•^■•v. ^' 3^. ^^^ ^^ s ^ BIBLIOTECA ITALIANA O SIA GIORNALE LETTERATURA SCIENZE ED ARTI COMFILATO DA VARJ LETTERATI. ToMO XIII. ANNO QUARTO Ge/inajo Febbrajo e Marziq 1819. e>i6/. s^a. MILANO PRESSO LA DIREZIONE DEL GIORNALE Contrada del Monte di Picta n." 1254 Casa Caj dirimpetto al Borgo Nuov». IMPERIALE P.EGIA STAMPERIA. II presente giornale, con tutti i volumi prccedenti, e posto sQtto la salvaguardia della Legge , essendosi adcmpiuto a quaiiio essa prescrive. PRO EMIO AL QUARTO ANNO DELLA BIBLIOTEGA ITALIANA ED EPITOME DEI LAVORI CONTENUTI NEL TERZO ANNO. VJio che r anno scorso dicemrao nel nostro Proe- mio intorno alio stato delle lettere, delle scienze e delle arti in questa citta considerandone Ja con- dizione comparativamente alle altre parti d'kalia, non ando inolto a grado di alcuni de' nostri con- nazionali del Mezzodi; e a' Toscani segnatamente, ed ai Napoletani parve die noi avessiino con par- zialita esagerato , desiderando essi che fossero state niesse in maggior lume le cose loro. Essi non lianno dunque preso ancora a consi- derare che comune e V interesse de' lumi in una stessa nazionc, e comune e pur Tonore del sa- pere ; e che sempre la ricchezza della patria si auraenta qualunque pur sia la parte in cui si fanno niaggiori i progress! delle scienze , delle lettere e delle arti , e che gli abitatori di cia- scuua provincia vengono a partecipare della co- niunione dei niedesimi, Essi non hanno considerata IV P R O E M I O. clie nulla e piu frecfuente in una famlglia bene in- caniniinata nello sviluppamento tlelle sue forze di ogtii genere , quanto die il vedere a ditFerenti gradi di biion successo procedere i tentativi dei varj suoi membri , ne la miglior riusrita degli uni detrarre al merito della biiona volonta degli aitri, ed essere questi sriaguratameute prossimi a scisma , ove per parte loro s' alzi pretensioiie di lode che tols:a la giusta retribuzione a clii e dovuta. Noi abbiamo con animo moudo da ogni pre- venzione esaminato quanto allora dicemmo , ne ci e avvenuto di riconoscere che altro seatimento ci conducesse , tranne quello della giustizia , sre- vri atFatto da aniore di parte, ed intesi tutti nel- r amor solo del bene comnne e nello zelo della gloria nazionale. Non dubitianio percio di asserire colla confidenza che da la persuasioae del vero , come le querele in che fece proioaipere alciaii la dimenticanza di cjuesti generali print ipj di fra- tellanza nazionale , ci hanuo vie piii ruB'ermati ne^ scntimenti gia espressi. Un rapido riassunto di quanto ci e stato opposto bastera a convnicerne i nostri lettori. L' Accademia della Crusca col tuono di alTet- tuosa, ma disgustata madre , per mezzo del sue segrctario si dolse con noi del silenzio nostro suUe cose di Toscana ; e simile lamento pur fe ■€ la societa de' Ceoi-gonli (i). Sarfmmo stati mortiticati (i) Ecco H letters colla quale la Crusca ci espresse questo 8U0 nsentimento. Ornatissimo Signore , L' Accademia della Crusca, alia quale ho presentato il sua discorso proeniiale al terzo anno della Biblioteca Italiana , le rende grazie del dono, si congratula con Esso Lei dell' aver col- locato in bellissimo luiiie le glone di Aliiano , ed ha fiducia ch' Ella vorra in avvenire prendersi magc^ior cura , onde esser meglio , che or non si mostra , ragguagliato dello stato in the sono la lingua 1 le lettcre , le scienze e le avti in Toscana, P R O E M I O. V non mecllocrementc , se pieni cli speranze , come sianio, cli vedere per qiiesti due iUustri corpl di scienziati , non nieno che pe' vivari e colti To- scani tutti accrcsciuto lo spleiulore dcgli studj ita- liani, ove colic opcre degne di si alta meta aves- scro segnalato Tanno di cui esaminavamo le vi- cende, noi ne avessimo defraudata la gloria. Ma ne per parte di quei due corpi ci furouo opposti fatti die giustificassero le cpierele; ne ci s'indico alcuna grave ommissione di opere pubblicate in Toscana nel periodo contcmplato in qnel nostro discorso. Noi siamo tuttavia nell'ignoranza di rio clie fatto abbia di notabile pei progrcssi delle let- tere italiane V Accademia dclla Crusca negli anin 1817 e 1818. In quanto alia societa dei Georgofili, i clamori sono stati piii solenni. Un membro della medesimu ynassime in Flrenzc. Mentre ho P 07iore di sipiificarle cib per de~ bito di lido ufficio , ho pur quello di potermi diihiarare con alt» stima e profondo rispetto Di lei ornatissiiao signore Firenze , li 16 aprile 1818. Devot." Obb.° Servitore Gio. Battista Zannoni , segretario. Ecco la nostra risposta. L' Accademia della Crusca ha ccceduto in degnazione e in gentilezza , incaricando V. S. di rinsraziarud per cos\ piccolo omaggio , qual si fu quello ch' io le resi inviandole il luio di- Bcorso proeniiale. Essa ha voluto fare ancor piu. Ha voluto farini comprendcre ch' io non sono abbuscanza istruito dello staro in che sono la lingua , le lettere , le scieuze e le ai'ti in Toscana , niassniie ni I'lrenze. Rendo grazie distintissiine all' Accademia dell' avvertimento officioso , e prego la compiacenza di V. S. a volerle significare , che qualora alle semphci sue asserzioni /' Accademia si de- gnasse di aggiugnere prove di fatto , io mi affretterei di pub- blicarlc nel giornale , face/ido cost palese a tutti la mia igno- ranza , e mostrando all' Italia ch' io non sono mosso da nes~ suna passione, tranne quella dell' aiuore del vera e della gloria di questa nostra bella penisola. Ho I' onorc di protestarmi con tutta la stima Milano , li 23 apnle 181S. Devot.° Obb.° Servitoi« Giuteppe Aci^i'mi. yi P K O E M I O. lesse pubblicamente una Memoria , nella quale credette di poter proclamare con gran fonda- mento il proeraio nostro come uno scritto sovver- titore , «; trovando vergogna per un direttore di » un libro destinato a riunire letterariamente gli » spirit! divisi deo;li Italiani, e fraudolento per un » letterato die di operar tanto bene si era pro- » testato, il niancar poi di parola, e lo sforzarsi » anzi di esaltar gli uai , far^ctidere gli akri in » disprezzo , oscurare la gloria di certi altri , e 3) mantenere negli studj senipre nemici e divisi x> fra loro i Toscani , i Romani , i Pavesi , i Bo- » lognesi e via discorrendo ». Dalle quali gene- ral! declaniazioni concretando come ragion voleva il discorso , scese in pensier suo a provare « la » dovizia delle opere de' Toscani e delle regioni » meridional! d' Italia, per cui nulla era die !n- » vidiar dovessero alle settentrionali (2) » : ma se le incolpazion! vaglie ed ingiuste die tpieir acca- deniico si e compiaciuto d! dare! , apponendoci contraddizione di sentiment! ed assurdita di con- dotta , potevano rincrescerci perche cert! di non averle meritate; somma sorpresa c! ha destato in veggendo die o raodestia in lu! certamente inopportuna , o per avventura ribrezzo di far onta alia verita, lianno po! indotto quel pro- pngnatore delle patrie glorie a celare al pubblico le supposte dovizie del suo paese , commettendo coUa sua riservatezza soverchia una ingiustizia in esso lui ( per le singolari circostanze in cu! si e posto volontariamente ) piu forte assai di quella die rimprovera a no!. Meatre dunque non senza grave nostro rincrescimento c! trovammo V anno scorso cliiuso V adito a far onore a' Toscani di alcun notabile incremento per loro parte prestato (;2) Il contenuto di quella Memoria mi fu comunicato dal- r autore medesuno m una lettera datata da Fireoie il 2 5 agosto l8i8. P R O E M I O. VII alle scienze, alle letteie, alle arti d' Italia; il rin- cresciniento nostro viensi oggi crudelmente ac- cresciuto per parte di queir accadetnico, il quale iiivece di mettere in luce i monunienti preziosi ch' egli solo conosce, contento di dire che li pos- siede 1 a danno stcsso deirouor toscauo di cui e tanto zelante , si ostina a teneiii cliiusi nel suo scrittojo. Per lo che mancaado iioi tuttora del novero delle dovizie di letteratura , di scienze e d' arti otnesse da noi nel periodo contcmplato in quel nostro procniio, torza e che crediamo ne in ver2;o2;na ne in fraude essere caduti allorche ci contenemmo nei limiti in che necessita ci co- strinse. Ne inanco inginsto fn verso di noi vm giornale di Napoli, il qual promettendo di dare un minute ragguaglio di tutte le manifatture messe alia pub- blica esposizione in quclla capitale, soggiunse: « E » questa la risposta che da piu tempo abbiamo » designate di dare all' autore di certo articolo » pubblicato in un gioi'nale d' Italia , nel quale » si e preteso sostenerc che le scienze e le arti » abbiaho con moio retrogrado abbandonate le » contrade meridionali della beata Italia 'per ri- » fnggirsi verso il settentrione di essa ». Noi avremmo desiderate che Testensore di que- sto articolo avesse con maggior attcnzione osser- vato in che termini ci eravamo spie£;ati . e non ce ne avesse apposti dcgh assai diversi da quelli che avevamo cspressi. Iniperciocche la nostra as- serzione fu questa: « Non sara sfuggita alia per- » spicacia de' nostri lettori una considerazione , » cioe che la cultura d' ogni nianiera germogli ■» alquanto piu rigngliosa verso il settentrione che » verso il mczzodi delV Italia 5). Ora qui non tro- vasi ne il moto retrogrado ne V abbandono delle contrade meridionali. Per queste stesse parole, la- sciando di qui allegar altre prove , e cvidente che noi abbiamo al contrario giudicato avcre T Italia VIII P R 0 E M I O. fatti anzi in complesso de' progress! , ma piii nel settentrione clie nel mezzodi. Questa quistione trattata con dignita, con animo posato e coirap- poggio (\e fatti , potrebbe farci conoscere molti tesori italico-nieridionali che ci sono fin qui ignoti, non veramente perrhe da noi siasi omessa ciira e diligenza in ricercarli, ma perche meglio contri- buir potrebbe a tale opera lo zelo de' letterati di quelle regioni , quando la supposta abbondanza deile produzioni letterarie aniniasse nella nobile o-ara di forle conoscere appunto coloro che si contentano di alterare le nostre espressioni pel fiivolo piacere di trionfare momentaneamente col vezzo di un intempestivo epigr;imma. Ben siamo noi grati al giornale enciclopedico di Napoli di aveni dato nel tomo 2/', pag. io5 del 18 1 8, un catalogo esatto di tutti i libri stampati entro Tanno 181 7 in quel regno. Questi sono fatti che ci possono servire di scorta nella presente quistione. Quella nota non contenente rhe 114 articoli prova certaniente cio che noi dicemnio e non abbiamo mai posto in dubbio, cioe die nelle belle provincie le quali si estendono oltre il Ga- riliano, T am ore de' buoni studj e vivo, ma che gcrmoglia alquanto piii rigoglioso verso il setten- trione. E certamente se un catalogo simile noa fosse per riuscire troppo grave pe' nostri lettori ( e troppo voluminoso per questo proemio ) , noi proveremmo che i libri in egual periodo di tem- po stampati nel nostro regno arrivano ai 1140, senza contare gli articoli d' incisione e di calco- grafia miisicale che in questa sola citta ascendono ai 98 (3). (3) Non basterebbei'o due fogli di stampa minuta per dare i soli titoli c'i 1 140 articoli stampati nel regno Loinbardo- Veneto durante il solo anno 1 817, che noi abbiamo preso per conti'apporre a quelle del giornale enciclopedico di Na. poli. Gicvi qui non pertanto di riportare sommariamente il solo niiraero degli oggelti stampati nel governo lonibardo , e P R O E TVI I O. IX La sproporzione adunoue e notabilmente a no- stro fa\ore., se viiolsi j))octclere in qiit-sto calcolo a sola ragione di nuniero. ]\]a (juesto (.alcolo ha di sua natiua, nelT argoniento di ihe si tratta, ele- niciiti aii<:ora niu gravi i quali non possono sfiig- gire alia considtrazione di ihi rettanicnte voglia procedere in questo giudizao, Noi non ricordianio questi elenienti se non per avvisare i nostri con- uazionaii^ di quaUinque provincia essi sieno , die le lettere , le scienze e le arti italiane per f'elice- niente e g'.oriosaniente niosfarsi vogliono the i loro cullori in ogni genere s' alzino sopra la me- diocrita. E qui giovi a questo proposito V osser- varc (he se dalle cose volessimo passare a par- lare delle persone , tiitta Italia dovrcbbe coiifes- sare clie gli uomini piu irsigni e quelli che vanno per la niaggiore in ogni nianiera di studj, o sog- giornano tra noi , o sono nativi di qnesta parte settentrionale. In fatti i due magg^ori canipioni della nostra lingua non sono in Toscana , ma a Torino e a Verona, il conte Napione ed il P. Ce- sari. Dov e il hibliote< ario ed il lilolooo piu be- nemerito d' Italia r a JMiiano V ab. Rlaj. Qnal e il piu profbndo bibliogralo? Tab. Morelli a Venezia. Chi e Tautore dell' opera |)iu iniportante in belle arti ? il conte Cicognara a Venezia. Chi e repu- tato il niigliore storico? un pieniontese , il Botta. Chi il miglior commediografo ? un altro pienion- tese , il Nota. Chi puo niisurarsi colT ab. Morcelii questi desunti dalle note official i clie ci vengono coniunicate ogni mese. Lihri. Incisioni. Libri. Inci;ion>. Geiinajo N.° So N." 10 Luglio N.° 54 N.° 6 Febbrajo « 55 » 8 Agosto « 49 » 9 Marzo » 59 " 9 Settenibre >. 44 .. q Aprile >. 44 >. 8 Ottobre . 59 „ 9 Maggio « So .. 3 Movembre » 70 " 9 Giugno » 55 >. 6 Diceiubre . 64 » 13 Totale in libri mmi." 653 ; iu incisioni auijn. X PROEMIO. nelle antichita e specialmente nella lapidaria ? Chi col nostro Gioja nella economia politica? Chi col nostro Romagnosi nella giurisprudenza filosofica ? Chi occupa le piu alte cime di Pindo ? Monti e Pindemonte. E dov' e anche nelle scienze il piu bel tiore delF Italia? Qui splende un Oriani nelle matematifhe. Qui ua Bro«"chi nelle scienze natu- rali. Qui un Dandolo nelle cose agrarie. Qui un Moscati , un Rubini nella medicina ; uno Scarpa neiraaatomia; un Paletta nella chirur^ia; un Gio- bert nella hiniira e nella fisiologia vegetale; un Balbis nella botanica ; e tutta Europa s' ini^hina reverente nelle fisiche al nomc immortale di Volta. E noi non lascercmo in questa occasione di pa- lesare con compiacenza e piii ancora con gratitu- dine che la maggior parte degli uomini sommi menzioiiati qui sopra concorre cortesemente colla sua opera alia compilazione di questa Biblioteca. Noi non entreremo in piu minute particolarita intorno ai varj ordini di uomini giustamente esti- mati fra noi e de' quali troppo lungo sarebbe il cataiogo. Giovi qui acceiuiare che un fermento ampio di studj presentasi all' occhio delP osser- vatore in questa contrade delPalta Italia , per cui il buon criterio , il gusto, la civilta , la ragione ogni giorno vieppiu si propagano di classe in classe , e in mille diverse maniere colle pro- duzioni si ditFonde per tntto il resto della peni- sola. Ne vatiita , ne fasto suggeriscono questa esposizione. Essa e dettata soltanto dal bisogno per una parte di giustificarci di un concetto na- turalmente nato dalla sincera considerazione delle cose , e per P altra dal desiderio rhe i begP in- gegni delle provincie meridionali d' Italia s' alzino alPimpresa si propria di loro, di livellare cioe i loro sforzi a quelli degli altri loio connazionali , onde restituire al nome italiaao , se noa il pri- mate ch'' esso ebbe ua giorno nelle lettere, nelle P R O E M I O. XI scienze, nelle arti , almeno una eguagUanza di oriore rolle piu rolte nazioni di Eiiropa. Intaiito ripigliando il costume degli anni pre- cedent! compendieremo i lavori dell' anno terzo della nostra Biblioteca, e cosi apriremo il corso al QUAKTO ANNO di CSSa. PARTE I. LETTER ATURA E BELLE ARTI. Una lingua filosnfira universale restcra forse per Grammitjca molti secoli fra i desiderj , per noa dire fra' sogni fiiosofica. de' filosoti ; ma talvolta cercando verita anche ir- repcribili si trovano verita utili , in qnella giiisa che i delifj degli alchimisti aprirono la strada alle grandi scoperte della chimica. Noi abbiamo per cid fatto plauso all' analisi jagionata del lingnaggio die il signer Giglj con molto acnrae ha premessa al suo progetto , e coUa cpiale riempie un voto nella nostra letteratura gia per nor altra volta avvertito. Alia critica e alia grammatica positiva piu che Grammatica alia filosolica apparciene V opera del cavaliere posiuv*. Monti intitolata Proposta di alcune correzivni ed aggiunte al Dizlonario della Crusca , contro la quale per debito d' imparzialita dovemmo inserire le osservazioui crltiche ( qual ch' elle sieno ) del- r anonimo florentino. Anche il professore Rosini di Pisa entro in campo per sostenere Y onore della patria che gli parve vedere depresso ; ma noi non femmo menzione alcana degli opuscoli che videro la luce a Verona, perche questa Biblioteca deve occuparsi unicamente de' pro2;i"essi delle let- tere , ed abbandonare tiitto cio che e meramente personate e muove dalle private passioni. Se il tribunalc della Crusca , al quale tanto va cbssid debitrice V Italia per le 6ue ardue cure intorno "»''-^'"- xn P R O E M I o. la patria letteratura, sta oggidi taciturno ed ozio- so , non mancano uoniini dotti che procurino di mantener vivo V amore de' Classici italiani. Pero abbiamo vodiito riprodursi a Roma il Trattato della plttiira di Leonardo da Vinci con alriiui ca- pitoli inrdid ; in Toscana ed in Brescia V Esopo volgarizzato ; ridotto a piii corretta lezione V Ario- sto dal signor MoraU in Milano : e intanto die si seguita in Firen/.e la bella edizione di Dante , si e doto a questo Classiro un niiovo commento in Pario^i dal sianor Biasioli. Si e inoltre disot- terrato dalla polvere a Venezia un Trattato della politica libertd del Guarini , e si e intrapresa a Milano dal signor Fusi la raccolta de Classici ita- liani del secolo XVIII. E noi dobbiamo alF infati- cabile diligenza di un nostro collaboratore le no- tizie ulteriori intorno alle opere del coiite Fidvlo Testi , coir aggiunta di alcune cose inedite tra- sandate nelP ultima edizione di Modena, e col ri- tratto premesso alT edizione in 4.° del 1644, ri- prodotto in questa nostra Biblioteca. Come parlare de' Classici greci e latini senza grtci e latini. clic occorra al pensiero P instancabile bibliotecario delP ambrosiana abate Mai ? Egli diede anche quest' anno argomenti d'articoli interessanti intor- no al suo Simmaco ., al Cicerone., ai Libri sibillini^ al Filone , agli antichi interpreti di Virgilio , al- P Euscbio , al Giulio Valeria. Le scoperte di questo dotto bibliotecario gio- vano a tener vivo il culto de' Classici antichi e delle lingue greca e latina , a mal2;rado dell' ardore con cui P eta nostra si rera alio studio delle lin2;ue straniere : prova ne siano alcune nuove tradnzio- ni che veggiamo di mano in mano venire in luce, fra le quali distingueremo quella delle Elegie di Properzio del cavaliere Vi^inara con rincrescimeiito ■ " -i^ de' buoni ultimamente mancato di vita; i Com- "'""■ mentarj di Cesare del signor Ugoni j una nuoya P R O E M I O. XIII traduzlone di Valeria Massimo ,• due traduzioni del pocmetto di Snnnazaro de parta Virguiis ^ una del prof; ssore Colelli , di ciii abbianio reso conto , Taltra del sig;. Lazzari di cui ci lesta ancora a par- larc ; il Saagio di im esame critico per restkuire udEmilio Proho il libro de vita evcelleiitimn inipe- ratoriim, credtuo comwiementc di Cori/elio Nipote, del signor Rinck, di mi parleremo ; \\ frummcnto di un poemetto inedito del Fida ,- e taceremo di una traduzione in latino di Dante , iinpresa degna di andare del pari con quella di volgere Dante in prosa (4). La lingua franrese e cosi comune in Italia, Traduzioni le appena nientano di essere ricoroate le tra- duzioni da cpiesta lingua , le quali non soglionsi ordinare dai libraj che per una vista econoniica, potendo qui essi vendere le traduzioni a minor prezzo delToriginale niedesimo. Abbiamo osservato che rotali traduzioni in certo modo piii abbonda- no neir Italia meridionale , ove e meno flunigliare la cogoizione del francese : infotti T opera volu- nii.iosa di Hosier, Cours complet d'agricohure^ fu prima tradotta a NapoU ; niolte altre traduzioni po- treninio citarc, fatte in Sicilia ; la grande opera di Thaer snW agricoltura fu tradotta ( dalla traduzio- ne francese ) prima in Napoli , e poi in Firenze. Le opere niedicbe di Alibert , di Thomas , di Ma- gendic ecc. sonosi tradotte a Pisa. Fra noi le traduzioni dal francese s' imprendono vicppiu uc'llo provimic , che nella capitale ; e quautunque a IMilano sia gia molto innanzi la tra- (4) Paileienio quanto yriuia ill una Leila traduzione del- riliade di Oniero in onava liuia, uscita non 6 niolto in Fi- renze, ed opera del sig. Lorenzf) Mantiiii; annunciauio } ai'i- uu-nte una uuova traduzione d' Erodoto , lUnstrata di niolte note dal sig. Mustoxidi, b quale si sta attualiueate stauipando iu Vcnezja. XIV P U O E M I O. duzione delta storia delle rej3ubbliclie d' Italia del sig. Sisinondo Sismoadi^ ed abbiasi pubblicata T an- no scorso quella delle prime tie parti degli £/e- menti d' Ideologia , chc verra per le due riiriaiienti compiuta neir aano preseate , di Destatt-Tracy i. osserveremo che la traduzione del Rosier si sta or faceado a Padova ; cpiella del Gessner ( dalla traduzione fraac se ) si e compiuta a Bres^igli gioverantio air imaresa della traduzione di Hume ^ coiuinciata a Veuezia dal signor Splrldlone Castelli. Non solanicnte a Milano , ma per tutta Italia . . , . . . , • 1 11 1 Traduzioni 8 incomincia a conoscere il prcgio della lettera- j_,i tede»co. tura tedesca , e a tradurne le opere mi2;liori. I progressi di questo studio nella nostra citta sono notabilissimi , e pao rdevarsi dal copioso nuniero delle grammaticlie , dei dizionarj e dei libri ele- mentari stanipati e ristarapati per insegnare questa lingua. Sarebbe troppo lungo accennarli tutti , e distinguereino solamente il Compendio deWEkerlin^ la Qrammatica del De Fillppi con raolte aggiunte e correzloni^ quella del Borronl , il nuovo Segre- tario tedesco e italinno , i Dialoghi francesl , ita- liani , tedescJil ed iiiglesi tratti dalle commedie di Mollere , ecc. Fra le opere tedesche tradotte in buon numero, non accenneremo qui die quella HiiiW Engel %v\V arte mirnlca^ e il setiuito della po- lizia medica di Frank tradotto dal signor dottor Pozzi. Questa bellissinia lingua e copiosa studiasi felicemente anche nel mezzodi delP Italia: a Roma si e tradotta la Storia della reUgionc di Stolherg dal signor Glierardo dc Rossi ,• a Napoli la Stra- tegia di an illustre pcrsunaggio e la Dottrinu della malattia dcgli ocelli del profcssore Beer di Vienna^ e a Firenze la Storia della decadcnza dei costumi e della lingua dei Romani nei prinii secoli dopo la nascita di Gesh Crista , del profes. Mainers , tra- dotta dal sig. Ruinieri. j\Icrita fra le rrauuzioiii in PeesSa. XVI P R O E M I O. versi dal tedesco di essere singolarmente distinta quella degli Idillj di Gessner del sig. Maffei (6). L' indole de' tempi sembra cospirare contro le arti deir irnmaginazione. Le agitazioni politiche hanno dato im' altra teudeiiza alio spirito uniano. La societa si occupa piu volentieri di dritti na- zionali, di scoperte utili , di prosperita, di com- niercio , d" inveiizioni meccaniche , di progress! nelle mafiifatture, che di raadngali , di sonetti e di canzoni. Nella stessa poesia ainiamo la politica e la filosoiia •, e le produzioui del secolo XIX debbono portare un carattere di carta forza ra- zionale che ic separi dalla maggior parte di quelle del secolo precedetite. L' anatenia fiilininato da Orazio contro la mediocrita de' poeti e piu in vigore che niai ; e noa e piii lecito comparire innanzi al piibblico con ua volume di versi , se non atteggiati di umilta , e con parole che chieg- gano grazia. In taie attituditie si e di fatti presen- tato il siguor prof.^ssore Rosini di c*isa co' suoi due volumetti di poesie , di. cndo che offtn.va al pubblico iiisieme wiiti quel pochi tra I snoi s^ersi che tra i molti da i.ul scrtttt scmhrati gli erano i meno mdegni della sua itidulgeiiza , aggiungeado quel verso di un grand' uonio : c< Siete troppo se tristi , assai se buoni. » E deir istessa indulgenza ebbe pure bisogao if signor Arid per 1' edizione che abbiamo annun- ziata delle sue poesie; ne gU sarebbe forse stata concessa se ai supposti snoi laid di Bacchilide non avesse fatto seguire i piu utili argomenti degli Ulivi e della Pastorizia. E se accogliemmo T apo- logo del signor Boudi , V Adulazione e la Lode , (6) Annunziamo un' opera del sig. prof. Ridolfi, uscita son poclii giorni in Padova, intitolata Projpeffo geperale Jella let- teratura tedesca. Un volume in 8.°, della quale ci occuperenio quanto prinia. ^ P R O E M I O. XVII avemnio in cio fare rip;uarclo alia fama dell' autore e a (juella maniera di poesia che , confornie al desidcrio de' tempi , porta seco un ammaestra- niento morale. II che essendo scopo anche deila satira , noi ci occupammo piuttosto distesamente dellc Satire del cavaliere DelcL Facemmo pur luogo ne' iiostri fogli anche a qualche trammento inedito delle Grazie del siguor Foscolo^ perche ci parve riconoscervi una nobilta di sensi straniera ai poeti niodcrni che spesso non hanuo altro scopo se non che d' infcmminire i costurai e di adalare i potenti. Parleremo in seguito del poema dell' ab. QJurardelli col quale descvive il Giardino de Plce^ iiardL e del Sermone intitolato la Poesia del sig. Torti. Bisogna che V arte drammatica presenti le stesse diflicolta delFEpopea, se veggiamo stare un in- d^.^mmatica. tervallo di secoli fra i buoni modelli in questo genere. Si potrebbe tessere un lungo catalogo di drammi , di tragedie e di commedie uscite nel breve periodo die abbiamo preso a percorrere ; ma il Metastasio , T Alfieri e il Goldoni ci hanno resi di dillicile contentatura. I nostri articoU su ([uesto genere non poterono essere che negativi, e non parlammo di alcune produzioni die per notarne i difetti o per reprimere la presunzione di alcuni che con false e ridevoli dottrine, spac- ciate con quella sicurezza che e propria all" igno- ranza, pareano adoperarsi a traviare dai buoni studj la ])oco spcrimentata gioventu. A questo tine furono uella Biblioteca accolte le osservazioni intorno alia versione dell' Edipo Coloneo del cavaliere Giiisti^ e ses:natanieiite intorno al discorso sullo stile della tragedia italiana che ad essa versione sta innanzi. Noi abbiamo condannato alf obblio tutte le altre tragedie e drammi parutici parti miserabili di una econsiderata mediocrita. Distinguercmo pero i] b xriii ? R O E M 1 O. volumetto del dott. Giovanni Gherardlni t&ste usf ito in luce, come qucUo che ha titoli iucontrastabiU alia giiista considerazione del pubblico , e non ta- cerenio delle tragedie del sig. Cesare della Valle, duca di Vendgnano , delie quali abbiauio teste ricevuto il primo volume da Napoli. In questo fascicolo vedra il lettore il nostro parere ititorno le tragedie dello Scudcri , delle quali avremmo volentieri taciuto se non ci fossero sembrati pe- ricolosi gli elogi che di esse vederamo farsi dai gioniali di Padova e di Napoli. Un ingiusto sfa- vorevole giudizio ricade ben presto ad onta di chi lo pronuncio , e T opera si sostiene; ma le lodi date a componimenti mediocri avveienano per lo piu una raezza generazione. Furono scarse le produzioni di quaiche merito in questo genere , e le due opcre piu important! si per la mole che pel soggetto furono, per quanto sappiamo, il compendio della storia della hella let- teratura greca , latina e italiana del professorc Cardella ; e la vera idea della tragedia d' Alfieri del professore Marre. Noi fummo alquanto seven intorno la prima , perche. ci parve in essa fatta •• uno sfregio, non che al bnon gusto, alia morale. La stessa severita usammo contro una Icttera stillo spirito della poesia e suU' influenza di essa net se- ^.^^j^ cola XVIII del signer Luciani; e credemmo m- degna di essere pur mentovata uii' altra opera ridevolissima e di ridevole titolo : Petrarca iinpu- gnato da Petrarca del signer Pietropoli. Ci resta a parlare dell' opera del signor ab. Venini snlla poesia lirica., e delle opere inedite che si stampano a Mantova di Matieo Borsa. RomsntUisKo Dissc gia tcmpo un hello spirito francese che talvolta basto un solo individuo per render ridi- tol.i una iutera nazione, Una t^I sorte avrebbe ? K O E M I O.- XIX poLiito correrc I'ltalia in faccia agli stranieri per colpa di pochi, se non avesse avuto il buoa senno ili rider essa la prima del vaoiloquio ambizioso del nostri Romanticisti. Sia detto ad onor dell' Italia : nessun letterato di grido ha preso parte a queste osoticita , ed i fautori di esse nou sono che pochi individui, i quaU ammirano eziandio come nuove o trovate dagli stranieri alcune verita , che noi da gran tempo avevamo V onore di veder predi- cate e praticate dai nostri anticlii e moderni scrit- tori. Gli stranieri profondamcnte versati nello stu- dio della Ictteratura antica e moderna ( come Schlegel e qualche altro ), propongono le loro idee sul romanticismo con quella discrezione e. decoro che si conviene e stando ne' giusti li- niiti della ragione; ma i nostri Romanticisti non ci hanno dato finora che delle divisioni , delle sud- divisioni e delie regole frivole, espresse con una mistica oscurita. E conviene die essi abbiano raolto deviato dai primi dettami de' loro capiscuola, se sono .irrivati a non intendersi piu con essi ed anzi ad essere messi in ridicolo dagli stessi stranieri ro- mantici per eccellenza , e consideiati corae i co- rifei del I'avorito loro sistema (7). Noi torneremo su questo proposito quando parlcremo della />oe- sia del sig. Torti. Quanto superiore e I'ltalia alle aJtre nazioni in novelle , altrettanto inferiore e in romanzi. Non possiarao pero in quest' anno vantar cosa mcritc- vole di molta lode in veruno di qucsb due generi. (7) II sig. Hobhousc ncUa sua opera intitolata Ithutrations on. the fourth Canto of Child Herold {Vol. in 8.° Londra- 1818) dichiaro ch<; il TOinantlcismo e una questione frivola in Italia. Ognun vede quanto in fatto di questc opinioni esser debba autorevole T opinionc del gig. Hobfaouse, il piii intimo aaiicd «i lord Syroa che ii slella poUre de' RoiusmticiBti. Bomaa^i. Afchcologia, jfX 1» K O E M I O. Le novelle del signor Dragoni^ in mezzo al sapor greco, peccano (ii ireddo. Deipannolinl e di qual- che altra simile inezia non valeva il pregio che si occupasse la Biblioteca. Le letter e di Giulla Willet ^ il viaggio e maravigliose avventure di un Veneziano^ e la p//« edimprese di Bibi so no ten- tativi di un nuovo genere per la nostra lettera- tnra die possono aprire la strada a cose mag- giori. Le lettere e dcssertazioni numisnuitiche del si2;nor Donienico Sestinij i nuovi fr amine iiti dei fasti con- solari capitolini illustrati dal signor Bartolomeo Borghesi ,• 1' origine dei uuineri romani indagata dal signor dott, Demattheis ; il Vadimone etrusco e il Castellum amcrinum illustrato dal signor pro- fessore OrioU con una memoria originale , sono le cose precipue che in questo genere occupa- rono la Biblioteca. Essa occupossi ancora nell' appendice dello sca- vo fatto in Roma intorno alia colonna di Foca , .^Hisosv ^- ^^ ceppo sepolcrale esistente in Avezzano , delle I "■ Memorie del signor Giuittani di Roma , di un saggio d' iscrizioni latine dell' ab. Rocco napuletano^ di una moneta aneddota di Cremona , esistente nel museo Ponzoniano ; ed accenno le edizioni fran- cese e italiana delle opere del celebre En/iio Qui- . , rino Visconti che si stanno pubblicando in Milano. Ci resta a parlare del bet volume d' iscrizioni del celebre Morcelli iatitolato Farergon inscriptionum iwvissimarum.. Storia, La storia , oltre XAffrica Cristiami del Morcelli \ ebbe a vantare X insigne scoperta dell' Eusebio , del quale il pubblico va debitore al dottor Zorab ^iifrir^ . ■ c all' abate MaJ. Di minore importanza sono le jnemorie storiche suW ordine dello sperone d orq -^'el cavaliere Angeli^ i\ dlscorso del Manzi soprct P R O E M 1 O. JCXI gli spettacoVi. , le feste ed il lasso degU ItaUani del secolo XIV ^ ed una letter a di Cola dl Rienzi inetlita conmniratari dal beneraerito nostro coUa- boratore sigaor Brucchl. La vita del nmrchese Gherardo Rangone srritta dal cavaliere Venturi , (|uella di Cristoforo Colom- ^°^^^ ^ bo dal cavaliore Lnigl Bossi ^ quella di Leon X dal medesinio tradotta dull' itiglese , ed arcresciute di mnlte note , quella del celchre Bodoni srritta dal Lama , furono le produzioni biojiraHche , delle qiiali rese conto particolarmente il nostro gior- nale. A questo dobbiamo aggiugnere il Dizio/ia- rio de Plttori del signer Tlcozzi^ la vita di Alfeno Varo del signor Lancetti , fatta pr^cedere nei nostri fo2;li come saggio della Biografia. cremo- iiese c\\ ei sta preparando ; T Elogio di Boscovi.ch scritto dal conte Bizzaro , quello di Mtzznrt dal conte Schizzi ^ e qualche altro opuscolo di minor conto. Nella geografia non avemmo in quest' anno clie Geogr»fi* brevi competidj ed opera elementari di poca mole; e queste a})i>ai tene5m?f- Tracy non soddisfaccia in- teramente a questo desiderio per la §ottile analisi che contiene , snperiore alia portata del comune de' giovinetti , egli occupossi in quest' anno a ri~ fondere la sua logica statistica , e a riprodurla di molto accresciuta e sotto nuove forme , col titolo di Elementi di filosofia ad uso delle scuole. Non v' ha dubbio che questo studio non abbia fatto de' progressi fia noi , cpiantunque siavi ancora chi cerclii d' incepparla colla mistura di dottrine teo- logiche , come vedremo parlando della piccola filo- sofia del teologo Venanzio Parone , e come per alcuni rispetti ha pur fatto V abate Talia nelle sue lettere sidla filosofia morale. Piu degne de' lu- mi del secolo sono V operetta suUa natura e ne- cessitd della scienza delle cose ecc. del signor Jan- nelli , e la Storia della filosofia greca del sig. dot- tor Defendente Sacchi , della quale non abbiamo ■ftncora parlato. Non e mediocre servigio renduto alia filosofia Timpresa di tradurre e raccogliere in x\n sol corpo i Classici metafisici di tutte le P R O E I.I I O. XXIIl nazioni, coniinciata a Pa via col Cartes lo e col Mw lebranche. La filosofia speculatlva puo lodarsi aa- cora tia noi delle nuove ricerche snl Bella ^ pub- blicatc dal consigliere Dellico a Napoli , e di cui presto si parleia nella nostra Biblioteca. Coi progress! della filosofia e andata del pari i' Economia polUica , il cui studio diviene ogni di po^util"!' piu generalc. Prova ne sia il graadissinio spac- cio che ha avuto in Italia la voluminosa opera Nuovo prospctto delle scienze economiclie del sig. Gioja , del quale abbiamo in quest' anno finito 1' estratto , e il Trattato del merito e delle ricom- pense di cui ci occuperemo tosto che sara uscito it secondo volume. Due estratti da noi si diedero deir opera del signor Ressi , Economia della spe- cie umana^ alia quale mancano due altri volumi; e fu fiuta parola deir opuscolo Sal pubblici stabi- limeiiti di. beneficenza del marc hese ]\Ialas]iina , e di quello del signor Sbisd sulla pubhlica ammini- strazioiie. Nessuna opera veramente notabile, per quanto Lejishzione. sappianio , vide la luce nello scorso anno spettante la legislazione. L' opera del signor Fodcrd die ter- minammo di far conoscere co' nostri estratti , e forse la piu considerevole , ed appartiene ad un'e- poca aiiLcriorc. Nulla di mono per non lasciar spoglia la nostra Biblioteca di qnesto ramo del- I'umano sapere , abbiamo in essa renduto conto di alcuni opuscoli di minor mole , come snno la prolusione del signor professore Bottioni dcW in- dole e deir officio del diritto pubblico , e Y opuscolo del signor Barbacovi sulla decisione delle cause dubbie nei giudizj civili (8). Moiti opuscoli e (8) Troppo ci %orrebbe a citare tutti §H opuscoli legali Obe Tsdon la iuce infra V rnao iu Italia. Quelli del comr Xtlle art!. 3JXIV P R O E M I O. commentarj e traduzioni sono uscite in quest' anno in Italia relative all' attuale leglslazione de' diversi Stati ; ma queste produzioni soiio di un' importan- za troppo locale ed esclusiva. Di un interesse piu generale sara Y opera proniessaci dal signer Pel- legrino Rossi ^ intitolata Esame e paracolic d' alcuni codici c'will presentemcnte osseivati in Europa. Noi rattendiamo con impazienza. Quanto ai nostri lavori in belle arti, noi termi- nammo gli estratti della storia della scultiira del sig. Cicognmrij facemmo conoscere Y opera del sig. Becega hnW architettura greco-romana appli- cata alia costruzione dei teatri moderni italiani ^ quella del sig. Apuzzo intorno ai teatri moderni ; V aggiuata alle osservazioni sui teatri e sulle de- corazioni del eel. nostro sig. Landriani; la descri" zione del teatro farnesiano di Parma del sig. Do- nati ; alcuni opuscoli polemici intorno ai tanto combattuti cavalli di hronzo di Venezia; il dizio- nario dei pittori dal rinnovamento delle belle arti fino al 1800 del sig. Ticozzi , ed il discorso del sig. Ignazio Funiagalli, vice-segretario della I. R. Accademia delle belle arti^ letto in occasione della solenne distribuzione de' premj. Un' opera uscita non e molto, e per raolti pregi lodevolissiraa, e quella del sig. Majer sulla imita- zione pittorica , sulla eccelleiiza delle opere di Ti- ziano e sulla vita di Tiziaiio , scritta da Stefana Ticozzt, e della quale ci occuperemo ne' prossimi quaderni. Non tralasceremo di qui accennare che prose- guono sempre valorosamente in Milano le imprese Barbacovi dl Trento si distlnguoao dal comune, e due ne ha prodotti oltre il citato di sopra , uno Dell' uso de giuramenti ne giudizj civili , e T altro Be' /nezzi di diminuire la moltitu- dine delle liti. Distinguereruo anche gli Opuscoli di un avvo- cato milaiiese , originario pieiuontese. P R O E M I O. XXV calcoo^raficlie dei costiimi antichi e modcrnl del sis. Ferrario ; quella sui costuml tcatruli del sig. Serscnt ; la pinacoteca dl Brera; i rltratti dei 60 illustri Italiani; V iconografia del sig. Pistrucci, ecc. La musica non fa straniera ai nostri fogli nello scorso anno. L' ammirazlone eccitata in Gerniania dal 2;enio musicale del nostro sig. Eosi/d diode motive ad una lettera intorno al suo Tancredi scrittaci da Vienna dal sig. Giuseppe Carpani. Noi annunziammo una grammatica musicale^ ossia re- gale del bel cantare della signora Celoni , e fu nel nostro giornale tentato un nuovo genefe di cri- tica coir articolo intorno alia musica italiana da chiesa\ riportando un passo della stessa musica. PARTE II. SCIENZE ED ARTI MECCANICHE. Mntcmaticlie pur Questa parte della nostra Biblioteca consccrata alle scienze ed arti meccaniche oCfre un prospetto ed apijiicate, che attestera certamente ad ognuno non intiepi- dirsi gP Italiani nella carriera degli studj severi ; ma lo spirito anzi delle indagini e qucllo delle utili applicazioni progredire feliceniente e promet- tere risultati ognora piu lavorevoli. Abbiamo fatto conoscere la beir opera del profcssore Bordoni dei contoriii delle ombre ordinarie^ quella degli Elc- menti di matematica del professore Giambo/ti , le Effemeridi di BTilano calcolate dai signori Carlini e Brambilla ^ per t anno 1818, e quelle pel 1819,' abbiamo terminati jrli estratti del XVII tonio delle Memorie della Societd Jtaliatia ; fatto conoscere il regolamento di una bella istituzionc per gl' IngCr gneri ^ attualmente in vigore uegli Stati pontititj; abbiamo dato un cenno dei fogli di aritmetica compilati dal professore Paganini , ed in un solo periodo compendiata tutta V opera che porta il Mineral 06 XXVI J» R O E M I 0. fastoso titolo di Sohizione esatta e sintetica del cc" lebratissimo problema della trisezione delV an^olo : Aporisma di geome'rla elcmentarc , gid rispianato e ridotto a semplice tcorema geiierale , e a puro lemma porlsmatico dell' avvocato Gaetano Rossi di Catanzaro. Qualclie Memoria abbiamo raccolta tra gli opuscoli scicmifici di Bologna^ e qualche altra ne sara sommimstrata dal vol. 23 dellc Memorie della R. A. di Torino. Le aberrazioni de' Dotti diventano anch' esse ua utile elemento , quando sono avvertite. La verita sorge sempre ove la sorpresa e T errore soao cliiamati ad esame. GeoioMa ^113 scicnza appoggiata tutta sulle conghietturc deve essere necessariamente sistematica. La geo- logia e di fatti divisa e combattuta tra due op- posti partiti , de' Vulcanisti e de' Nettwiisti , per cni taluno applico loro feliceraente quel detto della Scrittura : ct tradidit mundum disputationi eorum. Ciascuno difende Y opinione piti analoga a' proprj studj , alle proprie idee , alia propria educazione scientifica , e prescindeado da qualche spirito or- gogliosamente austero che in cio proceda per eo-oisrao ostinato , il sistema neeli uomini dotti emerge sempre dalla persuasione creata in essi da quella direzione che da principio prese Y in- gegno nolle combinazioni elementari del soggetto a cui applico i suoi studj. II sig. Breislak nato nelle parti raeridionali d' Italia ravvisa per tutto produzioni vulcaniche , la dove i Werneriani nati in paese diverse non vedoiio che risultati della via umida e monumenti del Diluvio. La via di mezzo e forse anche in questo la piu saggia; im- perciocche la natura manco limitata nelle sue forze , che V uomo nelle sue idee , puo servirsi di pill mezzi a produrre lo stesso fenomeno. II sig. Breislak era gia autore di un' Introduzionc edla Geologia in 2 vol. in 8.° pubbiicata nel 181 1 , V R O E M I O. XXVII opera ch' ee;li lia riprodotta ultiniamcnte sotto it titolo (li Institution.i geologiques , delle cpiali si e cominciata Y analisi ragioaata in f(uesto fascicolo. (luei ciottolj rotondati e smiissati che in copiosa {{uantita ritrovansi sparsi salla snperficie della terra m alcuni luoghi , e rioonoscinti avventizj e stra- nieri al suolo in cui oriacciono, esercitarono Ta- ^. • cuto injicjrno del cavalicre Venturi , e indussero questo benemerito letterato a fare delle indagini intorno da alcuni fenomeni geologici spettanti a questo sogjjetto. II sig. Brocchi^ cgualmente ver- sato in tutti i rami della storia naturale , attual- mente in Roma occupato ad illustrare la Qcologia del Lazio , ci mando le sue osservazioni sullr montagve metallifere della Tolfa , quelle fatte al Promontorio Argentaro ed all' Isola del Giglio , articoli originali ed inediti , che appartengono non solamente alia Geologia e alia Mineralogia , ma anche alia Zoologia ed alia Botajiica. AUa Zoologia appartiene parimentc la memoria Zooiogia. inton/o ad alcimi serpentl del territorio Veronese del sig. dottor Giro Pollini. , ancli' egli nno dei benemeriti nostri collaboratori. Non solamente X Italia , ma la Francia , T In- Fijica ehilterra e forse anche la Germania , sono tut- ^,.^. t ora nel desiderio di un opera elementare di Fisica , per ogni verso piena e compiuta, Questa scienza ha bisogno di un compilatore dili2;ente ed esatto che abbia seguito tutti i progressi della medesima , e sappia csporli con ordine e con chia- rezza. Sarebbe questo un libro prezioso ue' pre- senti tempi, in cui si va ampliando 1' amore di questo studio riconoscinto oreai nccessario ad ogni condizione di genti. Ne siamo noi lontani dal cre- dere che in Italia possa alzarsi lui ingegno ca- pace di tauto , non mancando ne material! \ ne XXVIII P R 0 E M 1 0. eccitamento di gloria. Frattaato mentre s' aspetta di vcdere empiuto qiiesto voto , si va traduceiido tpialclie competidio elementare straniero , come la Fisica meccanica del Fischer tradotta d I professor e Rovida , e il Catechismo chlmico del Parker tra- dotto dal professore Pozzi , e si promette iiioltre da Napoli la traduzioiie della Fisica di Biot (9). Queste scienze hanao sofferto una gravissima per- dita colla raorte del professore Bnignatelli , il cui giornale ha forniti utili estratti alia nostra BibUo- teca. Anche gli Opuscoll scientifici di Bologna r alimentarono in questa parte, arricchita inoltre per qualche Memoria originale , come quella sui Vortici dello sLretto di Messina del celebre pro- fessore Scind , quella sulV aria catdva di Roma del sig. Brocchi , quella sulf illuminuzione ad ar- gani parabolici di un Ingegnere milanese , e di alcuui estratti di opere , come le osservazioni sul clima ecc. delta Liguria del sig. Bianchi , sul moto intestino de solidi del conte Paoli , quella sal treinuoto di Catania del professore Agatino Longo^ quella del Trattato teorico pratico sui nitri del sig. Pulli di Napoli , quella del Supplimento alia chimica applicata alia Farmacia del professore Po- rati ecc. ecc. II primo tomo e gia uscito del Qiuli toscano, Chimica applicata alle arti^ e due opere vo- luminose annunciamo delfinstancabile nostro pro- fessore Pozzi ^ direttore della scuola Veterinaria ; una traduzione cioe dair inglese del Trattato pra- tico sulV USD ed applicazione de' reagenti chimicl (9) Ognuno conosce le imperfezioni dell' opera del sig. Eiot attribuibili non all' ingegao dell' autore , ma alle circosianze ed al iiietodo con cui scrisse quell' opera. Converrebbe dnn- que servirsi di essa per fare un buon libro eleuientai'e di fi- sica, aggiugnendovi tutto quello che nianca , ma non tradurla eervilmente , e quindi ripetere quelle imperfezioni che furono colpa del solo piano adottato dall' autore , il qusUe dov*tt» trattar la materia ia tante luemorie staccate. P R O I! M T O. -XXIX ai Acnm , e Y altra u/i nuovo Dizloruirio dl chi- mlr.a appUccita alle arte che vedraano la luce in tjuesto anno. La Biblioteca Italiana pote atiche quest' anno ofl'prire una novita botanica agli arnatori ili que- ^'^'•^''='- 8ta s<;i('!iza : e noi andammo debitoii di questo oinamento alia 2;entilezza del si<£. Savj ^ professore d.'ll' UtiivcMsita dl Pisa, avendoci egli niandata una Memorla rofla tignra di una piania cucuibitacea , die pno forniarc un nuovo genere , da lui denomil nato Benincusa (lo). Noi facennno inoltre conoscere con un estratto la bclla Flora Napoletana del sig. Tenore^ il Cutalogus plautarum Phaenogamarum ecc. del sig. Jan , la Flora del Mi vened del sis;. Rei- chiiiger , il Botanicon Etrusaim , fascicolo \\l del snilodato professore 6V/ty, la Flora medlca del si^y. Alherti. II sig. Brocchi ci comunico i risultati del& sue erborazioni sul capo Argeutaro e all' isola del Giglio, ed una Lettera inedlta di Andrea Cesal- pino^ con alcune notizie intorno al sua erbario che SI conserva in Firenze in casa Nencini , col rag- giiagho di alcune opere inedite del Michieli e del Fargioni, e di un rodire miniato di Storia natu- rale che e nella galleria di Firenze. II nostro col- laboratore sig. ^l/omrt , professore delF Universita dl Pavia , pose a profitto col suo viaggio a Vienna il tempo destinato alle vacanze , e ci fu cortese dl una leitera, nella quale ci da raaguaallo di alcuni stabilunenti botanici id quella ^capiFale , e delle sue osservazioni per coniprovare e veriticare col confronto di niolti erbarj e colfautorita di (I0> Abbiaino appena ricevuta la Flora Icaliann , ossia rac '/>"'delJe pta,ue yiu belle che si colthano ne' siardini d' Ita- U prmo fasccolo. P,sa. Capurro, lOiS. Le inc.siu.u , la staiu^ Duco cd alia fama dell' lasigne autorp. XXX P R O E M I O. moki botanici , 1' ideutita corrispondente alia uo- menclatiira di alcune piantc. Anche la signora Per- penti ci voile partecipare alcune nuove particola- rita distintive della sua Campanula Rainicri , e il &ig. Pollwi da esperto ed esercitato fisiologo prese in esanie la Teoria della riproduzione vegetale del sig. Gallesio , e vi aggiunse alcune o&servazioni oh' egli rase pubbliclie col mezzo de' nostri foeli. AgriccUiuL. Se vogUamo considergre quelio die scrive I'lta- lia coniparativamente alle altre nazioni in mateiic agrarie , il confronto non e vantaggioso per noi, ed e qualche tempo che non vediamo compavire alia luce ppere veramente notabili in questo ge- nere. Tuttavia dura ancora V imprcssione data dai sig. Dandolo , e favorita dalle circostanze intorno alia coltivazioue de Bachi di cui abbiamo aiichc quest' anno seguita la Stona c iresiiUati de nuovi ineiodt. Abbiamo qtialclie aitro opuscolo da ana- Jizzare su qnpsto importante argomento ^ come qucllo del sig. march. Fa2;nani intitolato Errori € pregiudizj sopra la sanitd de bigatti, con alcune qsservazioiii relative alia iruateria^ e quelio del sig. De Capitani parroco di Vigano Sulla malattia dei bacld da seta chiamata il segno a calcinaccio. Dob- biamo al nostro coUaboratore sig. professore Mo- retti una Lettera sulla coltivazione della Batata, dolce ( Convolvulus Batata L, ) clie noi stessi ab- biamo esperimeiitata di un sapore gratissimo ^ al sig. Polliiii una Lettera intorno ad alcune malattie degli Ulivi i e una Lettera sa\ pastino di Columella ossia Qruccia Toscana , e sulF uso suo per pian- tare viti , scritta dal Nestore de' pocti viventi il cjelebre abate Lorenzi , il quale oggi abbellisce colla sua mano que' colli che gia rallegro e rese illustri coir armonioGa sua cetra, Siamo stati final- rpente i primi a far conoscere un' opera interes- sante per le sue consejgUQMZe l^cali ed economiche ; * R O E M I <'. XXXI eioe eli Atti dclla Commissione speciale dcsti- nata dalla Santitd di N. S. Papa Pio VII per le risaje della Provincia bolognese , cd altre ncl- r anno 1816. Parleremo nc' venturi fascicoli degli Atti dc Gcorgofili di Firenze , e di alctmi opuscoli che abbiamo riccvuti di Toscana. Ci siamo non meno adoperati nel far conoscere MfdJcin. le opcro priiiripali che spettano alia medicina^ n.^rurei*. dando coll' estratto delle medesime anche il nostro giudizio fiulla dottriiia e sul merito di ciascuna di esse. Liberi nel pronunciare la nostra opinione , siamo pure stati ft^deli e solleciti nel pubblicare Ic nsposte che gli aiitori hanno creduto di poter miiovere contro i nostri pensamenti. Per cio ab- bi;imo stampato una lettera dello Scuderi sul giudizio da noi emesso intorno ai di lui Elementi di Fisiolo- gia € di Patologia secondo i principj d' Ippo crate ^ nn altra del dottor Qeromini in difeea della sua Teona sulla genesi e la ciira dell' Idrope\ una terza del dottor Folchi di Roma , in cui si sostiene r asscrzionc del dottor Zappald, rhe spesse volte la tisichezza dipendc da vere ulcerazioni nel pol- nione. Volendo ora ncordare le opere di medicina , Patoiogia. delle rpjali abbiamo dato contezza nel prossimo scorso anno, rommceremo dalla Patologia ^ e no- minoremo le Lctterc del dottor Mnrcolini suite principali febhri tiftche di Udine nel secolo XVI , opuscolo the conferma la convenienza in genere della rura refrigerante nel tifo contagioso ; il Ra- giotmmento medico-pratico sulla tise polmonare , c sul di lei contagio , del dottor Giacomo Zappald Cantarella , professore in Catania . lavoro piano di buone viste principalmente pratiche ; la Storia di una rara malattia nervosa scritta dal dottor Mauro Ricotti , che puo servir d' esnmpio di una XXXII P R O E M I O. diligentissima pratica osservazione ; il Rapporto sulla fcbbre peteccJilale curata ncW Istitiito cliiiico delta Uidvcrsltd ill Napoll del professore Anto- nucci , clie dimostra quaiito piu utile di un me- todo di cura troppo energico sia in queste ma- lattie una prudente aspettazione; le Osscrvazioni meteor ologiche-medic he fatte in Verona nell anno 1817, donde molto frutto si potrebbe ricavare col tempo, se i niedici di tutte le citta si adoperassero iusieme a far raccolta di questi preziosi materia- li ; la Storia dclla peste di Noja del professore Vitangelo Morea , che contiene importanti osscr- vazioni intorno al carattere , air andamento ed alia cura , noa meno che alia profilassi di si spa- ventoso conta2;io ; la Dissertazione del professore Toininasini sulla nnova dottrina medica italiana , e le Lettcre criticlie del dotror Spallanzani sulla jnedesuna dissertazione ,• opere le quali , mentre sostengono principj affatto opposti , insegnano forse indirettamente ai medici la guista via di mezzo che si deve calcare in pratica nella cura delle malattie umane ; la Memoria originate del prof, Rabini in- torno ad un raro caso di pulsazione ai precordj ^ che egli ha voluto gentilniente comunicarci, e far noto al pubblico in questa Biblioteca : IMcmoria preziosa per la sin2;olarita della malattia di cui vi si tratta , e piu ancora per le dotte e savie considerazioni di cui e corredata. Non dimenti- cheremo tra le cose di Patologia quelle che ab- biamo ricavato dai Giornali medici e dagli atti accademici. In questi estratti di opere pei'iodiche abbiamo fotto conoscere i dubbj del dottor Greco sulla scarlattiiia , che non sia sempre contagiosa; la Storia di una rara formazione di calcoli scritta dal dottor Penada ; di una menorragia da sinistra col- locamento della placenta del dottor Landmi ,• di una idropisia peritoneale da idatidi del dottor An- geli; una Memoria sulla gravidanza accompagnata V R O E M I o. xxxiir da ascite del eel. professor Scarpa ; delle Cagioni drlla pellagra del dottor Murzari^ ^eWAbuso delle ipotrsi in medicina del dottor Solcr \ le Osscrvci' zimr n/iatoinico-putologiche fatte in Treviso negli (inni 1816 e 1817; !a Staria dclla rottura dumbe le awe nrl torucc del dottor Lnvadina ; V 0[)cra del flottor Scavini sulla gotta ; una Storia di do- lor c spasmodico alia parte interim dell' antibraccio curato colla moxa e col bagno d^ acido muriatico ossigenato allungato nelt acqua , del dottor Rug-' geri ,• di uu Ascite simul/inte giavidanza^ e for- ma to dii idclidi del celehre professore Br era .• di iin Ulcere neW aorta, del celebrc professore Fan- zago ; !e ricerrho erudite del dottor Zecchinelll sopra luhi nialattia di Seneca ,• la niolto interes- saiite Menioria sugli accumnlamenti aerei nel corpo umaiio del eel. professore Dalla-Decima', le rifles- sioni del dottor Dalle-Ore sulV operazione dell' a- neiuisma ,• la Storia di una metastasi del dottor Ventnroli ; la menioria del prof. Tommasini snlle febbri contagiosc ,• del professore Gozzi sui rimcdj anriferi contro i malt sifLlitici ; del professore Folchi sulla obliterazione del polmone , Rlenioria veraniente dotta ed iniportante ; del dottor Fede- rigo sui tifi che dominurono in Venezia ; V epi- stola del prof. Barzellotti intorno alia febbre pe- teccluale ; una JMemoria pure utilissinia del dottor Tonelli sidlM^o della poinata di Antcnrictli in al- rune peripncumonie ; le osscrvazioni diligeutissime tlcl dott. Liberali sulf indurctmeiito del tessuto cel- lular e\ i savj cenni sui tifo chr ha serprggiato in Reggio , del dott. Pirondi ,■ le Osscrvazioni prati- che sui tifi fatte in Rovigo dal dott. Gobbetti , e 'juelle del dott. Prunclli in Ancona ; le storie di vizj precordioli del dott. Magistretti ; la Menioria in sostegno della debolezza indiretta del sopra lo- rlato dott. Prunclli; finalmente le Osscrvazioni cli- niche del dott. Giambatista Rasori. XXXIY r R O E M I O. Poche opere di chirurgia sono vennte alia luce ewrargla. .^ qaest' Huno. Noi abbiaaio fotto paroia delle Memorie del dott. Triherd siilla cheratonissi e suUp. operazione dclt alto apparecchio ; del Saggio deir Istituto cliiuco-chi.rut\uiro romano , del |>rof. Sisco^ e delle Istituzloni chirurguhe del Lronordi^ prof, in Roma. Siamo in dovere di rjiu anminziare la memoria del prof. Scarpa sulla Icgoturo ddle principaU arterie. degli arti eon iiii'' appendice al- r opera sulV aneurisma , noii rlie dr!!a sfconda edizione del trattato delle malattie degli occhi del medcsimo; delle quali cose dareino sutiiciente co- gnizione in quest' anno entrante. Anatsmin. Rispctto all' aiuiWinla imiarm vnolsi fare menzio- ne delle Jiote addizionali alF Elogio del Mcscagni del dott. Farnese ; delie Ossejiazioni del profos- "} sor Rolando sulla struttura del cervello , e suiie funzioni della fabbrica del corpu iimai/o ; argo- menti clie appartengono pure alia iisiologia. Materia ]ositaria de' grandi pensamenti , come biamo sdegnato sempre di seguitare un metodo che portasse que- sto inconveniente ; e crediamo che sia dovere di un buon giornale fare col proprio e non ricopiar gli altri. Quindinnanzi pero andrenio cogliendo il Hore di un nnovo giornale letterario or ora in- stituito a Vienna colla forma del Quarterly e deir Edimburgh Review ; e che certamente non e c * XXXVIII P R O E M I O. inferiore a que' due giornali nella sceka , nella solidita, nel giudizio della compilazione. Noi ab- biamo preso da quel giornale ( Jahrbiichcr der lit-, terature ) il Saggio sulla poesia persiaim. Del resto iion pochi furono gli articoli risguar- danti le scieuze e le Icttere , compresi da noi nel- r angusto spazio consacrato alle cose stranicre neir appendicc , e told dalla letteratura stranierai.; Noi funimo i prinii ad aanunciare e far couon. scere la beii opera dei tre naturaiisLi Leonkard ^ Kopp e Gaertner intorno alio studio della rni/ie^ rcdogia ; la storia naturale d-'gh anfibj di Tiede- mann ^ la belTopera di Kreissig sidle malattiedd cuore; le ricerche intorno ai cambiamenU prodotti nelV aria atmosferica dalla germogliazione delle se- jne.'iti, di Ellis ; ii Tentatwo diretto a forniarc wi jnamiale t >pogrofico mineralogico per I' Ungkeria del sfg. Zipser ; e la descrizione di var) apparati a vapor e del sig. Dingier , ecc. ecc. Noi terminammo gli estratti deir opera del sig. Destutt-Tracy ^ tradotta dal cav. Onnpagnord \ e nel j)resente anno dai'emo conto del Tratlato della volontd di qiiesto profi)iido ideologista ; tratt.^to die sappiamo essere tinalniente sotto il tor«hio. Faceninio pure conoscere T opera intitolata Mete- taniata e disciplina antiquitatis di Crcitzer ; il giu- dizio de conoscitori in belle arti compaiato con qiiello de' professori del signer Haydm , inglese ; una lettera del signor Alix al cav. Cornpagnoni ,• una letiera scritta da Londra al cav. Bossi suila letteratura inglese^ ed un' altra del signor Carpani (celato sotto il nome arcadico di Daniso Tiriauo ) intorno alia Saffo , tragedia nel genere classico del signor Grillpartzer. tUjtt^^.^ Ma la parte piii ricca della letteratura straniera e quella de viaggi , e questi soli basterebbero a rierapiere tutto d nostro giornale; ma noi ci sia- mo appigliati a quei soli die abbiamo potuto far .iytiihuS. P R O E M I O. XWIX conoscere i primi a' nostri lettori, e tali fmono YAmhasciata dl lord Amherst alia Chiia. eii i! viig- gio in Didmazia e uel tcrrltoi io di Rugusi del 612;. Qcrinar. lAblJiamo fatto un ocniio al jiuuito criti-o sal manuale de-lle invcazioni di Bitsch , ed aubuuno volnto dar per intero i\ regolaineiua AfW Isftuto politecnico di Vienna , perclie ((uello stabiiinit'iito piio scrvir di inodi'llo per quahiri pie citta c per cpialuiKpie nazioue piti oolta d' E-aropa. APPENDICE ITALIANA. iieW appendice italiao/i abbiamo seguito lo stesso piano deli' anno precedente. Lc opere periodiche, di cm rendem;no co.ato , furono le segueiiti : II giornide enciclopcdico di Najioli ,• Le mcmorie enciclupediche d' antichitd e delle arti di Jlomu ,• Gli opus.oh letterarj ? ^. j^^j Cr/t opuscoU scientijLCi ^ ^ li gionmle di fisica e chimica di Pavia ; / nnovi comnientarj di nicdicina e chirurgia chc si stcnnpano a Vcneziu. Dalia posizione geografica delle suddette opere periodiche i nostri lettori coinprenderanno che abbiamo avuto di niira di conibmare la totalita deir Italia presa in diversi putui nella direzione lueridionale e settentrionale ; ma couverra che abbandouiamo o almeno restringiamo di molto qnesto sistema di estratti de' giornali , perche oc- cupano uno spazio troppo prczioso in questa no- stra Bibhoteca. Non taceremo pero che la niassa de' giornali e ciomai* crcsriiita nel 1818 in uaua; e non disjiiacera torse a' nostri lettori che qui ne facciamo la recapito- lazione come nelK anno scorso, notandone ie no- vita e i cambiamcnti. SicUia. XL P R O E M I O. La Sicilia che noti avea giornali letterarj , ne annuncia utio intitolato il Mercitrio siciilo. II pro- gramma e fatto ill niodo da mettere in qualche diriidenza i lettori , e bisogna che sia pur difficile far uii pro2;ramma , poiche se ne vedono cosi di rado che possano giustamente soddisfare a chi ha retto senso. Napoii. NapoU , per quanto sappiamo, conserva i suoi due giornali , cioe il Giornale enciclopedico e la Biblioteca analitica. Lo Zibaldone clie aiinuncianimo a Roma nelVanno scorso, noa duro che due settiniane ; ma duraao aacora le Mcmorie end clop ediche sulle anticfiitd € belle arti del sig. Qiiatani. Non bisogna con- fondere questo giornale con un altro Enciclope- dico che esce una volta la settimana e cominciato circa due mesi fa. Sta per uscire o forse e gia uscito il primo quaderno del Giornale arcadico , e non sara vana T aspettazione del pubblico, giarche sappiamo da quali collaboratori verra sussidiato. Boiogni. Bologna ha ora due opere periodiche le quali si conscrvano sempre con onore, e sono gli Opu- scoli scientifici e eli Opuscoli letterarj : un' altra se ne proniette intitolata Giornale dclla nuova dottrina medica italiaua, sot to il qual titolo s' in- tende il Sisf:e7na del controstimolo. Tn:eam. La Toscana non ha opere periodiche, a meno che per tali noi vogliamo considerare gli atti ddV Accadcmia de' Georgofili , i quali propriamente non appartengono a questa classe; altriraenti do- vremnio annoverare fra noi gli atti di tutti i no- stri Atenei , quelli dc' d:ie Istkiiti e di moke Ac- cademie. II Giornale dclla societd che noi annun- P R O E M I O. XLl ziammo nollo scorso anno , non duro chc un mese o forsc due. Un altro e risorto sulle sue rovine colle stpsse forme, ma con altro titolo; e chiamasi Giornale del Geiiio. Questo giornale cam- biando noint" non cainbio tortutia : ne molto a dive il veio speriamo dall' ampolloso manifesto col cpiale si annunzia un altro giornale intitolato il Saggiatore. N>'I primo penodo composto niente nieno rlie XV. Presso il sig. cav. Tirahosclu era un codice conte- nente tre discorsi del Testi. II piimo riporta i varj ragionamenti che tenevansi in Roma intorno al matri- monio della principessa Margherita di Toscana , la quale promessa allora al Duca di Parma , gli ia poi data in isposa. II 2." e una relazione delTassedio di Casale tentato dagli Spagnuoli net 1640; al quale senihra che inter- venisse Io stesso conte Testi , forse nel seguito del principe Borso d' Este , che vi comandava le soldate- sche di Modena. Egli attribuisce la culpa dell' infe-' lice riuscita di tale impresa alia poca previdenza del generate spagnuolo marchese di Leganes, al quale per altro da vanto di molto coraggio. Ma conclude die « la penurla di persone die comandlno e sappiano » comandare e grandissima, e quanto importi i'averne >/ si e chiaramenie provato in questa occasione //. II terzo de' soiu-addetti discorsi e il promemoria se- guente dirftto alia repubblica di Venezia nel 164a per giustificare la lega stretta allora fra i princij>i italiani contro la corte di Roma per 1' occupazione di Castro. ALLE OPKHE DEL CO. FULVIO TESTf. J n Avendo il sig. Duca di Modatia falta la dovuta ri- flessionc a quanto , per parte di S. Sant. Mons. il Nun-' zio lia rappresentato alia serenissima repubhiica, e alia risposta die cottsii signori hanno giudicato bene
  • bIico. Non si dice die per la via del negbzio non debba prnv.nraisi la quieie e tranquilliiii di qnesta trava2:lia(a ])rovincin ; «i nega die questa quieie e iranquilhta possa essere peimanente o diuturna , quando codeste ■ar.ioui lanto ardite degli ectlesittstici non restino esem- plarmente niortilirnte :, e <:lie il negozio uon venga aju- lato con que inezzi .mcUesimi , co' quali dappriiua si 8 NOTIZIE ULTEKIOKI INTOBNO e promosso. Non abbiamo veduto prestar il Papa Porec- chio ad alcuna sorte d' accoido , se noa dupo die s' e miiiacciato di mover T aruii , le quali a gran pena Iia egli creduto che [lossano adoperarsi , che spontanea- nieate e di propria volonta ba messo in cainpo par— titi e npiegbi. II mezzo dunque dell' armi e il piu proprio e piu elHcace per conseguire il fine del ne— gozio , e tanto piii fruttuosa riuscira la trattazione cjuanto piu sara avvalorata dalla vivezza delF opera- zione. Clii non vede la dfbolezza degli ecclesiastici ? Cbi non tocca con mono il terrore in cui si trovano ' Tntto il tempo die si lascia correre senza operare e in benefizio luro , in pregiudizio de' Principi ^ perche eglino die nou ispendono del proprio , banno campo di rinfor/.arsi 5 e questi col dispendio continuo cam- minano aila perdizione. Quinci cbiaramente si conosce die r operare con trairazioni nude e non accciiipa:- gnate dal vigor dell' arnie non e operazione laia di- struzione , non svendo tutti la possibilita die lia la serenissinia repubblica di resistere a spese cosi gravi ed eccessive. Optra gia il sig. Duca di Parma , e la lega opererii ancor elia , se non omettendo il no^ozio lo assislera e T ajutera perclie non si perda; o che gli stessi Principi uniti , menando le genti loro a sver- nare alnieno su quel della Cbiesa , si alleggeriranno dal graviss'mo peso degli alloggi e de' quartieri. Non ruancauo al Principi della lega altri interessi, i quali promossi adesso assoderebbono maggiormenu' la quiete d' lailia , dove pretermessi potrtbbiiu in progresso di tempo partorir nuove rivolie c perturba- zioni. 11 sig. Duca di Modeiia specialmente (come oc- correndo si notitidiera ) ha certo ragtoni cosi vive coUa Cbiesa, die il dargli in questa opportunita I'avore e protezione , e atto di giustizia e di Jiiisericordia in- sieme. Gia si e mostrato dKsopra, die V abbassare la potenza de' Pontefici troppo oggimai iiioltrata nel tem- porale , e comune interesse de' Principi. Ma se vera e la regola de' contrarj, sara altrettanto interesse de' nie- desimi , che la casa d' Este risurga dopo tanti anni della sua oppressione , e molto piu questo complira alia serenissima repubblica di Yenezia , come quella che essendo piu. degli altri vicina alio Stato ecclesia- stico, piu degli altri ha sentito i pregiudizj di cosi cat- tiva propinquiti. ALLE OPERE DEL CO. FULVIO TESTI. () Ne puo temersi che le corone di Spagna e Francia improvanilo I' azioiie corrano a cont'ederarsi col Papa. Perclie l' una , per vercliie c rccentii^sime oflese, puma nel jui'i vivo Hell' interesse e dtlT onore , godra die nelle aiigusiie e diversioni in cui si trova , altri faccia per lei il desiderate riseiitimento ^ e della volonta di tfiiesta hi sig. Duca sa di potcr viver's plii che sicuro : r ahra, che n<* tainpoco si chiama iiiterameate soddis- fatta , confessando non ordiiiaria obbligazione alia par- zialita del sig. Duca di Parma , non lasccrii per gra- titudinc di favnriilo , e come hen avveduta e consi- derata in hilnnciare cio che pin ie comple , non vorra con isi)oranza di pochissinio prolitto giocarsi 1' affetto della serenissima rejiubblica , e disgustare gli altri Frincipi uniti: giacche ha dimostrnto con pubbliclie dinicitrazioni di aver tanto gusto , e far tanta stima e capitate di que ta loro con!ederazione. Speziosa e di bi'lla apparenza a [)rima faccia e la proposizione del deposito di Castro fatta da' signori Barberi?ii. Ma se ben si considera, non ha fondamento di sussistenza , ed e piuttosto indicativa di debole/.za in loro , che di buona volonta verso il sig. Duca di Parma. Supposto che il deposito si faccia , quale sara il giudice die dara la sentenza che decida la contro- versia ? II Papa no , perche sarebbe giudice e parte. Altro Principe ne tam^poco , pretendendo i Pontefici die nissuno sopra di loro sia giudice competente. ^l^l^ dato che vi sia chi giudichi , come potra sostentarsi r esecHzion del giudizio , con che forze potra riJursi la sentenza al necessario eff'etto , se I' arraale sarann9 disciolto , se I' arme della lega saraano sbanjate ? Ri- spoiulerassi che si terra l' esercito in piedi : ma quc- sto e un rovinar se stesso , perche altri non si perda, Non c piu tempo che Castro si depositi;, egli e tempo che Casiro si restituisca. Costa deono tendere le ope- razioni dolla lega, perche il deprsito porta lunghezza, e la luni^hezza e la Ventura de' Barberini e la disgra- 7.ia de' Pnncipi. Non s' ignora la massima antica , e accettata uni— versalmente nelle piii savie scuole de' politici , che le guerre col Papa siano senipre utili poco e dannose niolto. ]\la le diversita delle congiunture diverxiticano le cote, ne ora si ti-atta di matene che controvertano IC NOTIZIE ULTfiRIORI INTORNO ALLE OPEEE CCC. Tautorita spirituale. Trattasi di riavere qnello clie in- debitanieute viene occnpato ; e troppo sciocca sarebbe la riverenza de' secolari , se liljeia lasciassero asli ec- clesip.etici !a violenza e l"" usnrpazioae delle loro pro- prie facolta. Egli e necessario di mettere qualcbe ar- gine a questo torrente, percbe rinipeto e troppo grande, c ormai il dilnvio s' e fatto universale. Se dal cortpse nmanissimo aflFetto , con die la sere- nissima repubblica ha scmpre rignardafi gl' interessi del sig, Dnca di Modena, non pno S. A. impetrar que- gli ajuti e quelle assisten^e cbe sarebbono proprie e della constitii/ione de'teiiijM e del suo proprio bisogno, se le conceda almeno un cortese assenso d' operar dd se stesso „ e una benigtia connivenza di 'jiotpr valersi di quelle genti cbe dalle gloriose insegne di S. Marco volontariamente venissero a travagliar sorto ie sue. Si supplica finalmente S. Ser. e tutto TEcc. Senato a ricever in grado quests aUrettanto ossequiosa, quanto libera confidenra del sig. Duca , e a riflettere on pa- terna applicazione ai danni e pregiudizj grav'sstmi che la sua ca'^a , la quale per aatichi e nuovi risp^ui tanto a cotesto serenissitno dominio si professa divota e ob- bligata, oltra ragione patisce da quaranta cinque anni ia qua % coaLljvivando colla sua autorevole e podcrosa ]>rotezIone, siasi per la via della forza o dpi nogozio, at risarciniento in qualcbe parte' almeno delle sue pri- stine facolta. La pretensione non puo e^sere piuginsta: e r occasione par cosi bella e opportuna, che oltre gli inviti e gli applausi che si sentono quotidianamcnte dair universale acclainazione de' popoli , le due corone medesime ( per quanto S. A. ha inteso essere uscito di bocca a' loro proprj ministri ) unite e concordi \n questa parte lodano che s' intraprenda , e vi concor- yono con ognJ pi^ pi<>no accoasentitnento di v'olonta w. !39tait! ^.auxc^KiKOit. IT Tragedie di Salvadore Scudert. — Catania^ 181G, dalla stamperia dell' Utiivershd^ un vol. in 8 A di pag. 255. Xl tro|»po gran desiderio che alcuni zvlatori delle j)re- s^nti tiaiiedie hanno itiosiialo di ascoltare il iiostro parere sovi' esse , fu ap|>unio il luotivo che noi tar- dassiiiio a proferirlo. Pero die nelle insinqazioui di loro era espressa non so che liducla di udirle com- mendare; e a noi rintinio anioio diceva che le nostre parole non earebbero state secondo le speranze lore , dovendo essere secondo verita^ e che avieniino aspreg- giaro uomini ))er altra parte beneineriti delle lettere , senza recar profilto al pnbblico che di per se stesso ia dannare a j>erpetua dinienticanza ( auche senza le sentenze de" giornalisti ) ogni scrittura indegna di levar grido. Ma poiche abbiamo veduto lodarsi in istampa co- teste tragedie, dubitando non si fatti eIog.i potesserp raffreddare nella gioventu I'araore del bello , per ve- derne indeterminate le norme ; o il desiderio della lode , per conoscere ch' e profusa al turpe , ci siamo risoluti di offtrire il sunto della prima di esse ( le £uuienidi), cosi dettandolo che qual legga possa di per se tar ragione se il nostro silenzio fosse quella vitu- perevole incuranza , di che altri iie voile Inasimare, Ne sia comportato di qni avvertire i Sicilian! , non esser per rngqine alcnna che tenghianio contro di essi, se pocK larghi di encoinj ci mostriamo alle odierne Joro ietiere. Parcva a noi che dovessero saperci grado del- raverne |)Osta in silenzio la vera cagione, e impotar- nelo a buona, anzi che a rea volonta. Ma essi pur vaniio gridando , noi non pigliare diletto se non di quelle opere Icitcrarie clie hanno na&cimento dentro la terra ferraa d' Italia^ e queste sole le\ are al cielo co' pane- gtrici. Ora die e cio ? Vorranno essi accagioaarne di scarso aniore di patria ' di essere parziali agii uni dci nostri concittadini ^ e avversi agli altri? Forse che Italia non giace fra I'AIpi e restremo prcmoniorio 13 TRAGEDIli della Sicilia? E non sono iiniche sue gloi'Ie le arti gentili? Ma come ci inostrertmrno ia esse licclii e vegs;enti , se non negligpn'ancio tuito c!ie e iinmeri- tevole di lode ; giacche il riprovarlo potrebbe parere nialiano o infingardo peiisiero ? I Sicili.ini dtcanta- no , die la loro terra prudiisse uii Eiupedocle , uno Stesicoro, un Gorgia , an Teocriio , lui Jii)ir,aimo , un Archiiiifdei e noi ci coniTratulianin ad essi pel grandl avi loro. Ma qiial terra in Ftalia ebbe limgaiuente la preniinenza delle lettere ? Non e sempre del senno umano impedire cli' essa , come ogm altro vanto , sia a'poooli alternata E, lasciatido stare gli antichi esempj, veggiamo die gli studj e la fania di Dante , del Mac- diiavelli e del Galilei , non hanao pro&ttato , come era degiio , a' postt-ri loro. — Ma dove le glorie dei maggiori non niuovano i discendenii a ben fare , la luce che illnmina le andate eta fa parere piu fitte le tenebre die involvono le presenii. Clie se il rimem- brare nelle miserie di ogni altro pcrduto godiniento e dolore ; come poiraano i nepoti derivare un conforto all'ignoraiiya loro col ricordare quanto sapienti fossero gli avi ? Veramente , non die inglorioso , poco avve- duto e il consiglio di clii non vuole altro diletto. E i manco discreti tro^erebbero forse bimboleggiare Todier- na letteratura de'Siciliaoi quel loro Giclope Polifeiiu> . il quale, dopo avere rallegiato delle sue melodic i gio- ghi deir Etna , va qua e cola brancolando privo del- 1' unica pupilia. — Queste premesse parole ne fanno piu frandii all" esporre il iiostro parere intorao le tra- gedie dello Scuderi. Le EvMEiviDi. Tragedia, La scena e il tempio di Pallade in. Atent. Att 0 I. Oreste giugiie nel tempio e fa le sue preghiere alia Dp:* pev- chfe lo accolga benigna : A me diaii lieve Tregua per te dell' erebo le atroci , E della notte figlie. Uscir dal fianco , Ond' ebbi vita , il sangue che versai Fa per poco io non miri. O Dea , tu cowpi Quel che di Delo il Nume oracol diemmi Su la Delfica Tupe. DI SALVADOBE SCUDERI. l^' Poi "li sovviene di Pilade e ne piange la perdita. O del , qual Itawi Per me colpo piii rio ? Se v ha , lo vibra ; V'ilralo jiur , I' attendo . . , Ah no , tion puoi Farmi strazio maggior. Elcinia, sacerdotessa di JMinerva, appai'e con sue c6nipagne , e Oreste le dice che sieno a lui coudotti il le e gli Areopagiti: tale essere il volere d'Apollo. Elcmia luanda per essi. Puo parere stravagante die i ceniii di un uomo non mai ve- duto , c che dovea certo avei'e atti e asnetto da pazzo , sieno cosi tosto obbediti; e si voglia anzi f.ir veaire il re a lui , cije ri- •pondeigli: vanne tu al re. — Ad Oreste pai-e di I'iconoscere Elcinia. Oh J)eL , se sjjenCa Non 1' avrei di una man . . . .' ( avrei per avessi ; brc- \it;i tragica ). Infine aiiibo si ravvisano per fraielli. Elcinia en liglia di Clitennestra e di Egisto , ed Oieste crede\a di averla niorra quel di clie traJisse la uiadre. Ella licorda distesaiueute quel fatto. Tu per la polve Ferita mi traesti : orribil riga Fea per la polve il sangue mio ; grondante L' acuta ferro ten miravi. Tale riconosciincnto gitta Oreste in un disperato furore. . . . Tornar gia miro A me le sticie suore. Odo il lontano Fragor delle lor mosse. Il caldo fiato Parmi sentir rlie i rabidi aitgui esalano . . . Appare Deniofane ( il re), e domanda ad Elcinia, perche cosi sdegnata conrro qnello stranirro. Elciiua. Ben essrr tale Deggiomi , o Re, Tu 'I fossi pur , se il solo Sua iiome udissi. (fossi per saresti) E pronunna il nouie di Oreste. Deiuofane pieiio di maraviglia ciiiauiA Oreste due volte , e s' annuncia per lo re. Oreste. Tu il Re? Deiuofane. Poc^ anzi Non mi chiedesti tu ? Oreste. 5j . . . ma non vienmi Ora in mente a qual fine. Poscia , entrato nel seiitiuiento , ricorda T oracolo d' Apollo <> Sta in uoi dunque , dice il re , che tu sii dalle Erinni sot- tratto agli strazj o posto a niorte >>. — «■ Sia che puo ; ho per- iluto Pilade e ritrovata Elcinia «. Come air Erinni Chiuder puossi it mio cuor? Cos\ Candido invitato di ballai-e in allegria , nfiutava, alle- gaiuh) di aver perdiita rainaute e trovata la niojjlie. — Ma sia per uon detto. 1^ TKA.CEDIE DemofiUie allora clueJe le noti?te di Pilade, ed Oreste drscrive la procella nella quale dubita noa abbia afi'ogato. Iralo ulula il tuona. Iina vorago Or c iiigldoite , alto colino or su ci estolle : Va la nave precipitc or fra il bujo, Or jra uii igneo emisfero. A dura alfine Scoglio a percoter con grand' urto va , E in due si parte e affondasi Non e bisogno avvertire che noi veniaino riferendo parecchi versi per aottrarci al carico di ragionare dello stile delle pve- seati ti'agedie. Cosl ognuno pud di per s^ faciluieute coiupren- dere qual sia. Oreste dopo la sua descrizione si sente invadere dalle fune. II re pure e gli Areopagiti ( die giungono caiitando m coro canzoui liriche ) veggono ed odoiio le furie. Oreste vede so- prappiu gli spettri di Clitennestra e d'Egisto,ed il coro chiu'de r atto sclamando : Chi di lor , chi Sazia e di sangue ? Nessuna. Ma quando Fur to saran? Giammai. Sangue berranno Eternaiiiente che eterne saranno. Notisi che le furie souo vedute e sentite auche agl' mnocenti Areopagiti. Perche dunque uoa le veggono pure gli spectator! ' Gli spettri veduti agli uni e uon agli altri , soao bupposti crea- ture di un' iuiniaginativa die delira. Per cio il solo Macbeth ve- deva r ombra di Banquo seduta a desco ; e Saul quelle di Sa^ nuiele e di Acliiiiielech , e grau fasci di cadaveri ammonticchiati sulle rive di uii fiume di saugue. — Se le Eriuni noa souo un delirio di Oreste, a tutti quauti denno essere palesi. Atto II. Vedi ia iscena quegli stessi personaggi che eranvi al chiu— dersi del primo. ISe sapresti dire perche gli atti siensi divisi. II coro non lia caatato ti-aniezzo : nulla s' e operato. Elcinia si fa ad accusare Oreste (che giace in litargn di terrore) , e re De- mofane maraviglia come F ancella di una Diva possa incrudelire conti-o 11 fratello proprio, Ella si scusa dicendo ch' ella e for- mata aW ira ; che i suoi padri dier solo alimento a lei d' estreina mortal vendetta ,■ die invasa e del felle d' Alreo ( giacche voleva esser felle , G^iusto era die dicesse del felle di Tieste , sendo ella di ((uella progenie ) ; che non e sua il fallo del nascer suo ; ch' ella e miscra ; die ha sortito triste destino ; che mai donna con piu soldi nodi fu astretta a tanti orrori ; astretta si ch' e giunta a godere fin unco in essi. — Per h; quali parole niimo pud deplorare Elcinici, come qiiella die del destino sia ni SALVAJiOUE SCt'DEKI. l5 ^eco e niieerabile trastuUo : aggirata da un' incognita forza, cre- dendo ojjeiaie per piojirio senno e vigore. E cio clie piu uiuove a pieta e vedcre cojiie taluno sia fatalinente condotto alle coipe per quelle inedesime vie ond' ei crcdeva di ecanearle, o aluieno di seiiuiiare la giustizia e il suo dritto. JMa quando uno dice : io sono gpettacolo di niiseria : h pur triste destmo il mio che mi fa dilettare nelle colpe ; questa pieta ch' ei sente di st? , quosta 80vercliia coiuiniierazioiie , sdebita gli altri dal eoimiii- serai'lo. Oltreclie i suoi delitti destano quasi udo sciufoso i"i- brezzo , perche pare che uomo il quale abbia tauto luiue d' intelletto da conoscere ch' fgli e ribaldo , non pussa du- rare ad esserlu , senza avervi uu vile compiacimeuto. Eteocle infuriando ccntro il fratello credeva di averne grandi ragioni , e le sponeva. EgU noi\ dubitava clie quel suo odio feroce mo- vesse puittosto da un' auioi^ che sente la rettitudine del suo in- tento , die dalla fatalc volonta del cielo. Pen") che la necessita juida durauiente i mortal!, e gli affatica a talento nel sentiero della vita, lasciando loro pur senipre I'illusione di opercu'e per proprio consiglio. E chi siede spettatore di una tragedia si couipiace di penetrare egli solo il segreto del destino ; e sta allora in gvan sollecitudine de' miseri clie ne sono , senza av- vederseue , governati ; e che cospirano colla necessita , quanto pongono iiiaggior senno per divertirne da se il potere, a cou- •uuiare le sorti irrevocabilmente ad essi decretate. Che se il perverse da egli il priiuo a divedere che la sua volonta non partecipa al male ch' ei commette , e che la sua niente non e in ({uella cecita che da colore di virtii alia scelleraggine , niun terrore , niuna gubliuiita di carattere ha piii luogo ; perchfe dove non e 1' apparenza della volonta , non puo essere forza ni altezza d' aninio ; ne a chi rimane intatto il lume della mente (sola regola di giustizia) pue. ■ Certo e graade pieta aver desiderio d' iiifuriare esso re coa tiitto il saiuo Areopago , purche Oreste si svegli. E Oreste pur linalniente si sveglia ; e il re lo chiama a giurare ch' ei dica il vero ; soggiugneudo sublimemente : Elcmia pur fara I' istesso giuro , Elcinla che qual tua persecutrice 5' I? gia svelata a noi, Auibo dunque giurano , ed Elcinia esclama volta a Pallade : Tu dunque appella , Gran Dea , /' irata Neiuesi , e nel seno L' invia de' Giusti a tantl eccessi eletti. Forse voile dire: de' giusti eletti a punire tanti eccessi. Pare che sia veccbia d' assai 1' usanza di parlare alia divinita , senza sapere quello che le si dica. Cosi udiamo anche gli Aveopagitt volgersi alia Dea cantando: Al cor di Elcinia e Oreste un guardo gira , E se sia fido al labbro indaga e mira. Questo e come dire ad Omero , che sia fedele a' suoi tradut- tori : a RafFaello, a' suoi copisti. — Del core e interprete il lab- bro clie puo mentij-e ; e mentisce ogni volta che gli e greve esser fido all' intiuio animo , il quale noii dissiaiula il vero mai. Intanto la fiaraiiia che arde sull' ara di Pallade si fa piu viva. Augurio Heto per Oreste : triste per Elciaia, che invoca le furie ad attestare la verita di sue parole. Anche Oreste le invoca e chiama sopra se stesso, s' avvenga ch' ei meutisca , spaventevole sciagura , di che alcuni hauno riso. In seno ai vostri Fatemi voi spirar terribil anoui S' io mi parto dal ver. Taluno jootra con sofisticherie difendere questi ridevoli modi; jua niuno potra non conoscere che la I'annola del giurauiento veracemente usata nell' Areopago non fosse e terribile e sublime piii che non e questa inventata dallo Scuderi , e che non V abbia , a cosi dire , maggior poesia in quelle parole di De- piostene « giurano imprecando ( ove sieno uienfitori ) a se , alia famiglia e all' imiversa casa sterminio » che non negli addottL versi. — Elcinia fa avvisato I'Areopago che Fin negli abissi Atride siesso iinpnllidt , quand' ebbe Cotanti orrori udito. Com ella cio sapesse , e come le ombre impallidiscano non e agevole intendere. Ma non vogliamo opporci, perclie cFii imboc- ca Elcinia , piu che noi di Lombardia , lia breve e facile il ■RT S\LV\DORE SCUDERT. JT rammino a quelle fauces graveolencis averni, , onde si hanno le uovelle dc' inorti. Ma (jiiafe orror ! d' order fin) La fiainma e speiisesi c svani ! Qiiesra h opera dell" Eriani die s >uo in contraddittorlo con Pallado. Oreste spaiirato doiiianda s' egli e forse giuiuo al termiii fatal : Elcinia nsponde che St. II coro canca. Atto III. Oi-pstc nel 8U0 atterriinento e fuggito : e il re cogli Areopa- giti este a rinti-acciarlo. EIriuia spera die le Ermm la caccino a luiirre. Oreste e trovaco, ed ecco ch' ci viene con Demofane , sdainaiido / Son stanrn omai dl piii soffrir. Che vale Sperar sitll' orlo delta toviha allora Che si e tratti di averno entrn la soglia ? Nnn cura i lieri presagi di PalUde ; teme solo i sinistri dellc Euiuenidi. Tiilte ( ei dice ) B-incrudiinnii le piaghe , ond' io son egro<, L' ultimo awerso caso .... ( Io smorzarsi del foco) . . altro , mel credi , Che paventar non so. c poscia Sonvi piii dtiri Di queiy ch' io provo affunni^ AW omhra inulta, Di un trucidato padre , a vendicarla Inteso , ov ella di sua man m acrenna Vibro il pugnal ; ma in una sposa infida Sveno una inadre amata. Notisi cir ei dice all' oiitbra del padre , come dicesse aU'om- bra di un arbore , di un cauijianile, o d' altro. Ma quella d'Aga- mennone era onibra eustanziale , onibra iuulta, oiiibra che im- pallidiva. C!ii diinque distrigliera il senso di (^[uesfe parole? Elcinia rontiuua la sua diatriba contro di Oreste; a rinfacciargli d' avere uccisa la inadre : d' aver ti-afitta pur lei : ad augurargU che le Eriani rendanlo esoso al uiondo. Oreste. Tutto Or fan di me , se per udirti in vita Lascianini. Siamo del suo parere. — Elcinia non rifinisce d' oltraggiarlo , e dalle dalle , Oreste entra in una niatta furia. Frenarmi Pill non so , piii nnn posso. Vnole uccidersi ad ogni niodo; tutti gli si fanno addosso per im- pedirnelo. Ma in quella eatra Pilade scauqxato al nauliagio , e volty apli Areopagiti , Bibl. Ital. T. XIII. 2 1 8 TRA.GEDIE . . E vol , crudell , Perlr d' Atrlde in cotal guisa il figlio Potet^ate inirar ? E re Demofane pacatamente Noi noil r avreiiiino Mirato. il clie viene a dire , die da lui avrebbono rtvoiti gli occhi , intanto ch' e' si uccideva. — Elcinia sbigottisce per la presenza di Pilade e dice fia se : Se il sangue Non avrommi di Oreste , avroinmi il mio. I! coro canra. A T T 0 IV. Pilade , poiche ha raccoiitato il suo naufragio , domanda ad Oreste perche uccidere si volesse, e quegli : cc per preveuire il mio fato J). II re soggiugne che incei-to e un tal fato , e che Oreste se lo augura per troppo timore. Indi narra la storia deila fiamma avvivata da Palla, poi dalle fume smorzata. Pilade do- manda se il lieto auspicio non e foriero della salvezza d' Oreste; rispondc il re : pur troppo. Perche pur troppo ? mal s' addice a Demofane che lia eollecitudiiie di Oreste : male all' imparzia- lita di un Areopagita. Pilade promette che discolpera egli sresso Oreste. Intanto odesi un gran trambusto con alte grida : Oreste muojo , ed Oreste per timore vitol uccidersi. Pilade ne lo raffrena, e seco lo tragge a forza. II re manda gli Areopagiti a chiai-ire che significlii quel romore. — Elcinia ha sommosso il popolo j Demofane si sdegna , ma Ecco di plebe rapid' onde audaci Gridn alzando . . . ecco entrare il popolo gridando : morte ad Oreste: ecco El- cinia domandando perche si fa resistenza alle iiichieste del po- polo ? E il re a lei : . . Altra che un' alma Tiestea si audace esscr non puote , audacc Non sol , ma insiem feroce. E la riniprovera di troppo trascorrere , bench'e in causa assai ^usta : ne altra pena e inflitta a que&ta sacerdotessa di Minerva, custode al tempio dove soleva adunai'si il santo consesso degli Areopagiti, fatta sovvertitrice della citta. Vien Pilade e si pone a dire le difese dell' aniico suo. Narra Agauiennone distruggitore di Troja , ucciso a tradimento dalla con&orte , a dritto vendicato dal figlio : e chmde la sua ora- zione domandaudo 1' assoluzione di Oreste. Allora Demofant in- vita gli Areopagiti ad entrare nel santuario della Dea: Ivi a segreta Condon ristretti il final vote diamo. Pilade, Oreste, Elcinia, Atenlesi , ' L' istante giunge : ad aspettarlo state. C DI SALVADORE SCUDERI. JO Quindi procede verso il santuaiio; il coro drgli Areopagiti lo aegue cantando e pregando die lui giusto e uossente ■, Teinide rendu in cotant' uopo ancor. Ma non parmi cocenie Sentir tutio il sua foco entro il mio cor ? Non viensen ella ad infiammarmi ? Fuor di me slesso non viene a trarmil Ah s) , seco or percorrere Famuli V empirea sfera ; Or halzaini all' ignivoma Flegetontea riviera. Pal la or mi additn , or V orrido Erinnio stuol ruhelle. Jnnanzi , a tergo sbridonmi I neinbi e le procellc. E cosi tratto fuor di »e ( coa nuovo esenapio ) , da Trmidc , sbalzato dal cielo neU'inferno , colle procelle dinanzi e di dietro, cnti'a nel sacrario, A T T O V. Qui si fa un vivo contrasto fra Pilade ed Oreste , perch* r lino non vuole sopravvivere all' altro. Tilad*. .... Ma gia I' estremo de' tuoi giorni , Oreste , Certa,/iente uende. Oreetc. ' E siane pur qual possa II fin. E da indizio che se TAreopago gli sia awerso , non sostrn-i di vivere. Pilade rispoude die perira con esso. Lunga e 1' aniore- Tole contesa. Ma qual spargesi intorno oscuro veto ? Pilade , Oreste , Elcima , il popolo veggono le Erlnni Fre- mere appie di Palla ignee dagli occhi fianime lanciando. Oreste vede con loro Clitennestra ed Egisto. Ecco ovrendi Silili alzarsi ed ululi ferali , E del tempio crollarle volte , e il suolo t^acillar. E inipugna T acciaro , c Pilade con esso. Intanto escono dni disutili al snbbietto , che , a volerle tutte Itvare, la materia di ciiique interi atti potrebbe costringersi in poche e brevi scene? — In oltre quali inonunifiiti della storia , o ragioni dell'arte hanno con- doito r autore a fare d' Elciuia la sacerdotessa di Mi- nerva ' — Erigone, figliuola di Egisto e di Clitenne- stra , fu, secondo i mitologi , sacerdotessa di Diana, e raccontasi che s' iiupiccasse udendo 1' assoluzione di Oreste. Non e che ridire sovra cio ; e non fa gran case che pn invidioso s' impicchi. Ma certo puo parere sconvenevole che Minerva , dea sapieav ssima , volesse raccogliere alia custodia delle sue are'^ questa femmi- na , frutto d' abbracciamenti infami per tutta Grecia ; volesse comportare che da lei con odiosi modi fosse accusato 1' uomo ch'ella intese ad assolvere, sino a dare DI SALVADOBE SGDDERI. 41 in pro dl lui il suo calcolo, essendo pari i sufFragi degli Aieopagiti ; volesse vedere il suo tempio coatamiaato dal saij^ue di clii era mediatrice fra essa diva e i suoi devoti , quel fausto j;iorno ch' ella aveva eletto a li- berare dall'Eiinni uiio sventurato. Somigliante a chi fa esorcisnii avra Minerva voluto cacciare da Oreste le furie, per farnele entrare addosso ad Erigonc ? Clie se costt'i doveva , per li suoi natali , aver odio nel tigliuolo d'Atride , perche il sacerdozio die teneva delta santis- sinia fra ie Dive nou avrebbe in lei cessato c^ni furore? Sapientemente Eschilo iimiiagino clie Oreste , venuto sujijjlice agli altari di Minerva , to^to sentisse venir niaiico sopra se il potere delle Eunienidi , die pur dian?! erano state co^t^fctte ad aclilorinirsi appie del liuinlacro di Apollo, <• II s.ingue , die' egli pacataraente, " ch'' era sulle mie niani si ab:.opisce e vien meno •, M sono pargato della sozzura onde T uccisione della »/ niadre mi aveva contaminato ». Indi soggingne : It Con labbro puro , e liete speran/e iiivoco la regina It di questa contrada, iMinerva , affindie propizia inchi- »/ ni r ammo al niio ajuto ». E in cio ua senso sitn- bolico , sotto il quale fu intenzione insegnare : il ri- roorso delle colpe condurre alia saviezza , e questa in riconipensa ridonare la pace. Ma noi modt*rni , usando r antica religione , mostriauio spesso di non avere in essa inielligenza alciiiia; quindi non e iorse interaniente a torto se vi ha chi gndi il bando a tutto V Oliuipo di Omero. Cosi in questa tragedia dello Scuderi veg- gianio Oreste nel sacrario e sotto il patrocinio di Minerva pur sempre invasato dalle lurie. Le quali cose , che potrelibero a noi per averle accen- nate acquistar nome di sottilizzatori , forse sarebbono parute dinanzi a' piii rozzi degli spettatori greci cosi grandi inavvertenze da non voler comporiarle a' poeti loro ,• avvegnache la lede che quegli aotitlii ponevano neir avita religione, lor laceva naturalmente conoscere sino a quali termini potevnno essere spinte le inven- rioni degli uoniini rispetto agli Dei. — We questa tra- gedia per avventnra , fosse pure anclie in ogni altra parte bellissima, alcnno avrebl>e volutu porre sui teatri d'Atpne, perche se recava aniinaestranienti di ciemenza all" Areopago , poteva tziaudio aver vista di «arcasnio alia dea di quella citta proieitrice , e fuor di dubbio 22 • 'IR.iGEUIIi avi-ebbe iiivillta qnella digtiita. Si bene poteva venire acconcio tirgoinento all' animo acerbo e inalevolo di Aristofaiie. — Vero e che Simonide Aaiorgino dice che Eria,one accuse Oi'este dinanzi all* Arei>pago , ma tion trovo ch' egli la dica sacerdotessa di Minerva. Che se il destine voleva spenta in Erigone la progenie di Tieste , conie qnella ciie era la prima radice del male nella discendenza di Felopc, Minerva die teneva cosi apertamente la parte degh Atridi _, avrebbe rispinto dal suo santnario quella a cui ieggeva nell' animo pen- sieri affatto avversi a' suol. E quali noljili sensi e tiegni della tragedia si pos- sono derivare da una femmina che vuole anzi morire, che vedere il suo fratello pur^ato delle colpe ? Che noctiniento poteva ad essa recare la salvezza d' Oreste? Questi fu iiccisore della madre per decreto del cielo ; e nel ca»o d' Elcinia il cielo ha decretata 1' inaocenza d" Oreste. Ne il figliuolo del re d' Argo poteva so- stenere che lo scettro , ch' esser doveva suo retaggio , rimanesse alle mani di chi aveva vituperata la ?ua casa. Per eio assai asseunatamenie TAlfieri mostro tutto r odio di Oreste volto contro di Egisto ; e compite quasi per caso le sorti di Clitennestra. Ma le pa^sioiii che altro scopo nou hanno che di distruo^gere Taltrui pro- sperita, sono vili e ingloriose. — E se vile e in Elci- nia la cagione della morte , piu vile e la cagione della sua ira , perch' elia noii tanto chiede la danna-^ 7,ione di Oreste , per esser lui parricida , quanto per- che nel correre forsennato alia sua vendetta aveva ferito pur essa: e questo ripete le mille volte. Che pieta dua- que , o che orrore iuspirera costei , mossa sempre da ,cosi bassi aftetti , o che viva o che muoja? Certo sara avuta a schito o derisa. — Cotali difetii tanto sooo piu I'acilmente avvertiti, in quanto die la morte d'El- cinia pare veramente il suggctto del dramma. Noa quello di mettere in onore 1' Areopago ; il che e de- bole argomeiito tragico , e di niun importare per noi. Eschilo in vero detto le sue Eumenidi per santilicare quel tribunale , mostrando che Minerva (la sapienza ) lo aveva primameute ordinato ^ e che da lei derivava qucUa pia consuetudlne di assolvere ognuno che nel s:iudizio otteneva uguai novero di voti ; e fu gia notato da altri che questo scopo straniero alia tragedia avrebbe DI SALVABORE SCUDERI. 23 potuto nuocerle , se lo scrittore non Pavesse, co- me cosa accessoria , sopposto agli allellanierjii del la poesia. Ma clie non fosse intend tni»-nto del poeia nio- d<>ino il diniostrare a' giudici , che la norma loro deve scuipre tssere la sapienza , cluaro lo vet'giamo , se po- niani niente aver hii trascnrata la solenne circostan- za che Minerva stessa niettesse nelT nrna nn calcolo a pro d' Oreste :, nella qunle e rinosto il mj«liore ini^e- pnamtnto nioiale della tragedia di Esohilo , e che non poteva epser tolta senza irriverf.nza alle memorie an- tiche , o senra cecita aila dottrina etii a noi soli sentenziare e punire :, e ci sentianio rilivare sopra la natnrale debolezza dell' uomo , tacendo a noi medcsimi testiinonianza che , senza nmani , ne divini soccorsi , noi soli bastiamo a rintnzzare il mal volere de' tristi. Quando la saviezza dirige gli eventi , e un' adunanza di uomini disappassionati dee giudicare del d ritto e del torto de' contenditori , ogni nodo drammntico e sciolto. Allcrn gli spettatori non si stanno jiiu con dub- bio animo a vcdere il contrasto fra la colpa e 1' inno- cenza , la virtu ed il vizio. Content! al sapere che il reo sara punito . no lasciano la dilinizione a cni spet- ta , c non credono bisognare ch' ci ne sieno te-itimonj. Per5 clie T umano intelletto ben si sente conforiare di nioderata e dolce comniozione a vedere praticata la giustizia : nia le grandi agitazioni del cuore non deri- vano che dallo spettacolo dfgli afferti impetuo-^i , te- mernrj , perspicaci all' iiUento , ciechi alle vie di 4 TR4CEDIE ottenerlo. Dura 11 duhbio aflfannoso finche vedesi ruoiiio, reso freuetico dalla pa^sione, avere la balia delle pro- pi'ie forze. Togli il dubbio, ogni violeuza di coimnovi- mento vien meno , e si volge in mtsti/ia o in con- tento. Non v' ha certo tragedia, nella quale osse im- pobsibile stabilire im tribtuiale cbe provocasse le parti a dire le loro ragioni ed a stare al giudlcato. Ma al- lora anziche entrare al teatro , megbo sarcljbe deside- rare die le ragiooi de' cittadini fossero aacora dispu- tate nel cospetto del pubblico, ed irne ogni di a patir iioja nelle corti , dove qnaiche i'lata i pericoli di per- sone o care o alnieti note ci terrel^bono m una dolo- rosa sospensione: mentre, quanto all' antica geiite della favola , purcbe sia spguitata la ginstizia che rmMiio natnralraeiite ama , poco curiamo sapere qnal de" due die piatiscono superera. A queste osservazioni e pure sopposta la trageiiia di Esc dlo , ma diceiiimo per- ch'' ei scegliesse questo argouiento , e come temperasse la necess'ta di siftatie sconveaevolezze. Ve ii' ha di peggiori nella tragedia ilello Scuderi. In esempio e rorse secoudo ragionc che le tunien di rauto potere abbiano sopra Minerva da bastare a spegnere la liamma ch' ella aveva ravvivata , e eh' era lo spe- diente soleune con cui paiesava a' supplicanti la sua niente avversa o propizia ? E decente die un re e un corpo di savj, convenuti in un tempio per sentenziare U' un incolpato, del continno vadano e riedano, spesso senza che sia possibile conghietiurarne il perche \, se- guano , come pedagogo il ricco alunno , i Iitiganti quante fiate lor prende capriccio di andarsene ; e sieno cosi grandi speccbi di pazienza da ascoliare pacata- iiiente le fama^e di un impazzatOj le aggirandole e le villanie di una feinmina ciarliera ? Diremo die anche a que' di , intanto che le psrti piativano , i giudici Prendean soave e riposato sonno. Kon e forse ridevole che i gravi e vecchi Areopa- giti , avvolti neU' ampie loro tuniche , escaao preci- pitosi dal teuipio per inseguire , gli uni dalT un lato, gli altri dall' altro , il reo che fugj;e ^ errino su per alpestri monti , e ritornmo staochi ed ane/anti a dire the i'urono indarno i loro passi ? Non e egli fuor di lagione che il figlio del re de' re Agamenaone , lo DI SALVADORE SCUDEEI. 25 jnvasato dnlie furie, si lasci ire a di vili timorl , stol- tameiue sospettando non pos'^ano piu le ligliuole del- rniterio, che la iiata di Glove? Ben sliri modi egli tiene iieila tragedia di Eschilo , mostvando d" intera- nieme coni^dar^i d"Apollo, e volgendo a Minerva con se- cure aninio quelle parole: '< Sii tu arbitra, o Dea, se >t io ini S!3 itinoctnte o colpevole : a te spetta il pro- « niinciare il gludizio ; a me il sottometiermivi ». Uh' aitra inavvertenza noteremo, alia quale uou si "vorn-bbe por nieute , se V A. 1' avesse pensataniente coniinessa per derivarne bcllezza alia sua lavola. Dov e Iia egli tolto che PAreopago si congregas>e uel tempio di Minerva? La-ciando anrbe stare T etimologia del nonie di quel tribunate ( apioq ■Jtd'^oq, Marzio coUe ) , noi troviamo in piii scrition die la rocca , dove IMi- nerva , propugiiatrice d' Atene , aveva il suo tempio , era separata dall'Areopago ^ e segnatamente in Valevio Massimo si le£ge : inter ipsum Areopagum diviui cC hu~ mani certaminis domfciiium , et excelsam prasidis jlJi- nervce arcem. Bensi Oreste pose nel ricinto dell' Areo- pago un altare a Minerva , riconoscendola di avere col proprio sufTragio stabilita la sua innocenza; il che prova vie meglio eh" ivi non era il santuario della Dea. r-a«cerenio di cercare se il re presiedesse quel ttibu- nale; cio che non vedesi in E?chilo, ne dalMenrsio, ue dal Canaye e asserito : ne ci assottig'ieremo per sapere se veramente gli omicldi dovessero sempie essere gin- dicati a cielo scoperto ; il che e dispuiato fra' dotti. Noi non professianio antiquaria, e siamo scliivi di ris- sarci con alcuno ( finche 1' aninio s'' allegra di migliori affezioni ) per controvertere si rigide materie. Sappia- mo esservi eruditi i quali lianno in serbo alcune sil- labe trovare scipide dai tarii ; armi potentl/ del tUalogo , 1' indole delle passioni da cul sono agi- "T*- t.iti gli attori )/, Lo stile del gioraalista giustifica gli elogi iatti a qiiello del poet.T. Alia tragecJi?i delle Eumeuidi, segue il Fingallo, della quale dice l\aiitore nella piefazione; « Egli fa mestieri " per chi ama Kamena ietteratura die se viiol portare i> un qualsia giudi/io intorno alia tragedia die gli of- » fro, si 'arresti a leggerla per piii volte »>. Noi die a peaa ahblamo sostenuto di leggerla una sola volta norx ardirerao favellarne. TJ'7 Opii'icoli di Giovanni Battista Vico, raccolti e pub- hiicuti da Cdrlantonio Rosa , marchese di Villa- rosa. — Nopoli ^ 1818, in Z° , col ritratto dol Vico ^ pel Porcelli. X UTTOCH£ rjiicsto volniiie noii porti nunierazlone nel fiiolo, tlebb'esserc il priiuo di una raccolta di ojieretir del Vico , pane inedite , e parte pochissimo copnite , le quail sarantjo di mano in niano stanipare. La mas- sima porzione di (|uesto , vale a dire circa due terzi , e occupata dalla vita di quel letierato , die da liii stosso fu scritta, ed e la medesinia che vide molti anni sono la luce negli opuscoli del Calogera, e che fu po- scia inserita nelTedizione fatta in Milano della Scienzu nuova. Ma nel'a prima pubblicazione riusci bruttata da parecchi errori , che non era cosa assai facile di scansare atteso lo stile moke volte oscuro ed intorio con cui e dettata ; e quf-sti errori riniasero nella ri- stampa milanese. II nuovo editore 1' esihisce era ri- doita a migliore lezione, vi unisce varie aggiunte stese parimente dal Vico , il ragguaglio della sua morte, ed una mano di note che dilucidano varj punti di erudi- zione. Non si aspetti alcnno per ahro di vedere , dice egli, lunghi o brevi commenti su que' luoglii . ne' quali il Vico , secondo il consueto suo metodo , e piaciuto di far u«o di un intralciato sermone. Poiche studiarsi d' indovinare , e spesso non deciferare quel che 1" au- tore ha voluto dire con un neologi^mo tutto a lui pro- prio non e cosa a parer sno che meriti alcun ajiplnuso. L' editore raddri/za uno sbaglio corso in tutte le edizioni ove si dice esscre nato il Vico nel 1670, lad- dove cio fu dieci anni prima , cioe ai a3 di giugno del 1660. Mori egli in Napoli sua patria nel febbrajo del 1744 ' "1^ quanto a noi e superfluo che voglianio a lungo irattenerci circa il contenuto di quella vita » e che la seguiam passo a passo , essendo cosa piu volte stanijiata. Ci contenierenio perci6 di trasc**gliere qus e la f|unlche squarcio , e il piu rilevante giudichiaaio esier quello che concerue gli studj del Vico. 28 OPUSCOLI E ,1 tutti nolo, almeiio tra noi, di qual tempera sia lo stile di questo autore , sottilmente metalisicn , sim- bolico , figurato , ridoiidaiite di vocaboli couiuni bensi, ma usurpati in senso dal comnne aflatto diverse. Ne i suoi pensieri, benche spesso sublimi , e la sua foggia di ragionare sentono lueno del peregrine. La piu parte delle sue opere si aggirano intorno ad argomenti di pobtica e di morale, ma cbi si sente bastante lena di seguitarlo allorche spiega il voio a rintracciare le pri- me idee archetipe del Ginsto e dell' Oiiesto , allorche insieiiie accoppiando la iilosofia , la giuvisprudenza , r arclieologia va divisando la derivazioue ilel dritto naturale , stabilisce le basi del dritto puVjbiico , e si studia di svolgere 1' origine delle lingue? Molti parlaao della Scienza nuova del Vico , e moiti 1' encomiano , ma se a ciaschedun si chiedesse se 1' abbia letta, e se leggeiidola 1' abbia intesa , pocbi , volendo essere sin- ceri , asserirebbero la prima proposizione , pochissimi invero la seconda. Tenendo per fermo che per ispiegare i proprj pen- sanieuti alia foggia del Vico e d'uopo di avere sortito dalla natura ua cervello in particolar modo organiz- zato , vuoisi nulladimeno convenire che abbia a cio gagliardamente coutribuito la prima educazione lette- raria. Su tale argomento stimlamo di trattenerci, rife- rendo quanto narra egli stesso nelia sua vita. Narra egli adunque , che compiuti gli studj elemen- tari , di cui uon porta il pregio che favelliamo , ebbe a maestro un gesuita filosofo nominale, Avendo da co- stui udito che un buon sommolista fosse valente filo- sofo , e che il migUore che di Sommole avesse scritto fosse Pietro Ispano ( autore di un' opera SuinmulcB lo- gicahs) , si die fortemeiite a studiare Pietro Ispano. Fatto poi accorto che Paobt Veneto era il piu- acute di tuttk i sommolisti, si fece a svolgere Paolo VeoetoV ma il suo ingegno debole ancora non reggeva a cosi profonde medicazioni , onde con suo grave cordoglio dovette abbandonar quello studio. Dopo certo spazio di tempo si accosto di bel nuovo alia filosofia sotto gli auspi7J di altro gesuita « Scotibia di setta , ma w Zenonista nel fondo , da cui seniiva molto piacere V neir intendere che le sostanze astratte avevano piu » di realita^ che i ipodi del .balzo nominale >u Presagi DI CIO, BATT. VICO. 2() egli allora clie sarebbesi dedicato alia filosofia Phto- nica , a tui molto si tonfoiiua la Scotistica , e che pill adequataiiiente di qnatito da Aristotele fii operate, avre})!je sapuio ragionare sui puitti di Zenonc. Si cbiwse poscia ia casa pel tratto di un anno a iiieditaie la nietalisica del Snarez. In cotal guisa incominclo il Vico a formare , come egli dice , « la mente universale , e a ragionare dei >/ particolari per assiomi ». Passo indi alio sindio della giurisprudt'uza , ed assai conipiacendosi di qiianto in- torno a cjuella scienza aveva scritto Ermauno VuUejo, formo concetto die verrebbe un giorno in cui a tutta possa si appliclierebbe all' indaganiento de^ principj dtl dricto uiiivcrstde. Intraprese Crattanto la lettura de''clas- sicl latirii e italiani,e si diletto di poesia , finche gli giunsero alle uiani le opcre Ui Platone. Una gi"an luce gli baleno allora alia mente. Quanto non si deliziava egli a seguire questo filosofo in quel principio meta- fisico /( che e la idea eterna , che da se educe e crea » la materia medesima , conie uno spirit© scminale " 1 Prendeva singolarmente diletto della fisica Tima:ca se- guita da Platone medesirao, '< la quale vuole il mondo >i fatto di Humeri ; ne disprezzo la fisica stoica , che It vuole che esso consti di punti . nelle quali due cose » trovo il Vico non esservi in sostanza divario ». Tento in progresso lo studio della geometria , ma noD s' inoltro piu in la della quinta proposizione di Euclide , essendosi avveduto che alle raenti , die' egli, gia dalla nietalisica fatte universali non riesce agevole quello studio jjroprio degli ingegni minuti. Disapprova anzi che s'insegni geometria a' fanciulli onde avvez- zargli a ragionsre , e sostiene che torna assai ineglio esercitarli nella Topica , che e 1" arte di ritrovare. E inutile il dire che in poco pregio fu altres'i da lui te- nuta P algebra , la quale , per usarc le sue parole , ailligge r ingegno , perche non vede se non quel solo che gli sta innanzi i piedi ; sbalordisce la mcmoria , perche ritrovato il secondo segno non bnda piii al se- condo ; abbacina la fantasia, pcrclie non immagina af-.ij latto nulla ; distrugge 1' iutendimeato , perche professa d indovinare. Niente jjiii aniico fu della fisica speri- meutnle in cui era a que' giorni molto accreditnto il Boyle, /( perche uulla coiiferiva alia filosolia deli-uomo. 3o OPUSOOLI » e percbe doveasi spiegare con maniere harbare ». Noa iili andava a genio tampoco la lilosotia dl Carte- sio , e si confenno sempre vie piu ne' dogmi Pla- to iiici. Nove antii si trattenne il Vico in una solitudine del Cilcnto , ove si rassodo ne' suoi sistemi. Si repristind poscia in Napoli , ma quale fu il suo stupore , e nel tempo medesimo il suo cordogUo nel trovare in quella capitale afFatto cambiato il metodo degli studj 1 Quanto su tal particolare egli dice giova che sia riferito , in quanto che da a conoscere come progrediva in Napoli quella livoluzione nelle scienze che cominciavasi a fare' in Kuropa verso la fine del secolo XVII , e che fu poi a compimento ovanque ridotta nel susseguente. « Trovo dunque il Vico celebrarsi da uomini lette- rati e di coato la fisica di Cartesio. Quella di Ari- stotele e per se , e molto piu per le alterazioni ecces- sive degli scolastici , era gia divenuta una favola. La metafisica che nel cinquecento aveva allogato uelT or- dine piu sublime della letteratura 1 Marsilj Ficiul , i Pici della Mirandola , amendue gli Agosiini , Nifo e Steuco, i Giacopi Mazzoni , gli Alessandii Piccolomini , i Mattel Acquaviva, i Franceschi Patrizj , ed aveva tanto conferito alia poesia , alia storia, all' eloquenza, cbe tutta Grecia nel tempo che fu piu dotta e bea parlante senibiava essere in Italia risurta , era ella ri- putata degna di stare racchiusa ne' chiostri : e di Pla- tone soltanto si arrecava alcun luogo in uso della poe- sia , o per ostentare un' erudizion da memoria. Si con- J da*i^nava la logica scolastica , e si approvava riporsi ^ in di lei luogo gli element! di Euclide. La medicina per le spesse routazioni de'sistemi di fisica era caduta nello scetticismo : e i medici avevano incominciato a stare sulT acatalcpsia , ossia incomprendevolita del vero circa la naiura de' morbi , e sospendersi a darne i giudi/j , e adoperarvi efficaci rimedj. La Ga- lenica la quale coltivata innanzi con la filosofia greca, e con la greca lini^ua avea dato tanti medici incom— parabili , per la grande ignoranza de' suoi segnaci dl questi tempi era andata in sommo disprezzo. GT in- terpret! antichl della ragion civile erano caduti dal- r aha loro riputazione nell' accademia , e salitivi §U eruditi niodernL con xuolto danno del foro », DI GK). BA.T'f. VICO. 3l Deplorando il Vico tutte qiieste matazioni , e U de- cadimento deli' aritica metafisica , e 1' abbandono della (ilosolia Platonica , e la dibistima in che era tenuta la niedicina Gaienica benedisse , die' egli , di noa avere a\ uto maestro nelle cui parole avesse a giurare; e rin- gra/io quelle selve nellc quali , dal suo buon genio guidato, aveva fatto il magi^ior corso de' suol studj. Porcio noil ^olo vivea da strauiero in patria , nia era altresi sconosciuto. Due auton ainmirava aDora il Vico sopra qualunque altro , I'latone cioe , e Tacito , e da essi scortato ideo il disegno di una i)t'>ria idealc fterna , sulia quale dice di avore corretlo la storia universale di tutti i tempi " conducendovi sopra certe cterne proprieta " delle cose civili i cominciamenti , stati , decadenze >/ di tutte le nazioni ». Non erano fino a quel terajjo a sua contezza le opere di Bacone di Verulainio , che lesse poi con gaudio iufinilo , e non titubo ad associare questo autore agli altri due da esso lui predistinti. In progresso vi aggiunse eziaiidio Ugone Grozio. Non e niaraviglia se il Vico benche poco apprezza- tore de' moderui avesse in alto preglo Batone , giac- clie qualche analogia e qualclie conloraiita , se noa erriamo , appare fra c|uesti due ing«'gni , si nell' indole dellc idee , come nella mauiedanti , imperocche la prima cura di chi scnve quella e di farsi intenlere, e cio si pu6 Ottimamente otteuere usando i vocaboli italiani seccndo il valore che hanno. Materie piii astruse e piii specu- lative di quelle soiio gia slate »luaramente e metodi- camen^e traitate erato di porre qui terinine a favellare degU studj del Vice , ma non possiamo astenerci dal recare un curioso squarcio di una sua opera latina riferito aella vita di lui. E tratto da una orazione re- citata nel 1700, nella quale si rajipresenta questo uni- verse come una gran citta , eve Iddio abbia promul- gate la seguente legge , cui piacque all' autore di sten- dere con uno stile che si accosia a quello delle XII tarole , e che , se lice paragooare il grande col piccolo, ndottu il Gravina medeslnio alloiche compilo le leggi deir Arcadia di Ronia. Homo mortali corpora , ncterno animo esto. Ad duas res verum honestumque , sive adeo niilii nni ( Deo ) na- scitur. Mini veruin falswnqw: dignoscito : sensus menti ne iniponunto. Ratio vitae auipiciuni ductum, iinperium- rjue habtto. Cupulitates rationi parento. Bonis anlnii ar- tibus laudem sibi paraco. J'irtute et constantia humanan felicitatem indipiscitor. Si. quis stultus sh'e per malani mulitiani , sive per luxum, sive per ignaviam , sive adeo per iinpudiiiCiam seen s fax ic , perduclUonis reus ipse se- cuni bcUuin gerito. Come per lo piii a valentuomini addiviene nella pro- pria patria , Napoli lui vivente teune in poco jirezzo i talenci del Vico. Aspiro ad essere fatto segretario della citta, e fu ripulso : concorse alia cattedra pri- luaria di giurisprudenza, e non la conse^iui: nulT altro da quel governo pete ottenere se non che una cattedra di rettorica , che rendeva non piii di cento scudi al- r anno con T aggiuata , die' egli , di altra minore in- certa somma , che ritraeva dal diritto delle sedi con le quali si abilitavano i giovani alio studio legale. BIOL Ital. T. Xlll. 3 34 opuscon Se fosse il Vico vissuto o prima o al tempi di Pie- rio Valeriano , il quale compose un tiattato de infeli- citate literatoruin, farebbe per le sue disavventure la prima comparsa nelle pagine di quel lagrimevole libro. Poichc gli fu negata la cattedra della giurispiudeaza dispero , come dice egli stesso , di avere piu degna^ cai'ica nella sua patria. Quei cento scudi, oltre a pocai, pecunia che ritraeva da alrune leziorii private , erano r uuica reudita coa cui doveva provvedere al sosten- taraento proprio ed a quelio de' suoi numerosi tigliuoli. Uno fra cjuesti avea sr.iagufatamente sortito una pes- sima indole e fa cagione di gravi rammarichi all' in-, felice genitore. Una delle due liglie era di continuoi inferina. Per fatale disgrazia aggiungevasi una moglie del tutto idiota , e sfornita di que' talenti che si ri- chieggono anche in una mediocre madre di famiglia. Logoro dalle fatiche , afflitto dalle domestice cure ve- deva intanto avanzarsi 1' eta senile. Fn allora visitato dai morbi : acuti e spasimanti dolori lo tormentarono nelle cosce e nelle gambe , ed uno strano male gli avea divorato tutto cio che e al di dentio tra I' osso inferlore della testa e il palato. Nell' indigcnza dome- stica , in una disagiata abitazione , fra lo strepito dci iigliuoli , e la molestia delle malatiie medlto e com- pose la piu parte delle sue opere. Per pubblicare la prima volta la Scienza nuova imploro il sussidio di un suo mecenate il cardinale Corsini : questo mecenate , quasi che fosse uno di que' di oggidi, rispose che non avea facolta di somministrare danari per la spesa della stampa , laonde fu astretto nella sua poverta di trarsi . dal dito un anello ove era un diamante di cinque granii,^ col cui prezzo pote pubblicare il libro. Poco stante gli fti chiesto licenza da alcuni letterati di Venezia di ri- stamparlo in quella citta : i letterati furono larghi di lettere di complimento, e V ingordo librajo, poiche ebbe., in mano le aggiunte spedite dal Vico , tratto 1' autoro come generalmente suol farsi dai libraj dell' Italia. II Vico ricliiamo i manoscritti, ma non trovo stampatore . »e a Napoli ne alirove che volesse darli alia luce a,j proprie spese , per la qual cosa gii couvenne fare nuovi,_| sagrifizj. II fiaccato corpo del misero vecchio andavat in progresso ogni glorno piu a debilitarsi; perdette per inliero la luemoria in guisa che non riconosceva piit \ DI GIO. BATT. VieO. OJ ne gli ainicl , ne i famigliari. Finalmente moii , e la svetjtnra lo accoiupagno dopo la niorte per un acci- dente che mei'ua di essere riferito. • Etaiio solitl i professor! dell' Uiiiversita di accompa- jjnare al scpolcro il cadavere de' lor colleghi , e sui- ijiliia l' era delle cerimonie conveanero alF abitazione cKel derutito , ove bi reco parimente la confrateruita di S.Sbtia,acui il Vico era ascritto. Ivi surse una stre- piiosa gara: la confrateruita non volea permetiere che i profes'*ori portassero i fiocchi della coltre mortuaria; i professor! sostenevano die questo dritlo ad essi spet- lava. Intanto fu calato il cadavere nel cortile , e col- locato sul feretro ove erano le insegne dell' Universita. Qui comiiicio il rumor grande fra i confratelli incap- pucciati della congregazione , non volendo essi cedere ai professor], c dopo molti litigi la pia congregazione stimo di andarsene e di lasciare il cadavere. La pian- gente famiglia ebbe il dolore di vederlo nuovamente riportare in casa , ove rimase fino al giorno seguente. Non potenJo i professor! far essi soli resequie, fa chia- mato il capitolo della chiesa luetropolitana acciocche avesse condotto il niorto aliatoniba, e f u costretta sog- giacere la famiglia, soggiunge 1' editore , che riferisce tjuesta scanJnlosa scena , a quelle spese luaggiori die la tali circostanze si sogliono imperiosaniente erogare. Fa sepolto come al ciel piacqne ; ma le spoglie del Vico giacquero neglette ej ignote (ino al 1789 , come d'ordtnario (e aucora T editore die parla ) a tutti gli noniini dotti di Napoli suole avvenire, finche l' ultimo figlio superstite in un remoto augolo della chiesa fece scolpire una breve iscrizione. Alia vita del Vico corredata di opportune note dal- r editore , e preceduta da una erudita ed assai ben fatta iatroduzione , succedoao aicnne operette di quel lette- rato. E ([ueste sono un' orazione in morte di Angiola Cimini marchesana della Petrella ; un"" alcra in morte «U Anna IMaria Aspermont contessa di Althan , compo- ste ambedue mentre era gia vecchio , e pubblicate al- lora in certe raccolte , ed una lerione accademica in- torno alle cene sontuose de' Romani rccitaia nel lyio. Ta tulti questi scriiti dimostra il Vico di avere attinto, qnanto alia locuzione, da' buoni autori italiani , e di sapcie esnrimersi , quando rosi gli piaccva , con 36 OPUSCOLI BI, CIO. BATT. VICO. chiarezza e con elcganza. Vero e bensi che troppo soste- puti talvolta sono i suoi periotU nelle orazioni, e clie in tal ahro luogo siiionta da quello stile die e proprio di simil genere di componiiuenii, ma occorrono sovenie iinniagini .V lici , calzanti sentenze , e tratti di maschia eloqaenza. Un pcnsiero , per esempio , arguto ed in- sicme vero e quello ove encomiando la jjudicizia della maichesana Cimiui, congiunta a graude avvenenza, con- chiude con dii'e : che siccome alia muniticenza abbiso- gna per segnalarsi di riccliezze grandii cosi aU'Onesta per essere esercitata in grade di inagg^ior pcrfezione fa inestieri di non volgare bellezza ( pag. 289 ). Ne spi- riioso meno e quell' aitro ove parlando della virtii pri- vata , che sfugge all' altrni osservazione , l' assomiglia alle minutlssinie miniature , che non si lasciano ravvi- sare se non molto dappresso , e da chi e forniio di acuto sguardo ( l)ag. 269 ), Cosi nella seconda Ora- zionc eloquentissilno e quello squarcio ove per inci- denza parla della guerra fatta per la siiccessione della jnonarchia Spagnuola , che egli paragona alia seconda guerra Cartaginese ( pag. 291 e seg. ). II discorso sulle cene de'Romani, oltre all' essere sparse di scelta eru- dizione e opportuna al soggetto, appare scritto con niolta semplicita , e con grazia non atFettata , di mansera che c una delle pochissime dicerie accademiche di cui non escluse quelle insulsissime inserite nelle prose Floren- tine , si possa senza fastidio continuar la lettura. Se tutti gli altri scritti del Vico saranno del tenore di questi, non dubitiam di asserire che le opere inedite avranno un inaggior numero di lettori , che non le stampate. L' editore promette di pubblicare parimente i suoi versi. Molti saranno in vero curiosi di vedere il Yico poeta. 37 EusEBil PaMPHILI Chronicorum Canonum lihri duo. Opus ex Haicauo Codire a dnctore Joiianne ZoHRABO Collegii Armeniaci Veitctiarum alumno di- ligentcr expressurn et castigatnm. AxGELUs Matus, €t Johannes Zoiirabus nunc priinum conjanctis curii latlnitate donattun notlsqtic illustrntnm ad- ditis Oraecls rcliquiis cdldnant — Mcdlolani , regils typis ]{}i8. Di pag. 096 in 4.", oltre 84 di Samuele Aiiieme , e 30 dl prefazioni. D, I questa desideratissima edizione di Eusehio noi abbia- mo gia parlato nel tomo XII di questa biblioteca , pag. 5o e segg, , allorche coiiipar\'c in sej^araio fascicolo il libro I deir opera ; c sebbene niaucasse allora la jjre- fazioiie ilei dottissimi euitori , tnttavia ci siauio stiidiati di render conto Jelle vicende della Gronaca Ensebiana, e della fortnnata coinbinazione , per cui riuscito era a qiiei valcntiiomini ili poteria proseiitare inteva e genuiiia. Ora che tutta I' opera e pubblicata , ci sara pcrniesso di tornare breveniente sii qucsto arjoniento , esponcn- do quel di piu che dagli editori e stato nella prefa- zione avvertito , ed esiendondoci alcna poco a ragio- nare del seconds libro di Eusehio c)ie ora solo si pub- blica. Premettereino die (juesta grand' opera e dedicata a S. A. R. il signer Principe di Carignano, nc miglior niecnnate poteva per avvenmra trovarsi a questa glo- rio5a produzione , di un Princip.' della gioventu ch«? una particolare protezione accordando ai leiteraii ed agli artisti , fa sperare all" Italia il ritorno de' tempi fortunati dei Medici, dei Feltrii , dei Qonzfiga. , degli Estensi ecc. , per cui le scienze , le lettere e le arti salirono presso di noi ad un si alto grado di spleudore. Cuininciano gll editori Jail' indicare cio clie di nuovo v'i ha in questa edizione di Eusehio , il che essi erano in grado di fare assai nieglio , che noi non facemiuo nltra volta con un solo hbro tra le mani , e cosirettL a ccrcare in altri volumi alcuna notizia del codice , e della versione armcna. Notamnio pero fin d' allora che il tesio 2;onuino di Euscbio niniicato era sjrraziHiamcnte ^ EUSEBII PAMPHILI CHRONIC. ai Latiiii, e clie sebbenc Sincello molti pa-ssi Ensebiaiii avesse laccoUi nella sua croiaologica conipilnzione , tfuesti tuttavia comparivano nintilati, traslocaii sovente, e frammisti coUe proprie di lui relazioni, e prlvi tal- A'olta del nome di Eusebio , cosicche piu non si sapcva tiuali realniente dovessero a qucsti , o ad altro istorico riferirsi. Notanuno pure die il primo libro della Cro- naca Eu«ebiana niancava interauienie , e poteva quasi risiiardaisi come perduto. Si desidevavano il proctnio dell' opera , e la coUezione compiuia delle cose cal- daiche ed assiric, die serine avevano Beroso , Abidrno', PoUstore e Castore. I'erduta si era tutta la Innga ed interessantissinia esposizione da Eusebio fatta della sto- ria degli Ebrei dal principio del mondo fino alia ve- nnta di Cristo ; e questa era compare a gran vantaggio della religione, e ad incremento della critica sacra. IMuova e pure, o almeno non abbastanza finora cono- sciula , ropinione di Eusebio intorno le anticbita Egizie; ed il libro delle Olimpiadi , pubblicato altre volte da Scaligero , e creduio da alcuni iittizio, ricoinpare ora genuine, e da moke lacune , e da altri difetti de' co- dici ripurgato. Nuovi sono pure i fasti de' Lacedemoni anteriori alle olimpiadi ; nviova la sorie delle nazioni , die tennero l" impero del raare :, e nuova la notizia dei re latini fine a Roviolo , dei quali favolo5a repn^av■asi la storia data da Diodoro Siculo. Alcuni capitoli della storia di Castore erano stati dagli aliri cronologi ora- messi ^ scritto avevano molti dei re macedoni prima di Alessandro , ma nuova illustrazlone traggono que' re- gnanti dal nuovo scritto , o sia dalla uuova edizione di Eusebio. Compajono per la prima volta i fasti del regno Tessalico , dei quali Scaligero d«»plorato aveva la perdita V compajono i fasti dei re di Siria die Eusebio tratti aveva da Porfirio, del quale scrittore solo alcuni frammcnti Scaligero stesso aveva potuto rintracciare , ne ad alcuno riuscito sarebbe di compietarli prima di questa edizione Eusebiana. Le morti dei d'sari, e quelle pure dei re di Babilonia ed altre particolarita istoriche veggonsi per la prima volta in quest' opera indicate con preclsione , ed inserite nelle opportune loro sediv senza parlare dei molti pas'i interpo'ati o corrotti , che col testo presente si emendano , e del chiarissimo ordine della storia Eusebiana , guasto in molte parti , CANONUM LUmi DUO, f^ $9 0 trascuiato presso Sincello , che ora solo h dato agU eruiUci cti aniniirare in lutta la sua integrita. Noil i'liota giaramai si sii|j|)one la Cronaca di Eusebio agli Ariyeni , i quali mai i buoni studj non trascuia- i'ono , sebbeiie non priiueggiassero nella letteratura. Sincello stesso ha dato buoiia testinionianza di tjuesta inclinazione degli Armcni alia crudizioue , quantuuque >ricerta sia 1' epoca in ciii la Cronaca di £usfbio otten- 2iesse una versi'jne arniena. Fiorivano ptro le letiere uella Armenia nel secolo Y dell' era Cristiana , nel qual tem- po fiori 11 cekhre Mose Coren^nse, e forse in quel tem- po fu iradotto quel cronogrnfo in ling;ua aicana , che citato ed iniiiaio si vede in seguito da varj armeni scrittori. Queste erudite notizie si debbono al dot- lore Zokralj, altro degli editori , al quale principahnente va debitrice 1' Europa della pubblica/.ione dell' inticro Eusebio, latta colla scorta di un codice armeno. Ma anche tra gli Armeni erasi quasi perduta la memoria di questa grand' opera, e gli studiosi di quella na7ione5 occupati solo a trascrivere codici Biblici e Litnrgici , lasciavano forse inosservato Eusebio ed altri greti scrit- tori, che al pari di que»to potrebbono forse ancora ri- soru,ere per o|icra del veneto collei!,io de' Mouaci Ba- siliani. JSon lascio il dotiore Zolirab di visiiare anclie alcune private biblioteclie di Armeni nella Folonia , e vi scojni varj ^critli di Eiloae , dei quali alcun saggio si e jjubblicato gia da due anni , ed altri preziosi mo- numenti che deposti nel detto collegio di S. Lazaro , formano una prova luminosa della di lui induslria e diligenza. Fu gia da noi accennato che un esemplare armeno della Cronaca Eusebiaua trovato erasi in Costantinopoli. Un francese, j)er nome Villefroy, presso Montfaucon aveva gia indicato che tra gli Armeni trovavausi non solo Uinero tradotto in versi esametri , nia ancora un Eusebio piu iniiero del nostro, ed altri libri preziosi dei quali per tal mezzo poteya sperarsi la recupera ; ma forse queir crudiio tratta non aveva la notizia risguardaate 1 Eusebio se non dal sommario stesso di Samuele Aniense die ora si pubblica , e die egli aveva alle uiani. Uu codice in |>eri;aaiena trovavasi a Costantinopoli del- r armcna ver-sione ^ e quest' opera fu diligentemcute 03- ^fvvaia e iuus»a in qualdie luce presso i siuoi nazioaali ^ BUSEBII PAMPHILI CHRONIC. da certo Clorcio , figlio cli Giovanni, nell' anno 1793^ nel qual tempo trovavasi Zohrah in Cos^tahtinopoU. Per questo si e fatto egli scllecito tU parlare m una nota di quel Giorgio che essere doveva nomo profon- damente istratto , conoscendo oltre 1' armena nativa, le lingue turca , persiana , araba e greca , ed avendo dis- posto un lessico persiaao-arineno , ed una storia Ot- tomana da Maornettn fino ai suoi giorni Mostro Zolirab a questo dotto armeno l' edizione clie egli disponeva di alcuni scritti di Mose Corenense , e da esso ottenne che di sua mano trascrivesse diligentemente il prezio- sissimo Codice Eusebiano , che porto quindi al sao collegio in Venezia. A!la copia fatta da Giorgio e ap- posta una specie di autenticazione fatta dal medesimo^ e vi si e pure notato in appresso che Zolirnb lo depose in quella biblioteca nell' anno 179+ corrispondente al 1343 deli' era armena. Una seconds copia trasse Zohrab da quel codice da esso portato, e su questa e fatta V edizione che ora compare. Tre duuque sono ora i Codici noti della Euseliiana collezione , il Bizantino primo , membranaceo , scritto nel secolo XI o XII, e munito del suggello del Patriarca Gregorin che inciso si vede nel froniispizio ; Codice che lorse ora puo re- pntarsi perduto; il codice scritto a Costantinopoli da Giorgio che ora si trova in Venezia ; ed il codice nuo- vamente descritto dal dotiore Zohrab , che da esso portato in Milano , vien detto da^li editori Milanese a distinzione del Bizantino e del Veneto. Gia da tre anni il dotti^sirao Angela Mai, avend^* ndito che col presidio degli armeni codici potevasi adornare un' edizione piii compiuta di Filone ^ chiesto ne aveva dagli Armeno- Veneti un' indice :, quand' ecco venuto in Milano Zo/zra6 medesinio, non solo porto Tin- dice desiderate, ma reco pure la copia da esso fa'tta deWEusehio , e non vieto che se ne pubblicasse nn saggio , sebbene per avventura troppo frettotosamente, dal Mai medesimo. Vedendo quindi che , sebbene da vent' anni si parlasse delta pubblicazione del Codice Eusebiano, niuna cura prendevasi a quest' oggetto dagli alunni del veneto collegio, distratti da altre occupa- zionl ; gindico che vantaggioso sarebbe riuscito il pab- blicare una latina versione dal Mai fatta coUa di lui assistenza sul testo aruieno , lasciando iutaato che il eXNONUM LIBRI DUO. 4I testo medesimo si impriniesse dai suoi confratelli. L'edi- zione aicana avrchbe ccrtameate pocliisslaii leiiori la Europa ; ed il Mai che ardenteniente desiderava di co- niuaicare qiiesto tesoro nascosto agli erudiii, colse con traspoito r occasione d-i dar mano a que»i' tdizione, il cui saggio era gia siato graiideuiente applaudito. Si accinsero ben tosto alia tradiizione i due editori, I'Ar- iiieno e 1' Italiaoo -^ V uiio si applito a svolgere il testo ai'iiieiio, cli<; passqto per tanti stcoli, non di rado trova- vnsi intralciato nel senso-, I'altrc, donando Eusebio al- r idionia del Lario , si prese la gravissiaia cura di con- t'rontarlo perpetuamente colle reliqnie de' greci sciit- tori , e colla storica verita. Questi diflirili e lenti la- vori portarono il ritardo della presente edizione ;, ma si ottenne colle assidue laticiie dei dotti collaboratori di poter presentare nel contesio medesimo , nelle os- servazioni , e nelle emeiidazioiii apposte il vero sen- timento di Eusebio. Temperanti cssi furouo nelle note, il che e gia stato da noi ahiove osservato , non perche indegno fusse Eusebio di maggiori ilhistrazioni , ma perche essi voUeio attenersi sohanto agli oggetti piiu- cipali ; lasciando ad altri la cura di esaminare ed. il- lustrare i nomi degli scrittori da Eusebio citati , e noa ommettendo intauiu di soggiugnere all' uopo alcune particetle di Filorie Ebreo , e di Mose Corenense finora incogiiite ; studiarousi insointna di service alia pubblica utilita, e riniinziarono m<>de>tamente ad un Insso di ern- dizione, che alcuno avrebbs potuto trovare imporinno. Ampio lavoro fu pure la raccDlta di tutte le greclio reliquie di Eusebio che sparse si trovano negli antichl scrittori , e che ora si veggnno messe a perpetuo con^ fronto col nnovo lesto Eusebiano. Una gran parte se ne trasse da Siacello. e dove qnesto scrittore mancava, si ebbe rioi-so anche a ScaU^^ero , e quel passi special- niente se ne trassero, die combinando col Codice ar- meno , riputar si potevano genuini. I luoghi citati di Giusehije Ebreo, di Dioer parola , e conservando anche lalvolia il geucre della ti- gurata elocuzione. II tradiittoie latino lia tattavia eiuen- dato alcune parole, che dairarnieiio sembravauo o male intese o iroppo letleralmeute tradotte , cosicche non abbastanza clilaro ne usciva la frase , o la ^iniassi. Si prova altiesi a qiiesto proposito che da un tesio greca trasse 1" araieno la sua versione, non gia da un siriaco, sebbeiif ujolti libri siriaci voltassero gli aiineni ne! loro idioma, ed in siriaco f<)sse stata anticamente tradolta la Cronaca Eusebiana; in prova di die si cicano vavj com- peudj della niedesima che s" incontrano ne'codici slriaci, uno dci c|Uali l"u anche tradoito in tedesco, Avvertono fnialiuente gli editori che l" epigrafe , e il titolo deir opera, ed il nonie pure delT autore non si trovano in Ironte al codice ; che pero il nonie di Eusebio si vede scritto in tine da quel Giorgio che ri- irovo , e trascrisse il codice piu antico ; che qwesto non aveva alcuna epigrafe , essendo-^i lasciato nella j>er- gamena lo spazio per apporvi an titolo torse piii or- nato ed elegante, il che spcsso avviene di trovare negH antichi manoscritti ; uia che ptr gli estratti di Sincello , per qnelli di Scaligero , per le testiraonianze di Asolni- chio , di Samuele Anitnse e di aliri arsncni e greci scrittori, dubitar non si puo in alcun itiodo, che que- sto non sia il vero Eusebio, o almeno ihfi Easibiaiio non sia il prinio llbro , giaccho il secondo porta seco tin certificato di auteaticita nella versione di S. Girolamo. Se questi argonienti aacora niancnssero, Eusebio stesso attesta la veriia del primo liliro , ramuieniorandoiie i capi nel profmio del secondo , ed accennando di avere scritto delle cose Tessaliche, le quali privativamente si veggono in questa edizioue. Dnbl)iosi i'urono per alcua tempo gli editori sul titolo che preiiggere si dovesse a quest' ediy.ione niedesima: ottiniamente pero av\'i9a- rouo di non adottare altra epigrafe se non quella che era si ve.le , e che richiama la inenioria dell' uno e deir nltro liiiro dei Canoni Cronici. II secondo non am- metlerebbe alcun dubbio , perch e tauti sono qne' cano- ni, qaanti i capitoli •, lo stesso si riistrva a ua diprcsso nel prlrao , nel quale di ogni nazionc- si stabiliscono i tempi o le epoche, Ej;!i e per cio che Scaligero ave- va. egU jiuic adultalu im utulo eguale y e nolo avcva 44 EUSEKII PVMPHILI CHRONIC. agginnto quello di scoria generate a tutta Toperaj e qaello di crvnogra/la al primo libro che si era studiato di raccapezzare in alcnn modo ; gli editori nostri perb hanno opportunanieate prescelto ua titolo piii setuplue e piii breve die sembra aiicora nella versioae di S. Gi~ rolanio essere la definizione dell' opera medesima. Essi' non hanno volnto per modestia estendersi a lungo nel-' r elogio del libro di Eusebio e della loro edizione ; sT sono anzi fatti carico di avvertire die alcuni errori cronologici , come si ha da Ttodoro istorico citato da Suida, erano stati notati da Diodoro vescovo di Tarso iino dai tempi di Valente e di Giiiliario , e da JnianOy e Panodoro monaci egizj; ma ancora, dicoao essi, siissi- ste r opera dl Eus^bio , e di que* censori appena si co- noscono i nomi. Anche Siiicello lodo talvolta a cielo' Eusebio , e niolto da Eusebio trasse per corredo delKi- sua cronografia ; talvolta ancora prese a censnrarlo con villania ;, ma spesso e in que' luogiii medesimi ^ ove piii acre inostrossi , cadde in gravissimi errori. Nnmerosi insorsero i critici dopo il rinascimento delle lettere^ e le edizioni stauipate di Eusebio, tra i quali il primato non puo disputarsi a Scaligero-^ ma anche quesio gran-, d'nonio, troppo mordace fu alcana volta , ed alcun' altra calunniatore, insinuando che tutto avesse tratto Eusebio dalle cronache di Africano. Che molti diverai autori avesse nella sua opera compendiati , il dice Eusebio stesso nel suo proemio ; ma nota che da Africano aveva tratto soltanto alcuna parte delle ebraiclie notizie. Ad Eusebio contrastar potreljbono qualunque merito quel soli che non hauno in venerazione alcuao degli anticUi scrittori , che giudicano degli antichi clastici coi lunii solo della piu recente letieratura, che non riflettono qual fosse la scienza della storia a' tempi di Eusebio , e quanto onotevole sia per esso I' a v ere scritto in quei tempi , e coi lumi die allora si avevano , qnesto libro cronologico. Eusebio , uomo certamente dotto ed inge- gnoso, che scrisse in una biblioteca ricca di 3o,ooo vo- lumi, non puo riguardarsi se non con rispetto ^ ed il suo libro , prezioso per le memorie delle antichita die contiene , diviene ancora piii pregevole pel corredo di cronologiche notizie che porta alle sacve scritture , che in altre opere quel dotto vescovo erasi studiato di difendere e di illustrare. In una nota finale si accen- CANONOM LlRRl DUO. 45 nano i varj codici che nell' amhrosiana si ti'ovatio tlelle opere di Eusehio. Tra questi uno pure se ne iiidica di r.erto Frnncisco Stavolo , gesuita milanese , che scri'^se tre libri della Ortodossia di Eusehio , e clie Zaccaria era intcnzionnto di pnbljlicare. Si fa aache parola delle aatitlie edizioni di Eusehio conservate neU'ainbi-osiana ; si aoceniiaau I' edi/.ione principc milaiiese di Lavngaa fatta per le cure di Momhrizio, la veneta del 1483,6 la ui.intovaaa della sioria ecclesiastica tradotta. da Ruffino del 1479, che si dicono daj^li cditori confrontate. Riesce singolare il non vedere da essi menzionata la veaeta famosa di Jenson del 1470. Dovremmo ora presentare ai lettori nostri un' idea del libro secondo della cronnca che ora si pubblica , come gia faceinino assai brcvemente del priino , distribuito nel passato settembre. Ma inutile riusciiebbe per av- veritura una sommaria e^posizionc delle materie con- tenute nel libro medesimo , giacche qnanto all' ordine e quello stesso ciie trovasi tra lo mani di tutti nella versione falta da S. Cirolamo. Ne additeremo dunque di volo il complesso, notando piii particolarmente quel luoghi ove alcuna novita incontrasi , o alcuna riflessi- })ile variazioue. Mancante di niolto , c^ujc ajia da noi si accenno , era ?a parte ultiuia del primo libro nel codice arnieno, ed il libro secondo mancava sgraziaiamente del priuci- pio , il che fonnava una lacuna fino all' anno 844 di Abranio. !\Ia tiovaronsi nel codice tra il prinio ed il secondo libro varj frammenti che ristsbiliscono se noa altro r ordine cronologico di quella eta, ed anche dei re dell' Assiria , e di alcuni giudicl degli Ebrei. Questi fraiiiraenti , coine lo prova la versione stessa di S. Gf- rolcimo , appartengono al secondo liliro ; e questo e stato reintegrato colla versione suddetia, c col confronto di quelle schede ; le parole j)erb prese da S. Cirolamo si sono a dibtinzione del nnovo lesto Eusebiano stampate in carattere corsivo, e mantenute in perpetuo confronto non solo con Sincello, ma alcuna volta anche con Giorgio Amartolo, altro greco cronologo, di cui trovasi un co- dice nell' amhrosiana. In una nota si osserva che se Cecrope e fatto contemjioraneo di j1/oag,iauieiito del iiome di Pipiano in Oppiaito, come pure 1' aggiunta del nome di T'ofilo, laddove si parla alia pag. 889 del Yescovo di Cesaiea i e la sostituzione del Teatro Eca- tonstilo di Fo.npfio alle cento coloaae dello stadio, ctie caminiisavano iieile feste di fioma , secondo la viziata leziune del Codice. Segue altra opera sotto il uto\o ■= Samuel s Praeshy- tcri Ankiiiis temponiii usque ad suan aetatem ratio e libris histoiicoi wn summatim culleda. Opus ex Haicanis quiaque Codicibus ab Johanne Zohrabo Doctore Arnienio diligcnter exsc rip tarn atque eniendaium: Johannes Zohra- l)us ft Angehis Maius nunc priniuin conjunctis curis la- tinitate donatum notisque illuitratum ediderunt. Medio- lani Ktij^i s Typis 1818.= Ottinio avvisamento e staio quello degli editori di soggiugnere ad Euscbio altro jllnstre Cronografo , tratto pure dai Codici Aiaieni , giacche la materia, come vien detto nella prefazione, e la stessa , e questo scritto tiene in alcun modo il luogo dei Greci , Siriaci e Latini , che in aicune edi- zioni , e nella Milanese specialmente del Moiibrizio , si vollero air Euscbio aggiugnere. Questo Samutle , che molto aveva studiato Euscbio , ridusse a conij^endio il jjrinio di lul libro, ed il secondo accnniodo all" uso de'suoi tempi, aggiuniavi T Era cristiaaa e moke cose ancora da Eustbio ouimesse ; e la sua serie conti- nuo dalTanno ventesimo di Cuslantino, nel quale cessato a\eva Eustbio, fino al quarantesimoquinto di Manutle Comnetio , il che comprende un penodo di anni 85o. E bensi vero che Samuele fu studioso piii di tuito di i'lustrare, dietro le tracce di Mose Curenense, le cose Armene , delle quali alcun vestigio non appariva presso Eusebio. II libro di Samuele rende testimouianza alia verita del primo libro della Cronaca Eusebiana •, ed in qualclie luogo sembra quest' autoro volei" pure supplire alle mancanze di Eusebio, introducendo talvolta alcuni noEii , tratti forse da alcun libro apocrifo del vecchio testamento, e rettificando tal ajtra alcuai nomi pro- prj o gentilizj , ed aicune epoche. Questo Samuele, nato era in Anta, cittii posta pres- so il iiume Acurio nella regione dell' Arairat , che i CANONUM LIBRI DUO. 40 t;eografi noniinano Siracia , citta famosa nel X ed XI secolo , die contava 100,000 case, e piu di 1000 teni- pli. Ebbe ncl IX secolo per re i principi della stirpe Bagratunia , che ancora iiella Russia si ravvisa sotto il iiome di Bagration. Gli Artueni scrittori fecero spesso nienzione di 6ainuele ; e corae gia si disse al priacipio di quesi' articolo , il fraucese Fillefivy ue ebbe alle luani ua escmplare , e iie indico il contenuco , dal che trasse qualche ajuto Frcret nella sua dissertazione dell' anno armeniaco, e piu ancora ne approfitto 5. Mar- tin nelle sue Meniorie stonche e geugraficlie deW Ar- menia. Sainufle ecrisse quest' opera ad istanza di un Gregorio patriarca Armeno , clie , secondo gli editori , visse probabiluieiue ncl secolo XII. Non rari sono i Godici di quest' opera nelle Ariueue BibliotecUe , niuno ve n ha tuttavia nel quale i Canoui di Kiamuelt noa siano da piii recent! scrittori protratti okra 1' anno ii7<), e tale e ancora il Godice Parigino i ne raro e pure , che in que' Godici non si trovino intruse noti- zie , che probabilmente vengono da altra niano. Non era luai stata , per quanto si sappia , pubblicata que- st'opera ne in Armeno, ne in alcuna lingua Europea ; la edizione che ora se ne e fatta , e stata lavorata col contVonto di cinque Godici , uno de' quali creduto del secolo XUl, cioe scritto trent' anni incirca, dopo I'epoca nella quale si teriuina la Gronaca. E sicccme queU'esem- plare molto era daaneggiato dalia putredine, si e riparato a questo danno con un altro Godice Bizantino, scritto nel i385, dal quale il dottore Zohrab ha tratto una co- pia ; e questo Godice dicevasi tolto da altro piu antico scritto dodici anni dopo la composizione dell' opera. Di altri codici si servirono pure gli editori , sebbene carichi , come essi dicono , di temerarie aggiunte, che essi giudiziosaniente ommisero , la Gronaca Samueliaua conducendo fin solo ai tempi dell' autore. Alcuna cosa si e gia detta del pregio di quest'opera; aggiugneremo ora solo , che disprezzare non deesi que- sto Cronologo , sebbene nulla di nnovo apparentemente trovisi nel di lui libro. Le storie degli Armeni giua- gono per di lui inezzo per la prima volta alia nostra cognizione ^ e quanto per dignita e superior© il libro prinio al secondo in Euscbio , altrettanto lo e in Sa- tmtele il secondo al primo. Serve ancora quest' opera di mi itai T. xm. 4 5© EUSEBII PAMPHILl OBRONIG. supplemento ad EusebLo stesso , in ijuanto che presenta ceiito RouiflHi e Greci iniperatori da Augusto tiiio a Ma- nuelt Comneno, e pru di ireata i-e Arsacidi e Sasanidi da Cristo fino a ilaomeUO. Coa cura grandissiiua sono siaie regisirate le dinastie degli Armeiii, i re Arsacidi, i priiicipi Mamicunii , Cnunii, Arzeruaii , Bagraiuaii , olire i j>rei'etti Persian! , Arabi , Iberi e Greci , e la serie iioii inierrotta de' Patriarclu Armeni. Giovera pure 1' olservare il dissenso di Samuele dagli altri cronologi nelio stabilimento dell' Era cristiaaa, il che fecoado argomeiito piesta alle ricerche dei critici. Si cUiude questa prefa/ione con alcune dotte ricerche sulla Orto- dossia di Samuele , che veramente e assai dabbia, seb- beiie in alcun luogo si glorii cjuello scritfcre del rice- vimento cortese ottenuto per parte dei Roniani ponte- fici , da Gregorio III Pairiarca Armeno ^ riconosciuto Offodosso anche dai Latini che allora trovavansi in Gerusalemme. Si conchiude col dire , che gli Armeni possono di quello scrittore gloriarsi, come compiacere si possono di conoscerlo per la prima volta gli Europei. Troppo ci allontaneremmo dall' isrituto nostro , se tutto riferir volesslmo il tenore dell" opera di Samuele, che altro non e realmente se non un sommarlo di epo- che , o un compendio cioaologico. II prinio libro o la prima parr.e contiene urm rapida narrazione de' fatti con alcune date :, la seconda par-e e proprianiente un canone cronico a guisa di quello di Eiisebio. Molti ogwfHti nelle note si illustrano , e quelli specialmenie che hanno una immediata relazione colic cOif degli Ar- meni, con la loro era, col loro calondario, coi loro prin- ci,'i, con le loro lettere , coi loro patriarclu, coi loro scritjori, coi loro libri agiograli, con le loro liturgie, ecc. Alia psg. 73 si parla del passaggio della regia dignita del- 1' Armenia e di Cipro dalla casa d Lusignano ai prin- cipi di Savoja , diet.ro alcune memorie trasmesse dal- r eruditissimo baror.e Vernazza ; ed alia pag. 79 si comtnemorano le lodi delTArmeno scrittore Seigio, la di cui edizione fatta in Costantinopolt si asserisce in- terpolata, come il dott. Zohrab ebbe a rilevare da un anticMssimo Codice da esso esaminato in Leopoli. A tutta r opera Eusebiana e Samueiiuna si aggiua- gono indici utilissimi deiie cose notabili e degli autori nell« dne opere cisati. Da quello che si e fiaora asposto ^ CANONUM tlBRI DUO.''''' ff^ si pub raccogliere bastantemente cli quale importanza dehba giudicarsi la pubblicazione di quelle due ope- re, tratte ora per la prima volta dagli Armeni Co- dici. Noi ci asterremo dal prevenire il giudizio che r Europa letterata potra poi-tare su questa edizione; siamo per6 d' avviso che gli editori abbiano dal canto loro prestate tutte le possibili cure , oade renderla de- gna dell'argomento , dello scrittore di cui porta il no- rae , del tempi nostri, dello stato de' nostri studj e della nostra letteratura, cnde renderla per ogni titolo utile, interessante e decorosa. Ne possiamo per avventura dubitare che quegli uomini dottissimi, che noti gia al mondo per altri pregevolissimi lavori , e per edi- zionidi altri classici greci, latini ed armeni, con tanto studio e si lunga fatica la presente edizione adorna- rono , malgrado i dubbj che colle piii sottili indagiai potrebbono forse da alcuni critici suscitarsi , acquistato non abbiano un nuovo titolo alia benemerenza decli eruditi. ^s RIVEDENDO IL PAT RIO BEN AGO CANZONE DI A. BUTTURA (i). Q. UAL Vivace e serena Aura sento spirar che mi ricrea , E ogni nobil desio nelV alma avviva! Pur ti riveggo , amena Sponda ov' io nacqui, e i primi anni godea Febo adorando e la ceciopia Diva. D' alti pensier di gloria il cor iiutriva ; E fra gli aonii cori Di Pindo in su la cinia , Cui chi lunge n e piu facil piu stima , Mi cingea speme audace eterni allori. Ahi , quanto resta ancor d' ardua salita ! E il mezzo o;ia varcai di nostra vita. (i) Ci e sembrata degna di aver luogo ne' nostii fogli questa canzone e per 1' argomento interessante , e per 1' affetto e li- berta con cui h scritta. II sig. Buttura , nativo di Malsesine sul lago di Garda , e conosciuto per luolte altre produzioni in verso cd in prosa. Noi lo vantianio fra' nostri Collaboratori corrlspon- denti risiedenti a Parigi , ove egU e iinpiegito prcsso le relazioni 'Tstere di Francia. ' ." > CANZONE DI A. BUTTTTRA. 53 Cuke montagne e vivi Fonti die per sentier mille Y eccelso Baldo selvoso al gran Benaco nianda ; Fronzuti e grandi ulivi Che co' cedri , gli aranci e 'I biondo gelso Fate al La^o bellissimo gliirlanda ; Aer puro ove par one '1 cor si spanda; Famose acque , che or V ira Deir Oceano avete , Or si tranquille e limpidc giacete Che con vaghezza il ciel vi si riniira , E specchiandosi in voi senibran piu belle Le bellezze del Sole e delle Stelle : Salve ! mi scote il seno Di Malsesine niia 1' aspetto , e V opre Liete ricordo di niia nuova etate. Quanto e caro il terreno Che pria ci resse e ci nodri , che copre De' dolci gcnitor V ossa onorate ! Quanta invidia vi porto , alme bennate , Cui vien concesso in sorte Di sollevar V ancella Patria o di farla gloriosa e bella ! Ma orrendi piu che le tartaree porte , Odio del Cielo, iniqui mostri e rei Son gli empi che la man volgono in lei. Se a mo non diede il fato Oro o nascita illustre, ingegno o stile Tal che Italia per ' rae cresca o s' adomi , Mi terrei fortunato Lasciando util memorla al borgo umile Ove nact[ui e desio chiudere i giorni. Fortuna or vuol che a Senna in riva io torni i Ove la gran Cittate Cara al Dio d Elicona Ripon de' gigli T immortal corona , E le belle ravviva arti beate : Ma nulla mi torra del patrio zelo Volger di casi, ne cangiar di cielo.' "" "* 34 PARTE II. SCIENZE ED ARTI MECCANICHE. Tnstitutions geologiques par Scipion Beeislak, ins- pecteur des poudres e.t salpetres etc.^ tradaites du manuscrit italien en franr.ais par P. J. L. Camp- mas. Trois volumes in 8." avec un atlas de 56 planches. — Milan ^ i8i8 , d Vimprimerie imperials et royale. I JE Instituzioni geologiclie del signer Breislak soiio una riproduzione della sua Jntroduzione alia Geologia pubblicata nell' anno i8ii, ma aumentata di uheriori riflessioni , ed accompagnata dalla risposta a molte obbiezioni die furongli fatte su diversi punti da liii trattati nella introduKione. L' opera e diretta a due oggetti principalmente, II prime e di provare che il globo terrestre originaria- mente , cioe prima che divenisse un globo terracqueo distinto in mari e continent! , ebbe una fluidita ignea ad esclusione dell' acquea. II secondo e di spiegare lisi- caraente i fenomeni geologici , o sia le fisifhe rivolu- zioni che avvennero nella terra , dappoiche essa dalla fluidita ignea passo alio stato di un globo teiracqneo. Neir opera contiensi una pregovole espoj^izione di molte recenti scoperte chimiche , ed una preziosa collezione delle osservazioni geologiche finora da diversi fatte, la quale mostra in lui grandi cognizioni geognostiche, Egli pero nel proemio della sua opera sembra dare poca importanza ai fatti osservati , quando non sleno accom- pagnati da fisiche spiegazioni ; e pero in queste mas- simamente si occupa. Quanto pero sieno da valutarsi le spiegazioni ch' egli arreca sugli oggetti princijpali INSTIT. GEOIi. PA.R SCIPlON BREISLAK. 55 deir opera , potra altri giudicare dalle discussioni ana- litic'ie che ne accoinprgnano il presente ojiratto. Qiiniuo al primo oggctto , siccoiiie V aiuore riguarda la sua ipotesi como appogglata inassimair.eate ai prin- aij)j della nuova teoria chimica , cosi per valutarne le prove gioverh preniettere quclli ch' egli assuaie , ac- compagnam-loli da alcuiie riflessioni riguardanti la loro applica/.ione alio stalo orlginario del globo terrestre : riflessioni le quali »erviranno a dichiarare si 1' ipoiesi dei Vnlcanisti , cioc dei sostenitori della fluidita ignea, come jiure tjiiella dei Nettuuisti , cioe dei sostenitori della fluidita acquea. Ambedue le , potesi convengono nel supporre che il gloljo origimrio sia stato nn fluido, in cui eran© sciolti i priricipj o gli element! dei corpi che ora costituiscoao la massa terrestre , e discordano nell' assegnare il sol- vente , essendo in una ipotesi I' acqua , e nell' altra il calorico che dai vulcanisti si snole coafondere col fuoco i convengono parimente nel supporre che gli flementi in parte siensi consolidati per niulue aflinita formando diversi corpi solidi » e cosi separandosi dal fluido solvcnte : la quale separazioiie suole chiamarsi jOrecipitazioiie :, ma discordano nel mo lo di tale con- solida2ione , come apparira in seguito. In Cliimica chiamasi solufione la combinazione di una sostanza con un fluido , che e n acqua , ovvero analogo all' acqua, cosi die la soluzione sia trasparente. Talc definizione non e applicabile ne alia soluzione Hcque.T del globo terrestre, e moho raer.o alTignea, 0 sia alia fiiiioue , poiclie anche lielle fu-ioni cliimi- ■cl/e la massa attualmente fusa nou e trasparente. La <«olur.ion« pertanto che assumesi dal Geologo e da in- tendersi in senso diverse da quello che vi assegnaao 1 chimici. Nelle solazioni chimiche distinguesi il corpo sciolto dal corjjo solvente. ftia propriamente I azione solvente ^ nuitua , poiche la soluzione si comple per l" aifinita dei corpi conibinantisi tra loro , la quale aflinita e mutua ; ed allorche il chiunco snoglie uu corpo solido in un flnVdo, eiili da al fluido il uoiue di solveute, iu quanto che il solido per la soluzione divieue esso siesso flnido. Che se la soluzione si fa tra due flui.li , come ■jono il luercnrio « Tacitlo nitrico , alloca taata piu 56- INSTITUTIONS CiOLOeiQOES avvi ragione di rignardare questi due fluidl com6 mn- tui solventi , non poteadosi uno di essi dire il corpo sciolto ad esclusione dell* altro. La distinzione pertanto di corpo sciolto e di corpo solvente non e applicabile alia originaria fluidita o acquea o ignea del globo ter- restre , e tale fluidita sara da dirsi una comjaiaazione di mutui solventi. La distinzione tra il corpo sciolto ed il solvente si assume per definire un' altra operazione chimica, cioe la precipitazione , la quale si fa consistere nella sepa- razione del corpo sciolto dal solvente. Per ottenere tale separazione riehiedesi generalmente 1' azione di un in- termedio che chiamasi precipitantej ed il corpo sepa- rato che discende sul fondo del recipiente , in cui si fa r operazione, chiamasi precipitato. Queste denomina- zioni sono relative alle operazioni che si fanno, come dicono i chimici , per via umida ; altre cssendo le de- nominazioni deile operazioni che si fanno per via secca , cioe per 1' azione immediata e propria del fuoco , tra le quali e la sublimazione. In ogni modo 1' idea della precipitazione chimica non e applicabile alia separa- zione degli element! dei corpi sciolti nel fluido ori2;i- nario costituente il globo terrestre. Perciocche la pre- cipitazione chimica si compie nelle soluzioni contenute in recipienti , sul fondo dei quali scende il precipitato: ma il globo terrestre supposto fluido era contenente e contenuto; onde le separazioni degli elementi inter- venaero nel fluido stesso,. il quale per le successive consolidazioni di diverse materie andava continuamente mutando la sua forma originaria. In alcune soluzioni chimiche la precipitazione inter- "Viene spontaneamente , cioe senza verun intermedio as- segnabile ; e quando alia precipitazione rlchiedesl un intermedio, 1' azione di questo dipeude dallo stesso principio da cui deriva la soluzione, cioe da affinita. Con questo nome vuolsi intendere una tendenza rela- tiva di diversi corpi a combinarsi tra loro. Questa non si conosce se non per espcricnzai ed e riconosciuto dal chimici che le affinita tra gll stessi corpi variano spesse Volte secondo che si sottopongono alia via secca op- pure air umida. A molte ainbiguita e pure soggetta la determinazione del grado di affinita che diversi corpi lianuo tra loro. Allorche due corpi, dei quali uno PAR SCIPION BREISIiAK.*V:T 5)? almeno sia fluido, si sciolgono , la soluzione »i compie, per I'aflinita ch' essi hanno tra loroj ed allorche vi si aggiunge uq iatermedio come precipitante , la preci- pitazione intervieiie per la dilieren/a di ailinita clie haano i corpi scioiti coir interniedio. Quindi, suppo- nendosi la fluidita originaria una comliinazione di inol- tissimi corpi dotati di aOiniih non deterniinabili , e roanifesto die la cognizione delle afliniia clijmiche noa pad avere una felice applicazione alia consolidazione di una parte dei solventi originarj del globo lerrestrc supposto fluido. Nella niiova teoria chimica die dal signor Breislak e adottata come base della sua ipotesi , si stabiliscono alcani corpi come seraplici , tra' quali sono 1" ossigeno, ridrogeno, ed il calorico. L' ossigene non mai si ha isolato, come neppure T idrogene , ma sempre sono combinati tra loro , ovvero con altri corpi e massime col calorico : le quali combinazioni si attribuiscono a mutue aiiinita. Si l' ossigene come 1' idrogene devono riguardarsi come originariamente flnidi i ed allorche r ossigene e combinato col calorico, il composto chia- niasi gasso ossigeno; como pure gasso idrogeno chiainasi la combinazione dell' idrogene col calorico. Supponea- dosi aiiinita tra il calorico ed altri corpi, esso deve pur riguardarsi come corpo ; altri pero lo riguardano come nna modiiicazione. Comuntjue esso si riguardi, e da con- fessare die del calorico non abbiamo un'idea abbastanza precisa ^ e p*r fare uso di questo nome conviene di- stinguere nel calorico diversi stati. Due in faiti vengono principalmente assegnaii dai Neochimici ^ distinguendo il calorico in lateiUe e lihero. Come lattnce riguaidano il calorico combinato nei divcrsi gnssi , ijuali sono il gasso ossigeno ed itlrogeuo;, come libero quello clie si svolge per combustione massime della combinazione dei due accennati gassi. Questo calorico libero e lu- cido , cioe sensibile alia vista ed insieme seusibilcio, come pure il fuoco passa in aliri corpi, ed era vi passa rinianendosi lucido , era perdendo la luce. Essendo il passaggio una rautazione di luogo, il calorico passando in altri corpi e libero , tna non nel senso contrapposto al caloriro latente t, poiche se fosf^e libero in questo senso, sarebbe lo stesso che fuoco. II fuoco passando senza luce in altri corpi dicesi fuoco oscuro » che e lo stesso che sempiice calore. Qnindi allora quando dicesi calorico libero, convieue distinguerlo in lucido ed oscuro; e 1' oscuro sara sempiice calore^ e quando si dira calorico libero senza l' addizione di lu- cido , int-enderassi il lucido, cioe a dire fuoco. La combinazione del gasso idrogeno coll' ossigene fatta in una certa proporzione lichiede per la combu- stione 1' appUcazione di fuocn, o sia di calorico libero : e tale combustione, in cui il calorico latente nei gassi diviene libero e moko attivo, si attribuisce dai neochi- inici air affinita die hanno tra loro V ossigene e T idro- gene maggiore di quella che hanno col calorico: ond' e che in tale combustione ottiensi acqua , che essi ri- guardano come la combinazione dell' ossigene coll' idro- 2;ene; in cui pero devesi supporre anche quella quantita di calorico oscuro che richiedesi per mantenerla fluida. Premesse tali cognizioni , il lettore sara in isiato d'iotendere e di valntare 1' ipotesi del signer Breislak. Secondo il di lui divisamento esposto nel capo IV della sua introduzione alia geologia , il globo terrestre, pri- ma che le materie composte vi esistessero , era una massa confusa di elementi semplici , unita con il ca- lorico in tanta quantita che tutta la massa era in fu- sione, cioe aveva una fluidita ignea. Tale fluidlta ando successivamente diminuendo per la oombinazioae del calorico con altri corpi, e raaNsinie colle basi del gasso ossigeno ed idrogeno, cioe coll' ossigene e coll'idro- gene; ed allorche questi due gassi antlavansi mischiaridc in una proporzione conveniente , venivano infiammati. tnahsime dall' elettricita , e si riducevano in acqua^ PAR SCIPION BRElSLAi:. Sf) In tale ipotesi il professor Pino ( Ossert>ationi sui sistem' s^olosici ) osscrvo che l.i terra in istato di fu- 8iooe doveva avere una temperatura di calore moito piu elevata di quella che ha presenteiiiente ;, e poicli« quella temperatura supponesi abbassata per la combi- nazioiie del calorico con altre sostanze, e loassime coi s;nssi , iie segue che se il calorico ora esistente nella massa terrestre si sviluppasse e divenisse libero , do- vrebbe essere sulficiente a ridnrla nuovauiente ad una flnidita ignea. Questa couseguenza e riconoscluta come legittima dal signor Breislak, ed assume di provarla nel seguente modo : { Introd. T.I,pag. io5) « Secondo " le receriii esperienze il calorico contenuto in una " libbra di gasso ossigeno e sufficiente per liquefare 66 •» libbre di ghiaccio, comunicandogli una temperatura " di 76°. La iiiassa dei gassi componenti 1' atmosfera " terrestre e secondo de la Metherie di libbre francesi " 905281,983344,031680, di cui la quarta parte e gasso " ossigeno ; e terminando qui il calcolo conchiude " (p. io5 deir Introduzione ) dicendo: quale inimcnso " prodotto darebbe la quarta parte del peso di un " solido simile ' e quale enorme accrescimento rice- •' verebbe ancora se si calcolasse la dose di calorico , " die conibinato coir azoto lo ha portato alio stato I' di gas ? Ti e certamente luogo a credere cbe la for- >f mazione di qucsti due gas componenti T atiuosfora •» fosse bastante per assorbire qualunque dose di calo- n rico. C!ie sara poi se si calcolino ancora quelle >p quantita che si sono consumate nella formar.ione » deir acqua, Immaginiaino che tutte le sostanze iluide j« e gassose della natura si debbano solidificaro alT im- >' provviso, quale incomprensibile quantita di calorico >» rimarrebbe libero ; e non bastercbbe forsc per fon- '» dere in un istante il nostro pianewi'f' Eppure seiubra '» certo che questo siasi trovato una volia in tale •' srato ecc. » In quests prorc il professore Pino non trovo che indeterminazioui , ed assunsc di ealcolare In quantita del calorico . clie secondo i principj ndottati dal signor Breislak dovea essere nel globo terrestre RiTinch^ avesse una tluidita ignea ; e dal calcolo gli risulto che tale quantita era del tutto insufficiente aii« ^n«ione della massa terrestre. 6d^ INSTlTUTrONS G:^OLOCIQt?ES A tale difiicolta il signor Brtislak cerca di rlspondere nel lib. II, capo XVIU delle sue Institnzioni -, ed a tal fine prenieite due osservazioni. La prima e clie eglt. intese di dare al glo1)o una fluidiia ignea non estrema, ma soltanto pastosa come quella della lava o del vetro, quando e in attuale fusione , cosi che non era nece?- sario di supporre una grande intensita di calorico. La seconda consiste nel dire che la quant.ita di calorico per produrre il prime grado di fluidita e diversa se- condo la natura delle sostanze che si vogliono render fluide. Ambedue pero queste os ervazioni non servono alia soluzione della dilBcolta ; p^rciocche ei^li suppose che se divenisse libero tutto il calorico che e nelle sostanze fluide e gassose della natura, cioe del nostro planeta, questo calorico basterebbe forse per fonderlo in un istante; e soggiunse sembrar certo che il pianeta stesso siasi trovato una volta in tale stato. Ora in un calorico, a cui si attribuisce una istantanea fusione del globo terrestre, deve certamente'supporsi una estre- ma intensita: e se puo produrre la fusione di tutte le sostanze ora consolidate, l' accennata diversita di fusi- bilita delle sostanze secondo la loro diversa natura non serve a sciogliere la proposta difficoka. Venendo di poi alia diretta soluzione della difficolta medesima, egli asserisce che il professore Pino valuta soltanto il calorico contenuto nel gasso o^sigeno. Ma chi leggera il calcolo fatto dal nominato Professore vedra esservisi assunta per larghezza di calcolo una" quantita di calorico maggiore di quella che un geologo neochimico puo assegnare nel globo terrestre. Soggiu- gne che il calcolo aritmetico del nominato Professore sembra fondato su un false pnncipio , in quanto che vi suppone che la quantita di calorico che da alT ac- cjua la temperatura per esempio di yS gr debba pro- durre lo stesso effetto nella materia terrestre , quando die I'effetto e dipendente anche dalla diversita di ca- pacita dei corpi relativamente al calore. Questa nfles- sione pero non sembra fare al proposito; perciocche it sopra indicate calcolo aritmetico e fatto su'.lo stesso principio , su cui il signor Brcislak calcolo senza com- puti aritmetici la quantita di calfirico^ nel quale cal- colo non ebbe riguardo alia diversa capacita dei corpi. PAP. SCiriON BREISLAK. 6l La rettitudine del calcolo fatto dal professore Pmo per jjrovare che il supposto calonco non e suflicienie per fondere al preseute tmta la terra, e riconosciuta anclie dai saggi Hedatiori della Biblioteca universale, i quili riguardauo I' indicate calorico soltanto come suf- ficiente a loiidere una porzione della superficie terre- stre siao ad una certa profondita ( nov. j8i8, T. IX9 pag. aiS). Dalle risposte all'accennata dlfficoUa I'Autore con- ch'ude, che il problema della sufiicienza del calorico alia fusione della materia terrestre e iino di quelli^ che non pud essere sciolto coi calcoli arjtmetici. Ma s^ cosi egli stima , con cio riconosce che alia sua ipotesi manca la prova della possibilita che egli intendea di dare col suo calcolo. Certamente nella difficolta deri- vata dalla insuflicien7a del calorico a fondere la terra egli ha ricon.sciuta tanta forza, che ridusse la sua ipo- tesi della fluidita ignea a considerare come cosa non assurdn , che allorquando tuttl i principj terrti e metal- lici , td tinche un gran numero del sulini erano confusi in una iiiassa generate , un piccolo grado di calore ah~ bia potato bastare a tenere tale niischianza ncllo stato di fluidita paslosa. Ma questa idea, che ora egli ci da della fluidita ignea, o sia della I'usione del globe terrestre, e quella che un Mettunista ( rautato il nome di fusione in quelle di soluzionc) ci presenta della flnidita acquea : Nella flui- dita originaria il Nettunista ammette il calorico come un elt memo unite ad altri corpi elementari e fluidi , COS! che la raassa totale poteva essere fluida e calda, cioe poteva a\ ere un certo calore , quello ciee che e cesiituito, come piu sopra si disse , da fuoco oscure , e che si riconosce nelle soluzioni che sono diverse dalle fusioni. II vulcanista all' incontre assume il ca- lorico supponendolo libero , cioe suppenendo quel ca- lorico che e il fueco lucente , per cui la massa ter- testre doveva essere infuocata , e quindi essere riguar- data come avente una fluidita ignea , cioe uno state di vera fusione. Suppenendo la fluidita ignea, I'Autore stima di pe- ter dare la spiegazione della formazione dei diversi corpi terrestri derivata dai principj della moderna chi- niica. A tai fine egli suppoae che nella nmssa originaria 6a INSTITUTIONS GE0(-OGfQUf:S tra gli altri dementi fosse V ossigene e 1' idrogene , e cUe combinaadosi il calorico coll" ossigene e col- 1' iclrogeue sieno risultati i due gassi ossigeuo ed idro- geno , i quali cotnbinaiidosi tra loro iii diverse propor- zioni sieno stati inflaminati dalla elettricita, e dalla loro combustione sia risuUata 1' acqua come couiposta di ossigene e d' idrogene. In cjuesta spiegazione e da osservare , che secondo la moderna chimica , il calorico libero, o sia il I'uoco lucido si ottiene per combustione , la quale general- mente si deriva dalla scomposizione del gasso ossigeno;, Onde per avere il luoco libero conviene priinameute supporre il gasso ossigeno , o sia il calorico latente nel gasso stesso , e le altre circostanze richieste per la scomposizione del medesimo: non e dunque conforms alia jnoderna chimica la stessa supposizione del calor rico libero uella massa originaria della terra ; e pero uou potranno dirsi conformi alia chimica stessa tutte le spiegazioai che il signor Breislak propone suppo- Jiendo ]l calorico libero anteriore al latente ed alia combustione. Per istabilire la fluldita ignea a pcefereaza delPac- quea , egli dice che il fuoco e il solvente o fondente .di tuiti i corpi. Cio ^ vero, ma deesi awertire che questo fuoco cosi intenso e appunto quello che si ot- tiene dalla combustione della combinazione dei due gassi ossigeno ed idrogeno : onde devesi presupporre r esistenza di questi gassi, la loro combinazione in una certa pioporzione e la loro combustione affinche si abj- bia il calorico libero solvente di tniti i corpi ora osr- servabili sul globo terrestre. Le spiegazioui che il signor Breislak ci da di diverse altre combiaazioni di corpi tanto meno possono essere conformi alia nuova teona chimica, in quanto che qucsta e appoggiata alle diverse affinita. relative dei corpi ora osservabilii e tali affinita, come egli stesso in pill luoghi asserisce , non possono riguardarsi come ^quelle , che in una piassa confusa di elementi si eser- citavano. Tra le corabinazionl, che egli crede di potere spie- gare colla fluidita ignea e anche la forroazione dei Hionti calcarei priraitivi che sono una combinazione di acido carboaica con calce elementare. II professore P.Va SCIPION BREISI-XK. 63 Pino (Sui SLSt geol. § i6.) gli objetto , che tale combi- nazi^ae non^ poieva aver luogo in una massa infaocata . ait^-soclie ii foDCO anzi separa T acido carbonico dalla calce coil cni e rombinato. II signer Breitlak cerca di ris(ion(lere a tale diificolta , dicendo {Instit. geol. lib. Ill, cap. XLIl) die il noniinato profcssore non ebbe forse III consi-itruzioae ne gli effetti della compressione , nc il giuoco d'ile ufiiita eke sono estreinameiite modificate dal calore. Cosi d'cendo egli mostra di non avere bea com- jiresi) il § 16 dflle rijitsiivni sui sistemi geologici, in cui e la risposta all' esperimento objettato di Hall. Tale esperiniento cuasij^te in quesio , clie esponendo alTazio- ne di un calore intenso , e sotto una forte compres- sione la pletra calcaria ridotta in polvere , essa si ri- genera in pietra elFecvescente cogli acidi , ed aveuie la durezza e la grana del marmo salino. A questo espe- rimento il sig. Jjieislak nelle present! instituzioni ne acgiugne un altro di 1\I. Bittholz , 11 quale avendo uiesso in un crocciuolo 4 libbre e mezzo di pietra calcarea pura e polverizzata , ed avendola cosi soitoposta per un' ora a grande fuoco , trovo che la parte superiore della materia perdetie bensi V acido carbonico -, ma r inferiore era indurlta e faceva efFervescenza cogli acidi. Ambedue pero questi esperimenti non fanno al proposito della quistione. Perciocche in ambedue I'aci- do carbonico era gia combinato colla calce , onde o j>er la compressione o per altre circostanre forse noii assegnabili potette V acido stesso rimanere nella calce n<)n o terrestre (ifVfsi rigiiardai-e come una separa/ione dfgU eloinenti sciolti tra loro; la quale dffinizione e coiiume arn iieallafliiuliia ignf-a.Di qnesta separazione i Vnlcaiii-iL cerrau la ra£ri'>ne ai Nettnmsti, e viceiiievohneate qtiesli a quelli. L'autore attribuisce cal caj^ione alia sottrayiona di calonco die per affi nia si c-mbino priiiiauifnte coa altri elementi , come soio T ossij^ene e ridros:ene, al quali da i iiomi intrndotti dalla nuova tenria chimica. II n»'Uuni*ta assume ancli'esso per ca^ione de la consolida- zio 1^ di parte del g'obo le alfiniia prevalent! seuza a^J' niinare su qnali corpi I'artiiiita "hbia primanij-ute aj;'t<)j e qiiesto partito sembra esiie dtlle aHii'ta e soijijftva a j;ra>iili iiioditirazioni , delle qunli uiolte noii soiio as<> , qiiello dovea separarsi dalla massa degli altri elomeaii , ed aihi;cl»e que-ta separay.ione potesse etfettuarsi , dovea T os igene averc col calorico 1111' alHnisa maggiore di quella che T os>ri- geue lia cogli altri eiemsnti. Ma quesia atlinita preva- lence c del tntio ipotetica^ anzi e contrana alia nuova, leoria chimica , nella quale si spiega la combiistione del due gassi ossigeno ed jdrogeijy» suppcucndo cUe ir* liihl. Ital. T. :XIII. 5 66 INSTITUTIONS GEOLOGI\)UES Tossig^'ne ed il calorico sia tin' affinlta minore di qiiel'.a che e tra I' ossigene e T idrogeae. Rimane dunque in- dpterininata li cagione della couibinazione gassosa del- r ossigene col calorico , ei>per6 non e detenniiiaia la sotfrazione di calorico daUa massa origiuaria , die e ]a base d lla snpposta spifgazioue della cous.-hdazione di alciiiii elemeiiti. Qaindi aiAV ipotesi si della flnidita ignea die deiracffuea tion piio spiegarsi la consolida- zione di una parte della massa origi.iaria se non. pei" combinazioni indeiernitiiabiii ; e cio dovra ritenei'si au- che «alliz?ate riguardano qudle ma:se solide die hanno una figura regolare geometricaineati' descri vibile, e che hainio le facce piu o meno lissce. Coniuuque pero si vogliano dire crisrallizzate le rocce pijjnarie , egli e ch arc che anche in una flnidita acqnea p».l8vano le rocce consolidar-i con qnella strut; ura ch' ess • presen- tano: mentre nelle soluzioni per via umida la cristal- lizzazione si corapie quasi soit' occliio dei cliiinici. Onde la striittura lielle rocce primarie non jiuo dare un argomento a favore dflia flnid^^ iguc-n, Senibra pertanto doversi con^niudere, che per I'in- troduzione dei jn-incioj della nuova diimica 1" origi- uarin flnidita ignpa del globo terresire non e divenuia pill verisimile de'T acqnea. Che se rigaardasi all' uso , ehe il siznor JBrrislak fa deila fluidiia ignea per dedurne la ("ormazione fisica di diverse specie di corpi composti, faeil iiente vedesi che essa non puo sii«sistere , poiche da essa :-egnirebbe , clie non potrcbbe essere sul globo terresfre qnella qnantita di acqua che ora vi esiste, e che secondo i di Ini cnlcoli forma u;ia massa niaggiore di sessantotto milioni di Icghe cubiche. Per formare PAR SCrPION BREISI.^K. 6? r arqna raiitore suppone , clie la prima sottrazione di caloiico dal globo iut'uucato sia avveouta per la com- bina/ioiie ili una ceria quaniita di calorico coU' ossi- geiic e coll' idro^eiie , I'ormando due gassi , cioe oss»- geno ed idrozeno : ll che , come piu sopra si osservd, non e aiiirnist.lbile ; e cjuand" anco si aumietia, iiou e jjero da concedersi , die dalla coinbusiioiie dei due accennati gassi priinamente I'linnati si oi,tens;a acr|ua sul globo iufiiocato , cioe quel tluido liqnidu , il cui peso e di 73 libbre francc.,i per ogni piede cubico. Pfrciocclie dalla iiulicata conibnstioae non poteva sul globo tonnarsi acqua , se non condizionaiauieiire , noe tjiiando esso non lusse stato iiifuocaio , jioiclie su di un corpo iuruocato o ruvente l" acqua riducesi tost.o in vapore. Esseodo pertanto nella pruna combustione dei due gassi il globo infuocaio , ed ossendo quelli ui coniatto con questo, il calore di esso doveva iinpedire la forniazione dell' acqua -, e quand' auche se ne fos^e potuto forniare , essa doveva tosto ridursi in vapore j e questo assai raro. II risultato pertauto della prima combustione dei due gassi tlovette essere nou acqua , tna vapore acqueo e iiioiio raro. Sicconie queste fomiazioni e combustionl dei du© gassi erano successive, percio nella seci>nda , teiza , quarla , ecc. il risultaio di ciascuaa doveva essere va- pore acqueo, fincbe il globo riniaueva rovente^ e quando fosse ratlrerldato in niodo d.i non ess'-re piii rovente, e la sua crosta pasco>a si fosse consoliJata , allora do- vevano uaturalmenie ces^are , o almeno in gran parte diniinuirsi le ulteriori funuazioni c combustioni dei due gas'^i, Giunto il globo lerrestre a tale stato, esso consisveva in uu nucleo in parte consolidato e circondato da iioa iinmensa atmosfera di vapore acqueo misto con aliri gassi , rarefaiti essi pure dal calorico die ricevevano dalla combu-^iione dei due gassi, e dal globo stesso , e qnesto sarebbe s<'condo i divisanieuti del signor Breislnk \o stato priinitivo della terra derivato dall" originavio supposto con fluiditfi ignea. Ebsendosi nel nucleo della terra diniiuuito il calorico per la formazione del vapore acqueo, la porzione del calorico perduto dalla terra dev' essere passata in altro corpo , e quesio corpo non puo essere ee non il rapore ^8 INSTITUTIONS G^OLOCIQUES , CCC. acqneo rnisto con diversi gassi •, oude di tutto il calonco originario una porzione dev'essere nel nucleo, e(i alira nel vapore s'esso. Ora per ottenere acqua da tale vapore ricliledesi uii inierniedio, o sia una cajiione , per cui ne venga separato il calorico; ma tale cagione in natura , o sia nel globo stesso non si trova , ne pno avseguarsi. Per lo che il globo primitivo dovrebhe riguardarsi come permaneiite seuz' acqua , ma col solo vapore acqueo. Ne puo il signor Brtislak assegnare per cagioiic della separazione del calorico dal vapore il passaga;io di qneslo calorico nel nucleo consolijato. Perciocciie Egli gia suppose, cUe sp il calorico dei gassi formatisi du- rante la consolidazione d"! glubo onginario infuocato »i sviluppasse divenendo libero, tale calorico basterebbe a f'ondere di nuovo il globo stesso. Ora nel vapore acqueo formato durante la consolidazione stessa e non solo il calorico dei gassi principali , rua aaclie quello che in essi passava dal globo stesso infuocato , mentre si tormava il vapore acqueo. Per lo die supponendo die il calorico del vapore sle.i3 cagione fisica puo esser ridotio m acqua. Quindi 1 acqua ora esisiente nel globo ter- restre non puo riguardarsi come un corpo di composi- zione chimica o tis ca ^ auzi neppure lo stesso vapore derivato dall' accennato sistema puo con$iderarsi come un coniposto fisico o chimico , poiche I' ONsigene e 1 idrogene die col calorico si suppongono costituenti del vapore stesso, sono due sostanze che non su'^sistono se non per ipotesi. II Nettunista pertanto potra ragio- nevolmente assumere , che V acqua nel globo terrestre originario sia stata coesistente colle altre maierie co- stit'upnti del medesimo, ed abbia avuta 1' esistenza da quella istessa cagione o potenza, da cui gli es«eri fasici devousi supporre esistenti , e dotati di certe attivita. ( Sara coiitinuato )« 69 Scgnito dellf. medicina Irgrrle secondo lo spirito drlle Icfii'i^l civili € pencdl veull ind itei governl d' Italia , del dottore Gi como Barzellotti , professore di vnrdiciiui pratica nelV I. R. universitd di Pisa. — • /pi, 1818, tomi due in 8.", ll 1.° e di pag. 291, U 2.° di pag. 355. Libro terzo. Paranologia forcnse ovvero dtlirj e fatuita. ^ensare , di ragio- nare e di agire uelle cose in cui gli uomini sono na- luralmeuie portaii a sentire e ;;iudicars in una mauiera 70 BARZELLOTTI detprmiiiata, eguale e costante. Un uomo die conosca il bene ed il n.ale , T utile iu costumatl e pill venerati in sociPta , non puo a meno di non essere reputato sano di niente , e di godere del favoi'e, come di andar soggptto al rigore dc4!e legg;i in caso che le trasgredisse durantp il libero esercizio delle sue intel- lettuali facolta. Un unmo in vece il quale non si for- mi la stessa idea glnsta delle cose che gli altri si fan- no , o che egli meJesiuio in altri tempi si formava , quando cioe godeva dell' intera ragione , che palesi idee false o disordinate , che ravvicuii di.-paratissime cose , che abbia una sirigolare frequenza ed associa- zione di idee, o cho in'niuna si fermi di proposito , che confoiida i! bene col male, che non conosca il pericolo e vi si esponga senza temerlo , o senza avve- (Jersene, benche alle persone di nieilte sana sia niani- festissimo , clie si mostii indifl'erente ^ verso !e cose dian7i a lui piii care, o che le prodiiibi senya mlsura, o comunque se ne disfaccia ; che piii non ami ne co- nosca i suoi parenti , i snoi figli, i snoi aniici , o che cerchi pur anco di nuocere loro ; rhe s' immagini di essere altro personaggio da qnello che e , vn re per esempio , un angelo , un dtmonio ;, che ora si creda infelicissimo , ora prossimo alia niorte , ora immorta- le , ecc.^ quest" ubnio che uno o pm o molti di qucsti sintomi mostri. qualnnque siasi I'epoca della sua vita e lo stato della sua salute, e d;sviato dal retto pensare e ragiouare. Qnindi cio che fa o che far volesse , sia disponendo deile cose sue , sia commettendo qualche delitto , riguardar si dee 1' atto suo come opera di un deliraote, e peroo nevalrda, ne delittuosa. Le cagioni diverse che pos-^ono dar luogo al delirio , lo stsio \'a- rio in cui si irova la perSona , le qualita e le forme delle aberrazioni di mente , danno luogo ad alcune di- stinzioni di iiomi che ne determinano ciascuna specie. 11 genere delirio si puo definire con Cuilen : un falso giudizio , 0 una serie di falsi giiidizj piodotti in una persona svegUata , pa- effctio di false percezioni 9 MFDICINV LECVLE. 7! fniitastich", rli false assi-nazioni d' idre, producenti ordi- niirui:nin'f disordinate fd tSnitate tmoz''>ni. Se questo tlclirio nccade in louipo tlu' la inacchinj e presa da inalrttiie tVblxili , fSantemntiche , conragiose , da in- riaimi>r.7.ione del ccrvello , del diafiamiin , ecc. , dicesi deiru J't'bbrile; se noii e accompagticito da fcbbre , di- cesi insujiia o jiazz'a. Maniaco o pazzo e prupnamente qufgli di cui il delirio o il I'altio giudi7.io , e I'lncoe- reiiie raziociuii) si aggira sopra una o vane cose spesso coil disorilinaic ♦'inoziom Se il falso giiidizio si re^triuge ad un solo oggetto, chianiasi inelaiKolia. La futuitd e tta' alt, a snev-ie di attezione loentale tlif si annunzia coil caratteri in |.iarte differeiiti dalla pazzia e dalla inelancolia. Qneslf specie si d'Stiiigiioiio coiifrontan- dole fra di loro II aiaa aco e d' ordiaario beii colo- r'to , lia gli occlu accesi , mmacciosi , m«jbiiis-imi, il j>arlare celere , pn cijjitoso , collenco , clainoioso , ac- rompagnatc) da violeiite fiiiozioni comro le persone che gli soao venufe in odio , e le quali |irlnia, per lo piii, gli trano state cariss.inie. Va nieiaiicolico al coairario e tristo , cogiiabondo , sospeitoso ; fugge ed ha in odio il consorzio degli uoniini , piange ficilmente senza sa- perne la cagione , e talvolta ride e si rallegra di clie nun si sa , tierie gli octhi bassi e seiiibra occupato da gravisbimi pensleri. I iiielantolici si fi-jauo spesso so- pra una sola cosa ; i ma.iiaci invece delirano per Tor- dinario su tune le cost- , di raro si fermano su d'una idea , variano d' imniagini , e ne raccozzano insieme di bizzarris^ime. Nei niolancolici il delirio suol essere breve , e v' lianno liuiJi iiitervalli considcrevoli , in cui risorge il buon uiuore colla ragioiie , e senibra svanila la nialatiia , che pero generalraente nlorna ; nei iiianiaci e sovenle il delirio lungo e furioso e co- stante. Talvolta pero qnesti due staii si cimbinauo insieme, e ne nascono molte varieta , che dipenJono flalle due radici principali A questi caratteri della pazyia ootati dal iiostro autore nc aggiungereaio alcnni ahri che spesso i' acconijiagaano , e sono il mm dorinire jiressu che niai , e lo stiirseiie csposti alie intemperie delle stag;oni senza che la inacclima nio>>tri di soiirire grarjileiucnte per veglia , per caldo o per gelo , qiiaii rlie la li^ica costiiuzione abbia cangiaio la sua te:i)i>ra natnrale , come in fatti dev' essere alterata in uiisnra 73 j'SARZBLLOTTI del disordine accadnto nel sensor'to. Sopportano anchft i |)a/7i le luedicine eroiclie iu do>i enonui con niedio- ore effetto o nullo: talora soqo voracissimi, e tal alira ricii>ano dL preudere qnalsiasi aiioiento e bevanda ; noil haano ordiiie ne decenza e proprieta ne'ile loro evacuazioiii volontarie , scarlcando le fecce e le oriae ora inconsapevoli di farlo , era tratieoeadole iion seuza^ loro dauno , ora inibraltaudusi schifosainente. I deli-" ranti perf bbre, che prupriameiite ciiii^nunsi fifnetici, Delia loro aVu-nazione di mente dicouo per lo pai moUe C'lse a mezza voce , prive di ^easo e d'orJiat- , e scnza alcun motivo piaiigovio ** ridoiio , o^a sono iracondi , or niciQ'^ueti; che se la mal^ttia peggioia, la voce -i fa treiniila , e iremano pure le iiiani e gesiiscono quasi andas-iero in cerca di festuche e di raosche per T aria, accade lo spasiiio cinico ed il ri>o sardunico , striduao i deiiti , al delicio succede il sopore , il trenr.to e 1^^ coiivulsione universale uunzia per lo piii di morie.^ 1 futui noa lianno alcuua apparenza; luorb jsa ^ talvolta sono saiiisrimi , ben pasciuti e coioriti ; tal altra pero souo paiiid; , coil occhi spalaiicati , storditi e Hsi'i su tfualche oggetto j generalmence uon sono ne furiosi , rie tristi, ne tiuiidi; a tiuto si accouiodano, e di nulla si ■ rendono ciira e jjensero ; iouo in una parola come i vecchi decrepiti ed i piccoli fanciulU, che si dilet— lano di cose leggieie , senza essere agli altri di grave carico. QmsTlONE II. Se possa siniulursi o dissiimilarsi il de- li rio f-euctico ^ o la f'eatna ntllt nialattte fthhnll , td in qaal modo il perito poaa asiiciimrsi dtW tsisteiiza o rit'-rno d ila sana e retta ragiont nel paziente. — Stu- diando bene a natura , lo siato, il grado e gli anda- inentt della ft>]jbre puo il medico facilmence scopnre *e li malato sia realmente deliraaie , o se finga di es- serlo. E ricevuto nelle scuole , che la freniiide altro non e che -uu delirjo continuo , univeisale , il piii delle ■Volte furioso e Vi emente , congiunto coHa febbre acu- ta, o^sia da essa dipendeate. Auche nelle t'ehbri pe- riodiche il delirig si pronuiizia in misura dello svilup- po e del grado della piressia, sicche maucando questa si poira dubitare di fmzioae. Nelle stesse febbri acute il deiirio suol manifestarsi durante la massima esacer- bazione di esse , e declinare di mauo in luano che MEDlCrNA LFCALE. 78 diinlnuisrono gli allri ^•into^Ji. In caso di morVji esante- ni;:tici il delirio generalinente insorge nel tempo che preparnsi V ernzione , e tanto piii intnria quaiito piii r esaiiteiiia .stt-nta a venire alia pelle. Accade pure che r.aMa il delirio da r«-frocessione di un csantema , e che dun fintanto che il miasma irrante siasi cunsiimato o gotiato .«u qpalche viscere men nubile. Molto piii ini- pora di sapere se la inente dellinfermo fo^ie in istato di disporre delle sne cote prima, o dopo il manilesto delirio. A schiarimento di i«le qnestione giova notare , che qu:irido il delirio e imminente sogliono gPiiiternH a\ere sonni interrotii da idee spaxentose; svegliaii clic «iaijo seiiibrano sniemoriati , si lagnano di grave dolore di testa, e li* una puhazione non interrotia , non che di un incomodo stato tra sonno e veglia i>er cni non possono ne placidamenie dormire, ne starsene risve- gliaii con p< rCetta prcsen7a fd uso dei sensi. I loro occhi Si fanno rosve di retto raziocinio, ->'avra ar- goniento di giiulicailo atto a dar pieno valore alia sua voloiita. QuESTTONE III. Se possa simularsi o dissimularsi il de- l rio tiiaiuaro , o la pazzia a no iiti suoi gradi c varieta, e se ilperto pvssn V gnhwiite asserire il ritorno stabile delta rugione. — E piu facile sitiiulare , di quello che dissiniLilHi-e la paz/ia , perocrhe fin tanto die sono per- fctte le funzioni deil'ititcllctto, hbero e pure il volere, c |ni6 r uomo ftogere a suo piaciineuto , i! che non avviene di na pazzo che tardi o tosto e strascinato inc'insapev'ole nel suo delirio. I caratteri sopra descritti delta pazzia e d<"ila maliiicouia possono scoprire col niezzri di paragon) i casi di sini'ilazione. Convene in oltre riritracclare le caiioni morali e (isiche che sogjliono dar Inogo alia pazzia per avere niac;gi or .ond'iiTie.ito in (jue^sti giudizj Tra 'e caa;!'^"'!] fitia conferinata dagli anoi, e ria bastevoli testimoniaoze. La temporaria, che vierie in conseguenza di niD'bi li^ici o di passioui d"a- nimo , e spesso accompaijnata da ^egai estcnii cnratte- ristici. Nes:li apopUtiii e raro che coUa faiui:a noa Ti sia anche la paralisi di qualche meuibro, la loqu. la turliaia , o qualche altro siuioma della stcssa ini'trmi- ta i iiegii epiletici si tr 'vaao per lo piu gli occhi pro- tuheranti, !e pupille dilatate, lo sjjnardo fisso, oppure irrequieto, iiicostante; !e isteriche piesmtaiio moti con- vals vi permanenti , o ricorrenti , seiUonu talvolta im- pedita la degiuiizione , ed altre pene soffrono che so- gliono caratterizzare que'la uialaiiia. I fatui per morbi acuti o coutagiosi , ira gli altriindizj, hanno una estre- ma debolez^a, e ie lo state di saiate e di vigore del corpo ritorna , r serge pure la lore ragione ed acqui^ta la sua integrita di prima. La presen/a , o la mancaaza di questi se:;nj , i risultati desunti dalle prove sul mo- rale del Tatuo prescritte da un odierno Codice ( Cod'ce civile de FranctSi art. 3o5 e seg. ) , possono scopr re se questa malattia dello spirito sia reale o mentita. Piu che di fingere c difficile di nascondere la fatuita, trop- po chiara manifestandfisi aali occhi del perito per i segni di s;>pra indicati. La tatuita che si manife ta fin dai primi anui della vita , senza die si possa attribuire a qualt he maiattia presente e rimovibile coll' arte o col tempo , bensi che dipenJa da vizio originario di struitura , di proprieta o di esercizio del sensorio, e giudicata dal nostro auiore insanabile. Ne vale il dire r.he alcuni fatui abbiano daio segni di saper ragionare sul finire della loro esisten/a, imperocche dove non e stito lungo e pertetto esercizio di sensi , ne copia di percezioni e di idee acquistate nella esperienza della MEDTCINi LFG\T,E. 77 vita, non si piio ammettere raviocinio magg'ore rJi quello clu' lia un bauibiuo , cine ua essere niioso ed iiie-peno nel mociilo, Se la facuii i sunni e delle voci , percepiscono le piu astratte idee , le comunicano per via dei gesti e della scntiura, daniio msomma prove di una niente sana ed in piena cogiii7ione del bene e dpi male. Qne^ta perfezione di ra/.tocinio non e i)er6 egnale net sordi e muti non educaii, i quali vorrebbe il Fodere che si (rafassero come i minon negli aifari civili, e quanto alia punirione dei delitti, che »i com- inettessero al discerniinento ed alia discrezione dei giu- dici per decidere se siano p.ii d-gni di comniisera/io- ne che del rgore delle leggi. II nosiro aut)r«' e lontuio da quc^ta opinione , e pensa invece che i sordi e muti non educaii si jiossano assomixliare agli rozzi uomini o idioti, i quali non sono per CiO nieno partecipi 'legli a'lri dei cliritti civili, e soggetti alie leggi crimiuali. Fauno eoce7ione quelli fra i sordi e muti che sono a uu tempo ebeti , melanrolici o lurio-i , poteiuio acca- dere che tali siano lin dalla nascita, o che lo diveaiino ^S BARZELLOTTr poi anclie in grazia di essere j^rivi di uii aentimenio cobi iniportante come V uJito , il che e spe'sso ongine dt scupidita, di maliiicolia, e fia di pazzia. Ne e cosa poi difficile di verificare nei sordi e niiiti la coaili/ione della loro mente ; perocche , siaao essi educati o no , inostrano seiiiprc i caraiteri della inielli^eiiza o della. stupi.lita , delta saviezza e del giusto di cernunento , oppuie della m«lancolia o della maaia , nella loro coa- dotta , e nolle operazioni taato in faiiiiglia clir" nella societa, Nella stessa guisa clie noi siamo in grado di giudicare nei bruti que-iti niedesimi stati diversi di stupidita pel conronto della loro malincolia o paz/ia , cosi nei sordi e nuui sareuio a portata di distiiigiiere lo state della nipntt* , cioe se sia aita a concepire ed a ben connettere le idee , e viceversa. Non vanuo d'accordo i giunspenti ed i medici intorao alia inno- cenza o reita delle azioni conimesse dai sonnnmh .li. Anton Matteo (^Coinfiient de crimimbus ca^dt. a.) pre- tende che si possa assolvere il sonnanibolo luipiiLAto di un delitto comraesso durante il sonno ioltaato al- lorche viene provato che esso non covava caintali ini- micizte , e non aves^e gia preni'tditata Tazione qiiando era svegliato. II Fodt-re plii rigor;)SO a;icnra , opina die le azioni e int-mbra non saranuo ca>canti , rila^ciaie, od incapaci quasi di raovimenti , come so- no aliiianco nel coliao d.lla ebneia^ noa lascera scor- rere iavoloniaiio le fecce e le orine ; noa einaneia un aliio gravemente vinaso. E pur da osservare che r ubbiiaco da priacipio suol essere loquace , pas>eg- gi I volentifi-i beache vacilli e non possa sorr^-ggere la niacchina oreiiai nel colmo della ebrieia divetita sonnacclitoso o furibondo , poi cade letargico o coma- toso , quasi fosse cdpits da apoplessia i male che qual- che rara volia viene in couseguenza i liavuio die siasi si risvfcglia come da sonno , ne si licorda di qaanto ha operato durante il drlirio di Bacco. ( Sard continuato. ) $6 Storia de bachi da seta governati coi nitovi metodi nel 1818 nel regno Lombardo-Feneto ed altrove. Con una quarta Parte relat'wa alia malattia del sp^:io o calcinacclo. Dal coiite DaNDOLO , ecc. — Blilano , I'Sig ^ presso Sonzogno. u, NO de'piu bei prodotti e il piu preztoso che rit.i- lia posspgga, e qnello della seta. La seta d" Italia si o distinta setupre al paragoae di qaaate s' abljia io sutto altri cliuii i e da Uin^o ti-mpo essa forma il capitale lui- gliore , coa ctii noi possiaaio far froiite alia eiorme qiian- tita di a;ea comparire c!»e fece alia luce V arte di gover- nare i bachi da seta , tutti qnelli che ragioninr> liberal- mente sulle cose , videro l' influenza che quelT opera ciassica aver doveva sai progressi della pubblica e pri- vata prosperita ; perciocche essa chiaraaieaie conteneva tutti gli element! atti a mettere ogni coltivaiore in istato di assicurarsi con una determiuata quantita di foglia di 11A.NDOLO, STORI^ , CCO. 8» g«lso una talc cfuantita d'i bo^zoli, TannunKiazione della fjujle glu-staniente s.irebl esi potiuo rignar.lare come una esagerazione solenae , se si avesse dovuto giuJicare della cosa soltanio dal successo geoerale e comune , die la coUivazione de' bachi aveva presso di noi da tanti e tanti sfcoli. Faiti i piu accertaii ed autemici , aventi per testiinoDJ ia Italia quanti auuo uoniini die delle cose agrarie per alciui nspetto si occupano , hanno cosiaiue- niente diniostrato die i cllivatori de' haclii anche r.ei luoglii piu propi?] non ottenevaiio negli aniii pass:iti e CO* inetodi coiriuui per lerinine medio, se non die dirciy tjuindici , vuiti lihlne al piu di hozr.oli per ogni oncia di senienza , senza lener couto die assai spesso vede- vaao distruiii interamente da uu istauie all jilro i loro raccolii. E se , o per cure speziali,o per fortunate c-m- binazioni, alcuni coltivatori oltrepassa vano ue' loro rac- colti la niisura accennata , ermo quesii si podii di uu- niero rispetto alii generalita , die il loro raso, coiue una uera eccezione , uon puo considerarsi ciie per confer— mativo del f.itto universale e comune. Aggiungasi poi una circo^tasiza aadie piu funesta , ed e , die rai;colti di bozzoli si universalmeiiie e comuiiemente scarsi distrug- gerano una quantita sommamente sproporzionata di fo- glia di gflsi , oltre alle anticlpazioni e fatidie spropor- zionate jjer lo plii ancii' esse. Ma ben presto la teorica dell* arte di governare i hachi da s^ta venne a portare una rivoluzione fortunata , la quale nel breve periodo di qnattro anni lia preso ua oirattere irrevocabile. Imperciocche le Storie dil govcrno' de' bat in nel regno Loniburdo-Veni'to ed altrove , uegli anni 1816 e liiiy meravigliosamente comprovarono il valore prezioso de' nuovi mctodi prodainati. E noto di» in quelle storif non contiensi soUanto I'estratto de'ij/or- nnh delle bigattiere die l' A. aveva erette in Varese © nelle sne vicioauze ; ma i nsultati ottenuti da uu gran nuinero di arditi coltivatori , die in Louiliar lia e fuori erausi fatti siudiosi dell' arte , i cui succeasi , ragiouai suila piu o nieno risoluta iasistenza di q le'mefod/ e sul conlVoiito de''vecclii, veg^onsi da una coutiniiMa Corri- spoiulcnzat la quale costitmsce forse il piu beH'eseiupio clie in f.Htto di tentativo economico una nazione al-lii* mni dalo ; se per avventuni non e rsso unico uegli an- nali delle nazioni coke. E si a'^jiiunija pni . die quiti MiU. ItaL T. i.lli. " 6 $% D4.-iSri»0LO, STORIi'i - per una specie di favorevole fortuiia , in que' due anni vennero singolarissiine circostanze di avverse meceore a confermare senza eccezione i nsultati sicuri de' nuovi jnetodi ■•, giacche senza il soccorso de' medesinii tuite le ciire p**"" haclii net si sterna delta vecchia pratica sareb- bero siati deplorabilissimi, come abl'iamo osservato che coniniiementp lo erano tut»i. La Scoria del governo de' bacJu nel 1818, che ora an- jjunciaxno, finisce di inettere in evideaza la certezza dei 7IU0W metodi , presentando ad ua tempo e T impegao coa assdJ vivacita propagatosi nelle vicine e loatane paj"ti d" Italia per la erezione 'U grandi bigattiere padronaii, e la migliorazione delle vecchie colouicbe i ed. i prodotti ubertdsi dati da esse anche in niezzo a contraneia di carattere e di conseguenze affaito diverse da quelle die si ebbero ne' due anni antecedent! , ed egualmeute ta- neste nella speciale loro indole. E come nelle Storie dei due anni antecedenti . in questa pure per raille fatti egual- meute accertati ed autentici vien dtmostrato, che tl ler- niiiie medio del raccolto de' bozzoli prociirati coi nuovi itietodi per lo meno e fissito in un^ qnantita doppia, e fbrse anche p'.ii , senza intanto che questo aumento di raccolto abbia costato maa;*^ior consume di foglia o mag- giore dispendio. Ciie se questo %' bi slato della cosa , inentre pno dirsi che appena si c imparato dai piu a far saggio de' nuovi mctndii, quando i coltivaton sieno fatti piu esperti , nou e a dnbit.ire c1»p il termine medio del raccolto de" bdzzoli noti sia per alzarsi a bea pm ampia niisura, giaccbe dalla Corrispc-Jidenza si vede come anche in prjmi lentativi a gran numero di coltivatori e riuscito di avere anquanta , scssanta , sHtanta, ottanta libbre di hozzoli per ogni oncia di semenza i e la ragioue addita che un' oncia di Semenza nuo darne oltre le cento hb- bre. Se poi si Volge il calcolo d'altra maniera aucbe piii aiciira , mille fatti putentici dimostrano ancora , che ove &ineste iniluenze mcteoriche non turbino l' andamento naturale ilella ve^etazione de'gelsi, per ogni quattord:ci libbre di foglia , a termine medio , puo aversi civraune- mente una libbra di bozzoli. A qncste osservazioni tien dietro naturalmente la con- seguenza, che siccome nell" odierno sistema della nostra callivazione 'serr/.a recare ad esso vernn pregiudizio, o «! c.erio recandovene assai poco , si puo- moitipbcare in- deiiaitaiueiite la protiuzioiie delU foglia di eelgo , si »r' BaCHI D\ itETA.. 9$ putrU ancora mtloluiitameiue e con iiumenso gHadagno no- stro mo!i;j)licire la proJuzioiie dc' IjozzjIi e della seta. Noi »i(i;i I'ijcciamo die acceiiiiare cjui una cost, cKe il coiite Daiidolo lia gia liiinostrata coa calcoU esatti del j)ari «:!ie seinplici 1 calcoll unportaatisbuui per la iailaeaza loro sopra uua luaga serie di uiigliorazioai tanto agrarie , cjuatuo d'altro genere, che si>ao necessana conseguenza del perfeiioiiiHiento nel goveroo de' bachi da lui pro- niossQ. E infatti una volui die T arte di goveraare i ba- dii sosieautrt dalla nniveisale persuasioue che si f.tusti jire»agi anuuneiano gia piMS&ima a formarsi , sia per es- sere , come pure e possibde , applicata geaeijaliiieate e nelle cauipagi.e , e ue' vil'.aggi e l)orghi , e n^lle stcsse citta , tivc iii partite piu o uieno giandi , couie oggetto di economia rufale, ove lu piccolissi'iie .jinrti^e , come og- getto iVi econodiia donifSiica ; niuua cosa e piu facile a pce^- vedersi, cbe wa utile divisioiiC di travaglio i.i ci6 cUe geiif "■aliiieiite cont'erne la prodozioiie .lella seta ^ per- ciotche qnesta divisioue re.ideia tale pr<,diizioae e piji ■gevole e svelta , e piii pruspera e copiosa ; coa cUe luugi dal detrarre la sua ptirzione di lucro ad ogr.iiao , r auiuentera anzi e Tassicurera. Qaesia divisioue di fia- vngl'o incomincera per una parte dalla seniiuagione dei geisi e dalla prima coUura de' uiedesuni , veneudo siao itUe nltime piaatagioui ^ e per 1' aUra dalla foruiazione e Vendita della seuieuza de'bachi, dalla nascita di essi, dalla vendita de' piccoli bachi, dalla educazione di que- Bti siuo al bozzola faCto , veneudo poi alia fihuura dei hozzuli in seta, alia seta fjlatojata, alia fabbrica coa ess3 deiie iiiauiiditure diverse, o al couuuercio e delle inani- •fatture e di es^a niedcsinii. CiascheiUiuo di questi varj capt potra diveataie un sog^etio isolato della industrial ed utile tauto a chi vi si appiica , quauto a chi si ap- '^ilica ai susseguenti. Per dire alcnna cosa soUaato dei priuii accuuuati capi lii questa divisione, bastera p. e. osservare, the poaendosi a senkenz^jo di gelsi uua peV" tica uiilaucaxj di terreuo , qneiio , bea governato che sia, pao dare sei uiila geloetti per lu uieno, i quali iu ter- inim» di duo anui veudonsi a uu Roldo I'uno^ e che fa- cuudoii di qttebii na vivajo a lullle j>er perticn , dopa ^uaLiro aiini, ciascuno di essi si vfudera per lo nieuo •uua lira. Piaotali es:>i ia seguito &ui iiinr-j;ini de' cauipi>f o ue' c.iuipt «te&:ii a lua;^lii iil.ui , d.jpo cinque anni iu- voiu'ucer^uucj a darg ui I'o^lu uu £iuito ut:uoc i^resceutfi. 84 l>\NDOLO, STORIA. di certa realizzazloae o si venda ad altri la foglia , » «' inipicgln diiettuiicute ui alievare 1 |)»oprj batlii, Ch* Be uii certo movimento per aicuaie di tjueste operazioai 61 osserva prfsso di uoi anche presentenieute , niagg,ioie «enza dubbio e necessariameiite poira vedersi nel c.tso che coiitempliamo , di una ind liaita proJuzioiie di setai j)erci6< che e raro clie una persona sala possa abbracciare r esercizio li taate diverse iadnstrie « e maggiore e il lucro ove s' ahbia pronto e moUipbcato il capn neces- *ac!0 alia preferita occupazioiie ; oltre cue per tale Ji- ■vis one di travaglio i pai'ticolari raiUi d° iadusLna ogtii giorno pill si perfezionano. E in questa mauiera avlunqne che noi siamo cliiainati a vedere 1' Italia fatta un immenso lanoratono di una produzioije anunale , -.he verra ad aniumre spoataaea- niente oguor piii 1' interna circolazione del denaro, e quella de" prodotti nazionali e sfranieri ; a nugliorare »a ogni lor raino 1' agricoltura , 1 uiestieri e le arti ; ad auaieutare la r< ndita nelta de' fondi , e quindi il valor capitale de' inedesimi^ e sop^-a tuito a »rvlv,n-e la tiazione da queir inipoverimeiito , da cui e altroade maiai.ciaia, «e dovendo chiainare ogni aimo a se per eiiornii souune tanti oggetti di suolo e d" industria siramera a soddist'a- cimeiito de' nosU'i bisogni , avvenga ilie duninuiscaiio d\ valore g!i altri suo« prodotti esportibili ali estero. N? avremo uoi a teirere,. che CQtrie degli aitri proiiotli uor 8tri si arenano si spesso I' estrpzioni . o perche gli esteri non ue haiino bisogiio , o pfrrlie ue traggono da aliri il bisoguo a iniglior patto , cosi possa succrdere delie sete nostre Ne alibiamu da inquietarci »ivl nllesso , che uni- \'ers ihzz-ita la pratica de nuovi mrtodi di governare i ba- chi , tanto presso noi abbia a crescere il prodotto d 11a S«ta, che questa decada di prezzo a modo , die i grand,! «fFettJ accennati possaiio uiancare. Prin;ierau>ente e cosa ceina , che le sete italiane per la natura delUi loro spe- ciale linezza prevalgono in eccellenza a tutte le sete di quaiuuque parte del niondo; ed e per questo che sul jnercati priacipah d' Europa esse vendonsi un qiunto, ua quarto , un tnzu pur auclie di piii delle sete asiatiche. In secondo iuogo e cosa di fatto , che auche in questi ultiuu anui le sete itahane valsero comparaiivaniente pm di quanto iu egual corso di tempo abbiano niai valuto , ^uantuuque in questi ultiuii anni appjunio , sieilOgi . fi^s.0 'Uc^t^btluteute auiueutaie di qiiantita, ijjih •» v eiiaxeJiWWi r>t' B\CHT nV ?ETV. ^5 Or come qnesla fortunata preforenra staUWita, secondo *1ie :il>hi^tn() acceiinnio, sopra u;ia bas'f imleffttibile per la nnturn scenti cngioni di ricerclie e tli coasnmo Not siamo int'atti in tale epoca, in cui su tatta la supcrticie del. gli)!o89a to- gliere che imh^liiiita non sia ancora la produzione dello sete pill fine che si conoscano , quali sbno le nostre* Per conseguenza i nnovi mt'tndi proclamati dnl conte DnJi" f!nh> e da tanti industriosl uo-iiiai accertati col riscontro di una pratica che non ainmette piii ne dubbj , ne ec- ceziooi , potendo dare all' Italia una iudefuiita produzion* di fiuissiine Sfte, le assicurano uno smercio indelinito i e percio una indeiinita soiuiua di ricchezza ognora cre- scento , da (fauibiare afTitto tutta V economia uazionale « e da porinre la condizione di tutte le elassi ad un iu-' calcolabile uiis;lioraniento, Lt quale oasidcrazioue e per noi tanto piu luslogbieraf quanto che e manite»t* olis la progressiva e»ten»i«*« cli'U' dl avere anni,1:\linente iu seta uii valore cominerciabile , p«ri, se noil foise ancl'.e maggiore,
