Jf -««fe.,. .'•*K *T^ BIBLIOTECA ITALIANA O SIA GIORNALE LETTERATURA SCIE:^ZE ED ARTI COMPILATO DA VARJ LETTERATI, ToMO XV. ANNO QUARTO Luglio Agosto e Settembre 1819. C.«6/. SJi£k. i-A cPe/:m^m/- MILANO PRESSO LA DIREZIONE DEL GIORNALE Contrada del Monte di Pieta n.' 1 3.5^ Casa Caj diriinpctto al Borgo Nnovo. IMPEBIALE KEGIA STAMPERIA. BIBLIOTECA ITALIANA PARTE I. LETTERATURA ED ARTI LIBERALI. Sermoni d Ippolito Pindemonti , Veronese. — In Verona, 1819, dalla Societd tipografica. Uii volu- me in 8.° di pag. 160. Sermoni dl Giannantonio De-Luca , veneziano , tra Granelleschi il Mancino. — In Venezia^ 1810 , co' caratteri Picottiani. Un volume in 8.° di pag. 126 e XXVI dl prefazione. I L Vannetti, il quale fa di queste raaterie quel so- vrano conoscitore die ognun. sa , porto senten.^ , che il sermone non dilitrisse dalla sadra clie di noma , e dove ad alcuno fosse dirizzato , diventasse epistola. Non parve questa ad alcuni opiaione da acquietarvjsi cosi di leggieri , senibrando loro qne- ste tie nianiere di componinienti alfatto distinte, come quelle che tendono ad una meta diversa , e se alcuna volta alia stessa , sempre per diverso sen- tiero : vennero quindi divisando la satira essere or- dinata a sferzare a dirittura e con impeto i vizj •, '4 SERMONI DI P'NDEMONTI ed il sermone trattar volentieri di materie morali e Ictterarie con qualche frizzo sol di passaggio , il rhe fu da essi conccsso anche alF epistola , a patto pero the, in vece d' armarsi del ridicolo, con un' a- niabile cordialita e col toccare certe soavissime corde , cerchi innamorarne della virtu, Alcuni altri vollero distinguere il sermone dalla satira , attribiiendo a quello il verso sciolto, a que- sta la terza rima : ma qual diiTerenza possa portare il metro nella natura d' ua componimento , nol ve- diamo. Noi non disputeremo sui nomi , sebbene sieno essi pure non lieve soggetto dclla metafisica letteraria : nil giornale non e un trattato, in cui s' abbiano ad esaniinare sottilmente i principj delF arte. Ne del modo , con cui vuolsi condurre il sermo- ne, andrcmo noi divisando altre regole, che quelle dcttate da Orazio nel X. del libro primo. « La sola mordacita , vien egli dicendo , non ba- » sta a render compiuto uu componimento di questa 3) fatta : altrimenti noi dovremmo tenere in conto y> di buoni poemi fmo a' Mimi di Laberio , che pur » son tessuti di mordaci e piccanti motti da capo » a pie. Anche il morder con sale e un pregio , » ma alia perfezione delF opera si richiede piii » avanti. Bisogna non andarsi avvolgendo in parole » con istracco e sfinimento altrui , ma saper ca- » varne il concetiu preciso , e rotarlo , per cosi 3) dire , con rapida agilita. Un po' di sdegno e quasi y> di sopracciglio sta bene , temperato pero sovente y> di lieti e scherzosi modi. Or vuolsi far da retto- » rico maneggiando comuni luoghi , argomentando, 3) insistendo ; or da poeta dando rihevo al compo- » nimento con qualche lume dell' arte. Anche e me- » stieri nascondere alcuna volta le proprie forze , » e pugner men vivamente di quello che si po- y> trebbe , com' uomo che per bella maniera pia- y> cevoieggi. Un ridicolo riposato e grazioso ha spes- i) so piu forza a tagliar le maggiori quistioni, e a E DEL DE-LUC\. ,5 » risolvere i piu intralciati viluppi del montlo , clie 3> non si abbia V agrezza e lo scherno. Eupolide , X Cratino , Aristofane , e gli altri autori dell' antica » Comniedia greca fur gran maestri di questo fino » ridi( olo. Lucilio , se vivesse a' di nostri , s' assot- V tiglierebbe non poco , e risecando da' suoi lavori » ogni soperchio non impiastrerebbe di versi le carte » a si buon mercato. » Se le satire non sono diverse dai sermoui , che divengono mai giudicati secondo questi precetti Gio- venale , Persio e Menzini? Sebbene pero sia nostra fermissima opinione , do- versi in questo genere di componimenti sopra tutti gli antichi e i moderni la palma ad Orazio , pure ci guarderemo dal tassare coloro che seguirono una strada totalmente diversa dalla sua : adopreremo le sue leggi nel giudicare il Pindemonti e il De-Luca , soltanto perche diedero a conoscere apertatnente di volerlo imitare. E bello e glorioso al Pindemonti, die dopo una lunga vita letteraria pubblicando un volume di Ser- moni trovi appena chi lo creda da cio : tanta e la soavita de' suoi versi , tanta la gentilezza e la pace de suoi costumi ! Egli stesso nella prefazione e nei versi, con cui introdusse a' suoi sermooi i lettori, va incontro a questa difficolta : ma noi gli diremo volentieri : perche abbandonare , o amabile poeta , «< Infra le meste corde » La corda die piu mesta a te rispoiide ? >t Mentre tantc rondini vanno imitando il pietoso canto del eigne , perche ne cessi tu quella melanconioa armonia , che governa le tue canzoni ? Tu sai il detto del tuo Orazio Naturam expellas fiirca , tamen usque recurret. La Provvidenza ha partiti i nostri petti ed ingegni di molto isvariamento , ne mette bene ad alnuno volere far quello che natura gli niega : segui la 6 SERMONI DI riNDEMONTI boata tua vocazione , che mal si confanno quelli che sei usato " Gentili di cantar teneri affetti »» col frizz o del sermone , e cogli spiriti cli' esso do- niaiida. Non e pero da credere , clie noi giudicliiamo cat- tivi questi sermoni : essi sono molto lontanissimi dair csscrlo , ma certo che a queir altezza di me- rito non si sollevano , a che veggiamo innalzate le ahrc opera sue. Noi li verremo discorrendo senza odio e senza favore , di cui abbiarao egualniente lontana ogni cagione. Feboe V iiomo , al quale si puo parlare il vero senza timore che ne egli si sdegni, ne punto la sua fania ne sollra ! L' introduzione ai sermoni tiene del genere Ora- ziano poco piu , che la forma di dialogo , se non che anche questa ne par tolta piuttosto da Boileau nella Satira A mon esprit. Dalla prima di Giovenale egli prese Y idea di riunire in un quadro niolti ri- tratti , ma non altronde che dal suo cnore derivo egli quel tratto , con cui tinisce il sermone : dopo avere descritti alcuni uomini spregevoli , ed averli di( hiarati incapaci del suo sdegno , egli viene pre- sentando uno di que' pochissimi , che uguali nelle due fortune ne della prospera s' inorgogUano , ne sotto r avversa si prostrano : in Camillo si da cor- po e persona alia stessa virtu. L' amico interlocu- tore stupisce. " L' uman vizio intend! » Flagellar dunque , o incoronare il merto? " — Oh Facerbo staffil , clie molti addosso » Dovrian sentirsi , mentre in capo ad uno >i Questa io liposi picclola ghirlandal ;/ Verita altissima , e che ben conosciuta varrebbe forse piu di tutti i codici del mondo a raffrenare i dcUtti ! E DEL DE-LUCA. ^ II secondo e in lode dell' oscuritd nclla Poesia : r ironia Pariniana vi domina bellamente per entro : ma troppe ne sembrano dodici similitudini die vi abbiamo contate , sebbene sieno quasi tiitte eccel- lenti , e quella della nebbia Oniei ica , coUa quale gli Dei sottraevano a' pericoli i loro favoriti , ne riesce d' una mirabile as^giustatezza e novita : ne duole anche che 1" andamento non sia piu franco , e quale s' addice alia famigliarita del sermone : egli adopra otto versi nel paragone della seppia: il Gozzi lo chiude in un solo i( Fa come seppia, schizza inchiostro e fugge. >> La buona rlsolazione e una lode giustamente com* partita ad un amico che si ritira per sempre dalla citta nclla villa : con quest' occasione egli viene de- scrivendo gV incomodi cittadinesclii , e non manca con savio accorgimento di raffrontare i due stati : da una parte schiavitu , noja , raala salute ; dalP al- tra liberta , letizia di mente e di cuore , abbondanzn di vita. Oraziana veramente e da sermone c la novel- letta di que' tanti , che rimasti quindici di alia villa sempre occupati sui tavolieri da gioco andarono la notte della partenza a visitar coUe torce le bellezze naturali de' giardini e del luogo : la novelletta e Oraziana, ma lo stile e tutt' altro che da sermone: vi conosci facilmente V autore di quella cara can- zonetta Fonti e colline = Chiesi agli Dei , ma non trovi ombra di quella spezzatura e risolutezza che a tal famiglia di componimenti e richiesta. Agnolo Pandolfini si sbri^a in due botte della descrizione c ... della villa , e se amor degli antichi non ce ne in- ganna , con una prosa piu evidente d' assai che i versi del Pindemonti : la sua villetta e posta « in acre cristallina , in paese lieto , hello isguardo , rare nebbie , non venti nowi , huonc acquc . sane pure f bibonc tunc le eve. t- J3 SERMON! DI PINDE»K)NTI Qual dilTrrcnza da questa speditezza all' intral- ciamento del versi seguenti , die ricordano ai pol- inoni il primo periodo del Galateo ? /' Dappoi che un' aria iniprlgionata e plgra // E cJ' egii pregna uiiiani fiati , pregna „ Di sail iiiiqui alle vaganti intorno ;; Latrine tolti , e all' amraassato al piede >i De' magai ostelli fermeatante fimo .» Con queir acre mutaro agile e puro , » Dai venti rotto e dai fuggenti rivi , // Che in un aperto ciel batte le penne , If E del croco , del timo e della menta, » D'altri d' erbe e di fior generi mille , » Sulle penne i fragrant! atomi porta. La minuteria e nimica sfidata deir evidenza. L' ode duodf'cima d' Anacreonte , o meglio il Gallo di Luciano suggeri al Pindemonti il principio del quarto serruone , il Parnaso : V idea di tutto il car- me e vecchissinia : nulla di piu facile che il salire in Parnaso , e far la rassegna dei poeti antichi e nioderni che vi s' aggirano , nia non tanto facile e lo sbozzarne cosi a man corrcnte il ritratto , come fece il Pindemonti : gP imitatori del Petrarca e del Berni sono dipinti niirabilmente , i freddi copisti so- no argutamente sferzati nel Trissino , che cogliea dci fiori greci , ma quelli Si scoloravan , benchfe colti appena, S' appassian tntti , e rimanean d' odore Nelle man Vicentiiie affatto spenti. Tuttavia la pittura , che nc par sovrana fra tutte e qtiella di Dante : per immaginarne gli ultimi toc- chi bisognava essere sommo filosofo. « Uom trovo di sublime aspetto, » Che in un largo scolpia non vecchio marino. >» Stromeuti rozzi ei maneggiava, e dura » Era la pietra, ed a risponder sorda ?, >/ E ammirande n' uscian figure vive » Quai d' ira , quai di duolo , e quai di riso » Cosi atteggiate , die moveansi i volti , " E i lameuti i udian , s' udiaao i canti. E DEL DE-LUCA. « // Salve, illustre Alighier, salve io sclamai » Verso il Toscano arteiice , che punto » Gli occhi daU'opra, e lo scarpel non tolse. u Quel verso di Dante " Morti li moiti , e' vivi parean vivi » ne avra dettati quattro al Pindemonti, ma tutte le opere , tutta la sdegnosa vita di Dante insegnarono queir ultimo verso : tanta e la vivezza , con. cm ne SI rnette sott^ occhio quel fiero GhibeUino , die porto nelle corti dei tiranni d Italia F odio della schiavi- tu, Tamore verso Fingrata sua patria , e tutti i diritti, che consente ad ua cittadino la disastrosa Lberta deH' esiglio ! Del resto non possiamo dissimulare che V assomi- ghar TAnosto ed il Tasso a due cavalli di diversa andatura e rancidissima comparazione , senza che qui lo stile 1' abbia alcun poco ringiovinita : tutto insieme il componimento manca di novita, e vi cer- cheresti in vano V amico d' Orazio. r utile avvertimento dato nel quinto sermone si puo ristringere a que' versi « DifEcilmente » Sogliono perdonar gli uomini in giro " Sedenti , e confrontanti a chi tra loro » Troppo suU' ale dell' ingegno s' alza. „ II consiglio in tanta timidita di costumanze so- ciaii e savissimo , ma piacesse a Die, che almeno 1 invidia degr ingegni mediocri stesse contenta a trionfare ne'crocchi, che i veii grandi , de' quali per tutti 1 secoh s' ando onorando V Italia , non avrebbero dovuto quasi sempre lottare colF igno- ranza de' contemporanei , colla nequizia de' gareo- giatori, e colle cabale delle Accademie , ne s1.rem- mo costretti a piangere sulle loro tombe le ingiu- stizie degh avi, noi , che invidiosi e mali(rni pre- panarao tanta materia di nuove lagrime ai nostri nipoti. ° lO SERMONI DI PINDEBlONTl Alcuni altri ntili insegnamenti vien egli dettando a chi ama le moderne conversazioni , ma in tutto il componimento non sappiamo trovare sapor di sermone , se non in que' versi " Spcsse volte per due, die non so come » S' incrocicchian tra lor , idee scovtesi , » Per un meschin vocabolo, che fitto » Tra libra e fibra riinaner s' ostina , » Cosi travaglia un cerebro , e dolora , » Che A'^ede ognun , quanto gU costa il parto. >/ Tu accorri in fretta : ma lontani i ferri. >» il qual ultimo verso torna alia mente il cadentla tol^ lere verba d' Orazio , che probabilmente suggeri an- che il restante. Noi sianjo giiinti alia Cortesia scortese , sesto ser - mone , e piu clie gli altri tutti degno di tal nome : Orazio ne torna davanti col suo dialoghetto dell'o- spite calabrese Vescere sodes. Jam satis est. At tu quantum vis tolle. Benigne. JVon invisa feres pueris munuscula parvis. Tarn teneor dono, quam si dimittar onustus. Uc libet: hcec porcis hodie coinedenda relinques. Insorge il buon Pindemonti con parole piii gravi del solito contro quel diluvio di complimenti, ond'' e tolta ogni schiettezza dalla vita sociale. « Meglio sarebbe affe , clie sol di bue » Carne o di ciacco s' imliandisse ancora » Se con le salse e coi ragu le belle » Venir doveano al mondo urbane fi'asi , It Che d' ogni liberta spoglian le mense. » E prosegue su questo tuono in tutto il sermone non senza mostrare in quali graziosi detti sia bcl- lo clie le mense fioriscano : e V esempio del Ne- pente di Elena , che egli vuole non altro fosse che il raccontare a Telemaco « la piu ingegnosa e audace » Delle imprese paterne , ond' Ilio cadde. /,' •E DEL DE-L^TGIlJ'^ < : • •:;-'^'- %I ' ■ sarebbe da lodarsi moltissimo ', se non fosse con soverchia prolissita prodotto a ventinove versi in- zeppandovi brani e brandelli di cose , cbe non fanno punto al soggetto. Anche Y esempio cV Eliogabalo , che soffocava sotto una pioggia di rose i convitati ne pare di gusto squisito, ma troppo lungo : in ge- nerale il Pindemonti dura fatica a levar la mano dalla tavola , se prima non ha a suo modo presen- tata r immagine in tutti gli aspetti : noi vorremmo quasi ricordargli quelle sapientissime parole di Scan- zo non minus magnam virtutem esse scire desinere , quam scire dicere ; e se in ogni genere di compo- nimento , quanto piu nel sernione , che senza la- sciarsi allettare ne a largo raggiro di periodi, ne a speciosa vaghezza di fantasia ama spediti e risoluti passaggi , costrutti rivoltati , trasponimenti , tronca- menti , ommissioni e somiglianti altre figure a bre- vita conducenti ? II che se abbiam da dire liberamente la nostra opinione , non potra ottenersi giammai senza un profondo studio sui trecentisti , e meglio su quelli che precedettero il Boccaccio, onde invasarsi nella mente quella loro concisione , e rendersene fami2;liari la sveltezza e gli ardiri die piu tardi per lo studio della lingua latiua iutimidirono soverchio e si ri- strinsero. E qui a costo anche d' escire alquanto di stra- da , non ommetteremo di raccomandare ai 2;io- vani caldamente la lettura delle storie di l\Tatteo Villani, al quale nocque di troppo la celebrita del fratello Giovanni di lui piu vecchio , ma die pu6 parer meno antico : eppurc se questi a coloro che studiano in purita di lingua , lo vantaggia alcun poco di gentilezza di parole e candidezza di stile , e ma- raviglia , quanto sia avanzato da Matteo nella co- noscenza degli uoniini e delle cose : fia tutti gli storici di que' secoli non ve n' ha forse un solo , tranne Dino Compagni , die gli s' accosti in calore di narrazione , ed in certo sdegno , che procede la SERMONI CI PINDEMONTI dalla virtu : gran filosofo , avveduto politico , aman- tiesimo della liberta e della giustizia parli della sua patria e dclf Italia con quella pieta , ch' e de- gna a' lor casi, prcdica V abborrimento dei tiranni e del vizio , e nel sentimento profondo della sua djgnita non ha chi lo sovrasti ne fra gU storici an- tichi ne fra' moderni. Nel settimo serinone , II Poeta , noi abbiamo un. riscontro del ciarlone della via sacra : alcuni versi ne fanno vedere uno spiraglio di poesia veramente Oraziana. 41 Vedrai sol quattro personaggi, e ua poco t> Di Alfieii , spero , nel gagUardo stile. » Divia, chi nol confessa? e negli affetti >» Materiii il tuo MafFei: ma tuttavolta . . . » CreJeresti? di penna in un sol giorno '/ L' atto quinto m' usci. Cio detto , i fogli >» Depose , piego il capo , e il tergo volse. >» Ma breve e questo lampo : * Jam vaga prosiliet frcenis natura remotis : il Pindetnonti non puo scordarsi le sue dolci abitu- dini : a liberarlo di quell' importune « il servo »> Eatra col nome di Temira in bocca, » E qual raggio di sol , Temira istessa » Bianco vesdta nella stanza appare, » e queir umorista d' Orazio fa giugnere un credito- re , che gli svelle di dosso pef le orecchie quel modello dei seccatori. Temira gli racconta un grazioso apologo, ma per- che stemperarlo in trentasei versi , quando basta- \ano meno della meta ? E strano rhe un giornale di frescbissima data per^ provare la bellezza dei versi del Pindemonti scelga da questo apologo quello ch' egli chiama mirabile Rirabalzante, spuraantfe , rintonante. Di questa scelta non gli sapra certamente grade il Piadenionti , che fra tanti bellissimi versi suoi E DEL DE-LUCA. 1 3 proprj vede accarezzato appunto quell' uno , cli'' egli ha ricopiato dalf undecimo scrmone del Gozzi u Un lagho sgorghi ti Rimbalzando , spumaado , rintoiiaado it Di poesia. » Ne pare in oltre , clie il carattere di Vespa do- vesse essere disegnato con tratti piu risentiti. Nel sermone come nella commedia vuolsi alcun poco caricare le tinte. Gli avari d' Orazio e di Persic non la cedono punto all' avarissimo di Plauto. I Vespa sono sciaguratamente troppo comuni per riescire corapiutaiiiente ridicoli , e davvero , che di questi tempi uii poeta , che non e acerbo recitatore , e vi lascia in liberta di leggere o non leggere i suoi versi , e uomo da non potersi ringraziare abba- stanza. Neir ottavo sermone. La mia Apologia^ si difende il Pindemonti dalla taccia di spendere inutilmente i 6uoi giorni poetando « Sempre la cetra in man? Viv^er cucendo » Sillabe , e andando con tremante cura >/ D' un epiteto in traccia o d' una rima? »> E tutta in suoni consumar V etade? » — L' ozio nv uccide — Ne il puoi d' altra guisa » Scacciar? Non credo ecc. » Chi non ravvisa il dialoghetto fra Orazio e Tre- bazio ? Quiescas — Ne faciam , inquis , Omnino versus ? — Ajo — Feream male , si non Optimum erat : verum nequeo dormire . . . Ma questa e V unica imitazione d' Orazio in tutto il carrrie , che non ha altro di sermone che il no- me : \i son bene 4;li belLssimi versi , che noi cite- remo piu avanti , ma se Talia ed Erato sono so- relle, diversa e pero Taria del volto, diverso Pan- damento , il vestito ed il canto. Le Opinioni politiche. Spinoso argomento , ne disgiunto da raolto pericolo , ove fosse akiiraenti 14 SERMONI DI PINDEMONTI tratt.ito, elm il Pindemonti non fece : egli grida coil GoUlsraiili : 41 Quanto de' mail , <5nde il cor nostro genie » Scarsa parte e cio inai, clie i Re, o le leggi « O {louno ill noi causare , o sanar ponno? >i e qui vienc sponendo die ove non si cangino le Icgui cterue Jeiruniverso, e la natiira ed i costumi dcU'uomo, non si giungera mai a stirpare dalla terra i inali parte vcri parte fittizj , onde s' amareggia la vita : coniunque sia ordinata la repubblica , la feli- cita sta dentro di noi, se sappiamo cercarla e tro- varla, e da cio prende occasione di declaniare con bella ironia contro 1' eniigrazione in America che vince tante genti d'Europa. E noi quali parole adopreremo contro questa pub- blica infaniia ? Una moltitudine raccogliticcia , die si crede nata soltaiito a se stessa, va ad olTrirsi , spetlacolo mise- rabilel ad iiii mondo straniero, che le fa insiozzare come acqua il sno giusto disprezzo. E che furore e mai qnesto ? L' abbandonare la patria felice 6 stol- tezza , disgraziata e vilta : accrescerne i beni , e al- leggerirne i mali e dovere del cittadino; che troppa e la vergogna di chi per turpe guadagneria si di- Innga da qnella , per venir alia quale sarebbe one- sto e decoroso proferire le sostanze e la vita. Questo delirio move dalU irrequieta natura. del- 1 uomo , e spatrio nel corso dei secoli quasi tutte le nazioni : si svolge una ruota di costumi e di tempi , ed un' alterna onnipotenza d' opinioni ora solleva i popoli, ed ora gli abbassa. Ne gioisce il core che gV Italiani siano meno , che ogn altra gente , contaminati da questa brutta vergogna : e veramente in tanta dolcezza di leggi e di clima ove troverebbero essi una probabile scusa r' E noto con quali amari rimbrotti assalisse il Petrarca quegl' infingardi , che dimentichi della patria poltrivano in Avignone. E DEL DE-LUCA. l5 Ma noi ci siamo troppo scostati dai sermoni , e dal Pindemonti del quale avremmo forse dovuto imitar la prudenza. II deciino sennone gli incomodl delta hellezza e una mesta elegia , ove pietosamcnte si narrano i casi di virtuosa e sventuratissima donna : le lagrime che versiamo alia lettura , sono un' accusa per V au- tore che ne move a compassione, mentre col titolo ne aveva invitati a sogghignare sulla vanita di Narciso. II merito vero e il soggetto deir undecimo : dopo aver parlato di chi con pregi a se stranieri usurpa la fama , a chi dunque , egli esclama , darem noi ghirlande ? E tutti i buoni s' accorderanno con lui doversi le prime alia virtu , le seconde all' ingegno. Raffaele , Michelangelo , Torquato e Gahleo sono presentati come tipo del merito vero : ventinove versi sono impiegati nel nominarii ; ne bastanti a descrivcre degnamente quel sommi , e troppi nel- Tansustie d'un sermone : noi sceglieremo il ritratto piu breve , e sara quello del Sanzio : « Ghirlande a xxn RafFaello, il qual , volando " Di la dal segno ancor della terrena .■; Belta ideale , colorire il Cristo '/ Sul mlstico Tabor nell' atto osava , » Che 1' uom dispar dalla sua faccla, e solo » Tra rai di gloria vi si mostra il Nunie. » Bella e la favoletta delV usignuoLo e del flauto , che chinde il sermone. Nulla diremo dei viaggi : quel poemetto fu pub- blicato nel 1798, e Tautore confessa nella sua pre- fazione di non averne ritoccato che il colorito : se il poeta abbia avuto qualche volta il difetto , che Apelle rimproverava a Protogene , sel vedranno co- loro , cui e concesso quel tempo che noi non ab- biamo , di fame confronto colla prima edizione. A chi dopo i sermoni del Pindemonti , de' quali non akro abbiamo prescntato che \ ossatura , les;- gcsse tosto quei del De-Luca , parrebbe d' essere l6 SERMONI DI PINDEMONTI. come per forza d' incanto trasportato in nn mondo novello: e Unita ogiii dolcezza d' affetti ; ogni mol- lezza di versi ; non piu lunglii periodi; non piu mi- eurate quasi colla sesta le parole ; nulla tregua coi viz) , il combatterii e 1' oinaggio piu accetto alia virtu. Ma prima di parlarne la nostra opinione, diremo die questi sermoni furono pubblicati per illuslri nozze(i) dopo essere rimasti per ben cinquantasei anni ( che tanti ne corrono dalla morte del De- Luca ) in una dimenticanza non meritata. A mostrare qual uomo egli fosse, noi recheremo quella solenne testiraonianza che rese il Gozzi a lui niorto. (c Questo raro talento, die' egli, raorto poco dopo 5) r anno 1762 non oltrepasso 1' eta di 25 anni; ed » in questa tanti progressi aveva fatto ne' buoni y> studi , quanti altri non dispregevoli ingegni po- » trebbero aver fatti nel corso di una lunga e ben » occupata vita. » Le quali parole dette da quel parco lodatore clie fu il Gozzi , noi giudichiamo nobile compenso a quel fortunato giovine della brevita della vita. I\Ia di vero egli fu tale da non abbisognare di lodi : tanta e la luce de' suoi sermoni , si chiara- inente danno essi a vedere, a che sarebbe egli rie- scito vivendo ! Che se questi valgono a consolare in qualche parte il desiderio che ha lasciato di se, e pero gran dolore che si frequente abbia a sor- gere contro la natura quel comune lamento dei buoni, discendere immaturamente nel sepolcro i po- chi privilegiati d' ingegno sublime , e restar troppo a lungo una mandria d' imbecilli nati prima di loro a calpestarne le ceneri. Diciassette sono i sermoni in verso sciolto che ora vengono stampati per la prima volta : la satira (i) Per le, nozze della contessa Catei-jna Quirini Stampalia eol come Giiolamo Polcastro. E DEL DE-LUCA. IJ in leiza rima che si legge alia tine , coniparve gia nel poli^rafo del 1811: gli argomenti, traiiue due, tntti letterarj : V andamento atiatto Oraziano , se non che piu degli scherzi di Flacco sembra amare gli sdegni di Giovenale. Neiruso di quelle che i Roraani chiamavano p?r/>a latina , egli e troppo piu largo d' Orazio , e certo che neir empito dell indignazione vengono piu fre- quenti che uella giocondita del motteggio , raa si acre e lo spirito del poeta che rade volte il lettore s' avvede delT ardimento di quei modi : il Pinde- monti air incontro osa una volta sola nelF introdu- zione a' sermoni dar titoli cV asinina alia mente d' un tale , e quella voce in tanta urbanita di frasi riesce ingraiissima a sentirsi , ed olfende assai piu che le niolte dello sdegnoso De-Luca. Una sola delle botfe di Kembrand guasterebbe la piu gentile miniatura di Clovio. Previde il De-Luca che la fjerezza de' suoi ser- moni spiacerebbe ad alcuni : il Venosino , dice egli per iscusarsi, i< II Venosin plen di faceti sali » E sul costume , e pien d^ ira su versi , » e vuol quindi inferire che trattando , come fa quasi sempre , tli soggetti letterarj , gli e permesso di al- largare alquanto il suo vigore , e scorrere in piu acerbe parole : ma noi abbiamo sempre creduto , e crediamo il contrario , e se la fortuna che si fa gioco volentieri degli umani proponiraenti , ne con- ducesse mai all'uffizio deducatore, al carissimo dei nostri alunni noi vorremmo dire lasciandolo : ecco un vasellino con pochi granelli d' incense , ima sferza ed un flagello ; di quel primo arderai qual- clie granello alia sola virtu; esso e pochissimo, ma il cuore ne presagisce, che ne avrai piu che i tempi non ne domandano : percuoti colla sferza le scon- venienze letterarie e morali : sarebbe gran fallo r adirarsi , ove basta un sogghigno ; un' opinione resa ridicola non e piu pericolosa ad alcuno ; ma Bibl. ItaL T. XV. 2 < l8 SERMONI UI PINDIZMONTI qiiesto flngello |)ioin1)alo seuz.i pieta sui vizj vcr- eognosi ret i delitti : la loro schiena e incallita , e ie tue sferzate sariaiio carezze : tu incontrerai rini- niicizia doi tiisti : beato te ! Non vi e che Y amici- zia d( i buoni che possa onorarti di piu. Qnestn vero ne scmbra verissimo , e piu neces- sario aurora che vero : il De-Luca stesso che se- conds la sua opiniime esser dovrebbe pieno di fa- cet! sali nel parlar dei costumi, in que' due sermoni sulKamicizia e sulle scostuniatezze del secolo si scalda pill rhc mai , e quasi per poco non inonta sul pul- pito : egli si ronipe contro lo scostumato: t< Ast.irotte ti sta sopra , e T ugne II Gia t' ha nel capo : gia ti tragge al foiido » Del livido Acheroiite : ivi altra pena » Ti fara esempio altrui : iv' io con risa: •> Godiam , tliro , dache la vita e breve. » La quale spavcntosa ironia ne ricorda il Dominus subsaunahlt illos dei salmi,, e quel piu terribile aurora d' Ezacchiello = et (^go plaudam manu, ad manum et implebo indignationem meam. Noi abbiamo citati questi versi per mostrare come sia diverso il precetto dalT esempio : del resto gli abbiamo per rimotissimi dallo stile del scrmone , ne certamente ad essi dovette Y autore quella lode del Gozzi. Sarebbe troppo limgo Y esaminare ad uno ad unt> di<"iassette sermoni , ma e pur forza giustificare le lodi por noi date al De-Luca , ne questa sara diffi- cile intraptesa che non e un solo fra tanti coinpo- nimenti , ove non sia ricchezza di bei modi tutti alia foggia d' Orazio e del Gozzi , senza essere ne del Gozzi , ne d' Orazio : vuol egli nel primo ser- moiie combattere il prcgiudlzio dei letterati e dei scienziati del far poco caso gli uni degli altri? Uditc novella : " Ecco ai'tigiano » Clie ferrame lavora : al davanzale '* Delia bottega va cf un pentolajo: E DEL DE-LUC.\. I9 •> Oh bell' arte e la tua! formar di creta v Piatti e tegami, poi lisciai'U a ruota , )i Iiidi a color vergarli — Anche il rovente >r Ferro tra man , come tu vuoi s' informa , » Dirk queir altro, e nella tua fucina >/ Grate , chiavelU , macine e ferruzzi » Pigliaii da te vaghezza. II fabbro vide, »» E dice al pentolajo : ogn'' arte e buona. » Appara tu dal volgo ecc. >> Orazio ed il Gozzi noa potean far megUo di ro';!^ ne si potrebbe agglugner verbo senza l> Articola alcuii detto a poco a poco , >' E s' avanza fin la, cli' animal puote. " Tal tu e pappa, e mamma, e bambo, e bimbo, " Dietro alle niie nioine , a dir prendesti : >' Poscia le picciol lacche a me aggrappato " Qual burattin suUo spazzo movesti : }> E altrui imitando a man a man ragione " E favella apprendesti : poi la Tea » Ti mostro 1' abbici , la tavoletta , >> E in la sua man stringendo le tue dita » T' addestro disegnar lettere e cifre. » Che sarebbe di te , spirito sciolto . . . . ? >f e vien via descrivendo , a che ue trarrebbe questa smania ambiziosa di sdegnare ogai terreno che eia 20 SERMONI DI PINDEMONTI. segnnto da precedent! vestigi : guai a noi si nelle Icttere e si ne' costunii , se le virtu , ie dotti ine , Ic sciocoliezze stesso e gli errori dei padri andassero perdiui pci ligli ! Di ottinio conio nc pare anclie quel luogo del- Tottavo sulla forza delta uatura : /' O Piovan di San-Cresci , o buono Arlotto , »; Come poteaii quelle due gatte mai ;/ Tenere in zanipa due candele aocese » Alia vista d' ua topo? Elle sou liaje, w Ecco i moccoli a terra , ecco sozzopra »» Le tavole , e si grida ■■, e Arlotto ha vinto. >i Nori sembra egli di vedere ua quadretto di Te- niers ? II dcimo sermone sitlla mancaaza de' mecenati e pieno d' ardite verita , e la pittura di quella clie pasre gli srrittori di cortigianesche illusioni , ne par lavoro di mano maestrissuiia. I' A tutti omal " Scevra il niigliore, e 1' intelletto appanna, » Donna, che agli occhi appariscente ^ e d' ostra » Tinge le guance incarnatine , e mostra » Poppacce 5 e carnagion polputa e pingue ^ ti E in eottil ossa, che sostengon sopra " Pellicina imbiancata, aninia d''ai'ia, " Ed aerea sostanza ingigantisce. " Prendila, afi'erra , ella ti guizza; e vento. ^> Che ra])idita ! Che forza ! tu senti Orazio e Gozzi , con mesrliianza di quel concitameuto , onde tanto si valse lo Zanoja. Non e pero a dissimulare che il De-Luca fugge sovente dalla scuola del Venosino a quella dell'Aipii- nate , conK* giovane allievo, che ora tenta iuiitare le graziose movenze di Raffaello , ora la stupenda bravura degli srorti di Michelangelo. Ne una maniera gli riesce meno delP altra , che anzi ne pare da lui migliorata quella di Giovenale, conservando anche nel caldo dell'ira la disinvoltura d' Orazio : di modi cattedrali si frequenti in Giove- nale appena uno o due \ declamazioni impastate di E DEL DE-LUC A. ^I luoglii coninnl nessuna : qual forza di fatti , e ncl me- desiiijo tempo (he scioltezza in que' versi? i< Va cicisbeo, che e in frega, e bacia in bocca » Col traclimento a mezzo il gorgozzule " II marito di lei^, ch' e la sua vita .... » ed in vKiegii altn ? ti B;ijaniin sen viene " Col sue madrialetto accartocciato : » Spiegalo: il leggi. Egli s' aspetta encomio; » Quai per te , se il dineghi. Emola fronte , " Mildicenza di lingua, odio giurato " N' avrai dietro le scliiene. Or che mai fia? » Gerghi a due tagli, e veritate in chiasso. » AUe volte egli tocca una corda aar or piu grossa , come quando esce alia libera contro i poetuzzi dei suoi tempi : ei parla d" nno di loio clic si credeva immortale " Anzi che vita " Buja morte affrettata e in cotestui; " Viva o non viva, egli e uu troncou di stige: » noi avremmo detto di Lete, che meglio iie ravvicina r idf^a di quella eternita di dimenticanza cui sono destinati certi scrittori Chi crederebbe che il De-Luca mettesse in que- sto numero il nostro Goldoni ? Egli noil la cede nelle invettive al Baretti , il quale non ha nulla the vinca questi vcrsi : " ha in tasca il gesso, e i sgangherati " Senz' ordine ricopia della plebe , " E vigliaccon essendo di natura " Piace a' vigliacciii .... » vergogaose parole, e da togliere ogni lode di pur. gato giudizio al De-Luca , se il sone'tto della Seri ■ gne sulla Fedra di Racine non insegnasse fino a che segno la prevenzione puo falsare il lume del- r intelletto ! Que Granelleschi intendevano specialmente alia purita della lingua, utile divisnmento in que' tempi, ne quali era ijifranciosata ogai cosa : e certo ii aa SERMONI DI PINDEMONTI Goldonl in qnesta parte ha gravemente peccato: ma (jiial aiitore o senza difetti .'' I poster! sempre piu ciiisti dei conteniporanei s adonterauno , die Vol- taire sia stato il pnnio a chiamarlo il pittore della natura : e se alcuno dira lore che Goldoni per la jnono bellezza dello stile resta sotto a Moliere , ri- si)oiulcranno che senza questa differenza Gol(ioni noil avrcbbe rivali. II De-Lura aveva jjran ragione d'apprezzar molto lo stile , egli che lo ha tutto oro : alcuna volta gli si piio dar taccia di troppo antico , come quando adopera le voci biirbanza^ vengiarsi , ricadia , zam- hra , negghienza , alteroso , lacche ed allre tali : del resto egli non cede in sapore di lingua ne al Chia- brcra ne al Gozzi : due sole voci (e s ar a forse no- stra ignoranza ) viso in modo da non soccorrerne esemuio che le giustifichi = svclli in vece di svelga e dovaiique senza consegnenza di verbo. In questa parte egli vince di molto il Pindemonti , il quale, sebbene sia castigato scrittore, nelle cose della lingua non sente a gran pezza si innanzi. In generale lo stile del De-Luca e sempre appro- priato al soggetto ed alV indole del componimento, quelio del Pindemonti rade volte , o non mai: i se- guenti modi che ad ogni verso s' incontrano in que- st'ultimo , hanno tutto 1" ardimento dei lirici: «< non risponde del vulgar palato » AUe grosse papille incrndite y> L' inteiTogato in van pasticcio illustrej >» e piu avanti II Egli ( Apollo ) stringea » Con la mutata Dafne i capei d' oro. » Nella costruzione del verso il Pindemonti dimen- tico quel precetto del Vannetti , cui in cjuest'' arti- colo dobbiamo di buone avvertenze , di dare cioe al nostro endecasillabo naturalmente scorrevole, e sdrucciolante a forza di sottrazion di vocali , e di vario rompimento ed intrecciamento ua certo che E DEL DE-LUCA.. 23 di teso e quasi d' elastico , ond' e' si levi, e distin- guasi dalla prosa : voile egli in vece separarsi dai prosatori coiradoprare la pompa del linguaggio poe- tico, con che mostro di non conoscere la natura del sermone, e pote meritarsi quel rimprovero di Orazio: Amphora ccepit Institui, currente rota cur urctus exit? Oltre a cio ue pare che abbia abusato della sua potPnza sugli affetd col cercare di muoverli troppo di frequerite , qual citarista che tocca semprc la medesima corda : egli e vero che qualche tratto affettuoso giova mirabilniente alia vaheta del ser- mone , ed Orazio con quel suo passionato rivolgi- mento alia villa mostro di saperlo , ma qual ditie- renza tra la parsimoma di questo e la profusioue del Pindemonti ? Anrhe il De-Luca una volta nel sermone sulF ami- cizia fece conoscere che sapeva piegarsi a tutti gli stili. " Vanne al bifolco , che s' afFanna , e piange : " Lo perche ne domanda. Eccotel piano. » Di due giovenchi, die aggiogava sotto " A un aratro medesmo , un n' e perito. " A legger colpo uoin vil lagnasi^ o ride i, » Qual uiaraviglia? Ma al villano rude » D'umanita il cor noa soffre , a vista '' Del dispajato hue , amico e sozio " Al defunto animal, che ahi lasso, e solo »/ E inconsolabil si lamenta , e mugge : » Non piu prati, non erba , e non" piii fonti^ " Non aratro, non giogo, E tanto puote " Amicizia in un cor ferino e bruto 1 // ^ In questi ultimi versi ne par di sentir moho del- r affetto e deir armonia Vii-giliana. Ma se i versi del De-luca sono alcuna volta af- fettHOsi, quei del Pindemonti sono P istesso affetto: in im sermone questo e certamente un vizio , ma che non si perdona , quando si piange ? E forza a4 SERMONl DI PINDEMONTI confessarlo : il Pindemonti sa tutte le strade del cuore nmano : veggasi nell' apologia quclla pietosa consolazione per la raorte degli amici. « E quel, che piangi, }) Perche di e notte a contemplarli siedi » Con lo sguardo del cor, che i manui passa, M Nel Inijo de' sepolcri, ove non souo? i> Mirarli non puoi ta con luminosi }t Vestlti in dosso , e con gliirlande in testa, >/ Per amena vagar d' aure tranquille » Grata, e d' acqua canore, e d'erhe olenti }> Isola , che s' indori a un altro Sole , /; Che a nn' altra Luna s" inargenti, e al cui }i Fiorito margo tin di, come il nocchiero » Ti chiami, e il vento, spiegherai le vele? i> A\ Icggere questi versi ne sembra sentire un so- netto del Petrarca messo in musica da Paisiello nei giorni in cui creava i suoni della sua Nina. Del resto chi crederebbe che il Pindemonti ed il De-Lura cadessero alle volte in 2;io"lietti di pa- role ? Ne daremo un esempio d' entrambi > e per cominciar dal De-Luca. /( Va , t' assidi un tratto J/ Sui pancon ricchl , dove inerte turba " Mesce a neri pensieri umor piii nero. » La nerezza reale del caffe viene confusa colla nietaforica de' pensieri. E il Pindemonti nella storia di quella sfortunatis- sima donna i< Un iafelice » Che plantossi nel petto il ferro ignudo >' Sui ni'ci stessi occhi^ e del suo vivo sangue » Di cui serbero tinta ognor la mente , » La veste mi spruzzo » la mente tinta di sangue e pure uno strano pas- saggio dal vero al figurato. Due altre cose noteremo noi nel Pindemonti, che ci parvero di cattivo gusto : bisogna essere severi i E DEL DE-tUCA. OO con lui , giacche ne' grandi scrittorl gV Inesperti' adorano, e prendoao a modello gli stessi difetti. £i racconta d' uno sciocco : " L'Eiiropa, die dal muro plnta II Gli pende, e il Fauno, che gli sorge in marmOj >> Qnal volta in essi la pupilla ei ferma, It Sdeguano i rozzi sguardi, e braman c£uella >t Dentro alia tela ritiiaisi , e questo 11 Tornar in sen della natia montagna. »> L' iperbole eccede ogni confiae , e da nel con- cettoso. Ei parla ad iin aiitore: ti Riprenditore acerbo di te stesso , » Detti, e il dettato dieci volte storni. II Che parlo? Un volo tno forse cancelli >i Che d' ogn' altro scrittor gloria sarebbe. »> Cancellar un volo ne sembra metafora da non tollerarsi. Ma noi non vogliamo andar a caccia di minuzie, e ne pare omai tempo di terniinare esaminando Botto brevita , tpial posto s' abbiano nieritato fra i sermonatori il Pindemonti e il De-Luca. Da quel bell' umore d' Agnolo Firenzuola che scrisse un solo sernione , fino a quella buon anima di Giulio Trento , die ne stampo dieci volumi, molti si diedero a questo genere di poesia : ma ne il gio- condo abate di Vallombrosa , ne gli altri che gli tennero dietro fino al Chiabrera , valsero a darne «n Orazio : era riservato a questo potente Savo- nese Taprire nuovi raondi alia poesia italiana, come il suo illustre concittadino aveva con incredibili sco- perte dilatati i confiiii della creazione : i suoi trenta sermoni sono a nostro giudizio un eccellente mo- dello , e comunque siano per ricevere quest' opi- nione gli ammiratori delle sue odi , noi crccharao che in essi egli siasi piu che mai accostato alia per- fezione : il suo esempio per altro non frutto 2;ran che , e da lui fino a Gaspare Gozzi evvi un gran vuoto , che si cercherebbe invauo di riempire coi a6 SERMONI DI PINDEMONTI, CCC. noml tlei Zanotti , degli Algarotti , dei Paradisi e dci Frup;om : il solo Giuseppe Gennari, ove, si fosse ousrdato da ccrta stucchevole facilita, avrcbbe avuto liineffno da cio: ma vemie il Gozzi, ed i\ Chiabrera ebbo^uii succcssore clic per consenso universale lo vinsr. Alouiii nltri, clie non importa di nominare, corsero dono di lui la <:t^"ssa carriera , ma con esito mfe- lioissimo: lo stesso Vannotti, rhe ae detto durci inse- o-namenti, niostro sciigaratam«^!ite col ftitto , quanto sia pill fif^ile i! dar preoetti che esempj. II solo Zanoja formo epora dopo il Gozzi, e piu coiT itat.> di Uii, \isaado qu-lla maggior liberta che gli consciiti.^ano i tempi, pote acqnistar presso al- cuni c^xial fama; ma oltrc che poro egli scrisse, e vinto dal Chiabrcra e dal Gozzi nel sapor della lin- gua e nel concerto de' versi : Y arte apparisce so- verrhiamente , ed in generale egli si mostra loro tanto inferiore , rpianto Giovenale ad Orazio : noi pero crediamo che non si possa negargli tra i ser- monatori il terzo posto, dato il primo al Gozzi ed al Chiabrera il secondo, ma piu vicino al primo che al terzo. La comparsa del Pindemonti e del De-Luca non cangera cpiesfordine confermato dalla pubblica voce: ,Ie anime gentili e passionate faranno una classe a parte pel Pindemonti, e gVingegni robasti metteranno il De-Luca immediatamente dopo lo Zanoja; questo noi direm bene senza tema d' ingannarci che il De- Luca andando per vita non avrebbe ceduto ad al- cuno , e che , corretta dagli anni quella soverchia sua foga, ed abbagliati certi lumi troppo vivi, co- ttiune gli sarebbe col Gozzi la fama come la patria. 27 Atti drlV Imp. e Heale Accademia della Crusca. — • Firenze , mdcccxix, tomo primo, dalla stamperia Piatti , in 4.° di pag. 5oo. ( Vedi il quaderno di maggio num. XLI a pag. 167. ) Art 1 COLO III. DeU'uso e dell' abuso della Mltologia fatto dal poeti^ lezioiie di Vlncenzo Follini. N< loTEREMO due cose sole di questa lezione per esser brevi. I .° II sia;. abate Follini fa un rimprovero al Tasso perche nelTesordio della Gerusalemme ., spinto dalla smania di far la scimmia agli antichi ( a pag, 60 ) , invoco come Musa Maria Vergine , in vece di dire lo uon invoco gid la Musa come fecero i Gentili ^ come cosa vana , ma te , o Maria , o Divino Spirito , o Redentorc ( ivi ) : ne vide il buon bibliotecario che il nome di Musa non e posto in quel luogo della Gerusalemme profanamente ; ma e tutto santo e morale, non avendo relazione nessuna colle muse della mitolo^ia. E non e neppur vero che il Tasso intenda qui di rivolgersi a Maria , al Divino Spirito o al Redentore. Perciocche sebbene alcuni , indotti forse da espressioni simili , usate dal Petrarca in onore della Beata Vergine , ecc. , abbian con poca riflessione creduto che il Tasso , per la musa da esso invocata , intendesse Maria ; egli e fuor di dub- bio , e non vi bisogtia grande acume di nieute per arrivare a comprendere , che non altro in quella camusa designo il poeta fuorche^ la verita' , ch' ei a8 Axri dell' mv. e reale caratteri/za altrove come co ar il g:isto deMe^>;giton ? E ifual rapnorto o convenienza avrebb'' ella potuto avcrc colle periiezie di una sano;uinosa guerra per la ron iiiista di Gerusalemnie ? Confevma 1' allusione alia veritd la stanza sussegiiente in que'' versi : ,1 Sid che la corse U mondo , ore piu versi n Di sue dolcezze U lusinghier Parnaso , It E che il vero coadito in molll versi , » I piu schivi allettando ha p^rsuaso,ecc. » E vuol significare rhe diletta nella poesia e piace gencralmente la mesnolanza della favola coH'istoria. 2/" « Clie i poeti windiziosanu.Mite opererebbero, se 5) evitassero pure le dfdichc , che far si sogliono coi » primi versi de' poemi ai raoderni personaggi .... » rammentandosi che si obbligako in tutto il poe- » ma a parlare ad essi ( pag. 67 ) » 1 ! ! E questo sia detto in risguardo ai pensamenti , i quali hanno tutti press' a poro l' ugual brio e giu- stezza di concezione. E quanto alia lingua e alio stile, ci limiterenio a trascriver per saggio il 2.° e il 3/' periodo di si fatta lezione. Eccoli : « La curiosita naturale che continuamente ci sprona » alia ricerca di nuo\ e e non pin conosciute ( allud » et idem) verita, e bene spesso vi;ita da una certa » ritrosia ( la ritrosia die vince la curiosita! ) nel- » r abbracciarle allorchc da noi furono scoperte , » che ( questo che arriva un po' tardi) al tutto rende y> vano il ritrovamento di quelle. Ne questa ( cioi ■» la ritrosia ) onde lante volte siamo al vero con- 5) tumaci ( non afferniereinmo se esscr contumaci ad j> una cosa sia italtunarne/ite ben detto : ad osru modo >> e assai leggiadro il concetto della ritrosia^ che ci ACCADEMI\ BELLA. CRUSCA. 2() » fa esser contmnaci al vero!) , dalla natura , a mio ■» credere , deriva che baldanzosa y la ruttura bal— y> danzosa!) piuttosto oltre i confini del giusto y> CI sPiNGEREBBE^ iiia sibbene dalla educazione , y> ])er mezzo della quale al naturale impeto volen- •» dosi por freno , acldestransi gli uiimini tli buon'ora » a stare sutto il giogo dell' auturita de' maggiori y> ( come si fa (gli ad addestrarsi A stare ^ ). » E basti quest" appendice alia 1/zione di Vincenzo Foilini suil" uso e V abuso della niitologia tatto dai poeii , penhe il piacere che abbiamo avuto in ani- mo di procurare a' lettori si cangcrebbe in noja. Elogio di Raimondo CoccHi scritto da Giovanni Lessi € detto nelt adunaaza del di 2^ luglio 18 1 3. Altro non diremo di questo elogio se non che I'autore mosrra in csso molta perizia di lingua, bella difeinvoltura di stile , drittura di giudizio , gravita d' osservazioni , e quel ch' e piu 1' arte di lodare senza adnlare, essendo oggidi la pratica di profon- der gli enromj giunta a tanta depravazione , che si adulano persmo i morti , e non solamente quelli che non furono conosciuti oltre il proprio nmnicipio, nel che non sarebbe gran male ; ma eziandio coloro che per tutt" altro lo furono che per merito di carattere e d' ingegno : ond' e che spesse volte si verrebbe a indurre la posterita in errore, se il vero avesse bi- sogno di scrittori per essere e mostrarsi tale , e r ignobihta de' piag^iatori per buona sorte non la preservasse. E c' intenda chi puo. So ATTi dell' imp. e reale Del proverb] toscani^ lezione di Luigi Fiaccht, con la dichicrazione de' pruverbj di Qio. Jllaria Cec- CHl^ tcsto di lingua citato dagli Accademici della Crusca, Arffomento piacevole ed istruttivo si e questo , trattato dal sig. Liiigi Fiacchi. Le maniere di dire provcrbiali racchiudono per lo piu ( siccome I'etta- niente cgli scrive ) qualche bella ed util sentenza sotto la tigura di siniiglianza d' un'' altra cosa , con quclla medcsima leggiadria , con clie i poeti o gli oratori fame con pm risentita vivacita passare al- r anima nostra i sentimenti loro a forza d' acconce similitudini e d' ingegnose metafore; ed e incontra- stabile Y osservazione cli' ei fa , A'^ale a dire , che sopra tutti i dialetti d' Italia , il piu ricco di leg- giadri e sugosi ]>roverbj sia il toscano. Ne Tamore del natio paese lo affascina per niodo da non sce- verarne alcuiii di quel dialetto medesimo , i quali non sono che facete allusioni c gerglii cosi triviali, che appena soffrir si possono ne' componimenti della pill bassa butfonena : nel che tutti converranno con liii. Con beir ordine distingue il sig. Luigi Fiacchi le varie spezie di proverb] , e ragiona a mano a mano con fino critcrio , scelta dottrina e modera- zione somma : cosicche non dubitiamo di affermare esser questa e due altre lezioni di lui medesimo ( cioe Sulla necessitd di consultare i testi a pcnna net lavori del Vocabolario =■ Sopra la seconda cena del Lasca ) tra le piu nitide e sensate scritture del presente volume , le quali ci compensino alquanto della fredda e pedantesca meschinita di molt'' altre. E lo stile e la lingua di lui sono eleganti scnz' af- fettazione , e semphci senza scurrilita. II sig. Fiac- chi e, a nostro avviso, uno de'pochi odierni scrit- tori della Toscana ; le opere del quale saranno lette € gustate anche allorquando avra finito di scrivere. ACCADEMT\ DELLl CltUSOA. Ol Che VAccademia deve prendersi aira delle produzioni tentrali e dtlla loro recitazione , lezione di Lo- renzo COLLINI. Questa niemoria e conceputa con liberalita, siesa con vigore e fianchep;giata da sani ragionanienti, Opporra forse taluno essere alcuni concetti di essa piu faotastici che atti a mettersi in pratica , ed es- sere incompatibile colF istituto dell" Accademia T in- canco che si voirebbe indurla ad assunieie : ma noi facciani plauso non ostaute all' inteudiniento dt-llo scrittore che spietra geiierose vcdate, e inostra , se non altro , il desiderio ch' egli ha di veder migho- rata nn'' arte , tuttavia molto addietro e poco ;ic- conciamente studiata fra noi , qual e quella della declamazione. D' altra parte c meglio proporre buone discipline anche impossibili ad ottenersi , che ridi- cole cose , o non propor imlla del tutto , ovvero occuparsi ad informar TAccadeniia della Ci'usca , che Zoroastro era protetto da Gustasp figlio di Lurasp, e che , come pretende TAnquetil , questo Gustasp fosse il padre di Dario ( i ) ; il die sta tra il nulla e '1 ridicolo. Un altro discorso del sig, Collini e inserito in questo volume SidV cloquenza forense ; ne ci pare meritar meno la lode da noi tributata alia prece- dente. Parla egli con molta cognizione della materia, € la sviluppa con vivacita. (i) Vedi a pag. XLV degli Attiy ecc. Memoria di Gio. Ba- tista Baldelli. 3a ATTi dell' imp. e reale Sulle traduz'toni^ c siilla nuova compilazione del Vo- cabolurio dclla Crusca , Iczioni dl Glo. Batista Zannoni . DcUo stile e clella nitidezza d' esporre del signer Ziumoiii abbiamo parlato nel quadenio di giiuiuo. Ora ne pare che ineriti anchc lode di buoii ido- logo e di sagacc osservatore. Qiieste due luemorie, c particolarniente la prima , sono scritte con molto »cnno , rhiarezza di mente e sana lilosofia : e ne duole die gli stretti limiti d' un gioraale non ci pcrmettano di trascriverla qui per intiero. Non- dimcno , per non dcfraudarne del tutto i lettori , due brevi squarci di si fatta lezione daremo qui sotto , come i piu idonei a dimostrare la sincerita del nostro cncomio. « Gli enti poi intellettuali e morali, per non po- » ter esser dai vocaboli deiiniti , se non col rav- » vicinargli a qualche obietto sensibile , doveano 5) esprimersi per mezzo di traslati. Or , poiche i 3) traslati sono piu o meno vivi , secondoche e piu 55 o men viva la fantasia di chi li forma , e la fan- 3) tasia e diversa in diversi climi , cosi lo lingue do- i) vettero in conformita dei medesimi aver varia in- 3) dole lino dal loro primo incominciamento. Questa yi varieta conservar dovettero pur tutte nel loro y> progresso ; e neppur da essa poterono andar 3) esenti quelle die divennero si barbare , che poi 3) si formarono in altre d' indole tra loro diversa. )> Rispeito al primo ne resteremo convinti , ri- » flettendo che il progresso delle lingue dipende » oltre al clima , dallo stato piu o meno florido del 3) commercio , delle arti e delle scienze , e da al- 3» trettali cagioni che varie sono ne' varj popoli. Le 5) quali cagioni debbono anche per necessana con- 3) segucnza influir nelle lingue , che lianno dalf im- 3) barbarire d' altra lingua principio ed origine. Le > lingue italiana, spagnuola e francese , tutte, come AGCADEMIA DELLA. CRUSCA. 33 » ciascimo sa , derivano dalla latiiia , eppure ha » oguuna di esse diirerente carattere, il quale mo- » stia com' in ispecchio il genio della nazione che » la paria : cio e costante in ogni lingua. Cosi in » quella , diro cosi , georaetrica lingua de' Greci si » scorge un popolo , che al di sopra d' ogni altro » degli antichi innalzar si seppe in ogni genere di » disciplina ; e nella grandiloquenza e nel fraseg- » giare spesso dcUa hngua de' Latini una nazione :» apparisce dominatrice del mondo ( a pag. i38 » e 189 ). » E piii avanti a pag. 147. « Avviene nel tradurre » dalle lingue antiche o dalle moderne degli stra- » nieri Y opposto di quel che accade nel parlarle e 3> nello scriverle. Ognun che parla o scrive in una » dclle hnguc non sue. qual piii , qual meno, pensa » prima le cose nel modo che a lui detta il giro X della propria lingua. Son di cio splendidissmio » documento i letterati tedeschi. Sebbene essi di e » notte svolgano coi greci i latini eseniplari , di » modo che sanno anche talora quante volte un » men ovvio vocabolo ricorra in tutta la latinita ; » pure d' ordinario , perche la lor lingua c assai » lontana da quella dcgh antichi Romani , lo stile » de' loro scritti latini e aspro , privo di gusto , e » di poco o niun sapore. GV Italiani , per lo con- » trario , scrivono assai megho di ogni nazione in » quella morta hngua , perche la loro piu che le » altre viventi ad essa si assomiglia. AUorquando » poi voltiamo nel proprio linguaggio il linguaggio » altrui , le cose qui pensate guxsta le norme di » questo preoccupano la mente , e direi c|uasi V in- » ceppano , end' essa divenga presso che dimentica della lino;ua natia. o Eravanio giunti fin qui nel nostro esame de2;li Atti deir Accademia della Crusca quando abbiamo ricevuta la lettera seguente, la quale rivede il pelo al Saggio di storia fiorentlmi del sig. Gio. Batdsta .Bibl Ital T. XV. 3 34 ATTI dell' IMP. r. K.HALft^ JDaldelll Bont. Questa Icttera , f|aantimcjue anonima, peio cli un Lombardo , e noi crediamo sapere di chi ; e siccome essa contiene osservazioni gravi ed lUilissimo in un momeiito in cui si vuol mrttere in dubbio la sii|)reniazia della Crusi^a e la competenza de' siioi gindiz) in tatto di lingua, cosi crediamo no- stro dovfic di rcndcrla pubbSua , acciocche V Italia tiitta 2;iiidirlii e misuri la (iiU'ercnza clxe passa tra lo srrivere degli Aixadciiiici di un tempo e di quelli dei nostri <;iorni , e sappia e conosca di ((ual peso soiio alcniii de' venerandi nu'.estii clie seggono a! tor- no al tVuilone per sentenziare inappellabilmente nel secolo XIX sulla manicra di scrivere italiano di tutti gU altri popoli di questa bella pcuisola. vc Carlssimo sig. Dircttore , » Ho letto nel suo giornale , N.° XLl, li f'stivo e » inespugiubilc articolo intorno agli Atti dllAcca- » dcmia delta Crasca , steso sicurameatc da un mio » alunno. E siccome e mio costume di veritlcar » sempre ogni cosa , ho voluto scorrere io stesso 5) i\{\e\\A Dcdicatoria del sig. Gio. Batista BaldcUi Boni, » e '1 suo Saggio di Stojia fiorentiaa ; tanto pui per » essermi nato alcim sospetto dal vedere clie tante » brutte cose si fossero trovate per entro alia prima » di sole due pagine e mezzo, e si poche e super- » liciali nel secoudo di oltrc a cinquanta facce in ca- » rattere piu assai minuto. Intorno alia parte critica , 3) la quale rigiiarda Ja Dedicatoria . lo ripeto , non » ho nulla da o[)porre : ma rispctto al Saggio, mi ■j> perdoni F estensore di qiielF articolo , ci trovo della ■ji parzialita. E sperando ch' ella sia per conoscer y> giuste le osservazioni da me fatte , non dubito a, che vorra supplir verso ii pubblico ad una simil J) mancanza. )> Le diro dunque piomis< uamente e colF ordine » seguitato nella lettura i riiievi da me fatti; e in- » comincero dal i.° periodo. ACCADEMIA DELLA CRU?CA. 35 A p. 288. « A coliii che contemplaiido la tennita de' pijnripj delia citta di Firenze , o la sua deca- denza ai teiiijii di Cailoiiia^no , se la rappresenti popolata di tapanae o casette , ristretta nel suo pri- luo cerohio, o imi'-amente poito de' Fiesolaiii, potra recar ineravifylia clie alcuni de' suoi iiwii assi "uras- sero il primato al suo dialetto su gli altri d' Italia; che \'i liliorissero ie arti , e vi salissero a cotanta altezza , che uno de' suoi seppe innalzare la piu alta mole deiV universo. » ( Tralascio quel contemplav la tenuitd de princlpj e quel porto de Fiesolaiii , not.ito gia ,• e domando se dir si possa uua citta popolata di capanne o ca- sette. Non e e2;li Y istesso che dire una casa popo- lata d' armadj , di segjriole , di cassettoni ? E come si puo egli pensare che ai tempi di Garlomagno , cioe air intorno del nono secolo , Firenze non fosse popolata che di capanne a casette ? L'Ammira- to , per testimonianza delT istesso sig. Baldelli, a p. 826 degli Atti ccc. la pensa diversamente, e noi pure siamo persuasi del contrario da Corneho Ta- to , il (juale fa parola di un ambasceria mandata a Roma sotto T imperator Tiherio dai Fiorentini a fare istanza che la Chiana non fosse a loro danno rivolta dalV antico suo alveo in Arno , come veni- va proposto. E , oltraccio , e el!a verameute giusta la conseguenza che per quella tenuitd di principj^ e per quella dccadeiiza ( e nota , che in una tenuitd di principj vi posson ben esser capanne ; nella de- cadenza di una citta no certo ) debba tra le altre cose far meravi2;lia che uno de' suoi salisse a co- tanta altezza da innalzare la piu alta mole del- r universo? E concesso pure che la cupola det Duo- mo di Firenze , a cui crediamo allusiva F imniagine del sig. Gio. Batista Baldelli , sia la piii alta mole dell' universo ( il che si potrebbe da alcuni impu- gnare ) , come puo uno salire a cotanta altezzd. da innalzare? ). 36 ATTI dell' IMl'. E KEALE A pag. 2.88. « E in Italia, in Francia, in Lama- ^na accaddero quei snieinbranienti di signorie feu- dali o nsurpazioni carpite a debole e vacillante au- torita , ore. ■» ( E questa la prima volta eh'' io vengo a sapere die le usaipazionl si carpiscono. ) A p. 291. ic Cio fforzava gT Iniperadori a far nio- stra (li cspcr paghi deli' appareiite sonimissione dei comuni , a conceder pri\ degi , clie non concessi avrebbcr loro carpiti. » ( E via col carpire. E come si fa egli a carpi? e i privilegi non concessi ? ) A p. 297. « Usarono i Fiorentini quando la guerra bandita era , un mese innaiizi di muovere il cam- po , di di e di nottc suonare una campana. » (Bella (jiielia guerra che bandita era! E quella camj)ana , die sonava di di e di notte , faceva di , di ^ di\ cio che rende T espressione perfettameiite imitativa. ) A p. 322. . E a pag. 028 rinforzando la dos- , cosi si esprime : « Prevale 1 opinione oo-aidi che Y indn- » stria basti di per se stessa a provvedere , diri- » gere e render prosperosa la mercatura. Non co- » si pensavano i nostri maggiori. Non cbiamaron •38 ATTI UELl' IMV. E KE\LE J) vincoli i provvedimeiiti, ne i provvedimenti crede- » rori2;li pn-aiciosi. » E alia pai;;. susscgueate : « Le v> matiicolo ncccssarie per |)rofessarle ( cioe le » arti ) le salva\ ano dalla frode o dair incapacita ■» atte a screditare la mcrcatura. » ( E in Toscana si pii)fessaao c si osa nianifestare cotali opinioni, e si cucomiano si fatti regolamcnti contro r autorita dc' piu asseniuiti scrittori , e tpiel che e pill , contro V autorita della pratica ? in To- scana , ricordevole aurora die in conscgtienza di rpiella Uliorta di commercio, due soli anni addietro iu essa in Italia per avventura la sola , che non provassc la fame a ([uel giado cui furono esposte altre provincie naturahneiitc piu fertili ? L'attual So- vrano della Tos :ana , che siegue gloriosameiite le tracce dell' illustre suo genitorc , non potra far a men di sorridere sulle pagine 826 , 3a8 e 829 del Saggio di storia fiorenwia , dove si fa phiuso a un somigliante sistema. ) A pag. 028. cc Quest' arte ( della lana ) prende maggior lena fra noi dalf ordine religioso degli umi- liati , che per istituto ammaestrava i lavoranti nella medesima. II comune rinmnero con privilegi , esen- xioni e concessio«e tale istruzioMe ,• non sterile eru- iWzione in eta , nella quale alruni de[)iiniono gli or- dini religiosi , dinientichi affatto di cio che debbe ad essi Y Europa pel niigiioranu';,to deir aoriioltnra, delle arti e delle lettere. » { Oh secolo cieco ! secolo ingraio ! Ella e pur troppo cosi. ) A pag. 337. (c Otto in diecimila fanciulli impara- vano a lesiJiere ; niille ducento erano coloro che apparavano V abbaco , cinquecento in seicento erano quel I i che imparavano la logica e la grammatica. E veraniente troppi eran coloro che apparavano a leg- gere , troppi gli studiosi, per isperare che si man- tenesse ([uieta la repubblica. » ( Da una tal conseguenza deriverebbe la massima , che tra le cagioni che possoao turbare uno stat© ArCiDEMIA. DELLA CRUSCA. 89 havvi pur quella delf imparar a leggere e del troppo stiuljare , massiina , nella quale , per verita , non sanrei dire se prevalga lilliberalita o j1 ridicolo; — benche forso creduta un tempo da alcuni. Rla la- scero clie uaa t il opiriione , data qui dal sig. Bal- deili come del Villani , sia confutata dagli apologist! del inutiio lusrgnameiito , giacche , qu.uito a me , non vo' trattenermi iii altre osservazioiii sul Saggio dl storia fiorrntina del si?. Gio. Batista Baldelli Boni , arcicoiisolo dellAccademia della Crusca. Sono Suo devotissiino servitore Il SE>fSO COMUNE. 40 La Qcorglca dl Vikgilio volgarlzzata da Crsare Arici. — Brescia^ i8i8, per Niccolo Bcttoni. La Gcorgica dl Virgilio , volgarlzzata da Mlchele Leoni. — Firenze , 1819, per Leonardo Ciardetti, I L vantagjiio , che su gli scriitori di opcre origi- na!i ottieii lo erbe ed ombili parole. Grande e il tronco^ e d' alloro ha le sembiante* E saria lauro , se diverse odore Noil ixittasse la fronda a se d'intonio. Noil cede il ramo per furor di venti, E il fior su quello afFermasi tenace. Di questo ai liati e male-oleiiti petti Danuo i Medi conforto , e ai vecchi aneli. Ma tli tue laudi al paragon si taccia, Italia mia^ co'' suoi poineti il Medo. E r opinio paese , e il torbid' Ermo Bi fulvo oro, e il bel Gange -, e V India, e Battro> E la piiigue d' iiicensi alma Pancaja. Questi cainpi non tauri , dalle nari Foco spiranti , svolsero , d' enorme Feroce draco seminando i denti ^ TNTe levossi dai solchi orrida iiiesse Di densi elml e di lance. latorno e tutto Pien di turgide spiche ^ e di soavi Massici umor, d' ulivi , e di feconde (5reggi. Qui d' una parte , alto levando La cervice, discende a la campagna jExtremi sinus orhis ; uhi (era vincere swnniitm Arhoris baud ulla; jaclu potuere sagittoc? (Et gens ilia quidein swnptis noil tarda pharctris.J Media fcrt tristes succos , tarduinque saporem Filicis mali , quo non pio'sentius uUuni, Pocida si qunndo scpvcp, infecere novercm, Auxiliwn vcnit, ac memhris agit atra vcnena. Ipsa ingens arbos , faciemque simillima lauro; Et si non ahum late jactarct odorem, Laurus crat .- folia haud ullis labentia ventis j VOLCARIZZATA. 55 Traduzione del sig. Leoni. Seno del Monilo e al mar vicina , i boschi , Dove lanctato stral non niai le ciine Viiicer pote delle sublinii piaute ? Ne qnella gente alle faietre e tarda. Dure vole sapor e tristi succlii Produce Media di felice melo, \ Ciii iiuU' altro prevale in trar dai luembri L'atro venen , s' uiiqua crudel noverca , Erbe inescendo e non innocue note , I calici infetto. Vasto n' e il tronco , Ugual d' aspetto al lauro ; e s' altro intonio Non fosse dalle frondi odor diffuso , Lauro saria: ne per soffiar di vento Caggion sue foglie. N' e tenace il fiore , Onde le male-olenti Isocche e '1 liato Tempra il Medo ; e risana il yeccbio anelo. Ma ne la tanto per foreste altera Patria de' Medi, ne il bel Gange , o d' oro Torbo r Ermo , ne Battro e T Indo e tutta D' incensi pingue FAraba Pancaja , D' Italia emuli i vanti , eve ne toro , Foco spirante per le nari , i solcbi Aperse , ne d'iminane idro fur seme I denti , ne di folte aste e cimieri D' armata gente irta la messe apparve : Ma piene spiche , e '1 Massico di Bacco Umor la empie. Di ulivi e liete mandre Ovunque e sparsa. Qui 'I destrier pugnace Arduo si porta al campo^ e '1 bianco armento j Flos appriina tenax : aniiims ct olcntia Medi, Ota fovi'iit illo , et scnibus medicantur anhelis. Sed neque Mcdorum , silvm ditissima , terra , Nee pnldier Ganges , atque auro turbidus Hermus . Laudihus Italicc certent ; non Bactra nrque Indi, Totaque turifcris Pandmia pini^uis arenis. H(zc loca non tauri spirantes naribus ignem Iwertere, satis immanis dentibus hydri; Nee galeis densisque virwn seges horruit hastis. Sed gravidce fruges ft Bacchi Massicus humor Jmplevae,; tenent oleai., onncntuque la.ta. 56 LA. CFORGICA. DI VIRGILIO Traduzione del sig. Asict. n destriei* bellicoso; e qniiicli asperso Del purissinio tiio fonte , o Clitmmo , Candido aruiento, e la niaggioi- di tutte Vittime il tauro, de' Celesii alf are Guida i Romau trionfi e i sagrificj. (i8) Qui primaveva e sempre , o fnor de' tempi Bioiida la state ^ e qui due volte fanno Le pecore, e due volte haii gU arbor frutti. Ma le rabide tigri, e de' lioui Le fieie schiatte qui non son , ne ti'isto L'aconito fe' iiiganno a chi lo colse^ Ke se dopo se tragge in vasti giri , Ne per si lungo tratto si raccoglie Lo sqtiamoso serpente in larj^lie spire. Tante egregie citta , tante vi arrogi Difiicir opre , e tante infra le rupi Poste castella, e trascorrenti fiumi Al pie d'antiche mura. O dirb forse II mar die 1' alta Italia , o il mar die bagna Sue parti est^eme ? O diro i laglii , e il Lario Massimo J e te che soi-gi col tumulto Del mare ampio Benaco? O dlro i porti^, E al domato Lucrin le sbarre opposte j A cui d'intorno impevversando stride La sdegnata marea, dove respinta L'onda Giulia risuona , e deirAverno Tra le hocche si caccia il mar Tirreno? Qucsta medesma Italia entro a le vene Mostra ascosi metalli , argento ed oro i (18) Il toro non puo gnidaie ai sagiificj perdie egli stesso h il sagnfizio. Hinc hillutor eqmis campo sese arduus infert; Hinc albi, Clituinin; , grcges, ct maxima taurus Victima , scepe tun perfusi flnmine sacro , Bomanos ad t.empla dcum duxcre triumphos. Hie vrr nssiduum , atcjue alienis mensihus cestas ; Bis grnvidcp. p-^cudcs, his pomis utilis arbor. At ralidce tigres absunt , et sosva leonum Semina i nee miseros faUunt aconita legentesi VOLGARIZZA.f A. 57 Tracluzione del sig. Leoni. E, ostia inassiina^ il toro , di tuo sncro Fiume , o Clitutiuo , noa di rado asperso , Ai templi accoinpagno degl" Immortaii I Pvomani irioati. E primavei'a Qui sempi'e , e in inesi aacor noii suoi Testatp Da fiutto ogni anno due fiate il gregge , E due la pianta : ne vaMiosa tigre HavA'i ., ne cruda di lion semenza ; Ne il mescliinello, che il raccoglie inganna L' aconito , ne immensi ccrchj seg^a Sffuamoso angue sul suol , ne per si lungo Tralto a spire si attorce. Or tante aggiungi Cittadi egregle , ed opre industri ; e rocche Sovra dirupi dalla ma no erette , E fiiimi appie d' antiche mura in corso. Pnrlar degg'io del doppio mar, che bagna L' Itala Terra . e noverarne i laghi , E te , niassiino Lario , e te , Benaco Che il fremilo marine emuli e '1 fiotto? O forse i porti accennero , le aggiunte Moli al Lucrino e "I pelago , clie irato Stride , ove lunge la da lui respinta Onda Giulia risona , e delFAverno Entro i golii il Tirren tumido sbocca? Rivi d' argento e rame nelle vene Mostra Italia , di molto oro gia ricca. Nee rapit immensos orbes per humum , neque tanto Sqnameus in spiram tractu se colUgit an^uis. Adde tot egregias urbes , operumque laborem , Tot congesta inann prccruptis oppida saxis , Fhirninaque antiquos subterlabentia muros. An mare quod supra memorem , quodque aUidt infra? Anne lacus tantos ? te , Lari maxime , teque , Fluctibus et fremitu assurgens , Benace , marino? An memorem portus , Lucrinoque addita clanstra ■, Atque indignntum magnis stridoribus aequor ^ Julia qua ponto longe sonat undo refuso , Tyrrhenusque fretis immittitur oestus Avernis ? HoEc eadem argenti rivos , cerisque metalla Ostendit venis , atque auro plurima fluxit. 58. JLA. GEORCIG.V DI VIRGILIO Traduzione del sig. Arici. Qaesta la prole bellicosa, e i Marsi , E la Sabiua gioveiitii produsse : II Ligure chc al nial dura costante, E i Volsci atti aa;li spiedi. A Mario questa Fii inadre : ai Decj ed ai Camilli e ai Scipii Mastri di guerra ; e te produsse ancora , Cesare invitto die le piagge estreme Corri or dell'Asia vincitore , e il molle ludo allontaui dal Roman confine. Salve, madre d' eroi ; salve, be"ta Saturnia terra , delle inessi altrice I Per amor tuo le prische arti lodate Svolgo, appressando i sacri fonti , e canto. Per le villa romane il carme Ascr^o. (19) (i9> Ci siamo astenuti da ngni confronto di stile e di armo- nia poetica , perche in questi giudizj ha pii\ forza rarbitrio del gusto clie tanto puo esser diverso in tutti i lettori. Abbiauio no- tato solaruente le cose di fatto. Hcec genus acre viruni , Marsosn pubeinque Sabellam ■ Asswtumque malo Ligumn , Volscosque verutos , Extulit : hccc D"cios , Marios , magnosque Camillos , Scipiadas duros hello , et tej niaxiine Ca:sar , , ■ - Qui nunc extremis Asioe jam i>ictor in oris Imbellen avertis Romanis arcibus Indum. Salve , magna parens frugwn , Saturnia tellus , Magna virum. : tibi res antiquce laudis et artis Jngredior , sanctos ausus recludere fontes ; Ascrceumque cano JRomana per oppida carmen. I VOLeARIZZATA. 5q Traduzione del sig. Leoni. Fiei-a da lei d'uomini stirpe, i Marsi , E la Sabina gioventude emerse , E al male usati i Liguii , e di spiedi I Volsci armati e i Decj e i gran Cammilli, E i Marj e i Scipj nou mai staiichi in gueira; E tu , massimo Cesare , clie ai Udi Ultimi d'Asia viacitor j T imbelle Indo rimovi dal Roman confine. Salve, o di biade ajtera madie , altera Madre d' eroi , Satnrnia Terra I I sacrl Fonti schiudere osando , io le tue prische Arti laudato a narrar prendo ■•, e canto Per le Ramane viJle il carrae ascreo. oo Istorla d Ita'" leziyie ridiUa dal professor Giovanni Ro'iiNi Folumi died. — IMsa. 1819, in S.'\presso Nircolo Caijuiro , co' carutteri di F. Didot. JLJuE voliimi so'io usciti fm ora di qursto nostro classno , rulotio a miglior lezione dal sig. prof. Ro- sini di Pisa. Mai uoa si ap;)orrebbc forse chi dicesse che quest'* storico gode maggior fiima , ed e pui letto presso 2;'i stranieri trado.co in altra lingua die pr sso di aoi ; per- he ,gli stranieri las -iandr.gU tutta la forza de' pensamnati , ed accorciaido la sover- chia l.ifio;he:?za de' periodi poteroao leggerlo e stu- diarlo ron minor fatica di noi. Quindi e rhe alcuni de' nostri anclie. piii acreditati I tt-'rati { il B'^ttiiielli fra g,li aliri ) raP[te"c'no il Guicciardmi fra i sonni- feri cioe fa i libri da lo:;.gersi in letto la sera per con- iliarsi il sonno. Cagione di questo efletto sono, anrhe seooodo \\ no=;tro editore , quelle sintassi in- tralciate , quei periodi intermiaabili , e quella dis- posizione delle materie in libri , die assai langhi per se stessi , lo sembrano infiaitameiite piti non presentando mai all' occhio del lettore un da capo. II sig. Pvosini avea piii volte seco stesso jiensato die potevasi rinarare a moke di queste difficolta con r anposizione di qualrhe parentesi , col nicttere un punto fermo ove il senso lo richiedesse , col di- videre i libri in rapitoli , facendovi anrhe precedere i sommarj delle materia. Cosi aveano fatto gli edi- tori di Livio , cosi lianno pratirato i famosi storici inglesi in questi ultimi tempi , e < osi parf a die con- sigliassero il diritto senso e la sana ragione. Ma il sig. Pxosini e stato qualdie tempo tirujjante prima di metter mano a questo lavoro, teniendo incontrar rira de' pedanti, e fa confortato ed inrnraggiato pri- ma dal contc Nappione e poi dal conre Perticari e dajiltri. Poneiidosi quindi al lavoro, il piirao pass«» GUICOIARDINI , STOP.tV T)'lT\LIA. 6l per dtfenere V iutento fa quelle di provvedrrsi della edizione mJgliore e piii comuiuta del Guicciardini, e ( ome tale i\ Poggioli , forse iicIF altrni fede, ad- dita quella di Fifcnze del I775 coila data di Fri- "burgo escgiiita sotro gli auspicj del GranJuca Leo- polJo e carat» In qiiesto frattempo venne annunciata una edi- zione del Guicciardini a Fireiize , c questa colla- zionata appunto sul Codire Mediceo. Uscirono i pri- mi volnmi di questa , e tosto fa provato evidente- mente esser vero qiiello die andavasi buccinando da qiialche tempo, cioe che T antografo del Guicciar- dini , o quello almeno a cui egli donate avea le nltimc sue cure , e che servi per Y edizione del Torrentino , sparito era da Firenze e passato sotto akro cielo ; che il Randini non crede forse neces- sario verificare quello che asseri come indubitato , e che il Codice Mediceo dovea riguardarsi come d' ogni altro il pcggiore. Vediamone accennate dal sig. Rosini le prove. « E in fatti , quando c mente dello scrittore di nar- rare: Clie nel celebre fatto d' arme del Taro le genti del marchese di Mantova furono impedite uel passaggio STORI4 D ITALIA. OD del fiume , si che non poche restarono al tU la ( e nel Codice Mediceo si dice , che pocht furono quelle che re- staroiio ) •• — Che i Veneziani, dopo il fatto d' anne , si obhligarouo con Carlo VIII di non dar soccoiso a Fer- diuando d'Aragona, e quindi di ritirar le loro truppe del regno di Napoli,ove Ferdinando imperava ( e nel Codice Mediceo si legge , ritiraile nel regno , lo che significa il contrario ) : — Che il protouotariato , uno de' sette uf- lizj principali del regno di Napoli , era stato promesso a don GiufFre Borgia ( e nel Codice Mediceo si fa pro- mettere a Cesare , detto poi il Valentino): — ■ Che Lo- dovico Sforza perinise a due caracclie arraate a Genova di andare nel reg,no ( e nel Codice Mediceo si legge an- dasscro del regno, cioe viceversa): — Che Paolo VitelU sforzavasi di pigliarc il riparo , che fatto avcvano i Pi- sani (e nel Codice Mediceo si legge pi diar riparo , ch' e azione tutto affatto contmria ) : — Che gli Orsini abban- donarono il borgo di Bracciano dopo non molti di ( e il Codice Mediceo legge dopo molti di . : — Clie i Papi co- minciarono a far professione , che la clignita poutiticale avesse, piuttosto che a ricevere , a dare le leggi all Im- periale ( e nel Codice Mediceo si trova piuttosto a rice- vere che a dare, cioe tiitto affatto T opposto ) : — Quando in fine si accorda il singolare col plurale , si cambia so- spezione in sospensione , arbitro ( il duca di FeiTara in ar- bitrio, andar col camper in andar col corpo , e si giunge a trasformare il gran Teodorico Re de'Goti,in Teodoro: bisogna pur conA'^enire , che non e il Codice Mediceo la scorta per un' edizione del Guicciai'dini , che si desideri migliore delle antecedenti. Ne di cio posson incolparsi gli editori. Essi han pro- messo di dare la lezione del Codice Mediceo , e 1' hanno data; la colpa e del Codice, dal quale non potea trarsi che una edizione seminata di losche sintassi , e di non piccoli errori. Dopo queste considerazioni , ciascuno ben s' immagi- nera che 1' unico fonte , a cui ricorrer si possa in Italia , e 1' edizione del Torrentino : e i soli ajuti , che vi si possano aggiungere , sono la riflessione e lo studio. 01- tre a scssauta son le correzioni indicatemi da quella, nei soli IV lihrij che ora si jjubblicano i lo che mostra senza fallo , che non fu eseguita sul testo del Codice IMediceo. Adottando le correzioni . ho per altro sempre riportato 0:^. GLfrcCl VRDINi •) a pie cli pngiiia la lezione antica. Nello squarcio, in fine i!el IV libro, resecalo dal Coiicini, dair edizioiie stidJeua, ]:o trovato due ottiiiie lezioni nello Stoer, la prima tielle quali nddrizra la sintassi , la seconda il senso. Del Tco- doro per Teodoiico non pailo^ poiche saltava agli ocelli de' ineno avvediiti. Ne voglio tralasciai* d" avvertire , che , come apparira dalle hrevi osseivazioni apposte a pie di pagina , non e niai siato ila me cainbiato il teste senza 1' autovita del Torientino o dello Stoei*. Ove mi parve che fosse eirato ( meno die un siete per siatp., messo per mcssi, e pochi pill di simil genera ) ho proposto la correzione ia nota ) senza ardire di eseguirla ; ave^ido voluto essere tacciato pinttosto di soverchio rispetto , che redarguito di soverchia licenza. Es;j>"'Ste cosi le cure da me impiegate per recare VI tosto alia sua lezione migliore , ecco il metodo che ho tenuto nel darlo a stampa. Ho pdsto in fronte ai lihri gli avgomenti hrevi e chia- rissinii di Remigio fiorentino. Ho diviso i libri ^ secondo la diversita delle niaterie , in vaij capitoli: e ad ogni capitolo ho fatto precedere un somninrio delle cose che in quello si narraao. Sono sfato largo nei capiversi ; poiclie quelle pagine piene , senza mai un (/a c 'po , fanno parcr doppio il catrnniao , e stancaao pin facilmente il lettore. Ho diviso i period! , per qurinco si poteva, apponendo il punto fermo in tutti quei luoghi , dove la materia lo comportava, seguendo Fuso degli edltori de'Glassici La- tini die ne largheggiano^, e nei quali incontrasi innanzi al neque , al quoniam, al nmn , al qiie.ni, alPet, ecc. e in cio regolandonii sempre_, per quanto almeno mi parve, dietro al sentimento. Ove qualdie partlcella im])arazsr,ava la sintassi, l' ho notatoi e non ho risparmiato in fine le parentesi, ove mi son senibrate necessarie alia chiarezza. Si vedra quindi, io spero , alia prova che molti pe- riodi , aacorclie vin poco intralciati , cessano d' essere oscuri , apponendovi le necessarie parentesi: che molti altri solo per error di lezione erano oscuri o mancanti di sintassi : e che infiniti poi , de' quali colF occhio non puo scorgersi il termine, dovevano dividers! naturalmente ai loro luoghi , per fame cessare 1' imbarazzo e la con- fueione. STORI\ D ITALIA. OO Mentre per altro assicurar posso , che non v" e cura e dilij^enza che io abbla tralasciata , onde rendere cjuesta edizioiie la migliore; mentre non ho riguardato a spesa, avendo fatto ritirare i cartolini, ove era occorso qualche errore; mentre ho in aniino di far lo stesso, ove se ne scoprano degl' impnrtanti f, mentre in fine prima di darlo alia stampa ho confrontato ed esaminato per tre volte il testo di cfuesta istoria , non mi luslngo per cio di dare un' edizione perfetta. Troppi sono i nasi anche fortuiti che occoi-rono : troppo facihnente si stanca la mente in si penoso lavoro. Ma spero almeno di aver fatto il piu^ e che di assai minore importanza sla quello che resta d^ farsi. Ho agginnte le considerazioni del Porcacchi, e le molte sue note. Per quanto altri possa dire che ixn sommo isto- rico , come il Giiicciardini , non ha bisogno d' iTmstra- zioni , credo che ai piu non rincrescera di veder notati tanti punti istorici , che queU' infaticabil critico ha de- sunti da non men di cento e cinquanta scrittori , V au- torita de' quali ei richiama nel decorso del suo lavoro. Ugualmente, ad onta de' sommarj de'capitoli^ ho ripor- tato in fine d' ogni volume gli antichi indici cronologici. Finalmente , alle preghiere di alcuni amici , mi sono indotto a dettare un Suggio sidle azioni e sidle opere del Guicciardini , che sara stampato in fine del decimo vo- lume , innanzi all' indice generale , il quale ancora sara riscontrato esattamente di nuovo. I Yolumi fin ora iisciti e che noi abblam sctto gli ocelli fanno sperar bene de2;ii altri , e manten- gono ({uanto il sig. Rosini promette. Biiona carta , J>uoni caratteri , biiona correzioue , sobrie e savie annotazioni sono i pregi che distinguono questa edizione, la quale, se seguita cosi, sara preferibile a tutte quelle che noi lin ora couosciamo. mbh Ital. T. XV. 66 IL CESPUGLIO DELLE QUATTRO ROSE PER LE NOZZE DI DONNA ROSINA TRIVULZIO CON DON GIUSEPPE POLDI-PEZZOLI D' ALBERTONE. ANACREONTICA, XyiMMi, Amore : In questo eletto Giaidin sacro alia pudica Dea del senno e tua nemica , Temerario fancinlletto , A che vieni ? O fuggi , o V ali Tu vi perdi , ed arco e strali. Al tiranno Iddio de' cuori Ogni passo qui si chiude : Qui Minerva alia Virtude , A lei sola educa i fieri. Fuggi , incanto ; o preso al varca Perderai gli strali e V arco. IL CESPUGLIO DELLE QU\TTRO B06E. Ride Amore ; e in error vai , Mi risponde. Amico io sono A Minerva , e ti perdono Se ai oltraggi , e ancor non sai Che a Virtude io serbo fade Pill die il volgo non si crede. E per lei qui appunto or vegao A spiccar dal cespo un raro Fior gentile , un iior che caro A lei crebbe , e di me degno. Cosi parla ; e con baldanza Nella fliiostra il passo avanza. E di quattro intatte Rose Ad un cespo s' avvicina : Tre che aperte in su la spina , Ma guardatc e mezzo ascose Rienipian quel chinso rezzo D' un divino e dolce olezzo. E la quarta il bel tesoro Di sue foglie amorosette Air aperto ancor non mette. Ma la prima in suo decoro Dir parea : Nessun m' adocchi , Ch' io son d' altri , e non mi tocchi. Allor dissi : Ingiusto cielo ! Perche tarda il suo desire? Perche forla , oh dio ! languire ? E si vaga in su Io stelo Rlsplendea che m' era avviso Fosse nata in Paradiso. 68 IL CE9PUGLIO Uao sG^uardo clie dicea , Non tcmcr , le poise Amore , E baciolla. la bel rossore A quel bacio io la vedea Infiammarsi , e poi modesta Inchinar la rosea testa. Lieto intanto il Dio gentile Con un dardo aperse il folto Delle spine , ond' era involto Del cespii2;lio il verde aprile; E la man tra fronda e fronda -^ Ratto stese alia seconda. ^ Qiiella rosa che iu Citera Fu dal sangue colorita Di Ciprigna il pie ferita , Si vezzosa all no non era. Questa , il giuro , ( e sia con pace Delia Diva ) e piu vivace. Dolce r aura T accarezza , Scliietto il sol di rai \ indora , Fresca piove a lei \ aurora Le sue perle ; e una vaghezza , Uno spirto intorno gira Che ti grida al cor .- sospira. ■ * . Tale e tanta in sua beltate Dallo stelo ancor crescents La divise quel potente Re deir alme innamorate. ' L' agito , le luci affisse Nel bel fiore , e cosi disse : KELLE QUATTRO ROSE. $ft Desio cV alma generosa , Di Minerva dolce cura, Dolce riso cli natura, Gara al ciel Tuivulzia. Rosa., II tesor clie in te si cliiude lo consacro alia Virtude. E Virtu, che sola al Mondo Fa r uom cliiaro e lo sublima , La Virtu die sola e cima Di grandezza , e il resto e fondo, Fara lieta in suo giardino La tua vita , o fior divino. Or tu , vate , ( se felice Mai ti feci e mio cantore ) Scrivi il fatto che d'Amore Qui vedesti : e all' alma BtCB (*) Di che saggio ognor saro , Di che al cespo tornero , E corro . . . Ma posto il dita Su le labbra il dir sostenne E disparve. Allor mi venne Nella mente appien chiarito Che a Virtude Amor tien fede Pill che il volgo non si crede. V, Monti. (*) La marchesa Beatrice Trmdzio nnta comessa Serhelloni madre della Sposa. 7Q PARTE II. SCIENZE ED ARTI MECCANICHE. DeU Arte dl governare i Bachi da seta per trarre cost'.int''riieiite da una data qiiantitd di foglia di gelso la m ggior copia di otttini bozzoli ; e delta influenza sua sulV aumento annuo di ricchezza do- jnestica e nazonale. Opera del conte Dandolo. Terza edizione. — Milano , 1 8 1 9 , nella Stamperia Sonzogno. Un vol. dl pag. 520. Sulla malattia del Bachi da seta , chiamata il segno 0 calcinaccio. Osservazioiii di Carlantonio Deca- PiTANi , parroco di Vigano. Edizione seconda mi- gliyrata ed arriccliita d importai\tis simc notizie. — 3Ii!ano ., 1819, presso Giusti. Uii vol. in 8.° di pag. 216. Brevlssimi C^nni dl sis:, conte Dandolo sulla nuova filanda del s/g- Loci telli , e sul metodo di miglio- rareh tirntura dclla seta. — Milano. 1819 , presso Sonzogno. Un opuscolo in 8.° di pag. 3". Jl librajo Sonzosno , che nel diremhre scorso avea puh- blicata una seconrfa edizione di quest' opera , nel niarzo SHsseguente 1' eblie smerciata tntta ; e le ricerdie inces- sant) della medesima Jo hanno niesso in grade di fame van terza che qui accenniamo. Niun altro fatto potrehbe piii apertaniente dimostrare cuiue (juest' o]jera e divenuta gia il manuale di quanti dell' AKTE DI gov. I B ACHI DA. SETA , ecc. 7 I con cognizione di causa attender voglioiio al governo de' baclu da seta; e non e certainente per altro me/zo , clie per quello di questo libro , clie da tutte omai le proviticie d" [talia si e alzata una sola voce ; quella dei nuovi metodi proclamati dal conte Dandolo. In Pieinonte, e nello Stato romano la prova felice di questi nuovi metodi ha ispirato uno slancio spontaneo di gratitudine verso il bene- merito maestro, espresso nella intitolazione di dandolierc , applicata cola alle bigattaje. E infatti se da una parte i principj di probaliilita potevano operare sullo spirito dei possidenti atti a l>en pensare, scendendo dalla conslde- razione , che questi zJitoi'i metodi erano dlchiarati da ud nomo di luiga mano istrutto nelle scienze fislco-chimi- che , abituato alia osservazlone , e perseverante nel pro- posto di paragonare in pratica con severo esaine tutti gli eleiiienti deW Arte colle ragioni della teorica ^ il risultato dell' ai'plicaziorie dovea necessariamente creare la con- vinzione ; e il prodotto ottenuto dai nuovi metodi dap- pertutto ove con qualche diligenza sono stati osservati , ha sovranamente deciso , che chiunque voglia in poca o tnolta quantita. allevar bachi , limitato ed incerto n'avra il successo affidandosi alle vecchie pratiche ; certo e co- pioso in proporzione lo avra seguendo aecuratamente i niton metodi, la forza de' quali si e di concentrarsi sicu- ramente all' esito di una libbra di ottimi bozzoli per ogni 14 o i5 lilibre di foglia di gelso , ove singolari inteiu- perie Indipendenti dalla volonta dell' uomo non alterino la costituzione della foglia. I fatti , che risultano dalle Corrispondenze apparenti nelle Storie del governo de' bachi del I016, 1817 e 1818, e quelli a migliaja di plu , che in quelle Storie non sono accennati, comprovano splen- didamente la verith che indichiamo. Ma a mano a mano che i nuovi metodi hanno trovato seguaci , i vecchi pregiudlzj in cento forme diverse si sono posti in fermentazione , eccitati dall' abitudine , dair interesse , e fors' anche dalla vanita personale, E nella Brianzn singolarmeate , cantone amenissimo e felice della Lombardia milanese , in qualche punto del quale in addiftro le insinuazioni di alcuni benemeriti uoinini aveano forse potuto dirainuire alcun poco li densita deile tenebre che generdiipnte doiniaavano, sono insorti cla- niori , come se o ivi fossero gia ia pieno corso i nuovi metodi , o questi fossero di una introduzione funesta. £ -3 dell' arte di governare facile vedere come di codeste due cose altronde contrad- tlittorie nissiiiia sussiste. Clie i metodi or detti nuovi fossero ignoti nella Brianza fine all' epoca in cui coui- parve alia luce VArte del conte Dandolo , viene apeita- luente couiprovato conslderandosi , che ivi di fatto si souo introdotti da varj possidenti, siccome dimostra la Corrisportdenza aunessa alle Storie del governo de' hachi nei tie auni prossimauiente scaduti ^ ed e comprovato e^uahueute tanto dalP impegno iu cui i bigattaj brianzotti si souo posti per iscreditare codesti metodi, quanto dai reclami , clie contro I'ignoranza ed ostinazione indocile di costoro , felicemente rilevatasi dappertutto , ove la co"nizione de' iiiiovi metodi e giunta , si sono alzati da parecchi possidenti, i quali , volendo osservati nelle loro hiiiattaje i nuovi metodi , si sono veduti contrariati dai Brianzotti tolti ad operare sotto le loro prescrizioni , ed operanti a dispetto secondo le cieclie loro praticUe. An- clie di questi faiti si ha documenti chiarissimi nella detta Corrispondcnza. Certo e poi d' altronde , die se i nuovi metodi esposti nell' Arte fossero stati noti ed eseguiti nella Brianza , noa sarehbero stati dai Brianzotti ue ri- gettati , ne calunniati. I nuovi metodi si sono singolannente da taluni calun- niati in questo, che si e preteso avere essi aperto Tadito al uial del segno o calcinaccio , fra le altre cose dicendosi «ssere questo ultimamente apparso lino in que' luoghi , in cui dianzi non erasi mai osservato. Or quanta falsita, e quanta improprieta di ragionare sia in cio, facilraente puo oguuno vederlo per le seguenti considerazioni. Nelle bigattaje del conte Dandolo , ben governate co'' nuovi me- todi, non si e sofferto mai questo male ; ne piu e que- sto male comparso in quelle de' suoi coloni di Varano, che prima ne soffrivano ogni anno , dopo die le hanna governate secondo ch' egli avea loro prescritto. Cio e provato da' suoi Giornali. Lo stesso eft'etto in entrambi casi hanno prodotto i nuovi metodi ovunque diligente" raente sono stati posti in esecuzione. Di cio si lia la prova nella stessa Corrispondcnza, la quale per dirlo qui una volta per sempre, e un complesso di documenti supe- riori ad ogni eccezione , se F indole e stato delle perso- ne, le posizioni loro diverse e loeali e morali , ed ogni altro caratteristico elemento si considerino. Che se villani o lavoratori o fattori di qualche luogo riferiscono presso I BA.CHI D.\ SETA , CCC. 78 loro , o presso i loro vecchi essere stato fino a quest' ultimi tempi ignoto affatto il uial del segno o calcinaccio \ sapeudosi altionde come in generale e stato seuipre no- tissimo , il buoii crlteiio avvisa doversi cio attribuire al- 1' abitudine di vcdeisi perita per mille cagioni la piii parte del raccolto de' l)ozzoli , alia inavverteuza di tali distinte cagioni , e forse a qualclie ccmbinazioue parti- colare , di cui incomincerassi ad avere nozione a mano a niauo, clie la luce iW nuovi metodi verra penetrando nel bujo dell' ignoraaza stata fin qui dominatrice. Ma cio che sopra ogni cosa apparira stranissimo veraraente , si e la condotta di parecchi Brianzotti , i quali , flagellati da questo male in tempo che declamano contro i nuovi metodi da essi non volutisi seguire, vanno poi od aper- lamente asseieudo , o malignaoiente dubitando , che i nuwL metodi facilitino questa uialattia ne' bachi. Gli os- servatori imporziali all' aspetto di queste conti'addizioni , pusiUanimita e pievenzloni , nulla teiuono del irionfo di regole , le quali in ire o quattro anni per la tanta ge- iieralita della pratica in provincie differeutissime , e per opera di persone d' ogni genere , hanno ottenuta una autenticita e solidita , supeiiore alia quale non potrebbe per avventura essere quella die alle medeslme possa dare un secolo intero. Sanno essi , che a far emergere la ve- rita dal seno degli errori radicati profondaraente , e dal tumulto delle cieche )>assioni, sicche preada pacato luogo' nelle menti di tutti affhtto, vuolsi il sussidio del tempo. Ma peri) non niancauo di considerare , che quanto piii durano gli errori , tanto si toglie de' vantaggi che la ve- rita produce; e giustamente riguardano come vtna cala- mith pu])blica , se mai avvenga, che chi per alcun titolo pno influire sugli animi dcgl' idioti , in vece di usare della sua influenza a diffusione della verita, facciasi pro- pugnatore degli errori. E tioi temlamo, che questo sia il caso degli opi\seoli in quest! ultimi anni messi alia luce dal sig. De-Capitani , cnrato di Viganb , uomo altronde per molti rispetti be- nemerito delle cose agrarie , e pienissimo di zelo per vederle nel suo contado , ed ovunque prosperare felice- niente. Tre volte, dope uscito alia luce 11 libro dell'JrCe, parlo egli de' bachi da seta. La prima volta cio fu ia alcuni discorsi iuseriti ne' tre suoi volumi di oggetti agra- rj , pubblicati nel corso del i8i5, i quali discorsi. ^4 dell' arte DI GOVERNAUE coniaiique per avventura vogliansi diligentissimi , noii potevaiio fare graiule imin-cssione venendo appunto dopo la publ)ltcazioac del libio del coiite Dandolo , il quale ordinatamente trattato avea la materia da" siioi principj, e per ogni partitohn- suo dichiarata con qiieila i>recisio- ne e pieiiezza , la quale ha fatto , che chi prmia noa aveva pratica alcuna di allevar Ijaclii , o non ne aveva neuuiieno sduti mai , col solo sussidio di quel libro se n' e potato, e puo farseue sicurissimo e felicissimo go- veniante. Ne' due accennati opuscoli poi , posteriore il priino alie Storie del governo de"" bachi del 1816 e 18 17, e a quella del 181B il secondo , il s\^nor Be- Capitani si occupo specialmeiite in parlare della niidattia del segno o calcinaccio , come quella clie in molti luoghi, e iiella Brianza singolarmente, faceva grandissima strage. II conte Dandolo nel suo libro dell' Arte trattato aveva splendi- damente di tutte le altre malattie de' baclii a modo che o nulla, o poco assai rimane da aggiungere : uia di quella del segno o calcinaccio , non avendone egli sofferto nelle bigattaje da esse lui regolate , non parlo che teoretica- mente, co' principj delia iisico-chimica spiegando il mecca- nisiuo del fenomeno; nel che le congetture sue potevano al certo indurre persuasione proporzionata , ma non di- mostrare a rigor di termine la cagion vera della malat- tia, sebbene con verita potesse dirsi accennata essa com- plessivamente in una formula da lui per la necessita delle circostanze usata ; ed e , codesta malattia essere I'effefto di mal governo, dappoiche ove si e t.ennto governo esatto in ogni sua parte, questa malattia non e comparsa. Noi siamo anccra fatalmente nello stato di dovere continuare neir uso di questa formula, dappoiche veggiamo che con essa ha dovuto concludere non solameate il sig. mar- chese Fagnnni, il quale con istudio singolarissimo e con generosa insistenza molto ha travagliato nell' esame di questa materia •, ma lo stesso sig. De-Capitani nel mede- sJmo suo ultimo libercolo sulla nm/fit/o, de' bachi da seta, chinmata il segno o calcinaccio , e detto da lui seconda edizinne. Egli e noto come riconoscendo il conte Dandolo V o- scurita, nella quale resta ancora avvolta dopo le investi- gazioni sue e di tanti altri la cagione di questa nnlat- tia , ha eccitato il coraggio dei coltivatori riflessivi colla proposta di un prcmio di cento luicri d' oro a chi ciunze I B\CHI D\ SETA , CCC. '/5 a dimostrarla con applicazione sicura^ e no'i intanto peu- siamo , clie al sig. De-Capitani debbasi iin doppio titolo di lode si per essersi applicato anch' egU a cercare que- sta cagione, poiclie couosciiita saia facile trovarne i ri- medj , si poi anche per essersi ricreduto dal rignardare coaie catarrale la nntnra della malattia in questione , e dal supporne riinedio il sudore, siccome 1' anno scorso aveva scritto. Ne dubitiaiiio punto , che quantunque a certo coonestameuto di quell' abbaglio nell' opuscolo di quest' anno riferisca qnanto il conte Dandolo aveva detto della traspirazione repressa , come cagione di aitrazioni chimiche generatrici del calcinnccio , non abbia veduto , o non sia per vedere la difFerenza die v' ha fra la tra- spirazione pulmonare e la respirazione, onde col sussidio di questa distinzione fare applicazione migliore di quella teo- rica. E a questa opinione ci conforta quella sua dichiara- zlone ( pag. 14 ) ch' egli era gia pi'rsuaso trovnrsi in esso ( Topuscolo deir anno scorso) ihlle proposizioni, che non avrtbhe lasciate stampare , se vi avcsse fatta una piii matura rifitssione. Ond' e , clie quantuaque 1' ultimo suo opuscolo porti la dichiarazione di seconda edizione , esso e da eapo a fondo un lavoro tutto nuovo , e difFerentis- sinio dair altro. Se non che parendoci cio non ostante che per lo piu cozzi di fronte coi buoni principj circa il governo de' bachi , e con infelice mlscuglio di cose , piu che ad altro sia atto a confermar negU errori delle vecchie pratlche que' miserabili , ne' quali per loro dan- no e per danno dello Stato non e peiietrata ancora la luce de' nuovi metodi , l^reveinente diremo con che pre- cauzioni voglia essere letto. II che tnnto piu trovcrassi opportuuo, se questo secondo opuscolo avra la sorte del priino , il quale, stando a cio ch" egli ci fa sapere, mal- grado le proposizioni che non avreblje lasciate stainpare , se vi avesse fatta una piu matnra riflessione , fu anche troppo favor'vohn"nte accolto in Milano , in Bergamo , e do- viuique fu pubblicato. Tre sostanzialmente sono gll oggetti che 11 sig. De-Ca- pitnni sembra essersi proposti in questo suo nuovo opu- scolo: I." di esporre alcune sue opinion! sul mal del 5e- gno o calcinnccio-, a." d'indicare de' niezzi onde guarirloi 3.° di dir male del conte Dandolo e delle sue opere. Se percio che spetta a quest* ultimo articolo , la qui- stione fosse portata suU'esaine delle dottrine e de' precetti 76 DELl'aUTE DI nOVERNARE espnsti dalKautore dell'.^rte, noi segulteremino il sig. De- Ciipitani io, toUo dalla Enologia^ ina qui U 78 dell' arte di govern are cosa gli e riuscit:\ iiinic, perche la materia era un poco astriisa per lui. Noteremo intanto che non e certameiite una scoperta do .uta a lui qnella ilelli necessita (pag 8i) di tener loiitano dai haclil il solToc.iiuento. Al § IV il sig. De-Capitani espone l' opinione intorno alia causa principale die sviluppa la mnlattia cost d'tta del sesno. DegU efletti di colpi d'aria forte , vilirata , violeiita in ogni se.iso , e in ogai caso, tanto il conte Dundolo ^ quanto il mare hose rn^nani, e laoUi coltivatori, secondo die al>!)iain() dalle Corrispondeiize de' tre anni scorsi , lianno dissertato Imigameiite. Se aicuiie volte questi colpi d'aria sono srati seguiti dal inal del srgno ne'bachi, non e an- cor dimostrato in che condizioni precisamente cio nccada. Ben si sa che altre volte sono stati seguiti da altre ma- lattie. Da tanti fatti opposti cosa prudeatemente conclu- derne ? Che non sappiaino ancora nulla. Quindi il coate Dandolo ineno confidente ha invitato col premio di cento luin:i d'oro chiunque abbia trovato la vera cagione della iiial.ittia del segno a darne la prova. Finche il sigtior De-Capitani non dia qnesta prova , noi con dolore coa- cluderenio, che dalT opinione qui esposta , la quale non contiene nulla di piii di quello che da altri e staio con- getturato , o per meglio dire azzai'dato fin qui , nulla s' impara snlla causa del segno. Meuo poi s' impara a ragionare sulla materia, poiche, raentre alia pag. no insinua che I'apertura di un certo sfogatojo pote generare il mal del segno, chiaramente sL vede in opposto , che T apertura di quello sfogatojo im- pedi die tutti i bachi di qnella partita morissero. Cosi nientre altrove ha opposto ai nuovi metodi pubblicati dal conte Diindolo le pratiche del conte Reina, accumola alia pag. iio e segueati assai cose in diretta opi>osizione a quelle praticiie •, e dopo aver detto che Taria soffocata produce il mal del segno, dice che fa d' uopo otturar lutio perclie il mal del segno non compariscn 1 1 Ai §§ V e VI il sig Df-Capitnni paria della stufa come causa die facilmente promove lo sviluppo dii sc^wt ; e del metodi diversi come causa che facilita qu'sto sviluppo. Dalla semplice indicazione ogauno dee intendere che tutto il discorso va a ndursi al mal gov er no de'liachi. Ma in mezzo a molta cotifusione di rose il sig. Dc-Capituni altera la giusta e perfelta idea che abbiamo del mal govcrno sni- ^olaruieute aella Scoria del 1817, come pur quella degli I BACHI DA ?ETA , CCC. 79 effetti , the rlsguardata in complesso 1" inosservanza del luedesinio ne nascono, e dl quelti che nasc.oiio dnila man- cauza di questa o quella condizione iudividuale. E deesi an'giungere in proposito degli esperimeuti che piii propria- iiiente vogliansi dir faUi dal sig. De-Capitani, e qua e la al- legati , come altro e un esperimento , con cui cercasi d in- trodurre una sola nuincanza di condizione , come sarebbe ii troppo freddo o il troppo caldo, il troppo sofFocato o il troppo iitto ecc, ed altro e un nial governo iu genere, pel quale il baco viene esposto alternativamente a tutte le mancanze delle cure volute. Vani sono tutti i discorsi , se mancasi di porre nelie cose questa precisione. Intauto notercmo che mentre alia pag. laa suppone detto dal conte Dandolo , che s' abbiano a preferire le stufe ai cammini, tutto al contrario osservasi ed altrove , e se- gnataraeute nella storia del 1817: siccome quaado sup- pone alia pag. 109 che abbiansi ad escludere le bigat- tiere piccole per dar luogo alle grandi , egli non fa che travedere, non essendo tali cose in nissuno de' libri del conte Dandolo. Nel § vn il sig. De-Capitani che conta d' avere tro- vata la cagione del mal del segno , viene ad esporre il modo di sanarlo ; e questo cousiste , non piu in far su- dare i bachi mettendoli a forte temperatura , come detto aveva nelP opuscolo dell' anno scorso*, uia perche ridu- cendosi, com" egli dice, la piii probabile opinione (non la certa, come pareva clie s'avesse dovuto credere dalle tante cose da lui esposte ) a poche , ami ad una sola la vera causa delle piii terribili malattie de' bachi, cloe alia soffocazione , ne viene per conseguenza che chiunque intends di prevenirla eficacemente , dee cercarne il rimedio in tutto cib che pub fucilitare la circolazione delV aria atmosferica e la dissipazione dell' aria stagnante .... II vera interes- sante rimedio per prevenire e per sanare , non dirb soltanto la malattia del segno, nia le altre ancora , e principnl- mente la terribile malattia del negrone , si e il fuoco di fiamma. E qui eruditissimamente cita De-Suuvages , Nysten, e gli Accademlci di Parigi , per non iscandolezzare i Brian- zotti proferendo il nome del conte Dandolo , che non ha fatto altro che predicare come essenzialissima parte del buon governo de' bachi I'impedire la soffocazione e il ri- stagno deU'aria, il tener questa in moviraento con tauti wezzi additati, e coiruso delle fiequenti fiamiuate si nei go dell' AKTK DI COVERNA.RE cammiiii, clie all" into nio dei letti. Che ci dice egli dnn- que di iiiiovo? 0 clie noa confonde egli nel medesimo tempo? Prima di lui ci e stato detto che al buoa go- verno de' b;tclii voglionsi queste precauzioni-, e le Storie dei tre iiUiini anni ne provano la necessitk e 1' esecu- 7,ioiie da v.aa parte, e rutilita evidentissima dall' altra. Ma e£;U solo, e pur forza dirlo , viene a mettere come certo modo di sanare i bachi dal mal del segno quello cho nissuno , no e^di medesimo puo credere clie basti a sa- narlo , quaJunque sia la fidanza , coa cui si esprime. II conte Dandolo ha detto ai coltivatori de' bachi: — Eseguite i nietodi che vi ho additati , e non avrete ne altre ma- lattie ne'vostvi bachi, ne quella del segno: ma se code- sie malattie grintaccheranno , voi non avrete che a sep- pellirli. — E 1' efletto lo ha dimostrato. E una bizzarra coincidenza che iiientre via [rate in Napoli insegna fra le altre strane cose di alimeiitare i bachi con foglie d' olmo , di carpino e d' altre piante per avere bei bozzoli , come se quelle contenessero la so- staiiza serica, che per distinta proprieta si contiene nella foglia di gelso, nella Brianza un curato iiisegni di sanare il mil del segno col fuoco di fiamina, dopo che dee es- sersi avveduto che non vale a cio il sudor e , o clie, come ha detto il can. Bellani , possono bensi iiicontro a gran fuoco i bachi arrostirsi, ma non farsi 5uda/'c , assai grosso senso avendo chi pigliasse per sudore , come rimedio an- ti-catarrale , l' emissione d'amidita che talora ingombra i letti de' bachi a temperature assai inferior! alia voluta dal sig. De-Capitani. Gli abliagli del p. Columella nascoiio dal non avere mai ne governato, ne veduto governar bachi'-. donde nascano quelli del Curato di Viganb che governa bachi da oltre quattro lustri, e dirige in Brianza molti che U governano, e assai difficile il congetturarlo. Noi I'udiaaio intanto dire che nella Brianza, patria dei bachi, e potrebbe ag;!;iungere ciiniterio ogni anno lin qui di niilioni di questi insetti preziosi , grazie alia da lii» celebrata scienza de' bigattaj brianzotti , e diffi.cilissiino ( pa;^. I 33) trovarc un direttore che abbia la pazienza di regnhire il cnldo dclle bigactierc co' pre.cisi gradi segnati sul terinoinrtro. Noi l' udiamo dire che la migliore maniera di f«r nascere la semente c di tenerla ( P';^- ^^9) f"^ mezzo a due cuscini , o a due materassi per distribuirla poi in Cassettine quando e vlcina id nascimento. E s' egli fosse I baciit d.v seta. , ecc. oi aato alia Rocchetta del Tanarq in Astigiana, forse Tavrem- Hio ulito dire, clie la mighore maniera si e, clie tutte le douiie Jel contado vatJaiio il di di S. Marco in proces- 8>oiie coil essa nei loro seiio; giacche cosi ob immemora- bili s'usa cola, e la seiueate nasce. Si fa egli aduuque apostolo delle veccliie jnatiche ! Ma siccome I' abbiaaio udito dire aucoia, clie iielle opere del conte Dandolo si truvuno riunite le regale dtl buon governo de' baclii, parci di dover concludere, clie certaiuente egli ha zelo della cosa f, ma die doaa troppo alia sua biioaa fede, tlie adotta ogni genere di fitti senza esammarnc abbastanza la pro- Apuienza , T ainenticita , le circosiauze , le relazioiii , e senza paragonarli coi priiicipj della scienza che soli deb- bono reggerli e farli servire a ginste deduzJoni i cosi clie i snoi lihercoli noii tendoiio che ad autenlicare un em- pirisino fuiiesto: sisiema che quanto e grato agl'idiuci, altrettanto felicemeiite sfuinera dappertutto in faccia del nuovo S'Stema, che la scienza vera ha creato , che e cotnpiovato dal fatto , e che ogni onesta persona e in debito ili propagare e sostenere per l' interesse pubblico. E questa e la ragione sola , per la quale abbinmo steso questo articolo, sine ira et sine studio, dalle quali pas- sioni siamo per istituto nostro aiiemssiaii. Questa dichia- razione in latino e in volga/e servira di rlsposta a cio, ehe nell'opuscolo del sig. De~Capitani riguarda la Biblio- teca italiana. Noi terminiamo questo articolo annunciando i hreVissimi cenni del sig conte Dandolo sulla nuova Filanda del sig. Locatelli, e sul metodo di mislinrnre la tiratura della Seta. L' arte di tirare la seta dai bozzoli non e nieno in mano della ignoranza, e condotta da cteca praiica, di quello che lo fosse in addietro 1' arte di governare i bachi. II sig. conte Dandolo ha messo a profitto i talenti mecca— nici del sig. Locatelli ispirandogli 1' idea e il coraggio di applicarsi a creare un tale artirtzlo, in virtu del quale la tiratura della seta dia risultati e maggiori e tnigliori ; e questo e cio che sembra essersi omai ottenuto stando all' esperimento , che dalla nuova macchiua si sono fatti nel marzo scorso alio stabilimento HeW Annunciata in Va- rese. Di tutto parla il conte Dandolo nell' opuscolo che accenniamo. Questa macchina , che d' altronde si vide alia prima prova aver bisogno di alcune o correzioni o Bihl. Iml. T. XV. 6 o3 1)F.Ll'\RTE VI GOV. I BAGHI DA. SETA., CCC. jniirliorazioni, fa dal conte DancZoio interinalraente ceduU per la stagione presente ai signori Bazzoni , Bonola e Dc Smoni, desiderosi di porla in attivita in un Joro 9ta- bilimeiito in Nignarda ; ne mancheremo di parlarne piii diffusaniciite tosto clie abbiamo potato ottenere quel complesso di risuUati in grande , che serabrano potersj con assai fondaniento da essa attendere. 83 Stirpium rarioium minusque cognitarum in Si.ci.lia sponte provenientiwn dcscri.pti.ones nonnullls iconi- biis aactce Aiitonino Bivona Bernardi bar one Alto: Tarris ^ etc. mmiipulus IV. — Pwiorini ., 1816, in 4 , cum VI tab. ceneis , tipys L, Dato. T. ARDI diamo ragguaglio di quest' opera , giacche , non sappiamo per quali eventi, tardi c giuiita a notizia no-- stra 5 essendo gia stata pubblicata , come si legge nel titolo, da piu di due anni fa. la questo manipolo prendc ad illustrare 1' autore diciassette piante fauerogame , e dieci criptogame tutte da lui raccolte iiella Sicilia. Alcune soiio specie nuove, altre erano gia iiote^ ma o poco esat- tameate determinate , o male rappresentate , e di tutte sominiiiistra uua circostanziata descrizlone , seguendo il metodo da lui adottato negli alti'i precedent! roanipoli. Le piante illustrate in questo souo le seguenti ; 1." Saccharum Tcneriffoi ( tav. I). Trovasi gia registrato nel supplemento alio Species plantarum di Linueo , e nelia Flora Greca di Smith, ma I'A. piii estesamente lo descrive. a." Panicum (compresswn) panicula erecto-patenti ; sta- minibus pistillisque color at is ; culmo ramoso , compresso ; foliis puhescentibus. E una nuova specie che si giudica diversa dal Panicum coloratum. L. 3.° Festuca (bulbosa) panicula aiigustata , secunda coar- ctata, spiculis 4-5 floris , compresso carinatis ; flosculis ca~ lyceque nervosis, mucronatis , radice bulbosa. Specie nuova. 4.° Carex Clonge aristataj spicis masculis subquinis, acu- tis ; femineis subtemis , erectis , cylindraceis , inferioribus pedunculatis ; stigmatibus tribus ^ fructibus obovatis , com- pressis ; margine superne ciliato-serratis , brevissimo rostel- latis, ore pertuso subintegro , gluma aristata nervosa bre- vioribus (Tav. II). E anche questa una nuova specie affine al Carex paludosa. L. 5.° Carex (serrulata) spicis masculis subhinis ; fmmineis totidem cylindraceis, erectis , inferiori pedunculata ^ fructi- bus ellipticis , glabris , ventricoso-subtriquetris , margine vix ciliato-serratis, brevissime rostellatis , ore integro pertuso. Si accosta al Car. acuminata di WiUlenovio, ma da esso •84 DEscrazioNE delle piante dift'erisce per avere minore statura , le fogUe vadicali plane e ricurve , le spiche feuimine erette, le glume dei iiori maschi ottiise , i frutti ventricosi , presso clie triaii- goiari , supeiiorniente scaLri iiel luargine. 6." Saxifraga ( poivi flora) foliis reniformibus quinque- lobis , supcriorihus tnlohis, suinino intcgro lanceolato : cau~ libiis divaricatis j prtalis elllpticis , hnvissime uiiiiuiculatis ( Tav. Ill ). Fii gia ligurata dal Cupani , Panpk. sic. toin. Ill, tav. 56, e T autore ne da una nuova figuia persuaso che sia diversa dalla Saxifraga cyinbaluria di Linneo fatta la prima volta conoscere da Touniefort. y." Peonia ( Russi ) foliis hitcrnatis , foliolis ellipticis in- tegris ; cnpsulis recurvatis pilosis , radice fusiformi. E affine alia Peonia umilis piu che alia P. corallina, ma diflferisce nella forma della radice , neir avere le foglie intiere ^ e nella direzione delle capsule. 8." Satureja approxiinata. Fu figurata dal Boccone, Mus. tav. 119^ sotto il nome di Satiirrja saxatilis , tenuifoUa, compactis foliis , e dal Cupani Panph. sic^ Tom. 11, tav. 77. Rafinesque la descrisse da pochi aiini fa chiamandola Sa- tureja fasciculata , epiteto che dall'A. nou fu conservato perche stabilito sii d'uu carattere falso. 9.° Trifolium alatum. E tigurato dal Cupani, Panph. sic. Tom. I, tav. 143 , e registi-atc neW Hortus catJiohcus di questo autore, pag. 2i5 esclusa per altro la varieta terza. 10." Seriola Cretcnsis L. (Tav. IV). L' autore giudica clie la Seriola urens L. , cosi nominata con termine im- proprio , sia una semplice vai'ieta della S. cretensis. Egli prende qui occasione di dimostrare quanto a torto lo Smith nel suo Prodromo della Flora Greca abbia voluto riferire la Seriola alliata descritta nella seconda Centuria delle piante Siciliane , pag. 76, alia Seriola laevigata di Linneo. ii.° Erythreta grandiflora. E la varieta i? dell' iiryrtrfEa centauriuni di Persoon, che FA. innalza al grado di specie. I a." Valeriamlla cainpamdata. E la varieta i? della Va- leriana olitoria di Linneo , indicata da Wildenovio , da Poiret , dal Cupani ;, e iigui-ata dal Lobelio ^ Ic. 717, e di cui Fa. stima doAi^ersi fare una specie distinta. 1 3.° Eaplwrhia pinea (Tav. V). E specie Linueaaa a cui si riferisce V Eitphorhia linifjlia del Tenore. PIU' HARE DI SICILIA. 85 14.° Brassica villosa. E figurata clal Cupani , Panph. sic. Tom. I, pag. iSa, e descritta sotto il nome di jCra^- sica sylvcstris hyosciaini modo hirsuta. 1 5.° Galium CAetnicumJ foliis seais ; mucronatis , margine serrulato-aculcatls : infcrioribus spatiiulatis , supcrioribus li-. nearibus , pedunculis trichotomis n corollce lobis mucronato- aristatis ; fructu vix granulato ; radice reptnte. Specie nuova non conoscivita prima da alcuiio. 16.° Bnrknusia purpurea. E figurata in piu luoghi nel Panphyton Siculwa del Cnpani _, die la stimo un Hicracium. Si accosta alia Barkausia vesicaria , ma e piu piccola, il colore de' fiori e rosso-porporino , i fieri stessi sono or- dinati in paniculaj piuttosto clie in corimbo , e sono in- clinati prima di sbocciare. 17.° Scabiosa hybrida. E descritta dairAlIioni, da Loi- seleur e da Decandolle. Si riferisce alia Scabiosa arvcnsis del Tenore, Fl. neapol. pag. aS , die non e quella cosi cliiamata da Liniieo , ed alia Scab'osa intcgrifolia dello Sp''cics plantarum J di Savi, Fl, Pis. pag. 163 , e Botan. Etr. pag. 120, di Loiseleur, ecc. 1 8." Viola gracilis. E descritta con questo nome da Smith, nel Prodrome della Flora Greca ^ ed e la mede- sima della Viola heterophylla del Bertoloni, e della Viola Bertolonii del Pio. Tali sono le piante fanerogame riferite dall'A. le cpiali oltre alia diagnosi , o alia deliaizione specifica , riformata e migliorata per le specie die erano prima cognite, sono illustrate con una compiuta descrizione ;, ove si passano in rassegiia tutte le parti del vegetaljile. Si aggiunge la classificazione di dieci criptogame, delle qnali si da la figura , e sono: Sclerotium lotorum, Sclero- tiwn medicaginum, Ascobolus trifolii, Ascobolus glaber, Asco- bolus furfaraceus , Aecidium valeriaiiellce ■, Aecidium bunii^ Aegerita parasitica , Puccinia Smirnii , Sjjhceria trifolii. Succede T indice di tutte le piante descritte nei quattro manipoli linora publilicati , le quali giungono al numero di sessantatre i e termina V opera con V Addenda et cor- rigenda riferibile alia Centuria prima e seconda , ed al Manipolo secondo e terzo , ove si raddrizzano alcuni equi- voci corsi in quelle opere, e si aggiunge qualche nuova osscrvazicne : dove e da eccettuarsi quella del Senecio dirisanthemifoUus a cui a torto TA. allega il S. laciniatws Bert. 86 Plantanini rrriorum Siclice ini'ms cognitnum , pii~ giUus primus, etc. Auct. Viiicentio 1'ineo. — Pa- normi , 1817. in 12, typis regiis. OoRGE un nuovo illustratore delle piaiate Slciliane. Vcnti ne soiio desciitte in questa piccola operetta di altrettante pagine di testo ^ e sono Bromus tenuis , Bromiis puntasta- chyos, Viola parvula, Daucus siculus , Arenaria Bartolotti, Alyssum Nebrodeiise , Lavatera Agrigcntina, Lavatera Sicula, Medicago MuricoJeptis , Scriola glauca , Scriola albicans , Scriola rufescens. Altre erano gia state figurate dal Cupani e dal Boccone , o rammentate dalF Ucria e da qualche altro autore , e sono le seguenti : Ilhus Thezcra, Rhus zi- ziphinus , Allium siculum , Iberis Fruiti , Trifolium flave- scens , Trifolium Cupani , Trifolium Gussoni, Carduus Gipfis. Alcune di esse erano prima incognite, ma rispetto al Tri- folium Cupani qnesta pianta era stata prima determinata e noniinata dal sig. Bivona nell' opera teste annunziata sotto il titolo di Trifolium alntum ; i hotanici non trove- ranno forse lodevole qnesto stile di cambiare cosi gratui- tameiite i nomi alle piante , come potreljlie ad altri sem- brare clie sarebbe cosa conveniente di citare i primi il- lustratcri. II metodo dalP avitore adottato neir annunziaro le sue nuove specie e difFerente da quello posto in jiratica da tutti i botanici , poiclie sopprime la diagnosi e la frr.se si)ecifica , e date il nome della pianta immediatamente passa alia descrizione. Ecco , per esempio , come egli pro- cede. Viola parvula. Parva , cuulescens. Foliis inferioribus suhrotundis , supe- rioribus cb vatis , pilosis subcrenntis , pttnlis riliatis , sti- pulis obl':.n<:is, dfutt notctis , clliutis ; ptdunculis uxillaribus un'fl'iris , floribus crrnuis luteis. Annua . Habitat in JVcbrodibus. Sutta la turaia gvandi. 87 Contlniiazione e fine della medlcina legale sccondo lo spirito delle leggi civill e p^nall vcglianri nei go-- verni d' Italia , del dottore Giacomo Bjrzellotti , professore dl medlcina pratlca neW I. R. universltd di Pisa. — /pi, ioi8, torn, due in 8,°, il i,° e di pag. 291, il 2.° di pag. 355. 11." r ZNETicio per la Noce vomica , e per fa fava dt S. Ignazio. La polvere , T estratto acquoso o resinoso,la decozione , il principio amaro e 1" olio di noce vomica ; la polvere e 1" estratto della fava di S. Igaazio iiif.roJotti nel corpo animale producono gli stessi siiitoini , e sono : contrazioni convulsive dei muscoli per cui qualche volta ha luogo 1' emprostotono , T opistotono , il trisuio e piu spesso il tetano ; talora non accadono clie tremiti gene- rali od oscillazioni parziali dei muscoli , succede di fre- quente la paralisi dei muscoli die servono alia respira- zione, sicclie la persona muore non solo per raffezioue coavulsiva proveniente dalla sospesa azione del sistema nerveo-cerebrale, ma ancora solTocata per interrotta re- spirazioue. Questi due veleni non lasciano orme parti- colari nel cadavere onde poterne giudicare dai loro ef- fetti. La cura in questo avvelenameiito conslste nel vo- mitorio , nell' eccitare e maatenere la respirazione prati- cando la insufflazione d' aria per mezzo del soffietto a doppio ventre; nella soluzione di sal marino usata come purgante ; nelF acqua con etere ; nell' olio di trementina. Difficile essendo e spesso impossibiie di rlconoscere que- fte sostanze venefic'ie nel cadavere, coiiverra fotidare il giudizio suir indole dei sintomi preceduti, i quali soiio pressoche specilici in questi casi di avvelenamento. Etfetti simili producono riipas-titute, Vangustura pscudo-frrrugi- nea , il ticunas , il cocco di levant'' , ed alcune altre so- stanze venefiche non divuliate presso di noi , e deile quali per cio non importa di trattare in particolare. Qui r autore avvevte di non aver egli annoverato tra i ve- leni la canfora, i di cui eflFetti, anche solo mediocremente nocivi,piu die dalle sue qualita provengouo dalla quautita. 88 BAR7P,LLOTTI I a.* Veneficio prodotto dai funizld. I funghi venefici, in generale considci'ati , CMgionaiio dolore di stomaco , seaso di peso nel medesiino , amarczza di bocca , gravezza di testa, nausea o vomito abboadante fretfuente , dolori in- testiiiali , diarrca , dissenteria , qualche voita itterizia , delirio , vertlgini , ritenzionc di orina , convnisioni to- niclie e cloiiiche , ecc. II sopravvenire di tali sintomi poco tempo dopo di aver xnangiato dei innglii , e gravis- simo ind.zio di avvelenamento per rea qualita dei fiuighi stessi. II niiglior metodo di cnra consiste nel'.o esjiellere dal corpo il veleno inghiottito provocando ii vomito con tartaro stibiato , o con vellicazione meccanica fatta sulle fauci. Dopo convengono I'acido acetoso , la soluzione di sal comnne, 1' etere solforico. Non sappiamo perclie T au- tore lion faccia menzione deir alcali volatile tra gli aii- tidoti dei fnnghi. E facile di riconoscere qaesti veleui, restandone quasi sempre una parte mal digeiita od in- tatta nello stomaco Nel cadavere si osserva d' ordinario il ventre tumido , lo stomaco,, e T intestine iniiammati e gangrenati. 1 3." Vrneficio per V Elhhoro e sue preparazioni. La pol- vere e F estratto tanto dell' dlthoro bianco come del nno elleboro prodncono i sintomi seguenti: dolori di stomaco, nausea, vomito, dolori intestinal! , diarrea o dissenteria, frequentc orinare , fastidiosi ritiramenti e moti convulsivi dei muscoli , paralisi , sincope spesso mortale. Non si conoscono antidoti dell' ellelioro, Esso e vin veleno acre clie produce una infiammazione sulle parti cui viene a contatto , e trae in consenso tutto il sistema nervoso. Conviene pertanto instituire una cura metodica generale, cioe condui're fuoii del corpo la sostanza venefica non gia con purganti ibrti , ne con emetict clie irriterebbero, bensi con copiose bevande d' acciua tiepida pura o con mucillaggine. L' infnso di cafFe, piccole dosi di canfora iu lavativo od in fi-izione , qualclie grano d' oppio possono convenire per calmare V iiTitazione , e lo sconcerto dei nervi accaduto per 1' introduzione delle particelle vene- nche nel sangue. Dissipato che s'sasi il disordine dei nervi, si riprende il metodo antlflogistico , e con questo si tei'- mma la cui'a. Le persone niorte di questo veleno hanno le fauci , e presso clie tutto il canale alimentare , piii o meno injettati , e cospevsi di macchie ncre , di zone fo- sehe per travasaraento di sangue fra la membrana mucosa MEDICTNA LEGALE. 89 e la nervea. Nello stomaco si trovano talvolta patent! ui. e.'azioni , coine nel caso del veleni caustici. Se 1' el- leNoro e stato decomposto nello stomaco nou e possiliile di riconoscerlo •, ma si puo distinguere qvxesto (come gli altri veleni acri vegetabili ) , dai caustici miiierali , ten- tandone I' analisi j la quale riuscendo concludente per qxiesti e non per quelli, serve almeno a determi.iare se il veleno apii;irtenesse al regno vegetalnle o minerale. 14.° Vrn-ficio per la Gomma-gotta. Comunque sia la gomina-gotta un ottimo rimedio in alcune malattie , pure se viene data faor di proposito, ed a gran dose a tutta prima , puo riuscire venetica. Vomito ostinato , diarrea , dissenteria, tremiti convulsivi ne sono le conseguenze , e fiiio la morte. Secondo le bsservazioai dell' Oriila nuoce egualmente applicata all' esterno snlle ferite. Pare clie al)!iia azione irritante sulle parti A'ive c!ie tocca ^ azione die si diffonde anche sul sistema nervoso-cerebrale se essa viene portata nella circolazione. Si curano i suoi efFetti col metodo indicato contro T ellelioro ( n.° i3 ). La gomma-gotta non rimane quasi mai decomposta nello stomaco , aderisce alle fibre del medesimo , le tinge in colore giallastro, e quindi non e ditiicile tli riconoscerne la sua presenza. 1 5.° Vencficio per r Euforbio e sue preparozioni. II succo di quasi tutte le piante che appartengono alia estesa fii- miglia delle euforbie e acre, e pub avvelenare preso in dose suflicieate. Piu di tutti e potente il sugo spessito che abbiamo in commercio tolto dalP euforbia ofTicinale , che si adopera ancora in medicina per uso esterno come rubefaciente , e che venne prescritto fjualche volta in- ternamente non senza grave sconcerto. I siatomi di que- sto avvelenamento sono : vomito , flusso di ventre con dolori forte, resplro affannoso, cadimento di forze , con- vu'sioni ed anche la morte. Lascia vestlsj non dubbi d' infiammazione nello stomaco ed anche nei polmoni. I segni morbosi preceduti e quelli che restano nel cada- vere , qualche avanzo della sostanza venefica che rimane indecomposta nel ventricolo servono di fondamento al giudizio del Perlto. La cura debbe essere eguale a quella accennata per 1' elleboro ( n.° i3), cura che conviene generalmente contro tutti i veleni acri. 16.° Veneficio per VAconito e sue preparazioni. La ra- dice fresca , le foglie in polyere^ in sugo , in estratto f)0 j;arzp.llotti prose per bocca , od apiilicate snllc ferite , possono ay- veleiiare. Cngionaao voiiiito ^ calor liruciante nella gola e lungo I'csofago fiiio alio stoniaco , accensione e calore tlelle giiance , spasnii, deliquj , e sudori freddi , convul- sioni, e c|nindi la morte. Qiiesti sintomi non solo sono pro|iij deir aconito na pell o , ma ancor a. di altre specie di acouiti micidiali , A. lycoctoiium, A. aruliorn , A. cainma- ruin , ecc. Nella cura , e nel giudizio di cjiiesto veleiio conviene atteneisi a quanto si e detto in generale dei A'eleiii acri, e segnatnmente iiitorno all'eUe1)oro (u.* i 3 ). Qualchc avanzo indecomposto che fosse riinasto uello sto- niaco potrelihe conduiTe alia cogiilzione della sua specie. 17.° Vencficio P'^r la Sc ilia e sue preparnzioni. Sintomi, metodo di cura , effetti sensibili uei cndaveri , giudizio, come e stato acceiiiiato dei veleni acri in generale. V. n." 1 3 deir cUiboro. L'autore non parla di alcuni altrl veleni vegetabili, sti- mando che i principali e pid noti siano quelli di sopra accenuati,e die, stante la poca cognizione clie abbiarao di veri antidoti, come pure dei mezzi di riconoscerli spe- clficamente , debba il perito attenersi auclie per questi alle regole generali, in mancanza di plii determinate ed assolute. QuESTiONE YI. Se il veneficlo operato dalle sostanze ani- mali offra nel vivo sintomi comiini a tutte , o proprj a cia- scuna ; se si conoscano contravveleni comuni o particolari ; se nel morto c:li effetti siano analoghi a tutti i veleni ani- mali, 0 prnprj a ciascuno , e se possa per awcntura qua- lificarsi la qualita , 5e non la qucntita del vtleno. — I piu potcnti veleni nnimali che si conoscano sono quelli della vipcra , del crotalo , del cane rabbioso, delle cante- relle. "Vi ha pnre de' pesci veneiici e degrir.setti. Intro- dotti questi veleni per la cute nei vasi assorbenti, e nella circolazione cagionano localmente tumore^ rossore , infiam- jnazione che passa in gangrena ^ e in tvitta la macchina destano tnniulti nervosi, come tremiti, convulsion!, de- lirio , palpitazione , A'om.ito , ed altri gravi sintomi comuni a diversi altri veleni. Par che abbiano la facolta di al- terare non solo i solidi , ma ahcora i fluidi e special- mente il sangue. II veteno della vipera e di altri ser- penti fa spesso coagulare il sangue. Grumi di sangue nei gi*ossi vnsi si trovano pure negli animali a'l^velenati colte canterelle. In grazla di tale corruzione g^euerale dei solidi WEDICINA LEGALE. 9I c dei iluitU i corpi di questi avvelenati si gonfiano sol- lecitaincnte tanto nel basso ventre che nelle altre parti. — • Is'oii conosciamo ne riinetlj comuni ne speciiici veramente distruttivi dei nominati veleni. E stato vantato 1' alcali volatile , 1' acijua di luce tra' rimedj comuni per la mor- sicatura dei serpenti, e contro il veleno delle cantarelle, come ancora nella rabbia. Alcuni autori lodano altauiente r oppio contro i veleni animali in genere ;, la cavata di sangue fino al deliquio specialmente nella rabbia ; T ar- senito di potassa. Nell' America ha fama di antidote del veleno de' serpenti una pianta nominata guaco. Contro la rabbia si sperimento talora con vantaggio il bagno caldo , tal altra il bagno freddo. Ma niuno di questi, e d'altri tanti rimedj tentati linora, possiede azione che si possa dire efficace , se non in tutti , almeno nella mag- gior parte dei casi ; di maniera che bisogna confessare che nulla sappiamo ancora di positivo su questo argo- mento. Non meno indeterminate sono le lesioni che si possono trovai-e negli animali che perirono per questi A'eleni. Spesse volte non si vede alcuna sensibile altera- sdone nei visceri ; appena s' incontra talora qualche in- gorgo ai polmoni , alio storaaco ed anco alle meningi , come pure ai reni ed alia vescica. Le canterelle lasciano piu frequentemente le vestigia della loro causticita. Man- chiamo pure di mezzi per riconoscere questi veleni pe- netrati che siano nel corpo , ed alterati e coufusi coi fluidi e coi solidi animali. Fortunataraente la maggior parte di questi veleni non e dello scopo forense, non potendo servire all' uomo di materia di delitto. Un solo, j3er avviso dell'autore, merita di essere particolarmente considerate rispetto alia medicina le2;ale, ed e il veleno delle canterelle. Intorno alia quale asserzione noi riflet- teremo che anche il veleno dei ser|3enti ^ massime quello della vipera presso di noi, potrebbe servire al delitto j iinperocche e noto che questo veleno si puo raccogliere e niantenere disseccato per qualche tempo senza che punto si alteri , e si puo , ste.nprandolo ed intingendone un ar- nie tagliente o pungente , avvelenare 1' uomo con una leggier ferita come se fosse stato morsicato dal serpente medesimo. Ci sembra che il nostro autore avrebbe piu" flitto bene di notare , che il veleno della vipera, secondo le sperienze del Redi e di altii celebi'i naturalisti , non. nuoce inghiottito ogni qi^alvolta non vi siano ulcerazioni ()-2 BVRZELLOTTI o ferite nolle fauci o neir intestino, e die quindi lia bi- sogtio di penetrare iinmediatamente nei vast linfatici e sauguigni per far seutire la sua azione nell' econouiia animale. Le cantereUe costltuiscono mi veleno aero caustico. L'Orfila le speriuiento sui cani in forma di tiiitura alcoo- lica, polverizzate e mescolate coir olio di inaiidorle dolci, in polvere seniplice , tanto per bocca, come introdotte nelle ferite a disegno create, e nelle vene giugulari. Que- sti aiiimali cosi trattati morivano presto fra gli spasimi ed i dolori i i cadaveri di quelli in cni il veleno era stato infnso nelle vene aveano molto sangue rappreso e nero nel ventricolo destro , flaido e rossastro nel siai- stro ; quelli die l' avevano ingliiottito raostravano rossa, infi-immata , ed andie esiilcerata la membrana mucosa dello stomaco. Una parte di polvere di cantereUe esisteva indecomposta nel ventricolo ed un liquido di colore giallo- rossastro •, il qual fitto puo servire di lume al perito. I sintomi die generalmente presenta V uomo avvelenato di questa sostanza sono : sapore acre disgustoso , nausea , vomito , diarrea spesso sanguigna, cardialgia, colica, ar- dore ai reni ed alia vescica , iscuria , priapismo doloro- sissimo , polsi frequenti duri , calore iirente e sete ar- dentissima , sovente segni d'' idrofobia ^ convulsioni, e fin tetano die termina coUa morte. Si sente anche un odore particolare nauseante die T avvelenato emette dalla bocca e dalle narici , proprio delle cantereUe. Non avendo noi lino specifico contro questo veleno convena attenersi al metodo di cura proposto per i veleni caustici in genere e per gU acri-vegetabili in ispecie. I blandi emetici^ gli olj ill copia, remulsione di mandorle dolci , lo sciroppo di diacodio , il laudano liquido , la tintura di muschio «ono utili in questo caso. Se vi lia sintomi di grave iu- fiammazione e pur indicate il salasso ^ e la cura refi-i- gerante in genere. Si riconosce la materia delle cante- reUe nelle materie rigettate dallo stomaco o ritrovate nel tubo alimentare, dall' odore particolare die esala, dalla prescnza di particelle verdi o cristalline aderenti alle so- stanze cibarie , od alle pareti del ventricolo massime dove e infiammato ed escoriato, Coiiviene separare le parti fluide dalle solide che si vogliono sottopon-e ad esame: assaggiare il fluido per sentirne la causticita die non la- scia di luauifestare qualora contenga particelle scioltc di MEDTCINA 1.ECALE. gS c!interelle; notarne il suo coloi-e che in tal caso suol es- sere giallo-verdastro •, intomlere le sostanze solicle o niolli neir alcoole il quale estrae la parte bianca e canstica delle canterelle, e piii facilmente se viene riscaldato. Se si alluiiga con acqua questa tintura di canterelle al- cooUca, prccipita una sostaaza lattiginosa ; infondendovi in vece dcUa tintnra di tornasole si arrossa alquanto ^ e manda al foado un precipitate color di rosa. II prussiato di potassa la tinge in giallo-canario , e forma un preci- pitato bianco-giallognolo. Gl"" idro-solfuri dei tre alcali pre- cipitano la materia della tintura stessa in grossi gi'umi di color giallo ciiiaro. I carbonati alcalinij i tre acidi inine- rali solforico muriatico e nitrico turbano la tintura al- coolica, e danno luogo ad un precipitate piii o meno giallo e pnlverulento. Ultima prova e quella di porre questi precipitati su carboni ardenti , o su ferro rovente per riconoscerne le esalazioui ammali e specilicbe delle canterelle. Rossezza , infiammazione ^ escoriazioni , mac- cliie e punti neri nel canale digerente souo i segni ordi- narj che s' incontrano nei cadaveri delle persone che perirono di qnesto veleno. QuESTlONE YII. Se possa simidarsi il veneficio nel iivo e nel morto , e se possa estirparsi dalla mente del vr>lg,o il preiiiiidizio sopra certe sostanze o persone ammaliate. — ■ Opina il nostro autore che non si possa facilmente fiu- gere il veneticio , peiche nella massima parte dei casi Tengono adoperati veleni del regno minerale^ e qiiindi facih a riconoscersi colF esame chimico se si analizzano le materie rigettate dallo stomaco , e le rimanenti sospet- te. E di parere^ die non trovandosi il corpo del delitto , si debbano tinti riputare i casi di supposto avvelenamen- to , e tanto piii qualora i sintomi non siano gravissimi , o non analoglii a quelli cne generalmente si mostrano in tali malattie procacciate. I medici ed i farmacisti, che ven- gono talvolta accusati di proplnato veleno, si giustificano colle ricette prescritte , e coll' analisi delle medicine che fossero avanzate , o delle materie evacuate dair in- fermo. Se trattasi di rimed) che dati in grande dose pos- sono diventare venefici, biso2;na calcolare la loro quan- tita, e gli eftetti che ne sono consegniti. L'Orfila ha ia- segaato come si possa distiuguere dai casi di vero avve- lenamento , quelli in cui il veleno fosse stato introdctto 11 el coipo dopo la morte yaturale a reo fine di calunniare 94 B\RZELLOTTI c perseguitap<> uii iiinoceiite. II vcleno iiitrodotto nel cadavere ( il che si suol fare oidinariamente per la via deirano ), trovasi ia molta quantita nel letto intestino j la qual rosa iioii avviene quasi inai se fosse stato intro- dotto nella persona viva , perclie la x^cazione animale lo espelle in gran parte. L^ alterazione dei tessuti organici nou si estendc molto al di la delle parti eve il vcleno e stato applicato dopo la morte ; di modo che v' e una linea di dcmarcazione distintissima fra le porzioni intac- cate e quelle clie non lo sono state , fenomeno che non accade mai nel caso contrario. Eguahnente limitato e il rossore e V ulcerazione delle parti , c non mai in pro- porzione della quantita del veleno che si trova raccolto neir intestino o nello stomaco. E pur d*" avvertire che il snblimato corrosivo , e raciJo nitnco ( che soao tra i piii frequenti veleni adoperati per queste fro li iafernali ) , in- trodotti 24 ore dopo la morte non hanno facolta di svilup- pare rossore ne infianimazione nei vasi capillari, essendo allora la vitalita interamente distrutta. Applicati in vece una o due ore dopo la morte non lasciano di produrre una specie d"" infianimazione. — Le storielle che si rac- cbntano di acque ammaliate , di olj, di unguenti, di po- mate venefiche atte a consumare la vita lentamente^ in un tempo precisamente determinato ^ la potenza di afl'a- scinare , e simili balordaggini, non meritano fede presso le persone delF arte. Termina il nostro autore questo lihro sui veleni fa- cendo riflettere , che se un tempo non era ditlicile di nascondere V enorme delitto del veneficio per la scarsez- za dei lumi scientific!, ora, in grazia dei progressi della chimica, sono quasi svelate del tutto queste armi del mal- vagio , per cui si puo con maggior ragione intuonare so- pra di esso i gvavissimi versi del cantore di Orlando. « Miser chi mai oprando si confida » Ch' ognor star debhia il maleficio occulto ; ti Che qaando ogn' altro taccia , intorno grida II L'aria, e la terra stessa , in ch' e sepnlto ; II E Dio fa spesso che 'I peccato guida II 11 peccator , poi ch"" alcun di gli ha indulto , >i Che se medesmo , senza altrui rlchiesta , II liiavvedtitamente manifesta. C. VI ■> St. I. MEDICINA. LEGALE. ^5 Libro quinto. TiTOLO V. -— Chirurgia forcnse, ferimenti e omicidj. QuESTfONE I. Se dcbbano aversi dai periti delle consi^ derazioni generali sulle off zioni prodotte da violnze este- riori per luine del Foro. — Couvieiie priaiainente distin- ^uere gli strumenti con cni si possoao recare gravi oftese daU'esterno sul corpo vivente. Questi sono o inci- denti , come coltelU , rasoj , asce , ecc. •, o perforanti, come leslne, stili , spade, ecc.