di dover togliere con nuova lozioiie la cenrre arrestata tra le pieglie de' panuilint. Si po- tiebbe st'iiiplifirare 1' o|ierazionf collocando al disopra degli og- getti da iiiibiancarsi , uno straro di cenere bene stacciaia e coni- pressa ti-a due canavacci , atrraverso la quale tiitrando T acqua ei couverte naturaliiiente in liscivio , il tlie potrebbe farsi sconi- ponendii V anparecehio ad ognuna delle tre lavande , e collo- cando lo strato di cenere solo tra la prima e la terza. Cosi si n»|'armiera anche 1' uso del fuoco, preparando a freddo il ranno, o srratiricandolo sopra le tele , sebbene col ranno laldo il nie- todii di\errebljp jiiii attivo. Se il tino fosse perfettaniente cilin- drico e foderato in uietallo , potrebbe rispaiuiiiarsi la preniitura ultima, introducendovi, dopo sgorciolata 1' acqua alia moplio, im piano die pei-fettamente conibaciasse ne' lati , ed inferiorniente a niodo distantuft'o, sul quale versandosi dell' acqua a juflicientr altezza , savebbe questo gagliardamente premiito verso il basso, e spremerebbe ogni liquido facendo le veci di torcliio. Avverte r autore , clie debbouo le materie da imbiancai'si essere disposte in uno strato discretaniente alto , ed anche con bastoni frapposti ad intervalli n-a piano e piano, ed incrocicchiati a guisa di rete, aflfinclie la pressione delT acque non sopjiriuia , stringendo le tele di soverrliio , ]" uscita del Ii([uido che vi si deve liltrai-e attraverso , e la reticella di bastoni potrel)be ancbe coprire in alto r uiliii\o strato. Riprova quindi I' uso del lisri\io caiistico , del quale sono note le proprieta corrosive , e per lilrinio pro- pone un metodo analogo anclie per le gualcbiere. ISon dubitiamo die tutti trovcranno questa applicazioue del- conqiressore di Real nuova aflatto , e 1' autore T lia di gi;i sperimentata vantaggiosa. NdParticolo quarto di cjueste osservazioni si ramuientano al- cuui fatti celebri , e men ricordati di succussioni elettriche neeli aniniali. Nell' officina istorica dell' Astolfi. trovo l' autore il rac- conto di im contadino , die standosi sopra una cnllina in Trento a guardar 1' uve , vide nel basso un prande e spa- ventevole serpente , e fattosegli addosso gli conrtrco nti lungo «]umtone nel mezzo della testa. Menne 1' aniniale si dibatte- va, 1 ucoisore si senti tutto \\ rorpo invaso da un tremorr , grido cliiedendo ajuto, ed ahciuii villani .accorsi ti'ovaronlo se- niivivo , e lo guarirono coUa teriaca , nouostaiite la qual cura riraase egli pin di due anni storpio nel ieito lanto della per- sona , quanto del braccio col quale ferito aveva il serpent e. II volgo non nianco di attiibuire tpiesto effctto al veleno del niostro. Pensa I'A. all' incontro die quel tremore non fosse se non una scossa elettrica, analoga foise a (juella die risenti il celebre Cotveno nell' eseguire la sezione di un soroio vivo , ma piu gagliarda in propor/ioue della maggior mole ilell' auiinale , e della succussione, die sara grata grandissima attraver.io il ferro dello spuntone , tanto piu clie le succufsioni degli animali elettrici rieacono srmpre piu vivc, pivi duievoli, e piu permcio»e, 434 .4.PPKNDICE che r altie prodotte da fisici congegni. Noi soscriveremmo ben volontifri alia spiegazione data dall' autoie , qualora potessiiuo persuaderci , che quel tremore e la successiva paralisi prodotti non fossero del solo timoi-e , del quale tanti effetti straordiaai-j si sono veduti , e si veggono gloraalmeute. A questo principio probabilmente debbono riferirsi gli efFetti della vista del sevpeiiti, volgarmente atn-ibuiti alia simpatia , dei quali si fa menzione in vai"j libri , e specialmente nella prefazione al secondo viaggio del sig. Le Vaillant. Narra pariuiente Mntteo Villani , che nel secolo XIV. fu ta- gliata la testa a Gualtieri figliuolo di Bustaccio degli Uberlini , giovane valoroso e prode , e che il corpo posto nella cassa in due pezzi , nientre si portava alia chiesa di S. Croce , giunt<» al pie del campanile , si dibattp per lo spazio d' una saettata di balestro , o piii , e aperse le congiunture della cassa con taato dicrollamento , che appeaa fu ritenuto che non cadesse di collo a' giovani che lo portavano. ISon si inganna certauiente r A. attribuendo que' dibattiiiienti a couvulsioni galvaniche , compito essendosi il circolo elettrico tia parti muscolari e ner- vose , allorche uei barcoUanieuti del trasporto la testa disgiunta si ravvicino al trouco in favorevole posizione , si interposero forse lunghe strisce di sangue grondante , e forse si stabili co- niuaicazione luetallica \)er alcun giacco di ferro , o altra anna— tura , di rui era probabilmente coperto il defunto secondo la ■snoda di que' tempi. Nel passar sott > il campanile pote conti-i- buire alia srossa lo stato elettrico del cielo. Per egual modo aecondo P/utarco tiirono vedute le teste de' buoi scaunati per ■vittime trar fuori le liugue , e mosti-ar quasi di lambire la piaga. Cita r A. di passaggio i fenomeni osservati in Bologna nelle rane dappriuia , poi ne' cadaveri de' bruti , e d' uomini decapi- tati di fresco. A qiiesti potrebbe aggiugnersi il fatto osservato da varj accademici di Torino , e dal redattore stesso di quest') articolo , di un uomo decapitato di fresco assoggettato a varj esperimenti da una conmiissione istituita jjer il Galvanismo , che armato secondo i metodi consueti , mosse a piu riprese le braccia , le alzo , benche le maui fossero aggravate da alcun peso , le ported al terzo conato alia cintura , e parve volersi sciogliere dall' ajjparato metallico che lo ciugeva. Riflessiorii di Giovanni Ferininelli sail' ufficio attribuito al punto soemering^iano dal dottor Felice Sand nel suo discorso stampato in Perugia. — Avendo insegnato il dottor Sauti che il nervo ottico sia cavo , che v' abbia grande analogia e singolare corri- apondenza fra d punto del Soemering e la pupdla , e che la re- tina si possa lonsiderare come un \evo cristallo di speccliio , congetturo che s' imprimano altajnento nel sensorio le immagini degli osgetti , e che un giuoco di luce ha luogo nel cervelto al di Li della macchina diottua. L' autore di queste riflessioni dimostra, che gli speriaienti dei dottor Santi non bastano per PA.KTE IT\LI.