  • it/> , e T esecnzione iinperletta. Uop() di aver dato un' idea dei hwori del gignor Jlannouard , r di a\evfie lodata la diligenza, la critica giud'ziosa, ed anrhe ii cor.'.ggio , passa l' autort ad osservare che nei tnanoscritti Pro- venzali 3' iccontr.mo ad ogni passo lacune , parole non d'-stinte, o in J arte cancellate , ed abhreviazioni ; che vi regna un' inccr- tezza i>erpetua nella ortografia, e sj^esso anche u-ancano fotal- iiiente i pnnii , e gl' intervalii tra le parole niedesnne. Supposro, die' egli , che si leggano esattnniente , ancora noubasta; couvien© intcuderli La j-oesia geiierabnente non e {piellu rht- presenti la una lingua le m-'-ggiori f.iciliia, ed i canti di que' poeti sono talvolta composii con un artili/io coin])licato , ed in uno stile son!uiau!ente fon<'i3o, eninuua:iro a bello st'idii), e pieno di allu- 8u>ni a fatti sco,)osri«iti , ed a costuuii da noi ignorati. I concetti iiifde«imi, e le espressioni dei sentiuienii poriano P iniprouta di un seeojo riiiioto , uel quale ^ fjrza che noi ei tra»portian>o colta nostra immaginazione : al che dee aggiiignersi die uinncavano finora le grauiinatiche e i dizionari di ([uella lingua, e che ri- corrcre non si poteva se non alia anaJogia sovente fallace degli altn idioiui derivanti dal latino. Sebbene quelja Imgua possa dusi la I riiii'ij;en':t.i dp||a lafi-ia , ed abbia luolta stmifilianza colla fraacehe , coUa uaLana , colU portogliebC e tolU spa^uuuU . ck« 90 . A T p E N n T o r, r au,tore nomiua sue sorelle cadette; tuttavia nou manca di panicolarj idiotisuii , c le stesse parole larine sono aleuna volra deviate dal loro senso priiuitivo in un »iodo affatto paiticolare. L' a:ut>re parlai per respenenra che eglr luedesuuo ne ha fatta. Nf^ , die' egli , si puo per cio accusaie l' miperfezione della lingua niedesiuia, o crederia capncciosa od in-egolare ; il signor Raijnounrd ha pro- Vato il contrario, e ne lia allooranato qualuuque idea th confusione. II signor Raynouard non solo ha introdotto uno spirito filoso- fico nella sua analisi , ma si e studiato aiicora oU rendere la sua grauunatica sonimamente concisa. La maggior pai-te del suo Jibro non e couirosra che di eseinpi e di cuaz>om dei testi originili , che spivono al tempo stesso di prova alle rogole graniiuatiLali. Varj frainmenti di poesia Provenzale , accompagnari da trade- 2:0111 letterarie , fatuigliarizzano il lettor^ co!la costruzione e colla sintassi della lingua , e dispongono alia lettura degli origiaali medesinii. Crede il signore Schlegel, che coUa gramtnatica e col glossario alia niaao potranao leggersi qpelle canzoui, e massime le ainorose , senza alcuu cominento ; le sLoricha solo ne potraiino aJibisognare. Si voige quindi I'autore a coloro ^ i quali per avventiira crc- dessero get.cata invaoo tanra fatica , poteadosi traduiTe in prosa le migiior> tra quelle antiche poesie , offei-ire degli estrata di al- . ciine altre , e dannai'e il resto all' ohbFio. La prova, die' egli , e «tata fatta, e T esito ne e stato deploraJoile. Hannovi delle poe- sie, che possono essere in altre lingue traslatate senza iiiolto perdere delle loro native bellezze , purche la U'aduzione sla di- ligente e versificata con eleganza. Le cose in geuerale moito studiate ed aitiiiciose , arriccliite di una fittizia fraseologia , non corronio gran pericolo nella versione , giacche gli ecpiivalenti di quelle bellezzn si trovano in abbondanza nella lerteratura di tutte le nazioni. Ma impossibile fiesce il conservare nelle versioni il carattei-e origiuale non solo delle opere perfette dell'mgegao. ma anche delle prodnzioni di un' arte banibina; e questo e forse l1 caso delle poesie Provenza,'i , che impo?sibile sarebbe 1' iiniiare fedehuente anche nelle lingue che appartengono alia fanii|:lia medesiiiia , a cagione della loro bizzaiTia non meno che della Matia loro grazia e semplicita. Non e a dirsi per questo che quel canti siano 1' espressioce spontanea di una natura selvi'ggia. Avvi in que' canni delP arte , ed anche talvolta un artifizio ingegnoso, un sistema complicato di versificaztone , una varieta nella dispo- sizione delle rime che in alcuna lingua moderna non si osserva. Tanto e vero cpiesto , che qiu>'.poeti medesimt davano al com- plesso della loro poesia e della loro musica il nome di scieuza, ■e ohiamavanla scienza £raja. Ma questa non era atcinta nei hbti , ne ai niodelli dei classici ; essa era S'llrauto insnlrata dal poetico loro isrinto, e dal desiderio di piacere ai loro couteniporanei. Vivendo essi in un serolo che non era sapieiite , ne filosolico , ma robuBto , iadisciplinato , guemero ^ fecondo di avveiiture^ «rano acoostinnati a coniratti sorpi'ciidenti ; tedcTano da un kuu una nubile dilicatezza di aenrini^nci , tin i-anTinamrnto rlfgaiirt nell<- luaiiiere delle classi siiperiori , dalT aliro oiubre i-iscntue di lici-n/a, di rozz«'/zi, di ignoranza nt-1 ccunplesso dell' ordin« socialf . Le lorsie luru aJunque , «• inaseiiiu; le liriclic, non so- iiii"liani) ai f'lon cotauni de' noeu-i letLcrarj piaidim , ma Leubj a iiui-llc piante alfiinc che non pon-ehbono trasj'ortarsi fuori del ion) 8iiie dir si po— ti-ebbe clie solo i'a<.es»ero conto di quelle antiche canzoni , come gli artisri sfniano i loro jiredecessovi anche inferiori d' ingegno; jjerciie la poesia italiana , divenitta ad «n tratto adulta , e creata in (jiialche nKuio da Dante e da Petrarca , troppo era divcrsa dalla l'ro\euzale per i suoi cai"atteri essen/iali , e per le fonwe della verbilK azione. 11 loro sulTragio onora dunque sommauiente i cosi delti Trovutol. AUora solo , segue a dire 1' antore , si conosrerii pienamente il loro nierito , quando leggere si potranao le loro opere in una cdizi'ine con-etLi , c forniia di tuito il uecesaario corredo per bene iurenderle. L beusi vero c)ie quelle poesie contengono ua tesoro di niemorie e di ricordi naziouali. Mjiti di que' poeti snao Jill antenati di famiglie ruttora illusiri in Franciai altai appanea- gono a crandi faniiglie esrinte ; alciini ligiirarono negli aiT.iri juiUtioi di queir eiu ; e laoki jiarlarono di quegli alfari , e des:,li aweni- liienti di cui fuvono spettatori, con una specie di jiar/ialita ni« seuipre con energica lianchezza, e tutti pintero al vivo i co- etumi del loro secolo. L' autore e d'avviso clie la storia del medio evo sia scolorata ed oscurata per cio solo , die in latino scrissero i cronisc contemporanei , inif ossiljile viuscndo il tras- portare in una lingua dotta e ntorta i tiatti piu caratteristici della storia di quel te«i)io. Questa ritlessioue accresce il j regio Rppunto di que' tratti , che trasiuessi ci furono in un linguatigio popolare di quel tempo , giacch(^ eeuilira in questi di udire par- lare jjli uomini di qufU'eta; ed uao scrittoi-e tedesco ^ giunco perlin.) a dire , altru non essere cio che vien derto lo spirito He tempi, se n,m lo spirito dello srrittore luoderno , che riflettr some uu dcbole specdiio 1' iwunagiBe akcrata dei sec«li pa*»ati. ft^a A 1' P E N D I C G Niiinrv storico fruaccsc ha aucora rapinesentato il jtiedib evo ia liua forma draiuinatica, mettendo cio^ siilla sceaa gli uoiuiai quali eraiio a <[uel tempo, circoadaCi dall' arausfera delle idee die alljra douiinavano , spuza supporre iii essi moavi alieui dalla ioro natura , seuza aiializzare i loro caratLcri con riflessioat im- imrrune. Uno srorico di qiiesta iiatura aoii potrebbe die fi-ane nil •>ran i>artit'> da una buoiia edizioae dei poeti provenzali , uia converrebbe ncorrere ai testi origiaali , n >ii ooteado le tradLU zioni servire di orova alia storia. Coaverreblie trattare quelle poesie , come si 8>>m trattati altre volte i diplouu , dai quali la critica storica ha tratto si graiide prolirto. Passa quiudi 1' autore a ccjiiiiuendare lo studio delta lingua rjrovenzale sotto il triplice aspetto della teoria generale ddle liiiC'.ie, della etiiiiologia della hngua francese e di turte q-idle deriv-anti dal Littuo , finalineiite delle bellezze sue proprie e delle eue qualita distmtive. lNou teri'emo dietro alle filosofiche discus- ftioni , colle quaii sviluppa questi tre punti ilcl suu ragionauieuto. Troviamo pero giudiziosissinia la nilessione , che i! carattere di- stinrivo degli alBssi , quello e di servire ad espnmeve le idee accessorie e le relazioai , attaccandosi ad alae parole , luentre che iaolati conteagoao ancora un senso oompiuto , e che le lin- gue ricche di inflessioiii , die T autore vorrebbe aominsa-e oi-ga- niche , mei'itano il prraio luago , perche racchiudono un princi- pio costante di sviluppauieato e d' increiaeato , e sono dotate in certo qual niodo di una feconda vegetazioiie. Troviamo puvi? commendevole la divisione di queate ultiuie ImgLie in analitiche e siiitetiche , delle quah le prune sono costrette ad iiuptegaie r arricolo innauzi ai sostantivi , i pronomi peisoaali inuaazi ai verlii , ed i verbi ausiliari uella coaJLigazloiie , come pure le; pi-oposizioai nelle desinenze dei ca»i che laro mancano, e gli, avvei-bj per espriuiere i gradi di couiparazioae degli addietfivij le second e , cioe le sinferiche nou hanrio alcuu bisog.uo di tutte qipste circonlocuzioni. Belle aodo pure le osservazioai sulla lia- gua 9acra degli Tudiani , che e rigorosauiene siutetica-; sulle Imgue deWvate dal latino, e suUa lingua tugiese , che hanno una gramniatica tutta aaaluica : suUe lingue germa liohe che formano una classe intermedia, e che bintetiche in origine, si accostaao alle forme analitiche; sul p:u antico moaumearo di queste lin- gue die e la veriioae gotioa del Vangelo , scritta XTV secolL addietn> . ed atrribuita ad Ulfila , ecc. La hme delle Hague del mezzodi deU'Europa 6 latina , ad ecrezloue, dice 1' autore, dellre parole tedesche che vi si sono originarlameate introdotte , ed il di cm nutuero e considerabile. 11 signor Raijnnuard nelle sua ricerohe sulla ovigine , e swlla fovinaziine della lingua Romano-' Frovenzile ha indicato opportunamente coaie awenuto sia, che nelle hngue latine miste, dal concnvso di due liiigue, delle quali ciascuna aveva una grauuiiatica sinte'ica, siano nate lingue, ncl- i« quali 61 fe Bviluppato U sistexua anaUtico j egli ha geg.uitcr rVRTE ?TR4XfER*. 9^ r anJam^nm <1ello spirito uniann in rien:c; dopo la cadi.ra di q..*-!!' lu pero lo stu- dio di qi.ella liiie,iia fu tocaliutnte n<;t,letii). iSou canMt-ue ptru r.iKUjri* col beiiiiiiieuio di Rovnnuiird , tlie la hn^ita latina si alirr.iebe per la u esroianza coll' idivina erossolcno de.i couqi.ibia- rori , che (juelli) adotiarono dei vimi per la necessita di uiauie- nere' con es.-.i r-.dayioiJi religiose, civili e doiuesriche ; giacche nun tantii r.>zzo poteva dust tpiel lingiiai.{;io, sictouie {•> prova 1' ec- ceileuie rraduzione di iJlJila. ise e d'avM^o die qie' popoli giieirien e pr,co Ieiiera;i riuunztassero cobi di leEK,eri ad .lua hngtia , alia ([i-ale erauo iiiolio atiaciati, a monvo delie pario ricordaiize e dt-i canri eroici , Hie da qiiella erano loro irasu t»si. I Gori , dic'ej^li, e i Loii;bardi in Italia, gli Svevi, i Vaudali, e 1 Goti nolla 9paj;n:i; i Goti ed i Borgoj,noni nel luezzodi delli? Gnllie , i Fr;uiciii iiel l\ord , non coiuiiu larono ad oLbhare la loro liugiia inaiertia sc non jr.olii secoli dopo le loro conqi'iste. I Franrlii stabiliti nelle Gallie non cessai\ risalir noii pjssano al piu se uon al secolo XII. Mu' ratori, Carli ed aim leiteraii inbigni, ed iilrimaniente il Ciawpi, hainio con biione ragioni provato v.n' auticliita niaggiore dclla lingua italiana , e l' estensore dt (pieoto articlo ba gia pubbii- Cato tin 8 igiiio di un codice del secolo XII, nel quale si vedono una versione dal latino ed aliri scritti italiaoi , cbe di- niostrano la bngna gia adulta in qiiell' epoca. Acoordereuio tut- tavia die nella lingua Romano-Proycnzole uovinsi erntn di una data niolto anteriore , e cio uiassinie dopo le sroverte fatte da Jiaynouard. Dice 1' aurove , die la firiua^ione di (piesia lingua fu il priiuo saggio in qi'csto genere , e i he la lingua medesinja si arresto a nie-zo il «uo corso ) er il passaggio latto dalla ^raiii- matira sintetica alia analitica. IS'on si era impavata ancora T os^ aervanza d» tutte le precauziom necessarie per oftenere quella chiarezza die i| latino de\e alle sue intlessioni , allon be queste er.ino ommesse <> troncatc; e ((nesto foru:a il carattere distiutivo dclla lingua Provenzale La lingia acquiato per tal luezzo una breMta «.irprendenre ; nia essa maaca talvolta di cliiai«^zza. II regime dd suggetro , a il rettore, diaringievasi per Uiczzo della desiiienza; hih per dist-inj;uere I'accusatno dagli al»'i caai, coii- venne iirorrere alle due p. oposi/inui I'E e AD, sebbcne non jenipre si sentisse la nfcesoita della prima 11 futuro dei vcrbi Qop dcTivjisi dal latiiiy , ma fi compose dell' mliuito ca\ aj^ APPENDICE presente del verbo ausiliario avere. II verbo ausiliario strsso negK acritd piovenzali e spesso staccato dal verbo prinoi|jale per inezao di altre parole iuserite. Scklegel cerca di spiegare questo fenouieno del faturo uon den%'ato dal latino , come il sono gli altri t^mpi , per mezzo dell' alterazioue delle desinenze e della diiTicoka che le naziooi Germauiclje provavano ad abbracclare il futuro semplice dei latiai, del quale essi per una straordina- ria bizzarna nella propria loro lingua intieraniente niancavano. Se men vera fosse questa spiegazione , conveiTebbe pure accor- dare che essa e uiolto ingegaosa, come lo e pure la supposi- zione egualmente prubleniatica di Raynouard , clie il verbo aver dei ProveDzali, ed alcune sue parti uon derivino dal latino, lua dal verbo gotico AJGAN. Sernbra piuttosto doversi auimet- tere contra T opinione di Raynouard la supposizione di Schlegel^ che non sempre la forniazioue dei sostantivi ed aggettivi pro- venzaJi derivi dall' accusativo latino , giacche caritat puo venire piuttosto da caritate ( e for*' anche da caritas ) anziche da caritatcm. II bignor Raynouard che taiito si occupa della lingua da essop decta Romane , piglia quc^to nome in un seuso geuerale ed as- soluto , non ammetteudone che una sola , clie all' epora della corruzione del latino parlossi , die"' egli., in tutto I'iiupero Deci- de n tale , donde nioki bccoii dopo gorsero nelle diverse provnicie ed un cai"attere particolare assunsero, L' Italian o , lo ipagnuolo , il portoghese ed d francese. Sarebbe secondo il di lui avviso , Li lingua da esso detta Romane, una lingua intermedia tra il la- tino e le diverse lingue moderae che ne derivarono. Ne il siguore Sriilegel , ne tutti i letterati italiani soiio disposti ad auimettei'e questa supposizione. Prima di Raynouard certo signor Roquefort aveva pubblicato un glossario di una lingua da esso pure detta Romane. Ma la lingua del glossario, come osserva Schlegel y noa e queila della gi\uiimatica di Raynouard . non e quella de' cost detti Trovatorl; essa e il fraocese anrico che si parlava al NorcJ della Loira uei secoli XII, XIII c XIV, Quale sara dunque la lingua che meriti il nome di Romane? Tutte le lingue che i conquistatori dell' impero d' Occidente udirono parlai"e dagli abi- tanti delle provmcie conquistatc , che essi appellavano indistin- tamente Po>nani, furono dttte Romane, e quel nome di Roman passo quindi alle poesie ed ai libri composti in lingua volgare , ed ai vomanzi di cavallena fraucesi e spagnoli. Molti diilerenti dicllexti furono quindi indicari col nome generate di lingua Ro'~ mana, c non assuusero d nome delle nizioni e delle provincie ,^ se non allorche furono letterariaraente coltivati. Osserva oppor«- tunamente Sch/egel che difficilmente si asscgn^rebbe uri uomfc ana luagua dei poeti di ciii si ti'atta, giacche i nomi che a quella »i sono dati, di Pi-ovenj.ale , Limosiaa e Catalaaa , sono troppQ. limitati, non abbvacciando questi se uon alcuna delle provincie, ev' es^a eva mdigena : oltre di che il nome di linaua RonianQ, ^ PARfE STRANIERA,. ()5 woppo inflefinito; e noi porreaiuiJ ancora ajjgiugneve troppo fa- rile ad iiulurre in etjuisxno. Per quaiico Raynouard st sforzi di provare niolto ancica 1' ori-i gin«- dei duiletti Ronuuu , dei (ju.di crcde egli di avere scuperto qualflie traccia fino dal secolo VII, egli non riuscira uiai ad esciudere dal novsro delle Imgue autirlm T iraliaaa , della quale alcune tracre si nrrovriuo aiicLe prima df I X secolo , > secondo il Ciaiiipi ill epica assai piu auiica; e pero niolto probabile clie il dia etto conservaro lino ai n'srri giorui uel Uifz/odi dell* Francia, si parlasst* ahrcvolte nella Fraiicia iritera , ed in ral caso il francese dovrebbe la sua origint- ad una seconda alrera- zione del linguaggio pxpolare, p.>»cenore all.i prima prodi>tta dalio erabiliuifiir ) df Goti , dei Borgognuai e dei Fraurtii nelle Gallic. Quesia seco'ida alterazione anribiiisce Y autore olio sta- biliinento dei Nonnaiini in una proviuc a setremrinnale della Fraacia ed alia ai.rfirua dei loro principi, esiesa surceaaivauieute etille vicme pro- lacnt. R.ii/w uard e'-ipp )ne una eguale rivoluziune avvenuta in Italia e nelle Spagne, nel che aon conviene 1' auiore, trovandt> cfie 1' italiano e !■) spagnuolo si accojtano piii visibil- mente al latino , die non il Frovenzale. In gener.ile I' autore non si ui'is'ra pienaiuente pprsuaso della aatorit;i delle prove che Raynouard adduce in favore dell' anti- eliita pretesa della hngui della quale lia steso la gramniatica. Alouufe di qiieste provauo troppo; perclie se vero fosse, < ome narra Aimoino , die Giustmiano ad uii re bai'b.a-o prigiouiero die ricus.iva di restituire le pro. iucie tolce all' Impero , diase : DAJlAS per espnniere : le darai ; Oiustiniano avrebbe pa-lato la lingua Frovenzale ; ma quel ricconto e niolto sospctio , e se vero fosse , gi direbbe che Aiiuoino introdusse pev ani'>re di dnarezza una parol.i della sua nazione , o fors' anclie il fece per una aHusione puerile al nooie di Dara , pi;\zza fronciera della Nisibia, fortificara da Aiuist'isio e non da Giustmiano Lo stesso qee dirsi delle parole : coma, toriia fratre , retoriia , die si sup- poDgono pronunziate da un solilato delT iniperatore Miiurizi» die guerreggiava contra ^U Uani bulla fine d^^ VI secolo , e die si asseriiKumo parole della lingua natia di que' s ildati II signore •Sclihgel che si ^ arconfentato di qualillcare questa couie una traccia assai legeiera , e fors' anche il signor Raynouard, n^a hanno posto niente glamiuai alia lingua salacca , die 1' eateireore di ijuesi' articolo ha udito parlaie lungo tempo, che e uiolto antica e die dai nazionali stessi si dice Roiiiana , alia quale ri- gorusaiiienCe appaj-tengouo ipielle parole. Podiisaiuii si souo dati la pena di ricercare V origine e I' antidiiia di (juella lingua ; ma essa «^ f ; esso versa sopra Boezio , ed « scritto in versi rimati di dieci sillabe. Questo solo, d.ce I'A., basta ad escliidere 1' ipo- te*i di Andres y die suppoueva n^ta la poesia Provenzale dopo la presa di Toledo uel io8S. Non veg;;e pero a nostro avviso la specie di confronto , die l' A. fir vorrebbe di quel dotto •pagnuolo con Suncho Panca. Una delle ultiiue cjiiistioni , piii dif- ficile lovjc a sciogliersi die interessautc , e quella , se i Min- ritsin^er , o i cantori amorosi della Germania, abbiano o no Bib I. Ital. T. XIII. 7 ^8 AP^ENDICE liniitato i trovatori. Ncn sono forse ne gli uni , ne gli alrrl abba- stanza conosciuti ; i Provensali hanno a favor loi'o una limota antichita; uia Schlegel assicura di non aver trovato nei canti degli antichi suoi compatriotti cosa alcuna che senta rimttazioue. Tra i protectori degli antichi poeti Provenzali si cita Federico Barbarossa , al quaie si attribuiscono aache alcuiii versi scritti in quelia luif;ua. Scklegel dice , clie Barbarossa nou la conosceva se noil itupeifettaiuente e nou V amava , ed attribuir vorrebbe con Voltaire que' versi a Federico II , iiato in Sicilia e vissuto ne' paesi , ove si parlavano le liugue romane. Le raccolte , dice ogli , del sig. Rai/noaard potrauno generare nuove ricerclie suUa letteratura Frovenzale ,perdufa. Egli e certo cbe a noi non ne riuiane se uon la minor parte. Curiosa e I'lndagiue sulla lingua, nelia quale scrltto fosse il roraanzo di Lancellotto , clie legge- •yano Francesca di Rimini ed il suo amante. Non si conoscono ti'aduzioui ia italiano di roiuanzi cavallereschi tanto antichi ; h duu'que probabtle clie quel libio seduttore , fatale a que" due .-unanti , scritto fosse m ptrovenzale. Poterono a viccnda essere tradotti in frovenzale i romanzi cavallereschi francesi; ma resta ancora indeciso se il niezzodi della Francia prodotto abbia fin- zioni originali di questo genere , gtacche il merito loro consiste appuuto . nella invenzione. L'A. inclina a credere che non si possa ai poeti del mezzooioruo conn-a«tare T invenzione di molte favole di cavallena , sebbeue la maggior parte di que' figli , o aborti della fantasia sia vcnuta dal nord della Fraucia , e spe- ciabuente dalla Normandia. Parla egli di iiu poeta tedesco , no- niiuato di Echenbach , celebre al pruicipio del secolo XIII, clie compose due romanzi iatitolati Parcii>al e Titurel , e che di- chiaro di aver preso per guida Kiot il Frovenzale. Se egli non avesse fatta questa confessione, i nonii proprj clie sono di forma provenzale , avrebbouo scoperto 11 di lui plagio. Si cesso , con- chiude i'A. , si cesso di ricopiare i nianoscritti provenzali , e se ne trascuro , o se ne obblio 1' esistenza , di mano in niano ehc la lingua francese divemie preponderante ; uioki ancoi'a furono distrutu nelle guerre di religioue del secolo XVI. U inteuzione dell'A. in queste osserva/;iom non e stata se non quelia di far rivolgere F atteuzione del pubblico alia impresa letteraria impor- tantissima del sig. Raynouard che nou puo a meno di nou nu- scire iiiteressante tanto riguardo alia filologia , come rigu?a-do alia storia dei tempi di mezzo. Per non interrompere o non sopraccaricare il testo , V A. ha aggiunto in hue vai-ie note colme della pm sceka erudizione ; ed m queste uoi troviamo con piacere che egli ha sfoggiato la piu ampia cogmzione della letteratura italiana. Egli ha difeso Petrarca dalla imputazioue fattagli di aver toko di peso un verso da Mossen Jordi poeta valenz.ino , che foi-se La imitato egli stesso , o tradotto un verso del cantore di L^ura. In una nota ha tatco qualche cenno della lingua de' Baschi ; in altra ha PARTE STRANIEE^. ()f) aecennato Y influenza delle conquiste e drgli avvenimenti politici bMc alterazioui dclla lingua ; in altra ha discussa la quistione , be i Goti ed i Fiwnchi avessero nelle loro Hngue Y iiso degli articoli ; altrove Jia trattato dottanitate dclla versione di Ulfila p. delle rime; della durata del soggiorao dei Vandali nelle Spa- gne ; d,el confronto di alcuni verbi latini coi gotici, e di alcuui nonii latini , gotici e provenzali ; dei dialetti della Savnja e del paeee di Vaud , che forse possono riferirsi alle anticlie lingue ro/iiane , non altrimenti che altri delle parti meridionali dei Gri- gioui e del Tii'olo, al cjual proposito «i cita un Sordello di Man-, tova , celebre fra i trovatorl , clie pero scriveva i 6uoi versi ia tutt' altra lingua che uon ncUa natia; fioalmeute di varic etiuio- logic , e di varj eseuipi tratti da Raynouard , e confrontati tal- volta colle sue traduzioiii letterali. AcceHna per ultimo alcuni codici sfuggiti forse alle ricejclie di quell' erudico , tra i quali uno ve n' ha della biblioteca Nani , ora della Marciana di Ve- nezia, ed altro, che egli dice aver trovato nella biblioteca Am- brosiana , non vtduto neppure dal sig. di Sainte Palaye. Ci si perdonera faciluiente T esserci noi alquanto diffusi in questo ar- licolo di letteratura strauiera, ove si consideri Timportanza del- r argomento ad un tempo , e la stretta connessiane cli' e5io h« di sua natura colla letteratura italiana. AT TEN DICE Hfob. SBtncfelinrttin'^ UHtt eebcttdivocfje k. Ultima setti- mana dcUa vita, di Giovanni Winckelmann. 31a- teriali per la di liu biografia tolti dagli atti ori- ginali della procedura criminale contro il suo '" assassino Arcangeli , e pubblicati dal dott. Dome- nico dei Rosetti , con una prcfazione del consi- gUere aulico Bottiger. — Dresda, 1818 , presso il librajo di Corte Walter. lyioLTl, poco dopo la morte di Winckelmann, degli ultimi giorni ■della sua vita diversanieiite parlarono , alcuni nialignaudone la meinoria , i piu compiaiigendone la sventura , tutti tassandolo d' inespeiienza e di sovercliia credulita ; in uu mezzo secolo scovso d' allora fino a noi, Goethe, Morgensre^n, Riedel , Gur- litt , Fernow ed altri lo vejidicavono dalle calunnie de' primi , ed accrebbero con solenni lamentazioni il nunieio de' secondi ; ma incerti dei fatti, ed ignorando percio le lore cagioni o non vollero o non osarono separai-si dalla folia degli ultiiui. II sig. Rosetti, triestino, iniprende in quest' operetta a giusti- ficare interamente quel souimo , e senza adoperaie le congliiet- titre in una quistione che va decisa coi fatti, ne da un raggua- glio minutissimo dell' ultime sue giovnate , segueudolo , per dir cosi , di passo in passo ; nobile divisamento ne pare il suo , e da meritar molta lode presso coloro , che della buon' arte sen- tono degnamente ; nia non vediamo come si possa ai lectori con un compendio far parte d' un -volumetto , cli' e un conipen- dio esso stesso. II Rosetti scelse dagli atti del processo , onde fu convinto 1' assassino di Winckelmann , tutto cio c\\v servirgli poteva a dai-ue una esattissinia storia di quell' ultima settimana ; rua come di siniili opere sta il massimo pregio nella scvupolosa verita delle piu lievi circostanze , e il darne cosi alia grossa un' idea sarebbe un tradire la mente del compilatore , il quale voile considerato ogni minimo che , noi altro non ne direnio, se non che ne sembra che il Rosetti abbia perfettamente ot- tenuto il suo intento , e che auche dalla taccia di credulo e d inesperto sia ora pienaniente libero il Winckehnanu ; due os- servazioni pero , le qiiaii ne occorsero alia lettura di questo li- bro , non crediamo inopportuno di qui riportare , onde si rad- doppi per la prima la compassione verso lo sventurato Giovanni Winckelmann, e per la seconda si detesti sempre piu uu errore, in cui qualche volta inciampano anche i migliori. La cagione, per la quale il Wuickelmauu si rivolse prima- niente all Arcangeli , fu d sommo desiderio di peter tosto rin- venire una nave da tornarseue in seno all' Italia , ed a Roma , PARTE STRANIERA. lOI a cui , quasi a donna amatissinia , eraiio i suoi sospiri contioua- nientc diretti j e la cagione , per la quale 1' Arcangeli si lu«cia indurre dalla sete tleU' oro a levirgli la vita , fii il credere di eesersi accorto , cbe il WiucUehuann era uii cbreo : tanto la di- versita iirlle opinioni <"• poteiite a roiupeve quei uodi, onde alia s.ivia uatiira piacciiie di collc^arri. La prtTazione (e qiiesto sani iirio di-i pochissimi 'Mgi, in cui parlcremo piii a lunpo dclla prefazione , che del libro ), la pre- fazione e Iavorf> dell' egrcgio sig. (Juribiuliere Aulico Bottiger , c tende alio gtc sso scopo die 1' opera ; in essa dopo aver rac- coiiianiiato couie vcracemente pregevole il volumetto del Rosetti, ed averne spicgate le iiitenzioni e gli avvisi , si vien narraiido a proposito d' un' epistola di VVinckeluiann, die incisa con tutta fliiigciiza in prinripio del libretto ne niostra di die lettcra egli scrivcsse , per <[iial luodo in Lebsiiig e WiucUclaiann la diversita delle dottruie produsse da jjnnia il vicendevole disprezzo , che poi , quando niet;lii) si conobbero , cangiossi in altisAiuia stiuia »ino a render uno difeusore dell' altro dagli attacchi dei male- voli e degli ignoranti , sdegnando coii eseuipio troppo poco segiiito quegl' ingegni siibliiia, die uelle dotte lore gai'e s' in- a'onieltesae il volgu degli scrittori, Noi ommettendo qiiei luoglii ddla pretizione, ove si corubat- tono certe opinioni distrutte poi dal Rosetti , direnio aloune parole di. due desiderj die la concliiudono , e che per onore deir Italia e per amor tlelle arti vorreuiuio tutti e due presto adeiiipiti. II Bottiger aiiierebbe che in Triesie , da lui cliiaaiata volen- tieri cittii tedesca, benclie la coni'essi rallcgrata dalla venusti e dai suoni luelodiosi dell' idioma icaliuno , s' iunalzasse un mo- il luucn to , c SI jjouesse un' iscriiione jielle due liugue italiaui e tedeaca a quest' iionio , die ad aiube le nazioni egualiuente ap- partiene , sicchi- ia speranza del viaggiatore , che cerca devo- tauiente il sepolcroidi Winclieliiiaan , uon fosse piii a lungo scliernita. La soiiiuia del secondo suo voto e,chealcun critico diiigente riuuisca in un corpo le di lui lettere , cbe iu massima parte giaccioni) iuedite o sepolte iiell' oscnnta di certi giornali : nc gli bastano le quattro diverse raccolte die in varj tempi ne lurono fatte , die aozi quelle gtesse vorrebbe spurgate dal ba- stai'duiite , e coneite d* uon jjodii errori cLe v' iutrusero 1' ignoranza degli staiiipatori , e la teuienta de' grauiuiatici , e lascia scorgere che a tal opera si prestcrebbe egli stesso: di che (piaate grazic gli sieno da rcndere , vuolsi rilevai'e da quel biogo sulenne tli Herder, cou cui e (inita la prefazione. = Xe^- fendo le IfUere ^ in cui egli ccdendo all' eiitusiasmo che lo iii~ fiaininava, raccoiitu a suoi ainici la bcatitutllne delta vita roinana da tsio (ondi'tia sui cauu)i dclla Leila aiuii liitd, e impossibile di non f}or itffa ncl inede- tinio tempo nelle generaziotii passate e nelle future = giudizio tauto piii da cousideraie , che fu pronunzlato da quell' Herder il quale fece tatito onore alia scuola del piii grand' eiuulo del Winckehnaun , cio^ di Lessing, da meritare d' esser cliiamato da Gianpaolo Richter, il Platone Cristiano del Socrate Ebreo. Segidto dclV I. R. Istituto Politecnlco di Vienna. B. • — • Connessione delle due sezioiu fra loro e colle classi ininoii o preparatorie. K Iessuno potra aesistere alle lezioni dell' Istituto , sia della se- zione tecnica , sia della coniinerciale , se non avra fatto prece- deve glj studj delle classi miuori , o sia della Scuola Reale. La Scuola Reale unitaiuente alia sezione conimerciale dell' Istituto formano una scuola apposita dicomnievcio, in cui 1' alunno cIjc SI dedica all' arte mercantile riceve nel corso di tre anni una compiuta istruzione conimerciale. Che se 1' alunno studiar vuole , oltre 11 ooniniercio , ancbe al- cnni rami tecnici , come sai'ebbero la chin)ica , la 6sica , la tec- Bologia , onde istruirsi quanto basti per poter ben dirigere una fabbrica , bastera. per questo oggetto vm solo quarto anno di corso. I rami tecnico-chimici unitamente alia tisica ed alia tecnolo- gia servir possono ad istruire coloro i quali abbiano poi a dn"i- sere qualche ranio chiniico di fabbvicazione , cioe i tintori , i coloritori nelle fabbriche di stoffe di cotoiie , gl' iuti-apreuditori di qualsivoglia stabiliuiento d' imbiancatura di tele , stoffe , ecc. , i fabbricatori di preparazioni chiuiiche , i direttori di saline e di nitriere , quelli che divigoiio le fabbricl)e d' allume , di vi- triolo , le fabbriche di manifatcure di meiallo , e le divers* fabbriche di birra, ecc. Coloro che amassero di procacciarsi le cognizioni commerciali che occorrono a clii dinger voglia gli alfari di una fabbrica qualunque , potranno ass'stei-e , secondo parra loro , sia a tutt*, sia ad alcune soltanto delle scuole dipendenti dalla sezione coni- merciale , e cosi unir questa coll' istruslone nel rami teciiologin deir Istituto. La matemaiica pura e sublime, la fisica , la nieccanira , il disegno di meccanica e la tecnologia procacceranno ai macchi- nisti idraulici, ai fabbricatori di niulini , ai direttori di officine meCL-aniche e di fabbriche nelle qnali abbia luogo uii movimento meccanlco , siccome ne' Hlatoj e simili , ai capimaescri negh scavi delle miniere e nelle foaderie quell' isi;ruzione che basti a porli in gi'ado ch comiuciare con sicurezza 1' eierci.^io in graude di I'AKl'li STBANItRA. ICS qiieir arte, a cui ciascuo di loro si sari dedicate. Queato corsa ■colasrico percanto pi-ogi-e«Jir4 c'>ir ordiue seguente, ben inreso pero senipre clie stato sia preceduto dall' inBegnauiento delle scuole miuori o preparacorie. JVel priiuo anno. Mntpraatica 3 ore ogni gior. Fibica I ora » Disegno da i a a ore » ,Nel secondo. anno, Meccanica I ora ogni gior- Disegno di nif-ccanica da i a i ore » Tecnologia i ora » Anche a queato coreo si possono fare succedere in un terzo aaao Je occorrcnti scuole couinierci-ili c la .chiijiica. Quelli che neir Istittito politecnico procacciare, si vogliono de cogniziuai prepaiatorie e sussidiare per la scieiiza agraria e per quella do' bosclii , |>()3sono ivi atteadwe , in un coreo di doe anui , alio studio della matematica, della fisica , della contabi- lita, della diiiuica e della geometria pratica cogli an;doghi di- sc^ni. L' I^cituro politecjiico a qiiegli ancora che dedicare .si vogliono ai lavori dellc miniere e dellc i'onderie souiminisrra. aegli studj di niatfcuiatica , ti^ica, > Nel secondo anno, Meccanica .1 ora al gioi-. Disegno di meccanica . , da i ora a 2 » Geometria pratica '..■.... I ora » r, \ Disegno di geometria da i ora a 2 » Nel terzo anno. Arcliitettura civile e idraulica r ora al gioi'. Disegno analogo da i ora a 3 >• Tecnologia '. . . I ora » Contabilita relativa , i ora r> ' GYi alunni in questo corso frequentano la scuola di disegno estetico-aicliitettonico nell' I. R. Accademia delle belle ai-ti. II prospetto seguente e destinato a far conoscere la riparti- zione delle ore prefisse per ciascuna delle scuole minori o pre- jparatorie, e di quelle dipendentl dalle due sezioni coninierciale e tecnica dell' Istituto , ripartizione fondata suU' anzidetta unione delle medesune scuole , e suUe occupazioni dei varj maesti'i ■ "in tale prospetto si potranno vedere le varie combinazioni dei singoli rami d' isn-uzione relativamente ai singoli e relatiyi corsi ■scoMstici, P-ARTE STRXNIERA.. io5 o < CL, w w ■<: >— J U c PI O D U 1 u ti , O 2 o CO ^ _u oJ " £ ^ 2 ■-O ^ c rj '^ 1> ■r o • ti O 1. n % Im a "3 "r5 o o CJU cjO C "^ CQ P3 O to c OD i u .2 3 3 3^ ^ (^ h5 V 2^' 1 o C ra o c I. A o '>3 •^ r; o V ~ rt V 0; ^ ^ H 3 C CO 1 1 1 t 1 3 ?• CN ^ ro -t n< "T- H Q :d 1 ^ w io6 APPENDICE O E- ■< PC PC P^ Pi: CD l-J PJ pa i-J O c o u CTj ^^^^^ ^^i^K^ u ci » n rt • 18 u a ■■1 a 3d c CO 1 i s § u .2 u ^ > 3 IS 15 tr. ■3 -0 «> ^ i^ 4J Qi s O n '-5 ^ c «- " § S ^ V »■ a o '5) S - 6 c ot> o .2 3 o ftj O Q s w - ^ CO O a 4i (J ■- M jj tj) o "^ ^ nj S T* ^< "3 o a OS 'cJD So 1 1 ^ § ;_, B b "^ Oi o 5 is i 5^ c< oO g O Sb c 1^ h3 4i ili S •- ■r; « ** 4 v .= «, 0) « ^ 3 4) 5 O jj -3 ^ g 1 B o 9 t£ U O o jj 4) C rt ^ u 2 B :"* S) 'C tii o • -* — « aj ctf "33 3 1 o .3 ■« C 3 ji -a TS i:^ 2? ,n 2 -c „ ui ; 0 C8 rt "5 « ' dN ..V/. .2 "i5 d ^ fl •^ to ■ - Si V r> « oj 1 O _2 1 o 1 1 cr5 1 c C P nfvo-i iJ- J4a«^..4ffe 107 PARTE II. SCIENZE LETTERE ED AFxTI ITALTANE. ESTR.VTTO D OPERE PEKIODICHE. Clornale di Archcologia , tomo II. Fascicolo dl gfi- luiju y con trc tavole in lame. I. Antica citta di Angizia. O illusrraiv) in questa TMeiuoi-ia gli avanzi di alcune muraglie, rd un' iociizione in mai-iuo die si giudica cloversi rifenre dlla citta. di Angizia. Questo nouie e gia iioto pie uu.i ciitii die a>e5se la deiiiiuiina/.ione luedesiina II solo Cellario fra i luoderni ue sup- pose r esistenza ove e sitiiato il jiacie di Luco , e c[' esta cou- gliiettura si pretends ora avverata dalla seguente iscnzione dis- •otteiTata nrll' anno i8c8 in poca di»taaza appunto da Luco e presso U predetto lago. SEX ■ PACCIVS ET SEX • T'ACCIVS • I A QVINQ • MVRVM • VET CONSVMPTVM ■ A • SOLO REST EX • P. P. ANGITI/E Isaa in octal guisa s' interpreta. Sextus Paccius . . . . et Sexius Factius Jonuarius Duumviri quinquerinales murwii vetustate con- iumpuni restituere ex pecunia publico Angitiae. Fer etrore di trasirizione sari sMta cjui oiiiuiessa la frase a solo. II aionumento di cui j'arluimo fu o-ovato nel reciuto di un' an- tica citta rovinata, il CUI nniuc si pretende venu-fatto noto dalla ucnzioae. Questo riciaio> lii «;iu ««i*toiiu alcuu« U'accc , avca hi ICS APPBNDICE circonfereaza di ciroa canae 879 e paliui 6 di pasjetto napole-\ taiio : la lunehezza h di cauae 4o3 , e la larghezza paralelia al prossimo lago di eanne 323 , noa e discosto dal piccolo paese di Luco che di sole 236. Ajogizia a cui si crede che esso ap- parteuga, stava al inezzodi, mezzo miglio distaate dalT euiissa- rio dj Claiidio , aul peadio di ua ripida inoate, e termiiiava quasi alle sponde del ligo. Le pietre di cui e edilicata la niuraglia anno massi poirgoni , alcuai de' quail sono lunglii da otto ia tredici paluii , nia presso al lago liauuo fonua quadraugolare , e questo pozzo gembra essere quello restaurato dai Pacci. Sif- fatte niuraglie o vestigia a?sai nialeoncie di muraglie, aon sovra- stanno che di poco dal piano del suolo. A queste erudizioni si aggiimge la notizia di alcuni altri ru- deri di poco rilievo che veggonsi in que' coacorni , si nfenscouo due altre iscrizioui che gran fatto non interessano , si discorre intoruo al nome di Angizia., die si crede derivato da quello di una sorella di Medea, e si maatfesta Topiniine che il moderao Luco sia cosi detto da Lucus Ansitice. La IMeuioria e accoaipa- gnata da una tavola ove si rappresesita la piauta topogralica del circondario delT antica citta. Siccome quelle roviue sono state visitate da un uosiro cor- rispoadejite , ecco quanto egli soggiunge. L' inscrizioae di cui *i tratta e riposta nella chiesa paxTocchiale di Luco. Leggesi GON- STMTVM , non CONSV-MPTVM. Alciuii non si persuadono che ivi ei parli di una citta Angizia , ne ciedono che debbansi leggere le ultinie parole come se dicessero ex pecunia pitblica , ma beasi ex pecuniis Angixicf , cioe col danaro del tesoro del texupio di Angizia , suppontsndo questi tah die ivi fosse solamente un tem-> pio non gia una citta. La quiscione sarebbe forse decisa se si potesse stahilire che fra i due P fosse o non fosse segnato un punto , atteso che nel primo easo dovrebbesi leggere ex pecu- nia pub'ica , e nel secondo avrebbe luogo 1' interpretazione f» pecuniis. Esploraudo la lapide, che e niagagnara in quel sito, non si saprebbe risolvere il problema ; sembra che vi sia vestigio di un punto , seuibra che non ve n'abbia aitj-inienti , e si rinaova il htigio di Figaro con Bartolo il 1^ a un point .... Il n'y a pas de point. Che possa essere piu probabile la prima lezione, lo induce 4 credere un' altra lapide riuvenuta in quelle vicinanze , e che si conserva alti-esi nella chiesa di Luco,. ove incontrasi la mede- sima formola .... GOG N . . . . ONT. peg. pvb. fac, cvr. Del riuianente ben a ragione si dice che assai guasti appajono gli avanzi di quelle muraglie. Sono veramente mescbini. ir. Di un idoletto di bronzo rappresentante Arpocrate. Questo idoletto fu scavato in quel di Treja uelia contrada detta Chiesa nuoi>ptta ^sserr un cagnuolo. Questo idoletro }ia una pelle di altro animale niessa a tracoUa , e si vuole che quesra e^jiandio sia di cane : ma cu'> die liene eulla testa e vera- uiente un lior di loto , ovvero »in pileo Frigio? nuove dubbiexze. Da ri6 potra ciasclieduno conipvendere quanto nial concia sia quelia statuetta. Nulladiuieno V autore e jicrsuaso che sia uno dfgli Arpocrati pii'i vicchi e piu coniplcti ne' siiuboli , e pretende che adoniasse il Laiiuno O cappella douiestica di qualche privato. Cio gli sounninistra aigonieiito di recare innanzi alciine erndi- gioni intorno al culto di questa divinita Egizia, e come fu iu- ti-odotto in Roma. Fascicolo di fehbrajo con due twole in rame. I. Illustrazione di vn bassorilievo. Questo bassorilievo e scolpito in un gran aarcofago tratto da un antico sepolcreto scoperto presso la chiesa Domine quo vadis fuori della porta di Roma detta di S. Sebasiiano. Rappresenta una caccia , ove compajono nove uouiini , tre a cavallo e gli altri a piedi , un It- one assalito da un cane , un cinghiale iicciso, • non so qual altro aniniale male abbozzato. Tra i cavalievi uno ve n' ha che priineggia sugU altri , e T autore e di awiso che rappresenti Alessandro Sevevo , principe amaiite assai della cac- cia. A qualche distanza dalla toniba si rinveune alti'esi una sta- tua sedente , quasi colossale, di donna Augusta, che egli opina. che appartenesse a Giulia Mesa avola del ^ummentovato inipc- ratore. Fra le rovine fu eziandio trovata un' iscr'zioue greca in poco elegajtii caracieri , che tiadotta dice : Hir vera facet Deme- trius filius Demetrii valentis lusoris arnioriun (juinque , inensium. sex. Questo Demecrio padre era forse uu gladiatore fauioso al ser- vigio di Giulia Mesa, e la stanza ove fu scoperta la lapida si puo credere che fosse il sepolero de' liberti di quelia Augusta. 2. Antico vetro con iinmagine di Aristippo. ., La testa del lilosofo Aristippo e rappresentata in cjuesto vrtr(n sig. Castellani, rinomato institore di scavamend, e il diret't^' tore di questi. BIBLIOGRAFIA. REGNO LOMBARDO-VENETO. Cenni di rifornia neW InUrno degU Orfajiotrofj dei iruischi del conts Folchiiio ScHiZ'lJ^ Ammiiiistratore della Congrcgazione di Caritd e Reggente Delegato del civico Orfanotrofio dxf maschi di Cremona. — Cremona , 1 8 1 8 , dalla tipografia provinciale dei fratelli Manini , in 8.°, pag. 58. ...in quest' auno e neirdntervallo di pochi mesi Ore oprascolettHil pubblicati il conte Folehino Schizzi; il rapporto cio6 degli stud) del civico Orfauotrolio de' niaschi di Cremona nei l8i8, I'Elo- i;iiidarc lo scavo sotLo il selciato di (jnesta strada costrutta di graxidi niassi poligoai di lava bfi- saltina, al paro di tutte le altre aiiticlie vie di Roma. Alia pro- fondita di un picde all' incirca apparve il suolo natiuale , c co- uoscendf) cjiiel letrerato die se gli scavi die si vaano facendo neU' intenio di Roma , e die sono da Ini diretti , giovano agU archeologi , possouo servire eziandio d' istruzione ai geologisti , ebbe cura di laiciare aperto tiuesto onde appagare la cunosita del lisici , e pveparare loro un campo di scientiliche discussioni. E per verit.'i la ecojierta fu singol.ire. Meune ciasdieduno si sa- rcbbe aspettato di trovare ivi o tufa , o lapillo , o pomici , » altre talt materie vulcaniche, clie costituiscono , alaieno alia su- perlizie, la luabsa delle dicostaoti colline , comparve in caiubio una fina sablna giallognola coinposta di particelle calcarie e sel- ciose , e gparsa di picciole squamette di mica argentina , souii- gliante n quclla die si riiiviene uel Gianirolo , nel Vaticano , a Monte Mario , e in moke altre pendici al pouente di Iloma. E dico soinigliantc non gia identica , perclie essa lia pai'imeatc luulca coiitoriima cou la sabbia die siiole il Tevere deposicare uel suo letto. II sig. ab. Fea voile geutilmente concedernii licenza di fare abhasaare lo scavo, onde si dileguasse ogni dubbio se quel salj- hione lo:se per avventnra avventizio e trasportato dalla mano dcgli uoinini. lo Tho riconosciuto fuio alia profondira di 5 piedi, seaza veruna mescolanza di eitrauie materie , e pochi giorni dopo fu rinvenuto in ua aliro scavo fatto piu oltra acc;uito alia Via Sacra verso il tempio di Venere e Roma. Che esso sia stato stratificato dalle acque nou v' ha ombra di dnbbio. Rimam-bbe a sapcrsi se spetti a quelle del uiare, di cm 81 evideuti vestigia appajono siil inonte Mano , al'e radici del Vaticano , ecc. , o veramente se sia un deposito del Tevere , coevo a quello che da esso , o al certo dalle acque fluviatili , fu formato sul veriice del Pincio dal lato del coovcnto degli Agostiniani , suH'Aventino sopra la cosi detta spelonca di Caco , e »otte il bastioue di Paolo HI. Le frequenti n-acce di fusti ve- getabili, die risolti in un teiTiccio oerastro si riuvengono tra mezzo a quella sabbia , potrebbero iuduvre sospetto die appar- tenesse alle acqiie dolci , ma perche la quistionc fosse deiiniti- vauente rroucata farebbe mestieri adoccliiarvi qualclie gusrio di testaceo. Per quauto abbia reiterato le mie iudagini, non mi fa dato fiuora di scoprii-ne indizio veruno. Sospeado fra tanta il xiiio giudizio , comentaudomi di avcic accenuato il f*tto. Oss ervazioni meteorc logiche fatte aW I. R Osservatorio di Brer a. 1819 GENNAJO. M A T T I N A. Sera. 'a o O "5 -a 0 £ i^ 6 1 s Stato del cielo. 6 It << 0 C S u 6 u >.) — ■ 0.n Siato del cielo. poll lin n roll. lin 0 1 27 10,9 - 3,0 NO Sereno. 27 10,3 + 0,4 SOS Sereno 3 3H C'7 - 2,4 0 Sereno. 28 0,8 + 1,6 S 0 Sereno. i a« 2/) - J, 6 N EN Sereno. 28 2,8 + •,^ s Sereno. 4 38 29 - 3,4 E Sereno. 28 3,9 + 1,0 SE Sereno. 5 38 3 '7 -- 3,3 N Sereno. 28 2,3 + 0,3 E Sereno- 6 28 2,4 - 3,4 N E Ser. neb. auv. 38 2,0 + c,6 0 Neb. nuvolo. 7 38 1,8 - 1.3 S 0 Nuvolo. 28 1,6 + 0,0 S 0 Nuvolo. B 28 i>7 - 3,5 N Nebbia folta. 28 2,C _ 3,5 N E Nebbia. 9 38 3,0 - 4,0 NON Nebbia. 28 2,8 _ 1,0 0 Nebbia. 10 28 3,5 - c,o .s 0 Nuv. sereno. 28 3,4 + 2,4 0 Sereno. 11 28 2,5 - 0,0 N £ Nuvolo. 28 2,0 + 2,0 s Nuvolo rotto. 13 28 1,() + 0,2 N Nebbia. 28 1,9 28 3,3 + 0,3 Nebb. sereno. i3 38 3,0 - 1,5 N E Sereno. + 2,0 s Nebbia folta. I-+ 28 1,8 - 1,3 0 Nebbia folta. 28 3,0 _ o,c s 0 Nebbia folta. lb "76 3o 2,C - 3,5 0 Nebbia. 28 1,0 - I,C s 0 Nebbia, 37 8,5 - 0,0 NO^* Nuv. neb. ser. 37 11,3 + 4,5 NO** Sereno. 17 28 0,() - i,c!o s 0 Sereno. 27 ] 1,1 + 3,5 s Seieuo. !;-i ^7 0,1 + 0,6 N 0 Nu. spr. di nev. 27 8,0 + 3,0 E SE Nuvolo. '9 27 7,7 - 1,8 ON 0 Sereno. 27 7,5 + 2,4 0 Sereno. 20 27 0,5 - I,C S. .0 Sereno. 27 8,0 + 3,41 so Nebb. sereno. 21 37 8,0 - 2,3 N Sereno. 37 7,8 + 2,8 E Nebb eereno. i 33 37 8,6 - 3,8 N Sereno. 27 8,5 + 1,7 E Nebbia, nuvolo 2i V 9'C - 2,3 N Sereno, nebbia 27 9,8 + 2,2 E Nebb. sereno. ; 34 27 11,4 + 0,3 S E Ser. neb. nuv. 27 11,0 + 3,2 SB Nuvolo, neblj, 2 b 37 IC,4' + 1,3 0 Nuv. rott. ser. 27 10,4!+ 3,6 E S E Sereno, nuvolo 26 37 ic,6 + 3,0 E N E Nuv. piovoso. 27 10,5'+ 3,3 s 0 Nuv. piovoso. 27 37 97 + 2,5 N E Nuv. piovoso. ^7 9,41+ 4,0 so Nuv. pioggia. 3b 37 9,0!+ 2,7 N E Nuv.neb.piov. 27 8,3]+ 3,S NE Nuvolo, nebbia 1 ^•^ 27 7.3 + 3,81 N Nuv. pioggia. 27 6,5 + 3,0 SO Nuv. neb. piog. i0 27 5,8 + :^,= | s Nuv. neb.piov. 27 5,3 + 3,8 s Nuv. neb.pioi^. il 37 5,0 + 3,0|N.J«E Nuv. rott. neb. -7 4,6 + 4,6 SE Nuv, pioggia. Altezza mass del bar. poll. 2" liti- 3,o Altezza mass, del term. + 4,6 • lumiuia ■« 1-7 » A (^ minii.ia . — l.n \ media . 5 lUfcdia. ;ia lin. 80,73. + o,5i6 Quantita di l)iog ""^■~ ■"*■ NB. II termometro
  • li freildo BIBLIOTECA ITALIANA ' • » o ■»■ « PARTE I. LETTERATURA ED ARTL LIBERAL!. — ^M--*-^*^ — Eloglo dl Lodovico Antonio Muratori scritto da Pie- tro ScHEDONi , che ha riportato nel 1818 il pre- mio proposto dalla nohilissima Comunitd di Mo' den-u per parte di un Anonimo. — Modena, 1818, in S.*^, presso la Socictd Tipografica. — Ristampato quest' axino medesimo dalla stessa Societa. Disamina dclV Elogio di Lodovico Antonio Muratori scritto dal sig. Pictro Schedoni. Parte prima, — Modena^ 18 18, in 8.°, per Gio. Vincenzi <* Camp. N ■ ■ ■ , •■ r i-^oi rongiungiamo insieme la notizia ui queste due protluzioni letterarie , le (;uali fornito avendo r occasioue di sj)ar^ersi per Modena una novellet- ta , la riporterenio qui con ledelta c tutt' iiisieine con iniparzialita. Uii Anonimo, die i nializlosi pretendono essere lo stesso sig. Srlicdoni , ma che iioi c liianiorinio sempre V A/ionimo ^ oHii sul piincij^io deiramio i3i7 al Comuiie di iNIodena una nifdaglia d' 010 di 5o zccchini da conredcrsi in piemio a colui, chr dopo JJiOl. hid. T. Mil. 11 jl8 ELOGIO OI LODOVICO r invito di esso Coiiiune presenterebbe un Elogio del JMuratori , il quale fosse ricoiiosciuto degno di conseguire un tal premio, Avendo pero il Comune annunciato nei pubblici fogli V offerto premio , due furono le composizioni mandate alfesame: una I'E- logio ora stampato del sig. Schedoni , V ultra ve- nuta dalla banda di Venezia. L' Anoninio propose egli stesso i giudici die do- vean decidere sul merito delle sudttette composi- zioni , e furono il sig. Antonio Lombardi preside deir Estense Biblioteca e membro della Societa Ita- liana di Scienze ; i\ sig. Sante Fattori , professore d' Anatomla gia in Pavia , ed oraiuModena, e se- gretario della Societa suddetta •, ed il sig. Gaetano Lusverti , professore di Logica e Mctafisica nelF U- niversita ; tre letterati di Hno gusto e di ricono- sciuta dottrina. Questi esaniinato avendo i due scritti presentati al concorso , li pronunziarouo imnieri- tevoli ambidue del premio. L' Anonimo non percio perdette coraggio ; raa scrisse alia Comunita istando clie fosse prorogate il termine del concorso sino alia fine del 1817 , e nomino tre altri gindici, i quali riconoscer dovea- no qual fosse f Elogio piu dcgno •■, sicclie fossero mm quasi tribunale d' appello nel caso che alcun Elogio dei gid riprovati rlcomparissc. Ricomparve di fatti quello del sig. Schedoni nella stessa sua forma di prima ; ed invece delf altro venuto come sopra dalla banda di Venezia , ne fu presentato un terzo , il quale dicesi che fosse assai pui debole dello Sche- doniano, I nuovi giudici ( tra i quali uno ve n ha maggiore vcramente d' ogni lode , e sommo protet- tore d' ogni raaniera di colta lettcratura e di scien- ze ) opinarono che fosse accordato il premio alFE- logio dello Schedoni , nel quale , oltre ad essere pill dfgiio a parao;one dell' altro , riscontravano me- rito d' erudizione , di criterio Hlosofico e di buon ordine. Desiderano solamente, che volendosi pub- blicare esso Elogio , ue sia riformato lo stile. ANTONIO MURATORI. H^ Concediito con talc restrizione il premio , fu di- retta daWA/iouiino nuova Icttera alia Comunita, nella quale ossrrva che la ceiisiua tlcj^Ii ultimi giudici cade pin sulla cornice che sal qiiadro^ oude no!i oc:- correva apporre alT £log;io picmiato le correzioiii da essi pro[)oste : ed egli , rj«o«imo, ne fece stam- pare cento ciinpianta copie senza verun cambiamento di stile, diceiido di fame un regain al sig. Scliedo- ni. Qiiesti , dopo avertie sparsi niolti esemplari in. dono per Y Italia , ne ha procurata una seconda edi- zione, alia quale lo stampatore ha iinito nella pre- fazione le lottere di riiigraziamento e di lode scritte da tre letterati allautore , aggiungendo che la mo- destia di qucsto ricusa di manifcstarne moke altre. Tale e la relazione sincora dclF avveniito in que- sta letteraria intrapresa. Ed abbiamo foiidamento di asserire , che alcuiio dci tre primi giudici intento a giustificare se e i siioi colleghi, e la loro d,erisione non favorevole all' Elogio ora stampato, sia rautore della disaniina , ossia critica sopracceunata , della quale minaccia di pubblicarne in seguito una se- conda parte. Egli credc, che la storiella preceilente sia op[)ortana per tigurare cola dove il IMuratori nel euo Trattato del buo/i gusto parla dei letterati ciur- madori , non meno che d' essere aggiunta al libro di Paganino Gaudenzio de Arte cauponandi famam. Egli pretende che quanto v' e di bnono nclT Elo- gio preniiato , in riguardo alia materia, airordine, ai giudjz) sulle opere del IMuratori , tutto sia co- piato espilando la Vita di queir uomo insigne de- scritta gia con dovizioso apparato e con sano tri- terio dal suo Nipote Proposlo Soli Muratori : e non avervi il sig. Schedoni iiitrodotto del suo se non diverse storpiature , ed uno stile ora turgldo , ora plebeo y ora strozzato , ora dlffuso > ora contorto td ora senza sintassi. Noi non intcndiamo portare con- tro il sig. Schedoni una si severa condanna ; ma anche i secondi giudici ne opinarono bisogiiosa di emenda Iclocuzione; alia quale inline ( trartaiidosi 120 ELOGIO DI LODOVICO di materie appleno gia esposte nella vita suddetta, e CO losciiite e celebrate da 02;iiuao ) dovea ridursi principalraente il meiito oratorio del panegirista. Perche i uostri l«'ggitori possatio per se stessi giudicare deile forme di elo'[ueiiza care al signor Schedoiii , noort Memo qui due s.[iiarci delFElogio, ai quali piu o meao rassomigUasi tutto il rimatiente. Nel primo descrivonsi gl' impiilsi die il gioviue Muratori cbbe dal padre , perche volesse rimaner secolare : V aiitore , dopo aver detto die Lodovico nelie basse scuole riportava ogni lode , e conseguiva piemlo qaalanqiie , soggiunge:. « Altro premio il j> rallegra per nn grave conflitto. Dal fermo padre » si astringe alio stato secolare , mentre V avverso » cuore il trasporta alio stato ecclesiastico : egli » venera F impero del genitore , che uoa cessa di » opporsi , ma adora quello delta religioae che gli y) sembra chiainarlo : br;ima di noii c ssere pertinace y> contra F antorita delFuno; teme di rendersi sordo » alia voce delF akra. Che al delicato 2;iovane av- » verra in simile lotta delF nbhidienza , della pie- is ta , de' misti doveri,, e delle tVa loro discordi vir- » tu ? Quetia soavita deile virtu medesime, che alle » volte scuote ed ammollisce i piu ritrosi , addolci » e commosse il padre di IMuratori : vinto dalle » egregi ' doti del liglio si rende vin( itore di se , » e il diffii'ile assenso piu non gli nego , onde al » sacerdozio si volgcsse. -n L' altro squarcio rigaarda la circostanza nella quale il Muratori rhiamato a Modcna dal Duca , che era per otlrirgli il pronto onore di Bibliotecario , si parte da Rhlano. « E d' uopo , Lodovico , che la diletta » Milaao si abbandoai ; la gelosa patria il brania ; » F £«tense Sovrano il chiede, F orfane sorelle il » sospirano. E d' uopo che ascolti il saggio , non » ricu5i il cittadino , ubbidisca il suddito , consoli » il fratello. L' agita la piii aagostiosa lotta. Gli e » amaro il partire , pen he F enidisce F Ambrosia- » na^.Io stuuaao i dotti , il protcggono, i iiobiU , ANTONIO MURATORI. I2L » i1 viiirola T aniicizia , il comiriove la gratitudine: » ina tinii p;li r roiicesso indugiare , perche il dovcre » il so<;j)tn2,e e premc ; il dovrre , ohe sempre in liii V (Ichello i|iialiinr|iic altro con8i2.1io , (jualuiKjue at- » fctto, vince nel discorde cuore , e gli fa torcere ■n non piu incerti passi dai Milanesi , dogliosi di 5> perdcrlo , ai Modonesi , Ueti di ricnperarlo. » La nostra iniparzialita esige die diaiuo altrcsi un Rao">io della critica disamina dolT Eloo;io : ne cre- diaino potere in (juesto proposito far lucglio , che riportando i tratti s<'gnenti della prefizione di essa disamina , i rpiali dalf antore soiio rabescati con diverse espressinni prese dall'Elogio , e da lui con- trassescnate in carattere corsivo. cc Di dolci moincntl » e stato il ttattenermi suir Elogio del chiarissimo )> Lodoviro Antonio iMuratori , Sole di quell Is to lia, y> die ahitavu in iinmciisi drserti , e che nel tempo w stess ) era un vasto Occano nel quale Egli s' ini- » mcise, ne pote allogarvisi , perche a passi di gi- » ^(Uite piocedcva co' secoli. lo andxiva licto , che » fosse pnr sorto il dottore Schedoni, il quale in )> un lievissimo libro avesse racchiusa grave soma y> di lodi , e godeva assaissimo nello scorgere che » rpioir elogio era scritto usando compasso non nu- » do. L' antore ha soggiogati gli ostacoli che da w akri non si videro dcbclhiti .... A tutti io di- » ceva e pretlicava la mlru non imppo'Cana , e il » pen<>iero non sterile dell' autore : he n la pcnna )< non sterile^ lo stile non so~peso , i\ linguaggio /ion » duhhio., il gindizio non ^rrfi/:* ^ con cni egli prov- »* visto di saggczzn non comune, e di liiini non ui- •» certi, item e non amhigui, scriveva la storia non » pnrca ^ nc f<>p.li non infruttuosi ; e liiialmciite come 34 con pnssi non incerti premeva I' omie non in^ii.i- 9 nrvoH., r onne non obi que ., e su quelle si vol- yi grva, e si voltolava. 5) Crediamo frattanto di dover conchiudcre questo a'lticolo collJ\ riflessione segnente. Sara, se si vnc)le, manierato lo stile del sig. Schedoni, quasi persona 123 3EL0GIO D£ LOD. ANT. MURA.TORI. che movasi con gesti affettati , pavoneggiando*!. Ma il comune degli uomini , se veggano il carne- fice frustare a lungo un malfattore , finiscono per compassione a mettersi nel partito del flagellato , comunque reo di gravi delitti : e cosi nel caso no- stro i le2;s:itoi"i della luns;a e severa Disamina sen- tiranno all' ultimo pieta di colui che ne e il zim- belio ; il quale poi non ha ne percosso , ne assas- sinate i siioi siniili , nia tutt' al piu puo ( per ser- \"irci di sua ft ase ) aver mercato lode con destro rag" giro. Serva cio frattanto d' avviso a colore, che per vie oblique aspirano a procacciarsi fama. Ah ne te capiat laiidis tarn vana libido ! O/TIOJ O'Xr ^i~i '^ ^'^'^^'^ Hth'^ 123 Srrph. yliiTojtii IMorcelli YlkWA^VOlU^. Insaiptlonum Hovissiinarum uh anno m. dco. lxxxiiii Aiidreae Andreii Rhetoris cura edltnm. — Patavii, i8i8, typis seminarlL Un if oh in fogl. dl pag. 33 1. I L sig. abate l\IorctlU, dopo avere nell' aureo suo Trattato ititorno alio stile lapitlario insegnato col mezzo di preretti e di confroati di antiche iscri- zioni qiial sia il sentiero che deve battersi da cbi viiole cou glnria applicarsi a qiiesto genere di scrivere , Jia iiUimamente per buona fortuna delle letteie condisceso che si raccogliessero in un sol volume le iscrizioni ch* egli in var^e circostanze aveva composte , e che in tal giiisa nuova messe di cscmpi piu adattati alle nostre maniere si ag- giungessero a quella che avevane data in altro tomo di sue iscrizioni illustrate da lui medesimo con dot- tissime annotazioni. Se la materia di cui trattano non facesse co- nosrere esser elleno parto de' nostri giorni, si ter- rebbero da chicchessia per nate nelPaureo secolo di Augnsto, tanto e purisslma la dizion loro , e tanta conveniente ai soggetti; quivi la semplicita non e vile, ne la dignita e orgogliosa: non sanno di adulazione le lodi, non di studio gli ornamenti , e mentre si conser- vano gli antichi modi , la chiarczza non ne riccvC nocumento. Maestro e per le regolc che ha pre- scritto , c per gh esempi suoi proprj che ne lascia, il sig. Abate Morcelli ha ottenuta quella gloria ch» non e di mohi , ed a cui non ginnse Quinti- liano medesimo , il quale comeche ottimi precetti dettasse intorno al bel dire, e nc' suoi giudizj fosse giustissimo , e nel rilevare le altrui bcllezze per- spicace , pure vinio d.il gia depravato gusto del suo secolo strisse in giii>.a , che le sue cose mai noa potianno prc»^)or6i per essere inxitace. 124 9TEPH. ANTONII MORCELLI Tutte queste iscrizioni sono comprese in otto classi , e se con cio si e accresciuto il numero di quelle che nella sua Arte critica lapidaria aveva indicate il marchese Scipion MalTei (i) , parmi clie siasi fatto con molta ragione ; imperciocche le la- pidi , non solo per la materia di cui trattano , ma per lo stile e per le formole^ acquistano una loro fisonomia particolare da non doversi confondere con altre d' indole diversa. Nella prima classe si contengono le iscrizioni che diconsi sacre , ed e di non piccolo conforto il vederne incominciare la serie c[uella fatta in ren- dimento di grazie pel t'elice ritorno alia sua Sede deirimmortale Pio settimo, die tanta ebbe costanza e virtii , che delle sue disavventure, sebbene som- me , egli parve maggiore. Nel fine di questa classe trovasi il Calendario Clarense , nel quale arreca meravialia lo scorgere la lingua latina a guisa della forma Lesbica prestarsi a cose che furono ignote ai tempi della sua fortuaa, e nulla perdere della sua purezza , e con modi eleganti ia guisa da poter stare in paragone del notissimo Calendario Farne- siano (2), non offendere punto F augusta maesta dei soggetti che vi si trattano. Nella secorsda classe si stanno le iscrizioui ono- rarie. Gomeche la maggior parte deilo medesime sieno di stile ornato , pure niuna contcugono di quelle studiate espressioni , che per troppo artifizio rendono dubbia la verita , e che ignote ne' buoni tempi comparvero dopo i Filippi Augusti , testimo- nio infehce della barbaric del gusto e del servag- gio de' costumi. Alia srelta degli ornamenti presiede sempre la ragione, a tal che ne per troppa austerita le grandi cose s' impiccoliscono , ne per troppo ri- gogUo s' ingrandiscono le piccole. Vengouo nella terza classe gUEpitafj, dove o sia che parli la riconoscenza e rammirazionc , o I'amor (1) Art. crit. lap, lib. 3., cap. 2., pag. (3) Gi-at. , pag. 1 38 , f. INSCRIVTIONUM NOVISSIMARUM etC. 125 conjiigalc, o la caiita paterna, o la filiale tcne- rczza , niai 1' espressioni non disscntono dal sog- getto. Per lo clie nientrc ia alcuni ti vcdi spinto al rispctto ed alia venerazione , in altri ti scnti ricer- carc il ciiore , c quasi porre a parte del dolore c della desolazione di coloro , clie , privi di quanto avcvano di piu caro , mesti e dolenti iniudzarono il sepokro. Qiiivi io stiino csser prcgio dell' opera j1 ri])ortare per esteso due di cotcstc iscrizioni ; al «.lie lianimi consi^liato non tanto brama di dar j)ruo- ve di cio chc abbiamo delto , quanto il desiderio di rinnovare eolla prima la memoria di un illustre letferato, ehe fu Ijeneinerito e delle antirliita etin- sche , e della storia delle belle arti , e di fiir co- noscere nclla seronda come ])ossa essere eloquente la tciierczza nella stcssa austerita e precisione dello ktile lapidario. II . S . E . , ;, , ALOIS . ANTONIVS . LA.NZIVS. DOMO . VI.MODVNO . FICENT . SOnA.LIS . AH . ADOLESG . SOC . JES . AD[,FCTVS . IN . SPI.ENDIDISS . ORD . IGVVINOR . H()«riT!OgVE . PVBLICO . FLORFNTIAE . H0NE<;T\TVS ETUVRIAE. VETERIS.ET. OMNIS. ANTIQVITATIS. MAGNVS . INVESTIGATOR GRVECX. , LATINAQVE . ERVDniONK PICTORIXE . I, VVDIS. INTELLIGENXI V TKAUtnS . I'OSTERITATI . SCRIPTIS CLARISSIMVS (J\ EM . IN . SVMMA . OMNIVM . CR\.TIA . MODESTISSIMVM' ' INNOCENTIA. . RELIGIO . PIETAS AD . TVMVLVM . ySf)YE . SEQVVTAE . SVNT VIX . ANN . LXXVII . M . Vlllt . I> . XVM . PT.C , PR . KAL . APR . AN . M . DCCC . X . nONVl'IlRIVS . RONVS . EQVES . STEFHAN . CVR . TEST . FECIT . AMICO . OPTIMO . B . H . rS6' STEPH. ANTONIl MORCKLLI IIeIC . DORMIT HENRICVS . I'VER . QVI . ET . CONSTANTIVS MF.NSIVM . X . r> . VIII . PBVEREPTVS . BRIXIAE . PR . ID . AVO . "(1 ■1is ANNO . M . DCCC . VII . PARENTES . MISEEI FRANC . CAPRIOLIVS . HELENA . VGONIA COMPOSVERE '" "*'' ■ VBI . ET . NATVS . V . NON . OCT . HEV . A . MATRE . QVAE . ET . NVTRIX . ERAT. CVR . AVOLASTI . FESTIVE . BLA.NDE DFLICIVM . VNICVM (») («) La gentilezza de' niiei lettori e cjuella dell' esinno compi- latore di questo ai'ticolo coudoneranno, se per isfogo di iioliale tenerezza lo aggiungo ai due eseiiipj citati qui sopra anclie 1' epi- tat'to fatto dallo stesso autorf jiel defunto imo padie, rejistrato a pag, 142 dello stesso volume. ( // Dirctlore di questo Giornale ) CINEEIBVS . ET , MEMOEIAE lACOEI . PRANC . r . ACERbI VIRI . REGIONIS . ATQVE . VICIMTATIS . SVAE EXISTIMATIONE . ET . VIKTVTE . PRINCIPIS ADLECTI . INTER . IVRIS . CONSVLTOS 6MHIBVS . HONORIBVS . ET . MVNERIBVS . INTEGRE . FVNGTI QVEM . INGENIYM . AD . OMNIA . VERSATILE ET . RERVJI . VRBANARVM . RVSTICARVMQVE . SCIENTIA PATRIAE . PERVTILEM . REDDIDERE '^"/ FIVS . VIXIT . ANN . LXXX . MENS . VI . INVICTO . A . CVPIDITATIEVS . ANIMO ''^' NVLIA . MOLESTIA . FRAGTVS ;, , COMITATE . ET LEPORE . CARVS . CVIQVE »;iJ5;b if. — — DEC .PR.. NON . IVL . AN . M . DCCC . XI . TVICERE . EIVS . PLVRIMIS . CIVIVM . LACRIMIS . HONESTATO MARIAMNE . KIVA . CONTRA . VOTVM . SVPERSTES " "" MARITO . IHCOMPARABILI ■--^,- - . fill _ Yij^^i _ pATRI . OPTIMO . DESlDEPuVTISSIMO TAG . CVR . AVB . MAGSA . ANIMA . DECVS . LVMENQ . NOSTRVM ET . YALE . IN . PACK INSCRTPTIONUM NOVISSIMARTJM CtC. la/ Che pennollata da gran maestro in cjucll* a matre quce . et niiTrix erat ! Quanto e natnrale il ritor- nnrc della niemoria sulle qvialita dell' estinto fan- ciullo, che ti pare di vederlo tutto vispo e rarez- zpvole in (\ue\Vavolasti blandr festive f E finalmente qual sentimento di desolazione in quel delicium iini- cum posto iti fine ! Per verita, se avvi cosa che su questa terra possa rssere di ronforto a roloro che ne frcero partita, parmi che fortunatissimi debbansi reputare quelli che quasi altfa immortalita ottennero per la penna delP elegantissimo Morcelli. Nolle iscrizioni istoriche che compongono la qnarta classe stansi i fasti , antichissima maniera di scrivcre la storia (i), e le iscrizioni per opere pub- bliche, e quelle per le private. Comeche desse siano di quel genere , in cui Ornari res ipsa negat , contenta doceri , pure alcune vi si veggono scritte in istile ornato ; ed appunto sono quelle , nelle quali per i faustt avvenimenti che vi si narrano non disdice un certo calorc d' immagiuazione e 1' uso di proporzionati adornanienti. Negli Elogi che formano la quinta classe , si scorge una fclice imitazione della costumanza che, giusta il testimouio cU Plinio (a), si ebbe Capitone, il quale onorando quasi con sentimento di rcligione i grandi uomini , soleva sotto le loro immagini scrivere la memoria delle gesta e delle virtvi onde ebbero fama. Di fatti in ugual modo viene dal sig. abate Morcelli onorata la memoria del priore Lana', dottissimo Gesnita Bresriano , e degli arcani della natura indagatore profondo , cosi parimente il no- me di Corniani , beuemerito della storia letteiaria Italiana , e per tacere di altri il nome di Bonfadio <0 Cic. lie Orat. Lb. a, c. ja. (a) Lib. I ., Episr. 17. 128 STEPH. ANTONit MORCELLI a cui quanto fa propizio 1' iiigegao , altrettanto av- versa la fortuna, - Sieguoiio nella sesta classe i Decreti. E chi in leggetidoli noii vi scorge i' augasta maesta delle douici tavole , le quali aiite[)onevavisi da Cicerone a tutti i libri de' filosofi ; o quella de2;li altri de- creti d'l Sen.uo e della plebe, (he Svetoaio disse instriuneiitum Imperii pulcherrimam , et veiustissi- muini >i) Chi non vi sente quella prisca sem-^lici- ta e nitidezza che si ammira nelia Ico-ae Catoniana pe contaduii conservatari da Varrone ? (2) Quivi e da osservarsi , con quanto artitizio e finissimo gu- sto il sig. abate Morcelli evitaado i modi che fu- rono in uso a tempo de' Catom e de' Geteghi non ricusi adoperare quelle autiche formole , le quali senza difetto della chiarezza sanno imprimere alle cose che si dicono la venerabile fisonomia dell' an- tichita. Aache Cicerone sappiamo che costurno far lo stesso nello scrivere leggi , siccome attcsta nel suo libro de Legibus (3). Le onorarie stanno nella settima classe , prezioso tesoro di esemni per coloro i (|uali o debbono in- timare solemi apparati e pompe festevoli , o oao- rare i pubbii i fuiierali de' grandi personaggi. Chiudono la serie di tutte qucste classi le iscri- zioni poetiche. I Greci pieni di caldissima immagi- nazione amarono molto questo modo di onorare i Bepolcri de' defunti e la memoria di altri avveni- nieati , e non pochi eserapi ne riniangono auche de' remoti tempi. I Pvomani , sebbene anzi che alia immaginazione amassero parlare alia ragione , pure non lasciarono qualche voUa d' iniitare an -he in questo i Greci loro maestri. II sig. abate Morcelli, che tutti i modi lapidarj ha voluto tentare , ci ha (i) In Vesp. , cap. 8 , n. la. f2) Rei RusticK lib. I , c. a. (3; L. 2., c. 7, n. 38. \-i.i^K-:jA:i,'i-i^ "'^i'-' INSORIPTIONUM NOVISSIMARUM etc. I29 date anch' esso delle iscrizioiii poetiche , nellc quali e tale e tanta la venusta e la purezza , e cosi atlattato alle circnstanze i\ colore poetico, < h' io re- |)uto HOI andiebhe errato tUl vero clii osasse poile al paicggio o di (|iic!la ele«;;intissiina , e dal Fa- bi'etti (1; stimata deg^na di Catullo , in cui si pian- ge.la morte di Mangilla , glovinetta di piirissimi costumi, o di quella di Urso Togato (2) , di cui > versi so;io detti d.i Valseiio conctniios festivos et scltos tdtos. Ne qui sara discaro al lettore, ch-- coti una delle vane iscrizioai poetichc IMorcelliane lo gli fail ia scntire Ic grazie di Catullo emuiate anzi (he imitate. La Villetta suhuvbana Filoniariui pna di rado fr<(juentata dal suo [)adrone , e poscia a liii caris- sima ilopo die Pio Sesto iu uno de' suoi autn'inali diporti la onoio di sua visita , e quella die parla PIIILOMARINI . ME . QV\M . DICVNT . A'lT.LVLVM MOENI V . SVB . IPSA. . COMMODO . SIT A.-W . LOCO VIX . DILICEB \T . DOMINVS . AT . COEPIT . MODO AM\RE . ME . IDEM . IMPENSIVS . ET . REVISEIIE SOLET . Br,\TVS . QVOTIES . ILLI . EST . OTIVM MIUVM . HOC . VIDEIXI . IIOSPES . SED . DEBET . NEMINI DVM . FEKFiTVR . (IVIPPE . NVPER . OPTIMVS OCTOBP.ES . HVC . VO^T . IDVS . DIVEUTIT . PIVS PIVS . VETVST \ . QVI . REDVX.it . S.VEGVLA. l.\M . LVCE . EX . TI,L\ . P ■ RV\ . SJM . LICET . DOMO ET. HORTO . \NGVSTi . T\NTILLVM . EXCVRR VM . BREVI SVM . FA.CT\ . PVLCRIOR . NEQVE . IMP \R . PROXIMIS SEVER \S . TRISTI . CVR\S . .VNIMO . DEMERE FEiaX . SENIQVE . L.\ET03 . REDDERE . HERO . DIES J,,, ANNO . M . DCC . LXXXVII. Ne di tanto valor poetiro avra meraviglia dii sappia doviMsi al sig. abate i\Iorcelli , sc i Seinioai (I) Fab. , J.. 377, n. 2y. (a) GrKc. Aut. 1. la, pag. 394. l3o STEPH. ANT, MORCELLI NOVISS. CtC. Oraziani ( terreno non tocco da altri coa gloria ) abbiano ia quelli pubblicati dal medesimo una for- tunatissima imitazione. lo noa debbo por fine a questo articolo scnza rendere iin tributo di lode ai nitidi caratteri della edizione Patavina , alia esat- tissima ortografia lapidaria ed alle cure del dotto siff. abate de Andreis , a cui si deve se questo te- soro Morcelliano abbia veduto la luce. Nella lettera clie vi si vede in fronte, io non so ben dire , se 1' elegante stile , la molta erudizione e friusta critica debbansi ammirare di piu , o la can- didezza dell' espressioni e vivo calore di aniicizia, che si scorge in ogni parte , dote tanto pm com- mendevole quanto nel nostro secolo pieno di ge- losie e di letterarj litigi e piu rara. -ioq . Il Canoiitco Lutci Polidori, 7t:L I. B^ftt- ^ i3t Relazione degll escavamenti fatti iielV Anfitratro di Verona Vaiino MDCCCXVIII , prcscntata alhi Com- missioiie at pidibLico oniato da Bartolarnrneo conte GwLJARi , meinhro dclla inedcsiina. — Verona^ lyib, dalla tipo<^tafia Giulian. OKNATISSiail SIGNOP.I, X lu' fortmiata e piu gradita occasiono arrtvar non mi poteva , che quella cioe di jjrestarmi all' onorevole in- cuinbea7a da voi data a me ed al socio Lwgi Trezza, sotio il gioriio i5 aprile anno corrente, di sorvogliare agli escavi deutro Vaaftteatru , onde particolarmente co- noscere se i sotterranei condotti fossero suscettibili di uu conteinplato pass;iggio di acque; e siccome quel poco clie si e latto tinora risulta di somma impoi-tanza, poi- che mostra iiisussisteiite cio die con tanta asseveranza rispetlaliili auioii hanno avauzato , cosi m' atFictto a darvene relazione , la quale facendo toccare con mano gli shagli clie si sono presi finora , o pubblicati come verica, I'ara conoscere qnanto giovi al bene delle arti ed alio scbiarinieiito delle antlcbe cose il progredire con luaggioi- caloro negl' incominciati escavamenti. Per piix facile inielligenza di cio clie sono per dirvi, vi prcsento in una tavola pianta ed alzati , disegnato il tutio, e misuraio con la piu niinuia esatlezza ;, nel che lutta r assisteiiza lui prestarono , animati dal genio per le belle anticliita , i bravi architetti ed ingegneri il so- prannominato coHega Trezza ed il sig. Giuseppe Dar- bitri , s\ per il rilievo de'tipi,clie per la sorveglianza ai lavori , a doverne esser riconoscento con ine la pa- tiia ancora. Ed in qnanto alia pianta , per maggiore intellifenza convieae clie io stabilisca due punti normali , che ser- vano di base. Quindi suppoiro due linee, I. a prima da A luori della porta principale dell* ingresso , che guarda veivo NO a B pane opposta , che nominero yjorf'/ di toitiia; e quesia dara punteggiato 1" asse maggiore. L'al- «ra taghera a niez/o e ad angoli retii questo asse mag- giore in C , e dara punteggiato 1' asse minore D C E. i3a BELAZIONE DEGLI ESC4.VAMENTI Dietro a cio avremo divisa in quattro parti V arena, e rhiamcrenio quarto dell'elUsse superiore a destia TAG EA, e quarto dell'ellisse inferiore a destra TECBE^ rosi direnio quarto superiore a siaistra T A C D A , e quarto inferiore a sinistra il D C B D. Cio premesso, passar dovrei alia relazione degli cscavi si quali voleste die ultiinamente io presedessi ; lua la- sciiite che prima io faccia un cenno di quelli fatti fuori i\e\V a:ifiteatro nel settembre delT anno scorso, aveado assai stretto rapporto.con quelli delT interno , che si dimostrano neVia fig. I e II ai di fuori dell' a/z^featro. Essi consistooo iieila por?.ione del maggior condotto F; nel uiiuor condotto G H che attraversa il mnggiore F s-uddetto ; e nel muro che seconda la piegatura del- ]' anfitcatro da I in K, e che deve supporsi che Io cir- condt total me lite, almeuo dalla parte della piazza d'armi. Non posso ricordare senza seiitiniento del piu vivo dolore le imperiose circostaaze , che hanno iin]3edito d' jiinoltrarsi di piii in quflla miniera mesuusta dt nio- numenti patrii e romani , biblioteca di niarnii letterati , e -pgurati della piii rimota antichita , e conservatorio delle piu piezioze notizie cold riserhate a discoprirsi in tempi migliovi; da mani barbare anlicamente sepohi per neces- sita in tempo di guerra; e riseppelliti ed obbligati a re- stare nelle tenebre , quando si aspettavano di rivedere la luce ; coine con forse un po' troppo di cufasi nel suo dispiacere ebbe ad esclamare il nostro consocio Tabate Venturi (i). Ora il principal condotto , come si osserva alia Fig. I e II in F, si e trovato di egual dimensioae di quelle, che gia si rinvenne sotio 1' ingresso negli escavi fatti nel 1816. Le dimensioni sono analoghe a quelle (l) Delia peloiia , e Jell.i eiira d.i avprai i;i ogui occasione c'ne ci offva l.i scopcrta del moniimenti tlella iiOitra citta , ne' piu bei tempi si faniosa , Jiede abbastanzi\ a coriosceVe 1' iuiporranza 1' nutore delle uo- lizie soprn il' cenotafio , cleiiomiiiato j4reo 'le'Gav/j demolito in Verona 1' anno i8o5: nelle qunli dopo aver declamato su questa amartjsiiu.i perdita, si dift'onde nelle nite sogginnte ad aniioverar i danni , cUe de- • rivar.o alia 3toria dei tempi, ed alio aril dtl ditegno, dall' oLlio , dal disprezio , e dalla diatruzione che vciifie f.itla in cjuesti ultiini fecoli singolarmfUle ; e noil solamcntc dal tempo o dalla guerra , ma piu oiucu riconoscere se ri'ttaiu< nie al di i'liori prugiedibse di \>\\x oltre il condotto G II , che lo traversa, o a tjual parte inclinasse. Le vestis^ia di aii- ticlie iiiura, che si ravvisano iielle caiitiue che gli souo di iVoiue al di la dell' aituale strada delta la Via nuovd persuadere porrel^hero cite anche di la passasiijc , ma certe/.za aon si ha per asseritlo. Nella fig. Ill viene es|)rt'ssa per piii chiarczza la for- ma in grande del la sua cosiruzioiie, che e dj sassi a ce- uieato , compresi ad ogni due p'edi e mezzo circa da un corso di coiio con tre inaui di lar-^hi e grossi qua- droni; onliae, come dice anco il Maffei, che si osserva. dii per tutco , tt-nendosi da' dttti strati i/uassata , e nie~ gli" dirtta la 'uura^lia tutta {lib. II, part. ^ , pag. j55, f^. I. ), ed ordine conservato auclie in luiti i ?otterra- nei condoiti delle amhulazioai. Sf la diligenza di ripor- tare il modo dellc costruzioni, iudicando le forme dei muri , delle volte , e la qualita de' raateriali , e la loro dispotizioue unita all' esnttcsza uel far coiioscere le piii minute parti archiietto>iiche ed omamenti > fosse stata praticafa da tuiti ^li eiuditi che illustrarono si fatti nionumenti, cio sarebbe stato di somma utiiita per ri- cavare col confronto le epoche le meao incerte sulIa loro ediiicazione. L' elevaia situazione di questo condotto non potea coatinuare orizzoniale nella parte interna, come ognuno puo vcdere i il declive verso ["arena, che si ravvisd allorche si scoperse nel 1816 la pendenza delT enirata principale , al di sotto dclla quale percorre lo stesso condotto con egual profondita ( Li tt cone, ran/it. di Verona 1817), chiaro dimostra che ad uso d' introdur accjui in essa arena era de.stinato , onde fbbe raj^ione il Serlio , quaudo disse ( lib. Ill, pa:;. 74 dtlle antic'/ita): Delia piazza di qnesto anfiteatro , il quale si di e arena, toUo quel name dalla rena che ci si spargeva dentro per (1) R.ipporto all* iniir ficato Ic 'lirterenti mura. Certo nou tliscorre in modo abba^tanza chiaro. Cio che pare doTcr balzare agli occhi
  • >rre stata oper.i di Teodorico ; dieiro alP autorita del ilaffei e le prove tolte dalla sua co— strazionc Prccipitb di troppo il sao gindizio il Biancolini a coHocar l« ■tnm T'odaiiciaiu- pochi pa^^i dalle Callienian--. Alcuni tleboli indui ri* tfoTati iu qoalche cantina non scrviraona mai di argonieoto iDfaliibil* a dar ^enieuza in propokit*. l35 KELAZIONE OEOLI E'^CWA.MfNTl E qui faro osservare die il foiidntnenio su cni ap- poggia qnesto niuro I K clove attraversa il condotto (c le piu in la aon se ne scopri che alcun poco a iior di terra) e appoggiato per piedi 3 , once 5 sopra 1' inter- rimento L fig II nel condotto stesso ; indi per pieili 3, once 3 e formaio di ciottoli in calce, di modo die le grosse pii^re cominciano soltanto alia souiniita del me- desiino gran condotto; ap|)oggiando qneste in parte so- pra quelle die cuoprono il condotto minore G H su in- dicato. Questo tnuro pero apparisce esser opera tumul- tiiaria , poiche i grossi massi sono collocati pressochi ^ alia rlnfusE;, ed esso e composto di pezzi di colonae ■* distese attraverso , di pezzi d' iscrizioni, di pietre la- vorate , e di altre pietre dell' a/i/iteafro. Cto fa cono- *^6cere quest' opera essere poateriore ad ogni uso , che del principal condotto facevasi in esso anfiteatro; ed auzi posteriore anche al minor condotto G H. Lascio agli eru- diti a discutere intorno all' epoca ed al vero uso di questo itiuro; sulla cni disposizione, e dimension! ()re- cise dci varj pezzi che lo conipongono dalT otturainento « improvviso ci fu tolto il modo , come sapete, di preci- sarc, Oitre alcuni pezzi cli rtiarmo di varie sorti non nostri , ed alcuni frainntenil d' iscrizioni , si e ritrovato una ilgura a mezzo rilievo scolpita su grossa pietra alta circa piedi 4, non essendosi misurata ; con un animale a'suoi piedi, il quale si vuol credt-re un cane. Di que- sto monumento fortuaatainente si ha avuto luogo di ^ trarre un alibozzo prima che veni-se riscpolto j ed esso <^ Sta sotto r angolo del casefrgiato viciiio a pochi piedi "■'sotterra , fig. IV (1). /* ■ Quello che si ebbe T avverteifiza di fare prima del fa- *^ tale risotterrameato , si fu di stabilire relativamente al ^ condotto mag^iore la linea orizzontale A B , fig. II, onde servir ci poresse nei posteriori riconosdmenti. L' utility (I) Chi averse pototo continuare lo scavo , come si a-reva intenzione e I'llata-lo verso la porta dell' iiigresso principale , foTse avrebbe trovato '■" l^ Vestibulo o Propileo. Maffei lo suppone , eti a quanta aveva detto 9 prima aggiiigne: Mi ha confermato i>t guesCa opinionf lo scavaniento , che giJAo fr.tto fare in Verona maartzl alia pnrta , che corrhvonde al sito delta ,-, mcdacrlia ; poiche pe'z^i vi si sano disotterrati J' alcune cohmne grandi di *^ mar no africano ^ qaali non aitrove , ne ultrimenti patrebbero essere state "Heft arcTta impiegale. Aggiungasi che a Capua ancora uel iiiogo stesso si *iii>«o trouate coloaite (Lib, I , pagi a5, , . V,; J > fart. 4 ). .kuh i« afitoo' « 1^ aano <^ tiyfi'ieo auliteatrale , e 1' altro corintio , il quale sebbene sia ^unsto e mutilato , si conosce essore della piu bella forma; il primo e alto piedi i, once lO^ puati 6 ; il secondo piedi 2 , once 3. Si veggoao sot- terrate ancora colonae di riflessibile grossezza ed altri massi smisarati di pietrc •, di queste e di quanto si e ritrovato e si ritrovera lo daro disegnato altra volta unitainente a tutti gii altri oggetti die abljiamo nel museo iiostro anfiteatrale che ora sperianio di aumen- tare noiabilmente. Si e vokito ancora conoscere il piano clei due punti wi « , ed anche qui si trovo conservato il lastricato, ed ua muro che atiraversa il condotto , ove si ristringe. Questo muro e grosso piedi 3, once 4, e piedi 4, once 4 alio, simile nella costruzione deU'iudicato al sito e e , cioe f.uco di quadioni cotti e con un foro quadro della luce di piedi i , once 3 posto sul piano del lastricato. Si conobbe esser questo muro postcriore, • forse al tempo dello ee c dello pqr, poiche non si interna ne men questo nei laterali , se non in quelle parti nelle quali erano mancanti i miiri laterali me- desimi al raomento della sua costruzione. I materiali usati nel formare tanto questo ra'irrcte AuJrft Ltgiato , a che si (appose Ji Or(ai//» jHecchi. la quest* 140 JIELA.ZIONE DECLI ESCVVAMEN'TI la raglone per cai sieno stati fatti , essendo tanto dis- simili dal rimanente , direi che qnando ne' bassi tempi si servirono deil*' a/2^te«tro ad uso di fortezza , volendo avere entro acqua sana , ed apprcfittando dello scavo gia esisteate nei mezzo per portare V antenna , ne ior- maroao uii am]iio e profondo pozzo , i\ quale dif'sero poi facendovi quel muri onde impedire che le acque stagnant! delle ambulazioni e le immondezze, anthe per qualche piena di tiume ritrocedf nJo , non avessero a guastare la troppo necessaria acqua del pozzo stes'^o (i). alcune cose importan'i si troTano irrtorno agli escavanienti eseguiti nel print'pio del pa salo secolo , e del ;>0220 stesfo fa cenno come cosa in quel tempo rirrovata , e che re--e tanra maraviglia. (i; SiccDine il Mnffei (Lib. II , parte 4, pag. 181 , V. I) ^ senza al- Cun dubl>io suppo'^e f)ue to jioizo c--ere oi era contemporanea alia fab- brica deir anfiffa ro , e^I in oltre affermo con tutta asseveranza dandoci la pianra nella tav. XIV (che noi riportiamo sotto 1j fg. V j che i ron- dott) incToeiati premo al eent'o sfuggono ii po%20 c'lrcondato lia muro , e si un,scrino , co i 1' abate Venlurl nella lettera a me diretta 1' anno scorso , pai;. a/, iippce di conej;uenza, che niancando ogni comunicazione , quel poi20 non vnol aver che far coi condofti ^ e lo suppose circondato da mnro di antica solida rostruzionc ; e tale ingonuamente confesso fu an- cbe il mio parei-e Ora abbianio una le^ione di pui . cioe in materie di fatto non valere le piu grandi autorita , rixhiedendosi oculare i-pezione per c^ser certi del ^ero. Imperciocche qncsto ninro , o cinta del poizo i di car e once 5 di grossezza , di meschini qoailrelli di eotto , di pes-inia composizione e peg',iore cottura; in somraa di tempi arcibassissimi. Ma se la ciuta e moderna, non dicasi percio non aver potaio servire anticaniente ad altro offiio ; e tra-formato poi ad nso di pnizo , chi sa die ncl medio evo ridotto 1' anfiteatro ad uso di fortezza , come sopra acceiinai , e volendovisi un pozzo .^ trovando I'opera gia cominciata , che non e ne sieno serviti , anche tratti in errore dal supporlo preeisa- mente un pozzo? Ma che non I'abbiano fatto essi c-pressamente cavarc lo mo.-tra il sito , che non avrebber" scelto eposto ai colpi di pietre ed ai dardi , ne si sarebbero oslinati
  • rocedente dal punto F, e cli egual costrnzione e largliezza ;, cioe di pitdi 4, once 6: il quale dopo piedi 3, once 7 luori dal podio si allarga , ed alia distanza j>ure di piedi 8 , once 9 dal podiu itesso Ibnnasi della larghezza di piedi 8, once 10, poco dissimiie di quella airopposia parte del condotto m. Nello stesso tempo die si stava eseguendo tai lavori, 91 scavo alia porta di sortita nel punto o ove corri^ spoode la maggior anibulazione ; e quindi profondato lo scavo si rinvenne il gran condotto ove sortivano tutte le acque, del quale il Mafftt cosi jiarla {^Lih. \\,part. 4, pas. 18a, F. I ) : Esseiidosi scavato innanzi all' altra maggior p,rta , che era anco allora la meno usata, si e trovato non esser qiiivi il condotto coperto di laitre, ma da una prandissinia volta , e due condotti minori da cia~ scu/i lato venirvi a inettere. L'uso di qucsti condotti era senz' altro prr ricevere e portar fuori le urine e It inimondezze , e non meno V acqna piovana che cadta nel- V anfitcatro. II su'ldetto Maffei non descrive qnesto condotto par-^ ticolarmente , lo che io souo per fare, onde si com- prenda la differenza nella costrnzione e nelT nso r anco iioto se quelli. del 14^ JRELAZIONE DEGLI ESC WAMENTI portico esteriore , e della minor ambulazione vi cora- corrano ; noa che il condotto d' intoinp al poJio , del quale il Maffei non fa menzione. La volta di questo gran condotto, che comincia dalla punteggiata sotto i punti x z , e forniata di sassi ma* cigni da noi detti ccresni obUinghi deli' altezza di piedi 1, once 2 , punti 6 circa ; clie con un solo di essi for- masi la grossezza della volta , sojDra la quale vi e un battuto , sopra cui saranno stati riposti i lastroni di marnio clie formavano il paviniento. I muri fiancheg- gianti la volta ciie cammina esteriorniente non sono dis- simili dal rimanente , cioe di sasso , ripartiti coi consueti corsi di quadroni cotti. La volta stessa e for- mata con tutta la mag^ior pulitezza e precisione nella semicircolare sua cnrva. Questo condotto e tutto ri,- pieno di terra e sabbia di liume che sembra che vi sia siata introdotta nclle escrescenze del Sunie. La conti- nuazione de' lavori anco in qnesta parte ci fa molto sperare de' nuovi ritrovati. Fu allora che verificato tutto cio si prese a far degli esami di confronto nei pnnti rst nel quarto destro inferiore, e si trovo , come si e detto , conispondere al muro phk del quarto sinlstro inferiore, e i punti i a 3 4 5 u"d quarto sinistro su- periore corrispoiidono ai S(U indicati , toltone la nic- chia che vi si osserva in quelli , la qual sembra che in questa parte non vi esistesse , e iiemmeno dalla parte del quarto destro superiore vi si ravvisa , come si e riscontrato dallo scavo 8 9. Ulteriori confront! non si poterono praticare atteso il palco scenico, e le attuali rappresentazioni ; e pero da sperarsi di poter meglio eseguire e conoscere in altro momento. Per soddisfare al nostro desiderio, e per render ma- jiifesto quanto concerne la nostra scoperta , ci restava di conoscere qual natura di deciive vi fosse dal piano del condotto dal punto F fuori della porta dill' ingresso principale al piano del condotto al punto o alia porta di sortita. Essendosi , come si e detto , all' occasion dello scavo praiicato nel mese di settembre passato stabilita l" onz- zontale A B corrispondente al piano del condotto mag- giore esterno su indieato F , cosi questa ora ci offre r opportunita di poter conoscere qual sia la ditferenza del piano del cQudotto stgsso con quello del coadotto FATTI NELl' ANFITE&TKO »I VEKONA. 1 ^2> at punto o, non che dcgli altri intermedj. Trasportata quiiidi la nostra oiizzoiunle piii abliasso piedi 9,e per consei^ueiiz.i al piano dell'' antica ?tiadaj, e sopia i la- stroni che cojjrir dovevano il condotto medcsimo , fu mnrcata con le lt;ttere X Z per maggior chinrezza. Come qiiesta orizzontale principia sotto il rialzo di terra av- venuto ae' lempi addietro in quella parte , cosi si av- verte clie viene a passare once 3 , punti 6 sopra il piano interne * ove poggia il primo pilastro deiratrio da dove partirono i nostri riscontri. Fat'.e percto le rebitive opcrazioni, si trovo nel pieno risnltaio essere il punto F piii alto dal punto o piedi 6, once 5, punti 9 ^ ma non si trovo corrispondere il de- dive di questi due punti a retta pendenza con quelli di mezzo. Fu d' uopo riscontrarne degli altri sotto !a delta orizzontale , come si vede espresso nella fiictii i noiiii di rettori , niunicipj e cittailini ^ chc si jnvstnroiio in varj t-einpi alia conservazione ed al ri- stnuro di un taiito ediiiciu. lo lio gia iiascritte questo iscrizioni , le quail esi- ifoiio sparse ne\l'' anfitcatio stcsso , credendo doverosa cisa di ricliianiarle alia vita, vantaudomi di essere svisceraio auiaiite della patria, e di qiielli che T ania- roiio e die l" aniano. NoQ credo inutile die possa esser fatta pubhlica que- sin niia lelazione sul riilesso che veneudo queste no- uzie in maao ai dirctiori de"" lavori di Rurna , Pompej. Aiito/ui ed altri , si animer«Qno cosi seinpre piii nelle Uiro iuiraprese: le cou;iiizioai che ritrarranno anclie C()irap])oggio delle nostre scoperte saiaano seinpre mag- gi'iri , ed e da lusingarsi che nun i^dpgnera^no di eu- fiare con noi in comunicazione •, e cosi_ resl palesi i reciproci ritrovati e le opinioni sui medesimi , seni- pre pill avremo de' nnovi lunii da porci al caso di render meao iniperfetia I' opera conteraplata , cioe I' illusrruzio.ie dell' arcliittttonica parte del nostro anfi- teutro ; la quale riverberar dovra naturalniente suUa parte storica ed antiquaria. Verona, ai agosto i8i8. 11 vostro coUega Bartolommeo conte GlULiiSi. Questa lettera non era suscettlbile dl eslratto, come avranno potuto vedere i nostrl leggitori. Dopo di essa segue una giunta j la qu^le contiene una breve lettera dc-l conte I. B. Lazise , intenta a riconoscere di quale raanuo fossero i tVaiumenti architettonici scoperti ; se- gue la nota delle })ersi)ue che conlribuirono per gli .-scavi ; indi una raccuha delle iscri/.ioni esistenti nel- f.'!' anliteatro , ie quali sono pero quasi tutte nioderne. ( Vtdi nella Corrispondenza uno squarcio di lettera delli) stesso sig. conte (Jiuliari che rende couto di al- tri scavi ulteriori ). 146 KELAZIONE DEGLI ESC A.VAMENTI eCC. Spiegazione de' punti principali della tavola esprimente glL escavamenti eseguiti fuorL , td al di dentro del- r Antiteatro neglL anai TSiy c 1818. F I G U R A I. AB Lines punteggiata che indica 1' asse miggiore. C Centro dell' arena , ove era trovasi il poz2o. DE Linoi puuteggiata chc indica 1' as^e minore. F Conlotto princip.iU escavato nei 1817. GH Condotto che attraversa 11 princip^le pure riconosciuto nel 1817. IK Muro che rnostra di secoiidiire la piegatura dell' anjlteatro pure ri- conosciuto neli' anno suddetto. a Punto ove ehbero principio le osjervazioni f-tte nel 181S. h Pjetre che attualnienle cuoprouo il condotto traver^ale a sinistra come fanno quelle in y a de?tra. o Punto ove s' incomincio ad escavare il condotto di sortita nell' anno 1818 suddetto. w Pictre che attualmente cuoprono il condotto traversale a destra. I muri colorati non s' immedesiniano cogli altri. F I G U R A II. AB Orizzontale ?tabilita nel 1817 elevata sopra il piano del condotto al punto F piedl 16 one. 5. XZ Orizzontjle della quale ci siamo jerviti nelle osservazioni nel l8l8,piu bassa piedl 9 della sudd. AB che corrisponde sopra I'antica strada. F Condotto principale escavato nel 1817. G Condotto che attraversa il principale riconosciuto 1' anno suddett». r Muro che mostra di secondare la piegatura ieW anJiteHtro. X. IntcrrlmentB nel condotto principale sul quale e poggiato il fon- damento del muro I. 31 f ondamento di ciottoli in calce su cui e basato il suddetto muro I. S Pilastro ossia piedritto del portico esteriore ora distrutto simile a quell! che esistono. F I G U R A III. iVIodo come 5ono costrutte le mura del condotto principale , • CO51 , . , di tutti gli altri aucora. In tutti gli angoli sonovi i quadron» medesimi che corrono dal fondo alia cima senza i»terruzione t come vedesi nella fig. II. AA Coperta del condotto , c piano della strada. BB Lastricato e piano del condotto. CC Battuto , ossia fondamento sotto il condotto. F I G U R A IV. La quale dimostra la lapida a mezzo rilievo scoperta nell' anno 1 81 7. F I G U R A V. Modo col cjualc il Maffci rappresento la conuinicnzione de' condotti. F 1 G UR A VI. Sezlone che dimostra come e formato internaments il CQudotto di sar» tita marcat'j nella figura I ai puBti x %• x^ IP Sf. 7. ^c '^ ffi \ »4? Hulla pocsia , sermone di Giwaniil Tonri. — • flfi- laiio , 1818, dalla tipo^rafia di Vinccnzo Ferrario. Idee demeiitari snlla poesia romandca , aposte da Ermes ViscoNTi. — M'laiio , 1018, daLla tipo- ^rufiu di Viiicenzo Ferrario. J_JE poetiche crescono , e vien meno la vera poesia: dopo tanti secoli che questa supreiua delle arti sigoo- reggia il cuore deiP uomo , dopo cinquecento e piu. anni die P lialia e in possesso di'll' eredita di Grecia e di Koma, sorgono alcuni clie cercaao di persuaderne essere la poesia uriiomeiuo delle speculazioni dell' in- telletto piii die delte agitazioni del cuore , ed aver fi- nora gritaliani con daano della loro lama battute troppo vilniente le pedate degli antichi ; e si ne pareva che almeno questa lode , die gli stranieri le assentono , d' essei- prima nelle doctrine poeiiche , non dovesse a\\^ misera Italia venir contesa dai proprj suoi fijili. l\la noi andammo ingannati , e qiiesti due libretti di cui ne giova unitamente parlare , c la moderna setta da cui sono dettati, ne sono la prova. Chi si fa mae- stro di nuove teorie tutte opposte all' antiche , con- daana gli autori die non osservarono le resole da esso prescritte; e se 1' Italia non debbe conservare in fania di grandi poeii , che coloro a cni secondo i precetti del Torti e del Visconti s* aspetta questo nome , ne piange il cuore, ma non ne abbiamo pur uno. Noi confessiamo col Visconti che le dispute sul ro- manticisuio sono una moda die s' e omai spwr^a per tutie le dotte nazioni , e fummo gran tempo in pen- siero se forse non fos>;e piii da lodarsi il silenzio, che il prender parte in queste guerre letterarie : il tempo giu.hce scverissimo delle umane opimoni pronun/iera senza dubbio una sentenz.a senza appeilo sn queste con- tese ; ma intanto molti ciovinetti sedotn dalPapparenza e dalla novita ddla cosa si sviano: i loro insegnl s*.m- pion.. di false dottrine , e se pur una volta^.esce loro di ravvedersi d.U' errore ia clie furono iratti , e per I4<> SULLA tOESIA , SERMONS lo piu troppo tardi per iaconiinciare una strada , che anche corsa direttamenie e liiiighissinia. Kon per odio a<.lanque ne per disprezzo d* alcuno vnoisi ripiitare scritto quot' articolo , ma perche ne pare un pubblico traa ampio e splendidissimo tema ai poeii : nell" ultimo descrivf gli amori d'Adamo e d' Eva , consiglia a cantar di Muesta gentile passione come d'una pujr.a interiore dell" uomo, e termina col metter a pezzi un salmo , col quale la poetica ha fine. Se il sig. Torti voile unire 1" esempio al precetto , egli tocco mirabilmente lo scope: 1" argomento e trat- tato con tutte le regole del romanticismo : si comincia in Grecia con Priamo ed Ettore , si sogna in loghil- terra con Macbeth, si giostra in Francia coi Paladini, e dalle angustie di questa terra si vola nell' Eden per poi ternnnare salineggiando in riva al Giordano, Se qoesto sia il modo di comporre cose didascaliche, giova apjiellaisene al s<'n:*o naturale d' ogni uomo. Noi confessiamo che si trovano qna e la dei versi , e due o tre volte anthe delle terzine che fanno rincre- «cere die il loro autore ^'nt perduto pei buoai studj J DI GIOVANNI TOKTI CCC- 1 49 jna in generale i versi si strasciaano per terra raoko |>iu che noil convieue al sermone , e Ic locuziotii sono spesso oscure per mia certa anibiziosa novita, die vor- re))l)e far uii luistero tlelle cose piu coniuai. Che sigai- lica quel roinore — Mulo di passione t di pensiero? quel — Dalle divine, e daW uinane cane Nodrito am- pio sapere , e sapienza ? c quePaltro — 11 riibello Cose indurando a coscienza invitto ? Che cosa soao niai V unita del core, Vcsimio acume di gentUezza , i h zj e fesca di repulse , il torbo vapore iriebbriante , con che or gli aninii ciurma il rio niistero, la molle<,za ignuda delC antica geate? Chi viiol essere iiitcsu, dee scrivere intelligibilmente; ue la lini^ua italiana e si povera da dover ricorrere a qiiesii arzigogoli per esprimere pellegrinamente un concetto. Che versi sono poi quest! ? O amor si finge , o pastoral contento , O e laudato clii piii in alto ascese. Dove, oltre la barbaric d quelle elision!, quel pcito- ral contento e strascinato dalla riaia , ed ii secoudo verso non dice nulla. E quando parU d' Andromac* rhe si la incontro ad Eitore, uia a ritrarre d orte Non v(d per piaut) , o ptrclie sia con lei Chi l pa'-gnlctio nelle bracda pore die Bpande un largo fiume di luiue di sincere dottrine ne ftembra un iiupasto stranissiuio di cose reali e figurate. Anche la lingua alcuna volta non e pura , e quel roteggiare, quell' eroismo cd altre voci die sarebbe mi- nnzia il noiare , non sono certamente di luuma Ies;a. Quello pero che in tutio questo sermone ne sembra il principale difetto, e una certa standiexza di verso, Bild. h> runa di quelle propostc dai critici oltraniontani, ma » tale pero che pub servire di ccntro alle varie dcli- ti nizioni ideate da loro , senipreche quelle definizioni » si riguardino come osservazioni speciali indicanti di- » versi pregi e diletti , diverse modificazioni caratte- •' risticlie a ciascuna delle due letterature ". Apriamolo di nuovo alia pagina sedicesima. " Chi senza badare a •' prescrizioni sentenziate a te^ta fredda trasfondesse It ne' suoi canti tutto cio che egli sente di veramente " ."serio e sublime , meriterebbe f'or»e di essere chianiato »' auiore irregolare , e mancante di perfezione artistica? It Ptdanterie >;. Basta cosi ; e meglio offrir meno prove ai lettori , che piu annojarlo con questa barbaric (i). Nun vi e il menomo sapore di lingua, e ne un po- rhissimo pure di quella digniia e di qnel nobilc (1) II »ig. Vi-iconti non e piii ftlice ne' fuoi dialnghi stnmpati nel Contitiatore e ri t.iinpati in un libretto a part*. Vediaiuo com' egli fa pirUrc il Lamberli r il Romapno^i. « Lamterri. Come ? Creflete che le regole tragicbe si applionnn anclie li balli ? Perilonatemi ,. Toi -volete tUTertirvi. Itomagnosi- Lajciatemi spiepare le mie idee. Vi sono rlelle repole in-
  • pensaljili tanto ail una lraf;e(1ia , fjuanto ad un baljo ; ve cc sono di <]nellc che si adatt^no alia Iraprclia r non al ballo , e ve ne •lono dellt altre rbe si ailattaiio nl hallo ,e iion nlla trapedia. — Se io dicessi che ua calzolajn per far bene un paio di scarpe deve prender* la misura del piedc J e che un parlo per far bene uu gilo deve prendere ancb' egli I* misura d' un pie.le , io sarei pazzo. Ma fe dicrssi die tanto il caUo- l«t« , t|nan1o il ?artn debbou > fare Is scarpe ed il pile nc trnppo larphi , ne troppo ^tretli , «jrfbhe una verita nola anclie ai fanciulli. El.bcne , o 1 nolti di tempo c di luogo e una regola {aha , o e come il largo r le itrrtto delle fcarpe e del gile : si applica a tutti i cnraponimenti dramin.ilici- E r'\6 non toglie che ri siano dalle altre regole speciali ai compnninienti recil.t, VI. Le passioiii s' banno a trattare in modo cUe si veda in es-ic rinflusso della reli^ione cristiana. Se queste proposizioni sien vere , sc qiiestc regole giovar possaao all' iacremento dell' arte, esaminiamolo scnza odio e senza amore. I. La mitologia vuolsi sbandirc dalle composizioni poe- ticlie. Per intenderci bene e non combattere , come siiole avvenire di frcqueiite nelle contese letternrie, con vuoti fanta5te sirane oplnioni roinanticlie , gli ba- sterebbe per giudicarae coa piena cognizione di causa RI GIOV\NNI TORTI CCC. iS/ Noi utlimmo teste il Monti rompere con maravigliosa eloquenza contro questi corruttori della poesia ; e fAricL ne scrive jiur oia , essere questo romanticismo f< utia (» brutta eresia che guasta assai begl' ingegiii , e con- »/ tro la quale bisogna armarsi per non tornare al It seicenio. S' arroge (he noa fa forza , se anche ne venissero mostratt pre-so altie nazioni dei soiumi pocti roman- tici i la quistione sarebbe ancora da dccidersi , giacche si tratta di sapere, non qnal gcnere di poisia convenga agl' fnglesi, ai Tedeschi, agl' Indian! , nia se quei pre- cetti di poetica , che forse a queste nazioni conven- gono , possano senza d.inno osservarsl in Italia. Se tuitte Je opinioni anticlie non sono da rigettarsi , qnella che ne aLldita essere l' esperienza del passato e del piesente maestra delP avvenire , proaunzia seutenza finale su queste contese : noi lo ripetiamo , in Italia non si ha fra i roinantici un poeta di vaglia : trovammo altre volte in questo giornale bellissimi molti vcrsi della traduzione del Giaurro , ma possiamo con certezza af- fermare che quei versi non sono fattura d' un ingegno romantico;, e chi credesse altrimenti , noi gli gettiamo il guanto ed ei lo raccolga. II. II poeta debbe sempre mostrarsi a livello delle co- j^nizioni scentifiche del suo secolo. Non ne siamo persuasi : tutte le cogni/ioni non sono poetiche ; ve n' ha anche taluna cue introdotta nella poesia farebbe un pessinio elTetto. L' iinnudiilita del sole puo somniinistrare al potente ingegno di Foscolo un pajo di bellissimi ver^i ; ma se noi leviamo dal lingnaggio poetico il nnscere ed il tramontane del sole , qunnto diletto e tolto alle anime gentili I E certo die in nn poema didascalico quella parte che ne forma il soggetto , non dee contenere gli anti- shi errori , ma le scoperte moderne die sostituirono ad esiii la verita i nel resto s' adoprino pure franca- mente le favole. La Pastorizia, gli Ulivi ed il Corallo dell'Arici mo- Strano come debba seguire quest' unione , e bisogua chiudcre gli occhi alia luce del vero per non vedere quanro splendore ne venga alT ingrato argoniento, e quanta dignith s' accrcsca alle cose piii comuni. II poeta non debb' Cjsere ignorante d*;ll« ecienze ; ma 1« i58 SUT.LA. POESIA, SEKMONE sue cogairioni voglioiisi piuttosto estese e profcfnde, onde possa in qualohe caso niostrarsene conoscente , ma non sia tentato d'inzepparne i suoi scritti. Se Dante era meno teologo , il suo Paradiso sarebbe piu letto ; quel sommo sapeva qiianto il suo secolo , e molto piii del suo secolo ^ ma non e da dissimulare die alcuna volta prodigalizzo i suoi tesori , ove sarebbe stato me- glio di fame un uso piii raoderato : qualche compara- zione od altia figura del parlare derivata parcamente tialle scienze aggiugne in certi casi inirabile evidenza e splendofe al discorso , ma non di rado avveria die i cangiamenti avvenuti nelle scienze levino loro intera- iiieate il lato poeticrf: se TAnguillara ave»se avuti per mano i veri elementi ora scopertl daichimici, non ne sarebbe certo uscita quella inirabile stanza del CaoS die dall'errore del quattro antichi elementi gli veuue fornita. E s' e VerO die i' umana specie acquista ogni di «novi lumi , qual poesia sarebbe mai quella die dovesse rinnovarsi ogni anno ed in ogni paese ? E forza di per- suadersene ; fuori dei soggetti religiosi e scientifici die sono i meno freqiienti , la religione e le scienze poe- tiche sono determinate. Quella parte delle anticbe e nioderne opinioni tilosofiche cbe si niostra sotto un aspetto piii leggiadro , e divenuta patrimonio della poesia. Le iramagini poetiche doraandano il facile giu- dizio dei sensi e della fantasia , e rlfuggouo quasi sem- pre dalle pensose ed austere investigazioni dell' intel- letto. Un poeta innamorato . ba bisogno die i troncin della solitarin foresta vengano aniniati dalle pietose Aniadriadi , e die sia I'Eco una infelicisslma donna die compatisce alle sue dolenti canzoni : chi vuol disin- gannarlo , egli rispondera come quell' Inglese all' inco- modo vicino che gli veniva svelaudo le astuzie d' un glocoliere : in poesia noi vogliaino essere ingannati , e la verita viene respinta , ove non s' adorni d' un abito dilettevole. Nella filosolia cbe ba 1" utilita morale per iscopo »• debbe tacersi quel vero che per una pericolosa novita, o col renders! troppo generale , puo esser nocivo ; e Socrate fu da taluno biasimato perclio aperse il pugno troppo largamente. Nella poesia che ha per iscopo il diletto , tutto cio che nelle scienze non e atto a pro- curarlo va ommesso. DX GIOVVNNI TORTI eCC. I $9 lie qui parlianio delle verita morali e politiche ^ che quebte ne s' aumentaiio colle scoperte, ne si cangiano coi tem])i. La bapienza antica e la moderna in questi oggetil s' accordano , e se 1' umaua superhia puo forse persuadere ad alcuao di poter giudicare delle cose an- tiche meglio che non ne gjiudicarono i contemporanei, ne par gravemente ingannato ; citiainoae un esempio , s sara tolto dal luogo in ciii il sig. Viscouti porta giudizio suir impresa di Bruto secondo c di Gassio : ecco le sue parole: i< Noi non dubitiamo di considerarli, '* come due ultra , perche distrussero un goverao gia >' organizzato a line di fame risorgere un altro non coa- " forme ai bisogni del popolo roniano >i. Quante parole, tanti errori. II distruttore delle forme di governo sta- bilite era Cesare; ed e si lungi tlal vero die il Ditta- tore avesse creati nuovi ordini , che anzi un' ombra di repubblira snssisteva tuttavia , ed egli fu sempre incerto vivendo, in die modo potesse assicurarsi la futura grandezza. I bisogni del popolo roinano si pa- lesarono degnamente , tjuando Antonio presento tre volte a Cesare la corona die solo rifiutata pote con- tenere la conimossa indignazlone della plebe: bisogna essere straaaniente coraggiuso per decidere con tania franchezza , che Koma non avea bisogno di liberta •. era qiiella citia corrottissima , ma il sig. Visconti avea oonfessato poco prima che "Bruto e Gassio dovevano " esbere , e furono aominati benefattori della patria e " modelli d'eroismo". Essi lentarouo con un fatto so- lennissimo di ritirare i Romani verso gli antichi prin- cipj : e i Romani conobbero il merito de' loro sforzi , e ne giudicarono altrimenti che il sig. Viscouti non fa . che »e r impresa ebbe un esito infelice , troppo altre cagioai vi coacorsero, le quali soverchiameate abbor- riscono dalja natura di questo articolo^ ne utile sarebbe i\p prudente il discorrerle. III. Gli argomenti voglionsi prendere nei secoli cri- stiani , e sara meglio, ove siano tratti dalle crona- che patrie. So i Romantici si contentassero di consigliare a^li scrittori di preferire gli argomenti moderni agli anti- chi, e per una dolce carita di patria gli esortassero a oarrare e cantare delle cose italiane , npi potremmo lo- darne lu zelo, sebbene I'esecuzioae del loro coasiglio l6o SULLA. POESIA , SERMONfe sla per ora qnasi impo^sibile , ove a pochissimi fatti non si voglia listringere la poesia. I poeti stoiici deb- hoao essere preceduti da siorici prosaiOri comunemen- te letti dalla nazione , giacche altriuienti o il poeta dovrebbe sostenere anche le parti d' i?torico , e per tal inodo incateiiare 1' iminaginazione e convertirsi in un mP!»chino espositore di leggende , o il popolo sarebbe ingannato , che nelle cose istoricbe importa mokissimo, o, cio che e peggio, la poesia noii sarebbe per esso , che suoao ed inuiile lusinga dell' orecchio. II popolo deve prima conoscere il fatto, ed allora se il poeta lo riscalda coi!;li afFetti del -^ho cuore, e lo adorna delT incanto d' un' armoniosa parola , la luce de! passato percuote gli occlii del volgo , e le vicende de' suoi padri lo addotirinaiio sui bis<)!;:ni dei figli. Ma chi conosce la storia italiana? Sara piii facile trovar cmquanta fanciullt che vi annoveriao i Re e gl' Iniperatori d' Roma , che rinvenirne un solo che conosca per esempio la discesa di Carlo Ottavo in Italia, importsniissimo di fUtti gli avveaimenti , che valsero a cangiare la sorte del nostro paese. Ija storia d' Italia e ancora da scriversl: abbiamo per alcuni tempi , ed alcune citta istorici sommi , ma la soverchia cautela dei sacerdoti forse li riraove quasi tutti dalle mam del popolo. E si questa carissima Italia fu sempre feconda d'uo- mini grandi , che avi»ian saputo adempiere questo di- fetto : ma la carriera parve a taluno pericolosa ^ qual- che altro, dopo aver cominciaia Pimpresa, al vederne grincredibili strazj , all'avvisare i tradimenti de'quali fu vittima , al cootemplare i deKtti cui fu strascinata, senti rifuggirsi raniina, e depose la penna. E vo- lesse il cielo , che finite queste letterarie contese , e ravveduti tanti begli ingegni che vanno errati ia queste nuove opinioni, ne sorgesse alcuno a consacrar tutta la viia nelT erigere questo monuraento di bronzo alia patria I Sarebbe essa vendicata una volta dagl' in- sulti della barbaric, e dalle calnnnie degli stranieri : la gloria di tante scoperte malaraente a noi usurpate ne verrrbbe assicurata , e potrebbe finalmente un pa- dre italiano dire al suo figlio :^:= Ecco la storia della tua pairia ;, tu vedrai com'' ella fu ini'eli( e , e ne com- prenderai i! perche: non perdere pero d'occhio giamraai , VI GIOVANNI Tonn ecc. lOi che la svcntura e la granclezza d' animo andarono in essa Uel pari : la niiseria dei tempi auticlli ti facciA degiiamente apj rezzare la felicita dei preseiiii. Noi siamo un poco tiascorsi , ma egli e pur vero , che questa inancanza di storici cotiosciuti e letti co- uiunemente rende il coii>ig!io de' Romaruici per or* impossibilf ad esser seguito. Ma i Romantici uou istanno contenti al consigUare : essi dettaiio Ipggi , ed escludoiio gli anticbi argoiwenti : se cio non fosse, non tra bisogao di proclaiuare, come iiovita , una coca \ ecthissima. Gh avversarj de' Romaniici noa hanno mai detto , che i soggetti dovessero prendersj soltanto nell' anti- chita : tutio il passato antra nel doniinio della poesia; e s' ella per usare piii liberamente i suoi diriiti , e per poter dare alia cosa quei colori che piii le con- vengoao , senza tradire un vero coiiosciuto , sceglie ia teuijii rimoti la materia del suo canto , nou per que- sto esclude i temi moderni. L' Antigone ed il Filippo d' Altieri ne sono la prova. Ma e facile I'accorgersi che i Romantici accennano ia un luogo per colpire in un altro : il sig Visconti ne rivela questo segreto nell' articolo V, ove espo- ne << come una composizione puo essere in parte ro- " niantira , ed ia parte classicistica » ( Dio ne scampi da questi vocaboli ), e ne oHre in eseiui)io varie tragedie dcirAlficri, del Racine, e del Voltaire << romantiche " per la qualita degli argonienti e dt' pensieri, e clas- " sicistiche )jer la .sola forma esteriore. n Questn forma estefiore e api'unto il porno dtlla discordia, giacche noi non conoscianio alcun argomento romantico per s^ stesso , ed apzi ne giova rej^licare •d ogni momento : o giovani poeti , prendete il sog- geito de' vostri canti , dove vi piace, aut;co o nioderno, siorico o favoloso , patrio o strauiero non importa ; nja ricordatevi degli antichi modelli , e delle regole , che il cousenso delle genti e 1' esperitnza ne tra.-«e : luiitnte la nntura , ma come la imitarono gli antichi scee^liendo le parti piii belle , e piii alia bel'ez/a in- tendendo, che ad una verita scrupolosa • investi:^ate i niotivi , per ciii sono imniortab i poemi d* Umero e di Virgilio ; «' qiiando sarete piiniti a scoprirli, avreie im- pnraia la pociica d' Aristoiile e d' Orazio , scnz' aver ilia*, letio ne Orazio ue Anstotile. 102 SULLA. POESIA, SERMONE Come si debba disporre rargomento, quali avver-* tenze sieno da ossei'vare nel condurlo , quali sieno i vizj da evitarsi , imparar lo dobbiamo dai classic! j jie a questo solo si riduce la forma esteriore: il sig. Vi- sconti nega colle parole " clie vi sia uno stile essen- >f zialipente romantico » ma col suo esempio mostra che questo stile esiste I'ealmente. Non vale il dissiniu- larlo , troppe sono le prove clie ne confermano a crederlo : quegli che con uno studio pertinace degli scrittori del secolo d' oro, greci , latini ed italiani, s' e formato uno stile sobrio e spirante un non so clie d"" antico , quegli che poetando ti fa tornare alia mente 1' eterne bellezze degl' ingegni sovrani di Grecia e di Koma, non e certaniente romantico , almeno quanto alio stile J e s' egli avra osservate nella tessitura del poema le regole dei classici , sara classico , avess' egli cantato gli atroci suppUzj del santo uffizio romanticis~ simo dei temi proposti dal sig. Visconti. II Monti suol confeisare d'aver preso moltissimo dai Tedeschi e dagli Inglesi , nta le sue voglionsi piuttosto riguardare come restituzioni , che come furti , giacche levando a qaei pensieri inglesi e tedeschi 1' abito fo- restiero , e vestendoU di veste Virgiliana od Oraziana mostro che qnesta era loro nativa , e che 1' altra era ad imprestito, e soltanto per secondare il genio della straniera nazione. Tutti i grandi poeti italiani feccro lo stesso, e, che che ne dica il sig. Visconti, noi crediamo che vi sia uno stile essenzialmente classico, e che Dante e TAriosto malamente chiamati romantici ne siano i due piu gran- di modelli. Che mai direbVero quest! due Sommi , se dopo lo studio indefessor fatto sul classici, si sentissero da cert! scrittori novellini appellare ronvantici ? Dante compose un poema sacro , Ariosto un romanzo , ed osservarono esattamente le regole appropriate a queste- due maniere di poesia , percio ne vanno altamente. lodat! 5 s' essi avessero preteso di far un poema epico, allora si , che restando classici per lo stile , sarebbero divenut! romantici per la tessitura de' loro poemi. Chi vuol meglio intendere la differenza tra Dante e I'Ariosto e i romantici, legfca i loro vers! , e li paragon! con quell! del romanticissimo lord Eyron ; egli »' avvedra sulle prime 5 clie condotta , pensieri, locution!, tutto Dl G10VA.NNI TORli CCC. J 6cS f div«trso 5 e che inentre il Dante e V Ariosto proce— dono ora come fiumi niaestoai rallegranti le prossime rive, ora come impeluosi torrenti clie seco strascinano gli argini, lord Byron e senipre simigliante a poc'acqua clie suio per la streitezza de' tubi ond'e condotta, e gl' ingegni che la muovono , s' innalza e zaropiila , e per quaiito sembri diversa , p ognora la stessa che va e rorna con un gioco sempre eguale e nojoso. Rijjptianiolo aduiujue,e concl;iudinnio: gU argomentl si prendano , dove par meglio ■, i classici ne insegniiio la tessitura e lo stile. IV. L' unita nei poenii cpici non e necessaria : si se- gua la storia, e vi siano quanti protagouisti abbi- sognano per narrar tutto diitesaniente. Secondo questa proposizione si potrcbbe formare nn poema epico conducendolo dalla creazione del niondo sine al giudizio universale , e raccontandovi i casi di tulte le nazioni. I romantici clie vanno predicando continiianiente l" unita del ciiore, clie e quanto dire die gli affetti non eiano distratti verso j)iu oggetti, e quindi resi j)iu deboli , sembra clie iion abbiano veduio ad altro appunto non esser dirette le regole, che a con- servare questa unita ^ die se intendessero tli dire col riprovarle, cli' esse non servono alio scope per cni furono inventate, avrebbero contro T esperienz'a di tutti i tempi, giftcche fa d' uopo ricordarsi clie i poe- mi d' Omero precedettero di niolti secoli la poeiica d' Aristotile , e che questi non iiivent6 gia una teoria nuova , ma ronsulto la propria nazione e se stesso, e dopo un . come quella di S. Marglir-riCa) , e non appaga.jdosi n d' un' epopca congegnata coll' occhio sompre alle u massime dei dotti (cioe di quella del Tasso) voglia » adornarla di tutte quelle belie^ze , di cui e suscet- ./ tibile I' esposizione d' un si graudioso fenomeno po— J/ litico. Dovrebbe egli rlnuoziare ad espriuiere le i> azioni di Pietro Eremita (1) uno de' piii singolari tt avventnrieri , di cui si abbia memoria, il quale senza !t ricchezze ne potenza , colla sola autorita del suo » carattere eccito popolazioni e regni alia guerra i> santa , la preparo e secoido con una vita tra il » paladino e il capo-popolo , il fanatico ed il fiian- » trope ? O sarebbe forse partito lodevole il rilegare » le imprese di codesto promotore di rapine e di » stragi , disinteressato egli e doiato d) un cuore sde— » gnoso deir ingiusiizia , rilegarle (2) in un episodic ) narrate a m 'zzo dell' opera , defrandando cosi i let- i> ton di tutte quelle emozioni gradate ed emiaente- >; mente dilettevoli, le quali risultano dal seguire passo " passo le origini , i pnmordj, le cagioni prossime, e " poscia lo sviluppo ed il cotnpimento d' una serie » di fatti giustamente riguardata per uno de' piii itn- }> portanti prodigj del mondo morale? E tutto questo i) per non aver due protagonist! , prima l' ammirabile f Piero , poscia GofFredo ? » M) Siatno in rampo cogli eremiti che (on% i palndini de' romantici. <3) Bella ripetixione ! DI GIOVANNI TORTI CCC. l65 Una nota apposta a questo passo del sig. Visconti rterviia ad illustrar meglio le sue bizzarre opinioai. ' una voita ( che e ben peggio ) adulacori al duca di // Ferrara >/. Ecco in qual modo giudicano i romantici del Tasso con men consiglio , che gli 'Nfarinati e gli 'Nferrigni. Noi sappianio pero, che la Gerusalemme, cosi com'e, viene ammi'ata da tutte le dotte nazioni , ed ottiene il prime posto dopo 1' lliade e P Eneide : quelle che ne sarehbe riescito, 8e il Tasso avesse cominciato , condotto e ttrminato il poema , come e dove ardisce insegnar^li il Visconti , e facile l' argomentarlo : la tamo vantata unitd del cuore sarehbe sparita , perche r attenrione avrebbe dovuto rivolgersi a molti oggeiti, dividers! su molti regni , stancarsi su moke azioni , • eguendo T eremita ora t'avorito , ora deriso , ora pro- tagonista , ora nuUo ^ e quandu Ibssimo giunti al campo delle hattaglie, la luce di Piero dovea necessarlamente ecclissarsi perche lontano dai luoghi del suo politico influsso : il cuore allezionato a quest' uomo , da cu» sapea preparate quelle armi , lo avrebbe seguito nel- roecurita, ed avvezzo a vederlo primo , avrebbe nia- lamente 8olFerto di averlo da poi ridoito coniro sua voglia a non poter altro fare c'le a pregar Dio , ed a metier pace fra i coniendeuti cristiani. Per conservare 1' unitu dvl cuore altro partite noa sarcbbe restate al poeta , che tiadire la verita storica armando il suo Piero , e metteadolo al poste di Gof- fredo. Piero non poteva essere che Calcante e Agameunone. II Tasso conobbe da uome graude il pericolo di quel personaggio , e saggiameute guardossi dal troppo rive- Jare quelle circostanze della crociata , che avrebbero fatte dividere T attenzioue fra il romito ed il capi- tano : pose il secoudo alia testa degli Erei , e lascio il primo in una sacra oscurita. Che se il Tasso opero da par suo nel non derivare come uu raiserabile crona- •hista quella crociafa dalla sua prima sorgente. e voile £ibL Ital. T. XIII. 14 ' l66 SULLA I'OESIA , SERMONE piuttosto rapirne sul campo di battaglia , che fame testimonj degli intrighi della politica roniana e dei garbugli delle altre corti , egii consulto uel I'arlo il cuore deir uotno , che intende rapidameute alia meia e disdegna cio che gli sembra inutile a pervenirvi. E noi p*iamo dire che se il Tasso avesse pensato come il Visconti, quasi tutte le bellezze del suo poe- ma , tranne quelle dello stile, sariaao scoinparse : il niirabiie concorso delta Rcligione alia caduta di Geru- salemme , uii Dio che dirige le armi Cristiane , l' in- ferno che si scatena con rabbia impotente , era ado- prandi) la forza aperta , ora combattendo coi vezzi d'Armida, cose tutte, anche per sentenza de' romantici, onde quel poema ha vita e grandezza , sarebbero state fuori di luogo , se il lettore avesse prima conosciuti i secret! nlaneggi che radunarono quelle armi, e il fine hen diverso dalla liberazione del sepolcro di Cristo : avrebbe veduto che Piero o fu ingannato o inganna- tore , e che del suo lanat'co zelo i Principi pre-ero quella parte che la politica loro insegnava : che se al lettore istrutto sima per conscrvare quella unitd del cuort ^ che vanno pre- dicando. La tragedia , per esempio , dee procedere da capo a fondo sempre grave e maestosa ; altrimenti se , quando 1" ira contro il tiranng e giunta al suo colmo, un (ateto cortigiano ti srorz.a a stirridere , il cuore si rntiredda , tu piu non accumpngni coi voti il pugnale del vendicatcire della innoceoza , perche quel sorriso venne ad avvisarti die tu coutempli un gioco di sccna, Sh.ike«|.eare th' e pur aempre sulla bocca do' romau- tici , Shakespeare, il cui esempio non pro\ erebbe niai nulla , perclie non e provaio die le sue tragedie [)ia- cerelibero agli Iialiani , Shakespeare die uon potea os- servaie quelle rcgole , che scarso d' educazione non avcva iniparato , Shakespeare cadde in tutte le sue tragedie in qucsto difetto : quel Falstaft' si applaudito in Iii(ihilierra posto in una tragedia italiana sarebbe ikCertamente deriso, e chl uc f(tssc 1' autore condaanato .«) pubblico sdierno. Tauto dtlla nudesiuia cosa pos-' aono sentire diversamente due na/ioni , tanto importa . eonoscere il genio della propria I ^'e soltanto perso- maglii ridieoli s" inirodur. no nelle tragedie, ma auclie •i gra\ ibsiiui si scordano della luro dignita. Antonio per .'giustificarsi con Oiiavio di non a\er ricevnto il s^uo iw . ,. e (I) Vedi r Antonio e Cleopatt* vli Sli.itespeafe. i68 8ULLAP0£S(A, SERMONE legato, gli confessa ch' era ubbriaco, e Pompeo si aii- bassa jjoco dopo a rimproverargli con una comica ironia la sua cucina egiziana : queste bassezze distruggono r unita del cuore , cui e forza dividers! fra i casi mi- serabili degli eroi che lo muovono a compassione , eel i grossolani loro vizj e i triviali discorsi che lo in- vjeano al disprezzo ed al riso. Che se la storia con diletto li narra , nol non car— cliiamo in essa che il vero : dove nella tragedia cer- chiamo il bello ed 11 verisimile , e 1' abbassamento degli eroi non e ne I' uno , ne T altro. Ripetiaraolo, che ne par necessario : non tutta indif- ferentemente la natura e la storia e degno subietto della poesia, ma soltanto le piii belle parti della storia e della natura: chi fa altrimenti, vuol piuttosto essere Teniers , che Raffaello ^ ma fra Kaffaello e Teniers la posterita ha oraniai giudicato. E pero facile il comprendere qual motivo faccia abborrire ai roraantici i nojosi precetti dei classici : basta leggere I'lnes del Lamothe per intendere il per- che voleva che !e tragedie si componessero in prosa. VI. Le passioni s'hanno a trattare in modo che si veda in esse 1' influsso della religione cristiana. Noi crediamo appunto il contrario, specialraente ove si tratti dell' amore , della quale passione e principal discorso nel Torti e nel Visconti : la nostra religione , se non pub signoreggiare colla santissima oscurita dei misteri, coll' autorita de' rairacoli o coU'augusta pompa delle cerimonie , se in somma non e I'aninia del poenia ed il poeroa non e sacro,e ben lontana dalT esser poe- lica: la sobrieta delle sue dottrine , la divina rigidezza deile sue leggi s' oppongono direttainente alio scopo priniiero della poesia, ch' e pure il diletto. La falsa religione antica avea conosciuto il proprio vuoto , e non potendo appagare 1' uomo inteliettuale adopro la sua magia suU' uomo sensibile: la nostra re- ligione che non avea bisogno di vane apparenze , mo- stro la sua onnipotenza nell' accrescersi disprezzando questi bisogni dei sensi , e inchinando la superbia della mente a credere un vero non conosciuto. La natura, di cui gli antichi aveano animate ogni menomissima fronda, torno morta; le passioni contenute da un freno piu rigido perdettero gran parte della loro violeuza , e DI GIOVANNI TORTI CCC. l6t) joltanto le passioni violentissime sono poetiche: per es- serc illustiAta sulle scene la stessa amicizia, soavissinio degli alFctti umani, ha hisogno di saiigue e d'' un sacrifizio. Ne coQ cio viene a negarsi che somma vita noii de- rivi alia poesia dal contralto delle passioni: la passioae contrastata e eniinentemente poetica , ove il contrasto sia come vento airincendio, non come soffio alia lu— cerna : la passione in mezzo agli ostacoli fi»ici e mo- rali dee cresccre sempre , e el!ezza. Vi si a|;ginnge come ausiliario e talvoila verificatore quello del tatlo , il quale si acc»Tia drovasi una piacevole seii- sa'/iouf , e res- sioni , i nostri giudizj e le operazioni dell' intelligenza sentiranno l' influenza delle abitudini, degli usi e delle coniinuate inipressioni, Cosi si potranno agevolniente risolvere tutte le quistioni che si fanno sul Ijello, per- che i mori tengano in pregio di bellezza il loro colo- rito , e le forme dei loro volti , perche gli amanti tro- vin belle sovente le piii difettose figure, ecc (pag- 33). Questi raziocinj cosi compendiati sono piii ampia- mente svolti dall'A. nel primo e nel secondo capitolo. Noi abbiamo ravvicinato le principali proposiziooi a costo anche di qualche ripetizione , csponendole con le sue t'rasi medesinie ; ma quantunque arcutamcnte ed ingegnosamente dichiari c vada stendendo queste sue massime , per avventura ve n' ha intorno alle quali potrebbe taliino promuovere qualche dubbio. E prinueramente non sappiamo se troppo nieccanica e tropjio materiale non potra sembrare la causa da cui deriva 1' idea della bellezza , che egli suppone esserc ecciiata dalT organo della vista, in quanto che sia pia- cevolmente stuzzicato dagli oggetti esterni. Yorremo noi credere adunque rhe come si giudica della qualitk dei sapori dalle inipressioni fatte sulle papille del palato, si decida in pari guisa se un oggetto sia liello o brutto da quelle che accadono nella retina deU'occhio ove si dipingono le immagini delle cose? e che si formi con- cetto della bellezza di un palazzo , di un fiore , di un insetto , perche producono una grata titillazione nelle fibrille del ncrvo ottico , non altrimentj che si dice buona una pesca, e una niela perche assaporaudole si prova un' aggradevole inipressione negli orgaai del 178 IfUOVE RICERCHE gusto? Dovrebbesi bramare che cosi fosse, imperocch* aieno variabili sarebbero allora i cauoai delia bfllezza, e usi po' piu miiformi 1 giudizj degli uommi , in quella guisa che essi per lo piu si accortlano nel deieniiinare le qualita dei sapori e le spezie dei colori, che non cosi agevolmente T acido o 1' amaro senibra dolce a taluno, ne giallo il vernnglio. All'incontro tutio giorno Veggiamo che I'oggetto iiiedtsimo seconcio le circostanze ed i luoghi bello si reputa e brutto, quantutiijae debba essere eguale la meccanica impressiotie che esso pro- duce suir organo dtlla vista , sen?a parlare dei diversi pareri che hanao luugo,senza che cauibi uiuna circo- stanza. Che gli oggetti si discernano col niinistero degli oc- ehi non sara chi il contrastii, ma qnanto alT idea che ci formiamo della bellezza o della deformita , sembra -essere intieramente un' operazione dello spirito , che tvova certe relazioni nelle cose , certe convenienze o discnnvenienze doade si pi'oducono idee piacevoli o iiigrate , e le idee accessorie che in noi si risvegliano alia vista di qualche oggetto determinano sovente il no- stro giudizio piii che le qualita reali deir oggetto me- desimo. Ne questi principj sono gia dii'simitlati dall'A. il quale accorda che fonnandoci noi 1' idea del belle »t non e la semplice impressioue che produce questo j> efFetto, ma che e anzi il sentire nel tempo stesso ii » paragone de' rapporti che 1' oggetto puo cccitare-> >> e la combinazione delle impressioni che riceviamo " (P°&' ^7) " ^'^® *^^ questo assioma sia egli persuaso lo manifesta assai piu ove dichiarando , come in pro- gress© vedremo, quale sia la condizione essenziale alia bellezza , senza la quale non potrebbe essa esistere , decide clie consiste nella espressione. Le belle arti sono ad essa debitrici di tutto il loro pregio , e T architet- tura medesima benche serabri muta, nulladimeno assume dair espressione , com' egli dice, il caratterc della bel- lezza i< in quanto che con le colonne , cogli ordini , •w con la simn^etrica di.«tribuzione deile parti esprime »> agU spettatori Poggetto e il fine per cui un ediiizio " e stato innaJzato ». Spetta dunque alia mente di ri- coiioscere per via di una gerie di rapporti e di con- front! , se qiiesta condizione esiita nelle cose per me- ritaie il qualificativo di belie.;; essa ue valuta 1 gradi» SUJ- BELLO. I^^ ne giudica 1' estensione , e ne libra il valore. Se cosi c, non veggiaiiio che sia necessario di aoimt-ttere quelle titillazioni del nervo ottico , le quali pioducendo una piacevole sensaziooe fanno decidere essere bello uu og- gelto , e deforme se ne risveghano d' ingraie. Sembre» vpbhe anzi che T una leoria escluda T altra. Ma conceilendo anche lutto quello the intorno a tale areomonto va esj)onendo VA. non sapremmo ben dire quanfo fondaia possa apparire quell' altra sua idea, che ia sensazione del bello derivata da queste vibrazioni della retina si espanda poi nell' interna sensibilita per mezzo deir unione sini[)atica de' nervi , e vada a toe- care gli organi del cuore- Questo dolce fremito che alia vista di nn beiroggetio si supponc propagarsi per tutti i nervi , questa interna sensibilita nies^a in tanto mo- viniento , questi organi del cuore , quasi che il cuore fosse un particoiare sensorio, potrebbero a taluno sem- brare espressioni parte vaghe e di poco senso, e parte esagerate ed enfatiche degne di riempiere piuttosto il frasario de' romanzieri, che di essere introdotte ne'ra- gionamenti del filosofo. Forse anche la iisica gran fatto ni)ii si presta perche possano essere a buon dritto adot- tate :, ne saprtbbe indicare quali sieno que' nervi che si innestino , e si anatomizzino col nervo ottico di maniera che scosso questo, si comunichi agli aitri la vibrazione per mettere in azioae V interna sensibilita. Si potrebbe inimaginare che questa coniuwicazione avesse luogo nel cerebro in que' talanii ove hanno radice i nervi ottici , e dove le loro librilie s' innestano lorse con quelle che fovniano il complesso di altri nervi. Ma a che tante supposizioni ? A che giova, pstrebbe altri dire, 1' animettere questa diflusione della sensibilita, questo giuoco de' nervi? La vista di un bell' oggetto fa una grata sensazione donde si destano piaccvoli idee, e tanio basti ])er noi , ne si voglia senza costrutto fan- tastieare piii oltra. Senibra che I'A. vagheggi qneste teo- rie, perche in singolar modo si compiaccia di attribuire •qnegli efl-etti a cause lisiche e meccaniche;, ma ^i con- tieae entro giusti e ragionevoli Iiiiiiti , ed e saggio nb- hnstanza per concedere a quesii pensanrenti quell' im- porianza e quel valore che possono avere. Havvi al- cnni jipi- altro che si danno Tana di grandi lilosofi e di pcnsatori profondi studiaudosi di iTossibiimcnte l8o NUOVE RICERCHE ridurie al fisico il morale , quasi che cosi adoperando ne riuscissero cliiare e limpidissirae dimostrazioai. Ma di poco accorgimento fa di mestieri pex* coiioscere che su tale materia sono ignorant! al paro degli altri che si sforzano di spiegare I' ignoto con V igaoto , che i loro ragionamenti, benche procedaao con la pomjia di un gergo lilosotico , si riducono a vane parole atte ad illudere soltanto i semplici , la scUiera de' quali , il coiivenianio , e infinita. Clieche di questo ne sia , ciascheduno , crediamo , ^ trovera gmsta quella sentenza dell'A. che la sensazioae del hello (in qualunque modo ci venga) eccita in uoi care airetioni e senttmenti di benevolenza, e che puo qnindi conoorrere all' incivilimento e al migliorameuto morale. Golui di fatto die e disposto a gustare le bellezze cosi della iialura , come quelle dell'arce, palesa uu'in- dole sensibile, o per ispiegarci con maggiore aggiusta- tezza mostra un compiacimento nel provare dolci emo- zioni, il qnale dovra essere accompagnato da un desi- derio di procacclarsele. Ora siccome queste sensazioni '■ parimente derivano esercitando le buone azioni , le quail confortano chi le fa , cosi egli sara prociive al bea o|>rare , e si terra lontano dal male da cui ne riusci- ,: rebbero sensazioni raoleste ; essendo per buona veatura^ cosi fatta la natura deiruomo, che i piii raalvagi nel; comraettere una cattiva azione sentono un interne dis- i gusto, che si sforzano di stornare, e sono conscj be- nissimo della loro rlbalderia. Giustissima ancora e 1' al- tra proposlzione che le arti possono contribuire a mi- "J gliorare gli uomini, come quelle che reiterando e mol- tiplicando le impressioni del bello valgono ad avvivare la sensibilita. Ma perche esse possano con profitto far parte della pubblica educazione, fa mestieri un concorso di akre favorevoli circostanze, fa mestieri che le isti- tuzioni de' governi cospirino a secondare i buoni efFetti che possono da esse derivare , altrimenti un popolo sara e si manterra pessimo in mezzo a quanto di piii squiiito possano raai sfoggiare la pittura , la scultura, r architettura e la musica. E cio sia detto per ridurre al genuino valore quella generale proposizione. Siamo anzi di avviso che le belle arti possano gaghardamente cooperare ad iucivilire bensi un popolo rozzo e igno- rante , ed a mantenere nella civilta qujilo che sia gia ^ SUL BELLO. l8l niorigerato e bene eclucato, ma per correggere un po- polo ribalilo e corrotto , abituato ai furii etl agli as- •assirij , iiivtteralo nei delitti, sveiituratamente T espe- rieii7a lia sempre fano coaoscere die piii giovaao le lorche , che non le statue ed i quadri. Ovidio aveva gia deuo parlamlo della poesia : emollit innrci , nee sinic esse feros , e la stesso assioina si pi\6 li/t terc sul piopo-jito deile belle arti, se noii die per 1 iiale nostro destinu quelle inclinazioai lu'li e paciiiche, quelle dolci att'e/ioni che e-.se valp,oa') ai ispifare pos- sono esserc taiciate di difeito col nome di uiollezza. Gli uoinini debboao mauteiitre una tempera rale da potere, q'jando occorra, scnmbievolmente uccidersi senza ribrezzo, riipingere la violenza cou la violeuza, eJ im- porre agli altri con T idea della foiza. Questa idea tauto oflicacemente ci padroiieg^ia nel valutare il me- rito delle popolaziooi cue s' insiuua , senza die pure ce ne avve^giauio, nei uostri giutiizj iatorno ad og- getii eziaudio che aembrano e souo affatto disparaii, Essi ci fa irovar belli gli usi, i costumi , la lingua, la leiteratura, i diiVtti medesimi di una na^ione (JOteute , I •'■»• P i)pj>i?sto ne^letta >ara e disi^rezzaia quolla die iiicamente ed in jociiameute coltiva gli studj e le l)cllc arti , coinuuque ^appia essa Sr-gnalarsi in tale car- riera. Qucsta dispos'zione d' animo e un etFotto della patuia deli'uomo; essere limldo e pusillanime, dispo- uo ad amiiiirare ed a r spetiare tuito iu cio die i^li ibb a iiniirt-sso V idea della furza e della superiorita , } ad iiisuliare per lo contrario alia debolezza ed a dii ion puo uuocere. Fiao ad ora abbiamo veduto in ijnnle uiariiri-.i, giu- • la il s«*ntimiMito delTA., T impressioiie del bello operi 'ul sisieuia nervosa ; ina la meccanica da lui luimagi- naia non e gui circoscritia tniro questi conflni, poiclie iie estende V influiuza sui mu^culi, die , come ognun >a ( sono gli orgaui del movnnento. Ei tiene per di- jnostrato /< che 1' impressioae della bdlezza eccitando I II dcsiderio ci fissa nella mente rimmagine dell'og- ¥ gelto che si bruiut tener pre-ente , e die in tal cir- y costaiiza la reazione del sistonia nervoso sul musco- f lare la nascere de' nioti corrispondenti " e per av- I'alorare tpiesia proposizione con uii esernpio reca in ne»zo quello ili un pastore che niuove il braccio a. Bihl. Ittd. T XIU. lo iSa NUOVE RICERCHE delineare sulP arena e sulle cortecce de' faggi rimma- gine della sua bel'a ( pag. 44). Dopo di avere dichiarato in qual maniera egli creda che in noi si loririi I' idea deila bcllezza, passa a trat- tare un altro importaatf argomento , che costituisce 1' essenza di tutte le quistioni che iniorao a tale ma- teria suno state agitate, vale a dire quali sieuo » ca- ratteri del bello. Una nuiuerosa s;'rie di hbii potrebbesi radunare nei quali qnesito tema e siato trattaio seaza che tiiuno di tanti autori concordi nelle massinif •, e siamo anzi di parere che uaa graa prova , seu/'a uiie altre ne occorrano , della tiacchezza deirinteniJiiueiito uuiano .«ia la somnia difiicolta di inoatiare perche piac- cia quello che piace. Di fatto ciune coadizioru es»en~ zialt alia belie^za furono niessi ia campo a vicenda I'ordine, T arin<>nia , la proporzione , la smiuietna, la semplicita, la varieta , riinita, la varieia neiruuiia, la convenieii/a , Fatiitudine, la ^raa-tJOs!ta , ed in iiae^ la |ier ezione. U' autore dopo di avt-re iif-ir ottavo ca- pitolo dato a divedere come tuite quelle teone pog- |Ciano in false, espoie nel sus egnenre la sua , e decide, come abbianio dinauzi acceunaio, che il vero c.iiauere, della beliez/a consisie nell' espressione. Stiina prima convenience di tratfenersi alqnanto ad esaminare V origme ed il vaiore della paroia , e dice es-.ere que^to un vocabolo cuinpobio di una pariicelia che in'iica un modo di azioMe die parte da noi, e di ua'altra p.irola che indica T azioue niedisinra. Piu, breve sarebbe il dire die ( sprim're, secoado 1' ei.imyIo- gia della voce, signilica in senso proprio prtmere Juorif o spiemere , e che in seaso anipio, e bene spebso me- talorico , si adop<'ra come sinonm'.o di manitsiare. Rispetio poi al rood') con cui recasi ad elFetto T e- spre^sione essa e, dic'egli, n una ri-azioue del sistema V ner>o»o sul iiiu'^colare ^^er la quale, all' oocasione >f deir iinpre^^sione ricevuia, si producono degli al.tri. n movimt-iiti lu ^Icnni organ! esteriori drsti-iati a tal, ft uoj^o E un ienomtno dell' organi/2az:one , clie si » pale^a per mt^zo di or^ani proprj ia due dilferenti. w sisteini , secondo la naiura dell" azione che si deve » produrre. Quest! fenomeni si possono riguardare sott* w due classi difl'erenti , cjoe di quelli che aj>j)an.eiigO' M no air organo sonoro , ossia a timo 1' apparato th». SUL BEtLO. l83 >> costitu'sce r organo ilv-lla voce e della parola , ed »> a quelli die si conoscuno c.piiif gli orgaui delia muta M esoi't'ssioue , qiiali sono i mnscoli loco-inoiori della 1/ iroiite, «ie l«* got , degli occhi , delle narici , dclle >i labbia , delle braccia, del tronco, e talvolia di tuita t> la persona i>. Conchmde poscia cbe 1' espressiooe noo e altio flie un m.>vimeiiii> orgai'co esteriore , aildetto a jialisnre i can^iaiiican che avveii^ono ii»-lla nostra sen-ihiiita. E cjniiidi , s?>a;nita egli , iitr opernzioae df lia natura , e pt-rcto ca'-ait. ri7zaia dalla verita, duu^ue dfbb' esser*- neiia p-ii streita attenea^a con la bellezzaj iiidi pa sa a diaiosirare the qucsio principio del bcllo pas^a quasi C'Sen/ialmente nelle am iiiutainci , e ne costituisce il loro pre^io e il nierito pnncipalt. Se -u fatti , dice raufire, 1" ogi^etto delle arii e d'imitan* le opere della natura in tutte le loro appa- renze , e spezialnit^nte nelle piii vaghe e leggia.tre , e le apparenze della natura sono nel tempo stesso I' esprcssione , e la verita, si scorge agevolinentc co- me quitici le belle arti presero le pri.iie mosse. Egli svol,e qiiciio assioma applicandolo alia piitura ed alia sculmra, e dichiara poi die dalla e>pressione as- sume rarchitettura medesima il carattere delia bellezzaj come eziandio la musica , e 1' arte del dire. E ncl vero se per e-dicavano e da molti si protcssavano la inansueiu- dine, la soflVrenza delle ingiurie , la negnzione di se stsso, r.isiuo risguardito per la sua fisonoiuia , come un siinl)olo di quest! attriliuti morali , godeva sorauja con- siderazi'iiie , e poQipos.^.merite ornato , e inghirlandato di fiori conduce vasi attnnio nelle feste religiose fra il cla- inore dej;!'' inui e dei caatici intonati in sua lode. Da tiuio queslo e da inolte altre cose die si potreb- bero aggiuiigere sembra clie argomentare si possa non essere altriineuti V espressione V origiue e la causa pro- duttrice della bellezza , ed il carattere unlco e neces- iario die la costitnisca. E siipposto anche die cosi fosse, noti si poirebbe quesia teoria applicare a tutti gU esseri e a tuiti gli oj;;;etti della uatu a , cbe pur si cbiainano belli, ma in inolti de' qnali noii si sa ravvisare espres- sione di sorta , purche non si voglia dllatare in guisa il significato di questa parola cbe ne risultino iiee aiolte va2;be e indetenuinate. E per verita quale espiessloae troviaino noi in un fiore , in un iusetto, quale in una pietra , e iu un tronco qualificati per belli ? Seiubra cbe TA. abbia gia preveduto questa obbiezione , e siasi studiato di prevenirla. Se T espressione , die' egli , costituisce il hello uelle arti imitatrici , esaiuiniaino se sia lo stesso nelle opere della uatura. Se in f.itti , soggiunge, sotto la parola natura si vuol intendere qiiella forza vi- tale e produttiva per cui si svolse la grauJe opera della creazioae , e per cui presero forma tutti gli csserl, noa v' ba dubl)io die essi porjino seco T espressione lor pro- pria , la quale consiste nei caratteri partlcolari cbe li costituisce quali Bono. Sebbene per altro si possa dire, leguita cgb , cbe tutti banno V espressione , non tutti hanno quella die accompigna la bellezza nel proprio •enso, ciot di una rappresentanza piacevole all' organo della vista ed aggradevole alT interno seoti.ueiito. I\la in 'questo caso dove par cbe mandii la natura, corre 1' arte a '^'flrapplire , ed a produrre il bello per mezzo delP imitazio- •"^e , purcbc ri abbia portata tutta Tesitiezza della veri- ti, ossi* r espressione. Percio an quaJro rappreseatante 186 NUOVE RICEKCIIE •an tronco , un cadavere , iin mostro , una fuiia potri esser bello o farci piacere per effetto dell'' arte , se non I per qaellii della natura. O iioi c' inganniamo , o avendo pvomesso V A. di ap- plicare quella sua teoria aile opere della natura si soi- trae con una scappatoja, e va a rifn*iarsi sotto lo scudo delle belle arti , per le quali sembra essere unicamente fptto il suo sisiema , ed a cui ottimaniente si presta. Molte eccelleati cose va egli espoueado ove di esse si tratti. Non e nostvo intendimento di presentare tutte lepro- posizioai delTA. die luuga impresa sarel)be. Molte ve n'ha di originali, e che sono in pari tempo foudate sul vero, quantunque si scostino dalla comune opinione. Egli » per esempio , si oppone al volgare assioma che tutto sia hello ., in natura, perche se per hello, dice, si vuol intendere tutto cio che ci da sensazioni aggradevoli per I'organo della vista, non si potra negare che fra tante apparenze belle, grandi, vaghe , leggiadre , pur tal volt^i 1' orrido e il brutto ci offenda lo sguardo { pag. 55). Questo e pur vero , ma cosi rispondeudo alia quistione si viene ad ac- cordare che il brutto non e clie relative a noi , alia no- stra inaniera di vedere o di conceplre, o alia nostra orgai'iizzazioae , laddove ci seinhra che vi potre'obero es- sere motivi per argoinentare che esista iiegli oggetti un bello assoluto oontemplato cloe , e co;i diretta iiiten- zio'.if assortito dalla natura, e che cio che e da noi qnalijlcato coti questo iioise , sia stato altresi da essa ri- sguardato come tale nella creazlone degli esseri. Oiide svolgere questa idea diamo uno sguardo all' or- ganizzazlone degli aaimali , e limitianioci per brevita a qtiella dell'uomo. E cosa per verita maravigliosa lo scor- gere con quanta cura e con ^quanta esattezza siasi go- veniata la natura nell' assestare con ordine e con sim- mctria le parti esterae del nostro covpo Se dal mezzo della fronte vogliasi comlurre ma verticale fiao alia bi- ■ .forrazione del tronco, veggiamo che quellf su cui passa c testa linea sono divise in due giuste meta e alTatto simth fra loro ; veggiamo ancora che le parti che riman- ., -gone a destra sono in perfetta correlazione cosi nella grandezza, come nelle nitre proporzioni , e nella posi- zione lor') , come quelle che sono a sin'Stra , che ua orecchioj per esempio, non e nienoaiaaiente situato, ne JUL BFLLO. 187 pill basso 1 ne piii alto aell' altro, ne una narice e piu ain|>ia ■> piii siiv'tta di quclln coiitigiia, ae im occliiu per iiulli ilisrtir la dal siio gpiiiello, iie U'la delle due gote e pill ilppressrt o piii rilevata , e via discorreado , quan- tmiquf scniln'crebbf cbe rerte discrejiaoze fossero indif- feie;)ti rispetto alia fii izioae di alcuiii organi. E quanto d;c.-\iuo dell' uoiiio si avvera exiandio nella massima parte d.i;;li altri animali secondo la particolare ioro organizz.a- zioiie. Qiipsta 2;raii siinnietria cbe la natura si e cotnpiaciuta di sfoggiare n«'lle parti esterne e stata se noii alTatto jiegletia, alineiio di gran lunga iiieno studiata nelle parti interne e nascoste. E di fatti affastellito e in appare.iza confiiso rasspiidira I'ammasso delle viscere : quella linea the aldiianio iinmaginato non fa piu il niedesimo ulTizio quabiia si voglia n.pplicare a qnanto e nella cavita del- r al)d()nie e del torace , e niun' altra ad essa equivalente si potri-blie condiirvi , pocbe essendo le parti dal lato dcstro che sieno in corrispondenza con quelle del lato sinistro. La conligurazione delle viscere non e tampoco cosiante, poiche , per esempio , il numero e la figura dei lolii del fogato non sjno con tanta precisione de- terminati che noa variino negP individui ; lo stesso e di qucUi del pobiionei le glamlule succenturiate nott appijouo senipre nillo siesso numero , e capricciose ol- treinoilo sono ie ramilicazioni dei vasi. Se havvi poi parti iuteriie coordinate con tutta quella nuitua corrispondenza che al)biauio accennata, esse sono quelle che servono ad informare le esterne, come accade nelle ossa e ne' muscoli. Ora scorgenJosi quesia costaute pre blezione della na- tura nel costituire con tanto ordine cio che si palesa al di fuori ; e vedendo all' opposto che poco si e dessa curata di adempiere a questa coadizione rispetto alio parti che rimnugono nascoste , vi sarebbe luogo a sup- porre che que' rappoiti di simmetria, che tanto a aoi piacciono, sieno Stati da essa niedcsima vaghcggiati , co- uif qualita c.-\|)aci di com iliare una liella apparenza alle sue opere. Da questa regola di simmetria si e talvolta scostata nell' organizzazione di alcune specie di animnli , vlie 111 voluio creare dit'ormi guidnta per certo da par- licolari suoi fini , in quella guisa che alui ne ha creat* di male fa i e di Veleaosi. l88 NUOVE RICEHCHE SUL BELI.O. Noi non sappiamo se questi nostri pensamenti die cos\ all' avventnra gettianio in carta soddisfaranno a tutti , non sappiAnio tampoco se per intero soU'lisPncciano a noi nieJesimi. £ irapresa niolto arrischiata quella d' indovi- nare le intenzioni del!a natnra , e pno addivenire so- vente clie la facciamo operare in consonanza delle no- stre idee e dei nosiri pregiudizj medesimi. Quanto abhiamo estratto dal libro dell' A. ci sembra che possa dare a divedere quali sieno i principj fouda- meiitali del sno sistema. Molta sagacita nianifesra egli neg;'i altri capitoli ova parla del btUo delln natura , del hello dell' arte. , ossia dtlV imitazione e del btllo ideale , della g;razLa , del suhUine , del hello morale , del gusto , dello stile e delle regale del bel'o. Qualnnqne sia il grado "di persuasione clie possa conciliare 1' intiero sistema , ap- pare almeno avere egli profondamente meditato il suo aroji'mento , e fatto uso del propria intelletto , qualita die non e molto comune negli odierni nostri scrittori , mo'.ti de' qunli copisti ed imitatori , quanto alio stile , poco mettono del proprio rispetto eziandio alia sostanza, di maniera die la maggior parte delle loro idee altro non sono die reminisceoze di quanto hanno letto. La dicitura non e ritercata nei modi, e vi s' incontra sempre la proprieta dell' espressione , essenzialissimo pre- gio nell'arte dello scrivere. Sulamente potrebbe a taluno senibrare che con triippo apparato filosoiico si compiaccia egli talvolta di svolgere le sue idee , anzi che usare di una maniera pivi accostereccia , se cost possiam dire , e plu familiare. Con tale tono si annunziano i suoi periodic die il lettore paventa ad ogni tratto di non poiere rag- giungere l' idea dello scrittore , e seguitare il filo del suo discorso senza gran tensione di spirito , bendie poi non sempre si risolvano que' periodi in peiisleri percgrini. Ma qucsto metodo di esposizione e forse inerente alia natura del soggetto. Se alcuni di que' priiicipj cspostl da lui trovassero oppositori, se ci siamo fatta lecita noi medesimi qualche osservazione , vogllamo credere ch' ei non sara per ma- ravigliarsene. Se tanto poco concordano le opinioni de- £;ri uomini intorno a quanto si reputa bello, non si puo 'credere che manchiuo contiaddittori a chi del bello ra- giona. 1^9 PARTE IT. SCIENZE ED ARTI MECCANICIIE. Segiiito dcllrt Storia dci bachi da seta governati ■ coi i/tiovi nietodi nel 1818 nel regno Lombardo-Veiieto ed altrove. Con wia quarta parte relativa alia ma- lattla del segno o calcinaccio. Del conte Dando- Lo ecc. — Vedi U fascicolo antecedente pag. 80. In mezzo agli effetti procligiosi, che i nuovi metodi proclimaii dal coiite Dandolo niauifestamente protliicoiio, esce a tiubare I' aniaio de' coltivatori 4e' bachi una ma- lattia I'unesta, a cui quesii preziosi insetti soiio esposli , ed e quclla del cosi detto segno o calcinaccio, la quale non v" lia duhbio cl»e, com'" egli uudtsiino dice , non in- Toli ogni anno inolti milioni di lire ai redditi dolle nostre femiglie. Noii iiiaiico il conle Dandolo uella classica sua opera dcW Jrte di gcvfrnore i bticfii da ai ta di ragio- nare di essa ; ma come avea fatte sulla medesiiiia poclie osscrvazioni , perclie essa non era mai comparsa nelle sue bigattiere, ne in quelle de'suoi coloni \ icini , e pertlie non si era svolta neppnre ne' bachi di un gran numero di coltivatori ciie adottarono i nuovi meiodi, pareva a lui che per tutta avrertenza bastasse il poteria prevenire coir attenersi scrupoldsamcnte ai gia noti e publilicati in- segnnmenti. Del resto le congetture lo portavano ad im- mnginarsi, dietro i gonerali principj deila teorica combi- nati rolla esperienza , che la calcinazione de' bachi fosse Jill risidtato di combinazioni chiniiche , operate per rispi- razinne forzatfl sutceduia nel baco del gaz acido carbo- nico, qnnlunqne t'ossMo le circostanze , in cui I'insetto si trovassei lulantoihi; la Corrispondtnzti de' passati anni toglieva poi onuiuaineate ii dubbio , che questa nialattia I()0 DANUOIO , PTORIi fosse contagiosa, come molti senz' altfo fondamento, che qnello dplla propria paura ed ignoranza affermavano. Ma frptta ito nella pfimavpra del t8i8 comparve in Milaao un Opuscolo del sig. De Capitani , purrnco di Vi- gano, i:el -pj ile coa prodig;iosa sicuiezza si lega:^ t'he la m.-ilatt'a del se^no e calcinaccio (onsiste in un'' aff'Zione catnrrnlr proilotta dn un subitaneo a resto di traspira- zione. E siccome 1' autore dell'Opuscolo passa presso ni' Iti per uovno istrnito in cose agrarie, e d'alironde la cog-iizione delle ' cagioni di qiiesta fmestissima makittia sarebhe un gran passo verso 1' iniportante o^getto di 'evilarla; nientre , cone vedesi dalla Corriipondcnza di quest' anno, per diversi modi valenti coltivatori di bachi si sono messi ad esaminare e combatlere le asserzioni di quel Parroco , i) quale nell'' Opuscolo sue ai paradossi congiunge tutto quel compU-sso di mezzi , che altri meno 'ben inteiizionato di lui userebbe per far retrocedere i ^Inmi, e togliere alia nazione i sicuri e splendidi vaotaggi de' nuovi metodi ; il conte Dandolo ha intrapresi e di- retti molti espcrimenti, oiide eccitare la produzioue della «ina!attia, essendo necessario conoscere il fatto , prima di trarre qualsivoglia genere di conseguenze. E questo T ar- ^omento della quarta parte della Storia de' bachi da seta govrnati coi nuuvi metodi nel 1818. ■ II prinio esp'rimcnto del conte Dandolo fu di espnrre i -iiochi a grandi salti di tcinp^ratura , come e dai 5, 6 e 7 ^radi ai 2.0 ed oltre; ne un baco solo appari ne' nati da •un' oncia di semente , che avcsse il S"Q^no. ■" II secondo esperimento fu di Pspnrre i bachi al contr?a'io «tio , clie una partita di bachi da esso lui educoti ill cnsa sua in /uogo piuttosto freddo , ove appi-na si awn lO grwii di cnldo , vissao trintacinqur giorni daH'csser nnti alia maturazioup pei!rvansi gntce di sndnre . . . e tutta la partita fu risamrita dalli nialattin drl secno. Cio die le luogo al spttimo espe- timentn del route DamUdo , il quale prcsi moiti bachi di as'petto livido, gialilcclo, mahticclo ere. quali appunto iemhravaiio contnesegnati dal sig. Dr-Capitani , ai me- desimi in niolte partite , e in varj modi applico-dibgen- 193 DANDOLO, STORIA temente una forte tern |ieratur.i , otide spremere dalla loro pelle quel copioso sudore , che bagnar doveva la fogUa e i graticci , sicche ne risultasse in fine la crisi favore- vole che doveva ricondurli a perfetta salute. Codesti baclii non diedero mai segno alcuno di notabile alterazione i e quelU ch'' erano forteniente afFetti da maUittia presto perirono. Quelli che non erano prima ainmalati , giacche a questi j)ure estese 1' esperimento , restarono sani L' esppriincnto ottavo fn di hnchi trnuti molto fitti sopra i graticci: fitti, cioe quasi il doppio di quello die egU stesso ha prescritto , e specialmente nella se -onda e terza eta, con cio tentando di proniovere la uialattia del seu^no. II riiultato fu che i bachi di quatir' once di seniente, collocati snpra un' area oapace di circa un'oncia, ter- minarono col dare una quantita di bozzoli corrispondenti ad un'oncia di semente , e non di buona qualita j ma nemmeno in essi appari traccia del s<-osto i;lie 1 ." atliuche la malattia del segno o calcinaccio non compaja , giova far nascere in cantina la seineute , e giova goveniare i l>achi da seta, se non a 10 gradi , come e scritto nel sno libro , al certo a 14, coi quali mezzi si oiiengoiio eccelienti bozzoli in 35 giorni , e di non coiiosciuia liellezza , e da aSS per ogni liblira grossaj a." clie compnrsa la malattia del segno , certa n' e la ciiarigioiie col fu* sudiire c piosaniente i bacbi esponeadoli ad alte temperature i 3." che la cagione principale della malailia d*-! segno o culcinaccio e una malattia catar- rale , contratia dal Ijaco c» 5. L' aspirante al premio, prima d'incominciare I'e- sperimento , indichera in quale delle due higattiere in- teada die al>bia da conipinve il male del spgno e calci- no'Cio, e in qu^le no. Quand' anche nella liigattiera indicata non vemsse intaccata dal m3le del segno e del cvlcin-iccio, che la meta de' bachi in essa coutenuti , purcbe T altra sia esente afFatto dal sp^no e calcinaccio ^ il proposto premio avra Inogo. » 6. L' .-^spirante al premio avra Talloggio uello sia- bilimento nW Annuncinta ., ma null' altro. » 7. Ogni volta (be Taspirante al premio entrera o dimorera nelle bigattiere, gli sara dato un compagno come sorvegliatore. Le chiavi delle due bigattiere saranno sem- pre piesso la persona destinata dal conte Dandolo in qnei casi e temni in cui si credesse di tenere cliiuse le porte. Questa pers^ona non potra mai ent^are aelle bigattiere > se noa sia unita all' aspirante al piemio» De' B\0HJ D4. SETA. IQi) i> 8. L' espertniento che riesca il primo anno deve esserc ripetuto e confennato il secoudo anno. Chi lo ha teiitato ituitilnieate il priino aiino , o die uol npete e confeniia il secoado anno , noii ha diniio al preuiio. Chi noi) rtPsce oel priino anno noa e animesso ad altre prove. '/ 9 Nuu poieulosi ainmettere die un aspiraite solo per aoiio, chiunqae voglia coiicorrere all' esperioie-to dee dirliiararlo entro il prossiiao inarzo 1819, oade possa l)re'idersi fOg'iizLone della pers')aai eJ essendovi piii (joa-» correari, sceghere qa.lla rlie p.issi parere ptu idoiiea. Le persone ooij accettite saranno uel caso avverme con lettera per mezzo della posta. t> 10. Ripetuto e coiifenuato il secondo anno Tespe- riinento veriticatosi a norma delle condizioni espresso , I'aspirante muiiito di un certiiicato di v eriiicazi one rise o- tera la somma de' cinto luiei it' oro proniessi, che a qnesto effeito vengo'io ora riepi sitati nelle mani del signer Gio- vanni Bdatti a S. 1\I luril o , n." 3409, in Milano. » Ma da cio rhe particolarmente riguariKa la nialnttia del segno e del calcinaccio, pass-wido al conndesso ilelle cose che r aniiuuciata Storia J''' bachi (las'ta>^e[ 1818 ci pre- senta, noii possinmo omettere Posservazione, che le molte note, delle qa:di essa e correiiata , t'orm.uio una serie di eccellenti dottriue rigmrd.nui nou solo il governo de' l)a- chi , ma eziandio divfisi altri rimi di ecouomia rurale e civile , le quali hen allerrate non p(^9s<)no non giovare assai ai possidenti , singolarmenie nel lompo in cui per ni^ni provincia italiana si veggono in gran moto per migliorare le varie parti della nazionale ngricoliura. E di c|u<'sio moto si e prova lumino6'ssin»a la Ci'msponil nza , dalla quale comprendesi manitt'stamente , che, se V Artr di go- veriiare i hnrlit e diveniila gia un ni^nuale prezioso , non niiiiore fortuua sta per avere i"" Ennlo'in, ossia l' arte di fare i viui, altra opera dell'jtvuor medesluio, la cui prima edizione omai smaltita afT:mo , va a dar luogo quanto prima ad una seconda, che sara accresciuta di aggiunte assai importanti ; e che i sidi scarsi racclti d' uva , suc- cedutisi ostinatamentc per tutti gfii anni scorsi , eccetiua- tone 1 ultimo, d icche fii pu!)ldicata , sono stnti cagione che giacer dovesse pr^sso la piu parte de' possidenti co- me un oggetto di futura spera.iza , piuttosto che di pre- sente costrutto. Del resto non pnrlando qui che di q-.ianto coacerue ne' varj suoi rispeui h coltivazione de' baciii ; « 196 DA.NDOLO , STORIA. Gonsideratido come dopo VArte le qu^ittro opere, che suU* stessa materia il coate Dandolo ha pu'nblicato , sono ua copiosissimo deposito di miiiiue ed utilissiuie dottnue , le quali pero ne possono aveisi da ogauiio presenti abi- tualmente , e gioverebbe nondiineuo potere ad ogni par- ticolar caso aver pronte , non possiatiio aon esprimere il desiderio, clie alcuno industrioso amatore di questi studj imprendesse a raccogliere ia un Indice gencrale i Vi;rj capi delle inedcsime , ed ordinatameate iiotare in pro- posito d' ogiii titolo delle tante cose traltate 06 che e neir Arte e nel Gnverno e nelle tre Storie si trova espo- Sto i sicche ogouao immediatameate trovar poti-sse in tntti i cinqae acceiinati vola'ni quanto all' uopo gli occorrc-sse. Sarebbe questo un servigio iin()ortantissiaio che r^nde- lebbesi al coinune de' nostri co;icitta-liai , che metto.isi a coitivare i bachi secondo i auovi metodi e pm utile senza dubbio di que' coinpeiidj che si sono fatti tin qui, o che possauo f^rsi. Sa di che direm.* coll" autore meJe- simo ( Vedi la prcfazione ) che noil sempre da comp' ndj 0 ristrctti di. opere , speciahnente didascalichf , si otterifjono i vantaggi che si p >ssono trarrr dalle opere stesse originali; massimamente se all' apprendinv nto dell' arte qualunqun che ne sia il soz2,etto, nt'dte particolari notizie e moke sppcie di opcrazioiii occorrano , e Ir wif e le ultre abbiano rela- zioni alcun poco complicate pnr varieta. di circostanzc con^ rm.'r/tf/. Cosi che sov' nte accade che da tali ristretti 0 com- pcndj ne I' idiota impara , ne V uomo istrutto resta accon~ tentato. Qaaato piu aduaque un opera e importante, tanto pill vuohi che nulla manchi di clo che conviene al sicuro esercizio dell' arte medcsima:, onde appuntt ordiwitament^ e chiaramente csposte tutte le cose che la ri'j.wirdano, esse possano imprimere qui profondo senso di persuasione che, i fatti e i principj invariahdi presto 0 tardi creano in ognuno. L" idea dell' ladice che noi prop niaino combiaa per- fettamente coW Awcrtimento che trovasi in froiite al voluiiie di cui parhamo , dicendocisi clie il coate Dandolo ricevera nel 1 819 e i8ao le. relnzioni sui bachi govfrnati cot metodi, nuovi , come ha ricevute quelle che rigu.irdavano gli anni antecedenti , ma ch' egli unira in un volume solo le re- lazioni dei due anni acceanati , stimando tal metoiio oniai couvenieate per includere nella storia del progress! vo go- verno de' bachi soltanto cio che puo meritare I'attenzione pubblica;, giacche oniai e stato detto ia quant© alle oose De' BACHI n\. 9ET^. !()-» general! e comuni tutto cio che poteva confermare ed illustrarc il slstema: riserbaudosi di tare stampare nei principali Gioruali italinni con quelle ossei'vazioni che fossero opportune una qualclie relazione che gli fosse mandata nel 1819 di grande importanza pei coltivatori. La dottrina adunque de' nuovi inetodi pel governo de? ba- chl , secondo lo stesso autore della medesima, e compiutai e per conseguenza viene ad essere piii fondato il sug- gerimento aostro. Ma nel raentre ch' egli annunzia nulla piii di essenziale restar da dirsi sul governo de' bachi , un nnovo tema« non meno importante egli c'indica; ed e qucllo di sta- bilire sopra ginsii prlncipj Parte di lilaie i bozzoli. Essa non e generalmente lino ad oggi , che una pratica semi- barbara. In prova di che cita il fatto manifesto di noa essersi ancora adottato neile filaade il tennometro, ve- dendosi comunemente identici bozzoli esposti ad uno stesso tempo in differenti caldaje , altri per esempio ad una temperatura di 60, altri a quella di 70 gradi, quando e certo che meno o piii gradi di calore debbonsi a' boz- Toli differenti : qui tutto il criterio del conveniente grade di calore e abbandonato a niani piu o raeno incallite. Un nltro fntto egualmente manifesto prova lo stato mlse- rahiie , in rui e Parte della filatura^ ed e che in una medesima filanda dalla stessa quantita di bozzoli , per esempio da 140 once, alcunc iilatrici traggono la once di setn , alcune 11 '/, , alcone ancho meno. Qual enormo discapito da cio in un anno e a chi fa lilare e alia na- lione 1 La segtiente Irtttra del celebre meccanico sig. Lo- caflli scritta al conte Dandolo nictte in evid'?nza i di- visamenti di quest' ultimo, e I'impegno, in cui si e niesso il prinio. Persuaso della cosa, dice il conte Dandolo, an- ticipni tutte le somme occorrenti. Se essa riusciri, i iioovi meiodi di filatura sarannu to»t^> conosciuti a vaataggio di ognuno. Se non riuscira, il solo mio zelo verra puni- to , ma non per questo riuunciero ad altri tentativi. Ecco r Judicata kttcra colla quale poniamo lino a questo arti- colo. /. Sono ben contento ch' ella sia rimasta pienamente 0 soddisfatta delPapparnto in modello dame immnginato m e concertaio seco lei per trar la seta dai bozzoli con- » temporaneamente [^fr uiano di dodici filatricii e prov» Bibl. Ital. T. Xlll. 16 19^ DANDOLO 5 STORIA ft tutto il piacere , ch* ella in vista dei moltissiini van- ft taggi che il mio preseuta in confronto ancora di quelli M a vapore , abbia sospeso di far costruire urjo di questi , >» come voleva fars in codesto suo stabihniento. Oaorato .» come era soao della sua commissioae ho deciso di sol- i> lecitarne 1' adeinpiniento ; e due niesi non passeranno It ( NB. alcune circostanze di salute del sig. Locatelli hanno u renduto insuperahile il ritardo fin qui; ma dai riscontri it che si hanno , sugli ultimi di febhrajo la nuova macchina it sard esperimentata neZZo stabilimento del conteDandolo). >t Ella avra a Yarese I'apparato in grande, bello e allestito, ti col quale fara anche subito filare quella notabile quaatita )t di bozzoli, che savLameuie si e a tal uopo riservata. Era » io ben certo che le dovea fare una grandissima sorpresa II lo scorgere che io combinassi colle mire ch' ella aveva tt di perfezionare immediataraente un' arte per noi tanto It importante, ponendola a livello de' lumi attualmente >t dilFusii e che si potesse ottenere che riscaldando sol- » tanto tre brente d' acqua dlstribuite in due sole cal- )> daje, potessero lavorarvi insieine comodamente dodici }i filatrici ; che una sola persona senza pericolo di alcun It inconveniente potesse supplire alle dodlcl richieste col >t sistenia ordinario per far girare le dodici aspe ; che )t ciascuna filatrice potesse con tutto 1' agio e coUa mag- )t glore prestezza cseguire il proprio lavoro ; che il filo it della seta venisse egualmente distribuito suU' aspa per » tutta la larghezza della matassa , cosa ricercata coa tt pubblico programma dal Comitato d' incoraggiamento di ti Lucca I'anno i8o8 e noa ancora ottenuta ; che tolto ti V ord'.naria incrociatura de' fili tra il va e viene e la It caldaja , sostituendo un altro mezzo che dia la pres- » sione dell' injrociatura medesima per amalgamare i fili , »/ risultasse ciascuna matassa di un solo fi!o ^ che tutto It r indicato apparato non cccupasse che una stanza lunga tt al piu dieci braccia; e potesse poi venir facilmente ti smontato e trasportato ; che le sue parti fossero di tale tt semphcith da durar lungamente, e da poter essere It con facilita accomodate o rinnovate j che dipendesse tt unicamente dalla volonta del padrone della filanda il tt trarre collo stesso apparato sete di diversi titoli ; che >t indipendentemente dall'abilita delle filatrici si potesse It da una data quantita di bozzoli ottenere la maggiore >j possibile quantita di seta, non raeno che la miglior DE BACHI DA SETA. igg sua qualitii e costante eguaglianzaf, die iiiiiiie le spese per la costruzioiie e nianuteazioiie fosseio notabilmente iiiiaori cli quelle die si esigono per la costruzione e luaauteiizvune delle lilancle ordiiiarie e delle altre a vapore. Ma tutti ijuesti vantag^i clie ha potato appena inostrarle il piccolo niodello preseiitatole , risalteraano audie maggionuente allor quando allestito I'apparato in grande ella potra ripartitamente esauiiaare T cfFetto di tiascuna sua parte , ed osservare il complessivo risultato: ed e allora die ho ferma liducia di vederia ancor piu cotitenta di aver date inossa a questa niia impresa ecc. n. '200 Jtistitutions geologiqaes par Scipion Breislak , in- specteiir des poudres et salpetres etc.