-, o laceranti , come micini, fal- ci , ecc. i o contundenti , come bastoiii , mazze , palle di metallo o di legno , ecc. Oltre della qualita e forma, giova valutare la mole e la massa degli strumenti, la velocita e la for/.a con cui sono stati scagliati. Fiiialmeate e da uotare la natura e 1' estensione delle parti che sono state oflese. Secondo il calcolo di queste circostanze i ferimenti. si possono distinguere in assolutamente letall^ mortali di loro natura , per incidenza, incurabUi e sanabili. Assoluta- mente letali sono le ferite del cerebro estese fino airoii- gine dei nervi , della midolla allvingata recisa , della mi- doUa spinale lacerata o fortemente compressa ^ le ferite del cuore penetrant! ne' suoi ventricoli, nelle orecchiette» nei grossi tronchi arteriosi o venosi;, quelle dei polraoni, se restano recisi i loro grossi vasi o nervi i quelle gravi dello stomaco, degFintestini , dei reni , del fegato , della milza , della vescica, dell' utei'o Mortali di loro natura sono le ferite dei grandi vasi. arteriosi e venosi snperfi- ciali, perclie senza i soccorsi dell' arte sono susseguite da violenta e micidiale emorragia. Per incidenza o , come dice il Mahon individualmente, letali sono le ferite lievi nella loro natura , ma degeneranti in grazia della mala costituzione della persona clie le ha ricevnte , o per una cattiva medicazione adoperata dal chirurgo , o tinalmcnte per incui'ia e stravaganze dell' infermo. In quest' ultima circostanza sarebbe applicablle la legje Aquilia dove dice: Si verberatus fuerit servus non niortifere , n^zUgentia ciutcm perierit , de vulnerato actio erit, non de occiso. Sono in-i curabili le ferite che portano via una parte , come il naso , r orecchio o un altro membro qualnnque , sicche la persona ne resti mutllata. Le ferite delle articolazionif la recislone di muscoli o di tendini possono cagionare an-» cliilosi J ed altre imperfezioni nei raovimenti natural! , 96 B\RZELLOTTl dipendcnti pev necessith dalle ferite medesime , e In tal caso sono pur queste da giudicare iucuranili. Tutte le ferite che noii cadoiio sotto le qiiattro classi precedenti, apparteiigoiio alia qninta che e quella delle sanahili. QUESTlONE II. Se dcbbano aversi p^r masiiior luine d^d foro consider azloni speciali sulle affezioni prodotte dnl- V esterno sui visceri , e sulle parti prinripali e prii nobili del corpo, e come per esse possa essere piu o ineno coin- promessa la vita. — •.Queste affezioni si distinguoao in /e- rite, e cousistoiio in una soliizione di continuita delle parti nioUi :, contusloni , soluzione delle meJesinie parti iinperfetta e nascosta ^ fracture, soluzione di coatiiiaith delle parti dure ; lussazioiii ■, sortita delle ossa articolari dal centro del loro nioto. Circa le parti del corpo su cui possono essere prodotte tali offese, si classiiicano in quelle del capo, del petto, del basso ventre e delle estreinitd. A circostanze eguali d"" afFezione , le offese del capo sono pill pericolose di quelle delle altre parti della uiacchina vivente. II consenso che passa tra i nervi superliciali della testa ed il cerebro puo dar hiogo a gravi coase- guenze auclie nel caso di piccole offese. Una lesione di una diramazione del nervo del quinto pajo , come 1' of- talmico, e capace di comunicare lo stato d'irritazione al cerebro , e destnre frenitide mortale. Una contusione del nervo Infra-maseellare puo risvegliare la stessa malattia, lo spasmo cinico, il riso sardonico , il tetano , e cosi riu- scire micidiale. Tanto piu gravi sono le offese per le quali vengono compresse ^ fratturate le ossa del cranio; ferite , lacerate, perforate le meningl; compresse , e ferite le due sostanze del cerebro, del cervelletto , La midolla al- • lungata , la spiaale , i plessi , i glangii ed i iiervi prin- cipali centri della maggiore seiisibilita. Infiammazioai, stra- vasi di sangue e di liafa mortali , sono frequenti conse- guenze di queste lesioni. E per altro necessario, prima di giudicare di queste offese , di calcolarne non solo la natura , la sede e I'estensione , ma ancora gli effetti che da esse ne sono immediataraente derivati. Una piccola offesa, almeno se guardiamo alle esteriori apparenze, puo essere cagione di morte •, e puo venire risanata un' altra che avesse sembianza di riuscire fatale. Dovra pertanto il perito andare molto cauto nel dire il suo parere sulle offese del capo valutandone bene la qualita, gli effetti primarj o secondarj, naturali o proccurati per incuriajO MEDICIN\ LEGALE. i^f p«r insufficiente-sussidio dell' arte. OfFese del coUo e del petto. Nella parte anteriore del coUo puo rimaner ferita r asperarteria , il canale sottostante , cioe V esofago ; nelle pai'ti lateral! del coUo soiio esposte a venire ofFese ie vene giugulari esterne ed interne , i nervi gran simpa- tico e vago , sublinguale e cervicale ; nella parte poste- riore, come in tutte le altre parti del coUo , i riiuscoU inservienti al capo o al collo medesimo, ma sopra tutto la midoUa spinale per quella porzione che e rinchiusa nelle sette vertebre cervicali. Una lesione clie comprenda molte di queste parti insieme , arterie , vene , nervi e muscoli , e per lo piii assolutamente o per se stessa letale. Non si puo sempre dire lo stesso delle ferite di ciascuna delle parti del collo isolatamente considerate, ImperoccUe sappiamo che quelle dell'asperarteria risanano talvolta^ che si possono allacciare impunemente Ie caro- tidi ferite, se non nei grossi tronchi , almeno nelle loro principal! diramazioni ; che non sono sempre raortali le ferite de! nervi del collo o d! quell! che scorrono per esso , purche si possa senza grave offesa recidere col ferro la parte vulnerata. Tutte queste ferite , quando non siano leggerissime , si riguarderanno sempre come molto pericolose, e piu o meno aggravant! secondo la natura delle conseguenze primitive o secondarie. Le offese del petto si distinguono in non pewtranti nella cavita , o pe- netranti in essa. Le ferite del tegumento , e dei muscoli che ricoprono 11 torace fino alia pleure non sono ordi- Mariamente letall, a meno che non restasse lesa qualche arteria intercostale per cu! ne nasca grave emorragia , prima che Parte glunga in tempo di arrestarla. Un forte stravaso fra le pleure ed i muscoli puo comprimere il polmone sottostante , impedire la respirazione , rendere mfine , coagulandosi tal sangue, inutile I'operazione della paracentesi per li^erare 11 viscere del respiro , e cosi di- Venire questa ferita assolutamente letale. La ferita di bono giudicare die dietro at- te.itissinia ispezione del cadavere, a fine di non confon- dere i supposti danni di una mafio inesperta od inipru- dente con gli effetti naturali di una metritide , di una peritonitide , ecc. Nel collo se siano feriti i grossi vasi arteriosi lo indica 1' emorragia preclpitosa e prestamente mortale. Qnando e tagliato I'esofago si vedonc sortire le bevande dalla ferita ogni qualvolta il malato ne inghiot- tisca ; tvaforata T asprarteria , si sente tin sibilo d' aria che va via prima di arrivare nelle fauci. La ferita o pun- tura del nervo intercostale o del vago, in quella poi'zione che scorre per il collo, reca sconcerti gravissimi neirazione del petto, dei polmoni , del cuore, dello stomaco e di altre parti. Piii gravi ancora sono i sintomi die vengoiio in seguito alle ofFese della midoUa spinale , e consistono in forti convulsion! , nella paralisi degli arti inferiori , neir uscita involontaria delle orine , degli escrementi e deH'umore prolifico rlspctto ai masclii : a questi scon- certi succede poco tempo dopo la morte. Una leggier puiitura di ua nervo delP estremita pno cagionare con- Tnlsioui , trisiBO , tetano fatale : ma ne in questi ne in MEDICINA. LEGALE. Io3 alcuno aitro del sopra descritti casi potrh mai il perito dare un savio parere della natura , e della gravezza deir ofFesa, senza avere prima iiiciso attentameute ed esaininato il cadavere. QuESTiONR IV. Se I' omicicUo successo immediatamente dietro uUp violenze estrriori impiezate dMa in tutti i casi reputarsi una wcessaria conseguenza di esse ; e se la morte accaduCa dupo tali lesioni possa qualificarsi sempre per omicidio. — Le olfese esteriori portate alia testa , alio scrobicolo del cuore , al ventre o lungo la colonna ver- tebrale possono essere cagione prossima della morte , sia die si trovioo lesioni interne corrispondenti , sia clie queste non appariscano ai nostri sensi ; iniperocche si tratta di parti importantissime alia vita clie per piccolo e non visibile sconcerto conducono al sepolcro. In que- st! casi bisogna valntare non solo la lesione fisica , ma ancora quella virtviale del viscere offeso. Quanto piu b breve il tempo clie passa tra il momento della ricevuta ofFesa e qiiello della morte che viene in conseguenza , altrettanto e piu fondata la presunzione della sua letalith. Se percorre un lungo spazio di tempo prima che il pa- ziente soccumba , e necessario vie piu di calcolare tutte le sue circostanze particolari , il genere di vita , il me- todo di cura, e di esaminar bene, se 1' indole della ma- lattia abbia corrisposto alia natura dell' ofFesa che si tro- vasse nel cadavere. Ogni qualvolta T ispezioue anatomica dimostra un' ofFesa di parti importanti alia vita , e clie non avrebbero potuto guarire ne per forza della naturale econoraia, ne per soccorso dell'arte, si giudichera letale non avendo riguardo ne al tempo che !ia percorso la nialattia , ne alle apparenti calme che avesse presentato nel sno andamento. Non si puo dire letale una ferita , ancorche grave, clie in se medesima ammette i soccorsi valevoli della chirurgia , benclie avesse prodotto la morte per trascuranza o per insufficienza di medicatura. Vice- versa letale diremo una f'erita che essendo in se stessa non grave, lo diventa a cagione della sua localita recondita ed inaccessibile ai mezzi dell' arte. La rottura, p. e. , di tin vaso arterioso , quantunque di mediocre grandezza , puo cagionare eraorragia irrefrenabile mortale se sia in luogo dove la mano chirurgica non riesce a porvi riparov mentre una lesione dello stesso genere nelle pai-ti esteriori di facile inedicaziune , e spesao di niun pericolo. Imports I04 BA.RZELLOTTI nioltisslmo dl distingiiere le con&eguenze che direttamente procedono dalla ferita , da quelle secondarie accidentali , dipeiidenti da errori dcir inlermo , dal genere di cura , dalle variazioni atinosferiche , dal teinpeiainento e dallo stato della salute iiidividuale, Suppouiamo , a cagione d' esempio , che un individuo giovarie sano e robusto , sla leggennente ferito nel petto da un ferro pungeate durante il rigore dell' inverno , e che gU sopravvenga una peripneumonia , la quale passando in suppurazione lo porti al sepolcro. Se la feiita non e penetrante nel toi'ace , se la persona fosse andata soggetta altre volte a gravi inuammazioni del polinone , se vi sia una costi- tuzione dominante di queste malattie , il reo lo sarh benst di ferita, ma non di oraicidio. Uno viene ferito nella testa per cui si forma effusione di siero e di sangue nella ca- vita del cranio, o il cranio depresso comprinie il cerebro: se in simil caso fosse indicata la trapanazione ed il chi- rurgo non la facesse, non e tutta del feritore la colpa della morte seguita. Lo stesso dicasi del caso in cui fe rita un' arteria che si puo allacciare , non lo fosse per negligenza od imperizia dell' operante. I disordini com- messi dai pazienti per cui le ferite vanno a finir male anche quando sarebbero curahili , sono pur da valutare di- ligentemente in questi giudizj. Bisogna anche calcolare il temperamento e lo stato individuale del ferito al mo- mento che ha ricevuta 1' ofFesa. Qualche intluenzn sul- 1' esito delle ferite hanno anche le stagioni ed i climi diversi. Ma queste circostanze non meritano poi gran valore , come pure I'influsso delle costituzioni morbose , ogni qualvolta si tratta di ferite di qualche gravezza. Le cagioni indirette che fanno peggiorare , e rendono mortali le ferite non gravi, meritano minore considerazione nel caso in cui fosse provato che il reo si servisse di un ferro avvelenato che puo uccidere per piccola puntura ^ quando ad una leggiera ferita sopravvenisse dopo alcuni giorni il tetano e la morte, senza che 1' arte abbia po- tuto troncare il nervo ofFeso ; quando ad una non grave lesione della testa tenesse dietro un ascesso al fegato per cui ne avVenlsse la morte. QuESTioNE V. Se dcbbano le persone delVarte o i perid descrivere nei loro refcrti al foro , con le altre circostanze delle offpse , ancora il metodo di cura iinpiegato nella prima yisita e susseguentemente , e formarne il giudizio suW esito MEDICINA LEGALE. lo5 ^i (sse. — ' II nostro autore e di parere , che 11 Perito sia in obbligo di dettagliare la cura istituita la prima volta e successivamexite fino al suo terinine , onde chiara ap- parisca e leale Ja condotta cliirnrgica, e tolta ogni presa, che da il silenzio sovente , ai difensori dei rei. Di que- sta opinione e pure il Fodere. Conviene pertanto che il chirurgo stenda di giorno in giorno la storla della ma- lattia accennando i soccorsi che si sono adoperati , e tutte le circostanze particolari che possono aver favorita oil impedita la guarigione. Nel primo referto che suol essere doinandato soUecitamente dal foro , egli potra bene far sentire la verisimlglianza della letalita, del pericolo , della insanabilita o della guarigione della ferita ; ma non mai decidere assolutamente , perche il giudizio definitivo di- pende dal successivo andamento della malattia. II nostro autore non approva I'usanza invalsa in alcuni paesi , per cui un perito delegate dal foro a riconoscere la persona lesa ha la facolta di togliere ogni apparato chirurgico , onde vedere la natura e lo stato della ferita. Questa con- Suetudine puo essere dannosa provocando talora T emor- ragia , irritando la ferita col contatto dell' aria, impedendo la cicatrice per prima intenzione, ecc. Cio non dovrebbe essere concesso se non nel caso in cui il chirurgo cu- rante non avesse saputo medicare secondo i niigUori principj dell' arte. Qui termina 1' opera del professbre BarzellottI, prege- volissima opera, sia che si riguardi in se medesima, six che si paragoni coi piu celebri trattati dello stesso argo- mento. Vero e che in molte questioni ci lascia desiderare non poche cose , e che spesse volte ci mette in dubbio senza risolvere , e non sempre ci da il filo sicuro per viscire dal labirinto delle ipotesi onde e in gran parte composta la mediclna legale;, ma questi sono difetti del • r arte e noa dell' artista. (i) E. A. (l) Lo spaccio rapidissimo che rbbe la prima edizione della Medicinit legale del prof. Barzellotti ha dato luogo alia ristnmpa dell* opera mede- sima , che gia si sta facendo in Pisa presso Niccolo Capurro co' tipi dt r. Didot ; ristampa che avra sopia 1' .nltra il vantaggio d' una impres— sione migliore, di varie corre?ion! ed agjiunte jiella ioat«rin , •del coi' redo di un indice generale alfwbetico. io6 APPENDICE. PARTE I. SCIENZE LETTERE ED ARTI STRANIERE. L" Europe apres le congres d! Aix-la-Chapell'; ., faisant suite ait congres dc Vienne , par M. de Pradt , aiicien archeveqnc de Maliues. — Paris, 1819. Uii vol. in 8.° ( 2.° estratto ). (Articolo tradotto dal ^a^rbitC^CC bcC SittCratUC. Annall di letteratura che si stampano in Vienna. Vol. 5, gennajo , feb- brajo e marzo 1819). Xj-EF.jiiANiA. Lo scopo di questo articolo , per quanto ap— pare , non era altro che di luetterci in cuoi-e che il protet- torato di Napoleone era per noi ( tedeschi) una esuherante for- tuna , e che ci pentiremo amaramente di aver perduto un tanto Angelo protettore. E uno spasso a leggere cid che 1' autore , coi-retto del pari nel pensiero che nella espressione , dice a questo proposito. = La hauteur de la protection etait compensee par sa solidite. = Sopra la confederazione tedesca passa egli leggerniente e alia sfuggita : pare clie di lei non sentisse ne bene, ne male. Cio che gli duole maggiormente si e che gli Stati oc- eidentali della confederazione non vogliono cessare di triucerarsi contro la Francia = « I.a co8a andera tanto innanzi , die' egli colla niaggiore semplicita, che si isoleranno intierameute ti-a di lovo , che non si potranno pevfino piii raggiuouersi. » = Eoli ATP. PARTE STRANIERA. lOT ^ d' opinione che tiitto conspiri , e J'aiuiata stessa della coufe- derazioue tenda non a conquistare direttamente la Fraacia , ma a toLilierle in sostaaza qualunfjue iiiQueuza sulla politlca tedesca e cominenrale secoudo liii riservata d' ora innauzi alia Russia, air Austria ed alia Prussia. = C'est ce triu/uvirat qui decidera de tout sur le continent. Francia. Questo capitolo comincia con iin pateticoridicolo «os]'iro = Oh douleur ! — II faut retrouver coiiiiite kelegveb DANS axE EXTREMiTB DS l'Eorope ( cosi e indicato 1' antieo confine della Francia) comine exilee, comme exclue , la puis- sance qui pendant quinze ans venait de donner {'in Xuo go di av ait donne) le mot d'ordre a I'Europe. Napoleon qu as-ta fait de nousi Q^UE T AVioss-yous fait pour te voir enrichir d'oljets , qui nous avoient coute si cher , ceux qui desormais vont peser sur nous ? Nello stesso classico stile vien detto di Napoleone ( dopo di aver poco prima lodato a cielo il suo spirito che tutto abhrac- ciava , i suoi piani sublinii e disinteressati per la liberta del niondo). = Napoleon eCnit la clef de la voute. Jamais plus grands intereis ne reposerent sur une tete ; jamais tete ne parut en moins sentir r importance ; par cet ovbli ( tal c\vs\(i\) le monde et I' esprit humain se sont trouves compromis. = Non tutto il libro e scritto in tal guisa ; ma cprtameute il sig. de Pradt puo stimai'si for- tunate. Due o tre passi di questo calibro sarebbero altra Volta stati bastaiiti in Francia a roviuare uno scrittore per sempre. Egli al contrai'io ( per quanto ci vienc riferito ) sta per donian- dare un posto nelTAccademia francese. L' autore si fa ora a trattare del sistema politico della Fran- cia. A quest' oggetto si compiace egli di suddividere questo ar- gomento in due distinti capitoli , chiamando con uno stravolto ordine ca;">. III. Ancien systeine de la France sur le continent , e 1 alti'o cap. II (?) Nouveau si/steme de la France sur le conti- nent. A questo disordine nella esterna struttura currisponde P in- terna perfettamente. Tutto assomiglia al cao3. Quando si crede di essere istruiti dell' antieo sistema si e d' un salto irjspovtaci nel uuovo. Anche la politica contiuentale , alia quale parevano specialinente consacrati questi due articoli , non vi lia che pic- colissima parte ; in vece vi canjjjeggia la marittima. Noi ne da- remo una esposizione somniaria per quanto il perniette il cou- fuso metodo dell' autore , e proeurei-emo di cogliei'e iolamente le proposizioni principali. 108 APPENDICE Aiicienne politique de la France. L' alleanza del lySG coIl'Au-' gtria deve essere stata la sorgente priinaria di tutti i malanni; di Ja secondo 1' autore deve essere derivato lo scioglii/iento del- /' ordine politico in Europa e in gran parte ancora la rivolu- zione. Senza dubbio f|Uf"ir importaiite abbandono , e cjuasi direm defezione dall' antico francese sisteina , clie poscia condusse al trattato del M756 , trovo in quel tempo forti oppositori ia Fran- cia , nia trovo anche difeusori valentissimi. A parer nostro il si- steina d' allora era ottiniauiente calcolato secondo le circostanze de' tempi ed assolutamente adattato all' iateresse della Francia , la quale non aveva piii nulla a temere suUa terra fei-ma. NoL credereuiuio di poter sostenere e giustificare questa nostra per- suasione contro tutta la scuola di Favier se il luogo lo perniet- tesse ; per conseguenza non potevamo esserne rimossi e dissuasl dal sig. de Pradt, il quale non e clie un eco debole e coufusa di quella scuola. Pero questo appartiene al passato. Dopo che TAustria perde il Belgio, essa non ha piii alcun punto di contarto colla Francia. Questa potenza non puo piu attaccarla ne in Germania , ne ia Italia. La Germania , la Svizzera , i Paesi Bassi sono chiusi per lungo tempo verso la Francia. = C'est la suite de toute domi- nation perdue- La crainte donna a I'isgbatitude ( parola scelta a proposito!) le vernis de la prudence. = Come le cose stiauo rispetto alia Prussia 1' abbiamo imparato in un articolo prece- deate. Questa potenza la quale « dopo di aver perduta la Fran- cia non poteva piu trovare alcun altro alleato » viene qui »\x questo proposito intieramente rassicurata. Nel caso di una rot- tura coir Austria , la Francia non e piii in istato di veuire iu aiuto della Prussia; =z iiiais celle-ci avec la partie de la confede- ration gerinanique qui lui appartient sera toujnurs assez forte contre I'Autrirhe ; car la Prusse avra toujours des allies en Alleiuagne, et I' Autriche nen aura jamais. = Noi facciamo puraniente av- vertiti i nostri lettori del tuono fiduciale e d' oracolo , col quale sono annunciate queste sciapltagglni come taate massime poli- tiche fondamentali. La Francia non ha piu che fare colla Svezia , ne colla Da- nimarca per terra , ma molto per mare. « L' ago uiagnetico noa e pill forteuiente attratto dal polo , di quello che la Francia dalle potenze settenti-ionali di gecondo range v>, = La Franct TAKTE STRANIERA, ICO est la capitale des neutres. = Come se si dessero neuti-ali in tempo til pace , e come se la Francia potesse essere la capitale delle potenze neutvali in una guerra manttima in cui ella uie- desiuia e potenza belligeraute ! ! ^el mezzodi dell'Europa, secondo il sig. de Pradt , non v'ha per la Francia migliore prospettiva che nel Nord. L' Italia e divenuta per lei iuaccessibile su tutti i punti. L' unione colla S)'a2,iia era un peso inutile prima della rivoluzione; adesso sa- reJjbe daanosa. L' alleanza colla faaiiglia Borbonica , pagata sem- pre a caro prezzo , non ha in verun tempo portaco alc-.n van- taggio alia Francia ( A questa occasione viene molto ingegno- •amente osservato per rapporto al destiuo di questa alleauza m Napoli che = il y avail entre les luurs de cette viUe et l' arsenal de Portsmouth , t/.v facte de terbeob, capable d'annuller tous les pactes de famille), Secondo le viste dell' autore dovrebbe evitarsi una comunanza colla Spagna , quand' anclie 1' ostinato odio nazionale cessasse. Essa non farebbe clie fortificare la Spa- gna contro le sue colonie , e niente di peggio per la Francia e I'Europa. Finalmente il sig. de Pradt ci conduce anche in Turchia; ma anche cola noa fioriscono piu rose per la Francia ; anche cola i Russi , gli Austriaci , gl'Iuglesi si sono impadroniti d' ogni in- fluenza , ed hanno espulso 1' antico alleato della Porta. II risultato di questa trista rassegna si e dunque che la Fran- cia nella sua attuale posizione si trova esclusa da ogui politica possanza. Noi non abbiamo alcun motivo per sostenere il con— trario. Come cio sia awenuto lo sa il sig. de Pi'adt tanto bene quanto noi ; e per rendere giustizia al vero dobbiamo ossersai-e ch' egli si e spiegato su di questo in diversi luoghi con chia- rezza ed equita. Ma giacche le filosofiche considerazioni gli sono qua e la cosi fajuigliaii , perche non lascia egli cadere due pa- role istruttive per dimostrare a' suoi compatriotti quanto basso , particolarmente a' nostri tempi, sia il vero valore dell' altre volte tanto cercata politica influenza ? Perche uon dimostrare quanto poco la Francia vi perde non potendo ad arbitrio rivolgere , maneggiare e governare i gabuietti stranieri a seconda delle sue mire private, e quanto sia facile a sopportarsi la privazione di un vano vantaggio a cui gli altri illuminati governi hanno piii e piu volte successivamente rinunciato ? Quando uno State non ha no • A r 1' E N D I C E nul'a a temcre sia per la propria for/a, come la Francis, sLi per la protezione che gli garantisce la sua posizione in un iiiag- giore o minore sistema politico , che cosa abbisogua egli di piii per esser grande , o alnieno per esser fflice ? Niente altro che qnanto egli puo dare a 6h stesso. — Tutti gli uomini vera- inente di State sono oggi penetrati di questa verita , e se vi fu mai epoca in cui si potesse fare a uieno di politiclie conibinazioni e d' impuisi diplomatici eila e certaiuente quella in cui ci troviamo. II carattere della pacifica coiifederazione eu- ropea esclude tutti gli autichi artiBcj di gabinetto ; non vi puo aver luago alcuna dominaate influenza sia dell' arnii , sia pura- mente della diplomazia ; i soli suoi appoggi sono queili del diritto pubbllco, del comune buon ordine, e del reciproco ajuto d' ogni maniera. Con tali fondamenti pacifici , ai quali certamente fa eco la migliore e piu nobile parte della nazione fi'ancese , il sig. dc Pradt uon e ancor soddisfatto. Egli d' improvviso squarcia I'oscuro Telo e rallegra la deserta scena presentando uno spettacolo del piu luminoso avvenire a conforto di quegli spiriti ancora sbi- gottiti dalle crude sue esclauiazioni. Oh douleur ! Oh Napoleon qu'as-tu fait de nous ! La Francia respinta da tutti i punti del continente , isolata, impotente dee nulladimeno secondo lui rimanere il centro e 1' asse d' Europa quantunque in una diversa sfera politica. La natura delle cose assegna a questo stato il primo posto nel si- stema delle potenze inarittine. La insopportabile pvepondei-anza della Gran Brettagna lo destina in questo sistema , anzi lo co- stringe ad addossarseue la presidenza. Lo Stato del continente europeo ba condannara la Francia ad una assoluta inazione ; ella •i deve iudennizzare da un altro lato ; cosi adunque ( giacche non e possibile di vivere senza sommovere , cabalare , domi- narc ) si mettera d' ora innanzi alia testa della grande ojsposi— zione contro 1' LighilteiTa. 11 contegno che tiene il sig. de Pradt in qnesta nuova car- riera e ancora piii etv.iordinario dello scopo stesso ch' egli si e prefisso. Pel prime presenta egli una pittura della marittima supre- mazia della Gran Brettagna altrettanto fantastica clie spavente- vole; una pittui-a tale da preaeiitare il mondo intero piostvats I'ARTB STRA.NIEE'^. Ill a terra , iueatenato i pin e le mani , e 1' Inghilterra qual au« • gello lapace gtendeie i vamii orgogliosa e proata a conficcare i 8uoi artigli iiupuneiufUte su quella pi'eda cbe ineglio le aggrada. Koi abbaadoniamo al buon senno de' uosu-i lettori il considerave qual rispetto possa aversi in generale a simili fantastiche Cctri- cature , e cosa valer possano massimamente al momento di una pace generale, ove le parole dominio marittino , sominisslone ma-' rittima perd'jno ogni sorta di significato , dove il piii piccolo ■Stato coiJineixiante gode dentro e fuori d' Europa eguali diritti, egiiale liberta , ed in proporzione delle sue forze , perfino eguali vantaggi dell' Inghilterra ; dove il governo briianaico cerca coa visibile e sollecira cura di evitai-e ogni apparenza di preten— sione a privilegi arbitrarj ed iinprese non autorizzate, e di to- gliero ogni piii piccolo pretesto di lagnarsi della britanaica ti- rannia marittima. Altrove risulta , secondo il elg. de Pradc , clie tutto quello cbe esiste per navi e commercio da Cadice ad Arcangelo , tutto «ta segretaiuente unito , congiurato , armato e pronto a soUe- varsi alJa prima buona occasione contra il colosso clie calpesta il niondo ( 1' Inghilterra) : per la qual cosa 1' injmenso pericolo cli' egli ci ha dipinto poc' anzi sarebbe gia per la rueta toiro e sceiuato. Ma la Francia deve animare e conipiere cjuesta secreta a.ileanza ( nierce la natura delle cose ) indistruggibile. E come quesco? — La Francia deve non solo attentamente evilare ogni contestazione coll' Inghilterra , ma anche chiuder Y adito al pensiero di volersi ruisarare con questo marittimo colosso. Ella deve per seujpre riuiinciare al pazzo desiderio di riacquistare le sue perdute colonic , senza eccettuaie la piu importante di tutte , S. Domingo ( sebbene autrefois son Percu ) , e coi Negri ( clje ivi cosi miianamente comaiidauo ) conchiudere trattail d' amista ; anzi deve colla piu fredda indifferenza aspettarsi cli perdere anche le poche colonie rimaste ne' possess! dell' Indie occidentali ed orient2di. Si domanda con soi-presa , come dun- que la marina francese poti'a fai- risorgere la confederazioue au- tibritaonica con un tale contegno ? — Wa clu cosi domanda mostra apertamente di non conoscere il graude universale rime- dio , col quale il sig. de Pradt promette di guai'ire ogni morbo sociale, e di rovinai-e \!t\ bene del mondo la potenza marittima della Gran-Brettagna, e di portare 1' Eiuapa al piii alto grado 113 A1PPENDICE di ricchezza e potcnza. DaltJ America shana ocni salvte. CulX deve rivolgere i suoi sguardi la YraxvciSi (car son avenir est la^) : questo avvenii-e ^ niescliino , sterile , senza speranza , limirato che sia al solo coatinente euiopeo ( dove nessuuo non lia piii voglia di la5ciarsi cordurrc e «ignoregg,iare ) ; ma cola al con- trai'io apresi un campo inimenso. Prima coll' America setten- trionale dovra la Francia unirsL e coUcgarsi strettameate , c poi colle colonic e con tutta TAmerica meridionale quando la malvagia politica avi-a cessati gl'inutili suoi sforzi per ritardare r indipendenza delle coloiiie spagnuole; ia tal guisa potra ella conseguii-e il grande scopo della liberta de' mai'i e poi ottener tutto quello clie potra all' iiopo desiderare. L' importante e di procedere innanzi aaimosamente e presto. — Lungi da lei ogni politique sentiinentale et consanguine ! Pid presto si conducono a lieto fine le mire degl' insorgenti, piu siciiramente si potra contare sulla loro gratitudine e sul loi-o esclugivo attaccamento. Liberata che siasi la Francia delle proprie colonic, come di un peso inutile, metta in attivita la grande federazione contro 1' In- ghilterra. Le due regole principali per sortirne 1' effetto sono , 1." di metteve le sue coste tutte nello stato difensivo piu for- luidabile ; 2.° di coprir tutti i mari di sciaiui d'avventurieri onde distriiggere il commercio britannico. La Francia ridotta a se sola non potrebbe abbracciare risoluzione piii prudente ( e a ua tempo piu filantropica ) ; ma coUegata coU' America e col Nord deir Europa ( merce 1' attrazione magnetica ) questa e la via per la quale potra non solo libei'are i mari, ma anche (a con- forto di tutti i popoli e di tutti gli Stati) ricuperate la sua per- duta preponderanza in Europa. Non e la prima volta che il sig. de Pradt ci da nel miglior modo piani cosi stravaganti ; pur ti-oppo egli non e il solo scrit- tore che vi esercita sopra il suo acume e la sua immaginazione ; pero nessun altro pronuncio espedienti cosi apertamente , cosi chiaramente , cosi compiutamente condotti fino all' ultima scena onde ottenere per istorte vie ( giacche le rette sono chiuse ) la sospirata preponderanza sopra 1' Europa. Per buona fortuna 1' aa- surdita de' mezzi e maggiore ancora della capai-bieta delle in- tenzioni. Se il sig. de Pradt dopo aveve scelto per favorito soggetto della 6ua eloquenza P indipendenza delle colonie spagnuole non PARTE STRANIERA. Il3 fosse divenuto sorcJo ad ogni istruzione , a,U dovrebbero esser« nati da liin^o tempo nel cuore aagosciosi scrupoli per le sue temei'arie profezie. Egli dovrebbe sapere o alineno presentire , ciie la rovina cosi ardencemente da lui desiderata della monar- chia spagnuola in America noo e poi cosi invitabilinente e in- contrastabilmeate sic-ura , come egli ha da molti anni creduta ed annuLJciata coa una leggerezza priva d' ogni cognizione sullo stato iuterno di quelle colonie. Egli dovrebbe sapere che su nessun punto di quella vasta superficie di terreno nessun com- battiraento ancora ebbe luogo fra' divei'si pai'tui da potersi di- cliiarare ragionevolmente come un risultato decisive ; che il de- stine di Caracas non ha alcuna connessione con quelle del Peru , quantunque 1' uno sia del pari indcciso che 1' altro j che il Messico potrebbe esser governato dalla Spagna per dei se- coli , quand' anche Buenos Ayres e Chili dovessero soccumbere sotto il peso di lunghe e rovinose guerre. Egli dovrebbe sa- pere che non v' e ombra di somiglianza fra le gi^ britanniche colonie insieme naturaluiente unite per get)grafica posizione y per legislazione , per costituzione , per istituzioni , per uuiforme coltura , per innumerevoli circostanze locali , nudrite anche in- sieme alia indipendenza , e le proviccie spagnuole divise da vasti deserti , da catene di terribili raonri , da mari opposti, da una invincibile combinazione di fisici e morali impedimenti; che neU'Ajnerica settentrionale ebbe luogo una sola rivoluzione , che una sola guerra decise dei destini di tutte quelle proviacie , mentre nell' America meridionale potranno scoppiaie dieci rivo- luzioni , ed essere senza durevol profitto guadagnate o perdute cento piccole battaglie ; che finalmeute succedendo anche tutto cio che fu con profetica sentenza annunciato dal sig. de Pradt, e supponendo che la Spagna confinata fosse in Europa senza speranza, e qui fosse anche ridotta al nulla, nulladimeno troppi anni ci voiTebbero prima che in quelle spopolate regioni , cosi poco mature alia indipendenza, cosi poco unite fra loro , awezze ' a trovar pace nel solo dominio della Spagna , lacerate , divise da partiti iiTeconciliabili si potesse stabilire un regno indipen- dente, qualunque ne fosse la forma repubblicana o monarchica , peggio poi si potesse costituire «n sol corpo politico di tutta I'America meridional*. Blbl. Ital.l,JN. .8 114 APPENDICE Quanto piii didicile , qui repltcherebbe il sig. de PracU , al- tvettanto piu urgente il bisogno di facilitare qiiella rivoluzione coll' ajuto straniero ; giacclie egli crede di avere dimostrato da lungo ed incontrastabilmente che il compiaiento di essa e iudi- spensabile al ben fissere del niondo. Ma cio non toglie a noi r adito di domandare se dunque la Francia si trova in posizione d' assistere le colouie cou iiumediata cooperazioue , vale a dire con armata niano ? oppure s' egli si sente autorizzato a sperare clie potesse facilmente riuscire al gabinetto francese , quando si volesse innalzare alia vera altezza deile sue luassime , a in- durre la corte spaguuola a rinunciare spontaneaniente all' Ame- rica ? oppure s' egli si aspetta ( con poca verisiniigliaiiza ) cije il govprno delle provincie Unite d' America voglia porgere la sua mano a qualche sconsigliata spedizione in favore degl' in- sorgcnti ? La riflessione e ponderatezza coUa quale si h con— dotto quel governo in tutto cio die coucerne le relaziont fra la Spagna e le sue colonie non corrisponde certauiente a una cosi stravolta aspettazione. II gran piano del sig. de Pradt soffre dun- que uu intoppo ai primi passi ; e difficile progrediie quaado niancano i mezzl perGiio di cominciare ; e fmche non riesca ai suoi amici dell'America iiieridionale di emauciparsi da loro stessi e senza ajuti stranieri , dovranuo per poco calmarsi i pietosi voti del nostro autore. Wa posto anclie presto o tardi infallibilmente sicuro lo smeni- Lramento di tutte le colonie spagnuole dalla madrc patria, come sta la faccenda per riguardo agli esuberanti vantaggi che ne de- vono ridondare a pro della Francia? Dov' e fondata la speranza che quelle nuove repubbliche , o rnonarchie , o federazioui si accosterebbero di preftrenza alia Francia , ed accederebbero da bel principio perfino alia pm azzardosa di tutte le combinazioni, ad una antibritannica alleanza , per confennare la loro vacil- lante esistenja e per consolidare la loro pi-osperita? L' autore medesinio osserva e replica piu d' una volta colla piu viva in- quietudine che Y Inghilterra abbia orniai prese tutte le misure per istabilirsi di pie fermo nell' America meridionale , c se la Francia non prende presto una risoluzione decislva , V Inghilterra sola proilttera della rivoluzione delle colonie spagnuole e ne disc-accera tutti gli aitri europei. Nel passo seguente egli va pii\ inuau/i ancora. = Si la prosperici de l^Angletene est deja . unc P4RTE STRA^NIERA. Il5 espere dc phenomene , il falut s'attendre a la voir grendir encore dans des proportions incalculabUs par Vevenement prochein qui doit avoir I'infiuence la plus decisive sur les destinies de tout Ics peuples du monde. La liberie de I' Amerique prepare un nouvel avenir a I'univers , et lui ouvrira des sources, de richesses encore inconnues parmi les hoiru/ies. L' Angleterre — ne peut manquer d'y avoir la meilleure part. Son Industrie , son activite , ses capi- taux lui donnent les premiers droits a leur partage. L'Amd- riijue esc devenue son magasin , etc. etc. etc. Questa h una pit- tiira la quale spogliara da ogni orpello di ampollosa e falsa poesia non indica punto la sovrastante rovica della pgtenza ma- rittiina inglese ; n^ spiega aJcuno de' luminosi effetti che aver dovrebbe per la Francia la rivoluzione dell' America merldionale. II sig. de Pradt senibra opinare che luediante una pronta e de- cisiva risoluzione per parte della Francia , sarebbe ancor a tenip<> di dare un altro giro alie cose; ma egli non trovd bene di la- sciarci neppure indovinare cosa intendesse per quella pronta e derisiva risoluzione ■ E se finalnienre ( adottando per un israate le piii favolose supposizioni ) Y intiero continente d' America , dal flume S. Lo- renzo fino al Capo Horn , a'Jgiuritovi anche il magnetico sctten- trione Ji Europa , si collegasse coUa capitale dei neutrali ( la capitate des neutres ) per portare un colpo niortale all' Inghil- lerra , che cosa vi guadagnerebbe la Francia , che cosa I' Euro- pa , che cosa TAuierica? Come puo niai un esperimentato scrit- tore , che da vcnti anni studia in grande ed osserva i rapporti del mondo , come puo mai oggi nella profonda pace in cui sia- mo intuonare la cotanto rifritta ed invecrliiata canzone della li- bertd dei mari ? Come mai un pubblicista filosofaute , il quale si pregia di sprezzare i pregiudlzj comuni , puo con sangue fred- do voler preparare uno dei piii terribili colpi per 1 umanita , la distruzione del commercio britannico , e cio puraaiente per pro- curare un passatempo aU'auibizione di alcuue teste irrequiete, pas- satempo che troppo caro costerebbe alia loro patria ? E come pu» Fuomo di state, che k anche cristiano, accrescere di abbominazio- ne e di orrore la piu temerai'ia e la pid estesa di tutte le gueiTe, nicntre egli ( da un altro lato alineno ) sbandisce tutte le guerre dei popoli , e da in preda ad un' orda di ladri marittimi tutti i tesuri del uioade civjlizzato ^ Tur troppo que*ta classe tfa di famiglia ( per quanto aucbe il sig. de Pradt possa zelantemente opporvisi) per indurre la corte di Spagna a benefici sentinienti e salutari risoluzioni , e per ristabilire cosi una pace che sicu- raniente senza alcun paragone sarebbe piu benefica per 1' Ame- rica e per 1' Enropa , che la vittoria dell' uno e dell' altro partito , quand' anclie la lite decisa esser potesse prima di un mezzo se- colo. Convinto che il dominio marittimo h un vano fantasma, e die la Francia e 1' InghilteiTa possono benissimo senza alcun re- ciproco pericolo salire a grandissinia altezza vicino 1' una del- I'altra, conslderera senza gelosia e timore la preponderanza della potenza marittiraa inglese fino a tanto che essa non tocchi ostil- mente la Francia in nessun punto , e c onsiderera 1' alleanza con- fro il commercio britannico come una misura , die anche ese- guibile sarebbe assolutamente rovinosa tanto pel vinto die pel vincitoi-e. E poiche la liberta del suo paese ( sommo scopo d' ogni legittima esterua politica ) e suflicientemente assicurata ^ uon e contrastata da alcuna estera potenza , e non potrebbe per fino essere danneggiata da un' infima coalizione , cosi egli rinuncera di buon animo alia vana , caduca e sempi'e perico- losa gloria di prescrivere leggi al rimanente dell' Europa. Cap. II. (Dovrebbe dire seconde section du ckapitre lU. ) Nou- veau sisteiiie de la France sur le continent. — Non v' ha con- ti-asto maggiore che quello fra i feroci progetti poc' anzi analiz- zati ed il sentimento di rassegnazione e di nioderazione che propone questo articolo. 11 dado ^ gettato. La Francia si deve per 1' avvenire conten- tare di una posizione puramente difensiva ; al primo luovimento di attacco ella deve aspettarsi la resistenza di tutta intieme i' Europa. « II sistema delle potenze ^ stabiHto una volta per » sempre. Luigi XIV e NapoJeone ne furono i creatori. Essi •■' hanno opevaro per cosi lungo tempo a rendere la Francia Il8 Ari'ENDIOE « oggetto ai spaveuto, die alia fine le potcnze si sono unite :> insieme per eicluderla totalmente. Essi hanno costretto tutto 5> il luondo a circondarci , die' egii di mura , ad opprinierci con » pesi , a convenire ia comuni accoidi coniio di noi. Fra tuttc » le politiche idee e le politiche misure delle quali si occupa » attualmente 1' Europa uou ve n' ha alcuna su ciii le opinioni ■n e i desideij piii uniforiiieiuentt; concordino. Qaalora si chia- i> masse presto o tardi la Franria in ajuto contro qualclie alti-o 3> lontano pericolo, si finiiebbe tuttavia con di nuovo confi- » navla ne' suoi limiti attuali. — II cauibiamento e dolornso ; » ma non si puo su di cio prendere abbagllo , e dissimulare di 5J conoscere clie questo fu il risultato neeessai-io dello stato pre- 3» sente d' Europa. » ( pag. i83 ). Da qiicste premesse V autore tira la giusta canseguenza, que ^aiis cetie position ujn sisteute de neutralits et de moderation iJ.'.T LE SEUL QUI coNi'iBNNii A LA FRANCE. La Francia puo esi- stere per se , ella puo far senza d' ogui alleanza ; 1' autore le raccomanda per fino la fuite de tome alliance ( si sottintende continentale ) , e pensa die chi potesse aver bisogno del suo ajuto , verrebbe in buon punto. Tutto questo e detto taiito liberamente e tanto giustamente quanto niai aspettare e desiderare si poieva da uno scrittore francese; e la piii sana politica non trovera niente da ridirC contro le regole cavate dalT attiiale situazione della Francia , a norma dell' awenire. Niilladimeno noi siamo in dirlrto di domandai-e : se questi sono i veri sentimenti del signer de Pradt , a qual fine tanti minacciosi apparecchi di rivolte , di congiure e di guerre ? Perclie mette egli a contributo la piii lontana parte del mondo per preparai-e alia Francia un nuovo BUpremo dominio. Se vi fu mai luogo die lasciasse travedere im doppio senso , egli e questo certamente. E una delle due ^ assolutamente certissima; o il si^. de Pradt in modo sconve- nevole pigliasi giuoco de' suoi lettori ; o la rassegnazione die regna in questo capitolo e simulata , e nel profondo de' suoi pensieri stanno ordinate le batterie colle quali egli spera alia prima favorevole occasione di vendicare V iminaginaria uniilia- zione della Francia , ed iiifrangere la pace del mondo. Cap. IV. Drriswy dv midi de l'Supope. Quest' articolo non eentiene niente altre chc oziose i-cplidie del precedent* , PARTE STRANIERA. 11^ riiiDovatt piajigistei sulF Italia , digressiioni sulla storia passata della Spagna e del Portogallo, tutte cose clie noi risparniiaiuo Tolontieri ai nostri lettori. Iufc/irLTSBHA. (Uua specie di supplemento alia Division du Midi!) Anche con quest' articolo ci sbrigherenio prontamBnte. Se lo avesse tcritto alcun altro coatro il sig. de Pradt con tuono solamente meno entusiastico e senza le commiste grossolane esagerazioni , si «arcbbe potuto far valeie come di I'isposta alle precedenti ostili «ue dichiarazioni. Impercioccb^ qui trabocea V aniiuirazione e la lode. Con evidente invidia , ma pero con entusiasmo viene niagaificata la grande e conseguente politica che ha procac-r ciata slV Inghilterra la sua influenza in tutte le parti del mondo. Non e qui trascurata la dispotica oppressione , che , secondo il sig. de Pradt, ella usa contro gli altri popoli e stati ; nia le supposte sue prove aono iigualniente male scelte tauto riguardo al politico , quanto al comnierciale. L' Aiigleterre separee du con- tinent a toujours tendu a le diriger en opposition avec sa riva- le , la France. — Elle ne tolererait pas qu'un coup de canon fut tire en Europe sans sa permission ; on la verrait accourir pour ARRETER TOUT EMPtETEPlEMT PROPRE A BOMPP.B L kqaiLlBRK, Le mole principali di un tale sistema si possoao cercare dove si vo-^ glia, si possono chiamare generosita o interesse , politica di state o bramosia di reguare ; gli effetti come ci sono dipinti da niano nimica , rimangono lo stesso ; e dove sta il daiino ? — • « L' andare incontro a qualunque iutrapresa che sconcertasse » r equilibrio e una politica » clie non puo pregiudicare ad alcu- no , e che porta la sua giustificazione in se stessa. Quanto pot alia superiority comnierciale , si trova que I' Angleterre opulente d indnstrie et de richesse — • est surtout employee a fomenter le commerce dont elle-ineme est le fruit; elle lui prete un. appui con- tinuel ; — per la qual cosa siccome ogai conimercio bisogna che sia vicendevole ; cosi non possono male passarsela con lei nep- pure gli altri stati. Se questo e tutto il delitto dell' InghilteiTa — • E serabra che P autore non ne abbia scoperto alcun altro — ■ rerche dunque eccitare una crociata geuerale contro di essa? e ee veramente ( come con profetica e minacclosa voce qui viene aununciato ) nel corso degli auni e dei secoli la crescente po— tenza della federazione Nord-Americana dovesse sovercliiare r Inghilterra , i! continente europeo diveirebbe for?e iu. allova piii potf nte , piu ricco o piv. felice ? laO AI'PENDIGE Cap. V. Comparaison de I'ancien ordre politique avec le nou- veau. — Cap. VI. Esprit de la politique actuelle. Questi due ca- pitoli non possono essere divisi 1' uno dall' aliro , imperocch^ per capire T uno bisogua sempre avere I' altio alle mani , e solo pel disovdiuo dclia pioposta souo diveuuti insejiaiabili fra di loro. In questa pai-te del suo scritto 1' autove alia sua maniera ha guperato se stesso. Egli ha raccolto in So pagme wna tal niassa di roniraddizioni che quasi sfida ogni umana penetrazione. Non e facile portare in questi andirivieni tanto ordiue e taato lume che basti per vedei-e con quauta temo-ita egli trasporti i suoi leggitori da una esti'emita all' altra , e con qual frivola volubi- lita egli abbatta ogni niomento cio clip, seinbrava aver prece- dentemente innalzato. E poicbe iu questi capitoli trovasi il prm- cipale e finale i-isultato della sua sapienza, la somnia di tuttc le sue doctrine , e che il soggetto di essi e della maggior im- povtanza , noi non possiamo lasciarci riiicrescere la fatica di darne alia meglio un' analisi. Secoudo il sig. de Pradt 1' equilibrio fra le piincipali potenze era il distinlivo caratteristico dell' antico sistema federativo del- r Europa. Non pero come egli osserva un equilibrio nello stretto senso della parola , giacche come tale non puo esistere tampoco ne fra gli stati , ne fra i particolari ; nia ciascuna grande po- tenza aveva a canto o dirimpetto di se una o piii potenze di ugual forza, per cui tenuta era nei limit! ella medesima , ed ei-a assicurata la liberta delle altre. Anche in quel sistema esistevano sicuraniente stati preponderanti ; ma non ve u' erano di esclusi- vamente preponderanti , cioe di quelli che tenessero gli altri in uno siato di vera sommissione , costringendoli a cercare 1' unica loro salvezza in perpetue alleanze. Tutto air opposto e il distiutivo caratteristico del nuovo or- dine di cose , cioe • — la mancanza di quell'equilibrio e di quella difesa universale ch' egli offeriva. Due grandi colossi s' innalzano oggi sopra 1' Europa , Russia e Jnciiilterra : ambidue 1' op- primono da due opposte parti ; essi la rinserrano strettaniente , 1' assediano , non le lasciano ne quiete , ah riposo ( ils I'enser- rent 1 ils I'assiegent , ils ne lui peniiettent ni repos , nisommeil). L' Europa e condaiinata ad un perpetuo vassallaggio (vassalite). — « Gli ordini del giorno devono esser presi a Pietroburco « « a Londraj egli era piu couiodo riceverli » Parigi. n — I'ARTE STRANIER4. 121 In queeto stato di cose vessatorio e non natnralc ( i »cmpi-c il sie;. de Pradt che ragiona) 1' Austria e la Prussia sono da una ferrea necessit.i incatenate Tuna all'altra, esse sono fatte inse- parabili sotto pena di morte. Una eguale necessita costringe tutti gli stati tedeschi ad entrare nella piu stretta alleanza; tutce le aiiticlie rivalita Iianno un teiuiine. — In genei-ale ogni gucrra del contiuepte ( come anche marittima ) si sciogliera per Y av- venire in altrettante alleanze , perche il pericolo d' ambo i lati delle due potenze predominanti e cosi preponderante , che non gli si potra opporre altro ai'gine che quelio delle alleanze. II peggio e, che quella terribile preponderanza , ed i rap- porti di tutti gli stati che forzatamente da essa emanarono , non fu gia r opera ( come nel tempi passati ) di uomini particolari cd eminenti , ma e opera della natnra delle cose , contro la quale nessuno ha il potere di opporsi. Questa natura delle cose ha collocato in tal guisa il presente sistema degli stati, ch' essi non offre altra guarentia che la buona volonta dei regnanti, ♦— « Dans le fond V Europe na plus de garantie que la sainte al- LiANCE ; car voila on elle en est reduite. II paralello fra T antico e il nuovo stato di Europa , come si rlleva chiaramente da questi fedeli estratti , fu giudicato non in vaiitaggio dell' ultimo, e se con questo fosse terminata lascena, non dovremmo certamente desiderare 1' antico politico sistema , anzi , come si mostrera inappresso, dovremmo per fino anelare pel ritorno di quelio di Napoleone. Ma la bonta di cuore del sig. de Pradt e piii potente della ttessa. sua logica; e presto sapra egli con una mano soffocare quelle inquietudini ch' egli promosse arbitrariamente con 1' altra. Per6 prima ch' egli agisca in contraddizione con se medesimo , vogliamo far prova delle proprie nostre poche forze pi-emettendo alcune osservazioni sul suo quadro comparativo. I. In ogni epoca della storia moderna si sono date potenze predominanti ( preponderanti ) in Europa; e cio che si chiamava sistema d' equilibrio , fu sempre la massinia conforme al piano di riunione di molti stati nella mira d' impedire la preponde- ranza di alcuni , o di arrestare i progressi di quella gia acqui- stata da altri. Tutte le guerre del decimosesto , decimosettimo e decrmottavo secolo fino alia pace di Utrech^r- € ^"^""^ P'*^' tardi ancora , anzi per fino cjuelle medeeime che la rivoluzionc 122 A p r E N n 1 r li fraucese promoesc , e che fnrono lecoiide cli tanti en:on , tuttc furono coDsef:,nenze di siniili uiiioni, ova dirette contro la prc- }iondevan2a auetriaca, ora contro la spagnuola, ora contro la francese. Clie allora ogni grande potenza ne avesse accanto o dmmpetto un' alrra di ugual foi-za e notorianiente falso : e la distiuzione fra gli stati predominanti ed esrluslvainente predoini- najiti , noa e akro che una soffisticheria. Esclusivainente predo- uiinanti , secondo il sig. de Pradt , nierltano di essere nominati coloro a che pongono tutti gli alcri in uqo stato di vera soin— >» niiasione , e li costringono a cercare la loro ealvezza in co- 5> stand alleanze » — Questo non fu il caso raai , e non pu> esserlo. A nessuna potenza predoniinante mai ( non escluso Na- polcone a cui come e noto sokanto imperfettamente e assai di passaggio ) e riuscito di render vassal li le altre potenze e di soggiogare fovmalmente e regolaruaente T Europa. E questo non accadera Hiai fin a tanto che 1" Europa sara composta di nazioni divise tra loro di engine , di lingua , di geografica e polieica posizione , e nello stesso tempo all' incirca ugualinenre colte , iudipeadenti , ugualmente guerriere. — Ma che gli stati piii de- boli siano costretti a cercare la loi"o salvezza nelT altrui allean- za , questo non e proprio di nessun' epoca , ed era uell' antico sistema , ne piu , ne meuo appunto come nel uuovo. Le potenze esclusivainente preponderaiUi dobbiamo dunqiie restituirle al sig. de Pradt come una sua spiritosa invenzione e contentarci delle ( sempliremente ) preponderaiUi , le quali se non altro non sono una luvenzione moderna. 2." La descrizioAe della posizione in ci;i , secondo il sig. de Pradt , deve tenersi V Europa verso le due potenze colossali e quasi troppo insulsa per meritare sul serio una critica. Qual opimone poco riverente e bassa deve avere del pubblico un uomo , il quale crede persuadergU che la Russia e 1' Inghilterra intieramente dominano , rinserraiio , assediano tutti gli altri Stati indipendenti senza conceder loro ne pace no- sonno (so.wmbil)? — •La Russia e 1' Inghilteri-a sono due Stati assolutamente prepon- derant!; ma in qual seuso ragionevole e sopportaJiile potreb- bero chianiarsi unicamcnte preponderanti ? — E chi ( tranne il eig. de Pi-adt ) potrebbe contro ogni apparenza an-ischiarsi di sosteuere , che gli Stati non preponderanti si trovano in una posizione di dipendenza c di vassallaggia ? — Ad un francesr PARTE STKANIERA. 115 particolarniente lual si conviene parlare ui pieponderanza eselu- siva di altra potenza. Egli non puo ignorare , ed il sig. de Pradc lo lia spes90 ricordato , cLe ancbe dopo clie la Fracria }ia per- dute le sue ultinie conquiste, la graude alleanza delle potenze Europee si ci'^de fortf solranto abbascauza appunto per contro- bilanciare quella potenza quautunque sola. La Fiaucia deve e«- sere quindi considerata come una potenza ner se certainente preponderante , ed anzi non la piii piccola di questa ciasse: del che nessnno ha osato cincora dubitare. La differenza fra oggi « jeri «ta solauiente in cio che la pai'ola d' oi-dine ( le hot d'ordbe ) non puo piu essere preso a Parigi , cio che era piit eomodo , coiue il sig. de Pmdt osserva con bambolesca senipli- eifa. Ma giacche la Francia non e niai stata obbligata iie ri- chiesra di andare a prendere quella parola d ordine in un altro punto di Europa ; coei ci sembra che sarebbe stato piu mode- rato e pin giusto il supporre che non vi sara piii bisogno di prenderla , ne eara piti distribuita in alcun altro iuogo. 3." Ci siamo gia spiegati in altre occasioni suUa ferrea neces— sit'a (he tiene incatenata V Austria e la Prussia con la Germania Si dovrebbe credere il niondo uscito del gangheri in vedendo un corpo di Stati che la natiira delle cose ( diviniti favorita del slgnor de Pradt ) aveva insieine nniti con legami di mille « pin anni , era riunirsi di nuovo con altre forme , e stabi- lire la futu)-a coniune sicurezza mediante comuni accordi ? Di tntte le prove particolari questa e la pivl forte in favore della conformita dello scopo e della eccellenza del presence federa— livo sistema d' Europa. — In generale P autore sembra amare soltanto le alleanze marittime e non assolutamente le continentali; egli osserva con un tuono di biasirno die per lo innanzi tutte le guerre saranno di alleanza ( des c^ierres d' alliance ) ■, cio che per altro non sembra a noi nd biasimevole , ne compassione- vole , ne nuovo. 4.° La Santa Alleanza non e ne Tunica, ce T immedtata gua- rentigia del presente sistema politico. Le cauzioni sulle quali questo sistema immediatamente riposa sono i patti eoachiusi tra tutte le maggiori e le minOri potenze , e le massime legali determinate e riconosciute in questi patti, o in aitri ugual- mente solenni, da tutti i cointeressati. Queste sono le po- sitive guarentigie ; il docuniento poi irsiguito del venerando 124 A r P E N DI CE nome cli Santa Alleanxa^ e una personals reciproca obbliga- zione colla quale i Sovi-ani promettono di religiosamente maute- nere quelle massime e quelle convenzioni ; essa ha conferito uua nuova morale e leligiosa sanzionc alle su espresse positive e per se sufBcienti guareutigie; ed tb ia questo niodo diveouta senza dubbio la pid alta di tutte le malleverie. Questa e la vera costituzione delle cose pubbliche d'Europa, fondata suUa reale natura vivente delle cose , sulT oi'dine , sulfa giustizia , sulla religionc , inattaccabile dalla bassa critica e dallo sclierao im- potenre. Sotto questa costituzione T Europa gode nello stesso tempo i vantaggi dell' antico e del nuovo sistpma. Gli elenienli deir equiiibno si trovano nella medesima e fovse iu una niag- giorc perfezione , perclie fatti piii semplici, ed un' alleanza con- tio la prepotenza non sarebbe oggi piii difficile a stabilirsi die in qualunque epoca del decimo settinio e decimo ottavo secolo. Pvendere innocue simili alleauze , evitare per V avvenire i mali che solo per questo mezzo si potevano liniediare , e garantire fra gli Stati indipendenti quella concordia che altre volte si cre- deva soltaato assicurata mediante la forza delle armi , o gli ai'- tificj di gabinetto , questo fu lo scopo di tutti gli sforzi , questo fu I' aperto , ma pure in. niille forme travisato , secreto diplo- matico dei migliori uominl di stato del nostri tempi. Tutte le uniane opere sono caduche : tutte le umane convenzioni pos- sono essere trasgredite , tutte le massime violate , tutti i voti iufranti , ma che vi sia stato giammai un sistema politico, fon- dato sopi-a migliori basi e piii nobili garanzie, questo e quelle che noi senza tiniori abbandoniauio al giudizio della posterita. Dopo queste considerazioni torneremo ora al signor de Pradt, lion senza pero nn rincrescevole sentimento. ]Ma anche la sua testinionianza ha il suo merito , poiche , quando che sia in fa- Tore del presente ordine di cose , non puo certamente patire eccezione di parzialita o di predilezione. Chi niai dopo la sua critica amara, cupa, minacciosa , si sarebbe aspettato di leggere le seguenti dichiarazioni ? Noi le diauio nel linguaggio originale perche uoa peidano della loro forza. En se rappelant les principes des guerres continuelles , qui cnt agite I'Eupopb , on ne retrouve rien dans I'etat actual des (hoses , qui I'expose aux meiiies conflits. Toutes les causes des guerres du dlx-huideiue slide tnanquenc dans celui-ci; la matierb PARTE STRANIERA. IsS co.vrE.vr/EUiii est lvvisee. La fix at to:;! et la siMPLmcATiOTi des intcreis en ont comme tari la source. Elles feront eprouver aux soweurs politiques le desespoir de ne pouvoir remuer la masse immense des interets entrelaces entr'eux , qu'il faudrait ilranler a la fois pour produire un mouvemeiU sensible. Par consequent I' Europe est vouee a un etat de fixite et d' immobilite permanente. On peut dire d'elle avec le poke: Stat hole sua (p. 243). Pill innanzi : Le terns des agitations est passe ; la tempete eu— ropeenne est calmee. Unb force irresistible assigne a chacun ee qu'il a pu en retirer. — Dei^envs tous egalemeut pierres de L edifice , Us doivent rester a la place a laquelle la main de I'architecte les a places \ encliaines par la prudence, comme pen- la faiblesse. A vingt-cinq ans d'agitations succederont de longs jours de tranquillite (p. aSi). Finalmente. Ainsi par uy detour lyATTESou comme invrai- semblable , ce sera du sein de la guerre la plus vaste et la plus acharnee , que sortira la plus lonoue paix dont elle ait joui (p. 277). A maggior confernia di considerazioni taato consolanfl, T au- tore cita eziandio una quantita di circostanze accessorie in fa- vore della durata della pace in Eui'opa , come per esempio , il generale esaurimento delle finanze — (e a quest' occasione uno dei due colossi cadde improTvisamente in un abisso ; la charge de sa dette est telle , quelle ne suppose pas plus d'hy path e que possible que d'acheteurs; elle n'a aucune valeur rsNALE., ni ACQC'EEAaLE, — i il debito pubblico d'Inghilterra? — et la con- duit chaque annee vers un xoutel abime); — i sentimenti per- sonali dei sovrani — ; la teudenza di tutti i popoli verso 1' in- dustria pacifica; il miglioramento del loro stato , e cosi via di- scorrendo. Come se egli s' inqnietasse, o come se in lui stesso effetti- Tamente coesistessero due persone diverse di cui Tuna biasima ciA che 1* altra non puo cessare di lodare , 1' autore in mezzo alia calmante pittiira del sistema attuale propone la questione afFatto inutile : se la forma che Napoleone aveva immaginato di dare al politico edificio d'Europa sarebbe stata piii vantaggiosa allMnteresse generale cliel'ora esistente , e risponde in tal guisa che i vantaggi del piano Napoleonico trasparisce ad ogni pa- rola. Quand' ancLe la sua opera , dice il sig. de Pradt , abbia 1^6 AP1»ENDICB avuto qualche lacuna ed alcuni luoghi difeftosi , questi aareb- bero evaniti se gli si avesse lasciato il tempo di condurla a buon fine. Egli avrebbe conservato per sb soltanto la Fraacia , il Bel^io , e tatto quello che giaCe alia rlva ginistra del Reno ; avvebbe ahbandonata ai suoi Tltalia e la Spagna , la Coufede- razione del Reno , la Prussia , il ducato di Varsavia. L' Austria e r lUiria ( esattamcnte collocati in quest' ordiae ) avrebbero avuto la gloriosa destinazione di formare 1' antinuirale dell' Im- pero franrese coutro la sempre esigcnte barbaric del setten- trione. Egli sarebbe state disposto di restituire le citta anseati- che e Roma , e perfino il gran ducato di Berg incorporato al regno di Ve»tfalia; e tutto questo savebbe stato ordinato per la pin bella e per la generale soddisfazione del mondo, Piglian- dosi ^ioco ncllo stesso tempo del passato e del presente , egli soggiugne ; — Dans ce plan il est vrai, la svfREMATiE etait da. cote de la France , mais celle-la etait moins MENAqAHTS ( dope ch' ella avease gia tutto ingojato') et plus nEMEoiABLB que ctlle de la Riissie (che ancora non ha csistito!) Per mala sorte , con- tinue egli , in questo piano non si trovava un posto per l''Jn- ghilterra, e il grand' uomo conobbe , que sous peine de Mor.T il fallait trionfer d'un enneini , qui seal entre tous avail su, appre- cier sa position , ses cotes vubierables et les vioyens de le blcs- ser; e quando egli (per giusto presentimento di un cosi grave sbaglio , ma d' altronde ) , per motivi puramente europei che V odio e r ignoranza non seppero riconoscere , — « era per 3> r appunto occupato a portare T ultimo colpo contro quella ;> potcnza ribelle , 1' Europa si lascio , dal ripetuto grido di al- » larme del govcrno britannico , indurre a considerare come » proprj i di lui iateressi , e si sollevo ( contro il suo bone- y> fattore ). Ora poirhe gli sforzi dell' Inghilterra ebbero un i> esito solaniente troppo felice, si conoscera bene quanto ha. >> costato questa magnifica liberazione ( cette merveilleuse libera-' » tion)^ che cosa si lia guadagnato niutando un g'ogo con » un altro , e per quanti motivi sia. necessario di nuovamente ab- y> hracciare , per quanto resta ancor possibile il distrutto piano. » Per conseguenza ( giacche questa sarebbe 1' inunediata conse- M guenza ) di rinunciare con eroica indiiFerenza a tutti i sopran- » nunierati vantaggi , all' unione , alia fennezza , alia qulcte , alia » piu luaga pace die T Earopa m.u avesse goduto. » l'\RTF. STRANIEP.A. 127 Da qiipsto labirinto tli contraddizioni ci siamo appvopiiato quel clie appartiene alia verira , e lasciamo al sig. de Pradt di poter disporre del resto a piacere. II b!as:mo dappertiitto alter- nate colla lode del suo niiovo sistema politico , V evidente suo cattivo uiiiore pel naufiagio di Napoleone , tutti i salti movtali della sua falsa dialettica , tutti i tratti intralciati ed obbliqui delle iiivereconde sue iuconsegueuze , iioa possono nulla cootro le confessioiii, strappaiejli tlall' evidenza dei fatti e dei resultati. Noi Hon eccediauio punto nel valutare il bene toccaroci ia sorte ; non ci abbandoniamo ad alcuna spei'anza illusoria di giorni felici e scevri di guai. Noi non ignoriaaio il caiattere distintivd del nostro secolo , esso e un secolo di fenuentaziom violenti , di questioni pericolose, di trapassi vertiginosi , d' incessanti azioni e reazioni. Si e pero guadaguato, per quanto almeno uno sguardo iimano ajutato dalla sperienza del presente pud prevedere il fu- ture. Gli esterni diritti desi-li Stati sono per lungo tempo a venire ordinati e stabiUti ; la }iace politica e ora piii clie niai non fu ne' scoi'si secoli assicurata in Europa ; e qualunque sia per essere il destino futuro dell' una o dell'altra parte essen— ziale di questo corpo politico, il sistema che tiene insieme il tutto, lo spirito che lo ha forniato e che incessaiitemente invi- gila sopra di esso , offrira spesso aache agl' individui un rifugio gradito nel bisogno , e sempre un punto di riposo e di caluia. Cap. VII. Affaires generates a venir. Le prime parole di que- sto capltolo basteranno a dispensarci dal farne un' analisi cir- costanziata. — Dans I'etat reculieh , oil se trouvent les af aires de r Europe , on napercoic dans son sein rien qui soit de na- tjure a devoir troubler la paix dont elle jouit. Pour tui trouver un of/jet d'occuPATiot/ generale ( noi abbiamo vediito nel terzo capitolo che cosa 1' autore qui sotto intenda) il faut sortir de son enceinte , et porter ses regards sur l'Ambriqve. Qui segue una giunta molto superflua di queriiuouie su!hi cattiva politica delle corti , le quail non vogliono prendere alcuna parte uelle turboleuze delF America merldionale , — e delle considerazioni salla scarsezza generale di danavo in Europa (che 1' autore ele- gan:emente chiama une strangurie generale , e che secondo le sue profonde economico-politiche cognizioni cessar deve dal gioruo in cui i conflitti coll' America saranno terminati , con:e se solo da qiiesti la suddetta scarsezza derivasse ) , e iaiisce 128 APPENDICE declamando contio la politica spagnuola. E tutto in quel gencre di ripetizioui clie in buon fiaiicese si chiaiiia rahdchage. Cap. VIII. Declarations du congres cC Aix-la-Chapelle. L'autore aprc il 6U0 campo contro qiieste dichiarazioai con un aneddoto quanto fino , altiettaiito degno di fede. Ux pvbblicista rr-Esco deve aver detto uaa volta = ce qui est elair est franqais ■, ce qui nest pas clair est allemand. = II nome di questo spiritoeo pev- sonaggio non ci e fatto palese ; ei deve essere stato un faiuoso pubblicista , e un famoso tedesco. Le dichiarazioni d'Aquisgvana fux-ono, secondo il sig. de Pradt, composte vevamente nel linguaggio della moderazione e della niorale $ ma maucano assolutauiente di chiarezza e di precisione , « esse pizzlcano di misticismo , il quale nella politica produce » lo stesso effetto che T ossianisnio nella letteratura » ; elleno fanno troppo I'icordai'e la sacra alleanza die uno spiritoso mot- teggiatore (non gia il sig. de Pradt questa volta) ha cliiamato r Apocalypse de la diplomatie. Dopo simili accuse aspettar si poteva sicuramente una critica niotivata , e provata con alcuni esempi dello stile di quelle di- chiarazioni; un lavoro uscito dalle niani di un uomo che scrivc Ja sua lingua con tanta chiarezza e solidita, ( come lo provano tutti i passi citati in quest' articolo e cento altri non citati) avrebbe potuto essere in particolar modo istruttiva. Wa que- st' aspettazione rnuane pur troppo delusa. Neppure una sola delle osservazioni del sig. de Pradt concerne lo stile delle di- chiarazioni; esse sono tutte in vece dirette contro 11 soggetto, e ne risulta alia fine che la collera del sig. de Pradt e cotanto esacerbata conti-o qucsti atti, pel solo raotivo, ch' egli desidera in quelli una quautita di schiarimenti , die necessariamente , secondo lui , vi si dovevano incliiudere. Egli loda a cielo lo spirito con cui quelle dichiarazioni fu- rono scritte ; egli loda i sublimi sentlmenti dei Sovrani nel cut nome esse furono emanate ; ei li loda particolarmente , perchfe €s«i associarono un quinto membro alia quadruplice alleanza esi- stente fino dal l8i3, e quindi cade di nuovo nell' imperdona- bile errore , che fu gia da noi altrove notato e biasimato , e che prova abbastanza, con quanto poca attenzione, con quanto poca cognizione delle cose il aig. de Pradt debba aver letti questi docimieati. PARTE STRANIERA. 1 29 Egli mtanto noa si crede percio meno autorlzzato di faro una luuga serie d' interrogazioni a coloro che sottoscrissero que- gli atti. Quel est ce nouteau tribunal qui s'eleve en Europe ? £st~ce un tribunal amphictionique , comme il le fat parmi un peunU cdehre de I'antiquite? Quel est le principe de son auto~ rite? Oil en sera le ferine? Qui le inettra en moui'ement? A qui oppa'-tiendra-t' -il de le faire? — Si des differents s'elevent, com' ment les divises resteront-ils U7iit pour se inettre d^ accord ? Et comment sans accord retteront-ils unis ? Tout cela , comme ort Voit , MANQUE DE PRECISION ET DE CLARTE , CES DEUX ELEMENS DE LA LANOUE DIPLOMATIQUE. Al primo sguardo su quest! interrogatorj rimproveri si viene in cliiaro clie ia essi assolutatnente non si riferisce al linguag- gio diplooiatico , e che le parole — • tout cela manque de preci- sion et de clarte — si possono bene nferire anche secondo la loro naturale sintassi alle poc' anzi enunciate question! del signor de Pradt , non gia al protocoUi d' Aquisgraaa. Iniperclocche questi potrebbero d' altronde essere aborti di diplomatico stile e capi d' opera di chiarez»a e di precislone , ed aver ne piii ue rueno tacluto su tutti i quesiti che il sig. de Pradt cosi iin- periosamente propone. Siccome noi noa ci vogliamo rendere colpevoli di una simile tisurpazione , cosi noa tenteremo neppure di rispondere a que- 6te questioni , fossero anche piu foudate e piii ragionevoli di quello ch' esse non sono. Ma cosi come sta la cosa , crediamo almeno di poter osservare che il sig. de Pradt non era da nicHte al mondo nh autorizzato , ne tampoco stimolato per chianiare il congresso d'AquIsgrana a rendergli ragione sopra i suoi punti d'accusa. Noi, e probabilmente tutti coloro i quali hanno letto quegli atti, non vi ti'ovano alcuna parola die interpretata esser possa per un nuovo trihunale , per un tributiale degli Anfizioni , o per altra cosa simile. I Sovrani o i loro ministri non parlano tuai altrimenti in questi atti die in loro proprlo nome , dei loro proprj trattati , delle loro mass'une, dei loro desiderj ; essi non prescrivouo ne leggi , ne norme a nessun altro Stato ; essi non B arrogano sopra nessuno la pin lontana apparenza di supremazia o di giiu-isdizione ; essi dichiai'ano che quand' anclie le circo- gtauze dovessero rendere opportune future persouali riunioni , essi non si occuperebbero mai de^li affaii degli Stati esteri , posto Bibl. ItaL T. XV. 9 l3o A !• P E N D r C E cJie fossero anche esprcssaiuente a cio fave iavitari. La domanda — dove e la plena fatolta di un tnhunale ? — ■ Dove e il confine della sua cutorita'^ — • Chi lo chiamera all' opera? — ( e la piA pAzza aiicora ). Che cosa succederebbe se le potenzc costituenti il tribunale diventassero fra laro discordi? — Sono dunque estrauee per ogiii verso alle dicbiarazioni di A(juisgrana , e il solo signor de Pradt non puo lagnarsi perche nou sia piaciuto agli autori delle uiedesiuie di teoere ia serbo per lui la spiegazioae delle 8ue proprie chiiuere. Ma di tut'i i falli il maggiore — ed anche questo viene trat- tato in modo i-idicolo come fallo di redazlone — • secondo il »ig. de Pradt fu il silenzio del protonoUo di Aquisgraua sul-^ J' importante probleina = « fin dove spetti alle potenze di mi- » schiarsi negt' interni aiFari de^li Stari strauieri. » — . Da qtie- sto lato r oscui-ita dei protocoUi deve aver eagionato le peggiorj icquietudini ! E cliiaro die il sig. de Pradt qui di nuovo si batte eolla propria sua onibra. Chi ha luai mrssa in deliberazioneJ questa questione ? Certaoiente che per i criiici di bello spirit© earebbe stato gratiisimo vedere che i Sovraui si fossero aLbas- eati senza necessita e fuor dell' iisato a dare un lungo vagii.>na- mento sopra oggetti di una intricatissiuia natura. Da questo gli ha dissiiasi la loro sapienza. Le massiiue generali che servono di reaola in questo e in consiuiili probieiiu touo da lungo tempo conosriute da coloro che ue fanuo per do\ere-iino studio; ed il congresso d'Aquisgrana non ha avuto , per quauto seinbra > alcuna inclinazione a mettere faori nuove inassiuie sopra qua- luaque articolo del diritto delle geuti. Fino a quanto possono aver luogo limitazioni ed eccezloni , questo i quello che viene air opportunita esaniinato da Hoiiiini intelligenti , quando cioe lo richiedono casi straordlnai-j ed ur^enti circostanze. Se riuscira o no al sig. de Pradt di deprimere in Francia, O di rendere sospette le trattative d'A.quisgvana , non possiamo certamente e con precisione deciderlo. Nulladmieno quello che vi ha di certo si e che il numero di coloro che non conseuto- no sopra questo punto con lui e grandissimo , e che in generale »' inaannerebbe forfemente chi in ogni questione importante vo- lesse considerare questo scrittore come V orgauo delle migliori teste, e dell^ parte piii nijjile deila opinioiie pubblica in Fran- cia. — Nel resto deli'Euiopa per quanto per oia sappiamo noa V 1'A.RTE ST114NIERA. l3l «i i alzata ancora una voce contro quelle trattative. Che moiti le troverebbero insuilicienti , questo 6 da prevedersi , e foi'se- »ta ia cio il loro maggior merito ; ma era riservato a un piii chiaro e piii acuto ceasore Taccusarle di oscurita e di misticismo. Qui crediaiuo di dover teniiiuare questo nusti-o articolo forse gia troppo lungo. Noi lasciamo intatti gli altri due capitoli — Esprit des pcuples de V Europe — • e — . Armies et dettes palli- ques. 11 nostro scopo fu quello di esaminare , e, per quanto ci fu possibile , di esporre ai nostri lettori il quadro , o piuttosto il caos del sistema Europeo degli Stati al tempo del coDgresso di Aquisgrana , di cui si occupa la maggior parte dello scritto del sig. de Pradt. Per cio poi die spetta agli oggetti dell' in- terna politica , ai sisteaii delle costituzioni , alle organizzazioni militari , alle misure di (inaaza, e a tutto cio di cui d-atta il sig, de Pradt ne' suoi ultimi due capitoli, noi non vogliamo misurarci con lui. Ci sentiamo troppo deboli per entrare in campo contro uno scrittore che tutto propone con apodittica certezza , e con saldissima fiducia, e ai cui occhi potrebbero riuscire ridicoli i timidi nostri dubbj sopra una quantita di proposizioui assai pro- blematiche , e che hanno cessato da lungo tempo di essere tali per lui. Non possiamo parimeute permetterci alcuna osservazione afFatto fuori della nostra sfera intorno uu piccolo supplinieuto al suo scritto, in cui egli discute la questione , -^ « Se le truppe svizzere possano piii lungamente essere tollerate in Francia? » — Ch' egli , come gia s' intende , decide categoricamente in modo negative. Noi credemmo peter dimostrare i diplomatici errori del sig. de Pradtj potremmo oppon-e altre opinioni alle sue intorno alio spii'ito , ai diritti, ai bisogni dei popoli ; e se questa fosse la nosti-a intenzione attingeremmo argomenti e ragioni a fouti migliori e presso scvittori moko piu autorevoli. l3a APPENDICE Archwe/uESTO volume segue U sisiema de' precedent! e prcsenta in siiccinto il quadro di tutte le scoperte e invenzioni ch' ebbero luogo nello scorso anno 1818, classificate in tre sezioni siiddivise in capitoli. Le sezioni sono le seguenti : I. Scienze. II. Belle avti. III. AgvicoltLira ed arti econoniiche. La prima sezione e suddivisa in I. Stona naturale. II. Fisica. III. Chimica. IV. Medicina e clu- rurgia. V. Farmacia. VI. Matematiciie. £ nostro inreudimento di presentare qui molto piu in iscorcio questo quadro notando solameute quelle iuvenzioni c scoperte che pocsono piii meritai-e 1' attenzione generale , e servire nello stesso tempo di tilo per seguire i progressi e la storia delle utili indagini. Speriamo che i nostri lettori ci sapranno buon grado di questo nostro peusiero, Sezione !• Scienze. La Geologia oiTerse al sig. De Buch occasiojje d' indagare le cagioni die lianuo portato sul uionte Jura i uiassi di ruccia pri" niitiva die vi si trovano. Egli opina che sono venuti dalla ca- tena centraie delle Alpi d' im sol colpo o per una catastrofe repentina di cui non si perde a iudagarne T origine (Mem. de De Buch adress. a V Acad, des sciences de Pans). Ma non v' e opinione in geologia che non ne abbia tosto una couuaria. Di fatti M. J, L, coiubatte I' ipotesi acceuaata di PAHTE 8TR\NIEII\. l33 M. De Bucli e V attribuisce ad altre cagioni ( Annales de chim. ec de phys. fuillec 1818;. II rapitano Carniichael ia una lettera diretta alia Societa reale di Londra da aicune spiegaxioni intorno alia strutrura geogno- «tica deiia Monragna della Tavola presso il Capo di Bona-Spe- ranza. Quelli montagaa secondo lui pai'e intieramente composta di granito. TI Green-point e la Vallata della Tavila sono di sclii- sto : la parte superiore h interamente forniata di sandstone ( aie-- naria) in letti o strati orizzontali , ecc. II sio. John Davy si occupo della struttura geologica del Pico d' Adams nelT isola di Ceylan. Egli giudica la sua altezza di 6 o TOGO piedi inglesi. Essa ^ coinposta di gnfiss i cui principj costituenti variano ne' divevsi luoglii. In alcuni 1' orniblenda pre- doniina taiiiiente clie il cai'attere della I'occia e quasi carubiato. Molte pietre geaime di Ceylan si trovauo in questa foruiazione (Annals of p/iilnsophy. Jan. 1818). La struttura geologica dell' isola Jean Mayen presso il Groen- land occupo il cap. Guglielmo Scorseby. La prima cosa che s' incontra awicinaudo quell' isola h la montagna Beerenberg senipre coperta di neve ed alta 6840 piedi al di aopra del li- vello del uiare. La spiaggia sulla quale il capitano discese era coperta fino a molta profondita di un' arena avente 1' apparenza di polvere da cannone grossolana , e che era un miscuglio di arena ferruginosa , d' olivina e di augite. Egli ha riconosciuto per tutto le tracce di una eruzione volcanica estinta , ed e sa- jito sopra una somuiita di i5oo piedi d' elevazione rappresen- tante un niagnifico cratere attualmeute ridotto a un bacile di 5 a 600 piedi di profondita , e di 18 a aico piedi di diametro ripieno di materia di alluvione che formava Un piano elittico di 400 piedi sopra 240 ( Journ. de phys. Juin 1818/ ZoOLOGiA. JNI. John Davy ha osservato che la temperatura del pesGi supera generalmente di un gr. di Fahrenheit quella del- r acqua in cui vivono. Nelle tartarughe questa differeuza e di 5 gr. , e nei Marscuini s' iaaalza fino a Sj , che e quella degli altri aniiuali maauuiferi. Egli ha fatte molte altre osservazioni sul sangue (Vedi Journ. de phys. Juin i3io ). II nostro prof. Maugdi ha illustrato con ua nuovo opuscolo il letargo periodica di alcuni auiiuali , argoxueuto da iwi trattatw maestrevoKuente altre volte. 1 34 AprBNnicr. M. Bo8C lia osjervato e descritto una nuova specie di Ten~ fhredo che vive a spese del bolleto ( Bolletus circularis , Bui— liord ). A Goschen citta della Ccmtea d' Orange , 60 niigUa lontano dalla Novayork , in una j>rateria il cui sudIo e una specie di torba si sono trovati niiovi resti di lui Mastodonte , e se ne trova la descrizione e le uiisure nel Philosophical magazine del I). Tillocb , noveuibre 18 17. BI. Rudolplii La preso in esame il proteo (Proteus anguinus) della Carniola, intoruo al quale e uscita in questo stesso mese una menioria del pi-of. Configliacchi di Pavia. II sig. Rudolphi concliiude che questo animale non sia della specie de' tetardi , ma un animale peifetto. II sig. Walkenaer lia descritti i costunii della specie d' api delta Halicte ; il sig. Moreau de Jonnes quelli del ragno wicw tare d' America , clie sorprende ed attacca i piccoli uccelli e le hicertole; il gig. De Humboldt ha descritto il guacharo, uccello deH'Anienca meridionale da lui chianiato poi Sreo/o/viij ,■ il signer De Blainville ha fatte dclle nuove osservazioni sul polpo , abi- tante nella conchiglia dell'Argonauta ; e il sig. De Freminville ha descritta una nuova specie di delfino trovata suUe coste del dipartimento di Finisterre. BoTANicA. 11 colore delle piante fu soggetto d' indagini di M. Ellis. Quantuuque la luce sia in generale un agente neces- sarlo alia formazione de' colori variati delle piante , nullostante siccome questi colori provengono immediatamente dalT azione del principio acido ed alcalino sopra un fluitlo vegetale speci- fico , essi verranno prodotti allorquando le condizioni necessaric alia lore formazione potranno aver luogo anche senza d concorso della luce ( Vedi Biblioth. Universclle. Jaw^ 1818). M. Winch ha scoperto ad Higli-Haworth presso Newcastle in un letto di fire-stone un albero di circa 28 a 3o piedi di junghezza, il cui tronco ed i rami maggiori sono silicei , mentre la corteccia, i rami minori e le foglie sono convertite in cai- bone : fenomeno tanto piii interessante in quanto clie si e osser- vato che i ti'onchi d' albero che si trov^no uella miniera di allume di Wilby hanno il tronco cambiato in spato calcareo , in pietra argilloso-ferruginea e in piritc di ferro ; la corteccia in litantrace picifornje ( Tayet di Ilaiiy ). PARTE STRANIERA. l35 M. Deavaux ha aggiunti otto generi nuovl a quelli ^ia cone- Sciuti finova tlelle felci. Un anonirao ha pubblicato negli Annals of philosop/n/ ilcl D. Thoaison, novenib. 1817, 1' esperienza seguente: Tiifate ua terzo circa dello stelo di un fiore in un vaso ripieno di acqua bollente. Di niano in mano che 1' acqua si raffreddera il fiore £1 raddrizzera e rijagliera la primitiva freschezza: tagliare atlora r estreniita dello stelo e riponetelo neli' acqua fresca che si con^- servera piu Iiingo tempo. Mjnebalogia. JJiihcile sarebbe il aeguire tntti i cambiamenti di sisteiui e tutte le novita state proposte' dagli scritton diversi. Noi non toccheremo che le cose principali. M. Ilauy ha dato una uuova distnbuzione mineralogica delle pietre prcziose (stata uhinianiente tradorta in italiano dali' ab. Confighacclu ). II prof. Lampadius a Freiberg in Sassonia ha dati de' nuovi assaggi del minerale di stagno per la via secca e per la via uniida. Ad Argentau , dijiartimento dell' Indi-e , si e scoperto imo Strato di argilla o piuttosto di alluniina pura della grossezza di 20 a 23 piedi. Essa e di una bianchezza abbagliante, non con, tiene alcuna quanrita d' ospido di ferro , appeua cjiialche vesiigio di silice. Fssa fa parte coll' acqua e souiiglia perfcttanient* al>- 1' ailumina precipitata da una soluzione d'allunie. II prof. Clarke ha trovato a Gripliytt nella Westmania in Sve- .zia una pietra silicea rossa ch' egll dicliiara una sostanza affatto particolare , e che ha chiamato Lcclite in onore del sig. Lee , celebre viaggiatore suo auiico. M. Vogel )ia dato 1' analisi del trifane trovato in un genere di granito nelle vicinauze di Ster— zing nel Tirolo ; il signor L. Gordier ha esaaiinato Y Albino di Werner e 1' Egerano della Boemia ; W. Berthier ha data 1' aua»- lisi deH'allumina ulrata sihcifera, ed i signori Bucliolz e Brandee quella della steatite di Bareuth. Lo spato fluore e state trovato anche in Iscozia ; il croniato di fevro e stato osservato in una delle isole Shetland ; 1' arragonite e sata scoperta formante delle stalattiti alia superfitie di una caverna naturale in una roccia di grauwake componente il monte Quantock a sei o sette miglia da Bridgewarer. M. Haussuiann ha data la descrizione di mia nuova soitanza ouacrale , lo spato siliceo ( kieselspath ). (■ S»ra continuatQ ) 1 36 APPENDICE PARTE II SCIENZE LETTERE ED ARTI ITALIANE. OPERE PERIODICHE. REGNO LO]\TBARDO-VENETO. Ginrnale dl fislca , chimica , storia vaturale , ecc. Decade seconda, tomo /, biinestre 3.°, 1818. Parte I. Mislei L. Ceniii sulle regole da osservarsi nell' intraprender* qualclie grave operazione sopra gli auiinali doinestici. — Bor-' doiii A. prof. Sulla coiuposizione delle forze. — Venturl G. B. cav. Due leitere , una in cui sciolgonsi alcune difficolti intorno al trasporto de' sassi avventicci per mezzo dei gliiacci ecc. , e r altra contenente alcune nuove osservazioni siilla circolazione nella Carra , eel altre di fieica animale. — Vismara abate. Sag- gio d' esperien^e suUa teruiolauipada. — Squarcio tratto da uuo scritto die porta per titolo : Cenni storici sulla mineralogia di T. A. Catullo. — Ridolfi march. Cosimo. Lettcra sull' ossieritnco , sul color cangiante metallico, e sulla costruzione di uua lampada senza £amma. Parte II. Sedate dell' I. R. Istituto italiano. — Osservazioni e scoperte •, ti-atte da diversi giornali esteri. — Lihri nuovi. — Premj d' Ac- eadciuie. — Necrologia. Caval. Brunacci , professore. — Osser- vazioni ineteovologiche. Blmestre 4.° Parte I. Mislei. Storia di un' epizoozia dei majali. — Paoll. Sopra al- cune memorie di pietre -cadute dall' atmosfera. — Bordom Sul principio della luinoi-e quantlta d' azione. — Bordon':. Sayra. di una relazione fra i success! vi moti istantanei die hanno luogo Del nioto continuato di un sisteiua libero qualunque su cui ao« PARTE ITALIANA. iBj agiscoHo forze acceleratrici esteriori , e fra le forze finite che jDossoao produire i inedesiiiii movimenti. — Marahelli. Sopra la preparazione degli esti-atti clie ottengonsi col metodo di Storck, e sopra V estratto spiritoso di vaniglia. — Brunacci. Sulla co- municazione dei fluidi. — Bizio. Spiegazione di uii feuoaieno die offrono in varj casi le gocciole cadenti sopra la superficie di un liquido omologo. — Mangili. Intorno alle pretese idatidi uterine. — JSichoU. Sui bagni tiepidi , caldi e cocenti. Parte II. Osservnziunl e scoperte. l." Sedute dell' I. R. Istitiito di scienze , lettere ed arti ia Milano. — 2° Sulle cause che possono far variare le fomie cri- stalline di una stessa sostanza niinerale , del sig. F. S. Beu- danr. — 3.° Nuova maniera d' arrestare 1' emorragia uierina. — • 4.° Suir identita dell' acido nialico coll' acido sorbico del signor Braconnot. — 5.* Sopra il niinuto Moire e sul caleidoscopio , del sig. march. Ridolfi. — 6.° Notizia intoi-no a un nuovo nie- tallo denoniinato cadmio. — 7.° Sopra una maniera di scoprire r arsenico colla tintura azzurra di iodio , noia del prof. Brugna- telli. — 8." Nuova acqua minerale. — 9.° Birra ottenuta dai pomi di terra , coll' aggiunta di una lettera del sig. Peschier , intorno alia scoperta de' due priucipj zuccherino e gonimoso uella farina dei medesimi. — 10." Nuovo acido ottenuto dalP azione deir acido nitrico suU' acido urico. — Libri dlversi. Lettere del professore Luigi Morelli. — Premj d' Accademie e Programmi di opere. STATI PONTIFICJ. Qiornale Arcadico , fascicolo VI. Letteratura. De' misterj Eleusini e Bacchici, dissertazioni del sig . Taylor , ai'ticolo II. — ^ Una congertura sull' origine del co- gnome Cicero , del professore F. Onoli. — Corj o del diritto civile roniano, volgarizzato. — Iscrizioni nonientane; articolo II. —— Poesie inedite di Pacific© Blassimi Ascolauo. - — Rime del conte Antonio di Montefeltro. ^ Nuova desf rizione de' monumenti antichi , flell' avvocato D. Carlo Fea ; articolo III ed ultimo. ■ — • Difesa di Marco Polo intorno a' suoi racconti del Pi'incipe degli assassini. — - Scienze. Delia vaccinazione contro il vajolo arabo j ai'ticolo I. — Calandrelli. Del Calendario gregoriano e dell' astro- nouiia roniana. — Osservazioni sull' influenza dell' acqua nella formazione degli acidi ossigenati ecc. del sig. Tlienard. — Bar- locci. Elettricita atmosferica. — Paoli. Del nioto intestine delle parri de' solidi ; articolo II ed ultimo. — Belle Arti. Di un mo- numento a Dante Alighieri. — Pitcura. Gran quadro dipinto dal gig. Biscarra. — Paesi , del sig. Giovanni IMonti. — Anaroniia ad uso dei pittori e scultori , del sig. Giuseppe del Wedico. — yarieta. Pifesa clel sig. Duca di Ventiguauo defle lue tragedie. 1 38 A r l> K N P 1 C K B I U L 1 O C R A !• I A. R F r. N (> 10 ^\ B A II 1> O-V F. \ F T O. T^afj'o scfl/o Ji Son 11. 1. Ru, rtvrt/i) /»fV hi prumi volta till tt'tirsco ill itoUajio c/rte- M\rntr si«\ oomun*' del popolo c sugU spiriti illtiiiunati. Giudt- »io*.-» ne fu la »celt« . e lodevoh**iiuo , « uost.ro avviso, il peii- •irro di traiUirrr q«ie*tc trAsi^lie ui pros.* piiitto»t\i die iu verso. Con (iue«to luetodo i pensien dcU" oii^iualo si vondono piu fe- delmente , e il trAdiitUM-e ei mette lueiio del pnipno ; e «-piello die pi»\ import* ai ItMtovi cl>c nou p^wsouo Iccjiere 1" axitore nell.A »iiA Itiii^tiA . si ^ di o^iioscere U tUonj coiuerri la Spota tli MfjtiiHA^ e jiU alni due GMj:/ir/«o Tfll e L\ Confura tU i^ie-if-a. Noi gli aivuunceremo tosto olie sarauno pubblicati. Gli Iialiaui avranno iu tal guisA trasponaie ottiujamente nella loro Imjiua le *oi piu belle trai^edie d» Sclidler , e s< potrebbe d-.re aucora , ilel leaivo tedesi-o. DrIJo storia (f ffnIJa avtii-a r in -nirrna^ d I aw. Liiigi BoffT. A\Hn> dtiri. R. lituiito ^ rc giJk ntciti di qxtesto lavM>ro del oav. Bossi, e n«u dubitiauto clue tmta Iralu *arA iiupa».»eiue di veder rcnMi— aata »ui' opera che auiv^r manoa alia sua letr^rarura. Noi non iawiauio «jui cl»e anuuuciarla , ri*<>rba«doci iii alrro fascicolo di jvsrlarue piu diiif^amentr. Si pubblicauo tv»nt*»«pora«eaiuex«e due «diitoiu di quest' opera ; una ia 8*. l' alrra lu la.* pArtk itvliana. 139 Fami^sllc cdehri itnllnne. — M llano ^ 1^19 1 presso J'uoLo Emillo Ciiisti. Fascicolo prlino coutcnentc la jaml'^lia Sforza , la fo'^l. con tavolc in ramc. Dari;ii)o in eeguito un rircosUn/iato raggu.tglif) di (jiiCBta oo* raggiosa ini])re6a clic onora 1' amor patri(j <)e! nig, cav. ToinjKrfj Littn. Cli auguriaino intanto die gl' Itoliaiii eccondiiio il suo zelo c rendano giuaiizia alle sue faticlie. CORRISPONDENZA. Al signor Dircttore della Blblioteca Italiana. EPIGRAFIA. TuUc Ic nazioni , fd aiicliR le piii coltc, lianno avuti i loro maniaci , <; gli lianno pur avuti le ecienzc c Ic arti tutfe. C.c- Irhri «on» nt-lla storia lettcraria i siifomanl ^ i nomisinan.' . i ii- 6/iomani, <• lanii alii'i che (jui non giova il rif'ordarc. Nun debb' ea- dcrc pcrcio iiiaravigli.i s<; da (jui'skj furore o fanaCisino , cm di.-uno il nome di mania , a))paja infetto amlie taluno de' fahbri o luaegtri d' i8f riziorii. A clii non eono noti gli epigrafomani (Mle;- piiasate i-Ut , de' re1udio emere noci potova all.T «.-itta nostia piu inginrioto, pbirhe lende a far cred«ro die fra noi tulto siasi inii«rrit» 140 APPENDICE dosi quasi tinioroso colla sua sferza in aria lasrl intatte molt& epigrali , clie pure nieriterebbero d' essere col piii aspro fla- gfllo maliuenate. Noi percio aiideremo qui al giusto e rignroso suo es.iuie sottoponenrlone alcune , lusingandooi ch' egli uoa istlcgnera tli pi-ofenre su di esse ancora la sua senteu^^a. E priniieraniente non ha gran tempo die la culta MilartO rimase sraadalezzata leggfndo in una fiinerea e poiiiposa is^ri- zione le spgueuti parole in lode di una castisshua luatrona : Turfie fl/igitium a casta pwoque corpore .. . . rejecit , espressione oscena , turnissinia , il cui senso risalca alia mente ben anco degli scolaretti dell' umane lettere ; espressione clie dall'autore deir epigrafe giustificare non si potrebbe ne meno q-.iand' egli scrivesse in pi-opria difesa un' opera voluuiinosa al pai"i della Collezioue Gruteriana o del Tesoro del Muratori. Degna pure delle sferzate del gravissimo sig. A. B. ci sembrani le seguenti parole die leggevansi in una solennissiaia iscrizione collooata gia sulla porta del piii gran tempio della nostra Milano ( V". Giorn. Ital. i8i5, num. i36 ) : Magrio . Si . Karolo . M:jor . Quod . Delevlt . Ille . Regnuin . F. Rcstituit. Ira i molti di- fetti di queir epigrafe gli uomini di buoa g isto trovarono spe- cialniente coutraria alia gravita della stile proprio delle iscri- zioni r autitesi del Delevit . Bestuuit , e puerile trovarono an- coi-a il concettino del Magno . Major , cosucce clie putono assai di marzialesca elocuzione. Ma clie diranno i posteri , che diranno gli stranieri nel leg- gere la seguente iscrizione apposta ad un marmoreo uiouuiueulo nelJa citta stessa sede di Pallade? TIGINVM EVEIPO . ET . LIBERA . NAVIGATIONE CLEMENTIA . OPTIMI . PraNCIPIS LOCVPLETATVM COMIIEKCI . AVGMENTO . CIVIVMQ. SOLEKTI^E MIRIFICE . INSEKVIT . Noi tralascererao di fa'- osservare e 1" ainbiguita di tanti abla- tivi e r improprieca della parola Cleiueiuia , giacche essa non buon il gusto deW epigrafia. Eppure belle iscrizioni vengono poste ogni dl ne' nostri ciraiterj , . Icune delle qiiali furono con lodt dii'iniissimc rifirite ben anco ne' giorn.ili stranieri e j^iiulicate prcgiabili dagli anticfuarj di Romi. Perche in rjualclie epigrafe d' iiiesperti scrittoii si trovano espressioni meno clie esatte, si do^ra tiitta cnudannaie una citta, come se es^sa priva fos^e del iiion senso ? Nel secolo di Augu^to non erano forse in Roma i poeli ciclici ed nltri me^chini e prezrolati scrit- tori ? E cio non ostanre era fjuello 1' aureo secobi della romana lettera- tura. In quell' aplicolo vien pure fcrita la fima di un uomo , che non puu difendersi , perche piu non vive , di un uomo pero iltu tre, come pofta , come oratore e come artista. In e^so sono ancora malnienati £ yarigini ed i Pisauren = i Noi teniarao per fermo clie 5I gli uni , ch» jli altri sapraiiiiw UiruiiJersi, cio che al certo far possano TittoriosarusntOr I'ARTE ITAtlVNA. 14r inchiudp V idea dell' esspre s^ate dalT augusta gcacrosit^ di Ce- eare condorte a fine quelle opere stapeiide che il naviglia al Ticiuo rongiungono , e la meschinita dell' Inservit , verbo im- pro|ii-io per un' epigrafe di geaere sublime , e che viene me- •chinauiente sostenuto dal mirifice, awei-bio , o direni nieglio puntello , yn-eso ad iruprestito dalle aniplificazioui rettoriche ecc. eco. ecc. Noi ci tratterreiuo soltanto 6ul nome Ticmuiii. usato qui nel genere neutro. Megli elementi stessi della gramuiatica ven^ gouo avvertiti i fanciulli die in latino i nomi de fiumi sono di genere niaschiie Palcher Ticinus disse Claiidiano ; e I'Adda an- cora e in latino conosr-iuta di genere mascliile: Caeruluiii Ad- duaiii scrisse Sidoni '. Tinnuiu non potrebbe dunque dinotare clie la ritta di Pavia; ma non vi sara niai scrittore di meute sana che si avvisi di cluauiare Ticinuin il fiume. Questo nome poi liell' efnigrafe di cui si parla doveva essere tanto ]jiu di genere mascliile . quaato die T epigrafe stessa allude alia starua del Ti-> cino ivi coll caia. Ora cliiederenio noi all' autore dell epigrafe : di qnal sesjO e mai il Ticiuo rappresentato da fjuelia statJa , se esso e ne niascliio , ne femmina ? Ermafrodito ? no certa- iiiente , perche in tale ipotesi non sarebbe neutro , ma utrius- que ? I posteri e gli stranieri inarcaiido le cigha grideranno : eome mai nella citta sede di Pallade , nell' insubre Atene , si e farto del Hume Ticino un mostro, un personaggio allegorico lie uom«, ne donna? Questo Ttcirauw unito airethgie del iiume ^ uno strafalcione , cui non potrebbe difendere ne meno Pal- lade stessa coir egida sua treuieuda. Ella si aocorcera agevolmente ■, chiarissimo sig. Direttore , che noi non abbiamo qui voluto che glisser , segueudo P e|ii- grafe die sta in fronte all' appendice della Gazzetta. Noi po- tremmo coiuporre grossi volumi se tutte rifenre volessinio le stravaganze , le inesattezze , le quisquilie , di cui seminate sono molte delle iscrizioni che leggonsi nella nostra Milano, sebbene alcune di esse siano opera di chi pur sorge a dettare dalla ecranua. Ma noi saremmo ancor plu grati alia magistrale censura del sig. A. B. se egli coUa sua sferza si facesse a percuotere anclie gli scrittorelli delle epigrafi in lingua italiana , da' qnali la citta nostra gia comincia ad essi're sgraziatamente infettata. Oh le treiiieude , le saaguinose ferite che si vedrebbero sulla cute dei meschinelli, se mai avvenisse eh'egli colle poderose sue braccia gli abbranchi ! Noi ad oggetto di stuzzicare la sua bile gene- rosa gli presentiamo qui due pitafj italiani stesi non ha guari in due sonetti. Ai benemeriti genitori Di Giuseppe Marzorati Gia colei di grazie avara Stinno fjai le spoglie frali. Fin dall' anno superiore Clie vivendo ha professati Spenta avea Rottondi Clarn Delia fe' i dommi imniortali. Dell' eta pur nel vjgore ; J42 APPENDICE Genltor Je' piu illibati Donna in y^r Ai pi«ia ran Commerciante de' piu le;ili Sposa e madr.e di gran «or» Ben pietoso ha sollevati Ognor fue ai buoni cara Dei nieschini i gravi niali. Dei costumi pel candore. ^a colei clie i migiior fura In cotal statu infelice Surda ai priej;hi Tolle a se Per cercare alleggiamen^o Vn tal uomo di vita pura AI dolor die gli s' addics Deir ottobre il di veutotto Non ancor asciutto il cigliu D' anni ancor sessantatre Pofe questo monumento Nel mille otto ceniliciotto. Marzorati Pier lor Cglio. Chi mai potra dall' onrenclo flagello del sig. A. B. salvar lo scritrore di questi due pitafj ? Clii mai . . . Ma noi siauio co- ■tretti a sospeudere la penna , percue coiitro d' ogui nostra aspettazi >ne ci vieae ia questo panto annunciato esserci non lievi argomeati per credere lo stesso chianssimo sig. A. B. au- tore non solo de' due sonetti , ma di tutte le cpigrad da noi qrn sottoposce alia sua stessa censura. Se qui non. ridi, , e di eke rider suoli? Alcuni buoni viventi del secolo XIX , nemici delta pedanteria del secolo XVII. A S T R O N O M I A. Notizia sulla piccola Cometa. XjA maggiove delle due comete di quest' anno , siccome fu fa- cilmente veduta dappertutto, cosi fu anche calcolara da diversi astronomi ; non cosi la piii piccola., scoperta dal sig. Pons il di 12 giugno , la quale non sappiamo clie sia staca osservata cbe a Marsiglia ed a Milano. Ci affrettiaaio percif) a pubblicarue gli elementi clie ci sono gtati comunicati dal sig astronomo Carlini , e che egli ha fon- dati sulle segueuti osserva^ioni ." 1819 Tempo medio Ascens. retta Declin. h ' 'I 0 ' o ' Giugoo i3. ii.i3. II a Marsiglia i52. ii,6 25.22,95 29. 9.43.12 108.22,2 2i.3o,6 Luglio i5. 9.31.47 a Milano 162.41,7 18.54,9 17. 9. 7.44 162 5:^,7 14.59,7 19. 9. 5.20 162.56,5 14. 1,3 Le tre prime osservazioni trattate col metodo del sig. Olber* hanno dato : PARTE ITALIANA. 1 43 Hongitudine del perielio 271. II Longitudine del nodo IIO. 49 Inclinazione 1 1. 38 Passaggio al perielio luglio 18,86 Logaritmo della dist. perielia 9,8785 Intfuducendo pol nel calcolo anche le altre due , e combi- nr.ndJle fra loro coi metodi usati, si ebbero questi nuovi ele- ment- ■■ Longitudine del perielio 269. 12 Longitudine del nodo 112.46 Inclinazione 11. 4 Passaggio al perielio luglio i5,54 Logaritmo della dist, penelia 9,8oa5 Da questi dati si nleva che la couieta non comsponde ad aloiina <.lelle conosciute. Essa e attualuiente invisibile, essendosi accostata alia congiunzione col sole : noi noa la Vedrenio jiiii , ma potranno vederla gli abitatori dell'euiisfero austr5le. In que— sta riapparizione si trovera essa assai put vicina alia terra , e quindi avra un dianietro apparente molto naaggiore. La sua di- stanza pero non discendera al di socto d' un decimo del raggio dell' orbita della terra (i). IMolte comete , quelle per ese\uj io del 1472, l536, 1703, ecc. , giusta i calcoli dati dal Prosperiii negli atti deirAccadeuiia di StockoLiia , passarono ad una di- stanza dalla teri'a eguale o minore della suddetta, e quella del 1770 uon ne fu lontana che d' un cinquantesimo , eppure non produsse sul suo njoto la piu piccola alterazioue. (i) Un decimo della dhtanza del sole dalla terra equivale a 40 volte la distanza della luoa; aa cinquantefimo eqnivale 8 volte questa distanza. La notizia con^ervataci dallo storico Giorgio Phranza d'una cometa , qaella del 1454 da lui per errore riferita al 1450 , che fa vista passare da- ■vanti al disco della lana , sembra poco probabile. Errorl occorsi nel tomo XIV. fag. 3 16 Un, 38 quessa ^'iS' questa y 326 » 3a disabitata » abitata i« 334 » I popolarc i> pepolare C 24 questa poteura ha ^ ha piivato questa potenza ..? e privato de'suoi pes- >. < ( la Prussia; degli Suti delU t a5 se5si la Sassonia ( Sassonia 404 41a ■ 4 gardense » gardeuse 425 » 7 mold V molte Os'sen'azioni mctcoro logiclte fatte aW I. R Osservatorio di Br era. 1819 LU GLIO. M A T T I N A. Sera. p 0 c '- ** 5 ~ 2 < 5 u 6 ,9 S 5-^ Stato del cielo. 0.. « S "1 ~ ? v a < 2 a 2 •- u ^-0 St^to del ci»lo. 1 p.41 lin. 27 9,4 + 14° 3 N 0 Ser. neb. nuv. roll. t.n. 27 8,4 +20,3 s 0 S reno, aebb. 2 27 8,r + lb,r, N 0 Ser. nebbia 37 8,5 +21,6 0 S 0 Sereno. 6 27 10,2 + i6,c N E Sereno , nuv. 37 10,9 +31,8 E Serena. 4 J7I1,7 + 16,0 SCO Sereno. 27 11,4 +23,8 s 0 Sereno. h ;t 11,7 + I 8,2 NO.E Sereno. 27 11,0 +2^,1 s Sereno. 6 27 11,0 + iy»o S... E Ser. neb. ser. 27 11,0 +25,5 0 Sereno 7 28 0,0 + 19,0 « E Sereno, neb. 38 0,0 +26,3 E Sereno, nebb H 28 0,0 + 21,0 N E N Sereno , neb. 37 10,8 +27,0 E... s'Ser nebb. 0 27 io,o + 20,C > E Sereno. 27 9.7 +26,4 s 0 Sereno. 10 27 9,- + 19,0 N E Ser. nuv. ser. 37 10,7 +24,6 E Sereno. 27 10,6 + 18,0 N E N Sereno. 27 9,7 +24,1 s £ ISereno. 13 27 9/'' + 17,0 N El« Sereno. 37 9,5 +24,^3 s ... 0 'Sereno. l3 27 9,0 + 19,0 S Sereno. 27 7.*^ +24,5 S 0 iSe-tem. po-pio. M ^7 «.9 + 1 6,0 N E Sereno. 37 7,7 +21,7 so ..*jNNE Sereno. iS 27 7,H + I 5,2 SO OS Sereno. 27 7,5 +22,0 N £ iSer. neb. nuv. i(. 27 7,6 + 1 5,7 £ Nuv. piongia. 27 7,6 + r7,o E Nuv. rotto. 17 27 8,0 + 1 4,6 N 0 Nuv. piovoso. 27 9,3 + 18,3 s 0 Sereno. iK 27 10,6 + 14,5 S Sereno. 37 10,3 + 19.7 S Sereno. iQ 27 10,4 + 1 5,3 N ON Sereno. 27 9,2 +3 1 ,.3 8 Sereno. 2C 27 8,r + i5,6 NE Nuv.. poc. goc. 27 8,5 + 19,0 E* Nu. te. pioggia. 21 27 3,3 + 14,2 E Nu. piug.prec. 27 3,3 + i8,o| s E JNuv. rotto. 23 27 4'8 + 14,6 E s E'Ser. neb. nuv. 27 6,0 + 18,2 S..O ^Ser.tjuv. neb. 23 27 7,f? + 14.5 0 Sereno , nuv. 27 8,9 +23,0 fi Nu. . . po. piog. 24 27 10,3 + i5,8 s 0 Nuv. rotto, ser. 27 I0,C +20,5 s Sereno. 23 27 10,0 + i5,8 N E Sereno. 37 9,0 +2 1 ,0 s Sereno. 26 27 9,7 + 16,6 s Nu.se. .po piog. 27 9.2 +22,0 SONE Ser. nu. te. pi. 3'7 27 10, 0 + i5,8 N E Nuvolo , ser. 27 9'4 + 20,8 E Ser.. . tem. nuv . 28 27 IC,4 + 16,0 0 Sereno. 37 10,4 +23,2 s 0 Ser. te. po. pio. 30 27 10,2 + 16,3 E Ser. tem. piog. 27 10,0 +20,0 N E Sereno , nuv. .Jo 37 10,3 + 16,3 E |Nu. rotto. ser. 27 9,8 +3 1,0 s 0 Nuv. . po. piog. 3i 27 10,0 + 16,2 N ON Sereno, nuv. 1 37 10,8 +30,0 S £ S Nuvolo , ser. Akezza mass, del bar. poll. 28 lin. 0,0 Altezza mass, del term. + 27,0 minima » 27 » 3,3 minima + I4i3 media >> 27 » 9,54 media + 19,24 Quaiitita dl pioggia lin. 3'', 55. NB. L adequato tra tutti i massinii del calore risuliante dalle osservazioni di anni 54 a Milano e di gradi + 34,8. Quest' anno h state + 27,0 . al qual grado sail sole due volte nel detto periodo degli scorsi anni 54- BIBLIOTECA ITALIANA PARTE I. LETTERATURA ED ARTI LIBERALI. II giardino Plcenardi , poema postumo del sig. abiUe Francesco Ghirardelli , gid professore dl poetica nella Parmense Universitd. — Parma ^ iSi8 ^ dalla Stamperia Carmignani , in 4.° di pag. I23. A, .FFRETx\TO dal pubbVico desiderio, e gia prece- duto dal piu favorevole sullragio e uscito in luce il poema postumo dell' abate Francesco Ghirardelli intorao al Giardino Picenardi. Temeva il niodesto autore il segreto rimprovero d' imprudente scendendo neir arena letteraria con un poemetto di semplice descrizione in un secolo ricco di moltiplici discipli- ne , fra tanto splendore di scienze, e in mezzo alia luce vivissmia clie diffonde la lirica piu coraggiosa: ma egli avrebbe di die andar lieto del plauso con cui fu accolto il suo leggiadro lavoro , e del giudi- , 7.io che ne sentirono gli uomini di gusto. Noi amia- j mo di esporre ai nostri lettori le fila principali di questa poetica tela vagamente sparsa de' piu bei Bibl. Ital. T. XV. ' ic 146 IL GIARDINO fiori di Pindo , e diplnta coi piu vivaci colori ilel- r arte, il giardiuo Picenardi nrorda V incantato sog- giorno d'Arniida, come i versi elegantissimi delFabate Gliirardelli tjiielli ci ricordano dclV immortale Tor- quato. Apre il poeta il primo canto colTinvocazione della piarevole Talia , e dichiarando die eiili ama soltanto di niodulare la siracile avena raggingnc soUecito il goggetto del suo poema. fra Cremona che il Po lleto vagheggia Di lei superbo dalle Heche sponde , £ la cittade intorno a cui volteggia Facato il Mincio colle limpid' onde ^ Vetustissima Rocca alto torreggia^ Che dal retto cammin piega e s' asconde ; Catanto d'arte al passsggier la cela, Che tarda all' occhio cupido si svela. Da Picenardi illustre il nome ottenne , E col splendore avito ancora il serba : Asilo del valor sempre si tenne , E I' ira antica e la discordia acerba De' Gu'lfi e GhibclUn salda sostenne ; E mentre tante or copre arena ed erba > Del cii>ile furor reggendo all' onte , Or pill orgogliosa al del erge la f route, II genio del loco gli e guida spontanea nel giar- dino , e a dir vero non poteasi meglio ornarlo di mitologiche distinzioni , ne vestirlo d' un carattere piu di2,nitoso , e quale proprianiente conveniasi a clu fu gia il fortnnato custode delle ville di Ora- zio , de"" Plinj e del Petraica. I coki nostri lettori ci sapranno buon grade di veder qui riferito il rac- conto che fa questo allegoriro pcrsonaggio della trascorsa sua vita : e a cpiesto luogo nou possiamo- che tributare sinceri oniaggi di lode alF abate Ghi- rardelU , il quale seppe tanto conduc di sapor PIGENARDI. 147 filosofico e di eletta venusta poetica le stanze leg- giadrissime che seguono. Gran tempo egli e che vigile custode Guar do questo ospital loco a me caro, Che se di fasto inutile non gode Fama di vulgo , ne pub star si a paro DI regia chioitra, libera ha la lode D' elegante helta, pregio piu raro ; E il buon giudizio , e la ragion del saggio Di giusti applausi a lui tributa omaggig. Que* pensili giardin, che I'Asia un giorno Di barbarica pompa omar solea » E di Serse sul splendido soggiorno II Platano fischiar V elce facea , E r onda dell' Eufrate a lor d' intorno Per le ingegnose docce alto spingea, Onde sovente nel suo cespo ascosa La a' lievi spruzzi s' avvivb la rosa ; Que* monumenti alteri ah no non cura Rigido il Sofo , ove V orgoglio indotto Al capriccio obbedir forzb natura : S'all:;grn egli sul colle , allor che sotto 8tender si vcde al pie vasta pianura , O fra gli umili casolar condotto Trade mira , boschetti , e un rio tranquillo , Che la menta coronano e il serpillo. Con meraviglia e con orror le ville De' feroci Quiriti ancor ricordo : Delle spoglie del mondo okiine vestille Con fasto insano I' interesse ingordo , Che alle querele e ai gemiti di mille Popoli vinti inesorabil sordo , Jliposi infami da' guerrieri affanni Alzb € compose ai cittadin Tiranni. 14^ IL GUKDINO Di Lucullo gV immensi orti rammento AW opre di Triptolemo rapiti, Ove crescfva inutile ed a stcnto V arbusto e il gerine de' strarueri liti; E V anticc colono ahi fra il lamento D'llci mo "lie e dc' fiiij,i infra i vagiti A romprr tcrre. inospite e silvcstri M'sto si trasse sopra i inonti alpestri. E i p^lagi villeschi or vsdcr parini DI Magno, ancora pondcrosi incarchi , Che in bronzi ricchi ed in scolpiti marmi Meggean d' Egitto le colonne e gli archij E gli atrj scar go ed i trofci dell' armii D'lle Libiche helve i ferrei purchi, E il gran vivnjo , u' suW immonda arena Guizzb di Vedio la feral murena. In questi alberghi di ficrezza io mai Per voter del destin fermato ho il piede ; Sol de' Soft 0 de' Vati ognor fissai Ne' ben culti poder V wvil mia sede : L' angusta villa del buon Flacco amai^ E suoi doni mi piacquero e sua fede ; E sotto V elce di Blandusia al fonte Di scelte rose coronai la fronte. Ei spesso nelV ombrifero Tiburno Colla schiva sua Lalage fuggia Del Sirio cane daW ardor diurno , Indi alia fonte ad accoppiar venia II greco ardir col latin plettro churno ; E mejitre V estro col pensier seguia , Di parchi cibi ornava e di mortella Filide il desco villereccia ancella. Ebbi da' Plinii ancora e tempio e altare La fra' boschetti de' hei mirti , donde Discorre il rivo imitator del mare Col flusso alterno a flagellar le sponde ; PICENARDI. 3fn per vicende che mi taccio amare Fu forza asilo il ricercarmi altronde, Dov' altri pur m' offrirono deooti Semplici serti , sagrificj e voti. Ma poscla che da' sdidi RifH A disertar la hella Italia usciti DegU uomin spr- zzatori e d^sU Dei Eruli ripiomharo, Alani e Sciti, Jlamingo , afflitto e miscro dovei Varj climi cangiare e stranj litii E lunga pezza solitnrio , occulto Errai inonorato e senza culto. Ma , serenato il cielo , ospizio amico A me pill dal mortal non si ricusa , E air ombra accolto d' un delubro anticQ Genio custode m* onorb Valchiusa . Cold sul dim d' un poggetto aprico , Donde la Sorga rapida diffusa Scorre alle valli , e mormora e ricresce, E minor fiwne al Rodano si mesce. Del fcrwnte Amador di Laura udia Qui spesso i cari innamorati accenti, E a hi del core per V usata via Giungenn le voci ed i sospiri ardenti ; E quindi or dolce or disdegnosa or pia Gli occhi or a schivi or mesti ed or ridentl A ha volg-m, che in opposto afctto L' aspra lutta d' amor sentia nel petto. Ma poi che innnnzi s-ra in cicl si rese Qu'W angelica Donna al suo Fattore , Ahi quanti giorni lagrimando ei spese DaW aspra doglia a sollivare il core f E gridar nelV Italia allor s' intese : u Che dehbo io far ? Che mi consigli. Amove ? E dell' Eugawo Arqua la fl^bd 6ra Va il mesto carme ripetendo ancora. 149 l5o IL GIARDINO Nel Carrarese asilo il mio Petrarcn Ha il resto de' suoi di col duol tessUto , Finche spietata to lascib la Parca Ahi d' iinprowiso assiderato e muto ! La salma io posi di mia man nelV area Di lagrime spargendo ampio tributo , E da gran tempo addolorato e lasso Durai custode del funereo sasso. ila soverchia per te cotes ta mia Serie or di liete ed or di ree viccnde , E lungo indugio al tuo desir saria; Pcrb tronchisi omai , che gia discende ' Alia hramata meta , ecco la via, j E poco spazio di cammin contende Jl veder questo del piacer, del riso Regno innocente, e non mentito Eliso. Qui tacque V amico Genio , e il poota si vede a fronte la torre2;2;iante rocca Pirenardi. Impauiito dal suo grave e minaccioso aspetto si rafllgura niille negri fantasmi , die doscrive i:i tuono , a giudizio nostro , soverchiamente faiitastico ed esageiato. E mi parea sentir scosse dal fondo Di career tetro risonar catene , E lungo uscirne gemito profondo Qual di chi langue fra martori, e sviene ; E temea pur che di me stesso al pondo, Squarciatosi il terren che mi sostiene , Fra mezzo ordigni di barbaric arcani Inabissarmi laceralo a hrani. E qui avea V A. anfiveniUa siffatta censura , r niandata innanzi la difesa adducendo V esempio di buoni poeti , e piu ancora una ragione por lui fon- damentale tratta dal piano clie hanno costantemente tenuto 1 bravi fratelli nella distribuzione industriosa delle parti del loro giardino , F alternazione cioe delle fiere viste colle ridenti. Faru sulle prime PICENARDI. l5l meraviglia a' critici ed a* censori ( dice 1' abate Ghirar- delli iiclla sua prefazione) che ll Genio del loco si mostri si timido , e fcmmiiiilinente paiiroso in varj luoghf , ma alt aspetto specialmente guerriero e i.m- ponente della rocca. Quando cosi scriveva non ram- mentava \ autore , che non gia il Genio condutto- re , il quale anzi lo conforta con gentile sorriso , ma egli stcsso rimane femminilmente istupidito e muto, Onde per lo timer smarrito e bianco Delia sua scorta piii si stringe al fianco. Vinto questo primo ribrezzo , passa all' altro mag- giore , indi alle sale del palagio , e qui nota e de- scrive E quanta in quelle di splendor s' accoglie , Quanta di raro e vago a ornarle elesse Arte ingegnosa. E veramcnte chi visito quel non mentito Ellso trovera uei versi delF abate Ghirardelli la piu fedele e viva pittnra che far si possa , e quasi a cosi dire per iucautcsimo si credera trasportato in mezzo a quei cari e preziosi oggetti di culta e piacevole curiosita. Si aprouo le cortine di uno schiuso cancello , ed offresi al poeta la vista del sospirato wiardino , il che da principio al secondo Canto. Dopo una vaghissima descrizione di c|uel giocondo spettacolo ravviasi col suo duce, il quale dapprima lo scorge a vedere il tempio a lui sacro ; e qui molto acconciamente fa voti per la conservazione del luogo. Bencfico mio Nume , eterno duri A te il culta e I' onor di questo loco^ Che giorni a te piacevoli e sicuri DalV arbitrio del fata iinploro e invoco, Ardano spesso dell' Arabia i puri Jncensi , e splenda sul tuo altare il foco } Spes$o di questi due German dtvoti Odine i prieghi, e grato adempi i voti. 1 5a IL CIARDINO La giusta ira del del gonfia ttabocchi E i colti agli empi a disertar s' affretti, E la procella orrisona dirocchi De' tiranni i palagi e gli aurci tctti ; Ma quisto tempio il turbine non tocchi, Ne quf'll' ospizio d* amista saetti , E quelle piante e qupsti erbai fecondi Ah! la petrosa grandine non sfrondi. O tempo, 0 Nwne vorator degli anni , Che in qu 'Sta proda hai svnulacro e sede ; Tempo, che insulti ai faticosi affanni Dili' Uomche in sua possanza e spera e crede, E le solide moll al suol condanni Sol che a te piaccia , coll' urtar del piede ; Tempo , del tuo furor orma non lassa , Ma guata amico questi luoghi e passa, Di la ripiega al vicino colombario , dove posa il cenere de' morti , e dove busti , urne , vasi , incisi marnii nascosti ia parte con aitificio dal musco e dair erba fanno coi circostanti oggetti un assai vago contrasto. Passa indi ad una fresca Isoletta , nel cul mezzo giace il simulacro di Escnlapio. ' Fanno corona a lui sol quelle piante <, Che infondono al mortal vigor , salute } V e I' odor 0 so abrotano albicante , L'aloe Messican di spine acute, E I' alsina cornicula e I' errante , L' amaraco maggior di foglie irsute ^ , La rancia calta e I' erica ramosa , II geranio e la sapida acetosa. Le cinque capillari , e V odorato Buon dittamo Cretense hanno qui loco j, Di be' fiori V assenzio incoronato. La galanga i e il coriandolo^ ed il crocQ^ pioENAnni. i53 La peonia , V dibcriso dorato , £d il narciso del color del foco , Ed ahre tali e tante , che talora Bbtane stessa di sua mano irrora. Gli si olTiono poi alio sguaxxlo dodici cerclii di ferro , di cui la guida svolge le mistiche cifre in- dicanti i segni del zodiaco , e Y avvicendarsi delle stagioni. Scorge in appresso un verde teatro posto sulle ruine di uti antico, di tassi architettato e contesto, non acconcio al coturuo od al socco , raa alle poe- tiche gaie , e ai canti d' amore. Passato un ponte gli verdeggia dinanzi un vi- tifero pergolato , nel cui mezzo sorgente cupola ac- cenuava un tempio , ed era il tempio di Bacco. 11 Genio animo il sue Eriunio (i) ad iaoltrarsi in quel tacito recesso , dove immagino seguita la piace\ ole sfida con Ercole , e cogliendo Y opportunita del luogo ne imprende il racconto colla piu festiva eleganza innestandovi le due felicissinie stanzc tii-sdrucciole che seguono. Le MenadL agilissime s' incalzano , E in circoli girevoli s' avvolgono ; I Satin le abbracciano, e sollnlzano ; Poi libere si strecciano , si svolgono , Negli omeri s' aggrappano , e rimbalzano , E i cembali per V aere travolgona , Li scuotono , percuotono, e di fremiti Armonici tutt' empiono , e di fremiti. Su gli alberi s' awinghiano , s' aggrappano , E i vimini ed i pahnki diniozzano ; J grappoli sollecite ne strappano , E il nettare ghiottissime ne ingozzano : (i) Erinnio Sotero e il nome pastorale che V autar^ ^IA. iS" il liiofo dove si celebravano i famosi giuochi ; in oltre , molte cose espongo intorno al tenipio ed alia staiiia di Giove Olimpio ; in guisa che quando po- steriorniente coniparvero !e Osservazioni del si^^nor Gad sopra Olimpia , ed il libro sopra il Glove Olim- pio del sig. Quatremere , scrissi al si^. JMillin pre- gandolo di dirmi se avea niemoria di quanto ksse nelle mie Schede in Pisa confoime a molto di quelle che producevano que' due letterati francesi in pro- posito d' Olimpia. ]\Ii rispose , fra le altrecose, co- me apprcsso in data dei 28 aprile 1818 cc tout ce que vous me dites dans votre Icttre sur la non exi- stence de la vdle dOlympie , et sur la toreutique est indubitable , et en me citant vous ne pouvez craindre d'etre dementi par moi. » II saggio che pabblicai col Aol^arizzamento della descrizione che fa Pausania della Cassa di Cipsefo , P anno 1814 in Pisa fu ben accolto dal pubblico letterario , e cosi me ne scrisse il sig. cav. Akerblad il 14 aprile 1814 da Roma « Di piu ho da felicitarla questa volta del bel saggio che ci da di un' opera di somma im- portanza da lei coraggiosamente intrapresa In fatti a giudicare dalla traduzione della Cassa di Cipselo, la traduzione di Pausania che ella sta pre- parando diventera P opera la piu importante che avra veduto P Italia in questo secolo. La lingua , quanto ne possa giudicare un iperboreo, e tersa e adattata alia materia in questo suo bel saggio; le note ed illustrazioni mi sembrano belle ed opportune ; e se la lunghezza d' alcune di esse facesse temere che r opera possa crescere a dismisura, vi rispondo francamente ■■, giacche non ogni passo di Pausania richiede illustrazione tanto stesa , come quello da lei ora pubblicato e poi : che P autore , quando P opera sara tinita , sapra ben dare quella guista misura ad ogni cosa. » 11 sig. Morelli in data dei 1 3 agosto 1814 .. . « A me la sua illustrazione della Cassa di Cipselo piace , e fa nascere il desiderio che s' etfcttui il di lei disegno sopra Pausania che l5t) CI\MPI, TKADUZIONE da vasto campo di fiusi onore , ma esige lunghi ed accurati studj. Faccia pure il Clavier la sua edizio- ne del testo e traduzioue ; e F abate Nibbi aacora: ella avra sempre belle cose da dire , e facilmente anche nuove. » II conte di Guilford, e lord Glem- bervie mi hamio generosamcnte provveduto delle opcre piu recenti e delle osscrvazioni iatte sulla faccia del luogo da eruditissinii viaggiatori inglesi. Incoraggito cosi mi couforto a proseguire T impre- sa , ia modo che per la migliore esecuzioue di tutto il mio piano mi sono accinto a richiamare ad esame non solo tutte le precedenti versioni , ma a confrontare le anteriori edizioni del testo , c quei codici che da alcun altro non sono stati veduti , e de' quali daro conto a suo tempo. Una deiroperc nella quale occorre spesso citare ed interpretare Pausania e I'lUustrazione de' monu- menti delF I. R. galleria di Firenze che pubblica il sig. Giuseppe Molini. Permettetemi dunque , eru- ditissinii coUeghi , di presentarvi un nuovo saggio del mio lavoro in alcune osservazioni da me fatte al capitolo X del lib. 2 di Pausania, richiamando ad esame cio che intorno ad una parte del detto ca- pitolo ha scritto il dotto sig. abate Zannoni R. an- tiquario della galleria fiorentina, ed illustratore delle statue , bronzi , bass'i rilirvi , busti e gcmme della medesima. ( V. N.° LXXIII , Classe IV ) Le parole di Pausania sono: '''EuVrev'^ev itrriv oBoQ BQ lepov ''AffxTir^'Ki^. TIapeX^V(n Sa eQ rbv "Jtepi^o^ov iv dpiffrepoif Bnt/iyv iariv oixv^^a. IveiTOit be T'TCVOQ €V TO 'TcpoTspa, xal 6l izTi^iriv t^c yeepa/ii'^c; a?iiXo ydev en ^/iiTveraL . to ev^orepa A'JtoXXovL dveirat Kapveio , xal eq avro vx enTL TcXriv toi(; ipevnv eaoBoQ. Kelt at, de ev ti} (Trod K^ryc; offtSv ^a/tao*- (Tiv (i-eyepi fieya, , xat fieT"" avro ara2/xa ''Oveipv, xai 'izvoQ HaTaHoi^i^ov ?,eoVTa , 'ETttdoriit; be sitixXi'iO'iv . eQ be xb Affx2,ij7tieiov eaimi xa^^eTspop Ti?c io-oby, rf ^tev liavoQ na'^riiievov ayaX^Oi eatb, DEL TESTO DI PAVSANIA. 169 T^ ^s ApTE^ig earvixev. 'Effe^^mL de 6 ^eog effrtv vv €Vov yeveioii x. r. X. II sig. Zarmoni cosi comenta e traduce questo luogo uel ]uogo citato. « Narra Pausania die in Si- cione nel tempio che diceasi d'Esculapio si vedeano due siniulacri del sonno ; T un de' quali era in atto d' addornientare un leone. IMa e d' uopo sentire lo stcsso Pausania. lo ne riporto le sue parole da me voltate , e noa nella traduzione delP Amaseo che senibrami inesatta. » Di qui ( cioe dal tempio d'Er- cole ) eg!i dice, e la strada che conduce al tempio d' Esciilapio. Eiitrati nel recinto , a mancina , sorge un dop- pio edilizio. Giaoe il sonno nel primo , e null' altro resta di esso fuori che il capo. La parte piu interna e consacrata ad Apollo Carneo , e non v'ha ingresso in essa die pe' sacerdoti. E collocato nel portico un osso di balena smisurato, e dopo esso T imagine del sogno , e cjuella del sonno che addormenta un leone; ed e soprannominato Epidote. Andando poi per 1' al- tro vestibolo al tempio d'Esculapio, dalFima parte e la statua di Pan scdente, dalPahra quella di Diana in piedi. Entrati , vedesi il Dio senza barba , ecc. Prmiieramente il sig. Zannoni prende abbaglio nel- r intendere che Pausania descriva i due simulacri del sonno come esistenti nel tempio che diceasi di Esciilapio. Erano bensi nel recinto , ma non nel tem- pio di Esculapio. In secondo luogo egli confonde insierae V oixruxa e 1' iepov. Era 1 outlined un tem- pietto minore del vdoQ e ^aW l^pov , die talvolta rimaneva staccato AaXV iepov ^ talvolta unito, a jruisa d' una delle nostre cappelle nel corpo della chicsa; r oixf^fia era alle volte nei portici non altrinienti che le cappellctte , le quali si vedono nei chiostri de' conventi. Finalmente la voce oiHriy.a, quando non trattavasi di luogo sacro , signiHcava ancora ca- meretta, o stanza qualunque separata , o congiunta ad un maggiore editizio. V iepov fu un tempio niag- giore del vdoi; nei recinto stesso esistevano Vdtxv^ {/,> minatn Epidote ». Fin qui non si parla del tem- pio ispbv., ma deir oipo^^a e del porticato ; e per conseguenza i due simulaci'i del sonno non stavano nel tempio d'Esculapio. Confondendo il sig. Zannoni I oixi^p-a, il portico e V iepov tutto sotto il nome idi tempio , forse potrebbe aver creduto che il tutto fosse unito ; ma e chiaro che il portico e Y 6txyi(x,ai erano divisi dair Iepov , rimanendo a mancina ,• ove che il tempio grande stava a destra. Non avendo avvcrtito questo ne il sig. Zannoni, ne il sig. Cla- vier si sono ingannati traducendo il primo: ruidando poi per V altro vestibolo al tempio d'Esculapio. L'al- tro en entrant dans le temple par Vautre parte. II che mi fa credere che abbiano preso ffToa, pel ve- stibolo del tempio d' Escnlapio e dell' oixyifich , dal Zannoni presi per tutt' uno. E manifesto pero che cjui non si parla del vestibolo ne del pronao , ma di quel porticato che stava nei pc^riboli , distinto dai tempietti e dai tempj, e eotto del quale eran pure DEL TESTO DI PAUSANIA. l6l del simulacri ed altri oniamenti. Giie le parole it; ^e TO 'A/ixXri^ieiov scri^in xa^'' etspov t^c effody non vadauo iutese come le tradiicouo il sig. Zan- noai ed il sig. Clavier , eccomi a dimostrarlo. In primo luogo nou niego cht; la voce eaoSoQ possa talvolta 8j)iegarsi ingrcssus , ma piii propriameate signilica accessus quasi ex via. In fatti il codice di Mosca legge inve«e di tj^c eaobii , tj/c oB^. In tal seaso riia usato Pausania nel cap. ao del medesimo lib. 4. Kai. AioQ ehvlv ivrav^a iepov (ror'fjpot; . K.a,i zaptiinv aiFTL to duet^ao/ iprav^a, tov ^ Adoviv au yvvtxixe:. W-pyeiov od'vpjvrat ev ^s^ia, Be t^q icroifi' Tm K.Ti'piffoy Ttexoiyivixi to Ispov. Anclie nel Ccip. XVII del medesimo libro chiaratnente e distinto r eiTod'oi; dal xpovdou o dalF eiitrata del tempio : civBplavTeg tb eim^xa(n crvpo ti^c s(r6Jy nai yv- vaLnSv . . . Ka>i 'Hp&QV. ev Be tq Tvpoyda tij fiev j(^dpiTe<;, ep ds^ia, Be xXivri Tpjq Upo/Q. E dunque r effoBoQ qiiello clie Giceroae descrive nella VI Ver- rina cap, 4 in fine: Ante cedeni Cereris in aperto ac propatiilo loco signa duo sunt = E Livio lib. 24 , cap. 16 = apparata convivia omnibus in propatulo I cedluni fuerant. = Gio premesso , le parole Vid^ I erepov Tt^i; kauBv non sono da tradursi andando per r altro vestibolo , ne per Taltra porta; ma andando dit sinistra a destra , dove era il tempio grande di Esculapio. Anche nel passo riferito del cap. 20 al- Farrivo, si trovava a sinistra il tenipietto d'Adone, a destra il tempio grande eretto a Geliso. "EcroJoC o accesso , luoico ante codem era tntto lo spazio che restava in mezzo al reciiito, e intorno a cui erano r oiKijfXCh , Gxoa, , lepbv , fuori delle quali cose nul- r altro prescntava d imnortante quel peribolo ossia recinto : ovtoq ^isv Bri itapki'^eTO 6 Ttepl^oXoQ to- crdBe eQ pvr^fiev. Anche V espressione mcdesima fa intcndere che non ha da prendersi per V altra porta o per r altro vestibolo , poiche in tal caso avrebbe piuttosto dctto Ka,3^ exepav Trie; ecroBy ; ove che dicendo exepov s' intende cosa di gcnere diverso Bibl Ital. T. XV, II l62 CliMPI , TR\DUZIO"NE , eCC. come Ka^' srspov riji; 6§s per aliiid iter accessns u vice ^ vale a flire da destra , aveiulo gia destritto la pai'te sinistra. E qui come ncl luoco ante aidem Cereris y erano da un lato e dalT altro due simulacri. Clie il tempietto doppio avesse un solo ingresso e palese dalle stessc parole di Pausania ; poi<;lie Y fvdorepoc il secondo , plu i.'.tcriio non avea Ten- trata die dal primo. II tenipio dT.sculapio esseiulo distinto e separato dalF oiKT^fjia ^iir/iyy non avea die il solo ingresso indirato dall' autore : infatti lo parole sg Be to djekrf^isiov Efriviri indicano far cammino verso del tempio , saeXbiat b'e 6 Oeo^; ioTtv etc, mostrano Tarrivo al raedesimo e nulla piii. la quanto al resto della interpretazione del sig. Zanaoni , non vorrei vedcr tradotta imagine la voce aya/wfia e neppure slatna; ma piuttosto snntilacro ; come si esprime in prinf"i[)io dicendo nnii due ima- guii o due statue, ma bensi due simidacri del sonno. An he quando rende ragione del signiticato allego- rieo del sonno die addormenta il leone , signilicare cioe die il sonno vince tutto , avrei voluto die si fosse tenuto piuttosto al senso del soprannome s^i- dorr'^ odaiifiens ^ die cioe il sonno col riposo au- nienta la i'orza. Forse con questo signiticato nota Pi>usania die in quel caso volevasi indicare non il sonno vincitor deila forza , ma il sontio emdoTiii; auinentator della forza con apportare il riposo. Fi- nalmente non avrei voluto die chiamassc inesatta la traduzione di questo luogo fatta dalf Amaseo ; poiclie si trova conforme a tutte le osservazioni che ho esposte di soj)ra = accedentibas ad septum duplex se Iceva in parte cella ustcjidit. . . In purticii balcuo! ossingcnt: magnitudine locatam etc.... Qua patet ad Aesculapii accessus etc. i63 Di ]\I\Rco Polo e clsgli altrl viaggiatori Vencziani pia illustri , dlssertazioni delV abate D. Flacido ZuBLA , con oppcndlce. sidle andche mappe idro- geografiche lavorate in Venezia, Volume II. — Fenezia , 1819, in 4.'^ fig. , di pag. 408. Q, cESTo e il secondo ed ukimo volume di un' opera della quale abbiamo altrove esposto il disegno e rimportanza ( Vedi torao XII , pag. 844 di questo Giornale ), aununziando (pianto dair autore erasi scritto intorno a Marco Polo. Piima compare in questo volume la dissertazione dei viag^i e delle scoperte settentrionali dei veneti patrizj Nicolo ed Anioiiio Zen ^ della (juale faremo solo alcun cenno, essendo stata questa pubblicata separatamente lino dair anno 1808. Dividesi essa in sette capitoli , ncl primo de' quali si tratta del libro dei viaggi set- tentrionali degli Zeni ., del suo autore e della fede ch' egli merita: nel secondo si danno le notizie spet- tanti a Nicolo ed Antonio Zen , della loro geiiea- logia , della partenza di iVlcoZo, e della di !ui niorte avvenuta nella Frislanda , e del di lui fratcllo An- tonio ,• nel terzo si paria dclVisola di Fiislaada, della quale si difende la scoperta contra il Uuitdrand., si cerca di evitare la contusioue coll' I&landa, con una dclle Orcadi, colle isole Feroe, dovendosi pinitosto credere sommersa, e si fanno per ultimo alcune ri- cerche sul principe di quell isola detto Zichmni; nel quarto si ragiona della Estlanda , identica colle isole Schetland , della Islanda e di alcune altre isole ; nel quinto di Engroveland o sia della Groenlanda, clie in alcun sei.so si asserisce scoperta dagli Zcni; nel sesto della Estotilanda , supposta equivalente al La- brador , di Drogeo , creduto corrispondeiite al Ca- nada e di karia , supposta Tisola di Terra Nuova , dal clie si fa strada V autore a mostrare clie il suo Antonio Zen noii solo fu il primo clie relazioue 164 DI M\RCO POLO E DECLI A.LTRI alruna comunicasse del nuovn montlo, ma clie una parte pure ne vide; nel settimo linalmente si parla deila carta da iiavigare , anncssa ai viaggi Zeniani. In pro[iOhito (U I capo tcrzo e della contiastata ideiitita della Frislaiula coll.; isole Foroe , ci duole chf r autorc ii (piaU; nou ha oiniv.esso alciina eru- dita ricer.:a per corredare il sue libro di ubertose iiotizie , lion abbia conosrinto Y eccellente descri- zione delle isolc Feroe, pu])blicata in lingua danese dai ministro cvangcliro Landt ^ e tosto tradotta in ing!ese e ristampata in Londra con alcuue note nel i?>iC', la (piale tradnzionc noi abbiaiuo ora sott'oc- cliio. Essrndo tpiestopcra accompagnata da una nuova mapjia esattissima, tlclineata sul luogo dal caj). Bnrn^ egli avrebbe potuto stabilire un accurato confronto coUa carta degli Zeid , dal quale risulta non solo la totale sconvenienza della tjgura , nia quella ancora de' nomi apposti , non trovandosi clie il solo golfo Sudero nelF isola odierna di Suderoe. Non sapremmo intendere di quale carta siasi servito il sig. Buachc^ o per dir nieglio , da quali fonti egli abbia tratta la sua , ma eerto e che nella accuratissima di Born non si trovano ne 1 isola di Bispe/i. , no quelle di Stachcu , di Funding, di Goste Kladi ^ di Arne ^ di JLnmLait , di Kolter , ne tampoco i porti di Kingslia- ven e di Portland. \S illustratore del viaggio degli Zeni avrebbe ancora trovato nel cap. i , sez. i del libro di Landt una storia compendiosa delle Feroe, e ne avn bbe tratta una luminosa confernia alia sua proposizione, ciie qu<>lle isole mai non ebbero alcun re o priiicipe , giai die abitate nel IX secolo da fiior- us( iti N(nvegiani , vennero sotto il doniinio della Norvegia in tempo del re Agejio Adelsteno , e rubel- latisi, e tnriiate per alcun tempo alia prima liberta ed air,esercizio della pirateria , furono nuovamente soggiogatc da Magna il biiono , e rimasero quindi . «otto (|uel regno iinche passarono col medesimo alia ■ Daniniarca. Non poteva dunc[ue avervi stabiiito re- giio o doininio Zicfimnl , la di cui siguoria ed VIAGGIATORI VENEZIANI. T65 invasione della Frislanda non caclrebbe neppnre in e[)oca conveniente con quella tlella rubellione dclle Fcroc alia corona di Norvegia. Gi cade i:i pensiero di arrischiare in proposito di cotesto Zlchmni una congettura , dclia quale Taliate Ziirla potrebbe forse tenere alcun conto. Questo re o priicijje, che a;-costumato vedesi a regnare, cho indole aveva bellicosa e disposizioni a bea gover- nare , che probabihiicnte uoa discendeva da stirpe oscura; non pt^teva egii <'ssere foi'se u!i discendente di quella stirpe rcale di Tliale, che gh Eruli anda- rono a cerr-are , secoiido i\ racconto di Frocopio ( Goth. lib. II , cap. 1 5 ) , tra i ghiacci del nord , pcrche spenta si era la razza dci lore re, identica con qneda di tjueir isola reniota i li nome altronde di Ziclimiii., nuovo e strano nelie lingue del nord, sente assai piu dello slave , e forse slavi erano gli Eridi , che a Tlude spedirono i deputati loro dal- r Iliirio. Per quanto nuova sembrare possa qiiesta congettura , non puo dirsi aliatto destituita di fon- damento, e forse potrebbe servire a rendere ragione deir acco2:lienza fatta da quel principe ai Veneti, e della facilita colia tpiale cssi riuscirono a comuni- care con quegh isolani , facilita che tanta noja ha data a Tiraboschl , e lo ha mosso a dubitare della verita della reLazione Zeniana. Quanto al nome dclle isole di Feroe, che ZurZa suUa scorta di Luca (non gia, com' egli scrive, Jacobson) Debes ., trae nella nota alia pag. 82 da Fare., passaggio d'acqua o ca- nale; Landt e di coutrario avviso, e derivarlo vor- rebbe piuttosto dal vocabolo danese faar , pecora , giacche piene trovaronsi di questi animali queST isole, o da fler ., nome d' uccelli marmi cola abbondantis- simi , o da fiocr o fiocrn die significa molto distante \ Chap. I , sect, 1 ). — Non possianio che ammirare i lodevoli sforzi fatti dall autore nel cap. cit. § 18 per rendere meno strana e repusnante la ipotesi della sommersione totale di un'" isola grande , popolata , tratHcante , avvenuta in epoca non reniota , senza l66 Dl MAKCO POLO E DEGLI ALTRI the clagli storioi se ne sia fatta menzioue , su di che sr.ritto aveva tia noi il rav. Bossi aellc note alia sua vita di. Colombo , stainpata in Milano nel 1818. Molte isole nacf(nero c sparirotio, delle quali 61 ha contezza ; ma noi avremmo bramato che il dotto autore si fosse tenuto piu strettamente aH'og,- getto di indirarci il perche di nn cosi icvribile e non antico cataclismo non siansi conservate amplisslme memo lie. La seconda dissertazione di questo volume versa sui viaggi di Alvisc da Cd da Mosto. Nel primo capo si esibiscono le notizie della di lui persona e ge- nealoo^ia; si tratta dei di lui scritti e del loro prc- gio ; si difcnde il medesimo dalf accusa di plagio , e dopo alcune erudite ricerche intorno al primo teste , si accorda la preminenza al Ramusiano. 11 second© consacrato alia prima di lui navigazione , bomincia colla rettilicazione delle epo( he de' primi viaggi eseguili dai Portoghesi suile tracce del Mo- sto,- si descrivc cjuindi la partenza di t[uel naviga- tore dal Portogalio , V arrivo a Porto Santo , a Ma- dera , alle Canarie , al Capo Bianco ; si danno no- tizie di Ilodon , di Tagazza , di Tombuto , oggetto di crandi tentativi de' moderni viaggiatoi i dopo Pin- felice spedizione di Mw/go Park ,• di Melli , e del conimercio sini:';olare che flissi ia quelle regioiii del sale, deir oro , delP avorio e di altri oggetti; hnal- fncnte si parla del fiume Senegal cd in una nota del Niger o Negro. Iiigcgnoso e il tentativo che si fa nella nota alia pag. i'66 e seg. per concihare le disparate opinioni intorno a rpicl gran fiume , og- getto di grandissime ricerche; supponendosi die esso scorra vealmente , come alcuni aufu hi geografi indi- carono , verso P occidente , ma che fnrse lui gran- dissimo ramo del medesimo, vt duto da Mungo Park^ si diris:^! alP oriente ed alcuna comunicazione abbia pure col Nilo, il che potrebbe avvcnire per mezzo di un fiume intermcdio , che , secondo Dareait de la Malle. sarebbe il Misselad. Continua nel cap. terzo VIAGGIATORI VENEZIANI. ^6^ la descrizione della prima navigazione del Blosto , U'.ito allora con Antoidotto Usodimare^ genovese, e si percorre il paese del Senegal , del quale le no- tizie date dal vencto viaggiatorc si confrontano con quelle di Mango Park; passa quindi il Mosto unite air Usodimare a Capo Verde , a Rio de' Barbacini , a G.imbia, e tcunano F uno e Taltro in Portogallo. Soggiungonsi per ultimo alcune notizie delP Usodi' mare o piottosto di aleuni di lui scritti , e s' inse- risce per intero in una uota una preziosa di lui let- tera del 12 dicembre 1446, pubbhcata dal Gruberg ne' %woi Aimali di geografia , ecc. Kelativamente pero ad alcune interpretazioni di vocaboli inserite in quella lettera srritta in latino assai h^.vbaro, ci permette- renio di osservare che la 'voce Gnmoie me2:!io ren- derebbesi in italiauo per Guinea^ che non ps r Gki- nea ,• che quel mcregeta mcglio si crederebbe indi- care Ic perle ( niassime associate coif oro ) , dette ne' bassi tempi margareta e margnrete per margarite, anziche la malaghetta , e che la voce compcllo dee in questo luogo interpretarsi j)er doniandare , ri- chiedrre, o anchc prendere a forza , piuttosto che per comperure , il che sia detto anche nspettosa- mcnte al sig. Graberg. II vedere poi accennato nella lettera il Prete Gianni^ non dee punto sorprendere ove hi prendano in esame le cose ctiopi. he d: 1 Lu- dolfo , nelle qu^li frequc^nte ne ccorre la nienzioue. La seconda navigazione del Cadamosto forma ar- gomento del terzo capitolo , ed in esso si narra la nuova partenza del medesinio colV Usodimare , lo scoprimcnto dell' isole del Capo Verde , il passaggio al Gambia , la contiuuazione del viaE^io entro le terre, Tarrivo al hanie di Casamansa, a Capo Rosso ^ a Kio di S. Anna e di S. Domcnico , ed il ritorno de' viaggiatori in Portogallo. Lodevole okremodo e lo studio col quale Y auto re ha tenuto sempre in esatto confronto le notizie delle sropeite del Mosto con quelle di Mimgo Pari , giacche servono queste a cnnfeiraa dtlla irreiVagabile verita di quelle, e l68 DT MARCO POLO E DEGM AtTRI mostrano al teaipo stesso clie V antico viaggiatore and6 piu oltre che iion il niodenio , avendo qiu lla vcduto Rio Grande , e la costa sud al di la del Gam- bia , che qucsto non aveva per iscopo di visitare. II quinto ed ultimo capitolo di qiiesta disscrtazione conceroe la navi^azionc di Pletro di Suitra , riferita dal Mosto mcdesimo. P;isso il Siiitru da Rio Grande a qnollo di Besegna , al Capo di Verga , al Capo di Saores, e di la flno a Capo Cortese, o iMi-mado e ad Aiboreto di S. I\Iaria. Osserva opportu'iamente r autore che il viaggio del Si/ttra serve di una pre- eiosa /ppendice a qnelli del Mosto ^ e clie oltrc lo important! notizie che qiicsti forniscono alia storia delle scoperte , servono alticsi a far conoscere gii errori di akuni moderni scrittori , come per esem- pio rhe non fii si" buon tratto il Gan^e , e vide il Ben2;ala , il regno d'Ava, Aracan , quindi Ir due Giave niaggiore e minorc, Colum, Cochin, ,Caliciu, Ciuubaja, Adem o Adea , Zidcn ed il Cairo. Parlaudo del la posizione di Bagdad , C2,U con altri viaggia- tori di quel tempo lia scanibiato il Tigri coll Eu- frate. Keadendo conto deir isola di Ceylan da esse visitata, pailo anche delle pietre preziose clie cola 61 trovario, e tia ! altre dcgli occlii di gatto , noa che della cannella di queil' isola, anche a que' tempi rcputatissima. Seiubra che quella citta di Ternassan, alia quale arrivd partendo da Sumatra in 20 giorni di continua burrasca , esser potrebbe Tisola di Ter- nate, sebbene I'autore della dissertazione uol dica. Cosi il Nemptai del Contl potrebb' essere Nankin nella Cina anziche Quin s ay ^WY^ovto di Xeitona }po- trebb' essere quello di Canton , ed io sarei tentato di vedere Pikin uclla Pauconia , alia quale eiunse forse il Contl navigando per un gran fiume anziche; per mare, come fece Macartney^ e donde in i^u mese o forse piu di continua navigazione recossi a Giava. Molte osservazioni fare si potrcbbero sui fatti di storia naturale dal Conti riferiti, alcuni dei quali conferma o illustrazione ricevono dalle relazioni de' pill recenti viaggiatori naturalist!. Nella narra- zione della vita e costumi dclf Indie parla il Conti diilnsamente dci Biamini e di molte altre curiosita. 11 capo secondo tutto e dedicato a Caterino ZenOy ed ai di Uii viaggi in Persia , in Polonia , in Un- gheria ed altrove; il quarto a Giosafat Burbaro , che in Polonia ando , in Pvussia ed alia Tana , ed in altro viaggio recossi in Persia; il quinto ad Amln agio Contarini il quale and5 pure in Persia per terra, e torno navigando ])er il Caspio ed il Volga Mno ad Astracan , e (juindi atts averso la Moscovia , la Polonia e la Germania. Opportanamente si sono riu- nite di s-^giiito le relazioni di questi tre viaggiatori, ^he nella qualita loro di veaeti patrizj andaroiio tutti 170 1>I MVIU-.O POLO K DEGIJ ALTRI nel secolo XV ambasriadori ad Lhnmcassan re di Porsia. In una nota alia pag. 199 gmstamcnte si os- sorva col doge Foscamti ^ che la \eneta repubhlica di srnn lung,a prevenne tutte ]c altre iiazioni nello ingiugiKre ai saoi anib;isciatori di stendf^re al loro rirorn'> li' relazioni de' loio viag;g;i. Di tutti que' tio- IhIi viaii-'iMlori si ospon'iono le notizie biopi^iiivlie, si analizzano gli schtti, si esaiuina la genuinita dei test! a penna, e si nota particolarmentc tutto (jnello che e piu dcgno di singolare osservazione. II capo cpiinto contiene le notizie del viaggio di un ano- nimo mer-'-atante vencziano in Persia , riferito an he dal Ramusio ed acconciamente posto in seguito a quclli dei tre veneti anibasciatori , rignardando in gran parte i paesi medesimi. In piesto viaggio tra le al're curiosita , in quelle radicl ^ che con. vcfghe € zappe si cavavano dalla terra . e portavansi ad Or- mus ^ e si adoperavano per fare tinta rossa nell India, sembraci di vedere chiaramente indirata la robbia dei tintori, altrimeiiti detta garanza. Bello e il vc-^ dere in qnella eta a Tanris un niagnitico palazzo cretto da Assamhci con lavori di smalto, oro ed az- zurro oltremariao, esprimenti in figure nella volta ma^giore i fasti di quel regno ; e piu bello ancora il vedere da quel re fondaio presso il suo palazzo uno spedale ove piu di mille poveri vivevano rico- verati per la beneficeuza del sovrano. Compare nel capo sesto il viaggiatore Luigi Ron-^ ciiiottv ^ veneziano egli pure, beuche a dettame an- cora del Foscarini oinesso a gran torto dai conti- nuatori della collezione Ramusi ana , cosi.