\NA. 435 convmcerc che il nrrvo ottico sia cavo , e iiiolto nieno die la luce possa correie })er quel m-rvo ; chc il juinto del Soeineriiig ( c avrebbe detto lueglio del Buzzi ociilista luilaiicbe clie lo scopri Diolti anni prima), non e nella stessa dirczione della juipilla i clie la retina non puo rigiiardarsi rome imo speicliio atto a riflettere i raggi , trovando es^a nella fabbrica dell' uvea un fondo denso e nero incapace di ottica nflessione : per le quali ragiom r ipotesi del dottor Santi , a parere delT autore , e insussistente. F.Sj)eri€nze comparative col Tartaro stibiato , e coll' acqua di Lauro-ceraso ne' conigli fatte sotto la direzione del professore Tommasini nel Clinico Istuuto di Bologna in aprite , maggio e diccinhre 1 817. Relazioiie del dottor Gio. Battista Comelli, mediro ordinario dello spedale civile ed assistente al suddetto Istituto. — Da queste esperienze , fatte sotto gli occlii di luolti professori ed alunni di niedicina, resulta che 1' acqua di Lauro-ceraso ed il Tartaro emetico , sia che si diaao uiescolati , oppure succes-- sivaiiiente , sono egualmente micidiali ai couigli , come lo ^ cia- scuno di questi veleni soumiiuistrato solo. Quelli die hauno letio la uieuioria del dottor Bergouzi sullo siesso argoniento conse- gnata nella Biblioceca Italiaaa (N.° XXIH c seg., auno 1817-1818), s' avvedono chc i risultati da lui otienuti sono atfatto contrarj a qiiesti ddl' Istituto clinico ili Bologna. V ha di j'iii , che il pvofessore Tonnuasini giunse a salvare alcuni conigli avveleoati con acqua di Lauro-ceraso , facendo loro Lngliiotrire dell' actjua- vitc. Nellc Lettere critiche del dottor Spallaiizani (Recgio, 1818), si proniette die il dottor Bergouzi ripetera (|iinuco prima le SUP s|iern-nze con uiag'sta sua diffusa n^poita , la proode in p.u'ticoi.ire esaiuc , e la corrobora cou luagg-.o • 438 APPENDICE autorita e con pin gravi ragloni. Alessaiidro Tralliano curava le febbri putride col salasso nei soggetti robusti , colia dieta teiiui-siina , e coU' acqua fredda nelle person€ che avessero sintomi di debolezza. Lodovico Settala cacciava sangiie nella peste e nelle febbri pestilenziali, tra cm e pui" coiiipresa la petecchia. Tutti sanno che fu della stessa pratica ]-iniiovatore il Sydeahain , il quale in confer. na della sua esperienza si ri- porta air autorita di Lodovico Mercato , di Nicolo Massa, del Settala , del Foresto, del Mercuriale , di Zacuto Liisitano , e spe- cialmente di Leonardo Cotalio. Giovanni Huxhain, tuttoche men coraggioso degli altri, trattandosi del salasso nelle febbri petec- chiali, nod nega che da principio massinianiente possa giovare onde prevenire V infianmiazione del cervello e de' polmoni. II De Haen non csito punto nel riconoscere la necessita del salasso e de' riaiedj refrigeranti nelle febbri maligne. Nella scelta d'opu- scoli pratici ( deleetus opusculoruiii ) pubbhcata dal celebre Pietro Franck v' hanno niolte uiemorie che dimostrano ^ 1' indole flogi- stica delle stesse febbri. II Sarcone curava la petecchiale lu Napoli col salasso, coll' ipecacuana , col sale d' Ej^soni e con etniili depriiueirti. Grant e Quarin confidarono specialniente ne- gli acidi , nell' emetico , e non tralasciarono il salasso quando v' erano segni d' infianmiazione. Le fredde imniersioni racconian- date dal Giannini nelle medesiiiie febbri vengono pure in ap- poggio della cura antistenica. Vie piv\ confermata e questa pra- tica nella storia della fehbre petecchiale di Genova pubblicata , gia sono l8 anni , dal celebre Rasori. Qui I'autore cita le di lui ricerche patologiche sulla fehhre gialla , ed invita gli oppositori della nuova dottriiia a confutarne i fondauienti prima di non ammetterli. Questo nietodo di cura delle febbri petecchiali non e ristretto nelle cliniclie d' Italia , ma s' e propagate auche in Germania per opera di Hullland , Horn, Reuss , Marcus, Hil- denbrand ecc. La massima parte degli opuscoli che furouo pub- blicati intorno all' epidemia petecchiale del 1817 , dimosti-a pure rmilita e la necessita della cura antiflogistica , e lo dimostra la testimonianza di niolti medici , che senza pubblicarli comu- nicarono al professore Tommasini per lettere i risultati della loro pratica. Forte di tante autorita, e di sottili argonienti, che nieritano di essere conosciuti nell' originale , il professore loiu- masinl conchiude che la febbre petecchiale e serapre d'lndole llo- -gistica, e che domanda costantemente una cura controstmiolante variabile soltanto nella quantita in niisura del grado della ma- lattia c delle circostanze individual!. Ranzani , Osservazioni sui Balanidi, parte III e fine. — Ab- biamo veduto nel volume IX di questa Biblioteca , pag. 88 e segg., che l' A. di queste osservazioni , ricercando nella prima e seconda pai'te delle medesiine a qual classe appartenessero i balani , gli aveva collocati nella classe degli acefali , cioe di quei inolluschi, che non hanno una testa distinta; ritenuti gli aveva PARTE ITALIANA. 430 Urir ovcline cle' ceratoU-ni , o sia degli acefali a braccia cornee; agciimto avfiva altvi cinque genrri ai tie da Lainhrk Mabiliti per i halani , ed istituitane una faniiglia, questa aveva divisa in due sezioni fondate sul niiuiei-o tielle val\e, clie in alriini balam sono qiiattro , in alci-i sei, lasciando le distinzioni de'generi fondate sopra iliffert"n?'e di minove niomento. Pavteiido ora dal pvincipio die si e riniproverato a Lamark , jierclie nulicando niolti nuovi generi di nioUiisclii non abbia indioato i caratteri loro , ne fatta menzione delle specie , si fa preniura, dopo di aveie esposto i carattcri de' geiieri di quella ianii;;lia, di desoiverne alcime nuove specie, e di indicate al- fresi tutte quelle dt-lle quali si e potuto pvocurare suflic^enti no- tizie. ISon potendo uoi seguire passo a ]iasso P \.. in qiiesto di- licato lavoro , accennerenio solo die le specie da esso illustrate sono : VAscmus Porosus del genere Asenius , al quale proposito si fa nienzuine nel testo etl in una nota , delle ]jregevoIi col- le/riani di Poh]>ai , di Eiliinodernii , e di condiiglie accpiistate dal (Iffiinto nunisrro conte Mnrescalchi ■, e che fovniano ora oinaniento di quella famiglia , e di Bologna ; /' Ochthosia Strneiuia del ge- nere Ochthosia ; i balani Gigas , Tuitiniiabulum, Tullpa , Sulca- tus , RaHmtus , Pwictatus , Ciisiinius , Spinosus , Discors , Cy- llndricus , Balanoidcs , Levis , Scriatus , del genere Dalaiius , ai «|uali aggiugne il Patellifonuis , il Perforaius , /' Ilemispharricus ed il Galeatus, come nou abbastanza da esso conosciuti. Passa quindi a descrivere i Ctamali Glaber , e Stellatus del genere Chthainalus , le Coronule Tcscudiiinria , e Patula del genere Co- roiiula , il Crcopirus Dalnenaris del genere Crtopirus , il diadeina Candidiiiii del ueuere Diadfina , e la Tubicinella anulnta del ge- nere Tuhifiiiclln. In tutte qucste descn/.ioni osser\ ianio uioira diligenza, nmlra erudizione nel nl'erire e nel coucordare tra di loro le desirizioni degli aliri naturalisci , e niolta critica nell' e- niendare gli en-ori , o le antinoniie di Chemnitz , di Brucuiere , di Gmelin , di Lister, di Po/j, di Ottone Fabrizio e di alrri con- chigliologi. Sul Lepas Psittacus riihase jirudenieuiente in dulv bio se assegnare o no si dovesse al genere Balaiius. In mezzo a tanta esattezza di osscrvazioni , braiuerenimo di vfdere sban- dito il nonie barbaro di Anatifa , e piu esatta la ortograBa lacina, essendosi scritto laevis ])er fevis , ed anclie laeviusrulis quando cjuesti non sii"no errori di stampa , dei ijuali niolti sgra- ziataniente se ne trovano in (piesta Meinoria. Esatte , c ben de- lineate trovianio le tavole die ad essa lianiio relazu>ne. Descrizione di un pes^e, il quale appaitiene ad un nuovo ge- nere delta famiglia dei Tenioidi del signor Cuvier , del professore Ranzani. — Questo ^ uno di quei pegci ad alette spinose, detti Acanthopterigii , che quasi seiupre diniorano al fondo del luarr ; esso fu irovato nel passato anno al cominciare di luglio aulls spiaggia Riminese , alcun poco danneggiaio nella coda , r da tiitti , perchc non niai veduto, fu rej)utato nuovo. Si voile pre- 440 APPENDICE parare quel pesce per la sua conservazione, ma svani in alcune pai'ti il colonto vaghissimo della pelle , e dall' azione dei cor- rosivi fu distrutta ooUe carni auclie una parte della pelle mede- siiua. Un concittadino dell' autore non pote trasmettergli clie la figura diligenteuiente ricavata e la spojilia nialconcia, perche quest! decidesse sal punto della supposta novita. L' autore ne pubblica quiudi la descrizioiie , autorizzato dall' uso di altri na- turalisti clie non 8i nstettevo dall' ludicare e dal classificare altri Tenioidi , sebbene guasti fossero e malconci. Non potrebbe il pesce descriversi senza die si pouesse sott' occhio ai lettori nostn la figura. Per la luancanza della coda non puo dirsi , se egh abbta pinna anale, e se la coda stessa sia pinnata. II colore della testa e del tronco e quello dell' argeuto con macchie nerastre rotonde , ed un bel rosso di rame uelle pinne dorsali e petto- rali. Crede I'autore che appai'teuga senza dubbio alia divisioue degli Acantoptengi , non avendo esso nelle piune alcun raggio articolato ; lo rifensce quindi alia famiglia dei Tenioidi, ed alia prima tribii , comprendente quelli dei quali ottuso e il muso e I'apertura della bocca assai piccola. Non riconoscendolo quindi riferibile fra i generi assegnati da Cuvier a quella tribii , opina che questo pesce costituisca un nuovo genere al quale da il nome di Epidesino , ed in questo nuovo genere sarebbe esso Y EpidesiiLO macchiato. B I B L I O G R A F 1 A. REGNO LOMBARDO-VENETO. Schinfena e Sira, poema epico di C\rilo contempo- raneo d' Ossiari , antico poeta celtico , sopra tra- duzione manuscritta inglese , recato in verso ita~ liano dalV app.° Giuseppl Belli ngeri. — Mllano^ 1817, da Placido Alaria Visa). Le oplnioni letterarie che dettarono questo scritto , sugge- rirebbero piu gravi parole, che sifFatto non nulla non comporta;^ siccome pero non e da temere clie ne riesca dannosa la pubbli- cazione , ci riserviamo a parlare delle dottiine , di cui si mostra imbevuto T autore , a proposito d' altra opera , che per qualchc 8U0 inerito intrinseco potrebbe trarsi dietro i meno veggenti. rVRTE ITVLIANA. 44I Diritto puhblico universale , ossia dlritto dl riatura e delle gcnti di Giovanni Maria Lampredi fiore/i- tiiio^ voli^arizzato dal dottore Defendente Sacciji. — Pavkt i8i8,Po/. 4 in S."^ presso Giovanni Torri. Ottimo divisamento e quello cli rijiroclurre nell.i nostra lingua quelle opere che scritte m una liuaua niorta e fauiiliare a' soli erucliti lueritaao per V importanza dell' argoinento
  • ru$$iano, da lui denominata Corso del tempo e tradotta poi ed accresciuta e niigliorata dal nostro sig. conte Francesco Crivelli Veronese , il ({uale credette uieglio ( attese le niolte aggiiuite da lui lattevi) di chia-n.u-la Serie analitica della successione dc^l imperi. l)o|io T opera di Le i-age ( La* Casas ) pareva che uoii restasse piu nulla a desiderare in quesio genere; nulladimeuo il sig. Crivelli In riconosriuto nel quadro crouolo— gico del sig. SuMsS ua v.uitaggio che non si ha nell' opera ilel primo , ed h quello di aver riunito iu ua sol quadro tutti i punti pill uuportanti della storia, couiinciando da Adauio lino a noi. Qiiesto quadro montato sopra tela puo appeudersi come una CvU'ta geogralica e formare uon iguobile oruauieiito in uno «tudio, anzi convenir meglio di una ineisionr qualuiiijue ili aliro genere. Una carta di tal uatura nou puo dar luogo ad un estratto. Ci limiteremo pertanto a dire che il 815. Crivelli ha ai.;3imito » nibl. hal. T. XII. 29 442 A P P E ^^ D I C E quella Carta cronologica ua volumetto in 8.° contenente un iu- dice alfabetico di tutto cio che viene nella carta ruedesima ac- cennato. Ma sicconie gli alfabeti genei'ali anziche offenre cogni- zioni chiai'e e precise noa servono per lo piii che a produrre nella niente di clii legge una confusioiie di soggetti , di titoli e di cpocbe ; cosi 1' autore saggiamente penso di suddividere questo indice in altrettaiiti cataloghi speciali quante sono le ina- terie che lo compongono. Qiiindi il primo catalogo contiene r origine , 1* ingrandimeato , la decadenza e il fine delle varie jiazinni : un altro contiene T indice di tutti i mouarchi ; gli avvenimenti piu vimarcabili , le guerre jwincipali , le battaglie ed i trattati si contengono in altrettanti cataloghi ; avvi un in- dice dei guerrieri e dei piii j^Tuosi Ministri di Stato ; un altro delle istituzioni e rifoniie politicJie e religiose ; un altro coui- prende gli uomini illustri nelle scienze e belle arti ; e T ultimo le invenzioni , le scoperte ed i progress! di-U' uuiana coltura. !Noi racconiandianio questo lavoro come inclis| ensabile per chi vuol avere un filo sicuro che lo conduca nell' iiitricato labirinto dello studio della storia universale. II lettore non imparera con graude fatica da molte pagine e da molti volumi quello che comprendera con una sola occhiata data a questo quadro e a questo volumetto. II movimento progressivo e sincrono di tutti 1 fatti della storia generale e un caos inconcepibile senza la luce di quest! stratagemmi inventati da uomini benemeriti di questi studj. La carta dello Strass, tradotta ed illustrata dal sig. Cri- velli, dovrebbe trovarsi presso tutti i Collegi, presso tutti i Licei, presso tutti i luoghi destiuati alia educazione eleuientare d'ltalia. La Mediilllna . tragedia di Francesco Personi Vero- nese.