^ traduites da manuscrit itulien en francais par P. /. L. Campmas. Trols volumes In 8." avec wi atlas de 56 planches. — Milan , 1 8 1 8 , d Vimprlmerie im- periale et royale ( secondo ec] ultimo e&tratto ). I L secondo oggetto prlncipale delle instituzioni geo- logiche del sig. Breisluk e la spiegazione dei leiiomeni geologic! indipendentemente da quel diluvio , die e attesiato dalla BiMia Sacra. Su di clie T autore prima- meate osserva (§ 5io) « che devesi fare di^tinzione M tra ii diluvio ed i suoi etFetti , e che il rispeilo al- »/ I' autoriia de' libri sacr'i noii ci permette di dubitare M del diluvio, ma ciie T esame degli elFetti appartiene » esclusivamente alia FLsica ». Ma qui potrebbe laluno dimanJare , che sarebbe da dirsi di un lisico, il quale dicesse di ammettere T accenuato diluvio, e noa gli attribuisse veruti elFetf.o ? Certaaiente 1' acceaaato di- luvio , csendo uaa straordiaaria , generale e breve inondaziune della terra gia abitata da ammali anche terrestri , deve , secondo i principj iisum« per di?tinguerla dalle parsiaif: cioe da quelle iaondaaiwni HOa INSTITCTIONS CEOLOGIOUES clie sono minori dclla generate , e coiiseguentt^mente sono anche parziali per rapporto alia totale. Parziaie per taato sara una inondazione della terra, le cui acque sieno giunte su tutto il globo terracqueo ad un' altezza minora di aaoo tese sulla superficie del uiare presente. Le osservazioni pero non bastano per conosccre le cir- costanze che accompagnarono la generale inondazioue; poiche la determinazione di queste dipende in gran pane dalle diverse ipotesi che si possono assumere. L' autore suppone che 1' acqua forniatasi da sostanze contennte nel globo infuocato, e per innanzi vaporosa, sia cadnta quasi in forma di P'oggia sul globo , e lo abbia inondato formando un mare, da cui sporgevano fnori molte punte di materia solida ;, e questo stato , a cui fu ridotta la terra , e da lui chiamato primitivo per djstinguerlo dall' originario infuocato. Nel § 55a riguarda il mare primitivo come diviso in un nuniero considerabile di diversi raari giacentl sa diversi fondi molto elevati, e contenuti da catene montnose for- manti i continenti parziali dei medesimi mari : e cosi quelle punte dlvengono catene montuose. Ma quale sia la di«tanza della superficie di questo mare primi- tivo dal di lui fondo conviene conoscerlo da altre ipo- tesi. Nel § 273 suppone che il mare primitivo avesse il fondo molto piu elevato di quello che e presente- mentej.e che siasi abbassato per lo sprofondamento delle sottopo!te caverne , e con esso siasi abbassato il mare primitivo, cioe sia cessata la inondazione generale, la quale era formata dall' acqua conienuta nelln zona sferica del globo terrestre all' altezza di aaoo tese . cioe di una lega in circa sul livello del mare presente. Questa inondazione generale (§ SjS ) e da lui riguar- data come permanente a lunghissimo tempo, ed il ritiro delle acque inondatrici come rapido tumultuoso e viol en to. Tutto cio e ipotetico ed indeterminato. Per giugnere a qualche determinazione conviene primamente calco- lare la quantita di acqua esistente nei mari presenti. L' autore per fare questo calcolo assume la loro pro- fondita media di 4 leghe, ciascuna delle quali e di 2283 tese: la quale profondita e la calcolata dal sig. de la Place. Assumeiado quindi che la superficie dei mari sia di 13,782,900 leghe quadrate, e moltiplicandola PAR SCIPION BREI3LA.K. 2o3 per le leghe ^, il prodotto risulta di 56,091,600 le- ghe cubiche di acqua. Nell' Introduzioiie alia Geohgia (torn. I , pag. 44 ) il sig. Breiddk suppose coi fisici , che la massa delle acque del mare presente fosse di leghe cubiche i,53o,33o, ossia di circa un milione e mezzo : la quale quantita e circa 3o volte ininore dei 56 milioni che ora assume. Per tale variazione egli previdc 1' accusa di essere in contraddizione con se stesso , e cerca di prevenire tale accusa diteodo , csscre cosa diversa il supporre una niassa d" acqua d' una lega d' aliezza sul livello del mare preseate, ed il supporre una massa sufliciente a tencre in dis^olu- zione la materia terrestre , da cui e formata la crosta del nostro globo , poiche , dice egli, alia prima si pub trovare il ritiro in caverne, ma alia seconda non si puo dare la sufficienza per 1' indicata dissoluzione. Questo ch' egli dice e diretto a provare che T ipotesi dei netiunisti non e ammissibile , com'e I'ipotesi delle caverne che da un geologo vulcanista si assume per Ja spiegazione dei fenomeni geologici. INIa sempre ri- mane una grande divcrsita tra le due masse d" acqua sopra indic.ite , per cui 1' ipotesi del geologo puo dive- nire insufliciente alia spiegazione dei ienomeui geo- logici. E veramcnte aliorche egli suppose, che la qunritit'i deir acqua del mare preseute losse una massa di ^\yyc■ milioni in circa di leghe cubiche, quesia era del tuito insudiciente a formare rinondazione generate , eppero la sua ipotesi della formazioue di tale inondazione con si piccola quantita di acqua era del tutto iusus-iisiente. Assumendosi ora da lui nelle sue instituzioni una quan- tita di acqua piu che sulliciente all* inondazioue gene- rale , riconosce che l' ipotesi delle caverne , in cui sup|ione potersi ritirare le acque inondatrici , puo ri- guardarsi come opposta a cio ch' egli disse {IZ) sulla densita media del globo ; onde a togliere tale ojiposi- zinne egli introduce altre ipotesi non verificabili ; cioe che tali caverne sieno victne alia superlicie del globo, e che la parte ceatrale del medesimo sia toruiata da una massa metallica. Comuoque pero siasl della prolondita dei mari prc- sonti, rimaue costante che suppoinMido rinondazione sul livello del mare prciente , T acqua inoudatric* 204 INSTITUTIONS GEOLOCIQUES sai'ebbe una massa eguale al prodotto della superficie del mare, die e di leglie quadraie 13,773,90c uell' al- tezza di una lega, il che fonncrebbe una nia^sa d'acqua di 13,772,90 di leglie cubiche , che per faciiita di calcolo si valutera a soli i3 uulioni^ ed altreitauta sa- rebbe la capacita delle caverne , in cui 1' (udicata massa supponesi ritirata al di »otto del fondo delle acque marine, coUe qnali essa avrebbe comuaicazioue. Ida lasciando da parte stare la determinazione della quantita reale dell' acqua era esistente nel gh.bo ter- restre, si cerca quale sia quell' acqua , da cui si toraio 1' inondazione generale primitiva del medesiiui). II sig. Breislak dlra esser quella die si f'orino dal globo origiuario infuocato nel mode da lui esposto. Ma si e dimostrato nell' antecedente estratto, che in tale modo non poteva fisicaniente formarsi acqna veruna Ipote- tica e dunqup ed iniaginaria quest' acqUa inondairice, e pero imaginaria e I' inondazione generale e primitiva^ imaginaria e la lunghissima durata di essaf, imaginarj quei I'euomeni ch' egli riguarda come effetti della sup- posta inondazione generale primitiva. Ma una inonda- zione generale e attestata dalle osservazioni geologiche. Dunque questa deve essere stata t'ormata da acqiia renle , cioe da acqua introdotta sul globo da altra cagione ; ed il geologo biblico pub riguardare come cagione quella potenza creatiice, da cui ebbe esistenza il globo medesimo. Affinche pertanto si possa trattare della generale inondazione geologica attestata dalle osservazioni ed assumere la spiegazioae de' suoi elletti , cf-nviene pri- niamente supporre originariamente nel globo terrestre acqua reale , quale e quella die ora vi esiste: e quindi I'oggetto principale delle ricerche geologicha sara di vedere , se i fencmeni che I'autore attribuisce ad una inondazione generale e primitiva del globo terrestre , si possano spieg'ire senza di essa. E poidi« non puo determinarsi in quale stato fos- sero le acque nella terra primitiva, pertio per la spie- gazione dei fenomeni e necessario assumere alcune ipotesi. L' autore ed il geologo biblico conven2;ono nel riguardare come primltivo il globo terrfsire, allorcbe nel passaggio dalla sua fluidita originaria divenne un globo terracqueo, cioe distinto in mari e continenti. P\R SCIPION BREISLAK. 2o5 Ma lo stftto priiiiitivo supposio dall' autore e molto diverso <]a qn^:llo che e assunto o die puo assumcrsi dal 2;eologo biblico. L"" autore suppone che sul globo i>rimiiivo T ioondazione sia siata couipiutauieiite gene- rale ^i^o all alu-7za di aaoo tese ossia di circa una legrt sul livello del mare presente, e p-oiche il raggio delia terra e di leghe 1742 i-, percio ogni pilnio della superficie delle acque inondatrici sarehbe stato distante dai ceiitro della terra i'jq.3 -^ \eghe, e rinondazione priiiiitiva sarebbe siaia una cosa siessa col mare pri- niitivo. Ma il geologo biblico stippone die il mare primi- tivo avesse la superficie distante dal ceutro della terra meno di 1743 4- '•"g'^* = onde il mare priiuilivo vi for- tnava una inonJazione della tcn-a non generale ma purziale , analoga a quella die al presente vi formauo le acque del mare; e quindi affincbe rinondazione divenisse generale, richiedevasi I'introduzione di un'al- tra qnantita di acqua , die sara da diiamarsi com- plemtntaria dell' inondazicne generale. Cosi se suppo- nesi che il mare primitivo avesse il suo livello la terza parte di una lega piii elevato sulla superlicie del mare presente, 1' acqua comp'ementaria dovrebbe avere avuto Taltezza di due terzi di lega sulla superficie antece- dente. Ma poiche il livello del mare primitivo non e deierminabile no per ragioni, n^ per osservazioni ; per- cio il geologo biblico potrh assumere quello che piii convenga alia spicgazione dei fenomeni geologici. Nel- r arcennata ipotosi pertanto V inondazione generale fu posteriore di tempo alia inondazione primitiva che fu parziale ; cil egli puo supporre che 1' inondazione j'arziale sia durata per lungo tempo , dopo del quale sia avvenuta la generale per una straordinaria cagione che introdusse snlla superlicie del globo 1* acqua coin- plcnientaria della generale inondazione. Co^i dunque il geologo bibli(o suppone una inondazione generale straordinaria, ed inoltre di breve durata; laddove r autore suppone l" inondazione generale come primi- tiva e permanente a lunghisslmo tempo. Che se, snp- ponendo T inondazione generale, straordinaria e breve. «i potranno spieg.ire lisicnmente i fenomeni geologici die 1' autore attribuisce ad una inondazione generale priiuiiiva e di lunoa durata, l" ipoiesi del geologo bi- 2o6 INSTlfTJTIONS GE0L0GIQUE3 blico sara ammissibile a preferenza di quella delTautore, e sara quiiidi da cercare la vera cagione della generale inondazione geologica. Alia breve durata dell'inondazione generale e straor— dinaria il sig. Breislak oppone molti fenoineni (5i3), ch' egli stjma non potersi con essa spiegare, tra' quali il' principale e quello osservato da M. Feron all' isola dl Timor situata nell' Oceano australe , la quale egli trovo costriiira di madrepore sino all' altezza di aa3 tese sopra il livello del inare : la quale struttura non puo riguardarsi se non come faita in lunghissimo tempo dai vermi marini. Questa dtfficolta apparenleineiite insolubile facllmente viene sciolia dal geologo biblico facendo osservare, che non essendo determinabile il livello primitivo del mare se non per ipotesi , puo assumersi, che questo sia stato nou gia 3200 tese , come suppone I' autore , ma sol- tanto 2a3 tese in circa piii elevato del livello del mare presence, formandovi una parziale inondazionei e con cio la difiicolia e sciolta. Perciocche puo supporsi, die il mare sia rimasto a tale livello per lungo tempo, e che durante il tempo di questa inondazione parziale sieno cresclute le madrepore a quella altezza , a cui era sono osservabili pel seguente abbassameato del mare avvenuto dopo la generale straordinaria inondazione. In tale ipotesi la struttura dci vermi marini sarebbe un fenomeno avvenuto durante una parziale i^.onJa— zione aiiteriore alia generale , quando che 1' autore lo suppone avvenuto durante l' inondazione priniitiva ge- nerale da lul supposta, Altri Cenomeni analoghi all' antecedente sono arre- cati dall'autore come inesplicabili con una breve inon- dazione. Tali sono le concliiglie, che trovausi unite ia famiglie , ed i vermi marini litofagi, che osservansi in montuose situazioni inseriti nelle pietre come si tro- vano viventi nel uiare. CoUa risposta pero superior- mente accennata vengono sciolte anche queste obbie- zioni : perciocche tali fenomeni, per quanto appare , non furono osservati ad altezze maggiori di 2a3 tese sul livello del mare presente. Che se fossero trovati ad un' altezza maggiore, per espm|jio alPaltezza di 3oo ed anche piu tese, il geologo biblico avrebbe in pron- to la risposta , snpponendo che quel fenomeni sieno IPAR SCXPION BUEISLAK. 20/ avvenuti in tempo che il mare era all' altezza penna- iiente di 3oo e piu tese sul livello del mare [)resente, cioe durante la parziale inonddzione; e che percio sieno fenomcni che non appartengono alia straordinaria inoa- darione a;eiierale del £;lobo posteriormente avvennta. In altro niodo possono parimente spiegarsi gli ob- Licttati fenomcni assnmendo un' ipotesi che parim'ente (a ai^stinta ( § 552 ) dal sig. Breislak. Suppongasi che il mare , ossia 1' Oceano priinitivo fosse alio stesso li- vello die e presentementCj e che snl di lui fondo fos- sero deile grandi inegnaglianze , le quali formassero isole e continenti siibacquei , le cui somniita giugnes- sero presto a poco alia superficie delP Oceano priini- tivo. Suppongasi inoltre che su una di quesie isole sub- acqiiee sorgesse un mart particolare isolato , in cui le acqne non coinunicassero coll' Oceano , ed avessero aa3 tese di altezza snl loro particolare fondo. Se snp- pOnesi che in tale stato sia rimasio il globo per lungo tempo , e che durante tal tempo i vermi marini vl abbiano costrulta la grandc massa di madrepore, e che per la straordinaria inondazione gcneraie in seguito so- praggiiinta siensi sprofomlati i continenti particolari di questo mare , la massa di madrepore dopo il ritiro dello acqne inondatrici sara divcnuta un' isola del- rOceano tome e al prescntc. fn simile modo si j'otranno spiegare gli aliri fcno- meni analoghi a quello dello madre|iore. Non e dnnqne provata dall' autore la lunga durata della inondazione generale geologica. Ma giova met- tere in chiaro riilusione deirargoiuiMnazione, sulla quale e fondata I'indicata prova. L' argomentazione e la se- gHentf: Fnvvi sulla terra una inondazione generale at- testata dai fenomcni geologici. Tra questi alcuni per formarsi richiedevano una inondazione di lunga dnrata. Dunque I'inondazione generale fn di Innga durata. Qne- sto sillogisnio in termini logici non fe che un paralo- gisnio , in qtianto che si suppone , che V inondazione nominata nnlla proposizione minore sia la stessa inon- dazione nominaia nella proposizione marrgiore, quando che e diversa, siccoine (juella che non e nominata ge- nerale. Che se fosse nominata generale , e la propu>i- zione si enunciasse dicendo : Alcuni fenoraeni richie- Joao una inondazione generale di lunja durati , cie ao8 INSTITUTIONS CEOLOGIQUIiS sarebbe una petizione di j.naicipio ; poiclie I'lnonda- Zione di lunga durata puo essere stata parziale j e la proposizioue sarebbe da negarsi , oade la consegaenza sarebbe nulla. L' illusione pertaiito svanisce apponen- do alle proposizioni \e opportune distiazioiii ^ cioe a dire la proposizione mags^iore si ammettera enunciaa- dola in questi termini: Fuvvi una inondazioae generate deila terra, ma posteriore ad una inoadazione parzialej e la minore si ammettera enunciandoia nei seguenti termini : Alcuni fenomeni ricliiedono una inondazione di lunga durata, ed essa non geuerale ma parziale, ed anteriore alia generate. E posta tale disthizionp, la conseguei^za sara clie 1' inondazione di lunga durata ricliiesta da alcuni fenomeni puo essere la parziale anteriore alia generale. Dalle cose dette appare , che per la spiegazione dei fenomeni nell' ipotesi di una generale , straordinaria e breve inondazione, conviene distinguere i fenomeni awenuti durante la parziale e primitlva inonda/ioae della terra , da quelli che sono awenuti dappoi , e clic sono propriamente dovuti alia straordinaria introdu- zione dell' acqua compleinentaria della inondazione generale. Ma quest' acqua, che e propriamente da dirsi inondatrice , sino dal principio della sua introduzione su!!a terra comunicava colle acque dei mari primitivi, cosi che il fondo di questi era anche fondo dell' acqua complementaria inondatrice: e poiche nell'avveniniento del;a inondazione generale dovettero formarsi rapide correnti ascendenti e discendenti in ogni diiezione, percio al disotto del livello del mare primitivo pos- sono trovarsi effetti prodotti dalla generale e straordi- naria inondazione , e vicendevolmente possoun in situa- zioai superior) all' indicato livello trovarsi elfetti della parziale inondazione. Come effetti del primo genere sono da riguardarsi le spoglie fossili di corpi organiz- zati terrestri che ora si trovano fossili niisi con con- chiglie marine in situazioni inferior! al livello dei marl primiti' i ;, e come effetti del secondo genere sono da riguardarsi i corpi marini che ora si osservano in si- tuazioni superiori all'jndicato livello primitivo. Quindi vedesi 1' importanza di riconoscere esattamente I'eleva- zione alia quale vengono osservati i fenomeni geolo- gic!. Ma oUre alia inondazione parz.iale e primitiva »AR SerPION BREISLAK. 2C9 della terra, e la generale straordinaria , devono doj)o il ritiro della geuerale essere avvenute altre inonda- zioni , le quali saranno da chiamarsi particolari , e gU efFetti da esse prodottl possono essere misti cogli ef- fetti della parziale e della generale: onde nella spie- gaziooe dei feaomeni tali circostanze devonsi avere in consideraz-ione. Trovandosi nella liinga permanenza dei marl pri- mitivi anterjori alia generale e straordinaria inonda- zione la cagione fisica di c]aei fenomeni die rlchiedet- tero lungo tempo per forinarsi , la lunga permanenza della inondazione generale non e da tali fen-omeni pro- vata , eppero P inondazione generale puo da un geo- logo hihlico assumcrsi come di breve durata, e coa essa intraprendersi anclie la spiegazione degli altri fe- nomeni geologic!. II professore Pino (torn. VI Memoria della societa italiana ) prese gia a provarc die la breve durata di circa un anno era suiliciente a spiegare i fe- nomeni dell' accennata inondazione. Siippoae ogli, che air epoca in cni la terra gia era abitata da animali terreslri , V inondazione sia stata prodotta da dirotte piogge continnate per 40 giorni , e da rapide eleva- zioni di ac(ine marine ; dal quale sconvolgimento di natura dovettero tormarsi rapidissime correnti in ogni direzione, Ic (jiiali incontrandosi tra loro, o incontrando qtialclie ostacolo dcpositarono quei corpi , che solle- vavano da sili anche molto lontani. Da queste correnti deriva egli massimamenie la spiegazione tici fenon>eni geologici , ed anclie di quelli die in qnahinque altra ipotesi sono inesplicaliili. Non e qui hu^go di esporre partitamente tali spiegazioni ^ ma ben sara pre^io del- l' opera I'accennare T opposi/.ione , che ad alcune tli esse fa 1' antoro. 11 deposit!) di ossa fossilj ( sist. geol. S 68 ) d' un elefante , d' un rinoceronte e di una ba- lena trovato nei monti Piacentini in terreno conchi- gliare \\\ dal nominato professore attribuito a correnti iormatesi durante la straordinaria e breve inondazione. II sig. BreisUtk (§ 820) oppone che lo scheletro della nalena non potex a essere trasportato da corrcntei e cio per due motivi. II primo e perche in una correntc le os?a sarebbero state qua e la di-| erse ; il secondo e pt-rche sulle ossa di cjuesto cetaceo veggonsi i gu- sci di diverse cgnchigtio , che secondo lui devonsi 2 10 INSTITUTIONS GEOLOGIQUES riguardare come nate e cresciute sulle ossa siesse. Quindi per ispiegare il feuoiueno suppone , clae allonjuando il mare copriva le ciine degli Appennini la balena sia morta nello stesso luogo in cui t'u trovata , e die, du- rante tale soggiorao del mare, le conchiglie sieno nate e cresciute suUo scholetro di edsa , come ora si trovaao dopo il ritiro del mare. Ma sebijene con tale ipotesi possa riguardarsi come spiegato il fenomeno relative alia bulena , con essa pero noil e spiegata la vicinanza delle osia di nil ele- fante e di un rinoceronte con quelle della balena ia un piccol tratto di terreno sparso di concliiglie. Gli clefanti ed i rinoceroati non vivono in mare , onde non possono essere morti nel luogo dove ora si tro- vano le loro SpogUe , epperb queste vi devono essere state trasportate da qualche corrente formatasi in una straordinaria inondazione che sorprese questi animali mentre vivevano in terra ferma e durante questa stessa inondazione puo essere stato da altra corrente traspor- tato lo scheletro della balena. Ne a tale trasporto t'a difficolta V essersi trovato Tin- dicato scheletro quasi intero. Perciocche anche le ossa deir elefante , die certamente in trasportato da cor- rente, formano una gran parte del suo scheletro totale. Oltre di che le ossa stesse della balena furono trovate non disposte come sono naturalmente in uno scheletro ^ cosi che per ricomporlo fu necessaria una singolare diligenza ed industria dello scopritore, il sig. consigliere Cortesi. Al trasporto dello scheletro della balena stessa neppure fanno difficolta le conchiglie ad esso aderenti, quantunque si suppouessero nate e cresciute su di esso: perciocche ben puo supporsi , che questo scheletro coUe conchiglie fosse in aitro luogo del mare prima che co- minciasse la straordinaria inondazione , e che durante questa sia stato colle conchiglie trasportato da una corrente. Ill ogni modo I' indicate fenomeno osservato nei monti Piacentini h uno di quelli, nei quali gli efFetti avve- nuti nel mare primitivo si trovano combinati con quelli avvenuti di poi per una straordinaria inondazione;, al primo genere dei quali eft'etti appartengono le spoglie della balena^ come quelle che esistevano in un* l-AIl SCIPION BUEISLAK. :2 I 1 situazione meno elevata di 3go tese^ ed al secoiido le spoglie trasportate dell' elefaate e del rinoceroute; onde dalle concliiglie aderenti alle ossa del ceiaceo , nlssuna ditficoka si pub derivare coriiro una straordiaaria e breve inondazione. L'aiuore inoltre rigiiarla come inesplicabili per mezzo dcUe correnti tutte quelle osservazioni j^cologiche , clie presentano le spoglie di animali e vegeialjili fossili ia buuno state di conservazioue. Questo btato pero e com- hinabilc colle correnti di actjue molto elevate , e do- taie di molta velocita , come dovettero esser quelle di una generale inondazione straordinari^. Altronde ra- pide correnti devono essere anche da lui ammcsse nelle grandi inoudazioni particolari, clie assume |>er ispiegare il trasporto di quei corpi organizzati Ibssili , clie nco- nosce come benissimo conservati. Coil tali correnti un geologo giugne a spiegare anche un fonomeno , die con altre ipotesi e inesplicabile. Questo consiste in quei massi enormi di granito, ov- vcro di rocce primarie, che trovansi sparsi sopia il pen- dio di montagne secondarie, le quali sono lontane dalle primarie, a cui quei massi appartengono , e tra le quali sono diverge valli. Cio non puo spiegarsi se non sup- ponendo, che il trasporto siasl latto da correnti, allor- che non esistevano le valli intermedie ; e che queste itieuo state in seguito escavate da altre correnti durante la stessa inondazione : alia quale lormazione delle valli intermedie lien po^sono essere concorsi anche i tre- nmoti, poiche in uno si grande sconvolgimento di na- lura anch^ essi devono essere intervenuti. Per riconoscere ora in che dilFeriscano , ed in che convengauo i due sistemi di spiegazione dei fenomeni geologici, giovera fame un breve paragone. 11 sig. Breis- lak suppone, i." che il globo primitivo sia staio inon- dato generaimente sino all' altczza di 2200 tese sul li- vello del mare ])resente, e che qnesta inondazione ge- nerale sia durata lunghissimo tempo i a.° che le acque inondatrici di poi siensi abbassate sino ad un certo liveilo , cir egli lascia indeterminato, ritirandusi in ca- verne sottoposte al fondo del mare primitivo ; 3." che in seguito a tale abbassameuto essendosi format! dei contiuenti asciutti , vi sieno comparsi gli ammali ed altri cwrpi organizzati terrestri i 4.* die quei luari INSTITUTIONS GEOLOGIQUE« primitlvi e parzlali sopra Indicati abbiano per rotture dei loi'o continenti f'aite diverse inondazioni parziali , in cui furoao sommersi gli animali terrestri, dei quali ora si trovaao le spoglie fossili: e le spiegazioai , cii'' egli da dei fenoraeni geolo2;ici appoggiate a lali ipotesi, egli riguarda come fisiche , eel indipendeati da una gene- rale straordinaria e breve Juonda/aone , qual e il di- luvio biblico. II geologo biblico all' incontro suppone i." che nel s;lobo priniitivo le accjue dei mari erano meno elevate di aaoo tese sul livello del mare presente , formando una inondazione parziale, la quale sia duraia Inngo tempo j 2." che durante questa inondazioae par?.iale i continenti suj.eriori alia snperficie delle acque marine eiano abltati da animali e piante terrestri j 3." che dopo un certo tempo avveane una straordinaria intro* duzione di acque sulla superlicie del globo , le quali giunjero sino all' altezza di circa 3200 lese sul livello presente del mare, formando una generale inondazione di breve durata ; 4.° che in questa inondazione furono sonunersi quegli animali , di cui si trovano le spoglie fo-^sili h 5." che dopo il ritiro delle acque introdotte nella straordinaria inondazione il globo terrestij si ri- dusse presso a poco a quelio stato in cui ora si ri- trova, ed in cui succedetiero e vanno succedendo par- ticolari inondazioni. In aiiibedue questi sistemi non e tra gli animali no- minato Tuomo, atteso che trattandosi di spiegare fisL- camente i fenomeni geologici , e non esseudosi iinora tra I fenomeni geologici trovate di certo spoglie umane fossili, Tuomo non forma un oggetto geologico. 11 geo- logo biblico pevo suppone , che tra gli animah viventi sui coatinenti prima della generale inondazione fossero anrhe gli uomini in un certo numero; poiche essendo Tu'iTio come iatelligpnte un essere non solo fisico, ma anche mvsumi're come certa Tesistenza dcU'acqua e della suf- iicienza di essa per la generale inondazione , poiclie questa e attestata dalle osscr\ azioni geologidie. Quindi essentio egli certo del materiale fisico ricbiesto per r inondazione , puo assuniere la spiegazione fisica di quei leuomeni , die dipendono dall' azione fisica delle acque inondatrici. Ma il signer Breislak supponendo Tacqna formata do una cagione fisica, qual e il gloW» Bibl. I till T. Xlll. J 7 214 INSTITUTION? GFOLOGIQLES CCC. inruocatc, suppone c'lb die si diniostro imposslbile iisi- i cauiente, e quand' anco cio fosse possibile^ non potrii giamuiai provare die 1' acqua cosi formata fosse suili- ciente a produrre la geneiale inondazione del!a terra sino all'altezza di 2200 tese sul livello del inare pre- sente. Qniiidi intendendo egli di spie i c. e Stromcyei" Hon lo ha finoi-a incontrato che unicamente in alcune poche blende , e in quelle anche soltanto in piccolissinia quantity, eccettuateae alcune vavietu di blenda I'adiata di Przibrani in Boemia , Ic quali ne possono contencie da circa il due o il tve per cento. FiaaUnente si esporra anclie il processo che egli teune per estrarre e ridurre il cadmium , il quale consiste principalmente in cio che le sostanze conteuenti caduiium si sciolgano neiracido solforico , e che a traverse di queste soluzioni ben preparate negli acidi si faccia passare una. corrente di gas idrogeno sol- forato fino alia totale precipitazione del cadmium. Questo pre- cipitato si sciogliera allora nell' acido muriatico concentrate , c la soluzione ottenatane , dopoche il troppo grande eccesso d' a- cido , se ve ne fosse , ne saia state allontanato mediante la «vaporazione , si fara precipitare colT amnioniaca caibonata , po- nendovela in eccesso per sciogliere di nuovo le porzioui di rame e di zinco clie possono essersi precipitate coll' ajuto del gas idrogeno solforato , e quindi per separarle dal cadmium. II car- bonate di cadmium ottenuto si trasformera successivamente me- diante il calore in ossido , e poscia si ridurra coll' ajuto del nero di fumo in una storta di vetro o di terra cotta al fuoco uioderato d' incandescenza. Le perquisizioui comunicate nel trat- tato stesse circa questo nuovo metallo danno i seguenti impor- tanti risultati circa alle sue proprieta e alle sue combinazioni. Il cadmium appartiene a' metalli di color bianco , ed ha effetti- vamente un color bianco molto rlsplendente e cliiaro con qual- che tendenza al grigio azzui'rino che si avvicina moltissime al color dello stagno; di fatto e desso assai rilucente come appunto lo' stagno , ed e suscettibile di una bella politura. li sue tessuto e perfettamente compatto , e la spezzatura n' e angolesa. Si cristallizza con facilita in ottaedri regolari , e rafiVeddandosi si rappiglia anche facilmeure alia sua sujjerlicie in figure che n- cordano la felce ; e piuttosto tenero , melto pieghevole , la luna lo intacca agevolraeute , e si pu6 a piacere tagliarlo sia col coltello sia coUe foi-bici. Esso si scolora con qualche facilita; e pero piu duro dello stagno , e supei'a anche questo metallo nella forza di coesione. Esso e eziandio molto duttile , sicche si puo ugualmente bene ridurlo in foi-ma di minugia alia trafila , come si puo riduiTe in lamine sottilissime sotto al martello con semma facilita, e senza che screpoli o si fenda; pero esso suole scheg- giarsi alcun poco qua o la malleandolo troppo. Nello stato liqui- do il sue peso specifico ad una temperatura di 16." 5 c, e stando il barometi-o a o." 74926 = 8,6040, mamalleato e= 8,6944. Oltre a cio il cadmium sta fra i metalli facilmeute fusibili ; esso si liquefa anche prima di diventar rosso , e pud per fino lique- farsi per mezzo della contiuuazione di una fiamma di spLrito di vino capace di ridurre ad un principle d' incandescenza un filo di ferro riscaldato. Esso e. pure molto volatile , e si trasforma gia in vapori ad una temperatui'a , che non sembra essere di PARTE STRANIERA.. 21^ niolto superlore a qiiella alia quale si suole volatilizeare il nicr- ciirio. Questi vapori non diflbndono alcun odor particolare e marcato , est rappijiliano con tanta facilita come quelli del iiici- curio in gocre le quali, riinaueudo in quiete, iiianifestano alia loro supcrficie una evidente tendenza alia cristallizzazione. Stando rsposto all' aria il cadmium e permanente tanto quanto lo staguo, «• solo mediante una lunga esposizione a quelia esse vi perde aloun jioco del suo spleudorc. Qualora pero venga esse riscal- dato in contatto colT ai-ia esso vi si brucia anche facilmente , e ui cangia in un ossido di color giallo-bruniccio , il quale il piu ilelle volte si sublima in forma di un fuiuo giallo-bruniccio, e si attacca a' corpi sovrappostivi come una iioritura gialla. ISeni- nieuo in questo caso difl'oudesi alcun odore particolare marcato. Scioglicsi anche facilmente nell' acido nitrico mediaiite svolgimento di vapori nitrosi , e senza Y ajuto del calorc. Parimente gli acidi Molforico c muriaiico , c anche Tacetico lo atraccano e lo sciol- Kono cou isvolgimento di gas idrogeno , quantunque Tazione di qucfci acidi , e particolarmente delT acetico sia assai debole , e anche coll' ajuto del calore essi non lo assuniano in soluzioue c!ie assai lentamente. Queste soluzioni riescono generalmentc scolorate , e non s' intorhidano coll' acqua. Coir ossigeno il cadmium non si combina ohe in una sola proporzione , e la quantita d' ossigeno die esso assume abbru- ciandosi, ascende a I4i352 sopra lOO di metallo. Quindi I'equi- valentc di questo metallo risulta in 6,0677, e quello del suo ossido iai 7.9677. In J 00 di ossido di cadmium si conteugono 87,45 di cadmium 13,55 d' ossigeno 100,00. L' ossido di cadmium , a norma dellc circostanze nelle quali esso si produce , e a norma de' diversi gra
  • .a2 I I.' aretato fli cadiuiimi cristallizza in colonnette aggrupnnte il pill (lelle volte stellate, o radiate abbastanza resisteuti all' aria, e firiliiienre solubili nell' acqiia. II tarti'ato cli cadmium cristallizza in piccoli aglii cbe riescono quasi lanuginosi at tatto , e die appcua ricscouo solubili nci- r acqiia. Il' ossalato di cadmium e pulvcrulento , e insolubile nell'acqua. II citrato di cadmium si ]'rescnta in forma di polvcrc bianca • cristallina quasi alFatto insolubile nell' acqua. It cadnaium puo conibinarsi collo solfo , ma come gia dissiin* j-iure deir ossiaeno , non vi si condjina die soltanto in una de- terniinata proporzione , e il cadmium solforato gi (rova essere cosi esattaiiientc composto de' suoi princi)'j , die satiiraudoli amendiie coil' ossigciio , ne risulta un solfato neutro. Cento jiarti ili cadmium ne ricliieggono 28,1723 di solfo, e quiudi ICO parti di cadiiiiuni solforato , o solfuro di cadmiian ne conteugono 70,02 di cadmium 21,98 di solfo ioo,cc. II solfuro di cadmium lia im color citrino inclinante al giallo- rancio ; triturandolo somministra una polvere di un be! color giallo-rancio ; col risraldamento esso e suscettibile di acquistar prima un colore azzurrino , e successivamente im color rosso cremisi , die poi perde di bel nuovo rallreddandosi ; ed e soni- iiiaiiiente rcsistente al fuoco , di modo die sostiene la incaude- scen/a , o il calor bianco senza volatili/zarsi e senza puuto al- tcrarsi ; ne si fomle die al principio di detto color bianco , ed in tal caso cristallizza in laminette niicacee trasparenti di un bel color citrino. Esso si scioglie tosto e con facilita a freddo neir acido muriatico concentrato e fuinante con Bviluppaniento im|>etuoso di gas idrogeno-solforato , senza die se ne »epai'i al- cana porzione di solfo in sustanza; per lo conirario T acido mu- riatico diliito nou lo attacca clie assai dillicibiieuie andie col- r ajuto del riscaldamento. Fondendo insieme il cadmium collo solfo non se ne ottiene il solfuro die con somma dillicolta , ma si puo ottenere uiolco pin agevolmente qnesto iiiteiito ti'attando al fuoco uu miscuglio di ossido di cadmium e di solfo , o precipitando un sale di cadmium col gas idrogeno solforato. Potra servire ottiniamente il solfuro di cadmium tanto per la pitcura a fresco , quanto per la pittura a olio, in grazia del suo bellissiiHo colore giallo-rancio , in grazia della durabilita di que- «to colore medesimo , e in grazia ancora ddle belle combina- zioni di colori , o vogliam dirle colori cumjnisti die fornisce mescolandolo con altri e pariicolarmente col bleu. Paiecclii ten- tativi praticati in questo proposito hanno date i piii soddi*.fa- ceiui risultati , e fanuo «pfrare die questo »ia per essere il ^riiuo uso ck« «i poita far* di quetto utetalio. 222 A X' 1' E N U 1 (J E II fosfuro di cadmium , ossia il cadmium fosforato clie risulta dalla combinazione del cadmium col fosforo ha ua color grigio alquaato rispleudenr.e c metalloideo , e molto agro o fragile , ed estremamente diiHcile a fondersi; posto sopra un carboiie acceso brucia con una vivacissima fiamma fosforica , e intanto esso si cangia in un fosfato di cadmium , e si scloglie nell' acido muriatico con svolgimento di gas idrogeno fosforato. Col sodio il cadmium si uuisce ugualmente bene per via secca che per via umida in un composto clie si presenta in belli e grandi cristalli che hanno la forma di tavole esaedre. Questi cri- , stalli sono di color bianco e traspaventi, resistono Ijene air aria, fe po«seggono uno splendore che puo dirsi interiuedio tra d me- tallico e quello della madreperla 5 essi si fondono facilissimamente, e raiireddandosi ripigliano tosto la primiriva loro forma cristal- lina ; un fuoco pin forte li decompone , sicche se ne separa il sodio; essi si sciolgono facdmente cosl nell' acqua come nelPal- cnol, e da queste soluzioni si puo riottenere a beueplacito ,, me- diante la evaporazione , il pi-imo composto di cadmium e sodio in forma di cristalli solidi. I carbonati alcalini precipitano dalla soluzione acquosa il cadmium in un sale carbonato , ed il gas idrogeno solforato ne lo precipita in solfuro di cadmium , ma qiiesta prccipitazione non si fa che a poco a poco. Cento parti di cadmium ne assumono in questo composto 227,4287 di sodio , quindi il soduro di cadmium contiene in cento parti 3o,54i di cadmium 6c),45() di sodio ioo,oco. II cadmiiun sembra essere suscettibile di combinarsi facllmcate cogli altri metalli riscaldandolo unitamente a quelli non senza gli opportuni riguardi , e soprattutto non senza escluderne I' aria , -- onde cosi evitare gl' inconveuienti che potrebbero derivare dalla somma facilita ch' esso ha di bruciare trovandosi in contatt» con qucUa. Le leglie metalliche o le conibinazioni ond' e il cadmium su- scettibile cogli altri metalli, sono geuerahnente agre e fragili , c affettano colori puri o chiari ; non si pote esaminarne in fino ad ora che i seguenti pochi. II cadmium in lega col rame ha un bel colore bianco chiaro e puro , alcun poco volgente al giallognolo , una tessitura squa- mosa a grana molto fina , e costituisce una lega agra o fragile tanfo che , introdotta nella quantita di pochissime centinaja nel rame , essa vi contribuisce ancora un' agrezza singolare. Espo- nendo questa lega ad un grado di calore capace di fondere il rame , essa vi si decompone , ed il cadmium si volatilizza intie- ramente. Non e pertanto da temersi alcun danno nella fabbri- cazioiie dell' ottone dal cadmium che possa contencrsi nello zinco. Quindi anche si scorge il jjerche nella cosi detta tuzia contea- gasi bene spesso qualche porzione d' ossido di cadiuium. P\RTt STllANItUA. 2^3 Cento pai-ti di rauie si combinano in cosilTatta lega con 84,3 Ji c;idiniuiu , e per coasegueuza 100 parii di cadujiuin la le^a cul rauie coiisuino Ui 45,71 di cadmium c 54,29 di laiue. ico.co. II cadmium iu lega col jilatina rassomiglia niolto nell' eiterno al cobalto arsenicale ; essa lia iin bel colore bianco puro f^uasi af- C.itto arg,entino, ha un tessuto a grana cstremaiuente lina, siibsqua- iiiojo , »"' uiolto agra o fragile, e diiTicilissiiiia a fondersi. Cento parti di platina fiisa col cadmium e tenuta al fiioco d' incandesctuza o rovente fino alia totale volatilizzazione del caduiiiiiu ec.cedente tratteiigono seco parti iit,3 di cadmium; )>er consegucnza ICC parti tli cadmium in lega col platina cou- stano di 46,02 di platina e , 53,98 di cadiuiuui. 1CC,CC. L' amalgama di cadmium si ottiene con una facilita straorui- nai'ia , nientre il mercurio scioglie il cadmium anche a freddo. L' auialgama che ne risulta ha un bellissimo color bianco argen- tino , e lui tessuto granulare cristalliuo; quando e cristallizzato in ottraedi, riescc duro e Iragile ; il suo peso specifico supera ijucllii liel mercurio puro , e quindi e die, iuimerso nel mercurio^ ••ssn vi si preripita al fondo ; qucsto stesso amalgama poi e cosi farilmente I'nsihile die, ap] ena nicsso in un' acqua riscaldata a gradi 6c del tcrmonietro di Reaiimur , esso vi si liquefa intie- ramente. Cento j'arti di mercurio per saturarsene compiutameute , richieg- gouo parti 27, ^--yR di cadmium ; e per conseguen/a ico pai'ti d' amalgama di cadmium ronstano di 21,7391 di cadmium 7B,26c9 di mercurio icc,rcco. Tutti i risultati il.i iioi fuiova esposti, e tutte le proporzioiii che recanimo sono assolutamente da ritenersi come prodotti di rl- petute sperienzp appositauiente tentate dal Consigliere Stronieyer, u quale percio anpuuto temporeggio a pubblicarli , perclie voile iniparnr Inro quella magfuiore esattezza die dcbbesi in cosi fatte cose )iretendere , quando si v»iol farle servire a progreesi della •cienza. ^^4 A P P E N !■> I G E Im dottrina delV Ercbo pies so gU Egizj , e i mister I d' hide , splegatl dalle pittiire die adornano alcune mwnmic delV I. gabinetto delle antlchitd in Vienna. Dissertazione del sig. Giuseppe de Hammer , con- sigliere , ecc. J_jA pittura principale da cui il dotto arclicologo rileva le opi- nioni degli Egizj sul passaggio delle anime da una in altra vita, trovasi sopra una tavola di sicomoro , dalla quale e sosfennta una munimia di donna. I coloi-i delle figure e del fondo sono a vernice , e se con paano umido si tevgano , divengono pin vivi. Ove pero nianca la vernice per rottura accidentale , la uiinima umidita distrugge tutto I'intonaco. La tavola e incavata ad arte dea- tro e fuori, come la bara d'Osiride presso Denon (pi. 126 n. la). Tutto il dipinto e diviso in dieci compartimenti , T ultimo de: quali e il solo che abbia assai sofferco dal tempo , e probabil- mente dalla scure di qualclie arabo. II sig. de Hammer li de- scrive e spiega nel seguente modo: /. Coiupartimento. — La porta del regno de' sepolcri. Vedesi una gran porta la quale e comunemente rappresentata sopra altre mummie , e ci ricliiama al pensiero la pertain inferi. Imniediatamente innaazi a quella e un cippo sepolcrale (o-rijAtj) ricoperto da sette sacre stole o fasce striate , segno mortuario die scorgesi spesso su vasi greci , e ch' e in uso anche oggi wiorno presso gli Orientali. A lato del cippo stanno due prefi- che , o donne clie pianger solevano su i rnorti. Esse hanno il seno scoperto come le ricorda Erodoto « succinte nudatis mam- inillis ■». Molti jeroglifi si osservano al di sopra di queste donne, e forse signidcaao il senso de' loro lamenti. Sotto alle colonne de' ierogllli e dipiuta una croce greca, simbolo deila vita futura, come abbiaiiio da Teofane « diruto porro Alexandrine Serapidis templo , repertoe sunt sacrx aegi/ptloruin erudltis dictae litterat crucis formani rcferentes : quas cum ex gen til/us fideles conspica~ rentur , dlxerunt , crucein juxta sacraruiii litter arum interpretatio- nein , significare vitain adventuram. » Vicini alle prefiche sono due vasi ooperti , i quali contengon* r offerta mortuaria , la quale si vedra poi in altri luoghi. II. Il custode dell' Erebo. Oltre la porta dell' Erebo giace a ten-a un lupo , cioe il ri- conosciuto custode dell' inferno egiziano. II suo muso piii acuto, le oreccbie alte, e la luaga coda lo fanao distinguere dal cane, PAKTE STRANIJTRV. 225 col quale fii spesso confuso e in tal modo, che non fu piu pos- iiljile il decifrnre le andcliita deg,li Egizj. II cane o anubi ap- ))artieiie a Oijinde principio del bene ; il lupo a Tifone princi- ])io del male. Sebbene Osiride e Tifone non provengano che da un evidente dualisaio, e che il priuio trionfai- debba del se- condo, sono pero l' un contro T aliro in conriuua guerra, come OruHisd presso i Persiani i senipre in lotta, quantunque su- perioie , cou Ahrimano. Non lungi dal lupo sono dipintl 1' occhio d' Osiride , il siin- bolo della prevpggenza e giustizia, e la sacra serpc ( ovpaiog) die e siinbolo dello spirito del mondo, del Signer della vita e della niorte. L' orchio tutto veggente ( iravSeiiKtig ) dicesi dagli Oi-Kri ofifta SiKaioavvriq^ da Proclo nell' uiuo dil Apollo oi^fiok 5^x^J? , I- (lj. Nonii.) nelle dionisiache SiKijp itavro'^Loii. La scrpe e aucora siinbolo della vita in tutto 1' Orieate , e in lingua ara- bica la stessa radicale signilica serpe e vita. ///. // cadavere nella toiula. Sopra una bara, che ha la forma d' un leone , poggia il ca- davere. Presso la bara sta una figura colla testa di lupo , te- nendo un nappo in mano, ch' e probabilmente la tazza dcH'oblio, cui bevesi nella metenipsicosi « quoniam , dice Platone , intra euntes animae in hanc vitaiii , ah eo qui est super introituni dai- inone , priusquam corpora intrant , potantur » Rep. X. Quattro vasi vcggonsi vicini alia stessa bara, i coperchi dei quali sono formati in quattro teste, d' avoltojo cioe , di porco, di lupo e di gatto. Siinili teste e in egual uuuiero sovrapposte a corpi uniaiii si osservano suUa veste della jnuiiiniia e all rove , col sacro cinto , ossia colla stola. II sig. de Hammer pensa che due di queste teste indicliino il princij'io buono , cosi nell' uomo che nella donna ; le altre due il principio cattivo. Le crede geuj (tutehiri) d'Osirlde signore del mondo inferno, di Bubaste o d' Iside signora dello stesso mondo , di Tifone e di Nefti. Questa Nefti corrisponde a Latona clie in forma di lupa partori Apollo , e Bubaste e Diana « Nocturrus ululatis horrenda Proser- pina, trifonni lani larvales impetus comprimcns ^> (Apul. lib. XI), o( cupava r ingresso della porta infernale , ij KO.re;^eig a'iSan TTvAa; ( ueir iimo orfico). £ universalmente noto, dice il sig. de Hammer, che Osiride, Buliaste, Tifi>ne e ISei'ti formavano con Horus gli dei de' giorni intercahiri all' anno solare , e pero possono indicare quei quattro canopi talignianici la potenza tutelare del buono e cattivo prin- cipio ne' due sessi , Osiride e Tifone nell' uomo , Iside e Nefti nella donna, i primi sotto 1' aspetto d' avoltojo e porco, le se- conde come gatto e lupo. • La bara che ha la forma di leone , fa sovvenire al sig. de HAiiiiner , che gl' ludi e gli Egizj credevouo pmilicarsi I'auiir.a. 2i>6 A 1' P i?, 3S J) 1 C E .tllarclie passava pel norpo cV una vacca ; e dejli Egi;?j partico- Inniiente scrive Erodoto , che ua re loro fece chiudere la morta figlia in una vacca di legno « qua rlade suprainoduiii cluiii dole- ret , velletque filiain excellcntiorl aliquo gcnerc sepelire quant ce- teri, fecisse ligneain boveiti ; quaiu cam inauj-asset , in ea filiaiii, sepelisse defuuctam ». Leggesi in Diodoro Siculo che Iside cliiuse in una vacca di legno le membra d' Osiride. La vacca sacra era adorata a Momeufi , Api a Menfi , ecc. Ma per qual fine religioso furoao poste presso la bara quelle quattro teste di aaimali sopradescritti ? II nostro arclieologo cui nulla sfugge delle cose orientali , ci fa riflettere die siccome nella religioue islamitica penetrarono molti dogmi dell' antico Ecjitto, come quello della bilancia de'morti, e della fonte della vita ; cos\ la credenza de' Musulmani alia prova del sepolcro I'Asabi-Kabr puo esser derivata anch' essa da eguale origine. ie are del cpiale i Greci « ante fores suas celebrant , ipsuiii exitus et in- troitus demonstrantes potenteiii » Waerob. satur. lib. i. E pure il Giaao de' Pioinani setondo Nigidio , e Giano al pari di Horus venne rappresentato colla frusta e coUe chiavi. Nell' inno orfico di Prodo , Apollo e detto Xv/^aptv ■, poiclie il lupo £ili era sacro; ed e da notarsi die licoreo e parola composta di Av/.o; ■' Clpoc;. ApDJIo iidlo sfesso inno e in\ocaio conic conduttore delle aaime 'i^v^cop avayo'j'sv •, le quali giunte al confine della luce e delle tenebre temono le pene eterne > e sospirano il piiro lume della perpetua vita. L' aniiua sta innanzi aU'alfare, sid quale ardo il luoco ; sopra di questo spiegasi in aria il liore di loto : P aniuia personilicata riene nella destra un vaso con eutro una pianta , la quale allu- der pare ai gi;u'diui di Adone , e simboleggia anch' essa la ri surrezione della carne , nel senso cioe della scrittui^a « Justus ut palma florehit ». Siniili vasi di fiorl sono auclie in questi tempi scolpiti sui sepolcri degli Asiatici. II loto particolarniente indica lo svegliarsi dalla notce della morte , perclie il suo fiore sta la notte sott' acqua , e se ne sollcva al tornar del sole. Dietro Horus e il tirso piantato in terra col sacro veli y.pr,ctupvp. ) I varj jeroglili siJ capo della figura che indica 1' anuna sono f>rse la sua pregbicra. V. Le quattro di\>inita intercedcnti. Quattro genj in atto suppllclievole , ciascuno con una penna in mano , appai-tengono senza dubbio , dice il sig. de Hammer , a quelle inferne divinita , zaTw ^tov<;-, die furono dalP anima liivocate , onde giuniiere per mezzo loro alia societa de' beati ovvoiKovTOK; tvat^eai Taluno pensa die siano i quattro elementi, ami Ic quattro stagioui , e piu probabilnieute saranno quest' ul- time , j'oidie sovra di loro, die riveggonsi nello stesso atteg- gianiento sovra il coperdiio della niunimia , splende il sole. Nella pittura pero che ora si descrive , \'e uu pezzo rotto che non lascia vedere se non se P estremita di ale. perclie si con- getturi che sopra alle suppUci volasse il siuibolo drllo spirito del luondo , il globo alato , cui appunto si rivolgono Ic preri. S,28 APPENDICE Nel zodlaco di Jeadra quattro caiiaiidi quasi ministii del sole sostengono il sistema del mondo. VI. Il battesimo de morti. la questo compai-tiuiento vedesi una divinita sopra un albeve die versa di lui vaso dell' acqiia , la quale scorreudo in due rivi sottili , volgesi alle labbra della figura diuotante F auima. Questa h giiioccluoni colle mani sporte e supine , come per ri- cevere anclie sopra di esse V acqua salutare. L' albero e quello deila vita, clie porta i frutti del ricouoscimcnto, cd lia al trouco ewiticchiato il serpeute. L' acqua die si versa siiU' aninia nia- nifesta il battesimo de' morti , e spiega le parole di S. Paolo ai Corint! ( che il Calmet non intese ) « alioquln (juid faciuat , qui haptizantur pro mortiiis , si oiiuiino mortiii non resureant , ut quid baptizantur pro illis? » ot ^aTVTi^onevok vTvsp rav vsKpov i — ■ Slerce quiudi di questa sjjiegazioue s mtende meglio cio che ne' sacri libri si dice del refrigerio dell' aniiua « Justus si morte prceocupatus fuerit in refrigerio erit » dixerunt eniiii cogitantes non recte apud se : exiguum et cum taedio est teinpus vitae no- strce , et non est refrigeriutn in fine hominis , et non est qui agni- !us sit revcrsus ab infcris. Lib. sap. c. ii. v. 7. et c. iv. v. 7. Diodoro Siculo raccolse die Iside invento 1' acqua o T elissire deir inimortalita. Qual sia la divinita suU' albero , non e facile a dirsi. E un genio custode e dispensatoi'e dell' acqua della vita , il quale chiamasi Chisir nel Corano, cioe quell^ per cui tutto verdeggia, e'Kedar ne' sacri libri de' Parti. Questo genio nel sicomoro che esaminiamo ha tutte dipinte in verde le paa^ti del suo corpo che non sono vestite. L' albero della vita trovasi pressu tutti i popoli dall' India slno alia Scandinavia. Nella dottrina di IMaometto dicesi che sotto le radici del Tuba o del celeste Loto z.ampillauo le quat- tro fonti del paradiso , come pure i quattro gran liumi del mondo dair Eden. S. Gregorio Nazianzeno trattaudo dell' albero della scienza scrive « ea porro erat scientioe arbor, non ilia quideiii, aut male a principio consita aut per invidiam interdicta , sed bona quidem tempestive percepta , contemplationis eniin ( ut contemplando assequor ) luce aihor erat , ad quaiii iis solis tutus erat adscensus, ,^ui aniiiii habitu perfeetioni sunt 3> Orat. /^2. 16. I frutti di quest' albero, ossiano di loto o di hco, sono quelli , mangiando i quali 1' uomo passa dalla morte alia vera vita , e r albero stesso e il simbolo di quell' altissima vita speculativa , eui posson giungere soltanto le inizlate e perfette aiiiiue. Sopra r albero della vita uiiransi tre jeroglih , un vaso , im inezzo globo e una bara. Tali jeroglili sono del genere detto corsivo e il sig. de Hammer ne azzarda , cosi egli esf)rime , e colia dovuta titubanza, Tiuterpretazione. Giudicando egli dal coi> tiaeott: il eoateaitt* , ci-cde eke il vaso indiciii il cibarsi ; 9 PARTE STRA.NIER'V. 229 tnezzo gloho rli' ^ la nieti del siinbolo del sole , una parte del corso solare , il ^ orno ; e la bara die ^ istruuiento uiorruario , la morte. IV-rcio le tre uietafore uuite potrebbero dire; Ove lu ne iiKinsi; in quello stesso giorno morrai. Geiiesi II. 17 de lisno cuteiiL scienCiM boni et mail ne comedas, in quocumque enim die coinederis ex eo , morte inorieris. » AI basso del compartiinenro dedicato dal pittore egizio al cosi detto baccesiino de' niortl e dipinto il vaso o ceota dell' oflerta, non piii cliiusa come era alle porte dell' Erebo , uia bensi aperto, e fuon di esso si runarcano uti pomo grauato ( frutto consacrato da' Greci e da' Romani a Proserpina), ua luugo pezzo a gratit- cio, quasi una placenta di aiiele, e una coscia apparenremente di hue , tiuale coudivasi dagli E<^izj f>pr loro vittu, come avviga Erodoto , e come trovasi fatto ( meno aromaticauieute ) daj;,!i croi 6teb«i d' Oinero nelle lore feste. II compartiniento ^ diviso dal seguente per mezzo di due grandi peone I' una sull' altia , come sono separate da cijiressi Je sezioni delle sculture persepolitane. Ilanno penne nelle mam e sul capo tutte quasi le divinita egizie , e pare che la penna fosse simbolo dell' onore , e die in questo luogo possa intei-- precarsi come un ripetuto Laus Deo. I sacerdoti fgizj » scr \C Diodoro Siculo , portano vesti purpuree , e un^ ala di sparviero »ul capo. Lo sparviero porto la legge sacra a Dechemgerd se- condo i libri zeudici , come lo stesso a'igello porto ai «acerdoti dell'Egizia Tebe la loro liturgia. Nello Schaluame gli eroi por- tano I'ome segoo d' onore le penne del Simurghs , e m tutto 1* Orienre sono distiuzioni onorilidie le vai-ie qualitn di penoac- chio. Dair Egitto le penne onde fregiavasi il capo d' Iside pas- •arono su quellg deLle iuii«t de' Greci, e le ale della Calantica
      C si w 2 o 0 CO S 0^ 0 CJ oil a, ^ S 0 V CO Diritto mercantile e di cainbio. > a '6 J2 0 a 'y s li CO 3 0 c 1 d 0 a 1 V 0 ^ a S 3 li V 0 3 V a 0 3 0 a 0 il'l li. 0 _a '3 V en a •il ^ i 0 1 a 0 CO c 3 iS? ^ a 0 u ii ^1 u 3 ;i 3 0 ;^ re c 0 4) 0 i- Si 0 c 0 V u 0 c V 1 1 1 1 23. APPENDICE O Q Z 2; w CD -a c n o 5 * ' - V < ■> 2 « ■ r o S 2 2 i; .2 S o O d ■- <■> s i'l P j; -^i 6 3 i o .3 3 ''- .'2 — S fc^ cj ^ o J =ii 3 a ■^ U 5 • • S- rt rt ^ i g o ^ «^ « 1 § -5 p II 2 r 3 O 1 i i in er le arti e pei mestieri, p'lie colle regohiri e beu disposte sue collezioni tecniche presetjta unn uialeriale esposizione dello stato della cultura industriosa e delle scienze ad essa pertinenti. Olrraccio siffatte collezioni ser- vono di sussidio all' istruzione delle varie scuole. I Professori hanno r ininiediata rd ordinai-ia yigilanza sui gaJjinetti e sullc collezioni aifidate loro e relative alia propria cattedra , ne liauiia la guarentia a tenor degl' inventarj , e sono obbligati a niantc- nere in buon essere gli oggetti gia sussistenti , ed a procurare r mgrandiuiento del gabinctto cou ogni luaggiore cui-a ed a se- conda dei niezzi clie sono a loro disposizione. Per la conserva- «ione e per 1' auuiento di tali collezioni sono assegnati i rispet- tivi fondi anuui. NelT esteraa disposizione di tuttc le collezioni suddettc si ])rocurera di osger\arc la uiaggior eleganza possibde. Al Direttore e aJlidata la \ igilanza sii)ireiiia sovra tutti i gabinetti. L'accesso a sillatti gabiuetti sara libeio al pubblico , colla pre- leutazione pen") ai rispeitivi custodi d' uu bi^lietto d' ingresso Ja rilasciartti dal Direttore. Le varie collezioni dell' Utituto sono le seguenti ; I. Collezioni a gabinetti inerenti alia Scuola Reals 0 sia alle due classi ininori. I. Qui tj-ovasi una colleziojie zoologica e mineralogica , la eui disposizione ed d cui scoi>o si riferisre jiiii da vicino aU 1 istruxione dtlla zoologia e uiineralo^ia. Questa collezioue per- tantaMjlovendo ri{;uardarsi cp.al mezzo d' istruzione , non Uz A' iiopb di grande g|.leudore , dA di grand' esrensione. Essa st.-j ^otto la vij:danza del Professore di stona naturale. a. Vi si cousrrvano je carte , sfere , ecc. occorreoti pc; la geogralia , c gli e^eaiplan o gli origmali per la caJligraJia f pel dibegno, (•;«•(» fontiii:.ato ; PARTE 11. SCIENZE LETTERE ED ARTI ITALIANE, OPERE PERIODICHE. X.L numero dc' giornaii letterarj e ecientifici ha avuto un tale accrescimento quesc'' anno in Italia , che farebbe d' iiopo impie- gare tutto lo spazio de' nostri fogli col solo esU'atto di essi. Imi- tereuio percio I' esempio di alcuni giornaii piu accredirati di Francia e d' Inghilterra daado la sola tavola delle materie di quel giarnali itaUani che crederemo piii interessare la curiosita del pubbiico e piu giovare al progi-eeso dei luuii ; e per non lasciare interrotta la serie di quelli che abbiamo prescelti finora, ripiglieremo il filo coniinciando dal gioraale enciclopedico di Napoli. REGNO DELLE DUE SICILIE. Giornale enciclopedico di Napoli^ duodecimo anno di associazione ., tomo /, gennajo, fehbrajo e marzo. OpuscoU scelti Istoria letteraria. Analisi de' lavoi-i della I'eale accademia delle .scienze di Parigi , per F anno 1816, del cav. Cuvier. Introdu— y.ione. Chimica, Sperienze di Gay-Lussac suUa dilatazione de' liquidi. Specie di .acidi oitrici. Specie di acidi fosforici. Aaalisi de' corpx grassi. Mineralogia. Sodalite. Osservazioni geologiche. Elevazione delle .montagne di America. Geologia delle Antille. Botanica. Geografia delle piante. Nuove specie di funghi. Os- servazioni snlle dipsacee. Osaervazioni eulb sperone del gvano. yA.RTE ITALIANA. 243 Loologia. Geograiia degl' insetti. Venere ottentotta. Vipera gialla. Nuove opere del sig. Cuvier e del sig. Laiuarck. Medicina- Influenza dell' azoto sidl' animalizzaztone. Medicina legale di L'liaussier. Osservazioni ceiusiche del sig. Lairey. Arti etonoi/iiche. Uso del pelo di Londra. Saggio su i gior- fiali del sig. Fr. L. Beclier , Rettore del liceo di Chemnitz, tradotti) dal tedesco dal sig. Krafft. Pocfia draiiiiiiatica. Lettera del sig. coiiuiiendatore Delfico al sig. abate Selvaggi mtoruo all' opera del sig. Schlegel. Belle arti. Estiatto del rappoito fatto all' accademia delle belle arti di Pangi , sulla litografia. Biologia. Fondameiiri della biologia, del prof. L. Chiaverini. Continuazione e fine dell' inrroduzione geucrale. Biografia. Elogio storico del padre Giovanni Andres della com- pagnia di Gesii , letio uelT a cadeiiiia Ercolaaese di archeologia dal socio ordiuario Angelo Antouio Scotti. Geolvgia Rapjjorto del segrecario perpetuo della reale acca- deiiiia delle scienze , sulT eruzioue del Vesuvio del di 22 ai 26 diceaibre 1817, letto nella tornata dc' 9 luarzo l8i8. Libri diversi. Poesia. La Giuditta. Canti del inarch. Francesco Paulucci. Poesie di Giulio Genoino. Poesie di Agostiuo Gallo siciliano. Filosofia, Principj di una scienza nuova , di Gio. Battista Vico. Archeologia. Su di una lamina volsca veliterna del museo Borgiano , lettera di F. Orioli. Botanica. Flora napolitana , del sig. Tenore , vol. I. Viaggi. Viaggi del sig. CocUreil. Zoologia. II regno aiiiuiale , del sig. Cuvier , 2.° ed ultimo estratto. Medicina. Storia della jieste di Noja, di V. IMorea. Istituzio- ni di patdlogia niedica , di B. Vulpes. Storia. Stona del Brasile, di R. Soiitliey. Nuove vedute gulia storia, del sig. WuUer. Illubtrazioiie della spedizione di Giro , da Sardi a Babilonia , ecc. , di Janies Rennel. Paleografia. Ex Photiis auijiLiluchiis queedaiu , edidir. etc. A A. Scottus. Questo volume tenniiia colle notizie letterarie ed annunzj. STATI PONTIFICJ. Roma. E uscito il primo fascicolo del giornale Arcadico. Esso con- tiene sotto letteratura, i." Una nota del conte Perticari mtorno un antico poenia attribuito a Giovanni Boccacci , e intitolato la passione di Crista N. S. 2.* Dialogo inedito (in latino) del Graviiia, mtoruo alia lingua toscaua; 3.° Museo iapidano; 4.° Cavf 244 JLPPENDICB di anticliita ; 5." Estratto della dissertazlone del gig. ca^r. Salina sulle It'ggi Elia e Fusia : intorno al diritto ed al tempo di pro- pon-e le leggi ; articolo primo ; 6.° Della vita e degli scritti di ruousignor Celio Cai'^agnini ( di cui ha gia parlato la Biblioteca Italiana, T. XII, jag SaS), e lettera di Francesco Cancellieri (di eui parleremo qiianto prima). Scienze, i.° Opuscoli astrono- Jaiici di Giuseppe Caioiidrelli , Andrea Conn e Giacomo Ricche- bach; 2." Osservazioni suUa febbre lenta-nervosa di Huram , del dott. Ottaviani; 3.° Storia ragionata di una gravidanza nella tuba falloppiana destra , di Stanislao Grottanelli ; 4.° Florae Romance prodroiuus etc.; 5." Ricerche sopra le cause che possono far va- riare le forme cristalUne di una medesima sosranza minerale , del sig. Beudant ( prese dall' annal. de chin, et phys. )• Belle arti, I." Delia ti'aduzione di Pausania di A. Nibby; 2.° Lettres ecrites de Londres a Rome et adressees a M. Canova sur Us mar- ires d" Elgin par M. Quatremee de Quiney. Parigi , 1818. Abbiamo ricevuto il giornale Enciclopedico di Roma dai n." r al 6 , e crediamo potercj dispensare dal dame 1' indice dell* materie , perche essendo un aggregate di poesie, di traduzioni , di brevi articoletti, T indice di questi occuperebbe troppo epazio. Opuscoli Ictterarj di Bologna , tomo I. yircheologia, Bianconi. Sopra alcune uiedaglie Urbiche. Bruni. Della Magna Gregia , e della scuola italics. Dello stato politico della F.epitbblica Cartaginese. Orioli. Su due Toscani monumenti d' ordine dorico. SuH'ori- gine de' numeri etrnschi e romani , e sull' lufissione solenne del chiodo annale in Roma ed in Etruria. Su Voltumna divinita principale degli Etruschi. Sopra una auova foniiola gepolcrale dei medesinii. Sopra il loro anno magno. Alcune loro opioioni tosniogoniche. L' orJgine e la durata del lovo impero. Schiasii. Sopra una cista mistica. De Patera Cospiana. Belle arti. Fava. Ricerche sullo stato delle belle ai-ti al tempo di Omera. De Lama. Descrizione del teatro Fai-nese di Parma. Tognetti. Discorso sui progress! della musica in Bologna, Biografia. Strocchi. De Vita et scriptis G. Garatonii. Critica. AiigelelU, Sopra un passo dell' Antigone di Sofocle. Sopra alcuni passi dell' Eletti-a di Sofocle. Garatoni. Excursus in Verrinas. Pezzana. Lettera circa le cose dette dal sig. A. L. Willia jatorno la citta di Parma. Molina. Delle leggi Elia e Fufiia. PARTE IT.VLIANA. 2,^S £lof/uenza. ' Bajetti. Disforso in loile della poesia. ^■ Ruggia. De vi poeseos in sacram praesertim eloqiientiain. Zanotti Fr. M. Letterc. Poesia. Costa € Marchetti. Saagio di nuova traduzione d' Anacreoute. Zanotti Giainpietro. Sonetti. Opuscoll sclentcfici dl Bologna^ torno II. Fislca. Orioli. Osscrvazioni , ricerclie , pensieri su varj fisici argomenti. Verturoli Giuseppe. SulT elettncica atuioslerica. Geometria analitica. Oddi. Sopra alcune curve dipendenti dalle sezioni coniche. Matematica applicata. Beriini. Sulla llvellazione barouietnca. Linotte. Sul nuo%'o metodo di c:Jcolai-e una superBcie qualun- qiie uiisuiaudone esternaiuente il solo periuietro coa la catena , «d applicazione alia soliditci dei solidi. Magistrini. Tentativo iatorno ad un niiovo nietodo di supplire air azione del venio nella navigazione. Sulla divisione degli strii- iuenii circolari. Masetti. Risoluzione di alcuni probleuii di voltimetria. Polett'u Avvertenze circa V uso dell' asta ritrouietvica. Chimica fanuaceutica. Ferrarini. Sopra i nietodi di preparare alcuni riiuedj aurifici. Mineralogia. De' Brignoli. Dissertazione intoi'uo alia clorite , o tei-ra verd© di Verona. Geologia. Ranzani. Osservazioni sopra un fossile chianiato sepite da Aidi-Qvandi. Botanica. Bertoloni. Rai-iorum Italiac plautarum , decas fpiartn. Di alcune alghe dei niari d' Italia. Raddi. Kovaruui , vel rai'iorum ex cryptogramia stirpium in agro florentino collectarum decades duae. Zoologia. Ranzani. Osservazio/ii su i Calanidi. Pai-tc terza. Descrizione di un )>esce, clie appartienc ad un nuovo j;encre della faniigUa dei tenioidi, di Cuvier. Osservazioni sul Liiiiulo Polifenio. Storia della mcdicina. Tommasini. Delia dignita delta luedicina in Italia. Anatomia umana. Medici. Espericnze intorao alia tessitura organica delle osst. Bibl. hid. T. XUI. 19 ^46 APTENDICE Anatoiuia patologica. Rodati. Animadversioues lu j-raeparationes osseas Miisel Patho- logici P. Uuiversitatis bononieiisis. Anatoiuia cuiiiparata. Mondial Osservazioni sul nero liigmento deir occliiot Fisiolugia. Feriidnelll. Piiflessionl sull' ulBcio aitfibuito dal Santi al punt(^ Socuiermgiauo. Jilateria medica. Covwlli. F.elazione delle esp«nenze comparative fatte col tar* tai"o stibiato , e coU' acqua di laaro cerasj nei conij^li. Gozzi. Fiue delle £mnotazioni sopra 1' uso di alcuui ruuedj aurifiti. Ostetricla. Lavagna Giuniore. Sull' iiiciinazione dell' utero gravido, Medlcina pratica. Folchi. Sulla petecchiole , che ha regnato iii Roma nell' anno 1817. De Mattlieis. Lettei-a seconda sulla feLbie petecciiialc, e suUft nuova dottiiiia ruedira. Tomniasini. Risposta alia lettera suddetta. Zoojatria Gandolfi. Su i teuiperameuti degli aaimali doiBestici. B I B L I O G R A F 1 A. REGNO LO:\IBARDO-VENETO. h Notizie astronomiche adattatc all' uso comune da An- tonio Cagt^oli. Prima rdizione compiuta con tre tfjvole In rame. — 3Iilano , 18 18, un volume in, * 12.° di pag. ^56 ^ per Giovanni Silvestri. Ad oata di taate opera su questo argomento, questo e ancora r Liaico iibvo al quale la giovenrii possa attingere le prime iiozioni di iistronomia , senza bisogno di aver fatto un coroo di stuclj nelle mateaiatiche. la qntsto solo volume trovansi rinchiusi i 37 capitoli die 1' autore origiuariamcnte puLblico sraccati a piu ripi'e=e e :n di-ersi almanacclii, e trovasi inolire un uidice gemra'e delle marer.e ia parte latto d all' autore niedesimo , e m ^ai^e da uoo dcgii astroaoiiii della I. B.. specola di Bter^, ?ARTB I-SVLIANA. 24f. Sarrbbr, •tato de«ijcrabile chc lo stesso astronomo fo^Se staio cortes*" air eclitorc auche delle Notizie iiUomo alia vita dell' au- tore. Non oi sarcbbcro vedute le iwcsatte/.ze e le esorcssioui al- quatito eaiguiaticlic uotabili in quelle scrltte dal chiarissimo fcig. Labiis. E jK'i- convabdare le nostre asserzioni cogk esem|..j note- remo die ail.i pag. XiV aeseriscc cLe il CagaoU nel 1782 aveva eretto un ossefvutorio nella sua casa in Verona, iiieatve nei i-ba il Cjguoli diuiorava in Pai-igi ed i\i eretto avea un osservatono,- come j.iU(j vedersi da quaato egli aci'ive negli atti della Societa. Italiaua volume 5 , pagina 25o. Toruaro poi in patria eresse un secondo esservatoi-io ove contiuuo le inconiinciate osserva- ziuni. II gig. Labus confonde le due epocbe e i due ogservatorj , non ci fa sapcre il coine ed 11 qnando sia ritornato in patria il Cagnoli, e fa credere al lettore die la trigonouietria sia ugcita in luce in Italia. // chiarissiuio Biografo dice : il lavoro delle iiie- teorologiche osservazloni , che diede anche alle staihpe per pre- mectervi ocni anno una elegante dissertnzione ; e qui si coulon- tJono i v.)huui delle osserva^ioui cogli almanacdii astronoiiiici che d Cagnoli pubblic iva ogui anuo , cd ai ciuali andavano unite le dissertazioni p.ccenuare. Per convincersi di cio bastava aver letto il breve avviso preiiiesso dal tipografo appunto c^ iiuiu lijbrij iione ) , debbe esevcitare le funzioni insieine di giudice e di avvocato : clie s' egli •ara yfiu freddo difensore , che ze lante indagatore dei delicti , ■non sai'a qtsel giudice perfetto clie la legge ova uitende costi- tuire. A tutti i robustlsgiiiu argomenti contrarj io pongo il ve- Berando aspetto d' un giudice veramente filantropo , e mi pong« in fede che il meglio valente avvocato consentira per avven-j tnra che anche seaza la sua difesa ue venga il sue cliente giu- dicatp. » Opporre questo venerando r.spetto e soprattutto provare che egli possa esislere, dovra essere cura tl ell' autore in questo la- voro. \ eggiaujo dunque come egli F adeinpidca. Nel tiattare della filantropia dell' avocazione 1' autore si espriine come segue : « Ogni giudice e uomo, e ad ogai uomo la natura e 1' abirudiue pavlano un linguaggio di compassione o di risentinieuto non tueno eloquente ; e sempre 1' limana pnidenza ebbe neiiiici vizj del cuore , vizj dello spirito 1' astuzia , la stupidlfa. Di qui e che Cicerone non ebbe riguardo di sostenere piu giusto sovente il giudizio di lui giudice commosso j>cr opera dell' oratore ad ein- pito ed a passioue d' animo , che non governato da proprio tranquillo consiglio ; perocche la piii parte dei;U uoiuini , grida egli, soghono giudicare o per odio , o per amore , o per cupi- digia , o per ii-a , o per dolore , o per ailegrezza , o per igno- rauza , o per tenia , o per errore , o per alcun altro movimento d' animo , piu che per la verita , o per lo scritto, o per vigor di ragione , o per forma di giudizio o di legge. '> II giudice saggianiente lilautropo vorra pi'ocedere nel suo segi-eto concilio ron cjuella considerazione che impostagli ver- ■ rebbe dalla presenza d' un pubblico , dalla opposizione d' u» difensore , dal giudizio della stessa posterita. Allora solo un' 4avio oiudice potra. far plauso all' esclusione degli avvocati,' PVRTB ITALIAN i^. 3or ^uanclo nc avi".\ fatto egli sieseo le jiarti nella compilarii^nf* clc< process!. » Tradiiciaiiio qiipsti passi. Eccone il spnso : un ancelo del ciclo giufli< hen't it tuo eliente. Tu, lui, i! pubblUo dovete csser tramjuilii. Sogiic l.i filanrropia della Icpiie. « La tilaiitropia caccia grato od iugrato adejiipinieuto , noh jiotetulo mai la legg,^; coviiandare per uiuiuto le discipline amorevoli ca- ritaievoU coa rm amej-i-bbe temnerata la irenienda enianazioo dei giuJiifj e la necessaria intlizioae della pena .... Sovenre ima pe^f n;a Ipj^islazinne rendc abl)oujin«'vole ogni biioa giudice , lua fiii'i soNpnte catiivi giudiri fecero abboiuiuare innociif legis- Lizioui.. La iniglior b-gjiP aflidata per 1' esecnzione ad auuno perverso oftie.ie (jiiel (lartn che la buona sementa in terreno (jl,^ spine e da rovi ingoinbrato. » Da qiieste crinsiderazioQi general! I' autore passa a conrentrarr f lJ,»t.tenzione . sulIa gmstizia rriininale. « L' incjuisiro ( die' ei^ll ) dereniitf) mv'j suole luai ess«re il miglifir difensore di se niede- sinii). La bamcra clie le leggi posero tra liii e la societa lo priva d' o^ni assistenza ne' suoi niolti bisogni : nessun coiiforto puo ripererc dalla prr>pria cosoienza o dalle fnrze ordinarie del eiio sninto, poiche le angjsre pertinaci lo lianno abbattiito e tolto oggioiai a s^ stpss^j. Tiur.o li> iuvilisrr, ogoi lainpo delta sua iuunaginazione ^ tremendo al pari della M'z,')Te : es?gera a se medesiino le altriii inacolimazi>)m in sno dan;io .• i giorni gll scmbrani iiiesi ed anni , crede die il ritavdo del sua giudizio provenga dalla mole del suo processo , sospetia di essere di- menticato in guisa da paveutarae prima la fine de' sum niiseri giorni die ([uella delta sua ini|uisizioiie : cpiindi forsennata si ablwndona ai piu viotenti cuubigli, frange il ra'-cere, si prociira una fiiga , e co«i aggveva la stia rondizionc d' imlizj ognor piu funesti Donde attender.a dunque alcnii presidio la oulpa scHsabiie , donde la inrolj evote svenrura , a cui non basc« La buona rompagnia die T iioai fraiictieggia Sotto t' nsibrrgo dt-l sentirsi pura ' Presidi) cd usibergo troveranno nella fil.xutropia del giudice. » Srorrendo da rapo a foudo questo laM.ro, si ti-ova die tutto al ridure alia segiiente proposlzione espressa in fronte del caj>o intitolato il Giudice Avvocato. « Poich^ la lecge esctudendo gli avvocati dal criiuinale dibattiniento, coiiferi al giudice il pi-so (a. aba AppENDlcE Saggio di un esame cridco per restitidre ad Emillo Probo il lihro De vita, exgellentium impera.- TOEUM, creduto coniunemente di Cornelio Ncpote^ di Gugliehno Federico RiNCic , hadese. — Venezia , 1818 , dalla tipografia Alvisopoli , in 8.° di pag. 87. L' autore da egli stesso 1' epitome del suo lavoro nelle due iiltiiue pagine , la dove dice : « Disaminando le vite degli ec- cellenti capitani in confronto della faina di Cornelio Nepole , i tanti erroi'i storici , le coutraddizioni con se stesso , la steiilita deir argomento , la composizione trascurata e fortuita, la confu- sione delV epoche , ed in fine lo stile che mal riciiopre I' im- pronta del tempi bassi , tiUto reclama quell' autore riconosciuto unicamente dalla tradizione. Imperciocche i manoscritti , niunw esclueo , le anriche citazioni ed edizioni , e Fautore niedesimo nella dedicatoria diretta all' Imperadore Teodosio testificano I'autenticita di Emilio Proho mfino alia vita di Anaibale, eccet- tuate quelle di Catone e di Attico , die formano parte del libro di Cornelio sopra gli storici iatini. Incominciarono Grfario e Lam- bino ad alterai'e la tradizione sotto apparenti motivi: ma la men— zione di Attico, le allusion! al tempo di Giulio Cesare, o I'alle- gazione di uno scritto di Nepote per suo propi-io non ci del!^bono impoiTc a segno di andare congetturando iutorno a Nepote mal grado della unanime voce dell' anticViita ; anzi valgono soltSinto a provai'e clie I'autore abbia contraiFatto la persona dell' illustre biografo Cornelio Nepote^ benche scnza intenzione di mentire , smascherando egli se stesso nella dedicatoria. Che altramente inmarrebbe un enigma inesjjiicabile, come I'oscuro nome di Pi-obo fosse stato da tanto d' intromettersi senza contrasto in un com- ponimento di Nepote , non potendosene egli sappoiTe ne mero copista , ne falsario , ne epitomatore. Giudichera il leggltore in- duJgente, se la esposta ai-gomentazione, quantiinque il presente saggio non ne oflEra che uu prospetto , dimostri abbastanza la convenevolezza di restituire ad Emilio la sua proprieta co' titoli relativi di merito e di ccusura , e di rendere ad un' ora giu— 1 stizla al piegio superiore di Nepote , al secolo in cui fiori , ed a' valentuomini che gli professarono amicizia e lo corainendarono sommamente «. L'autore ci avvisa in principio dell' ojaera ch'egli sta per pubblicare un esame esteso sopra questo oggetto in lingua latina , ma che gli parse opportune anticiparne questo saggio. Quantunque prudente sarebbe aspettare la pubblicazione della sua graude opera prima di proiiuociaroe alcun giudizio da noi , non per questo tralasceremo di dire che questo stesso saggio basta per far conoscere che l'autore e un valente critico, wn profondo erudito ed un forte ragionatore. Nello stesso tempo noi non ci possiamo persuadere della verita del suo assunto , ejoe che la Vita degli eccellenti capitani, anziche del secola PARTE ITALIANA. 253 auveo siano li scriiri del III, IV c V secolo, come potrfi mai cre- di uiolto peso conti'o di esse e il riniiirovero de' iiioltt errori sioi"ici ; poi- rill"- C.illari pos'soiio essere ancJie le aiuorifa in contrario. Chi ha detri ])iii errori in fatto di storia di Valerio IMassinio? Sap- jiiaiiio alrronde qnanto poco giciiri fossero i Roniani nelle cose s;rec)ie , e piii inesatri ancoi-a i Greci nelle cose romane. Cice- rone nicdnsinio ha qualche voJta peccato nella storia patria. Di minor peso seiidara al debol nostro giudizio rara,omento usato dair aiitore coir esempio delle frasi o ini|iroprie (coni'egli sup- ]ione) o stranc the trovangi in cjueste vite; poiclie in ogni classico lie ])otrenmio rarcogliere forge copia maggiorr. Noi ab- biamo voluto csternare questi noslri diibbj non per combattere il saggiu del sig. Rinck, ma per dargli un attestato della nostra stima sottometrendoli alia niolra dottrina e sagacita della quale si mostra adorno in questo nrtimo suo libretto. Lettrrc famlliari astrononuche del sig. conte Giacomo FiLjAsi. — Venezlit , 1818, t/pografia Picotti, in 8.^, di pctg. 491 con una tavola in rame. II nome de! conte Filiasi h. abbastanza noto nella Repuljblica !fiter;iria perche qui sia necessario rirordare i suoi meriti ai nostri Jettori. L' astrononiia non e propriainente lo studio a cui siasi priucipahnente apjilicato, e percio i niatematiri e gli astro- nomi di )>rofessione troveranno da ridire in questo suo lavoro alc{uanto superiiciale; ma il giudizio degli astronomi sarebbe troppo severe in tal circostanza. L' autore si propone d' istruire dilettando e di guidare con anienita per le regioni de' cieli chi e aflatto digiuno degli studj clie predispongono a un tal viaggio. Queste lettere sono state srritte per ricreazione sua propria. <• Nate per dai- diletto al padre loro , dice 1' cditore, propongono ( se Teffetto non fallisce) di dilettare clii ami di conversare coa esse n. Esse sono scritte a penna conente e con d isinvoltura , c troviamo die contengono una quantita di cose interessantis- sinip. L .uitore comincia col dare una idea della sfcra , poi passa ai sistenii niondiali , paria dello spazio e del vuoto , del- r attrazione e del moto ; eutra a parlar dei pianeti in genera- te, poi del sole, della sua grandezza , del suo moto, del cen- tro universale o centro di Mercurio ; lo sresso fa di Venere discorreado anche de' suoi cararlismi, Passando alia reira , vi premette una breve desci-izioae , cousi- deva le sue circosranze astronomiche , le osservazioni sulla hiaa, r oviiiioue degli antirhi gu di essa , ragiona del suo moodo y de' s>i'}i volcani , de' supposti sasai staccati da essa, delle cir- costiiQze del suo moado , de' suoi influssi sul nostro. Venendo a ivlaitp , non dimeatica i quattro suoi naovi pianetelli , come noTi rrasrnra le I'lae di Giove e T anello di Saturno , e il gran piatiera Uraao c>lle sue lime anch' esso , e chiude qaesta parte ( cl.e e 1.1 V deli' opera ) con una leitera sui piaaeticoli. La sesta j'aiTe verte tuita si lie comete ; la settima suUe costella- Eiom : r '^ctava suite stelle iisse, i?ai'lando de' loro moti apparen- ti , del loro numern , de' pieiii e vuoti celesti , della distanza delle srelle fisse. della loro grandezza e loro. scintillazione ; delle stelle dopi-iie , delle moventisi , delle comparse , deli* scora- parse , delle uebulose e fiaalaiente della via lattea. L'erudizioae Ti e oppor.unamerK-e inirodotta , e 1' autore non trala^cia occa- sione anche di rallegrare queste lettere con qiialche osservazione critica e con «i(ualc!ie motto piacevole sparso qua e la con giu- dizio e con qneila sobneta che si convieue all" argomento. Avvem- mo desideraro solainente clie qualche interlocutore fosse meno deol:imatore contro il progresso de' lumi e meno renero de tem- pi aurlati ( laudator temf>oris acti ) ; quantunque 1' A. anche in quesfo abb'a Diostrata saviezza adattando i ducorsi all' indole ed ai pregiudizj delle persone die parlano. $azs.io (I:, criticrt sul ParacUso perduto dl Giovanni MiLTON, e sidle annotazioni a qiidlo dl Giuseppe Addis'^V. aocfijintovi V Adamo. Rappresentazione sacra dl Glo^.Batt. Andrklnu — Vcnczia^ 1818, tipografia Rizzi, dl pag. 356, in 8." Vedesi in fronte il rlti-atto di Gio. Milton: la testa ha niolto carattere. L' incislone , dira taluno , non e elegantissima ; ma non se ne mostrera afFatto scontent.o , qualora sappia che e la- voro di un povero giovane sordo e muto dalla nascita. Cosi po- tessero di frerjuente annunziarsi doni di questa natura fatti alia umanira dalle provide cure di un governo benefico ! II sairsio , dedicato all' egregi) conte cav, Cicogncra , presi- dente della E. Aocademia e deirA.teueo Veueto, e lavoro di un giovane stidiosissimo , di cui abbiauio alrre voire fatto menxione onorata ne' nostri f.^gli , del sig. Filipino Scolan , traduttore di ■varie onere ;~oetic!ie del Sannazaro. Precede la vita di Milton , ;che Alessandro Peppli trasse da quella scritta dal vescov© >*UTB ITALIANA. ^55 Kewtpn, e pubblico col §uo snggio di una trailuKione del Po- radiso prrn'itto- In >H 1 arafci-afi «ono rinai'tite le ciitiche osservazioni , dri quali i i)rmii 13 dopo 1' introduzione rontengono una bella ed accvrara inalisi , o esposizione dei dodiri libri del poema. Si vienr nrl XI V a pailare delP indole della jioesia di Milton, del- 1' oritiine d<-l hello portico , dellr iuvenzioni poeticlie e dcIT in- dole della j.oesia detta Romantica. Osserva giudiziosamente I'A., the i d fetfi d' invenzione die si liscontrano nel Paradiso pcr- duto , derivano per lo piu dalV essersi Milton trasportato seui- pre al di la delle idoe naturali anclie alloich^ lia dipinto T uo- tno e la donna , did che nasce la eonseguenza cbe difticilmente 61 pno i^riruire un pai-asone di questo poema con quelh di Oinero e di Fup'dio. Sono pur gi-ste le idee dell' A . tendenti ad esdu- dere dalla poe>ia un bollo i(le;>le , nou fondato sulla iniitazion* delia natura (Juanto alia poesia romantica , ci senjbra die egli abbia cuore bastante per couibaftere , come egli dice, g/i orfier?it vanojciamfnti ; • bene a proposito osserva che si puo venire alia fine del uiond'i coi preoetti di Aristotele e di Orazlo , coxiyt roHe legpi mvanabili delia lijira, Hdla niateraarica . della mecca- nieai, e che per cpianto relative sieno le idee del bella, qucsto ba una f>nre romane a tutti uella natura e nella imitazione di essa , alia quale non si puo sosticnire aJtra cosa piil etficcice. Nclie n-ue egli ha citato alcuni scritti pubblicati su questo ar- {Tiuie'ito in Milano, e tia gli altri lia riferiio un lungo squarcid dell ' Epistola jifr la piii estesa propagazione del divine roinart- tico pusto. Nel XV si danno alcune notlzie stnriclie relative al poema* ed acli errori teologici die vi s' incontrano ; riguardo agli errori teologici avremino tlegideraro di vedcre chiaramente indicata la rngione , per ciii il fuluune, come dice T A., della chicsa cat- tolica »ia caduto particul.irmente sulla ti-aduzione del Rolli , fc non sul poema originalcj n^ sidle sue edizioni o versioni in ge- neral e. Scnibr.i al;ri>nde die la natura di quest' opera possa ai nostn giorni sotn-arsi ad nn severo esauie te'>Iot:ico ; e , quanto ai frntirclli ed ai piiiZ'ichcri ricortlnri m una nuta tra le aggiunte finali , in piroposiro dei quali 1" A. ha fatto le uiaraviglie suU.i rrlicinne, o piuttosto sulla u-religione del poeta,ci facciaiuo un i!>vere di awertirlo , che d poeta potr<;bbe trovarsi d' accqrd*? ]>erfettimpnre r >n Roma, clit- con vai'ie buUe ha condanivito »erre enipie sotto quei noiui. Nei §§ l6, 17,. i8 e 19 si esa- niina la Sareotea del Masenio , e si libera ;T!/I//'>?» dqlle aj?cusp di plapio ad eoen date per cagione deW Anseleide del falvnsone, c dcW .-Idamo df\V Awireini ; si difende pure dalle ceu*^e ^i niolri autori diretfe j-'rinciiialiuente contra la cos'i detca uiacchina o edili/to del poema. la genrrale V A. sviluppa nioJ:o ingeg^io nel risrondrre massime alls oblnezioni fatte. da VoUair.e <^otra gli slanci di fintaiia tov«ut« ttr.iurdiiaarj del, po«(4 t ^'^^ K* a56 APPENDICE questo argoiuento ha crediito di non doversl sottoporre a tutti i calcoli del verosimile e del convenevole. I paragrafi seguenti lino al 26 coiiteiigoiio 1' esanie delle annotazioni dAV Addisson sul Paradiso perduto , con clie si vieiie coutinuando T esame critiro del (loema , delta sue parti essenziali , dell' iinita , degii episodj , deir antiscena , del tempo , dell' azione che si fa ve- dere intera e grande per sh medesiina , e per le cose grandi che in se contlene; dei personaggi , dei pensieri del poeta,dei difetti notati da Addisson nella macciiina del poema , deli eroe del niedesimo e dei costuivii , e delle passioni che nel puenia si preseiitaiio. Ci dnole di non potere seguire passo a passo l' A. in tutte qneste ricerche , die annunziano fiuezza d: criterio e niolto giudizio. Nel § 26 egli da buon Italiano si e giustamente levato conti-a 1' inglese comraentatove Addisson , che parjando delle bellezze di Milton , ne disse diversi passi luiitari dal Tasso , e non deguossi di riferirli , non riguardaudo il Tasso di merito eguale , e dubitando ancora di readere perplesso il lettore con citazioni che avrebbero potuto dare maggiore onore all' italiano , che all' inglese poeta. « Dio buono ! chi » niai, esclama Y A. , gli apprese a proferire di cosi fatte sen-' » tenze , e superbo delle ricchezze sue propria pigliare a gabbo » r altrui ? " Ma I'A. non oppone all' inglese scnttore , se non le testiuionianze di Voltaire e di Blair , e la osservazione che la smania di screditare il Tasso era allora passata dalla Francia in Inghilten-a; nientre avrehbe potuto in alcana parte preludere sul tenia accadeuiico che egh propone , di manifestare cioe che il Tasso nella disposizione delle parti , e nelle regole per cosi dire delle proporzioni di tanto supera Milto?i, qiianto una delle belle fabbriche Palladiane maggiore si dn'ebbe deila qualsivoglia grandezza di un edifizio gotico. Nel penultimo paragrafo si parla in generate della moralita di un poema, e di quella in particolare del Paradiso perduto; ma troppo pochi forse converranno nel seatimento , che non molto rimanga a dirsi sulla morale del Paradiso perduto , dache un fulmine del Vaticaiio ha condannato quell' opera ; il qual ful- nune e forse stato diretto piuttosto contra alcun pimto domnia- tico , che non contra alcun articolo di morale. In fatti 1' A. ri- corda opportunamente l' inrenzione morale del poema , le lodi *3ello stato matrimoniale , la pittura dell' muocenza , le preci affettuose , a tant' altre cose che appartengono alia morale piu pura. L' ultimo paragrafo serve di conclusioae , e dichiara il fine c r utilita deir esame fatto sul Paradiso perduto , appoggiata al principio , che lo stabihre cosa sia difetto e un dimostrare che la perfezione sta nel suo contrario. Seguono varie aunotazioni al saggio di critica, contenenti molti squarci di autori citati ; quiudi una |irima appendice , nella quale si danno per esteso tutte le descrizioni del Paradiso terrastre della Genesi , dell' Ariosto , del Tasso , ia c^uauto ha descritt» PAUTEITALI\NA. 267 \m niardino , del Masenio e di Milton socondo 11 tpsto inglese e 1.1 tradii/ione letrerale , e serondo le versioni latiiia , franrese ed italiane del Rnlli, del ATarCme/igo, del Mariottini , del Papi e del Leoni. A qiieste desri-izmni m preiuette iin av\ ertiniento, e si socg.imigono alcune osservazioni sulla desciizione fatta da Milton, che si fa vedere velativa piii die ad altro alle idee del Tassn. La seconda appendice contiene il luostnioso Adamo del- V Andreini , dal quale I'A. voiTebbe pure credere nata 1' idea del Paradiso perduto , sebbene q.iesta opinione sia ova generalniente conibattuta. La fedelta straordinaria dell'A. lo ha indotto a con-, secrare a questa ristainpa poco desiderata 120 e piii pagine del suo libro, ed egli e stato taato scrupoloso die noa ha oujiuesso neppiire la dedica e le varie prefazioni dell' Andreini , nelle quail Alia lira del ciel Iri sia 1' arco , » Corde le sfere sien , note le stelle, » Sien le pause e i sospir 1' aure novelle , » E '1 tempo , i tempi a misurar noa pare ). » GRAN DUCATO DI TOSCANA. Annotazinni soprd I'rsame iinparzutle del due primi lihrl della mrta/i^ica subliiniore. — Firenze^ 1811S, in 8.° L' esame imparziale che s' iiiipugna in questo scritto e ub coniplesgo di critidie fatte al sig. Mastrofim , autore della nie- tafisica subliiniore, ossla delT opera iniitolata : Tentainen humonae rationis ad trium in uno suuplicissinioque Deo personaruin cxi'^ stentlain , revelatione jam notam deinostrandum. Le annotazioni sono continue risposte a ipieir «'3anie. Non entrereino nei luerifi di questo ramo di metafisifa, nia a inolii r esanie iniparziale potrebbe senibrare assai parziale , e le note assai giusiificative. REGNO DELLE DUE SICILIE. Deir antichissiina sapiciiza de^V Ituliuiii tratta dai lutiid parhiri. Opera di Giamhattixf.a di Vico didla latina nclC ital'uiiia fuvclla recata. Seconda edizione italiana. — Napull^ 1S17, m 8."^ prc^^o r aria depreda tutto. » Di questa opiiiioae noa fa uso uel trattato. Si aggiiingono alia versione italiana , oltre alia prefazione del traductore , le risposte del Vico alle opposizioni mosse conrro il suo libco da mi aiionimo , e dagii esteuaori del gioraale dei Iciterati d' Italia, che si pubblicava iti quel tempo. CORRIS?ONDENZA. Squarclo dl lettaa del sig. coiite Bartolommeo ClU~ LJJhi al Dircttore dl qaesta Utblioteca. ; - ■ r • Da Verona, .... Gli scavi si continuano con vigore. Si everificato noti »olauiente quel tratto mai'cato nella figura prima I i/i ( vcdi la tavola auuessa a pag. 146 ) ; ma eziaodio il rimaQei*te sino alia lettera 0 , da dove si comincio ad iiueraaj-si nella galleria di scolo. Nei trattr, I m si ruivenne che questo pure era tuico, lastricato , e nel fondo si ritrovaroa.) delle grandi pietre lor- luatc in gulsa da fariiii cong&tturare che esse bordeggiassero o questo tratto di coadutto , o la vaciiita maggiore , e che sopia !e stesse vi riposassero travi sosteuenti il tavplato uiovibile da levarsi secondo ]>orravano gli spettacoli che vi sifacevano. - Gh scavi snuihueate progrediacono neila suindicata galleria la tpiale passa fiuora felicemeate al dis^itto delle caatine de' fab— bricati per piedi 3oo e piu. In dae laoghi si e trovata la volta guasta, in uno per piedi 6 veroaesi, e 5 nelf alfro, il che non iiiipedi di continuai'e il lavoro. L' iuterrimento che entro vi sta e dl terra comune, e niescolata di macigni detti da noi ceregnL, che sembrano di quelli staccati dei tianclii della galleria me- desima, aveudo sotierto in quella ):arte per togliere i quadroni di cotto cJie , come al pri;.icipio , per tutto contiuuavaao ; dl luodo che vi ha de' tratti nou corti nei quali Ja voita 6I sostiene I'iRTE JTALIATfA. Xi,() i}a per >^ steua col carico di iS e piu piedi di terra ftoprap- )ju8ta. oltrc 1 I'aJjJjncati clie vi gravitaiio. Qiieste rotture si vcinnu nparaudi* perdu- uon iiabcauo sinistri <-veuti, per perfeiionorle a suo tfiiipi). Si e ritrovato ui qufsi.o trat o di g,alJcrta due ri- pieghi di abbassomenco uella paiae superiore , di uiudo che «tra la galliTia arnva solo a 5 jiiedi e luezzo d' altezza, e di ouce 6 piii rioLTi'tta di quel cli' era la pi4nc'i])io. Paruii nan inal Ion— datj il credere cue tal ribirctiezza di coiidoLto esjjressa«i^!ate 6ia «tata fjtta, pojdie col peso della niag,t;ior co]>ia delle acijut- au- periori rearatae piu agoinbra la parte inferiorc dalle luiOiOudezze. fiija ei e verificaro ancora un' eaatia livellaziui.e del i'mho della biesea galleria, non ebbend'jsi curati di eBiuagario per tutco jjer non riiaidai'e d pribepuiuiento e piu presto gi;.ijgere a\ line. Jl lavoro e t^irdo jjoiclie 1' iiiierriuicnto e jmrcaio quasi alia s /vi- uiita licllA V'.dta , e couvieae |iortar la terra i on carriole a certi pomi e coa secchie estrarla. A me seiubra che tj-iesco lavoro in tal I aiTc sia il pni urgeme ed utile onde isfogare ie aequo |,io- vaae e i condotti sotto le ainbulazinui , ed allora potraiot co- no6;ere I'esatta loro costr'zijne , e qudi acque essi raccoigon i, e da do>e le incevono. VeriGcato cio , (jual mai sara piii Leila itiirapresa die qiiella di andar a rmtracciare donde perveni— vano la acque nell' anfiteatro pei g^uoclii , non potendosi du- birare piii uella forma ed elevazioae del condjtto priuci;jale die da luia pai'te enti-ossero , e die da quegta die abbtaiuo acceu— aata sorttssero | NB. Nel Dostro fascicolo preoedeate pagina lOO parlando <^11' ulriiiia 8ettiiuana del celebre VVinkeliiian diciatuo die il sig. consigliere Bottinger a amerebbc che iii Trieste s' imilzasse un monuineruo » alle ceneri di quell' illii»rre ardieolieo. Deve dire in \ere ch' egli augura al s'lg De R"sseeti — « il ronforto di poter portare ad effetto I' innalzninento di quel luonuineiUu di lui il del to sig. Rossetfi pubb'tco il protetto fiiio dal i^cS , e lib mediante tl macninuuo sussiJiO dell' errelso nipote di Maria Tc'^ resa » — Ora siaiiio a»siriirau da Ti leeie die gran parte del inaruio per un tal luonumento e gia provveduto , e die lo scuU lorc Antonio Bosa in Venezia sasi accinro ad iiicouunciaroe i uiodflli, — II Big. llobsetti dai'a a suo tempo im conveuieute ragguagUo de' progresai dt quest' opera. Osservazioni meteorologiche fatte a //•/ . R. Ossfrvaiorio di Biera. 1811; F EBB R A J 0. JM A T T I N A . Sera. 'fl (ti 6 V "3 £ « 5 S 2 0 s Stato 0 _, V -0 w .2 ? Stato 0 0 2^§ N 0 3^ del clelo. ^'1 < t del cielo. roll lin. ^ poll l,n. 1 . 1 27 4,6 + 3,6 s Niivolo piog. 27 4>3 + 4,« 0 Nuv. piovoso. 2 27 3,3 + 0,6 0 Nebbia. 27 4,3 + 3,5 0 Nebbia. 3 27 7,0 + 0,2 0 Neb. ser.neb. 27 7,7 + 3,0 E Nebbia. 4 27 8,4 + 1,3 s 0 Niiv. rot. neb 27 8,0 + 4,S 0 Nuvolo , ser. 5 127 6127 9>' 9,1 + o,c N Nebbia , ser. 27 9,2 + 3,6 0 8 0 Sereno. -- 0,0 0 Sereno. ^7 8,8 + 4,0 SO Sereno. 7I27 0,0 - 1,0 N Sereuo, neb. -i7 7'f^ + 4,0 E Neb. nu. piog. 8J2-7 6,0 + 2,0 0* Neb.piov.ser. 27 7,6 + 8,0 NO* Sereno. 027 q,H + 2,0 N0:« Sereno. 27 10,7 + 8,8 N 0 Sereno. icUS r.2 + o,.5 ' N E Sereno , neb. 28 c,o + 5,8 E Sereno , neb. III 27 11,2 - 0,3|NON Sereno. 27 11,2 + 6,c s 0 Sereno , neb. I2i27 111" T 0,3 N Sereno. 37 0,6 + 5,8 S 0 Sereno, neb. l3J27 6,- + 3,0 N Nuv.piovoso. 27 6,0 + 6,7 s 0 Ser. nuv. ser. 14127 7-0 + 1,0 NO M Sereuo. 7>9 + 6,6 0 Sereno. ID 27 9^4 + 2,4 N Sereno. ^7 9,^ + 6,7 0 Sereuo. l6i27 10,- - 0,0 N £ Sereno. 27 10,5 + 5,0 s Ser. nuv. ser. I7I27 10,6 + 2,0 0 Nuvolo rotto. 27 10,0 + 5.5 S 0 Nuvolo. 18 27 10,8 + 3,5 N E Nuv.piovoso. 27 10,2 + 5,0 SOS Nuvolo'. . ser. 19 27 10,7 9,3 + 1,6 NE N Nnv. piovoso. 27 9.9 + 5,2 E Nuv. piovoso. 20i27 + ],8 0 Nebbia , ser. 27 9,2 + 7,0 s Nuvolo rotto. 21 27 8,(. + 5,c E Fiovoso. nuv. 27 b,5 + 5,8i E Nu.neb, piog. 22 27 3,-7 + 43 R 0 Nuvolo rotto 3-7 5,4 -!- 7,5! E Ser. nuv. ser. ?,3 27 27 ^7 - + 2,8 E Ser. nuv. ser. 27 7,6 + 7,2 Is 0 s Sereno. 24 5,8 + 3,0 E Sereno , nuv. 27 4,3 + 5,6| E Nuv.piovoso. 25;27 2,3 + 2,0 E iNuv.piog.nev. 2)0 + 3,2! N Piog.nev.piog. Sereno. 26127 3,7 + 1,8 0 Nuv. rot. ser 27 4,3 + 6,0 s * 27 27 5,0 + 0,2 N E Ser. nitv. nev. 27 5,0 + 3,5 N E Nuvolo. 28 27 5,c -f 2,5 u Nuvolo. 27 4,8 + 4,6 S Nuvolo. AUezzaniass. del bar. poll. 2olm. C.2 Altezza mass, del term. + 8,8 >,,;.-.;.i,a „ ■-)- « ■-, r\ niinima — l>0 iTiedla + 3,bJ 1 Quantita di pioggia e neve lin. 38, 11. 1 r. Ba^iH Km^i ■^■H ^HBBn ■^^ NB. II termometro di paragone e situate .lU' aperto , ma e riparato dall' a""-; .liretta .lei sole e del vento : (I'l'.Uo cl.e tiovasi cEposto all' aria plii libera e veno 1 s«gua per adciiuito circa un grado di p iii di freddo. BIBLIOTECA ITALIANA PARTE I. LETTERATURA ED ARTI LIBERALI. ■♦^^>»^ ConsiderazLoni intorno all' opera del slg. Bxrbagovi intkoUita: Delia decisione delle cause dubbie. Let- tera d' un professore al sig. Giuseppe AcERBl ^ di- rettore della Biblioteca Italiana. I O ho letto, sig. direttore , Tarticolo inserito nel nu- mero XXXV della Biblioteca italiana intorno all* opera in- titolata: Dtlla decisione delle cause dubbie, e vidi die, dopo essersi rapportata la nuova legge dall'' autore proposta, la qual e die quando i giudici giunger non possono a co- noscere da qual parte stia la verita o la giustizia per entro allc tenebre nelle quail e avvolta , ordinar del>" bano die la cosa , di cui si disputa, venga tia le due parti divisa egualinente , quello de' dotti dl lei collabo- ratori die ha esteso racceuuato articolo, senza fai'e alcua cenno delle ragioni suUe quali la nuova dottrina o opi- aiou deir autore e fondata, passa tosto ad addurre le con- siderazioni, per le quali a lui pare non esser ammissibile U pros,etto della nuova legge die viene proposta. lo verro ora esaminando ad una ad una luttc Ic considerazioni ch'' egli ha poste in campo contro la nuova legge di cui parliamo, e spero , sig. direttore, di" ella ben vona dar Bihl. Ital T. Xlll. 20 262 DELLV DECISIONE luogo in uno de' pi-ossiini nuineri del suo riputatissimo gioriiale a cfuesta mia lettera, in cni non di questione si ragiona purainente scieiitifica o letteraria ; ma la discus- sione o Tesame della questione che vi si tratta, avendo per oggetto il pei-fezionamento delle leggi e la piu retta amminisfazione della giustlzia, interessa il bene di tutte le umane socleth. lo credo necessario di recare qui succintamente le ra- gioni che dairautore dell' opera iltrono addotte per fon- damento della sua nuava opinione o dottrina. Egli fa ve- dere in primo luogo, quaato spesso agitate vengano nei tribunali cause del tutto oscui-e e dubbie ora in diritto era riguardo all' applicazione del diritto al fatto di cui si tratta, ed ora riguardo al fatto medesimo, nelle quali la verita o la giustizia e coperta da un si denso velo che la nascoude anche ai piii penetrant! lumi , e nondimeno i giudici costretti a pronunziar sentenza in favore del- I'uno o deir altro de' due contend enti, dopo essere stati lunganiente fluttuanti ed incerti si deterininano in fine a pronunziarla in favore di quella parte, per cui lor sem- bra che v' abbia una qualche probabilita maggior che per i' altra , tuttoche sia incertissimo qi^ale delle due parti abbia la verita o la ragion dal suo canto. Questa incer- tezza incontrasi piu fiequentemente nelle cause che ri- guardano l' interpretazione della mente o volonta de' te- statori o de' contraenti, la qual e bene spesso del tutto dubbia ed incerta talmente, che non solo malagevole , ma del tutto impossibile egli e il conoscerla ; poiche a nuin mortale e conceduto di scorgere una volonta dettata in termini oscuri ed ambigui , che veder non Lisciano qual ella sia. ' L'autbre dimostra che quando la causa e talmente oscura ~* dubbia, che non puo scorgersi a quale delle due parti apparteiiga la cosa ch' e in questione , allora pari ed eguale e il diritto d' aojbe le parti, ne il diritto dell' una e punto maggiore di quello dell' altra: laonde in questa incertezza, ed in questa parita di diritto vuol la giustizia ch'egual- mente pure sia tra di esse divisa la cosa , ch' e incerto a quale delle due appartenga. Quando i giudici non veggoao in fiivor d'una parte che una te.)ue o leggera probabilita, e sentono'malgrado di essa, che la causa rimane pur tuttavia gravemente dub- fcia, poiche questa leggiera probabilita non dissipa puntp DFLtE C\TTSE DUBBIE. ^63 il' tluW)io e rincertezza, T auto re dimostra clie tenerne noil deesi alcrtu coiito , ma la cosa in questione dee pur dividersi tra le due parti egualmeute , essendo seinpre del tutto incerto a qnal delle due ella realuiente appar- leuga. 11 punto dcir incertezza viene da' filosofi fissHto non solo a quello stato della meiite nostra , nel quale fll;i ondcgi^ia in un duVtbio perfettamente eguale , ma in qiu'Uo ancora die vi si appressa. Nello stato di natura , in cui niun tribunale havvi e niuii giudice die abbia T autorita di decidere le contese die insorgono tra gli u omini in tale stato viventi , allor- che nasca tra di essi alcuna difFcrenza o contesa per una cosa pretesa dalF uno e posseduta dall' altro, tutti gli scrittori del diritto di natura e delle genti insegnano die , se ralTare e oscnro e dubliio, ambe le parti sono in do- vere di accettare un equo o ragionevole accomodameuto, ossia un' equa divisione della cosa in contesa; e die se una parte ricusa d'acconsentirvi, T alti'a ha il diritto di muover V armi conti'o di essa e di costringervela coUa forza. Cost insegnano concordemente Grozio, Puffendorfio e Wolfio e tutti gli scrittori del naturale diritto. Dache gli nomini si riunirono nelle civili societa e furono iu- Stituiti i giudizj , cio die prima ognuno avea diritto di diiedere dal suo avversarlo e di ottenere col mezzo del- Tarmi, ora ha il diritto di chiederlo e d' ottenerlo col mezzo de' tribunall , i quali stabiliti furono alTiadie con- servino i diritti e le proprieta di ciascuno, ni> perniet- tano che il diritto dell' uno offeso venga o violato dal- r altro. Ma se i giudici in una causa dul)bia uiossi solo da una qualche Icggiera probabilita , che lor sembra di vedere per una jiarte piii die per Taltra, aggiudicano i<\ essa sola cio ch' e incerto se sia sua o dell' altra irte, non solo non impediscono die il diritto dell' uno illt'so venga e violato dall' altro, ma l' olFendono e lo \ iolano essi medeslmi; conciossiadie quand' e incerto a ijuale delle due ]>arti apparteaga la cosa di cui conten- dono, ed e percio pari ed eguale il diritto d'entrambe, il dare tntto all' una e di tutto prlvar l' altra, altro noa e cbe un olfendere aperlamcntc il diritto d' una delle parti, ed nn violare i principj piii evidenti della giasti- liia, sia uello stato di natura, sia nello stato sociale. Ogni uoino di ragione dotato, dice I'autor nostro , al- lorclie venga interrogato sulla questione di cui parliaiuo. 264 BELLA DECISIONE risponderk clie se consta bastatitemeute a clii appartenga la cosa ch' e in questione , egli e giusto che a lui solo venga aggividicata 1, ma che s' e iiicerto a quale dei due coiiteiideiiti appartenga, giusto non sai'a mai ch"" ella ag- giudicata veaga ad un solo. Cosi egli rispoiidei'a, perclie questa e la risposta che gli detta quel lume interno , e quella legge sacra ch' e scolplta uon in tavole di marino o di brouzo , ma ch' e impressa nel cuore di tutti gU uomiui , ed e scritta nel fondo del nostro essere come la mlsiira e norma della glustizia. Cosi rispondera pure il filosofo e dirk , che quand' e incerto da qual parte stia la verita o il buon diritto , tutti i tribunali della terra non potranno mai colle lore seiitenze far divenir chiaro cio ch'' e oscuro, ne far di- venir certo cio ch' e incerto; pei'che tutti i tribunali della terra cangiar non possono la natura immutabile delle cose : laonde in una tale incertezza la legge giusta e 1' unica giusta sara sempre quella che ordina I' egual divisione tra le parti della cosa in questione ; divisione che se non fu mai ordinata fin ora in alcun codice di lefl^gi civili, e ordinata dalla legge eterna e suprema della retta ragione, la quale, allorche si ascoltino le sue voci, ci vieta e ci vietera eternamente , quando e incerto quale delle due parti abbia la giustizia o la verita dal suo canto, il dare tutto ad una, e di tutto privar V altra. Queste e molt'altre ancora sono le ragioni, su le quali r autore ha luminosamente fondata la sua nuova dottrinav ed io nel mio scritto intitolato Lettcra d'wi professore , non avendo egli addotte altre autorita che quella degli scrittori del diritto della natura e delle genti , ho dimo- strato, tale pur essere la sentenza di tutti i teologi, dei cominentatori del dritto canonico , e de' commentatovi pure del dritto civile, i quali tutti insegnano che quando la causa e dubbia, judex fnetur rem aequaliter inter partes divi.d"re; quia in cequali duhio amhoc partes cequale jus habent ; raa queste dottrine, sebbene giustissime , furono • dai giudjci o ignorate o neglette, e non essendo mai stato con alcuna legge ordinato, che nelle cause dubbie debbasi dividere tra le parti la cosa in questione, niua tribuaale oso mai dipartirsi diiU'viniversal uso o costume d' aggiudicar tutta la cosa ad una sola parte malgrado di quilunque oscurlta e dubbieta della causa, credendo di djver cosi fai'e, perche cosi fti sempre fatto. GU scrittow r>KLLfe CAtTSft I^UBBtE. 265 Biiitimentovati liaiino in brevi parole pronunzlata la loro Sentenza:, nia qiu'sta questione e stata nel iiuovo libro DUa drcisione dillc cause dubbie esaininata e svolta da tutti i lati , e posta in \\\\ lume , di cui io Hon so qual potrelih'' esser mas:giore. L" estensore dell' articolo inserito nella Bibliotrca ita- liiina ha crediito inutile il parlare di tutto questo, e dopo avere semplicemrntc I'apportata la nuova legge di cui parliamo , egli dice , rhe scorrrndo qtiatn lihro si vede the I'autore hn fiitto p- tore dee seguire in-tutte le sue leggi, ne dee giaiitmai DELLE CAUSE DUBBIE. 271 dipartirscne, se uon allorqiiaiido a cio il costringano la couiune luilita cd il liene e Tinteresse pubblico; nel cjual caso la leg2,c sebJienc senibri niostrarsi dal natuvnle di- ritto , lealmeute pero non se ne scosta, peiche il natu- rale dii itto approva tutto cio ch' e conforme al maggiov bene delle civili societa. Questa e una regola insegnata non dai moralist! soltanto , nia da tutti pure gli scrittoi'i di politica, e da tutti qnelli die banno scritto intorao al civile governo, sia nelle anticbe, sia nelle moderne eta; Or come si prova egli cbe il bene della societa esiga ri- guardo alia legg«, di cui parliamo, V eccezion dalla re- gola? Se cio non si prova, se non si dimostra cbe il bene della societa e V utilita pubblica s' oppongano al- r egual divisione d' una cosa ch' e Incerto a quale de» due contendenti appartenga, resta ferma ed inconcussa la regola, la t|ual e, die la legge civile non dee mai discordare dalla legge sacra della natura. AUora la legge civile cbe si discosta da questa legge eterna, non solo e iminorale , ma e ancbe impolitica ; poicbe le leggi cbe sono fondate su principj eternamente veri, e suUe basi della giustizia , sono pure le leggi cbe sono poUticamente ntili e conformi al ben essere ed alia felicitk pubblica; La giustizia esser dee la regola costante del legislatore, e quest'' 6 il cnrattere augusto della legge , ne la vera politica dee mai vedere alcun bene in cio cbe contrasts coUa natural legge. Tutto cio cbe a lei s*" oppone, cbe la rovescia, e assobuamente cattlvo , e cio cb' e assoliita- mente cattivo non puo in alcuu caso esser utile alia so- cieta, ed il bene poUtico e senipre congiunto al ))ene morale. E qual sana politica, e qual bene sociale vor~- ranno mai die allorcb" e incerto a quale de' due con-« tendenti appartenga la cosa di cui contendono, tutta diasi ad uno e niente diasi ;draltro? Qual sana politica, e qua! bene sociale potranno mai esigere una si strana ed as-» surda violazione della naturale giustizia, di quella giu- stizia du- la natura universal niadre ba impressa in tutlil gli uomini? INIa tanto e lungi cbe alcuna utilita pubblica, o alcun interesse sociale esiga die in una causa oscura e dubbia tutto diasi ad una parte, cbe anzi T interesse pubblico cd il bene della societa comandano 1' egual divisione tra le parti di cio cb' e incerto, ne puo conosccrsi a qual dcUc duv appartenga. Da una sentenia favorevole • 272 DELLA. DECIfilONE contrarla dipende sovente il ben essere o la rovina d" ana famiglia. Qnella desolazione die la legge pi-esente ap- porta si sovente e si ingiustameate alle famigUe alloi'clie nelle cause aiiche piii oscure e diibbie fa passare ad u.ia sola parte tutta intera la cosa ch' e in lite, e ne priva interaineiitc V altra, piix noa avrebbe luogo in virtii della nuova legge in avvenire, se venisse adottata. Piii noii avverrebbe che 1' uiio de' due contendenti otteiiga un pieno trionfo, ed acquisti egli solo tutta una cosa cli' e incertissimo a quale dei due appartenga, e raltro abbia la sventura di rlmaner del tutto vinto, senza ottener al- meno una parte di cio che forse gli appartieue intera- mente. E massima insegaata da tutti i piu gravi scrit- tori, volere il bene dello Stato e 1' interesse pubblico esigere, che le facolta sieno ripartite meno inegualmente che sia possibile tra' cittadini, e qnesto do ver essere uno de' primi oggetti d' ogni saggia legislazione. La legge dun- que che ordina nelle cause oscure e dubliie la divisione tra le parti della cosa di cui contendono , tendera essa pure a questo importante scopo, e mentre e glusta e conforme ai principj immutabili della ragione , ella sara pur conforme all' interesse ed al bene della societa. Questa legge e inoltre per Un' altra ragione la piii con- forme air interesse ed al l)ene pubblico; perches tende a diminuire la moltitudine delle liti. Nel s.stema della pre- sente legislazione, allorche la causa e oscura e dubbia , e gravi ragioni stanno per una parte e per 1' altra, cia- scuno de' due litiganti spera d' ottenere per se intera- mente tutta la cosa di cui si tratta; ma se la nuovjt legge venisse adottata, amendue vedreV)bero egualmente ch' essi sperar uon possono d' ottenere un' intera vittoria, e che i giudici ordineranno la division tra di essi della cosa in questione: onde conoscerebbero essere di lore evidente vantaggio I'accettare un'amichevole transazione, ed ottenere per essa senza le spese e le inquietudini e le molestie delle liti qnella parte della cosa in contesa. e fors' anche maggiore di quella clie sperai" potrebbero di conseguir per sentenza. II numero dunque delle liti che sono uno de' piu sordi, ma de' piii gravi flagelli delle umane societa, diverra assai minore di quello ch' e og- gidi, e piu nuinerose e frenuenti saranno le transazioni e gli acconiodamenti amichevoli che donano la pace ed il riposo alle famiglie. 1 <>x: - ) . ■ DELLE CAUSE DUBBIE. 2^3 Se cUinque la nnova legge , di cul parliamo^ e qiiella die ordinaiio i dettami della retta ragione e le regole eterne della giustizia ; s"" ella e la legge piii favorevole e pill utde alia parte clie sostiene la buona causa;, s' ella oi'dinando Tegual divisione tra le parti della cosa in que- stione, e tendendo alia minor disiiguaglianza posslbile tra le fortuae de' cittadlni , e la piu conforme all' interosse ed al bene pubblico^ s' ella in fine dee apportare uno dc'inaggiori beni alle umane societa, cioe la diminuzione del nuniero delle liti perturbatrici della civile tranquillita e Concordia, se tntto qnesto e vero, chi non dirh clie la giustlzia morale c la giustizia politica la dimandano cgualniente, e la chiedono di concerto dalla saplenza del legislator! del secolo in cui viviamo? E cbi non dirh clie la glnstizia morale e la giustizia politica dimandano di concerto 1' abolizione d' una legge o d' una consuetu- dine, la quale in una causa oscura e diibbia dando tutto ad una parte, e niente dando all' altra viola i principj piu evidenti del naturale diritto, ed oltraggia la ragione umana; d' una consuctudine clie non ordinando 1' egiial divisione tra le parti di cib ch' e incerto a quale delle due appartenga, ne arriccliisce una sola coll' impoveri- niento ilell' altra, c clie fomentando lo spirito litigioso, de aumentando il numero delle liti si oppone pure evi- denteniente agl' interessi della societa ed al liene pubblico? lo lio ^■eduto piii lettere d'uomini d'uii eiuinente sa- pero dirette all'antore del libro Delia decisione delle cause dubhii', 1 qnali dopo averlo letto e ponderato attentamente non esitarono punto a pronunziare il loro giudizio pie- nnmente conforme alia niiova dottrinai ma come sperare die tale pur esser debba il giudizio di tutti' Le facili , le semplici, le utili e piii ginste leggi, quando son nuove» vengono da principio quasi sempre rispinte da una ti- mida avversione alia novita. Le nuove opinioni o dottrine, allorclie si oppongono agli usi anticbi consagrati dall'au- torita dei secoU e dal consenso delle nazioni, vengono sempre mal accolte, e coinbattute, e rigettate, e riguar- date come paradossi, e non trionfano quasi mai se non luiigo tempo dopo la morte de' loro autori-, ne io mi raaravigliero punto, se il progetto della nuova legge non abhia otteiuito il sufft-agio del valente estensor dell'arti- colo di cui parliamo. 274 I,' '■ Opere dl Matteo Borsa , segrctario perpetuo della reale Accademia dl Mantova. — ■ Tomi 6 in 8.°, impressi I primi trc in Verona nella stamperid Giuliari V anno i8oo, e gli altri in Mantova, presso Francesco Agazzi , negli anni i8i3, 1817 e 1818. £ recentemente iiscito ia luce il sesto ed ultimo vo- lume delle opere di Mitteo Barsa; leg'^iadro iiigegno che oaoro Mantova sua patria. Particolari circostanze, che torna afFatto inutile di riferire , lungamente protiassero il cora- piinento di cjuesta edizioue gia iiitrapresa fiiio dal i8co. Precipuo officio di questo Giornale e propriaaiente il dar conto delle opere che meritevoli di ricovdanza escono di mauo in mano alia luce : alcuni volumi di quelle chef annunciamo essendo puhblicati non ha guari rendono, per cosi dire , di nostro diritto anche i precedenti , e noi ben volentieri profitt.iamo di tale circostanza per su- scitare ne' coltivatori della varia letteratura e delle lilo- sofiche discipline Futile desiderio di conoscere d'appresso nn autore, il cui merito e tuttavia tanto minore alia sua fama. Contiene il primo volume quattro saggi diversi sulla musica imitativa teatrale , sui balli pantomimi , sui fisiologt e sugli einpirici. Quattro pure ne ha il secondo sui vizj piu comuni e osservahili del corrente gusto italiano in belle lettere , sui patriotisnio , sulla metafisica pnpolare , sulla fama dopo morte ; e piu un discorso per la chiusa della reale Accademia di Mantova nel 1788. Un luiigo saggio sulla fantasia occupa quasi tutto il terzo , ove leggesi in oltre un discorso pronunciato all' occasione dell' apertura dell' anno accademico 1796. II quarto ha il decimo sag- gio sulla nobilta. Oinmettiamo per ora d' indicare le materie contenute negli altri due tomi che compiono T edizione, poiche ci riserbiamo di farlo in un secondo estratto. Dal cenno semplice degli argomenti maneggiati dal no- stro autore ben si vede quante estese cognizioui egli OPEP.n DI MATTKO BORSA. 2"5 possedesse , e daU' attenta .lettm*a de' luedesimi ben si rileva qiiaiito scouxenga a si piol'ondi c compiuti trattati il modeslo titolo di sai'gi. Non sapreiiimo come darne ineglio iin rapido sunto ai nosiii Icttori , che riportaudo il giudi/.io stesso del suo cliiarissimo concittadiiio Taliate Saverio Beltiiielli, espresso ncl ui}jL'io sulla vita e Ic apire di Matcco Borsu, di cui e correilafo il priaio volume. /( Osserva Tautore, die'' e^Yi ^ wila niusico imitativa tca- tnilc esser 1' oreccliio 1' uuico sense su cui puo agire la musita, e cli' esseiido esso capace soltanto d"" impressio- ni sonore , queste sole son proprie alia mvisica, e quindi la voce viniana e la sola die jiuo imitare la niusica. Or questa voce esprime gli affejti- fi-le passioni dell' uemo con varie modulaz.ioni , e c©» esse, 1' uomo agitato e comniosso e quel solo die. da moto air cspression mu- sicale Quindi vicac Ji ronsiderare 1' espi-essioni vocali de' lamigliari nostri discorsi , secondo le vai'ie condi- zioni e la qualita degli afFetti , onde possa la musica imitnr la natura ed esprimerla, e sino a qual segno nel- Parie; pe' recitativi niostrando ai cantanti e compositori qnai leggi a])l)iano a tenei-e. Applica cio pure alPorche- ''tra, e come deblja essa concorrere all' espressione e iinitazion degli oggetti. Di cio lodollo il celebre abate Arteaga , dirondolo apritore di nuova via sulla musica imitativa dflP orchestra , profittandone molto egli stesso ncir o})era sopra le rivoluzinni del teatro mmicalc italiano. >i Nf' balli pantoinimi csamina nell' iutima natura lore •I hallo e la inimica , riconoscendo che il primo puo stare la se , lion cosi la seconda : propone i migliori mezzi per correggere i difetti, e a conformar quest' arte al buon scnso e alia morale: cosi sareblier tolte a' maestri di ballo le macdiie di vilta e d' ignoranza. II die convalida col- r autorita d' Orazio , e collo studio necessario delle opere pittorcsche , rassomigliandosi la pittura e la pantomima. » I fisiolos,i € i,'// empirici son quali V autor present^ nel suo libro stampato iiel 1781 , ma restringendoli a cose non dette da altri e a verita piii importanti. Pei priini mostra i' inutilita di tanti studj anatomici e fisio- logici per la cliimica e la cura de' morbid inculcando r economia del tempo pei giovaui troppo occupati nel- r incision de' cadaveri , senza la quale riusciron dassici tanti antichi e moderni autori ail eccelieuza nell' arte di "ianar le inalattie piii gravi. af5 orEr.E » Per gli empirici con rara erudizioiie e coll' autoritk stessa de' lor nemici mostra il torto lor fatto quali im- maginarj ed ipotetici sistematori ^ essendo essi in fatti i veri medici sperinientall , quai si vantano i piu famosi deir antichita e de' nostri tempi, cioe fondati nell'espe- vienze e nelle osservazioni pratiche delle malattie. „ I vizj pill coinuni del gusto in belle lettere. Questo sag- gio e rlnnovazione dell' opera sna in risposta al quesito proposto dair Accademia di Mantova : la qual opera fa pubblicata d all' abate Arteaga nel 1784 con sue note^ e fu poi ristampata pel credito a lei venuto dai due scrit- tori, e fu seguita da altre di simil genere per altin scrit- tori. Cio mosse il Borsa a rifondere e inigllorare la sua. Ai tre vizj da lui fissati ingegnosamente del gusto pre- sente , cioe il neologismo straniero , il filosofismo enciclo~ pedico e la confusione de' generi , propone il rimedio uni- co , tra i molti suggeriti da altri , dello sclierno fino e gentile , onde porgli in derisione e dispvezzo ; rispettan- do pero le persone , e non destando collera o amarez- 7e , nia un riso allegro e innocente. In questo saggio , oltre r erudizione amjilissima , si trova il carattere del- 1' autore di probita, d' urbanith , di geritil cuor dilicato , nemico d' ogni indecenza satirica ed otfensiva. » Nel pntriotismo , cioe nell'amor della patria ( poiche nuovi vocaboU son necessarj al presente, come neolo- gismo , filosofismo e simili divenuti j'roprj a tali mate- rie ) , cerca qual sia l' idea fondamentale per cui amiamo la patria e le cose patrie , ed e quella di famiglia non ben intesa fiaora da tanti scrittori. La parola patria lo dimostra in ogni nazione venendo da padre , ed appli- candosi sempre ai capi delle nazioni dagli Ebrei , da' Greci e da' Romani ; conformandosi tutti all' idea di famiglia nella gran societa colla sperienza secondo tutte le storie. Cosi potra risorgere anche ti-a noi lo spirito di famiglia , per cui l' ordin domestico rappresenti l' ordine pubbli- co , e ognun trovi nella citta 1' idea d' una grande fami- glia e famiglia sua. » La nietafisica popolare condanna I' abuso odierno di tutto porne in questione , entrando in politica, e ognun volendo esaminar leggi . governi , religione , e cio iu istampe lette anclie dal popolo , cioe dagl' ignoranti pro- eontuosi e illusi dalle no vita. Dottamente scorre le storiieT Uelle eette ingino a noi, che sconvolsero sempre la societa DI M VTTtO BORS\. 2''7 aolla licenza del pensare a gravissimo daaao degli stati e dei cosimni, soprattutto delta leligioiie e de' suoi dogini SI favorevoU alia morale , che prima di cio taceasi aiiiar dal popolo , o alinea rispettare. II La faina dopo mortc. Pro])ose TAccademia di Besan- coii il prohieina : S" il dcsidcrio di perptuare il propria noiiif sift s-"Condo la n itura e la ration.": decide il Borsa cUe la parola iiatura risolvesi rigorosaineiite in quella di reunion" ; e coa molte ossei'vazioni trae da cio una ve- rita , cioe che e proprio della ragioiie coinpiacersi di coii- tribuire airaltrui felicita, di volere il mezzo piii etficaoe per ottenerla, di veder soldisfatti gli obl)lighi di grati- tudine, c quelli di lieneficare i iigli , i nipoii , la fami- gliai e concliinde esser conforme alia raglone il Jeside-^ rio (.V aver i'ama dopo morte. » Ln funtusii. Fii fin dall' anno 1782, che stampando r al>ate BettiiielU il siio entusiisino , e conoscendo V iu- geg.io dt'l B irsa , lo richiese d' alcuae riilcssioni sopra quello a proposito della fantasia, che I' H))ate esamiiiava nell' opera sua. Questi coinpiacesi a icor d' aver data la prima spiuta -xlla trattazione profooda ed iiitima di que- sta facolta , qnal si vede nella stampi del prime toina degli atti dell' accademia del I795. Ma hisogna leggere aite.itamente il saggi:i tiitto quanto , ed aver esercizio in tali materie per co.iiprondt'r.ie il gran pregio Entra al eolito il Boi-sa nella natura della fantasia e neile sue qualita specifiche, ne' snoi rnpporti coU'arti, colle sciea- ze , coi costn'ni; e la distingue s'l precisamente ilall'altre operazioni delP intolletto , particolarmente dall' imsnagi- nazione e dal raziocinio , clie lasciasi addietro i Loke , i Coadillac , i Bonnet , i Draghetti e gli altri gran meta- fisici di lunga mano. " In lireve la fantasia e la somma di tutte le opera- zioni dell' intelletto applicato a trovare le lolazioni estrin- seche , sensibili , apparenti degli oggetti , e il raziocinio qiiclla stcssa somma apjjlicata a trovare le relazioni in- time, sostanziali , necessarie ; sicclie puo dirsi, che quanto piu il raziocinio guadagna, tanto perde la fantasia, e viccversa. Cio prova con fatti costanti delle lingue, della religioni', deU'eloquenza, dell' avti. Ma torno a dire, che il restringerlo e oscnrarlo ; onde si dee Icggere il sag- ffOf 0 loggcrlo oon grandissima applicazioue , tanto e Ii/J>L I ml, 1. WW. 21 a^8 OPERB profondo in ogni sua parte. Vedrassi T applicaxione ch'ei fa delle teorie alia pratica delle scienze , delle belF ar- ti, ecc, o come imitative assolutameiite o relativamente a vari gradi della fantasticita di ciascuna , e delle sue parti. », Nel discurso per la chiusa della reale Accademia di Man,' tova del 1788 , coglie il nostio autore ropportunita della solenne distiibuxione de' premj per far conoscere I'altis- sima stiraa iu die tenuta era V Accademia di scienze , lettere ed arti di Mantova, e ue rammenta i trionfi e le palme. II discorso pronunciato all" occasione deirapertura del- I'anno accademico 1796, col quale ha fine il terzo vo- lume , ci e prova quanto sapesse il Borsa tutti scorrere i vasti dominj delle scieuze, e tempeiare coU'arti belle il rigore delle filosofiche discipline. II saggio deciino , la nobilta , occupa tutto 11 quarto volume. L' indice ch' egli stesso fa precedere alia lettura de' suoi difeci capi e il miglior estratto che dar si possm di un' opera nel sue genere verameate nuova, INDICE. H prodlgioso numero delle stesse dlfese e delle stes99 invettive , ripetute senza riposo in tanti llbri a fevore ed in odio della nobilta, che debbon farci conchiuderef Tre cose. Prima, che gli ancora capaci d' intendere le ragioni ove stanno , le han gia intese; e ne sieno o no persuasi , e inutile il darle lor da rileggere sotto qua- lunque forma che sla. Poi , che gl' interessati e i fana- tici d' ambe le parti , appena veggono i soliti anche ra- glonevoli titoli di trattazione , gia piii non vogliono ne sentire, ue leggere , ne ascoltare , bene o mal che si dica. E finalmente , che intanto le cose precipitano senza_ riparo, e per tutti alia rovinaf, giacche la rovina d'uri ordine da tanto tempo immedesimato colle costituzioni europee non puo succedere senza la rovina di tutti , con- siderate anche solo il periodo del cambiamento. Non ri- liian dunque omai , che propor T ai'gomento sotto un aspetto diverso, onde sedurre la sazieta e F avversion* a ritornare con qualche attenzione sul merito della con-,. tesa. ( Capo I. ) E questo tentero proponendo la nobilta^ ad esaminarsi sotto T aspetto d' un istromento potentgj di patriotisijiQ. E lo « ella veraracnte , se gussista ^ cJi©- DI MATTED BORSA. 2yA qiiesto patriotismo ( come si e gia mostrato nel »aggi» VIII ) non sia die il puro spirito e la pura idea di fa- miglia applicata , dilatata e distesa alia citta tutta; e se sussista, che tutto cio die rieUa citta ricorda, ripete, ac- cende ed inculca questa idea e questo spirito , sia in realta ua istromento eccellente di patriotismo. Perche come appunto da tale spirito e idea e nata in origine la nobiltii, COS! collo splrarlo e tenerlo vivo in altrui , ha clla in origine conibinate e formate le citta e le patrie -, e mantenendovelo e nutrendovelo le mantieue esse stesse c le nutre e le ravviva. ( Capo II ) Di fatti ia nobUta 6 nata dal puro spi- rito di famiglia , e da cio essa acquista quella necessiti d' eslstenza die la fa cssere universale anclie nei primi popoli e nelle genti non colte. ( Capo III ) Eguale poi anche e la sua universalita nei popoli colli e civili, an- ticlii e moderni ; anzi lo e tanto piii chiaramente e de- cisamente, quanto piii i popoli sono perfezionati e istruiti. E vi e eguale, precisamente perche vi e egualmente pro- dotta e sostenuta da un piii o meno universale concetto amore e spirito di famiglia : spirito che nasce con lei , « spargesi fuori di Lei in tutti i tempi per tutti gl' indivi- diii e gli ordini , e li stringe in una patria. Ora questo succede prima perche s ( Capo IV ) Tra la creazione delle nazioni, delle citta, delle patrie per mezzo della nobiltk fainigliare , e la loro aituale situazione vi e una sottile si , ma reale pero e peipetua e non interrotta succes- sione d' idee , d' ahitudine , di sostituzioni , che fa sus- aistere sempre lo stesso fondo d' opinion! anche in mezzo ad enormi diversita di circostanze e di fatti i e segue a presentare nell' idea della nobilta 1' oggetto piii imme- diato e patente dello spirito di famiglia. E iu seconda liiogo succede, perche s ( Capo V ) Le stesse passioni, Virtii ed interessi di famiglia, che generarono la nobiltJip e che essa a vicenda genero nei primi tempi a comun •icurezza delle patrie , seguono a generarsi pi\r sempre e ad essere reciprocamente geuerati in qualunque perio* do , e con efFetto uniforme. Questa influenza costante dello spirito di famiglia e quella pertanto che genera lo spontaneo consenso delPo- pinione universale de' popoli in favore della nobilta, onde se la veggono nasceie in mezzo, se la creano, se Tali- mentauo. e sosteugono, «t nproducono senza ne maestri. »8^# OPERE DI MATTEO B0I15A. ne leggi die lo prescrivaao. Ma non sol cio : qiiesta istessa influenza dopo di avei' generate il consenso uni- versale de' popoli senza maestri, genera anche quel dei maestri , che studiano i popoli , perche :S ( Capo VI ) II consenso universal de' polltici in favore ancor esso degli ordiiii , nasce dall' aver eglino in primo luogo osservato , che niente piu giova a mantener vivo lo spirito di fa- miglia , e a conservarla legata ed unita ( massime se grande ed amplissinia , com'' e la citta ") quanto il tener- ne appunto le parti ben separate , distinti gli ulticj « e difficilissimamente accessibili le mutazioni dei gradi. ( Capo VII ) E nasce pure dall' avere in secondo luogo veduto che nella tendenza comune di tutti gli ordini a soverchiarsi 1' un 1" altro la nobilta produce tutto quel- 1' equilibrio che si possa sperare in tanta conclusion di passioni. E cio precisamente perche vi e deterniinata , fortificata e sostenuta da mezzi , da idee , da relazioni e passioni di famiglia propria e universale, Dunque 1' essere la nobilta imniedesimata perpetua- inente coUe idee, coi diritti, cogl'interessi e con lo spi- rit© di famiglia universale, ossia di patriotismo , questa proprieta dico :;: ( Capo VIII ) Non solo dimostra che la nobilta non e ne un pregiudizio, ne vm danno , ma che anzi e un bene gi'andissimo , una necessita , un diritto , che e annesso agli affetti necessarj della proprieta e della patria podesta f, inline una specie di legge naturale. ( Capo IX ) E pero ben lontana dal non esser perico- losa , perche , come tutte le cose uraane , ha ella pure per sua natura dentro di se molti semi di vizj : sebliene non sieno poi quelli , che adesso con piii furor le si im- putano da chi maliziosaniente confonde nobilta e tempi feudali per fame una cosa sola. ( Capo X ) Importa per- tanto r analizzar anche questi , e piti individuat-amente determinare la fonte specifica di ciascheduno onde stabi- lire i mezzi piu certi di contenere la nobilta dentro tali confini , che il suo spirito di famiglia, e A'enga impedito dal restringersi a troppo pcrsonali oggetti di famiglie parziali e separate , e venga nello stesso tempo educato alia passione di allaigaisi e imraedesimarsi nella famiglia universal della patria. •f ol ioi'J ( Sara continuatO' ) 28l Ttizlne inrditc di Fazio drgll Uberti , celchre an- tore drl Dittamondo, ritrovdte in uii. Codicc segnato jDQ. I. 42 dclld piibhlica Biblcoteca Qamhaluuga di Riniiiio d(dV arciprete Lulgi Nardi , bibliote-ca- rio , e dal mcdcsirno postdlate. " ^<'ui JESTE sono le septe allegrecie della glnriosa Madre Vergiiie Saata Maria facte per Facio delU Uljerti da Fi- rencie. » (i) O sola elettii , e pid d' ogni altra degna D' esscr cliiamata Madre di coliii Clie solo eternalmeate vive e regna ; Non disvoler die il tuo devoto , a cui Sempre liai concessa tua niisericordia , Paili di te , cl\e preghi ognor per nui. Tu sola mitigasti la discordia , Clie fu tra Die e T uomo •■, e che cagione Sei d' ogiii bene clie quaggiii si exordin. Per te si ajierse la scnra prigione Di tjiicir aliisso che mai non si sazia Di nostra unuina generazione. Ricortlati qnando piena di grazia Fosti cliiamata da cfuel degno inesso Clie col suo Creatore in Cicl si spazia (a). F, come con tremor tmliata adosso (3) Tn rispoiwlcsti alT angolico canto: Coine -potrcl^be segnir qncsto eccessol Ma poi Hileiido che '1 S|>irito SaiUo Sopravverrol)l>e in te , c come Dio Delia tua carne A'cstirebbe il mauto , Allora con divoto aspetto e pio Dicesti : Ecco F ancella tiel Slgnore, Sia fatto cio che v'uolc il Padre mio. E come adesso tpiel Sommo Fattore (4) Fe" nel too ventre discender sno Figlioj Che poi fa mono per lo nostro aniore. Poi ti rirorda che senza ogni impiglio (5) Tn lo portasti , e poi lo partovisti Senza dolorc , e scaza alcuu perigUo | aSa lERZINE INEDITll E la Tirglnita che tu aA'isti (6) Nel nascer tuo cosi monda ed intftra Rimase dopo il parto che tu fisti (6) ; X come il Sole in sua lucida spera (7) II vetro non corrompe , e per lul passa, E sua chiarezza riman pura e mera; Gosi la tua virginita , che passa Ogni altra purita, ogni mondezza, (8) Col corso natural non si compassa. Ricordati della tcrza allegrezza (8) Che tu avesti quando i Magi Santi Venner ad onorar tua poverezza (8) Con tanta riverenza nei sembianti E con ofFerta tanto gvaziosa Che gli angiol d' allegrezza ne fer canti. Ti ricorda quando cri dolorosa Piu che ogni madre , vedendo csscr moit« Colui , che amavi sopra ogni altra cosa. Risuscitar vedesti il tuo conforto Si glorlosamente , e con vittovia , Che fe' il poter del nemico piii corto. Aiicora ti ricorda che alia gloria (9) Del ciel sali con lo primo parente Scrivendo lui, e gli altri in sua memorla : (if Poi ti ricorda come el fe' ardente Col Spirto Santo la tm-ha apostolica A sofFerir per noi morte innocente , Che volendo am pilar la Fe Cattolica Non temer raai affanno ne martiro (11) Per annuUar la Fede Diabolica. Poi ti ricorda che dall' ampio giro ^^ Deir empireo ciel per te discese (is) Volendoti partir del mondo diro. (i3) Deh pensa, Madre, s' el ti fu cortese, (14) Che altri mandar non volse , ma venire . Per onorar la carne che in te prese Allora mosser le sacrate penne (i5) Tutte le gerarchie angelicale (16) Per farti onore quanto si convenne. €on lui venne il trionfo profetale , E Patriarchi , e tutta la mihzia Deir alto concistor celestiale : DI PIKIO DEGLI UBERTf. 28; Foi si raccohe la lieta pviinizia De' tuoi figlioli ApostoU, che spanta (17) Era, per convertir nostra letiziai, (18) E il corpo tuo coa quell' anuna Santa Portato t'u in Ciel dal tuo dileito Con melodia che per uoin non si canta E poi t' incorono con uno aspetto (19) Patemo , e Figlial dicendo : Tota Es pulchia arnica mea senza dit'etto , Scrivendo tutti i Santi a simil nota. (20) (]) Ho Iisciato questo proeinio per dare un saggio dell' of- tografia mlla quale h scritto tutto il componimento , che io ho ridotto air odierno niodo di scrivere , salvo le due pai-ole aaisti e fisti iieir undeciina terzina, le quali non poteaao mutarei in avesti e festi , staote la riuia parturisti dell' antecedente terzi- na. In certe parole , ed aache in certi versi e cosi cagnesca r ortografia , che non potrebbe piacere che a certi pedantt deir ultima eta , che le cose antiche produssero cogli errori tutti degl' idioti copiatori de' nianuscritri. La scrittura del no- •tro Codice , sembra della fine del XIV secolo. Fazio poi , o Bonifazio degli Uberti , celebre autore del Dittaiuondo , fiori circa d i35o, ed e il principe de' poeti didascalici. (a) 11 codice ha « Spacia. » (3) Adcsso. Sta in forza di Allora. Queeto h modo degli scrit- tori del trecento ; e piu di tutti cai'issiiuo al iiustro Fazio nel Pittamondo. Usollo anche Daate, non che il Borberino, e Dante da Majano. C4) Adesso. Anche qui nel sense poc' anzi spiegato. (5) Senza opii inipiglio. Ogni , qui vale per alcuno o niuno. £ questo uu esempio novissiuio , per quanto io mi sappia , c da aggiungersi al vocabolario italiano. Sebbeue il Vanetti so- spetti die l' ogni in quest' esempio della vita di S. Onofrio (14c) OGNi combattitore che coinbatteia e non vinceri non sara merk'ito , •tia in luogo di nessuno; pure pare che nietteudo ivi il nesaino non vi potrebbe etare come 1' ogni ; dunque 1' ogni non vi ^ in forza di nessuno. £ quindi signiHcanza nuova questa di Fazio. (6) Vedi la nota prima. Dopo il parto. Nel manoscritto dic« de pal parto. (7) Questa , e la seguente tcrziua , nieritano attenzione per la loro bellezza. (8) Sta scritto mondeccia , allegreccia, povereccia. (9) Grail fastidio uii ha dato questo vci-so, che uel CoJicc dirr Aiichora te ricorda colla gloria Vorrei spevare che la inia corf€iioue toMC giuit.< 284 'I'EKZJNE INEDITE DI FAZIO DEGLX UBERTT. (10) Scrivere in sua memoria e espressione poetica assJii pro- pria, che sianifica ricordarsi d' alcuna cosa o persona. Aiiche Dante nel 3." dell' luferuo dice : « O luenle che scnvesii ci6 eh' io vidi » (11) Tenier per temertero e assai chiaro. (12) Enipyreo del. Gli antichi non dissero mai solo , o sia sostantivamente empireo , ma sempre addiettivaiuente imito alia parol a cielo. (i3) Osservisi qui il \^vho partire col genitive. (14) Ho lasciato s' el ti fu corcese , couie nella terzina 19 ho lasciato come el fe ardente. El vale ei . ed adojrasi da buoni autori qiiando T orecchio il viiole. Dante disse : « Ch' el sia di sua grandezza in basso niesso ». Del resto e questo im bellis- simo ternario. (i5) II rnanoscritto ha mossen , usato per mosser. (16) Anselicale. Spesso gli antichi nsaron cosi pel pliirale. (17) Spanta per sparsa , se io non erro. (18) Convertire si dice ('al male al bene. Qiiindi significa qiii che convert! T allegrezza niondana in celestiale e sj>iritiiale. (19) II Codice dice : « E poi te incorono cum uno al perto »> Verso che mi ha fatti fare infiniti liinnij. Ho conchiuso esservi un errore dell' amanuense ; e non puo essere altrimenti. Che gi- gnificherebbe mai di fatto al petto , qiiand' anrhe il ruiii uno Io intendessinio jier Vuna cum de' Latini , e I' in uno dcgli Italiaiii? II copista lesse certamente ol petto per aspetto. Aveva anche il poeta di sopra detto : « Allora con divoto aspetto e pio df- cesti etc. » (3o) Scrivendo tutti i Santi a simil nota. Sottoscrissero tuiti i -Santi a simil parola ; giact he scrivere \>ev soCtoscrivere , e not^ per parola si possono usare. In somnia vuol dire amen poetica^* aiente; tutti i Santi dissero amen. 2V. Novellc del Trvrre. Diicorso particolarmcvte in dl- fesn di S Grcporio 3Iagrio , rccitato in accadcmia arclicolopm ll di 7 gennajo 1819, dalV avvoa.to D. Carlo Fea, — Ixomci , per Francesco Bourlie , opuscolo in 8.° di peg' 20. I A tanto clecantata escavnzione del Tevcrc, dice il sig. Fea, divemu.j anche soggctto di curicsi distoisi jiopolari e stTJ e gaudiosi, lia fatte paiinicnte rimetter fuori noa pochc antito-nioderne volgarissinie opiniom e dicerxe che ii luioa scuso e le piu accurate nozioui storiche e to- pogvaJlche aveano oni:ai rigettate ueir altro fiiime , il Lete . ... Si torna a ripetere di liocca in bocca die nel tempo della Republ.lica, o deiriir.pero alto per rimediare alle inondazioni del Tevere si era tagliato mi canale che da sopra ponte I\Iolle diretto liin^o la via Flainiiila , per lo Corso, qniudi pel Foro romano , rientrava nel letto gi'ande sotto I'Aventino. L*A. combatte con buone lagioai questa opinioue .... Altri non solo del volgo, 111a an- cora pretcsi dotti, c noniinatamenle alcini giomale let- ^ei-ario di GeriDania asseri che il pontefice S. Gregorio JUagno , per togliere iilla vista de'pellegrini clie venivano A Roma a vJsitare i luoglii santi ogni oggetto di curioslta proTana , facesse laccogliere le statue ed altri n.omiaienti d'auticblth gentiiosca e li factsse gettare nel Tevere. Ed anche qucsta opiiiione e valcrosanieute e con Imone ra- gioni distiutta dall" A. Egli propende poi a credere che iii general e non vi sia molto a sperare di ritrovare nel fondo del Tevere, e giaccbe questo argoiriento e tanto di moda a' nostri giovni , non increscera a' nostri lettori che qui si niettano per csieso le congetture erudite del- r avvocato Fea. ft Se vi fosseio state getlnte quelle tante sculture, iu dodici secoli da qualtuno sarelibero state vedute o in- contrate, o tuite o iu parte, quanturtfue sott'^acqua, non esseudo questa assai alta sul fine dell* estate e al coniin- ciar dcir rauunno, o da j)escatori o da bnrcaroli o da ingegueri. E a parte a parte disaminando V operazione del geiiiio , o sarcLbero cise state precipitate iiel uiezi© 286 NOVELI.E DEL TEVEKI. del finme con barche, o dai ponti, o dalla sponda sini- stra verso la citta, dov'erano le pi-incipali fabbriche no- bili che le contenevano. Ma su questa sponda immedia- tamente negli antichi tempi non vi erano fabbridie pri- vate, essendo cio vietato, come nota Lucio Faunoi e si prova dalle lapidi terminali rinvenute in varj tempi suUe ripe deir una e 1' altra parte, postevi dai censori e cu- ratori dell' alveo e delle ripe ^ alcuue recate dallo stesso Fauno, dai Panvinio, dai Grutero, da monslgnor Marini nei Frati Aivali, e da tanti altri. Edifizj pubblici d' im- ■portanza non erano suUa ripa del Trastevere. Di qua vi Wane le scene dei teatri di Balbo, ove e ora il palazzo "Cenci, e di Marcello, ancora ben riconcscibile. I portici d'Ottavia, i tre tempj incogniti , ora ridotti gran parte in cbiesa di S. Nicola in carcere , fatti scavare da me nel 1807, e il preteso tempio di Vesta, ripulito poco 'dopo , ne erano alquanto distantly, e sono fabbriche esi- Stenti oggidi, non mai cadute nel finme. Ora suU' una e 'sull' altra ripa vi sono nella massima parte da tanti se- coli case volgari, fondate per lo piu nell'acqua-, ne pos- 'Sond esservi statue. Non furon queste gettate nel mezzo, ^erche non vi si scorge impaccio , non vortice, non ratto alcuno nella corrente; ne le barcbe di conimercio che salgono e scendono , se ne risentono giammai. Non vi e ineraoria che mai ne sia stata scoperta o indicata alcuna Tiel piantare le tante palizzate per i gia numerosi molini in mezzo e nei lati del fiume. Le sponde e il mezzo nel- I'anno 1744 sono stati partitamente visitati e tastati in tutta la loro estenslone e profondita dai ponte Molle alia Marmorata ( a questo tratto limitandoci noi ) dagfi ingegneri Chiesa e Gambarini , per ordine del lodato pon«- tefice Benedetto, levando la carta del Tevere dalle Chiane sino al mare, con tutti i piu minuti profili^ dai quali e dalla loro descrizione risulta, e veio, una ineguaglianza di profondita, ma qnesta naturale , non mai per statue che la cagionlno. Prima di loro hanno considerate 1' alveo in ogni sua parte e antiqiiarj , ed altri ingegneri , tra i quali lo Steuchi, il Bacci, il Lombard!, il Biscia, il Me- dio, il Martinelli, il Muti, il Castiglione, il Bonini, il Fontana, il Meyer, il Pascoli, al fine medesimo di vile* vare gl' impedimenti che vi si attrovassero, e di sugge* l"ire un riparo sicuro e stabile alle freqixenti innondazioni: e niuno fra le cagioni di queste mai ha pensato alle statciff NOTBLLE DBL TEVERE. 3^7 che vi fossero, tranne il Pascoli, il quale, sempre esal- tato nelle sue idee, seuza prova alcana asserlsce, par- lando sotto aliro aspetto dello spurgo del fiuuje, che i marnii antichi e le statue, ed altre cose di prezzo die vi si trftverebbero e die si sa che vi scmOjiie compen- lereliltero in parte il dispendio. E quanto non sarebbe «tato energicaraente rllevato quest' obice o geneiale o parziale, anche per cpiesto oggetto del lucro iminenso e delle belle arti, se twtti ve lo avessero suppostol Anzi il Bonini di proposito confuta e deride chi volgarmente cio pretendeva e proponea fame pesca, qnantunque creda esservi qualche probalnlita che i Roniani antichi avvezzi a nasconder tesori per tenia che fossero depredati , niolti li gettassero in liume o seppellissero in vicinanza di cjuello aotto pesantiiisinie niacchine ( di notte o di giorno? do- inanderei io ) : ma poi conchiudo che qiiesti tesori, essen- dosi innalzato il Tevere, riuscirebbe impossibile il poter mai ricavarli per T abbondanza delle accjue che cadono in que' luoghi. TutU bensi d'accordo avvcrtono dei massicci qua e la, benchc tutti non si scorgano fuori^ dei muri e fabbriche diroccate^ alcune cordonate che di soverchi* si avanzano; i massicci de'ponti rovinati, Sublicio e Trion- fale, caduto questo prima del secolo V, e in parte sba- razzato nel 18 i a. *> Le acque che corrono basse all' antico pelo e alia stes8» 90glia nei ponti Fabricio, Cestio ed Elio, non lasciano supporre un ingombro ne di statue, ne di altra materia grossa o sopra o sotto ; e molto meno potreuio credere di statue cadute dai ponti medesimi, perche non vi e ■torico o niedaglia che ne li provi adoruati, fuorche del- I'Elio, di cui se ne ha una con ligure die pajono trofei. Dalla parte del mausoleo d'Adriano neppur quelle gettate dairalto di questo coiitro i Goti dalla guarnigione grcco- romaiia a tempo di Belisario potrc-bbcro rinvenirsi verso il fiume; perche I'attacco era dalla parte dei prati, non del ponie, a cui il mausoleu cinto di muro, forse fin dal tempo di Aureliano, faceva testa per difesa. Se mai al- cuna ne fosse volata in qua, sarebbesi rinvenuta allorche Pio IV fece le attuali lortiUcazioni col dlsegno di Pirro Ligorio, per le quah ristriiijrcndo il letto del fiume, venne slargata la strada verso 11 ponte e chiusa la piccola ]>rima areata di questo. Avanti di quella opcrazione, chi ha fatto •fMu-ir* tant« coloune e tanti aitri marmi (^ ardutettiira. 288 NOVELI-E DEL TEVERr.. noil avra cevtamente lifiutate le sciilture se ve ne rimS- nevano : speoialmeate al tempo di UrbanO ,yi, allorche il popolo Ro'.nauo con dispetto e rabljia per avere asse- diato il castello sei mesi, presolo alia fin fine, lo ridusse quale oggidi lo deploriaiiio, spogliato di tanti marmi aii- cora ivi es'steiiti, come narra Tcodorico a Nieiti. II ponte Sisto, probabilmeute disfatto al tempo de'Goti, fu ricostrutto Taiiao 1475 dal papa Sisto IV con nuovi fondameiiti 5 come porta la di lui iscrizione, e con soglia pill alta^ per i quali e sopra e sotto T arcliitetto dove sbarazzare il sito dalle raacerie. Altrettaato si opero d'or- diiie di Giiilio III in settembve del 1049 gettando miovi foadameati al ponte Senatorio o Palatiao, poi di S. Ma- ria: ricaduto poco dopo due altre volte nello stesso se- colo decimosesto, la prima il di 8 settembre iSoy, noii 1 562, come scrive il Martinelli , perche male eseguito a dispetto di Michelangelo Bonaroti , clie prima ne era stato incaricato: rifatto Tanno xSiG da Gregorio XIII, e rica- duto sul fine di dicembre logS nella piii alta innonda- zione che mai si ricordi , jjerche ugnalmeiite troppo de- bole per la sua Inaghezza, e perche obbliquamente nel fiume, tutto r impeto della corrente riunita va a scari- carsi contro il piloiie mancante verso la Cloaca Massiraa: difetto irapprdoiiahile al primo architetto ignoto', che ivi lo immagiiio d' ordine di Marco Fulvio censore P anno di Roma 573. In se'i;utto a questa terza i-oviua scriveva fra Pietro Martire Fellni nel 1609: Ora Nicolb Qalli vi- nitiaiio va cavando gll fondampnti , et il restante di questa ponte pt nlt.ri ostacoli, che si tromno giii per ilfiunic, ac~ cib si face i sp'rienza, s' a sorte tal opera giovcra a schi- fure I' uiondazioni. » Per nessuno , torno a ripetei'e , mai si e parlato con certezza e con fatti positivi, appnvati e verificati , del ritrovamento d^ statue, di colonae o raasso di marino la- vorato qmlunque, se ne eccettuiamo Flaminio Vacca, il quale nolle sue memorie da me ristampate riferisce al sno solito, ricordarsi che un certo uomo chiamato Paolo Bianchini, il quale faceva professioae di ripescare barche e mole annegate nel Tevere, volendo ripescare una barca;, ando sotto acqua in quella parte che e tra porta del Po-j polo e Ripetta, e trovo una statua d'un console a se- dere di marmo statuale con scrittura in mano, di molto buon maestro, ma mancaute di testa je aggiuuge che il NOVFI.I.E DVL TEVEKE, 2^() iiicilesimo gli disse, avervi trovato deg;U altri marmi , ma die non avdi cavarli seiiza llcenza. Dal tjunl raccoiito e ila alu"c dicerie popolari, il Mouttaucon nel suo Jcir Ita- licum conclude francaiueatc , all' uso dc' vlaggiatori che tiuto raccolgono per iiiostrarsi indagatori e singolari : In Tib' ri , non statuas inoJo assorata do]jpia per esaurirne prima Tacqua colle tronihe a nornia dei precetti di Vitruvio neiredificare i moli dei porti sul mare ^ nientre qualclie garzoiie <.lel Zahaglia o un carrarino poteva rotolarlo in wua barchetta : uia questo rocchio non vi fu precipitato nella riprovata occasione de' pelle2;rini. Eravi caduto dal lido superiore iloUa IMarniorata, ove anticauiente era lo scarico dei nianni che suUe barche rirnontavano il fiume da quelln parte opjjosta al nioderno, come allora io potei dilijieuteiuente considerare. Un quadrotto di tre palmi di ])igio uiorato preso da' barcaroli nella stessa riva piii a basso nel 1816, lo ebhi io. E quanti altri marmi rusticl cli varie qualita, cd anche colonne di alab.isiro e di giallo, una ora nel museo Capitolino, altra nella villa Albani , non sono state trovate nella conligua A'igna, detta la Cc- sarina, dove erano eziandio gli arsenall, e si conservava gelosamente la nave di Enea, secondo Proroplo? Possono yedcrsene molti annoverati da Flnminio Vacca, da Pletro Santi Bartoli , dal Ficoroni, dal WinUelmann nella niia Miscellanea, e dal Venuti nella sua Koma antica. >/ Forse taluno potrebbe lusingarsi di opporre al com- Slesso di queste dillicolta ed osservazioni positive, che letto del liume dal tempo antico fe molto rialzato; e non meno di palini 18 secondo il Bonini: il clie negano il Chiesa c il Gambariui piii e mer.o a torto. La Cloaca Massinia , nou alterata punto nel lasso di due mila ^O NOVELLE DEL TEVERE. trecento e piu aani, k una prova incontrovevtibile di questo rialzameiito : imperocche se Marco Agrippa, al dire di Plinio, la percorse internamente sii barclietta; e se per testimonianza dello stesso Plinio e di Strabone , compariva gvande da potervi entrare un carro ben cai'ico di fieno', era lo sbocco e T interne fino a S. Giorgio che puo riconoscersi, e visiliilmente interrito dentro, e co- perto quasi fino airimposta dell' arco nelle acque anche piu basse e magre, come si disse, in settembre e otto- bre, che e il tempo proprio e piii opportuno a siffatte ricerche. Con tutto cio si puo replicare che tante scul- ture, se vi fossero, con tutta la pretesa piofondita, nella delta magrezza d'acqua sarebbero state sensibili in ad- dietro per il loro rialzo nella maniera stessa che si ac- cenno. E tanto basti ad onore e a discarico del Magno Pontefice S. Gregorio. » Passa poi il nostro A. a confutai'e le dicerle intorno alia rotta di Massenzio T anno 3 12 che si fa aver luogo non al ponte Molle, ma piii in su, per farlo ivi restare con tutta la sua armata affogato e nascosto entro la sab- bia, colla corona d'oro radiata in capo e colla cassa mi- litare ;, e dimostra poi finalmente vana e fallace 1' altra opinione che fosse gettato nel Tevere il fainoso cande- labro d' oro portato a Roma in trionfo dall" imperatore Tito, fra le tante spoglie del tempio di Gerosolima. Al qual proposito dopo altre varie osservazioni e congetture conchiude dicendo — « Ma qui non abbiamo bisogno di congetture, ne dl argomentazioni, quando autorita posi- tive ne assicurano. Che la mensa pur d' oro, le trombe e il candelabro da Tito fossero portate a Roma in trionfo , lo vediamo espresso a bassorilievo nel di lui arco, detto percio nei bassi tempi Areas septem lucernarum. Giuseppe Flavio poi ci dice chiararaente che qxiesti oggetti furono da Tito e dal padre di lui Vespasiano riposti nel tem- pio della Pace, fatto innalzare, ma con troppa fretta , dopo soggiogata la nazione Ebrea, come gia stavano nei tempio di Gerusalemme ?, con giusta analogia , dice qual- - che scrittore ; perche Jerusalem^ secondo gli espositori biblici , in ebraico significa pace. In appresso tutto sa- rebbe stato ivi perduto, se si stesse alia narrazione let- terale di Erodiano , che per 1' ineendio prodigioso e fa- tale deir anno 192 di G. Cristo sotto Commodo fosse stato distrutto il tempio della Pace , % €on esso ogni NOVELLE DEL TEVEKE. 29 1 coiiteuuto, al puato die qualche pid caricato istorico di piazza frn i moclerni ha inventato, die i metalli scorres- »ero fusi per le viciue coiitraJe ; quasi die il teniplo fosse di legno, bendie graudissimo e l»ellissimo oltre ogui credere i o die al tempo di Commodo fosse ridotto a un magazziuo di legname, con al proprio luogo tntte le de- corazioni in ogni genere , quadri, sculturc , iiiotalli , mariiii diversi alle pareti e nel paviinento, volte dorate, ecc. i> II ReLindo ncll' opera suirarco di Tito, e siille spo- glie del tenipio ivi rappresentate , iiega quella esagerata inverisimile coiiibustione ^ e prova con autorita irrefra- gabili die que' trofei giudaici furono salvi. Iinperocdie primieramente raxconta Procopio nella storia della guerra Gotica, essere stata f:una die Alarico seniore re de'Goti se gli avesse portati a Carcassona in Francia dal prinio sacdieggio, quale piii prohaliilmente si iissa dal IMnratori air anno 410. Ma con asseveran/a parlando cgli nella storia della guerra Vandalica riferisce die fu Genserico, il quale se li porto a Cartagine nel secondo sacdieggio r anno 455 : e die Belisario nel cacciai' via da Cartagine e dair Africa tutta i Yandali, avendoli trovati ancora in- tatti nel palazzo reale , se li carreggiasse in tiionlb a Costantinopoli, donde furono riniandati a Gerusalenime. Nel die osserva il Relando die con Procopio va (V ac- cordo Anastasio l)il)Iiotccario nella sua storia ecclesiastica , ia quel punto ricavata dagli autori greci, fra i quali io annovero Cedreno die lo ripete posteriomieute sul fine del secolo undecimo.,Al Rclando aggiungiauio fra i no- stri antiquarj il Naidini die cita Procopio i omettendo noi il Fulvio ed altri , i quali riferiscouo soltanto come certo il supposto spoglio di Alarico. Le testimonianze di qucUi tre istoricl die ne fanno suppone altri , e molto piu in particolare quella di Procopio, il quale era se- gretario e storiogralb del generale in capo mcdesimo, sono troppo rispettabili ed auteuticlie, per non dover loro tntta la deferenza. Yiceversa T opinioiie rigettata non ha ne prova, ne veroslmiglianza alcuna, per doverci noi trat- tttnere piii Uiugamcute a confuiaila. >> 393 Aiiacreontiche del Meli SicUtano. \h sig- pi'ofessore Rosliii di Pisa si sta occupando a tra • diirre dal veniacolo siciliaao nella li.igaa italin/ia tuite le aiiacreontiche del Meli die rigaardaxio le parti della doaiia, cioe gU occ'ui, i capelli, la bocca, la voce, il petto, le grazie , il iionsoclie , ecc. i e tutte le plii belle di altro genere 5 come la nascita d' aiiiore , T inao a Bacco , la cicala ; oltre poi le odi pastorali e uaa pescatoria. — Noi abbiamo otteiiato dalla geatilezza del traduttore Tari- ticipazioiie di qualche saggio , il quale mostrera che bel- r acqnisto sara per fare I' italiaiia poesia merce Fiiidu- stria del sig. Rosiiii. Noi ne facciaiuo V ofFerta ai nostri lettori. IL LABBRO. Dimmi , dlmmi , Apuzza ( i ) cava , Dove vai si di mattuio ? Tutto e iiotte , e 11011 rischiara Anco il moiite a noi viciiio. Trema aiicora , ancor ])iancheggia La rugiada in grembo ai prati : Dell I che moUi io non ti veggia D*" oro i vanai delicati, I fioretti dormigliosi ^ Entro i verdi lor bottom Stanno ancoi- tutti nascosi Colle teste a penzoloai. . . . Ma le alette movi a gara , Ma gia voli e fai canimino : ' Dimmi, dimmi, Apuzza cai'a. 1 Dove vai si di mattino'? — Cerchi il miel? Se liai tal desio , 1 Cliiiidi Tate, e non stancarti : ' Certo un luogo so ben io Ove avrai da saziarti. (1) Si adotta il vocabolo , n«n ossendovi 1' er^uivalente, per vezzeg- giativo di ape. ., ANACREONTICHE DEL MELI. La diletta del mio core Nice mia coaosci tu? Ne' snoi labhri e uia tal sapore , Un tal dolce , die iion piu ', LA B O C C A. Quelle ti'ecce inanellate Son porteati di beltate ; Co3i vaghi , cosi rail , Clie a lor pari — alcuii non fa : Ma la bocca coi qiiei fiai Siioi deatnzzi alabastrinl , Trecce d' oro , cbe abba^liate , PerJonate — e bella piu. Non lo nego, aniate ciglia , Siete belle a maraviglia : Siete belle a segno tale , Che r eguale — non vi fti: Ma la bocca cosi grata Se fivella, so rifiata , Crglia belle , ciglia aniate , Perdonate — e bella piii. Occhi, in vol fa pompa Amore Deir inimenso suo valore : A ogni moto , ad ogni sgnardo , Scocca u-i dardo, . . . aid! gia scocco I Ma se i labbri sorridenti Dolci inodulan gli atcenti .... Ocelli . . . voi mi riguaidate ? Perdonate , io tacero. — LA VOCE. Vola in aria nna tal voce Cosi lieve e ilelicata , Che n'' e 1' abna inebriata, Ed in cstasi ne va. D' Amoriui un stuol sull' ale L' eqnilibra e la sospende : Ora sale, ora discende , Or iininobilt' si gta Bibl. leal. T. XIII. aa 29S. 304 ANAQREONTTCHE DEL MELl. D' ogni petto e d' ogni core Come avesse in s^ la chiave, Dolce , tenera e soave , L' apre e cliinde a sno desir. Sino air alma penetrando , La solleva , la carezza , Coa tal grazia e tal dolcezza Ch'' e impossibile a ridir. Quando flebile e dolente Spira e da coi'po al dolore , L' arpa' stessa in man d' Amore Noil e tenera cosi. Quando poi scappando rola , Qnaado avvien che posi o trilii , Par che V aere tutto lirilU Del piacer che ne senti. — Quando rompe qualche nota Dalle Grazie persiiasa, ' Tutta r anima n' e invasaj> Ne rifiatasi di piii. Quando sempre minuendo , •;- Quasi manca , quasi more » OBonoa t Q^^^j f^ g^j.^gg d' ogni core, Dillo , Amore , dillo tu. , , . niHB ii eidcl- onrifi . ^ :■ .,:..;. icsxh -V/5 .i3i?av ^«? .Elh.-, Hi a^^ Ricerclir storlco-rritirhr intorno alia toUeranza reli- giosa drgli antichi Romcan ^ del P. M. Giuseppe AiRENTi de Predlcatori^ pubbllco blbliotecario (l) — Ge/iova, 1814, ill 8/^, pel BaiiAado, N, FL ragguaglio di un* Dpera die fii dato nel XXIV f.isciCi'lii di queslo ^ionuile ( jjag, ^.c)i ) abbiaaio per iiicidcnza accenuato ch' un hel soggeiio di erudite ri- Cfrclie qur'Ho sarelihe tli rintracciare quaiito oltra si SL«'ndcs-titiizi.>ne dfl iiostro gioruale era gia siaio , per clo che spetta ai Romaai , ventilato un sifFatto tema con un pnrticoiare irattato , e di qiicsco libro stimia- nio ora non inopportuno di dare contezza e perclie i fogIL leiterarj d'' Italia non ne hanno, per quanlo ci e noto , di proposiio I'a^ellato, e percliu troppo legger- inente e siato da aliri scritiori toccato qaesto curioso argoiiiPiito. Cliiuiique alibia trascnrso la stor'a Komana si sara certaiin-nte al>buttuto in avveniinenti clie lo avranno Iftsciato dubliioso se questa nazione professasse real- mente qnella tolleranza religiosa die le vieiie da al- ciiiii moderni assai lari^aineute attribuita. Pochissiiiii j)<>pi»li deir autichita ne haniio soniniinistrat) V eseiu- pio , e sarfl)lip gran niaraviglia invero die dovesse av- verarsi in qiiello die tntii gli aliri vinceva nella su- persiizione. Tolleranti nun si inosirarono i Greci allor- die trnssero a niorte Socraie per motivi di religione, o si rejiiuo alineno da" snoi a\ versuj essere questa un* accnsa abbasianza valevole per uiuovere i gmdici ad iniprigion irlo e ad ucciderlo : ne lolleranie fu Sidime allon he addosso ail" areojiago l' incuuilj-iiza di atteainmeute e oculatauiente invigilare onde non s' in- ttoiliicrssero iiuovi Dei in Atene; e molto nieno quel Diopite , il quale ftte mozione, come nnrra PhuarLO, (I) N«ll* l.iMioteca >\„:U Min«rv« io E.iu 296 BELLA TOLLER\NZA. RELIGlOSA che fosse ia quel paese istitnito an tnbunale d' Jnqni- sizione coatro coloro che tenevano ragiouamenii iiitor- no agli Dei. E stato detto e sostenuto da alcuni re- centi filosofi che Ip c;ueiTe d' irreligione erano igiiote agli aiitichi , e sarcbbe desiderabile che cosi fosse sta- to; ina quelie mosse dai Beozj contro i Focesi , per- che quest! si av^isarono di arare alcune terre incolte pres-o il tempio di AjJoUine Dellicu , ii che si reputo essere gran sacrilegio, edaltre succeduie jer somiglianti Hiotivi ira gli Spar.aiii e tli Ateaiesi , tra i C'resi e gli Aiifizioni , e clie sono dall'A. accennate , mostrano sventuratamente il contrario. Che se dalla Grecia vo- gliam passare in Egitto, ^ edrcmo orr bili prove di 'e- roce intolleranza : \edreino quel di Ouibo e di Tentira iasienie azzufFarsi per la d-vers ta del culio , e quaa- tunque V uno niente piu vale-sse dell' altro viceode- volmente scannarsi e per a-siio cibarsi de' corpi niorti; quest! e quolli sostenevano che gh Di-i che adoravano erano i veri , nientre si questi che gli altri venivano beffati, come snlitamente accade, da chi non prendeva parte a quelle ridicole gare ( V. Gi-tvea. sat. i5 ). Nulla diciain deirii Ebrei circa 1' intoMeranza. Taati in soin- nia (ii questi esein[)j souiministra la vecchia storia , che un liingo capitolo avrebb*" potato a^giungere il Lancellotti a qael bizzarro sno libro, che intitolo / O^- gidi , ove iinpnnde a p-ovare che il inondo e semi>re andato ad un iiiodo , e clif in generate il presenie non ^e ne migliore , ne peggior del passato. ' Forza e confessare ch*» lo spinio di esclusione e dl intolleranza e pur troppo proprio At-W umana natura anche ne' sogijetti piu indifferent!. Come negl' indivi- dui addiviene che per lo piii ciaschednno tenaceme;lte ' difende la jn'opria sentenza , ue sa mirar di buon oc- 'cliio chi da essa dissente ; cost veggiaui non di rado ^ le nazioni disprezzarsi a vicenda o per la diflFere.-jza de' costunii , o per quella del goveruo , o per diverso -^-genio della letteratura , o per altra piu frivola causa. 'E chi vorr.i buonamente credere che voglia^^i fare una .'-eccezione rispetto alia religione? Havvi bensi paesi in -Europa ove dopo lunga serie di disastri , e ilopo molto spargimento di sangue si sono assuefatti gli abitanti di tonvivere pacilicamente insiemg a fronie delia di- spariia della religione ; ma questa toUeranza ci sembra DECLI ANTICm ROM.V>fT. 697 mp^lio osscrvata dal vol^o , die non saprcLbe nio- strare la sua ilisapinovazione verso un ciiito diverso , se imti die veaeiuio alle tnani , e a cio si oppone la Visilaiiza e la severita tlelle leggi; ma coloro che sau- no iisare la penria , noa esseiido t|iiesto vieiato, a suf- ficieaza si adopiano a scheruire etl a vilipendere i po- jxdi die proles'sano altra credeaza : ne tjnesta si diia esstre graa tolleraii7a. lucouiincia I' A il suo ra^ionaiuento con dimostraie die all aiuidii Roinaoi erano in jotnnio grado aflezio- iiaii alia patria relij;ioiie ed a' pair) Nuiiii i e sicconie tjUfsto risuha da l.itti al>bastaaza aotorj, passertmo ol- tra , ed aileghereino S'ltauto un passo di Polibn, che co-?i nffriaiiio iradnito : qwlla che prts^o il rimancnte dc^li uoniiiu saiebbe C'Su daiinusa , qudia stcssa cono- bora la Roinana rcpnbblica, inteiido dim la superstizi'j- nc, Dte recare mat aviglia a bur.n dritto die essa sia uppo costoro cosL esagtiata,, e che si fiamniecca cotanto SI ni-i privati ^ come ne' jiuhbiici consigU , che p'ii non potrehbe essere ( Hist lib. VI ). Ci seinbia anzi die presso quel popolo per indicare Li religione siasi usur- pato un vocaliolo die nel priiniero suo signilicato di- rmiava SHperstizinne , e lo argoincaiiaino da un antico verso pre-i-io Gellio : religenteni esse oportet , rcUgiosutii ncfas, eve la parola riligiosus , presa ne' ieni|«i poste- riori in l)Uon senso , inipoita qui quanto supcrstizivso. E nioito probabile clie secondo qucAto valore I'osse usata da Lncrez.io in quel decautato suo verso: taiitum religio poluit suadere nialoruin, die e stato cosi sovente a torto e a dritto citato. E i>oidie siauio su questo discorso ^ soggiugneremo non essere , per quello die ne sappia- nio , abbastanza chiaro donde abbia iratto origine il vocabolo superstizione. Si avvisano alcuni volere esso aliudere ai pregiudi?) superstiti, os-ers.titi e godano lunga vita ( de nat. Dear. lib. 2 ), ma e una frivola etimologia ; studio in cui infelicissimi erano gli anticlii , come appare dalle scipite cose che intorno all' origine delle parole sono spacriate da Vairor)e,da Nonio Marcello e da tutti gli altri. Somnia avversioiie, come dimostva TA. , ebbero fin da priiicipio i Romani per le straniere reliwioni. Nelle leggi che si a.trihuiscono a Komolo , e die altri con piu ragione o|>ina poter convenire a Nnma, ordinavasi die noil si vencrassero Dii per' grini , tranne Faiino. Al- cune eccezioni furono poi fatre n qnesta discij Una ; ma I'antico codicr reliirioso fu seinpre conservato ben- cbe Tarcjuinio Prisco ed altri dajipoi 1' aV)biano nio- dificato tjuanto alTesterno apparato delb' fesie ed alia celebrazioae de' riti. Cosi sono conciliabili Livio e Dio- nigi clie a>severano essersi la religione Romana serbata sempre la stessa, con Plntarco ed Ovidio i cjnali dicono che fosse differenie quella di Noma. Cadnto il donimio d*"! re e staljiSite sotto il governo decemvirale le If Kgi delle doHici lavole, si ebbe a more di pronuilgare e di conffrntare no^ellaniente qnesti iprinci'-j : ennre clie sieno perpetuamente eliminati dalla citta e dali' Italia. Tito Livio pone in bocca sua una elo- queiue orazicne contro colore die introducevano nuove ceriiuonip , e le facevano j)rivatauiente celebiwre nelle case. E die? die' egli , a" tempi de' nostri padri e degli avi nostri non fu ingiunio forse ai magis:rati , che proibi>sero i culti siranieri , scacciassero i vaticinatori dal foro , dal circo , dalla citta , rlntracciassero i libri de' vaiicinj , e gli dessero alle fiainine , vietas^ero qua- lunque nuiiuera di sagrificare , eec(;tto «,he quella ac- CDstuniata in Roma'' E perche questo non si creda uno de' solid scuioni che Tito Livio fa renitare a' suoi personaggi, csiste tuttavia la tavola del S. C. de Bnccn- milihus [■lUendis scoperta nello scorso secolo ueirAbrnz- zo. Es«a si confornia in piii luoghi con quanto leggesi in quello storico , ed e^pressamenle si proibi>ce che quelle cerimonie non fossero fatte ne in pubblico ne in privato, nc fnori della citta. Lo scopo di questa legge non lu quello soltanto di prevenire i disordiui ed i delitti die potevansi conimctterc in quelle adunanze, chiaiamente opparendo e dal nionuniento citato , e dalle parole ,^ello storico che si voleaiio togliere di mezzo i bacca- ;li estensori di quelle in alcuni altri punti esaj.erate e poco edilicanti leggende. Gii fpitpti coi qnali abbiamo poo' anzi qaalificato i Pomani avranno fore scandaliz/ato taluno ; ma quanto air indole brutnle, giudichlamo che niuno vorra con- trastarla a y;<=nti che si palesavano barbare e crudeli ne' loro divertiinenti medesimi , e V ignoranza andava del pari con essa. Si potrebbe di faito muover gran dnbbio se la massa del populo costituisse presso i Ro- mani una nazione veramente incivilita , come senza verun dubbio era quella de' Greci ; e per togliere qua- lunque equ voco die questa proposizione potesse far nascere, sara mestleri di stabilire quali condizioni sieno necessane perche una popolazione possa dirsi incivilita. Non crederemo gia che basti 1' avere es^a letterati e scrittori , come n' ebbe altresi tra noi il ro/zo secolo del trecento, poiche tuito al piu potrebbe allora con- tare !tna c'asse di uomini istrniti ; ma se la cla^^se piu numero-sa rniarrk lo iinperverso contro i cristiani, e I'A. rie^'ilo:;;iiKlo qnanto su tale a'^siuiio da pnrecclti scrit- tori 'u jetto ( ne sappiamo perche non si giovi niai deil'autoritfi di l.uinait), inostra quale condoiia intorno a ijiifsto pariicolare abbinno leiiuto Claudio, Nerone, Doiuiziaiio , Vespaslano , t'cc. non clie gli altri die lianno lama Ji e.^sere 8lati piii inditljienli Che se la religioue r.ii>iiaiia non f'u ne' priml tem|)i persejiuitaia, cio ad- di venue, die' egli , perclie veniva conlusa con la giu- ddica die era in Fioma i ennessa. << Qnesta vtrita e " iliiiiosii-ata da cio die accadde in diversse epoclie a >i Paolo ed a Silla ba 'dicori de! vangelo. Accnsaii " avauii li aia;iistraii di Fili,>pi , come pronrulgatori di »■ an uuovo cnlto non a|'pr<)\ato , fu tanmsto toman- »• I'-'.io, die iateraie le \esti e sroperii gli onieri fos- " ^er\> crndelniente flaiiellati. Per io coiiirario dinua- n ZI3JO jl dottore delle genti dao'i Ebrci di Corinto a » iSovaio fratello di Seneca Pr.. ton-solo delTAcaja, " ricnsa di ina;("rirsi in (jnesto atlare, per^naso die la " reliitone cristiaiia facesse parte del giudaisino, e sic- " come lale permessa nell' Itni'cro Hoaiano, e protetta " dalle leggi : e forse per qnesta raj^ione Agrtppa di- " diiara a Fcsto die poteva sciogliere I'Apo^tolo dalle " caiene, si non apptllasset Ctpsvrim. Cio die leggtsi M di Novato e di Agrippa, si confenna con la condotta " di Fi lice e di aliri governatori roDiaai , i quali ri- •' guardavano i cristiani come ebrei. i» A I tempi di Neioae era gia dileguata que'-ta falsa opinione, e qndl" imperatore eccito la prima generate persecuzione contro i cristiani. Sono gia noti gli steiiipj da hii coninics«i , e cl sen'.bra die fra i personagjii per tal cagione niolesiati annoverare 6t possa qnella Poni- ponia Crecina ramnientata da Tacito , die i\\ proces- sata <:ome rea di straniera snper^ti7,ione , extrrncn su- perstition's rt-a ( Tacit. Annal. lib. i3), e niinacciata di inorie; nia il marito ft" appariria innoceote , essrn- dosi , giiTsta la prisca iisanza , a-^sonto il diritto di giiidie.arla. E assai probabile almeno die e?sa fosse Uiia dclle prime donne per=i rispettare gli Dei pati-j nelle provincie» e che era ai Presidi raccoinaiidato di non violarne ar- bitranatnenie le cerimonie ; ma questa indulgenza , come r A. dimo'^tra, fu suggerita dalla politica , e noti era che un espediente di piu onde tenere soggetti i popoli soggiogati , e togliere un pretesto di sommossa, Uno de' priacipali delitti che Cicerone rinfacciava fi "Verre, era quello di avere a Siracu>a perturbaio 1' or- dine delle cose religiose , non osservando la legge la- torno air elezione del sacerdote di Giove. Nulladime- no la perm>ssione conceduta ai popoli conquistati di conservare i proprj riti non era senza restrizioni ac- cordata. Se si indaga, sogguinge I'A., la condotta po- litica che tennero i Romani con le popolazioni vinte dclP Italia , e con altre la reiigione delle quali noa d'fferiva gran fatto da quella di Roma , si vedra che era molto diversa da cuella serbata co' Galli, cogli Egizj e cop,li Ebrei, Ai primi per lo piia si accordava il pri- vil-^gio de' municipj , che vuol dire la facoka di go- vernarsi con le pruprie leggi , e di mantenere i loro sacri riti, le quali cose non si permettevauo agli altri. Ma quella condiscendenza non si estendeva per altro a toUerare P esercizio di questi riti fuori delle natie comrade, quando non se ne avesse prima con un par- t;colare editto otteuuta licenza , e in caso diver*o si procedeva al castigo. La liberta de' culti era dunque jnol<,o ristretta. A fronte di essere cotanto intoUerantij accostumavai- no tuttavia i Roinani allorche assediavano una citta di complimentare gli Dei che ivi soggiornavano offe- rendo loro ricovero ed ospitalita nel jiroprio paese , la quale cerimonia clnamavasi erocastone. Pm che dal DEGLI ANTICHI ROM\Nr. 3o5 pregio rn cui fosscro teiiuie quelle divinita era su2;ne- nto cjuesto espedieme dalla cupidigla J' inijia^lrouirsi della citta assediata, giacclie, su|H'rstizio8i com" eraiio, paveutavano o sopettavaiio almeno clie gli Dei die ivi avevano stanza potesseio fare andare a male Tim- presa per non essere disturbaii dalle loro sedi. QuesiL Dei rlnaniavan-ii p/'rcgriiii , ed erauo incorporati nel cuUo pubblico de' Komani. Talvolta aucora sen-'a avere coiHjuistato il paese introduci'vaiio dalle ciita straniere nella ca|)itale i! sinuilacro di cjualche nnnie , die ri- pntavasi porieiitoso, quali sarcbbero quelli di Cibele, di Cprere , di Escniapio , die trassero dalla Frigia, dalla Greda e da EpiiJauro prima ancora die divenis- sero padroni di quelle cotitrade. Ma quaiitiiiiqde si promettesse agli Dei evocati il iiipd ■siiiM» culio, ed aiiclie nno niMg^ziore di quello c!ie nvevaiio nel ]iroprio paesc, tuttavia c[ esti novelli uu— ihi facevano in l^uina una mesdiina ligura , e si po- trebbero paragonan- a que' n(>})ili di receate data che non g dono di qiiella tal quale stiiua al |)aro de^^li an- tichi. Es-i erano tiiti.i insieme confusi , dice PA., e cu- inulatatiiente veneraii sotto iS mme di Dei veouti di fresco, Novens les ; non avevano JlamUii, non templi magnifici , nmi collejiji di sacerdoti , se uoii die di ra- do , e Torse andie , liice 1" A. , alia sola Iside , ne si concedeva ai loro seguaci la Cacolta di nnirsi e di for- mare collegi. Alcuni iinperatori banno in qiialdie parte derogato a taluna di queste discipline, nella guisa me- destina die alcuui altri per avidita di danaro perinisero •odalizj per I' eserci/io di cuiti alT.itto estranj. Ma ge- neraliiientf^ gli Dei delle iiazioni soggiogate erano posii in ridici'lo , eonie fn fatto da Ciciione , da Dione , e I segnataniente da Glovenale rispetto a que' dcH'Eiiitto , t come non ebbe scrupolo di fare Virgilio allordie -diijse : Otnnigenumque Dcilm monstra et latrator Anubis. r piii inoderati gli risgnardavano con indift'erenza , e tale era la disistima die si avpva pel culio ettero , I'he i t< nipli da quelle uazioiii innalzati anclie a:>li Id- tli'i di Rouia non pntevano essere dtdicati. Allordie j "1*11010 il giuvnne cliiese a Trajano se dovca pennetterc il' quei di NiconiediH die trasfenssero il sinuilacro 1/a- Tfti mf'S'nx d.x uii ancidiissimo teinpiu che minacciava 3o6 DELLA fOLLERANZA. BELIGIOSA rovina In aliro piii coiuodo, T imperatore rispese che il inoio di una stramera citia noa era capace di dedi- cazioiie. Oltre a qneste notizie che abbiamo siiccintamente compendiace, e die si riferiscono o all' aperta intol- leranza che palesarono i Romani contro le reli?;ioni forestiere , o alia poca stima die ne facevano andie quando T esercizio n" era permesso , entra FA. in molti particolari per dare a conoscere quale jngereuza aves- sero i sacerdoti di quelia nazione nel cnlto cosi pub-l blico , come privato , e quale fosse ii loro ministero. Qnesta parte delT opera e egualmente iuteressante e istruttiva , lanto piii che da a'cuni si stima che a poca cosa si riducessero a quel tempo le occu;iazioni dei sacerdoti e la loro influeriza sulla vita civile. Ora le pratichi tutte di reli;?iorie cosi pubh>liche co-* me private erano s> ttop'Ste all' i>pezioiie ed all'au- toriia de" ponti^tic'. : e dicesi le private, porche a^in era* lecito ad ognuno di eserc tare in casa a suo benepla- cilo quelle ceriiuoiiie religiose che piii gli aggradivano. Furonp ileterminaie perfino le deita che venerar si do- ■vevano nei domestici lari-, e sicconie difFerenti erano le Sacra privata dei plebfi , da quelle de' pa^ri^j , es- sendo i pregiudi?] della nobika ki gran vigure presso, quelia naz'one , c.>si la viu^iJanza de' sacerdoti era ne- eessaria acci'^cche gli uni iion u.^urpa^sero gll Dei de- gli aiiri. L" ir.iervento lore occorreva nelle consecrazio- Bi , e nelle de iica/ioni , che si esegiiivano scrupolo- saiiiente osservando tutte quante le cerimoiiie , seaza far distinzioue se la cosa consacrata i'osse di poco o di grand.^ momento. Non e da dire se fossero stabillti tuiti i ntuali che dovevansi o'lservare in tale occasio- ne , anzi erano prescritte le parole stesse che pronuu- ziar si dovevaai> dal sacer lote , e se per avventura fo-sero state onimesso , tutio era nuilo ed invalido. E Romani consid.-ravano grancte scelieratez/a il privato iiinalzamento, la consecra-ione e la dedicazione di un'ara ogniqualv'olia non avessero assistuo i pontrlici. Per la consecrazione bastava un semplice saj^ritizio , ma ■;>iu gra.idi solennita ricliiedeva li deJicazione , e molta importanza si aitribuiva al toccare ed al brincicare che facea il -acerdote gli spigoli della porta del teixi- pio, o della casa co-nsecrata. I DEGH ANTICni ROMANI. Zoj I pontefici jueseclex ano duncjue al colto pnbblico e private, alle lesie, ai sagrilizj, vegliavano acciocche la leligione non ibsse profauata da escraij nti , e la po- de-ia loro era si ainpla , phe ie decision! e i giudi/j di quesii nelle cose di religioae risgiiardavaasi iua|)- pellabili. Convieii credere in vero cht- di gran nle- v.'Miya fosse il potere di cui era inve tito il p .iitetice nias-iuio, poiclie gT imperatori che vollcro lutLi nu- nirli nella propria persona , non oniinisero di appro- jjfiarsi anche questo. Ma il culto di Roma non solnmente era vincolato all' auioriia de'sa erdoti; esse aveva akresi dipeudeu/a dalle pre»crizioni del sfnato. Senza 1' approvazione di qne-io, o dei tribuni della plebe non era lecito di de- dicare tainpoco un' ara. La vestale Licinia coiiiecbe per sacerdozio qualificnta , pure fu ripresa dal pontetice Publiu Scevola per averne privatamente consacrata una sotio la rupe del nioute ATentino , ed il senato co- inaiido imuiantinc-Dte cbe fosse tolta dal lucgo , e se ne distiuggesse ogni niemoria. Non era di piccolo im- pacoo il soiidisfiire a tuite le domantle die faceva il sacerdote nel caso di sitlatie dedica^^ioni , poiche vo- leva essere inforiuato et quis dicit , it quid et quoniodo qucEritur , come si ha da Cicerone, cioe chi era il de- dicanie , quale la co-a che volea dedicata , ed a qual fine lo doniandava. La poiesia di adottare nuovi nuuii , e di decretare onori divini a nuovi eroi , come pria si e detto , stava nel seuato che manteune quesio di- ijtto ne' tempi eziandio in cui il consesso de' padn co- scritti si riduceva a mera ap|)arenza. Meglio sarebbe state che come aveva perduto tutte le alire preroga- tive, gli fosse siata tolta anche qucsta , poiche si sa- rebbe risparmiato la vergogua di canonizzare gente cosi nialvagia , ciie non solaniente stava assai male nella classe degiiDei, ma deturpava qnella ancora degli no- mini. Tali furono la piii parte di quegli ini|>eiatori , e molte di quelle iniperatrici , le quali face\ ansi ('^S" giaie in cielo a cavalcione di un pavonp,di un'aquila, o portate dal vrnto. Seneca ci ha tramandato i riti ed il forniolario usato in quesie apoteosi nella piace- vole saiira ove de^crive la deilica/.ione dello stupido Claudio, e che con teranne greco intitolo apoculocm- thosis , che noi divemmo inzuccuzione. 3oS DELL\ T0LLEUA.1S(ZA. RELIGIOSi. Ne a tanto era circoscritta V aatorua del senato la fac^'-nde di religione (^uaiitunqne per le leggi delle XII tavole fosse moko pstesa la I berta di tesiare „ tuttavia aon era porniesso , come ue fa fede Ulpiano, di lasciare predi gli Dei senza an senatus-consulto, cjue- gli Dei alineao che non erano ricoiiosciuti : al senato apparteaeva eziaadio di permettere o di proibire le coointernite ed i collegi che si adunavano per causa di religione , potere che ac' tempi conseciuivi si arro- garono anche gT imperatori. » Trajano , dice 1' A. , si « decaniato dagU aiiiichi e da' moderni per boiita e ti per clemenza giunse pevfiiio a proil)ire 1' Etcrie , le » quali altro nou caiio che alcuiii couviti, die si fa- » cevaiio dai mt mhri de'colleji religiosi E qua.ituaque » le Agape de' cristiani , come iadica la parola greca « die amore e dilezioae sigaifica , fossero assai diverse )i dalle Eterie de' Cretensi , degli Spartani , degli Ate- » niesi e degU aitri geutili , jjure i priiuitivi cristiaai »> si dimostrarono tatito ossequiosi e rigidi osservatori » de'comandi de' priacipi, die si asteiiaero pertino dal » raduiiarsi per prender cibo >/ , come assevera Plmio nella famosa sua leitera a quell' iaiperarore. Risuh" adunque da tutto que'lo che alibia.uo esposto «juaato fosse presso i Romani ristretia la liberia deL culti ^ ed a quauie precnzioni era ligui quella ezian- dio del proprio; prescrizioni tutte, alcuae dtHe quali erano beasi dettate dalla politica , nia la p ii parte da quella fariarica super: t'zione che Poliblo ad essi rim- provera. Adduciamoae per ultimo ua altro esempu) ri- ferito dall'A. Scavandosi la terra nel m>ute Gianicolo fa trovara un temp > una cassa conteuente se te libri de jure poiitificu a , od un'aitra ancora in cni ne erano riposti aitri Sftfe dr disc'p'iia sapi'Titice. II governo or- di;i6 tosto che fossero da un incorroito e severo raa- gistrato rivisti , ed udiia dal pretore urbano Quinto P'tilio la rela?ione, itnmantineote comando che ios- sero pubblicameute abbruciati , teniendosi , dice Va- lerio Massimo, che riuscissero irdo desio di ra- pina , e dalla sete del sangue; in que' del T iiupero vi- gliaccamente sommessa alia tirannide dei despotiche^ la governavano , turpemente corrotta , e sempre ri- balda. Per la diversita del culto si perseguitavano so* vente e si opprimevanp gli altri popoli , ma i perse- nntori noa eraao n^ piu felici , ne migliori di qu;esti.^^ / PARTE II. SCIENZE ED ARTI MECCANICHE. Ragguaglio dl alcnni molluschl e zoofiti del mare Tirreiio presso la casta rornaua , coiiitmicato dal signer Brocchi at signnr Renieri , professorc dt Scoria naturule neW Uiiiversitd di Padova, OCORRENDO la costa del mare Tirreno , benche ad altro scopo tendessero le inie osservazioni , non trasandai di d:\re wn. peiisiere ai niollusclii ed agli zoollti di quelle acque , iiieinore di qnanio, inio caro aniico, mi avevate raccoiii mdato. Comeciie questo ramo di storia naturale semlni aflitio alieno da quelle intorno a cui mi occupo uii po' piu di proposito , non manca tuttavia di avere qnalche correla^ione con esso ; ed io ho sempre giudicato clie per essere cliscreto geognosta , almeno nel suolo Iia- liauo, faccia mesiieri di essere discreto zoologo, per quelld siiigoliniieute che spetta agli animali del mare. Tante e di geaeri tauto tliversi sono le spoglie di quesd vi- venti die incontraiisi in Italia sepolte nella terra in con- seguenza delle aiiticlie caiastroli, die quando uuo voglia acquistarne qualclie parcicolare contezza, uon potrebbe asieuersi dallo studiare le produzioni de' mari coatigui. Vero e beusi die in podnssimo numero sono i niollusclii fussili, e die un miiieralogista potrebbe di leggieri pre- scindere da (piesto studio , il die non sarebbe rispetto a qiiello della couchiologia , ed all' altro che concerne gli zooliii. Ma poiche uuo lia posio piede in questo vasto campo della Natura, pno egU prescrivere un rigoroso confi- ne alia propria cnriosiia? e potea cio farsi da me cui taato stava a ciiore Ji soddist'arc iu qualche maniera nlle braiue 3.11 RAGGUAGLIO Bt ALCUNr MOLLUSCHI 6.1 vol clie intento ad illustrare i moUuschi dell' Adriatic* cou un" opera clie dovra essere classica , voicte avere qualche notizia di quelU che alliera;aao ia qiiesta parte del Mediterraiieo ? lo ne ho radunato ua picciolo iiumero , e ve ne trasmetto il raggnaglio corredato di alcune o»- servazioni, che a voi saraiiao snperflue , ina che riesci- roao a me nello stenderle di piacevole trattenimento. Fra alcune specie gia note altre ve n' ha che non e a mia contezza essere state descritte ; non saprei per altro assolutamente asseverarlo , non avendo potuto qui con- sukare tutti gU autori de' quali avrei abbisognato ; cosa difficile da conseguirsi anche in altri paesi , giacche il riu- luero de' liliri e oggimai cresciuto , e va tuttavia crescendo a dismisura, ne per la zoologia havvi per anche una sinopsi , un eienco, o in qualunque altro modo chiamar si voglia un' opera che tutte riunisca le spezie cognite, -r come e stato fatto per la botanica. Dall' altro canto an- cora peregrinando come io f o , non potrei scmpre lunga- niente occuparmi a svolgere di moiti voluuii nelle bi- blioteche. La piu parte de' molluschi di cui parlero furono rin- veouti nel mare di Civitavecchia , presso cui mi trattenni buon numero di giorni , e dove ho fatto parimente una pill abbondante raccolta di fuchi per aggradire alcuni altri miei amici. Eccone adunque il catalogo , clie se dovess* , essere pubblicato non meriterebbe altro titolo se non che queliodi Pugillus molluscorwn etzoophytorum maris Tlijrreni.' 1. AsciDiA intestinalis. L. Nella darsena di Civitavecchia. — • ' , Ua sacco membranoso biancastro e pellucido investe' il corpo di quest' animate abbondantissimo nell' indicat*' luogo ove si rinviene attaccato alle pietre dalle muraglie, ed alle tavole de' Vjastimenti , e volgarniente e conosciuto' aotto il nome di cogUonetti. Di rado se ne incontra un individuo solo isolato , ma pareccbi di essi quattro, cin- que , sette e piu ancora sono riuniti a grappolo aderenti iVa loro con la base de' sacchi , ed insieme irnbrigliati ^ jueJiante aicnni filamenti fibrosi o tendinosi, di maniera' che sembra che sia in carta guisa una conuessione orga-' nica. Neir oritizio delle due aperture che veggonsi alia- estremita superiore , 1' una piu bassa dell'altra, e che' f^aao I'ufiizio questa di bocca, e quella di ano , si an-- iK«.veraae nella pia elevaU otto •reneUntuCe , e ueli'altra B ZOOPITI T)EL M\RE TIRnTNO, 3l3 •oltanto sei. II corpo dell' ar.irnala spogliato del sacco 1ir una tiiita verJe giallogaola dipendente tla sottili linee trasversili di questo colore, distinguibili soltanto con la lente. E striato per lungo, ed ha la stessa Tigura de'l. sacco , vale a dire e siiiieriofmente diviso in due lirevi rami, ciasr.lieduno de quali va a terniinare all' apertura di que' del sacco niedesimo , ove riniangono attaccati. Estratto qupsto moliusco dall' acqna e gonlio come an otricello, eiu grandi , molti ve n' ha di assai uiinuti. Tali ascidie iiil'jtruili furono parimenie vedute da Bohadsch, che ne da la ligurn, e dni Redi, e qaesti autori dicono di averle irovate alerenti al corpo di quelle adnlte , per la qual C08i opiaava Brugniere rlie cosi fatti animali moltiplichind per germo ruvida, di colore giallastro, e tanto poco questo aniinale 'Si miglia alle specie congeneri, che si scambiereltbe di primo tratto con qua'che aicione. Se i balani niditjeano sidV ascidia intestmalis , soao inipiantate su questa serpnle, spugne , cellepore , millepore ( millepora coriactn ) coral- line, flustre, ecc. Attesa I' irregolarita .Jeila siiperficie, aoa si possotio sovente ravvisare che a steuto le due aper- ture proprie di questo genere di moUaschi , le quali ora sono vicine, ed ora assai distanti T uua dali' altra. TufFata nsU' acqua salsa ed agnz/ando lo sguardo allorche mette *in a/.ione quest! organi, si scorge essere Torificio di quei pertugi di bel colore rubicoado, rigito per luugo, con 'quattro crene o tubercoli piii pallidi, i quali formano una ffssura cruciforme allorche si contrae 1' apertura. Alcuue linee bianchicce sono nell' intervallo che rimane fra un tubercolo e V altro. Se le aperture non si djsceruono "esternamente, si poira riconoscerne la situazione aprendo 'la buccia, e si troveranno allora ove il corpo delTani- male ha due punti di attacco, essendo libero in tutto il rimanente. Esso ha un colore rubicondo e giallo ; e Tin- terna superficie della corteccia , che sotto il taglio della forbice ha una consistenza tendinosa , e di tiuta carnicina pallida con un lieve luccicore di madreperla. Quest' ascidia e rappresentata da Giano Planco ( tnv. 'VII, fig. A, B , D, E) e malainente Gnielin riferi quella figura alV ascidia mentula. Un* altra ne aveva prima dato il Redi { Jnim. viv. tav. XXI, fig. 6 ), accoinpagnata da una circostaiiziata descrizioue. Cuvier intitola Ascidia ' microcosinus quella disegnata da questi due autori ( Le ^regne anim. ecc. ( II , 498 ). L*" aniniale di cui si tratta e uno de' pocki molluschi ^ descritti da Aristotele in guisa da non lasciare dubbio 'circa I'identiia della specie. Esso e da quel nnturalista denoniinato Tcthya. Parecclu antichi suoi comiiientatori K ZOOFITl DEL MABE TIBRENO. 3($ ne pnrlano pftrimeote in inodo ahbastanza chiaro, come «i piio nscniurare nelle opere di Gesaer e dell' Aldovraiidi. II Belloiilo dice clie nl tempo sao si vendeva come aui- male commpsiibile a Venezia sotio il nome di spu^ne. 3»H0L0THURU tuhulosa. L. Del mare di Civitavecchia. Vulgatissima e questa oloturia , die con poco onesto vocabolo eliiamasi popolarmente C02ZO (it mare, e si com- piace di dimorare luugo la spiaggia fra gli scogli ove I'acqua e meno agitata. Rispetto agli accident! delta su- perlicie del corpo presenta alcune varieta, che noa si pos3ono coavenieiuemente ricnnoscere se non che nel- r animate vivo, e che sono tanto piii meritevoli di ri- flessioue , quaiito die si sottraggono ai caratteri staliiliti da Ginelin nella definizione di qnesta sperie , che egli qualilica corp'irf supra pnpiUoso , siibtus tuiuloso. Trovansi adunqne di queste oloturie di colore castngoo carico , e tutte sparse uella parte interiore dalT una liao all'altra estremita di punte cilindriche troncate iieU'apice, retrattili, ma non intieramente , hianche nella ininta , della lunghezza al piii di una linea, e del diametro di mezza. Si snppone che facciano uiTizio di piedi , e sono i tuhetti cosi iiititolati da Gmelin; quantunque non si scorga che sieno cavi al di dpniro, e veggasi soltanto nel centre nna maochia pellncida , ovvero una t'ossetta leggeniiente concavn. Bohnds< h ( tuv. VI, fis^. i ) ed il Vandelli ( D'' quih. insect, rruir. tov. Ill, fig. 1,2) hanno rap- preseiiiata questa sorta di spine, ma in quelle figure esse Sono circoscritte alia regione iriforiore del corpo , mentre sulla superiore vi sono tul>ercoli conici di varia grandezza ; semhra die Gmeliii ahhia su coteste figure coniato la sua frase sjiecifica. lo ho trovaio individui ove quelle S|iine niedesime veggonsi parimente sul dorso , quantunque niolto |iiu rade, e tutte erano colornte al contrario di quanto dice Bohadsch il quale le dcscrive bianche con I'apice fosco. Negl' individui di cui f^ivello mancavaiio i tuhercoli conici. Altri poi ne ho veduto di colore castagno carico al di sopra, e piii chiaro nel rimanente. II dorso era tutto sparso di bernoccoli con la base assai dilatata , dal cea- tro de' quali sorgeva una jiupilla oitusa. II ventre era atfatto liscio, tranne che presso alia bocca ove si rav- visavano alcuni de' suaccennati bcraoecoli. 3l0 RAGGUAGiip JDI -ALGONI MOLLUSCai Altre varieta ne ho pescato nelle quali queste pvotu- beranze erauo piu appareatl sul ventre che non sal dorso, oltre aJ alcune clifFei-enze di mluore rilievo rispetto alia grandezza loro, e all' esseie piii o men nuinerose. Seailira clie non si possa muovere dubbio che queste non sieno appunto varieta, fiinanendo costanti gli altri piu essenziali cai'atteri die distinguoao la specie. Tale e quello del numero e della figura de' tentacoli che stanno intorno alia bocca, di cui ne ho sempre annovernto venti, cliv'si nell'apice in una specie di Stella con cinque laggi fatti a frangia. iL gia nota la proprieta di questo animale che preso vivo se e vizxo e raolle brancicato diventa rigido e tosto. Ke meno curiosa e Faltra che essendo vicino a raorire evacua per 1' auo le intestina, che veggonsi sempre ri- piene di minuta arena. Bohadsch assai si distende a ra- gionare intorno a questo fenoraeno, che sembra essere stato osscrvato anclie dal Bellonio , il quale scambio le Ludella cogli escrementi , dicendo che questi sono bian- chi , e taiito indurano all' aria che possono pareggiare le corde di viollno. Avendo io cio veduto la pi-ima volta in alcuni individui , die raccolti presso il lido trasportai airabitazioiie involti in un pannolino , attribuii quello scarico alia contrazione del corpo dell' animale che si trovava fuori del suo ordinario elemento, Osservai ia progresso che lo stesso succedette negli altri che con- servava in vasi d' acqua salsa, allorche non rinnovandola opportunamente acquistava una qualita coutraria alia vit^i di queste creature. Da taluno mi fu narrato clie in qual- che luogo si mangiano , ma uon ho potuto avveravlo. Questa oloturia sofFre niolte alterazioni nello spirito di '■vino. Essa si raggrinza in uiauiera che mentre 1' animale nel naturale suo stato ha la lunghezza di otto poUici e di un plede, morto si accorcia tanto che non e piu lungo di tre in quattro pollici. Assai difllcile riesce allora di conoscere il numero e la forma de' tentacoli , i quali soa» per lo piix contratti e ritirati entro la bocca. 4. HOLOTHURIA pentacta. L. Ivi. . Gmelia e Bosc danno a questa oloturia la lunghezza di hno a sei pollici-, io non ne ho ritrovato che indivi- dui lunghi un poUice incirca. Gmcliii dice die e di co- lore verde bruno ; io I'ha sempre veduta di tinta earica E ZOOFITI -DEL M\RE TIRRENO. 317 di caitngtio con macchie bianclie. Ha cinque costole lon- gitu'liriali , coiii[>oste ciascIieiUina di dvie serie di papille schiacciate e leggennente cave nel centre, ed alcune vc n' ha iuoltre sparse pel rimanenle del corpo. L' estre- niitii posteriore e molto ottusa e rotondata: d' intorn* alia bocca sonvi dieci tentacoli frondosi. End. Var. corpore ovato , posterius conico. Questa varieia e quella rappresentata da Bosc ( hist, nat (les vers. torn. 2, tav. ^7 , fig. i ) e sembra che ad essa appanengauo altresi le figure del Vandelli ( tav. II , fill, la ) e di Giano Planco ( tav. VI , fig. B, E, F). Differisce dalla prima in quaiito cbe la forma del corpo e conica, ap|nuitata nell' estremita posteriore , come me- glio che in qualunqne altra si scorge nella lignra di Bosc. II fondo del colore e bianco variegate a punti e a mac- chit- ferriiginose, Delle cinque coste tubercolate due sole tra esse vicine sono coniposte di due serie distinte di papille , e le altre constano di moiti di questi tubercoli posti alia rinfusa. La lunghezza e di due pollici incirca. 4. Aplysia dcpilans. L. Del mare presso Palo. Nulla mi riniane a dire intorno a questo animale di eui Boiiadgch ha dato ua' ottima figura ed una estesa de- •crizione, se non che io non ho saputo riscontrare ia esso quella proprieta depilante che gli viene attribuita » eonie non seutii tampoco quel nauseante odore che si dice che esso tranianda. Avicenna che lo descrisse sotto il noine .-noaiia s , oil- ■ :;q xJiras-n.-r) ,|kb v-aqca-ta a onioiai'lle. c •^imOS jJoiCOp <:mj>m;.. ■ ■;, iffitip 3,?' ..,0iMiEd Isijusvith iuhiv'ihai "'10 .o»'ioli oIovEo li, ' "p ih J33;s9i{.gTfR[ «f a 9 9 nil, pi Jo jb -.w ■ ■ ■ ;:'^" ■ •.. - . . ' .onojJtikl _ ^,. ia& /sibsM .21*8 hb oiBS^nq A ooiuihca oJesan edaf .1 B oiJC> . i§ lo a gfnrninc IbIi » « ■S'S'iOii / 9i sa^rJooa a (£«;.• Ji , obi E ZOOFITI DEL MARE TIRKENO. SlQ distanza <3al capo havvi I'organo della generazione, il quale rappresenta un corpicciuolo conico, che tece da uii pertugio circoiidato da un orlo rilevato, e alia di- stanza di qiiaitro linee da questo verso la parte poste- rioie . e quasi alia meta del corpo vedesi un altro piu piccolo foro laterale che e Tano. Le hranchie sono col- locate da anibo i lati della faccia inferiore del margine sporgeiite del inantcllo in senibiaiiza di linee crespe e poco nlevate , olilliquanienie trasversali. Credi" che qnesio niollusco appartenga ai Gastcropodi ili Cuvier , ordlne Inftrohranchu e genere Difiitdc ; il qunl genere ha le hranchie nella sopradescritta situa- zione , il niantt'lio piii appuntato posteriorniente , la te- sta seniicircolare ( nel nosiro e piuttosto conico-ottusa ), e r ano dal lato destro. Questo naturalisti non ne co- nobbe che una sola specie nel niuseo del s:g. Brugmans a Leyden. 