^chc solo ci e stata conservata la iinportante di lui relazione per le cure di Antonio Manuzio. Fu il Roncinotto in Egitto, in Eriopia, in Arabia; dal porto di Zide navigo a Balsera ed a Cambaja; passo nella Persia, nerrArmenia, nella Georgia, nella picciola Tartaria , ncila Polonia ; ed in un secoado viaggio mosse da Lisbona verso Calicut, passo a Meliitda, d'onde col viaggio di 2 5 giornate entro terra audo a trovare;. VIAGGIATORI VENEZIANI. I7I il re (li Etiopia ; passo pure a Magadasso , e venne quindi al Nilo e al mar Rosso c lo costeggio d'ambo i lati tiao ad Aden, llecossi per mare a Balsora e di la a Calicut e a Sumatra; torno in Aden , e girando intorno alfAfrica, si ricondusse di nuovo a Lisbona. Una osseivazione abbiarao noi fatta su questo viag,- gio , delta quale uon si c tcnuto couto , ed e rlicj da quel viaggiatore Y isola di Sumatra si reputava Tantica Taprobana , com' egli accenna nel suo proe- mio , mentre piii comunenicnte si credc oorrispon- dere ([uesta all^isola di Ceylan, e cosi credette an- rora Itlarco Polo. E pero da notarsi che molto dotto cssere nou doveva il Roncinotto ^ che in Alessandria trovavasi fattore^ com' egli narra, di itn Priuli ge- jicroso inTcatunte, Pure egli rcndc ragione assai bene di quello che vide ; parla con esattezza dei canalt del Nilo , e della scala per cui venivano le epezierie deir India , massime allorche nou ancora era aperta la via del Capo di Buona Speranza; parla delie an- tichita di Eltlantina o Eiefanta , dai moderni via2;2;ia- ton piu ampiamente illustrate, e dei connni dellEtio- pia , benche troppo da esso estesi verso il mezzodi; indica le montagne della Luna , o ahneno ci sembra di vederle indicate in que' monti altissimi ed inac- cessibili perche circondati da vastissimi deserti, ove dicevasi da alcuni trovarsi il paradiso terrestre, da ^Itri gli albrri del sole e della luna; parla delVAra- bia Felice e della I\Iecca, che dice non piu grande di ]\Iestre , del porto di Rida , Ibrse di lidda , del quale a lungo parlo Niehahr \ di tutte cjuasi le citta della Persia e della magnilicenza di quella corte. Qnesto primo viaggio sembra cominciato nel ijaQ. 11 secondo cbbe principio nel i5S2, ed il JRoncinotto htesso narra che troyandosi in Lisbona, si acconcio con Andrea Colombo^ ne'pote del taato onorato , dice egli T ed animoso Cristoforo , inventore delle iiaviga- zioni dclV Indie occidentoH , il quale con una cara- vella partiva per Calicut, o, com' egli scrive , Co- locut. Parla quindi delle Canarie, del Capo Bianco, rC2 ni MVRCO POLO E DfCT.I ALTRI dell'* coste d l Senegal, del Capo Verde, del reo;no di Melli , rlie o;ia vetlemmo menziotiato dal Qida- most'j^ e del Ca^jo di Buona Speranza , die noii |)o- teva pei o essen; , conr eg !i dice , una g^iornata di- staatc da JMelli ; laonde cnnviene supporre enore nella stanipa , o piufti>sto nel codice , uel ijuale non. infrequenti dovevano essere le laciine. Deiri-^ola di Bladasiascar parla a un di presso come i viaggiatori piu reoenti, e della miuiera d oro del regno di Ale- iiuda detta Zafala , forse Sofala , die dice la pui [)cr- letta , forse credette egli , la pin ricca del moiido. Solo per la parten/a inipicvedata della sua nave passo da Amacare alia corte del re di Etiopia , la di cui rcsiJenza (ben diversa allora da queila ve- duta da Bruce ) dice grande il doppio di Venezia. Non ben s' intende se tjuel Madegasio al quale ando da Melinda sia di nuovo 1' isola di Madagascar, ue il Scilari T isola di Ceylan ; certo e die di la venne a Babel , forse lo stretto di Babdmandel , donde dopo lungo riposo a Dulia , passo al Ndo e di U\ al mar Rosso , 9I porto di Tor , al mnate Sinai ^ c{uindi al mare del Sahbione , forse un deserto di sabbia ove corse grave pericolo , al nionte Gassio iielPArabia deserta, alia Mecca, e fmalmente a Tibet Damac. Di la per il seno Persico navigo airOrnnis, alia bocca del Tigri, ad una » itta graudissniia detta Te- redon, e al porto di Balsora , allora emporio delle spezierie. Costeg2,iando quindi la Carmania e la Ge- drosia, vide le bocche deirindo, e dopo hmgo giro arrjvo a Calicut , detta anticamente Nassnripa , noma affatto sconosciuto nei Glossarj. In quello ali incon- tro di Muniogid iioi crediamo di vedere indicato r odierno Monoenutgi , conibniando altresi la situi- zione assegnata nell 1 relazioae del viaggiatore. Os- serva questi con ddigeiiza lo stato in cui trovavasi allora Calicut, e la distanza ancora di queila citta dal Portogallo ; ne sfuggi alia sua penetrazione il danno grandissimo , die da!!a strada allora nuova- jTiente aperta attraverso il marc deirindia derivav* VlAGGIATOnr VENEZIANI. 1^3 «ll vcneto commercio. Belie sono pure le osserva- fciavii (la esso fatte sulT isola di Sumatra , sui pro- d.itti (Iclla medesima, sulla forma delle sue case: e Ciiriosn e il trovare tra i nomi di cpie' villaggi qnelli di Jupiter e di Priapidls , the non ben si saprebbe da quale nazionc suuo stati cola portati , giacche i Portoghesi, soli navigatori di qneiJa eta in (piclle regmiii, ne' loro stabilimenti non porta vano clic nomi cristiani , e non mai vestigi delF antica mitologia. Grande ed ora intcntabile viaggio dee avere eseguito il Ronciaotto nel ritorno , perclie spinto ad Aden da una procella , e giuuto al Capo di Buona Spe- ranza , per essere le ntivi mal condizionate venne a Lisbona per terra via^ ossia luf.go le coste. Impossi- bile sarebbe ora, o almeuo sommamente pericoloso, Tandare radendo tutle quelle coste deirAfrica. Ben a ragione osserva V autore delta disscrtazione , che questo viaggio a niuu altro di qiielli dei Veneti cede in estensionc, faorchc a quclli dei Poll. Egli e per questo appunto, e per essere quel viaggio forse non abbastanza conosciuto , auclie a cagioue della sua csclusione dalla collezione ilamusiaua , clie noi ci siamo alquanto dillusi a parlare del medesimo. II viaggio di un comito veneziano da Alessandria air assedio di Diu, forma argomento del capo settimo, e di questo si loda particolarmente la esattezza , se non che nel Corondolo , forse nel Coromandel, pre- tese egli di vedere il luogo ove segui il passagj^io del mar Rosso. L' ottavo e diretto air illustrazioue dei viaggi di Cesare dei Federici e Gasparo BaL'oi , rhe andarono Tuno e 1' altro al Pegu, il primo per Bagdad , Ormns , Goa, Bisnagar , Cochin, Caoo Go- morino , Seilam , S. Tomniaso , Sumatra e Rlalacca , il secondo dop(t Goa per S. Tome e Calicut ; ed il primo passo anclie a Bengali, Cochin, Goa, e torno quindi al Pegu , ad Ornaus ed al Pegii di nuovo , e per Bassora , Bagdad , Aleppo e Cerusaiemme si ri- condusse alia patria. L' autore questi due via^j^ia- tori ha xiunia in un solo capo , a cagione della 174 I>I M,\RCO POLO E DEGLI ALTRI simultanelta e contemporaneita del lore viaggio ; il pritno viaggio dal i563 al i58t , il secondo (lal iS/Q al J 588. 1! Fediicl readc l>uoa coiito dclT isola di Ccylau , della citti> di CdIohiIjo , delle produzioni vcgetabili c luincrali delT isola , e la descrizionc sua si trova in molte parti conforme alia receute di Per- cival. Egli parla anobra con esattezza del commer- cio che allora facevasi coUe Molucche, c «lellc nierci die si traevano dalla Cina e dal Giappone , tra le ([iiali nomina la seta , il muschio , T oro , il rame ia paiii , V ottorre , il mercurio , le porcellane , le radici della Cina , forse il ginseng e T argento del Giappone, forse le nionete d'argento di qnel paese che non infrequenti si trovano neirEnropa. Ne spo- clio e tampoco questo viaggio di notizie stoiiclie , perche ben descritta vi si trova la guerra del so- vrano del Pegii contra qnello di Siam, la presa di qucsta grande citta , alia quale si attnbuisce quasi vu\ milione e mezzo di popolazione , ed il trionfo del vincitorc. E da notarsi cio che forse non e stato riflettnto dalf autore della dissertazione , che dopo avere accennato tra le prodnzioni del regno di Orica il homhace , il viaggiatore da una chiara descrizione del cotone arboreo ; sarebbe anche pregio delTopera il ricercare quale fosse 1' olio di zerzella di cui il Fcdrici fa menzione nel luogo medesinio. Sarebbe stata pure opportnna alcuna ricerca sul Hume forse periodico , detto Maccarco , che cresce e decresce rapidaraente, e come dice Vaiitore in an attimo, con orribilc terrcmoto e strepito ( pag. 256 ) ; sulla mo- neta di ramc e di pionijjo detta ganza , e sul modo in cui lo zucchero si adoperasse insieme colF oro a coprire le pagode ( pag. 25? ). II Balbi era un gio- jellirre ; egli scnza rendere conto minutamente di tutto il sno viaggio , il che altri fatto avevano , oc- cupossi pill di tutto di descrivere il tragitti) da Aleppo a Babilonia, e qmndi a Balsara o Bassora, ad Ormus, a Dm, a Goa ed al rec;u, del (piale f^iccome ailora poco noto , parlo piii dilfusamente. Molto pure si VlAGGIiTORI VENEZIANI. 170 cstese sulla navigazionc de' fiumi e de' mari orieti- tali, siii nietodi de' nnotatori, siii costunii di cjuelle regioiii , e specialmt nte &nir abbruciameiito delle spnse &ul rogo de' loio niariti ; mma- niente rialza il loro merito , tanto piu che alcuni , come il Roncuiotto , grandi tratd visitarono del- FAtrica , che invano si e tentato ai nostri giorni di rivedere. L' appcndice versa sulle antiche carte idro-geo- srafiche lavorate in Venezia , cioe quelle private di Marin Saniidi , costrutte al principio del secolo XIV , delle quali i.i parte fece uso il Bongarsio nel suo li- bro : Qesta Dei per Francos etc. essendo dal Sanudo originalmcnte destinati que' lavori alle spedizioni delle crociate ed alia recupera delta terra santa , il perche Gerusalemme fu collocata in mezzo al map- pamondo ; ([uclla dei Pizigani , detineata alia meta di quel secolo medesimo ; quella di Andrea Bianco del 1436-, il celebre Planisfero di Fra Maura ^ tanto nobilmonte ilhistrato dallo Ziirla medesimo ; le carte di Alvise da Cadamoato e di Grazioso Benincasa. Ad oggetto di compiere le notizie che alia pag. 35 f si danno dei portolani di quest' ultimo , aggiugae- renio che uno pure noi ne vedemino altre volte posseduto dal cav. Bossi ^ nel quale la tavola dis- posta per il calcolo delle lunazioni cominciava pure daiPanno 1470. In proposito delle carte che accom- pagnano le prime edizioni di Tolorneo , delle quali si € fatto cenno nella nota alia pag. Say , osserveremo che presso i\ Bossi medesimo trovavasi una raris- sima edizione di Pomponio Mela del 1478, diver- sissima da quella del 1477 assai nota , f;\tta pero egualraente m Venezia , ed accompagnata da una carta o mappa geografica non accennata da alruno, che probabilmente in ([uella citta medesima erasl delineata. l8o m MARCO POLO E DECLI ALTRI Parla in ses:;iiito il dotto aiitore di una collezione di carte mariiip fatta verso il Hne del secolo XV , in numoro di 35, alia tjualc vaij aitern i contril)ui- rono; di vin nia[)painondo kW Bernardo Silvano ^ unito alia edizione veneta di Tolomeo del i5ii , f^itta da Gio. Flt'tro di Leucho , o di Lecco ; c finalmcnte di alcune tavole di Pletro Coppo , di Benedetto Bur- done e di Jacopo Gastaldo. II primo stainpo in Vc- nezia nn portolano in picciolissiina forma , o un li- bro di carte marine nel 1527-, il secondo pubblico pure in Venczia un Isolario nel 1026, nel quale ua intero niappamondo trovasi t'atto a forma di ci- polla; il terzo arnrchi di mappe e di alcune tavole affatto nuove il Toloineo stampato in Venezia nel 1543, e i\ globo rapprescnto il primo diviso in due emisferi , prevenvuo avendo in questa opportnna dis- posizione il Ruscelli. E 2;iacche lino alia meta del XVI secolo innoltrarsi vediamo il nostro autore , accenneremo di avere vednto nel passato anno 1818 un niagnifico volume niembranareo in gran foglio , superbamente legato alf antica con lavori dorati in rilievo prominent! un dito , contenente 18 mapjie o carte geogratiche delineate con molta ele£;anza e con lusso. Qneste dovevano essere ricopiate da al- tre pill antiche , perche sebbene in una si trovasse la uuova hidia, generalmente si vedevano pero con- servati nei nomi i barbarismi delle precedent!. 11 carattere indicava tntt' al piu il principio del seco- lo XVI, e piu probabilmente sarebbesi crednto del- r ultimo periodo del XV ; tuttavia con grandissima sorpresa ci vennc fotto di vedcre in una carta po- sta verso la meta del volume il nome di certo Ja- cobo de Agrcda o de Agrada, se la memoria non ci tradisce , che quella carta lavorata aveva in Vene- zia nel 1 541. Quel codice fu alTimprovviso portato da un mercatante italiano in Ingliilterra , e ci fu tolto di potere partitamente esaminarlo ; esso era pero da annoverarsi tra le belle opere geografiche lavorate in Venezia , e sebbene vi si trovassero le vr\GGiATORi venezia:ni. i8i indicazioni consuete cleile carte marine , per la sua grandiosita tiutavia poteva intitolarsi Atlante , an- ziche Portolano. L'na curiosa idea abbiamo noi iatorno la parola martelogio o martologio , che comunemente s' incon- tra in quelle carte piii anticlie , di cui Toaldo con- fcsso d' i2;i}orarft F etimologia, mentre il eel. 3I:)relU si studio di dedurla dalla voce greca homartologlwn , che iiidicherebbe trattato o discorso d accompagna- mento , come si acccnna nella nota alia pag. 332. A dir vero assai contorta e lontana daila semplicita de- gli aiticlii veneti navlgatori ci sembra la suddetta laterpretazione Blorelliaiia ; pare non proponiamo la nostra se non sotto T aspetto di una modesta du- Ijitazione. Osserviamo che i piii antichi calendar) nei codici si sono trovati uniti ai fasti di Ovidio , dal che forse venue 1" uso ne' secoli successivi di trasportarli nei fasti cristiani , e specialmente nei necrologii e martirologii, nei quali piu di tutto ser- vivano per collocare nei giorni adattati le opportune commemorazioni , e le ricorrenze delle festivita. Quindi ai calendar], nei quali segnati erano le feste e i nonii dei niartiri, si diede piu volte ne' bassi tempi il nome di martirologio , e successivamente a que' calendar] si aggiunsero le fasi lunari , il na- scere ed il tramontare del sole , il corso delle sta- gioni, e le altre imperfette cognizioni astronomiche di que' tempi. Ora essendo cpicste di grandissimo uso per la navigazione , ancor priva allora degU altii mateinatici presidj , si disse forse martologio , martelogio o martelojo , e piu sovente raxon o ra- xioii , cioe regola del martologio per navegar a mente , nella quale piii di tutto serviva la misura del tem- po, e r osservazione dei moti e delle fasi solari e lunari, gia regi^trate ne! martirologio, ossia nei ca- lendario , del quale facevasi V opporcuna applicazione alia nautica. Ed in vero turta era in qnesto a un dipresso conrentrata la scienza astronomica di quella fta : rolla misura del tempo e coila osservazionc ]8a Til M\RCO POLO E DEGLr ALTKl doo^li astti si srioglicvauo per la iuag<»;ior parte i problemi naiitici di quel tcmj)o ■, e nou e mara- vijilia PC sotto (jnel uome antico di ragioiie o re- gola del martolugio ^ cioe del caleiidario, s'inserirono da poi, come si fece nella carta del Bianco^ i cal- coli dci seiii e delle tangenti, ed altie applicazioni della tri[;onometria alia nanti( a. L' indole dclla lin- gua vcneta tendeva sempre ad ahbreviare le paro- le, Glide non e strano che dalla voce martirologio siasi dcdotta la parola jnartologio o martclojo ; il die pero detto sia in via di semplice congettura, Prcnde da ultimo FA. ad esaminare una seconda classe di inappe o carte pubblidie, e qutste sono alcuue mappe anticlie del palazzo ducale di Vene- zia , e quelle dclla sala dello scndo. Le prime la- vorate in parte ncl secolo XV esistevano probabil- mente nella saia Af^W a uticollegio ^ e f'nrono forse preda delle fiamnie nelF incendio del 1574. Esiste- vano pero avanti quelVepoca le seconde , ricopiate , cd una soltanto racconciata nel 1781 , perclie lacere e auaste erano le autlche. Opinava il Morclli die ri- composte allora fosscro di luiovo dal Lastcslo •, crede lo Znrla in vece che ricopiate fosscro con alrtme variazioiii, appoggiandosi airaiitorita di Zaitclti. Puo esscre die lo Zaiietd ed il Lastcsio abbiano co' loro lunii contribnito al ristoramento di quelle carte ; j)u6 essere die alcuna cosa siasi ritenuta del vec- cliio , puo essere che fcddmente sia stata ricopiata la carta dei viaggi di Marco Polo ; ma certo e die incaricato fu di «pidla dilicata impresa Francesco Griselini , dd quale forse non appieno conobbe TA. qiianto si dovesse diflidare. Si fanno alcune ricerdie snir autore delle caitc anticlie , e facilmenie con esso converrerao die parte alcuna al loro lavoro , o piuttosto al loro rifaciniento , giacdie trovavan- sene di pin antiche d' assai , avessc il eel. Ramnuo. Non segniremo lo Znrla nella csposizione ch' egli fa del contenuto attuale di quelle 1 arte , dalla qua- le egli trae nuovo argomento per piovare die VIACGIATORt VENEZIANI. l83 modellatc slano sulle antiche ; e solo osserverenio che niolto opportiinaineiite si sono in quelle rammemo- r;it(; le percgritiazioiii tlei Veneti , che V argomento lorniaiio di tutta quest' opera. Noil lasoerenio di congratularci niiovamente col- r abate Zurla per averia felicemente condotta a compimento , e corredata akresi di quattro tavole, una dclle quali e V intero majipamondo coUa deli- neaziorie dei viaggi dei Po/i, degli Zrnl^ del Conth^ dc! Cachunosto e dei Cabotti ; la seionda e Fabbozzo della carta de' viaggi di Marco PjIo esisteute iiella sala dello scudo : la tcrza V abbozzo del planisfero di Fra Maiiro^ la quarta la carta marina o naviga- toria degli Ze/ij. Non v' ha dubbio che T abate ZarZ« si o nnovamente renduto con quest' opera beneine- rito di Venezia in particolare e di tutta F Italia , e piu ancora della geografia ititieraria del medio evo, e della scienza sieoffralica in "-enerale. Una sola brama oseremo noi esporre , certi di vederla gentilmente da lui accolta , se pure non secondata. Quanto non sarebbe opportune , e quanto non riuscirebbe ac- cetto acli eruditi im g-lossario di tutti i nomi 2;eo- grafici che s' incontrano negli antichi viaggiatori fin ora illnstratii nel planisfero di F. Maiiro^ nclle an- tiche niappe, nei portolani ecc. colla loro spiega- zione accurata, colla loro intcrpretazione , ove d'uo- po ne sia , e colla loro corrispondenza vera , pro- J)abilc o consetturalc , colle situazioni indicate dai moilcrni gcograli ? Di quile utilita non riuscirebbe questo lavoro , che \ antica geogralia collcgherebbe colla nuova , moltissimi did^bj ris-jhiarirebbe o to- glierebbe del tutto , e piu chiaro al tempo stesso mostrerebbe il merito de' nostri primi viaggiatori c delle loro scoperte ? E chi niai meglio delT abate Zurla eseguire potrebbe cosi importante lavoro ? 1 84 Discorso in ad si ricercn qnal parte aver possa il popolo nella fonruiziorie dl una lingua ^ e Considc- razioni sopra ah nne correzioni proposte dal cav. Monti al vocaholario dell accadcmia. drlla Crii— sea. — Firenzc , 1819^ in ?>^ nella Stamperia Piatti. Un volume di pag i3o, e colV epi^rafe seguente : Scmpreclie io ho potiito onorare U patria mia , eziandio con mio carico e pericolo, I'ho Tatto vo- lentieri, ecc. Machiavelli. Dialogo sulla lingua. A, BBiAMO vcdnto neU'estratto della prima parte di quest' opera dato nel t. XIV^ p. 3o3 di qiiesta Biblio- teea f he il sio;. Nircolini s' appoi^giava nelle sue con- futazioni dell opera del rav. Monti sin^olarmente a que' priricipj razionali, di cui fu il filosofo Giovanni Locke il primo istitiitore. Ora il nostro autore con ragione si niaraviglia coine essendoci priacipj cosi luminosi e cosi siciiri . si voglia piuttosto ricorrere alia pura autorita di Dante il quale ignorava questi principj. Ma quel che e pe2;gio si e die ben sovente il conte Perticari e il cav. ]\Ionti hanno fatto dire a Dante tutto alT opposto di (piello che dice, e il nostro autore lo prova in piu luoghi mettcndo da un lato il testo di Dante e dair altro le parole che gli sono attribuite dal cav. Monti e dal conte Per- ticari. Nel quale confronto vedesi propriamente co- me gli scrittori talvolta trasportati da un soverchio desiderio di sostcnere Y opinion loro , travesigono ed intendono le cose in tutt altro senso da cjuello che fu inteso dalF autore, o che 1 intenderebbe ogini . . . " altra persona nieno prevenuta e pii\ iniparziale. IMostrata cogli esempj e coi confronti cpiesta in- fedeha , passa V autore ad esaminai e il Libra della volgare Eloqaenza di Dante , e con esso alia niano PARTE DEL POPOLO NELLA FORMAZIONE, CCC. iSS mostra tiuto V opposto di cio che mostrarono il cav. Rlonti c il coiite Perricari ; tioe fa vcdere che TA- lij'liu'ri ail'ernia nel Coiivito di avere scritto nel vol- jiare che congiunse i siioi genitori , che fu prinio nella sua uiente, che fu usato da' suoi concittadini, vale a dire nel volgare di Firenze. Quest' analisi del libro di Dante occiipa dalla pag. 79 alia pag. icg, e mostra nel sis. Niccolini molta erudizione e girande inge2;uo. Fatto cio , il nostro autore viene mano mauo esamiuando e correggendo le stesse correzioni del cav. JMonti: e |)er verita queste correzioni di cor- rezioni sono di tal uatura a diniinuire niolte volte cjiiella fiducia (he il cav. Monti aveva potuto ispi- rare nei suoi Jettori. La nostra iuiparzialita esige che noi diamo luogo a queste correzioni, siccome dato lo abbiamo a quelle del cav. Monti, e i nostri lettori vedranno se noi male ci siamo apposti nel proferire i nostri giudizj. ABBACARE. — Insegnandoci la filosofia che le metafoi-e gouo coetanee alia lingua , e nialagevole a deciders! aache nelle voci radical!, quale dei due sensi , detti T uno propio, 1' al- tro figurato , possa dirsi anteriore. Or questa difficolta fassi piu grande nei vocaboli derivati ; e abbiamo mille esenipj in tiitti gli idiomi di voci che si usaao soltaato metaforica- nieate , noentre i radicali da cui esse derivaao racchiudono doppio significato. Ardisco raiumentare al chiarissirao autore die le lingue sono prima del popolo , e poi dei letterati, del popolo che in un giorno di mercato , come osserva il Du- Marsais , crea piii tropi che mille freddi Accademici in quelle adunanze nelle quali poco si ragiona , e moko si sbadiglia. Ne ci lagnianio ; le metafore estendono il potere dell' intel- letto , aliontanandone i limiti , e souo forse nelle lingue quello che le figure nella geometria. V asserire pui che abbaco nel seguente esempio del Firenzuola = Quando si conta e s' ha da crescere , e non si ha a scemare : oh voi avete il poco abbaco ! = uon stia per arte di far conti e cosa di cui nessuno andra persuaso, giacche il consegueute d' un discorso ha senipre rcl.i7iune coirantecedente. L'tllusuc compilatore de' l86 PARTE DEL POPOLO NFLLA. Dizionarlo militare Italiano condanna anoh' egli laCrusca(V. left, al cav. Monti pi'op. V. I. P. II) pcrche nella definizione della voce tamhinvue trascura il sense propio , e salra nel metaforico. Avrei desiderato ch' egli nella sua fn-egevoiissinia opera aves^e provato coll' esem]MO di qiiMlclie antico riuomato scrittore che la pavola tauiburare valse dapjirinia percuotcre il tamburn, Adesso se alcuno in Toscana comandando i mili- tai'i esercizj gridasse « Tamburate » si desterebbe nci sol- dati , per servinni della frase d'Oiuero, inestinguibile riso. L'anne piu celebrc dei Romani fu , coaie ognun sa, carta sorta di dardo chiamato pilo ; pure non aveano nonie particolare che ne indicasse Y uso , e adopravaiio a cio il verbo jaculari. ~ Nam et qui jaculuin emlttit jaculari dicitar, qui piluin aut su- deiii aiipellatione privatim sihi assignata caret ; et ut lapldare quid sit uianifestuiii est , ita glebarum testarumque jactus non habct nnmen. Unde ahusio quae Kd7aj(pi^aig dicitur nccessaria. ABBRUSTOLARE. — II cliiarissinio autore stabdisrc che i\ praeu- stus vaglia solamente leviter tistus. Bastava a torlo d' ingauno il Forcellini il quale coll' autorita di Cesare, di Tito Livio , di Virgilio niostra che praeustus , oltre valde ustus , significa ■jiuve prius , et in anteriori parte ustus , ustulatus in cacuiidne. Or duiique la voce latina praeustus corrisponde ampiameute al bisogno dei due eseni))j tratti dal Soderini. Nel prirao = sieno tutti sbucciati ( i pali ) colla punta abbrustolata in fon- do = il praeustus dei Latirai traduce benissinio /' abhrustolato in fondo = stipitihus duris agltur sudibusque praeustis. Virg. lib. 7. Nel secondo = T iiicenso arso , abbrustolato o abbru- ciato lo fa durabile ( il vino ) , praeustus rende bene ugual- mente il gagliardamente abbruciato. ACCESSIONE. Piaccia al chiarissimo autore di notare che la Crusca non defiuisce accessione di febbre per remissione di febbre , ma pel riniettere della febbre. Or fra il rimettere la febbre, e remissione di febbre ne seiiibra che vi sia qualche differenza. Col seguente passo che ho trovato nel Redi peri- tlssinio, come ognun sa, della lingua e dell" arte mcdica , penso che possa determinarsi che dal rimettere in senso figm'ato di ritornare viene rimessione , e dal rimettere nel signilicato di sminuire viene remissione. Lett, del Retli. Ml rallegro forte- mente che la febbre dell' illustrissliua sig. marckesa non abbia cammiriato con quell' ii/ipeto della do/uenica , e che non si sia FORMAZIONE DI UNA LINGUA. 187 p'lu riconosciuta nuova rimessione. Dopo il Redi non si clira clie r eseuipio delle Croniche Morelliane citato nel Vocabo- laiio alia voce rimettere sia uuico , e per evitare gli scon- certi a torto riruprovevati alia Crusca, dirassi dieti'o airautorita del gran Redi , la febbre e rimessa , o la febbre e in rimes- sione quaiido la febbre e ritornata, ed e in remissione quando declina. AFFIGERE. Quindi parliamo , e quindi ridiam noi Quindi facciam le lacriuie , e i sospiri Che per lo nionte aver sentito puoi. Secoudo clie cl afFiggon gli desiri E gli altri affetti 1' ouibra gi figura E questa e la cagion di die tu amrairi. II cav. Monti sostiene clie in questo passo qualor si debba legge- re affigere e non affiggere la pi-ima voce non importi movere , stimolare , nia tener fisso, Sia detto coUa debita riverenza a tanto Poeta , qual egli e , io temo che in leggendo per intero le terzine che abbianio riportate pochi verranno nel 8U0 parere. ALIENATO ecc. per SEPARATO. — Oplna il valente critico che la secca dichiarazione separata sia troppo magra per cor- rispondere al bisogno dei tre esempi nel Vocabolario citati. Wa non posso clie dissentire da lui in pensando che 1' alie- nazione e sempre un forte inganno della nostra fantasia, co- de rimangono spente le altre potenze dell' anima che sembra dal corpo sepai-arsi. AWMANIERARE. — L'insigne censore nel fulminare i suoi ana- temi contro il Vocabolario della Crusca ha fatto uso di quello ristampato dal Pitteri nel 1763 , e quindi messi in conto so- vente dell' intiera Fiorentina Accademia alcuni errori ch' e ignoto se debbano attnbuirsi al Rosso Martini uno dei com- ponenti di essa , o ai compilatori della giuuta impressa in Na- poli nel lySl. Quindi non di rado avviene che il povero FruUone h innocente di quelle colpe di cui viene accusato. lufatti aninianieratura per abbellimento non si trova nella quarta ed ultima edizione fiorentina del Vocabolario. E certo nella cuna delle Belle Arti non si sarebbe niai definito anima- riif-ratura per abbellimento. la Crusca puo dunque esseri' 1 88 PARTE DEL POl'OLO NELL\ addebitata d'omissione, perch^ non vi e ne ammauierauiento , nt- animanierare , ne amuianierato, A.RZILLO. — Che fiero vaglia qualche volra arzillo e cosa clie non ha bisngno d' esser provata a clii nacque in Toscana : in questo significaro suona tutto di sulla bocca del popoli , e pai-ticolavniente del la gente del contado. E chi sa che StCvoq fra i Greci denota taiito fierezza , quaato alacvita, non vorra per questo rijireoilerci. II chiarissimo autore da uel sue dia- logo fra il Pedagogo , e il fanciuUo una solenne nprova degli gbagli nei quali cadono ancora i somnii uoniini , qual egli e, allorche si tratta di ben definire unvocabolo, cioe descrivere tutte le idee in esse comprese « Fane. Di fiero non dico niente: sarei pure il gran ciuccio se non sapessi che vien da fiera , ed e sinoniiiLO di bestiale. » Che badi a quello che, come dice Omero , gli e uscito dalla chiostra dei dend ; guai per lul se in un libro di sinoninii si stabilisse 1" ideutita dei vocaboli secofldo 1' idee del discente cl)e int^-odiioe a parlare. In fatti prendendo il cav. Monti ad interpretare la mente dell' Alighieri allorche scrisse « Che alciuia gloria i rei avrebber d' elli ; » Inf. C. UI, nota che verranno nel suo pavere quauti «i sono niessi bene addentro al carattere di quesio Hero poeta. Or se fosse esatta la definizione del Camillo del suo Fidenzio, avrebbe il cav. Monti dato di bestiale al piii gran poeta Italiano. ASCENDERE. — Ascendere per discendere non e nella quarta edizione del Dizionario fatta in Fii-enze dal l/ao al lj3j , e sokanto con essa alia niano la giustizla vuole che V Accade- mia delifl Crusca sia giudicata. Non pertanto ml asterro dal notare clie se lo stabilire siillo stesso vocabolo due significati contrarj facesse ridicole le lingiie , noi potremmo divertirci a spese di tutte. Ognun sa quello che lo scherzare suU' antitesi d' idee che vi e nel significato del verbo latino tollere costo a Cicerone : mi sarebbe facile il trovare esempj piii conclu- denti di questo , ma troppo io rispetto la scienza dell' insignc critico per affaticarmi a provar cio cii' e noto ad ogni me- diocre conoscitore degli anticlii e mnderni linguaggi , e in particolar modo degli Oriental!. D' ahroade la ragione filoso- fica onde sulle stesse parole e talvolta inserito un significato contrano si jialesa a chiunqiie consideri esservi nelle cose e nell' idee un )iunto di coincidenza in cui sovente combiuano I luro estrenii. E il cav. Monti e dclle sne teoriclie cosi pisco FORMAZIONE DI UNA. LING0A. It^9 persuaso che liprendendo gli Accademici alia voce effetto gri- da : « oguun vede che qui degno eiFetto vale deena cagio- ue ». Or egli mi conceda che io gli dimandi se vi ha niente di piu irrazionale che il confondere sotto lo stesso vocaboio la causa e V efFetto. Pure la sua spiegazione porta necessa- riaiuente a questa conseguenza. A me vcramente sembra die . il chianssimo censore s' inganiii tamo nello spiegare i vei-si del Petrarca , quanto quelli dell' Ariosto , e che efFetto stia sempre per effetto. Comincio dall' osservare che la frase a questo effetto e una delle tante ellissi frequenti in tutte le lingue , ellissi che vale per produvre questo effetto , poiche quell'a, come ognua vede , vi fa le veci del per. Questa frase compendiata e tanto piii agevole a farsi quanto che uoii conoscendo noi le cose a priori , la causa non e olie un con- cetto interamente proprio della nostra mente, il quale per un.i legge eterna di essa legasi agli e&'etti. Quel duo pien di paura , e di sospetfo L' uno e Diouisio , e 1' altro e Alessaudro , Ma quel del suo temere lia deguo effetto. Io credo che qui il Petrarca voglia dire clie 1' esser pieno di paura, e di sospetto e in Dionisio un effetto degno del suo timore , o forse potrebbe difendersi il significato die da la Crasca alia parola effetto spiegandola per evenCo, giacche U poeta qui voile alludere al fine violento che fece Dionisio pritno liranno di Siracusa , e distinguerlo cosl dairallro Dio- nisio che termino col fare il maestro di scuola. E pure in questi due versi dell' Ariosto effetto sta per effetto. Pur stare ella non puo senza sospetto Chi di temere atnando ha degno eftetto. Qui il timore e cliiaramente un effetto dell' amore , come lo mostra quel gerundio frapposto, e TArioito miro a quel trito proverbio d' Ovidio : Res esc soUiciti plena timoris amor. Conchiudo che dato che il cav. Monti abbla ragioue nell' iu- terpretare i due passi sopraccitati, avra in conseguenza di cio evideutemente torto nello stabilu'e che alio stesso vocahilo dar non si possano due contrarj significati. AVVISO. — Se avviso nel verso dell' Ariosto suona, come accorti ne fa il cav. Monti, avvedmiento , scaltrezza , giudi- 19^ PVRTE DFL POl'OLO NULLA zio, mi seiiibra clie possa essei' discolpata la Cruaca , perclie Li voce disegno di cni essa fa uso nella sua definizione dclla parola Avviso vale figuratamente giudizio. CAPRO. — Narravanii un letterato Parigino clie gli Accademici de' Fraiicesi oniiscro aella priiui ed(zi(nie del loro Vocabo- larlo la voce Accademia ; non venae in niente percio ad al- cuno di quella nazione cosi eaiinente pel buon gindicio di beffargli per questa loro diuienticauza , ne d' attnbuire ad clezione cio che a difetto di memoria era dovuto. Pago di questa considerazione avvertiro : I. Clie la parola becco si usa dai Toscani pii; nel significato aliegorico che nel naturale, e clie il nobilissiino vocabolo Capro si ode continuainentc aiicora in Mercatovecchio. Non puo dunque rAccademia della Crusca essere addebitata senza ingiustizia d' aver dato consi- gliatamente bando al legittimo marito della capra, il quale io non voglio che rida tanto pel uiagnillco sfarfallone preso dal povero FruUone nello spiegare il verso dell' Alighieri Ciie rechera la tasca con tre becchi. Infatti I'ietro figlio del Poeta chiosa questo passo cosi = Ille a tribus hircis fait Dominus Joannes Buiamonte de Bice is de Floreiitia =. E qualora non si voglia credere con alcuni che questo comento sia del figlio di Dante , esso e al certo del 1340, tempo in cui le altusioni della diviua Comuiedia po— teano essere assai bene conosciute. In oltre 1' arme delP in- fame usurajo che dipinta si vede uelPantico priorista dell' ar- thivio delle riformagioni di Firenze colla data del 1293 ha ire becchi, cioe capri , montoni . veri , reali , e in campo d' ore. II. Che lo studio dei grandi esemplari sia T unico , il solo insegaatore in una lingua viva , e quindi si debba lue- ditarla , cercaria , trasceglierla , impararla soltanto sui libri e tal aiassima, che dopo quello clie ho detto nel inio Discorso non mi trattero a combattere di nuovo. Voglio finalmente che a Sperone Speroni tratto anch' esso a mditare contvo i To- scani risponda Sperone Speroni. Cort. Duocjue se io vorro ben scrivere voigarmente con- verrauimi toruare a nascer toscaiio ? Beiiib. Nascere no , ma studiare toscano : ch' egli e meglio •>^ per avventura nascer lombardo che llorentino. Perocche P uso . del parlar tosco e tanto contrario oggidi alle regole delU ron.MAZIONE DI UNA LINGUA. I9I buona lingua toscana , cbe piii nuoce altrui V esser natio di quelle provincie , che non gli giova. Rlsposta del Cortiglano. lo the mai non aacqiii, ne stntliai toscano male posso ri- spondere alle vostre parole : nondinieno a me pare che piii si convenga col vostro Boccaccio il parlar fiorentino moderno, che nou fa il bergainaseo. Onde egli potrebbe esser molto bene che uomo nato in Milano senza aver mai parlato alia maniera lombarda , ben meglio apprendesse le regole della buoua lingua toscana che non farebbe il fiorentino perpatria: ma ch' egli nasca , e parli loiubardo oggidi , e diman matti- na parli , e scriva regolatamente meglio , e piu facilniente del toscano medesimo nou mi puo entrare in capo : altrimenti al tempo antico per ben parlar greco e latino sarebbe stato me- glio nascer spagnolo che romano, macedone , che ateniese == E piii ampiamente 1' A. delle Giunte al Bembo. Or qui si disputa se a questl tempi sia meglio 1' esser nato fiorentino a ben volere fiorentino scrivere , che forestiere , e si conchiude che per far cio e meglio 1' esser forestiero che fiorentino ; il che non so quanto sia ben vero considerando la cosa cosl. O noi vogliamo che la lingua fiorentina nella quale dee scri- vere il fiorentino , e il forestiero si trovi solamente nei libri , o nella bocca solamente del popolo fiorentino , o nella bocca del popolo , e nei libri parimente quella medesima , e iii parte diversa. Adunque se vogliamo che si trovi solamente nei libri , o vogliamo che ne il fiorentino , ne il forestiero studii punto i libri : o vogliamo die il fiorentino , e il fore- stiero studii ugualmente i libri : o vogliamo che il forestiero solamente gli studii, e il fiorentino no: o vogliamo che il fiorentino solamente gli studii , e il forestiero no. Ora ragio- nando , quando vogliamo che la lingua si trovi solamente nei libri , dico c!ie non lia dubbio aJcuno che nei prinio , e iiel quarto caso scrivera meglio il fiorentino che il forestiero : siccome nei terzo scrivera meglio il forestiero del fiorentino : ma il dabblo grande consists ael secundo caso, cioe quando il fiorentino e il forestiero studii ugualiueute i libri : ma la soluzione del predetto dubbio si pu6 investigare per questa via. Quando lo imparante una lingua nuova possiede lingua piu diversa , tanco con maggior uillicolta la impara : siccome 19-1 PAllTE DEL POPOLO NELLA. per cagione d' esempio noi Italiani appariamo con minor fatlca la lingua latina per la similitudme che ha cou esse lei la lingua volgare , la quale ci e quasi un piacevol grado a pev- venire a quella cLe non fanno le baibare nazioni. Adunque per imparar la lingi^a fiorentina dei libri meglro e V esser fiorentino che forestiero : poiclie questi possiede la lingua pivi dissimile , e quegli la piu simile: iuiparandone T uno m quel nieJesiino spazio assai con poca pena , e 1' altro poco con assai pena. E appresso pei^ch^ colui che s' intende piu d' una lingua , pecca meno nelle proprieta neW usarla , che non fa colui che se n' intende meno ; pure ancora in cio si ritrova il fiorentino aver vantaggio. Ma perclie a colui che possiede lingua piu simile all'imparata, puo essendo ingannato da una similitudine , piu agevolmente venire scritta alcuna parola , o modo di dire della lingua simile posseduta in luogo deU'im- parata , che non puo a colui che possiede lingua dissimile, seguita die per non contaminare con diversa Imgua de' libri nello scrivere fia meglio T esser forestiero che fiorentino. Or pair he maggior vizio e riputato l' iisar parole non propiainente, che r usar parole forestiere = itain quae Vetera nunc sunt fue~ runt et oliin nova = conciossiache si pass a con lode alcuna polia usar le forestiere , ma le propie non mni , si dee con- chiudere che meglio e V esser fiorentino che forestiero per iscnver bene quando T uno e V altro coglie la lingua dei li- bri soli : la qual conclusione non voglio mica che determini la questione , che pare quasi del lutto simile a qucsta die niuovono alcuni valentuoniini a* nostri di : cioe se sia meglio voler puramente scriver latino, ch' e la lingua sola dei libri, non parlar mai latino, o parlar sempre latino , conciossiaco-, sache sia da determinare che per far cio sia meglio non par- lar mai latino, che sempre. E la ragione e manifesta, che non e possibile parlaudo tuttavia latino, parlare puramente latino, e si fa nondimeno un abif.o reo simile al puro latino il quale jier la similitudme quando alffo si pone a scrivere spesso in- ganna lo scrittore. II che non avviene a colui che parla tut- tavia volgare : non potendo esgere ingannato cosi agevolmente dalla similitudine. Ora questo reo abit.o noa ajuta altrui ad imprendere la lingua latma pura , o ad usaila in iscrittura , non essendo uaturale ma accidentale , e vegnente dopo lo impai'aiuento della lingua latina, e non andaute avanti : ne FORTVIiZIONE DI UNA LINGUA. Iq3 puo esser sosteauco mescolaadosi con la pura lingua latina come lingua forestieia , pei'che e lingua d' un solo e d' u n popolo. Laonde non dee avere i privilegi che s'ogli )ao avere le lingue dei popoli quantunque farestiere. Di che se alcuno dubica vegga V esperienza nei lef-erati oltrainuntaui che con- tinuo parl.indj latiao non iscnvono latino puro , c negl' Ita- lian! i q'-iali non parla'ido mai latino scrivono pid latino d' loro. Ora tornaado a nostra materia dice che se il fiorentino e il forestiero vogliono scrivere nella lingua che si trova so- lameute nella bocca del popolo fiorentino , senza fallo e me- gUo esser fiorentino che forestiero ; ne credo che si trovi persona che giudichi la possessione naturale pegeiore che r accidentale, ne so vedere che vaglia questo argomento Bern— besco. Voi Tosciii del vostro pailare abbondevoli men stima ne fate che noi noa facciamo , quasiche seguiti questa con- clusione : poiclie ne fate meno stima clie noi non facciamo . dunque siete meno atti a sci'ivere che noi non siamo ; e cio e appuato come se aim dicesse : Perche voi avete piii danari di me , e meno stima ue fate , dunque siete atti a meno spendere che non sono io. Anzi 1' abbondanza delta lingua opera F agevolezza dello scrivere , e la poca stima che si fa della lingua non la impedisce puuto. Ma quando avviene che la lingua nella quale dee scrivere il fiorentino e il forestiero e quella medeslma nella bocca e nei libri senza distinzione, conciossiacosache quella della bocca del po- polo sia generate a tutte le macerie , e quella dei libri spe- ziale alle materie in essa contenute , come la lingua del De- cameroue del Boccaccio e speziale alia materia istorica citta- dina; e appresso quella del popolo di quel tempo eva me- scolata di lingua nobile e vile ; laddove quella del Decame- I'one e solamente nobile ; perche dico simil lingua non e senza distinzione nella bocca del popolo e nei libri, parra forse a ficriver bene in questa lingua che fosse meglio 1' esser fore- stiero , clie fiorentino : perciocche il forestiero apprendendola da' libri non cogliera se non lo speziale alia materia conte- nuta in esse , e la nobile : ma il fiorentino parendogli di van- taggio di saperla per esser egli nato e cresciuto in lei , rifiu- tera di voler vedere alcun libro , e poti'a agevolmente prender la lingua propia dell' altre materie iu luogo della convenien'e £U>1. Jtul. T. XV. 13 194 PAUTE DEL POPOLO NELLA alia sua , e paiimente prender della lingua vile in luogo della nobile. Ma nonostante io credere! die fosse niegiio aii- cora in questo caso a ben volere scriveie T esser fiorentino che forestiere , o vegga, o non vegga il fioreutiuo gli autori che hanno scvitto con la lingua del popolo : quantunque io noa sappia vedere cagione niuna perche il sapere verauiente o il darsi ad intendere di sapere alcuna lingua , o altracosa, operi che altri non voglia vedere gli antori che hanno scritto in quella lingua , o di quella cosa , e spezialmente quando hanno percio alcun grido, non gia per bisogno che ne creda avere, ma per potere giudicare se il grido sia ragionevjle o no. II che e molto piu pungente stimolo a far che alrri veg- gano gli autori che non e per poco il bisogno d' iniparare. Ma postoche il fiorentino non vegga gli autori . perche non dee egli scriver meglio che il forestiero , il qual fiorentino ancorache non parLisse bene come scrissono gli autori, scrive nondimeno bene quando scrive come scrissero gli autori? Al- trimenti seguirebbe che il primo autore non avesse potuto scrivere perfettamente , poiche pur esso parlava nieno per- fettamente che non iscriveva. Ne mi posso fare a credere che sia maggior fatica atl un fioreutiuo a scegliere la parte della lingua naturalmente saputa da lui che convenga alia materia sua speziale, dall' altre parti, o la nobile daila vi- le , che si sia al forestiero ad iniparare una lingua del tutto nuova , o accidentale a lui da alcun libro. Ora per le cose sopraddette appare chiaramente che cosa dobbiamo credere quando la lingua nella bocca del popolo e nei libri e in parte quella medesima e in parte di versa: conciossiache senza dub- bio alcuno sia meglio 1' esser fiorentino , che forestiero , avendo gia determinato noi che sia meglio V esser fiorentino che fo- restiere quando la lingua e solamente nella bocca del popo- lo , o ancor solamente nei libri : altramente farenmio altro giudicio delle parti che non abbiamo fatto del tutto. BENNA. — La Grusca spiegando benna per treggia ha avuto riguardo ai vimmi di cui si compose la benua , e di cui si compone la treggia. Questo nonie in Toscana non si da sol- tanto a quel rustico arnese che da' bovi si strascina nei fango ; ma e comune pure a certo veicolo del quale fanno uso i vil- leggianti. Ma diraesi? la treggia uon ha ruote. Poiche si vuolo FORMAZIONE DI UNA LINGUA. 1 96 che la llnitua s' impari soltanto dai libri non risponJero col- r u«o d' oggidi , ma con Franco Sacclietti « Faaao ovdiaaur tregge senza ruote , clie le ruote non \L potrebbero andare cli' elle si ficchen-bbei o tutte nel faiigo. » CAPOt'lEDE e CAFOPIE. Sust. Errore , sciocchezza. — Ancov qui la Cvusca e innocente. Non vi e I' esenipio del Vavchi « per rispondervi ca!">opie » uia bensi qiiesto del Buonarroti nella Fiera: « Acciocche io sia qiiello che debba raddrizzare i buoi sghembi , e capopiedi. » E qui certatnente capopi^ vale, errore , sciocchezza. CARMINATIVO. — Pongasi che cariuinativo non si adopri che nel senso figurato. Allora chi ridera nel vedere che il finoc- chio scardassi , e la decozione pettini? Solutivo per esempio che deriva da solvere e quasi sempre aggiunto di medica- luento. Rinietto il discreto lettore alle considerazioni che ho fatte sulla voce abbacare. CASTITA\ — La Crusca avendo definita la castita non solo per continenza ina per pura onesta, mi seinbra che abbia dato pienaniente il senso della parola. E falso in oltre che alia voce continenza si unisca 1' idea d' una virtu che intei-dice del tutto r uso dei piaceri, Ignoro come il chiarissimo autore che mette sovente in canipo il Forcellini contro la Crusca non vi abbia letto che continentia est abstinenda ab illicitis. Valetudo susteniatur continentia in victu omni atque cultu. Se continenza valesse un' intera proibizione d' uso , Cicerone avrebbe detto che per mantenersi in salute bisogna morir di fame. La stessa voce astineuza e usata promiscuamente nel significato continenza : la diSerenza dell' idee couiprese in queste due voci puo forse desumersi da questo passo del ro- mano Oratore. Nulla re facilius conciliate beneuolentiain inul- titudinis possunt ii qui reipublicae praesunl , quain abstinentia , et continentia. E a quelli che m' o|>ponessero che se cosi i nel latino non lo e neiritaliano, rispondero con un passo del Cavalea : «< Conttueuza liao a reggere tutti gli atti che sono in noi circa al toccare : e continenza hae tre parti: cioe con- tinenza vcrginale, continenza confugale e un' altra continenza che non hae il proprio nome. CATE]\ELLA. — Non posso credere che le cateaelle di cui parld Dante « non avea catenpUe , ne corona »> fossero dei 19^ PVRTE DEL POl'OLO NELLA ricami fatti coll' ago sui vestimenti a giiisa di catena. II Lan- dino', rhe certamente potea esser bene informato dell' usanze che ai tempi dell' Aligliieri regiiavauo in Firenze, cliiosa questo pas90 cosi : « Non era ancor tanto liisso e supeifluita uel vestito e nell' ornate delle donne couie nei tempi del poeta nei qiiali portavano intorno al collo, e alle maniche catenelle di bottom d' ariento inorato infilati. » CIRRO. — L'Accademia della Crnsca definendo che la zazzera e la capellatura degli uouiiiii tenuta lunga al piu fiiio alle spalle non istabilisce per questo che i capelli che la coin- pongono debhano esser luughi e distesi. Egli e certo che i cajjelli giunger possono agli omeri pure a colore che gli hanuo naturalmente crespi. Si nfletta che la Crusca dice tenuta lunga, nei che fa intendere oh' e una foggia artificialc di tenere i capelli , e si aggiunga a cio che la zazzera nell' nso coniune altro non significa che un coiuposto di capelli ricciuti, o ar- ricciaii , perche colore che non gli hanno cosi dalla natura se li torcono col ferro come i preti , e come Enea: Dauimi che il jr-rofumato , inanellato Col ferro attorcigliato zsLr.zevma ( crines vibratos calido ferro ) Gli scouipigli una volta, e nella polve Lo ti'avolga , e nei fango. Quesie osservazioni distruggono , s' io non erro , interaniente la censura del chiarissimo autore , e la Crusca e forse con- dannabile per aver coufuso nella sua delinizione la parre col tutto , giacche cirro e lo stesso che riccio , e sta alia zazzera in questa proporzione. E in questo errore indusse gli Acca- deiiiici il Petrarca che con figura ai poeti concessa nomina ia parte pel tutto. La Crusca nello stabilire un' analogia fra la nostra zazzera e caesaries dei latini s' e attenuta a Servio e *' Isidore, i quail dicono che ccesaries fu derta a roet/ew^io , idea- que tantwii de vlris did volant quia in faeminis caedi , ac ton~ deri non solet- Pero la Crusca definite avendo zazzera per capellatura propia degli uomini , come nell' use lo e di fatto, venne a quest' analogia con caesaries. Vero e che la parola ccesaries da Catullo , da Virgilio , da Ovidio venne adattata alia chioma delle donne , e da quest' ultimo traslativamente fino alia barba ; nia questa esteneione di sigijificatl accade ill tutte le lingue. •-. . FORMAZIONE DI UNA LINGUA. I Q? COARTAZIONE. — Nell' edizione fiorentina, la quale servii- deb- be (li norma a cliiunque prenda a censurare F Accademia della (a-usca , niancano le vocl coazione e coartazione. Non ostante mi piace di notare che se nelT interfiretazione del passo del Cavalca ognuno andra d' accordo coll' illustre critico , non manchera percio che lo preghi di guardarsi dalla brutta ten- tazione di erigersi in legislatore di lingua morta , e di chia- niave davanti al suo tribunale il giureconsulto Paolo come I'co d' avere sviato il piimo la voce latina coarctare dalla sua na- turale e vera slgnificazione di ristringere. E chi dice al car. Monri che si facesse violenza all' iiirlole delta laiina f ivella dando alia precitata parola il secondo valore , cioe di costrin- gere , e che in questo senso non si usasse ancora nel secol d' oi'o ? Quando una lingua e morta, e quindi non si puo studiare che sui libri , non si sa dei varj significati d' un vo- cabolo che quelli in cui s' adoprarono dagli scrirrori che ri- niangono : c quante idee accessorie conij^rese nelle parole delle lingua antiche non sono per noi posteri perdute ? La ragioue e la storia della Giurisprudeuza c' iiisegnano che sol- leciti custodi del valoi'e delie voci doveano essere i causidi- ci, e Quintiliano alia fine del libro V dice: Turisconsalti quo- rum sumiiius circa verborum proprietate/ii lahor est. V. Grav. de Orig. Jur. Lib L CONSUETO. — Solito non esprime die ripetlzione d' atti senza abituazione « Venero anch' io al pari degli altri Italiani il cav. Monti : ma poss' io ci'edere che in un vocabolo ch' espri- me ripetizione d' atti non entri necessarlamente 1' idea dell' a- bitudiue inseparabile da questa ripetizione. E chi ne scrive ad ogni pagina che la nostra lingua cammina sempre sulle tracce della latina quaudo si separa dai bassi modi del vol- go , e si alza al materno decoro , come mai si diinentica cbe solitiis neir idioma del Lazio equivale all' t aHa^ dei Greci , qui consuevic , e come non gli cade nell i luemoria questo verso d'Ovidio T Nee solitus ponto vivere torvus aper ? CORPORATURA. — Ancor qui 1' illustre critico condanna la Crusca citandola con poca fedelta. Nell' esempio della Tavola rotonda non si legge pel gran dolore che gli ricerca la cor- poiatura, ma pel g,ran dolore che gli recava la corporatura J9^ T?ART^ DTL TOPOLO KELLA Or qui corporatura potrebbe essere tutto il conapogto del corpo. CORREGGERE. — Parmi che correggere possa preadersi i« senso di gastigare nei seguenti \ersi del Petiarca: Poiche se' giunto all' onorata verga Golla qual Roma, e guoi erraati coiTeggi. E a cio 111' induco in pensando che la canzone e diretta al celebre Renzo tnbuno di Roma , e gastigatore solenne dei auoi insolenti patrizj clie sono gli erraati di cui favella il poeta. COSTET. Qui r illustre autore condanna i Vocabolaristi perchfe ronfoodendo il morale col fisico chiaiiiarono cosa iaanimata r Italia che T Aligliieri idoleggio in questi versi ; 0 Alberto Tedesco che abbandoni Costei ch' e fatta indomita , e selvaggia Dante, Purg. 6. « finisce col pregare I' Italia stessa a perdonare a chi la pi- glia per insensata. lo qui nou imprendero a difendere FAc- cadeniia della Crusca : ma vuolsi notare che fra iaanimato e insensato corre qualche differeaza. Felice il genere umano se alcuni che d' insenaati nieritano il nome divenissero percio inanimati ! CUORE. — Istoria di lingna e storia d'idee, e la storia com- piuta della lingua ti' un popolo il sarebbe pure dell' idee di es80 , e dei fatti che diedero origine a queste idee. Riprende il cav. Monti la frase essere nel cuore in quanto vaglia es- sere nel paiere d' alcuno, perche il giudizio si forma nell' in- telletto, e non nel cuore. Ma s' egli avesse considerato che . il nostro volgare nato dalla corruzione della lingua dei latini eredito necessarianiente gran parte delle opinioni di essi , non avrebbe per avventura preso a riprendere questo niodo di dire. E noto che gli antichi collocarono nel cuore Ja sede dell' anima , e quindi d' ognl sua facoltade : quante volte nella letttu-a del Classici occorre I'epiteto cordatus dato all' accorte persone ? Ognun sa che dicesi dai Francesi apprendre par caeur , dagl' InglesL to learn by heart per iniparare a mente , qi',antunque la iiiemoria sia facolta che risiede certamente nella testa pill che il giudizio. In oltre i nostri giudizj sono figli del eejiUre , e fovse non sono che eensazioni : e Ja storia , e rORM\ZIONE DI UNV LINGUA. I^i) r esperlenza pur troppo ii' awerte che l' idee da cui gli uo- nnni fjrono , e sono e saranno governati pi-oveagoiio pin dal scntiuiento che dalla ragione. In somnia conchiudo die 1 1 frase esser nel cuore per concorrere , e consentire nel jarere di alruno , e profonda e bellissinia , e peuso di piu che una frase convenuta da ua popolo aia tal fiitto che vaglia mille filosufici ragionameati. Fra T essere a cuore , e V essere nel cuore v' e norabile differenza : la senre ogni Toscano , ma non coloro che opinano che la lingua debba solcanto studiarsi sui dizionarj. DESTRIElxE e DESTRIERO. — La piu leggiera atteuzione fa palese die 1' asino e deito per ischerzo destrlero nel verso del Redi « E sal desirier del vecchierel Sileno » : se noa s' intendesse per cavallo di rispetto, 1' ironia sarebbe perduta. DISTRAZ'ONE. — E qui pure contro ogni ragione si condanna la Crusca che nella sua edizione di Firenze non ha I'esenipio di S. Agostmo riportato dal cav. Wonti, ma bensi questo del Cavalca €c seniendosi per molta accidia e angoscia distrazione di mente, prego Iddio ecc. » Or qui distrazione vale per certo svagaiiiento , lat. Aiiind avocatio. DISVELA.RE. — Senza pretensione di decidere osservo che po- trebbe darsi beuissimo che svelare non si dicesse che meta- foricamente e disvelare propiamente e metaforicamente. I si- nonimi sono piii rari di quellu che unosipensa: frattanto io non veggo qui addotto esempio d' illustre scrittore che abbia usato lo svelare fuori che in senso metaforico. ESENTE. — La Crusca definisce la voce esente prlvilegiato , franco , libero , e nel 6 esempio porta questo terzetto di Dante : H Quivi sto io coi parvoli innocenti Dai denti morsi delta niorte avanti Che fosser delT uiuana colpa esenti ». II cav. Monti osserva che nessun teologo insegno che i fanciuUi del limbo sieuo immuai dal peccato originale. Ma quaado la Cru- sca ha detinito che per esenti intcnde non solo privilegiato , ma franco e libero, ella non puo esser accusata d' aver male inteso T Alighieri, il quale fa dire a Virgilio: « Io me ne sto nel limbo coll' anime de' fanciulli morti prima d' essere stati battezzati » cioe prima d' essere stati affrancati e liberati ( ft an- chi e liberi ) dal peccato originale col battesimo , per cui Tuo* mo , secondo i maestri in divinica, diviea figlio d' Iddio e delU aOO P\RTE DEL FOrOLO TSELLA FORM \ZIONE, CCC. Chiesa, e lascia lo scoglio del veccliio Aclamo. Quanto al ■URseguente esenipio , se 1' illustre critioo avesse posto niente che privilegio chianiasi una Ipgge tanto contro , quanto in favore d' individui , comunita , nazioni, avrelibe saputo che. privilegiato pud significare escluso e cosi dir»i dei Leviti. A P P E N D I C E. COLLEGTO. — Ne lo S|:>irito del festo , ne le convenience gvam- inaticali mi consentono di credere che coUcgj stia per coUe-r ghi nel verso di Dante Incontro agli altri princini , e collegj. Pno ben togliersi la lettera aspirativa alle voci bieche, e pia- ghe ; poiche tal cangiamento non porta a diversita nel signi- ficato : ma la cosa procede altriuienti nella voce in questio- ne. E poi Roma ai tempi di cui ragioua 1' Alighieri non ebbe ella guerra con congregazione d' uomini d' autorita e di go- verno ? Che cosa erano mai le tame repubbliche Italiche da essa distrutte? COMPITO. — Dimanda il sig. Monti come s' accordaiio fra loro qiiesti due esenipj Vedesti in terra lui la piii compita ( Barb. ) La raia favola breve e gia compita ( Petrarca ) lo rispondo: benissimo, perche nel Barberini compita non vale costumata , gentile , com' egli pensa , ma beusi perfetta, finita quanto concede la condizioue terrestre; che altrimenti sa- i'ebbe scarsa lode. 20I Compendia di Geografia universale conforme alle uU tiinr pditichc tiansazioni e pin reccnti scoperte , corredato di cinque elcnchi sistcmatici delle prin- cipaii iuiguc e di (dtrcttante dissertaziojd suUa po- polazione uttuule delle cinque porti del mondo di Adriano Balbj , gict professore di fisica net l-ceo del Tronto , mcmbro corrispondcnte dell ateneo di Treviso , ecc. ecc. Seconda edizione diligentemcnte ricorretta ed anicchita della descrizione di circa 5co cittd , dci sinonind de^ principcdi luo«hi del mondo e di parecchi ctrticuli curiosi ed importantl su larie regioni del globo. — Venezia ^ i^iQ^ *'* 8.*^ di pag. XXXVI e 38 1, a spese del negczio di libri uli Apollo ntlla tipografia di Giuseppe ]Mo- linari. A compendj di gergrafia di rado meritano in Italia r onore di \\n lungo aitirolo , a meno die il ccn- sore o il giornc.lista noii jniprerda a rilevsrne oli errori, poitlie alloia immtnso e il crmpo, e h niesse abbondiintjssinia. Essi non sono per lo piu (he ccm- pilazioni di compilazioni fatte illacieca, lipetizioni degli stessi errori poste sotto 1 egida delle nltime transazioni politichc , col cjuale spczioso titolo i li- bra) fynno passare ogni ccsa. Sono gia molti anni dache la nostra Italia haccduto agli str nieri quel seggio cli'ella ttneva altamcnte in cjuella p; rte dilla lettcratura che lisgnarda i \i.ogi e 1^ gt(Prrfa;e fosse pur questo il sulo sfggio (la ( 11a La ptrduto!! — I Francesi, gl Irgitsi , i 'i( d( s< lii s' no ri- (bissinii di queste ep( re oj]gna;i, e nci dohbiamo totilentarri di essere tiaduttori. Ma fossimo ainieno tr;:duttori esatti , traduttoii cbe arruthisccno o nigliorrno qiialche pcTite dell" origin Ic : in quel case &iiicnmo degni di lode e nifcrit(.i(.n,nio la gratitudme de' no- stri tonciitadini. 202 BALBI, COMPENDIO Noi abbiamo voluto esamitiare attentamente que- sto compendio del sig. Adriano Balbi, e, a dire il vero , r abbiamo trovato lavoro da non coiifondersi con tanti altri compcndj clie abbiamo in Italia. Non e una niatcriale e mdigesta compilazione di altre geojvratte, ma bensi una giudiziosa raccolta di tutte quelle nozioni che sono piu necessarie in questa scicnza , disposte in ottimo ordiiie , accompagnate da niolte riflcssioni e critiche proprie dell' autore, e da molti lavori, e confronti , e prospetti , e cal- coli cavati dal proprio sue ingegno , e che danno a questo compendio il merito della originalita. Que- sta seconda edizione e poi taluiente accrescinta e di versa in molti rispetti dalla prima, che puossi a ragione considerare come un' altr'' opera ; e sarebbe stato a desiderarsi, giacche 1' autore ha cotanto mi- gliorato il suo lavoro , che 1" editore avesse anche egli dal canto suo migliorata la sua edizione ; non gia qiianto alia correzione, che essa e una delle geo- grafie piu corrette che conosriamo , ma quanto alia carta ed ai caratteri. Vogliamo pero esser giusti e confcssare che ess( ndo un hbro destinato per le scuole , conveniva appigliarsi al partito di rendere questa edizione leggibile a poco prezzo , piuttosto che fame un libro di lusso. Un compendio di geogralia difficilmente si presta ad un estratto o ad un'analisi. Noi non intendiamo di render conto di tntta 1' opera, abbenche saremmo tentati di qui premettere Y indice delle materie , dal quale i nostri lettori vedrebbcro in un' occhiata Tor- dine e il metodo che V antore ha tcnuto nel suo la- voro; nia [)ref riamo di qui accennaie soltanto ([uelle cose ncUe quali questo cnni[)endi() si distingue pro- priamcnte dagli akri ; e coniuiciando dal suo iliscorso prehmmare trovianio (a pag. XVII) che T autore saviamente si e oc( upato a portar qualche hi e nel caos drlla gcfgrafia ecclcsiastica, la ([na!c pur trop- po, malgrado le /move transazioni politiche, intral- cia aucoia e coulonile in molti luoghi la 2;rografia r»I GE0GRAFI4 UNIVEnSALE. 203 civile. Eo;!! si e dato percio grandissimo studio per accennare con tiitta la possibile esattezza la qua- lificazione di arcivescovaii c di vescovati nella de- scrizione delle citta, avendo sempre sott' occhio ii Cracas del 1818, ossia T almanacco della corte di Roma , e tutti i concordat! recenteniente conchiusi tra quella corte e quelle di Parigi , di Monaco , di Torino , di Napoli , i quali hanno portate tante alteiazioni nella ^eooiraiia ecclesiastica coUa ere- zione di tanti nuovi vescovati ed arcivescovati ; cosi pure egli ha seguiti i cangiaraenti avvenuti presso i protestanti , presso i greci ecc. ecc. ac- cennando per esempio il nuovo arcivescovado lu- terano istituito ad Abo in Isvezia , e la soppres- sione dei due vescovadi luterani di Skalholt e di Holum in Islanda, e T erezione cola del nuovo ve- scovado di Riekavik , come pure la nuova diocesi recentemente eretta nel Nordland Norvegese , e quella di Tula nella Russia istituita nel 1799. E qui mostra come raolti insigni ed accreditati geo- grafi sono raduti in errore in questa parte della geografia. Hassel e Stein, per esempio, danno a torto uii vescovado a Valdivia nel Chili. Stein fa di Chiapa una citta arcivescovile , quando non e che un vescovato. Hassel mette fra i vescovati S. J ago neir isola S. Domingo, e 8. Antonio os- sia Ncustra Seiutora del Destero neir isola S. Ga- terina nel Brasile , mentre ne T una ne V altra di quelle citta sono vescovadi. — Stein e Cannabicli forse coiifondendo Carthago di Costa-Ricca con Car- tagena di Nuova Granada le danno un vescovado che non snssiste , ed Hassel descrive Coro come vescovile , probabilmente dimenticando che la sua sede e stata da tanti anni trasferita a Caracas ed eretta in arcivescovato. Lodcvole ci sembra pure il pensiero d'introdurre nel suo compendio il novero di tutti gl' istituti di pubblico insegnameuto. k II maggiore o minor nu- )t»ero di essi essendo , die' es;li , il dato piu comune 811 cui misurasi la culfura e la rivika fli una naziunc, jni sono studiato (Viiidicare con tutta esattezza le Udiversita , i licei e \c accadeinie attualmente esi- stcnti in tutti gli Stati ». E (|ui accenaa una mol- titudine di distinzioni e di considcrazioni che vo- lenticri noi trascriveremino per intioro se non teinessimo d' uscire dai limiti d' uii articolo con- veniente a uu giornale. Noi copierenimo parimonte volenticri cio ch' cgU accenna sulle catene delle montagne ( pag. XXI ) , sui diversi cpiteti dati alle citta, come mercantile ^ coinmerciante ^ iudustrlosa ecc. ( pag. XXII), sulVordine seguito nella doscrizione de- gli Stati ( pag. XXllI ), sulV iiso de' caratteri tipowra- 'tici diversi per indiiare le divisioni e suddivisi^ni delle religioni , delle lingne , ecc. ( pag. XXIV ) ; ma non possiamo oniettere quel paragrafo che in- dica alcuiie corrczioiii e dispareri clie si trovano ne' migliori geograli , perche questo paragrafo mo- stra quanto il nostro autore sia entrato addentro nella scienza e sia lontauo dair essere un cieco co- pista dcgli errori altrui. 41 Stein mette Siegea nel governo prusslaiio d'Arensberg, die Hassel poiie in quello Ji Colonia. Stein descrlve I'in- dustre citta di Serpuchow nel governo di Mosca, e po- o'cia nella descrizione di quello di Tula novera c descrive un'altra volta questa meilesima citta ^ cosi pure egli de- scrive due volte Berwich: prima come una citta della contea di Nort!iuml)erland in Inghilterra, poscia come ca- pitale di quella di Berwik nella Scozia, \\ quale in vece secondo Hassel ha per capoluogo Gieenlow. II Tentori , il Biiscliing, lo Stein ( seconJa edizione i 8 1 1 ) , il Fabri, lo Sjhvitz ecc, i dizlonarj dell' Encyclopo lie metboilique , d'Aynes ecc. deSjrivono u.ia citta di Ct-rdlonia qnil ca- pitate dell'isola di questo aoine , aggiun'jendo cli* essa e la pill popolata e colta di tutta T isola , anzi il S ilmon tamo XX, parte I dii la pianta di quesia citta. Cio non pertanto pareochie dotte persona die Uaimo visitato quel- V isola , e parecchie altre nate ed in essa diuioranti mi haano assicurato die tale citta non esiste , ne lia mai esistito, e die Argostoli, citta attiva e cominerciante, con DI CEOGRAFIA. UNIVERSALE. 2o5 nn vasto porto , un vescovato greco , e circa 5,ooo abi- tanti, ne sirf il capoluogo. Qaesta pure e 1" opinioiie di Maaaert, di Hassel, e ad essa si e coiformnto lo siesso Stein, il quale cosi descrive questa cilta nella terza edi- zione del suo Maiuiale di geografii statistica , e nel suo Dizionario geografico-statistico che aitnaliuente si stampa, c;.l solo divario d^lla popolazione, la quale secondo esso nou e che di 4,000 abitauti. Hassel divide il paese di Tliabasseran nella regione del Caucaso in cinque princi- pati , che Stein riduce a tre soltanto. Hassel mette 1 Kan- nati di Derbent e di Kuba nello Scbirwan , die Maite- Brun pone nel Daghestaii. Hamilton nella sua bella e re- ceute opera su T India non fa alcuna nienzione del regno di Ponziamo nelP Indo-China , di cni pure parlano tutte le geografie plu recenti e riputate. Cosi egli novera il Sedscbestan fra le provincie soggette al re di Persia, che Langles mette fra quelle spettanti al regno d' Cabul. Stein fa due differenti citta di Bac-Khin e di Kescbo nell'Im- pero di An -Nam, le qnali secondo Malte-Bruii non sono che una medesima citta , la prima deuorainazione signi- i\candu Cortf del Nord, e la seconda essendo quella usata dal volgo. Hassel e Cannabich , i quali pajono avere con- sultato le recenti descrizioni delPisola Java pubblicate da Daiidels e Thorn, dividono rimpero di Mataran fra due saltan! residenti in Suracarta ed in Mataran ; secondo Stein Mataran non sarebbe la residenza di alcun suliano, nia uno risederebbe a Ynkke ossia Suracarta, P altro a Suluh. Secondo Gaspari , Mataran , citta di circa 80,000 aliitanti, sarebbe la capltale delPiuipero, ma il sultano risederebbe a Ningrat, citta di oltre ico,ooo abitanti. Stein descrive come due differenti citta e due celebri santuarj maomet- tani annualmente frequentati da pareccbie niigliaja di pel- legrini Teutah e Tant nelP Egitto , mentre non sono che due diverse ortografie di un medesinio luogo , non tro- vandosi ne in Malte-Brun, ne in Hassel, neinMannert, ne in aitre riput.ite opere che la descrizione di un solo luogo cui convenire possa quanto lo Stein di esso ci narra. Stem nella seconda e ne la terza edizione del suo Ma- nuale di geografia statistica e nella sua piccola Geografia descrive Masalquivir e Tanger quali possedinienti della Spagua in Africa, che secondo la Geografia d'Antillon, il Dizionario di Hassel e PAluianacco di corte stauipaio a Madrid uel 1B17 e 1818 non le appartengono , spei- 206 BVLBI, COMPENDIO tando la prima di quelle due citta alio Stato d'Algeri « la seconda airimpero di Marocco. Hissel dice che Porto - Praya e la sede del governatore deU'Arcipelago del Capo Verde, qumdo secondo Milte-Biua esso risiede a Ribeira Grande. Secondo Malte-Brua ed Hassel Cuniana e la ca- pitale deirintendenza di Cu)naaa nella Cu^itaueria di Ca- racas, cui Stein da per capoluogo Nuova Bircellona. Agli articoli Cliarlestown e Columbia Hissel quilifica oguuna di quelle due citta per capitale della Caroliaa-Australe , mentre Stein da questa prerogativa a Cli irlestown sol- tanto, e Make Brun in vece a Columbia. Agli articoli Au- gusta e Savannah Hissel descrive ambidue quelle citta come capital' della Georgia , la quale secondo Malte-Brun e Stein ha per capitale Louisville ; cosi agli articoli Le- xington e Francfort Hoissel da a ciascheduna di quelle due citta la qualificazione di capitale del Kentucky , il cui capo luogo e Francfort secondo Malte-Brun, e Lexington secondo Stein. Rutland, Bennington e Windsor alternano secondo Malte-Brun nel rango di capitale delio Stato di Vermont, mentre secondo Stein questa alternativa non ha luogo che fra le sole citta di Rutland e di Windsor, quando secondo Hassel la capitale di quello Stato sarebbe ora Montpelier II goveriio della Pensilvania risiederebbe secondo Hassel e Malte-Brua a Lancaster, e secondo Stein a Filadeltia i quello del NuovoHampshire secondo Malte- Brun a Portsmouth , ed a Concordia secondo Hassel e Stein. Malte-Brun e Stein mettono Veragua nel Guati- luala , mentre Hissel ed il mentovato Almanacco di corte noverano questa provincia fra quelle della Nnova Gra- nada. Soconusco secondo Hassel e stato recentemente unite alPIutendenza di Gualimala , di cui secondo Milte-Brua e un disiretto, mentre Stein ne fa ancora un' Intendenza separata. 0 rapporto oliiziale del commissario Anglo-Ame- ricano Rodney fa di Puno una provincia, mentre secondo Hassel non e die una citta sul lago Titicaca nell' Inten- denza della Paz. Stein descrivendo il Paraguay novera la citta di Charcas iacendola sede d' un arcivescovo e di ua governatore, qualificazioni da esso prima date alia citta di Chuquisaca ossia La Plata, cui solamente appartengono; giacclie Charcas e il noine che dagli Spagimoli vien dato a tuita quella parte del Peru die da pochi anni fu di- staccata da quel regno per ingrandire il regno nuova- meate eretto della Plata , il quale non ha che un solo DI GEOGRAFIA tJNIVEKSALE. 20/ arcivescovo , ch' e quelle appunto residente in Chuqui- saca. Stein ha percio fatto due difFerenti citta di una me- desiuia , dando all' una di esse una denomiuazione die compete a tutta 1' udienza , ossia a tutto il circondario soggetto al tribunale d'Appello residente in La Plata, ecc." Risparmiereino a' nostri lettori una lunga nota colla ([uale il nostro autore chiude il suo discorso prelimiaare, e dove piende pt^r le mani la geogralia che serve di norma in uno de' colle2;i della piu in- signe citta d' Italia , cioe il Compeiidio di geografia moderna ad uso del collegia Nazareno di Roma , edizione ultima del 1817. Gli strafalcioni d' ogni ge- nera sono tanti e tali da dover compiangcre la gio- ventii condannata a perdere itii tempo prczioso im- parando spropositi che disonorano i lumi del secnlo ed i progressi che ha fatto questa scienza. In quel compendio si dubita ancora ( nel 1817!) del movi- niento della terra attorno al sole! si parla del cielo di ]Marte , di Giove e di Saturno, e del citlo delle stelle lisse, dando a queste una rivoluzione di 36, 000 anni, tenendocome reale rapj)arente lor moto e omet- tendo la sua vera denominazione (\i pieces stone degli equinozj ecc. Tutta la tabella della diminuzione dei gradi di longitudine secondo i paralelli di latitudine e sbagliata : la superiicie della terra non e , secondo quel compendio , inferiore a quella delV acqua ; le definizioni del mare , deir Oceano , dei laghi , dei fiumi sono tutte erronee ; tralasceremo gli errori niadornali di geogralia toccanti T Europa stessa che pur dovrebbe esser la parte che si conosce di piu: daremo piuttosto a' nostri lettori un' idea del piano deir opera tal quale T autore V accenna sotto la pa- tina XJii^XIV. Prendcndo le mosse da quelle generali nozioni di geogralia astronomica , fisica e politica , le quali dcvono necessariamente precedere ogni trattato di questa importantissima e dilettevole parte delfumano sapcre, apre la strada alia conoscenza delle varie parti del globo con due capitoli generali sopra ognuna 208 B4LBI , COMPENDIO delle sue grandi divisioni, in ciii epiloga tutto cio die la geografia Hsica e politica offront) di pill indispensabile a sapersi. E qui e che met- tendo a prolitto le preziose particolarita sidle* lin- gue conteiiute nol IMitridate di Adeltinii; coatiiui \to dal valente sig. Vater, o nelle opere del tlotto si- gner I\lalte-Biun , ha inserito in ogriuao dtn cuique capituli dcdicati alia geografia politica in generale delle cinque parti del moiido wi elnico slftemalico di tiUte le litigiie attualniente conosciute a fine di [lor- gere al lettore la sola ed unica gaida cbe abbiasi per ben distinguere le numerose iiazioni attnal- mente esistenti. N 'lla descrizione poi |)articnlare di ogni Stato determina i gradi di lo/igitudme c di la- titiuUne fra i qnali e posto ; descrive Ic sue niag- giori diaiensioiii in lungkezza e Za/^^/iezsa, faceiidole seguire dalla misura della sua siiperficie in niiglia quadrate , senza la quale non si piio mai avere la giusta idea della sua este/isione ; quindi novera la popolazioae assoluta ^ affinclie dal coufronto di que- sta con quella si ven2;a in co'>nizione della sua f )rza; poscia segna i confiiii per far conoscere le relazioni che lo legano agli altri Stati. Mediante T articolo pacsi dai quali e forinato , rammenta le divisioni antiche e gli ex Stati diversi oud' e composto. Go- gh articoli montagne , lagld e fiaini , ofFre la base di quelle sue divisioni , le quali formate esseiido dalla mano stessa della natura , sono costanti ed inalterabiU ; e con quelli di religlone ^ govenio ^ in- diistria e coinmcrcio presenta la misura dell' incivili- mento de' suoi abitanti. Sotto T articolo topografia novera tutti i suoi goveriii , dipnrtinienti , circoli , provincie , ecc. in cui e ripartito , descrivendone tutti i capi-luoglii e qualche altra citta , qualora iiieriti particolar menzione , daudo poi di tutte il numero dcgli abitanti , o qnello delle abitazioni quaudo sia iguoto il primo ; iinalmcnte con c[ucllo intitolato possedittiPtiti e colotiic termina la descn- zione di (|uegli Stati , i quali hauuo possedinienti in altre parti del globo. DI GEOGK.\FIA. UNIVERSALE. 2C9 Da cio che abbiam detto i nostri lettori com- prcnderanno Teccellenza del metodo tenuto daU'aii- tore e converranno con noi ch' esU non sia uomo da cotifondersi con tanti altri che compongono o piut- tosto compilano compendj di geograria. Egli ha cer- cato di perfezionare e facihtare questo studio finora reso difficilissimo per mille incertezze e niille con- traddizioni. Egli e il prinio che abbia iutrodotto la luce del calcolo e della critica rigorosa nelF intri- cato ed importante argomcnto della popolazione degli Stati. Le cinque dissertazioni o discorsi in- torno alia popolazione delle cinque parti del mondo contengono una moltitudine di fatti iniportantissimi che diniostrano la giustezza de' suoi calcoli. In quella per esemp. che risgiiarda la popolazione del- r Europa (pag, 3ic) dopo di aver provato con fatti incontrastabili ., raccolti per lo piu in tante tabelle, il grande increniento ch' ebbe la popolazione in Eu- ropa da circa un secolo , V autore passa ad analiz- zare le varie opinioni dei geograti sulla popolazione assegnata alle dilFerenti contrade europee , ed ap- po2;2;iato ai calcoli piu recenti ed autentici prouun- cia il suo 2;iudizio; il quale se talvoka discorda da cpiello de' migliori geograti e pero sempre il piu esatto e quelle che e fondato suUe migliori ragioni. Un esempio varra meglio a conferniare le nostre asserzioni , e presceglieremo quello che risguarda r Itnpero Austriaco. « II dotto estensore delle Effemeridi geografiche di "Wei- mar sig. consigliere di Legazione Benuch (gennajo i3i6) valuta la popolazione attuale dell" I. Austriaco 27,715,500; il barone di Lichtenstern nel tomo prinio della sua liella Statistica di questo impero la stinia 27,613,000, senza il numeroso militare, e nel terzo Volume nelle Aggiunie la porta a 28,207,882 ; il sig. Steia la stima 27,644,015; il sig. Blumenbach 28,178,836 ^ il sig. Hassel 27,85o,oooi io r ho valutata nell' epoca attuale ( i maggio 1819 ) 29,000,000. Osserveio prima di tutto che avendo attlnio alle stesse sorgenti in quasi tutti i nostri calcoli risguar- danti le provincie deir lujpero Austriaco , questo divari* Bibl. Ital. T. XV. 14 2 10 BALBI, COMPUNDIO non pub provpiiire. se non che dal noa aver egllno fatt(» entrare nelle loro valutazioiii il consideraliile aanuo in- cremcnto di popolazione ch* ebbe luogo in alcune di esse:, dalKavere concesso uu tioppo piccolo iiumero d'abitanti a cjiialchediuia , la cui popolazione non e ancora cono- sciiUa con esattezza ; e dal non avere fatto entrare nel calcolo una parte del nutueroso milltare au triaco die non figura nelle liste di coscrlzione. Un breve esanie su questi tre punti basterh a fnr conoscere al lettore cjuanto sia csente da esagerazione il numero d' abitanti clie ho at- tribuito a cjnesto impero. « L'Ungheria colla Croazia e Slavonia, esclusi i con— fini railitari , aveano nel i8o5 secondo T eccellente Sta- tistica del sig. Seliwnrtner 7,555,920 abitnnti , ed in cjue- 9to numero non erano compresi ne i mllitari ( da esso valutati 64,000 , ne la nobilta (32.5,894), ne gli eccle- siastici ( i5,6oo ). Aggiugaendo 405,494 individui per qneste classi non comprese nella coscrizione avrenio nel- I'anzidetta epoca un totale di 7,961,414. Abbiamo ve- duto alia pag. 3i5 die secondo il dotto sig. Andre l' Un- gheria coUe sue dipendenze civili ha un annuo medio increniento di 43,368 individui. Supponendo ch' essa ab- bia avuto lo stesso incrcmento (i) dal i8o5 al 1818 m- clusive , avrem>> 563,784 individui, che per non essere tacciato di esagerazione , ridnrro a sob 400,000 , facendo certaniente una deduzione troppo forte per le conseguenze dirctte ed indifette delle guerre nel 1809, ioi3 e i8i5. Aggiungendo questa soinma a quella data dalla coscri- zione del 1 8o5 , avremo per rUngheria e sue dipendenze civili neir epoca attuale ( i niaggio 1819) un totale di 8,361,414, cioe in numeri rotondi 8,36o,ooo. Ma il prelo- dato barone di Lichteustern valuta questo regno 8,o63,68o, Dunque tra la sua e la niia valutazione v' e la conslde- rabile diflerenza in piii di 296.734 individui. Secondo la coscrizione fatta sotto Giuseppe II nel 1786 la Transilvania civile avea in quelT epoca i.4i6,,o35 a])i- tanti; nella coscrizione seguenie ch'ehbe luogo nel 1787 essa non aveane die 1,403,401, diminuzione prodotta certaniente , come osserva il barone di Lichtenstern , (I) Qiiesto e certiiDiente poco, dnveiido calcolarsi 1' accresciniento delta popolaziou* J come si valuta quelle di ub capitale messo ad interssse eompuito. HI GF0GRM1\ imTVF.I?S\LE. 211 liair avere conipreso nella prima parecchi luoghi spettanti alia parte nulitare. Sebbene non si conosca alcuna po- steriore enninerazione , si sa cio null' ustaiiie clie la popolazione di quella vasta provincia e andata sempre crescendo I! sig. Demian, appnggiato all' autorita del dotto ger>grafo e stat'sta barone di Liclitenstern , dava alia Traa- silvatiia nel 1799, calcolaado la possa negarsi essersi in questo secolo considerabilmente diminuita la popoiazione della Stiria e delia Carintia, e dal 1814 al 1817 anche quella del re- gno Lombardo-Veneto , e pero iniiegaliile clie dal 1817 in poi essa in tutt' i sunnominati paesi lia ripreso il naiurale suo corso ; per lo che nessuno ])otra trovare ecccssivo il numero d' individui da me assegnato per r accrescimento de la popoiazione nelle varie provincie deir Impero posteriormente alie epoclie in cui ebbero luogo 1' enumerazioni indicate dal dottissimo sig. barone di Lichtenstern. La tabella qui sotto lavorata su niate- riali tratti dalla Statistica del suUodato Lichtenstern ofFre la popoiazione delle vnrie regioni formanti 1' Imp. d'Austria coll' indicazione dell' anno cui essa deve riferirsi. Pat'si. Anno. Ahitanti. Governo di Venezia 1817 1,913,104 Governo di Milano 1816 2,191,709 Governo del Tirolo 1806 715,959 Governo della Bassa Austria . 1816 1,045,41a Governo deirAlta Austria . . . 18 17 765,385 Governo deila Stiria 1817 765, o5o Governo di Lubiana 1816 C39,55o Governo di Trieste 181 8 5 14,125 Governo di Zara ioi5 3o5,64a Confini Militari 18 15 940,598 Governo di Transilvania . . . 18 18 1,700,000? Regno d' Ungheria coUa Croazia e Slavonia 1B18 8,36o,ooo? Regno di Galizia 1817 3,716,692 Governo di Moravia e Slesia . 1817 1,733,319 Regno di Boemia 1817 3.236,142 .. . . 28^542,687 DI GEOGRAFIA. UNlVtRSALE. 2l3 Gli articoli che risguardano la popolazione della Frauria , della Spagna , delT Impero Ottomano of- frono vin lavoro nou meno dilio;ente, e quello dellp due Sicilie conticne materiali recentissimi e alfatto nuovi. In quclla parte poi in cui tratta della popolazione delle citta Tautore si e servito opportutiamente dei principj stabiliti dal nostio si2;. Gioja nel suo Nuovo Prospctto : ina uiolte osservazioni egli ha aggiunte del proprio, Tomissione delle qiiali spiega la straor- dinaria discordanza che regna fVa i phncipah geo— grail nflPasserirc la popolazione delle diverse citta. Non possiamo resistere al desiderio di qui estrarre diverse tabelle indicanti i fondamenti di cpiesto suo lavoro , e siamo persuasi che ci sapranno buon grado tutti que' lettori che non hanno fra le mani la geo- grafia del sig. Balbi. L' autore annovera quelle avvertenze la cui oniis- sione e foiite e cagione di errori e di varianti suUa popolazione dello stesso luogo. Le priacipali sono le seguenti: « II non ispecificare se ne' hiogJd di ha370 Lipezk in Russia 7)70° AVisbaden nel ducato di 1Nas?au . . 5,dco Spa nell.i proviucia di Liegi . . . 2,110 Radeu in Austria ^i^^7 Baden nel granducato di Baden . . 3,o85 s Baden nella Svizzera i,653 Pyrniont nel principato di Waldeck . 3,000 Toplitz in Boemia a,323 rarlob.^d in SoemiA a, 366 fores tier i 569 1814 1,000 1809 3,5oo 1,000 3,000 3,620 1816 3,325 1810 1,000 i,5oo 3,000 3,«oo 181C 214 liAMU, (JOMPF.NniO II II non indicare se il inilitare sia o no comprcso net calcolo. Quesia trascuranzi clie nelle graadi citta e jjer COS! dire iascnsibile , lienclie ammoiiti a parecchie mi- gliaji come a P irigi , Loudra , Beilino, Vienna, Pieiro- hnrgo, e poi grandissinia tiattanJosi di pic.cole ciita come Gibiltfri-a, Glatz, ecc. La tabella sottoposta olFre queste differenze. A E I T A N T I Eerlino (irSfj) . Berlino (iHoa) . Potr.l.im (17R6) . Graiulcnz (1801). Steltin (1707) Magdeburg (1798) BresUvia (I 800) Gl.itz (1795) . . Venrzia (1817) Peschicra fi8i6) . Palma (1817) . . Lissa in Polonia flSci) . . . V.irsavia (1817) . rietroburgo(i804) Mnnheini fl8i3; . » II non aweitire se conifjrcndano nelle loro valutazioni i soli abi'anti conti^nuti entro I' iinnifdiato recinto deUa citta e siioi pill vicini caseggiati ossia sobborghi, ovvero se un- che quelli comprrndnno che ahitano in case qua e la di- sperse ppr la suhurbana cainpagna , e talvolta in villaggit burghi e cnstplla poco da essa disC')Sti La tabella sotto- post.i offre le grandi differenze cui questa ommisslooe pno dar luogo nella valutazione del numero degli aljitanti di una luedesima citta. elfii; miJirari evil: mditari 99,000 27,000 I\Tagoiiza O816) 25,231 io,roo i5i,749 25,2 3.1 Lu^cemburg. . 9,432 6,oco iS,5o3 8,756 Wcsel (1806) . 6,, 44 3,000 6,569 3,0. 0 Thorn . . . • 8,37. 4,000 i8,r7y 4,884 Kron tadt (1796; 1 9,r 00 18,000 3o,6oo 6,S5o Cii trln . . . 4,585 3,5oo 54,279 10,321 Tnrjjna . . . /„5ro 3,000 4,3 3 3 5,195 f=ill>e.l.ers; . . 1,528 2,000 ioi,'<38 6,700 Mnnnco (i8ui) 40,713 4,700 1,491 800 Gibilterra . • 5,000 4,686 2,1 77 I,2CO Greenwich . . 14,354 2,410 Rend burg . . 4,287 3,285 7,713 - 1,295 C..rfii . . . 7,000 3,000 7'>,oro 10,000 Ci.llao pre^so Lima 4,200 Boo 2 I 5,08 I 55,t56 ■ Guayra preiso Ca 18,2 1 3 2,41 5 racas . . . 6,200 800 Padc% Trevii A B I T A N T I np} subbor- ghi ( I ) 14,263 3,5oo 3 1,6 I 2 14,090 A B I T A N T I Udlne . . Milano (i8o5) 15,497 [ 1 5,290 nei sobborghi 1,893 13,572 fl) Sotto quanta denominazione drvoiio esere compresi tutti qnei comuni che secondo le tabella di ponol.izione delle varic citta formano parte della i^opolazinne a ciasclie :uno di e^si attribuita , Sfbbene talvolta appnrtent'ano a' villifgi con>-iderabiI>ncnte distant! dalla citta colla di cui popolazioDB vengono novetatj, , m GEOGR^^FIl UNIVEUSALE A B I T A N T I 7,029 7,i85 23,882 6,ioi nci orgi 7,664 12,493 (i) R, I I 8 3,o36 (1) i5,2o8 3,010 (3/ 28,317 100,000 5,700 5,000 56,oco 41,000 5,3oo Como (i8oS> Fermo Siena • Galllpuli . . Breilavia (1795) 45,945 Halla (1798) . 17,087 RarHbona(i 801) 18,843! 2,590 Monaco fi8j3) 41 ,SC5' 1 8,659 Ediiiburg(i8o2) ii2,50o ^ i 3,85o (4) « La sottoposta tabella fa vedere coa parecchi esempj quanto sla diiriclle assegnare la vera popolazione delle citta dell' Italia , essendo quasi seaipre in essa compresi anclie gli abitaati di parecchi villaggi poco da esse di- scosti , quantuacjue cio sia rarissime volte soltaiito e couie per incidenza da qualche geografo avvertito. Newcastle Valenza in Spa- gna . . . Orotava . . . Manilla . . . Filaclelfia. . . Guanaxiiato ■ Porto-Seguro 28,044 (5> 60,000 5,000 (6) 65,000 60,000 29,600 f7) 3,000 (8) Citta'. ArTor.i A BITANTt. Citta'. Ai'Tori. h BITANTI. Mirandola Ricci (9) c tta 2,553 Reggie. . Ricci citta . 17,928 Boll. (JO) con 8 Er)II. con 12 ville 23,276 ville . 8,180 Hassel .... 1 3,276 Hassel . . 8,180 Guthrie Italiano 14,600 Massa. . . Ricci citta 6,55 t IModena.. . Ricci citta . . 23,3oo BoUettino 9,826 Brjll. coni4 ville 26,884 Hansel . . 9,826 Hassel Stein . . 19,53s Correggio. ■Ricci cittA 2,166 Carrara. . Ricci citta . 4,076 Boll, con 7 vil e 7,029 BoUettino . . 8,443 Hai^el . . 3,5oo 1 Hassel .... 8.445 (1) Cine porto ili Fermo , S. Giorgio , Monte-Verde ecc. (2) Cioe Lizza. (3) Cioe Gl.iicha con 2,834 ^ Neumarkt con 2176. (4) Cine Leith che serve di porto ad Edinburp. (5) Cioe 6,044 '■' Gateshead e 22^000 a South-Shields , North-Shields cd a Tyneninuth. (6) Cioe Puerto de Orotava, ossia il Porto di Orotava nell' isola Te„ ueriffa. (7) Cioe nelle miniere considerate come parte della citta. (8V Cioe il villaggio che giace inferiormente alia citta di Porto-Seo^uro nel Brasile. (9) Lodovico Ricci e 1' autore di una corografia dei territorj di Mo- dena e Reggio , e degli nltri Stati appartenenti alia ^^ja d' Esfe compi- lata r anno 1788 e pubblicata in Modena nel 1806. (10) £clivato : il terzo e ancora piii grande e piu elavato , e tntti sono pubescenti ( Tav. fig. 3, a, a ). I palpi mascllari sono assii pin luaghi , ed il pezzo su cui ciascuao riposa e piccolo, corneo e ottvisamente an- golato ( Tav, fig. 5 , d ). Sono composti di cinque arti- coli , ed i due pri ni di questi son rotondati , suljeguali i il terzo ed il quavto sono m poco clavati, maggiori degli antecedent!, ma uguali fra loro: il quinto, die e il piii clavato, e ancora il piu grande di tutti gli altri (Tav. fig. 5, b ). Ancora questi palpi hanno tutti gli articoli leggermente puliescenti. Le sole (Galeae) ( Tav. fig. j , 5, b ). Sono lunghe un terzo dei palpi labiali , e consistono in una lamina sottile , coriaceo-membranacea, rotondata all' apice , al- quanto piii stretta alia base , col margine esterno un poco convesso, e I'interno un poco concavo. Le mascelle sono della stessa altezza delle gale sottili, di figura lanceolato-acumlnata , terminate da un dente assai acuto : dentate dalla parte interna, poco convesse dair esterna (Tav. fig. 6, 5, a). Le innndibole banno una maggiore consistenza di tntte le altre parti della bocca , e sono ancora piii colorite. Esse sono molto convesse dal lato esterno , e sul lato interno banno denti assai forti , due dei quail, piii acuti e piii alti , ne lianno un altro internamente , piu basso e piu piccolo ( Tav. fig. 4 ). II corsaletto s' unisce alia testa senza alcun collo vi- sibile , ed anzi prolungandosi in avanti ne copre la parte posteriore ( Tav. fig. i ). Esso e assai piu largo della testa ed ha lo stesso colore del resto del corpo, cioe ocraceo cupo , ma dalla parte posteriore e marginato da una striscia piii cbiara: e poi tutto coperto d'una leg- gerissima e folta peluria cbe lo rende vellutato. L^addome alia sua base e precisainente dello stesso dia- metro del corsaletto, cosi cbe sembra formare con questo nn sol pezzo, tanto piu cbe 1' insetto non ba ne ali , ne flitre , e nemmeno il piii piccolo rudimento di esse. Dalla parte di sopra e di dieti-o , l' addome e rotondato, cosi che per la sua unione col corsaletto d.a a tutto il corpo la figura d' un perfetto ovato ( Tav. fig. i ). Gli anelli di cui esso e i'oi-mato hanno il niedesimo c.Iorft dell* 220 OSSERVAZIONr SOPRA. testa e del corsaletto , ed egualmente die quest' uitiitio pezzo sono pubesceiiti , eii haaiio il niargine posteriore orlato da una striscia piii chiara. Airapice dell' addome son situate le due appcndici co- niche ( Tav. fig. I , a ) die per la fonna somigliano molto a quelle delle piattole (Blatta). Sono tali appen- dici assai gi'osse, piii fusitoruii die coniclie, coraposte di niolti anelli e coperte da peli piuttosto grossi ( Tav. fig. 12). Quando Fanimale e vivo, tiene queste appendici Yoltate in alto, e riguardanti verso la testa (Tav. fig. i ), ma quando e morto, esse si piegano e si rivoltano in dietro. Le gainbe di questo insetto sono di due sorte, come quelle degli altri della famiglia dei grilli, cioe quelle delle due prime coppte anteriori corritrici, e quelle delF ultima saltatrici. Tutte hanno i piedi formati di tre tarsi , sono dello stesso colore del resto deir animale , e ricoperte d'una leggiera peluria. Le saltatorie hanno le cosce molto grosse, convesse dalla parte estenia, e piane, o un poco concave dall' interna : la loro larghezza e quasi eguale alia loro lunghezza , cosi die hanno una figura piu ro- tonda , die ovale (Tav. fig. i3, a) La tibia di queste gambe e stiacciata, larga, molto ristretta alia sua attac- catura coUa coscia , ed armata all' estremita d' alcune spine niohili , e poste in due serie ( Tav. fig. i3 , b ). La spada o ovidiitto di cui sono fornite le femmine e piantata sotto 1' apice dell' addome, ed e luaga un poco meno die la meta della In igliezza totale deir insetto (Tav. fig. I, b): ha la figura di un prisaia triangolare , ed e situato in maniera die una delle facce guarda in alto , e r angolo opposto in basso. Risulta essa da due pezzi canaliculati interaamente , terminati da una punta ti'onca nella cima e di colore assai piii cupo (Tav. fig. 8, 9, 10, 11). Quest! due pezzi dalla parte superiore si sovrappongono uno all" altro per mezzo d' un margine, largo , sottile e di colore giallo sericeo ( Tav. fig. 9 , n, e, e ). Un tal margine noa arriva pero fino alia ci- ma , ma termina ove i due pezzi cominciano a ristrin- gersi, e prendendo un colore sempre piu cupo diveatano appnntati. Dalla parte iaferiore essi non si sovrappongono, ma combaciano perfettnmeate, di maniera die quando sono applicati 1' uuo all' altro non si vede die una sot- tilissima linea (Tav. fig. 8 ;, 10). Da ambe le parti di questa linea e ua pezzo luago , stretto, termiaato uella LA. BLiXTA. ACERVORUM. 221 pnnta da una specie di mezza lancetta^ e quando Tani- male e vivo, e 1' ovidutto ha le sue parti nella positnra naturale , i suddetti due pezzi clie alloi'a soiio uno ac- canto all'altro^ forniano insieme come una specie di lan- cia , die ha la base del nianico dilatata ( Tav. fig. 8 , lo, a, b ). Questi due pezzi pero non sono staccati dalle jnezze vagine dell' ovidutto, ma aderiscono per la parte interna al loro margine inferioi-e ; cosi che altra cosa non sembrano essere che il margine inferiore delle va- gine rivoltato in ftiora. Non per tutta la loro lunghezza sono attaccati alle mezze-vagine , ma solo dalla base al punto ove cominciano a dilatarsi , cosi che le due mezze lancette che li terminano sono staccate. Tutte le parti dell' ovidutto si muovono alquanto a pia- cere dell' insetto , ma mobilissime sono le due punte che terminano le mezze-vagine ! Tav. fig. 8, 9, 10, ii,djd). L'animale secondo la sua volonta le fa andare una a de- stra e 1' altra a sinistra , o tutte e due contemporanea- jnente e a destra e a sinisti'a, ed anzi quando T insetto vien ucciso colla pressione , queste due punte restano quasi sempre divergent! , e lasciando yedere la lancia formata dai margini inferlori delle mezze-vagine , sembra che 1' ovidutto sia formato di tre pezzi ( Tav. fig. 10 ). Questa e la descrizione del mio grillo ed anche assai estesa. Pongo qui sotto quella che da Panzer del suo in- setto , e tutto quel che ne dice : si vedra in seguito cio che vi e da osservare in questa descrizione , e cio che penso riguardo all'identita o diversita di questi due insetti /( Blatta accrvovum. }i Der Ameisen-Kalverla. (I Blatta acervorum : optera fusca, thorace , segmentis'que u abdominis marline postico , pedibusque testaceis , feinori- '» bus posticis latisiimis. » Habitat Dresdce. Mus. Lib. Bar. de Block. >' Minuta andytra, aptera. Corpus ovatum, convexum^ i> totum fuscitm subsericeum , opacutn. Caput obscurum ; oculi ^v parvi subprominuli nitidi ; antcnnce. fuscoc subtus ocidis -»> insertm , corpore lonsiores. Thorax fuscus morgine postico % testaceo. Abdomen fuscum, segmiTitis omnibus mar jine po- 'A stico testaceis ; setis binis caudalibus ciliatis. Pedes te- •^ stacei ; femoribus posticis latissimis et crassissimis ; tibii^ ^ dilatatis. Tarsis omnibus triarticulatLs. 2.22 OSSERVAZIONI hOl'R.V »/ Amhi^uum insrctum! An huius generis ? quamvls maxime » Blattis affiiir. An jam dechiratwn ? » ( Panzer Fauna Insectoruin Gennaniae. Fasc. 68 , num. 24 ). Prima di tutto e da notarsi die questo insetto certa- mente non e, una Bhitta , ma piuttosio un' ^c/ictrt di Fab- bricio o Grillo di Latreille. E vero che il suo corpo ovato e quasi suborliicolare ; il corsaletto poco o punto distinto dal corpo, largo, rotondato, e sporgente in avanti quasi in modo da ricoprir la testa, che e piii stretta assai del torace e piiva d' occhialini •, e le appendici delF ano grosse e fusiformi , soao cai'atteri tali die gli danno uiolta so- miglianza colle Blatte o Piattole. Ma da un altro la to cousiderar bisogna die vi sono altri caratteri cospicui e ben raarcati , i quali obbligano a collocarlo fra i grilli. Tali sono le gamlie posteriori manifestaniente saltatrici , mentre quelle delle piattole devono essere corritrici : i piedi formati di tre pezzi o tarsi , quando tutte le piat- tole gli lianno formati di cinque , e solo alcune , ma po- che , gli lianno di quattro pezzif, e iinalmcnte I'addome armato nelle femmine d' una spada , arnese di cui affatto mancano le piattole. Tali caratteri si trovano anche da Panzer assegnati alia sua Blatta acirvorum, e sono senza alcun dubbio sufficienti per far vedere che quest' insetto non e plattola. Di piu nel niio ne ho riscontrati altri, die maggiormente lo caratterizzano per un grillo, e che probabilmente sono- aucora nell' insetto di Panzer, ben- che questi non ne faccia menzione i, cosa die gli sarebbe stata ditficilissima per non dire impossibile , trovandosi essi nelle parti interne della bocca di quest" insetto si piccolo e che egli non aveva veduto , se non die diseccato. Consiitono questi caratteri nella forma delle gale, delle mascelle e del labbro inferiore. Le gale, come si e visto nella descrizioiie , son quasi inembraiiacee , sottili , spa- tolate , ma quelle delle piattole son grosse, rotondate e fatte a barchetta, essendo incavate internamente. Le ma- scelle son membranacee , appuntate , dentollate i e le piat- tole le hanno grosse, terminate da una punta arcuata, e di piu ricoperte di peli dalla parte interna. Finalmente il labbro inferiore e distintamente diviso in quattro la- clnie i laddove le piattole lo hanno diviso solamente in due, benche le altre vi sinno accennate. Un' altra differenza si puo in oltre rilevare dalla forma delle parti inservienti alia digestione. %. note per le 1\ BLATTA. ACERVOEUM. 223 Joelle osservazioni di Marcel de SeneS (i) sopra le di- verse parti del tubo intestinale degl insetti, che quelle delle piaitole lia i vasi epatici superiori di figura cilui- drica , alliingata , ed in nuiiiero di otto , e gr inf'eriori nuiuerosissimi , capillari , e che cingono il tubo. E noto ancora che in quelle dei grilli ( o achete 1 i vasi supe- riori si rjuniscouo in due ricettacoli assai grossi , cui egli cliiama horse biliari ( poches biliaires ) ; e che i vasi epatici inferiori prima di sboccare nel tubo intestinale si riuniscono insieme in un gambo, venendo a forniare cosi una specie di pennacchio pedicellato. Appunto di questa ultima forma sono i vasi epatici del mio piccolo grille , ed anzi le sue horse biliari sono assai grosse in para- gone deiraltre sue dimensioni. Malgrado la sua piccolezza e facile il vedere queste parti , prendendo la testa , e strappandola dal corpo. Ordinariamente attaccato ad essa vien via tutto il tubo intestinale, ed allora facilmente si distende , e lascia vedere tutte le parti indicate. Benche fin qui io abbia fatto osservare che quest' insetto non pud esser riposte in alcun altro dei generi neti fitor- che in quelle dei grilli, confesse pero che la sua forma ed il sito portamento faniio subito a prima \ ista dubi- •tare che egli debba essere avviciiiato di piii alle piattole. ' Anche il niinuto esaiiic delle parti interne della sua bocca accreste tin tal dubbio i imperocche sebbene la forma del lal)bre inferiore e delle mandilule si assomigli piii a quella dei grilli , che a qitella degl'insetti di qualunque altro genere , pure io dice , non essere perfettamente la stessa. E vero che ancora in queste ^ come nei grilli , il labbro inferiore e diviso in quattro lacinie , ma nei grilli le lacinie esterne sono genicolate semplicemente ed inca])aci di muuversi , e quelle del labbro inferiore del mio insetto sono distintamente articolate , e muevonsi a -suo piacere da destra a sinistra, ed in oltre ha le lacinie medie assai piu corte. Le maudibitle difteriscono da quelle dei grilli per la forma dei denti. I denti di quelle del mie insetto sone tutti acuti, e per servirmi dei nomi che lore da Marcel de Serres (2) , non sono che laniari ed (1) Observations sur Irs usages des diverses parties du Tube intestinal des luseotes. A' nalcs (fu Museum, Tom. XX, p. 339. (2) Comraraison des organes de la mastication des Ortliopteres • avec ceux des autves animaux. Par M. Marcel de Serres. An- nates du Museum , Tom. Xiy , pag. 56. :224 OSSERVAZIONl SOPRA, incisivi;, senza nessun molare , mentre in quelle dei gi-illi r ultimo dente e distintamente molare , e gli altii sono molto meno taglienti, L' essere ancora questl insetti privi di ali e di elitre, e di qualunque loro piii piccolo rudimento per tutto il tempo della vita ( cosa di cui pleiiamente mi sono assi- curato aveiidogli visto in questo stato deporre le uova ) e pure un carattere da considerarsi volendo formare un genere nuovo. Anch'' esso pero non basta, perclie ab- biamo altri esempi in diversi generi , ove alcune specie die per tutti i caratteri vi appartengono sono afifatto prive di ali , mentre tutte le altre ne sono fornite. Uno di questi esempi appunto trovasl in questo stesso genere dei grilli in una specie comunissima in Toscana , e molto vicina al Domestlcus. Finalmente ancora un altro cai-at- tere di distinzione si pno trovare nella forma fusiforme , e nella positura laterale delle due appendici anali del mio insetto , imperocche i grilli le hanno coniche , sottili e curvate in dietro. Benche pero tutti questi cai'atteri sieno generici , pure mi sembrano o troppo minuti o non esclusivi perclie dar possano origine ad un genere nuovo; e percio penso di porlo in quello deiracbeto di Fabbricio , ossia dei grilli di Latreille , formandone cosi una distintissima specie. Riassumendo dunque tutto cio die fin qui si e detto risulta , die il mio grillo e dello stesso genere della Blatta acervorum di Panzer ; e questa era stata malamente da lui posta fi-a le piattole, convenendole molto meglio di stare fra i grilli di Latreille. Anclie lo stesso Panzer per altro aveva veduto , che non istava troppo bene nel genere Blatta , accennandolo egli medesiiiio in quella piccola nota che lia posto sotto la descrizione. Passando ora a vedere se le due specie sieno le mede- slme , faro osservare che trovo pochissime diversita fra loro , e die quelle piccole che vi trovo non sono tutte nella sola descrizione che ne da Panzer , ma anclie nella figura. Ecco ora quali sono queste difFerenze : I. Le cor- na pill lunghe del corpo neir insetto di Panzer, e nel mio della stessa lunghezza, II. Le gambe testacee e di un colore diverse da quello delle altre sue parti, laddove il mio insetto e tutto dello stesso colore. III. Le tibie della coppia posteriore solamente pelose, mentre nel mio in- setto sono spinose. IV. Fiuahnente le due appendici anali I.A BLVTTV AOERVORUM. 2.'lb vivolte ill dietro , meiitre la positura die lianno nel mio e laterale Esaminaado queste diversita si vede cliiarainoute, die, come ho gia detto in priucipio , esse probabiliiiente son ca2:ionate da inesattezze del disegiiOjO daU'essere stato bOcco r insetto die Panzer lia esaininato , e noa giii da divevsita di specie ^ e particolarmenie la qnarta notaia dilFerenza , cioe die le due appeiidici anali sono j'ivoltate in dietro , prohaliilinente , aazi certaaiente dipende da quest' ultima ragioue da ine addotta , perclie, come he detto piu sopra , aucora iiei ir.io iasetto prendoiio una tale (jositiT-a quaido si secca. Doi>) queste r'flessio.ii mi pare di poter senza alcuna scrupalo caisilerare questi due iiisetti come i medesimi. Ill '^razia pe'*6 della :uutazioae di gen ere che si e A'pduto doversi fare , io credo necess.-rio di nmtar all' insetto aiidie I'', frase. Di piu pro]iorrei aocora di mutargli il nome specifico di acervorwn dandogli quello di niynneco- philus '-, imperocche questo mi sembra migliore , dinotando r jiilole dell'insetto di convivere con amorevolezza colle formicole. Ecco adunque la frase die crederei couvenirgU, Grylhis myrmecophilas, Gr. nptprus , testae ^us: corpore ovato orbirulari: thorace clyp^ato caput anmstius supcrtPscnte : ff-.raorihua posticiiS crassissiinis : aao app'^ndicibus 2 fusifonnibus creeds. Questo aaimaletto , come ho annunziato fin dal prln- cipio , abita con le forraiclie , e non unicamente con una specie sola^ ma con diverse, taato di quelle die stanno «ei troiichi degli alberi , quanto di quelle che stanno nella terra. In maggiore abboiidanza pero io gll ho trovati net formicai d'una specie scavatrice, la piu comune di tutte in Toscana. Questa specie da cui qui sono infestati tntti gli orti e giardini , la credo non conosciuta , ma per ora senza farmi a trattar di questo , la chiamero col nome di ' formica comune , a solo oggetto di poter essere inteso nel seguito di questa memoria. Conoscendo 1' indole delle formiche, che e di scacciare (• d' uccidcre immediatamente quaUinque insetto che entii nella loro casa , il vedere che questi grilli vivono con i loro, con la stessa buona intelUgenza e famigliarita con j I cui vivon con noi gli aniinali i piii domestici , fa subito, ' nascere T idea , che vaciprocamente si rendano qualche Bibl. Ital. T. XV. iS 226 05SKRV\Z10NI SOPl'v V sei'vizio, e che da cio nasca ruiiioiie che osserviamo fra loro, come ex. gra. segue fra le formiche ed i pidocchi delle piante ( Aphis ). E vero che niolte volte si veggono sofFeriti nei fonnicai altri iiisetti aiicora, come ccntogani- he {^Jiilus) e millcpicdi (Oniscus): ma questi, vi abitano, per cosi dire di passaggio, e rigiLardaiido tali luoghi come posti comodi per loro , senza punto iiitcressai^si per gli ospiti clie vi trovano , dai quali soiio sofferti , e lasciati vivere senza inquietiidine , perche non reca- no loro alcuii daiino : e perche essendo coperti d' una pelle molto dura , sono inattaccabili a tutte le loro armi. Ma nella categoria di questi non si porranno sicuramente i piccoli grilli , imperocche non essendo coperti che da una pelle moUe , ed essendo cosi delicati da inorire per la piu piccola lesione , certamente , se le formiche non ce li volcssero , facilissimo per loro sarelibe o lo scac- ciarli o 1' ucciderli. Ma per persuaderci della scambievole amicizia die passa fra le formicole ed i grilli , non son necessarj i ragiona- menti , liastando soltanto I'osservare come si comportino quando sono uniti , e specialmente quando sono in liberta. Sempre essi si carezzano reciprocamente o con le an- tenne , o con i palpi , e mai vi e pericolo che si fac- ciano la minima ofFesa. Diverse volte nel gettare all' aria i nidi di formiche nell' ore piu calde del giorno , tempo in cui esse sono piix vivaci e piu focili ad irritarsi^, ho osservato che alcune di queste le quali arrabbiate mor- devano tutto cio che incontravano, neir abbattersl in un grillo , subito trasportate dall' ira andavano per morderlo , ma appena lo avevano riconosciuto, rlaprendo le mandi- bule , si ritiravano , come se pentite se ne fossero. E quest' altra osservazione che espongo minutamente , fara ancora meglio conoscere questa loro singolare amicizia. Sulla fine dell' estate passata , avendo trovato in un formicajo della solita specie diversi grilli , li presi in- sieme a delle formicole neutre , e li trasportai nella mia casa , ove li riposi sotto un largo bicchiere per jioterli esaminare con tutto il coinodo. Sul principio tutte le for- miche erano in grande agitazione, e percorrevano il vaso per tutti i vers! senza fermarsi in nessun luogo. I grilli ancora dimostravano la stessa inquietudine , e al pari di esse esaminavano la loro prigione da tutte le parti. Ma a poco a poco il tumulto comincio a cessare , e le LA BLATTA. ACERVORUM. 227 formicole quietandosi s"" ammonticchiarono per la masslma parte in un canto del A'aso ; altre si posero a nettare lo spazio circonvicino portando via i cadaveri delle loro contpagne, i piccoli fratnmenti di legno e di terra che vi si trovavano ; altre finalmente esaniinavano la loro pri- gioue percorrendone le pareti in tutti i sensi. I grilli se- guitarono piu lungamente a manifestare dell' inquietudine, girando sempre pel vaso , ma poi il massimo numero ando a posarsi sopra le formiche. Una cosa assai singo- lare era il vedere la franchezza con cui essi loro cam- minavano sopra , e con che indifferenza quelle li sop- portavano. Alciini vi restarono , e si posero ad accarezzarle con i loro palpi ed a leccarle, e rimasero per un pezzo in questa occupazione. Altri poi andarono fra la terra , e cercando in qua ed in la , mi senibro che ne mangias- sero alcuni piccoli frammenti. Ma essendosi avviste-.le formiche , che la loro prigione non era afFatto chiusa , e che aveva una piccola apertura da una parte, se ne ap- profittarono in modo clie tre o quattr' ore dopo , quando tornai a vederle erano tutte fuggite , e si erano stabilite in una fessura di \xn muro poco distante. II foro pero da cui escirono essendo tanto piccolo da lasciarle passar per I'appunto e le piu grosse ancora a stento, i grilli che sono assai piu grandi di esse, erano restati nel vaso ed inu- tilmente si sforzavano di escire. Benche tutte le formi- cole fossero in liberta , con tutto cio non gli avevano aljliandonati , ed anzi alcune si sforzavano per quanto gli era possibile di liberare i loro compagni. Si davano tutta la cura di allontanare dair apertiaa i sudiciumi perche non dessero inciampo , e tentavano di allargarla cercando di rodere il vetro con le loro mascelle ; ma finalmente visto che tutti 1 loro sforzi erano inutili , e che invano si af- faticavano , anche queste gli abbandonarono ed andarono sd unirsi alle altre. Una riprova certa che i grillini abitano nei formicai per avervi la compagnia delle formiche, e non come i centogambe e i millepiedi pel solo comodo che loro oflErono la forma e la situazione di questi abituri , ci si presenta dall' osservare che gli abbandonano per seguitare le formiche , quando esse emigrano. E facile il vedere tali emigrazioni, imperocche spessissimo segue che essendo le formicole comuui inquietate nei luoghi ove stanno, o tro- vandovisi troppo ristrette , cosa che spesso accade a quelle 2^8 OSSFRVAZIONI SOPBA che si stabiliscono nei vasi delle piante , dopo essei'si preparata un' altra casa emigrano imniediataniente Os- servando allora quella Imiga processioue clie unisce il veccJiio al nuovo f'ormicajo , si vedoao i piccoli gfilli che insieine con le formiche inescolati ia qua e in la vanno alia nuova ahitazioiie , caiiiminando iaterrottamente , e facendo saccessivameiite delle piccole corse , modo con cni per ordinario sogUono andai-e. Essi non escono fuora pero die alia fine dell' emigrayione , e quando escono le femmine \ vanno direttamente alia nuova casa senza re- trocedere , e solo si fennano in quelle abitazionl inter- niedie , che prima vi hanno preparato le operaje per ri- posarsi. Eccettuato il tempo di tali emigrazioni che tanto ac- cadono di giorno , quanto di notte , mai in nessun' altra occasione gli ho veduti di giorno fuori de' formicai. Gli ho veduti pei'o molte volte nella notte girare nelle loro vi- cinanze , ma subito che essi scorgev^ano la luce della fiac- cola di cni mi sei"viva , i'uggivano, e cercavano i buciii del fbrmicajo per rimpiattarsi. Con tutto che non abbia mai trovati questi grilli dis- giunti dalle formiche , essi pero vi possono stare , ed anzi gli ho tenuti vivi per molto tempo isolati. Da cio chiaramente si vede che se qualche causa gli unisce alle formiche , questa non e di grande importanza per loro. lo pero niente ho potuto osservare da farmi conoscere questa segreta causa della loro unione ; l' unico servizio che suppongo poter reu'lere i grilli alle formiche e quello di struggere i minuti anlmaletti del formicajo, come per esempio gli acari , perche e noto che tutti i grilli sono onnivori, e che si pascono ancora di altri piccoli insetti. Quello che di certo so , si e clie si nutriscono aiiche di sostanze vegetalnli , avendoli veduti molte volte man- giare delle piccole radici , delle tenere foijlie , le frondi delle borracine , le muffe , ecc , ed anzi io ne ho coii- servati vivi per lungo tempo , tenendo nel vaso ove erano nna piccola pelliccia di borraccina. E qui notero che vo- lendo conservarli vivi , la borracina e eccellente , per- che oltre il somministrar loro un abbondante nutrimento, loro ofFre ancora ed un ricovero contra la tioppa luce, che sembra molto incomodarii , etl uxx' umidi^ta che loro e moUo di giovamento. ! LA. BL\TT4. ACERVORUM. 3,110 Non ho mai potuto vedere il loro accoppiameiito. Ho vcdiito heiisi le loro nova , aveiidomeiie fatte tre cjuelli che aveva in casa. Essi non le inteniano punto nella terra, ma si contentano semplicemente trincoUaile sopra cjualche corpo. Queste uova son lunghe un mezzo milli- metro , ovato-rcniformi , bianche e di snperficie nnita , almeiio per quanto !io potuto vedere con una lente piut- tosto acuta. Benche le al>]tia tenute per del tempo in nn vaso in cui era nn' umidita con un calore, che mi semlirava adat- tato a farle sviluppare , non sono nate giamniai ; cosi che io sono tuttora afFatto airoscuro riguardo alia storia dei primi periodi della loro vita. Terminero cfuesta memoria avvertendo che tali grilli non sono i soli compagni delle formiche comuni , e che insieme con loro vi si trovano costantemente due altre specie d' insetti d'' ordini diversissinii , cioe una Icpisma ed una piccola cicala attera. sSo Memorie e Icttere incditc finora o disperse d'l Galileo Galilei. Ordinate ed illustrate con annotazioni dal cav. Giambatista Ventupj ^ memhro del Cesareo re- gio I/istitnto di scienze , rcc. Parte prima ,• dal- r anno 1687 sino alia fine del 1616. — 3Iodena ^ 18 18, in 4.^ fig. I L cav. Venturi lia reso uii servigio insigne agU amatori delle scienze e del nome italiano pubblicando la pre- sente opera ^ in cui si contengono diversi nuovi opuscoli e monumenti di quel sommo ristoratore della sana filo- sofia, gloria e splendor delF Italia , V immortal Galileo. Noi daremo qui il prospetto del contenuto di questo primo volume , nel quale le materie sono distrlliuite in sei sezioni , secondo 1' ordine dei tempi in che furono scritte le memorie suddette ^ sino a tntto I'anno 161 6. La prima e seconda sezione procedono dal iSSy al 1604. II Galileo occupossi in tal tempo princlpalmente di meccanica e d' architettura militare. Egli, 1." diede la soluzione 5 lodata dai prinii geometri d' allora, di alcuni problemi intorno al centro di gravita^ 2.° combatte la dot- trina d'Aristotele intorno alia caduta dei gravi : nel cbe r editore prova clie era stato gia preceduto dal Moleto suo antecessor e nella catted ra di Pad ova i 3." reco una chiara spiegazione della lucenia di Erone , cbe trovasi indicata assai oscuramente nelle opere di questo mecca- nico i 4." si dichiaro sin d'' allora difensore del slstema di Copernico _, e parlando in cattedra , e scrivendone al Mazzoni ed al Keplero ^ 5.' formo sulle tracce d'Erone^ e prima assai del Drebellio , del Santorio e del Fludd , nn termoscopio ; 6." e diede un trattato completo d' ar- cliitettura militare. II sig. Venturi, riguardo a queste due sezioni, i." ha aggimito al trattato d' architettura militare diversi frag- menti d' un compendio di esso , composto altresi da Ga- lileo , inserendo essl fragment! per entro al trattato maggiore , ivi dove contenevano dottrine non esposte nelP opera principale; a.° prova che fra gli uditori del Galileo non si debbe (come e stato fatto da molti ) MEMORIE E LETTEEE INEDITE DI GALILEO. 23 I annoverare il celebre Gustavo Adolfo gia fnlmine di guerra in Germania, ma bens\ mi altro principe Gustavo di Sve- zia, di cui fu padi'e Errico XIV, e che deposto il padre nsci di quel regno i 3." aveiido sino dall' epoca suddetta il Galileo data la sua dimostrazione per provare , che la discesa del gravi per un arco di cercliio si fa in tempo pill breve die per qualunque poligono iscritto iu esso cerchio ^ 1' editore reca una propria dimostrazione ten- dente a rendere la teoria stessa piii precisa e pivi gene- rale, conducendola per gradi sino alia clcloide. A quella prima epoca appartiene altresi la critica, die il Galileo ( prendendo con iinpeto giovenile il partito do- minnnte allora fra' suoi concittadlni) fece contro il poema del Tasso. Questa invettiva fu stampata non sono molti anni a Roma : ma il cav. Venturi , senza pretendere scevro da difetti quel poema, trova e dimostra con al- cuni esempj , la critica suddetta essere cosi lontana dal giiisto , che ha stimato di provveder meglio alia riputa- zione del suo autore^ omettendola: ed ha recato in vece una lettera dal Galileo stesso, maturo d'anni, scritta con assai miglior senno , intorno all' argomento niedesimo. Nella sezione III dal 1604 al 1610 contengonsi : I.* la notizia d' alcune lezioni dette dal Galileo intorno alia Stella nuova del 1604, e del mal umore che in tale oc- casione il Capra comincio a mostrare contro il Galileo stesso. Fu air occasione d' uno stolido scritto intorno alia medesima Stella, die il Keplero dovette esclamare : o curas hoininum,o quantum est in rebus inane! E vedendo la gran folia d"almanacchi 1 quali s'afFaccendavano a tirar prunostici da tale apparizione , e2;li disse in isciierzo : '• che bisognava perdonare alF astrologia figlia folle le '> sue bambocciaggini _, poiche queste servivano ad ali- '> mentare la madre saggia l' astronomia ». In secondo luogo trattasi in questa sezione del Compasso geometrico € mih'tare pubblicato allora dal Galileo. Questi non pre- tese gia die tutte , ma solo <. die la piii parte delle in- )' venzioni e le maggiori che in tale istromento si Cott- le tengono " fossero sue proprie ; e con solide testimo- uianze lo provo contro il Capra. L' editore osserva die gia intorno al iSyo il Commaudino avea fatto costruire Tin compasso a centro mobile per la divisione in varie paili della linea retta ; e Guidubaldo del Monte erasene procurato i\uo a oentro fis«o ^ colle facce piatte ,, sopra ■20-2 :.IFMUUIE E LKXTEUE INEDITE fjueste segnanJo la linea dcUo parti eguali e la poligra- ika , noa dissiinili ila cjuelle clie adotto poscia il Galileo; e S[?e{kle nella saa architettura militare stnnipata del 1689 asseiisce d' aver vediiti ed esamiuati coiiipassi di tale struttuiv.. Da tjuesta piu semplico forma parti il Ga- lileo, e dal 1097 al 1604 vi aggiunse successivaraente le altre sue linee di costruzioiie piii iiigegiiosa i il cav. VeiUiii-i ha esaniinato tre diveise copie niss. ficl trattato del Galileo, nelle quali preseatasi il srio conipasso prima pill scarso d' inveazioni , poi nelle susseguenti copie au- nientato per gradi , sluo a divenire il trattato completo da lui dato aile stanipe. Si aggiunge qui la iiota delle varie successive edizioni del trattato uiedeslmo, noa meno die delle aiialoghe opere d'altri autori nello stesso pro- posito. Nel line della sezione presente parlasi del cau- nocciiiale perl'eziouato dal Galileo : si riporta la scrlttura con che esso ne acconipagni) Tofferta al Senato veneto;, una serie di plii Icttere d' allora intorno all' use di talc istromento ; e P estratto di varie opere piii vicine a quel tempo, che parlarono della prima invenzion del mede- simo. Quel canuocchiale , con che il Galileo scopri. i pia- iieti I\Iedicei , il Gran Duca lo Aolle per se, e trovasi tuttavia in quella R. galleria colla seguente Iscrizione : " Tuhwn opticiiin vides , Galilei iiwentuin et opus, quo so- " lis maculas et extimos luncc inontcs, et Jovis satellites ct » novam qiuisi imiversitataii priimis dispixit >». La IV sezione e consacrata in massinia parte alle pur ora enunciate scoperte del Galileo sul cielo , ed al stio yunzio Sidcreo puhblicato ranno 1610. Egli ristampau- dolo vi uni iu conterraazione un opuscolo del Keplero ■, e quest! poi puliblicando la seconda volta a Praga lo stesso Nunzio lo accompagno con altre sue osservazioni conrormi a quelle del Galileo , il cpiale fece pur queste ristampar sui)ito a Firenze. Si riportano qui i due stritti suddetti del Keplero, giacche il Galileo stesso gli adotio come a propria dlfesa. Si da iii oltre T estratto di due opero ]iuiiMicate coutro al Nunzio medesimo dal Sizio e d^d- r impudentissimo Ilorky;, come aliresi della confutazioue tli ([Hcst'' ultimo fatta da due scrittori pid onesti di lui. Aggiungonsi venti lettere del Galileo e d' altri a lui; nelle quali ei tiene, intorno alle sue scoperte sul cielo, cor- rispondenza colla corte di Toscana, col suo amliasciatore a Pvaga e col Keplero , il quale disapprovQ altauieuie la DI GALTtEO GALIhEI. a3S impudenza dell' Horky. Pei- ultimo il Gran Dnca duama il Galileo a Fiienze , clichiaraiidolo con diplcira e sti- pendio onorevole suo primario matematlco e filosofo. N^ si vuol qui onietteve restratto d'un libio nscito in quei tempi deWAlbtri'dlti , in cwi Tautore introduce a dialogo Ira loro Astro e Lop.itt, e sostiene seriamente che la luna non rice\e il lume dal sole, perche la sacra Scrittura li nomina due luminari distinti; e vuole che quclla sia come una lantcrna da ladri , nella c[uale girandosi poco a poco que'la parte mobile cJie chiude il Inn.e , questo si scopr* piu e piu successivamente alia nostra vista, sino a com- parir kina piena , ecc. Sezione V. Nel 1611 il Galileo ando a Roma per far vedere cola le sue scopertc sul cielo , e ne riscosse ap- provazione e ne ho sentito infinite disgusto , e tanto piii che 1' au- " tore ne e stato un frate della mia religione , perche » per mia disgrazia sto a parte di tutte le bestialita che 5' jjossono fare e che fanno trenta o quaranta mila frati . . . " Piglino informazione dal cardinal Giustiniano , che es- >/ sendo legato a Bologna , ed il medeslmo predicando » in S. Petronio , lo fece ricantare a forza di sbirri per " una simile scappata fatta in pulpito ....»> Frattanto il Caccini sostenuto da piu altri del suo par- tito mosse a Roma stessa accusa contro il Galileo. I car- dinali Barberino , del Monte e Bellarmino fecero avvisato il Galileo , che si limitasse a trattar la quistione mate- maticamente , come avea fatto il Copernico. Ma il Galileo 1)1 GALILEO GALILEI. ^35 era cosi caldo nella sua persuasione , clie si lusingo di vincerla anche in teologia: e pero in piii lettere al P. Ca- stelli eil a monsignor Dini si pose a voler farla Ja in- terprete delle sacre Scritture ?, e i prlncipali suoi pensieri in proposito riuiii poi nella lettera a madania CrLstina gran duchcssa; la quale fu stampata A'entun anni dopo a Stras- burgO;, e viene qui riprodotta interamente. E spei'ando pure di ottener piena vittoria anche a Roma, chiese per- inesso al Gran Duca , e cola si reco verso la fine del ]6i5. Compose in questa occasione un trattato per pro- vare che il flusso e riflusso del mare nasce dal moto diurno della terra contrastante coU' annuo : lo diresse al cardinale Orsini , e lo trasfuse poi quasi per intero nella IV giornata del dialogo sui sistemi. Per questa ragione , e perche in tale assunto il Galileo era tutt' afFatto dalla banda del torto , 11 cav. Venturi ha escluso quel trattato dalla presente edizione ^ esso trovasi stampato dal Tar- gioni nelle sue scienze fisiche di Toscana. II Galileo non lascio di pei'orare in Roma con calore la causa del sistema copernicano, e spero suUe prime di vincerla pienamente; ma la cosa ando tutt' altrimenti. La congregazione del S. Uffizio dichiaro contraria alle Scritture sacre 1' opinione della terra mol)ile e del sole immobile , e condanno i libri che osassero sostenerla. Poche settimane dopo continuando pvire il Galileo nei suoi maneggi , V ambasciatore di Toscana a Roma ne av- visb la. sua corte, avvertendo che « lo starsene lontano " da quf^sto paese gli sareblje di gran benefizio ». Onde la corte lo f'ece richtamare , dicendoglisi nella lettera: " VS., die ha assaggiato le persecuzioni fratine , sa di i> che sapore elle sono ; e le LL. AA. temono , che lo » star VS. in Roma piu lungamente possa causarle del >/ disgusti . . . perche vanno attorno certe voci che non. >i ci piacciono , e i frati sono onnipotenti ». Ubbidi il Galileo , e tornossene a Firenzc , recando con seco u« attestato del cardinal Eellarmino col quale dicliiarasi : « non aver egli abjurato alcuna sua opinione , ue aver »» ricevuto penitenze salutari, ma solo essergli stata de- » nunziata la proibizlone della dottrina Copernicana , che >/ la terra si mova intovno al sole ». Fia Paolo Sarpi amico del Galileo, saputa I'andata di questo a Roma, previde gia che T afFare si terminei'ebbe cola a suo dis- vantaaisrio. :i3<) MEMORTE E LETTERE INEDITE e'Cr. II c.'i\'. Venturi cita qui due dissertazioni del cav. TL- rabosc'.ii, gia sno amico, stampatc in tale proposito. Colla prima di esse V aiitore diinostra , die sino ail' epoca del Galileo la corte di Roma avea approvato , favorito i di- feasori del sistoma Gopeniicaiio. Nella seconda osserva che la proibizione di quel sistema fu fatta da un tribu- nale , al quale nluu cattolico ha mai attriliuito V infalli- bilita; concede che ua tale decreto fu preclpitato , se'iza premetterv'i i dovnti esami ; e conclude ch? se il Ga- lileo iosse stato piii pvudente e men fervido , quel de- creto non sareblje uscito. A cib il cav. Ve'.ituri aggiuage, che quand' anche si conceda, che foise a' tempi del Ga- lileo non si avesscro bastauti ragioai pei- dare allora al sa- cro testo una interpretazione dlversa dalla letterale ; ai nostri d\ la cosa e posta fuor d' ogni duVjbio per le ag- sf;iuntevi troppo evideatl osservazioni e dimostrazioni. Oiide il sistema deila terra mossa e oggi ammesso anche dai pill dilicati di coscienzT : sopra tutto dopo che il sag- gio pontefice Benedetto XIV ha fatto scancellare dall' in- dice romano de' libri proibiti quel decreto della congve- ^azione ; lo che equivale ad averlo interamente abolito. Dobbiamo per ultimo , cosi pregati dall' editore di quest" opera, avvertire i leggitori della medesima che fa d'uopo corre^rgere un errore corso nella stanipa a p. 175 lin. 3a e 45. In ambidue questi luoghi leggesi er. 3z ■, ma deve dire sr. i. 3a'. Se verra in luce cjualch' altra raemoria rignardante il G:alileo , che meriti , 1' editore stesso promette di unirla in segulto , come supplemento air opera , della quale abbiam dato V estratto» Antonii Bebtolonii , etc. Atnoenltotes Italicce sisten-' Us opusciila ad Rem Herbariam et zoologiam Ita- lue spectantia. — Boaotiioe . 1 1^ 1 9 , tipys Annesii de Noljilibiis. Ua vol in 4/ , dt pag. 472 , con sci tapole in ranie. 1l chiarissimo dottor Bertoloni An Saizana, professore di bdtanica nella pontificia Uaiversita di Bologna, vantaggio- sameiite conosciuto per le sue pi'inte de' contorni di Ge- nova ^ Ir quattro Dfcndi di piante rare dell'Italia ; il Sag- gio de' zof>fiti d' I golfo dtlla Spezia ; e le Osscrvazioni h' t'inirke d\ esso in varie epoclie ed opera periodiche pul'blicate, si e era determinato di faile di pubblico di— ritto nuiiite in uii solo volume nell' opera di cui iiupren- diamo a danie un estratto. Oltre ai uomiaati opuscoli vi aggiuase egli un Fugiilo Jii piante dilla Spfzia; un Viaggio alia citta di Bavennu ; un' Istvria dei fuchi del mar Ligustico ; una Flora dclle Alpi Apuane ; e i\n' Jppendice al sassio de' zoofiti della Spezia suaccennato. Noi fiiremo coiioscere partitamente il contenuto di cia- scun opuscolo, e ci permettereino d" aogiuogere qualche nostra riticssione iatorno ad alcune specie di piante dal- r autore illustrate^ coUa lusinga che alcuna delle nobii-s osservazioni possa in qualche modo rettilicare la siuoni- mia di varie piante sulle c[uali non possiamo intieraiiienift convenire coU' opinione e coUe veJute del dotto ptot'es- sore bologuese. Nelle Osservazioni botuniche gia pubblicate in forma di prefazione alia teiza Decade, e poi ripetute con giuote negli Opuscoli scinitifici di Boloqna, si f.ivella di settan- tasette specie di piante delle quili si rettifica la sinonimia, e si rilcA'ano niolti errori in cui caddero diversi botanici tanto italiani die d' oltramonte. Essp sono le seguenti : I Veronica serpillifulia. 6 Festiica flavescens. 2. Agrostis vulgaris, 7 licust'ca. 3 Poa nemorolis S. 8 Kcehna hispida. 4 Sesleria cccriilea. 9 Triticum unilaterah. 5 Festnca duriuscula, 10 Scabiosa arvensis. a38 BCnTOLONII OPUSCUL.V 1 1 Scabiosa grannintia. 13 holosericea 1 3 ■ pyrcnaica, 14. Galium pulustre. i5 bicidum. 16 purpwfum. 17 pusdlum. 18 pyrenaicwn. 19 trichophyllum. io MoUugo. 2 1 parisiense. 22 Cyclamm hedercefoUwn. 2 3 Phythrwna Michclii. 24. F/o/a it /eta. 3 5 Impntiens rosmarinifoUa. a 6 Anethwn pipcritiun. 37 Linum flavum. 28 cinpanulntum. 29 Narcissus Pscudo narcissus. 63 Erigeron uniflorum. 45 Linaria chalepeiisis. 46 ^/j55!tm argentcum. 47 Sisymbrium terrestre, 48 Erodium Botrys. 49 Oruhus tubcrosus. 50 Ficia grandiflora. 5 1 Ervum uniflorum. 52 hirsutum. 53 parviflorum. 54 gracile. 55 Astragalus corrugatus. 56 Crepis neglecta. 57 Carduus nutans. 58 spinulosus. 59 Cnicus pclyanthemus. 60 strictus. 61 Santolina Imcantha. 63 ■ olpi.na. So Colchicum autumnale. 3 1 montnnum. 3 2 .Erica ramulosa. 33 Myroxylon peruiferum. 34 Silene sericea. 35 Sedum galioidcs. 3 6 Leptospermum resiniferum. 37 Calyptranthes paniculata, 38 Mtspilus florcntina. 39 .Ro5a alpina 40 Lettsomia tomentosa. 41 lanatn. 42 Hclianthemum vulgare. 43 Bartsia Odontites. 44 scrotina. Pag. 5. Sesleria ccerulea. Si possono aggiungere i se- guenti sinonimi. Seshria, Scopoli Fl. carniol. ed. i, p. 189 che fu il prirno ad istituire questo geaere in onore del dottor Sesler. Gramcn phalaroides , montanum , spica versicolore Monti Pr. Gram, n.' 36, jiag. 48. L'autore viiole che il cynosurus cylindricus Bulb, e la Sesleria elongata Host non siano che due varieta della iS. cccrulea. 64 Scnecio squalidus. 65 delphinif alius . 66 Anthemis mucmnulata. 67 Polymnia maculata. 68 Orchis longibracteata. 69 Quercus Pseudo-suber, 70 Pinus Pinaster. 7 1 halepensis. 72 Buscus hypoglossum. 73 Acrosticwn Huacsaro. 74 Griinmia incospicua. jS Pterogoniam Smit.hii. 76 Hypnum triquetrum. 77 Marchantia paleacea. AU iiEjM HFRr>\Ri\M, ecc. . . 23c) Pa<^. 18. Cyclamen heder a folium. L'autore vi allega come semplice varieta il C. ncapolitni.iim Ten.; ma i signori Se- bastiani e Mauri lianno diuiostiato , che questa differisce dalla prima nella forma delle lacinie delk corolla, in quella delle sue radici, e perche i Jmoi liori sbucciano prima delle foglie (V. Prod. Fl. Rora. e Bibl. Ital. n.° 41. Maggio 1 81 9, pag. 241 ). Pag. 37. Ervum uniflorum. Qui evvi un lievisslmo er- rore nell" indicazione del luogo eve cresce. Non e nella Caroia , ma bensi sui colli del terfitorio di Monfalcone, ove noi pure lo aljbiarao raccolto fino dalT anno 1810. Pag. 45. Senecio scjualidus. Non possiamo ammettere quanto qui asserisce 1' autore , il quale pretende , che il S. chrysanthemifolius Poir. Enc. Meth. 7 , p. 92 sia lo stesso che il 5. scjualidus L. Abbiamo ricevuto ultima- mente da Parigi queste due piante ben distinte , e per- cio possiamo ora pronunziare con tutta sicurezza , che sono diversissime 1' una dall' altra siccome gia akra volla abbiamo avvertito. Alle osservazloni botaniche segue il Pugillo di piante delta Spezia , nel quale V autore ha illustrate con molta sagacita le due veroniche cymhalaria ed hederifolta ; e in oltre fere conoscere i caratteri distintivi di due piante assai affini tra di loro , cioe il Muscari hotiy aides ed il Muscari racemosum. Le quaranta specie di piante rare dell' Italia comprese nelle quattro Decadi sono : I Allium rosewn. 17 Lathyrus auriculatus. a Hieracium Inctaris. 18 Orchis securidi flora. 3 Tolpis umbellata. 19 Carex gynumane. 4 virgata. ao Fucus gelatinosus. 5 Koelleria cristata, 2 1 Scabiosa holosericea. 6 Avena fatua. 22. Verbascum dcnsiflurum. 7 sterilis. 2 3 Viola heterophylla. 8 Atriplex rosea. 24 Stclluria saxifraga. 9 Centaurea amara. a 5 Orobanche cruenta. 10 Carex divisa. 26 Vicia Pseudo cracca. 1 1 Zapania rcpens. 27 Medicago sphaerocarpos . 12 Salvia clandestina. a 8 Senecio erraticus. 1 3 Erylhraea lutea. 29 Ulva crispata. 14 Armeria denticulata. 3o nitida. i5 Hflianthemum Savii. 3i Frin.ula suaveolens. 16 Arabis muralis. 3 a Astrantia pauciflora. 1^4*^ BTRTOT.ONri OPU$nnT.\ 33 Bii'^noUa pastinacnrfolia. 87 T'.iyinus fnivculosas. 34 Saxifraga poropliylla. 38 Arahis stcllulata. 35 at.rnrah'ns. 39 Sfiiecio laciniatns. 36 Silcne lanuginosa. 40 Salix cratcwgifolkt. Pag. 64, Hicraciwn lactaris B. Qiiesta piaata >e conui- nissima in quasi tiuti i hosclii delUi Lomhardia , e noi la crediaaio una sempbce varieta del H. urnbillatwn e del H. sabaudun. Pos^eediamo sedici e piii esemplari di esss, alcuiii de' quali passaiio inseasihilfnente al H. wn- bellatuin ed altri al H sahaudU'H •■, di un liera die codeste tre piaate noti le crediatno die semplici varieta 1" una dell' altra. Pag. 74. Silvia clandestina. Ifon abblaiiio potuto cono- scere la causa che lii d.ito origitie all' er<^)fe di coiisi- derare qiiesta specie per l.i S dvia clandcstina di Linneo ^ rnentre ess.i e uaa specie distintissiiaa^. Forse provenne dair avere il Linneo allegato a torU) alia sua S. claii- drstina d sinoaimo e la figura di BarelUcr Hor'tiinwn sylvestre , inciso folio, cmsio flore italicuii 24, t. aao , la quale aopartie le ad u 1' altra specie , come or O! a dimostrere-no. Eccone i siiioniini. I. Salvia multi/ila, foliis cordatis multifi lis incisis glabris , caule fjlioso simplici , stainiaum appendicnlis retusis Sibt. et Snith. Prod. Fl. grcec;. i, p. 16, n.° 58. Flor. graec. t. aS ic. exacta. Spren^el PIa;it. inin. cognit. Pugil. prim. p. 3 , n.° 5. PoireC Euc. met. suppl. t. V, p. 5o. Salvia clandcstina Bert. Rar, Ital. pi. dec, 2 , ed. 1 ^ p. 29 , a." a Decand. Fl. Franc. Vol. VI, p. 39S. Savi Bot. Etr. I, p. ai , n." ai own. esclus. Sya. Lirm. Salvia prateiisis minor Snvi Fl. Pis. i , p. 22. Salvia prateusis y praeoox Pers. Syii. 1 , p. 26. Salvia praecoji. Loiscl. Notic. p. 6. Hiirminuiii sylvestre inciso folio , caesio flore itali- cuin Barrel Plant, per Gal. etc. ic. 220. Horminum Verhence laciniis aagustifolium Triiunf. Observ. p. 66 ic. Per noil introdurre confusione nei sinoniitii abhiamo tralasi'iato volentieri di unirvi quelli del Systema vr.getab. ed. Boein et SchuLt. Vol. i, p. 261 e 262, i quali noo seppeio fare buon uso delle figure delb Flora greca, scanibiando I'una per 1' altra. Aaclie U Salvia clandestina FJor Rom. Prodr. appartiene a questa etessa specie » come AD REM HERB\RIAM , ecC. 241 ne siamo assicurati da due belli esemplari colli nelle vi- ciaanze di Roiua, e comaiiicatici dall' esiinio natura lista ed amico Brocchi. 2. Sahia clandestina , folils pinnatifido-Iiiiearibus ser- ratis raj;osissimis pilosis , caulibus foliosis , calyc ibus muiicis Sihthorp. et Smith. Flor. groec. i , p. 18 , t. 24. Linn. Sp. pi. p. 36 , n." i5 exclus. synoii. Barrel. Des- font. Flor. Atlant. i , p. 23. II chiar. Desfontainfs , 1. c. , avea gia manifestato del dubbj intoriio al sinoiiiiiio e alia figara di Barrellier ap- plicati alia S clandestina L. , ed ora lo Smith posseditore deir crbario dell' immortale botaaico svedese ne fa cbiarL ch' essa appartieae alia precedente o sia alia S. multi- fida Sihthorp. Pa^;. 95. Primula suaveolens. A questa si puo aggiun- gere la citazione della bellissinia fi^uia che ne ha dato Lehman nella sua Monographia generis Primularum p. aS , tab. I. Pag. 99. Saxifraga atroruhens. L' Holler , il Jacquin , Decandole , Lapcyrouse , ecc. giustanieate riunirotio come semplici varieta le Saxifra^he aizoides et autwnnalis. L. Noi aggiuugeremo qui che per quanto abbiamo reiterate le nostre osservazioni sulla S. atroruhens Bert, non vi abbiamo [otuto scorgere un carattere che la distingua dalla S. autumnalis L. L' unira diflferenza sta nel colore e nel numero dei ilori , che in questa specie variano al- 1' infiiiito a norma che la pianta cresce suUe alte mon- tagiie oppure al basso nelle valb , come gia I'osservarono Holler e Lapeyrouse , e come noi pure abbiamo avuto occasione di vedere nelle varie escursioni botaniche da noi eseguite in diverse provincie dell' Italia settentrionale. Per la qiial cosa noi portiamo opinione che la S. aizoides L. la 5. autumnalis L. la S. atroruhens Bert, non siano che tre varieta d' una sola specie, prodotte dal diverse luogo ed esposizione in cui sonosi sviluppate. Pag. 102. Senecio laciniatus. Esso e senza verun' om- bra di dubbio il S. rupestris Kit. da noi osservato in varj erbarj e orti botanici della Gevmania. V. Bibl. Ital. n.* 36. Dicembre 1818, p. 373. La quarta niemoria contiene le piante de' contorni di Geneva osservate negli aiini 1802 e i8o3 e pubblicate jiel 1804. Noi non riferiremo che poche osservazioni, e B:l'/. Ttal T. XV. i6 34ii BERTOLOXII OPUSCCLA. non riporteremo qui neppure V enumerazione di tutte le specie , poiche sono piaate coiuuni la quasi tuite le al- tre proviacie d' Italia. Pag. 187. Hypochctris maculata. A questa specie biso- gna cancellare il siaooimo di Hypichdris n." 2. Hall. H st. stirp. iodigen. Helv. t. i, p. 2 , tab. i che appartiene al- YHypocheris uniflora Fillars et Jllion ossia H. helvetica Jaq. E vero che Haller nella sua Enwn^ratio hi confuso i siaonimi di ques e due specie; e vero che Linneo ha allegato alia sua H. maculata la fignra della t 24 di Hal- ler En. ; e vero che Host uella sua Synops. pi. austriac. assicura che coltivaadosi 1' H. helvetica diventa ua poco ramosa e si cangia neir H maculata Nulla di meno ba- sta soltanto avere vedute coteste due piante per convia- cersi di leggieri ch' esse sono ben distinte Tuna dall' al- tra , e che i citati autori sono caduti in errore. Villars le ha distinte con luolta esattezza , ed ha rilevato 1' er- rore in cui era caduto il eel. H :Uer. Y. Hist, des PI. de Dauph. in, p. 61, 62. Cio che ci r<=-ca molta sorpresa si e il vedere che VAllioni e Willdtni'W hanno citato la stessa 6gura di Haller alle due specie suaccenuatei impe- rocche e facile il rilevare , che la figura i della tavola 24 dieW Enumeratio e affatto identica con quella della tavola I deir i/titor pi. Helv. , e che dessa non pub in verua mode appartenere tiWH. mnculnta L. Di fatti Dfcandole il quale non era luugi dall" abbracciare l' opinioae di Host sulla couversioue dell' una nell' altra specie , dopo di avere osservato una vaneta dell'' H maculuta avente ua sol fiore , cangio affatto d'opinione. Y. Fl. Fr. vol. 6, p. 401, 45a. Nel cirrondario della nostra Florn Insubrica possediaiuo tutte due le specie : la prima ossia \' H macu- lata e comuiie ne" colli degli Appennini sopra Godiasco, e VH. helvetica abbonda sul inonte Generoso sopra Mendrisio. Pag. 192. Inula squarrosa. A questa pianta l' autore unisce 1'/. spirceiftlia Lin ; per la qual cosa , secondo lui, coteste due piante nou sono che una sola e identica spe- cie. Noi pure fuuimo una volta della stessi opmionej ma era che trov.Tirnuo in posto la vera Jrtula squarrosa del Linneo abbiauio dovuto persuaderci in biamo osser- Tato essere la uiedesima specie V Inula spircBifolia L. ■ e V Inula Buboniain fucq. ossia Wisttr Buboniwn Scop. Fl. earn, Eccone i eiuoaimi. AD REM HERBARIAM, CCC. 248 I. Inula spirceifoUa Lin. Spec. pi. 2, p. i238, n.° 10 . mild. Sp. pi. Ill, p. 2094, n.° 10. Bertoloni PI. Gen. ed. 1 , p. 112, n." 255. Aster Bubonium Scop. Fl. earn. ed. a , a, pag. lySj n." io83 , t. 58 , f. i. Inula Bubonium lacq. Fl. austr. 5. Appead. tab. 19. Host. Synops. pi. austr. p. 465. WUld. Spec. pi. iii, p. 2097 , n." 17 ( Oinn. excl. Syn. Clus. ) Eaimi. pi. Hort. Berol. p. 896, n." ic. '• Inula gennanica Savi Fl. Pisan. a, p. 276. Aster squarrosus Ml. Fl. Pedem. i, p. i;o exclus. syn. Lin et Pluken. Conyzae mediae moaspel. affinis multiflora /. Bauh. Hist, pi. 1 1, "p. 1049. ic. bona. Comunissima ne' colli dell" Oltrepo pavese. a. Inula squarrosa Lin. Sp. pi. 2, p. 1240, n." 14- Willd. Spec. pi. Ill, p. 2095, n.' 12. ■' Aster Bubonium Suffren Cat. des pi. da Frioul. p. 182 non Scop. Aster luteus latifolius glaber foliis rigidis et minutissime trenatis Pluk. Phytograph. Pars Prior, t. 16, fig. i bene. Questa specie differisce dalla precedente : i.* per es- sere glabra o liscia in tutte le sue parti; a.° perche noa porta clie uno, due o tre fiori al piii , mentre 1' altra ha un corimbo numerosissimo di fiori; 3." per avere le foglie ovali acuminate e alquanto rade sul fusto , e non fitte o affasteilate come le ha la precedente; 4.