— Verona^ i8i8, dalla Societd Tlpografica. Dallo scriftore , che nella prefazioiie acconiuna gli autori della Mirra e del Cianippo, non si poteva aspettare che una me- schina tragedia, avess' egli avuto un argoniento come la Merope: al vedergli poi per le mjini cotesta Medulliaa era facile indovi- nare che cosa ne sarebbe riescito. Una iiglia , che sfiorata involontariamente dal padre , si fa scriij)olo d' andar meno intera a marito , era cosa da spaveutare Alfieri e Racine, nor. che il sig. Francesco Personi, ma questi voile darvi denti-o , ed impasto un lavoro da fame vergogua al Riughieri. Ella sarebbe inutile impresa il cercar costanza ne' caratteri , verita nel maneggio delle passioni , e dignit.\ nell' espressione e nel verso = Enigma e questo = Cost strano per me , ch' io nol comprendo — ■ O giunio = In cui sol di veder piangere is temo — Di tuo padre al dolor : deh I per pietade = Dona il don ch' ii^ ti fei , se ireti , ne lo strascico degli aggiiinti poteano riparare al diietto : giusto era ([uindi il loro stiipnre nell' asroltar certi tali , che cosi all' inipensaia e gruza »tndio canticcliiavano versi e rime n^ jiiii ne uieno ggrariate di • liielle , di' essi veniano storpiando a tavolino con taiita fatica, t" giusto dovea pure in si fatta iiiiseria di nobili inteudiincnti loro seiiibvare queU' iuroronar la Gorilla , die fu quasi un toglicr la corona dalla tomba dell* infelice Torquato , c str.iscinarla a|>- passita pel fango : nia die sul finire del secolo ] aasato , e sul principio di questo , in cui uomini lodatt turnaiimo in fama cU antidu modelli , e prociamarono nur\ainente qiiella santa e ue- ccssaria verita , die la uiediocrita nclla j>oesia e un vero flagello, sia stato , e tuttora sia clii si compiaccia di tali ciurmerie, c non contento dei rotondi applausi del vojgo se ne lodi , e nc vada 8uperbo fino a rendere di pubblica ragione colle stainpe una •erie di miserabili fanfaluclie , non e da crederlo, die a'proprj ocelli ; e non ci voile meno a persuaderci di nou iraso^naie • 444 APPENDICE. quando ci capitarono alle mani questi due volumetti pieni zeppi d' inezie e di barbaiisiui ; e nella uiagra lor prefazioae ci venue Bott' occhio come 1' autore non teiiic di metter in forse , se vi sieno dei difetti per entro , e ne racconta che faciluiente gli sarebbe riescito di purgarli delle inende die gli adombrauo , se non avesse temuto di porger motivo a dubitare della loro esteinyoraneita^ delicatezza di roscieoza di cui si vuol lodare T aiitoie. Questo nostro giudizio amerebbe d' esser provato con alcani esempj tolti qua e la da ogui compommento : ma ctii potra pretendere da un galantuouio una seconda lettura di queste fandonie ? Basti un saggio del terua = Se sia piii apprezzabile la musica , la pittura o la poesia. L' autore che lo uiise pel pruuo , vi avra ravvisate bellezze da nieritare un tal posto. In questo capolavoro, dove Dio viene definito Di cielo e terra II iiiaguo divin soiniiio architetto, e si crede onovar Omero cliia- mandolo turgido. L' autore parla deli' ar/KO/wa spedua per ben ignota ^(O da quel magico architetto-, e ne racconta, cli' e la ui«desinia, che un di Pittagora Credeo per I' orbe intero Esser mutrice , e stendere Ovunque il grata iiiipero ; disputa deira///ia pittura, che oltreiitodo fu/gida Die vita a mille Eroi, Le cui sacrate inuaagini Vivon pur or fra noi , e dopo averne con isquisita erudizione fatto sai'ere che il povero Dardano venne abbruciato ( forse dal Sant' Uffizio ), canta con poetico ardiniento, come Laura pel piii gran llrico D' aha belta e fornita , Per Dante Bice , e il gioi/ane Faon per Saffo ha vita, e finalmente vien conchiudendo con una spaventosa dialettica , che la dolcezza del suono muore col suono , che la y:)ittura e bella e buona , Ma ver l' etade mostrasi Poco , a dir ver , siciira , e che Solo de' Vati equabile r arte si sirba , ed il tempo mangicne Passa su lei, la sventola. Ma par che goda a renderla Piii bella e piii vivace : dei qua! maraviglioso effetto del tempo il sig. Augelo spereia pur la sua parte in favor de' suoi versi. Di cjuesta razza d' imbratti si sporcano le carte oggidi , e se ne vuol lode , perche nacqiiero d' improvviso , e v* e ancora taluno de' | iu vecchi , che difende quesre inimondezze , e molti de' piu giovaai , che con danno irreparabile de' buoni studj vi perdouo i piii begli anni; che se a' vecchi non e da parlare , perclie la.superbia dell' eta vieta loro di ricredersi , i giovani almeuo vorrenuno ravveduti , al qual ottimo fine portiaaio opi-t nione dover ]iin che le nostra poche parole servire 1' esempio di questo Galletti , se pur e vero che gli Sjjartaui ubbriaca- Tano gli sclnavi loro per ispirare ne' proprj figli abborrimento di quel vitupero. PARTE IT.VLI\NA. 44$ Trattnto della polhica libertd , del cavaliere Battista GuARlxi. — F/negia , 1818, di pag. i()i , e 24 dl dedica e prefazione , per Francesco Aiidreola. Con savio avvisaiuento 61 e (.'a qualclie tempo introdotto in Venezia il costume di pubblicare invece di versi iautili , e sppsse voire sciniti , f[ualclie buoa lihro in occasione di nozze illubrri. Lode IIP sia al eel. Morelli , il quale comincio il primo a rivol- gere ad iin (vie di publ)lica utilita le grandiose spese die per ap)">lausi poetict facevansi in occasione de' solenai ingressi dei procuratori di S. Marco ! Qnesto appunto i- uno dei donativi fatti al pubblico in occa- sione delle nozze Giovanel/i e Pallavicinl. II sig. Gaetano A. 'Rus.sierii conosciuto pel smo medico sajiere, non meno che per il siio aiuore ai buoni studj , non ha creduto di poter oflferire agl' illustri sposi un omaggio migliore die quello di pubblicare per la prima voUa , imitolato al loro nome , il Trattalo della policica liberia del cav. Battista Guarini. Ijo trapse egli da un codire posseduto inaddietro dal cav. Jacopo JVani , ed ora con tutta r altra suppellettile hbraria Nauiana passato nella Biblio- teca di S. Marco. Questo trattato era rimasto finora inedito , prf>babilinente per ragioni di Staio , siccome e detto nella Bio- grafia universale antica e inoderna. Esso appartiene a Battista Guarini, detto il giovane, a distinzione deli' altro celebre Bat- tista suo bisavolo, celebre esso pure nella classica letieratura ; e composto si su]->pone verso 1' anno 1S99, trovandosi all)ra r autore in Firenze al servigio del gran duca Ferdinando , dove riverito era da tutti ([iial letterato e poeta eccellentissimo. Nella dedicatoria il Rufgieri ha opportiinameute raccolto varj tratti ilella vita di questo Guarini ; cd ha specialuiente repistrato le niolte ambascerie da esso sostenute d' ordine di Alfonso II, duca di Ferrara , e le altre onorevoli cariche e dignita , delle quali fu rivestito dallo stesso Alfonso , sebbene per alcun tratto passato fosse al servigio di aliri principi d' Italia, e specialmcnte del dura di Savoja