7. DoKTS verrucosa. L. Del mare di S. Severa. Questa doride abbastanza conosciuta si accosta nella forma generale alia prec edente , se non che il dorso e sparso di tubercoli rotomlati di diversa grandezza , I'ano e verso V estremita posteriore del niantcllo , e circon- dato tutto all' intorno da hranchie ramose e crespe , dal complesso delle quali risulta in piccolo qualche somi- glianza con un cavolo fiore. Gl' iudividui rinvenuti hanno la lunghezza di otto linee e la larghczza di quattro. 8. Cl.io pastroptera — Castroptcron. Kosse. { Dc ptfropod. ordinc ct novo ipsius genere. Ilala. 171 3 ). Del mare presso Netiuno. Anche questo niolhisco fu portato dal sig. Wcckel dal mare di Napoli, ed e iigurato e descritto in una disser- tazione inaugurale coniposta dal sig Kosse discepolo suo, il quale ne fa un nuovo genere della classe dei ptero- podi. lo lo includo nel genere Linneano Clio a cui mi •embra che sarebVie stato rilVrito dal naturalista svedese. Questo animale e composto di un sacco globuloso , molle, semipellucido , il quale contiene le viscere,eda cui rimane distinta la testa . che e piccola , di forma traente alia quadrnta , e anteriorniente coperta da uno scudeito carnoso triangolare. Alia parte su|>eriore del corpo , e alia posteriore della testa e attaccata uoa larga 3aO RA.eGU4GLT0 DI ALCUNt MOLLUSCHI membrana a foggia di mantello spiegato , in mezzo alia quale , come fra due ali membra nose , e il corpo del- I'animale. Essa lia una figura eUttica , e di sostanza car- nosa , di colore rubicondo con niacchiette bianclie. Le branchie formano una frangia dal lato destro del corpo , e presso di queste e T apertura dell' ano : un' appendice Term forme sta sul dixianzi non affatto nel mezzo , ma alquanto verso il lato destro. La lungbezza del corpo e di iinee otto compresa la testa : quella del mantello h quasi pari. La maggiore largbezza e di sei Iinee all' in- circa , ed il mantello spiegato e largo un pollice. K< ss« non ha ravvisato tentacoli , ne io stesso ne ho veduto "vestigio , non avendo esaminato 1' animale vivo, il quale fu trovato dal sig. Riccioli presso la spiaggia di Nettuno insieme con la Doris plturobrundma. Ke do una figura migliorata {^fig. 6 ).H'-*i> ,i.,miu>^i^i\ aitii— — .•,i.';..-i*ri/-.'K ol oilctrfi^ 9. Thetys leporina. L. Del mare presso Astura. Non sarebbe cosl facile di riconoscere qnesto animale wella grossolarja figura che ne porge Rondelet (png. 626. y!.g. a, 3), la quale e comunemente citata , e die sem- bra essere stata copiata da Bosc. ( hist. nat. des vers. torn. I. tav. 2.. Jig. 3). Migliore, ma non al naturale ab- bastanza , e quella del trattato de oqnatilihus di F.ibi* Colonna alia tavola XXVI, a cui deesi aggiungere I'altra che e nella tavola XXIL Molta industria si richiede onde rappresentare al vivo un animale, che tratto daH'arqua in se ipsuin concidit, come aggiustataniente disse il Bel- lonio , perde la sua forma, ed acquista quella di una membrana vizza ed informe. Veduto nel natui-ale suo state somiglia ad un gran fiore monopetalo cnm]5nniforme di lungo tubo , come sareiibe quello della Batura stra- monium o fastuosa , dal cui centro sorge una proboscide air estremita deila quale si apre la bocca. La membrana campaniforme dicesi da Rondelet avere il margine di co- lor nero, secondo il Bellonio di colore azznrro , e Fubie Colonna la descrive orlata da una linea di porporino ca- rico. Neir individuo che ho presente non si scor^re una zona contiaua colorata , ma soltanto alcune macchie di tinta azzurra nereggiante. II Colonna fra gli antichi e il solo che accenni i due tentacoli membranosi , che veg- gonsi esternamente verso la base della campana , ove' eomiacia il corpo dell' animale, « sano da hii ehiamati E ZOOriTI DEL MARE TIRRENO. Ssi tmres, pinnuloi e appendices. Gosi pure egregiamente descriv* il dorsu tli questo luollusco intortis laciniis undique scissum. 10, ACTIKIA viridis. L. Del mare di Civitavecchia. La deteruiinazione delie spezie di quesio geaere di molliisclii e per consciiso dc' n.'ituralisii soiiiniauiente dif- licile altesi i luolti cauilnaiiienli che preseutaiio cosi nella f»)niia f come ael colore. Cuvier dice the non e da li- darsi dei carattcri stabiliti dagli osservatori , e uiolto meiio dei ravviciiianieiiti proposti dai conipilatori , di ma- uiera clie se lioii possono tare autorita ae questi ne quelUt la cosa e poco nieiio che disperata. . Convieiie dire per corto che a molti camhiamenti di colore sieiio soggette alcuue spe/.ie, atteso che quel na-» tuialisla descrive T Actinia equina di Lianeo , o rufa di Giiielui di bel colore porporiiio , chiaiuaadola Actinie pour- pre , quando Gaielin la contraddisiitigue con un epiteto che espritiie una tinta hen differente. Cosi VActinia se- nilis L. o crassicornis di Gmelin , secondo questo ultimo autore e riibicoiida, e a delta di Cuvier di colore araa- ciato. Parecchie di quelle sinonimie che nel Systrma Na- turas si nfetiscouo nW Actinia rufa, crassicornis e plwnosa bono applicate da Cuvier a spezie ditfereaii da quelle soiio cui vengono titate in quel libro. lonbrogliatissinia aduaque ricsce la classilica/ioiie di questi esseri. Tramcizo a tante dillicolia uon saprei essere afiatto sicuro di avere rettameute determinato 1' attioia di cui pa^so a parlare. Essa e comunissima acl niare di Civita- Vjecchia , si vende come coinuicstibile , ed e couosciuta sptto il nouie di rugoln. II colore del corpo e rugginoso V|ii iegato a liuee biauche ondeggianti , e quello dei ten- tacvli vcrdognolo , nia la punta e d' ordinario violetta. Ne questi tentacoli , come in altre spezie succede , si coutiaggouo cavando I'auimale dalT acqua , ma rimangono «picgaii quand'' anche si tutli nello spirito di vino : in alcuui iaihvidui per akro gli ho veduti tirati tuiti alT in- deuiro. Essi soao uumerosi , lunghi all' incirca quanto il diametru del corpo, e iutorno al margiae deirancllo in ctii souo piantati osscrviisi sotto di essi una ser.e dl pa- pille dello stesso coh»re, che sembrano essere rudimeoti di tentacoli. II corpo e st»gnato all" intorno da rugosita trasversali , le i[uali uella supertizie inl'criore ove P ani- niale «i ntiacca all« picue hanuo tcuibiauza di circoli 322 K.VGGUAGLIO DI ALGUNI MOLLUSOHX cOncentrici. La bocca neU' estremita opposta e circondata da una membrana crenellata , e quasi lacera d' iutorojo al margme. Riferisco nW Actinia viridis questa sp(^ie determinata dalla descrizione di Forskil , die e troppo mozza nel Systcina JV-tturoR, e che neH' origiiiale espoue i segue nti caratteri fra aitri di miaore rilievo : os in medio plani sup"rinris , protuberans , hemisph-ccricum , apertura kicera j ti-ntMCula filtforinia , corpore longinra , obscure viridia , in- tfrduni fusca , intcrduin apice rufescentia ; glandulcc mar- ginnles sub tpntaculis fusco-virentes. Retractio intra saccuni Icnta. Nonnulli inulto se contrnhunt : alii pntentes moriun- tur f. urnni vt virorein ( in spiritu vini ) pulchre servantes. (^ Descript. animal, etc. pug. loa ). Ignoro perche Bosc aggiu.iga che i tentacoU sono piu com del corpo , citaado la Fauna Arabica di questo autore die nello squarcio al- legato altrimeoti si espriiiie. Ne egli precisameute dice, come Bruguiere suppone , che V Actinia viridis cagiona in chi la tocca dolori vivissimi sollevando un tumore. Riferisce soltanto correre voce che sia niolesta ai cir- coiicisi clie si bagnano nel mare, e certamente qnalora si appiccasse alia parte circoncisa come fa sulle pietre riuscirebbe assai incomoda , come eziandio sarebbe di tutte le altre attinie. Forskal trovo questo animale nel Meditsrraaeo presso il lido di Alessaadria di Egittu. 34198 i 3Bb< Bti O 11, Actinia crqssicomis. L. Ivi. , . j. ,,. \ ,^... , ; Chiamasl volgarmente pnmi d' oro in quanto che asso- miglia nel colore rubicondo , ed in certa guisa nella forma al frutto del Solanwn lycopTsicon , ed e frequente attonio agli scogli della laiiterna del porto di Civitavec- chia. Che sia verame.ne la crassicornis di Gmelin , che Liniieo ch.amava senilis, non ne sono certissimo , se noa che alia S!>ezie cosi intitolita si attrihulsce da^.h autori citati nel Syste:nn Niturcp. il colore rosso , carattere in- troA.>tto nella fras;" spec.fica. T tentacoU in questa atti-^ nia, poiche s' trae dall* acqna, dispajono affatto , di ma- niera rhe negP inJividui messi ncllo spirito di vino non si possono dis-.ernere , se non die in taluno ho veduto' riiuanenc qu'ilche vesti^io sotto forma di papilie schiac-i ciate B ^sc dice die i te.itacoli delle attinie non si riti- raiio -iini totaliua ite entro il corpo intrnducendosi nella cavila dclla loro 'oase, ma che dispfljono in quanto che E ZOOriTI DEL M Vnr. TIRIIE>'0. j20 U parte estcniH ovc sono piantati entra nella caviia in- terna delln bocca. Cuvier ci ragguaglia all' opposto, clic quando r aiiimale li contrae, T apertura della pelle donde escono rpiesti organi si stringe e si chiude come quella tli una I'orsa. Per qnanio ho veduto ha luogo 1' uuo e r altro di qnesti due nieccanismi. L'attinia di c.ui parlo ha la pelle niorl.'ida e liscia , fluissiniamente striata per longo: la pane inferiore con cui si attacca alle pietre perde coutraemlosi la figura discoide e s' increspa oel inargine forinando otto o dieci giratidi crenellature. Nello spirito di vino alia lunga im- hinnca ; la pelle ruliir onda si stacca con somma facilita, rimanendo appiccata a foggia di glutine alle p:ireti del recipiente , ed il cor|io acqulsta la figura di nn bottone olittico. Anclie ForsUal aveva avvertito clie il Prinpus ru- ber^ che Gmelin riferisce a questa spezie, non si conserva nello spirito di vino , e cambia colore , mole e figura. 12. APimoDlTA squamata. L. Del mare di Civitavecchia. S" intitola dai pescatori pitlce di mare, ed e comune nel marc Tirreoo* jjoiche oltre alle viciiianze di Civita- vecchia r ho eziandio incoutrata presso Porto S. Stefaiio nel promontorio Argentaro. II niaggiore individuo che abbia veduto aveva due pollici di lunghe7za , e cinque liaee di larghezza non compresi i pedunculi. 11 dorso e coperto da due serie di larglie Sfjuanie sottili , Usee, flessihili come il coriio , di forma roioiidata, isovrapposte le uue alle aitre al niodo delle tcgole. Se ne aniiove- rano dodici per late. Nclla parte inferiore il corpo e ooperto da una pelle zagrinata bruna o carnicina pal- lida, eu cui si ravvisano nel mezzo due solcature longi- tudinali ed alire trasversali meno sensibili. L' uno e I'al- tro lato e gnarnito di fascicoli di spine rigide , giallo- brune , pellucide, di disegunle lunghezza , circondate da una peluria stopposa, che neir^/j/iroc/ifn acuUata si stende per tutto il dorso. Se ue contano tic scrie, ma non tutte constano di egual numero di fascicoli. rA questa afroilita senibra die debbasi riferire la figura di Barrelier, tnv 1293, /li,'. 2, menire T altra contigua speita aWAphrodita acuUata Quest* ultima, secondo Gme- lin, e disegu ua anche da Fabio Golonna. nze bono piu o nieno gravi secondo riniportanza di quelle paitl del corpo che ne rimangono primarianiente , od esclusivaniente intaccatc. In qual maniera poi ojierino i veleni sui sistcmi aniniali non e facile di deterininare. II Mead attribui loro un' azione meccanica •, i moderni invece 11 credono dotati di un'azione fisica o chimica, e cio sembra piu verisiinile. Rispetto alTazione chimica, il nostro autore crede che ogni veleno che pr dotto abbia 1' efFetto od occasionato il veneficio , debha aver sofferto una decomposizione chimica , e che piu noa si possa riscontrare sotto tal forma e con tutta preci- sione la vera sua natura o qualita nel nientre che ha operata una reciproca chimica azione snlla orsranizza- zione. Non e per cio da credere c!ie la sostanza ve- nefica alleratasi nel corpo vivo non si possa in ogni caso riconoscere ^ che anzi avviene di ravvisarla alca- na volta anclie sotto l' aspetto nuovo che ha ricevuto tia qnella decomposizione. Questa ipotesi e specialmente applicabile alia classe ^o'l veleni minerali. QuESTiONE III. C}ie cosa sia ed in ehe consista pro- priamente il veneficio in generale , ed in qual manieia possa distingiiersi da altre moibose affezioni che si ma- nifestano con analoghi sinconii, e come si dehba nel viv9 e nel morto verificare. — II veneficio propriainente e una morbosa jffezione suscitata nel corpo umano per opera di un propinato o comunque introdotto veleno in esso , con sintomi piii o meno vioienti , e sempre minaccianti, o producenti la distruzione della vita. Accade il veneficio era casualniente, era per inalvagita altrui, ed ora per fine di suicidio. II perlto de\ e pri- ma di tutto saper distinguere dal veneficio le morbose allezioni che vi hanno qualclu- somiglianza. Le perso- ne che hanno lo stoniaco debole , quelle soggette a turbanienti nervosi , a gotta, a reumatismi, a malattie cutaaee soffrouo facilmente , dopo prcso it cibo e la feevanda , irravezz*, dolore , bruciore nel ventricolo , MEDTCINI LEG\LE. 33i «ete vrolenta , emicranie , (latulenze , enittazioni nci- <.li>sime, vomiti tli cil)i presi e bcvnnde , di bile e su- glu digestivi amarissiiiii oltrcmodo brucianti alia gola. In qnalclie laro caso quest! incomodi lianno potato niaaitiiiTsi e crescere a tatito di prodmre la morte. Cita il nostro aiitoie ua ciso da lui osservato , in ciii la iodigeiiioiie con enorme sviluppo di aria ha potuto ca^ionare la rottura mortale dello stomaco , senza che nvesse inghiotlito ne un atonio di veleno. D' ordinario peio questi sintomi quando non procedono da velenoj sono passeggieri , e cessata che sia 1' indij^estione tutto svanisce, laddove se la cansa sia stata veraniente an veleno , gli cllVtti dnrano piii lungamente , ancora che la cagione fosse stata riniossa. Vi sono de' vi/j orga- nic!, ed altre aflezioni morbose nelle pareti dello sto*' niaco die possono cagionare vomito improvviso di nia- terie niarciose, sanguinolenti , atre , con cardialgie fie- rissime seguite anche da pronta morte senza che v'ab- bia jiarte il venelicio. I siighi gastric! corrodenti, ua tumoretto nelle membrane dello stomaco e simili ac- cidenti bastarono a pert'orare qnel viscere medesimo, cagionando una morte che avea le apparenze di av- velenamento. La colera morbo , o vomito repentino e flu^so atro-bilioso ]iu6 mentire un veneficio , essendo • pesso accompagnato da cardlalgie, singhiozzo , sndnri f'leilili, sveniinenti , delirio , cranipo , snssnltt) del ten- dint, ecc. Un' altra malattia che si potrelibe cretlere opera di veleno, se non forte , almeno dobole e di lenta aziooe, e la inalena o morljo nero , clie consiste in evacuazioni di sangne guasto e corrotto per le strade iuferiori , e qnalche vnlta aiico per quelle superinri. Con tutto cio si noti che la seinplice inalena non h sempre mortale , e talvolta cede ad Una cura convenien- te ; che se uccide la persona, la sezione del cadaver* niostrera vizj ncl sisteina dei vasi epatici e mesente- rici , e mai un atomo di veleno. L' incisione del ca- davere e pur il mezzo di scoprire le coliche ed il vol- volo cagionati puramente da bile, da verniini , da cibi nial digeriti, duri , flatulenti, e dislinguerli dalle ^tejs• aftezioni indotte per opera di Vcleni. Vi sono certi con- tagi, certi principj setiici che attaccano la uiassa umo- rale fondendola , o che di preferenza arni?gono il si- 4iema aervoso a somigliaaza di alcuai veleni. latorao 332 BARZELLOTTI a cio e da osservare che questi veleni nou suscitari* priraariamente la febbre , mentre i contagi la risve- gliano. Ma per diminuire sempre piii queste incertezze, giova avere preseuti in generale i sintonii che soglio- no niostrarsi nei casi di venelicio. Allorche un indi- viduo , sia esso ia perfetta salnte o infermo , preso abbia infra gli alimenti , o fra i rimedj , per alito , per contatto , o per qualsisia altra guisa uii veleno, e che sentasi una insolita afFezione , o qualsisia altra , cui non era abitualmente soggetto, o dlversa afFatto dalla malattia o dall' inconaodo al quale esso soggia- ce i, cui si susciti iraprovvisamente o per gradi un'a- gitazione universale , si eccitino nioti convulsivi coa nausea e cardialgia \, conati di vonnito , o bruciore di stomaco , vomiti biliosi , atro-sanguinolenti, dolori in- testinali , evacuazioni frequenti , sanguigne talvolta, e nerastre , ma sempre penose ; cui si sopprimano le orine con dolore ai reni j contrazione dei testicoli nel- r uomo , spasmi uterini nella donna , sudori freddi , svenimenti , sussulti di tendini , deficienza, o intermit- tenza di polsi , asfissia , sincope , apoplessia, epilessia, delirio talvolta furioso, e talora sopore , letargo , obli- ■vione di tutte le cose, stupidita dei ;ensi e delle par- ti, con faccia cadaverica, spasmo cinico , riso sardo- Jiico , occhi smorti e cristallini, questo individuo ofFre il vero quadro lugubre deiravvelenato. Non tutti que- sti sintomi , nfe in egual grado s' incontrano in ogni individuo avvelenato , ne si sviluppano in tempo ed ordine determinate , cssendo essi relativi alia specie , alia quantita del veleno , al modo ed alle circostanze in cui e applicato , alle condizioni particolari dell' a- iiimale economia ecc. jUaggiore schiarimento si potra pertanto ottenere raccogiiendo i sintomi appartentnti a ciascuna delle sei classi in cui si dividono i veleni jrispetto alia loro azione specifica sulla organizzazione. Le sostanze settiche , siano esse introdotte nel corpo umano per la via delia respirazione , della cute , o con gli alimenti, cominciano per abbaltere le forze, per dissolvere gli umori , ed eccitano per lo piu an— che la febbre. Talvolta uccidono prontamente come colpo di fulmine ; e ne danno esempj il veleno della peste, della febbre gialla , il morso della vipera, e di altri serpenti piu wicidiali. Quaiche volta sviluppano MEDICINA. LEGALE. 333 una serle dl sintomi lenti , die danno al morbo ua aspetto caratteristico genernlmeute costante , e corri- spondente all' azioae della causa Di queste malattie contagiose per lo piu si conosce 1' origine , e quiiidi ben di raro fanno lo scopo di questioni forensi. I veleni narcotici , come per esempio 1' oppio , attaccano e so- spendono 1' esercizio dclla sensibiliia nervosa , produ- cendo sonnolenza , poi letargo profondo , languore ed inerzia quasi paralitica nei niuscoli. Se la dose non e niolto forte, 1' azione si nianifesta nello stomaco , to— gliendo 1' appetite e provocando il voniito ^ se e ab- boudante induce stupore , leggier delirio, convulsion!, assopiuiento profondo , dilatazione delle pupille , apo- plessia e morte. Quest' ordine di slntonii e proprio del veneficio narcotico-acre. Conviene avvertire die il prin- cipio odorante ed acre suole esaltare tutte le facolta j)rinia che si manifestino il sopore , le vertigini , i treuiiti , i dolori , le convulsion!. Non lasciano pure questi veleni daii a grande dose di agire come rube- facienti e caustici suHe parti che toccano, manifestan- do ora dopo ed ora prima anche la lore j>oienza nar- cotica. Di questa indole sono la canfora , la noce vo- mica , la galla di levante , ecc. Orfila rifiette che la loro azione non b quella di produrre effctti costanti , ina ricorrenti , al contrario dei narcotici , la cui azione e durevole e permanente. I veltni acri , p. e. I« scara- nionea , la gialappa , la taloquintide , la gomma got- ta , ecc. applicati csteriormcnie rl?caldano , rendono rubiconde le parti, fanno distaccare la cuticola, e di- sorganizzano le fibre : presi per bocca destano cardlal- gia urenie , vomiti forti , coliclie iierissime e flussi di ventre , spesso la dissenteria , e 1' emorragie inte- siinali , i brnciori di orina, 1' iscuria , le convulsioni e sixnili sconcerti , spesso succeduti dalla febbre , dal- r infiammazione intestinale e dalla morte. Le funzioni aniuiali iu tul caso non sono sconcertate che negli ul- timi periodi della vita, I veleni corrosivi e caustici ir- ritano in prima , e poi disirnggono la vitalita delle parti, finalmente ne disorganizzano il tessuto. La loro azione e eguale nell' interno, come all' esterno appli- caia. Presi per bocca riscaldano le fanci , vi destano brutiore e senso di stringimento; nello stomaco pri>- ducono cardialgia, violent! conati di vomito con espul- •ione di materie biliose, amare, e spesse voUe con 35 4 BARZELLOTTX sangue rappreso. Da si grave lesione nascoao tremiti iini- versali , vertigini , paralisi di membra, s^udori fredJi , pjillore mortaie , e talvolta eruzioni alia cute, Anche ia questi casi d' avvelenamento le funzioni animaii soglioiio alterarsi sohanto negli nliimi momenti dtlla malattia. Tutti i metalli e le loro preparazioni , gli acidi , gli alcali , tutti insomnia i veleni minera'i ed alcuui vegetabili ed animaii sono di questa natura* I vtleni asCi ingenti presi per la via dello stomaco co- minciaao per destare ua seiiso di stiticliezza nella bocca , quiudi peso ai ventricolo die turlia la digestione « scema l' appetito : quest'azioae si propaga al tubo ia- testinale e iie vieae in esso una costrizione ed un lone e ricorrente dolore. La persona va dimagrandosi, seme dolori articolari, prova tosse , asma , sin>»ulto ; alcune membra si fanno talvolta paralitiche, piii spesso atro- fiche ; succede iaiine la morte. 11 pionibo e le sue pre- parazioni costituiscono la serie piii conosciuta e peri- colosa di questi veleni. Allorche il perito sia cbiamato per visitare un individuo in sospetto die sia avvele- nato , e in dovere di mettere in opera solleciiamente tutti i soccorsi dell' arte per salvargli se e possibile la vita. Se a prima giunta non puo scoprire con cer- tezza di che geaere e specie di veleno sL tratta , con- verra ch' egli pouga in opera i presidj generali appli- cabili ad ogni veneticio. Prima di tutto e da promo vere o secondare blandnnente il voiniio, con acqna tiepida , con bevande oleose, miicellaginose , con brodi di carni » con latte allungato e simili. Se il veleno ha gia de- stato voaiito violentissimo e cardialgia grave, si umra nlle bibite qualcUe cosa di anodino o oaluiante, afi&ne d' indebolire 1' azione del veleno. Espalso che sia il veleno per opera della natura o delTarte, bisogna che il medico provveda a toglierne gli elTetti ; ma in tal caso si tratta di malattie secondarie die adJomandano un metodo di cura definibile soltanto al letto dell' in- fermo, Se jnvece del vomito abbia il Veleno promosso flnsso di ventre, coliche e spasmi nel tubo intestinale, allora converra cautamente facilitare questa strada in- dicata dalla natura per V espuUionc delle materie ve- neficlie, col mezzo di olj , di mnnna, polpa di cassia e tam.irindi, siroppi e simili; blandi clisteri con latte, olj, decozioni mncellagginose , brodi, unitivi leggieri calmaaii se i dolori sieao jnordenti ed ostinati. I bagni , MEUICINA LEGALE. 335 le fomeiuarioiii , le un/ioni , una rigorosa dieta, le bc?- vande copiose saranrio rimed j da iinpiegarsi poi clal medico pill die tial perito ptr togliere gli eflTetti dal vel«no snscitati. Clie se il veleno c siato insinuato nel corpo per la \ ia della cute in bagno , in vapore o per quella della respirazione in vapore, in gas, saranno indicati i diaforetici ed i fariuachi die sostengono le forze specialmeute cerebrali e nervose, affinclie la na— tura abbia valore di superare la potenza vencfica. Piii deterniioati ajuti si adoperano allorclie si conosce al- meno a quale delle sei nominate classi apparlenga il veleno die si vuol crinl)attere. Rare volte formano lo scopo della inedicina legale i veleui settici , e per cio non nierilano vli essere prcsi particolarmente di mira se non per alcnno di essi di cui il nostro A. si pro- pone di dire la dove trattera dell' avvelenaaiento di ciascuna sostanza venefica dei tre regnt di natura. Con- tro i velcni narcotici,se banno prodotto stupore e le- targo , giovn iinpiegare dosi piu gencrose di emetico , a fine di evacuare il veleno ed rccitare ad tin temj^o i sistemi intorpiditi. Persi-stendo la sonnolenza e V ab- battimento andie dopo 1' euietico , e se^no the le ma- terie sono di>cese nel tubo intcstinale, e vuolsi per cio solleciramente dar loro passaggio per secesso col mezzo di purganti acidulati con ccdro liinone , acido tartaroso fd anco acido solforico. V" e ijnalche ecce- zione per alcnna particolare sostanza narcotica , e di qucsta si dira a suo luogo. Gli evacuanti adoperati a. tempo sono il migliore antidoto dei veleni narcotico- acri ; ma se sono gia discesi nel tubo inte«tinale e chft 1' abbiano luolto irriialo non si sojiportano i purganti, e conviene allora tentare di snervarne la loro azione. L'aceto, I' acido ossalico e solforico puri sono nocivi per osscrvazione di varj autori tedcsclii , mentre rie- scono utilissimi alluugati die siano con acqua , edul- corati , o ridotti sotto altra forma. Per i vdeni acrl non sono iitili I' emetico ed i purganti ; convengond le bevande inuceihgginose , le decozioni di radioi di altea , di malva , i brodi ove sia stato cotto il riso , I' amido od altra sostanza amilacea , qualcbe sciroppo acidulate con tintura tebaicn o laudano liqmdo Sono pur utili contro i veleni caustici o ci>rrosivi , olire gli evacnanti adoperati coile drbite caiitele , l« sostanze grasse , oleose , TOucellnj;!;ino!>e , lattigiuos« date a 336 BARZELLOTTI larghe dosl e per lungo tempo. La cliimica ha trovato det veri antidoti contro molte specie di veleni caustici o corrosivi , di cui si parlerii piii sotto trattaiidd lelle specie medesime in particolare. Ivi pure sara piii op- portune di dire dei veleni astrlna;enti , aopartenendo essi presso die ad una specie sola , cioe al piombo ed alle sue preparazloni. Intorno a questi basta qu di no- tare clip gli evacuanti sono indicati fuori del tempo dei parosismi die sogliono ricorrere ^ die in genere gio- vano le cose blande , oleose, mucillagginose, calmanti, a preferenza degli acidi e di altre sostanze irritanti. L' ispezione cadaverica degli awelenati pu6 niolto illa- niinare il Foro Lividezza della superiicle del corpo , macdiiato per lo pju di vibici di vario colore e noa di rado scure e nerastre , volto sfigurato , ventre per ordinario enormeniente disteso , e le altre parti pur tumide e deformi, sopra tutto la faccia, fetore putrido poco dopo la morte , scolo di saague nerastro di rau- clii oscuri e marciosi dalle narici , ungliie nere e neri pure i denti , labbra di color paonazzo die nel nero si perde, capelli e peli cascanti facili a distaccarsi, le fauci nerastre e la lingua die e molto raccorciata, sono generali vestigj cadaverici di clii peri avvelenato. Se il veleno e penetrato per la via dello stomaco , si ve- dono le fauci rosso-cupe , le tonsille infianiraate o gan- grenate , come pure T esofago , il ventricolo e gl' in- testini : questi ultimi si trovano talvolta perforati , e iTiacchiati qua e la nella membrana interna in grazia delle impressioni del veleno. 11 fegato e la milza sono spesso araniolliti e quasi fusi , per minima scalfitnra versano atro sangue: i polmoni niaccliiati di colore rosso-cupo come fossero stati tin poco infiammati , flaccidi zpppi di sangue nero e quasi aggrumato. I grossi tronclii ar- teriosi abbondano di sangue piu die i venosi , la qual cosa e coatraria a quanto comunemente si osserva nei vasi di coloro die sono morti per varie altre cagioni. La sostanza del cuore e flaccida e sfibrata, i ventricoli pieni di sangne un po' rappreso, o configurato a modo di polipo. Flaccido e pure il cerebro , alquanto ingor- gato di sangue, con qualche efFusione sierosa ne' suoi ventricoli. Rispetto a ciascuna delle sei classi dei ve- leni e da notare : i." die i veleni settici non distrug- gono cosi presto il calore animalc che non duri per qualche tempo alnieoo in parte dopo la tnorte^chein MEDICTN4 LEGALE. 337 tal caso le membra sono flessibili , la cute e coperta di vibici aerastre , il sangue atro-scuro , tutte le parti , massime le piii molli , tendooo ad uaa facile putrefa- zione^ 2.° i narcotici generalmente non lasciano traccia d' iniiaaimazione per osservazione del Fodere e del— rOiiilai 3° i narcotico-acri eccitaiio la flo2,osi e per- tino esulcerazioni, ma non costantemente, sicclie v'hanno dei tasi in cui uccidono senza lasciare orme di prece- cluta irntazione o di^organizzazioue; 4.° e 5.", i veleni acri ed i caustici infiammaao seinpre le parti, le esul- cerano spesso e le perlorano anche , seppure la loro azione non sia stata cosi prontainente micidiale da to- gliere in pochi isianti la vita ; 6." gli astringenti ope- rano presso a poco come i corrosivi , e di piu restringono il luine del canale diijerente. Ultimo esame da instituirsi dal perito e V analisi chiniica a fine di scoprire la pre- senza e la natnra del Vfleno. A quesio intento debbousi raccogliere le maierie cbe si trovano nel tubo alimen- tare, e quelle che fossero state espulse per vomito o per secesso , non che gli avanzi di bevande e cibi nei quail possa nascere sospetto di veleno. Si vogliono pur conservare i pezzi organici su i quali abbia fatto im- pressione il veleuo attaccando o disorgaiiizzandone il tfssuto. Qiieste maierie o soUde o fluide si dividono in due parti a tine di anall/:zarne la meta , e conser- vare il restante per confioato, e per comodo 4i nuovi esami in caso di dubbio o d'altro accidente. Nell'aaa- lisi cerchera primamente il perito di determinare se la supposta sostanza venelica appartenga al regno mine- rale od a qiielli organici. Posta una piccola quantita della sostanza solida da esaminarsi su d' una lasira di ferro riscaldata fino al rosso oscuro ( insegna I'Orlila ), se essa spetta a' corpi organici e decomposia , spande un fumo con odore simile a quelle della carauiella , deir aceto e del corno in ustione , e lascia un residuo carbonoso piu o nieno abbondante ; se trattasi di ma- teria inorganica puo accadore die si volatizzi, che spanda un fumo piccanie con odore diverso dal sopra nomi- nato , ma per lo piii non viene punto alterata , ue la- scia mai un residuo carbonoso. Circa le materie orga- niche e da notare che quando spandono oilore di ca- ramella sono esse del regno vegetabile , e lo sono pure per alcune specie quelle jnaterie che sen.ono odore coraeo , se non che olezzauo cosi piii comunemcate Ic 335 BARZELLOTTI MEDICINA tEC\LE. sostanze animali. I veleni liquid! o disciolti se spett.ina aI regno vegetabile soiio io geaerale colorati , meatre la raiggior parte dei veleoi liquidi inorgaoici soiio bian- chi ;, i primi sono spesso odorosi , i secouvii inodori ; quelli haano an s tpore acre, aiiiaro, a triiigt-nte, questi salato, acido, stittico. Abbandonati a se »tessi i veleni vegetabili si decoaipongono , inufFaiio e spaiidono odore fetido; gl' inorganici noii si alterano. Finaliaeiite i li- quidi vegetabili fatti evaporare daano ua prodotto so- lido , che si decouipone sopra d' una lasira metallica riscaldata fino al rosso-scuro, carattere che bisia a distingnerli dai corpi inorgauici. Riconosciuto il geuere dei veleni, importa di scoprirne la specie, il die si ottiene spesso col mezzo dei reagenti chim.ci. Perche questi producano la loro azioae e necessario di ridurre le sostanze da esaminarsi , in forma liqui a. I veleni organici sono solubiU nelT acqua stillata a tVeddo ed a varia temperatura 5 niolti veleni minerali lo sono egualmente , e per cio potra in alcuni casi bastare 1 acqua stillata fredda o calda per veicolo di una ma- teria solida \ enefica. Non pochi veleni minerali sono insolubili nell' acqua aoche a temperatura elevata , per esempio il precipitato rosso e nero , il turbith mme- rale, ecc. In tal caso 91 assoggettaao all'azione di varj acidi con cui formano dei sali , ed allora tutto diviene solubil& , e soggetto alia potenza degli altri reagenti cliimici. Per mezzo dei reagenti medesimi ben prepa- rati , e versati a gocce sui veleni in dissoiuzione si ottengono dei precipitati che possono indicare la qua- lita della sostanza venetica impiegata. Deve inoltre il perito portare piii innanzi che potra le sue ricerche fino a repristinare se e possibile nel suo stato naturale la sostanza che ha prodotto T avvelenaraento , come per esempio il mercurso sotto la sita naturale forma di fluidita , r arsenico , r argento , I' oro , sotto la propria e qualsisia altro corpo inorgaaico su-eeiiivo di ridu- zione. Ma poiche ne lutte le raaterie inorginiche , ne •yeruna delle orgaiiiche e fattibile di ridutle aile sue originali caratteristiclie foime , bastcra di portare i'ana- lisi in ogni caso fta dove ci scortano i lumi della chi- itjica cdierna , prolittando delle tavole intorno all' azioat dei reagenti fatte a comodo dei periti dall'insigne Or- iila aeiia sua opera sui veleni. ( Sara eonHuwite } 339 te Jardin de S. Sebastiea, etc. ossia Catalogo delle vlanle die ii coUivano ricl giardi/io dl S. Seba- stiano, con note sopra alcune specie nuove a poco conosciute del sig. marckese Dl Spjono. — To- rino ^ 1818, in 8.^, con fig. \c UESTA e la seconda edizione del catalogo delle piante coltivate nel proprio giardino di S. Sebastiano piesso Torino, die 1' illustre iiiarchese Di Spigno offre al pub- blico. Le specie ia esso annovcrate giungono al nuiiiero di circa a68o, noa comprcse le varieta: nnmero certa- mente rilevante, ma cbe tutfavla non forma il principal pregiodella collezione di uii dilettante. Generalmente queSti non fa pompa del nnmero delle specie, ma sibbene della rarith di esse. Quindi in Inion dato sono le rare piante coltivate dal marcbese Di Spigno: a noi bastera I'accen- Dare soltanto le segnenti, cioe: Bonopurtia juncea , Cce- salpinia pulchirrLna , Ihx sulicifolia , Cdastrus octoconus , Caiorum pulvi ruhntum , Protra pcdhns rt cintrea, Piscidia erythritia , Pundunus odoratissvnus , Harrachia sp'ciosa , Scholia taniurmdifvliu , oltrc ad un umnnu j:rande di piante crasse, cowc Aloe , Stcpdie , Cactus , ilcscwLryanthcri.um . etc. I Ma I'A, uon e sempliceniente iino di que' ricclii signori, die fauuo consistere il lusso della propria casa coll' es- sere posseditori di un amplo e ricco giardino, di una numerosa bibliotcca, ccc. seuza conosccrue essi medcsltni il pregio; impercioccbe il sig. Marcbese e egli stesso pro- fondo couoscitore della scienza ddle erbe, e ce ne porse gia ampla prova nella prima edizione del catalogo di cui si ragiona. In esso dcscrisse diverse nuove specie di piante, quali sono il Cactus strprntiuus et spcciosus, ed il Pihin^oniuin trubcsccns. Non nieno iuiportanti sono le sue osservazioni suUe paiti della fruttilicazione dell'.^L'fli'ff rijiida , del Cactus prolifno. S." II repentiiio passaggio dal caldo al freddo non « «aasa ellicieate del segno. 6.° II fuoco non e nn rimedio atto a sanare i bachi dal segno. 7." La inancanza di inondezza e sominament** nocivat alia salute dci bachi, ma non e cagione propria ed esclu- siva della nialattia del ses:.no o calcinuccio. Stabilili tutti qucsti principj, ci sembra che T A. cad* ill qualche contraddizione , laddove proponendo a se nie- desimo il quesito: a qiial cosa si dovra ragioni volmcn$e attiibitire qwlUt walatria (del seenoj? « egli decide che secondo ogni apporenza il segno sia il naturale cffctto di un cattivo govtrno ( pag. 53 ). Imperciocche domandiaiuo noi al sig. niarchese Fagnani, qnal peggiore goveriio di ((nello accennato nel 3.°, nel 4.", nel 5." e nel 7.° que- sito, cioe di qnello che espone i bachi alia luce diietta ed al riverbero del sole, che tiene i bachi in una cat- tiva stanza, che fa passare i bachi repentinainente dal caldo al J'reddo, e che non conosce mondezza tli sorta ? Eppme quosto cattivo governo secondo lui non puo csser musn fffrci-nte del segno 1 « Se per alcuni ( soggiunge I'A.) nou e ancora una verita bastantemente dimostrata, rhc il inal governo sia la causa prineipale del secno ,-6aTi\ ilincno per ogiiuno la piii ragionevole tra tutte le ipo- tesi die si sono fatte per uscire di qiiesto Inbirinto ». Al •he nox rispondiamo coi do\ nti riguardi che lo sciogli- mento de" suoi stessi qnesiti sopraccennati esclnde ragio- nevolmente questa ipotesi. Le osscrvazioni ed esperienz« del conte Dandolo del i8i<^ , e delle qnali a])biani rcso eonto nel tomo XIII di questa Bibllotecn, escludono an- rhe intierainente l" opinione per la quale il signor inar- chese Fagnani sembra propendere, cioe die dalla qualitct tldla snntnte e dal niodo col quale si i fatta nasctre, possa dirivnrc nd hdchi qualche disposizwne a pnndrre qutlia miilitttia. In somma Tautore non scioglie in verun inodo il quesito tauto conihattnto della malattia del S('i:no, per (•ni il conte Dandolo ha prnposto il preiric de' ico luifri. Passando I' A. a parlare delle bigattaje padronali del conte Dandolo , egli le chiania uno de^ piu Telici conce- pimenti di ocononna rnstica, che da niolti anni in qua sia caduto in mente ad alcun ajricQltore. Fy;li torna per« 344 ERRORI E PEEGIUDIZJ sul danno cli' ebbe a soffrire da' suoi error! , e propone una cosa die ci pare altrettanto utile che ragionevole , e si e di allevare nella bigattaja padronale i bachi fino al periodo della seconda o terza eta , e poscia dispeii- sarli e ripartirli nelle bigattaje coloniche; e qui va an- noverando i diversi vantaggi che ne nascerebbero da questo metodo. Fi-a gli altri quello di consegnare i bachi iu uno stato di sanita vigorosa ai coloni , e quello che coir assistere essi al governo delle due prime eta sotto .la dirftzione di uii buoiio ed esperto fattore , si rende- rebbero famigliari coi Ijuoni metodi. Conchiude I'A. con alcune considerazioiii econoniiche contro il pregiudizio di tenere plii semeute che la localita e il nuniero delle braccia assistenti , e la quantita della foglia lo permet- tano , e mostra quindi i raggiri de' villici e de' fattori assistenti per persuadere i padroni con falsi pretesti della convenienza di comperar foglia per condurre al bosco i bachi. Al qual proposito Fautore fa un calcolo, il quale quatunque non combini afFatto coUe idee e coUe compu- tazioni che da il sig. Dandolo, pure merita di essere sottomesso alia considerazione de'' nostri lettori che si ■ occupano di qucsta parte di agraria economia. Risguarda questo conto coloro che hanuo la smania di mantenere piii bachi clie la loro foglia non basta, e quindi che compcrano tutta quella che abbisogna per questa specie di speculazione. Attenendomi, die' egli , ai couiputi ordinarj, si ricliiedouo ottoceuto libbre di foglia per oncia di semente, il che iini[>orta ottanta lire di Milano. A que- sta spesa si debbono aggiugnere quattro lire , prezzo della semente, e sei lire per ispesa di legna , mercede del- r assistente , attrezzi occorrenti ed altri minuti oggetti j laonde F intraprenditore avrh speso lire novanta per la sua speculazione. La mia esperienza e le mie ricerche , . dice V autore , mi hanno convinto che il pi'odotto di un' oncia di semente non olti'epassa per termin-e medio trenta libbre ^ . . supposto il prezzo adequate de' bozzoli di quattro lire la liV)ln"a , si avrix una rendita di cento Tenti lire , per cui lo speculatore avrk un profitto di trenta lire; profitto meschino se si considerino tutti i rischi ai quali va soggetta la foglia e T andamento dei bachi stessi, e tutti gli aQcidenti sinistri della stagiona e delle circostanze. , , . SOPnA LA. SANITA T>vJ ETCATTI. 34'5 L'articolo quinto, che k V ultimo cU qaesto opnscolo, e tinto intento ail esaminare le opinioni einesse dal sig. Dp Capitani, parroco di Vigano, intonio alle cagioni della malattia del segno ne' bachi da setaj e siccome abbiarao gia accennato nel nostro estratto deU' opera del conte Dandolo del corrente anno quanto le congetture di quel dotto parroco sieao soggette a i'allacia , cosi ci asteri emo anclie dal qui riportire le osservazioni del sig. marchese Fagnani per non cadere in inntili rijieti/ioni, e perclie dal coinplesso aiicora delle sue consiJerazioni non ri- stilta alcun fatto decisivo, che spiegUi iu modo jiosltivo c sicuro la vera e tauto cercata cagione di quella ma- lattia. Cliiuderemo qnesto Ijreve estratto deir operetta del sig. inarcliese Fagn.ani , congratulandoci con esso Ini dellc* yelo cli' ei iiiostra per le cose agraric, e del desiderio ond" e aniniato di essere utile a' saoi concittadiai. Quan- Tunque i suoi opuscoli sieno alquanto trascurati nella lingua, hanno pero una tendenza lodcvolissima , quella « ioe di perfezionare gli antichi metodi e d' introdurre L nuovi quando che sieno bene coniprovati da una saggia «• prudente esperienza. Egli e un ottimo augurio per la nostra patria il vedere i ricchi possidenti occuparsi della canqtagna , ed essere animati dalla nolnle gara di parte- •ipare al |)ubblico le loro osservazioni sulla piii utile di tutte Ic cure , T econoiniu asraria. Formole analklche pel ccd.rolo della Patqua^ dl Lo- dovico CiccoLTKi. — Roma 1817. in 8.°. nclla ■ staniperia de Romanis, J A iiforma del Galetidai-io istituita dai mateitiatici di Gregorio XIII fa opera assai difficile e scahrosa, non tartto per le cognizioai astronomiche che ridiiedeva,' qnanto pel* le molte condizioni alle qiiali conveniva sod- disfare affine di nou violare i decreti della Chiesa, e tlipavtirsi il meno che fosse possibile dalle antiche con- snetudiiii. In quel t«mpo . in cui 1' analisi non era ab- bastanza perfezionata e diffusa, dovettero i riformatori coildursi colla sola scoita dell' aritmetica, e cereare per tentativi fra le diverse soluzloni che presentava im pro- blema di sua natura indeterininato , qtiella che megli* soddisfaceva alle date condizioni. L' opera vol«minosa del Clavio de Calendario Gre^. in cui sono diffnsamente esposti i principj aJottati in qne- na rifonna , riusc'i per la maiicanza appunto de' sussidj dell' algebra, intralciata assai e tale da stancar l' atten- zione degli stessi piu esperti mateniatici. In diversi U'attati d' astrouomia pubblicati nello scors» J'ecolo, e fra gli altri in qiiello del Lalande , 1' opera de! Clavio e le regole fondamentali del calendario furon» riscliiarati alquanto e considerabilmente compendiati. Po- steiiormente il celebre astronomo Oriani nell' appeudicp alle Eflemeridi astronomiche di Milano pel 1786, con una facile e chiara applicazioue delle frazioni continue mise in piena evidenza le norme d' interpolazione per gli anni solari e pel lunare periodo. Negli elcmenti di fisica niatematica compilati dai Padri r,anovai e del Ricco le regole per la ricerca delle letters dominicaJi e delle epatte si videro per la prima volta t.radotte con molta sagacita in formule algebraiche •, cosic- «he non mancava loro che un passo per giungere alia ♦lefniitiva espressione analitica del giorno della Pasqua. L' opera lasciata imperfetta tla questi autori fu final- Hienie compiuta dai professore Gauss, celebre geometra tedesco , e particolannente benemehto della teoria des iiuni«n. Una memorist su questo argomenty vennf- da l«t TORMOLE \N\L1T. PT^L GALC. 'DELr, \ P\«or\. 84^ pnbhlicata nel i8co nella mensnale coirispondenza del eel. B. tU Zacli, la quale pero, per essere scritta in lingua tcilesca riyinse quasi iguota in Italia ed ia Fraa* cia, fiiio a tanto die il snccitato B. di Zacli penso a ri- produrre Ic formule del Gauss iielle tavole portatili della luna pubblicate ia lingua francese a Fireiize nel 1809. Non so peio per quale disgraziato accitlente nel riferire queste formule , due errori gli scofsero . V uno de' quali cons steva iu uu semplice scarabio di cifra, e I' altro neir oiuniissione d' una condizione , senza la f[uale risuU terel)be che la Pasqua non possa mai cadsre ai aS di aprile , il che e evidentemente falso. Ccloro adunque che non erano ia f;rado di consultare la memoria origi- nale del dottor Gauss, dovettero incontrare maggiore difilcolta neir indagare la dimostrazione delle »ne formule, Va' altra inavverteuza scorsa anche nella memoria te- desca , ma che non aveva influenza r.he negli anni dopo il 4100, fu po$teriormente rilevata dal valeute astronomo Tittel di Erlau , come puo vedersi in una lettera dello stesso Gauss stampata nel glornale astronoinico del sig. Lindenau , fasc. i ." Pare che il chiarissimo sig. Delambre , allorche pub- blico il suo grande trattato d' astronomia , non fosse giunto a dimostrar queste formule ed a riconoscere gli errori che abblamo acccnnati ; ina nell' appendice alia conotcenza de* tempi del 18 17 ritorno su qnesLO proble- ma, e ne diede la solu/.ione analitica, in modo pero di far dipendere il calcolo del giorno della Pasqua dalla pre- ventiva ricerca dell" epntta e della lettera dominicale. Indicando generalmente col simbolo (— )' la parte in- tera della frazione — , e col simbolo ( — V il resto della divisione , 1* epatta E pel secolo K e per un anno a cui cornspoitda il numero d^oro N, sara nel calendario gre- gonano E =3 ^ — 11__12V -*- s -*- I Le quantita 5 ed I •one le due correzioni delF epatta, provenienti la prima, dalle iatcrcalazioni de2;li anni solari , e la seconda dalle corr^zioai del period© lunare. Giusta le formule del sig. Dciainbre si ha r«. .-V /'f— •<'\. , //i: l5 — />.. 348 FORMOLE ANALTTICHE posto F = (• ji. La correzione F e cjuella ch' era stata dimentlcata alia prima dal Gauss. Queste due espressioni , che sembravauo ridotte ai loro minimi termini, vennero trasformate dal sig. Ciccoliui in altre jiiii semplici d' assai, quali sono le due seguenti: /75-ff — I25\. , /32 A' — 44S\ . ^— — i —v > ^—{ y- V 100 / \ 100 / L' artificio col quale egli pervenne a qviesti valori con- siste nel supporre die F espressione , per esempio di\. I ■, sia necessariamente della forma PK-+-Ch posta la qual cosa , e presi i valori della coiTezione luaare in due epoclie diverse , determina facllmente le costanti P e C. Un tal metodo parve ad alcuno non abbastanza diretto , cio che diede occasione alF autore di esporre piu preci- samente la strada tenuta in siffatta ricerca, come pub vedersi nella lettera posta alia fine di questo articolo. Intanto io pme aveva tentato dal canto mio di dimo- strare la legittimita di questa trasformazione col metodo die espongo qui brevemente. Pongasi per comodo del calcolo K- — 17 = n, sara \ 3 Riducendo al denpminatore 2.5 si avrebbe I = ( r— )i i V 3.25/ jna siccome la sottrazlone di — non si fa realmente che 25 quando n supera 24 , dovra scriversi /24»-^24-»-5o. , /87t--24--\ '=( 3. .5 >={—^)'- 2 . .1 Ora la frazione — non altera mai il quote in niimeri 3 interi, e si potra sempre ometteire j sara dunque I z=z ( — 1^1^ — -^ i , e restituendo il valore di n / 8 A' — 112 N / 32 A' — 44R \ . ^ , ■ tu.\. I ■=. { ■)/ = ( )i che era da trovarsi. ^^) ^ 25 / ^ 100 / (*) Di un' altr.-i correzione aveva il Clivio caricat.i 1' epatta , intoriil) illla tjualc Teggasi cio ilic <■ dettw jictl.i Jsttera iiiiita. PEL CALCOLO DELLA. P.4SIJUA. 849 II signer Ciccolini trova la Ictteia doiuinicale L per r anuo II deir era volgare prendendw h = (^)r, c=(f^)r. '''=(t)'-' ^'=(7-)^ ' ' ^''^'- / 1 -r- 2 i —~ 2 I ' —r- 4 c -t- 6 c' s inente L = ( jr . AvutoE ed i, si faccia fZ = (^ jr , «=( jr , la Pa- squa cadra nel giorno 22-»-(/-»-c di marzo. Sell calcolo dara il 26 aprilc, si preiidera iiivece il 19 i e dando il a5 aprile ( se abbiasi 7V> a ^ •, si prendera il 18. Qnesto inetodo , interainente analitico , poco diffevisce da cjuello del dottor Gauss. II sig. Ciccoliui pero prefe- riscc di cercare la Pasqua coir uso di alcune tavole che lia aggii\iite all' opera , ma die non possono trovar luogo \v\ qnesto estratto. Al trattato sul computo pasquale , di cui abbiamo fin ora ragionato , fanno seguito prinio la Menioria del dottor Gauss rccata dtdla lingua tedcsca ncll' italuina e corrednta ed iUustrata con note; secondo disperse o'iservazioni critiche su qiuinto scrisse del Calendario il sig. Delambre , e per ul- timo un'' Appendice nella quale si ragiona delle fcstc mo- bili, di ulcuni usi dcW cpatta e di varj cidi. Tutte queste parti insieme unite forniano un conipiuto trattato del Calendario gregoriano ed una nuova apologia del uiede-» •imo contro ie obbiciioiji dc' moderni oppo«itori. 55o yORMOLE ANALITICni. Al signor Francesco CARLlNt astronomo di Brera. LODOVICO ClOeOLINI. Roma i! 29 agosto 18 18. X OCHI giorni dopo il iiiio ritorao da Bologaa in quest* «itta ebhi la vostra canssima del 3 lugUo prossiino pnfl- Sato, della quale molto vi rlngrazio , cWe ricoiiogco nella raedesima qnella mauiera s'uicera e ain'chevole eke ho sempi-e in voi rawisato. Vi divo di piu die SDiio stato dispiaceatissioio di iiou avervi potuto rispondere fiiio ad ora per essere stato oltremodo occupato a scrivere una dissertazioiie scieiitifica per quest' Accademia de' Lincei, la quale era promessa al publ>lico pel 20 del correntd agosto , ed alia quale noa avea messo inano ancora quando ebbi la vostra lettera. Ora che soao sciolto da tale iinpegno, mi tratterro volentieri con voi su quanto mi avete scritto, ed in altra mia vi parlero della dis- sertazioiie suJdetta da me ultimaniente recitata, e con maggior piacere per questo , percUe uno de' vostri col- leghi, e qualche tempo, si occUpo in parte dello stesso argomento. Sappiate pertaato , clie quanti fin ora lianno avuto la compiaceaza di scrivermi, o di parlarmi delle mie for- mole analitiche pel calcolo della Pasqna , tutti , meno uno o due , hanno lodato e la giustezza e 1' eleganza loro ; a molti pero e se nbrato quel c'le e sembrato a voi, vale a dire che il metodo de'coefliclenti indeterminati e delle Gostanti impiegato da me a trovare le tre formole, ciofe deir equazlone lunare = i j/ , dell' equazione solare •= ( )i j e della correzione da farsl all'e- patta giuliana , onde ottenere la gregoriana , correzio- ne = — ( j , non possariuscife generalmente , ma solo per non ao quale azzardo. T>TX CAf.COLO DELL/V T.V^Qtr\. 35r E poichc neir opera mia noii ho creduto necessarifi Hi raccontar ininiitamente come le ahbia io otteaute s vo' ova diilo a voi , e voi avrete poi la bonta di scri- vermene il vosu'o giudizio. Dice adunque clie cercando quella dellVrjuazione Innare , rilevai d.ip|)nina che tutte le coinbiaazioni possiljiU dei peiiodi di a5 secoli delP ecjaazione snddetta nel gran periodo di 3oo mila anni , e ne' peiiodi a lui successivi ai ridncotto facilmente a sole otto corabiuazloni nella se- guente mauiera : I. II. III. nil. V. VI. vn. VIII. IX. Secoli J 8." "" a I 34. 27 3o 33 36 39 4S n 43 46 49 5a 55 58 61 64 6% II 68 7' 74 77 80 83 86 89 9^ » 9? ecc. ecc. ecc. ecc. ecc. ecc. ecc. ecc. ilove 91 vede chiaramente che la nona combinazione e I4 ripetizione dcUa prima , cosi la decinia della secouda , V uiideciina della tcrza , e dite voi. Ristretto cosi il probleuia ad otto soli casi , feci u»t del coeflicietite indeterminato P, e della coitaate C« ed iftituii r equazioni algebraicbe seguenti: n. i%r^c^ 1 ai ?-+-r= a 43 .p -t- C »r. ^ 46 ^-f- Cp= 10 T. ■VI. 3o T ^em= 5 33 P-^C= 6 35P-t.C= j3 i& P~hC= i^ ]II. 34 P-4- C=: 3 49 P-+- C=l II nil. 5a P-t- C pj= VII. VIII, 36P->-C= 7 [ 39P-f.C»a 8 OiP-t-Cc=i5 I 64P-»-Cc3i6 Dalla eolnzione di queste ottenai il valore di P costan- 8 temente uguale ad — ; il valore poi di C ragguagUata- Biente agli otto cati tuddetti ai trov6 U segueate : 119 I u8 I 117 I J i6 "5 1 a5 I aS 1 . aS n5 I 114 ii3 a-l I a5 a 5 a5 Calcolai potcia pe' rispcttivi a 5 secoli I Ti. in. rv. 18,19. .46 ' »!,»». .46 I 44 , »J . . . . 49 j «7 «c«. 352 PORMOLE ANALITlClfE Le equazioni luiiari clie I'isultavano impIegaiicTo le otto diverse costaiitl rfespettive , fatto setripre J* = — , e pa- ragonate qulncU le otto serie di eqnazioni lunari cosi ot- teiiute dal calcolo colle equazioni lunari date dalla teo- ria del calendario , facilmente scoprii clie la costaiite I I a C = era quella clie esattameiite gli corrisponde, percio conclusi che I'espressione analitica dell' equazione lunar e e = ( \i . E poiclie r ottava combinazione , dalla quale cavasi la detta formola, contiene i secoli Sg e 64, percio io alia pag. ao misi in equazione algebrica i secoli 14 e 89 , i quali come vedete appartengono all' istessa ottava com- binazione. Ed ecco cio che ni' indusse a capovolgere , ' per cosi dire , il periodo delle otto equazioni lunari del calendario, facendo che 1' ottava, ossia quella che s' im- piega dopo 400 anni ^ divenisse la prima, e seguissero poi ad Vina ad una le altre sette ad ogni 3 00 anni dopo impiesiata la prima , e nello stesso modo ne' successivi periodi , la qual cosa punto non muta la quantita dell' e- quazione lunare di qualsisia secolo , percio ancora usai la frase anzi giova ecc. Vedi la pag. ao suddetta. Da quanto vi ho detto iin qui comprenderete bene che il metodo da me tenuto e puramente analitico , e che il criterio e '1 raziocinio , V azzardo non mai , mi condusse ad impiegare i secoli 14 e 89 nelle due equazioni alge- bi'iche fondamentali , dalle quali risulto la bella formola ch' io cercava. Parmi in sorama , cosi facendo , di aver costretto in certo modo T analisi a davmi o a negarmi la formola ch' io gli dimandava. Ho poi osservato che dalla prima combinazione de' secoli 18 e 43, dalla quale si avrebbe la formola (^ jt» potea del pari tirarsi partito ;, imperciocche questa, me- diante il confronto de' risultati del calcolo di lei colic luuai-i equazioni cavate dalle tavole del calendario , fa- / S K — 1I2\. . titmente si corregge , e si riduce ad (^ Ji : la qual cosa ho poi fatto praticamente nella ricerca della formola dell' equazione solare , come puo vedersi alia pag. 22. , dove jnvoce d' impiegare i secoli ly e a^ cne TEL CALOOLO DELLX PASQUA. 353 m' avi'ebbor dato diiTttamente e giustamente essa lor- niola, mi ]iiac(|ue di scrvirmi de' sncoli i6 e 20', dai cfuali io sapova clie si savebbe ottenuta falsa, e cio feci ]>er niostrare al lottore il modo di rcttilicarla, ed anche juMilie pill lacilmente da se inodesimo vcnisse a scojjriie tiitto Ic tracce da inc toiiute nella soluzione di cotale pidlilenia. Ma torniamo al nostro proposito. L'' istesso metodo fu da me seguito per investigare la fonnola dell' equazione solare. Vidi die tutte le combi-t nazioiii di questa si riducevano a quattro , cioe I. II. III. IV. V. Secolo 17.°"" 18 19 ao 31 » 21 22 23 24 aS >> a5 ecc. ecc. ecc. ecc. dove alia V ritonia la I, e cosi alia VI la II ecc. ecc, onde II. III. IV. Citlo 17 (>. 2 1 () ■ 18 ()-t-C'=3 12I19 Q -^-C' = i3 22 o-t- r p= I 5 23 q-\- C s= iC 20 () -f. C = i3 24 ()-+. C t= 16 3 r. 7 6 5 ebbi da queste () = — ,eC' = — — , , , 4 4444 respettivamente •, paragonate qtiindi coll' cquazloni solari dedotte dal calemlavio quelle die mi dette il calcolo pejr mezzo de' quatiro diversi valori di C, fatto sempre ^ . . . (5 P= — - , vidi facilmeute che C = dava giustamen- 4 4 te e secondo la dottriiia del calendario 1' equazione so- lare djinaudata, onde produssi la formula ( j i alia pag. 22 soprallegata. Nella ricerca fuialinentc dclla formola della correzione deir epatta glnliana battei siniilmente 1" istessa via. Im- perciocche osscrvai dapjirima che il perioilo della corre- zione suddetta e di ico secoli , quindi ciie le combiua- zioni diverse di lei erano in tutto venticinque , cioe 1. II. III. IV XXIV. XXV. XXVI. Secolo 18.'"", 19 , 20 , 21 41 » 4a , 43 " 43 , 44 , 45 , 46 66 , 67 , 6U » 68 , 69 , 70 , 71 91 , 92 , 93 » 93 , 94 , 95 , 96 116 , 117 , I iK » 118 , 109 , 1 10 , II I 141 , 142 , 143 )/ 143 , 144 , ecc. , ecc ecc. . ecc. , ecc. 004 #ORMOLE AN\LITICHE .^uest' ultima XXVI."" coatiene la prima , e cos\ via via le XXVII, XXVIII ecc. soao ideiiticiie coa le II, III. ecc. Trovai poscia che V algebra per mezzo di ua coetfi- eiente indetermiaato ed uaa costaiite si ricu&ava alia so- luzioa del problema ; per ultimo risolvetti d'impiegare due coeliicieati ed una costaate ; la fonnola dell' equa- jiione solare me ne sommiiiistro 1 idea , ed 4 «ssendo che la medeslma eqnivale a 3(£)i-.V_.=3(^);*(i)r-,. quest' ultima mi persuase di formare i segueuti veiiticia- que ordini di algeliraiche equaziooi corrispoudeati alle- veiiticiuque combiuazioni suddette. Ebbi peitanto I. 11. i6 n — . a T -+- e = 8 16 R -r~ 3 r -t- c 3= — » 40/«B -t- 3 T ^ e = >9 44 i? -t- 0 T -H c = — »9 68 R f 0 T t4- e = 29 68 R -f- I r -t- e = — 3* 9a -R -t- I T — c = 40 92 R -t- a T -4- c = — 41 )> lA B z. a 3 T ^ T H- c « = 5i 6a n6iJ ~*~ 3 T -1- c = — 5> I/J.0 R erc. III. IV. 20 K -r- 0 T -t- e s= 9 ao J! -t- I r -1- c = — Q 44 ^ -t- I T -r- <• = — - ao 44 i? -t- a T ~*- c = — at «8 R -4- a T -t- e = '.1 68 R -«- 3 r -t- c = — 3i ^2 R ^ 3 r -r- c = 41 96 B -f- 0 T •*- e = — 4» J30 if •*■ c T -*- ecc. 0 = • — 52 lao R ■H- I T -t- ecc. e "= ~~ 5i *> cosi contiauai fino alle XXV e XXVI che sono le se- •menti : XXV. 40 Jr -f- a T •<- ff = — 19 64ii-*-33'-^f = — 3o 9aJ2-r- oJr-t-e = — 40 J16B -t- ir-<-« = — 5i 140 il -t- a. r -f- c = — 6a XXVI. 4oi!-i-3r->- c =. — tq 68.«-t-or-t-<: = — 39 92 i? -^ 1 T -f- e = — 40 116 iJ — a 2* -t- c =3 — 5 1 140 if -t- 3 r -I- « = — 6a Si rende poi manifesto che alia XXVI di bel nuovf- torna a eomparire la prima, e dite lo stesso delle XXVII, XXVIII ecc. relativamente alia II, III, ecc. Alia determinazioiie poi de' valori di i? , T , c combi- iiai tra lore la prima > terza , quiata delle cinque o set equazioni di ciascun orJine, onde escludere l' identita loro , che avrei piii volte incontrata se avessi fatto uso delle tre consecutive i.' a.' 3.', ovvero a.* 3." 4.'; 3.* 4.." 5.', ecc. e la soluzione de' a5 casi diversi mi A«tt& i a» vaioii di i?j T>c: quelU di i?^ T si u-ovaron9 I c e=: ,+• 0 , 24 Ca;o XIV II c •= — ~- o 08 XV 111 f e= — 0 . 40 XVI IV <«=-+- o . a8 XV J 1 ■V f t^ — c C4 XVlil VI c x= — 0 36 XIX VII v PEL CVLCOtO DEtLA. PASQUA. S.St formole , per queste istesse ragioni dal Clavio rlferito , non ho voluto aver riguartlo alia correzione suddetta, ed alia pag. 9 in im avvertimento dichiaro su questo particolarc qnaiito bisogna. Vi sciissi da Bologna suUa correzione fatta dal Gauss alia sua forniola , e pubblicata ncl giornale di Lindeuau e Bolinenberger nel fasclcolo gennajo , febbrajo 1816, pag. 1 58, la quale correzione consiste in questo, di far uso cioe di p ^^ ( ;; '/- in luogo di p rm ( — ji . Allora non ebbi tempo di ben esaniinarla , mancavo dei miei scritti , e periin del mio libro, ragione per cui avrei dovuto lavorar di nieinoria interamente, la quale invece era distratta da interessi per me di non piccola conse- guenza. Ora pero clie me ne sono potuto occupare, di- covi che i miei dubbj sulla inedesima son del tutto sva- niti , ed ho vednto nianifestainente ch' essa e buona , e Hoddisfa appieno alia dottrina del calendario , ossia alia tavola perpetua dclP eijuazione della tavola estesa del- r epatte , che sta alia pag. 112 e segg. dell" opera del Clavio , edizione di Magonza. Caverete facilmente la sua dimostrazione dalla mia formola ( ji . Me- diante questa correzione di Gauss la quantita M impie- gata da lui pel calcolo della Pasqua diviene uguale a \ 4 / v 2^ / I ;, nel mio libro invece — y SI ha M = [ )r . Quale delle due I -pressioni anieporreste vol? Termineru questa mia con alcune correzioni e glunte d:i farsi alia mia operetta sul calendario. Alia pag. 14 Im. nil. ove trovasi ( — \ leggasi 3 ( — ji . Alia pag. 14, lin, pen., ed alia pag. i5, lin. i, 2, 3 ./3(A' — if-;-. /A'— 16. ovc trovasi y— ji leggasi 3 ( ji . Alia pag. 2.^, lin. i3 alia quantita composta di tre ter- mini si metta sotto, tirata la liiiea. il denominatore 3o, jiiii si chiuda il tutto tra parentesi, e si ponga a destra, inrerionntMite, la lettera r . BiOl. hill. T. Xm. 26 358 For.MOLE anAlitiche, ecc. Alia pag. 33 subito tlopo la linea 22 si aggiunga quanto segue : « i' accorto lettore comprenderii bene che questa ». equazione lunare dehbe servire soltanto al calcolo di M' » da farsi promiscuamente coll' equazions solar e , che per » r equazione lunare intera , presa isolatamente , dovra sem- " pre impiegarsi la forinola 3 -t- ( )i . » Alia pag. 34 alia fine del cap. VI si aggiunga del pai'i, per maggior cliiarezza , quanto segue : « Impcrciocche il 8 A-— 1 36 1) solo termine potra contenere la frazione re- i> sidua , risultr~cdo dagli altri due itn numero intero , e la » somrruL dc tre termini co' respettin segni potra esser fa- » cihwnte effettuata , senz' alter arne il quantitativo , la qual ti cosa non avrehbe luogo in n?ssun modo , qiiando s' iinpie- 3 JT — 5 i K ~i- k' — 8 n sasse . in luogo di ■ . " 4 " 4 Alia pagina 6-, linea 8 in luogo di j3 =: ( — )i scri- Tasip= (-^)j . Alia pag. 76 si consei'vino le prime otto linee fino alle parole che diviene hiclusive , e si tolgano via le nove linee die gli succedono, in modo che leggasi seguita- mente cosi « In guisa tale che diviene o . ^^ K -*- o . a5 6' y-i5 .44-+-0 .43ir-f-o.25 A'^ » -»-o.44r=A — p — q e perb M=i — ■ )r » che e r espressione di M corretta e ricercata da noi »/ con quel che segue. - 11 foglio e pieno, ed io Ai lascio co' sentiment! della piu distinta stima ed amicizia. 559 APPENDICE, PARTE I. SCIENZE LETTERE ED ARTI STRANIERE. Continuazionc c fine della dottriiia delV Ercho presso gU Egizj , € i misterl d' hide , spiegati dalle pic- ture die adornano alcaiie mummie dell I. gabiiietto delle aiiticldtd in Vienna. Dissertazione del signor Giuseppe de Hammer, consigliere , ecc. VII. La hilancia del giudizio. i EOVASI aaclie in alu-e miinimie una bilancia simile a quella rli' e dipinta nel settimo quadro della tavola vicnaese. Un genio nir ^ reita la bilancia. II sig. de Ilanmier commentando questa ])ittura dice die la ii;j,urina nel bacino simboleggia le buone azloni , e il vaso a < uore le azioni cattivc. II cuore sarebbe qui il vas iniquUalis , il centro delle passioni. Ilorus Apollo raumienta clie gli Egizj aveano il cuore per scde delT aniiua , ed ora quiudi il genio Licncefalo avrebbe posio sul bacino della bilancia il cuore della iiiiiaunia. Zoega parlando d' altra bilancia, della quale pero sono due i pesatori , la spiega collo stesso fine morale del sig. Hanuuer: u Libra sustirutur , qua expenduntur merita et delUta : dum alte- ram lancfin attrahit genius hieracocephalus , iinwortalis mentis virtutisque stfiubolum ; alteram crtioprosopus qui deteriorein ani- maiit seiksuiiique appetitus denotat. » 36o AP PEN DICE Presso i Greci era Mercurio il bilanciatoi'e dell' aninie , ossia delle loro azioni , ed a lui facevasi sacro il cinocefalo. Eschilo cliiamo 'i'v^oaro.oia, qiiella bilancia su cui pes6 i de- stini di Achille e di lUeuiuoue , iniitando la bilancia di Giove presso Oaiero su cui vacillarono le sorti degli Achei. !Nel Corauo e scritto : « E la bilancia in quel giorno e verita: rolui clie avra piu peso nel bacino sara del nuniero de' beat! , e chi r avra pni lieve apparterra all' aniiiie conotte clie non agirouo rettamente. » II turco dogmatico Beregli spiega cosi questo testo : « Sjira neir ultimo giudizio sospesa una bilancia , nella quale veiTanno pesate le buone e le cattive azioni. Quelli, le azioni buone dei quali sono piu pesanti , vanno in paradiso ; quelli de' quali le ■■ azioni cattive hanno niaggior peso , scendono nell' inferno , a ^ meno che Dio non le jierdoni « ; e il comiuentario al catechismo di Beregli, stampato a Costantinopoli nel 1804, aggiunge; « che Je buone azioni pesate nella bilancia avranno belle e lucide foi-ine , neri e odiosi aspetti le cattive. Gabriele sara il pesatore. » La bilancia dell' anime e conosciuta anche dai Pai'ti e dagli Indi ; presso questi Iaima, Dio del inondo inferno, pesa le anime; presso quelli le pesano 1' angelo della uiorte DakuDsch e 1' an- gelo del sole Withras. I sacrl libri danno essi pure 1' immagine della bilancia. Cosi dice Giobbe; « ylppendat me in statera justa y Daniele: a. Thecel appcnsus est in statera et inventus est minus habens y , e PApo— cahsse: « et ecce equus niger, et qui sedebat super eui/i habebae staterain in manu sua- >> Ma tornando alia pittura isiaca , vicine alia bilancia occupano un quadrato intero ( senza clie F anima della mummia ne faccia parte ) quatti'o altre donae , o divinita sedenti con penna ia capo e il sacro velo , colla cliiave in una niano e il bastone di Loto nell' altra , cipresso ai piedi , innanzi un' ai'a con offerte. Si e gia discorso delle quattro divinita minori , al coiuparti- mento V, e si dissero essere probabilmente le rpiatti-o stagioni : ora cjueste nuove figure si hanno dal sig. de Hammer per le tre piu antiche muse colla madre loro Mueuiogine , siccouie ■vennero le muse dall' Egitto in Grecia. Secondo Proclo, il quale si rivolge ad esse uel suo inno con voci allusive ai misteri del- r inferno , occupano ivi il seggio della sapienza , e sono guide «//(! luce e alia beata vita scevra da errori e da pene. Intorno alia chiave che hanno in mauo , pare al nosrro letterato ora Viennese , clic, sia essa la chiave del cielo , ossia dell' ingresso alia gloria d' Iside. Calinet ( in dissertatione de origins idololatrice ) riferisce coll' autorita di Eusebio un' iscrizione posta su di una colonna d' Iside, la quale e del seguente tenore : « Ego Isis sum Aegypti Regina a Mercurio ( sive Thauto ) erudita. Quae ego li- gavi, nullus solvere potuerit ». Gli Arabi chiamano Dio all-fetah che apre tutto. Negl' inn! orlici ieggesi che Plutone ha le chiavi PARTE STRANIEftA. 36l della terra, Proteo quelle ilrl mare , Amore quelle dell' uni, verso , ecc. VIII. L' aniina e condotta Innanzl al troiio d'Iside. Qui il pittore colloco Iside la regina di'U'Averno in tutta la (ua niaesta , e 1' aninia 6 guidata innanzi al trono dai tre Dei niaggiori. II priino ch' h. piii vicino al trono e Osiride col capo d' avoltojo , e le doppie chiavi del cielo al destro braccio e uella niano sinistra. Ha sulla testa il sacro velo , il sacro ber— retto , intorno la persona il sacro cinto. II suo pettorale ricorda queJlo del gran sacei'dote degli Ebrei. Le braccia e i piedi sono coloriti in verde , come nella divinita battezzante. Dopo Osiride viene Aiiubi il vero conduttore delle anime nel regno delle ombre , T Ennete Psicopompos de' Greci e de' Ro- mani , col capo il' Ibis , percli^ questo uccello e simbolo se- condo Eliano del discorso. Ha nelle mani una tavoletta da scri- vere , ov' egli nota o le azioui dell' anima , o la sentenza del giudizio dopo la bilancia. E cinto come Osiride colla sacra Tatvia^ le braccia ornate di cerchietto , porta sul capo la lira di cui e inventore , come lo h della scrittura, maestro per'> degli uomini e interprete degli Dei , onde Orazio I. 10. Mercuri , facunde nepos Atlantis , Qui feros cultus hominuin recentum. Voce foriiiasti catui , et decorae More palestrae : Te canaiii , magni Jo vis et deorwn Nunciuiii , curvoeque lyrx pareiiteiii ; — Tu pias tixtis aniinas reponis Sedibus , iirgdque lei>eni coercet Aured turbaiu , superis deoruni Gratus et iinis. Fra Osiride e Anubi pende T occhio alato della provvidenra voir jeroglifo d« 1 serpe Termuti , il simbolo della vita e della niortc : la serpe ha essa pure la cliiave. Segue f aninia col volto , colle braccia e piedi nudi e del solito color ros3o, vestita in ogni altra parte, e col capo ornat» del velo sacro c!i' h di un verde oscuro. Questo yelo l' accom- pagna in ogni parte del suo viaggio , fuorch^ al luogo del bat- irsimo, e le sta fisso al capo con una fascia frontale di color giallo. Sulla testa le si alza un turbaiite rotoudo , forse orna- mento distintivo degP iniziati. Innan/.i all' aninia i- un altare con offerte. Qui si rivede il vaso o la rest.i rtie abbiamo trovato presso I' albero della vita, e sopra la cesta ^ il fior di Loto simbolo della visurrezione , e cosi il cipresso , ondc due souo le offorte latte agli Dei supe- riori , ed una ad Horns e agli Dei iiit«riori , i quali doveanw presentar l' aniiua allc scdi piu iublinxi , cij che ora a-vvieue. 363 A PPEXDICE • Ma-un'altra figura e tlipinta dietro T anima, ed ha inveoe di volto una specie di cappello o eliiio , che nasconde totalmentc il capo : e 1' elmo anzi non chluderebbe che una picciolissima testa. Questa ligura non fu vista ancora dal sig. de Hammer iu alcim nionumento egizio , ma evidentemente gH sembra Sera- pide , il risveghatore de' morti , che guida le anime all' eterna luce , e le retroguida alia vita di cui e il misuratore. Prima fu rappresentato con uno stajo sul capo , o altra simile misura di eapacita , poi coU' elmo clie il rese invisibile. Condotta da Anubi e Serapide , sotto V egida d' Osiride si avMcina 1' aninia al trono d' Iside ch' e alzato sopra quatti-o gra- dini. Un leone simbolo della giustizia ( che stava anche iunanzi al trono di Salomone ) serve di guardia alia Dea. II gran Ivilometro sorge dirimpetto e il sacro vaso del hiini« fecoudatore. Piu basso e un tirso col sacro verde velabro ch' h pur lo stesso onde le figure luan cinto il capo , e qui vedesi spiegato. Con questo velo Leucotoe salva Ulisse fuggente a nuoto dciU' isola di Calipso : « Ti ciugi presto di questo vrlo immortale disotto al petto, e sprezza ardito il timor della morte. » Sopra il grembo della Dea miransi il bastone, simbolo del po- tere , e la cesta delle oflerte con due mistici jjani ( uno jiure de' quail e pure suU' ara iunanzi all' anima ) , sopra la cesta sono due foglie , ma senza il porno granato. Iside e rappresentata come la descrive Apulejo X : « Rerum Natura parens , elementoruiii omnium domina , sasculorum proge- nies iiiitialis , summa numinum , regina manium , prima coetitum, deorum dearumque fades uniformis , quae coeli lumitiosa culinina , maris salubria flamina, inferorum deplorata silentia, nutibus vieis dispense. » E dipinta in abito verde scuro , il petto e le braccia coj^erte, d^ una specie di peplo giallo d' ore con punti verdi , peplo o s^hahl da cui e pure coperta 1' anima che aspetta il giudizio della bilancia. Nella destra ha una frusta a quattro nastri o co- reggiole , al braccio la sacra chiave , uella sinistra m.Tno il ba- stone curvo , ossia il pastorale : « inferum daustra ( le chiavi ) et salutis tutelam ( il pastorale ) in deae moTiit posita " secoudo lo stesso Apulejo. II ca]:)o e coperto col velo sacro, stretto alia fronte collo ijzSfifj.oi , suUa punta del quale e ovpato? la serpe velenosa , simbolo della siguoria sulla morte e sujia vita. Sopra il velo s' alza la lira fra due corni ornati da due altri serpi , djetro al trono sta una Camilla ,. colla chiave anch' essa uella maiio sinistra , e in atto di benedire colla desti'a. IX. £' anima nel godlmento della piii aha beatitudine. Questa nona ^dttura ci offre alio sguardo iin palco che ha da »n lato tre gradini , e dall' altro quattro ( indicantl forse le 4 prove minoi'i, e le 3 niajgion degli iniaiati^j al tU sopra e il PARTE STBANIERA. 86S ciclo simbolfggiato dal sanro serpente , clie in varie pieghe. si steade e abbraccia Ic seguenti figure: i." Isicle die siede gul trono colle cliiavi e il pastorale; 2.° Osiriile die dmanzi ad essa e pure seduto e colla diiave bencdice: fra Iside e Osiride e il tirso sinibolo del piaccre e della danza; 3.° dieti-o Iside la Ca- milla, o 4.° dopo questa 1' aiiiiua ndla ruafrgior sua gloria. Fuoii delle curve del serpe t il buono spirito Kuepli in (igura uii^ana eol capo del sacr»> serpe TJiennutis. lla im coltdio da sacrificLo in ciascuna roano , c sul capo un g!o)>o a liiisco. Ai piedi c po8ta la cesta delle offerte coi paoi niistici, il pouio grauato, ecc. il lior di loto non nianca al quadro. lu faecia a Kneph sta Hermes col capo d' Ibis , senza per6 la lira, e iuvece della tavoletLa dn scrivere ha nelle laani il *acro cioto e uu bustone diviso come il nilometro , cui vedesi in ciuia un mezzo glolx) e sovr' esse una peaaa. Nel campo sn- periore del conipartimento e 1' occliio della giustizia e provvi- assamnio prlmieraiueute It porta deir Erebo , misiiuo il jiiede suila soglia di Proserpina ( rjf/^/ifjx) difesa dal suo sacro lupo ; vedemmo i quattro eleiiienti ( rap- pre»entati dai 4 cauopi presso la bara) , quindi Horus il sole inferno die risplendea luiiiinoso nelle tenebre : col suo mezzo |E;iiiosiino agli Dei minori (le 4 jn'eganti e le 4 muse); c diretti da' numi maggiori ( Osiride , e i di;e conduttori dell' anime Er- mete e Serapide ) funimo presentati al trono della supreuia di-* vinita d' Iside , cui l' iniziato rivolse lu sua preghiera colle pa- role conservateci dal gia citato Apulejo : « Tu quideiii sanrta , hu-' mani veneris sospitatrix perpetun , semper fovendis mortalihus mu~ uifira , dulceiii matrcm affeifionem miserorum casihus tribuis. Te superi colunt : observant inferi ; tu rotas orbcm ; luminos solem ; regis mundum : calcas tartarwn. Tibi respondent sidera , gaudent numitia > redeunt tempora , tis iniquitatis , le catrive azioni di-1- r ainma, pcrclic vedesi poi un contrappeso dall' altro lato dell.i bilancia die lia and/ esse la tigura di cuore ? Per sostenere pero r interpretazione Haxnmeriana , gioverebbe 1' osservare che )l detto coutiappeso ^ piu picciolo del peso nel bacino , e que- sta differcnza nclla grossezza basta a far intendL-re , come as;- giunto il primo al braccio della leva da cui pende la fjgurina umana, questa dovea prevalt^re. Notisi pure die il bacino ov' e la fignrina ^ bianco , nero quello su cui ^ il peso. Ma quanti •iniholi e quasi d' rpual valore sono e profusi e ripetuti ? In qual mare di appavenze corre periolo di naufragio (luaUiasi piu ardiro jiensiero ! Fercln^ unifornii le quaitro supposto sta- iioni ' Fcrrli^ uniformi le muse ? E vero die queste fiirono I onfusc colle parclie e collocate quindi udV inferno . ti!,> prn«ilnl« 366 API'ENDIGE clie il jiittoi'e non le distinguesse con qiialolie attrlbuto parti- poiare a ciascuna , attribiuo die i Gi-eci ci tramandarono ''. Coa una . dissi, quasi felice audacia il sig. Haumiei' decifro persuio tre leroslifi corsivl , di quella specie cioe che con soli contorni cspvime )e grandi Tigure , ed apri fovse la strada ai coinuni al- fabeti ,• ma tanti sono que' jeroglifi snlle piramidi e sui tenipj , che e prudence ancor il consiglio di raccogliere maggiori og- getti di paragone , anziche tessere arbirrarj lavorL di fantasia. Cio pero che certamente appare anche dalle fatiche dello stesso archeologo Viennese , si e la molta e graode sapienza degh Enizj , dei quali i niisteri d' Iside erano forse una parte soltanto di piu sublime scopo. Perche altronde oi-a e Iside ed era Osi- ride , cui in vavj altri nionunieuti cgizj si guidano e da d versi geni le anune de' trapassati' Ecco un dubbio gvavissinio, il quale non e abbastanza sciolto dalla supposizione , che il cangiameuto di divinita provenisse o dal sesso del defunto, o dalla sua par- ziale devozionc. La difFerenza puo invece derivare da diversita di culto in questa o quella citta del favoloso Egitto, diversita che in qualche tenipio concentravasi forse in un culto uuico e pill pure. D' Etlopia scesero in gi-an parte le sacre dottrme del sacerdoti egizj , ma noi non conosciamo la storia , e neunneno le. i-ovine di Meroe , che Bruce non vide che da lontano. Gli studj pero fatti da' nioderni nell' Egitto non bastano aiicora a regolare coiiformemente le nostre congetture ; ma se alcuno pote fare un nuovo passo per arrivare a quella meta , lo fece certa- mente il sig. de Hammer , il quale dee stimarsi come uno dei maggiori archeologi che ora esistano , e cui puo esser facile pin che ad altri lo svolger le antichita d* Oriente , poiche po- chi osano vantar Unta perizia nelle lingue d'Asia , quanta ess» ?ie possiede. "ii'i.'ijij'vJ;' ;>^ r\r.TE STRANtET',\. %(yj- Observations on the geolojry . etc. cin^ Osscrvnzioni intorru) alia gcologia drgli. Stall Uiiitl d' America con alcuiic rlflexsioni sulV cffctto prodotto iiella iintiLra c iicllu fcrtihtd del siiolo dalla dccomposi- zioiie delle vuric ciassi di rocce. Di Gugliclmo Macluxe , ccc. — Filadelfia , 1817, in 8°, con una carta gcologlca colorata , cd un ultra die rap- preseiua le sczionl verticall di alcune montagne. L> iA scienza drlla geologia, dice T A. neJla prefazioue , e siata fiiiO' a f[uesti ukuui temjui- scono a straordinarj avvenimenti le rivoluzioni accadute nel globo , noil nieuo gi-atuita ^ la supposizione di quegli altri i quali vor- rebbero die la natiira siasi seiiipre governata ad ua niodo e con ]e niedesime le;:j;!. Cio, dicono essi, si confoniia vieppiu al no- stro intendhuento ; nia ia questi stiidj dobljiauio imporci forse il precetto di piegai-e e di subordinare la natiira alia nostra abi- tuale maniera di vedere e di concepire ? Qualora fatti straordi- narj si affacciano , sia pur lecito d' imiuaginave cause parliiiente straordinarie da cui sieno stati prodotti, purdie esse noii escano dai confini del verosiuiile, e non repugnino alle leggi della fiaica. Dopo di avere mostrato I'A. quanto glovi la geognosia, ossia la conoscenza della natura e della relativa situazione delle rocce alia mineralogia economica , onde non s' abbia a lintracciare nie- talli , o sostanze saline , o combustibili bituininosi, o pietre atte a qualdie uso in luoghi ai quali non possono appartenere , e dopo di avere indicato quanti vantaggi da c[uesto studio possono derivare all' arte di fabbricare, a quella de' vasaj , alle veO'erie, Jllle fomaci da mattoni e da calce, ecc. in quanto che insegna i materiali opportuni , si raiiimarica die tanto tempo si faccia consumare alia gioventii nello studio delle lingue niorte , che e rioi uno studio di mere parole , mentre meiio della iiieta di que- sto tempo basterebbe a dare una compiuta conoscenza delle ap- plicazioni delle terrc e delle I'occe agli usi della vita. L' A. , a qiiello che sembra , non e molto amico della letteratura. Quanto al sostanziale dell' opera essa e ripartita in quattio capitoli. Si espongono nel primo alcune geueraJi osservazioni intomo al metodo da segnivsi nelle indaglni geologiche , e si presenta uu abbozzo delle varie catene delle niontagne dell'Eu- ropa paragonate con quelle degli Stati Uniti d' America. Rispetto al metodo da tenersi in questo studio, dichiara egli che ve n'ha due che guidano alia nicdesima meta , benche per opposti sen- tieri. Quelle di accuratamente invesrigare una piccola porzione della superfizie del globo , esattamente descrivere le differeuti rocce , e le varieta che esse presentano cosi nella distribuzione delle loro parti componenti, come nella relativa loro situazione. Questo metodo richiede che mettasi insienie un gran numero di siffatte porzioni , innanzi che possiamo formarci un' esafta idea generale , e bendfe sembri il migllore , e iungo , difficile nel- r esecuzione , jiovta seco prolisse descrizioni , e piuttosto che istruire, stanca ed annoja. L' altro, incoaiinciando a delineare graudi contorni , segna i limiti die dividono le principal! rlassi delle rocce, stabilisce il loro posto relative e la loro estensione , r. poche pagine bastano per offrire un quadro geologico di pii: i^aesi. Cosi si dira , per esempiu , che nel Nord delL* Euvopa il terreno della Norvegia e priniitivo con poche ecceziom , la put f.ran parte delle quali sono nel liacino che circonda Cristia- nia, ove sono rocce di a-ansizione. Che il suolo della Svc7.ia c PARTE STRANIERA. 360 priniitivo csso pure , tranne la parte merldionale nella Scandinavia, e la costa di Categat , ed alcuni punti liingo le rive de' grandi laghi , die sono secondarj. Che anibidue i lati del golfa di Boruia tin a Capo ISord , e qiiinci passando per la Finlandia a l^ietroburgo suiio aliresi priinitiyi , ere. ere. I^el coiuinente dell' Aiiierira settentrionale , seguita 1' A. , la continiiita e la successioue delle grandi masse delle rocce , e la loro stratiBcazione uiedesinia sono cosi regolari e cosi uniforini, che la mida collezione dei tatti puo in qualclie manicra acco- •tarei ai prestigi della teoria. II laro orientale di quel continente presenta una serie di niontagne , clie vanuo dal iN'. E. al S. O. da S. Lorenzo al Mississipi, le parti piii eminenti delle quali , come aitresi la iiiassinia porzione della loro massa , cousistouo di rocce primitive, e decrescono in altezza e in largliezza tia- versando lo srato della Nnova Jersey. II suolo primiuvo occupa soltanto un piccolo tratto della porzione piana del paese, e passa attiaverso gli stati della Pensilvania e della i^lanlandia , ove la parte piii alta della serie di monii all' occidente consta di rocce di transizione , con alcune vallate interposte le quali sono se- condarie. Isclla Virginia il lerreno priniitivo aiunenta in largbezza e projiorzionatauiente in altezza, costituendo la maggior uiassa , couie eziandio i piii elevati punti della catena delle niontagne negli stati della Carolina settentrionale e della Giorgia , ove prende una direzione piu occidentale. L' A. riferisce qui un fatto assai rilevante : avendo osservatt* che , (juantunciue la fonnazione primitiva di que' paesi contenga tutte le varieta di rocce che si rinveneouo nelle uinutagne di Europa , nulladiiueno ne la relativa loro sitiiazione rispetto al- r ordine con cui si succedono , ne la loro relativa altezza uells montagne corrispondono a quauto in Europa ^ stato osservaio. L' ordine di succcssione dallo scliisto argilloso al granito, come altresi la graduata diminuzione dell' altezza de' letti dal granito alio echisto argilloso, passando p<-l gneis, jier lo scliisto niicaceo , per le rocce orniblendichc, sono sjiesso cosi rovesciate e scom- pipliate die c impossibile di trovare in veruna serie una rego- lare disposizione. Ma in tutto c(uclio die qui espone I'A. siaiuo di avviso che egli inteuda tii dire die la distrilnizione e I'or- dine con cui le rocce prunitive si succedono iu quelle niontagne sonn sovente diversi dalia distribuzione e dalf ordine ideato da Werner e da' suoi seguaci , cd allora queste anomalie ( troppo frefjuenfi per verita onde possa loro coniretere un tal uouie ) saranno comuni cosi alTAuierica , come uil' Europa. Lungo il lato S. E. della catena primitiva non si rlaviene , prosegue egli, n^ calcaria secondoi-ia, ne veruna altra roccia di queeto periodo, tranne alcuni parziali deposit! di un' antica are- naria rossa. Ed in cio senibra , egli dice , che quelle niontagne BOUiiglino ad alcune delle catene curopee , quah saiebbcro le Carpazie , quelle della Borniia , della. Sassonia , del Tirolo e della Svizzeia, le quali hencli^ coperte ue' liajidit settentrioaali 0~0 APPENDICE ed occideatali da una molto estesa fonnazione di calcaiia se- oondaria, ne hanno pochissima dal lato oinentale e meridiouale. IMa questa asserzione non si verifica per altro cosi esattamente rispetco alle alpi del Tirolo, le quali sono fiaacheggiate da uua lunga e continuata serie di monti calcarei verso quella parte che risg,«arda il piano della Lombardia. L.i summentovata arenaria rossa ( die noi supponiamo essere il rothe todce Uegende de' Tedesclii ) pavzialniente si stende al pie delle eminenze primitive per la luugliezza dt quasi 400 mi- glia incominciando a dodici miglia circa dal fiuine Connecticut e proseguendo fin presso Rappahannock. Lungo il lembo N. O. della catena priniitiva incomincia la fonnazione di transizione, la quale compone la massa di grandi luonri , e coaiparisce pu\ estesa , ed a niaggiore altezza ail' oc- cidente degli stati della Pensilvania , della Marilandia e di por- zione della Virginia , ove la formazione primitiva e men dilatata e uieno s' innalza. Essa contiene tutte le varieta di rocce che appajono nelle montagne della stessa formazione in Europa , e molto souiiglia alia catena dei Carpazj , della Boemia e della Sassonia. Vi si rinviene in parecchi Inoglii dell' antracite , la quale noa e stata scoperta finova in verun altro luogo dell' Ame- rica settentriouale. L' A. espone cjul alcune riflessioui onde giustificare la distin- zione da lui aramessa delle rocce di transizione , la quale e ri- gettata da alcuni geologisti segnatamente francesi , e dimostra quanto sia ragionevole questa classificazionc , come quella che e fondata su peculiari caratteri ed attnbuti delle rocce in essa comprese. Di fattj co-teste rocce, dice egli , non possono essere considerate come prijiiitive , in quanto che coutengono ciottoli , e talvolta ancora residui di corpi orgaaici: non sono tampoco rigorosamente secondarie , a cio opponendosi la loro durezza , la tessitura spesso schistosa e la grana semicristallina, oltre alle differenze di stratifjcazione, la quale e regolare, e generalmente inclinata sotto un angolo di 20 a 48 gradi , laddove le rocce secondarie sono o orizzontali, o a strati ondeggianti secondo le ineguaglianze della superfizie su cui furono depositate. Dobbiaai dire per altro clie molte eccezioni si affacciano , che reudono assai vago ed equivoco quest' ultimo carattere. Nel lato N. O. della formazione di transizione , lungo I3 in- tiera catena delle montagne, appai'e la formazione secondaria, la quale occupa uno spazio di grandissima estensione. La parte piana e generalmente calcaria , e le coUiue consistono in alcuni luoghi di arenaria. Una sorfa di argllla schistosa nerastra contenente impressioni di vegetabili , con cfualcLe mistura di carbone fos- sile alterna cou tutti gli strati di questa formazione, i quali sono presso che onzzontah. Neir America setteutrionale , dice I' A. , non si sono discoperte per anche due sorta di rocce appartenenti al periodo seconda- no , le quali sono comuai in Europa , vale a dire k formazione P^RTE STUANIERA. 07I titlla creta , e ((uella che h cJiiauiata da Werner formaxione piti lecente drl tra|> siratilicato , neuer fioetz-lrap fori/iation ( Essa roni|irende la \\ acke , il basalte , e tali altrc rocce che da al- ciini sono re|iiitate vnkaniche ). Quanto jioi alia calcaria secundaria summentovata, essa e ge-r xipraliiieute azzurrognola , passaudo per tutte le degradaziom a una tinta nerastra ; la I'rattura k eguale , e si accosta alia ter- rosa , e la tessitura talvolta e schistosa. Essa contiene focaja ge- iieraliuente nera lu masse di foriua irregolare intiuiaiueute eoni- uiiste alia laassa in cui sono racchiuse. Al cona-ario la calcaria che in Eiu'opa e coutigua alia fonuazione della creta ha un co- lore bianco o grigio ciiiaro, una frattura liscia, compatta , con- coide , somigliante a quella della selce , ed e sparsa di piccioli nocciuoli di t'ocaja sparsi scnz' ordine , alcivni de' quali sono esternauiente bianchicci , e ncrastri verso il centro. Una consi- nule calr.n-ia siiccede alia creta , e ricopre la fonuazioae di trau- tizione nel !ato settentnonale delle montagne della Crimea , e di <(uelle de'Carpazj, ecc. Di questa pietra si fanno a JMonaco le la^tre die scrvono alia litogralia. Finalmente uii lungo ed esteso deposito di terreno di allu- vione incontrasi negli Stati Uniti di America , sotto il qual uonie intenilesi tutte le uiatcrie staccato dalle montagne o primitive ^ o di transizione o secondarie , ed accumulate in lettl o dalT ac- que del mai'e , o da quelle de' lagbi, o dalle correnti de' fiuuii e dai venti eziandio. (^uesto terreno costeggia seuza interru— zione V Oceano Atlantico da Brunswick lino al iMessico , e si 8tende lino alia base delle montagne i)rimitive, o a quella delle secondarie ove mancauu le prime. Trow.nsi in esso considere— voli depositi di conchiglie , ed alia Isuova Jersey liavvi uu<* ipezie di niarna azaurro verdognola , nella quale si rinvengouu amuioniti , belenniti , ovuliti , caiue , ostriche , terebratole , ecc. molti de' ([uali testacei sono siinili a quelli die s' incontrano nella calcaria e nella grauwaJic di transizione , come aliresi nella calcaria e nelT arenaria secundaria. Ne segue adunque , soggiunge I'A. , die le diveroe classi di rocce non possono essere distinte dalle conchiglie die esse contengono. Ma siaci lecito di diiedere $c sia bene avverato che qucUa inarna conchiglifera sia propria* menie un siiolu di alluvioue, jn'endendo cjuesto teriuine secondo il valore die ha in geognosia '. tale non e certaiiiente quella eosi couiune in Italia fVa gli Appeunini ed il mare , contenente gusci di testacei, zolTo , strati di cesso , pctroho , lignite , ecc. , la quale fu depogicata dal mare al paro di tutte le altre rocce , benche nell ultimo c pii'i reccntc })eriodo. Diniostra I'A. die le riccrche geologiche si possono pin facil- mente srinazione e in alcuni siti coperta da quella di ti'ansi- zione , e da ciottoli rotondati spettaiiri alio stesso periodo. Nelle rocce primitive degli Stati Uniri non ha mai riuvenuito gesso , e dubita che quello che si frova in siiuili rocce in Eu- ropa , come al S. Gottardo , nel monte Cenisio , uel Colle di Tenda , ecc. sia vera.iente in posto. Neile alpi dice di averlo seiupre incontrato m niontagiie di transizione , bench^ m uno o due luoghi fossero quelle rocre jirecipitate dalla cima di una vicina uiontagna in una valle iirinutiva. Dal numero delle spe/ie uiinerali che sono stale trovate in queste rocce , numero assai grande in jiroporzione alio picciole ricerche che U" eono state fatte , argonienta egli cire debbano esistcre quasi tutte quelle che in ten'eui di siuul latta s' incou- trauo nel continrute di Euroja. Nelle montague priiuitivc degli Stati Uuiti l):ivvi graiiate entr.) il urauito , e iiello sciiisto mi- caceo della grandezza della testa di una spilla lino a queila del capo di un f«iciullo, staurotide , andalusite, epidote, treuiohte, gtan varieta di spezie magnesiane , smeraldo , aduLiria , torma- lina , orniblenda , solfato di b^u-ite , an.-igonife , ecc. ecc. Le sostanze metalliche sono gent-ralaieute cosi estese nel suolo primitivo, quanto lo e la formazione luedesiuia. Abbondanussiuie sono le pirin di ferro principaliuente uel gneis e nello schisto inicaceo , il ferro magnetico m possenti banchi e per lo piii uella roccia orniblendica , ed occupa le piii elevate aliezze nella Frmironia , nella Nuova York , nel Jersey , nella parte occi- deutale della Carolina setientrionale. Ln banco di emaiite bruua trovasi negli stati di Conneticut e della Nuova York. Cristalli di feri'o ottaedio , uiolii de' (juali sono dotati di polanta sono disseiuinati nel granito a Brunswick distretto del Maine ed al- trove ; grandi strati di galena attraversano gli stati della Nuova York, di Jersey, la Virginia, la Carolina; il rame nativo e os_ kidato e presso Si.uiardville e Capo Nicholson ; la luolibdenj^ I Brunswick, a Chester in Pensilvania , nella Virginia, nell ^^ Jitbl. Iiul. T. XIII. 27 $74 APPENDICE Carolina settentrionale; piriti arsenicali iu graa copia nel distretto del Maine; ossido rosso di zinco e ferro inagnetico in un grande deposito pressr> Sparta nella Nuova Jersey nel limite del primi- tivo. Grani d' oro sono stati trovati nel letto di alcuni ruscelli nella contea di Cabarro , nella Carolina setteiiti-ionale , ed in altri Uioglii , apparentemeute iu una roccia qiiarzosa ; la man- ganese alia Nuova York , neUa stessa parte della Carolina, ecc; un ossido bianco di cobalto sopra Mitldleton presso il fiiime Connecticut , e , a quanto dicesi , presso Oloristown nella Nuova Jersey. Per lo piii queste sostanze uietallicJie sono o disseminate o in letti o in masse. Vene di grande estensione non tono state finora scoperte nel teiTeno priniitivo. Venendo ora alle rocce di transizione , esse confinano da ua lato con le primitive , e dall' altro con le secondarie. I loro strati corrono dal nord e sud al nord est e svid ovest , e for- mano in niolti luoghi coll' orizzonte un angolo di sotto a qna- rantaciuque gradi. I contorni di queste montagne sono quasi in Imea retta con poche interruzioni , ed esse banno un dolce declivio nella falda ove gli strati si sprofondano sotto Y orizzonte, mentre dalla opposta, ove s' innalzano, sono piu diriipate. Cotal fonnazione e coniposta di calcaria di picciola grana con tutte le degradazioni di colore dal bianco al turchino carico , alternante per alcuni spazj con istrati di grauwalie scbistosa , con cui e talvoka intluiamente niista , attraversata da vene di spato cal- cario , e seininata in niolti luoghi di pai'ticelle granulari onde acquista la seinbianza di un' arenaria con eccesso di cemeHto. Presentasi questa calcaria in banclu di cinquanta a sessanta mils piedi di larghezza alternanti con grauwake comune e scbistosa. Presso i limit! del priniitivo trovasi un aggregato siliceo con partirelle azzurrognole della grossezza di una testa di spilla fino a quella di un uovo seminate in un cemento srbistoso , clie tal- voka e quarzoso. Si rinviene ivi eziandio una llna sabbia con- glutinata da cemento siliceo e sparsa di squamette di mica , una roccia die partecipa del porfido e della grainvake , aveudo cri- stalli di feltspato , e ciottoli rotondati impastati in una spezie di clorite scbistosa, ed un' altra i-occia , benclie rara, con ciot- toli , e con cristalli di feltspato in cemento petrotjeloioso. La calcaria e la grauwake comune e scbistosa occupano general— mente le valli , e gli aggregati quaizosi stauno sulle falde. Fra questi uno ve n' lia , cliiamato mill stone gritt , die serve per fare luacine da niubno , noiiie die in quel paese e parimente comune ad un granito di miuuta grana , die si adop^era pei niedesinii usi. Ill questa calcaria di transizione liavvi molte estese caverne , 0.ve si rinvengono ossami di varj animali. A Rhode Island , e secondavio , e , per esempio, la niarna azzurro verdognola con- cbiglifera di Jersey , della Carolina e della Giorgia potra di- ventai'e solida e compatta , ed entrare allora nella classe delle rocce secondarie al paro di molte brecce e arenarie. Di facto. PARTE STRANIERA. S?^ soggiunge , vn banco di saLbia chc sia congliuinata luedinntc un ceinento aigiUoso o calcario deposto flalle acque, nou puo tliS'c- rlre da una consiuiile roccia die altbia ii-atio origiue nel penoda secondario. Torse anclie le immense caterve di alberi ainmuc- chiati siille sponde del Missis&ipi saranno rojierte da depoeiti di saL)bia o di ai-gilla, e, decomfonendosi , ([ue' vcgetabili foriiie- ranno letti di carbon fossile, nieiirre la sabbia o T argilla m cui saranno inviluppati , congoliraiidosi , diventeia un' aj-enaria o uno scliisto , e j>assera allora i.clla classe delle roccc secondarie sotro il nome di formazione del cavbon lossile. Sembra per altro dillicile clie q^iesta nietamorfosi Bupj osia dalT A. possa aver luogo rinianendo d conrinente nt-llo srato attuale , giaccll^ le iuaterie arenacee e pulverulenie non porrejibero accjuistare la eolidiia di ana roccia se non clie rinianendo ).er lungLissinio traito tli tempo sonimerse nelP acque. II ter^rt cajiitolo dell' opera porta per titolo: Ccnni siiUa de- composizione delle rocce , e ricerclie interna i prohabih effctti che esse possono cagionare sulla natura e sulla fertdita del suolo. L'A. esamiua qui gli ellerti delle rocce considerate o lu istato 8olido o de(onipo3te in terra , prcscindendo da qualunque ope- razione artdlziale die 6i faccia sui terreni , onde accrcscerne o prolungarne hi fertdita. An?! egli parte dal supposto die d oon- cinie naturale, dipendente dalia decoiiiposizione de' vegetajjili o degli aniiuali, sia gia disparso uiediante la continuaia cultura delle terre , poirhe allora il gnolo niostra qual sia il grado della pro- pria f'ertilita di])endente dalla natura della roccia, o dalla terra che risulta dal tlislaciinento di questa. In ([uel tempo ap]>are , die' egli , la differenza die paesa fra un reiTeno grauitoso o cal- cario. II granito riducendosi meccanicaiuente in faiisccnza si ri- solve in una sabbia, che lascia facilmente filtrare 1' acqua , ed h -poco favorevole alia vuijetazione. La calcaiia all'opposto, ehe facilmente si scioglie e si deconipone, sonmiinisira ad ogni piog- gia una cjuaiitita di nutninento die puo essere asscirbito dalle pinnte , oltre al ritenere 1' umidita necessaria alia vegetazione. L' A. quindi divide le rocce in ({uelle die si stiolgouo nel- r acqua , e agevolniente si mescolano con questo fluido , e iielle altre che decomponendosi sono insolubili. Queste ultimc poi sono da lui ulteriormente ripartite in rocce cristalline, ed in rocce formate per via di sciuplice deposizionc delle materie die le conipongono. Le prime constando di un aggregato di crisialli ineienie intrecciati , ed aderenti insieme per le leggi di atira- zione , ei risolvono in pariicelle angolari , le quali formano una sabbia facilmente permeabile dall' acqua : le altre constano di parti pill o nienn minute rlsultanti dal disfacimento di altre pvesso i llumi Lehig e Siisqueliannah sono stati soopei-ti strati di antracite accompagnati da schisto aluniinoso, e da creta nera. Un gran dejiosito del inedesimo scliisto fn trovflto nella Virgini.i intorno al liume di Jackson. In difterenti liioglii havvi vene di silfato di baiite o grauularc, come presso Fincastle, o scliisloso 376 APPENDICE come nella contea t\l Buncomb nella Carolina settenfi-Ionale. II feiTO ed il piombo sono i piiucipali raetalli rinvenuti in qiiesta foruiazione ; il prinio disseiuinato in pinti , ematitico, magueti— CO , ocvaceo , 1' altio combinato con lo zolfo. Passando ora alle locce secondaiie , abbianio gia esposto i carattcn della calcaria appartenente a questa formaziiine. Nei conlini fra questa rocria e quelle di transizione si riuviene in piu luoghi del sale gemma e del gesso , e sono altresl frequenti le fonti salse. Le sostauze metalliche in essa discoperte sono piriti di ferro , ocre brune , ferro argilloso e galena, ma non e accertato se questa sia in letti ovvero in vene. I grandi depo— siti di galena a S. Luigi piesso il Wississipi consistono in masse rotondate, che sembrano non essere nell' originaria loro situazione. In alcuni luoghi , come a Lewistown , dieci miglia sotto la caduta della Niagara, appare I'arenai-ia rossa sotto la calcaria, e r A. conghiettura che questa roccia serva di fondamento alia for- inazione secondana , anzi incliua a credere che sia secondaria essa stessa. In molti luoghi e coperta da larghi letti di trap a base di grunstein, il quale contiene prenite e zeolite, e s' inconti-ano in essa rame nativo , piriti cupree e galena. Presso la bocca del fiume Elk escono dalla teira emanazioni di gaz idrogeno che, acceso che sia, continua ad ardere per piii eettimane, e chi sa, dice I'A. , se un accurate esame di questo luo- go non possa diffondere alcuna luce suUa formazione del carbon fossile , e di altre sostanze combustibili che trovansi in abbon- danza in questa formazione. Grandi massi staccati di granito si incontrauo nel suolo secondario in piii luoghi , come sarebbe da Harmony ad Erie, e di qui al Forte Anna, passando pel paese di Genesee , benche granito di quella spezie non si ritrovi in posto die alia distanza di dugento miglia. Resta tinaluiente a parlare della formazione di alluvione. Si e gia detto che essa, negli Stati Uniti d' America, si stende lung» il litorale del mare , inolrrandosi nel coutinente fino al piede delle montagne primitive. Questa formazione che, come abbiamo acceunato , occupa un vasto tratto in lunghezza da Brunswich liQo al Messico, non e inteiTotta da verun deposito di alu-a roc- cia , e consiste di sabbia calcaria e silicea , di marna azzurr* verdognola. Contiene quautita di gusci di conchiglie , conside- revoli depositi di ocra ferruguiosa , che serve in alcuni luoghi di cemento ad un' arenaria , ed in tali altri e sotto forma di rognoni del volume di un novo fino a quello della testa di ua uomo. Questo tei-reno di alluvione , dice I'A. , potra, col tratto del tempo, convertirsi in rocce somiglianti a quelle del periodo rocce , e insieme unite da un cemento; e quando sia in queste distrutta I'adesione, si riducono in una terra piii fina, che, es- sendo compressa dal proprio sue peso, costituisce una niassa che Bon permeate la libera filtrazione dell'acqua, e non puo essere col dilavamento privata delle sue piii minute particelle. PARTE STRANIERA. 877 Tutte le rocce , seguita I'A. , clie si dividono in forma trap- pica paralello|)ipeda, non gia per effetto della cristallizza/ionc , ma fier iin ritiiamcnto sofiVrto , attesa la perdita o del caiore o deir uinidita , si deoomj)ongono perdendo prima i loro angoli , e si accDStano alia forma rotondata , cosntuendo uua parte dei ciottoli die trovansi sparsi j^er le campagne, i quali non hauno gia acquistata quella figiira in virtu dell' attrito. Rissiuarda egli come un generate principio die , quanto piii oltra gli agenti della deoomposizionc penetrano uelle rocce in- Kolubili neir acqiia , tanto piu grande in un dato tempo sara la quantita decomposta: e quanto ))iii presto sara eliettuata la de- composizione e I' attenuamento in picciole ))articelle, altrettanto luinore sara la quantity dilavata e trasportata dalle acque. Cosi piii rapidameiite aumentera la grosse/za dcllo strato del suolo necessai-io alia produzione de' vegetabili. Le rocce die agevolniente si deconipongono in parti minute ^ acciimulano un suolo grosso abbastanza onde prevenire la lilti-a- zione di ciualunqiie picciola particella che possa esservi aggiunta, ed e allora capace di coriservare quanto riceve: un elletto con- trario risultera da quelle die si disfanno in frammenti angolari e granulari , dalle ([uah derivera un terreno secco e infecondo. Do|io cio jiassa 1' A. ad osaniinare alcunl effetti prodotti nei terreni dalla decomposizione delle diverse classi di rocce , ap- plicando pi-incipalmente i suoi ragionamenti al suolo degli Stati Uniti. Stabilisce die le rocce primitive o cristalline non sono atte a preparaic un teiTeno atto alia \cgetazione , perclie non contengono residui di corpi organici , lianno poca materia cal- caria , e mancano di gesso o di alcra terra solubile nell" arqua , oltre alia dillicolta di cadere in disfacimento, e ad altre cagioni di minore iniportanza indicate da lui. II granito e percio la roc- cia nieno acconcia alia veaetazione ; d gneis , essendo fissile , e contenendo mnlta mica si decomj'one piii facilmente , e forma un suolo alquanto piu argilloso. Lo scliisto niicaceo e piu de- componibUe , e somministra piu argilla : lo scliisto argilloso co- stituisce generalmente un ten-eno forte clie ritiene quanto riceve. La niassima parte delle rocce di transizione si disfanno in xin terreno favorcvole alia vegetazione , perche sono formate di particelle preventivaniente risultate dalla decomposizione di altre rocce , e perclif; contengono alruni residui di sostanze organi- che , e generalmente hauno calcaria , sovente gesso , assorbono e ritengono 1' umidita , ccc. L' A. partitamente esamina in sequela di questi suoi principj , ed in altrettautc separate sezioni 1' influenza clie possono avere sulla vegetazione le rocce spettanti alle altre classi, cio^ le se- roiidarie , quelle di alluvione , le trappiclie e le vulcanidie. IMolte sue viste intorno a questo argomento sono nuovc ed ovi- ginali , molta sagaciia nionifesta nello svilupparle, e seguatauiente un grande zelo onde persuadere altrui quanto vantaggioso possa '' gScre lo studio della uiineralogia alia piu utile fra tucte le aiti, • S/O APJ'KNDICli cioe air agricoltnva. Non sappiatuo per altro quanto possano cor- rispondere in pratica queste teorie , e qnanto foadataiiiente si possa dire clie la diversa qua)lra delle rocce infliusce sulla ve- getazioiic. Se questa iaflueiiza fosse cosi sensibile , come dall'A. e supposta , senibrereljbe die cerce spezie di piaute dovrebbero , se nou esclusivameiite , almeao a prefereiiza , allignare sii certe rocce , in quanto die queste somministrano decomponendosi di- versi pi'inciiij , piii o meno ritengono 1' umidira , e sono piii o meno solubili. I/A. fva quelle die si sciolgono nell' acqua ram- inenta sovente il rarbonaro di calce ed il gesso , ma il primo e dai diimici considerato n esso die iusolubile in questo fluido , e r altro non gode di quella propneta die in teniiissimo grado. Comimqne cio sia , le osservazioni fatte dai botanici suli' ac- cennato argomento non hanao mai avuto un favorevole risultato, e si e sempre trovato che la flora dei terreni gvanitosi , calca- rei , ecc. non diffei'isce in parita delle altre circostanze da quella del sunlo o argilloso o di alluvioae o vulcanico. Vero e per alti'o che si potrelibe attribuirne la causa, in quanto die le piante non sono generalinente in imiiiediato rapporto con le rocce che costituiscono la massa del suolo su cui esse crescono , ma ve- getano per lo piu sullo strato addizionale e pai-asitico di humus che si stende sulla superfizie, il quale non ha in verun luogo differenze niolro sensibili nelle inrrinseche sue qua'ita. NpI quarto ed ultimo capitolo si iudagano sH effetti probabili, che dalla decomposizione delle (^arie classi di rocce possono de- Tware su la natura e la fertilita del suolo del varj Stati del- V America settentrionale , in correlazione alia mappa geologica ag- giunta al lihro Alcime origiuali osservazioni s' mcontrano in questo stesso capitolo da cui si riu'aggono ingegnose conse- guenze. Scorgendo , per esempio , 1' A. che alcune terre nella situazione chiamata Redlands, quantunqiie sieno in eminenze pri- mitive , tuttavia contengono poco o nulla di sabbia , ed hanno piuttosto una certa porzione di calce, argomenta che quel suolo fosse un tempo coperto da depositi di transizione , i quali veg- .gonsi ip quelle vicinauze , e si stendevauo un tempo j.er uno spazio maggiore. Qualunque sia il grado di probabilita che ab- Jiia questa sua ipotesi , stimiamo che ruiscirebbe in molti casi assai vantaggioso alia scienza che i geologi preiidessero in par- ticolare esame la natura e la qualita delle terre che coprono le masse solide delle montagne , poiche potrebbero essere ri- masugli , e diremo cosi testimouj dell' esistenza di altre locce che erano im tempo in quelle situazioni , e che furono in pro- gress© trasformate dai disfacimento a cui hanno soggiaciuto , e sono in certa guisa disparse. Siccome tutto quello die espone 1' A. in questo capitolo si riferisce ad osservazioni locali , ed a particolarita topografiche , omettiamo di darne I'estratto, giacche non potrebbe essere ben iiiteso senza il sussidio della mappa geologica. VAUTE vrUANIERA. 37f) Fine ile.U I. R. IstUuto Polltccnico dl Vienna. II. Collezioiie inerente alia sezlone commercial e. \){]l trovasi una collezioiie inercinomica , qual soccorso istrut- tivo per la cattedra cli inercLnoniia , o vogliaui dire scienza di conoscere la varia ([ualita delle merci. In questa coilezione hanno liiogo tutti que' varj ai'ticoli ( nello stato loro projirio e carat- teristiro ) die si trovano iu coaimercio come produzioni naturali , o come produzioni ia parte artefatte. Questa coilezione e sotto la vigilauza del Professore di mercinomia. ni. Coilezioni inerenti alia sezione tecnica. I." Coilezione di preparazioni e fabbricazioid chiiniche. Una sezione particolare del iaboratorio destinato alia chiniica tecnica generale contiene una raccolta di prepaj-azioni chimiche conipiuta piii clie sia possibile , disposta in ordine processivo secondo i progressi della scienza medesima , e colla debita net- tezza e proprieta. Contiene altresi una raccolta compiuta dei prodotti chiinici propriamente detti , quali si ottengono nelle operazioiii iu grande , e quali veugouo niessi iu comuiercio , distrihuiti a si'conda de" varj gradi della loro qualita. II Profes- sore di chuuica tecnica generale invigila bu di questa coilezione. a.° Gahinetto matematico. Qucsto pabinetto contiene tutti qucgli uteusili e stronienti ma- tematiri che occorrono per T isti-uzione e per le dimostrazioni di geonietria pratica , e per T oscrcizio in questa scienza , cd ol- traccio misure , pesi e bilance , tanto nazionaii quanto straniere. La vigilauza sovra questa coilezione e aOidata al Professore di geonietria pratica. 3.° Gabinctto fisico. In questo gabinetto trovasi una compiuta e ben crdinata rac- colta dellc preparazioni fisiche , quali occoirer possono per le lezioui di tijica sperinientale e per faie quegli esperiuienti che gervoiio ail ariicchire questa scienza particolarmente iu cio cbe concerno la y>arie pratica. A questo gabioetto presiede il Pro- fessore dt liiioa 380 APPENDICE 4." CoUezione de modelli. Questa collezione consistera in una raccolta possibilniente coaipiura di tutte le maccliioe coujsciute, in altrettanti modelli ben lavorati , di coaveniente grandezza e misura, ben disposti e calcolati per !' esecuzione in grande. VeiTanno pure ad essa aggiunti i modelli di tutte le nuove invenzioni piu iraportanti nella meccanioa . per niodo che qiiesta collezione non solamente abbia a presmtare un compiuto prosi.erto di tutti i trovati mec- canici d" oeni specie eseguibili in pratica , ma ben anclie serviv debba qual centro da cui si difi'indano per ogni parte le co- guizioni r>raticlie relative alia meccjinica stessa. I modelli vengono costrutti di mano in mano nell'officina mcccanica dell' Istituto , la quale viene poi compensata de'le materie cui impiega m essa e del consumo de' suoi ferri co' fondi desr'nati alia collezione degli ste?si modelli. Questi vengono eseguiti colla norma di una scala si fatta, che le singole parti, onde sono composti , siano in esatta proporzione fra di loro , e vengono pure cosnniiti di tale grandezza clie lasoi ben distinguere nella loro proporzione col complesso del modello niedesimo auche le piu piccole parti oostituenti il modello ; in modo in somma che sovra simili mo- delli si possa a piacere intra] irenilfre la costruzione in grande della macchina da essi rappresentata. Questa collezione e sotto la vigilanza del professore di meccanica. I modelli ed appai'ati inereuti piu pai-ticolaruiente all' archi- lettura civile ed all' idrotecnica formeranno una piccola sezione di questo gabiuetto , che sara diretta dal professore di archi- tettura civile e idraulica. 5." Officina meccanica. L' officina meccanica dell' Istituto c uno stabilimento destiuato a lavorare i modelli per 1' anzidetta loro collezione, siccome ancora gli anparati fisici e niateniatici pei gabinetti di fisica e di matematica , e linalmente tutti gli apparati che servono ad esegiiire qualche utile esperimento fisico. In questa officina pero sara v etato il far lavori per F uso domestico o pel pri- vate bisogno dei professori o di altri. Saranuo addetri alia me- desima due modellatori, due fabbri ferraj , un ineccanico ed un oriuolajo. Quest' ultimo sara altresi capomaestro dell' officina. La vigilanza e direzioue dell' officina sara affidata al professore di meccanica, e da lui immediataniente dipenderanno gli artefici od operaj. II pi'ofessore , a cut e affidato un gabinetto , dovra per ogni modello od apparato che per uso di esso venga fatto nell' of- ficina meccanica pagare a questa coi fondi assegnati al proprio gabinetto ii materiale impiegato uell' opera da lui comiuessa , c p\nrE sTR\j!»iKn\. 38 1 1' importavc del consumo tlegli utensili in ragione del tempo c)ic sari stato inipiegato nell' opera stessa : per mezzo di cio 1' of- ficina nieccani;a si trovera iu grado di ricouiperare tosto uuovi niateriali e struuienti in proporzione del suo bisogno. Tanto per regolare qiiese sonnne da pagarsi coivie sopra , quanto anche per avere iina buona contabilita in coniplesso , si terra nn li' bro pel rep.istro di ogni capo che verra lavorato nell' officina , del tempo inipiegato nell' eseguire il lavoro , della qusmtita e qnalita del matenale adopcratosi in esso , del consumo d' uten- eili orcorso per raiiione di tale lavoro , del prezzo del propnt) costo, e di qiiello di vendita die mai fosse in corso alia giornata. Quando i varj gabinetti deli' Istitiitc saranno pieiiauieiite for- niti degli oggetti loro occoiTenti , sara concesso all' olFiciua tuercanira di accettare anche dai privati le couimissioni di mo- delli eiinili a quelli che ti-ovausi nel gabinette , onde per tal modo niigliorare sempre piii e promuovcre i progress! della neccanica. 6." Gabinetio delle manifatture . Qiiesto gabinetto debb' essere una collczione delle produzioni delle varie fabbriche iiazionali , ed ha per iscopo di presentare per mezzo di una raccolta di campioni cai-atteristici di tiitte le produzioni delle arti utili , un prospetto sia dello stato aftuale di perfezionamento a cui sono giunti cosifFatti lavori , sia de' suc- cessivi progress! che fare si possano in tale materia , e di ser- vire qxiindi a rappresentare un f[uadro di quel grado di coltma a rui trovisi giunta in ogni epoca 1' industria nazionale. Questo gabinetto pertanto dee preseutare un prospetto piu compiuto che sia possibile di tutto cio che servire potrebbe a caratteriz- zare in modo speciale la coltura a cui sia pervenuto ia ogni dato tempo ciasrun ramo di fabbricazione. Laonde in questo gabinetto e per mezzo de' modelli in esso contenuti si potra veflere a qual punto di perfezione o si trovi attualmente o giun- gere possa in im tietenninato tempo ogui ramo d' industria nazionale. Questa collezione pertanto nou conteiTa che semplici campioni, cioe capi o lavori di tale natura rhe nelP esecuzione loro pos- bano eervire qual prova dell' attuale perfezione di una data ma- nifattura. Quel capo die nella sua specie non sia un vero cam- pione f> sia un lavoro perfetto , che o non si distingua dagli altri per una varietii particolare e veraniente caratteristica , o per un iiietodo di fabbricazione diverso dagli ordinarj , e che come tale non possa dare saggio ri>fi-ssore di tecnologia \ egliera direttamente sul buon or- dinc della pubblica esposizioue , ed in oltre egli compilera ini catalogo ragionato delle merci esposte , die verra pubbllcato nel gioruale dell' Istituto. III. Istituto polltecnico consulerato come riunione , o come societa di- retta a proinuoveie ed iiicoraggiare I' industrla naxian le , le arti ed i mestieri. L' Istituto politecuico colla noiuina di raenibri fra i personaggi piu cospicui e piu vispettabili , e fra gl' individui piii distintt nella classe mercantile ed in quella dei fabbricatori, forniera il centro di una sociera, i\ cui scopo sava quello di promuovere r industria nazionale. Questa potra ed accrescere e diSbndere coi proprj niezzi gli eflFctti della sua influenza pratica facendo crescere ii numero di colore che prendouo parte alle sue occu- pazioni scieutifiche , e facendo aiimentare il nuuiero di qiiegli altri che colla ioro opera concorrono per conseguire il nicde- sinio fine. ' Uno degll oggetti principali di questa societa sara 1' assegnare ogni anno ragguardevoli preiiij allc invcnzioui ed ai perfeziona- uienti nolle arti tecniclie : juezzo efficacissiiiio che in altre re- gioni produsse a quest' ora mille nuovi trovati , mille perfezio- nanienti nelle arti. Questa societa in oltre , per uiezzo della piii intiuia nniono in che mette il pubblico industrioso coll' Isti- tuto , favorira dall' un lato la propagazione della coltura cui lia di niira 1' Istituto , e per 1' altro porgera all' Istituto uiedesinio una piu facile e pronta comuuicazione delle varie invenzioni che saranno per aver luogo , ed una istruzione pratica in casi eppciali. Mentre (picsta societa subluua cosl e rende generale r intcresse e la stinia die aver debbcsi per l' influenza eserci— tata dalle scienzc sul tecnicisnio o sia sulle arti , prouiuove ad nn tempo con elFuatia il conseguimento di ([uel fme a cui tende r iniiero Istituto. Quanto piii a questa societa, che forma una parte integrante dell' Istituto, si pubbliclierauno successivauiente le determinazioni piu precise ed il paiticolarc piano d' orj.-ini?.- zazione. 384 PARTE 11. SCIENZE LETTERE ED ARTI ITALIANE. I— ■ ■ ■ ■ ■ ■— OPERE PERIODICHE. STATI PONTIFICL Opuscoll letterarj di Bologna , fascicolo VII. a3t tTBOccHT. Elogio del cavaliere Ennio Quirino Visconti. — Marchetti. Canzone per Ennio Quirino Visconti. — Ruggia. Mose esposto al Nile , azione draniniatica. • — ■ Blanconl Carlo. Saggio di traduzione ed illustrazione di Vitruvio. — Montefani Caprara Lodovico. Descrizioae di Monte Biancano. Giortiale Arcadico , fascicolo II. Letteratura. Iscnzione greca dichiarata di A. Nibbi. — IMuseo lapidai'io vaticano di B. Borghesi , articolo secondo- — EsQ'atto della dissertazione del cav. Salina sulle leggi Elia e Fusia ; arti- colo secondo ed ultimo. — Rime inedite di Franco Sacchetti. — Deir elocuzioue , libro uno di Paolo Costa ; articolo primo. — Scienze. Opuscoli astronomici di Gmseppe Calandrelli , Andrea Conti e Giacomo Ricchebach ; articolo secondo ed ultimo. — Osservazioni di medicina. Asccsso ai lombi ; Anello scirroso nel Colon. — Esame chiiuico della cocciniglia ( preso dall' An- nal. de chim. et phys. ) — Ricerche sopra le cause che pos- sono far variare le forme cristalline di una uiedesima sostanza Miiuerale del sig. Beudant; articolo secondo. — Saggio sul prin- cipio della popolazione , di Malthus ; aggiunte al uiedesimo. — Trattato della politica liberta , del cavaliere Battista Guarini ( di cui ha £;ia parlato la Biblioteca Italiana , tomo XII, pag. 445 ). — Belle Arti. Lettres ecrites de Loiidres a Rome et adressees a ]M. Canova sur les maibres d'Elgm , par M. Quatremere de. Quincy ; articolo secondo. — Gruppo di Venere ed Amore , con tavola in rame. — Restaurazione di dipinti a buon fresco. — Inci- sione : fabbriche di Roma. — Varieta scientifiche e letterarie ■ nianifesti e libi'i nuovi. Tavola nieteovologica di genuajo. APP. PART£ ITALIAN A. 385 REGNO DELLE DUE SICILIE. Giornalc enclclopedlco dl Napoli^ Tomo II, i8i8. Opuscoli scelti. Mineralosia. Lettera del sig. Brocchi al sig. Gismondi pro- fessore di inineralogia nell' Universita di Roma sulJa Prenite rin- vcnuta in Toscana. Botanica. Congetture intovno al numero totale delle specie di piaute che vegetauo sul globo , del sig. De Candolie. — Di- scorso jironunziato , in occasione dell' apertiira della nuova sala destinata per le pubbliche lezieni , nel reale orto botanico di Napoli , il di 7 niaggio J 81 8, da Michele Tenore ( corredato delia I'ianca di detto real orro ). Medicina. SulT ellicacia dell' ossitartrato di porassa , nel trat- tamento della tigna della faccia ; del sig. G. B. Jemina. Chirurgia. Cura del gozzo , del sig. G. B. Quadri. — Nuovo stroiiifuto j'er vaccinare , del sig. A. Vergai'i. Agricoltura. Esperienze ed osservazioni suUa trapiantazione , del sig. CaiTadori. — Del casiagna , meuiona del sig. D. Ge- ne roso Cornaccliia. Ecnnomia doinestica. Transuiito di una lettera del sig. G. Knox sul metodo di estinguere il fuoco e prevenire gl' incendj. Archeologia. Sepolcro etrusco chiusino , illnstrato dal sig. G. B. Verniiglioli. Belle arti. Lettera di Giuseppe Carpani all' anoninio autore dell" articolo sul Taucredi di Rossini , insento nel n.° 7 della gazzetta di Berlino. ( Presa dalla Blhlioteca Ilaliana ) Necrologia. Sul cav. Federico Zuccari, del cav. F. M. Avellino. Librl diversi. j4stronomia. Lezioni eleuientari d' Astronomia , del P. Piazzi. Medicina. Rapporto sulla febbre peteccluale curata nell'Istituto clinico della regia Universita degli studj di Napoli, del profes- sore Antonucci. Anatomia. Trattato sopra il nervo arcessorio derorrente al- r ottavo pajo de' nervi cerebrali , del dott. Antonio Scarpa, ti-a- dotto da I. I. Alb. Schoenberg. Chirurgia. Su 1' uso de' nuovi stronienti di ostetricia del cav. P. Assalini; lettera di P. Portal al dott. A. Portal; coll' aggiunta tleir opuscolo det prof. Assalini , iutitolato ; Ricerche sulle pu- ))ille artificiali. Ecoiwinia. Nuovo prospetto delle scieiize economiche . del •ig. W. Gioja. 2." Estratco. — Idem. 3." Estratto. ( Prcsi dalla Biblioteca Italiaiia ) Agricoltura. J\lenioria su i prati aitiliriali , di Filippo Rizzi. Viaggi. Gioroale dell' ultima auibasciata alia China , ecc. di E. Elhs. Tenuina questo volume coUe notizie letterarie e corrisponde»za. 386 APPENDIGE EIBLIOGRAFIA. REGNO LOMBARDO-VENETO. Rime di Francesco Benedetti dl Cortona. — Ml- lano , 1^1^ ^ presso Qio. Giuseppe Destefanis , di pag. i52, Se noa si puo dar lode di poeta al Benedetti, perche troppo pm alte cose conchiude questo noine , noa gli si vuol aliueno negare il pregio di conoscere uon comunemente la nostra lin- gua , e di coudurre i versi con facUita , e qualche volta anche cou propheta ed eleganza. II Benedetti alnieno nelle odi ( clie ne' sonettl ne riucresce dover portare altra opinione ) si rappresenta buon versi licature. L' ode a Cortona offre bellissinii versi, ma nulla piii nuoce alia splendidezza della poesia lirica , che il mescotare alle piu elette elocuzioni modi tolti dalla pui uuiile prosa: egli parla a Corto- na : nel di caniculare A ricrear li vengono suW all I Favonj se~. rail, e noi confessianio che difficilmence si potea trovar veste piii plebea al gentile concetto. Wolti eseuipi di questa meguaglianza si potrebbero qui col- locare , ove si volesse esaminar di proposito il libro , ma non e da usare tauta severita cou un autoi^e , che ne' suoi versi sa qualche volta ispirarsi A nonie santissimo della patria. AbliiaiBO detto che il Benedetti conosce la nostra hngua , e lo ripetiaiuo , non si pero , che s" abbia egli a credere immune d' ogni dtfetto : e chi puo darsi tal vanto ? Non siamo persuasi per un esempio che il Sirio ardore da lui adoprato a pag. \Zj equivalga nW ardore del Sirin, non trovaiidosi raai , che ne ricor- di, quella voce come addiettivo. Wa questi sono piccoli uei ; che se il Benedetti fosse poeta , il die abbiamo lia da princq:io negato , non sarebbero da ricordare. Altezza d' intelleito , pertinacia di volont.T , disprezzo delle umane paure , fermezza in ogni fortuna voglionsi essenzialmente nel vero poeta: le, quali doti lasciamo giudicare ai lettori se nel Benedetti si trovino. Egh si strascina servilmente sulle tracce d' Orazio , e ne rin- cresce, clie per itnitarlo non risparmi neppure le caltinnie , come dove tassa 1' Italia , perche i suoi figli vestano porpora alesaandrbin , che di murice s' iiithebbe , e faccjano scavare del PARTE ITALIANA. 087 Lucrinn stagno viacgior , bcveudo i vini peregrini , che I' ardua Lesbo invia per I' oiide , e Creta, cose che di reo gli couvegna. Lc queriniouie continue che il nosrro antore jiiove contro i siioi tempi e i suoi contemporanei , abborriscono dalla poetica dignita niostiando iin aninio doino dalla lovtuna. Dante s' adirava' al suo destine, ma non si perdeva in lamenti ; nel'Alfieri ( ac-» ciocclie io congiunga con aninie di tenijra eguale lontauissimi tempi ) inchinava lo sdegnoso intelletto a fai' pompa di traver- sie non merifate. Con tutto cio noi confessiamo che pochi fra i nioderni ver- seggiatori possono uiettcrsi inuanzi al Benedetti, ed aggiugnia- ino che le sue rime nou saranno dannose ne al cuore , ue alia uiente de' giovani , i quali pero voglion e8:5er fatti accorti, die le luagnificenze che alia f'oggia dei lirici antichi egii \a predi- cando di sc stesso fino a voler che 1' Italia lo diiami sno jioeta, ed a paragonarsi ad Aclulle e ad Ulisse , sono ridicolezze fuor di stat;ione , qiiando non procedono dalla coscienza della pro- jiria altezza , o non sono figlie d' un' aninia che a nialgrado di chi cerca prostrarla sa collocarsi nel vero suo posto. Ram AT I Giuseppe , medicu priniario dcllo Spcdal maggiorc e profcssore : Dei mail che cpidemica- inent" rrgmaroiio iiella rittd di Novara e suo con- tado durante V anno 1817. — 3Iilano prcsso Giu- seppe Buocher , pr/g. 44 i/i 8.° Uno scrifto di un medico illuminato che esercita con lode la medicina in una- citta della Lonibardia Sarda, in un paesc per- cio confmantp col nosrro Stato , ed ove trattasi di malaitie epi- demiche contagiose , nnn pun certauiente nou mentarsi il nostro mteresse. Noi pert, into ne farenio coiioscere il contenuto , luni- t.uidoci ad a<-rcauare le opinioni dell' autore , ed inviraiido nello 338 APPENDIGE stesso tempo i cultori dell' arte ad apprezzarle nel moilo clic si meritano. Neir Introduzione ci ragguaglia 1' autore die il vajiiolo vi face da prima la sua coiiiparsa, indi la petecchia e poi la migliare. II primo cesso dopo di aver assaliti pressoche tutti quelli clie ne erano suscettibdi ; la seconda fini coll' estate , e la terza coir incouiinciare del freddo. Cap. I. Indole del mail epidemici. Beuioao fu quasi in tutti il vajuolo , foss' egli discreto oppur conflueute , e iutacco nou pure dei gia vacciiiati , prendendo in tal caso i caratteri del ravaglione. Men benigna fu la petecchia, nella quale 1' autore riconobbe costantemente tre stadj , infiauiuiatono cioe , nervoso e di riso- luzione o crisi , i quali compieausi ueil'iatervallo di tre settimane. La migliare fu terribile ; dessa riprodiceasi piu volte uello stesso iudividuo. L' autore la vide a ricouiparire dodici volte iii. una donna che a mala pena giunse a scamparne. Colpiti ne fu- rono taluni come da fulmme , e sebbeue apiretici e coUe seiu- bianze di perfetta salute , repentinamente moriroiio. Si la pe- tecchia che la migliare assalirono i piu robusti e i piii giovani, e la migliare preferi fra questi i piu ricchi. Capo II. Cagioni. L' autore le ripete dal contagio. Dissentea- do dalla opiiiione di Marianim nel credere identico col petec- chiale il contagio migliare , fa 1' autore osservare che la migliare non fu COS! contagiosa come la petecchiale , e che il contagio della migliare, portatoci un secolo fa da' stranieri lidi, si e sem- }Dre mantenuto producendo la migliare , ora sporadica ed ora epidemica. Quale sia T occasione capace di rendere epidemico un morbo sporadico contagioso non la sa 1' autore ravvisare nelle gia conosciute , e da prudeute non osa proporne alcuna. Cap. III. Dei metodi curativi. II vajuolo discreto fu per lo piii guarito dalla natura; e il confluente cedette all' uso del ta- marindo , degli acidi vegetah , dei sali neutri ecc. L' A. non si trovo mai obbligato all' viso del salasso , ed al contrcU'io trovo utili i paregorici. La petecchia fu essa pure non di rado guarita dalla natura . Nel primo stadio della lualartia trovo 1' autore utile il tartaro emetico , e nel secondo il siero di latte vinoso. I piu-gativi e gli emettci fui-ono ottimi per sedare i sintomi di gastncismo , fossero eesi primitivi o secondarj , cioe prodotti dall' azione del contagio. II caloinelauo servi contro la complicazione verminosa. Nei casi di aperta flogosi i diaforetici debilitanti , le decozioni emollienti , le coppette scai-iiicate , le mignatte ed il salasso sollevavano 1' ammalato ; ma 1' uso replicato del salasso fu ti'o- vato spesso daunoso : fu d' uopo sotto 1' apparato de' sintomi nervosi al secondo e terzo stadio della malattia dar ricorso ai vescicanti , all' arnica , alia serpentaria virginiana, ed anclie alia canfora, all' oppio ed agli eteri , sebJjeae iu piccola dose e per breve tempo. PARTE ITALIAN V. 33rt Cdntro la mij^liare si adopro al principii} della mAlattia il lue- tndo autiQouistico con larglie einissioiii di sangue ; ma I' autove ' non ebhc c/ic hen poche volte corouad i suoi sforzi , siccoaie non r cbfterii nel magr.ior nuinero de' rasi i suoi confratel/i, Nci OAsi di turbe nervose e domato il processo flogistico ebbesi qual- clie prolitto dal inuschio , dall' ojipio e dalla canfora ; iiia anclie il metodo it piu energicaincnte eccitante non giovb gran fatto uiii del metodo op^iOito, Cap. IV. Consioerjzioni gencrali. L' autore non crede , colla j'luralita de' moderni patologi , che P azlone dei contagi si eser- citi unicaiuente sulla cute, nia peasa die la loro azione si co- inuniclii a rutro il sistcnia per la via dell'assorbimeato del cou- tayio ; per la quale aiscrzionc trova opportune le osservazioui di valli e Jemiua sul sangue e V eruzione vajuolosa nel feto ; in- vitaro anzi dalle osservazioni di Fontana, Euuuerto, iMagendie ed Ortil,-. sui veleni trova egli verisimile che, prima di agire sui eolidi , possano i contagi asjire sui fluidi. L' assorbito contagio jietecrliiale esercita , secondo Ramati , la sua azione pnncipal- niente sul cervello , e c[uellij della luigliare sui uervi toracici. Passa poi 1' autore a investigare se i contagi agiscauo stimo- lando ; ed opina non essere cio diuiosti'ato dalle inriaiuinazioni trovate nei visceri , giacche anclie in quelli die nuiojono av- velonati trovansi cosili'attc uinaiuiuazioni , e nondnueno Orfila ed alti-i credono non esser esse state prodotte da azione ecci- tante : osserva egli a tal uopo die alcune tra le anzidette nia- Jattie contagiose furono guarite con metodo decisamente stimo— Jinte, e tinisce colT ojunare che, uieutre ia alcuni iudividui regnava la sola affezione irritativa d trasporto , o aiiclie per apjjeu- dersi a pubblico beneiizio nelle scuole e ne' licei. Compare adun- que tutta la geograGa disposta su questo foglio ingegnosaaiente ad uso di tabella con tante colonae , die per lungo e per tra- vorso si corrisjiondono , cosicdio distinte veggoosi su di una linea le c[uaitro jiarti del luond) , ed anclie una ({uinta , se si vuole , cioe 1' Oeeanica , ed a cia^^cuna di cjueste corrisjiondono le relative descrizioni , la longitudine e latitudino , la superlicie ' la popolazioiie , i coullai , i iiiari iuterni , gli stretti , i capi, i fiuuii , i iiiitiiii c i vLilcaui , i riaiti , o eia le piauure assai elevate , i deierci , le varirta dogli abitauti , le liugue , le reli- gi'ini , i govenii , ed in un quailio separate corriipondono pure le divigioni terntoriali. N«^ si oreda die per essere quest' opera ristretta ad un solo foglio staiiiparo da una sola (lartc , si sieno oiuuiesse le notizie della cosmogralia, della gcogialia lisica, della storia uaturale e della politica; pcrclie in una mtroduzione suffi- cientemeiue |>rolis8a si contengono alcune prime notizie astrono- luiclie , alcune considerazioni sul globo , sidle zone e gui climi, le distnbuzioui in tutte le diverse parti del niinerali, dei vegetabili , degli auiuiali , e perlino le varicti e le diverse abitudiui della specie uuiaii.i. Trovasi oUre cio una dichiaraz:oiie del nietodo ttnuto uella coiuptla^ione di quest' opera , dcllc ^bbreviazioni, 392. APPENDICE della ortograSa , C'«'gli autorl che si sono consultati , e del mo- do in cui piu. utiluiente si puo far uso di questa tavola. Una sines.(izione posta iiel lato descro a fronte delle colonne clie coiiceriiono il contiaente antico porta pure alcune indicaziom relative all' uso delle colonne medeoiine , e nuovi schiaranenti sul metodo tenuto in tutta 1' opera. Altra colonna porta pure , r tudice alfabetico di tutte le abbreviazioni per couiodo del lettori. L' A. , gia noto per vavj lavori geografici , e gii benemerito per uu co'iipendio di geografia universale pubbl cato a Venezia nel 1817, ha voluto con questa nuova tavola dare una prova della sua csattezza, della dihgeuia, e dello zelo che ha seinpre luo- strato di rendere , ma^sime alia gioveutii , piu agevoli gli studj geografici. Se con maggiore ardore fossero state in Eiiropa colrl- vate le discipline dei omemonisti , tra le quali eravi anche I'lu- segaamento di una cosi detta meniorla paginale , non v* ha dub- bio che questo foglio riuscirebbe di una graadiss inia utilita ai. giovanetti. Ma non puo dissiuiularsi che la graudezza straordi- naria di questo foglio , la grandissima quautita della materia in esso conteuuta , la picciolezza per consegueuza dei caratteri , tuttoche diversifitati e ben dlstiuti , 1" aft'ollamento delle liuee , ed il facile deperimento di un foglio che per la sua grandezza / dee contiuuauiente spiegarsi e ripiegarsi in mille guise , rendouo dubb:a m alcuna parte 1' utihta di ([uesta disposizione , e ]:>ro- blematico se in vece di uu grandissioio fogho , piu opyiortuno non sarebbe rmscito il riuuire le medesiuie ben compilate e ben ordinate notizie in un libriccino , il che sarebbe ancora ' risultato piu economico. Nou possiamo tuttavia lasciare di ani- niirare V immeuso studio e la grandissima fatica che 1' autore ha impiegato in questo lavoro, che e liusclto lodevolmente cor- retto , e che per ogni riguardo puo considerarsi come un qua- dro ben composto e vantaggioso in alcuna parte non solo ai giovani studiosi , ma a quelU ancora che gia istrutti nelle geo- grafiche discipline possono n'ovare in questo un opportune soc- corso alia loro memoria. Avremuio solo desiderato di trovare alcun nome piri convenevole sostituito a quello di sgi'affa so- ■vente usato dall' autore , e cosi pure sostituiti quelli di ratto a quello di rato , di cicogne a quello di cigogne , di balenotto a quello di caccialotto , di ermellini a quello di ermelline , di mar- toro a quello di martore , e finalmente di iiieticci che ben po- trebbe adottarsi dagl' Italiani , a quello di mestici. Non dubi- tiamo tuttavia che il pubblico non debba mostrarsi ricouosceme al sig. Balbi per questa nuova pi'uduzione , nel suo genei'c sin- gol.are , e du-etta ad un fine di pubblica utilita, P4RTE IT.VLIANA. 3c)3 ST AT I PONTIFICJ. Description des chapellcs Papules dc Noel , de Pdqiie et de S. Pierre dans la basilique da Vatican, par I'ahhe Francois Caxcellieri. — Rome, 1818, chcz Bourlie, in 12 , con due tavole in rame. . Utilissiuio h quesco libretto pel forestieri che trovansi in Rniiia nclla ricorrenza di qucJle feste , giacclic si dichiarano tiiti.> le curiiaoiiie die si celebiano dal Pontefice uel Vatican o duranri Jt solennita del Matale , di Pasqua e di S. Pietio. Ci raguuaiilia I'A. die tanto era il rispetto die avevasi tempo gia fu y^er quelle ceiiniouie, che noa era permesso alle doune d' intervenirvi. Per- cJie Isabella Sforza , duchcssa di Milano , che si niostrava cu- riosa tU assisrere a uu pomihcale potesse esservi aiuiuessa , i'u niestieri di un rcscritto speziale del Papa. I tempi e le ciroo- stauze 8(>no adessu inolto canibinti , e v' lia magfiore condiscen- denzii, Non solaineiue senza dilTicolta s' introducouo in quesie /uuzioni le feniiuine , nia nou ha piii luogo tanipoco P antica fonnola jirocul esCe profanl. Letter a di Francesco Cancellieri a S. E. R. inon~ signor Tommnso Gnido Calcagnini , ecc. in- lode del suo Conimeiitario della vita e dcgli scritti di Celio Calcagnini. — Roma , 1 8 1 8 , m 4.", pel Bouilie. II Coinnientario della vita e degU scritti di Celio Calcagnini, di cui abbiamo gia dato rontezza nello scors) diceiiibre , som- ministro occasione all'A. di steudere questa operetta, che quan- tunque nliiziosainente s' mtiroli iu lode del coniuientario predctto, ipontiene iu sostauza niol'e inij ortanti aggiuiiie e luolte pere- grine notizie , che eran;. sfng^ite alia dihgenza del priojo <:oui- pilatore. La parte piu esseiiziiie di questo libro e una succosa aualisi deile varie opere del Calcigniui , che furono laccolte diipo la morte di lui e pubblicatc do di avere egli mosti-ato che il Calcagnini fu tiglio illegittimo di un protonotaiio apostollco (contro a quanro e assei-lto nel commentario in lode del cjiiale e sresa questa operetta), aggiunge in una nota la iista di alcnni illusfn ba- stard i , fra i quali si annoverano il Cardano e Fulvio Orsino. In alfro luogo , dope di avere parlato dell' affetto clie aveva il Calcagnini per la sua mula , adduce altri consimili esempj di persoiiaggi clie rnostrarono singolare aniorevolezza verso i loro cavalli , quali furono Leone X e Lorenzo de' Medici. Accen- naudo il libro del Giovio , de piscihus Romanis somniinistra al- cunft singolari notizie intorno alio storione , ecc. II revisore nelT approvazione da lui stesa dice di ai'erc am- mirato quest' opera per ordine del reverendissimo P. T'lacstro del sacro palaz70 apostolico , e noi pure animirianio la nioltiplice eriidizione delT A. , senza clie niuno ce 1' ordini. Stnibrerebhe anche alriuanto difficile die altri potesse ordinare una cosa che dipende dal sentiniento. REGNO DELLE DUE SICILIE. Cicnlata sal fascino volgarmente dclto Jottntnra di Niccula Valletta. — Napoli., 1818, in 8.'^, con ritJatto dcir autore , presso Gc/inaro Nobilo. Benche lo stampatore abbia stimato a proposito di non av- Tertirlo , e questa la ristanipa di un' operetta da trentadue anni fa, cioe nel 1787, pubblicata in l^apoli. Questa edizione in nulla differisce dall'altra, se non che la prima e abbastanza pulita , cosi yier la scelta de' caratreri , come per quella dclla carta , quando questa e assai scoucia. Dai torclij di quella citta esconfi non di rado eleganti edizioni , ma niolti continuano tuttavia a dare troppo freqnenti esempj di siniili bruttissime stani] e. Non ci cretliamo teniiti di stendcre un estratto circostanziato di un libro che e da parecchi anni di pubblica ragione. L' A. , che e gia defunto , si sforza di sostencre che il fasciiio e una cosa reale, nia non sappianio se parli da sciierzo , oppure dad- dovero. Se egli sinceraniente cosi credeva, e da stupire come un uonio educate potesse adottare una baja tanta solenne ; se per giovialita (ingeva di esserne persuaso , e un cattivo scherzo. Sara sempre condannabile di foiiientare i pregiudizj presso po- poli abbastanza superstiziosi. Voler dare seriamente ad inten— dere die liavvi (lersoiie che hanno la facolta di animaliare cou certe parole o con lo sgiiardo e propalaie uu errore da cui I'ARTE ITALTANA. ^gS possoiio dei'ivare firesso il volgo tristi conseguenze , e funeste persecuzioni contro persone iin)iutafe ree tit siniili pretesi rlelitti. Questi , a parer nostro , narelibero i libii di cui si dovrebhr reaLuente vietare la etauipa , questi i pregiudizj contiarj alia buona relioioiie , die i parrijclii de' villagjii dovrebbero com— battere ne' loro sermoni , per togliere aliueiio l' occasiune ai inalignt di spacciare che loro anzi giova di coltivare nel popolo le crediilira di ogni specie. Del rimaneute 1' operetta e piacevolnienre scritta. U A, con »celta erudizioue , e ojjportunauieute usata , niostra dapprima esscre anticliissiuia 1' idea del lasciiio, la quale era in vigore presso i Greci , i Romaui ed altre n.izioiii , e seauito a prevalere lie' tempi di mezzo fiuo a' giorni nostri. Dice che si puo incan- tare oogli occlii , colle parole, col coiitatto , e divide il fastino in patente cd oJcuLto. II primo pro\ iene dalla fiooiioiiiia , don- de egli passa a ragionare dcUa slinpaiia e della antipatia , op- pure deriva da particolari elHiivj clie emaiiano dal corpo e da- gli ocelli di clii puo animaliare : la occulta poi e originata da potenze arcane , che non si conoscono , ne si comprendono. L'A. avrebbe potato aggiungere niaggior iiiteresse alia sua diceria se si fosse tractenuto a parl.ire del fascino de' serpent! , inrorno a die si allegano curiosi fatti in alcimi libri di fisica. Una Me- iiioria su tale argomento leggesi in un nuaiero dell' antico Jour- nal des S(^avans , e molte notizie sul fascino del Boa , serpente dellc Indie , si hanuo nelle Transazioni filosoliche. Egli ayrebbc potuto alrresi ncoiTerc al Mesmerismo , se troppo nauseante uon fosse di mettere in campo qiiesta jiazzia, che ha tuttavia se- guaci in qualche paese della colfa ed illuminata Europa. Si aggiunge al libro un buon numero di canzouette la niai— •ima parte delle quali sono di argomento amoroso , ore se nou' navita de' pensieri ki riu\ iene , almeno elegan/.a e facilita. Principj di dlriuo nafuralc d't G'mspppr. Donzellt. — Pdernin, i8i3, in H." piccolo di pug. 145, did I it tipogrtifut reale di gueira. U uonio ha alcuni sentimenil naturali non solo fisici , ma an- che niorali. Questi seuiimeiiti congiunti all' uso delle facolia in- lellcttuali producono le pa»sioni, le quali sono buone o cattive secondo che portauo 1' etfetto del bene o xnal essere coiuune degli uomiui, L' uonio ha una tendenza al proprlo bcu esscre, ed ^ liheio in quaato puo sospendere la sua scelta per esauiinare cio die pill gli coiuicue , e per determinarsi secondo i giusti calcoli della ragione. Questa ragione lu persuade di iinifonnarji alia propria natiir.i ed al propvio jtata a iiue «li «0B9e^uir« il i^«u «ss«ri: ewuiuue. 3(6 A P P E N D I C E La possanza e la volonta del creatore dauno forza a qriesio fie- cetto. Ma la forza intriuseca sua si deve ripeteie dalla convc- nienza istessa della nostra natura dimostrataci dalla lagione. Lo stato di n.irura dell' nomo non e il selvaggio , nia qiiello di societa doaiiestica e civile , checche sia piaciiito ad altri di pcnsarne. In questa societa si conser\a all' uonio quella libert.i , che a lui si conviene per il di lui ben essere. Ecco in sootanza tutto il succo del libro de' pvincipj di di- ritto naturale del sig. DoHzelli, Sana e la dottrina di questo lihro , 111 a clubitiamo se meriti il nonie di principj di diritto na- turale preso nella sua dovuta estensione. Priniieraiviente 1' espo- sizione sovra recata esprinie piuttosto alciine tracce preliminari di etica, che principj di diritto naturale. II coiuplesgo di qucsti prlnripj richiedeva a nostro avviso di esporre prima di tutto le delinizioui degli euti niorali , dei quali si deve necessariamente far USD iii ogni parte della scienza dei diriui; e pero le idee di legge , di ordine, di giustizia , di natura, di dovere , di di- riito , d' iiBpntazione, di liberta , e cento altre di qncsto genere dovevauo essere esposte come prmarj dati della scienza del diritto naturale. Oltracci" dovevasi accennare alnieno il complesso dei poteri esecutivi dell' uoiiio morale , e cosi per esetnpio le idee di raoralifa , di potenza , di commercio fra gli iioniini , e soprattutto accennare i poteri motori degl'individui e del!e societa. Deeuo di lode cio non ostante sara seriipre quello scrittore, il quale si pccupa a propagare le idee della saca n orale. NOTIZJE LLTTERARIE ED ANNUNZJ. Fisa ^ I inarzo 1019. Colle stanipe di questo sig. !Niccol6 CapuiTo nelT anno scorso si sono pubblicati IV volnini della Collezionc di ottind autorl, in suppleniento ai Classici niilanesi. Sono essi stampati co' carat- tcri del Didot, in buona carta, e contengono : — 1 ' Eroidi di 'ilemis;io Fiorrntino — ^ La Crontica di Diuo Conipagni — II Trat- (ati) del governo del Savonarola , con aln-i opuscoii — La con- uiura dei Baio.ii iiapoletani dtl Porzio , e la vita delGiaconiiui del Nardi. — Si pubbliclieranno in qufst,' anno alrri IV volu- mi ; le opere ciop del Giannotti , e la storia di Napoli di Ca- pece Latro. — Si e ueuabiiente pubblicata una nuova edizione in 18." grande delle tragedie di Alfieri , coUa vita , in 5 volumi : e si prosegue T edizione delle opere complete nella forma me- desima, che sari rinchiusa irt I (> o al ]uu in lo volumi. — Si sono pubblicati tre volumi di elogi e vite di illustri Italiani , del sig. conte Napione — ed e sotto il torcliio un volume di poe- sie inedite del celelire conte Fantoni , cognominato Laliiido , che si vendera al tenue prezzo di 2 lire italiane. I signori coin- mittenti possono diri^ersi al sig. Capurro guddetto per essere »v;llecitauieute servit'. TARTr ITALIAN*. 897 Teorica della lingua italiana. L' abate Giovanni Pomcni , vircreuore dell' iiv] eiia collegio Gliislirri in Pavia , e cognito alia lepilllica lettrraria p«-r altrc sue appl.iudite protluzioni , con suo manifesto nipresa in soli quattro volumi in 8." di fogli aS circa. Se. la puhblica- /ione di qresta prima parte poti-a ottenere il siifiiT.gio dei dotti, sara in allora animato 1' autore ad cniettere in altrettanti vi>- liinu anclie la parte pratica della lingua stessa. La situazione in cui al preeente e posto 1' autore non per- mettendpgli di assLU'ere jer suo conto la stanipa di derta ope- ra , lia ceduti i suoi manoscritti al librajo Giuseppe Bianclii q. Antonio, perclie , dietro staljilita convcnzione , intrajrrnda a suo profitto la prima edizione della sopracceunata opera col ti- tt^lo di teorica della lineua itnlicna , cLe sara dal medcsiuio ese- guita sotto le seguenti condizioni ; I ." L' impressione si fara con carattere lettura pel testo , e con traramone per le annotazioni ; 2." II prezzo per ogni foglio in carta conaine simile al mani- festo sara di centesimi i5, non couipicsa la legatur.i , e di cen- tesinii ^5 in carta Hna ; 3.° Si ritengoDO come associati alia presente paiziale edizione quegl' individui clie onorarono 1' autore della loro sostrizione )er la non effettnata edizione dell' opera in grande ; 4.* Le nuove soscrizioni saranno ricevute dal librajo assuntorc e dai prinrlpali libraj d' Italia. In Wilano si ricevouo da Gio. Silvestri e Fusi Stella, ai quali accordera il vaiitaggio del vcnti per cento ; 5.* Le spese di lettere , di porto ecc. sarauiio a carico d che apparteneva alia storia di questa scoperta , o die dimostrava r importanza di essa , ma molto per anclie vi rimaneva da de- siderai-si in ambedue questi rapporti. luijjerciocche il sig. Go- schen , appena trascritto quanto delle istituzioni suddette egli pote distinguere fra i duphci caratteri delle epistole di S. Gi- rolaiuo soprappostevi, dovette ritornarsene a Berlmo , onde pre- sentare a quella R. Accadeniia delle scienze il risultato della sua missioiie , riservandosi di cola fare a oiiH,lior agio i n>^ces- sarj buoi studj. Egli nondiineno ha avuta la coudiscendenza di couiunicanvii alcuue notizie , cLc semhranmi poter essere grate a chiunque ha preso iuteresse per 1' argomento dell' opuscolo suddetto. Ripatriato il sig. Gbschen , la R. Accadeniia delle scienze suddetta riconobbe il pregio della sua scoperta , e penetrata dell' utilita che la giurisprudenza e la letteratura trarrebbero dalle intere istituzioni di Cajo , delibero di pubblicarla a pro- prie spese. Due devono essere i voluni: di quest' opera : T uno stampato con caratteri fusi a tal uopo nella forma stessa dei caratteri orioinali , presentera 1' esatta inimagine del Codice Ve- ronese , qual era prima che fosse lacerato , e divenisse Palin- sesto ; il secoudo couterra la Q-ascrizionc in caratteri conuini del teste , e con questo le relative iuter[ retazioni e note de- gli eruditi. La dn-ezione e le cure dell' edi.rione furono affi- date al Goschen, il quale, per ottenere lo scopo della niag- giore esattezza e della er'.idizione piu vasta , non solo ha fatto trai-re le fedeh immaoini delle lettere e delle abbreviature in (I) Motizin d' alcuni IVain:: enii ili antira giurisprudenza romana scr- perti nell' anno 1E17 fra i codici della BiMiitera del capitolo canoni- cale in Verona : con un saf;gio storica della liibliutecit stessa e dei prm* cjpali tedic) in tsf.T raccc'ti. PARTE ITALIAN^. 3(jQ ciii c scvitro il coilice , ma alirt- si va comunicando ai dotti Ion tani le parti del tisto col mezzo di j'ro\e a st^impa , jer luro aiicvolare il uiodo d' instituire esatraii:pntf le ossersazioci. Quc- 8!e prove indicano allato al tesro anclie il Dumero clie aveva ciasciiii foglio nella primitiva disposizione del ccHlice , e quelle clir ora lieue ncl Palinsesto mostraiio la prccedenza delle pajLinc , il |vincipio dei pariierati e delle liuee , e ilistinguono le letiere incerte dalle caucellate e diitrutte ; Jinalnicnte «-sse vai'ii'i correjiate delle note cruiche csiese (iuora tKil Gosclien e da altri erndiii, e tlei paralelli colle istiiiizioni di Giustiiiiano e con le altre opere dti roiiiani giureconsidti. Ej;li ^ evidente quale copia di eriidizioue e di critica sia per venirue all' edi- zione di Cajo dalle cure dei Goschen ; e se nei Lre^i fraiunRuti di qnrste niedcsiuie sue istiiuzioni conosciuti in addietro tro- varono argomento fli Piercitar la dotta penna lo Schulding , il- Conrado , il Meermaii e tanri altri , clie qui sarebbe vaiio il nouiinai'e , quale rlcca niesse noii si jireseuta ai tloiii uelle isti- tu/ioui stesse quasi compleie ^ Di L.tto il sig. Holw epg usando di lonfronti sagaci e di ralcoli esati i. ha ret eiueiuente riconosciuto CIO die riuiane\a incerto V anno srorto , die nel Paliiisesro \eroneee man. XIII e nei due fogli degl' interdetti si conserve- rebbero tutte le isticu/ioni di Cajo , se uon si dovesse couipiaii- gere la pordita di tre soli fogli. Cia nondimeno trenta pagine di'l Palinsefto suddetrn sono poco o nulla leggibili , ed idtre venti presentano delle lapune assai ampie , ma nelle dueceuto '•be il Gosclieri e I' llolwegg poterouo trascrivere j.>er intero o al piii con qualche lireve lacuna, serbasi una loute inesausta di cngouiuni intorno alT aurica giurisprudenza romaiia. Giova qui ricordare )r,i le niolte trartcue a riuesi' ora, quclla dell' eta iu rui (iori Cajo stesso , rimasta incerta finora; iniperocclie le tstituziout fanno soltauto lueuzione degT Liiperatori lino ad Antoniuo Pio, e di anticlii giurispenri tli imuor vatlia conieniporanei , ma ser- bano un assoluto sileuzio intorno ad Ulpiano , a Papiniano ed. a Paolo, non clie intorno ai Cesari posteriori, nomi celeberrmii nei fasti della giurisprudenza , cbe non sarebbero stati omniesst da Cajo in un' opera, la quale lino a Giustiuiano fu il testo nei primo dei quattro anni prescritti pel corso di giurisprudenza, e confenva agli studenti il titoK> di DcuondU. lutto d fin qui detto ci fa presagire aduncjue che le isiiti;- ^i.iiii di Cajo vi-dranno in breve | er la jiriuia volta la Jure ill una forma rlie riunira il liisso all' erudizione ei! all' esatiezza : possa qiiesta nuova opera, e possano altresi i commenti di Vir- gilin rerentemente tratti per opera dell' illustre Mai dall' altio Palinsesto num. XXXVllI dell.i stessa capitolare , eccitare vie maggiornicnre i dotti a rivolpere le loro ricerrlie fra quesh co- did , die il MalTei , scrivendo al Conti , disse : avanzo d' una delU piu insieni lihrerie d' Europa , e uufnoscritti de' ^iu antichi che jiiano til ludndn. 400 APP. P4RTE ITALtANA. Sqiiarcio dl lettera. Ferrara , 26 febbrajo 18 1(). II sig. Gian Pietro Pietropoli nel suo Petrarca al Petrai-ca alia pagina 4c3 dopo aveie fatra onorevole nienzione del cluarissinio sig. canonico Ouofrio Miuzoni , gia peniieuzieve in Ferrara, ter- niina cosl ; « basta dire che per la funelne sua inumaziune 5> niuno si disponeva a distinguere 1' uoaio varo dal coinune pie- » beo, ed una sorama si e dovuta niendicare perclie privo noa 3) restasse di uaa qualche funebre solennita. Ecco un framiiiento 3) d' iscrizione clie ne perpetuera la memoria : Onuphrio Miii- ■» zonio .... Theologo Philosnpho Poetce Oratori Scientissimo .... » Iiiteg^errvno Gives Pecunia Sponte Coiilata Cwe. £d anche que- » sta colletta .da chi si e ella proposta e mandata a termiiie? » da una donna , daila signora contessa Ginevra Canonici. » Una lunga assenza dalla patria reca soventi volte danao noa lieve , ed e siccome tale a valutarsi iuscienza de' fatti die ia essa parria accadano , e tanto piu grave o\e induca ad errore nocivo alia gloria d' alcauio , o di tutti i fioli snoi. Fu vera mscienza verauiente quella che al sig. Pietropoli siiggeri di prorompere contro i suoi Ferraresi. allorche appuuti> uieritavano essi lode ed applauso. Zelo di verita e di giustizia, i-ispetto ed aniore pe' mifei coii- cittadmi ni' anintano a protestare, che nou dal mio solo mipulso giiidati , ma. da spoutaneo comune veto stabihrono quelle offerfe dcstinate ad onorare la memoiia del cluarissinio defu'ito poeta , lion abbastanza paghi dell' onore ad ogn' altro dotto riserbato di distinta stanza e di toniba nel ciuiitero comune. Onorata dclla generale fiducia, e destuiaca a raccogliere quelle spontanee offerre in compagnia della signora Marietta Ronchi Fer- raresi , sig. conte Gio Custabili , dottor Gio. Borrouiei , doitor Luigi Finotti , Aatouio Francesco Pasetti, sig. Giberto ColLi , sis. Antonio Bnghi , niarcliese Girolamo Canonici , lungL dal riescirvi con istento , vidi in quatti-o soli giorni la niia nota fre- giata del nouie di ben piu che cento egregi Ferraresi. G. . . . C. . . . I. . . . Errata del tomo XIII. Alia pag. 3l8, linea 3.6 iie preseutv> , leggasi ne presento 401 T N D I C E Uelte matei le conteiiute in qucsto trediccsiino volume. P ttorniio al quarto anno della Biblioteca Italiana , cd epitome dci Uvoil conltnuti nel terzo anno . . . • . . pag. Ill PARTE I. LETTERATURA. ED ARTI LIBERALI. Continuazione e Jine deUe nolhie u/teriori intorno alle opere dfl conte fuhio Test' , ptibiilicate in Modena nel 1817 . . . p-ig- t TnigeJie d{ Sahatore ScvDKRt . . . . . . » 1 I Opuicoli di Ciovanni Battista Vtco , raccolti e pubblicati da Carlan- tonio Rosa, marchese di Villarosa . . . . . » 27 StrsESit Pamphili Clironicorum Canonum libit duo. Opus ex Haicano Codice a docfore Johanne ZnanASO , etc. . . . . » 87 Rivedendo it patrin Benaco. Camone di A BvttVka . . » 52 Elogio di Lodovieo Antonio Mvratori , serillo da Pietro ScuiDOyt » J 17 Disamina dett Elogio suddetto. Parte prima ....■» ivi Steph. Anionii Morcelli. Jnicriptionum novissimarnm ab anno M. DCC. LXXXnil « laS Relatione degli escavamenti falti nett Anfitcatro di Verona P anno l?'!?, eon tavola in raiiie . . . . . »i5l Sulla poeiia , sermone di Ciovanni Torti . . » 1^7 Idee elementari suila poesia romantic a , eiposte da Zrmes Viscosti » ivi Jllngio di Camilla Borgia , nato in J'elletri . . . , >• I 70 JVuove ricerche sul Bello . . . . • »' ' 74 Cuniiderazioni intorno alf opera del tig. Barbacofi intitolata ■ Delia decisione delle cause dulbie ....... 261 Opere di Matteo BoRSA , segretario perpetuo dcW Accademia di ilan- tova . . . . . . . . . » 274 I.e srpte allegrecit della gloriosa Madre Vergine Santa Maria. Ter^i- ne inedile di Fazio degli Vbbrti • . . >■ a8l Tfovelle del Tevert. Diieorso dell' avvocato D. Carlo Tea . . » 2 85 Auacreonliche del Mbli Siciliano .... . . v 29a I^icrrche storico-tritiche intorno alia tollerama religiosa degli antichi Bomani ........... iqS 40a I N D I C E. PARTE If. SCIENZE ED ARTI MECCANICHE. Institution! genlogiques par Scipion Breislak ( \.° atracio ) . par. S4 Ide-n (2° eel vlti-no estrattoj . . . . . . >. 20c Mcd'icina legale secondo lo spirito delle leggi civili e penali vcglianll nei governi d'ltalia^ del dottore Giacomo Barzlllotti (3,.° estratto ) » 61) Idem C 3." estrafto ) ........ n 328 Stona del bachi di seta governa'i coi nuovi mclodi hcI 18 18 nel regno Lomb^rdo-feneto ed allrove. Del conte Danoolo ( 1 .° estratto) » ?• Idem ( 1.° rd ulrino estrat'o ) . . . , . . » 1 89 Haggaglio di tilcimi mulli/schi e 2ooftti del mare Tirreno presso la casta ronana , coinunicato dal slg BROCcai al sig. Benieri , professore nel- r iJ liversita di Padova ; con tavola in rame . . . >■ 3 1 1 he Jiniiti de S. S^bastieii , etc. ossia Catalogo delle piante che si col- tivan.i nel giardino di S. Sebastiano , cxin note sopra alcune specie nncve o pocu conu'ciute , del sig. ma'chese Di Spicno . >• 33^ t'-rori e prcg'udizj sop. a la sanitci dei bigatti , con alcune osservazioni relafive alia materia , del marchese Federico FACfTASi . . >■ 341 Tormole analitiche pel caholo della Pasqua , di Lodovico CiccoLivi » 34O 'Itcttera del sig. Lodovica CiccoList al sig. Francesco Carlinx astro- nomo di Brera . . . . . . . • . » 3 5& APPEND ICE. . ' PARTE I. SCIENZE, LETTERE ED ARTI STR\NIEI1E. observations sur la langue et la litlerature Proveiicales. Far A. J! . SCHLEGEh ......... pag- 8* tJltima settimarut della trita di Giovanni Winckzlmanh . . » >09 Segi^ito deir I. B. Istiluto politecnico di Vienna . . . » 102 Idem . . . . . . . . .'. . . »'a3S Idem e fine , .' . . . ■ • • • • " 3 79 Cadmium, naovo metallo scoperta nello zinco . . . . » ai5 La dottrina dell' Erelo presso gli Fgiij e i mifteri d' Iside , spiegati dalle pittiire che adornano alcurie mummie deW I. gabinetto delle an- tichittt di Vienna. Dissertazione del sig. Giuseppe oe HAtuKHR, ecc. >» 224 idem , continuazione e' jine . . . • . . » 35g Dictionniire des monogrammes , etc. o Dizionario del monogrammi , itelte cifre , delle lettere iniziali e delle note figurate, sotto le quali i pik celebri pittori, disegnatori ed incisori hanno indicate i loro nomi. 3>i Francesu SuvLiaoT . . . . . . . ■ » 2j«> I N D I C E. 403 Observation? on the fflopy , etc. Osservazioni intorno *Ua geologit ilcoli Stati Vniti d' America, ili Giiglietmo Maclvue . . » 367 PARTE II. SCITiMZE, LETTERE ED AKTI ITMIANE. f'PEr.K FERtODICHK ........ pag. IC7 Ciornale di archeologia d'l Roma ; fascicolo di genua jo 1817 >■ ivi Ciornale enciclopedico di Jfapoli : tomu /, 1818 . . >■ 24a Jdem, tomo II . . . . . . , . o385 Giornalt Arcadico di Roma , fascicolo I . . . . •• 248 Idem , fascicolo J I . . . . . . . » 3 ?4 Giornale encicloprdico di Roma .....>■ 244 Opnscoli letterarj di Bologna, tomo /,l8i8 . . . >• ivi Idem, fascicolo VII , prima del 1819 . . . . >■ 384 Opuscoli scienlijici di Bologna , tomo //, j8l8 . . » 3.:,.5 SlBLiouitAriA . . . . . . . . . >t 110 Regno Lomliardo-feneto . , . . > ... »■ ivi Idem .......... V 246 Idem n386 Fiemonte . . . . . . . . . »iii Stati Pontijicj . . . . . , . , »iia Idem „ 393 Cran-Ditcato di Toscana . . . . . . » 114 Idem . . . . « a.bj Regno delle due Sialic . . . . . . . » iv* Idem „ 394 NOTtZIB LETTKRARl E ED ASNUXZJ .....»> 3g6 COKKISPOKDEKZ * . . . . . • , . . » II4 Squarcio di lettera del sig. Beocchi intorno ad uno scai/o interes- sante la geognosia fatto in Rvma a Campo Vacino . « ivi Idem del sig. con'e Bartulommeo CivLiARt sopra gli scavi dcl- f anfileatro di Verona . . . . . » a5o Idem intorno all' erezione di un monumento in Trieste alia memo- ria deir archeologo Wiiikelmanrt . . . , . » 258 I.ettera del sig. conte Ignaxio EEriLACQVA Lazisb, conlenente delle nollzie sopra la scoperla delle istituzioni di Cajo , fattati in Ve- rona , le quali verranno piiiilicate dnl signor Goschen , letfcrato tedesco , a tpese delF accademia reale di Berlino . . .. 398 Idem da Ferrara In confutazione di un parag. dell' opera del sig. PiETRQPOLt : H Petrarca al Petrarca ...... 40* Tahella meteorologica del mete di gennaja . , , , r 116 Idem di fehbrajo ••...,...» a6o J Jem di mnrzo 404 Osservazioni ineteoroJosiche fatte all' I. R. Osservtitorio di Brera. !8t9 MARZO. M A T T I N A. Staio del cielo. Nuv. pto voso. Nuv jiiovoso. Spreao. Nuv. piovnso. poll, l.u 27 3,~ ■rj 3.6 27 5,0 27 7,c Muv. piovoso. iSfuv. ser. nebb. Nuvolo. Sereno. Sereno. 27 10,1 + 3,., £• 27 9,2 + 4,3 S 27 0i2 + 4.3 0 28 0,0 + 5,S N 2K 0,6 + 7,0 13 Sereno. Sereno. Si-reno. Sereno. Nuv. rotro ser. 27 4.-' 27 7,3 27 9,8 27 IC,2 2.7 10,7 a? 9,0 27 8,9 27 10,4 + 6,f^, + 6,4 + 6,c + 7,0 + 8,!^ + y.( + 8,3 + 8,0 + 9,6 + 10,0 + 11,0 + 1 1,2 + 11,8 0,6 + 11,7 o,c + I '2,8 Sereno. Sereno. Sereuo. Sereno. Niiv.oo'-a piog Serenu. Sereno. Nuvolo rotto. Sereno. Sereno. Nuv. . . pioggiri Sereno. Sereno. Sereno. Sereno. Sereno, nebb. 28 0,0 27 8,2 27 8,0 27 8,0 27 4,c + 12,0 + i3,o + 12,7 + 10,8 + lO,-' E..£- s o s o E..SO O* Xuvoio "^11 V. . . pio"gia Nuv. rotto ser. Sereno. Nuv. rotro ser Niiv. piovoso Nuv. poc. gocc Nuvolo rotto. Sereno. Sereno. ber. nuv. set*. Sereno , nebb. Sereno. Sereno, Ser nuv. ser. 27 5,<:. + 12,0 27 6,9 + 10,6 27 8,0 + 11,0 27 IO,C + ir,o 27 10,0 + 11,0 27 9.: + 9.5 37 11,6 + 11,4 27 10,8 + TI,-7 27 10,9 + I 3,0 27 10.^ + 14,9 27 ic,8 + l5,2 s o s o s o SOS Ser. nuv. ser. Sereuo. Sereno. Ser. nuv. ser. iSereno. Sereno, nuv. Sereno. Nuvolo , ser. Sereno. Sereno. . . nuv I Nuvolo rotio. jSereno. joer. nebb. sev. Sei euo. ISereno. Sereno. Altezza mass, del bar. poll. 28 lin. 0,7 Altezza mass, del lerni. + 1 ),!! minima » 27 » 2,7 minima + 2,1 » 27 . » 8,42 media + 7>"'8 Qaaatita di pioggia lin. it, 37- medi BJBLIOTECA ITALIANA O 5I\ GIORNALE iji LETTERATURA SCIENZK ED ARTI COMPILATO ^A VARJ LETTERATI. ToMO XIV. AIVNO QUARTO Aprile Maggio e Giugi SACi. MILANO PRESSO LA DIREZIONE DEL GIORNALE Contra^ia del Monte di Pieth n.' 12 5^ Casa Caj diriwpeuo «/ Borgo Xuovo. ' |aiPERI\LE REGIA STAMPERIA. IttUH CUTTr ib fifniSB.jn.'j-; •«JoVi .£j aggradiranno , non ch' altro , i sani preretti teorici ch'eo^li viene a niano a niano innestando in questa scrittui^a , secondo che meglio gli cade in tagUo. Basionamento del conte Giovanni Paradisi suIla commedict La Lusingliiera ddl' awocato Alberto JVota^ Coloro die interrogati cli buona feile sopra alcvuia pro-? duzione d' ingeguo si studiano di rispondere in niodo che non se ne oii'enda raraor pioprio degli autori, che 11 chia- iparono a consiglio , non discordano da un medico , che uon altro si propoiiesse , fuorche di aggradire co' farma- igUi al palato degF iufermi, z quali con plena fiducia «v DI VLBEUTO NOT^. 5 ilibaiiclon.ino all" arte sua, dimentico nel rimaneate degli altri l)isogai della loro salute. E si e questa tauto piii colpevole adulnrione , quanto meglio le persone, clie se ne accarezzano , sarebbero adatte a trar partito dalle amiuonizioiii laccoltc ; pcrciie avvezzandole ad appagaisi di una gloria al di sotto del grado clie si pareggia al loro valore , teatle a scemarne il nome , ed a frodare il pubblico del diletto di quelle peffezioni , che si sa- rebbero potute ripromettere dagli suulj di que' valorosi iiigegiii. Ad nil critico di questa tempera , clie si per- suade va di giustiflcare la ]>ropria iudulgenza dicendo, , . Cur ego amicuin OffeTuUtin in nugis? A gran ragione rispondeva Orazlo, HcE niiace scria ducent tn niala , derisum semel accpCumque sinistre. Tenero in cjualunque clrcostaaza della verita, ml apriro senza riguardi al mio cbiarissinio amico, cui siu d'oggi volentieri acconsento il primo posto d'ouore su i viventi scrittori italiani di commedie. Ne mi ofl'endero poi , se pe' suoi lungbi studj e per la sua continuata esperienza in questa dilfic lissima di tutte le arti , ei ricusasse tal- volta di sottoporsi ad ogui giudizio cbe andro proterendo io, die ne' teatri non ebbi alira parte giammai die di spettacore. Bastami, ed oso ancbe esigerlo , cb' egli non accaginai nessuna niia sentenza dello spirito d' invidlusa dttrazione, ne di quello di cicca parzialtia. Perdie le idee acquistlno tutta la cliiaicrza e preci- sione possibile, credo oj)portuiio di separarle e ciicoscri- verle in altrettante considerazioni particolari, assegnando a ciascuna uu parngrafo , ed onlinandole come mi parra piii espediente. E per dar princii>io dalle cose di inolla iinportanza trattero prima di tutto della Favola. ARTI COLO PRIMO. DILL J FAVOLA. Nessuna Intcra lode potra sperarsi gianitnci da iin Ja- Vdro tlrainmatico , se la favola die ne fornisce V argo- ihento j non sia nello stesso tempo verisimile , convO'-' ftjeate, iutcressarite e feconda. di moraliti. O OOMMEDIE S 1.' Delia oerisimigltanza. Orazio parlaiido della verisimiglianza prescrive die Fucta voluptatis causa sint proxima veris. La generalita del qual precetto , abbracciando le parti del dramnia tutte quante , ci rende accorti ch' egU non intendea d' appagarsi della sola verisimiglianza degli ac- cldenti , ma che quella esigeva eziandio dei caratteri posti in azione. E realmeiite qvieste diie spesie di verisimi- glianza sono cosi ben distinte, che ognuna puo sussistere indipendentemente dalP altra. Cio accade di fatto uel Maometto del Voltaire, nell' Ammalato immaginario del Moliere, ecc. ove i caratteri somigliano al vero , dipar- tendosene moltissimo la favola^, e cio succede neir Ili- genia del Racine , nella Donna di garbo del Goldoni , ove per T opposito la favola si accorda alia natura , ma non vi si accostano poi alcuni de"" caratteri principali die vi si pongono sulla scena. E noi pure ci farenio un obbligo di chiamare ad esame e r una e l' altra di qiieste verisimiglianze : ma di pre- sente non ci occuperemo die della prima , che si appar- tiene alia iavola , la quale debbe sempre aver luogo o si attenda alia natura degli accidenti , o si ponga mente al modo che insieme gll aggiunge, e li fa tenersi dietro 1' uno in dependenza dell' altro. Ox'a per quanto austera e rigida censura io in' abbia piii e piu volte adoperato neir esame della Lusiiii'hiera ^ ho dovuto convincermi che pochissime sono le comniedie che al par di essa godano F avvantaggio di una favola egualniente confornie alia natiua. Di certo gli accidenti che ne costitulscono I'intreccio sono tutti di quel geiiere, die chiunque alobia A'issuto tra la societa vide rinnovar piu volte;, e I'autore ha saputo inoltre cougiungcrli sem- premai , giustificando con felic.e accorgimento e con assi- dua diligeiiza le clrcostanze di luogo , di tempo, e del- Faltre combinazioni che avrebbero potuto affievolirne la probabilita. Di nianiera che sebbene talora mi sia paruto in questo particolare di cogliere l' autore in difetto , alia seconda e terza lettura ho poi sempre dovuto per forza. ricredermi d'ogni accusa, die o per dimenticanza delle cose trascorse , o per ignoranza di quelle che seguoao » mi era crediito in diritto d' iinmaffinare. DT ALBEllTO NOTA. if I'orto cfnhitll opinione die quante volte altil pigliera a contendere su questo speciale soggetto coU'autore del poet ma , nou d' altro prevaleudosi che dell' arm e del ra- gionainento , altrettante si trovera rcspinto dalla handa del torto. Ma nell' animo nostro, e massiinamente nelle cose di gnsto, siede gindice , oltre T intelletto , nn^altra podesth pill violenta assai, e si e qaesta il seatiuiento » che sospinto da vm' intima forza che rapisce coll' impeto, tencndo spesso occulte le proprie sorgenti ap]irova o con- danna, sicnro del siio giudicio, e senza tcnersi stretto a ginstificarlo. Ne qnesta podesta , qnando sia libera dalle esterne passioni, e ])oi si dispotica, com'' altri vorrebbe talvolta t'arla apparire. Bensi direi piuttosto cli' essa e privilegiata d' occhio si fino ed acuto che penetra di slaa- cio sino a quoU' nltime vere e rcali conseguenze , a cut non e dato qinsi niai di pervenire nelle contioversie colla forza delie ragionl , che vengou disviate o dalla perti- nacia dejil'interessi o dal molliforme significato delle pa- tr>\e , o che rimangono avvolte e confuse dalla inoltitu- diiie delle idee, e piii spesso anche oppiesse dalla stan- chezza c!\\e si genera dopo un Inngo contrasto. Se pertanto snperato coUo scudn delle abbondantl giu* fetificazioni quel primo giudicio vorrem tentare l' altro ancora di qiipsto fantastioo tribunale , che pronuaciato nna volta il mi pince o il non mi piace , chiude gli orec«- ehi ad ogni discolpa, non si piega a riforma, e sdegna qnalunqne altra appellaziono , non mi riproraettero che la fnvoli , di cui ci occui>iamo, sia per inoontrare di- nan7.i al medesiino un favore eguahnente illimitato. Teinero pria di tutto ch' essu imn trovi che dire al* cuna cosa sulT amove di Emilia e di D. Odoardo , che da poscia compimonto ;illo sviluppo del dramma. Con- ♦•lo'ssiache non so se tutti gli arcomonti che possono ad- Hursi a ginstificarlo, bastino a cancellare dalPaniiuo l' im- pressione che debbe nasceryi da questa doppia conside- razione. Perche ad Emilia sia vennto nianco il comodo c I'ar- dimcuto di spiegarsi con D. Odoardo , e forza supporre cli' egU abbia soggiornato in cnsa del niarclicse Rodrigo assai bvevomente. Ma in pochi j^iorai (i) coini; piio qncl- (i) Kon si jiuo appuntlno determinrav quanto tempo si vi*- thtfgga onde 1' amor*" slie « ns cor gentil rarto »' apprende , e> 8 COMMEDIE 1' amore essersl creSciuto sino alia violenza di i^endfirla pressoche inferma dalla passione , e cos\ spenta d'ogai al- legrezra da portaie sul volto la grave cura die la consnma. Se poi D. Odoardo ha soggioriiato quanto basta colla donzella per riscaldarla di se cosi gagliardamente , come supporre allora ch' ella , cui veggiamo nella commedia dotata di nou comune desterita , e piu che mai soUecita di avvantaggiarsi d'ogni circostanza che ^aglia a guadagaarle ramante J abbia in tanti incontri e comodita, che se le debbono essere uaturalmente offerti , compresso sempre nel seno i suoi calori senza lasciarne trasparir airamico altro indizio che qnello di alciine lievi attenzioni da confondersl coUa cortesia di persona bene educata nelle gentili costuinanze ? Quali ragioni contrappon'e adesso alia preponderante forza di questo dilemma? Che la meditazione , iiella lou- tananza su D. Odoardo, fece germogUare in seno di Emi- lia con maggior impeto quella passione ch' ei le sveglio coUa sua presenza? Che la snccessiva lettnra degl' Idillj •di qiiel touero e colto scrittore ebbe mag2;ior forza sul- r animo ili lei clie il volto del poeta? Bisogna confessare che se qiieste ragioni sono possibili, non sono pero na- tural!. Esse inceppano in qiiella eccezione che Angelica, (juando dopo tante sostennte viceade affermava ancora di serbare intatto il suo fiore, Forse era ver, ma non ei'a credibile A clii del senso suo fosse signore. Ne manco sperero che vada libera da censnra !a sce- na 21/ deir atto secondo , nella quale D. Odoardo dis- suggella la lettera di D. Ginlia , e la presenta al mar- chese Rodrigo. (2) Imperciocche, se si domandera come faocia veemente a segno da sigiioreggiar per intero F animo 'di clii lo prova. Ci pavrebbe poi iiial conveniente. alia natura ti- rnida e modesra d' Emilia il dir di piii ad Odoardo di quanto vedesi espresso nella scena 2 dell' atto 3. Fiualmente sapendo essa che Odnai'do era innoniorato pazzo di Giulia, che porea sperare la inescliinella , anzi clie teuier uon dovea nel pale- sartill la propria fiamnia ? (2) Pno render probabile questa circostanza la preniora- che aveva Odoardo di niostrare all' aiiiico , 1' una dopo 1' altra , le due lettere. Poteva quesn, egli e vero , disingannare il credulo ouiante : se non che ci pai-e piu deguo del cai'attere di Rodrigo- D5 ALBERTO NOTA. fy avvimga rlic il prinio coiJset;;nancioIa non vi getci »u Toc- chio, alinen per caso, e niolto piii se si riclneJeia , per- clie D. Rodrigo , die puo ia quel niomeiito disingannare I'aniico colla prova di si manifesto tradimento , trascuri di farlo :, che che siasi per rispondme , il nostro difficil giiidice ad ogni modo persistera a credere che il poeta abl)ia di tal guisa ordiuati gli avvenimcnti per non linire ti'oppo intenipestivamente la commedia ; ne uji lusingo poi die r importanza del motivo bastl a I'ai'gli accogliere, siccome bastantemente proliabile , il ripiego adottato. Migliaja d'esenipi d' nccrcditati scrittori non salveranno forse dalla severita del tril)unale neppnr quel mezzo che pone in uso il N. P., quando per dar T ultimo colpo al disinganno di D. Odonrdo , fa eh' egli ascolti cio che di lui dice D. Giulia al niarchese Rodrigo (3). Questo ge- nere d'avvenimenti, a render possibili i quali fa di ine- Btieri che si congiungano due difficilissime circostanze, quella cioe di poter ascoltare inosservati , e V altra di abbattersi ne piii, ne meno nel preciso istante in cui si hanno i coUoquj die debbono divulgarsi, divengono per questa combinazione di si debole probabilita, die i trat- tatisti delle cose drammatiche non si peritarono di sban- dirli , sonza veruna eccezione , dal teatro. E forse d* uii altro difetto rimarran eziandio notate tanto la presente scena , quanto quell' altra , di cui pur or pailanimo , il non fare quest' uso di iin dissuggellaniento , il quale non putV venir pcrdonato clie ad un aaiautc ajipassionato c sollecito di poter giustificare la sua bella. Olfre a cio tvoviam pin confomie al genio e all' amor proprio del Marcliese il volere nspettar 1* aniico atle prove cui stava egli stesso preparando per la inaggior confusione delia lusinghiera. (3) Ove non si perda di vista clie D. Ainbrogello erasi recato in traccia di Odoardo per farlo venire prontaniente all' albergo, onde sen/a j'lii si feraiassc il trattato ; quando si consideri che dal niomento della partenza d' Anibrogello a fiuello in che giunge Odo.irdo , non corre die il teui|>o a cin necessai'io , la proba- bility deir arrivo nel punto iileato neila favola e pienauiente giusiificata. 11 luogo della scena e aperto: e in cjualunque istante fo68e snpraggiunto 1' auiante , nienn-e Rodripo era a colloquio con Giulia, il naturale ardentissiaio desiderio di accertai-bi se il Marcliesc fobse in ioganno avrebbe indotto il primo ad ascol- tare i discoisi. Tutto si fan lecito gli auianti oude sapere la ve- riti , che riescc taUolta cosi auiara f' crudcic a saper»i. 1 0 . ■ COMMEDIE '/ (leiraprimeiito della lettera. Avvegnache dai legislator! della commedia si e sempre risguardato siccome IVutto di fantasia sovercliiamente sterile e povera ogni favola , il cui lilo si prolungasse in grazia d' avvenimenti accaduti seiiza nessiina apparente necessita. Ma od io m' inganno a paitito , o la severita del gin- dicio cadra piecipuamente sul riiirarsi che fa D. Odoardo nelle stanze di D. Emilia (4), Non si vorra concedere per venin patto che un iiomo capace di sentire la delicatezza e la riputazione, siccome D. Odoardo, possa dimenticare i riguardi a segno di volgersi d' improvviso a soUecitare una donzella distinta di condizione e di sentimenti , e coHa cpiale ha pochissima dimestichezza , perche gli vo- glia servire di tavola nel naufragio da lui fattosi puhbli- Cainente in quell' istante medesimo con un' altra donna. Si arrivera forse persino a pretendere che col solo er^- trare d'improA'viso nelle stanze di quella donzella nubile ahl^ia di gia soverchiate quelle convenienze che si usano nelle colte societa. E se si rispondesse ch' egli abbia di- mentichi qucsti rispettl per la forza della passione clie gll oscura la mente , si vorra sostenere che un uomo in quello stato e benst punto da stimolo acutissimo di ven- detta, e che se di qualche alleviamento e capace il suo dolore , egli se lo procaccia nel meditarla , avvolgendo ia mente per entro un oceano di confusi progetti : ma che perseverando egli pur tuttavia nel colmo dell' agita- zione rimane sempre inetto ad appigliarsi a verun par- tito, bramanda insieme e temendo di vedere disciolto quel servaggio che F opprime , ma senza cui non iscorge piii per se stesso verun conforto di felicita. E tutti costoro vorranno poi tenere per intempestivo I'accoi'do che uellc scene seguenti si traspira essersi fermato , qualunque ne sia il roodo , tra Eaiilia ed Odoardo, e troveranno man- car di iondamento , e fors* anclie di conveuienzia' ^a©l (4) Odoardo si e pienaniente convinto nella scena 16 del- r atto 3 essere lui amato da Emilia. L' offeso suo caldissimo sentimenro , V oltraggiata sua sincerita, e costanza lo spingono ad un passo poco convenientc , cui pos- soao tuttavia far degno di scusa Y accesa e quasi disordinata fantasia delT aniante , e V opportunita d' una pronta vendetta. E qiii troviamo die fu prudente cinsiglio dell' A. il far rimaridare a piii mature tempo V eeecuzione di tale divisaiHentoJ ■ ' " DI ALBERTO NOTA. If tuono confidente che D. Odoardo s'arroga sulla sua niiova ninica cliiamandola suUa sccna , jiercbe assista a circo- Ktanze , ticlle quali ogiii peisona delicata aina voloiitieri di dispensnrsi. Tultavia se gli escinpli de" tlassici Ijastano a salvaie da' morsi della critica chi gU ha feJelmeiite seguiti , il nostro A. avia per se il Misantropo Alceste che segna appuntiuo le tracce sulle quali euli ha con- dotto il SHO D. Odoai'do. Ma parra forse ad alcuiiO;, tVa' quali registro volontieri il inio nome , che il Molierc couser- vando per sino nell' eccosso della passione il sno l\Iisaa- tropo sempre avverso ad ogni tlelicaiezza de' costuini ricevuti nella societa, ?ia maravigliosaineiite riuscito a con- viucere altrui the lo straiio temjjerainento del suo pro- tagonista precede toialmente dalla natura senza alcana affettazione dell' arte ^ rendendolo cosi di tanto* piii ori- ginale ed interessante. Per la qual cosa si reputera che questo tratto di penuello sia de' piu. maestri , che quel somnio poeta abbia seguati giammai. Ne pero qiiello che si consente ad Alceste verra concesso a D. Odoardo. Bensi piuttosto se gli dara dcbito d'essersi modellato sopra uii esemplare per ferocia e IVanchezza tutto difforme dal- ranimo suo colto e gentilniente educate. Tali e tors' altre •imili eccezioni sulla probabilita veiTanno proiiiosse cou- tro la favola della Lusinghiera dal sentiincnto iuUcssibile alle giustificazioui, onde il poeta la corredu passo passo, con una previdenza ed una sagacit.a fuori dell' ordiaario. Ben ci riinarra da rispondergli che le piii delle classiche comniedie peccano di stmili colpe uiaggiormentc. Ma si fatta srusa cl»e puo rentier piu mite il s;iudlcio non ba- stera forse a provocare una plena assoluzionc. §. 2." Delia convenienza. PercVife una favola sia conveniente onde formarne una fomniei'la, vuolsi ch' essa sia corredata delle seguenti proprieta essenziali all' indole del poema. I." £ necessa- rio ch' essa sia suscettiva delle tre unita di tempo , di Inogo e di azione:, a." si rlcliiede che incominci , pro- or la o si svilnppi secondo cpiella regola che la sperienza ha trovato riuscir moglio a dnre nno spicco ed una evi- denza niaegiore al dilFcrenti car.itteri che si cUiamano sulle scene. La ragione ed il sentimenta saranno ancor piu conform! ncl gindirar U Litfinghiera rispetto aUe ire Maita, che non IS COMMEDTE lo furono nello stimarla dal lato della VerisimigUanxa. "& tVi rerto bisogna coiivenire die V autore ha dato sai^gio di felicissima industria tanto neW apparecchiare il luoga della scena cosi couiodaineate , clie tutti gli attori del dranima possnno , secoado clie ne fa bisogno , presentar- visi seii/.a affeitazione ^ e nel disporre tutti gii avveni- menti di mauiera che o nascaao dal protagoaista , o va- daiio a fiuscirvi siccome ad uiiico scopo. Per cio poi che si apparticiie ?.I tempo, seinbrerebbe clie il poeta plut- tosto che diliiugarsi dalla regola si trovasse auzi in qual- che avvantnggio, aveadolo accorciato di parecchie ore sul tratto clie ordiiiariameate se ne accorda ad uaa corn- media, Se non che taluai si ofFeadono di vedere raccoiti in iia giorao avveiiimenti, che di loro indole nou si ma- turaao giammai che dopo lentissimi iutervalli. Per questa ragione rampognano acremente ttitte quelle azioni tea- trail, ove per mo'' d' eseinpio si vede nel lasso di alcnne ore perfettamente risanato e corretto un carattere vizioso per inveterata abitudine , come sarebbe un avaro , ua coUerico , ua geloso e simili ; ne vale contro costoro di fraacheggiarsi sostenendo che gli accidenti clie vengono introdotti sulla scena possono tutti avvenire, e che ognnno .1 compiersi non abbisogna di maggior tempo di quello che se gli accorda. A questi difficili ingegni non so dun- que se per avventura non sia per sembrare un po"" troppa afFrettato clie il marchese Rodrigo intraprenda nel prin- cipio del dramnia per disiagannare l' amico suo d' insi- gnorirsi dell' animo di D. Giulia, e che in un momento ne venga a capo con tanto predominio da volgerne la volonta a tutte quelle azioni che tendono al l^ne a cui mira. Per ojierare quest' effetto la natura domauderel>be almeno delle settlmane ,6 1' autoTe noridimeno lo solle- cita si che vi riesce in dieci ore o dodici. A difeilderfe il poeta da chi pretendesse ch' egU abbia abusato di sua podesta, bastera egli dire che le conibinazioni onde que- sta tela si ordisce sono plane >, verisimili e congiunte senza sforzo veruno? Clie le cominedie tutte formicolano di simili licenze? Clie si fatti arbitrj sono acconsentiti da nna tacita convenzione che passa tra i poeti e gli spet- tatori ? Questi inflessiliili Aristarchi, ne2;audo di aver nulla flssentito ne convenuto giammai, risponderanno pur tuttavial Ncc quodcumque volet poscaC sibi fahula credi. DT ALBrr.TO KOT\. I 3 t*ortanclo adesso V esame sulla distribuzione dec;!! acci- «lenti c\\e compongono la favola, trovo clie il prim' atto ei consnma tun'' iutero per far conoscere agli spettatori le relazioni die congiungono rispettivair.eute le persoiie del dramma , e per dare uii' idea de" diversi loro carat- teri, or colla narra/ione , ora co' fatti clie si rappresen- tano sino a die V incontro di D. Odoai-do e del inar- chese Rodrigo coll' acrordo che forniano i/ S'eine da ori- giiie air inviluppo dcU' azione. Nell' atto seofnulo veggo svolgersi grndo grade il ]>rogetto del IMarclii'se , scorgo rimaaerne solleticato il capviccio di D. Giitlia, e nstnrate le speranze di Emilia : scorgo inoltre rinnovellarseae i eospetti di T). Odoardo, e darsi luogo di tal maiiiera ai coUocpij di ([uerele e di paci ch' egli ha coU' amica , ed alle trame di lei per vie meglio nssoggettarselo , sino a quelle piii iadeiine delle altre che preparano poi uno agati d' intessere le loro commedie sopra un seguito di avventure ora brillanti , ora straordinarie originate per Jo piii da qualche innamoramento , trascuvando del rima- nente la pittura de' caratteri onde scaturisce quella mo- rale emendazione , per la quale fu primamente istituito qnesto genere di poema. Ed altri finalmente , de' quali pongo a capo Goldoni , connettendo insieme e passioni , ed intreccio , e quindi l' utile e 1' aggradevole , hanno , secondo ch'io ne penso , colta sopra tutti la palina. Neir esporre tutto cio ho gia , quasi senza avvederJ^' niene , dato a conoscere quali siano le proprieta che sono per richiedere nella favola che sto esaminando , a fine di dichiai'arla interessante. Ma il solo titolo La Lu- sinfhiera , qvtand' anche non avessi sott' occhio la corn- media, basterebbe forse a pormi in sospetto dell'idoneita di cpiest' argomento a soddisfare con pienezza ad entrambe le desiderate condizioni. Pei'che sebbene il medesimo sia suscettivo di ammettere nella sua orditura una gran co- pia di caratteri , o vogliam dire di passioni , tuttavia la massima delle altre , T amore , non pare che abbia da potervi esercitare la sua forza che dentro certi limit! circoscritti e ristretti, Avvegnache dovendo per la natura del suggetto mancar ogni volta di vera corrispondenza, potranno in questo poema bensi occorrere assai spesso scene di sdegni , di quercle e di rampogiie , ma non vi 91 riscontveianuo mai quelle piu tener*, nelle quali, ni \LBEnTo Norv. i5 Teffusione di dolcie cari affetti comranove gagUardameate t'li aniiiii assorti degli iiditori. E sembra per altra parte »Ja travedersi cli€ il totale dcirazione dovra naturalineiite scoinporsi in una qnantita d' ir.tcrcssi c[uasi eguale a quelli. de' persouaggi , i quali produrrauQo altrettante combina- zioui tra qucsti, ed Jl protagonista, tutte tlistinte, e non assai dependenti tra loro , pcrche nasca di mtte quell' ia- Ireccio f.onnesso da uu unico lilo , clic taato giova la riuscita d' una coniiuedia. Per le quali cose se al calar delta tenda qualclio spet- tatore non si sara trovato scosso ed incalorito abiiastanza dall' effetto di questo poema , se ne dovra scrivere ogni colpa , pill clie ad altro, all' indole dell' argoinento. E a scontare quel debito che volesse davsi all' autore , del- r averio prescelto , varra ricordare che presso a poco le medcsiuie iuiperl'czioui d'argomento potevaiio antivedersL nella favola del Misantropo , e die nientedimeiio il Mo- liere non si e ritenuto dall' abbracciarla , persunso che tutte queste eccezioni non lo avrel)bero iiiipedito di giun- gere all' altissiina meta , a cui perveuue trattando questo suggetto. § 4.° Delhi ntorulita. M.I invano si fidcrebbc d' aver guadagnata la lizza quell* autore che, riempiute le condizioni tutte annove- rate fin qui , si fosse dimentico poi di far riuscire la sua favola a qiielP iosognamento morale, seuza cui una com- media pu6 non impropriamentc somigliarsi ad un corpo senz' aniina. Ora non e da porsi in dubliio che il nostro poeta non abbia conseguito un tanto nobil fine , avendo coloiito tutte le azioni di D. GiuUa di tinte moleste per <|uaUniqHc couosca e pregi la lealta e la buona fede , e diiQostrato coU' abbiezione e 1' avvilimeuto che da ulti- mo circondano D. Ciulia, che tutte le arti ingaunevoli della civetteria tornano seinpre , dopo un esito infelice, a dauno e vergogna di clii le pone in opera. Ma pcrche nelr esemplare (ielia commedia che ho nellemani trovo notata una postilla che mi avvisa essere paruta ad alcu- ni un po troppo leggiera la pena die colpisce il prota- gonista, nil arrcstero per un moinento , onde valutare il peso di questo giudicio. La ragione e le leggi sbandendo dalla faccia dolla tona gU atoici. ci hanno abhastanza avveezati a distiuguere 1 6 COMMEDTE nella colpa differenti gradl ed a rlconoscere una perfetta giustizin ovunque. Adsit regida peccatis quae poenas irroget aequas. In forza di cio penso che tutte saranno per convenire che la fallacia di D. Givilia, quaiitunque soinmamente li- provevole , e nondimeno di jnolto intervallo distante da quelle scelleratezze coUe quali talvolta gli uomini diso- noraiio la loro schiatta. Due accuse se le possono soltanto apporre, la prima di aver risposto con frode ed infedelta all' amiciziaj I' altra d' essersi posta dopo le spalle ogni. soUecitudine del proprio onore. E volendosi qniudi invo- car contro di essa la piu severa di tutte le leggi , quella del talione, non si potrk pretendere di piii , che di ve- deila alibandonata da tutti gli amici suoi, e perduta di concetto nella pubblica opinione : castigo del tutto cou- fornie a quello che le ha serliato il nostro autore. La Celimene del IMisaatropo si e colpevole degli stessL vizj di Giulia , ed il Moliere non T ha punita diversa^ niente •, tuttavla , convien confessarlo , il nostro senti- itiento rimane piii soddisfatto della catastrofe dell' autor francese, che di qiiella dell'italiauo, e mi pare anco che ee ne possa scorgere il motivo, Comparando i due casi si trovera che i'abhandono de- s;li amici e pvesso a poco in entrambi il medeslmo. Odoar- do e Rodrigo possono stare con Alceste ed Oronte , ed 1 mavchesi con Filocchero, Asdrubali e Giraldino. Ma lo stesso paragone non corre egualmente eve si confronti la diftamazione cui viene assoggettata Celiinene , con quella a cui rimane esposta Giulia. Giulia rimane scope alle dicerie di Filocchero , di Gi- raldino, di Asdrubali che non sono comparsi, ne abba- stanza mordaci , ne assai sparsi nel mondo , perche di quelle abbla a temersi un eccessivo danno. Dice di quei soli, perche non mi sembra che D. Giulia abbia nulla da paventare per conto di Rodrigo e di Odoardo , il carat- tere de' quali e buono e mansueto. Inoltre essa si affretta di partire da Roma, e nascondendo la sua presenza spunta d' assai quegli strali che se le prestarono incontro , e lontana dagli occhi pub lusingarsi di presto uscire dalTal- trui memoria. Vero e t;he Giraldino minaccia di fare de- gli avvenimenti accaduti un articolo per le gazzette jia- rigine. Ma il rumor di Parigi e troppo debole a Roma dist^ute piii aiicor d' abitudiai che di luogo, e per altra DI A.LBERTO NOT\. I^ parte la leggeve^.za di questo persoaaggib non ci assicura •uffic'^ateiiieiite cli' ei sia per teuer la parola ne pmitual- mentc , ne con eflicacia che basti. Air opposito Celiiuene rimaae preseiite bersaglio ali'in- 0olenza di maledici di profess'Oiie , die og.ii giorno par- tendosi dnlla corte iion tralasciaao di peicoricre i piu. loataui sobborglii di una graiidissima e vivacissima capi- tal e , e scopo al risentimeato di un uoiuo p.)teute , am- bizioso e veadicaiivo, sicconie lia dato prova di essere Oroate , e mi pare die tutio cio basiereSbe gia a porre un gran divario tra le circostauze ove si trovano Ginlia e Cclimeiie. Ma v' e di piii. Moliere coa ua tratto vera- inente maesiro lia perfezionata la puaizioue delia sua colpevole, lacendola riinanere confusa alia presenza d' Ar- sinoe die tiioiifa del sno avvilimento; coaciossiadie, se- condo il mio inodo di sentire , ncssuna disgrazia parmi tanto dura cd aspra da sostei ere , cpiauto quella di trovaisi nel torto dinauzi quelle persoiie die piii si disprezzano. Ora io "lou dico gia die tiitte queste diverse gradazioni tra la situazione di Ginlia c qnella di Celimene esistaiio chiare e distinte davaati la fantasia degli uditori die fii- ron presenti alia catastrofe delle due coinuiedie : beusi mi persuado die ognuna di quelle, aiicorche noti av- vertite , deggiaao avere prodotta negli aniini una impres- sione ctuivcuiente alia i-espeitiva energia ; e die quiadi ne nasca ({uell.i differeuza di si">ddlsraciinenio che si prova maggiore nel Misantropo , minore nella Lu.