° perche ba la bnguetta della corolla del raggio intiera all' estremita, e non divisa in forma di tre denti come neiri. spirmjolia. Trovasi vicino ai bagni di Monfalcone. Pag. 193. Pyrethrum cnrymboswn ^ Appartiene a que- sta varieta il Pyrethrum tcnuifolium Tenor. Fl. Nap. prodr. p. 5o et Synops. Nov. pi. p' 70. Ex ejus spec. sice. Segue il viagf;io alia citta di Ravenna in cui sono ac- cennate le diverse pianie dall' autore osservate non che r illustrazione del museo Cinnaniano. Pag. 289. Plantaso adriatica. A noi sembra ch' essa non differisca dalla Plantago Cornutl Gouan Illustr. Gener. p. 6. Decand. Fl. Franc. VI, p. 376 a cui poirebbe ag- '^iuugersi il seguentc sinonimo : Plantago maxima Ruchinger Flor. lid. Venet. p. 45- Noi abbiamo trovato questa specie ne' luogbi bagnati vilP acfTua del mare luago ttitto il littori'.e J.iU' Istna ■:i 10 Mile !a-:nne iiuorno a Yenozia. ^44 EERTOLONII , OrU?CULA Pag. 240. Oenanthe pcucedanifoUa Willd. L' autore ri- porta a questa specie V Oenanthe tiyinnorysa Bngnol. Fa- scic. pi. Forojnl. p. 21, Tuttavia noi cite abbiamo lin- venuta e raccolta quest' ultima pianta iie'prati niarittimi viciiio ad Aquileja nel Friuli, duhitiarao assai che possa essere la medesima, e proiiendiaiiio a credere pintiosto collo Sprengel, che la pianta del professore frmlano con- venga coUa Oenanthe piinpinelloidts Tiinin Flor. Megapo- litan. p. 47, che e poi VOcnanthe megapolituna fVilld. Ber- liniscli. IMagaziu. 3, 1809, p. 297. Ennmerat. pi. Hoi't. Berol. suppl. p. i5. V. Sprengel, species uinbelliferaruai minus cognita3 , p. io3. Ecco come \o Sprengel si esprime favellando deW Oenanthe ptucedanifulia: Priori siinilis { cioe Oe. gymnoryza Br. ) , distinguitur : I liadice tuberosa, escuhnta. 3 Involurro subnullo. a Caule angulato sulcata. 4 Umhellet radiis rigidiorihus. II saggio dt' zoofiti delta Sppzia che 1' autore pubblico gia colle stampe di Rainerio Prospero in Pisa nel 18 10, viene qui riprodotto cou varie giuate e correzioni. I col- tivatori di coiesto raiuo di stona naturale vi troveranno molta erudizione comliinata con una giudiziosa critica in- torno alia sinoniuiia di ciascuna specie di zoofito ivi de- icritto. Neir istoria de'fiichl del mare ligustico se ne annove- rano trentanove specie tutte assai diligentemente descritte. Esse sono: Fuciis salicifoliiis , discnrs , concatenatus , Abies, Erica, Lomat on , nervosus , volubdis , verruculosus , Cypellon, bi- fidus n , occellatus , Lnncharion , tentaculatus , viscidus , hypnoides , capillaceus , coronopifolius , confervoides , Ne- rnalion , gelatinosus , Kaliformis ^ , musciformis , Teedii, coc- cineus , fruticulosiis , purpureus , pinastroides , verticillatus , vermicularis , Pavonius , squamarius , Flabellum , Tourne- jortii , atomarius ^, polypodioides , dichotomus, tremelloides et Sertolara. L' autore pone fine a questo volume delle Amcenitates Italicm con la Flora delle Alpi Apuune. Premesso qualche breve cenno storico intorno a coteste alpi, passa a dare i'enumerazione de" vegetahili che spontaneauiente vi cre- scono. Ne V autore ha voluto tacere i nomi di que' bo- tanir.i che prima di lui visitarono que' monti. Tali sono il Micheli, il Boccone , il Tozzetti ( Giovanni ), il Vitnian e il Vwianij deile cui opera si valse egU uella coaipilazione \D REM HERBiRIAM, CCC. 240 della sua Flora. In essa si registrano quattrocentotre spe- cie cU pinnte, trecento ventisei clelle quali appartengono alle fancro^ame ossia aventi le pnrti della fruttificazione •visil)ile ad occliio nudo, e le altre settaiitasette alia classe delle Critrogame. Pag. 337, 338, n.° 42, 43. Galium purpurenni et Gom Hum rubrum. Quivi si citano le due Ijeile tigure dateae dagli autori della Flora Ticintnsls tab. Ill e IV clie sono veranieate buone; ma pero la iigura del Galium rubrum si allega al G. purpureum e vicevcrsa. Moi pero noa pos- siaino a nieno di non inuovere un dulibio all' autore , e ne sembrn die se Linnro lia cit;ui al suo Galium rubrum i sinoniiui e le figure Galium rubro flare di Clusio Hist. rar. 11, pag. lyS, e il Gallium rubrum Morison Hist. 3, p. 332, sez, IX, t. 22, fig. 3, questc delibonsi riportare seiiz' omlna di dubbio al vero G. rubrum della Flora pa- vese , e nou gia a quelhi dell' autore. Quanto al suo G. purpurewn , se Linneo vi avesse ci- tata la figura del Gallium flora rubro Sprcngprianum Bauh. Hist. pi. Ill , p. 721, f. 2 die, a torto, il Bauliino stesso e niolti altri autori dopo di lui vollero riferire alia pianta del Clusio , forse nou avrebbe fatto nascere tanta confu- sioue intorno a queste due piante si facilmente distin- guibili. Noi quindi riteniamo die il G. purpureum Bert. Am. Ital. p. 14 sia il vero G. rubrum di Linneo, e che il G. rubrum Bert. 1. c. p. 126 sia in vece il vero G. purpureum di Linn^.o. Non possiamo neppure convenire coir autore che il Galium obliquum Vill. PI. de Dauph. 2, p. 320, n." 9 , t. 8 , f. I debba riportarsi al suo G. pur- pureum ovvero al G. rubrum L. , e crediamo all'opposto col Decandole , che la pianta del Villars sia una varieta del G. mucronatum Lam., che e poi il G. scabrum Jac- quin Fl. austr. 5 , t. 422. Pag. 340 , n.° 4a. Lithospermum graminifolium Viv. A questa specie noi avremmo dcsiderato che I'autore avesse unito il sinonimo Pulmonaria suffruticom Lin Sp. pi. 2, p. 1667. Willd. Sp. pi. I , pag. 769. Turra Flor. Ital. prodr. p. 20. Marzari Piaut. "Vicent. p. 22. Zannichel. Iter, in Mont. Sum. p. 76. Pag. 341. Primula auricula. L' autore e d'opinione che la P. ciliata Moretti N(jtiz. sop. div. plant, p. 7 sia la steisa specie, e che quest' ultima non difFerisca se nou se per essere in tutte le sue p.uti leggermente pubescente. 546 BEUTOLONir OPUSCULA Noi pero che da vrnj aiiui coltiviamo queste due piante t)tt,enute da semi e iiel luedesiiuo terreao seuiinate, pos- sianio farlo cei'to che la cosa non e cosi. Un cavattere che ohre ad altri distingue la P. cihuta dalla P. auricula e quello di avere il calice sempre diviso ia cinque parti e costaiiteinente copevto di peli coiti spezialniente sul uiari^ine, come e assai bene indicato nella fi^ura, che ce ne ha data il MoreUi, la quale .in/.iche inesatta ci sem- bra esattissiina. Nella Primula auricula in vece i calici talvolta sono a sei divisioai, sempre g'.abri , oppure co— perti da una polvere farinosa , ma nou mai osservasi in essi veruua sorta di pubescenzii. Noi posse>liamo un esem- plare della P. auricula colto nelle Alpi Apuane, ed altri ne osservammo nell eibario dello Scnpoli , che haiino il niargine delle foglie leggermeute pubescente; raa il loro scapo , e i calici sono del tutto glabri , e di leggieri di- stiiiguoiisi dalla P. cUiata M. la quale ha le foglie , lo flcipo e i calici costautemente puliesceati. Anzi facciamo sa- pere all" autore cive quest' iiltiina fu descritta ultimamente dal sig. Lehmann da Copeuhngen nella sua Monogranhia generis Primularwn sotto il nome di Primula Balbisii , per- che il chiar. Balbis inando al botanico danese un eseni- plare di essa pianta ch' egli aveva ricevuto dallo stesso prof. Morctti. Una circostanza che uon vogliamo ueppure omettere di dire si e, che coteste due specie nascono costante- uieate in terreni e situazioni ben diverse. La prima ossia la P. auricula si trova sempre tra le fessure delle rupi calcarie , mentre die la P. ciliata cresce in buon dato nei prati ubertosi e pingui promiscuamente alia Primula integrifolia , alia Cineraria longifolia , al Hieraciwn prce- morsum , ecc. ecc. P. 392, n." 219. LntJiyrus setifalius. Si agglunga qui il sinonimo Lathyrus prostratus Brign. Fasc. Rar. pi, Fo- rojul. p. a8 sulia fede dell' autore , il quale nel farci gra- zioso dono del fascicolo vi scrisse sotto di proprio pugno: Est verus L. setifolius L. cujus cciulis memhranacei nulla apud auctores est ratio. Oltre a molte specie illustrate trovansi in questa Flora cou molta esattezza dcscritte diverse piante uuove. Tali sono : 1 Miiicn pyramidalis. 3 Dophne planrlulosa. 2 Thesiwn intermedium. 4 Saxiframi verojiicatfolia. AT) REM HERl^RlVM, erc. 247 i Sfidum latifolium. 9 Draba aspcra. 6 SpTiula alabra. lo HKraciwnanchuscBfolium. n Anemone millefoliata. 1 1 Cnicus horridus. 8 Galeupsis parvflora. 1 2 Car.'X macrostachys. II sis;. Bertoluiu e uno de' nostri p'u illnstri botanic!, e la sua opera che onora veramente la scienza e I'ltalia, oftVe iia numeio grancle di materiali atti a dilucidare le specie del uostro suoio , e mostra che T autore sarebhe piu di tntti a portata di ripmpiere una lacuna poco ono- revole per questa hella penisola, redigendo la tanto de- siderata Flora Italiana. E se noi abbiamo esaminata que- st' opera alquanto sottiliiiente , egli e perche 1' abljiamo creduta degna di cio , iateadendo con questo di dare al- r autore una prova della graadissima nostra stinia per r esimio suo sapere. Le opere mediocri si trattano e si leggono pill leggermente Tutte le osservazioni che ab- biamo esposte in questo estratto sono state prima bea ponderate, e contVontate replicatamente col nostro er- bario e colle descrizioni de' diversi autori , ma nnlladi- meno potremmo ancor noi andare errati in qiialche cosa. Animati pero come noi siamo dal solo amore e desiderio de' progress! della scienza, ci mostreremo sempre docili a ritrattarci dove ci venga mostrato I'errore, e siamo per- su.isi che il aostro autore non avra disaggradite le nostre considerazinni clie noi sottomettiamo con fiducia alia sua lealta di carattere ed alia profoada sua dottriaa. 3+3 APPENDICE. PARTE I. SCIENZE LETTERE ED ARTl STRANIERE. De V economic piihliqur et rnrnle des CeltPS, etc. par L. Reynier. II. estratto ( Vedl tomo XIV, p. 3o8 )v B, • ello e il nietodo adottato dalT autore per esaminare parti-» tamente 1' economia politica de' Celti , alia quale tutto e consa- crato questo primo volume. Comincia egli nel cap, II a parlare tlella politica organizzazione, e delle istituzioni civili e uiilitari. Dopo un breve cenno sii di uno stato antico di civillzzazione , ch' egli crede avere sussistito in una gran parte del Nord e de! centre dell' Europa , i cui popoli crede altresi avere avutc alcune relazioni cogli alDitanti dell'Asia e dei paesi piu meri— dionali , accorda cbe popoli meno civilizzati , bellicosi e pro- JjaLi'mente nomadi, staccandosi dalTAsia, e nell' Europa esten- dendosi, in liuiiti iiiu angusti cliiudessero le nazioni civilizzate, le una suUe rive del Mediterraneo , le altre su quelle del Bal- lico, ed i Celti verso 1' Occidente. Per istabilire le anticbe rela- 2ioni tra le due estremita settentrionale e meridiouale dell' Eu- ropa , fondasi 1' autore sul racconto di Procnpio , die gli Erull abitanti dell' Illirio , ucclso avendo in una sollevazione il lore re , mandarono nell'isola di Tluile a cercare nn siiccessore, per- cli^ la faniiglia reale di quell' isola era la stessa in origine che quella tra di essi estiiita. Fosse quel pacse I'lslaiula , o fosse una parte della Scandinavia, ccrto e clie nel niezzogiorno dell' Eiiropa. Queste emigi'azioni pero gli fanno strada ad accennare le colonie Cekiclie stabilite nel centro del- I'Asia minore , delle fjuali forse Strahone supponeva trovarsene altre piu aaticlie , clie pcro non aveva j'otiito se non coufusa- mente conoscere. Parte 1' autore dallo stato di ci\ ilizzazione indicato dalle co- gnizioni astronomiche , il quale snjipone altresi arti , relazioni di comuiercio ed un sisteina sociale molto avanzato. I Romani trovarono la Gallia in preda alle lazioni , alle lotte dei partiti e ad una specie di anarchia ; ma non videro che le frontier* della Germania , e non penetrarono fino al Baltico. Alcune di quelle regioni furono allora credute abitate da' popoli pastori ; ma quello stato non era opportuno per lo sviluppamento della istruzione ; giudica adunque 1' autore , che graudi rivoluzioni politiche scosse avessero le basi dell' antica civilizzazione , e che 60I0 una progressiva decaden/a ridotte avesse le cose alio stato in cui le trovarono i Rouiaai. Egli conferma la sua opinione colle tradizioni dell' antica felicita e delle buone legoi degli Iperborei , che si avevano presso i Greci , e suUe nieuiorie di quello stato di prospcrita , che si trovano negli anuali del Nord. Periscono , die' egli, le cognizioni in mezzo ai disordini di un cattivo governo ; ma dell' esercizio meccanico delle arti ri- mane sempre alcun vestigio ; egli ^ percio che i Romani tro- vai'ono le prove dell' esistenza antica delle arti presso i Celti , dal che nasce la prova altresi dell' esistenza presso que' popoli d' una civilizzazione anterlore all" epoca in cui i Romanl li vi- sitarono. Venendo ai tempi pin recenti, certo ^ che C^'j'are trovo nella Gallia popoli intenti all' agricokura ed alia navigazione, e che coltivatori erano ancora i Celti , da cui invase furono alcune parti del mezzodi dell' Europa , e specialmente 1' Italia. Lasciando da parte la quistione se in ejioca piu antica le na- zioni agricole occupassero rt-gioni piu estese , che dovcttero ia a5o APPENDICE seguito abbandonare ; accorda solo 1' autore cTie nclT Eui'opa centrale , al tempo dell' ingrfsso de' Romani nella Germania, abitavaao po(>oli pastori. I Ceiti o Galh formavano allora po- polazioni independeuti , talvolta unite, ed il piii soveute di- vise d' interessi senza alcuu legaiiie di governo centrale , che un impulse uniforoie ai moviuienti loro comunicasse. Facevano esse la guerra o la pace da loro niedesinii i e solo allorchfe le vit- torie ingrandivaiio la po;enza di alcuna, nnove confederazioni forniavansi per couservare quel potere in una specie di equili- brio. I pill forti dominavano di necessita , o riunivano ad essi i piu deboli; lua quella iuflueuza noa era clie nionientanea , e spesso un primo avvenimento la faceva ceasare. I trattati con— cliiusi con Cesare sono tutti parziali , e separatamente accordati daalcun popolo o da alcuna citta ; ne alcun patto sociale leeava le confederazioni diverse , che scioglievansi tosto che gli alleati lo credevano opportuno. Tutti que' popoli soggiacevano nell' in- terno ad una specie di anarchia aristocratica, nella quale domi- navano, o capi rendevansi di una fazione, i piu ricchi o i piu avveduti. Cesare trasse profitto da quelle divisioni . e talvolta amo di fomentarle onde meglio favoreggiare i proprj disegni ; esse erano state ancora vantaggiose ad Aanibale, al quale ave- %ano agevolato il passaggio delle Alpi. Malgrado tali diverse associazioni 1' autore crede di peter n- ronoscere presso i Celti un governe organizzato , affievolito solo dalle lotte dei partiti, e dall'ambiziene di alcuni uomini distinti; e cita il senate ed il prime magistrate accennati da Cesare , del secondo dei quali , eletto anaualmente dall' A5semblea generate, molte estesi eraiio i poteri , stabiliti forse in epoca molto ante- riore , e diveuuti in appresso quasi illusorj , giacch& mancavano a quel magistrate i mezzi di farsi obbedire. Non riusci tuttavia Ogetorice a levare niilizie , allorch^ resistere voile agll Elvezi ; i magistrati degli Edui die favorevoli erano ai Romani , da un sol uomo frastornate videro le disposizioni loro , e T^errinsetorice giunse ad armare la nazione , sebbene i magistrati alle imprese di lui si oppenessero. Forse lo stesso era de' Germani ; moiti pepoli independeuti non avevano tra di loro se non passpggierc relazioni ; ma meno aristocratico era il loro sistema di reggi- mento, e tuttavia alcuni uomini petenti influivano su i pubblici affari , e per resistere loro si crearono alcune fa^ioni. Sembra <^he eglino alcun magistrato supremo nou avesoero in tempo di PARTE STRATCIERA. 25t pace, e sulo alcuni ne eleggessero con poteii auipllssimi in oc- casione di guerra. Pure Cesare accenna i re di alcuni popoli tia i Genuaai ; uia prubabilmenre non era quello che un nome o un litolo dato a persone, coU' influenza loi'o giunte ad acqui- srai-e riella pati-ia alcun dominio. I,e classi privilejiiate dei Celti quelle erano dei nobili e def druidi, e queste sole iufluivano su i pubblicl aff.u-i , per nulla tenendosi presso quella nazioue il popolo. Tacito ha parlato di un despota suUe rive dei Baltico , uno dei cui schiavi tutte le aruii custodiva della hazione, menti-e alcun individuo non poteva ritenerne presso di se ; dal clie trae I'A. la consegnenza clie presso quel popolo un dispotismo avesse luogo piii arbitrario c])e non aln-ove , vedendosi in quella regione anticamente sta- bilito un sistema nionarcliico . mentre presso i Celti prevaleva Taristocrazia dei nobili. Rudbeklo ha trovato nelle rune piu an- tiche il nonie di padri del popolo dato ai re , il che sebbene non provi che quel titolo fosse seinpre meritamente applicato . come non lo fu sovente ne' tempi posteriori , prova ainieno Fesi- stenza antica dei re ncl Settentrione. In alcuni luoglii il potere dei re era limitato dalle preroga- tive degli uomini liberi , altrove da quelle dei nobili , e dovt^ quel potere era limitato , cedere doveva sovente alia influenza dei capi delle ai-mate scelti dai soldati , giudici e testimonj del loro valore. Queste pratiche continuaron anche nei tempi po- steriori , e quindi si vide Clodoveo chiedere un vaso, clie parte faceva del bottino, ed un soldato spezzarlo anzich^ a lui accor- darlo ; Clotario entrare in trattativa coi Sassoni , ed essere dal- r armata forzato a combatterli : dal che si prova, che il potere •dei re fondato era piuttosto suUa opinione che sopra alcun di- ritto stabilito dal patto sociale. L' anarchia dei Celti produceva continue dissensioni risultanti dal vizio del sistema , ed in quello stato di cose non potevano cbe riuscire influenti T ingeano e le ricchezze , o anche I'audaoia •ola del carattere. Le decisioni delle assemblee , e le elezioni erano piii spesso determinate dalle passioni e dalla violenza che non da un eavio esame delle cose e delle persone. La violenza jilcuna volta luogo teneva di leggi , e rare volte i magistrati riuscivano a punire un colpevole amato dal popolo o protette itlai grandi. 352 A I* T* K N D I C E La civilizzazionc non poteva dunque pi'osperare preSiO I Cel- ti , giacch^ gli ordlni privilegiati alcuii motivo non avevano di perl'ezionare le loro cognizioni , tutto possedendo per diritto di nascita quello die desiderare potevano; ed il popolo alcun in- teresse uon aveva d' instruirsi , non potendo i liuni migliorare in alcun iiiodo la sua esistenza. Da questo trae P A. un nnovo ai'goniento per conferniare la sua ipotesi di iino stat tore a questo prof osito a parlare del costume dei Celti di av- velenare le armi , delle quali facevano uso alia caccia ; e sic- come tutti gli antichi si tacciono su questo argomento, ad ecce- zione di Plinio ; egli ne conferma 1' asserzigne , osservando che queir uso si e consei'vato per lungo tempo nella Spagna , lad- dove i Celti si erano stabiliti ; nota pero , non provarsi in alcun nicdo la estensione di quell' uso alle anui adoperate in guerra i P\RTE STIIANIKBA. ubi) sebbene i coilici aatichi dei Bavari parlino di delitti conimessi con ariui avvelenate. L' ultiiua parte di quel capitolo noa i-iguarda che 1' organiz- zazioue interna di que' popoli , non piii considerati nelle loro class! , che 1' autove nomina gerarchie , o nel loro carattere guer- riero. Osserva egli opportunaniente che il diritto di giudicare e il principale attnbuto del govprao , ed il fondamento della civile liberta. Sembra , clie presso popoli gelosi dcla loro ip- dependeaza la eguagliauza di tutti gl' individui inuanzi alia legge dovesse essere adottata come il piu semplice ed il piu sacro principio ; ma quegli uouiini non raggiunsero la liuea di di- visione , che separa la legge da quello che e incai'icato di ese- guirla : non vedendo essi adunque nel giudice se nou T uomo investito di un potere , non e strano che jjropagato siasi in tatte le epoche uno spirito di resistenza. L' amore stesso della liberta iiupediva loro di chinare il capo inuanzi ad un altro uomo , nel quale 1" iionio solo ravvisavauo , e non 1' organo della volontii nazionale. Quindi ne' tempi piu aatichi i sacerdoti incaricati di eseguire le leggi non punivano i colpevoli clie in nome degli Dei. ed i magistrati venuti in seguito non reprimevano i delitti se uoii di coloro che in una classe inferiore trovavausi , il die nelle leggj de' Visigeti paf.so in diritto ; e si giunse perliuo ad impedire che un colpevole rappresentato fosse da persona che non si trovasse nel grado medesimo della parte avversai'ia. Oscura e la polizia gi'idiziaria dei Celti , dicendo Cesare in un luogo che i Druidi giudicavano le contese , in altro che i popoli , i distretti e ie famiglie divise erano in fazioni opposte , perche i poteuti jjroteggevano i deboli contra i loro oppressori. L' autore trova questa contraddizione solo apparente , perche , die' egli , in un luogo Cesare parla deile cose come al tempo suo trovavausi i ueir altro piula dei Druidi a norma delle notizie die rice- vute ne aveva, e die forse non avevano relazione sc non ad epoche anteriori. Pc altro gliElvezj, Celti in origiue ( se pure questo puo cos. di leggieri ammettersi), citarono in glucUzio in- nanzi al popolo Orgetorice pei delitti oud' era accusato ; ma forse neile assemblee avevano i Druidi la primaria influenza , sebbene essi medesiini non pronunciassero la sentenza. Presso que' popoli della Gerniania che non avevano re , le cause niaggiori giudicate erano nelT assemblea generate degli T '■ 1 La Leonora dl Burger. D. questa Leonora esistono gia varie traduzioni , fralle quali quella italiana in prosa del nostro Grisostomo e buonissima. Ora io lio voliito provare a traduvla 111 versi:non bastn ; ho voluto conservare il metro , la disposizione dei versi tronchi e piani , r ordine delle rime , e per quarito era compatibile coll' indole dclla nostra lingua anclie le onomatopee , tutto quello in somma the potpva far disperare un povero traduttore , e rendere te- meraria un' impresa gik arditissima per se. Ed ho ragionato cosi : questa mia traduzione sara di certo una cosa stramba per i jambi ai quali non sianio avvezzi , per gli Hurrah , oppe oppe , din din , ecc ecc. Sara anche nel suo complesso assai debole , e tutto al piii mediocre , per la gran ragione che a tradurre un gran poeta , ci vuoie un alt.ro gran poeta , ed io non sono poeta ne grande , ne piccolo. Ma dunque perclie mai , direte • vol signor leggitore riverito , perclie mai darti 1' mcomodo di fare questa mediocre e probabilmente cattiva traduzione ? — Ecco perche. Se queste mie strofe con tutti i loro malanni e i Joro guidaleschi hanno piu moto, piu calore, e fanno piii effetto di quelle che fa la traduzione in prosa che, torao a ripeterlo, e buona e ben fatta , ne verra , cred' io , di conseguenza che i poeti e massime i poeti lirici vanno tradotti in versi e non in prosa, e che madama di Stael ha ragione quando dice che il leggere traduzione in prosa e cciue Icggere niusica iu vece di sentii'la. Le strofe di Burger sono di otto versi e qiu-sii sono jambi alterni di qiiattro e di tre piedi. II prmio rinia col terzo , il eecondo col quarto, il quinto col sesto, e il settimo coU' ottavo. Cosi sono disposte anche le mie strofe, Dei jambi lunghi ue ho fatti dei vers^ di nove sillabe tronchi , e i piu corti -gli ho volri in settenarj; gli ultimi due versi d' ogni strofa gli ho fatti endecasillabi , anclie per consolare come meglio ho potuto gli orecchi afllitti dal martellai-e dei jambi, e daiia frequenza delle rime tronche; fin qui tutto vabene, la differenza poi e die in Burger dicitura , versi , rime, arnionia tutto e bt-lio , tutio ra- pisce , tutto incanta , e le mie strofe .... Die me le perdont. I'ARTE STRA.NIER\. ^63 Due parole sole sulT indole di questo componimento ed ho finito. A tempo di Burger (prima del 178S) noa era peraaco nata la denominazione della poesia romantica , di cui fra noi , e nessuno sa il perche , si ^ fatto setta , scisma , scomimica , diavolo e versiera. Bm-ger si e proposto di mettere in versi i>a racconto popolare e nulla piii ; il merito dunque ^ tutto dei versi, ma il fondo , lo stoffo e brutto, disgustoso, orribile. An- che la Psiche e un racconto popolare , ma e bello , gentile , incantatore anche nella mediocre prosa di Apulejo. — Ogui ge- nere ha le sue bellezze , grandi poeti iuglesi e tedeschi hanno scritto nel genere classico e nel romantico , ma non hanno ma£ inteso a deprimere nessuno dei due. VoiTei pure che cosl si facesse anche tra noi. Vorrei anzi che i nostri filo-romantici diventassero una voha romantici davvero, cioe scrivessero buone poesie romantiche , senza dir male di chi studia , e cerca di imitare i classic!. LEONORA. Desto Leonora al primo albor Feral sogno funesto. Sei mono , Cai-lo , o traditor ? Qual mai ritardo e questo ? Ei colle schiere ito era gia Di Praga al campo n6 di la Novella alcana di se data avea E v' era orniai chi estiuto lo piaueea. L' Austriaca donna e il Pruoso Re , L' antico sdegno aiiiai'o Deposto alfin , con salda fe Pace tra lor giureiro. Le squadre gia de' bronzi al tuon -, E d' oricalchi al lieto suon Di verdeggiante fronda il crine adoi-ap Dal campo ai tetti lor facean ritorno. 2(>± A. r 1' E N D I C E 3. Fei" le vie tiitte , jie' sentiei" Lini di j;,loria c laude Ogaun pe' reduci guerrier Al clelo innalza , e plaude , Posa le madri hanno al dolor , Di 'figli e spose e lieto il cuor. Povera Leonora , ahi ! per te sola Nessun riede dal campo e ti consola. A oguun clie iiicontro le si fa Di Carlo vieu cliiedendo , Ma invan .- niuii risyiondcr sa Fra quariti van giugnendo. Poiche lo stuol tutto passo , Le nere chiome si strappo. Misera , e a terra si getto delira Con atti e strida di dolore e d' ira. La madre acrorse , e oh Dio ! grido Treniante e biauca in faccia. Ah figlia niia , cli' esser niai puo ? E strinsela in le brarcia. Ah niadre ormai tutto e )ier nie Perduto , e speme pui non v' e ! Delle sventure Iddio jjieta non sente Lassii nel ciel, oh noi perduta gente! .■ '6. La madre allora. Oh Dio ! pieta t Di , cara . un pa^er nostro , Cio che Dio vuol tntfo ben sta , Ei vede il dolor nostro. Eh madre . madre tutto e invan. ' " ' Qual ebbi mai ben di sua man ? ' '■ Inutil cura, inutil pena h questa. •'> A che pregar ? Nulla a pregar piii resta. PARTE STRANIERA. 7- Chi al padre ha fede dee pensav Che ai figli ei porta amore; II Sacramento dell' Altar Consoh il tuo dolore. Ah madre ! il duoi die m' ange il cor, Qual Sacramento mi pu6 tor? Sacramento non v' ha che tornar vivo Possa piii mai chi gia di vita ^ privo. 8. FigUa , se la quell' uom crudel , Fra gli Ungheri, lontano Fatto spergiuro , ed infedel Ad altra di^ la niano , Lascialo , scaccialo dal cuor ; Ei ne avra il danno , tu 1' onor. Del fine di sua vita al gran momento Riniorso il prendera del tradimento. Ahi ! ferma *'; la mia sorte gia , Madre son disperata ! Blorte , la morte , altro non v' ha. Oil ! non foss' io mai nata , Morta foss' io , niorto il mio cor Giu nella notte , nell' orror. Delle sventure Iddio pieta non sente Lassu nel ciel , oh noi perduta gente ? Oh Dio clemente ! abbi pieta Del duol che il cor le fiede . Quel ch' ella dice plii non sa; Pietk , Signor , mercede. Figlia, ritorna al buon sentierj Al cielo innalza il tuo pensier. Del Dio di pace ', di pieta , d' amorc Trovi conforto m seno il tuo dolore. 265 266 APPENDICE Ah madie , niaclre ! Cosa e ciel ? Che cosa e uiai 1' inferno ? Sol presso Carlo c per me il ciel , E eve ei non e , T inferno. Morta foss' io , morto il mio cuor Giu nella notte , nell' error. Ove non e il mio Carlo , a me fellce Essere in terr^a o in ciel giammai non lice. 19* Ardeanle per furor cosi Le vene , il sen , le labbia , E contro il ciel per tiuto il di Sfogando ando la rabbia. Parea voler strapparsi il cor j ,.,-': Le man torceasi pel dolor- E imperverso cosi fin clie le sfelle In cielo apparver luminose e belle. i3. Fuor siilla strada udissi allor ,, •: II trotto d' un destriero , E d' ai'mi e snroni coo rumor Scendere un caialiero. - , -,^-, • ,t!_,i E senti senti , pian pianin --f II campanello din din din ; . ; • E pe' fessi dell' uscio susirrare Tai parole s' udir disiinte e chiare, 14. Ola, ola , presto apri , su , ,. : - ,f^ Dormi, o se' anche desta? <( Cara , di me che pensi tu ? Ten stai tu in duolo o in festa ? Carlo ! a quest' ora come qui ' Vegltaro e pianto Jio ognor cosi. Troppo ho snfFevfi are'-b' affanni e guai j Ma m , si tardi , d' pode vieiii mai ? PARTE STRA.NIERA. 267 l5. Di fliezza notte cavalchiam , Veugo di lungi , or teco , Cara , son io , di qui partiam. Prenderti voglio meco. Ah Carlo ! send susurrar II bosco e il vento sibilar. Vieni fra queste braocia ed il mio core Alfiae abbia ristoro al suo dolore. 16. Eh lascia , lascia sibilar Fuori nel bosco II vento , Senti nitrire , e sgrigiolar ; Stai- non degg' io li drento , Cignl la veste , balza in pih , Sa'i qui in groppa dietro a me. Cori-er bea cento leghe ancor dobblamo ; Anzi che al letto marital giuguiamo. Lontaao tanto vuoi pur or A nozze oggi portarmi ? Del tocco aucora odo il rumor , Undici sono , o pamii. La luna splende , su partiani , Noi ed i morti ratto andiam. Vieni, dentr' oggi ancor nel nuzial letto Meco ti giacerai, te Io prometto. 18. JMa Io stanzino , il letto , di Come h , per dove vassi ? Quieto , piccin , lonran di qui, Due tavole e sei assi. V e luogo ? Si per te e per rue ; Cigni la veste e balza in pie. Ad aspettarti stan gli amici all'erta, Ed e la stanza preparata e aperta. a68 APPENDICE 19. La veste cinse , balzo iu pie Leonora , e sul corsiere Sail con la man bianca a se Strignendo il cavaliere. ' > ''■ E oppe, e via, e corri , e va A sciolta briglia , e ognor piii in la , Tal che ansanclo il cavallo e il cavaliero Sprizzan faviUe e arene pel sentiero. 20. A dritta e a manca sembran gta • ,f:T Volare e valli e monti. ,v.'T E il calnestio qual tuono fa ; ■; . „. ;• Le vie scrosciare e i ponti. -! ; ■ • Ctie tenii' ve' , la lima appar I Uvva! san ratto i morti andar. Dinimi carina , liai txx timnr de' nioi'ti Non ho timor , ma non pai'lar di morti. 21. Confuso udiro un tuono , un suon , Scorser di corvi un soiamo , , . ^ Sentir di morte una canzon : , , • ' Qui il naarto seppelliamo. ... ■ , ■" Funei'ea pompa indi sfilar ' ' Videro e un feretro portar. • ' E di palustri botte era al lamento Soniigliante quel flebile concento. , ; 22. II corpo or dessi seppellir Con pianti e canti in coro ; Con la mia sposa io men vo' gir Pur era al nuzial toro. Venga 1' anziano , e nel suo tuon Di nozze canti la canzon E il prete a beuedir la mano stenda Anzi che al letto marital si scenda. PARTE STRANIERA. 269 33. Svani la bai-a ed il caatar : Fe' un cenno il cavaliere , E solo un forte strascicar S' udia dietaro al corsiere E oppe , e via, e corri,, e va Di gran carriera , e ognor piii in la, Tal cfie ansando il cavallo e il cavaliero Spi-izzan scintille e arene pel seatiero. 24. Vcdean volar di su di giu E colli e piante , e ostelli Volar di su , di giii , di su Ville, citta , castelli. Non teiui gia? la luiia appar Urra ! san ratto i inorti andar. Or dinimi , cara , hai tu timor de' morti ? AIu ! lascia , lascia riposare i morti. 25. Or vedi intorno al palco la Su cui la ruota e alzata Danzar , ove la luna da Aerea brigata. Elii brigatella uiia te te Vien brigatella dietro a me. La nuzial ridda pria clie ci corchiamo Che ne balliate innanzi era vogliamo. 26. Uh ! Uh ! lo stormo svolazzar Vedi a seguirli intento , Con tal ronzio , come suol far Tra secche foglie il vento. E oppe, oppe, e via, e va A tutto corso , e ognur pii'i in la. E sbuffando il cavallo c il cavaliero Spnzzan sciutille e arenc pel sentiero. 2J0 APPENDICE 27. Oh ! come tutto intorno gia Sen vola in un momcnto ! Come lontan volando va Ogni astro , e il firniamento ! Hai tu timor ? La luna appar Urra ! san ratto i luorti andar. Or, cava, di. Ti fan paura i morti? Misera me ! Deh lascia ia pace i morti. Del gallo il canto parmi udir , II tempo vola , andiamo. L' aurora sento gia venir , Presto piii in la fuggiamo. Ora siam giuati , eccoct qua , c C II nuzial letto aperto sta. I morti , il dissi pur , cavalcan ratto , La meta e qui , ve' s' io mantenni li patto. 29. Va a dare ir; furia il corridor Di petto ad un cancello. Di lieve verga un colpo allot Infrange il chiavistello. Su i cavdini strideati sta Aperro il vallo , e il corso va Su per le tonibe , che quel luogo adun^ E biancheggiano al lunie della luua. > 3o. E in un moniento , or vedi tu Andar , prodigio fiero ! Come esca a brani , e cader giu La veste al cavaliero. Tescliio il 8U0 capo , il vedi la. Ignudo tescliio e fatto gia , In Scheie tro converse or s' erge a vol© La falce in man tenendo , e Y oviuolo. PARTE STRINIERA. 27I 3i. Nitri il cavallo e s' iinpeano y Sprazzo di fuoco apparve , E in un balen pi-ecipito , Inabisso , scomparve ; Ulular odi di lassu , Stridoi" dolente vien di giii. Lottaado con la morte in tal momentq Sta di Leonora il cor per lo spaveuco. 32. Splendea la liina e al suo chiaror In giro ivan danzando Spirti e fantasme in lor tenor Cosi cupo ululando. Quand' anche il cuor senti scoppiar Soffi-i e col ciel non riottar. Or gia sei sciolta dalla mortal salma, Abbia cleuieute Iddio pietade all' alma. F. A. 272 APPENDICE PARTE 11. SCIENZE LETTERE ED ARTI ITALIANE. JDclle spese sostenute per opere pubbllchc dalV attuale Governo delle pi oviiicle lombarde , iif coiifronto di quelle sostenute pel medcsimi oggetti dulla cessata amministrazione itaUana. J_\| oi tutti siamo testimonj dell' importanza e della moltiplicita de' Livon d' acque e strade , con che si cresce quotictianaaiente e la facilita delle comunicazioni , e la speditezza de' trasporti , e il couiodo pubblico e privato. £ questa , diro cosl , una verita materiale clie cade sotto gli occhi di ogauno , ma cio die tutti non sanao e che questi stessi lavoi-i superano proporz:onataiiiente quaato si e fatto negli anni piii operosi del cessato governo. Noi slauio lieti di poter offe- rire agli occhi ed alle nieditazioni de' nostri leggitori la seguentc tabella , di cui possiamo garautire 1' au:enticita , e nella quale stanno registrate ie spese toileiate dall' amministrazione italiana negli anni i8o5, i8c6, I'oc/, i8o8, 1809, 1810, 1811, 1813, 18 1 3 per opere pjubbliche , e quelle sostenute per pari titolo sotto r attuale goveri'o delle provincie lombarde negli anni i 8i4> l8i5, 1816, 1817 e 1818. Nel totale di milioni 86 che i due govern! hanno saviamente consecrato ad opere di pubblica utilita, 69 appartengono al ces- sato regno composto di cinque milioni e mezzo di abitanti , e devono essere divisi sopra lo spazio di 9 anni , mentre i 17 milioni spettanti al governo attuale non si riferiscono che alia Lombardia popolata di poco piii di due milioni d'auime, e de- vono riportarsi al solo periodo di anni cinque , in modo che ie epese fatte dall' amministrazione lombarda in confronto a quelle deir antecedente stanno come 85 a yS. I'ARTE 1TA.LI\NA. 27'6 A tale confronto vaataggioso alT attuale ammlnistrazione de- Vesi aggiuugere il riflesso che queste opere furono tutte con- dotte colle rendite orduiarie sceiuate anche notabilmente dalla continuata aboliztoae del registro , e senza il sus^idio di quelle risoi'Ke laiponenti che preseutava la luassa de' l^eni nazionali , e che conconevano la altri tempi ad aiimentai'e 1' erario ; risorse che furono quasi intieramente esauste. Lungi da noi 1' idea di offendere chi che sia, ar di ceusiu'are ua goverao che piii non esiafe ; de mortuis non nisi bene , ina ia venta tutti vonanno coiiveniise coa uoi clie tristo esempio fu quello d' iavolai'e alle future generazioni ogni fi-utto delle provvide isiituzioui de' uo- stn padri , divoraiido que' capitali che non dovevano essere in- tieramente consunti pel lusso d' una sola generazione , ma che erano destmaci ad oiierire ad ognuna di esse con regolave suc- cessione uno scabde e costante presidio. Ci riserviamo in seguito di presentare al puloblico altri qua- dri delle somme che vengono dedicate alia pubbhca istru^iioue, la quale colle cattedre accresciuie sulla Uuiversita, coll' ere- zione di uuovi istituti per educazione luaschile e feinininile , e per la provvideutissiina legge suUe scuole nomiali va a pren- dere lo sviluppo il piu esteso e il piii imponente. Noi a dir vero ci credereuiuio dispensati da siuiili lavori pei nostn concit- tadiui , poiclie ne essi iguorano quanto si fa sotto i loro occhi , ne ricusano alia munificenza ed alia saviez^a del Monarca die ci regge » sentimeuti delta doverosa loro gratitudiae , ma siaiuo spinti a questi cenni dalla voglia di vmcere , se e possibile , r ignoranza di eerti forestieri , i quah si mostraao digiuni di ogni esatta cognizione , quando si permettono di senvere di noi e delle cose uoscre , e pare che affeitiuo di soscituire a cio che potreb- bero seutire dalle persone bene infurmate , quanto viene loro scioccamente indicato da' servitori di piazza o da pei'sone animate da tutt' akro spirito che da quello della verita e della ragioiie. Felici noi se potrenmio raddrizzare le fallaci idee che questi sde-^nosi osservatori esteri vauno spacciando baldanzosauiente uelle loro opere ; dubitiamo pero dell' esito de' nostri sforzi , giacche pare che codesti filosofanti si compiacciano troppo nel potere , sia pur senza fondaniento , denigrare , censurare ed olfendere chi che sia , involgendo in un fiscio ne' loro sarcasmi e nelle loro acerbe critiche popoli > governi, istituzioni, BihL leal, T. XV. " ^ i8 ^74 A I' r K N D r «■. E i PROSPER LE SPESE D Sostenute dal Governo dl Mi\ COSfRUZIONE MAiNUTK.\-ZIONE 0 r E R E NAVIb, di cli in di stracle. strade. acqua. Pavi: l'' i8o5 ; l8o6 980, 3c6 2,5C)I,SC2 395,589 1,842,044 2 404,588 18 45 O HH t 1807 2,94a, 7'3 4' 581,965 23 3,104,143 23 7",53ill e o «3 a J iSf 8 / •y 1809 3,4.58,781 2,838,119 45 7f> 676,559 552,22a 81 47 3,098,430 2,680,920 61 67 368,417) 545,oJ 2 00 j iSio i i8it 3,680,267 3,842,767 80 37 1,319,965 1,280.575 '9 92 3,880,912 3,740,007 80 99 801,44 1,048,17, -3 / 1812 2,1 77,6o3 34 i,i53,7o3 1 3,206,492 25 763,11; . ^ l8i3 1,41^7,096 6 j,5o3;8i4 78 2,204,782 19 707,77^ 23,959,457 2 5 7,473,:94 59 28,653,274 0 4,3o5,5c:'> W -B f \ j8i5 342,447 464,929 7>^ 74 746,.; 55 970,084 34 18 786,25a 791,284 42 75 329,o3;- 435,97. 12 o ^ 1S16 559,529 1,004,623 85 864,371 80 578,821 5 cj) J J817 960,326 28 1,059,982 39 1,227,427 «7 603,76; IS / J818 965,510 82 87 1,084,957 78 1,067,948 78 596,87: 27,152,240 12,294,898 i3 28,390,555 98 6,848,97. !- PAIITE iXALlANA. i'i ASUNTIVO EE S TR A D E ^■uito i8o5 a tutto U 1818. i 'HE SPESE TOT ALE. 1 QO. deir ammi- mstrazione. OSSERVAZIOMJ i Lire italiaue. Fioviui. i,?75,896 7 529.190 47 Nel .8c5 leepese Jel- 1 767,518 52 5,605,953 17 2,i56,i35 5c roBO pagJte coi foorfi J . 1 1,023,019 i5 7,733,419 35 2,974.39* 3 aSiegaati al Qliolslero J- 97 1,274,632 47 8,079,044 40 3,415,017 4 d<:ll' lulrrnu. S.S6 6 1,236,207 48 8,041,443 81 3,092, P63 Naielir.»3,95s,497-»5 5M 6 1,110,871 17 10,487,096 5o 4,033,498 37 •oaovi comprete li- lJi3 9 14 1,123,617 998,^16 75 42 1 1,660,40a 8,85i,i83 •7 70 4,484,770 3,404,301 4 35 re 4,000,000 per la siraJa del Sempioae spese d»l Governo ha- 5,)o 41 805,690 lo 7,o35,ii8 75 a, 705, 811 3 h»no a cntto il 1812. 1 11 Governo fraucese lia contriboilO per al- 1^ l,o5 73 8,339,773 t 69,669,547 9z 26,795,980 5 1 irc lir. 1 »oco,oo« ncl- »J'7 54 a6o,i58 28 2,493,069 12 958,87a 44 !■ anno l8oa. iJSo 319,992 70 2,989,466 57 >, 149,794 5o Nelle i;r.aJ,653,a74<; *i-6 4 278,837 77 3,290,866 46 1,265,717 52 *ono comprese li- 4.)o 72 195,159 87 4,079.739 B 1,569,130 25 re 4,607,04a. 53 apose D :o 222,693 36 3,9'7.979 33 l,5o5,9i5 7 dal iS«8 a nulo il ,8i3perr.mn,lssic.oe del Ilca» ia Fa. 750 3 9,616,611 4 86,440,668 48 33,246,41 1 3 1 276 APPENDICK OrERE PEKIODICHE. REGNO LOi\IBArvDO-VENETO. Qlornalc dl fisica , chiinica , storia natarale , medicina ed arti , del professore Configliacchi , membro del C. R. htituto , compilato dot dottore Gaspare Bru— GNATELLI. 'Dccudc secoiida ^ torn. /, qumto biine- stre ^ settcmbre e ottobre i(3i8. Parte I. Mislej. Delia gvagnuola del majali. — Landriani. Tennometro estreuiamente sensiJjile. — - Tiieaard. Sopra alcune coiubiuazioiii fra r ossiaene e varj acJdi. — A\>ogadro. Sulla legge di dilata— zione dell' acciua pel calore. — Ceissola. Sopra gli ossidi di stagno , ed alcuai sail clie da essi nsulcaao. — Stroiiieyer. No- tizie sopra il cadinio. — Thenard. iNuove osservaziom sopra gli acidi e gli ossidi ossigenati. — Thenard, Ukeriori osservazioui sopi^a lo stesso sogt^etto. P A K T E _ 1 1, I. Osservazioni e scoperte. — i.° Notizia delle sedute dell' I. R. Istituto di scienze , lettere ed arci lu Milano. - — 2.° Nota sopra un nuovo alcali , dei signori 1 elleiier e Caventou. — 3.° Nuovo gas scoperto dal sig. T. Thouisoii. — 4.° Ricerche intoi'uo ad alcune coiubinazioni del fosforo , del sig. Davy. II. Libri nuovi. — l.° Osaervazioai sopra i luonti cJie circo- scrivono il distretto di.Belluuo , di Toumiaso Automo Catullo, — 2." Institutions geologiques par Scipion Breislok, etc. III. Articolo necrologico del piol'. Bruguaielli. IV. Terzo triinestre lueteorolosico. Idem,, scsto bimcstJ-e ^ noveiubre e diccmbre 1818. Parte I. Landriani. Descrizione di due teruionietri che in assenza del- r osaervarore uno indica il niasshno, e 1' alrro il miniuio di ca- lore ; e del luciuietro — Canohbio. Aualisi coniparativa dello smilace salsapariglia naturale e del lavorjto. — Fauquelin. So- pra il cianogeae e 1' acido idrociaaico. — • Maneili. lutoruo alia PARTE IT\LT\NA. 277 mosca meteorica. — Catullo. Sopra gli avanzi di corpi marini che si trovano dentro i uionti della rovmcia Veronese. — Ana- lisi delle nevi e pioage colorite cadute negli ukiuii scorsi aani in diverse parti d' Italia. Parte II. I. Osservazionl e scoperte — i.° Sedute delP I R. Tstituto di scienze, lettere eri arti ia Milano. — 2° Azi >ne dell' acido ossalico sull' alcoole ; del sig Bauhof. — 3.° Nuova lue.ubrana scoperta ne'T -jochio. — 4° 08serva?i'''ai niagneache fatte dallg spedi^ione manda'a verso il Polo nord dal Governo inglese. — 5." Metodo Uiigliore per otrenere I' acido gallico , e nuovo acido scoperto neile non di galla , del sig. Bnconuat. — 6.° ren-< sieri di G. W. Trolich suUa profvagazione del suono in lunta- nanza. — -.° Estrarro di lettera del marchese Cosimo Ridolfi , sopra una modifirazione alio rhalunieau di Mewmaa , sull' igni— zioue di varj fili inetallici uel vapore di alcoole e sull' ossige- na'i )ne degli aridi. — 8." Nuovo metodo d' illuminazione. — 5.* Su)>posto nuovo metallo. II. Libri nuovi. — I.* Seguito delle memorie della Societa italnna delle scienze , touio XVIII. — 2." Transazioni filosofi- che della R. societa di Londra per Y anno 1 8 18. Pane I. — 3." Piano di un corso di chimica , applicato alie ai'ti del pro- fessore Francesco Lancellotti. III. Articolj necrologico del dottor Oioacchino Carradori. IV. Trimestre meteorologico. — Indice geuerale del torn. I , Decade II. Idem^tom. 11^ primo bimestre^ gennajo e febhrajo 1819. P A Fx T E I. Ai lettori. — Notizia iatorao alia spedizioiie inglese sotto il comando del capitano Tuckey , diretta nel 1816 ad esplorare il iiume Zaira. — Mamiani. Notizie sopi'a G. V. del Moute da Pesaro, mateniatico del secolo XVI. — . Breislak. Instituziom di geologia. — La-Place. Sulla costituzioae della terra. — Thenard. Osservazioni sull' influenza dell' acqua nella formazione degli acidi ossigenati. — • Catullo, Seguito della relazione sui petrefatti del vei^onese. — Paoli. Meuioria sul moto intestino delle parti dei solidi. — Rusconi. Lettera sul suono jeiuale del cavalletto mariiio ., etc. — Thenard. Nuove ricerche sail' acqua ossigeuata. Parte II. f. Osservazioni e scoperte. — i." Nuova maniera di scoprire r arsenico misto a sostanze animali , cautele per ricercarne la presenza nello stomaco di persone avvelenate , ed uso del car- boue couie di lui contravveleno. — 2.° Azione del gus acido solforoso sui gas idrogeni solforato e fosforato. — 3.' Di aicuui J-JO \V V ETs DICE iiiptalli difricillssimi acl oiteaersi puri , ed a tale Hdotti con co- tiiodo processo mediaiife T acido ossalico. — 4." Sull' uso del vino colchieo nella podagra ; del sig. E. Home. — 5." Caso autentico di innvbosa alFezione agli organi respiratorj. • — 6." Sulla conieta del lSi8. — 7-/ Descrizione di un unovo distillatoi-io , del sig. Eurico Tritton. — H." Nnova cliiave con aniniella, osoia ruhniftto a valviila , ed a doppio chiudiiuento da applicarsi agli apjiarati pneiuuatici di condensazione. — 9.° Aiticolo di lettera. n. Libri nuovi. — i." Systeme de ckimie par Tli. Thomson. BIBLIO GRAFT A. REGNO LOMBARDO-VENETO. La Teseidc di Giovanni Boccaccio tratta dal mano- scritto del conte GngUelmo Camposampicro , acca- dcmico dclla Crusca. — Milano , 1819, per Gio- vanni Silvestri , in 16.^ ed in 8.° , di pag. 402 numerate , oltre la prrfazione. Gia da gran tempo i caldi ainatoi-i deiritallana favella vanno desideraudo clie questo poema sia tvatro da quel miserando \c7.7.o in cut si giace , sia per la lezione turpemente falsata nellr stampe clie si hanno , sia per gl' infiniti crrori tipografici. E noto ai bibliografl che la prima cdizione della Teseide venne farta in 1 errara uel 1745 , in fol. A rpiesta succcdette una stampa di Venezia del 14? 8 , in 4.°, procurata da Tizzone Gaetano di Pofi. Si vuol ricordare eziandio lui' edizione senza data , io 4.', che conservasi nella Magliabechiana fra le stampe del secolo XT ; e forse fu essa eseguita in Firenze. Tutte pero , C(ualp pill c[uale nieno, sono contaminate e guaste , incontran- dovisi spesso versi fuor di misura , o di rima; di maniera clic rjuel valentuomo del Salvini ebbe a dire ( Lett, a monsignor Warcello Severoli ). che chi cita la Teseidc stampata , nan cita il JBnrraccio , tna un fantasma. Al deslderio comiine pertanto lia soddisfatto il tipografo Silvestri mediaute la nnova stampa di c[upsto poema, nella quale lia fedelmente seguitata la lezione del I rezioso codire manoscritto cli'era del conte Gu2,liehuo Caiii- posampiero , letterato padovano, faceudone contcmjioraneamente d«e edizionij una nella forma di i6.° per la sua Biblioteca 1»A.RTE ITALI^NA,. 379 scelta d' opere italiane antiche e moderne ; 1' altra in 8." per ser- vire clt sapplimento , siccome egli dire (Prefaz. pag. Ik), alia uiilanese Gollezioae de' Classiii Italiani. Vuolsi couft'ssare per amor del vero , ch ' aiiibedue le edizioni roruaup ad onove del tipoorafo , si per la dil.genza dell' esecuzione , che per essere assai oulite ed eleganci. Iscrizioni e poesle per la promozione edit carlca di V'cr-presid'^nte drill. R. Governo vencto del signor marches e Carlo Del May no , gid I R. Del.'gato provincial'^ dl Mdano. — Mdano^ i oi(^ ^ di pag. 04 i/i 8.", dalia st mperia Bernardoni. L' I. R. segreiario della Delegazione provinciale di Hilano conte Rovida ha voltito palesare pubblicaniente con questa rac- colta da esso ideata , promossa e compiuta a projirie spese quaata fosse la stima e V amore , che lo attaccava al beneme- rito suo superiore. 1 sentimeuti nobdmente espressi n. lla sua lettera dedicatoria , e nelle segueuti iscrizioni e poesie sono quell: di tutta la milanese provincia , Ja quale nel luentre ciie esulta in vedere scender dall' alto del trono un raggio di luce a rendere piii bella e piu splendente la verace virtu , non puo not! seutirsi nello stesso tempo penetrata da uno spiacevole riflesso per la partenza di un magistrate cosi zelante del pulj- blico bene Meritano d' essere particolarmente conniiendate le auree isTizioni del sig. De Herra , consigliere pensionato di prima istaiiza , due delle quali verranno qui da noi offerte agli amatori dell' epigrafia , persuasi di far loro un douo prezioso. La prima e stesa a noma degl' impiegati addetti all' I. R. Dele- gazione ; e la secoada a nome della Congregazione provinciale. KAROLO . MAYNIO . MAnCHIONI EQMTI . COEONA . FERREA EQVITI . MAVr.iriANO MACTO . VIRTVTVM . OMNIVM . LAVDE INTELLIGENTIA . VSV . QTE . RERVM . INSIGNI QVEII . OMNES rr.OPIOREM . PARENTI . QVAJI . MAGISTEATVI . SENSERVKT IQSEPHVS . SGACCAEAROZZIVS . OPTIO . PRAEFECTI MIROCLETVS . KOBItEIVS . ADITTOR ALEERICVS . ROUDIVS . SCRIBA . PROKIMVS POMPEIVS . KEDAELLIVS . SCRiBA . HONORARIVS ET . APPARITORES \ ENnxiARTM . EONO . DIGREDIENTEM . DOLENT ADMIRATI . MAGISTEIUYM . EliVS sSo APPENDICfi KAROIO . MAYNIO . MAUCHIONI DOMO . TtCINO A . CONSIMIS . NEGOTIOR . PVBL ^ QVI , Cvr.ATIONIEVS EELYNENSI . TARVISIAMA . MANTVANA BERCOMATE . MEDIOLANENSI SANCTISSIHE . rVNCTVS fALVTATVS . EST . AB . IMP . CAES . THAN . AVG. OPTIO . PEAESIDIS IN . CONSILIO . REI VENETAE . GERVNDAE CONVENTVS . PKOVINCIAE . MED . ANT)STITI . PROE4TISSIMO La brevita impostaci per questo arlicolo non ct permette tU snserirvi nessuno scji)ai"cio di poesia : ci liiiiheremo a dire clie Bella raccolta vi ]ianno de' coniponimenti niediotri e vero , ma ve ne sono pure di quelli die possono qualificarsi lavoro di mano maestra ; (juali sarebbero fra gli alrri il carmc in metro alcaico del sig. professore abate don Francesco Eenza , e la versione in ode safTica italiana die ne fece il slg. professnre Giovanni Ziiccala. II piccolo pensiero dell' epigranima francese del sig. professore abate llovida. con cui si chiude la rac- colta e grazioso ed e espresso felicemente. Prospetto dinico dcllc prmcipali malattie state, curate nello stahilhnentn tic' Lcpd mliieruli del dott. P. Paganini in Oleggin l' anno i L clji non vorra applaudire a queBta disfida ? Conpratuliamori col sig. Paganini che , nelP opiiscoletto di cui si ragiona , abbia impiegato nigbor stile ed ordine piu acco- tnodato delle sue idee, clie non ha fatto T anno scorso , lo che din^ostra non n.ancare ad esso che il tempo e la pazienza per trattare le cose mediclie col dovuto letterario decoro. Dizionario chlla Favola o 3Iitolof:ia greca , lotina , epizia ^ ccltica ^ yersicnn ^ siriaca , ihdiai:a , Chine- se, maomettaiia , rabbimca , slava , sccmdutma , affricava 1 cnncricora , aiQla., iconologica , cabali- stica, ecc. di Fr. Kofi, tradotto dal frorcese su la terza edizione dt Itesto, con correzioni cd oggiuvte aiiche di nonii oppcirteuenti olla sturia autica , da Girolamo Pov.zcli. Vol. 6.*^ ]\Iilano , 3819, dalla tipogjctfia e ccdcografia di Batelli e Fanfani. L' italiaiia letteratvra , dice il traduttore, ivcnca tuttavia di vn DLzionario initohgico che in s'e riunisca tutte le favole tra- viandatecl dall' antichita ^ e dcveva aaginngere piu specit'icataniente tutte le mitelngie delle di\erse nazioni attualmente esistenti. J diversi cowpendj, che servono rtlle nostre scuole, e quello stesso del sig. MiLLiN tradotto e stampato a Piacenza in tre tci/ii., troppo sono lontani dall' cppagare le Irame di coloro , che per diletto o per professiorie si vpplicano agli umani studj , ed alle arti belle. Jlolto poi potrcbbero questi servire , dicianio noi , a chi dcii nionunienti uiitologici presi nella loro piena universalita vol esse tran'e element! di conipaiazioni j er iuvestigai'e le nascoste ori- gin! delle idee fondameutali de' sistenii di questo genere , i piu jroprj a rilevnre la fovza e le alteration! dcllo sprito niuano. 28^3 Ari'CNDIGE Pflr supplive a tal dlfetto della nostra letteratuva egli ha pveso a traflurre questo Dizionario della Favola del sig. Noel com? r opera nel suo geuere piii ricra di quaiite si conoBcano. li giovine sig. Pozzoli non si e limicato ad iiu'accm-ata traduzione. E^li ha studiato il suo aiitore , lia rilevato 1p inesattezze e le omissioni da lui conmiesse , e si e posto nelP unpegno di ret- tificare le prime , e di siqiphre alle seconde. Uu uomo piu ardito di kii, e meno niodesto , avrebbe aaniuiciato forse con qualche fondaiuento una rifusioiie delP opera del si^. Noel. 11 •aggio , che ci si }iresenta col fascicolo ])rimo usciro , prova a favore di quesra inipresa, bella inolrre jier la niride-^zi colla quale e stampata , eaualaiente clie per la eleganza , pel nuuicvo e per la vaineta de' rami , che V adornano e 1' illustraao. Ricerche intorno alia proveiiienza della malatlia pe- tP'chiale die ha regimto nel comaiie di Viadana C anno 1817, c storia siiccinta , ecc. del dott. Giovanni Palazzini — Cremona, 18 18, in 8.", di pag. 68. Storia dell i fehhre cpidenica che reg:i6 a Spnlatro e luoglii vicini nell anno 1 3 1 7 , d.l dott. A. Frari — Padova ^ 181 8, in o." , di png. 126. La copia graadissima di opuscoli clie usci in queiti ultimi anni sul Tifo contagioso , non ci lia permesso di rendere di ciascuno un conto particolare. Onde supplire come possiamo a queste ommissioni , inevitabili in un giornale scientifico-lette- rario , ci facciamo un dovere di annunziarli almeno di niano ui niano che vengono a nostra notizia. Liniitandoci a semplici mauifesti , non entrcremo in quistione sul merito delle opere sopra accennate. Solaniente le raccomanderemo ai pratici , perche studiandole con attenzione possano dalla toialita delle dottrine e delle storie patologiche che contengono , ricavare que' principj che piu savj e moderati euiergono dall' osservazione universale , circa la dia- gnosi e la cura del Tifo contagioso, che Isen si puo cliiamarc la peste emopea. Bilancio medico del Tifo contagioso che regno epi demico snlla provincia Vicentina nelV anno 1817, con alcune riflessioni , del dott. Thiene. — Vi crnza., )8i8, in 8.°, di pag. 66. P\RTE ITALIANA. 283 L a costituzione del tifi di Udiite nci due ultimi qiiar- tali del 1817, di F. M. Marcoliki M. F. — Veneziti , 1818, in 8/ di pag. 174. Aiiovi canti di Ossiun puhLlicati in in^lcse da Gio. Smith e recati in italiauu da 3Iichele Liojxi , terza edizione riveduta dal traduttorc. Venezia, 18 18, in 8/', voL 3 di pag. 262-i(j5-22i , dalla tipo- grafia Alvisopoli. Bella ed elegantissima edizione e questa de' nuovi Canti d' Ossian che qui arniinziamo E jreceduta dalla figura di Ossian iuc'sa a bulino dal sig. Felice Zuliani . e V edizione e dedicata a S. E. il sig. conte Antonio di Appony minisrro plenipoten- ziario di S. W. I. Pi. A. presso il Gran Duca di Toscaiia. II ■valore del sig IMicliele Leoni e abbastanza noto e nou e biso- gi'o di qui ricordailo : iioi ne abbiauio in piu liiogln di qiiesta E'blioteca fatra nienzione onorevole. Questa tiaduzione riunisce oltre ai pregi della eleganza della vers ficazione aiclie qiiello di una racrolta di yrose e di dissertazioni che servono ad illustrare vie j-riu r argnniento delle controversie intorno alia legittiniita delle poesie di Ossian tanto contrastata in divevsi tempi. Per iuMigliare i nostri letton dell acquisto di questa edizione ci liuii* teveuio a far loro conoscere V indice delle materie d' ogni volume. Volume 1, prefazione all' edizione di Firenze i8i3; lettera del tradiitrore all" editore ; } refazione delP editore \eneto; relazione del comitaro della societa delle montagne di Scozia sulla natura fd autenticita dei poemi di Ossian compilata da Arrigo Ma- ckenzie : ragionaniento preliminare intorno ai Caledonj ; prefa- zione del sig. avvocato Luigi Braniieri piacentino premessa all'e- dizione di Piacenza 181 1; ragionamento storico-critico intonio le controversie silla ai'tentlcita delle poesie di Ossian coU' ag- giunta del'a traduzione della seconda pai'te d' una notizia su tale argou.ento pubblicata dal sig. Ginguene membro dell' isti- tuto di Francia , e di alcune annotazioni del si<£. avvocato Luigi Bramieri ; discorso del sig. Ginguene intitolato : jStotizie suUo staio attuale della quistione risguardante Y autenticita dei poemi di Ossian; Dermino , loemai." — Vol.11. Cflfu/c , poenia 2..'; Mono , poenia 3.*; Dutona , poema 4."; Finano e Lorna , poema .5."; Tratallo , poenia 6.°; Dargo iiglio di Z)ruye//o , poema -.°; Colinul figlio di Dargo , poema 8." — Vol. III. L' incendio di Tura . poema (),' ; la battagUa di Luina , poema lo"; Dargo, poema it.''; la battaglia di Zaya , poema 12.°; la morte d'Arto, poetiia 1 3,° ; spiegazione della mageior parte dc'. norai proprj a84 Al'PENDTCE Caleilonj d' uomini , citta , ecc. de'' qu'ali si trova fatta meazione in qiiesti poemi ; estratio della mpin iria iiitorao ai Druidi, ed ai Bardi britauai; quadro geiiealogico ; elenco degli associati. Prose ill occasione di varic acclamatls s'lme nozze se~ gitite ill Padova. — ■ Veiiezia^ loio , vol. in 4.*', di pag. 68 , pel Pircotti. L' aurore di queste prose e il cliiarissiuio sis;, conte Leopoldo Cicognara, lieneuierito , come oguuii sa , de' buoiii studj e delle belle arti. Consisrono queste prose in tre discorsi , i\ primo la- titolato Delia Crazia , il secondo DeW Acconciatura del capo femiidnile , il terzu La Fcrsuasionii , ossia. Melanopide e Fdarete» P I E M O N T E. Caroli Franc. Jos. Bellingeri phil. et^ medicines doctoris amphsshni inedic^rwn Collcgii canJidatl Dissertatio inattgiindi.s quain piihlice defcndchat iit regio Athenceo anno i B 1 8 , etc. — Augustce Tauri- norum , vol. in 8/' pag. SS^. Quest' opera e composta di sei ragionamenti. II prinio , spet- tante alia tisira, tratta delle ^ropleta fisi.co-chiiniche delF albu- vdiia ; d secondo , anatomico , versa sui nervi delta faccia j il terzo , fisudog'co , s'nega le funzloni del quinto e settiiiio pajo del nervi ; il quarto f- di medicina teorita ; e si aggira intorno alia neuralgia delta farcin., altrliuenti detta prosopalgia, tic douloureux, etc. il quiiito di medicina pratica , e consaerato alia cura delta neuralgia medesinia ; il sesto ed ultimo , di materia niedica , e un saggio sui rimedj aiuispasmodiri o nevvini. Vor— remmo clie fossero meno nsfretti i limiti di questo giornale per rendere esteso conto di quest' opera, la quale come che in gran pai'te non sia che una diligente , bene ordinata e dotta raecolta delle cognizioni che si hanno intorno agli accennati argomenti , pure noa manca di idee originali e di ottime viste pratiche. Intere^jsante sopra tutto e 1' osservazione dell' A. , che r elettricita in eccesso abbia la facolta di sciogliere I' albuniina , c r elettricita per difetto di coagularla, sicclie i! sangue sia elettrizzato negitivamenie ne' morbi mfiamniatorj ; ed in pii\ ne' mali di langiiore astenici. Questo fatto egli ha confermato ed esteso con prove moltiphci , e svduppato in una sua Me- luoria che ha per titolo : Pissertazione sail' elettricita del sangue pelle nialattie. \ l'\RTE ITALTANA. 285 DUCATO Dl MODENA. t)sscrvaziom meteor oloziche e nosologfche fatte nella cittd dl Modena d/lV anno 1787 a tutto il 18 14, del dott. Antonio Fan TIN I. ■ — Modena^ i8i8, in 8° , di paff. 79. In quesro opuscolo si confennano alcuni preretti d' Ippocrate sull'' influenza die ha 1' ana iiei corpi uinani , seconclo la diver- sita delle stagiojii e le virenrle del cielo. Prinripaliiirnte si di- Mostra chp le malartie non solo dipendono dalla condirione pre- sente dell' atmosfera , n]a ancova dalle sue niutazioni antecedenti. Nell" esposizione clie fa V A. dei uiorbi che doniinarono per il corso di 24 anni , ci fornisce di alciine notizie certaaiente in- teressanti per la storia della patologia , ma , a parer nobti-o , e etato soverchiamente laconico e non sempre ordinate nelle fue narrazioni. In oltre non si e curate abbasranza di traire daila moltitudine dei fatti da lui accennati alciini principj generali che possctno servire di norma nelT esercizio d(?ir arte medica. Avrebbe pur fatto bene 1" A. di non trascnrare i nietodi di cura trattando delF indole delle costituzioni uiorbose. Spcrianio che r A. vorra continuare le sue osservazioni , e valutare questo nostro parere se non come un desiderio di perfezionamento in un genera di ricerche che pud condurre ad utilissime appUcazioni. GPxAN DUCATO DI TOSCANA. j^logio di Carlo Agostlno Fabroni letto il giorno a aprile 1818 nclV 1. e R. Arcadenva Pistojese di sfienze , lettere ed arti dal rav. Alessandro de MoRTAP.A. — Pistoja ^ 1818, in 4.", di pag. 24, presso i Manfredini. (Lodevolissinio lavoro e questo del sig. Mortara , e noi vor- renuiio far<;li I' onore clie nierira rou un d'hgente estvatto ; ma tropi^e snno le cose clie dobbiamo annun-iare e tror))0 luugi ci rondurrebbe il resrrli gere tutte le cnxostanze della vita e delle opere dell' insigae lettcrato Carlo Agostino Fabroni. ) Annunzio ddla fondazione di u'la scuola cT insegna- jnrnto rcciproco. TJtilitd e piano della mrdesima. — • Firenze , \^H) , in 8."* di pag. '6'S , presso Niccolo Coiiti. L' influenza che hanno le macdiine sul comniercio e sulle manifatture lo ha il sistema d' msegiameuto ui'Ttio suH' isTu- zlone pubblica e suL suoi progressi. i^uesta similitudine qnadi-a :i86 . APPENntCE col sosia^rto fov»e piii di (jiiello fhe a prima vist.n nrm s<»ml)i-i'.- c nello stesso inodo che ia cdcuni paf^si per Ic rarticolari sue incosian/f potrebbe essere o huitile d nociva la introduzioiie di uira nuova luaccliiiia la tjiiale lascinsse otiose tante bracoia e le f<.>rzasse a ricorrere all' elemusiua per vivere ; cosi in alcujii paesi il nietodo di Bell e Lancaster )iotrebbe essere inutile o dannoso. Inutile quando la popolazione fosse abbastanza prov- veduta di niezzi facili per istruirsi ; danuoso quando i mezzi gin introdotti fossero meno nieccanici dl quelli delVimegjiamento mutuo. Cosi questo metodo luilissiiuo e indispensabde per un paese vasto e poco popolato com' e per esempio VAaieiica, po- trebbe essere oggetto piuttosto di lode vole ciiriosita clie di bisogno jier la Toscana e )3er molte provincie d' Italia. Queste nostre riflessloni non debbono punto diuiiuuire la lode di coloro cbe si occupano di questo argoraento e cercano d' Lutrodurlo nella persuasione di esser iitili. Noi siamo talmeiite incliuati per tutto cio che giova all' istruzione del popolo , uoi sia;no talmente persuasi che lo spargimento de' lunii contribuisca ad accrescere le forze morali e iisiche delle nazioni , che sia:iio disposti ad applaudire anche V eccesso piuttosto in questo senso che nel senso contrario. I nostri lettori non si as])ettino da r.oi Tin e'-tratto di questo discorso del sig. Ridolli. La materia non e nuova e noi ne aJjbia.iio data un' idea abljastanza cirtostan- ziata in un estratto del Giornale Enciclopedico di Napoli ( V. Biblioteca Italiana , fasc.° XII , pag. 2,''>7. Queste idee sono applicabili ai due seguenti ojjuscoli : Dei sisteini attuali d' educazicne del popolo. Di L. F. M. J. dl Ro- fiiano di Borshech. Seconda edlzione in forma di dialngo , redotta da un lettore della prima., senza variazione alcuna al testo delta medenma Milano , 1819, in 8." di pag. 96, dalla tipografia di Vincenzo Ferrario. — • Des systemes actuels drducation du peuple par L. F. M. J. de Rohiano de Borshech. Seconde edition, redigee en forme de dialogue par un lecteur de la premiere sans rien changer au texte. Milan ^ ioi(j,i7j 8 di pag. lio, de l\m~ primerie de Vincent Ferrario. ST AT I PONTIFICJ. Dlssertazioni Anconitane del canonico Peruzzi. — ■ Bologna., 18 18, vol. /, in 4.°, di pag. 298, oltre la prefazloiic e con sei tavole in rame , presso Annesio Nobil Non facciamo che annunciare per ora questo volume onde ren- derlo nofo alia curiosita di coloro die si occupano principal- aiente delle indagiui intox-no Ja sioiUK d' Italia. Questo volume PAKTE ITALI^NA. ^87 iisguaa-cla iutieramente la storia della cirta d'Ancona. Noi da- reu o i.n pju cirtostauziato ra^g^aglio di quest' opeva ia uno de' idsticoli successivi. REGNO DELLE DUE SICILIE. Fondomenti della FinTnacologiu terupeutica compa— rativa di L. Chiaverini ,■ profess ore di medicina in Nopoli — ■ JSopoli, 181 9, Vol. i lir. 4. Quest' opera e scritta col linguaggio della nuova dottrina nie- dica che si va propalando era in alcune Universita dell' Italia. Essa contiene una succinta esposizione della faraiacologia terar- peutica , una classilicazione de' medicauienti assai ragionata , esponendone di ciascheduno in particolare le tjualita e gli usi. Questo volume e seguito da un' ajjpendice die coutiene un iu- dice nosologico de' niedicamenti indicati in ciascliedu' a nialattia, r antidotologia transuntiva e la teoria chimica delle prescrizioni inediciuali. In generale puo tenersi quest' opencciuola in conto di un eccelleute inanuale di terapeutica. Delia natura e dcgli effetti del contagio petecchiale ^ e dei mezzi pdc atti a distruggerlo , del dott, Pasquale Manni — Napoli , 1818, in 4.°. GORRISPONDENZA. Articolo di letter a del chiar. sig. bar one di Zach al sig. Carlini , astronomo di Milano. II sig. Olbers ha recentemente dimostrat.j che la brillante co- tneta, che si rese visibile a tutti nello scorso li'gho , e passata 11 di 26 giugno a\anti i! disco del sole. Se gli astronoiui avessero potuto esserne avvertlti , avrebbero osservato questo singolar fenonieuo alio stesso n.odo con cui si osservano i passaggi davanti al sole di Venere e di Mercurio. La cometa e entrata pel lembo ausivile del sole a S*". 22' di tempo medio pel meridiano di Breuia. Essa era alia niinima di- stanza dal centre a j^. i3' , non essendone lontana che l'. 27" air occidente. La cometa esci dal disco del sole dal Lato borealc a 9''. 3' pure di tempo medio. Osservazioni ineteorologiche fatte all' T. /?. Osscrvatorio dl JSrera, 1819 AGO S TO IM A T T I N A. S E K A. ,_; IT) P 1 N u d Stato K — V J 2 S 5 li 6 s a Stato c < J, 3 < 5 V del cielo. — -0 :: 11 " del cielo pol i;:>. 0 Ijpoll. lia I 2 7 TI,J + lC),5 s 0 St. nuv. ser. '(37 11,2 +23,2 ENE.. E Ser. nuv. ser. 2 37 11,3 + 16,(1 s 0 Sereno , neb. 27 9,3 +22,5 S Ser. . . . nuv. ' 27 8,- + i7,.S 0 ^iu se... po goc. 37 7'9 + 12,0 N* Se. tem.nii. se. 4 37 7,7 + 16,0 N E ■^uvolo. 27 7,:. + 19,5 SO.... r.E Nu se.te.pi. .S 37 7.:-!+ 14,0 0 Nuv nebbia. 37 0,5 + 18,8 .s Nuv. rott. piov. o 27 8,7 + l5,2 S B Neb. folta., ser. 27 9,0 +3r,,5 S E S Sereno. 7 ^7 9,6 + 46,2 , N E Sereno. 37 9,3 +31,5 SO.... jiESer. tem. pi 8 37 9,5 + 14,0 N £ Neb. folta.. ser. 27 8,8 +-^1,0 S £ Sereno- 9 27 8,li + i(>,4 S E S Ser. nuv. ser. 37 9,c +23,oisO..,. SE* Ser .nu. te. IC II 37 9,« + 1 3.0 N Sereno. 27 9,0 + 19,5! E Sereno. ■ 37 8,8 + 14^0 iN E N Sereno. 37 8,2 +31,0 s 0 |.'ereno. 12 27 9,b + lf',0 NE.O Sereno. 27 8, .5 122,0 .=; 0 jSer. nebbioso.: i6 27 9- + i5,5 N E Tera. piog.ser. 27 9,- +^I,4 E Sereno. 14 27 9'9 + 16,0 NO. E Sei-eno. 27 9,..> +.ii,6 £ Ser... nuv. ser. ih lO 27 9>- + 17,0 N..,E Nuv. rotto. 27 9,4 + 18,0 E..NE Teiu. p^og. nu. S Nu. rot.jjo.pio. 37 10,1' +..0,7 S Ser. nuv. ser. j 17 37 11,0 + 1 6,0 S Sereno. 27 9,8 +3 1,7 SO Sereno. 1 iJ! 37 9.9 + 16,- E N E Si-reno. 37 8,( +22,3 S 0 Sereno. i J<) 37 9,c + 17,3 E* Nuv. rotto, ser. 27 8,7 +30,6 s Sereno. 2C 37 9'^ + 14,5 0 N Sereno. 37 8,8 +20,5 E Sereno 31 37 9.<^ + 14,5 Sereno. 27 H,6 + 'I,0 SOS Sereno. 23 27 9.0 + i.S,8 E N E Nil ro.tem. pi. 27 ir,3 + i-,8 0 Nuvolo , ser. 3:-i 37 ic.S + 1 3,6 0 jMcbbiosn , scr. 27 10,2 +20,2 8 Sereno, nuv. 24 37 11,0 + 14,0 N E Svr. neb. ser. 27 10,1 +2 1 ,6. N E Sereno , nuv 2b 37 [0,0 + I.S,0 N 0 jTeiu. pi mi se. 37 9,0 +19,'^ E Ser. nuv. ser. 26 ^7 8,9 + 1.S,!! N E |Nuv. rotto 27 8.4 +30,0 E Nuv. piovoso. 3-7 27 H,f. + i6,r 0 Sereno , nuv 27 8,8 +20,5j E Nuvolo. 3K 27 8,- + iS,.5 N ONi Nuv. pioggia. 37 8,7 + T 4,0 N Nu. te. p loggia 2() 27 9,0 8,3 + i4,(-, 0 Se nu. rot. ser. 27 8,4 +18,3 S Sereno. 3o 37 + 1 /^,(^ ^ E Sereno , nuv. 37 6,4 + 19,5 E...N Na.te.gr. nifdir ■61 37 5,7 + 14,5 0 Nuv. rotto ser. 27 5,6 +18,0 N. . . Se. pi. tern. se. Altezza mass, del bai-. poll. 27 lin. ri,5 Altezza mass, del term. +33,5 nil liie uiinima. . ... + i3,o + IT.HR.'"! Quaiuita di piogma !in. 83, 0.'). ■■■■■ ■MMHNB BIBLIOTECA ITALIAN! PARTE I. LETTERATURA ED ARTE LIBERALl. Famiglie celebri itcdicme. Fascicolo prlmn. Attendoh Sforza. — Mllano ^ it^iQi presso Paolo Einlllo Qiusti , in fol. £ lamento comune , ma vero in Italia , che noi manchiamo di storia mnderna, e che per conoscerae il complesso bisogna sottometterci al peso di leg- gere molti e molti volumi , pochi dei quali meritano lii esserc letti. Qiiesto lamento lo abbiamo espresso pnr noi in uno dei nostri fascicoli di questa Bi- blioteca. II sig. conte Pompeo Litta ha studiata la storia patria nioderna formando argomento delle sue indagiiii lo studio di tutte le cospicue famiglie die resero illustre \ Italia , e questo argomento che a prima vista pare sterile , ristretto in piccol cerchio , o spinoso per la forma genealogica e pei molti no- mi spesso oscuri e inconcludenti , e diventato sotto le sue mani , e trattato col metodo da lui adottato , nil argomento che puo interessare tutte le classi di pcrsone. Noi renderemo conro del sno metodo, ma Bihl. Ital. T. XV. IQ 2g« FAMIGLIE CELEBRI prima vediamo come egli s'esprime neiravviso die egli premette alia sua opera. « lo mi propongo di pubblicare le memorie delle prin- cipal! faniiglie d' Italia. Eccone un saggio nel ))rimo fa- scicolo, (.he contiene la famiglia degli Attendolo Sforza: potra ciascuno ravvisarvi il metodo che mi sono preiis- Bo : a me seinljro per siinili studj il piu acconcio. » Ho voluto arricchire quest e mie memoiie col la nii- mismatica. I rapporti di questa scienza colla storia , e r opportunita di vivere in una citth ainica de' buoni stu- dj, mi hanuo incoraggiato a non trnscuiare un oggetto clie per la sua importanza poteva contribuiie a renderc le mie fatiche meno incomplete. » Animate altrcsi e da un affettuoso trasporto per le Belle Arti, e da quelle altrettanto energice di conservare la rimembranza delle cose nostre , ho procurato di unire anche i piu distinti menumenti che alle famiglie appar- tengono , giacche nelle acerbita delle passate vicende , senza rispetto alia fama de' personaggi die custodivano , ne alia pieta die gli aveva innalzati , ne agli insigni scal- pelli die li crearone , tanti ne furono demoliti e dispersi. lo mi credo Ijen avventurato di essere giunto in tempo a stiapparne molti tra quelli che tuttavia sparsi ci riman- gono , non meno alia prepotenza del tempo, che agli ol- traggi deir invidia e all' obbrobrio dell' indifferenza. » I miei studj lianno particolarmente in vista d' illu- strare la storia nazionale , e supplire ad un' opera , che mi sembra in Italia mancasse , innalzando , per cos\ dire , in una nicchia ancor vtiota quella statua che nessun Ita- lian© aveva eretto. Sebbene un' avveduta costanza abbia saputo da moltissimo tempo mantenere in alta estimazione quei metodi d' insegnamento da nemiche cagioni nella nostra educazione introdotti , onde la mente di chi forma le piu care speranze della patria e della societa viva dissipata tra le fole della mitologia, e con una venera- zione quasi superstiziosa smarrita si rimanga tra gli av- venimenti i piu lontani , egli e pero dovere di buon cit- tadino il sottrarsi all' ingiuriosa consuetudine applicandosi aila storia della nazione , che gli e madre. Non possono essere giammai bene adempiute le mire della filosofia, sempre dirette a raccogliere dalle studio della storia un frutto morale, quando le facolta del cuorc m^n vi abbiano ITALIANE. '2C)l parte , ne il cuore pascolo maggiore , maggiore intercs- saiiieuto )3n6 rin venire, quaato uella cognizione delle cose clie piu da vicino lo circondano. ir [o adempiro con tripudio all' ulficio riconoscente e pio di onorare la meinoria di coloro , che per singolar altezza d' animo si soao readati il niodello delle nostra azioui : possano le opere loro essere sempre sotto gli oc- elli nostri 1 T eloquenza del buon eseiupio e ancor piu. eflicace dello spavento della legge. Ma parlero con auste- ritii dei malvagi , perche sia per sempre loro tolto ii conforto , che la lunghezza del tempo abbia a scancellare giammai la macchia delle loro rlbalderie. Tale e il dovere di chiunque si mette a scrivere storia. » lo spero qualche iiiteressamento a mio favore dagli Ttaliani , ai quali e particolarmente consacrata quest' opera. Posso lusingarmi intanto deiriateressamento de' raiei coa- cittadiai ? Milano non mi fu mal niatrigna. » L' autore in questo suo avviso non ci da puntrt il piano deir opera. Noi cerchcrcnio supplirvi colla descrizione che faremo di questo suo fascicolo , il cui metodo sara seguito in tutti gli altri. II soggetto e la famiglia Sforza. Essa e compresa in sei fogli di testo , tutti in forma d' albero iienealogico , e co— mincia colla I. tavola da Muzio Attendolo nativo di Cotignola , che vivea nel i326, e che e lo stipite e il Tondatore della grandezza di questa illustre fa- niigiia , della quale si vedono in questa tavola anche tutte Ic diiamazioni. La II e la III contengono il ramo di Santa Fiora , del quale tuttora esistc un rampollo in Salvatore Sforza Cesarini accasato coa Elisabetta Cusani di Milano e vivente in Roina. La IV tavola eontiene i rami de'' signori di Pesaro e dc' Conti di Borgonovo. La V e la VI i rami ducali estinti nel i535 nella persona di Francesco II, col ramo di Caravaggio discendente da un secondoge- nito di Lodovico il Moro. Nel primo foglio genealogico si premette lo stem- ma araldico della famiglia miuiato a colori , colla spiegazione storica ( non blasonica ) degli emblcmi ; e nella prima colonna si da una nota di tutti ^li figa FAMTGLIE CEI.EBUI storiri tauto editi die inediti , i quail trattarono di- rettamente e indircttamente dclla famiglia chc for- ma il sojiSietto did fascicolo. In fincsta carta il sia;. Litta da a divedere quanta sia la sua di'iij^euza , e quante bibliotechc e puhliliche e private og,li ab- ])ia frugate per iscojirir nieniorie , disscrtazioni , opusroli e codici inediti eh' egli cita , dando il titolo di tutti e il kiogo dove si trovano. Questa colonna intciesspra sommamente i bibliografi , i quali fijinno tesoro di qucste cognizioni. Si vede clie il si^nor Litta non ha voluto farsi carico delle nicmorie con- tcnute nelle grandi raccolte come quelia del Mura- tori , del Giornale de' letterati, ccc. ecc. , e noi siamo d' avviso die noa dovrebbe trascurarle per rendere vie piu completo il suo lavoro. S' ingannerebbe chi de' nostri lettori credesse clie questi fogli non contenessero clie puraniente un ai- bero genealogico dei soli iiomi. Ogni individuo in vece ha sotto il suo un breve sunto della sua vi- ta , e la minore o maggiore lunghezza di questo sunto sta in ragionc della minore o maggiore im- portanza , e della maggiore o minore Influenza clie qucir Individuo ha avuto sulle artl , snllc scienzc , 6ul!e lettere , sulle cose polltiche de' suol tempi. Dei letterati si notano o tutte o le principali opere che hanno scritte , e dei guerrieri tutte o le piu im- portanti battaglie o fatti d' armi, Queste vite sono sparse qualclie volta di rillessioni niorali e lilosofi- ♦;he , e portano qualche altra un colore ora vivo . era cupo , ora gajo , ora severo , come meglio com- porta il sogjietto, Noi ne sceglieremo trc sole ad csempio del nostro dire , e per snddisfare alia cu- i'iosita dei nostri lettori , tratte dalle tavole V e VI. I. Francesco prima. « Nato in S. Miniato al 23 Inglio 140 1. L' onore della milizia italiana, e il piu gran politico de' siioi teuiui. Di- veniito di a3 anni capo delle bande del genitore , apil la Inniinosa carriera colla vittoria deil'Aquila, ove peri Bracclo di Montoiie , il oompetitore degli Sforzeschi. II Duca di MiliiiH) tra le an^nscie di una guerra infelice coiitro i Veneziani , suUa i'juia delle prime impiese lo tliianio per O[iporlo al Carniagnola. Indotto poscia dalDaca ad iavadere la Marca d'Ancoiia, appena vi penetro , Eu- weiiio IV 5 clie uol voleva iiemico , gliela concesse nel J434 a5 marzo in Vic iriato , creandolo Cunfrtlooiere di .S. Cliiesa. Ricupeio allora Bologna, e de])el!6 i nemici di Eugenio , die lo nccoise trionfrilmente in Firenze , e gli dono i territorj di Cuiiio e Bnvbiano in Romagna, jncorporati in seguito nel 1458 da Fi'ancesco alia contea di Cotignola di cui dal 141 1 era investito il padre. Nel 1437 fu generate del Fiorentini e Veneziani nella guerra occasionata dalla caduta della faniiglia degli Alb^zzi , e. dal principlo della esnltazione de' Medici contra il Du;-a di Milano. Mentre poneva in fuga Niccolo Piccinino, e s'innoUrava verso Milano, il Duca gli assicuro le nozze di Bianca Visconti unica sua prole, ina fi^xila d'aiaore: divenue egli stesso il mediatore' della pace di Martineago nel 1441 t e con tanta lealta, clie riguadtgno il cuore del Visconti , e la veneraziono degli stessi Veneziani e Fiorentini. Un tanto beneficio fu presto dimenticato dal duca ingrato e voluhilci e per iiitrigo di lui, Francesco fu assnlito nel suo Vicariato della IMarca , ove si trovo solo contro le forze d' Alfonso re di Napoli , d' Euge- nio IV , e delle agguerrite truppe del Piccinino, I'uaico rivale degno di lui. I tradimeuti operarono piu della for- za ; ma rimane tuttavia la memoria de' suoi campeggia- inenti , come capo d' opera di perizia dell' arte niilitare. Intanto nel 1447 ^ duchi Visconti si estinsero, e Milano proclamo la sua indipendenza. Mlnacciata la nascente repuliblica da molti pretendentl , invasone il territorio da' Veneziani , invito alia propria difesa Francesco, illu- stre non meno per gli altl suoi fatti che per la sua in- tegrita. Piu in lui prevalse 1' ambizione che la fede , e asslstito dalla forza piu che dai pretesi diritii della mo- glie, gnadagnata Pavia da Matteo Bolognini , cui in pre- mio concesse il cognome degli Attendolo , impedite le negoziizioni della nuova repubblica a Bergamo , perche gli togUevan la speranza alia sovranita , rivolse contro i Mila'.iesi clie avevano gia sparse il loro sangue per le vittorie di Pia, enza e di Caravaggio , quelle armi , che « lui erano state aJBjate per SQStenere i lort? sacri dirltti. 2()4 ^\M1GL1E CliLKBnl Francesco divento T alleato de' Veneziani , e Milano fu stretta d' assedio. La lihei-ta si trasformo allora in anar- chia. Carlo Gonzaga forse plii anibizioso di Francesco, certaniente mcno saggio , si pose alia teata dclla liceuza popolai-o. Giorgio Lainpugnani , Teodoro e Giacomo Bos- si , Ainbrogio Crivelli , Giovanni Cajini , Marco Stampa, Giobbe Orombelli , vittinie delle fazioni , furono decapi- tati. Inntili erano le ambasciate a Francesco , ne altra vendetta alia desolata citta rimase clie di predirgU , die quel regno che da lui si cominciava con inganno, in lai o ne' fi^li snreblie iinlto con vitnperio. Ridotta la citth ai piu crudeli blsogni , dovette sottoporsi il 2,6 febbrajo 1400 al conquistatore , che sulle porta della vinta capi- tale ebbe il i-ossore di ritrovarvi un Trlvulzio che gU negava T ingresso , se non firmava una Coiwcnzione. Pa- drone del ducato di Milano , ricuso le investiture impe- riali, perche guadagnato colle armi , e difendendo quindi la "liella conqnista contro 1" altrui gelusia, ginnse col trat- tato di Lodi del 9 aprile 1454 ad assicurarlo a' discen- deuti. Chiuse la scena delle sue imprese coir acquisto di Geneva nel 1464 cacciandone i Fregoso, e della Corsica cedutagli dal magistrato di S. Giorgio , e inori in Milano agli 8 marzo 1466. Un tratto di mancanza di fede assi- stito dalla violenza delle armi lo avea portato sul trono , e dal popolo , clie perdea la llberta, ebbe un ntto di dc~ dizionc. del 3 marzo, che e anteriore all' epoca del sue trionfale ingrcsso in Milano nel 28 marzo j ma non egual- mente a quello della sua conquista. Tali mezzi provvi- dero all' acquisto dclla presente quiete dello stato senza viparare alle sciagure dell' avvenire. L' influenza del cat- tivo esempio de' grandi uomini sulla moralita de' popoli si nasconde tra le secrete , ma rapide e potentissime cause della con-uitela che fa crollare gl' imperj. Di fntto Francesco in tal guisa disponeva T animo de' nuovi sud- diti air Indift'erenza del giitramento, come al calcolo del tradimento , e suggeriva I' ingiurie delle scene d'illusio- ne per abusare della volonta de" popoli. Tutto si rinnovo in seguito a danno della sua casa , e quindi anche det sudditi, perclie la causa di questi nel rallinaniento delle prosperitii coine negli strabalzi dclla fortuna e sempre associata a quella de' loro principi. Grave e vero fu 1' cr- rore de' Milancsi di esporlo alle trattative di un dominio:^ «ia pill grave ancora la loro discordin , quando «zli '?« ITALIANE. 295 dicliiaro loro nemico : le passioni private terminano col tra- dire gl" iiiteressi comiini. Francesco fu ua sovrano cU piu , lion mai un eroe: ma tra' sovi-ani il piu graude de' suoi di , ne maggior elogio si puo far di lui , che col dire che regaando 16 auni regnasse hrevissimo tempo; cosi di taiite belle virtu die lo adornavano non pote lasciar tracce ba- stantemente proi'oatle, poiclie lenta e la propagazioiie di quelle, ne per somma sciagura giunse in tempo a pre- sedere alio sviluppo dello passioni de' figli. Neiramrai- nistrar lo stato degna di lui fu la temperanza, die rese n)anifesta V inutilita delle convenzioui de' popoli co' pria- cipi buoni: ma sara sempre per lui un rimprovero I'op- posizione alia garanzia , che il di della sua conquista i nuovi sudditi imploravano contro i di lui successori , di cui egli non poteva prevedere 1' indole. II canale della Martesana ; lo Spedal maggiore sono nionumenti della sua grandezza,- voile riedificato il castello, che servi soltanto a! disonore della sua casa. II Concilio di Trento ha fatto sparire dalla Metropolitana la sua tomba, come quella dei suoi successori. » IV. Lodovico il Moro. II Nato in Vigevano il 3 aprile 1451. Rilegato dal fra- tello per gelosia in Francia, ripatrio alia di lui morte. Voleva essere 1' arbitro dello stato; dove lottare coUa Reggenza e per cio darsi in braccio ai ribaldi: nella loro audacia egli scorgeva l' unico appoggio ; essi nel di lui esaltamento meditavano il loro profitto. Tento nel 1477 una sommossa : fu rilegato a Pisa. Prese 1' arnii contro lo stato : fu dichiarato ribelle. Ma la fazione che in Mi- laiio tanto si adoperava per lui, ottenne facilmente da una reggenza senza fermezza , preseduta da una donna senza dignita, il suo ritorno. Si trovo ben tosto alia te- sta degli affari , e teuto allora di umiliare coloro che pre- tendean di governare con lui; ma se difficile ai privati, e d'ordinario ai sovrani pericoloso lo svincolarsi da chi lu compaguo nella iniquita ; e come egli altresi meditava r usurpazione del ducato , cosi per giugnere al disonesto line, dove cedere suo malgraJo all' empieta altrui. Se- gno in quel punto V editio di morte del ministro Simo- ueita : e si occapo a deprimere la nobilta, perche si op- poncva al suo dispotismo , facendola inquisire fino nella se]*oltura , e adonestando colle solennita dei processi le 296" fVmiclie t i:l: bki sue rapine. Pole in tat giiisa (uii^are ed esaltaie i suoi fautori , dei quali poi noa picvitle, clie T ardinienio e il servile eiitusiasmo doveva un giorno , I'atti rictlii, cain- biarsl all' aspctto dei primi jiericoli la altrettanta vilui e ingratitudine. IMendico qniudi una investitura iaipe* i-iale ( 5 settembre 1494) giii altniiiciite dal padre ri- fiutata ; e spicciatosi dell'innoceiite nipote , ecco la co- mica rappresentanza di un Consiglio , che implora da lui un sacrifizio , neU' inverao. Cosi Astrakan , Ja Bl 4 CALBI , COMl'l-NDiO rui popolazione slablle ascende a 3o in 40,000 iac1IviJni» lie ha siao a 70,000 durante la stagione drlla pesca. Lo stt'Sso dicasi del Iiuighi liuigo la cosia del Noidland Nor- Vfgese , di quel!i dell'Jsola Terra Nuova e dell'isolette S. Pietro e Miijueloa , ove la popolazione suole essere tJoppia, e siao quadrupla e piii per tutto il tempo della pesca. Qaesta inedcsinia osservazione vale per quelle citta die esseiido piccolii-'siine vedouo raccolte nel lore recinto jjareccliie migliaja dl a!)itanti duraute la loro iiera ; cosi IVLdcarjew sul Wolga, piccola citta di 800 abltanti, vedeva ogai auno siuo al 1817 raccolte ia essa durante la luiiga e celel)re sua fiera parecclile migliaja di iiegozianti clie vi accorrevaao da tutte le parti delT Impero Russo , e sino dalla Siberia, dalla Persia ^ dalla Polouia, dalla Ger- iiiania e dalTArmcuia ; da quell epoca iu poi questo con- corso e scomparso per riprodursi in Niscliiei-Nowgorod dove quella fiera e stata trasferita. Anclie Dubno in Vo- Jvnia, citta di soli 6,600 abitaati , vede ogni aano fre— quentata la sua Hera dalla inaggior parte della nobilta palacca e da un gran numpro di raercanti armeni, tur- clii , tedeschi e persino inglesi. Si puo dire lo stesso di quelle d'Irbit e di Jeniseislc in Siberia, come pure dei santuarj cristiani, maomettani, bramini , ecc. , i quili an- nualmente vengono frequentati da pareccbie migliaja di pellegrini, come S. Jacopo di Compostella nella Spagua, Loreto in Italia, Tentali in Egitto , la Mecca neir Ara- bia, Hurdwar, Jaggernaut ecc. nell' India. II II non indicare V epoca in cui V enumerazione ebbe iuogo. Siccome la popolazione non e quasi mai staziona- jia, ma sempre neirordinario suo andamento cresce o dirainuisce, cos'i la mancanza di questa sola avvertenza niette necessariamente una differenza fra le valutazioni di geografi sommi e contemporanei. Sonovi in oltre alcuae cause fisiche e politiclie , le quali possenteniente contri- buendo a portare somme differenze nella popolazione dei paesi e delle citta in due epoche poco fra loro distanti, rendono assolutamente indispensabile V indicazione del- I'anno cui deve riferirsi la popolazione di cui si tratta. Cosi abbiamo veduto a^ giorni nostri un lu.igo e micidiale assedio scemare di molte migliaja la popolazione di Gcno- va , di Amburgo, di Danzica , di Saragozza , di Valenza, di Cartagena in America ecc. Cosi la guerra civile clie dal 1810 lacera 1' America Soagnuola ha considexabihuente Dl GEOGRAFIl UXIVEBSALE. 3o5 ditninuito il numero degli abitanti delle sue popolose citta, ed iii ispezial niodo di quelle della Capitaiieria di Caracas. Cosi il terremoto del lyoS ha tolto a Lis- bona il quiuto alnaeao della sua popolazione , quello del 1-83 ha scemato cotaiito quella di Messina, di Reg- gio e di altre citta della Calabria, e quello del 1812. quella di Caracas. Cosi la peste del 1709 e del 17 10 ha tolto alle citta della Prussia quasi la meta della loro po - polazioae, e per la stessa causa alcuui anui souo Tunisi in Africa , Diarbekir aell'A.sia Ottomana, e posteriormente Fez e Tripoli in Africa haano veduto ridotti alia met^ la loro popolazio.ie ; come del pari due aani fa la febbre coatao;iosa, che ha fatto il giro del' Europa e della no- stra Itaiia , ha deciiuata la popolazione di molte citta i ed alcuui a 1 li prima la feblire-gialla ha luietuto taate vite nelie citia della Spagna lungo il Mediterraneo e luugo I'Atlautico smo alia Guadiana. Cosi il traslocameato deila sede della corte da Versailles a Parigi iia fatto discendere la popolazione della pri na citta dagli 80 ai 20,000 abi- tanti, ed in i\na proporzione ancor piu forte quelle di Delhi e di Bednur nelT India, di Ispahan nella Persia, di Ava neir Indo-China ecc. Cosi le stragi della rivolu- zione e la cessazione del commercio ha tolto in due o tre auni a Lioae il terzo de' suoi abitanti. Cosi la ces- sazio.ie di ua governo indlpendente ha dirainuito di pa- recchie inigUaja le popolazioni di ]\lanheiai , di freviri e di Magouza. Per lo contrirlo le franchige accordate al coinmercio di Brody e di Trieste nell'Impero Austriaco , dl Odessa nell' luipero Russo , di Caniana , di Barcel- loaa, di S. Giovanni di Portoricco ecc. neirAmerica Spa- gnuola , di Bdii", , di Fernambuco ecc. neir America Portoghese haano fatto proJigiosamente c'-escere la po- polazione di quelle citta; come del pari il florido com- mercio esercitato da Filadellia, Nuova-York, Nuova-Or- leans , Biltimora, B >:^.on ecc. neirAmerica Federata , da Liwerpool, Manchester, Leeds, Birmingham, Glascow ecc. nella M. Liglese ^ ha con urn. non piu veduta proporzione accresciuto il numero de' loro abitanti. Cosi Teheran nella Persia, Calcutta nell* India , Ummerapura nell' Indo-Giiina e Rio-Janeiro ael Brasile devono lo straordinario accre- scimento della loro popolazione alia residenza del governo che da poclii anni in esse si e stabilito. Cosi la crescente B'dl. leal. T. XV. 20 Sort BM,«I, COMTENntO prosperita Jei legui di Bavii»ra e di Wiirteniberg, e del gi'auducati di Baden e di Assia ha fntto aiinieiitare co- tanto la popolazione delle loro capital!. Cosi nseiitre , per lo stabiliiiietito dplla strada coinmerciale the passa per Kiaclita , Toljolsk ha ccssato di ejsere il ceutro del com- niercio della Russia colla China , e la sua prosperita se n'e risentita, Irkutsk si e stiaordiuariainente ?ggrandito, e la sua popolazione in poclii anns si e quasi tnplicata ( l). Affinche al lettore non rinianga alcun dubbio sulla verita del mio asserto , ho raccolto in quattro distinte tabelle parecchi fatti, i quali serviranno di prova e di giusiih- cazioue insieiiie a quanto fu da uie esposto sull' mvoluto argouiento delle popolaziorji. » La sottoposta tabella fa vedere la grande disparlta esistente fra le valutazioni del sig. Stein e quelle del sig. Hassel sul nuinero dcgli abitanti di parecchie ciita della Spagna e deli' Inghlltena , di quelle del Fortogallo, « specialiuente di quelle dell'America Federata i come del pari rispetto al granducato di Assia tia i signori Hassel e Stein da uu lato ed il sig. Camiabich dairaltro. Que- sta disparita provieue dall'epoca diyeisa cui devono ri- ferirsi 1' enumerazioni degh abitanti che hanno servito a que' geografi per descrivere quelle citta, giacche da quanto apparisce il sig. Steia si e servito per 1" America Fede- r;ita di quell" del 179O, ed il sig. Hassel di quella del 1810, ed amljidue questi geogrifi hauno stabil)to dietro Vecchie enumerazioni la popolnzione delle citta del gran- ducato di Assia, che dal sig. Caiinabich e stata assegnata dietro la recente enunierazioue fatta nel 1816. Citta'. Avtoei, Abitanti. tortsmoutli in Nuo- Stein 4,800 6,g34 7.920 va Hampshire Hassel Salem in Massaclui- Stein set Hansel 13,(ii3 Kewbury-Port ivi . Stem ^j'joo Hassel Provvidenza iu Rho- Stein de-Islanfl Ha-sol Hartford in Connec- Stein ticut Hassel Albany in Nuova- Stein Vork Hassel 7,634 7,000 10,071 2,100 3,995 4,' 00 9,356 Citta'. At'Toni. Abitanti- I^^uova-Brunswick in Stein 2,ocO Niiova-Yersey H.issel 6,3 la Betlilchera in Fen- Stein 55o silvania Hajsel 1,486 Pittsburg hi .... Steiu 3,5oo Hassel 4,768 Richemond in Vir- Stein 3,700 ginia Hassel 9,735 Braga iu Portogallo Stein J 3, 000 Hassel 18,048 Elvas ivi Steiu 12,400 Hassel lOjCoa (ij Questa cilta che nel 1787 avca 11,292 abitanti, ora ne eonta 3o,coo , e siuo dal i8o5 ue avea a5,ooo eecondo i eignoti ChwostoW DI GEOGRAFIA UNIVERSALE. 307 Crrr* AuTori. ABrTAMTi. 4,000 Sanfauder iu Spagna Stein Hassel io,< 00 Compo5tella ifi . • Stein 10,000 Hassel 25,000 Bmlajoi ivi Steiu 9,000 Has«el 14,500 Cordova ivt .... Stein »6,3co Haisel 35,000 Xeres de la Fron- Stein 8,ooe tera Hassel ac,000 RoDcIa ifi Stein 11,700 Hassel 20,000 Reus ifi Stein 20,000 Hjssel 3o,ooo Stein 9,600 Matar Cm AOTOBI. AbITAN Tt' Mataro ifi Hassel 2 5, 000 Bilbao ifi Stein 8,705 Hassel 1 5,000 Warwick in Inghll- Stein a, 000 terra Hassel 5,738 Greenwich ivi • . . Stein 8,3oo Hassel 14,354 Deptford ifi .... Stein 9,5oo Hassel 19,800 Darmstadt nell'Assia Steiu ii,32o Canaa-i „ , . , J l8,02» bich J Ciestan ini Stein 6,oo* Canua-^ „ bich } ^''°- )/ Le due segueati tabelle offrono parecchi fattl stra- oi-ilinarj , i quali dopo qixatito fa detto ogni lettore sark in graJo di facilmeiite spiegare , faceado soltaiito atten- zioiie alie circostaaze particolari in cui si e trovata una data citta aell' epoca annessa al numero de' suoi abitanti. Citta la cui popolazione si e consideiahilinente accresciuta. Citta'. Anko. Abitakti. Citta'. Ahiio. Abitakti. Tienna . . . . . 1750 ia5,ooo Lemberg . . . . 1818 5o,ooo t iBco 232,638 Neusatz .... • 1770 4,000 I8i5 238,177 i8o5 13,395 Milano . . . • 1772 128,930 Zomborg . . . . i8o5 14,956 1774 132,363 1818 l8,oo» 1796 ico,ooo Pest • '79^ 26,684 1810 132,446 i8i5? 41,88a 1816 129,037 Debrcatin . . . . i8o5 27,365 Trieste . . . • • i7'9 6,000 i8i5 41,175 1792 22,900 Klausenburg . . 1766 8,666 1802 24,660 1780 14,522 1818 33,5io 1812 25,000 Praga .... • >790 73,780 Kronstadt. . , . 1786 18,118 1817 79,606 1812 3o,coo Briinn .... • • »79» 9,807 Hermanustadt . 1786 i3,3i5 1804 23,367 J791 15,004 18i3 27,101 1812 16,000 Erody .... • J 770 4,coo Berlino .... . 1700 a8,5oo 1800 20, 000 1755 126,621 1804 24,000 1756 99,177 (1} Lemberg . . ■ 1790 36,082 1761 98,a38 1810 43,522 1763 119,219 (2) (0 Diminiizione prodotta dalla partenza della guarnigiont. (a) ArcresciiBento dovutg al ritorno della guarnigioue. 3o8 nALBT , crtMrv.rcmo ClTTA*. Anno. Abitakti. Citta'. Aki,o. A»iTA»tr. TJeilino . . • J777 140,7 ig Darmstailt . . 1 800 9,853 1778 10^,872 (i( 1805 11,320 1817 178,811 (a) i8j6 i8,cao Stettin . . • • 1797 18,079 Londra . . . . 1377 43,000 1816 ai,5i8 ]8oi 965,965 (4) Magrlcbiiig . . 1722 12,536 1811 1,099,104 1798 33,802 1817 1, 160, coo i8i5 28,000 (3) Bnlton . . . . 1773 4,568 rrcincfort sul- I7i52 9,982 1801 13,598 I'Oder 1S16? 11,969 181 1 24,100 Bror.iberg . . 1793 3,118 Leeds 1773 17»'77 1801 4,141 1 80a 53,16^* Wesel . . . . 1784 4.4C9 181 I 62,354 i8ofi 6,144 Birmingham . 1680 5,oco Breslavin . . 1618 3 7,6no 1700 i5,o< 0 1800 54,279 1741 34,660 1810 63,020 1780 50,095 J816 68,733 180a 73,670 Colonia . . . . 180a 38,844 ]8ii 87,753 I 81 7? 49,145 Manchester . . 1708 8,000 Stuttgart . . . . i8o3 19,662 1757 20,000 1807 2f,797 1791 66,980 i8i5 23,694 1 Poi 77,600 Annover . . . . 1812? 17,573 181 1 98,573 1818 34,000 Glascow . , . 17 10 i4>79o Monaco . . . . 1780 34,05o 1791 61,946 1801 40,713 1 802 77,385 I8i3 6o,Cia4 1811 lo8,83o Karlsruhe • • 17>9 i>994 Edimburg . . . 1678 35,»7') 2,000 1 3,000 3i,3i4 35,800 5c,oco 87,000 I 56,672 167,607 3o,ooo 60,000 37,000 53,000 1 1 1,410 140,000 5,000 9,686 25,000 3, coo ig,886 3o,oco J 37,000 264,000 82,i38 66,787 88,588 12,000 18,479 I 5,0 CO 35,OGu i3,coo 3o,coo 102,106 i5i,5,s5 25,848 CrrTA'. Catania . . . Copenhagen Flensburg Gothenburg Bergen . . . Pietroburgo Riga . . Tula . . Odessa . Revel . . Astrakan Pariei . . Strasburgo Ginevra . I go Anno. 1797? 1769 1800 iSc6 1769 1816 1788 1816? 1769 i8(ii 1789 1817 1791 181 5? 1784 1812 1799 I 804 1816 1784 1816? 1772 1800? l8oa J 806 I8i5 1779 1807 j5c4 i55o i568 171 1 1789 1819 1 529 1610 j634 176a 1773 >794 Abitakti. 38,727 70,495 87,391 97,438 6,84a 1 5,000 12,685 19,54a J 3,785 18,127 217,948 285, 5oo 30,109 36, coo 17,5 1 8 3o,cro 4,847 i5,ooo 35,5oo io,653 1 3,000 1 8,000 3o,ooo 546,856 580,609 715,545 43,064 49,90a 10,000 20,000 1 5,000 I 8,5oo 26,140 23, coo 5,687 12,994 8,959 10,616 9,718 12,000 Cltta la cui popolazione si e considcrabilinente diniinulta. Citta'. Anko. Aeitakti. Citta' Anno. Abitanti. . . 1784 1787 16 1,552 Roma , . . . . . 1814 120, 5o5 164,595 1817 i3i,356 1798 166,948 I 8 1 8 i33,8ia 1800 1 53,004 Pisa ne' »ec. XII e XIII i5o,ooo i8t5 134,9-3 1704 i5,ooo l8io 123,023 iBio 2O,00Q i8i3 117,882 I\LBI , COMPENDIO ClTTA*. AiTJO. Abitahti. Cm a'. Anas. Abitaxi Siciia 1 326 170,000 (i) Dresda . . . . . . i8o3 49,07 1807 32,000 l8i3 41,21 Mantova ntl sec XVII 5o,ooo Treyberg . . . . 1540 40,00 5 779 3t.,447 1795 9,r3 1816 24,778 Cost.inza ne I sec. XV. 5o,oo ▼•nczi.i 1423 I 90,000 179a 4,62 1040 129,971 Norimbergn • . • 1497 5o,oo 1624 142, 8c4 i8i3? 27,00 i633 98,244(2) Miinster . . . . . 1795 23,97 J642 120,376 1802 12,70 1761 149,476 aianheim . • • • »777 25,00 17S0 140,286 1784 21,85 1797 i27,65i i8i3 18,21 1817 101,638 Cassel . . . . . . 1812 23,16 RorereJo .... J. 766 1 5,002 1816 19,0c 1816? 9.79'> Magonza . . . . . 1790 27,00 Brindisi l5i)0 40,000 i8ci 21,16 I8l5 6,1 14 1816 25,25 Lion« 1789 J 60,000 Amburgo 17 96 e 1 800 125,00 l8oa 109,500 1809 106,92 1806 100,041 1814 59,85 Bordo 1789 1 3 0,0 00 1818 100,00 1802 1 12,844 Erfurt . . . . . . 1597 58,i3 1806 9-',374 1816? 16,07 Versnilles .... 1789 80,000 Varsavia . . . . . T787 96,1^ I 802 25.000 1 801 63,35 Toledo nel secolo XV. 200,000 1816? 76,00 1797 25,000 Danzica nel sec. XVI. 80,00 VaglUdolid nel sec. XV. 100,000 I 80 I 46,21 1797 30,000 1814 28,00 Siviglia nel secolo XV. 400,000 Amsterdam. . . . 1785 2 3 0,0c 1797 100,000 1796 217,09 Granada ne'sec.XIVeXV 8oo,ooo?(3) 1812 193,08 1797 66,661 Rotterdam . . . . 1703 100,00 Cordova ne'sec.XIVeXV 200,000 1796 53,21 1797 35,ooo Harlera . . . . . . 1740 45,00 Prcvesa in Albania 1798 12,000 1785 3o,oo 1812 4,000 1796 21,22 Caffa 1750 80,000 Middelburg . . . 1740 25, CO 1799 800 1796 17,68 1818 3,000? Brnselles . . . . 1786 74>42 Dresda 1755 63,000 1802 66,29 1763 55,000 1806 72,28 » II non indicare , se nelle piccole e r.elle mediocri citta sieno o no compresi la corte , gV impicgati , i nobili , gU (1) Cioe 35,127 famiglie. (2) Diniinuzione prodotta dalla peste. (3) GU autori arabi dicono 3,ooo,coo!!) DI GEOGR^riA UNIVERS^LW. 3ll ecclesiastici, gZt ebrei e gU sturLnti dell' Univprsitct. Nelle citta del reguo di NapolL, ove si trovano talvoUa riuaiti il Triljunale civile, I'latendenza di finaaza , la Grati-Corte criminale e la Grau-Corte civile, si coiitsno piU di i,5oo iudividui tra iiiipiegati e le loro f.itnigUe, tre quarti del quali noa apparteagono alia popol.izioiie urbana. Questo riiunero clie per una citta i cui abitauti aiumontaiio a 5o in 60,000 e assai piccolo, diventa coasiderabilissiaio per quelle la cui popolazione e tn le 10 e 12^000 aaiu'C. In quasi tutte le citta dell' U.iglieria gli eccb siastici , i nobili ed i militari non figurano nelle tabelle della po- polazione , come m^n. figurano nemnieao in quelle delle citta Russe queste raedesime classi e quelle degl' im- piegati , e degl' individui addetti agli stabiUuienii di pub- blica istrnzione. Cosi Araiijuez ove suole i-isedere du- rante r estate il re di Spagna conta in quell' epoca da circa 10,000 abitanti , i quali alia partenza della corte non sono che 2,600 circa. La sottoposta tabella ofFre il difFereute numero d' abitanti, die dai signori Hassel, Steia e Cannabich viene assegnato ad alcnne citta, le quali aveudo una piccola popolazione banno unUniversita fre-. quentata da molti studenti da que' geograti talvoita cotn- presi e talvoita omrr.essi nel calcolo della loro popola- zione senza fame alcun cenno, Paragonaado fra loro la different! popolazioni col numero degli scolari di ciasche- duna citta , ogni lettore pntra faeilniente quasi seinpve conciliare queste opiaioni di primo lancio tanto fra loro discordi. C T T T a' Abitakti se Anko SaoLAisi Stein Hassel 1816 1,092 3,943 4.897 1810 3oo 3,2C2 3,224 1,100 10,002 IO,IC2 i&i5 i,oi5 i5,oco 11,688 I S I 2 640 8,r 00 7,817 181'; 227 8,592 8,800 I8I6 i,T3a 9,5c6 8,309 290 6,40c 5,676 1817 363 8,g83 9,826 I«I2 197 5,474 6,470 18:5 354 6, coo 5,100 800 6,000 5,000 tTpsala nella Svezia , , Land nella Svczi.) Cambrigde in Inghilterra .... Oxford in Inchilterra L^nd-hut nel R. di Biviera . . . Erlangen nel R. di Baviera . . Gottinga nel R. di Ann jvr . . Tubingi nel K. di Wiirtemliero Heidelberg nel Grand, di Baben ilirlnirg nell'Asjia Ele'torale . . Jena nel G.-andticato di Weimar CJervera nella Spa;^iia » A tutte queste cause producenti tanta disparita di ppiuioai su questo importante ar^omento si possono ag- Cannahlch 3,940 3,200 1 1, ICO i3,ooo 8,000 9,5oo 9,5oo 6,000 10,200 5,800 5, coo 3 12 BALBT, COMPENDIO DI GEOGRAFIA , CCC. giugnere : V uso seguito da qualche geografo di trascurare le frnzioni del migliajo, come ce ne porge parecchi esempj la geografia del sig. Can iiabicli , e quegli rrrort f/jpogrq^ci, i quali noii essendo cotnpresi ncW errata corrige vengono anuiiessi come giuste valutazioni della popoiazione di ua dato luogo. A tale causa credo lis' e o bene o male colla sega ; essa riceve pero ancora il timone , ed e fissa nel den- tale , al quale da forza di tenere r,oll<'g;tte le parti; le funzioni sono duiujue le medesinie. 11 timoue ro- mano, come gia si disse , attacrato alia bura, era lungo 8 piedi ; ma questa misura , dice V A. , dee variare secondo la maggiore o minore grossezza de'buoi, rimanendo ancora dubbio se quella iua- ghezza presa da Virgilio dalla stirpe^ debba inten- dersi dalla estremita posteriore della bura , o da quella del timone medesimo. NelF aratro piemnnte- se , e nelle pianure ove si lavora con buoi molto alti , il timone e lungo piedi 5 e once 3 , la bura dalla estremita in cm mette nel dentale all' altra in cui riceve il timone, 3 piedi e 7 once, il die porta che se il piede liprando paragonare si potesse al romano, ne uscirebbe la misura di otto piedi indi- cata da Virgilio. IS k. ha tuttavia supposto il piede romano assai minore del nostro -, ma egli avrebbe trovato in Arhutnoth ed in Pearson , che il piede non fu sempre tra i romani eguale; e che forse po- trebbe maggiormente ravvicinarsi la proposta misura. Neir aratro odierno si e migUorata la forma del ti- mone coir aggiunta di una catena di ferro, la quale per mezzo di altro fcrro ricurvo investe la estre- mita della bura, e forma tutta la lunghezza del ti- mone che noil abbisog'ia di curvatura, ed alia estre- mita porta una sola punta di timone curvata , per cui r aratro si affida al giogo. Oscuro e il passo di Virgdio^ che si riferisce alia st'wa , e air uso a cui serve di rivolgere 1' aratro. L' A., pero con Varrone e Columella mostra che era la regolatrice delFaratro, come lo e aucora al pre- sente , se non die mentre dagli antichi facevasi di faggio , come si f^i ancora nella media Italia , ia Piemonte si fa di alno, c ndie colline di castagno. Belle sono le ossewazioni delFA. sulla parola ciirrus^ DELLE SCIENZE DI TOUmO. Sl^ che si trova in Virgillo , la quale si e creduta in- dicare l' aratro con ruote , e che leggendosi invece cursus , come TA. avvisa , indicherebbe il solco , o cjuel fine in cui termina il solco , che vien detto vol2;armente caved gna, Prova poi che Taratro Vir- giliano ruote non aveva , tutta la facolta di rivol- tarlo attribuita essendo alia stiva. Quanto alle orec- chie, due ne aveva quelT aratro, e due ne ha pure uno degli aratri piemontesi detto propriamente ara- tro ^ Tuna e T altra versanti; due ne ha parimente r aratro il piu reputato del Piemonte , ma di que- ste una sola e vera orecchia, ampia, curvata, ver- sante , mentre 1' altra piu lunga e pochissimo cur- vata. Varroue si e scrvito del nome di tabellae , e la funzione loro era in parte quella che esegiiisce r orecchia delP aratro odierno. L'autore prova pero che le tabelle di Varroue e la tabula di Plinia non rappresentano esattamente V orecchia delPodier- no aratro ; che esse non focevano rigorosamente parte ddParatro antico, come lo fanno deiP odierno, e che forse non avevano i Romani alcuna idea del- r orecchio grande versante , che forma il principale pregio deir aratro piemontese ; laonde questa addi- zione , come altresi la mutazione del timone , pos- sono riguardarsi come i piu importanti migUoramenti che fatti si sieno alP aratro antico. I Romani avevano varie specie di vomere; ma le differenze riducevansi allora , come attualmente, ad essere piu o meno Innghi , ad angoli piu o meno aperti , piu o meno larghi e acuti o rotondati nel rostro. 11 cultro e una parte importante dell' aratro odierno , che Y A. prova sconosciuta agli antichi , perche il cultro descritto da PUnio era tutt' altra cosa dal cultro odierno , il che egU prova chiaramente contra Dickson. In oggi il cultro e precisamente ua gi'an coltello a taglio alcun poco rotondo , munito di un uncino , per mezzo del quale si infigge nel vomere per un foro destinato a ricevcrlo, e la sua funzione e di insinuarsi col taglio nella zolla sollevata 3l8 MEMORIE DELL A. R. ACCA.DEMI\ dal vomere , dividerla , e preparare un piu facile lavoro alle oreccliie ; niiina delle quali cose coaob- bero gli antichi. Coiichiudc; TA. die I'a/ratro roraano e lo st(>sso che V odicrno , colle sole diilerenze del timone llessibile , delle orecchie permanenti, e del cultro aggiunto per facilitare la divisione delle zoUe. Non possiamo che congratularci singolarmente coir A. , perche gran^simo chimico e vcrsatissiaio nella scienza agraria, abbia in questa nieniorii svi- luppato i piu grandi lumi anche uella tilologica eru- dizione. III. Diploma dl Adiiano spiegato dal barone Ver~ NAZZA dl Freney , addi i5 marzo 1817. II barone Giuseppe Vernazza di Freney presenta e spiega a S. M. Vittorio Emanuele re di Sardegna il giorno i5 marzo 1817, in cui onoro di sua pre- senza la reale v^ccadcmia delle scieuze di Torino , il diploma delFimperatore Adriano intatto e sincero, e lino allora inedito , col quale accorda onorevole congedo e cittadinanza a Decimo Numitorio Taram- mone liglio di A2,isino soldato di marina nativo di Fiflens ueir isola di Sardegna, e concede legittimita di stato al ligliuol suo Tarpajari. Osserva V A. che qucoto dij)Ioma ritrovato in Sardea^na ai tempi del re Carlo Emanuele III e uuo dei soli dieci , che in- teri ed illesi esistano in Europa , riferisce il nome degV imperadori cui apparteno;ono , ed il tempo uel quale furono rinvenuti , e fa notare che il piu an- tico di essi e dell' imperador Claudio dell' anno 5i deir era volgare , ed il piu moderno e dei due Fi- lippi scavato nei contorni di Modena ed illustrato dal marchese Scipione Maffei. II barone Vernazza dimostra che il diploma di Claudio e quello di Adriano, del quale parlasi, ap- partengono all' una delle due flotte , che Augusto aveva instituite a tutela dell Adriatico e del Medi- terraneo. La notabilissima diflerenza ch' egli rimarca tra r uno e T altro diploma e , die in questo di DELLE SCIENZE DI TORINO. Sl^i Adriano la flotta vieii chiamata classis proetoria Mi' senensi'! , ed in quelio dl C'nudio enunciasi senipli- cemcnte in classe quoe est Miseni ^ e per giudizinse osservazioni fatte e il prime tra gli archeologi, che abbia dimostrato essere state le accennate due flotte iiou sfinpre pretorie , che alcune iscrizioni classiarie dauno ad esse il titolo di pretoria e che ahre rom- mettono , e che queste seconde si- vogliono consi- derare [)iu antiche delle prime. Conjfessa 1' autore che espone timidamente si fatto suo pensamento , perchc discorde dalF opinione del conte Rezzonico e di altri dottissimi personaggi: ma lo conferma poi colla mnggiore certezza neli' ultima breve memoria di questo volume letta il lo febbr?jo 1818 dopo 1 esame di tre iscrizioni da hii ivi riportate e da lui non prima vednte. Indi per canone di critica lapjdaria all rma, che parimente quei veterani e sol- dati delle suddette ilotte , i quali nelle iscrizioni sono appcllati coir aggiurito di classis Ravenatis o classis Misenatis era.io piu antichi di quelli indi'^ati €o!r esuressione classis prcetorioe Miscnatls o classis prcetori-ce Raveiiatis. A sostegno di sua opmione T au- tore alh gi» r analogo sentimento di celebri archeo- logi : passa poscia ad accennare i motivi pei quali in alruue is rizioni anche bilin2;ui fu ommessa la \oce proetoria^ e distingue i! diverso 2,rado di fede, che meritano le is rizioiii fatte per cura dei privati da quelle compilate per opera del Governo, e cpielle che furono scolpitc in Roma da quelle scolpite in provincia. Progredisce Y autore notando che la copia del- r anzidetta imperatoria concessione sta scritta nelle due tavolette di bronzo ritrovate in Sardegna , e dimostra la siacerita ed autenticita del diploma con varie osseivazioni piene di criterio. Fa un cenno della nioltitudine de' conffcdi che concedevansi daorli Imperaaori , e le ragioni rileva, per cui in confronto di cosi numerose concessioni tanta e la scarsezza dei relativi diplomi : ue ommette d' indicare che dai 020 MEMORIE DELLA E. ACC\DEMI\, ecC. re_2;istri T epoca costava della cos' rizione di ciascua soldato , rhe vario sotto i varj Imperatori fu il mi- mero degli aani e degli stipendj die si richiedevaiio per otteucre V onesta dimissloiie , e che , sc ragloti dl stato lo esigeva , richianuivansi al scrvizio attivo anche i veterani conged.iti. Riflette iti okre il ehia.issimo nostro aiclieologo , che sebbene negli altri atti romani primario argo- meiito di oroaolagia sieno i consoli , la successione dei quali e comaaemeiite nota , in questo diploma Adriaiieo la cosa procede altrinienti , poiche i coa- soli ill csso noniinati Pubblio Licinio Pansa e Lucio Macro , ossia Macroiie noii furono noti ad al- uno srrittore , e cio non ostante pei motivi d;dl autore bene sviluppati reudesi certo , die i nomi di quei due consoli posti nel nostro diploma di Adriano ser- virono dcntro alia citta di P\.oma alia cronologia pub- blica , legale ed auteutica degli atti imperatorj : e condiiude essere manifesto die Pubblio Licinio Pansa c Lucio Attio Macrone dovettero necessariamente es- sere consoli veri di Roma sostituiti agli ordinarj ^ cli' erano preceduti alle calende di gennajo deiranno 104.. Cosi per questo monumento non niai divulgate due consoli cominciarono per la prima volta in quel «:iorno a prendere posto i\c fasti consolari delP im- pero di Adriano, {Sara coruinuato) Sul libra Delia Iniitazione pitturica , delV Eccellenza delle opere di Tiziaiio e delta Vita di Tiziano , scritti da Stcfano Ticozzi. Libit III di Andrea M^YER, veacziaiio. — Venezuc, 1818, dalla tipo- grafia di AlvisopoU. Un vol. in 8.° di pag. 080 e XV d introduzione. — Letter e tre di Giuseppe Carpani al sig. Giuseppe Acerbi ecc. n Frigida pugnabant calidis . M sine pondvre hnbcntia poudus. » Ovm. Lettera I. X-iEssi e meditai gia da un anno 1' intei-essante libro del signor «av. Majer Sulla imitazione pittorica , ecc. ecc ed aiuiuirando I'lii- ^egno e la dottrina deir autore , non che plauso facendo al suo amore per 1' arte , ed a quel Tiziaaesco calor di tinta, che anium il suo stile ed incanta chi legge , non potei a meao d' accorgernii ben tosto , che inclarescere magrnis inimicitiis , levar Tiziano al di sopra di tutti i suoi competitori, e distruggere fino al nouic del bello ideale , non che estinguere la venerazione pei Greci antichi , e i residui loro capo-lavori , erano le mire del veueta coraggioso scrittore. lo pero m' aspettava con inipazleuza il giudizio che portato ne avrebbero i nostri letterarj gioruali ; nia nessun d' essi iin qui entrar voile in questo giaeprajo , e ben Be vidi il motivo. Se impossibile gli e il convenire in piu luo- ghi del suo libro col sig. Majer, scabroso gli e pure 1' iuipu- gnarlo. Argomenti capziosi , testi presentati sotto un falso lume , goppresslone dei testi coutrarj , asserzioni franche e maglstral- mente emanate , sebbene volta a volta fra loro discordi e di diibbia certezza, erudizione molta e non comune , mane'ggiata con accortezza , souo le armi di questo campione , cui caldo 'amore di patria aggiunse forza all' ingegno ed ardire alle forze. Voi che siete al timone di im giornale che si feliceniente •corre entro e fuori dell' Italia nostra, e non temete procelle, ditenii se non furono le da nie adrdotte difficolta che vi riten- -ficro fin qui dal paj'lare a lungo di uu libro tanto degno di mbl. ItuL T. XV. 2i 322 DFTLA. IMITVZIONE PITTOl'ICA, ere. riinarco, sia per le belle cose che contiene, quanto per le fal- laci e perniciose? Per puro auiore dell' arte e della verita mi sono percio de- temiinato a scrivervi tre lettere su di esso. Varraonovi qucste per un articolo qnalora crediate di fame uso. Quando che no , lusiinus, e 1' averle voi lette ed aggradite , mi sara piu die ba- scevole compenso della fatlca. E senza pni , per giungere il pin presto possibile alia lontana meta, vi esporro di subito la strategia, e il piano d' operazioni del duce che imprendo a combattere. Egli accennando di voler ruettere ia chiaro ditto 1' artifizio del suo Tiziaao e i pregi delict Teueta scuola , si propose , come v' avvertii , di dimostrare che quel grande artista era stato Y umco pittore perfetto universale ; della quale sentenza se non fremerono di sdegno laggiu negli elisj le onorate ombre del Saa^io e delTAllegri, alia iinpassibi- lita deir anime beate atri-ibuire do- rassi , anziche alia tenuita dell' aflfroiito. Ma tal sia di loro. Noi che la grazia a Dio siaino ancor vivi e suscettibili di passione , ed ainiamo in tutto giu- stizia e verita , non meneremo buoiia al sig. Majer questa sua decisione , e farcmo ogni sforzo perche stia ognuno a quel po- sto d' onore , che dalla ragione e dal conseuso de' secoli e det dott! gli fu assegnato. Conobbe fin suUe prime il sig. cavaliere il fiauco debole della sua arniata, e quale si fosse 1' anne piu foitnidabile de' suoi av- versarj , e pose animo a fortificare 1' uno , e sprezzar 1' altra. Vediamo in qual modo. Con qual successo il direte voi. £ noto che Tiziaao fu il primo colovista del mondo , ed e innegabile che la veneta scuola die legge aache alle non italiane in questo rarao essenzialissimo dell' arte pittorica ; ma noto al- tresi e fuor di dubbio si e, clie cpiel felicissimo imitatore della natura colorara non eguaglio in bellezza di disegno la sublime eleganza de' Greci e della moderna scuola di Roma. Che fece il sig. cavaliere ? Delenda est Carthago , grido , dal suo seggio ; e- gueiTa al hello ideale ed ai Greci. La natura sola si siegua , e quale ella si mostra. Cio detto , « Terror di Grerla , e del Tarpeo disceude. « Premessa una officiosa dedica al conte Cicognara , presidente degnissimo dRll'Accademia di belle ai-ti in Venezia , uia graa DI TIZIANO. 32o difeasore insieme del bello ideale , onde fanno un nirioso cou- ti'asto fra loro Dedica e Meceaate , espone Tautore in una breve prefazione i niotivi che lo indiissero a coinporre il suo libro. Tre sono quest! : i.° Combattere le da lui decte dottrine noveilc , teiidenti, iion gid a perfezionare-, via a guastare la pittura, che «ono lo studio delle statue greclie e 11 bello ideale ; 2." Far co- noscere in tutta la pienezza della loro bice le qualita esituie del ?uo Tiziaiio, fin ora da veruno ben rilevate ; 3.° ribattere gU errori del sig. Ti ozzi contenuti nella sua vita del sullodato artista, Da questi tre niotlvi ue venne la divisione dell' opera m tre parti. Teoretira la j^rinia , in cui trattasi didattioamente della imitazione , ed in cui 1' autore , intuonando il Veruia posca et omnis in hoc sum, scaglia i primi suoi colpi conti'o il bello ideale, Descrittiva la seconda. In essa , aggirandosi d' attorno al Tizia- nesco suo sole, e sostenuto dalle propria teoric , si studia il •ig. Majer di tutto rilevarne lo spleudore , e fame dispanre le macchie che altri vi riscontrassero. In questa parte fu iu vero prevenuto dal eel. Zanetti; ma non men dotto e zelante si mostra di quel cokissmio amatore dell' arte e della patna fauia Del tutto polemica si e la parte terza, die cumbatte il Tico^^i, lo non mi occupero che delle due prime, Tocca al censiirato dir sua ragione, ove il possa, ma argomento dal lungo suo si- lenzio e dalla giustezza di moke delle accuse dategli , ch' egli •i dia per vinto , et . . . requiescat. Devo pero dire a questo proposito, che il sig. Majer dichiara, • ul finire della sua prefazione , che non rispoudera a nessuno degli scritti che uscisser faori conuo il suo libro. Egli e urjmo di pace, quaatunque con patentissima coutraddizione di fatto muova aniiiiosa una guerra terribile a tanti artisti , ed autori di grido^ quanti dai Greci in poi favorirono il bello ideale , ed ai Greci atessi che lo iaventarono. Gli bastera, die' egli , che il pubblico decida. A t£mto giudice io pure mi rimetto e seuza piii sceudo nello steccato , e mi faccio al capitolo primo che ha per titolo = Delia imitazione considerata della natura. In questo stabilisce il sig. Majer alcuni principj , sicuri gli uui e notissiuii, altri nuovi e fallaci. Nell' asserire che ^/' iwy;t^/i''- della gidja , il piacere , e il bisogno di esercitare di continuo le fisiche e morali nostre potenze, furono , e non altre, le spinte che mossero 1" uomo in societa a trovav V arte , seinbra noa abba- 3^4 DtLLA IJIIT\ZtONE I'lTTORIC.V, CCC. stanza far coiito dclla grandissiiua parte, che v' ebbe il bisogno $ liriino niovente dell' uomo posto in necessita di nudrlrsi ; difen- dersi , coprirsi , propagarsi , ecc. ecc. , il quale , sicconie inge- gnogli r arte de' cenni , oade farsi capire da chi non pavlava com' egli , cosi lo indusse a descrivere talora suU' arena , sulle foglie o sulle pietre i dintorni degli oggetti che voleva indi- care (i). Ct fa sapere di poi il sig. cavaliere , e ben lo sape- vaiuo che la pittura per mezzo delle forme e dei color! giunge ad iniitare la natura; che non solo i visibili oggetti puo questa beir arte rappresentare , nia anche le affezioni deli' aninio , nier ce i nioti esteriori del corjjo ; nia che, varia essendo la natura nei $uoi prodotti (2) , puo e dcve la pittin-a eguagliarne la ricchezza, e tutti raffigurare gli oggetti di che T altra fa ponipa ; dal che ne scende ( attenti bene ) che non il be/lo solo , ma anche il brutto debbe coil' imitazione veniv riprodotto , e con tanta fe- delta che secondo Longino natura esse videatur , precetto che abjurdndo Ai-istotile , intende il sig. Majer nei suo piii stretto senso. Coufessiduio qui umilmente che molto di questa dottrina noi io ignoravaiuo. Continua il maestro , e dice che per altro nella scelta degli oggetti e dovere dell' artista 1' osservare la tonveiiienza , preferendo qiiegli oggetti clie piu si cnnfauno cot soggetto clie s' imprende ad imitare ( secondo iui raddoppiare ). (i) II primo disegno fu, coiue lo e tuttora fra i selvaggi, una snrtn di scrittura geroglifica; quando un esquimeano domanda qualche cosa ad un inglese navigatore, gliela disegna col gesso o col carboue. L' India, r Egitto , il Mesiico , il Peru ci mostrarono aH'evidenza die i! liisoguo ben piu clie il piaccre porto V unrao a disegnare. I vasi gieci ed etru"« schi , le catacombe di Nap.-ili e di Roma fan fede di cio , e r' insegnan* •he quando que' popoli non riuscirano a ben rilevare una fiaionomin, si ajutavano col porvi acranto i connotati. In generale puo dirsi , clie la scultr.ra fu quella clic comincio a porre la rerita nell' ideale. (2) II sig. M.ijer dice esFere la varieta la prima regola di tiitte le fon" Jamen/a/i della. natura. Sara ; ma chi glielo ha detto ? La natura nol disse a nessuno , e cio che a noi pare 'varicla potrcbbe essere die altro non fosse che unita perfetlissinia di cui per errore ogni part* a noi seni- brasse un tutto. E difiicile il classiGcare le qualita cssenjiali di un essere tanto superiore alia miiera nostra intelligenza. L' elichetta di quella eorte sovrana e ancora a conoscersi , e sulla nuda asserzioue del signor ilajer noi non ne fiiseremo i post] d' onore. »I TIZIVNO. 325 Da tutto cio ne deduce clie 1' imitaziuue della natura ahbla aJ essere imitazione considerata , e ben considerare si debba la na- tura stessa. Considerate voi beiie questi considerare , conside- rata, consideratnmente , perche si facte pai'ole magiche sono il talismaao del nosfro autore. Dietro di questo baloai'do egli si rifugae qnando il nemico gli sta sopra. Proclaiua in appresso che i graudi avtisti credettero che il loro uilizio consistesse uai- cameitte nelL' imitare considerataniente la natura, rappresentandola hella ne' soggetti belli e brutta net hrutti. Ma a che ser%'e , diiem noi , considerar la natura, se hassi a rappresentare quale ella sta , bella 72e' sncrsetti be Hi e brutta nei brutti? Che se per conside- rare s' intende esaininare , svolgere , aaalizzare un oggetto, un pensiere onde fonjiarne giudizio , e adottare in parte o in tutto I' oggetto considerata , questa operazione dell' intelletto diretta a scegliere cio che si approva , e rimovere cio che si riprova , A cio che noi chiamiamo studio della natura , e tutti lo consi- gliano , e nessuiio il condanna. I fautori del bello ideale lo predicano anzi sui tetti. Secondo essi T artetice qual ape ind u- •triosa deve cogliere il niiglior succo d' ogni fiore , e dal tutto formarne 1' ibiea sostanza, quel bello ideale , le di cui vaghissime forme tutte sono tolte dal la natura , che qua e la si piacque di spargerle con una certa parsimonia , onde per cosi dire ad ognuno de' suol figli la parte toccasse del bello patrimoaiale. Cio avendo osservato i greci artisti , dotati d' occhio si giusto e tatto si dilicato e fino , usarono porre a coutribuzione il creato , e ragunaiido i dispersi tesori del bello e d' ogni geuere di bello t e modificando il deforme, un tutto formarono , che il tipo si fa delle mirabili loro produzioni ; e bello ideale fu detto per di- atinguerlo dal bello puramente naturale. Ne i fautori del bello ideale cercano un bello solo , come vi dissi , ma il bello d' oga*- geuere , ed a queste loro ricerche dobbiamo 1' Apollo del mu- «eo Vaticano, la Venere Medicea , la Flora Farnese , TErcole, il Laocoonte e le tante greche nieraviglie dell' arte si tra loro diverse , ed il cui originale indarno si cercherebbe nelle opei-e della natura. Per le quali cose se voi volete la natura ben con~ siderata , eccovela. I Greci ve la mostrano. Adottatela. La vo- lete considerata male? Cercatela altrove. Cercatela in quelli che la fan bella ne'' soggetti belli , brutta ne' trutti. Che per essere consegueati, for dovrebbero , e uol fauuo , 1' Apollo colla barb- 326 BELLA IMITAZIONE ri-MORTCA , CCr. « Adaino coir unghie lunghe ecc. ecc. Ma vol avrete coal va- pita air umana mente la dtvina facolta di associarsi alia crea- zione ed abbellire , e far suo propi'io il creato che iuiita, e dt-Uc arti belle ne farete altrettauti mestieri da schiena, che in nulla onovano la mediocrita intellettuale di chi gli esercita. Prosiegue 1' autore con dirci che la pittura e simile alia poe- sia , e che possiede percio tre stili dlversi , sublime , mezzano ed umile. Sia. Se non che poco dopo soggiunge aninioso : « Co- noscesi quindi apertamente qiianto sia falsa e pernicii)sa la dot- trina di coloro , i quali si sono imaginati di perfezionare la pit- tui-a, obbligandola a prefiggersi sempre il hello come Y unico scopo di tutte le sue imitazioni. » Piano , piano, signoi'e. Tutti i saggi legislatori di pittura vogliono che il hello sia^ lo scopo princi- pale deir arte , ma non Y unico. E cosa intendono poi essi pei' Lello ? Non gia que' soli oggetti che belli sembrano agl' occhi nostri , ma quel bello che e proprio d' ogni oggetto , ed e vario ne' varj , ed ha im carattere siio particolare in ognun d' essi ; ii bello d' un uonio non e il bello d' una donna , il bello d' un cavallo non e quello d' un leone ecc. ecc. Lo studio dell' artista fermar si dee in discoprire codesto bello individuale ed imirarlo. Signer SI. La natura sparse il bello da per tutto. Si cerchi bene e si trovera. Gli storpiati del sacrifizio di Listri , I'Energumeno nella ta^asFigurazione , il dcmonio che frenie sotto i piedi del- r arcangelo san Michele , il treniuoto personificato che scuote la terra , prodigi tutti del divino Raffitelo , non che 1' ossesso del Domenichino , la pazza di Lodovico , il Polifenio d'Annibale sono belli bellissimi , eppur sono degli attratti, de' mostri, degli spiritati , de' pazzi , de' diavoli in carue. Bellissima era la Goi- gona di Timomaco , belli sono gH orrido-alpestri siti del Rosa e belle le burrasche del Vernet , e quindi animirevollssinia di- viene 1' arte clie sa con incredibile sforzo d' ingegno trovare il bello nel brutto , e 1' attraente in seno all' orrore. Ecco perch^ , intendendo esse costantemente a si nobile scopo, deir aggettivo di belle decorate furono le belle arti , per indi- care con cio I'lifFlzio loro principale. Come arte medica fu detla la niedicina , perche tendeva a guarire Ic malattie , ed arti ca- vallei-esche si dicon tiittora la danza , la schernia , il maneggio . non perche abbiamo fatte prove di nobiha o siano ai soli nobili permessc, ma perche nobile fu gitiJicato il fiue a cui miravaii*» DI TIZIANO. S27 Che pevo noa capisco qnal ragione abbia di sclamare questo nostro sig. cavaliere. = Non saprei se nella nierafisica possano aver luogo le leggi della gramatica , ma e cosa certlssima che quest! profondl metafisici hanno comniesso uu solecismo madomale cambiando raddiectivo in sostaativo, e credendo che le pai-ole belle arti sigaificassero lo stesso clie arti del bello. = Secondo voi dunque , sigaor mio , le si dovrebbero chiaiuare arti del bello e del briuto , o con un aggettivo solo 1' arti bello-hrutte ? Oh la spiritosa riforma! Andiani avanti. E il sig. Majer che pari a. « Data alle suddette parole una si storta interpretazione , si SpVanzarono a ricavarne delle ancor piii forti illazioni , sostenendo che il bello assoluto deve essere Y utiico oggetto di tutte V arti imitative. » A questa accusa mal fondata abbiamo gia dato supe- riornaente risposta. Poco prima aveva egli pronunciato che imprea- dere ad iniitare i soli oggetti belli , e un liniitar troppo I' arte , ed e lo stesso che se si volesse costringere la poesia ad ini- boccar sempre T epica tromba , e non cautar uiai egloghe , sa- tire , elegie , ecc. ecc. ne rappresentare de' Tersiti e de' Sinoni. Signer no. Non e questo che si pretende. Tutti i generi sono permessi ; ma si pretese e si pretende che Omero, Gioveuale , Teocrito, Virgilio, Zeusi, Raifaello, Correggio, cantando o pin- gendo in qualsiasi genere , si ricordino del cominunia proprie dicere, S' impadronisnano cioe del loro soggetto , lo informino a modo loro , lo infiorino , gli diano tutto quel bello identico e parti= colare di cui e capace , cosicche belli ci sembrino e i rozzi Melibei , e i goffi Tersiti, e i traditoi-i Sinoni, come eel sem- brano le anguicrinite Meduse e i demon] stessi , nia di quel bello , ripeto , che al loro rispettivo carattere si addice. E per addurne gli esempi a maggiore schiarimento , noH tutte le donue greche avranno avuta la fronte piana , eguale e ver- ticale , ne il naso direttamente scendente e ben profilato , ne il dito mignolo ai piedi si piccolo , nh tutte le veneziane la vita si lunga , che vedesi d' ordinario nelle Veneri di Tiziano , ne sa- rauno stati i faaciulli greci dotati di forme si ben pronunziate e decise come li veggiamo ne' loro bassi rilievi e nei bronzi del Fiamiogo; ma aveudo e questi, e quelli osservato , che tali forme e proporzioni rendevano la figura plu svelta , piu graziosa , piii aTveuente e leggiadra, se ne serviroao in tutti i casi consimili. 3^8 BELLA IMITAZIONB TITTOMGA, CCC. Per lo che qiiesto bello ideale e uu bello insieme natufale e derivato, tolto cioe dalb natura ben considerata, Uii figlio legit- tiuio deir arte , di cui per compire la metafora , padre si e il Tei-o , ossia la natura , ma una natura modificata nell' intelletto «lell' artefice. « Quatenus hoc simile est oculis quod mente vide/nus. » Ci domanda in una nota ii sig. Majer in che potra giovarcr lo studio delle belle forme dell' antico al pittore che rappre- •entai-e ci deggia S. Carlo in mezzo agli appestati? Lo domandi al Franceschini , V uUimus romanorum, direbbe un bolognese. Egli glielo raostrera col fatto in quel suo quadrone di Modena. Lo domandi a Raffaello che glielo additera nel suo morbetto , al Poussino che ghelo dira nella sua peste , e se gli place di vedere con profitto , osservi nella strage degli Innocenti di Raf- faello , come quel sommo seppe , senza mancare alia verita ed alia espressione , starsi al soggetto , e non iscostarsi dal bello delle antiche forme nel disegnare le madri disperate , e i nia- uigoldi truci e furibondi. La vecchia del Tiziano , citata dall' au- tore, appunto place , perch^ la ^ una bella vecchia. Consiglia dopo di cio il sig. cavaliere ai giovani plttori « d'i non lasciarsi abbagllare dalle novelle dottrlne (vedremo piu sotto quanto poco siano novelle ) , opposte al fine universale e nobi- iissimo (d'l copiave i\ bello e il brutloU), e a non abbandonare, ne disprezzare le antiche massime di tutte le scuole italiane che hanuo prodotto i Tiziaui , i Raffaelli , i Correggi ecc. eec. » ed avanza in seguito che « e provato dalla storia ( e la storia gli provera il contrario ) che nel loro secolo ( di Tiziano , Cor- reggio e Raffaello ) null' altro s' insegnava da' maestri colla voce e coll' esempioi e nuW altro si predicava dai trattatisti della pir- tura , fuorche lo studio indefesso delle cose naturah. » In prova di clie dispiega qui il dotto sig. cavaliere una folia d'autori e di citazioni , alle quali noi siamo a mal in core costretti op- jDorne alti-ettanti. E cominceremo anzi da questi , per indi pas- «ai'e per lo staccio della logica e della verua quflli del nostro ■avvei-sario. Cio per altro avvertircmo fin d' ora , che gli autori dal si- gnor Majer citati non escludouo punto il bello ideale. Non ue favlauo. L* cosa era, direxno noi , tanto ovvia , ragionevole c DI TIZI4N0. 8291 detta da non favne precetto. Direnio in oltre cosi di passaggio , die ci ha fatto ridere il passo dell' Albert!, di cui fa tanto caao il sie. cavaliere. In esso quel naruvalista in cattedra vuole che 2I1 scolari osservino gli uoniini che hatino il naso ^oWo o j-f/iiac- fiato , torto o luns;o , e soggiunge queste cose lo studioso pittore ravera da essa natura. Sarebbe stato, parmi, miglior consiglio il dire non le cavera , ma cercbera d' evitarle piii che possa , a nieno che non abbia a introduce de" mostri nel suo dipinto. Bla veniamo ai testi , e si cominci da' piu vetusti , ristringen- doci pero al solo quautitativo indispensabile per provai-e la esi- Jtenza , la subliniita e 1' antichita del hello ideale , non che la venerazione in cui fu tenuto sempre che fiori 1' arte, onde ab- bia fine la calunnia del sig. Majer. che il hello ideale sia un so- gno d' inferma cervice , un capriccio eteroclito , una insulsag- gine scappata fuori ai nostri giorni. Senofonte, nel terzo libro dei detti di Socrate, niettendosi a far dialogo con Parrasio, spicga il principio del bello ideale , e di qual modo V artefice, non trovaudo in nessun corpo la per- fezione , da molti corpi raccolga cio che vi La di ottimo , e ne formi la vera bellezza. Ecco le sue parole : « Venustas ita- que species cum similes reddere velitis , ait , cumque non sit facile ad unum hominem omnia irreprensibilia liabentem respiciendo imi- tari , a multis coUigentes quidquid optimum quilibet habet , sic facitis corpora venusta apparere ? Sic facimus. >> Ecco la nastita del hello ideale retrocedere di due mila auni aluieno. Platone nel Timeo. = Se un artefice nel formare un' opera dirige la sua attenzione su cio che e permanente , e propria di tutta la specie , e se facendo uso di un tale prototipo , ne esprime 1' idea ed il carattere , il suo tutt' insieme sara allora per necessita bellissiino , ma se si fernia all' individuo ( come vuole I'Albertl e il sig. Majer), e si serve di un prototipo generato ^ senza duhbio V opera sua riescira tutto il contrario che Bella. Questo passo veramente dogmatico in fatto d' Sculpsit ebur , formamque dedit , qua foeniina naeci » Nulla potest » (Lib. i8, v. 24, etc.). Qual bello piu ideale di questo che donna alcuna non puo van- tarsi di possedere ? E nella descrizione del Centauro Gillaro dice elie nella parte d' uomo era fatto colui come lo Bono , non giA gli uoiiiiui , ma le statue migliori : « Gratus in ore vigor , cervix , humerique , manusque . » Pectora artificum laudatis proxima signis , » Ex qua parte vir est » (Met. lib. XII). Ma basta d' antichi , veniamo all' epoca del risorgiinento del- I'arti, e si cominci dal dottissimo Leonardo da Vinci. Prescrive egli nel suo trattato di pittura che « il pittore deve essere nalu- rile (Questo e pervoi,sig. cavaliere. II rimaiiente per me ) , e solitario , e considerare (non copiare ) cio che esso vede e parlor con seco , ekegcendo le parti piu' eccellenti (non gia le belle e le brutte promiscuamente ) della specie di quulunque cosa ch' ei vede « ed altro ve piii chiaramente (Roma, 1817 , pag. a65 ). « Imita quanto puoi li Greci e i Latiui , col niodo dfl scoprire le membra quando il ver.tU. DI TIZIANO. 333 anoh' egU come Platone , e gli altri succitati. =: II disegno pa- dre delle tre arti nostre procedendo dalT intelletto , cava di niolte cose un siudizio universale simile ad una forma , ovvero idea di tutte le cose della natura = ( Delia pittura cap. XX ). E questo medesimo Vasaii poi e il Condivi ci raccontaao , ehe il divino Michel angiolo ed i piii valenti artefici di Toscana di rjuell' epoca luminosa si formarono sui mariid greci raccolti a tal uopo da Lorenzo il Magnifico nel giai'dino di S. Marco , dove mandava i giovani ad apparai'e il bello. Quattr' anni vi dimoro Michelangiolo; non meno. Osservate su di cid il Roscoe neUa vita di Lorenzo ( Cap. IX , vol. II ). E di Raffaello che non ci narrano i di lui biografi ? Trascri- ▼erovvi un sol passo del Lanzi che tutto aveva letto quanto fu scritto su quel vero principe de' pittori. Eccovelo ( tav. II , pag. 54 ): = Lo studio maggiore di Raffaello furono gli esemplari sreci che misero il coliiio al suo sapere. Osservava le antiche scul- ture, e ne traeva non pure i contorni ^ ed il piegare, ed il niuo- vere , ma lo spirito ed i principj direttivi di tutca V arte. Non pago di cio che era in Roma, teneva disegnatori di cose anti- che per tutta Italia , e per fino in Grecia. = Oh che pazzo dir mi sembra a tal annunzio il sig. Majer , e non aveva la natura a copiare dovunque ei volesse e senza spesa ? Ma pavli Raffaello medesimo. Ecco come scriveva al conte Ca- gtiglioni in quella famigerata sua epistola: «c Della Galatea mi terrei un gran maestro , se vi fossero la meta delle taute cose che V. S. mi scrisse ; ma nelle sue parole riconosco 1" amore che mi porta , e le dico con questa condizione che V. S. si trovasse meco a far scelta del meglio ( non d' ogni cosa ) • ma essendo cai-estia di buoni giudici e di belle donne , io tni servo di CT.BTA IDEA , clic mi viene alia mente. Se questa ha in se al- cuna eccellenza d' arte io non so , ben m' affatico d' averla. » Non posso a meno di aggiunger un alrro passo in conferma di cosa taato evidente quanto lo studio posto da Raffaello al bello ideate de' Greci. Esso e tj-atto dalla descrizione del museo di Parigi stesa dal prime antiquario del p. p. secolo , Ennio Quirino Visconti, e da uno de' migliori pittori de' nostri giorni, il sig. David. Paj-lando eglino del maraviglioso Arcangelo di Raf- faello nel tomo II, cosl si esprimono ; « La lae de cct heros du tiel est un des chefs d'ocuvre les plus accomplis de Raphael. Elle 3:34 DELL A. IMlT\ZIONE PITTORTO\, ecc. esc si nolle ■, si luiuineuse » si iniposante , qua peine oset-on la regarder. On y trouve toute la fierte de /'ApoUon Pitliien. EUe presente en ineme terns dans cliaque trait la severite , la vigeur , la finesse, dont les plus belles tetes antiques de Minerve offrcat teules la reunion >■>. Che Guiclo , r amabil Guido , fosse uii cer^^ator passloaato del iello ideate chi potra rivocarlo in dubbio? Udite come egii scri- veva a inonsigaor uiastro di casa di Urbano VIII. « Vorrei avere avuto peaaello angelico c forme di paradiso per foruiare I'Ar- caagclo , e vederlo dal cielo ; rna io non lio potuto salir tanto alto , e invano l' ho cercato in terra ( oh il buoii uoiuo ' e noa v'era in terra la natura?). Sicche ho riguardato in quella forma che neir idea mi sono stabiiita. = E di questo modo egh con- dusse quel suo stupendo quadra ai Cappuccini , T uno dei settc quadri capitali di Roma. Ma non il bello solo 1' ardimentoso Guido traeva e con tanta felicita dalla sua idea , uia anche il brutto a dispetto deU'Alberti e de' suoi nasi gobbi, torli, schiacciati che in tanta copia ci presenta la natura. Udite come prosiegue = Si trova ( nella di lui mente ) anche 1' idea della bruttezza , nia questa lascio di splegare nel demonio , perche lo fuggo fin col pensiero , ne mi euro di tenerlo a mente. = Con che,?egli ci voile partecipare che avrebbe potuto in detto suo di pinto reu- dere il demonio piu deforme di quello ch' ivi si vede , nia non ne resse Y animo a quel fido idolatra del bello. E per cio spetta r ideale de' Greci seguito avidamente dal Guido , veggasi come ne discorre il Lanzi. = Confessava egU clie la Venere INIedicea fe la Niobe erano i suoi piu graditi eseniplari , e appena e mai the ne' suoi dipinti non si rivegga o Niobe stessa , o alcuno de'figli, variati pero or in una, ora in altra maniera con tanta destrezza che non vL appare segno di furto . . . E veramente questo artcfice non tanto attese a copiare lei volti ( cio^ studio rome ragion vuole la natura ) , quanta a formarsi in mente una terta idea generate ed astratta della bellezza , come sappiamo aver fatto i Greci , e questa modulava poi e atteggiava a suo senno. Ricliiesto da uno scolare « in qual parte di cielo, in quale idea « fossero gli esempj di que' sembianti ch' ei dipingeva , addito al giovine i gessi dalle antiche teste accennate poc' anzi » , non Je giovinotte di Campalto , que' gessi crauo la natura ben rort' siderata del Guido. Di tizia.no. o35 Che Annlbale Agostino Caracci , che il Sampieri , V Albano , il Lanfranco si perfezionassero collo studio dell' autico e cosa tanto nota e coniprovata dalla inspezione dei loro dipiuti , clie io iiferiro un eolo testo del SLiUodato Lanzi , e cono corto. Fa- vellaado egli d Annibale, che il capo puo dirsi di quella scuola, dice al lib. IV , pag. 8g. « Si riscontrano nella sua grand' opera al palazzo Farnese i suoi studj continui suU' Ercole farneslano e »ul Torso di Belvedere , che disegnava esattamente anche senza ' averlo soli' occhio. Tutto il resto aucora spira greca eleganza ecc. = Veniamo al Correggio. In traccia del hello ideale ando pure e costantemente , e con impareggiabile fortuna quel sommo pittore delle grazie, ne potri dubitarne l' uonio di buon senso clie osservi le sue opere. In qual aadito dell' Italia o del mondo si sono visri que' volti dei ' suoi fanciulli? Dove quel niisto di satirino e d' ingeauo, che la stessa sempre forma di bocca con tanta venusta loro imprime ? Dove riscontransi i tipi delle sue Beate Vergini e delle sue Sante Caterine ? Voi scorgete in ognuna delle sue figure una grazia, diro cosi, sistematica , indivisibile e domuiante, che la na- tura non accordo inai che a pochi oggetti , e che traspare fino I nella forma degli alberi e delle frutte. Che poi egli a coudurre I ll sue stile incantatore sino la dove poteva giungere si giovasse I deir antico, eel provano i suoi lavori, e il sapersi ch' egli pon- dero le opere del Mantegaa , studiosissimo imitator dell' antico . I vide in Mantova quelle di Giulio romano , ed in Parma ed a I Modena trovo antiche sculture e gessi poi quaiiti ne voleva i nello studio del suo Reganelli. Leggetc 1' AfFo , il Mengs , il i Lanzi. « Le figure dipinte uelle lunette della stanza di S. Paolo, dice il primo de'suddetti, sono s'l evidentemente imitate dall' an- tico the non lascian duhblo , ecc. ecc. Anzi si vedono prese di meinoria dalle sculture antiche , il che prova quanto ne fosse im- bevuto. = Prosiegue il terzo di essi cosi. = Con quel suo grande ingegno riguardo la natura coll' occhio istesso , con cut mirata V avevano i Greci antichi e i grandi Iialiani recenti. = Che vale » dire non coll' occhio di curve ed umil servo, che forma i suoi passi su quelli del padrone clie lo precede, ma colla franchezza e spontanelta d' un amico che segue 1' altro a passeggio e senza staccarsi da lui , Ubero uso fa cauiminando della propria facol- I ta d' aggirarsi come cli talenta. == Cosi giiuise il Correggio , 336 DELLV IMITAZTONE TITTORICV, ecc. conchiude il Lanzi , col colore e piii col chiaro-sciu'o a introdurre nelle sue pitture un hello ideale , che sorpassa il hello delta ua- tura , ed al priiiio apparire incanCa anche i dotii. = £rgo anclio voi sig. cavaliere. Ma che piu? Si porti la guerra nel carapo istesso deH'avver. aario, ed esaminiaiuo la Veiieta scuola. A noi. Clii ne fu il foa- datore ? E su che la fondo ? Lo Squarcioiie creoUa ed ia Gre- cia recossi, e dimoro molt' anni per attingervi le vere idee del bello. Di la toroato i-icco di uiaruil , di disegai e di sapere , fermo stanza in Padova , e vi apri quella memoranda palestra, da cui come dal cavallo di Troja ne usciroao tanti eroi. Detto era cestui il maestro inis,liore , e fece fino a 187 allievi ( Lanzi , t. Ill, p. 26). Che pero a lui si deggiono ed a* suoi principj i Mantegna (I), i Bellini, e qiiegli altri valorosi che precedet- tero i Giorgioai , i Tiziani , i Paoii , i Palma, i Tintoretti , i Pordenoni, ecc. ecc. Osservate quest* ultimo nel suo quadro della galleria Manfrin nella vostra stessa Venezia. Glie fa egli eon que' suoi discepoli ? Distribuisce loro degli esemplari e di che '. Bc-n lo addita il dipinto. Alcuni di essi mostrano al mae- »tro i loro disegni. Leggesi su l' un d' essi in dialetto vostro = Varde se sta ben sto desegao ? = Pordenone tacendo , elo- quentissimauiente loro risponde coll' aditai-e una Venere antica ehe tiene in mano , c coUo starsene vicino ad una tavola co- perta di torsi e di busti antichi. II Temanza nella vita del (i) Non posso a meno in proposito del Mantegna di qui riportare ua passo decisive del Vasari nell.i vita di quel valente e dotto pittore. Letta ehe un 1' abbia dovra confessare due cose innegabili. La prima , che il Mostro avversario non sa che sia paura, e sorpasaa di tnolto in coraggi«» wneir eroe del Berni che ■« serrando gli occhi andava alia battaglia » ragione per cui non vide il fatal testo cli" or qui riporto. L' altra die gli aljeati, che il sig. Majcr crede d'essersi dati , lo servono per verita molto male. Eccovi il passo ( omhsis etc.): ■« Ma con tutto cio ebhe sera- pre opiuione Andrea che le buone statue anfiche fussino piii pekpstts s ArESSTSO nv' belle parti, che non ttosTiiA il katvrale, attesoche •ucli ECCELLENTT Bf /• BsTB/ , secoudo che giudicava , e gli pareva vedere in quelle statue , avevano da molte perione vive cavata tvtta la per- PEZiONE DELLA KATVRA , la quale di rado in un corpo solo acoozza ed accompagna insieme tvtta la eellezza , onje b n scessakio pigliare il» uno una parte, e da un altro I' altra-, ■•^ ^ -.J. . DI TIZIANO. 