e del dura di M.intov... Sembra c[iiesto scritto appostatanieute composto per giustificare il convertimento della repiibblica Firemina nel princij^ato, e per applaud'-re al tempo stesso alia ele/ione di un princij-e della famiglia Medici, e }>iu di tutto a quella di Ferdinando. Segui r autore in f[uesto trattato le tracce tlclla n.unenti , non poDebbe mai aimiicltcrsi per giusta, n^ per vera ( e 446 Ari'ENDlCE reditore lo ha opportunatnente notato ) 1' opinione alia quale egli trasoorse , clie rejjubblica non fosse quella cU Vene/^ia, ma beasi una signoria. In generale li Guarini si giovo dell' istoria delle repubbjiche per celebrare 1' utilita dcUa inonarchia ; ed a questo proposito conveiTebbe esaminare se firse del manoscritto Gua- riaia'io non ebbe nodzia il Lentulo , o clil altri si ascose sotto quel nrime , e pubblico in Olanda s tgli stessi principj un libro intirolato : Augustus sive de cctnvertendn in monarchiam repuhlica , del che forse i' editore non ebbe contezza. Giunse adunque r autore a porre in chiai'o , sono parole dell' editore , che , ove ai popoll cagUa di vera liberia gioire , non il dominio repubhli- cann , ma quello desiare essi dehbono di assoluto signore ; si ag- giunge al merito intrinseco dell' opera , il potersi dire scritta in buon idioma toscano , sebbene infrascata di alcune metafore pi'0|)rie del tempo in cui visse il Guarini. Inutile sarebbe il tener dietro minutaiuente al testo del libro ora pubblicatf) , del quale si k acc^nnato lo scopo. Paria T au- tore di quattro sorte di liberta, naturale , morale , politica e cristiaua; ragi'»na particolarmeate di ciascuna sorta di liberta, eebbene nel definire e nello esporre i termini della liberta morale piu teologo si mostri per avventnra, che non filosofo ; e si ferma particolarniente a ragioiiai-e della liberta politica, che egli pretende mal definita da Giusdniano , perche confusa colla narnrale. Dice quindi essere la liberta politica una facoltd , non impedita da predominio interno od esterno , di vivere ed operare, come altri viiole , conforme alle huone leggi, Entra quindi a par- lare delle leggi e dei doveri del legislatore , ed aprendo i vo- lumi delle storie , si avviciua magijiormente al suo scopo, notando le diverse circostanze , nelle quali i popoli gioirono di quella liberta, o tratti furono in aperta servitu. Alia pag. 82 comincia egli a recare gli esempj della Italia , siccoirie , die' egli , a noi piu donestica , ed in se pin nobile , e di iUustri repubblicke piii abbondante- Si fernia particolarniente , come gia si disse, a ragioiiare delta Toscana , e da ultimo, pren- deado nn tiiono oratorio , auzlche didascalico , si fa a combattere gli amici delle repubbliche , siccome delle miserie loro forse meno infonnati , e conchiude col felicltare i Toscani , die al governo di un snlo si appigliarono. Noi no'i possiamo far di meno di congratularcl coll editore di questo scritto , e desideriamo che il libro del Guarini sia letto da molti , sebbene la lettura riuscir ne possa ad alcuni piuttosto nojosa, al che contribuisce non poco l' essere tutto quel trattato dispost» per esser letto , come direbbesi in un fiato , non trovandovisi alcuna benche menoma distinzione iji capitoli. 447 yVRTE IT.VLI\NA. GRAN DUCATO DI TOSCANA. Mcmoria sulla rcdazione (T iin catasto in Toscn- jui. — Fircnze nella stamperia del Giglio , pag. 40. la fiueste meinorie nelle quali vieae dUcusso un argoiuento clie aenibri'i tliiTicile anclie ai filosofi pin profondi , il sig. De Vecclii , lueiubro dell' Accadeniia de' Geoi-gofili in Fircnze , che ne ^ r autore , luostra souuna sagacita ed ottinie intcnzioni : la lettura del suo opiiscolo puo riuscire utile anclie a quelli clic non ainuiettoiio tutte le sue idee. Siccouie 1' aurore conviene che il sun metodo ossia il sisteiua part'uellare 1 adattato in Francia, concordacol sisteiua del censi- uiento lombai-do , percio noi accenueremo soltanto que' latt in cui i due sisteiui discordano. Nel censiinento louib;u'do il governo fa eseguire le inisure e le stime dei particolari teiTcni da' suoi ingegneri e lascia ai propretarj il diritto di riclamo. Nel sisteina del sig. De-Vecchi il governo fa eseguire da suoi ingegneri la uiisura in massa delle superficie comunali , le fa verificare da' suoi ispettori , ed iiupone ai proprietarj T obbligo di preseutare le misure de' loro poderi in clettaalio e ad ua intiegnere coinunale di verificai'le sotto la sorvpj;lianza d' un consii^iio pariuiente coinunale , rendendo si 1' ingeguere che 1 proprietarj rispon abili delle )iarticolari misure. In questo sistenia il proprietario trovandosi tra 1' interesse « il dovere , v' e luogo a supporre ( e resperieaza lo Iia dunostrato molte volte in onta delle pene niinacciate ai trasgressori ) v' e luogo a supporre che le notiGcazioni sarauno infedeli , ossia die le inisure in dettaglio tSscorderaano dalle misure in massa, e per proJuiTe questa discordanza bastera la menzogna d un solo proprietario. Ora iu (piale inodo il governo verra a scoprire i proprirtarj nientitori ? N.>n ve n' ha altro fuorche quello di far verificare dai suoi iut;cu,neri tune le misure particol.\ri. Se inf.itti iie venust? oiiuucssa una sola, sjicsso resterebbe dubbio sul luogo dell <'r- rore e sulla persoua d'l delinquente. Dunque il sisteiua del sullodnto scrittore deve fiuirc con qucUa operazione da cui coimncia A censinicnto louibartlo. Altronde 1' in-^egiune couviinalc che devc verificare la piaiit.1 presentata dai )noprictarj , c che da un lato ^ riteiiuto dal ti- morc della risponsabilita , dall' altro t; mosso dal ilesiilerio d in- tervenire netle niisurazioui partirolari , preseuta uu ostacolo alia rapidit.'i delle operazioiii catastali. Cresce la forza dell' obliiezioiie , se si tratta delle stime) giac- clii^ a norma dflle idee dell' autore , inentre gl' ingegneri del governo dcienuiuano in gtneraU il prodotto delle classi de fondi fouipresi in un couiuue , resta agl' ingegneri de' proprietarj la liLerca di jtorre i fondi parlicolari «otto una classe od uu' altra 448 A P P E N Die E Alia pag. 8, 18, 19 e 25, I'autore vuole con ragione che nelld valutazione de' fondi si abbia riguardo alle qualita fisiche , indole e natura delle terre ; alia pag. i5, dichiara ineseguibili ed inca- paci d' applicazioue le regole che insegnano a conoscere le sud- dette qualita. Senza volere insistere sopra questa aimeno apparente contrad- dizione , diremo che le regole dat^ dal Fabroni, dal Fineschi e dal Gioja , se disgiunfe non presentan que' caratteri distintivi facili, siciiri e quati li richiede una pubblica operazione afFidata a piii individui, riunite, e verificandosi a vicenda, servono di guida quasi iiifiillibile agl' ingegneri nelle stinie private. Del resto, siccoiue I'autore promette di darci nuove memorie «ulla stiraa de' fondi , ed e desiderabile che ruautenga la sua promessa , peroio ci riserbiamo di porre al vaglio in altra ocoa- eione le sue 0| inioni. Questo sagacissiuio scrlttore che pu6 caruminare da se , ha volute appoggiavsi all' autorita degli scrittori francesi , i quali non hanno niai sapuro un jota negli affari amininistrativi. I mae- stri delle scienze ccononiiclie sono gli Italiani 'C gli Inglesi. STATI PONTIFICJ. Osservazioni sulla febhre lenla-nervasa dell' Hiixam , dd dott. V. Ottaviani. — Roma, 1818 , pel Mor- dacchini , in 8.