^in-j.liiera. II die quando sia pur vero , siccoine stiino die sia, ne mo- strer.i die ropinione di coloro che avvisaiio che D. Gin- lia sia trop|)o lieveiuciite puuita , non si fonda guari sulla specie della peaa cui viene assoggettata , ina piutiosta dal aoa essersi cjuesta peaa uiedesima resa piii acerba di tiitte quelle circosianze che potrebbero I'arae riseatire vie uieglio T amarezza. , A R T I C 0 I 0 S F. C 0 N D 0. De' CARATTERl. 5 1° D-lUi scelta. Espedito r.Vo die si appariie-.ie alia favola, diremo dei i-.ar.itteri piu breveniente. La perizia del nostro auiore li la vedere prima di tuito neir averli prescelti tra vizj op- jiosti , sitc'.ie dal loro coutrasto maggtormeutt: lisahi il BoOl. Ilul. T. .\1V. ^ 15 ■ COBCVIEDIB loro dlfetto in quella guisa che nella diplntura II chiar* preade uii tnono di mag^ior forza per la contrapposizione dello scuro. Vero e che D. FiloccUero e il cavalier Giral- dino peccaao entrambi ia uii medesiino vizio ; tattavia la difFereuza degl' idiomi , de' qaali abusano , serve a dare a' loro caratteri d' indole uniforme una ceita appareuza d' antagonismo. II conte Asdrabali zotico ed inui-bano fa ealire a piii alto prezzo la coltnra e la edvicazioae di D. Odoardo. E pel cuor tenero ed ingenuo di cjnesto gio- v'ane ci troviamo taiito piii corrucciati contro le fallacie •e 1' inseasibilita di D. Giuiia. Per dare occasione agli avvenimenti della comuiedia conveniva che D. Ambrogello fosse somiiiamente trascu- rato e distratto negli affari della propria famiglia. L' au- tore prevalendosi di qiiesta necessita per corabattere ua vizio di moda , ne ha preso il carattere dalla piii 3cio- perata gente del mondo, faceadoue un leggitor di gaz- zette ed un estensore di piani militari a tavoUno. Ne poi mi pare che sia senza industiia, s" egli non abbia sover- chiamente coloriti i caratteri del marchese Rodrigo , di D. Emilia e delle rimaneiiti persone , che forse altri- menti adoperando, 1' atteiizioiie distribuita sopra un troppo «?steso nuinero di soggetti si sarebbe trovata di troppo pill debole sopra ciascuno. § 2..° Delia vcrisimiglianza, Riconoscinto di tal maniera P accorgiinento delFautore Wella scelta de' caratteri , rimane ora a vedersi se le tin- te , dl cui si e prevaluto ad effigiarli, siano quelle o no della natura ; e per non essere soverchianiente prolissi, lioi ci occuperemo di questo esame , considerando in par- ticolare il solo carattere di D. Giuiia, e trascorrendo iiidi sopra tutti gli aitri con un colpo d' occhio piii ra- pido e generale. D. Giuiia gioviae vedova , ragguardevole d'' ingegno, di bellezza e di nataii , e predominata dall' ambizione di legnare sopra un gran popcio di adoratori , e a couqui- starli ed a tenerli ia servitu speade con prodigalita tutte le cure del pensiero e della persona , soUecita del nu- inero, e nella scelta facile oltremodo e corriva. II giorno e niolta parte della notte le bastano appena per lo stu- dio dcir eleganza , pel carteggio e per la conversazione, Tecdudi campi ove ella semina senza ristarsi i prestigj DI ALBERTO NOT\. I^ delle sue secluzioni : i poclii niomciiti die le riniancom^ Bono iiiilnstria d' iininHi;,iiinte malattie die meutre If pio- cacciaiio liberta, non sjno iiioperose ne' cuorL jnteaerlti degli amauti. Insidio:^! s^uavdi, luolli detti, seutenze oscu- re , e gravi nomliinruo d' aliissime speraaze iacoiniiiciauo 1' iiupero siio siigli aniini a'Tascinati : ma per sosteuerlo flilorche croUa, ella iioti ha riguardo di cojumettersi alia ineuzogiia, aW'audacia, all' iiiipudenza, alle maccluuazioai touveaute coir aucella, iie sileg/ia talvolui di provvederQ air aagnstie col tradimento, Posseiite di t[uest' arti pene- tra negli arcani dell' altrui peusievo, raddrizza gli avve- ninieuti sinistri a secoada de' siioi projetti , rivolge a giustiticazioue i proprj torti , e }>iu uiaga di Circe ia ri- nasce'e la li lucia dal seao stessj dclla gelosia , e tra- miua sotto gli occhi degli appassloiiati il biaiico nel nero coaieaendo uella soggezioae gli spiriti ril)ellaiiti alia ti- raiiaia del suo glogo. Cosi diiiique si vive iu qiiella pro» cellosa C'jrte , clie oguu.io vi compera coa seiupre ria». n<)vate aagnstie jiociii ideali coiiteiiti sospiato ognora dalla dispcrazione alia liberta, e se.npre riciiiamato dalla spe^ ranza agli ahlioniti lacci , repiita.idosi a viceada ora i) •jjiu caro , ora il piii dispregiato di tntli. Pervertito da queste vLisoio'ate abiiudiai T aaimo di D. Giiilia si e ciiiuso a p;)CO a poco alia uvoUezza d'amore non solo , nia ezia.idio ad ogiii umaao seati.iieuto di giu- stizia , di ricoiioscenza e di cotnpassione. Pregi d' iiige- gno e di forma » cortesie d' aueiiti udici , rigida fe Jidta , allividito volto , sihite alUitta iielP augosce nulla vagliou^ ad iacliinarla piu vorso u.i aaiaate di niolt' auui , ciie verso la conquista del giopao. A^zi se qwesta se le pre- senta avvaloraia dal capriccio , clie a questa sola divi- niia piega ella talvolta il supevl)o capo , oude iusigno- rirseue tanto si a v Ventura , clie diinenticlie l' arti dtlla sua pnliiica, non ha riguardo di porre a repentatUo 1^ (.onsisteiiza dell' esteso suo doiniiiio. E tanto iuiprovvi- ^auiente si ahbnndona alle jUusioni di una passt-ggera coui- iiin/.ionc, che siretta d igli avveuiiuenti a piegar T auiuio ritroso alle uozze, sta per darsi i i arbitrio di chi ultimo -c!uain6 sopra di se stes*n gli sguardi di lei , piuttosto clie ad ua aiuico di provaia it-de e di beueiuerlia v diii- uuriia sorvitu. Tale si e la pitiura cUe con \xnlu lacconti , e co.u 'tutta 1' aiioue V aiuure ci t'x dciia Lusuisllitira i ^ »oi , fiO COlMlvrFDIE rimossa ogvii adulazioae , coafesseremo volontieri di noo vedere di (jnali altri lineameati potesse arricchirsi questo ritrattp per renderlo piii coaipiuto o piii soinigliante. Che se alcuni piii dillicili lisguai-deiaimo come tinte di- ecordanti dal riinaiieute colorito , die D. Giulia appaja per detto della cameriera accesslhile da qualclie lato ad una gagliarda passione , o ch'' ella talvolta si prevalga ne' coUoquj o negli atti di astuzia p:uttos'-o da fanciulla aiicor greggia nella disiavokura del couvei'sare , die da esperta e consiunata civetta , risponderemo die questi iiei, se tali pur soao , possono seiiza alcua pregiudizio del poema emeiidarsi coa uu semplice ti'atto di penna. " Faceiidoci ora ad esamiaare coUo stesso scrupolo gli altri caratteri teinperati e carlcati della comiiiedia , ci conviacereaio di ieggieri ch' essi sono etfigiati coUa stessa verita die il precedeiite. Coacederemo pur tuttavia che siccome nella pittura, cosi ancora ne' poemi teatrali pu6 procacciarsi similitudiue ad uu ritratto di mille diil'ereuti maniere, e che sommi uell'arte si inostrano coloro die corae il Tiziaao, il Moliere e il Goldoni lianno saputo iraprimere a' loi'o modelli le fisioiiomie con tocchi cosi rapidi e riseiititi , che risvegliaao la reininiscenza del- 1' anima seaza quasi ch' essa s'avvegga del come. Ma il giudizio di taato valore si appartieae al sentimento , die lion fu scritta giammai regola alcuna per estimarlo. Veg- gano quiadi per se medesimi i leggitori di quella corn- media sino a quale stadio il uostro A. ablsia avvicinato quegli ecceileiiti maestri. ARTICOLO TERZO DEL D I A LO GO. A compiere le presenti osservazioni resta che iiual- mente rivolgiam 1' atteiizione sul dialogo , del quale si "vuole che sia puro della favella, naturale e proprio della commedia. E della prima qualita parlando senza irape- gnarci in un minute esame di vocaboli e di modi , ci conviaceremo a colpo d' occhio che T autore ha tanto guadagiiato di quest' aringo, die nessun altro comico ita- liaiio, toltone gli antichi, lo sopravauza. E procedendo alia seconda considerazione , converremo facilmente che lo studio della esattezza del dire nou gli ha punto no- eiuto nella semplicita delle costruzionij nella fluidita e DI ALBERTO NOT\. A^ •peditetza de" coUoquj , ne gU ha fatto dimenticare uu »olo di qnegli accidenii cite distingiiono il favellar do- Qie^tico dall' orazionc meditata. Ma perche il dialogo risponda a que'' fini die la com- medla si propone , ^ neccssario di piu die sla vivace c ridicolo , che senza riso non e vera cominedia alcunai ed a renderlo tale giova oltremodo T iiso liberale dei contrapposti, dell' eqiuvoco, dcUe arguzle c d'ogni specie di que' sali, ciii distiiise del suo nonie la terra ateniese. Ora noi senza abhandonare (piella ingenuith clie n' e sempre stata gnida in questo gindicio, sogginngeremo che quivi e forse che V autore dehhe cercar altre paline, se alcana ne inanca a render piena la sua gloria. Per tale cammino , corrctto , com' egli e , nel disegno de' suoi quadri , e padrone della somiglianza de' inodelli che si accinge di cfligiare , conseguira intera quella energia di colorito che ineglio dell' osservate regolc mette in mo- vimento le palme degli spettatoi-i , ed assorda il tentro de' plausi cui sono consegrate le lunghe e sudate vijiLie de' poeti. '-. ■''' Statue^ bassi-rlllevi e busti della Real galleria di Ft- .■rK^me.m^r:KX:j. (I) T ' . I i ERUDiTO sig. abate Zannoni nella illustrazioiic deir I. Galleria tiorentina , numero XCI, del!? statue, busti, ^cc. dichiarando una stoiia mito]o2;ica scol- pita nclla facciata d' uii antico sarcofago vi ricoiio- sce la favola d' IppoUto e Fedra. A mnggiore dilu- cidazioue del so2;2;etto fa il confronto de' inonunienti analoglii , e fra 2,li akri non trascura il be! pisano sarcota2;o , del f{uaie im' illustrazione piil^blicai ranno i8i3 in Pisa. II sig. Zannoni conviene in tntto con me , eccetto nel credere clie la vecrhia nntrice , parlando con Ippolito , non gli tratti di cose appar- tenenti alia passione di Fedra , perclie sonovi rap- presentate come testimonj alcnne donne ; alia pre- senza dalle cjuali parve al Zoega ed a rae , die la nutrice non avrebbe apcrtamente parlato di cosa che ricliiedeva il piu s^ran segreto. II sig. Zannoni f;rede che qnelle donne introdotte dagli artisti in- torno a Fedra in presenza d' Ippolito e della nutrice siano le donne del coro, le c[uali nella tragedia d' Euripide sono animesse al segreto; e percio non trova improprio che la nutrice alia presenza di lore pai-li con Ippolito della passione di Fedra. « In pit- tura o in iscultura , dice il sig. Zannoni, puo 1' ar- tista tener dietro al tras^ico figurando in altrettanti snarlimenti cio che ejili o racconta o nieitc in azione; ma ge voalia espor tutto in una sola composizionc. (l) Quest' opera, che porta il titolo anche soltanto di Gallerm di Firen?,e , e di%isa in tanre rlassi , cioe statue , bassi-rilievi e busti ; fjuadri fli storia ; riti-atfi di pittori ; cainmei ed intagli. Noi abbiaiDo ricevute le disrrjbiizioni fir.o alia 47 e 48, ed era- varao in prociuto di parlarnf- quando ci e giuato da Vaisavia r arricolo rjianQscritto cLe qui pubblichiamo. n^ ©ALLEUIA DI riKENZB. 25 ^li convien rlunire i quaclri particolari die si suc- r.cdoiio nol dramnia , o il roiiducono alio sviliippo. .Quando gli artisti lianno in animo di cosi adopcrare, hasta clio noil si trovino in contiaddi/ioue col porta che loro poige il tenia. Dopo tal riilcssionc, mi pare da dovcr dire che gU scultori di cjuesti marnii non siano puiito discordi da Eiiripide. Si credono nial riunite itt una sola scena Ic doiine che fan corteggio a Fedi-a , e la nutrice che in loro presenza parla d' amore ad Ippolito ^ perche si snppone che qne- fit'aniore iioii sia noto ad esse. Enripide , dice il .eig. Ciampi , e inipegnatissimo a tener nascosta la fiamtna illct ita di Fedra ; e ninno la sa , eccetto che la nntrice cd lp]ioIito. No : la sanno aricora le donne di Trezzone che formano il coro di (|U(;na tragedia. .. fjuestc donne chiama essa in due luoghi arnirhe, e nel priino le dice anchc sue niinistre>.. esse poi altrove appellano lei loro padrona {dhr^uivav ) . . . Questc adunrpic sono le donne che nei nionninenti si vedono intorno a Fedra ; e non e percio assurdo t'hc la nntrice in loro presenza parli d' aniore ad Ippolito 5). Cosi la discorre il sijr;. Zannoni ; a cui prniia di rispondere /70,voglio proporre alcune os- scrvazioiii per tcntare , se lia possibile , cV indurlo a modiHcare cjuel risolato no che m' ha scagliato addosso secco ^ecco , ne a me solo , nia cou eguale ui'Ij^anita R» lo stcsso c oniplinient'o al padre Ganneli. ^i Ha crcdiito^ dice in una nota , che cjueste an- gelic siano personaggi nuiti : no : le donne a])})ar- tengono al coro; e Fetha esce dalle sne stauzc non da altri accompagnata che dalla imtrice. » In j)rinjo lno«;o prcno il dotto sig. Zannoni d'o3- •ervare che nclle sciilture dci niarmi tiorentino , pisano e dclla villa Albaai Ippolito e la nutrice par- ji^uo non solainejite iu faccia dcUc donne , nui di .Pedra e d' altri conipagui o servi d' Ippolito. Dico che cpjcsta scena si truva in contradtli/.iouo con Eu- ripide : ed ecconii a dimostrarlo. Nella tragedia di fiuripidc Ippolito ]i«*u conipariKCti mai dinanzi a . ii4 ftALl.BRl4. m PIRENZE, Fedra. L' abboccamento di lux con la nutrice se^iie in una stanza cb.insa ; e Fedra non osa entrarvi , ma sta in orecrhio alia porta per intendere non os- servata, Nei marmi si fa il rontraiio : s' introduce Ippolito a dlscorrere con la nutrice in presenza di jPedra, Inoltre Euripide , fuori del coro , non fa es- sere consapevoie verun altro del segveto , e nci niarmi si fanno presenti air abboccamento non sole donne , ma uomini ; anzi nel sarcotago di Gir^enti la veccbia parla con Ippolito in mezzo ad ana turba di servi o comp22,ni d" Ippolito. Ma qnesto e in contraddizione con Euripide, il quale per mostrare cmanto premcsse il segreto , fa diniandare da Fedra il ciuramento di tacere al coro , e dalla nutrice ad Ippolito : e da tutta la tragedia non si rileva clie alcnn altro ne fosse iuforniato , tranne la nutrice , Ippolito e il coro. Ma il coro, come ognun sa, Hon entrava nel numero degli attori , essendo , a detta di Aristotile , un ozioso carattere cne non presta a coloro ai quali asslste se non se unicamente la sua buona volonta ( Arist. Probl. sect. 19. quaest. 49), Ed Orazio piii estesamente le parti descrivcndo del coro vuole cbe tegat covimissa. Se dunque il core n' era istruito , non si rompeva percio il segreto , e potea ben tlirsi che tra gli attori niuno il sapea , eccettuati la nutrice ed Ippolito. Ma se non dava sugo'ezione il coro , doveau darla gli uomini astami, clie , anche a giudizio del sig. Zannoni , fanno tutta una scena ; lo che non % accorda col piano d' Eu- ripide. La conseguenza sara pertanto clie gli scultori di questi marmi siano discordi da Euripide in cio che riscuarda la precauzione del segreto , e V abbocca- mento d ippolito con la nutrice in presenza di Fedra. Invece di credere che prendessero il tema da Euripide , diciamo piuttosto che lo presero diretta-f niente dalla favola , che presto il tema alio stesso Euripide, e si contentarono di caratterizzare il sog- getto in proporzione dello spazio che aveano da eALLERlA. Til FIRENZK- a6 riPTnpire roUa loro composizione. La Icitcra o la viitricF erano i principnli scgni di coiivenzione prr la riro^Tiizione della tlivola d' Ippolito e Fcdra. In- fatn nv\ sarcof.igo di Girgenti Fedra c rarattenzzata dalle donne chc I' assistoiio , e dalla lettcra ; Ipj>o- Kto dalla \ecvh.\a nutricc clie git Sta dappresso in nipzzo ad una moltitndine di giovani coa rani e cavalli. • In akri sarcolac;! , come ncl Fioreiitino e nel Pisano. Fcdra ed Ippolito sono riconoscluri per la vetrhia nutrice frapj)Osfa; cosi aiirhc nclla pit- tnra d'Krcol;ino, ma sonza Ic serve prcsenti. Noii •i proposrro diinrjue propriamente di segiiitarc im ordiiie, e di mantenere le circostanzc di tetnpo e di liK^ao, ma di fire nri insieme d' una storia riro- noscibile pop certe cirrostanze sue propria. Vcggia-i mo in moiti saiTofagi V ordine intervertito , mi scri- veva iin tempo il j>;ri!n Viscoiiti: per csempio nrlla morfc di Mch'agro snl basso riUevo borghese Altea die brncia il tizzorie e la prima sioria, mcntre se- condo la snpo. Provctto, so non m' inganno , che non pno sostp- nersi che pU scnhori di questi riiarmi nmi sjcno ptiiito ditrordc da Eiuipide , passiamo ad esaniinare se don- ne del coro debbaiio vcramcnte credersi quelle che nri monumemi scolpiti o diplnti si vcdono intorno a Fcdra. II fig. Zannoni pretende che Euripide non faccia esserle intorno se non ch^ le donne trezzenie. No: Euripide disiitigue due classi di donne : le serve e cjnell<; del coro. Le da Fedra cliiainate amic/ie erano le trezzenic ; all altre da il nome di 7rp6(r7ro?.at. L' une e F altre invita a porgerle ajufo : domanda alle prime che le sostengan la fronte : alF altrt^ if) GABLERIA DI FIRENZF. inpnnge che le cavino di capo gli nrnamenti e le tciolgano le trecce. II Carmeli conobbe e^U pure cine classi di dAnne , e chiamo le serve personaggi jnuti , non gia le doiine del coro , come inoppor- tunameate gli rimprovera ii sig. Zaunoni , che male a proposito confoade Tune e Fakre coUe sole doane trezzenie. Dovea osservare che Fedra istessa nel- I'atto HI, scena III chiedendo alle donne trezzenie o del coro di mantetiere il segreto, le chiama ■xaiBnQ evytvelc; Tpon^tiViat ; or se le chiama nob/Ji , come le avrebbe chiamate orp6(r'xo2,ai':! Teseo ancora neU TattoIV, scena II distingue le donne del coro chia- maadole yvvalxac. dalle serve, che appella ■xpoovco/i.au utifK-TvralxsQ , tffte Ti(;%or ev ^o^oic; §ori ; -.3/ TA^yo ^apha, -xpoQitoXov d>■-] • ifiiDi ^i e Juanifestb ehe il coro fuori del iteatv* ?ion avca partr. Si riiletta di piu the carrtttcre ozioso io tlissc Aristoiile per iiulicare (he non avca luof^o fra L'li alte2;reio da' circostanti. Ma «e non parlava 3© Cor so aiialldco elanentare dl letter atur a , dl Marco Gatti , profsssore dl re.'torLca e di lingua greca nel R. hcco del Stdvatore. Parte prosaica. To- mo I. — Napoli , 1818, in 8.°, dalla stamperia dclla Socletd tipografica, T ' jLj e^perienza ha dato in tutte le epoclie e presso tuuc ie aazioni a divedere die i tempi di teorip piu fecondi, ijuelli souo ove piu scarsa e la pratica. Essa ci ammaestra (he qualora si vollero sottiUiiente investigare le ragioni del bello nelie arti iiiiitatrici niancavano i l>uo!ii artisti , e quando si prese ad anal:zzate ia lettcratura i princip) del gusto sursero assai piu rari i modelli degni di essere imitati. Se cosi e, scmiira che assai nstretta debba cssere Tiiti- lita che deiiva da (juesti trattati didascalici che in iiiHjiito nuniero souo stati pnbbiicati, e che si vanno tuttavia pid>])li':aiido in quasi tutte le lin2;ae d Europa, Quello di cui diamo ra^'^uao'Uo vicne ad auiuen- tare la grande niassa di silfatti libri-, e poiche tanto e stato sciitto iutoi'no a tale arwoincnto , niuno si avvisera per certo che debbansi pronuilgare cose del tutto nubve ed originali. L' A. niedesimo non asniro a cpiesto vanto e sinceraiuente dirhiara che per eutro a' suoi pcasamenii quelli si troveranno del Bercaria, del Parini , del Cesarotti , di Marmoa- tcl , di Blair , di Meadelsoha , di Ancillon e di pa- I'ccchi altri. Ma coal'essaado che da^U si ritti di (jue- sti valentuoniiai trasse i materiali del suo lavoro , non rinuazia al pregio di avere piti acconriamente disposto la materia , ed adottato un piii facile lia- guaggio che si acconioda alT inteadimeato di tutti. Ora quanto e al meiodo e al discgno delT opera sianio d'avviso che apparira giudiziosameuta ideato, come in modo chiaro e ordmato procedano i suoi ragioaaraeati ; ma rispetto al linguaggio da lui usat^ CATTl, CORSO ANALITICO ELEM. CCC. 3l rcca cgli innanzi una sentenza a cui non tntti vor- ranno per avventura sottoscriversi. « L'indole stcssa » delta materia , dice egli , mi ha fatto esscre poco » scrupoloso per rapporto alia lingua. Orniai ab- » biaiMO adottato un' infinita di vocaholi non ita- » liaiii, cui siamo avvezzi attaccare i! proprio si- >> gnilicato , clie difjicilmente saprcimno coglicre al~ )j trimenti ^ e ad altri del tutto nostri appiccate y> abbiamo idee cae da principio essi non avevano. >i In grazia della rhutrezza ho quindi sceito di essere » meno sihililtoso. >j Con questo viene a dichiarare V A. che })er trat- tarc con « liiarezza 1' argoixieiito fu astrctto dalla necessita ad accattare e&prcsi>ioi:ji e niauieie di dire dalle liugue di oltraniontc , e che quel ncologisnio confro cui tanto oggidi si declama era per lui ine- vitabile voleudo coiivenevolniente espx'iinere i suoi pensamenti. A nn simile discorso fatto con una sem- plicita rosi siiigolare rbi noa dircbbe che vuolsi parlare di una nazione die inroniinciaudo pur ora ad enicrgere dalla barbaric niuove i prmii passi nella letteratura ? Kon c cgli adutique pcrsuaso (he nclla favclla itaiiaua siensi scritte per V innauzi opere li- h)sollrhe, ove si svolgono e si stabihscono le nornic del buou gusto con evideiiza di frasi e con jxro- prieta tli termini, rispettaudo in pari tempo it genio della lingua nativa: 1 ragiouamcnti di Torquato Tasso intorno alia }>octica , quelli dcllo Zauotti, i irattati del Graviiia e del IMetastasio sono cosi nobdnu-nte scritti, e con tanta ricchczza e vivacita d' cspres- sioui che non sarebbe forse possibile di mC2;lio cspri- mcr«' fpianto cssi dicono. ISe questa che chiauiano metalisica del gusto , ne quel Imguaggio analuico ove essa vogliasi ridurrc a precctti e nicrcc nuova o strauiera , impcrciocdv'i nelle opere di Cicerone e di Ouiniiliano si possono vedcre ampiamcnte e maestrev«)lmeute es|)osti tutti tpie' prini d»)S,niaLico sono niessi imiauzi d;u modeiui, ISon pretendiann* 3a GATTl , CORSO ANALITICO gia noi cli mischiarci fra la schieia di que' pedanti che vorrebbeio sbandiia og?ii frase , ed ogni parola die non sia rcgistrata nel vocabolario delia Criisca , e non abbia csempio fra gU autichi, ma altra cosa e opjjortiiuanjente giovaisi d' una discreta licenza, e piegarsi in qualclie guisa all' uso v!o,ente ^ altra seuza ritegrto alcauo scccudare T abuso. Se aile opere okraraontane f.>sse stato meno ia- cliaato i'A. , scmbra che oltre alia di-itura avrebbe anrhe piigliorato la materia. Addrizzando alia nostra gioventu im corso aiialltico d' elo-jiieaza, ottinio cosi- sjglio sarebhe stato quello d' avvaiorare le teorie ., ed iliuBtrarle con la pratica valeadosi d'esenipj tratti da aulori italiaui. Da capo a foado del suo libro noa predoiniiiano al coatrario die assiomi e ragio- namenti generali die indistiutamente potrebbero es- €ere dettati in Italia , coaic in Fran( ia e in qualsi- voglia altra parte del moado. Che se talvoita si fa egU piu partirolarmente a parlare della letterafura itaiiaua , potrebbesi desiderare die , seuza sccstarsi da qudia brevita che e richiesta in iin libro ele- nientare , avcsse alquanto piu addentro penetrate Ticir argomento. Cosi , per esempio , dopo ili avere in generale discorso iiitorno alle lingue , stende un paiticolare capitolo sulla origine e pregi dclla lingaa itallana , sue vicissitudini e progrcssi. Poco e da dirsi circa ail' origine che non sia 2;ia stato detto , e quaiito ai pregi della lingua nostra e assai fa( ile che la nazionalc prevenzione faccia esagerarii oitre al dovere; ma snile vicende e sni progre^sl di essa troverebbe il Hlologo dove ampiamentc spaziare , mostrando le varie niodincazioiii a cvii ha sos^aia- ciuto nel corso dcg'i anni. Sarcbbe cosa piaccvole il mostrare come nel srcoio del trereato i prjuii scrittori, e segnatamente il Boccaccio, recatisi in- nauzi gli eseniplari latini, stiniarono di nobihtarla, imitando da questi non solamente le frasi e i con- cetti , ma il giro eziandio e V andamciito del pe- riodo. In q\idIo del cinqiieceato i pedanti , che ELEMENTARE DI LETTERATURA. 33i sursero in si graa torma , servilmente calcando le niedcsimc orme ponevaao ogtii 'oi- vauto nell'avvi- ciuarla vie piu alle forme tlella lingoa latiria , alte- raado cosi quelle propj ie e native , e alio stndio delle cose tro|)()o ambiziosamcdte sostituirono quelle delle parole. Nel secolo del seicento , ferondo d'in- 2;cgni liberi e origitiali , fu sr.osso il giogo dell' an- torita , ma si cadettc Bella licenza , e la lingua fu in generale assai mahrattata ; ir.dladinicno alcuni iioiiiini di lino gusto (che non maucarouo tampoco ne' preccdcnti tempi ) seppero scrbarsi nella via di mezzo , e giovaudosi dcgli studj di coloro che la ridussero castigata e corretta , Y atteggiarono con piu natnralezza e con piii djsinvoltura. E gia potea dirsi che cosi di bene in meglio procedendo si sta- biliva linalmente su basi sodc e costanti , allorche nel seguente secolo il neologismo oltramontano inop- portuuanicnte veune a deturparla rendendola piu che mai fluttuantc ed incerta. A ([ucsto neologismo s' intima adcsso la guerra , e volendosi ritrarre la lingua a' snoi principj cd alia primitiva purezza , sorgono nuovi litigj e clamorose controversie. Le persone di scnno bramercbliero che gindiziosamente e accortamcnte si nsassc di qucsto espediente , i mcdiocri ingcgni schivando un difetto inciampano , come per lo piu addiviene, nclPopposto, c prctcn- dono che si dcbba di bel nuovo ri[)ristinare la lin- gua del trecento , introducendo nelle scritture ridi- coU ed alTettati arcaismi. La somma di tutte quoste alternative si e che dopo tanti sccoli da che e in vigore V idionia italiano , non havvi ancora una norma gcnerale e costante di bene scrivere, in guisa tale che ciascheduno autore a suo talento si forma » per cosi dire , il partii olare suo gcrgo. Sotto qnesto aspctto rappreseiitando le vicende della nostra fiwella , ed o]^portnnaniente scendendo ad esaniinare il merito de' principali scrittt>ri , sem- bra che V argomento potrcblje sonuninistrare mate- ria ad argute consi(lcr:izioni. Certo e che V autore "JBibL Ital. T. XIV. 2 34 GATTT, ConsO ANALITICO ELEM. CCC. avrebbe avuto rinscesno e le necessarie co2fmzioni per trattare a fotulo »juesto tenia , ma egli ha sti- inato a proposito di trattenersi piattosto sui gcnerali. E cosi ha egli fatto in tatte le akre parti del suo hbro. Perche ove passa a ragionare dei diversi rami deir eloquenza, delta sacra, della forense , della fa- miliare , della filosofica , della storica , ecc, , assai parcamente si approfitta di esempj toiti dalla nostra ietteratura o troppo fuggiasramente gli accenna. Ma pe poco in quest' opera ha nicsso del proprio , le sue dottrine sono attinte almeno da buone fonti , e se egli non presume di essere scrittore originale , niuno potra negargli il merito di ottmio istitutQre^ 35 Sul vcro sito delV antico lago dl Vadimone^ Discorso secoiido del professore F, Orioli. L, iE cose che in altre occasioni ho detto servi- rono , se mal \\n\ in' ajipoago , a dimostrare che malarnente insino ad ora roHocaro lo buoii nuinero di tilologi n "ll" oJierno laghetto di Bassau d' Orte Tetrusco lago Vadiinoiiio: m'aci-i'jgo prescntcmente a far conoscere il sito nel quale con piu ragioae per mio avviso dee cercarsi. Tredici rarattcri possono servire ad indioarcelo con ahpianta chiarezza , e i testi degli aiitichi au- tori clip lo norainarono , ce li somministrano senza equivoco. I.'' Era in Etruria { Floro lib. i. cap. XXV). 2,° Cosi poco stava lungi da non so quali prcd'u amoerlni situati in luogo eminente , die dai mede- simi si vedcva esse come sottoposto , e vi si giun- geva di leggieri con una passeggiata ( Plin. Giun. I. 8. ep. 2o). 3.° Erarie atto il sito a grandissime battaglic, se- rondo time le apparenze in luia estesa pianura, poi- che alle sponde del la::;o una volta combatterouo i Romani coj^li Etrust In qiiantls mutqiiam alias ante , siniul copiis , sinml animis ; c vi combatterouo un' al- tra volta le arniatc delle due nazioni, essendo alle schiere toscane congiunti tutti i Boi. capaci di por- tar armi ( Livio lib. IX , Pollbio lib. 2 , Floro loc. cit. ): ne sembra che ivi si ponesse campo anzi per coaz'onc che per elezione. 4.° Dovcva (piesto sito essere al di la del Cunino relativameiue a Roma ; che la prima speciahnciitc di quelle battaglie fu con immensa probabilita ira- sclminui e starei per dir succimiida ( Lwio ivi ). 5." Per gli stessi motivi sembra che avcsse a tro- Yarsi in hiogo eentrale alia Toscaua intcra : c f! 36 suL VEHO siTo dell' antico fattamente posto clie fosse utile ai Toscani il met- tervi campo a fine cV impedire ogai comodo pro- gresso a truppe romane. 6,° Anche di quel tempo aveva poco giro il cra- tere. Spatliim modicum ( Plin. Qiun. ivi ). E qui convien tenere a uiemoria die i Latini chiamavan la2;o anche il tino ; e dicevano lago catilio presso Rieti una pozzaiighera di piccola circonferenza . . . 7." Era questo cratere in similitudinem rotce cir- cumscriptus , et undlque cequu lis . . . N alius sinus : obl/quitas nulla . . . Omnia dimensa , paria , et quasi artificis mana cavata et excisa ( Plin. Qiun. ivi ) : ne forse la mano delP artifice mancava per con- servare tal carattere : che a detta di Plinio stesso il lago era sacro , e gvande percio doveva essere la cura di custodirlo e rinettarlo. 8.° Le acque avevano partirolare indole. Color ccerulco albidior , viridior et pressior^ 9.° Sulphuris odor; lo.*^ Saporque medicatus ,• ii.° Vis qua fracta solidantur ( Plin. ivi). 12.° Ma specialmente vi nuotavano sopra insulce herbidce , omnes arwidine et junco tectce , quceque alia foecandior palm , ipsaque ilia extremitas lacus effert ( ivi ). Una sola di queste isolette accenna Seneca ( Nat._ Q. 3. 25 ) , e forse una era a' suoi tempi , ma nel numero del piu son ricordate anche da Plinio il vec hio {Nat. Hist. 11. 96), e nei frammenti di Sozione , che le dice piccole ed agi- tate dai venti. Piu a lungo le descrive Plinio epi- stolografo ( loc. cit,), che le dice tutte alte o pro- fond'?' ad un modo , ma di figura e grandezza al- quanto diverse , col margine logorato dagli attriti , lenorjere e facilmente mobili agV impulsi delP aura e del flutto , intrecciate di radici da ogni parte visi- bili a maniera di zoUe galleggianti , spinte or qua or \h , e rendenti irregolare la periferia quando le si acrostavano , ma restituenti il cratere alia sua forma ed ampiezza quando aduuavansi nel mezzo. LACO DI VADIMONE. 3^ 13." Finalmeiue Uiem lacns in /lumen egeritur • ^uod ubi se paulisper ocuiis dedtt , spcca mergitur , altequc conditum meat: ac si quod antea quiim sub^ duceretur acrcpit, servat et profert (ep. cit. )• E qui convicn pure aver niemoria die il tiume doveva esscr proporzionato alia pircolezza del la^o cioe una specie di ruscello : ariche pel motivo che al- tnmeati il prodi^io delle isolctte presto sarebbe hmto, fiig^endo esse per Taperto alveo prestamente. Ura dei tredici car«tten esposti e chiaro che deb- bono essem conservati que' che sono conipresi dal I. sino al o." La piccolezza del cratere espressa dal 0. puo essere cresciuta , fattosene piu an«rnsto li penmetro : e quando ogni altra prova ne nian- casse, bastcrebbe nfletiere che dunostra cio il tatto meutrc si contrasta tnttora del sito del \ adimone perche appunto niun lago si trova di giusta am- piezza, al quale couvengano nemmen da lungi le propneta suddette. Ma questo rimpiccolimento aache molto cons.derabile si puo ez.andio prcsuniere dal- 1 indole dell accpie, le quali essendo di quelle che creau tartaro, di lor natura tendono a flue an-usto I alveo nel quale stanno. An, he il -.« carattere e II 12 sono d, tale indole che possono essersi alte- rati. 1, credibile per esempio, che venuta meno o-ni rehg.osa cura del non piu sarro letto in tanto cor- rer d anni, la perfetta ciivolarita siasi perduta , mas- simamente in arque tali. E gi^ si perdeva ne teinpi cU 1 hnio 1 epistolografo quando le isolette si acco- stavano alia sponda, e allora pur sucredeva che il tratto occupato diveniva p.u angusto. Supponian.o che queste isole, il cui nuinero non era sempre lo stesso, abbiano intrecciato msienie le radu , dVrbe palustri di che si compongono , e F ahbiau pure m- trecciate alle radici d' erbe analoghe sulla riva. Due conseguenze ne verranno: una che il lago non sara piu come ruota perfetta e diverra pui pfc. olo; Fal- ra che 1 isole natanti d.verrauno anzi pen.soie flut- tuanti e specie d, ponti od i*iui pca>xU txa una parte 38 SOL VERO SITO DELL* ANTICO In ultimo gli altri contrassegni dovranno tutti conservarsi , se non che il decimoterzo e possibile die in qualche modo sia canibiato : ma dovranno almeno mantenersi evidenti vestigia del medesimo , le quali ci ricordino T antico stato , quando il pre- sente sia divei'so. Premesse le cose fin qui dette, non dubito d'af- fermare che il lago Vadimone , il quale d' altrondc non si e mai perduto, ed e sempre stato conosciuto con questo nome da molti anclie letterati, e il cosi detto Naviso , chiamato pure il Bdgnaccio , laguna esistente a iorse dugento passi di distanza sulla de- stra della grande strada che da Firenze conduce a Roma 5 tra Montefiascone e Viterbo , e a circa cin- que miglia da quest' ultimo paese. Gli argomenti su i quali mi appoggio sono i seguenti. Lasciamo stare che una traduzione antichissima tie' Viterbesi tien cpiesto per sicuro , la cpxale era comune nel XV secolo , e si pretende asserita pur iiel duodecimo in frammenti di vecchie croniche. II descrivere questa laguna bastera per ogni altra prova. E un gran recipiente d' acqua idrosolforosa che ora si suddivide in tre contigni principali crateri nella raaniera che diro. Massimo di tutti Funo che guarda la grande strada si presenta sotto una forma oblunga , e gira circa quattrocento passi. Gli altri due molto piu piccoli sono immediatamente al di la. Colore , odore , sapore , virtu deir acqua e pre- cisamente come Plinio descrive. Sta in mezzo d' una gran pianura trasciminia rispetto a Roma , e nel centro deU'antica Toscana, se non che divenue quasi fr ondera ^ poiche la regione Gisciminia fu conquistata. Le rive sono alPintorno feracissime di piante pa- lustri che si veggono ricordate dallo stesso scrittore. Sommamente notabde e il giro di questa sponda coi suoi palustri prodotti. Essa e una falsa terra che mette grandi promontorj, e capi e penisole in mezzo air acqua ; cd e generalmente formata d' un tessuto €li radici non piu grosso di due piedi , al di sotto LAGO DI VADIMONE. Sq (iel quale una canna che la trafori s'abbatte In ac- qua, e voio. Passeggiandovi sopra, e facendo qiiesto spccialnieiite siillc penisole e su i promontorj, que- sta falsa terra non solo flnttua sotfo i piedi e bar- colla, nia pare che s' aizi e s' abbassi per forse otto pollici , cosicche spaventa siil scrio e dad- dovero i piu coraggiosi. E lacendosi sulle punte jiiu itioltrate, e passaiido al di sotto la canna oriz- zontalinente si ha prova rigorosa del vacuo che havvi njoiti piedi air indcntro. Staccati dalla riva per un iiitervallo d' ordinario di pochi palnii , o;al- leggiano pine piccoli isolotti dello stesso intretcio d' erbe , che sarrbbero natanti se sott' acqna non. legassero le radici a quelle del lido : nia ritenuti da (jueste radici, come da funi che non si vedono, hanno solo la liberta di agitarsi senza lasciare gran fatto il lore posto. II fondo del lago si ritrova co- mHnemente a quaranta palmi romani. AUidato ad una corda lui slanciai su qualcuna di silFatte isole , e veramente e cosa da spaveiuare per la niuna sta- bilita. Si e dctto che buoi pascohinti nelle virinanze neirap|)ressarsi alFinhdo lenibo lo abbian fatto tra- Ixuxare, atlpgandovi. Ma piu niirabile e Tistnio pen- sde o ponte che divide il reci|)iente niasrJiiore da un altro il quale gli sta a lato. I'luttua pur esso ma- lamcnte e manifesta la sua pensihta col solito arti- ticio della canna tuHata. Fin qui si potrebbe credere che siffatti segni, comeche coincidano con nioUissimi de»ili accennati, possono anche trovarsi altrove : le altre circostaiizc che son per agginngcre si giiulieluraiino per av- ventura piu decisive, Dalla parte della grande strada v' ha un punto del recipiente niassimo sulla riva, donde un rusoello vien fuori, e via via serpeggia, sinche traversando la moderna Cassia si gitta nellc praterie rhe soiio alia sinistra. Questo pcrenne ru- bcello presto rmalinente arriva in luogo dove ad un tratto si perde, ne e manifesta ra[)ertura in cui si tuUa j bcuclic iuuauxi ul |>ei<.lci>i uqh u divaghi e 40 STJL VERO SIXO DELl'AWTICO sudclivida. E tuttavia qnesto non sarebbe abbastanza il 1 3.* cavattere descritto da Pljnio : ma mi e ve- nnto fatto dopo lunglie indagini d' uscire ia cio d' ogni esitazione. Andava errando qua e la col inio D. Pio Senie- ria, del quale bo piu volte dovuto fare onorata menzione , un giorno clie mi trovava suUe sponde di questo Naviso , e tornava indietro malcontento del non trovarvi p«r cenno dell' antico antro dove manifestamente le acque si precipitavano a' tempj di Plinio, quaudo a settanta passi verso circa Toriente veffsiamo avvallata la terra , e voraeinosa in tre parti contigue. Scendiamo a stento nelle aperture ; e non si tosto abbiamo acceso un lumicino, restia- mo lietamente sorpresi di scorgere alia palese un vero sottcrraneo canale dove ancor fresche e ma- nifeste rimanevano le tracce delPacqua idrosolforosa che altre volte vi scorreva dentro. Era largo forse dodici passi ed alto a proporzione. Le incrostazioui di travertine facevano fede sul genere d' acque che avevano quivi teauto alveo. L' altezza stessa delle medesime s'indovinava da una linea di confine che ne segnava il livello; e ci chiarimmo che altre volte molto pill erano copiose che al presente* II declivio deir antro era dolce, ma non potemmo seguirne la cupa via che per qualche centinajo di passi. Venuti fuori , no fu agevole allora il riconoscere negli av- vallamenti e ne' rilievi del terreno tante cose che innanzi ci erano sfuggite. Chiaramente vedemmo al- r intorno delP attuale Bagnaccio una rilevata linea circolare, o vogliam dire una specie di labbro che indicava P antica forma del lago , e si tenendosi a quella , esso acquistava ragionevole ampiezza. Sco- privasi anche manifestissimo il tratto dove il fiumi- cello s"" apriva , e il luogo dove la bocca della ca- verna si faceva manifesta. Un corso di travertino ci segnava sul terreno P andamento di qnesta , e potemmo tenendole dietro assicurarci che P emissa- rio nuovo si perde appunto in luogo dove sembra incrocicchiarsi coli' axitico e sotterraaeo, L\GO DI VADIMOl^E. ^.I Cosi il prlncipale carattere venne a stahilirsi fuori &' ogni (lispiita : solo rimaneva a ccrcarsi la ron- tVrnia dell altro carattere , cioe la vicinanza tie' prerlj Amoerini dove il prosiiorcro di Plinio ebbe una villa in sito eniinente (he non da Inngi dominava il lago: e anche su cio non fummo disg-raziati. Presto ve- deninio che Ameria essendo neli' Umbria , il Vadi- nione nel centre doUa Toscana , i predj Pliniani do- vevano esser detti a cpiel modo non perclie posti nel territorio di qnella Umbra citta, ma per un' al- tra ignota cagione , tanto piii che nelle buone edi- zioni si scrivevano con oc dittongo : e rammenta- vamo intorno a cio che nioltissimi erano nelP antica Italia i nomi di tcrre e di castelli e di villaorsi che in regioni diverse trovavansi replicati, come anche oggidi accade. Posto cio , volgevamo in giro lo sguardo per vedere una qualche eminenza di ter- reno su cui comodamente star potesse la cercata villa •, e ci venne fatto di mirare non piii lontano d' un niiglio antico appunto una collina , che oggi chiamasi Montr Arminio. Assai pendeva Panimo no- stro a pensare che il lungo ruotar degli anni avesse sforniato il nome Amcrino in Arminw; e tuttavia non ci ferinavamo confidentemente suUa congettura, ben- che certe vecchie rovine di romane fabbriche , col- locatevi sopra , invitassero a farvi supporre in altri tempi rpialche cosa d' analogo ad una villa : ma il coltissinio cavaliere di Malta S. Laurent venne a dissipare i nostri dubbj. PoBsedeva egli di quel tempo la commenda de' santi Giovanni e Vittore in Selva , che fu in altri giorni d'Annibal Caro, ed estendeva i suoi dominj sin circa air area che avevamo in vista. E gia era stato piu volte soUeticato a far tentativi d' cscavazioni dal» Paspetto dei nioltissimi ruderi che cuoprono le sue campagne, quando gli venne fatto di trar dal suolo in un punto non piu Jontano che tre o quattro nii- glia dal Niwlso e collocato verso la parte suddetta , un Irainmeuto d' iscrizione ove Plimo e Fabato eranfv ^& SUL VEKO SITO DELL ANTTCO espressamente ricordati. Esiste testimonianza di cid heir archiviu viterbese , poiche quel colto signore tutto giulivo della scoperta la comunico ininianti- nente aile magistrature della mia patria , facendo cortpse iavito a chiunque recar si volesse a riro- noscere quel sasso. E fii trascurato di far cio per lun^o tempo •, ed intraprese quel cavaliere animato dal piccolo indizio vasti scavi , sebbene con poco frutto : ma sopravvenute vicende trasportaiono al- trove il sig. S. Laurent omai passato ai piu; e per molte ricerche fatte non si pote rinvenire il i'rani- mento ch' egli aveva annunziato. Non pertanto nes- suno vorra , io credo , mettere in dubbio la sco- perta ; ed essa comeclie non parli di predj Amoe- rini ^ pure indirettaniente viene a dimostrarli posti presso que' luoghi , giacche Plinio li dice apparte- nenti al suo prosuocero e da se piu volte visitati. Voglio io stringere in poco spazio le conseguenze clie mi pajon discendere dalle cose Hn qui narrate. Una tradizione dunque continuata die si pcrde nella iiotte dei tempi fa Y odierno Bagnaccio de' Viterbesi Io stesso die Tantico Vadimone. In niun altro luogo si e potuto incontrare nemmeno alia lontana i carat- teri che convengono a questo : al contrario nella laguna Viterbese i caratteri tutti dal piu al meno si rinvengono. La laguna e in Etruria , in mezzo ad un vastissimo piano, trasciminia rispetto a Roma ed opportunissima ad accampanienti militari. Ha le acque del colore , dclF odore , del sapore , della virtu indicata dagli antichi. Vi galleggiano isole flut- tuanti , se non atFatto natanti. L' emissario unico il quale ne vien fuori si nasconde sotterra dopo breve corso , e resta tuttora la spelonca dove si gittava. t^on e lontano un colle , il cui nome di leggieri si riduoe a quello di Amoerino , e presso a cui si trovo una lapida ricordante o i padroni o gli attenenti al padrone delf antica villa ricordata da Plinio. .. Che »i vuole di piii per decidere che Tantico Vadimone non e perduto -, ch"" esso e precisaiiieate ael luogo sin qui descritto t LAGO D1 VADlMONfi. 4^ Alle vere antichita del temtorio Viterbese hi\a preeiuduato , come avviene , le false. La t'unesta ceh'brita di fiate Giovanni Annio , la ridirola smania d'alciiin niiei compatriotti d"appog2;iarsi alle apocrife opere prodotte da (juest' uomo o iiigaiinatore o in- gannaro, allorqnaiido ebbero a scriverc di cose pa- trie, free insino ad ora die »li eruditi iiiente hanno creduto di cio (he ri^uarda le nostre anticasilie. Venne ii tempo di moderare da una parte il fana-* tismo , dall" altra Y incredulita. Per certo Noe noa venne a piantare le sue viti sul nostro roUe Paliinzana, e noi non apparteniamu al secolo del gran diluvio. La Etruria Jetropoli del buon Mariani , del buon Sarzana e un bel sogno ; e ri6 non ostante siamo ricchi abbastanza di vec« chie calorie. Nel giro di poche miglia la nostra campagna pre- senta all' archeologo le imponenti rovine di Feren- tiim^ di Orcla^ di Axia Castellum^ di Vicus Matriid^ di Aquce Passaris , di Forum Cassii , senza contare le ( abtella de' bassi tempi. Si puo difendere the fu rra noi, come altrove ho indicato e come assai ge- neralmente ne si concede , il Funum Voltumnce. Si ]iannu inemorie non soggette a controversia di una Sorreiiia Nova, (^ua e la nella campagna si trova- no magniHche terme, sepolrri , actjuidotti , strade, ponti . . . Abbiamo anche il laciis Vadimoids ,• per- che contrastarcelo ? V e anzi una ragione di piu per concederlo , se presso di noi fu il tempio di Voltiimna. Questo tempio era il luogo delle generali asscm- blee iu di fre- quente si trovano ne' depnsiti marini tlel contineute , passero adesso a indirare le specie di alcuni altri geaeri incominciando dair aJcione. 17. Alcyokium chiviculn: nob. A stirp^' cljviformi , chiva osculls polypiferis. Burrrl. tnv. lagS.^i;. a. Del mare di Civitavecchia. Questo zoofito ha analogia nella forma generale con VAIryoniuin (plp'trum, ma sembra che non sia stato co- nosduto dai piii recenti naturalisii , i quali uon avreh- liero trasandato di citare la lignra di Barrelier , ove e fedelmcnte rappresentato. Un' altra ne fu data da Peti- verio {Plant, ital. tav. 1. fig. 4), ma copiata da questi, come !o lurono eziandio le altre d ell'^/r jonium cxos che veggonsi in qut-irautore. Barrelier die lo riconohlie per uno zoofito, lo riferisce al cucwnis marinus di Roiidelet e delTAIdrovandi , ma con niuna ragione, poiche 1" animale eosi cluajnato da quegli zoologi is asiai diilereutc. Linneo 4^ R\CCUAGLIO »T ALCUNI MOLLTJSCHI stimo clie esso fosse la Holothuria pentacta , ma p'lii prt>- babilmente e una cloride , come singolarmente appare^ dalle figure che ne hanno dato Jonston e Ruysch , le quali quaatunque copiate da quella di Rondelet , sono tuttavia meno rozze. Barrelier dice di avere raccolto questo nostro alcione ad Ostia, e che dai pescatori eva chiamato dente di lupo. In un esemplare di Rondelet, che e nella ricca lihreria del slg. Tagliabo, professore di medicina nell'Universita di Roma , e che va corredato nel margine di alcune figure d' aniraali marini rainiate da mano esperta, e desso rappresentato sotto il no.ne di lmp;iia marina, dicendo la postilla manoscritta essere cos\ intitolato a Roma. Semlira adunque che sia comuae in questo mare, e presso Ci- vitavecchia ne ho rinvenuto quittro individui. Esihisco tradotte le frasi latine con le quali viene de- scritto dx Barrelier. u E carnoso , fangoso e memhrana- }> ceo, di colore bigio-caraeo o bianchiocio, lungo per lo » pill due once, e talvolta mlnore , largo appena un >/ quarto d' oncia. La base e grossa , rotonda , forata da )/ molti pertugi alia guisa de'favi delle api; ma la parte }> superiore e liscia, eguale, tumida, e finisce con una » punta ottusa incur vata da tin lato. » Poco mi rimane d' aggiungere a questa descrizione se non che nella parte clavata esce da ciascheduno di que' pertugi un fiocchctto di sembianza gelatinosa che e uno de' polipi abitatori; e che neir interno havvi un osseo di un bianco d' avorio della grossezza di una spilla , il cui apice e ottuso e quasi troncato. Questo alcione sta confitto nel fango con 1' estremita piix sottile , fregato all' oscuro sviluppa una viva luce fosforica , come V A. epip'truin, e il maggiore individuo da me rinvenuto era della lunghezza di un pollice poco pill, e di quattro Unee di circonferenza nella maggiore grossezza. Esso va incluso nel genere VeretiUum di Cuvier, e si accosta al VeretiUum phalloides o Pennatula phalloides di Gmelin. 18. Alcyonium exos. L. Ivi. Questo alcione chiamato da alcuni naturalisti del tempo scorso mano marina e mano di Jadro per la somiglianza che hanno le sue fi-astagliature con le dita della mano , fl assai comune nel MediteiTaneo « ed abita ne' profondi , E ZOOFTTI DFL M\RE TTRKF.N'O. 47 aveaclolo spiiiprp ricpvuto dai pescntori che vanno in volta ton cfwelle bardie dette paranze. D'onlinario e cli colore rossiccio e talvolta hiontlo , ma senipre bianco da piede. Tratto dal mare ed esplorato con lento comparisce tutto sparso come il precedente di papilla gelatinose, die nella sommita si spandono in una Stella da otto raggi. L'ani- male contrae a suo beneplacito questi raggi, I'avvicinan- doli in gn-sa die risulta dal loro complesso ixn hotton- cino elittico diviso del pari in otto coste. In alcuni in- dividui secchi rimangono spesso visibili le stelle pollpose cosi contratte , e appajono talvolta di colore rnbicondo , ffuando nelP animale vivo le ho sempre vedute l)ianca- stre. Ne queste sono gia le cellule rosse con otto iaci- sioni, che Bohadsch dice ravvisarsi in qiiesto alcione quando sia secco, ma hensi il vero polipo, poiciie si srorgeva in alcune il pedicolo carnoso , bianco e flessi- l)ile che sostiene la Stella vermiglia. La sostanza inter la della parte p:u grossa , ossia del tronco di tale zoofito e Candida, spnrsa di tnbuli vermicolari a somiglianza di qnelli che fanno i tarli nel legno , ed osservata con buona Jente sembra composta di particelle crs'alline come \o 7ucchero. Un pezzo sottoposto alia fiamma del canndlo manda odore di corno, anner'sce , indi d'venta bianco sv'luppando sotto il dardo della fiamma una vivacissmia luce fosforica. Si riduce allora in calce viva , che spri- giona calore e causticita snlla lingua , e si scioglie nel- I'acido nitrico. ]\Iesso nello stato naturale in questo acido suscita una gagliarda efTervesconza , e rimare una por- zione insolub'le die e la sostanza animale. I/mneo mcrltamente riferisce a questa specie le figure di Ban-clier della tavola i2o3, 1294^ ma a torto le ap- pVica poi un' altra volta aW" Alcyoniuin disitnnun. Gmclia rita Rondelet die non fa cenno i.\e\VAJcyonium exos. 19. Alctonjl'M cydoniwn. Ivi. E frequente nello stcsso mare, e comunemente incon- trasi no' musei senza che a1)bia perduto ne quella sua forma rotondata con sinuosita cavernose , ne il colore biancastro. Non ho potuto osservarlo fresco, ma no ho trovato sulla spiaggia individui in cui rimanevano cliiari indizj dello cellule polipifero sotto forma di pupti. Ot- tima e la figura data dal Donati , cattiva quoUa del Plauco, se pur cssa apparticnc a tale specie. 48 R\GGtTA.CLIO Dt ALCUNI MOLLUSCHI ao. Alcyonium lyncurium. L. Ivi. E meiio frequeate del preceJente , e non iie ho ri- trovato che iudividiii grossi al piu quanto una ciriegia, beuclie ve n' abbia di mairo:iore grandezza. La sua su- perncie colorita in giallo d'araacio e divisa in tessella- ture plane angolari , non rotonde come soiio rappresen- tate dal Donati , e dal centro di ciascheduiia sbuca un polipo. Esse sono le verruche cosi nominate da Pallas e da Gmelin , bencbe non corrispondano veranvente al- r idea che desta questa parola. ai. Alcyonium /(.7ie5trotu/n .• noh. A. polymorphuin , coriaceum , compresswn , ramis ana- stOmosantibus , pnris poUfe.ris spar sis ( tac. 2. fi^. i ). Noa trovo descntto , ne liigarato questo alcione neglt autori che mi e daco di couiukare. Si accosia al manus diaboli , o piuttosco alia tigura di Seba , ove si crede rap- presentafco, se non c!ie quello ha i rami perforati al- r estremita. Ha pariraente qualche analogia col fuco bii~ cherato del Marsili, disegnato nella Storia del mare, tav. 11. fig. 62 i ma esso, come dice questo autore, e di materia che si approssima a quella della spugna. Nella forma ge- nerale somiglia alia Spongia oculata ed alia nodosa (i), ma non puo appartenere a specie di questo genere. II suo colore, pescato di fresco, e o bruno rossiccio o cenerino. E di sostasiza soda, coriacea e flessil^ile , e presenta un complesso di niolti rami per lo piu schiac- ciati , talvolta cilindrici, talvolta ancora cosi piatti che sono quasi membranacei , la maggior parte de' qviali si anatomizzano insieme , donde ne risulta una specie di rete grossolana a maglie irregolarissime era circolari, ora elittiche e d' indeterniinata figura. Ha una forma com- pressa, benche non tutti i rami sieno veramente sul me- desimo piano. La superficie e qua e la nodosa, sinuosa e sparsa di una quantita di pustule cenerine discernibili aricbe ad occhio nudo , le quali sono i pori polipiferi. L' interna sostanza e molle , tenace , di colore giallo In'uno, e rimane investlta da una pelle esterna sottile e (1; Dalle fig'ire riferite cla Linneo alia Spongia cciilata fi escluda qiielli di Boccone, pag, ii6, la quale spetta ad un' altra tpugua da lui descritt* alia pagiua 289. ...,_, ^ ^ K^dt^^io'tiKxi i)^^:4.ma£^art^np:/um.4.fl' .#^-'%> E ZOOFITI DKL IM\r.E TrHP.T'.'HO. 4^ pelluciila. Abilx ue' luoghi profoadi del mare pres30 Ci- vitavecchia, come tuui i;li aliri zooliu clie passero a ore , e di cui lie raccolsi della graadezza di un grosso grauo di uva. Lianeo sotto la denominazione di Alcyonhiin ficus com- presc un''altra spezie ben dillerente , nel die fu sogui- tato da Gmeliii die aggiunse altre siaoiiimie die non competono ad esse , come ora vedremo. 23. Al.CYONlUM pulmonana. Solandcr ed Ellis. Ellis , corall. tav. XVII. fi-. b. Mercati , imcull. png. 1 01? £ comniiissimo presso Civitavecchia, e facilmente ri- conoscibile in quanto die presenta una massa carnosa, succolenta e schiacciata, somigliante a un lobo di fegato o di polmone. Ha un colore violaceo livido, 6 cedente alia compressione e semipellucido, talclie ilr.lla superlizie traspare in qualche maiiiera V interna s JStaiiza. Qiiesta e tuita seminata di gvanellini bislunghi, cilindrici, i qiialiy essendo vivo V animale , cambiano di situazioae , impe- rocche ora veggonsi disposti a guisa di sielle, ed ora »ono sparsi senza ordine. Aperta la massa si scorge clie quesii granelli sono soiiili ciliiulreiti vermiformi ussotti- gliati da una estremita, e iielT alira opposta divisi in sei raggi. Se si preme iia po' fortemeute fra due dita la polpa sdiizzano fuori con facdiia, e lasciauo una cellula tubulosa ove erano niccUiati. Seccato all' aria questo al- cione si trasfurma del tutto , poiche perdo V apparenza Bibl. ltd. T. XIV. ^ 5o R\GGUAGLIO DI ATCUNI MOLLUSCIII carnosa, e si I'iduce a una sottile menibrana bruno-ros- siccia e pellucula , in cui tuttavia si discernono le vesti- gia di que' granellini. Credo die non si possa duliitare essere questo V ani- male rappreseiitato da Ellis nell' indicata figura, e de- •jcritto solto il nome di Alcyoniwn pulmonis instar lobatum , e che neir opera pubblicata da quel naturalista in com- pagnia di Solander e detto Alcyoniuni puhnonana pulpo- sum, lividuni, lobatum, comprvssuin , osculis stellatis mini-' mis obductum. Se Linneo , indi Gmelia riferirono quella figura air A. ficus che e una specie aftatto diversa , la quale seccandosi non perde la sua forma , furono tratti in equivoco dal nome di fico marino con cui e da Ellis chiamato questo nostro. Ma il primo ha acquistato quella denominazione dalla figura, quando questo, a detta del naturalista inglese , e cosi chiamato dai pescatori per avere internamente que' granellini , che soiiiigliano agli acini del fico. Forse e rappresentato dal Mercati col titolo di qunrtum Tlinii Alcyoniwn , e puo anche coiicordare con la sua de- scrizione. Forse ancora e il Pulmo marinus di Boccone , benche egli Aagamente ne parli,Mu5. di fisica, pag. 264. Per distingucre questa specie io ho stimato di ristabilire 1' epiteto che le fu dato da Solander ed Ellis-, e credo che apparterrebbe al genere Polychinwn di Cuvier , che non e incluso nella divisione degli zoofiti , come gli al- cioni propriamente detti di questo autore , ma nella classe do' molluschi acefali senza concliiglia. Idem. Var. /5, II colore rosso di fegato non e il solo che appaja in questo alcione, ma ne ho iacontrati al- tresi di tinta cerulea scura e di giallicci. La polpa in questi e piu soda e piu consistente, e contiene un mi- nor numero di granellini ; differenze le quali mi sem- bra che non possano costltuirc che una semplice va^ rieta. Mi rimane a dire che T alcione dcscritto non pro- muove efl'ervescenza nell' acido nitrico : soltanto dopo pochi ininuti si SA'iluppano tranquillaniente alcune piccole bollicelle, che circondano il pezzo a cui riniangono ade- renti , ma cio succedp in tutte le sostanze animali. La proprieta di non sobbollire nrgli acidi e parimente co- mune air^. cydonium , fcnestratum e feus. 'a ti.ij O ■ ' E ZOOFITI nCT. MVBE TIKRENO. 5l 24. At.cyonium menibranaccum: nob. A. flavcscens , meinbranaccum , compressum , pulpa gra- nular i. E adiae al precedente , giacclie presenta esso ])iire nna massa piann e carnosa , ma piii sottile e di colore gial- lastro , talche per adottare uii paiagone tiiviale y)ensi , ma che non e nieno espressivo , somiglia , quando e di- steso, ad una fi'ittata. La sna polpa e poco cousisteate , di modo che si spapola di legijieri fra le dita , ed os- scrvata con Iciite si storgc seiuiuata di un iuUiiito nu- mero di granellini VManchitci , parte di forma areuacea , e parte simili a cilindretti. Trovasi attaccato alle piet)e e ad altri corpi siraiiieri, e iie ho tratto dal mare iadi- vidiii larglii cjiiaato uaa mauo. »5. Alcyonium cerebrites: nob. A. olbidiim , coriaoum, moU^, compres.mm protuhe- ra/itiis sinuosis cenbrifoniubus , pustiilis pohpiferis centvo pirtuso. Mircati, mctall. pa^. 104. Benche questo alcione nell' esterna semhianza mostri annlogia coi dne precedcntemente descritti , nulladimeno da essi differisce cosi per la natura del suo iiiviluppo calcario, come per la disposizioiie degli anitiiali che al- bergano iiella sna massa, e maigiormeute si accosta per qiieste due prerogative all'y4. fcrifstratum. Trovasi seiiipre aderente agli scogli sotto forma di una incrostazioue molle e fnngosa. II suo colore e caadido, e la superl'icie ha molte siuuositii irregolari , che rammcntano le aiifrattuo- sita de' lol)i del cervcUo. La sostanza estenia conicale e biancn, e fortemcnte boUe uegli acidi, la midollare , che e la parte aiiimale, e bigia, e in quantilu niag^iore del- l altra, poiche mettendo nelT atido nitrico uu pczzo del- rauimalo, dopo T efTf-rvesreiiza e la soltizioue di I car- bouato calcario , riinaiie una parte gelatinosa iiisolubile senxa che il Irammento abliia sengibilmeute steiiiaio di volume. Adoporaado la leute si vede seniinato di niolte picciolc pustule , le qnali hanno un forellino uel centro occu|)ato da una pellucida gelitina, come aelV A. fi(Verlsce dal precedence in quanto clie da un cortis- simo ceppo partono molti rami semplici senza niuna ra- niificaziono, lunglii talvolta mezzo piede, e grossi all' in- circa quanto la corda maggiore di un violino. lo 1' ho trovato radicato negli scogli die sono intorno al porto di Civitavecchia, ed era cogniio all' Imperato , che bre- vemente ne parla sotto il nome di Vermilara semplicc , e 1(1 riconosce di versa dalla rrtusn. Esso e del pari di co- lor verde, e coperto di fuiissima peluria , ma la sua sostanza e piii coinpatta e piii soda, ne con la medesima lentc appariscono qnegli otricelli, o que' granellini che si ravvisauo nel precedente. Quando quell' autore dice che la verniilara retiisa e chiamata dai pescatori macche- roni dl mare, e supponiliile die abl)ia equivorato con que- 8ta a cui piii propriaineiite e adattato un tal nome , sotto il quale e cognita ai pescatori di Civitavecchia. Essi la inangiano per trastullo, ed avendola io inedesimo assag- giata trovai che resiste sotto il dente , e manirosta uu piacevole sapore, che ini parve animale, se e buon gin- dice il p.ilato. La Vermilara rctusa all' opposto e mucila- ginosa ed insipiJa, o aluiono ha an le;j^iert) s.ipore poco 04 R4GGUACM») 1)1 ALCUM MOLLUSCIlI jij-gcjiclevole Noii clubito che qiieste due specie noii sieno afFatto ciistiiite. Nello stesso mare tr«3va"i alcniie matasse cornposte di fdnmenti semplici , gross! qnaiito una mediocre corda di. violino , intorti ed aggomitolati , di color* hiaiichiccio o hianco gialliccio, coinpf.sti di sostaiiza trnspareiite e cri- stalli'.ia, e:itro la quale si scorgeva con lente una quaii- titk di molecule opache biancastre o giallognole. Questa massa e rappresentata da Ferrante Imperato col nome di Vcrimcchiara : alchnio milrsio ; alcionio terzo di Dioscoride.- rria non e altrimenti ua essere sui e,en(ris , e si giudica '1' ovaja deiP Aplysia depilans. II coinmeatatore del Mer- cati malamente riferisce alia vermiccliiara dell' Imperato la figura che vien data nella Mtalhthcca Vaticana [png. 99 ) uli un Gomplesso filamentoso bensi, ma con fila ramificate, -e che il Mercati descrive di colore rosso. Quanto poi air opiiiione che la vermiccliiara stessa corrisponda al<- r alcione terzo o milesio di Dioscoride , non ha fonda- mento, poiclie questo scrittore, henche dica che e ver- micolare , soggiunge che ha colore porporiao (lib. IV, cap. 94). Del rlmanente se ho coUocato fra gli animali , e nel genere degli alcioni le due vermilare e la bursa, mi ci sono indotto per seguitare auche in cio , come ho fatto in tutto il restante , la classificazione di Linneo. Nulla altro io qui voglio dare se non che un semplice cata- logo senza entrare nel merito de' sistemi. 29. Peknatula rubra. L. Un heir individtio di questo zoofito mi fu recato a Civitavecchia dai pescatori delle paranze. Essa aveva la lungliezza di nove pollici, ed il colore era carnicino , con una linea bianca, la quale correva lungo il dorso, come -altresi dalla parte opposta. II dorso era coperto di gran niimero di papille altre rotondate ed altre spinose, ed annoverai trenta pinne da un lato , e trentaquattro dal- F altro , le quali decrescevano in lunghezza in ambe le due estremita della seiie. Alia base di ciascheduna di esse pinne dalla parte del dorso si scoi'geva un' altra pa- pilla bislunga da cui sorgevano una o piii spine. Questo carattere 'avvertito da Solander separa la Pcnnatula rubra dalla pliosphoreaj ma opina Cuvier che sla una semplice A'arieta. . E ZOOFITI DEL M VRE TIRRKNO. OJ La genuine iorni:! ili questa peanatula non c rappre- seiitata a iloveie iu vciu.ia figiira , ue si puo ricoaoscere ae noil die tenendo V auirnale vivo iu uu recipientc di acqna salsa, eJ osservaiiilo le diverse sue fasi i giacche coutraendosl iu tuLti i versi ora si alluiiga e si assotti- glia, eJ ora iiigrossa e diventa piii luaga. Dislingiiendo in line porzioni il corpo , oioe nella ]>arte liscia , ed in queir akra foriiita di liarbe o piiiue doude escono i po- lipi, si veilia clie quesui e fusiforme, assoitigliata nel- r estreinita anteriore , e die T altra divisa da essa ine- recedente veggonsi per lo pin arricciate. La spina ossia raclils dalla parte opposta al dorso e piu Mretta die non nella rubra, talclii^ le hasi delle harhe sono disguuitc da stretto intervallo. Gmeliu cita la ligura di Bnli.losima. To ne ho trovnto gmjjpi composti di un gran unmero ili piccioli individui lunghi circa otto linee strettamente uniti in- sieuie e doUa medesima altezza, di maniera che fornavanb una massa la cui supevficie era eguale , e somigliante a nn cespo di niusco. Queste picciole coralline, che erano 8ul crescere, avcvano i loro ramoscelli composti di po- clie V brevi articolazioni , e tcnniiiavano con un botton- cino liscio e lotondato , piii gros.so dell" articulo da cui era sostennto. SareMie prezzo doll* opera di seguire lo sviluppo <4ans«% Seguito della medicina legale secondo lo spirito delle Icgg'- clvill e penoll veftUi'iid net governi d'ltalia , del dottore Qi como Barzellotti , profes.wre di inedicuui pratica nelV I. R. wiiversud di Pisa. — /f i , 1818, tomi due in 8.°, il i.° S di pag, 291, il 2.'^ di pag. 355. Q. UESTIONE IV. Se il vcneficio oppfato dai minerali. offra nel v'wo sintomi coinuni a tutti i veleni di quesCa classe, o proprj a ciascuno ; se siansi trovati contrawleni comuni o proprj per opporsi alia loro qualita ddeteria ; se nel morto gli cffetti prodotti da questi wleni siano analoghi o parti- colari , e se con mezzi chiinici comuni o sprcifici si possa met- tere in chiaro la qualita e quantita del veleno propinato. — Ogai particolare specie dei veleai miiierali desta gene- ralmente alcuni sintomi suoi proprj, addomanda certi sia- golari soccorsi che ne distruggono o ne scemaao Tazione, produce Sul cadavere quaiche efFetto non comune alle altre difFerentl specie di veleai miaerali , e non si glugne a riconoscerne la presenza , la natura e la quantita , se nou col mezzo di qwe' process! chLmici che piu davvicino gli convengono. Intomo alia natnra , alle preparazioni , al modo di agire sul vivo, agli antidoti, all" esanie chimico ed agli effetti nel cadavere operati da ciascuaa specie dei veleni minerali, sono da ritenere le segiienti cogni- zioni: i.° Vtncficio pfr sostanze mercuricii. Azione. II mer- ciirio crndo, ossia nello stato suo metalHco fluente , non puo avere sul corpo viveute fuorclie un' azione mecca- nica, almeno fin tanto che per un particolare processo non si associa a quaiche dose d'ossigeno. L' Orfila teme anche delF azione del mercuric conente in grazia delle sue particcUe sottilissime che vengoao assorbite e portate nella ci^colazione con siuistri effetti. Con tutto cio e cosa certa die il mercnrio puramente metalllco e stato dato le mille volte come rimedlo meccanico ])er bocca senza che arrecasse alcnn danno: ond' e che si deve almeno considerare per dubbia la sua azione chimica nell' orga- nizzazione , e nel caso in cui cio avvenisse , pare ciie s"" abbia da attribuire ad una particolare e non ordiuaria r MEDICI X\ LEC\LE. 65 sna decomposizione operata dai fluiJl ani'uali. Quanto piii il mcrcnrid e rarico d' ossigeao , altrottaiito riesce I'liaesto air ecouoiiihi aaimale. I varj ossidi di mercimo haano nn'azioni' ideaiica , diversa sollanto nel grado. Se hen si osservaiio i;li eil'etti del subliinato conosivo, che e la pill fui-ic di tiitte le preparazioiii nieiciiiiaU, si avrh una norma per calcolare pur qnelli dcUe altre preparazioiii clie sono ineao attive. I sluto iii Ji questo avyeleiiame.ito soiio : sapore acre stittico metiliico , stringimeato e ca- lore ureate alia gola, aasieta, dolori laceraiiti nello sto- inaco ed in tutto il cauale intestiaale, naiisee, voiniti frei(iie.iti di un tluido talora saii^uig-.io , diarrea , dissea- teria, polsi pi;:coli serrati tVeifiie.iti, delinuj , sfiaiiiieato gesicrale, rcs:jiro dillicile, sudoi'i freddi , coatrazioiie di tLitte le inemlira, iiisensibilita imiversale, convnlsioni ciii spcsso tiene dietro la iiiorte. Dato a piccole dosi comincia per eccitare place volmeate, poi opera suUe glandule sa- livali, snscita cardiala;ie , diarrea, dissenteria, euteritide » disjtnea, emottisi, liolori innscolari , articolari , tremore delle meiuhra , paralisi , teiano , jnania e simili trlstissimi effietti, c<»ine avvi«;ic pnre d'osservare delle diverse altre pieparazioai niercuriali ogiii ipialvolta se ne faccia abuse. Ariti'loci. IMolti rimed) si eo.io vaiitati da diversi autori per la cnra di cjuesto avvelenaniento. Navier conunendo gU alcali saliai e terrosi, i solluri di potnssa e di calce, le tiiitnre niarziali alculine, le acijue di Spa. L'Orlila sperimento I azioue di ([uesti supnoS'ti specihci e del gas idrogeao sollorato , dell" ac<^«a idrosoU'orata , della iut'u- sioae di cliiaa , del uiercurio in ijtato nietallico , dello zucclicro proposio da Duval, e s'avvide cUc non valgoao o uoa hastauo a vincere la potenza di questo veleno. Lo stesso autore trovu die il nii^iiore aatidotu e l" albu- mi/Kt, e ({iiindi c'iusegua a prelVrire ad ogui altro soc- cnrso il hiaiico d' novo , il quale I'oriua con quel veleno «n coaiposto in ninna inaniera deleterio, si appropria cioe la sua calce o ossido al miniaio, onde ne viene una nuova coiuhiuazioue inaocua airanimale econoniia. A que- sto line si laraano preadere al nialato niolti biccliieri di bianco d'uovo alluagaio neiracqua. Ch2 se per caso raro •i mancassc d'uova, gli si dara uaa decozloue di semi di lino, di radici di aliea , di loglie di malva , 1' acqua di mo zuccherata, i brodi gclaiino-i , od anco T acqaa BiU. ItuL r. XJV. 5 66 •" BARZtLLOTTX commie rtlla temperatiira di a6 o 3o gradi. SI contirmera n far here fmolie abhla luoso il Yomito , e che i sintonii pill gravi siauo considerevolmente diminuiti. Se iiou si riesce a procurare il vomito, bisogna ricoiTere al mezzo iiieccanico di vuotaie lo stomaco con una sciringa di gomma elastica inserita ad uno schizzetto^ come insegno il Boe- fliave, e meglio ancora il Dupuyti-en cd il Kenanlt. Oltre dei rimedj specific! (, conviene mcttere in opei'a que' ge- nerali soccorsi che possono conveoire secondo la natuia degli effetti portati dal veleno t, come il salasso , le mi- gnatte , i laVativi moUi e calmanti, i semicupj , i bagni tiepidi , la dieta tenne , ecc. Esame chiinico. A scoprire la presenza del sublimato coriosivo vale l' idro-solfato di potassa , di soda o di ammoniaca , cbe lo precipitano in nero. La soluzibne alcoolica di potassa caustica lo pi'e- "iipita dalla sua solnzione acquosa in giallo canario : il Carbonato di potassa liqnido lo precipita in losso simile al Colore di mattone polverizzato : Tacqua di calce lo precipita in giallo carico: la soluzione di ammoniaca ne d^ ttn precipitato bianco ; 1' idrogeno-solforato , 1' acqua idi'o-solforata lo precipitano in nero. Tutti questi preci- pitati pi'osciugati clie siano ed eeposti in vasi ad un forte calorico, abbandonano Tossigeno, e si riducono in mer- curic corrente. Se si pone parte di questi precipitati su earboni ardently s' alza un vapore bianco, inodoro, ma *offocante : se una parte dei medesimi si scioglie nel- I' acido niti'ico, immergendovi una lamina di terso rame, si copre essa di una patina argentina che e prodotta dal mercurio repristinato , il quale per legge d" allniita ab- ban dona T acido e s' attacca a quel metalio. Trattandosi di altre preparazionl mereuriali , si scioglieranno esse nel- I'acido nitrico, ed apparira il mercurio col snddetto spe- rimento della lamina di rame, o con una lamina di zinco, la quale imm«rsa in qnella soluzione perdera la sua. lu- centezza. Fiaalmente devesi tentare la riduzione dei pre- cipitati per mezzo del fuoco, oiide ottenere il mercurio corrente, cbe d'ogni altra e prova maggiore. Jspczionc cadoVcrica, Nei cadayeri degli avvelenati con sublimato corvosivo si trova generalmente lo- stomaco disteso , ia- iiamuiato , massime verso il piloro , tal''olta lo etomaco fetesso e perforate, vjon che il duodeno e perlino Tileo. Somigliantl efFetti si osservano nei casi d'avveleaamento optrato cou altre pieparazioni uiejrcuriali. JMEIJICIXA LEGALE. 67 a/ Vencficio per sostanzc arsenicali: Azione- L'axione ve- nefica dell' aiseuico e puie in inisaia del gradi d' osslda- meato. L'ossido lilanco d'araenico e la piii poteute lia la sue prepniazioui; molto minor forza liamio i solturi d"ai- sei'.ito giallo e rosso in grazia clie la cake luetalUca c uniia coUo zolfoi piccola azione ha la calce nera, d"" ar- scnico siiir econoinia I'lsicii dcirnoniOj beuche sia veieaci potente per alcuui altri aniiiiali ., e slngolarniente per t topi. L' acido arseniusu ossia 1' ossido l>iaiico d' arsenicQ c la prepai'azione che piu frequenteincnte viene adope- rata iu questa specie di vencficio. I siutomi di tale av- velenainento sono : sapor acre e fetore in l)occa, sputo iVequerite iino alio ptialisuio , allegagione dei denti, stria- giinento -fiUa i'aringe ed aU'esofago, siiigliiozzo, nausee» voniiti di uiaierie brune, sanguinoleute , ansieta , deliquj , ardoi'e iateruo, inrianiiiiazionp o forte incalovimento delle iahbra, della lingua, del palato , della gola , dell' eso- fago, dolo;i flello stoinaco clie non sopporta le pi,u iiiiti hevande, scarichi di ventre di inaterie nerastre feteu- tissiiiie; polsi piccoli , frequenii, concentrati, irregolari, talvolta lenti ed ineguali i sete ardente inestiugiiibile \ vampe alternate con brividi e siidori freddi, respirazione oscro alfiutento. L'idfOgeno soU'orato sdo ha po,- <rana vellutata dello stomaco, e ridotta in una pasta di color bnino. I vasi dello stomaco si trovano per lo pill dilatati e turgidi di saugue , talora erosi con effusione di sangue aggruuiato. Anche V arsenico , come il subli- niato corrogivo, in qnalche caso non ha lasciato vestigio della sua azione benchc abl'ia prodotto la nioite. Quiudi ileve il perito calcolare rnniouc di tutti i segni, se uon vuole Lngannarsi nel gintli/lo. i." Vetufirio per sostunzc. a/itiinonuili. Aziope. Tl tartaro (nwtico , il kcrincs mineralc , la calce bianca di aiuinionio y il vino antiinoniato , il murinto di antiinonio sono le pre- para/ioui piii di frequente adoperate in meilicina, e clie possono agire come vcleni date in dosi magginri del bi- *ogno p della tolleranza iuJividuale. Gli eHeiti del tar- taro stibiato sono: vomito violento, ditlicolta d' iugliiot- tire per contrazionc spasmodira delle tauci e della tarin- p,e , che si esteude poi ai ninscoli del coUo cd anco della niascellai rossezza negli occhi per l" afflusso del jangne alia testa , vertigini , deliqu) , tremori di mem- bra .. convulsioni, roairaiioni dei muscoli ilelle cstremiLi ^© B^RZELLOTTI ■^oferlori, non di raro vomito di sangue , meteorlsino ; delirio furioso , e la stessa moi'te. Simili consegitenze re- cano le altre pi-eparazioni antirnoniali, differeiiti soltanto nel grado di azione. Antidoti. Contro qupsto aweleiia- meiito convengono le bevande ^'1 accjua tiepida , mucoU laginosa per faVbrire l' espnisioiie del metallo. Qnando hon accade spontaneo 11 vomito , ne si pub otteiieie colV arte , e necessario di estrarre il ^elciio collo schiz- ^etto sorbeiite del Renauld gia sopra acceiinato. A diini- iiuire r azione degli antinioniali, e specinlmeiite del tar- taro emetico , giovai vin' abbondante quantitk di decotto di china fra i 3o e 40 graui di temperatuva. In tal caso si preferisca la china gialla a cfuella ros?.i, perche piu elficace secondo le sperieuze del BeitlioUet , del Lncbt- inans e dell" Oviila. In mancraiza di china si piib sup- plirvi coUa dccozioae di the, di noce di galla, di legni, di radici e di scorze astringenti. Le terre , gli alcali , i solfuri alcalim , I* idrogeno-solforato o nnocono , o sono jnattivi. A calmare i soverchi doloii e le cosirizioni spas- modiche e indicato Toppio^ un metodo antifiogistico do-' Ve vi sia^io sintomi infiammatorj. Esame cJdniico. Se trat-' tasi di preparazione antimoniale solubile nelF acr(si pnie ili ]>nrticelle di rame faoendo <:ini:iar colore aJl liquido di Ideu in verde e poi in rosso. N'l'i iiipudi c roagenti residui si tro\':uio de";!! acetlti. Se pi'ti;j,;insi i sedimcnti con poca polvere di carlione in uii Tubo, a forte calore, si rcpristiua il rame. Quest' ultimo spevimenlo serve n scopjire le preparazioni di rame che «iano soliile ed iusol'iliili. hprzionc codaVi'iicn. Wdesi 1a memlirana mucosa dello stomaco e degl' intestini inlian>- mala e soveate gangrenata. Qualche volta rinfiainmaziou^ ii comuuica a tutte le tuuiclie di qucsti visccri , e quiiidi ei forniano molte esc.ire , e lin perforazioni delle ste-.i?,* paroti. S»! il veleuQ ,« ,9t«to dato in pictola Joae tiou^ji trovano che leggierc orme della sua azion*. E utile di provarc lo stesso veleno sui hruti a fi.ie d' isiituire «n windizio di confronto, paragoiiando insieme gli effetti che •si osservano nelP tino e nell' altro cadavere. • S.° V-'mficio per sostanze saturnine o di piombo. Non c venefico il piomlio in istato di puro iiietallo, liie nn precipitato di caice di piom])0 iiisohiljile » T|ti«'sto precipitate piosciugato che sia si ]>one in un cro- ginolo con del car1>one polverizzato , e per inezzo del I'uoco si converte in metallo puro. L'idrogeno solforaio. gl' idro-solfnri precipitauo in nero la calce di piomho ; la precipita pure il sotto carhonato di soda disciolto , ed ■anclie 1' acido solforico precipita il piomho in forma di mice liianra. Se trattasi di preparazione saiurnina iuso- Inliile nelPacqua, si stempra nell' acido acetoso e poi si precipita coi reattivi sopra indicnti ;, oppure si riduce col niezzo del carlioiie alio stato nietallico. I vini ini- hrattati di piombo si fanno s\'aporare a siccith, e cosi si ottiene la calce satnrnina che si repristina nello stato metallico esponendola al calorico in un crogiuolo raista n polvere di carlione. Ifpfzionr d'l caclavcrf. Si trovano inliammate piii o meno le pareti dello stomaco ; pnnti o Tnacclne nere di varia grandezza nella memhrana villo- sa ; i vasi venosi tnrgidi di snngup; grnmi di sangue stravasato; la memhrana mucosa grigia e carica di calce di piomho ; stringimenti nel hnne delP intestiuo colon. Se r azione del piomho e stata lenta si osservano ostjat- eioni glandulari non solo nel mesenterio, ma aacora tal- volta nel fegato, ed in altri dei v^scei'i del hasso ventro. (Sarit continuato) JLIX J.J!!'!J'!'.L'.'-.l Metnorie drlla reale Accadetnia delle scleitze dl To-^ rino. Tomo XXITL — Torino, MDCCCXVIH , in i^f"- di pag.''^b^ ^ con. tavolc ., dalla stampcria ' rrf'le. ^< UESTO tomo iucoini'.icia cogU ultimi annali deU' illii^ sti-e .R. Accademia da S. M- il regaante Vittovio Ema-. nuele riclilamata nel 1,8 1 5 airautico sup splcudore. Gli aiiuali, accurataraeate coqipilati dal chiavissioio sig. pi'p-r. fessore Yassalli-Eaiidi , segvetai'lo perpetuo deil' Accade- mia, abbracciaiio F inter vallo c'le passa tra il 7 agosto 18 15 e il 7 maizo 181 8. Yien quindi un eleuco ben copioso di libri , macchine , stroineilti , minerali ed altrJ oggetti d'industria piesentati in dono alia Pv. Accaderaias e 4opo r elenco vma notizia iotorno ai lavori della classe di 6ciei>ze fisich« e inatematiche dall" agosto i8i3 a tutto Tanao 18 17 stesa cou moltissiina iutclligenza dal signov professore Careiia, segretaiio della cbsse suddetta, delia quale iiotizia ci prevaleiemo nel fare un breve cenno di quelle memorie che trovansi iuserite in questo volume, Le cent' otto pagine $*gnate con numeri romani fiiiisconQ colla flue di questa notizia. Le seguenti memorie della gia uominata classe occupano quattrocento di^ci pagine, e duecento quaranta ne occupano quelle della classe delle •£i§n.ze morali ,, storiche e iilologiche. eloK.vMKSIOrvIE BELLA CLASSE PI SCISNZE FISICHE -,0M 'fi/j sfnai Inh E MATEMATiGHfl^ •■3ibn^5-..J " I. Memoire'lurh'oxldadori d". for par le frohement , j>ar monsieur le comte Xavier De Maisthe, In dans la stance du I ^ Janvier 18 16. La moderna c?^imica smenti Tantica mass'ina insegnata nelle ^cuole anche a' tempi non ixiolto da noi lontani amri < calx nulla , etrovo T ovo essere ossidabile per via utnaida. C: per via secca. \\\ questa menioria il conte De, Maisbre prova che T oro puo ossidarsi anche per tiitura- 7.ionc, avendo potato riduire compiutamente dell' oro in ossido di pioirxbo col segiiegte processo. Pose una delle. fiicce d'uno aecchiuo d' Olauda ia eoutatto col mci'curio,. MEM. nfLf-A n. \CC. DEtLE SCIKNZE Dl TORINO. 7S «4. ore dopo fuse la moneta insieme ad mr egualc peso ili stagno, e ottenne una lega lusibile iiella cololonia bolTente. Qniiitli , posta della inagiiesla pura calciiiaia in un niortajo e postaVi puve la Ifga, la trituro, ed eWie Toio lidotlo in un hel colore tli porpova. Qucsto espeiimento vi sembra iniportaullssimo , j)prclie lascia travedere un nuovo nieiodo d'oiteiiere il colore i\ etto porporn di Cnssio, taiuo utile all' arte di dipingore gli snialti e le ]»iirt;el-» lane. Tra le osservazioni poi che Tautore ua1»;t»o . e l' intellijioaza con cui lo dietitno e k> ^6 MEMOEJE DELLA R. ACCADEMI4 descvlsse in questa memoria non solo nel sac stnto per- fetto , nia eziantlio, qnanto nieglio ha potuto, in quello di ninfa e di larva. L' insetto verameiite meritava tatte queste cure , poiche e singolarissimo , e tale che dir si potrebbe meravigliosamente creato dalla natura a servire come di anello di comuaicazione , oude fare dagr.iiner jiotteri ai ditteri un iusensibile passaggio. II sig. Latreille ultimamente ha fatto del xenos un geaere del nuovo or- dine dei ripitteri da lui posto dopo i lepidotteri e avaiiti ai ditteri. IV. Disquisition''s in veram testium e luiiibis in scotam de- scensus caussam, auctore Honorato Giraudo , Med. Doct. , exhibitcc die 7 mrnsis aprilis 18 16. Questo argomento fisiologico gia state dottamente trat- tato dal sig. prof. Brngnone ( vecU le memorie della R. Accadeniia di Torino, vol. YII, 1784-85, pag. t3), viene qui nuovamente discusso dal sig. dott. Giraudi a far cio spinto da nuove investiffazioiii e sue e di diversi anato- rnici , le quali maggiori schiarimenti gli oifrirono intorno al fenomeao in questione. II soggetto e la ristrettezza di qnesti fogli non ci permettono di analizzare la Memoria, c!ie , secondo il nostro parere, porta seco i cai'atteri di un lavoro eseguito da diligente ed avveduto pperatpjre,^: V. Essai sur les miasmes avpc des eocperiences' et . des do- serrations, par Francois Eossi , lu a la seance du ai avril 18 16. Qneste indagini sono considerate dal sig. Rossi come .una continuazione della sua Memoria sopra 1' eletti-icita aniniale inserita nel tomo XII a pag. 387 degli atti della R. Accademia di Torino , e al tempo stesso come una parte di piu. esteso lavoro non ancora pubblicato. Lo scopo che nel tentarle si e prefisso il sig. Rossi e di arrivare a coi:oscere I'iadole peculiare delle diverse sorta di mia- smo , la varia loro azione sopra V economia animale e 11 niodo di combatterne i perniciosi effetti. II sig. Rossi ha ripetute le sue sperienze sopra persone sane, di comples- sione robusta e debole , e sopra altre afTette da malattie or croniche J or acute ed ora contag'iose: in tutte ha esa- minati accuratamente gli effetti prodotti dalla diversa quan- tita e qualita di elettricita, dal diverso gi-ado di purezza dell' aria respirata nel tpmpo dell' espeiicnza , e daJ DF.LLE SCIENZE DI TORINO. ^7 magf^iore o minor grado di quella morale encrgia che tanra influenza esercita sia neir universale ecouoiina, che in quella dei cosi detti sistcmi del corpo umano. Tra le osservazioni piii important! abbiam trovato il principio , clic lo stato di sanita tlipende da un certo equilibrio tra la cnhrifcazionc anvnalf e V aninwlizzazion<: dtlV tb ttricita. Koi qui siaino costretti a rimandare i nostri lettori alia paa;. 77 del volume die stiamo analizrando se desiderano conoscere in qual senso queste due espressioui sono ado- perate dal sig. Rossi. VI. Etenclms rrcfntiwn stirp'um , quas Pcdernontan(n Florce addendas censi't Jodnnrs Baptista Balsis M. D. , cxln- bitus die 2. 6 inaii 1 8 1 6 . £ quest! nno de' molti supplement"! fatti dal sig. Balbis alV insigue opera del liotauico AUioui, che primo diede una Floi'a al Piemoute. VII. Eloaio del dottor Gioakettt , scritto da Giacinto Ca- rina, vlce-segretario dtUa cLissi' di scienze fiiic'ae e ma- tcniatidie ■) Ittto iidV adurumza dil 9 giuL.no 1816, II dottore Vittoi'io Amedeo Gioauetti uacque in Torino il 3i ottobre 1729. Coliivo con ardore la chimica, della quale si rese assai benenierito per Tanalisi tlclle divei-se acque minerali d'Aosta. Si distinse pure neir applicare air arti le teoriclie cogt^izioni della sua scienza, del che ne fanno fede 1 lunghi ed utili snoi lavori sulla porcel- lana. Nou enti'ando nelle piii minute particolarita intorno agU studj suoi ed alle tose de*" snoi tempi clie si leggono con piacere iu qnesto elogio, diremo solamente che mori nelPottantesimo sesto anno di sua eta, il 3o novembre 181 5, conipianto dall' ottimo suo Re che poco pinma della sua morte erasi degnato di visitarlo nella rinomata sua ftihbrica di porcellana in Vinovo ^ dal corpo della R. Ac- cadeniia Torinese che perdeva tin illustrc suo membro , fe da tntti i sinceri estimatori della virtu che rtudcva il Gioauetti caro e rispettabilc ad ognt genere di personC. yUI. £>perimze ed osservazioni sul Gcdmnismo , Mnnoria . dfl fiig. Carlo Francesco Bellixgerx , iLuttore in inedi- ,,XMfihf prcsentatu il 37 marzo i!5i6. fV dottor Bellingeri in questa memoria comincia a de- ^erminare rou espcrimeuti in parte conusciuti e in paite I^P MEMORIE DELLA R. ACCADEM^TA. nuovi r indole e il grado di elettricita delle soatauze metalUche; e in twtti i corpi distiiigue chiarainente in facolta conduttrice dalla motrice. Tratta in seguito delle araiature metalliche , del niodo di anpUcarle alle parti .animali , e dei moti che vi succedono quando s' accosta i'avco e (juaiido si limove. Dimostra in fine che la parte sanimale, riteaute certe avverteiize da lui indicate, pixo seryire di elettrometro. II sig. Caiena nella sua esposi-» zione delle diverse produzioni della classe di scienze fisiche e mateniaticiie accenna un' altra uieraoria dcUu stesso autore ciie dovrebbe tener dietro a questa, e nella quale, come dice il sig. Carena, parlasi dell' el^et- tricita del sangue nelle malattie. La seconda menioria pe-, to ricordata come esistente nello stesso Volume non si e da noi rinvenuta. 'sj'^'w^s s>i iMmnojw toc^^ , IX. Meinoires pour servir a I'histoire des oiseaux d' Europe , par Monsieur L. P. Vieillot , lus a la seance du 7 juillet 1816. , US'-' -JjIi^JiVi-Jji.ii-nmiii 3 Nella pi-iina di qneste menioln^ trattasi dei montanelli e dei fanelli ( sizeiins et Hnottes ) : nella seconda dell« pojane ( buses ). Ambedue contengooo osservazioni esatte Aopra i caratteri specific;! , i costunii , la nidificazione e 1^ difFerenze di sesso di moke specie degl' indicati augelli, nierce le quali il sig. Vieillot ha potuto indicare le vere naturali differenze tra varj uccelli , che sino a quell' ora erano stati confusi , o non convenientemente coUocati ne' diversi sistemi ornitologici. X. Memoire sur VEury chile , nouveau genre d'insecte de la famille des Cirindeles , par monsieur Bonelli , lu a la seance du a fevrier 18 17. La tribu dei coleotteri entomofagi e composta di tre famiglie corrispondenti a un dipresso ai tie generi di Lin- neo Cicindeln , Carabus e Dytictis. Queste tre famiglie , e segnatamente quella delle Cicindele, comprendono i generi « le specie le piii voraci fra i coleotteri e forse fra tutti gF insetti. Deve dunqne parere strano ad un diligente os- servatore il veder compveso nella famiglia delle cicindele tin genere d' insetti quasi privi di palpi mascellai-i in- terni, raentre quest' organo e assai distinto negli altri , od ha «ervito insieme agli altri caratteri a distingueve la ^tha dei coleotteri- aatomofagi. ^Questa osseivazioue 9 DELLE 5C1ENZT! DI TORINO, >^g parecchie altre fatte intorno alia forma delle labbra , alle proporzloni uelle articolazioni dei palpi mascellari interr ni e labbiali , alia biriittura del capo e del corpo lianno indolto il professor Bonelli a fonnare un iiuov'o genere da lui ch\Mn&to Eurichtle , come se si dic-esse ^run Uibbro, perche iiifatti la grandezza del lahbro superiore e il ca- rattere il piu ajiparente negl' inseiii die conipongouo questo nuovo genere. la qiiesta nieiiioiia il sig. profes- sore espone i caratteri e la descrizioue del genere , co- me pure la descrizioue di tre specie, cioe V Eury chiles labiatus , il fasciatus e il flavibaris^ tnlte U'e viveiili uelle isole del Mare Pacilico. XI. Considerations sur Vequilibre des surfaces flextbiles et irii'xtensiblcs , par monsieur le chevalier CrsA de Ghesy j Iw's datis la seance du i ami 1817. In cpiesta meinoria il sig. cav. Cisa De Gresy si pro- pone di derivare iiniuediatameate dal priucipio delle ve- locith virtuali le equazioni relative a^V eqnilibrio di una superficie flessilile e inestensibile , della quale tutii gli elemeiiti sono soggetti a due tension! disnguali e rcttan- golari. Felicissinia, direino noi pure colle parole del si^. Carena, certaniente e 1' idea di far dipendere la risolu- zione di questo problema dal priucipio delle velotlta vir- tuali, sopra di cui al prcseute tutta si fonda la niecca- nica analitica. Con inolta francbczza e chiarezza di cal- colo pgli espoi.e le due ipotesi ili La-Grange e di Pois- 8on air oggetto di raeglio ravvicinare le tlue soluzioni, ehe del problema lianao gia dato questi due illustri geo- iriotri . XII. Mtinoire sur Ics iranscendantes elliptiques , par monsieur GeoY'^n Btdoxe , lu a la stance du 26 mai 18 17. II calcolo delle trasccndeuti ellittiche e state singolaTr inente promosso cd ampliato da Legendre , cbe diede varj metoiii , pei quali in qualunque caso si puo olteneie il valore numerico di quegii integrali con uu' approssiina- zione indefnata. Cosi riesce facile la costruzioue delle tnvide ni quelle funzioni , e lo stesso Legendre in urn supplomenio alia tna opera Exercics du caUul integral b* calcolato le t;ivole delle funzioni elliiticiie coiiq»lete dcUa priin.H e seconda specie. Le tavole elliiticiie j)er tutu i 8o MFMORIE T)ELL\ K. ACCADEINIIV parametri e per tutti i valori della variabile pioilurreb- bero un vevo ed iinmediato vantaggio agU aaalisti , e snp- plirehbero ia parte alia mancanz.a dell' integrate espresso in termini generali e tiniti. Cio noii ostante non soddisla- rebbero ancora a tmti i bisogni delFaaalisi, clie soveute esige indispensabiluieate F espressioiie generale e siinVio- lica deir integrate. II professore Bidone in questa uiemoria si e proposto appunto la ricerca di Ibrniole generali, e di taata appross'miazione quanta ne comportaao le ordi- narie tavole delle funzioni circolari e logaiitmicbe. Le formole esposte sono relative alle funzioui ellittiohe com- plete. In un' altra meuioria promette la dimostrazione di qneste formole, e T aggiunta degP integrali indeliuiti per qualunque liiuite della varialiile. XIII. De nova Phytfwnatis specie d^scripta a medico fo- hanne Biroli , exhibita die 26 niaii 1817. Nelle Alpi dette del Grassowi in un luogo chiamato la trista il dottore Caresua trovo il primo la pianticella che forma l' oggetto di qnesto lavoro del sig. Biroli, e che fu poscia trovata nei ra.0'.iti di Olen e di Cerviao anclie dal signor Giiista , uao de' custodi dell' orto bota- nico del Valentino presso Torino. II dottor Biroli , esa- minata questa pianta , riconobbe cb* essa appartiene al fi;enere Phytcuma , e la I'iconoscenza 1' ha determinato a distiaguerla col noma specifico di Cnrestia. XIV. Compendio ddle ossTvazioni meforologichf Fattc alLi specola dflla R. Accademia ddle scienze dal 1 ." gfimajo dell' anno 1 8 1 2 sino al 3 1 dicembre delY anno 1 8 1 7 , del professore A. M. Vassalli-Eandi. La prima tavola contienc per ogni mese dell' anno le altezze medie del barometro espresse in poliici , liuee e centesimi di linee , e quelle del termometro in gradi di Reaumur, la quantita della pioggla , della neve e della evaporazione , non che il vento dominante. Apple della tavola trovansi indicate le altezze medie haronietriche e termometriche dell' aniio , come pure la quantita della ploggia e della neve caduta nell' annata , e la quantita deir evaporazione seguata nei registri in tutti i mesi che 91 pote osservarc. La seconda tavola comprende per ogni mese dell' anno il miniero dei gionii sereni, mezzo coper- ti, nuvolosi, piovosi, nevosi, nebbiosi, ventosi e di BETLE SCIFXZE DI TORINO. Si grngimol;! , etl infme il numero totale di ciascuna soitn di tall gionii iliiraute 1' annata. Queste lavole (!iligentenieate costriiite ilal piulVssore Vassalli-Eaiitii servono come dl • egnito agli Aniudi d-lV Osscivatorio , che giungono a tutto il 1811 , e la ciii pubblicazioiie cesso. XV. Observations astronomiques faites a Vobservatoire de f Academic Poyale des sciences par monsieur Plana astroiwine royal, lues dans la seance tiu 19 decenihre 1817. Questa nieuioria abbraccia il periodo dal 18 12 alia meth del iSiy, duL-aute il quale si soiio fatte con somma di- ligenza le osservazioni. La memoria e divisa in tie par li. ISolla prima il sig. Plana, il cui noma dovrassi quanto prima coyioudere cou quelle del nostro Oriaai, riunisce le disianze meridiane del sole alio zeuit osservate vicino" air epoca de' solstizj. Nella secouda espone una serle di occultazioai di stelle dietro la luna. Nella lerza da le os- servazioni ed i calcoli delT opposizione di Giove dell' an- no 1814, dedotta dai confronti del pianeta con una bel- lissiina stclla appartenente alia costellaziono del Leone. XVI. Proc^di pour composer avec I'oxide d'or une couleur pourpre qui pent etre employe'' duns la peinture a I'lniile, par monsieur le comte Xuiicr De Maistre, lu a la seance du 19 decembre 18 17. Sono una conseguenza della scoperta , di cui trattasi nella prima meiuoria di questo volume , i processi che qui si riferiscono per comporre coll' ossldo d' oro un bel colore di porpora, che puo essere impiegato nelle dipm- ture ad olio, e che consistono nel mesrolare in date prc^porzioni la dissoluzione d' oro coll' allumina e colla magnesia, coiratlumina, colla barite e colla magnesia, ed ill tine colla barite e coll* allumina. II sig. conte De Mai- slre ha prcsentati alia R. Accademia insieme alia memo- ria diverse operette escguite con questi colori di porpo- ra, ed ha reso conto del prezzo che importercbbero : donde appare raccomandato il loro uso, tanto per la U.ro vivezza quanto per l.i tenuita del loro costo. Bihl. Ital. T. XIV. 1)2 MEM. DEELA K. ACC. DI SCIENZE DI TORINO. XVII. Sopra il terremoto del cli 2 3 fcbbrajo dell' anno 18 18. Note d'l proffssore A. M. Vassalli-Eandi , Ictta la pri- ma ncir adunanza del 5 marzo 1 8 1 8 , e la seconda in quella del 26. H sig. professore VassalU-Eaadi presenta nella prima nota alia R. Accademia le piii estese ed esatte notizie che ha potuto raccogllere intoriio al terremoto che si seati in Torino la sera del 2 3 febbrajo 1818, accompa- gnate da alcune riflessioni sopra la cagione ed il centro di un tale fenomeno: dall' indicazione della mauiera con la quale si puo prossimamente determinare il luogo , doRde la scossa e partita: e dalla confutazione delF errore comuae die il terremoto sia sempre indicato dall' abbas- samento del barometro. Nella secouda espone gli ulteriori fatti degni di qualche considerazione , die veaucro a sua cognizioae riguardo alio stesso terremuoto , e ad altri sconvolgiiueati terrestri ed atmosferici accaduti in fine di febbrajo ed al principio di marzo del 1018, con alcune particolari osservazioni sopra questi fenomeni. Fine delle Memorie appartenenti alia classe dtlle scienze' fisichc e matematichr.^ 8S Del Sovescio e vuovo sisterna di culcura fertlllzzaiue senza dlspcndio di coricio. Di G. A. Qiobeut. — Torino , 1819, opiiscolo in S.^ di pag. 84 , presso Caetano Balbmo. I ezzi di snpplire alia scarsezza dcU' ingrasso oiide aiiimare la spossata fertilita ile' tei reni in sempre una delle speculazioiii piii importanti tlell' agricoltiira e la chiave, per COS! dire , clic tiei>e chiuso il secreto d' ogui pro- sperita agraria. L' opuscolo die noi annimciamo tratta questo argouiento uel inodo piii lumiiioso e piu soddis- faceiite. Sou niolti anai clie non e uscita un' operetta fecoada di osservazioiii cosi utili e di lisultati cosi iate- ress.riti, e noi riputiatno nostro dovere di fame parte a' iiostri lettori dando qui iu due articoli tutto il succo deir opera succeanata. Sovi'scio chiatnasi in agrlcoltura quella operazione colla quale le biade od altre piante gia seminate e cresciute ad una certa altezza si arano sotto e si ricoprono per ingrassarne il terrene. Dicesi anche soverscio e sorvescio , e queste voci traggon forse T origine da sotto vertere o sono uua abl>reviatura di sotto versione. Coinunque siasi, qaesto argouiento fu reputaio importaniissiiuo anclic dalla R. Societa di Torino Sa anni sono propone.idone un pre- mio , e TA. lo tratto allora con un' opera intitolaui Trat- tato dcsil' ingrassi in a vol. in 8.* (1787), che e la mi- glior opera che vanti 1* Italia sii questo proposito. Oggi piu illuniiaato dalla sperienza , dice T A. , trovomi iu grado di trattarlo ia altra piii speciale maniera, e piu dirottaniente propria a soddisfare il desiderio de' nostri colti\'atori. I. Che per mezzo del sovescio si potesse supplire alia scarsezza degl' ingrassi era noto a tutti gli anticiii scrit- tori di agricoltura , e lo conforaia la pratica attnale di tutte le nazioui. Che poi col sovescio si potesse supplire peijlno ad una luancanza totale di contio , fu deito da Culuuiella e ripetuto da Plinio raccomandando la colii- vazionc dei lupiai. Ncl nostro sistoma questa asserzione di Columella puo scmhrare a molti e in molti luoghi un gran paradosso i essa e pertanto uua grande verita nel sisterna di cultura che era in voja a' suoi tempi. Passa questa ditl'ereuzs ^4 Dtx SOVESno E NUOVO ti-a il sistema di cultura degli aiitichi Romani ed il no- siro. La coltivazioiie era da essi alternata col riposo , vale a dire, iu due anai si ricercava una sola produzione, e a questa si preparava il terreuo con replicati lavori e col riposo. Noi vogliamo che non venga mai interrotta la successione nelle nostre raccolte. Vedrenio die a quest'uso noa vale nel sistema nostro il lupino di Cohunella , e TA. iiidica altra pianta da sostituirsi ai lupiui, la quale e piii ncca in produziune di erba e piii adattata al sistema no- stro di culture che sempre succedonsi. 11. La pianta destinata a questa sostituzioiie e la se- gale. I pregi ed i vantaggi ch'' essa assicura sono i se- guenti : i. Seniinata in settembre coiiipie in inverno la sua vegetazione sino all' epoca del fiorire , che e T op- portuna al sovescio , poco dopo la meta di aprile , tempo appunto iu cui si predispone la terra per la seminagione del maiz o formentonei 2.° La produzione della segale in erba, che e quauto si puo desiderare per lo scope di sovescio , e certa ed immancabile , ne va soggetta nel successo ad aitra variazione, tranne qiiella che puo deri- vare dalla natura del terreuo piii o meno convenevole a questa pianta, e dallo stato di esso piii o meno spos- Sato dalla iiigordigia indiscreta del coltivatore. Ed e beft noto ciie la segale riesce ottimamente anche in terre poco lecoude i 3." La quantita di eibacce o di materia A^ege- tale che la segale somininistra e la piii grande che possa sperarsi da piante applicate , o state proposte a questo uso. E si vedra che a questo riguardo uguaglia , anzi supera la massa di materia vegetale che il piu accurate coltivatore , e il piu liberale e aA^vezzo a restituire alia terra nel sistema coniune d'ingrassar col letame^ 4.° Lo stato della materia vegetale della segale nel periodo di sua fioiicura e conveniente e favovevolissimo per esei- citare ogni funzione d'ingrasso. Imbevuta di umidita , coir logliame erbaceo , ricca di sostanze facilmente solulnli, di natura ahbastanza calda , si trova ben disposta a una pronta putrefazione , e cosi a nutarsi in concio , da cui tosto ricavi materia di alimento la pianta che succede i J. Questo concio finalmeate e sempre anosti-a disposizione. •r^oi lo possiamo ripetere due, tre , quattro anni di seguito e cosi ristorare le campagne che trovansi in cattivo stato. III. In prova del successo generate del sovesrio di segale 1' A. offre il risultato di un ragguardevole esperi- mento particolare. « A quelli cui puo bastare un risultato SISTEMA DI COLIL'RA. 85 gencrnle , complesso di molti fatti, io posso , dice TA. , ris|>oiuleie cosi : vcdeW le inie coltivazioni. Quaranta gior- nate di campo soiio coltivaie iiel sisteina coniune e so- steniite per mezzo di coucio di letaine ordinario ; altr§ quaianta sono governate iiel nuovo sisteina di concio con sejjale sovesciata . . AgU altri poi die ricercano fatti spe- ciali , mi liastera di presentare il iisaltato di un esperi- mento, die puo semluai'e ragguaidevolo abhastanza per meritarsi qualche attenzioue , e clie lii eseguito in que- sto anno 1818. " Un cnmpo di circa veiiti gioraate , destinato a col- tivazione di formentone nella scoisa priniavera, fu di- viso in due parti per numero uguale di solclii. Qnesto campo era piu che staaco per sette successive culture e produ/ioni dopo di un solo ingrasso ; e IVa le raccolte die aliinento ve ne sono alcune , che soglionsi riputare non poco sterilizzauti. Fu conciraato nella priniavera del 181 1 , e prodnsse oltre mille eniine di formentone. Porto due culture di grano , una nel 1812, Taltra nel i8i3. Fu seininato a guado di buon' ora in autunno , che fu raccolto in maggio 18 14, e distrutto per lasciar luogo suliito ad una coltivazioiie di miglio che produsse ia grande al)bondauza. Si ricomincio con formentone seuza ingrasso nel i8i5, e si continuo con due coltivazioni di grano senza alcnn soccorso di concio. » Una meta fu seminata a segale per sovescio , e taidi assai, cioi» ai 5 di noveinbre 1817 dopo terminato il se- minerio de' grani. La 3ici;ita della scorsa priniavera che duro sin verso il finir d' aprile , fu cagione che la cul- tura non prosper© quanto dovea. Sopravvenute per altro benche un po'' tardi, le piogge , si ristoio^ la produzion^ non fu bellissimai la pianta non elevossi a tanta altezZa quanto si poteva desiderare i molti culnii erano bassi e gra. cili i in complesso era mediocre. Fu sovesciata il 9 maggio. >i L"" altra meta del campo fu conciniata a dovere e a tempo. II concio era di paglia , consumato piu ancor di quello che si ricerchi ; la proporzione fu dl dieci carra per ciascuna giornata. " II seminerio del formentone si fece il primo in quev sta parte ingrassata con letame, e T ultimo nell' altra cui dovea servire d' ingrasso la segale, di cui era forza aspet- tare Topportuuit-H di sovesciarla. » Tutte le operazioni successive di sarcliiare, s-alzarg e riacalzare la pianta sono state e«eguite coi* uou divers* 86 DEL S0VE;-CJ0 E NUOVO attenzione e neH'ordine stesso. Nella parte concimata con letame si svolse molla erba, e quasi niente se he vide neiraltia ingrassata col so^escio. Le piante in- grassate colla segale sovesciata erano alte un terzo di pill che le altre di quella parte ingrassata a letame. >; II prodotto della raccolta in seme si trovo nel rap- porfo che segue. Nel concimato a letame 3oo , nel con- cimato col sovescio di segale 42.5, cioe poco meno che la raeta di jmii. » IV. Passa quindi il nostro A. a provare come la pra- tica del sovescio non sia ancora stata ben richiamata in esame e si trovi per cosi dire nello stato in cui si tro- vava ai tempi di Catone e di Columella. I fatti che possono illnsti-Sre questo argomento ( dice egli ) , debbono essere somministrati dalle scienze che hanno per oggetto le parti costituenti, 1' alnto e le fun- Zioni delle piante, cioe dalla chiiaica , dalia fisica dei ve- getali e dalla botanica. I recenti prcgressi di queste scienre ci nresentano nn complesso di fatti bene avverati clie applicati a questo soggetto servono a spargere tutta la luce che e necessaria in questa materia. Egli presenta il complesso di questi fp.tti nel pai'agrafo seguente dove tratta della teovia del sovescio. V. La teoria del sovescio si puo tutta desumere dal principio generale: Le piante danno alia terra piii cli'essQ rton ne rirevono: E inutile qui riportare le prove di que- sta veritii addotte dall'A. Noi supponghiamo che i lettori non ne abbisognino, e passiamo oltre a notare con esse lui r errore in cui sono molti agricoltori , i quali non sanno vedere altro buon concio, tranne quello che con- tiene molte sostanze animali. Queste sostanze, osserva egli saAdamente, qnanto al loro effetto d''ingrassare , non sono punto diverse dalle sostanze vegetali •, esse sono compo- ste degli stessi principj , e somministrano alle piante gli stessi alimenti. La difFerenza che presentano consiste nella piix grande facolta loro di sciogliersi nelPacqua, e nella piu facile loro tendenza alia putrefazione. Esse servono, per cosi dire, di fermento, o contribniscono ad agevo- lare quello della materia vegetale, per cui la qualita dis- solubile viene ad essere accrescinta. In virtu di questa facile dissolul)ilita sono proprie, e vero, a prodvirre un effetto piu pronto , ma eziandio assai meno dure vole e per 'conseguenza meno adattato a un sistema di vicenda che si prolnnga a molti anni. SISTF.M\ DI OOr.TCRA. 8? I conci raiiinali e i conci vegetali ben consumati sa- taniio sempre i inigliori pei prati e per qiielle colture clie facciaino in priinavera tli piante che nel periodo di tre o quattro mesi compiono la loro niaturita , come la cniiapa , il maiz , gli oitaggi e simili. Ma in un sistema di lotnzione in cui tre o qnattro raccolte sono comprese, e una sola volta di ammette ingrasso , sai'a sempre mi- gliore quel concio che scompone con lentezza e progres- sivamento. Nel sistema nost.ro di rotazione (dice I'A.) i fautori dci conci animali sono in gra.ide errore se credono che ad essi siano dovute le ricclie nostre raccolte di grano. In questo sistema i nostri letami sono condotti al campo in aprile o in niaggio. La sostanza animale che essi con- tengono e la prima a dissolversi , e la prima assorbita dalla terra , e da questa e succhiata la prima nella col- tlvazione del maiz. Le nostre raccolte avrebbero un assai cattivo effetto se dopo il maiz o forme atone non rima- nessero nel campo ricchi avanzi di materia vegetale, la qnale per una lenta scomposizione si va preparando ; della quale il prodotto s' accumula e s' accresce nel lungo pe- viodo deirin\erno e tlelia primavera, per poi servire al nntriinento della pianta dopo 1" epoca del fiorire sino alia perfetta maturita. I nostri semiiierj si fanno in otiobre ; ma le piante che crescono non cominciano a succhiare dalla teiTa rag- guardevole alimento prima dell" epoca del fiorire, il che accade sul linir di aiaggio. E in uno spazio di tempo sk lungo , col soccorso di circostanze favorevoli alia putre- fazione lenta, come sono Tumidita e la moderata tem- peratnra , la materia vegetale che prima non era solu- bilc lo divenne in j)roporzione adequata , e vale allora a l)ene alimentar la raccolta per Ip spazio che ancor gli resta a percorrere. Da qocsti fatti nasce V importanza ben coaosciuta dai buoiii cohivaiori di spargere ne' prati conci lien consu- mati e ne'campi couci freschi. Al qual proposito cita in una nota V auiorita della pratica degl' Inglesi e quella della leorica del sig. Davy nella ana Chimica a^raria. Tormndo pnscia alia tooria del so\;^e'5cio, egli la svi- luppa nel modo se^uente. La pianta che cresce in un campo succhia ed assorbe dalla terra colle sue radici una parte della materia o •Ifllc «ostai ze di cui la pianta e oouiposta. Questa pianta 88 DEL SOVESCIO E TCUOVO SISTEMV ecC. gla cresciuta sovcsciandola si putrefa , si tliscompoiie , si risolve neUe parti di cni era coinposta : e cjueste parti necessarie alia composizione di wn' altra piaiita soiio as- sorbite e ritenute dalla terra del cainpo^ pionta a resti- tuirle alle radici di un altro essere A'egetale. Ma la pianta che cresce in una terra non e nutrita soltanto dagli aliinenti clie ne riceve colle radici. Molta, auzi altrettaata materia elementare riceve dair aria con tutte le altre sue parti che sono sopra terra , e special- mente colle foglie. E a qnesto proposito V A. accenna una circostanza notabilissiraa, cioe clie nella vegetazione le piante sottraggono dalla terra sino a un certo periodo poco assai, e questo periodo e quelle dalla germinazione sino al fiorire : sottraggono di piu dalla fioritura sino alia perfetta formazione del seme ; e ne sottraggono moltissi- uio quando la semente si perfeziona. Quando adunque noi sotterriamo una pianta all' epoca della sua fioritura , noi restituiamo alia terra di piu che essa non diede alia pianta medesima, anzi la massa in- tera della pianta fe una vera addizioiie di materia vege- lale che e fatta al campo , il quale nulla avea perduto. VI. Dai fatti accennati si desume facilmente la rispo- sta, dice PA., ad una impoi'tante questione : quale e li co/canua tfit ntUU/ueik. > (a; Abhandl. ■». EJe1«t. K. aS (}; >'cue Schi. d. Gciell. naturf. Fr. tu Srrlift S. I. ^2 LEttERA. DEL SIG. C \UTIEr.t il gesso specolare entro il gesso nel Voigtland ; e cosi i, ferro pisiforme in un' arii'dla ferruginosa nell'Assia , cost , cubi cli cobnho nel cobalto a Schneeberg in Sassonia , e cos le palle di agata ndl' agata presso Utzennch nel ducato de' due Fond CiJ. Noii sai'a pur tale Torlgiae delle palle di granitello nel granito , trOvate da Brocchi all" isola del Giglio? (2) JVon dovrebbero p^rtanto le pi"tre poter prendcre da si stesse una forinazione ed un incremrnto ? Quanta, oh quanta non e la violenza die si dee usare coll' intelletto per non acceders a questa verita! Dolomieu ("SJ ha pur veduto il crescimento degli scorii sui Pirenei. Lo scorlo nero cristal- lizzato , il feldispato e la quantita grande de' grantlli di quarzo , i quali trovansi presso Messina in Italia in una pietra sabbioniccia die in breve tempo si produce , fur on essi forse cola trasportati dalle acqw marine gia hdli e for- mati ? Baglivi , H'l-nkel , Gusmann , Tourn^fort , Bergmann , Spallanzani ed altri molti c' insegnarono gia una spiegazione migliore. % II. Delle cristalUzzazioni e de' fenomeni considcre0oli nascono pTsino fra i mucchj delle pietre. Flurl C^-J vide nelle antiche scorie di ferro non solo una decomposizione molto innoltrata, ma anche delle cristalUzzazioni rig^nerate. Lasius CSJ osservb presso i nidi di agata di JValkenried dappcrtutto vestigia di sfacimcnto e di riproduzione ; e Gus- mann (6) assicura di aver veduto delle hrtcce silicee , il cui cemento calcariforme erasi prodotto dalla propria de- composizione. Quest' ultima osservazione dovrebhe invitare ulteriormente il naturalista ad un esame piii accurato delle brecce e ad approfondarne fors' anche I'origine. La natura si serve pro- babihnente del medrsimo processo , sebbfn" direttamente op^ posto Cl)} tanto nllt produzione die nella distruzione del corpi composti; che se cib ha luogo , si pot.rehbe pure so- stenere die alcune bn^cce e moke pietre buddingJie siansi formate a costo delta mussa circostante. AUegretti di fatto (i) Ferber Bergm. Naclir. P. i5. (2) Bibl ital. num. XXXIII. p. 36i. (3) Les lies ponces p. 249 (4) Besclir. A. GeV>. v. Bay. p. 40. <5) Beob. tib die Harzgeb. Th. I. Abschn. (6) Lythouhvl Mitsian. (7) Cap. 11. § IV. SULl/oBICINE DFLLE CASSK DEI FILONI. ()3 troib presso Kaintichatka un' mata, la quale era tulinente mischiati col qiiarzo , die rasscnibrava ad una pietra bud~ iliiiixa fij. % III. // ccinrnro di molti contcnuti , cosi mi vieiie op- posto , e sovcnti vultc assai difftrfnte dalUi sostanza di cut sono composti i conttnuti ; in conseauvnza V opinione , die ijutsti foiscr nati in qwlla, dthbe aversi per irraiiioncvole. Ma qucsta ossirvaziow , la qual" e spcsse volte giusta, von pub condurci a conduudirv , die i corpi die conttn- v.onsi e crtbbero in attri , non vi sinio pur nati e nan vi si si'-no fonnati ; ed essu non altro diniostra se non se , che i conttnuti non sono piii in caso di crescere ult> rionnente ndla massa in cui trovnnsi, ma giammai ch' essi non vi sian crcsciuti cola dvntro. Oltrediche pub pur darsi die ctlcune particrlle , le quali potevano scrvire alio in'j,randi- mento dei contenuti, sifno state via trascinate dalle acque. Diasi a qwsta proposizione un giusto peso, poiche in caso contrano bisogntrtbbe nii'sare che i cnstalli di mica siansi fornuiti ncl i^runito, pirdie mlla roccia circostante niancano non di rado le particelle micacee amorfc. % IV. Tutto quanta ci circonda lotta con noi, e tutto quanta sta anche Jiilla piii oscura profonditd nascosto, tro- vnsi incessantcmcnte in zuffa. Lo sfacimento propria o quello dei coinpctitori dtpauie unicanunte da una maggivre a mi~ nore dimoitraziune di forza , questa da un diver so pottre di azione ,■ il potere di azione dalla coesione , e Iq coesiont dalla, f'orza di attrazione. Cib die oprrano ddle particelle segregate fu senza dub- bio data di operarv piii vigorosamente a delle nmsse intiere. GU e solo il nescimtc, il quale dal non vcdere a muovcrsi le montoiine conchinde , per dir cosl, sulla morte delle pit- tre, od nfflila loro a gran pena la forza di non agtre (zj. Ma qui sta forza dipinde pure dal peso, c il p' so non c die I' vffi no dell' attrazione genrrale. Uno sguardo investi- gatore sulla propria macchina e sul re^no vcgetale cd laii- male di bbe invitare ciascuno a considcrazioni piii profonde. Lhi nf'glura nuii uiui tale orisine , o possibilitu di for- maziune , a quel pizza di spata calcare , il quale gtaceva (I) Grnrpi Br.chr. d. ru»s. Brichs T. 111. Gjtt. 10- Si cunsulli ancU ColLn, Tigeb. ciD. ReUc H.mpt.= t. XII. uoti, ptrcio i contenuti debbon esservi esistiti in pria. Quando i contenuti, cosi rispondo io m brevi parole , ebbero V origin loro, pcrdette la circoitante nuissa pictrosa nlcune particelle intepanti die ne costiluivan dappriina una parte. Quanta piit rbbe di prrdita la roccia attorniante i conttnuli, tanto piii crcbbir qw'sti,e cib in guisa tale die la perdita di quelle fu quasi (2.) in relazione diretux col- (l) Ucber«. H. Kenuz. der Miner. Gcol J III. (a> « Quaii , dist' io , poUhe alcune parlicelle nel frangente della decom- foshione rimatero Itiere e resrarono ordinariamtnte ira il contenuto e U roccia. Oltrr d, chr varj contenuti etiendo vuoti , ragion ne viene eke il de~ €remenlo delta roccia non sta perfetiamente in relazione Jiretta colT incre' menro dei contenuti: delln qual circoitama avremo uecaiione di parlor e at cmp. X ed altrove. Per ora kaiii t oiserpare che ove I' attraiione fu fitt poittnte, iri t aggregazione fu pm intima , e lo tpajio ch' tui occupano piu rntreUo 1 da tal tagione ne emertt cht alcuni ipa2j vuoti nun fiennere q6 LETTER*. DFL SIG. GAUTIERi I' incrcmento di questi. Non havvi in conseguenza necesshh alcuiia di creare uno spazio pei contenuti , ossia di rappre- sentarsene uno gia preesistente , poiche lo spazio occupato dai contenuti eli e qwllo appunto ch' essi possedevano al- lorche erano incorporati colla massa contcnente. Certamente che lo spazio candid di forma, ■" die di inolti se ne formb uno, ma la capacita rimase aullameno la stessa. I contenuti p-rtanto non tbher d'uopo di un nuovo spa- zio; die 5? ne av^ssero avuto bisogno , awbbro essi saputo procurarsclo da prr se. I cristalU, dice Pallas con tutta giustezza, sanno h'-n essi procacciarsi lo spazio. Qu-tgli il quale osssrvb de' vccchi casfili o dzlle rupi scoscese , avra pur visto come un alb-'ro od un arbusto ben anche , ossi- vero le radici loro, lianno forza di schiantare delle grosse muraslie e de' compatti maciqni. Tanto son io persuaso e convinto della possanza delta forza di attrazione , che non esito a richiamare moke dclle crepature , dHle spaccature e dclle casie dei filoni, dalla attrazione delle rocce con^ trapposte con altre rocce contrapposte , o delle medesime tra se stesse. Tutte le cosl dette cagioni della formazione delle casse dei filoni si possono ridurre alia sola forza di attrazione: cold dove la coesione della roccia era piit dcbole ivi questa spaccossi, ed ivi formaronsi le casse dei filoni. § VII. Ma non per tutti i filoni debbono presupporsi dtlle spaccature : di fatto molti di quelli provennero dalla decomposizione della roccia, formaronsi e ingrandironsi a poco a poco in una imperturbata attiva quiete. Essi for- maronsi nel seno de' monti come le vene di agata senza che al riempimento della loro cassa, spesso ininaginaria , abbia coop:rato una filtrazione dal giorno ossia dalla superficie della montagna al basso, (i) L'oris.ine dei filoni e tuttora all' oscuro perche si e ere- duto ch' essi dovessero essere costantemente I' opera dello riempiiiti , e che alctini contenuti compresi in altri contenuti non, riemjiirono tutlo lo spazio e re^tarono percio liter! e mobili , siccome ha luogo in alcunl rugnoni di ferro detti nielre aquiline. Aggifingasi che nel mancara di alcunc parcicelte che passarono a formare i contenuti ^ le parti integranti delta roc~ tin potettero attrr.rsi pik vigorosamente , e coiicornre percio alia furmazionc ui v'lcui pill grandi. Infatti la dove la roccia contiene delle particelle orno- genee con quelle dei contenuti , ivi la coesione tra questi e quclla e tutlora in v'igore , mentre che nell' opposto caso o non havvi piid coesione , o vi ri- Diane^. tuttora uno spazio o vuo/o , o piii, piccolo, v {I) v. Lem D« orig. nietallifuil. SULL' ORieiNE DELLE 0AS9E DEI flLOW. t)7 iCOnqUasso e sppcialmcnte dei volcani , e non fossero gia occasu mati da una forza operante validaniente , sebbene con posatt zza e tranquillita. St tutte Ic casst dei fiioni fossero cdtrettante spacca- ture di lie monta^ne , quanicfra quelle non trowrcbbonsi tut- tora vuote! In ijual inodo pouebbtsi spiegare il riempimento ill lla cassa di que' fiioni chb si appiunano ( sicli verfla- chea), cioe che hunno una giacitura obbliciua, o che qal~ lesgiano ben anche ( schwebea ) , cioii sono orizzontali. II filone di S. Daniele a Schemnltz , di cui non e lecito sup- porre che sia uno strata miner if ero , si appiana fino col- r orizzonte. Tali csempi non sono ,rari. In qiuil niodo pa- ir'bbono essere state daW alto ri^.ipiute le casse di quel fiioni i quuli non arrivano fino al giorno ? Charpentier (i) porta pur esso un esi'inpio consimile^ ed e da supporsi che se ae dinno moltissiini , sebbene a motivo di varj ostacoli non si pnssano riconoscere. L' anzidetto filone di S. Daniele non giugne al giorno, ossia alia superficie della montasna che in un sol luogo. Vuoisi poi una iminaginazione trcppo docil" p^r rapprt'sentarsi I' origine di tutte le casse p^r mtzzo d'lla spnccutura drlle montagne ; poicht alcuni fiioni, mas- siine presso Scheninitz , Freybtrg, Joachinisthal C^J , e spe- rialniente nel Tirolo , urriMino ad una indeterniinubile pro- fundita. Se tutte le casse dei fiioni fossero dcrivate da spac- rnture , V antichitd, la qiuile considerava quest' ultimo fe- iiomeno come un annnnzio della corrucciuta divinita C^J , le (ivrcbbe fuor di dubbio notate. Plinio e Livio nan avrcbbcro innncuto di arricchirne i loro screziati scritti , e la storia livrebbe da mostrarci piit Curzil come sagrifizj espiatorj degU D"i. Se il pendente e il riposo ( Hangcnde und Liegemle ) formarono una volta una sola roccia, e vcnnero in seiuito disgiunti, dovrebbcro amendue conservare anche al presente una direzione affatto identica ; e perb quante volte cib non SI verifica? Quasi ogni cava pub servire di tale dimostiazione. PercJie mai cessa questa o quclla canga , questo o qu^ I mi- ni rale col cessnre di qursta o quella roccia? Plic.l^iolle ilcU' opera ho ricnnosciuto lo stesso ia al- euni fiioni di Claustlul nell' Erciiiia. (3J terraeqiie deliiscunt dice Virgilio , e quetto fit pure ur.f de rati fenoneni che teguirono la none di Ceiare. Virg. Georg. L. 1. Blbl. Ital. T. XIV. 7 i^S JLE1TER4 Utx bto. (^AUttERt di novissima formazione , e che , secondo i nettunistl, furono una volta molli, e percib di leggieri spaccabili, non si rin- ven^ono che assai di raro de' veri filoni? e pcrche il mine- rale , ordinariamente ramifero , ch' essi contengono non ri- icontrasi in dirczione perpendicolare , ma sibbene fra' suoli (Schichten) a guisa di strata? (i) Per qual cagione i frantumi, i coni e i coinpagni (Trummer, Keile und Ge- fahrte ) di un filone non sono sempre ripieni ddla medesima ganga che accompagna il filone ? In qual modo si potrebbe spiegare V approfondamento de' filoni incrocianti ( durchset- zende ) sotto il filone incrociato ( durchgesetzten) ? Come spiegare I' incrociamento di un filone col mezzo di un altro filone, il quale ad una maggiore profonditd viene incro- ciato dal pimo? (2.) Come il riempimento delle vene a ritroso ( widersinnischeii ) , ossia a controsenso ("SJ , non arrivanti fino al giorno ? Come V interrompAmento e I' incro- ciamento degli strati mineriferi operato dalle vene , e quello dei cost detti precipitati piii antichi coi nuovi ? Come gli strati mineriferi sopra le argille ? Come ardir mai di figu- rarsi per mezzo di spaccature V origine di casse tanto am- ple, ad una consideraijilissima profoadita, giacche alcune , come presso d filone principale dell'ospedale di Schemnitz C4J, hanno la larghezza di i5 e piii tese? Come il riempimento delle casse all' ultima cima del Kriwan, com' e di fatto , il quale e uno de' piii alti monti dei Carpati (S) ? Come la formazione di que' filoni, i quali portano unicamcnte che miniera ? Come il cangiamento delle ganghe e della ric- chezza delle miniere a norma del cangiamento della roc- cia?.... Tutto cib non e il nettunista in istato di spiegare. (l) Sc la miniera, aggiungero adesso , penetro dall' alto uelle casse dei filoni, quan!0 mai speiso non la si dovrebbe riscontrare suUa su- perficie delle montagne , almeno presso a que' siti ove il filone arriva al giorno ! Eppure la scienza dello scavo de' inouti si oppone col fatto a questa supposizione. (a) Charpentier Beob. iib. die Lagerst. der Erze Abscbn. II. § 40. (3) Cloe piii larj;he al basso che all' nlto. (4) II filone di S. Dorstcn a Clausthal cd altri in altri sill sono pure assai Vasti. 11 filone di Munstergrund appo Miinsterthal non luugi da Friburgo nella Erisgovia non dava nl i8co a conosccre per anche ni' pendente ne riposo, sebbene fusse gia a tal epoca scavato ao tese in largo. (5) Potrei aggiungere a quest' escmplo quelli) statomi comunicato dal Minerale Winkler c dal fu medico Giordani, quello cioe di un Tastissimo filone auro-argeutifero esiitente atl'altezza di forse aoco tese sul livello I o-\ ■: ■ : ' ' ' ~~ ,y"{') " Sono dehitore tii una f») r. Werner Theorie ▼. d. Intsteh. a. dingeV^^ par pure , che il • •rso propria d'lle matte delle mon:agnr dbbla iupe'alo e vln.'o la coestont I -lie parti per cui ne t'lan na! ■ delle spaccarure perpendkoUri. >. ti) V. Charprntier Due Utterte orirtolop. at sig." Ari^oloo. (4) Minfr. Ceogr. Her cKtir?3chs. Lande Abth. II. § IV. ' fSj Charpentitr. M-rntr. Oio^. dec chursacbf. Lj:j(tc Alitl.. It. ^-JCtXI. lOO LETTERA DEL SIG. GAUTIERI con profitto. Rosier (\) lo sapeva cli gia, poiche disse die « gia da lun.^o tempo erasi fatta a Joacliiinsthal I'osserva- " zione che le pareti d,'lla roccia confrontanti la ganga dei •I filoni, allorche questi portavano delle miniere ricche, for- >t nivano in parte delle ganghe che comppnsavano le spese, n e in parte ddle miniere da cernita ( Scheiderze ) , ie6- » bene soglian essere affatto sterili. Queste ed altrettali osservazioni provano che tra la roc- cia € la ganga haivi la diniostrazione di una forza spesso possente, la quale e in istato di decomporre le rocce. Sara essa una tal forza dipendentc sempre dalla ganga ? Se mi € lecito il dirlo , mi scmbra di no. '■■ Non fatto casu dei filoni mineriferi di Con^sberg in Nor- vegia e senza parlare di altri fatti ed osscrvazioni , dalle cjuali si evince la possanza dell' attrazione nella formazione dei filoni , siarni permesso di rivolgerc la nostra attenzione sui due monti intagliati . traforati e scavati, detti Csetatye, presso Vbros-patak in Transilvanla : consiston essi di gro- vacca porfiriforme. Le vene aurifere che w" si trovano sono innwnercvoli e prendono tutte Ic dirczioni; alcuna volta du- rano lungo tempo , altre volte cessano dopo due o tre piedi , e nesswia delle medesime giunge fino al siorno C^J. Ora , interrogherb io, in qual modo provennero tutte codeste vene aurifere?.... Codesti due monti, i quali gia da tre e piii secoli vengono scavati, sono tutt' affatto ppstabiJl, vale' a dire contengono , sebbene in piccola quantita , ore ed ar~ gento. Le novecento novantasti pile che esistono net circon- dario di Vbros-patak , servono in parte a pestare a poco a poco codesti due monti (3J. (1) Bergbau zu Joachimsthal § 29. (2) Codesto fenomeno r'lmane inesplicab'tle tanto per qiiclli i qiiali tnigono I fJoni per paitive spaccature delle montagne , come Oppel Anleit Ziir Mark- scheitlekuDft, Hoffmann De niatric. metall; Leiimann Von den Metalliuiitt; Waller ills Elem. metall. ; Delius Voni Ursprunge d, Geb. ; Gerhard Ver— such ein. Gesch. d- Mlneralreichs : Lasius Beob. ilb. d. Harzgeb; Werner Theorie v. d. Entsteh. der Gainge ed altri molli : qiiunto per quelli i quali siippongono essersi le miniere sollavate per l" azione del fnoco ^ fra' quali Mecher Phys. subterr ; Fichtel Miner. Aiifsatze; Henkel Pyritol : e per quelli pure i quali opinano essere P origine c la formazione dei filoni coetanea colta treazior.e , come S-ahl De orta ven. mttalliferaruni. (3) A'i consulti Cliarpentier Bvohaclitan^ea uber die Lagcrstatte der Erze, Abschnitt I per conoicere lo sparpagliamento delle particelle minerifcre ne/le rocce anche in alcre montagne. Probaliilmente giace nelle monlagne , e forse evunque , il gernie dei metalli : la, nostra Ignorama non dee cerlo cnndurci «.) Miucr. B. III. «9tt(B hh v-i»T?S"ii lOfrfi' io3 Elemrnti in qwanto clie ad un solo sguardo diinostra la struttura e la composizione delle moniagne, e la tavola che pre* senta I'A. la desiderare che egli A'oglia per intiero e di proposito svibippare il suo quadro. L' opera sara termitiata con un tcrzo volume, il quale coniprendera le figure che serviranno a rischiaramcHit* del tocto. 'J€8 APPENDICE, PARTE I. SCIENZE LETTERE ED ARTI STRANIERE. Hlstoire de la peinture en Italic par M. B. A. A. Paris ^ iStj', 2 vol. in 8.°, P. Didot. Q, .UESt' OPERA e distrlbuita in cinque volumi , dei qiiali due soli sono stati fin ora pubblicati , e gli altri tre si promettono fra non molto , il clie ci obbliga a fare qualche cenno del pro- graninia o, come i Francesi dicono , del prospetto dell' opera, stampato separataniente , che ne presenta tutto il complesso , e che al tempo stesso contiene varie enunciatlve degne di os- servazione , per parte massime degl' Italiani. Sembra a tutta prima che V autore niedesimo sia lo scrittore del vn'ogramma ; e dope di avere annimziato che le idee po- litiche lo perseguitauo dappertutro , nelle conversazioni , nelle aooademie , negli spettacoli teatrali , e fino nelle gallerie e nei musei ; dopo di avere conchiuso al fine che il ritratto del re dj Francia dipinto da Gerard In ha alcun poco rappattumato coUa politica e coll' orgoglio nazionale ; viene a dire che il piacere piii pure e quello di aprire la storia della pittura in Italia , libi-o che ancora mancava alia letteratura. Tratta da pai-olajo 11 povero Felibien , e dice mancanti d' idee d' Argenville , Co~ chin , Dupaty , ecc. ; dice che gl' Inglesi hanno scrirti trattati deir arte e del sentimento dell' arte , ma non istorie ; che fi- nalmente ebbe ricorso all' Italia , dove gli si presento Vasari , che egli ebbe il coraggio di leggere , non lusingandosi peru di trovare alcun imitatore ; che tuttavia nel prolisso Vasari , come egJi dice , fece la scoverta , che la niaggior parte degli scrit- tori che parlano della pittura ne ignorano la storia. Dice quin- di che Vasari e uomo di partito ed ingiusto ; e che parziali , APP. PARTE STRANIERA. IO9 fc per conspguenza non attendibili , sono tutti ! nostri scritrori indistintaniente , conif Malvasia , Eidolfi , Baldinucci , Lanzi , che si arcontenta solo di nominare con disprezzo, Zanetri, che egli srrive inal a proposito Laiietti , Condivi , Delia Valle ecc. Questi srrittori pesanti , eoggiugne egli , ces lourds ecrivains , mancano di buona fede. Qui il programma oangia stile ; e lo scrittore , che non paria piii in persona propria , dice che si lusiuga che 1' opera del nostra autore francese potrii cssere un giorno onorata di una traduzione italiana; che sai^ebbe bello il vedere in pochi v6- liinii in 8." conipendiati ottanta in 4.°, e che altronde nou sa- rebbe la prima volta che un Francese insegnasse ad un po- polo straniei'o a conoscere la sua gloria. Dopo di c:io si ]'arla della introduzione di pag. 80, piena di fuoco, nella cpiale T autore dipinge al vivo i costumi d' Italia nel secolo XIII; si loda la vita di Cimahue per la sua semrli- cita elegante, quella di CioMo per gli aneddoti curiosi , quella dt fra Fihjipo per la storia de' suoi amori coUa bel la Lurrezj'a, clie ha rutta la graaia di un romanzo ; e quella degli alrri pittori fine a Leonardo da Vinci , sul quale lo scrittore del program- ma si fernia a ragionai-e a lunp,o. In proposito del Verocchio , che abbandona il pennello al vedere T abilita sorprendente dello scol.tro ; si ragiona a luugo sulla mediocrita , e si loda grandenicnte 1' incisione della Cena di Morg/ien; ma si rovescia tutta la sioria della ir.orte di Leonardo , e mentre si crede da tut(i mono nelle braccia di Fra/icesco / , si fa morire in vece aesai lontano tla rpiel (irinripe. Si passa quiridi dalla storia alia metafisica , e si dice che I' autore avcndo bisogno di fissare le idee che si attaccano alia parola beHo , ha inserito un trattato del bello in 18 pag., che k la parte piii osservabde della sua opera, e quella alia (|uale e attaccata la sorte del libro agli ocrhi dei dotti. Per giudicarne pero , si dice che conviene nietiere da cauto tutte le doitrine e tutie le dcfinizioni , per non provare se non quelle sensazioni che arresrano un uomo avanti all' Apollo di Belvedere . o che lo faiiHO seguitare con interesse i passi di una bella signora. Nel libro V si proniette lo sviluppamento dell' idea che 1' autore ha attaccato al bello antico ed al sublime , che si ri- BoKe in im piacere misio di rispetto ; e qui si torna a dire , che le tenebre nou soiio jiiii oscure delle idee dei hlosotl in- toruo alia bellezza , da Platone fine a Diderot. Si loda 1" autore per la sua fvanchi-zza , uia si accusa di aver troppo sovente attribuito alle belle ani una facolta di rendere 1' uomo felice, o come si dice nel pi-ograir.ma , une puissance de bonheur. Si U'ova tuttavia degno di scusa . perche , dicesi , scriveva egli la storia della pitrura in mezzo alle angosce, e non si abban- donava al suo entusiasmo che sotto il bel cielo d' Italia, dove U piacere del viaggio si vifletteva nel suo libro. H9 A I' p E N n I or. ■ II VI tratta del hello ideals moderno ^ ed c in quello ch«» trattai' si dovvebbe la qnlstionf. « se i pittori nioderni debbana » iniitare in tutto Rafaello , a fine di poter essere uq giorno 3> citati con esso ? Quale sia precisameute la differenza del » piacere , allorche si ammira TAtala di Girodet , e la Didoiie » di Guer'm , o allorche si vede con rispetto la Madonna della » seggiola di Rafaello ? y> Non si sa il perche si atfetti di scri- vere costantemeute la Madonna alia seggiola. Si accenna che tutto il secondo volume non contiene clie la vita di Michelangelo ; rhe V autoie ha ceduto alia tentazlone di parlare a lungo della sroria d' Italia nel medio evo ; clie V A. non e d'accordo con 5w;/zOKJt , ma die il nierito pnncipale della stovia della pittura e quello di essere scritta in coscienza; merito die divenra tutti i giorni jjiii raro. Si offrc in questo luogo I't-stratto di epiella vita , e si acceonano alcuni aneddoti o nuovi o rifeviti molto diversamente da quello che lo sieno dagli scrittori italiaai. Si dice quindi clie questi e il primo storico che abbia dato una idea ai suoi lettori della famosa pittura del giudizio universale. Si parla del grado di genei-ale del genio , conferito a Miche- lanselo a Firenze , allorclie Gesd Cristo fu nfiuiinato a scrutir nio sesreto re di Firenze , senza pero ottenere tutti i voti ; e «[eir asilo che cercar dovette Michelangelo per molti mesi nei campanile di S. Nicola oltre Arno , che m qui^sto stampato vien detto oltre Ano. NviUa avvi, dicesi, cbe possa essere pa- vaironato al racconto di cjuesto autore intorno agli ultimi sor- spiri della liberta fiorentina. Si raccomaorla quindi il libro agli artist! ed ai dilettanti , come il pui corapito e conciso die tro- Var si possa in questa materia , come quello che contiene il piu gran numero di frasi opportune per la coaversazloiie , ed i giudizj gia belli e fatti sopra Leonardo , Michelangelo ed il lello ideale. Se ne loda lo stile , ma si dice che troppo vi apjtarisce lo studio d' imitare Montesquieu, e cbe T autore con molto spirito ha anche tutti i pregiudizj de' filosofi. II terzo volume dee couiprendere la storia della scuola ro- mana, che si riducc alle vite di Rafaello, di Giitlio Romano y del Poussin , di Sahator Rosa e di Clmtdio Lorenese. Lc vite del Tiziano , di Giorgonc , di Paolo Veronese e del Tintoretto formano il 4° volume , e qu«sto dicesi la storia della scuola veneta. Vi si e aggtunto uno scfuarcio suU' arte di conoscere gli tiomini dalle loro fisionomic. II 5.° ed ultimo dee comprendei-e la scuola Bolop:npse , che tutta si riduce a quattro rivali , An- hihale Carracci. ii Dominirhino, Guido ed il Guercino. L' autore , avendo soggiornato lungo tempo a Roma, ha pure soggiunto im saegio snlla vita e le opere del cdebre Canova : e per tal modo , dicesi , sara inticramentc compiuta la storia della pittura in Italia dal j-inasoimento delle arti lino ai nostri gioi-- ni. Per verita sembrerebbe alia lettura di questo prograiuma , clifi €&li aveese scordato il Correggio ; ed i Lombardi non I'ARTE STRANIEftA. Ill (aranno pnnto sotldisfatti al vedere cLe nel prograiuma alineno li©n 81 fa parola tli tutte le scuole loro , come si soiio alrresi obbliate molte altre scudle minori; e cli quelle die foruiaiio il eomplesso cli questa etoria , non si sono accenuaci se non in pArre i grandi maestri. ' Ma ^ d' uopo ora di passai'e al libro medesimo , o sla ai due pvirni voliimi die noi abb'amo sort' ocrliio. Qiiella iutroduzio- ne, che si dice nel prograninia piena di fuoco , lo e realmente; Con un aneddoto della storia di Danimaroa si preteiide di provaj'e che gli abitanti della Germania e della Russia , che verso r anno 400 delT era volgare ( foroe un po' piii tardi ) vennero ad aJiitare la Francla e 1' Italia, erano gli uominl piu liberi , piu iutrepidi e f>in fcroci. Si dice quindi , clie in Fraa- cia ed in Italia si snaturarono , e che perdiiia qualunque crac- cia di liberta , non si videro piu che tirauui e scliiavi. Si passa poscia d' un salto al secolo X ed all' XI , alia societi feudale ed agli orrori della inedesima ; al cominercio introdotto da ed- cune citta d' Italia col Levantc , che si accenna coaceutrato nei secoli XII e XIII nelle niani dei Lombardi ; dal che nac- que , dice V autore , una folia di repiibbliche. I Papi , soggiu- gne , furono le sorgenti della sagaclta italiana , e gettarono i 6omi dello spirito repid^blicano ; per mezzo loro i niercanti d' Italia coniprescro essere inutile T auiniassare ricchezze , al- liiri he vi aveva un padrone clie poteva spogliarneli ; gli uo- niini in generate erano ridotti alio siato di bruti ; i Papi, Ja \\i cui potenza non consisteva che in alcune idee , cioe uella iorzi della opinione , postl in mezzo, dice rautore,a selvaooi degradati , dovcttcro far prova di talento , e quindi uiolti Papi del medio evo furono uomini straordinarj , e se|)pero senza forza fisica doininare aniiuali feroci , che solo avrebbono potuto soggiacere all' impero della for/a. Qui T autore cntra a discor- rert- deU'iuferno, che a dir vero confonde col purgaiorio , c delle indulgenzc. nel che sembra coniniettere un iniperdona- bile anacronismo, inserendo tra le stone del medio e%'o I'abuso .delle inilulgen7e fatto nel secolo XVI. Si paila i|uindi dei pic- eioli tivanni d" Italia ; si paragonano gl' Italiani dil secolo XIII ■"♦ogli Afghans, recenieiuenie conosciuti jier il viaggio nel regno •^i Caubul ; si dice trovarsene ancora il luodello nelle Calabrie; ed ^ singolare 1' idea di far nascere lo S).lendi)re straordiaa- rio . al tiualc giunsero le arti in Italia, dallo spirito di libe- ralit;i illimitata per le cose, o le persone riguardate come sacre. Tre dunque souo , secondo lA., i principj della grandezz^i delle arti , la i icchczza del popolo , la forza dellc passioni , e la re- ligioue csal'ata. Cio che era la patria per i Cretesi , secondo Platone , e la bellezza per gl' Italiani. Dopo niolti secoli di sciagurc , dice I'A., non si scute in Italia che gridarc di con- tin uo Oh Dio ' coint e hello .' Iia APPENDICE In Europa , soggiugne egli , 1' eclisse dei lumi dell' antichiti era stato intiero. 1 monaci che avevaao seguito le crociate ia oriente , pigliarono alcuiia idea dai Greci di Gostaatiuopoli e dagli Arabi ; e qui si parla cou qualclie lode della teologia srolastica . che forzava gU studiosi ad una iutensita tale di atteazione , che da questa nacjue la riunioiie dei grandi uo- niiai che nel secolo XVI figuiaroao sulla sceaa del uioado ; fenonieno che piu di tutto si rcse visibile in Italia. Si lodauo quindi le numerose repubbliche italiaae ; e parlandosi degli uoniini che sti-apparono , come dine V A. , all' autorita reale la costituzione d' InghilteiTa ; furono essi , si soggiugne, niolto ia- feriori in talenti , in energia , in originalita ai tiranni , che Dante ha coUocati nel suo luferno. Si passa poi a staccare il merito delle opere da quello de- gli artisti , e si dice che i pittori piu valenti del secolj XIH nulla fecero che paragonare si possa con quelle rozze iuimagini miniate di Santi che si vendono sulle fiere : e soon-endosi dal aecolo XII al XIX, si dice, forse con un' ardita brevita, che queir epoca feconda di fatti non ha lasciato monumenti atti a colpire gli occhi di tutti se non i quadri di Rafaello ed i versi delV Ariosto. L' A., niuiico della politica, accenua in que- sto luogo che nulla si face nel secolo XVI nell arre di stabi- lire una grande poteuza , forse perche i grandi uoiuini di quella eta si trovarono attorniati da altri di forza eguale. Si diffonde in cpiesto luogo sopra i fatti di Cesare Borgia , al quale da per ingegnere militare Leonardo da Vinci ; sulle inaenuita della vita di Benvenuto Cellini , sui costumi d' Italia ben dipinti nel Decanierone del Boccaccio ; su di alcuni aned- doti poco onesti delle corti di Firenze e di Ferrara nel se- col.j XVI , ed a lungo riferisce la storia di Bianca Cappello , della quale nel programraa medesimo viene messa in dubbio la verita , ma lodato per le sue grazie il racconto. Di la passa r A. agli artifizj della politica roniana svelati da Fra Paolo ; e senza dilicatezza riferisce nelle note tutti gli scandalosi rac- conti di Burcardo intorno alia condotta domestica di Alessan- dro VI e de' suoi figli , innestandovi auche la pagina vergo- gnosa deir eccesso di Pier Luigi Farnese col vescovo di Fano , che fortunatamente si ti-ova lacerata in quasi tutti gli esem- plari delle storie del Varchi. Chi il crederebbe ' Da questo secolo di passioni , dice T autore , uscirono i graudi pittori ; im sol uomo nato col Tiziano nel 1477, avrebbe potuto con- vivere col Tiziano medesimo , con Leonardo , con Rafaello , col Corresgio , con Michelangelo , con Giorgione , col Tintoretto , col Bassano , ron Paolo Veronese, col Garofolo, con Giulio Ro- mano , col Frate forse fra Sebastiano del Piombo , con Andrea del Sarto , e con tutti i grandi maestri di quella eta Per ve- nire a questa conclusione , non pareva forse necessario il re- gistraie taati delitti ne taute osceuita, In fatti proponendo la PARTE STR\NirP.\. Il3 qui»»ioue , perchc niai dal 1452 -fino al 1494 siano nati nove dci i)iu celebri pittori . riofioude clif qiiesto non puo sapersi ne da esso , n^ da' suoi lettoi'i. Scuibra tiirravia trovarne in j^arie la raoHine nella pace (lie regaava allora in Italia, nella dolce azioue de' govcnii , nel couiuiercio e nelT agricoltura sostenuta con artivita; nella pojiolazione delle grancli citta, nella passio- Tie deiriraliani per le arii. Passa quiudi rapidaniente snlla spedizione di Carlo VIII in Italia, e si coiupiace di ti-ovare i pvandi uoniini Fraiicesi coutenipox'anei degl' Iraliani; Carlo VIII dipinto da Leonardo, e Bojartlo da. Tiziano. La pittura , die egli, preparata da un secolo di i-iposo , di riccliezze e di passioui , fieri anche in mezzo alle bartaglie ed alle rivoluzioni ; ma al- lorclie le grandi jotenze dell Kuropa audarono a battersi in altri paesi , ess.i trovossi nel/e unclih' ilella crista luonarchia , delta quale e solo proyilo I' impicciolire tutto. In una nota si avvertc ).eri'> essere questo passo app'licabile alia sola mouarchia aasoluta , d,alla ([iiale inter,amcnte e diverso il felice governo attiiale della Francia. Se vero fosse pero clie la jiittura cadde allorclie i sovrani andarouo a guerreggiare luugi dall' Italia , lo stafo durevole di pace non avrebbe dovuto coutnbuire al suo •plendore nel periodo jirecedente. Viene qiiiudi 1' A. a discorrere brevemente di tutti gli Stati d' Italia ; arcenna le rivoluzioni di Firenze , la sovvanita dei Mediri, e luolto attribuisce dello splendore delle ai'ti a Xorf/iao il magnifico ed a Leone X. Di Venezia dice , che la pittiaa vi rinaccjue indcpendentemente dai jirogressi , che tutte le aiti belle faccvano in Firenze , e die i grandi pittoi'i vi nacquero nella maggiore forza delK aristocrazia. I Papi solo , soggiugne , chianiarono i grandi artisti snlle rive del Tevere ; ma rtei tempi gloriosi della pittura i Papi erano conquistatori ; tra i Pajji uo- niini di spirito , nomina Niccold V, Alessandrv VI , GLulio II e Leone X. Dopo ([uelT epoca , die' egli . i Papi non furono clie devoti ; la pittura, giusta il suo avviso , decadde col despo- tisnio i-omano. A Pasquino egli e teniato di attribiiire la fer- niezza del buon gusto cl:e i Roniani mosfrano nclle belle arti; accorda tuttavia, die ro)>inione pubblica riesce eccdlenteuientc in Roma nel distribiiire la gloria , sebbene i raratteri generosi cola si.ino conipresi. Kgli e alquanto severo rogli attiiali principi rouiaui , die egli confronta coi nobili die lavorar fecero Ra- Jaello , Cuido , Domiitic/iino , il Guercino ecc. , e die appunto iui} iegarono que' grandi artisti , percli^ erano a jiortata di ap- prezzai'ue 1 taleoti. In alcune considerazioni generali espone ancora i suoi principj sulle cagioni che promossero la prospe- rita deir arte . cioe una grande opulcnza , poco lusso i^ersona- le , soinme enormi trovate in capo all" anno , delle quali noa •i sajTva die fare: la vanita , la rdigione, Tamove del bcllo , che } ortaiio tutte Ic dassi degli uomini ad innalzare niomimenti. Egli <\\ce pvovato die il capiiale iiupiegato dall' Italia i« Bibl. luxl. T. XIV. 8 114 AVPENUICE oggetti di pieta , et{uivale per lo meno a} valore fondiario di tutti i suoi terreui. Ma la religione stessa , dic'egli, getto i pittori in una cattiva strada .... L' A. non ha ritegno di vedere nel maggiore tipo della pittura cristiana anche il cortigiano di un despota. Amante egli di ravviciuare le idee piu disparate, dice che rnentre i Greci rappresentavano Teseo salvatore di Atene , i Cristiani pingevano 5. Simeone Stilita. Contribui pero niolto ai progressi della pittura Y uao degl" Italiaai di caricare di pitture le niuraglie , e talvolia anche le esteriori degli edi- fizj , non che tutte le casse e cassette nuziali e i diversi nio- bili domestici , e perfino , die' egli, gli stromenti guerrieri e le briglie dei cavalli. Per questo nacquero i Leonardi ed i Tiziani. Ma le sensazioni, die' egli, nianeano all'uomo freddo ; r aniore vivo del bello ci conduce alle bellezze del maniio e dei colori ; sgraziato colui che si ferma a considerare la bel- lejzza di xm^. veste o la ricchezza di un ricamo .' ( Sarh continuato ) I'^RTE STK\N'Tr:n\. Ciirso aiuilltico de qiumica escrito ni Italutno par D. T. MojoN traducido en Castellano e ilastrada con los descubiimlentos mas modernos , por el Dj Don Francisco Carbon ell y Bravo; hoticario ho~ norario de Camera de S. M. , catedratico de qid- jnica etc. — Barcelona, t8i8, t. 2, por D. An- tonio Brusi impresor de Camera de S. M. prczzo lir. I o. O, LTRE le note molio gludiziose che vi ha aggiunte il tradut- tore , vi si legge una prefazione assai erudita nella quale da egli couto del perclie ha dato la pi'eferenza ail' optra di un nostro Italiano alle tante che si pubblicano su questa materia d' ol- tremonte. Egli rermina la sua prefazione con queste parole: « Si para la ensennaaza de la qutmiea he elegido esta obra, » puesta al nivel de los ultimus descubriniientos , en atenciou » al rigiiroso nietodo analitico y al orden y perfeccion fie su »> doctrina, taiubien ha tenido parte en ello la satisfaccion que me » cabe como espannol de que su autor sea hyo del cclebro « fannAceutico espannol Don B. I^Iojon natural de Villarejo de u Fuentes , autor de la excelente faraiacopea que dia a luz ei^ » 1784 con el titulo de Pharmacopea manualis el primer pro- " fesor de quiniica que hubo en la real Univevsidad de Genova; » a quiea reemplazo su hyo en la catedra de la uiisuia cienia en i> dicha universidad. Este saluo profesor, y su heruiano nienor, » primer uu^dico del hospital militar de la misma ciudad , ca- » tedrafico en ella de anatomia y tie fisiologia , conduciclos al » tempio de Minerva por la ilisfracioa de su padre , han hc- » redado su talento , y virtudes , y adquirido con raucha razon » el renombre de sabios en cl orbe literatio , como profesores » publico* y coniD antores de varias obras facultativas del 111a- » yir nierirn etc. » ii6 APTENDICE JiagguagUo della puntata 5 del Magazzino dcllc pla recentL iiwenzio/u , scoperte e mip^horamenti , stain- pato in Lipsia nel 1818, fatto da Giuseppe Gau- TiERi ^ I. R. Ispettore geuercde aiboscjii, al Duet- tore della Biblioteca Italiana. JL numeri I e II trattano di migHnramenti di fornaci da matto- ni progettati da Senff e da Salthei- , i quali per essere assai costosi diffirilmente verrebbero da uoi niessi in pratica : e nel numero III si parla di im ccmento isolatore del calorico ; ma sic- come r inventore ( Kurten di Wissbaden ) non fa pavola del composto piii necessario , percio e inutile che io ne parli. Kel IV nuiuero si pai-la della interessaittissima scoperta di con- ^ervare seinpre polite e buoiie le suppellectili ed aide robe iitetal- liche. Si rifensce ivi clie il sig. ronsigliere Osiander di Got- tinga trovandosi nel 1817 a Salisbiugo , all' occasimie che vi si scavavano delle antichita lomaue , vide clie vt si erano consei-- vati perfettamente del chiodi cntio del carbone, e venne in pen- aiero di coinunicax-e alia R. Societa delle scieuze di Gottinga r opiuioiie clie il carbone esser potesse un ottimo mezzo per preservare dalla ruggine il ferro ed altri metalli. A tal uopo egli intraprese alciuie sperienze , per mezzo delle quali , col testimonio del professore consiglieie Mayer, fu comprovato clie r uniidita del suolo non venne per molti uiesi comunicata a dei pezzi di ferro , di argento , di raaie eoc. involti di carbone pol- verizzato. A siffatto racconto si aggiuoge che j1 ]irofessore siid- detto e del parere die il carbone possiede la niassnua contra- jrieta alia uaiidita. Io stinio inokissiino il professore Osiander ; ma se io fossi stato presente alia relativa seduta della R. Accademia delle scienze di Gottinga, alia quale io pure appartengo , avrei fatto bensi pl^uso alia scoperta ed alia concluslone riferibile alT wso del carbone polverizzato , nia non mi sarei arreso alia spiegazione del fatto. In verita non e gia che il carbone preservi il ierro dalia yuggine perche si oppone all' umido , ma bensi perche assor- Jjendolo gl' inipedisce di passar oltre. Se T uniidita del sito, ove fu collocato il vaso conteueote i pezzi nietallici entro il carbone , losse stata abbondante , o se vi si fussero lasriali per varj anni , o se il carbone non fosse stato iiiolnssiuio , o non vi fosse stato calcato , o se 1' esperimento fosse stato esegnito in piena terra e non gia in un vaso , avrebbesi certaniente avuto un ef- fetto differente da ciuello che se n' ottenne. II carbone ha iufatti la facoUa di assorbire molt' acqua e di couservarla tenacenicnte, e per cjuesto uiotivo e xilUe di cospergeve di ceiiere di cavbone i V\RTE STRANTERA. n't bevreui aritU. Volete conservare per iutieri mesi 1' umidita ne- cessaria alia vegptazione de' fiori e di altre )jianticelle teiiute nei vasi ? Ponetc uuo strato di carbone abboudantPiiiente l)agnato alcuni I'ollici sotto la teira , e 1' otterrete. Da qiiesta sua pro- }>neta di assorbire 1' uiuido anche atmosferico dipende die il carborie conservato per un anno anclie in silo non inolto iimido cresce un sesto , un ((uinto ed anche un quarto di peso del carbone appena preparato. lo ho veduto ciie il carbone , mas- sime dolce , puo servire di un mediocre igronieti-o. V. Prescrizinni relative all' uso delta segale iininatura , umida , gerir/osliafa o framinista alia goipe od alia segale cornuta. Tutte le diverse cure si riducono al fare la srelta del buono dal cat- tivo , di far bene il |)ane e di niiscliiarvi , ova abbisogni , del cummo. VI. Carro a mono col mezzo del quale si pub trasportare il erano daV tino all' altro sito del granajo. Invenzione certaniente pofo mieri'ssanre. y\\. Processo per preparare un verde di acqua ; estratto dal Manuel du fahricant de Vert-de-gris di Le-Normand. Due souo i process; , di cui il niialiore e il segnente. Si prendono pai-ti egualt di verderanie e di creniore di tartaro , si polverizzano e poi si uiischiano insieine. La iniscela si espone per tte giorni consecutivi al bagno di arena ad un calore mlnssiuio. Passato tal reiu|.>o vi si aggiunge tanto di arqiia distillata quanta fu la dose di uno dei due ingredient! sopra citati , e si continua a •caldare la niiscela aumentandone il fuoco. Passate sei ore st filrra il liquido e vi si aggiunge un poco di sceltissima gonima arabira pnlverizzata afllne di dargli maggior corpo , iuipedirtj ehe veuga assorbifo dalla carta, e dargli uiaguior lucido. I nostri disegnatori del censo con un po' di crenior
    • iu riprese. Per norma degP ingegneri faro osservare che il tnetodo di Le-Nonuand debb'essere eseguito con ogni accuratezza, altriinenti il caldo fa ridurre sotto forma nictalhra d rauie , e la tiuta di- ▼enta vrrdastra ed anche ohvastra : lo che successe anche a me. VIII. Metodo buono per conservare le iiicle e le pere , di Gia- toino Stewart. L' niventore dice che il uiiglior tempo dicogl.ere -Je pere e le luele da conservarsi lungo il vcrno si «> quello in cui sono vicini a cadere da se , cio^ dalla n)et.a di settem- bre al finire di ottobie : proposizioni queste ch' io trovo , in molti casi di varieta di frutta , luaucanti ed erronee. Tutte le fvmt« debbouo , roll' aiuto rh una scila , venir laccolte hcUj Il8 APtENDIGh palma della luano , e staccatc dall' albero col solo alzai'le per-* iiendicolarniente ; pei'cio la colta delle frutte si fa in diverse ■volte. La frutta ddigentemente colta e posta in corbe , vien da queste estiatta e coUocata a niucclii in una stanza ajipartata , ove debbe venir coperta con istuoje o panni od ancJie con fieuo onde sudi , il che ha ordinariamente luogo dopo tre o quatfro etorni : siiFatto niadore non debbe durare piu di tre giorni, dopo i nuali pezzo per pezzo deesi con paunilini asciugare le frutte. Cio fatto , s' accomodano le frutte a varj strati, e senza clie esse si tocchiuo , entro un vaso di terra inverniciato nella sabbia eecchissima , e vi si mantengono per mesi iutatte e sane. IX. Processo per far servire la lacca in vece di cocciniglia. Noi anderemo guardinghi a prestarvi la nostra fede non tanto per- che vediamo che al terniinar del processo si aggiunge un po' di coccinie,lia , quanto perche la societa economica di Francoforte , da quanto sappiamo , non vi presto pur anche il suo vote fa- \orevole. X. Artificio col quale preparare una tela incomhustibile. Si fa macerare jcr qualche tempo nelT acqua caida T amianto ; poi si sSlaccica tanto colle niani che ne cada una terra somigliante nella bianchezza alia calce (magnesia) , la quale rende iattigi- Hosa r acqua. Siffatto lavoro si replica fino a che T acqua vi si rnantieu pura. Depurate in cotal guisa le fibre amiantine, si spar- jiagliano sopra un crivello aihuclie possano in breve temjio sec- carsi ; dopo di cio coU' ajuto di due larghi ma iini peftini da Sfcardassar panno dividonsi Tuna daU'altra delicataniente le fibre c si tengono fra i due petrini F uno all' altro soprapposti in maniera che ne sopravanzino soltanto le estremita. Codesti due pettini fermati poi ad un tavolo debbono ad un tempo servire di conocchia. Onde filare in piccoli fili le fibre amiantine fa bisogno di un piccolo e sottil fuso , il quale abbia al di sopra un uncino ( detto comuneniente coccaruola ) : a questo «i attacca un sottil filo di lino gia filato , ed al mede- timo si combinano le fibre amiantine col girare del fuso. A tal uopo bisogna aver ui pronto un vasetto con dell' olio , affine eio6 di ungere le dita , le quali seuza talc spediente ne ver- rebbero danneggiate , come pure per rend ere piu molle e piii pieghevole il filo. Col filo in tal guisa filato si tesse nel inodo ordinai-io la te- la , e siccome il filo di lino trovasi tuttora combinato coU' a- mianto , peixio coll' abbrugiarla ne vie.ie private , e la tela re- sta bianca e tutta composta d' amianio. In cjuesto modo si ottiene la preziosa tela detta incombusti- bile , la quale non vien nettata dalle impurita clie dal fuoco, Gli antichi Romani e i jiopoli orientali solevano involgere in esSa i cadaveri delle persone di maggior lango, affinche le ce- tieri dei medesimi uou si mischiassero colie ceneri del rcao. I'VRTE STRANIERA. I Hi Per gli uoiuini dostinati ad operare in uiezzo alle fiamme sa- rcbbero iiciiissime le v<-sti di aiuianto : sui Pirenei si famio col- I' asbesto de' cordoncini , de' legacci , de' nastri da orologio, drlle cintole ecc. Se ne puo fare aiiche deiia rarta , la quale , col venir gettata sul fuoco , vien depurata dalla scrittura in guisa clie vi 61 puo scrivere di bel nuovo. L' atniancu trovasi in Inghilten'a , in Iscozia, nella Spagna , nolla I'laucia , in Italia, in Unglieria, in Transilvania , nella Slesia , nella Baviera, nella Sassonia, nella Corsica, a Cipro , nelle Indie, nella Cliina , nel Giappone , uelT Egitto , ecc. A questa breve notizia suU'arte di Clare T aiuianto stinio ne- ccssario il fare alcune ossorvazioni , e sono : i." Clie dovendosi filare 1' aniianto con un altro filo , brugiato clie sia questo la tela restera molto rara e crossa , e non avra molta consistenza. Onde ovviare a siffatto inronveniente fa mestieri che il Clatore •celga un filo d' accoiHpagnaiu>'nto assai sottile , e che il trssi- tore tc8sa la tela assai litta : al priiuo scopo qiiadrera forse un filo sottilissinio di bainljace e fors' anche la seta. 2.° Non e in- verosimile clie qualclie reagente cliiiuico abbia la virtii di de- purare TamicUito quanto il fuoco. L'esperienza c'insegnera se la virtu forse luaggiore di tal reagente possa eguagliare il vantaggio deir econoniia del fuoco. 3.* Sebbcne 1' amianto non si consumi al fuoco, non f pero desso un isolatore si perfctto del caloric* da impedire clie clu fosse d' amianto vcstito non dovesse sentirne r azioue. Ad ogni luiulo sarcli))e desiJerabile che se ne intra- prendessero delle sperienze ; cioe a dire che si disponesse una sonnna da erogarsi per la fabbrica di caj^jiotti, di maschere, di berretti, di guanti , (.Vi scar|ie e di calzoni incouibustibili da dc- •tin:irsi per quelli fra' bravi nostri poini'ieri , i quali saniio a rischio della propria vita lanciarsi nelle iianinie, e trarne le pei- sone , gli aniinali e le suppellettili. lo non credo iuipossibile i) giugnervi se vorrassi di cio incaricare la diligentissima signora Candida Lena-Perpenti, gia peritissinia di tal arte, unitaniente a qualche eccellente fisico , ed a qualche esprrto fabbricatore di telerie. Kon si trovera in Milauo persona die senta tanto 1' unia- nit.i, r amor di patria e P aiiibizione da destinare una tenue parte de' suoi proventi a si utile e gloriogo sro[>o' 4.' Cio che 81 fa su' Pirenei fu gia niolto piii esaitauiente eseguito , come VI ^ noto, dalla suddetta signora Perpcnti : dubito per altro che quegli alpigiani e qualunque altro possano coll' asbesto forniare dei nastri ed altre merci durevoli , pieglievoh, fine e belle. 5." lli> scritto sulla carta d' amianto , e la lio di poi gettata sut fuoco ; uia la scrittura vi resto sebbene dal nero fossesi can- giata in rosso, il die dipende dalla ossidazione del ferro. Onde rittabilire la caita d' amianto , cior torle 1' ossido ed anche i! gallato di ferro , non v' e niijlior ninzzo «jcMa saljijiauft ddi' i*' •tmiiriaticn uelT acipia. I20 Al'PENDICtt XI. II Hellene pariedno suppleinentario della corteccia peruviana. II dott. Giorgio Carlo Enrico Sander di Nordhausca orrenne da S. M. r Im]>eratore d'Austria il dono da liii scabilito di cento zecchini per avere scoperto un siiccedaneo indigene alia cortec- cia di china nel lichene parietino : desso vi si assomi^lia nel- r odore , ed e sparso dappertutto. Esso contieue Acqua 4,co Resina con materia colorante I 3,00 Mucilagine con materia gelatinosa 2,00 Acido galllco 4(00 Miiriato di potassa 2,90 Fibre 63, co La materia resinosa e fuor di dubbio la parte la piu attiva del lichene parietino. L' uso del licliene e eguale a quelle della chma. lo non mi opporro a ([uanto si dice a favore di questo li- chene , ma mi credo di essere in dovere d' invitare i medici a fame anche da noi 1" esperimento. poiche non e difficile a succe- dere che il luedesimo lichene abbia da noi proprieta different! di quelle clie possiede a Nordhausen. I licheni , come tutti i criptogami , si risentono troppo del regno minerale , dal quale appena sortono per entrare nel regno vegetale e sottostare al- r impero dell' organizzazione, e puo ben essere che in un paese e sopra dad minerali e piante godano essi di proprieta di cui ■vanno sprowisti in altri paesi e sop'-a altri minerali ed altre piante. Molte osservazioni e mie proprie ed altrui vi pou"ei por- tare in prova di siffatta asserzione: ma, p^er non diffondenni di soverchio , osservero soiamente che , come alcuni vegetabdi hanno in Italia un' azione che non hanno in Genaiania , cosi la digitale purpurea, il conio macchiato ed altre piante hanno in Germania un' azione maggiore che da noi. Ad ogni modo sara utilissima cosa 1' esperimentare anclie da noi siffatto lichene, e convincersi colla esperienza: i.^SeTazion sua sia anche in Italia cotanto salutifera quanto in Germaaia ; 3.° Se abbia realmente, e in tutti i casi, Teffetto medesimo della china ; 3." Se si arrenda a tutte le preparazioni farmaceutiche cui si adatta la china; 4.° Se le sue parti iiitegranti e la sua virtii si cangino , talvolta se non seinpre , in ragione de' mine- 1-ali o dei vegetabili su cui cresce , di elevazione sopira il livello del mare, di situazione relativa , di esposizione , ecc. ; 5.° Se finalmeute la sua virtu febbrifuga dipenda dalla sostanza resi- nosa oppure dal concino o da altra materia contenutavi o dalla proporzione delle particelle costitutive. XII. Cronica delle piii recenti invenzioni scoperte e miglioramenti. 1." Nuovo baroinetro. L' Otticista Alessaudro Adie in Londra > JMoiro alibianio di recente veduto coniparire in luateiia di etoi'ia. I'na >e n' lia Universale ■, tradotta dal teclesco di Mullet in 24 libri , e finora iu 8 voluiui. II ]>rcgio di questa consistc non tauto iicl conipendio de' fatti , quauto nelle riLrrclie fiioso- fico-niorali clic T accompagnano , e nella continua indagine dt-lle cause jiolitiche clie banno dato origiue alle piii iuiportanti ri- •voluEioni. Questo dovrebb' csserc lo scope di tutti coloro cbe si avvisauo ora di scnveie istorie. Abbiamo inoltre nuove Mc- morie del iluca di Marlborough di Cane , non ancora finite di etanipare ; nuove Memorie della corte della regina Elisabetta di Aikin , piene di aneddoti , di lettere originali e di descrizioni degli abiti e delle mode di quel tempo ; nuove Memorie dei re Borlonici della Spagna di Coxe , con raolti documenli inediti e lettere secrete ; uuovi Annali del regno di Giorgio III del pia noininato Aikin, una nuova Storia deiringhilterra dnUa. con-" quista Nornianna lino ad Edoardo /, di Turner , ed una stoiia generale d' Int;liilterra del medesimo in diverse parti, le ultinie delle quali sono la Storia della religions in questo paese , la Storia della poesia inglese, e quella similmente della lingua, c della letteratin-a quanto agli scritti in prosa ; la \ita di Giaco- mo II , jiubblicata per comando di S. A. R. il Principe Reg- jiente dallo stoi^iografo regio Clarke sui uiauo»critti originali degli Stuardi , che con graudissima cura conservavansi in Rouia nella fuuiglia del pretendente , e sono ora deposti a Ciarlton House A voi che avete niesso sulle scene Lancllotto del Lago riuscira forse interessante la notizia di im nuovo libro sto- rico, e questo ^ la ristanipa della edizione di Canton del 148S della natcita , della vita e delle gesta del Re Arturo , e de' suoi nobili cavalicri della tavola rotnnda , con lunga introduzione , n note storico-criticlie. Gia sa|)rete , in proposito di storia, clie il •ig. Cuglielmo Roscoe dispone una nuova cdizione delle sue vice dti Medici; egli si fara )>renun-a di rintuzzare gl' ingiusti at- tacclii jiortati dal sig. Sismondi tanto contra la di lui jiersona nicdesiuia , quanto contra quella dei di lui eroi. Sento cli' egli aia per approfittare della note copiose e dei document! clic \oi avete aggiunto alia vostra traduzione della Fita e del ponti- ficato di Leone X. » Abbiamo aliresi Conversazioni su tutte le niatcrie ; Conver- sazioni »i\\\n chiinica, iuWs. botanica e fiuo suUa economia politico. L'autore di quesic e lo stesso delle conversazioni sulla cliimica; quelle suit 1 bitaiiica s>no ottime per la gioventu, perclic si rende iu esse familiare il tisteuia di Linnee] so ao anche ncoiiit Parnate da belle ti^ure. 124 APrE:NDICE » La Hosti'a maggiore riccltezza Iibi"aria coasiste in viaggi. \i lio gia parlato di quelli di Hall , di Burckardc , di Kennier , di Lf^li 1 di Turkey^ di Smith, di Mariner^ di quello nel regno di Kaubul, e nelle sue dipeadenze nclla Persia, nella Tartaria e ueir Iiiilia , di Mounstaart El^hiristone , dell' amhasciata di lord Amherst e del viaggio dell' xVlreste; ora vi diro che abbiauio nuove Meinorie delta Turchia europea ed asiatica , pubblicate sopra varj gioraali nianoscritti da Rob, Walpole ; nuovi Saggv storlci suW Tndia meridionale , o piuttosto sid regno di Mysoor del colonnello ?Fi/^jr ,• una trad uzioue fatta da Elena Maria JFil- Ilams della persoriale narrativa dei viaggi di Hwiiholdt alte re- gion! equinoziali del nuovo continente ; altra traduzione di un nianoscritto del missionario fraacese Dubois sul carattere ed i costumi degl' Indiani di Mysoor , e le loro istituzioni religiose e civili ; ua niiovo viaggio di Pottinger uel Belooc/dstan ; una nuova Storia del Brasile di Southey ( credo avervi gia parlato dei viaggi in quella regione di Koster , pnbblicati gia da due anni); una nuova illustrazione dell' isola di StalTi di Daidell. E poiche siauio tra i viaggi in Europa , vi nouiinero ancora rjuello di Bright da Vienna nella bassa Unglieria , scritto durante il cougresso di Vienna , intorno al quale si coiuunicano ininortanti notizie ; quello del dott. Neale m diverse parti della G^rmaoia , della Polonia, della Moldavia e della Turcliia, nel quale uiolte luili osser-.'azioni si trovano intorno gli stabiliuienti milirari e scientific! , 1' agricoltura , le manifatture ed il oommercio ; un Viaggio di Enrico Sass fatto nel 1817 a Roma e a Napoli , nel quale molro si parla di belle arti , e si pretende di dare un ragguaglio dello stato attuale della societa in Italia ; una Escur- sione nelle contee di Essex, Sufolk e Norfolk; un nuovo Viaggio pittoresco della Gran Brettagna di Danielle non ancora conipiuto; , altro nuovo viaggio nelle isole Jonie , che si promette , ecc. Marsden !ia tradotto i viaggi di Marco Polo dall' iraliano. Ma perche dall' italiano , se ormai e provato clie il testo piu antico e pivA genuino e il latino ? » Guglielmo Scott ha pubblicato alcune antlcliita dell' lughil- terra e della Scozia , cioe varj saggi di architettura e scultura , cd altri vestigi delle eta piu remote, con cento figure assai belle. Britton stJ. ora pubblicando le antichita cattedrali dell' Ingliil- terra , ossia 1' illustrazione stonca , architett inica , grafica delle cattedrali di questo paese. Abbiamo anclie una nuova versione di Vitruuio di Wilkins , autore delle Antichita della Magna Grecia. )> Ua curiosj libro h la Scoria delta finzione , cioe un rag- guaglio critico dei piii celebn roniauzi in prosa dai Greci e Romani piu aniiclii fino ai romanzi ed alle novelle dei nostri giorui , di Dunlop 1 ora nella secouda edizione di niolto esteso. Si V">u6 dire ch" egli ha contiuuato il libro di Uezio ; ma 3 vo- Uv.m ia 8.° non bastano , pe che ogn anno la finzione^ luassime UA noi , sonjiniuistva di clie fare r.n jrosso volume , , . . WoltJ rAIlTE STRANIERA. 1 2i) compratori trova un libro gcritto da un nativo dell" America nipridionalo, iutiiolato: Ragguaglio dcll'origmc, del progresso , e dello stato attuale delta guerra tia la Sfjagiia e fJmenca Spa- gnuola. » Porlie novita in materia di scienze propriaiuente dette ; una nuova fdizione della Introduzione all' encomolagia di Kirhy e Spence , con belle fij;ure miniare: un Siiggio sulla storia chi- mica , e sul trattamento inediro del cal'olo firinario di Marcet , con hellissiuie incisioni a colori : altro Sageio sulle malattie della vecchiezza , ed i mezzi di prolungare la vita di Carlisle ; Dti huon volume delle Transazioni della societd medica d" Ir- landa , e le delineazioni delle malattie tutanee di Bateman. » Debbo pern farvi sjieciale nienzione di dne opere , T una periodica , T altra clie esce ia quesio istante. La prima e la Biocrnfia ed obituuria nnnualc •, della quale e usctto il secondo volume I'er il 1818. Questo volume conipreude solo la necro- logia di i32 jcrsoiie: se ue esibioce il ritratro nella fopgia che i Francpsi dicono Silhouette , e si sogoiuugouo leicere onginali , documenti ed aneddoti. Quasi tutti gli articoli di ciuesto vo- lume, riguardano personaggi inglesi; nou vi ho liuora veduti di btranieri die Werner ed il veuezwuo conte Zenolio. » L' altro libro, di ciii vorrei parlarvi, e intitolatu: Memorie dello stato attuale della scienza e degli istituti sricntifici m Frun- tia di A. B. Cranville. Per verita doj ne sapevanio abbastanza 8U questo argomento : nia 1' autore , oltre la descrizione del piardino delle piauto , dell' istituto , della scuola j)olitecnica , dei pabinctii (tra i (piali pero lia omesso il niuseo delle an- ticliita). tielle bibliotrclie , degli spedali , ecc. si projioue di *8pon-e auetidoli e schl/^i biogralici di tutti i graadi caiatteri , clie si sono sviluppati in Fraiicia durante la rivolu/ione, ed osservazioni sugli scrilti di quelle persone , sulle loro inveu/ioni e scoperte, e sulla loro jiolitica condottx 11 diseguo dell ope- ra e ben conce}>ito : nel primo volume V A. tratta delle srienze fisiclie e niateniaticlie , e uella prima sezione della connessione tra le scienze e gli scienziati . e gli straordinai-j avveuimenti politici di que' tempi , cine del pnncipio della rivoluz'.one , ai quale proposito egli pubblira aneddoti cli' epli dice uuovi ed autentici , sebbeue dubitare si possa lanto di questi , <|uauto della rettitudine della di lui maniera fli vedere su fiuesto di- iirato argomento , giacclio la di lui testa senibra viitt altro che politica; nel secondo volume parla partirolarmente delle scienze uiediclie, e ijnisce col proporre uu problema die a niolti non srnibrer.i ijobleniaticu , « se la scicuza medica abbia fatto al- .run progresso dal princijiio della rivolnzioue fino al ]>resente. » Voi do vote conoscere questo Granville , nato in IM llano , e che fu poclii anui sono in Italia; aiovaue di niolta vivacita c d'ingegno a»sai jironto. 11 giornale cli' egli lia comiuciato a . jJubblicaie sQtto il titolo ill Ttalico doj)0 il suo ritorno in iA) A V P E N O I C E Ingliilterra, non lascia luogo ad augurai'e molto bene di quest* iiuova opera die nou si e veduta ancora per intiero. Non seni- Lra ch' egli abbia veduto u:olro bene le cose nel sue viaggio d' Italia , e sarebbe desidei'abile ch' egli le avesse vedute ine- glio in Francia, e le riferisse con maggiore esattezza. 'HeW Italico si trovauo niolti giudizj precipitati , molti raziocinj falsi , niolte esagerazioni ; si declama a torto contra Foscolo , e si fa certo Bernardoni, die dev' essere vostro concittadino , antore di una appendice al Vocabolario delta Crusca .' La nuova opera di Granville e dedicata con permesso speciale a S. A. R. il Prin- cipe Reggente . . . Mi scordava di dirvi die parlando di tutte le scuole e di tutti i minimi stabiliqienti d' istruzione di Pa- rigi , Taiitore ha obbliato la scuola del sordi e muti,la scuola de' lavori pubblici , il Pritaneo, ecc. y> Una sola parola mi resta ad aggiugnervi intorno ad un nuovo scritto di Knight. Voi couoscete ceriamente quest' uomo , lanto coiiiraendevole per la sua grandissima erudizione, quanto per la sua rara niodestia. Egli ha pubblicato o piuttosto fatto stampare sulla fine del passato 1818 una Ricerca sul linguaggio slmbolico deir arte antica e della mitologia. Ma questo scritto non puo dirsi di pubblica ragione ; esso era destinato a com- parire al principio del secondo voluuie dei Saggi sceltl del- I' antica scuhura , pubblicati da una societa di dilettanti ; ma acarseggiando i mezzi per la edizione dispendiosa di quell' opera, r autore si e deterraniato a fame tirare sdcuni esemplari , die non »i vendono , e cli' egli ha distribuito a' suoi aniici , affin- che r opera sua ricever possa in questo frattempo quelle ag- giunte e correzioni die degna maggionnente la rendano di fi- gurare in una piu splendida forma nella contiuuazione di cpiei ioggi- II suo scopo e quelle di trarre una piu compiuta e piii concisa spiegazione di tutti gli antichi monumenti da una ge- nerale analisi dei principj e dei progress! della mitologia reli- giosa o poetica degli antichi popoli , giacchfe da quella sono pigliati d' ordinario i piu importanti oggetti dell' arte antica. Pai-nii che 1' autore abbia trattato questo argomento con filo- sotico avvediniento non meno che coi lunii delLi erudizioue. II suo libro e pieno di nuovi concetti, di nuove riflessioni , di nuove applicazioni che si appoggiano ai testi de' classici au- tori,e questi a vicenda rischiarano. Vi spedisco uno dei poeJii esemplari di questo scritto prezioso , e desidero di conoscere il sentimento vostro relativamente al niedesimo. » (i) (l) la periOna , al!a qunle il libro e stato diretto , 1' ha trovato tanto comniendevole per la sctlta erudizioue , e pci nuovi lumi che sono spars-i in quello su di una materia importantis-lma, che si e deteriuinato a chiedere al sig. Kmght la facolta di pubblirarlo in italiano , poif ndo csso riuscire di sommo vantaggio aoli stud'osi , che oumerOiJisimi tro» van^i in Italia , dell' .iilichita e delle belle ar'i. am^tma^^mmmm PARTE IT. SCIENZE LETTERE ED ARTI ITALIANE. — a I ■ 1 ■ B^i OPERE PFIUODTCHF. STATI PONTIFICJ. Opiiscoli scientifici dl Bologna , fascicolo XIII. T. omyiAsivi. Sopra una gravissima enterlte. — Amici. Sopra le caniere lucide. — Medici. Coromentario intorno alia \ita. — • Savi. Os8erva2ioni sul Julus foetidissimus. — • Magistrlni. Nuova fomia e nuovi usi deir ariete idraulico. Giornale Arcadico , fascicolo III. Leiteratura. DpIT elocuzione, libro uno di Paolo Costa; arti- ticolo U ed ultimo. • — ■ Museo lajMdaiio Vaticano ; aiticolo 111. — ' Saggio di un esanie critico per restituii'e ad Emllio Probo il libro De vita excellentiuin. imperatorum. — Aboul Cassan al-tia- riri. • — Figulina di Domizia Lucilla madre dell' imperatore M. Aurelio. — Rime inedite del conte Ricciardo. — Scienze. Notizie sopra le due acidule adoperate in Roma , compilate dal prof. D. Morichini. — Prelezione anatomica , di Gaetano Abiteg. — Ricerrlie sopra le cause clie possono far vaviare le foruie cristalline, aiiticolo M ed ultimo. — Osservazioni sopra nuove conibinazioni fra V ossigeno e diversi aridi. — Di "« nuovo acido detto porporico. — Del nuovo minerale detto po- lialite. — Saggio sul principio della popolazione di IMaltlius. _iunte; art. II. __ Delia alluvioni , di Albergliini. — Belle ".. Lettres Sorites de Londres a Rome et adressees a M. Ca- u.>va, sur les marbrcs d' Elgin , par M. Quatremere de Quincy; ariicolo III ed ultimo. — Picture del cav. Landi ; del cav. Ca- muccini ; del sig. Ingre, francese ; Filippo Agricola, romano. — • Pittura di paesi. VS'eustappen , fianiin^o ; Piene Chauoin , fran- cese. — . Pittura di j rospettiva. Roberti Scultura. Giuseppe Fabris. — Restaur.iziore di dipinture in fresco. — Isrrizioni la- )Mdarir. — Annunzj di libri. — Tavola iroteorolocica "li ft bbrajo. 128 APPENDIGE REGNO DELLE DUE SICILIE. Gioniale enciclopcdlco di Napoli , Tomo III, 1818. Opuscoli scelti. Medlciiia. Rapporti suU'iiso uiecliciaale delle acque minerali del tenipio di Serapide in Pozzuoli , del dott. A. Miglietta. Chlrargla. Lettera del dott. Pltcido Portal ai suoi fratelli , sojira 1 ULiovi struiiienti del cav. Assalini per allacciare le ar- terie recise o fente. Economia poHtica. Ragionaniento proaunziato nella sessione generale della societa ecoaoniica della Calabria Citerlore , da Andrea LondDardi. Chiinica. Sid niodo come riinpiazzare il filo di platino nella lampada senza fiaiimia, del dott. Davy, con altri luetalli meno rari ; nota del cav. Senientini. Mcteorologia. Di alcune osservazioni fisiche , e specialiuente iiieteorologiclie , fatte nei primi anni del secolo XV, ecc. Me- nioria del dott. Liiigi Bossi. Fisiologia. Lettera del cav. Giambattista Venturi , data da Milano , il 18 aprile , al sig. Confioliaclii, intoruo alia circola- zione del fluido nella Cara , ecc. Arclieologin. Ricerche intorno alia pianta i cui frutti furono le fave di Fitagora. Libri diversi. Vingiri. Giornale dell' ultima anibasniata alia China , ecc. di E. Ellis ( secondo ed ultimo estratto ). Jstoria letceruria. jMeinorie istoriche della Perugina University degli stadj e de' suoi professori , raccolta dal P. D. Viiicenzio Diui. Archeologia. Malta antica illustrata coi monumenti e colF isto- ria dal Prelato Onorato Bres. Flsica. Notizia intorno al nuovo istromento ottico , chiamato Calleidoscopio , del dott. Roget. Fisica. JVlenioria storico-iibica sul tremuoto de' 20 febbrajo 1818 , del dott. Agatino Longo. Poesia. Poesie iuedite di Paciljco Massimi , in lode di Brac- cio II Baglioui , con una narrazione di G. B. Verniiglioli. Filosofia. Ragguaglio di un libro intitolato : Nuove Ricerclie sul belli) , del Commendatore JM. DeUlco. Filolugia. Lettera ed altri pezzi ineiliti del cli. Gio. Battista A'^ico , tratti da un MS. esistenre nella Pv. Biblioteca , e pub- blicati dal can. Antonio Giordauo. Topografia. II forestiere alle aaticliita e curiosita di Pozzuoli, Cuma , Baja e Miseno , del doftor Pauvini. Legislazione. Trattati di legislazione civile e penale del sig. G. Beiitliain : pubblicati in fraacese dal sig. Dumont. Tradu— zione dal fraocese di JM. Azzariti. PARTE STRANIERA. tSQ Economic. Nuovo prospetto delle scienze economiclie, ecc. cli 1\I. Gioja ( 5.° ed uliiiuo esiratto ). Bioingia. Osservazioni suUa follia, di S. Spurzlieiin ( sunto di L. (..Iiiavfi-ini ). Storia. Opi-ie postuine di Filippo Briganti , vol. i. Vita po- linca del popolo rouiano , di Lucio Aniieo Floro , ecc. tradu- zioile di 1' . Briganti. Teniiina questo volume coUe notizia letterarie , prograninii , aouuiizj , prospetti d' opere niiove e coiTispoudenza. Idem, Tomo IV, 1818. Opuscoli scelcl. Fisica. Considevazioni sul poteve meccanico deU'elcttricisnio e del calorico, del sig. Antonio Barba. — Notizia intorno all' al- laganiento clie devasto il Vallese nella passata esta. CItimica. Progetto di un jiiano di un coiao cli cliiuiica appli- cata alle ai'ti. di Nicrola Covelli. Medicina. Lettera del jirofessore Tomniasini al professore De ^lattl.eis. iutorno alia cura dclla peteccliiide , ed alia teoria italiana del conrrostiniolo. Geografia. Iniovno ai ghiacci polari e ad iin passaggio per il iNord \cvso il mar Paciiico ( secondo ed ultimo estratto). Archeologia. Di un antico sigillo cojuunale. Osservazioni di Luigi Cavilinali. Letteraiura. Annotazione letteraria intorno alia lingua italiana. — ■ Lettera intorno alP opera del cav. Monti imitolata : Proposta di alcune conezioni ed agg,iunte al vocaljolario delLi Crusca. Belle arti. 1 Corifei della scuola di Kapoli. Libri diversi. Matematiche. Soluzione esatta e sinretica del problenia della trisezioue delT angolo , delP aw. Gaetano Rossi. Chiinica. Piano cli un corse di cliiinica applicata alle arti , di Francesco I.ancellotii. Stona naturale- Saggio su i princijij e progress! della sioria naturale , coudiderata in tutte le sue diraniazioni , di Gio. Trif- fon Novello. Orittocinosia. Elenienti di orittognosia, di M. Tondi , vol. II. Nosatopia. Osservazioni su la follia , ovvero su gli sconcerti delle fun/icini n^orali ed intellettuali dell' uonio , cli G. Spur- zlieiiu (Sumo del sig. L. Cliiaverini , secondo artic-olo). Jlgricoltura. Meuiorie su 1' ecouoniia canipestre e douHStica,ecc. del 1'. Onorati. Filologia. Opuscoli di Gio. Battista Vico r.accolti e publ.Ii- cati da (!arlantoiuo de Rosa. Lctteratura. Risj.osta del professore Giovanni Posiui ad lum lettera del cav. Vincenzo Mouii. Bibl. ItaL T. XIV. o l3o Al'PENDIGE Storia. Opere postunie di Filippo BrigantI — Vita politica del popolo Romano, di L. Aniieo Floro (secondo articolo ). — • Eudimenti di storia , tradotti dal fraucese da Domemco Mar- tuscelli. Belle arti. La deposizione della Croce di Federico Bai-occi. Termina pure questo volume colle varieta, notizie lettera- rie, ecc. BIBLIOGRAFIA. REGNO LOMBARDO-VENETO. Notizie iH/rie sullo statu presentc della Repubblica degli Stall Uniti dell' America settejitrionale scritte al principio del 1818 dal Padre Giovanni Grjssi^ della compagnia di Gesu. — Blilano , 1 8 1 9 per Giovanni Silvestri. Ua vol. in 8.° di pag. 146, edizione seconda. . Noil v' e paese die oggidi attragga tanto V attenzLone del niosofo e del politico quaiito la repubblica degli Stati Uniti d' America. La sua ognor cresrpnte prosperita e grandezza e argomento di utili meditazioni. Tutti i libri che giovano a farci meglio couoscere i motivi e le cagioni di cpiella prosperita debbono duiique essere bene accetti dalla curiosita del pub- blico. Sono seuza nuniero le opere francesi , tedesohe , in- glesi y che discorrono di quella nazioae : tutte le geografie si estendono pin o incno diffusamente suUa popolazione , sulle ren- dite , snl coniniercio , sul governo di quella interessantissima repubblica. Un italiano la fece argomento di storia e vi riusci in niodo da lasciare dietro di se le migliori produzioni moderae e da eniulare le aiiticlie. Abbiauio anche un bel viaggio in Amej" rica di un uostro cav. milanese il conte Luigi Castiglioni, presi- dente attnale dell'Accademia di belle arti , il quale si occupo prin- cipahneuie della parte botanica , ed e beneroerito della sua patria per la introduzione di molte piante che crano prima ignote nel nostro clima e che era sono fatte comuui a' giardini non solo, ma alia campagne e ai poderi in generale. Dopo il suo viaggio pero in 2 voUimi in 8.° con rami stampato a Milano nel 1790 non aljbiamo avuta aicuna relazione origluale in italiano in- torno a que' paesi , e sappiamo buon grado al Padre Grassi "PARTE ITALIANA. l3l di quella clie or.i qui annuuzianio. Noi non esuiamo a diie die questo nel suo genere e un ottinio libro. L' autore vi egpone le cose con scmplicita , senza ])onipa di dottrine prese ad iiiiprestito da altri librl , senza afFettazione di cognizioni pelJegi-ine : racconta quello clie ha veduio e quello che sa ; ed avendo veduro recentcaiente , egli <; degno di attenzione e di fede , particolarmeiite per quell' aria d' iin))arzialita colla quale racronta i fatri. Questo e il solo liWro di recente data clie dia un breve ed esatto ragguapllo dello stato attuale delta re- ligione cattolica negli Stati Unlti, , e ([uesto argonieuto interessa lion solaniente gli iiomini religiosi , ma aiiclie i niosoil. Osianio dire die ipiest operetta, ([uantuinpie di un padre della com- pagnia di Gesu , t' scritia con ([ualclie liberalita e senza jiregiu- dizj. Egli parla della toUerauza di tutte le religioni senza spa- ventarsene , e senza uialedirla , e senza volerci persuaderr clie sia un flagello rontrario alia prosperitii del coiuniercio , deir indiisiria e. della puliblica quiete ed aiiche dell' amore del prosoinio. Tuttavia c|uando gli cade in arcoucio egli noa tralascia di far giustanieute vedcre la verita ed i vaiitaggi della relijjioae cattolica. Saggi di agrlcultura pralica salla coltivazionc dei gclsi e dclle vki del coiite Carlo Verri , coinmeii- datore del real ordinc della corona ferrea , ecc. Terza edizione rivednta , migliorata c di alcune agglurite arrlcchita. — ■ MUano ^ ioi8, in \()°, vol. I di ptig. 3t o , col ritratto delV autore , per Qiovatini Silvcftri. Le opere verauieiite utili non si ristampano niai tropjio di frequente ; e quantiuKpie (juesto nostro giornale escluda le ri- Stampe e non siasi fatto obbligo die di parlare delle novita , crediauio dover con profitto de' iiustri assoriati fare inia ecce- zione pel libro del conte Carlo Verri. L' argoniento e iiupor- tantisginio per 1' italiana agricoltura, ed il uietodo col quale e trattato non puo essere jiii'i cliiaj^o e piii a jiortata si ilel colto come del rozzo agricoltore. Esso consiste in ua seguito di pre- cetti od aforisnii che istruisrono il coltivatore a far cio die deve dal principio sine alia line della coltivazione di queste piante, il gelso e la vite. 11 precetto e seguito da una dilucidazione , la cjuale r(ualdie volta e piu lunga assai del precetto , qualche volta e piii breve . e qualclic volta nianca, speciahuente (j^uando il precetto e si cblaio die non ne abbiso^na. iSa APPENDICE La Blgattologia epilogata o sia compendlo di regale concernentl le cure dovute ai filiigelli, e pensieretto sui registrl ad esse relativi. Opiiscolo di Giambat- tista Faustino De Filippi. — dfilrtno , 1818, in 8° , di pag. 128, c tre tavole di registri , per Giovanni Silvestri, II solo titolo di questa operetta si^iega lo spirito e le in- tenzioni dell' autore. Essa e un coiupendio di tutto cio che finora si e pubblicato in proposito de' filugelli , e facchiude in 128 pag. quauto ritrovasi spavso in niolti volunii. Per darne un estratto bisognerebbe ricopiare il libro ; ci liniitiaino a rac- coniandarlo a' coltivatori, e a darne T indice delle materie ac- ciocche essi veggano clie quantuuque piccolo questo libretto , non ha diuienticato alcun argomento die coucerna una colti- vazione che forma oggidi la principale risorsa delle jirosperita del uostro regno. Prefazione. Introduzione. Nomenclatnra. Pratica. Diario pro- spettico o sia giornale d' arte. Progetto di registri amuiinistra- tivi e di note relative a semente. Tabella di agenti a riconi- pensa. Massari. Transuuto. Delegati, Padrone. Direttore. Subal- terni. Cautela. Scopo della morale di questo compendio. Se- mente e suo rapporto di peso co' bozzoli. Precauzioni da usarsi per aver buona semente. Segni per distiuguere le farfalle ma- 6chi dalle femmiue. Fecondazione della semente. Pluralita di accoppiamenti. Versaniento della semente. Conservazione della semente. Lavamento della semente. Macerazioni della semente riprovate. Tempo e modo di far nascere i bachi. Dilferenza tra la posta e la scliiusa semente. Trasj.iorto de bachi da schiu- daembrioni alia bigattiera. Carta grigia o sia carta straccia. Di- stiuzione tra i neonati. Ridiizione dci neonati a uniformita di ■vita. Trasporto de' bachi dalla bigattiera alle cafe coloniche. Bigattiera. Uuita di servizio. Aria. Respirazione. Evaporazioni d' acido solforico ossigenato o sia bottiglia niigliorante 1' aria. Einnovazione d'aria. Teniperatura. Acqua. Faci. Umidita. Istru- menti o sia utensili. Graticci. Gerle. Termometro. Termome- trografo. Igrometro. Barometro. Eudiometro. Tavolellinaje. Ceste. Stercajola. Foratojo. Cavalletto. Cassetti di cartone. Rajiipinetti. Custodie. Trituratoj. Cammiui e stufe. Combustibile. Fiammate. Graticcilare. Sfogatoj o spiragli. Finestre. Grafi. Impanuate. GeJosie. Luce. Letti. Molidature di letti e di gelsa. Garzuoli e schiumatiire. Area. Traspirazione. Pioggia. Pasti. Gelsa. Mute e metauiorfosi. Dormite. Ruggine. Manna. MaturitA de' bachi. Ma- lattie. Segno e calcinetto. Infermei-ia. Fioroni. Bigattieri anti- Ciii e alunni moderni. Bosco. Bozzolo. Sunto deUe cure gior- nali d' ogni eta Prima eta consulerata in complesso. Prinio giorno della prima eta. Secondo giorno della prima cii, Terzo r.VUTE ITALIANA. f33 giorno della prim.t eta. Quarto gioruo della prima etu. Quinto giorno clclla )irlnia eta. Seconda et:i consiilerata in coiii[)lf3sa. Primo giorno della seconda eta. Secondo giorno della seconda eta. Terzo giorno della seconda eta. Quarto giorno della se- conda eta. Terza eta cousiderata in complesso. Prixiio giorno della terza eta. Secondo gioi-no della terza eta. Terzo giorno della terza eta. Quarto giorno della terza eta. Quinto giorno della terza eta. Quarta eta considerata in complesso. Prluio gicirno della quarta eta. Secondo giorno della quarta eta. Terzo giorno della quarta eta. Quarto giorno della quarta eta. Quinto giorno della quarta eta. Sesio gioruo della quarta eta. Quinta eta considerata in complesso. Deterni'iua/.ione a]ipr()ssiinativa di peso pei pasti della <[uinta eta. Diario prospettico d' arte con- cernente i fatti die riguardano la cura della bigattiera. Tabella nuinerico-noniinale-anmiinistrativa degli agenti a ricompeusa. Specchio di note relative alia semente. Pesi e niisure. Dai torchi di Giovanni Silvestri suddetto sono pure usciti rel corrente anno i8if) due opuscoli dello stesso argoiuento j cio^ : Saggio sopra le malattie dei bachi da seta di Nlcolao Fon- tana , dottnre in inedicina , in 8." di pag. 6o; e Dell' edticazione de' hachi da seta di Niccola Columella Onorati^ prnfessore , ecc. preceduta did giudizio letto nella R. Societa d' iiuorasgiamcnto di Napoli il 27 inarzo 1817 sull' opera del conte Dandolo che ha per titolo : Dell' arte di governare i bachi da seta , in 8." di pag. 96. II Bottlglierc ossia prntichc istnizloiii di Giambat- tista Faitstiiio De Filippi , sulki inanlera dl ben conservare in bottiglie i vini prelibati. — MilanOf 1818, in 12.°, di pag. 24. tipografia Fiisi. Fu scritto questo libricciuolo per norma di un bottigliere , e pu6 esser grato a cliiunque si occupa di questo argoniento. £8BO coutiene i seguenii brevi capitoletti. Preambolo. Spesa. Bottiglie. ZatVi o turaccioli. I^Iondezza. Acquavite. Fregamento. Inibutino. Scolatojo. limpitura. Olio. Maglietto o martello di legno. Mastello o conra. Grcnibiule. Pece da turaccioli. Bol- letta o siprascritto di nome. Giacimento. Sturacciolo. Guasto, RinuMlj. Travasamento. Temperatura e lermometro. Tremifo. Esalazioni. Sifonc. Feccia. Stoppa , cotone , carta sti-accia. l34 ArPENDlGE PIEMONTE. C. Julii Caesar Is Commentaril de hello gallico et ci' vili. Accedunt libri dc hello Alexaudrino , Africano €t Hispniiioisi , e miperrbna rccensiojie Jer. Jac, Oberlini. — Angustac Tnurmorum 1818 , ex ty- pis vidiiae Pomba ecc, Tom. i di pag. 5o2. Egli e qupsto il prinio volume della coUezione dei classlcl latini con note proniessa dagli stampatoi-i libraj , vedova Pomha e figli in Torino , e sia die V opera per se stessa si riguardi di uno dei piu gravi istorici latini , sia che la mole si consi- der! del volume, non si sa intendere come la modestia del tipografo givinga a tal segno fino a dire nella sua prefazione pag. VI . , Opellam hanc aequo animo excipe , ece. Venendo al nierlto della coUezione promessa, siamo noi pui'e d' avviso che non senza seatimeato di nazionale complacenza possa vedersi incominciata una inipresa , che da molti fra gli Italiani meditata , e da alcuni promessa , non venne mai finora eseguita. Comune era tra gl' Italiani il desiderio , die alcuno venisse a supplire ad una niancauza per cui una nazioue che prima tra tutte dopo il risorgimento delle lettere diede opera alia pubblicazione dei classici autori , costretta era a servirsi in oggi di merce straniera. Generoso e certamente il divisa- mento degli stampatori-libraj succennati , che solo da privata fortuna assistiti , e niossi da lodevole brama di giovare agli Italiani amatori della classica letteratura , si sono accinti a ri- produrre tutti i classici latini, e comiuciato hanno dalla pub- blicazione di Cesare. Ottimo consiglio e state quello pure di atteoersi alia edi- zione di Lipsia del celebre Oherliiio , il pregio della quale e dai letterati universalmente riconosciuto ; e degna certamente di lode e la cura coUa quale e stata condotta sotto gli occhi di valentissimo professore la stampa di questo volume , che nitido e corretto fa sperar bene della cnntinuazione di quests grande impresa. II formato , la carta , i caratteri , aggiugne- renio anrora la moderazione del prezzo , non lasciano cosa al- cuna a desiderare in confronto ancora delle famigerate edi- zioni oliramontane. Non bene chiara pero e non esatra sembraci F idea espo- sta nel principio della prefazione medesima del tipografo , nella quale vien detto che piii tardi coltivossi da noi quella parte dell' arte critica che alia esposizione ed alia castigazione appartiene de' libri degli antichi , mentre dagli eruditi delle altre nazioni era questa arricchita in tal modo che piii non si poteva far di meno dei loro sussidj. Questa cruda proposizione PARTE ITALIAN A. l35 lascerebbe luogo a dubitare che gl' Italian! fosscro stati i priini editovi de' rlixssicL , e di Cesare specialnente ; e farebbe torto a f["egr illuBtri comruentatori che primi sorspro fra noi nci secoli XV e XVI, e che agli oltraniontauL stessL aprirono la strada per i vastiesiini loi'O conimentarj , sovente ancora troppo difTusi per vano lusso di gfaniniatic.ile erudizione. Tarnando a cpiesto primo volume , inutile sai'ebbe il com- rnendave le fatir-he del valentissimo Oherlino , ed abbastanza si e detto della fedelta colla cpiale e stata copiata 1' edizione sua di Cesare , e della nitidezza dei tipi. Non ci resta che a desiderare che i! consentimeuto degli eruditi, ed il concorso di tutti coloi-o die la latina letteratura coltivano , incoraggiare possano gli edirori alia coiitinuazione di questa lodevolisslma impresa. DelV inflaenza delV aria come cau^a di mahtttia e dl coiUaglone ^ Discorso del dott. G. B. Montaldo. —■ Qcnova , vol. i , presso F. Uccelli. Questo libro contiene alcune osservazioni sul clima di Ge- nova e sul tifo pctecchiale. L' autore sostiene in primo luogo die il cliiua di Genova e uno de' piii salubri di quanti se n© conoscano suUa terra, e niuno per avveatura glielo contrasta^ beache gh si possano contrastare le prove fislclie e cliimiclie che egli adduce in prova del suo assunto ; ma egli sostiene in secondo luogo , che non si puo credere affatto clie le petec— chie sieno contagiose. Qui sta il punto. Intanto i sostenitori della contraria sentenza non hanno ancor fatto alcuna risposta ; limitandosi ad indicare al dott. Genovese le numerose vittime «he da alcuni auni conta 1' Italia di tale nialattia. GRAN DUCATO DI TOSCAN.\. La Gerusnlemme liherata , Poema di Torqiuito Tasso — Firenzc 1818 i/iS^ volunii due a spese di Giu- seppe IMoIini e Comp. Non deve andar senza lode il eig. Molini per aver procu- raio al pubblico qnesta nuova edizione della Gerusalemme : poenia di rui non avevamo nella forma delT ocravo die 1' edi- rione di Paiigi del 17^1 colle figure del Gravelot , e quella die «'• unita a' Classici Italiani stampati in Mdano. Qucsta del Molini e adorna di un bel ritratto del Tasso iuciso alia pitnla iccca dal celebre Morghen ; e la rende pregevole ancora la vita