337 Vittoria per provare lo studio dell' antico die faceva la veneta fciiola, ci ricliiama appunto a questo medesimo quadro che il sig. cavaliere non vuole aver visto. E come non dovevano i ve- neziani artisti dai-si ad uno studio sittiile , se piena era Venezia di tesori dell' arte greca, colti in mestzo agli allori , e trasportati m patria fra le spoglle opiaie del veneto valore e buon gusto? Mostrate il bello a chi e capace di seiitirlo , e ne vedrete gli efferti. Che direnio del Tintoretto il cui trasporto per 1' antico giunse a tale, secondo il ISljreWi, da render fainnsa una testa di Fitellio per lo studio indefesso che vi fece sopra quel genio bizzarro ? ■ Con tali studj, dietro il Zanetti dice il citato Lanzi , egli { il Tintoretto ) disj>onevasi ad introdurre fra i suoi il vero nietodo che comincia dal disegnar V ottiiuo ( cioe I'aiitico), e coir idea di questo stile procede a copiare il nudo (cioe il naturale ) , e ad eiitendarne i difetti » ( pag. 141 ). II Ridolfi ci narra per ultimo che il Robusti = tratti aveva dal naturale i corpi d'Adauio , Eva, Caino , Abele pel dipinto alia Trinita , ma con aggiungervi una certa grazia di contorni che aveva appreso dalle statue. = E dopo siiulli fatti ci verra a chiedere nel secolo XIX uu autore = h. die servir possa lo •tudio deir antico ? = Finiaaiola , e veniamo a Tiziano. Questo gran luniinare del- 1' arte , questo splendore del veneto cielo , per piu sollevare il quale voile il sig. Majer nel profondo del biasiino e della nul- lita precipitare il bello ideale de' Greci e de' moderni , corse egli luedesiuio dietro codesta Elena bestemmiata. Cosi e. Lo stu- dio neir antico , lo andii spiando nell' opere della natura, lo cerco in se stesso , e ve lo provero fra non niolto , e se taccia alcana puo apporglisi , e fugli apposta , quella sola si fu di non aver cercato esso bello ideale quanto abbisognavagli per essere davvero il priiuo ed unico pittore universale, quale il proclaiiia il sig. Majer. Ne soltanto vi provero che Tiziano segui il bello ideale , ma vi dimostrero nella seconda mia che gli era impos- sibile il non cercarlo o 1' evitarlo , essendo a cio tenuto indi- spensabiluiente ognuno che d' imitare si proponga la narura mcrc^ r arte del disegno. A' fatti ; e parli il dottissimo Zanetti autore, non meno del sig. cavaliere , veneziano nell'anima, e non men di lui pratico dell' arte , e della sua storia infoimato. BILL hal. T. XV. 2a 338 DELLV IMITAZroNE PITTORIC^, CCr. « In quanto al diutorno , dice il Zanetti , segoava ( il Tiziano) r estremira con risoluzione , forse piri die in natura ( oh povero Tiziano, chi ti salva dai niuproveri del tuo paneginsta novello ' ), e dava agli oggetti quell' aspetto die li rappreseiita piii vivi e pill graditi del veto. = Alirove = Tiziano fu gran uaturaiis'ia , ma giudiziosissiiuo, c non luai langui nel rlcopiare servilmenre il vivo posto a modello. = Poco dopo crja rara ingenuira sog- giunge : -= Non si possono seiiipre ( fate attenzione a quel sem~ pre) trovare nelle figure e nei dintorni di Tiziano quelle ideali BELLEZZE che Tendono il naturale piii legsiadro del veto mede- niino. = Oh Zanetti che dicesti tu mai ! Le hellezze ideali ren- dono il naturale piii leggiadro del vera niedesimo ? Moristi a tempo. Del resto se il tuo detto prova che Tiziano fu da quesro lato inferiore ai Greci ed a RafFaello, pvova altresi che ando in cerca di siinili bellezze , ma ciie non sempre le raggiunse. Ne le cerco egli nel solo disegno , ma piii assai e con migliore 8uc- cesso cercoUe nel chiaro-scuro e nel colorito. Non ci stanchiamo d' udire il Zanetti. = Tiziano negli scuri formossi un metodo die non e di puro naluralista (ah I'aposlata!), ma che tiene assai dell' ideale. Sfuggi le masse degli scuri gagliardi e le om- bre forti, rrincipabiiente negli ignudi, bench'e si veggano taholta nel VERO. = Ma scenda omai T ultimo colpo di niazza suiTopi- nione del signor cavaliere , e sia il sullodato suo concitta- dino Zanetti che glielo porta. = Fu canone , dice questo au- tore , fu canone del Giorgione e di Tiziano , che per rappre- ientare con plena verita la natura , non deve dipingerri con rieca sincerita ( facendo hello il hello , e brutto il brutto ) , e per rendere vero e i-otondo agli occhi de' risguardanti un og- getto dipinto , si deve levare ed agowngere a quanto vedesi nel naturale = ( pag, 99 ). Che risponderete vol, sig. cavaliere, a. codesto canone emanato da tali legislatori ? Al solito farete finta di non conoscerlo e lo tacerete. Ma non cosi farem noi. II Mengs era pure di sentimento che Tiziano si servisse deW ideale anche nei differenti colori de' panni. Ed il Lanzi in proposito del di lui colorito sostiene essersi il Tiziano foriiinto anche in questa parte un metodo ideale. Si non che il Zanetti unendo al suo solito i fatti alle asser2loni ci n irra in oltre siccome dall' antico basso-rilievo greco della tliie«a de' Mii'acoli in Venezia traesse il Tiziano que' bellissimi DI TIZIVNO. 339 Angioletti che ornano la parte superiore del quadro di S. Pietro Martire, capo-lavoro di quel grand' uomo; e uoq pago di questo esempio , ci addita la testa del S. Nicola ai Frari , tratta da un gesso del Laocoonte , e quella del S. Gio. Bartista , e F altra della Maddaleaa di Spagna deriyate pure dall' autico. Cosi ci ricorda i dodici Cesari clie il Vecellio dipinse pel duca di Wan- tova , opera delle sue piu lodate , e die soggiunge impossihile era il condur bene senza aver veduto V antico di cui era in Man- to\>a luonn raccolta. » Ma cio che ti-aeva dall' aatico , prosiegue il Zaaetri , auimava dal naturale , metodo unico ( e qui dice benissiuio e da par suo ) , per profittare, senza parere statuario, quaudo si vuole essere pittore. = Si osservi su di tale argo- inewto anclif il Ridolfi. Termina poi il Zanetti il suo tizianesco giudizio, che noi cliianieremo condauna del sig. Majer , col jru- claiuare il Tiziano qual copista del buono antico. Dopo di che poi s' avanzi coraggiosamente il sig. cavaliere e rantando vittoria ci mostri in segno di trionfo le bertucce lao- contesche del suo Tiziano , celebre scherzo innocente di quel ameno capo , con cui parve voler poiTe in caricatura il gi'uppo antico di Laocoonte ed i figli. La controversia fra noi nnn sara lunga. 0 Titiano con quella parodia di mottegglare pretese q^iei che studiavano 1' antico , e studiandolo , come abbiam visto, egli stesso sputava al vento , e motteggiava se medesimo m un co- gli altri. O tacciar voleva 1' eccesso di colore che troppo dediti air imitazione delle greche cose trascuravano all' in tutto la na- tura , e in quel caso non v' e piii qui disputazione d' antico e moderno , di vivo o di finto , di bello o di brutto. Trattasi uni- camente di eccesso , e 1' eccesso fu sempre errore , e non era d' uopo ciie il sig. Majer stendesse un libro per insegnarci ve- rita 61 plateale. Ma v' e di piu. La suecennata pasquinata di Tiziano attacca direttamente e distrugge Y asserito dal sig. cavaUere. = Che i riioderni soli abbiano predlcato questa novella dottnna del bello ideale de' Greci = mentre con quella invenzione burlesca mes- ser Tiziano ci costringe a pensare che fosse una tal dottrina ben .ostenuta e seguitata fin dal secolo XVI, se maestro si reputato giudico degno di se il porvi alcun rltegno. La prescrlzione del rimedio denota la presenza del male. 34O DliLL.\ 1M:ITA.ZI0NE riTTORIC\, CCC. E qui cliiudero la seiie delle luie citazioni cou cie altre brc- \issiiue , e d' aciton clie il nooiro avversario ha in grande cou- ceiio. Le prime souo del Dufreoiioi. lubcg.ia codesCo le^islaioie j)OPia qiiaiito siegue : « Arbiter artit » SehgU ex ilia (natura ) et ta.Mw\\ ^uh:\ieYY\ma. pictOT. n \ 1 E ae' 6uoi argiiuieriti cosl favella: = Sigii.i aiiuqua naturae mo- ! duiii constuiiuiit = ed ivi pure: = archctyjjus in lueuie, apo- j graphus iii tela. = 1 Terzo ed uliinio venga il Fiiibien. Nelle sue vite de' pittori fgli ci dice toudo clie = Le Poussi/i peiisoit aussi qu il etoit impossible dc trouver quelque part des corps aussi jiaifaits , que ceux que nous presentoieiit les ouvrages de I'art . . . Le ineine ^ dlsoit du Caravage ( narui-ali.--ta come gii aina il sig Wajer ) qu'il etoit veiiu an iiionde pnur detruire la peinture , = e avvertite clie il libro cLissico del sig. JMajer non era aucora uscito dal-\. r iinmensita dei possibili. Prove , nomi e dacuiiieuti si farti ben m' autorizzano , parini, a prendere qui a prestauza I' enfaticlie parole stesse dell' avver- sario e sclaaiare 10 pure cou lui : = ISon saprei che cosa si joossa opporre a tutti questi fatti e testimonianze di tali srrittoriy onde mi lusingo d' avere posta fuori d' ogni dubbio la verita. =a Ci resterebbe a chiedere al sig. Majer, in ossequio alia verita, ^ come pgli abbia potuto non vedere, o potuto non farsi carlco di tutte le succitate nozloni e sentenze cotanto opposte al suo si- stenia? Ma passiaui oltre. Ora die speriaino dimostrato non essere la dotrrina del bello ideale , ne perniciusa , ne novella, esamiiiiamo alcun poco i for- nndabili testi che 1' avversario nostro inette in campo coiitro la niedesima. ^ Comincia egli da un lungo paragrafo delPAlberfi , il quale riducesi ad iuculcai'e die debbasi osservare ben bene la natura per bene imitarla, e che lo studente non debbe aiidarla a co- piai'e da altri pittori , uientre i veri pittori lei stessa copiarono e non i di lei imitator!. Ma come la copiarono essi ? Questo h cio che doveva dirci l' Alberti od il sig. Majer in di lui vece, e visto avrebbe che la copiarono come raglon vuole , e Leo^ uardo prescnve : scegUendo , ciue correggendo e migliorando. T)T TT7.T\X0. 84! II Sftconcio gran pezzo r.u'i dii fuoco 1' avversario e un passo non niolrri rliiaro del su11oH:uo Leonardo : = Quella pittura e piu laidabile ( cosi leceesi ) che lia piu conforniita colle cose natiirali. Qiiesto pa'-ignne e a ronfnsione di quelli , i quali vo- glinio raccnnciare le mse di natuva, roine son quelli che imitano vn fis'i.uolian d' un nunn = Quest' ultima clausi la non si trova neiln cirazio -e Maieriana , iiieno v'fi ^i si trova il passo che prereJe il qui addorio d-\l sig. Maj-r. Nni 2;ia lo citanimo piu sopra. Pure r\ e forza di qui ripp'erlo perche serve di contrap- peso , e scliiariniento a que'lo dell' awersai-io. = II pittore deve es^ere naturale e ^olitario : ronsiderar cio cbe vede , ed bceg- CERK LE PARTj pTv' ECCELL r^Tf. Noti gia ( pcco lo spirito della dottrina Leonardesna ) copiai'ft con mano servile e treniante , come sonn queUi che indtano un fisHiiofinn d' un anno. Nes?uno piu del Vinci cerco 1' ideal e nella verlta , e la verita nell'ideale, Csl dicono cliiari) le s"e opere. II dortissimo Bossi rapito si presto al'a patria ed all' arte , e clie avpva si addentro pondevati Leonardo e le sue opere dl I pittura, CI dice appoggiato al Glraldi ( vedi nella Blblioreca Ita- I liana, vol IV, Tipo dell' arte )= che Leonardo insegnava do- I versi nel d:segaai'e sregliere le parti pin errellenti , e a poco a I poco per s) fatto esercizio oenir coinponendn dentro d'. sh quel I perfetto tipo dell' uomo che poi V arte si ars^menta d' indtare , I certa riascendovi di vincere con esso la visibile perfezione che st, I vede negli uomini della nature. = I Vengono dopo di cio alcuni passi del Vasari. Col primo coil- I sigliasi il ritrarre continuamente cose natnrali per ottenere uno «tile che abbia bnona origine , onde poi senza avere i natural! iananzi si possa f>rmare di fantasia, da se atfitudini per ogni verso. Consiglio che in nulla contraddice al bello ideate ed alia sua esisfenza. Col secondo prescrive il Vasari die si cerchi di vedere dal vivo nel fonnare gli sbozzi , se gia I' artefice non si sentisse gngliardo in modo cli" da se li potesse condurre (che I vale a dire la natura pei deboli , T ideale pei forti ). Col terza j raccomanda di bel nuovo agli studenti di esercitarsi a copiare I dal naturale ; e questi due ultimi passi non nuocono piu del primo al hello ideale , mentre provano tutt' al piu che non si deve trascuravp lo stuilio diretto della natura , verira non mat I posta in dubbio da chiccliessia. La differenza che corve fra giv 342 DELL\ IMITAZIONE riTTORICA, CCC. iflealisti , e i natuvofiH in cio i-isipcle, ohe questi diconor copiate la natura come la sta bella o briitta, non nionra; e quegU altri csolamano : no , copiatela , ma sregliendone 11 inpglio. Resisi schiavi i primi , avviliscono 1' arte. Indipendenti dicliiarandosi i secondi , la nobilitano. Per la prima volta tli vita tnia divento io pure indipendente , e lascio all' avversario tiifto il piacere di farsi schlavo. RicorJivi poi amico , che questo Vasarl e ciuel medesimo che lodo piu sopra 11 disegno che si ti-ae dal Lello ideale , e ci disse che Mlclielangiolo ed altri toscanl arteficl di primo rango si formarono , non oja sull' itnico vivo e pretto na- turale . ma sui marnil greci raccolti ad istruzione della gloventii dal magnlfico in quel suo giardino. E col Vasari alia mano ar- disce 11 gig. Majer di proferire = Che sebbene nel secolo XVI maicasscro perfino i libri elementarl dell' arte , poco o npssun conto facevasi nelle scuole dl pittura delle raccolte di anticlie statue e delle copie in gesso delle raigliori sculture ? ( Ricor- daievi per carita del quadro del Pordeuone ed amniirate il co- raggio del sig. cavallere. Ma poco dope quasi pentito della sua tenacita , 0 dubitando della vittoria ei s' ammollisce alquanto , e pare che voglia ve- nire a composizione col bello ideale e col Greci. Uditelo : « N6 io neghero che Raffaello e Tiziano , divenuci provetti nell' arte abbiano voluto osservare ed anche deliiieare ( ed a qnal fine , se gia eran provetti nell' arte ? ) le migliorl statue antiche , ma non Io fecero gla coll' idea di apparir le scimie de' greci scultori e per apprendere a coplare servihnente le forne e i dintorni, e le arie del viso delle antiche statue , ma vollero imitar F ape ■ In quale col succo ( notate : col succo e non col veleno ) espresso da ogni sorte di fiori da lei convertito in sostanza propria , coin- pone il suo dolcissimo melk. Lodato sia Dio ! Dunque il risul- tato dell' osservare ed anche delineare le sculture greclie , cioe 11 tipo del hello ideale, si e 11 comporre un dolcisslino mele ? ^ chi tenne piu ragionato, piu nitido e piu solenue elogio del bello ideale ? Viva il sig. cavaliere ! Dopo un tanto oracolo noi diremo ai giovani avtisti anche prima che siano provetti , onde il consiglio non giunga troppo tardi , rimanendo anche dopo la luaturita dello studio e della pratica ancora ad impararsi 11 me- glio : studiate 1' antico , affinche non vi manchl quel mele Holds- simo tanto necessario alia squisitezza dell' arte. Imitate Tiziano DI TTZI\NO, 343 e Raffaello, i quail non stguirono unicamente , ne clecauiente la natiira sola , nia facti provetd per giungere alia perfezionc studiai-ono i Greci. Ne vi riruuova da quello studio quanto va gridando il sig. Majer. Ogauno lia i suoi luomenti di mal umore in questa valle di lagrlme , ma chi e dotato di buon senso , d' ingpgno e di dottrina non puo a nieno di rasserenarsi col tempo, e si ritorna poi a veder chiaro, e far giustizia al vero. Se non che , e con dolore deggio pur dirlo , diinentico ben tosto il sig. Majer del dolce , e di se medesimo , ritoi'na invi- perito piu che mai a versai'ci il suo amaro. E finita. Egli non viiole ne antico , ne greco , ne hello ideale di sorta; la sua indisposizione e quella che chiamaao i periti una fissazione, Che fare, che dire, che partito prendere con un simile Anteo? Eccolo in assetto di f>rovarci a malgrado V avercelo poco pri- ma conce luto , clie Tiziano e Raffaello non istudiaron mai Y an- tico. Le opinioni di questo scrittore passano come la spola del tessitore da dritta a sinistra, ne v' e modo di fissai-le. Pazlenza dunque vuol essere e divozione a madonna logica. Cosi proce- dendo snei'o che verremo a capo di salvare e 1' arte e la verita , •e acquistar non possianio 1' assentimento del sig. Majer. Dice dunque il nostro arleta a sastegno del suo assunto , per riguardo al Tiziano , ch' egli e dimostrato dalla opinione comunf. quanto asserisce , menrre questa chiam j peccato il non essere ito Tiziano da giovane a Roma a vedervi /' antico. Ma una tale opi- nione che altro compi'ova fuor che la brama che Tiziano av'esse •tudiato 1' antico piii presto che nol fece ? Che anzi ci narra il •ig. cav. medesimo che in Venezia ne aveva i mezzi per la quantita di marmi , bronzi e medaglie antiche di cui quella ca- pitale andava fornita. Se in vece di studiare Y antico da pro-^ vetto , r avesse studiato da giovane , piu grande sai-ebbe dive- nuto neir arte , e nessuno pensito avrebbe ai viaggio di Roma. Sul proposito dei puttini del basso rilievo greco imltati dal Tiziano , il sig. Majer si oppone in piii modi a un tal fatto. Comincia egli dal porlo in dubbio , del che ognano puo chia- rirsi da se , esistendo tuttavia in Venezia e il quadro ed U marmo. Poi argomenta che Tiziano, se li imito, n' avesse 1' or- dine da chi gli commise il quadro , e poi che un fiore non it. primavera, dice che un esempio unico noa prova nulla. Ma no; 344 DELLA. IMTTVZtONE nTTOKICi, eCC. col Zanetti alia aiano glie ne abbiaino indicati piii di due , c di quatti'O e di dieci. Dopo il Tiziaao ci dimosti-a alia sua maniera clie anche 1' A.1- legri non istudi> niai F antico. Per non diluugarci piii dsl bi- •ogao uoi lo ncliiamerenio a quanta su di cio abbiaiuo detto di sopi'a. Scar-ciato il Correggio e il Tiziano dal santuario delT antico e del hello ideole , s' aJopera il sig. Cavaliere ad eliminarne an- che il gran RaiFaello. «« E s' or non ridi, di che rider suoli ? » Raffaello non istudio I'aiitico? Mi sembra d'udire Servio soste- nere che Virgilio non uiedito Ouiero ; il Tasso Virgilio; Raciue Eiuipide, ed Aiduino dir francaiuente clie Orazio non conobbe le Odi di Pindaio. To non mi rifaro da capo a ribattere si sper- ticate eresie , ne passero per lo staccio i pochi testi del pro- fondo , ma bisbetico Mengs, dell' ultra-grecofilo Winkelmann , e del metafisico Reynolds, de' quali s' arma il sig. Majer. Qui- cunique suos patitur manes ; ma mi bastera 1' invocare di nuovo le test'monianze ed i fatti gia sopra esposti , perche i fatti , dice r inglese , sono la pii'i ostinata cosa del mondo. Hai un bel diinenai"ti e ragionare contro essi. Stan fermi come le pira- midi d' Egitto ; e non v' e modo di sbarazzarsene. Provano essi che e verissimo avere il Sanzio dipinta in Vaticano la Disputa del Sacramento in modo ben diverso da quello clie vi tenne neoli altri sjoi freschi , ma provano alti-esi codesti indomabili fatti, che dalla inspezione delle opere greclie trasse quelle di- vine sembianze , che mai non eslsterono i-ealmente nel mondo , e clie i Greci trovate avevano coUe loro teorie sul bello ideale. E dove mai, che Dio v' ajuti ! avrebbe trovato in natura il di- lisentissimo Raffaello que' suoi celesti campioni nel cui volto sono radiinati e conibinano si felicemente i tratti delle Meduse, del l<> Lliafrve e degli ApolUni ? Dove visto avrebbe egli dal vero r angelo veramente divino che libera S. Pietro dal carcere ? E dove Guido prese avrebbe le sue bellissime donne , dove Mi- rlielangiolo il suo M^se , la sua Notte . se ai Greci, ed alia fontc iuesausta e preziosa del bello ideale non avessero attinto ? Voi pre- tendete piu sotto, che i nostri sensi non possono venir commossi die da immagiui a loro note e famigliari. Dunque perche non vi sono Angioli a Venej-ia , voi che non ne avete ancor visti , non potrete ti-ovar belli gli Angeli del vostro Tiziano ? Eii DT T1ZI\N0. 345 tignore ! Non vi sono nemineno Ercoli , Giganti, ne Venerl , n^ Madonne a Venezia , eppure voi trovaste magnifico il S. CrU •toforo iVi Tiziano , e lo e dt fatti , e belle sono auche per vol le s'le Veneri , e le celesriali sue Beate Vergini ; ma di cio ri- parleremo , e piu a limgo nella lettera segiiente. Volete voi vedere chi non istudio mai i Greci , e s astenne piii cbe pole dalla ricerca del hello ideale , quautunque inipos- ■!bile fosse ad ogai pittore 1' evitai'lo totalineate , come vi di- mostrei'o a sue luogo ' 0?servate i pittori olaudesi , fiainmlnghi , ed^ in gran parfe anche i tedesclii antichi, Osservatell e gioite. Eccovi aperto 1' emporlo del hello e del hrutto ammassati senza tjistinzione. Eocovi il vero in trionfo. Mirabili sono que' valorosi campioni della natura nell' ubbldirla ciecamente , ed imitarla tal ouale la si presenta ; ma confrontate la loro scuola colla Italia- na, e tranne il paesaggio nel quale osai'ono essi pure scostarsi tal volta dal vero per ottenere il meglio , voi v' avvedrete bea teste della influenza ch' ebbe su di noi quella Grecia capta , che victorem cc^int et artes « Intulit Lado » In quella prima ecuola vol riscontrate ad ogni tocco di pennello verita , preci" e'one , diligenza , timidita , finitezza e lucidita sorprendente , ma un terra a terra clie infrena i voli del genio , ed estingue in noi ogni scintilla di sentimeuto. In una parola = Malta ex. industria : Pauca ex animo. = Nella nostra all' opposto , eleva- tezza di mente , grandiosita di concetti, di stile , d' esecuzione, feracita d' invenzione , varieta somma , grazia , bellezza , elegan- xa., espressione vivacissima, e, senza lesione del vero, da per tutto liberta ed armonia , origlnalita, padronanza, disinvoltura , e per ultimo il fare di tale che crea , e non di servo cbe imita. E cbe ' Saranno forse mancate alle Fiaudre , all' Olanda , alia Teutouia Terra di belle donne, di belie persone ? No certo. Ma non facendo i loro RalFaelli , i loro Guidi , i loro da Vinci elezione alcuna d' oggetti , ne purgando, abbellendo , o rifor— mando essi cio che prendevano ad imirare , seccamente ci ripro- dussero co' loro industri pennelli una natura, vera si, ma non tella , e di tanto inferiore alia natura che animirasi nella scuola Italiana , che « Illa/ii homines dices ^ hanc posuisse Deos. » (1) (I) Eiccont^ Ari;tntile che Tiionigi plnse gli nnriini ?ervilmente corae Sotio ; che P.TP-Sone gli aTvili fignrandoll in azioni basse, e che Poliglots 346 BELLA. IMITVZIONE PITTORICA. , CCC, Ne distrugge il fia qui detto 1' esempio dell' immaginoso Ru- bens clie , diuiorato essendo tanti anui in Italia , e nato con un genio sujieiiore a tutti i suoi couipatriotti , tenne il piii delle volte ua fare iibero ed ideale quanto niai. Mentre avvezzo egli pure a quel prinio nieccauisnio della sua nazione non seppe piegarsi alle greche forme , e le sue figure sentono sempre la nazionale trivialita , e pccca il suo disegno di purita ed ele- ganza. Ne per quanto egli dispoticameate arbirrasse nell' usare de' lumi e de' colori, pote richiaiuare la sua nazione dall' antica pratica di starsene religiosamente alia natura. A sempre piii coavincerci ( e nol siam punto ) die le Italiane scuole non cercarouo il hello dell' arte nella imitazione dei modelli greci , cita il sig. Majer la celebre lettera d' Annibale Caracci a Lodovico , in cui scrive da Parma, die Correggio e Tiziano saranno sempre i suoi dilettl per la loro schiettezza e purita, vera, non verisiiidle , naturale ^ non artifiziata ^ ne sfor- zata. Dope di die antepone il Correggio al Parmigianino , per- che il primo e piii spontaneo, e da del suo-, ove che i pensieri deir altro sono appoggiatl a quale he cosa non sua; chi alle sta- tue , dii alle carte. Con che Annibale noti condanna gia le carte o 1' antico, lua il lasciarne di soverchio vedere 1' imi- tazione. Ma fatevi di buona fede all' Annibale non piii giovi- netto, ma reso adulto , e fissato in Roma; osservatelo operare nella sala Farnese , e ditemi se quelle h 1' Annibale di Parma? Egli, giova ripeterlo , si e niesso a mente il torso di Belvedere , come il Domenichino il gruppo del Laocoonte , e per tal modo clie puo disegnarlo di memoria , tanto ne conosce ogni tratto , ogui linea, ogni piegatura. Che pero ben a ragione disse di lui 1' Albano in quella sua riferita dal Betlori, die aveva superato di gran luiiga il cugino nel vedere , oltre le opere di Raffaello , an- cke le bellissiiiie statue antiche. Questi e, per fmirla , quell' Anni- bale die in quel suo sonetto divenuto il caaone de' buoni pit- tori ordlaa all' artista che « 11 disegno di Roma abbia alia mauo. » Badate, sig. cavaliere, di ix07/ia, non diVeuezia; di /Jowa , e non della natura bello-brutta. innalzo la natura umana con darie un carattere piii grand'oiC ( He Rep. I. 8., c. I. 5. De Poet, c a ). Eccovi ilefinite le tre piii celebri scuole moderne d' Europa. La prima si e la Vencta , come la yuole il iignor Majer i ta scconda e V 01ande~e ; la Komana la terza. »I TIZI4N0. 347 Prima di fiuire mi sia concesso di rilevare ima delle tantc contraddizioui deli' autore clie impugao. Egli disse alia pag. 3l •c che noil si puo atti'ibuire la decadenza della pittnra dopo il serolo XVI in Italia ad un cambiaruento di massime accaduto nelle aosfre scuole, jiia devesi piuUosto ripeteria da quella legge cnstante della natiira che non suol mai proseguire per lungo tempo a Qcnerare senipre nuovi e Straordinarj ingesnl. » Ottiiuaniente ; 11UI uditelo due sole pagine dopo; « Dovro esaniinare quali siano £ ate le prime cause della rivoluzione accaduta nel finire del secolo dei Caracci , e rivolgeado soltaato adesso la mia atten- zione a considerai-e i funesti effetti prodotti dalla medesiuia , vi ritrovo nuovi motivi per sempre piu convincermi, che il rove- sciamento delle massime e quel verme che cagiona tanto male » ; e poco dopo: « Quando 1' avti vanno in perdizione sono gli uo- vii.ni , e non la nntura che hisopia accusare. » Prosiegue dicendo die 4 talenti non mancano ( che vale a dire la natura genera tiuto'.-a, manco laahi ordixabj i^!cecni ) , e che non uaanca la li'rjeralita de' governi , ma nulla meno i buoni pittori son pochi . ( E ijuando mai mancando le occasioni , la ricchezza , il lusso evtu'ito de'principi e facoUosi , non che !a pompa della religione , furono moiti i buoni pittori ? ) , e ne accagiona di cio , non le anzidette ragioni evidenti, ma i nuovi chiiuerlci principj ■, e 1' a- vere voluto abbandouare da lungo tempo lo studio e 1' imita- zioue della natura , e qui pure con quel lungo tempo distrugge egU stesso 1' asserita novita de' chimerici principj. Ma tutto st perdoni. Solo gli domanderenio all' orecchio se tocca ad un Ita- liano : piu : ad un Veneziano , il proferire cose simili ? Ad un Italiano clie non lia potuto scordai-si , o disprezzare i Maratta ,, i Franceschini, i Tiepolo , i Balestra , i Eattoni, i Mengs , gli Aniigoni , i Beuefiali , i Solimena , i Camoncini , gli Appiani , i Landi , i Benveuuti, i Canova , i Torvalsen ? ecc. ecc. Ed ignora forse , od osa negare il sig. Majer che alio studio iude- fesso de' Greci deve il Veneto paese il suo Fidia redivivo , e devegli I' arte 1' emulo suo Torvalsen? Gi vorrebbe codesto si- gnore far rinculare una ventina di secoli ; e che a copiare ci tornassimo pedauitscamente la natura, senza punto approfittare degli sru Jj , de' proaressi , de' subhmi esempj lasciatici da una nazioiie che porto 1' arte all' apice sommo della perfezione e del bello. Ah', s' ingauua a partito ! Faremo aiizi 1' oppojto , e 348 DFLIV TMTT\ZTONE PITTORIC^, ecc. Canova e Torvalseo non riniarran soli. Gia ne abbiamo i ben fau* «ti iudizj uella crescente speranza dell' arte d' Italia, Accortosi il Bellon che col servile studio della natui'a , cbe ognuno vedeva a sue modo , si cadeva nel ti-ivialismo , e colia pessima maniera dei Veneti te/iehrosi , si perdeva anche il veneto colorito, crede di arrestar 1' ai'te suU' orlo del preripizio con richiamarla ai vec- clii principj de' Greci e de' cinquecentisti , ed indico ai giovaai pittori, quasi stella polare, la Gvecia ed il hello idenle , onde ri- toi-nassei-o V arte alia prisra digniik ed ecoelleuza. Sudarono dopo di lui a s) plausibile intento i Ricbar 'son , i Winkelniann , i Lessicg , i Brown, i Webs , i Mengs , i Glierardi de' Rossi , i Rey- nolds , ecc. ne' quali la dottrlna , e 1' attico gnsto si diffuse dal- 1' immortale cardinal Alessandro Albani , raccoglitor generoso , estimator profondo, e di cui non fuvvi chi spingesse pin addentro nei penetrali del bello e dell' arte ; e frutti ne fur'^no in breve tempo i Mengs,' i Canova, gli Appiani, i Camonciai ecc. ecc. Ecco la genuina storia del risorgere cbe fecero la scultura e la pittura fra noi. Mutar sistema e uq pei'dersi di bel nuovo. Chiude r antigreco suo capitolo il sig. Majer col farcl dono d' una scelta collana di oraziani testl notissimi , sostenuto dal quali e giovandosi dell' ut pictura poesis , si lusmga di dar forza e buon garbo alle sue teorie. Noi amnietteremo tutto qnesto estraneo corredo di poetiche conclusioni , quantunque Orazio non fosse pittore , ne parlasse a' ])ittori ; ma coUa condizlone die il sig- cavaliere aggiunga ai precetti oraziani da lui accortamente ri- CEintati, il pui chiaro , importante e solenne di tutti , il celebre « VOS EXEMPLABiA CBAECA » Nocturna versate manu, versate diurna » del quale egli sembra aversi voluto espressnniente dimenticare. Addio. Nella susseguente mia esaniineremo il capitolo II che at- tacca il hello ideale in persona , e lo vuol morto. La zuffa sara nerclo piii calda che mai. Ve ne prevengo; ma finiremo , spero, nella terza lettera col venire a' patti, e stabilire una lunga pace. L' ingeguo , la coltura e I' amore per 1' arte che distinguono il »ig. cav. Majer, e le belle cose di che ha infiorato il suo libro, esinono da noi tutti i riguardi inverso d' un awersario che si- mile al Zerbino dell'Ariosto , se da ahri fu vinto , otteane pero •onimi onori e fu sol vinto perclie sosteaeva una causa non giusta. Dair Austi-ia , 3o luglio 1818. ■ ' • 349 PARTE 11. SCIENZE ED ARTI MECCANICHE. De Conta^i e della cura de' loro effetti. Lezioni me- dico-pratiche del cav. Vcderiano Lulgi Brera^ coiv- sigllrre di Governo di S. M. I. R. A., professore dl CUnica medica neW I. R. Uidvcrskd di Pudi- va , ecc. ere. yolume prima. — Padova , 1819,4/1 8.° di pag. 336. r> J_>^OPO tante opere ed opuscoll che vennero pubMicati sui contagi, e massmie dopo le diverse ingegnose iicer- che fatte dai medici modenii, era cosa da desiderarsi che im valeiite Professore si accingesse a raccogliere con certa elezioue, a discutere e disporre con ordine le pviii- cipali dottriue ed opiaioni di questo suggetto , die ser- vissero di guida ai pratici pel riconoscimeuto , per la cura e la preservazione dei iiiorbi attaccaticci. E questa e appuuto r impress a cui s' accinse il nostro autore , vale.idosi priacipaluiente delle opere del Guani , del Ku- biai, del Gianniai, del Valli,del Sydenham, deirHuxham, del Morton, del Sarcone, del Rosa, del Borsieri , del Frank, ecc, A hue di cooperare noi pure a questo lo- devole ed utile intento , verremo esponeado in breve la susta.iza dell" opera che an.iunzia.uo, onde farla conoscere a quelli clie non la possedono ; e direuio caudidamente il nostro parere ogni volta che qualche dinicolta ci ren- desse dubbiosi sugl' insegaameiiti di queste I zioni , le quali, esseido dive.uue di paLbUco diriito , non sduo fatte solainente per gU scolari , ma aspirano ancora all'i- Struzione dei professovi dell' arte, Nella incroduzionp il nostro autore ci fa sapere che i medici antirhi non ebbero quasi idea dei contagi. Ippo- crate aoa ne fece menzione ; appena xxa. cenao iie diede ^5c de'contagi e oella cun\ Galeno. La vera cognizione dei contagi la «.1obViiaino al Fiacastoro , al Sennerto , al Dieinerbroech, al Sydenliam. Per altro TuciJide scvisse chiaraiiiente della qualita con- tagiosa clie aveva la peste di Atene; di contagio fa pur aperta lueazione Anna Coiuneno nel descrivere la peste di Costantinopoli; tutti sanno iino a qual punto il Boc- caccio i-iconobbe attaccaticcia la pestilenza clie spopolo la sua patria. In diversi luoglii di questa Bihlioteca , nel tendere coiito di alcune opere clie trattano di contagi, abbiamo avuto occasione di dimostrare , cbe ancbe prima del Fracastoro i raedici conoscevano la proprieta clie hanno i conrtagi di trasfondersi per mezzo dei corpi in- fernii e delle robe infette nelle persone sane, e di su- scitarvi una stessa malat.tia. Ond'' e che noi no.n possia- tno ritenere cbe la cognizione dei contagi incominct col Fracastoro, cioe lino al principio del secolo XVI. Qtiesto fatto noil si risolve in una pura contesa di erudizione , ma e cognizione importante; imperocche conduce alio studio di alcuni autori cbe fiorirono prima del secolo XV e XVI, e che ci lasctarono dei buoni precetti intorno alle nialattie contaglose. Con tutto cio noi convenianio pienamente col nostro autore , che solamente dopo il Fra- castoro cominciarono i medici ad occuparsi di proposito di questa gravissima materia , e che per molto tempo «ono stati insieme confusi i contagiosi co' mali epidemici. CAPITOLO PRIMO. Indole e natura dei contagi. Per contagio il nostro autore intende quella non co- mune potenza niorbcsa cbe e gia il prodotto delF orga- nismo vivente alterato , e risulta dalla chimico-vitale com- binazione pervertita degli eleineati, cbe fanno parte del- 1' assimilazione organica , in conseguenza del fortnito con- corso di certe straordinarie circostanze. Un tale prodotto comunicato desta e propaga la stessa malattia dalla quale venne prodotto. I contagi agiscono diversamente dalle co- muni ordinarie potenze nocive. Sccondo le idee del Rn- bini, non esigono la i>redisposizi"one Browniana, potendo invadere il forte come il debole; ma, secondo il nostro aut^ore, domandano certa quale opportunitk morbosa, che conslste nel modo di esistere e uella temperatura vitale, perche abbia luogo I' infezioiie i oltre che il concorso DE LORO EFFETTI. 351 simultaneo delle potenze nocive e la precVisposizione di forze contriljuiscono pure al grado ed alia coniplicazione delle dlatesi. Altre proprieta dei contagi, stabilite dal Ruliini, sono le seguenti : primo , di pi'odurre un cangia- meiito che e indipeiidente dai gradi dell' eccitamento vi- tale ; cangiaaiento die progredisce e terminal qualunque siasi la condizione patalogica della vitalita , e qualunque r eft'etto delle altre potenze nocive che contemporanea- mente furono poste iii azioae ; sicche possono coeslstere coi contagi maiattie steniche ed asteniche universali o locali : secoado , di togliere spesso la suscettivita di nuova infezione nei soggetti che ne sono stati una volta investiti: terzo, di alterarsi , disturharsi o escludersi a vicenda un con- tagio coU'altro; per cui non possono operare perfettamente i loro particolari processi contemporaneamente su lo stesso individuo: quarto, di avere ciascuno una forma sua pro- pria ed ua certo periodo costante d'invasione, di com- parsa e di declinazioae : quinto, di avere una durata ge- neralinente deteruiinata : sesto, di non potersi troncare il loro processo morlioso , se non a principio della infezio- ne , e CIO co' niezzi che rintuzzano la suscettwitd vitale ed assimilatrice a sentirne 1' azione : settimo , di produrre diverse forme morbose secondo la loro natura diversa , di modo che i contagi proprj dei bruti non sogliono in- taccare la specie umana , e viceversa. Questi caratteri ( in nuaiero di otto , compreso quello della opportunita morbosa ) soao dal nostro autore ridotti a tre soltanto, cioe ; i ." di agire in forza di una morbosa operazione chimico-animale ^ 2.° di destare uno stato d' irrltazione negli orgaai e sistemi i piu esposti ai perniciosi efFetti , o pill irritabili in grazia di primordiale conformazione ; irritazioae die puo aver luogo sotto ambedue le diatesi ed aaco dietro la non decisa disposizione alia diatesi i 3." la riproduzione nell* organismo , divenuto cosi infet- to , di principj analoghi a quelli che hanno nel medesi- mo provocata T infezione ; principj capaci di estenderla ad altri individui sani. latorno a questi tre caratteri sta- biliti dal nostro autore sui contagi , ci farerao lecito di osservare, che 1' operazione chimico-aniaiale puo essere egualmente propria di altre potenze nocive, come, a ca- gioae d' esempio , le diverse specie di veleni ^ che la diatesi irritativa e pure suscitata da mille altre cagionl che noa sono contagi ; e che la riproduzione di un 352 De" CONTAOr R r)Et.t,\ CUR\ principlo eguale ( e deve essere egualc e non analogo^ perclie proiluca gli stessi efFetti ) a quello del contagio per opera della perverdta cconomla auimale , e beii cosa possibile, ma noii dimostrata. Ammettenclo questa ripro- dnz'ione , bisognereblie spiegare , perclie la stessa econo- niia aa'unale , cosi pervertita, cessi poi di fabbrlcare il contagio, e ritorni alia sua giusta condizione dopo mi certo tempo, qiiando appunto e piu abiiiiata ed incari- niiuata net suo morboso lavoro. A paver postro , T niiico carattere generico del contagi , conosciuto fin era, e la proprieta di propagarsi da imo in altro individuo della stessa specie per mezzo de' corpi infermt, o delle robe lafette. Tutti gli altri caratteri o sono congetturali , o comuni a malattie di diverso geiiere. L' A. medesimo, dove stabilisce l' aiialogia cUe passa tra T azione dei con- tagi e quella di diverse sustanze irritative, concorre ta- citamente J ahneiio in parte, in qr.esta nostra opinione. Dopo di avere descritto i caratteri dei contagi , passa I A. a dimostrare le diflerenze che corrono tra i contagi niedesimi e le affezioni malbiip, epidemiclie , miasmatiche , e pcstilfiiziali. Maligni sono i morbi cbe procedono con lasidiose appareaze , e die spesso ingannano sotto le ialse seaibianze di poco o niun pericolo ; epideinici qnelli che dipeiidono dai cangiamenti clell' atmosfera; miasmatici sono quelli die proveugono da esalazioni morbifere che infettano V aria , come il gas idrogeno , carbonio ecc. v pestileiiziali sono Ic malattie stesse epidemiche gravissime e sussegaite da grande mortalita. I contagi in vece non sono necessariamente malicni; non dipendono direttamente dalle mutazioni del cielo ; non dalla putrefazione dei coipi. Essi sono prodotti dalla macchina animale vivente ridotta ad un particolare stato preternatnrale Non conosciaino la loro composizione chiniica , ne sappiamo se siano o no coinliustiiiili. Alcuni antori hanno immaginato diverse ipo- tesi cbimiche sulla loro naturae ma queste si aggirano piuttosto snlle materie dissolventi e suiveicoli, anzi che sulla entita dei contagi. Stando agli efFetti, troviaino che i contagi hanno qualdie analogia nel modo di operare con alcuni veleni, sopra tntto con quelli salini e metallici. Qneste sustanze eterogenee e nimiche della macchina ani- male, la irritano , la perturbano fin tanto che vengono espulse, non potendo per vernn modo assimllarsi co' suoi principj. Lo stesso avviene dei contagi , introdotti che Dr/ LORO EFFETTI. 35S alano nel nostro corpo. Ora ( aggiugniamo nol ^ , come niai la nostra macchina potra espellere e fahbrlcare ad uii tempo lo stesso principio ? come diventera T origine di materia eterogenea quella forza medeslma di cui la provvida natura ci ha dotati per allontanare le potenze nocive? Noii si pno immaginare un pevvertimento di qtie- sta fatta nella economia animale , seiiza vedere anche il suo pronto disfaclmento. Noi crederemmo piuttosto , che avveaisse uii' alterazione nei fluidi animali portata dalla jnateria del contngio, per cui i solidi si sfbrzano di emeii- dare , di modificave e di espellere gli umori cos\ dege- ijerati , fiiiche liberati dalla sustanza morbosa , tornano in calma 5 si riordinano e rlacquistaiio il loro salutare ec- citamento. Potrebbe anche darsi die i contagi altro non fossero che insetti minimi , i quali si vanno riproducendo in noi fin tanto che si trovano in circostanze favorevoli alia loro propagazione , e cessano per cagioni contrarie, come gia fu sostenuto e con validi argomenti da molti sagacissimi strittori di medicina. Queste ipotesi distriig- gerebbero la contraria favorita dal nostro autore , cioe che i contagi siano fabbricati da particolari processi mor- bosi. Piu innanzi vedremo quale di queste opinioni possa avere maggior fondamento , e quale maggiormente si pre- (jti alia spiegazione dei fenoraeni che presentano le ma- lattie attaccaticce, CAPO II. Pensieri suW origine primitiva dei contagi. Qui r A. si difFoude sulla influenza che hanno sui no- ^tri corpi le straordinarie vicissitudini dell' atmosfera •, i miasmi diversi che s' innalzano nell' aria , come svolgi- menti di gas idrogeno , carbonic ecc, d' insetti, di ver- laii) la qualita perversa, e la scarsezza dei cibi e delle bevande. Al concorso di queste e di altre simili cagi-o- ni attribuisce una tale influenza sulla economia animale, per cui si pervertisce 1' assimilazione organico-vitale nei difFerenti tessuti viventi , e ne puo nascere una materia 1 nioi'bifica contagiosa. Appoggiato agli esempj di combu- I stioni spontanee avvenute del corpo umano , d' idrofohia accaduta per violenta passione d' animo , e ad altri non ordinarj fenomeni patologici che si mostrano in certe particolari circostanze » il nostro autore stabilisce , per JSibL ItaL T. XV, aS 354 °^' CONTVGI E DELLV OUU.V analogia, che i contagi siano jjrodotti di determinate mor- liose disposizioui iicUa proi)rieta pvoduttiva dei tessuti , suscitata dallo squilihrio delle regolari relazioai chimico- vitali fra gli eleiueati della materia, doade soi'goiio le assimilazioni organiclie. I fatti clie il uostro autore ha rac- colto in questo capitolo sono certamente iii parte siago- lari ed iiiduhitati , come pure sono importanti i diversi argomeuti die prese a discniere^ ma, a parer iiostro , uou portaiio necessariamente a conchiiidere , che i con- tagi siaiio produzioui delLi ecoiiomia aiiiiiiale perver- tita. Gia 1' A. medesimo ci ha insegnato che le mvita- zioni deir aria, i miasmi, le qualita degli nlimenti e delle bevaude uon producoao mai per se stesse i co.itagi, sic- che, per quaato straordinaria possa diventare l* influenza di queste cagioni , non potreljbe essa mai dar origine , iuorclie a murhi endeniici od epidemici. I casi di decom- posizioni orgamche, di cumhnsiioni spontanea, di sviluppo di veleni nel corpo uaiano , sono certi ; ma non provano puato in favore dei contagi , perche tutii qnesti perver- timenti dei fluidi e dei solidi aniniati non lianno la qua- lita singolare dei contagi di diventare attaccaticci. L'aci- do prussico, che si e generato in una inferma di cni parla il Fourcroy , poteva bene cagionare la morte dell' indi- viduo, ma non propagare una contagione : poteva lo stesso acido nuocere altrui per la sua azione venefica , ma que- sto nocumento non avrebhe mai destato in una macchina non similmente predisposta un eguale processo morboso. Intorno a che e litile di notare due caratteri che distin- guono i contagi dai veleni di qiialnnque sorta. I primi agi- scono second*) le loro quilita, indipendentemente dalla quantita , e si riproducono introJotti che siano nelT ani- male che e predisposto a sentirne T azione : i secondi , cioe i veleni , in vece riescono piu o meno nocivi in misura composta della qnalita e della quantita ; e , come non si piopagaiio dall' infermo nei jani , cosi neppure si au nentano neU' aaimale in cui sono penetrati. L' unico eseinpio , che proverebbe ia generazio le spontanea dei contagi ael corpo infermo e qne'lo che T autore adduce della idrofobia venuta in seguito a forti pnssioni d' ani- mo. Ma r idrofoina spontanea nell' uomo e contagiosa si pno iorse ancora avere per asseizione rlubbia. Dove noa vi sono caai , ed anclie dove ve a' hanno molti , Kia the per cacostanze particolan di cliina o d' altro non de' ioro effetti. 355 vadano sot^getti alia rabhia, uou si sente parlare d''idro- fobia. Dove poi vi sono cani arraliluati , v'' liani.o troppe vie osciire ed accidental! per cui si puo in noi insinuare ii contagio , sicche non s' abbia da temere d' inganuarsl nel giudicare spontaiieo uii caso d" idrofobia nell' unmo. E volendo pur ammettere Tidrofobia nella specie uniana, iiiciipeiidentemente da contagio proveniente dai caui, o da altri aniinali , resterebbe a vedere se lo stesso prin- cipio inorliifero die la cagiona nei l)ruti, non possa egnal- niente insinuarsi in alcune circostanze ed ope rare sopra di noi. Fiaalinente e pur da distinguere bene Jalla vera rabbia V idrofobia sintomatica , non rrra a vedcrsi nel tifo , nella e icefalitide , ed in alcune altre inalattie ^ per- che quest' ultima nou ba maggior v alore della peteccbiay della migliare, e di altre cruzioni secondarie clie s' in- coiitrauo auche in morbi nou contagiosi. CAPITOLO III. Delia nianiera di propagarsi dei contagi. h" aria libera e spesso rinnovata non propaga^ ed anzi distrugge il contagio : essa non puo trasfonderlo se noa quando e stagnnate e soprassaturata delle esalazioni mor- bifere clie si alzano dai corpi iufernii. In tal caso T aria perde in parte od anclie in tutto la virtu di decomporre il contagio, costituisce una specie di atmosfera morbosa tanto piu pencolosa quanto e piii vicina ai malati. Ma e egli poi sicuro clie si formi questa atmosfera morbosa, che il nostro autore descriye come cosa di fatto ? Per quanto siano afFoUati e mal disposti gl' infermi , e ^ex quanto sia male costruito e peggio diretto nno spedale , e rarissimo che 1' aria non vi si rinnovi abbastanza per potervi respirare liberamente. Si sa che il principio scorn- positore dei contagi fe V ossigeno : ora se qutsto venisse soprassaturato della materia contagiosa, I'arla non servireb- be piu alia respirazione , e si vedrebbero alcuni morire sofFocati in quelle supposte atmosfere morbo^e. Oltre di che non sono poi s\ frequenti e sicuri i casi d' infezione ricevuta per semplice inspirazione di aria , che non sia lecito di dubitarne. Tutte le persone che nssistono infer- ■* mi contagiosi si trovano nella dura necessita di toccare i corpi e le robe infette. Si trovi il modo di proibire '' qualunque contatto immediato , e dopo si avra campo di 356 T)E' OONTAC.I E nivLLA CURi decidere questa pendente questione. Del resto convicne anclio il nostro autore , che il mezzo piii pericoloso di propagazionc c il toccamento del malati e delle suppel- lettili che hanno servito , e servono al loro uso Tra le robe che possono propagare il contagio sono priucipal- mente pericolose le lane , Ic sete , il cotoae , il filo , la carta ed i varj generi di polli : non sono esclusl nep- pure i metalli e le masserizi'/-
  • rdoni, Configliacchi , Carradori (ora defunto ) , Carlini , Paoli , €aetT>o Malacarae, Fattori, Lombardi. Passato nella classe MEMORIE BELLA SOCTETA ITALIANA., CCC. 36r degl'i emeriti il sig. Giobert, e stato in vece sua nomi- nato socio attuale il sig. Giuseppe Raddi. E finalmente il s g. inarcliese Luigi Rangoni , ed il sig. Ottavio Ca- giioli, gia Vicescgietario , sono statl posti nella classe de' socj onorarj. Ecco un compendio dei quattro Elogi o Yite di socj defuiiti , descritte nel presente volume. I Di Antonio CagnoU , Memoria del sig. Francesco Carlini. — • II desiderio da noi esternato sotto la pag. 348, tomo XIII di questa Bl))lioteca lo vediamo compito. La vita del Ca- giioU e fiiialmente tiattata da una persona dell' arte , e certanieute non poteva essere meglio affidata che al sig. Carliai. Antonio Cagnoli , di patria Veronese, nacque I'anno 1743 ncll' isoia del Zante , nella quale suo padre esercitava 1' ufTizio di cancellier del governo ; e lo segui in pill altri luoghi del doniinio Veneto , dove il padre passu in simile impiego. Anclie il figlio ebbe poi una egual canca ; indi fu invitato come segretario della le- gazion veneta in Ispagna , e nel 1776 con lo stesso im- piego a Pnrigi. Ivi gli accadde nel 1780 di osservare I'a- nello di Saturno ; con che s' invoglio di darsi tutto alia matematica ed all' astronomia. Con questa intenzione e profiitando del risparmj che aveva fatto nelle sue cari- che procurossi in Parigi stesso I'acquisto dl scelti istro- meiiti d' astronomia , onde formarsi una specola in casa. For, 11 alcuiii articoli di tale scienza all' Enciclopedia mC' todica : fu eseguita a Parigi stesso nel 1786 la prima edizDne della sua Trignnometria , la quale arriccliita poi di copu.se giuiite ha fatta I'anno 1804. ristampare in B>I'>u,ia. Egli ernsi gia restituito nel 1788 alia patria, dove ere^se in sua casa un osservatorio , collocandovi gli stro- me.>ri acqu^stati a Paris;!. Determino la longitudine e lati- tudiiie (li Ver-ma, e la sua elevazione sul mare Adriatico: intraprese n formnre un nuovo cataiogo dell' esatta po- sizione di 5oo stelle tisse , che fu puljblicato poscia nel 1807: ottenne premio dall'Arra lemia di Copenaghen per il miglior metodo di compn'are le longituiini geografiche. Nel 1787 , per le sue coutinuate osservazioni meteoro- logiciie , ebbe altresi premio dall' Accademia agraria di Verona , indi fu nominato suo segretario. L' anno 1796 ▼enne eletto a presidente della Societa Italiana in luogo del cav. Lorgna suo fondatore defunto allora. Nella guerra del 1797, essendo caduta una boiuba in sua casa, il 363 MEiVTORir: DEI,L\ SOCIFTA TTAT.IXNA. general Fraacese favorito allora dalla fortuoa lo inden- niTzb ami)iainente , attirollo a Milaao, fece acquisto dei suoi istroine iti per la speola lii Brera , ve lo nomino astrouoino, eJ assegno sui puliMici ftndi novemila lire anaue di d .te all.i Soceta It.iliaua. P.issb poi raniio se- gueute il C.igiioli, profess jre di mitematica, nella scuola militare di IMode.ia, dove pab'ilicb ad uso de' suoi di- scepoli ua irattaV^ di Szioni conichf ■■, e trasporto pure allora in rjuell.i citta la sede centrale della S;»oieta Ita- liana , die oggi ( come alihiam veduto sopra ) vi si e Stabilita per seinpre. Restituissi nel 1800 a Verona per piu non uscirne, e vi e inorto d' apoplessia nel 1816. Egli ha for.iito ben 18 ]M 'uiorie per lo piii aslronomlche agli Atti della Sicieti , di c:ui fn p^r iB anni presiden- te i ed una agli Atti dell" Istitnto Italiaiio, del quale pure era membro. II. Elogio di Antonio Possuti, scritto da un nnonimo. — Ei nacque in Roma 1' anno 174.^. Sino dall' eta d'anni 16 era gia istrutto e sagace a maraviglia nelle raatema- tiche , e ne tenne poco dopo scuola a molti iii Roma. pi circa aS anni ando professore della medesima scienza nel corpo de' cadetti a Pietroburgo, ed ivi strinse anli- cizia con Euler. Ma per cagi n di s ilute dovette abban- donare quella citta , ed Eulero lo accoDipagno con sue commendatizie a Parigi , dove il Pessuti lego corrispon- di^nza con Condorcet , Alembert ed altri geometri , che egli ha poi mantenuta sino alia morte. Nel 1780 resti- tuitosi a Roma assunse , prima in societa con altri e poi solo, la composizione f\e\]e Effjineridi httrrarip, e della Antologia Koinana , continuaodo tale opera periodica per circa 20 anni di seguito. I severi studj non disseccaroao mai la sua vena fertile in rigmrdo alle lettere amene; ed anche la sua conversazione fu sernpre gioviale e di- lettosa. Divenuto 1' anno 17H7 professire di matematica applicata nclla Universita della S^pienza , colle sue le- zioni formo diversi egregj arcliitetti ed ingegneri. Pub- blico nel 1789 due opuscoli d' idrodinamica , nel 1794 due altri intorno al livello Ugeoiano ed al Teodolito; e nel 1802 il calcolo delle occultazioni delle stelle fi«.se dietro la luna , calcolo assai piu semplice dei proposti da' signori Sejour e la Grange. Die 'e successi vamente cinque uiemone agli Atti della Societa Ttallana. Mnr'i nel 1814 dopo av^ere per piii anni sofferto una debolezza RKSlUEM'iE IN MODENA. 36S muscolare nelle estremith inferiori , e poi all' ultimo una febhre Hi 36 e piu giorni. III. Elnaio di Carlo Amorctti e<:teso did conte Lui"i Sossi. — Nito nel 1740 in Oneglia fu in sua gioventii religioso Agostininno , insegno teologia a Borgo san Do- nino, e coritrasse amicizia con Alberto Fcrtis add etto al- lora al niedesimo Oidine. Passo indi a Parma , e depo- «to , con permesso ecclesisstico , 1' abito clanstrale , venne eletto pr<)fessi>re di diritto canonico in quella Universita, ove trovo colleghi il Venini ed il Soave, i quali hanno poi CDHtinuato sempie , come il Fortis , ad essere suoi intirui amici. II Venini passo a Mdano, e fu seguito nel 1772 dnir AMiorettl J il quale entro nella casa Cusani in- stitutore del giovane cavaliere , presso di cni e poi sem- pre vissuto sino alia morte. Tradusse dal tedesco, e stam- p6 nel 1779 la Storia delle arti del dispgno di Winckcl- tnann; e nel 1794 gli Elementi d' agricolturu di Mittfrpa- clier. Intraprese da principio in compagnia d' r?ltrl , e con- tinuo poi solo la scelta e stimata coUezione di OpuscoU intcressanti sulle Scienze e Is Arti , vol. 24 in 4.° Nomi- nato segretario della Societa d'agricoltura ne pnliblico tre volumi in 4.* Nel 1797 fu addetto alia BibU^^teca Ambi'isiana , e dai tesori di quesia cavo fuori e pubMico il prima viag-^io del Pisafrttn, le Mcnwrie storiche di Leo- nardo Vinci, e il Viaggio di Maldonado per il Nord-OvrsC dal mare Atlnntico al Pacifico. Bramoso di scopiire novita geologiche ;ntrnprese piu viaggi nel Milanese, in Savoja , in Austria, nella provii'cia di Roma, nel regno di Na- poli, nella Liguria : il suo Viaggio ai tre lashi e frutto d' una parte di tali viaggi. Le niolte memorie di lui in- serite negii OpuscoU intpressnnti, e negli atti di plii Ac- cademie fjuno fede della indefessa cura , ch' ei poneva a tutto cio die giovar possa alia umanita. « Egli ( cosi " parla il sig. B.>ssi ) prestava soccorso co' suoi Inmi al " niinatore , al tagliapietre , al vasajo , all' agricoltore ; " egii scriveva snlle viti . sui gelsi , sui bachi da seta, " sugli ulivi, snlle erbe pratensi , sui legnmi . snlla pa- •" storizia; egli visitava miniere, proponeva escavnzioni , " scriveva istrnzioni utilissime sui carbon fossile e sulla " torba , e riceixava nuove specie d' argille ; egli racco- " gbeva fitti ed osservs:zioni di zoologia e di botanica, " scriveva sulla controversi emlgraziooe delle rondini,e " suU'antica esistenza nel paese nostro di animali che piti S64 MEMORIE DELLA SOCIETA ITAtlANA « non si trovano, ecc >/ Amoretti ehhe in tutta la sua vita un carattere dolce ed affabile , sincero e costante* nell' amicizia , modesto e religioso senza afFettazione. Ne- niico d' ogni amarezza ed animosith nelle dispute , tollerb con pace le molte obbiezioiii clie furono fatte alia di lui opinione iatorno alia elcttrometria aniinalc, nella quale si era ( torse fuor di ragione ) iasciato di troppo ingolfare. Manco di vita nel 18 16 con dolore d?gli illustri suoi ospiti, di tutti gli auiici , di tutti i buoni , e dei molti dotti clie lo conobbero e ne facevano stima. IV. Vita di Vincenzo Chiminello , estesa da Francesco Bctdrossi-Busato. — Venne alia luce in Marostica I'anno 1 741. Iniziato nei primi studj in detta sua patria, passo d' anni 19 a compierli nel Serninario di Padova , e fa laureate in giurisprudenza. Poi si diede tutto alia mate- inatica ed alia lisica : apprese da Rizzi Zanoni la pratica dell' astronomia , e nel 1779 fu dato per aggiunto al Toaldo. Sopravvenuta la rivoluzlone politica del governo, mancarongli le pensioni accademiche, onde si trovo co- stretto di alienare i suoi fondi patrimoniali per sostener- si i sinche essendo costituito professore d' astronomia e direttore in capo delT Osservatorio in vece del Toaldo gia mono, fu con cio sollevato alquanto e rimesso delle solFerte mancanze. Ebbe nel 1809 un insulto apopletico, del quale per allora si rimise alcua poco ; ma questo es- sendosegli poi replicate nel 181 5 lo condusse alia morte. Aveva ottenuto vivendo due premj accademici ; Tuno da Siena per una sua Memoria sull' aumento serolare delle piogge '•, r altro da Manhclni per una intorno all' igro- metro. Si trovano di lui inserite negli atti dell" Accade- mia di Padova undici memorie diverse :, ben diciannove nei voiumi della Societa Italiana;, ed intorno a aS altri articoli , parte negli Opuscoli scientifici di Milano e nel Giornale di Rozler, e parte liaalmente si contengono nei Giornali astro-meteorologici di Padova. Tutti questi opu- scoli, e le memorie sopraenunziute risguardano argomenti d' astronomia o di meteorologia. Aggiungiamo qui la notizia delle prime quattro Memo- rie date dai Socj al presente volume. I. Delia contrattilita dci vegetabili. Del sig. Gioachino Carradori. Si sa ,. che nelle piinte dei begU uomini ( Bal- samina impatiens ) e nel cocnniero schmtico ( M Miiordica elaterium ) la capsola dei frutti , soprattutto quando son* EESIDENTE IN lVIODEN.\. 365 ben maturi , ha una forza , per la quale, rompendosi in qualche hauJa , si contra e tiitta e si accartoccia , gettan- do per tai modo fuor di se le seinenti. I botanici ave- vano till ora attribuito qnesto feaomeno ad una mecca- nica elasticita delle membrane componenti le pareti della capsola. II nostro autore ha posto alcuni rami di tali piante guerniti di capsole a vegetare nelP acqna sempli- ce , ed altri nell' acqua di lauro-ceraso. Le prime con- servarono la loro vinii contrattile i nelle seconde o que- sta peri interamente , od almeno rimase affievolita di molto. Da cl6 , e dal non ravvisarsi tale forza di coii- trazione nelle capsole disseccate, sebbene queste si inu- midiscan di nuovo coiracqua , argomenta il sig. Carrado- ri , die 11 suddetto fenouieno nasca dall'azione immediata della forza vitale di tali piante , analoga anche in questo alia contrattilicd delle fibre animali. Del che non sappia- mo , se con questa meinoria giungeranno a persuadersi pienamente i botanici. II. SuW imbiancamento dclV olio. Del meclesimo sig. Car- radori. L' olio d' ulivo suol essere di colore giallognolov ma se venga esposto sull" acqua per alcun tempo all'aria ed al sole , perde il suo colore , e diviene limpido e cliiaro come T acqua : lo che il nostro autore chiama ?m- biancamento. L' olio suddetto espo.-ito alia luce in vasi chiusi con entro aria, scolorasi piu o meno, secondo che si trova in contatto di una magglore o minore quan- tita d' aria atmosferlca ; e in tal caso I'aria con esso rin- chiusa diminulsce di volume, e perde tutto o parte del suo ossigeno. E questo adunque , che unendosi all' olio lo scolora : di fatti T autore avendo chiuso entro vasi esposti al sole olio colorato , e con esso gas azoto , idro- geno , carJjonio , in nissun di questi casi 1' olio ha per- duto colore. Quanto e piu sottile lo strato d' olio posto, come sopra, in contatto delT aria atmosferica al sole, tanto esso si scolora piu presto. E fa lo stesso, sia che abhia spco nel vaso acqua , od abbia in vece mercurio ; onde r acqua non coniribuisce per nulla a tale imbian- camento o scolorazione delT olio. La luce si v' influisce , ossia perche j>roduce e facilita la combiuazione dell" os- sigeno Coir olio, ossia perciie entra essa pure per terzo nella combinazione scolorante. L" olio mescobuo coll' aci- do muriatico ossigenato si condenso e scolorossi ; nia poi 366 MEMORIE PF.LLA ?OrTET\ IT\LlANi lasciato stare all' aria senza luce , ritora6 fluido e colo- rito qiKil prima. III. Junj^irinanaia etrusca. Del sit^. Giuseppe Raddi. — 11 Limieo 111 raccolto sotto questo genere una quantita di jjiante dotate di certi caratieii da lui descritti : ma il sig, Haddi avendoiie esamiaate molte , sopra tutto nel- i' agro Fioreiitiuo, vi lia trovato , oltre i caratteri sud- detti, t^li diversiio fra loro, clie ha giudicato di doverne staccar molte dal genere Liuaeaiio , foniKuuloiie tiuovi generi, ai quali ha dato il nome , prer.demlolo o da vane persone distinte ia Toscaaa, cioe la Bellincinia , Fossombronia, IruUania, P.ilia Fabroniana ; o da altri la piu parte botaiiici stimati dalT autore , che sono V Ant.oi- ri(i, CandoUen , Bletz'^f^ria , Rofmeriah ed nn geuere tinal- mente ha chiaiiiato Calljpogfja dallo svilupparsi il calice di qiiesta plaiita sotterra. Lnscia egli dicianaove specie al genere delle Jang'^rmannie da lui conservato ; ne as- segca quattro alia Candollea , tre alle Roenieria v.d alia Callypogpja , due alia FruUanin ed alia Rocimria. E in sette tavole fiiialmente incise in rame presenta 1' abito ester- no , il fiore ecc. di trenta delle suddette specie e loro varieth. Quattro dei nuovi generi creati dal sig. Raddi , alloiitanandosi dalle Ju igeriiiamiie , si accostano grad.qta- niente piii e i>iii ai musciii fro idosi ■, due altri chindono !a famiglia di questi dopo le Jungermannie ; e i tre ri- manenti si avvicinano alle piante epatiche in maniera di dover ess^re annoverati fra qneste. IV. Del cllina delta Lowhardia. Osservazioni di Angela Ccsaris. L" egregio autore di questa Memoria parla della divisioiie che gli antichi fecero della terra in climi , e da i migUori metodi , che sin era conosciamo , per de- terininare la latitudine e la longitudine dei luoghi. De- scrive la grande piaaura di Loinburdia estendentesi per circa duceuto niiglia in lunghezza, dalle Alpi Cozzie a ponente , siuo al mare A'Iriiiico a levante, chiusa al nord dalle Alpi svizzere e tirolesi , al inezzodi dall" Ap- pennlno. Egli da in 14 fogli di tavole il risultato delle osservazioni metcorolog:chL' tenute con estreuia diligeiiza al R. Osser\ atorio di Brera dall'anno 1763 al 1816, per lo corso coiitinuato d' anni 84; le qnali ci formscono , per tale penoJo di tempo, lo stato njeteorologico della citta di Milano situata press' a poco nel centro della ni«dei5»r-i3. valle : e noi ue darcmo qui un breve prospetto. RF.STDFNTE IN MODKN\. 067 L' aguglia iing<5i )re Jel D i >:n(> diMlmo trovasi nella latitudi.ie di gr. 45. a/. 35", coa la loii;;ituHne di gra- di 26. 6\'. 17": ess;> e ilta tcse 5o pnrigine sopra il suolo di IMila^ioi e la elevazione di quest"' ultimo sopra il li- vello del mare Adriatico , calcolata dalle altezze barome- triclie corrette, si trova essere 70 simili tese. La nias- siiiii lu,usLoso. II suo peso specifico dfctenninato roU' areometio del BcU lani e ioi5, posto qnello delTarqiia distillata looo. L'ana- lisi iiitnipresa dairaiumimo ha rivelaio, die ogui libbra d acqua contiene due grani di gas arido carbonico, e che iu uua piuta, oltre il gas acido carljonico, havvi i segueuti material i : IMiirinto di soda .... gr. 3 Materia resinosa >> 4 Muriato di magnesia ...» 6 Solfato di magnesia . . , , » 26 S(df:!to di ferro i> 47 Soifuo di calce » 16 CarboDato di ferro . . . . " 26 C?rbonnto di magnesia . . n 3 Carlioriato di calce ....>» 8 Perdila . . . . \ .^ - . . » 5 Tota'.e gr. 144 La tersa parte ofFre le stone delle malattie sanate dal- Tacqiia di Civillina serine da varj medici di Schio e di Teroua. Si trae da esse die non solo possono stare a paro deli'acque di Recoaro,ma che in varie circostanze le superano in eflTicacia e proiitczza. Le malattie in cui giovarono fnrono cachessie , consunzioni , intumescenze , impetigiui, ipocoadriasi , pellagra, menorragie passive, leu'.orree , clorosi , scrofolp , debolezza di stomaco , dis- seuterie, idropi , radiitide cd akri niorbi astenici, Uno I SULL ACOUA MINER\tr: DI CIVILIIXA. di que' medici iadirizzaiido le sue storie al sig. Catallo scojjritore e proprietaiio della fonte , asserisce restriugersi aila nirrazioiie delle soie guarigioiii di rilevaate eiitita li assicurandolo pT altro che innwnercvoli si ponno con- tiire le fi^wiriginni stesse nella sola citta di Sdiio e contorni, cnine intesi anche dagli altri eccellenti medici miei colleghi , civendosi per prodigio osservato che a niun malato riuscirono inulfiche le acque del monte Ciinllina, quando co,ne con- vicnsi furono ainininistrate colle debite cautele n. Tiicaraggiato dalle guarijioai operate da tanti medici valeiiti volii io pare usarla nella scorsa state. II priino caso fa d' uaa giovaae dotata delle pia ama- bili doti deir aaimo, ma di s.ilate assai cagioaevole. Suffri ncllo scoi'so anao uaa lunga e dolorcsa protitide, per cai d ive decumbere a letto piii mesi , e farsi trar sangae da tuse veuti volte. Noa appieno riavuta ammalo di catarro, cai teaae dietro feblire raigiiare gravissiaia , die la reco agli estremi della vita. Per tali malattie iadebolita le si airestarono i mestrni, perde al tutto !' appetito , avea sovenie vomito , i polsi piccolissimi e frequeiit.ssimi, venne niacilenta e pallida, e soffriva veglie penosiisiaie La tin- tura di marte poaiata non giuase die a dimiauire alquauto il vouiito , ma non elolje potere d' avviare la niestrua- zione. Volli pertaato tentare I'acqua di Civillina , la quale come quella che contiene ^sali marziali in copia parevaaiL mdicatissima. Comiuciai a prescriverla alia dose di due in tre once ingojata a digiuao , ma non potendo soste- nrrla la prese poscia due ore dopa la colezione. Qnaa- tuiique alcuna volta le provocasse il vomiio e le acca- gioiiasse dolore alio stomaco, pure parendole giovare, persistette nell' uso e ne prese da oltre venti libbre , parte Sola dopo la colezione, parte col vino a pranzo. II van- taggio fu sommo: imperoccbe venne 1' appetito , comincia a colorarsi il volto , acquisto forze , e riconiparvero i mestrui. La ])res?rissi in seguito a uaa a;iovine maritata graci- lissima, presa da dispepsia, i cui siatoaii principali erano inappetenza infinita e difficoltk nella digestione. Comincio a iiigojarla alia dose di tre once a pranzo nel vino , da che erale assolutamente impossiliile sostenerla sda. Ogni A'olta che avea bcvuta 1 acqua soffriva acerbi dolori alio stomaco , e cefalalgia sovente accompagnata da oppres- sioae di respiro ; siccbe dopo sei giorni dovcite desistere e preiidere iavece 1" acjaa Ui Recoaro che le giovo. 37a 0?SERVA?IONI MEDICO-CHIMICHE Una giovaiie eJ avvenente signora da cinque anni v* soggetta a una carUialgia ed a uaa colica nervosa gravissi- ma, che sogliono manlfestarsi a parosisnii della durata di due a cinque ore , e che si ripetono una o due volte entro le a4 ore. Per due volte fu in soninio pericola di perdere, la vita. CoU'oppio, 1' assa fetida e il castoro soglio alle- viarle il parosismo , e con alte dosl di china inipedirne il riiorno. In seguito a grave colica vinta dopo sei di colla china, le riniase somuia inappetenza , digestione dif- ficile e ritardo nella uiestruazione. Volli tentare per otto di I'acqua di Civillina , presa alia dose di quattro in sei once in due volte, meta sola alia niattina due ore dopo la colezione, e meta a pranzo col vino. Nei priini giorni pareva le giovasse accrescendole Tappetito, uia appressa venne languore di stoniaco , inappetenza maggiore , nau- sea e vouiito, Ebl}e ricorso all' acqua di Recoaro che la guan. Contemporaneauiente a questa prescrissl V acqua di Ci- villina a quattro altri amnialati di dispepsia non molto grave. Niuno di essi pote continuare oltre il quinto o se- sto giorno. Quale sofFri cardialgia e vomito , quale flatu- lenza e diarrea biliosa , quale anche il dolor di capo. Volli pure prescriverla a una leucorroica. Lo scolo che era antichissimo e copioso era diminuito coUe iniezioni astriugcnti e coll' uso d' alcune pillole balsamiche e to- niche: pero da qualche tempo il miglioramento non pro- grediva piu , e tentai la possanza dell' acqua di Civillina. Ne prese prinia tre once al di, indi sei. Nei primi giorni provo leggieri dolorl di stomaco: in appresso le si au- inentarono fieramente con languore e nausea : sicche dopo dieci giorni dovette abbandonarne T uso con piii scapito che vantaggio. Una siguora d' incirca So anai cagionevole e facile a sudare , e percio a costiparsi fu da nie guarita nello scorso inverno da una disseiUcria cronica die da nove luesi la molcatava. Avea innanzi sperimentato indarno sotlo altro medico gli emetici , i clisteri amnioliienti , i sali medj , la po'pa di taniariiido , talora inopportiinaniente accop- piata agli oppiati ed alia simaruba. Giudicata la lualattia astenica, prescrissi colla dieta corroljorante la decozione di catechu col diascordio, indi la radice di Colombo col- r oppio e giiari. Al torminar di uiaggio soflii una CdSti- jjazioiic 5 da cui si listabiii luediante il suunfe, ma fa I SULL' AGQUA MINERALE DI OIVItLINA. ojZ "' presa da ler'r'xere diarrea. Le consigliai Tuso delle acque di Givillina, noQ solo ppr arrestare la diarrea, nia per corroborare gli organi della digestione. Per veiiii giorai prese il medicaniento in prima alia dose di mezza libbra, iiuli di una libbra e piii, metii alia mattiiia , uieta a pranzo. Ella sostenne bene ogni dose, ma noa ritrasse verua gio vaniento. Tentai I'acqna di Givillina in sei altri aniraalati , due dei quali erano afFetti da ipocondriasi , due da iisconia epatica , una da leucorrea ed una da nienorragia. Tutti dovettero abbandonare 1' uso , quale piti presto, quale pill tardi costretti da languore e dai dolori di sioniaco, dal vomito o dalla diarrea. Questi sintomi prodotti dall' acqua di Givillina, ml po- sero in somnia diflidenza. Sospettai T esistenza di qual- che sale di rame , ne plii voili prescriverla. Un pratico mio amico da me interrogato intorno all' efficacia delle acque di Givillina, se ne mostro assai malnontento , e m'annunzio aver all'incirca osservato gli stessi fenonieni. Le persone di temperaniento eccitabile non potevano sof- frirla per verun modo ^ alle ineccitabili ai fisconici seui- brava ne' prinii di giovave , iadi languore , nausea, vo- mito;, cardialgia , diarrea clie obbligavano a desistt-re. II ehe considerando venue ei pure in sospetto , die T acqua contenesse un principio venefico , il quale a raano a mano clie accuniulavasi nella niaccliina, dispiegava la sua ma- letica iiifluenza. Deliberai pertanto tentare un qualche sperimento onde accertarmene. Prima pero di pormi all' opera piacquemi visitar la fonte stessa in Givillina. Mi vi condusse ua mio amico, che aveale visitate due mesi adJietro. Vi giungemmo per un erto sentiero nascosto fra' uoccioli. Alia distanza di forse sessanta passi sentimmo un leggier odore d' acido solforoso , che s' accrebbe a mano a mano che c\ avvicinammo alia fonte. 11 iianco della inontagna superiore alia fonte era tutto dirotto , perche erauo state scavate due grotte , una delle quali raetteva nell' akra. Nella piu interna sta la cosi delta fonte dell'acqua mi- Jierale. Questa noa e gia una polla o vena che scaturi- sca , ma va trapelando dalle pareti della caverna a gocce , le quali si radunano nel fondo eve fu scavato un bacino, Ivi stassi queir acqua stagnando , finche non arriva il buon «onjo che ne provveda, AHora per mezzo d' una cannella. 374 OSSERVAZIONI MEDICO-CHIMICHE chiusa seinpre da turacciolo , si estrae dallo stagno stantlo nrlla grotta esteriore, come si attiuge il vino d lUa Ijoite. lo meravigliai iioii poco considerando come siasi osato spacciare per acqua miuerale naturule uii'acqua cosi fatta. Essendo stato dirotto profoiidainentp il fiatico del nior.to, si al di sopra che ai lati deila grotta, ciascitn comprende clie r arte ebbe luolta parte nella foimazione
  • f Ma v' ha ben di piu: dalla stessa quantita d" acqua io ho ottenuto un precipitato secco del peso di 216 grani, sic- come vcdremo inferiormente. Quest'acqua, che trapela a gocce dalle pareti della grotta, e si raccoglie e stngna nel liacino, dee perdere tutti i "as che per avventura conteneva. Ma e d'avvertire un in- conveniente ben maggiore. E note quanto sieno nocive alia salute le acque stagnant!, e tale e pur questa che fu posta in commercio per tornare agli uomiui la sanita perdiita ! Ho volute assaporare 1' ac(}via appena estratta per la caonella dallo stagno, per vedere s' era d' ugual sapore di queiia inviata in lottiglie. Non mi sono avveduto che fosse difi'erente: lo stesso sapore astringente disgustoso, ben divcrso dal grato acidulo piccante dell' acqua di Re- coaro. E qui cade in acconcio un' osservazione che mi A'ien suggerita dalP epigrafe , cui trasse da I|iocrate I'au- tore anoiiimo della memoria snlTacqua di Civillina: « Ne- que nes^ligentioreni se circa aqu" rum facultntes co^nnscendas exhihere convenit. Queinadniodwn eniin pustu diffrunt, et ponders , nc statione , sic qunque virtute alia aliis longe prcestnnt. » Argonientando pertanto dal gusto , dal peso e dalla stazione , l' acqua di Civillina debbe possedere SULl' ACQUA MINERALE DI Clt'ILLINA. StS virtu ben altre che quella di Recoaro. II sapore dell" ac- qu.a di Recoaro e maiiit'estameate acidulo e picaiite, e |)oco setisibile e il sapor terrigno ^ quello di Civillina aU r op|)osto e metallico afFalto, 11 peso dell' aoqiia di Re- coisro , tratta da bottij;lia suggellaia , luisurato coll' areo- inetro del Bellani , si a buibo cUe a cilindro e loio, posto loro quello delTacqua disiillata, e dopo qnalcbe iiiujuto sviliippatosi il gas acido carbonico vieue a JOiS; Inddove jl peso dell'acqua di Civilliiia si ap[)eaa tratia dalla bot- tiglia clie dopo mi parve sempre ioi5. L' acqua di Civiiliaa nasce all altezza da me presa ba- rometricamente di mein ^50,70 sopra il mare od in circa 680 sopra Vicenza, da una roccia clie a) dir dell' ano- nimo e feldispato scomposto. L" acqua di Recoaro nasce quasi alle falde del monte all' altezza da me presa baro- uietricamente di m^tri 806,69 sopra il mare. Quantunque uon si possa determinar assolutamente la roccia doude scaturisce 1' acqua di Recoaro per gli sconvolgunenti su— peri'iciali che ha sotlerto il nionte di quel Inogo ; pure argomentando dalla giacitnta delle rocce de' inonti adia— centi dee nascere nel puoto ove termina il verdipietra ( gruastein ) di transizione e coiiiincia I' areaaria secon- d;u'ia. Iniperocche e 1' areaaria che contiene i solfuri di ferro , e nelie rocce di transizione deliboao essere i fi- loiii di calce carboiiata magnesifera , donde 1' acqua to- glie le sostanze che la miueralizzaiio. r>la perche piii distinta si srorga la dlfFerenza, io credo non inoppurtuno a imitazione dell' anoninio il porgeve una breve descrizioiie orittogi\iiica del monte donde zampil- laao le acque di Recoaro fino alia vetta delta di Fun- gara. E torro a cio fare assai di buon grade , perche qnesto cenno rapidlssimo ofFrira fatti geologici sopra modo singolari. Ascendeiido sopra la fonte delle acque acidule per le valli del Prechele e delle Pile, incontrasi T are- naria rcssa, poi la bianca , indi I'arenaria schistosa. 0^ fronsi appresso sopra 1' arenaria schistosa gli schisti ar- gillosi , argillo-calcariferi , gli schisti calcari argillifeii , alcuni de' quali coUa cosi delta dall' Arduini carbundla , ed altri erratici con petrificazioni massime di lumachelle e grifiti. Segue la calce carboiiata alpina , la calce car- boiiata con grititi ,. la calce carbonata stratificata. Le gri- fiti ed altre peirihcazioni a mano a luano clie c'innalziamo vanno laaiicaalo , e gli strati della calcare di seconda 376 08JEUV VZIO?«I MKT>ICO-CHIMICHE formazione tla grancli vaa fiicendosi piccoli. La calce car- boiiata fU secoada formazione racchiude rognoni di sol- fato di halite , ed e alquanto alterata nella sua primi- genia composizione per le si-omposte piriti che conteneva. La qual cosa si arguisce anclie dal trovarsi le piriti in altre rocce calcari de' nionti Recoaro , e massime sui monti di S. Bernardo presso Rovegllana. A mano a mano die i grandi strati di calcare secon- daria inipiccoliscono coll' elevarsi sul monte la roccia di- venta prima schlstosa aumeiitando 1' argilla , indi comincia a mostrare alcune laminette di mica , e finalmente ap- parisce un' arenaria in massa cli' e una grauwachia , ia quale sopporta i trappi poriirici del monte Frajech. Tutti questi strati appariscono nella lore posizione ordinaria, lie semlirano aver sorterta veruna catastrofe. Sotto ai trappi poriirici ossia fra la granwacliia, liavvi una breccia formata di angolosi rottaml di calce carbonata di seconda formazione , di schisti argillosi e micacei con qnalche pezzetto di grauwacliia , legata da un cemento portirico della roccia sopvapposta. Questa breccia fornisce colla levigatura un marmo brecciato elegante, conosciuto in conimercio sotto il nome di marmo di rumcira, im- yjropriamcnte forse dal Festari detto uiarmo vulcanico. Continuando ad elevarsi per la valle dclie Pile verso il vertice del monte Frajech al di sotto dei porfidi si trova uno strato ( se pure si puo dire strato ) di feldi- spato scomposto, ossia feldispato argilliforme proveniente senza dubbio dalla scomposizione dei porfidi soprapposti , dal Festari impropriamente detto argilla plastica. Giunti in Fungara presso la chiesa la roccia scorgesi composta di liellissime e numerose varieta di porfido. Tomato in citta presi ad esaminare T acqua minerale, e volli instituirne la disamina in compagnia d' uno spe- ziale mio amico assai versato nell'arte sua. I primi spe- rimenii furono intrapresi per dlscoprire il rame , rairando al sospetto che avea. Tali sperimenti furono eseguiti sul- r acqua , quale si riceve in bottiglie suggellate , suU'ac- qua concentrata a meth e sull' acqua ridotta al terzo o al quarto del suo volume. i.° Versata auimoniaca cnustica o liquida sopra 1' ac- qua e particolarmente su quella ridotta al terzo, diede un precipitato copioso verde un po' azzurrognolo, senza effer- vescenza. Conteaiporaneameiite una soluzione di solfato SULL' AOQU\ MTXF,T1\T.E 151 CTYILLIXA. 3^7 dl ferro artlficiale , diede coU' ammoniaca an precipitato verde grigio; 2.." II c.irbonato d' amnioniaca geiiero efFervescenza d ua pi-ecipit:ito verde grigiasiro ; 3." Intiiito ua pczzo di zinco lucido e puro nelTac- qna concentrata al terzo in poche ore venne annereado, e ia capo a dodic'i ore era perfettamente annerito. Se alPacqua si ag^iungevano alcune gocce d' acido solforico r aunerimento veniva accelerate; 4.° Furono posti alcuni fili di ferro ben tersl entvo Pacqaa conceatrata, ed akri nell' actjna concentrata ag- giitntevi alcune gocce d' acido solforico. Non avvenne verun cambianiento al!a loro superlicie. Per questi sperimenti variamente rlpetuti si stabili r assenza del rame. Solo dal n." 3 poteva dubitarsi della presenza del mangnnese. Ma consideratane la teniie dose, e conosceado la sua azione sull' economia animale , non mi pnrve che ad esso fossero d' attribuire i fenomeni os- scrvati negli animalati, a" qaali avea somministrata Tacqua. • Tentammo pertanto akre sperienze con diversi reagenti, che servir j>otessero a rischiararne il cammino. Esse ci as- sicurarono della gran dose di solfato di ferro , onde non liii curero a recarle , da che non havvi su cio controversial 5." Molte liste di carta colorata dalla pasta di torna- sole intinte neir acqua , si non conceatrata clie concen- trata a meta, e al terzo tosto arrossarono. Alcune si fecero asciitgare al fnoco , akre si lasciarono asciugare air aria Asciutte tutte riinasero rosse j 6." Le carte asciutte arrossate furono poste nell' am- moniaca, e incontanente riacquistarono il color turchinoi 7.° Sulla tintura di tornasole recentissima si verso acqua di Civillina non concentrata, e tosto renne rossa. Si pose al fuoco e si fe* bollire per okre dieci minuti. Si scoloro alquanto precipitandosi la materia colorante, ma rossa, e rossa rimase nei giornl appresso. Qnesto © i precedenti furono ripetuti piu volte e coll' acqua di Varie bottiglie sempre collo stesso successo. L' autore della memoria mineralogico-cliiinica asseri a f. 27 che t< La tintura di tornarsole infusa nelV acqua minerale acquistb il color rosso. Qnesto fenomeno si mani- festo anche dopo di avere esposto V acqua al fuoco , e fatca bollire per dieci minuti, ma in, qwst' ultimo caso si ha •sservato, che la carta t^inta con la paita di tornasole. 378 OSSEUV\ZIONr medico-ciiimiciie riacquistava t)5M die si estraeva dal Uquido , il color di prima. Risulta da questi due spTimrnti che V acqua di Ci- vdliiia conticiie iin ucido fui^sitiw e vtrosimilmentc dci car- bonati. a L'anonimo noii ha detto ii vero. La carta colorata con la {);ista di tornasole intinta nell' acqua fatta liollire per dieci minuti, iioa riacquista il primiiivo color liircliiuo esiracta disl ilquido. Essa riinane rossa. Dunqne e falsa la coiichiusioae die I'acqua di Civilllna coiiteaga lui acido fuggitivo. L' acido che contiene e pcruiammte dopo la bol- lizione. Difticilo snpra mndo era trovare ua rcatti%-o , che fosse atto ad agire siill' acido, senzn che ad ua' ora operasse sui sali. Dopo varj teatativi c dletro la coasideiazione del modo onde I' acqua di CiviUina pote irtipregaarsi dei niinerall conteauti aella roccia, nbiiiam iadolto che f acido contenuto dovea essere il solforico ; 8.° Per accertarcene esponemmo a distillare a fiioco moderato e leato \xna liljhra d' acqua di CiviUina, rac- coghendo 1' acqua in opportuno recipieat.e. Di tal guisa noi ahhiamo speiato di separate V acido solforico dai sali conteauti nell' acqua e ci riescimino. La carta di torna- sole intinta nella prima acqua distiilata nianteane il suo color turcliino. E cosi dovea essere , da che sappiamo che I'acido solforico e piu pesante dell' acqua, ed e ap- punto delta distillazione clie ci serviamo a concentrate I'acido solforico. Ma ridotta I' acqua nel matraccio ad in circa il terzo , un pezzo di carta di tornasole posto nel collo del recipiente comiacio ad arrossare. Si raccolse al- lora a parte tutta 1' acqua che distillava per ciaieatarla co' reattivi f, 9.° Con porzione di quest' acqua ultima distiilata si ripeterono le sperienze 6,6,7 collo stesso successo ; 10.° Si verso acqua baritica su altra porzione. Av— venne copioso precipitato liianco. Si aggiunse acido inu- riatico , e il precipitato rimnse insolubile. Lo stesso av- venne aggiugnendo acido nitricoj 1 1.** Si verso il muriato di barite sull' acqua ultima distiilata. Copioso precipitato bianco; 12." Lo stesso avvenne usando il nitrato di barite; i3,° Si verso sull' ultima acqua distiilata acetato di barite. Precipitato bianco che rimase insolubile aggiun- tovi acido nitrico. sull' acqua minerale di civillina. 379 Qaestl speiimenti provano alT evidenza la presenza tlelP aci'lo solfurico lihero nell' acqua di Civillina. Ma se r acqua di Civillina coiitiene acido solforico libero , come puo conteneie gas acido carbonico come asserisce i'aiwi- niiiio deila niemoiia inineralogico-cliimica? A dimostrare la liilsith di tale asserzione 14." Si verso acido sollorico concentrato nelT acqua appena cavata dalla bottiglia. Non nacqne cffc-ivescenza vpiuaa, ma V acqua pcrdette il color aiallo e si scoloro. Una goccia d' acido solforico versata suU" acqua di Re- coi^ro non solo recente , ma da qualclie tempo iratta dalla bottiglia, desto vivissima effervescenza. Lo stesso avvieiic coir acqua attinta da moltl nostri pozzi ; iS." A coiifermare la non csisteiiza del gas acido car- bonico nella Civilliuiana si ripete lo sperimento eseguitp dair anouinio , ed es|j0st') in una nota a fac. 39 della menioria. Con esso egli pretcse dtterminare appro ssimati- vainente la quantita di ncido carhonico librro. Si posero pertanto in uii mairaccio di vetro tre libbre d' accjua di Civillina accomodando al collo del matraccio un tubo che pescava in una bottiglia piena d" acqua di calce, prepa-» rata colla debita diiigenza. S'appicco il fuoco al forneilo> e si scaldo 1' acqua non solo fino a clie venne torbida , ma boUente per varj minuti. L' acqna di calce si con- servo mai sempre bmpida. Cavata dalla bottiglia, appena vi si soffio entro 1' aria dai polmoni venne lattiginosa :, 16.° Estratta Tacqua di calce dal recipiente, si conti- nuo il fuoco sotto al matraccio facendo distillare le tre lilibre d' acqua ivi contenuta. L' ultima meta dell' acqua distillata rivelo la presenza delKacido solforico per mezzo degli speriinenti gia citati. Terniinata la distiilazione , si rinvenne nel matraccio un precipitato secco del peso di dugentosedici graiii. Da questi sperimenti pertanto si trae che 1' acqua di Civillina non contiene gas acido catbonico , ma in vece acido solforico libero. Clie diremo percio dell' esistenz.a dei c^rbonati di ferro , di magnesia, di cilce assicurati dair anonimo entro 1' acqua di Civillina? La presenza deir acido solforico libero non avvertita da esso dee fame dubitare dell' esistenza di tali sail , e in conseguenza del- r analisi intiera. lo sto inslituendo un' analisi determi- nata dell' acqua per vedere es.ittamente quali sostanze contenga. A suo tempo io la faro pnbblica se fia lavok«» che il meriti. 38o OSSERVAZIONT MEDTCO-CnilMICirE , CCC, Intanto volendo conchiuJere il preseiite scritto dice* esser uiio peosainento, c'le Ic acrfnc femiginose del monte Civillina debbonsi assolutamente bandire dall'uso medico^ per essere una mcdicina violonta e iiial sicura; per es- sere pericolose e forniie di (juahta venefiche e perniciosej e ia fine perche puo il medico ad esse supplire con molta economia ed otteaere ua medicameiuo piii certo. Dico priinamente essere un rimedio violento e raal si- curo , perclie non solo i sali ferrei in esse contenuti hanno gagliardissinia azione e sono in alta dose, ma per- che ho dimostrato die la dose slessa varia infiaitaraeiite , sicche il medico senza avvedersi puo prescrivere una inedicina ora di minore , ora di maggiore possaoza. Secon- damente sono rimedio pericoloso, da che alT aziotie vio- lenta dei sali ferrei si aggiunge I' acido solforico , il quale qnantutiqne sia stato da me scoperto in i>iccola quaiitita , pure chi da quello che abbiam veduto osera assicurare , che non possa crescere e cosi dispie2;are la sua azione venefica disorganizzante sulla libra animale ? Sono in oltre perniciose , poiche restando stagnant! nella grotta ponno in esse succedere e fermentazioni e putrefazioni yarie. Dico in line che il medico puo supplirvi con molta eco- nomia e formare un farmaco piu sicuro, perche puo egU seiogliere la dose occorrente di solfato di ferro ed a se- conda dei bisogni dell' ammalato aggiungere altri sali » «ihe come e noto sono a bassissimo prezzo. C. G. P. 38i APPENDICE. PARTE I. SCIENZE LETTERE ED ARTI STRANIERE. Traite siir les champignons comestibles , contenant tindication des especes nuisibles , precede d'une in- troduction d lliistoire des ch.mpignons, avec qua- tre planches coloriees par C. H. PersooN, membre de plusienrs academies etc. — Paris ^ 1819, un vol. ill 8.° di pag. 276. N. I ISSUNO igaora di quanta utllita sieno nell' economia dome- •tlca i fiinghi die cliiamansi mangerecci , poiche convertiti in cibo sevvono d' alimento ad un iaimenso numei-o di persone tanto agiate , quanto anche povere ; e come spesso accada clie questo alimento cosi grato a' molti , sla stato loro e massima- mente a questa seconda classe di persona , in diverse non in- frequenti circostanze funesto. Ed ogn'anno, pur troppo, udiamo faiuiglie intere essere vittima dell' incauto use di essi fatto di questa sorta di sostanze ! La quale cosa , sebbene da tempi 1 piu rimoti fosse gia conoseiuta , dacclie particolarmente grandi personaggi (i) furono vittima de' loro funesti efFetti; non e men vero pero che manohi ancora pel bene dell' umanita un' opera delle piii importanti , la storia cioe de' funghi mangerecci c r-fi) Conta.isi fra questi la moglie ed i 6^1! d' EuiipJae , gV Imperador; Tiberio e Cl.uuUo , il ponteilce Clementc Yll , il re Carlo VI, ccc. ccc. Nota delt Estciuore. 5o2 APPENDICE qiielLi degli accidenti ila' fuughi nocivi pvodotti ; V esatta loro cognizione botanica , onde poterlL accuracamente e coa sicu- rezza distingiiere , ed evitare cosi le pessime conseguenze che accadono si di frequente. Questo lavoi-o , sebbene da altri gia intrapreso tanto in Ale- magna , ([uanto pure in Francia ed auche in Italia (i), non la- sciava pero di mancare di quelle condizioni cosi nedessarie pei* tranie tutto il vantaggio possibile ; esso non poteva meglio es- sere eseguito di quel che lo e da uno de' plu rinomati botanici del nostro secolo , il celebre Perjoora , siccome quello , il quale, oltre le immense cognizioni botaniche in generale,si e partico- laraiente occupato di qnesta famiglia di vegetabili , come ne fauno cliiava ed ampia testimonianza, oltre tant'akre opere da esso pubblicare , quella che ha per titolo : Synopsis methodlca fungo- rum. Goctingoe , li'tOi, o\-^er A questa la quale per F eccellenza della classificazione e stabilimento de' generi , non che per una esatta determinazione delle specie , e riputata come utilissima pei bo- tanici , sebbeae poco o nulla giovi a colore , i quali vogliono soltaato occuparsi a conoscere le proprieta e 1' utilita de' funghi. Mancava adunque ancora un' opera , la quale in breve riu- nisse tutte le accennate importanti condizioni , ed e questa ap- punto che ci viene presentata da cosi valente botanico, qual e il sig. Persoon , e che io mi souo proposto ci' annuncjare al pub- blico , coa dai'ue qui un succinto rngguaglio , onde venga cono- »ciuta da' nostri Italiani , i quali possono quindi frame tutti i lumi atti ad'ottenerne il mnggior vantaggio possibile. Lo scopo che s' e proposto 1' autore e quello di presentare in quest' opera , d' una maniera concisa, cio che e pin essenziale per giugnere alia cognizione di queste singolari produzioni. Divide adunque il suo trattato in due parti ; nella pi'ima fa inenzione della struttura delle diverse parti che costituiscono un fungo , de' siti , ove nascono , e del tempo in cui si svilup- pano. Discute le varie opinioui dcgli autori intorno alia loro (I) L'autore ignore probaliilmente che, oltre il Micheli e il Baltara, crii stnta diill'esiniio nostro italiano G. Jjay'f-Badclle, prof, d' agraria nell'Uni- •verfita di Pavia , intrapresa un' opera clie ha per titolo: Dacrhione esatta del fuughi nocivi , o sospetti, con figure color nte. Milano i8o*J , in 4.° prcfso Silvfslri , di cui non se ne ha che il I." fascicolo , la morte avendoci r.ipito poco tcmjio dopo un bl degno ed illustre nojtro cnncittadiuo clie n' era 1' autore. (Ifota dcW Eitemorc ). I'ARTE STRA.NIERA. 383 origine , pi-opagazione e fruttificazione ; e tratta della loro distri- buzione generale in cJassi , ordini e fauiiglie ; da un saggio dei principali generi ed una notizta descrittiva delle specie , che of- froiisi couiunemente a' nosfri sguardi , o che si distinguono per qualche pi-oprieta ragguardevole tanto nelle Joro forme , quanto anche nel loro coJure , affinche ognuno , il quale ami la storia naturale , possa averne alineno una generale cognizione. Nella seconda parte di questo trattato descrive le specie che servono d' alimento, ovvero di condiniento , come auche la ma- niera di preparare e conservare quelle che sono magglormente in uso. Indica anche il modo , con cui si possono riconoscere 1 fuuglii nocivi , e che per la loro somiglianza con quelli che 6ono ri|)iitati uinoceuti , possono cagionare sbagli dannosi ; cita gli autori ciie hanno data la migliore descrizione , e soprattutto poi le uiigliori fisure. Compreiide finalniente in questo trattato non solo i funghi della Francia che sono saiutiferi , ma quelli pur anco che sono comuneuieute in uso tanto in Alemagna , quantO anche nella nostra Italia , ed appunto di questi vorrebbe che i nostri con- cittadini se ne occupassero d'uua maniera piii particolare , tanto piu poi che si sa benissimo , quanto ne sieno ricche queste aoiene contrade. Dopo un breve cenno che fa 1' autore dell' epoca , in cui comiucia\io ad apparire in Francia cotai singolari produzioni , come pure del l.)ro termine e durata, osserva che alcimi hauno un' epoca determinata per il loro crescimento , e che hannovi luoghi e paesi che preferiscono ad altri. Alcuni piccoli funghi parassiti vegetano anche in tempo d' invei-no ; quel che nasconO sulle foglie de' vegetabili viventi appajono flel corso della state. Le uiuft'e s' attaccano in ogni stagione alle sostanze sottoposte alia fermentazione, Osserva parimente che i funghi , benche amino 1' umidita , mai si rinvengono sott' acqua , ma bensi nelle cantine e luoghi sotterranei , ove talvolta , privi affatto di luce , vestono forme bizzarre. Altri se ne rlmangono sotto terra , come i tartufi ; altri appona rendousi visibili alia superficie di essa , come le vesce di lupo : la maggior parte de' funghi cresce suUa terra ne' bo- sclii , ed ama principalmente que' che sono format! da' pini ed abeti ; pare poi all' autore che il suolo calcave loro sia piu pro- ^pizio di c[uello cU' e sabbioEO. 3t^4 APPENDICE Asserisce che i funghi carnosi lianao una diversa foggia di •rescere , e clie una gran parte di essi diviene in poco tempo la preda de'vermini, insetti e liniari. Servono anch' essi di pah tfcolo ad alcuni quadrupedi che ne sono ghiotti , e che sanno ottiniainente distinguerlu Pare all' autore che i funghi sieno atti a purificave I' aria delle foreste , assorbeudo , quai spugne , i juiasuii nocivi ; accelcraao inollre la distruzlone del legno morto o delle sostaiize soggette alia fenneutazione. Alcuni sono di una grande utilita , come T esca ; il boleto solforino somniinistra un (bel color giallo ; I'agarico, cosi detto , I'esca, la vescia lupaja, cd il boleto odoroso vengono adoperati in meditina ecc. ecc. Riferisce quindi 1' autore le \arie opinioni rispetto al luog» ehe debbesi assegnare a questa sorta di vegetabili , e combatte quella di alcuni , i quali hanno creduto doversi collocare nel regno auimale. Avverte pero che non saprebbe in qual maniera •piegare la natura di due produzioni fungiformi trovate , V una a foggia di clavaria , sopra. pannolini inzuppati ed apposti sopra una frattura ; Taltra di una telefora, che a guisa di una mem- jbrana copi-iva una bottiglia rotta, di modo tale che il vino noa aie poteva piu escire (i). Passa in oltre alia disamina dell' opinione di coloro , i quali collocan piuttosto i funghi nel numero de.' vegetabili , di cui forse ne costituiscono 1' ultima serie , e ne adduce le prove tratte e dalla loro guisa di crescere, dalle loro proprieta vitali e da' siiglii che contengono ; seblaeue i proJotti che per via deir analisi chimica s' ottengono sieno molto diversi , non dando punto gas ossigtno, ma bensi gas idrogeno ed azoto. Non hanno (l) Pill singolare fenomeno parreljbe quello clie fu annunzi.ito , pocu tempo fa, in uu gioraale inglese ( Callignani's messenger J lu Jr.ta del 1 8 marzo coi-rente anno. II ctlebic Giu eppe Hanks avea una botte pieaa «U vino troppo clolce ancora per berlo ; ordina cbe venga essa collocat* in cantina fin tanto die la materia zucrherina sia peifettamente scom- posta ; tre annl pelletto ri- tondato o divergente , senza iuvoglio. Queste prodozioni sono assai ben distinte uella loro forma , e fanno passaggio alle con- ferve per mezzo dei bi/ssus aurea e muscico/a, 2° I funghi propriamente detti (fungi hymenomyci ). Sono essi caruosi , coriacei , tremolosi e voluminosi, senij)lici , ovvero raniosi, od allargati a guisa di piastra (plaque), ma per T ordi- nario muniti di un corpo dilatato o capj ello , il quale e aperto , e provviito d' una membrana sj'Orulifera , od imenio di forme diversissime, e che porta semi poco apparenti. 3." / funghi a semi nudi ( phenomici ). Questi, sebbcne di- versi fra loro , quanto alia fui-ma , haono per carattere V essere privi d' imenio , ma producono semi od in polveri , oppui'e li- quidi o «odi in una carta quantita , nudi , oppure sopra un I'i- cettacolo aperto. 4.° I funghi a polvere ("conioniyci , gastroinyci Willd.). Sono *!ssi rotondi od allungati , alcuna volta iiregolari , chiusi d' ogni intorno ( pria della maturita ) , racclnudcndo una polvere senii- nale abbondante , spesso intrecciata di filamenti iu una sovta di PARTE STKANIERA. 887 sacco (peridlum ) coriaceo o nieuibranoso , talvolta fibroso , e rimpiazzato da un falso peridio. 5." / funghi cartilaginosi ( scleromyci ). Dessi sono d' una consistenza curiae eo-carnosa e soda , nell' interno omogenea o marezzata , e die contiene delle cassette o sporule poco appareati. 6." I funghi cornel ( xylomyci Will. ). II loro carattere prin- cipale consiste in cassette o sferette visibilissiiue aventi una consistenza dura o rigida , vuota quando sono secche , altri- menti piena di una gelatiua fluida , la quale osservata col uii- croscopio presenta un niuccliio d' otricelli trasparenti allungati, e che racchiudono de' semi sovente in nuniero determiuato. Questi sono i sei ordini novellamente stabiliti dall' autore, cia- gcuno de' quali ha delle sottodivisioni, o piuttosto delle piccole famiglie , le quali fonuano poi de' gruppi spesse fiate naturalis- simi , e che percio possono essere con luolra uiaggiore precisione defiuiti , e questi sono poi esaminati particolarmente ed ordi- i natamente , talch^ s' hanno quindi ottimi caratteri , onde stabi- lirne i generi con niaggiore sicurezza. Aveva il nostro autore separate gia in piu division! il genere , il quale trattone gli Agarici , e il piii numeroso, cioe quello , 4elle sphaerioe , ove per agevolai-ne maggiorniente le ricerche , e I dieti'o la situazione delle sferule, e la forma dello stroma, in cui esse stanno acchiuse o sopra il quale esse sono collocate » ne ha stabiliti diversi generi e sottogeneri , distinti co' nomi d'' kyposcylon , monosticha , circinaria, epistroma e sphceria, a cui I potrebbe aggiugnersi quello di cerastoma , quando si volesse ba- ' dai'e alia particolarita che hanno alcune specie , di avere la ge- ; latiaa , la quale uscendo dalle cassette , s' indurisce , e form^ I un usciolino allungato e coi-ueo. E finalmente distingue col nome I di phyllosticta un sottogenere , il quale comprende que' piccoli I globetti , che formansi sulle foglie di certe piante , come sono I le vatieta delle sphaerioe lichenoides D. C. le r[uali sono di una natura totalmente diversa da quella delle altre sphaerioe. j Dope questa classificazione, che offre aucora delle lacuna dif- ! ficili a riempirsi per ora , passa a dare una breve ed istorica descrizioue delle specie, cominciando da' funghi i piii semplici ; incomincia percio dalle muj^'e, di cui i botanici ne hanno fojunati varj generi , quai sono : 1' erineum , fuinago , torula , dematium , monilia , penicillum , botrytis , ceratiuia , isaria , hiinantia , raco- (iium , xilostroma , athelia , e sovra questi , henche ne. ragioiu 388 A I> P E N D T G E rapidamente , da peio in succinto delle notizie molto importanti , onde riconoscerli, Aggiugne alcune cose di qualche rilievo sal genere hypha e su quello di hiniantia , da ciii si passa natural- mente al genere xylostroina , poi a quello d' athelia die e tra- nie^zo de' bissoidi e le teleforc, Nel secondo ordine comprende \e tclefore , siccome quelle clie hanno una uiaggior relazione colia seconda divisloue de' bissoidi. Trovasi la piu gran parte di esse augli albeii niorti , stenden- dosi interauiente sui tronchi degli alberi , cio die forma uu sin- oolare contrasto col rimauente del legno die per la sua veiusta divt-nne nero. Sono esse di diverse colore, cioe biauclie , oeuerognole , rosse , di color araucio , rosa , di sangiie ed altre d' un bel cilestro. Poclie lianuo un ca)>pello distiiito , nia aderiscono fortemente al legno per mezzo della sterile loro superficie. Osserva poi in quale altra diversa faggia si presen- tino poclie altre di questo genere , come la vulgaris , fer- ruginea , rubiginosa, ecc. Poche sono terrestri, e di (jueste crede die se ne fara un di qualche genere particolare. Del rimanente questi funglii formano il passaggio al genere merisma , cui vien dietro un altro teste iutrodotto dal celebre De Candolle , e di- sriuto col nome di coniopkora ; seguono le tremelloidi , taluna delle quali rassomiglia alle pezize ed altre alle clavarie. II ge- nere il pill distinto e quello dttW auricularia, die ha per tipo la peziza auricula , di cui ne forma un genere particolare , a cui riferisce anclie la thelephora mesenterica e fors' anche la glaiidulosa di Bull. La prima di qneste, giusta il sentimento di Paulet, puo man- ciarsi senza che ne segua verun inconveniente ; ma la violacea di Bull potrebbe utilmente adoperarsi nell' arte tintona. Vengono le eveloidi , poi il genere peziza molto ricco in ispe- zie ; scue il genei-e ascobolus, il quale si discosta moltissimo da quello delle pezize pel modo singolare con cui getta i suoi otri- celli tutti interi. Le elvcle propriamente dette poco si scostano dalle grandi spezie delle pezize; foiniossi , non ba guari , un genere da una specie di esse, la quale e sessile; questo fu chiamato *} a. Fries rhizin. Se^ue quiudi il genere spatularia , poscia i geoglossiy poi le Icotie , quindi l' helodum , poi lo stilbuni , genere , la di cui sede non e ancora sicura , cosicche crede 1' autore doversi Jasciare per ora ia fine delle eheloidi. PARTE STI?\1Si'IER\. 889 Le clavaric sono divise in due sezioni semplici o ramose; fanno esse una ti-aasizione naturale al genere hericium , di cui ee ne rasionera piu ampiamente nella seconda sezione di que- 6to trattato. Seguouo gli hydiwin di forma cosi diversa ) poi i sistotreiua , genere di mezzo tra gU hydnum ed i boleti ; questi ultinii'sono o crostacei , od hanno un cappello distinto , ma se- miorbicolare , e tra questi liawene delle sj.ecie utilissinie , quali s mo il boletus suaveolens ^ die lia ua odore rassoiuiglianre a qupllo dell' iride di Fiorenza adoperato da alcimi nclla tisi , e quale afrosidiaco da' Lapponi ; poi il fungo da esca , la di cui utilita e notissima , ed ivi In una nota indica il modo di pre- pararlo. Fa menzione di alcune altre specie di boleti i piu rag- guardevoli , quali sono V hifpidus , versicolor, cinnabariiius ■, ci- trliius e hetulbuis. Fra f[ue' clie lianno vm piede , o stipite, parla del perenmi , fiiabriatus , laccatus ; poi ne segue il genere daeda- lea 1 di cui non fa menzione, fuorche di due specie , la gruercsraa e coriacea. Qiiindi i merulius , e qui parla dello serpens e del destruens cosi fatale alle costruzioni per i guasti che rieca a^li assi , legni , ecc. Poscia parla della peziza cornii-copiosides , ora riunita ai merulius , ed osserva che somniinistrata agli animali ■'ore reco danno nessuno ; ed in fine ragiona del merulius tubae- forinis od helvela tubceforiiiis , e cantharelloides del Balliard. Seguono gli agarici , di cui iutende parlare specialmente delle due division! che non verraniio comprese nella seconda parte di questo trattato , siccome non alimentari. In una di queste divisioui viene compreso come sotto genere il coprinus od il pisciacane , d' una sostanza acquhsa , da mi scola air epoca della sua matiu-lta un sugo nei-o. Questi funghi non servono d' alimento , sendo di si poca consistenza e scio- gliendosi cost prontamente. Accenna quivi in breve altre spe- cie , quali sono il fi/iietarius , diglcaliformis ^ plicatus , truncoruir' micaceus , papilionaceus ed il semiglobosus. Trovasi negli agarici una divisione a rappello dimezzato in eui dee eo locarsi 1' agaricus alneus , di cui crede doversen? formare un genere distinto col nome di flabellaria ; poi le vicn dietro 1' agartico styptirus, quindi il sessilis, Tra le ainaniie ragiona della virgata Bull e della pusilla. ( Sara continuato ), 3<)0 APPENDICE Tresor des Originrs ct Dicdonnaire grammatical ral- soiinc cle la la/igiir franralse par Charles Povgens dc Vinstitat de France , Academic royale des in- scriptions et belles-lettres , etc. etc. etc. — Speci- men. — Paris , 1 8 1 9 , in 4,", di pag. xix e 447 j de rimprlmeric Roynle, chez MM. Treuttel et Wurtz rue de Bourbon , n.° 17. I continui progi'essi delle scienze , e 1' accurata severita , coUa quale vogliono essere tratiate , impongono agli stadianti una assoluta necessita di restringeve il nerbo delle loro ricerche non clie dentio i liiuiti d' una sola scienza , nia ancora dentro una sola parte di essa. La fisica che altre volte intiera professavasi da un s3lo uomo , ora in varj rami, cioe in altrettante scienze, si divide , e questi in oltre si suddividono , tanto che la sola po- larizzazioae della luce , o la teoria del suono basta a sommini- strare occasione di meditazioni e di indagiiii a tutta la mortale (^arriera del \nu. acuto intelletto. L' applicazione della tilosofia e della critica alle lingue frappoue ai nostri tempi un massimo intervallo fra un dialogizzante allievo della Propaganda ed il filologo emendatore dei testi , ed ordinatore d' una grammatica o d' un lessico. Quindi e che quelli soli uella nostra eta po- tranno conseguue gloria e nome d'inventori, i quali dopo avere dato opera ad una scienza , piii parcicolarmente intendano ad un solo ramo di essa; siccome per lo contrario ia smania d' en- ciciopedia e omai li piu insigne argomento d' un iugannato in- gegno. Cooi 1' iinita di studj elevo parecchi moderni alia fama di veri autori , e fra questi debbe annoverarsi il sig. Pougens. Egli dopo avere impiegati i priiiii suoi anui nell" imparare le lingue antiche e moderne , settentrionali ed orientali , ti rivolse con un pertinace studio di anni quarantiino ad indagare le ori- gin! della lingua francese, suUa quale uel presente S^ecs7«ert an- nunzia uu triplice lavoro , che per la straordinaria e ragionata sua erudiziorie congiunta alia vera utilita basta per coronare tutta la sua vita. Imperocclie non vuolsi cotanto in un libro ris- guardare alia enidizione , frutto di paziente leftura e di meuioria tenace,nt; solo alia severa critica che accouipagna le ciiazioni; I'ARTE STR\1NIER\. Soi ma aacora alia soda utilita che ne deiiva per illustrare le piu essenziali parti di qnaiiti) iinporta all' uomo di conoscere. Ben «i possono nello studio dell' antichiti e delle lettere trattare teiiii in modo che i tiroli d' eruditissiino e sagacissimo appena val- gano a segnabi-e I' autore ; ma sovente essi quei tenii sono iii- diffeventi cotaato, clie , coniunque si risolvano , nulla ne profitta r ingpgno nmano , tranne un appagamento di curiosita condan- nevole nel mortale, che per tal modo profonde il limitato tempo concessogli all' indagine delle utili verita. Non cosi e dello stu- dio delle etimologie e del dizionano d' una lingua. Quelle illu- etrano mirabihnente la storia , le relazioni politiche , 1' engine delle scienze , i pi^ogressi della religione, la filosofia , la vita doniestica, 1' indole ecc. ecc. d' un popolo ; le precl ire gesta d' una nazione ne segnaiio le epoche e 1' entusiasmo delle sue sceniclie passioni, laddove la lingua e le sue origini ce ne sve- lano gli aneddoti doniestici , eppero i piii sinceri ; 1' origine della parola e via all' origine dell' idea , ed un vero etimologico e una pratica ideologia. Cosi il dizionario etimologico della lin- gua greca ci niosti-a un popolo filosofo, sicconie il lessico arabo basta per dicliiararci un popolo iniaginoso sino ad essere stra- vagante. Nulla io diro dell' utilita d' un lessico ragionato , mentre appunto r Italia sta lottando contro un suo antico vocabolario fondato sulT autorita e non sopra la ragione che 2:irova la ne- cessita di tradurre le sue idee con parole corrispondenti e de- finite. Ora nel vasto campo delle etimologie gia si erano esercitati molti dotti di varie nazioni , ma e condizione del debolissimo ingegno umano ch' egli non possa alia verita pervenire, se non dopo aver battuta la strada degli errori. E principale errore dei passati etmiologisti si era la smania di sistemi. Perdonabile fallo deir uomo avvezzo a vivere frammezzo ad una natura si- Btematica ! Ma se la storia fisica va soggetta a sistemi , quella morale delT uomo ne e esente , perche creando egli vuole e puo faciluieate traviare dalla prefissa teoria. Molci sistemi ebbe aiiche nel progresso delle sue meditazioni ad>ttatiil sig. Pou- gens , dei quali avendone poi conosciuta la vanita , a previsto il pericolo , finalmente non piii seguace delle origim setteutrio- nali che delle orientali , ma guidato da una metafisica scevra da ogni vana ipotesi , dallo studio dell' istoria , dal paragonc delle lingue , e dall' analogia pervenue a trovare etimologie invan* 3ga APl'ENDICE sin allora tentate. A questi fonti aggiunse Tonomatopea , che ha Juogo segnataiuente uei vocaboli di prima necessiia. Ultiiuamente scrive egli « io seppi dubicare , e seiiza proporre le niie opi- » nioDi quali assolute sentenze, volli cliiamarle (onglaetture con » un vocabolo cari^siiiio al senno , il quale non aamiette so noa 3> un picciol nuiuero d' idee certe e positive. Dopo aveie collo » studio di quarantiino anno raocolte moltissime osservazioni » sulla stessa materia si acquista il diritto di nulla asseverare. » E lo studio iasjiiro tal modestia all'autove , e la modestia detto cjuelle parole , e tali sentimeuti governarono lo stile di tutta r opera. E venendo alia disposizioue dcUe tre opere annunziate in questo Specimen^ dico die il Tesoro delle origini della lingua francese , sei volumi in foglio , e ordinato nel seguente modo. Precede renunierazione delle varie opinioni dei passati etimolo- £;isti che criticamente esamina , riserbaado in ultimo luogo la piu vevisimile ; poi T autore espouc la sua conghiettura avva- Jorata da prove e storiche e filologiche. II numero delle 0|'ere da lu! consultate ascende oltre a 4300 ; le liague ed i dialetti sla deir Europa , clie delF Asia dell' antico , del medio e del moderno evo , di cui egli fa uso , sono meglio di sessanta. II Compendio del Tesoro delle origini della lingua francese , tre volumi in 4.°, comprende la somma delle 0]iir>ioni proposte dai principal! erimologisti anticlii e moderui, ed il succinto rag- guaglio delle conghietture dell' autore. II Dizionario grainmaticale ragionato della lingua francese , quattro volumi in foglio , contiene : 1.° La classilicazioue gram- inatica di ciascun vocabolo, ed auche , ove d' uopo sia , I'indi- cazione del geuere di cogaizioni al quale appartiene ; 2 " Un cenno della sua etimologia; 3." Le deliuizioni seguice dai varj signilicati. E qui giova tradurre le parole dell'aurore. k Questa » rilevantissnna parte di qualunque diziouario d'una Imgua spetta » anzi alia ulosofia che non alia gramuiatica a cagione dell' in-i » fluenza delle definizioni sail' opinione ; peru die quando gli » errori degli uoiumi non sieno di Csica , lo sono per lo piii » di logica o di grammatica ; e basia percorrere i fasn della » storia per vedere cjuanto le false applicazioni , non die le » definizioni errouee divenuero fa.ali al culto dovuto alia ve- » rita , e quanto esse si oppongano all' osservauza di quell' or- » dine , dai quale dipende ogni puLblica e privata felicita, Che PVRTE StRANIfiRA. SoS » qiiesta importantissinia yarte del niio lavoro sia stata ad ub » tempo la piu ardua, ciasciino di leggieri lo intende , perfchfe 51 il deQnire un vocabolo con altri vocaboli bisognevoli pure di » definizione e la piu difficile opera. Inoltre io doveva pone il » lettore in grado di capire i varj siguificati in tutte le loro » finissime e quasi impercettibili graduazioni , le quali sfug- » gendo alle leggi d' una severa didattica , il grammatico debbe » solamente indicarle all' uomo di alto ingegno e di acuto di- » scernimento dotato ; egli addottrinato dalla natura e dal suo 3> ingegno ben sa che Io scrivere e un dipingere, die i sensi » sono via all' intelletto ed alia ragione , che 1' attenzione sol- » tanto si cattiva per mezzo dei pai'tlcolari. Io passai dieci anni " in leggendo attentamente i classici scrittori della Fraucia , » donde ricavai una lunga serie di separate frasi , delle quadi » ognuno conceneva un particolai-e significato ; varra tal raccolta » di significati diversi ad amplificare la lingua , ed io stesso ■>■> sovente ammirai la quantita delle graduazioni e tinte , di cui « e capace ogni vocabolo governato da valente scnttore. » Cosi il Pougens. Ed ogni buon italiano erudito delle cose passate , esperto nelle present! , ed inliammato di carica per le future , letto questo frammento , tragga dall' imo petto un akissimo so- spiro e prorompa in lamenti. II lamento e il prime vagito di ohi intende , ma non va ancora scompagnato dall' inerzia. Diamo omai un saggio del Dlzionario grainmaticale , scegliendo la voce aimer. II Pougens p. 842 dopo averne toccata la eti- mologia , cosl ne analizza i significati. « I." Senso proprio. Avere affezione , attacco , inclinaziouc , j> benevolenza verso un oggetto qualuuque. » a S'aimer. Verbo relativo. » « S'aiiiier. Verbo reciproco. » u Aimer. In senso assoluto nota la passione delP amove od 3> il sentimento dell' amicizia , qualunque siane i' oggetto. :» €< Senso traslato. Aggradire , preferire una qualimque siasi » cosa , un oggetto materjale , una essenza ideale. » « 2." Aimer tanto per gli esseri animati , quanto pei ve— » getali , nota mostrai-e una predilezione -per un luogo , un > suolo , una temperatura , un clima , un modo di essere o <\i 7> coltivazione. » Quindi passa alle locuzioni aimer a , aimer mieux , aimer plut, aimer autaiic , c mallevadori delle sue deHiuzioni aiTeca passi 394 APPENDAGE ricavati da Boileau , Rousseau , de Retz , la Rochefoucauld , Voltaire , Delille e siiuili incliti scrittori. E qui ia confrontando Vaiiiier del Pougens coll' ainare Fi-ullonico definito voler bene , pnrtare affezione , essere innamorato ecc. (dove Veccetera e parte integraate d' una filosofica definizione, sebbene ia questo liiogo sia prudentissimamente collocato), seguito inoltre da un insigae esempio , il quale dicendo die aiiiare non e altro eke sua vita vanainenle i/ienare , lascia il lettore dubbioso se 1' amare sia un coqueter , tiui , io dico , i buoni Italiant geiuano di nuovo e so- spirino. L' Accademico francese, paziente ed acuto lettore delle opere dei piu sublimi pensatori , da un analitico ragguagiio di tutte le loro ]iarole e dei loro traslati , le defiiiisce distinguea- done le idee e notandone le gradazioni , taato che il suo dizio- nario sara ua accurato elenco di quanto gia pensarono i piii svegiiati ingegni della Francia. Giacch^ rispettoso verso I' Ac- cademia franrese egli ricuso d' inserire nel suo lessico qualun- que inuovazione , fosse pure proposta da niassimi scrittori ; per ammettere codeste noi'ita , scrive egli , io aspetterb che quella il- lustre societa le abbia colle sue decisioni sanzionate. Ora se il venerando sessagenario le aspetta , puossi inferire che 1' Acca- deniia incessaatcmente lavora. Non COS! facile riesce il dare un sunto del Tesoro delle ori- gini. La enumerazione delle opiiiioni , le citazioiii degli autori , il paragone di 8tr2uiiere lingue , le prove storiche , gli argo- rnenti tratti dalla filologia , in soninia il prodigioso apparato di enidizione criticameute disaminata, nulla vorrebbe essere omesso, perche giudicare si potesse di qiiesta insigne opera. Per la qual cosa accennero alciini articoli. II vocabolo adorer coniposto della preposizione ad e del sostantivo os , perche i Roiuani in segno di rispetto solevano portare la maau destra alia bocca , da luogo air autore per diniostrare , siccoiiie nelle autiche lingue e se- gnatamente nella ebraica , P idea di adorazioae esprimevasi con voci significanti nulla piu die on gesto del corpo , quindi deri- vossi poi r idea di culto. E tanto essere doveva ; perche le snentali affezioni non si potevauo altriuienti dai priiui uoiuini esprimere, se noi per via degli atci esterni prodotti spoutanea- inente dalF interno sentimeuto ; venne quindi la teologia siste- matica a circoscnvere e conserrare i vocaboli a norma della teoria Tuttavia che 1' idea di adorazione siasi assai presto unita con quella di culto uaturale all' uonio , parmi di trovarne una P^RTE STRANIERX. SqS antichissiuia prova in Giobbe XXXI, 26: nuvi aspklens solein,, ei lunain dare incedentem ^ seductum est cor ineum in occulta, ut csculuiii applicaret manus mea ori meo ? — Al vocabolo alouetre V autore mostra eicconie nelle lingue settentrionali Y idea di canto venne espressa coUe voci lioth , liud , lut e simili , die probabilniente dipendevano dalla fisica conformazione della gola di quei popoli cantanti , e sebbene V autore non rimandi il let- tore alia voce hit , spero tuttavia che da quei monosillabi sara per derivare il liuto, stromento musicale . perciie T arabica eti- mologia da ^•.xJI alaud chelys ^ testudo non pare degna d' es- sere ammessa. — In proposito della voce assassin lungamente discorre le opinioni degli anticlii e dei nioderni Reiske , Asse- manni , Tourdain , Silvcstre de Sacy ecc. e p>referisce T origine gia data da Tomniaso Hyde, per cui la deriva dall' arabo hassa uccidere. — L' articolo bachelier e ricco di molte uotizie sulla storia della cavalleria e dei gradi delle pi-imitive univeraita. — . In quello di bohemiens cercasi 1' origine di tal razza vagabonda, che fa la veutura ed oroscopi , e dimosti-asi che tali impostori furono nelle varie lingue denominati dalla contrada , da cui era fama che uscissero ; e qui F autore avrebbe opportunamente lo- dato gli Actus Apostol. XIII, 8. Elyinas magus (sic enim inter- pretatur nomen ejus ) , perche 1" elyinas non cosl vuolsi derivare dair arabo /^^ cilama scivit , ma sibbene dair Elimaide con- trada ricca di maghi , perche possedeva ua celebratissimo tern— pio. — Dichiarando 1' etimologia della parola boussole , prese a trattare la storia di cjuesto trovato , esaminando se agli Orieu- tali ., e segnatamente ai Chinesi , ovvero agli Europe! debbasi attribuire tale invenzione. — Alia voce ccuchemar confronta i sinonimi delle altre lingue , delle quali le etiniologie dimostrauo, o le superstizioni dei popoli intorno a questo nialore , od i suoi fisici effetti. — II vocabolo chaconne e uella sua origine orien- tale illustrato , quanto i critici sussidj lo permettono ; ma per avventura niolte origini more potrannosi allora mettere in chiara luce, quando abbiasi un dizionario Mauro-arabico piii volte pro- messo e non mai pubblicato. — La voce ambassadeur varianiente derivata dagli antichi etimologisti , finalmente per consenso di niolti valenti eruditi si trasse dal latino ainbactus , che notava tervo , schiavo , ed anche per opinioue di alcuni cliente. Ma il 396 APl'ENDTGE sig. Pougens crede piu confonne alle regole dell' analogia the tal vocabolo sia state uellc iingue euvopee introdatto dalle po- litiche relazioni da lungo tempo esisteiui tra l' Europa e le due altre parti del mondo antico; pero dall'arabo muhascir^ messag- giero , nunzio , soprinlendente sia a tioi venuto ambassadeur , ambasciatore , embaxador ■, embassador, ed iu latino barbaro ain,~ basciator. Al die opporrei im mio dubbio sidla consoaante r , della quale non vuolsi tener conto ncUa ricerca della vadice , poiclie la tei'minazione italiana tore , spaaiauola dor , francese eur o teur , latina tor , t; nulla piu che desinenza di foruia se- gnante V agente. — Dell' onoruatopea egli arreca un luminoso esempio nella voce chuchoter , niostraado anche che in moltis— einie altre Iingue tal idea fu espressa per mezzo del susurro che fassi parlando sotto voce, come il bisbigliare degl' Italiaui. E qui giova osservare, siccome presso i varj popoli , ossia per- clie i suoni mettessero diversaniente agli organi acustici varia- niente conformati , ossia perclie gli organi della voce nieglio amassero una che non un' altra consonante , la stpssa onomato- pea varianiente si distingue. Cos! il suono ohe fassi leccando altri lo dissero hip ed altri lee. — L' ultima delle cinquanta voci ri- ferite in questo Specimen ■, si e quella di czar. L'autore cita gli affini vocaboli nel gotico thsar ., tzar, sar , sor ; nei monumenti runici sir, siar ; nel uiesogotico sihor ; nell' islaudico saera ; r\e\ punico sar , che tutti notauo re , sovrano. Da questi risale al- r ebraico sar e persiano sar principe : e per comune radice pone il monosillalDo zar , sar , clie in iiiolti idiomi orientali signifies testa , capo , donde venne poi per metafora il significato di co- mando. Cosi T origine e posta nella piu chiara evidenza. Non contento l'autore delle origini prossime , I'isale inoltre dalla voce o latiua , o greca alia primitiva radice, cercandola o nelle Iingue orientali, o nelle antichissime settentrionali. ISella quale piu dilTicil parte delle etimologie se puossi far mostra d' ingegno e di erudizione , tuttavia sovente dopo lunghe inda- gini appena raccogliesi una tenue probabilita. Troppo noi siamo distanti dalle trasmigrazioni dei popoli , dagli avvenimenti che le accompagnarono , dalle Iingue e dai dialetti che influirono suUa formazione d' una lingua ^ assai anella intermedie ci man- cano nella catena degl' idiomi , che sovente tal parte etimolo- gica e disperata. Di taoto puossene vedere un esempio nel vo- cabolo aimer, a cui molte origmi gia. furono assegnate; 1' ebraico PARTE STRANIERA. 3gj kamh desiderio ; il sostantiru pur ebvaico em niadre o siriaco aiita; ed auclie il chamaiii essere fervido della stessa liiioua; lua ad altri piu piacquero i fonti greci , e seguataaiente \ ay.yba, le- game o \oi^a> uisieine , od il verb* ^a« cercare , desiderare. Per tal m )dL» si potrebbero luoltiplicare le origiuL d' un voca- bulo, il quale non conservando die il solo in di consonaati va- dicali , riuiarra sempre ignotn. Piii radicali s' iacontr-ino nella voce aiiiazoTie , tutcavia e dilHoile la sua derivazione. I grainuja- tici per \o piu la dissero composta dall' a privative , ovvero segno deir umra , e da ^latjoq iiiamniella ; uia clie le Auiazoni. estirpassero la destra mamiiiflla e favolosa tradizione snieiiuta dagli antichi inoauuienti. Servio le voile cosi deuouiiuate da a/xOi insieuie e ^do vivere, sicconie quelle die sole e segregate dagli uomini insieiue vivevano. II presidente de-Brosses le derlva dal noiue del liume Alazonius , pvesso il quale abitavaiio nell'Alba- nia. Altriir.emi parve al Lefebvre de Villebrune ed al conte de t ortia d' Urban , i quali ne trovano la radice nell' ebraico ameta forte , robusto , prode. II Gudiingio ne assegna una origiue go- tica ; il VVachter sorabica. Ultiiiiamente il sig. Pougens si ac- corda col Freret traendola dai due nomi Calmuchi erne aeiiie donna, e tzaine perfezione , eccellenza , taato die una Auiazone sia foeiuina excellens. Cotanto sono oscure le greclie origini ! Quanto sia per meritare della lingua francese il lavoro del Pougens , e facile V augurarlo dal presente Specimen. A lui applaudira la Francia , e non poco se gli professera rico- noscente 1' Iralia , la quale nel suo tesoro possedera dicliia- rate le etiniologie di niolti suoi vocaboli o settentrionali , od arabici dalla Spagna propagatisi ad amendue le nazioni. Di questi ulrinii Iiavvene un cenno nella Proposta di alcime correzioni ed eggiutLte al vocabolario della Crusca ^ vol. II, part. I, pag. 3o4, dove non vorrei si lee,2essero le due voci camicia e fondaco da noi passate agli arabi. In loro vece potevaai allegare il seguente ^u-ticolo della Giusca = Rocco. Una di quelle figure , coUe quali 3> si giuoca a scacdii , detto cosi , perclie e fatto a guisa di » rocca , e sta in suUa frontiera dello scacchiere , quasi a di- 5> fesa degli altri scacdii. = Ma gl' inventori persiani cliiauiarouo ''P'Jfyf ruch questo scacco dal noiiie d' un quadrupede \elocis- dimo e feroce del genere dei canieli die venivane rappresen- Uto 5 leggi i'Hyde JJistoria Shahiludii , p. Ii3 e seg. Anche il 398 ArPENDICE vocaljolo cassero , rlcinto di miira , fortezza , meglio sarehbe state dagli accademici definito palazzo fordficato , traendo la sua ori- giue dair arabo Vv^O-? kasr , palatitini , arx , onde i Portoghesi usano alcacer in significato di palazzo niunito , e nell' Estreiiia- dura incontrasi V alcacer do snl ., e nei regni di Fez sonovi Val- cacerquebir e V alcacersequir ; quiiidi la parte fortificata della poppa fu delta cassero La voce acciacro troppo benignamente fu spiegata mala indisposizione ; perch^ la vera sua origine ara- bica iO^Ss.^ scidca , onde il derivato i^j\.jijj^ I assciachi , acriac/ii segna una inferniita abituale die induce T uonio a do— lersi. Weglio pure sarebbesi definito il bazzarrare ■, bazzarro ecc. , se ei fosse posto mente dalla Crusoa alia sua persiana e turca etiniologia »i iu bazar, forum, mertalus , platen , emporium, et res ipsa quae vendicur. Cosi avvieue die la Crusca non dandosi pensiero delle etimologie , malamente difinisce i vocaboli. Discorsi sin qui i pregi delle opere dal sig. Pougens annun- ziate , delle quali coi nostri voti ne affrettiaino la pubblicazione. Una particolare circostauza dell' autore uierita per ultimo d' es- sere accennata. Egli all' eta di anni 23, cioe diciotto uiesi dopo avere in Roma nell' anno 1777 ideato il tesoro delle origini, per- dette al tutto la vista. Ingannossi dunque Cicerone scrivendo , che poena omriis oculorum ad caecitatem mentis est conversa. 1 a. P\RTE STRANIEBA. 899 BIBLIOGRAFIA. I N G H I L T E R R A. The History of British India. Bx James Mill Esq. — Tre uolumi in 4/j di pag. 2148. Q, .UEST' opera e di molta importanza ed i gioi-nali lettprarj d Inghikerra ue pailaaio con molta lode. L' autore si propone: 1." di descrivere le cn'costanze nelle quali coniiuciarono le co- uiimicazioni delT Inghilcena colT India , notando le particolarita de' suoi primi progvessi , sino alT epoca in cui si pote asserire Come assicurata sopra fermissime basi la sua influenza ; 2.° Di offerire un quadro c[uanto si potea esatto del poj.iolo, col quale la nazioue iuglese comincio allora a transigere ; il caratrere di quel popolo , la sua isioria , i costumi , la religione , le arti . la letteratura e le leggi ; non meno cbe le circostanze partico- lari del cJinia , del suolo e le sue pi-oduzioni; 3." Di coudune fino a' tempi presenti la storia delle tiaiisazioni hritanniclie relativa- mente all' India ecc. Tutta I'opera e di\ isa in sei libri. II piimo coatieue il principio e i progressi delle i-elazioni conunerciali deir Ingliilteira coll' India sino alio stal^ilimento della Compa- gnia sopra stabili forme in forza di un atto della regina Anna. U secondo libro s' aggira intorno agli ludoos. II terzo sui Maomet- tani, e questi tre libri occujiano tutto il primo volume. II quarto libro coniprende il periodo dal 1708, sino al cambiamento nella costituzione della Compagnia , cioe all anno 1773. II quinto li- bro continua la storia fino ai tempi dell' atto di W. Pitt nel 1784, il secondo grande cambiamento nella costituzione della Compa- gnia; ed il sesto libro clie occupa 1' intero terzo volume, con- duce la narrativa fino alia conclusione della guerra de' Waratti nel i8o5 , colla quale termma la storia. Nell' Edimburgh Review , da cui pigliamo questi pochi cenni , trovasi un lungo estratto di 44 pagiue di queet' opera. 400 APl'ENDICE Icrland,- or the Jouriml of a Residence in that Island, during the Years 1814 c 18 1 5 containing Obser- vations on the natural pfienomen , history , literatu- re and antiquities of the Island; and the religion , cluiracter , manners and Customs of its Inliabitants. By Ebenezer Henderson, doctor in. philosophy , member of the Royal society of Gottemburgh etc., illustrated with a Map and Engraving'^ . — Edim- hurg, vol. 2. in 8.'' L' Islanda situata ai confini della parte aljitabile del nostro globo rigetta interauiente e coufura 1' idea che iiii cliuia dolce ed Luia lucida e cliiaia ataiosfera sieao due condizioni iudispen- sabdl alio sviluppo delle facolta imia.ie , iniperciocche uoi tro- ■viauio che in quell' isola seqza i dolci e geniali zeKri , e senza r azzuvro e splendente cielo dell' Italia e della Grecia , 1' intel- letto uiuaiio fu sempie e tuttavia continua ad essere coltivato con zelo e buon successo , e che perfiuo le Muse non isdegaa- rono di prendere stabile dimora e di ammirare quegli stupendi spettacoli di una selvaggia nacura , ove cosi da vicino si tro- vano coaibiuati i due estiemi del fuoco e del ghiaccio. Vi sono pochi paesi de' quali possediamo ragguagli piu ciixostanziati e pii\ esatti di questo , per riguardo tanto ai costumi degli abitanti quanto de' fenomeni dalla natura. Esso fu visitato da uonuai di sonimo mei"ito in diversi tempi , e basta nouiinare Sir Joseph Banks , Van Troil , Sir John Stanley , M. Hooker , Sir George Mackenze , doct. Hollard e M. Bright , perclie i nostri lettori ne siano persuasi. Ma i viaggi e le descrizioni di questi furono circoscritte solamente ad alcune ]>ai'ti dell' isola e quasi tutte alia stessa pane. Sotto quest' aspetto il viaggio del D. Hendersot; che noi annuuciauio li supera tutti, poiche egli ha visitato tutta r isola lutiera ed e il jirinio ( alnieno fra gl' Inglesi ) che ab- bia attraversato la parte centrale affatto desersa, visitate le coste settentrionali ed orieiitali , e jmssato un inverno fra 1 naziouali. E quantunque nella descvizione de' diSei^enti oggetti egli ))ossa qualclie vclta aver prese ad iui|restito le espressioni de' suoi predecessori , nulladimeno il suo libro cantiene niol'e novita non solainente uiovali , ma anche fisiche. . , taaoj '■fji • .. , I PVI5TE IT\LT\N\. 401 PARTE 11. SCIENZE LETTERE ED ARTI ITALIAKE OPERE PERIODICHE. REGNO L0:\IBARD0-VENETO. Giornale dl fisica^ chimica, storia naturale, medicina ed artl ^ del professore Configli\cchi, membro del C R. Islituto^ compilato dal dottore Gaspare BrU' GNATELLj. Decade seco/ida, torn. II ^ bimestre sc- coiido , rnarzo , e aprile 1819. I. B. RSisLAK Institutions geologiuues, secondo estratto. — Pcoli. Continuazione delln niemoria sul uioto iiitesiino delle parti dei aolidi — Brown. Sulla coUezione di piante fatta in vicinaiiza del fiume Zaira dal professore Smith. — Thenard. Sull' acqua ossi- genata. — Proust. Ricerche sul priucipio che condiscc i for- luaggi. —^ G. Brugnatelli. Nota sulle sostanze animali che accom- pagnano ordinariamente V ossiurico ( ac. urico ) nei calcoli umani. — Novara. Relazione di due operazioni d' enipiema. — Catullo. Seguito della Relazione sopra i corpi marini cli^ si tro- \ano entro i moati della provinoia Veronese. — Fusinieri. Ri- cerche sui colori che actjuistano le superficie dei uietalli nscal- dati. — • L. Brugnatelli, Litologia umana ecc. Estratto. Parte IE I. O^ervazioni e scoperte. 1° Sedute- dell' I. R. I«ti.tuto di scienze, lettere cd arti in Milano. — 2.." Lettera del uavciiese Ridolli sui coiuponimenti del glutine , e sul fenomeni che questo presenta colla resina di guajaco. — 3." Sulla fonuazione e JJibl. hah T. XV. 26 40i Al'PENDICt deroniposizione dello zurchero in particolari circostaaze. — - 4.° Snip US') del borace nclle nialattie cancKerose srrofoiose. — 5 * Ulteriiiri iiotizie soj'ra il selenio. — 6." Mnovo ai^ido. — 7.* Caso di luorfe ininiediata prodofta dalT acido ossalico, — 8.° Articoio di lettera del sig. Cailliot di Nantes. — 9.° Ele- nieuti dalle orl)ite delle due coiiiete comparse nell' oim scorso inverno. — 10.° sul preteso vulL-auetto presso Morbio inferio- re. — II.° Notizie intoruo ad una sostanza particolare cbe tro- vasi presso le accjue teruiali d' [aclua , e iutoi'uo ai vapon del Vesuvio. Esiratto di lettera d( 1 cousigliere Giiubernat al conte Moscati. — 13." Mudo econinuicu di retlilicare lo spirito di vino, ll.Liltri, Nuovi. — l.° Tratuuo de' caratteri fisici deUe pieti-e preziose per determiuarle quando siano lavoratr; del sig. Hauy. Traduzione con note dell' abate Luigi Gonfigliacehi. — 2.° Tran- sazione d lla R. Societa di Londra, Parte II, per il 1818. — • 3." Elenienti di fisica di Raaieri Gerbi , professore nell' I. R. Universita di Pisa. — 4.° Saggio sul inagnetismo esposto nelle 3ne lezioni dal professore G. Gattesclu. III. Preinj d' Accadeiuia. — IV. Necrologia del professore Vin- cenzo Rachetti. — V. 1. Trimestre meteorologico. S T A T I P O N T I F 1 C J. Gioriiale Arcadico^ fascicolo VII. Letteratura. Estratti e giudizj intorno alle quistioni tra il cav. Veruiiglioli e I'Agretti, sopra \\ tempio di Marte in Todi. ■^ Delia magna Grecia e della Scuola Italica. — •Cassitti, Fabulae Phajdri ; Gagliuffi , EdyUium; Folcari , Elegia ecc. — DeUe mi- gliori antiche poesie spagnuole. — « Museo lapidario Vaticano ar- ticoio quarto. — De' versi di Neiiibrotte e di Pluto nella divina Coiumedia; articoio secondo ed \x\nmo. — Scienze. A. Bertoloni Anicenita es Italica. — Ottaviaai. Sulla natura delle febbri inter- mittenii , e suUe qualita niedicmali delia china. — Delia vaccina- zioue contro i\ vajuolo arabo ; articoio secondo ed ultimo. — Belle Arti. Singolare scoperta di un nionumento etrusco nella citta di Fiesole. — • Pittura di paesi del sig. Gatel, prussiano. — Varieta. f rogramnii , manifesti ecc. Idem , fascicolo VIII. Letteratura. U Italia. Canto di Lord Byron , tradotto da M. Leoni. — Storia di Tivoli , di Sante Viola; art. I.° — Capitoli de' Disciphnati di Siena, storia de' medesimi ecc. — Disserta- zioni anconitane , di A. Peruzzi. — Leonis Bapt. Alberti Apo- logi. — Iscrizioni Nomentane ; art. ult. — Lettere inedite in cifra del Guicciardini. — Scienze. Elenienti di ottica, di G. Set- tele. — Del caffe nelle febbri intermittenti. — Del calendam PAKTE ITALIAN A. ^Q'S Gregoriano e dell' astronomia romana ; art. 2." — Scoperta sin- golare rivendicata all' Italia sulla jjolvere da cannone. — Delle due coniete del 1819. — Osservazioni sulla pazzia di G. Spurs- heiin , tradotte dal dottor C. Porta. — De' principj di popola- zione ecc. ; art. 4.° ed ultimo. — Del conservare I' acqua dolce in mare. — Varieta. Lapidaria italiana. — Monumento a Win- ckelmann. — Aniiunzj tipogralici. — Annotazione istorica al- 1' art. sul calendario Gregoriano. — Tabella meteorologica di luglio. REGNO DELLE DUE SICILIE. Qiornale enciclopedico di Napoli fascicolo III. Belle Arti. Coatinua7,ione e fine delle annotazioni sulla pro- bole dei coltori delle arti trigemine presso i Greci. Istoiia lefteraria. Continuazioue e fine dell' analisi de' lavori della reale Acrademia delle scienze dell'Istituto di Francia per r anno 1817. Notomia comparata; Fisiologia ; Mediciua; Chirur- gia; Economia rurale. Ckimica. Saggi analitici sulle acque minerali di Pozzuoli , pre- ceduti dal saggio aualatico dell' acqua di Gurgitello d'lschia, del sig. Lancellotti. Libri di\>ersi La divlua commedia di Dante Ahghieri , col comuiento di G. Biagioli (fine dell' articolo ). — Sui marmi di Canova; versi. — .Delia giustizia crimmale in Francia, del sig. Bereoger. Viaggi. Aspetto genei-ale della Propontide e del Bosforo, del coute Andreossi. Necrologia. Luigi Brugnatelli. Annunzj. Idem , f'scicolo IV. Chimica Continuazione e fine de' saggi analitici sulle acque minerali di Pozzuoli , del sig. Francesco Lanceliotti. Istoria. Continuazione delle osservazioni di Fdippo Briganti guUa vita politica del Popolo Romano, di Lucio Anneo Floro. Libri diversi. Saggio sopra i principali metodi d' igtruire 1 fanciulli. di Luca de Samuel Cagnazzi. Nosologia. Osservazioni sulla foUia, di G. Spurzheim ( ultinj© articolo ). Giurisprudenza- Notizie di alcuni frammenti di antica giurispvn- denza romana, scoperti IVa i codici della Biblioteca del capitolo canonicale in Verona. Mineralogia. De' combustibili fossili esistenti nella provincia ▼eronese, ecc. del coute Bevilacqua-Lazise. Architettura. Sopra un rudere scoperto in Catania, ceimi cri- tici deir arch. W. Musumeci. ^O^ APPENDICE Vinggi. Note scrltte nel corso cli iin viaggio fatto in America, di Morris Birkbe.k. Teniiiiia quesco iascicolo coUe notizie letterarie, conigpondfnze ed anaunzj. BIBLIOGRAFIA. REGNO LOMBARDO-VENETO. Iliad s fragmenta antiqui^sima cum picturis, item scho- lia Vetera ad Odysseam , edente Aiigelo Maio ^ am- brosiuni collcgii doctore , regiarurn Galhce , Belgii , Bavitrice ct Neapolis acad'tniarum sodale. Medio- lani, MDCCCXIX. Regiis Typis. — Vii volume in foglio grande di pag. 876 in carta imperiale di colla , con 6^ rami, oltre alcuni esemplari distinti ill carta piit fina V piii ampia. — Si. vende nella . BMioteca Ambrosiana al prezzo di lir. 80 ital. gli esemplari comuni , e lir. 1 20 i distinti. ( Ci liniitiamo per ora a dare 1' annunzio di quest' opera , di oui ci occuperejno qnanto px-iiiia. ) Quida di Pavia del M. Malaspina di Sannazaro. Uii volume in 8.