° Se parve strana la proporzione stabilita da Brown tra il nu- mero de' morbi stenlci ( di vigore ) e gli astenici ( di debolezza ) , quaudo scrisse che di cento malattie tre sole erano della prima classe e 97 della seconda , non comparira ineno strano cio che in contrario si scrive dai seguaci del controstimolo , i quali vorreb- bero di natura stenica quasi tutte le malattie , limitaudosi ad ammettere la possibilita di una febbre acuta astenica, ma mipu- gnaudone I'esistenza in particolare. Quindi accrescono oltre mi- sura il bisogno del metodo antiflogistico o debilitante , che si sforzano di rendere universale , quasi che ogni malattia fosse ■ sempre e in ogni suo periodo d' indole flogistica o iperstenira. Fra i fautori di questa dottrma disringuesi I'autore dell' opuscolo annunziato, il quale, contraddicencfo al celeberriino Iluxain, so- stie'.ie contro il coiuune avviso che la nota febbre indicata dal medico inglese col nome di lenta-nervosa sia una febbre iden- tica con la petecchiaie , e percio coaie questa contagiosa sem- pre , esanteiuatica , iperstenica. Le ragioni che egli adduce per costenere il suo assunto si poti'ebbero dir vere , se vero fosse tutro quello che pretendono ed insegnano i seguaci del contro- stimolo. A. noi basta il ramuientare die T Huxain , oltre a quanto particolarnienre scrisse intorno alia febhre putrida petecchiaie ed 'silla lenta-nervosa , presenta un capitolo a parte , che e il VI PARTE ITALIAN \. ^.^q f\o] suo trattato de febrihus , nel cjuale parla della differenza grande clie e ti-a I'luio e Taltro gencre di febbii in quanto alia Joro sede . durata , causa, effetri p cuia , agoiungendo rlie la manranza di questa distinzione, che egli giiulica vssenzialissinia , ha fatto nascfrp e fareblie nasceve anroia gravi e perirolosi errori nella prarica mcdica : e quantunque in generate egli ui- ciilchi nn iiietodo di cnra cordiale , ristoranfe e diaforetico , con- cliiiide in fine che la nilglior uiedicina contro siffatCo morbo ft quella raccomandata da Ippocrate e da alti-i sonimi medici , la temperata cioe , egualmente lontana dnila nscaldante , che dalla evacuante , poichc scrive ( pag. 62^: in iri incumhere dehet viedi- cus ut naturae operationllnis succurrat , et succuiuhenteiii juvet , ita lit evacuatioiics , natnra lanpuente , deficientes promoveat , auC profusiores et inordinatas tcmperet. Ed iulatti se egli avesse pre- scritro ed ordinato nclla ciira di siujde nialattia il metodo anti- flogisfico, non si sarebbe servito delle seguenti parole nel bia- siinare che fa I'universalita del suddetto metodo tanro racco- niandato dal Sycttoso; quasi che il Sannazaro a\o»oe composto un trattato de Incarnntione con lo stile di Sanchez. Ma non niolti per awentura concorderanno con Tautore the magnitica assai quell' yjrro^i^j clie a tutti ft uoia, e die pochis- sinii hanno la sofferenza di leggere per intiero. Siccouie ad ogni pagina si discorre di boschetti , di colline, di ruscelletti , di pastorelle, chi per la prima volta ne abbaudoni annojato la let- tiu-a ft pill disposto ad incolpare sft stesso ed il »uo cattivo ^SO APPENDICB quarto d'ora; riprende il libro per la seconda , per la terza, per la quarta ancora , persuaso sempre clie un' opera di cosi leggiadro argomento debba dilectarlo , e tei'mina cou I'addor- mentarsi. Del rimanente il commentario del slg. Colangelo non puo riu- scire se non che dilettevole si per la scelta erudizione e si an- cora per lo stile facile , disiavolto e corretto con cui e steso , e questo ultimo pregio non seinbra oggigiorao molto comuae presso gli scrittoi-i di quelle contrade. NECROLOGIA. Mattia Butturini nacque in Salo suUa felicissima sponda del Benaco il giorno 36 maggio del 1752 da onesti e civili parenti. Dotato d' ingegno vivace e pronto fu dai genitori ne' suoi pri- mi amii ad ottinii maestri affidato , dai qiiali apprese i primi rudinienti delle belle lettere e delle scienze. Couipiuto il corso de' primi studj portossi in Padova, ove , sotto la disciplina del celehre Sibiliato e dell' illustre Cesarotti , pose tanto studio neir apparare la lingua greca e latina, che in poclii anni uon solo ablDondevole , ma ricco divenne di tutti i pin belli tesori di quelle due lingue , di modo che presto egli fu in istato di ecrivere con grave ed omato stile alcune orazioui latine , e compose ancora alcuni epigrammi in lingua greca , cosa assai lualagevole e faticosa anche per gl' ingegni i piu esercitati e provetti in questo genere di componimento. Dato cosi illustre eaggio del suo sapere e della facondia sua, si applied in ap- presso alio studio delle leggi , nel quale procedette tant' oltre che ottenne con maraviglioso applauso la laurea dottorale nel jiiorao 23 maggio del 1773. Da Padova passo a Venezia, ove il tirocinio della sua professione il chiamava. Stabilitosi appena in quella illustre metropoli, e gia essendo il grido della sua fa- ma, il quale ovunque risonava, chiarissimo , yjervenuto alia sua patria , tratta questa dai merito singolare del giovane Butturini ed istiniandolo atto al maneggio di piii gravi ed onorate impre- ee, dietro unanime voto del supremo consiglio lo scelse in suo oratore presso la serenissima repubblica di Venezia. Entrato apjiena in questa onorevolissima carica, non si potrebbe di leggieri esprimere con quanta atteazione e con che accurato •tudio egli applicasse 1' animo suo non solo « ben servire la patria , ma eziandio a faie in modo che per il corso di venti anni oguuno rimanesse dell' ulhcio suo sodclisfatto. Frattanto egli non trascurava lo studio dell' ametia letteratura; ripieiio fin dai primi anni di lettere greche e latme si diede ad inter] iretaie i poeti e gli scrittori dell' una e dell' altra lingua , e tale van- ' taggio da un esercizio cosi continuo egli ritrasse , clie riusci in ogni maniera di dire copioso ed ornato. Ammesso nelle pid cohe e civili societa conciiiossi ben presto Tamicizia dei pui I'AUTE ITALliNA. ^.5l tlotti