    • probabile che sari trascurato , atteso che ia paesi ove si raccolgono olive k difficile , lienclie a gran torto , che vogliasi ricyrrere ai sue— eedanei. 44© APPENDIGE CORRISPONDENZA. Al meiitissUno sig. Acerbi , direttore del giorncde la Biblioteca Italiana in Mllano. M< XVXoLTlssiME sono le grazie che io debbo a V. S. poiclie le piacque concedere un luogo nel volume XIII del gioraale clie ella divige alia i-elazione del Saggio di critica puv ora da me, posto in luce intorno al Paradiso perduto di Giovaaoi Milton , con che si degno ella far credere che fosse lavoro degno di qualche riguardo. Convien dire per alrro , che foi-se le troppe occupazioni non le abbiano dato tutto il canipo di prima esa- niinare quell' articolo in niodo che non avessi ad accorgermi d' inconvenienti censure , o di esposizioni men vere , con le quali Tanonimo scrlttore di quello , dando a conoscere di non avere gran fatto letto il mio Itbro , mi fece dubitare assaissimo anche del meritare le lodi delle quali in piu luoghi mi ha Voluto essere llberale. Queste osservazioni in niio aggravio , essendo contenute da un gioruale meritamente riputato , mi obbligano ad una rispo- 8ta, che io debbo del pari a me stesso ed al pvibblico, del quale trepidando sono venuto in cospetto ; e V. S, d'altronde e bastantemente giusto ed imparziale per credere che voi-ra ella accordare anche a questa un cantuccio di Biblioteca. Io saro breve e precise al possibile. L' anonimo censore osserva non aver io data la cagione per cui il fulmine del Vaticano e caduto sulla traduzione del Rolli e non sul voema original e , ne suW edizione o versioni in gene~ rale. Io non so prima di tutto che il dai-la fosse dell' uopo mio, quando mi bastava far conoscere, che il poema del Mil- ton non era del piacere della Chiesa cattolica , e darne le manifeste ragioni. Poi credeva che fosse notissimo , quabnente neir indice si compresero non rade volte le traduzioni , e non gli originali , solo per causa della maggiore e piii facile diffu- sioue , che andavano ad iucontrare alcune opera in se stesse perniciose col venire tradotte in una lingua piii generaluiente intesa. Iti fatti questo avenue, p. e., anche di Lucrezio Caro, di cui vedesi proiblta la traduzione del Marchetd e non il testo latino , conceduto all' amore degli studiosi della lingua latina. Quindi e che siniili jiroibizioni valsero sempre tanto quanto un avvertimento che 1' opera sulla cui traduzione esse cadono non e di sana lettura. Per quali considerazioni poi siasi riguardo al Milton usato questo uiodo , e per qual motivo siasi PETITE IT.\tlAN\. 141 colpito il liolll e non V Hog od il Dupre die F avpvano pre- ceduto nel tradiu-lo in lingue pariiiiente intese da tutti, qiiesti 80110 arcani clie si potranuo rilevare dagli Atti delta congrega- zione dell' indie e ., ed io sro di buon grado att(?adendo clie la diligonza del mio censore nu> ne |irociiri liotizia. E sue piacere in secondo liiogo avvpvtirmi che Roma po- trebhe trovarsi d' ace or do con Milton la dove ricorda i fraticelll ed i pinzocheri inentre essa stessa ha condannato sette einpie sotto di questi noiiii. Se IMilron pavlasse di soli frad'elli e pinzocheri., e se io questi soli avessi vicoi-dato , ])otrel)be auch' essere bnono ravvcrtimento; lua il ceusore non ha ben letto ne Mil- ton, ne la niia nota. dove avrebbe vediito clie in fjuel suo lnogo Milton vuol niettere fra le vanila e fumosita mondane non i soli fraticelli e pinzocheri , ma si tutte le iusegne ed istitu- xioni religiose ; liiogo che mosse a ributto quasi t.itti i tra- duttori di Milton, i quali Io lianno deliberataniente omesso. Or vedasi se il mio censore ha sostenuto la pena di leg- gerini prima di giudicarmi. — Egli narra che io diiVudo iMil- ton dalle censure contro la niacciiina del poema — che io ri- jjjondo con niolto ingegno alle obbiezioni fatte da Voltaire contro gli slanci di fantasia sovente straordinarj del poeta — . clie io faccio vedere essere T azione presa a cantare dal Milion grande per s»' niedesima e per le cose grandi che in se con- tiene. Io non dico parola di tutto questo; e qiianto allazione jirovo il contrario, che cioe 1' azione presa a cantare , grande per se niedesima, non e gi-aude per le cose che in se contieue. Vuole Io scrittore di {[uolla relazioiie daruii lode di zelo ita- liano per la gloria del Tasso; poi niostra dispiacenza die al- TAtldisson io non abbia opposto die le autorifa del Voltaire e del Blaire , e la sola osservazione che la sniania di scredi- tare il Tasso era passata dalla Francia in Ingliiltcrra: com-hiude die avrei jmtuto proludcre col tenia da me proposto , di ma- nifestare cioe che il Tasso vaniaggia Milton, quaiito una flrlle belle fiiljbridie palladiane va innanzi alia qualsivogiia grandozza di iin tenipio gotico. — Sn tntto questo , j>rcmessi i debiti nngra^ianieiiti per cio che tiene all' encomio , mi restriugo a dire, che la trattazione del tenia da me projiosto mi avrebbe come 81 vede a colpo d'occhio tratto jier trop| o liingo teuq^o fuon di caniniino , e che essendonii in questo incontro valuto dell aiitorita , il censore non doveva tacere ne qnella inti-o- tlotta del iMilton medesinio in diretta opposizione delT .\dd1s50n , ne le cose da me toccate per ii-ausizioue in niaggior difesa del Tasso. Prosiegue egli a dire che pochi forse converranno ( meco ) nel sentimeiito che non molto rimmigij a dire sulla morale del Para- diso menirc un fulmine del Vcticano Io ha condannato. II mio tentimenio non «■ questo ; a pag. 12Q sta sciitto: Io sarei d' av- «iso che la moralita di un poema si dovesse giudicare inrelazione 142 APPENDICE della natura medesima del soggctto preso a cantare ; ma se questo e , poco rimane a dire sulla murale del Paradiso perduto quando u/i fuhnine del VatUano ha condcniiato quest' opera che dal Vaticano avrebbe dovuto riportare cpprovaziojte ed e?icvmio . .. e fatta questa osservazione incontrastabile sit-guo: lua nella bi- scia non e tutto veleno , tie quindi e da levare affncto a! Paradiso perduto la lode soinma di poeiiia morale... e spiegatene le ra- gioni , conchiudo : cos) non avesse il Milton macchiato il sua poema con quelle tante fallacie gia sopra notate die si dovrebbe mettere innanzi a qualunque altro per le spontanee moralita sug- gerite da una gran parte del sua argomento. Lascio a lei, cLia- rissirao sig. Direttore , il oonoscere se tutto questo valga la eecca proposizione anminziata dal mio censoie. Peggio poi che egli afleruia da me lodata r intenzione morale del poema, quale air opposto vieiie apertamente rijirovata anclie contro il Jolin- son a pag. ii3 e 169 del libro. Ma propviaijiente chi scrisse quella relazione non nii ha ne letto , ne inteso dove e passato colF occhio. Delle note egli dice che contengono i luoghi degli antori citati , e non altro ? Dunque non le ha vedute punto ne poco; che se fatto lo avesse, gli sai'ebbe avvenuto di ritrovaie esaminati alcuni punti di eru- dizione ; niesso in luce e riunito il piii delle notizie relative al poema ; discusse alcune teorie concernenti il bello poetico , r uso della mitologia, le regole dell' epopea , ecc. cose tutte che non essendo da me credute dette dagli altri , devono nion- tare alquanto yilu che il riferire nudamente i luoghi degli au- tori citati. Soleuue e poi la contraddizione in cui cade. Parlando del- TAdanio delTAndreini, egli dice che I'autore ( io ) vorrehbe far credere nata /' idea del Paradiso perduto da questo mostruoso componimento , sebbene tale opinione sia generalmenie combnttuta. Lasciamo die il suo sebbene non regge in fatto. Si osservi solo che poco avanti il censore avea detto : nei §§ 16 , 17 , 18 e 19 si esamina la Sarcotea di Masenio , e si libera Milton dalle accuse di plasio ad esso date per cagione dell' Angeleida del Valvasone , e dcW Adamo deirAndreini. Con lo sresso trotto la relazione va al termine , e si dice che e straordinaria la niia ledeka di aver consecrato lao e piii pagine del mio libro alia ristampa ]ioco desiderata del- Y Adamo dtW Andre ini ; che fui soverchiamente scrupoloso a met- tervi persino la dedica e le varie prefazioni dell' Andreini ; per ultimo che in f^uesta ristampa ho ommesso la sola cosa che po- teva render la alquanto preziosa ; cioe le molte figure apposte agli atti e alle scene della rappresentazione ; con che dopo avermi detto qua e la autore di molto ingegno, criterio e giu- dizio , mi viene a dare dell' editore balordo. A questo passo, signor Direttore stimatissimo , non dubito che vorra ella fermai'si im poco piii sul mio avvertimento che PARTE ITALIANA. 143 precede TAdanio , e di cui 1' anoninio non si e fatta alcuna co- •cieuza , e vedra in esto dichiarato clie il vistauiparlo fu in jnero servizio degli eruditi , i quali a detta anche dello stesso Ma])ioiic , lo cercano e desiderano apjuinto per la sua singo- lare bizzarria. e yier essere fondata sojira di esso la principale dellc accuse di ))lagio date al Mdioii • — clie volendo ristam- jiarlo , la curiosita di essl non si sarebbe ajipagata se non se avendolo ([uale si vede nelT edizione del i6i3 preziosa (an- che piu di quella del 1617), appunto per le figure — in fine die queste figure non mi sono trovato in case di riprodurle « al clie lio siipidito in qualclie modo col darne un ragguaglio, non oniesso quello del Trocacciai clie ne ha fatto il disegno , e del Bassani die le ha incise. Contento di queste sole indicazioni vivo sicuro che a lei , »ig. Uirettore, non isfuggira quant' altro di nutabile \i jnio es- »ere nelT avvercimento medesinio , in cui posi una cura parti- colare ; e fraitauto riconoscente j'er T onore die in quanio era da lei non lia lasciato di procuranwi, prego il cielo die per la senipre niaggiore celebrita del giornale da lei dii-etro , la fiducia cir ella pone in altrui venga seiupre corrisposta da collaboratori tali che vogliano giudicare e scrivere dietro lec- ture e niaturi esaiui , e non sulle tracce sole di un indice , o •eguendo le idee del moraento. Sono con la debita estimazione \'eae/ia, 8 uiarzo 181 9. Devotissimo servitore Filipiw dott. Scolari. Osservazioni meteorologiche fatte all I. R. Osservatorio di B'era. 1819 APRILE. M A T T I N A. Sera. '5 u 0 0 g 1 N — U U U H 5 2 5 i 0 5 Stato del cielo. 6 T ^ 1j r- - a c 5 u ? = £ c s •- I. Stato del cielo. i poll. Hq , 0 poll llu. 0 1 27 I 1,0 + 8,5 N 0 Sereno. 27 K,9 +i5,o S 0 Sereno. 1 2 27 ic,5 + 9,0 N 0 Sereno. 27 8,0 + 10,0 S 0 Ser. nuv. ser. 3 27 8,9 + 9,-^ 0 Ser. nuv.neb. 27 7' 5 + 1^,0 s 0 Sereno. 4 27 7,0 + 9,0 so.n' e' Ser.neb.se. 27 9,c +0,0 E* Sereno. b 27 10,4 + 8,6 N Nuvolo, ser. 27 9>(^ + l3,0 SE. s Sereno. 6,27 8,3 + 7,0 E Sereno. | 27 74 + 14,0 E Ser. nuv. spi . 727 8,8 + 9,5 E Nuvolo. 27 8,8 + I4vT E Nuv. rot. neli 8 27 9,5 +10,0 E Nuv rot. neb. 27 9,0 + l5,0 N E Nuv. ser. uuv. 9 27 9,3 +10,0 E Nuvolo rotto. 27 9,0 + I.D,0 E Sereno. 10 37 10,2 + 9.2 E Nuv. neb. ser. 27 8,8 + i3,o s Sereno. II 27 8,^- + 7,0 E Nuvolo. 2^ -,6| + i3,o E Ser... nuv ser. 12 27 7,9 + 6.0 E NE Ser. neb. nuv. 27 7,6 + l3,3 E Nuv. . . piov. 1;^ 27 7,8 + 8,4 N E Nuvolo , piog. 27 8,0 + 9,8 E Nuvolo, piov 14 27 8,3 + .),« S Nuvolo , ueb. ST 8,6 + 1.5,0 S Nuvolo rotto. i5 27 S,h + 9,2 0 Sereno . . uuv. 27 7,« + 12,6 N E Nuv. rot. piov. 16 27 6,8 + IO,C E* Nu. pocapiog. 27 7,0 +14,5] S E Nuv. piog. ser. 17 27 8,6 + 8,8 E Sereno , nuv. 27 9,5 +14,5} N 0 Ser. nuv. ser. 1« 27 1C,S + 9,5 N 0 Sereno. 27 10,5 +14,3 s 0 Sereno. 10 27 10,3 + 9,^ 0 Ser.nu pi. ser. 27 ic,o +14,0 S 0 Sereno. 20 27 10,3 + 9 '4 0 Sereno. 27 9,5+15,5 0 Sereno. 21 27 9,o!+ic,4i s 0 Ser. neb. ser 27 8,8 +16,5 S E Sereno , nuv 23 27 8,8 + 9,2 1 0 Ser. neb. ser. 27 8,1 +16,5 S Ser. nuv set. 23 27 8,1 +11, 5| 0 Sereno, nuv. 27 7,6 +17,0 ^ SO. .M Nuv. . . . pioiJ. 24 27 7,2 + 1 i,nl N E Pioo^ia. 27 5,8j+i2,6: E Nuv. lain. pio. 2.5 27 6,5 + o,o|SE.SO Nebbia , ser. J.7 6,o'+i4,5i s Ser. nuv. ser. 26 27 5,7 + 10, 5| s Nuvolo rotco. 27 6.5 + 12,2 E S E Nuv. tUOQl. 27 27 6,5 +10,0 S E Nuvolo rotto ^7 7A + 12,0 E Nuvolo. 28 27 8,8 + 7'7 E Nu.po.pio.pr. 9.r + 11,0 E Nuvolo. 29 27 9,2 + 6,5 N EN Nuvolo, ser. 27 7 +ii,o E Nuv. ser. nuv. 1 poca" piog. i 3o 27 9,1 + 5,9 £ Nuvolo. 27 9,0 + 10,7 E Nuv. roL ser. Altezza mass, del bar. poll. 27 lin. 1 1,0 Altezza mass, del term. +17,0 || media » 27 '> 8,56 media +1 1,3o Quantita di pioggia lin. 25,35. BIBLIOTECA ITALIANA PARTE L LETTERATURA ED ARTI LIBERALI. Le Nozze de' Greci descritte da Robustiano Cironi e pubblicate nelV occasiorie del faustissimo jnatri- monio delta sig. Marietta Vassalll di Mtlano col sig. Francesco Ricci di Geiiova. — Milano , 1819, dalUc tipografia del dott. Giulto Ferrario {edlzionl di soli 40 esemplari tutti riumeran, in ^° grande), Oi e detto tanto contro lo sciocco mo delle rac^ colte di sonetti, canzoni e versi sciolti pubblicate per nozze, che d'altra piu degaa maniera queste SI onorano gia da alcun tempo tra noi per opera di uomini giudiziosi. Qiiindi abbiamo veduto in tali occasioni o pubblicarsi alciin pregevole manoscritto, o ripetersi 1' edizione di ([uakhe bella operetta , o raccoghersi eruditi argomenti di utile e piaccvole jstruzione: con the riinane veramente di per se stesso raccomandato anclie alia menioria de' postcri , non che airapprovazione de'presend, il monimiento, con cm la stiiua , la riconoscenza o 1' aniicizia intcsero di relcbrarc il lieto avvenimento; laddove e uuanto nihl. hal T. XIV. ,0 146 LE NOZZE DE' GRECI presto si perdcssero prima dimenticate, e a qtiali usi tinissero d' esscre adoperate quelle raccolte , ognuno il sa. Ne e questo al certo T ultimo de'begli eti'etti, clie tra noi ha prodotto il buon senso sulla massa generale de' nostri nazioiiali dilfuso per influenza della tilosotia. Un nuovo esempio di questa riforma si e Y aureo libretto che qui annunziamo , in cui X egregio sig. Gironi a nobiUssimi sensi di amicizia ha telicemente congiunto preziosi fiori di bella erudizioue greca , gli usi , i riti , i costumi e le leggi con eccellente ordine esponendo , che presso i Greci nelle diverse loro mighori epoche ebber vigore rispetto ai ma- trimonj. Nel quale suo lavoro merita singolare con- siderazione la brevita unita alia copia deUe cose , ed a chiarezza elegantissima. Ne il sig. Gironi si e poi contentato di questa parte d'industria; die ha voluto accrescerne il pre- gio merce Tesposizione di tre bei monumenti d'arte, che i tempi ci hanno salvati , rappresentanti , uno le nozze di Tetide e di Peleo, basso-rilievo che ap- partiene ad un sarcofago di Villa Albani , riferito dal Montfaiicon , e spiegato dal Winkelman; il se- cond© le nozze di Penelope c di Ulissc, combinato ingegnosamente con alcune figure tratte dai vasi di Hamilton , ed altre da antichi bassi-rilievi di Win- kelman e di Zoega^ A tevzole seconde nozze ^ tratto dalle pitture di xm vaso scoperto negU scavi di Atene , il cui disegno fu dal sig. Wagner , valente artefice alemanno , comunicato al sig. Millingen. Noi avremmo voluto potere a' nostri associati pre- sentare uno ahneno de' primi due monumenti , de- gnissimi entrambi d' essere considerati : ma e per la grandezza del rame, e per la moltitudine delle figure , oltre cio nel primo d' essi tutte miniate , era questo per noi im troppo grave peso. Di buona voglia pero ci siamo sottoposti a quello di presen- tare il terzo , che per assai rispetti debbe loro DESCniTTE DA U. CIROTCr. I47 riuscir grato. Alia intelligenza del quale aggiungiamo la dichiarazione che il sig. Gironi stesso nv. da. « La pittura , die' egU , e qui fedelmente espressa •» come sta nci disegno originale. Essa puo consi- » derarsi come divisa in tre parti. Nella parte che » giacc alia sinistra si vede la sposa die coperta » col vclo nuziale viene dalla Pronuba e dal Pa- 3) raiiinfo condotta alia casa dello sposo. E da no- » tarsi che quando un uomo si rimaritava, al solo y, Paraninfo apparteneva Y accompagnare la sposa , » contro Pordinario costume, s;iusta il quale dovea 3> lo eposo stesso insieme col Paraninfo condurre la 3) consorte. Sembra percio che sia qui rappresen- » tato un matrimonio in seconde nozze. Lo sposo » di fatto , che scorgesi nella parte destra, ha la » barba assai folta , e sembra gia negli anni innol- 5) trato. AlP asta , che tiene colP una mano , egli si » manifesta per un guerriero. Sta suUa porta della » propria casa attendendo Parrivo della sposa; men- » tre ima donna lo va motte^giando , siccome suol » farsi in simili occasioni. Due Deita gamelie veg- » gonsi di mezzo ; Apollinc che tiene una fronda » d' alloro, e Diana che ben si distingue per I'arro » e per la faretra ond' e adorna. Le vesti de' varj ?) pcrsoii^ggi sono ampie e doviziose , ndla guisa >, che usavansi appunto dagli Ateniesi , abitanti di >» una regione ch esscr suole freddissima neU" in- ■»> verno. 11 sig. Millingen pero ci avverte che una w simile specie di vestimenti trovasi pure nei vasi M che fabbricavansi a Nola , colonia atcniese. La 5) composizione di questa dipintura e tanto piu pre- » giabile , quanto che ci presenta alcune circostanze y) dellc cerimonie nuziali , che indarno si cerche- » rebbero in aliri monumcnti. » E se a noi tbsse Iccito metter lingua in questo argomento , diremrao che c;li espressi atti della Proniiha v del Paraninfo , il primo de' quali evidcn- tementc tira a se la sposa, e Paltra la spin2;e innaiizi, non possouo dinotarc il scmpliLe guidare a prime 14.8 IE NOZZE De"" GBECI , CCd. nozze ; ma clie assolutamente rappresentano le se-* conde , forse ancor doppie, cioe di due vedovi. Che queir aperta ritrosia della sposa , s' essa e vergine, nasce piu che dal volgar pudore di fanciulla, dal timore che in essa incute V uomo stato gia raarito; e s' essa fu gia moglie, nasce dal ricordo della fede data gia al primo marito , e dal dubbio che il se- condo possa formare la sua felicita , o ben si tro- vasse, o male del primo, la cui memoria piu viva in questo momento , maggior forza dee naturalraente avere sul cuore di lei. E par che Apollo e Diana , nel mcntre che di lieti auspizj coUa presenza loro la confortano , in qualche maniera le faccian rim- provero di sua esitazione. E diremmo anche essere singolare 1' atteggiamento della donna , la quale s' in- trattiene collo sposo •, ne a scherzi comuni doversi supporre intesa , ma a singolar discorso , quale natu- ralmente suggerisce uu uomo vicino a' quarant'anni, se la folta e nera sua barba , e T asta indicatrice forse di grado militare non li fanno supporre gia sorpassati , il quale passa a secondo matrimonio , sia che pure sposi una vergine che non puo da lui aspettarsi gli ardenti delirj della prima gioventu, sia che tragga in casa donna gia conoscitrice dei secreti d'lmene. Lo spazio non permette ch^ uniamo qui'da' poeti , filologi e storici antichi i docuraenti che potrebbero illustrare codeste congetture ; ma certo e che possono agevolmente riscontrarsi per ben fondate da colore che si occupano in questo genera di erudizione. 149 Piccola ftlosofict a S. A. S. Carlo Ainadco di Savoja , Principe di Carignano , ecc. del teologo Venanzio Parone , in qiiesta nuova cdizionc notabilmente accresciuta , e divisa in quattro tond. — Torino , i8ij7, dalla stamperia di Vinccnzo Bianco. O ingannerebhe assai chi giiidicando dal titolo pen- sasse che quest' opera avesse un carattere da ren- derla appropriata piu ad un gioviiie Principe , il quale puo essere forse un giorno chianiato ad al- tissima destinazione, che a qualuncpie individuo di condizione privata. L'A. medesimo dicliiara the nel consecraria a S. A. S. non tanto fa mosso dal de- siderio di accattarle un singolar pregio col farla comparire al pubblico fregiata di un si augusto norne, quanta di rendere questi suoi libri put accetti e piii, utili alia gioventu studiosa. Questo suo intendiniento , c r intitolazione stessa dell' opera hanno in noi sve- gliate alcune considerazioni, le quali ci sembrano poter meritare qualche attenzione. E certa cosa, che dovendo i giovinctti passare tutio ad un tratto dallo studio delle belle lettere a quello della tilosoiia , vanno i loro injjeo'ni naturalniente a solYnre un urto assai violento ; perciocche troppo disparati ne sono gli oggetti , e troppo e diversa la natnra di questi , sicche rafi^ionevohnente possa presumersi ch' essi sieno per combaciarsi insieme nel loro spu'ito con buon esito. Manca un mezzo di transizione proporzionato , il quale leghi \' abito contratto dc' primi stud) con quello che vuolsi crea- te co' secondi. E cpiindi appariscc la ragionc dello 8tento che il giovinetto solTre nell assucfarsi alle discipline severe dcUa logica c della melafisica , e quindi V abbandono che niolti fanno in general© degli studj pin nccessarj , quando pur scmbrava- Qo nella pruua carriera aesai ben disposti. J\la se lS& PtCCOLA. FILOSOFIA r istruzione che loro si off're nelle scienze loglche c metafisiche proceda colF orcline sintetico , che per tanta tempo ha dominato nelle scuole , gV inconve- nienti si f;inno maggiori. Iniperciocche da quest'ordine appunto , che per altri rispetti ha pure emiiiend vantaggi , i giovinettr non raccolgono per lo piu che prevenzioni inconsiderate in vece di persua- sione^ non essendo T intelletto loro preparato a ri- cevere in se con cjnella doriUta spontanea che con- verrebbe la serie delle idee , la quale costituisce quelle due scienze. E per ispontanea docilitd noi qui intendiamo quella disposizione per cui F uomo fa suo , niediante una chiara comprensione, il sistema dcUe dottrine che gli s' insegnano , sicche ne ri- tragga poi quel genere di convinzione , che soltanto per la co2;nizione di causa puo ottenersi , e nel che la vera scienza unicamente consiste : che ognun vede non essere convinzione di questa natura quel materiale apprendimento di sistemi e di opinioni ^ che per lo piu e il corredo di chi anche con di- ligente attenzione ha fatto il corso ordinate degli studj comuni. Ne delle scienze occorre pensare come delle arti , cjuando parlisi del modo di ap- prendere le une e le altre. Nelle arti T istruzione e sicura del suo stabile effetto , perche non con- siste essenzialmente se non se nella esposizione di regole pratiche , determinate ne' loro modi ed og- getti , e visibilmente dimostrate dal risultato , che non manca mai qualunijUe esso sia , e la cui ve- rita a ( olpa d' octhio si apprende per la forza del coFifronto sor^ente immantinente. Ma rispetto alia scienze logiche e metafisiche tutto consistendo nelU verita di ragionamenti dedotti da sottili principj , e questi non potendo essere sicuramcnte tissati che per la A'irtu di analisi rigorosissime, ove queste non aprono la strada ai procedimenti deirintelletto, tutto queiio (he s'insegna, per quanto credasi per se stesso fondato , e sia eziandio ordinato con buona sintesi, niuna salda radicf, puo mettere nelle menti de' gio' DI VENANZIO PARONE. l5l vinetti , non atti ancora a supplire da se ia opera che ricerca iiii grande abito di rneditazione. Piucio precario e il frutto della istruzioiie anche ne' piu svelti ed attenti ; cd esso di piu nella moltitudine resta stazionaho : dalle quali cose poi due gravis- sinii inconvenienti provengono. Uno e che non es- sendosi creata la convinzione, di cui abbiamo par- lato di sopra , ma tutto essendo appoggiato iinica- mente air altrui fede , in ve-^e di avere per le dot- trine apprese la sicurezza delle dcduzioni e delle applicazioni , non se ne trae che un' indocile pre- venzione , la quale non permette nemmeno il so- spetto ; e quindi s' aprono larghi fonti d' ignoranza e di errori : serrandosi cosi ogni adito all' abitua- zione di quel sistema razionale , che e il, solo Ibn- damento della vera civilta, perche e V istrumento uni- versale e necessario di ogni procedimento dell' uma- no intelletto ; o per dirlo in piu brevi termini , della umana perfettibilita. L' altro inconveniente si e , che da tal metodo proviene quella aberrazione fatale , che tante volte siamo costretti a deplorare in ingegni attivissimi , i quali sciogliendosi quaudo e comun([ue sia dalle prevenzioni contratte, e sen- tendo sia per interne impulso , sia per 1' esempio altrui , la necessita dell' analisi , noa ben diretti di buon' ora si alVidano alia ricuperata liberta , e corrono senza freno a condusioni contrarie, soltanto appunto perche le prime istituziotii non seppero in cssi creare la dcbita convinzione. EgU e da credere che rjueste considerazioni sumo quelle che condussero alcuni savj uomini nell' ultima meta dello scorso si'colo a proporre V incammina- meuto de" giovani allc scienze per mezzo di una prima fihsofia assai diversa da quella che i nostri niaggiori proponevano nelle loro logichc e metafi- xichc ^ la quale da priucipio fu detta analisi delle iflre ^ e che oggi ])er gli studj classici tuttora della sua grazia avventurosa posse~ ditrice , lo giudichi qualunque che per poco ragioni. Non sapreste poi con assoluta securta asserire , o lettori , se quell' avventurosa si riferisca piuttosto . air Accademia che alia grazia , se una certa conve- nienza di senso non vi fosse di guida nell' appli- cazione. ) « Ragion volea che TAccademia muta non rima- ' » nesse sotto gli auspicj di cosi alto patrocinio, per » non meritarsi la rampogna di neghittosa. » ( Qui poi ci perdoni TA. ; che se quel muta, si attacca immediatamente ad Accademia , come V or- dine della lettura lo porta , viene a dire il contra- Jfio di quello che vuol che s' intenda: ed oltre a cio , a chi piacera mai V espressione degli auspic ACCADEMIV DELLA CRUSOA. 169 del Patrocliuo , sc il Patrocinlo stesso e ua auspicio? I'iu str.ina cosa poi ella e il supporre die dopo il priruo toino dellt; lezioni esser possa Y Accademia libera(a dalla taccia di neghlttosa^ mentre esso non rotitribiiisce per nientc alia compilazione del voca- bolario , clie e la sola rhe s' aspetti.) (c Taiito meno smsabile essa sarebbe stata og- 5> «vidi in quanto che fortunato dcstino le fa goder » luiova vita sotto Principe, che ebbe cuna iu que- » sta beata contrada, che al bel parlare da norma, » Principe che tanto proteejyc le scienxe , le arti e » la flivella, e i buotii stud) che a riporla in tiore » si richie2;2;ono. » ( Si compatisca la nostra io;noranza ; ma per ve- rita non sappiamo vedcr la ragione di quel tanto meno col quale s' incomincia il periodo , mentre la- scia supporre una prima dichiarazione che fin ora non ha avuto luoo;o ; e in ogni caso quclF oggidi che sicgne , esscr dovrebbc avversativo di altro tempo che ({ui ugualmente non ap[)arisce. — Sotto Principe per sotto iiii Principe , nol crediamo ben detto : e in veriLa poi il momcnto e \ modo in cui si fatto nome si adopra , indinrcbbon tpiasi a cre- dere che di tutt' altri qui si parlasse die di quegli a cui si dirige il discorso; pcrocche essendosi Pau- tore rivolto a lui nel principio della dedicatoria , pare che non dovcsse neppurc nioiuentaneamente distrarsi, ondc non cagionar confusioue : se non che viiolsi notare esscr l' etpiivoco uno che raostrano a quanta altezza puo lo spirito 5) umano posaiare. » II graiidi seguitato dal maguaidmi sono due piat- tellini ( direbbe GaUleo ) di quel medt?simo; ma qui e peggio, perche quello e in questo racchiuso ! E dopo i grandi e i magnanimi , bellissimo il supremo c '1 gloriosi ! Ma brutto non po^o quel per effica- cemente promuovere ^ e (\ae)X aminirazioae e compia- cimento della storia. Da quaudo in qua ha ella la storia inarcate le ciglia e si e mai compiaciuta di alcun fatto? Non sono anzi questi gli effetti ch' essa produce in chi la legge? E come puo poi la storia rammentare que'' secoli gloriosi, se e dessa medesima quella che li raccoglie e li serba per la posterita ? Ma a proposito di posterity sentiamo 1' autore della dedica. « La posterita e quasi sompre giusta ed im- parziale ....... ( Quasi sempre? La posterita e giusta s em PRE. E quando poi avea detto giusta , potea lasciar nella penna 1' imparziale ; perocche la parzlalitd non si puo mai accordare colla giustizia. ) « Ma non dovea lasciare I'Accademia ad essa la » cura di palesare la riconosnenza che i veri ama- ■>) tori della favella nutrisoono e nutriranno per » V. A. I. e R. che soccorrevole potente mano le » porge in un momento, in cui abhisogna per man- » tenersi pura di valevolissimo proteggmiento. » ( Quel palesare , isolato com' e , porrebbe quasi un' altra volta in imbarazzo il lettore : ma poco ci vuole per rischiararne il senso. Eccolo : — Non dovea lasciare I'Accademia ad essa ( cioe alia po- sterita ) la cura di palesare ( a chi? alia posterita ) la riconoscenza, ecc. ecc. — Che la posterita possa un ^iorno palesare la riconoscenza che i veri ama- ACCADEMIA BELLA CKUSCA. 171 TORI della favella nutrisrono , non istarcmo cjui a tlisputare , benchc apparisca assurdita quanto al tempo : ma che palesar possa poi la riconoscenza rhe niitriranno^ risponderemo che dovendosi iiiten- dor (\\n senza limite di tempo , spcttar dovrebbe un tale ullicio alia posterita dc 11a pcsterita per lo meno — Quanto alia soccorrevule potente mauo che le porge ^ come il signor Arciconsolo si esprime, fa d'uopo sapere se quel le 91 riferisce &\\' Accademia o alia favella. Se airAccadcmia , come ccmbra , gli si potra conceder bcnsi fpiel porger la mano , ma allora non reggeia j)iu il maiitencrsi pura die sie- gue, stante che e la favella e non TAccademia che dee mantenersi pura. Se ))oi ^\a favella si riferisce, come si puo mai porgcr la mano ad una favella ? E dunque evidente che in amendue i casi havvi qui confusion di rapporto ; la cpial confusione e per la terza voha notabilmente accrescinta dal mantenersi pura di v ale v oils simo proteggimcnto : im- perocche se il sigiior Arciconsolo ha intcso di ri- ferire il valevolissinio proteggimcnto all' abbisogna , r ordine della lettura conduce a intendcre divcrsa- mente : e in ogni caso a rimovere o^ni ecpiivoco , quel mantenersi pura esser dovea posto fra due virgole. ) « Apparendo questo volume sotto T egida di si 3> Augusto Nome, vedra la luce piii securo, e meno » esposto alia censura , da cui talvolta non vanno ^> immuni i lavori d' ogni piu utile istituzione, prin- » cipalmente se posa sopra di ossa V onere di mo- * derare cjualunque umana disciplina. » ( In questo periodo la faccenda va intricandosi piii che mai. — Apparire ^ singolarmente nel senso in cui tal verbo c qui adoprato , vuol dire veder la luce o venir in luce. E se cio c vero , com' e ve- rissimo , non sara egh bello che questo volume vegga la luce vedendo la luce o venendo in luce? V egida del Nome di un Principe , e spczialmente di ua modello degli ottimi Principi, e buona cosa. 171 ATTI dell' imp. E REALE non v" lia diibbio ; uia briitta cosa clebb' essere \ ira- maginarsi im volume colV egidi ,• perocche , in tal caso, non potiebbe neppure vcder la luce una volta sola , no 1 clie due , comi- dice qni il sig. Gio. Bat- tista Baklelli Boni. 11 parlar figurato , quando il cri- terio e ""l gusto non lo accompagnano , fli cadere sovente nol ridipolo ; e questo per verita e uno de' rasi. Ma si fatto peiiodo non ha soltanto del ri- dicolo ; ha akresi delV inconvenienza nel senso. E prima di tutto , e egli un fare beir elogio a un gran mecenate , compiacendosi che il suo Nome sal- var possa il hbro dalla ccnsura? un libro che trat- tando singolarmente di dettami di lingua, non po- trebbe che fare avanzar la materia , qualora venisse in tutte le sue parti onestamente discusso ? Avrebbc cgli per caso il sig, Presidente Gio. Battista Baldelli Boni voluto cosi preveaire Li possibihta del pre- seute iirticolo ? o ha egli crednto con cio di sgo- rrientar dall impresi chi sa qual geuere di lodatori sia gradito ai Principi ilkiminati, e qual sia il ge- nere della ceasura che questi possono disapprovare ? E se confessa egli medesimo che iinmiini da essa non vaniio tcdvolta i lavorl f/ ogni piit utile istitu- zione ^ che gran mile sarebbe che ancho gli Atti deir Accadeinia dclla Crusca fossero so^getti a censu- ra ? E giacche si parla d' atituzione^ qual e quella istLtuzioiie , suUa quale posi Z' oiicre ( vedi squisi- tezza di modo ! ) di moderare qualunque wnana dl- scipUna ."' ( e nota che istituzlone e lo stesso che disciplina : vedi il Dizionario a quest' ultima voce ). Un' istituzlone di tanta vastita non crediamo che dar si possa quaggiu : ma qualora si rifletta che il signor Presidente ha posto qui qualunque per qual- CHE (!) , cessera subitameute quella maraviglia ; — e dara luogo ad un' altra. ) «; Questi umdi sensi di riverenza , d' osscquio , » di gratitudine , m' insinua I'Accademia di manife- » stare a V. A. I. e Pk. , e grande e la mia ven- » tura, che per utficio rai competa cotanto glorioso ACC\DEMI\ DEI.LA. CKUfCA. l'-3 » incarico, c/ie jior(>;cnii occasione col piii profondo » ribprtto di p;issarc al bacio dclla regia \ cste. >> ( Quando volca dire riverenza e ossequio^ poteva tralasciaic (\\u\\ umili ^ giacche ogiiun sa olie tali souo i Si^nsi dossequio c di riverenza. I'ispetto poi all' iiisiiiuazione di cui si paila , crediamo chc TAc- radeniia non dovesse cio insirmare , rinunziando a iin suo dritto , e die in ojrni caso non dovesse il sigtior rresidente aderire all insiniiazione: pciocclie se nu-nibro deirAccadtmia e il Picsidente, e scnza di tpieslo saiohbe cpiclla aceiala, ne segiiita che avendo egli aviito dairAccadcniia la lil'ciita insinua- zioue^ viene iniplicitanicnte a dichiarare ch'ei Tebbe in paite da se niedesinio; lo che non vorrcm con- trastare. — Quella cliiusa poi del porgemi occasione col piii profondo rispetto th passare al bacio , ecc. ecc. , e saporitissima; inipeiocclie in si tarta dispo- sizion di parole si dee graniaticalnicnte intendere die sia il glorioso incarico (juello che porge^li oc- casione col pih profondo rispetto. Per liar si die il piii profondo rispetto si riterisse alia persona che parla, esser dovca posto dopo il wiho passare: tanto e vero che alle volte pel furore di scrivero con eleganza si trascorre a scrivere contro senso ! (^)ui tcrniina la dedicatona , prenu'ssa agli Atti : e preghiiinu) il sianor Presidente a pcrdonaK i »|ue- sta cntica , sel)lune, a dir vert), un po" ngida: nia sdiietta, e dcitata unicamente da spirito lettcrario, e lo ritcnga bene ! vyjCAMi^TE da spirito let- TERAKio. Ne alcuna indisposizione verso quel corpo di doiti ci ha niossi : perche, lo ripctianio, avremo anche occasione di lodare alcune delle nieniorie in tail Atti inserite. E neppure indisposizione verso il signor An i< onsolo ne tu d ini|)ulso : e gUene ptu- gianio iiii ontrastabile prova col coprire di nn velo tntte le piaglie dcllc tpiah e inlctto (piel suo Saggio dt storia fiorcntina. Ci liniiterenio soltanto a racco- gliere tpja e la alcune dcllc pcrlc ch' cgli scnza parsnuouia vi proluse, come sorebbe procacciaronle. 174 ATTI DELI,' IMP. E REALE infettctvanlo , feccrle, fitgli , rcsersi , dilungherommi , mmtanaronle , sbudclhwafgli, , spogUaroHla, liberogU, fiaiicneggiava/ile , foderavnnle , sostenevanla, traiiia-' vanlo , tiravanlo , dlfeiidcvanlo , usavanlo ( e queste iiltime qiiattro una dopo I'altra in sei versi ) adde- stravangli , assicurolla, dichiaralo, riconoscerscne , in- crostaronlo , fiironlo , chiamarongli , tolgasele , de- frnudaroidi, possedesserla , crederongli, rivendevangli y pdrali. (per gli para), ecc. ecc. ecc. : dalV uso delle quali parole ognun vede quanta dolcezza si tras- fonda nel discorso. E passando a qualch' altra osservazioncella , do- raanderenio al sis. Gio. Battista Baldelli Boni che cosa sia il coiitemplare la teiiaitd d' uri principio ( a pag, ;287), se Firenze si potesse mai chiaraar /7or/ro de Fiesolani ( ivi ) ; come una ropida occhiata possa recar chiarezza sii gli altri suoi scritti (288), e dar si possano passioni inutili (ivi); qual sia il confine delta verecondia ( ivi ) ; come possa la rapacitd suc- chiare i tesori ( ivi ) , ed esser rinato il Romano im- pejo per volontd dei Pontefici ( 2.89 ) ; che cosa sia il logUo d' inijnistd (3oi ); se dir si possa eseguiva e dava forza di legge nlle cose ( 3o3 ) ; se nelF un- decimo secolo si poteano adoprar le mine per at- terrare le mnra ( 807 ) ; se nemmcno si possa dire per ne meno , ossia ne minor e ( 3o8 ) ; se forestiero nomato sia 1' istesso che forestiero rinomato ( 309 ) ; se sia un bel complimento alia Firenze d' oggidi il dire che non regnava quivi la mollezza e V ozio delle MODERNE siBARi ( ivi ) ; e domanderemo al- tresi , che cosa sia il periglio che apprese ( per in- seii:;n6 ) a tacere, il tncere a mediture^ e il meditare a parlare aggiustatamente (3 12), e che cosa sia V im- pulsione efficace e incessante che eseguisce le grandi imprese (impulsione che eseguisce!!) (3i5), e dove abbia trovato qnel bel superlativo insignissima (3 16); come un nrtefice applicar si possa agli stili (317). e ^i alzati di que' templi destine in lui ammirazione. ^ anche meravigua (ivi), nella stessa guisa che ACCADEMI.V DELLA CUUSGA. I^S r edificio di S. Maria del Fiore desta in lui meraviglia e siVPORE (320), ere, ecc. , ecc. Dopo di che tralasceremo di occuparci delle opi- iiioni che di quando in cjuando il sig. Presidente va iiisert-ndo in questo suo Sagglo, perche sarebbe un niaiK ar troppo di carita verso di un letterato , che il sig. conte GiuUo Perticari nel i.° cjuaderno del Giornale Arcadico ^ a patj,. lu, chiama presente sjile/idore delle Toscane Icttere ! ! ! ( Sarh tontinuato. ) Storia di due nohili amanti con la loro pietosa morte^ intervenuta gid in Verona nel tempo del sig. Bar- tolommeo dalla Scala, e scritta da Liiigi da Por- to. — 3filan.o , 1 8 19, in 8.'^ di pag. 56, dalla I. E. Stampcria. Juj questa la fauiosa Novella di Qiulietta e Romeo^ la cui lettura mette in commozione vivissima ogiii cuore ben fatto , e che fra le tante , delle quali t stato copioso il cinquecento , eminentemente priineg- gia per F aurea sua semplicita e per la eleganza "vera dello stile. Considerata come opera di tipo- grafia V edizione che annunciamo , ha il merito d' essere nitida e corretta ; ed essendo stata fatta «opra quella che il Benduni escgui in Venezia circa il i52G , riputata generaUnente la prima, ha rispetto alia mcdesima il vantaggio di una ortografia piu regolare , e di una dizione purgata dai grossolani errori di grammatica , de' quaU la bendoniana e sconciamente deturpata. II sig. cav. Compagnoni ne fece per le stampe di Carlo Falese in Venezia una bella edizione nel 1796 in soli cinquanta esemplari, diligentemente ridotta a migliore lezione; e toitine alcuni nei restativi, poteva forse qui seguirsi a pre- ferenza; tanto piu che non pare che i valentuoniini, i quali diressero la Raccolta milanese de' Classici Jtaliani , V abbiano conosciuta : ma il sig, Giambat- tista Glgola , a cui dobbiamo la presence , ha cre- duto di andar piu sicuro lavorando sul vecchio ; e d' altronde non si e egli proposto per suo prinio oggetto il meglio , che per avventura potesse ri- chiedere 1' interesse 'letterario. Questo valente ardsta , al quale alcuni anni ad- dietro T Istituto assegno il premio di una medaglia d' oro per 1' eccellenza a cui ha portata la minia- tura a smaUo ; e cognito gia altronde in Blilauo e STORIA DI DUK NOElLl AMANTI. I77 ftioii pe' molti lavori in miniatura fatti alia Corte jjassata , the tl'esso si serviva a prefcrenza ; e spe- cialiueiitc poi pe' suoi (piadri in (picsto genere di bella iiivoiizione e ricca composizione, dc' quali al- cuni possono vedersi anclic qui prcsso il sig. cav. Sommariva^ e presso altri distinti aniatori dclle belle arti , ha voluto con questa cdizione di soli sei esem- plaii in pcrgamena provaie a qual punto di perfe- zione possa dirsi spinta a' giorni nostii questa nia- niei-a di (Upiu^ere. <)o;iimio sa rhe quest' arte, come tante altre, ha sofferto assai notahili vicende. Nel niille essa era ridotta allc sole scarabocchiature in niinio de' cosi detti libri corali. Si rilevo poi a grado a grado nei secoli XIV e XV:, c giustamenie sali per Italia, e iu altre ])arti d' Europa in tanto pregio , che poclic furono le biblioterhe de' ricchi signori e de' priu- ripi , le quali non ue traessero singolare ornaniento. Fa d'uopo dire pero , che poche sono ne'iibri e co- dici i pill famosi in questo genere le miniature , le (juali possano riputarsi perfette , poiche per la piu parte veggonsi niancare apertamente ora in disegno, ora in colorito , ora nella cleg-anza dejili arabesclu, ora in f[uella dellc dorature, ora in alcun' altra uo- tabile parte. A' di nostri per ([ualuncpie siasi ragione questo genere era stato per tal modo ahljaiidonato che potevasi riguardare come alFatto percluto. E gia qualche tempo che il sig. Gipdti intra])rese 1 ardita opera di vendicarla da (piesta ingiuria , ri- chianiaiiilola al primo sj)lendorc , e dandole (piel nobil lustro , di cui essa era de^na ; e 2.r iutelli- genti augurarono bene de' suoi studj dal bel sag- gio ch' egli ne diede coi quadretti ed arabeschi , f\e tpiali per commissione del sig. march. Triulzi orno un Boccaccio , che vedesi ])r(»sso (juesto egrc- gio gentiluoino , amatore d' o»ni belT arte ; e con- fortaronsi poi come di successo ottetiuto nelle varie rappresontazioni , rolle quali maestrcvolmente egli espresse alcune circostanze notate nella storia degli J3ii>l. ItuL T. XIV. I a 178 STORIA Amori di Dafne c Cloe sopra un esemplare in per- gamena della edizione di tal libro fatta in Firenze dal Moliiii. II sig. Qlgola sentiva per avventura di potere spingere anche piu oltre i suoi successi; ed una ri- conquista singolarmente restavagli a fare per Tarte di cui oniai disperavasi ; quella cioe della doratara di rilievo, nella quale i nostri ma2;2;iori furono va- lentissinii , siccome e da scntture, e da altri lavori del genere di cui parliamo , si osserva ; ma il cui secreto pareva anch' esso perito. Le continue sue investigazioni sono state coronate da esito felicis- simo ; e 1' edizione di cui parliamo pienamente prova, che nulla piii ci rcsta ad invidiare ai migliori secoii di quest' arte , e ch' essa presso noi finalmente e ritornata alFantica sua perfezione , o n' ha con- seguito quel 2;rado, a cui per avventura era in di- ritto di aspirare. Questa edizione ha eziandio la particolarita, che avendo il valente artista , non ricopiato sul primo gli altri cincjue csemplari , in che abbiamo detto contenersi tutta , nia costantemente variato ora nei <[uadretti le posizioni e i niovhnenti delle figure, ora negli ornati i disegni , e gli arcessorj degli ara- beschi e delle dorature, e venuto a dare ad 02;nuno de' sci csemplari suddetti un carattere di vera e singolare originalita, a modo die chiunque ne pos- segga uno , raentre ha in sostanza la rappresenta- ^ione de' medesimi fatti e pensieri , I' ha pero tanto distinta dasli altri, che a buoua ragione puo com- piacersi di avere un lavoro origiiiale. II che cjuanto dimostra la fecondita dell iugegno delT artista , e i varj aspotti , in cui sa presentare il bello di nno etesso soggetto , pone in somma incertczza chi ab- iiia a giudicare , e molto piu a scc^here. E di cio si ha chiara prova ncl fatto del aentiluomo inglese signer Borrell , il quale avendo acquistato uno di codesti csemplari , ciascuno de .quali contiene otto quadretti , oltre diverse vignette qua e la sparse, DI DUE NOBILI AM\Nri. 1 7(^ Iia voluto avere dalF artista anche (juattro altri qua- (Irctti , qiiaiitiinque in qucsti siesio ripetiiti i taiti rappresentati gia in quattro degli otto dclP esein- plare acquistato. Oiiest' ardita variazione , clie si notabilmente ac- crescc il pre^io alia edizione del sig. Gigola , e chc qnando se n' avessero tutti ad un tempo sotto gli ocelli 2;li esem|)lari, darebbe in virtu del confroiito ainpio argomento di ammiiazione , di esitazione , e forse qua e Va di qualche critica osservazione , die infine rivol<»;orebbesi tutta in favore dell' artista , come di quelle, il cui valore seinpre pievale, rende, sicconie ognuiio [mo vedere , assai dillicile il dare una compiuta idea del lavoro : lasciando anche da jiarte , chc della ecccllenza del luedesinio V occhio solo puo convenieiitemente convincere. Volendo tut- tavolta darne pur noi alcuna , mentre dei tre esem- plari gia a quest' ora esitati, due sono in canimino per Inghiltorra , arquistati T uno dal gia mentovato sic;. Borrell , I' altro da altro g-entiluomo inf^lese ; e gli altri tre restano ancora iiiip«Mrclli presso 1" arti- sta , noi ci liniitcreino a parlaie di quello chc lia ac(piistato il sig. niarchese Tilulzi , presso il tjualc, essendo ecli , sicconie c noto , jicnulissinio , i'acil- nieiile poiranno riscontrarsi le imlicazioni clie siamo per dare. II tVontespizio esprinie un nionuniento 2;otico se- polcrale eon ornati d' intorno a doratura. 1 carat- teri sono di forma j^otica aiicir essi , ed i piu grandi sono crisogralici. Si vedia facilinenie come I artista si e assicurata la crisogralia taiito prcgiata negii antichi codici , rinomati per qiiesto titolo. Due Amo-. riiii in alto leggono : due altri al basso veggousi piaugere nella piu mcsta e tribolata [)ositura. \ ien poscia il secondo quadretto rappresentante r aiuore della Novella^ Lidgi da Porto ^ a cavallo, accompagnato dal suo scndiere in atto di raccon- targli la storia di GiulictUt e Romeo , conic da lui mevlesimo si dcscrive nel proemio. L' ornate di tSo STORTA. qiiesto quadretto e semplicissimo -, e forse Y artista col tenersi qui temperato , siccome ha fatto , ebbe sag- wiamente in vista di non preoccupare troppo presto con molta forza 1' animo dello spettatore. In fatti un piii vivo senso fa tosto il quadretto terzo , rhe rappresenta la festa da ballo nella casa di Qiulietta ^ ov'ebbero principle gli sventurati amori di lei e di Romeo. Graziose sono , e divinamente belle le tigurine qui esposte , elegantissimi i loro movimenti, bizzarri e bene adattati i loro vestia- rj ; e dal tutto insieme spira un certo die straor- dinario e vero , ch' empie di piacere dolcissinio clii contenipla quest' azione. L' oruato consiste in una specie di telajo tutto messo a rose , emblema pro- priissimo della circostanza , in mezzo alia cui parte superiore sta un Amorino , clie avendo stesa una tela di ragno aspetta che vengano ad incapparvi le farfalle , simbolo , come ognuno sa , dell' anima , e qui propvianienLe deir esito incerto , a cui e espo- sta la pill liisingliiera , e la piu tante volte fatale delle umane passioni. II resto dell' ornato e pieno d' altri Amorini posti in a^uato , c di farfalle vol- teggianti airintorno. Tutto mcravigliosamente e adat- tato alia natura del fatto principale rappresentato ; e se a taliino per avventura facesse senso , come ha fatto a noi , la somma leggerezza di quest' or- nato , forse la trovera per questo appunto caratte- ristica del soggetto qui trattato. 11 cjuadretto quarto dimostra la parte interna del convento , alia quale corrisponde il confessionale di F. Lorenzo., come nel tempo del fatto costumavasi, e F. Lorenzo in atto di benedire il matrimonio dei due amanti. Duole invero die Qiulictta non vegga- si , che per quanto il concede la larghezza del fi- nestrino del confessionale : ma qiiesta considerazione forse fa che maggior senso faccia il bello di quella divina fisonomia , che in si stretto spazio apparisce; ed altronde tanta e la verita delle tre figure , e r espressione Ue' due sposi , die non vi si pud fissaj? Rl DUE NOBILI AMANTI. l8l gli ocelli sopra senza sentirsi dolcissimamente pe- iietrare da iin inisto d' alletti proprj della circo- stanza. Nell' alto del contorno veggonsi tre Amori- ni ad iiii confessionalc: iino vi siede dentro c serra 10 sportoUo in viso al secondo , che sta in figura di penitcnte , e che piange ; il terzo , che e tigu- rato una temminuccia , ride della mala avventura del compagno. Al basso del contorno hannovi tre altri Aniorini, inio in cotta da prete , che sposa gli altri due , feinininuccia luia , e V altro niaschictto. 11 gciiio iniitativo de' fanciuHi non poteva esprimersi ne piu veraccmente, ne piu opportunamente. Questo tiatto bernesco rattempera il prematuro senso , che potrcbbesi cc( itare nello spettatore consapevole del tristo fine di cpiesto matrimonio. II ([uiiito cpiiidretto rappresenta Romeo nell' atto che battendosi ha ucciso il parente di Giullettu. Le due lig-ure hanno con estrema verita Y atte2:2;iainento di (juel ninniento, Nell' una vedesi poco nieno che la forza del ritirare la spada immcrsa nel fianco deir altra ; in questa la niancante forza di re^geisi. L;i coiitrada di Verona, ove il fatto snccede, la vc- duta di una chiesa gotica in lontananza, la fuga dei Cappelletti, sono accessor] graziosi, che vie nieglio lo caiattorizzauo. L'ovnato e composto di due alberi di qucrcia , a pie dc' quali due Amorini conibatto- no e scherniisconsi dai colpi, facendosi riparo del tromo ; e due altri , saliti alia ciina de' mcdcsimi, s' abbaruU'ano cola su , e prendousi pe' capclli fu- lenteiuente. 11 scsto (piadretto mostra Gialictta creduta rnorta pel sonnifcro preso. la camcriera la scuote iorte, quasi sperando cir abbia a destarsi. La zia , il pa- dre , il medico le sono presso ai^itati dal funesto spettacolo. Chi puo teruiaisi a coiuemplare il doloi o tli cssi senza sentirsi parteciparne ? Al basso dell or- nato V. un euore ardeiue ciicondato di lar\e mo- struose , lo (ju;di passaudo alia parte superiore >pa- veutiuio poi Amore che tiig^e. For*e saiebJje -stato l8:i STORIA nii2:lior consiglio rappresentare Amnre in atto di far fagfifire le larve , poiclie sarebbesi indicato con rio opportnnamenre , die Qiulietta non era che in uno stato apparente di morte. E siamo tentati a crede- re , clie r ornato d' arabeschi , qual e qni , splen- dido , gajo e legoriero , nella mente delT artista e stato diretto a ricordare questa idea consolante. Ma questa consolante idea ben presto fiisge dal- r animo del riguardante , chiamato a conteniplare nel settimo quadretto i due Amanti entro il sepol- cro , e F. Lorenzo sorpreso dai faniigli della corte air atto che GiuUrtta cade morta sal o;ia estinto suo sposo. L' occliio dello spettatore non puo vedere in quel sepolcro che una piccola parte delle persone; e qnando T artista avesse fiitto diversamente , avrebbe inancato troppn alle regole della prospettiva pitto- rica. Pcro le indicazioni sono alibastanza forti per colpire ; e la verita spirante dal tntto insieme rende vivissinio il scnso di pieta , aireccitamento del quale esso e disposto. U ornato e ad un tempo semplice e ricco. I quattro suoi angoli roraprcndono alcune larve volanti, awoke in un nero panno allnniinato ad oro e di un effetto mirabile. La vicinanza dei sepokri rende queste larve e gli altri accessor] di tutto carattere. L' ottavo quadretto, che e anche T ultimo, mette il colmo ai tanti aQctti da rodamato il jiittorft delle Grazic. Chi neghera questo stesso ti- tolo al sig. Gigola tra i ininiatori, se vuol ritenerst qnesto vocabolo per esprimere il genere da Ini trat- tato r Trainee in tutli i suoi quadrclti cpiesto ca- rattere : ma trionlalmentc esso sili vicue assicurato da (piclli , in cui ha prerisameute ritratte le tre Crazie e Amnre ^ c Vapoteosi di Psiche (i). Discreto del pari che niodesto il sig. Gigola ha llssato per prezzo di ciascua esemplare di questa (l) Olui- iinesti due biczze c a rafifreddarnc la passtoiic . anzi rhe a nutlcila in lure e farla (se pur tanto nial possono ) piii eflicace al tommuovere; die a noi sembra aver bene nieritato de2;b stiidj chi pos- sedendo questo inedito comcnto del t liiarissimo Ma- galotti , ancorche non pvodotto oltre i primi cincpie eanti dell" Inierno, voile colla stanipa I'arlo di pub- blicn diiitto. 1/ editure in una prcfazione niostra prinianicnte come non ad altri fuorche al i\la2;alotti jia ». attri- buirc (piesto comcnto : appresso cspoHC un sno pa- rcre , die il codice donvle esso comcnto fn tratto abbia a credersi orininalc ed andie in ([ualdie parte antonrralo — II dctimto pittore cav. Giuseppe Bossi, die tutio (pianto abhracciava, ed era in sinjrolar niodo rarcojxlitore di oj^ni cosa die avesse rii;2;nardo all Alighieri, possedcva ultimamcnte «|uesto niano- scritto , e trovatolo scn/a titolo , c<):li cosi nno vc ne appose: Comento di Carlo Dad sulla duiita Corn- mrdia di Dante sino alia fine del canto qninto dcl- C Inferno. Sono iynote Ic rajrioni per Ic tpiali il Bossi s' indusse a crederne aniore il Dati , ma ben sono jiatentissime quelle per cui 1" editore voile ri- vendicarlo al IMawaloui. Le (piali non redicrcmo qui ora , avvcguache esponeudole . tanto eg.li %i l8S COMENTO SUI ClNTr tempeio di parole, clie non lascio posslblle ( rarls- simo esempio ) il compendiarle. E noi siamo ri- trosi ( dove necessita non ne sforzi ) a ristampare, com'' altri comodissimamente fa , di motto in motto i libri altrui. Ne si appago alle ragioni per esso tro- vate , ma voile inoltre I' editore a^jiinsnere al co- mento alcune iettere , non prima stampate , dello stesso Magalotti , le qnali del presentc lavoro in- torno a Dante ragionano. A confermare poi T opinione che ori2;inale possa considerarsi il codice onde la stampa fu tratta , pa- recchie cose sono dette da togliere quasi interamente ogni dubhio: parlo lo stesso Magalotti ( come ve- desi nelle sue Iettere ) al Falcoaieri di una lacuna lasciata in esso comento, e nel codice e la lacuna, a cui r editore , secondo F intendimento dell' autore , suppli : le citazioni greche ed arabiclie sono scritte per mano dotta ed esperta , e conosciute erano quelle lingne al Magalotti : apparteneva gia tempo il codice ad Alamanno Salviati in P\.oma , e il Ma- galotti era amico del Salviati. Quanto e al valore del comento, a noi e sem- brato qua e cola sparso di belle erudizioni , e di iilosofm non vulgare, Alcune opinioni discordi dal comune interprctare propone V autore , e le vieue sempre dichiarando con altri versi ed altre sentenze dello stesso Dante. Che veramente un perfetto co- mento non sarebbe possibile fare, quando col tutto dalla mente compreso, non si desse iume alia parte. Rare volte attiensi a sporre gretti vocaboli : pid spesso penetro a quelle genericlie idee sulle quali il poeta con mirabiie magistero ordi tutto il diviuo lavoro. Noi faremo appena brevissimo cenno , tanto per non mandarne digiuni i lettori, di alcune poche in- terpretazioni dissimili dalle volgate. Quei versi, C. I, 09. qiiando V amor divlno Mosse da prima quelle cose belle dell' inferno m dante , ecc. 189 che a taliino erano senibrati dimessi, a tiittl p'oi lu- ceiiti>;siini da non dovervisi arrestare, sono, scconda il Mac;al()tti , d' ainnural)ile bellezza-, e in cssi voile Dante tt)ccare di una dottrina platonica : imperocche per la mossa di cjncllc cose belle dcbbc intendersi « r attuazione dcUc idee, o si vero lo spartimentn deir idea primaiia ncir idee secondarie , che e il diramamento dclF nno nel divcrso siainificato nel triangolo platonito. In somma la cicazione deir uni- verse) , allora quando formo il mondo sensibilc tutta a simile al mondo arclirtipo o intellip:ibile crcato ab etcrno nella mente divuia. 5) Qnesto c pure il sentimcnto del Biac;ioli, nuovissimo e benenicrito romentatore di Uantc , e a rinforzarlo reca e2;li pure al(-uni versi di Boczio , dai quali, al credere ilel Magalotti , V Alighieri ricavo cotesta dottrina : cui maravigliosamente esprcsse ancora nella can- zone Amor ^ die nella mente ml ragiona dove parlando della sua donna dice : Quest' e cold che umilla ognc ycrverso. Costei penso chi mnssc V unUerso. Nel secondo canto fassi la prima cosa a provare che con que' versi M' apparecchlava a sostener la guerra Si del cammuio e si dclla pietate intesc Dante esprimcre quelle di Venezia del 1477, 1478, e quella di Mi- lano pur del 1470 iddi e conobbi V ombra di co- lid, ecc. anziche cogli Accademici della Criisca, col Venturi , col Lombardi , col Biagioli ed altri , guar- dai e vidi I ombra , ecc. perche quella ne pare espressione di maggior eiiergia , e meglio calzante alia mentovata interpretazione. Ma e il Biagioli e gli altri o tacciono o toccano appena di que"" versi ( C, III. I25 ) Che la divina giustizia gli sprona Si che la teina si volge in desio. II I\Iagalotti opina che Dante « ahbia preteso espri- mere un tcrribde elTetto della disperazione de' dan- nati, per la quale paja lor raUraani.cli precipitarsi ne' tormenti , cd empier in si fatto modo V atrocita della divina giustizia, la quale, secondo loro, c si vaga della loro ultima miseria. » Disperato affetto cV ei trova espresso mirabUmente anche da Seneca nel coi-o deir atto primo ( v. 88 ) dell' Edipo : Prostrata jacet turba per aras , Oratque viori : solum hoc facdes Tribuere Dei. Delubra peLwit ; Haud ut vote nitmina placent , Sed juvat ipsos satiare Decs. Noi lasciamo andare alrune bellissime qnestioni clie il comentatore viene niuovendo , e alcuae sue argute interpretazioni , perche troppo Jungo discorso nEI.L INFERNO DI DA.NTE , CCC. 19! ricliieclercbbono. Solo tocthercnio per ultimo cosa clie ha rlsi^iiaitlo ad altra di cui gia acceunammo. Fu dianzi vcdiito come il iMasalotti ahbia mterpritato qiuUe parole: m uppurecchiava a sostenere la guerra dclla pietd. Ora comentando que' versi , dove Dante si scute dalla pieta sopralFare per li due sventnra- tissimi anianti Paolo e Francesca: alia quale il poeta dice ( C. V. 116): Frail cesca , i tiioi martiri A lugrimar mi faiino trlsto e pio. munvo duhbio ia in certe circostaiize inondato quel luogo non si puo mettere in contingenza. Mauit'esti iiidizj della presenza delle acque marine, oltre all' essere im- pressi su quelle decantate colonne, si ravvisano eziandio in altre situazioni di questo recinto. Poco lungi dall' at- tuale porta d' ingresso a mano manca, e la vicinanza di antiche diroccate muraglie scorgesi un banco di terra ap- parentcmente argillosa dell' altezza di sette piedi, in mezzo alia quale trovausi gusci di testacei. Sovrapposto a que- sto e uno strato di ciottoli di rocce vukaniclic,di fraa- tumi di mattoni, e di pezzi di marmo bianco mescolati con una sabbia nerastra composta di frammcnti di piros- sena e di feltspato simile all' arena die strascina il mare ■ul lito, e in questo strato piii abbondano le spoglie delle conchiglie. Succede postia uu banco di terra vegeta- bile , che costituisce la superfizie del suolo. Varie sono le spezie di testacei ivi scpolti. lo ho ri- conosciuto il Murtx alucoklrs , la Bulla ampulla , VArca barbatii, VOstrca cilulis , lo Sponilylus gcBdcropus , la Venus decussata, la ATtictra pipcrata o Solen callosus deirOUvi, la TtiliruL lactra e la Ttllina fragilis. Quest' ultima e piu frequente di ogni altra nello strato arenaceo , e ne lio raccolto individul conservatissimi , ben piu grandi di quello rappresentato dal sig. Poli nelli sua magnifica opera (Testae, utriusq. Sicil. Tav. XV. ftf^. 22), poiche il maggiore aveva per traverse la lungliezza di quasi due pollici e mezzo. Tutte le indicate concliiglio sono scolo- rite e ridotte alio stato cretaceo, o vogllam dir calcinate. Ho iluliitato da prima se questo deposito anzi che es- •ere modenio appartenesse per avventura a quegli anti- chisslmi lasciati dal mare in epoche geologiche, e fosse per conseguenza molto anteriore alia fabbricazione del tempio , ma non solamente mancano sufticienti argomenti per adottare cjuesta sentenza , che essa e anzi contrad- 4ctta da moltc e sode ragioai. Prlnueramentc questo e ic6 OSSERVAZtONT FISICHE im Jeposito parzlale circoscritto a quel liiogo, nou rav- visandosi in altre parti de)la costa teneiii coiisimili. Se- condaviatneiite la materia ove sono quelle conchiglie e diversa dalla solita mania o argilla , e dal salibioiie si- liceo-cakario ove in Italia si trovano i testScei fossili. Patentemente apparisce essere essa di provenienza vul- camca , essendovi frair.misti pezzi di pomice , e quanto ai suoi particolari attrilmti e Icggerissima, di colore lio- nato cliiaro , ammoUita con acqua h poco tenace , si mo- della a stento fra le dita , si attacca appena alle labbra inuiuidite, al fuoco mediocremente indura, e messa negli acidi suscita una debolissima e passeggiera efFervescenza: tanto sono recenti le conchiglie che essa contiene^ che le bivalvi conservano il legamento del cardine , delta qual cosa abbiamo esempj bensi ne' testacei fossili , ma assai rare volte. Cio che su tale proposito deesi partico- larmente notare si e che nella terra che riempie la ca- pacita de' gusci trovansi frammenti di vegetalnli marini tanto poco alterati dal tempo , che accostati alia fiamitia ardono e si convertono in cenere. Se lianno poi co- teste conchiglie quell" apparenza di calcinazione che nelle fossili SI ravvisa, in questo medesimo stato s' incontrano i niituU annidati nei pertugi delle colonne, i quali si sono ivi insinuati per certo in tempi moderni. Finalmente per togliere intorno a cio qualunque dubbiezza e da dirsi che una consiniile terra appare eziandio nel pavimento del tempio , poiche sopra di questa riposa un mozzicone di colonna , che non fu rimosso dal sito allorche furono sgombrati gl' interrimenti. E dessa una terra vulcanica del colore stesso di quclla dianzi descritta, mista a pezzi di scorie rossastre , e nella quale si ravvisano con lente frequeati gusci di picciole bivalvi , che si adocchiano pa- rimente nell' altra. Dalla natura di qnesta terra, se non m' inganno , si fa manifesto che la maggiore quantita del limo clie ri- colmo il tempio di Serapide fu strascinato dalle acque' piovane che scendevano, e scendono tuttavia dalle cir- costanti alture. Esso e affatto consimile al tufa di quel poggi , benche ridotto di apparenza argillosa in virtii del- I'uinidita che lo ha compenetrato, e contiene come quelle frainmenti di pomice e pezzi di lava. Per la qiial cosa e da cedere che il mare al)bia pochissimo cooperato a quegU interrimenti 5 poiciie esso accumula nella spiaggia F\TTF. NPr, TEMPIO DI SERM'IDE. If)? matei'iali alT.itio Jissimili, una sabbia ciofe composta di gra- nelliai cli lava, tli irammenti cU feltspato, di pirossena e di feiTO niagactico, e di questa salibia non si scorge, coine ho iudicato, se noa die uno strateiello nella parte superiore del banco anzidetto. Non iiavvi nessuna lagloae per ininiaginare clie le acque marine sieno state ivi sta- zlonarie, ed aliliiano avuto staV>ilc pennanenza in cpiel 6U0I0. Appariscu soltanto che vi si sieno di tratto in tratto insinuate, come in certi tempi 02;gigioriio fareSbero se non vi fosse il riparo di una fila di cnse eilificate in tempi moderni. Di fatto allorche il mare gonliato dai venti australi , e quando spira gagliardaniente li'.>eccio, sover- cliia gli ordinarj suoi liiniti , cosi straripa da quella parte, che s'innalza fino air altezza di ben due piedi snlla strada litorale contigua alio case, ed asiai piii si soUe- vano i flutti accavallati dalle procelle. Duranti queste passeggierc e straordi.iarie innondazioni furono sepolte in quel limo vulcanico le conchiglie ma- rine, le quali non vissero , ne si propagarono la dove era sono , ma le spoglie morte furoi o ivl sc^spinte dnl- r onde. Non altriuicnti veggiamo acc;;dere nellc otlierue- apiagge seminate di nicchi di univalvi e di bivalvi che le tempeste staccarono dai siti profondi , e piu o raeno lontani dai coutinente. Cosi fra quelli del tempio di Sc- rapide alcuni ve n'ha di conchiglie die non sogliono di- morare prosso le coste di quel mare, e che di rado sono gettate sul lito. Tale e la 3factra pipcrata , di cui poche spoglie qui si rin\ engono e che e comunissima nelPAdria- tico : tale la Tell i na fras ills che non ho tampoci) freqnen- temente incontrata su queste spiagge perche soggiorua ne' bassi fondi. Se non ci puo dunrpie fondatamente credere che il mare fosse cola permaneute , molto meno sara da dirsi die il suo livello siasi niantenuto a (jaeir altezza ove le eolonne sono traforate dai mituli , fenomcno di cui dob- biamo adesso investigare la causa. Seinbra assai probabile che qnando il tempio fn se- polto parte sotto le proprie rovinc , e parte dalla terra strascinata dalle alluvioni , non dovessero essere queste materio equabilmente distese, ma die rimanessero in al- cuni luoghi dei siti concavi ove ristaertassero le acque. tjao di questi avvallamenti poteva essere laddove staniw) le tre colouue , situatv pr«»so ch« n«l m^zio cU qu^i lylj OSSEKVAZIONI FISICHE complesso tli fahbi'icati da cui il tempio mcdesimo era attorniato, e si pub credere aiicora die fossero in quelle sfondo comprese le altre del viciiio tempietto rotondo , che e precisamente nel centre del recinto. I brani di queste ultime svelie dalle loro basi sono ora confusamente qua e la dispersi , e veggonsi a ich' essi sforacchlati dai mituli. Ora non sara cosa lontana dal vero il supporr* che soffiando impetuosi ventl fossero i flutti cola balzatir e versandosi in quel ricettacolo abbiano formato una la- guna o un piccolo stagno. Tanto piu facilmente poteva questo accadere , quanto che e inolto probabile che il mare fosse una volta piti prossimo al tempio , e si puo argomentarlo dal vedersi lungo I'attuale spiaggia rialzato il terreno da un limo vulcanico misto a frantumi di mat- toni , consimile a quello dianzi descritto, il quale debbe avere prolungato la oosta accumulandosi per opera dellc alluvioni. I germi dei mituli litofaghi saranno stati in* trodotti con le onde in quella pozzanghera, e trovando una roccia calcaria ad essi confacente avranno avuto I'agio di svilupparsi e di crescere , e stabilirono ivi il lor do- mi cilio, II rigonfiamento del mare, e le gagliai'de procelle ac- cadono di frequente nel mesi d' inverno e di primaveraj ma nelle altre stagioni poteva questa lagtina raantenere la sufficiente quantita di acqua ed essere alimentata col sussidio di quella delle piogge, che attesa la condizione del luogo doveva cola necessariamente ragunarsi. Per 1' affluenza dell' acqua dolce scemava , e vero, la salse- dine dello stagno , nuUadimeno la qualita che il fluid* acquistava poteva non essere contraria alia vita di que- gli animali. Parecchie sono di fatto le conchiglie marine che indif- ferentemente vivono n ell' acqua salmastra, e nell' acqua dolce eziandio, come se ne puo ciascheduno chiarire alia foce de' fiumi che mettono in mare , in quella guisa che altre conchiglie fluviatili non rifuggono di stare nelle ac- que salse. Una dotta memoria intorno a questo argo- mento e stata scritta non ha guari da un naturalista fran- cese il sig. Desraarets (i), e forse i mituli che hanno (i) Non potendo nel luogo dove scrivo avere sott' ocohio questa dissertazione , la eito a memoria. Potrei forse ritrarn* par^icplarl osgeryauioui eke ilIu$trerebbero vie piu rArgomentc F\TTE NEL TEMPIO DI StP.APIDE. l()() c6rro90 quelle coloiine sono del numero de' testacei, che qiiantunque per elezione soggiorniiio nel mare^ noii ab- borrono 1' acqna salmastra se eveimialmente in essa si troviiio. Sarebbe assai facile di accertarseiie mettendo neir acqua attivata da' varj gradi di salsediae dei massl calcaiei contenenti questi mituli vivi. Cbe v'aljliia altre spezie di animali marini, della classe segnataineiite de" pesci cbe indistiutamente dimorano nel- 1' uno e neir altro fliiido , non v' ha chi nol sappia , e senza riiitracciare eseinpj da lungi, uao ne somministra queir acqua medesima che scaturisce presso il tempio di Serapide. Havvi cola due fonti termali che negli anticbi tempi servivano, e servono ancora , ad uso de' bagni ., c che terpeggiando per alcuni caiiali scoperti e artilizial- mente fatti scolaiio in mare. Aveiido esaminato quest' ac- qua in vicinanza della sorgente, e presso uu piccolo arco che e alia destra dell' autro da cui essa scaturisce, vi adocchiai niolte anguillette , che fui premuroso di racco- gliere, e che riscontrai appartenere alia Murcena Conf::er di Ltnneo. Ora questo e un pesce marine, e dal marc passo cola per mezzo degli anzidetti canali , ed ivi co- stantemonte rimane e si propaga, poiche se ne trovano indivier rimboccatura del canale , e comunicava al fluido un pic- colo grado di salsedinc, ma nelle giornate di perfett* eabna e aflatto dolce. Che noil* acqua dolce vivano rcalmente e crescano que- 9te anguille, ne fui inoltre accertato da alcuni astanti del paese , rhe mi ragguagliarono di averne nutrito nelle ci- ■terne. Per quanto la risirettezza del tempo lo permet- teva volli anch' io fame 1' esperimento , ed avendone colto individui di diversa grossezza ne innnoUai alcuni in nn vaso di vetro ripieno di acqua di fonte , ed altri in un consimile recipiente contenente acqua di mare. Cosi qnosti come quelli a fronte della diversa natura del fluido nuotavano vispi per tutte quelle ore cbe ivi re- starono immersi , finch^ gli destinai ad altre esperienze. Volli vedere qual grado di temperatura potessero sof- ferire questi pesci. Quella dell' acqua donde furono trait i ffcgnava diciotlo gi'adi «U R«auoiur, manteneadoii >1 ^CO OSSKRrAZTONT TTSTCHE termometro airav'a, ed in luogo ombroso a gradl undici. Ma presso il cancello clie chiude la bocca dell" aiitro doiide spiccia la sorgeate t'^rmale indicava ventotto gradi. Immerse cola le angnillette manifestaroiio tosio somma ihcjuietudine , si raggiravano con velocita avanti e ia- dietro rintracclaiido alcuna fenditnra nella sponda ove appiattarsi , spesso si alzavano a galla , boccheggiavano per 1' apenura delle brancliie , e rimasero finalmente sdrajate nel fondo senza moto e senza vita. Deggio notare che i.i niuiio degP individui da aie ve- duti riscoiitrai il carattere annunziato da Linneo , e ri- petuto da alui, che la pinna dorsale cioe abbia il margine nero. II colore del corpo e superiormentje cene- rino chiaro , al di sotto giallognolo , e giallognole pari- ^nente sono le pinne pettorali, dorsali ed anali. Le prime hanno vina forma ovale, la dorsale comincia a un pollice e mezzo circa di distanza dalT estreraita del muso, tolte le dimension! in un individuo di sei poUici e mezzo di lunghezza , e continua fino all' estremita della coda di- venendo sempre piu stretta : la pinna anale si spicca dair ano e va parimente alia puuta della coda ove con- fluisce con la dorsale. Ai due lati del corpo e una linea biaachiccia gnarnita lungo T abdomine di punti , o pustule i-ilevate che hanno un forellino nel centre. L' apertura delle bi-anchie e contigua alle pinne pettorali , e verso r apice della mascella superiore si adocchiano due ten- tacoli. Oltre alle figure citate nel Sy sterna Nciturcc , que- sta anguilla e rappresentata da Rondelet ( pag. 894), e meliocremente da Rafinesque sotto il nome di Echihis Gruncus. ( Nuovi generi, ecc. di aiiiinaU e piante ddla Si- cilia , tav. XVII , fig. a . J Recapitolando era le cose anzidette mi sembra di po- ter eonchiudere : i.° Che il tempio di Serapide non fu mai costantemente innondato dal mare ^ 2." Che la mas- sima parte delle m^terie che lo ostruivano furono stra- scinate dalle acque piovane ; 3." Clie soltanto in tempi procellosi il mare penetrava in quel seno traendo seco le spoglie di alcune conchiglle che rimasero avviluppate nel limo vulcanico delle alluvioni :, 4.,° Che ritirandosi lascio alcune pozzanghere , una delle quali era alF altezza di quella porzione delle colonne traforata dai mituli »• 5.° Che questi ristagni erano mantenuti dalle acque delle piogge 5 e da quelle forse Ui cj^ualche viciiia scaturigiae^ FATTE NEL TEMPIO DI SER^PIDE, 9.assato il piano del tempio. Cobjro che volessero favorire la prima di queste due opinioni citerebboro l' esempio di altri anticiii fabbricati luago la costa di Pozzuoli e di Baja, che sono presente- mente o in tutto o in parte sonimersif, gli altri cui an- dasse piii a grado la seconda direbbero ci»e quel terreno fravato dal peso delle rovine, e delle materie accumu- lato dalle alluvioni, cedette e si av\all6. I\la i)iii teini>o al)bisoguando » tanta lite ne lascero ad aiuii la Ueuisione. ^02 Del Soveiclo e iiuovo sis tenia dl cultura fertllizzante senza dlsjjrendio dl conclo di G. A. Qiosert. — Torino, iSig, presso Balbino. Secondo ed ultimo estratto. L, VII. I JA pratica del Sovescio e antichissima, e sono state proposte e raccomandate plante molto diverse a questo proposito. Le fave erano le piii riputate dai Greci. I Romani preferivano i lupini, i Lombardi il ravizzone. I modern! ne hanno proposte delle altre, come per esempio i piselli , le vecce , i dolichi, i fagiuoli, la galega , la fraiiia e persino le zucche. La pratica dei Romani, ossia il coltivare dei lupini e giunta fino a noi ; ma la nostra maniera e affatto diversa dalla loro. I Romani seminavano il lupine in settembre e lo sotterravano in maggio •, quindi le loro raccolte in erba erano assai ubertose e copiosa la vnassa di materia che rimaneva sotterrata nel campo. Da noi si seminano in luglio , e sono sovesciati in principio di ottobre. In luglio d' ordinai-io la terra e arida, il seme germina in- certamente , le tenere piante favorite troppo dal sole e poco dalla umidita vanno gia in fiore quando non sono giunte ancora all' altezza di quattro pollici. Questa pianta ofFre in questa stagione un sovescio scarsissimo. Seminata in ottobre, come facevano i Romani, non regge al clima tra noi; seminata di buon' ora in primavera essa non corrisponde alle nostre mire, che sono quelle di supplire al concime del formentone, perche non fiorisce in tempo da essere sovesciata opportuname.ite per la seniina di questo cereale. Questa pianta corrisponde va dunque alle mire de' Romani che non conoscevano il foi'mentone, ma non corrisponde alle nostre. L' inconveniente sopraccennato di una vegetazione pre- cipitata in estate e comune a molte altre piante applica- bili utilmente al sovescio. La segale stessa per esempio seminata il primo luglio mostra la spica il 22 e non si innalza piu di un palmo. La fraina e una pianta pregevole pel sovescio e rac- romandata moltistimo dagli agrouoini ingle«i, ma per DEL SOVESCIO E NUOYO «ISTEM\ , ecc. 205 J'inconveniente succcnnato I'A. Tlia dovuta abbandonare nclle sue esperienze. NuUadiineno I'A. la raccoinatida in quelle proviucie dove e piu iiiiiida e f'resca la tempeia- tura d" estate : dove vegeta rigogliosa questa piaiita la sua •oltivazione pel sovescio noii e da trascurarsi , e fa pel sovescio d' estate quello che la segale pel sovescio d' in- verno ; vale a dire la fraina serve di concio alle semina- gioni del frumento , e la segale a quella del formentone. II ravizzone ha comune coUa segale molte proprieta. Come la segale si semina in autnniio , vegeta in inverno, e precoce in priinavera e fiorisce in sul fiuire di aprilej. • certo nella vegetazione in erba, ofFre minor dispeadio nel seme, di cui l)asta una tenue quantita. Questi sono i •uoi pregi. Vediamone i difetti. II ravizzone cresce assai meno alto che la segale, cresce almen tre volte meno fitto, le sue pai'ti sono piii tenere, e noi aggiugneremo che la sua pianta ama un terrene piu pingue che noii la segale. Somministra dunque la meta meno di materia vegetale al terreno, e la massa di questa sostanza vege- tale esscndo piu molle A'iene piii presto scomposta, e puo bene servire per un raccolto successivo , ma noa per un secondo come fa il sovescio della segale , che dopo di aver nnuito il formentone lascia nel campo ba- stevole concio anche pel frumento successivo. La galega si trova esclusa da una applicazione generale per la circostanza ch' essa non e rigogliosa che ne' luoghi •imidi e freschi, e poi perche essendo una pianta vivace *ssa riesre incomoda e difficile a distrnggersi. In alcune localita particolari pregenta per6 dc' vantaggi tutti suoi proprj. Le vecce , i piselli , i dolichi , i fagiuoli, le fave sono per noi oggetti di coltivazionc esclusiva di ]>rima- vera; percio escluse dal novero delle piante che posson* servire a sovescio nel nostro caso. La pianta ibjlla canapa si e presentata alle indagini del nostro A. come una pianta preziosa pel sovescio , ma i grand i suoi pregi sono troppo controbilanciati da difetti decisivi. I pregi sono una quantitii di materia vegetale maggiore della segale i dopo il guado e la pianta che tende piu |)rontamente alia putrcfazione •, e ricca di materia solubile . co'.orante ed estrattiva in tutte le sue parti , foglie, corteccia e tessuto legnosoi per le quali pro- prieta rieicirebbe solje une prootamtjnte eJHciice p«r 1« 204 DEL SOVESCIO E NUOVO vegetazione attuale , e per le altre cli un lento e lungo' sussidio alle vegetazioni successive. I suoi difetti sono, che la canapa non prova bene che in terreiii gia pingui , ed ama il gran caldo ed aria umida , per cui more in inverno per mancanza del prime, e langviisce in estate per man- canza di umidore. Ha di piii il seme che se tarda a germinave, aspettando la pioggia , cUventa preda di gliiotto uccellnme. Queste circostanze lo escluuono dalle tene stanche per le quali si cerca ristoro , e ne rendono in- certo il raccolto nelle terre mediocri. VIII. La maniera di coltivare la segale destinata a so- vescio non puo esser diversa da quella che si pratica in coltivarla per raccolta ; ma qui una piii stretta economia puo divenire necessaria , e nella economia fa d' uopo distlnguer bene cio che e reale da cio che e puramente illusorio. D' .altra parte lo scopo dell' una essendo la pvo- duzione in seme, quello deir altra la produzione in erba, possono esser vi alcune mutazioni da farsi. E qui V A. passa ad alcune considerazioni intorno alle terre, ai la- Vori 5 al seminerio , alia prima produzione di erlja autun- nale, poi finalmente intorno al sovescio in aprile. Quanto alle terre, quelle sole vi si possono destinare che noi riserhiamo per la coltivazione del frumeutone sul finire d' aprile dell' anno success! vo o per la coltivazione di qualche altra pianta che non si semiiii prima del 20 di aprile. La segale non riesce ne' tei'reni forti , e percio da molti non si coltiva ; ma il nostro A. combatte questo pregiudizio e prova che dove non riesce bene a princi- ple , fontinuando si viene a togliere col sovescio al ter- rene quella stessa qualita che suUe prime e contrarla alia segale. I celtivatori esperti soglione preparare le terre al se- minerio con tre lavori. Due bastano per la segale anche per r oggetto di raccolta. Rotta con nn lavoro la terra si prepara con un secondo ; si semina , si copre la se- menza e si eguaglia la terra con un ai-pice di spine o di robinee ( psendo-acacie ) all' use de' prati. II robbio o rastello puo risparmiarsi : tutta si fa da' boari senza spesa straordinaria. L' epoca del seminerio del)])' essere quanto e possibile anticipata , cioe poco dope la meta di agosto, se le circo- stanze della stagione lo favoriscooo. lu questo case la segale preseuta uu ricco pascolo eulla fiue dli novenabre ; SISTEMV PI COrTT'Ri. 205 ii sno valore puo conipensare la meta di quello dclla semente ^ ina T A. consiglia di saciiiicaie questo \aniag- gio a beneficio del campo , c lasciare che il fogliame si putrefaccia d' inverno , e ricopra la piunja priinaria, die diciamo occhio della segale ,x lo prescrvi dal tVeddo, seiva di concio allc radici , coutrlhnisca a un piii rigoglioso cestire , a una vcgetazione piii prouta in uiaizo , a un fionre piii precoce in aprile , e fiualmente a una piu grande al>bondanza in prodotio d" erba da sovesciaie. Quest' erba poi quasi affatto putrefatta serve di eflicace fennento per ajutare la scomposizione di quella cbe si sotterra piii tardi. Questi sono i vantaggi di un anticipate seminerio i, ma il nostro A. ha esperimentato che riesce bene anche seininata piii tardi , fmo al 2 3 di dicenibre. La quantita di semenza e di quattro emine per giornata , luisura pieniontese. II nostro A. raccomanda clie la se- mente sia grossa e ben nutrita, e conibatte il pregiudizio di colore che preferiscono semente piccola perche con- tiene piii grani. La vcgetazione e la prima a manlfestarsi nella segale malgi-ado il freddo , e in febbrajo e gia in vigore •, in marzo cresce moltissimo , gia spiga in sul principio di aprile ed e in fiore tra i 20 e 25 di questo niese. L' A. ha cominciato ad osservare, sono piii di trent' anni , e noiare il giorno in cui una spiga di segale comincia a sbncciare dal culmo. Egli dice non averne trovato mai una prima dogli otto, ne mai dopo i dodici giorni, tranne due soli anni di primavera stranamente ritardata. Dieci o dodici giorni dopo il comparir della s|)iga, la segale e gia in fiore, e c(uesto e il momento d' incominciare il sovescio. Molte considerazioni tutte accennate dalT A. conslgliano a non ritardarlo di piii. Conviene segare la segale prima e ri die' egli , al pill presto , se e possibile , io ho destinate « qnaranta giornate di campi, che sempre verranno col- •» tivati e diretti da questo sistema. In essi non entrerii >» mai concio di sorta , tranne quello che vi potra pro- t> curare il sovescio della segale. Queste colture sono a ft due niiglia dalla citta e possono esser vedute da tutti: « io mi laro di piu il dovere di renderc conto .annual- « niente alia Reale Societa dei prodotti delle inie rac- »» colte. »/ Speriamo che 1 nostri lettori , i quali fanno delP agri- coltura una occupazione principale, ci saprauno buon grado di aver fatto loro conoscere questa operetta che ha gia ayute in pochi giorni piii edizioui , e che presenta con- jiderazioni di una utilita luassima. L'estcnsore «.U nucstv ; Hibl. Jial. T. ]yiV, J 4 2IO DEL SOVESCTO E NUOVO STSTEMi , CCC. estratto occnpato egli stesso di questi studj, e pai'ticolar- inente dell' ai'gomento di questa operetta, avea ne' suoi campi moke prove preparate a sovescio appvinto per giugnere ai risultatl ai quali cosi feliceuiente e glunto il nostro A. col sovescio della scgale. Confessa T esten- sore che se avesse letta questa operetta sei mesi prima, egli avrebbe risparmiati molti errori e la spesa di qual- che esperienza che non ebhe tutto il successo da lui de- siderato. Egli ha anche attualmente cinque campi semi- nati per cinque sovesci differenti f, ma tutti presentano r errore di perdere il raccolto di un anno. Un solo gli resta a provare che non ha questo inconveniente e del quale ne rendei-a conto in questi fogli dopo averne ve- duto r effetto. Gli agricoltorj debbono esser grati al sig. Giobert di questo suo pensiero, e del modo metodico e chiaro col quale lo ha sviluppato. Assistito com' egli e dal soccorso di tutte le scienze fisiche atte ad illumi- nare coUe teoriche i passi della pratica^ egli non ha vo- luto usare nel suo scritto di alcua termine tecnico che potesse rendere astruso il suo libro posto in mano de'col- tivatori anche piu rozzi. Sono pochi i lilosofi che sacrifi- cano la vanita d'imporne al pubblico coa un apparato fastoso di scieuza per meglio istruirlo ed essergU piu utile. 211 Osscrvazioni intorno a! flusso e al riflusso del Mc diterraiieo sulla costa Roinana , cd in cdcuiii luo- ghi dclli spiaggin deW Adriutico , comwdcate dal sig. ScACCiA , dirrttore d'lle opere idr adlche dcllo Stato Romano, al sig. J3rocchi , membro dell'Isti' tuto del regno Lomburdo-Veneto. L, E invio le osservazioai che ella mi richiese qiiando nel passato mese , staudo iiisieiue a Civitavecchia, mi vide osservare il flusso e riflusso in quel porto , dicea- domi pgsere opinioae di molti che uu tale feiiomeno non sia seasibile nel nostro MeditciTaiieo. Qucsta opinioue coufutata gia da Belidor (Arch. Hydraul. Tom. IV) noa doviebbe trovar piu alcua partigiano , mentre tutti i ina- riaari coaoscoao che due volte al giorao accade uu seu- sihile gonfiameato delle acque di quel mare suUe coste delP Italia, saauo a un diprcsso Tora in cui devoiio tro- varsi le acque pi'iic ( come dicono essi) iu ciascu.i goruo, e che quest' ora varia col variai- della posizione delta luna, iinche ritorna alia niedesinia ora uel giorao del uovilu- nio e del pleuilunio. Si servono essi opportunameate di questa pratica cognizione per poter cutrare colle lore bardie in quelle foci di liumi , nelle quali senza T au- iiiento del flusso incaglierebbero sul banco di arena che trovasi avanti allc medesiine. E neccssario egnalinente airingegnere idraulico di sa- pere Tora del flusso in un dato puuto di costa nel giorno del noviluuio e del pleniluaio, dalla quale poi si deduce facilmente T ora del flusso nei glorni intermedj ; come pure e mestieri sapere la dilForenza di livello fra il massimo flusso ed il niiuimo riflusso, per poter ridurre al mede* •imo stato di mare basso sia gli scaudagli in mare, sia le superlicie delle acque correnti nel fiuiui e canali vi- cino alle loro foci misurate in ore diverse del giorno. Per tal moiivo nei luoshi ove ho dovuto travagliare D ^ ... ho fatto le osservazioni seguenti nei giorni prossimi si- novilunj e pleuihmj, e a mare tranquillo , giacche non si deve confonderc il goufiamento irregolare del mare pro- dotto dai venti c dalle tcmpeste , con quello rcgolarisr •imo ; cagionato daU* attrazioue dclla luua c del sole. aia OSSERVAZIONI TNTOHNO A.L FLtTSSO II dl 3 1 luglio 1810 fu osservato il flusso dall' inge- gnere sig Riiiai'di sotto la mia direzione all' idrometro di nianno posto alia foce in mare del canale di naviga- Kione di Teiracina, e si iiotarono le seguenti altezze del- r acqua sopra di un puiito posto due decimetri sotto lo zero dell' idrometro. II noviluiiio faceva in questo stesso giorno a ore 10 58/ della mattina per Terracina ; la luna era prossima al suo apogeo , e passo per il meridiauo di Terracina allfr ore II. 5 1.' antimeridiaiie. Tempo delle Osservazioni Altezze ANNOTAZIONI ^ — - — • E RISULTATI. Ore Mill. Metri Mill. Ant.' 7 i5 0." 367 11 mare era in calma , e il 7 3o 0. 339 peio d' acqua non aveva che pircolissinie oscillazioni. 7 45 0. 405 Qnantunque I'aumentc e il 8 >, 0. 395 decreniento non sia piena- 8 i5 0. 386 mente unifornie. si Vfde non 8 Oitante che fine alle ore 9 3o 0. 3^ antimeridi.ine e andnta ge- 8 45 0. 40^ neralmente crescendo 1' al- 9 !> *o. 423 tez2a (leir acqua , e quindi ,r ■ 9 9 i5 3o 0. 0. 386 386 cal.uido Cno verso le ore 3. 1 5' pnmeridiane. 11 niassimo flu so dunque 9 45 0. 40 5 in que to fiioruo e stato alle 10 >r 0. 367 ore 9 della mattina. 10 i5 0. 349 La diftereuza fra il flusso e riflusso e stata
    • i 0. 146 4 i5 0. 146 4 3o 0. 1 56 T-.]) v.>,'.':', ■ S .\L RIFLUSSO DEL MEDITERK\NEO. 2l3 n di a agosto seguente farono ripetute le osservazloni, dalle quali si raccolsero i segueati risultati. delle Tempo Osservazioni Altezze ANNOTAZI ONI ^ — -.^^- _- — s E RISULTATI. 0 ro Min. Mrtri Will. Ant .' 8 " O m 40 5 Spirava un leggiero vento fli levante, e I'acqua faceva 8 i5 O 427 delle oscillazioni di tre 0 (|uattro centimetri j le al- 8 3o o. 470 tezze riportate sono le me- die. 8 45 o. 479 Kelle osservazioni pnrae- ridiane il vento era dimi- 9 " o. ^79 iiuito , e le oicill.izioni del- 9 i5 0. 607 r acqua erano niintiri. E cre*eiuia 1' acqua quasi 9 3o * o. 53.S uniformemente fino alle ore Q. 3o antimeridiane , e da 9 43 o. 488 qiipsto inoiiiento e caLita iiello ste.. 1 1 „ o. 479 II flusso o.-ervato in que- sto giorno e po-terioi'e di 1 1 i5 o. 427 giorni 1, ore 11. 'f, a] no- viluuio , c pero per avere 1 1 3o o. 4a 3 r ora dello ilabilimentit i'\ dovra sottrarre dad' sra del 1 1 45 o. 4c5 fliii'o Ji opgi ore 0. 54' Pom • 3 3o c. ai8 ( Bftour, Marine, tav Xt'IlI apres la sixi'me parrir ) , e 3 45 o. aoo ven.i percio I'ura dello sta- bilimeuto S. 36'. ^■ " o. 218 4 i5 O" 228 4 3o c. 228 4 45 c. 210 > •• • . jj- 214 OSSFRVAZIONI INTORNO At FLUSSO II di 1 6 agosto 1810 feci fare dal medeslmo Ingegnere altva serie di osservazioni. II pleailunio fece il di 14 alle ore 10. 36' poineri^ diane. La luna passo per il meridiano di Terracina il di 16 verso il mezzogiorno , ed era prossiuia al suo pe- rigee, nel cjuale si trovo il di i3. Tempo delle Osservazioni Altezze ANNOT AZIONI -— /> - — ' * E RISULTATI. Ore Min. Netri Mill. Aut.' 8 ., 0. 535 U vento era tuinore di quello del di 2 agoato , e 9 ^, 0. 572 r oscillazione assai piccolj. ' Si e aumentata 1' al ezza 9 i5 0, 610 deir accjna uniformemente fino alle ore 9 45' antimer , 9 3o 0. 628 ed e calata poi fino alle 4 1 5' ponierid- con un in- 9 45 * 0. 647 fervallo fra il flasso e ri- flusso di ore 6 3o' clie e 10 IP 0. 619 610 niapgiore d' 11' ordlnarto. Cio nonostante il ma simo 10 1 5 0. fluiso e state decijanienle in 10 3o 0. 58i fjuesto gierno a ore 9 46'. La difierenza fra il flusso 1 1 3o 0. Sya e riflusso e stata di o.'" 401 11 flu;;o o5,erVato in que- Pom.' 3 i5 0. 293 sto giorno e posteriore di giorni 1 , ore 11 al pleni- 3 30 0. 277 lanio , e pero per avere r era dello stabiLmento si 3 4.5 0. 256 trovera co' metodo prece- dente , che si deve sottrarre 4 !> 0. 3 56 dall' ora del flusso di ojfgi ore 0 53 , c verra percio 4 i5 0, 246 r lira dello stabilimento 'i 4 3o 0. 246 8. 5a'. 4 45 0. 246 j 5 » 0. 256 ' ,f i '__ 5 3o 0. 3ii • , ' 0 , \ A E AL RIFLUSSO DEL MEt>ITERR\NEO. 2l5 II di 2 1 giugao 1811 feci fare dair asslstente si<»^nor fiaoulli altra serie di osservazioai al meJesimo idrometro. II noviluaio fece il di 20 a ore 9. 28' pomeridiane. La luiia passu per il meridiano di Terracina il di at verso il uiezzo gionio. Tempo ilelle Osser\azioai Altezze Ore Mm. iSu-in Nill. Ant.« 6 3o 0. 427 / " 0. 460 7 3o 0. 47 a 8 " 0. 479 8 3o 0. 498 9 I) 0. 509 9 3o * 0. 5i6 10 " c. 507 10 3o 0. 490 1 1 " c. 430 1 1 3o 0. 42 3 13 " c. 4.: '5 Pom.' 0 3o c. 33o I » c. 3l2 I 2S 0. 293 ANNOTAZIONI E KISULTATI. II mare era tranqnillo. n ni.ii;irao flusso e st.ito clii.iramente alle ore 9. 3o antiraeriiliane. Non 51 put) calcol.ire la (lilferenza fra il flusjo e ri- flusso, non esicndo'i ebtese le osservazioni fino al ri- flu==o. II flusso os^ervato in que- sto giorno c posieriore di ore la al no-rilunio ; quindi si dovranno sottrarre ore o 1 7, e si avri I' ora dello stakiliniento alie ore 9.13. L' ora dello staliilimento non risulta la stessa dalle ^uattro osservazioni suddett« , del die non e da mara- vigliarsi, sapendosi die il vento e Tagitazione prodotta dal jjiedesifljo pu6 alterare eensibilmente in particolare •ai6 OSSETIVAZIONI INTORNO AL FLUS?0 nei marl mrditerranei Tora del flnsso. E percio b neces- saria una lunga serie di osservazioni per avere con cer- tezza Tora dello stahilimcnto della marea in un dato luogo. Per altro i risultati delle sole quattro ripox'tate osserva- zioni sono Ijastantemente vicini per djmostrare la dipen- denza del flusso del MediteiTaneo dalP attrazione della luna e del sole, e per provarne il periodico ritorno alia medesima era nei giorni di novilunio e jilenilunio. Quindi prendendo V ora media delle quattro trovate di sopi'a , avremo una sufficiente approssimazione deir ora dello sta- bilimento a Terracina. Per r osservazione del 3i lugiio loio si ha lo stalnlimento ad ore 9. del 2 agosto 1810 adore 8. 36' del 16 agosto 1810 adore 8. 5^' del 21 giugno 181 1 adore 9. i3 Somma 35. 41 Ora media dello stabilimento , ■»..'. 8. 55 Si puo ritenere pertanto che V ora prossima siano le nove antimeridiane. L'altezza maggiore osservata, o sia la difFerenza fra il flusso e riflusso e stata il di 16 agosto 18 10 di o.™ 401. Ma sapendosi die le maree poco dopo gli equinozj sono maggiori di tutte le altre , ed osservando che il flusso del di 2 agosto si ti'ovo minore di o."" 066 per la sola dif- ferente circostanza della luna prossima all' apogeo , non credo di andar lontano dal vero , congetturando che i maggiori flussi dopo gli equinozj senza vento possano giungere fmo a mezzo metro. E sapendosi comunemente dai pratici, che il flusso giorualiero e almeno di un palmoj ovvero o ™ 23 circa , si puo stabilire approssimativamente che r altezza del flusso a Terraciiia e fra ua quarto di metro e un mezzo metro. E AL RTrl.TTSSO DEL MEDTTERRANEO. 2\'^ II di I maggio 1816 levando la pianta , e facendo la livellazione del canale dl Fiuniitino alia f'oce del Tevere osser\'ni i segucuti iiiovimenti delT acqua ad un passone presso il ponte di bardie. Le altezze qui riportate sono sopra r orizzontale del profilo. II noviluiiio I'ece il di 27 aprile a oi'c 2.21' pomeridiane. 1 Tempo dellf Observazioni Altezze ANNOTAZIONI Ore Mill. Motri IMiU. E RISULTATI. Ant." 7 " 0. 283 Da qoeste poche osseiva- zioni si rileva che il mas- I I 10' *o. 493 simo fin-so fa verso ie ore II anliir.eriil. , ed esseiulo passati da] noTilunio a que- Pom." 2 " 0. 3i3 sta osservazione giorni 3 , ore 20' , si dovra 'Ottrarre 3 " c. 233 ore 2. l5' , e si aTra 1' ora deilo etahilinientn del flusso a Flumiriuo a ore 8. 46' 4 0. 233 nntimaridiane. II di 3 maggio si osservo il riflusso alle ore 6 circa antimeridiane, e il ilusso a ore o. aS' pomeridiane. II priino quarto di luna faceva il di 5 maggio a ore o. Sy* iintimeridiane, e percio V ora del fliisso d" oggi essendo giorni i ore i3 avanti il primo quarto, si dovra sot- trarre ore 3. 44 secoudo la suddetta tavola per avere r ora dello stdbilimento, die si tiovera a ore 8. 41'. Sembra perianto die Torn dello stal)ilimento del flusso a Fiunmino sia verso le ore otto c tre quarti antimeridiane. II dl 16 agosto if^iS feci fare alia mia presen/a le osservazioni del flusso nel porto di Civitavecdiia su due idrometri di legno lissati a tal uopo, uno alia punta del molo sinistro detto ilrl Bicchit re dalla parte interna del porto, e P altro alia bocca della Darsena. II plenilunio fece il di 16 detto a ore 6. .Sa' antime- ridiane. La luna passo per il nieridiano di CivitaveccJiia ver«o la mczz.i notto prccedcnie. 2l8 0S5ERVVZ10XI INTORNO AL FLUSSO Ossfrvjzioni all' Idromctro dH BiccUiere fatte dall' ingegnere aspirante signor Giuliani. Tempo delle Osscrvazioai Ore Ant. 9 9 lO lO 1 1 1 1 13 Pom. „•> .^ Ml 3o' 3o 3o So So 3o 3o So Altezze sopra lo zero c'pll' Tdroiiiptro IM< Mill. o. 920 I. o3o c. 962 o. 895 o. 938 o. 800 o. 810 o. 797 0. 733 o. 7i5 o. 61.5 o. 62,5 o. 662 o. 632 o. 61 2 o. 662 o. 64.0 o. 700 o. 757 o. 787 o. 840 0. 847 o. 89a ANNOTAZIONI E RISULTATI. Spiiava ill principio un piccolo veiito di scirocco , p i rndde poca pioggia , e ce-i-6 il vento Quiudi verso il mezzo giorno volto uu ieg^iero maestrale. 11 pelo d' acqua aveva delle oscil- l.izioni variabili compiese fra i limitl di due e
    • 'ella «erie di qoesie os- 'ervazioni £1 c sostenuta r Bcqua alia magglore al- lezz.i jier doe ore dalle 8 •tUc io con piccolissime dif- ferenze , alle quali per al- tro , se fi tu' le aver ri- guardo , si Iroverebbe il mas'imo flusto fra le ore 8 e 8. 3c', tempo che non dif- ferirce molto di qnelln del- Y osservazione precedrnte. Siccome pero in que^la la maggiore altczza e deci^a- nienie alle 8. 3c , e d' al- trunde il fluiso dentrn la Darsena , che e un bacino cliiu«o , puo soiTrire modi- Hcazione da tale circo-tan- i.ij riterrerao che, «econdo r o??ervazione di queftu giorno , il massimo flusso nel porto di Civitavecchia -■a accadiito alle ore 8. 3o', c pas-eremo ad altra os«er- vaziune , c« ll.i quale po-- ?ianio f'.rniare giudizio piu prfihabile si U' or* dello ttabilimcoto della niarea. i2,29) ©SSEKVAZTONr INTORNO At, FtUSSO II di 17 agosto furono ripetute le seguenti osserva* zioni ai due idrometri. Ossrrvazioni all' Idrom^tro d'l Bicchlere fatte daW assistente signor Giovanni Castagnola. Tempo Altezze sopra lo zero ANNOTAZIONI delle Osservazioni deir Idrometro E Ore Min. Metri Mill. RISULTATI. Ant.' 7 So 0. 890 Spirava un vento di mae- stro ntlla mattina , e di po- 0 )/ 0. 870 neute dopo il mezzo giorno, che iiicrespava il mare , e produceva delle oscillazioni 8 3o 0. 875 di cini|ue fino a note cen- time tri. 11 massimo flusso e stato 9 >/ * 0. 910 alle ore 9 antimeridiane, e ic si vuole aver riguardo 9 3o 0. 890 alia smseguente os«ervazio- ne clelle ore 9 3o', in cni r altezza era maggiore di 10 » 0. 875 q.iella delle ore 8. 3o', con- vicii dire che il vero mo- 10 3o 0. 810 men to del fliisso sia stato alrjuanto dopo le ore 9. Pom/ 2 " 0. 64.0 La differenza fra il flusso e il riflu3so e stata di 0.™ 33o. 3 3o 0. 58o 3 » 0. 590 * 3 3o 0. 600 ■ ' i t"' 4 i> 0. 625 E 4.t niFLUSSO DEL MEDITERRANEO. 221 Ossrrvazioni all' Idromptrn ddla Darsena fattc dall' Ingegnert .f/j. Giuliani. TEJiro j Altezze delle Osseivazioni " f:;!"?/" '^•"^ f dell idroiuptro Ore Mill. I Metvi Mill. ANNOTAZIONI E RISULTATI. Ant. Pom.' 8 8 8 8 9 9 9 lO lO 3o' n l5 3o lO 3o 3o 3o 3o 940 935 990 985 020 988 040 950 950 905 695 6S0 640 675 680 Le oscillazioni dell' acqna fleiitro la Darsena di uno fiiio a sei centinietri. Qtiefta sei ie di osrervazioisi pill frequenti , e in cui c ft.ito notato jl niomeuto della massima altezza , ci da il massinio flus^o alle ore g. 10' antimeridiane. La diflerenza tra il flusso e il riflusso e di o.™ 40. Eisendo accaduto pertanto il flusso di opgi un giorno c due ore sirca dope il pL nilunio , si dovri sot- trarre or« o, 40' dall' ora del flus^o di oggi , secondo la citata tavola , per avere r rtra dello sfabiUm^nto, che si troTeri alle 8. 3o' ami- meridiane. Le osservazioni pertanto tli anibediie i giorni coinci- c\ono , e ci danno lo stabilimrnto dil flusso a Civitavec- chia alle ore otto e mezza antimeridiane. Non possiamo pero confidare in qiteste poche osservazioni, e lueritano di essere ripctutc. P.issero ora a riferiro altre osservazioni delle maree , die ho fatto fare nelP Adriatico ai porti di Volano , di Prunaro, di Magnavacca , e nei canali dentro la citta di Coni.icchio air oi.c.isione che mi trovava in agosto del 18] 6 in cpiei Inoghi formando parte di una couimissione del Governo, alia quale potevano intcressare queste no- tizie, specialmeute sulla propagaiioae d?l tlwsio »ei ca- nali delle VftlU di ComaGcliio. aaa ossERVAztoNi intorno al flusso li sig. Ingegnere Niccola Cavalieri du'esse , secondo I« istrur.ioni che gU avevo lasciate, le osse'-vazio.ii coateiu- poraaee agl' idroneti-i di Voiaao, di Primaro , di Ma- gnavacca , e del tr". Pmti de itvo \% citta di Comac- diio nei gionii 7, 8, 9 e ai, aa, a3 setteitibre 181 6, giorni consscutivi al plemlu.iio e al ciovila.iio , 11 quale si coaibiiio qu.isi coll' equiaozio, epoca in cai le maree soiio pill fofti. II ple:iiluilo fu il di 6 a ore 5. 10' della sera per Conacchio. La luaa apogea fa ael di 7, e pisso per il meridiano di Comacchio a ore o, ao' aatiiue'-idiaae di questo giorao. II novllunio fu il di at a ore 3. 5a' pomeridiane. La luna si tvovo ael pengeo ia questo stesso gioriio, e passo per il meridiano di Comaccliio a ore 11. Sg'. In ciascuno de' sei giorni suddetti furono fatte qua- I'antotto osservazioni in ognuno del quattro idrometri di qitindici in qilindici mlnutl , cio clie mi ha somninistrato ventiquattro serie di osservazioni, dalle qiiali ho rilevato r andamento progressivo del flnsso e riflasso con poche irregolarita da attribuirsi all' azione del veuto garbino o lebecclilo, che soffio in qualche giorno , non pero con gran forza. Credo inutile e troppo liingo di riferire per esteso le Ventiquattro tavole delle osservazioni suddette^ delle quali faro un estratto nel seguente quadro, in cui La prima colonna indlca il luogo delle osservazioni-. La seconda i giorni del mese di settembre 1816, uei quali si fecero le osservazioni ; La terza I' era del masslmo flusso di ciascun giorno , dedotta dalle quarantotto osservazioni fatte nel medesimo ad ognl quarto d' ora. E se la raagglore altezza sara ri- masta costante, o quasi costante per piu osservazioni, si riterra il masstnio flusso in un tempo medio , fra i tempi delle medesime. La lettera A indlca antimeridiane , P pomeridiane; La quarta conterra 1' altezza masslma osservata sopra lo zero deiridrometro , e misurata in metric niilUmetri ; La quinta T altezza minima; La scsta la difFerenza delle due precedent!, die sara La difFerenza fra il flusso eriflusso, in metri e mlllimetrl; La settima riferira V ora dello stahiUinnnto , dedotta dal- Tora del flvisso gloraaliero, riportata nella Goloaiia terza f E AL EIFLUSSO BFL MFDTTERR ANEO. 2.2:1 applicandovi le correzioni relative al movimeuto del sole e della lima, come soao portate aeWa. tavola di Bezout sopra citata. L' era dello itabiliinento cosi dedotta dovrel)!)' essere eeiupre la stessa ^ ma noii trovandosl tale, si cerchcra per ogiii luogo uii'' era media dello 5r«fc/7///t( ?ito dedotta dalla somma di quelle portate nella settima coloiina divisa per il numero dei gioiai. Tuite le ore di questa settima colomia sono antimeridiane. ALIEIZA Lt'OCHl " OCA Or.A drIU z e d.-! .op,. U ^, " dello ANNOTAZIONI. OstrrT32ioni a * flu. to f^"-^ ^ ■" " ^ * fc i • slabihmento - Jrlflu.tO .Iclr llu..o G „ II .45' A. 0" . 790 0" . 5co o"". »9<= n . 19' Si ^pre.oil,^m- I s . io' P. 0 . 770 a . Soo 0 . J7"' II . 16 po medl., ilrlli- 1 ' 1 > r. 0 .780 0 . SjS 0 . l''0 11 ■ 20 ittlcmajtioriil- • -775 0 . /|8o 0 . 290 11.31 tezie. AComtcchio J »• 12. « A. 0 . 5|o 0 . 3oS 11 . 3o Si i? prr<« il irni- 1 '' 0 . 270 68 . 10' po me.lio il.llr no.einapgioria'.- tezzr 4Uaki e- £a>ii. r om mrdii ddlo StaliUimntio a C om.cc ],io 11 . >3' 10 10' A. 1 1 » A. II /,5 A. 10 4 A. 10 3o A. A. eJii drllo 5laZ»7ifZ .,,'.' A. tfo 0" . J3o m 53o 00 0 . 3oo 0 800 •li 0 . 397 0 C48 3i0 0 . ^--o 0 S80 lao 0 ■ 574 • 6/,6 3a , /^o • 690 9 • 54 S A ,,5 A. rdi> dello StabiUmenlo al Volin, 65- • 7»5 . 660 11.10' A. 0 . 960 0" . 3i5 o* 64S 11 lo A. 0 . 890 0 . jqo 0 hoo 11 3S A. e . 9.(0 0 . 390 0 65a io.»o A. 0 . .;90 0 . 3jo 0 6-0 ic.^r A 1 • lao 0 . 3>io 0 " . 3,,o " 730 mol,. d.llo SlaLiimtHi ■ 1 Pr:_., L-oradcIIoaubill- o. 38' clie per • elude, dul.itaa- d.. .lrH>..:irii> deli'oaierraaione- 224 OSSERVAZIONI INTORNO AL FLUSS® Resultati appro ssimativi. Si puo riteiiere dappresso qneste non ancora abba- stanza moltipUcate osservazioai, che I' oi*a dello stabili- inento del flusso nei descritti luo;i;hij noa facendo coiito dpi minnti , ma soltanto dei qnarti d' ora , sia A Comacchio a ore antimeridiane . 1 1 . 1/4 A Magiiavacca . , , . . , . 10. Al Volano 10. 1/4 Al Primaro 10. 1/4 Per propagarsi il flusso da Magiiavacca a Comacchio per il caiiale in distaaza di circa 7000 metrl impiega » secondo questi risultati , circa ore ... i. 'fz^ La massima difFereiiza tra il flusso e riflusso , secondo queste osservazioni, e A Comacchio . . , . . , . o.™ 3o5 A Magiiavacca o. 800 Al Volaiio o. 884 Al Primaro o. 740 Si sa che neirAdriatico T altezza del flusso e variante, e va gradatamente crescendo da Ocranto fino a Venezia;, dove e di circa tre piedi, che equivalgono prossimamente ad un metro. In consegnenza sono coerenti a questa os- servazioiie generale le altezze trovate al Primaro, a Ma- gnavacca e al Volano , e la forma e posizione della sacca di Volano puo spiegare , perche il flusso sia mag- giore qui che iiei due punti precedent!. L....,, Seguito della mcdiclna legale sccondo lo splrito delle leggi. civlli e peiiaU. vegliaiitl iici governl. d' Italia ^ ■' del dotlore Glacomo Barzellotti , professore do niedtci/ia pratica nelV I. R. ituivcrsitd dl Pisa. — /pi, 1810, toin. due in 8.°, il i.*^ e di pag, 2yi, il 2.° dl pag. 355. 6." r ENEPicio per le preparazioni di stagiio. Lo stagiio, die not! nuoce iu istato di puro inetallo , divciita un potentlssimo veleao disciolto clie sia neir acido luuiiati- co , o ridotto in istato di calce. Azione. Cagiona uii sa- pore iiietalliro iiisoppoital)ile , striiigimento alle fauci , nausea , voinito , vivi dolori nel ventre , e scaiicUi fie- queiiti, afTaiiao i fa diventare i polsi piccoli, stietti,ce- leri; sveglia moti convnlsivi nei uiuscoli della taccia e delle estretiiita, e vi aneca talora la jiaralisi, e produce in iine sveninienti mortali. Antidoti. II latte preso iu grandissima (piantita, ojipure lievande dolci mucillaggi- aose costituiscono la miglior cura per consiglio delF Or- lila. Se vi sono sintonii infiammatorj giovano que' niezzi general! die inipiega la nip>licina in tale condizione mor- J)osa. EsaniP chiinico. Se trattasi di muriato di stagno si scioglie nelTacqua, poi si precipita in ossldo col mezzo degP idro-solfati , e niescolaudolo con potassa caustica e carbone si riduce in istnto inetallico per via del I'uoco. Lc preparazioni insoluliili dello stagno si sottoniettono iiniuediatamentc alia prova del fuoco. liprzione cadaverico . Efletti simili a (juclU descritti nelP av\elenamento dei nictalli corrosivi i si trova cioe la niembrana dello sto- niaco e degl' intestini rossa , nera , dura e quasi coria- < ea ; talvolta ulcerata e corrosa. E dillitile die questo veleno si adoperi per attentare la vita di alcuno ; linora non e stato preso clie per isbaglio. Una cuoca del fab- bricatore di acido soUbrico di Roven piglio il muriato di Stagno in vece del sal comune. V. Orfila, nprr. cit. torn. i. 7.' Vmrfjcio prr le preparazioni di zinco. La prepara- zione pin pericolosa e lo soUato di zinco. Azione. I suoi effetti sono : sapore acidulo stitico , senso di strangol.a- mento alia gola , nausee t voiuiti , diarrea , dolori di Bibl. Itnl. T. XIV. 1 5 ■226 BA,l!ZELLOTTI itomaco , clie si propagano e s' aggirano per rintestiuo » cUrtkolth di rcspiro, acceleramento dei poisi , pallore del volto , refrigerainento delle estremita. Antidoti. Latte e bibite mucilagiaose ia copia, per favorire Tespulsione del veleno col vomito, ed anche per decoinporlo , giac- clie il latte ha pure qwesta facolth. Se il veleno ha gia oltrepassato il piloro , si faccia uso di ripetuti cristei di latte e di brodi di carni , nou che di fomentazioai e di bagni calmanti. La stessa cura conviene in caso che si tratti deir ossido bianco di zioco. Ispezione del cadavere. Non si trovano , per quanto iusegnano V esperienze gia fatte, gravi sconcerti nei visceri della digestione , o al- meno assai minovi che in quelli periti per altre sostanze veneficlie. Eswiie chimico. Snila soluzione acqnosa di sol- fato di zinco si versano alcune gocce di soluzione di potassa o di ainmoniaca, e si ottiene cosi un precipitato bianco, che si riduce in istato di puro metallo esponen- dolo air azione del fuoco. L' ossido bianco di zinco si pone immediatameate al irogiuolo. 8.° Veneficio oprrato dalle prcparazioni di argento e di oro. Sono innocui nello stato metallico ; lo diventano , il primo se si trova disciolto od unito sotto forma di sale air acido nitrico , ed il secondo se e combinato all' aci- do muriatico od all' ammoniaca formando cos\ una calce che chianiasi ore fulminaute. La loro azione e caustica corrosiva. L' antidoto del nitrato d' argento e il muriato di soda sciolto nell' acqua e dato in sufllciente quautita , secondo le sperienze dell' Orfila. Non si conoscc ancora un riniedio particolare contro l' avvelcnamento operato col miiriato d' oro , o coll' aininoniuro dello stesso me- tallo. Converranno in genere le bcvande mucilaginose a fine di favorire il vomito ed i blandissimi purganti per espellere la materia Aenefica. Esa.ne chimico. Yersando qualche goccia di acido muriatico o di sali muriatici so- lubili sulla materia venetica stemprata in acqua stillata accade nn precipitato bianco insolubile. La potassa , la soda, r acqua di calce vi formanp un precipitato di co- lore bruno. Posto che sia quel precipitato sui carboai ardenti si mostra a nudo il metallo, e questa e la prova maggiore. Ispezione cadaverica. La membrana mucosa dello stomaco di quelli clie perirono avvelenati dal nitrato d' argento si trova talvolta sj>ap[>olata , di color rosso tarico , e quasi jiera la tunica interna dell' intestino i la MEDICIN.V LliOALli. 22'^ nicuibiuiui muscolare per ordinario rossa vcrini!;lia f, si vedono pure iiel canale aliuieiitare delle inaccliie ncre , cd auclie delle perforaz.ioiii c spaudiinenti di saiiguc. Si- mili effctti mostrano gli animali morti pel imu'iato d'oro: neir iu)iiio noil si e fatto ancora alctina osservazioue ri- spetto a questo veleao. 9.° Vcneficio per le preparazioni di bisinuto. Potente \ eleiio e il bisinuto nello stato di ossido , e niolto piij in cfuello di nitrato di bisinuto. Apporta ansieta grandis- sima , nausea , voiuito , diarrea ed aiicUe stiticlxezza . coliclie , vertigini , sopore. Antidoti. Le bevande copiose tli latte e nuicilaginose. Esnine cluinico. L'aininoniaca pre- tipita in bianco dalla sua soluzione acquosa il uitralo di l)isinuto ; lo precipita anche V acqua idro-solforata. Col mezzo del fuoco si cangia quel precipitate in puro mc- tallo. Nel cadnvere si trova la meinbrana vellutata dello stoinaco e dei priuii intestini talvolta corrosa e guasta , e vi si vedono inacchie sparse e scgni d' infiaminazione. Gli acidi mimrali concentrati sono pur venefici. Noii si piestano facilinente al dolitto perclie il loro sapore caustico avverte in tempo la persona cui viene insidiata l:i vita. Con tutto cio non voglionsi ommettere alineno per la jiarte dc.:!i acidi piu conosciuti ed in uso, a linr di prevenire cpialunque frode , e di riparare ai daaui die potessero casualmente arrecare. lO." Acido solforico. Ha sapore forte acido-austero astria- gente tlisgustosissimo ; sveglia un calore acre-urente nelle I'auci , neir esolago e nello stoniaco i dolore era acuto , ora ottuso alia gola. La persona che ne ha ingUiottito trainanda lui fetore insopportabile , sotFre nausea e vo- niito di materie nere come inchiostro , miste a sangue vermiglio. Produce stiticliezza di ventre, collcUe , dolori al petto, ansieta, respiro difficile; i polsi diventano fre- quent!, piccoli , irregolari , convulsi ; scorrono brividi per tutto il corpo , le forze languono ; la fisonomia si altera ; si eccitano moti conviilsivi ncUa faccia e nelle labbra; la bocca si vede infianimata, esulcerata, coperta di escara bianca e nera ; la voce si altera e diventa stri- dula. Se la dose dell'acido e stata forte, o se non vi si prestano pronti soccorsi, Tinfermo n' e vittima. Antidoti. La magnesia calcinata diluita nell' acqua neutrallzza P aci- do se sia data per tempo. II latte , le lievande uiucilagi- nose sono pur giovevoli. Esatne chimico. L' acido solforico 228 EAKZELLOTTI misto all' acetato od al muriato di baiite si unisce a questa terra e forma una sostanza insolubile. Se si sot- topoiie air azioiie deir acido solforico puro animata dal calore il mercnrio criido , questo metallo si decompone, e quiiidi si eleva un fumo solforoso. Se 1' acido s'econ- vertito in solforoso, coiideiisaiidolo emana furai solforosi che ne provano la sua presenza. Nel cadavcre si trovano in- fiammati, ulcerati e pieni di escare le fauci, lo stoma- co , gl' intestini , la membrana vellutata e per lo piu quasi disciolta. 11." Acido nitrico. Azione. Dlsorgaulzza e distrugge la fibra aniinale , coagula il sangue se avviene che peuetri nel torrente della circolazione. Preso per bocca eccita calore ureiite nelle fauci e nello stomaco , gravi dolori , rutti di gas nitroso , uausee , vomiti ripetuti di materie liquide , acide per lo piii colorate in giallognolo , sate ardente, freJdo nelle estremita, agitazioue , s mania , contorsioui ?, fa diveiitare i polsi piccoli e contratti , il volto pallivio, quasi cadaverico. Aiitidoti. La magnesia, o in mancaiiza di questa il sapone alcalino , gli occhi di gran- chio, il corao di cervo bruciato , la creta e simili, Gio- va pure T olio di mandorle dolci , d'oliva, la decozione di semi di lino , una soluzione di gonima arabica , di amido e simili. I semicupj , i bagai ■-, una cura refrige- rante sara par conveniente per calmare i sintomi infiam- matorj. Esaine chiinico. Mescolando ad una soluzione ac- quosa di acido nitrico della limatura di rame, questa prende un colore turchino e manda dei vapori giallastri. Saturata la medesima soluzione coUa potassa si ottiene del nitro coniune , prova indubitata della presenza del- r acido nitrico. II colore giallastro o giallo-nero che prendono le parti intaccate dair acido , non che le ma- terie tinte in giallo concorrono pure a confermare il giu- dizio. Del resto nel cadavrr;^ si vedono efFetti simili a quelli che produce T acido solforico. 12.° Acido muriatlco concentrato. Analogo nell' azione ai due acidi sopra accennati. Conviene la cura medesima , cioe la aiagaesia calcinata , il sapone medicinale , ecc. Nel cadavere s'' incontraio lesioni simili alle sopra de- scritte nei casi delT acido solforico e nitrico. 1 3.° Acido fosforico. Azione. Antidoti, efFetti simili a quelli che si osservano riguardo agli acivil solforico e ni- trico. Questo acido A'^ersato in una soluzione di bavite e Mr.DIClN.V LEOALr. 229 di calcp , Vi cas'ioaa dei preclpitati ])iaiichi , facilmente soluliili dm uii eccesso di acido tosforico , e dall' acido nitrico pnro. Ha un odore specilico che ne svela la sua preseaza. II fosforo solido produce analoghi sconcerti, ed csige gli stessi rimedj. II iiostro autore non fa the un breve cenno dell' acido fluorico , deir acido prussico, dcir jodio o acido idriodico e jodico , perche non sono conosciuti dal volgo da poterne far soggptto di delitto, perche ( toltone V acido prussico ,
    • i)o di viole lo tiiigono in verde. Nascono dolori ventrali , co- liche atroci , e convulsioni cui tiene dietro la inorte. Una grande fjuaiitiia di acqna con aceto e il niiglior rimedio che si possa dare contro qnesta specie di avvelenaniento. Neir rsiime chiinico dopo d' avere riconosciuto la presenza di un alcali col mezzo del siroppo di viole , si riscalda alqnanto il liciuore ciie si vuol assoggettare alio speri- mento. Se non esala odore ammoniacale, si tratta allora deir una fra le alire dne specie tlegli alcali. Versandovi qiialclie goccia di muriato di platino data il liquido un precipitato giallo-ranario come la potassa , ma piii solu- ble di qnella , ogniqnalvolia il lluido sospeiio contenga potassa caustica , o sotto-carbonato di essa. L' acido car- bonico liquido non intorbidera la soluzione alcalina , la quale cvaporata prodorra del carbonato di pou«sa , di n30 BAnZELLOTTI soda o d' ammoniaca secondo c!ie T uno o 1" altro dei tie alcali fosse stato adoperato. I cadav^ri ili questi avvele- nati presentano le tracce della piii grave iLiiiammazione , coiTosioni , esulcerazioni clie dalla bocca si esteiidono fin nello stoinaco, ed aiiche perforazioai. Se trattasi di sotto- carboaati alcalini i loro effetti sono iniiioii, ma questi pure iiiiianunaiio ed esulcerano. 1 5." Venrficio per le terre alcaline e caustiche. La calce (.va introdotta nello stomaco in discreta dose cagiona nausce, A'omiti , dolori cardialglci, coliche , diarrea , su- scita insomnia una infiaminazione nel canale digerente. II riniedio piii opportuno e 1' acqna con acido acetoso. 1/ aciJo ossalico versato in una soluzione acquosa di calce produce un precipitate bianco : io stesso si ottiene col- r ossalato di auimoniaca. L' acido solforico non precipita ]' acqua di calce , il qual fntto basta per distinguerla dalla harite die viene i>recipitata dalla sua soluzione ac- quosa col mezzo delF acido solforico libero o combinato. Gli effetti cbe si osservano nel cadaverc sono simili a quelli clie producono gli alcali. La harite pura, come an- che il carhonato ed il muriato di harite possono essere po- tenti veleni. Introdotti nella circolazione coagulano il sangue , e sconcertano il sistema nervoso. Nello stoinaco eccitano vomito , siiigulto e forti dolori , ed anche la morte se fiirono ingliiottiti in grande quantita. Contro di questo veleno convengono i solfati di soda, di potassa e simili, perche facilmente si decompongono , e cedendo il loro acido alia barite la rendono insolubile ed innocua. L' acido solforico , come si e detto di sopra , e tutti i solfati solubili precipltano la barite In una materia bianca insolubile dalP acqua e dall' acido nitrico. 1 6." Veneficio pel solfuro idrogenato di potassa (fegato di zolfo ). E qviesto uno dei veleni corroslvi piii forti secondo gli esperimenti dell" Orfila. Produce gli effetti medesimi de' veleni caustici: opera anclie energicamente sui nervi , sicche preso in grande quantita uccide prima d' avere agito fortemente come corrosivo. Giova die i medici ed i legali sieno bene istruiti dell'azione di que- sta sostanza die per molto tempo lia fatto parte della materia medica, e die si pub considerare per una specio di veleno novellamente riconosciuta. MIDICINV lECALF. 2ol Capjtolo V. QUESTIONE V. Se il venpficio operato dai vegetahili qffra ml vivo sintomi coiiiuni a tutti , o proprj a ciascuna spfcie di essi ; sf? si conoscano contrawchni comuni o particolari per distru":i:erc la loro qualita diUtrria , e se ml inorto siano amdogld gli cfft^tti e comuni a tutti o particolari a ciascuno , e come si possa d Piii ve- nefico degli altri e 1' estratto preparato col sugo della piaaia fresca , ed evaporato a bagno maria. Rcca stupi- tlita nelle membra, veitiijini, paralisi, sforzi di vomito ed altri sinto"ini coinuni alio altre piante narcotiche. Con- vengono i rimedj proposli nel caso dell' oppio. Non la- scia vestigj manifcsti nel cadavere. 5. Vcwficio pel sniano e sue prrparazioni. — H solaiio dulcamara e innocente , il solano nero volg. inorella e A'enefico , ma non in grado superlativo , vogliamo dire il succo della pianta cavato di fresco. Le sue bacche, al dire di Dunal , non nuocono punto ;, Alibert in vece le crede pericolose. In ogni modo e uno ilei piii deboli narcotici, e non merita particolare attenzionc rispetto alia niedicina forense. Veleki KARCOTICI-ACRI. 6. Vcneficio per la belladonna e sue preparazioni. — Le bacche, il sugo fresco , 1' estratto acquoso di qucsta pianta costituiscono un potente veleno. Coniiucia per arrecare travaglio di stomaco , ina[>peLeuza , scte inestinguibile , poi si dilatano molto le pupille e diventano quasi im- tnobili ed insensibili alia luce, la congiuntiva si fa rossa, ed il glnho dell'occhio appari ii proposta per la Belladonna. I sintomi precednti, I'odore del tahacco, se ne rimangono degli avanzi nel corpo, pos- sono guidaie il perito nel suo giudi/.io. 9. Vtiufirio per la digitale purpurea e sue preparazioni. — La polvere delle foglie , I'estratto accjuoso di esse, quello si>iritoso, la tintura spiritosa, la resina della digitale av- velenano. Le toglie masticate o prese in polvere comiii- ciano per degtare un sapore amaro , e per accrescere la spcrezionc della saliva, irritando le glandule; giunte «;1ie siano nello stomaco vi eccitano nan sea, vomito e diar- rea ; prodiicono poi vertigini , offuscamento della vista, incoerenza delle idee, singhiozzo , cardialgia, uioti con- vulsivi, indeholimento, sinv-:opp, niorte. In molti casi la digitale diniinnisce le pulsazioni del cuore , e rende i polsi lenti ,, deboli , intermittenti. Si cnra questo avve- lennniento coi rimedj pi-oposti contro la belladonna. T^on si puo scoprire fnorrlie dall'unione dei sintomi, giacche ne la clumica conosce un mezzo di analisi certa, ne il cada- vere prcsenta particolari orme dell'azione di questo veleno. 10. Ven ficio per la cicuta e sue preparazioni. — La cicuta maggiore, conium maculatum Lin., la cicuta virosa o acqnatica sono piante venefiche. Piii fixcilmente di que- ste da luogo al veneficio , sla per frode o per isbaglio , la Cicntaria , aetliusa cynnpiwii Lin. , in grazia della so- niiglianza die lianno le sue foglie con quelle del prez- zemolo. Infatti il popolo di Toscana la chiama prezzemolo .salvatico , c col nome di cicutaria piii coinunemente vuol indicare 11 riiaeropyUwn trcmuhim. Tutte queste pian- te comprese col nome eenerico di cicuta producono oscu- ramento di vista, vertigini , cefalalgia , vacillameato della persona, agitazione, ansieta , cardialgia, rutti , vomiti di materie verdastre per lo piu con parte della sostanza ve- nelica , scte ardente, secchczza delle fauci , respirazione frequente interrotta, trismo alia mascella infenore, lipo- limie . lotargo, talvolta delirio t'nrioso, epilcssia, apoplessia moitale. Li qualche caso il corpo dell' avvelenato si fa onornioniente tumido , livido e !;onfio in volto . o s' inca- lori-iie al di fuori tutta la pelle, o si copre di maccliie. Talora sono avvenute copiose emorragie dal naso, dai reni , dalT intestine. Questo veleno lascia spcsso indizj i\' infiammazione nello stomaco , nei polmoni eJ in altri visceri. Si cura coi riinedj proposti per la Belladonna. a36 Floras Romance Prodromus exhibens ccnturias XII plantarum circa Romam et in cisapenninis ponti- ficios didonis provinciis sponte nascentinm sexuaU systemate digestas^ auctoribus Antonio Sebastiani M. P. P. B. P. et Hemes to Mauri. — Roma-, 1818, in 8.° ap. Vincent. Poggioli, cam decern tab, ceneis. L, J A Flora Romana, di cui si esibisce il prodromo in quest' opera , non e circoscritta entro i termini di qnella parte di territorio contiguo alia capitale , clie s' intitola Agro Romano, ma si estende eziandio, come dichiarano gli autori nella prefazione , in alcune delle limitrofFpro- vincie , nel Lazio cioe , nella Sabina, nel Patriinonio di S. Pietro e nelP Umbria. Nnlladimeuo dalla indicazione del luogo natlvo delle piante , la quale e apposta a cia- •Bcheduna specie , apparisce clie piii frequenti escursioni , e piu accurate investignzioai furono da essi fatte nel La- zio, e ne' monti della Sabina al Lazio conterminanti , die non negli altri paesi. Uno de' collaboratori di questo prodromo , il sig. pro- fessore Sel^astlani , aveva gia da alcuni anni innanzi pub- blicati , come preludlo delP opera, due fascicoli delle piaute Romane. II numero di quelle di cui si da ora la descrizione e di grandissima lunga maaigiore , imperocche il libro di cui parliamo ne annovera da inille e dugen- to , compi'ese le specie die furono prima annunziate nei due anzidetti fascicoli. Ma per alcune di questc furono fatte dagli autori alcune correzioni, frutto di piu maturo esame. Cosi per via di eTempio, fa da cssi coaosciuto die la Crepis latialis , con tal nome in que' fascicoli inti- tolata, non e punto diversa dalla Crepis hiennis di Lumeo, die rHellf'borine psPudo-corJi7iT(i, era gia stata descritia dal Tenore col nome di lonviptala , e cbe YOrcJus Romana cov- risponde alia fcracteata di questo autore. Tutte le tavole die accompagnavano i fascicoli sono ora nuovamente riprodot- te , ma si escludono le figure di quella Crepis latialis ossia biennis d'l Linneo, del Hyacinthus Piomanus , e della Bri^no- lia pastinacoefolia. Se ne aggiungono in cambio altre tre. FLORA. ROMANA. 2o7 ill guisa tale che si rsppresentano quindici specie , parte niiove , e parte poco ledelineiite disegnate dagli anterior! Jjotanici. Esse souo ; Broinus barbatus , Epilobiwn lanceo- latum , Silene trinervia , CTUstiwn campanulatiim , Mcdicaga sphcerocarpos , Vicia tricolor , Tri folium Sehastiani , Erviim unijiorwn, Trifolium latinum , Hicsacium Sabinwn, Cnicus pungims , Cnicus Syriacns , Orchis Romana , Helleborine loiiiiipetala , HtUcborine cordigera. Neir opera e sei!;uitato il sisteina sessuale di Linneo , sistoina clie a fionte de' ripetuti sforzi fatti da alcuni per discreditarlo , e siirroganie iiii altro die chiamano natu- jale , seinbra die si iiiauterra per Inngo tempo in vigore in lil)ri di siuiil fatta. Adottando 1" eseiiipio di alcuni mo- derni sono sUiie soltanto espnlse le classi della Poliadel- fta e della Poligamia , non ciie V ordine della Singencsia inonogamia. I generi e le specie stabilite dal botanico ■ivezzese sono cziaadio religiosainente sorbate, ma non gia superstiziosauiente , in inodo tale che fosse vietato di introdiirre ail' uopo e parcamente alcune modificazioai. Nostro consiglio fu scmpre, dicouo gU antori, ne scmbra che altraniente gindichiiio i botanici di maggior grido , che le buone diagnosi , e le accurate descrizioni giovino alia illustrazione delle piante piii assai che quell' irrequieta rotazione di cainliiainenti , e cjuell' iniportuna petulanza di lacerare i generi e le specie , di cui tanto oggidi si querela la botanica , e che di continuo introducendo nuovi nonii , piuttosto che sgonibrare le dilVicolta , ininaccia di tornare la scienza al pristine caos. ISIirando gli autori al piii utile scopo, piuttosto che es- serc innov.itori di termini, si sono affacceudati a deter- miuare piii esattainente che pria non fu fatto i caratteri dei generi , ed a raildrizzarc le frasi s(>eciriche , guidati sempre dall'autopsia , ossia dalla propria osservazione. E per quanto spetta ai generi , acciocclie le principali note die gli distinguoiio, e gli separano dagli adiui , occorrano nella leiiura agevolmente alio sguardo , piacque loro di registrare in fronte a ciascheiluua classe le definizioni di t{uelli che nd essa appartengono. Ne v' ha chi noii vegga quanto proficuo sia questo inetodo ;, conciossiache volen- dosi classlficare una pianta , e rinianendo dubbioso il ge- nere , riaudando con I'esemplare alia mano quella tabella, si ravvisa di botto quali sieno i caratteri che ad essa pianta non si confauuo , e quai le convengano. ^38 ILOR.V R01MA.NA. Rispetto alle specie, la frase con cui sono definite e per lo pill tratta Ja Liuneo o da altri accnrati botanici, e noil di rado e di nuovo coiiiata dagU autori per essere uiaaclievole <|uella che prima si usava. La sinonimia e la citazioiie delle figure sono tratte da piii accreditati autori che essi lianno consultato , distingueiido con un asterisco coloro che soinmiuistrano una niin,liore descri- zione. Viene indicate il luogo nativo delle piante , il tempo della fioritura , e d' ordinario si aggiungono alcune Osserva:';ioni intorno a qualche carattere che giova ad agevolare la riconoscenza della specie. Qaeste osservazioni per lo piii sono succinte , ma spesso iincora, ove il bisogno lo chiegga , si estendono in guisa die si da V intiora descrizione della pianta. E questo bi- sogno e stato particolanueate riconosciuto in tre famiglie di piante, per le quali la semplice e nuda frase specifica non sarebbe per avveatura bastante onde dileguare ogni dubbio, intendiamo dire le graminacee , le ciperacee e le orcliidee. Per le specie adunque spettanti a queste famiglie si espone una compiuta e cii-costanziata descri- zione di tutte le parti del vegetabile , e coloro che san- iio per pratica quanto mahigevole sia di determiuare a dovere cotili piante , potranno giustamente apprezzare questo classico lavoro. Dalle citazloni de' luoghi accennati dagli autori sem- bra che il suolo ove istituirono le loro botaniche pere- grinazioni sia nella massima parte pianura o coUina. La pill alta eminenza ove furono e, se non erriamo , il monte Gennaro nella Sabina, clie s' innalza, giusta le misure de! Boscovich^ dal livello del mare 8924 piedi , di ma- niera che eccede di soli ciiiquecento all' incirca la meta deir altezza del monte Baldo. Ad esso si pareggia o forse lo soverchia di alquanto Monte Calvo presso Subiaco , parimente visitato dai nostri botanici. Per la qual cosa non dee recar inaraviglia se non ap- pare in questa Flora quasi niuna di quelle piante che sogiionsi cliiamare alpine , come quelle che allignano sui pill snbllmi gioghi de' monti. Parecchie ye n' ha bensi di quelle altre , che rimanendo in meno elevate situazioni ricevono il norae di montane, benche ne di queste tara- poco sia stata molto prodiga la Natura in que' luoghi, a paragone delle specie che trovansi a pari altezza nelle FLORA HOlSt^NA. 20i) riustre subalpiiie einiacnxe. Tali saiebbero le scgneati registrate nel prodnmio. Sfskria canilca Koelcria cristata Onnsina ecliinides Cyno>j,lossw)i apenninum Atropa bcUadunna Campanula pcrsicifolia gramini folia Viola grandijiora. Chenopodium bonus Ilenricus Gcntiana lutca cruciata verna Lastrpitiuin siler Linuin catliarticum Phahiniiium liliago Viratruin album Adoxa moscliatpUina Moeliriiigia muscosa. Saxifraga rotundifolia uranulata Silcne acaulis. (*) Stillaria iwinoruin Ccrastium rcpens tomtntosum Bubus idceus Hypericum montanwn Isopyrum thalictroides Scropliularia vernalis lucida Lunar ia rediviva Dcntaria enneapJiylla Cardamine iinputiens Arabis alpina Corydalis lutea Carlina acaulis Cnicus eriophorus Senecio saracenicus Ccntaurea montand Arnica belli diastruni Satyr ium viride. Ma dair altro canto di moke piante si da notizia, la mas- •iinia parte delle quali non si rinvengono nella nostra sottentrionale Italia, o se pure taluna vi alligila, poco iVe- qucntemente occorre e per lo piii presso i liti del niire ove ia temperatura suole essere piii dolce che entro il continente. Quesia diversita derivante dal clinia che pre- senta la Flora dell' Italia meridionale in confrouto di ijuella doUe piii boreali provincle , ia vivaniente dcside- rare che vie plii aunienti in qnolle rogioni il uumero de' cnltori ilella scienza , onde maggiore perfezione riceva la gengraiia botanica del nostro paese, cioe dell' Italia. E per verita relativamente a qnesto scopo abbastanza di qua dagli Appennini si e scritto , e volendo fra noi niol- ti|)licare da vantaggio i catalogbi delle piante si farebbero lihri ridondanti d' inutili ripetizioni. Piii opportuna tosa sarel)be adesso di pubblicare illustrazioni parziali di quelle spezie o sconosciute o nial note, o poco esattaniente de scritto da altri, senza cretlersi tenuto di compilare I'ia- jiera Flora di un territorlo. Ma cosi non e dell" Iwlia (*) E la pianta piii alpina ciuta uel Frodromo ( N. del R.). 240 FLOnA. ROMANA.. meridioiiale ove coteste opere sono ancora in troppo pic- ciol nuraero per poter esseie in grado di portai'e un fondaio giudizio intorno alle dovizie che il regno vege- taliile ofFre in quelle contrade, fame paragone con le nostra , conoscere le dilFerenze die hanno luogo in tanto divario di clima , e i-iscontrare cjuali , a fronte di questo divario , sieno le congruenze. A questo bisogno soccorre in parte l' opera di cui diamo ragguaglio per le provin- cie contigue air Agro Romano , ma essa e finora ristretta fi-a i termini di un prodromo : preziosi per quanto spetta al regno di Napoli sono gli scritti del sig. Tenore , ma non sappiamo se egli abbia partitamente scorsa l" esten- sione tutta delle Calabrie ; e dall' altro canto la conti- nuazione della sua Flora, qualunque esser ne possa il motivo, procede ora con sonima lentezza. Dei vegetabili della Calabria va somministrando ottinie illustrazioni il sig. Bivonai ma comeche zelantissimi questi botanici sono in troppo scarso numero snlla superficie di si gran ter- vitorio , e di un territorio segnatainente ove per colmo di fatalita sono da tanti ostacoli attraversate le peregrina- zioni de' natural! sti. Daremo un saggio delle piante annoverate nel pro- dromo, le quali sono comuni in que' paesi , e mancano o tutte o nella massima parte ue' nostri. Salvia hasmatodcs Erica multiflora clandestina Daphne Gnidium Secale villosum Collina Arundo ampelodesmos Passerina hirsuta Romulea bulbocodiuin Styrax officinalis ColuuincE Silene cretica Scabiosa rutcefolia sericea Plantao'O lagopus Euphorbia dendroides Anchusa hybrida Glinus lotoidcs Cynoalossuin apenninum Cistus monspeliensis Plumbaso europcea Helianthemuni halimifoliwit Cyclamen hfdermfolium apenninum n'^apolitanum Delphinium pcregrinum Convolvulus althceoides Anemone coronaria ■ hirsutus hortensis Scilla maritima Tmcrium fruticans Alium Chanutnoly Saturrja firceca Hyacinthus Jlomanus Sideritis Bumuna Chamorrops humilis syriaca FLORA BQMiNii. a^l Acanthus mollis Seriola Aethnensis Simipis irucoidcs Podospcrmum laciuiatum Alysswn nuiritiniwn Curlina Lanuta Linaria chalepcnsis Oiicus strictus Erodium Roinnnum Xeruntheinuin inapertuni moscliatuin Erii'non sicalwn IftciiLuitwii Billis sylvestris Poljifcda monspdiaca Urtica pdluUfcra • fl IV sans membruiiacea Corondla en tica Quf^rcus suhtr Scorpiurus subvillosa Arum arisuruin Vicia atro-pwpurea Pistacia Lntiscus — — bytliinica SmiUix asp:ra Psoral'u bituniinnsa Junip rus oxycdrus A!>biaiiio gia tletto clie gli autori daauo una compluta desciizione di tiitte le S|>ecie da essi riiivenute spettanti alle famiglie delle grainii;acee , delle ciperacee e delle orhidee, ma oUre a cio frequentissiiui soiio i casi ove ei csiendoijo ad illiistrare altre piante nieno accurata- niente diaazi descritte, cjuali sarebliero le segueuti, iVa inolte altre clie per amore di brevita tralastiamo. Crocus vfrnus. Si descrivono tre aotabili varieta di que- 6ta piaiita , die potrebbero di leggieri essere giudicate specie si tratta dello stato degli epiriti in f[uel tenij'O ; si paria deir amniirazioue degli uomini per !<• arti riaate , arcouipagnata ancora dalla ignoranza : della manranza del bello ideale ; delle negligenze a; parenti die contribuieoono alia grazia. Si soggiu- gne die in Italia le circostanze continuavano a favorire le arti ; ne ben s' intende a quale proposito s' inseriscano cjuattro o cinque paguie sugli uoniiui di spirito, che si abbruciavauo vivi in Igrozia per le dispiite teologidie dei Puritani. Bastava ac- cennarc , conie PA. ha fatro in poclie linee , die allora sorgeva la niaggior parte delle diiese e dei palazzi die onorano le prin- cijali ritta d' Italia ; die le tappez/ene di liandra erano ad al- tissiiiK) j-)rez70 , e die si trovo assai piu coniodo di adornare le nnira di quadri e di pitture. ]Son iiianco , condiiude egli , a (|iiel serolo , ricco di gpiriro e di energia . se non la scieuza dfllc idee Quanto non si sarebbe innoltrato Michelangelo nella rarnera del sublime, se lette avesse 3o pagine della logics di Destutt Tracy ? In una specie di rivista che ftjrnia il titolo del ra)osito s' introduca fjut tpiella donna, die scaba e scapigliata scorreva le strade di Alessandria con una torcia acce«a in una mano , ed un vaso d'acqua nell' altra , gridando che cnlla prima ^oleva abbru- ciare il ciclo , e col iecondo spegnerc le liauime dell inferno. 25o APPENDICK affinche Vuonio non amasse T)io che per lui medesimo. Questa. citazione isolata ineritava alcuia cUchiarazioae. Migliore e il capo seguente , c'le lia per tirolo Uri arrista. Vi si dice, e nulla v" ha di piii vero, die ciascun artista dee vedere la na- tura a suo modo , ma che per questo vi vuole ua' aiiima , doude il nunieiM dei pittori e delle opere mediocri. Tutti gli uoiiiiiii dotati di curiosita e di sentiiuento vivo della bellezza , avrebbero iiotuto diveiire arcisti. Seni'ira conchiudere l'a.itor» she uii amore ap'-'assionato possa coiitribiiire a formare un ar- tista. Passando al carattere dei pittori di Firetize . dice c!ie il disegiio ne e abbastaaza corretto , ma che il colorito iie e duro e non araiaaico , seaza seiitimeato , eccetto che nelle opere di due o tre sabliiui iiigegai : che le pieghe noa soiio He ampie maestosame iite , ne brillinri pei colori ; che le test© hasno graadi linf.imeiiti , ma poco d' ideale ; che in geaeral© il difetto di qiiella scuola '^ quello dell' espressione. E pero elngolare tl vedere, che, lodandooi ne' quadri di quelLi scuolat la scieiiza del disegnj , la verita <■ 1' esattezza storica , se ne da per cagione V essere stata Fireize fia) da principio la ca- pitale del peiisiero Questa riualic;'i eminente avrebbe potuto produrre a iclie il taleuto dell' espressione. Si soggiugne iifine che la scuola romnna fu graadiosa a cagione del Coliseo e delle altre ruine; che Veiiezia fu volattuosa, Firenze dotta ed. il Correngio tenero. In proposito della pittura a fresco , se n» accenna avvedutamente la diificolta c>nsisreiite nella necessita di dover fare presto e bene ; riguardo a Pletro di Cortona , ai cortoneschi ed ai loro quadri di uiacchina , 1' aucore sembra avere adottaio i sentimenti del MbUzia ; ma riuscira singolare il vedere paragonate quelle opere alia musica di Paer. Torna r autore ]icr un istante al confronto tra Firenze e Venezia ; e lodando la naturalezza dei veueti pittori , rimprovera troppa dottrina e troppo ragionamento ai Fioreutini, e sfoga il suo cat- tiviO umore contra il Vasari , che trova detestabile , non si sa se piii nelle opere del suo peunello , o ne' suoi scritti. Il terzo libro noa coQtiene die la vita di Leonardo , la sto- ria de' suoi prinii auni , nella quale si accennano per veriti alcuni tratti dell' artista gia adulto ; le epoche della sua vita che si riducono a quattro; alia sua gioventu passara in Firenze , al suo soggiorno in Milano , ai la o i3 anni ch' egli passo ancora in Toscana , ed alia sua vecchiezza che fini coUa sua Biorte in Francia. Tutto cio ch'egli dice de' saoi prinii lavori, d.e' suoi tre stili diversi, della sua venuta e del suo soggiorno in Milano, della sua vita ]5rivata e d' artista alia corte di Lo- dovico, trovasi a un dipresso negli altri scrittori ; riuscira strano tuttavia il leggere la nota apposta da un Inglese alia pag i'^l% in cui si narra che Lodovico esjiose al Papa di avere dei ri- niorsi , e che il Papa gli accordo una generale assoliizione . purclie confessasse i suoi peccati ai suo limosiniere , e facesBe- P\RTE STRANIEKA. 25^ alia clilesa iin oongruo donativo, cl)e qiiello fu della Sforzesca, dove I'ln^ilcse assicuia di avere letto quf sta corrisi omitnza au- to^rafa ; e ioise v>iii sirano ancoia il vrdeic I ortati al uuniero di n-cnra i volunii ruanosciitti di Leonardo, tolri a Wi'auo nel- I'atirile dfl 179^'- «^ ricondotti alia loro prima sede, rouie dice y aiitore , dalla giomata di Vaterloo. E d'uopo pero feniiarsi un ierarite sof ra Leonardo al convento delle Grazie, che forma 1 ai- j;oiiu-uro del caj'O 48 e de' seguonti. L' analisi del <}uadro e e<cnz'.one, 'lie Leonardo ^a. scelto dalla natura per dipiiigere «|uel fa'to. Parlaiidi si pero degli accessor], clic sono tal\olta iiie/zi efl'raoissinii ^fl j inore . si va a ercare cosa e iiiai in 8^ ererso f|i'el piccolo ] ez/etro di nu-tallo die si dice carattere di f>rani)'eria , e si to^g.iuf:ie clie qiiesto precii ita i tirauni dal trono. Aiimiiizia I'autore di aver trovaro i uotni degli ApostoU in ca'antica copia della cena a Ponte Capriasco: ma s^ingaiina atTribiieodo con alcuni iufellicenti di jrittura fjuella copia ad un Pie'.ro Luiiii figlio di Bernardino, al cjuale il Lomazzo da \e- raniente uu iijiliuolo di tal nonie, ma cbe non si distiuse nella f'itrura. e die il Lanzi non lia neppure conosciuto tra 1 pittori. Aiiclie Bossi ml sro libro del Cenacolo ^ rimasto dubbioso su quel Pietro. Si sarebbc mai jreso abbaglio con Pietro Gnocchi •colaro c'ci Linni - c'e faciluieme si conibinerebbe coU'epoca assepnaia del 1 565 , e fu detto alcuiin volra Luvini? Tro: 10 ievero mostrasi T autore col nostro Montorfano , clie epl rratra da artista volgare , nominando anclie il suo lavoro XH\ fresco indecno ; ma gii:sto in qualrlie luogo col celebre jlp- piani ; ]'n\ severo aiicora si niostra col dotto e valente pittore LuSsi. Egli dice die la niano medesima clie mandava in esilio r aiitore di Ajace , scriveva il decreto , in virtu del quale il cenacolo doveva essere ricopiato in musaico sulle dimension! deir originate ; e die la copia della Certosa di Pavia e tiuella di Castella.'zo danno un' idea del crcdiro die il pittore Bosst aveva presso il princijie Eueenio; sogaiugne clie il suo quadrn <• Vina grand' o| era snns genie, die il rolorito del q'.'ndro di Bossi. d.' egli dice rol.)r di mattone, illnminaio da per tutto, laiiguido, troj>po fuse e senza carattere, e 1" opposto di fpiello di Leonardo ; cle in una diiesa farebbe mapgiore effetto che la pittura <\\ Leonardo, e die sarebbe aiimurato dagli srioccbi , ma dispiacerebbe senipre in una galleria : die (|uanto all'espres- Bione tutte le figure lianno una specie tl' inazione : die lo stile lia tutti i difetti della picciolezza malgrado la grandezza dellc fonne; die Gittda snmiglia ad Cnriro IF, ed ha un carattere di lionta : die It testa del connnissario di polizia in Roma che denunzio lautore medesimo del libro, avrebbe dato un niiglior Giuda; die una testa di Cristo del Guido . ch' e;^li lia trovaro Jiresso il musaicista Raffaelli , faceva una critica tenibile del quadro di Bossi ; ch' f gU trova la etanipa di Morglten pin 25a Appenotce conveniente alle sue idee ; die un libi-o fatto in appoggio dl utt* quidro, toghe a questo ogni grazia . ecc. Loda pero il colo-> i-ito del miisdico ia vetro, ciie dice allontaiiarsi nieuo da Leo-' jiardo , che noii il innttone di Bnssi ; loda il cai'toiie che dice assai migliore del qualro, e lo la \o stesso Bossi che fa uonio di s'^irito . die' egli , assai destro . assai considerato , die fece oiiorare le arti , e die con P'-iria , Wi'lzl , Tealie ed alcuai altri contrib 11 ad ingrandire il siio paese In un capitolo sulln tperitft istnrna difeade Leonardo dall'ac "usa di aver messo a se- dt-re nella ceia gli a;> stoli , ed a piesto proposito va a cer- care i porti della Boeiiiia immagiaati da Shakespeare , e dice , che se il rito degli aatichi conviti f'>sse staco aache couo— •ciuto e non totaluieiit-e ignoraco , Virfi I avrebbe ancora riget- tato. Parlando degli Svizzevi, che traliro-io Ludoviro , soggiu- gne» la nota di ua luglese , nella quale si prova che nella Svizzera avvi molto miaorc liberta di quello die si crede. Suir ultimo dice che la Stella di Leonardo impallidi innauzi a Afichelangiolo , il che ha i-elazione ai cartoni di Firenze , il di cui s;>ggetto conveniva piii al secondo che non al prinio ; e parlando c[uindi dell' mcisione di una parte di que' cartoni fatta da Edelink sul disegno di Rabeas, la paragona a Virgili« tradotto da mad. di •^cael: duljita se a Lionardo o a Bramante attribuire si debba la Madonna colossale di Vaprio , ed b tpiesta fprse la sola volta ch'egli nomina Bramante ■, il che noii potra clie riuscire straiissimo. II confronto tra Leonardo © Ma^aello e scritto con molto spirito e con saviezza , mostran- dosi in quello che rutio e Taltro traevauo diversi effetti dallz iiatura; che alcuae opere senibrano sortire da un pennello me- desiuio , nia che se ingannano V occhio eser^'itato , non ingan- iiauo r auima seusibile. Correegio ^ dice 1' autore , riuni la gra- zia deU'espressione a quella dello stile. Leonardo ne fu il pre- cursore nel chiaroscuro. Non si omiiiettono gli studj anatoinict, r ideologia e la srieuza meccanica di Leonardo. Come gia si disse , parlaido del prograinnia . si fa morire Leonardo m una casa reale , detta la Chuv ^ presso Amboise , nienfre France- SCO I era a S. Gennaiio en Laye , il che rovescia il sist^eiua di tutti coloro che nei ioro scritri e nei loro disegii lo hanno fatto spirare in braccio a quel re. Cio non ostaiite 1' autore fa le meraviglie perche un re pianse. L' ultimo capitolo e diretto. a stabilire la massima che in tutto quello che place , noi non possiamo apprezzare se non quello che ci place. Segue in una appeiidice una tavola cronologica degli artisti piu oelebri , e xra i viventi all'epoca in cui scrisse I' autore ci comi^iaciam* di vedere regiscrati tra i nostri Apfdani , Longhi , Garavaglia , Anderloni , Baffaelli , Sabatelli, e gli scenografi Sanquirico , Landriani , Fuentes e Perego ; ma nella lista che segue dei 5i,randi pittori molto vi sarebbe a dire non solo sui nomi , nia 4iiclie sui rnuueri apposti a ciascuoo di essi ,3,3.4,5,6, P^RTE STRANIER\. 253 aoi quali *i f^ voluto iutlicare dall' autore la classe alia quale dove\aiio riferirsi Riescr, per esejiquo, nuo\o il vetltie Mcngs nt'lla ferza , e Bottom nvlla. sesta. , u.e.tre trovansi nella rjuai'ta i Zu(cari ed i Marat ta. Fiii strauo riesce il vedere collocaco 6ol;.niente uella teiva Bernardino Luini . e nella qiiarta i\ Man- te^iia; roei yure nella (luinta Giulio Cesare Procaccini . nientre fii vede Ercole nella quava. Erainante e ancoia scordato iutie- ranieDte , e iion coum are iu alciina serie , cosi clie eeuiira dall amove non coii' sriuio. Coei nella sriiola \eneta si vedono i (iue hellini coil sci"] resa nelia bi's'a . ineune Bassano ed il Tintoretto souo nella seeouda. e nioki sono omjnessi, die nell* sec nda a\rebbouo luogo oiq"'Oi'tunauiente , come Cima da Co- nechano , Purdenone ■, Bonifczio , Corpaccio ed altii siinili. Ot— tinio e etaro T awisaniento dell' aiirore di noa ap) one alcua Biiniero a quei nonii , il di cui gvado cangiava ai di lui occhi , come cangiavauo le disposizioui della di lui aninia. Col secondo volume comincia quel fauioso trattato del Bell» ideale antico tauto vantaro nel prosiietto deli' opera. Eccone 1* storia in ]^ocliis8ime pcuole. II bello e state tiovato a poco a poco. Poclii intenderanno clo cIjc 1' A. dir si voglia uel caj'irolo in- titohuo : rdosofia dc'Greci, c[nando egli nou alluda all' infanzi* delle nazioni. Si cercarono quindi i mezzi piii semplioi d' imi- tare la natura. ]>la dove trovaie gli cinticlii Greci ? Nei sel- ■vaggi d' America, rispontle T A. , iiei cacciatori dell' Ouabaclia. La loro opinione, puhLlica sta per la forza e la gio" eatu , ed essi ragiouano assai bene. Se facessero immagini di alcun Dio, accoppierebbero in esse la forza e la gioventi'i , ed una nsio- nomia piacevole ; si vetlrebbe anclie in e^se la giustizia , una spneta jirofonda , simbolo della somma attenzione. ^la il sel- vaggio di\euuto agricolrore , comincia a gustare il piarere del- r arte , gli Dei j'crdono 1' aspetto minaccioso , ed eccoci al Clove inansueto de' Greci. La ragione inscgna clie lo s)'ettaior» di una sta'ua non lia die una data quantnii di atieiizioae da prestare all' opera , e die convieuc ecouoiuizzare cpiesta doso di attenzione. Cosa singolare ! dice I' A. , noa bisogua luai co- J)iai-e esattauiente la uatura. I eacerdoti diranno al selvaggio clie il 8uo Dio dee altre-.i essere iuimortale Ecco dunque i primi attnbuti di un Dio , giovaiie , forte , giusto , inimortale ! Questo L>io e egli buouo o cattivo '' Buono . . . non cosi facihiieute , forclie i sacerdoti avranno il loro interesse per farlo couipa- rire iiTitato. iMa al line 1' oplnione pubbbca si riunira per tro- varlo buono : la boata del Did dei Crisiiaiii , dice 1' A. , nou entro giaiumat nella testa di Mtrheh'nceln Wa qui 1' artista s' imbaiazza , e s' addolora penlie i' cspressioue di una } as- »ione appena un poco forte distrugge tutti i caratreri della divinita , trovati a stento nella natura e riuuiii nella stati-a 11 sacerdote lo consola , dicendopli cl'e Dio e snpcrio'e alle pas- ^lum i r arujta allora »' alloacauA seuiprc piit d%Ua uAtuia, r 254 AT»PBNr>IGE toriianclo al princlpio clie lo spettatore non puo prestare all' ope- ra &e non una dose di atcenzione , si risolve a trascui-ave luolte parti , che ne esigerebbei-o una graiiJe jjorzione , a fine di dare maggior carattere , maggiore fisiouoiuia a quelle che si laaciauo 'Bussistere, Nel capo 83 si promette la definizione del hello ideals , e si da quello del hello antico , clie si dice es-5ere 1' esjiressione di iin cararrere utile Ma 1' antico e freddo. Egli e , dice 1' A. , perclie molti bassi rilievi non sono che iscrizioai , le figure sono segai , le parti accessorie sono soppresse , la coinposizione e se.n- plice , e percio appuiito nobile e graade. II torso , soggiugae , i piii grandcofeo che il Laocoonte. L' antico non manca giauimai deir espressione della forza , con qiiesta le figure non abbiso- ^nano che di un aspetto di bonta per essere belle. 11 mezzo con cui riesce la sciikura consiste nel dare una fisionoiuia ai mu- scoli ; nelle statue intere non possoao rappresentarsi se non quelle passioni passate in abitudine. La pittura e piii felice , ma in pro- posito del Coriolano di Poussin , V A. fa dux a questo pittore da Shakespeare, che il fluido nervosa non permetce che la fiaccola dell' attenzione rischiari ad un tempo to spirito ed il cuore (In una nota a questo capo si paria delta Maddalena di Canova , e del suo possessore signer Sommariva , ed a questo proposito dei "valentuomiui, che Milano, ouorata del t\to\o di amah ile, ha dato au poclii anni, i Parini, gli Oriani, gli Appiani, i Bossi, i Melzi, i Teulie , i Foscolo , ecc. ). Le difFerenze delle forme , segue a dire 1' A. , sono minori di quelle di semplice colore. L' Aoollo sarebbe bello in varie regioni dell' Africa. II gusto del pubblico trasporta 1' artista in mezzo ai giudici pid severi , agli auiaiiratori pill eatusiasti, ai rivali piu terribili. In questo stato 1' A. lo fa diveutar misantropo e quasi impazzire : non ben s' iutende pero come in una nota si dica , che per sentire il hello antico., con- viene essere casta , e nella linea seguente , che la calina della scuhura non potrehhe espriinersi se non da un uoino che dipingcre saprehhe le passioni in lutta la loro violcnza. Si parla quiadi della dilhcolta della yjittura e dell' arte drammatica , dell' abitudine , e lungamente si tratta delle sei clasoi d' uomini , il sanguiguo , il i)llioso , il fleiniuatico, il melancouico, il nervoso e 1' atletico , ed a clascuna di queste classi si soggiugnc il carattere morale relative. I pill graadi scrittori sembrano appartencre alia classe dei me- ianconici. La femmina e il complesso dello spirito e della debo- iezza. Ai santi il pittore non dee dare il carattere della forza , « 81 censura percio il S. Pietro di Guido. A proposito dell' at- letico e del ner%-oso, si parla di Napoleone i che tornato da Mo- aca accusava l' ideologia degh sragiouamenti di quella campagna , « il dice che gli ufficiali francesi del loli erano i miglion che si iossero veduti tra i moderni. Si tratta quiudi dell' influenza de climi , che fanno nascere i temperameati , dell' iullueuza del ve^'uue, per ciu 1' abiteiute del 6«t:eutjrioue ppeva weatre ijuelia PARTE STRANIERA. aSH del inezzoglorno mecUi t. Tuttj ad mu tratro si domanda : come •n^evire Raffuello ? 3j« tendo , j-ai' clie dica 1' A., una lelazione tra 1' azione ed d grn-fre di bellezza. Egli nnn e luolto auiico deir Ajollo di Belvfilfre. Derte alcuue parole dell' interesse e delia siitii'atia , e l.isciato intattu il dubbio , fioo a qual |.uutt> r uom > posi-a ■)bbliare i\ su.j •'.anTesse diretto per abbaodonarsi alie attrattive della siaii atia , pa«Ba a ] arlare della luusica , ed accennata la belle/za delle arie di Cuuarosa e di Pergo/ese tias- curata da M^zirt per tropp > studio di rappreientare le |>assion£ xnalinroniclie , doiuanda quale di loro abbia ration e ? e risponde: i prlini nei giurni felici , Mozart ne' tristi. U arumirazione . sog- g^iiigne , nou ^ in relazione tliierta se uon coi temperauienti. Gran cosa! Si sa sempre cio che e ridicolo d ojn sapcre. — ■ L' ai^te di vedere nou occupa die tre pagine. Convieue , a parere del- r aatore , die un uonio sia ben uato , non disrratto nt- da scia- gure ne da piaceri, uoa avvilito ; che non animiri per forza e che non abbia troppa fretta. Dette alcune parole suUo stile dei ritratti, assicura die la vita attiva toglie la siiupatia per le arti; e per riepondere alia obbiezione die si fa, die vi ha una dif-. fereuza tra quello che da noi dicesi buoua cera, e la bellezza , dice Qnaliuente , die la bellezza e I' es|n'essione di una inaniera abituale di cercare la felicita , e qui lluisce il trattato del bell* ideale antico. L' uumo auiabile forma per esse il tipo del hello ideale ino- Jenio. A qiiesto propositi* egli paria della deceuza dei uioviiuenti presso i Greci , della etorditezza e dell' uuiore gajo degli Ate- niesi , della bellezza delle donne , die nella repubblica auniin- eiar debbono la felicita, nellc mouardue il piacere ; conchitidc die la bellezza antica e incompatibile colle passioui uioderne ; che r aiiiore tra i juoderni e sempre fiiori del matnmonio , non niai presso i Greci; che 1' jmtichita non ha nulla di paragonabile alia Marianna di Marivaux; che 1' amore si trova in Italia e uon a Londra o agli Siati Uniti d' America ; die 1' amore di A be lard* era impossibile uell' anticluta ; che noi non abbiamo die fare delle virtu autiche , e che il bello ideale moderno si ricoiiipoii* di uno spirito soiinnamente vivo, di uiolta grazia nei hueaiiienti , dell' ocrhio scintillante , di un fondo di seusiliilira e di eioMahtd , • di una agilita nelle forme , il che si conferma coll' esempio della bellezza inglese, die tiene alcun poco del boll) antico. In quattro tele successive 1' autore fa passare T artista dalla rest* di SViohe al ratto di Elena del Guido ; stabdisre per | rmcipio die il be;lo antico convieue agli Dei; parIa della futura rivolu- jione nelle arti del secolo XX, dell' amabihta antica, della foi a raduta presso i nostri .irtisti in disonore; die riuiine, dire egli, dunque aali ant if hi' Di essere stati eccellenti nella } arte piii facile delle belle arti, nell' uupero del billo , <■ di esji-re sr.xti semphci per seniphoita , come noi lo siamo a for/a di spiriro. 11 beilo moderuo e foudaco suUa geuer^e d:*$omiL^Iiauzronte dei zoofiti che tro- vansi nei uionti di Oneglia , su le iscrizioni di Taggia e di Ventiniiglia , siiUe donne di S. Remo , sui rarattere in gene- rale de' Liguri della riviera. su la rupe detta i baussi rossi o gli scogli rossi , sui carboui fossili di ^lentone , sulle mine del trofeo di Augusto presso Monaco , e sulla colonna miliaria della Turbia. Giunto a Nizza si arresta il viaggiatore , e lascia alia dajua per guida Y itinevario di Sulzer. Prese questi il suo cainniino per Vittemberga, Lipsia, Er- furt* Hanau , Francoforte , Eidelberga, Rastailf , Friburgo , Ba- •ilea . Berua , Loaanna , Ginevra. Lione , Vienna. Valenza , Avignone, I^larsiglia , Tolone , Frejus , Antibo e Nizza. F.gli jno»tra»i giueralniente IJloiofo , accurato osservatore , t wolto 260 APPENDIGE vevsato nelle discipline agraiie ; non lascia pero di fermarsi alcuna volta con una specie di compiacenza auche sugli oggetti concernenti 1' antiquavia , ed all' articolo di Lione trovasi in- serita una bella descrizione di una tavola egizla di niarmo , che })oco prima dell' epooa di quel viaggio era stata portata dal Cairo e donara a quella A.ccadeniia Molte belle osserva- zioni , in parte agrai^ie , trovansi jitire fatre sull' isola di Hie- res ; ed ampia ed in gran parte esatta e altresi la descinzione di Kizza , de' suoi contornl e del principato di Monaco, che «olo potrebbe abbisognare di aloune avvertenze pei cangia- me^ti awenuti nell' epoca della rivoluzione francese. Cio che vi La di piii lodevole in rpiesto scrittore , si e clie egli ha arcom- pasnato le sue riflessioni snllo stato attuale di quella regione col continue confrnnto delle uotizie die trovansi negli anticht classici ed anche nelle storie df' tempi i>ostei-iori Egli h tor- nato a Berlino per Sospello , per Giandola ove ha molto bene esaminato la costituzione di que' nionti , pel coUe di Tenda , per Cuneo , e quindi per Torino, dove ha trovato nelle regie fab- briche suverfiuita anziche luaiuanza di ornati, e molto ha lodato 1' Acradeniia allora nascente ; Novara , Milano , dove fu bene accolto dal conte di Firinian , ed ammiro la Biblioteca Ambro- siana , T Osservatorio di Brera , il Duomo , ed il passeggio del corso , Como , Lugano , Altorf , Lucerna , Ulma , Norimberga , Erlanga , Cronach e Gera. Questo viaggio puo formare ai'go- mento di una lettura ad un tempo piacevole ed istruttiva. Viaggio pittoresco da Qinevra a Mikmo pel Sempione, traduzione deW abate C. HI. — Milano, 18 19, di pag. 1 56 in 12, pe7' Giovanni Silvesti-i. Animato lo stampatore dall' accoglienza fatta al viaggio da Milano ai tre laghi , ed a quello da Milano a Nizza ed a Ber- lino , ha creduto di fare cosa grata al pubblico, presentandogli la traduzione del viaggio pittoresco da Ginevra a Milano per la strada del Sempione , stampato in foglio in Parigi fino d air anno 1811. Questo viaggio, che non puo dirsi recentis- simo , fatto essendo principalmente in epoca in cui non era ancora compiuta quella strada niagnifica e degna di attenta osservazione, molto pregio ottenne nella sua edizione originale per le bellissime vedute , che lo adornavano al numero di trentacinque. L' editore niilanese pero si niosti-a persuaso che la parte piu importante di quest' opera consista nel testo , e noi desideriamo che molti se ne mostrino al pari di esso convinti. Non e di fatto senza nierito il prospetto generale del lago di Ginevra , ed il qiiadro di quella citta dalla parte di Cologni non lascia altro a desiderare se non la rappresentazione di quella bellissima veduta. I brevi cenni che s' incontrano PARTE ITA.MAN4. j,6\ in quest' operetta Bulle acque di Anfiune presao Evian , sul- la iuibocratura del Rodauo victno a Boveret , sulla costitu- zione delle Alpi del Valese , sulla cascata di Pisciavacca , 8uir agricoltura Valesiana , Bulla struttui-a del Seinpione , sulle diverse gallerie praticate pel coniodo e per la sicurezza de'vi.Tjpia- tori , sui diversi punti nuovamente costrutti , sulla valle dclPOs- eola , sul lago Waggiore , sulle isole Borromee e su di altri oggetti che s' incoutrano in quel viaggio , niostrano clie lo scrittore ha osservato le cose con esattezza; che privo non era di notizie di fisica , di storia naturale e di agraria , e che bea conosceva le risorse del sentiniento , colle quali varj scrittori e specialniente Rousseau hanno saputo auiiuare que' luoglii ed anche le ru)n piu selvagge. A qupsto viene in segnito altro viaggio pittoresco alle ghiac- ciaje di Chaniouny ; di queste s' indicano le diverse alti;zze , e ei fa ancora inenzione dei celebri viaggiatori che i primi le esaminarono e le descrissero. Non dubitiaiiio clie le descri- zioni della cascata di Arpena , del ponte di S. IMartiuo , del lago di Chede . della ghiacciaja di Bois , del Montanvert e della croce di Flegrre , non destino un vivo desiderio di ve- dere gli oggetti niedesiaii , se non pur anco le belle figure che acconipagnano 1' edizione origiiiale. Operc scelte italiane di Gian-Vincenzo Gr\vin\ col- r elogio storico scritto da Giuseppe Boccanerj da Miicrrata. — Milano^ i8'0? (^^ pf'r- 444 *" 1 2.°" e Xlf di. prrf. zione, col ritratto dcU aiitore, per Giovanni Silvestri. Ottimo avvisainento e stato quello del tipografo Sihestri di inchiudere nella sua Biblioteca sceha di opere italiane antiche e moderne alcune opcrette ancora di Gian Vincenzo Gravina , cio^ la Ragione poetica , il Traltato della Iragedia ed il Regolamento degll srudj di nohile e valorosa donna. A (jueste opere si pre- ruette un breve elogio storico, scritto da Giuseppe Boccanera per la Biogratia degli uouiiui lUustri del regno di Napoli, dal quale s' inipara che nacque il Gravina in Ropgiauo, terra delU Calabria, nel 1664, che lunghi studj fece in Napoli ed in Ruiua, che coUf sue opere sulla origine del diritto , note si rendette ad Innocenzo XII che lo Colmo d' onori , che ricercato fu per 1' Accademia di Lipsia , ed a leggere ragiou civile disponevasi in quells di Torino, allorch^ da uiorte t'u rapito nel l7l7,8uo crede istituendo il cclebre Metastasio. Delle succennare opere del Gravina non pai'liauio , non csaendone questa se uoq ujia fcdele ristaiupa. 262 APPENDICE. Ritratto di Canova inciso e stampato a colon, fogl. imperiale. Eg,li e qiiesto un lodevole tentativo del sig. Sergent-Marceau- diretto a i-epristinai-e ed introdurre in Italia, forse aache iiiiglio- rato, un gpiiere di incisione , di cui si videro altre volte alcuni »a9gi in Francia e nell' Italia medesima per opera di certo slg. Dcpouty e di altri valenti artisti. Coiisiste quest' artifizio nella applicazione successiva di cinque tavole in rame die portano i diversi colori , e venaono in tal niodo a presentarli fusi , noa alri'iinenti di qoello rhe avvevrebbe in una dipintura. Co- loi-o cKe ben eonoscono il Fidia de' nostri giorni , troveranno la sua Inimagine perfettamente sonilgliaute all' originale , e qiiesta incisione a colori ha altresi il merito di essere tratta da una dipintura del nostro celebre Appiani. II ritratto di Appiani niedesinio e destinato dal signor SergeiU-Marceau a forniare il compagno , o come i Francesi dicono, il pendant di quelle di Canova. Sotto al ritratto Y artista ing.egiioso ba collocato una al- legoria, nella quale il genio della scvdtura comparisce in atto di cignere una lapide portante il nonie di Canova coUa stessa ghirlanda che circonda un trouco di colonna, sulla quale sono iucisi i nomi de' jiiu illustri statuarj della Grecia. Ne solo si e liniitato I'autore a presentare all'Italia i ritratti di due celeberrinii artiati , dei quali era si presenta il prinio , ma egli offre ancora altri dieci ritratti d' illustri italiani , trat- tati con eguale nietodo di lavoro, che si pubbllclieranno tosto che coniniuto sia il numero di dugento associati , e che si pagheranno di ma'io in niano alia loro successiva pnbblica- zione al tent.e prezzo di lire dieci italiane , stabilito per il primo ritratto gia uscito , coeicche per tal modo si avra una galleria di dodici iioniini illustri della nazione. Ed affinche alcuna querela non insorga intorno alia scelta de' nomi , V ar- tista lascia libero ad ognuno che vorra associarsi , il niandare colla sua cbbligazione i nomi di dieci illustri., pier il qual modo dalla mageioranza de' voti sara deteiuuinata la serie dei ritratti. Introduzione alia scicnza della Statistica del signor Antonio Padovam , profesxore nclV Imp. Regia Universitd di Pavia. — Pavia., 18 19, presso Fusi e compagno. II professore Padovaui destinato ad insegnare questa nuova scienza die prima non era stata sulle universita d' Italia coltivata , osBcrvando non esservi un libro elementare che potesse servire di norma a* suoi scolarii pcuBo egli di liemjpieie questo vuoto. PARTE IT\LI.VNA. .166 r piibblicfS il pi'iino volume della sua opera chc porta il titolo •u esposro. In (|iie3to priruo volume egli non si propose che di fare co- noscerc le ongini della statistica , 1' etimologia del euo nome , le sue parti , lili oggetti di sua pertinenza , il metodo con cho 81 vogliono ordmare , la differenza clie passa tra questa scienza e cjiielle clie lianuo con essa de' rappovti , la sua uitluenza sul perfezionamento sociale. Egli di fatii intitola questo suo prime libro Nozioni cerafrn/j. Ma osserviamo se egli abbia conseguito lo scopo che si propose. Prima di minifestare apertamente 1' origiiie della staiislica egli fa |irecedere rre rapitoli , nel prime de' quali si mostra tjual fosse lo Stat > della politica ]irima che si roltivasse la gtatisrica; nel secondn, (piale sia il vcro oggetto della politira; nel terzo , che la polirica debbe investigare i rapporti reali delie cose. Da tutro cio si raccoglie die 1' autore ha voluto mosti-are T origine della statistica derivata dalla natura stessa delle cose, e non si ^ liiiiitato a dirne iminediatainente l' origiue , siccome si suole fare dal comune degli uomini in quasi tutte le discipline. Mo- strando che la cognizione dei. rapporti reali delle cose si ripete dalla notlzLa dei fatti e delle varie circoslanze su cui riposano, niostro iilosolicamenfe 1' origiue di una scienza che si dappresso riguarda la felicita delle nazioni. Dopo tutto cio passa 1' autore a dare 1' etimologia e la defi- niziaiie della Statistica. Egli ileriva da status, stato o posizione delle cose, e la delinisce = La scienza die si toglie a far co- nnscere lo staro attuale di tiitti gli elenienti che costituiscono la potenza o la deijolezza d' una nazione. = Questa definizioiie mostra chiarissimamente quale sia la natura della scienza e quale idea si voglia di essa coucepire. Di fatto tutti gli elenienti sociali che 1' autore classifica in ^j-jfO-fconowiiVi, politici e inorali sono di sua pertinenza , e la statistica dee som- niinistrare una perfetta cognizione di essi , considerandoli , sic- come assai bene ritlette d dotto autore , sotto il rapporto die hanno colla ricdiezza e colla possauza d' una uaziuue. 11 ca|iiti)lri settiiiio, che in via generale tratta di tutti gli ele- nienti memorati , ^ pieno d'ottinie viste, ed ^ il piii luteressante . Le verita che in tale capitolo vengono accennate , gli aspetti sotto i quali sono riguardate , il fine a cui si rifenscono, e I' ordine con che furono trattate, costituiscono la piii bella lode delT auto- re. Nei capitoli ottavo , nono e decimo mostra quali differenze iuterceilono fra la statistica e le scienze che hanno seco lei dei rapporti, colle quali venne soventi volte la statistica coufuta. E cio era tnmo piu necessario in cpianto che \olea5i detern.inare la vera idea d una scienza sulla quale diversi pensano diversamente. L' autore divide la statistica in cfnerale e particolare ; appella eenerale cpiella che considera le cose sotto aspetn generali , e «hr presenta ua graade qiiaUro di fatct , di generali rapporti . 264 A P P E N B I C E di risultati geuerali. La statistica particolare in vece dice essere quella die non riduce le cose sotto aspetti general!, ma le pre- senta in dettaglio. Indi passa ad esaniinare alcune opinioni relative all' origine della statistica, e specialmente quella del signer Goes. Era questo il vero luogo di trattare si fatta cosa , giacche la idea perfetta della scienza data aatecedenteniente conduceva a mostrare la venta che la statistica , considerata come scienza , si deve ad Achenwall. Nel capitolo decimoterzo tratta V autore de' fonti «tatistici , e in seguito accenna lo spirito degli scrittori delle varie nazioni nel trattare la statistica, 1' influenza di essa sul perfezionaniento econoniico , politico e morale , conchiudendo che il vero fine della statistica h il perfezionameuto sociale. Non si vuole dissimulare che 1' autore lia esaurito assai bene tutte queste parti , e con una erudizione non comune. Scrmone iV Ippolito Pindemonte , Veronese. — Ve- rona , i8i9,it/i volume in 8.°, di pag. i6o, dalla Societd tipografica. ( In Milano si vende da Gio- vanni Siivestri ). Questo volume contiene , oltre la prefazione , Y introduzione ai sernioni ; in lode dell' Oscurita nella poesia; la buona Rivo- luzlone ; il Parnaso , sogno , al conte Bennassii Montanari; 1' utile Avvertimento ; la Cortesia scortese ; il Poeta ; la niia Apologia ; le Opinioni politiche ; gl' Incoinodi della bellezza; "iCMei-ito vero ed i Viaggi. Avviamento alia lingua greca ad uso delle scuole. — Verona , 1810 , i/z 8.*^, dalla Societd tipografica^ un volume di pag. 112. Con ottimo avvisaniento il sig. Giulio Sandri , professore di greclie lettere, ha pensato di presentare alia gioventii un me- todo facile e corto per lo appvendimento del greco nella na- tia favella , scostandosi dall' antico costume, che quello fu sempre di scrivere in latino i precetti granimaticali della lin- gua greca. Egll ha raccolto tanto le regole che concernono r etimologia o la Inflessione delle parti decliiiabili, quanto quelle che riguardano la sintassi , i dialefti , gli accenti , 1' aspira- zione , ecc. II libro h ordinato per douiaiide e risposfe , ma 1' A. le ha numericamentc distinte in modo da porer formare due coi'pi separati. In un' appendice posfa al fine egli lia pure in- chiuso divei-si oggetti iniportantissinii , come le figure di sillaba. FARTE ITALI\NA. 265 i numei'i, la divlsione del tempo, la mutazioiie delle letterc greche nelle parole che passaao in latino , le cifre letteraric generahneute conosciuie sotto il nome di nessi, e l' analisi gfcinmiaticale corredata di alcuni esenipj. Le spnse riacquistate^ poema gioroso di Carlo Cozzi ^ Danicle Farsetti e Sebastiano Crotta , con gll argomcnti di Gasparo Qozzi , Accademici granel- leschi. — Vcnezia , 1819, dalla tipografia di Al- visopoli. Un volume di pag. 202 in ottavo e 24 di prefazionc. II valentissimo don Pietro Bett'io, vice bibliotecario della Mar- ciana in Venezia , si ^ determinato a pubblicare questo giocoso poemetto clie da cinquanta e piii anni rimaneva per la massinia parte sconosciuto , credendo con ottinio avvisainento dovere t(uesto interessare 1' onore della sua patria, per essere il soggetto appai-tenente alia Veneziana istoria, e Veneziani gli autori. II fatto avvenne nel secolo X, nella cjiiale epoca istrutti i corsaii triestini , clie le donzelle proniesse a niarito portare solevansi annualuiente alia chiesa di S. Pietro in Castello col corredo della loro dote, divisarono di rapire le doti e le gpose , il clie efiFettuarono cogliendole all' iiiipensata. La liberazione di questo »pose forma 1' argomento del poema coniposto , non altriuieuti che I' aln-o notissimo di Bertoldo , Bertoldino e Cacasenno , da diversi autori, socj tutti delT Accademia dei Granelleschi , della quale siccome degli autori medesimi si espongono nella prefa- zione alcune intercssanti notizie- I due canti del Gozzi erano •tati gia pubblicati; trasse il Bett'io gli altri inediti da due codici manoscritti , 1' iiuo della R. Biblioteca, T aln-o dalla privata col- lezionc del cav. Morelli , non die da una copia dei canti del Crotta trovata presso T A. niedesinio, e comunicata dal di hii nipote, al quale ^ dedicata questa pregevole edizione. Non male figurano gli autori dei canti 3.°, 4", 5.° e 6.° a fronte Hel- I'autore dei prinii , del conte Gasparo Gozzi-, di cui noti sono a tutti i talentt poetici. a66 APPENDICB P I E M O N T E. Vita di Jacopo Durandi cav. e consigUere dell'ording militare del SS. Maurizio e Lazzaro ecc. scritta da G. De-Gregory. — Torino 6 dicembre 1817, coi tipi Poraba. II cav. De-Gregory che gia da lungo tempo si appl'ica ad il- lustrare con opera volunnnosa gli uomini celebri di Vercelli , si e fatto sollecito di pubblicare in pochi gionii la vita di Ja- copo Durandi , uomo dotto e per molti eruditi scritti ben ca- nosciuto nella repubblica letteraria. II ritratto uuito a rpiesta vita, disegnato dal prof. Bac heron , e di una soniiglianza clie sorprendere deve chiunqixe lia conosciuto n«gli ultimi suoi giorni quel letterato. Non pai-lerenio dei dranimi e degl' idillj che il Durandi pab- blico come preludj ai grandi argomenti di letteratura e di eru- dizione che trattave doveva in appresso. Ricorderemo bensi il BUG libro deir Antica rondiziune del Vercellese , e dell' antico borgo di, Santia ^ pubblicato fino dal 1766; Taltro delle antiche citta di Pedona , Cahurro ^ Germanicia ^ e deW Augusta de' Va- gienni che esistevano uel superiore Piemonte, oggi S. Dalmazzo, Cavor , Caragho , e la citta di Bene ; il Saggio sul/a storia de- gli antichi popoli d' Italia , che gravi quistioni desto , nia che pure ridonda di preziose notizie , sebbene dubitare si possa che questo libro , come suppone V auiore della vita, dato abbia a Micali i primi abljozzi della sua grand" opera ; il Ragionaniento deir antico stato dell' Italia , in cui Durandi prese ad esamiuare r oj'era del Bardelti dei primi abitatori della penisola, e molte ricerche geografiche aggiunse suUa geografia della Gallia anti- ca; altro del Collegin degli antichi cacciatori Polleiitini in Pie- monte , e della condizione de' cacciatori sotto i Roniani ; il Pie- monte Cispadano , opera ricca di monumenti diplomatici , ed i Buccessivi volumi dell' antico Piemonte Transpadano , della Marca d' Ivrea e delle Alpi Graje ed Apennine , che formano un solo complesso di yireziose notizie ; il Saggio di scoperte geografiche di moderni viaggiatori nell' interna dell' Africa , che onorato fu di una traduzione inglese ; senza parlare delle molte accademi- che dissertazioni sulla popolazione dell' Italia nell' anno di Roma Sao ; sulla eta in cui la sede ed il culto delle muse si trasporto dair Oliinpo sul Parnaso dell' Elicona , Pindo ecc; sulla origine del dirittn legale della caccia , sulla carta del Piemonte antico e dei secoli mezzani , sopra Enrico conte d'Asti e duca del Friuli ; nh degli scritti inediti , tra i quali alcuni preziosi elogi si con- •ervano , un Esame dell' antica liberta dei Lombardi e della pace di Costanza, un Discorso sopra una grave contraddizione rimpro- 9erata a Polibia concernente la marineria e la prima armata ?ARTE ITALIAN*. 267 navaie dei Romani , alcune Considerazioni sopra I'antica Etruria Cirronpadana ecc. Bastano questi cenni a far verlere (jual uonio fosse il Durandi , e tjual fosse il genere de' prediletti di lui studj , giarclie di uomini tali non puo meglio riconoscevsi ed apprezzarsi il iiierito ed il rarattere che in vista dcUe loro opere e delle letterarie loro fatiche. Solution (ill probleme economico-politique concernant la cotiservation ou la suppression de la culture da riz en Lombardie ct basse Italic , avec l indication des moye/is propres d former der rizieres sans porter ottei/ite d ht salubrite publique. — Turin, 18 19, de riinprimerie royalc, di pug. 236 in 8.°, con quattro tuvole incise in rume. Questo libro dedicate a S. A. I. 1' Arciduca Vicere del re- gno Louibardo-Veneto , ^ diretto ad allontanaie i tiniori ge- neralnientc ronceputi sulla insalubrita delle risaje , sui quale arpomento altri libri gia coniparvero tra noi , clie sono stati m qupsta nostra Biblioti-ca aiiali//aii. I priuii capitoli non versano die siilla origine delle risaje nella Louibardia , e sul metodo di coltivai'Ie , ed il prinio di questi ajticoli senibra trattato con uiolta erudizione , il secoudo cou n.ulia diligeaza, cd in questo si 6 altresi inchiusa una conipiuta descrizioue del trcb- biatojo del cav. Morosi illustrato con opportuna ligura Si tratt« in seguiro delle cause , che la coltivazione del riso rendettero necessaria e jprojiagarono , e dei vantaggi die 1' agricoUura in generale ne tiasse nel eecolo XVI ; (|uindi degli abusi soprav- Venuti per eflVtto di quella coltivazione, e dei danni politici die ne risultarouo relati vaniente alia popolazione, ai quali 1" A. oppoue alia pag. 71 e seiig. alcune tavole di couiparazione tra I naii ed i niorti di niohi coiuuni del Vercellese , dalle quali risulta uiiuore essere il nuinero de' niorti die quello dei nati. Egli 81 diflonde ancora a provare , die la vicinanza delle ri- saje , togliendo all' aria una j.arte della sua elasticita , non rcnde gli abitanti stupidi , e si studia di diniostrai'lo coUa serie degli uomini di grande ingegno sonmiiuistrati dal Vercellese. Parla poscia dello zplo paterno tie' dudii di Savoja , principi del Pieuionte , ed in generale dei govt-rui itaiiani, diretto a ripaiarc i danni cagionati dalle risaje, non die della nianiera colla quale si ^ cercato di eludere le leggi e gli editti; e que- 8ta ^ per awentura la parte piii iniportante del libio, giacdie •erve egualniente alia storia come alia i>olitica. Gli uliiiui ca- pitoli versano sui \antaggi, die la coltivazione del riso arreca tanto alia econoniia aiiuuale nella LaiubardiA e nella bifsa Italia. 268 Ari'ENDICE quanto al tesoro pubblico nello stato politico e commerciale delle potenze dell' Europa ; sulla necessita di conservare la col- tivazione del rise con riforme politiclie , e di circoscrivere le risaje nella Lombardia e nella bassa Italia; finalmente su di un progetto universale di legislazione per la coltivazione del riso acquatico , colla indlcazione dei niezzi proprj a formare le risaje che alcun pericolo non arrecliino alia pubblica salu- brita. Non potendo noi entrare in un esame distinto di tutti questi oggetti , ci accontenteremo di averli esposti, e di an- iiunziare che 1' A. nel suo libro ha sviluppato molte viste econo- miche e politiche , che nella loro applicazione riuscire potreb- bono di grandissima utilita. STATI PONTIFICJ. T estimonianze e confronti sid tempio di Morte in Todi , Memoria filologica del dott. Gio. Battista Agretti , presa in esame d wi socio delle Acca- demie di belle arti di Perugia , Etrusca. di Corto- nu , archeologiva di Roma e di antichitd di Na- poli — Perugia, 1819, tipografia Badtiel. Notissimo k Y autore di questo scrittto per vai-ie opere filo- logiche ed antiquarie. Ma in questo volume non fa egli che notare gli ei-rori del dott. Agretti intorno al tempio di Marte in Todi , che veraniente sono grand 1 e numerosi. Dira alcuno che potevano essere avvertiti con maggiore nioderazione ed ui-banita ; ma alia pag. 56 trovasi una nota che giustifica pie- namente 1' autore dc\V Esame , il c[uale a quello delle Testimo- nialize proposto aveva di rimettersi al privato giudizio di un uomo erudito. Non puo dunque imputarsi che aW Agretti me- desimo la durezza colla quale e stato trattato. Lontaui noi per sistema dalT immischiarci nelle contese letterarie che il carat- tere vestono di personali, ci accordiamo col chiai-, sig. Ciccolini nel far voti , perche T autore , lasciando il genere polemico , si occupi neir illustrare di proposito il tempio Tudertiao , non ancora abbastanza tratto dall' oscurita. FARTE ITALIANA. 2C9 REGNO DELLE DUE SICILIE. Saggi analitlcL sidle acque minerall del territorio dl PozziLitli preccdatl dal snggio aiiahtico delV acqua mediciaale del Qurgitrllo d' hchia , di Francesco Lancellotti, professore dl clilinica npplicata alle arti nella R. Uaiversild ^ ecc. — Napoll . 1819, in 4." presso la societd tlpograflca, Oltre air analisi dell' acqua mediclnale di Gurgitello nelT isola d' Ischia, sei altre ne veugono es bite di acque the scaruriscono nel territorio di Pozzuoli , le quali soao I' Acqua della pietra , 1' acqua terruale di Cavalcaati , 1' acqua di subveni homini , del Cantai-elio o di Fulliero , 1' acqua teriuale di Scra;'ide , e I'altra dello stesso luogo chiamata Acqua media Quanto spetta all' acqua del Gurgitello, la sua temperatura sag- giaca nel uiese di agosto alle ore dieci della niattina , fu tro\ata di 60 gradi del termometro di Reaumur. Giusta 1' analisi dell' A. r.asa, contiene in ogni libbra Acido carbonico libero .... grani a. ic)5 Carbonato di calce, di magnesia, e di ferro » o. 5oo Carbonato di soda » i3. 63i Solfato di calce » o. SyS Solfato di Boda > . » 3. 549 Muriato di soda » i5. 42$ Selce » o. SyS Gr. 36. o5o In quest' acqua in oltre , come egli dice , liavvi un princlpio estrattivo vegetabile , clie si rinviene altresi nelia niaggior parte di quelle de' contorni di Pozzuoli , ma considerandolo egli ac- cidentale ed esti-aneo non fu niesso a calcolo. Le sostanze medesiuie riuveunte nell' acqua di Gurgitello fu- rono air mcirca scoperte eziaudio in quelle del territorio di Pozzuoli , bencli^ con qiialche divario di proporzioue , come apparisce dalle tavole dell' analisi clie reca innanzi 1' autore , se non die in qutlla terniale di Cavalcanti dice di avere ricavato un grano per libbra di materia resinosa , e 1' altra di subveni homini gli soumiinistro muriato di magnesia e di caJce. Essendo assai cclebrata la fonte termale del t»mpio di Serapide, stimiamo a jiroposito di riferire il risultato delle sue sperienzc analitiche. La temperatura ne' mesi di giugno , luglio ed agosto Stp-O APPENDICE fu trovata essere di gradi 33 , e nel mese dl maggio e dl set- tembre di gradi 3 1 e 33 ; le sostanze che essa contiene per ogni iibbra sono le seguenti : Acido carbonico libero 3. j3j Carbonato di calce 1 — — di mas,aesia { , — ^ dl alluruma ( ' — — di ferro ] ' di soda ii. aaS Solfato di soda : . . . 4. 6i6 Idroclorato di soda ao. 867 Solfato di calce O. 2S0 Selce o. 060 Grani 43. 145. L' A. riferisce tin fatto fisico che merita d' essere particolar- mente notato. Nell' anno 18 17 avendo esaminato un' acqua iiie- dicinale die scaturisce a niaao destra della strada maestra die porta da Bagnoli a Pozzuoli , e propriamente accanto al terri- torio di Cavalcanti , esperimento che la sua temperatura segnava trentatre gradi. Nel segueate anno essendo cola tomato nella medesima epoca , e diverse altre volte trovo essere quell' acqua non piu tennale , ma fresca. A Bagaoli gli fu ia oUre niostrata un' altra foiite che talvolta viene calda o tal altra fredda. L' A. per evitare , com' egli dichiara , la prolissita non ha minutamente descrittq e spiegato i process! di cui si e servito in queste analisi , essendosi cont'^ntato d' indicare le principal! operazioni. E invidiabile la sua destrezza di esperimentare e di Eeparare le differenti sostanze operaado su minime quantita. Nella massa , per esempio , del peso di mezzo grano , avuta dair analisl dell' acqua di Gurgitello , egli ha saputo riconoecerc carbonato di calce , di magnesia , di ferro ( pag. 6 ) , ed in quella di un quarto di grauo ottennta dall' acqua del Canta- rello, ha ravvisato oltre i sopraddetti carboaati quello altresi di allumina ( pag. 47 ). PARTE ITALI\NA. 271 CORRISPONDENZA. Intorno a wi Epistola mrdica inedita del Bvglivi. Note del donor Francesco Pucinotti coutenutc in una lettera nl Direttore della Biblloteca Italiaiia scritta da Roma, I. A. lntica e la costiimanza di proporre all'onor della stampa quelle produzioni d' ingegno , die i grandi di ([ualunque arte o «cienza maestri uon poci^ttero , per difetto d' agio o di tempo, alia postevita avveuturare. Col quale difetto conspiro alcuna volra cpiello eziandio della volonta propria; perciocche non abbaatanza lidanzati nelJa estiaiazione de' coatemporanei , det- tero voga solameute a quelle cose , dalle quali avvisarono ora Id lueraviglia j)er la novita , ora la gratitudine per lo vantaggio , ora la lode j-cr la ricerratezza doverne riportare. Ma rendutisi quindi i poster! devoti della sapieuza ioro. avidi furono seiupre di raccorre e possi-dere ogni luenouio concetto di quelle uieuti •ovraue. Pero quello ::lie uon snole avvenire de' retori , tra i quali coloro clie d' cU"ricchire il Ioro mondo con nuovi e bei ri- trovamenti di cose inedite si studiaiio , procacciansi per tutta Italia auiiiiirazionc ed encomio ; io tenio tro|i|'0 die possa oc- correre a' coltivatori delle srienze , le quail avendo eta piii corte e ]>iu facili jiiutauienti , seiiibra non sap] laiio romponare clie si riprodurano di mezzo alle Ioro novita le ineaiorie siiiar— rite della jirisra Ioro imperfezione. Che dovra pertanto pen- *arsi della uiedinna , della quale Plinio sino da" suoi tempi ebbe a dire : ndrumque et indtgnuin protinus subit , nullum ar~ tium inconslantiorem fuisse et etlaiiuium scepius inutari ( Hist. natur. I. ag c. i." ) : scienza clie nel vero tal \olta siffatta- Jitcnte si trasmoda sino a farri dimenticare tutto il fatto lu adilietro , e uiostrarsi come nafa novellamente ; se vogliasl og- gidi oflcrire antico ed obliato niouile a lei , die tanto nelle «ue \esttnienta di nioderna e strauissiiua testura si vaglieggia? Ci() milla ostante in qiiella guisa die qiiando comparvero a stampa le lettere scientilldie del Magalotti , tjuantunque fossero gia variate in gran parte le lisiclie , giovavano nondimeno al- lora a' scienziati , come giovano e dilettano tuttavia e soprat- tutto per quel fiore di scientillco favellare , di die son belle eziandio le opere del Vallisnieri , del Redi e d' aleri poclii , e fa plauso in oltre ciascuno all' ottima volonta di coloro die prodighi furono alia uaturale filosofia di simili ritrovamenu ; ■»er egual modo da me «lie fo ora maiufesta ua' epistola d' un 272 APPENBICE aateelgnano co»pIcuo dell' ai"te nostra ad uomo d' illustre pa— rentailo diretta , comeche vieta ed alle attuali mediche consi- derazioni in parte disacconcia , vdrra forse a riuiuovere la tac- cia di mal accorto ti-ovatore 11 uouie veneratissiiiio del Baglivi, af quale dovria, prima di qualuuque altra medica setta, gratifi- care la luetodica d' oggi giorno ; avveguache egU possa sic- come il capo de' solidisti essere da ognuno mentamente ris- guardato. Di buoii grado pero ho spex-anza die sieiio per accoglierla que'pochi , che tolleraati del fatichevoie studio sugli antichi , ad onta di taoto torneamento d' ipotesi , non souosi at- fatto dalle dottriae ippocratiche dilungati. U. D' altronde i medici cousulti, che tale e V Epistola che io produco , furono sempre a' medicanti sopi-ammodo profittevoli. Perciocche rinvengonsi in essi di frequcnte le descrizioni e i giudizj su certe infermita , le quali tra per la lovo compage , tra perche rarissime ad accadere non furono nelle nosologic , siccome a' loro sistemi non faoilmente adattevoli , per modo ve- runo avvertite. Ci s' impara oltraccio il metodo piu opportuno a divellere dall' ime radici certi cronicismi , che sono da pre- eettisti il piii spesso dimenticati e spezialmente nel tempo delle nuove teorie , perciocche ogni nuova teoria abbisogna di nuovi sperinienti; e siccome per lo piii questi vengouo dopo di quella, lianno percio inestieri di malattie acute soltanto , le quali con- ducansi a salvamento per solo processo antico di forze di na- ture , sieno pur elleno col mezzo di qualuuque farmaco gover- nate. Quindi e che poco si bada a' morbi diutumi ; quando che Swichen ammonlsce essere questi di ben piu ardua cu- ragione che non gli acuti : imperocche in essi osservo il Syde- jiam la uatura quasi sempre manchevole di quella efficacia , onde gli acuti espellano i^er vie escretorie le niaterie niorbifere che gli gravavano. Alle quali cose ponendo mente a' di nostri r ottimo clinico De-Matthaeis seppe avvertire , come longtus idem tempus horum morhoruin , quod prima fronte tain arti quaiii arti- fici favere videtur , cuin remedia eligere , multiplicare , i'ariare ac diutius exhibere periidttat , artis mcdicce paupertatem clarius osten- dat ( Rut. lest. clin. Piom. , pag. 18 ). Quanta in oltre fosse la solerzia e la cura iutensissima ne' nostri majigiori nianifestanlo veramente i consulti , niiranti a confortai-e agl' infermi ogni me- Moma doglia ed ogni piu piccolo- siiitoiiia, moderandolo presente, prevedendolo venturo e conn-apponendo a tutto insieuie medicine utilissime e provatissime. Diro eziaudio che, se non questo , tanti altri al certo gia pubblicati o scritti in que' tempi ne' quali r anatomia era F amore , lo studio e la gloria principalissima de' medici italiani , per certo lusso sopravvenuto di semejotica, possono reputarsi come altrettante lezioni maestrali di patologica anatomia E ripetero per ultimo con Plinio , che non est satis inirari curam diligentiamque priscoTum qui ovinia scrutati nihil intentatum reliquere ( Hist, natur. lib. 23 , c. 6. ) : laonde nel TAKTE ITALIANA. 27J vilipendio clie mostvano alcuni verso gli antichi scrittori , io lion sn; rei se si trovi niaggior argoiucuto di stoltezza «.U ijuel t}ie d' ingratitiidine a tanle fatiche, a tali diligenze nicravigliose. III. Crrtaiuente che lidevole pretensioiie sarebbe di quel cu- rioso the andasse a ricercare ne' codici de' passati tempi i scopriiuenti nostri e le uiediche odu-rne congettiire. Oiiiero, a ca- gion d' •'sempio , ci canta che JMacliaone guarisse una fenta a Menelao proutauiente con un faruiaco disseccante, il quale pos- siaiiio noi considerare come iino stiniolo , se paragoniamo la di- visione d' umido e secco , ricovdata aticlie da Plutarco la dove parla della nietlicina d' Oniero , colla nostra di dehilitamento e vigoria ; nulladinieno sarelibc iiiiperdoua)>ile audacia 1' afler- mai"e die Testa e Monteggia traegsero di la il uiotivo delle loro investigazioni sullo stato di debolezza priinitiva delle parfi fe- rite. Patroclo asperge d' acfpia calda il fianco ferito ad Luripilo per initiganie il dolore . senza clie si sos| ettasse cerfaniente ill fiue' tempi reniotissiiui potere esser questo uno stato tli con- irostiniolo. Eppure a clu jier avventura leggera questo scntta del Baglivi , parra senza dubbio ch' cgli abbia considerato il male su ciii ragioiia di stato curabile co' conti-ostuiioli , abbeu- tlit- fosse croaico , e di quelli che pertengono alle maninco- niose affezioni , le qiiali sogliono sempre avere certa appaii- gcenza di peuoso languore. Dal clie non isa.omentata I' avvediita iiiente di lui , avviso piiittosto 1' agrezza del sangue melanco- lico avesse stimolato i solidi in modo , rhe fjuesti patissero gia ([uel ricantato increspamento delle loro fibre , ii quale con- veniva rilassare e teniperare. E noi egualmente un processo lento flogistico considt-ranti , ed in cjualclie viscera o sistema il di lui foudamento , die consfituisce quella patologica condizione donde, come altrettonti raggi da un centro , la flogistica dia- tesi per le alire parti del corpo dillondesi , stuniamo gli con- venga solamente quel trattamento , die direasi ratteniperante, ri- solvente , dolcilicante una volta, ora contrastiiuolaute. E tale ' a bea stimarlo gli ^ quello che alia sua pazieate propone il Baglivi. , IV. Nfe niiracolosa dovrebbe rinscirt a veruno , ove ritor- ni alia propria riinembrauza le teorie del seceuto die abbia diniegato loco nolle sue terapeutiche racconiandazioni il noatro pratico iusigue al sal.isso , alle forti purgagioni di venire , e a' vescicanti. Racconta egli uiedesimo in una sua epistola apolo- getica nella prefazione alle sue operc riportata , quanto sopra modo spasiiuato egli fosse, sino da' primordj de' suoi medici «tudj , delle opere dell' Harneo , del Louvcro , del Villis , e dci nostri egregi Borelli e Bellini ; maestri tutti insieiue , come c noto , delle discipline anatoniico-nieccanidie. E noi tenghiamo debito alle sue diuturue meditazioni sui mentovati eccelleiiti •critton deir insigne suo Sperimen de f.bra inotrUe. Cosi a lui , vcrameute persuaso di tali dottrine , dovea esserc grandemeuto Bibl. Ital, T. XIV. 18 274 APPENDICE paventevole ne' casi cli simil natura 1' emissione di sanguf?. Tl quale per cio che e da lui chiamato melancolico , e discioUo e violeato nelle sue scorse, fovti tuniulti ed irritanienti dovette aiTecare ne' solidi. In oltre , secondo le meccaniche intelligenze, lie erano i gVobetti , per la snervata loro forza adesiva , vicen- devoliuente disparati , e carichi insieme d'aciditk: doveasi per- tauto , di quel die sniiuuii-ne la massa , adoperai^e che s' avvi- cendassero di bel nuovo le aderenze de' suoi componenti pri- niaj , onde tra di loro talniente si consdpassero , che riuscissero al diaiuetro de' vasi xnaggiortuente adattevoli. Impevciocche po- teva avvenire , oiusta i pensamend d' allora , clie menomata la quantita del sangue s' aaaifntasse per lo difetto di resistenza il conciramento de' vasi ; come era da teinere di poi che , au- uientato di questi il concitaiiiento , il sangue con maggior em- pito non scorresse. Lodavasi a cielo in allora la iugegnosa siitiilitiidine del Belliui esposta nel suo Q-attato De sanguinis missione in questo luodo ; ut pulvis bellicus niinis in tornien- tis pressus igncin non concipit , ita sanguis nimiuiii intra ca- nales coacervatus stipatusqae minus ealoris aperit ^ et statiin ac ab ilia pressione per sui luissionfiu liberatur, expedit se ignis atque perspirat et reliquuin sanguinis iinpellit. Ed a lui favoreggiando il Santorino nel suo opuscolo ( de Heuiorroid. § XXVI ) ap- prendeva che si vero per sansuinis imiidnutlonein fiet ut ille magis rarescat et in calorem solvatur , hac de causa per sanguinis im- minutionein non solum non luinuetur sanguinis luotus, sed insuper augebitur. Qumdi foise in quelle eta le indicazioni del salasso deducevansi nelle febbri raaligne e pesdlenziali altramente de- nominate coagulative ; come nel vei"o con alti-ettanti il celebre Lancioi in esse , e specialmente quando all' ippocratica poteansi dire pancoine , ordinava si tracsse sangue , ut quaiii citissime illius humoris luoius ac transpiratio proiuoveretur , annuendo in tal inodo alia pratica del suo Traversari in una epistola direttagli su certo morbo endeniico di Pesaro. Qui si noti pero come, innanziche simili teorie gcorgessero i niedicanti uell' arte loro , avea gia 1' osservazione a' meutovati niorbi provveduto tratta- meuto dicevole ; infatti il Riveno , appai-se appena le parotidi , farca incidere le safene o le salvatelle , ne i corpi tutti niac- chiati di petecchie dal suo consiglio lo ritene\-ano , ne si leg- gono senza nieraviglia riferite dal Sydenham quelle parole del Botallo , per le quali parlando di febbri pestilenziali confessa : in omnibus meis cegris , qui mnumeri fuerunt , nullum praesentiuS ac salularius reperi ipsa larga et tempestiva sanguinis missione. Da quesd o quasi soli , o principali ainniaestramenti de' nostri antichi abbiani veduto a' nostri giorni disciogliersi c dileguarsi a cran niunero perigliose uialattie da contagio petecchiale pro- dotte , intoruo alle quali , perche appunto cotanto e si varia- mente si e scntto , e da dirsi che fu forse men arduo lo scri- T«re che J' operare. PARTE ITALIANA. 275 V. Ma le nieccaaiiclie dottrine che raiito vampo di se mena« rono , giact-nti o^jiicli quasi in tutto sclimendicate , valsero nul- ladiiueno a raffrenare il mal uso delle sanguigne die nella pra- tica aveano spaziato i seguaci di Galeno e di Areteo , a buon dvitto proverbiati di saoguiaoleuti dalla uiedesiiua plebe. Ne forse io troppo mi slonrano dalT eta uostra con questi iiltiuii cenni , i qiiali palesano insieme ciuanto veraceinente avvertissero il Brera e Frann-schi , potersi in niedicina da ogni novita ingegnosa qualclie benefizio rirrai're , il quale conuinciue i-imanga celato dtirante il bagliore di quella , lo si discopre di poi quando ne parlano le storie sincere. Inohre a uie pare che gli anzidetti })engainenti de' nostri niaggiori iutorno alia llobotomia , le noa sien cose da farsene con tanta indiff» e se non sospettassi in- sieme con lui , die i nostri « abbiano sacrillcato alcune utili vedute , o abneno le abbiano mirate troppo in iscorcio , per r aastera parsimonia , eutro la quale lianno ristrctti i contini della loro teoria » ( Delle azioni e reazioni org. pref. ) Luperoc- clie tenghiamo per nulla die la circospezione o la tiducia ai di- ligentissiiiu osservatori delle passate eta mvitasse taluno a som- niinistrare un oleoso astersivo , ia mezzo a uno stato veramente flogistico dell" abdoinc , di quel die un diagridio : perche non dovrebb' egli essere anrlie alia moderna patologia scusato da temcnza di non esacerbare con forte, beiictie momentaneo irri- tamento, la diatesi di stimoloj quando all' irritazione puo tanto questa , cjuaiuo quella di contrasrimolo competere ? ( Touiass. Prol. , pag. 6 1 e 8l ). VIII. Seguito a notare , n^ paja soverdiio , la opportunita die seppe cogliere il Bagli»ri ; nientrerlie non solo col mecca- nico , ma ancora rol chimico lingiiaggio del sno tempo in que- sta consuliazione piaccpiesi di f.ivellare. Le tcorie cliimiclic di- vulgate da Otone Jandienio spandevano per il inondo medico d' allora grand' ala d' im[>ero , e gia cominciavano , appeua doj'O i danni del fanvatismo , come suole d' ogni novita medica avve- nire , a mauilestare per qualdie verso i loro vantaggi. Le menti de' Batavi principalniente sembravano non ad altro che ad esse rivoUe. Le-i^Iort , Goris ed altri molti ne contavano a tutto po- tere i miracoli. I cimenti