*^ di png. 177 senza /' indice — i Pavia presso Fusi e Camp. , success. Galeazzi , coll' epigrafe : Qaoninm sunt omnia commotla a patria acceptn, nullum incommodam pro p tria grave putaudum est. Cicero Rhetor, ad Hereuniutii. II sig. marchese Malaspina conosciuto per diverse ahre opere di vario genere e tutte stiniabili, dopo di avere tre anni souo jl'ust ata la chiesa cattedrale di Pavia, e riell' anno scorso la s;hiesa della Certosa, ha voluto fare qiiesto novello dono a' suoi ooncittadini , procur.indo a loro ed a' forestieri curiosi una sur- ointa descrizione deila citta di Pavia> PARTE ITALTiN\» 40i> Questa operetta e clivisa in cinque parti. I. Moiizie srarisnche general! , II. Onno storiro clella citta , III. Edili/j ra^guardevoli ed altri oggetti di curlosltk, IV. Uni\ersita ed anuessi , V. Certosa. Le notizie sratisticlie trattano della posizlone geografica, della salubrita, della popolazione , deiprodotti, del coimneixio e del naviglio. Vantata era la salubrita di Pavia dagli antichi , nia al- cune accidentali circostanze le tolsero questo ]iregio , e 1' autore suagerisce il niodo di porvi riniedio. La popolazione della pro- vincia nionta a 142,, cco aninie , quella della citt.a a 22,000. I principali prodotti di questa provincia sono risn , grano turco , latti , formaggi , hno e seta greggia. Molte cose utili e giudiziose egli accenna sul comuiercio e sul canale terxuinato or era dalla munificenza del uostro Imj'eratore. Nel cenno storico considera Pavia come Tribu Pania , poi socto Odoacre , indi sotto Teodorico , Alboino , Carlo Magno , Ottone 1.°. Galeazzo Visconti , Carlo V, e finahuente sotto il douiinio austriaco. Annovera gli uomini illustri pavcsi, ed anche gli storici di Pavia. Nella III parte considera prima di tutto le ton-i , posria le chiese , indi i palagi , le porte della citta , il ponte sul Ticino ed altri oggetti diversi. Nella IV parte parla dell' universita , del nniseo di storia na- turale , del museo anatomico , del gabinetto di notomia compa- rativa , gabinetto di patologia , gabuietto d' idrometria , labo- ratorio clnuiico , gabinetto di fisica , biblioteca , orti botamco ed agrario , collegi. L' ultima parte, die e la V, contiene la descrizione della Cei*- tosa poco lontana da Pavia , ed e una ristamjia di quella ac- cennata di sopra , ma corretta ed accresciuta di molte aggiimte, Chiude questa operetta con un' appendice contenente le in- scrizioni citate uel corso della Guida. Abbiamo cercato indarno in ([uesto libro la descrizione della bella raccolta di jiietre dure di nielli e di stampe dell' autore me- desimo, e c' incresce dover rimproverare la sua troppa modestia , la quale lascia un' imperdonabile lacuna in questa guida. Certo e die I fjrestieri i (juali passando per Pavia non vedono la rac- colta del inari^hese Malaspina perdono moltissimo , e se non ne cercano contezza , mostrano di non essere bene infonnati di cio che la citta offre di piu iateressante a vedersi- j^o6 APPENDICE ^ffemeridi poUtiche, letrcrarie e religiose. Prima edi- zione italiara. Ge.rtnajo. — Verona , 1819, dalla Societd tipografica , in 8.", di pag. xii e 225. Un' opera di questo genere mancava interamente all' Italia,?, fu ottiir.o div'samento quell') degli editori veronesi di traduiTC dal fraocese questa che ehbe tanto smercio e taiito guccesso da non trovai-sene piu un eseuif lare nella sua lingua originale ., quantunque gia tre edizioni sieuo state fatte in Fraucia, T ul- tima delle quali e del 1812; lo ehe prova con quanta avidita venne da tutti accolta e ricercata quest' of era. « Le effenieridi presentano per ciascun giorno dell' anno un rlstretto degli avvenimenti piii rimarchevoh , registrati sotto il "iorno medesiiuo nella storia di tutti i seroli e di tutti i paesi : rivoluzioni, battaglie , prese di citta , trattati di pace, fenomeni fisici , nascita e uiorte d' uomini celebri per ogni titolo , prime rap ->resentazioni de' capi d' opera dramniatici . feste e eerimonie religiose , scopertc utili e gradevoli : tali sono gli oggetti clic concoiTono a forinare SI quadro istorico d' ogni giorno. E facile lo scorgere clie il inerito principale di questo niodo di trattare la storia consiste interamente nel ravvicinare ! fatti anterior! sia fra loro , sia con quelli dei tempi in cui si vive ; e die per conseguenza le considcrazioni che ne derivano , hanno il vantaegio di scaturire seuza sforzo , e di farsi innanzi da se alia mente la nieno abituata alia riflessione. Puhblicando noi tradotta per la prima volta nella nostra lin- gua la presente opera , crediamo positivaniente di rendere air Italia uu servigio di somma rilevanza , molto piii per essersi fatta qualche heve modiScazione , coU' omaiettere cioe alcuni articcli di poco o niun conto , sostituendone in cambio ed ag- giuugendone altri , che per piu riguardi possono considerarsi di niaggiore importanza. E tali addizioni le abbiaino apposita- mente indicate col contrassegno dell' asteriaro * nelT indice finale , senza pero curarei di apporlo anche a quelle che sempliceniente anniinziano qualche avveninieuto. Tjno scopo della presente nostra fatica si fu segnatamente 1' istruzione , che la gioventvl puo ritrarre con prnfitto da que- sta preziosa raccolta , sopra tutto per mezzo delle letture che sogliono farsi in comune nei licei e nelle case di educazione meritevoli di simil iiouie : anzi a questo fine si uso per noi r avverienza di rimuovere titto cio , che avrebbe potuto essere contrario a tale destinazione. Ne meno di gradevole tratteniniento riuscir de\e a qualun- que famiglia e individuo . mentre aprendo ogni giorno il hbro' avra sempre s«tt' occhio un fatto , un detto , un personaggit) che risvegliera con diletto la sua ciiriosita ed attenzione , ricor- dfindogli cio che appunto sotto quel giorno stesso e in altn P\RTE 1T\LI\NA.. 407 tempi occoi-80. E 1' uomo di lettere , lo srienziato , il pubblici- cta , r ecclesiasitico , e chLunque altro in fine trovera in copia ar^omenti onde istruirsi , i-icrearsi e approfittare nella propria ruessp. _ ' E inurl'.e il dire che dove si e riconosciuto esser corao ncl- r originale qualclie erroie di data , di luogo o di persone , non niancammo di toelierlo , poiche tale era il nostro dovere. Quanto all'i stile della nostra traduzione ci place avvertire , c!ie se ahbitimo procurato di sfuggir possibilinente la riccrca- tezza ( conieclip nieno opportuna in an' opei-a di tal facta , e che per la varieta appimto delle cose non puo permettere una certa eguaglianza e sc[uisitezza di locuzione ) , ci siamo non di nieno imposto V obbligo rigoroso di adoprar sempre « vocaboli e modi , che sono proprj e adottati ditl' use della nostra lingua, eliminando con ogni cura quanto avpsse potato aver sembianza di straniero. Che se talvolta non ci fosse riu- •cito di cio evitare , ci giova snerare indulgenza dalla discre- xione de' lettori , i quali voiTanno considerare che la natura stessa del lavoro toglieva bene spesso al traduttore la liberta di esprimersi a suo modo , come fatto avrebbe in una scrittura originale. A cio particolarmente si aggiunge una riflessione , la quale a prima giunta senibrar potrebbe un paradosso , ma che in fatto e giustissima , vale a dire che la facilita medesima di tradurre dal francese in ifaliano , rende piii difficile che non si crede , una versione accurata e conforme all' indole della nostra favella , poiche nulla di piu agevole il dar luogo a vo- caboli o frasi di uso comunissimo in societi , e che non per- tanto non possono essere legittimamente ammesse da chi voglia scrupolosamente osservare i modi dell' italiana dicitura. L' effeuieridi sono composte di dodici volumi . fomiandosene uno per ogni mese : col qual mezzo esse offrono al pubblico una specie di storia giornaliera. I fatti isolati nel quadro di ogni giorno pensmimo di epilogarli mediante un indice alfabe- tico parziale per ciascun volume ( lo che non fccero gli editori francesi ), riunendolt poi tutti insieme al fine del volume ul- timo in una tavola generale con egual metodo conipilata, la quale dando loro un ordine sistematico varra ad agevolare Ic ricerche ». Speriamo che 1' accoglimento del pubblico in favor di questa opera sara tale da poterne accelerare la stampa , e fa"* si che per r anno venturo i volumi possano ti'ovarsi ogni mese m mano de' lettori e procurar loro il piacere de' confront! conte- uuti in quest' opera. i.08 APPENDIOE P I E M O N T E. C. JatTi C\ES\Ris Commentard dc hello Gnllico ct civili Accrdunt librl de hello Ahxandrino , Afri- cano , et Hispaniensi e nnperrima recenslone Jer. Jac. Oberljni. — Augnstce Tanrinorum , 1818, ex typis vidace Pomba , tomus secundus , in 8.", di pag. 322. Egli e questo il secondo eti ultimo volume di Cesare , ed e pure il secondo delLi collezione dei CLissici Latini con m)Ito coiwnjiio intrapresa e con molta lode continuata dalla ved )va Pmiiba e figli di Torino. Una prudenle cautela aveva indotto gli editori a pubblicare il jrimo volume con I'iserva, che con- tinuara non si sarebiDe la collezione se accertati essi noa erano del numero di 5co associaii, Ora questi benemeriti tipografi , sicuri di un convenevole numero di associati, si credono in do- vere di accertare ( e non accettare come ^ s*air,pato nel loro manifesto ) le persone die hanno coi loro nonii onorato o sono per onorare quesfa collezione , clie la medesima sark senza fallo continuata , e che dentro questo stesso anno corrente verranno pubblicati tre altri volnnii aluieno , promettendo die nel ven- turo e oe' seguenti si dara alia luce un volume al mese. Noi non dubitiamo che tutta 1' Italia non debba essere soddisfatta di qiiesfo avviso , e compiacersi di vedere progredire una co^l utile ed onorexole impresa, che puo certamente andare del pai'i con nitre le altre di simil genere. Tornando al )iarticolare di Cesare , non possiamo che iodare nuovaniente 1* avviso degli editori di essersi confoi-mati al testo di OherhnOf ricouosciuto come il piii purgaro ed il piii diligen- temeiite covretto. Abbiamo pure osservaro con compiacenza che uno studio particolare si e dato nella edizione torinese , affinche nel testo e uelle note non appanssero erron tipografici , o al- nieno se ne trovasse il minor numero possibile. Questo volume conrieiie i commentarj di Trzio della guerra Alessandrina e del- r Afrir-aua , ed li libro della guerra di Spagna sostenuta contra i figli di Poiiipeo. Seguono i franimenti di Cesare tratti da altri scnttori , e quinJi tre indici diligeutissimi , il primo istorico , il secondo della latinita , il terzo delle note. Auguriamo alT Italia che gli editori continuino con eguale studio e diligenza ad atte- nersi alle ottime edizioni degh Oberliiii , degli Heine , degli Schwab , dei Vascli , ed altri simili benemeriti latinieti. PAKTE ITALIANS. 409 DUCATO DI GENOVA. La teoria della dissenter ia ecc. dl Q. B. 3Ijntaldo — Genova, 1819, I. i, presso F. Ucelli. Quest' opuscolo e dello stesso aiitore che pubTjIico receute- meate una niemoriuccia sulla febbre petecchiale, di cui abbiamo parlato nel vol. 14.*, pag. i35 di qnesto giornale. Per dare ora un' idea dello scritto che abbiamo tra le niani basteva il ripor- taioe alcuiii stralci presi qua e !a nel voltolar le pagine .... K Uri' aria uniida , tepida e sopraccarica di emanazioni escre- » nienrizie di ogiii si^ecie , costituzione tutta parricolare alia » sola citta di Genova. Questa e la sola e la vera sorgente della » dissenteria ( pag. 38 ) 6 assai chiaro che la nostra » uialattia ( cioe la dissenteria suddetta ) e un vero reuma che » diretto da un" aria satura di esalazioni escrementizie attacca >> il colon ed il retto , e produce la vera dissenteria o sia in- M tiaujmazione di questi visceri. Si possono mai per awentura jnserire piu errori in piu poche pagine? e come mai un' aria satura di esalazioni mefitiche puo cagionare un reuma intestinale ? tanto piii attaccando il colon ed il retto di preferenza; intestini che dalla nascita alia morte si trovauo costanteiuente in contatto con esalazioni escre- ruenrizie ? E chi non sa d' altronde che queste esalazioni po- trebbero prodiirre una febbre putrida o maligna, ma non mai un' enteritide o sia infiainmazione intestinale ? Il metodo curativo va di pie pan nella logica col rinianente dello scritto , e chiude col detto di Baglivi: Fng^e caelum in quo aesrotas. Quasi che il podlce di un dissenterico espatriato avesse ad olezzare di rose. Edyll'.um Faustini Qagliuffi — Genuoe ^ 1819, typ. Pagan. II poeta al lame di una lampada vede nel secrete tempietto reale due fauriulle nella siiuazione la piu paterica. Dalle loro alreme preghiere si riconosce che la prima e Teresa, la seconda Anna, e che pregano j er la salute della madre. Si snspetta che si tratti della famigha reale, an/i clie Teresa, la quale dalle pa- role della sorella si rileva esser gi.i sposa , possa esserlo di un Borbone, poiche ha tre spleudidi gigli pendenti dalla sua collana. II cuore di chi legge vien intenento dal calore dei voti figliali. Alia tenerezza succede a gradi una dulce calma, meutre si legge una deliziosa siniilitudine di due usicnuoli che cantauo nella pura notte di primavera , e quiudi sotteatra una tranquilla me- ravigba , all' appaiire d' una nube clie circonda 1' akare , e tra- manda vori maestose. Gli alti sensi dell' essere invisibile che jparla fanuo sentn-e il liu^uaggio di perscnaggio celeste ; fiach^ ^lO Al'PENDIGE iu grazia Al uii sol verso veraiuente aminirablle le due ge- melle riconoscono e salutano la venerabile Clotilde clie pochi anni fa sedeva piena di virtu sul trono sardo. La Clotilde no- biluiente animonigce le snpplicanti ad annunziare alia regina niadre salute e pratica degli augusti doveri. La scena che ^ in Genova ove S. M. si trovava infenua, si cliiude fra i concerti del cielo , e 1' esultaii/.a dei lidi. Quadro veraaiente semplice , nobile , coniuiovente ed avvivato dalle- idee di una religione consniatrice e sublime. Oltre pero i\ ^lon senso e la felicita deir invenzione vi regna da pertutto un eloqiieuza non comunc. E nota alia repubblica letteraria la forza dello scvittore nell'aureo linguaggio di Virgilio anclie quando scllerzando traduce all' im- provviso le altrui poesie , ma in quest.' iddlio 1' autore ha su- perato se stesso. GRAN DUCATO DI TOSCANA. Del contlniio e sucresslvn increments del gloho ter^ restre. Memoria dclV abate Gio. Battista Vallec- CHi. — Siena, 1818, dai torch] di Onorato Porri, opuscolo in 8.°, di pag. 38 , coll' epigrafe : Mnllaque post miinili tempus genilale , diemque Primigcnvm maris , et terras , solisque coortum Addita corpora sunt extriniecus , nddlta eircum Scmina , quee magnum jaculando contulit omne , Vnde terra; possunt aiigescere. T. Lucr.ETii Cahi , lib. 2, Fu sentimento del celebre Newtoa che il globo terrestre abbia fin dalla sua origine avuto un successivo incremento , e che lo abbia anche tuttora. Oggidi non si dubita pin della prima parte dell' opinione del filosof > inglese , anzi la realti della medes ma e , dice 1' A. , qaal teorema fondamentale am- messa da tutti i geologi , fisici e naturalisti. La seconda pero e fin qui rimasta nel numero delle ipotesi, e questa e quella che ai e accinto di esaminare 1' autore , e la crede degna di occu- pai-e la curiosita de' fisici , giacchfe da essa , secondo lui , di- pender possono moke fisiche conseguenze e dedursene niolte jllazioni. L' A. per provare il suo assunto , cioe 1' incremento della parte solida del globo a spese della fluida , passa in revista le sostanze liquide ed aeriforrai , cominciando dai gas , e mostra come questi in mille guise si consolidino e contnbuiscano alia foi'uiazione di diverse s<^stanze dure ; viene all' acqua e paria della immensa dimiuuzione del suo volume , e come questa gran niassa si e decomposta e tnttora si decompone, rendendosi fina e concreta per mezzo della vegetazione , animali2zazinne e com- binazioni chimiche della natura che la dispongouo a fissarsi nelle i'4rte italtana. 411 «erre , nei »ali , nei metalli , net bitumi , nelle produzioni vul- caniclir ; e quindi considera a parte a parte i fenoiiieni della "veoeta/ionc , della aninializzazione , della fomiazioue de' corpi minerali , della jietrificar.ione de' corpl organici , e disconenda i diversi ffiiouieni de' viilcani fa rilevare quanto graade ed ini- niensa sia la quantita delle materie solide clie )^er inezzo d! essi 80110 state aggiunte alia massa del globe. Non vi ha parte , dic'eglij ove non si trovino vulcani o estinti o in attivita, ed ovnnque tros^asi copia grandissima di materie vukaniclie clie formato Iianno altissimi pichi e montagne , ricolmate !e valli di poiiiici , di scorie , di rapilli , di pozzolaue , di ceneri. Delle fangliiglie calcaree , argillose e salse hanno formato una spessa snievfine di grandi tratti di provincie. Cosa poi dovrenio dire: se air e^l'etto de' valcani attribuire dobbianio la forniazione dei basalti, e certi strati d' argil la reputati efietto di vulcani fangosi e suir.raavini , ed altri vastissimi strati di galestri e di niarne se «i considerino come pasta resa concreta dai gas vulcanici ' Dalla soluzione della sua proposizione I'A. crede clie ne de- rivino molte altre , e ne accenna quattro sole colle quali cbiude quest' opuscolo , e sono le seguenti : I. La diminuzione dell' acqua puo giugnere , come ha iniraagi- nato IS'ewton, a un grado estremo ? Puo darsi die una parte di , essa decomposta, almeno Tidrogene, esca dalT orbita della no- stra gravitazione ? Se cio fosse , quali efFetti arrivar potrebbeva al globo ? II. I gas aerifomii potrebbero emanare dalle comete e dagli altri corpi celesti , ed associarsi cosi alia nostra atmosfera ? Es- sendovi una reciprocita di forze attraenti fra tutti i -pianeti del npstro sistema, non potrebbe esservi ancora in alcuna delle sostanze ? Se cio fosse , quali ne potrebbero essere gli effetti sulle stagioni , sella fecondita della terra e sui corpi? III. II decreuiento del volume delle acque e 1' aumento della massa lerrestre possono aver variato le forze dell' atti-azione del loro primo punto , e per conseguenza ancora della repulsione , e fatto cangiar sito al globo ? Possono aver contribuito alia mag-* giore o minore obliquifa delT eclittica al piano dell' equatore ? IV. L' esistenza della circolazione metallifera non dovra re- putarsi la causa di niolte variazioni di colori specialmente nei corpi organici ' Noi lasceremo al nostro A. la soluzione di questi problem!, e ci liniiterenio soltanto a osservare che la sua tesi principale passando in revista tiitt' i grandi agenti della natura puo essere argomento di una bella, erudlra ed eloquente memoria, e noa ci pare, ch' e gli abbia profiftato quanto si poteva de' suoi mezzi. Ci sembji-a ancoia che I'opinione contraria sarebbe feconda eg lal- mente di osservazioni interessanti e di risulrati curiosi. Che niente si crei nella natura , e che i suoi componenti restino a UQ di presso a quello stesso punto Ln cwi eraao , sarebbe a 41^ APPEMntOE nostro avviso ropinione piii sostenibile. Faremo pevA plarso alia erudizione dell' autore ed al mod i luodf sto col quale lia trar- tato il sue argouiento. Non taceieiuo clie da ua Toscaao e da un Seiiese ci aspettavamo majigiore eleganza e correzione di lingua. Opinativamente , conoscldaiiio , comhwtibi/i per combu- reiiti , soiio parule die fanuo spin rare noi Lonibardi avvezzi a Studiare la lingua itallana come si studiano le lingue morte , e colle regole della buona gramatica alia maun. Lo stampatore ha farto quaiUo ba pntiito dal canto sno , ed ^ andato a gara coll' aiuore stainpando metelli per metaUi , aumentcno per aumen- tano , e qualche alti'o errore iiotabile in cosi poche pagiiie. Le OcU di Anacreonte e di Saffo , rrcate in versi itaViaid da Giovanni Caselli^ c dedicate a S. M. la rcgi:ia Maria Liiisa , vifanta dl Sptgna , dbu- chessa di Lucca. — Firenze , 1819, dalla stam- peria Piatti, in foglio. Splendidissima edizione in carta velina col testo gveco dicontro alia versione italrana, ed impressa cou caratteri nitidi e di bel- lissinia forma. Daremo ue' fascicoli seguenti ua saggio di questa tvaduzionc. Trnttato teorico-pratico-completo suit ulivo, die com- prcnde : la sua istoria naturalc r qarlla della sua cuhura ,• un sistcma botanico per distinguerne e ppr eiiumerarnc le varirtd ; il m )do di propagarlo , di polar Lo , d' innestarlo , di colt varlo, di prcvenirne e di risaiiarne le malatiie ,■ di raccoglierne e dl conservarne le ulive ; d' estrarne V olio sia d die ulive stesse , sia ddle sanse , di conservarlo , dl correggerlo, di riconosccrne le adulterazioni ecc. ecc, di Giuseppe Tavanti. — Opera gid richiesta e co- Tonata dilV I. R. Accadcniia de GcorgofiU di Fi- renze per la parte che rignarda i concorsi d'l i8o5 e del 1807, e dair I. R. G'tverno , alle istan.ze delV Accademia med siina , desti'iata a distribuirsi gratuitamente in diversi paesi della Toscana. Vol. 2 in 8."^, il prima di pag. 264 , ed il secondo di pag, 240, con 12 tavole in ranie. — Firenze., 18 19 nella stamperia Piatti. (Di questo trattato pure ci occuperemo ne' prosslmi fascicoli- 1 ' ,■ ' PARTE ITALIANA. 4l5 STATI PONTIFICJ. Rifle nianui ed una imjoouente graadezza. rAKTE ITALIANS. 4l5 Memoire stir la versification adresse et dcdie d V Aca- demic francaise par le comte dc S. Leu. — Rome., 1819, in 4.° di peg. 5o, par De Romanis. Ua anoniino propose , sono sei anni , la questione seguente : « Quali sono le ditlicol.a reali che si oppongo 10 alia intro- duzione del rituio de' Greci e de' Latini nella puesia fraacese 1 Perche non si jjossono fare versi francesi seuza rinia ? 3> Supposto clie il difetto di stabilifa della prosodia francese sia una delle ragioui principali, e cssa poi un ostacolo invin- cibile ? » E come si puo airivare a stabilire , su questo proposito , de' priiicjij sicuri , cliiari e facili ' » Quali sono i tentativi , le iudagini e le opere riniarcabili. clie furoiio scritte fin qui su questo argomento ? » Darne 1' aualigi , fai' vedere sino a qual punto siasi avanzato in questo interessante esauie. » Per quale ragione in fine , se la riuscita e impossibile per la francese, vi sono poi pevvenute le altre liugue moderne ? » L' Accadeniia di Francia fu incaricata di giudicai'e , ed essa corono la Wenioria dell' abate Scoppa siciliano. Questo abate assunse di mostrare : i." Che la rinia e inutile ai vers! francesi ; 2." Clie il ritnio vi dipende dalT accento ; 3.° Ctie if il ritmo de' Greci e de' Latini non esiste f iii nella lingua francese , pure essa ha quello deg!" Italiani ed una vai"leta bastante d' accenti per supplire alia riiiia. D nostro autore , poco soddisfatto degli argomenti e delle prove prodotte dall' abate Siciliano , ritorna su questo stesso ar- gomento e prende le armi contro la rima francese teutando d' iutrodurre nella sua lingua i versi non rimati in tutti 1 di- versi nieti'i, coniiaciando dai versi di tre sillabe fino a quelli di 12. Dopo aver fatto precedere molte belle e buone rag'.oui che tendono a indebolire 1' argoiueato dell' abitudine e della cieca injitazione de' predecessori , 1" autore produce varj esenipj per prova del suo dire, e pretende die i versi ch' egli produce non rimati abbiano a piacere di piii de' riuiati. L' esempio e per lo piu lo scoglio che fa naufragare i precettori. Questo egli fa nella seconda parte della sua menioria , ch'e^U intitola Essais de versification d'apris le nouveau systime. Giovi qui riportarne qualche eseiupio. Versi dl 3 sillabe. Non , Tircis , Songez bien Laissez nioi ; Desorniais , Je ne veux A rester PluB de vous. L0U1 d'ici. .^l6 A P P E N D 1 C E Votre amour Vos parents 111 gal , Coui'rouct'"S Ke saiirait Le seroat Coaveuir. ConsraaiHient. 0 noi no,i abbiamr) overcliio dilicto , o nuf'si soiio detesta- lilissLini kcrsi, au^i detestabihssi/ita prosa. Proviamo quelli a 4 6illal)e Quoi! vu )S voalez R^flpchissf z , Jemie Pliillis Sougez y biea! Prendre uu ^pous CVsi pour toujours Avanc seize ans ! Qm' hyiuea engage ! Nepijure in questi sentiarao alcun piatere , ne ravvis aino al- cun sa ore ctie distingua qjesto liiigviaggio da quellw pedestre e jiropno della prosa Seiuiauio i vers! di 5 sillabe. L' amour vous parait C'e^t une folic Volage et trouipeur : Egle , croyez moi, Sachez le connaitre De fulr constainuient Avant d'en juger. Le Dieu des platsirs. Andiamo di male in peggio,e sarebbe indisorezione la nostra rlportaudo qui tutto il corredo degli esempj 6no ai versi do- tlecasillabi. Dobbianio pero confessare che questi ultimi portano seco un certo riposo ed una, cadenza nieno msopportabile. Eccoli L' Exil. Loin des bords fecondes par la Marne et la Seine Un Fi'ancais genussait isol^ , niallieureux ; Oil \ais-je, disair-il , 011 vais-je, sans appui ? Tel qu'un faible raniier dans la j laine egare ? Vainement je di'couvre un riant liorizon , Et ces monts renonnu^s par d' illustres combats ; Je compte froidenient les bienfaits journaliers l)'un climat enchanteur et d'un citl toujours pur. • Quel site a des attraits pour riiomme sans parie? •^ A ses yeux fatigues la nature est soufiiante ; ^'- II nVst plus de primtemps , il nVst plus de beaux; j'ourj; L'hiver, le triste hiver , compose son annee ! II pleure son pays a Taspect dii malheur , Et ressent tons ses maux sur la rive etrangere ; II ne peut les caclier aux regards des heureux; Jdallieur a Tesile dont le coeur bat encore. Noi dividiamo col comune de' Francesi e degl' Italian! il pre- giudizio che la lingua francese mancando di un linguaggio pro- priamente poetiro e distinio da quello della prosa non porra niai liberarsi dal suono della rinia il cui lenocinio fa come un fhversivo alia poverra ed uuiiit'i della sua indole PARTE IT.\LTANA, CORRISPONDENZA. Al sin.. DircUore dclla Blhlioteca Italiana. Alciini bcioni viventi del secolo XIX mi eccltavono col favoie di questa Biblioteca ad esaiuinare alcaue iscrizioiii , ed eccoiui p'onto a secondarli. La prima e la seguente la quale stava sotto alia statua dclla J iidicizla. ANIMVM . HONESTIS . KEBYS INTENDENS TVr.PE . FLAGITIVM A . CASTO . PVriO . QVE . COEPORE NOVISSiaiA . SANCTITATE REIECIT ADFECTVS . CONIVGIALIS . EXEMPLAF. Ai liLoni viventi seiuhra oscena e turpissiiaa la espressione turpe flagitiuiii. Ma se il siguificato delle parole deve desumersi dagli antecedenti e dai conseguenti , se alia porta del tempio iion si aunuDziava gia una zitella , lua univira . . . docendae pudicitlae exeinpluiii , vedra ognimo dal contesto della iscrizione clie la espressione turpe fiagicium non dee prendersi nel senso di Nonnio, ma sibbene del Valla (Elegant. 1. 4, c. 58) che cosi insegna: Flagitiuia pro ceteris quoque peccatis accipitur, quae per negligen- tiain , iinprudeiitiani oblivionemque committuntur. Cosicclie nel caso concretfi il significato e che la matrona quale conjiigata rigetto da' suoi ocelli e dalle sue orecchie , guardi , gesti , luocti , let_ tare , dipinti capaci ad oHeudere la sua j)udicizia , e clie ri- inasta vedova noa ascolto per sino le istanze alle secoude nozze. Queste diftatti deuno far arrossire ogui matrona clie come la Cornelia di Properzio per coLuo di ee'rema perlezioue novlt- siina sanctitate aspiri alia corona dell^ pudicizia la quale per Bibl, Ital T. XV. 3.7 4l8 APPENDICE testimonianza di Valerio Massimo ( Met"- 1. 3, c. I, n. 2 ) accoiilavasi a tjnelle sokaiito die uiio contentae fuerant matrimo- 7U0 (i). Viene la secouda cli' e questa. IMMORTALES . TIHI DEVS . RE'JVM . DOMINATOR CORAM . lOHANXE . ARCHID . A\ STR . VICE . SACRA . FVNGENTE NOVO . ADACTI . SACUAMENTO GRATIAS . DEDICAMVS LANOOBARW MAGNO . SI . KAROLO . MAIOR Q\OD . DELEVIT . I LIE . REGNVM FRANCISCVS . CAESAR . AVGVSTVS ; AD . MANSVRAM . NOSTRAM . FELICITATEM Er . GLOr.IAM . RESTITVIT (i) Noi non sapremmo se i buoni vivenri si.mo per sottoscrlvere si di les;»ieri all' opinione del sig. A. B. A noi anzi serabra che appuuto per essere stata la Matrona nell' epij^rafe sulla porta del tempio aununziata come nn csempio di pudicizia , divenga turpi5--imo il tiirpe fiagiiiutn, OmmettenJo le eleganze del Valla , che in qiiesto Inogo aver nou pos- sono autorita alcuna , noi ci atterrerao a' Lessici piu accreditati. E prj- jnieramente il Nizolio defiuisce la parola flagitium , crimen cum turphutUne et (ledecore conjtinctum , e iic couferma la definizione coUe autorevoli sentenzc di Marco Tullio , il quale tra gli altri luoghi ( de senect, 85 ), scrive : Stupra vera et adullpria , et omne tale flagi.'ium. volvptatis illece6rl> excitari. Nel lessico poi del Forcellini , autore si caro al sig. A. B. , si Jegge : Flagitium proprie est acris , turpisqne cfflagltatio cum convicio ac tumultu. Hinc Plantus flagitium vocat, cum puclla causa protervi juvenis alio- rnm ostla occentant^ ecc. L' aggiunfo turpis secondo i suddetti scrit* tori vale lo stesso che inhunes/us, deformis , distortus, foedus , inquinatus , infamis , flagitiosus , habens turpitudincm , nequam. Veggasi era se soito quel flagliium non si nasconda ia piii brutta oscenita. Le parole pertanto lurpe flagitium a caito , puroque corpore novissiina sanctitate rejecit suonauo tutt' altro di cio che vorrebbe farci intendere il sig. A. B. , giacchc le seconde nozze , ed i guard!, i ^"esti ecc. non si diranno mai tarpe flagi- tium; ma esse indichercbbero benii die ia casta matrona essendo stata da qiialche imjjudenussimo liliertino soUecitata ad infame peccato di libidine seppc con novissima , od ultima , o somina saiitita rispiiigere il ten- tutor e. P4RTE ITALIAN*. 419 Chiuaque appeua svolge 1' aureo libro De stilo inscriptionuiit -rede che qiiesto e ua sagio titolo teiuporario di singolar dicitura. Come teiuporario e sciolto da que' vincoli gravissimi , onde soiio obblifate le iscrizioni perenai, e come di siagolare dicitura puij -ammettere le figme , quaudo noa sieno iperboli tali da sviiiv* la stoiia. Del re^to luagiio major si tiova ia Proper^io (lib. 4 , ele". 3) oinnls c.mor iiiagnus^ sed aperto in conjuge major, e le antitesi non sono soltanto proprie di 3Iarziale, ma le adopera anco Ovidio ( Trist. 1. 3, eleg. 7) Inis et est suhito qui moJy Croesus erat (i). (I) Qui il sij. A. B. si appe'la al Morceiix: lua il cKiu issiiuo Pro- pnoto clopo d" avere raccomanJata la parsimonia nell' use. delle figure , so-jiugne pag. 451 Primum igitur eas sententUrum figu.as, quje poe- tirac plaae sunt , aut oratoris quodam anlmi Impetu coneitati proprjae I -videutar, inscriplioui minims aptas esse, veUres putaverunt. Ed alia I pag. 454 lo stesso autore parlando delle figure di parole co.i sorive : ; qiiae demum figurae verborum sunt puullo laculentiores , et apertiorem \ hiibent artem ac magls affccla'am , eae , w" gratlationam excfperh , omnes ! repudiatae. E p'arlando delle figure di senteuze , dopo d'aver detto che j forse al solo Epifonema dovrebbe darsi luogo , soggiugne quo item, mo- destlas usi veteres , quam poetae , aut oratoiei solent ; e &ai\menie concliiuile nulla re magts extcnuari inscriptiones , atquc auctoritaCem amittere , quain , 5/ rerum forte mopia laborantes , grandia ' tenues conemur , atque a levibus trnph , rt inanibus verborum, sonis temere ornamenta petamus. Passando poi 1" eriulitissimo autore pag. 692 a parlare delle iscrizioux temporarie , ed a quelle appunto che comporre si debbono nell' occasione de' grandi avvenimeuti, concede che far si possa uso di un uumero quasi poetlco- e che da' poefi , specialmente pero da Orazio , trarre si possano e sen- tcnze ed opportune locuzioni ; ma egli si dimostra ben alieno dal per- mettere i contrappo = ti ed i giaochettl di parole , coll' uso de' cjuali ci ha sempre pcricolo che ad avorun nostrorum argutias vel potius ineptias recirfawHS. Egli di fatto soggiugue subito varj mirabilifsimi esempi d'iscri- zioni tempoiarie , tunc con poetico stile tessute , ma in esse non trovasi pure una formola , una foiraola s..la che sappia d' antitesi o di puerile arguzia. L' autoriti pertanto del Morcelli fa a' pugni coll' asserzione drl 5ig. A. B. Kon sapremmo poi in qual guisa coi versi di Properzio e di OviJio si'possa giustlficare una doppia an.ite-i introdotta si inopportnnamente in nn epigrafe di sublime argomento ? Jgnora forse il sig. A. B. che le Elc- gie hanno uno stile tutto ioro proprio , e che 1' inserire i vezzi loro in ui>' epigrafe d' altissimo subietto e lo stesso che il porre il minio Mille guance di una grave- matroca , od uu rugiadoso fiorellino saj 420 APPENDIOE 111 iist;uardo alLi terza iscrizioiie censurata : TICIMVM EVRIPO , ET . LlEEr>A . XAVIGATIONE CLE.MENTIA . OPTIMI . PRINCIPIS LOCVPLETATVM COMMERClI , AVGMENTO . CIVIYMQ . SOLERTIAE MiniMCE . INSERVIT I hiioni iiivcnti si faniio le niaraviglie perche io ahhia usato Ticinvm in genere neutro. Ma io non curando gli elementi grani- iTiaticali Jio segaito Straboiie (lib. 5) die cosi dice : AaAef autein Ariiidnuiii portum et eiusdem nQiidni^ aiuuem . . . Supra Placcn~ tiam Urbs Ticinuin est, et siinill vocalmlo praetcrflucns amnis padum ingrediens. Se adunque il fiuiue lia Io stesso nome delta citta , se dette citta pei- consenso di tiitfi gli scrittori ebbero il nome dal fimue, ragion vnole che questo si cliianii con quello stesso nome e coilo stesso genere di clie gode la citta che da lui Io rlcevette. Arroge clie tiitti i passi di Silio , di Pliaio , di Claudiano ne' quali dicesi Ticinus v' e seiupre espresso o sottinteso amnis , per niauiera che io penso ( e non sara questa r ultima dalle epigrafiche mie stravagauze ) che ivi ticinus sia aggettivo come nel )5asso di Silio (1. 12, v. 54? ): « -^me ocu- « los adstant lacerae trepldantibus umhrae , quaeque gravem ad « Trebiam , quaeque ad ticina flucnta oppetiere neccm.. »> Anco Pomponio Mela (lib. 2, Italia Subinit. ) dice Io stesso di Stra- bone riguardo al fiunie Troiito: Castella autein firinum Adrla Truentuiii : idem ei fMvio qui praeterit nomeii est. E percio che Forcellini non pone Truentus ne Ticinus come Padus , Athesis , Mincius , ma del Tesino dice Ticinus amnis , e del Tronto dice quod est flumen. Dalle quali considerazioni io ne deduco die tutti i fiumi li quali dan nome a citta e castella denno avere Io stesso nome , Io stesso genere con cui le citta. e le castella vengono chiamate (i). petto , o sul tlia'-lema di un' august.T regina solenneineiite vestita ? Clie se iielle iscrizioui teniporarie fosse lecito il far uso 2, eouc[uisa ci^ll' autorita ste>sa di Strabone. 422 APl'I-NDICE secondo liiogo appresso qnclla iscrizion.ef Icggesi anco la se- jjiieute : IMP . ET . BEX . TBANCISC^S . PIVS . TEL . AVG . FOSSAM . NAVlGAElLEiM . EETRO . INCHOATAM MOLlTlOiSIBVS . REGALI . MAGKIFICENTIA . THOMOTIS HANG . \RBEM . VSQVE OLIM . DO.MINATVS . MOX . STVLIORVM . SEDEM PERDVCI . BENIGNISSIME . IVSSIT E tutte qiiattro le ivi apposte iscrizioni noa soiio gia di gc- cci-e sublime sconosciuto in epigrafia , uia di genere storico. l^e nieschino e il verbo servire , inservire , ma appropriate alle fuazioni di un fiume clie serve alle popolazloni sia col dare le accjue in-igue , sia col recarsi a ridosso le nierci e le derrate nella nave contenute. E un verbo elegantissiuio usato da Irzio (^ Bell. Gall. lib. 8 , c. 3 , n. 8 ): Caesar .... omnibus rehus in~ servienclum studuit ; da Plinio nel line del Pauegirico a Trajano: Es,o reverentice vestrcr sic semper i/iserviam non ut me consulem et iiLOX consularem , sed uc candidatum consulatus putem ; da Sallustio neir orazione di Marco Catone ( Con. Cat. ) : neque muum....ubl doiid voluptatibus, hie pecuniae aut gratias servitis. Sicconie poi il servizio puo essere languido , moderato , attivis- simo , cosi ad esalcare la Sovrana Clemenza , e in un far sen- tire con nobilta la niaggiore perpetua gratitudine de' Pavesi ho creduto e credo acconcio V avverbio mirifice , come benefice nella iscrizione relativa al fiume Po. II perche tengo fermo , sig. Direttore , che tutti gli eriiditi , com'ella e, applaudiranno a quelle quattro iscrizioni poste sulla porta di S. Vito a Pavia , capaci di dare un' idea del gusto epigrafico dominante nel secolo XIX (i^. (i) E facile il C'inveiii:e col sij;; A- B clie in iins metlesim.1 isCrizione aver possano luogo piu cWativi , ma nelle buone lapidi i varj ablativi si trovano sempre o regelnti da un solo e m?de?imo reggimento , o s« il reggimento e diverso , sono di5posri in guisa che si vede subito a qnal p.irte del discorso si riferiscano, s«nza cbe diano luogo ad ambiguita alcuna. Qui al contraric gli ablativi Euripo*Navigat'ione sono retti dal parti- eipio locuple latum, e 1' ablativo dementia da una preposizione sottintesa; dal qual diverfo reggimento nascer deve ne' leggitori e oscurita e ambiguita, difetto che forse sarebbe stato tolto , quando al Clemen.'ia premess.i £1 fosse la pr poiizione , o quando chiaramentc veduto si fosse il divers* I'lRTE ITALIVNA. 4^3 Rimane a dire sui due italiani epitaiFj. E sebbene io uon preteuda di iiiercai-mi nome in questi coinponiuienti scritti nella nostra lingua , la quale male si presra per cento ragioni cono— sciute da quei delP arte , pure avvertiro i lettori benevoli the detti epitaffj scno stati da uie cosl composti e ordiuatL senza indizio di quartine o di terziue. DI . GIVSEPPE . MARZORATI STANXO . QVI . LE . SPOOLIE . FRALI CHE . YIVENDO . HA . PRO; ES-ATI BELLA . FE . I . DOMMI . IMMORTALI CENITOR . DE . PIV . ILLIUATI COMMERCIANTE DE . PIV . LEALI BEN . PIETOSO . HA . SOLLE\ ATI DEI . MESCHINl . I . GRAM . MALI MA. COLEI.CHE .1 . MIGLIOR . FVRA SORDA -AI . PRIEGHI . VOLLE . A . SE VN . TAL . VOM . DI . VITA .PVKA DELL . OTTOBRE . IL . DI . VENTOTTO D . A^NI . ANCOR . SESSANTATRE HEL . MiLLE . OTTOCENDICIOTTO GIA . COLEI . DI . GRAZIE . AVARA FIN . DALL . ANNO . S^ PER. ORE SPENTA . AVEA . ROTONDI . CLARA DELL . eta' . PVPv . NEL . VIi;Or.E DONNA . IN . VER . DI .FIETA' . RARA SPOSA . E.MADLE .di.gran. cvore OGNOR . FVE . AI . BVONI . CARA DEI . COSTVJII . PEL . CANDORE IN . COTAL . STATO . INFELICB PER . CERCARE . ALLEGGIAMENTO AL . DOLOR . CHE . GLI . S . ADDICB NON . ANCOR . ASCIVTTO . IL . CIGLIO POSE . QVESTO . MON\MENTO MARZOUATI . PIER . LOR . FIGLIO Fatta pertaato astrazione ddlla idea dei sonetti che vi appic- cauo i luoni viventi , nulla ci e di mostri.oso in questi due pi- tnfl'j obbligati dal nuniero coUa rluia alternata. Quivi, come deb- besi in ogni epitadio , ci sono acceanati nome e oognouie dei defunti , la professione , le qualita di mcrte e di cuore , 1' epoca della vita e della morte , non che gli affetti del dolente. E qui sca !o scopo degli epitaffj, clie uou sara mai quello d' lnsfa;nare reggimeiito degli ablntivi , sicconie si vede negli eseinpi dall' Autore citati, Concetlasi ancora che nello stile epigr.ifico si debbano trala>ciare tiitte le co.-e che |>o~sono d.il lettore agevolmente SHpporsi ; ma il nome Cleinriitia non indicheii gianimai che quelle opere stnpende slano state conditte a fine merce del Cesareo Tesoro ; cio die sai eblje^^i otiiniaineute indicato col norac Mun'ifLcentia. Non -•apretnrao pa se i buoni viventi siano per coticeJjre che ijnelle rjuaitro iscrizloni debbano reputarsi capae't di dare un idea del S'isto epi' grafico dominante nsl secolo xxjx , giacclic eglino haiino trovato niolto ^ Tidir* 5U tntt'e qaattro, Loro, per es , non piacciono in alcua modo <|ue1le parole dell' iscrizione apposta al simulacro del Po , Padus ....benefice revehit , espressione , che dlcono sorella del mirifice inseriri: , e che e loro scmhratii tanto piii ridicnla quanto che farebbe supporre che il fiume giuatn all' Adriatico sc ne torni poi indietro colle dc-rrate e coUe navi siille spalle , che tanto appunt* siiowa fjuelT epigrji:. X 424 API'ENniCE ' alta po<-sia, ciine questa 11011 s' iiupara ccrtanient* dalle poe- ticlie vetuste lapide. Clie se questi due componiiuenti sono fallati , h perclif^ il doletite non sapendtsi pecsuadere come il tovuiiae correlativo fiirlio indicava bastevolnieatc die Giuseppe Marxoiati e Rotondi Clara erano suoi genitori , voile per la niaggiore iii- tellii^enTa det grossolaui letrori porvi in froiite le soprabhon- devoli parole ai benemeriti genitori (i). O) Duoici die que' clue sonetti siano veramente opera del sig. A. E. , giac— che i bunni viventi per si fatta confessione sentenziai- potrehbero cbe egli in faccia a tutta la cnlta Europa ha perduto il diritto di giudicare iiitorno a fjual si voglia componimento di bella letteratura. II ristanipare pol in luajuscolette que' due piiaflTj , quasi die la forma niedicasse la nicJiocrila, anzi la sccleraf;gine dello stile , e oosa da far riders i gull « le upupe che si annidino ne' cimiterl. La bellissima nostra lingua si presta anzi ottimamente a qual si voplia specie di componimento , es- sendo essa maneggevole e niolle al pari della Cera, sl-^come ebbe a dire il diiarissimo SaWiui. Belle iscrizioni di fatto in versi italiani si leggono nella raccolta d' Ippollto Orio forrarcse ; pitafF] italiani d' ogni sorte e tutti pregevolissimi sono nelle opere di Pagnini , di Roncalli , di Ro- bert! e di iiiolti jUri nostri scrittori , e nelle v.irie traduzioni delle an- tirlie antologie , e persino nelle Rime onesfe , die si danno a leggere si giovinetti. Cosa ottima sarebbe quindi che a dispetto de' pedanii s'in- troducjssc anche fra di noi 1' uso di serivere i pitaffj nella nostra lingua, piivilegio che gia da gran tempo venue accorJato ai Tedeschi , ai Fran— cesi , agl' Inglesi e ad altre dotte nazloni, Cosl anche il basso popolo dai;li elogi dei defuuti ajiprenderebbe ad imitarne le virtu , e non ri- marrebbe stupido spet^attorc delle lapidi e de' monnnicnti. Coi nostrl voti conveiigono anche gl' illustri archeologi di Roma ncl giornale Arcadico dello scorso agosto , e ne recaiio quasi ad esempio due iscrizioni di Luigi Miizzi tiiscnno. E glfi ci scmbra che presso di noi nncora si vada -•cuolendo II giogo , da che ne' nostri cimiteri e di citta c di campa- j;ua 51 leggono preginbili iscrizioni italiane. Un bellissimo pitaflio italiauo l"u , non ha guari , composto per onorare la racraoria del pltlore Pe— rego , e venne altresi inserito nella Gazzetta di Milano. Ai buoni viventi e pervenuta la notizia che il sig. A. B. sia per ristara- pare l.i sua rjsposta in una lettera assr.i piu liinga di questa , e die in essa abbia a larga mano seniiiiate e«jirc!^rinni meno che deccnti. Noi non prestiam fede a cot:ile dicerii. M.i se la cosa fosse vera, noi saremmo costretti ad avvertire 1* autore che le insolenze non soao aruomtiiti , e ehe esse diniostrerebbero la dcbolozia pluttoito che la forza deile sue rasioni. PARTE ITALIANA. 42:) Dopo cio confiilo clie la imparziale benignita del sigaor Di- rettore non vorra a qucsta luia lettera epigrafica ricusare 1' onore d' essere inserita uella Biblioteca Italiana pei* ruia giustificazione e ad isrruzione di alcuni buoiii viventi. Sono ecc. A B. . . . Lettera del Dircttore dl questo Ciornale al sig. Lu- renzo Ma^cini di Fireiize. Stiinacissimo signore , Milano , il 6 Ivt^Vio 1-819. Non ho r onore di conoscerla di persona , ma ho il piacere di stiiiiarla qual letterato che onora la stia patria, e mi corre r obbligo dl ringraziarla del cortese dono ch' ella si e conipia- ciuta dl farmi del priiiio toaio delle sua bella traduzione d' Omero. Se r articolo inserito nella Biblioteca Italiana , giornale da me dii-etto , le {>arve troppo severo , ella deve attribiiirlo alia piei'suasione di chi lo esrese, non ad alcuua sniania di censu- nu-e , ne ad alcuiia niatiiitesa rivalita nazionale. L' articolo a ine e sembrato severo ma giusto , come e seuibrato severo e non giusto il gludizio cli' ella iia dato nel suo sonetto snlla tradu- zione del Monti, il quale (" sia detto tra noi ) gia da qualche tempo non e mio amico : ed aggiungo questa circostanza per niostrarle come io volentieri sagrifichi ogni personale risenti- mento per rispetto del vero. In ogni modo qiiand' ella j ensasse altrimeuti e credesse poter mostrare 1' ingiustizia o la falsita dei giudizj dati nell articolo , io mi credo in dovere di olTe- virle \\ mio stesso giornale , il quale si credera onorato potendo accogliere quelle ragioni che le piacera di spedirmi. Comunque siasi io la prego aggradire quest' offerta come un attestato sin- cero della inia stima per lei , e come una prova del mio de- tiderio di obbligarla e di convincerla che sono veramente ecc. Rispo';ta del sig. Lorenzo Mancini alia precedcnte lettera. Ornatisslmo signer e , Firenip , 22 luglio 1819. Tornato in quest' oggi da una piccola gita •> occasionata dalle fpste di Pisa e di Livorno , trovo la gentilissima sua de' se stanre , la quale mi cagiona un vero piacere uel raosu"armi i conto die di me fa Vostra Sisuoria. 4^6 APPENDICE La n'ngrazio cli cuove della cortese sua esibizione , c nou rinunzio alia facolta di valcnnene , quantunque , piu ancora tlella mia naturale apatia , mi trattengano gli amici ( e fra questi ce ne lia dei giustamente celebri ) scandalizzati , noii rhe non persuasi delle sofisticliei'ie dell' ipei-cntico milauese. ML sembra penN ( e di cio nou posso dolei-ini ) rlie egli piu di biasimo abbia versato in generale sovi-a ogni fiadu/.ioiie in rinia, che sopr-1 la niia in parrtcolare , e non ne alibia ben coiupreso lo scopo , che e di dare al primo degli ejiici la vera epica forma italiana.* Per far questo non si ])oteva rendere Oniero neila sua semplicita ; bisognava teuersi sull' oraic di Virgilio , ed ornare alia manicra di lui , e del Tasso : necessita che que- st' ultimo ha ben sentita . come dicliiai'a in qualcnna delle sue letrere. Delle due qualita eminenti d' Ouiero , osservate dal Pope , = semplicita e fuoco ^ solo la seconda mi souo sem- pre studiato riportare nel mio lavoro : la pruua ho spesso tro- vata incompatibile con la natura della nostra poesla, e piu con •piella del metro che lio scelto , come uiiico corrispuudente al f.reco e latino esametro , non per le forme gia , ma si bene per la difficolta , e l' armonia. Mi basta solo che 1' ornato sia tratto da buoni fonti , ed abbia classico sapore. Traduzioni letterali altri hanno fute , e fra queste senza al- run dubbio porta il vante quella del sig. cav. Monti , piena de' bei modi che a tanto poeta son famigliari, vibrata, fedeltj e non pertanto loutana dalla salviniaua auatomia: con tutto ci6 rldondante d' inutili larinismi, e di versi cattivi. Non cono- scendo egli il greco linguaggio , nia traducendo sopra la ver- sione latina , non puo sentire clie imperfettamente la di- A'inita del suo ori^inale : tutte le bellezze che dal genio della lingua dipeudono , la pompa de' versi , V avmonia imitativa sono per lui come se nonfossero; qualche volta ancora il vero senso gli sfugge , dove il termine apposto nella versioue fa equivoco. E a proposito di questo mi ricordo averlo fatto avvertito per mezzo del cavalier Mustoxidi di uu grave abbaglio da lui preso al canto 4-° dove smiuuiva assai il vigore del testo qviel tra- durre insultans per = ins'dtando , = quaudo valeva = sal- tando sopra = cio che significa senza eciuivoco la greca voce iTCLBpaay.ov- Che se la minuta critica , che l' estensore dell' ar- ticolo che mi riguarda ha cominciaia sopra il mio lavoi'o , si ritorcesse sopra queilo di Jlontl , che ampia messe , signor mio pregiarissimo ! ! — Altri si e preso il gusto di mettervi la fiilce , e mi ha ofFerto la sua raceo'^a, ma io rispetto troppo 1' auto- re d' Aristodemo e della Basviliana, ne voglio = clarescere iiiagnis iiiiinicitiis. = Cianci quanto vuole il degnissimo sig. Ipcrcritlco , sdegno sara sempre piu proprio che ir a nsiW a. ).rotasi dfll'Iliade. e Sa!- vini non era poeta , ma sape*~iTene d valore de' vocabyb. : i ifiioi s' iutenderanno sempre L (ireci in lato senso. Videatque fARTE ITALIANA. j^iy inctisna suorum Funera. Virgilio inteudendo di Pallante ri- guardo ad Euea : zro/j senz' altro aggiunto di i-elazione s' inten- dera perfettaniente : si dice bene nel linguaggio coiuuae, da cni r dlusrre e pur trarto = Tizio , e Cajo sono adirati : di Giove i fad si compreudera bene che sono i suoi voleri : fata Jovis, fata Deum. Virg. passim etc. ecc. ecc. Ma gia m' accorgo che io vo abusando della sua pazienza con questa filastrocca , per cio mi taccio , e torno al niio lavoro; conteuto di en-ave in buona compagnia ; del Pope cioe , di de Lille , del Voltaire , ed oso dne di Virgdio , e del Tasso dove traduttori sono , e non imitator! de' lore modelli. Mi conservi U sua amicizia, ecc. ecc. ece. 4^8 INDICE (telle materie contenute in qucsto qidndkesimo volume. PARTE I. LETTERATURA. ED ARTI LIBERAL!. 9 Obkmo.vi (V Ippohto PiKnEMOyri , irernnesf .... nag. 3 Idem di G lannantonio dc LvccA , vencziano . . . , » ivi Acci deir Imp. e R. Accademla delta Cnisea (3° ed ultimo estratlo ) » 37 La Georgica di Vir.ciLio , iiolgariz^ata da Cesare Arici . . » 40 Idem ^ valgarizzata da Michele Leoni ...... ivi Istoria d' Italia di messer Francesco GtiicciAnDiNi , alia miglior lezione ridolta dal professore Giovanni Rosin t . . , . v 6* // Cespuglio delle quattro rose , per le nozze di D. Rosina Triviihio con D. Giuseppe Poldi-Pezzoli d' Atbertone. Del cavaliere V. Monti » 66 II giardino Piccnardi , poema postumo del sig. abate Francesco Ghiraf- DELLt ( l.° estratto ) ........ 14S Jtagguaglio ( inedito ) data alia reale Societ'a degli antiquarj di Londra dal socio Sebastiano Ciaupi della nuova edizione e traduzione in ita- liano del testo di Pausania che sta preparando . . . » i56 Di Marco Polo e degli altri viaggiatori venezlani piii illustri , disserta- zioni dell' abate D. Placldo Zurla , con cppendlce sulle antiche mappe idrogeografiche lavorate in Venezia (2..° ed ultimo estratto) . » x63 Discorso in cui si ricerca qual parte aver possa il popolo nella forma- zione di una lingua, e considerazioni sopra alcvne correzion! propostrf dal cavaliere Mokti al vocabolario dcWAccademia della Cnisca (2..° ed ultimo estratto) . . . . . . . . » 184 Compendia di geografia universale , conforme alle ultime polltiche transa- zioni e piu recenti scoperte ecc. ecr. di Adriano RaLBI (l.° estratto) » 201 Idem (2." estratto) ......... 3o3 Famiglie celebri d'' Italia. Del conte Pompeo Litta ( 1° fascicolo ) » 289 Memorie della reale Accademia delle scienze di Torino. Scienze morali , storiche e filologiche (2..° estratto) . . . . . « 3l3 Sid libra : Dell' Imitazione piltorica ecc. ecc. di Andrea Majee , vene- ziaiu). Lettera I di Ciusepjie CAP.Piifi al Diretttre di quesCo Giornale '• 32 { 429 1 N D I C E. PARTE 11. 8CIEXZE ED ARTI MEGCANICHE. i)f//' arte A' governare i bach! da Seta , del conte Dakdolo . pag. 70 Sulla malatlla dai bachi da seta chiamato il segno o cn!c'inaccio. Ossir— pazionl di Carlantonio De-Capitani , parroco di Vigano . a ivi Srevisslmi cenni del sig. eonte Dai/volo sulla nuova f/anda del signor Locatelll , e sul melodo di migliorare la t'lratura della seta . » ivi Stirpium rarlorum minilsque ccgnilarum in Sicilia sponte provenientiiim descripliones nonnullis iconibus audce An'.onino Bivona Bernardi ba- Tone Aha' Turris etc. manipulus IV . . . . , » 83 Plantariim rariorum Sicilia; minus cognitarum, pvgiP.us primus etc. auct. Vincentio Tikeo ........ n s6 Medicina legale secondo lo spirito delle leggi cifili e pcnali vegliant! nei govern! d' Italia , del dolt. C. Barzellotti f 6." ed ultimo estratto) r> 87 Osservazioni sopra la Bla^ta acervoram di Pakzei;. Gryllus myrmeco- philus nob. Mcmoria ( inedita ) del dott. Paolo Savi , con tavola in Tame . . . . , . . . . • . >>ai7 Nemorie e lettere inedite f.n ora o disperse di Galileo Galiiei, ordinate ed il'iistrate con annotazioni dal cav. Giambatista Ventvri . » 23o Antonii Bertolokii etc, Amcenitates Italicce sislentes opuscula ad Bern fferbariam et zoologiam Italias spectantia . . . . » 237 De' contagi e della cura de' loro effetti ^ lezioni medico— pratiche del signor consigliere professore Valeriana Luigi Brer A ( l.° estratto ) . » 849 MTemorie deUa Societa italiana delle scienze , residente in Modena. T. 18. , fascicolo prima ( i.° estratto ) ....,.>■ 36o Osservazioni (inedifc) medico-chimiche sull' acqua minerale del montc Civillina . . >. 369 APPEND ICE. PARTE I. SCIENZE, LETTERE ED ARTI STRA.NIERE. !• Europe af.res le congres d' Alx-la-Chapelle , faisant sui'e au congres de Vicnne , par M. De Pradt, ancien archeveque de Maiines (s..' ed ultimo estratto . . . . . . . , . pag. 1 06 43o I N D I G E. Archives dfs Decouptrtes tt des Inifentions novelles faites dans la scifnces , les arts et les manufactures , tan', en France que dans les Pays elrangcrs pendant I'annee 1818 ( 1° estratto ) . . pag. i3a JOe fecunomie publique et rurale des Celtes , etc, par L. BErnJER (2." rstratto) .......... v 248 la Leonora di Svrcer , tradotta in versi . . . . » 26a Traite sur les champignons comcslibles , contenant P indication des especes nui^^iles etc. par C. ff. PsRSOOif ....... 38l Tresor des Origlnes et Dictlonnaire grammatical raisonne de la langue francaise par Charles PovcEns de I'lnstitut de France , etc. etc. » 3q« BiBLiocRAFiA ......... V 399 Inghilterra ..,......•• ivi PARTE II. 5CIENZE, LETTERE ED ARTI ITALIA.NE. 519 scicolo 6.° OrzRE pERiooiOHE . • • ...... . • pag- CiornrJe dl fislca, chimica, storia naturale ecc, limcstre 3.°, 1818 » Idem , bimcstre 4.° Idem , iimestre 5." Idem , himestre 6.' .<■ Idem ,■ bimestre i. , Idem , himestre 3.." Giornale Arcadico di Poma , fa Idem , fasc'tcolo 7. Idem , fascleolo 8.° Ciornale Enciclopedico dl NapoL Idem,- fascicolo 4.' Velte spese sostenute per opere pubbliche daW attuale vincie lombarde , in confronto di da/la cessata ammintstrazione itallana tlBLlOCRAFlA Regno Lombardo-Veneto Idem Idem . . • Picmonte .. ^ Idem Diicato dl Cenova . Diicalo dl Modena . Graii-Ducato dl Toscana I Idem . '(' , fascicolo 3." che dair attuale uelle sostenute pt Covemo delle pro- mcdtsimi oggelti 401 ivi ivi 276 ivi 277 401 i37 40a ivi 403 ivj 27a i38 ivi 278 404 284 408 409 285 ivi 4i» I N D I C E. 43 1 Stnti Tontifiej pag. 286 . Idem »4i3 J Segno Jelle due Sicilie , » 287 tOKKISPOKDBKZA . ■ ■ • • • • • • » l39 Lettera di alcuni huonl vlventi del seco/o XIX I'ntorno ad aUune iscrizloni e sonetti Jcl s/'g. A B. . , . . t> ivi S'isposta del s'ig. A. B- alia suddetta lettera , con note de' huoni vlventi ■ . . . . . . • "417 Letfera del Direttore di questo Giornah at sig, Lorenzo Maxcini di Firenze , traduttore dell' Iliade d' Omero . , . « 4a5 Risposta del sig. Lorenzo Mawciki alia suddetta . • » i^i AsTKoyoiiiA . . . . . . . , , . »i4a Nottzia Sulla piecola cometa ..,.., r> ivi Tahella meleorologica del mese di lugllo . . , . . » 144 Idem di agosto • • . . , . . . . »288 Idem di settemhre . , • • . • • • • »432 Os. ervazioni meteorc logiche fatte all' I. R . Osservatorio di. Breni. ! 1819 SETTEiMBRE. M A T T 1 N A. Stato del cielo. 1 3 E U A. 1 Altezza del barometro ~ 5 S 0 0 s 1; " ■;:" ~Z 1— -a ri 2 5i 0 a ■ - 1, q5 Stato del eielo. Ipoll. Ui. 0 poll. Hn. 0 l!27 6,- + 10,0 NON Sere no. 27 7,2 + 17,4 E Ser. uuv. ser. 3 27 8,2 + 12,5 N E Ser. nuv. ser. 27 9,0 + 18,0 S E Ser. nuv, ser 3 27 10,4 + T3,5 i: 0 Ser. neb. ser. 27 10,2 + 19,3 0 Sereno. 4 27 ia,3 + 1-3,7 N 0 yereno. 27 10,3 + 20,0 S Sereno. 5|27 io,o + I^,o s Nuv. rotto, sfir. 27 8,9 + 21,0 SO Sereno. 6 37 9,0 + r6,o Tq 0 Sereno. ^7 8,5 + 21,5 E Sereuo. 7 27 g,<^ + r5,o •N Nnv. tem.pio. 27 10,7 + 18,6 E* Ser. nuv. ser. 8 37 IO,f- + 12,0 NON Sereno. 37 i],o + 17,8 Sereno. f) 27 10,9 + i3,o N E Ser. neb. ser. 37 11,0 + 19,5 N E Nuvolo , ser. 10 27 11,1 + 14,5 N Sereno. 27 10,7]+ 19,8 E Sereno. ; II 27 io,S + '4:4 ^ Ser. niiv. ser. 37 lO,Ol+ 19,7 S Sereno. 12 27 1G,C + i4,r^ N E Sereno. 27 10,0 + 19,0 S E Sereno. i3 2711,8 + l5,5 NEN Nil. se.poc.goc. 27 11,9 + 19,5 E Sereno. 14 28 1,0 + 14,5 N Sf'reno. 28 0,6 + 20,0 0. . S Sereno. i5 28 0,^ + I 4,5 S Sereno. 27 ii,8j+20,4 0 Sereno. 1 6 27 10,7 + 14. A E Srr. nuv. ser. 27 8,4'+ 19,1) E. . slSer. . . . nnv. i' 17 37 7,5 + 1 5,5 E Nuvolo. 27 9,4!+ 18,5 E Nuv. JJOC. pio£ i!! 2711,5 + 14,4 S 0 Sereno. 27 1 1, 4'+ 19,5 0 s 0 Sereno. 10 2711,0 + i3,5 s 0 Sereno. 27 9,9,+ 19^^ s 0 Sereno. 20 27 9,3 + 14,7 0 Sereno, nebb. 27 8,C> + 19,5 NO N Nebli. nnvoir 21 37 10. 3 + i3,8 E* Nuvolo , ser. 27 10,9'+ 17,4 E Sereno. 22 38 0,0 + 10,0 N E Sereno. 28 0,0,+ 1 5,0 s Ser nuv. 2.^ 2711,8 + 10,3 N E Nuv. rotto, ser. 27 10,3 + i5,6 0 Ser. nnv. ser.i 24 27 9,9 + 9,0 N Sereno. 37 9,5;+ 16,0 0 Neb. nuv roti 2.? 2-7 9,0 TI2.S N Neblj. nuv. ser. 37 9,0,4-16,4 S 0 Si-reiio , nuv. 26 27 9,0 + i3,3 N E V i\u.poc.pio.pr. 27 9,0 + i5,5 N 0 Nuv sei; a 7 27 9,7 + 11,0 0 Sereno. 27 10,3'+ I ^,6 0 Sereno. 2K 37 I ! ,0 + 1 1,0 N Sereno. 2-' 11,0 + 17,3 S £ Sereno. 39 2-11,8 + ii,<. N Sereno. 2- 1 I,-- + 17.2 0 Ser. neb. ser. JC 28 0,0 + 11,2 N Sereuo. 28 0,5 + 17,3 0 Sereno. | AUezza mass, del bar. f loll. 2olin. c,5 Altezza nia.?s. del term. +21,5 minima .» 37 j> 6,-7 mlnimfl + 9,0 1 C kiantira di pioggia lin. 1,96. . BIBLIOTECA ITALIANA O SIA GIORNALE LETTERATURA SCIENZE ED ARTI COMPILATO DA VARJ LETTER AT I. ToMO XVI. ANNO QUARTO Ottobre Novemhre e Dicembre 1819. SJiCi. 'it-.c!irJetyatm MILANO PRESSO LA DIKEZIONE DEL GIORNALE Contrada del Monte dl Pieta n.' 1254 C^sa Caj dirimpctto al Borgo Nuovo, l^MPERUI'E BEGIA. STT^MPESIA, BIBLIOTECA ITALIANA P A 11 T E I. LETTERATURA ED ARTI LIBER ALL Deir istoria d' Italia autica e moderna del cav. Luisi Bos SI deU'I. R. Istttiito dclle scienze , letter e , ecc. con carte geografiche e tavole incise in ramr. — Mdano , 1819, in 8." ed in 18.'^, presso G. F. Giegler librajo , e G. B. Bianchi stampatore ( fin ora ne sono iiscili volumi 4^. u, NA storla generale e compendiosa dell" Italia au- eora si desiderava. Gli studiosi erano obbligati a rercarla , e per cosi tlire a I'accapezzarla , in una ijuantita di volumi stritti in diversi tempi , in di- verse lingue ed auclie in vario stile. Negli avvisi ;il lettore, prcraessi al primo ed al secondo -('olume (li quest'' opera , come aucora nel manifesto della medesima , si e accennato il disegno che 1 autorc si e proposto a fine di presentare la storia d' Italia antica e moderna in un corpo solo, o per du' me- glio, in un solo quadro, il che non era stato fatto da prima giammai. Nulla troviamo a ridire su!!a di- striUuzioae ch' egli ha fatto di twttqt t(ue!ia storia 4 DKLL ISTORIA D ITALI.V ill sei grnnili epoclie , dcllo c[uali la prima coni- prcude i tempi aiitrriori alia fondazione cU Roma, la seconda i tempi detti ilomaui , la tcrza i tempi di mezzo tino a Carlomagno , la qvinrta il pericdo pas- sato tra Carloin.:gno e la pare di Costanza^ la quinta i secoli succcssivi fmo al XVIII, la sesta finalmente i fatti di quel secolo condotti fm quasi ai o;iorni nostri. Ben si vedc che I'autore noii tanto ha avuto in vista la disiinta forniazione di alcuni pciiodi , quanto la sepaiazione di alcuae 2;i'andi epoche , ed il coniincianieiito di ciascuiio de' suoi libri da quelle clie costituiscoao in alcun modo una linea di di- stacco e sono contrassegnate da iin cangianiento di c.ostumi , di governo , di spirito pubblico , di isti- tuzioni. Non negliiamo adunque che questo dise2.n0 possa forse riuscire il pin o[)poituno per presentare una stona gcnerale e compendiosa delT Italia sotto la forma di un quadro lilosofico delle vicende alle quali qnesta bella regione e stata soggetta. lla egli rautore eseguito lodevolmente questo disegno grau- dioso ? Non sapremmo per verita portarne un sicuro giudizio dai soli qnattro volumi che fin ora abbiamo alle mani; giacche essi non comprendono se non il primo libro die tutto versa su i tempi anteriori alia fondazione di Roma, e non per anche compiuta la part;^ seconda del libro secondo die tutto e dedi- cato aUa storia dei tempi romani. Si potrebbe adun- '' que rilormare qnella quistione , e proporla nel se guente modo : se T autore, per quello che si e ve-i duto finora , mostri di attenersi al suo disegno , e' sembri disposto a conipierlo lodevolmente ? Poco ci tratterrcmo sul primo volume, nel quald' si parla solo di temi)i oscurissimi , di tempi eroici o favolosi, dei quali o mancano interamente le no- tizie , o invoke si trovano solamente tra le fecondei invenzioni de' mitologi e de' poeti. Lodiamo il savio avvisamento , con cui alia storia si sono premessi due lunghissimi capitoli, contenenti alcune nozioni ANTICA E MODERN A. 5^ deirantica geogralia , e nel secondo in particolare si sono presentati in succiata analisi i sistemi gfo- gratici dci priini maestri , di Strabone , di Plinio , di Tolomeo. Akri dne capitoli trattano dei piinii ahi- tatori deir Italia, e contengono alcune notizie gene- rali dei primi popoli di (piesta regione. Osserviamo i die r aiitore dopo di avere esposte le opinioni di ) varj eruditi sugli Aborigeni , si e voluto forniare ua I fiisteoia suo particolare , riguardando come Ab,orige- I ni o Italiani primitivi tntti que' popoli , intbi'no ai quali non si hanno accertate memoiie della venuta loro ill Italia da altra parte del glnbo. Qaesto sistema, a dire vero, ci sembra iti2;e2.noso , e forse piii an- cora ardito clie ingegnoso; perclie ben si scorge che r autore non tende a nullanieno die a far vedere r Italia abitata da popoli originarj ne' tempi piu an- tichi, in una parola a formare dell'ltaiia la cuUa o altra delle cuUe del oreaere umano. Aaimiriamo in qualche parte il di lui coraggio, ed il di lui amore, forse eccessivo , della gloria patria e delle patrie origini antidiluviane ; ma dubitiarao assai die egli non trovi molti seguaci in questo di lui avvisamento, e die se non altro incontrare egli possa la opposi- zione di clii allontanarsi non vuolc ne panto ne poco dal biblico sistema, die egli pero mostra di rispet- tare , anche prescindendo da qucUo in alcune ipo- tesi. Ci crediamo pero in dovere di avvertire die siccome tutte le ricerche fatte in addietro su quelle intricato e spinoso argomento non sono state ap- poggiate die a filosofici ragionamenti ed a semplici congetture i osi lecito sembra pure a diicchessia lo spaziare in quel campo vasrissiino ; e noi avremo sempre una nuova obbliiiazione a questo scrittore di avere aperta una nuova via non battuta per lo addietro da altri. I seguenti capitoli abbracciano le notizie partico- lari dei Pelasgi e degli Etruschi , degli Auruiici , de- gli Opici, degli Ombri , dei Siculi, dei Liguri, de- gli Orobii , degli Euganei ., dei Veneti , dei Sabini ^ U bell' istokia. d'italu dei Pireni , dei Vestiai , dei Maruciiii , dei Marsi , dei Peliiini, dei Sanniti , dei popoli della Campania, degli Enotri , dei Com , dei Lucani , dei piu antichi poj)oli della Japigla, e dcUe antiche colonie greche stabilite m Italia. Cintjue capitoli soiio consacrad alia storia del Lazio e dei popoli latini, RutJi, Equi^ Ernici e Volsci , dei re antichi del Lazio , di Ascaalo figlio di Enea ^ e dei I'e d'Alba di lui successori, di Jtomola e di Rcmo , e della fondazione di Roma ; rultimo capitolo di quel volume, che c il XX, com- prende le notizie storiche delle isole dell" Italia avanti queir epoca. Coloro die nella storia non credono di trovare se non una seiniilice esposizione di fatti con- secutivi , avranno forse niostrato alcun disgusto o ' alcuna noja al trovare quel volume pieno di erudite ricerche , e di discussioni e di ragionamenti , anzi- che di racconti continuati che non si potrebbono per verita desiderare in quella remota eta. Queste lagnanze sono giunte tino a noi ; ma ben vediamo che r autore avcndo iiitrapreso la difficile cura di raccogliere tutta la storia d' Italia dai primi tempi in cui fu essa abitata tino al presente , non poteva dispensarsi dalFentrare iielle critiche disamine, dalle quali soltanto alcun principio di verita puo emer- gere in que' secoli i-ivolti tutti nelle favolose ori- gini. Oltre il di lui sistema gia menzionato sngli Ita- liani primitivi , alcune altre indagini atlatto nnove abbiamo ravvisato in quel primo libro ; tali sono per esenipio quella con cui agli Aborigeni Italiani eoji cerca di rivendicarc il secolo d'oro; quella re- lativa alia lingua portata dai Pelasgi nella Grecia , ed alle conseguenze che da quel fatto si possono dedurre -, quella relativa alia favola ed a! supposta regno di Fetonte; le osservazioni su Ic citta italiane preesistenti alle greche colonie nelle provincie me- desime occupate dai Greci, su 1' istoria di Italo, e su la supposta identita di Italo con Latino; sul modo di spogliare dalle favole la storia di £nca , come quella pure ^Ascuniof su la fabbricazione di Koma, ANTICA E MODERnA.. ^' ilsserka escliisivamente ai Latini ; sui Cirlopi bino- coli ecc. Piiittosto avremmo a dolerci coll autore , [>ercUe dato essendosi a queste dotte ricerche , e citato avendo per conseguenza molte opere dei piii celebri eruditi , noii abbia egli , come altri scrittori costuinarono , apposte a pie di pagina le citazioni dei passi nferiti od acceiinati nelF opera ; il che ve- diamo pure praticato in tiitti i volumi consecutivi , feebbene nel testo si vadano allcgando le autorita. dei piu celebri anticlii scrittori e dei veri padri della etoria. Risponder^ esti facilnientc di avere cid fatto per non ingrossare oitremodo , ed anche per non moltiplicare i volumi, proposto essendosi di scrivere una storia compendiosa , la di cui lettUra convenire possa agli eruditi non solo, ma a qualunque classe ancora degl' Italian! Icttori. Non sappiamo , se gli sara menata buona qiiesta scusa ; e soggiugneremo pure che dai volumi fin ora pubblicati assai difficile ci sembra il raccogliere, che egU contenere si possa nel numero de' volumi medesimi indicato ncl nia^ nifesto dell' opera. Comincia il secondo volume colla parte I del li-* bro II , nella quale si espone la storia dei re di Roma ; e nel volume medesimo si contengono otto capitoli della parte II che tratta della roraana Re- pubblica, e che occupa gli altri due volumi, cioe il III ed il IV fin ora pubblicati. Questi tre volumi contengono propriamente la storia d' Italia di quei tempi; e ben si vede che T autore, attenendosi ai fonti storici, dai quali non potrebbe dipartirsi, cioe agli scrittori che la storia romana ci tramandarono , non lascia di far camminare di pari passo anche la sto- ria delle altre italiane provincie, per quanto si pud questa raccogliere dalle scarse memorie che ce ne sono rimaste. Col IV volume giugne Y autore fino al princinid della guerra con GiugUrta , cioe fin verso T anno 65o di Roma. Intentabile ed inutile lavoro sarebbe certaraente il voler daie 1' estratto di questi volum* ^•fc-'*'*' 5 DELL ISTORIA D ITALIA. semplicemente istorici -, ci limiteremo adunque ad indicare que' passi die per le critiche, o per le filosofiche discussioiii ci sono sembrati degni di al— cuna osservazione. Notammo in generale che , non dipartendosi V autorc dal suo istituto di esporre i fatti colla massima brevita e coa una rapidita, che in alcun luogo ci e sembrata degna di lode, e che sappiamo da ahri commendata, non ha ommesso di porre in vista que' tratti della storia che sono piii caratjeristici delle etii e dei popoh , e che formano anche da essi medesimi un oggetto di confionto coi caratteri dei tempi nostri , dei nostri popoU , dei nostri costumi. EgU non ha neppure ommesso di notare particolarmente tutte le circostanze, che ser- vire potevano alia storia letteraria di que' tempi ed a quella delF arte ; ed in que' luoghi ove alcuna oscurita , o alcuna contraddizione incontrasi negli antichi storici , egli si e studiato coi himi della cri- tica , ,e talvolta ancora coUe varie lezioni dei co- dici , di conciliarli o concordarh , e d'illustrarli an- che talora con nuovo divisamento per mezzo delle notizie pid recenti della fisica , della chinuca e della storia naturale, Sul fine della prima parte egli ha inserito alcune osservazioni sui regni dei re di Roma , e sulla re- hgione , sul governo , su i costtimi , sulle scienze , sulle arti e sul commercio de' Romani in (piella eta; ed ha fatto vedere il concorso straordinario delle circostanze che sotto que' primi re ed an he sotta Tarquiiiio il superbo potentcraente coiitiibairono air ingrandimento del popolo romano, e ad un equi- librio dei poteri , per cui la forza politit-a ando sem- pre aumentandosi di quella nazione. In altro capi- tolo egli ha trattato dello stato dell' Italia al tempo della fondazione e dei re di Roma, dello stato della Siciha , delle prime colonie greche e della prima venuta de' Galli in Italia. Una digressione egli ha fatta in quel capitolo intorno a Pitagora ed alia cc- lebre scuola Italica ; e parlando della prima veuuta ANTICA E MODERNA. 9 de' Galli sotto il regno di Tarqidnio il vecchlo , ha fatto alcun cenno delle Al[ji non conosciute dagli antichi ; degli Insubii , degli Orobii , dei Cenomani , della fondazione di ^lilano e delle supposte anticlie emigrazioni dei Galli. Niiova sembrera per avventura r iiiterpretazione da esso data a quel passi degli antichi storici , nei quali si accenna il terrore ca- gionato ai Romani dalP aspetto dei Galli al primo loro apparimento in Italia. Attaccato egli , forse con troppa predilezione, al suo principio che gP Italiani primitivi venuti non fosseio ne dalla Grecia , ne dair India , ne dalle i:egioni settentrionali , ha cre- duto di spiegare que'passi coUa diversita della lazza, in conseguenza della quale nuove dovevano appa- rire agf Italiani le forme dei Celti della razza Cau- casiana. II periodo della storia di Porsenna e quelle pure della storia dei Tarquuiii sono accompaguati Ja filosotiche osservazioni ; ed altre siniili s' introducono su la prima venuta dei Gartaginesi in Sicilia e su i loro primi trattati coi Piomaiu , al quale proposito ci spiace di vedere il nostro storico, forse con ec- cessiva franchezza, rigettare T autorita di Polibio. Alcune osservazioni abbiamo pure notato , non inop- portune e forse in parte nuove , sul decemvirato proposto per la compdazione delle iRggi , su le at- tribuzioni di quella magistratura e su le rivoluzioni alle quali diede essa f origine. Nel tomo III ci e sembrato di vedere per la prima volta indicate le cause , per le qUvdi lino all' epoca della presa di Veio i Romani alcuna comutiicazione non ebbero coUe citta allora iiorentissime della Magna Grecia ; nuove parimente ci sono sembrate alcune osserva- zioni su lo straripamento del lago Albano , e su le prescrizioni fatidiche che diederi norma alia co- struzione delV emissario di quelle acque. Ncl capi- tolo Xll abbiamo trovato alcune singolari osserva- zioni snir isolamcnto dei Romani avanti Tarrivo dei Galli, sulla impcrfezione della romana pohtica, sulla 10 i»ELL ISTORIA. D ITALIA. antirhita dello spirito aristorratico tra gl' ttallam j suir C(juilibrio maiitenuto in Roma dalle lottc con-' tinue tra la plebe ed i patrizj; ed abbiamo in quel capitolo ravvisato il sagace autore delle copiosc note alia storia di Leon X del sig. Roscoe , vedendo proposto un ingegnoso problema politico , se tolto si sarebbe T adito alie discordie, ove non si fossono i cittadini distinti in classi ; problema clie egli pre- cisamente non risolve. mostrando piuttosto di incli- nare alia negativa. Egli si e trattenuto piu a lungo su quest' epoca della storia , che e qitella della ir- riizione de' Galli e deir incendio di Roma , perche persuaso si mostra che qneir epoca forrai in alcun modo una linea di separazione ile' costumi e nelle pratiche de' Romani ; egli ha quindi trattato parti- tamente in quel capitolo del carattere de' patrizj e del popolo , della rehgione , delle leggi , della elo- quenza, solo genera di letteratnra allora coltivato, delle arti , tlel commercio e persino della lingua ;, che subi essa pure in appresso alcuna rivoluzione. La storia della Sicilia si fa camminare di pari passo con quella d' Italia ^ specialmente ne' capitoli Xlll e 6egg. della II parte; sparse si scorgono tuttavia an- che nel corso della storia medesima alcune osser- vazioni che non ne interrorapono il fila •, ed il ca- pitolo XVllI tutto e consacrato ai fatti d' Italia e della Sicilia , a vvenuti durante la guerra Sannitica. In proposito della prima occupazione di Taranto , si parla della prima moneta d' argento battuta in Roma ; ed in proposito della prima guerra punica^ si ragiona delle superstizioni del popolo , una parte delle quali puo riferirsi ad artifizj politici; ed al- cune critiche osservazioni si fanno pure sulla morte di Regolo , nelle quali si veggono richiamate ad esame le opinioni di alcuni raoderni ertiditi della Germania. Nel IV volume notate abbiamo alcune singolari osservazioni sulla tattica e sulla nautica de' Roma- ni, e tra le altre alcana iudicazione atta a rendere* i ANTICA E MODERN A. f f ragione della rapidita delle loro mosse e delle loro. navigazioni , non che delle frequenti perdite dell& loro flotte. Le prime comraedie recitate in Roma , le istituzioni di varj giuochi , alcuni riti religiosi piu antichi, il passaggio delle Alpi eseguito da Aimibale^ I prodigi frequentemente supposti e malamente in- terpretati in Roma , le relazioni estese in quel pe- riodo dai Romani con altri popoli , la condotta da essi tenuta nelle guerre piu lontane e nella occu- pazione di alctme grandi citta , lo sviluppamento dei caratteri delle nazioni nel procelloso periodo deUe guerre puniche , i fatti de' Romani nella Grecia , la scienza astronomlca di Corn. Qallo , la distruzione di Cartagine politicamente considerata , V iatrodu- zione delle opere dell' arte in Roma , il gusto in quella capiiale risvegliato per questi oggetti ; sono tutti punti istorici che in questi volumi si veggono accorapagnati da opportune rifll, ItaL T. XVI. a l5 BVI-Bl, COMPENmO Anche gli articoli Monti^ Religloni e Governo dclla G'ioo;ratia Hsica e politioa di ciaschedima parte del moudo c lavoro per niolti titoli presievolissimo , e che deve aver costato alT A. niolta fatica ; lo stesso dicasi do* Gapito]i dclla Guinea, deU' Africa meridio- rale dclla Costa orientale , delT Abissiiiia , della Nubia indipendente , del Sudan , delV Africa interna australe , i quali contengono in poche parole (|uanto ci hanno fatto conoscere di plu miportaute nelle di- Jiwenti loro opera Donovan, Licliteiistein , Seetzen, l\Iango-Park , Brown, Rog^eweld, Roberto Adams, Salt, lord Valentin, Ali Bey, Quatremere, ecc. ecc. ecc. Noi })otremmo indirare molte altrc cose che di^ stincuono questa sieosiraria dalle comani , come la nota \^ p. 287 ) sopra il governatore dclV Egitto , la nota ( pag, 275 ) intoruo la qualita del dominio eser- citato da paieccliie nazjoni europee su vasti trattj *lel nuovo coijtinente , la descrizione delT America federata , la dissertazione suUa popolazione d' Ame- rica ( pag. 368), la descrizione delT America por- toghese c della parte francese dcU isola S. Domin-- go ; ma termincremo qut-sto estratto colla nota posta a piedi della p^'g- 286 dove si raccol2;ono i dati piu recent! sullo statu attuale delTAmerica Spagnuola. « Dal 1 8 10 ill poi la maggiov parte dell' America Spar gnuola si e dichjarata indipendente dalla madre patria, ed e lacerata dalla guerra civile. Egli e assai difficile , per non dire inipossibile . discernere il vero dal falso iiella moliipllcita e contrarieta delle notizie , die lo spi- rito di partito divulga sopra quelle rimote regioni. Para- gonando tra loro le piu imparjiali relazioni sin ora avute su quelle contrade co' I'apporti ufficiali de" signori Rodney, Grahni, Bland e del presidente IMonroe copra Je mede- siine, egli pare che se ne possano desnmere le seguenti eonseguenze suUo stato attuale delT America Spagnuola. I. Ciie gli SpagnuoU reali po3seggouo attualmente tutte le Capitanerie dell" Havaana, di Porto-Ricco, di Guati- niala ; tutto il R. del Peru, e tuttl quelli della Nuova Spagna e della Nuova Granada, meno alcune localita an- «?ora i» potere degl' iusorgenti i iq eltre uua parte delU »! GEOGR\FIA. UNIVERSALB. I^ Capitaneria dl Caracas coUe piazze di Cumana, Barcel- lona, Poito Cabello, Guaira ecc. ; e una paite di quella del Cliili colle piazze di Valdivia , di Talcahuana e Pen- ce i da ultimo la parte nord-ovest del R. della Plata , cioe le lutenJenze di Potosi, della Plata, di CochaJjam- ba e della Paz. II. Che gl' iusorgenti Spagnuoli sono padroni della mng- gior parte della Capitaneria di Caracas formante la Con- federazione di Vcni'zuelah di quasi tutta la Capitaneria del Chili formante la Repubblica del Chili diretta da O' Hig- gins. Ch' eglino sono paJroni della maggior parte del Regno della Plata, cioe delle provincie di Buenos-Ayres, di Mendoza, di Tncuman , di Cordova, di Salta e di : Corientes foraianti !a Rcpubblica ddle Provincie Unite della Plata preseduta da Puyredon ^ della provincia del Para- guay formante la Repiibblica del Paraguay preseduta da Francia ^ delle provincie di Bauda-Orientale , di Entre- Rios formanti uno Stato governato da Artigas. III. Che i Portoghesi occupano militaimente nel ter- ritorio soggetto ad Artigas , Colonia del Sacramento , Monte Video e Maldonado , fortezze poste sulla sinistra «ponda della Plata. IV. Che le due Floride colla parte della provincia Messicana di Texas sino alia Sahina sono state recente- mente cedute dalla Spagna agli Stati IJniti d' America. V. Che la colonia francese del Campo d' Asilo , fon- data nella provincia di Texas sulla Trinita dai generali francesi Lallemand e Rigaud cogli emigrati francesi , e stata intieramente distrutta , e che gli abitanti sono pas- ftati a stabilirsi sal territorio dell' America Federata. ao JHoniimentl scpolarall dclla Toscana disegiiatl da Viii-^ ceiizo Gozz!.'ii , iiic'isi. da Glovan Paolo Lasinio , sot to la direzioiie dci sigitorl cav. Benvencti c L. DE Cam BRAY DiGNY ^ coil illastrazioni. — -Fi- reiize , iSi^^ presso I' editor e. BBiATNi sotto gli occhi questo bel volume in fo- giio pic:colo di pag. io6, e 47 rami tiitti incisi a puri contorni con molta acciiratezza ed eleganzai; taiuo per rio che spetta al bulino , quanto per cio che ri?;iiarda il dtsegiio. Esso onora veramente le arti ed il patriotismo de' Toscani teneri con ragione dclle cose loro , ed e gratissimo ufficio per noi il render ginsti/ia agli editori di questa bell'opera. «. La pieta degli antichi Toscani non era disginnta, dicono essi , dalla magnilif enza , e le arti rendevano ai benenieriti citiadini queir onore , Che solo avanzo in terra c delta morte, Donatello innalzava il sepolcro a Giovanni di Ave- rai do dei Medici , Michelangelo a Lorenzo e Giu- liano ; ed era riserbato al nostro secolo il veder Fidia scolpire la tomba di Sofoclc. I monunienti consarrati alia nicmoria di Michelan- gelo , di Galileo , di M'.chiavelli , tV AlHeri basta- no per cliiavnare Santa Croce il Panteon di Firen- , ze. La ba&ilica Laureoziana va superba delF opere ' di grandi maesfri , e le tpiattro statue V Aurora , il Crepascolo , il Qiorno c la Nottc sole avrebbero provveduto alia fama del Buonarroti, I deposit! della contessa Beatrice nel campo sanio di Pisa, di Giiida Tarlati in Ai'<'zzo , di Cino in Pisioja confondono la cunosita degli artisti e de^li eruditi. Per conservare , come alia monte , presenti alio sguardo si caio ed onorate memorie, abbiamo cre- duto cosa , benche tenue , noti in2;iata all' Italia MONUMENTI SEPOLCRA.M DELLl TOSCANA. ai 1' intraprendere la coUezione clei piu celebri monu- MENTI SEPOI.CRALT DELLA ToscaNA. Aioiiae volte nella scelta del medesimi ahbiamo servito piu al nome che alV arte , e talvolta il pre- gio dell'aite ci ha fatto dimeaticare la mediocrita del nome. Dairi'ifaazia della scultnra siamo ^innti fino al secolo di Gauova, oude possouo gl' intelligenti esa- minare gringciiai tentative del secolo X1II e XIV, il fortuiiato ardimento dol secolo XV e XAT, la biz— zarria e decadenza del XVII , e la Mice rivoluzione che face risalire le arti negli iiltimi tempi verso r antira loro ercelleiiza, Ci siamo fatti una \es.Sie di non tradire il pub- blico , per qiiaato ci e stato possibile , nel giudizip di ciascun monumento, aveiido consultati gli artisti di maggior fama , e sin^olarmente il chiarissiino conte Cicognara , presideute delT Accademia di Venezia , che ci fii hberale tli preziose notizie. » A questo breve avvertimento vien dietro Y indice de' monmiienti contenuti in questo volume. Essi soiio i seguenti : FiRtNzz. — • Presso la Canonica Metropolitana* Monumenti Opera de' Figiovanni e FeiTanti d' ignoto autore della famiglia degli Ahati detto. In Santa Croce. di Leonardo Brmii di Bernardo Rossellial di Carlo Marsiii'pini di DesiJerio da Settigiiano d' Ubertino d> ardi di Tommaso detto Giottiiio di Michelang. Buonarroti del Lorenzi, del Cioli , ecc. di Niccolo MachiayelU d' Innoceiizio Spiuazzi. di Galileo Galilei dei Foggini di Vittorio Altieri d' Antonio Canova di Micliele Skotnickl di Stefano Ricci di Pompeo Signorini del medesimo. Nell' I e R. Galleria. di tre Sauti Martiii di Lorenzo Ghiberti. ^3* laONUMENTI SEPOLCRALI In S. Lokenzo. Monumcnti Opera di Giovanni de' Medici _ di Donatello di Gio. e Pietro de'Medici d'Andrea Verrocchio di Giuliano de'Medici di Michelang. Buonarroti di Lorenzo de' Medici del niedesimo di Fecdinando I di Gio. Bologna e del Tacca di Cosiino II di Pietro Tacca di Paolo Giovio di Francesco da S. Gallo. Nei,la Metropolitana. di S. Zenobi di Lorenza Ghiberti di Giotto di Benedetto da Majan* ■.jj. di Brunellesco del Buggiano di Marsilio Ficino d'Andrea Ferruccl. In S. Giovanni. di Papa Gregorio XXIII di Donatello In Santa Maria Novella, della Beata Villana di Bernardo Rossellini d' Antonio Strozzi del Ferrucci , del Silvio, ecc. di Filippo Strozzi di Be:iedetto da Majano. Nella SS. Annunziata, di Baccio Bandinelli di Baccio Bandinelli di Angelo Marzi-Medici di Francesco da S. Gallo. In Badia. di Bernardo Giugni di Mino da Fiesole del Conte Ugo del medesimo. Nel Carmine. di Pietro Soderini di Benedetto da Rovezzano.^ In SS. Apostoli. -d* Oddo Altoviti di Benedetto da Rovezzano. In S. Pancrazio. 11 Santo Sepolcro di Leon Battista Alberti. CoNTOKNi DI FinEj>rzE. -— Nel Duomo di Fiesole- di Leonardo Salutati di Mino da Fiesole. In S. Miniato al Monte. del cardinale di Portogallo d'Antonio Rossellini. In S. Francesco di Paola. di Beaoxzo Federight cU Luca della Kobbia. i)ELLA TOSCANA. S^ Nella Certosa. Moniimenti Ctpnct di Nlccolo AcciajoU d'Aiidrea Orcagna d'Acciajolo Acciajoli f di Lapa Acciajoli > Attribniti all' Orcagna di Lorenzo Acciajoli 5 d'Angiolo Acciajoli diDonatelloeGiul. daS.Galli>. Siena. — In S. Domenico. di Niccolo Arringhieri di Garo Sanese. Arezzo. Nel Duomo. di Papa Gregorio X lii I\Iirgaritone Ai Guido Tarlati d'Agostino ed Aagelo SaneSt. Pisa. — ^ Nel Campo Santo. della contessa Beatrice d' aintore ignoto di Lorenzd Pignotti di Stefaao Ricci. PisTojA. — Nel Duomo. di Cino Sinibaldi d'Andrea Pisano In S. Domenico. di Filippo Lazzari di Bernardo Rossellini. Lucca. — In S. Martino. di Pietro da Noceto di Matteo Civitali. Prato. — Nel Duomo. di Carlo de' Medici di Yinc^nzo Danti. VoLTERRA. —^ In S. LiKO. di RafFaello Maffei di Silvio, del Mcfntorsoli, ecc. O^ni monumento ^ accompasaato da ua breve cenno biografico intorno la persona cui e dedicato , e da alcune savie riflessioni intorno al pregi(r del monumento considerato come oggetto d'arte. U tutto ci pate stes ^ con sobrieta e con tutta quella sem- plice eleganza che conveniva al so2;2:Pt£o. Per darne a' nostri lettori un saggio sceglierenio dxte monii- menti, cioe quello di Galileo e di Machiaveih. Eccoli. Monumento di Niccolo MaghiavelLi nelta chiesa di Santa Croce. Opera d' Innocenzo Spinazzi. Se interroghiamo la volgare opinione , il segfetaric fiorentino ha sollevato il vizio alia categoi'ia delle scieiiZrej- 34 MONUINTKNTI SEPOLOTTALl ne si trova in tutte V opere sue una sola parola che rend« mnalnle la virtu , e c'le parta dal tuore. I pill celelirati scrittori iion osiroao violar la sua fama. Bacone lo dipinse come 1' amico dei popoli ; o Rousseau vide in Macliiavelli il difensor piu animoso dell' indipeny denza italiana. II creatore della politica espresse nei discorsi sopra Tito Jjivio quaiito avea imparato per una continua lezione delle cose del mondo. Questa e verameute T opera che attesta il genio del Machiavelli , e dovrebbe essere il codice dei legislatovi e de' priacipi. Scrisse i sette libri della sucrra per destare nei petti italiani rantico valore , e far proscrivere quelle merce- narie milizie^ che non avendo ne onore ne patria , erano i piii crndeli flagelli della nazione. Le sue istorie fior^'ntinc conservano tutto il vigore di Sallustlo e di Tacito. II prinripe del Machiavelli e il libro dei Repubblicani. En fehnant n dice il iilosofo di Ginevra, de donner des lecnns aux rois , il en a donne aux pniples. II Machiavelli fece rivivere suIla sceaa italiana i sali di Terenzio e di Planto. La sola Mandragola, benche non rispetti la Verecondia , vale , secondo Voltaire , piii di tutte le commedie di Avlstofane. Esercito lungamente la carica di segretario della re- pubblica, di cui fu spogliato alia caduta del confalonier Soderini. L'ozio, al quale fu condannato , gli diede agio di scrivere le opere piii celebi-ate , istruendo nelle arti del governo la nobilta I'lorentlna. Egli , come e puoblico grido , due volte congiuro contro i Medici %, la prima con- tro Giuliano e Lorenzo ;, la seconda contro il cardinal Giulio , poi pontefice Clemente VII. Ebbe da Marietta Corsioi quattro maschi e una feni- mina che lascio in misero stato, non avendo la speranza di Imuinosa fortuna potuto corrompere la sua prnbita, Giacque per due secoli e mezzo il cenere del gran Ma- chiavelli senza onor di sepolcro. II monumento innalza- togli nella chiesa di S. Croce nei lyS-r, se non attesta r eccellenza dell' arte, rammeuta la gratitudine della sua patria e l' animo liljerale del principe. Prima che Canova riconducesse i bei tempi deirantichita, in tanta penuria d' ingegni Spinazzi fu riguardato come il ristoratore della •cultura. La «tatua velata esprimeute la fede nella chiesa DELIA T05CANA. <^S a S. M. Maddalena forma lo stupore dell' arte per !» seinpliclta della mossa , e per la superata ditiicolta di ren- der conto del nudo. I suoi restaur! nella galleria di Fi- renze conservano mirabilmeme il carattere dell' aiitico. La figura clie rappresenta la politica insieme e la sto- ria, benche tenga del mauierato , ebl.e allora una qual- che celebrita : adesso noii arresia gli sguardi che il solo nome del Machiavelli. Monumento di Galileo Galilei jiella chiesa di S. Croce. Opera di Giiilio , Gio. Battista e Vincenzo Foggini. La vera files jfia non coniincio a risj:lendere agli UO' mini che sul fine del secolo XVL Galileo fa il prime che fece parlare alia fisica il linguaggio della verita e della ragione. Uii aureo scrittore diceva: Galilaei ingenio et repertis omnis miCiquitas et posteritas oinnis erudita est. A lui si devono I'osservazioni sopra il moto dei p''ndoli, fecoude di utili resultati; Vinvenz'wne del telescopio , che aperse uri nuovo cieio a' snoi sguardi ; la scoperta delle macchie del sole, delle fasi di Venere e di Marte ^ dei qunttro saplliti intorno a Giove ed altre infinite. Copernico , sulle frontiere della Polonia, aveva sco- perto il vero sistema del niondo ;, e questa opinione , il- lustrata poi dal filosofo fiorentino, fn didiirvata non sola- mente eretica nella fede , ma assurda ndla filosofia. Ga- lileo fa condannato alia prigione ed alia peuitenza, ed obbligato a ritrattarsi in gino<'.chio. La sua sentenza fu. veraniente piii dolce che quella di Sorrate ^ nia non raeno vergognosa all' Italia, che non fa alia Grecia la condanna del filosofo ateniese. I dialnghi sopra il sistema del viondo segnano un' epoca luniinosa nei fasti della gloria italiana. L'astronomia sem- bro volerla coasolare dell' ingiustizia degli uoinini , ono- rando gli estremi suoi giorni con una nuova scoperta, la lihrazione del corpo lunare. E se il Galileo fisso i prin- cipj deir idrostatica e della fisica, creo la meccanica ixi- teramente. Mentre conquistava nuove e peregrine verita all'umano intendimento, il cielo si thiuse a' suoi sguar- di. II celebre cav. Monti ricordo alia posterita F infelice destine del Galilee. Vien quegli occhi a mivcr che il del spiarn* Tutto quanta , e lui vlsto , cbber dlsdegn» Veder •lire I* term, « s' ncurarno. &6 MONUMENTI SEPOLCEAtl Kilegato nella villa d'Arcetri presso Flrenze , rriori nel 1641 , stanco dagli anni e <\\\\e pei-secuzloiii. Nacque i' anno che mori in Roma Mclielangclo Buonarroti, e mori r anno che nacque in laghilterra Isncco Newton. Al filosofo ed al politico uon A'ennero sculte le me- morie per mano di uomini degni di loro ^ anzi il monu- mento del Galileo fu scolpito sul momento della maggior corruzione e decadenza del gusto. Quel Fogginl, quanto nianeggiai'ono con abile Scalpello il manno , tanto cad- dero in tutti i vizj di quel secolo guasto , in cui si pen- sava unicainente alio strano , iiientre la mano dell' artists era piix che mai padrona dei meccanismi dell' arte. Le due lateral! figure, la geometria e I'astronomia soa di volgari fattezze, e cosi mal panneggiate che nulla piu. Invano qui cerchi dolcezza di movimenti e verita d'espres- sione. I busti o ritratti si fecei*o dnche bene in tempo della decadenza, poiche si mantennero in esefcizio gli artisti coll' unitazione del naturale , a cio forzati dalla somi- glianza, senza poter vagare nello strano e convenzionale loro ideale. I busti son ci5 solamente che abbiamo di buono in tutte T eta anche piu guaste , cosicche tiovia- mo , cominciando a percorrere tutte le epoche slno dal secolo degli Antonini nelle arti antiche , bellissimi busti v e il busto di Galileo, lavoro di Gio. Battista Foggini, e la cosa men Cattiva del monumento. Non oserei di confondere qitesti due monument! con I'opere dei primi luminari dell" arte , se dalla censura implacabile non mi assicurassero i nonii del Machiavelli e del Galileo. Per mostrare agli editor! che la nostra lode noa fa adulazione , ma che abbiamo atteitamente esa- minata ogmina delle incisioni che adornaao nuesto bel volume , domanderemo loro , perche siasi piu abbondato di diligenza ne' mo'uimenti di mediocre stile che in quelli di eccellente. Perche, p. e., qiiello' per Lorenzo de' Medin, opera di IMirhelangeTo , olTra qualche mcnda nel disegno; pen he in quelle di Ca- nova per Alfieri non si trovi la coscia della donna nel disegno, e il contorno sia riuscito cosi pesante; perche si trovi di she ridire anche in quello dei DELLA TOSCANA, 3^ ire scolari pel loro maestro Michelangelo ; mentre poi innamorano pel disegno e pel tocco dell' inci- sore i monumenti del Ghiberti per S. Zenobi , de! Da Majano per lo Strozzi , del Bandinelii per lui niedesimo , del Da S. Gallo pel Manzi , del Rossel- lini pel cardinale di Portogallo , del Delia Robbia pel Federighi , deir Orcagna per la famiglia Accia- joli , e tanti altri. — E non e gia che gli editori non sappiano trattare maestrevolmente il buono stile, poiche essi mostrano altrimenti col bel sarcofago an- tico della contessa Beatrice, il quale e trattato non si pao meglio tanto dal disegnatore quanto dair in- eisore. a8 Opere dl^Matfpo Borsa y segretarlo perpetuo della reale Accadcmii di Maatova. Toml 6 in 8.", im- pressi i pi iini trc in Verona nella stainperia Giu- liari V anno i8co, e gli altri in Mantova presso Francesco Agazzi ncgli anni i8i3, 1817, 1818. N, EI quattro primi volumi delle Opere di Mattco Borsa, di cui si e fatto rapido cenno nel fascicolo n.*^ XXXIX di questo Giornale, abbiamo veduto come il nostro autore tutti scoria i vasti doniinj della me- tatisica , e tratti colla o;ravita del iilosofo e coUe grazje del letterato argomenti gravissimi per ogni nianiera. Negli altri due die compiono V edizione appare Mattco Borsa s o r R I M o. La Casa, Narqui , ma non so dirvi di pin , perclie la niia animetta , per rpianto dovesse venir grande col tempo , era allora troppo piccina per abbadare a qnanto le snccedeva d' intorno. Era pure il be! fancuilletto ! Tutte le donne mi portavano in giro pel viciuato mostraudomi per meravigha. Per lo 3o OPERE spirito poi! Tutti di casa erano convenuti ch' io fossi il pill bello , il pill grazioso , il piu bravo , il piu amabile ed amato di tutti. Tutto il mondo era mio : ah perche veniam grandi I Capo II. La Scuola. Si comincio a maadarmi alle scviole; a martiriz- zarmi coUo scrivere, col leg^ere e moko piu con qut^lFinfame Istiao. II mio burb ro di moiitanaro trovava spropositi in tutto quello ch' io scriveva , impertinenze, maligaita in tutto quello che profe- riva. Ma quando feci la grande scoper£=» che tutto consisteva nel sapere in barlurae cio che correva alia giornata tanto da svergognare i niiei compagni, e nel recitare franco franco la lezione senza inten- derne sillaba, la scuola divenne la mia passione do- nainante, e presso mia madre passai subito per un latinista tras; endentale. In umaaita ed in rettorica nuova scena. Imparare a recitare e scrivere versi, ecco roccupazione beata d'una gran parte delFanno. Pieno la testa di nomi stranissimi di citta e di paesi, con un caos di date e di epoche, con un magazzeno d' ipotiposi , si- necdochi , esclamazioni coniinciai ad arin^are con- tro tutti su qualunque soggetto, e fa allora che mi posero il soprannome glonoso d' improvvisatore , e che fui gia pronosticato il luminare del collegio^ il ristoratore del buori gusto ecc. ecc. C.ddo di questo entusiasmo fui tradotto alT Uni- versita per apprenderci filosofia ; e la il mio Vec- chione del secolo passato ispido tutto di sillogismi e defjiiizioni , mi addestro nella ginnastica intellet- tuale e mi erudi nella scuola deile scuole, dove si imparava farte importante di dire una cosa nelfatto che si da ad iatendcre di dire precisamente la con- traria. L' anno seguente andai in fi&ica , n>a ci ebbi a perder la testa per T incredihile varieta de' maestri* m MATTEO BORSA. 3 1 V era una specie di pitagorico che riduceva tutto H creato ad atfezioni numericlie , e trasformava tutto il globo in poche lettere deir alfabeto. V era un inosaicista in mezzo ai ruderi delle vecchie fabbri- che d'Orfeo, d''Anassimene , d'Eraclito. Vera una specie di chincaglieic che tenea scuola in una bot- tega di boccette, di specchi , di catenelle e di mille giochetti capricciosissimi. V era un alchimista ia mezzo a gran sacchi di carbone, a piriti, a mine- rali. E chi non v' era ? Mi piacevano tutti , correva da tutti, era bene accolto da tutti. II labirinto di idee che mi si avvolgeva pel capo mi persuase che io era divenuto un grand' uomo; cominciai a susci- tare una mischia universale coi condiscepoli e coi maestri , finche a forza di porre in combustione e scompiglio ogni cosa ebbi solennemente lo sfratto dair Uaiversita. Capo III. La Ftiga. Feci air improvviso la mia apparizione in faral^ g!ia. Tutti m' accolsero freddi freddi , e ben m' av« vidi che quci signori dell' Universita m'avevano con segreti maneggi rovinato uelF animo di mio padre , il quale guardandonii bieco mi ordino di attendere sotto di lui alia campagna ; ed eccomi dcgradato dalla letteratura. Non passarono due mesi che anche c{ui provai qual disg'azia sia saper qualche cosa. Piantai cpieir anno grano a grano il frumento come se fosser cipolle d' Olanda, Ci aveva la mia gran ragione. Secondo tutti i miei classici tanto ascritti ad accademie che avventurieri e volanti, io era si-^ curis.simo di awanta^giar a mio conto quasi tutta la partita dclla seniina senza danno di mio padre , e di fare cio non ostante una raccolta stupenda : ma i vermi, il gelo, il diavolo mi tradirono , e la cam- pagna rcsto rasa. Disputai fieramente con mio pa- dre per la buona causa delP a2,raria , ma egli non intendeva ragione , e mi giuuse perfmo a minacciar 3a OPERK col bastone. Chi pno ridire Ic inginrie , le umilia- zioni , sl\'\ strapazzi ? Disperato feci la risoluzione di girare il mondo. Cosa potra poi essere : mi fiu-o largo coUe mie oognizioni : m'ailezionero de' grandi uoniini : aiT^lie Pit;ig;ora ando a piedi in Egitto se voile conoscere gli enciclc>j)edisti di Persia. Cvpo IV. II Cluerichetto. Qiiesto capo venne interamente ommesso nella stampa dclle opere di Borsa per titnorata coscienza deir editore. Noi intendiamo di far cosa piacevole ai lettori riportandolo qui per disteso, sovvenendo cosi con uuo scjuarcio inedito alia imperfetta edi- zioiie , e preseiitando uel tempo stesso un sag<:;io dello stile del nostro autore noa senipre leggiadro e corretto , sebbene interessante per una certa in- dole originale che lo distingue. II Le notti eran lunghe , le gambe giovani , la rabbla mo'ta e la paura d' esser sofpreso noa poca. Feci dunque assai viaggio ; ma ho poi saputo die non c era raotivo da sfTariiiarnu , perche iiessuno di casa s' incomodo a corfermi dietro. Agl'ignoraati non par mai vero di poter liberarsi dali'uoin di spirito : Taato megllo. Eccomi adunqiie arrivato eeriza seccature in Z provveduio peio assai piu, di coraggio che di danaii. Se mi avessero conosciuto, oh mi sarebbero venuti iucontro gl' irapieghi. Ma noa es- sendo io celebre che in collegio , e il collegio non es- sendo celebre che in T e T non essendo celebre che nel T bisogno pensar a proJurmi. Prima difKcolta perche si stava assai male ad abito , a biancheria , a tutto. Presi il partito di vestirmi da chie- rico •, le idee delle scuole eran si fresche clie non seppi immaginare di meglio a spender meno , e trovar quaiche posto. Yendo il mio glnbljarello , le fiiibiette d' argento , due orecchini d'oro, gia da piu mesi rubati alia mam- ma , corro in ghetto e in due minnti divento prete per qnanto potea farm! prete wn giudeo. Eccomi tutto grave e modesto entro il mio abito , gia nero in sua fondazio- ne , ed ora un po' raliegrali) d;i una segreta vena di rosso. Mi preseuto , uii oJiro, dico di uie quasi tutto il bene DI MATTEO B0R9A. 33 ehe ne so, ci lascio cadere tra mezzo qualche bugiuola ufficiosa ; ina il paese era una nicchia troppo meschina per una tanta statua. Alia fine quando il cielo voUe iii- coQtrai ua pidre consuUore, defiiiitore , lettore, ed anche nei te:iipi d'ozio, di noja , d' appetito , di persecuzione , oppnr nei bisogni di varieta , societa, lihprta, predica- tore. Mi prfse e^li seco col triplice titolo di compagno d vi.iggio, di stiggeritore in pulpito e di scrittore, ossia ajut^iiue di studio in camera. Gli stipend] furon fissati ia un quirto dei proventi delle seggiole e degl' incerti di chiesi , coUa tavola, se pero me 1' avessi meritata. » Fatto it coutratto, giacche la quaresima era immi- ni-nte, aprimmo suV)ito subito la nostra campagna contro i sette peccati moriali^col cercar di preadere una posi- zi'tne vantaggiosa. Girammo tutte le case migliori , cari-, chi come corrieri di lettere di raccomandazlone , e reci- taodo in ognuna tutte per ordine le cose seguenti : 1.* Come avevamo gia conculcati i pulpiti delle piu gran capitali ,• a.* Come ci erano state stampate raccolte ia lode e monti di sonetti (qui se ne mettea fuori un pajo per docuraento ) ; 3." Come era stato per uoa malattia estemporanea che impediti daU'andare nei duomo di Na- poli eravamo caduti sopra Z . . . . -, 4.* Finalraente come cio non ostante ci seotivamo animati da tanto zelo per la piccola salute del loro paese , che venendoci eglino a favorire, non avremmo risparmiata fatica per procurarci r onore di convertirli. »/ Seatiranno ( seguitava io allora per lasciar pren- >» der fiato al mio principale ), sentiranno. Maniera nuo- >t va , argomenti nuovi , stil nuovo, tutto nuovo. II pa- >/ dre e polemico nella morale « drammatico nei dogma, M poetico nella storia, democratic© nello stile, terrorists >» nella declamazione , rivoluzionario nella grammatica. '» Ha poi un' unzione , una soavita , una seiisibilita che i> mai non I' abbandona. >i E ho la facolta dei casi riservati ( soggiunge ) n S' intende per assolverli ( ripresi in fretta ). '/ E tengo ( seguito ) patenti di confraternite da di- >i stribuirsi. n E ne ha anche d'arcadiche ( aggiunsi ) se amassero »» il divertimento dei versi. » E sappiamo anche cantare qualche aria buffa. BM. Ital T. XVI. 3 34 OPEllE » E sappiamo anche improvvisar poesie senza canto. « E si disegria aa pochetto di fiori. » E si fa ua qualche giochetto matematico. » III souima si passerk ben la quaresiraa. >t Saran contenti purche ci onorino. »> Ci favorijipano. »> I taleiiti ci sono , ma bisogna incoraggiarli. >» Bravo , bravo davvero ( cosi a me il padre nella sua cella la notte del martedi ). Son contentissimo del- r acquisto che ho fatto nella vostra persona ; noa cre- deva tanto. Domani ci ha da esser folia. » Gerto ch' Ella mi ha delle grandi obbligazioni. Se noo fosse il mio talento » Qnanto a questo poi le obbligizioni le ho alle mie prediche, e il vostro g^at^ talento bastera che si eserciti nel suggerir chiaro, foite e interpuntato. >» Andianio a cena. Oh ine la pagherai, goffj di frate ( dissi tra me borboo tando fra i denti e mangiando un po' di prosciutto, ch'^gU avea avuto in elemosina per anticipazioue ). La prima predica spietatamente distrusse sette buoni ottavi delle mie disgraziate fatiche. Benche autore , se ne accorse anche il frate, e sulla speranza forse di un' o- nesta mentita, voltosi a me: 14 Non e andata molto bene , mi pare. Che ne dite .' » E come poteva andar altrimenti ? » Se aveste suggerito un po' meglio, sig, Aristarco de' miei cavoli , la non sarebbe andata cosi. » Mi chiami a suggerir quando scrive , die and era meglio. Ed egU ( che razza di conseguenza 1 ), egli non mi chia- mo a pranzo quel di. La fame doma anche i leoni ; e pero nel passeggio die facevamo verso sera me gli volsi con una vocina tra svenuta e officiosa: e « si potrebbe ( gli dissi ) saper per grazia che predica fara domani Vostra Paternita? >/ L' Epalone ( rispose con una grazia da bastonate). » Scusi r ardire , ma come lo dira qne&to argoraento j» Vostra Riverenza? If Oh bella, come si dice una pai'ola di quattro siUabe. " Perdoni : se mi permettesse di riformare il titolo, *< d' abbozzare un invito .... Non s'alteri , non $' al- 3> teri per carita. Li dreJica gia resta bella com' e. Ma )f il pubbUco, il paese - capisce? ha bisogao d' essere DI MATTEO B0R9A. 85 tf messo in una specie d' avvertenza. Nou e si facile , // sa? Parrivare ad intendere le opera d' un certo calibro. » Fate come volete. n La mattina gli porto il mio abbozzo. Eccolo : o Doina- ni , uJitori miei araatissiuii , e un gran giorno per que- 8to pulpito. Noa ci si e niai trattato ua argomento piii Vasto , piu importante, piii nuovo. Venite tutti, ma non veuite soli , vedete ; cosi non vi voglio ; conducete pa- renti, aniici , neraici, donne, ragazzi, donzelle e servi- tori I ci sara la sua per tutti. Questa e la predica mia prediletta. Non fo per dire, ma una singolare benedizio- ne r ha sempre accompagnata da per tutto. Uditene dun- que r argomento ; ma non coile orecchie sole ; col cuo- re, miei cari , con tutta I'anima, e con le sue tre o cinque potenze che sieno. Siete bene svegliati? Mi guar- date bene? Ebbene vado : attenti. II contratto sociale tra questo e 1' altro mondo a perdizione e rovina de' corpi e dell' anime nostre : contratto anecdoto , ma fatale , o fedeli. I contraenti per la parte del mondo sono le don- ne, i medici , i cuochi ecc. ecc. ; per quella dell' altro prima il demonio della superbia , poi quello dell' ozio , il terzo quello della prepotenza, ed il quarto quello del- I'inumanita, Vedete voi come siamo accomodati per le Te- ste ? Ma venite domani die lo vedrete assai mc-glio nel fatto pratico. Non per tediarvi , ma per debito solo di convenienza vi prego delle orazioni di pratica dopo il sermone. Farete poi quello che il cielo v' ispirera. >/ II Sapete ( disse il padre umanizzato ) che non mi »/ displace? Avrebbe a fare efFetto. >/ E lo fece. E si affittarono tredici seggiole oltre dei banchi. D' allora in poi toccava a me sempre lo stendere il cartello della predica , al frate il martellarsi per im- pararlo , al pubblico 1' inquietarsi della canzonatura. Quan- do correva qualche sermone d'impegno, egli lasciavami a casa il dopo pranzo, ed io sacrilicava il passeggio per aver tempo di preparare qualche cosa di nuovo e ben brillante. Eravate ben buoao, dira qui il sig. lettore. Ma tant' e : io era mo' cosi fatto. Sel)bene a coofidargliela non lo era senza il mio grande perche. Aveva trovato il raodo di fare in quel frattempo lui' opera pia , una ca- rita fiorita; una di quelle che se ne vedono poche a qaesto mondo; che sono nel genere sublime perche fatte in segreto senza cl\e la sinistra sappia della d*^stra. Mi 36 OPERfe era riescito con uii*" industria iniiocente d' aprire il €«»- «eitino dove il mio Demosteiie ciistodiva il tesoro del siio quaresiinale. E ah! La crederete poi ? Pure e cn&i da povero giovane. Nou ci trovai che tre sole prediche scritte di suo pugno, e per grazia del cielo distintatnente bestiali. Le altre erano di diversi caratterii e nelle gra- dazioni diverse del rancidume lasclatevi dalle larghe e uiituose dita dei successivi padroni, aiinmiziavaiio aliiieno quattro o cinque epoche ben marcate. In mezzo al fiscio ne trovai anche due di stampate , le quali negli evulfiiti segnali di stracciatura chiarameate mostravano di essere generosamente emigrate da qualche libro per 1' onor d' aver parte nella fondazione di questa nuova colonia evangelica. Mi posi dunque a esaminare , e osservai , che tanto nelle scritte che nelle stampate v' era un mon- do di correzioni diverse. Cosa che mi mostrava con molta edificazion mia , che i successivi allittajuoli avean tutti procurato di migliorare quel fondo quanto avean siputo. E perche dunque non far lo stesso ancor io , ed ajutare questo buon religioso , senza ch' egli abbia ad arrossirne , giacche fra tanti non distin;^uera certamente il mio ca- rattere. Via risolviamoci. Gia nei di di quaresima bisogsia fare un po' piu di bene del solito : il cielo ajutera poi anche me con suo comodo. Gominciai dunque i e taglia qua, porta via la, agjijiu^ni in mi luogo , racconciane un altro , posso dire senza superhia d' aver fatti al dia- volo de' gran bruui servigi , se Sua Riverenza se ne sara valsa nel se2;uito coi peccatori. >i Ma le cose non andavano bene per tutto questo. Principiava di nuovo a rarefarsi l' udienza , e i credenti si dissipavano. Avevamo a fronte un altro predicatore tutto compostezza e gravita •, di gran cognome , di ade- renze ^molte , di figura seducente , d' abito elegante, di scuola riputata , di declamazione musicale ; di frase ac- cademica , di gesto teatrale , tutto in iiae quel che vo- levaci per aanichilare ua intero capitolo di provincial!, se ci fosse stato. Si prese dunque il partito di andar battendo la maccliia per pu'ar uccelli alia ragna. Eccoci di nuovo in giro di visite riformate nella prammatica, fisse nel numero, precise nel giorno, e di sole famiglie piut- tosto comode e grassotte. Si aveva 1' attenzione di an- darvi narrando, ma quasi per un movimento impensato di ricoaosceaza;, i pranai avuti nelle altre citta e !e DI MA.TTEO BORSA. $7 divozioai usateci e i regalucci venutici. E si facea ben no« tare che questo era avvenuto specialmente in grazia della nostra discrezione ( cosa rara tra i frati , era una parentesi di sincerita da non lasciarsi luai ) f, e della nostra poverta (cosn inevitabile a chi non trova come romperne il voto ) e della nostra segretezza ( cosa importante per le male 11 igae die corroao); se poi si poteva avere qualche volta una carrozzetti pel passeggio del dopo pranzo, al 1 quella era una benedizione , quellu era un colpo che decideva con la solennita deU'esempio, massime attesa la ecces- siva rarith , che la era di questa iiividiabile mercanzia. Come maestosamente spiccava da quell' altezza il largo coUo, e la lucida giogaja , e il ventre arcuato del re- verendo I Che inchini , vita mia , che baciamani I Che ahbassar di cristalli I Che allungar fuori di zucca I fingendo o chiamare o spurgarsi o che so io , ond' essere veduto da que' distrattacci villani che passan per le vie seiiza guardare. Oh carrozza , carrozza , questa proj^rio faceva superare i pudori , e la dimandavamo senza discrezione di tempo pei cavalli , senza carita di mance pei servi- tori , e senza compassione di pelle per que' poveracci che dovevan cola dentro succedere al fragrante e animate no- 9tro cappuccio. Un giorno poi che la raggirammo si bene da potere aodare in carrozza ad una Conclusione , ah quello fu un gVan giorno pel padre 1 Giorno da dire su- bito subito il dimittimus. Come coll' entrare mise egli sos- sopra ogni sedia con riverenze, onde coUo strascichio delle ciabatte avvisare , ch' egli era, che allora allor di- scendeval E vero che le tesi erano disgraziatamente di meccanica ed egli non poteva azzardare nemmeno un sil- logisrao che e pur la si bella, la si impareggiabile cosa. II poveretto non intendeva assolutamente una sola mise~ rabile sillaba di quel gergo e di quelle cifre egiziane. Ma tanto pero si ando colla sinistra soffregando la barba» in segno di attenzione , e tanto si fece colla destra ca- racoUare spiritosamente il berretto intorno all' occipite uscito allor allora ancor tutto lucehte di sotto al rasojo del guattero oblato , in testimonio di meditazione , e si spesso si volse di qua e di la dimandando ansiosamente la figura e la tavola, e ci correva con tanta avidita , ed inchiodava con tanta intrepidezza gli occhiali sui circoli e sui triangoli , che fu preso da molti per un Galileo. Molto pill che si era tanto afFannato ad accennare c9 \8 Ol'EKE movimenti del capo approvazioni e compi.icenre , che fu ineraviglia. La sua testa in tutto quel tempo parve un gran iico agitato dal vento. Intanto tra V una cosa e tra V altra eravamo divenuti due personaggi importaati. Avevam non di rado Is cou- solazione di contemplar di fianco ciUa coda dell' occhio gli artigiani accennarci col dito dalle botteghe , e i ser- vitori fermarsi in mezzo alia strada per guardarei a lor comodo. Noi portavamo in ogni luogo or 1' allegria , or la divozione , ora la socievolezza. Noi eravamo il discorso perpetuo di Z E se una dama mancava alia pre* dica , uno di noi andava tosto a vedere s' era ammalata. E se ne veniva una di nuovo , correvamo di volo a rin-*- graz.»arla. E se una terza ci piantava sul serio , non le si levava piu nemmeno il cappello. Cosi a poco a poco «i decise un partito ; decisone uno per conseguenza le- gittima . se ne decise anche un contrarlo. Clii mandava il mio frate alle stelle , e chi agli abissi , ed io col sa- pere a proposito fomentare gli uni e gli altri , li man- dava tutti al sermone. E se col crescer 1' udienza non crescevano al padre le teste , crescevano bene le nati- clie all' appaltator deile sedie : quod erat cl'monstrandum. Ma guai , guai il nascere sotto certe costellazioni. Mi venne una notte il capriccio di attaccare alle colonne di piazza :{u-?sto affisso. Domani a richiesta univf^rsale que-^ sta iwbilta riverita e invitata un' altra volta all' Inferno, in S. Numanzio. Sfogata la mia innocente pazzia non ci penso piu, e me ne vado a letto e m' adJormento ridendo. Ma la mattina altro che ridere ; suona gia i! campacello della predica , e il padre stava insaccandosi dentro il cappuc- cio la cuticagna , qnand' ecco la sospensione del vescovo. Cora' e ? Cos' e ? Qual disgrazia? Gridarono tutti a coro pieno intorno alia porta della cella. » Mai ( disse chi porto I'ordlne ) lo sapra Vostra Ri- verenza^ che dopo tutti gli antecedenti si degrada anche ad espor degli affissi peggio che i cotnraedianti. »> II Oh cospetto ( sciamai ) ora capisco. » E raccontai ogni cosa , credendo buonamente di farmi un nuovo me- rito col mio zelo figliaie per la gloria di sua paternita. Non ho mai piu veduto tanto furore. Volli scusarmi colla buona intenzione ^ non m' ascoltava. Alzai la voce ; si niise a gridare, Pi?rduta infin la pazienza. n Ah F . . . - ( i vocativi si otnmettono come cose che vanno da se ) « DI MA.TTEO BORSA. 89 die faresti tu ora senza di me ? lo t' ho coperto le tue vergogne. lo t' ho posto alia luce di questo mondo. £ frutto de' miei sudori quel che sei , quel che fai. E mi tratti cos\ ? E » ti Voleva seguitare ; ma allora due laici gelosi deH'onore deir ordine si sciolsero senza aspettare comaodo le funi dalle ventraje ed ebbi molta peua ad uscirne tutto livido e pesto. Ecco , diceva correndo e piangendo tutto in ua tratto , ecco cosa vuol dire pre star al corvo le penne di pavone. Ecco il bel premio , che alia fine it merito ottiene a questo mondo. A.ndai all'osteria. Sciissi tutto quel giorno sonetti satirici ed epigrammi. La notte gli attaccai nei luoghi medesimi ov' erano stati gli afiissi. E la mattina seguente prima dell' alba lasciai col malanno,che il ciel lor dia , e le prediche , e i frati e gli uditori. » (Sara continuato ) 4(> lUadis fragmenta antiqulssima cum picturis, item scho-^ lid Vetera ad Odysseam^ edeiite Aiigelo Mjio Am^ brosiani collegii doctors etc. etc. — Alediohini j 1819, regiis typis ^ di pagine 284 di materia^ e 56 di prefazione in foglio mass. I L dottlssimo il/at, che scossa ha T atitica polve f!a molti codicj ambrosiani, e molti 11c ha con parti -o- lare dihgenza pubbUcati ed illustrati , non avrebbe potuto senza taccia d' incuria lasciare da canto i frammenti Omerici , alcuni dei qiiaU adorni altresi di antiche pitture trovavansi poco osservati fin ora in quella Bibhoteca. Questi, cioe gli ambrosiani co- dici di Omero , ha egU preso a desnivere in un dotto proeniio. Gli eterni poemi di Omero , la cu- riosita allettando di tutte le nazioni, non potevano a nieno di non occupare i talcnti di molti artelici che sudassero a mokiplicarne gli eseniplari, ed an- che a rappresentare con figure le storie in essi con- tenute : mentre gli eruditi volgevansi alia iiiterpre- tazione di que' celebri carrai. Egli e per ci6 che «ei templi , nei portici , nelle navi , nei vasi , nei sepolcri, nelle armi e nelle gemme degli antichi pm volte le cose omeriche si rappresentarono pinte, incise , o scolpite o lavorate a raosaico, e i piu ce- lebri maestri deirantichita ne fecero argomento delle opere loro insigni. Anche i codici ornati furono di miniature , niun luogo trovandosi piu opportune a Gontenerle , che le pagine nelle quali i fatti mede- simi erano descritti. Vedcndo in gran parte esaurite colla edizione de- gli scolj veneti le cure che dare si potevano alia lliade, si volse il 3Iai all' Odissea , della quale pre- ziosi commenti inediti in quella Bibhoteca si trovano, ed intanto si accinse a pubblicare con alcuni scolj della Odissea niedesima , alcuni preziosi framnienti ILIADIS FRAGTM. ET PIGTURAE EDENTE MAIO. 4I di pitture della Iliade. Molti sono i codici ambro- siani di Omero. Uno ve ri' ha antichissinio , che il Mai giudica scritto quasi da i5oo anni addietro; e qiiesto sebbene guasto , conserva ancora circa 60 figure, nelle quali puo ravvisarsi meglio che in qua- lunque altro codice , quale fosse nel IV o V secolo cristiano la faccia, come egli dice , o F aspetto sotto il quale i fatti delF Iliade in que' tempi rappresenta- vansi. Era dunque importantiseimo che cjuelle minia- ture fugaci , e quasi dal lungo t( mpo distrutte, si co- municiissero al pubblico, iuteressare potendo i lette- rati non meno che tli artisti, e per mezzo del dihgente intaglio in rame si guarentisse loro la perennita. Non sf guiremo il Mai neir indicazione delle prin- cipali origmi dei codici ambrosiani, gia akrove men- zionate , e della biblioteca di Vincenzo Pinelli , dalla qu de passarono neir Ambrosiana molti preziosi vo- lunu , e tra gli altri il framniento Omerico miniato. Direnio solo che quel codice e membranaceo , di figara quadrata , conienente circa 60 f->gli , in cia- S( uuo dei quali il driuo preseuta la miniatura di alcun fatto, mentre il rovescio coperto era di carte bombicine ass^bitinate , contenenti alcuni argomenti di rapsodie ed alcuni scolj Omerici. Al Aolume si era apposto forse da 3oo anni il titolo di pitture delle battaglie avvejiute presso Troja hisognevoli di ristauro^ ed il Pinelli stesso non lo aveva intitolato se non pitture di un vecchio Omero cogli argomenti dei libri ed alcuni scolj , mentre nelFAmbrosiana era stato registrato coll' epigrafe: argomenti di Omero eon alcune pitture; ne alcuno aveva mostrato di ac- corgersi che sul rovescio del foglio membranaceo scritti fossero i versi medesimi di Omero. II Mont- faucon stesso , troppo frettoloso nelle sue osserva- zioni , reputato aveva quel codice una storia della Iliade di Omero scritta in prosa greca con tavole miniate , ne si avvide che sotto alle pagine bombi- cine stavano i versi del divino poeta. Erro pure quel dotto scrittore che al secolo XI attribui quel codice j 4a ILIADIS FR.VGM. ET PICTURAK le miniature sono certamente molto piu antiche: al- quanto piu recente puo credersi la scrittura degli scolj ; e piu di tutto forse s' inganno quell' eru- dito , contemporanei giudicando le miniature ed i caratteri delle carte bombicine. Non inopportuna- jnente congettnra il Mai , che indotto fosse a giu- dicare delle pitture , non distinguendole per la eta dai caratteri che piu recenti egli vedeva. Crede il Mai , che quel volume, altre volte assai grande , tutta contenesse Tlliade in lettere quadrate, e che tavole ©figure apposte fossero a tutte le pa- gine , nelle quali riferivasi alcun fatto importante ; e si appoggia alFosservazione di varj codici in egual modo adorni , di Roma e di Vienna. Da questo si fa strada in una nota alia pag. vjii e seguenti ad inserire un prezioso catalogO dei codici miiiiati della Ambrosiana , dei quali alcuno non aveva mai fatto parola. Sono questi assai numerosi , ed alcuni di grandissimo pregio , e non dubitiamo che gli eruditi gli sapranno buon grado di questa breve notizia , mentr^eah forse si dispone a ragionarne piu a lungo in un particolare opuscolo. Non potrebbe con cer- tezza indicarsi , quante fossero originalmente le fi- gure del codice intero •, ma da quelle che ci sono rmiaste si puo con ragione argomentare, che molti altri fatti rappresentati fossero , o piu numerose le tavole di alcuni che veggonsi in una sola miniatura concentrati. Forse con un si copioso nuraero di fi- gure tutto non era V Omero compreso in un solo volume ; e forse quel codice , venuto in mano ad alcuno , che piu le delineazioni amava che i versi , e stato miseramente lacerato per lo studio di con- servare soltanto alcune figure. Dalla scrittura ap- posta snl tergo de' fogli si porta il Mai ad alcuna breve digressione sulla ragione o sia sul costume dei palimpsesti. Nota era V esistenza di quel codice , ed il Mai non s' indusse a pubblicare il frammento , se non per il lodevole eccit^nyiento . degli iilustri di lui EDENTE MAIO. 43 colleghi. AUora studiossi egli di staccare le carte bombicine dalla pergamena, e scoperti i versi Ome- tfici , ne noto le variant! , ed i frammenti ordino a norma della disposizione del poema medesimo. Un valente artista fu pure chiamato che le tavole inci- desse in rame, ricopiando fedelmente le antiehe de- lineazioni senza neppure riempiere le lacune, e due anni si consuraarono in quel penoso lavoro. Lasciamo in questo luogo che T antore esca libero fuori del- r argomento a parlare delle pitture e dei disegni delle gallerie unite airAmbrosiana e delle loro vi- cende ; e solo ci facciamo solleciti di raggiugnerlo , dove egli parla delle proprieta piu insigni delle Ome- riche pitture. Egli crede accuratamente rappresen- tati in tfueste tavole gli abiti ed i costumi deH' an- tichita. Cominciando dalle divinita , mostra che ot- timamente e consentaneamente alle descrizioni degli antichi mitografi, rappresentati veggonsi GJope, Gitt- none , Minerva o Pullade , Venere , Te.ti , Apollo^ le Muse , Marte , Mercurio , Iride , la Notte , il fiume Xanto , i sacerdoti degli Dei, e gli eroi , cioe Aga-- mennone, Achille^ Ulisse ^ Nestore e Paride ,• si veg- gono pure in queste tavole ben figurati i cocchi e i loro condottieri , i riti de' conviti , i legati o gli ambasciadori , gli atleti , i sacrificatori, gli artefici, i domestici , le vesti de' Trojani , le armature dei Greci , il loro modo di cavalcare , e finalmente le citta , i tenipli , le are , le tcnde , i vasi , i carri , le mense , gli scettri , le sedie , i suppedanei , e le vesti e le armi delle persona di osini condizione. Dalla descrizione stessa di questi oggetti trae il Mai argomentb per giudicare della nobilta non solo, ma anche delV antichita del codice. Non appartiene ^ die' egli , questo genere di lavoro air epoca delle arti rinate solo nel secolo XIV, ne giudicare si po- trebbe in alcun modo eseguito ne' tempi barbari , il che e provato anche dalla bella forma continua dei caratteri quadrati; dunque , die' egli , attribuirc si debbe al V o al VI secolo dell' era oris tiana , nei 44 1LIAT)1S rnAOM. et picturae quali perduto ancora noa erasi il biioa gusto del- r arte. Alcuno , die' egli , nt 1 secolo IX , per esem- pio , noa avrebbe potato risovveuirsi delle inima- gini antiche di tanti dei , sacerdoti , edifizj , abiti ^ coaviti o giuochi , le quali imniagini veggonsi nel- r ambrosiano codice ritratte cou un aspetto di ve- rita e di originalita, e come dice Flinio, in maniera icoidca. Noi non inteadiamo di detrarre al merito del codice e delle miniature , e desideriamo chc il consenso universale dt-gli eruditi possa confermare il guidizio esposto dal Mai suUa remota antichita di qnesto codice ; ma non ci sembra che di molto peso riesca la conservata memoria di quelle imma- gini , perche moke fortunatamente se ae sono cou- servate attravfrso tutti i secoli della barbaric, sia die ricopiassero fedelraente gU artisti le opere piu auti- che, sia che mantenessero alcune forme tradizionali, mentre dagli artisti del greco impero , anche nel IX e nel X secolo esercitavasi con lode T arte della pit- tura , ed alcuni saggi pregevolissimi se ne conser- vano nei codici di quella eta. 11 Mai ha pero cer- cato un appoggio nel confrouto di queste tavole iliache con alcuni altri codici miniati, e specialmente con un codice di S. Qregorio Nazianzeno dell' VIII e dei IX secolo, e cou altri di Terenzio e di Ditd di Creta del secolo XIII, di Ovidio del secolo XV, e di u;i Livio italiano della stessa eta ; e non e strano che nel primo abbia trovato non l' arte , ma un cadavere, com' egli dice, dell'arte, nel secondo una moderna copia deir antico, e negli altri le ve- stigia delTarte iugentilita. II confronto avrebbe do- vuto piuttosto istituirsi su i codici miniati che an- cora si conservano altrove, del V e del VI secolo. Eiili pero si rivolge per ultimo ai caratteri dei versi Omerici , che sono quasi al numero di 8oo. Ogni pagma non occupata dalla pittura ne conteneva 24, e que' frammenti T editore ha confrontato di conti- nuo coir ediziane principe Firentina , coUa prima Aldina, coll' Einestiua , con quella di Heyne^ e con EDENTE MAIO. 4$ quella veneta di Vllloison ,• molte variant! raccolsc quindi anche coU' esame di altri codici Ambrosiani. Pretende egli che la scrittura , propriameate detta calligrafica, paragonare non si possa con alcun altro cndice greco ambrosiano , e coa pochi altresi dei saggi che pubblicati si veggono. I codici, die' egli,, di Frontone , del Pentateuco , di S. Gregorio A/a- zianzenu sono del VII, VIII o IX secolo, ed il L'ro carattere , sebbene di grande e bella forma , porta gl' indizj di una rozzezza e di un alloutanamento dairantica seniplicita , che non si osserva nei fram- menti Omerici. Concorrono a raflforzare questa os- servazione anche alcuni scgni critici ; e T editore cosa gratissima agli eruditi ha fatto , presentando loro nella prima tavola un anipio saggio del carat- tere del codice medesimo , sul quale e lecito a chic- chessia il discutere anche con opportuni confront! r antichita della scrittura ed anche delle miniature probabilmente contemporanee. Degli scolj che scritti erano nelle carte bombi- cine, nulla trovo egli che pubblicato non fosse ; solo nel foglio 26 s' incontro in alcun fraramento dflla Andromaca di Euripide , nel quale si introduce un nuovo personaggio , cioe la nutrice, su di che non erano d' accordo gli eruditi -, e quel frammeuto c stato dair editore in questo luog;o esattamente inserito. La seconda parte del proemio versa su tuiti gli altri codici ambrosiani di Omero. In tre di questi trovansi antichi scolj sulfOdissea; parla quindi T e- ditore delle varie vicende d6gli interpret! Omerici, della loro somiglianza cogli interpret! di Firgilio , delle cose notabili che negli scolj alia Odissea si osservano , degli scolj parafrastici ed etimologici e delle glossc ; della convenienza degli scolj ambrosiani rogli scolj e coi glossarj stampati ; e discute ancorail punto se un solo fosse ed identic© il compilatore degli scolj della Odissea e della Iliade. Descrive quindi gli altri codici ambrosiani della Odissea e della Iliade, e ne riferisce varj franuneati interessantissimi per la 46 ILIADIS FRAGM. RT PICTURVE critica erudizione ; osservando che in alcun codice nostro ove gV inni di Omno cotitengonsi, si trova il proijsso inno a Cerere , che come scoperta fatta da Matthaei a Mosca , e stato pubblicato da Ruhakenio. Un corollario ha tratto il Mai dalla lunga osserva- zione dc' codici, die gia moki eruditi dedotto ave- "vano , cioe che pronunziarc non si dec della eta degU antichi codici se non con grandissima cautela. Passa poscia a ragionare delle varie lezioni dei co- dici ambrosiani, ed indica il niodo altresi, col quale disporre si potrebbe una ricchissima ed ornatissiraa edizione di Omero. Alcuna cosa acconciamente ha inserito sulle diverse traduzioni , e sii gli studj degli Italiani occupati intorno a quel sommo poeta , non dimenticando la versione deila Iliade di Monti , e quella die dell' Odissea si aspetta da Piudemonti. Dopo di avere renduto conto del proeniio delFe- ditore , poco ci resta a dire suir opera raedesima , della quale nel proemio si e judicata la uatura e la importanza. Cinquant' otto sono le figvire , che ac- curatamente incise si presentano in capo ad altret- t;mte pagine, collocate a guisa di vignette, sotto le quali leggonsi gli argomenti compendiosi delle figure medesinie , ed i versi Omerici che a quelle si riferiscono. Le tre prime rappresentano le con- tese di Achille con Agamennone ; altre due la presa violenta e la sottrazione di Briseidc ; altre due il concilio ed il convito degli dei ; le otto seguenti tutte appartengono ad una battaglia. ISestoreefi Ajuce^ ed il consiglio de' Greci intorno alia partenza, veg- gonsi in altre due tavole ; altre quattro contengono battaglie ; quattro altre la morte di Patroclo e di Euforbo\ una presenta la serie di tutti i duci troja- ni , e da questa principalmente ha dedotto \ edito- re , che piu nnmerose fossero le rappresentazioni nel codice origiuale. Altre offrono \ ira dello Sca- mandro ingorabro dai cadaveri trojani; Fulcano che le onde di quel fiume reprinie col fuoco ; V avvici- namento dei Greci coperti dagli scudi alle mura di EDENTE MAIO. 47 Troja ; i giuochi dei carri e della corsa celebrati nei funerali di Patroclo •, il corteggio di Priamo che si rauove a redimere il corpo di Ettore , ed il viag- gio di Priamo medesirao ai campo de' Greci. Anche il frontespizio e ornato di una bella inci- sione , nella quale si sono raccolti la protome ca- pitolina di Omcro , la Teti del vaso vaticano, il ri- scatto del cadavere di Ettore di un basso rilievo del museo Gapitolino, un Ettore che guida una qua- driga di un medaglione del R. gabinetto di Mdano , Fantica tavola iliaca del Fabretti^ la vittoria di Achille di un vaso del sig. Millingen ^ il capo di Ulisse di una statua della libreria di S. Marco di Venezia, r Ulisse fuggente dalF antro di Polifemo di un mo- numento inedito del Winkelmann , F Ulisse conferente con Tiresia alF inferno di un basso rilievo di Pari- gi , lo stesso conosciuto dal cane al rientrare nella propria casa del rovescio di un denaro della fami- glia Manilia^ che pero e stato dalla maggior parte degli eruditi diversamente interpretato; la tigura del codice omenco miniato delF Ambrosiana, e finalmente r apoteosi di Omero del museo Pio Clementino, che gia era stata in piu ampia forma pubblicata ed il- lustrata da Cupero. AUe figure ed ai frammenti omerici si fanno suc- cedere alcune osservazioni critiche sui medesimi , tratte per la maggior parte dal confronto cogli aitri codici e colle diverse edizioni. Si chiude il volume cogli scolj degli antichi grammatici suU' Odissea di Omero ^ ricavati dai codici Ambrosiani , ed a questi si premette molto opportunamente vm indice degli au- tori in quegli scolj menzionati. Si espone per idti- mo un opuscolo inedito di Didimo Alessandrino , con- tenente le misure sohte ad adoperarsi per le opere di marmo e di legno. In un breve proemio accenna r editore i codici esistenti di questo scritto , e tra gli altri uno della Biblioteca di Modena ; lascia sus- sistente il dubbio , che questo scritto essere possa una parte di unp piu arapio di Erone \ osserva pero 48 1LI\DIS FRAOM. ET PICTUR\B , CCC. che pubblicato essendo da altri il frammento delle misure di Erone ^ nel codiro Ambrosiano vedesi tnttavia da Erone distinto il Didimo , forma ndo una parte separata del volume. Al Didimo si sono ag- giunti alruni teoremi di Putricio , told pure da un codice Ambrosiaao. Era ben giusto , che il dottissimo Mai^ dope avere tratti daiia oscurita ed illustrati ampiamente gli scritti di tanti classici greci e latini, le sue cure volgesse al principe degli epici greci. Doppia lode egli me- rita per questa sua fatica , perrhe mentre ha pre- sentato agli eruditi alcuni preziosi frammenti , al- cune vananti importantissime , ed altri scritti ed altre notizie inedite ; ha pure renduto grandissimo servigio agli antiquarj , che queste figure aver deb- bono in cento di preziosissimi monuraenti delT ar- te , ed agli artisti , che con piu genuina scorta si addestreranno a rappresentare non solo i fatti della antichita ; ma anche le loro circostanze , gli abiti , i rostumi , i riti , e tutto quel coraplesso che co- stituisce il vero stile dell' antichita. Noi crediamo queste poche tavole assai piu vantaggiose e pro- fittevoli che non le numerose e ben lavorate , ma sempre arbitrarie e capricciose rappresentazioni di Flaxman, 49 Le Odi di Anacreonte e di Saffo recate in versi ita" Hani da Giovanni Caselli. — Firenze , 1819, dalla stamperia Piatti. Un volume in fogUo di pa- ginc 191, con dedicatoria a S. M. la retina 3Iaria Luisa , infanta di Spagna, duchessa di Lucca ecc. JX chi sa il greco noi consigliamo di non leggere al'^una traduzione di Anacrt- onte : a chi non lo sa consigliamo di leggere questa del sig. Caselli. — Quante ditiicolta occorrano a chi vogha essere tra- duttore di antiche poesie liriche , greche o Litine , e sol noto a coloro che ne fecero sperimento. Peio ne sembra molto da commendarc chi puo in si ar- dui lavori vinceie mediocrita , e far sentire a' mo- derni lettori, merce T opera sua, tin.t parte di quel- la veemente commozione che inspire T immortale poesia degli antichi. La soavita , la gio< oridita, le dilicatissime grazie costituiscono principalmeute r indole e T eccellenza deile poesie d'Auacreonte: e ogaun vede quanto esser debba difficile il conser- varc tali pregi in una versione , giacche ora risul- tano da un accordo inipercettibile di parole, di modi, di minime idee secondarie c^ concomitanti ; ora de- rivano interamente dalP auinio , dallo stato istanta- iieo , dalla filosofia e dalla condizione di vita di chi scrive. « Anacreonte, dice il cav. Mustoxidi , per- » suaso delFincertezza del domani solo all' oggi po- y> ncva cura. Pago di se medcsimo e dei doni del V suo Apollo , purche Y ellera e le rose gli coro- » nassero il crine, non seppe invidiare Taureo dia- 55 dema dei re. II suo animo, che non sentia I'astio » e fuggiva gli strali della maldicenza , seppe [)er » tal niodo mantenersi libero fra i clienti di Poli- » crate , e tranquillo in mezzo alle tempeste della » corte , ne ad altra migUore ricompensa aspiro » Bibl. Ital. T. XVI. 4 So I-E ODI DI ANACREONTE » eccettoche a partecipare di quegli innocenti ed ama- » bill piat-eri coi i]uali i prinripi sogliono temi^erare » Teccelsa, ma fastidiosa loro coadizioiie », E Ana- creonte pose se stos«;o nelle sue pocsie : e chi per avventura avesse i.idole al tutto dissiniile dalla sua, e tenesse diverse istituto di vita , potrt-bbe sortire di essere diligente , ma freddissimo traduttore. Noi crediamo che diflicilissime da tradurre sieno le poe- sie liriche appunto per questo, die in esse , piu assai che in altre d' altro sienere , jili scrittori danno se stessi •, e non sempre i tradutton misurano la loro natura con quelle de"" loro poeti. Le medesime pas- sioni sono diversamente sentite dagli uomini di- versi. — Anacreonte vaglieggiava la fama d' Omero. E2,li pure avrebbe voluto cantare gli Atridi , e Cad- mo , e le guerre Tebane e le Frigie , ma non gli uscivano che tenere armonie , e non si sentiva ac- cendere se non per cantare battaglie d"" amore ( Od. I e XVI ) ; pero egli chiedeva la lira d' Omero , ma senza la co da sangumosa. ( Od. XLVIII ). — A chi consideri q«esta nuova tradtizionc dove e molta spon- taneita e leggiadria, potrcbbe parere che d sig. Ca- selli tenga di quella beata indole del buoa vecchio di Teo •, ma e forza ricredersi di una tale opinione, "veggendovi vma dedicatoria. Noi sJomo d' avviso che dopo Pindaro , sia Ana- creonte d piu difficile de' lirici greci ad esser recato in volffare. E invero di Pindaro non abbiamo an- oora veduta una versione la quale appo chi non sa il greco, risponda airammirazione verso un tanto poeta dalle lodi cU tutti i secoli inspirata. Ognuno ripete ch' egli e ( ed e di fatto ) il massimo de' li- rici poeti. Ma perc'ie egli e pur bisogno di molto pazientare onde leggerlo dall" un capo all' altro nelle versioui? E usiamo forza a noi stessi non per chletto che ce ne venga , ma perche ne pare vcr- gf^gnoso ricevere noja da Pindaro. Non andra molto che di lui vedremo due nuove traduzioni, ma ne eerabra , per molte ragioni che qui non diciamo. E DT 8\FF0. i)l die r uno de' Volga nz/atori meglio fosse fatto per essere rompreso daile voluttuose imma2;in! di Anacreonte che dalle nobdissime di Pi'idaro. Noi udiamo pur ra^contare che i versi militaii di Tirt<*o, cantati fra Tarmi, guidavano gli Spartani alia vit- l(iria : e noi abbiamo letto una versione di quer veisi fatta da un dotto spenmentatissimo nella gre- ca e nella volgare favella , ma osianio dire , senza voler conturbare le ceneri del benemerito tradut- tore , che se que' cantici fossero uditi da noi cosi volgarizzati nelT ardore della battaglia, anziche in- : spirarci ardimento, ne trarrebbero per avventura a fare cio che Orazio , indecorosarnente adulando , vantavasi d' aver fatto ae' canipi Filupici ( Oraz. lib. II, Ode 5 ). Ma se le tradnzioni delle antiche pocsie liriche non operano sugli animi nostri al modo che ope- ravano sngli animi di chi le udiva originalmente , non e in vero da incolparne al tutto i volgarizza- tori. Le cose da essi cantate sono troppo lontane da noi e fuori d' ogni nostro interesse. Mcttevci a I parte colla fantasia di que' loro particolari ordini di cose, e farci ad essi contemporanei , e come I sedere in teatro dinanzi a splendido e coranio- ! ventissimo dramma , e occuparsi a kgci^erne un al- ' tro affatto dissimile in un libro. Ma Anacreonte e piu che Pindaro il poeta di tutti i tempi e di tutti i luoghi. Dove e ([uando non farono e non saranao uomini che amino far vita deliziosa beendo e amo- reggiando? Sfe le senile di Socrate e di Zenone sono gia da secoli chiuse , la molle hlosofia d' Anacreonte si e conservata sino a noi nel pristine sue vigore. I moderni poeti, manco severi del cantore di Teo, ove trovmo i Policrati Iiberali si gloriano d'accettare i doni che da qncsti vengono loro otferti; mentre essi ancora atfogando talvoka nei robusti vini i mesti pensieri esclamano: « quando Bacco penetra nel mio seno dormono tutte le cure, mi pare ni' essere im Creso , c calco il moudo intero coif anima. >> Sa LE ODI m AN4CKE0NTE Noi olleriamo qui sotto ([ualche saggio della ver- sioiie dol siz. Gaselli, Lp tie segruenti OcU furono sempre poste fra le Diigliori a Aaacreonte. ODE IX. Donde, amablle Colomba, Donde mai dispieghi 1' ali ? Onde avvien che tanti esali Per lo ciel soavi odor? Chi t' ha In cura? Anacreontej Che iaviommi all' adorato Suo fanciul da tutti amato « D' ogni core arbitro e re. Prezzo a lui di pochi carmi Ml dono la Dea d' amore ; Quel che place al mlo Signore A me place d' esegulr. Un suo foglio , or vedl , io reco ? Quando riedo ei m'lia giurato Liberia^ ma voglio allato A lui sempre rimaner. Noa mi cui'o andar volando Per i campi , e i montl alpestri^ Ne carpir frutti sUvesti'i, Ne sugli alberi posar. Quando a mensa Anacreonte Siede^ a lui mi pongo appresso E furtiva il cibo istesso , Che egli gusta , amo gustar. Egll a me la tazza porge , Ove ha pria di ber costume; Bevo , scherzo, suUe plume M' alzo , e copro il mlo cantor. Sulla cetra II sonno prendo : Tutto dlssl : or vanne In pace ; Tu m' hal fatta plii loquace Pi strideate infausto augel. i, DI SAFFO. 