personaggi , cosicclie non vi era letterato o nobile inge- gno iu fjncUa popolosa citta , con cui nun avesse ee,li dunie- etichezza eil aniicizia; atfidaragli la direzione della tipogialia I'c- poli pose ogni sua cura affincht^ tiitte le produzioni della ripo- gra6a fossero gtampate in bella forma , con nitidi ed eleganti carat- teri , ni>n isdegnando di assunieie la nojosa inipresa di correg- gerlc con iscrupolosa esattezza da tutti gli errori clie le detiiipavano. In mezzo alle cure tijjograiiclie e a quelle della sua carica di oratore, seguito egli a coltivare Tanieiia letteratura. Gia varj coniponiinenti latini, greci e italiani , c non poclii leggiadrissiiui drauiiui aveano fatto vedere di qual ottinio gusto e Cno critcrio fosse egli per la poesia; ))rofondauiente versato nello sfudio dei pii'i grandi scrittori greci e latini, sapea anmiirarne le bellezze, eceglierne le idee le piu gubliini ed imitarne Tesattezza e la purira dello stile : cio chiaraniente diuiosti-ano i tre libri di poesie latine da esso composte in eta ancor giovanile e jmbblicate in Venezia sotto il titolo : Matthific Butturini Sahidietisis Carmina , 8." Venetiis 1785 ex Tipngraphia Joannis Gaiti In qiieste rom- posizioiii , oltrc alia finczza dello stile, sono d'annnirarsi i uobili e delicati concetti sparsi di leggiadre vivacissime injniagini che epirano la nobilta e le grazie dei piii squisiti modi Catulliani ; quantunijue il modesto autore , giunto in eta piu provetta , so- lesse dirgli frutU acerli ed iimuaturi della sua eta piovoniU. So- pravvenaero frattanto le crisi e gli sconvolgimenti polirici. L' im- provvisa cadiita della repiibblica vcneta porto un cangiamento notabile nelT aninio del Butturini , imperciorcli^ cliianiato dal novello ordine tli rose ad ulFizio che nial si conveniva al »uo carattere e a quella sua natural francliezza e sinrerita , nemico d'ogni f{ualunque dissiuuilazione , lasciata ogni puV)blica facrenda, ritirossi in parria djll' aninio di abbandonarsi uiterauiente al dol- cissimo e pacifico studio delle lettere. Nel i8oc il po\emo drila Lombardia conoscendo i meriti del nostro autore , e la stima che godeva presso tutti i letterati d' Italia , lo f rnniosse alia cattedra fli lettere grecbe in Pavia, e tanto fu egli contento allora della sua nuova destinazione, che iSHutu (|uaiunque altro ufficio , ([iiantimi/ioni de' suoi icolari ; iucora^giava clii piu distiugueasi colla lode, ed altri con giudizioso consigho a nuovi cimenti invngliava. Il euo niefodo d' insegnare la lingua greca era facile, chiaro econciso, sapendo sempre adattarsi al genio e alia ca]>aciti di ciascuno , c ond« meglio allettare gli aniini dc\ jiiii schivi er soggetto di duf'orso le piu inaigui produzioni dei classici grcri , nia so\t' ogni altro jtavagli a cuore Oiuero, di cui con sonima prouterza e cou salda 452 APP. PVKTE ITALrANA. memoria recltava bene spesso i piu bei square! , omandoli di ricchi e pveziosi commenti. Cosi egli andava iiei suoi msegna- menti sviluppaado i taleuti e Terudizioae dei suoi alunui , per lo clie tale acquistossi fama, clie noa vi era coatesa letteraria o dubbio alcuno in fatto di lingua in cui non fosse egli presceko o come arbitro , o come giudi'^e imparziale del bello. Sospeso neir universi a di Pavia T insegnaraento della lingua greca fu nell' iRcc) dalle snonde del Ticinu traslocaio a quelle del Reno , e dalla cattedra di lerteratura greca balzaro a quella di processura civile. Questo rapido passaggio dallo-studio ameno e dilettevole delle lettere a quello della severa giunsprudenza seuibro strano ad alcuni , ma cosa non dovea attendersi dalla fermezza della memoria e dalla costante perseveranza nello stu- dio del Butturmi' Si diede egli di fatto ad iuvestigare con di- ligenza tutto cio the apparteneva alia legislazione , a svolgere gli antichi codlci , paragonan lo i passati ai tempi present! , e ben presto si avvide ognuno quanto egli valesse nell' aggiusta- tezza de' suoi raziociuj , e nell a facilita di esporre il vero seuso delle leggi, e finalmente di quanta prudeuza andasse fornito nello schiarire i hioglii piu oscuri delle leggi , affinche agevole si rendesse la via a bene iurenderne la vera significazione. Dopo cinque anni di tal magisfero in Bologna, cangiate in uu baleno le politiche cii-costanze in Italia, nel 1814 fu dal supremo au- striaco governo , con suo graudissimo soddisfacimento , richiamato in Pavia , e quivi alia sua prima cattedra di lingua e lefteratura greca ricondotto. Gi-ande fu il piacere di tutti i suoi amici nel rivederlo ed abbracciarlo , ed egli contento delta sua sorte lii- singavasi di passare tranquillameiite i suoi giorni in mezzo alia sua diletta famiglia, alle sue autiche amicizie. All' istruzione della gioventu ed all' accrescimeuro della sua sceltissima biblioteca soltanto erano di gia futti i auoi peusieri rivolti , quaudo nel piu bel fiore degli anni gli fu da morte rapita I'unica sua figlia, che formava I'oggetto di tutte le sue speranze. Scosso ed abbat- tuto rimase da un si tiasto avvenimento Tanimo sensibilissimo del nostro Butturini , e disturbata la sua tranquillita. Da questo momento coraincio la sua salute ad alterarsi notab Imente , ne vi era giorno in cui egli non rammentasse I'amara perdita che aveva fatto. Destinato dal governo a leggere di bel' nuovo prov- visoriamente la processura civile, sembrava clie questo suo nuovo incarico e la doppia cura della cattedra avesse in j«rte scemato la sua tristezza ; quando all' improvviso soi-preso da feroce ra- pidissimo morbo fu in poc\n giorni rapito all' amor de' suoi amici , all' aspettazione delle lettere e alle speranze della sua famiglia. Cesso egli di vivere il giorno 28 agosto 18 17, in eta di 64 anni compiuti. Oltre alle opere stampare , rimangono tut- tora presso la sua vedova molti mauuscritti , frutto prezioso di tante sue letterai-ie fatiche , che poti-anno forse un giorno vedere la luce. 453 IND ICE "^ delle mater le contenute in questo duodecimo volume. PARTE 1. J.ErTEaVTURA ED AUTI LIBERALI. ^vtlA natiiT/i e necfstiia dttla seirma del/f eote e drl'e ttorie wnane. Susgio '/' Ciitaldo jAUNSLLt ( Sccondo ed ultimo eitralto ) . pag. 3 II parto della Vergme , purma di Sasnazaro Iradotlo dal latino in attrettantl versi italiani da Scipione Colelli col lesto a r'incontro . » a« Storia dt'lla scullura dal suo risorgimenfo in Italia fno al tecolo XIX tec. del conte Lfij/oldo CicocNARA- ( Srttimo ed ultimo estratlo J " 3S yera idea della Iragedia di V. Jlfibri ecc , dell' avvocnto C. Car- uicNANi , eonfiitala ilnlC avvocato Gae'ano MAnKB . • » 41 Lettere su la filosojia morale d-W abate Ciu. Battlita Tali A . » 46 £vsEBU Pahfhili Chronicornrn Canonum liiri duo . » 5o Jtit/iosta del /'rof. Gio. Kosim ad una letlera del cavaLere Fincento MovTt sulla lingua ilaliana .... . . » 67 Idi/io Culoneo , tragedia di SorocLB recnta in versi italiani dal cav. Gio. Battisla GivsTI ......... 