    • . ( Epist. sopra il Dion, del Mai, pag. 7 >. E noi a dritto possiamo al solo I|>pocrate a}ipro- priare 1' onorevole sentenza del mio illustre concitt.idmo Fo- lidoro Virc^ilio = Homo sane piudens non putavii sic a irritate 278 APPENDICE receJendum , ut se auctore in posterum tempus , ejus vanae obser~ vationis cura alios tangeret = (De prudent. ). Wale e che poca benemerenza si mostra oggigiorno al suo genio, quando i pin van- nosi in volta con le couiuui o])inioni ; avvegnache non conside- rino la natural prevenzione clie si ha verso a clii primo si levo a capo d' ua' arte o d' uua scienza uon essere affatto su- perstiziosa ; nia proveuire da tale fatalita , che 1' uniauo sapere affidato alle opinioni varievoli di tutti i tempi , facile percio a piegarsi o a decadere , alobia i suoi punti sui quali novellamente dingers! od innalzarsi. JNIa del mentovato sistema , come allora in massima couiiuendazione , non dubitava di valersi il Baglivi , quando della evasi o discrasia degli umori dovea render con- tezza a' suoi contemporanei. IX. Paleser.T. per iiltur.o questa inedita epistola , come il Ba- glivi, prudenteniente gratificando alia vasta erudizione del suo spirito , non rifiutavasi a tempo e luogo , ne da razionali , ne da metodici ; quantunque d' altroude tenacissiuio del suo dogma pratico = curandi leges ab Ippocrate dictacore petunlo s= ( De medic, solid. Canon. LIII ). Laonde proponendoci lui ad esem- pio dovremmo stimare quanto e giusto le ingegnose idee dei nostri metodici . com' egli a' suoi uopi seppe giovarsi dello j/rz- ctum et laxum di Themisone , da Celio Aureliano ti'adotto in Ro- ma , e insegnato. E quantunque l' ingegno sentasi a' razionali maggiorniente inchinevole, ne questi sarebbono sconsideratamente a seguirsi : conciossiache soprattutti sieuo da imitarsi coloro i quali , facendola da elettori ( eclectici ) , beono e danno a here ad alti-ui quel prezioso licore , che loro gia promise Bacone , dp infinite uve spremuto (Nov. organ, scient. I, I."): Ego liberaw medicinam profiteor , gia disse il Baglivi, nee ab antiquis sum nee a novis : utrosque , ubi veritatem colaiit, sequor , et instar me~ tallicorum ex scoriis turn novae, Cum veteris medicinae aurum et argentuin prceceptorui/i colligo ( Diss, de us. vescic. prsf. ). Pari Jegge pertanto noi stringa ; eppero bonis soeculi sui quisque citra citieclationem altnius utatur ( Tacito. Dial, de Orator. § XLI ,». PARTE ITALIANA. UJ<) Al cliiarissimo sig. Antonio Maria Pallavicini. Molto magnifico signor mio. GiuiiTanii non ha gnai-i una sua lettera , con entrovi 1' accuratissima storia dell' iaferniita clip, contrista la nobile coneaputa signora , lio rilevaro eziandio come ella tenga da molto me e i miei trattari gia dati a stainpa , e mi lodi per ogni verso il mio aistema de' gnlidi . e sieno i miei libri di mediciua pratica grandemente ntiii cd opportuni da lei reputati. Veramente , per quanto ella lia di dottrina , altrettanto lo credo d' avere coscienza di nie medesiiiio , e di tanto suo lodare , da quel nonnuUa ch' io sono , seutoiui alLitto luimerite- vole. Ella pero ha voluto farlo per sua beuignira e benivogUeiiza, alia quale ciascuuo cosi conic io , anzich^ a me , gapra ogni suo encomio giustainente rapportare. Nondtineno e questa , ed altre sue cortesie e segnalate beneficenze io vorro per mio de- bito di gratitudiue jterpetiianiente raninieraorarmi. Ora riguardo alia consulta/ione ch' ella si degna intorno alia nobilissima sua inferma richiedenni : avvertendo prima all' aver essa sofferto per Io muanzi uii dolore isterico al ca|io con genso di raffreddaniento della parte dogliosa , all' essere stara da otto uiesi in qua molestata da altro dolore r.I braccio manco acuto e permutativo, il quale di poi rendutosi piu iiero pa?si") alle sirc- mita disottane , ed ora tiaalmeute fatro tierissiuio n-ibola 1' aii- guinaje , i rem , gl' ilei , 1' osso pube , il sacro , il poplitc , e eoprattutto il tallone destro e i suoi tendiiii , i quali poi r*?stano quasi interci«i mentre die s' avvicmano le lunari |>urpazioni d«-I» r utero : o seroudariamente osservando come la malaitia presentc dalla sop)irejsione di quelle, non die da iterate alilizioni d'aminn nascesse , mostrantesi ora riottosa ad ogni fatta di medicaiiienti . j quali pare die abbiano ac(|uistata una facoha piuttosto distur- bativa di cjuel die salutevole ; non altro io veggo precisauien'o m tanto irambusto d' incomodita , se non che i vcri dolori me- lancolici ; c\\h tale mi pare la quiddita e 1' essenza di codesttJ male , traente cioe 1' origin sua da un fondainento melancolico ; per lo die gli convenga la stessa curagione che poti-ebbe essere adatcevole al morbo melancoha. Qualunque isterico patimento congiunto all' amenorrea , sofferto a dilungu trae fiualmeme Ic donne di dilicata tenipene a diventar melancolidie , e perien- gono verauiente alia melancolia tutti cjuei molesti accidrnti die di poi soprassalgono. II sangue de' melancohci ^ pesiimo ; per- riocch^ gli ^ carico d' acidita e salsissinio • e v' ha iu esso de- ficienza, o disteinpera tale ne' suoi priiinrj elementi attivi , sino a poterlo rendere quasi feccioso. Di tal uiodo dee easert proba- bihnente il sangue della nobile daina amiualata , vale a dire di- •ciolto f scnza spiriti , senza parti sulfurce , senza balsaino vi- tale , melancoUco in soiiinia. E perciocch^ dal sangue il nerbo Uc' tolidi »i proiruovp insieme e conserva, ove de«^o i»'a troppo uBo APPENUIGE cavico di tumultuanti sostanze , vellicando e pimgendo a sover- chio il loro sistema , lo dispone e lo concita a ti-emiti veenien- tissiiui, sino a dargli ciuella forma che io cliiaino increspamento , donde provengono alia fine dolori atrocissinii. E quella infer- mita che era prima ne' fluidi , come per successione trapassa ne'sol'di;ed efFettiiato simile pennutamento addiviene quasi in- curabile , per tutte quelle congiuature da me gia nelle mie opere avvertite. Per le quali cose noa devria cadere in meraviglia d'al- cuno se , pel continovato scorrimento entro a' solidi di codesti umori morfiferi , il sistema delle fibre e spezialmeiitp il membra- noso che dalle tele dellc meiiiiigi deriva siasi renduto alteratissimo, e per le doglie diuturne corrugato e convulso , e tale da torre ai liquidi quella equiponderanza nel loro ondeggiare, nella quale con- siste lo stato di sanita come Iia ella eziaiidio sagacemeiite conside- rato. Con questo bilancio di cose io miro a conchiudere che debbasi dapprima badare al sangue rattemperandolo e ritornare all' equi- librio gU altri liquidi circolanti ; di poi si ponga mente ai so- lidi che nella loro prava e dolorifica tenstone abbisognano d' essere un cotal poco rilassati , affinchfe si ristabiliscano nel loro debito tono , e rimessi in tal modo ne' loro giusti movi- menti , novello vigore riacquistino. Ne tutte ([ueste cose si ot- terrebbono con forti e coutinuate purgagioni di ventre , con sanguigne , o vescicanti , ne con que' malagurati guazzeroni an- tispasmodic! ; poiche non ne verrebbe alia malattia che pertur- bamento e danno : sta bene in vece di molcere opportunamente c parcamente nioderare , ed attutire quel sale acre vitriolico che il sangue contaniiuando , nielancolico lo rendette , e con- citatoY-e de' solidi lo mantiene, Del resto , lungi massimamente la farragine delle medicine , lo stomaco si ractenga a mezzana dieta, e all' aninio si conceda allegrezza. Laonde al consegui- mento di questi scopi , SKguendo 1' opjiortiiuita. della etagione , io propongo a rimedio i sughi depuraii del soncho , della ci- coria , della scabiosa commisti a giusta dose di sero caprino , tutto stillato a bagno. Ne a questo rimedio si dai'a mano se prima non siansi coa blando diitartaro espurgate le intestina. II mio genio sarebbe che la mencovata eignora ne bevesse ogni mattina un bicchiere , ne che fosse fieddo atfinche lo stornaco non ne patisse. Se coU' aazidetto stillato piacesse di mescolare una cucchiajata di gelatina di coriio di cervo , sarebbe ottimo spediente a mitigare 1' agrezza degli umori , e a rallentare Io atirameuto e la rugosita de' solidi : per la stessa nianiera se ac- comodasse di unirgH uti pocoliao di a,iulei)be di granakermes , liuscirebbe eziandio sopra modo profittevole. Duraati codeste pozioai eatri la signor.i mferma quotidianamente in un seini- cupio d' acqua tepida , nel quale protracto sine alia quarante- iima volta stia pur eisa moltissimo fidaazata. E spedita da que- sto metodo accompagnato sempre da un vitto dolcificante, usando i:ioh graaciii tU iiuuic , vaaocchie , ed altro di simile qualita , e ?ARTE IT-VLTANA. 28 1 oorrptta cosi 1' acidita del eaagiie , le si faccia far passaggio al lane asinino : perciocclie' qiiesto farmaco animnle <; poteutissimd doiiiatore , secondo quel clie 10 ho letto c sperimentato , de' do- lori provei;npnti da fondamento uielaucolico , radendo il ssng{ie piTi dolce coir atiiitinie la mordace salsedine e contribuendo alia sua coiiveniente consisieiiza. Coinniendevole inoltre paireb- beiiii rlif, dopo la lattea preniunizione , si prescrivessero alia degnis?iiua dania If ac(iue a bere denominate della villa , e i farmachi acriajati dovrebbono a uiio credere suggellare siffatta curagi.ine. Ma ia fine non e da tacere che lo spassarsela tal- volra cavalcando , o visitando frequenteniente le canipagne , i luoglu aiueui , e le alrurc sarebbe , non v' La dubbio , opera- zione del corpo utilissima , come il contrapporre un forte animo «^ imperturbabile all' empire delle passioni , verrebbe ad essere benclie atto di spirito, alP istesso corpo giovevolissimo ; avve- gnarlit- delle vittorie , com' elLi sa, che riporta T aniiiia sovra il corpo , questi se ne giova comeche vinco ; ma di quelle chr ritr;ie il piu spesso il corpo suU' anima ne patiscono ambedue. Per ultimo ad ogui altra op|)ortunita che potesse iufluire sulls salute della sua daina lilustrissima , sorcoiTera coUa perspicacia e grandez/a dell' ingegno suo il magnifico luio signor Antonio j\laria , al quale quanto so e posso raccomandandomi , bacio Ic maui. Di Roiua , alii 2 di maggio J704. Umiliss. devot. serv. Giorgio Baglivi. Squarclo di Icttera dti Torino 27 aprile i8n). II pittore signor Viiicenzo Revelli , gia professore nell' ini- periale Accadeniia. «■ nienibro deirAcoadeniia delle scienze di Torino, ha venduto in rjuesta citra all' illustre cavaliere Daniel Incr, inglese , gia priiuo segretarlo di Stato nelT Inipero delle Indie, il suo quadro rappresentanie il Giudizio di Cnifai: nel ((uale , oltre alia correzione del disegno, annnirano gli estiuia- ti»ri il glusto effetto e le vere tiote prodortc dal lume di lu- cerna ; e in qutsto genere si juio sen/' alcnn dabbio asserirf ch'egli^ unico in Italia. Questo quadr > , di cui i giornali d Italia r snanierl fecero negli anni pa«8ati onorevol nienzione , sara tra-portato in Inghilterra alia nieta del venturo maggio. Tutti accorrono a vederlo , e fa meraviglia , come una simile tavola dipinta da un Piemontese non sia stata ritenuta in Pienionte. 11 prezzo sborsato dal signor Tnce e di boo"> franchi Kon dn- bitano gl' intellipenti che esposto per la vendlta in Londra , 'V eninlazione de' Giaadi lo avrebbe fatto salirc ad una sorama wsai ma'igiore. 28i APPENDTCE Lettera dfl sig. G. A. de Luc^ naturalista dl Ginfi- vra, nl sig. Bkocchi intoj-no alle conchiglie fossill del PiemonCe , ecc. — Traduzione dal francesc. Jr OICHE posseggo Timportante vostra opera sulla Conchiologia fossile subappennina, liO biamato di mettenni seco voi in cor- risjiondenza per dicliiavarvi quanto essa mi sia stata proficiui per la raccolta clie i fratelli de Luc hanno lasciato ai loro discen- denti , principalmente per le molrissime spezie fossili cbe essi raccolsero nel Pieuionte da 5o a Oo aiini fa. La magaior parte di cOtali spezie sarebbero rimaste sconosciute ai natui-alisri gpjiza quella vostra opera. Nuliadinieno altre moUe ve n' lia die noa sono state da voi descritte , come potrete giudicarne dalla lista che qui aggiungo , e come lo potreste fare se vedeste la nostra raccolta. Sareste al certo maravighato della copia grande di spezie die mio padre e mlo zio recarono dai loro viaggi fatti nelle colline delF Astigiano , del Monferrato , del Tortonese , e singolarmente nella montagna di Torino. Se mio padre fosse stato cosi nerseverante come voi Jo siete , avrebbe poturo de- scrivere senza uscire dal suo uiuseo quasi altrettante specie aubappenninr qiiante voi ne avete deseritto. Per la qual rosa sarebbe da desiderare che vi recaste a Giiievra, o che mediaiite la nostra corrispondenza io vi facessi note quelle specie che non sono comprese nel vostro catalogo , posto clie vi risolveste di pubblicare uu supplemento. Dalla piccola lista de' tesracei fossili che v' inoltro vedrete che il numero degii analoghi nello state fossile , e nello stato fresco ^ maggiore di quaiito lo sup-j poaete. Sono gia nove o dieci anni dach6 lo ho allestito questa lista d' analoglu , la quale comprende almeno 69 specie di cui fate menzione , oltre 55 non rict^rdate da voi. Io ho per lo piii adottato i geueri di Lamark , che generalmente sono benissimo determinati e disiinti gli uui dagli altri. Viiivalvi e Iwahi che abilano tuttavia nel Mediterraneo non re- gistrati nella vostra conchiologia , e i cui anal(>c.hi fossili tro- vansi nella iriia raccolta , come provenienci dalle colline del Pieinonte. Cyprjea pyriun, Buccinuiii lijemastonia — • lapillus (Purpura, iam. ), Murex ayriiius Vai-. — • colus var. ( longiroster . Broc- chi ) , Trochus tesselarus, Turbo variegatiis , Haliotis tubcrculata ( vulgaris. Lam. ), Patella fissura ( Emarginata. Lam. ) , var. co- nica , var. depressa, Denralium arcuatum , Nautilus obliquus ( Ortliocera 1 Lam., Telliiia iucarnata , Cardinm aculeatum • — lae- vigatum, Area glycimeris , Pecten piisio , Terebratula vitrea — ■ scobinata , JMyiilus liirundo , .Pinna rotundata. VAKTE ITALI\NA. 283 Unlvalvi e livalvi di mari siranieri non descr'ud nella voslra opera, ecc. Conus gencralis — miles — genuanus — glaucus — nebulo- «us — nubecula — - spunus, Cypraea vitelius — nucleus, Bulla ampulla — ead. Var. B, Voluta glabella ( Margineila Lai)i. ) J^Ltra cardinalis — - cpiscopalis , Buccinum spiratuni ( TercLra Lani. ) — subulatuni — diniidiatum , Srronibus gallus Vai-. B , Muiex tvibulum — tiape/inui , Vai" B — fcniorale , Nfvita po- lita ( oinqiir specie »li nerire fossili tre del!*' quali ronservano i colori ) , Nautilus poimpiliut ( in franinicnti ) — Id. Var. coni- preasa , Tellina virgata , Pec'en zig-zag? — iJaJlium , Cardita vaviegata, Pinna pectinata. Oltre a queste specie ve n' ha uella niia raccolta un graa uumero d' altre da voi non rammentare , die fuvono raccolte dai fratelli de Luc negli anni 1769 , 1761 c 1769. Essi visitarono pin di trentasei differenti luoglii del Pienioiite , de' quali eono iadicati i uoiui ne' viglietti. La inontagna di Torino ne sonmii- nistro piu di i34 couiprese le madrepore, ed in quel liiogo sono racchinsc tra mezzo a' franuimi di serpentina legati da tenieuto calcario. 11 niio antenato de Luc non si contento di raccoglievc soltanto nel Piemonte i corpi marini fosslli , ma invcstigo eziandio I.1 natura degli strati ove sono iniprigionati , come si f»corge iu |iarecchi luoglii delle sue Lettres physiques et morales sur r/irs- toire de la terre et de rhoinme-, e nelle Lcttere geologiche ad- drii-zatc a Bliuiienb , clie porta per titolo Analogia dei corpi marini rtaturali coi fos- sili fhr ad essi somigliano , annover.i egli otto di queste analogic nei divcrsi loro accidenti o particolarita. Taila poscia di quelle specie che hanno conservato i colori , quali barebbero la IVa- tica canrena, la Cyprcea pyrum , il Conus gloucus, il Lepos tirt- tinnabulum e balanus , la Venus chione , ecc. Rispetto alia con serv.-uionc tiel legauiento tendinoso , o di qualclie porzioue ezian- dio del niollusco , ricorda una grande ostrica di sei a sctte pol- lici di diauietro , il cui legauiento nel cardine e ancora molle. Essa e nella nostra raccolta , e lo stesso de Luc parla altresi deir Haliotis vulgaris < pag. 258 ) rinvenuta nella monfagna d' Torino Aggiunge inoltre che lia talvolta tvovatu nell" mterno di picciole came ( Vcneri ) fossiU dell' Italia una picciola massn di materia rossiccia , die amuiolUta nell' acqua appjrc uwa «"» ftanza anini^ie siiuile affatco a quella del tuoUuscv. 284 APPENDICE Consegaenze geologirhe ricavate dal sig. de Luc dalle sue osser- vazioiii nelle colline del Piemonte. Nelle sue lettere geologlche addrizzate al si?. Bluruenbach ( pag. i()) ecco come egli si esprime : « la quegli strati di ma- »► terie mobih non si ravvisa iudizio veriino che possa fare ar- » gomeutare una violenta agitazioiie nell' acqua in cui sono stati « fonnati. Essi hanno avuto origine ,, al paro di tutti gli altri » strati , da deposizioni accadute nel fondo di un fluido tran- » quillo , e tutti i corpi estranj ( gli ossauii de' qnadrupedi ed » i nicchi marini ) in es i contenuti eraio ivi i-accliiusi allorche « in virtu di altre cause soao stati rotti e slegati. » Cosi nella niontagna di Superga presso Torino veggonsi i letti di sabbia cssere inclinati non altriuienti die gli strati sui quali sono ada- giati. II sig. de Luc (11, p. 240 5 Sal) parla del Trochus agglu- Uiians di Canale e della montagna di Torino , di cui nella rac- colta da lui lasciata se ne anuoverano 14 individui. lo ne ho Ibrmato un nuovo genere sotto il nome di Ago^latinaria^ il quale comprcnde quattro o cinque specie; i.° II Trochus coarhilio- phorus ; 2° Quello de' contorni di Farigi: 3." Quello di Canale; 4.° Quello del nioiite di Torino; 5.° II Trochus infimdibuluin di Brocctii. II troco di Canale ed un altro di Viuchio sono zeppi di frauimenti di concliiglie , e quelli della montagna di Torino , oltre a questi framun'nti , hanno altresi granelli di serjjentina nella conimessura delle spire. Uno di essi ne porta piu di venti : 1' asse della conchiglia e alto sette poUici e tre quarti, ed essa e pin grossa assai degl' individui di Canale T asse de' ([uali e soltanto di un polUce Ora cocesti granelli aderenti al Trochus acglutiiians provano die v' ei-a gia della salibia nel fondo d<'l mare quando erano in vita que' mollasclii , e die innanzi a quest' epoca eranvi strati primordiali distrurti . i cui frantumi furono dispersi dalle acque del mare. Questi frantumi non de- vivarono ne dalle Alpi , ne dagli Appennini , quantunque si troviuo rocce di serpentina in quelle due catene, ma sono ri- luasugli di sti-ati i quali furono distrutti sul luogo a niaggiore o minore profondita del suolo Quanto poi alia causa della perdita , o della estinzione delle spezie la sentenza piu generale o piu oonsenraiiea ai fatti e die niolte specie di moUuschi siensi perduto m sepiela di varie vivoluzioni acnadute sulla superflzie dt-l g'obo , ove siasi cani- biata la natura del mare o del Uquido gejieraie , ed il suo li- vello siasi a varie riprese abbas ^ato. I corpi organizzati rice- vettero un' impressione da siftatti cambianienti , giacche quelli che il mare pi'ovava agivano non solo nelle preripitazioni , nia siTgli abitatori eziandio del mare stesso. Cos! la peBsava il sig. de Luc nelle sue lettere fisiche e morali , c nelle lettere geo- logiche. l-ARTE ITALTANA. 285 In qufste opere si trova altresi la piu probahile spirgazione del vafficclclauiento del cliiua in quelle teiTe die furono abi- tate clai gvaiidi quadrupedi , di cui si rinvengono le spoglic fossil i. bianiento , dice il sig. de Liic ( Lett, physiq. , etc. ^ vol. V , 3) p. 614) sulla supcrfzie del nostro globo , che dovette pro- » diiriie nno grandissiiuo nella iiatura della sua atmosfera, poi- » rlie questa e in correlazione con la natura del suolo. Vasti » rontinenti furono se|^olti sotto le acque , e i contlnenti odierni >• riniasero a secco . Per la qual cosa i raggi del sole , e tutte « le altre cause terrestri producirrici del calore, potevano avere ■» una assai difi'erente efficacia sulla su)icrficie della terra, ecc. II sig. de Luc reca innanzi la metlesinia spiegazione nelle sue Icttcre al prof. Blunieubach , pog, 234 e ^Sy. Cosi nel suo tvan- sunto di geologia ( pag. 84 ) dice clie allora quando compar- vero i uostii contineuti una niaravigliosa quantita di fluidi ela- stici forniati sotto i contuienti anticlii si sparsero nell" ainiosfei'a e ne caiiibiarono la costituzione. Dope c[uesta epoca i raggi del sole non vi lianno niantenuto un durevole calore , imperciocclii^ esso rapidamenie sceiua poiclie il sole va sotto all' orizzonte. Ora un cosi fatto canibiamento cagionato nell' atmosfera ha reso inabitabili pei grandi animali le region! settentriouali. Dal 1779 '1 sig- de Luc stabili i fondanienti di una vera geo- logia ; e siccouie nelle ojiere sue si nmiene una teoria della terra piu confornie ai fenoiueni , cosi da alcuni auni a (juesta parte ricercatissiuie sono le sue lettere fisiclic. Egli aveva studiato tutte le sj^ecie di Cerreni dai priniiti\i lino a (juelli di alkivione fonuati dalle innondazloni fluviatili ; non ?olaniente erano ' a lui note le grandi catene dc' inonti , nia le coliiiie altresi , le pianure . le coste del uiai'e , avendole da osservatore profondo esaininate. Ho r onore di essere , ere. Ginevra , 20 ottobre 1818. 286 APPENDICE Risposta del sig^ Brocchi alia precedente letter a^ Tardi rispondo alia pregiata sua Icttera, che mi fu recata in rvoma dal dotto botanico sig. Moricand , uientie mi allestiva di partiie per Napoh ove adesso mi trovo , ia procinto di conti- nuare il viagg;o per la Calabria , indi per la Sicilia. Le rendo gvazie delle gentili espressioni di cui ella si vale verso quella mia opera suila Coucliiologia siibappennina , die tro])po favo— revolmecte e da lei giudicata. Men avendo mai preteso , e sa- rebbe stata mi' assurda preteusione , di dare un compiuto ca- talogo di tutte le concliiglie fossili che s' incoiitrano ue' ten'eai terziarj dell' Italia , ho piii volte in quel niio libro stimolato i nataralisti d' istituire niiove indagini , persuajo die moke specie fiaora sconosciure jjotrebbero essere scoperte. I miei voti , per quaiito io mi sappia , non furono fino ad ora esanditi , ed il solo sig. Gisiuondi , professore di mineralogia neirUniversita di Roma, ebbe a cuore di esaminare diligentcmente i deposti cou- clugUar ei di Moate Mario , e quantunque nulla abbia iiitorno a cio pubblicato , allesti per suo studio uua bella e copiosa rac- colta che ottimamente classifico. Io non nii sarei ideato per certo che nuovi lunii suUa concliiologia fossile delF Italia dovessero pai'tire da Ginevra , e le notizie che ella ha avuta la gentilezza di comunicarmi con la sua lettera altrrettanto piii gradite mi yiuscirono , quanto piu inaspettate. I testacei piemontesi indicati nella sua lista eraao da me igno- rati , ed io non diibico punto die ne avra determiuato la spe- cie col confronto degli analoghi luarini , giacche ella [lur sa quanto questi ])aragoiii riescauo fallaci con le figure che sono lie' libri , coniunque esser possano esatte. Fra quelli da lei ac- cennati ne veggo con mio somnio piacere alcuni i quaii hanno COS! particolari caratteri , che dilTicilmeDte potrebbero essere scanibiati con altre specie , quali sarebbero 1' Haliotis tubercu- lata , il Nautilus poiupilius , il Murex tribulus e la Patella fis- sura , che dopo la pubblicazione del mio libro ho panmente incontrata nella raccolta del professore Gisniondi che la trovo nel Monte Mario. ]Ma rispetto ai coni e alle cipree non posso astenermi dal dire essere oltre modo dillicile di nferire cua certezza le 8})ecie fossili alle analoghe marine; per la qual cosa mi risolvetti di dare di questi e di quelle la figura senza molto inipegnarmi nella detenninazione delle specie. Lo stesso direi dei buccini turriti dei quali ho riempiuto una tavola intiera ; lo stesso delle telllne. Sospetterei inoltre che la sua Terebratula vitrea fosse la mia Anomia airpuUa , che il Cardium aculeatuin da lei accennato sia stato da me riferjto all' eehinatu/ii, che VArca t^lycimerls si rafironti con taluna di quelle da me descritte , poi- che mi ramniento di avere fatto ponilerati esanii su queste ar- che che si souiigliano nella forma generale , e la cui classifica- zione in istato fossde e ])aruiiente assai malagevole. Comunquc PARTE ITiLI.VNA. 287 ei6 sia, io considero preziose le notizie die ella mi ha soinnii- mstrate , e sLi'igato die io mi sia da quesfe escursioni nell' Italia niendionale, non indugero cerrameute di recarmi a Gine\i-a onde vie piii istruiniii nella «ua bella raccolta , e molto piii con la dotta sua convtrsazione. D' indi a podii gioi'ni passero ia Ca- labria oude visitare que' terreni condiigliacei, die dopo d'Ago- stino Scilla non sono stati piii esamiaati , e vedro pai-Jmente i testacei fossili della Sicilia. Desidererei di trovare tal quantita di nuove specie die mi detenBinassero a stendeie un' appendice a quella mia opera , o ad intraprenderne una nuova edizione , come sarei parimeute lietissimo se tali scoperte fossero facte da altri naturalisti. Non posso nulladimeno dissiauilai'e che avendo dopo la stampa di quel libro visitate in Italia altri depositi con- diigliacei , ed esamiuato parecchie collezioni di privati , non ho rinvenuro finora ere dell' illusn'e suo autenaco de Luc niuna di tsse mi fu sconosciuta , aveodole tutte attentameute e pon- deratamente lette con mio grande prolitto. Vero e bensl die non fiu-ono citate iu quel mio dlscorso intorno ai prngressi dello studio della conchigliologia fossile in Italia , cjuantunque in esse 81 favelli de' testacei del Piemoute , ma stimai di non farlo es- sendomi in quel ragionamento prefisso di parlai'e soltanto di au- tori ualiani. (Juesta ommissione e stata forse inopportuua , e po- trei emeadarla ove avesse luogo una second.i edizione. Quanto alle idee geologiche che in quelle opere si conten- gouo sono senza verun dubbio apprezzabili , ed io mi glorio di accordiuuii soventc con quel ct-lebre naturalista. Che se in al- cune particoiarita deviassi dal suo seutimeato , ella pur ga quauto »w ancora jiroblematit a questa scienza della geologia , e come ciascheduno Jia la jiropvia maniera di vedere , ed accarezza pai quella ipotesi die soiiiministra o crede die snniiunus'ri una juii facde spiegazione dci fatti e dei fenomeni veduti. l^la siamo an- cora troppo lontani dalT attingere al vero , e ciuanro pia m' inol- tro negU anni , e pii'i il numero delle niie osservazioni va au- nicnrando , altretiaato piu mi persuado die e mcsticri cU and,arc uiolto a rilento nel creai-e gistcmi. Desiderando che mi sia contiuuato 1' onore della sua corri- spoudeuza mi pregio di essere , ecc. Napoli 1 5 marzo 18 H). Error I occorsi ncl tonio XIV. Pag. 71 An. ao I'allamin» Uggi |' allniminn » i36 » |6 n»i martiri „ ma mnr/.r/ Ossewazioni meteorologiche fatts alV I. R. Os servatono di Biem. ib'19 MAGGIO i ii M A T T I N A. Sera. ,. 0 0 t s ■11 Stato del cielo. J- ^ c - ~ s < £ Si -z ° < S c c t > 5| State del cielo. poll, lia 0 "lil.iT— ITTT „ I 27 9,6 + 6,0 E Nuvojo , ser. 27 9,0 +i3,o E Nuvolo 1 ser 1 2 37 8,5 + 8,0 N Ser neb. 37 7,8 + 14,7 S Sereno neb- 6 27 8,2 -i- 9,0 E Sereiio. 37 %^c + i5,o s Sereno. . nuv. 4 27 0,7 +10,0 N Neb. nuv. rot 37 8,0 + 14,8 S....E Nuv. pioggia. 1 5 27 6,0 + 10,0 E*.0 Pio. ser. tem 37 6,9 +13,7 N.. olSer. nuv.ser.j 6127 7,9 + 7,5 0 Sereno. 37 8,0 + i5,6 s 0 Sereno. i 7i27 ^'7 + 9,6 0 Sereno. 37 9,3 + 16,6 S E Sereno 8127 9^^ +10,4 E Ser. nu. neb. 37 9,0 + 16,6 E Ser. lam. p. go. 9 '37 9i^ +IO-5 N E Sereno. 27 8,5 + 16,6 s Sereno. lO 37 9,8 + 9,5 N E Sereno. 27 9,6 + 16,3 s Sereno. II 27 ir,8 tIO,0 e Nuvolo , ser. 27 10,8 + r6,o E S E Sereno. 12 27 II. 0 + 10,5 N EN Ser. nuv. ser. 27 10,0 + 16,4 S E S Sereno. 1 3 27 9,5 + IC,C S Sereno. 37 8,3 + .7,3 S Ser. nebbia. 14 27 8,3 + 12,0 s Sereno. 37 7,4 +30,3 SO. 0 Nebbia , ser. i5 27 7,4 + 13,6 0 Sereno. 37 6,9 +18,8 S 0 Sereno. 16 27 7,0 + 12,0 Ser. nuv. ser. 37 10,0+18,0 E S ererio. 17 27 11,9 + iJ,r E N E Sereno. 37 11,3+17,0 s 0 Sereno^ iH 27 11,5 + 12,4 E Sereno. 37 10,6 +18,1 0 Sereno. 19 27 11,0 + 13,5 N E Sereno. 27 9,6^+19,6 s Ser. . . . nur. 20 ^7 9^8 +14,0 K Nuvolo , ser. 37' 9,5j+_i9,7 s 0 Ser. nu p. pi- 21 27 9,0 + l3,4i N E Nuv. rot. pio. 27 9,3 +;'s,o ^:l. Nuvolo , ser. 22 2,7 9,o{+io,5 0 Sereno. 37 9,0 +17,0 S..SO Sereno. 2i 37 9,5+12,0 N...0 Sereno. | 37 8,7 +18,5 s Sereno , puV. 24 27 0,0 +14,0 27 8,5 +14,5 E Nuvolo, ser. 37 8,5 +19,6 so.e' Ser. nuv ser. | 2h s 0 Sereno , nuv. 27 7,6 +I7,8| N E Temp, piogg. 26 2,7 7,2| + i3,S sE.so Ser. nuv. ser. 37 6,2 +18,5 s Ser. temp. nuv. 27 27 6,3l + i3,g N Nu. pocaprog 37 6,3 +18,0 s Ser. . . . iiuv. 28 37. 6,5 + l3,6 N...E Pi... nu v. ser. 37 6,5 +16,6 s 0 Nuv. rot. ser. 29 27 ■ 7,0 + I3,C N E Ser. nuv. pio. 37 7,1 +i5,o N E Nuv.rot.piov. So 27 6,8 + i3,o E Nuvolo, piog. 37 7.4 +14,4 N E Nuv. ser. pi. n. 3i 27 7,9 + 12,0 0...S Ser. nu. ne. s. 37 8,3 +17,7 SO..E Ser.nuv.tenip., piog. sereno.' Alcezza mass, del bar. poll. 27 lin. 1 1,95 Altezza mass, del term. +2C,2 media » 3*7 ■>■> 8,66 media +14,06 Quantita di pioggia lin. 37,io. BIBLIOTECA ITALIANA PARTE I. LETTERATURA ED ARTI LIBERALI. Del merito e delle ricompense, trattato storico e fi- losofico di Melchlorie GiojA , autore del A'uovo prospetto delle scicnze ernnomiche. — MiJ/ino , tomi 2 in 4.'' , presso Giovanni Pirotta. J_j V patria fll Reccaria che ri diede il trattato del delicti e dcllc pcne , ci ha dato auclie quello del merito e delle ricompensc. V idea del 2.° trattato fu proposta per la prima volta iiel I -62 da Giaciiito Dragonetti , avvocato napoletano. Dopo Drawonetti il celebre Diderot pubblico il suo Essai sur le merite et Ui vcrtu , ncl ;li assedianti , dalV altro gli fecero osservare i loro scudi coperti di fori. La breccia aperta dal nemico e il segno che le leggi militari vogliono per non tacriare di vilta la guar- nigionc d" una piazza clio ha capitolato .... II segno dal cpiale si d.-duce c sul cpiale si cal- cola il valore militare , quand' anchc fosse moral- mente esattn , riuscircbbc fitale all' umanita , se si desumesse dai mali recati alia persona del nemico. Sgraziatameute fn ([ucsto il termometro che tntte le nazioni adottarono : giova additare (jualcuna delle basi con cui rappresentarono lo gradazioni. Partendo dai sentmienti conumi ncl nostro secolo, clascuno forse ritrovera strana T idea di Davide, il quale per mostrarsi bnon wucrriero e degno della mano di IMicol , esibi per norma i prepuzj de' f ili- stei ch' egli spcdir("bbe a Saule .... Alessandro mi- surava il valore de' suoi luoorotenenti dal nuniero delle teste dc generali iiemici che wli vcnivano man- date in trionfo. Questo metodo e il piii di>trnttivo di tutti , giac«he per ottencre la testa d' un gene- rale fa d' nop'"" ucfidcre piu e piu migliaja di sol- dati . . . Ponendo per base primaria del valore dei 294 DEL MERITO capitani il numero de' prigiomeri^ si conciliano i van- taggi della vittoria cogl' intcressi deir umanita. '6. "" L' indole del fatto successo. Spalianzani che in- ghiotte de'tubi di latta per esaminare il fenonieno della digestione ; Fontana che sperimenta sopra di se il veleno della vipera ; Seguin che si chiude in una campana pneumatica per sentire gli effetti del- r aria viziata suUa respirazione .... ci presentano de'fatti che ciascuno riconosce per incomodi e do- iorosi. In una lunga e faticosa tabella, che non e possi- bile di dare per estratto , il nostro autore es|)one tutte le cause che accrescono o scemano I'intensita de' sacrifizj fisici , e queste sono il sesso , V eta , il clima , le ore del giorno, la costituzione corporea, lo stato della salute, le abitudini del sofferente, la durata della sofFerenza , le circostanze eventuali. B ) Piaceri e dolori morcdi, Tra le fonti di piaceri morali s' annoverano , i.° L' interesse , la vanita , T ambizione , la ven- detta , affi zioni personuli ,• 2.° L'amicizia, T umanita , 1' onore, la religione, affezioiii sor.iali. Ora rintensita ordinaria dclle prime e maggiore deir intensita ordinaria delle seconde ; dunque le vit- torie di queste sopra quelle devono essere riguar- date come altrettanti meriti , e si riuscira a rappre- sentarne i gradi i.° Osservando il numero delle prime affezioni vinte da una delle seconde ; la vittoria crescera in ragione di quel numero ; 2.° Separando le forze esterae che accrebbero 1' intensita ordinaria delle aflezioni vinte dalle forze che tendevano a scemarla ; la vittoria crescera in ragione diretta delle une e inversa delle altre: ad- durremo uu esempio tratto dalT interesse. Gh Anziani di Firenze nel 1260 vietarono a Cecco de' Gherardini di parlare contro un' intrapresa mi- litare ch' essi credevano utile e eh' egli credeva li DELLE RlOOMPliN&E. 2^5 dannosa, e glielo victarono sotto pena di ico rioriui. 11 ravaliere si esibi pronto a pagarli per procurarsi il cliruto di parlarc a vantaggio della sua patria. CIJ Anziani raddoppiarono la pena , ed egli si dissc disposto a subirla ; la portarono a 400 liorini , cd egli non si lascio sgomeiitare. Essi non riuscirono a farlo tacerc se non colla niinaccia d' ana pena ca- pitale. Da questo fatto risulta clic in Cecco de'Ghe- rardini V amore della patria era maggiore del dis- piacere di perdcre 400 fiorini o maggior somma , e minore del dispiacere di perdere la vita. Ora e cliiaro die il dispiacere di perdere 400 liorini pno cssere maggiore o minore sccondo le iircostanze che raccompagnano. Le circostanze che accrescono o scemano 1 intensita de' sacriiizj d in- teresse sono le seguenti : i.° £!td del bencfattore ; nel vecchio , ordinaria- mente avaro, il sacriiizio e maggiore die nel giovine. 2.° Professione del benefattore ,• nel dotto , incli- nato alia jienerosita , il sacriiizio e minore die nel mercante. 3.° Quota sacrlficata a frontc della rimasta ; la stessa quantita numerica e gravosa |)el povero, lieve pel ricco. 4.° Epoca del sacrifizio:: questo e nuUo all'epoca della niorte; e tenue ne momcnti di contentezza ed allegria , ed all' opposto. 5." Rapportl tra il beiieficnto ed il benefattore ; be- nelicando \\n amico , il sacriiizio e addokito dal sen- tiniento ddTaniicizia-, bcneiicando im neniiro, il sa- criiizio e inasprito dal desiderio della vendetta. 6.° Motivl cite conslgliano il sacrifizio, 11 sacriiizio V nullo quando s" avvicina all' indole del cambio, cd air opposto. Qual confronto tra que' Romani die da- vano' la liberta agli schiavi a patto che portassero loro il grano «1jc la repubblica distribuiva ai po- veri , e quell' amico di Cleopatra die dopo la di lei morte diede icco talcnti ad Augusto, accio lasciass>e sussistere la di lei statua ? 296 DEL MERITO 7." Pericoll cui s' espone il benefattore ; in questi casi il sacrifizio puo essere doppio, quadruple, de- cuple, come succede , per esempio , quando nei tempi di partito si benefica un nemico del partito dominante. 8.° Qualitd della ricchezza sacrificata ,• e cosa fa- cile ad un principe il faila da ^eneroso sacrificando le sostanze pubbliche; quindi I'avarizia gli procura iin mago;ior grado d' odiosita. 9/' Stato economico del beneficato ; nell opinione pubblica il pre2;io del benefizio decresce in ragione de' beni del beneficato. AUorche il beneficato e ricco , il pubblico ravvisa nel benefattore piu segni d'ani- jno vano che d' animo generoso. 10,'' Effetti probabili del benefizio^ la beneficenza senza discernimento non e virtii, ma debolezza ; re- galare danaro ad un giocatore e regalare vino ad un ubbriaco : le pubbliclie limosine accrescono la poverta in vece d' estinguerla .... ii,° Co?7guagUo tra i beneficj ed i danni; un im- peratore turco appassionato per la caccia faceva di- stribuire ai poveri tanti pezzi d' oro , quanti selva- tici riusciva ad uccidere: debole compenso ai danni che cagionava ai popoli il divertimento dei Re , dice Gibbon. In generate se il danno recato e maggiore del bene concesso , non si ha diritto di tacciare d' ingratitudine il beneficato che si risente; massima d' aritmetica non intesa dal dispotismo di parecchi benefattori o sedicenti tali. Per ciascuna delle altre tre affezioni personally Y autore sviluppa le circostanze che accrescendo- ne o scemandone V intensita , servono a niisurare quella delle quattro atfezioni sociali che riesce a vincerle. 11 prezzo della virtu si riconosce nella somma dei vantaggi sociali riserbati ad essa e negati al delitto; quindi l.° L' uomo probo ottiene con maggiore facilita ed a rainore interesse de' capital! a credito che E DELLE BTCOMPEN?E. £97 riiomo iganti. Tutti gli atti e non atti che non sono utiU , debbono essere esclusi dalla classe de' meritevoli per quanto difliciii essi sieno. Neir utilita si considera , come e noto , V esten- sione , T intensita , la durata. I. L' estensione puo essere calcolata in ragione di persona , di spazj , di usi. E DELLE RICOMPENSE. 299 1.° Personc S. Liiigi ritornaiido dair Oriente con- dusse in Francia una specie cli cani ottinii per la caccia ; ecco uii piacere per una piccolissima parte dclla societa che confina collo stato selvaggio. Un conte De la Brie ritornantlo dallo stesso paese, tras- porto in Francia le rose , cioe procuro una nuova sensazione aggradevole ad un numero indefinito di per s one. 2." Spazio. Non si calcola il vantajigio d' un te- lescopic dal numero delle persone che ne jjossono far uso , ma dallo spazio a cui si estcnde. La forza della polvc nitrica si determina dalla distanza cui puo 2;iun2,«'re la p;illa cacciata da essa , non dal numero delle persone che puo casualmente uccidere; si dica lo stesso dell' ago magnetico che serve di guida in tutti i mari , delle spranghe frankliniane che riparano dal fulmine sui mari e sui continenti. La lampada di sicurezza fara risuonare il nome di Dawy in tutte le miniere, mentre il nome di qual- che miiiistro non oltrepassera i limiti del suo paese. 3.° Usi. Riflettendo che il microscopio ci serve a scoprire \ intima struttura de' minerali , de' vegeta- hili , degli animali ; che ovunque viene applicato ci presenta nuovi esseri, nuove forme , nuovi modi di vivere , in somma un mondo atlatto ignoto alF oc- chio mido ; che unito al telescopio ci guida nelle immense resioni del cielo ; maneggiato dalF anato- mista ci rende sensibili le moUe pin sottili del corpo lunano e le tinissmie raniiticazioni de' nervi ; che abbisogna di csso e il fisico che osserva lo spet- tacolo della natura , e T artista che ne conibina le i'orme piu delicate ; riflettendo , dissi, a questa niol- tiplicita di usi , si scorge \ cstensione de' vantaggi di cui r accennata macchinetta colle varie sue forme e siisccttibile. 11. Intciisitd. Dal suono monotono e insignificante dclla zam[)ogna sino alia melodia appassionata di Pacsiello v' e im' iutensita cresceute di piaccri. C)00 DEL MERTTO Dal servo die ci lisparmia la pena di moverci, allorche ci punge la piu lieve veleita , sino al me- dico die ci libera dagU spasimi della colica , v' e una serie crescente neir intensita de' servigi. Talora le intensita piacevoli e dolorose possono essere rappresentate con certa esattezza come i gradi ddla febbre dai moti del polso ; per lo piu siamo costretti a far uso di smtomi die non pre- sentando aumenti o decrement! graduati , lasriano necessarianiente nelF animo molta incertezza. II ser- vigio die rese Camper alF Olanda, paese abbondante di bestie bovine, iaoculando T epizoozia , salta agli ocelli a clii considera die pria di lui la mortalita prodotta dalF epizoozia era di 66 per lOO, e chc dopo si ridusse a 3. Si forma un' idea comparativa delle sensazioni dolorose cagionate ai proprietarj dai barbari nelle loro invasioni , allorclie si ram- menta che i Franclii si apj)ropriarono ^3 del ter- reno nelle Gallic , i Goti 1/3 in Italia. Le intensita de' beni e de' mali stimate dalf opi- nione sono non di rado diverse dalle intensita indi- cate dalla filosofia ossia dalFmilita reale. Nella mente . del popolo Ateniese V esistenza della repubblica era meno interessante che V esistenza del teatro , giac- die una legge vietava sotto pena di morte d' ira- piegare pel primo oggetto i fondi destiaati al se- condo. Presso i moderni sono fre([uentissime le scuole di rettorica, arcipodiissime le sruole di logica. Ora un discorso fiorito e egli piu utile , piu necessario d" un raziocinio profondo ? La determinazione della longitudine , la scoperta del canale toracico, un li- vello piu comodo e piu esatto non eccitano tanto entusiasmo quanto un poema aggradevole o una bella orazione accademica. L' intensita de' servigi, ossia V intensita de' piaceri prodotti e de' dolori distrutti , sog^iace all' azione di molte cause alteratrici. Queste cause sono il cli- ina , il sesso , V eta , la roiidizione , lo stato pecu- niario , Y imaginazione , le alfezioni speciali , la E DELtE KICOMPENSE. JOI rchgionc, il governo. Per provare T influenza di que- ste <:ausc I'A. ha costriiite le tavole ili confronto , in una coloniia ilclle cjuali si scorge T auniento o il decreniento clt-i pi.ictre , nelF altra V auniento o il dec rcmento del doloie sotto 1" azione di ciascuna dclle cause acrennate. Queste tavole servono di guida neir applicazionc delle ricompense e delle pene , allorclie Ic leggi lasciano, come devono la- seiare , una certa latitudiiie c si contentano di fis- sarc i maximum e i mininium. Noi non possianio ne darne un cstratto di tjueste tabelle senza dnninuire il lore pregio, ne esporie per intiero attesi i Jiniiti dclia nostra pagina. III. Durata. Allorche Archimede 00' suoi specchi ustorj abbruciava la flotta de' Romani, rendeva un servizio momentaneo a Siracusa ; ma quando dimo- strava le proprieta della sfera del circolo della leva, rendeva un servizio eterno al genere umano. Tra questi due estrenii stanno le altre dnrate , e cres'eiido o sremando rendono piu o nieno prege- vole ua servizio, supposte uguali le altre due cir- costanze d' intensita e d' cstensione. Un atto momentaneo pu6 trarre seco conseguenze di durata indetiiita. L' attuale civilizzazione sale al- r epoca della vittoria di Salaniina , giacche se Xerse fosse prevalso , tutte le idee che ci trasmisero i Greci nostri maestri in ogni maniera di letteratura e di scienze , si sarebJjero perdute nel vortice del- r ignoranza , e j)robabilmcnte noi saremmo ancora b.irbari. Si dira lo stesso di'lla battaglia del 732 , nelLi cpiale Carlo INIartell) ne' campi di Poitiers, fa- ceudo fVonte alle forze della Spagna e deirAllrica dirette tia Abderamo, salvo P O eidente dalP inva- eionf" de' Calillj , e ci Iibero dal gingo di IMaometto. Valutcra i vantaggi di questa battaglia chi osser- vcra lo stato in eui si trovano attualmente i sud- diti dill" Imperatore Turro , e lo confrontera con qiiello degli altri popoli inciviliti. 303 DEL MEniTO E DELLE BICOMPENSE. In generale , per formarsi una giusta idea del- r utile risultante da uno o piu atti che alia nascita dc' mali si opposero o ne otturarono la fonte » fa cV uopo rigu irdare questi mali come successi , alia sttssa manira che per conoscere i vantas:;gi d'una diga convitne esaminare i paesi che soggiacevano all inondazione. In un articolo particolare Y autore dimostra la preeminenza de' servizj intellettuali sopra tutti gU aliri servigi. La f frza intellettuale anima tutte le brarcja come la luce e il calore animano mtto Tuni- verso. 11 rhimico o Y ingegnere che invento il fuoco greco e [uivateva a loo armate. Un pugno d'Euro- pei muniti di tutte le combinazioni ideali che ser- vono alia gut ira , soggiogo piu milioni d' American! che ne erano privi. Noi possiamo ammirare e lo- dare a cielo il celebre Uberto Gofliu che si sep- pelli 9 >tto le rovine d' una miniera per salvare 3o su.ii compagni \ ma che cosa e mai questo buon iiomo sulla bilancia deir utilita a fronte di Dawy , che presenta a tutti i miaatori il modo di preve- nire le eventualita della morte? A fronte d'Ippocrate che fa cessare la peste in Abdera , in Atene , nel- r lllirico ? A fronte degl' inventori de' regolamenti sanitarj che ci preservano dai contagi orientali... ? L'A. scorre pe' secoli di mezzo , secoli di profonda ignoranza, e raccogliendo ricca messe di fatti dif- fonde nuova luce sul suo argoniento. , C Sara continuato ) 3o3 Dlscorso in cui si ricerca qual parte aver possa il popolo riella formazione di una lingua^ e Conside- razioni sopra alcune correzioni proposte dal cav. Monti al vocabolario delV accademia della Cru-- sea. — - Firenzr , 1819, ''^ ^'^ nella Stainperia Piatti. Un volume di pfg. 1 38 , e coll' epigrafc seguentc : Semprerlic io ho pofuto onorare la patria ni!a , ezi.inilio con mio rarico e pericolo, I'ho fatto vo- Icntieri, ecc, IVjAcniAVELLi. Dialog? sulla lingua, V. OLERsr acoingerc oggidi alia critica della lingua senza il soccorso deir analisi iilosolica, e senza esser niidrito della lettiira de' recenti filosofi tanto nazio- nali che stranieri , i quali portarono tanto lame iii questo studio, e impr< sa prosiintiiosa e che inostra pill aidirc die giudi, io. II sig. Nicolini nel disco rso che annunziamo ha rironosciuta questa verita , e volendo attaccare Topera del cav. Monti, 1' ha fatto da esperto srhormidore cominciando a stabilire alcuni prinripi fondaimntali che servono di base alle con- eeguenze che ne deduce . e que' principj sono presi dalle opere di Lorlte , di Condillac, di Tracy e di altri. « Ho creduto , die' egli , cho i loro principj fondati sulla natura del uostio intellctto potessero , se non tenninare la disputa risorta iiitorno al nome del no- stro volgare^ e alia gran divisione da farsi tra qucllo plebeo e quello illiistre^ dare almeno materia a piu nobili contese. » E qui non possiamo trattenerci dal riportare per intero vuio squarcio del Salvini, per- che mostra tpianto sia vecchia la pretcnsione dei toscani di chiamare toscana la lingua piuttosto che italiana. II Or perche t.into armnrsi contro di uoi, o Italiani \ « cfuella liagua le cui ricchezze noi non conoscevaxno , » So4 riRTE DEL POPOLO NELLA. che voi i prlrni avete posta in luce , e bella e cara renduta- la, e in cui con tanta vostra gloria avete scritto, rianegare ora, per cosl dire , e piu non coaoscerla? Non vogUate disputare del nome , quando del suggetto medesiino voi tenete cosi gloriosamente il possesso. EUa etoscana,ina per questo non resta d'essere italiana. Toscaaa la vuole la sua grammatica, i suoi prinii fainosi autori,ilsuo ter- reno , il suo cielo , che con piu particolare cortesia Tha riguardata. Ella e italiana perche voi foste i primieri che la regolaste , che precetti ne deste \ e che tuttavia coi rari, e niolti, e mxravigliosi componirnenti vostri la col- tivate e r arricchite. I vostri natii dialetti vi costituiscono cittadini delle sole vostre citta : il dialetto toscano , ap- preso da voi, ricevuto , abbracciato, vi fa cittadini d''Ita- lia , poiche egli di particolare viene ad essere per le vo- stre diligenze comune ^ e 1' Italia di regione di piu , e stravaganti climi e lingue , che la moltitudine e strava- ganza di quelli seguono non piu un paese in piu citta e doiiiinj partito , ma una citta sola di una sola lingua ad- diviene ;, il che non poco contribuisce a poter essere d'un solo spirito e d' un cuore i per quell' antico valore riprendere che wgl' Italici cuor non e ancor morto. Che non si puo dire qunnto la comunione dell" idioma leghi in iscambievole carita, e sia come un simbolo, e una tessera d' amicizia e di fratellanza. II fare questa unita di lingua che poi influisce nell" unita degli animi neces- saria al ben essere degli uomini , delle case, degli stati, a voi tocca , o letterati , o dotti dei quali fertilissimo e stato sempre , e, ssra quel bel paese ch' Appenin parte, il mar circonda e I'Alpe. Voi col coltivarla , colF eserci- tarla, con iscrivervi, e trattarvi materia d" ogni ragione, necessaria la renderete, ed invidiabile all' altre nazioni, che vedendo in cssa uscir tnttora alia luce libi-i pieni della gravita e del giitdizio italiano , cresceranno le lor premure in apprenderla i e nostre coll' atfezione si fa- ranno , e col genio , e il bene , e 1' accrescimento no- stro vorranno. » Sentirf" , giiidir are , astrarre , ecco i tre fonti dai quali la li'igua deriva. Da questi fonti, che FA. svi- luppa circostanziatamente mostrando Toriiiine delle diverse parti del discorso , em ,nano due splendide conseguenze : i,'' Che la formazione di una Ungua FOnMAZIONE DI UN\ LINGUA. 3o5 i opera siiperiore alle forze di ({ualunr|ae indivi- duale iutcl«ctto ; a."" Clie ia nessuna cosa piu alta- monte si manifcsta T autorita dei piu qiiauto nellu lingua, la ([uale foudata sulia uecessita d'iiiteadersi pu6 dirsi deuiocratica per eccellenza. Da queste consegut-nze, che sono esse pure fonte di altri prin- cipj the il nostro autore va mano inaut) spiegando col luiiie della tdosoiia, si fa palcse, dic'egli, 1 error di coioro clie le lingue segrcgar vorrebbero dal- r uso , e cpiindi dal popolo , e termaudo unifonne ed invariabile il valor dclle parole ridurrebbcro una lingua viva e parlaute alia condizione degli estinii idiomi. Se il loro dcsiderio fosse adenipiuto , pro- segue egli , sarebbe precisa al nostro intelletto iin' ampia via di progresso , giacche questo jion di rado facendosi collo scoprire m oggctti noti qualita novelle , ne sarebbe vietato in vigore di questa massiuia comprendi ric nelf idee corrispondenti a questi 02;gctti , e quiiiui nei nomi signillranti que- ste idee. E « io e tanto vero die coioro i quali sco- prono e concepiscono un' idea nuova, non creano mai de' suoni per esprimerla , nia prendono parole co- nosciute sia nella lor hngua , sia nelf altrui , le al- terano un poco, e danno quiiidi ad esse un nuovo signilicato alia foggia stessa clie nuova jmiuagine s' iniprime in rifusa inoneta. IMa la nozione i>rinia da cui il loro spirito procedendo giunse a (piel di- scoprimento onde vicne la loro gloria, esser dovea neressariamcnte nell idioina del jiopolo, e solo merce di osso puo divenire utile , giacche ogni verita , ogtii ritrovato non e mai picnamente utile se non quando coniunc a tutti diviene. E venendo alia ([uestione del chiamare italiana o toscana la nostra lingua, ei coincitle ueirar2,omento gia usato dal prof, llosini, e trova a spiegarsi dllVi- cile come mai css(Mido stata questa lingua propria del rima!ienic d' Italia non si levasse qualche (lotto ingegiio a pari lode con Dantr, Pctrarca, Boccaccio, e nel seno soltanto di Firenze sorgessert) questi Jiihl. Ital T. XIV. 20 3o6 PARTE DEL POVOLO NELL.\. tre maravi^liosi scrittori. Si e crediito da taluiii die la nostra liiig;iia nascesse 2;i2:antc , e come Pal- lade balzasRc armata dalla testa di Giove , e nierce quel sovrumano ingcgno di Dante, e pcrche fii essa, concedasi il paragone, gettata neile forme dclla lin- gua latina. Ma questa opinione , secondo T autore , ripugna non nieno alT istoria che al raziocinio , il quale ne fa congetturare che assai pin delle primi- tive favelle debbono aver trovato inipedimento ai loro progress! quelle lingue die dalle reliqnie d' al- tre si sono formate. E va avvalortindo questo as- sunto con nuovc ragioni e coll' autorita stessa di Dante. Ed abbandonando alcun poco qneste raetafisiche argomentazioni alle qnali forse un po' troppo si ab- bandona Y autore , passa ad esaminare quattro altre qncstioni che sono altrettante dipendenze e riprove della parte che ha il popolo nella formazione (f una lingua , e sono : i.° Se i lin2;uap;2;i che dalla corruzione del latino nacquero nelle differenti parti dell' Italia esser po- teano , e furono di fatto o men chii adesso fra loro diversi ; 2."^ Se sia vera Y opinione di coloro die preten- dono che pur oggi vi sia nclV Italia alia guisa stessa che mh fa nella Grecia lingua una , e comnne a tutta la nazione , e quindi sia lecito paragonare le sue diverse favelle cogli ellenici dialetti; 3.° Qnando possiam dire di sapere una lingua viva; 4." Se in una che sia tale possa esservi un lin- guaggio scritto , invariabile , uniforme. E quanto alia prima qnestione, Y autore la decide coir autorita del Maffei e del Muratori, del Salvini, del Tirabosclii , ed opina che ciascuna provincia d' Italia corrompesse la lingua latina a modo suo, e tiuindi si creasse un idioma o un gergo diverso , come veggiamo anche al presente nelle citta ita- liane. Coloro che iniprendono a srrivere essrndo Ic persone piu colte della nazione, ccrcano sempre di F0RM\ZIONE ni irXA LINCUV. Soj allontannrsi aci loro lavori dal paihue materno : ma non riescc loro cosi bene, die pure dal loro stile la loro patria non si manifesti. E volendo provare con esempj (jnesta proposizinne, passa a rassegna diversi aiitirlu cj-.jnisti uoti toscani. rominciaiido da Matteo Spincllo , napoletano , il prisno a scrivere in prosa voljrare, e srrivca del 124.2; poi viene a Lodovico Gon.'oate Monaldeschi, roniano, che scrisse nel 1327. Anche nella cronica saiicsc ritrova le voci buttighe^ robharc , ece. e tanti altri idiotismi proprj tuttora doila plebe di Siena. E osserva come 1 Toscam dopo Ivirordano Malaspina lasciarono piii degli altri me- niorie nella loro lingua delle cose ai loro tempi av- veniite , e gli altri Italiani, particolarmente quelli al di la d( ir Appennitio , dice T autore , ritennero per si liiiigt) tempo l' uso di scrivere V istoria in lingua latina. E il Mnratori dando nn saggio del primitive italiano come scriveasi a Padova, nota le voci cason^ trnttato^ vegiiudo ^ ed altre clie rimangon tuttora nel vernarolo padovano. lo credo , dice il nostro A. , che i Lombardi sontcndo non diro la rozzezza e r inopia d'MIe loro favcUe , ma in die brevi coidini ristretta n' era rintel'i2;en/,a, s' attenessero al latino, perclie il nostro gentile idioma toscano non era an- cor diveiuito la lingua scritta dclF It.dia. Al qnal proposito risponde a una obiezione die senibra avere gran peso, ed e (piesta : perdie se la buona lingua fu nel popolo soltanto di Firenze , si distinsero in quel volgare die Dante diiamo ilUistrc quei poeti non toscani rh' egli nomina nclla sua cantira , e in partirolar modo nel libro della Volijare eloquenza? E la risposta c questa. 11 linguaggio poetico e una restrizione ndla lingua, e segnalamente lo e cpiello de' rimatori del priiuo secolo , poiche s'aggira quasi intieramentp sopra argomenti d' aniore. CoH'analogia del latino, colFesempio de' Provenzali , colla rima che imponc la necessita di dare le stesse desinenze a niolti vocaboli facilmciite nasce un f'rapario ujiuale alle forninle algebriclie die bono per tiitti le stesse. Pure 3o8 PARTE DFX POPOLO NELLA. essi non pnterono dal materno parlare tanto par- tirsi che di esso i vestigj non rimangano nclle loro poesie. E ne cita in esenipio CiuUo d'Alramo e i versi dcllo stesso Imperator Federico , e quelli che ne rimangono di Guido Guinicclli, e le xime di UiTolmo da Faenza , e quelle di Bandino Padovano. Veneiido alia seconda questione , t ioe = Se sia vera V opinione di coloro che pretendono che pur oggi vi sia nelV Italia , alia gidsa stessa che gtd fit. nella Qrecia , Ungua una e comune a tutta la na- zione , e quindl sia Iccito paragonare le sue diverse favelle cogli ellenici dialetti = porta il nostro A. contraria sentenza , e coniincia da! roufntare V opi- nione del Cesarotti , il quale stabili che la sintassi imiforme , le desinenze uguali , la niassa comuue dci vocaboli sieno i caratteri distintivi di una stessa lingua. Non solo nella stessa lino;ua , ma in tutti gl' idionii riscontrasi una certa uniformita di sintassi ossia ordine di parole principalmente deterniinato dalle idee che vi sono annesse , appunto pcrche la lotalita delle idee non diversilica molto tra nazione c nazione, e 1' ufficio della costruzione e quello di recare ordinatamente le idee nello spirito di chi legge ed ascoka. Non potra quindi sostenersi che r uniformita dclla sintassi sia un carattere distintivo di una stessa lingua , ma comune piuttosto a tutte, mcno qualche tenue dilFcrenza. Rispetto alle desinenze, non conviene il nostro A. che ])ossano dirsi eguali in Italia , dove la pronnnzia e tanto diversa e scorretta. II suono forma parte essenziale di una lingua , e percio chi male pro- nnnzia non ottiene F effetto che si propone parlando una hngua che dal lato delF armonia gli e straniera: cosi un Lombardo potra facilmente commovere alia tenerezza ed al riso spiegandosi in quel niozzo e volgare suo idioma ; ma il suo discorso sara ineffi- cacissimo se dira la stessa cosa in lingua toscana. Ne a liberarsi interamente dal difetto di pronun- zia e dagli altri vizj delia propria favella basta il FORMAZIONE DI UN.V IINCUA. 3o9 dlmorare in Toscana , siccoine V espcrienza ne njo- stra : e tale diiricolta di perfezionamento si accresce poi rispetto alia Lombardia ed al Pienionte , pacsi (he come piu vicini alia Francia , e piu spesso e ])er pin lun:>;o tempo avvezzi a conversare coi Fraa- cesi hanno un idioma (jiiasi piu composto dclla lin- gua francese che delV itahana. (i) La massa dei voraboli , g;iiista 1' avviso del Ce- sarotti , e tra gritnliani comimc, perclie le radical! o sono le stesse , o aflini tia loro ; di questa rifles- sione non e nago il lustro aiitore , il quale non daila identita ed aiHmta delle radicali , ma bensi da quella delle iiitere voci e delle idee nei vocaboli eomprcse <;ta!)ilisie comiinaaza di liuguaggio. Que- sta ronsiderazioue gli apre T adito a dimostrare quanto vadano errati coloro che paragonar voles- sero i nostri ai dialetti di Grecia. Tutte le parole greche sono derivate da ([uasi trecento radici o ter- mini primitivi, da cui formavasi qualnnque nuova parola , laddove noi siamo o abitnati, o costretti a prenderia da una hn2;tia forestiera; dal che ne av- venne che ne importanti , ne frcqucnti, e forse di- minuite dalla pronunzia erano le dilFerenze che si notano nei vocaboli degli ellenici dialetti ; solenni , continue ed accresciute dalla pronunzia sono i[uelle diffcrenze che tuttora si sentono nei vocaboli dei nostri. Oltrcdiche la lingua coniuiie dei Greci non nacque dal mcscolamento delT jonico , tlcll' eolico , ne venne dopo , ma ne fii quasi fondamcnto e per conscgiienza prima e madre di tutte ; laddove in Italia qnantuuque signoreggiasse la lingua de' Ro- mani , non era uguale il latino parlato dai popoli ticlle diverse provincie, ed esserlo non potea (jua- lur si consideri la niolta varieia delle loro primitive (I) Quiiito puA ililii con qualclie veiita flel Pienionte , ^ rt-i- tauiente non ap)_.lic.ibile alia LomharJia , dove 1" idioma ^ mozzo e scorretto, ma non affr^icllato cpl frauceie come a taito sup- poue r aut'jie. diO PARTE DEL POPOLO NELLA iiuelle , e il perpetiio avvicendare d' iniperi e di fortune. Fiiialmente i pochi dialetti wreci vantano ilhistri e sovrani scrittori , ninno ne vautano i no- stii , essendo gravissimo errore de' graiiimatici il ci-edere die Dante , perche uso nella divina com- iiiedia alciin vocabolo lombardo , abbia fotto coi dialetti italiani V opera stessa che Omero co' Greci. Terza pro]}Osizione == Quaiido possium dire di sapere una linojia viva. = Non possiamo dire di sapere una lingua se non quando sianio certi clie neir animo nostro si de- stano a un dipresso le medesime idee , i mede simi sentinienti di clii parla con noi. Non si siudiera dun- que la lingua unicamente nei libri, perche allora dei diversi signiticati di una parola nmi sapremo che quelii in cui furono adopeiati d.'gh scrittori in al- cnne determinate circostanze delle opere loro. L' uso dunque e non i hbri sarii il maestro mio^liore di una lingua , pniche le sue pro]>rieta non si cono- ^cono perfettamente quando di parlata ch'' ella e si riduce alia condizione di meramente scritta. Una stessa parola, oltre Tidea principale, racchiude multe altre idee accessorie che 1' uso vi ha unite , ne queste possono tutle rinvcnirsi negli autori. Ove trattisi poi della proprieta dcUe voci appartenenti ad alcun' arte o mestiero , da chi potrassi appren- derla megho che d d popolo ? Sc pcrtanto onde co- noscer bene una lingua sono necessarie le norma deir uso , converra rintraci iarle nel loco dove essa vivc , poiche Y universita dei segni vocali de' quali ima nazione si vale per esprimere i suoi concetti non ista tutta negli scrittori, ma soltanto una parte: quindi impropriamente e detta lingua, ma chiamarsi dovrebbe dizione o linguaggio. E del bisogno di ricorrere air uso onde ottenere il massimo pregio negli scritti , cioe la convenienza delle parole col soggetto , adduce in mezzo il nostro autore con- vincentissirai argomenti tratti dalla buona tilosofia. lOnHIAZIONE DI UNA. LINGUA. 3ll Quarta proposizione = Se in una lingua viva possa esservi un lingiiaggio scritto invariabile , uni— forme. ■= L' instabilita naturale alio spirito umano , c il neccssario miitarsi dc" nostri costiimi, ed ora i pro- grossi, ora i decadimcnti dell.i scieuza e del buoii gusto, t itto ne vieta di credere clie possa I'eteriiH VoUihilita dellc cose mondane arrostarsi per lunano coiisijiilio. Se vi fossero mezzi efficaci a tissare una li'igiia , si adoprerebbero tosto chc si riputasse per- fetta : ma quando si dira giunta alia perfezione ? E quand' anclie talimo il pensasse per uu certo nu- mero d' opcre pr('2;evoli , e tentasse di arrestarne i proo;ressi, chi virterc:l)b;' al popolo, a questo su- premo signore dclla li igua , di provvedere alia sen- tita iiiopia dclla sua favclla ? Ne per popolo intende r autore la plebe , ma beiisi V universalita dei cit- tadini,nella ([uale sono compresi, oltre gli scrittori e g'i eruditi . ([uci tauti coUocati dalla tbrtuna fra r idiota e il Irtierato , cd anche la plebe stessa con- daiinata abbast;inza dai suoi desiini a taritc sven- tnre , senza che lo sdegno de' retori la coiiculchi e la disprezzi. Dopo alcune altre erudite considerazioni r A. cosi conchiude questa prima parte della sua opera. « Ma perche uii fine si ponga al mio raglonamento che al di la lU qncUo cli' io dovea e forse trascoiso, dimau- dero : la lingua in die si scrive e morta o viva? S' e niorta, si scrivera pessiniamente perche si sapra lualissimo. Aussi hitn qu'on pcut savoir une langue morte, c'tst-d-dire tres-inal. Cosi per la bocca d'Alembert sentenzio la filo- soiia. S' essa .vive, cssa vive per certo in qiiella nazione clie usa a un dipresso nel discorso Tuniversalit.-i dei vo- caboli scritti. Or quosti souo jjriucipalaiente nella loquela dei Toscani. In quella particolanneate e dei Piemontesi e dei Lonibardi veggonsi cosi contorti e smozzicati, die lo studiarveli saieblje t'ollia uguale a quella d'' uno scul- tore che avendo delle ottime statue ne piendesse delle pessinie e mutilate, rifacesse loro quello che nianca , e [>o\ si siudiasse in viuarle. Se uno scrittoie per fonuare Si 2 PAKTE DEL I'OPOLO NELLA. la sua dizione errar dovesse coila mente in tutti i dia- letti d' Italia, egli giungerebbe al suo scopo quanto il pa- dre di Medea che perde la vendetta in cercando le mem- bra lacerate e disperse d'Assirto In oltre dove si trove- rebbero le nec.essarie ad ogni geaere di stile noi'me del- r uso? I vocaboli come 1' ombre dei morti per auiore neir Inferno di Dante errerebbero di qua, di la, di su^ di giu senza patria e sen/a riposo. Raaime itiamoci che in tutti i sistemi delle cose mortali die soao linite si forma necessariamente un centro. II centro no'i puo es- sere da per tutto che nell'infiaito, perche la circonferenza non e in verun luogo (i). Questo centro, questa sede della lingua e in Toscana, e la luce di questa verita potra da coloro , che come il Giove Omerico si compia- cessero d'adunare delle nubi , esser forse per breve tempo oscurata , ma non spenta. Necessariamente quella favella ottenne il primato che coltivata fu innanzi di ogni altra dai sommi scrittori, perocclife essi influirono sul popolo, come il popolo sopra essi influiva. Ne cio rincresca a coloro che sono giustamente solleciti della dlgnita del nome italiano. Tutte le nazioni le quali non ebbero una lingua comune , anteriore ai dialetti , e derivante dagU stessi radicali, scelsero necessariamente un dialet.to, e lo chiamai'ono la lingua per ecccllenza. Or questa elezione e fatta , questo criterio della parola e stabilito presso d' un popolo , e lo volevano a gara la filosofia o Telo- quenza, perche ignorando noi le idee nei nomi comprese e penseremo e scriveremo sempre male, giacche , giova il ridirlo , i nomi sono i dominatori del discorso. Mi place finalmente di riflettere sull' ingii\stizia e la vilta dei mor- tali. La mia patria non dee la sua preminenza nella lin- gua alia funesta gloria delP armi , e alia possanza ancor piu funesta deir oro : ma rlconosce tanto dono dalla sa- gacita, dair ardire , dall' autica civilta del suo popolo « dalla forma democratica del suo governOj e dai tre gran padri della toscana favella, e di tutto il sapere Europeo. In Roma, si mazna licet componere parvis , fu piii grande il core , ma minore la mente ove dai lato della cultixra delle lettere , dell' arti e delle scienze si riguardi che non nacquero nel suo seno scrittori comparabili a Dante , (r) fold. Bruo. FOllMAZIONE DI UNA LINGUA. 3l3 al Petrarca , al Boccaccio , ne artist! uguali al Vinci , al Boaarotti i e i suoi filosofi meritaao appena d' essere ri- cordati, noil che posti a confronto d' un Galileo. Deljbe Roma ad Arpiao il piii grande dei suoi oratori, a Maa- tova il massiino dei suoi poeti , a Padova dei suoi isto- rici forse il pritno. Pur voile Quintiliano , come notai di sopra, die il suo dicitore facesse ogni prova, perche et verba omnia, g\ Nepo- di, che Casaubono ha tradotto per Ncpoti ^ mentre quella parola equivalere crede egli piuttosto ad Apodi. II Morelli e quindi passato a dar notizia air Harles degU scritti tuttora inediti di queir^/ea«- dro , che non pochi sono , e versano per la mag- gior parte sovra oggetti importantissirai di filologia; e nelle note aggiimte a quessa lettera ha parlato ancora di altre cose relative all ^Zm«t/ro, contenute Pl'lSTOLiE. 3l7 nel manoscritto dol Fontaidni , passato di recente nella Marciana , dalle qiiali ha scelto alcuni versi l.itirii incditi di Grozio , di un genere atl'atto inusi- tato detto Iporchema , tutti coin|)osti di sillahe bre- vi. Citato aveiido a qucsto proposito im verso tratto da Tt'renziano Maura , ha fspresso Morelli il sue dolore , perche niuasta sia imperfetta per la niorte di Lorenzo Santenio la iiiiova edizione die di Te~ renzinno Manro intrapresa egli aveva in Amsterdam iicir amo 1798 sulla rarissima , e quasi introvabile edizione mi!an(>se del 1499. Al sig. Milliii coir mica il Morelli in altra lettera una iscrizione esistente sotto iiu basso rilicvo del nuiseo Grimani , ncl quale sono rappresentati una donna sedonte , ed un uomo in piedi die si toccano la mano. Quella iscrizione brevissima , ma tuttavia in forma di dialogo , o di apostrofe , era stata ma- l/:niente letta da Astoria^ da Span ^ e da Puciuudi. Vllloison \ aveva gia emendata , appoggiato all' au- tonta dd Maffci^ e Morelli aveva confermato X ultima lezione proposta, che tradotta in italiano varrebbe: « te pure saluto , o buona Diodora » non gia « sta bene e taci » o « acijuietati y> come gli altri leg- gcvano. Non si trascura in questa occasione di par- lare del mcrito del musco Grimani , incomiuciato dal cardinale Domenico di quella famiglia , e gran- demente arrirchito da altro Griinani patriarca di Aquilfja ; e nel riprodiirre questa lettera gia stam- pata da Millin nel Magazzino Enciclopedico , il dotto epistolografo e sceso a parlarc di un greco epigram- ma inriso in marmo , del ([uale un tVammento tro- vavasi nel pubblico museo , altro nel niusco Gri- mani , c die ora tutto iiitero e vcnuto in potere della R. Biblioteca, nel (piale epigranima gia pub- Micato dal Maffci , si e fatto carico di emendare alcuna lezione. Di Leone Battista Alberti tratta la lettera scritta ai due sorj delPArrademia Furturea , Moreni e Fiac- chi ^ e specialmentc dei di lui libri degli Intercenali, 3l8 JACOB! MORELLTI che si credevano perduti. Per le notizle die se ne avevano , dieci essere dovevano que'libri, che al- ciiai confiisi avevano con quelli deir architettura, e che di varie cose trattavano dalf ALhertl osservate in ItaHa , per niodo quasi di conferenze tenute in alrune cene ; non altnmenti di quello che fatto ve- desi nei conviti dei Deipnosotisti di Ateneo. Alciini pero di que' hbri , cioe il primo , il secondo ed il quarto , trovati aveva il Morelll in un codice scritto in Bologna nel 1487 del defunto abate Canonici ^ che ora con ahri niolti di quella collezione passo nella BibUoteca della Uaiversita di Oxford; e di quest! egU rende conto nella lettera uiedesima, non meno che di altri scritti incditi delf Alberd in quel codice osservati. Un lungo franiiuento inserisce pure del quarto libro degF Intercenali, contenente un dia- logo , che si suppone tenuto nell' inferno tra Nco- frono e Politropo , e die tutto e condito di sali e di lepidezze amenissime. Tra le cose inedite trnva- vasi un dialogo degli Anelli ; alcune risposte alle lettere di Diogene Cinico , pubblicate in latino da Francesco Aretino , cioe da Francesco Grifohni are- tino, figlio di Mariotto , che Morclli si e curato di ben distinguere dalf altro aretino Francesco Accol- ti.\ una lode o un elogio della Mosca, non mai pub- blirato in latino, ma bensi in italiano , tradotio da Bartoli ; una dissertazione suiT aniore scevro di vir- tu , iatitolata A/nitor; un dialogo rol titolo di Pon- iifex ; g!i dementi della pittura ; il libro della sta- tna , non mai veduto in latino , e solo couosciuto per la versione del noniinato Bartoli ; una descri- zione della citta di Roma , nella quale secondo il cenno che ne da lo srrittore della lettera, sembre- rebbe potersi riconoscere V idea fondimentale del Panorama^ ed altre cose relative alF aite die per la gloria ed il vantaggio delT arte medesima si po- trel)!)c desiderare di vederc un 2;lorno pnbblicate. Sopra Qirolamo Alranclro juniore tcrna il Mo- rellt nella lettera VI , che serve di accompagnatoria m^TOLAE. 3i9 ai signori Silvcstro de Sacy e Boissoiiade , dolla dissortazloue inedita delF Alfandro medesiiuo sullu provincia c suUa citta di Venczia , la cjuale disscr- tazione e stata tratta da ixna copia manoscritta del Fontanini. Piu di tiitte e forse iiiteressante V ultima lettera diretta al pvofiessore Schiassi di Bologna, nella quale si tratta tli Giovmini Dondi dalV Orologio , medico di Padova , degli antichi monumenti da esso osscrvati ia Roma, e di alcuni di lui scritti inediti. Del Dondi parlato avcva con altissima lode il Pe' trarca. Ne medico era solo qtiel grand' iiomo , ma filosofo , astronomo , atuicpiario e poeta , al quale proposito nota V autore della lettera , die ntili pre- sidj air arte medica aggiugsie la notizia degU anti- chi monumenti; e dopo averne addotto in prova raoiti esempj , accenna anchc il disegno di Bartoli- no di scrivere le Antichlrd necessarie al medico che sgraziatamente perirono in un incendio , e fa pure menzione della di lui dissertazione del Medici pocti. Passa quindi a parlare di un codice cartaceo sin- crono del Dondi ^ da es^o (isservato presso il A. i7. Roberto Pctppafava ^ nel t(uale si contenwono ventotto lettere del Dondi a diversi iiomini illu:>tri di quella eta, e la prima e diretta alio stesso Petrarca.Tro- viamo da queste lettere onorati alcuni Lombardi, e specialmente f[uattro Cremonesi, un Guglielmo , teo- logo , un Gioi'nnni da Cremona , maestro delT arti liberali , tui Andreolo drgli Arisii , ed im Pasquino de' CiippeUi , caneellicre di Qioaii Galeazzo diica di iMilano. Nellc lettere, die due sono , dirette all"^- rlsi , il rpiale in Franria iillora trovavasi , si deride la jienuna dci lihri da esso riconosciuta nelle bi- blioteche di quel regno. Piu curiose sono ancora le annotazioni del DonJi sopra gli antichi monumenti di Roma, da esso esaminati verso Panno 1378; ed il Morr/li ne ha estratto un frammento , clic con- cerne 1 obelisco \ aticano , e che prova essere state (|uel jnoninnento attcrrato nel medio evo. e poco dopo nalzato, contra la comnne opinione degli antiquarj. 320 JaCOBI morellii Un curioso distico ha anche riferito il Dondl inciso al di sopra della meta di queir obelisco, dal quale si raccoglie , die per lo ingegnoso ritrovamento di un anista detto Buzeta quella coloiina fu nalzata dalle mani di dieci fanciulle , e clie questo forse accadde ncl luogo medesimo , dove fu una seconda volta rialzata dal nostro Domciuco Fontaiia. Quella poetica iscrizione serve altresi ad dlustrare F altra tetrastica , che si legge siiUa fronte del Duomo di Pisa del secolo XI , nella quale si narra pure che dieci fanciulle per lo sforzo ingegnoso delF architetto Buscheto alzarono un peso , die inuovere noii po- tevano nulla paja di buoi , il che serupre era state riguardato come una favola. Osserva Morelli , che quell' obehsco rimase in piedi a lato ddla sacristia Vatinaaa ahneno hno air anno io53; apparendo que- sto da una bolla di Leone IX ; suppoue quuidi che atterrato fosse nel periodo sciagurato di quel seco- lo , die corse fino all' anno 1084, in ciii tutti quasi distrutti furono gli edifizj della citta Leonina , nella quale \ obelisco trovavasi , e che forse contenipo- raneameate alia ingegnosa operazione del Buscheto^ quella pure avvenisse del rialzaniento delf obelisco Vaticano. Questo argomento dlustra Tlibr^/Zi con va- stissima eruchzione , e prova che anche alcune cose trasse il Dondi dai nionumenti di Roma relativamente alle lodi dagh antichi attribuite ai costumi ed alle opere ddf ingegno. Per ultimo si e fatto egli ad esaminare il nierito del Dondl come poeta , e dal codice stesso ha ricavato sei sonetti , die stampati compajono in calce alia lettera , nientre di questo autore non couoscevasi se non una poesia italiana al Fetrarca dirctta , che dagh Accademici della Gru- sca era stata citata nel loro vocabolario. Cor.vjene credere , che premorto fosse di alcun tempo il Fe- trarca al Dondl ^ e die gia introdotto fosse fuso di «fferire versi alia di hii tomba in Arqua , come an- cora oggidi si costuma , perclie il quarto di quei sonetti e scritto appunto in occasione di una visita fatta a quel sepokro venerato. Siamo ben persuasi IlPISTOLAE. 321 clie i letterati rli ogni nazioiie accoglieranno qiieste lettere, colnic della piu squisita erudizione, con (juella compiacenza niista tli amniirazione , colla quale gia accolsero sili srritti delP insignc Morelll , che anche nella eta \nii provetta non ha lasciato di dare pro- ve del suo insfanrabile amore per le letterarie fa- tiche , e per T increnieiito dei piu utili studj. Sara oia permesso alTesteusore di questo articolo r annuaziare con dolore, rcnduto piu sensibile dal- r amicizia non interiotta di piu di 3o anni, la morte recentemente avvenuta di questo Nestore della eru- dizione , che solo si e resa nota nieittre il presente articolo era stato dato air impressione. Pochi uo- mini in Europa sono giunti a compiere una si lunga ed onorata carriera , quale fu quella da Morelli per- corsa per lo spazio di piu di 5o anni tra i codici greci e latini , tra le continue edizioni o illustra- zioni degli antichi classici autori , tra le ricer- che storiche , critiche , antiquarie , in materia di belle arti , ed in ogni genere della piu squisita cru- dizionc. Egli trasse ninlto lustre , e grandi letterarj presidj dalla biblioteca Marciana , alia quale a A'i- cenda aggiunse colle numcrose sue prodnzioni nuovo lustro e decoro. Infaticabile ne' suoi studj , profon- dissinio nella tllologia , facile nclla comunicazione de' suoi lumi e delle utilissime collazioni che olfrire potevano i proziosi codici alia di lui cura commessi, t"u aniinirato dai VUhison, da'i Brwik, dai Pearson, dagli Hey tie ^ dagli Schw ei^Jia user , c dai piu grandi eruditi della Germania e del Nord , ed il suo nonie %\ estese con onore a tutta V Europa , come era passera con gloria alia piu tarda posterita. Nel De- a/inerone hihliografico del sig. Dihdiii , opera recen- temente stampata in Londra , e la piu grandiosa che siasi finora pubblicata in questo genere , della quale si fara alrun ceniio in questa Biblioteca , trovasi in nu>zzo ai piu pomposi e piu giusti elogi uobil- mente inciso anche il ritratto di questo meritamente celcbratissimo Itnliano. Boss:, BiOl. hal. T. XIV. 21 322 Atti delV Imp. e Reale Accademia della Crusca. — Firenze , MDcccix , tomo primo , dalla stamperia Piatti , ill 4.° di. pag. 5oo. Articolo II. A, .LL,v dcdicatoria , della quale fu dato conto nel quaderno di maggio n.° XLI, succede una breve sto- rm dell' Accademia, della Crusca dalla sua foiidazlone sino a tutto il mnrzo del 1B17, scritta dal segre- tario Gjo. Batista Zan.\oni. In un lavoro cU tal sorta non e certamente da pretendersi sottigliezza di considerazioni e sfoggio d'ingrgno ; che cio potrebbe anzi trovarsi in qual- che dissonanza coU' indole del subietto. Pero non avremo da fiue al sig. Zannoni alcuna osservazione ne pro ne centre per giudicj suoi proprj : oltre di che non e si fatta storia una di quelle che impe- gnino la fdosotia ad accompagnarne le pardcolarita con riflt^ssioni, le quali servano di scuola nella car- riera della vita , od anche nelle letterarie consuetu- dini deir Itaha. Non sara forse discaro il sapere come queir Accademia tragga T origine dalla fiorentina , fondata nel 1640 ; come da cosi tenui principj sor- gesse a tanta mole (a p. II); per quali favorevoli od avverse fortune fiori essa o ando in qualche de- cadenza •, di che genere di lavori si Occupo di mano in mano , e quali tinalmente furono i dotti che nei varj tempi ne fecer parte : ma non e da credere che tutte coteste circostanze sieno di tal entita da allettare il desiderio de' piu. Nulladimeno il divisa- mento di porre innanzi agli Atti delV Accademia si falto compendio dee riputarsi opportunissimo : e se il sig. Zannoni non pote aggiungere alcuna pere- grina notizia, singolarmente dopo il Ragionamento so- pra I' origine dell Accademia della Crusca y di Salxino ATTI dell' I. E R. \CC. DELLA CKUSCA. 323 Salvini , al quale con tutta la buona fede 1 odierno istoriro si rift^risce , di molto lume pote spargere alcuni passi del Ragionamento medesimo ; e soiio merito iatieramente suo V ordine col quale il di- scorso di lui e disposto , T accuratezza delle auiio- tazioni , la copia de' dociunenti aggiunti , la disin- volta tnaniera delT esporre , e la purgatezza della lingua e dello stile , scioUe amendue da quaUmque affcttazione e da (|uelle toscane lasrivie , onde molti si adoprana con tauto studio d" imbellcttare le loro scritturc. Tiitta sua ne sia dunque la lode , e noi volentieii giu^la trdiiuianio. In u:ia tale istoria il si^. Zannoni ne otFre in bella foggia il transunto di alquante Memorie state lette a quel ronsesso dagli accademici in diverse epoclie, e le quali non furono date in lure. Di tal numero son tra le altre , un Sasglo (T andchitd priiiiitlve iii'. tor no alia religione e al c ystiLmp , una lezione Sul ciilto di Zoroastro e sull t reli<'ione dc^l'i antichi Per- siani , e un altro sa2;2;io A Autichltd primitive , pro- duzioni tutte del sig;. Gio. Batista Baldelli. Gli Accademici residenti ricevendo , per quanto e a nostra notizia , nn ernolumento per T oggetto che dobbano prinripalmente ado|)rarsi intorno alia compilazione d' iin nuovo dizionaiio ( opera che farebbe per avvcntura rcssare le frivole e scandalose dispute , die da rpialrhe tempo si vanno agitando in Italia ) , fara maraviglia ad alcuiii, come dipartcndosi da fpiello scopo primaiio , alcuni dc' loro lavori si aggirino su niaterie, le quali non avendo con quello relazione veruna , contribuir non possono a quei vantaggi , pe' quali Y Accademia fu istituita. E per verita che ha mai che fare col miglioranicnto del vocabolario e co' proo^rcssi della lin2;ua il sapere , come ne dirono que' Saggi e quella Lezione , che dop ) il diliivi') la civilizzazinne ( altri direbbe in- cuilimcnto ) si mantenne prcsso gli E^izj . i Siri , i Caldei , indi i Fenicj e gli Ebroir che Iiiaco si cre- desse ilprogeiutore di Foroiieo, d'Egialeo, di Pclasgo, 3^4 ATTI dell' IMI'. E RE\LE dEgitto , di Danao e di Cadmo , celebri avventurieri ? Che ha che fore ro' progress! della hngua , e col niiglioramento del vocabolario il far conoscere che la prima dinastia dcltlraii fii la P sichdadiana , di cui e stipite Kayumarat? E che 2;iova airAccademia il sapere ove fossero Ofir e Tarsis , e se ai tempi di Salonione i naviganti giungessero o no sino al capo falso e al golfo di Quilloa ? Tutto questo me- schino hisso di erndizione ricavato in gran parte dair erudizioae di altri eruditissimi , potra giovare ( se pur sara vero ) al nome di chi si occupa di tali indagini : ma non essendone gli argomenti ana- loghi alle occupazioni cui dovrebbero per istituto consecrarsi gli Accademici , ne pare che un simile abuso possa meritar riprensione , stante che per gli amatori della nostra bellissima lingua e tutto tempo perduto (i). Ed il sig. Zannoni mostro di conoscere si fatto inconveiiiente nelle materie trattite dal sig. Baldelli allorche dovendo passare dal Saggio di que- st' ultimo Sul culto di Zoroastro , ecc. al piu op- portune argomento Deir ammissione di voci nuove nelle lingue viventi , di Giuseppe Sarchiani, cosi de- stramente si esprime : « Men severo tema , ma as- 5) sai importante , prese a trattare Giuseppe Sar- » chiani , ecc. » E per verita si fatta lezione ( per quanto si puo giudicar dair estratto ) e piena di fi- losofiche e sagacissime osservazioni. Le altre Memorie inedite , delle quali il sig, Zan- noni presenta il compendio ( ove se ne vogliano sceverar due sole, quella cioe SulV esistenza e siil- V etd d'Omero, lezione sua propria, ed uno Squar- cio della storia letteraria delV antica Grccia , il quale riguarda Pindaro e le opere di liiiy di Francesco (j) Il 1." articolo delle Costituzioni dell' Ace ademia della Cru- sca prescrive come segue : « L'Accaderaia della Crusca ha per oggetto principale i lavori » appartenenti al vocabolario d^lla lingua toscana , e si occupa » ancora negli altri studj relauvi alia niedesima lingua. » ACCVDEMIA. DELIA. CRUSCA.. SsS Fontani ) , hanno tutte piu o meno relazione air af- far (lf Che liber' uom I'un si recasse ai denti. » E qni non apparendo cosa bisognosa di schiari- mento , il sig. Ferroni si occupa a dimostrare par- titamente la profonda bellczza del concetto, richia- mando oppnrrunamente alia memoria altri luoghi del poema, rlie possono avervi una certa moral relazione. {JniUustroz'tone di due altri passi delP istcsso poe- ma forma V araomento di una seconda lezione del medesimo. II Cosi ha tolto V uno all' altro Giiido » La 'gloria della lingua, e forse e nato tt Chi I' uno e l' altro caccerd di nido. " PURGAT. C. XI. terz. 33. Nel qual luos;o sembra (he il nostro spositore provi ad evidenza e coutio I" opinionc dolla piii parte d«- gr interprcti, essere cotesti due Guidi, Guido dclle Coloime, di iMessina, e Guido Cavalcand^ aiijendue contemi)oranei del poeta. Deirahro passo che il sig. Ferroni, al pari degli altri spositori , spiega soltaato iu via di congettura , nou faremo parola. 328 ATTI dell' imp. E REA.LE Delia necessitd di formare una nuova grammaticii italiana , lezioue di Francesco FontaNi. Clii vnol vedcre un gnazzabiiglio di nuovo ge- nere , un perwdare idropico , un animasso di strane opinioni cucite insicnie con altre prese senza giu- dizio in prestanza da questo e da quelle , una ri- petizione della medesima idea da cima a fondo di un discorso a foggia di ritornello , uno zelo il piu scioperato che mai , un composto insomnia di me- tafisica logico-pratico-scientifica, il quale non ha pari, legga qutsta lezione del sig. Francesco Fontani. Sarebbe troppo lunga e nojosa la cura di racco- gliere tutto quelle che di strano vi si trova sparse per entro. Laonde ci limiteremo a far sapere , che, secondo V autore , la parola e quasi parte d' un quadro , il di ciii originale e il pensiero (a p. i5); che la nettezza e natia piiritd della lingua non dalle sole parole resulta , ma da un ragionato e dicevole ordine , con cut e le une e le altre debbono neces- sariamente aver luogo si nello scrivere die nel par- lare aggiustatamente , e secondo che esige il naturale e propria andamento della lingua (14); che non bi- sogna dunque equivocare pero quasi che si voglia supporre che ogni parola sia il tipo essenzicde di un idea ( ivi ) ; che V indestruttibile veritd dei prin- cipj fondamentali comuni a tutte le lingue e anteriore a tutte le convenzioni arhitrarie o casuali che HAN NO FATTO NASCERE 1 DIVERSI LINGUAGCI, i qUttU variamente distinguono le tante ncizioni della terra ( 1 6); che se per astrazione si volesse supporre come tolta di mezzo una tale itnmutabilitd ( quella AgWanalisi DEL PENSIERO ) , jimarremmo affatto privi di quella essenzialmente necessaria norma comune , per cui si pud paragonare il rispettivo andamento d' ogni lingua , il respettivo suo genio e particolare bel— lezza ( ivi ) ; ch' egli e per questo percio ( 18 ) . . . che se non si siegue una regulure disposizione per enunciar le parole secondo V ordine successivo delle ACCADEMIA. DELIA. CRUSOA. S29 loro relazioni reciproche , noii si potid mai raggiun- gere V integritd del peiisiero e la veritd o falsitd del medeslmo (19): clie se non faremo conoscire qiiel- T intimo legame che vi ha tra le parti del discorso in fra loro .... non potrd diradarsi giummai quel folto velo che cuopre V uriglne e la ragione delle di- verse porti della grammatica sccondo i rispettivi e reciproci iiffizj loro ( 20 ) ; e che finalniente rimette al purgato giudizio dejili Accadcmici la decisione dl cio , opinaiido che non tanto dalla proprietd e nct- tezza dclle voci dipenda la purgatezza assoluta di uu linguaggio , ma piii dalla loro costruzione e disposi- zione ordinata, con cui esse possono e debhono scr- vire a rappresenture con precisione il pensicro , e le MOLTE Dii' ERSE sue modificazloiii (21). E questo e appunto cio a che dirige il presente ragioiiamcnto , proponcndo in esso (juello ch' egli estima necessario il fare per che pienamentc corrisponda soddi-.faceudo all' onorevolc incarico , di cui q}i Accademici sono ST ATI GRAVATi ; . . . tale es&cndo I' oggctto ^ all' adem- pimento di'l quale supremo volcre li richiama colla siui provvidenza (14). Altia lezione del sig. Fontaiii si trova in questo volume Sopra un vccchio inedito testo a penna (in luogo di vecchio testo a penna inedito), di Ser Ristoro d'Arezzo. Intorno al qual codice , esistente nella libreria Riccardiana, dice il sig. Fontani che ap|)arisce scritto nel 1282, e che e intitokito Della coniposizione del mondo : e noi soggiunghiamo che dai discorso di lui non abbiam iinpaiato ne rispetto alia lingua, ne rispetto alia scienza , cosa alcuna che merit! di essere riferita. Della tiecessitd di confrontare i testi a penv.a^ affine di rendcre piic emendate e corrette molte opere dei nostri antichi scrittori y lezione di Francesco Dei. FURIA. Ginstissime sono le riflessioni che fa f[ni il sig. Del Furia 5 e merita commendazione lu zelo col 33o ATTi dell' imp. e re\le quale si fatto discorso apparisce disteso. Ma lum essendovi persona dotata di criterio anche mediocre, la tjuale non sia persuasa dell' argomento di lui , non ci estenderemo a ripeter qui le ragioni onde lo inculca. Non osbante , per dar a divedere , non esserc il sig. Del Furia un di coloro che mentre non fanno che predicar tutto Y anno, non trovan poi un solo niomento per metter in opera quello che si caldamente propongono altrui , e saper egli acconipagnar T cccitamento coir esempio, la migliore e la piu pcrsuasiva di tutte leprediche, por2:eremo ai nostri lettori come saggio del giudizio e della diiigenza di lui, alquanti passi del Petrarca, i quali, mediante Tesame di buoni codici, ei presenta rischia- rati. E qui faremo col sig. Del Furia una riflessione che singolarmente nello studio de' classici antichi merita , a parer nostro , d' aversi presente ; ed e che air essere le opere di cjue' maestri trasportate dal manoscritto alia stampa, T ignoranza de' copisti e caduta in sospetto meno di quello che avrebbe meritato ; imperocche alcune eccezioni alle quali han dato luogo quegli scrittori in fatto di regole grammaticali ( eccezioni malamente per vezzo di singolarita non di rado imitate ) , lun^i dair essere state neir intendimento di essi , non furono osser- vate se non per colpa della balordago;ine o negli- genza di chi trascrisse. Ed eccone un esempio : E dettame generate di grammatica che lei per ella nel caso retto non debba essere usato. Nondimeno tra parecchie autorita in contrario, la piu veneranda si adduceva del Petrarca al son. 98 , dove dice : /< Lasciai quel ch' i' piii bramo , ed ho si avvezza » La mente a contcmplar sola costei , " Ch' altro non vedc , e cib che non e lei » Gia per antica usanza odia e disprezza. » II sig. Del Furia avendo coaf.ontato molti codici de'piu accurati, e particolarmente tre della libreria i,aurenziana , che distintamente egli cita , trova il 3.° verso S' ritto cosi : 41 Ch' altro non vede, e cib che non e in lei^, ecc. » \ ACC^DEMIA DELIA CRUSCA. 33 1 Colla quale osservazionc V esempio del Petrarca , che, per cjuaiito la memoria ci serve, era unico in lui , se ne va in dilegno. Cosi r ahro passo nel Trionfo d( lla Castitd : u Com'uom che ^ sano , e 'n un niomento ammorba, » Che sbi^ottisce e duolsi, accolto in atto , » Chi; {yergogna con man dat^U occhifvrba, ecc. che il Tassoni taccio singolarinente di confusioiie (e per verita non a torto ) , e risi hiarato da due co- dici Laurenzinni nel niodo (he st'^ue : » Com'uom che e sano, e 'n un momcnto ammorba, » Che sbi^ouisce e duolsi, o colto in atto, ecc.» E uji terzo ucl Trionfo d Amore ^ cap. IV. « E vidi a qual servizio ed a qiud morte , » Ed a che strazio va chi s'innamora. » dove i nii£,liori codici consultati dal sig;. Del Furia haiino servcggio in vece di seriizio , che auche in bocca del Petrarca era pur sempre bruttissimo. Eali rhiude poi questo discorso col i." capitolo <1el DiTTAMONDo , ridotto a piii emendata luzioiie roll' ajiito di varj testi a p'-niia delle biblioteclie fio- reiuitie , in contVonto delT edizioiie di Vicenza del 14-4: il che lie da idea di taiita accuratezza , che facnam voto perche quella bell" opeia venga cosi ristampata. Un' altra memoria del sig. Del Furia e in qucsti Atti intitolata : Delia iiecessitd di coireggere molte d'lle defiiiizioiiL die si trovano nel vocaboLario della Crusca; argomento da reputarsi tanto piu jvc-neroso, ({uanto era meno da asj>ettarsi da uno di quegli A e bellezza dello scrivere e del parlare. Dico peitanto )> che due geneialmente soiio gl' idiomi , che iielle diverse » occonenze della vita si adoperano^ Tuao e non scritto, •; e sulle labbra d' ogni ceto di persone favellatrici ^ T al- » tro e solamente vergato in carte. Sendo il primo co- >' mune alia moltitudine ineducaia ed incolta nelle buone " lettere , ed unicaniente allevata ai corporali travagli » deir agricoltnra e delle arti meccaniche , non puo a » men di non essere ( sicconie di fatto lo e in ogni " luogo) incostante , mal sicuro, incerto e senza ragione, >> perocche egli e tradizionale di padre in figllo , e cosi >' passa sempre e niantiensi nei discendenti piii o nianco " guasto e vizioso. II secondo per lo contrario non s' iin- >' piega comuneniente se non depnrato per mezzo di stu- »' dio e d' attenzione alle regole. Vi e dunque una dis- " somiglianza notabilissima tra la lingua che si parla e >» la lingua die si scrive. Quella, oscura e plebea, non »/ ha che una precaria e passeggiera esistenza:, muore ad » ogni istante e rinasce, e quasi proteiforme, si cangia n per mille e niille maniere ; nobile questa e cortigiana, » sopravvive all' autore , e lunga stagione resiste , im- >» passibile all'attrito degli anni, e fassi anche talora im- » mortale. Anibedue realmente hanno una sola connatu- » rale e semplice origine , o altrimcnti sono due lingue » contemperate e comniiste per tal conglutinaniento in " una che si dcgrada , inlaidisce, e cade neiravvilimento >» qualuaque volta si avvolge tra la feccia de'' parlatori »/ idioti , ed alP opposto impreziosisce e subliniasi , nie- » diante la cultura , T artificio , 1" industria ed anche la » mera pratica della classe migliore delle persone che " usano deirumana facolta discorsiva. Potrebbe dirsi che »» le riforme del popolo hanuo, in fatto di lingua, un gius » consuetudinario , ina che non ottengono forza espressa " di legge se alia potesta tribunizia , onde conipartscono >> rivestiti , non si aggiunga la scnatoria e consolare degli » eruditi , che mossi o da ragione o da nccessitade , git " approvino , e con il loro autorevol suggello convcrtano i> tal volta in figure e grazie del discorso le stosse irre- » golarita, le discordanze , gli abusi. " Cio premesso, domando qual sia la lingua clie si " vuol fai- cervire all' arricchimento del dizionario : la 534 ATTI ©rXL* IMP, E REAtE " popolarc e municipale d' ogni paese, o la signorlle e tr cittadina di tutta T Italia? Se la prima ; e indnliitato M che taiiti esser deoiio i vocabolarj quaiiti sono i dif- » ferenti dialetti: e ia s'l fatta supposizione convengo « che la curiosita di questo studio e coaipilazione giovar w potrehbe a far conoscere le vicende e trasformazioiii 1, dello stesso vocabolo, a paragoiiar fra loro i segni rap- ,/ presentativi della medesima idea, e le varie analoghe J, locuzioni ; a farne valutare le ditFereiize , ed a porre It in mostra i modi diversi di seatire e di percepire dei » varj popoli. Ma se la lingua che si cerca di conser- It vare, e (come par naturale e piu utile) cpiella se- >» conda, vale a dire la lingua nobile , e rusitati da tutti »> i pregiati scrittori , e la sola universale e comuiie, non ft veggio come debba o possa il dizionario Italico conte- tt nere altro dialetto fuorche il toscano , avvegnache in it questo concordemeiite sian convenuti , questo abbiau » prescelto, ed a questo in ispecial guisa raccomandato « le ben vegliate lor opere gli scrittori delle piu colte » e fiorenti provincie della nostra penisola. Altro e 1 uso w del favellare , altro quel dello scrivere. In qu ello fadi »> raestiere che 1' uomo di lettere si accomodi al volgo , ti e nel rimanente per se riserbi la scienza , secondoche j> col suo esempio n^ammaestra Cicerone, dicendo: Uswn « loqiicndi p^pulo concessit scicntiain mild rpscrvavi. Di fatto » I' infima ed in gran parte altresi la mezzana gente si .j> attiene alia sola pratica appresa dalla nutrice e dal- if I'assiduo conversar co' suoi simili , non sapendo in che « mode e per qual cagione si debba insleme congiungere »» il verbo col nome, e dir piuttosto cosi che altramente^ >i iloveche i letterati conoscoio per principj teorici il per- » che queste sian proprie locuzioni, e quelle improprie »/ o traslate , e molte e molt' altre cose, che il corretto » e leggiadro sermocinare addimanda. E quando dissi »' volgo, e ne distinai il linguaggio , si avverta che Noif »l INTESI PVNTO DI ESCLUDERE IL TIOHENTINO t COll tUttO »/ che nella generale rimescolanza di tante ])arbare favelle M che si confusero colla latina, e stravolserla in si dif- »> ferenti forme e pronunzie, la sola toscana fosse quella » beata regione che piu nel suo novello tenore serbo i> della dolce maesta della madre, e ne fece quasi parer u bella ed amabile la medesima corruttela. Occupando « essa uno stretto territorio , e questo anohe majro e ACCA.t)EMIA DELIA. CHUSCA. 335 w »a«9090 , ed ingombro d' insaluliri marenime e d' alpe- „ stn montagne, resto, come T Attica, preservata dalla ,/ diuturna dimora delle avide settentrionali masaade, che » piu volentieri aunidavansi nei pingui campi dell" Iiisu- M bria, della Puglla , della Campania ed altrove , e cosi >» fu maiico soggetta ad un' alieraz-ione affatto sconcertata, »/ disarmonica, nauseosa. Quindi senza studio veruno, ed >» in forza puramente di buoiia nou deviata natural abi- u tudine udii- si fece in Toscana nel secolo del trecento »* si regolato, uniforme, scbietto e preciso il linguaggio « che d'esso ben tosto invagbitisi gli altri, couiinciaroao >t a disinnaniorarsi de' proprj dialetti nativi , ed a colti- >» vare e rendersi doinestico cfuest' uno, die gia s era J/ fatto in Italia assoluto signore e predominante. » In un'altra lezione detta neiradunanza del di 14 geniiajo 1817 tratta T istesso Giuseppe Sarchiani Delia preminenza di alcune lingne in genere sopra di altrr ed in ispecie della Toscana sugli ^Itri dia- letti d' Italia , dove come nella precedente , la gm- stezza del criterio e del raginnare si niostra com- pagna alia purezza della lingua e alia fluidita dello -lile. C Sara continuato ) 336 Biografia Cremonese , ossia Dlzionario storico delle famiglie e persone per qualsivogUa titolo mcmora- bili € chiare spettanti alia cittd di Cremona , dai tempi pill remoti fino all' etd nostra , di Vincenzo Lancetti , direttore deltl. R. Archivio di guerra. Vol. I. — fliilano , 1819, in 4.°, di pag, 416, presso Giuseppe Borsani. N< lot annunciammo quest' opera ne"" nostri discorsi proemiali si dello scorso anno die del corrente, es- sendoci noto clie da gran tempo il sig. Lancetti vi attendeva con tutta quella soUecitudine che era com- patibile coi doveri del suo stato. Egli cremonese de- dica questo faticoso lavoro alia patria , e per essa al Consiglio generale ed ai Magistrati clie la rap- presentano. E ci piace osservare che questa dedi- catoria e stesa assai nobilmente. In essa lagnasi di alcuni pochi , che da esso ricliiesti di notizie non vi si prestarono , nc di risposta pur V onorarono. Siffatte negligenze, che di sovente impediscono agli scrittori di essere esattissimi nel fatto di cose sto- riche , avvengono tanto d' ordinario che non e a gtupirsene. Nobile parimente ci e sembrata T intro- duzione, ove del sistema da lui tenuto nel comporre la sua biografia rende conto , facendoci coaoscere clie abbraccia non Cremona soltanto , ma si tutta la provincia, anzi pure la diocesi cremonese, nella quale comprende que' luoghi parimente, tra' quali e Crema che gia le appartennero , ma soltanto sino al tempo che le appartennero , csclusa pero quella parte che fu o e situata nel Parmigiano. A noi, per vero dire , cpiesto divisamento non sembra il mi- gliore , e avremmo desiderato che questi luoghi eziandio , doude egregi uomini uscirono negli scorsi secoli , avesse T autore visitati , e i fasti di quelli che gl illustrarono ci avesse trasmessi. Ma il timor BIOCRAFIV CREMONESE. 337 forse di non pcccare di troppa prolissita ne ritenne r autore. Di t'atto qucsto priino voiuiue non com- prende die le famiglif e gli iioniini, il cui nome comiiicia dalla jjrima lettera ddralCabcto. Del molto nuniero de' suoi ariicoli da T autore una vale vol ra- gione, che e cpielia the uno s( rittore di cose patrie non debiie anchc- Ic piu minute irlorie trascurare. In quelmodo^ rlic'egli, cIlp non vogliamo preteudere che ttitti gli uominl pii dchbaiio esassissima stima. — Non c qui il luogo d" isiituire paragoni tra le dilTicolta degli sciolti , e quelle delle stanze. Chi s' e provato negli uni c nelT altre , presiamente ha potuto per- suaders! che riascun metro , a volerc in csso ottc- ner lode , richicde una speciale arte dill'icilissima da conseguirc : e che assai comodamente si pun ccriverc in cja«cun metro scnza (pielV arfe. 344 ILTADE d' OMERO FATTA ITALIANA Molte versioni abbiamo in ottava rima delF Iliade;, e potrebb" essere flomandato pv!r quale raotivo mai a < hi b ;s 6 lingeorno oride condurre a t?rmine un la'ito lavoro, noti fa poi sufficiente perch' (*i lasciasse alciTi ahro monumeiuo diiraturo nella menioria degli uomiiii ? O perche , se malagevoUssime sono per se we^se le stanze , chi le adopero non cousrgui lode di nobile ed ardimentoso spirito, solo per essere venuto a si grande cimento ; e non fu assomighato a que'navigaati, dei quali veggiamo rimanere la fama, solo perche arditamente si coiiHdarono ad incogniti niari , ancorthe vota radesse la loro im- presa , o rotti dalle tempeste alTondassero ? Perche i nonii del Leo , del Groto , del Tebaldi , del Bu- gliazzini , del Casanova , del Bozzoli , tutti volga- rizzatori delFIliade in nttava rima, furono seppelliti con essi ; e a quello del Fiocchi ( ultimo e vivo tra- duttore in tal metro ) tocco di morire , come a qiiegli eroi d'Omero, innanzi tempo? (i) — Ancora vorrebbesi domandare perche , se lo sciolto e co- modissimo metro , fra le tante versioni delV lliade splende unica qnella del Monti — c fra le tante pur deli Eneide , unica quella del Caro ? l\Ia perche veggasi qual giudizio faccia il sig. Mau- cini del lavoro del Monti , ne giova riferire il suo S O N E T T O. Salve , o padre de' vati : a te consacro Questa iiumagine tua , di lunga pena Figliaj ma d" estro ancor. Qui dove il macro Salvia t^ offese ammenda io fo iioa piena. Poi die quel grr.nde dal poema sacro , E i duo che hewer dopo alia tiia vena. Con rAnsonio scarpello tin simulacro Begno di te potriau formare appeaa. (]) r e' sO| rannotati chi tradusse 1' intero poema, chi, meno "ralente o fiu accorto , si rimase pei- via: nia turn gareggiano con ogni f otere a chi pcggio fa. Usiamo carit^ a' lettori perdo- nando loro lo striiggimenro che j-rovanimo a voler paragonar? aJcuiT" itanze dt tutci colla n-adu.zione del sig. Mancini. DA LORENZO MA.NCINr. 340 Altii pittor lussurioso , o scarno Troppo, alia BreHta, al pingue Olona la riva, Di ritrarti , o divin, fe'proxa iiidarno. Ah qui neglctta la fedcl tua Diva A cjual terra fuggil Spei.tc sulP Arno » Le tue seiuliiauze sul Tauiigi avviva. Certampnte sotto (|iiel pittore scarno troppo in riva all' Olona voile disegriare il cav. Monti ( non il Fiocchi ) , giacclie V incrcrnento d' ogai nobil arte no»i pno connsrersi ne giudirarsi se noii guardando air operare de' migliori. E disse scuriia quella ver- sione , forse ]ierclie non la trr.vo Irggiadra per or- nairienti stranicri all' Uiade. Se questo fu il suo pensiero, non dubitiamo di risponderc , che Tinten- zione del ]\Ionti era di fare italiana Tlliade, non di comporre un poenia di sua niente. Egli si penso che non fosse mestieri assottigliarsi per veder mode di emendare o vestire d' ahhiglianienti la poesia di Lui , al quale il girare de' seroli , e il mntare di tanti usi e di tante opniioni non nienomo f antico grido di eccellente e divino. E";li voile essere contento di o presentare Y Italia di una versione che le sole bel- lezze deir oris-inaie facesse intendere e sentire ; la- o . ... sciando a chi abbia per avventura nilgliore ingegno di hii e di Omero V intarico di aggiugnervene di no- velle: di una versione, quale da gran tempo era aspettata da tutti qnelli che, niancando di lingua c;reca, pur dcslderavano poter dire: abbiamo letto I'lliade; ora sappiamo rlie c qnesta poebia Omerira di cui indarno nclle versioni , ora eolle ora licen- ziose , cercavamo le bellczze corrispondenti alia fama. L'opinione di un solo nel fatto dcU'opcre let- terarie mal puo star contro la comnne sentenza. E noi ndinimo , non che i letterati italiani , gU >tra- niiri fare applauso alia Iliade del Monti, e ranimari- carsi per non poterne vantare una eguale ne" loro idioini. £ fu aurora pensiero di un rinoniatissirno ingegno (i) « che ne' paesi europei chiuncjiic non (t) Nadama di Send 346 ILIADE D OMERO FATTA. ITALIAN A puo sollevarsi alia lettiira di Omero orio;inalc , -dcbba nella traduzione iialiaiia prenderne il meglio pos- sibile di conoscenza e di piacere. » Noi non sap- piamo dire se cjuesta opinione si a rettissinia; ne se conveniente sarebbe agV Inglesi lasciare da canto il Pope, e a' Tedeschi il Voss , per leggere Omero in una linsua stranicra , nella quale non o;iHo;nesi mai a concepire e sentue cosi rapidamente come in quella die ci valse nella prima eta ad esprimere le na- scenti nostre affezioni. Ne basti ch' ella valga a ri- levare il merito della versione italiana, E note al pubblico qual 2;iudizio favorevole ne portasse Ennio Quirino Visconti : quel Inminoso spirito chc meglio di ciascuno poteva di tali materie giiidicare ; essen- do che prontissime ebbe le lingue antiche , e piii che ad altro se ne valse a vagheggiare qnel Inme di eterna bellezza , che dai monumenti delT arti ^reche prinripalmente si spande. Tnttavia ne al- r aiuorita di un tanto sapiente noi vorremmo ri- rliiamarci , se il giudizio da lui datone , sono oltre a otto anni , non vedessimo essersi poscia stabilito ed allargato nel pubblico. Se non che forse altre ragioni fanno rigida la sentenza del toscano Mancini contro il lombardo volgarizzatore d' Omero. E tutti i buoni italiani veg- gono con dolore perpetuarsi per battaglie di parole la dissensione fra i cittadini di un paese , che ogni suo danno deve , pur troppo ! riferire al continuo parteggiare , o tacito od aperto , de' suni bgli. Chi si ponesse a cercare questa iradnzione del Monti , con intendimento di coaoscere dove sia dissimile dair originale , lontano , al n )Stro credere, dal tro- vare che scarna ella sia, vorrebbe anzi dire che tal- volta e concitata piu che non la pacatissima poesia Omerica. II fjualc aggiugnimento di energia fiior di dubbio non e lasriato desiderare dalla Iliade 2;rera a chi ha la ventura di leggere in essa: ma egli c per- donabile nella italiana , e \02.1iamo anche dire non Jndegno che lo commendino quelli chc non possono D.\ LORENZO MANCINI. 847 nrrostarsl ad Oniero sc non per mezzo tlellc tra- dnzii ni. Pero rli' eg.li non e voto iiiistuono , ma impeto di nn animo passionato clie detta secondo sua tcmpra (i>. Ne forse si paitirebbe graudcmcnte dal vero chi dicesse avere il IMonti tradotto la lliade con caie2;li spiriti con cui Michelangelo aviebbe co- piato un Apollo di Fidia. Egli e iiidarno cbe V ar- teH( e tenta di nascondore se stesso e di non mo- straic die V opera. Quanto V uonio produce ( e sieno traduzioni ) necessariamente debb' esscre sug- gellato dci privati caratteri del suo cuore. Ora per saggio riferiremo alcune stanze della versione del sig. Mancini , e verremo apponendovi (pialdie nota. Trascurercmo le ckizioni dure, le co- striizioni dillicili , le parole disutili per non fare in- 2;inria al senno de' lettori, e cpxoUe cose soltanto accenneremo che travisano Y originale. CANTO PRIMO, Canta lo sdegno dell' invitto Achille. Note. Sdecno. II testo ira. Auclie 11 Salvini ( s«*eiiito poi cJal Haffei ) tradusse : Ln sdepno canta del Pelide AcJiille. E il Monti ( Espe- rimento di traduzLone dalla lliade ecc. Brescia locR) assennata- njente awerd die sdegno « non dipinge quella srpg,()lata pertur- bazione di aninia che ad occhi chiusi siccome V ira cerca ven- detta ecc. essere lo sdegno un grado di rollers che si pu6 ac- conipaguare benissimo colla vagione -^ I'ira r.l contrario stare 8ui conjini della forsennatezza » — Aegiuuge <» Hoi , quando (i) Eccoae un eseinpio. Nel IX dell' lliade Achille , rispon- dendo ai l^-gati di Aganiennone che lo avevano pregato a depor r ira e a tornare a coiubattere , dice : predar si ponno e f>uo e pirt^ui pecore , ed acquistar tripodi e Lioride teste di cMalli ma I' anliiia deW uoino perche riiorni , non si preda 7if si prende poiche sia uscila una voUa dalla siepe de' denci. II Monti traducr Racquistar si ponno E tripodi e cavalli e armeiui e greggi; Afa r alma che passb del labbro il varco Chi la rctcquista ? Chi dci freddo petto La riconi-ii.e a rafvivar la yctnme ' 348 ILI\DE d' OMFRO FATTA. ITALTiNA 0 Dea: sdeg 10 fatal, che foiite a' suoi Fn di mail iali.iiti, e mille e niille Precipito nelF Oreo alme d'eroi, dicianio ira di Dio, fare a rigor di termini un matfo oltraggio alii DiviiiLta laaccessibile ad ogni perturb.izioae. » E qui parlo da filisofo, ina, qial poeta , noii avea dubitato dire iiel Bass- ville : « Sicche V alta vendetta e gia matura , Clie fa dolce di Dio nel suo segi-eto L' ira ond' e coluia la fatal misura. » (i) Pcro ch' egli e conceduto a'poeti, anzi a' mortali tutti (die sono per iiatura piu pbeti che filosofi ) tribuire agli Dei le nro- pne passioiii : oud' e die appo i Greci troviaiuo la voce ^ijvta^os, iiniuediatatueute derivata da ji^jvig ( ira ) adoperata a siguificare /o sdegno di Dio contro i inalva^i, aazi e priino senso datole dai lessicografi ; e a un tempo veggiamo Omero ( II. XVI 282 ) usare lo stesso vocabolo per indicare 1' ira d' Achilla. Ma non e gia conceduto a' poeti , ne a chicchessia , travisare cio che la natura ha niesso nel cuore dell' uomo : e V ira era la pas- sione sovrana del cuore d'Adiille : ne e conceduto a' traduttori illanguidire o mutare le idee degli originali : ed ira h voce pri- ma e solenue della Iliade: ella ha in se 1' eleiuento e il sog- getto di tutto il poeiua Sdegno fatal « Ardisco ancora chiamare viziosa la ripeti- zione di sdegno. La protasi deve essere semplicissima , e un arti- fizio rettorici) non )iu6 che guastarla. » N.ont[. ( Esperimento ecc.) do\e esamina la protasi del Maffei — Fatal « Questo vocabolo lia due tagli, perche risveglla 1' idea del danno egiialmente che i' idea della salvezza coll' intervento di un decreto del fato per V una o per 1" alrra di queste due cose. Fatali a Troja erano le frecce di Filottete , e fatale il simulacro di Pal lade, quelle per distruggerla , e questo per couservarla » Monti ( ivl ) esauiinaado la protasi del Kidolfi. Ora fatale e vocabolo di po- cliissima efficacia nella nostra lingua, avendo quasi affatto per- duto r antica significazione , ed essendo diventafo soienne e on- nidicente appo gl' iniprovvisatori , gli scrittori di drainmi per musica e cousorti. E ua cinqueceatista che tauto scrisse d'amore e si poco senri , mostro quanta soprappiii avesse filosofia dolen- dosi del suo lungo destin fatale, A si'Ol. II testo agli Achei ; e Achei , come avverte \\. Cesa- iotti , « era il noma antico dei Greci , e coinprende presso Oineio r intero popolo. » La traduzione non rispoude all' am- ^io significato dell' oi-igiuale. Okreche puo forse esser trovata (i) ConfesEo di aver dei-ivato questo penoiero da Dante , e noto la riJevole chiosa del Venturi ai versl da esso imit.iti. Tanto piii ridevole, secoiido noi , in quanto che il Taiio avera gia interpretaio 1' Alighieri con quel veriO ( non ci ricorda il canto ) della Garasalemme E dolce e I ira in aipetiar '.■emhlta. V. pnrg. XX. 93 e leggi 1' accennato comento. E illacrimati i corpi , onde partille, Pasto iece tli cam e d' avoltoi. Jila s' adiMiipiau, da die fur prima irati Achille e Agamennon, di Ciove i fati. rilh<^e , clii avvfita i suoi d'Aclillle essei-e i Mirmidoui ; i qua- li , dfvoti al loro dure, ti crauo nel tempo dell' ira sua ritirati ton esso alle na\i: II Pe'ide poi alle tende e jllf n.jvi ugiiali nndb cvl Meiieztade e co' siioi coi/ijingni- ( avv Oi,q s-capoiaiv ) 11. 1. 3o6 — E alle teude e navi de' Minuiuoiji si ri;eai-ono griu\iau da Atiaiuennone a levarc Bviseide. I. 3^8. E Agaiiien- iione parve — uia erano parole mosse dall' ira — fare uiua ronto di loro , quaiido disse al Pelide di andarsene a tasa colle sue navi e co' suoi compagni e di regnare sopra i Mirmidoni. I. 179. L' Heyne alle parole reed infiniti inali vgli Achei sop- jioue : « Muhae auteiii Achivoruiii strages factae sunt , iinminuto per Mi/rinldonuin discessuin exercitu. » L' ira d'Acliille dunque, a rigoroaaniPiite parlare . desolo gli altri Gi-eci col recare sal- vezza a' suoi. Ai quali alcun akro danno non colse, se iion fu c|upI1o di audai- pri%ati della aloria delle battaglie , o se non fu la niorte di Patroclo. Wa non e qucsta 1' idea di Ouiero. O.NDE FARTILIE. Apgiiuiio da perdonarsi alia necessita della riuia , tolto al Bozzoli « E lascio in preda i cori'i, onde par- tille. .. Da CHE ruR tiuma ir,ATi Achille e Agamenkone. Clii fosse affatto nuovo all' argoniento dflla lliade , non inteuderehbe si losto da queste parole , se i due re s' adna^sfio T nno alfaKro, o a cui. Era bisogno far sentire il SiaaxiirTiv ( dissrdfruiic , dis/uncti sunt) die nel testo fa I' niuiia^ine evidentissiuia , e cui il Monti conservo : « da quando Primainente disgiuurf aspia lontesa ecc. » Ne forse erauo da trascurave i tit<>li ciie Oiuero da tli re dcgli uoinini atl Agauiennone . e di divtno ad Aclnlle; perrlie le contese dei graudi |>uerdi spesso , o luusse da niatta -■superbia , come fu questa de' duo duci , vestono graviia agli ticrlii del volgo , per riverenza de' contenditori. — - Ma s' Adempian . . di Giove I fati. Senza dire die quel ma ^ un corretiivt) inutile e prosaico , vuoisi norare , che Adein- piersi i fati di qualcuno sigiiifita propviainente coHfu//.fl/ J' Ic.sorti a lui decretate. II testo : Di Giove aJempivfisi il consigfi, ■ §ovXf/) : e i nostri consigli s' adcnipiano per nostro sonno , per 1' al lui i nostri faii. E vie piii il senao sara trovato in\prs'> da clii j^orra mente die , secondo la teologia d' Ouiero , il Fate s^ava sopra lo stesso Giove. II. XVI, 433 e seg. Dottrina clie gli sDici re- carono poscia in Roiua : onde Ovidio fa dire al 1 adre tlegli Dei: Me quoque fata regunt ; quae st, mutare valereia ecc. M'-» taiuorph. IX , 433. 35o iLiADE d'omero fatta itvliana y 2. Qaal Dio le cittadlne eaipie coatese Movea fra i reg'i , e cominciava i daniiL? Di Giove il figlio e di Latona ; ei presc D' uii sacerdote a vendicar gli aifaaiii Sopra il figlio d' Atreo che vilipese Suo duol paterao, e il sacro ufiicio, e gU aani. Le navi allor celeste morbo invade , QuAL Dio ecc. Qui e stemperata ia due versi 1' espressione del testo. Gli epiteti cittadine ed empie , e 1' aggiunto coiuuuiava i daniii sono affatto d' arbitrio del tradiittore. Ne ci sembra che con tante parole agguagllst la forzi del breve modo del Mouti. E qaal de nami iniiuicolll ? L' espressione dell" origiaale e di tal robustezza , da non potersi forse tradui-re ; e beache estesa in un intero es.imetro , ben fa chi tenta d' accostarvisi cercando forza nella brevita (i). Per due motivi poi troviamo inop- portuno r aggiunto co,iuiiciava i daiuii : i." perche pun parere che Apollo comiaciasse i daiini derivati dall' ira d'Achille , giac- che queili ancora furono proposti da caatare nel profinio del poema : e 1' ira d'Achille veiine dopo i daani d' Apollo ; 2." per- che grava a-oppo il Dio , il quale noa lancio le saetce per mi- niicare i duci , ma per vendicare il suo sacerdote. Et PRESE ecc. Per tutta questa stanza e aflratto travisato 1' ori- ginale , che seinplicemeute dice : sdegnato ( Apollo ) col re su~ scitb nel campo un tiiorbo funesto ; e perivano i popoU : perche r Atride vilipese Crise sacerdote. Con quelle parole .■ prese di un sacerdote a vendicar gli affantii , il traduttore si e tolto T inu- tile inipaccio di dire cio clie ciascuuo di per se deve intendere qiando in progresso Crise supplica ad Apollo , e questi discende irato dal cii'lo. 1. 3/ e seg. I poeti non deouo essere coiuen- tatori. E suno pure un coraento quelle parole : vilipese suo duol paterno e il sacro ufflcio e gli anai ; per cut ruaaco nuove, ne terribili vengono quelle nimacce delF Atride : vecchio , ch' io non ti vesga piii intoriL.1 a queste navi , che forse a te non gio- Verebbe to scettro ne I' infula del Dio. I. 26 e seg. Celeste morbo. Che e il morbo celeste? II tssto vovaov icanriv (luein pestlferam) , e ben ci e nuovo che xaxo; , pernicioso cattivo lafausto stenninatore, tradurasi per ce/ejfe. E dopo tante giunte del traduttore in questa stanza, non e poi alFatto chiaro che Apollo ei niedesimo suscitasse il morbo nel campo : senti- mento nettissimo nell' originale. E il morbo celeste potrebbe es- sere creduto ( come hassi il morbo erciileo , napolitano ecc. ) (' ) T*5 t' ap afpae ^sav spi,§(, i,vv£fix,e {idj^eoSai^ Cni Don sa tli greco ne oda I'aipra .irnionia Tti e'ar sfaoe tlmoon eridt xijneece machrsthai ? DA. LORENZO MANCINI. .IdI E pel fallo del France il popol cade. 3. La schlava figlia a ricomprar la venae Ciise a Febo ministro , e fea dimaada Lusingliieia pei doni , e pel solenne Suppliclievole rito Aeueranda, Lo scettro d' or , die nella destra ei tenne , lucorouava la Febea ghirlanda. Tiuti i Creci prego, ma piii la doppia Prole d* Atreo , dominatrice coppia. 4- Atridi, e tutti Argivi dtici , e genti, Facciano i Nnmi da' superni troni V oi del Re Priamo a ruinar possenti Le rocclie , e depredar T alte magioni ^ Spirin poi destri al tornar vostro i venti ., Ma rendete niia figlia a questi doni, \incavi tema, se merce non move, Del Dio saettator, prole di Giove. tal malattia cui soggiacciano gli Dei: ^ kri^apfiu, fj d-xavipoTLo, o altro somigliautc. E PEL FALLO DEL PRENCE IL POPOL CADE. II versO e hliono, ma non Ouicrico. II testo : perivano i popoH. II naduttore vi appose il comento : ma espoae idee coeve ai re ad ai popoli , chiarissinie per jirova a ciascuno. Ddianda lusinghiera ecc il testo semplicemente : re~ eandn infiniii doni, e tenendo in mono il scrto del lungi-saeltante Apollo. II Mancini svolge frequentemente le idee facili a nascere in chiimtiue iegga. Modo non affnito dissiniile a quello del Sal- vini , il (juaie sNolgeva le enidizioni ; e ude)u!o (rise pregare Apollo sotto il noiue di Sminteo ( 11. I. 89 ) traduce : Odimi tu che tieni arco d' argento , Che de' topi il diluvio dlstruggesti , Peste de' nostri cainpi , e perb Sminteo Da noi ti appelli. E ci ricorda di aver vcduto una parafrasi in piosa della Di- vina Commedia, r.eila quale P aiitore veni\a u-c»cendo le piif fredde erudizioni alle inuiiagini piii passionate. Spiri.\ poi, ecc. Qui il sacerdote senibra npigliar Icna nel lue- desinio argoiuento , ed avere in esso tutto il suo cuore , jneu- tr'egli faceva quegli augnr] seiupre col pensiero airot'.cmuieuto rlella fiolia. 35a ILIADE d'oMERO FA.TTA ITALIVNA 5. Qui prorompe concorJe 11 Greco assenso , E vasto per le turbe e nioniiorio : Riscatto accoiTe innsitato , immeaso E venerar nel sacerdote il Dio. Ma il Re de'Re ben altro ha in cor, lie sense Toccali r alma fera avaro , o pio. Vuoto ritorno e frettoloso ingiunse A.1 sauto veglio , e detti acerbi aggiuiise. 6. Ch"' io , vecchio, piu non ti ritrovi al campo, O vi riporti , o vi trattenga il piede . Mai pol varrebbe in tua difesa e scampo Lo scettro , il serto , e quanta iu Delio e fede « A te cosLei , pria che vecchiezza il laiiipo Tutto le spegna di belta, non riede In Argo , in Argo sta : veglia nell*" arte La di Minerva J e nel mio letto ha parte. In Argo sta. Crederebbesi die Crlseide fosse io Argo dav- vero ; ed era al cauipo. II teste r Costei non libererb se pria aou la coglie vecchiezza nella mia casa in Argo , lunge dalla patria , intenta a far tela , e occupata nel tiiio letto. Con clie il re tra- figgeva di vai*j modi il cuore di quel misero padre , uiettendogli jnnanzi clje , neppur finita la guerra di Troja, egli si sperasse di riavere la figlia; la quale, ancella e drtida, avrebbe invec- cliia.o in Argo , ne sarebbe stata restituita se non quando fosse trovata ioetta alle gioje dell' amore , e quaado tornando alia patria piii noa potrebbe i suoi , gia spenti, consolare — Le parole lunge dalla patria erano aggiunte a vie piu innasprire il dol 're di quel desolato, ne dovevansi trascurare. Nell' arte di Minerva. Benche ne' tempi autichi le persone di gran sangue non isdegnassero porsi al telajo ; tuttavia questa espressione uobilita l' opera nella quale Criseide doveva logo- rare i suoi giorni , e fa nianco sentire lo stato suo servile : il €he e contro 1' animo di Agamennone. Ma vuolsi cessare da questo minuto esame , die potrebbe forse protrarsi per tutta la tradnzione »enza che venisse manco la materia. Solo reclie- remo ( prevedendo iin desiderio de' lettori ) alcuiii pochi versi tolti pure al canto prinio. Ugo Foscolo (V. Espcnmeiito ecc. pag. 109 e seg. ) raccogliendo le tiadijzioni e Je iniitazio.ai di quei versi d' Omero D\ LonrNzo M^NciNi. 353 clie cUpingono Ciove nell atto di atierraare col f enno dtl capo le pronKissc diauzi f.iite a Teiitle (11. 1. 528), niostio come niuiio era riusciio a ri;opiarr le ])el- lezze deirorigiriale, o tenvtte ehe altii potcsse riu- scirvi gianiniai. La^uide chi lesse qu He ronsi»lera- zioiii for&e br;ma conoscere come il MaiiLini abbia tradotti (}iici vcrsi. Eccoli , st. 93. Tacque , e crollb la maestosa fronted Alto si scossc I' inmiutabil crine Sul ccpo (tiriio , e VLiCillomu il monte Dullc tarturce scdi 'illt dL\'iut. Ma not- r< mo die croUure significa movimento trop- po vi'deiito (^ a ciii seguita n.'ccssaii.'.mrnte 1 alto si scossc ) e smiiiiiisce la p tenza di Giove che , ttiu oiido il tt'sto , solt into coll arcennare tran.:iiil- lamcnte i sojjracMgli , fa tri maiT il vasto Olinipo. E il crollurr del capo snole essere cjuasi scmpre iiidizio di sdegm. e di minac ia ( V. Bocc. Giur. 10, Nov. B. — lasso Gtr. XIX , 78 ). L' epiteto (Ximmu- ttitilr al crine niena a pensare < he Giove non in- camitisse 2;iair.ni: i , e intanto ne iiiette innan/i una inunagnie disavvenente , qni do\e tutt) e in.morta- lila e onnipotenza. 11 testo ha ambrosic cldome: e il JManoini voile pur egli aggiugnere un nuovo si- gnifuato a ([iiesto vocabolo , a cui tanti gi;N n;> dan- no gl' intcrpi eti. ( V. Ileyiie exrurs. IX ad hb. I. U. ) 11 vwiuc: nieglio T Olinipo, perchc vcdisi piu ratto il potcre del Dio suila sacra srdc de' ( elcsti. E tj[ue- sto va( illare del monte didV intVrno siiio al cielo e forse inunagine csagerata. Ne Umero ha mai detto chf r Olimpo metiesse le radici nel Tartaro. II fhe non avrebbe conceduto a ^1, Boivm di conghiettii- rare ch' c sso avesse il fondamento nel cielo , e i gioghi voiti verso la terra. ( V. Hist, de I'Acad. des Inscrip. '1'. VU. ^lemoire de litter, p. 411) Manca in oiire \\ Sutunuo 1^ Kporiuri- ) e il re { dvai ) del testo; c]iii\ntnn>pie il primo non espriina nella no- stra lingua ei6 che esprimeva nella greca : e del secoiido U'Mi p.ija a noi quello che ad Ugo Foscolo , Bibl. luil. T.XIV 23 354 ILIADE d' ORIEEO FA.TT.V IT\LIANA. jl quale dice : questo essere titolo che Omero non del die a Qiove , a Febo , ed a pochissimi altri Dci per cccellenza; noi confondcrlo con ^aaLAevc. per iiou conoscerne la proprietd vera. Noi non sappiamo ben penetrare il suo pensiero , perche questo titolo e dato piu volte da Omero anche a' grandi della terra. (11. 1. 7 e passim.) E quando il sig. Foscolo avesse anco •voluto dire concedersi bensi a^li uonuni pottnti, non pero mai ai niinori de' celesti ; noi non vedremmo allora quanto avessero a tenerst ne onorati gli Dei i quali , che che altri pensi , sono pur senipre (jual cosa piu che non i re nostri. E n' e insignito Mer- curio , il quale dall' bin;iunti suoi. Sembra ( per annodare una conclusione ) che ^aaiXevQ sigiiilichi pill da presso re scettrato e coronato con tiitto il resto; il quale an( he potrebbe essere, come talvolta avviene , senza potere , ed dvaE, re potente ^ od an- che uomo non re., ma avcnte potere. DA LOKENZO MA.NC1NI. 855 'i\\luno a cni increscera il rigido modo con cui ci biamo messi ititonio a (jursta versione d I Manrini , vorra forse dire che le opore della mcnte vdgUono essere giudicatc colla norma delle impres'.ioni die ne lasriano all auimo : pero che quando elle suscitano in noi quegli alletti che la nostra o V altrui espe- rienza nc lia fatto conosceie , altri indarno si leva a niorderle con rigidi inscgtiamonti. E ben egli e il vero ; ma lasciando ora stare quale inipronta abbia fatto in noi la versione del Mancini , diremo che una tale sentenza ne scmbra meglio da adattare alle poesie originali di quello che alle versioni. Im- perocche chi traduce obbliga il suo ingegno all' al- trui ; cd a lui e richiesto che non di nuovi afletti ne accenda, ma di quelli soltanto che avremmo pro- vato al k-ggcre il libro nella lingua in cni fn dap- prima inveiuato e scritto. E vie maggior cagione avrassi poi ond' essere mal soddisfatti di que' tradnt- tori che aggiungono pensieri ed immagini estranee allindole deila pocsia die hanno tolto a recare nei loro idiomi : pero die allora incresce nelle tradu- zioni anche cio che forse non vorrebbesi riprovare nclle poesie originali. Con qucste nornie dettammo le nostre osservazioni. E vcramente nel lavoro del JMancini occorrono non di rado antitesi , sentenze , idee e maniere ralVinate : merce tutta ddla poesia modcrna, da che le sottigliezzc ddla rettonca, la ri- gidua ddle scienze naturali c la mesta politica hanno scrollaio i fondaraenti di tutte 1' arti della fantasia : le quali, forza e pur confessarlo , spesso condussero gli aniidii ad operare quelle cose per cui vennero in riverenza delVuniverso, e die mai non saranno appo noi susciiatc dalV austero e iiidolente iiostro sapere. Pei (piali modi tini e lisi iati non solo s«)lVrono sfre- gio quelle schiette sembianze ddla poesia omcrica, ma si dissipa ancora una gran parte di ({ud calore d' afletti che spira continuo da essa. In esempio sono avversi ai carattcri di quella primitiva poesia i se- liucnti nnuh tolti tutti nd canto priuio. Col verd^ 356 iLiADE d'omer6 fatta italiana. senno dell' eta cnnuta — Ma del tergo divin V amaro incarco — e premia con rapine Acridc — guiderdone di torti — Pagherd i torti del past )r la gregga — Le pennute midstre alle veiidettr (^ le frecct" tP Apol- lo ) — Sc in quell' etd cli e men lunge alia cwut Tu mi narrasti il ver ( nell' nifiinzia ). — Ma visto ingunuo e' vinto e me di spcme Non pasci tu — avremo Gli error sccondi dell' ondosa via ( it testo : dovremo di-nuovo-erranti tornarcene indictro ). Ld della guerra tutta ei { Achille ) si divide Irr'Vocabd- viente e iic sospirai Che se stcsso da se quasi diparte Quasi Bellona alt armi fur a e Marte (^ il testo : ne pill egli compariva alia guerra^ mastavapur li strug- geiido il caro sua cuore bramoso di gr da brlltco^e e di battaglie ) — II cor mi caiigi e Id ti fai qual era Tencrezza rigor qual fiamma gelo — (i). E^tro le quali maniere vedesi non so che siiperbo iaten- dimento di migliorare il testo, e di piilirlo della rug- gine di quegli antichi tempi, in cui i'li uomini , al du-e de' verseggiatori corti£;iani , poetavano a caso, poveri al tutto delFarti, che i moderni haiino colla accuratezza deir mgegno trovate. Dirassi : le tradu- zioni sono fatte per li moderni. Rispondiamo : le traduzioni sono fatte per li moderni che vogliono conoscere la poesia deoli anti hi — o per li citta- diiii desiderosi di quella degli straiiieri, Ma(aggiun- gono ) in una versione rimata non pnossi e forse non deesi conservare tutte le forme della poesia antica; ne per avventura quella omerica sem|>hcitai quella gran- dezza priva di abbigUamenti , quegli alietti senza (i) Nello stesso canto prinio aLbian^o trovato anrora qiialche modo oscuro e anibiguo. Ma sia puhbliro or tutto il mio pen- siero per dire €c ];ensianio alia cusa ) 'bblica « che pure non e nel testo. — ■ E inorridisca ognun dirsi a me pari: il testo : pa- venti ogni altro pari a me vanCarsi ed affrontarmi , ne e chiaro dove dicesi che JVluierva veguente dal cielo a placare Achille era A lui scoperta e rhiusa agli altri in velo , perche potrebbesi pensare che ad A.cliille a|i)>aruse nuda, e velata agU altri, men- tre il testo dice : mostrandosi a lui solo , che niuno degli altn /« vide. DV LORrNzO MVNCINI. SSj raollezze e sen/a anilirio sarebbero comportati da oreccbi usati alle stanze dellAriosto e dd Tasso. Non dissi'ntiamo Interamentc , ma rio no srnihra provarc nirolio ( he la necossita degli abbigliamenti, r altra di astcucrsi dalla ritna. La quale mena snesso i tradiittori dove e' noii vorr^bbono, e gli sforza all uso di voraboli .ho inrludono idee accessorie , stranicrc dnll immaginc rhe sarebbe bisogno rap- present re. Ella e di manoo perirolo neflc poesie origiiiali, spg-iatamente qn ndo abbiamo pieno ar- bitrio nella niUtria e nelle forme. O pu6 servarsi alle ver>ioni di c|uelle hngiie chc non hanno poe- tico sti'e , qu .U sono alcuae fra le modf^rne. Ma qual prova feccro , per im esempio , i tanti tradut- to i ii riina dell' Eneide ? Si bene il poema delle Metamorfn>i lontauo dalla castigatezza virj^iliana , vari ) di m teria come i nostri rimati romanri , c tessuto di argomenti piuttosto da novellatorc che da poeta, povero di raratt ri parti olari di genti e di tem|)i, pno, meg'io di og li akro poenia anti.o , so- stenero una tr du^i one rimata, e fiire perdonabili in quaiche modo le infedclta. Ma poiche in ultimo la rima non s' appartiv-ne (he alV abito csterno dcUa poesia , e non puo riguardarsi che quale blandi- mento df«^i ore-chi , non qual organo di alTetti , rcputiam.) non sia da adoperare se^non quando la materia potentemente la domandi : pcro rhe appo noi niuno sostcrrebbe di loggere le poesie lirirhe nude dcir armonia della riuKu Ma chi valse , o chi ■varra mai a dcgnamente mettcre in rime italiaiic i lirici greri e latini ? Dira taluno : vorrassi egli credere che quel di- vino ingegno d-irAriosto , che con si mirabile f;naclie in lui tanto era il liime dcir intellefto , da potcr governare la passione del cuoi e ; e taata annora la |)assione del more da ri- 6cald;'re ed avvivare i concepinienti dell' i.itclletto. Laonde meiitre seppe far passare negli animi no^tri quei mohipU.i alTotri ond' e ricca Tlliade, conobbe eziandio colla mente rhe chiunque mette i picdi nell orme altrui , deve servj^re , senza iiscirnc mai, tal < ontegno , come so imprimesse liberi vestigi ; di qui (pipl nobdc audaniento fuori di alfcttazione clie e nell opera sua. Conobbe ess-T obbligo d' ogni traduttore di anti.he poesie coiservare intatra la natura delie cose di quelle andate eta, cosi religio- eamente che i filosofi , ^1' artisti , gli eruditi . i teo- logi possano ue' diversi loro studj valersi delle ver- sion! come del testo : e qualunque altro gentile spirito , il quale abbia bisogrio di furarsi ai lastidj dclla vita e di storcer - lo sgiiardo dal larrinievole aspctto de' suoi tempi, possu illndcrsi caramonte , a rivivendo n 1 passato , come fosse uno di qne' felici antic hi , obbiiare i dolori che gli sono dattorno. E in vero e mauifestissimo che se non puo essere ia- tcrdoito a' moderni dare ad una nuova poesia co- lore d'anti.hita, cpiando e richicsto dall' argomento, perche il passato ha esistito per noi •, e pero sem- pre da vietare che all(> poesie dcL'li antiihi sicno date senibimze moderne , esscndo stato per cssi muto e tudlo il presente. Che se e giusto dolerci degli anacronismi de' fatti , j) rche vorremo perdo- nare quelli delle idee , le cniali sono si)Csso dc' fat ti Ciigione , e meglio ch' essi lalvolta nianifcstano la divcrsa uatura tie' secoli ? 360 ILl^DE P'OINTFUO FATTA ITALIANA Ma le arti camrainai-ono sempre dal rozzo al bello c dal h«"llo air artiliciato. Ne a questo si venne < he per vaghezza di migliorare i peifrtti escmplari. Tm- perocche chi trovo da alrri rappresentata la srhictta natiira il ni'^glio che ad umano ingogno e possibile, per sopravanzare quegli artefu i , fantahtico una na- tura niiova che vantaggiasse la reale ; e si penso di ottenere quelT iniento dotando le nne cose delle qualita dclF altre , e sopraccari ando senza disrer- niiuento di umane fa'clui e d aifetti le cose inani- mate ; e le animate, per cosi dire , disanimando per ornarle alia guisa delle prive di sentiniento : e cosi mirando ad arrichire la natnra confuse cio che per leggi eterne ed universali fu diviso : il vero, il sera- plice , il natnrale sconiparvero , per ftir Inogo al f.ilso , al contrallatto , al niostrnoso. I traduttori vol- 1 ro pur essi luostrare che nientre ritraevano le im- magini altrui non erano destituti della virtii di creare, e per pn.rer atti a gareggiare cogli originali , e a jUeggiadriih , gnastarono Y ottimo. Omero negli nl- tinii versi dell ottavo deiriliade, facendo una com- parazio'.ie , descrive una notte serena e pacifica con cosi s "hietti colori , che tu dimentichi di leggere poesia e vedi la natura. Chi pr.6 ricorra al testo , giacche la tranqnilla armonia dei versi , e le voci tutte usate nel senso propiio valgono ad aggiu- gnere beilezza e v( riia alle immagini (i). Non per- tanto il Monti tradusse mirabdm nte cosi: Siccome quando in del tersa e la luna , E tK' mole e vczzose a Id d' intorno SfcviUano le stdle , allorche I' aria E s?nza vento, ed alio ssuardo tutte Si scoprono le torri e le foreste (i) 'Slg S* or IV ovpava a^pa ;p> Uavta 8e t' ilBsraL uajpa. yEyijSt Se re tppiva irotfj.vv. V\ LOBE^ZO M.VNcrNI- 36'l £ le cime dc' monti ; immenso e puro L' etra si spande , '^U auri tutti il volto Jtiv'Uino ridtnti, e in cor tie gode L' aitonito pastor . . . II ManciDi , a cm lorse il testo parve troppo sem- plice, voleiido ornare qu'sto squarcio ha tiraio un velo sulIa natura, ir.cttendnci dinanzi, dove 1 aniino nnn poteva sugg. rirli , modi figurati e artificj di retore. Qual mill' v-di luniinose micelle Cintici p r I' ttra accoiupacnar fdiii, Qui.n:!c dorinono i vnti e le procdlCf^ Ne L'atr nbbit, n'e la notte ha veli , Ma dcW argint. a luna e delle stclle Piina e la gloria, e tutti operti i cicli ; Scopre il ful^or le cose, t dt' pastori Godoii coiuposti in cheta gioja i cori. Chi sa conK' parla A cuore la presenza della schietta natura in ima be. la notte di primavera , sente ri- destarsi detitro quelle dole i coinmozioni al leggere i A»ersi d" Onicno e drl Monti, e prova schifo all" im- bratto di (piesta tiwduzione. — Usiamo severe parole perclie ne duole a vedcre come sj)e>so i verscegiaiori hi trava- •" Osservaziom vntnral'i fatte in ahune parti drgli Aprn- jiihi nelt Ahrnzzo ulteriore. Mcmoria (^ ineclita ) del si ma cio ci»e vieppiu conferma questa analogia si e die a luogo a luogo contiene strati e iiloncelli di una sorta ili ardcsia nera , simile al sdii'f(r sraiwakc , che ili fre(|uente accoinpagna V arenaria di Fiesole. Essa in tal caso sarebbe una rotcia di transizioaci ma aou uii son* 366 ossERVVziom stjgli APENNmr mai a vero du-e abbattuto di scorgere ad essa assoclata quella calcaria nerastra e scintillante sotto T acciarino , che va cosi spesso unita alia pictra sert-na della Tosca- na, lie altra roceia ho all' into rno veduto , se non che la comunissima calcaria apenuiiia. Fra Tagliacozzo e le sponde del lago di Fuciiio sten- desi una spaziosa piaiiura, clie ofFre una delle piu belle e pittoi'esche scene che occhio possa mai vagheggiare ia siti montani. Una serie di alpi a cui fanno corona deli- ziose coUine popolate da numerosi villaggi cinge intorno quel piano , e le sottoposte campagne erano allora ve- etite di blond eggianti messi , e coperte in parte, per quanto si stendeva lo sguardo , da nn tappeto dibianclii fiori di Pimpinella anisum, che si coltiva in gran copia nelle cam^ pagne della Scui-cola , e i cui semi aromatici costituisco- no un lucroso ramo di commercio insieme col croco che si raccoglie in molti territorj , particolarmente in quello di Marliano. II lago Fucino e all' estremita orientale della pianura. Questo lago celebrato da Virgilio e decantato pel fa- moso emissario scavato a' tempi di Claudio, e per le ro- vuie di Alba Fucense che veggonsi suUa sommita di una collina a due niiglia circa da Avezzano. In questa situa- zione e al presente un povero villaggio che conserva il nome di Albe , e dell' antica citta null' altro rimane se non che alcuni grandi residui di sostrnzioni spettanti alle mmaglie che la circondavano , e di cui dal lato di po- ne.ite se ne osserva un trlplice gii'o. Queste sostruzioni sono di grandi massi poligoni di roceia calcaria la cui superlizie esterna si conosce essere stata appianata con lo scalpello , ed appartengono a quel genere di sostru- zione che alcuni antiquarj chiamano ciclopica. Cio che e particolarmente notaliile si e che nel primo giro , ossia in quello che era piu prossimo alia citta , questi massi non sono immediatamente a contatto col suolo che essi sorreggono , come ho sempre veduto altrove in mura di slmil fatta , ma rimangono addossati axl un' altra grossa muraglia fabbricata di rottami calcari uniti con cemento di calce , la quale rimane percio frapposta al terreno ed alia sostruzlone ciclopica. II lago Fucino , che si dice avere la circonferenza di cinquanta miglia , innonda porzione di un vasto bacino ciixoftvallato da moati di cui altra porzione e a secco , Nell' abruzzo ULTEnroEii. 36? costituentlo un' aiiipia e fertile pianura che stendesi da Castel Venere lino ad Avezzano. Esso e circondato da diiplici e triplici cateiie di montagne, eccetto che dal lato di occidente ove un colle di mediocre altezza deito monte Salviano allungandosi a guisa di argine o di diga lo se- para dalla vaile di Rovita. Siccome il lago non ha natu- laic eraissario , o se pure s'insinua iii alcuni sotterranei nicati , non sono di sufliciente capacita per dare esito a quella grande massa di acqua recata dai confiuenti, cosi il suo livello tende sempre ad innalzarsi , soniniergendo i contigui terreni. Volendosi provvedere a questo malanno fu ideato fino dai tempi di Claudio di aprire un acqui- dotto per cui si potesse in parte scaricare, e il piii op- portuno sito ove recare ad effetto questa operazione fu stimato essere il nionte Salviano. Si traforo adunque quella diga con uno spazioso cunicolo, e scavato nella viva roc- cia pel tratto di tre miglia e mezzo , donde dovevano versarsi le acque nel fiume Liri : coloro che ne hanno tolte le misure dicono essere la sua altezza di diciannove piedi , e la larghezza di nove. In questo actjuidotto non e ora possibile di penetrare lie per 1' imlioccatura clie rimane per buon tratto som- inersa sotto le acque del lagOj ne per 1' altra estremita dal lato di Capistrello , ove mettea foce nel Liri , per essere qui il piano coperto di molta nielma , e ingomhrato di la- gune , per il che non e ivl accessil)ile che per C|ualche centinajo di passi. Alia hassa falda del monte dalla parte del lago fnrono di spazio in ispazio scavate alcune am- ple gallcrie , che scendono a piano inclinato , e vanno a terminare nell' acquidotto , ma queste medeslme sono in parte innondate o dalP acqua del lago che liltri per al- cuni spiragli tielle rovine che ostruiscono il gran canalc, ovvero da quella di qualche pnrticolare sorgente che spicci dalle viscere del monte. Nulladimeno si juio in una di esse per lungo tratto procedere onde ammirare la gran- diosita di (juelle opere , e la somma precisione del lavo- ro. E comuue opinione che siffatte gallerie servlssero di strade onde tradurre fuori i materiali , e perche le car- rette a cio desiinate potessero , incontrandosi , piii age- volmente scansarsi , veggonsi n certi intervalli pratiiate alcune nicchie nella parete. Oltre a cio inconirasi suUa stessa falda volta verso il lago huon numero di pozzi ver- tical! •. che pariuiente mettono nell' acquidotto , c U cut S68 O«;S6RTA.ZT0TSri StrGT.t API'NNTNI friiictpale viffizio si suppone che fosse quelle dl sfia- tato j . Tutte queste vie sotterranee fufono sc.ivate nella foc- ■cia calcai-ia , noii gia a pu ita da scalpello, come comu- nemente si dice. Bistava airuopo (a inazza, e il picco- ne o altro simile strume'ito esseado sci-epolata la pietra, « potendosi di leggieri sgreUolare , qiia.itunque sia ah- bastaaza solida oiide non abinsogaare di armature, e di puutelli. Essendo present emente inattivo questo acquidotto le acque cresceiiti del lago minacciauo all' intoruo danai e rovine , e gia molto snolo coltiyaco e slato sommerso ;, il paese di Luco , ove si suppotie essere stato il lucus An- giticB , e in parte smantellato dalle oiide : in piu misera- hile stato e ridotto quello di S Benedetto , situato , a quel die si dice , sul luogo ove stava T antica citta di Maruvio , il villaggio di Ortucchio che era prima ncl con- tinente^ trovasi oggigiorao iu uii'isola circoadata per ogni dove dalle acque. E stato in diversi ten.ipi progettato di rianrire T acqui- dotto di Claudio , e molte e ostiaate couti^se sorsero fra gP iagegneri voleadosi indicare per quali motivi sia ostrut- to , e con quali m^zzi possa essere ripristiaato al primo suo uffizio. Vi fu chi decise essere cosa impossibile ;, altri disse che I' emissario quando pur fosse aperto riuscreb- be di pochissima utilita , ed altri ancora sosteiine che non ha mai servito all' oggetto per cui fu scavato. II sig. Lippi e di quest' ultimo avviso nel receate suo libro del Iw^o Fucino e diV emissario di Cloudio n lla regionc de' Marsi: iiisiste che T oi^era fu s'nagliata dairantico in- gegnere Narciso; che I'apertura in cui doveva imboccare il lago noa fu aperta per errore di livellamento nell'in- terno del lago stesso, ma ando a ferire a secco la sjDon- da^ che era impossihile che gli antichi sapessero a dovere eseguire imprese di simil fat'.a non conoscendo essi la bussola , ne la geometria sotterranea ; che i classici i quali dicono essersi effettuata T immissione delle acque in qiTel canale sono tutti bugiardi, e le iscrizioni relative a questo avvenimento non meritano fede alcana. lo non entrero in una coatroversia che mi sembra assai buja , € che e troppo lontana dallo scopo delle mie indagini.. Assai piu m' importava di liscontrare quanto fosse tera 1' assevzioiiB del eignor Minicucci, die »eila 6U£i NELI." ABKVZZO rLTERIORE. 360 lUustrazione dl un crppo sepolcrale esistcnte in Av'zzano piibhlicata in AquiU sono circa due aiini, e dove a lungo discoire intorno al lago Fuciao ^ didiiara clie esso h ha » certameiite avuto orig'me da uu'' esplosioue vulcaaica i >/ che suir apice dell' elevatissimo pLco di Lecce chiaiuato n Turcliio appai'iscono i vestigi di uu' estiiita Flegra , e »i vi si ravvisa il cratere , gli abissi del quale souo oc- n cultali dalle lave , clie ue ostruiscono V orifizio ^ che »» i ferri specolari che il lago rigetta nelle sue procelle, V i suoli di lave lapidizzate , i sorli ed i schisti che so- >t no deposti in alcuni suoi seni, diinostrano esservi uu ff di stata uelle sue latehre un' ardentissima fucina. »» Vero e che dalla noinenclatuva di cui questo scrittore fa uso si manifesta nou essere egli pei- avventura cosi pe- rito nella mineralogia , aluieno vulcanica , come lo e ia filologla , e che 1' assentire esso all' opinione di chi ideo che I' Abruzzo tutto nou fosse che uu ardente vulcano , potrebbe essere un nuovo argomento onde sospettare che non abbia una niolto esatta conoscenza delle rocce for- mate per mezzo del fuoco. Ma comunque cio sia, meri- tava di essere presa in particolare esame quella sua as- serzione. Ne io mi contentai percio di salire salla vettH del monte Turchio , ove egli ha collocato un cratere, ma deliberai di girare per iutiero tutto il perimetro del iago , che si computa, come ho detto, essere di ciuquanta miglia. Partii con tal proponimento da Avezzano, e mi addriz- zai verso Luco , e in questo tratto di strada, per esplo- rar che io facessi , altro non mi fu dato di scorgere se non che la solita cnltaria, cosi comune in tutte quelle montagne. Non guarl lontauo dai pozzi doll' acquidotto di Claudio mi fu mostrato da chi era uieco un mediocre sprofondainento nella mentovata roccia , sostenendo die era una bocca vulcanica , e adducendomi in prova che ia tempo di notte veggonsi talvolta sbucare da quel luogo vainpe di fuoco. CUecclie ne sia di coteste vampe , le quali potrebbero essere vapori accesl di gas idrogeno , e nulla avrebbero di comune coi fenomeni vnlcauici , le circostanti rocce non erano punio diverse dalle altre , e progredii il cammino verso Luco in traccia ch oggetti uiigliori, Presso questo paese scavasi , come pietra da scalpcllo, una calcaria stratilicata , spettante alia forma- *iotie della calcaria apeunina , nu in <;iQ particolare. irt J3ibl. hal T. XIV. a^ 370 OSSBRVAZIONI SUGLl APENNmi quaiito die e candidissima , di grana fina e terrosa , al- r atinosf2i-a indurisce, ed fe agevolinente trattabile alio scalpeilo, onde vieiie comunemente adoprata per fajrne iniposte , gradiui ed altri somigliaati lavori. Essa assai ftequentemeate contiene spoglie di testacei marini , la piii parte de' quali sono ortocerati longitudinalmente striati. Poco langi da Luco presso il convento de' Cappuccini havvi una breccia calcaria capace di ricevere polimento, e die ho veduto messa in opera nella chiesa di quel convento, e nella cattedrale di Luco. Da questo paese mi trasferii a Trasacco , e quantunqae mi aggirassi su per le pendici de' monti a vista sempre del lago, ogni indagine fu iafruttuosi rispetto al princi- pale mio scopo. Di qui fui ai Casali di Lecce attraver- »ando il nionte cosi detto dell" Ai'ciprete composto di roccia calcaria senza che niuti vestigio apparisse di ma- terie vulcaaiche. Mi addrizzai a Lecce , paese situato so- pra un' alta eminenza , e che in tempo di state e affatto abbandonato, passando gli abitanti a soggiornare nei ca- sali che sono alia base della montagna. lo mi accostava cosi al monte Turchio , ma durante il cammiao fatto in mezzo ad una stretta valle adjacente alia base di questa montagna , e che dai mentovati casali conduce a Lecce, mi troyai d' ogni intorno circondato dalla solita calcaria, ehe per lo piii e ivi disposta in istrati orizzontali i cir- costanza che di rado si avvera in que' monti , e gene- ralmente nella roccia di tal formazione. Esaminate le picr tre che sono nel piano della valle , e che i torrenti atra- scinano dalle vicine emiaenze , non eccettuato il Tur- chio, non mi si afFacciarono ne lave, ne lapilli, ne altre di quelle sostanze che incontransi ne' paesi vulcanici. Ne le mie iiidagini ebbero diversa riuscita allorche mi av- viai su per le falde del monte che dovea mostrarmi ua cratere. Sotto la cima in un luogo detto Sauco trovai un ripiano coltivato ove palesasi un banco di litantrace di tessitura sfogliosa , il quale rimane coperto da una jiiar- na argillosa di colore turchiniccio , e che tempo fa si tento di scavare onde approfittarsene come combustibile. Air intorno appajono indizj di minerale ferreo in mezzo ad una terra ocracea rossiccia, che comparisce altresi dal lato opposto della vallata sopra il paese di Lecce nel luogo detto Colle-rosso. Tutte queste osservazioni non mi lasciarono grandi speranze di trovare uu crater« NELl.^ ABRtFZZO ULTERTOnB. 871 vulcanico suUa niaggiore sotnmlta da cni era poeo lungl , e svaniroiio del tutto poiclie mi arr.impicai colassii. Noa solamente nulla mi si ofFerse alio sguardo che avesse la piu lontana sembianza coa un cratere , beiiche tali spro- fondainenti non di rado s' incoiitrino nelle inontagae cal- carie . ma non trovai la menoma traccia di materie vul- canizzate. La tante volte mentovata calcnria, questa ste- rile roccja , che cosi nojose fa riuscire le peregiiuazioai del mitieralogista, mi accoinpagno costantemente dovuiique. Persuaso che da poeo esatte relazioni siasi lasciato il- ludere il prefato antore, ritomai assai raalconteuto ai Ca- sali di Lecce, e volendo quinci continuare a scoiTere la circonferenza del lago, mi avviai a Pescina senza che nulla rinvenissi degno di essere rammentato. Ma suU' emiiienza ove e questo paese trovai una roccia diversa da tutte le altre che aveva precedeiitemente incontrato , e che real- mente trac la sua origine dai fuochi vulcanici. fi dessa un tufa di colore leggermente rossiccio, seminato di sqna- inette di mica , e di particelle di plrossena , e prove- niente da un lapillo passato in disfacimento , e risolte in una massa quasi terrosa. Quel deposito forma un ad- dossameato al colle calcnrio in cui e situata Pescina , e la materia tufacea si suole scavare onde servirsene iu cand)io di pozzolana. Qnesto ritrovato mi stiaiolo a rad- doppiare le incfiieste onde riscontrare qnalche altra roc- cia , che potesse fare testimonianza di un antico vulcano locale , ma non scppi in veruna parte vedere ne mas- si , ne correnti di vera lava. ]\r iacammlnai verso Avez- zano doade era prima partito, esploran-Io Inngo la via tutte le contigne eminonze , e presso il villaggio di S. Pe- lino , discosto circa tre miglia da Avezzano , mi ahbattei in un tufi simile a qucUo dianzi descritto. Ad esso e in qnalche site frap[)03to uno straterello di lapillo bruno a tninuti graiii contenente amfigene farinose , il quale de- comiioncndosi e territicandosi perde la sembianza granu- lare , e trasformasi in tufa. In soli due luoghi adunque incontrai d' intorno al lago Fucino materie vulcaniche , a Pescina cioe , ed a S. Pe- lino. Mai si apporrebbe clii da questi parzialissiml depo- siti volesse dedurre la vnlcaneita di tutto c^aA grande bacino , anzi niuna ragione havvi per credere ciie ar- dessero ua tempo in quel suolo fuochi sotteiTanei , e che quelle 60st.anze sicno il cisultato di esplosiooi lecali. Hu 372 OSSERVAZIONI SUGLI ArENVlNl gia superiormente indicate, e ne ho addotto esempj, che •imili aggregati di tufa terroso , di lapillo , e di altre ma- tei'ie vulcaniche incoeienti , che possono essere state age- volmente trasportate dalle acque nell' epoca della graiide innondazione , trovansi di fi-equeiite iiei piaiii, e iii mezzo alle valli de' monti calcarei di questi paesi. I crateri doiide fiivoao rigurgitate potevano essere assai lungi dal luogo ove esse si trovano, e lo eraiio iiifatti , giacche ne correnti di lave veggonsi in que' siti , ue ainmassi di •corie , ne altre materie che sono 1' immediato prodotto della fusione. Le acque piovane lavando que' lapilli terrosi traspor- tano al lago le particelle minute ;, che rimangono mesco- late con la sabbia della spiaggia. Tali sono i grani di pi- rossena che in qualche parte del lembo del bacino , se- gnatamente presso Avezzano, si adocchiano nell' arena. Appagata cosi la mla curiosita , per quanto spetta alia mineralogia , non rinvenni oggetti gran fatto interessanti per la storia naturale del lago. Ecco le poche piante che vidi vegetare in quelle acque: Potamogeton pcctinatwn; Potamogpton prrfolintim ; Potamogeton fluitans ( volgar- mente ivi detto PrcnaroJo) ■, Polygonum ainphibiwn ( chia- mato Frassi ) ; Chara fli'xilis , ed una conferva di cui non ho determinato la spezie. Fra le conchiglie non incontrai se non che la Mya pictonini detta cucliiar/Ui , e la Tel- Una cornea. Gli uccelli che frequentano quelle acque sono la Luta ( Coly.nbus urinator ) ^ il Tucliero ( Colyinbus minor ) , la Folca ( Fulica atra ) , il Corvo marino ( Pe- lecanus carbo), lo Scalamarcione {Lams cinerarius) , ed una falange di anitre clie attesa la stagione non ho po- tuto procacciarmi , e che chiamansi Gapo-verde o Ger- mano , Capo-rosso, Uccello turchesco, Gazoli o fratl do- menicani , Pescaro , Marzarole o Garganelle , e Piediros- so. I pesci sono la tinea , il barbo , la scardova , la la- sca , lo spi.iarello ed il latterino diverso da quello che e chiamato a Roma col medesimo nome, e che si pesca ne' laghi di Albano e di Nemi; ma non aveva i libri ne- cessarj per accertarmi a quale spezie appartenga. Secondo le raisure prese dal sig. Schouw il lago Fucino rimane 2000 piedi sopra il livello del mare. Fra le erainenze che sono prossime al lago quella che sopra ogni altra primeggia e il monte Velino, cinque rai- glia lontano da Avezzano , e la sua altezza ho gia da nell' aeruzzo clteriore. 375 princlplo InJicata. Qaantunque T indole generalc del suolo di que' contorni non mi facesse ioadatameute sperare di potere riavenire su qnella montagna rocce diverse dalle altre die aveva dianzi vedute, non volli nuUadimeno tra- •andare di visitar quell' altura. Passai la notte a Massa , piccola terra situata alia railice del inonte , e prima dello tpuntare dell' alba mi accinsl alia salita. La roccia domi- nante fin quasi alia meta della montagna e un pouding composto di pezzi angolari di calcaria conglutinati da un cemento della stessa natnra , e stratificato a grossissimi banchi. L' altra roccia che costituisce la massa del Velino fino alia somniita e la calcaria Appennina , die di fre- quente contiene nocciuoli di corni di ammone , e di al- cuni altri testacei univalvi e Invalvi, i quali continuano a mostrarsi ruio sull' estrema vetta. Questa montagna e superiormente divlsa in due punte, 1' una delle quali ^ cpiella cioe che rimane al N. O. , e piu alta , secondo le misure del sig. Sdiouw, di circa dugento piedi. Esse non presentano l' una e 1' altra se non che aride, stcrilissime e dirupate scogliere , ne' cui seni , e segnatamente ne' hurroui volti al settentrione , rimane la neve durante tutta Testate , poiche io la tro- vai ai 19 di luglio. Buon numero di piante alpine , di cui daro poscia ragguaglio , vegetano su quelle halze , e mi trattenui a raccogliere le piii Interessanti. II volgo sogna mlniere d' oro e d' argento che presume essere in quella montagna, e ad Avezzano mi furono mostrati al- cuni ciottoletli di topazio , che si sosteneva essersi co- lassu rinvcnuti; ma essi proveniyano al certo dalle sca- tole di qualche farmacista, ed erano aflatto siinlli a qnelli che s' iiicontrano tra i frammenti delle pietre preziose , che formavano parte un tempo della materia medica. Se vogliasi eccettnarc quel conglonierato calcario di cui ho piu sopra parlato , e che mcrita qualche considerazione per trovarsi in s'l grande massa, ed a quell" altezza, ste- rilissima in tutto il rimanente e pel mineralogista quella escursione. La catena delle inontagne calcarie , che si stende per tanta latitudlne negli Ahruzzi, mi accompaguo lujigo tuito il viaggio che feci da Avezzano fmo ad Aquila , ove mi trasferii con animo di recarmi al Gran-sasso. Se non clitf nel piano di Ovindoli, che e un elev.lto platcnu circon- Oato tutto aU'iatorao da'iqoati, mi ei alFacci^ un'areaaria o74 OPSERVAZIONl hlHJLI APFNNIKl dnrissima , di colore inteinaniente tui'chiniccio , ed <•- steniameate giallogiiolo , seininata di minuti graui di quarzo e di scjuamette di mica , die per essere nftatto simile al macigao de' monti di Fiesole e di altvi luoghi della Toscana, dee essere giudicata una grauwake e per- cio U!ia roocii di transizione. Havvi negli Appennlni gran numero di situazioiii ove questa grauwake trovasi con- tigna alia caicaria sccondaria , coine sarelibe , per via di esempio , a Cortona e ad Assisi. Essa si inanifesta per luugo tratto nellc eminenze che spalleggiano il piano di Ovitidoli, ma cio che mi parve degno di speciale osser- vazione si e che in quel terrene trovasi gran copia di ciottoli calcarei rotondati , come in tanti luoglii si scorge nelle pianure sottomontane cosi al pieJe delle Alpi , co- me a quello dcgli Appennini. Ma il plateau di cui favel- liamo si eleva 35oo piedi all'incirca dal livello del mare, e non e atiraversato ne da' fuimi , ne da' torrenti ; circo- stanza degna di essere notata, poiclie alcuni attribuiscono alle acque fluviatili la dispersione de' ciottoli che sono nelle canipagne. Non e questo il luogo di entrare in una quistione si lunganiente agitata, nedi raostrare come dal maggior numero dei fatti sembra essere oggimai compro- vato che dalle innondazioni del mare furono generalmente cagionati questi trasporti. E per verita io sono di avviso che niuno vorrh negare che I'antico mare strascinando i rottami delle rocce potesse dar loro vina forma roton- data , non altriiiienti che vedlamo succedere nel mare at- tuale. Coloro clie hanno avuto oc< asione di trovarsi lad- dove esso batte il piede delle montagne , e di essere sul lito qaando e coramosso dalle procelle, avranno udito lo strepito delle pietre rotolate dai flutti , ne si saranno maravigliatl di vedere ivi tanta quantita di ciottoli. Da tal causa senza verun dubblo proveiigono quelli format! di rocce di moderna origine, e che tuttavia di continue si forraano lungo alcuni liti , come sarebbe In quello di Napoli, ove tanta congerie s'incontra di masse rotondate di lave e di pomici , che non hanno per certo origina- riamente sortito questa figura. Ova cio che il mare fa di presente non poteva far dunque nelle antiche epoche geologiche ? Non aveva fine ad ora incontrato veruno di que' de- posit! terziarj o sabblonosi o marnosi , che vi sono in tanti luoghi d' Italia al piede degU Appenuiai • n't era ■nell"" abruzzo CLTERTORE S'^S veroiimile clie potcssero esistere in mezzo al grnppo Jelle montagne, ed in quel suolo elevato die percorsi da Avez- zano fiao ad Aqulla. Mi si manifestarono per altro nella grande e spaziosa vallata ove e quest' ultima citta , im- perocche a Civita de' Bagni , clie stimasi essere T antica Forconia , veggonsi colline formate di quella marna tur- chiniccia , che tanto abbonda in Toscana. In altre situa-* zioni trovansi eniinenze di salibione siliceo-calcario che ■uole d'ordinario essere sovrapposto a quella roccia. Noa mi sono mai abbattuto di ria venire ne in questo, ne in quella nicchi di testacei marini , cbe sono altrove tanto copiosi , ma liavvi bensi in alcuni luoghi ossami fossili di gigantesclii quadrupedi , come e nel Valdarno , nei colli Piacentini, ecc. Una scoperta di simil genere fu fatta non ha gua»."i alle Pagliare di Sassa luogo discosto intorno a tre miglia da Aquila sulla via d' Introdoco. Essa fu illustrata nello scorso anno dal sig. Martelli con una Disscrtazione istoriografa suir itiiifrario di Annibale per la provincia di Aquila , e suUe ossa di un elcfante rinvcnutc nclla via Amiternina vicino alle. Pagliare di Sassa ( Aquila, 1818, in 8." ). II titolo di questa Memoria abbastanza palesa cpiale sia T opinione deir autore intorno alia provenienza di quegli ossami. Egli sostione che spettano ad uno di quegli elefanti por- tati da Anniliale in Italia , e non e alieno dal credere che attcsa la loro mole appartenessero per l' appunto a quello stesso grandissimo, che cavalcava questo Africano. Un' opiiiione di cotal fatta era forse tollerabile uno o due secoli fa allorche ignoravasi che reliquie di questi ani- mali , come eziandio di rinocerouti e di altri quadrupedi dttlle regioni torride, s' incontfano in grandissima copia nell' Italia non solo , ma nella Francia, nella Germania, nella Russia, in sonima per quasi tutta 1' Eurojia. Co- meche sia lodevole lo zelo di coloro che si slndiano di rendere note al publjlico queste scoperte , e trista cosa di vedere che nell' Italia meridionale, ove al certo noa mancano cospicui naturalisii, escano di tratto in tratto libri ed annunzj in cui seriamente si ripetono siinili baje. Non indugiai di trasf.Miri\ii sul luogo ove quelle ossa elefantine furono dissotterrate. Esse stavauo in nn colic alia sinistra della via che guida a Introdoco , composto di sabbione giallognolo siliceo-calcario per lo piii sciollo, e talvolta aucora conjlutinato iu una maifa pietrosa. 37,6 OSSERVAZIONI SUGLI APENNINI Cotesto sahbione rimane anche qui, come nella piu pafti? de' luoghi , sovrapposto alia mania turcliina, die lungo la meciesima strada si mostra qua e la nella sezioiie del ynu profondi fossi. Comunissima altresi in que' contorni e un'arenaria piu o meiio solida e di formazioue terziaria. Le ossa di cui parlo furono trovate in due difFerenti siuxazioni discoste cinquanta passi all' incirca Tuna dal- r altra nel podere del sig. Salomoni. Presso di questi vidi tie braiii di dente molare , il maggiore de' quali aveva la lunghezza di nove poUici , otto di altezza, e intorno a quattro di grossezza , un pezzo della testa di un fe- inore , un frammento di zanna , parecchi rottaini di co- stole e di altre ossa. Se tutte quelle ivi dissotterrate avessero appartenuto ad un solo indiA^idno , essendosi trovate cosi disperse, sarebbe questa una valida prova che furono ivi sepolte in conseguenza di una violenta cataslrofe. Niun altro oggetto die possa istruire il mineralogista o i! geologo incontrai ne' contorni di Aquila , meritando appena di essere rammentata una calcaria oandidissima e friabile, die si rinviene a poca distanza dalla citta sulla via di Paganica. Essa e in piccoli frammenti che passati pel crivello si mescolano con la calce spenta , e se ne ibrnia nno smalto con cui s' intonacano le muraglie , e che lisciato e bea bene strofinato con la mestola acquista la lucentezza del marmo. Da Aquila ad Assergio, vlllaggio che e da questa parte il piu prossiino al Gran Sasso , iion corrono piu di dieci Kiiglia , ed ivi deliberai di recarmi con I'iatendimento di salire poi su quel monte Partito da Aquila passai per Intempera e per Paganica, e da quest' ultimo paese torsi il camniino per una Valletta racchiusa fra alte rupi cal- caree , e bagnata da un limpid o fiumicello che vi scorre nel mezzo , ombi'eggiato dai pioppi, e dai salci che fanno spalliera alia strada. Questo valloncello inette a Camarda, indi ad Assergio, ed era cosa assai dilettevole di vedere in ristretto spazio unite prospettive cosi diverse ora al- pestri e ruvide, ora graziose e ridenti, e tutte in quel- 1' angustia di sito poterle distintamente dominar con lo sguardo. Un romitorio detto S. Maria di Apari , che in- contrasi fra Paganica e Camarda, molto aggiunge all'aspetto romantico di quella solitudine. Da Assergio, ove passai la notte, m'incamminai su per la falda della montagna della PorteUaj salita faticosa benei. NELL* ABRUZZO TJLTFRIORK. 877 ma nulladimeno rcsa plii agevole da un viottolo battuto dalle bestle da soma , che valicando il nionte scendono dall'opposto lato a Pietra Caniela, ove sono caricate dek villi di Teramo. Giunto sul ciglio della inontagua, the e ovuiique calcaiia, mi 91 affaccio a poca dlstanza il Gran Sasso d' Italia. Esso rimane diviso dal monte della Por- tella niediante ua avvallamento che chiamano Campo Aprico , il quale ai 26 di luglio contenea niolta neve fioccata nello scorso inverno , e che giudico essere per- petiia in que' cupi recessi. Deggio pur confcssare che aveiido innanzi agli occhi quella decaiitata montagna , mi fu forza di ripetere la sentenza inimiit praescntia famum. ]Ma se poca fu V ira- pressioue che essa mi cagiono nella mente, deggio a cio attril)uirlo , die durante la salita pel monte della For- cella rimane sempre nascosta, e che quando si manifesta dal ciglio di questa eniincnza , si scorge allora da una si- tuazione che e essa medesima niolto elevata. Nulladimeno per giungere da Campo Aprico alia cima rimane ancora un huon tratto di cammino, assai pin disaglato del pre- cedente , essendo mestieri arrampicarsi alia meglio sixlla falda dirupata di quelle scoglio. Accanto ad esso s'innalza un'altra montagna di notaI)ile altezza detta Cefalcne , la quale 6 divisa dal Gran Sasso per mezzo di una stretta valle che guida a Pietra Camela. Se nulla mi aveva offerto il monte Vclino , rispetto al principale scopo delle mie indagini , non appago da van- taggio la mia curiosita qnesto padre degli Appennini. lo ho tutto detto dichiarando che e un gigantesco masso di calcaria stratiticata. Ne da vantaggio seppe vedere il sig. Dellico, che nell' anno 1794 fu su quel monte dalla parte rivolta verso Teramo ( Ossirvaz. su una piccola parte de- gli Appennini. Teramo , 1796 , e Napoli 1812 ), se non che in alcune eminenze circonvicine rinvenne una roccia che egli dice essere simile alia pietra serena de'Toscani, e che sarebbe percio quella grauwake , o queir antica arenaria rammentata plu volte. Essa compare altresi nelle vicinanze di Aquila , ove e adoperata per sclciare le strade di quella citta, o per formare, a meglio dire, la spina di mezzo del selciato , essendo tutto il rimancnte di pietra calcaria, (Sara continuato J 378 Memoria risguardante un nuooo metodo d assaggiare r oro a 1000 ossia puro ^ del sig. Pietro Bus soli N, Capo (ssaggicitore presso V Imp. R. Zecca di Ve- nezia ( inedita ). T ' J_J ASSAGGIO dell' oi*o al 1000, ossm di tutta purezza, esegiiito col solito processo, prbprlo dell' arte docimastica, fu rltenuto sempre oer un espenmento difficile ed incerto, e cio , non ta.ito per la vara a trovarsi , costante pre- cisioae nelle bilance d'assaggi, o, per T isquisita dili- geiiza che ricercasi nell' operatore , quanto per T acido nitrico , alia di cui azione non viene accordato ne l' e£- fetto d' una perfetta separazione dei due puri metalU oro ed argento , ne I' assoluta pveservazione deiroro da un qualche benche meaomo attacco. Molti e molti il- lustri chiinici dociinastici , i quali hanno versato su di que- «to argomento, e fra gll altri un Schindlers, un Schutler, un Bergmann, un Brandt, un ScheefFer , un Sage, ua Cramer, ecc. ecc, si sono accordati nelle stesse osser- Vazioni. Quindi si e provveduto ed introdotto (come par- ticolarmente ne' laboratorj della Gennania ) un ripiego ingegnoso ed apparentemente soddisfacente , ed e quello di teiier dietro con un apposito assaggio, eseguito sopra un pezzo d' oro ( ritenuto per puro ) a quella picciola quantita che puo il tal acido uitrico lasciar aderente al risultato d' assaggio i calcolandola in seguito, e difFalcan- dola dagli altri assaggi trattati coll' acido stesso. Si e pen- sato in oltre di raodificare le concentrazioni dell' acido stesso , di limitare a minor quantita T argento per la COS! detta inqnartazione , di diminuire il peso d* assag- gio , di circoscrivere a determinate lunghezze la la- mim metallica , e di esentare in somma possibilmente questo importante esperimento dagl' inconveaienti gia detti. Abbiamo veduto, poctii anni sono, un' eccelleiite operetta intitolata : Manuel dc V Essayeur , scritta appo- sita nente dal celebre M. Vaucpeiin per norma degli assiggiatori •, ed il metodo in fatti odierno di assag- gtare uella maggior parte delle zecche e regolato su o KUOVO MKTOT30 »' ASSAGGTAITE l"" ORO. 57a quelle nonne. Cio non ostante I'assaggio deiroro a looo non cessa d' essere in qualclie modo ancora imperletto, e trovo che una tal veiita venne anclie recentemenie confennata da M. Chaudet , assaggiatore delle monete , in una sua meraoria pubblicata nel 1817, ed inscrita ne- gll Annali di chimica e fisica, lomo IV, pag. 356. Sono so- >t luinent , le menie moyen que celui employe pour les »» autres essais d'or ; et jusqu'ici je iie sais point qu'au- " cun des auteurs, qui ont traite cette partie, ait fait »» mention d'ancun precede particulier a suivre, lorsqu'il »' s'agissait d'essayer I'or tin >» Chiude la sua memoria coll'esporre il suo metodo par- ticolare, ed e questo : inquartato I'oro , e ridotta la la- mina alia lungliezza di 8 centimetri , ricolta ed involta a spiral e, I'immerge nel primo acido a 22*. Tie o quattro minutl dopo alia meta circa dello svolgimeuto del gas nitroso, ritira il matraccio,e ne decanta svibito I'atidu, aggiugncndovi la solita ripresa a 32°. Dieci niinuti dopo leva il matraccio, ne decanta 1' acido , e vi rimette una terza dose dell' acido stesso a 3 a" per altri 8 in 10 mi- nuti. Finahiiente passa alle lavature , asciuga I'oro, ecc, ed ottiene il suo risultato d'assaggio alia purezza del 1000. Non e niio scopo di trattenermi suU' esame di questo metodo. M. Chaudet riuscira nell'ottenere il suo intento. Id r ho soltanto sommariamente descritto, aflinclie si ri- conosra che il mio , di cui prontamente ne vo a dare il dettaglio, e diverso dal suo, riflettendo in oltre clie po- tendosi ottenere T efl'etto medesimo con due metodi di- versi , diverra maggiormente assicurato 1' espeiiinento. Ora tornando alPosservazione gia fatta e coufermata da M. Chaudet, che I'assaggio dell' ore lino sia il solo •oggetto ad imperfezione , e non cosi gli altri dell'oro legato, cade sott' occliio un fenomeno singolare ed ap- parentemente inesplicabile ; avvcgnache s' io suppongo perfettamente coppellati o raflinati , ed il bottone del- I'assaggio a 1000, e quelle p. e. deR'assaggio a 0,900, io non iscopro nei due bottoni snddetti , che 900 parti di oro fino con 676 di fiao argeuto nell' uuo , e lOOO 38o NUOVO METODO d'oi'o fino coa ySo di argento, pur fini, iiell' akro. E 96 arabedue le lamine di questi due assaggi non pre- sentano all' acido die due raetalli egualmente puvi, ed a condlzioni eguali in ogai rapporto , e perche mai r acido stesso graduate, ed usato con le stesse avver- tenze efFettuerh una perfetta separazione di tutto 1' ar- gento nella lamina del 900, e ne lascera alcun mille- simo in quella del looc? L' oscurita ili una tale anomalia viene immediatamente risclilarata, allorche si rifletta , non essere altrimenti vero al rigore che la coppellazione o raflinazione degli assaggi deir oro legato corrisponda perfettamente a quella del- I'oro a 1000. Accade spessissime volte, per non dir sem- pre, che nel bottone inquartato tielF oro legato rinian- gano alcuni milleslmi di I'ame inseparabili , o per tras- curanza dell' operatore , o per la somma tenacita del rame con I'oro, cio che non pu6 seguire in quello del 1000 per I'evidente ragione della purezza di ambo i me- talli e del pochissimo piombo aggiunto. Una tale osservazione ha dato origine al nuovo mio metodo , il quale appuiito ha per oggetto di presentare all' azione dell' acido nitrico una lamina espressamente non depurata , ma contenente in lega , oltre all' argento ed air oro, alcuni millesimi e di rame, e di piombo, af- finche nel porre in gioco per tal maniera il concorso di piu affinita, s' abbia I'intento di ottenere assai facil- niente una separazione perfetta di tutto 1' argento dal- I'oro. Un esperimento in seguito alle preliminari mie os- servazioni ha rinforzata la mia opinione. Ho eseguito sei assaggi sopra un pezzo d' oro a 1000 (i) col solito me- totio, ed usando soltanto del primo acido a 2%. Ne ho tseguito altri sei suUo stesso oro col mio metodo nuo- vo , aggregandovi cioe alcuni millesimi di puro rame nel modo come vedremo, ed esponendo la lamina alio Stesso acido , unico, a aa". La media quantita dell' ar- gento lasciata sui prodotti d' oro col vecchio metodo, a coppellazione perfetta , risulto a 6 per mill. , e quella (l) Ad ogni mio esperimento ha sevvito di appoggio un pe^zo d' ovo del titolo 1000 , verilicato per tale nelle zecche di Pa- rigi , Milano e Venezia, oro cio6 depuraro col nuovo processo francese di partizione per mezzo dell' acido solforico in iuoga ■del nitrico. ■; 1 .-" . ■ ,..it.'«. . ;.'