53 ODE XXVIII. A^£, ^oypd(pdv apiats^ Deir arte Rodia Lume ed oiiore, Nobil pittore , Fabro divin , Pingi r assente Arnica mia , E fa che sia Qual io diro. La morbidetta Sua chioma nera Sia tua priiniera Cui'a imitar. Se oprar la cera Pub il gran porteiito^. Spiri d'uiigueato Soave odor. L' eburnea fronte Ombreggi il crine^ Abbia al confine Guancia gentil. Semljrln le tenui * Ciglia congiunte E in un disgiunte Con dolce error. Neri sian gli archi Delle pupille , Che le faville Piovan d" amor j AI pari azzurre DeirAtenea* Di Citerea Lascive al par. Piugendo il naso , Le guance intatte j Le rose , il latte Coafoudi iusietu. §4 I-E ODI DI ANACREONTB lo vo' clie il labhro Poi mi dipiiiga, E la lusinga Dei haci avra. Volin le grajue Sul nieiito ailorno , Al coUo intonio A marmo egual. Sia tirio il manto , Nuda una parte , Che il resto ad arte Attestera, Basta : la miro , Oh iinagiii vera 1 Parlare , o cera ^ ' Forse t' udro. ODE XXXIIL 2u (««/^, fpi^.ri yjXiBov ^ O roiidinella, ogai anno Tu riedi al uostro lido , E ueir estate il nido Ami tra noi fonnar. Poi quando vien la Viruma . Miglior cercando asilo , A Menfi , o in riva al Nilo Fuggi la rea stagion. Ma in ogni tempo Amore Fa nido entro al mio petto , Vi nasce \\n amoretto Ch« I'ali ha pronte al vol. Altri nell' novo e chiuso , Altri da quel gia gode Fuggire, e ognora s'ode D'amori un pigolar. Altri gia fatti adulti Nudriscono i minori, ^ Sempre novelli ainori Crescono in sen cos\, * R DI SAFFO. 5$1 Quale a me fia riparo ? -"J-T^ La lingua mia nou basta, Tanto la turba e vasta , Di tuiti a favellar. II slg. Caselli ha tradotte anche le Odi di Saffo , e messele dopo quelle d'Anacreonte. Riportiamo la traduzione di quella celebratissima dove tanto in- gegno e tanta passione seppe mettere quell' aniorosa ^nciulla a^giuata al core delle Muse. ODE II. (taiveral fiot x^vot; IffOQ QsoiffLV Foi'tunato mi sembra al par de" Numi Colui che t' ode a te di froute assiso, Meatre dolce favelli, e dolce muovi Le labbra al riso. Pairiacauto rapita il cor mi sento Balzar nel petto, quando il tuo sembiaiite Apparir A'eggio , maacami la voce In ua istante. ^mmutisce la lingua, e per le vene Foco sottil mi scorre , in fosche rote Si ravvolgono i kimi , un tintinnire Le orecchie scote. Tutta m'inonda gelido sudore ^ Tremor m' assale , piii dell' erba smorta E la mia faccia, e mezza quasi sono Tra viva e morta. 11 sig. Caselli ha tradotte , come il piu de' tra- duttori Italiani , sole LV Odi di Aaacreonte : tenendo forse per indiibitato , cio di cui dubitava Arri^o Stefano , che Taltre, le quali in molte edizioni ven- gono dopo la cinquantacinquesinaa, non siano d Aaa- creonte. Sb PARTE 11. SCIENZE ED ARTI MECCANICHE. Z« Topogrnfia dr. Pi'Urmo e de Sukoi contorni ab" buzzttta da Domenico Scina , pr 'fessore dl fislccc sperimentale nello R. Universitd di Palermo. — ■ Palermo^ 1818, reale stamper ia. 0, 'TTIMO avvisamento e stato quelle del sig. Scinh , gik conosciuto per altre opere di merito , di pubblicare la topogiafia di Palenno e de' suoi contorni , e forse coii ragione si e doluto amnramente nell'introduzione dello studio delle cose natursli troppo ni'Ua Sicilia trascurate. Noil ignoriamo tnttavia, chf il suolo di quell" isola e stato recentemente esaminato con cura da alcuni dotti viomini del paese e siranien. — Tratta egli da prima della situazione amenissima di Palenno, dei nionti die lo circondano, del golfo , del molo , della via che la citta unisce a Moureale , e dell' ctdro o tlella pianura di Palenro , clie e lo spazio nnchiuso tra i nionti ed il mare , e che fu detta per la sua fertilita e I' eccelleii- za de' suoi frutti la conca d' oro. Descrivonsi in se- guito i monti , cioe il P'lhgrino , alto 1966 pieHi su! livello del mare, il Gallo alto 1720 piedi, il Montuccio alto piedi 34'70, il Caputo che sul m;ire si alza 419 lese, la Moarta quisi di e^uale alttzza , e i mont' Falci ne e Gnff.nc, d secondo dei quali arrix-a all' altpzza di 2777 piedi. Catalfari') ricorda I'antica Solunto, fahbricata forse dai Fenicj. Le coste di que' monti sono ricihe d' alberi e di coltura , le cime sono nude e pelate. Osserva 1' au- tore come fenomeno singolare , che le me'iesune piante crescono del pari nella pianura e su i monti, il che puo derivare o dalla poca altezz;-. de monti stessi per cni noa auiinettono piaate alpiue, o piuttosto daU'azione del mare. LA. TOPOCRAfI\ DI PALERMO. 5"? Qae' iTidnti sonb fonnati per lo piu di calce carbonata die compare sotto tre gradazioni, cioe biancastra o gri- giastra, cUe si cuoce nelle foniaci , e che si adopera an- che a lastricare le Tie della citta ; g""i^«a o grigio-scura che occupa un luogo iiiteniiedio ira la calce ed il inarmoj della quale si fanno gradini e coloiine , ed il marmo pro- priamente detto , oltre moke stalattiti e nioite incrostazioni di calce carbonata , che si trovano nelle caverne , e che suscettibili di polimento , portano il nome di alabastro calcare. Ahbonda pure in que' monti la magnesia carbo- nata unita alia calce in istato polveroso. Lungamente di- scoire 1' autore suUe virtu mediche altre volte attribnite a questa terra s.itto il nome di polvere di Baida , magi- stralc, cattolica ecc. Altra terra si trova presse il villag- gio del Parco, nella quale 53 parti sono di arena cal- care fiaissima, ed il resto , a riserva di pochi granelli di ossido di ferro , non e che cnlce e magnesia, 1 una e r altra carbonata. La calce di que' monti e talvolta m- tersecata di vene selciose , ed in alcun luogo si trovano massi di selce opaca a frntura resinosa o cuncoidale. In alcuni monti si trfivano agate bianche , rosse o venate , e quelle del Caputo giacciono su di un' argilla rossastra che abbonda di alluinina e di ossido di ferro, e noa manca di silice. Tra le agate trovansi pezzi di quarzo translucido, e ve n' ha una che contenendo granelli che sembrano di anfibolo , e non sono che ferro , imita il porlido , e dicesi porfiroide. Considera quincli T airtore I'aspetto dei monti presi in gruppi o in catene , ed in queste trova aache il quarzo arenoso o il gr^s, il tulb calcare ed anche un tufo sili- ceo posto alia snperficie del ^r&s. Alcuni massi di questa pietra , impiantati anche in parte nelle rocce calcari , sembrano all' autore essere derivati dalle arene quarzose qua e la gittate dal mare che sulle roc( e del mont« Griffone lascio anche un banco di conchiglie, e di que- ste sono pure pieni i marmi di Gallo. Questa osservazione ha fatto eupporre ingegnosamente all' autore che tre sole cime di scogli si vedessero una volta in mezzo al mare, che ora sono i monti Gallo, Prllrorino e Catulfano , scor- gendosi su le alte rocce del secondo le celle delle fo- ladi Egli ha creduto pure di vedere in riva al mare una specie di puddinga a piccioli graai. 58 LK TOrOGRAFlV DI PALERMO. Tutti forse i monti di Palermo sono della medesinia eta, e della formaz'one medesima ; nn anello interniedlo tin quest! e gli altri inonti vieae foi'se forraato dalla lu- machella di Cefalu , che e tiuta na iinpasto di conchiglie marine. Ci spiace di non potere seguire la fervida iin- maginazione dell'autore, il quale suppone la Sicllia noa altro che una massa di granito , unita da prima al con- tinente , ricoperta in gran parte dalle acque del Medi- terraneo , che nuovi strati formarono su quella base , ammassarono carboni e bitiimi , e quindi strascinarono i granelii di quarzo e di mica, che forse dai graniti trae- Vano , e deposero in segulto la soda muriata , la calce Solfata e la carbonata , da cui ebbero origine le monta- gne che ora si veggono. Ma rotte le colonne d'Efcole ed unito il Mediterraneo coU'Oceano, la corrente periodica apri lo stretto di Messina , e allora la Sicilia divenne un isola. Le acque piovane cadenti dalle alte cinie haaiio anche contribuito ad alterare i raonti di Palermo ; le col- line e tutta la costa, dice 1' autore , non soao che terra mobile calata giii dall' alture coUe acque, Sonovi pure colline argillo-silicee , e queste formate da altra corrente che scese dai monti del Parco ; quell' argilla si scompoiie » e stritolata riducesi in terra atta alia coltura , ove pro- sperano le viti e le ficaje. La pianura dividesi in due parti. Tuna e un deposito del mare mescolato scarsamente di terra di alluvione ; nell' altra abbonda maggiormente il terreno di trasporto. II deposito del mare, formando un tufo marnoso , rialzo Jl fondo , e la base stabili sulla quale e pusta Palermo. In quel tufo abliondano i nicchj marini, ed alcune conche irovansi translncide e cristallizzate in parte , die alcuno ha creduto convertite in ispato. In mezzo al tufo trovasi qualche strato di marna terrosa di varj colori , e nel tufo medesimo s' incoatra non di rado il cosi detto unicorno fossile miner ale ^ che T autore inclina a credere un osso , anziche una concrezione calcare. La pianura posta tra il villaggio dell'Abbate e Catalfano , die una volta nutriva abV>ondantemente le canne da zucchero , non e in fondo che una argilla figulina , all-i quale e sovrimposta una terra da trasporto. Vi si tiovano arene quarzose , agate, selci e- geodi J le quali annunziano terreno di trasporto, ed in questo non si trovano conchiglie. L' autore dalla osservazione dcgU stxati sovrapposti risale alie epoche LA. TOPOGRAFIA. DI PALERMO. $9 delTa loro formazione , ed a rjuella ancora in cui il mare abl>aadon6 quella pianura. Mostra che i fiunii cangiarono il corso loro > e quindi la forma alterarono delle colline e dclle valli. Egli osserva che il fiume di Oreto portava altrevolte pagliuole d' oro , che era piii non si trovano, il clic servirebbe di luminosa conf«>rma alia teoria sta- bilita dal cav. Bossi nella sua memoria su 1" oro dei fiu- rai , stampata negli atti della R. Accademia di Torino. Parla V autore ia aeguito delle terre dei campi Paler- iBitani , che solo abbisognerebbono di essere corrette dalla argilla ; delle acqne di Palermo e dei suoi contorni, co- piose oltreinodo, e salubri massiine nelle fontanel della atmosfera di Palermo , il quale articolo e anche accom— pagnato da alcune tavole di meteorologiche osservazionif, della cultura dei campi Palermitani cl.e si estende anche al pistacchio, al somniacco , all' opunzia , oltre i frutti piu squisiti dei nostri giardini e delle nostre cedraje ; del mare che bagna Palermo, delle ulve, dei ceramii , dei fuchi , e di altre piante che in esso nascono spontanee; dei molluschl , delle conchigUe e dei pesci che in quel mare abbonJano; dei tonni e della loro pescagione ^ fi- nalmente conchiude presentando un quadro aggradevole de' vantaggi , che la situazione di Palermo somministra anche dal lato della mineralogia , della botanica , della farmacia, e soprattutto della economia ddmestica e rurale. Incapaci per ristituio nostro a seguire passo a passo I' autore nelle sue dotte ricerche , alcuna curiosa notizia raccoglieremo dalle numerose annotazioni, che al suo li- bro ha aggiunto. — Antichissimo si vede nella Siciiia I'uso delle torri di osservazione , dalle quali si davaao segnali per mezzo di fuochi sotio il nonie di Fnni, e che 1 I'autore nomina telegrafi a fuoco. — Un foruaciajo delle vicinanze di Palermo ha formato nella sua casa an pavi- mento quasi lavorato a mosaico con p;etre colorate tratie I dai forni,ove si cuoce la pieira saicare piu comune. — — I L'acqua che sgocciola dalle stalattiti in alcune groite vi- I cine al mare , suole essere silsa, perche acquista la soda ; muriata dalle onde del mare, che in quelle grotte si rom- pono. In altre le stalattiti sono disposie a piil ordini nel modo in cui si sogliono appendere i pezzi di tonno sa- i lati , detti morselli. Spatose sono le stnlattiti , e le in- crostazioni della groita di Moriillaro. Una parte dell'ala- bastro delle groiie del monte Peliegnno dal colore 6o LA TOPOGRAFIA DI P/ALERMO. dicesi coto^nino ^ e la stalagmite die piu vicina tio- vavasi al luogo , ove fu scopcrto il corpo A'l 'S. Boscilia, pure di alabastro cotognino , si vende ridotta in pol- vere sotto il nome di t^rra della Santa unitaiuente alle di lei immagini. — Nella montagaa deile quattro arie trovasi uni breccia calcarea rossicca , die strofmata fot>te inanda il piizzo di gas idrogeno solforato. — - Sopra Gallo trovasi uti foro nella montagan die tutta la attra- versa nella direzione da settentrlone a mezzodi. — • la alcune niontagne , e specialmente sopra le Madonie , la terra sopracceiinata di Baida trovasi cristallizzata sotto la forma di romboide inversa. — Un fiume detto Pipiritu perche sulle sue sponde nasceva il papiro , e che pas- sava una volta per Palermo, fu disseccato nel iSgi, — • II cannamele copriva quasi tutta la pianura di Palermo nel 144.8. — I vasai di que' paesi sogliono talvolta unire all' argilla alcun poco di alga marina , che essi credono dare consistenza alle tegole ed ai mattoni , il che 1' au- tore reputa essere piuttosto un principio di vetrificazione, che il luuriato di soda dell' algi puo dare all'argilla. — • II nome di Oreto si e creduto da alcuni comnnicato a quel fiume dall' oro che vi si trovava. Ricche sono era le sponde di quel fiume di piante , delle quali I' autore ha dato un catalogo. Egli ha anche esposto con molta diligenza I'analisi delle terre della pianura Palermitaua. — • L''acqua di alcuai pozzi di Palermo e stata a luugo te- nuta ed ancora si reputa salutare ; ma 1' autore non ha potuto trovarne alcua fondamento nelle sue analisi; egli sembra poco disposto anche a riconoscere le qualita van- tate della cosi detta acqua santa, che si credeva abbon- dante di solfato di magnesia, che egli non ha trovato. — ■ Nella nota i65 vediamo citati Foleni e Toaldo , che i primi diedero indizio del cangiamento delTaltezza media del barometro dopo 100 anni , e si cita pare I'astronomo Carlini , secondo il quale quell' altezza decresce in Mi- lano. — La palma ne' contorni di Pilermo si propaga, fiorisce, e fruttifica ; ma rimaaendo il frutto attaccato alio spadice , si appasslsce e cade. — Credono alcuni in Si-i cilia eccitarsi dallo scirocco V estro pfreiico ; ma questi , dice r autore , regalano chi li va a visitare di freddi ed insipidissimi versi. ■ — • Trovansi nella nota 188 indicati anche gli insetti di Palermo , e cosi pure nelle seguen* li gli uccclli , e moki erbaggi o legumi , molluachi , e I.A. TOP.OGRAFIA. DI PJVLERMO. 6l crostacel e pesci, ed a lode dell' autore aggiugneremo che egli ha apposto , ovunque ha potuto , anche il nome comuiie o vernacolo del paese. Tra le piaate trovasi il zizyphus lotus, che si crede il loto celebre degli a«tichi. — • Neir ultima nota colla scorta di un intendente di lingua arabica si sono indicati molti noitii di uso comune ia Palermo ed in altri luoghi della Sicilia , che certaniente sono arabi in origine. Giova a questo proposito osservare che arabo potrebb' essere anche il nouie nostro &i Brera, taato comune nelle campagne della Lombardia , diceudosi cola Ainhreri, Bierj o Bererj i Inoghi incolti e deserti. Accenneremo per ultimo la belU tavola an essa a que- st" opera , die presenta la topografia di Palermo e dei snoi coniorni, ottimamente deliueata, e che molto pregio agaiugne ad un libro , gia ricco di preziose noiizie e di dotte discus8ioui,che molii lumi sommiuistrauo alle science ed alle arti. 62 Coiso di Chimica economlca dl Giuseppe GruLj, dot- tore ill fill) so fio e. mdlana^ socio corrispoadeiite di molte Accudemie dlcalia, delta Societd d iiico- ragj^i:imcnto per I industria uizio/ialr di Parigi , ed. (lutorc di varj scrittl sppttanti alia chimica — • Firenze, 1818 , presso Leonardo Giardetti. Tomo I. Q ill 8."^ di pag. 365. L' antore nella prefazione a questo primo volume pre- senta il quadro delle materie che compoagono l' opera intera i le quali sono divise ia nove sezioai. La prima sezione tratta delle genevalita comuni alia chimica filosofica ^ ed e divisa in otto capitoli, nei quali sono considerati i covpi chimici, la reciproca azione loro, la diflereaza che vi ha fra la chimica e la fisica :, il di- scorso deir affinita, deir analisi e della sintesi;, iiidi sono indicate le varie operazioni chimichei i prlncipj del lin- guaggio chimico ; i corpi semplici non metallici ;, e trat- tando r autore di questi ha segiiito neir ordiaarll la nor- ma dei fenomeni , che accompagnano T unione loro col- I'ossigeno, piuttosto che del grade loro di afhnita per quest' elemento. — Trattando egli deU'aria atmosferica ci fa osservare , che Humbolt e Goy-Lussach avendo decora- posto r aria del teatro francese alia meta dell" opera , ed alia fine di questa, non vi riscontrarono che delle tracoe scarsissime di gas acido carbonico ; e che Sesuin avendo esaniinato I' aria degli spedali , senza che fosse rinnovata per doilici ore , e che era fetidissima , pvtre la trovo Si- mile all' aria pura. — Si tratta quindi dei corpi semplici •netallici i dei corpi composti spcttanti principalmente al regno inorgaaico ^ dei composti spettanti specialraente ai corpi orga: ici vegetahili , e di qnelli che risguardano i corpi organizzati animali ; indi della chimica econornica in genere e del suo oggetto. La seconda sezione ha in vista le case , ed e distribuita in cinque capitoli che priniieraniente risguardano le re- lative generalita, indi i materiali per servire alia fabbri- cazione delle casei ove si fa ad osservare che non tutte le so'te di pietre sono salubri j impei'ocche alcuiie ne' tempi CTULJ, GORSO DI GHIMICA ECONOMIC.!. 63 ill cui r aria e umida si ricoprono di gocce ; e che tali sono alcune pietre arenarie ed alcuni carljonati impuri di calce i e che tal fenomeno proviene dall' unione, alcune volte deir idro-uiviriato di calce nell' impasto di queste pietre , ed altre volte dell' idro-muriato di magnesia : ainl)idue sali avidissinii deU'acqua^ benclie disciolta in istato di vapori neli' aria. — Quindi si riferiscono le al- tei'azioni prodotte nelle case da alcuni agenti i quali pos- 80Q0 alterare la salute, e s'' indica il modo di rinrediarvi i e su cio favellandosi si fa cenno del gas acido carbonico che si sviluppa nella fermentazione e nella combustione, e si prescrive quindi di aspergere la stanza , che ne viene j ingombra, con deU'amaioniaca o alcoli fluore , oppure di j porvi de' grandi vasi di una superficie inolto estesa , ri- I pieni d^ acqua di calce. — Passa poi l' autore a trattare I! delle alteiazioni prodotte nelle case da alcuni agenti , i \ quali possono alterare la salute, e vi indica il modo di I rimediarvi. Quindi tratta dei niezzi i piu economici ed i piix convenienti per riscaldare le stanze, per illuminarle e renderle fresche d' estate; e finalmente dei mezzi da impiegarsi per guarentire dagli incerxdj i legnami impie- gati nella fabbricazione delle case , e dei modi per poterli estiuguere nei primi moinenti che il legname si e acceso. Fa presente poi che le materie che l' esperienza sembra avere autenticate come capaci di quest' effetto , sono r ossi-solfato di ferro ( vitriuolo verde ) , 1' ossi-solfato d" alluiiiiua e potassa (allume), 1' idro-muriato di soda ( sale di cucina ) , la calce ed alcuni ossidi metallici ; e che lord Mrevenirne ogni scossa, imperocche se venga 1' organiz- zazione della loro sostanza per qualanque ragioae di- sturbata , allora la sostanza inclusa nel guscio , iioii es- _ sendo piu mantenuia da quella tennissiina forza vitale,jtt; benche in uno stato di torpore , che e propria di questo corpo organizzato, gli elementl, ond' e composto I' insienie del inedesinio , ubbidiscono alle leggi di allinith ; e cosi ne nasce 1' alterazioae ed aiiche la putret'azione totale. — Fiualmente dopo es»ersi riferite alcune preparazioni di ciii bisognano certe sostanze aiiimali per servire di cibo , s'iudica la costruttura ecoaoinica dei foraelli ; dei com- bustlbili e dei mezzi di guarentire i vasi, ove si prepa- rano i cibi dall' azione dei medesimi coiubustibili ; e qui ne viene terminata la terza ed ultima sezione di questo volume , in cui , non v' ha dubbio , V autore ha raccolto I osservazioni interessanti j ma dichiarando egli che la sua opera non e destinata per quelli che posseggono la chi- i mica , ma per dirigere gli artisti, agrlcoltori di campagna e padri di famiglia, d' ogni grado , onde guidare i primi ill molte circostanze dell' esercizio della loro professione , ed ilkiniinare gli ultimi sopra i varj processi economici j, ci sembra che molto inanchi al suo scopo , e che la sua istruzione abbia per si fatta gcnte ad essei"e in gran i parte vota di buon efFetto : mentre molte e molte cose \i sono che suppongono una vasta cognizione chimica che ri si desiJera , e senza cui non e possibile ne intender bene, ne eseguir bene. — Promette qui T autore di trat- tare nei successivi volumi le materie indicate nelle se- guenti sezioni. La quarta S'zione avra di mira le bevande classificate *econdo i regni della natura a cui apparteiigono, e di- stinte in naturali ed artiticiali. Ivi si mostreraano le cause alterant! le bevande stesse ed i rimedj per impedirne le alterazioni si di queste, che dei vail the le conteni;oiiu , £iOL Itul. T. XVI. 5 " 6() Giuij, coRso nr chimic\ EcoNoaiiCA, »ome anclie i mezzi di restituire , per quatito e possibile, nel loro stato primitivo le une e gli nlfri , o di trar pro- fitto da alciine di cpielle irremediahilniente alteratc. Vi saia pure indicata !a troria della fermeatazione alcoolica , ed il sistcma di fabhiifazione delle varie specie di vino. La quinta sczione trattera di alcuni corpi miiierali e di altri presi per la maggior parte dai clhi solid i o dalle berande piix sapide ed ia varj modi preparate, e che co-- stituiscoiio una serie di sostanze conoscinte col nome di condimenti; vi verranno esse distinte in classi separate di condimenti minerali^ vegetabili ed anlmali ; e le classi saranno divise in ispecie , secondo le qur.lita del saporej « si fara conoscere la maniera di prepararli, e le cautele da impiegarsi per la lore conservazione o ristabiliniento. La sesta seztone risgnardera la materia pel vestiano, e tutto cio che Aie relative per tenerlo iietto^ repvistinarvi 1 colori ed il lucido ; e sviluppera pertanto la prepara- zione dei generi primitivi , la teoria dei saponl , il itiodo' di fabbricarli e di usarli, i varj ruetodi d' imbiaacatura «ol bucato ordinario, o a vapore o con alcuni corpi ri- dotti alio stato di gas, la maniera d' impedire ad alcuni insetti di distruggere i pannilani o di seta , ed il pela ehe riveste le pelli j e quella di levare le macchie. La settima sezione e destinata alia conservazione e re- staurazione di tutto cio die puo servire d' ornauieuto alle nostre abitazioni , come sono le pitture , dorature, spec- clii e stampe in rame ; ne vi si trascurera di parlare della falibricazione ed applicazione delle vernici. L' ottdva sezione couterra i mezzi per mantenere la pu- lizia nella persona ^ e ci promette T autore che il bel sesso principalmente vi trovera da soddisfore la sua cu- riosita. La nona sezione finalinente e destinata a trattare della sicurezza che si puo dare alle carte scritte , perche non seguano in esse delle maliziose alterazioni , non sieno' corrose dagU insetti . ne consumate dalle fiamme. Non v' ha didibio che le cose indicate nelle sezioni suddette sono molto interessanti ; e se T autore riuscirh bene nello scopo da esso divisato , come certamente noi r.redianio e desideriamo, fara a lui questo faticoso lavoro niolto onore , sara sommamente utile al puliljllco , e noi ivremo la dolce compiacenza di renderne vie piii noti i 5noi vantaggi , c celebiarne U Jjenemeritn auto)"^. \ 67 Blcmor'ie ddla Societd Itnliana dcUe scienze residentc in Modena. Tomo XVII f, fascicolo prima ,• dclle mcmoric fisiche. — Moderi,.' . i<'>19j in 4.° {Se- condo cd ultimo estratto. Vedi il tomo XV di questa Bibliotcca a pcig. 36o ). V. JLy ELLA morbosa chiusura dell' orifizio delVutero nella occasione di un porto imminente , e di un metodo facile t sicuro per rimediarvi. Del sig. conte Pietro Moscati. — Talvolta r orifizio dell' utero e cjuasi chiuso interaraeatc o pel' dif'etto originale , o percUe le sue paieti laceiate in un parto si sono poi ristrette di troppo , cicatrizzan- dosi. Questa ristrettezza non toglie gia che l" aura setni- nale giunga ad iugravidare di nuovo la femmina, ma iiu- pedisce clie il feto possa , dilataado qnanto occorre T ori- fizio suddetto, venire alia luce. Se si fa coll e cesoje una iucisione sola nell' orifizio ristretto come sopra, il feto nscendo lacera il rimanente dell' apertura , ed il signor conte ha veduto in tal caso morirne la partoriente. Egli adunque penso d' impedire ogni lacerazion delle parti, sostltuendo a un taglio solo dieci o dodici tagli distri- Ijuiti nel contorno interiore dell' orifizio, per mezzo d' ua bisturi nuscosto destramente introdottovi : coi quah tagli cosi moltiplicati la bocca dell' utero si allargo in mauiera di concedere facile passaggio al feto senza lacerazione vilteriore. La paziente agitata da altri piii violenti dolori del parto non senti il piccol dolore dei tagli: il puerpe- rio riusci felice, senza minaccia d' emorragia o dolori uterinii si ando lavando la piaga con tepid' arqua di nial- va, e la donna in non molti giomi guari. Perclie le ci- catrici dei tagli non restringessero di nuovo T orifizio, vi si tenne al tempo della guarigione introdotta una candela di cera molle , ma la donna non pote a lungo soppor- tarla. Divenuta essa di nuovo gravida , si trovo die T a- nello della cicatrice fattasi nell' orifizio non era ancora bastantemeate dilatato : onde fu d' uopo al momento del secondo parto rinnovare i tagli nel contorno interiore , tuttavia meno profondi che prima. E T esito ne fu egual- Kieute felice , ne al terzo paito ©ccorse poi vcruu taglio. 68 MtMOUTE DELL.V SOCIETA ITALIaNA Alcimi meilici i'rancesi , piii anni dopo 1' operazione suddetta, hanao vagaraente accennato qnal cosa di simile: alcuni di essi pretendono impedire V enionagia delle parti coirap|»licarvi aceto ed alkool ; ma quesii sono rimedj troppo forti e capaci di eccitare infiiammazioiie pericolo- sa , onde occoneiido pure qualclie rimedio piu ellicacft della seniplice malva , il nostro autore consiglia piuLtosto una mistuva d' acqua di cannella e laudano liquido , da lui cou successo adoperata. VI. De' microscopj catadiottrici. Meinoria del sig. profes- sore Giambattista Arnici. L' autore si propone qui due oggetti ; r uno di cambiare il telescopic newtoniano ia microscopro •, 1' altro di applicare a tale microscopio ca- tadiottrico il metodo della camera lucida di WoUaston , migliorandola col sostituire uno specchietto metallico al vitreo. L' indifFerenza , nella quale noi doiibiamo qui coa- tenerci, non ci permette di dissimulare , clie pubijlicato appena il presente faecicolo della Societa Italiana ci sono- jierA'enuti reclami da diverse bande. In primo luogo il sig, Gualtieri di Modena reclamo sino del i8ii, e re- clama tuttavia per se la perfezione degli specchi metal- lici da lui siuo da principle fabbricati per il sig. Amici , € che qucsti ba poi continuati del proprio. E gia per la costruzione dei telescopj catadiottrici il Gualtieri ottei?ne anch"' egli sino dal 1812 premio dall' Istituto di Milano , « lucrose commissioni dal Govcrno d' allora. Poi qui in Milano il sig. Consonni dilettante d' ottica pretende di aver egli suggerlto al sig. Amici il miglioramcnto della camera di WoUaston, coll' apporvi uno speccbietto me- tallico in vece del vitreo. E per ultimo da Cologna ci sono state trasmesse varie osservazioni suUa memoria presente ; nelle quali si sostiene : cbe non e nuova 1' i- dea di trarre dal tclescopio catadlottrico un microscopio, e di dis]>orlo orizzontalniente ; cbe secondo le esperienze di Herscbel uno speccbio metallico riflette poco piii della meta dei raggi cbe sono trasmessi da tre lenti di cri- stallo ; ecc, Riguardo a tixtto cio noi protcstiamo cbe non e di no- stra compet«nza il farci s;iudici di tali discussioni perso- nali. Bensi crediamo di poter asserire , clie qualunqiie •sieno i primi autori dei miglioramentl rlportati in qnesta memoria , e quand' ancbe la luce ripercossa dallo spec- cbio m'n.aUi(;« fosse assai nxeno di eio clie pr?lende il kesidejSttr in modena. 6q fiig. Amici , e tuttavia certo e siruro die 11 microscopio qui da Ini descritto presenta notahilissiini vaiitaggi e co- inodi a clii si propone di I'arne uso , sia per osservare i nieiionii corpicciuoli , sia per ricopiaili iu disegno iii- giauditi. VII. Deviazione della milza dalla sua natural sede , c nuove aderenzz contratte da questo viscere con parti lon- tane. Di Maria Vincenzo Gaetano Malacarne. — L"* autore premette un conipeadioso prospetto delle varie deviazio- ni, che talvolta subiscoiio nel corpo animate alcuni suoi organi, spostaadosi dalla lore sede naturale , ed attac- candosi viziosamente ad alti'e parti della macchina diverse da quelle , alle quali sogliono per V ordiaario esser con- giuiite. Qnindi nascono gibljosita , olibliquita d' ntero , er- nie, pie storti , strabisino ecc. : nelle quali viziature eel in pill altre simili, od un'afflnenza preternatnrale d'uiiiori, od una disegual forza degli organi che doveano equili- brarsi, o qnalclie cagione esterna, spinsero alcune parti fuori del loro sito naturale. Perche poi queste parti cosi apostate contraggano aderenze preternaturali , e vadano ad agglutinarsi con organi diversi da qixelli ai quali so- gliono esser congiunte, P autore ne da per cagione uni- versale il processo d" una iafiammazione adesiva. Siccome le ferite esterne non si conducono a cicatrice, se prima non nasce in loro infiaiiimazlone , che e quanto dire una piii intensa vitalita ; cosi trovandosi parti interne del corpo in contatto fra loro, senza T afllnenza dell' umore neces- sario a niantenerle separate lubriclie e scorrenti fra loro; in tal caso il sig. Malacarne pretende che dalla scanibie- vole fregagiono o compressione nasca in loro una piccola iafiammazione, che le conginnge e consolida insieme. Non oseremmo asserire , che tutte le preternaturali coereiizc di parti interne fra loro procedano sempre da tale in- fiammazione adesiva; ma e verosimile che molte almeno, anzi la piu parte ne traggano la loro origine. Premessa la teoria sin qui esposta , il nostro autore ricorda le mostruose traslocazioni della milza osservate gia dal Ruischio, dal Yanswieten , dal Morgagni ^ iiVli ne descrive il caso osservato da lui medesirao. Un uoino d'anni 3o ebbe per qualche tempo infarcimenti ne" vi- jBceri abdomiuali con febbre ; indi evacuazioni irregolari di ventre \ ditlicolta e soppressione d' orine ; senso di yeso jaifljestissimo *ir ipocoudrio sinJ«Uo , coa gonliczza ■7*> MEMor.if; oFii \ ?ociet\ ivaliana c formicolauiento alio cosce; di che per sollevarsi il pa- ziente iion avea altro rimedio che il coricavsi sul ventre. ]\Iorto r infelice in capo ad nil anno con marasino e uiiiicolta di respiro , ne lii apcrto il cadavere: vi si ti'ovo la mil/a notaltilmente ingrossata , la quale , seiiza aver perduta la sua natural coiinessione col vcntricolo , ei'a discesa eiitro la cavita del catino abdoniitiale ed ivi avea contratte forti aderen/.e di nuove membrane , e rfi nuovi A'asi sanguigni con la vescica orinaria , e con T intestine retto, e di la traeva morbosameute lo stomaco al basso. L'antore presenta il fenomeno in due tavole incise; nella prima le parti sopra descritte si veggono dalla loro banda anteriore , e dalla banda posteriore nella seconda. "VIII. Sopra alcuni conduttori elettrici stati percossi dal fuhnine. Del sig. prof. Giuseppe Maria Racagni. — Due sono i vantaggi di tai fili metallici : i." essi bevono poco a poco e trasmettono al suolo in silenzio 1' elettricita che va lentamente accumulandosi in una nube ; e con cio im- pediscono ch" essa poi non precipiti rovinosaraente in un fiilmine;, 2..' quando pure la nube riceva improvvisa- mente dalle sue circostanti il carico d' una scintilla ful- minea , questa scoppiando investe per la massima parte il conduttore metallico , e per esso viene condotta sino a terra , senza danneggiare sensibihnente 1' edifizio. Di die abl)iamo piix esempj nella storia di tali conduttori; ed in conferma di cio il sig. Racagni riporta i seguenti ire o quattro casi avvenuti a Milano. i.° Non ostante il consiglio de' piu saggi , si trascuro di armare con conduttori preservativi la gigantesca fabbrica del duomo di Milano che stavasi perfezionando : e due fulmini in poco intervallo di tempo percossero la piu alta guglia dell a sua cupola. Essi non fecero danno , sinchc trovarono ferri che li conducessero al basso ; ma termi- nata la continuazione dei ferri , molto guasto produssero nella fabbrica sottoposta, ed uno di essi stacconne un pezzo di marmo . e lo lancio in distanza di 200 e piu tese a rompere lo sportello della finestra d' una camera. Fu allora cliianiato il sig. Racagni che armo T ediiizio roii quattx'o conduttori. Or due anni fa rimase percossa la guglia maggiore da un fulmine; e in quel niomento le pnnte dei quattro conduttori , sebbene attesa la vasti- tk della fabbrica fossero distant! fra loro , si videro EESIDENTE IN rJODENA. 74 luminosamente risplendere ; ma la fabijrica non ne rice- vette 11 menonio discapito. z." A Desio ei;an due case viciiie ; in una delle quali }:'coteudo il fulinine , fra molti danni recati ai inobili , unise uaa donna ; onde le due case furono poi annate (.!; conduttori. Cou tutto cio vi accadde uii secoudo scop- pio elettiico ; ma questo altro non fece clie gettare a tcMTa sliigottito per poclii moment! ua uomo ctie stava 1 ivorando in ua prossimo giaidino , e porre in convul- sioiie una ragazza entro la casa percossa ; nella quale per fine le tele dei ragnl rimasero intatte. 3.° Due fulniini caduti in Milano su due case guernlte di conduttori niun vestigio lianno Insciato di se entro le cnsp ; ma uno d' essi ha fuso , e 1' altro ha contorto la pii ita esposta in alto dei conduttori medesimi. Questo ultimo fenomeno come producasi , il sig. Racagni non presume di darne una chiara spiegazioue decisa. IX. Sopra la relazione che esiste tra i calori specifici e i poterl refrinsenti delle sostanze gazosc. X. Sulla deteriniridzione delle quantita di calorico che si sviluppano nelle combinazioni per mezzo de' poteri. refr:'i- genti de' componrnti e de'' composti. Ambedue del sig. cav. Avogadro professore di fisica a VercelU. Nella prima di queste due memofie T autore comincia dal paragonare le attinita che hanao col calorico cinque fluidi gazosi , e ch' egli avca calcolate sui calori speciiici di tali sostaaze dedotti dalle esperienze de*" signori Berard e la Roclie , a paragonarle dissi coi poteri I'cfrine^oai.l delle sostanze medesime, quali essi risultano dalle e~iH-- rienze de' sigg. Biot e Arago. Le sostanze iu tal gnisa er uno dei quali avesse luogo 1' ascesa del flnido, e la discesa ]jer r altro. Dopo lui il sig. Gozzi continnando ad osser- Tare produsse diverse prove a cOiichiudere , die un solo era per ciascun internodio il tubo interiore , in cui si faceva la doppia circolazione suddetta. Colle prime quattro osservazioni contenute nella pre- sente memoria il sig. Aniici ripete le gia istituite dal Corti e dal Gozzi; e, come quest' ultimo , sosticne egli pure, clie i due movimenti d' ascesa e discesa del fluido in un internodio si eseguiscono entro un solo tubo co- iiuHie. Quindi pasta a ricercare , per qual mezzo si fac- ciano in nn solo e medcsimo tubo i due opposti movi- menti del fluido, fenomeno die seinbra incompatibile colle Iege;i comuni dell' idraulica. Trova egli, i." die la mem- brana, la quale forma I'involucro del tubo compreso fra i due nodi, e segnata intcrnamente da riglie verdi le quali o scorrono al lungo del tubo cilindrico in linea retta, pa- nllele all' asse del cilindro, o progrediscono da un nodo nir altro avvolgendosi a spira intorno al cilindro medesimo, ma sempre iiell' interne di sua membrana ; 2." Due sono rostanteinente gli ordini o fasce delle suddette righe ver- di , una opposta all' :iltra al lungo delle interne pareti 'lei tn])0 ; le quali due fasce rimangono separate longi- tudinalmente fra loro da Awe strisce diametralmente op- |io«te, dove la meinbrana del contorno si rimane senza fi2;!ie verdi , ed e trasparente e bianca ^ 3." Le righe vei/di osservate nel microscopio costrutto dal sig. Aniici ed amplilicante circa 20om, volte in superficie si veg- gono essere ciascuna come nn rosario o coroncina di cor- picciuoU verdi ^ i quali leggermente aderiscono fra loro e coUa inembrana del tubo. Onde scotendo la pianta , e i corpicciuoli e le loro righe intere si spostano facilmente dal proprio luogo ; ed o tali corpiccitioli si spargon nel flnido , o le loro coroncine vanno ad attaccarsi irregolar- niente alle alire simili laterali. Tagliando in tra verso il tnbo, i corpicciuoli verdi escono e si spargon per Tacqua; »i possono allora col premere della membrana far uscire •dal tubo or tutte (,ix gran parte Jelle cvironcine : e la 74 MEMORIK BELLA. bOCIETA. ITA.LIAN,V membrana del tubo si rimane scolorata e trasparente come il vetro; 4.° Nel tubo vegeto, sano ed inteio, il fluido segue col suo moviraento il corso delle rigbe o covoncine verdi j esso ascende lungo una delle due fasce di dette righe , e discende lungo alia fascia opposta , rimaneudosi come stagnante di contro le due strisce ti-aspareuti che separano al lungo i due ordini di coroncine. La velocita del fluido e uiaggiore ivi , dove le coroncine verdi souo piu vigoi-ose e piu spesse ; 5.° Se scuotendo la pianta , o legando il tubo , o in altro niodo si spostino le coron- cine di un lato , in modo di farle a;ular a toccare quelle del lato opposto , il fluido segue 1' audamento delle co- roncine spostate , e giunto con esse air ordine opposto retrocede al lungo di cjuesto. Se si tagli il tubo in tra- verso _, il fluido ascendente esce per cjuella rfieta del ta- glio cbe gli corrispoude , il fluido discendente non sorte gia per I' altra meta aperta del taglio alia c[uale pure e contiguOj ma corre prima lungo le rigbe discendenti , e liascondendo poi dalla bauda opposta esce fuialmeiite del tubo per quella stessa meta per la quale era sortito il primo die ascende va. Da tutto cio il nostro auLore avgomenta, e sembra con jnolta ragione, cbe il principio motore del fluido risieda nelle coroncine verdi ^ alle quali non esseudo applicabile veruna delle cagioni assegnate dai botanici al movimento dei fluidi nelle piante ; propone egli per semplice con- gettura die mai le coroncine verdi fossero altrettante serie di pile voltaicbe , le quali traspovtino il fluido co- me dal polo positiA'o al negativo. A questa ingegnosa congettura siaci permesso aggiungerne un" altra: i cbimici francesi vogUono cbe la sostanza della cliara sia della na- tura dei polipi ^ se cio e, le coroncine di essa potrel)- bono essere altrettante file di un genere particolare di polipi , i quali spingessero il fluido co' loro peli finissinii , invisibili anche al miglior microscopio. L' autore risolve in fine, come per appendice, due quistioni botanicbe intorno all'anatomia delle piante. In 1.° luogo con osservazioni microscopicbe instituite spe- cinlmente suUa canapa , trova cbe i tul)i porosi descritti da Mirbel sono veramente forati. In 2.° luogo dimostra coir esperienza, cbe le tracbee, le false tracbee e i tubi porosi lonteugono aria, come pretese Liuski) e cbe i KESIDENTE IN MODBNA. ^5 tnbi iibrosi per lo contrario contengono ua fluicio , i) quale scorre per entro ai mcdesimi. XII. Considerazioni sugli aneurismi. Storia e guarigione (V un aneurisma venereo. Del sig. prof. Antonio Manzoni. Sono qui descritti piu casl di aneurismi, i quali si pre- seiitano sotto T aspetto di tutt' altra nialattia , e possono facilmente ingannare il medico. Si veggono alcuna volta nascere tumori alia coscia od al poplite , che vengono giudicati semplici ascessi da condnrre a suppurazione ^ ma 4ono realmente aneurismi. Si danno per lo contrario altre fiate ascessi pieni di vivo sangue , eziandio con forte pul- sazione , ma senza aneurisma. Uomini insigni hanno preteso , che tutti gli aneiTrismi sien falsi, vale a dire die nascano per rottura delle ar- terie •, e non gia vtri, ossia prodotti da rilasciamento e dilatazione delle tuniche arteriali. II nostro autore enu- mera diversi casi di aneurismi spur] ossia falsi •, ma al- tresi ne descrive varj cagionati da ossificazione , dilata- zione , induramento dei vasi arteriosi , specialmente net torace e nel basso ventre. La lue venerea cagiona talvolta un aneurisma veroi nel qual caso sarebbe inutile il trattarlo coUa piu indu- striosa arte chirurgica, se non si distrugge co' suoi pro- prj rimed] il veleno. II sig. Manzoni riporta il caso di un uomo , che agendo avuto in sua gioventii qualclie ecolo viiulento dalF uretra , cresciuto poi in eta dovette eubire la cura mercuriale. Con futto cio sett' annl dope fu attaccato da dolori nella spalla destra '•, indi sentissi una forte pxilsazione alia destra clavicola •, gli s"" innalza- rono le prime coste vere fino alia grandezza d' un ovo, con timore die si rompessero ~ poscia venne un tumor sullo stinco della ganiba sinistra. II sig. Manzoni curb qucsti raali col semplice decotto di salsapariglia , e iii tapo a due raesi tutti i sintoxni svanirono. 76 Parados si fisici (i). kD E3IKL in anno insanire licet: ma non e stoltezza far argomeiito delle proprie nieiUtazioni cio di che s' occu- parono Inngainetite filosofi riguardevollssiini. Aver diuio- strato possibile un certo modo di eslstcnza non e averlo diinostrato reale : tnttavia quando non fji sono argonieuti positivi per impugaare cjuesta realtii il possibile diviene qnalclie cosa di piix die un mero possibile , dove mas- simainente moke siano le probability di che ci si present! tircondato. Queste prol^abilita non sono forse poche pel genere d' ipotesi clie qui cadono sotto la nostra conside- razione f, nondimeuo io non voglio aver fatto clie un so- j;,no filosoiico. Sara questo il primo sogno che vanti la filosoiia ? Stava io non ha guarl fiso coUa papilla sopra rimma- glne che un eccellente inicroscopio mi rendea d' un di que' minimi viventi , cui certe infnsioni di vegetabili svelano all' attonito nostro guardo. Era uno di quelli ad un solo de' quali si dice che troppo smisurata mon- tagna e un granellino d' arena. Qual tenuita I csclame- rebl)e alcuno. Esso non pertanto disejuavasi all' occhio come un atomo mobile, ed io vi ragionava sopra, Questa microscopica raolecola, diceva io tra me stesso , ha pure un' estensione , un diametro ; e mi dimostrano i matematici con quelle loro dimosirazloni le quali non^ aramettono risposta , che la piii iniperceitiliile dell' esten- sioni e per natura divisibile all' iulinito. Questa divisi- bilita che non ha limite , queste parti sempre piii nu- merose nelle quali posso io tagliare senza fiair mai la imporcettibile lineola , trovano presso alcuni opposizione quando si parli d' estensione fisica : ma i piii restii non negano che si possano concepire nella piu piccola delle fisiche percetti!)ili estensioni un numero di parti reali , il quale benche finito, sia pero tanto grande qnanto pin aggrada immaginarlo , e piu grande d'ogni numero dato. Ailunquc saro discreto , se all' atomo microscopico sup- ponga una quantita di particelle reali lieiiche iinpercetti- bili , eguale alia quantita di particelle reali ^ uia percettiijili {^) (^ucsvi paradossi sdiio fondiui suD' Ipotesi atomistica. Co« piccoli. cainbiauienti si po^Bono iidune all' ij^utefi- di-nainira. i elie eostituiscoiio terra, liuia , pianeti , satelliti , co- tnete , sole, stelle , uiiiverso. E ni' avanzera cio noa ostante pel' legge inlaliiliile di niatemntica spa;zio ancora dentro I' atomo per tutti tjuei pori „ clie mi piaccia supr p'orvi , sol die io rimpiccolisca a proporzioiie ciascuna delle partioelie ; cosicclic avro io dritto di considerare la soiiima eriornie di qneste parti costituente T atomo intero, come un aggregate discontinuo dove il pieno stia al voto nella ragione ch' io vorro. Sia tale questa ragioiie die il voto stia al pieno nel mio atomo , come il voto sta al pieno neir universo die ahito : gia non cessera percio 1* atomo di coinparirmi unico e tntto solido ; che le im- mense suddivisioiii di molecole , e le intercalazioni noii meuo immense di vacui molto anche maggiori si eseguono tutte in una quantita di spazio die pe' miei seiisi e ed appariia sempre un solo punto. Gosi per un' altra ragione una nehulosa negli ultiini confini del cielo si mostra ai miei occhi come una macdiia appena percettibile e con- tinua: e v' e fondamento di credere die sara forse una unione d' innumerevoli soli discosti tra lore innumerevoli milioni di miglia. Facciamo ancora un passo avanti , e penslamo , giacche e lecito , die questo nuovo universo niicroscopico abbia presso a poco una costituzione tisica simile a qnella del grande universo anche nel resto. Tanto pill mi fo coraggio a dirlo , che in qualche modo Io ha gia pcnsato prima di me I'illnstre Biot negli ultimi tempi. Al>i)iano pertanto le molecole delP atomo grandezza iiie- guale , e sian pure ineguali le lontananze dell' una aU I'altra; o cio che vale Io stesso, i diametri de' pori. Con- tepiamo in prima le molecole piii grosse , pari alle iiostre fissr. in numero , e distribuite presso a poco a distanza e^uale I' una doll' altra per tal modo che ognuno degl' in- tervalli contenga tante volte il diametro d' ognuna di queste principali molecole, quante volte ognuno degl' in- tervalli die separano nel nostro mondo le lisse tra loro contiene il diametro d' una di esse. Facciano adesso iii- torno a ciascuna delle iisse ultra microscopiche aggirarsi ia orbite altrettanti sistemi planetarj , serbate le stesse proporzioni. Satelliti e comete non mancliino se si vuole. In fine ognuno di questi corpicciuoli , ch' io cliiamero ce- lesti per questo cielo di uuova maniera , sulla superficie loro abbiaiio corpicciuolini numerosissimi die serbino per esempio con quella foggia di pianeti Io stesso rapporto di numere e di grandezza , il quale haniio colla terra 7^ >ARAD05SI riSICI. nostra vegetablii , aaiinali , mineuali: e clinro die data Ja ragiotievolezza aJ uii geiiere di quegli aiiimalctti , e dati ai meJcsiini tali seiisi clie siaiio in rapj>orto col re- sto , dee ciascuiio di essi concepir (|ucl suo pianeta non uieno ainpio di ci6 die a noi pare la terra; e 1" atoino intero del quale il pianeta non e che una molecula dee parergli nn non meno steruiiaato uuiverso di qiiello die il nostro a noi semhrai e finalmente il nioiulo abltato da noi dee nuscirgli cosa troppo ultranioadiale , e troppo al di sopra deir estensione de'' sensi suoi perche neinineno tie sospetti 1' esistenz.a. Ho esposto una cosa posslbile. Per qunl niotivo noa bark reale ? La divisibilita enornie d' ogni piii piccolo ato- uio di materia e pure una cosa di fatto. Nel piii piccolo pertugio che la punta d' uii ago apra in un foglio di carta ■, passano concemporaneamente tanti raggi di luce quanti ne spedisce da tutta la profondlta de' cieli gran parte uelr euiistero contro cui si rivolga dopo avere appressato il pertugio alia pupilla I Indlpendentemente da cio lo spazio a' nostri ocelli tanto miniino che T atomo occupa t pure veramente tanto irainenso quale lo abbiamo de- scritto. Quella iaimensita sara perduta per la ragione ? la divuuta e quasi piu granJe al uiio sguardo se il mio sogno e una realta. Ma se non sono arrcstato in questo primo volo del- rintelletto, prendero ardire e proceJero piii innanzi. Diro usaado lo stesso modo di raglonamenti che di nuo- vo m ciascuna delle niiniuie inolecole del mondo ultra-mi- croscopico , ella stessa pno essere un altro mondo noa meno ampio del precedente: e dove ci fermeremo da questa parte? Avremo un' involuzione ed evoluzione di mondi consolatrice pel cuore , ma che secca le fonti del- r immaginazione. Da un altro lato le ragioni medesime ci condurranno a vedere altri mondi successivamente piu sternuiiati: in un primo de' quali sara l' universo del quale fiamo abitatori niente altro che un atomo microscopico, nientre diverra esso medesimo atomo microscopico lela- tivameate ad un secondo d' un ordine ancor piii ele- Vato Confesso cbe queste idee mi sollevano nel tempo stesso ad orgoglio e ad umilta. lo mi fi a qualche poco esatta traduzione del Levitico, quando ha rilevato i! precetto di cui parla. II vei-o testo dice : diliges aiiiicum tuuni sicut te ipsuin ; la quale insinuazione riferendosi ad un senso assai concreto , essa come sta non poteva dar luogo alia severa discussione , a cui T A. si h abbandonato. O questa di- versita del testo , o una interpretazione che prcvenzioni , forse giiiste , ma estranee al testo , hanno potuto insmuargh , hanno , come ogiuno vedra , ondotto questo valentuomo ad un ragio- namento ipotetico , e nulla opportuno in questo luogo. Forse si era egli incontrato in qualche libro d' ascetismo , in cui non si e da alcuui mancato di scandalizzare con certe tesi in questo argomento rigettate del pari dalla buoaa filosofia , e dalla !.ana teologia ». Ora veniamo alia seconda Nota , che ci siamo proposti di ti-ascegliere. Essa e nel vol. 3 , a pag. 2 1 5. Parlando il sig. di Tracy dei debiti che i governi fanuo talora, il peso de' quali , per una parte , come p. e. sono gl' iniprestiti, va a portarsi sul tempo avvenire ; e dicendo , die questa circostanza da luogo ad una grande questione , la quale egli e sorpveso di non vedere trat- tata da nigsuno ; il sig. Compagnoni goggiunge quanto segue : « II famoso Linguet tocco questa questione ne' suoi Annali quando a proposito dei debiti , di cui Luigi xyi trovo aggra- vata la Francia al suo avvenimento al trono , prese a sostenere non essere quel Monarca obbligato a pagarli , pei-che egli rice- veva il regno come un fedecoininesso. Non era questa la prima volta che vedevasi in Europa trattata la materia delle succes- »ioni politiche coi principj della giurisprudenza civile ; e per darne un esempio de' meuo lontani , citeremo le Allegazioni prodottc alia morte di Carlo II dalle Potenze che pretendevano alia suc- cessione di quel re sul priacipio del secolo XVUI. E pero d' uopo avvertire , che sopra un altro genere di I'agioni »i fondd r Inghilterrai quaado chiamo sul trouo degli Stuardi il Principe 90 A P V E TS D I C E d'Orange. La scienza del diritto publjlico cjsendosi a' nostii tempi purgata da quanto vi si era introdotto dl eterogeneo , ed avendo per base principj tratti dalla natiira delle cose, Topi- nione di Linguet non puo faciluiente sosteaersi ; c se fosse per- messo vedere uelle successioni politiclie, di cui parliauio , una i-agione fedecommissana , questa si potrebbe bensi nferire ai titoli della rappresentaiLza ^ ma nou gia a quelli del potere; ^oii- che la prima sia da sola, e per ogni rispetto tutta iutera, nh viene piiiito intaccata dal piii o meno, a cui si estenda, o in cui si restringa il potere; e questo trae la sua determinazione da altri principj. II nostro autore indica apertaaiente quesra verity ove promovendo la questione che qui traita , ne acceuna per soggetto conipleasivamente un Governo qualunque , sia inonar- chico , sia poliarchico , in una parola , gli uoiuini esistenti. Per la quale ultima frase egli da al problema la massima estensione , che realmente gli conveuiva, poiche qui non vuoloi ragionare die in via astratta , e debbonsi escludere le eccezioui di facto positivo , delle quali non e proposito quaudo si vuol fondare una teoria. ■n Sotto questo concetto appunto prendendo noi la questione, la stabiliremo in tennini anche piii generali , se cio fia possibile ' dicendo, se la generazione vivente possa aggravare di alcun peso la generazione futura. Ma nell'atto di esaminare questo problema occorre spontanea T osservazioae , che uientre soventi volte e accaduto di f:ire quesra questione, un' ahra al rovescio si h pure eccitata , ed e , f e /a generazione presente dehba fare alcun saerifizio per la generazione futura. II professor Roiiicgnosi, uno de' piii profondi pubblicisti italiani de' nostri tempi , non ha dubitato di stabilire un diritto della posteritd. lo non credo ne- cessario , per ven're alia conclusione a cui eglitendeva, perso- nificare , diro cosi, una seinplice astrazione. Il sacrilizio dei viventi sarebbe un atto positivo , vero e reale ; e non avrebbc per oggetto che una cosa esistente nella pura imniaginazione ; c cio parmi abbasranza per riscoutrare nella espressione del concetto di questo valentuomo od un abuso di vocaboli , od una csagerazione di sentimenti. Sarebb' egli per avvenfira ifo piii direttamente e piii sicuraniente al suo scopo , se avesse fondata la sua tesi sul principio di perfettibilita della generazione vi- ▼ente , in forza del quale ^li effetti delie sue virtu , prezioso PARTE STR\NTERA. gi ©orredo che pu't darle una esaltazione felice , prenderebbei'o una rstensio le siugolare, e veramente anuuirahile. Bla veuiamo piu d' ap;-irfsso alia questione dtscussa tial sig. di Tracy. » La leoria dei diriai , si chiaranieute svilupjiata a' nostri giorui , inentre fissa i veri termini della condizione di ogn' in- dividuo della specie umana , tanto in reiazione di se uiedesiiuo, quanto a riguardo degli altri e coiue iudividui a lui siuidi e come unioue sociale , o corpo jioliiico , e costretia a si-^bire modiiicazioni seusibilissime e giusie del pari , applicata alia sooiera , o\e quesra si consideri in una singolare qualita sua, la quale la toglie da ogni nsj.etto di comparazioue all' indivi- duo ; rispetto clie pure per altre ragioni f )rma il soggetto del- r applicazione ordinaria , diro cosi , della medesiuia. La singo- lare qualtta , di cui pai-lo , consiste in questo , che la societa civile non ha la personalita sua circoscricta ad un determinato periodo di tempo , come e quella de' singoli individui clie la conipongono ; ma e una e perenne ; mentre se alcuni suoi ele- menti , che sono gl' individui , si estingaono successivamente , successivamente pure nuovi alrri elementi , o individui , sorgono e suppliscono ai primi estinti. I diritti adunque che la sosten- sono , non souo il comj'lcsso dei diritti speciiici di tali deter- iiiinan individui , ma soao quelli , che a cagione degl' individui cli'essa compreude , alia medesima propriamente e singolarmente aypartengono , considerata , non lome un essere astratto e pu- ramente ideale , ma come un' aggregazioue positiva e fisica. E questi dintti sono perenni come e perenne essa medesima; e per [larlare piu esattamente , come perenni sono i suoi bisogui, da cui i dnitti procedono. Se cosi e , egli e evidente , che la •ocieta civile, o corpo politico che vogliamo dirla, giustamente provvede a so stessa a qr.alunque tempo protraggansi gli effetti del suo provvedimento , sia risf etto alia utilita che si propone di trarre , sia rispec^o ai sacrifizj che 1' ottenimento di tale uti- lita esige : ne la temporaneita dell' organo , per cui cosi provvede a 8^ medesima, sotto il qual noiue inrendo la suprema autorita che dinge i suoi affari , cauibia la natura della cosa, ne la cam- bia per nulla 1' inopportunita , o la erroueita de' mezzi , clie per avvenrura veugooo scehi. >> Q^este considerazioni manifestaniente dimostrano,' I ." che malanieate e posdoniani ed ogni giovno , e potrebbesi dire ogni ora , gl in- dividui formanti il corpo politico si mutano : ond'e, che se le misure di pubblico interesse , che dalla suprema autoiita si pren- dono , dovessero assuuiere il carattere di legittmiita dal solo presunto assenso de' viventi , nel giorno stesso nel f|uale sareb- bero prese , troverebbonsi legittimameute contraddette , e molto pill il giorno appresso , e cosi di niano in mano ; ne piii avreb- besi legittimita di alcuna sorte negli atti de' legislator! , e degli anuniautratori supreuii di itaa nazioue ; e quaad' ancbe ei pocesse PAr.TE STR\NIERA. 98 iottilhzar meno, e parlai-e di generaziene in vece che d' uomini, tornerebbe sempre la stessa difiioolta , perciocche le generazioni si succedono come gl' individui ; ne v' e interstizio certo per r oggetto in disputa , che ue separi e ue distingua gl' inconnin- eiaiueafi e i fini. " Debbonsi dunque le due accennate questioni abbandonare I'onie uial poste. N^ per cio poi aicua detrimento verra alle . onseguenze , che I' A., od altri n' hanno rispettivamente tratte ; le quail conseguenze trovano una base sicura nel principio da noi sviluppato ; e trovano un vahdissimo appoggio nel compleaso delle giuste nozioni, che costituiscono la eapienza politica: per- ciocche e certo , che ogni provvedimento che il corpo politico la per la propria conservazlone , e pel miglioramento suo , che 60110 r indefettibile fine a cui in ogni sua opera tende necessa- riamente, dee essere dedotto da un retto senso , dalla vera cognizione e de' bisogni e de'raezzi, per quanto comporta lo stato delle coguizioui clie in esso sono , sotto la sanzione tre- nienda ed inevitabile di piu o uieno funeste conseguenze a cui va incontro. » E qui notero a regola di chi leggendo quanto intorno agl'im- prestiti e al credito dei Governi dice 1' illustre autore , si ab- bandonasse a meno disci'ete deduzioni , che 1' amministrazione piibblica e un' arte come tutte le altre , e die piii di tutte le altre soflfre grandi difficolta e grandi ostacoli onde giungere alia sua perfezione. I suoi principj dipeadono dall' analisi razionale, che, come il fatto comprova, non e stata fin ora che il secreto di poclii sapient! , il cui linguaggio dovea uecessariamente parere un gergo inintelligibile alia moltitudine che avea in mano gli affari. E qucindo pure qua e la sienvi stati uomini capaci di affeiTare qualche buon principio , la prudenza il piii delle voire iia dovuto far loro conoscere, o che per la resistenza della massa ribelle ai lumi non avrebbe potuto fare il bene, o che I'insistenza loro alti-o non avrebbe prodotto the un male : molto piii aegiun-- gendosi preseuza di bisogni , violenza di passioui , esempj nio- mentaneameute felici , e il capriccio , e 1' ignoranza , e tante altre forze onnipossenti , che si spesso cospirano contro gli sforzi piii risoluti. Dicesi che la natura non opera per salti; e questa verita non e meno manifesta nel sistema morale che nel fisico ,' «" r esperienza 1' ha dimostrata al punto , che la sola giusta e 94 APPENniCE consolante consiclerazione che ci sia permeasa in proposito , e questa, die tiitti i Governi del continente rnlto d' Europa ■ ono animati dal sentimento del bene ; che i crescenti lumi vanno preparando im ordine di sdutari coguizioni ; che questi inco- minciano ad insinuarsi nelle classi superior! della soriera, de- stinate a dare alle nazioni gll ainministratori o i consiglieri; che i lentativi qua e la fitti aggiuageranno eccitamenti gagliardi ; e che verra pure il gioruo, m cui queste cognizioni divenute abi- tuali disnerderanno per sempre dalla terra le prevenzioni fii- neste , e lasceranno libero il corso alia pratica de' soli principj che costituiscom d vero stata d' incivilimeato ; che e quello die stabikuente assicura la prospenta couiune. » PARTli STR\lS!tEP.\. qS Tralte siir les champignons comestibles , contenant ri//dication des especes niusihles , precede d'une in- troduction d this tor re des cju/mpig/ions, avec cjua- tre planches color iees par C. H. FersooN, niembre de plusieurs academies etc. — Paris , 1 8 1 9 , wi vol. in 2>.° di pag. 276 ( 2.° ed ultimo estratto ). N. EL terzo ordine colloca i fuDglii , I quali per la loro Jino- nialia , e rapporro alle nostre cognizioui uou possono essere ben coUocati sisteiiiaticaineiite cogh akri , quaatanque molti ne ab- biano la foriua. La sottodivisione piii ragguardevole comprende i vohacei , i quali contengono i generi i piii cunosi, quali sono : A phallus , clathrus e battarrea. Poscia ne segue altra sottodivisione dei car- poboli o vesiculiferi , in cui sono coniprese la nidularia , lo sphoe- Tobolus , il telebolus ed il pilobolus. Nella terza divisione coiuprese anche il genere myrothecium y poi quello di tuhercularia , quindi il fusarium. Nel quarto ordine la divisione de' lycoperdacei comprende i funghi , i quail sono d' una luaggiov diuiensione di quelli delle alrre fainiglie ; sono anch' essi terrestri. E qui stabilisce un ge- nere confuso altre volte collo scleroderma , cui piacque all' au- tore di dare il nome di pohjpora in vece di quello di polysac- cum darole da De Candolle. Viene lo scleroderma , poi il seastrum, quindi il ioptifa, poscia il lycoperdon proprianiente detto, V ony- gem , il time or 1 da cui estrae il M. herbariorum, creandone con Link uil genere col nome d' eurotium. Nella famiglia delle trichiacee col'oca il genere physarum , poi i fraterium , diver ma , licea, tubuliiia , trichia , arcyria j diccydium, rribraria , stemonitri , lycogala , spuinuria , fuligo , stronei;Iium , da ciri SI passa al trichoderma , poi all' astarosperma , indi il mycobanche , melaconium , ecc. Quanto alle uredinee , non menziona fuorche le piii sorpren- denri, poiche non v' ha albei-o , arboscello o pianta erbacea dei Bostri clinii , le di cui foglie vadano eeenti da questi terribiH o6 ATPF, NOIGE parassiti. Quella fra le specie che piii iiuporta a conosceie e q lella che reca tauto danno alle biade , cio^ la solpe o caT~ bone , come anche la ruggine. Dopo T uredo viene il genere ceddiuM , poi quello di purcinia , da cui staccij quella del gine- pro , dandole il nome di podisninn. Del quinto ordine Se'' scleromi/si ne fa due sezioni; la prima i quella delle tuleraree^ e questa compreude i tuhir , rJnzocto- mum , sclerotium , xyloglossum , erysiphe ; e nella seconda i xy- loina , pnlvsti/gina , phacidiuin ed hysterium. Dopo aver indicato i caratteri priiicipali di tutti i generi so— vrarreiinati, passa al sesto ed ultimo ordine de'fimglii, detto gli ccyloniici, il di cui caratrere principale k d' avere delle cassette ( sphatrula , peritherlum ) bastevolmente dure o rigide , e per I'ordiaario nere , le quali contengono una massa gelatinosa flus- sile , composta d' otricelli e di sporule. Si riferiscono a questo ordine le nemasporee, stilbospore, vax] sottogencri di spkcerie , di cui fa particolare menzione , siccome anche di parecchie specie spettanti a questo numeroso genere. La seconda parte di questo trattato vei'sa sopra il vantaggio che procurano queste sostanze couie alimento o come condi- mento. Rapporta qui 1' estratto di una lettera del professore Schtvirgrkhen , dalla quale risulta che viaggiando egli nell'Ale- magna ed in Austria , osservo clie nelle vicinanze di Norim- berga i villani niangiavano col loio pane nero, e condito con anisi e carvi de' funghi crudi , e che voile provare anche sovra se medesimo l' effetto di un tal genere di nudriniento , ed af- ferniando essere giunto a tale che imito si bene quella buona gente, che in pochi giorni gli riesci di vivere di null' altra cosa, fuorche di funghi crudi con pane , non avendo altro , fuorche acqua ; e che lungi dall' esserne incomodato , senti in vece ac- crescere le sue forze. Preferiva le specie che non erano di un sapor disgustoso o d' an odore disaggradevoJe , e che aveano una consistenza alquanto soda, come il boletus esculenius e r«- ftis; V agaricus rampestris e procerus ecc. Osserva 1' autore che usando di essi con uioderazione sono moltissimo nutrieati , ma che perdono assai del loro sapore naturale allorche vengono preparati nelle cucine. Prima di dare couiinciamento alia descrizione delle specie sa- lubn e nocive, stabihsce olcuue xe^ole generali |)er distmguere PARTE STRANIER4. 97 a' prima vista le specie buone da quelle die sono deletene, le quali pero vauao soggette a ruolte eccezioni. La prima k quella tratta dal sapore e dal colore. Piglia per tipo delle buone specie il pratajuolo l" agaricus campescris , e ^'cr nocive 1' agarlcus muscarius ed il verrucosus , siccome quelli che nello ingliiottirli fanco provare molta difficolta. Cosil'odore velenoso approssimautesi a quelle delia terra delle cantine od altri luoghi sotcerranei, quale si maaifesta nelV agaric us bulbosus j indica una qualira nociva. Ne v' ha certo chi sia allettato a co- uhere que' fLuigiii die spandouo odore ingrato od hanno aniaris- simo sapore, sebbeue pero il gusto puugente che hauao tanti> , il gallinaccio , quanto il densbio-dorato giallo non s' oppongano I ad usarli come coudimeaco aeila stessa guisa , che s' adoperano 1 i tartuli , oppure l' agUo. Alcuni boleti commestibili hanno un sapore quasi simile a quello deir acido solforico molto aJlungato ncU' acqua ; questo sajjore manca negli agarici. Si dee , giusta il sentimento dtU' autore , difBdare di que* funghi i quali erescono ne' fossati o nelle salve , benche ne allignino alcuae specie mangerecce. Le selve molto ombrose ed umide non producono specie salubri. AH' opposto que' che na- scouo sul niargiae delle foreste , nelle uiacchie , ed in mezzo ai cespugli sono i migliori ed i meno nocivi , tuttavolta pero che non hanno il sapore e T odore teste mentovati, Generalmente parlando , quanto ]>iu e bianca la sostauza de^ funghi , titta , secca , e facile a rompersi , meno s' ha a temere ■ intorno al suo uso , massime se 1' odore ed il sapore che ab- : biamo accennati vi si trovano ancora riuniti. E quanto al colore, poco esso conduce a traiTe delle conse- guenze ben certe. Pare pero che il giallo puro e dorato , mas- sime delle lamelle , indichi una buona qualita , come s' osserva neir uovolo , nel gallinaccio, ecc. All' opposto il giallo palhuo , e soprattutro il sulforino pajono colori proprj delle specie nocive. MoUi de' bianchi sono riputati di buona qualita ; pero r niiianita bullosa bianca e velenosa , ed e quella pur troppo che colta , e inangiata imprudentemente cagioua assai sjjesso danni incalcolabili. II colore oscuro sniontato o di fuliggine del cappello incontrasi in alcune buone specie , quai sono alcu- ni agarici, boleti ed elvele, ma sforCunatamente gli agarici Bibl Ital T. XVI. 7 (.^ A. V 1' E M 1) 1 C E . clipeolaiio e ci-epolaco (I) sono iiocivi, sebbene abbiano questo. colore. II coloie rosso di vino o vinato . e pi.ona^KO taiito della to- tcflita clie di una jxirte soltaato del fi I'.go » sono secondu 1' au-» tote , senza eccezione , un indi/.io della sua salubrita. Al coutravio i fungtn , i qiuli sono di un color rosso o san- gnigno sono nocivi, toltane la lingua (boletus hepatuus ) »lie e niangereccia. II color verde e piii raro , e mentre clie T ogarico palomet di De Camtolle , forge il verdone de' Toscani, e rij>utato . innocente , all' iacontro 1' flmaratfa verde e velenosa. Alu'i niezzi sono stati ancora indicati per distinguer* gl' inno- centl da' nooivi funghi , ma essi sono troppo vaghi ed iacerti. Ne molto vi si dee pi-estar credenza a quello tratto dalta pre- eenza degl' insetti , poiche essi taato sogliono attaccare i noc'rvi, quanto anohe i niangerecci (a). Park delle cautele a prendersi nel tagliarli e poi niondarli ; avverte die se nel 'tagliarii can- gian colore e vestono il cilestro , sia allora cosa iuiprudente il j^rae uso. Addit^ il uaodo di conservarli , e la nianiera onde soccorrere agli effetti nocivi prodotti dai funghi , e, .quindi passa alia desci'izione delle specie tanto niangerecce , . qijauto uocive ; incouiincia dalle amanire , e fra queste parla in priuio luogo , deAV aurarjiaca ., additando la uianiera d'apprestarla e mangiarlaj »oi dell' o/ia , quindi della velenosa che ha pareccliie varieta , come la balbosa alba , citrina > viritri ; poi ragiona della lcuco~ lephala , che si yende al uiercato in Monpellien , quindi dell'ira- iiirriata 1 clie al dire del sommo nostro Mulieli si niangia in Italia , assia della solilaria che e anche mangereccia. La secoada divisione coniprende gli agarici : e tra questi il pviuio e jl procerus niangereccio , poi il candicmus che niangiasi in Aicijiagna , da distinguersi bene dal polymices die gli rasso^ niiglia , ma che e velenoso. Poscia T Ag. atteauatus D. C. che si mangia a JMonpellieri. i-^ Ag, campestris clie niolti temono, e che e il piu in uso douiestico. Auolie ^Ag. edulis Bull, e ecceilente cd e questi appunto , il quale vien si di frequente couCaso col (l) Nou a Torino , ma a Neivc , villjggio pQco dtscosto dalla citts 4'Allia accadde cosi terribile accitlente. (3,) Noi lo -veggiamo tutto di i" q««lli die sono da nox liputati innO'r nentissiui), ( Ifote dcl't' EslensoreJ. i'\RTE STR\NIEa\. ^^ hulhosus cosi nocivOf Segue il turhiaatus , di sipore non illsag- gradevqle. L' Ae. castaneus uon ha cattivo gusto , e si uiaiigin , come pure 1' Ag- v.iolaceus , giusta Allioni , Micheli , ecc. Seguono gli agarici della terza divisione , che hanno cio^ il piede niido , o senza aiiello e cortina, e questi sono V Ag. fusi- pes e russula , VAg. mausseron Bull. Avverte che questo uotue specifico fu dato a diverse specie , e ben con ragione siiggerisee, quanto sarebbe a desiderarsi che si piiiuessero le varie specie , clie portaiio questo nome , per saperle quindi accurataniente distiuguere e riconoscere (i). Anche 'C albellus di D. C. V orcella Bull, r auricula D. C. T eryngil D. C. T aquifolii ; e qui fa os- servare che sotto il noiue d' oreille viene indicaCo un agarico c\\e De Candolte chiamo olearius, il quale ^ veleaosissuno. Non lo sono poi lie VAg. iliciuin , nh il tortilis D. C, ne taiupoco il suavis, a?iisi!Cus, eburneus da non confondersi col leucncephalus , il quale sebbene sia anche bianco, ha pero un' aiiiarezza estrexiia per cui si r^nfle sospetto. Mangiansi an^he impunemente I'^g. vlr- gineus , pratensls , nebularis Pen. II clacus Schceff. si porta al Qiercato in Vienna , ma k una specie troppo piccola , ne ha molta consistenza. Ne pare all' autore che possano inangiarsi con qualclie tiuiore tanto YAg. ulmarius, quanto anche il tesselatus , il dimidiatus , il glandulosus di Bull, ed il saUgnus Pers. CoUoca nella quarta divisione i lattlcinosi. Ciede 1' autore po- ''er nuocere questi, senza che contengano un principio deleterio, e se non sono corretti co' mezzi conveiievoli , soiio generalmente di difficile digestioue ed hanno un sapore piccanteje qui parla deli' A. piperatus degU autori , delF acrij Bull, lanifluus, delicio- sus , ^cc. Reputa nocivo il toriuitiQsus Schoeff. La quinta divisione e forjuata dalle rossole. Hanno esse quasi tutte ua sapore acre ed ingrato ; sono , rapporlo ylle loro qua- lita ed al loro colore molto soiniglievoli alle ainanite ; e d' uopo pero usarne con luolta circonspezione. L'/J. russule esculente ed aurea Pers. trovansi qui colh>cati. Fa osscrvare che ve ne sono (1) Coal quella specie olic da noi si chiania s/iiiiaroli , e ulie io credetti essere una varicta deWAg. prumdus , spetta piotto^to sWAg. tortilis D. C. siccome saggiamente lo avverte il celebre PoUini ne' suoi eleiueiHi a cio che spetta a moltissime specie di funght mangerecci di cui si fara uso noa solo in Francia , in Italia ed in Alemagna , ma in diversi altri paesi ancora ; ne dia una no^ tizia compita di tante specie che saranno nocive ; nulla meno segno essa gia con molta accuratezza quanto le f« da buoni au- tori e da. parecchi suoi corrispondenti somministrato , e s' ha percio la piii dolce lusinga che eccitati da si nobile esempio tanto i botanici nostri Italiaui , quanto anche que' delle altre nazioni tutti si adopereranno con eguale zelo , onde piocurai'e ad un tanto e cosi esimio personaggio tutti que' lumi , di cui puo aver bisogno per dare ad un cost importante ed utile la— ■»oro tutto quel luaggior perfezionaiuento di cui edso e capacc. PARTE STR^NIERA. ! 05 1. Travels in Canada and the United States , in 1816 and 1 8 17. By Lieutenant Francis Hall, 14.''' Light-Dragoons ^ if. P., 8."^ — London Longmaa et Co. 18 18. 3. Journal of Travels in the Vidted States of sSfoTth- . America , .and in Jjowcr Canada , performed in the Year 1017 etc. etc. By John Palmes. — • London..^ 1818, 8." Sherwood, Neely and Joaes. 3. A Narrative of a Journey of five thousand ri.les through the Est-era and Western States of America , contained in eight Reports , addressed to the Thirty- nine E/.-glish faiuilies by whom the Author was deputed if! pene 181^. to ascertain whether any , ami what part of the United States would he sni- tahle for their Residenrc. With Remarks on jlf. Bixbeck's Notes cvul Lcttres , By Henry BRADSHAjr Fearon. 8.°, — Lond^on., Longman and Co. 1818. 4. Travels in the Interiour of America in the Years i8or) , 1 8 10. and 1811 etc. etc. By John Brad- bury., F L. S. Lond. 8.*^ —~ London, Sherwood, Neely et Jones, 1817. \7uESTr quattro libri , dicoao i fogli inglesl , sono tutti degais-' siiui di easere letti da qiialunque persona che seuta 1' ituportanza e 1 inreresse del suggetco di cui essi ti'attailo. Essi coatengono grandissima istruzlone e ruolto ti'attenimento ; e probabilmente decideranno la sorte e serviranae) a dirigere i prinii passi di moiti esscri infelici che cercano nel nuovo mondo un destino migliore di quello che loru pi-ocacciare possa V anrico. II sig. Hall ^ ua uomo vivace , destro , niolto al di sopra della classe comune degli scrittori , di opinioni liberali e ragionevoli ch' egli esprinie con grande covagc;io, e di uri fondo inesauribile di buoa uniove. Egli ha gli elemen'i dello spirito iii tui itiedesitno , ma qaalchc io4 APrENDTCE volta e conmne e triviale , niassimamente quando pretende cli essere piacevole. Egli scrivc anclie versi , e qualche volta cade nel lungo e nel metatisico ; nia in coniplesso noi tenghiamo il eig. Hall ia grandissima stima , e lo giudichiamo un giovine itraordinario per la sua eta, se h vero ch' egli non abbia piu di venticinque anni. Egli non e meno straordinario per essere un teneute dci dragoni leggievi ; poicli^ i, alquanio raro di trovave itn pensatore originate , un moderato giiidice dei co- stnnii ed un uonio tollerante della non ouranza e delia fanii- gliarita in un giovine coperto di niolte fci'rerie , di penaacchi e di marziali frastaglj. II sig. Palmer h un uomo piano , di buna sense e di lento giudizio. Il sig. Bradbury e un botanico che visse qualche tempo in mezzo ai selvaggi , ma degno di fede. II sig. Fearon e uno scrittore molto piu abile d' aiubidue gli ukiini , ma non amatore delTAmerica , ed alcun poco inclinato all' esagerazionc nelle sue osservazioni sui vizj e sui pregiudizj. Fra i difetti da r^improverare al nostro governo , dicono i giornali inglesi , il vizio dell' impertinenza si e ultimamente in- trcJotto nel nostro gabinetto ; e gli Amencani sono stati trattati eon derisione e con disprezzo. ]Ma essi diventano un poco troppo potenti , per essere trattati cosi cavallereiiient ; e vaiino crescendo con una ranidita che non e re*^lmente materia di giuoco per noi ne per le altre potenze del veocliio niondo. Nel 1791 Baltimora conteneva i3,coo abitanti ; nel 1810, 46,000; nel 1817, 60,000. Nel 1790 possedeva bastimenti per i3,ooo ton- nellate ; nel 179H, per 59,000: nel i8o5 per 72.000 ; nel l8lO, per 103,444. I progressi di Filadelfia sono come segue ; ^ Case. Ahitanti. Nel l6B3 v' erano nella citta 80. CoO. 1700 . . V 700. 5,000. 1749 2,076. i5,ooo. 1760 2.969. 20,000. 1769 4^474. So.ooo. ■^ tjjb 5,460. 40,000. ^, 1783 , . 6,000. 42,000. j«, J 806 1 3,000. 90,000. ;^i*. , 1810 . ' .••'.• • ■ 22^763. 100,000. I'ARTE STRANIERA. Io5 { Ora si calcola che vi siano almeiio liO,OCO abltaati oella ckta e sobborghi , I0,ooo dei quali «ono liberi e di colore ~ coloured people. ) La popolazione di Nuova York ("la citta ) nel i8o5 era di 60,000 ; cssa e ora di 120,000. II toiiaelleggio dei bastimenti nionta a 3oo,ooo. La popolazione dello Stato di Nuova York al tempo dell' iucoronazione del vivente re d' Inghilrerra , era di 07,000 aniine , e giugne ora quasi a i,coo,ooo. Keatucky colouizzata per la prima volta nel lyj'i aveva nel 1792 una popolazione di 100,000 auime ; e nel 181C, 406,000. Morse compiita tiitta la popolazione del territorio occidentale nel 1790, a 6,000; nel 1810 era vicina a un mezzo milione ; e prubabil- nienre eccedera un luilione nel 1 820. Queste e mille altre egualmeiite fortissiiue prove della loro crescente furza teudono ad allontanare ogui sclierzo e a promuovere serie riilessioni. Noi fummo sorpresi a un tempo ed edificati nel trovare iu questi raggiiagli cbe gli Americani hanno inconnuciato a fab- bricare zucchero e vino sul Hume Rosso e gul flume Achausar. La loro importazione di lane in questo paese diventa altresi un oggetto di qiialclie conseguenza ; ed essi sono inesauiibilmente forniti di sale e carbone. Ma una delle grandi sorgeuti di vic- chezza in America e e sara la meravlgliosa facilita e attitudine per r interaa navigazione ; perocche il Mlssippi seorre dal nord al golfo del Messico per 17 gradi di latitudiue , V Ohio e TAI- leghany quasi lo uniscouo coi laghi settentrionali ; il Wa- bash , r Illinese , il Missouri , V Achausar , il fiume Kosse scorrono dai confini del Nuovo Messico. Questi fiumi tutti navigabili , e la niaggior parte di essi a quest' ora gik frequeni- tati da battelli a vapore , costituiscouo una facilita d' interna comunicazione da non essere pai'agonata A cessun' alcra delP an- trco contincnte. Uno dei grandi vantaggi del governo americano t il buoa mercato. II re d' America ha circa 5, 000 lire sterline ; il vicerfe 1000. Essi noleggiano il loi-o lord Liverpool a niille lire circa per anno , ed il loro lord Sidmoutli ( un buou contratio ) pef la siessa souima. I loro signori Crokers soao fuor d' ogui cre- dere ragionevolissimi, in qualche luogo costaao a un dipresso come un portiere, o un bastoniere inglese. La vita si passa peraltro beniseiuio a dispetto di salarj cosl bassi - e paie clie il 1C6 APFENBICE governo sia benissimo secondato ne' suoi piani. Coraunqae pos- Bano essere i mall di universale snftVagio degli altx-i paesi , essi Hon furono ancor provati in America ; fe una cosa almeno sta- bilita per la sua esperienza , che la sua istituzione non e ne- cessarianiente accompagnata da quei tuinnlti , il cui tiaiore fa tanta apf rensione in questo paese. Negli Siati piu democratici , dove il pagamento delle tasBe dirette forma la sola qnalifica- zione per avere il vote, !e elezioiii sono condotfe con una niassitna tranquillita , e 1' intera faccenda h concbiusa per tutto lo Srato in un giorno solo merliante la votazione rarcoVa in ogni parrocchia o in ogni sezione. Mi)lto e detro d/i Feai'on intorno al Caucui , parola di conVenzloue per le c ">aibiiccole , e le riuniom de' partiti in cui \iene preparato T affare delle elezioni , e la cui influenza sembra da lui cj'isiderara come pre- giudicevole. A noi per altro non pare essere altro che la na- turale franca ed inevitabile influenza, che devono aver sempre in tali occasioni il talento , la popolarita e Tattivita QiaJ altra influenza possono possedere i caporioni del partito deiuocratico nel Congresso ? la corruzione e affatto fiori di qiiestiooe ; cosi dicasi egualnaente dell' influenza della fortuna e delle famiglie. Che cosa possono dunque far essi col loro preteso cau- cus, o senza di esso , se non se racconiandnre'' E qual rinijiro- vero si puo mai fare al governo americano , i^erche quel niem- bri, i quali maggioi-mente godendo 1' opinione del pubblico si riuniscono per consultare chi debbano raccomandare )>er presi- dente e perche la loi'O raccomandazione ottieue il suo effeito di diversi stati ? Qaal aiuica del buon ordine potrebbe deside- rare che fossero impiegati altri mezzi , o die ne seguissero aln-f resultati? Nessun uomo di stato puo desiderare di escludere r influenza, ma solaniente la cattiva influenza, — non Tinfluenza del buon sense e del carattere , ma bensi quella del danaro fe del punch. Una foi-ma molto disgnstosa nel carattere del presente gover- no inglese e la timidezza estrema, e la crudelta e violenza , alle quali conduce questa timidezza. Qualche giovanotto di testa riscaldata nel difendere i -principj della liberta e nell' assalire quegli abusi a cui tutti i governi vanno soggetti passa il segnt» della ragiorie e della moderazione , o almeno e creduto passarlo da coloro che hanno interesse di pensare in t/tl guisa. Che PARTE STRANIKfiA. IO7 iitiporta mai s' et l' abbia passata o no ? Voi siere abbastanza forte per lasciarlo stare. Con tali istituzioni come le nostre , egli noa pu6 fare alcun danno; forse egli potrebbe acquistare cele- brita dalle vostre opposizioni ; o se veramente si deve opporglisi, scrivetegli contro, — ponetcgli contro Candida, Scrutatore , Vindirc, o cjualiinque altro scrittore del govenio cbe lo atteni a oolpo di penna ; qualunque cosa traane il barbaro spettacolo di un povero miserabile , forse onest' uomo , che contrasta in vano contro il peso di un imnienso governo, perseguitato da uno zclante avvocato e condannato da qualche candidate, forse per favore del re, alle Umghe miserie del carcere. Un piii fort© esempio puo essere citato nella nosti-a ultima sospensione del- r Habeas corpus ... 11 contrasto tra il nostro governo e quello d' America sul rapporto appunto di qiiesta sospensione e deli- neato con tanta maestria dal siguor Hall che noi dobbiaiuo dare questo squarcio per intiero. « E sempre stata la polirica del Fedei-alisti di fortiticare le mani del governo. Nessuna niisura puo essere immaginata piii etTicace per questo proposito di quello che una legge la quale dia al potere legislativo il prestigio dell' infallibilita ; ma essa fu appena attivata ch' essa rivelo la sua ostilita con i principj del sistema americaao producendo V oppressione sotto la veste di difendere T ordiue eociale. » Se vi fu mai periodo in cut le circostaiize sembrassero giu- stificare misure eaergiche , questo fu durante le amministrazioni di IM. Jeiferson e del suo successore. Una gaerra disasti'osa co- niincio a infm'iare non solamente sulle frontiere , ma negli stessi penetrali della repubblica. II governo americano non aveva da oppovre a truppe veterane, ai piii esperti generali e alia piu gran flotta del mondo che miserabili reclute , oSiciali che noa avevano mai veduto un itiimico , mezza dozzina di fregate , ed una popolazione inavvezza ai sacriifizj , ed impazieme di ogni tassa. Per compiere questi svantaggi la parte piii importante deir unione , gli stati della nuova Inghilterra apertamente inal- zarono lo stendardo della separazione e della ribellione. Una convenzione si riuni coll' espresso propoaimento di attraversare le misure del governo , frattanto che tuonava dai pulpiti e dalle staiupe ogni specie di denunzia contro chiunque avesse assiitito la sua patria nell' era del pericolo. E que»ta era 1' opera 1100 I o8 A P r E N I> I O B tlei giacobini e derr.ocratici , ma degli amitfi ^elLi relicione « deir ordiue sociale, che erano etati cosi zelanreiuente ^ddetti al goveruo quando esso era ammmistrato dal loro proj)i-io partito , a segno tale da Qoa pennettere al soflio popolare dt visltare il jresidente in luodo troppo scovtese » 11 coutegno teuuro dal sig. Jefferson e dal sig. Maddison In tutta- questa stagioiie di difficolta merita la gratitudine dei »oro concittadiui e V unitazione di tutd i goverai che preten- douo di essere liberi. » PARTE ITALI^XA. IO9 as PARTE IL SCiENZE LETTERE ED ARTI ITALIANE. OPERE PEiaODICHE. REGNO LO!\TBARDO-VEXETO. Giornale di fisica^ chimica ^ styria naturalc ^ medicina edaiti, del p''>fe s sore P. Configli >.cchi , mem- bro dill. R. Istituto . compilato da! d)ttore Ga- spare. BsvGNATELLi. D cude seconda , toino II , hitnestre 3." Parte I. ui. 'ooAonn. Osservazioni sulla forza elastica del vapor acqueo a diverse temperature. — Sulla stnclinina e picrotoxina, Duovi ] alcali veg<>talnli. — • Thenard. TSlaovi risultauienti iatorno alia combinazione dell' sslgpne coll' acqua. — Mocchetti. SuU' ori- gi'jc ed antichira del vetro. — Caiullo. Fine della relazione so- pra i corpi iiianni clie si trovaao dentro i luoiiri della provincia di \ eroua. — Njtizia di aicuni auimali proveiiienti dalle terre avriclie. — 'lelil. Di aicuni fenomeai prodotti nel nioto de' li- I qu;di d jr attrai^ione molecolare. — Crivelli. Apparecchio pur- gatore del gas lUuminante. P A R T E I I. O^serv zioni e scsperte. — P.icerche sulla uiisura delle teui- peratui-e e sulle leggj della coiuuuicazione del calore de' signori Dul ing e Petit. — A:id > lampico. — Vodariio , niiovo luetallo 6co(jerto e descrirti dal sig. La.upadius. — Tavola per misurare r acifua erogata dalle b.jcche d' irrigazioue seconda la pratica milaaese ecc. del sig. G. Belli. — Fenomeno die pi-esenrano lo staguo e il bisniuto fasi nel loro ratii-eddameato. — So}^ra ua nuov.) acid 1 doll ) zolfo de' signori Welter e Gay-Lussac. Teniiina questo bimestre cogli anuuazj Ji libri nuovi , premj ~ pel i8ip e prograiuoii d' opere. no APPENDICE Idcm^ bimestre 4.° " Parte I. Tadei. Delle modificaziani clie iusorgono nella farina di fru- -Biento impastata con altre so3ian.':e -vegeiabili. — • Landriaid- Avverteuze |riiicipali nella coitruzione de' termoiuetri. — ■ Cortssi., Saggi geologici degU stati di Parma e Piacenza. Estratto. — • Paoli. Sopra alcune iiieteoroliti. — Thenard. Nuove osservazioiii snir acqiia osslgenata. — Duiong e Petit. Ricerclie sopra alcuni piuiti iiiipovtaiici della teorica del calore. Estratto. — Fusinierl. Ricerclie sui colori delle laaiine sottdi , e sui l;jrj vapporii coi colori prisniaticl. — • Brcislak. Institutiona g^ologiques. Terzo ed ultimo estratto. P A K T £ II. Osservazloni e scoperte. Sedute dell' I. R. Istituto di scienze, Jettere ed arti in ]Milaa>. — Sulle comete apparse nel corrente li'iq. — Sill prodotti della distillazioae del carbon fossile , e sidia nianiera di reridcrli piu adattati aU'illLmiinazione. — • Fe- nomeni che prcseata il platino all' unirsi ad altri nietalli. — . Lettera del sig. JMaraschini suU' eruzione dell' Etna nella notte 27-28 magglo 1819. — Ricerclie sui glutine di frumento , del sig. dotror Tadei. — I^Iezzo di rendere nuovainente fruttiferi gli alberi vecclii. — . Preparazioae ecouoaiica del carbonato di soda. — Lettera del cav. Aldmi suU' aetnoscopio. Questo bimestre termina pure ecgli aununzj di libri nuovi e progiaiiiuii d' opei^e. REGNO DELLE DUE SICILIE. ■ Giornalc Ejiciclopedico di Napoll , fascicolo V. Opuscnli scehi. Istoria. Continuazione e fine delle osservazioni di Filippo Biiganti suUa vita politica del ponolo roniano di L. Anneo Floro, Belle arti. Serto jioetico da offrirsi alT illustre Cauova. Pen- si'eri di U. L Pccsla, Canzone di A. Mazzarella da CeiTeto a T. I. Mathias. Libri diversl. C/iirurgia. Annotazioni pratiche sulle malattie degli ocehi , ecc. di Gio. Bartista Qiiadri. Geoc^rafia.lviinuzioBi di geografiafisica e politica diLuigi Galanti, Notizle htterarie. SulT uso del borace nelle malattie cance- yose e scrofolose. — Nuovo acido piro-mucico. — Malattie mor.. lali prodotte dall' uso delle salcicce rancide. — Uso della lacluca virosa nelle idropisie. — Estirpazione di tutto 1' utero. — No- , tizia di una pioggia di terra caduta in Napoli la notte del 3o i a;:>rile. •— Fenomeno meteorologico osservato in Norvegia. Jisnatto de' processi verlali delle sessioiii del realc Jnstituto d' Incoragsi-aihenro. Hippiatria 'm Givolamo Ruffo. —1 Ganglio tvachilino , del 1 sig Gnllo. — - jMoimo a rcntiiiiolo , del sig. Spezia. ~ Memoria ' iv.\ programma intorno i Jj.io!': da let^. 1 PVi Plat, do republ. , lib. IV de Ugib. 1,3. (a) Plato negabat poiae inutari muiicas leges sine piulatione 'egum pu» blicarum , Cic. de legib. , lib. II. (3j Ari-iot. politiq. , lib, VIII. (4) Plutarc. de musica. (5) Horn. Odiss. y. , v. a66. liar APPENDICfi espressamente di noii uscive dal moilo tlorico ; quango i! So- crate della Cion , Coufucio , eosieneva essere iuipossibile die uno stato potesse sen^a masica ben regolaisi (l) , noa savemmo tentati a priiuo slancio di riguardare come gratulce similt asser- zioui , ed a rifencre pei- favolosi si fatti racconti ? E pure se sL.poiider.eviwaQ ,i maravigliosi eiFetti dell' armoma , base ed ele- menra dell' arte rrrusicale ; se rifletterema al potere die questa esevcita sopra i nostri sensi , sara forse mestieri il coQvenire che non a bizzarro tale»ito fu seiitenziato da queglL uominl gvavi. DoniiQatnce dalle nostra sensazioni , h per essa che siaiuo tras- portati dal doloie al pi&qere , dalia tristezza all' ilarita , dallo «tato di quiete , di abbaadono , di ti-epidazione all' ardire , alia pugna , alia ferocia. II cannein onore de' prodi s|)eati in bat— taglia ripetuto dai Bardi ed accompagnato dalle loro arpe nuove vampe accend'eva nel petti do' combattenri caledonj , ed iiistll- lava insieme col valore lo spirito delia distruziona. L' analogia ed i rapporti di questa indivisibile compagna del- r ordine discorrono con tiitte le cose , e quantunque siano essi in gran parte awolti nel mistero , siiesistono tuttavia e frequen- «euiente si mostrano. Uii pezzo di cristallo a euperficie piana, sopra cui sia posta dell' arena , reso sanoro collo strofiiiare di tin arco da istromento, ad evidenza ci mosti^a che una relazione . esiste fra il suono e la linea , poiche quell' arena brulicando foniia tante figure regolari quanto maggiore o minore fu 1' oscil- ' lazione del suono. Giovani studiosi , a qtiesfi feoomeni troacO ■ le mie riflessioni ; ma pur avendo divisato in qaesto teorico ra-' gionamento che da me esigono gli statuti di favellarvi dell' ar— njonia , saro costretto per l' aiTmita e connessioue delle idee di ricorrere al suono , e valermi degli stessi termini cade svolgere ir nilo argomento.' L' armonia e V anima della natura ; come tale torna un dono che la uatura stessa comparte ad alcuni esseri privilegiati da lei prescelti ad imitarla. Cid nulladimeno puo conseguirsi me-^ diante 1' ludefesso studio ed il continuato confronto da coloro cui natura nou abbia volto totaluiente il dosso. Senza armonia in tutte le produzioni umaae , e particolarmeute in quelle che sono figlie del genio, non v' ha prestigio di bellezza. Quand<^ (i) he Vaier , leltr. I46. PARTE ITALIANA, 11^ • »T lo conti'ario sia ad esse associaca , noa solo niiraVnlaiente coopera a dar loro perfeziouamento e risako , uia eziaudio ne TeJa in gran parte i difetti. Melle arti imitative, e segnatainente iiella pittura, fa d' uopo distinfLuere 1' arnioiiia prodotta dalla proporzione delle forme da qaolla ciie risulta da uno o dall' aggregamento di piu colon adoperati per efligiare una figura o qualsivoglia oggetto e de- rorazione. La prima e comune alle tre arti sorelle , ed ha leggi fisse ed indeclinabili ; Ja seconda , abbencbe per la parte orna- mentale debba conoscersi anco dall' architetto , appartiene esclu- iivamente alia pittura. ^ Essendo quest' arte , seoondo la defiiilzione die ce ue porge Leonardo , se non che composizione di luce e di tenebre ia- sieme mista coUa diversa qualita di tutti i colori semplici e composti , avviserei che V arraonla potesse non impi-opriamente, chiamarsi una giusta applicazione di tiate giuatamente degradace in luce e in otubra. Da questa degi'adazione , o diremmo pro- porzione di colore , nasce 1' accordo , da cui dipende nella mas- •ima parte l' effetto coinpreso dai nostri sensi e T illusione. Le, proporzioni delle forme de' corpi siccome sono commensurabili , e possoiio ritrarsi col merzo d'artificj e di esteriori snssidj, cosi e concesso anche ad ua mediocre iagegno , purch^ sia dotato di buon volere , di gjungere a poasederle. Laddove 1' effetto ai-- monico essendo prodotto dall' esatta proporzione delle tir.te e quindi da un occhio ben conformato ed avvezzo a contemplare con giustatezza la natura , non puo perfettamente consegnirsi Be non da cfuelli a' quali benigna natura r.bbia accorclato una conveniente organica disposizione. Che Tavmonia esista in natura ce lo avvertono le dissonanze atesse , il levarsi di un grido alia percossa portata al timpano dallo stridore di una lima che corroda un raetallo , lo scordato squillo d' una tromba , ua rauco gorgheggio die esca da una scabra laringe ; lo prova in sonmia ua vivacissimo colore nial applicato o a strisce , o che , quautunque ben coudotto , brilli di soverchia luce senza ragione e fuori di concerto cogli altri vicini colori. La rosa sfrondata , posta in mezzo al colore giallo Tivace , perde le sue attrattive , e viceversa il giallo circondato dal roseo disgustera 1' occhio bene educato , e le pupille di ^esto iuvoloatai-iameute si diiinieraouo all' affacciarsi di una J^'lOI. Itul, T. XVI. 8 114 APrFNDICE \asta 8U] erljcie tinta in iscarlatto iion interrotto clie da lait,!'* liste di puro bianco. E quest' urto ai nervi ottici e tauto po»- sente che obbliga talvolta tutta quanta la persona a ritorcersi , o fa 61 che le uiani si al/ino spontanee a nascoudei'e T o»getto clal quale si rifugge. Sembrei'a forse a taluuo esagerato il niio du'e , cd io concedero essere bensi vero clie una tale coiitra- vieta non succeda egualniente in tutti gl' iadividui ; ma questa etesea contrarieta ralTorza 1' assunto niio , ed appieno couviuce che dipende da un done naturale di organizzazione e dalledu- cazione die ciascuno particolarniente lia avuto il veder bene ed il saper vedere. Noi ravvisiaino una dissonanza organica anco nei bruti di una uiedesinia specie , alcuni ,de' quali iiial soffrono il suono e lua- nifestano 1' avverso loro istiuto o col fischio o col sibilo , o col- r uilo o co' larrati. Cosi per lo coatrario la retina de^li occlii di faluno non pud tollerave la sconcordanza de' colori. Di que- gto dono naturale armonico noi trovianio provvisti que' giovauL veramente invidiabili i quali , ignari eglino stessi del nume oc- culto che agisce deutro di loro , rapidaiuente progrediscoao uel- r arte liberate a cui si sono dedicatl. Applicano essi alia pit- tura ? e le leggi delT ottica stanno uelle lorn pupille ; per essi r effetro pittorico , le proporzioni delle forme , V accordo del colori, r ariuonia in fine e quelle doti, per possedere le quali altri versa in copia i sudori, riescono si faraigliari quasi fossero nati pittoi-i , o come se retaggio degli avi loro fosse la pittura. Si consacrano questi alia musica? e le dilicate fibre danno atl essi indizio del benche leggiero dlsaccordo. Coltivauo altri la poesia? e 1' estro gli accende, le poetiche idee s' affo llano alia loro immaginazione , sonanti scorrouo i versi, ed i tesori si dis- cluiidono loro onde salirono a tauta fanxa ua Alighieri , ua Petrarca , il ferrarese Ouiero , il Tasso , e ai giorai nostj'i il grande Astigiano , e sia pur detto , a gloria d' Insubria , f autore del Mattino. Di questi esseri prediletti dotati di anaoniche proporzioni non fu parca la gran raadre delle cose ue' clinii di una media e dolce temperatura , e dove pai'e che tutto combini aUo svi- jLippamento ed alia educazione del genio. I Greci , posti sotto un cielo ridente , videro bene spesso rinnovellarsi i portenti 4a cul fu illusa la ste?^ nacuia; a.^ let SLO»tva bella Italia, seds I'AKTE ITVIilXNA.. lio Ji wmonia pur tvoppo liinitata alle sole ai'ti , va meno superba del capolavorl de' suoi figli. Ma se a taluno e dato di salire coq siffacto doiio insensibil- iiiente air apice dclla pevfezione e della gloria , non e pero chiusoradito di aspirare ad una jueta ODOievole aaco a coloro • lie non racchiudono in seno fioo dalla cuUa semi cotanto felici. Eccetto che la natura non gli abbia biecauieate guai'dati , non clis|jeiino di conseguire lo scope della loro applicazione e di ;:iuugere a superarne gli ostacoli. Quella voce che ne' primordj I'll rauca ed appaanata , che nelle sue inflessioni non descava sjierauza di riuscita al canto , ora dopo un lungo esercizio ed uu coutinuato solfeggio si dispiega soaora e signoreggia i tuoui con facilita. L' abitaate deir aperca caaipagna distingue ed ac- cenna oggetti lontanissimi alio stupefatta cittadino provveduto di ottico gtromento , perche l' occhio del villico spazio sino da. (hf vide la luce sapra un esteso orizzonte. Gli organi acqui- stano attitudine coll' esercizio , e merce il buon uietodo , 1' in- defesso studio sopra la luce , col continuato confronto e cogli esperimenti si giunge nelle arti imitative alia prospettiva dei colori , ad acquistare F ottica , a veder bene. Consistendo il risultato armonico uella esatta degradazlone delle tinte e nel grato consorzio de' colori fra loro , e neces- sario per conseguirlo che 1' iniziato nella pittura volga priniie- raniente tutta quanta 1' applicazione sua a couoscere T elfetto della luce sui corpi , e ad imitarla pid perfettamente che pua , aia colla matita, o sia con un solo colore. Imperocche otteuuta r iuiitazione con questo mezzo , e gia in possesso della pai'te integrale deir aiinonia la perfezione del disegno. Una figura monocroma puo essere arnionica e destare 1' eguale interessa- niento che si prova nel riguardare una figura croniatica, poiche 1 gradi delle dilTerenti tipte conducono 1' osservatore a supplire a cio che vi manca colla propria immaginazione , come succede delle stampe incise. Un tuono pid robusto in un panneggiamento presenta T idea di un colore vivace e piii o meno bruno ; ua frizzo di luce rinsefrato fra le ombre porge il luccicare di ua metallo ; cosi le carni , la trasparenza de' veli , i pannilini , i vapori dell' aria sono maneggiati con tinte piu soavi , le quali kanno lelazione coi colori dilicati e coniposti. Educata L» 3l6 APPENOIOE yiupilla all' iniitazionc degU effetti della luce, aggiuaga pure A giovine artisra le cognizioai de' coloii , infi'apreiida l' arte di coniporre le niescolan/e , non b1 stanclii dal lungo esercizio , dalle prove , dal conrinuo raffrontare i suoi parti prima con quelli della natnra, indi cogli altri degU uomiai soainii clie iiK-^ mortal i seco lei pareggiai'oiio , ed arrivera grado grado a carpire alia luce i suoi effetti. Trovera uell' iavestigare T indole dei , co- lori . nel mischiarli , nelP avviciiiavli fra loro , i differenti rap- porti , i riflessi che reciprocamente maiidaQO e ricevono ; tro- Tcra che il violaceo ha la prerogativa di accordarsi con tutti i colon, che le ombre azzurre imhi-uttiscono circondate dal verde, e che il maggior candore delle carni emerge allorquando coa- £aino con un colore bruno o di eccelleiite oscurjta. Ma a che vado io spaziando nel vasto ed auieno campo del ropriamente si veggono , quella loce laaneggiata con tauio artificio illudono ^ impongono , coniaadano T ammirazione, fanno istupidire. A rimpetto di questa tavola niolte altre pregevoli ne sono offuscate. E quale incognita cagione produce tanto amma- liamento e siiFatto entusiasmo ? altro che 1' armonia. SI r armonia, la costante alleata della bellezza , prepoten- temente s'gnoreggla la nost.a sensibilita ; ella scuote dai fondo dell" anima i nostri afFetti , allevia gli affanni , presieile all' ordi— ne , inspira 1' am ore. Tutto risente il suo potere : il gpneroso I eavallo che oda il suono annunziatore della pugna nitrisce, ini- bianca il niorso , i criui innalza , e divorando la terra si slanoi.^ ■ nella mischia: il prigioniero cantando non sente il peso cl(?ll« ctitene che lo stringoao , ed intanto le ore irascorrono : alia vista di se stesso o di un suo simile riprodotto sopra una tell si conipi.ice e stupisce e P idiota e 1' uomo istrutto : alloroh^ ■sulle scene il suono accoinpagna la niimica ed il canto » noi ci abbandoniamo all' estasi , e per essa sccondo la disposizione dcgli affiHti siamo condotti al sentimento di una dolcc ruelau- conia , al pianto , al rise , al terrore , e forse per qualche pni-re ronsonante d' interna od esteriore conforuiazione di organi siamo •pinti air amore ed alia simparia. Giovaui alunni , io v' accennai breveniente , per qnaoto !o penuise il vasto tema, 1' iniportanza di questo elemento si ne- cessario all' anista onde otieaerc plauso colle sue produzioni. Posti socto u:i cielo ainico, ass:stiti da una felice disposizione Barnr\le e dai niezzi non coniuni soinministrati dalla So~r?.n:t muaificenza, vni calcate ana reiTa aiadre d' iacliti iiigegni. Fate iie A IJ-r E IN D 1 O E — ^ elie 1' ai'inouia sia la divisa delle vosti-e opere ; che non s' in- contrino in esse miste all' orizzonte dell' agg'niacciata Groenlan— dia le infocate sponde del Negro. Non sia iudarno il lipetervi cio che spesso e qiiotidianamente avrete udit« dalla bocca dei vostri pi'ofessori , di calcolare cioe i gradi della vostra tavolozza. Badate che la natura Iia lumi piu vivaci ed ombre pid tene- brose , perclo siate guardinghi nello spendere i luezzi di cui potete disporre. Ne vi lasciate aflFascinare da que' seducenti scrit- tori (i) i quali pretesero che ad alcuiii maestri nella difficll arte di dipingere fossero norma i modi muslcali de' Greci , perche , a malgrado de' portentosi affetti die susciti ia noi la musica , non arrivereste senza un occhio bene educate alia natura ed air armonia del colorito a rappresentare la foga di una battaglia coir udire una sinfonia composta sul modo frigio (a) , ne la compassionevole situazione di Artemisia col eolo soccorso del lamentoso lidio. Da questo luogo , or compie un anno , io annunziai in occa- sione altrettanto festosa e solenne pei nostri studj quanto favore accordasse ad essi in mezzo alle gi-avi sue cure il provvido Monarca che ci regge , onde animai'Ii e promuoverne 1' incre- niento , e di quali speranze andar dovessimo lieti per 1' imman- cabile sua protezioue. Ora e da qui che con sentimento di ri- conosceiiza comune a' miei colleghi e a tutti gli artisti debbo confermai^e le stesje asserzioni comprovandole. Dalla sua muni- ■ficenza fux-ono concessi ai voti di questo Corpo accademico, ed ora adornano le sale di (luesto palazzo , due monumenti di pa- tria nostra gloria, uu cartone del Bossi ed un quadro dell'Ap-j jjiani. Avremmo noi prima d' ora fatte sentire le nostre voci , •! proclamato questo debito di gratitudine versi"> di Cesare , se a. noi soli fosse esteso il beneficio. A voi pure , giovani alunni , che il premio atteudete del vostro valore , spetta il partecipare a questo sentimento. Se e per noi decoroso e compiacente il poter raostrare quanto valevano que' due preclari ingegni , 6 per voi d' istruzione il poter contemjilare i saggi della loro abi- lita. Essere pol debbono di grata memoria entrambi , perche se al nostro Corpo appartenevano , a voi pure profusero e lumi (1) Elogio di Mengs bcritto dal Milizia. (2) Apul. fliiridor. , Hb. ]. PARTE ITALIANA. laj e dottrlne sull' arte , vi furono cortesi di consigli, sofrisei-o ai vostri tentativi , gl' iacoraggiarono. Riconoscenti dunque affron- tate nuove dilBcolca , raddoppiate I'aidore nello studio ; i vostri professori raddoppieranno di zelo , ed i reciproci sforzi saranno accetti a Cesare. O umauissiiuo Principe (i), clie si degnaiiiente lo rappresentate , e colla vostra presenza irradiate questa pouiT pa , nuovo ai'dore infondendo nell' animo di questi giovani onde distinguersi, voi accogliete questi proponimenti, e fate che piii graditi pervengano al trono dell' Augusto vostro Fratello. (l) La funzione , oltre di essere stata onorata della presenza di S, A, I. I'Arciduca Vicere , fu assistita da S. E. Reverendissima MousignoC Areives«»vo e dalle altre primarie Auttorita civili a militari. t21 Al'PENDICE Estratto del glndlzj delle Commlssioni stvaordinarie pel graiidi Coiicoj'sl dell anno 1819. ARCHITETTURA. — Trogkamma. Un gi-ande albergo jiev una citta po|HiIosa. N.° I." c. ir epigrafe — Se rimase un Eltnr mesto e per- dente , ecc. — liuona c giudiziosa la ilistribiizioiic dclla piatita; 81 trova peril scarsa la luce dei earner, ni aniiessi al grande ajj- partamento. Le elevazioni souo di buono stile, e bene niaueg- giati ed ajiplicati gli (irdini al soggetto : la |iorta d'lngresso ac- cede in proporzione della largliezza : bella e lodevole e V ese- ciizione. 2.° — Hoc opus , hie labor — La couiposizione e di- stribuzione della pianta poco ingegnosa ; poca economia nelle dimensioni dei muri : la decorazione in genefale non lodevole. 3." — Ne SI , ne no il cuor ml suona intero — Nella compo— sizione della pianta non nianca di luerito , ma T aiitore La ol- trepassato le diniensioni del progranniia. 4-° — Descriptns ser- veire vices , operumque colores ~— La pianta e regolare , e lode- vole n' e la distriljiizione , essendo I'edificio provveduto di tiitti i coniodi. Le elevazioni e lo stile non corrispondono agl' indi- cati jiregi. 5." — Chi ha tiiiior di fallir nulla opra mai —— La pianta e regolare ; le soverchie suddivisioni nella distrdmzione del piano terreno cagionano la strettezza dei siti di servigio. Le elevazioni in generale sono di buono stile e bene eseguite. 6.° e 7.° — ' Sit quod vis , simplex dumtaxat et unum — La pianta si dell' uno che dell'altro progetto e regolare, bene distribuita e provveduta de' necessarj comodi : generalniente vi doTuiiia nn buono stile. Nel N.° 6.° le proporzioui di alcune parti sono alquanto alterate j 1' autore pero nel |5rogetto 1^.° 7." ha maneggiato gli ordini architettonici con accortezza e conve- nevolezza , segnataniente nei cortili interni. Nella facciata N." 7." i laterali al corpo di mezzo si sarebbero desiderati pin semplici: r esecuzioue e sufficiente. 8.° — Nihil crescit sola indtatione — Nella pianta, quantunque bene imaginata , si trova inopportuna la coUocazione delle botteghe rolla strettezza de' luoghi indispen- sabili agli usi ed al servigio dell' ediiizio. Lo spazio destinato per le rimesse c troppo liniitato in proporzione della grandio- sita dell' albergo, e le scuderie sotterranee si trovano mancanti della necessarla ventilazione. Le alzate in generale souo di buono stile , e la semplicita della decorazione e adattata al soggetto. q." — Lieto ti rimenibra - Come npportuno nei inasigior rimcnti , ecc. — La pianta, benclie regolare, maaca di tutti i liinghi principali di servizio , e T autore non si e attenuto al prograinma coir avere indicato il coUocaniento di essi fuori dell' area jire- scritta : i disegni sono altresi mancanti di ouibreggiatura. 10." — • Ambiuosa recide ornamenta — La pianta e jjoco felice ; la fac- ciata nella sua totalita penca di monotonia, quantunque le parli ..iauo di buono stile : dllisente 11' c 1' ese.'uzione. PAR'fE ITA.LIANA. I 28 ■ La Commissione in mezzo alle locH nieritatcsi tia pi-essoche tutti .i concovrenti trovo clie i jDiogetti N. I.° e 5.° contrasta- vansi la j)alnia, qulndi dopo il tonfronto de' rispettivi pregi diede la prereren?a coll' atiribuire il preniio al N.° i." portante r epiovafe — • Sc rimase uii Ettor mesto e pendente , ecc, — Se ne fiovo aiitoi-e il sig. Giulio Aluisetti , luilanese ed allievo deir I. R. Accadeniia. PITTURA. — Peogramma. Raflfl^iello Sanzio da Urbino pre- aentato da Braniante al Pontefice Giulio II. La Connuissione neir nnico quadro coU' epigrafe — Ecco I' idea del nubil geiiio e del bel voho , in cui - Tanto natura de' suoi don ponea , ecc.' — Lodata la coinposizione seinplice ed adattafa al soggetto , iion ravviso una sutficiente unione di altri meriti per aggiudicarlo degno di preinio. SCULTURA. — Programma. Cefalo e Procri. N." I ." coir epigrafe — > Intanto con maniere aline e divot e " Spira V alma infclice nel mio volto — A iiialgrado della non poca trascuraggiue rilevata, sia in alcune proporzioni, sia nelle forme , la Commissione premio quest' unico gruppo pel trovato assolutaniente uuovo , bello , espressivo , e per la lodcvole ese- cuzione di alcune parti , segnatamente nel getto di alcune pie- glie. Se ne trovo autore il sig. Luigi Marchesi , di Saltrio , do- miciliato in Mihino ed allievo delF I. R. Accademia. INCISIONE. A questo ramo sono niancati i concorrenti. DISEGNO DI FIGURA. — Programma. La zuffa fra i Greci p 1 Trojani intorno al cadavere di Patroclo. N." i.° coll' epigrafe — A molti su quel corpo istesso - Il Telamonio acciar tolse la vita. — La Commissione vi trovo rom- mendevole la coniposizione , la j'rospettiva aerea del fondo ed il brio di alcuni accessor] , nia 1' assolnta niaucauza di jiropor- 7aoq'i , di assieme e di forme T liannk distolta dall' aggiudicargli il premio. DISEGNO D' ORNAWENTI. — Programma. Un' anfora coa bacile riccaniente ornata N." I.* coir epigrafe — Di spviiiante liquor sia colmo il vaso — Manca la pianra diuiostrante Y ornan.'ento del bacile voluto dal progrannna ; la forma del vaso non e adattata ali'uso; ]' esecuzione mediocre. 2.° — Non son gia I' ali al gran desio conforiiii — L' anfora e di conveniente forma , il bacile troppo piccolo in jnoporzione , e di forma non lodevole; I'ese- cuzione buona , e di buono stile gli ornamenti. 3" — Fui vago di tnercar faina ed onore — Bella T mvenzione del l)acile , ma troppo uionofoni gli ornamenti ; la forma delT anfora non ba io sresso nierito ; 1' esecuzione lascia dcsiderare una maggior faci- lita di contorni. 4.° — Se di un tanto lavor preu.io non prendo - T\Tigli.oT coir esercizio ahnen mi rendo. — Quantun(]ue abbia trovata la base dell' anfora troppo ristretta in proporzione del corpo . pure Ja CoMm}is»"^Be. \*s. premidto (£ucsto di»cgno per i'24 A¥l»ENr)lCB le forme genevalmente lodcvoli , per gli adattati ornamrnti , c per r ottiina e spiritosa esecuzione. Se ne trovo autore il sig. Carlo FoitCana , di Cresogno , pi-ovincia di Couio , gia alliev* di quest' I. R. Accadeiiiia. Coi7corsi di seconda clnsse, Giudizj delle Comnilssioni ueriiiancniL PREMIATI. A.RCHITETTURA. — Per rmvenzione, il sig. Cnrlo Renza- nigo , di Treviglio. Accessit i siguori Ottavio Feregrini , di Val- cuvia , Ladislao Ritpp. di Vienna. Per gli ordini arcliitettonici , il sig. Gaetano Caccianiga ■, mi- laaese. Accessit il sig. Angela Marutti , iiiilanese. FIGURA IN DISEGNo'e PLASTICA.— Per T invenzione ia disegno , il sig. Pasquale Vianelli , \eneziano. Accessit, il sig. Vitale Sala , ujilanese. Per r invenzione in plastica , il sig Francesco So/naird , sviz- zei"o. Accessit il sig. Alessandro Puttinati , Veronese. Sala del nudu. Per r azione seuiplice, il sig. Vitale Sala, iiiilanese. Accessit il sig. Gio. M. Valentini , di S. M. maggiore. Sala delle statue. Pel gruppo disegnato , il sig. Luigi Bridi ■, niilanese. Accessit il sig. Gin. Battista Majocchi , iiiilanese. Pel disegno dalla statua , il sig. Santino Trolli , di Laveno , provincia di Coiuo. Accessit il sig. Vitale Sola-, iiiilanese. Pel busto disegnato, il sig Carlo Belosio , uxi\a.nese. Accessit il sig. Carlo Cozzi , svizzero. Pel biisto in plastica, i signori Giovanni Faiiloni , bresciano , Alessandro Puttinati , Veronese. Accessit i signori Giovanni Piaz- za , di Viggiii , Francesco Ruejf., iiiilanese. ELEMENTI DI FIGURA. — Disegnatori dal rillevo , il signer Carlo Corti, niilanese. Accessit il sig. Gaetano Bonati, \ene.z\ano. Disegnatori del niido dalla stanipa , il sig. Carlo Terrazza , niilanese. Accessit il sig. Sigismondo Nappi , uiilaiiese. SCUOLA D'ORNAMENTI. — Per F invenzione . il sig. Gio- vanni Allegrini , luganese. Accessit il sig. Paolo Lanfossi, pavese. Disegnatori dal rdievo , i signori Luig,i Caslellini, bergauiasco, Francesco Spiegl , di Vienna. Accessit i signori Giovanni Bertmi^ milane.^e , Federico Moja , niilanese Disegnatori dalla staiapa , il sig. Aurelio Alficri, niilanese. Ac- cessit il sig. Dionigi Barcggi , niilanese. PROSPETTIVA. — il sig. Carlo Rcnzanigo , di Trevijlio. Ac- cessit il sig. Giacqiao Bussi , Uiilauese, PARTB ITALI\NA, 12$ BIB L I O GK AFI A, REGNO L01\IBARD0-VENET0. Opere scelte dl Giaiiviricenzo G-R4VINA , ginrecow snltn. — Mllano , 1819, dalla Societd t-pografica d: Classlci Italiani , in 8.% di pag. 5oo numerate^ ohrc rind'ce, e png. xix coutenenti X Avverdmento dclV editore e la Vita delV autore. L' aver rarmlre in an solo volume , e coa giudiziosa scelta , gli o[uscoii Italian! del celebi-e Graviua, e inipresa che a cjue- sra Siieiera tipocralira dee certamenie prooacciare il plauso co- nuiiip. fuiierocche le prime e niigliori edizioni delle opei-e di qn- «ro ai.rore sri-itte in volgar favella o sono divenute oggidi a^5a: rare , o pure queste trovansi sjiarse qua e la in diverse KafO'Ue , e traaiisohiate percio con opere di alti'i scrittori. In qLipsto volume pertaato tutte si compreudono le scricture vol- gari ijuhblicate dallo stesso Gi'avina , tranne le cinque Tragedie e il Discorso delle Antic he Favole. Ne deesi dai' carico all' edi- tore I er aver queste ulume cose pretermesse ; perciocche , n- spetto alle tragedie, comeche per la sentenza e pei caratteri slauo da jjregiarsi , tuttavia per la luescolanza de' versi e per r iiso iVequente degli sdvuccioli ne riescono grate all orecchio itjjiano, ne adattate sono al coturno. Kel clie il Gravina fn tratto dalla soverchia iuiitizione de' Greci e da disio di no vita; quando che ogni lingua lia le sue speciali forme e maniere , aicrome ogni nazione h.i un ststeaia proprio di verso e d aruio- nia. II Discorso poi delle Antiche Favole non dovea aver luogo in questa raccolta , per essere stato trasfuso ed ampliato uella Fasion Poetica. Noi qui parleremo breveuiente di quanto si contiene nella nuova edizione , giacclie delle opere italiane del Gravina non si fa quasi menzione nella Vita di lui , scritta da Giaiiibattista Passeri , posta in fronte al libro che qui annunciamo. I. Delia Ragion Poetica , lib. I. — Derivate dalla platonica filosoiia le idee della poetica facolfa , procede T autore a parlar delle favole e della loro utilita , divisando in questa parte i sin- golari pregi del grande Omero, norma e regola de' suoi giudizj. Dopo di che, agli altri greci poeti facendo passaggio , annnira r. palesa il tragico sublime d' Eschilo , di Sofocle e di Euripide; la grazia e la vivacita d'Aristofane ; il maestoso e il grande di Pixjdaro ; la scliiettezza di Teocriio 5 la gentilezza e lo spirit* 126 APP ENIJICE riel lirico Auacreonte. Nel rendere giustizia de' luuini seguaci di Omero , divisa i caratteri c tfsse le ludi del suo Catullo , di Lunrezio , di Terenzio , di Tibullo , di Virgiho e d' Orazio. Dal »»-colo di Angusto trajiassa a quello di Leon X , giacclic, coaie e noto, le Muse per bt-ii dodici secoli riiii.isfro squallide e mute. Tra i poeti latiui clie lionronu a questi tpuipi, rmicede il priiuo Juogo al Fracastoro, il ([uale sovra tutti nellc doitrine filosnliclu; f. nella poetica elocuz'oiie alzo il volo. Entra T an tore nel libro II a trattar della lingua e della volgar poesia. E q'ti si fa siiaJa a parlai- di Daiite , della sua Divina Couimedia , della nioi-ale e sapieiiza di quell' autore. Di qui disceiide alia poesia epica ed ai romaozeschi poeuii,ove concede il primo preglo airAriosto, e poscia al Trissino , come a grandi iniltatori di Omero ; con poco plauso degli ainniiratori del gran Torquato , il quale pen), a confessione stessa del Gravina , supero Jungo tratco tutri gli epici forestieri. Ragiona , dopo di cio , della nostra tragedia, della commedia, delle opere pastorali , delle satire e della li- rica poesia ; e quindi del Petrarca , di Giusto de' Conti , del Sannazaro , Poliziano, Benibo e Casa. II. Della Tragedia. Svelata la natura di tal couiponiinento , si fa r autore a cousiderarne le parti , i pregi e i difettt al lume de' Greci , che in (all opere il niiglior vauto riportarono ; non avendosi fra i Latini chi possa a quelh conipararsi. Indi dei nostri migliori tragici ragiona ; coiiteuto , rispetto ai Fraucesi , di recare il giudizio di Madama Dacier e del P. Rapin , ciie la snei's ata maniera de' carattei'i , per lo piu amorosi , e 1' inipro- prieta ne dimostrano. III. Discorso suW EmUuiione di Alessandro Guidi. -^ In que- Sto trattatello , diretto a riforniar il gusto ancor corrotto della volgar poesia , disamina il Gravina quel oomponimento draiu- inatico del suo inseparabile amico , e ue dimostra le parti , il costume ed il gentile artilizio con si fatta perizia della facolta poetica, che nioki , per attestato del Passeri , dalla via sregoiata di couipoiTe si posero nella buona con la sola lettura di quel trattatello. IV. Della divisione aT Arcadia. — Agita 1' autore in questa scrittura con profondo accorginiento di ragioni naturali e civili la quistione : Se potevan coloro clie dalla famosa Accademi* degli Arcadi eransi divisi ( fra i quali ei fu uuo de' priacipali capi neir anno 1711^, del nome istesso e delle divise degli Arcadi awalersi. V. Della istUuzione de' poeti. — Questa e un' epistola latina al cli. Scipione MalFei , nelia quale la niiglior parte de' suoi giudizj nella Ragion Poetica esposti unisce e resti'inge. Nella riuova edizione si e riportata a fronte la bellissima versioue del Passeri accompagnata da erudite e copioee note che non pocu J'ute spargono su quella scnttuia. PARTE ITALIANA. 12^ VI. Regolamento degli studj di nohil Donna. — Quali deb- bano cssere gli studj , quali i mezzi e quali i libri per farlL giustainente , ne porge una sicura norma il presente trattato , in cui si ravvisa un niaturo giudizio degli oratovi , jioeti ed istorici che 1' autore va proponendo. VII Poesie italiane. — Consistono qiieste in sole tre Egloghe, le quali, a differenza delle tragedie , abbondano di numero , di facilita e d' eleganza convenienti ai caratten in quelle espressi. Quesre danno a conoscere quanto il Gravina sentisse okre anco ncir esercizio della poetica facolta. Venendo ora alio stile del nostro autore , sebbenc egli nelle opere iatuie abbia scritto con piu di caudore e con niiglior gusto di quelle che abbia fatto negli opviscoli volgavi ; tuttavia ancije in questi si scorge si spiritosa vivacita di fantasia , che non havvi cosa di lui si niinuta ove Y ingegno e 1' erudizione nou vi si ravvisi e traluca. Non ci resta che di fare alciin cenno della nuova edizione. La diltgenza e Y accorgimento di chi ha prestata la sua letteraria ags'stenza a questo lipografico lavoro non ci lascia aicun dubbio ' cli' egli avra fatto uso delle migliori edizioni , e che pel trattato della Ragion Poetica avra seguitata 1' edizione di Roma del 1708 - in 4.°, e per quello della Tragedia si sara appigliato alia stiuiipa di Napoli del 171 5 , pure in 4.° ; e cnsi per gli altri opuscoli [ avra prescelto le edizioni napolitane , per Simone Occhi , 174^ 1 e 1768 , in I3.°, le quali sono le piu riputate rispetto alia si- I curezza della lezione. Quello che possiam dire , dopo la lettura ' di alcuui braui di questo volume , si e che vi si ravvisa la pid j ecrupelosa esattezza rispetto alia correzione, c che la regolariti I e il buon gusto nella tipografica disposizione danno a conoscere I che quest' ane si pevfezioua seuipre pivi tra noi. E qui giovi il I ricordare , essere sistema di questa Societa tipografica di sotto- ' porre , anche dopo 1' impressione , all' esame de' suoi corret- tori le opere che essa inijireade a pubblicare. Scoprendosi qual- 1 che errore rilevante , dal quale venga alterato il seuso , se ne I fa tosto r emendazioue colla ristampa del foglietto. Ove poi si j tratti di poche e lievi mende , il leggitore ne e avvertito dal- I V Errata posto in fine del libro. I Adorna questo volume il ritratto delF autore , a cui T artista I ha saputo dare con maestria 1' espressione di un uomo malin- I conico e cogitabondo , sicconie era il Graviuft , neuiico d' ogui Berta di piacere e di (jualunque allegria. 128 APPENDICE Introdazione alia meccanica della materia del ca(\ Leopoldo NoBlLi di Reggio , gid cipitaiio d' arti^ glierla. — Milano , 1 8 1 9 , d(dla tipografla di Paolo Emilio Giiisti , in 8/' di pag. 194., con rami. Non facciamo per ora che atinunciare qiiesta ingegnosa opera intovoo alia quale ci riserbiaiiio di discorrert; pin estesaineute. Eccone intanto 1' inilice delle niaterie. = Proximo. Capitolo PRIJIO. Principj fisici. Arc. i." Delia materia attrat- tiva e ripulsiva ; a.° Della legge con cui agisce la materia ai- traitiva e ripulsiva; 3.° Delia omogeneita della materia; 4." De- gli element! di materia attrattiva ; 5." Degli element! d! materia ripulsiva ; 6." Dell' atmosfera universale ; 7.° Delle atmosfere special! ; 8." Del moviinento ordinano della materia ripulsiva disseminata nello spazio ; 9° Epilogo delle cose precedent!. Capitolo secondo. Sviluppo del principio delle atiuosfere. Ar- ticolo 1.' Struttura delle atmosfere speciali degli element; at- trattlvi ; 2.° Struttura delle atmosfere special! delle molecole integrant! ; 3.° Struttura delle atmosfere speciali de' corpi. Capitolo terzo. SvUappo del principio delle vibrazioni. Arii- colo I." Vibrazioni longitudinal! delle corde; 2.° Vibrazioni dei fluid! elastic!. Considerazioni fiuali. Nota suUa identita dell' at- trazione molecolai'e coll' astronomia. Pinacoteca del Palazzo Reale delle scienze e delle arti, descritta da Robastiano Gironi, e piihblicata da Michele Bisi, coi disegni e colle incisioni di vaij ecc. — Milano , 1 8 1 9 , dalT I. R. Stamperia. Distribuzione XXV che contiene la Pieta , di Enea Salmeg- gla , detto il Talpino , il Redentore , di Paris Bordone , la Ma- donna^ di Giovanni Bellini e la Predicazione di Santo Stefano di Vittore Carpaccio. Questa magnifica edizione va progredendo col massimo impegno. Essa contiene gia beu cento dipinture colle relative descriziou! , e con note critiche ed erudite. Ulphilce partiiwi ineditarum in ambrosianis pahmpse' stis ab Angelo Maio rcpcrtarnni specimen. Con- iunctis curis eiusdem BIaii ct Caroli Octai'ii Ca~< STILLIONMI editum. — Mcdiolani , MDCCCXIX , regiis typi>s ^ in 4.° di pag. A'X/r-36, con due tavole in rame. (Di questo saggio ci occupereuio ne' prossiiu! fasciculi ^ ■a i PARTE 1TALI\5?A. T29 Sidle manifatture nazionali e tariff e daziarie. Dlscorso popolare di Melchiorre QlojA , autore del i\ novo Prospetto dclle scienze econoniiche. — Mllano^ loiQ? presso Gio. Pirotta, u/i V(d. in 8.° di p, 178 — Lv. { Ne daremo 1' esti-atto nel prossimo fascicolo. ) Saggio di una Statistica dell' Impero d Austria con- siderato nellc attual: sue circostanze. Opera di G. M. barone di Lichtenstern tradotta dal te- dcsco in italiano sulla seconda edizione da Gaetano Senoner di Verona. — Milano, 1819, Tipografia Silvestri. Un vol. in 8.° di pag. ^89. ( Non si potea fare sf.elta piii giudiziosa di questa dal sig. Sil- vestri. Questo libro contiene luolte cose in poco volume e di- Tenta ind;speusabile per tutri quelli che vogliono istruirsi intorno alio stato artudle della Monai'chia austnara di cui facciaaio parte. II Regno Lombardo-Veneto vi e compreso , laonde ques'o libro interessa anche fra noi il letterato , il giudice, 1" anuuinioUatore e r ecouoiiusta. Davne un estratto sarebbf impossibile o aluie- no ci condurrebbe troppo lontauo dalla brevita prefissa ad un giornale ; ci conteutereuio di qui oilenre a' nostri lettori 1' in- dice delle luatene. Parte phi ma. Del territorio e suoi contorni. Colpo d' occhio istorico suH'u- nione delle provincie che cnnipongono 1' Impero d' Austria. — Estensione e frontiere delT Impero. — - Abitanci delle Provincie Austriaehe. — Popolazione in generale. Differenze fra gli ah'ir tanti deir Austria. Parte sec on da. Dell' Industrie. Rapporti dell' industria degli aLitanti dell' Im- pero applicara agli acquisti immediati. Economia rurale. Clima e teiTeno. Colnvazione dei vegetabili. Animali per 1' agricokura ed economia domestica. Winiere. Manifatture. Attuah relazioni di commercio dell' Austria. Commjrcio in generale. Mezzi di promuovere il commercio. Parte terza. Della costltuzione dello Stato e suo governo. Fonne delle Tarie costituzioni di queste provincie. Amministrazione civile. Ammi- nistrazione della giustizia. Finanze. Militare. Magistrature ed uf. fici pubblici dello Stato. Tavola di comjjavtimento in circ^jj comitati , ecc. di tutte le provincie clie comj'Ougono P im„gj.o d' Austria , coi capiluoghi dei medesimi , ecc. Ragguaglio ^j^j pesi italiaui del Regno Lombardo-Veneto con quelli di Vi^^jj^ Ragguaglio della misura da graao nel Regno Lombardo-Vp^^eto Bibl. Ital. T. XVI. 9 l3o AtPENDICE col metzai di Vienna. Kagguag,rto della misura da avena nel Regno Louibavdo-Veneto col metzen di Vienna. Ragguaglio della uiisura delle legue da fuoco in vavie piovincie col klafter di Vienna. Ragguagho dei jiesi dalmati ed albauesi con quelli di Venezia e di Vienna. Ragguaglio delle nnsure da gram in Dalmazia con quelle di Venecia e di Vienna. Ragguagho delle niisure dalui.ite ed albanesi delle legne da Jnuciare e delTolio coUa niisura austriaca. Prospetto di tutro TI. R. esereito austriaco). Breve esposizione di alcuni pr'uicjpj inforno alia sclenza del Diritto mercantile del professore Adeo- dato Re SSI. — Pavia ^ iBii^, nella s tamper la di P. Bizzoni , sacceduto a Bolzani. L' Econoiida della specie uniaiia ha dato giii al pubblico ba- stante prova dell' ingegno del s\^. Ressi , seuza die s'abbia bi- sogno di cercarne in altri suoi iniuori lavori. E se per avventura vi tosse alcuuo , il quale , prendencio in mano quest' Opuscolo , non restasse jersuaso di quan o intorno alia defniizione ed en- gine del diritto per tesi generate egli ha esposto nei priuu due capitoli del luedesiuio ; non percii) , essendo questi uonio di- screto , torra nell' aniuio suo al signor Ressi alcuna parte di quella estimazione , che d' altrondc gli e giusraiiiente dovuta. ]Soi stessi avremmo preferito che quest' Opuscolo incominciasse diretfiimenie dal cap. Ill , perche le cose , che da quel capitolo in poi si svolgono , sono precisamente il vero ed ininiediato principio di quanto appartiene alle nozioni elenientari del diritto mercantile. E certamente dal cap. Ill in poi queste trovansi chiaraniente ed esattaniente annunziate : nel clie il sig. Ressi •viene ad avere aggiunto uu nuovo titolo agli altri niolti clie ha nella sua condizione di buon istitutore ; ed altronde que' due antecedent! capitoli avrebbero i\ vizio di prendere la cosa trop- po da lungi, se non fossero di piu 6oggetti alia eccezione di presentare i principj teorici con niolta iaesattezza e confusione, i quali difetti appunto risultano dai sensi equivoci dati alle pa- role diritto e leege , e piii poi da certe applicazioni che se ne fanno. Del resto l' osservazione che qui ci permettiamo , non vale tanto j er 1' Opuscolo del sig. Ressi, quanto per niolti al- tri fra noi o pubblicisti o gureconsulti , i quali non hanno an- cora saputo piegarsi a rinunciarc a' frasarj di Grozio e Puffen- dorfio , avvertendo , come la materia a' giorni nostri niediante buona aualisi e stata ridotta a teoriche seniplicissiaie ed esatte , che e omai tempo di ntenere per fondamentali , dovendosi ri- conoscere che nell' uomo solo e il germe dt tutta la scienza che riguai^da ogni sua posizione. Vogliam dn-e con cio , che la sua costituzione dnnostra i suoi bisogni , che da questi sor- goao i SUOI diritti , e a queeti coi'rispoadono i euoi doveri ; e TARTE ITALIAN A. l3l ■che cio che si osscrva nelT uomo , si trova irrefragabilmente veri- ficato nel corpo politico ; e i princi|)j medesinii dingono Y indi— viduo lie' rispetti di se stesso , e in quelli degli altn individui , o presi a parte, o considerati in massa : couie dirigono la ruassa ne' risperti dell' individuo ; e cosi ancora una uiassa ne' rispetti d' altra massa. Da tale unico foiit« soltanto , senza temere ne jutralciamenti , ne dubbj , ne aberrazioni , emergono i dettati della morale J della iegislazione , e di ogni ramo della scienza politica. Ma troppo ancora abbiamo detto di cio per 1' occasione che ne .ibbianio avuta. Sonetti di Giuseppe Bartoli raccolti e messi in luce da Pier Alessandro Paravia. — Padova ^ i8i3, ill 8.°, tipografia Bettoiii , di pag. 80. L' editore vi fa precedere alcune nieniorie intorno alia vita e alle opere di Giuseppe Bartoli nato in Padova nel 1717, e uiorto in Parigi nel 1790. Noi abbiamo parlato favorevolniente di questo bello ingegno dando 1' estratto delle vite degli uouiini illustri del Seuiinario di Padova (Bibl. Ital. vol. 4.° pag. 433), € noi farenio plauso al sig. Paravia per avere qui iusienie rac- colte le diverse notizie clie risguardauo la vita e gli scritti del Bartoli, corredaiido queste notizie di note le quali indicano i fonti dai quali egli le attinse. I sonetti, quantunque sieno tutti bnoni e bene scelti quanto alia elegaiiza , niancano pero d' in- ■teresse dal lato dell' argomento , e 1' Italia non puo bene acco- gliere una raccolta di sonetti tjuasi tutti per isponsali, per nascite , per monache , per luorti ecc. Noi ne dareiuo uno solo per saggio. S O NET T O Pel giorno natalizio del Re cT Inghiherra. Con ala rugiadosa aure ridenti Riconducanti ognor , giorno bf^ato , In cui sol fra' monarchi e Giorgio nato Sopra invitte a regnar libere geuti. Guerra e pace al suo pie versaii gli eventi, Siede in sua man delle bell' arti il fato , In fronfe niaestade , ha grazia a lato , Tutte in sen le virtii d' onor lucenti. Alle tele spirauti e a' vivi inai-mi ( Studj protetti da chi n' e si adorno ) Glorie affidoUe. Or le consegni ai cai'mi. Rendano anch' essi al gran Tamigi intorno , Se il tempo saettar ponno quest' arnii, Iiiimortale il Mooarca , eteroo il giorno. >33 AprcNnio* DUCATO DI GEN OVA. Del controstimolo e dclle xnalattie irritative. Opic~ scolo del dottor Quani. — Genova , 1819. Quest' opuscolo e specialmente destinato a far vedere che r esalfazione comuneaiente attribuita alia teoria del controsti- molo , divenuta quasi il perno dell' odierna jiiedicina filosofica, ^ ua delirio non men pcricoloso del Brownianismo il piii esa- gerato. Passa quiudi il dottor Guani a parlare della condizione patologica irritativa , e qui la discorre da maestro ; in ogni pa- gina vi si scorge T autore del Saggio sull' azlone de contas.1 > e delle riflessLoni sull' epidemia delta Liguria. — Buona logica j ottima dicitura, e precetti di sana pratica , tali sono le qualita ehe distinguouo lo scritto che annunciamo al pubblico. GRAN DUCATO DI TOSCANA. Storia della decadenza dei costumi , delle scienze e della lingua de' Romani nei primi secoli dopo la nascita di G. C. del sig. Cm^q/bro WIeiNers, co/^- sigliere di S. M. Br itannica, e prof es sore ordinario di filosofia in Gottinga. Traduzione dal tedcsco di Antonio Raineri., membra di varie Accademie. — - Firenze , 1817, tomi due in 8.° , coll' avvertimeoto : === La presente opera serve come tV introduzione a qtielU del sig. Gibbon sulla decadenza e rovtna del Romano Inipero. = Ecco come il traduttoi-e si esprime uella sua prefazlone al lettore : « La ca I'lrijiiia che la fiaccola le abbruciasse i vestiti. » Le quail disparatissime immagini come capiscano in una sola ottava e maraviglia a vedere. Sarebbe iadiscrezione il procedere piu avanti : nulla di meglio trover^-bbesi ne" due volumi , quaa- do non fosse ia dilicatissima chiusa d' un sonetto per matri- monio ; Jmpazienci del destin futuri Gia del beato sposo inCorno al crine Vezzeggian lieti i fortunati auguri , de' quail augurj volanti intorno al suo crine probabilmcnte \o sposo in tanta corriutela di secolo non avra saputo ringraziare il poeta. La traduzione dell' Andromaca di Racine occupa la maggior parte del secondo volume ; se i versi del sig. Anguillesi sien fatti per la tragedia , lo gmdichi di per se il lettore dopo Tavu- tone saggio. STATIPONTIFICJ. Documenti legali ed aiitentici inservienti di puhblico ragguaglio delle operazioiii escgidtesi neW estate delV anno 1819 per la prima stagione delle esca- vazioni nel fiume Tevere dalla societd denominata Impresa privilegiata Tiberina. Fascicolo prima. — • Roma, 1819, in 4.°, dai tipi di Salviucci e C. Studiosi , come h il dovere nostro , della piii rigorosa impar- zialita , accenniamo la pubblicazione fattasi di questi documenti, che riuscire possono di alcun interesse , versando esai su di una improa cho ha fin ora eccitato la pubblica curiosita. 1 38 AVVEIN'BIOE II primo i- nil atto pubblico, col quale il sig. Benedetto Giu- seppe Naro , direttore flella impresa , innanzi al notaro MiqUo- rucci , in noine anche degli illusfri associati alia impresa niede- sitna , esil)isce una supijlica da esso presentata col relativo re- scritto di S. E. il cardinale Consalvi dato dalla udienza di N. S. , e dicliiara essersi quel rescrirto accord.ifo in sej^uito di un di lui prtigettn umiliato a S. S. lino dal prinri|:iio dcll'anno 1818 per intrapreiidere una escavazioue nel Hume Tevore . onrle rin- venire alcune dl quelle o statue , 0 segni , 0 iiiariid , o alire cost dette antichita cui li storici inducono a credere esservisi nesli andati xecoli di tempo in tempo ed in diverse circostanze e cala- mita di Roma gettate 0 fnrtuitamente cadute ; ed essersi il detto rescritto rilasciato dietro l' esame del progetto , e senrite le in- form azioui yjro rei veritate dei periri tanto tnedici , che idraulici, architetti , legali ecc. Ricovda clie dopo il conseguimento di un tale privilegio si e proclamato per tntta V Europa e fuori, r apriniento di una associazione di lao azioai a scudi 3oo ro- niani per cadauna oude coininciave la escavazione ; die in ap- presso crescendo il numero degli aziouisti . non portato fino al mese di gennajo del 1819 se noa a 20 incirca, si e formato un consiglio di ainniinistrazione ; che si coniinnio quindi ad ac- quistare materlali da costruzione , dei quali foi-mossi un arse- nale o magazziuo di deposito ; che nel mese di febbrajo comin- ciaronsi i lavori, e verso la fine di marzo T assnciazioae fu re- putata compiuta ; che i lavori preparatoa-j non si sono turtavia condotti a rermiue se con all^ fine di higlio per lo ritardato paganiento di molte azioni , per il die fu pure cosfretto il di- rettore medesiiiio col s'^tto-direttore ad impiegave fundi e dauari proprj sulla speranza che , niessa in opera la niacrhina prliici- i)ale, gli aziouisti morosi si sarebbiao affrertati al versamento della loro quota ; che allescita la detta prima macdiina , o sia una nave destinata a pescare gli oggetti giacenti nel Tevere , nomiuata Medusa , sebbene mancassein alcre acccssorie , ed an- che una detta principalissima , non costrutte per mancanza di fondi, e sebbene Ic acfjue del fiume coiuinciassero gia a gon- Aarsi; si diede priiicinio alle operazioni nel primo giorno di agosto , e tribufate furoiio le pin alte lodi ail'iiiventore e pvo- motore di quella costruzione ; che pero la migliore rrova del priuripio di riiiscita f-^lirc delle operazioni , e deUa fr,ndata spe- ranza di vi'i prosneri siiccesfi vis dra dalle operajioui ginrnaliere della Medusa stessa, dei quali si esibisi'ono i processi verbali , e di alcum dei quali fece pare men^io'ie il Oiario romano; che tra le altre eseguite operazioni, colla lanoia detta la Cirre alii 14 d' agosto si scopri un cippo di marmo apnarteuente ad una donna della fam'giia Cornelia, il quale f.i tratco d.dle acque, e portato air arsenate dell' ammi'iistraziont" , ove giudicossi gitfato da molti anni nel fiume arresa la patina tartarosa che lo ctto- jUHva> il che nou ostante , esseudo stata da molti presa copia PARTE IT4LIANA. I 39 della iscrizione , fu il cippo nel gioruo 28 agosto dalla forza pubblica asportato , sebbene al direttore non siasi notificato 1' autore , ne 11 titolo del veclamo. In forza adnuque dell' esposto conchiude il direttore protestando: i." di avere srrupolosamente adempiuto ogni promessa da esso facta a tiitta Y Europa per la costruzione dell a niacchina ; 2." di averla adempiuta compati- biluiente colle difFicolta portate daila mancanza de' fondi ; 3." che la esecuzioue viene provata da altri atti pubbllci citati; 4.° the egli non e plu risponsabile di c[ua.\unque evenienza presentanea, ed in ogni futuro tempo eveniente , se " operazione in tot ale o m parte venisse incagliata 0 disciolta ; 5." protesla contra chiunque e massinie contra gii azionarj che finora rltardarono il paga- uiento ; 6." contra questi syiecialmente protesta i danni , el in- teressi , le spese , le sofjraspese , e le anticipazioni proprie , ed i danni ancora che ridondare nc potrehbero agli azionarj che sbor- sarono le somiiie convenute ; 7.° dicliiara die qiiesta protesta pub- blicata per mezzo de' giornali debba avere forza come se fosse personalmente mtimata a ciascuno ; 8." finalniente protesta di volere agire per sostenere i diritti dell' amniinistrazione tanto rapporto agli oggetti scavari, quanto a qnelli che potessero sca- ■vai'si in appresso , e di servirsi per cio dei fondi comuni ed appartenenti agli azionarj in generale. Quest' atto e del giorno 10 settenibre 1819; questo non serve pero se non come di prefazione agli altri document! , di cui ora comincia la serie. Si registrano quiudi il tenure della supplica e del rescritto , gia previameute accennati. Nella supplica si cliiede in geuei'ale di scavare il Tevere nel modo piu vantaggioso alio Stato , e si offre al governo il sesto delle scoperte, lasciandoglisl la preferenza per I' acquisto di tutti gli oggetti preziosi giugta la stima dei periti. II rescritto accorda il poTnesso di potere eseguire la operazione , ritenuto il quarto a profitto del governo , e fatte le opportune riserVe , perche danno non ne emerga alia navi- gazione , ed alle costruzioni che concernono il fiume. A tutti e noto il tenore del manifesto di associazione , che e stato anipiamente ditfuso , e che qui si inserisce sotto il n.