14S lingua Jitotojica universale pel dotti preceduta dall' analisi del linguag- gio. Opera di Mariano GlCLt. (Prima estratto ) . » 166 Idem ( S* ^"i Osservazioni sopra diverse specie di piante indigene dell' Italia. Lettera del pruf. MoRETTi al Direttore della Biblioleca Italiana scritta da Vienna . .. .'. ... ••" Medicina legale secondn la spirito delle leggi cii/ili e penal! veglianti net guverni d' Italia , del dottor Giacomo Darzellotti , professore nel- C Universitii di Pisa .......•" Delia convenlema d' introdurre nella illamina^ione di Milano i fanali all' Argan con rinerberi parabolici . • . • • » 391 APPENDICE. 3 6- 377 PARTE I. SCIENZE , LETTEKE ED ARTI STRANIERE. Descritione e rappresentaiione di varj npparati a vapuri , co' quali trarre a profitta i vapori acquei per cucinare e scaldare Canto in dii/crsi pubblici istiiuii , quanta neW ecanomia domeftica e rurale , nclle fab- briche y nclle manifatture , nelle arti ecc. , del dottore Cio. Golifrcdo DtNCLER (II estratto ) ....... pag. 97 Idem (til ed ultimo estratto) . . . . . « a5» Alcvne natizie inlorno al scrpente deU Oceana che fit frequentemente ve- duto nella baja di Gloucester durante il mese di agosto 1817, di David IIUMFUREYS . . • . . ■ . • »> 1 04 Tentativo diretto a formare un Manunle tapograjico-mineralogico atta a servir di guida nelle escursiuni 0 nc' viaggi pi;r I' Ungheria. Opera, di Cristiano Andrea ZrpstR (II estratto) ....)> 149 Idem ( III ed ultimo estratto) ...... 408 Oiudizia dei conoscitori delle belle arti comparato con quello dei profes- sor! d! esse , e massime relativarmnte ai marmi di lord Elcih , da B. B. Havdon , pittore istoricu inglese ....>. 261 Serie di misure eidometriche ossiano ottiche eseguite in Milano nel 1817 dal colonnello Kiatiiicb . . . . . • . » iOi 1 N D I C K. 45s jtnnali iti Iftteraliira ........ jiag. 413 Imperiale Regio Istituto polilecnico di Vienna . . . . » ^ao COKKI.irO.VDKKZA ......... n 108 Lettrra di un capifano delta stalo maggiore genrralf tiiistriaco al signor Firmin Didct , tipografo a Parigi , riguarUante la correiione di aleuni errori delle lavole logarinniche del Callbt , stampafe nel 1 814 dallo stesso Didot ...... y> i»i Artlcolo di leltcra scritta da Londra il 1 7 settembre 1818 al iignnr cavaliere Luigi Hossi , portante alcitne notitie sullo stato a'litale delta let/era trira ingleie . . . . . » a6S Avviso della scojierta di un niiovo metallo ncllo zinco . . » 427 PARTE 11. SCIENZE, LETTEUE ED ARTI ITALIANS. SlTFATTO d' OFKKg J- K R rOOlCMf: ..... P'lf. 1 OQ n/imcoli lelterarj d, Lolngna (Fascicolo I.) . . . •• ivi Giornate enciclopedico di Na/ioli (If. Xl e XII i8ij ) . >• a66 Opuseoli scientijici di Bologna ( N. VII, VIII e IX J . » 418 Jtiseorso del signor Ignaiio Fitmagaiti , vieesegretario delt' I. It. Accademia di Milano , letlo net!' occasione drtia diitribuzione dei premj di belle arii faUasi da S. E. il signor come Strasioldo , presidente del Governo di Milano , /'/ ao ogoslo iKi8 . >«1I7 Discnrso pronunciato da S. £• il signor presidente del governo della iiombardia eonte Strassoldo per la distribuzione de' preinj delle arli e dell' indu-stria nazionale nel di 4 otlobre 1818 netl' I. R. Palazzo delle scienze e delle arei in Milano . . • » 274 ttSLlOCRAFlA ......... V liT Jiegno Lombardo-Venelo ........ ivi Idem . . . . » a86 Idem .......... ^ 440 Svizzrra . . . , . . . » l3.> Liicea . . - , i36 Gran Duealo di Toscana . . . . . . "447 Stati Puntijicj . . . . . . . - » i36 Jdr-ni . , , . . . . . . XlQI Idem ......... f 448 Jli-gno delle due Sieilie . . . . . . . » i38 Idem ........... 449 IVOTIXIK LETTERARIE RD ASSVNZI . . . » l.lt) COKRISFOS OKSZA .......... I .fi Lectern del sig.tor Asters intarno ad una scata meccanica di )ii• 460 Tabella meteorologlca del mese di olttlre ...■•• 144 Idem di novembre ......... f 296 Idem di dicembre .......••* 456 Osservazioni meteorologiche fatte alV I. R. Osseivatorio di Brem. 1818 DICEWBRE. I\I A T T I N A. Sera. c5 »^ J: g ■ < p z s State del cielo. c N — 1 IJ 1^ <3^ "^ 1 << 0 3 a Z V 6 ■ = "33 Q-3 State del cielo. poll, lin 0 poll. lin. 0 I a8 2,0 + 0,6 s Sereno. 28 1,8 + 5,3 s 0 Sereno. 2 28 3,0 - 0,0 SOS Serena. 38 1,C + 4,3 s 0 Sei eno.' 3 27 u,6 - 1,0 0 Sereno. 37 11,3 + 3,3 0 Sereno. 4 27 11,3 - 1.7 0 Sereno. 37 10,7 + 3,3 N 0 Nel). nuvolo. 5^7 9,8 6 27 9,6 + i,b N Nuv pc.nev.pr. 27 9.4 + 3,3 0 iM 0 Piovoso. + 2,8 6 Nuv. piDVOSO. 37 10,0 + 4,0 S Piovoso. 7 27 10,1^1 + 3,4 s 0 Nt-bbra. 38 0,C + 5,0 S Muvolo rotto. 828 1,3 + 4,2 0 Nuvolo. 28 1,6 + 5,5 s 0 Nuvolo. 9 28 1,0 + 3,0 so Ser. neb. nuv. 28 0,6 + 5,5 s 0 Nuvolo (1). 10 27 IC,] + + 2,0 0 Sereno, nuv. ■37 8,0 + + 6,0 "5^ 0 Sereno, nuvolo 11 27 .4,f) Piovoso , nuv. 127 3,5 NEN* Piovoso , nuv. 12 27 .5,4 + 2,6 SO ;Nuv. . . lampi. 127 6,2 + 4,0 3 Nuvolo, nebbia 13127 6,<; + 2,b SE iNuv. piov. nev. '27 7,2 + 2,0 s Nuv. nevoso. i4'27 8,1! + 1,0 K Nuv.nev. pi ec.'|37 9'" + 3,^ -S E Nuv. rott. neb. I'5|27 11,2 + 0,3 SB Sereno, uebbiaji37 11,3 J. 3,3 E Nuv. nevoso. 16127 lO,'? + a,o 0 Ne\e , nuv 37 10,6 + 2,0 c Nuv. neb. piov. 17 27 iPi7 + 2,2 S jNiivolo, nebb. 27 9,0 + 4,0 S E S Nuv. pioggia. 18 27 9,2 + 3,8 s 0 s,Nuv. pioggia. 37 9,0 + 5,3 S Nuvolo, nebb. 19 27 10,7 + 4,c 0 INebbia folta. 37 11,0 + 5,2 0 Nuvolo. 20 28 0,3 f 3,5 0 INrbbia folta. 1 38 0,8 + 3,oj E Nebbia, nuvolo 21 28 0,7 + 2,0 0 INebbia folta. 38 0,7 ,;. 3,5 E Neb. folt, nuv. 23 28 1,0 + 1,3 so jNuvolo, neb. 28 1,4 + 1,3 0 Nebbia. 2 3 28 2,4 - 1,0 0 Nebbia. 38 1,8 _ o,c 0 Nebbia. 2428 1,7 - 3,5 N 0 St-r. neb. ser. 28 1,6 + 1,0 s Sereno. 2.3 28 2,0 26 28 1,0 - 2,4 N Sereno. 38 1,3 + 0,3 0 S 0 Sereno. _ 3,0 0 Sereno. 38 0,3 + 0,2 0 S 0 Sereno. a-' 28 0,0 3,2 NON Sereno. 28 0,0 + 0,1 N 0 Sereno. 28 27 n,8 3,3 H 0 ISereno. 27 10.6 _ 0,0 S 0 Sereno. 29 28 0,2 3,3 N 0 jSereuo. 38 1,0 _ 0,0 0 NO Sereno. 3o 28 0,2 - 3,2 N E Ser. neb. ser. 27 10,0 - 0,0 NE Sereno. 3] 27 9,5 "* 3,5; 0 Sereno. 37 9.8 - 0,0 E Seieno. Altezza mass . del bar. poll. 28 lin- 3,4 Altezza mass, del term.+ 5,5 | nicd a ; . . » 2-7 « 1 1.0(1 media . . + 1,69 22,145. Quantna di pioggia e neve lin. S" fu all' (.) La scT.. di . NB. II teriiioiiietro di paragonc e eitiiat direttii del sole e ilel veiito ; qiiello che trfiva&i esposto all' ari.l piu libera 0 veiitilata tegiia per adcnaato circa un grado (li piu di freddo. ajK terremolo adore/, m. 48. ; ma e riparato dall' azinne" .4<^'^-^Kr'. a m:^