/M{iJ£^[ d'assaggiare l'oro. 38i degli altri aei col inetodo nuovo , a coppellazione noa completata , risulto a a per mill, golameaie. Soddisfatto di uii tale efFetto , m' accinfi ad alcuni altri esperimenti (che per amore di brevita non riporto ) onde determinare il raodo migliore per porre in lega col rameToro a looo suddetto ; ed in fatti il migliore di tutti fu quello di le- gare il solito argento liio , destinato per le inqnartazioni, con purissimo rame, e costituire una lega del titolo 0,85o. La descrizione del inetodo da me tennto , che passo adesso a descrivere , porra al fatto del tutto T operatoi-e. E d' nopo in priino luo2;o di preparai'si un"" oncla , o tpaanto si vnole , del sn Idetto argento d' inquartazione portato al titolo o,85o con la necessarla aggiuiita del rame, duttile, pnro e preventivamente assaggiato ; sup- ponendosi gia die il solo argento fuio che si vnole le- gare sia eseate afFatto di oro , e della solita purezza e duttllita. Si faccia un peso dell' oro a lOOo sul 4.' del danaro metrico, ossia sui aSo per mill. (i"). S' involga il pozzetto snddetto in una lastrina di piomho,del peso circa di 5 grani met., e la s' involga di nuovo in un' ul- tra di carta. Si pesi un pozzo del gia detto argento al titolo o,8So in peso di 885 per mill. ( che a fnio equi- valgono circa alia solita proporzione d' inquartazione ) in- volto esso pure in una lastrina eguale di piomho , senza carta ^ e cio per distinguere Tinvoltino dell' argento da quello delToro. Si disponga il fornello , ponendo sotto alia mulTola una coppella. Fatta bene rossa , vi si porra un pezzctto di piombo in peso di dan. 4 circa (a). Fuso il suddetto vi si aggiunga T argento d* inquartazione , e (1) Ho dctorminato il peso d'assapgio sui aSo per mill, piiit- tostoch^ sui 5co , uniramente per pvofittare di quel niiglifi'C andaiiicnto clie ordinarlameiite verifirasi nella coppella/.ione, sotto un certo liuiite di piombo, e per iscansare 1' imbarazzo d'una lamina troppo lunpa cbe occoiTi^rebbe , oe eseguito 1' assaggio »ul doppio peso. Una mano abituata alia diligenza ed assistita da una bilaucia molto eensibile noa dee tiepidare della sua operazione. (2) Le t[uantit;\ del piombo da me indicate non serviranno che di norma approssimativa. L' operatore desideroso di esperi- nirntare il niio inetodo, procurera di riportare il contemplato effetto della cop]ielli7ione , aviito rignardo alia temperatnra esistente pel pruprio fornello , alia profondita e peso delle proprie cop- pelle ed alle particolaxi eue o»8ervazioni ^8a KUOVO METODO quindi rinvoltino deH'oro. La coppellazione dovia esser condotta regolarmente , senza ecceJere nell' azione del fuoco. La scarsezza del piombo assegaato portera la coa- segueaza di non raffinare completajiiente il bottone , quiadi si fissera rLnanendo in pai-te privo di lacidezza , uii poco inacchiato e con quelle caratteristiche, indicaiiti al solito una non completa coppellazione. Si ritlri la coppella gra- datamente verso I' imboccatnra della mufFola , ed ivi si lasci per alcuni miniui a rafFreddare in parte , onde di- versamente facendo non s'^abbia a togliere al bottone la duttilita uecessaria. Si trasporti la coppella in qualche co- moda situazione , ed ivi con la pinctte si estragga il bot- tone , o non pctendoii spontaneamente rimovere, cio che potrebbe alcuna volta accadere , la si spezzi , si ritiri 11 hottone , se lo sbratti con la bruschia da qualche poco di possibile terroslta ritenuta (i) , e se lo trasporti alia bilancia per osservare 1' accrescimento del peso , clo che sempre si deve venficare, se non si e ecceduto nel fuoco nd esposta la coppella in una situazione troppo avanzata. Ricouosciuto r accrescimento , 11 quale per solito sta tra i 1 5 e a5 millesimi circa (nulla iniluendo a danno della partizione la differenza di qualche millesimo in piii o in meno), si ponga di nuovo 11 bottone in una coppella al- I'azione del fuoco ; poi si distenda un poco sotto 11 luar- tello della lunghezza circa di la llnee, assottlgliaudolo un poco neir estreinita. Si rlmetta sotto la muifola a bene ricuocere, se lo passl al lamiuatojo , portandolo alia lun- ghezza di 9 centimetri , e si esponga la lamina stessa nuovamente al ricuoclmento , 11 quale deve essere forte atteso la crudezza della lamina per T Inglunta lega del rame. Si ritiri opportunamente , e se P involga stretta- mente ( e clo sempre ) nella solita forma a splrale. Si ponga quindi in uno de' consueti niatracci, versandovi sopra grossi 4. ^fj. circa di acido nltrlco del grado aa a freddo. Si esponga subito ad una raoderata quantlta di carbone bene acceso e coperto da uno strato di cenere , lasciando ivi 11 matraccio fino a tanto che il gas nltroso , (l) Nel nostrl fornelli h^ di cui inuffola e totalmente aperta ia ambo le arcate , e per piano della quale si usa uno strato calcato di carboncello miiiuto, con una coppella non eccedeure 3 linee met. di profondita , s' ortlene un bottone nettissimo nella parte inferiore , e per conseguenza facUiuente staccabiie dalla coppella d' ASSiCCIARE l' oro. 385 di rossastro 91 cangi in bianco » V acido perda il verda- «tro , approssimandosi al sno color naturale , e T el)oUi- mento segua a grosse boUe e rare. Si ritiri a quel puato e si lasci in riposo fiache cessato sia alTatto rehollimeuto. Si dccanti, e vi si riinetta In solita ripresa a 32"^ per la meta circa del volume a peso del primo acido , e questo si lasci esposto ad una piu uioderata azion di calore per alcuni ininuti, e tostoclie la ripresa suddetta da un qual- che segno di ehollimento , si niiri , si lasci in quiete qtialche niinuto e si decaiiti. Tre lavatnre con acqua di- stillata al)biasi I' oro , e linabnente riempieudone tutto il matraccio , bene nettando con un pannolino V orlo del suddetto, si faccia discendere lentauiente con la ben nota manovra 1' oi'o nel crogiuolino. Si estragga per ultimo V acqua dal crogiuolino , si ponga ad asciugare e ri- prendere il colore metallico entro alia mufFola ^ non riti- randolo sv non si vede fatta rossa quella parte della gra- ticola di ferro ove sta collocato. Bene rafFreddato si pesi « si otten-a per certo costantemente il soddisfacentissimo risultato del 1000, esente afFatto >d' argento in un iolo pezzo e coasefvaate la sua forma di prima. 384 Elcmend di inatema*ica di Enrico QIJ^rBo^'I , profes- sor e uell U/dversitd di Peruana, Tomo secondo. — Roma ^ 1818, nella stamperia De Romanis. Pag' 160 T coil 6 tavole. L analisi, dice Lagi'ange, puo chiamarsi una liiigna tiniversale e perfetta, uaa scieaza che staccata in certo modo dalle cose sensibili, merce la forza deirumaaa raeiite c contemplata nei soli numeri astrattl, si mostra poscia indifFerente , quando discende dalla sua generalita, a vol- gersi alia rappresentazioae dellc diverse quantita concrete. L' estensione e la quantita conci-eta che si considera nella geometria: si puo dunque trattare anch' essa coU' analisi , ed i geometii moderni, che tanto hanao perfezionato quel juaraviglioso universale struaiento, amano presentemente di vedere i teoremi di geometria espressi in formule ana- liticlie. 11 sig. professors Giamljoni che nel primo tomo de' suoi Elementi di niatematica ( Vetli il N.° XXIX di questo glornale. Maggio 1818 ) ha insegnati i principj del calcolo, voile dietro il gusto raoderno condurre per «iio mezzo i suoi allievi ad ammirare le belle verita deila scienza di Euclide. lo non diro che 1' estensione distin- guesi fra le altre quantita concrete per una singolaris- sima proprieta die le e del tutto propria manifestando moltissimi suoi teoremi al solo ragionamento sillogistico , che la considera continua e non discreta : ne fanno fede tanti accreditati elementi di geometria sintetica. Non diro nemmeno che la sintesi merita assolutatnente d' essere tuttora coltivata come quella che educa le menti giova- nili a un diritto e giusto ragionare : si sa che Locke ha detto il miglior corso di logica essere un huon corso di geometria. Mi rivolgero piuttosto senz' altre considera- zioni al libro che ho sotto gli occhi , e conoscendo come 1' egregio autore ha avuto per iscopo di condurre piil presto che gli era possiblle i giovani studiosi airacquisto delle scienze moderne, confessero anch' io che 1' analisi se non ha certi vantaggi proprj della sintesi ;, ne ha pero •opra di essa uao ch' e immeaso , quello cioe di correre CI\MBOT^I , ELEMENTI DI MATEMATICV. 383 velocemeate la via clie spesso hen. liiaga separa fra loi'o le verita geometi-iclie. II metodo die 1" autore si propone in questi suoi eie- menti aon e molto diverso da quelle che trovasi nelle lezioni di Marie. II libro e divis) in u.idici capitoli, ove le materie sono state le une dopo ie altre disuoste con un ordine degno di niolta lode. II primo capitolo parla della niisura delle lince e delle loro combiuazioni die non racdiiudono spazio. Notabile e in esso quel principio aaalitico di cni T autore in tutto il seguito deU' opera fa ua uso tVequeite e felice por ([nelle dimostrazioni , in cui gli antichi aJoperavano la ridnzione all" assurdo e il metodo di esaustione o de' limiti. La dottrina delle cnmbinazioni delle rette die racc'iiudono spazio , ossia de" poligoni , e trattata nei ire capitoli segueiiti. Bello e il vedere spe- cialniesite nel capitolo quarto sortiti da semplicissiine equa- zioni alcnni teoremi , ai qnali in Eurlide non si giugne che dopo assai coinplicati ra;j;ionainenti. II qninto capi- tolo ha per oggetto le rette in ordine al cerchio. Tramezzo alia spiegazione delle proprieta principali colloca il pro- fessore Giainboai i priuii semi dell' applicazioae del cal- colo alia teorica delle curve dando 1' eqnazione del cir- colo; e mentre fa vedere come nell' esanie lelPequazione si rileva in dlsteso tutto I' andainento d^'Ua curva , dis- pone le nienti de' principianti al facile concepimento del metodo generale. II capo sesto , ove si considerano i po- ligoni in ordine al cercUio , merita d" essere leggerniente abbozzato L' autore diniostra dapprima il liel teoreina che in qualsivoglia (piailrilatero inscritto nel cerchio il prodotto delle diagonali e uguale alia somma de' prodotti dei lati opposti. Snpponen.lo in seguito che una delle diagonali diventi dianietro, forma mediantc il teorema an- zidetto una equazione fra il raggio, I'altra diagonale , ed i due lati che con questa diagonale chiudouo un triangolo inscritto: c[uiadi con eleganti inaneggi analitici trova cia- scuua di qneste quattro qnantith data per le altre tre. Sor- tono dalle formole generali alcune utlli conseguenze, come sarebbe Tespressione del rag2;io del cerchio circoscritto ad un triangolo in fnnzione de' suoi tre lati. Quando poi passa a trattare della iscrizione al cerchio di poligoni regolari ^ dice il nostro autore che poche sono le figure regolari le qnali si possano col f;itto inscrivere e circoscrivere al JJibl. Ital. T. XIV. 23 386 CTVMBONI, ELEMFNTI cercHlo , e soggliigne queste essere quelle il cut numero de' lati e d.uo dai nuineri 3,4,5, i5 moltiplicati ia una poteiiza del nu nero a. Noi pero sappiamo per le scoperte del cetebre Gauss die si possoiio iascrivere al cerciiio uiolti altri poligoii cotniuciando da quello di di- ciassette lati. E vero che T autore lion poteva di cio dare opportumiTieuta la dimostrazione , sebljene dipendente dal solo calcolo elciiientare dei setii e coseni , e dalla solu- zione di alcaae equazioui di secoado grado : ma egli , secondo il uostro parere, noii doveva ommetterne almeno nn eeiino. II resto del capitolo e impiegato a trovare i lati dei poligoiii die possoiio inscriversi e circoscriversi, in funzioiie del raggio , a dimosti-are in due cerchj la proporzioiirilith delle circoiifereuze ai raggi , ed a dare per approssiiuazione il rapporto del diaiuetro alia circon- fereiiza. Tutto cio uella prima parte di questo secondo tomo. II prime capo della seconda parte , cli' e il jettimo del tomo , tratta della uiisnra de' p'aiii. Stabilita F unita di superficiej si datmo con molta diligenza ccrte idee primi- tive die sono della massima importanza alia chiara in- telligenza delle verita di geometria e che si ti'ascurano troppo importunainente da altri scrittori: quindi sul fine si mettono i teorenii relativi alia proporzionalita dei po- ligoni fra loi'o. Ma perche non fu ivi collocata la si fa- mosa scoperta delle lunule d' Ippocrate ? Segue il capo ottavo che si aggira suUa combinazione de" piani che non racchiudono spazio. Dimostrate sul principio molte propo- sizioni di Euclide relative agl" incontri dei piani colle rette , parlasi in appresso degli angoli diedri , e si da nu' idea delle projezioai : iiidi passando agli angoli solidi se ne spiegano le principali propiieta e si esaminano le consegueiize che da esse emergono circa gli angoli dei poliedri : cost e terrainata anche la seconda parte. II priino capo della terza , nono di tutto il libro, ra- giona sulle superiicie dei solidi. Si deiiniscono con ordine i diversi solidi e si trovano le formule esprimenti le loro superficie. Trattando la sfera avreinmo desiderato che sulle tracce dei rinomatissimi eleraenti di Legendre si fosse piu estpsamente fattf* conoscere questo solido tanto interessante. II capo decinio suUa eguaglianza e similitu- dine dei corpi parla sul principio velocemente della pri- niai indi, data un" idea dei poliedri sixmuetrici, passa alia DI M\TFMATIC\. ^87 iomiglianza trattandola assai convenientemente. L' ultimo cajtitolo contieae la iiiisura ilei volumi. Qui pure l' autore spiega coil molta chiarczza il niodo con cui si ottieiie questa misura , tissaado autccedentemente l' unita di vo- lume. Passa quiadi a trovare le formule espiimenti i vo- lumi dei corpi geometrici fiapponeudo alcuiii teoremi as- sai pregevoli ; e tennina dimostrando die i volumi di due poliedri simili stanno fra loro come i cubi di linee in essi omologhe. E facile concliiudere da questi rH)stii rapidi cenni die il secondo tomo degli Elementi di matematica del siguor professore Gianiboni non e ineno couimendevole del pii- mo. Qui in ultimo non possinmo dispeiisarci pero d* ag- giugnere che al lettore dee far dispiacere il trovare alcuni errori di lingua e uiolte inesaltezze tipograliche in ua libro sortito da una delle primarie stamperie di Roma. Lo scrivere e lo stampare corretto e ella poi una cosa cosi da niente che non se ne dehba fare alcun caso ? Non la pensano cosi gli str.mieri, e particolarmente i Francesi die tanta cma mettono nelle loro edizioni , per- suasi die i pregi ostcnii di un libro concorrono in qualdie inodo alia sua fama. 588 JPPENDICE. PARTE I. SCIENZE LETTERE ED ARTI STRANIERE. j)e Teronomie pahllqnc et riirale des Celtes , des Gcr- mainn! et des aW^res ppnples da Nord et du cen- tre dc I Europe. Par L. Reynier. — Geneve, 1818, /. /. P.!S \\o\v\ , imprimeur libralre. Parrs , meme maisoii de commerce. Vol. I in 8.^ di pag. 55 1. I L generale L. Reynier, mto gia per varie alrre opere di cri- tica eruchzione , e s) ecialiiieiMe per alcune dottissinie ricerche suir Eente esposti alia influenza de' governi. Nel lusso , dice egli, nella corruzione, nelle rivoluzioni , o nelle crisi polirirlie si sono cercate le cause della grandezza e della decadenza della APT. rA.KTE STnVNlERA. 889 iiaziom, e non si sono abbastanza calcolati f;li effetti tlep,li er- rori loro in miteria d' aininiiiislrazione. Gli erron altronde , coine le pin belle azkuii , offiono graiidi eseni)!) alia iiostorita; taato pill die i cav.ittcrl assii "voumiziati de^li aiiticlii popoli nou eraiio c()m;'re»si nel loro sviliippauiento da que' viiicoli clie nella loro di-cadeiiza gli alrerarono , c d«i rjuali 1' Europa non ha niai potuto in seguito liberarsi. Neir accueare t suoi viaggi e le funzioai pubbliclie da esso so- Stenute , come cagioni del ritardo frapposto alia piibblicazione di quest' opera , 1' autore si congratula seco sresso di aveie p'' uto rileggere gh anticlii cLisaici sui luoglii luedesinii dei quali essi hamio pai-lato. EgU e , dice , in Egitto die lio riconosniuto la esattezza di Erodijto e di Dindoro '.niiia e di nlciini poj oli della Russia setten- tnonale. In una nota alia pag. 7 j-irr.Moae 1" aidoic il diibbio che alfvi popoli o alni gruppi realiueute distiriti alibiauo esistito , e uc cita come osniizpio i Rett ( uon si sa per quale lagione da esso detti Rhetiens , cUf. piattoito si sarebbero ]iotuti dire Rcbeiii), i quali Don erano ne Celti ne Gerniani , e chc Plinio ha cieduto una colonia di Etrusclil. Questo cenno , die Tautore «i propone di ricliiamare ad esarae allovcli^ ef;,li parlera degli Etiusclii, tro- vagi perfettanieiite analogo a quanto ^ stato esposfo dall' autore di una recentissima stovia d Italia nel I volume della medesima, nel quale si c smpyiosta la esUtenza di un popolo originario , o come dice Reynier . di uno di que' gruppi primJ^enii aache in Italia. Passa quindi V autore a parlare del Celto-Galli all' epoca del- r arrivo di Cesare nel loro paese ; della rassomiglianza os- servat* tra le opinioni loro raitologiohe e cogmogoniche , e quelle dei popoli deU'Asia aiirica ; del culto antico non molio dissimile degli Scaudinavi , la di cui niitolo,gia iiuiUo si rav- vicina a cuu-ila depli Egizj e degli Asiatici , e specialmente. alle cose Isiarlie ; delle cogoizioni astroaomiche degli antlchi popoli deir Europa , prove evidentissime del loro antico stato di civilizzazione , al qual proposito ci duole , die egli non ab- bia vedute le ultii.ie ricerdie , die sopo state piibMicate ia Francia suUa sfera Caiicasiana ; siilT anticliita flel caritrere delle allegoric mitologidie de' popoli del Mord ; ed ingegnosa e Tav- vertenza , colla quale egli ha liberato Cesare dal runprovero di avere attribuito ai Celti il culto degli dei mfeniali , ruentre questi non erano per essi se non allegorie del sole nel solsti- zio jemale. OcHno stesso , die' egli , ed Ercole roperto della pelle del lione non erano che i tiniboli di ciuel pianeta nel solstt^io estivo. L' autore ha spesso citato il libro della Orleiine dei culti di Dupuis ; ma la di lui ddigenza e la di lui classica erudizione ci servono di guarentigia , che egli non si sari abbandonato ciecamente alle citazioni di quell' ai^dito scrittore , sovente fallaci o inesatie. Si parla anrora a lungo delle relaziont de' Celti ed in gene- rale degli Iperborci. cogli autichi Greci, piu copiose e pii'i im- mediate die non cogli abitanii deU'Asia , e d'"lla coiuunanga di varie divinita tra le due na/.ioni. E singolare clie la b.irca di Ercole vicne detta da Macrobio Scvphus o sia biccliiero , il qual nome latino non ha origine iu alcuna lingua Se non nella pa- rola Ship o Sckip di varj pc.poli del l^ord che signltica vascello; e r Elicona sacro aHe muse non ha alcuna radice etimologlca Bel greco .. ma Jien*i la tiova nel Nord , dove eiguifica Jtfojifc 3g'2 API'ENDICE delle feminine Molti ravvicinamenti si trovano ancLe tra le let- tei'e, i diaoorsi, e le foesie del Ivord , e quelle deil'india, e le anime erraari nelle regioui dell' aiia trovaiisi egualmeiite tiei poeiui di Esiodo , conje in c]nelli di Ossian , se pure c^ue- stp ci riconducono alia celtica aufirlnta. Altre \ in immediare relazioni s: ]>r<)va;io eoisrenti tra gli autichi Greci , ed i popoli •ertentnonali dell' £uro; a , C(nant.> ai costiuiii, al nutrimento ed alia gelosa canservazione delle ciiioiue , all' uso dei carii nella guena , ecc. ( Sara continuato ) Observations pratiqrtes sur les fimigntions sulfareuses par Jean De Carro^ docteur en rnedecine — Vienne ^ 1819 , 3.° , pag. 25o. A. .BEIAMO gia fatto nienzione in qiiesto giornale dello stabili- tnento di suffumigj solforosi eretto dal sig. dutt. De Carro in Vienna ad nuifazione di quello die il dott. J. C. Gales lia im- magiuato pel primo ed eseguito in Pai-igi. In quest' opera 1' A. ha raccolto gli Awisi diversi che pubMico in Vienna uegli anni 1817-18 spertanti alio stesso stabiluueuto ; e particolaruiente rende conto delle cure da lui ottenute col mezzo de' sufFumigj solforosi , Don che delle regole e cautele che sono necessarie per la giusta ed efficace applicazione di questo rimedio. Secondo la pratica del dott. De Cario , i sufFuinigj solforosi giovano nelle inalattie erpetiche le piii ostinate e ribelii ad ogni altro generc di cura ; guariscono 1* crpete secca piu presto di quella umida, Generalmeatc questi uiali cedono mediante dodici , fine a aS fumigazioni. Se il vantaggio non si mostra fin dalle jiriuie finui- gazioiai , e raro che la nialattia ceda ajc'ie continuandole lun- gamente. Otto , dieci e talora solamente tre fuiuigazloni basta- rono per dissipare la rogna. Questo facto dovrebbe cliiainare r attenzione dei direttori di spedali , dove i rognosi sono trat- tari con metodi molro nieno efficaci e piu dispendiosi. Oppor- tunissime sono, al dire dell' A. , queste funiigazioni nei reuuia- tismi cronici , come dolori articolari , lonibagine , sciatica , ecc. , nei dolori sifdirici inveterati e ribelii al niercurio , ed in altri mali prodotti dall' abuso del uiercurio stesso- PARTE STRA.NTFR\. t S93 L' Europe aprcs Ic congres d' Aix la Cliapclle ^ faisant suite ait nio i piu importanti av\cni- menti del tempo e le nii'i dillicili (piesiioni polrtidie. E nientre si sta stanipando una delle sue o) ere , ordi anaaiente egli tro- vasi in grado di fame annunciare un jiajo d'altre ronie mature e pronto a vedere la luce. Niu f.u-de ([uauro GJalla semplice couiiderazioue di quest! scntti , il coucepue la 394 APPENDICE sroria della loro derivazione malgrado clie non se ne conosoa personaluiente 1' autore. Egli sa ]jer lunga pratica quanto tempo abbisogoi per scrivere dieci , quaranta o cento fogli sopra una data materia. Tosto ch' egli ha scelto i! siio tenia, calcola quanto eia il lavoro dl un giorno , e su questo fa il compute clie in ud termine fisso di tauti mesi dcvono vedere la luce tanti volunii a soddisfazione del librajo e del pubbltco. Disposizione di lavoro , disegno di piano , conuessione , esposizione del totale ed altri simili pedanterie sono 1' ultimo de' suoi per.sieri. Una penna capace tratteggia sulla carta tutto cio che produce una leggiera riflessione, e con quegli stessi variati colori e con (piella stessa giacitura come si stava nel capo vicino 1' uu V altro , ed ora ritto in piedi, ora capo volto , ora piii rozzo, ora piii ripuiito, ora scherzevole , ora grave , oi'a scritto in buoii francese , ora in un gergo di parole e di sintassi che appai'tiene a piu lingua , o per nieglio dire a nessuna. Cosi si ordinano pagine sopra pa- gine , capitoli sopra capitoli , finattantoche il manoicntto sia cre- sciuto a tanta mole di formare un volume. La cura di assogget- tare a qualche revisione cio ch' egli ha scritto , seuibra che il gig. de Pradt V abbia affatto sbandita come un meschino ripiego di necessita per le teste mediocri. Questo e quello che si puo provare evidenteuiente con innumerevoli passi de' suoi scritti. Essi non sono solamente ripieni delle piu nojose ripetizioni fatte nolle stesse parole , le quali potevansi evitare con la nicnoma diligenza ; ma sono anche zeppi di contraddizioni dell' autore con se medesimo in guisa che non tanto in un medesimo vo- lume, ma spesso in un medesimo articolo, anzi talvolta uell an- gusto spazio di poche pagine 3' incontrano considerazioni ed as- serzioni che assolutamente si dlstruggono 1' una coH'altra: disgrazia che pero non e esclusivamente propria di questo famoso pub- blicista , ma che di rado ha condotto a cosi cliiare , e talvolta a cosi comiche trasfigurazioni quanto utile sue opere. Nulladimeno, ci si redarguira da taluno , il sig. de Pradt fe uuo scrittore politico molto letto e non disaggradevole. — Senza dubbio ; e non v' e niente di straordinario in questo fenomeno. Imperciocche prima di tutto ( dopo che considera come termi- nata la sua parte di politico pratioo coUa caduta diNapoleone) si riconosce appartenere a una setta che fa men conto del me- rito intrinseco di un libro che del colore politico ond' ^ distinto, e la quale di buon grade chiude gli occlii sui peccati ktterarj , fossero si spessi come V arena del mare , purche lo scrittore cammini sul terreno di lei. Quando, per esempio, gli editari della Minerva , i quali pur sono gente di conio diverso dal sig. de Pradt , lo noniinauo senza scrupolo \^ Aiiihassadeiir de la vcrite presso i principi ed i popoli , come non sarebbe egli tenuto lu conto di sublime scrittore da tutti coloro die tengono per dc- cisiva una tale autorita ' — IVla indi) endcntemente anche da ogni spirito di paite il sig. de Pradt yjossede niezzi e taleiiti da PARTE STRANIER\. ^C)^ i'enJevlo cavo ad una classe numrrosa di lettovi. QuanUmque noa "vi sia fiHse alciino che f'Ossa in biiona cosrienza asscrire di avert; senza sacrilizio e fatica lette , e veramente leite tre o quattro cento pag,ine T una dopo 1' altra del!e sue pohiiciie e filantropiclie ra|)8odie , uon si pud pero negare che mediante separate felici fantasie , e j>criodici lampi di luce , ed acuti e spesso spiritosi ejiigiamaii , ed una certa naturale faniiliarita o loquacita , finalniente mediante il corapgio di non lasciare nulla di non detto egli possa |>r(>dLirrc dell' effctto ( qualunque sia) e possa anclie piarerc ad un publiliro la cui pluraUtii si coni- piace di uu' im)n-essione soltanio uionientanea , ed in un tempa in cui il Irggere consiste in un rapido ^ivolger di fogli avido •olaaiente di novita. — Noi non voglianio per questo cen- snrar questo metodo , ne prescrivere ad altfi rio clic deliba o non debba piaajo di rigiie dittatorie egli pronuncia vita o niorte sopra i resultati delle jiiii arduc tiattative. Tauto orgo- glio accanto a tanta leggerezza , a tanta sujierticialita , a tanta ignoranza ha mossa qualclie volta la bile degP iniclligenti ; ed il sig. de Pradt ha ricevuto in Frantia degli avvisi che nessun altro avrebbe si di leggieri diiiienticati. E se egli in coniplesso fii coui- battuco nieno con serie che con iee. Subito da pnncipio si <)s?erva « come di tiuovo compintainente ristabilita la macchina politica d'Europa », sia ogni Stato occu|iato di cavare il meglio dalla sua situazione, e di far valere i suoi antichi o nuovaniente acquistati vantaggi. E come cio' On verra covrir aux alliances, comme on le faisait cu tenqis prrsse , deja on entend purler de SYSTEMES DIVERS Teli'tifs CI des Uoisons de cettje nature. II presente sistema federativo d' Europa si e sviluppato im- niediatamente dalla grande unione die veane formata nelT anno l8l3 per la disrruzione deirimj ero Napoleonico. In quella guisa che questa unione presentava non il carattere di una vera al- leanza , nell' antico di|>iouiatico seuso . ma quello di un^ arm at a foalizione per lo ristabiliuiento dell' indipendenza, cosi il sistema politico nato dalla medesima dopo ternimaia la guerra si pud diiamare una coalizione di pace. In questo sistema ogni Stato Europeo ha il suo deteruiinato e stabile posto; questi Stati sono p\«TE sTn\NTrn\. S97 riuniti Insieine con uno Bropo coimiue , niedlanti massinie co- niuueuieuie ricoiiLisciiie , uiediami coiuiuii positivi f atn ; essi godoaa turn ei;iiali Jiritti, e quaiuiiiniue nel biirrascoio temyo, in cui SI f)nii6 iiue»t) nuovo orcline di cobP , di cui la ston* non oiVe eseiiijuo , le prmcipali potenze avpsstro la piowisona suprexiia uire^ioiie dfj^li atfiiri, una sjiecie di ff deraiiva dittatura, non 1' hauno jeio ) iv tesa g.iajiiniai come uu dintto , ma eola- mcnte esercitara uel sensu seiupre del conuine inreresse e col cou«en>o di tutti pl'inieie- ati , e fu alia fine deposta solenne- lueaie a Aiiuisgrana , d >j .1 die fu couiiiuta 1' ultiina provvisoria niisura. Da quel mjiueno non sono quelle priaiarie potenze nienre piii che 1 prmii e piu naturali protetton delT ordiue ge- neralujeiite cunfcrmaro uiedimte '•eplicate conveuzioni, protettori della pace giiirata dail" iniiera cristianit^ , e piii che mai r^.Ser- niata so| i-a bari poliiiclie , econoniidie , morali e veligiosVr. Del rtuiaueiue d pii'i piLcolo State e sul sue tetritorio , e nel circolo d' operazioue de' s.oi diritti, sovraiio tan'o indipendente quanto la Fraaria , 1' Lighilierra o la Russia ; ed i rappoiti reciproci degli Srati suio assolutauiente trattati secoacio le antiche mas- •iuie giiiridiclie del popoli , e con pure diploaianche fi>rine. Coiue e perche sotto un tal sisteuia ciascuno SCato debba cor- rer dietro a iiuove alleanze -, co«i/£ o.v le FAifmr au tkmps passe; il sig. dc I'radt nou lo reiidera cosi fiicilu.enre coiupien- sibile a nessun uomo di buoii senno ; ed e preso dalf aria qu'on parle de systemes relatifs d des liaisons de cette ncture. Se- coiido cjuesti priuii s.iggi deH'opera vi sai eljbe luogo a supporre die il sig. De Pradt iion avesse atfatto conosciuto , o non inteso affatro il presente Europeo »i»teiua politico , ee posteriori passi del suo scvirto non iscoprissero in certo uiodo il contrano. In- tanto o certo che egli andie do%e fu costrerto di pavlare degli effetti di questo sisteina niette seaipre alio scuro Torigine e gli autori del uiedcsimo e non rileva mai il caratteristico tiella Ciisa, e non rende uiai piena giustiria la dove sta tjualche co8a di ral- legrante e di onorevole per 1' lunaniia. Pag. 1 3 si dice in nguardo aile dichiaraaioni d' Aquib};rana : ■« 071 vit la France admise et pnrtu de I'alliance , d<'nr jus'ju'a cette lieure eUe avait toujours tie dans un sens different I'ohjet jiri- initif et perscverant. Mms CLTTt: alliaaci: esi-elle cntirre , licfi- niiive, egale dans tous ses points entre elles et ses allies? Les articles patens n'ont'ils pas une douHure que I'on n'crpose pas nux re- gards , mats que I'on s'est rcser^ie de fnire S'^rtir i.u besom ? » La Francia ha indi.bitatanieme ottenuto, luediaore la sua j ar- tecipaxione aile trattaiive d'Aqui.-^graua, il jx-'sfo che gli si coui- pete uella grande Eumpea y'anfica coali/iuie. Q';e.-t unione uon i era gia in s^ e per se un' alleanza nel sciiso < idinario della parola ; e qui T es| ressione articles pi le.'is uon uiena die a fal;.© idee accessorie. Ma soiuuiainente disidaito e n'>n di; l>iii.a:ii o h il dire che la Francia fu ruevula a Aquis^ruia cjfunto m quel- SqB appendice r alleanza, eke }a dlretta fino a quel momento contro la Francia. In quest' alleauza non e mai stata ricevuta ia Fraucia , e nou poteva , secondo la uatura delle cose , avervi alcuna pane. Se foadata sopra particolaiu couvenzioui nei 1814 e ioi5 , ed eretta sopra seuiplici possibdita dell' avvenire e sopra pericoli che forse mai uon si rianoveranno , c[uest' alleanza fu mautenuta anche doj^o lo sgouibramento della Fraocia ( come non si piio piii dubitare), questo non poteva gettare suile alrre risoluzioni un lume equivoco; e se avesse il sig. de Pradt cercato di pro- cacciarsi piii foadate notizie , si sarebbe accorto che le pubbli- clie dicliiarazioni del Sovrani non eontenevano assolutamente al- cun dopplo senso. La sua palese Igaoranza intorno la relazione di quest' afFare e per riguardo alia pohtica situazi me della Francia rispetto agli altri Statt , g,li lia suggerire veemenri ed inutili lagnanze , le quali rieuipiono ia luaggior parte della sua pi'efazione. Serabra ch' egli creda possibile il caso che le altre corti si unissero per prescrivere alia Francia delle Iccgi sopra i suoi iulerni iuieressi^ e declama per molte pagine , come se il pericolo effettivaniente fosse iuiaiinente. Egli si affatica d' istruirci , die la Francia non e la Polonia, che non si nuscirebbe cosi facilmente ad una divisione della Francia , che il semplice sospetto di una incom- petente ingerenza degli esteri unirebbe tutti gli animi , e quauto male coloro giudicherebbero , i quali s' imniaginassero 1' ioterno del paese non prosperoso e flondo e perfetfaiuente tranquillo. A che tutte queste vane decla.'uazioni ? Ha il sig. de Pradt il menomo fondaaieuto per imputare alle estere potenze simili inteuzioni ? Puo egli niostrare qualche atto , che dia d piii lon- tano iiiotivo ad inquietucUni di questa specie ? Non e uel pre- scnte stato di cose il sospetto per se stesso abbastaiiza senza fondauiento ed assurdo ? Puo alcuno mai confondere la Francia coUa Polonia seaza mostrarsi iadegno di essere confutato ? Ha niai il pensiero di dividere la Francia potuto venire in mente ad ua uoruo di stato , padrone della sua ragione ? E non do- vrebbe un yjnbblicista fraucese seiitire quaato avvilisca la di- gnita della sila nazione, combafteiido con patetica sericta simili chimere !* L' argomento di cui si serve 1' autore per dare a co- aoscere 1' interna situazione della Fraacia , s' accosta al prodi- gioso e per fine al ridicolo. Egli sostiene , ^er esempio , che solainente l' estrenio grado d' inabillta potrebbc trovar difficile la direzione di una laacrhina cost semplice quanta e la presente co- stituzione francese. E pero parla egli subito nella segnente pa— giiia di cio che succederebbe , se dovesse venire nell' aninio della Corona o dei Pari di far perdere al popolo il suo patri- monio ( sotto il qual nonie intende il diritto di eleggere),cd e d' opinione (poiche egli non e niai iiubarazzato ) che in questo easo non potrebhe essere ricusato al popolo una simile aatorizza- zione contro il patrimonio degli altri due poteri ( cioe i Pari ed PARTE STRANIERA. 3g9 il Trono ). == In un paese clove si ragioiia sopra simili cstreuii coil sangue fieikio, piio beii non essere la niaccliina dello stato cosi ali'.uto spiiij^lue , e il govei'uo tlelia uiedfoiiiui iion cosi ta« cile come il ui^,. de Pradt per l' a|i)iunco ce la raj>preseuta. Cap. I. Coiuluite de I' Europe a I'egard de la France depuis i8i3 jusqu'au congfes d' -Aix la Ckapelle. — La nieta di qiiesto capitolo si gira iiifonio il testo , l' Europa ha nodrito nell' anno 1814 Tflo''PO co.VF Di^NZA 1 nell'anno i8i5 troppo DirrivnyzA verso la Franria. — La prima projiosizione e innegabiie, rosicrvazione e vera e calzante : se nell'anno 1814 si fosse presa la deciina parte delle uiisare di bicurezza ciie si adottarouo nell' anno i8i5, 61 avrebbero potuto rispaniiiare le iilriuie. Wa die i' Europa sia statft uelT anno 181 5 troppo diffidence, questo deve far sorride'-e i leggiton franccsi. La parola diliidenza non e (£ui aftattD ainmi-ssibile ; dopo tiitto quello cii' era allora accaduto , era pienaniente perniessa di teu^r per possibLle non solo , nia per verosinule quauto iiniuagiuar si poccva di piix spa- ventevole. E se I'aiititesi vie/ie cooi esprcssa come fa il sig. de Pradr, la dove dice: il fallaie se confier en 18 15, e se defier etf. 1814, essa cade nell' assurdo. Egli stesso descrive (p. 14) lo stato d' allora della sua patrla cosi «concertato, cl:e dovrebbe esserc giustiiicato ogni timore ; e qi ando egh soggiugne die senza la circostanza d^lla riunionc degli ulleati in \' lenna al- i' epoca dello sbarco di Napolcone it coMBArriMENTO ao.v sa- pmnK ror,ss a.vcora TEmirxATO , dovrebbe faciliuente coacedere die r affare nou era ila prendersi a eclierzo. Le acerbe querele sojsra le coudizioni iiuyioste alia nazione francese nell'anno 181S alnieuo nou sono iiuove. Dietro le uias- siuie gener.-Ji di diritto e di equita egli e diHicile deteruiinare , quanto lucgi avrebbrro dovuto andai'e le potenze alleate m que* sto proposto : la questione do\rebbe esser decisa ( come in ge- nerale tutte le (jiiestioni del niondo) secondo le circostanze del n\omento. La 1 rancia si lenne yier troppo duraiiiente tratraia ; nia t notorio die le diverse nazioni eraiio state troj^po lunga- niente oppresse dal giogo francrse , ed anclie o^^i, a ju'ocfteso fiuito , sono persuasc die i loro goverm jeciiirvno di tn>)ipa nioderazione. Era egli ) ossibile di essere aiTdilo sorth a quelle voci per puro nspeito verso la Frniiricj? Quandu al contravio 1' autore riinprovera agli alleati di aver punita la Francia jier colpe cleilc qiiali erano essi 11 edesiiui ri- eponsabili , altera \erita e ginstizia esigouo di confessare , die quest' accusa intrinsccamence considernta noii ^ senza fonda- niento. Se il ristjibilito governo reale neiranno ir>i4 si doNess* abb«ndonai-e a sf^ niedes.inM) nel niodo die si f- faito, puo es- sere anrora oggidi jTobleiuatiro ; nia nessimo cerdura di giu-' stificare lo fbaglio clie si cou'juise esiliandu Ka| oleoue a I'Llba. Wolto di versa e la qt'.estione , se il popolo fraiiieje . uel cui nonie il signor de Pradt si preteuta coaie jrccuiatore , 614 400 APPENDICE nienomamente autori^zato a cljiamare in giudizio coloro che si rcsero col| evoli di questo niancaniento ? Conviene egli ad un avvocato della Francia rimproverare all' Europa c!ie tratto la sua naztone con troppo rispannio, ed il sao sovrauu coa troppa cie- nienza? L' inteliee nsoluzioiie di assefinare all'e'? Luperatire un quartiere, il quale, come giustaniente osserva 1' autore, era u/i OJ'- servatorlo sulle Tuileries , sarebbe egli stato dannosj alia Fraii- cia , se il popolo Fiancese non si dava per istroinento di ese- cuzione e per complice de' suoi progecti ? Quaudo Napoleoue fosse penetrato in Francia con crnto mila iiouiini di truppe organizzate, ed avesse tentato di ricjnquistare, il troao a lui tolto con forze strabocchevoli ed irrisisribilL , la nazioue avrebbe motivo di scaricare ogni torto sopra gli Alleati, e di rappreseiitire come uaa crudele estorsi')ae i ujiliardi che le cjstaruQO nel l8lS. i\Ia Napoleone appro I ) solo o quasi solo ; il rifugiat ) e proscritto posto appena il piede sul teiTitono fran-» cese, divenae un savrano e uii usurpatore poteute : e chi dua- que pose a' suoi piedi truppe ed ariui , provvigio.ii da guerra e daaai'o e pieni poteri ed oiuaggi ? E chi se non il pojjolo Francese, o almeno quella massa operativa, parlante , scrivente, concludente che secondo fe--idee attuali costituisce un popolo ? E dopo tali autecedeaze si possono aiicora incolpare le alte po- tenze Alleate « d' avoir condamne la France a payer la guerre declaree et faite a Napoleon sbul ? » La seconda parte di questo capitolo coutieae delle asserzloni intoruo lo scopo ed il carattere dell' adunanza in Acjuisgrana. E senza dubbio quelle conferenze ebbcro uno scopo riconosciuto e conforme ai precedenti tratrati ; e saggiauiente operarono i Sovrani rigettando altre preteasiom e ricusando T accesso ad altre as)iettative. Ma chi luai iia autorizzato il sig. de Pradt di pro- nunciare come cosa di fatto incontrastabde e con quelT ordinario suo tuouo decisivo staiupato a grandi cararten che « le congres if A El! Qua.v OB/ET, pronoTi'-ei' sur I'oppnrtunite de I'evacuntioti de la France; il n' a eu quUNE seance, celle dans laquelle elle a ete pronon-ee ? Egli pavla con termini onnrevoli dello spirito e del sentimenti che aniuiavano questo congress© = La force pent done aussi connait're et s'imposer des loix = La diplomatie et la droiture peuMent done fini- leur lonsue divorce! A ce s-pcctacle nouveau on a pu sentir que I' on resj)irait un air pur , on a pa voir les nua- ges fiiyant dans I'horizon pour derouvrir un del plus serein- = Cost aaclie in diversi passi posteriori , ed e questo uno de po- chi punri priacipali sul quale egli non si contraddice mai posi- tivamente. La forza della verita deve essere stata qui irresistibde. Cap. n. Considerations generales. — Ordre politique de l' Eu- rope. Dt)po alctme considerazioni generali soyra i passati destini della poluica europea , e la presente situazione delle Potenze , per la cjaaie crede la Francia soggetta a quanto vien risoluto PARTE STBANlEn.V. 40 1 uel gvande quatlrato fra le Alpi , il Reno , il Baltico e la Vi- »tola )ia9sa egli agli Stati j>articolai-i. Russia. La graudezza di questo iuipero , lo sviluppo progres- $ivo delle sue'forze, la sua propria invulnerabilha , la capacita d'agire alia suAperifena, T accecauiento del congresio di Vienna die uon deve aver ponderate queste cose abbastanza = ecco il testo di queoto articolo ; nel quale sono uiessi in iscena tiniori cento volte replicaii in vane forme uunacciose e spesso con- torte e stravagaati. Un oggetto di tanta iniportanza merita qualche considerazione. Noi ci limitiauio per altro a noiare clie il sig de PraJc , come il general Wilson ed altri i quali precooizzarono ulumameute disgrazie sopra la Russia, non somniinii-tra aliro che nsultaii j'aiziali e percio inconc ludenti , poicLe ed egli ed essi uon ebbero alrra uiira che di biasimare e spaventare ; ma che dair altro canto egli ha con egsi sfigurata , mal conosciuta od anche voloutariaiuente taciuta una quanma di modiljrazioni importaatissime , le qucdi oflrono risultaii degui certamente di una piu prufonda disaxnina. La proposiziune piii rimarcabile in questo capitolo e senza dubbio la segueate. = N'en doutons pas ; V Europe qui a sou- pire apres Us revers de Napoleon , el qui en a profile pour s' einanciper , n'a tait que CHA^ceR de joug , et prendre celul de la RussiE au lieu de celui de la Fhaa'ce. Celait au profil de r Europe , encore plus qu au sien propre , que NAPOLEOy s etaic lance conire la Kc^sf.y et CAr.Doys i^'i'uN joun ox he pLEum: SA DBFAiTE. = ^(ol uou vogliaiiio ricovere con un lugrato si— lenzio una lezioue cosi cordiale , cosi thsinteressata. cosi schiettaj ma per prova che T abbiauio intesa ed accolta vogliamo a reei- prooo incoraggiauiento (nel caso che al sig. de Pradt }iotessero giugnere queste nostre osservaziuni) iusinuargli quanto segue: I." Che liaura non abbiauio nh sentito , nfe parlato , ne ineno geriaiuente temuto il t^i-.go che secondo liii ha preso il luogo del francese: che la Russia non ha ancora abusato, ne mostiatp di volere abugare de' suoi vantage,i (per tiuanro alti possano es- sere calcolati ) iu n«ssuno de' uioltipiici rapporti nari dal j re- sente sistema politico , coniro uessuno de' j;raudi o de' piccioli Stati ; «; die per coiiscgueii/'.a una smania soltan'o di biasnuare accoppiata da molta ignorauza sulla vera situazione delle cose puo parlare d; giogo russo come di cosa reale ed esisteute ; e che soltaiito una pazza temerita , la quale presume antiveder r avveuire sulle caite geograliche ( quando non sa caj>ire nep- pur il presente) puo auuuuciare , per 1' av\eniie come iuevitabili, pericoli di questo geoere. 2." Che se r Luropa nella sua divisione cd impotenza d'allora iu abbastanza saggia e forte per rompere il giogo di Kapoleoiie, e per rovesciare il preponderante suo universale douimio giunto quasi all' nuero suo compimento , ella avva ancora e mcuie e consi"lio e mez/i e forze per liberaxsi da una nuova supremiUia BlOl. Ital T. XIV. 26 402 APPENBICE qualora dovesse «orgere qualche potente che fosse preso dalla stessa mania auibiziosa. 3." Che finalmente , fossimo anclie pusillaniini quanto basta per conccdere la possibilita di un nuovo soggioganiemo, non vi garebbe per questo morivo di conipiaiigere e desiderare quello di cui giamo staci fortunaranienre liberati; e qoi quiudi lasciamo tutta al sig. de Cradt ed a' suoi aderenri la dolcezza di spar- gere di lacrinie la crudele sconfitta del suo eroe. Del liuianente che T autore de VHistoire de rambassade de Varsnvie , dalle Observations sur la guerre d'Espagne, e di altri vecenti ricordatissimi scritti dove Napoleoue e dipinto ora come un tiranno frenetico d' anibizioae , ora coiue uii don Qui- sciotte europeo , ora come un Jupiter Scopm , abbia T ardire oggi di scrivere que c'etait au profit de l' Europe qu'U se latiga centre la Russie , e subito dopo (a pag. 106) il n'en voulait pas a la Russie pour elle'tneme , mais pour I' Europe. — Ce n'etait ni I' ambition , ni la haine qui le pnussaient contre la Russie ; il n'etait anime que par un sentiment europeen, etc. questo e quello che deve far meraviglia e che deve abbandonarsi al rireuti- iiieato de' leggitori e critici suoi conipatrioti, tra i quah alcuni gli hanno gia risposto com' era di ragione. Svezia. La situazione di questo Stato vieoe vappreseatata con singolar predilezione per 1' attuale suo reggente , ed e ui gene- rale favorevole e posta sorto di un aspetto luminoso. =s La po- litiqu-e a retabli I'okdee de la nature , et ce que les Gustai'e Adolphe , les Charles X, les Charles XI f n'auraient pu faire, un FRANCAIS API'ELB A CE TROXE LA EXECUTE. La SUEDE lui doit d' avoir acquis une assiette inedranlable, etc. — La conquista de.la Korvegia, la cui importa za de%'e suj.erare di molto quella della perduta Fiulandia , vieue niagnificata non solo come un bene- fizio capitale ) er la Svezia , ma anche come un deciso van- taggio per 1' Europa , e cio che e meglio per la Danimarca niedesiiua ! ! La Svezia deve d' ora innauzi essere clramara a prender parte di una maggiore influenza augl'interessi d Europa. La limitata ristrettezza delle interne sue forze seajbra al' altis- simo punto di vista , dove si e posto 1' autore , che sia intera- menie svauita ; anzi queste interne forze fiorii'anno di nuova prosperity tosto che la liberazione d' America sard consunata. Da qnel felice Eldorado si diffonderanno inesanribili torrenti di oro sopra tutti i popoli della terra , ma particolarmente s.dle jnarittime e navigatrici nazioni deU'Europa settentrionale. = Za revolution de I'Amerique Espacnole desormais inevitable A l air d'f.tee EAiTE POUR CEs PEUPLES. Cosa SI puo risponderc a smiili sogni ? La Danimarca parimente e rimandata per qualche conipenso di tune le perdue sofFerte aiV infallibile emancipazione delle Co^ loiite Spagnuole. Tosto che questa sara decisa , il mar Baltico diverra piolto piu iniportante che tutti i mari delle Indie, e la I'XnTE STR^NIERV. 4o3 Danimarca dimentichera il Capo di Buona Spcranxa. Copenba- glieu f iles'iuata ad t'sseie V entrepot , la scala j.riaripale del- r iiimit-aso couiuiercio clie deve aver luogo fra poco tra TAiue- rica e la Russia , e ad cssere il centro de' piii grandi affaii della terra. Clii non concedera e desiderera di buon caore cosi luiuinosi di-sdni alia nobile nazione Daiiese ? IMa qua! danese istruiU) osera rallegraisi di cotai castelli in aria, la cui prima- ria baae ( per uon dire del resto ) , a dispetto di tutte le stra- vagaati cougetture del sig. de Pradt , pu6 avere la sorte clie ebbe r olla di laite dell' avola. Air occasioae della Daniujarca non si pei'dona al eongresso di Vienna ( couie gia accadde nell' opera prrcedente del nostro autore clie pona questo titolo ) , perche non lia trasfonnate le citta di Auibiirgo e Lubecca in possessioni danesi ! E di opi— nione il sig. de Pradt die ne' tempi andati si avesse avuto bi- sogno delle citta anseatiche , ma clie adesso sieno diventate su- pertlue ! C'etait une des fiiutes du congres que la.grav'Ue des aio- tres a empeche de reiunrquer, et Qvr s'f:sT cacbee daks Li tovle. Regno de' Paesi Bassi. Una reiterata e dura invettiva contro il coagies'jo di Vienna e quella , perche egli non abbia dato a quesLo uuovo regno una jiiii conveniente estensione; e qui gli si rjujjjroveraao i primi sbagli della divisione degli annessi paesi per cut rrstano tagliafe a quel regno le forze. Koi non segui- reuio il nostro autore in questa diatriba die si riproduce cjuasi ad ogni articolo. Le risoluzioui sulle quali riposa il jresente ordiue [ olitico di Europa non appartengono piu alia spinosa poleuiica. 11 giudizio definito appartiene ormai agli uouiini di •tato ed alia scoria, e vogliauio credere clie questa attiugera a piu pure e piii jirofoude sorgenti die non fece la critica su- perliciale del sig. de Pradt , il quale per tpaante penne abbia gia logorate intorno questo argomento , non lia aucora giusta- luenie concepiia la connessione di esso. Per rapporto al regno de' Paesi Bassi 1' autore medesimo lia avuto cura di togliere ogni peso al 6uo biasiiuo , uiettendo la gai-anzia della sicurczza di quel regno sotto circostanze e rap- porti die non hauno niente di comune colla geogralica sua estensione. >ioi ciciauia tanto piii volentieri questo passo in quanta die e uno de' piii ingegnosi di tutto il libro. « Le basi di questo Siato hanno la necessaria solidita. Egli sta nella pri- ma classe degli Siati di secondo rango. Egli non ha a teuiei nulla dalla Francia; questo sarebbe un j'ensievo conuine ; non ha die a giudicai retiauiente della sua gituazione per isbsmdire cosi vaij tiniori. Kello stato attuale d' Europa questo nuovo re- gno assicurato sempre dell' ajuto dell' Inghilterra sua creatrice e della Prussia sua vieina si deve sentire intei-aiiiente al coperto d' ogui luinaccia per parte della Frincia. Questa potenza non vorra correre il ri^chio di una guerra generale onde acquis'ai'e poche niiglia quadjate di territorio da questg Uto. Per uscii 404 APPENDICt vittoriosa contro i Paesi Bassi couverrebbe battersl conti'O tutta rEui"opa. L'anuata di questo regno non e solamente nel Belgio ed in Olanda , ma si trova in tutte le guernigioni del conti- nente ed in tutti i porti dell' Inghilterra : i suoi trinceranienti non sono seiiipliceuiente nelle piazze forti clie proteggono i suoi confini , nia in tutti gli arsenali d' Europa , i quali voniitereb- bero tutti i loro niezzi di distruzione coutro di noi al prinio nioversi della Francia contro questo Stato vicino. » Se la cosa e come il sig. de Pradt la descnve ( e foi'tuna- taniente e tale ) qual necessita d' una maggiore estensione di teiTitorio a pro di questo regno ? Uiio Stato di primo ordine non si sarebbe potuto formar niai : egli avrebbe dovuto trovar seujpre la sua sicurezza , la sua forza , i suoi niigliori mczzi di difesa dove li trova ancbe adesso , cioe nella sua situazione ri- spetto alle vicine maggiori potenze e nella saviezza del suo con- tegno politico. II confine del Reno non lo avrebbe punco reso piu forte ne contro la Irancia, ne contro la Germania. Prussia Questo articolo non e quasi mai altro che una con- tinua doglianza intorno 1' iiujiolitica ricostiuzujne della Wo- narchia Prussiana al tempo del congresso di Vienna; « una dis- graziata astrazione , una leglttimita caduta dalle nuvole ( cosi clnama 1' autore i motivi che determinarono il congresso ) — : questa potenza (premiere ligne de defense de I' Europe cvntre les nolrs torrens que le Nord enserre dans ses flancs) lia privato dei suoi possess! la Sassonia : interi secoli non bastano per espiar questi errori , ecc. ecc. » Siccome il soggetto era da lungo tempo esaurito , cosi non resravano in potere del sig. de Pradt che enfatici luoghi coumni ed ardite esagerazioni. Noi dirigeremo pertanto la nostra atten- zioue solamente su cio die ci sembra pin impor'ante per rap- porto alle finali politiche conseguenze ch' egli deduce dalla pre- sente geografica situazioue dello Stato Prussiario. Egli si esprime 6u di questo in maniera come se il piiuio dover del congresso fosse stato di occuparsi seriamente nelle sue disnosizioni terri- torial! particolanuente ed esclusivamente degl' iuteressi della Fran- cia = £n politique voulez-vous uzur — separez , eloignez ; VOULEZ-rous SEPAREB — . ropprochez, C'est ce que Von a fait pour In Prusse a I'egard de la France en venant I'etabhr a ses partes. = Quasi che tutto lo scopo principale del congresso avesse dovmo esser quello della piu stretta unione tra la Fran- cia e la Prussia. Egli sviluppa ancor pin chiaraniente i suoi penaieri !n seguito. — erte di DLlhvyn , comiu- ciati) a stam|>are nel 181 7 , nel quale cjue' testacei soao descritti secoudo il nictodo Liiineano con un particola e riguardo alia •inouiuiia ; oltre V Ovarium Brttaniucwii di Grave , nel quale tutte le uova degli uccelli nostri , o auche addomesticati nelle nostre isole sono descritti con un luetodo migliore , e con figure assai pin belle che quelle di Klein ; oltre 1' entoniologia di Kirby , «taiu|>ata nel il^i"?, della quale credo d' avervi parlato , abbiamo alcune ristampe delle opere di Donovan, e tj-a I'altre della sua Entomologia Britannica , die si era fiaita solo nel i8l3. Que- st'opera costera piii di 60 gliinee. Abbiaino alti-esi i Malaco- slraca podophtalmata di Leach e Soa-erby , ossia le d'"9crizioui di quelle specie del genere Cancer di Linneo , die hanno gli oc- chi all' estreuiita de' loro piedi , con figure di tuite le sjiecie , che occupauo gik a quest' ora ]6 fascicoli in 4.° , e si ristampano in oggi le ricreazioni di storia naturale , ossia i discgni popolarl (o fatti per uso del po]iolo ) , del quadrupedi britannici , colla descrizione della loro natura , dei loro costuiiii e delle loro dis- posizioni , con aneddoti originali, ccc. Le figure, ricavate dai ri- tratti degli animoli vivciiti per opera tlei piu abili artisti , sono 408 APPEND ICE in parte incise in legno ; ma in questo genere di lavoro siamo ora giunti ad un grado di perfezione straordiaario. Ne avrete x-eduto un saggio nella bella edizione del viaggio di Morier che vi ho spedito nel passato ottobre. » Ricchissimi siamo nel regno vegetabile. Non vi parlero della Flora Londinense di Curtis , continuata ed accresciuta da Graves ed Hoocker , che preseuta tutte le piante indigene della Gran Brettagna , delineate tutte di grandezza naturale , e coi naturali loro colovi. Quest' opera si e cominciata fino dal l8l5, e se ne hanno ^in(^ra 28 o 2,9 fascicoh. Si continua pure il Magazzino Botanko o il Giardmo de' fiori dello stesso Curtis . pure con figure miniate , e di questo abbiamo gia 48 volumi in 8.° Me- rita particolare attenzione la Muscologia britannica di Taylor e di Hoocker; ella e questa un' opera, in cui tutti sono sistemati- camente ordiuati e descritti i nuischi della Gran Brettagna e dell'Irlanda , con tavole in rame che dlustrano i caratteri dei generi e delle specie. Sebbeue cominciata fino dal I^qS, con- tinua ancora dal 1814 in avanti la bella collezione delle piante della costa del Coromaodel , scelte tra i disegni presentati alia corte dei direttori della conipagnia delle Indie Orientali dal sig. Roxburgh. II prezzo di ciascuu fascicolo in fol. mass, oltre- passa le 5 ghinee. Un buon libretto e il Compagno botamco , o la guida botanica di Salisbury., che e una introduzione alia bo- tanica pratica ed all' uso delle piante, stampato nel 1816-17. Lo stesso autore ha pure pubblicato lo scorso anno utdissi- nie istruzioni ai coltivatori sulle piante de' pomi in generale , sullo stato della loro coltivazione nei paesi dove si fabbrica il sidro , e vi si e aggiunta la storia naturale dell' aphis la- jiata , e di altri insetti distruttivi delle piante fruttifere. Ma- gn fica cosa e la Flora Grxca di Sibthorp , che intrapresa nel 1806, ancora si continua con grandissimo lusso. Non se ne hanno iinora che due o tre fascicoli ; ma T opera intiera formar dee 19 volumi in fol. Le li2,ure sono disegnate da Ferdinando Baver y incise e miniate da Sowerby , e V opera intiera non potra co- «tar uieno di 5oo luigi. Credo che in Italia avrete veduto se Don altro il prodromo di quest' opera grandiosa (l). La societa Caledonia orfica/tora/e continua essa pure a pubblicare i suoi atti, e 2 volumi ne sono usciti dopo i tre primi del 18 14. » Non vi parlero a lungo del regno minerale. Credo che ab- biate veduto il Sjj^ema di mineralogia di Jameson, ristampato ancora di nuovo dopo il 1816. Sono tre grossi volumi in 8.* adorni di figure. Cosi pure non debbono esservi ignoti gli ul- timi lavori della societa Werneriana , della quale abbiamo gia 3 volumi. La societa geologica continua pme le sue produzioni , (l) La nostra Bibliotcca Tmperialc di Ercra , la piu ricca d' Italia in opere Bioderue, possiede oou il sqIo programma, m* I'opera stessa. lURTE STR\NIERA. 409 e se ne attende a ruomenti un nuovo volume. Ma un' opera nuova e curiosa k quella del noatro Sowerby , il quale dopo avere pubblicato la MLneralogia britnnnica , e nel 1B12 la Ml— neralogia esotica ^ con bellissuue iij^ure miniate, ha ora esyiosto una Conchio/ogia iiunerale della Crcin Breltagna , da esso coin- piuta nel i8i3, conteuente le (i};ure miniate e la descrizione di tutte le spoglie di testacei , cbe si sono ti-ovate in varj teuijii , ed a varie profondita aepolte nella terra. Fin ora non ne abbia- mo chc 2f) fascicoli , i quali costano circa lO ghinee. Che bel campo offrirebbe il paese vostro per un' opera di questo gc- nere ! . . . . » ( i ) (l) Lo scrittore inglee non en informato che questo lavoro era stato glorio$amente iiicominciato in Italia dal sig. Brocchi , che due to- lumi in 4.° con figure lia pubblicato fino dall' anno 1814 della Conchio- logia fo!si!e Siibapennina. Egll .-ta f'lrse nell' epoca , in cui scriviamo , esfendcndo quel giamlic.so laToro con vantaggio della ctoria iiaturale ff della geologia ad nitre parti dcIl' Italia. 410 APPENDICE PARTE 11. SCIENZE LETTERE ED ARTI ITALIAN E. OPERE PEKIODICHE. STATI PONTIFTCJ. Opuscoli scicntifici di Bologna , fasclcolo XIV. M. AaisTBTNi. Discorso in lode dl Luigi La-Grange — Atti. Del modo di trattare le fistole salivali. — Einiliani. Storia di un tifo peteccliiaj_e. — Medici. Considerazioni intorno alia tes- situra organica delle ossa. — Ranzani. Considerazioni sul ge- nera Eledone di Leach , e sul modo di determinarue la specie. Giornale Arcadlco di Roma , fascicolo V. Letteratura. Arcadia de' 24 aprile 18 19. — Sulle pitture d' In- nocenzo Francucci da Iniola. Discorso I di Pietro Giordani. — Nuova descrizione de' moautnenti anrichi ; dell' aw. D. Carlo Fea. — Rime di Fra Jacopone. — SuU' origine de' numeri etru- schi e romaui. — Nuova sciena di Terenzio , articolo I. — Iscrizioni nomentane. — De'versi di Nembrotte e di Pluto nella Divina comiuedia. — Scienze. Sul moto della canfora nell' ac- qua. — Del vajuolo umaao e del vaccino. — Costituzione epi- demica, ecc. , del dott. L. Valentini. — Nuove osservazioni tra r ossigeno e gli acidi di Tlienard. — Di un mezzo per accre- scere la forza della polvei-e da cannoae. — Saggio sul principio della popolazione di Malthus. Aggiunte , ai'ticolo 4." — Di una nuova cura dell' idrofobia. — Bel/e arti, Scultura. Busto di Fe- derico Cesi , sculpto da Teresa Benincanipi. — Pittura di paesi. G, B. Bassi. — Varieta scientificbe e letterarie , manifeeti , ecc P\KTE ITALIAN^. All BICLIO GRAFIA. — — ^♦»> — REGNO LO:\IBARDO-VENETO. Compommenti drammatici di Giovanni Gherardjni — Mila/io , 1818, prcsso Paolo Emilio Giiisti stnm- pntare e libra jo nella contrada di S. Margherita all' iiixrona dei Classici , uii vol. in 1 6 di pag. 264 coll' epigrafe : En faveiir dn badinage Faites grace a la raisun. Molti scrittorelli congiurano con cerfe snann-ate commedie a fame piangere , c si vi riescono , bastaado a tanto la vergogna, nella quale veggianio per opera loro prosirarsi la scena italiana; aggruppaniio lontani avveniiuenti, e falsando il cavattere vero delle passioni , acciabart.ino turf eniente la storia , ed avviliscono coUa crea/ioue di niosrriiosi fantasuii la dignita dell' intelletto , che ■Vive nel vero, e s' apjapa soltanto del verisiniile. Quiudi e onirneuti s' aspetta : siffatta quesiioue vorrebbe trattarsi distcsamcnte , n^ lo spazio , clie ci siaiiio prelissi , ne consente disroiTerIa jnii avantt : comunque pero abbia ad essere decisa (e forse il sarebbe negativamente) , ue jiare , die il Glierardini abbia acquistati nuovi e grandi diritti alia pubblica ricouoscenza , giarclie crediauio mer tar meglio di noi clii accresce la soninia de' nostri piaceri . che chi con iscof crte piu superbe che utili , aggiugne niotivi al nostro vidicolo orgoglio. 41^ APPENDICE Tre dramnii : El naso in pericolo = .5 fatto il hecco all' oca =s It bacchettone , ed una commed.a = Tparrisia e credulita ne sono presentati: onginall i tre pnmi , 1' ult.ma e derlvara da ,.aa commed.a d. Voltaire « la prude, ou la gardense de Cassette. 1 me.lodrarami sono pieni di sapore e di forza comica , U verseggiatura e nob.lmente spontanea, e la lingua bastantemente corretta: lo scherzo e qualche volta finissimo , scimnle non mai: intere scene s mnalzano qua e la sino alia buoaa commedLa, la qua! lode tra i compositori viventi di melodranuni giorosi ne duole di non peter concedere ad altri : si leggano con arten- ''Vtt. , f.?"'"" ^ '^^^^^ ^"" P^'""^ "-^l ^«^^ "« r''ricolo , la IV e XIII dell atto pr.mo nel Becco fatto alfoca, la X dell' atto primo, e la Vli del secondo nel Bacchettone, e si vedri di che im- menso spazio s. lasci addietro il Gherardini gli altri facitori di drammi : spirante metastasiana dolcezza e soavissimo melanconico attetto che mirabilmente conti-asta colla eajezza del dramma, ne seinbra quest' arietta d'AIcenia che ripoVtiamo quasi ner saggio dello stile dell' autore. Alcenia chiusa dalla sciocca vigilanza del padre in una tone d' impossibile accesso ed inesperta del come SI soddisfaccia ai blsogni del cuore , che pur sente imperiosi , spngiona un augelhno , e cauta : Amabile augelletto , Che prigionier qui stai, Co' tuoi canori lai Implori libe'-ta. T'intendo, angel diletto, Sento di te pieta. Eccoti aperto il carcerc : Sii tu felice almeno ! Spiega le plume , e llbero Air aure amicjie in seno A resulrar ten va. Noi desideriamo che questi drammi vengano alle mani d' un maestro che non faccia consisrere il bello musicale in astruse nmtanze di voci , infreqnenti ed artificiati passaggi , ed in soffocare ll canto colla pompa del suouo. Delia commedia nulla diremo , trattandosi di produzione non originale. Le opere tutte di Eiinio Quiriiio VrscoNTi , in. due separate edizioni italiann e fraiicese. — Mllano , 1 818-19 , in 4.° ed in Z° , pressso gli editori. Questa edizione, che noi abbiamo aununciata gia nel tomo XI, pag. 420 di quesra Biblioteca, e tinora uroceduta regolarmente , e sono uscici set fascicoli del umseo Pio-Clenientino , e sette altri farticoli deir Iconografia roniaua. Quest' iuipresa libraria luorita PARTE IT\IT\NA. per uiolti titoli di esseie incoraggiata. Lc- associazionl si ricevono da Fuel, Siella e coinp. in contrada di S. IMarglierita, e da G. P. Gieyler suUa cursia de' Servi. La Corona Ferrea del regno d' Italia considerata 1." come monumento d' arte ; 2° come monumcnto storico j 3.° come monumento sacra. Memoria apo- logetica di A/igclo Bellani , canonico nella regia i/isignc basilica di Monza ., ccc. — Milano , 1819, in 4.°, tipografia Sirtori, un volume di pag. 210, € 45 di discorso preliminare con alcnue figure. Appendice alt articolo sulht Coro.ia ferrea nelV opera del Costume antico e modrrno — Europa, vol. /, pag. 207 — Milauo iSig, in 4.", tipografia di Giulio Ferrario , un volume di pag. 44 ed una tavola m rame. Dal titolo deir opera del slgnor caaonico Bellani alibastanza s\ raccoglie il diseguo e Y argonieiito deiro)icra medcsiuia che egli si e sciidiato di trattare. II discorso preliniiiiare ne spiega il niocivo . ed e questo un ai'ticolo inserito nelT opera del Co- stume antico e moderiw di tutti i popoli , nel quale si e susci- tato alcuu dubbio sulla identita della corona mpnzese coa quella die altre volte gervico aveva agl imperadori di Costati- tinopoli , ed anclie suU' autenticita del santo cliiodo , che si dice cignere 1 interna parte di quella roi-ona. ISon ci estende- reuio 8uUe prove clie il Bellani si e stiidiato di riunire onde togliere di uiezzo questi dubbj nella secouda e nella terza parte del 8uo Iibro . giacclie le opere di erudizione sono per ordi- nario non sugceitibili di estratto ; e cosi pure ri asteniamo dair eatrare uell' esaine della prima parte , nella (piale si ft sforzato di provare : i.° che la corona fen-ea era in origine un vero diadeuia; 2.° che tutte le dillicolta insorte intovno alia Bua forma si spiegano pienaniente dal passaggio da diadeuia a corona, niassinie per quanto riauarda la sua picriolez/a e la sua qualita di corona votiva ; 3.° che la testimonianza di ^. Ani- brogio perfettaiuente si accorda nel dinotarla pel diadeuia mu- nito del sacro chiodo , siiedito da 5. Elena a Custantinn : 4. che cjuesia corona si e dovuta riconoscere dagli erudia conn- lavoro biza.itino. Kon tacquero percio gli autovi dell'opera del Costume antic e moderno , e la loro replica forma rargomento delTappcndice BOprannunziata all articolo sulla Coroua ferrea. inserit> nel vn- luuie I dell Euvojia, j-ag. 207. In quest'ajqiendire »i sono esfi itudiati di moetiare non dovevsi loro imputare a delitco 1 avert 414 Ari'ENDICK disputato contro T identita della Corona ferrea col diadema bi- zantino, noa riguardaido la roiiiaaa decisione allegata in con- ti'ario , se noii il solo lutevao cercnietto , ed liaaao altres'i m- simiato die la Coroiia ferrea noa ebbe ongiue che dope la cadiita de Loagobardi. Mileto, tragedca dl Stanislao Marchisio. — Milano , 1819, in 8/ dc jjag. 60, tipogiafia di Vincenzo Feri'ario. ( Ci liniitiamo per questa volta a semplicemente anaunziare questa tragedia). Annall d' Italia dal principio delV era volgare siiio all' anno 1749 , compilati da Lodovico Antonio MuRATORi. — Milano , in 8/', dalla Societd tipo- grafica de Classici Italiani. Nella collezione delle mighori opere italiaue del trapassato secolo , che la Societa tipogradca iuiprende a pubblicare , non doveano certauieute pieteruietierBi gli Annali d' Italia , pel qaah il Muratoi'i sali m tanta reputazione , che fu chiaiuato il pa- dre della Storia d' Italia. L noto coaie quest' opera sia stata il beisaglio d' aspre censure : niuuo iguora eziandio il per[:etuo claniore de' puristi , che danuata la vorrebboiio per la troppa sprezzatiira della lingua e dello srile in cui e scritta. A uialgrado di cio , gli Annali d' Italia del Muraton non lianno finora para- gone fra gli Annali di verun' altra nazione ne per 1' miportanza delle cose , ne per 1' ardita verita di narrai-le. Ma non ci di- lunghereiuo pid olu-e dall' istituto nostro , che e quello di dar conto della nuova edizione, Questa ha per fondamento l' edi- zione originale dell' autore , fatta dal Pasquali in Venezia,ini3 ▼olumi in 4.°, coUa mentita data di IMilano , 1744-1749. Per le giume origmali poi vieue riscontrata con 1' edizione postuma , fatta parimente in Venezia dal Pasquali , con la data di Milano , dal 1753 al 1756 , in 17 tomi in 8.°, per le cure del Soli, sui mss. dell' autore. Tratta quindi da ottinie fonti la nuova stauipa, nulla piii lascia a desiderare rispetto alia sicurezza della lezione. Il primo volume ha per corredo la Vita dell' autore. II biografo (il sig. avvocato Francesco Reina) quaiitunque costretto dalla circostanza ad esser breve , tutta pero discoiTe la vita letteraria e civile del Muraton ; e giovaudosi esso di docunienti originali esistenti nella doviziosa biblioteca di lut , e nell' Aiubrogiana e Trivulziana , oli venne fatto d' innestarvi alcune iuiportanti no- tizie non avvertite da altn biogi-afi. Questo volume ha in oltre in fronte I'effigie dell' autore. Nella prcsente edizione scorgesi r\RTE ITALIAN \. 4l5 11 testo disgombcrato da un nuiiiero intinito d' iniziali niajuscole di nessuiia necessiia per la retta intelligenza della scrittura. Olrrr di clie 1' lurerpunzioiie vi h iiiteranieute riforniata eecoiido il nietodo praticaio o{:gidi da' piii acciuati editori. Vi e pero con- aervata cod iscrupjolo V ovtografia originale la dove e spezialis. siuia dell'autorej clie altrauieiite adoj erando , sarebhe un poiTC la luano nell' altrui dectato , comeclie in conrraiio jensino alcuni muderni , i qiialj nella rij rodiizione delle oj'ere anticlie , anche di sotunii scrittoii , time vorrelibono indossare ad esse le fogge ortograliclje de' tempi present!. Oito fiuora sono i voluiui pub- blicati di quest' opera , e la cronologia giunge fino all' anno r)8a deir era volgare. L' uupresa della piibblicazioue de' Classici ita- liani del secolo XV HI prorede colla niass:nia piintualita per parte delT edirore , avendo esso dato liuura, in poco piii di ua auuo , tredici voluuii di grossissinta luole. Collezione dc classici metafisicl. = Delia ricerca della veritd del slg. Nicola Malebranche. Traduziiine. — • Pavia^ 1818-19, ill 16/', vol 1.°, 2.'' e 3.", di pag. 227, 3o8, 3o2, col ritratto delV autorc, presso i collettori , coi tipi di Fictro Bizzoni, • Saggio salt umano iatelletto di Giovanrd Locke. VolgaiLZzato. — Pavia . 18 19, vol. i-°, in i6.°, di pug. 348 , col ritratto dell' auiore ., presso i col- lettori, , coi tipi di Fictro Bizzoni. ( 1 collettori preinettono a (juegto volunietto 1' elogio di I.ockc scrirto da Diderot die lianno tradotto in italiano , e la ragione di aver preferito questo elogio a ciiielli posti nella biblioteca scelta di Leklerk e nel gioruale Nouvelles de la republique des lettres , si e die non ridurendosi quesii die a nude narrazioni della sua vita dovea riuscir piii gradito quello del fraiicese fi- losofo ove si sviliqipano i printipj della dottrina dell" autorc. JVIiserauda prova del poco interessaniento tlie ha preso finora r Italia a questo genere di studj si «■ , the qiiesta , per quanto sappiaiiio , e la priu'a traduzioue italiana di Locke. Quella del Soave uou e die la traduzione dell' epitimie. ) Storia della filosofia grcca del D." Defendente Sac- CHI. — • Favia. 1819, vol. 2.'. in 12.°, di pag. 28c, presso i collettori dei classici metafisici , coi tipi di Giovanni Giacomo Capelli. ( E uscito il 2." vol. della Giosofia greca- Esso contienc la storia della Setta Italica. I>lgi toiiiereiuu furse eo^>ra queit' opera 4l6 API'ENDICK tosto che saia terminata. Ci contenteremo intanto di accennare i capitoli di questo volume. = Capo V. Setta Italica. §. i.°Alc- meone ; 2." OceDo ; 3' Epicarmo ; 4.° Empedocle ; 5." Teleaugi ; 6." Eofauto ; 7." Timeo ; 8." Archita ; 9° Filolao ; io.° Liside ; 11." Ippaso ; 12." Ipfocrare di Ciiio ; iS." Eunopide : 14.° Eu- dosso; l5.* Diotogene; l6.° Metopo; 17.* Ippodamo ; iB-^Delle pitagoriche considerazioiii sulle donne filosofanti ; i().° Consi- derazioiii sulla tilosofia di Pitagora e della Setra Italica , e sua influenza sull' avaazaiuento delle scienze e eulla pubblica opi-" oione in Grecia. ) / secoli della letteratura italiana dopo il sua risor- gimento. Commentario ragionato del conte Giam- battista Cornianu — Brescia 18 18-18 19, in \2 , vol. I, 2, 3, 4^5 di pag. 382-342-271-273- 239, per Nicolo Bettoni, col ritratto delV aatore. Sono usciti finora cinque \olumi di questa applaudltissluia opera di cui abbiamo annuuciato il primo volume gia nel to- nio XII, pa". i32 di questa Biblioteca. 11 quiuto volume con- tiene la seconda parte del secolo di Leone X, e parla di Mat- teo Bandello , di Agnolo Firenzuola, di Francesco Maria Molza e di altri poeti , di Pietro Aretino, di Andrea Alriati , di Clau- dio Tolomei , di Girolamo Vida. di Luigi Allauiaui , di Giovanni Rnccellai , di Bernardo Tasso , di Francesco Maurolico , di Marco Antonio Flaminio con altri j>oeti latini , di Jacopo Bonfadio , di Giovanni della Casa, di Annibale Caro , di Pier Vettori , di Mario Kizolio , di Marco Antonio Majoragio e delle donne digtiate di questo secolo, e particolarmente di Vittoria Colonna , di Vero- nica Gambara e di Gaspara Stampa. La letteratura del cosi detro secolo di Leone X non gingnc ad abbracciare nemmeno la meta di un secolo propriamente detto; e pure dice Tautore, il solo abbozzamento di essa abbracria gia due volumi ( il 4.° ed il 5." di questa edizione ) : tauta fu in si breve spazio di tempo la copia, tanta la eccellenza degF italiani iugegni ! Poesie e prose di Cesar e Arici , prof rs sore di storia nel patrio liceo , membro e segretario del R. Istituto italiano. — Brescia 1818, i'ol. 4.° di pag. 99, vol. 5.° di pag 134, per Niccolo Bettoni. Ci troviamo in debito di ann-inciare questi due akri voluuii finora pubblicati delle opere del sig. Cesare Arici ; il 4.° vo- lume contiene il poemetto del Corallo in due canti , poi segue un' anacreontica intltolata i Bagni d' Abano ; poi le Belle Arti Prosopopeaj poi vio. discorso accadeuiico sulla distriizioue di I'\RTE IT.VLIANV. ^\j Grrusalemme consulerata rome ari^oaiento eplco , cJ e qtiello stesso che fu dall' autore uiandato per essere inserito in queeta Biblioteca, e clie trovasi nol volume 7.', pa^. 177. II volume 5." contiene la Pastonzia, poeuia didascalico , di cui pure fu fatto lunga nienzione in questo nostro giornale. Aspetriauio con impazienza il sesto volume Del quale , per quanto sappiamo , verranno puLblirati i sei j^rimi canti del buo epico pociua in- titolato appuiito la Gerusaieuuiie dtscrutta , e che ci daia forse niotivo di nn lungo artrcolo. r. S. Abbicuuo ricevuto questo 6." volume di cui ci occupe- remo quanto prima. GRAN DUCATO DI TOSCANA. Le Odi di Pindaro tradotte e illustrate dal professor Mezzanotte. — Pisa ^ 1819, presso Niccold Capurro. Mentre da ogni parte »i rlproducono in Italia le opere dei nostri anticlu e nioderni piii reputati scrittori , uon sari certa discaro a quei tauti , che amaao ed apprezzano la classica Irt- teratura , T auniinzio d' una compiuta versioue del prime linco fra i Greci. Debbesi questo immcneo lavoro all' instanrabile perseveranza del sig. Antonio Mezzanotte professore di lettere greche nel- 1' Universita di Perugia. Noti sono alia repubblica letteraria di- versi saggi del guo talento poetico, e citansi con ispeciale onore le stanzc per la deposizionc del Baroccio, reduce da Parigi , e ell' e uno de' piu rari ornanienti di Perugia; stanze , che sole potrebbero fame anuoverare 1' autore fra i piii degni cultori delle muse. Avendo sino dalla lua prima gioventii dato opera a quests versione di Pindaro, e ad essa dedicatosi interaniente , ha po- tuto condurla a. fine ; d che permesso non fu al celebre Angelo Wazza , eke ne aljbrucio prima della morre il non conipiuto NS. Wa per quanto una versions )>oetii-a di Pindaro potesse dt per se sola assicurare non vulgar fania al suo autore j nulTostante la versione jjoetica non puo riguardarsi come la parte prmci- pale , o per dir meglio come la paite piii utile e piii impor- tante di questo lavoro. Quali siano i pregi che lo faranno distin- guere , apparir.i facilmente dal seguente prospetto dclP opera. Prcfazione. Si da conto dei piu noti comnient.itorl e traduttori clie gii osistono ; si espone il piano del uuovo lavoro ; si fauno in ul- timo alcune essenziali ricerche ri*guardanti Pindaro , la linca pindavica e la necessita ed titilita di ua nuovo comento c traduzione. Bibl. hul. T. MV. 27 4 1 8 A P P E N D T n E Vita di Fiiidaro. Essa contiene tuftocio che puo estesaraente apparteneve alia persona , ai costuiiii e alle OY)ere del poeta. Discorsi sopra i giuochi. Sono destinati all' intelligcnza di fpianro spetta in qiieste Odi ai vincitoii dei giuochi , e ai giuotlii stessi d' Olimpia , di Delfo , di Neniea e dell' Istrno ; percio c'ascuno dci discorsi precede immediataiuente le Odi olinipiclie, pitie , nemee ed istuiiche. Si parla in essi della istituzione , tempo , rito e varieta di conibatinnenti di ciascuno dei giuoclii. Questi discorsi sono un estratto delle quattro latine disser- tazioni agonisrirhe del Corsini. Si e tradotco in italiano cjuanto si e tolto dalle niedesiuie , e si e fatta qualche opportuua axi- notazione. Traduzione in prosa delle odi. Essa e affatto ad literam . e fedeluiente rappresenta V origi- nale ; e lavorata sul tesfo corrf ttissimo di Enrico Stefano, ediz. V. greco-latina. Essa verra acroiii} agnata dal testo grcco , rive- duto per cura di dottigsimi Greci era dimoranti in Piaa. Comento di tutte le odi. Risulta da copiose note storiche , mitologiche e critiche. Si trova in esso quanto esige la storia intorno agli Atleti die Pin- daro loda , ai giuochi in cui vinsero , alle persone e ai lontani avveuinienti a cui alli'de. S' illustrano i fatti niitologici , e pai-- ticolarniente i iiieno conoseiuti, e quelli che come episodj hanno sonima parte neli orcTitura delle odi. Si mostra criticaniente la ragione y oetica diPindaro; si fa un arcurato esanie della parte morale delle odi e delle aberrazioni e dei ritorni ; si scioghe in somnia quel noclo , che ravvolge queste canzoni in un' oscu- rita misteviosa , e da cui, in mezzo ad un appareate disordine, nsulta r ordine il pni perfet'o. La "Varianti dell' Heine e del- r ultima edizione iiiglese dell' anno i8i6 saranno prese in considerazione. Versione poedca delle odi. In queste canzoni piudi.riche italiane si e abbandonato il nie- todo servile della strofe , antistrofe ed epodo. II metro n' e vario. Si e fatta talora qualche modificazione per adattarsi al- r indole della nostra lingua e poesia , e per amore della chia- rezza , a fine di coniiettere sempre i materiali del testo con ordine ed evidenza. Dove il punto della digressioue e quello del ritorno non era distinto abbastanza , si e procurato che lo fosse per togliere dubbiezza, nia sempre servendo alia rapidita, da cui dipende il grande effetto di quel voli. ISella parte mo- rale delle odi gi e cercato di conservare quella semplicita, che Be forma il pregio piii bello. Fiualmente ad arncchire 1' opera e a piu illustrare le odi concorre un breve corso di numismatica e glictogratia )indanca. Ogni ode verra illustrata con una medaglia o gemma incisa: e >'\RTE ITALIAN*. ^ig tpiesra corredata iV una bipve illustra^ijue , scritta dal cluans- •inio arclieologo G. B. Vevuiiglioli. Ua saggio di quesce illustrazioni si tvovera in fine del pre- sente uianiffDro. Or dine delta statu pa. L' edizione sark divisa in rju ittro volumi in 8." II primo coutefri la prefazione , la vita di I'iiularo e il dscorso sui j;iuoclu oliai- pici : indi la versione letterale delie odi ohiupiche col testo a fronte e le note a pi^ di pagiiia. Ad ogni ode cosi trad itta ed illustrara susseguira la versione noetira. Le lueJaglie o geiuuie intagliate , clie a(?|>artengono alle odi olixupiche , cliiuderanno il voluua<* colle loro illiisrra/ioui. II secondo volume ronterra le Pitie : il terz'i le Ncuiee ; il quarto le Isimiche, rollo stesso ordine c pn)j.ressioue del priiuo. L' edizione sara est guita in oarattere lectura e in carta veliua. II pre/zo sara di 24 franclii pei quattro M)li.ni: le^iaii brochi , di cui 9 81 jJaglieranno al •■icever del priuio volume , e 5 per ciascuno degli aim. L' edizioae sara couipiuta dentro d 1820. La protezione largita a quest' opera da un personaggio si dU ttinto , com' ^ Mousignore Ignazio , Arciveecovo di Valacliia, die si ^ degnato di accettarne la dedica , c un pegno piii clie sicuro deir esito fortuuato di ques:a ditVicile e cosro^a edizione, come il nierito del traduttorc ne fa certi dell' asseuso e del plauso de' dotti. E acciocclie nulla maurhi di quanto pu'i desidevarsi da" coiti e discreti leftori , riportero qualclie squarcio di un' ode delle piudifficili, ciie otteuni dalla cortcsia dell'dUistre traJutiore. Niccolb Capurro. A Geronc Sirncnsano vincitore col Celcte , Ode III dclle PUie. Se del Pelio nelle ombrifere Vaili tia che ancor soggiorni II ligliuol del somino Uranide ; Redivivo a uoi dcli torni Invorato oagi Chiron ! Grecia ii cliiede ; e mesta esprinir Voti) pubbliro la JMusa. — Nell angoscia clie t' opprime , Sconsolata Sn-acusa , A le veuga il gran Fdiiride , E conforti il tuo Gernn! Veuga il pio bifornie Veglio, Che in sua uiedica virtnte Educo gia il Hglio auiabile Delia florida Salute Ogni reo niorbo a fugar. 420 APPBNDICB O E?culapio ! a te gli strali Dalla Doiica faretra Volgero , mentre su V ali Pende il Cantioo , che impetra Di Geron languente il rigido Lungo duolo alleviar. La fanciulla del buon Flegia , (Pria di dai-ti ai rai del Sole, Col favor di Giuno pronuba Curatrice della prole) Nel sue talamo peri; Che Diana ivi alle offese De' suoi dardi la fe segno ; E la misera discese Di Plutone al cieco regno. — * Tradir Febo oso Coronide ! Febo irato la puni. Ah ! dei figli del Saturnio La grand' ira non e vana ! E spregiai-la ardisce indocile Donzelletta ? e dall' insana Altro sposo assenso ottien ? Puv gia pria su conscie plume , Tutta occulta al genitore , Nelle braccia al Delio Nume Le dolcezze dell' amore Gode lieta ; e il pegno tenero Ne portava ascoso in sen. Non attese la volubile Nuzi'al dolce convito ; Non amo che amiche vergini , D' Inieneo fedeli al rito , Fra gli scherzi del piacer , Con bel canwe risonante Desser fiori al casto letto : Fiamma rea d' esti-aneo amante Sciagurata ? accolse in petto. — • Quante addusse a turpe infamia Questo genio lusinghier ! Prosegue il poeta col rivolgersi all' uniana schiatta , che dis- prezzando un bene presente , indirizza il guardo all' avvenire. P^ssa iadi a mostrare che nessuno ardi mai d' ingannare Apollo, JEgli fu che il figlio d' Elato Nella frode colse al vaixo ; Vide il pei'fido connubio E mando coi sti-ali e 1' aiTo Ij' alma Suora , e non iuvan ; PARTE ITALIANA, 4a I Che Diana ira spirantc Colle vindici saette A r adultera dinnante In Laceria alfin si stette « Ove in riva Te , Coronide , il nialetico Genio a tristo fato addusse j E con te Morte in Laceria Molte penti anco disrrusse , Feljo inulto a vendicar. Come scende ruinogo II iuior d' offeso Dio ! Co si foco imjjetuoso , Che da piccol seme uscio , Ampia ando selva fi'ondifcrt Sovra il monte a devastar. Ma , poiclit^ rogo funereo Le innalzo pietosa mano , E vi corse intorno sti'idula La favilla di Vulcano, Tali accenti Apollo die : « Ail ! non i\a che nel periglio ■< Delia rea punita luadre » Inaocente or pera il figlio ! « Sento in )ietto il cor d' un padre ! . . . Disse appena ; e volse rapido Alia pira il divin )iie. Do\e ardea la s))oglia esaniiue , Al primier dei passi sui , Giunse il Dio. — Sospese e docili Le sue fianime innanzi a lui L' igneo apri rogo feral ; Ei dal sen della infelic« II fanciul diietto jirese ; E Chiron gli fu nudrice ; Da cui r arti mute apprese , Che dagli uoinini benetiche Fugan 1' atra ora letal. Non ^ mia intenzione di dar 1' analisi dfU'ode, che i lettori vedranno rompiutamente illustrata a suo luogo ; ma non trala- «cer6 di riferire , clie volgendosi il poeta a Gcroae , per bocc* del traduttore cosi proseoue : O Gerone , a grado oi-revolc Tu ealisd , e sei beato , Se a te il fren d' invitti popoli Contegno propizio Fato , Chi IrvotsJ a tamo vol'' ^•2-2 A I' P ii N D r C E Ma tlai niali ognor secura Vita e clii fruir poteo ? Tnl nippossi aurea ventvira E air Earide ?eUo , E al cliviii Cadmo Agenoride , Re del niio tebano siiol. Questi Eroi di licta gloria Ebber giii supreuio vanto , Questi Eroi clie in vetta al P Graudi iiouii a eterno onor , Merce il suon d' eletti cannt Sovra iudustre Aonia incude; S Che piu val di bronzi o uiarini • A far nota aluia virtude Mobil canto ; ma tal pregio Dato e a pochi Ascrei Cantor ! Per V Ode settiina delle Pitie a Mesacle d' Atene vincitore colla Quadriga (i). Se quei faraigerati spettacoli , di cui fa si vaga la Grecia nei suoi piii floridi giorni , prendeano paiTc nella cultura dello spirito uniaii() , non e meraviglia se Atene fra tanti letrerati ed artisti pjrodiisse eziandio rinoniatissiiui atleti. Tale fu Megacle encomiato da Piudaro ; e da noi si unisce al sue Epinicio un' argentea moneta ateniese , come in encomio della sua gloriosissima patria. Nel diritto della luoneta e la solita testa di Minerva galeata , che fu il Nume tutelare d' Atene. Nel rovescio della moneta apparisce il suo proprio simbolo , cioe la civetta che fu sacra alia Dea, poiche essendo di acu- tissinia vista si considero come il simbolo della Sayjienza , ed e ripetiita nelle monete di qucsta illustre citta. L' Augello d' Atene , (I) Si darii viu^ nonota ateniese iiitngliata. cVie cosi cliiam.ivasi anche per esscre ivi freqnentUsimo , ^ po- sato 6n di iiu' anf'tra , che di*bbe creclerai liiiile , e cii> per alhidere all i peri/ia ili fabbricare (irtili vasi , dei ((uali ( secoado r ojiiuare d' alcuni ) si faceva in Arene ragjjuardevole coaiaiercio. Clie se a qiiesto giiiibolo e alia corona di olivo volesse ap- plicai'ii una nuova cd opportuna inter; retazione , potrebbe ag- gtiiiijicrsi per avveatura clie 1' uuo e 1' altra vi si )ii)6ero c m- venienteniente , come i segnali delle feste Panarenaiche , che con tama poiupa si celebravano in Atene : e in queste feste avevano luogo speciale i certami pubblici , donaudosi ai vuui- tori una corona di olivo ed un vaso pieiio d' oho , tratto dalle olivf! consacrate a Minerva. La monera , dopo il nonie della citta A©T.vatov > porta i nomi dei IMagistrati , che sono Elio , Ac/utjn eti Apollodnro. Merita su cio di esser veduto il Posrello . che lascio un bel trat- tato dei IMagistrati ateniesi, )jerticolarn>ente espressi nelle monete. 11 corno deir abbondaiiza colLi sj.ica, bicconie awieiie in altri nionunienti , puo essere ancjje qui il siuibol** della fehcita e della riocliez/a. Le monete della zocca ateniese , piii che d' altra greca offi- cina, abbondano delie cosi detie Irttere isolate, come e nella prescnte inoneta il K nel coriio dell' anfora , e sotto di essa la lett.era M, e il digamnia Eolico o Phi di cjuesta forma, che si trova anche in altrc greclie monete ; ma suUa interpretazione di queste letteie , e sul motivo per cui vi si posero , uon coa- vengono i Numografi. C O R R I S P O N D E N Z A. Jl signor Dlrettore della Bibliotrca Italiana II profcssore A. Crivelli. Stimatissimo sig. Direttore , I > JE trasmetto una lettera ricapitatanii giovni sono ; la qu.ile . come interessanie per molti , ) rcgola volerla inserire nelin Bi- blioteca Italuma , che tanto onorevolniente dirige. Vi si tvatta della talsiGcazione della chiave ad una serratura imperfettaiueute costnitta sui jirincij j di quella inveutata da me; e vi 81 esprime il desiderio ch' io dichiai-i essenziale un ai'tifizio che credesi proponessi come o'cess'irio (1). La gentilezza e la cortesia di quelli , cui piace stimolanui a far questo , mi concedono piena la facolta di sceglierne d uiodo (1) Crivelli. Niiovo meecanismo fee. cut 3' acg'unge la descrhione Hi tinA Jiuova toppa sieuia per C'Trirlnne /• 'ton prr trcrcto ece. Milano , ifj8, ■prfsso G. Pirotf^i. 424 APPEWDICE ed io credetti migliore d" ogni consiglio pubblicafe quanto mi •crissero , ad oggetro di nou forse abusare di tanta Joro dilica- tezza , e di fare d' alti-onde conoscerc la bona fede colla quale pi'ocedero verso coloro che aiuando cooperare al niiglinrauiento d' un ordigno utile a iiioiti , volessero seguire V esempio di que- eti onorati signori. In conto di macchine e pur troppo facile 1' ingannarsi; e puo quindi accadere che degli stromenti coronati dal voto di perso- ne pente , iuconn-ino poscia nelT uso delle gravi difficolta , mas- •ime ee debbano venire alle mani di tutti , e sogaiacere al giu- dizio inappellabile della somma dell' iiidusiria pubjjlica. In tal caso la pratica e 1' unica pietra di paragone ; e 1' inventore di quelli , se brama essere utde , si consulta ti'anquillaineate con questa infallibile appuratrice del vero ; emenda dove essa lo Tuole ; e sagrifica senza contrasto il suo auior proprio al dovere di confessare che non aveva tutto previito. In conseguenza di tali principj io duncjue non solaiuente di- chiaro esseuziali i due ingegni di cui si tratta ; ma propougo di pill che per 1' aggiunta di un terzo debba tagliarsi d dorso della mannaja alia minima distanza possibile dell'asta della chia- ve: raccomandando nel tempo niedesiuio che le molle di sfre- gamento vengauo collocate nella seconda camera della serratu- ra ; che eieno molto robuste ; e che gli estremi de' piani incli- nati da esse sospinti sieno scabri a guisa di scuftiua. Sembrandomi , stimatissimo signor Direttore , clie delle ag- giunte di cosi poco memento migliorino assai la mia invenzio- ne , bramo che gli altrui teatativi si rifenscano ad una scrratu- ra , in cui vi si trovino. Ad ogni modo non mi sara discaro co- noscer pur anche i risultamenti di quelli praticatl suU' altra colle molle sfieganti nella prima stanza d' ingrt'sso , quaudo pert) siano metodi da provarsi col fatto , e non conghietture o scspetti , sendo che le macchine , in compcnso appimto della loro difficde riuscita , hanno il diritto di sprezzare le dicerie. Ho r onore , stimatissimo signor Direttore , di riprotestanni colla massima stima JMilano 12 giugno 18 19. A. Ciuvelu. Al signor professore Crjvelli. Stimatissimo sig. Professore , Tosto clie i pubblici fogli fecero nota costa la di lei iuverr- zione d' una serratura non apribile che dalia propria chiave , nacque in uie il desiderio di conoscere e pcssedere un conge- gno sommamente importante in tempi in cui qualuuque serrame non e clie un ostacolo nionientaneo all* industrii.sa rapma. La descrizione che ella ne diede nel suo libretto rol titulo Nuovo meccanisino ecc. valse benissinio a foriiirmene un' idea con:) leta ; ma difEdaudu di me ucU' ietruire ua fabbro in modo da poter i'ARTE ITALIVNA. 420 c»sti sicuro che mi componesse una toppa affatto fguale qIIa •ua, uii sono detenuiuato a prociirarniela da I^Llauo , doudc appuuto Li ebbi alia fine dello bcorso gennajo. La seuiy licita della costruzione applaudita dai primi cui la feci conosci-re fu cagione che se ne discorresse da varj , e cl.e r ordigiio di cui si tiatta passasse in brevissiuio tempo tia le niani di niolti intelliji^enti persone , le cjuali pei-6 , quantunquc ne uiudicassero favoi-evolniente , non basiarono a detenuinare una opinione generale ed abbaetanza fondata , essendovi clii af- feruiava possibile il contraJfarne la chiave. Una tale contraiieta di giudizj , gia troppo interessante per sh , divenutalo anclie piii pel calore con che veune agitata la quisiioue iu una colta brigata in cui mi trovava , fece che si propone.se da alcuno e si accettasse da tutti di procurarsi una decisione di tatto , col ciuientai-e la niacchinetta agli attacclii iu- gpgnosi d' un abilissiuio nostro fenajo , stato piii volte inquisito per sospetto d' altri tali assai dilhcili contraffacinienti. Disputatosi cjuindi del uiodo piii idoneo a rendere in ogui case utile e decisiva la prova, si e couvenuto di aitenersi alle discipline che seguono : I." D' impegnare T artista al travaglio non solo col ricorapen- sarlo deir opera sua, come se si trattasse di un lavoro ordina- rio , ma coll' assegnargli ben anche, qualora riuscisse a ricoj)iarae la chiave , il preuiio di dodici colonnati ; sonima che fu compo- 8ta suir atto dair eguale contiibuzione d' ognuno del crocchio. 2." Clie occultato il solo vero foro d' iugresso , si facesse pai- titamente conoscere al fabbro la costruzione della serratm-aj r che suggellata coUe debite precauzioni , la gli si affidasse per i5 giorni consecutivi. 3.° Clie la falsificazione dovesae , senza guastl , eseguirsi con un uietodo atto ad escluder T a/.zardo ; e che tutti gli artilizj * tal uopo inipiegati dovessero dall' artista manifestai-si , ad oggetto che vi si riiuediasse potendo. Essendo statu incaricato io stesso della esecuzione dello sta- bilito progetto , mi feci all' indoniane ( giorno 7 di marzo) ve- nire r artetice ; e dichiaratngli ogiii cosa ininuLameute , gli con- »egnai colic cautele ))rescritte la serratura , ordinandogh che mr la riportasse il giorno 23 seuza fallo. Contento esso d'avere ad occujiarsi d' un lavoro contorme alia propria natnrale tendenya , parti felicitaudosi d' uu trofeo di cui si teueva sicuro ; ma tor- nato al tempo preiisso nu dichiaro , non senza rossore , che la toppa seppe resistere al seguente artiliziu col quale 1' aveva at- taccata di fronte. Esplorata mediant", «lei grossi fili d' acciajo di \aria forma e lunghezza la giacitura del vero buco d' ingresso , di cui sulLi faccia esterna della serratura aveva tracciato l' asse con tomnia esattezza ; e composto di cera , polvcre di marmo , e sanguc di buc una specie di stucco duritsiiuo per »c , m» fa'il'' • /^'26 APPEND! CE ramuiolirsi per 1' azione di im calore piuttosto sens'ibile , sJ pose air opra cosl : Applico alia frotite della uiannaja d' una specie di rliiave uno straio dell'iudicato cernme; e poeado passaie sulle moile di sfregamenro senza ne toglierlo ne sfregiarlo , giungeva ad apporre si 1 buco d' ingresso una sostanza non imi ronrabile ininiediatanieate e solo susoetiibile di dixeiitarlo per T aunif-ntata temperatLira. Onde ottenere 1' opportuno lanmiolliniento , si va- leva d' una tanaglia riscaldata , con cui appreudeva la chia\e e la premeva air indentro, intanto che il calorico trascorrendo per r asta della niedesinia agiva so|jra lo stucco. Da quanto me ne disse 1' artista , risulta cbe i tentativi di questo genere , intrapresi e riunovati ua nuniero assai graade di volte , furono sempi'e senza successo ; nientre il ceruuie si fon- deva del tutto , se poco , e si staccava dalla maniiaja al primo scontro della seconda niolla di sfreganiento , se niolto. !o sono d' opinione peio clie vn tale procegso , a prima giunta inge- gnoso , sia di sua natiira ineilicace del tutto 5 poiclie esseudo la cera ed ogni suo coniposto , coibente il calorico , deve di quello stucco fondersi seinpre lo straro toccante la chiave , prima che ne x'isenta abbastanza T ultimo toccante la piastra. Mi convinsi di una tale verita, facendo alia mia presenza ripetere tre volte la prova , ed osservando che i pezzi rimasti entro la serratura non erano iiienoniamente improntati. Questo de})ole ed erroneo attacco , del quale pote facilaiente tri(!nfare la di lei iuvenzione , non k pero , stiniatissimo signor professore, che un giuoco da nulla rispetto al cimento maggiore cui dovette soggtacere da joi. OfFeso 1' artisfa nel suo ninor ] ro- prio dalla nissuna liuscita de' precedenci travagli, ed inteiessato pill di quanto si poteva sj.erarlo a trionfare delT mcontrata dif-^ ficolta, veune qualclie tempo dope pregandoini che per soli tre gioi'iii gli conredessi di nuovo Tinvincibile serratura; assicuran- doiui che aveva trovato il modo d' apnrla. Nulla essendo piii conforiiie al fine che c' eravamo prefissi , non si ^ punto esitato ad accettare il partito : e 1' artefice dal canto suo non ha tar- dato a riportarmi al terniine stabilito la serratura ; per verita Hon aperta , ma aprlbile in qualche giorno di piu : nientre ne aveva dedotto il preciso disegno del vero buco d' ingiesso , e mi fece vedere a rilevarne un secondo in nieno che V. S. nol creda , ed io nol dica. L' ordigno da esso inipiegato in tale ricerca e una chiave di cui la uiannaja non ha intaglio nissuno; ha diinensioni alquanto nainori del priaio foio , ed e niolto piu bassa d' ognuna delle tre stanze ; delle quali tutte ne misura T alrezza niediante un filo di ferro affumicato che introduce lungo I'ago della chiave e sempre toccaudo il fondo , sfrega alcun poco contro la gros- sezza delle tre lamiue. Sul dorsi di quella niannaja fisso una niolia rettilinea, mediocremente robusta e larga quanto la n:an- naja della medesiina ; la quale gi iceiido sopra quest' ukiiua si P4RTE IT\LI\NA. 42/ jipiog.i alia fiue ad angolo retro e si sparge di sotfo della froiite pel- due ijj.lliiiietri circa. Adej^ua 1' indicato risalco della mol- letta con uuo straio di cera vergme applicato alia fronte della uannaja ; ed introdotto il congegiio nel pnmo buco , lo aggira etirandolo iu fiiori , ad oggetto die la lastra bop'ragtaute alle niolle di bfr»-gaii!eiito, riteiieado rrma all' ing u la iiioUa della mannaja , la renda, quantunque piii dcbol" , atca ad aljb=issare la jirinia dflle niolle suddeite, eeuza lasciare alio scoperto la cera. Giunro per tal uianitra sopra il buco da rilevarsi , prea;e la foggia di cliidve couiro la piasrra m cui sta iuciso quel furo, e la piccola molla retroredeudo las<-ia the la cera s' iiuj ronti delle fonue deeiderate ; le quali ritraggonsi poi ; erfettissime, col riniuovere la seronda ixioUa di slregaineiito nel Uiodu stesso che si pratico j er la prima. Soiuiuauiente sorjaeso della sicurezza e facilita con cui la di lei serratura , stimatissiuio siguor professore , la si reiide cost poco pin elTjcace dell' altre cui iutende sosticun-la , lio pregato r artista a farmi conoscere »c e coiiie si poresse emeudarla. Avendoini esso risposto cli« fibsando nelle camera delle uiulle due ingegui, pei (juali la mannaja della chiave debba sei.arii per pill della mcta della sua grossezza \ erso I'asta della chiave suUa fronre , e ver»o l' estremo sul dorso , uon potrebbc a\er luogi) ne la costruzioiie praticata , ne qnalunque alti-a consiuiile ; mi soni) risovvenuto clT ella stessa aveva consigliato quale lie avvediiiiento di tal genere nel suo libretto. Wessouielo quindi alle maui ni'avvenni alia pag. 36 , dove , dojio aver ella proj'osta come apportatrire di quaUhe vant-.iggio V iudicata disj)osizione , con- cliuule = creclri opportuno un tale artifizio per iupedire che si difenda dallo sfie^amento la soscanza improiUabile e V impronta medesima mediante una lamina che si pctesse mai, mentre la t/nave e intrndotta , ora apporre ed ora levare a talento alia faccia della mannaja. = Quando Y. S. nan ne avesse detto di piii , la sen-atura im- perfecta cli' io possiedo , e le altre tutte che per luala veutura si com[)ones5er cosi juitrebbero riguardai-si non »ue ; o gi.e toX- tanto per quelle che vi si trova di buono. JNla I'oiclu^ ella j ro- siegue affermando = f cib (juaniunque wi stiiihri che questa frode , tcinuta da quahuno cui piciique in Juarine'a . sia per se stcssa impossibile , se fisicamente e non astrattamente si peril ^ . )'orge forse occasione d' opinare d contrario a turti coloro che brauias- sero farle torto , ponentlo in discredito qiiesto suo ritrovamcmo. Non esscndo di questi ne io ne alcuno degli auuci miei che proinossero 1' esperimento descritto ; anzi essendo noi fersuasi doversi Ic macchine valulare composte di tutte le parti e con tutte Ic cautele diret:ainente od indirettamente Tolute dai lore in- ventori, ben Inntani d.d fargliene d menomo torto, la pregliiamo jiuKtosto , a s'-aoso d' equivoci pur troppo gravi , a lar cono- oreie r assoluta necessita di quei due ingegni da lui proposu 428 APP. TARTE ITALIANA, come secondarj goltanto. Noi stessi giamo stati tentati di farlo , pubblicando la notizia che le comunico ; ma ne fummo distolti dal timore di fai'l Gli abitanti del distretto di Gadici haano fatta, noii so in qual modo , ne da qual tempo , Y importante scoperta che vi- cino al frenulo delta lingua dell' uomo , ovvero dell' animale morso da un animale , oppure da un uomo divenuto rabbioso , si manifestano alcune pusiole biancastre , le quali spoiUaneamciite si aprono verso il 1 3.° giorno della morsicatura , epoca in cui si dichiarano i primi sintomi della vera idrofobia, giudicata da essi in allora del tutto incurabde. II metodo loro consiste dun- que neW aprire le pastole suddette con stromento taghente , a- vendo cura di far sputare all' mfermo P icore che sorte , e gar- gnrizzare piu volte la bocca con acnua salata. Questa operazione dev' esser fatta il nono giorno dopo la morsicatura. Tanto sono sicuri dell' efficacia di tal metodo , che 1' idrofobia non e per essi di alcun terrore. Io non posso citare che un solo esempio, di cui ne garantisco la verita. L' invito dunque a verificare tale scoperta interessantissima. » Errata del T. XIV. 145 liti. 1 BlArzo l''gg' Macgio 264 » 17 Scrmone » Scrmoni iyi 1' 22 Riyoluzlone »> Risolnzions 429 INDICE delle materie contenute in qiiesto quattordicesimo vol. PARTE I. LETTERATURA ED ART! LIBERALI. a 'OHMKDJS di Alberto Not A ; edhione seeonda . . . psg;. 3 Statue , httssi rilievi e busti delta real galleria di Firenie. N. XCI » 32 Corso anaJitieo elemtntare di letleratiira di Marco Catti . . » 3o Sul vera sito delf antico lago di Vadiiiwne, Discorso JI del professore F. Okioli V 35 Le no22e de' Creci deicritte da Sobustiano GiROKi , con un» tavola in rame .......••••" 14S Piccola filoiofia del teologo Venamio Pabonb ... » 149 Le ravine di Veleja miswate e disrgnate da Clovanni AhtOliki » 1 56 Atti drll' Imp. <• Jteale Accademia delta Crusca (1.* estratto) . » 167 Jdem fa." eitratto ) . . . . ■ ■ » 32» Storia di due nobili amanti con la loro pietoia morte , scritta da Ltiigi da Porto , . • . • • "176 Comento tni primi eintjite canti delf Inferno di Dante e quattro lettere del conte Lurrmo Hacalotti . . • ■ . i» 187 Uel merito e delle ricumpense. Trattato ttorko t flojojtco di Melchiorre CiofA ( 1." etliattoj ....••■- 289 Discorso in cui si ricerca qual parte aver possa il popolo nella fnrma- xione di una lingua , e ConiiJerazioni soprn aleune cnrrnioni pro- poite dal cavalier Montj al vocabolario dell' Accademia della Crusca ( I." estratto) ........." 3oJ Jacob! MoRELLii Bibliotheete Xegiaf D. Marci Venetiarum preefecti epi- stola: septem varies eruditionis , quarum Ires nunc primum prodeunt » 3l4 Siografa cremonese , ossia drzionario storleo delle famiglie e persont per qualsivoglia titolo mentorabili e chiare tpettanti alia cittii di Cre- mona ..,.......•• 336 L' lliade d' Oniero fatta italiana da Lorenzo ifAyciyi , fiorentino r> 34$ PARTE II. SCIENZE ED ARTI MECCANICHE. Continuailone e fine del Raggiut^lo di olcitni molltuchi e 7oofti del man Tirreno presto la spiagga rnrnana , etc., del sig. JJnOCCMl • » 4J 363 43o I N t» I c E. Mcdicina legale seeondo h spoito deUc leggi chili e penali veglianti nei governi d' Italia, del dottore G. Barxsllovti ( ^.^ estratto ) pag. 64 Idem, (5° estratto) ...... . . » 225 Memorie delta Reale Accademia delle tcienze di Torino. Science fsicke e niatematich' ........•» 74 Del sovescio e nunvo sittema di eultnra fertHizzante sema dispendio di eoncio. Di G. A. Giosekt ( l." estratto j . ...» 83 Idem C 2." ed ultimo estratto ),....." 20a ieltera dell' I. R. Ispettore generale ai boschi Gautieri al Direttore della Biblioteca Italiana , sopra I' origins di^lle cas:e dei filoni e la formazione di questi ......... 89 Elementi di orirtngnosia di M. TnVDt (3," estratto) . . » iq3 Xfotizia di alcune oss'-rvaziont fisiche fatte nel tempio di Serapide a Poz- zuoli , comunicata dal s/g- JJrciccxi ...... 19' Osservazinni intorno al fiusso e riflas^o del Mediterraneo sulla casta ro- mana , ed in aUitni luoghi della spiaggia dell Adriatico , del signor ScAcciAy direttore delle opere idrau'icke dello Stato romaiiu - » 2il Florte E'lnaiiie Prodromus, etc. Antonii SEnA^TiAnt et Hernesti Mavri » 236 Osservazioni naturali fatte in alcune parti degli Apenninl nell Ahmzzo ulteriore- Memoria inedita- del sig. Broccmt Memoria risguardante un. nunvo metodo d' assaggiare F oro a 1000 ossia puro , del sig. BvssoLin capo assaggiutore presso I' I. R. Zecca di Venezin (inedita) . • • ■ • • • • »378 Elementi di malematica di Enrico GiAUBOSt , . . . » 38/;. APPENDICE. PARTE I. SCIENZE, LETTERE ED ARTI STKVNIERE. ffistoire de la peinture en Italie ( 1.° estratto J . . . J'ag- 108 Idem (i." estratto) .......•» 245 Corso analitico di chimica di T. Mojorr , tradotto in ispagntiolo » Ji5 Bagguaglio della puntata qninta del Magazzino delle pin recenti inven- zioni , scoperte e migliaramenti , stampato in Li/>tia nel 1818 » 116 De feconomie publique et rurale dcs Celtes , des Germains , et des au- tres peuples da Jford et du centre de I' Europe. Par L. Reyhier ( 1." estratto) . . . . . . . • . »388 Oliiervations pratiques sur les fumigations sulfareuses par Jean VE Carro . .........'• 39a Zj' Europe apres le congres d'Aix la Chapelle , faisant suite au congres de yienne , par M. db PrAdt ( 1." estratto) ..." 39' CoRRisposTDENZA . . ■ . . . . ■ • >i 122 Articolo di lettcra scritla da Londra al sig. can. Luigi Bossi ne mese di gennajo 1819 relativa alia Iftteratura ed alia iibliograjia n I ivi Poscritto alia suddetta letlera . ■ . . « 4°? I N n I C E. 43 1 PARTE II. SCIJENZE, LETTERE ED ARTI ITALI.VNE. lomo 3 1818 1819 pag. OpEKt PKRlODrCHt .... O/imrc/i cien ijici di Sologna , fascicolo Iilem , f'iscicn/o 14." Cio'nale Arcailico di Roma , faicicolo 3.' J'Um , fascicolo 4.'' T'Um , farcicolo 5/ Ciurnale enc'ic/opedico di Napoli Idem , tomo 4.*" Idem, faicicolo I.°, 18x9 Idem , fascicolo a." Ojmsooli letterarj di Bologna , faicicolo 8 BlShlOCKAFn Regno Lombardo- Veneto . Idem .... Idem .... Piemonte Idem .... Gran-Ducato di Toscana . Idem .... S(ati Pontificj Segno dtlle due Sicilie Idem .... CORRlSrOHDKlfZi . Lettera del sig. doltor Filippo Scolaki sopra tin a netla Biblio^eca Ilaliana concernente il sua Saggio Paradi'o perduto di Milton Leltera del sig. dottnr Francesco PvcihOtti inloito stola Inediia del Baclivt ... Squarcio di leltera du Torino srpra il Cindiiio di Ca del sig Vincemo R'^velli , pi/tore . Leltera del sig C. /? Ob Luc al sig BuoccHt intorno g/ie fossili del P,'f onte ... Risposta del sig Bkpcchi alia precedcnte lettera Letfera del sig. prufessore Antonio CmrELLi intorno alciini con- gegni onde iinpcdiie la contraffmione dtlla chiave alia serraiira da liii inventattt ........ Squarcio di lettera del sig. dotlor SAtr at ORt concernente una nuova crra detf idrofobia ....... Tabella meteorologica del mese it' aprile ...... Idem di mag:^io ...,..,..» Idem di glugno ••.,.....» colo inserito critica del ad un' epi- 'as , qiiadro alle conch i' 127 ivi 410 127 257 410 128 129 257 258 »57 i3o ivi a58 411 134 266 .35 26S i36 269 140 271 aSi 2Pa a£6 4>S ^28 144 288 43a Csservazrnni meteoro logiche fatte all' L 7? Osservatorio di Br era. 1819 GI U GN 0. M A T T I N A. Sera. 0 6 N — • tj — ^ 0 ni S t 3 V 0 Stato del cielo. L 2 Stato del cielo. p..ll. I,n 0 pol . Im „ 1 1 2711,0 + I2,C N ON Nuv. ser. nuv. 27 11,0 +17,0 s 0 s Sereno. 2 28 o,c + 12,0 E N E Nuvolo , ser. 27 11,7 +18,0 E Sereno. 6 2711,9 + 12,5 N E Sereno. 27 11,6 + 18,5 0 Sereno. 4 27 11,9 + J4,c NGN Sereno. 27 11,0 +20,4 SEP Sereno. ~6 27 11,3 27 10,0 + i5,5 N E Nuv. ser. 27 10,3 +20,8 E Sereno. + 16,0 N Nuv. ser. nuv. 27 9,3 +21,0 S E .S Sereno. 7 27 9,0 + 14,0 N 0 Sereno. 27 8,2 +21,0 S Sereno. 8 37 8,6 + 14,0 N 0 Sereno. 27 m5 +20,4's..so Nu «.- tern se. 9 27 6,8 + Mv'^ E Pio.tu.nu.rotto 27 6,c + 17,41 ^ Temp, pioggia. 10 11 27 6,8 + 11,6 E...0 Nuvolo , ser. 27 7-8 +i6.6!neso Sereno. 27 9,0 + 12,5 S Ser nuv. ser. 27 9i4 + 19,8 S E Sereno. 12 27 9,-7 + 14,5 S Ser. nuv. ser. 27 +20,4 0 S.. la serapo j^. K^ 27 8,0 + 14,5 S E Nu. se.tem.pio. 27 8.0 + 12,7 N 0 Nuv. piog. s<-i-. 14 27 9,c + 10,8 8 £ Sereno. 27 8,5 + 17,6 s S< reno. lb 27 8,4 + 14,0 S Nuvolo , ser. 27 7,8 +20,0 S E S Ser. nuv. ser. 16 27 7,'es , et ceux da Banzee , Roubaud , Dalembert , Diderot et autrua ecrivains cali- bres. Paris , 2 vol. in 12 , Stereot. , 1817- <^-*( lO )sa.-^ Vastissimo, a ciii noi pure da qualche anno Abbidmo rivolto i nosti'i studj , e clie qualcheduno dl niag-^ giori talenti e meno gravato di cure produrra forse alia luce prima di noi. Questa parte di studio } tras- curata appieno nel bel paese che si reputa solo buon giudice della lingua , si coltiva ardeutemente neir Italia superiore , e ne fanno tra le altre cose apertissima prova alcuni dizionarj vernacoli col buou italiano a fi-onte clie vannosi compilando omai in quasi ogni provincia. Uu bell' eseinpio ce ne ha dato , fino nel 1 8 1 5 , il dili^ente sig. Gherubini col sue Dizionario milanese e italiano ,' e sappiamo che il sig. Melchiorri a Brescia ed altre dotte persone in altre province si stanno occupando di analoghi lavori. Glassici Appartengrono alio studio della lingua anche le Italiam. ,. ^ ^ . ^ „, . . , . , ? . ^ discussioni suU interpretazione dei ciassici , e Dante , padi'e della lingua e della poesia italiana , fu anche iu quest' anno argomento di dotte indagiui rlel uostro Giornale. II sig. Ginguene diede un nuovo senso e un nuovo giro ad uu verso della Divina Commedia; ma il sig. ab. Palamede Garpani, e coUa storica eru- dizione e coUe leggi dell' armonia poetica , valoro- samente difese il sigiior dell' altissimo canto. Finche 1' autorita prevalera aUa ragione nelle lin- gue , i nostri ciassici saranno sempre la pietra di paragone a cui dovranno ricorrere i critici. E poi- che degll uomini somnai si sogliono desiderare e can diletto vedere anche le mediocri produzioni ( la qual cosa ad ogni modo e indizio di lodevole rispetto air eccellenza dell' ingegno ) , noi abbiamo volute an'- / che in quest© auno ornai-e il nostro Gioniale di un lungo squarcio stoiico di Torquato Tasso , di cui ci fii cortese il sig. Agi'ati. E qui nominercmo i nuoui hbri inediti di Leonardo da Vinci pubblicati dal Manzi a Roma , e le lettcie del Marchi parimente inedite e piibblicate ed illustrate dal cav. Venturi nel nostro Giornale ; le quali lettere se non sono classiche quanto alia lingua , appartengono pero a un uomo de' piu illustri d' Italia e gran maestio fra Hoi dell' arclutettura militare. Lo studio dei classic! antichi , giustamente consi- Classici J r ^ 1 •! • ' ■ greci e latini. derate come la base londamentale e il put vivo Sostegno d' ogni bella letteratura , non e scnza cultori fra noi , e il nostro Giornale fce die varie prove. II sig. prof. Ciampi prese ad esame nei nostri qua- derni un passo di Pausaiiia ed un allro di Dio- doio Siculo , citati dal sig. Cokerel , intorno all'uso di ornare di statue i frontoni dei tempj ; indagine erudita, colla quale intese di rcstituire alle figlie di Niobe il loro piu antico ragionevolc posto. Lo stesso professore mosse qualche dubbio suU' indole di una delle piu clamorose scoperte del nostro Mai ( il Dio- nigi d' Alicarnasso ) , somministrando con cio argo- mcnto ad una valorosa difesa del sig. Giordani , la quale e da tenersi taiito piu aulorevole , in quanto che ("gli pote valersi de' sussidj a lui prestali Jal- r editorc medesimo. Questc contese rion bastarono intanto a raffred- Sropr-rie ^ dare in verun modo lo zcio di'll' infalicabile nostro bibliotecario dell' Anrltrosiana . il quale prosegui scm- pre a produire alia luce uuuvi Icsori. E se pole per un momeuto coU' autoilta di un codice ambro- siano attribuire a FUone un trattatello che corre Sotto il nome di Gemisto , raccoglitore pluttosto di cose altriii che autore di proprie , tutti gli eruditi gl' Invidiano le scoperte del Giulio f^aleiio , del- r Itinerario di Alessancho , di ciii alsljiamo reso conto , del Simmaco , dei libri sihiilini , del Cice- rone , di cui parleremo fra poco ; e staremo aspet- tandb la pubblicazione deU' Uljila e dalla CroniccL di Eusebio , alia quale sta lavorando sopra un codice armeno, assistito dalla intei'pretazione del dott. Zolirab; e godiamo poter qui annunciare a' nostri lettoi'i altre ricchezze di classici greci e latini scoperte e rac- colte dal dotto nostro bibliotecario in iin breve suo viaggio fatto nell' autunuo passato. Traduzioni dalle lingue antiche. Un' altra prova die i classici antichi si coltivano fra noi, sono le molte traduzioni di cui abbiamo fatta raenzione neUa nostra Biblioteca ; fra le quali note- remo il Salterio Ebraico, del Veuturi; il Tacito, del Petrucci ; le Cento epistole di Cicerone, delCosmi; V Anacreonte , del Ricci ; un Saggio di Pausania , d.el Nibbj ; e parleremo poi deU' Edipo Coloneo , del Giusti : delle Ovazioni di Cicerone , del Mariot- tlni ; del Tito Livio , del Mabil ; deile Poesie Bi- bliche , del Casai-otti ; deW Orazio , del coute Fede* rigo ; ed aspettiamo la traduzione di Properzio , del sig. Vismara , che noi abbiamo' gia ammirata in ma- noscritto , e che e per uscire quanto prbna in luce. Traduzioni Le traduzioni dalle lingue stranlere viventi non dalle lingue ... . -in viv«nti. sono meno ulili %i progressi deilo spinto vunano- <— «( I 3 )ss— > Esse tendono a porre in comunlcazione i lumi di tutti i popoli culti , ad aumentai'e le cognizioni ri- {(jieltive, a creare , mcdiantc il coufronto, la sicu- i-eziza dei giudizj e Y attlvita dell' emulazione. Esse dlmostrano poi prima di tutto i nostri felici pro- ^rcssi ncllo studio dcUc lingiie vivenli , per cui noi pure veniamo ia lal guisa a yincere gli ostacoli clie ci separano d;il viinanente della gi'ande famiglia europea. Noi non parlcremo qui ccrtainnite di ogni genere di cose tradotte che, nelT anno di cui ragio- niamo , si souo puLbllcatc in Italia. II numero e troppo grande , ed una gran parte di esse sfugge agli sguardi del letterato , massimamcnte se il buon criterio non ha presiedulo alia scclta , e se mescliini calcoli li- brarj ne lianno guidata la esecuzlone. Ma noi non pos- siamo diraenlicare quelle che o per la gravita della dottrina o per V ameniti del genere possono dare eccitamento a maggiori progress!. Tali sono fra le altre la traduzione degli Elementi d' idcologia del De Tracy , del cav. Compagnoni ; quclla del Corso di lelleratwa di uiiinuuita dello ScJdegcl , del dott. Gio. Glierardini ; quella della Sfona dellc repub' hliche italiaue del Sismondi , del Ticozzi ; quella della Vita di Leon X di Koscoe , del conte Luigi Bossi ; quella ^AY Ultima rivoluzione di Spagna, tradotta da un letterato toscano , preceduta da un Quadio storico , geografco , politico e statistico , compilato dallo stesso traduttore ; la Raccoka poliglotta delle traduzioni dell' Elegia di Graj clie ci ha data il sig. Torri , dircttore della tipogi-afia Mainardi di Verona ; e le molte poetiche di SJtakespearc , di Mihon , di Ossian , di Olwaj , di GoUlirnith , del fecondo sig. Leoni. Belle letter e, Alia classe dcUc belle lettere appai'tiene eminen- temente la poesia , e 1' Italia segtuta sempre ad es-<. sere olti-e modo proufica di questa messe. Noi sin da principio cl siamo dicliiavatl alienl dall' acco- gllerne molta nel nostro Giornale, e ne aLbiamo ren- duta ragione. Non abbiamo pero sdegnato in questo anno di rendere couto qualche volta delle mediocri produzioni per notai'ne i difetti , come delle ottime per mostrarne le bellezze , e cosi guidare gli studiosi con oppovtuna ed imparziale critica nella via del buon gusto. II Viciggio melanconico fu inspirato da una musa affcttuosissima al sig. Cesare Arici. Egli sta occupandosi di un' edizione di tutte le sue poesie, la quale gareggera con quella che vide pochi mesi sono la hice in due volumetti , del chiarissimo sig. Piosini di Pisa , poeta clie tiene un seggio distinto fi-a gli aliuini delle itale muse , e clie sara ben tosto ai'eomento di un nostro articolo. M«ritano pure di . . . . . I essere distinte fra le produzioni del 1817 le Satire \ del cav. 17 Elci , le quali , se lasciano desiderare al- quanto piu di fluidita nella versifioazione, sono pero animate da un certo fi-izzo sentenzioso ed epigram- matico cbe le fara sopravvivere ai morsi dell' invidia e le fara giugnere alia postcrita. Abbondantisslma fu poi nel nostro Giornale la copia di discorsi , di dissertazioni , di blogi , 6.\ prolusiani accademiche , cbe registrare si debbono sotto questa classe: e |, quautunque fra le opere che a questo ramo appar- teugono nessuna ci venga al pensiero clie meriti verameute il nome di classica , non tralasceremo pero di nominare e come dillgente e come utile il Conivendio dcUa Storia della bella, letteratwa greca ^ latina e italiana, del sig. ab. Cardella ; il cui tor/.o tomo e^ uscito pochi giorni sono alia luce, e di i;ui parleremo quaiilo prima. Una specie di scisma lelterario si e idtimampnte Romantic dichiarato in Europa , e questo divide la letttratui-a in duo pavti , la classica e la lomantica. I Settenlrionali , pin gloriosi delle rimembranze raoderno clie delle antiche , sdcgnano nelle foime i vincoli drlla poetica di Arislotile , e nel soggetlo gli (Toi dcir aTilichila e della milologia , per dar luogo nei loro poonii e nolle loro produzloni tealrali ad argomenti presi dalla storia moderna. Gl' Ilnliani air incontro, piu teneri del passato, ricordano piu vo- lontieri la storia dei Greci e del Romaui, dai quali traTgono origine, e la cui lingua ha tanta affinita colia loro. Questa quistione nou ci pare essere au- cora stata svolta in un modo ben luminoso , e preseuta Cnora una vanila letteiavia, pluttosto che una veritA nuova. Se i Romantici coniessano che i migliori mo^ delli del loro geneve sono la Di^ina Commedia, la Gemsalemme , 1' Orlando e tanti altri , noi li rin- graziaremo, come il Geutilhomme Boiui^cois di Mo- liore i-ingrazia il maestro di fdosoOa (i). Noi era- vaino dunque Romantici da quattro secoli sejiza saperlo. In ognl modo , perche i nostrl kttori nou perdano il fdo di questc esoliche sottiglioz7,e , am- (l) « Par ma fui , il y a done plus do qwarante ans que je di» de la prose sans que j'en susse rien ; ef je vous suis le pluj oMig* d\\ monde de m'avoJr appris cela «. GtntUhomme Bourgeois j act. a , sc. 6 metteremo eon imparzialila le coulrarie opinionl dei due diversi partiti , e qui ci limiteremo solamente ad augurare alle lettere meno precetti e piu modelli , meno polemiche cavlUazioni e piu capi d' opera ; e domandevemo grazla al Settentiiouali , se i poeti abi- tatori di Ardea , dl Laui'ento , di Cuma , dei con- torui deir Averno , del rideuti prati di Emma (i) e dei fumanti campi flegrei , ove i fenomeni della natuva dipingono auche al presente cosi al vivo le antiche favolose tradizioiif , resteranuo ancora per qualclie tempo parziali per le vetuste meraviglie deUa greca e romaua mitologia. Storia. Gl' Itallani conoscono clie per iscrivere in questo secolo degnamentc la storia non basta raccogliere soltanto de' falti e classificai-li in ordine di data. Questo genere difficile richiede ingegno eccellente , amore del vero e liberta a manifestai'lo : tre condl- zioni , Je quali rare volte veggonsi insieme unite j r ultima delle quali pero , con clie spesse volte si vuol fare scusa al difetto delle altx-e, non vale a giu- stificare la nostra poverta in questo genere. Imper- ciocche se per liberta intendiamo quella di cui lo- dasi Tacito sotto Trajano , noi ora 1' abbiamo , e non abbiamo le istorle ; e se per liberta intendiamo licenza , noi aveinmo un tempo Ucenza , e non avemmo storie. E per istorie intendiamo quelle non gia scritte dai Villani e da Angelo da Costanzo , ma si quelle che dettarono Hume , Robertson , Gibbon , Schiller , Miillcr e tanti alti'i stranicri ; poielie non crediamo (i) Ove Proserpina fn vapita da Plutone. clie la sola sloria del Botta basli a stabiliro la pre- pondcvanza in favor nostro in confronto dci^di stra- nieri nel passato e nel prcsente secolo. In ogni modo non possiamo dolercl che 1' anno die noi scorriamo non abbia dalo alcvin cei'lo segno del vivei' tutlavia pr(!Sso noi 1' amore di qucsto bel ramo di Ictteraria cultiu'a. L'ab. INIorccUi ci diede uu' opera d' imniensa fatica e dogna veramente del suo dottissimo aulore , r.ifrica Christiana , alia quale gli eruditi solamente di prima classe faranno tutta quclla giustizia cbe mcrita. II sig. Carpanelli pii])blic6 un Coinpendio slorico (hdle cose pavesi , per molti rispelti interes- sanle , giacclie tocca singolarmente epoclie iidla storia d' Italia notabilissimc. II sig. Salfi ba dissertato iu un suo Diicorso sidla sloria dei Oreci. II slo. Piotro o IManzi ha scrilto un Bistrctto dcUa conaiiista del Messico. Finalmentc un valcnte profcssore dcU'Uni- versita di Perugia ( il padre Bini ) ba dalo con molto apparato di erudizione la Storia della medcsinia Uiii-< versita ; il rpiale lavoro se non fu quanto alia filo- sofla reputato interrfmente dcgno del nostro secolo , ebbe lode di diligenza e di vcracita , per cui deb-. b' essere agguagliato a quanto in argomento siindc da altri valentuomiui fu con lode fatto in addielro, Qualcbe alti'a produzione letttraria appartenenle alU storia potrebbesi qui forse accennare atta , se non a soddisfire ai voli della nazlone , a tenerla almeno in giusla speranza. l.' Italia donianda dal uobile eredq dei manoscritti del conte Alessandro Verri la pub- bllcazione delle storic d' Italia e della rivoluzioua di Francia, die polrcbbero forse riempiere un vote* lidja nostra letteralura. *-«( 1 8 )^-^ Geografia. Ognuiio sa quanto alia storia sla naturalmenfe con- giiinto lo studio della geogi'afia e del viaggi. La geo- grafia didascalica pero non c molto avauzata iiel paese nostro , ma neppure gli stranieri 1' hanno fatta grandemente progi-edire , a malgrado de' moltl volumi che ia questa materia non rifiniscoiio di pubblicarc. P«e la colpa e degli studiosi. Imperciocclie iion solo pel movimento continuo in cui da alcuni anni sono e navigatori e viaggialori, apertamente si scorge crescere ad ogni tratto il numero dei luoglii per lo innanzi sconosciuti, o di quelli, lo stato dei quali dee retti- ficarsi; ma princlpalmente In sommo grado imJjarazza / il continuo cambiamento che la guerra e la polltica I portano nell* appartenenza dei diversl paesl e nei con- fini degli Stati; le quali idee potrebbono parere ac- cessorie , se non fossero dall' abltudine strettamente e necessariamente congiunte alio studio deUa geografia. Ad onta di cio , 1' anno i 8 i 7 ha offerto in fatto di geografia qualche tentativo che noi prendiamo per un preludio a cose migliori. Tale si e il Compendio di gcognifa universale , del Balbi (i) ; tale gli Elemeuti (l) II sig. Adriano BalLi e uno de' piu aUivi e piu diligenti Bostii geografi. Oltre 1' opera accennata di sopra, egli lie recentis- iimamente corapiuto e puiblicato un volumetto in 12.°, intitolato Prijni Elenienti dl Geografia moderna ad uso de' gioeanetti. lOgli lavora da qiialclie anno ad im atlante fisico-idrografico- statlstlco , di cui propone di dare per associazione due tavole comB per saggio. La prima oftrira il prospetto fisico-politico dello stato ^Ituale del gloto. La seconda rappresentera come in nn quadro raccolte e sistemati^'amente distribuite tutte le lingue conoscinte. Jl metodo piufacile, piudiitttevole e nello stesso tempo piu proficuo d' imparare la geografia e certamente qiiello delle tavole sul fare di •jvielle AelV atlai.te di Lesage (Las-Casasjj jna questo metodo e <— «( 1 9 )»-♦ (li. geoffafia antica compaiata colla modema, Jcl- r Antoiuo ; taccndo ora dell' opera altrove meiizioiiata, e chc p()U-c'l)ije apparlenerc alia geografia aiilica , Vldneiaiio di Alessandio pubblicato dal uostro Mai. Fondamento dcUa geografia sono i viaggi, e sor- viai'^i. gente di coiiliimo piacere ed Istruzioiii ne e la let- tura. Gl' Ilaliani fiu'ono anelie in questo i primi , e troppo presto diveuiiero gli ultimi. Marco Polo, Gio- safatle Barbaro , Coiitarini , i fratelli Zeni ne mo- slrarono la via , e dicdci'o i priini esempj di ardi- mento a tiitti i navigatori clie vennero dopo. Tace- rcmo di Colombo, di \ espiici , di Plgafelta e di fauli allri del secolo X^ I e XVII. Ora le noslre glorie si limitano alle Awennire del Paiiaiiti pieso dai Coisaii e condolto ui Barheiia. Se voirliamo prestar fede ad uii aniiunzio di Xapoli, 11 sig. Bor- gia ci j)repara un' opera appunlo sulle stesse inospite coiitrade deUAlrica che consolera la nostra povcrtcl, e clie potra competere con quelle raagniliclie cbe ci niandauo le nazioni slraniere. INIa se scarsi fiirono i viaggi nazionali nello scorso \\i;/i anno, scarsi noa furono i sussidj che gl' ingegiil italiaui seppero prociuarsi dagli itranieri , traspoi*- tando nella nostra lingua le migliori opere loro. Al (piale iulendinienlo e destinata la 7?acro/f« (/ti vva^^z" dbpcndiosissimo piT 1' editore edfcbbisogna d' incoraggiamento, Nqi pronostichiamo vanlaj^giosamente dcllo zelo e degli studj che il sig. fialLi inostra aver fall i iiitomo a qiieste matcrie , e sarebba una vergog'iia per r Italia cir egli noil I rovasse associ»ti onde putcr lietamente prose^uiie e puLblicare la sua opera. tiuUoitt. ^Jopo qiielll (li Cook, eseguiti tanto per mare qiiajitoi per ten a , che il Sonzogno ha gia compluta pel primo bieunio , e clie seguira per un altro bieuniQ ^ncora : raccolta alia quale giova sperare che 1' edi- tore aggiugnera diligenza e cui'a per renderla viep- piii degna del pubblico accoglimento. E certamente fe vi e cosa die sia alta a sviluppare 1' intejletto , a far conoscere 1' uomo , i beneficj della natura , i pro- gres^i delle arti , U valore delle istltuzioni social! , essa e quella di teuer dietro a quanto presso gl'in- clviliti e presso i barbari e selvaggi uomini , sotto ogni cielo , in ogni clima e paese dlverso vieue rapprc'^ ' §entato. Laonde no: pure alia scarsezza delle cose nostre abbiamo qualche volta supplilo col dar conto delle straniere , e quiudi abbiamo al principio del- X anno scorso terniinata la Relazione storica dei ce~ lebri yiaggiatqrl Humboldt e Bonpland ' cosi merce le nosti'e relazioni coll lugliilterra potemmo essere i primi a far conoscere in Italia i Viaggl al Brasile di Mawe , e 1' ultima Ainbasciata di lord Amhersi, alia Cliina, y Blografia. Gli uominI che onorai^ono le lettere, le scienza e le arti appai'tengono alia storia, ai cui fasti mini- stri deir inmiortalita vengouo afGdati i monumenti della lojo vita pubblica e privata, Noi passeremo ra-; pidamente in i-ivista quelle vite che furono consegnate in questo Giomale nell'anno scorso, e nomineremo tra le vite dcgli antichi queUa di AJecenate, scrilla dal- r avvocato. Yiola ; quella ^i Anacreonte , del cav. Mustoxidi , premessa alia traduzione del RIcci , e queila deir Jrnperator Qiustiniano , scritta d.al prof Padovani. Fra quelle poi de' moderni citeremo gli elogi die molli Italiaal ebbero dai loro concittadini; L'ebbe il PignoUi dal Paolini ; Alessandro PWri, dal prof. Levati; i' ylialdi, dal pi'of. Rovida ; dal heoni, il match ese Stiozzi Rldolfi ; dal prof. Speda- lierl , r Ingiassia ; dal cav. Aveliuo , il cav. G. Bi De Rita; dal cav. Degli Antoaj, il cm'. Gio. Donatio dall'ab. Ocofav, F. 31. Colle Ballunese , e dal Moaie-i Chiaii, il Gentili; oltre pal la vita di Apostolo Zeno p del Neri; quella dei pittori Vcctlli , del Ticozzi; e ci resta aucora a pai'lare di quella del Coreggio , del Pun- ^ilioiii ; di Melchior Cesarotti , del prof. MenegheUi ; di Jacopo Durandi j, del De Gregory; e AAV Eiogio storico di TFolf. Mozard , del co. Folcliino Schlzzi (i). Ma se giiisto motivo di gloria per una nazlono e la celebrita degli eccclleuli uomiiii clie in qiialche parte dell" uniano sapere la iUustrarono , penoso uf- ficio , quantunque pio , si e quello di anuunciarue la perdila, ove sotto gli occlii n^stri alcuni di essi mane 6 , e 1' Ilalia ne ha perdull molti nel 1817. Noi abblamo fatto menzioue di ipielll cbe o erano piii distinti , od erano piii vicini a noi; tali furono il mai"- chese iVli-Ponzoni compagno di viaggio del Male-» spina , Angelo INIazza , il conte Filippo Re , il cav. Applaui , il cav. Giuseppe Bossi , il cav. Zauoja , »egrelario dell' accademia di belle arli. (i) >Ioltfi alfre oppre hiograGclie roi sappiamo o sotto i t^rclii , Come la vita di C'llombo del conte Luigi Bossi, e quf lla di tuttl g-r incisori di iin letterato a Parifia : o inolto avanzate , come U bioijralia CTemoneje del sig. Vinreiizo Lanretti , e la bio^afia |)arnii^aiia di un bibliotecario di Parma, ed il se^uito di^ll ojsera di diazzucclieili a Biescia e rarie altre <~e!l '2.2. SIBi--^ Anticjuaria Yi sono alcuiii spii'Itl intollei'aiiti i quali ma! So^ liiimismati' a. fro^^o Ic fatiche degli antiqviarj e clei nuniismalici , sia per I'ai'idita che le opere di questo genere nalu- ralmente presentano , sia perche all' arid ita della ma- teria spesse volte si aggiugne quella dcgli scrittori che la trattano. Ma 1' aritiquaria e la mtmismatica sono i fondanieiiti piu sicuii della storia. Esse ne prestano i materiali , e 1' uomo d ingegno assistito dallo studio profondo delle belle arti , delle lingue antiche, e dai lumi di tutti i diversi rami che co- stituiscono queste scienze , ne vcde i loro rapporti , ne i-avvicina i monumenti piu disparati , e ne de- duce conseguenze tauto piu interessauti quanto piu inaspettate (i). Tutto nelle sue mani puo diventare prczioso. Queste considerazioni giustificano ampia- mente non solo gli uomini benemeriti che si occu- pano di questi studj, ma anche la Biblioteca Italiana, che nel suo secondo anno ne fu molto piu abbon- dante che nel precedente. Infatti la cittd di Frosi- vone nella campagna di Roma ^ \ Erme bicipite sco- perto nella villa del Principe della Pace; il Tempio di Gioi'e Olimpico in yigrigento • quello dctto vol- garmente di T^esta ^ gia d' Ercole vincitoie,nelforo Boario ^ A culto reso dagli andclu Rornam alia Dea Fehhre' la bella e grandiosa opera svdle Pilture an- tic! Le dei vasi greci , detli etiuschi' la lettera sopra (i) AbLiamo qui voluto accennare in succinto i diversi studj che costituiscono un vero arclitologo , perche colui clie digiimo della lingua greca J mal sicuro della latina, e affatto indotto delle telle aiti, si ajita degli altrui scritti per racoozzare q^ualche Lar- harismo lapidario espresso con sigle enimmatiche, merita d'esser« •hiamato piuttost« scalptlUno che antiquario. alcimi ^asi sepolcrali rinvenud nelle vicinanze del" I' antica yilbaUunga; gli xcavi stad fatti neW anf," teatio di Ftrona ; e il primo tomo dclle Disseitw zioiii oraziane del si^. MartorelU , c\ forniroiio va- riati ar-oinenti di discussioni e di estratli. Ci i-imaue aiicora a pai'Iare di alciuii opuscoli Sui quattio fa~ mosL cavalli della basilica di S. Marco in Fenezia , chc esei-cilarono anche ncU' anno scorso la crltica del si"^. cav. INIuslovidi c del siy. conle Gii*. Aut. Dandolo , patvizio veneto. Varj le'lerali ci liirono poi cortesi di cose inedite e di arlicoli riserbati alia sola iioslra Biblioteca. Cosi i si^^nori accaderaici di Vitcibo, Orioli e Semeria oi mandarono qucUo intorno I' etmsco castello d'^4xia ed i cosjucai suoi sepolcred ; ed i signori Venturi e BioccUi , portando nell' antiquaria i liinii della fisic* e delle scieiize naturali, onorarouo il iioslro Giornale, il primo con una doUa Memoria sull' iiso dci fuochi wilitari piesso gli antichi, il sccondo preludendo ecu una Icllcra clie fa desidcrare la scconda , inionio all'uso dcllc x'cniici sidle stovigUe di it-ria degli anlichi ; « indago dottamcnte in un altio arlicolo qua! fosse il Silex alhus nienzionato da Plinio , riconoscibile, sc- condo lui , in una lava feld^palica di Bolseiia. Anche il dottissimo archeologo sig. Borghesi di Savi'manO, degno possessore di uno de'piu disliiiti me- da-lieri d' Italia , ci fu libevalc di una crudila Me^ moria iiitonio un nuovo dcnaro fiiiora sconoscmto cil aj>i>aiieiienle alia gcntc ytrria Bom an a : c la numisnialica fu anclic uello scorso anno illu-^trala ed arriccbila da due ni'ovi volumi di Lettere e di dis- scrlazioni del sig. abate Sestiui, principe Je numi- sTiialiei viventi. Ecpiiomia Qviesto studio, quantunque fondato sui falti, appai"'- tiene pero alia classe delle scienze speculative ; esso esige tanta contenzione di spirito e tanta forza d' in- telletto per rilenerne e confrontai-ne tutti i rapporti ^ che non potra mai essere generalmeute gradito clie in quel paesi ove 1' economla pubblica puo solleticar r ambizione ed aprire la strada agi' impieglii piii emi- nenti dello Stato , o dove i movimenLi commerciali presentano continue combinazioni atte ad esercitare le meditazioni degii scrittori. Malgrado cio , gl' Italian! Vantano buona messe di opere di questo ^euere , e ce ne fa fede la Raccolta d^ classici economisti ita- liani, clie in 4^ ^C)l. in 8.° ci ha data il sig. cav. Custodi. E benche questa raccolta abbia portata molta luce sopra diversi rami della scienza , egli e pero €erto ch' essa presenta opinioni che si conibatlouo , sistemi che si distruggono, idee abbozzate e non fi- nite , viste onginali , ma spesso indeterminate ed in- eeppate da'pregiudizi, di modo che dopo quella let- tm'a resta pui'e molta inccrtezza nella pratica appli- cazione della scienza. Se si eccettuiuo alcune opere Tcramenle classiche, come quelle del Genovesi, Bec- carla, Galliani, Vasco, Verri, Ricci, e di pocbi altri comprese in queUa Raccolta , il I'esto e im caos nel quale ei'a bisogno che qualcuno portassc la luce se- parando gli elementi eterogenei, distiugueudo le ve* rita certe dall* dubbiose, le chiare dalle oscure , le ipotesl dai fatti , e i sistemi dalle osservazioni vera- ' mente utili , seguendo la scienza in tutti que' pro- gressi che fece dopo presso gli stranieri. Questo di faiti e (pianto ha intrapreso e fellcemente eondotto 3>. termjne il sig. Gioja eolla sua bella e ^raud-iosa opTa intitolata : Nuo\'o prospetto clellc scienze eco- iwimche , In 6 volumi in ^P , di cui noi abbiamo gia dato due eslratti ; e il cui esanie fu da noi sospeso per render conto di un'altra opera clie pur vide la luce nello scorso anno , cioe il Niiovo esame delle sorgcuti della prwaLa e pubbuca ricchezza , del sig» Bosellini,vol. 2, in 8." Ne qui tralasceremo di men- tuvai-e ancora I'altra operetta del sig. Gioja, clie lo infelici clrcostanze non solo d' Italia , ma di tutta Europa fccero leggere con tanta avidita da esaurire in brevissimo tempo due edizioni ; YO!jliamo dire quclla Inlorno ai mezzi piii spediti , piu efjficaci e pill economici per alleviare I' atijiale miseria del poj)olo in Europa' operetta die, e per le filantro- piclie intenzioni, e per I'importanza dcU' argoniento, e pel merito dell' esecuzione , fu emulata da quella dvl conte Dandolo Jntorno ai ponii di terra. In un' epoca in cui nn nuovo codice e nuove Legislazione. leciri venirono stabilite nel nostro reoiio , nessua giornale bastcrebbe a dar conto di quanti opuscoli, commcnti , interpretazioni ed csposlzioni cotidlana- mente difibndonsl in cosi importante materia. Ma la Biblioteca Italiana, deslinata a seguire i progressi dello spiiilo nazionale , dove singolaimenle limitarsi a cio che puo essere indizio d' incremento di lunii nella Hobilissima materia della legislazione. A quest© in- tendiniento essa ha accolla uel suo seuo una Me- moria inedlta mandatale dal sle. conte Barbacovi « nonic cliiai'o in Italia pe' suoi studj nelle maierie di legislazione, Sidla iiiteipretnziotic delle loggi , ed una ktlcra del medesinio a noi iiulirizz^la iullu dij" ferenzd delle pene da imporsi ai delitti de' nohUi e de' plehei* ma singolarmente si e fatto sollecito il nostro Giornale di annunciare la bell' opera del- r avvocaio Siclliauo sig. Fodera , iutitolata Priiicipj della legislazioiie crhnincde ; opera clie noi soli ab- biamo fatto couoscere in questa parte setlentrionale d' Italia. Ometteremo varj altri lavori di minor conto accennati nella parte bibliografica della nostra ap- pendice ; ma crederemmo ingiustizia tacere qui del- r ardita impresa dell' avvocato Zini e del prof. Pa- dovani di traduiTe tiitto il Coipo del dirilto roniano , edizione in 4-° t:ol testo a fronte; lavoro difficile, cbe ad onla di qualche macchia die noi abbiamo di volo mostrata nella nostra appendice , nierita di essere inco- raggiata e distinta fifa molte altre speculazioni di questo genere. Religione. E stato notato da alcuni il noktro contegno di essere andati fin qui assai parcbi nel parlare di libri ris^uardanti la religione. Noi abbiamo considerate cbe le opere di simil genere non sono sempre le migliori, vedute sotto 1' aspetto di produzioni lette- rarie; percio abbiamo prefcrito igeneralmente di tacere di esse piuttosto cbe esporci al pcricolo cbe da iiomiui piii zclanti cbe discreti venisse confusa la critica del libro colla critica dell' argomcnto, e cbe noi fossimo tacclati d' irriverenza verso la religione, se ci fosse stato necessario di opinare cbe 1' autore I'avesse servita poco convenientemente , come molte volte ci e accaduto di osservare. Noi pensiamo inol- tre die la trattazione dei dilicatissimi argomenti tanto appartenenti alia religione cbe alia teologia dcbbansi •<-—«( 2.7 )*— ♦ lasciare a colovo ai quali spettano per officio csdn- sivamente. Per entramLe queste consitlerazioni ci sianio aslemili dal parlare, ]i. e. , dolla voliimiiiosa opera del sig. Mastrofini inlilolata Meiaphisira sii- bliniior de Deo uno et ti ino , cli quell' altia drl sacerdote Filippo PacifJcl intilolala Dissei Laziorri sill maitirio di Sdii Pictro nel Gianicolo , c siilla venuta e iiiortc nollo slcsso inonte di Noe, e di varie altre. E sicconc abliiamo pur volulo far mciizioue con lode dell' operetta del conte Maggi Iiiiorno alia Divinitd della cattolica religione probata colla coii-^ versionc c coll' apostolato di San Paolo, cosi iion mancarono personc di acre ingegno clre disappro- varono e la lode e il nostro arlicolo , diceudo clie iiiii sa— > Sogno, essa noii fii clie uu'aile meccaiilca; ma quanclo il lusso , sazio dell' utile , voile simetrizzai'la coUa en-' ritraia , colle proporzloni e con tutte le grazie del- r omato , r arcliitcttui-a si colle" 6 colle avti belle e ne di venue sorella. Considerata come tale in Mi- lano, essa non teme confront!, e fede ne fanno non solo i nostri arclii, le nostre poi'te, i nostri ciichi, i nostri palagi , i nostri tempj , i nostri teatri , ma ancora le case doi pi'ivati, nelle cui modeste facciate domina quasi sempre 1' aiinonia delle proporzioni , la semplicita dell' ornato , e diremo ancora la pu- rezza del gusto (i). Che se volessimo poi contrappoiTc uomi a nomi , (i) II distintivo caratteristico dell' arcliitettura nella citta di 3lJlano pvio dirsi cbe consista piu nella magnificenza interna e nei comodi , che nella decorazione ed apparenza esterna. Se questo provenga da modestia o da orgoglio , non sapremmo spiegarlo , perclie tante volte gli estrenii si toccano , e due cause somma- mente opposte producono lo stesso effetto. Quello che ci par vero si e che poche citta non solo d' Italia , ma eziandio d' Europa fanno meno roniore delle proprie ricchezze , quanto Milano. In fatti meiitre nelle altre citta d' Italia si puLblicanc volumi per illustrare (jviasi ogni sasso municipale , qui esistono negletti a quasi non osservati dei monumenti di una vera grandezza. Pas- sando dal palagio del magnate alia casa dell'oscuro cittadino qui s' incontrano per tutto cortili ottimamente architettati con belle colonne di granito, frattanto che le facciate o non sono fatte, o jiresentano la maggiore semplicita. Gl' intercolunnj , gli atrj , le scale maestose , i vasti appartamenti , tutto cio in somma che spira maesta e grandezza , e rinserrato nell' interno. Un esperto 4rchitetto inoltrando le sue indagiui addentro le case di Milano vi conto piu di 5jOOO colonne di granito. II cortile poi del col- legio elvetico e del seminario , opere innalzate dalla magnificenza di un solo ( S. Carlo Borromeo ) , non temono il confronto di qua- iunque monumento anqhe dell' antichita sia per la puiezza dello stile ■) sia per la imponente gi-andiosita che vi domina. uoi ne abbiamo molti die non Icrnono alcun con- fronto, e bastera accennare il nostro niavcliese Ca- guola, e Antolini e Canonica c Giocoiido AUxr- toli e Aniati , lutti notissinii per opere di gian mole tla loro cseguite cd ammirate dal pubblico. Cbi 2^oti';i contrastare il vanlo a Canova nella Scuhun. sculliira ? Ncssuno : o noi lo salutiamo coll' Eiu'opa liitla il Fidia della nostra eta ; egli e l' onore di Roma perche vl stabili il suo domicilio. Ma Milano varifa buon numero di scultori , dlstiiiti per conce- ziuui ardite e per merilo di csecuzione, qiianto qiia- luiique altra citla d' Italia ; e cbi conoscc le belle arli fra noi,conosce aiicora le opere di Paccetli, dei due Monti, di Angelo Pizzi milanese ( ora pro- fessore di scultm-a a Venezia ) , del Comolli, del Maicbesi , del Fabris, giovanc di grandi spcrauzc , e del P».usca seuiovc. Laudi , Camuccini, Vicard furinano la gloria at- piaar*. tuale di Roma nella pittura; ma noi pnre \an- tiamo i professori dellaccademia Sabalelli, Mazzola, Aspari ; ed ora possiamo annoverar come uoslri il sig. Serangeli, lomaiio, ed il sig. Palagi, bolognese, anibidue degni d'aimoverarsi fra i primi pittori ila- liani , ed atlualmenle stabiliti Ira noi; e il sig. Catanco ancora che avrebbe date di se migliori pi-ove, se piii serj stmlj non Tavessero tollo a tpiesl' arte per farlo conservalore dell' I. R. museo delle medaglie. Tene^ vamo poi certameute il primo seggio nello stile gra- zioso di comporre , nel senlimenlo del bello , nella purita deir ombreggiarc e nella I'acilila cd esatUzza iusieme d'"" i '••^'-''"■/lone. narlicolui'meule utl dijiin^jcre Mijiiatura. Paesaggio- a fresco, quaiido ancoi'a vivea 11 pvincipe de' fieseanti del secolo , il nostro cav- Appiani. • Nol potremmo fare anclie un limgo novero di miniatori , tva' quail sono eccellentl lo Scotto , 11 CI- gpla, 11 De Albertls e U Blsl, anclie Inclsore. Nel paesaggio pol , e per una verlta e nn finllo quasi fiammingo , a poclil in Italia e secondo 11 no- stro Gozzi , e per una maniera piu larga e dlrem quasi pousslnesca 11 Burcher , per una plii facile 11 Glosafat, e per le nebble e le nevicate U Fldanza: e se parllamo dl quello clie cliiamano a Roma di- pinger di genere , in cul Granet ha fatta si gi'ande fortuna , nol non temianio di mettergll a fi'onte U nostro Migllara , pittore Inarrivablle per la traspa- renza delle ombre, per gll effettl dl fabbrlche, pe^ gl' Intern! dl cortlli e dl tempj , pel lunil di luna e dl sole , come anche per llarizzare 1 suol quadrl di anlmali e dl minute figiu'e d' ognl maniera , tocc^te con uno splrito ed una facilita sorprendente. Ma in tre altrl rami di belle artl vantar posslamo francamente 11 primato sopra tutte le altre cltta d'ltalia ; nella prospettiva e pittura teatra^e , nell' iricisione e nella scuoia d'oniato. J*rospettiva e pittura teatjale. Kella prospettlva e pittura teatrale posslamo anzi con sicurezza asserire cbe Milano vanta la prima scuoia d' Europa. Nata sotto 11 Biblena , cresciuta sotto i Galeari , gigantegglo In seguito condotta da Pietro Gonzaga, e prese forme piu pure e piu castigate sotto il nostra Laadriani non solo gran prospettivo , ma, ♦— «( 33 )w^ •nolle insign<" arcliitctto e Clossifo noil' arte sua. Do lizia d(/ noslxi teat' i furono pev molto tempo i due inseparabili Sanquiiiro e Pei ego , e il primo vest6 solo padio'ie dell' ai'ena dopo clie morlc linmatnra ne tolse il secoi;do. Pochi V agguagliano nella ric- chezza della composizioi!e , nella scclta degli oma- menti e nelT arte di dii'iceve e conrlurre i lavuri de' suoi ajuti , tra'qiiali merltano (11 es?ere distinli come professori Tranquillo OrsI , il Proti , il MenozzJ. Nessuno in Eiiro])a puo emulare quest' ultimo nella pvideiiza delle fioude e nella matjia dej-li efteltl in tutte le variate fonne del paesaggio , come pure uclla parte ornativa a bassi rilievi, a lunette , a medaglie, ad arazzi , die sono nelle scene cosi preziosi acces- Sorj : nei tpiali distinguesi non meno per una iii- telligcnza e lacilita sorprendente anelie il sig. Emili. Sarebbe iiigiustizia poi il passarc sotto silenzio il nosti'o Pedroni, il Canna e il Fuentes, clie tutti die- dero b( He prove del loro valore , ed ottennero fre- quenli applausi da nn pubblieo ebe , avvezzo all' ec~ cellente , non sa piu loUerare il mediocre (i). La scuola d'liicisione (^ dono della niunificenza nu- s.uola striaca sotto Leopoldo, di felice memoria, 11 quale qui ^ mcuioue. chiaino da Parigi uno scolaro del celebre Wille, il to- scano Vincenzo Vangelisti. F'u appena Instltuita quesla scuola , clie la nostra gioventu moslro vma capacita ed (l) U' ocrasioiif tii fare e quella chn dopo la buona scuola ionn . i grandi pittori. II nostro solo leatro della Srala ollVe intoriio u cento scene iiuove ogni anno : Napoli non arriva alia meta : noi ne alil)i.imo date fino a 2i in 3.^ ti'otiie di arte liberale quando e trattata clallo Scor- eino, dal Cardaiil (i), dal Brusa e da taiiti altri. I no'stri intagliatori in legno poi noii la cedono a nessuno in francliezza e bellezza di diseguo , e in correzione e in isquisitezza di gusto ; e non v' e amatore di queste cose che non ammiri quest' arte sparsa pei' tutto opportunamente nei nostri appai-- tamenti , e spinta a un gi-ado di finitezza mirabile dalMoglia, dallo Zuccoli, dal Viarana, dal Guffanti e da Lodovico Benzoni. I pittori poi decoratori di stanze sono cosi nu- tnei'osi in Milano , e quest' arte e cosi fatta comune ch' essa puo quasi dirsi in mano del vulgo ; per cui figurano altrove da' pittori coloro che qui in Milano sono chiamati coll' umile nome cV intbiancatoji ; e qui non si dicono pittori ornatisti che queUi che ti'attano 1' arte con gran meraviglia , come il Vaccani, il Cambiasi , il Trifogllo , il Trolli , I'Alberti , il Caimi, il Moja , il Colombo , il Turrl , il Pirovano e il fioi-ista insigne Alessandro Arigoni , le opere dei quali diven- tano in sommo gi'ado preziose quando sono arricchite di lunette , di quadri , di bassi rilievi e di figure degli eccellenti pittori MonticeUi , Lavelli e Bignoli. Umaico. Anche nel musaico possiamo venire in concor- renza con Roma , dach^ il sig. prof. B.affaelli ^ sta- bilito fra noi , ed ha qui portata 1' arte di fondere (l) n sig. Carclani merita di essere distinto anclie per esseie r ijiventore di un metodo tutto suo , col quale senza toglier ma- teria pufi lavorare al toriio qiialun^ue »agoma di Taa in buoa ulievo sopra xuia supeificie plana- *-*( 3 9 )*-* If paste colorate , secreto , almeno per molte , psclit- sivo flt'lla sua fainlylia e sconosciuto tiittora ai mu- saicisti romanl. Egli e il primo che abbia resa pos-^ sil)ile la esecuzione di opei'e minutlssime , e quasi dircm microscopiclie, col mezzo delle sue paste filate ^ per cui egll emula col musaico i locclii plii delicali , noa diro della pittura , ma della miniatura. Dl uu allro mevito gli dobblamo dar lode iu quest' arte , quello di aver trovato un miglior metodo di prima segTiare, e seguire pol col lavoro i conlorni in mode ch' essi restino inalterati al loro posto ; nientre nella ' scuola di Roma battendo e coraprimendo il mastice si movono ondelinata djl dcfunto cav. G. Bossi. L' iiicisionc in pictre dure e cammci e una delle ludsiono belle arli iu cui Roma primeggia esclusivamente da "*i"*^* ^* (i) Eiia e di i5 braccia milanesi sopra n i/j , che equivaljoii* in miiiira metriia a 8,95}. sopra .•}•}(>'•*; d e quiiidi cirra di u# turio pill g:i'auda de' mag^iori t^uadri di S> Pietro di R0in^<. <5Ualclie tempo ; ma dache manco il Pikler , essa noti ha piu mantenuto lo stesso seggio eminente. Essa Vanta Amastini , Corbava , Girometti e Morelli ; ma noi possiamo con onore nominate il nostro Berini, il Putinati e maclama Tallani ; intanto che spargiamo di Cori la tonxba del figlio di Pikler, felice erede dei talenti del padre, e mancato noii e molto fra noi (i). Cesdlatura. Anclie 1' arte di cesellare in ocb , in argento , in brouzo , e quclla pm'e della doratiu-a fu portata a gi'an perfezione dai fi'atelli Manfredini ; e le nostre Medaglie. medaglie e le uostre monete attestano la superiority della nostra zecca , ove lavorano i nostrl eccelleati incisori Luigi Manfredini , Salvircli e Vassalli. Wusica. Come omettere la musica parlando di belle arti ? e come ometterla a Milano , la sola citta clie ga- ' veogi con Napoli e pel suo teatro e pel suo con- servatorio di giovani e di zilelle , ove dai primi ele- menti si istruiscono in tutte le parti della musica fino alia pin sublime coiuposizioue ? II couiervatorio di Milano , e vero , non ha da^i aucora allievi di altissima fama ; ma quali ne ha dati Napoli ? E quali sono i maestri oggidi da paragouare a quelli del " ' secolo scorso ? La natura ha fatto Mozzard e Hayden , Cimarosa e Paisiello , e si riposo. — La musica tea- (i) AliLiamo un artiUa clie vive oscuro ed a torto negletto ia questa citta, e che certamente ha poohi eguali iu lavorare in avorio, meutre ha anche dati bei saggi in pietre dvire. Questi e 1' Arrigoni milauese. Egll tratta poi la hgura acolpendola in le^oio iu incd» jmpareggiabil*. *-«( A I )»-♦ trale pare 'clie gema oggidi oppressa sotfo il peso dtUc cliiricolta e sotto il frasta^lio dcfili oriiainenti cccessivl. Noi siamo , dlrei quasi , ai tempi de' Ber- nini c dci Borromini nclla muslca ; c i nosti'i maestri per la maggior parte poco favoriti dalla natiira , piivi d' inspirazione e di genio , ricorrono agli ajuti del- r ai'te per ri{)iegare alia mancanza delle melodic , e faiino come i pedanti clie opprimono con uii' cru- dizione iraportuna ove non sanno ne dilettare n^ commuovere colla eloquenza. Nulladlmeno crediamo poler asserire die possediamo iu Italia due g»'nj die nel genere loro non lianno rivali in Europa , e (pie- sti sono Rossini e Paganinl: il primo per una ccrta spoutaneita di canto ed una ispirazlone di melodic , die intese una volta non si sanno | i dimentlcare. Peccato die dia talvolta nelle contorsioni dell cU'te per aflettare dottrina , e sacrilidii la parola alle me- lodic, e non sia piii scliivo di certe ripetizioni, le quali fanno lorto a quei doni onde nalura gli fu cosi liherale. Il Paganini poi (anelie eccdlente com- positoie di musica istmmentale ) e unico per una straordlnaria attitudine a vincere le diflicolLi sul vio- lino , a cancellarne, per cosi dire, i confini , a creare una nuova arte , in guisa tale clio i suoi conipe- tilori non udendolo non possono itnmaginarsdo . e lulendolo il trovano talniente al di la del possibdc per loro, die non sanno neppure come in\idiai-lo. Ma la Biblioteca Italiana deve occuparsi piullosto Di.'ascsi;. 1 11 I'll 1 11 • niu»ii:*it del la parte didascalica die esecutiva della musica , e considcrare pnramente i progress! della crilica e della Ictteralui'a musicide. iNcl qual geuere . a dir \cvo , fion Sappiamo clie nessun' opera di qualclic rilievo sia uscita dopo le Letters Haydine del sig. Giuseppe Carpani , e dopo il bel volume tutto inciso del Ti attato cV Armonia , adottato dal R. Conservatorio di musica di Milano , composto dal sig. Bonifacio Asioli. Noi abbiamo ricevuto non k guai'i dalla Si- cilia un' opera in 4 vol. in 8.**, pubblicata in Palermo negli anni 1814 — 15, intitolata Dizionario stoiico-' cntico degU scrittori di musica e dei piii celebri ajtisti di tutte le nazioni si antiche che moderne ^ deir ab. G. Berlini , maestro della regia imperiale cappella Palatina ; opera cbe forse possediamo noi soli in questa citta , e cbe faremo conoscere in uno dei prossimi nostri cjuaderni. Storia Checcbe ne dicano gli ammiratori del padre mae- stro Martini bolognese , a noi pare cbe Y Italia man- , chi tuttavia di una storia della musica cbe si faccia leggere con diletto e profitto degli amalori di que- st arte divina. La migliore cbe noi conosciamo e quella in inglese del dott. Burney (i). Percbe non si h trovato ancora qualcbe Italiano cbe si accinga a tradurla e ad arriccbirla nello stesso tempo di ag- giunte e di note ? Critica Un altro genere di letteratura musicale k scono- CQUsicale. . f. . . . „ scmto tra noi , ma praticato ni Germania ; e questo k la critica ragionata delle opere cne colik veggono. (l) Burney's ( Cli. ) General history of music , from tlie par- liet ages to tlie present period. Loadou, 1776. — 89, vol 4 ^^ .i.** con fiofiir". di niano in msno la luce. Noi siamo stati in pro- cinto di teutar questo gcncre di critica nel noslro Giomale , ma ne siamo stati distoiti dal timore cir esso non potesse universalmente piacere , e dal pensiero chc non essendo presso di noi ancora rcsa cosi comune come in Germania la calcografia mu- sicale , le nostre osservazioni critiche non rechcreb- bero seco ne diletto ne istruzione , qiiando facile non fosse il confronto delle osservazioni col mo- dcUo a cui qnesle si riferiscono. Qual interesse piglicrcbbcro i nostri associali di Roma , di jNapoli , di Palermo nella critica di una produzione musi- cale cb' essi ne intesero ne videro raai , e che pas- seranno foi'se molti anni prima cb' essi vedano e sentano ? — Tuttavia si potrebbe di mano in mauo- analizzare quelle operc musicali die in questa cal- cografia del sig. Ricordi veiigono pubblicatc , e cosi offerire a tutti i dilettanti di musica 1' occasione di conoscere e distinguere le bellezze e i difelti di quelle produzioni die o tengono sid loro gravicem- balo , o sentono eseguite nei teatri e nelle private conversazioni di dilettanti. Sulla qual cosa consul- teremo il gusto dei uostri leltori prima di accingcrci all' impresa. Ma h ormai tempo die noi diciamo quanto fu Lavoii ... <••"* fatto da noi c fu deposto ndla nostra Biblioteca Bibiiotec* relativamente alle belle arti. E qui prima di tutto ),.;i"\rt* ricorderemo 1' opera del conte Cicognara , if)lilolata Storia clella sridtura , opera di cui non fcmmo cIip: un brevissimo ccnno prcliniinare nel primo anno , raa cbe nel secoiido iu da noi esomiuala e quasi com- pendiata libro per libi'o. Noi termineremo queslo compendio nell' enti'aate anno , giacche sentiamo con piacere die sia stata dall' antore fellcemente con- dotta a fine col suo terzo ed nltiino volume ; e noi prenderemo cpiest' occasione per avvertire che egual- mente in appresso piu estratti daremo di quelle opere che come questa uniscono a molto merito intrinseco anche molta mole , e un prezzo ragguardevole die non le puo meltere a portata di tutti i nostri lettori. La Kita del Coreggio del Pungilioni e quella dei pittoii J^ecelli del Ticozzi appartengono a un tempo alia blografia e alle belle arti. Delia prima parleremo toslo die sara uscito il secondo lomo ; della sccoiida iie abbiamo gia reso coiito ; e beu tosto avremo occasione di parlare di un altr' opera cbe e sotto i torclij e quasi al suo termine , cioe il Dizionario de' pittori in a tomi in 8.° dello slesso autore. La vita de" pittori Vecelli fa segnito di un' altr' opera del Ticozzi , intitolata Storia dei let- ter ati e degli artisti del dipaitiinento della Piave. Cosi le Fahbiiclw del Sainmicheli incise ed illustrate dal sig. Ferdinando Albertoli; la Pinacoteca di Biera iMcisa dal Bisi colla splegazione del dotto nostro bi- bliotecario sig. ab. Glroni ; il Costume antico e moderno del Ferrario, da non confondere con 1' opera i Costumi dei popoli antichi e moderni del sig. Sergeiit IVIar- ceau cominciata prima ; le Riflessioni di un oltra- . montano sulla Galatea d' Urbiiio ; le Tavole ana- tomiclie per uso de' pittori e scultori del professore Giuseppe Dal Medico , ci fornirono altrettanti argo- menti di considerazioni e di articoli. L' opera del sig. Becega , intitolata Saggio sul teatro moderno italiano e sulle macchine teatraU , e fatta conoscert ncl primo (juadpino di quest' anno, e noi faremo presto menzionc di vui'altra di minor mole del sig. D'Apuzzo sullo stcsso arjiOmcnto c suUa musica , e di un' altra ancora del sig. Paolo Donati, Iiitorno al gran teci'- tio Faruesiano (U Parma. Le fabbriclio piii co- spicue di Venczia prosegiiono sempre valorosamente ad essere misurale , illustrate , intagliate e pubbll- cate dalla vcncta regia accadcnila. Noi non faremo cho annunclare la pabblicaziouc de' fasciculi che di niano in mano usciranno , avendo gia una volta parlato di quest' opera. E ricorderenio qui ancora il bel Discorso promuiciato in occasione della di— stribuzione de'premj di belle arli dal fu segi'etario dell accademia cav. Zanoja , e la bella Descrizione della Tuagnijica sala costruita in T'ieuna a spese deir anibasciatore portoghese marcbcse di Maj'ialva , e cola scritla dal benemcrito autore dellc Lctlere Haydine , il quale alia collura della musica unisce quella deLle altre arti sorelle. Varj brevi arlicoli ci ha ancora somminislrati tanto in aniicbila clie in belle arli \ opera periodica cbe il sig. Guattani pub- blica in Roma , e da dove , coglieiido il fiore sem- pre dellc cose , abbiamo presa e fatta incidei'o pei nostri associati la vagliissima Najade dormicnte iu alio di destarsi al melodloso suono di una cctra , opera del uostro immorlalc Cauova. PARTE II. SCIENZE , ARTI E MESTIFRI. Matematiche L' opera clie piu (V ogni altra nello scorso anno id a^^if te *^i^^^^ opportunita di estratti alia parte matematlca del nostro Giornale , fu il vol. XVII deUe Memoiie della Societd italiana di f^erona. Questo non fu pero il solo. II sig. De Vei;chj produsse un Nuovo metodo di osseivazione lis guard ante il suo istvo" mento astronomico doppiamente ripetitore ; il prof. Francliini a Lucca ci diede la Scienza del calcolo ; il prof. Lampugnani, un Trattatello siiitetico di se- zioni coniche con amiotazioni analidche ; il prof. Belli a Siena, gli Elcmenti di gcometiia ; il prof- Rovida a Milauo, la Soliizione di 2,10 prohlemi ; il prof. Gorini a Pavia , gli Elementi di algebra ; e gli ^^stronomi di Brera , le solite Ejfemeridi , nelle quali ~~ sono inserite varie memorie , una cioe del sig, Carlini Sul problema di Keplero , una del sig. Mossotti, iu continuazione di quella del volume precedente, $bpra il modo di deterininare le orhite dei pianeti ; molte Osservazioni di occidtazioni di stelle , del sig. cay. Cesaris , ed altre a Ini comunicate dagli astronomi o di Madrid. E se non c' incaricanuno della bell' opera del prof. Frullani a Pisa , Sopra le serie e sopra I' in- tegrazione delle equazioni a differenze paiziali, cio fu percli^ un lungo estratto ne vedemmo nel Gior- nale ^i Pavia , di cui noi femmo cenno. Il celeberrimo scopritore di Cerere , il prof Piazzi , qual nuovo Atlante che si sottrae all' enorme pbllca del cesialo Regno d' Italia , la quale < — «f L'O assistita dal consenso di tutti i professori delle Uni- versita , conslglio una traduzione compendiata del- r opera fl'ancese del slg. Brocliant , onde avere tin' opera elementare , della quale gii student! nelle TJniversita e nel Licei si potessero con profitto valere. Noi ci rallegriamo quest' anno di vedere forse riempita questa lacuna coll' opera che abbiamo veduta annunciata jiel Giornale enciclopedico di Napoli del sig. prof. Tondl , ed uititolata Eleinend di o/ittognosia ( un vol. in 8.^ gvaude di pag. 584, Napoli, 1817); opera che uoi ci riserbiamo di esaminare tosto che lavremo j'icevuta. Di varj altri lavori si orno in quest' argomento la nostra Biblioteca nello seorso anno. II conte Lazise pubblico una Meinoria intorno ai comhiistihili fossili esistenti nella provincia Veronese ; il conte Luigi Bossi dlede alia luce un bel volumetto contenente la Spiegazione di alcimi \ocaboli oeologici , littologici , mineralogici per ordiiic cdfahetico, e il sig. Pai'oliiii di Bassano ci fu cortese di qualche notizla mineralogica laccolta nei suoi viaggi in Germauia ; ma il piu pre- zioso acquisto di che glorlar si dee la nostra Bi])lio- teca, quello si e certamente dell' opera del benemerito ed infaticabile nostro coUaboratore il sig. professore Brocchi , il quale ci fu liberale non solo di estratti e giudizj di opere altrui , ma anche di articoli e memorie iuedite sue proprie , come la sua Relatione dell' eruzione del Vesmio del 18 12; qiiella Sulla correnle di Lava di Capo di Bos'e • il Viaggio at Capo Circeo I oltre poi 1' opera teste pubblicata del suo Ragionalo CntMlogo de' miner ali d' If alia ^ che ei die materia di un imparzialissim.o estratto , ed opera coUa quale prepara i inateriali' tanto Jcsiflerati per una mineralogia italiana , e prelude a uii' opera di assai maj^giore importanz.a a cui sta lavorando , e clie portera per titolo : f^iaggi mineralogici ncl Lazio e vei monti Cimiiii. Noi meriteremino la taccia d" ingrali se sotto questo articolo omettessimo di rendere al professore Gismondi di Roma ed al professore Nesi di Firenze le dovule grazie : al primo per averci coraunicate alcune Os- seii'aziotii sni niinerali fla' contomi di Roma , al se- coiido per alciuic Nolizie intoi no alia n/enile della loicaiia. Noi pronostichiamo bene dell' amore che moslrano Fisit* i nostri scienziali a percorreve con occhio iiidagatore della natura la lore patria ; noi ne trarrem maggior gloria elie dagli stranieri , o valeUidinarj od oziosi , od al piu dilettanti di quadri , che la percorrono , onde privarla de' suoi capi d' opera. A quest' amoro d' indagini intorno alle cose naturali dobbiamo le Hirerche Jisico-chiiniche del prof. Barlocci sid tago Sahatino o sidle soi genti d' acijue minerali che sca- turiscono tie' suoi contomi , ed il p'ia^irio al la^o di Garda e al monte Baldo del sig. dolt. Giro PoUliii. Non ei ricnrda che opera alcuna di gran valore c.\ imi i sia uscila inlh) scorso anno speltante alia chimiea ; nnlhuhiucno, oltre i varj articoli raeeolli e conipcn- diali nel nostro estrallo del Giornale di Pavia . nurila particolare nienzione !1 Saggio sid termolampo a Icgno del inuichese Cosimo Ridolji di Firenze , se a questa 4 *r-m( So )»— > sclenza anzlclie alia fisica non si credesse di riferive ; cosi pm-e abbiamo terminato di dare in quest' anno il seguito della Memoria originale del professore cav. Avogadio Sid calore specifico dei gaz coinposti , jjaragonato a qucllo del loro gaz coviponente. II sig. Porati pubblico una Sinonimia cliimico-far- maceutica colla stenograjla chimica moderna , con un opuscolo intorno al cheivies minei ale , argomeuto clie occupo parimenti il sig. Ferrari e il sig. BeUotti. Zoologia. Le diligenti e dilicate osservazioni che il sig. dott. Giro PoUini ha comunicate al nostro Giornale intorno alle alglie viventi nelle terme Euganee , lo hanno confermato nella sua opinione che le oscillarie sieno veri animali infusorii , e che come tali abbiano a logliersi dal regno vegetabile per essere classificate nel regno anlmale. Trattatidosi qui di linee di demar- , cazione e d' invasione di regni , noi aspetterenio il consenso universale dei dotli prima di acconsentii'e alle coiJgctlure del benemerito nostro A. , e di xiii-» litare , per cosi dire , sotto le sue insegne. - Di un genere meno controverso e la Memoria parimenti inedita che il dotto uatiu'alista sig. Bernardino Anffclini ha trasmessa alia nostra Biblioteca intorno al maiasso o vipera chersea rinvenuta nel territorio Veronese ; ed abbiamo pure annunciuLo che questo diligente osservatore si sta occupando di ima Entomo- logia Veronese la quale sara la prima opera di questo genere spettante al regno Lombai'do-Veneto , giacche per le altre parLi d' Italia esistono quelle del Rossi , dello Spinola, del Petagna, del Giorna, del Ponza, ec. Anche il sig. Brocchi , qhe nessinia trasciu'a delle ]»arti deir istoria naturale , ci forni della Descn'zionc di una nnova conchiglia bivalve del Biasile, di cui noi dcmmo anche la figui-a inclsa in rame ; e noi dcmmo nn diligente esh'alto delle belle scopevte del sig. Kusconi, dirette in forma di Ictlera nl siy. Brocchi, ed intitolata Descrizioiie anatomica degli organi della circolazione delle laive delle salamandie acquatiche. Flora voile mostvarsi piopizia anclie al secondo Hotaj.loa. anno della nostra impresa ; e togliendo uno de fiori peregrini ond'^ con testa la siia corona, si conipiacque d' ornarne la nostra Biblioteca , facendo ministra di tal favore una donna iniziata nei misteri del suo culto. Mancava a questa pianta un nome , e la siguora Perpenti , quasi da un prot'etico prescntimeuto inspi- rata , quello prescelse dell' augusto Principe che do- vea un giorno allegrare il nostro regno di sua pre- senza. Al nuovo (lore ( del genere delle campanule ) trovato da lei nelle sue escursioui sui monti che cir- condano il Lai'io fu date il nome speciGco di Raiiiieii. Noi rendemmo conto del a." Jitscicolo delle pianle romane del sig. prof. Sebastiani , e fu bello per noi vedere questo illustre botanico studiare la natura \k dove I'ai'cheologo cerca monumenli igiioti, I'ai-clu- tetto misura le antiche sagome , e il filosofo coulempla fia i rudcri la instabilita della umana for tuna : il sig. Sebastiani ci diede in fatti il Catalogo drilc fn'anle che sponlaneamente crescono nelle io\'ine deW anfi- teatro Flnvio, Varj dulti cultori di questa scienza concorsero poi ad oruai'e la nosti'a Biblioteca di articoli originali. l.ili' fu (ju(>llo apj>laudilii.simo del sig. dott. Ciro Pollim Siille alghe vweiiti nelle tcivie Euganee , accompagnato di figure in una tavola in rame (se pure, come ab- biam detto altrove , alcuni individui di questa famiglia non appartengono piuttosto alia zoologia ) , e quello parimcnti non meno prezioso del celebre prof. Savj di Pisa , conlenente alcune Ossen>azioni ed assiunte alle sue Obseivationes in vaiias tiifoUonini species. ]Noi fummo altresi i primi a far conoscere il ntanipolo terzo del sig. Antonio Bivona Bernardi , barone di Alta Torre , contenenle la Descrizione cJelle piante piii rare e poco conosciute che nascono spontanee iiella Sicilia, alle quali si aggiungono alcune Osseri*a- zioni intorno ai moiimenti sponlanei del nostoc , con tavole in rame. Ma 1' opera piu insigne e degiia veramente della munificenza reale e la superba Flora napolitana del prof. Tenore , opera magnifica die vide son gia due anni la luce , ma clie noi , per particolari circostanze , non potcmmo procui'arci die sul finire dell' anno, e renderue conto nel fascicolo teste pubblicato. Non raancammo pero di pai'lai'e di tiu' altra Flora die non puo certamente competere coUa prima , ma die pure vuol essere lodata per essere quest' opera di privali die non aveano mezzi di gareggiar con uii' impresa reale ; vogliamo dire della Flora ticiiiensis dei due professori Balbis e ]N occa. \ ero e die manifesto quest' ultimo , col mezzo di un opuscolo iutitolato il Ciitico criticato ^ la sua mal conteutezza contro 1' articolo inserito nella nostra Biblioteca ; ma abbiamo veduto dal consenso del dotti / ( onfermati pieuamente in appresso i nostri giudizj. .^ ^ ricoltur J, j\on possiamo parlare dli agTicpltiira seuza ricordav eon dolore In pcrJita dl uno del piu zelantl hostii collaboratoi'i , il conte Filij)|)o P>.o , il quale anche in quest' anno destinn alia nostra Biblioteca un sue ar- ticolo ori^inale intorno ai peri di terra , detli anche topinamhour. Indefesso seinpre pel vantaggio del pubblico , questo fa 1' ultimo tributo ch' ei pago alia societa languente nella passata carestia. Mosso da eguale spirito filantropico il conte Dandolo, diede alia luce il suo llbro suUa CoUivazione rlei ponii di terra considerata ne^ siioi rappor'i coila nostra ai^ii- cohtira, col ben essere delle famiglie coloniche , del poediamo alia giornafa uscire da' torchj <-/' Italia ( cosl si esprljne il nostro giudizio alia pag. 44^' torn. VI della nostra Biblioteca) , fu quelle certameiite del pro- fessore Ijlacchelti, Delia slruttiua delle funzioni c dcllc ntalauie della rnidollu spin ale ; e valga questo giu- dizio a teraperare le osservazioni criticlie espresse in questo nosti'o estratto. II dott. Omodei confermo con un suo opuscolo l origiue egiziana dell' ottahnia coii- tgtriosi , e noi abbiamo per i primi pubjjlicate due Ictlere del celebre professore Scarpa , state omesse d.iil' Omodei, e scritte da quell' insigne uomo in oc- casione che fu consullato dal Governo su quest' argo- mento. Di nou minore importanza sono le Considera-^ zioni dal prof. Montcsanto sid yajuolo spuria o ra- vaglione, siccome quelle die mettouo in chiaro una nxalattia soesse volte confusa col vajuolo vcro, e clie tolgono le armi di mauo ai detrattori della vaccina. Gli O[)uscoli varj die uscirono in Palermo in oc- casioue della scarlattina ivi domlnanle, rischiararono sempre piu la storla di quell' esantema . e ne mettono fuor di dul>]iio 1' indole contagiosa. Di vario argomento pi'alico ed intcressaulissimo per I'arte e il Quadro clinico dell' archiginnasio di Jtoma (Ratio insliluli clinici roniani , ec, ec.) che ,hanno pubblicato i ce- ii;bri |)rurosson Dc Matlei.s e Ta^liab6, |)rudeuti srguaci doliu dallriua ippuci-alica. 11 doll. Ozaiiani si e pro- Materia medica. vato di compiere il voto dello Stoll colla sua '>.to-= ria delle epidemic ( Histoire medicale des maladies epidemiquesj, stampata in Francia, e clie desideriamo yeder presto compiuta per megiio scorgerne il valore e r utile applicazione. Lo stesso ha dato fra noi una nuova edizione de' suoi Cenni sulla pratica e dot^ trina del controstimolo , con aggiunte , che noi ab- biamo in parte smentite per amore del vero. Inge- gnosa poi, se non convincente, ci e sembrata X ipotesi del dott. Geromini Sulla genesi deW idrope y e pru- dentissimo il metodo di cui^a da esso proposto sul- r autorita dei piu grandi praticl. Finalmente abbiamo fatto conoscere il prezzo di alcune Considerazioni sulla rachitide p del dott. Carvela. Meritano menzione una nuova stampa della Materia medica vegetale ed animale del prof. Erugnatelli , e il Discorso sulla materia medica del prof. Borda , pre- messo alia Flora ticinese. Ci dichiai'ianio obbligati verso il dott. Giuseppe Bergonzi pe' suoi Esperimenti compa-" rativi suW azione dell' acqua di lauro-ceraso e del tar~ taro stibiato , cb' egli destino aUa nostra Biblioteca , e cbe occuperanno ancora uno o due fascicoli di essa. Cliirargla. Nella chirurgia si e distinto il dott. Giuseppe Trin^ chinetti con Osservazioni sulla retroversione del-' ' I'utero, sugli ahorti procedenti specialmente da si-> filide , sulV cmorragia dell'utero, sopra alcuni parti difjicili e sulle lacerazioni della vagina e del pe^ riiieo;e'A dott. Anton* Picinelli produsse un opu- scolo sopra im argomento bizzaiTO nella cblrurgia , cioe, Suir orig'ne e ciira di alcune cscrescenze . vqI" iraimenle d^ite coma wnane. L' anatomia e stata illustrata nell' opera del prof. An:iioiuia MoreschI intorno alia Struttura del coij)o dell' uietra e delta ghianda, contenente un' altra Memoria sul- V uso della milza, ed un' altra intorno alio sfato del- V utero giavido. Noi abbiamo parlato dell' opera del dott. Santi SuW uso ed ufjizio del punto scopeno dal Soemmering neW occhio dell' uonio e delle scimie. Una sola opera abbiamo da accennare appartenente Filosofia aWsi Jiloso/ia e medicina speculativa, ed e del dott. ""^ Ceresa ; ed una sola appartenente alia fisiologia , ed Fisiologia. i quella del dott. Passeri Sulla scienza dell' uomo sano e malato, quantunque a dir vcro si poti-ebbe, come appai'tenente anche a questa parte della me- dicina, qui riferire di nuovo 1' opera gia altrove ac- cennata del prof. Racchetti. Le parti piu trascurate deUa medicina fra noi sono PoHzia la Polizia medica e la Sloria della medicina , anibe- e storia due trattate in modo da scoraeeriare ogni nosti'o ten- .. * On O medicmi. talivo da due insigni uomini della Germania, Frank e Sprengel. Sia qui fatta lode a que' nostri Italiani che ne conobbero il nierito c clie le donarouo am- bedue tradolte nella nostra lingua. Di varie altre opere che non poteramo procurarci , clie tardi ci resta a parlare , come del Ti attato sulla grjtta del prof. Scaviui , di Torino , di un' altra del pi-of. Scarpa Sulla legatuia delle aiterie ,\n ag^'iUila. a quella sugli aneurism!, di un Piod/onio della grande anatomia del prof. Mascagni e di qualche allra. La medicina de;rli animali domestici ciace ancora Veterin»ria. aiTilita iielle man! del maniscalchi e del fabbri-fci'raj nella parte merldlonale d' Italia. Tultavia un passo #1 e fatto in favore dl questa scienza nella capitale degli Stati Pontificj. A Roma quel saggio Governo ha istitulta per la prima volta se non una scuola ve- terinaria , almeno una cattedra di anatomia e medl- clna comparativa, occupata dal prof. Metava, 11 quale voile giustificare questo suo uffizio coUa pubbllcazione di un' opera in due voluml Intorno alle malattie con- taglose ed epizootlche degli animali domestici ; del cul primo volume abbiamo gia parlato , e pai'leremo quanto prima del secondo ancora. In JNapoli sentiamo clie si pensl pm*e a luio stabilimento di questo genere. IMilano sola in Italia puo offerirgliene un modeilo degno veramente dl essere imitato. In questa regla scuola veterinaria, dall' attuale Governo protetta e so- stenuta con tanta liberalita , nulla veramente manca per un corso completo di questa scienza. Qui vl sono le cattedre dl fisica , d' iglene , dl materia medica , dl botanica , di cliimica-farmaceutica , di anatomia comparativa degli animali domeslici e di fislologia, di clinica, di osservazionl chirurgicali , di ferratm'a teorica e pratlca , delle razze in generale e di giu- lisprudenza veterinaria. L' edifizio della scuola e ma- gnifico , posto a poclii passl fuor di citta dal lato orlentale, con un orto botanico , con vasca grande pel bagni del cavalli , con istalle per gll animali , con alloggiamenti convenientl per gii jJunni , e con un gabinetto anatomico epatologico, 11 quale quantuuque eretto soltanto nel 18 16, pure e gia degno dello sta- bilimento e ricco abbastanza del necessarj pezzi tanto auatomici clie patologici, merce lo zelo del bencine- «— e( 6 I )9—* rlto sig. prof. Le Roy. DircUove ui qiusla scuola e 11 sig. prof. Pozzi , nolo per nioltc opcre risgiiartlanli an- che qucsla sclenza , e noi abbiamo gia nello scorso anno annnnciata la sua Materia medica chiinico-farviacfii- tica apjilicahilc (iW uonio ed agli aininali doniesliri ^ ccl un saggio mollo prcgcvolc di Zoojatiia legale. Un nomo di Slalo chc rliniiscc tiittc lo qiialita dl Mecca un gran ministro, lunil, fcrinezza, integrita, ci fece srntiro 1 utdita dclie meccaniclic jirlk; arti, ncllo ma- nifatlure e ntH' agrlcoltura, citaudo 1' cscmpio degli stranieri, die tante ne vaulauo di gran perfezione In quasi ogni genere (i). (i) ti Nel piu fecondo suolo dell' Italia Cerere e Bacco I113- « sureg^giaiio a gara , e quasi spontaneaniente producono le alimeji- u tatrici spiche e i soavisiimi tralci , e dove le soUecitudini « deli' Austriaco Governo introdussero gia da gran tempo 1' amor t( scopo de' miei voti. Esso riguarda prlncipalmente la inanoaiizu di ..• varie macchine ed utensili che altre nazioni haiiiio presso loia >.> lutrodotto , merce le quali 1' agriooltura riceve i piu uotabili van- si ta^'g', sia per lo sceniaaioiito della niauo d' opera cui le marchiuQ Noi abbiamo avutl alcuni esempj die pi'ovano uon cssere stall gl' Italiani sordi a questi impulsi. II sig. Ferrini tento a Brescia di costruire una harca a va- pore , la quale se non riusci intieramente e svibito , puo pero forse ridursl a buon uso mediante poche modificazionl che le si possono fare (i). II sig. Locatelli, meccanico ingegnosissimo, vedendo gV iaconvenientl e gll ostacoli delle barche a vapore, tento una nuova strada piu difficile, quella di co- struire una barca meccanica moventesi con forze animali clie sia capace di traversare I'oceano, e di vincere anclie 1' opposizione dei venti. Questa barca, costruila sul lago di Puslano, fece il suo prime €sperimento felicemeute alia presenza del nostro iu allora governatore S. E. conte di Saurau, e di una grande moltitudlne di spetlatori. Questa scoperta h di troppo grande Importanza perch^ noi possiamo proclamarla assolutamente come sicura dietro le poche prove fatte fiiiora. Desideriamo che T inventore non desista da' suoi esperimenti onde far tacere 1' invidia ebe ama dubitar sempre dell' esito delle piu utili e pill clamorose inveiizioni. a suppliscono , sia per la minorazione della fatica che spossa rapi- st damente le forze dei coloni , sia per la maggior (juantita dei a prodotti che per tal mezzo si ottiene ». Discorso pronunciato da S. E. il sic. governatore generale della Loxnbardia , conte di Saurau, per la distriliuzione de' premj nel di \ ottobre 1816 , pag. 28. (l) Aile provvide cure di S. M. non isfuggirono i vantaggi clie possono conseguirsi colla introduzione de'battelli a vaporij mediante i quali la navigazione contr' acqua puo farsi senza 1' applicazione di forze animali. A promovere ed incoraggiare siffatta impresa fu emauato un hingo Decreto in tredici articoli , li 27 dicembre 1817 , al quale rimettJams i n<".p'.ii lettori per maggiore istruzione Lo stesso sig. Locatelli foini al nosiro Glomale il disegno dl un mulino verticnle di sua invenzione, e costruito durante le angustie del blocco dl Venezia. Egli ha ottenuto anchc in quest' annO due patenti dal nostro Govoriio, una per un nuovo tvebbiatojo applicabile al riso egualmente che al fnimento , e trasportabile con facilila da un luogo all'altro; 1 al- tra per una chiocciola idraulica deslinata al traspoi'to deU' acqua a una certa altezza sopra il suo livello, servibile per le iiTigazioni , o per 1' asciugaracnto di fossi e paludi. Ma la macchlna che fa piu onore al sig. Locatelli, e che e veramente sorprendentc , si ^ qviella da lui costruila per il Governo, e destinata a formare i bolli delle mercauzie in modo die ne sii rcsa quasi impossibile la contraffazione. I nostri lettori avranno vedute alti'e due niacchine ohe abbiamo date nella nostra Bibliotcca, unendo la descrizione cdla figiuM , clo^ \Jna macina per rnaci- Time i ponii di terra, ed una macina semplicis- sinia a olio ^ usata a Sumarcaiid , capitale della Bucafia. Neir anno 1 8 1 6 abbiamo parlato del trebbiatojo del sig. INIoi'osi. L' agricoltura ha fatto gi-andi pro- gi'cssi iVa noi, ma puo essere ancora felicemente as- sistita dai soccorsi della meccanica : scntiamo cou piacere che alcuni si occupano di un seminatojo chr sia piA perfetto di quelli giu conosciuti fniora in Ita- lia e fuori , e qualche esperimento felice si e fatto da uii semplice villico di Toscolano nclla provincia di Bi'escia. Macchine di una classe superiorc , si per l' ulilita che per la dilTlcolta deUa esatta e fina costruzione, sono (piclle che apparlengono all' astronomia e alia fisica , ed anclie in queste abblamo avuto dei saggi ft-lici nel Micronietio del si'g. De Amici , e in una piccolci macchina di dwisione per gli stromenti astio-' nomici e marmi ch' egli si promctte di eseguire con buon successo piu in grande, e cosi emidare quelle di Reichenbacli. Lo stesso sig. De Amici ba falle anche delle iitili modificazioni alle cameie lucid e • no\ ah" biamo fatta giustizia all' ingegnosa applicazione di una scala al baiometio per misurare le altezze , del sig, prof. Bertoncelli , ed abbiamo anclie annunclato ua nuovo igroinetro fatto colla pelle deW uovo. APPENDICE STRJNIERA. La Biblioteca Italiana , il cui corpo e principalmente fui'mato dalle due parti di letteratura e belle arti , di scienze ed arti meccaniche , fu sino dal prin- cipio corredata di un' appendice , nella quale si vol- Ici'O collocare notizie e nazionali e strauiere , cospi-!" ranti del pari alia diffusione di quanto i progressi dello spirito in ogni parte dell' umano sapere pote- vano presentare. Quest' appendice nel secoudo anno ha ricevuto e nell' estensioiie e nel nielodo un mi- gliorainento die non deve essere sfuggito alia pene- ti'azione de" nostri associati. ' Viaggi Alia parte stranlera , oltre gli eslratli dei viaggi scienliiiche riputatissimi di Humboldt e Bonpland , di Mawe , di Koster e di Lord Aniberst , dei quali , come ab- biamo gia detto , fummo i piimi a dar conto , ap- partengono molti altri relativi ad opere recentissime di medicina , di botaniga , di fisica , di filosofia e di <-«( 65 ) »-»• belle arti, cho potemmo feliconicntc procacciarcl mc- diante una estesa coiTispondeuza sccontlata da pm-_ ticolari facilitazioni e dal favore dell' uomo illumiuato che ha fui qui governate questc province. Nol ristretto confine dcstinato alia parte straniera Oi ^ ^' ^^^ ^^ intitolato Memorie sidle aiitichitd e belle arti di Roma ^ di cui noi ab- blamo regolarmente reso conto. Bologna. Bologna sola negli Stati Pontificj ha un' opera pe- riodica sotto il nome di Opuscoli scientifici , la quale consiste in memorie inedite ed originali , delle quali noi abbiamo incomiuciato e continueremo a dar un (i) Questo Giornale ha gia. cessato d' csistert; e non ne son© HScjti che iln* fascii;oIi, estrallo , giacclii; in esse mollo v' <"; dl clio onorarc gli autori cd lllustrare Ic scienzc italianc. Eiaiio stall promessi e desidcrati gli Ojjiiscoli Icltcraij , cd auclie questi vediamo annujiclali per qiicsto mese (di geii- najo ) : avraiino la stcssa forma in 4'° de' scicntijici , ed uscirauno come questi ogni blincstre. La Toscana non ha plu giovnali letterarj ne scien- Toscajia tifici. II Giornale di Firenze , quollo di Visa, qual- che altro che in addictro stampnvasi in qurl bcl pacsc, sono da alcun anno spariti. Erano risortc nel 1816 le Novelle lettei arie a Firenze , ma non vissero , e male , clie pochi mesi : nella stessa citta nacque il cosi dctto Giornale di scienze ed aiti- ma e il suo scarso volimie e il suo picciol formato fecero prone- sticar male dcUa sua durata , e difatti dupo 1 3 mesi termino la sua vita ancli' esso con uu ^v/iso iiitcrcssantissirno ai sisnori associati (i). (t) Dopo la slampa di . Si do- mauda come si possa aver puhblicata una cosa che aora per titolOy e qual titolo ebbe quandu fu pubblicata. Cosi si scrive oggidi nel paese ove si parla cosi bene la nostra lingua. Noi abbiamo »ott' occhio il primo numero di questo giornale^ e diciam fran- (samente che e piu glorioso non averne alcuno che vantarne di eguali. Gli articoletti sono o copiati da libri , o da giornali , o da gazzettir, senza mai dire da quali ; e 1' editore non isdegiio di vestirsi anclie delle nostre penne. ( Vedi gli articoli Jftruzione pubblica negli i>tati-Uniti d' America ^ e Premio di m'llle fiorini offerto dogli editori dtU'K.^PHRo toiti dalla rwftrti BibUotecu). Slodsna Modeiia noil lia alcun giornale letterai-io ne scien- tifico. Pirma Nessuno ne ha Panna , n^ Piacenza , ne Lucca. Parma avea il Giornale medico-chinirgico che eo- deva una riputazione meritata per le molte eccellenti memorie ed utili riflessioni che pei" entro vi spar- gevano alcuui insigni professori di quella citta ; ma il solo merito non basta m Italia per sostenere ed alimentai'e un giornale. Esso ha dovuto succumbere nel 1816. Torino Ne Torino, n^ Geneva, ne altra citta delPiemonte hanno giornali di letteratura o dl scienze. Che di- remo poi di Cagliari e delle altre citta della Sardegna? Padova. Duc giornali si stampano negll Stati Veneti , ed ambedue fin qui in Padova. Uno di essi e il Gior- nale di medicina pratica , del celebre prof. T^aleriano Brer a , di cul noi abbiamo regolarmente dalo V estratto. Esso ha comiuciato col fascicolo XXXI ad essere stampato in Venezia ; I'altro e il Giornale dell'ita- liana letteratura , di cui facemmo conoscere i primi fascicoli nel 1 8 1 6. La sonnna irregolarita e lentezza NotaBile e poi veramente la negligenza , e scandalosa la scorre- cione di questo primo numero, che per essere il primo dovrebbe essere il piu castigato. Non solo vi formicolano per entro gli er- rori di ortografia e di stampa , ma perfino la impaginatura e sba- gliata ( tale e 1' esernplare clie noi atbiamo sott' occhio ) , e il lettore dee saltare da dritta a sinistra per trovare i numeri e le pagine che $i juccedauo. £ tutto ^uesto ia un c£Haderno di diM foglj 1!! — ■ •.- -: - • I' coUa quale questi due giornuli vcngono pubLUcali nuoce al desidcrio e all' islruaionc che policbbero per avveatura isplrare o rccare. Al momeiilo che scriviamo ( agli 1 1 di gcunajo 1 8 1 8 ) , il prlmo tro- vasi al settembre e oltohre , e il sccondo al maggio « giugno del 1817. Se il numero delle opere periodiche piio servii'e 3Iilan». di uoi'ma per giudicarc della collura di un paese , questo giudizio e tutto in favore delle province lom- bardc, e la porzione miglioiv dcUa lode appartiene a MLlano. Selte di fatti sono i gioruali clie si staiu- pano ia queste province , e sei di questi veggono la luce nella sola capitale. Questi sei sono , i .^ il Gior- nale delle dame; 2.° il Foglio bihliografico ; 3.° lo Spettatore ; 4-° il Giornale di medicina universale ; hP gli Aitnali di commercio ; 6P la Bihlioteca Italiana. D solo Giornale di Jisica , chimica , storia na- Pavia. turale , medicina ed arti si pubblica in Pavia , e noi di questo solo el siamo regolarmente occupati. Degli altri abbiamo taciuto e per non riescire stu- chevoli con ripetlzioni soverchie , e per la speclale natura di essi. Imperclocche o non sono realnientf suscettiblli di estratto , o contengono per lo plu ai"- ticoli tolli da' giornali e gazzetle stranicre , o daniio estratti di opere nostre origlnali , di cui uoi medesimi ci siamo fatto debito di pai'lare. Passaudo dalle opere periodicbe alia bibliografia , BlLUoyrafia di cui di siamo ordLnariameute ogcupati iu calce alia nostra Biblioteca , osserveremo clie qiiesta noa e la parte meno importante , e per molti neppure la nieno gradita del nostro Giornale : impcrciocche oltre r indicazione dei titoli dei uuovi libri che escono di niano in mano alia luce nei diversi Stati d' Italia , procuriamo di dai'ne bene spesso , anche in succinto, un transunto ed un giudizio ; e speriamo che i nostri associati avranno fatta giustizia alia co- pia delle cose , e al desiderio sempre crescente in noi di dare piu materia che si potesse nello stesso spazio , aumentando anche , ove facesse duopo , il nu- mero dei foglj , e sustituendo caratteri piu minuti ; e tulto questo per aggradii'e e corrispondere alia li- beralitst di chi ouora e protegge quest' opera periodica. CON CL USI O NE. Dalla enumerazione delle cose piu notabili conte-' liute nei 12, quadei'ni del secondo anno della no- stra Biblioteca , e dal rapido sguai'do che abbiamo dato siUlo stato attuale delle lettere , scienze ed arti in Italia , noa sai'a sfuggita alia perspicacia de' no- stri lettori una considerazione , cioe che la coltui'a d'ogni manlera germogli alquanto piu rigogliosa verso il settentrione che verso il mezzodi dell' Italia. In Milano particolarnicate nulla manca di cio che possa dar lustro e rilievo ad una gi*aude citta. Qui al)biamo tm regio* istituto di scieuze e lettere; qui un insigne osservatorio ed astronomi rinomatissimi ; qui una pi- nacoteca , un gabinetto di medaglie , un orto bota- nico ; qui vane biblioteche pubbliche e private do- irjziosissinje di tesori iinora scouosciuti ; qui abbiam© licei e coUegi e case tli educazione , e scuole e caltedre di leltere e scieuze , e liuguc slraniere ; qui una fioronle accadeniia di belle arti , e aichi- tctti e scidtori e pittoti eccellenti ; qaii prlmeggia 1 iucisione , la p?ospettiva e 1' omato : abbiarao il musaico ; ua conscrvatorio insigne di miisica , ed una calcografia nuisicale ; gabinelti doviziosi di mi- neralogia tanto pubblici che privati ; un istltuto di sordi e muti ; il pid vasto e meglio provedulo ospi- tale d' Italia , ed una scuola veterinaria : qui piu che altrove e fiorente la tipografia , e vi sono fon- derie di caratteri d' ogni maniera , e vi pi-imeggia singolamiente la correzione dcMv stampe , e la bel- lezza delle foritie , e la scelta degii oiUamenti acces- sorj , ed i nostrl legatori di libri gareggiano ormai con quelli di Pavi^^i e di Londra : in questo paese in sonuna s' iutroducono , si esportano , si slampano per avveulura piu libri in un niesc che non in Italia in un anno. E qucste stampe c questo commerclo libraiio , veicolo della comunicazlone dei lumi , ed allmento ormai indispensabile della mente umana , e cpii incoraggiiito da un Governo libcrale , che sa la buona (ilosolia essere la base sicura della civilta del popoli , e quesla I'appp^gio piu saldo c glurioso di uno Stato. FINK. <-«( y4 )*~* T A VOL A D E L L E M A T E R I E, MOEMIO PARTE I. L E T T E R A T U R A. Grammatica \ ~. . '. Ojjere straniere tradotte Classici italiani Classici greci e latini Scopeite deW abate Mai Traduzioni dalle lingue anticht Traduzioni dalle lingiie vwenti Belle lettere Homantica . Storia Geografla . Viaggi . . J^iaggi tradotti Biografia Antiquaria e H^umismatica )) 7 )) ?, )) lO )) II » ivi » la » ivi )) H )) 1 5 )) i6 )) i8 » 19 )) ivi )) 20 )) 22 Economia poUtica ....".:: pa <▼. 24 Lesislazione » "& a^ Religione » 26 Critica » 17 BELLE A R T L Aichitettura 29 Scultura )) 3 1 Pittura , • » ivi Miniatura » 3a Paesaggio » ivi Piospettiva e pittura teatrale )> ivi Scuola d' incisione •.....;.» 33 Jncisione a color i con cinque rami . . . » 35 Incisione colorita all" aqiiarello ....)) ivi Incisione a granito )) ivi Incisione a fumo » 36 Litografia » ivi Artisti letterati )> ivi Artisti dilettanti . » 37 Scuola d^ ornato » ivi Musaico )) 38 Incisione in pietre dure V » 3 9 Cesellaiura » 4** Medaglie » ivi Musica » ivi Didascalica nmsicalc » 4* Storia della musica ....... pag- 4^ Critica musicale » ivi Lavori della Biblioteca Ttaliaua in belle aid » 4*^ PARTE IT. SCIENZE, ARTI E MESTIERI. MatematicJie pure ed appUcate Geologiu e orittognosia . Fisica Cliimica Zoolosia Botanic a . Agricoltura . Medicina Patologia Materia medica Clururgia Anatomia Filosojia medica e fisiologia . . . , Polizia medica e storia della medicina . J^eterinaria Meccanica 46 47 49 ivi 5o 5i 55 ivi 58 ivi 59 ivi ivi ivi 61 APPENDICE. PARTE STRANJERA. f iaggi ed opere scientifiche . . . . . )) 64 Opere peiiodiche » 65 APPENDICE. PARTE I T A L 1 A N A. GiORNALl letter aij d' Italia .... pag. 66 di Sicilia » ivi Ivi di Napoli di liouia )i 67 di Bologna » 68 di Tosrana )) 69 di Modena » 70 di Panna e Lucca » ivi • di Torino )) ivi di Padova » ivi di Milano )) 71 di Pa^ia » ivi Bibliografia » ivi CONCLVSIONE » 7a AWISO E COXDIZIONI PEL TERZO ATsiVO DELIA BI BLIOT ECA ITALIAN A. A, -LLA compilazione della Biblioteca Itallcaia concorrono col- 1' opera loro molti letterati di tutta Italia. II direttore , asiistito dai cousiglj di un numero indeterminat* di collaljoratori Uberi resident! in Milano^ sceglie gli articoli da pubblicarsi in »" faccia al Borgo nuovo), non meno che da' principal! librai di Milano, deir Italia, della Germania , Francia e liigliilterra, e da tutti gli Uffizj delle poste italiani, e particolarmeute in questo Uliizi» della spedizione generale delle gazzetle. Ai librai che si rivolgeranno alia Direiione «i concedera un eonvenieute ribasto. 4: JUN30 ii f.m- 4> wy^^