° 3. Avra naturalmente destato il riso V accusa che si da al padre Tevere di essere meno del suolo compiacente e j^iii difficile, riguardato avendo con occliio bieco chiunque ardiva di estrarne le cose preziose ti-atte dalle vicende de' tempi nel profondo e limaccioso suo seno. Questo e detto per fare strada ad indicare i tentativi che si sono immaginati in altri tempi , il primo dal card, di Polignac di deviare per due miglia il corso del iiume, il secondo dal matematico curato di S. Cai-lo a Catinan , e d* altri, di calare nel Te\ere cassoni impeciati , i quali tentativi non hanno prodotto alcun vanta^cio. II rinianente del manifesto « diretto solo a confermare la npmione di coh; ci , che persuasi eono ascondersi uel letto del Tevere grandi ncchezze; uia nep- pure una linea si vede consacrata a confutave le obbiezioni che 1 4© A P P E N D I C E in varj tempi ed aiiclie recenteniente si sono fatte contra quella popolare crecienza. Riesce poi strano il vedere con Eusebio , Prudenzio e Zosimo citato un Nazorio . die alcuno nou conosi'e tra i classici. L' ulrima parte del manifesto contiene le condi- zioni economiclie proposte agli azioaibti , clie al numero di 120 sborsare dovevano 3oo scudi romani , obbligandosi a pagarue altri 200 con patto cbe V obbligazione verrebbe loro restituita tosto cbe compiuta fosse Toperazione, la quale comiuciare doveva col primo di giugno 18 19, e terminarsi T ultimo di a^osto del- r anno medesinio. Del prodotto del benefizio a/B nserbavansi al governo , uno al du-ettore qualificato in quest' auo come im- presario , e gli altri cinque rimanevaoo ai caratarj , ritenuto che oltre le lao azioni , 10 altre ve ne avevauo di onore , porrate in seguito a 16 per ricompiensare i piu zeianti tra gli azionisti e gli amministratori. Non bea cliiaro trovossi quel pruno manifesto , laonde fu d' uopo r aggiuguere altri schiarimeuti , che veggonsi sotto 11 n." 4, ed in questt il diritto dei socj che limitato sembrava alia prima escavazione , viene esteso a tutta la durata del privilegio ottenuto dal JVaro , ed agli azionarj medesimi viene riserbata la proprieta delle macchine ed attrezzi all' operazione inservienti. II n." 5 e un articolo del Diario roiaano , nel quale s' au- nunzia la generosa soscrizione di un inglese per 40 azioni , unita alia richiesta di acquistai^e le altre tutte , che ancora ri- manessero invendute ; ed il n." 6 e altro articolo del Diario medesimo , nel quale si accenna essere stata varata la grande niacchina per l' escavazione del Tevere , denominata la Medusa, mentre altre navi minori erano state varate da prima. Ma la calce a questo articolo e sotto il n.° medesimo si legge una dl- chiarazione , nella quale 11 ctmsiglio d* amminisn-azione fa noto , che 11 negoziante inglese , il quale trattato aveva l' acquisto di 40 azioni , ed 80 ne avrebbe ottenute a tenore della sua do- manda , niancato aveva sotto frivoli pretest! alia obbligazione contratta , ed aveva lasciato protestare le cambiali , non conve- nendo al consiglio l' impeguarsi nelle vie giuridiche , attesa la loutananza del luogo e la nstrettezza del tempo. Si annunzia tuttavia che il cousiglio trovo nel suo seno niezzi per compiere e condurre ad effetto i lavori incominciati ; ma si protesta , che ne r inventore dell' impresa , ne 11 consiglio hanno peiisato di assicurare che in tale o tale altro luogo del fiuine sia reperibile tale o tale altro inotiumento , dicendosi solo probabde la utihta di una ricerca nelP alveo del Tevere, probabilita appoggiata principalmente alia opiaione generale del popolo. I numeri 7 a 21 sono tutti processi verb.iU redatti a bordo della Medusa dal giorno 14 agosto tino al giorno 3 1 del detto mese, in cut il direttore dichiaro , che le acque del tlume molto rialzate per le P'oggie imnedivano i lavori dello scavo. II pnmo del giorno 14 agosto concerne la scoperta del cippo sepolcrale PARTE ITALIANA. T/^l della faniiglta Cornelia ^ di cui non si sa iiitendere come si dica eseguita con molta fatica V estrazione , essendo il cippo confic- cato nel liquido Kino. Non si sa pure intendeie come nell' atto preliminai-e dicasi quel cippo irreconoscilile a tutta prima . . . sia per la terra , arena e fango di cui era- -e&rieo , sia per il tar- taro di che I' acqua I' avea in ogni parte circonvoluto , mentre in questo processo verhale si anniinzia , cbe scoperto erasi dentro il Tevere un masso di pietra che non poteva distinguersi cosa fosse , ma che giudicavasi travertino con figure e scoltwa ,■ ed in- fatti nel cippo , sul quale non ci fermeremo a parlare , vedesi scolpita una testa. II frutto di tutte le seguenti escavazioni per dir vero e assai tenue. Con grande fatica nel giorno 1 6 agosto si e estratto ua masso, cbe si e trovato essere un' antica maciua di lava Gabina. Gli altri pezzi tva tutti sono al n." di i5, due dei quali di tra- vertino , gli altri per lo piu di raarmi greci , ina piccioli ed inconcludenti , niuno dei cjuali, fuorche un cipollino di palmi 8 , arriva alia lunghezza di palmi 6 sopra 2 o 3 di iarghezza, ed alcuni souo tanti piccioli die non se n' e esposta la dimensione. Si annunzia pero in una nota al processo verbale delli 3 1 ago- Bto , cbe fino al i6 settemhre si sono cavati alcuni u;a»si di travertino , alcuni roccbj di colonna di cipollino e granito onen- tale , una parte di sarcofago con figure , uu pezzo di cornice , altro di alabastro orientale cotognino, una mano ed un piede di marnio molto logori,una medaglia di Costantino II, un cam- meo in ismalto , ed altri pezzi e schegge diverse. II n." 22 Tiene intitolato : atto puhblico di accesso e di esca- vazione nel Tevere fatto ad (stanza del direttore il giorno 6 di settemhre. Questo eseguito alia presenza di un notaro e di molti testimonj , altro non sembra se non uno esperimento fatto delle maccbine , il di cui lavoro ba uieritato da tutti gli astanti i piii lodevoH etogi. ]Ma ci duole il vcdere che per quanto rispettabili fossero le persone intervenute , presso che tutti prelati , con— fessori , parrochi , teologi, solo vi si tvovavano un ai'chitetto francese e due incisori in rame. Pai'rebbe che questa esperienza aTrebbe dovuto eseguirsi alia presenza di matematici , di idrau- lici, di meccanici esperti, di naturalistic di antiquarj ; e per verita neppure le frasi del processo verbale annuuziano 1' assi- stenza di' uomini periti nelF arte. I nostrl lettori saranno probabilmente ansiosi di raccogliere dai docimienti contenuti in questo volume alcuna idea del me- todo di escavazione , e delle maccbine in essa impiegate, giac- ch^ per quanto appare , non se ne e fatto un segi-eto. Ma vane «ono state per questo le nostre indagini , perche in mezzo a molti errori di lingua e di stampa , a molte frasi oscure e a Hiolte \oci non tecniche , non si puo raccapezzare alcuna idea delle maccbine e dei congegni , dei quali nel documento eotto il niiui. 6 61 dice poniposaiuente iu\entore il sig. Nars. Ivel 1 42 APPEND ICK num. 5 si anminziaiio una trijjla gractina per tastare il letto dei fiuine y rinvenire gli oggetti preziosi , e scavare le colmatuie del fiuine fino all' antlco alveo ; due allre graUliie dl forma di- versa , tanceUoni dl varlc forme , sommozzatori , col qiial nome si sono forse voluti indicu-e i nuoiatoi-i sott' acqua cletti dai fraiicesi plongeurs : maccliuie da tiro , clie iiie 27 8r + 10,5 N 0* Sereuo. 27 IO,C + 14,8 K 0 N Sereno. 7 27 IC,( + 7,0 N Neb. sereno. 27 9,8 + I4i3 0 Ser. neb. 8 27 y,- + 8,7 NEK Sereno. 2^ 9,5 + i5,8 s 0 Ser. neb. 9 27 IO,f< + IC,C N E Seieno 27 11,3 + i5,7 E Sereno. 10 27 II,:. + 12,0 E Nuv. ueb. fotto 27 11,5 + I +,8 E Nuv ser. 11 27 10,^ + 12,0 s jNeb nuv rott. 27 10,6 + i5,5 S Nebb. nuv. se 12 27 11 ,-. + 12,2 E Nuv. n-rhbia. 2710,01+14,3! E Nuvolo , neb i:^ 2711,- + 9^- E Nuv, rotto, ser. 27 1 1,3 + 13,5 E Nuvolo. 14 ;i7 11,4 + 9,5j E iSuvolo. 27 10,8 + 12,5 EH.E Nuv. ser. nuv To .17 10,8 + 6,5 N E iNebbia , ser. 27 IO,f) + 12,- N E N Ser. nuv. 27 10,8 + 7^0 N Sereno. 27 IO,C + 1 3,0 0 Isereno. 17 27 7,5 + 8,8 E Nuv. neb. piog. 27 5,c + 8,0 N Pioggia. 1" .7 5.- + 7,8 N Nuvolo roito. 27 5,- + 11,8 S Nuvolo. I'; 27 6„ + 0,3 0 I'loe. gia. -1 7,0 + ic,6 0 Nuv. piovoBt 2 JT 8,( + 8,5 N 0 Nebb folta,ser '^7 8,8 + 12,5 0 Nuv. rotto ^ Q, + 10,5 E t'lovoso. . . ser 7 8,3 + 12,6 £ Nuv. rotto ■7 6,:- + 10,8 E Nusolo , ser. 7 5,8 + 13,5 0 Nuv. ser. .7 6,7 + 5,6 0 Se: eno. 7 6,6 + I I,C E Ser. nuv. net ■2.. 27 (>,c + 8,5 E Nuv piovoso -■7 6,S + 10, c E Nuv . pioggia, 2b .'.7 6,0 + 9,0 E* Pioggia. 27 f',8 + 1 0,6 E Nuvolo 26 :i- 7.« + 8,8 0 Nebbia folta. 27 6,6 + 10,6 S 0 Nuv.. piog. tuo ■.'7 27 4,7 + 9'7 0 Nuv. piovoso. 27 4.0 + 11,0 N 0 Piogoia. 2H 27 5,6 + 9,5 s 0 Nu. se.piov. se. 27 7,0 + 12.0 S 0 Sereno. 2f) 27 7,9 + 8,3 E Nuv pioggia. 27 7,8'+ 9.0 E Pioggia. ;^c 27 6,0 + 9,8 S £ Nuv. piovoso. 27 6,-' + 11,0 S Nuv. ))iovoso ii 27 7,8 + 8,8,s..o Nuvolo , ser. 27 9,0 + 11,0 0 Ser. nuvolo. ! Altezza mass, del bar. poll. 28 iia. 0,3 Altezza mass, del term. +1^,6 >> 27 « A.O media. . » 27 » 8,6? media +Il,a5 Quantita di pioggia lin. 97,23. BIBLIOTECA ITALIANA PARTE I. LETTERATURA ED ARTI LIBERALI. ^^•■»* Ulphilae pnrtiiim hieditarum in Ambroslanis Palimp- sestis ab Angela Maio repertaram specinifri conjun" ctis curls ejusdcm Maii et Caroli Octav'ii CastiL' LiONAEi editum. — Mcdiolani^ 1 8 1 9 , regiis Typis, Un opuscolo di pag. 36 in 4.°, 24 di prcfazione ^ e due tavole in rame, X>^oPO di avere svold con grandissimo profitto della eriidizione i codici ambrosiani greci e 1 tini, Tin- faticabile Mai e passato ancora ad esammare i co- tlici god, ed assistito da un giovane patrizio , che ci annunzia le piu belle speranze per la seria di lui applicazioue alio studio dellr lingue orientali, e di altre ancora non piu viventi se non per gli erudi- ti , presenta ora un copioso sagtrio delle parti ine- tiite in alcuui palimpsesti ritrovate della preziosa ver- sione di Ulfila. Si premette air opera vina dotta prefazione nella quale si accenna da prima essere V Ifalia necessa- riamente la sede in cui trovare si debbono i codici goti. E di fatto, oltre V Ulfila ora scoperto, si osserva che i soli codici italiani le reliquie di quello scrittorc Bibl, Ital. T. XVI. 10 X46 ULl'tllLAE PVETIUM INEPlTAnUM rivivere fecero dopo il dir^idamenro delle tcnebre ■ della barbaric , ed ui Italia srritti possono asse- " rir«i i Cvodici bibliri iillllani , clie nci!a Germania come prezii>!«.is>!mi nioiiunient! ( onservansi. Si parla in sogiiito dolla eta dei codiri ainbrosiani di Ulfila^ X qiiaU, for!?c noii altiimeiiti clie gli altri codici co- nosciuti di qucU;i lintiaa, stritri stnibiaiio Jicirepoca in ciii reg,iia\auo neil Italia i Coti , cioe avanti la meta del VI sot olo cri^tiano. Oxm codici sono palinip- sesti di c[nel!a specie antirbissinia , che a Milano fii portata dal moiiastero di Bobbie , foadato nel secolo Vlt. Le lo;t!erc latine addossate mostrano di essere scritte tra il \il sei olo rd il IX ; il cbe confermarepo- ca assegnata della scrittura originale nel VI. I uioiiaci di Bobbin ropriroiio probabiiiijf nte cpie' f'gli con lettere latine , perclie nelle leftere gotiche versati non erano, estiiito essendosi ben presto in Italia il gotico lingiiaggio , per il che pochissinie rcliquie delle leiteie ^oticbe a aoi sono rin.aste. La scoperta dei nuovi o inediti iVamnienli di Ulfila deesi alia diligente iavestigazjoue del il/a/ che fragaiido nei codici rescritti , onde sco[)jire frarnnieati inediti di Frontorie e di Flauto ^ trovo sotto la scrittura piu recente la gotica Uliilana. Riconobbe egli , clie pezzi erano qiie'b di Esdra e di Neemia ., ed im trattato ^ncora delle cristiane dottrine. Eccitato da questo ritrovamento , con nitove ricerche due altri codici rescritti trovo, contenenti in gran p:ute le lettere di S. Paolo da ULfila tradotte; ulteriori indagini un frammeiito produssero di S. Mattco , in parte gia pnbbliciito , in parte iiie'dito, Fino didr anno 1817 erasi pubbhcato in Milano iin avviso concernente quella nuova scoperta , ne il Mai da altre cure distratto pote allora dar opera alli pubblicazione del saggio desiderate. Non lascio tJSili int;\nto di associarsi il dotto < onte Carlo Otla- vio Casti^lioni ^ e que'' due benementi eruditi de- fecrissero una parte d.e' codici , e V edizione prepa- rarono, che ora al pvibblico si prcsciita colla latina vtrsioue ed un dccente corrcdo cU note. IN AMBROSIANIS PALIMPSESTIS etC. I47 Non seguiremo gli eilitori nel sommario oppor- tunamente inserito in (jufstn liiogo della storis dei God ttuo ;tUa cessazione del dominio loro neir Ita- liii. Acce;in?remo solo le notizie che si d.miio di Ulfda , Cappadoce d' ori2;ine secondo Filostorglo , i di cui anteaati erano stati dai Goti roudotti scluavi in Europa. Non si animeite ch" egli fosee il pnmo vescovo de' Goti, perche rn loro metropolitano in- tervenuio vedesi al Concil o di Nicea nell anno 320, ed anibasciadore dicesi sp<;dito a Costanzo , non gia a Costantino. Fu egli dall' anno 36o fino al 38o in- circa vescovo de' Goti, detti minori da Qiornande , che la Mesia abitavano. Fu certamente uomo assai dotto , che alia civilizzazione de' Goti coatribui ; nulla pero puo dirsi di rerto delF epoca della di lui moite , se non che sotto il regno di Teodosio seniore nominato tiovasi Sellna successore di UlfiLa , il quale probabilmente ne era stato il compagno degli stu- dj, e lamanuense. Utilissinia si reputo in ogni tempo la versione di Ulfila^ da molti scrittori ecclesiastici annunziata, coUa quale note si rendettero ai Goti le divine scritture. Singinlare e Tavviso d^i Filostor~ gio che Ulfila non traducesse i libri dei re, perche pieni essendo di guerre , non eccitassero oltremodo lo spirito di una nnzione sommamente bel'icosa. Ul- iilana e fuor di dubbio la versione rhe s' inrontra nei codici ambrosiani, perche il fri'ninif nto di S. Mat- tso in parte gia pubblicato, ottimamente si accorda con quelli del codice ar2;enteo che stampati furono da Qinnio ^ e qucUo pure delF epistola di S. Paolo ai Romani combina coi frammenti del codice di Wol- fenbuttel pubblicati da Knittelio. Una quistione si e suscitaia tra gli eruditi, se r Ulfila autore della traduzione sia an(;he V inveu- tore della scrittura gotica, o degli elementi della niedesima. Sembrano contrarj a questo avviso i dot- tissimi editori , non induccndosi essi a credere che di scrittura mancassero i Goti , la di cui lingua al tempo d' Ulfila poteva annoverarsi tra i pivi colti idiomi. Accordano pero che nella Ulfilana scrittura 148 UH'HILAE PARTIUM 1NJEUIT\RUM si ravvisino elementi tratti in parte dalle greche lettere , in parte da'le latine , il die forse ci con- duce a supporre che tpielia srnttura fosse da Ulfila $e non invontaia , lipu'ua ;ilmenn cd ;icrresciuta. Lasreiemo da pane la discussione siilF arianismo di Ulfila^ e solo converrenio cogli editori che or- todossa e pienamente T Uliilana versione. Si nota per ultimo nclla prefazione cinque essere i codici ambrosjani coiiteaenti i frammenti di Ulfila^ tntti palimpsesti ; il prinio in 4.^, nol (|uale rescritti ei ano non do[)o r VIII serolo le omelie di S. Qregorio Magiio sopra EzecJdele ^ ed in questo si sono trovate le e|)istole di S. Faolo , ed un frammento di un gotico calendario; il secondo pure in 4.°, nel quale rescntti vedevansi i commenti di S. Girolamo sopra Jsaia in caj attere del secolo Vlll o IX , ed in que- sto pure altre lettere di S. Paolo si coiilengono ; il terzo non e composto che di tre fogli, nei quali soito una parte delle comniedie di Plaato ^ e della Medea e d< 11" Edipo di Seneca , di data molto an- tica , trovasi un franimento dell' i^^aVa di Ulfila., il quarto e un umco foglio di quattro pacine in 4.° picciolo , col quale si e rejiristinato il cap. XXVI di S. Matteo mancante nei codici della Svezia ; il quinto linalniente e quello celebre del Concilio calcedonese in tbp;Iio , dal quale altri scritti ineiliti trasse il Mni^ ed ora apparve un trattato s;oiico de' do^nii cristia- ni. Cli eruditi d'Europa si niostreramio senza dub- bio ricouosccnti agli editori , i quali in una tavola incisa in raiue lianno esposto inolto opportunaniente i.saggi de' raratteri di tutti que codici , dei quali negli ultiuii paragrafi della prefazione si espone ac- •cucatamentc la paleogralia, alcuna cosa pure aggiu- gnendosi sul pregio siiigolare dei codici ambrosiani di Ulfda^ ed in generate del testo gotico di quella versione. Ai franunenti di Ulfila aggiunta vedesi iiella tav. 1 diigli editori una iscrizione 2;otira, che il sig. Paolo Brogiioli tli Brescia loro mando , tratta da una ta- vola dipinta della di lui galleria, iieUa quale vedesi IN AMBROSIANtS P4LTMP8nSTlS CtC. I49 tra ]e nnbi la B. V, coronata dal Padr^ eterno e circoiidiUa da angeli , e al disotto stanno quattro saiiti con uti sasso in cui lingesi iiiciba T iscrizione colla data : MCDXXLIL Le lettere sono certamente gotH-hc , ma la lingua deiV iscrizione e volgare , perche leggesi nel modo seguente : Quglielino Cajo Brlxia. fjuesta iscrizione presenta il nome scono- scinto di no pittore daaggiiigncrsi alle storie pitto- riche ; u":a siac,olare riesce il vedere che in quella eta,ci;ie nel 1482 vi avesse in Italia aw uomo clie le I'trere gotiche mediocremente coiioscesse , men- tre esse uon ricomparvero per cosi dire va Earopa se non circa i5o anni dopo colla scoperta del co- dice Argenteo. Da questo si fanno strada gli editori ad abbozzare in alcun modo la storia della lin2:;ua e delle lettere Ulfilane per condiirla fin presso al secolo XV. Citano essi Valafrido Strahone che ne parlo nci IX secolo; alcuni scrittori spagnnoli , che le lettere gotiche dissero xisate fino al secolo XI nella Spagna; i Goti della Taiiride noti agli Italian! fino al XV secolo ; la lingua gotica della Mesia men- zionata da Radbeckio ^ ed a qnesti tntti avrebbero potuto molto opportunaniente aggiugnere i Varangi , ai quali Akerhlad ^ ed anche Villoison avevano at- tribuito le iscrizioni supposte runiche dei lioni di Venezia , in'^ise certamente nei bnssi temi)i. Quanto ad Alfonso di Cartagena ed a Miizio Pansa , po- trebbe dubitarsi che per lettere gotiche pigliato avessero quelle di alcuni codici Anglo-Sassoiii o an- che lUirici. Ma lodando le erudite ricerrhe degli editori, non potrebbe egli dubitarsi che il pittore bresciano, nou esatto neppure nello scrivere il suo nome , averse errato neila da^a anteponcndo il C che doveva essere forse posposto alia lettera D, il che portereb])e a dirittura dugent' anni di divario ? 11 dotto poss ss ire della tivo'.a potra giudicare se pill couvenga V opera al secolo XV o al XVII , nel quale sparsa gia era nell' Europa la notizia delle lettere Ultilane. Di queyti errori abboudano le resteiisore di qiiesto articolo «critiO perfino con lettere ebroiche. Egli ha pure Veduto nna data 1422, che rettificata colla storia no-i puo leggersi se nnn i522, I saas^i presentau snio uno di Esdra^ altro di Neemia ^ a\ti:o di 5 Matteo ^ altri tre delle e )isrole di S. Paolo^ un fs amnient ) di una OmeUa o di un trattato . ed altro del ralendario gotico. La versione iatina si e fatra camminare a front e della gre^a dei LXX ^ e preziose note stori'^o-critirhe si sono ag- giunte al frammento del calrndari >. Trovansi in fine un glossario dei naovi modi di dire , o sia una rac- colta di alcuni vovaboli inservienti alle grammati- cali illustrazioni. die servire pno di supplcniento ai glossarj di QiuTiio e di Zahn; e la spiegazione dei sag2,i dei rarattcri incisi. Neirtiltinia p gina si spiega pure r obbietto della scconda tavola in rame , clie e il saggio di un codice greco del secolo VIU in circa , contenente un' opera di matematira , nella quale si citano Archiniede ed Apollonio. Alia prima pagina della prefazione vedesi apposta- una bella vi2,netta rappresentantc V occupazione di Milano fatta dai Goti coll' eroidio , secondo Proro- pio ^ di 3co,oco cittadinl ; ed in una nota si ar- cenna il diibbio promosso mtorno a qtiesto nuinero esorbitantc ncl libro intitolato le v'lcende di Milano^ e nella storia Ugustica dell Oltrocchi. Si osserva che Leonardo Aretiiio e Tristano Calco quel nnmero ri- dussero a oocco, ma si nota tuttavia che dne co- dici 2;''eci ambrosiani di Procopio portano la lezionc di 3co,ccc. Sebbene sia questo iin saggio degli Ul- filani ritrovanienti fatti in qiielia insigne biblioteca., noi abbianio crrduto di d'^verne render ronto par- titamrnre , perrhc questo interessaie dee somma- inente gli ernditi di tutte le nazioni , e quelli nias- sinie della Get mania, e non puo che accrescere di niolto la gloria dei chiarissimi editor]. Opcrc dl Matteo Bursa , spgretarlp perpetuo dclla recde Accademia di Mantova. Tomi 6 in 8,° , ini- pressi i primi tre in Verona nclla stamprria Giu- liari f anno iSoo, e gll altri in Blantova presso Francesco Agazzi negli anni i8i3, 1817, 1818. ( Tcizn i{\ ultimo estratto ^. Vedi il tomo Xllf ^ pag. ^74 ;• e questo tomo XVI ^ pag. 28. C \ p o V. Li' Improvvisatore . M, .1 ricordai in questa occasione ch"' era poeta •, rir solsi d'iiiiprovyisare ed allostii subito ii portafoglio diviso in due parti. La prima insegna 1' arte deir im- provvisare sublime , e qui si trova una rarcoka di frasi alia dantesca , di voci scsquipedali aila o^reca , d' invocazioni , deificazioni, predizioni alia piiidarica; una gallcria di temiieste , di Tulmini , d' incendj , boschi , precipizj , notti e sepolcri; un teatrino por- table di virtu alTaraate , di u st icciata , la piu armoniosa petrarchevole del mondo. Era tutta quanta strasri'iata , misur ita , compassat.i r.omo uti periodo del quattioceato. hi capo ad u la sola get- timana fa csausto il suo piccolo fondaco ; sempre Ic stesse frasi , le stesse ei udizioni , gli stessi libercoli , le stesse stessissime cose. Mi si comiucio a fare un po' di voto nel cuore , e presta presta ci vibro una saetta e lo colse la piu spiritosa , la piii sulfurea e piu varia tra gli esseri innamorabili. Avea viaggiata r Italia con professori , rrcitate commedie con dilet- tanti, rarcontava con energia , leggeva con anima. Era li li per innamorarmi ; ma convulsa ed agitata piu die un elogio francese faceva tante distorsioni di volto , mandava tanti odori e profumi buoni e non buoni , che tutto il mio desiderio di perfiezio- narmi nelle cose francesi non seppe fir fronte a tanti incoraodi , e Y anima niia si trovo scnza difesa e affatto aperta al trionfatore spirito di Zelinda. All cjuesta, questa era propriamente fatta per rae. Sulla caminiera aveva un tometto del Diziormrio filosofico; sul tavolino la Pidcp.lla d Orleans \ in mann le Lettere dP Engeiilo , e qualrhe niacchietta d'inrhiostro ne ingemmava le dita. 11 disordine della casa annunziava T indipendenza totale da ogni sti- tichezza sociale. Aveva , e vero, una tigliuolina, ma educavala la cameriera ^ avea il marito, ma da qual- che anno viaggiava ; percio la libera semplicita della natura non era contrariata da scrupoli , da prepo- tenze , da riguardi. Zelinda poteva essere amabile in tutta r esteusione della sua amabilita, e colla sua grand' anima riaccese ia me col fuoco d' araore quel deila glojfia. DI MATTEO BORSA. iSS Capo VIII. Le triste avventure. Voile ad ogni patto ch' io mi dessi a conoscere , che mi presentassi a qnal.he impiego ; ma die umi- liazione e il servire colla nobile coscienza del pro- prjo merito. Cio non ostante mi provai a compiacere la mia graziosa prepotente. Fui accettato nello studio di un Presidfnte , ma la prima visita fu an pulito esame mascherato da conversazione , e il vecchio ebbe in fine l" insolenza di conchiudere = studiate , applicatevi. P;issai un buon mese iiel delizioso mestiere d'ama- nuense , indi mi ristoro col com.mettermi alcune lettere ; ma mi avvelcno ancbe subito questo mise- rabile tratto di stima col volerle vedere e talvolta am he correggere : avrebbe voluto che mi risolvessi a stimarmi un irabecille. Cominciai a darmi deile vacanze , e respiraie un poco dair oppressione. Faceva 1" occupato e il mi- sterioso con un 2;ran fascio di cane in mano. Poi un qxialche segreto cautamente rubato al portafoglio del veccliio ; poi qualche discorso colto attraverso g^i spiragli delle portiere , e portato opportuna- mente alle prrti ; poi certe reticenze , antiveggenze, prudenze mi stabilirono nell'' opinione di molti an- che non volgarissimi. Si traspirarono in parte qnesti miei taleuti poli- tici , e il vecchio rimbambito mi caccio da sc , e mi attraverso la via ad ogni altro impiego. Delibero di vendicare il mio onore starapando. Baccoigo tutte le raie prodnzioni , le mse poesie improvvisatorie e non improvvisatorie , e il libro esce. II pubblico gli e addosso come cane arrabbiato : si accusa V antore di plagio , e non basta 1 andare attorno da per tutto in pieiie accadcmie e in circoii privati a spandere nuovc teorie ,, nuovi l«mi,nnove scoperte con un' Ode piatonica sulla musica in ven- feidue strofc da venti versi ciaecuna, ne lo starsi in f$6 ' OPPRK casa tiitto trincerato tia libii e sepoho neila filosofiii tino alia goh per trovaie un IMeceiuite. Tatiti torti chiodcvano dalla mia penna una giu- stizia esemplare. Penso ai niezzi , risolvo , mi caa- gio nome , e mi pongo in una compacnia di gior- nalisti. La niia fama rrebbe subito d" illustri inimi- cizie e d' ostilita siiepitose: per un grano d avena, per un seme d' issopo mi sarei battuto lir.o all' ul- timo sangue. Pizzicava tutti 2;li antori ; e a propo- sito degli autori e de1lc opere loro , tutti anche i miei passati , presenti e nascituri nemici. Tornava a casa dalla stamperia, era mezza notte , un' oscu- rita diabolica , e fui bastonato. Capo IX. Z' Idrofobia. Tante fatiche , tante disgrazie , tanti stenti mi ca- minciarono ad alterar la salute. Mi si comincio ad ottenebrare lo spirito , agitar Tanimo, adombrare la fantasia. Che fare in questa desolazinne ? dare un calcio al mondo ; sempre le strade piu deserte ; «empre le parti deretane delle botteghe ; sempre le ore piu scure. Terminal restri agendo tutto il mio mondo al ne^ozio d' uu piccolo librajo , dove il cielo m' avea nella sua misericordia riservato ua barbiere , tre frati , ed il garzone che asrokavano col dovuto srupore i miei oraroli dal dintorno della focaja. Eopure ad onta del piu esatto e rigo- roso regime di dieta mentale il mio male peggio- rava di giorno in giorno , fino a rhe pensai di consultare un medico de' piu accreditati. Signore , gli dissi . tutta la cagione de' miei mali e il trionfo delP iiigiustizia , la [)rosperita dell' igno- ranza Gia sarete abbastanza iuformato di quella famosa disserrazione ir.jerita ne! mio terzo tomo , in cui II vecchioue protestava da galantuomo di non aver letto nulla , di nou aver udito nitlla , di riuscirgli perfino novissimo cli' io avessi starapato. Ah questo e troppo : in' invade un DI MiTTEO T^ORSA. l5^ irapeto , im fremito , un tuniulto , un ardore st pro- fondo , si urente . si strano die era li li per saltar- gli alia ffola : stetti tntto iin sJoriio senza here , e una settunana coi denti legati e quasi atlatto mser- vibili. La niia Zelinda , che mi vede in preda ai piu disperati pensieri , cerca di confortarmi ; mi dice mille soavita , mi ripete tre delle piu belle mie sentenze niorali , indi due strofe delle niie canzoni amorose , e Hnalmente uno de' piu mag;nifici squarci del mio gran trattato sulV utilitd dellu pazzia: ma tutto indanio. Kon sentiva , non ascoliava niente. Salto al tavoljno e coniincio un articolo d' una bio- grafia sativica ; poi oitto giu la prima scena d' ua dramma lagrimevole ; poi balzo alia tinestra into- nando ad alta voce un capitolo. Tutti si atfollano ^ ridono, fisrhiano: Zelinda mi vuol condur via : ella tira , io resisto ; ella minaccia , io .... la raorsi- cai in un gomito. Figuratevi come aguzzava le strida : tutti mi si avventano addosso , mi gittano delle funi , mi trat- tano da Orlando , ed eccomi bello steso legato nel letto cogli ocelli stralunati , la spuma alia bocca e i denti sempre a stracciare le coperte e le lenzuola. Capo X. Jl Consulto. Di quanto avvcnne ricordo solameuie clie mi vidi comparire nella camera due medici , un chirurgo ed uno speziale. Le cerimonie di formalita furon le prime : erano tutti per sedere , r.ia alto la ! Lo speziale non ha veste per assistere ad un consulto : il chirurgo non deve sedere se non comandato , e per oiunta dee stare un braccio e mezzo piu indietro della linea dei due prmii. Accomodate le quistioni diplomatiche comin'^iirono le teoriche, e finirono per mia ultima consolazione oelle praticlie. Che dibattimenti ! ohe grida ! coa che iSy OPERE coiupassione non parlavano <^ssi de' loro aniecessoii e rivali, Fiiialmenfj si salto la quistione ; e per un verso o per I ah.ro ( disso u'l fli ^Ol■o ) g'ul qiiesta e Wi idrofobia spontanea. - Si Idrofobo - si urrab- biato — Ewli'a, va bene , evviva ( esclamai'oao con- cordeincnte ) BcL caso ! - caso raro ! Era tanto che sosplrava di \>ederlo. « Diuu[ae (ripigUo il primo) proporrei la caeciata di sangue: ditninnisce la quantita delV urto e con cio il pericolo d' inHaramazione. Sangue si (soggiiinse Taltro), nia iion perche diminuisce , bensi perche accresce il moto , e con esso la forza sa strascinar «eco nel corpo la materia morbosa. » Se stimassero bene aggiuguerei volcntieri due paja di vescicantelli : questi tireran fnori gli umori acri , irritanri , corrosivi. = Approvo. approvo , non gia perche cavino fuori niente die stimoli , ma anzi perche aggiungono stimoli , i quali riuniri insieme stimolano i rispcttivi cmuntorj a cacciar tutto al diavolo piu facilmente. » E r opio ? calma , tranquiilizza , assopisce. = Opio , opio, nia perche eccita , mordc , volatilizza^ risveglia. » Dunque sangue, opio e vesricanti. Si^nor chi- rurgo glielo raccomaaU.amo. » Malciletta quella racconiandazione. In nieno di diie ore, fuor del non essere ne rasseaiKito, ne sul Ic- tame, ne -re, nii trovai piu Giobbe che Giobbe stesso. Pur non so conic mi si principiava a diminiin e T or- gasmo dell' immaginazione , seguivano luiighe pause di quiete e m' addormcntai. C A. p o XI. II Sogno. Ecco subito su!)ito il mio sogno. I'arevami d' es- sere incanmiinato alia reggia della ragio/ie impa- ziente di trovar giustizia e vendetta contro T imper- tinentissima turba de' miei nemiri: e mi pareva che questa reggia fosse su d' una coilina , cui mettevano DI MATTEO BORSA^ iS^ molte vie. Alcune rapidissiine imboscate , oscure , piecipitose si vedeano freqiientate dagli speculativi^ dai mrtafisici e dai teologi. A fianco di queste strade vidi un labirinto inimenso di vie e viottoli senza ne ordine ne simmetria determiiiata , e qui formi- colavano legali, pubblicisii, economisti, politici con un tal roni'ire di stnda e di contese da restarne assordato. Per alcuni sentieri nudi , aridi ed orbi , ma pcro ben costrutti, resistenti, diritti a filo avan- zavansi gravi e tranquilli 2;eoraetri, algebristi, cal- colatori e iiiateraatici d ogni qualita e professione. Varie altre strade eranvi ancora piii o meno bi- storte , i.itralciate , tuniultuose , nia soverchio sa- rebbc ii dcscriverle tutte ad una ad una. AncU' 10 pertanto erami messo alia ventura lungo una di quelle vie , quand' ecconii giuuto vicino a due donne , colla piu giovane delle quali strinsi su- bito amicizia e stabilimuio di proseguire i! viaggio <1' accordo. Entrai con essa in dialogo , e comincio cosi ii suo racconto: « lo tale e qual mi vedete non conto meno di sei mila aniii ; nia il non pensar mai a niente mi ha conservata cosi vegeta e sana per tauti secoli. lo sono r igiioranza : niia madre fu la disubbidienza » e niio ^AArc \\ castigo : abbandonata a me medesima m' innamorrd perdutamente dell' ozio , e n' ebbi due figlie la semplicitd e la presuiizione, Maritai la prima col blsogiiu , e ne derivo una prole numerosissima , cioe la docilitd , la modestia , la temperanza , V umiltd, la robustezza ^ la sarutd , VattUitd^ anclie la credn- litd e sua iigiia, ma questa, a dir vero, le da qual- che voka da sosoirare. La curiositd guasto T altra mia figlia la presun- zione che si accoppio poi all' orgoglio. Questo orri- bile concubinaggio quanti mostri non produsse a flagello del mondo ! » E qui avviandoci insieme in tali discorsi verso la cima del castello mi trovai , senza avvedermene, ai posti avatizati, quando la guardia, mascalzone ^ *6p OPEHE grido con nn boato da toro ; e spintami T alabarda nel fianco mi rovescio giu dal monte. A quel colpo , a quello spaveiito il so2;no sconiparve ; mi trovai in una crisi cosi plena e abljondaiite , che tutti gri- darono == Mlracolo , e giiarito , e guarito , niiracolo. = Capo XII. L"" Elczione dello Stato. I\Ia che trista, che desolatrice convalescenza non fu la mia ! non mi occupava che di quel sogno fa- tale ; lo credei un avverdmento del Gielo , e pas- sando in esame la mia vita trascorsa mi pungeva un sentimento di vergogna , e mi dcterminava ad eleggermi alia fine uno stato. Eleggeie uno stato ! ma per assumere qualche obbligo bisogna saper fare qualche cosa. E non vi potrebb' essere uno stato , in cui bastasse solamente V appareaza del sapere i Curiale, per esemplo, non tiene egli nel suo stu- dio quattro vecchi libracci senza leggerne mai una pagina , e non fa benissimo i suoi atlari senza es- sere punto piu dotto d' un notajo o d' un fattore ? II medico .... oh no , la cosa e troppo seria ; trattasi della pelle del prossimo : ci pensi chi e me- dicato e non chi medica. Potrei anche mettermi a fare il giornalista : per copiar frontespizj , per mendicare (|ualche estrat- tuccio da qualche amico non ci vuole poi la testa di Salomone. Potrei fare il cronista , il biografo , P clogista ; tutte manifatture che hanno un certo corso e favore tra il terzo stato della letteratura. Potrei anche stampare lettere inedite , mettere insieme una raccolta di vecchie edizioni , fare il mezzano letterario. Ma e se facessi una buona prov- vista di convulsioni da Pennet , oppure d' incante- simi franco-muratoriani da Cagliostro , oppure di apparati calamitati da IVIesmer, non potrei anch' io andar pel mondo e far fortuna ? Ah si : il nioto e \ DI MVTTEd BOKSA. l6l la mia vocazione; sento Vinflueaza della mia stella: i viao'gi , i viaggi debbon essere la mia risorsa. Capo XIII. // vinggio. Aveva appena fatte poclie miglia (jnando la de- bolezza eccessiva della lecente malattia mi cagiono un priacipio di febbre , e fui costretto di ricove- rarmi in iin vicin raonastero dove entrai spaccian- domi per cavaliere. Ma questa mia metamorfosi dnro poco, perche un religioso mi aveva conosciuto a. . . e sabito mi ravviso. Non vi furono attenzioni, ospi- talita, soccorsi die non mi venissero prodigalizzati in quel beato asilo delP innocenza e della pace. 11 buon vecchietto con accento amorevole e con pa- terne ammonizioni mi chianio a meditare sul tenore della mia vita, e tanto i suoi discorsi e i suoi con- sigli mi toccarono al vivo , che era gia per cedere alTe voci dei virtuosi sentimenti che mi sorgevano in cuore. iMa v' e un' occulta indefinibile fatalita che decide sovranamente di noi ad onta di tutte le no- stre ridicole saviezze. In brevi giorni riacquistai la salute , e proseguii il mio viaggio. Dopo molta pazienza e molta noja arrivo final- mente a . . . . dove riprendo la contea portata nel monastero : conficco un de^ sulla testa del mio co- gnome , cerco librerie , esamino gabinetti , visito letterati , passo per grande intellijiente di quadri e di statue ; imparo quasi a meraoria due viagui di Francia e d' Inghdterra , e tutti mi corrono dietro » mi festeggiano , m' idolatrano per ascoltare il gran giro di t[ae paesi , e divento in un fi.t V uomo il piu interessante e desiderate della citta. Capo XIV. II Matrinionio, Una damina si faceva rossa rossa ogni volta che m' incontrava. Nubile benche verso i trent' anni sa- peva ancora le formole pudibonde della virgiuita , Bibl. Ital. T. XVI. II 162 OPERE e possedeva cio non ostante la disinvoltura , le gra- zie , le inaniere, le mode di una niaiitata : avea in- sonima tutto il buono d' ambi ab stati. Fatto sta ... ^ Che 11)1 plaieva ; aveva biu.iia dote; ed era nobile: ddinnie all iiupresa. Una sera al ridotto le lascio sdrucciolare un vi- gbetto in un guanto cb' cUa raccogbe con tanto garbo come non si fosse accorta di nulla. La sera dopo corro a farle visita in palco ; coigo un mo- niento opportuno , me le accosto alF oreccbio , e procurando di dare un' onda di tremito alia mia voce, ha elln Irtta , le dico ; e un gran sospiro fu X elo- quente ns|)osta. 11 Icttore intendera presto come ando a iiuue la faccenda. C\PO ULTIIVIO. La fine del mondo. Disino;annato da tante vicende , e wuarito dalla curiositii di andar a bnire nella capitale della sen- sibdita il mio corso di lilantropia , me ne tornai qnatto quatto al mio [)aese , dove per essere esso tanto piccolo quanto io \' unico neir avere veduto , letto , stampato , viaggiato , decido tutto io , dirigo tutto io , coi reaiao tutto io , e non si ardisce ne maritarsi , ne dir mtssa , ne andare in sepoltura se non c' e il mio permesso o in esametri o in pen- tametri o in iscrizioni o in sonetti. Poicbe dimque ml sono messo una volta in pace e quiete , egli e tempo di pensare un po' al serio : e siccome sono io pure d( 1 parere di Rocrasto e credo cbe la natura siasi di[)ortata molto male nel dare una vita si lunga alle cornaccliie ed ai corvi, e si breve a noi , cosi penso a preparar di buon era le cose mie con un buon testnmento. Istitnisco mio erede universale il maestro pub- blico del nostro paese, colF obbligo rigoroso pero di non mai insegnare i primi piincipj della blosofia. A titolo ])oi di legato hiscio a (jursto magniiico pubblico il nuo calamajo e la mia penna. ' ' f r • • '■'. .V . { DI MA.TTEO BOR^A. l63 Item lascio tutte le niie opere inedite a quella delle novanta piu celebri biblioteche cF Europa che avra la fortiina cf essere estratta a sorte. Item lascio i miei zibakloni, le mie annotazioni , gli abbozzi , gli scarti a quello cle' niiei conipatiioti, che in solenne concorso avanti al parroco , al g,iu- dice ed al notajo avra spiegati raaggiori talenti per far r autore. Item lascio la sonima di . . . . per giusta meta tra lo scultore che provera d' aver fatto , alia mia insaputa , il mio busto quand' era vivo; e lo scar- pellino che incidera la mia lapide. Sopra r iscrizione poi si vedra an' aquila volante fuori del rogo , noto simbolo delP apoteosi ; e sotto un serpente con ramoscello d' elleboro in bocca , e questo pei minuti piaceri degF interpret! futuri. E poi si scriva cosi: ILLI . VNI VNDIQVE . EX . ORBE ADMIR\TIONE . CONLATA DEDICAVERVNT SVMMI . REI . LITTER4.RliE OPTIMATES QVORVM . NOMINA HIC . INSCRIPTA . SVNT £ qui tutti e singoli i nomi de'miei collaterali amici, conoscenti , fratelli di letteratura. Cosi sara tutto finito : e Finito eh*' io sia per me conto il mondo per bello e finito. Borsa filosofo e letterato vale certo assai piu che Borsa poeta, II sesto ed ultimo volume delle sue opere contiene due tragedie Agamennone e Clitenne'- stra ed Anfia figlia di Aristodemo , ed alcune poesie di vario metro. La prima si risente un po' troppo della giovinezza deiF autore , e lo sforzo con cui si annodano gli avvenimenti e si prepara la catastrofe lascia fredclo il cuore , e vota d' interesse 1' azione. La seconda, quantunque meglio condotta ed ornata di stde pill acconf^io alia dignita della tragedia, pure 164 OPERE DI MATTEO BOnS\ non si soUeva al di sopra delF osruia inediocrita , ne ap;giugne alcun on .re al coturno it liano fin ora calzno da un solo. Le altre poesie abbastanza di- mostrano che il nostro auiore non era straniero al cuUo delle I\Iuse , e che seppc illcggiadrire con elctti liori di Pindo la Ha'rcntem multa cum laude coronam. S|^erialmeiite la sua visione clie ha per titolo = Rousseau a Parigi la n .tte del 21 i^enn 'jo 1793 = e piena di forti e b< lie inimagiui non senipi e nude di poetica venusta ed eleganza. Ma volto Tingegno a piu severi ed utili studj era per lui semplice ri- creazione dell' animo cio che per molti anche og- gidi e mestiere ad onta di una natura scabra e nemica. Noi non cesseremo di raccomandare la lettura delie opere di Mntteo Borsa nndrite di buona filo- soha, ricrhe di srelta erudizione, e spesso rallegrate dalle grazie della letteratura. A. Z. t — X,- i6J Sulle manifatture nazionali e tariffe daziarie , ms;ito popol.ire. I. Parte. In tino stata incivilito drcrescendo nel co/isnmo nazionale le manifatture estere , crescono le rendite de' proprietaij , gV inter essi de' capitahsti , gli onorarj de' dotti , i guadagni degV intraprenditori , le risorse dclla Finanza. § I." Proprictarj. Derremento nel consumo di manifatture estere e uguale ad aumento di manifatture nazionali. Aumento di manifatture nazionali e uguale ad au- mento di popolazione munita dl mercede. Aumento di popolazione munita di mercede e uguale ad aumento di compratori diprod)ttiagrarj^ e abitatori di case eil edificj ({uilun([U'^. Aumento di compratori e uguale ad aumento di prezzi. Aumento di prezzi e uguale ad aumento di rendite. Un paese agricola pomministra , l66 SCLLE M\NIFATTURE NAZIONALI 1.** Prodotd pesnnd , grani, vino , legna . . .. , lo smerrio de' (juali decresce in ragione della distanza de' compratori : 2.° Prodotti facilmeiite corruttibili , latte, burro , carni frcsce .... che non si possono portare raolto lungi. L' abbondanza de' prodotti si voluminosi e pesanti, che facilmente corruttibili richiede compratori vi- cini e numcrosi. II compratore vii ino preseuta in parita di circo- stanze piu sirurezza e celerita di pagamento. I compratori vicini e numerosi sono gli artisti «parsi per le citta e pe' borghi. Nelle rompre dcU artista non si debbono calco- lare solamente i prodotti e le case che gh abbiso- gnano pel suo consumo personale , ma anche quanto gii e necessario per Tarte che esercita. Tntte le mani- fatture richiesgono materie prime e spa/.j chiusi in cui conservarle e lavorarle; la piu parte vogliono combu- stibili; altre abbisognano di acque cfirienti pel moto delle macchine .... Ora delle matene, degli spazj, delle acc|ue sono padroni i proprietaij ; duuque a misura che nel consumo prevalgono suUe estere le manifattnre nazionali, deve crescere la rendita, quod erat demonstrandum. I risuliati statistici prodotti dall' autore ed appli- cati air ar2;omento , schiariscono e confermano cia- scuna delle suddette proposizioni. § 2.° Capitalisti. Cr intraprenditori di manifatturc abbisognano di capitali per la costrnzione degli editizj , la compra delle macchine e delle materie prime , il pagamento degli operaj e il trasporto delle manifattnre . . . . ; dunque, a misura che crescono le intraprese mani- fatturiere , deve , in parita di circostanze , crescere r interesse de' capitali ; e dccrcscendo esse , parec- chi capitali devono rimanere stagnanti, o contentarsi di bassi interessi. Nell attuale decadimento delle E TARIFFE T)AZI\T?1E. l6j» manifatture inglesi i rapitalisti d' Tnghilterra non trovano il tie per rento , e sono costretti a spedire i loro capitali in Francia e altiove. § 3.° Dotti. Le manifatture , come qualunque altro lavoro , sono il piodotro delle forze intdlettnali e delle forze fisiche , come la visione e il prodotto della luce e deir 0( chio. La massa e la perfezione delle manifatture ci^- scono piu in ragione delle forze intellettuali che delle fisiche , il che e provato dal confronto de' po- poli rozzi e semi-barbari coi popoli inciviliti. Ora r nomo esce dalle mani della natiira privo d'idee; e per di venire abile ai lavori, combinarli e dirigerii , abbisogna di moltiplice istruzione relativa ai metodi ed alle raacchiue , alle materie 2;rczze , ed ai prodotti manifotturati , ai mezzi di trasporto ed ai centri di smercio , alle monete e al camhio , agli usi e alle leggi , ai bisogiii e alle risorse delle nazioni .... Quindi crescrndo le manifatture cresce la dimanda di cognizioni d ogni specie. § 4.° Intraprenditori. L'aumento delle manifatture accresce i gnadagni, l.° De' capi che le dirigono ; 2.° De' negozianti di combustdjili necessarj alle officine , di droghe per la tintnra , di olio pe' lani- ficj . .^. . . ; " 3.° De'mercanti che raccolgono alTingrosso 1 pro- dotti manifatturati o li distribuiscono al minuto ; 4." De' sensali che ne stabiliscono i contratti, deg^li spedizionieri e di quelli che ne ricevono le com- missi oni ; 5.° De' fabbricatori di carri e di navi , de' mani- scalohi e della gente che attende agli scarichi ; 6.'' Pill e numerosn la popolazione munita di mer- cede , piu conrorrono gli avventori ad ogni specie di botteghe per combustibili , abiti, mobih usuali , ;l68 SULLE MANIFATTURE NAZIONALI il (juale commercio e piu fruttifero di quelle dellc merci preziose; quindi si arriccliiscono piu pronta- mcntc i fornai , i bcccai , i pizzicagnoli, ^li osti che i mercanti di seta. § 5.° Finanza. L'artista consuma pane, vino, carne, pesce, olio, sapone , randele . . . . , in somma tutte le merci sog- gette al dazio-consumo ^ sale , tabacco , nitri , pri- vative nazionali ; carte da giuoco , carta bollata , cambiali , bolleite per osti ed albergatori , vendute dalla Finanza. L' arrista giuoca al lotto , P^ga pel bollo de' pesi e de!le niisurc, pe' brevetti d' inven- zione e [)e' libri di commercio , per lettere alia po- sta .... Come produttore e consumatore egli sborsa la sua pane alle dogane .... La riunione di questi prodotti diede 25 lire per 02;ni testa artigiana , nel 18 ii ne' comuni murati del cessato Regno d' Italia , cioe trutto i3,75o,oco franchi circa ; de' quali prodotii sarebbe rimasta priva per la massima parte la Finanza , se tutte le manifatture eseguite dagli artisti nazionali fossero state eseguite dagli esteri. Aagiune;! che una popolazione inancante di Invoro , e quindi di mercede, e una popolazione tumultuosa, come lo prova V esempio attuale delT Inghilterra. Ora r^uesti tumnlti , oltre i privati lacri cessanti e danni emergcnti , richieggono forza armata per re- primerli , il che equivale a pul^biica spesa. ^ 6.° Classi social!, promiscuumenie . La mercedc delT artista non frutta solamente reu- dita al proprietario che gli veude i suoi prodotti , ma porta lucro alle mam subalterne che a comodo deir artista li preparano. II lanajuolo, per esempio, consumando frumento e utile al mugnajo , Imo , al filatore , cuojo , al calzclajo , case, al muratore , a! fobbro, al falcgname . . . . ; quindi non puo nstrin- gersi od estendersi un ramo di manifatture , seui^w E TAKTFFE DAZIAKIE. 169 che non si ristringano o non s' estendano parecchi altii, sui (juali V annua somma delle corrispoiidenti mercedi si divide. Chiunf|ue conosce i priini elementi deireconomia, sa che la siissistenza d' ogni bottega o stabilimento mile al pubblico suppone V esistenza d' un deter- minato nuniero di compratori , cosicche se questo Humero e minore , quegli stabjlimenti s' annientano. Ponete clie in nn borgo vi siano due o tre fabbriclie di lanificio od altro : gV intraprenditori che le di- rigono , e i mercanti de' vicini borghi che ne cora- prano i prodotti, andranno e torneranno piu o meno frequentemente , quindi si stabilira una vettura od una diligeiiza , la quale servira anco alle persone stranUre a quelle fabbriche , vettura che non si eri- gerebbe senza di esse. Quindici o veiiti propnetarj residenti in un bor2;o non bastano per V introdu- zione d'una macelleria, ma se vi coniparisrono cento famiglie artigiane , la macelleria vi si introdurra ; e se quelle rresronOy non si macellera solamente una volta alia scttimana , ma tutti i giorni. E sapete il perche? perc he i\ beccajo |>er darvi la carne a basso prczzo, per pagare i suoi garzoni e T alFitto della bottega, per mantenere se stesso e la sua famiglia, deve vendere tutto cio che si pu6 mangiare , fin la carne della coppa e del coUo , fin ie viscere ed il san2;ue. Cio rhe dico del beccajo ditelo dello spe- ziale , del droghiere , di cpialunquc bottega utile e comoda al pubblioo , giacche le spese necessarie alia sussistenza e floridezza di ciascuna non puo essere compensata , se non quando i compratori giungono a certo numero , e ne sono consumati tutti i prodotti. In somma voi mangiate il cervello del vitello e la punta del petto , perche la plebe com- pra le ossa della testa e delle o;ambe. Dunque non solo V artista e utile ai produttori comprando i loro prodotti, ma e utile anco ai con- sumatori, perche costoro associati ad esso ottetigono de pantaggi di cui sarebbero privi senza di lui^ 17© SULLE MANIF^TTURE NAZIONALI Dasli antecedent! raziocinj rautore deduce essei'e «tolitlissimo e fatale eirore il pretendere die un paese apicola non dtbba esscre manifutturiere ^ come decaiitano moke persone chc si credono superiori ai pregiudizj comuni. Dire che in uii paese a2;ricola non vi devono o non vi possono liorne le manifatture , e dire che in un paese coperto d erbe odorose non vi devono O non vi possono sussistere le api. A coufernia dolla sua proposizione 1' autore pre- senta il qimdro delle invenzioni premiate a Milano ed a Venezia , dal 1806 al 1818 inclusivainente, in oe;ni ramo d' industria. Questo qaadro storico die occupa 3 1 pag. in minutissimo carattere , indica il norae e cognome deli' invcntore , la patria di lui , la qualita dcir invenzionc , V anno in cui successe, il premio che ottenne. L' artista nazionale fruttando alle varie classi so- ciali una sonnna di vant;^g'2i A^ e chiaro , I." Che nel caso d I g'saglianza di prezzi e qua- lita , la preferenza delle manifatture nazionali nel consumo alle estere, sara utile alio Stato; 2.° Che nel caso d' ineg'i^glianza di prezzi , co- sicche il consumatore facendo uso delle manifatture nazionali in vece delle estere, sotfra il danno B, la preferenza delle prime alle seconde sara utile alio stato , finche B restera minore di A. E quindi falsa in moltissimi casi la proposizione assoluta che 1' interesse del consumatore sia lo stesso che V interesse dello stato, come predioano ad una voce Smith, Say, Sismotide , Rirardo, Hauterive . . . Tra i varj mezzi con cui si puo assirurare la preferenza nel consumo alle manifatture nazionali sulle estere, si annoverano i dazj , de' quali T autore sviluppa la teoria con numerosi escmpj e in modo popolare. AUorrhe le forze degli stabilnnenti nazionali cd esteri sono molco ineguali , T assoluta liberta del commercio . in vece d' accrescere i concorrenti , li E TARIFFS DAZIARIE. IJl diminuisce •, giacche i fanciulli non amano lottare coi giganti , ne gli scalar i provocare i maestri. I dazj sgombrano dalF animo del fabbricatore la tema di perdere i suoi capital!, come i brevetti d'invenzione la sgombrano dalF inventore. Si e abiisato e si coiitiniiera ad abusare de' dazj per ignoranza , per risentimento , per avidita ; ma non si chiamcra mai in dubbio refficacia e Tutilita del martello , perche i ragazzi adoprandolo si mar- tellaa qualche volta le dita. GV inconvenienti del dazj decrescono in ragione della grandezza degli Static crescono in ragione della loro piccolezza. II commerciante passando da uno stato allaltro e arrestato ad ogni passo da leggi e taritle daziarie clie lo tormentano. I numerosi liumi che ba^nano rAIemasina, i molti principati in cui era divisa, il danno che soflre il commercio dai pedaggi , queste tre circostanze unite fecero in- trodurre nelle costituzioni dell' Impero il principio che noa fosse permesso a nissun priacipe d"" accre- scere le taiifle de' pedaggi d' un fiume che passa sul siio territorio. Allorche la Finanza non e attiva , i dazj danneg- giano le fabhriche che si proposero di proteggere . giacche l' onesto fahbricatore e costretto a cedere al contrabbandiere. II. Parte. L' autore niette al vaglio le speciose obbiezioni che Smith , Say , Sismonde , Bentham , Ricardo , Hauterive opposero alia teoria de' dazj. Le false opinioni di questi altronde illustri scrit- tori nascono da uno sbaglio di calcolo : essi coasi-' derano il danno che dai dazj sulle nianifattnre estere ridonda al consumatore , senza porgli a fronte i vantaggi che ne risentono tutte le classi sociali , come produttrici e consumatrici. III. Parte. I dazj suir importazione delle mani- fatture estere sono utili , finche A resta mawg-iore di ^ ( I. parte , § G.'' ) ; negli altri casi sono no- civi; Ua cio risulta la falsita di due idee che nesli lyj. SULLE MA.NIFATTORU N.VZIONALI anni scorsi fiirono proclamate dal risentimento nel- r America setteaciioa.ile ed in alcuni Stati del con- tinente Euiopeo. La prima idea se2;upndo ciecaniente il seiitimetito dell indlpendcnza nazionale tento d"' isolare affatto gli Stati. La seconda introdusse in eooiiomia la i'appresag;lia e fece prevalere il principio rhe fa d' uopo opporre proibizione a chi primo proibisce. Quanto alia prima idea Tautore dice : notate bene la diff'erenza tra i prodotti del suolo e i prodotti delle arti ; i primi si escludono a vicenda, cioe dove nasce , per csempio , il riso , non puo nascere nel tempo stesso il fruraento ; i s^'coiidi possono ritro- varsi insieme •, le manifiitture d'acciajo. per esempio, non escludono le manifatture di cotone , e la ra- gione si e che si possono moltlplicare le braccia , non si pud estendere il tcrritorio. Dunque quaado mancano i prodotti grezzi o nella quantitd o nella qunlitd richiesta , conviene dipendere dtigli esteri nella compra , e quando soprabbondano , conviene dipendere nella ven lita. Supponr^te che vi siano due Stati, r uno de' quali trrtgga piii vantaggio dalF in- grassare le pecore , 1' altro dal cogliere lana tina : dovrebbero essi, per rendersi indipendenti Tuno d d- r altro , far oggetto delle loro speculazioni la lana e la grascia , nel tempo stesso con reciproca diminu- zione di valori ? Sarebbero naz/i i Genovt-si, se vo- lessero sostituire il grano alle olive , ai friitti, agli agrumi , ai fiori, pnr diminiiire la lorn dipends'nza dair estero nflF alimento. La Lombardia saprebbe e potrebbe allevare delle vacche , avendone tutti gli elementi nel suo territorio , ma 1^ tonia piu conto comprarle gia adulte dalla Sviz/era, e mandare i suoi vitelli al marello, potendo smerciare pronta- mente il latte nelle sue citta e borabi popolosi , o irasformato in burro od in formaggio venderlo ai nazionali e ao^li esteri. La scarsezza de' prodotti grezzi da unabanda, e T abbondanza o le qualitd I 1 E TARTFFE t)AZI\RIE. 178 spedali dair altra , costituiscono quella lega sacra predicata da'la natura , che tiene avvinte tutte le nazioni in onta de' risentimenti dclla politica e dei falsi sistemi delV econoiuia. Quaado si tratta di arti si piio aspirare a mag- giore indipen lenza , giacche ve ne sono moke che prosperano ugiialmente bene dappertutto e si pos- sono eseguire nella quantita bramata con aumento di popolazioiie miinita di mercede , come sono , per esempio, quelle che haniio per base la seta, la lana, il cotone , 1 metalli , i legni .... Ma questa indipen- denza stessa ha de' limiti ; e V idea di fabbricare in casa quelle manifatture di cui si ha la materia in casa^ riesce nociva in tntte le combinazioni , in cui la spesa della fabbrica non e compensata da ba- stante smercio. In questi casi , non rari negli Stad piccioli , giova spedire la materia prima all' estero e ritrarne la manifattura , ad imitazione del pro- prietario residente in carapagna , il quale manda il suo bue al macello della citta e compra dal beccajo la carne. Se poi crescessero di molto i membri della famigha del proprietario ; se egli dovesse prcstare alimento a gran coj)ia di operai , gli converrebbe uccidere il bue in casa e fare proprio il guadagno del beccajo. Egli non deve dunque prendere per norma T idea assolnta AeW indipendenza^ ma Tutde, e questo dipende dal confronto dclla spesa col pro- dotto. La massima che si deve opporre proibizione a chi primo proibisce , presa nella sua generalita , produr- rebbe le consegnenze piu funeste. La Svezia e stata la prima a proibire i vim della Francia ; dovrebbe forse percio la Francia proibire il ferro della Sve?ia, di cui abbisogna per cinque milioni di franchi al- r incirca ? Non si deve dunque proibire gli altrui prodotti , perche un altro Stato proibisce i iiostri , ma si deve proibire, allorche v' e maggior vantaggio nel produrre che nel comprare, e non si deve proi- bire, qnando quel vantaggio non esiste , qualuuque 174 SULLE MANIFA.TTURE NAZIONALI ecc. sia V altrui condotta ; percio V Ingliiltcrra continua ■ a far uso della lana spagnuola , benche le stolTe ^ inglesi sieno proibite in Ispagna , e T Italia manda alia Francia le sue sete , bciirlie la Francia sia chiusa alle manifatiuie italiane. Altiimcnti facendo e pren- dendo per guida rarceiinata massima,noi fimremmo per imitaie il ragazzo che ricusa il pane, perche si ricusa di scherzare coa liii. lyS Delia vita dl Torqnato Tasso. L'lbri due del prnfes- sore Giovauni Zvccala. — Mdano ^ iBu), dalla tipogrnfia di Cummercio. U/i vol in 8° di pag. 368. JLj'V vita de' sommi m2;ee;ni ha sempre orcupata la penna di inolti, il the e argomento delV alta stima, in cni sono tiittora , giacche mentre di tanti altri nulla si braina sapere , quasi non fosseio niai stati vivi , di ({uesti per lo coutrario e graiide il desi- ir noto a coloro che nol sanno, essere stata pubbUcata non lia guari dal sig. Agrati un' orazione del Tasso ine- dita intorno ad una sedizione di Francia (i) , e da lui scritta nel i585, nella quale e mirabil cosa il vedere, come un ingegno che tutto senti\a il fuoco delle muse , sapesse essere si freddo nel meditare e nel rintracciare le occulte cagioni che spingono gli uomini a ribellare. (i) Quell' orazione fu per la prima volta stampata in ciuesra nostra Biblioteca , e di poi ristampata a pai-te dal sig. Agrati aggiugnendovi ua euo discorso. Bibl. Itul. T. XVI. 12 , JyS DELLA. VITA DI TORQUATO XASSO. Ma torniamo all Opt -a del sig. Zuccala , e siccomc di rhi si loda , noti dt'bbonsi ancora tacere i difctti, cosi rum passero sotto silenzio , clie lo stile emini srnibrato (jualolie volta privo di «ju(^lla fisonomia , che sua propria, debbe aversi da ogni scrittore, c che sovente per tropyw servile imitazione o si perde o non si ac^uista. Diro in oltre che i modi di dire sono alcune volte tali , che ad una novella anzi che ad una vita si convcngono , e tmahnente che vi sono state pnste con troppa abbondanza le ri- fies'sioni, le quali devonsi omettere, dove sia facile a chicchessia il farle •, e qnando la materia le ri- chiede , non privarle di quella forza che nasce dalla concisione. Qnesto e quanto mi e piaciuto di rilevare , per- che le lodi sieno premio air opera, ed eccitamento alTautore a proses^uirc Tintrapresa carriera , e a non defraudare le speranze , clie di lui ancor gio- vine , si souo giustameute concepite. A quest' opera non manca aiicora la gloria di un illustre Slecenate , quale si e il signor conte Vi- taliano Borromeo , il quale siccome nelle fisiche e nelle scienze naturali e dotto assai, cosi coltivando con amore le lettere ed ogni nianiera di arti belle, colore incoraegisce e protegge che in esse fiori- scono. i7«) Sul libra Delia Imitazlone pittorica , delV Eccellcnza delle opere di Tiziano e della Vita di Tiziano , scritta da Stefano Ticozzi. Libri III di Andrea Mayer, veneziauo. — Venczia, 1818, dalla tipo- grafia di Alvisopoli. Vii vol. in 8." di pag. 3oO e XV d iutroduziune. — Lettere tre di Giuseppe Carpasi at sig. Giuseppe Acerbi ecc. f CVit mieux que la nature, et cep»ndant c'est elle. .• ( De Lille. ) L E T T E R A II. O. 's?ERVAsTE, amico, le opeve degli artist! clie travajliarono nel- J'infanzia dell' arte? Avrete beu tosco nlevato che tutte si ras- •oniigliauo per la grossolanita degli stentati dintorni , T iusipi- dezza del colorito, la nieschinlta delle iuvenzioni , la monotonia d' espressione , la mancanza di iiiosse e di calore. Queita siuii- gliaaza e tale che noa si potrebbe indovinare 1' artefice non iolo del quadro o della statua , ma neppur il paese in cui fu-' rono esegiiiti , se non si facesse attenzioiie agli accessorj ; ma varcato quel prime periodo di timida e servile iuiitazioiie del' vero , ammaestrata la mano al meccanismo delT operare , ed ad- destrato T occhio a conoscere le proprieta dell' oggetto , e se- parate le essenziali dalle meno caratteristiche ed importauti , ben presto senti lo spirito umano, in un colle proprie forze , il bisogno di agire liber.imente , e si ardimentoso divenne , e si felice ne' suoi ardinienti , che spezzato ogni vincolo , da se ope- rando , tolse V arte dalla condizione di serva , ed ai dritti , ed alia dignita sollevolla d' arte Uberale. Perlochfe costringerla a strettaiueute copiar la natura come la sta , h un ritornarla al fanciuUesco sonno , ed alia incertezza de'' primi passi ; un rlchiamare il Mille in mezzo al secolo XIX , ed un disgradare soleunemeute le tante opere eccellenti , clie da quella prima epoca in poi, col crescere de' lumi e della pra- tica, ci vemiero somministi-aiido artefici di non saperabil va- lore. Invano si studia il sig. cav. M;ijer di persuaderci eh' egl: iJiO DrrX.V IMTTVZTONE PITTORTC4 , ecc, non ha si lagrimevole intenzione. Invano egli protests alia p:i- gina 34 che nnn vuole richiamare I' arte ai principj rh' esislevano ai tempi di Giotto; ma bens) a quelli del secolo di Raffaello, Ti- xiano e Correggio. II suo libro ci prova il contrai'io. Dacche vi si predica e sostiene , che la natuia debbrsi ricopiave come la sta , e bella negU oggetti belli , brutia nei brutti , egli evoca il Nille f e il Mille arriva per inevitabile conseguenza. Ne vale a trattenerlo o respingerlo cjuella natura hen considerata , dietro cui trincerasi il sig. cavaliere , pcrche , ripeto , e inutile II con- siderare , quando non e concesso il deviare dal vero couie si voglia considerato. C)i avesse poi detto il sig. cavaliere che in— tenda per codesto suo inintelligibile considerare ! Ma no. Egli lia slanciata la sua sibillina sentenza nel vasto campo delle in- terpretazioni , e lascia al lettore Y ingrato carico di decifrarla. l^oi pero in vece di perdere il tempo col correr dietro all' in- comprensibile , lo sfiderenio a spiegarsi, e frattanto stabilireuio, prima di rientrare seco lui in battaglia , alcuni principj egual- mente cliiari , che certi, colla scorta de' qiiali difendere il coni- battuto bello ideale dagli argouienti del sig. Majer prodotti nei caiiitoli II e III del suo antigreco libro. Uditeci, « O voi che avete gl' intelletti sani , » e decidete. Esiste o no un bello nella natura? Chi ne dubita ? Esiste , coiue vi esiste un brutto. I\la dove si trova questo bello? In tutto cio che fece Dio. II perfetto non poteva crear l' imperfetto. E dunque tutto bello agli occhi dell' Onnipotente quanto egli produsse? Si, non cosi ai nostri. Non potendo noi vedere la ragion d' ogni creata cosa, ne il perfetto equilibrio e l' artno- nica corrispondeuza delle parti coi tutto , ne 1' eccellenza coui- prendere d' ognuna di esse per la troppo limitata facolta del nostro intclletto , abbianio dovuto prendere a guida de' nostri giudiij d seiiso, e quindi bello diciauio cio che ci reca piacere in mirarlo , e brutto cio ohe in uurarlo ci desta 1' opposto sen- tiiiieuto. Dai seusi ci venue 1' idea del bello , e siccouie tuiti hanno sensi , questa idea divento eguale in tutti , e 1' Elena Greca piacque ai Trojani ed ai Greci eguahiiente. Bla in che consiste questa qualita che noi chiamiamo bellezza ? Molti su- darono in cercarlo , nessuno pervenne a darcene una sicura de- jfinizlone. Cio non toglie che la bellezza esieta , come esistojao Dl TIZIANO. l8l indeliiiiti e forse indefiuibili , quantunque innegabili, il sole, he comete , 1' attrazione , il sonno , il nioCo eel innumerabili altro cose che noi non possiamo ne iatendere , ne negare. Da queste premesse ne deriva che havvi un bello in se , cho h tutto il create , ma non havvi un brutto in se , perche Dio non poteva crearlo. Ma per noi havvi e V uno e 1' altro. Se non che provenendo e il bello e il brutto per noi dalla nostra ma- niera di vedere , di percepire , di sentire , dl giudicare , e non da regole e priucipj fissi e sicuri , sono amendue variab'.li ed incerti , e quindi discordano tanto fra loro le nazioni e gl' in- dividui nello stabilire che cosa sia belta , che cosa sia bruttezza. Ma laseiaudo ad ogauno la facolta di sentire e decidere a 6U0 niodo , e venendo direitaniente a noi, io domandero prima dl tutto al sig. Majer , se 1' artefice che s' accinge ad imitare la natura, debba scegliere di preferenza a soggetto del auo lavoro cie> che noi chiamiamo bello, o cio die chiamianio brutto; mol- tiplicare cioe le piacevoli iioatre sensazioni col presentarci il bello , o raddoppiarci i dispiaceri col presentarci il brutto ? E r uno e r altro risponde il sig. Majer. Rappresentateci la natura come la e a' vostri occhi sparsa di bello e di brutto. iNoii si domanda all' artista che T imitazione fedele. Questo e lo scopo ed il pregio dell' arte : tutto il rimauente e chimera. Ma. cost non la pensarono i niigliori artisti de' piii colti paesi e delle epoche pivi lumiaose. Furono anzi d'avviso che in ogni oggetto trovar si potesse quel bello che originariamente in lui risiedeva , e che si potesse e dovesse diminuire nella imitazione la defor- mita di quegli oggetti che brutti ci sembrano , benche come di- cemnio tali in sh non siano. Riconobbero essi che per giovare alia evidenza ed alia varieta merce il soccorso dei contrapposti, si avesse talvolta ad introdurre nelle loro opere anche il brut- to , ma ritenoero che men defornie dovesse rendersl per mezzo di quelle niodificazioui che il gusto e la ragione venisser loro ndicando. Tanto piu scusato era questo loro sistenia , che per stragrande che sia V abilita dcU'artefice, e impossibile cli' egli sia cosl esatto neir imitare che il fiuto c' illuda al segno di seuibrarci vero. Vi sara seiupre nelia cupia qualche piccola diversita che sveli l' in- ganno. Ed 6 ([uesto un gran bene , giacche senza codesta leggiera dissoniiglianza di;lla copia coil' origiuctlc sparirebbe i! t-eslimonio l8a DKLLV 1MITA.ZI0NE I'lTTOBICA , eCC. della iiuitazione di quella facolta , cioe , die data essendo ai- r uomo solo , di tauto lo ianalza al di sopra delle altre specie di viventi , iVa i quali s' aggira re della natui^a. Che se inipossibile e questa perfettissinia identita di forme « di colori fra T oggetto e la copia allorche 1' artefice nel fare tin ritratto ba il vero ian:vizi agl' occhi , tanto piii lo sara al- lor quando il plttore di storia iniprenda a rappresentare cose , azioni e persone da lui non viste. Dalla sua meiuoria e dalla iiuaginazione sua deve egli trarre allora quanto col pennello ci niostra , o diniettere il pensiei-o di piacevolmente intertenerci «olle meraviglie dell' arte. Hannovi diiaque di tutta necessita due sorta di nature per r artefice. La vera e V imaginata, Quella si apprende cogli occhi; questa per 1' intelletto ; ma poiche Ja prima varia di tanto in ogni sua produzione , die non havvi corpo che perfettamente sia simile all' altro , il pittore cosfretto ad imaginarsene moltis- sinii , ha dovuto formai'si ua tipo universale che le priucipaU qualita in se raccliiudeado del vero , quelle pure conservasse gelosamente che la bellezza coastituiscono e sono qua e la sparse nelle opere infinite della natura (i). Con questo mezzo 1' arte ha potuto divenir creatrice nell'atto stesso che imitava il creato, ed osaado prodigi , pote rappreseutare non solo il vero , nia anche il verosimile , non solo mostrarci il presente , ma anche il passato , l' avvenuto ed il possibile ; e pote vincere e sor— passare la natura iiiedesima col concentrarue ed accrescerne le originarie bellezze. Dalla indispensabilita di un tal tipo ne sono venuti i tanti canoni di proporzioiie che da Policleto in poi concorsero a fa- cilitare le imprese delT imitator saggio della natura, e i Vitruvii , (I) « L.1 nitura, la quale nella forraazione delle specie ha toccato il segno ultimo della perfezione min fa lo stesso nella formazione degli individui. Dinanzi agli occhi di essa pare che siano un niente quelle rose che hanno un principio ej un fine , che appena nate hanno a mo- rire. Alibandona in certo inodo gl' individui alle cause seconde : c se ia essi traluce talvolta un qualche rajjgio primitivo di perfezione , troppo egli viene ad essere oAoscato dalV onibra clie lo acc»in[>agna. L' arte ri- sale agli archelipi della natura; coglie il fiore d' ogni Lello che qua e la osservato le vieiic ; sa rianirlo insieme in modellt perfetti , e pro- porlo a?li uomiui da imitare. » ( Alj^arotti. Saggio sopr.i la pittura p. 98^ DI TIZIANO. l8S a Vinci , gli Albei'to Duri , gli Alberti , I Buonarotti , i Caracct c cent' altri , considerando la natura, tentarorio d' indovinarne 1» sacre leggi mirabili , e nol potendo compiutamente , suppliroao alle leggi non discopribili coa altre analoghe alle rinvenute , dal cognito air incognito procedendo , dietro i dettami del gusto e della ragione. Oh sacrilegio! sclaniera qui il sig. Majer. Dar leggi alia natura! No, sigiior mio. Non si son date leggi alia natura , ma noruie alia imitaziooe , senza delle quali la natura sarebbs riniasta inimitabile , o 1' arte , ognor bambina , 1' avrebbe sem- pre male imitata. I Greci dotati di finissimo gusto e d' occhio sagace onde sco- prire le qualita per cui diletta un oggetto , e quelle altresi per ciii dispiace , s' accinsero i priini alia formazione di questo be— nefico tipo. Assegnarono essi alia specie , della quale anzi tutto conservarono le forme generali , le bellezze dell' individuo , ed escludendone con savissiiiia infedelta o dimiiiuendone i difetti, giunsero a ricavare dalla natura hen considerata un bello per eccellenza, un bello riunito e superiore a quello die la natura ci presentava disperso ; e poich^ questo archetipo figlio era deir umaiia niente piii die della veinta, fu detto bello ideate. =es Per mezzo di tale operazione , dice ottimamente il Reynolds , il pittore acquisto una giusta idea delle belle forme , e corresse la natura per via della natura medesima , emendando cio che ella ci mostra d' iniperfetto con cio che ha di piii perfetto. = Frutto di si lodevole ardire si furono il Giove di Fidia , T Er- cole di Glicone , la Venere di Zeusi , quella di Cleomene , il Castore e Polluce , e mille altri meravigliosi capolavori , di cui invano neIJa natura si cercherebbero i modelli. Uno spaventos» brivido mi scorre per le vene quando io penso che opere cosi insigni avrebbe spente, avaoti il loro nascere , il sig. cav. Majer , coUa sua rigida imitazione fatale della natura , se i concittadini di Pericle , i trovatori del maggior bello che fin qui si conosca, avessero avuto la disgrazia d' udirlo , ed adottare i di lui pre- cetti. Sovvengasi il sig. Majer che codesti Greci ch' ei tanto per- »eguita,non istudiarono gia le statue ed i gessi , ma la natura, quella natura ch' ei vuole ben considerata. E clii , viva Dio , consiJerolla nieglio di essi ? L' esito felicissimo delle loro cou- siderazioni determino gli artisti che veunero dopo a seguire le loro pedafe . e- i! bell«» ideale de' Greci giunse percio lino a 184 DBLtA. IMITAZTONE PITTORICA, CCC. noi , e fu stuuiato e si studia da' piii distinti professori , come vi dimosti*ai nell' altra mia coll' esempio di Leouardo , di Mi- chelangiolo , di Raffaello e di Tiziano istesso : in una parola, coir esempio di quasi tutta la Scuola italiana. Concludianio dunqie die allor quando il sig. Majer vuole clie si conii esattainente la nature, vuole 1' impossibile ; f[uando vieta air arterice il servirsi delT irleale , gli vieta 1' inevitabile , e quando scomunica il bello ideale , condauna cio che di piii tublime e perfetto 1' ingegno umaao pote inventare. Ritenuto cio che accennai di sopra che rartefice, anche vo- lendolo con tutro lo zel.'),uon pu6 ricopiare esattainente i\ vero, dalla di lui scelta dipende V essere infedele piii in una che nel- r altra delle visibili forme e qualita dell' oggetto che imita. Da questa scelta dipende il maggiore o minor pregio della imita- >:ione. Con un esempio mi spiegliei-6 meglio. Raffaello , Tiziano, Morillos e Teniers copiarono tutti la natura. Ma 1' infedelta del priuio fu rivolta ad accrescerne la bcUezza delle forme , ed ometterne o diminuirne i difetti. Teuiers e Morillos copiando la natura come la trovavano , ne conservarono tutte le defor- mita , ne amarono d' essere infedeli col darle bellezze maggiori di quelle che vi riscontravauo. La loro infedelta fu piu forxata rhe volontaria, e cadde per mero caso su I'una o 1' altra parte senza intenzionc determinata del pittore. Se Tiziano , infedele come gli altri , avesse imitata ed iiguagliata 1' infedelta di Raf- faello cercando di migliorare la natura col disegno , come la miglioro nel colorito , hen a ragione il sig. Majer lo loderebbe, «; il Cadorino Genio sai'cbbe davvero quel pittore UNlco PER- rzTTO UNIVERSALE ch' egli il decantp,. Fatto incontrastabile si e che allor quaudo 1' umana mente in- tiera spiego le sue forze , ed a correr si pose le vie del bello ideale, aprissi un uuovo cielo per i'arte, verso del quale liberi vanni battendo , alzossi orgogliosa , e la meta tocco della pos- sibile perfezione. lo non potrei darvi di cio piu giusta e se- ducente idea , che trascrivendovi un passo d' una relazione ac- oademica, letta all' ateneo di Venezia dall' amico mio il consi- gliere Aglietti, che riuuendo in se anibo le apollinee doti , sa incantare scrivendo e guarire curando. Dopo d' avere egli pre- luesso che 1' umano ingegno viene limitato in fatto di scienze a aulla piu che discoprire e descrivere cio che e, cosi prosiegue; Dl TTZIANO. ' l85 !«= Ma nelle art! e singnlarmente in quelle ehe dell' ag- j^ianto di belle s' intitolano , tutto h opera dell' uoino , tutto creazione del di lui genio. I modclli reali della natura varia- mente combinati e raffazzonati dalle meditazioni dell' intelletto, dagli slanci felici dell' nnaginazione , dal meccanistuo artifizioso delle mani , e da tutti quegU altri mezzi pei quali 1' uomo h riuscito a nioltiplicare ed estendere le sue fisiche facolta , ac- quistano una nuova forma , una nuova maniera di esistenza di gran lunga piii bella , pin digiiitosa , piii grande , che caugia al tutto , e nnnovella 1' aspetto primitivo della natura. L' uomo non e piii uomo; ma diventa un essere di un ordine superiore, la cui esterna bellezza atteggiasi sotto le forme ideali dell' Apollo, deir Ercole , della Venere , della Ebe ; la caparma e la grotta lollevansi in moli superbe ; il rozzo e selvatico aspetto della campagna dispiegasi nei ridenti , intenninabili , e sempre vavj giardmi di Claudio , dove i putti di Tiziano spiranvi il tier della vita, intrecciano graziosaiaente le carole con le Ninfe e le Ve- neri di Correggio , mentre i gravi filosofi e i sublirai profeti di Raffaello nella maestosa severita del piii profondo raccoglimento lentameate s' avviano al ginnasio ed al tempio ; ed i nerboruti atleti di Michelangelo s'addestrano agli esercizj difficili del cesto e del pugilato. = Ma non piu. Assicurato che abbiamo con queste preniesse il nostro piano di difesa, si rientri in azione, e passo passo si rc- •pinga il nemico. Da egli cominciamento al suo capitolo II con una lunga e po-co utile dissertazione sulle cause per cm s' awicendarono sempre nelle fasi dell' arte il rifiorimento e la decadenza. Sfio- rato quanto gia sapevasi pel detto degli altri su di tale argo- iiiento , passa a stabilire per causa principale del suo ultimo deperimento 1' essere andati nel secolo XVII i forestieri a stu- diare a Roma in vece di starsene fidi a Venezia , dove accorsi erano ne' secoli precedenti. Cosi i mal fermi Ortodossi abbau- donavan 1' Italia di quel tempo medesimo ed eretici diventavano in Giuevra. Ma la storia ci mostra 1' insussistenza di questa ve. neziana asserzione, dappoiche quando si coircva a Veuezia per appararvi il buon colorito , uon si coiTeva meno a Roma per fai^i al buon disegno. Eali era in Roma e uon in Venezia, che riapleiiJevan 1« opere d: Raif^clU. . e i i"<*ccoicivi uiarmi de' Greci l86 BELLA IMITAZIONK PITTORTCV, CCC. indicavano agli stndloai il vero liello dell' arte. Tve s'eranopci'- fezionati i Zampieri , i Guidi , i Carioci , i Lanfraaclii ed altri Talentissimi die jiasso sotto silenzio ; ivi , in quella Roma, Ion- tan dalla quale sciiveva il Pougsin a Luigi XIV nou poter dar pennellafa , Raffaello era divenuto il priiuo plrtore del niondo , « Michelangelo aveva nelle tre arti sviluppato il suo porfentoso inoeono. I due passi dell' Annenini che cita il sig. cavaliere non altro provano se non che noa basta il buon disegno per essere artista di merito , raa clie ci vuole altresi il buon colorito , dal, che nessuno dissenti niai ; e provano altresi che quanto piu si gcogtavano i Veneziani dalla elegaaza e purita del disegno , tanto piu se ne infervoravano i Roniani , che in lui prima che Delia gvazia e nel colorito riposto avevano il sublime dell' arte. Condanna in appresso il sig. Majer que' pittori che innaino- rati soverrhiamente delle beUezze delle statue antiche irascurano interamente V osservazione della natura. Condanna giustissima , ma dove e il reo ? Ce lo nnmini , perche noi abbiamo un be! cercarlo. Fra gli artisti di nierito non si trova un tal pazzo. Egli e un ente d' invenzione del sig. Majer. E qui dope d'averci detto che il cartivo gusto renne sempre portato in Italia dai foresiieri (dimenticandosi che i Greci non ei-ano Italian! , e portarono 1' arte in Italia), ci fa sapere che anche le novelle dottriue ch' ei combatte , ci calarono dal set- tentrione. Ma ben tosto , mutando opinione , accagiona di co- desto niorbo fatale gl' Italiani medesimi , e singolarmente il Bellori. Gia vi dissi nell' atcra niia come andasse la cosa , e il perchS il Bellori e varj altri saggi d' allora ripredicassero il bello ideale de' Greci sul cominciare del XVIII secolo. Dispen- satemi dalle ripetizioni. Cosi potessi io disvogliarne il nostro cavaliere che per verita ne ha un po' troppe ! = Ma in nessun tempo , cosi prosiegue , come neW odierno non si era pensato a formarne un corpo di dottrina,ed a proporlo come V unica nor- ma delle arti imitative : = al che io rispondo, Se per corpo di dottrina intende egli le poche massime la- eciateci dal Mengs , ci permetta di dirgli che un tal corpo di dottrina e ben lontano dall' essere tale e servire di norma. Ma qualora anche esistesse , I' avevano i Greci ; e perche non po- tremmo averlo ancor noi ? Abbiamolo pure , se col suo soccorso giunger si possa ad uguagliare i prodi^i del pennello e dell» •calpello greco. DI TIZIANO. 187 Una delle massime del Mengs clie piu irrita il sig. Najer , si t che = La perfetta pittura debba rappresentare unicamente quel bello che non si vede cogli occhi, ma soltaoto colla iuia- ginazione. == Gia vi diasi neU'altra niia che questo canoue era qiiello di Platone , di Socrate , di Cicerone, di Plinio, di Leo- nai-do , tli Guido , ecc. ecc. Non cnrando 1' avversario nostro ne quelle autorita , ne il sacrosanto Littera occidit ^ piglja nel §uo piii stretto senso questa sentenza , e grida all' eresia ; ma ognuno ben coinpreude che il Mengs non ha qui volute parlare dei ritratti , ma di tutte le altre rappresentazioni per le qu2di egli ha inteso di consigllare il pittore a traire della propria imaginazione ben educata le belle forme , e le leggiadre e per- fette figure , in vece di andai-le a cercare qua e la nel vero per Ja gran difEcolta di trovarle ; tanto scaiso essendone il numero, «! spessissinie fiate non esistendo ne meno nella natura la figura che si vuole rappresentare , come accade coi Numi ed altre persone che non esistono piu o che mai non esisterono. Aggiungete che le figure toUe dal vero hanno sulla tela ut» non so che di stentato che esclude la spontaneita , seducentis- simo dono della facolta crearrice. E per far corta la lite; trasse egli da quel bello che si vede cogli occhi il suo infallibil Tiziano le sue Veneri , le sue Madonne , i suoi Cristi che il sig- Majer decanta per tanto perfette , e sostleue non avere fra le cose per~ fette un tipo che le uguagli ? Qui lo voglio, e n' esca se puo. lo imitero gP Inglesi che nell' ultima gueira d' Olanda sparavaii contro il nemico le palle , ch' egli stesso aveva lero vendute. Parli il sig. Majer contro il sig. Majer. Dice il primo alia pa- gina 69 cosi : = Per finire di convincersi sino a qual segno sia giunta la perfezione ( del disegno di Tiziano ) convieae osservarlo nelle figure degli Angeli , della Vergine e di Cristo , che formano que' soli caratteri ideali ( quel soli non regge ) che possono aver luogo nelle moderne pitture ( provaiunio di gia che fuor dei ritratti il pittore e costretto a travagliar sempre sull'ideale). E questo un assunto , nel quale deve necessariaiiiente abbaudo- narsi 1' artefice alle inspirazioui di quel senso interiore ( e ad- dio natura esaUauiente iiiiitata ) che solo puo accenaarsi (qui ij solo va henissimo ) il delicato condne die separa il bello dal- J'.afl'ettato. = 11 tello, voi dite ? Ma qual bello '^ Badatc a voi , l38 DELLX IMITAZIONE PITTORIOi, CCC. •ig. Majer secondo. Qui vi piomba sul capi) quel bello che non si vede cogli occhi. Schivatelo se potete. Ah ! Non siete pill in tempo. Coafessate voi stesso , ed amiuettece in Tiziaao un bello insplrato e bello perfetto, e die non si trova nella na- tura. So clie lo rinegherete ben tosto ; nia cio uou toii-a clie non r abbiate ricoiiosciuto una volta , e lodato a cielo perchfe lo incoutraste nel vostro Tiziaiio. Ma CIO che voi permettete di fare al Tiziano , io , dira il Mengs, lo consiglio a qualtmque de' iniei colleghi , e non solo anco che V usi cogli Angioli e le Madoniie , ma con tutie le figure che vuol dipitigcre , e clie dal vero o non puo , o nou deve serviLuente pigliare. E bramo ch' ei le arricchisca di tutta quel bello ideale di che sono capaci. Che ne avverra da que- »to mio consiglio ? Che , ove voi farcte le sole Madonne , i Cristi e gli Angeli soli verameate belli e perfetti , io belli e perfetti avro fatto tutti i niiei dipinti. Gli avro resi cioS piii vaghi e seducend di quello che voi mi avreste concesso. Oh via, siate buono , e perdonatemi cosi orrendo misfatto ! Aggiunge qui a laude della pittura il sig. Majer ch' essa su- pera la poesia perche questa pud bens't creare con parole degll esseri soprannaturali , ma non pub dar loro forme sensibill. Oh la rara scoperta! Questo vuol dire che la poesia canta, e la pittura dipinge. L' una parla alia mente colle parole, 1' altra coi colori ; ma qualunque sia il mezzo per cui noi comuuichiarao ad altri le nostra idee , e sempre T intelletto quello che le ri- ceve. Che pero tanto opera il poeta su chi 1' asculta nel dii-e i 8Uoi versi , quanto il pittore su lui che guarda il suo quadro. Nessuno dei due ci niostra il vero. Aniendue ce ne destan T idea porgendocene l' imagine. Quando Orazio scrisse quel suo « Segnlus irritant aminos demissa per aures , • « Quain quae sunt oculis suhjecta fidelihus , » non intese parlare della pittura , perche gli occhi fedeli non ai sarebbero al certo lasciati cogliere; ma parlo della cosa mede- sima , realmente esistente , ed agli occhi nostri presentata. La poesia e la pittura sono percio ad armi uguali , e V un;! uoa vale piu che 1' altra. Che anzi quante volte , a di3petto del ro- mano poeta filosofo , l' evidenza di una poetica descrizionc fu portata a tanto da far piii effetto in chi T udiva, che nou la cosa istessa presence a. chi la vedeva ^ Dl TIZIANO. l8'9 Se uon che la coscienza pltTorica riruorde talvolta al signon Majer, e quiodi olire il quanto periuise e lodo nel suo Tiziaao, cg,li dice per tutti : = lo uon ho mai iateso di negare al pit- 1 ore la facolta di creare e personificare degli esseri idealL ( la •lichiarazione arriva un po' tardi , ma se e sincera, distrugge d' un soffio tutta la gran ruacchina alzata dal sig. cavaliere ). Ma non dovra dipnrtirsi dal verosiniile delta natura { dara dunquc delle aloue immense agli Angeli accio possano volare , o noa ne dara loro nessuna ) , ne dalle leggi della universale organiz~ zazione del corpo umano. = VoiTa dire con cio il sig. Majev clie il pittorc uon fara Y uomo simile alia donna , la ganiba piu corta della coscia , il naso piii lungo della faccia , ne porrk questa a perpendicolo suUa schiena. Ottimamente. Ma etando a queste leggi d' organizzazione universale non potra e non dcvra il pittore giudizioso unire alle medesime quelle pure del buon gusto e della ragioue , onde mlgliorare Ic parti che imita , « rendei'e cosi il verisimile piii vago del vera ? Di tal fatta ope- r-irouo i Greci , ed al solo sig. cav. Wajer ebbero la disgrazia di non piacere , dopo avere ottenuta T approvazione , e fatto la nieraviglia de' conoscitori da venti e piu secoli. Amico, lo rvedo che i Greci se ne consoleranno. Ma tornando alia quistione cjie agitiamo, ha gia conceduta il rg. Majer al pittore la facolta di creare degli esseri ideali. Fac- cia una cosa : allarghi la mano , e gli conceda ancora di farli belli. Se cio si ottieue , il Palladio deU' arte e salvo. II bello ideale non ha piii clie teuiere. L' astuto Ulisse si ritorna alle navi. Ah no ; la ritirata del sig. Majer e finta. Egli riprende r anni , e piii furibindo che mai attacca di honte questo bello ideale , cui vivo V aainia sua tizianesca non pu6 aver pace. Se- guitiamolo. Comincia il suo nuovo attacco dall' asserir francamenle che nessuno di quaiiti sal bello ideale dissertano re da la steasa definizione che V altro ; ed a convincerceae che fa ? Passa iq ri- vista le molte e svariate defiiiizloiii che abbiamo del bfllo as~ soluto. E che importa a noi sostenitori del bello ideale , chr i bello assoluto non sia stato definito ? Ua bello non e V altro. ludetinibile sia pui'e V assoluto. L' ideale , essendo T opera del- l' uouio , e piu che definito , e d' un couiune accordo da' Greci in poi. Riaadate i testi degli antichi da nic nella luia ciiaii prima, e- 190 DELL\ IJtIT\ZIONE PITTORICA., CCC. pei moderai', aprite il Scheltzer , Teoria etc.; alia pagina 742 Icg- gerete : =*» Per bello ideale s' intende principalmeate ogni pro- totipo di un oggetto dell' arti clie 1' artefice si crea per mezzo della sua fantasia in inodo tale die rassomigli a cio che ci ino- «tra la natura. = Si puo parlare piu chiaro e piii preciso '^ Questo e dunque, prosiegue il Mengs, un bello che si vede sol- tanto colt iinniaginazjone e non cogli occhi ■, (twie I' ideale della pittura consiste nella scelta delle cose belle della natura , depu- rate da ogni imperfezione. = II sig. jMajer si scaglia contro questa asserzione del Mengs , e vi trova contraddizione per dirvisi che il bello clie raora si vede esisle nella nntura depurata da ogni imperfezione , ina il Mengs parla qui di un tutto , di un composto cloe di parti depurate da ogni imperfezione ecc. E questo tutto e cio che non 81 trova nella natura , ma soltanto colla iinaginazione si vede. lo non ci vedo contraddizione. Avventasi in segaito il nostro campione della natura contro = CoLORO che credendo avere i Greci porlato l' arte fin dove potcva giunsere d' eccellenza , ritengono che niuno ineglio di essi seppe rinvenire il bello della natura e formarne un tipo ideale , e giudicano quindi doversi abbracciare le loro norme ia vece dt andare a tentarne delle nuove. = Codesti coloro gia vi dissi chi soiio. Niente meno che i piii distinti artefici che dopo il risorgimento dell' arti ci rammenta la storla. Crederono essi sag- gezza lo star con essi, e ardire d'esito troppo rischioso il de- •jiarne, Non cosi la pensa il sig. Majer. Pazienza. E qui mi ti-ovo costretto a sospendere per poco la disputa per fare una dichiarazione ti'oppo necessaria a raia difesa. Ed e che si dovrebbe stendere un grosso volume se tutti ribat- tere si volessero i sofismi dell' autore che impugno , porne in chiaro tutte le contraddizioni , rilevarne tutte le astute oniis— aioni , e seguirlo ne' suoi sbalzi da cosa in cosa , o riparando al disordiue dell' attacco , stabilire un ordine regolare di difesa. Letto e riletto che uno abbia questo capitolo II , non altro se ne ricava se non che il sig. Majer ha menato colpi in ogni ^enso e direzione , alcuni de' quali danno nel sodo , e colgono in pochi non concludenti abbagli i suoi contradditori , ma che air ultimo dopo tanto sudare e dimeaarsi , il bello ideale sus- •eiste accAnto delLi natura Icn considerata , e clie ha torto H »I TIZIANO. 191 gig. Majer di voler lialzare il suo Tiziano gia per »^ medesimo 11 gi'aiide , sopra la tentata depressioue dei piii grandi di lui ■ lo proseeuiro quindi a i-ibattere V avversai'io collo stesso ordiac disordiiiato cli' egli si piacque di adortare nell' attacco. Fra i proojotori del bellj ideale egli iuei"itaiuente distingue il Wuikeluiana ed il Mengs , aaiendue e singolarmenre il se- condo , tanto invaghiti di quello che ne seiubraao talvolra pin invasati che accesi Per la qual cosa non difficile riesce al stgnor Majer il rile\arc qua •' la in codesti Paladini della ideale bel- lez^a qiialche espressione un po' esagerata, (jualche luassima un po' trjppo spinta , e qualche coutraJdizioucella , dal che ne deduce , e conchiude il sig. cavaliere clie quauto eostengono ^ fuor ill ragione. Lugiusta e precipitata decisione. La boQta di una causa non dijiende dall' accidentale abilila di chi la pro- tegee , ne r eccesso di zelo uel difeudere un drltco il rese ma* meuo sal do e sussistente. Abbiaiuo gia diuiostrata 1' indispensabilita di un bello ideale , e gia esposto al;b auio come fu certo di tutti i tempi , e come i Greci lo rinvenissero , e dietro di essi la studiassero , e coa- gervassero nelie opere lore i piii accreditati fra gli aitisti mo- derui. Che piu per darci causa vinra? Cos! rispettate avesse lo struggiror d' ogni cosa le opere famosc del greco pennelio ^ come varie ne rispetto dello stilo e dello scalpello ! Non sa- remmo costretti a giudicare i greci dipintori sugli avanzi di Roma e di Pompeja , che certo non erano delle opere loro migliori. Questi avanzi per altro ci attestano I'eleganza del loro stile , e bastar deve a convincerci dell' eccellenza di qiiegli ar- tisti il testimouio che nelle loro scritture ce ne lasciarono au- tori sincroni ed intendentissimi , che avevan sotc' occhi T opere che oelebravano ; codesti encomiatori delle pitture greche sono que' uiedesimi che esaltarono cotanto le greche fabbriche e le greche sculture , e se giusti troviarao gli elogi che tributarono a quelle , ragion vuole che non Jiffidiamo de' favorevollssimi giudizj che portarono sulla perfezicne della greca pittura. Consegueute a se stesso aveva detto il Mengs che il pittore doveva = dietro le niassime del bello ideale regolare il dise- gno , la composizioue , V espressione , il cliiaro-oscuro , il co- loritfl ed il panueggiamento. = Couseguente a se medesimo il ■ig. Majer si oppoae anche a questo prec«tto. Wa di quali alcre 192 DELLV IMITAZIONE riTTORICV, CCC. nonuc si giovera il pittore di storie inipossibilitato a copiarff dal vi"ro ? Egli h chiaro che non puo dispensai-si dal ricortere a quel tipo univeis.ile che ha doviuo funnaisi. Siccome poi il Wengs discendendo ai particolari insegna in che cpnsista il beilo ideale d' ognuna delle succennate parti della pittura , il signor Wajer si fa beffe delle teorie di quel valent' uomo , e seiubra ignorare quanto il dotto Zanetti ci trasmise . riguai'do al prati- cato in cio dal suo Tiziano. Gia ve lo nferii uella niia prece^ dente , e mi sa propi-io male il doverlo qui ripetere. Ma la colpa ne e tutta dell' avversario che ripetendo sempre Ic scesse accuse , mi obbltga a ripetere le stesse giustificazioni. Due soli jiero dei riferiti passi del Zaoetti mi basteranno. Rivedetevi da vol gli altri »e il credete necessario. Parlando del chiaro-scuro del Tiziano, dice il Zanetti cosi : = Tiziano uegU scuri forraossi un nietodo che non e di puro natu- ralista , ma tienc assai delP ideale = Che. dice il Mengs ? L' ideale nel chiaro-scuro sono le masse , e gli accidenti sceki a propo- eito per aumentare il bello d' un' opera. = Cio posto , ZanettJ vi disse che Tiziano ha usato 1' ideale nel chiaro-scuro , e Mengs vi dice in che consista. Tiziano e Mengs sono dunque perfetta- mente d' accordo. E di fatto : quella nuvola che imagino il Ti- ziano nel suo quadro della presentazione di Maria, e che prima d' essere stata barbaramente toka da uno sciocco nstauratore , )iroduceva, al dir del Zanetti, un si mirabile effetto , era uno di codesri accidenti che il Mengs consiglia , e Tiziano pose in pratica. L' inesplicabile nostro critico ha visto il quadro alia Carita migliaja di volte, e sa certo a memoria il Zanetti; come dunque non si fa carlco di cosi luminoso esempio che acterra le sue criticlie ? Aveva ben ragione il profeta che couosceva »;li ostinati : Oculos habent et non vident. L' altro passo del Zanetti sia quello che tratta dell' ideale del disegno e del colorito. Ivi = Fu caaone di Tiziano e di Giorgione che per rappresentare con plena verita la natura , non fleve dipingersi con cieca sinceritd .... Ma si deve levare ed agglungere a quanto vedesi nel naturale. = Che vale a dire per chi la tuoI intendere, che Tiziano c Giorgione si servirono deir ideale nel colorito e nel disegno , tngliendo ed aggiungendo .il vero quanto credevano a seconda della loro imaginazione , c che il vero istesso lia biioguo deli' ideale per com^arir vero. DI TIZIANO. I9S Venga ora a dirci ta aria trionfante e derisoria il valoi'oso aig. Majer die =3 dietro il Mengs , esseado V ideale del dise- gno la bellezza prodotta del i-iunire ■vaiie parti belle fra di loro convenienti , e che solo si pud vedere colla imaglnazlone , i cie- chi soli diventp.no i veri maestri delta pittura. = Rague son que- 6te che si tendono a pigliare allocchi. Le aquile le straccian pas- «ando. Fti egli cieco il Tiziano che nel culorito e net disegiio uso, come dice il Zanetti , marcar poco i dintorni contko il solito OSSERVAKSI IN NATURA, E TENNE ASSAI DELL' IDEALE ? E fu cieCO il Giorgioiie che col Tiziano insegnava doversi evitare la cieca sincerita , e levare ed aggiuiigere a qiianco vedesi nel naturale per esser veri? O pni atcaccato il eig. Majev a' suoi strani prin- cipj die al sao Tiziano , iinprende qui ad abbattere questo ^ per sostener quelli ? Altro gravissimo reato del Mengs, a detta del veneto Aristarco, si e r aver insegnato : = Che T ideale della composizione con- sisce nell' iiuaginare un' a/.ione non veduta , e nel dare espressioni e/ie non si possono copicne dalla natura. = Iniparasi da questi principj , dice il Majer ( vedete che mode d' intendere e di ragionare, ed inarcate le ciglia ) , die la coudizione piii essen- ziale per un pittore , oude ben rappresentare un' azione si e quella di non averla mai veduta. = E quaudcr mai proferi il JMengs siniili siravagaaze ? Majeriaiii sogni son questi , e uon pensieri del Mengs. Ma torni in canipo il sig. Majer contro il sig. Majer. Avrete osservato die nessuiio meglio di lui sa balterlo compiutamente. Esalta codesto Majer die piigna per noi il suo genio da Gadore per avere rappresentato eccellenteuiente in un quadro cib che di certo non pate vedere ( sono parole sue). Un cavallo che pre- cipita gill da una rape nel fiuine .... mentre il cavaliere slalzato per aria fuori di sella stramazza nel fondo del burrone. Queste. due figure ( e notate che non sono ne Cristi , ne Veneri , n^ Madonne ) sono tanto piii degne d' ammir azione , qaanto plii si considera cite il pittore non le aveva certamente potute copiare dal vera. Cosi il sig. Majer. Questo e ben altro che il creare e persoriificare degli esseri ideali ch' egli pennette all' artista. E un jtretto e rotondo idealizzare esseri veri e creati. A che dunque aaatoniizzare cotanto questo bello ideale se lo perniette Bon solo negli esseri imagiuati , ma auche ncgli esistenti e reali ? Bibl. Ital T. XVI. 1 3 194 DELL\ IMITAZIONE PITTORICA., CCC. Eccovi chc un Majer coudanna nel Mengs cio clie Talti-o esalta in Tiziano. Ecco che un Wajer sostiene per vauto il piit essen- xiale d' un dipinto 1' esservi cose che certamente non si possono caviare dal vera, menn-e V altro oppouendosi sostiene che di questo modo i ciechi soli saranno i veri maestri della pittura. Chi diamine potra mettere d' accordo codesti due irreconcilia- bili dissidentl ? Ma torni ad essere un solo ilsig. Majer, e proseguiaiiione I'c- Bame. Dope quanto avete udito , egli si fa lecito di esclamare: = •Oil quanto balordi erano i nostri vecchi che non s' arrischiavano mai a porre in azione alcuna fignra , se non /' avevano in prima topiata dal vero .' = E non era de' nostri vecchi il Tiziano ? e noa arrischib egli quel cavallo che precipita , e il cavaliere che stramazza dalla rape nel fiuiiie , cose tune che non pote torre ial vero ? E nol lodaste voi appunto moltissimo per questo ar- rischiar fortunato? E poiclie il Tiziauo non comprendc in se solo tutti i jwstri vecchi, nomiDatenii voi, sig. cavaliere, quale sia state il pittore , fra quanti ve n ebbero , che fao» dei ritratti , abbia copiate dal vero tutte le figure che dipinse? Come, per cagion d'esempio, Giulio Romano avrebbe posti a modello i suoi giganti del The ? Come veduti a mensa Raftaello i suoi Numi delle nozze di Psi- clie ? Come quel genio taumaturgo avrebbe copiato dal vero I'Angelo veramente divino che libera S. Pietro dal carcere ? E dove avrebbe egli potuto attingere nella natura le auguste forme e la sublime espi-essione , allorche nella sua trasiigurazione , a volendo s Di la dal segno ancor della terrena y> Belta ideale , colorire il Cristo » Sul mistico Tabor nelT atto osava » Che I'uom dispar dalla sua faccia , e solo » Tra rai di gloria vi gi luostra il Nume ? ( Pindenionte , Sermoni ). Come si piglieranno dal vero gli score! , e i colpi di luce nei soft' insu quando e di tutta inipossibilita il tener per ana so- spese le persone atteggiate a modello ? E come , per finirla , torre dal vero quanti sono e saranno pittori al mondo il tan- lissuno che non videro e non potcvon vedere, perche non esiste roal o fcsist^ quaud' e^^i non rv^no Pncora n.vi' II cero deJ DI TIZIANO. 195 pittore , giova ripeterlo , non h , non fu , non potva , nh deve e»sei"e niai che un verosimile. Si servono essl talvolta di modello , nol nego , ma per 1' oi-dinario a solo fine di precisarne alcuiie parti , o meglio rilevare il colore , e il piegave pi-ojirio di aU cune stofife , od una forma d' albero o d' attrezzo ; ma quaado si discorre d' espressione e pazzia il pensarvi. E per verita si provi il giovin pittore , ed atteggl pure il suo modello a sdeguo , a sorpresa ed odio , ad aniore ecc. ecc La menzogna ch' egli chiamo in ajuto sul volto di uno , che al certo nulla sente di quanto gli vien ordinato mostrar di seatire , passera infiera dal prezzolato viso in su la tela , e il mal coa- sigliato artefice avra sostituito alle calde inspirazioni del genio le fredde smorfie d' una visibil finzione , 1' ipocrisia al senti- mento , la parodia alia verita , e la caricatura fara le veci della evidenza. Vuol egli dar buona e nobile ed efficace espressione alle sue figure? Si riempia 1' animo del suo soggetto, e quando r imaginazione ne h fortemente scossa ed accesa , afferri il peu- nello , e scriva sul quadro quanto nel boUore dell' invenzionc il suo cuore gli detta. Quand' anche si potesse nelle azloni ordinarie che si dipin- gono , ricorrere alia natura , vi hanno bene spesso de' casi straor- dinarj che certe espressioni richiedono , le quali e impossibile trovare nella natura , e che per la rarita e qualita loro ancor piu ci colpiscono. Per esempio, dove trovera 11 pittore nel re- gno della natura una giovinetta quale e la S. Agnese del Domenichino che goda d' essere scannata ? Dove , come nella S. Agata del Tiepolo , incontrera egli nel vera quel niisto d' piacere e di spasimo. che prova la santa donna in sentirsi strap- par le mammelie dalTinumauo carnefice ? Dove i tratti d' ua amore ancor vivo e d' un odio disperato , e d' una vendetta indarno invocata che leggonsi alia volta sul pallido volto della epirante Didone del Guerciao ? E dove corra dal vera lo scul- tore un nume come 1' Apollo di Belvedere, die sdegnato insieme e eercno scaglia contro il gigante il mortal colpo , e si coni- piace d' aver colto nel segno ? Sentite questa e strabiliate. Aveva il calabrese Milizia, che il sig. Majer chiama il Don Chisciotte del bello ideale , e dirla potrebbe ancor meglio il Sancio Pancia a mal grado i precetYi del Laugier , dell' Algarotti , del Lodoli ch' egli propagy in it)6 DELLA IMITVZIO^E TITTORICA, CCC. Vantaggio deirarcliitetiura , aveva, dico, pi-oposto cestui in quelltt «na Arte di vedere pel tipo il piii perfetro dell' espressione so- praunaturale di cui paila il Mengs , il Laocoonte del tnueeo Va- ticauo , e per venta non a loito. Monta in gran collera il •ig. Majer a tale proposta , e rinnegando qu«U' amniirevol lavoro fondato siilT ideale , ci addita in sua vece , siccoiue esemplare di dignitossl costanza nel sopportare i doloin e le disgrazie , un granatiere clie sul cainpo di bartaglia si lascia, senza sconipoi'si , ieuuputare dal chirurgo una gauiba frantuiuata. Caso che si puo cecondo lui prendere a' di nostri dal vero. Ma prima ch' io vi dimostri T incongVuenza e la meschiuita di una talc sostitu- eione, penuettetemi ch' io doiuandi al sig. cavaliere come fara il pictore a prendere dal vero una simile espressione ? Si recherk «gli colla tavolozza alia niano in mezzo ai conibattenti , e net bollor della mischia , tra il fischiar delle palle , il tuonar del caononi e 1' abbujare del fumo , alzei'a la sua tela e pacatamente tirera le linee de' suoi dintorni, posera gli strati de' suoi colori? Ah ! s' egli e da tanto , getti il pennello , impugni la spada e Gombatta. Egli e un eroe. Ma queste sono baje da spacciarsi nelle lunghe sere d' inverno alle dormigliose filatrici , e non consigli da dare ad artisti cli' abbian criterio. Se dunque non e concesso al pittore il cogliere cosi sul fatto la natura , uiiglior pai'tito parmi T andarla a interrogare sul gveco niarmo del Va- ticano senza perlcoli ed a nostro bell' agio. Venendo poi di proposlto al grottesco paralello che fa il signer cavaliere del suo granatier ferito col nioribondo Laocoonte , c la fisica rassomiglian?a e morale ch' ei scorge in codesti due pazienti , mi sia lecito di dire che non so se piii di pieta o di riso sia degno si fatto pensiero. E che e mai questo vostro eroe malconcio, sig. cavalier mio? Un combattente, come ve ne hanno milioni , che ferito per caso, ne sa da chi, crede salvare la cara vita col sacrificio di un membro superfluo, perche inser- vibile e per di piii dolente. Lo spasimo che gli cagiona , gli da animo ad incontrar volentieri un' operazione da cui spera soT- lievo. Egli non sente altra sciagura che la propria, alti'o dolore che il fisico. La battaglia non si e perduta colla sua ganiba , 'e quanti giaccioDo spenti a lui d' iatorno ? Egli e piu fortuuato di rssi. Vive ; sara stimato ; la patria avra cura di lui. Tranquillity tagionata e dunque la sua: lodevole seaipre , •amuiirevole non DI TIZIANO. 19^ rnai. Eaaminate ora il caso di Laocoonte ed arrossite. Vedete quel vecchio veoerando alle prese colla morte ? Egli e padre d' aiaad figli , e spiran con lui ; h sacerdote , e il Nume cui serve funbondo il perseg le ; e Trojauo personaggio , e vede la patria inevitabilmente perduta. Non un colpo lueaato a caso, o una palla slanciata all' azzardo il feri ; ma due terribdi luostri per manifesto prodigio sortiti dal mare , lo aiinodano, lo stra- ziano in un co' figli. II sibillar de' primi , 1' ingemere di questi lo riempiono d' aflfanno e d' orrore. Raggio di speme non v' ft che il conforti. Si sente strappar le carni , strozzare il respiro, eppure le angosce di morte non difforinano quel volto. Voi vi vedete brillare i tratti di un' aniina forte di mezzo ai tormenti che r opprimono. Quanto e sublime quel dolore ! Laocoonte aoSre , e non cede ; muore , e non s' avvilisce. Sig. cavaliere , •iate ragionevole, e perdonate al Milizia il suo cntusiasmo per quel gruppo divino, che la natura non vi avrebbe mai presen- tato , e che con mirabile accordo tre greci scultori trar seppero da un sol pezzo di marmo. La grazia e fatta. II sig. Maje.r ha sentita 1' impossibilita dt mandare i suoi studiosi nelle mischie per appararvi la vera espres- sione , e quiadi da loro il consiglio d' aiidarla ad indagare nei trivj , nei teaipli e nelle capaane. Fatta cola messe di osserva— zioni , non pocranno , die' egli , mai mancar loro le espressioni d' ogni sorta senza ricorrere a quelle che non si possono copiare dalla natura , e cita 1' esempio di Liouai-do da Vinci , quasiche dal volto dei contadini , o dei viaiidanti , o dei divoti tolte avesse le mirabili e tanto svariate espressioni , con cui aniiuo quel somnio la sua ceaa di N. S. Ma e chi non vede che non aveudo seduto a uiensa cogli Apostoli non d' altra fonte potfe il Vinci traiTe le sue espressioni che dalla propria fantasia , come di fare consiglia il Mengs ? Sul fiaire di questo capitolo II il sig. Majer che , come il ,aono di solito tutti gli auianti dell' arci belle , dev*^ essere per- sona molto cortese , quasiche gli rincresca d' avere per soste- gao delle sue opiaioni si malmenato il povero Mengs , lo degna di qualche elogio e il riconosce per un valente pittore ; ma la sua conversione noa dura molto , perche subito dopo ci dice c\^e codesto valente aveva per sua disgrazia due anime ; 1' una .jK^r dipingere ; l' *ltra per chiiKchierar''. Cio po«to j e co«i(ider-it»> i()8 OELLA IMITAZIONE riTTORICA, ecC. le belle opere di quell' arlista , possiamo sperare che una alnieiK) di codeste anime si trovi negli Elisj a diporto con Raf- faello , Correggio e Tiziano , se geme V altra nel baratro dei cliiaccliif roni , alii, pui- troppo non ancor chiuso ! Eccoci al capitolo III, die spevianio non sara piu fatale pel* 1' odiato bello d»' Greci di quello il furono i due precedenti. Altro e pittura, altro e sculiura ; cosi stabilisce da prima il sig. Majer, ed ha ragione ; ma non Y ha poi sempre uelle diffe- i-enze ch' egii nota fra 1' una e T altra , e nelle cause che ad- duce di queste differenzc. Udianiolo = La scultura deve rap— presentare le sole forme ; la pittura auclie i colori. La scultura forma i corpi come sono ; la pittura soltanto come devono es- sere , ed appariscono alia vista. II disegno della scultura b. geo- inetrico ; quello della pittura prospettivo. 11 fine della scultura e puramente ideale , non presentando le statue ( oh bella ! ) che im simholo della figura umana. Quello della pittura consiste uni' camente nella perfctta imitazione della natura , e nella illusione della vista. = Da tutta questa spesso ipotetica teoria ne de- duce il sig. Majer che = La scultura puo permettersi una mag- gior liberta nell' ideare il carattere e le forme del corpo umano,' laddove la pittura e necessariamente astrettei , per non distruggere r iHusione , alia pin rigorosa e fedele iinitazione della natura. tss Ha parlato la Sfinge ? Favelli 1' Edipo. lo non mi prendero 1' impegao di tutte raddrizzare le stor- piature di questo bisbetico e zoppicante paralello ; ma confu- tero soltanto la conseguenza che 1' autor suo ne cava : che la scultura possa permettersi una maggior liberta, che la pittura nelle forme e nel carattere del corpo umano. L' opinione opposta mi feiubrerebbe piu sosteniblle. La scultura opera di rilievo , e quindi tutto rilevar deve il contorno della figura. Al contrario Ja pittura ce ne mostra una linea sola. II rimanente lo lascia immaginare alio spettatore. La scultura dovendo dar conto di tutto , e dunqne piii viucolata che T altra, Domandero in se- f;uito al sig. Majer , se la scultura e pure un' arte imitativa co- me lo h la sorella ? Se dice di no , getto la penna. La mia di- sputa con lul e finita, e questa mia lettera pure. Addio. Se dic«5 di si, mi faro a'lora a chiedergli , se essendo la scultura un' arte imitativa non debba essa in cio che le e dato farsi carico quanto la pittura d'imitare piu che piio il vero? Oh, Die buonolEgU DI TIZIANO. 15^ lia sudato sin qui latte e sangue per inculcarci codesta sua gianseaistica dottrina che la natura ^ 1' archetipo universale , e ch' essa sola devesi ciecamente e fedelinente imitare , ed ora di- ventato lassista pei-mette ad una sorella cio che vieta severa- niente all' alti-a ? La scultura potra permectersi una maggior li- berta ecc. ecc. ? La scultura potra dunque rappresentare degli iddii perche padrona d' arbitrare nelle forme e ne' caratteri , puo figurarselL come le aggrada, e la pittura non potra levarsi « tanto , perche non ha d uiodo di salire in cielo a copiarvi gli originah ? Cosi sti-ana pretenaione avvilisce la pittura , ed of- fende i maggiori pittori clie conoscansi , dappoiche a dispetto della teoria del sig. Majer osarono imaginare e condurre tante opere tnagistrali die prendere non potevano dalla natura, per- che d'azioni e di figure coiuposte che in natura non esistevano. Sono queste opere la divinita di Zeusi , di Policieto , d' Apelle, venendo giu sino al convito degli Dei di Raffaello , alle favole d' Annibale del palazzo Faraese , alle Veneri e le IMadonne di Tiziano , di CoiTeggio , di Guido , del Dolce ecc. tutti quasi i vaghissimi dipiuti di que' sconsigliati artisti che si risero dei ffublimi precetti del sig. cav. Majer , e 1' ammirazioue forma- rono de' risguardanti. Proseguendo dietro questo suo canone , distruttore di qnanto v' ha di meglio m pittura , stabdisce il sig. Majer due n;assime principali. La prima si e = Ciie il carattere ideale di disegao che serve nella scultura, non pub venir trasportaco nella pittura. =s La seconda = Che il meccaoismo del disegno eseguendosi nella scultura con principj affatto diversi da quelli delia pittura ( e qui dice beuissiuij perclie lo scultoi'e martella ed il pittore tinge) , il metodo attuale di far apprendere il disegno ai gio- vani pittori col tenerli occupati per molt^ auni a disegnai-e uni~ camente le statue , e piii atto ad impedire che a promovere il perfezioaamento della pittura. = E qui e dove dopo tanti ri- volgiinenti egU voleva an-ivare , e lo stavamo aspettaado. Sap- pia dunque il signor Majer che noi auzi non ammettiamo quella sua niassiina prima , perche depongono contro di essa tanti pittori eccellentissimi , i quali trasportarono ne' loro quadri il carattere ideale delle sculture greche , e con felicissimo riu- sciniento. In quanto alia massima seconda, condanniamo seco lui il metodo di quelli che faono fttadiare pei* iimk' anoi ai loro «0O DELL.l IMTTAZIONE PITTORICA, CCC. discepoli le statue ed unicamente Jp statue ; jma eccitiamo il signor Jlajer a dirci in qual paese esista una si pazza scuola. Nol nom lo troviamo sulla carta del navigAr pittore'sco , ne su verun' altra. Ce lo additi il sig. Majer , se no, direiuo clie lo ha sognato; e direni bene. Passa il sig. Majer ad esaiuiaare piii da vicliio il hello ideale de' Greci , e concede die il cliiiia , V educazione , e le bistUu- zioni religiose e politlche abbiano influenza suite produzioiii del~ F ar.'T. imitative ,■ ma nega ia una nota al Winkelmann die £ Greci aatichi fosgero i piii begli uouiiai del mondo. II Wieland prima assai del sig, Majer emessa aveva questa opinione , con- tVo cui dep*ae la ginnastica de' Oi'eci tanto capace d' imbellire i corpi e l' avvenenza de' Greci d' oggidi. Ma sia pure cosl. Avira. percio esistito meno , o ineiio scpiisito sara il hello ideale del Greci ? Appunto diro io , appuiiro perche i Greci penuriavano di belle donae e d' uoiuini si fatti , avra quella ingegnosa na- jsione tenuto piii conto delle belle forme. La rarita di pregiata I'osa ne centupla il valore e il desideno in chi e nato per sen- tirne il pregio. Se per le vie si raccogliessero i diauianti , quale i la mati'ona che il capo se ne adornasse od il seuo ? Mostra- tenii un' altra nazione die tanto ardesse dell' amore del bellp f he giungesse a stabilire premj alia bellezza , ed una i'esta an- nuale in onore suo come usavauo i Greci in Elide. L' avvenenza o la defonnita delle loro saline corporee non influiva puuto su quel bello ch" eglino seppero discoprire con tanti studj e riu— nire in un tipo ammirabile. Dentro di se ue avevano essil'idea e il sentiniento , se non il niodeilo , e pero viusero uell' ab- bellir la natura , le naziooi che li precedettero , e quelle che •'▼enner dopo , non esclusa la Veneziaua. • Qui si esacerba di nuovo il sig. Majer a cagione di quelli ifche prelendono cite codesto bello di due mila anni fa ahbia ,a passare in fidecoiiimesso perpetuo a tutto il genere uiiiano. = _E perche no ? E egli men dilettevole a mirarsi. « Lo bel pianeta che ad amar consiglia >> perche da tante migliaja d' anni risplende sul nostro capo ? Cosi dev' essere se il genere uiiiauo npii '-perde il senno. Il buono ed il bello , immutabili I' uno el' aX- : »ro , sian pure 1' iualienabile eredita deU'umana specie, ejjgv- petua sara la felicita nostra..iu)ii«ajjo tnr.'j l^o hji, , aisu tsii n* m TiztVNOi - 20 J Venga uno e cl dica == Tiziano Iia fiaalinente trovato il vero bello del colorito. Clii intende tinger bene le sue tele ai faccia erede fidecommissario del colorito di Tiziano. Sia esso i?i perpetuo la norma d' ogni pittore. = Che avra egli a rispoiulere a qiiesto tale il dillicile sig. Majer? Dira = v' inganiiate ? U colorito di Tiziano conta tre secoli di vecchiaja. E tempo di cercarne un altro nella natura ? = Nol credo , ma : bravo , dira air incontro bravlssimo : cosi va fatto , state attaccato a Tiziauo. Mi par d' udirlo. Ma Tiziano era veneziano. Se nato fosse \m. Grecia il sig. Majer avrebbe data quella prima risposta; cbe cos si Bcrive sotto la passione che detta. Quando poi 1' autor nostro parla di genere waano , la sua espressione suona grandemente all' orecchio , ma nel concreto e un grido vuoto di senso. E che cio sia , non si pretenda da noi cbe partecipar deggiano al greco fidecommisso i Bascliiri, i Cinesi, gli Ottentoti , i Samojedi, e simil genia che pur son e«- nere uinano ; ma si desidera che una tanta eredita non venga ripudiata dalla saggia Europa , la quale ( senza che alcun cava- liere fin qui ne menasse lagnanza ) eredito dai Greci in un col bello ideale delle arti, quello della poesia e della eloquenza , *d il tesoro iusieme delle scienze , ammassato da quella memo- randa nazione di Sofi con tanto zelo e fortuaa. Ma no , ripete il sig. Majer. Codesti belli sono assai diverst fra loro , ed era bene l' adottar gli uni : male si e V adottar r altro : = Le bellezze de' poeti Greci sono fondate sulla vera cognizione del core uinano e suUa perfetta imitazione della na- tura , la quale non si cangia mai . . . ; e qui ( nella pittura ) trattasi di bellezza fisica , iu proposito della quale variano al- r infinito i gusti non solo del differenii popoli , i/ia sio per dire d' ogni individuo. = Quest' ultima vostra nflessione , geutilissimo sig. cavaliere , sarebbe anzi una ragione di piu per indurre gli artisti a cercare un tipo universale che togliesse una volta tante 'discordanze e capricci. Ma esaa nel fatto non sussiste ; meutre ^ falso che variino tanto i gusti degV individui e dei popoli colti. Comparisca in mezzo ad un' adunanza di popolo una bella donna e sia inglese, italiana , francese , tedesca come si vuole : tutti proromjieranno di subito in un bella ! bella ! Un bel cavallo , »in bel tigre , un bel cane otterraano gli stessi suffragi. Le mezz«j belli sole soggiacciouo a!!a divevsiti del giudizj e dei gusti; ma a02 BELLA. IMIT\ZIONE PITTOKICA , CCe. Ic vere bellezze , le bellezze assolaie ruiaiscono al primo aji-r parire i voti d' ogmino. cc Tarda al ronian S|'ettacolo » L' altera Giulia ve.uae ; » Ma i prlmi onor del J-iazio « Fra le piu belle otteane. » Ma per provarvi 1' insKssistenza della vosrra aerea distiuzionc r ammettendo anclie qaesta diversita di giudizj , diteiui di grazia ; e non variano all' infinitn i gusti de' popoU e degV individui , a dispetto della natura che non si cangia mai , nel riconosc<-re e fissare il bello della poesia? La poesia iuglese e la tedesca ras- somigliaao forse alia fraiicese ed alia italiaiia ? Rouianticlie le prime; classiche le seconde. Le rrae inrnllerauti di freno e d'oi- dine ; le altre ligie , e forse troppo , delle regole lasciateci dai Greci e dai Latiai. Eripure esiste per noi e pei Tedesclii un bello poetico adottato da tutti gP individui delle due uazioni. Ogai Italiano trova bellissimi 1' Aiuinta e V E}).>peja del Tasso , come ogni Tedesco i poemi dello Schiller , ogni luglese quei di Sakespeare ; il che prova che malgrado il vostro gusto diverso da ogni individuo , ogni nazlone si h data ua ai'cheripo in poesia. Perche non potra darselo nelle arti del disegno ? E se colT os- servare sli archetipi delle diverse nazioni, una di esse scoprisse che qiiello dell' altra e piu perfetto del proprio, chi le vietera d* adottavlo ? Voi. Ma voi , scusate , siete troppo poco. O^ni nazione ha una niusica sua propria , ed un bello musi-* cale fondato al certo sulla vera cognizione del core umano. Cio posto, neghera egli il sig. cavaliere, cotanto dotto in niusica, che gl' Italian! abbiaao trovato il vero bello della niusica ad onta del variare di gusto de' popoli e degl' individui , o ardira con autipatriotica baldanza condannare 1' Europa tutta, che il bello della musica italiaaa antepose ad ogni altro e il fe' suo ? Que- sto e lo stpsso che dire : perche variano le idee e i gusti , e I giudizj d'ognuno, non vi sara piu, ne potra esservi vera bel- lezza,ne sicuro buon gusto, ne giudizio ben fondato, ne dire- zione, ne regola di far bene. E a che stendeste voi questo vostro bel libro , se non per insegnarci che havvi un vero bello neU'arre, e che non e quello de' Greci , e che Tiziano solo il raggiunse , e si fattamente che voi lo baadiste per 1' UxNICO perfetto pit- TOUE UNIVERSALE? Auclie fra i Greci varj erano i gusti degli DI TIZIANO. 2f*3 individui ; m^ doTpo moUo osicrvare , e scegliere , e ponderare , e raccozzare convennero in un sol bello , e la Venere di Prasi- tele incanto tutti i rlsguardanti , e il Giove di Fidia sembro a tutti il modello della divina bellezza. Si sbracci quanto puo il »ig. Majer. II bello poetico de' Greci passo intatto a traverso de' secoli e delle vicende fino a noi merce le opere conser- vate , e mercfe le dottriiie e i nionunieati ci pervenne pure il bello dell' ai-te ; e non fia die ci abbandoni o chi ce lo involi. Fa discendere il sig. Majer dair autorita sacerdotale degli Egizj le forme dei Greci in un coi riti adottate , suUe quali fondarono questi il loro bello ideale , e convalida questa sua supposizioue con molri passi di antichi scrittori (l) ; ma da tanta profusione di testi non alrro se ne raccoglie , se non die gli Egizj assegnate avevano ai loro Dei delle date forme e de' caratteri particolain , e che i Greci, adottando le une e gli alffi , pid vaghi li resero e piu espressi<-i, alio stesso modo che molti se- coli dopo i CrLstriani artisti niigliorarono le figure de' loro Santi ritenendone le fisionomie dolia tradizione trasmesse. Qualunque poi siasi la rimota origine di codeste eroiclie o divine forme, costituenti il bello ideale de' Greci , trova il sig. Majer di che ridire suUa somiglianza che haiino bene spesso con quelle di alcuni animali. Tralasciamo che da qualunque fonte il pigliassero questo loro bello , dappoiche bello e beilissimo «!gU e , capriccio da iterico e il censurarne 1' origine. II buou Winkelmann, che aveva sane le viscere e 1' umor lieto, trovava anzi di che lodare assai V iugegno greco per tale operazionc. Wisera ed ignobil arte si e quella che come suo patrimonio (l) Qui, come Tedele , il si£. M.njer sostiene contro il Wintelmanii flhe il tipo de' Greci fu tolto dnlle forme egizie. Utljtelo piii sotto : alia pagina i58 egli volta baiidiera , e sostiene che i Greci non si attenevano »1 tipo egiziano , ma pigliavan dalla nalur.i le loro figure. Ecco le sue parole. = II nietodo osservato dagli Egizj non veniva osservalo dagli artefici della Grecia, i quali disegnavano le loro fgiiTe ad occhio come fanno i moderni, 5:= E convalida qtiefta sua as^erzione con un passo di Diodoro ; ma le disegnavano ad occhio , non prendevan dal vero , e fe disegnavan dal vero , non copiavan gll egiziani modelli. E non par egli il sig. Majer ( se pur , dico , non son due ) quel buon tiomo d'Atenc , the a se dirette credeva le n.ivi tulte che nel Pirea e»travan«? Tuito fa oer Ini , faori del b«J.lo idaale ! !' 204 DELL.V IMITAZIONE PITTOUICA , CCC. tutto il creato non guardi. Sentirono le greche menti aaimose questo lor dricto , e quindi pigliando qua e la quanto loro tor- nava ia acconcio delle naturali fortue diverse , avvisarono di esprimere , valeadosi di alcuni ti-atti di non luuaae- sembianze , il carattere morale dell' eroe , o le atcribuzi mi particolari del nnrae die toglievano a rappresentare. Cosi dal lione le forme desunsero che maesta , forza , magiianimiti denotavaao , e in Tolto al tonaate le posero ; dal toro quelle che robustezza , ar- dire indicavanc , e ne adornarouo il Dio domatore de' mosti'i ecc. E se ai giorni nostri un altro di ravvisare pretese i contorni di un Capi-one nel voko del portentoso Mose di Michelangiolo, la sua oricica ottenne piu derisione che seguaci , mentre nou nieno percio imponeate e divina resto quella profetica iigura grecamente ideata , e il mordace niostro di non aver ne meno sentito che , couducendo il capro la greggia , forma allegorica" niente piu aualoga di quella nou v' era per esprimere la digaita principale del conduttore del popolo Ebreo. Slancia cosi il sig. Majer uu altro suo anatema contro le linee rette adoperate dai Greci nel ceatro degli umani volti , e con- tro rincassatura troppo approfondata degli occhi , perche la pa- pilla cosi addeatro situata non pno, die' egli , fare rulBcio suo. Cosi ripreude il teuue accennaiuento delle ossa , de' muscoli e de' nodi die il bcllo ideale de' Greci prescrive. Ma prima di rihattere parte a parte codeste futili accuse , ci dica un' altra volta il sig. Majer se le sculture greche , dietro queste norme condotte , sono o no belle bellissime. Se lo sono , a che que- sto biasimare il come fm-ono ideate ? Couft'onti, se gli di rianimo, r Apollo di Belvedere con quello del Bernini. Veda in quello il lavoro d' un' arte creatrice; in questo V iniitazione fedele della natura , e dica quale e piu Dio dei due , quale il piii bello , il piii attraente ? Qiialora egli preferisca 1' Apollo greco ( e ci niancherebbe anclie questa che preferisse il napoletano ) , che importa a lui ed a noi, e a tutti che il piii autico dei due sculton prese abljia le sue forme divine dagli Egizj o dal vero? dalle bestie o dagli uomini ? dal visto o dal sognato ? e che abbia soppressi de' muscoli , occukati de' nodi, fatte le ganibe piii luQglie , situato il capo fuori del centro ; in una parola, calpestate le regole , e seguita una felice licenza ? Coufronti r Ercole di Glicone colic roz2e sutue decli Animanati e dei . >'<0 , t 1)1 flZIANO. 205 MyiVfbr's'oli fifllfaPft'M vero , e ci dica se quel piirao , all' ia tutto ideale , non viuce ia bellezza ed espressione le opeie di codegti moderni imicatori della natura? ^ E qui riflettete di gi-azia che iiialgrado Ja pratica greca di, non pronunziare molto i muscoli , e le ossa nelle figure dei Numi , quando, coiue nel succitato Ercole Fai-nese , ragioa voleva il contrario , li pronunziarono piu che mai , e con anatomica precisione. In quanto alia iucassatura degli occhi , un tale ad- dentratuento della pupilla da al viso ua non so che di animato e pensoso , come insipido e muto rendelo il porre le pupill* a fior di ciglio. Osservate i volci di Masaccio , di Raffaello , del Frate. Si poosoao incavai'e di piu quegli occhi ? Eppure parlano. Incavati alia greca sono gli occhi dell' Apollo suUodato , e nulla meno lianno un guai-dare dolcissimo. Ma in mezzo a questa pioggia di critiche e di condanne , non puo a meno il nostro sig. cavaliere di ripetere , lornando al suo solito suUe dette e ridette cose , che i volti di Die pa- dre', delta Vergine e del Redentore , non che quelli degli An- geli debbano indispensabilmente essere idealL Amico , conso- liamoci. Per questa via tutto intiero se ne scappa il bello ideale , e rotti gli argini con tanta spesa eretti dalT avversario , voi lo vedete siccouie il Nile fecondatore tiitta inondare la provincia tleir arte , che il Veneto essircatore voleva mettere a secco. Av- vegnache se all' ideale ricorrere e forza, quando di esseri so- pra natural! e quistione , per la indoraabil ragione che veder noa si possono dal vero ; per la stessa dovrassi all' ideale far capo in tutti que' casi infiniti , ne' quali il pittore a rappresen- tare si abbia cose, fatti , persone che non puo avere soft' occhio. Non sempre pero l' aittore che impresi ad impugnare sta daila parte del torto. Voi lo vedrete uella terza mia lettera , ed ec- covene una prova anche in questa. = Si auxmetta , die' egli , clie scoperto abbiano i Greci il hello assoluto. Si trovera egli tutto raccolto nelle greche sculture , onde non s' abbia a sLudiare che quelle , quasiche la natura null" altro abbia in ih di bello ehe quei volti e quelle fisoaomie ? = Lodato il cielo ! Qui il sig. Majer ha ragione , ed io mi dichiaro suo alleato. Inesauri- b'lle si e il tesoro della natura. Nou v' ha d«bbio. Si cerchi , come si e fatto dacche ci e arte almoado; ma poiche i) l>elIo de' Greci supera qnanto fin ova fu rinvennto . st stu-.tii «5 2c6 DELLAl IMITVZIONE PITTORICA, CCC. conservi il raedesimo , sino a cho un novello Colombo , facend^ Tela Dei niari cleir irnaginazione e colla bussola del vero , un miovo mondo ci scopra , e di nuove dovizie 1' arte rallegrl ed arricchisca. Di sprone siano ai cercatovi gli esempj di Raffjello , di Tiziaao , di Correggin ; il prima de' qnali trovo forme bel— lissime non conosciute da prima ; il second > rinveiiae ua co- lorito il quale , checche ne dica Messer Plinio , vinse quelle* dei Greci ; ed il terzo una gi-azia disoopri che teneado assaL del greco , e piii della greca amabile e naturale. Ma ahime ! la nostra alleanza col sig. Majer, quasich^ con- tratta fosse a' dispetto della natura, e gia svaiiita. E per verita, come vivere in pace con un autore si fatto ? Semite che dice in appresso. = Si c\'edei-a d' aver trovato il vero uiodo di perfe- ziouare la natura fnndmndo in perpetuo una scuol.-i di pittori nwma- nierati che correndo dietro ad una chimera ( chimera la teorica e i monumenti greci?), trascuraao 1' imifazione della natura. =a Dopo questa accusazione orbadi prove, F aftare si fa piii serio, perclie passa il veaeto cavaliere ad esiminare le opere de' mo- derni pittori che il bello ideale studiarono dei Greci , e le tac- cia d' aver tutce ua' aria di fainiglia, menu-e vi si veggono ficcati a forza il visa dell' Apollo , la schiena dell' Antinoo , le cosce della Venere ecc. ecc. ; ma percio spetta all' aria di fainiglia , sara essa una macchla , qualora la famiglia non sia illustre; uia e lode ed ouore avrassi qualora lo sia. E d' altroude non hanno cssi r aria di famiglia quanti sono i discepoli del divino Ilaf- faello ? E quando raai ne aiTossirono ? L' hanno quelii del Cor— reggio e quelii non meno del Tiziaao. Osservatela nei Campa- gnola , nei Bonifazj , nei Calisti da Lodi , nei Zago , nei JMo- retti , nei Tintoretti , nei Giovanni da Crema, e in tutta la casa dei Vecelj. Dell come menereste voi la sferza sui niiseri, se non r avessero ! E la scuola di Paolo, e qiiella del Bassano , e quella del Vinci , del Guido ecc. ecc. ? Non si direbbero , taiita e quest' aria , aver esse contato un pittor solo pni o meno stu- diato ne' suoi dipinti ? E quest' aria di famiglia e si marcata che infinite opere degli scolari passarono , e passino per opere del Caposcuola. Oh, le trivialissime verita che voi mi sforzate a dire sig. cavalier mio ! 11 cielo ve le perdoni! Bla finissero al- tuen qui le vostre pittoriche dettrazioni ! Udite, amico, dopo i riferiti rimproveri inglustissinii, che osa -, scnza badare alle conseguenze, asseiLi-e il nostro autore. Ko. lo Bl TIZIANO. 307 rispondo per lui. Egli non ha certo \eduto che la sua seacenza aiidasse a colpire artefici valentissiiui c quasi tutti viventi ; e che bea tutt' al.ro ai uieritaiio che riuibrotti e condonne. No certo. Egli non I' avrebbe proferita. II sig. Majer dkhiara con un coraggio da Orlando furioso che per causa di questo studio sui greci modelli ne e venuto che = II jidglior pittore d' adesso e quello che a forza di di- segnare sracue e rinsoito a diventai-e una perfetta sciinmia dell' an- tico. = Oh stellf ! Quel Mengs che il sig. Majer medesimo per valente pitror riconosce , e quel Battoni , e quell' Appiani , e quel Canioccini , e quel Benvenuti , e quel Laudi , quel Saba- telli , q'lel Serangeli , quel Palagi ecc. ecc. che da 5o anni ao- jteniier ) >• sostengono , seado i piii aacor vivi , 1' onore del nome e del nrunato italiano , non sono che perfeite sciininie ? sciininie perfettf ieW anfico ? E non h chi rosi giudica il Poii- femo della favoln , che con ua occhio mal situate in fronte t scaglia le rapi contro il vaghissimo Aci , che rideado si sedva neile braccia deli' a'naca Galatea ? Cjsi e. Ridan que' professor! insigai , riiansi del volar spaN-entJso de' niassi che lor passan s-il ca;)0 , e rimaienci il Mengs la sua camera de' Papiri. Ad- diti I'Aopiani la correggesca sua sala del trono ; il Benvenuti il 5U0 trionfo di Giuditta; il Battoni la sua Sacra famiglia della Pinacoteca di Milano ; accenni il Laudi il suo qaadro nel duomcj di Piacenza , il Camoccini la sua luorte di Virginia , la sua pre- sentazione di Maria al tempio , il suo fresco d'Amore e Psiche al palazzo Turlonia; il Sabatelli il suo sogno di Salomone ecc. e rivolti al veneto Aristarco esclamino a coro : Nol sciininie ? Noi sciininie perfette ? E nulla piu che scimmie ? Fissaste troppo il vostro sole , e non essendo voi aquila , Tiziano vi ha fatto perder la vista. lo non ueghero che qualche mediocre ingegno in Italia , e fuori non sia caduto in questo eccesso di greca e statuaria imi- tazioue ; ma e sono essi i migliori pittori (T adesso"*. E quei , che tali sono, sono quali ii sig. Majer ce li dipinge? Vedutp ho bensi qualcha quadro de' piu distinti nioderni pittori di Franc ia , e principalmente del celebre David , in cui si profuse talvolta un po' troppo di questa greca imitazione ; ma nei sog- getti di storia modevna tennersi essi lontani da questa affetta- zione erudita , ed in ogni caso L' eccesso di uno o di pocbi fra i buoni non oft'ende que' snjji che jne audarono esenti. 2p8 DELLV IMITVZIONr riTTOKI(^,\, CCC. ^ Portata la detta genevale ed intoHerabile condaana passa H oig. Wajer a dar precetti. ScorrLauioU alquanto , e poi facciasi fine , die ne e ovuiai fmpo. Vieta egli prima di tutlo il seguir Zeusi cou quel suo raccngllere da piii fe.niiidne le parti belle in una sold operandi a luosaico. => JLa bellezza coiisiste , die' egli , nel complesso armonico di tutte le parti , die non iscorgesi mat perfetto , se non neW opere della natura. = 11 vero sta appunto nel contrario. Ci mostn una sola delle produziori della natura die eia verauiente agli occhi no- 8tri perfetta. Ma v' c di piii. Oodesta definizione della beilezza, di oui;-cl,fa. qui.f^fMio il sig. Majer , non e men censurabile di quelle tante di' egli riferi nel suo libro , e derise. Ed ecoomi a provarglielo. Consistendo 1' armonia in ua rapporto di propor- zioni , vi pu6 essere in un' opera complesso ariuonico ■, e difftto delle j:>arti. Le arclutetture del Bononuni, del Jovara , del Pe- rault , del Fischer, e di tant' altri , non die di Wicliel Angelo istesso vi presentano uu tutto grandioso , armonico , impouente per la unica che vi soorgete ; ma sono elleno percio perfette ? No certo. Osservatene le sacome e gli ornati , e lo stile delle parti. Quaute stravaganze e cartocci e bisticci di pessimo gusto che guastano quelle anuoniclie e grandiose concezioni ! Senti questa obbiezione il nostro paladino della natura quale la e , ma non nmto avviso , ne scemo di coraggio , fatto anzi piii ardito si fe' il pro difensore d' ogni scoucio che reggesi nella natura, e giunse perfino ad encomiare li nez retrousses delle pic- cantissime parigme , i quali egli non solo non trova deformi , uia preferibili dice ai nasi dirittl delle statue greche. Che dire a peusatore si fatto ? De gustibus non est disputandum , proferi ■Federico il grande in cosa ben piii biasimevole che i nasi astro- nomici del sig. cavaliere , a cui applicheremo la stessa sentenza. Si tenga egli i suoi nasi raccorciati. Not coll'Ariosto avremo per bello soltanto quel naso , che alia greca manierc- « Per mezzo al visa scende , « Ne vi trova X invidia in che lo enieude. » Del rimanenfe, die la natura abbia un certo suo sistema di combinazioni di pavti , per cui alcune forme sembrano attraersij ed cdtre respingersi costaiitemente , ella e cosa fuor di dubbio. J)i mezzo all' inlinita varieta delle sue opere ella ti-asparir la- scia evidentemeute questa sua, die uoi chiameremo tendenza , della quale , ee indovinar non sappiauio la ragione , negar noa VI TIZI^NO. 209 poflsiamo la realta e gli effetu. Questo solo noi vediam giomaT- mente , ed e clie qaando im artisca nell' inamaginai'e le sue fi- gare e si fortunato di awicia.irsi per ai'te o per caso a codesto sistema della graa madre , i suoi volci uju sembrano inventativ ma veri. Raft'aello supero tutti in questa difficdissima qualita della jnvenzioae. Egli non riuni luai parti eterogenee , ne stabdi ua concorso di liaee che non si vegga nella natura, e que' tratti che eeaibrano accidenti nel vero , e nol sono , trovarono insieme alle foraie analoghe il loro solito luogo nelle figure da lui im-> magiaate. Sepjie coa c io quel genio verainente unico migliorar la natura seiizi contrariarla , ne violentarla a far cid che mai noQ face. Dai Greci in poi non fuvvi chi occhio piii fino avesse d«l 8U0 , ne chi piu addentro penetrasse ne' casti segreti dell' autrice d' ogai cosa , e piii bella la rese , perche piu d' ogn' altro la comprese. Veri verissimi sono i volti de' pittori olandesi e fia- miagfai , e toiti proprio delta natura; ma belli sono essi per cio ? Si pongano a confronto con quelli di Raffaello , del Cor- reggio , del Domenichiuo , del Reni, e neghi chi puo che que- sto semivero d' Italia viiice in bellezza d' assai quel vero veris~ sinio d' O land a. II sig. cavaliere per rallegrare, cred' io , il lettore , fa qui una scappata fin nell' intcrno dell' Affrica adusta. Per una ragione quasi uguale alia sua fatta 1' aveva il Democrito del Wieland ne- gh Abderiti , son gia molt' anni. Voleva cioe provarci il Slosofo tedesco che la bellezza e relativa, e quindi cio che vibatterebbe in Grecia piacerebbe nell' Etiopia , e viceversa. Verica che non ha d' uopo di prove. Cio animesso , ci dice il sig. Majer sul »odo, che se nel volger de' secnli e delle sorri ven-anuo a fio- rire un giorno le arti belle in quelle barbare parti , li futuri TLziani di Tainhuctoo dovranno dipingere le loro Veneri coHa; pelle nera , le labbla enfiate ed il naso schiacciato , avendo di ■ tal guisa fonuato natura la bellezza per que' paesi. Ma serio a scherzoso ch' ei favelli , s' inganna e s' iugannera senipre il sig. Wajer , qualunque volta ragioni dietro i suoi eiTonei principj. Nere , sconce e camuse faranno quegli Afii'icaui le loro Veneri se non conteranno fra loro artisti che dei Tiziauii , dei Reni- brand , dei Teuiers e dei Magnasco ; ma se fra essi nascera urj Zeusi , un Polignoto , un Ratfaeilo , un Guido ecc. ecc. trove- vanno eglmo pure di che emendare e migliorare la loro natura^ Bibl. Ital. T. XVI. 14 2IO DELLA IMITAZIONE PITTORIOA , eCC. e tale la renderanno da potere la bella Etiope dire siccome la Saba della Cautioa . = Nigra sum , sed formosa. = La Gulerii degli Etiopi di Wieland era come 1' altre donne d' Etiopia ne- ra , con occhi piccoli , orecclue Jarglie , naso stiacriato , labbra gro6»e. Ma peiclie gli Etiopi la trovavaii bellissima' Perohe quelle parti stesse per noi deforaii avranno avuto piu proporzione fra di loro , e piii di coaveiiienza e d' analogia fra loro. Nulla avvi per nui di piu vago ci:e due occlii graudi , due ciglia nere ben jnarcate , ma de la grande?!za degli occlii o delle ciglia ol- wepassi una certa uiisura , cio cW era bellezza diventa mostruo- »ita. Queste I'egole sono per tutte le nazioni e per tutti i gu- sti , e di tutti i tempi. Aggiungete die questa corsa del sig. cavaliere nell' Affrica , per aver ragione in Europa , e danaro gettato. Egti ha acceso an razzo da scuotere j fanciuUi , non un fanale clif* rischiari gli adulti. Qui verte lite sul bello di noi altri Europt-l , e non su quello di lontane nazioni, che sono per forme , idee, bisogni, caprice! , instituzioni cotanto da noi diverse. Poteva V ameno rrostro Solone dirci pure che se le scimuile , a forza di colti- vare il loro natio talento per 1' imitazione , perverranno una volta a darsi dei pittori della loro specie , le Veneri che dipin- geranno saranno bertuce , e sciuimiotti gli Adoni. Perloche nane nmangansi pure per legge del sig Majer le Elene dei Lappo- iii 1 e giganteggino quelle dei Cafri ; ma non si proibisca a noi fioli di niiglior cielo il farci le nostre a modo nostro , e piii belle clie il possiamo , merce il migliorare le forme e i colori della nostra natnra. Quando que' Greci che dirozzaron noi, non 'erano ancora ben diroZzati essi medesimi, le prime loro Veneri non saranno state le piii perfette , ma a forza di meditare sul vero o sul meglio , e forniarsi con cio un gusto piii ragione- vole e raffinato arrivarono a discoprire il vero bello, ed apparve a Cleomene la Venere Medicea , e vide Ficiia in sogno il sue Tonante , il suo Ercole Policlctn. E senza andare a filosofare nelT Africa, ditenii sig. cavaliere , toriiando alia musica , non avevano i Francesi una musica loro? tJdiron la nostra, ed ad onta della loro lingua, che vale a dire della loro natura , diedero un addio ai loro Campra , ai Ra- meaux , ai Lully, e le melodic dei Pergolesi , dei Sacchi- tti , dei Ciuiarosa , dei Sn!ieri , dei PaisielJo, dei Piccini , dei DT TIZIAWO. 2 1 t ZiugaielU vinsevo per modo quella spiritosa e seusibile nazione , che 8'iarve quasi \\a\ loro team la muaica propriaaiente francesc , e r italiauo, bravo fe' parte in uu colla cosa clella lingua di una nazione ei poci> italiana. Ove T ottiuio c>i niostri , il mediocre noa puo rpggersi. Interrog:ite la storia di iutti i tempi. Quello die dissi della inusica vale anche per T arehitettura. CoU'ingen- tilire deir Et^ropa , sparve dai moderni edificj 1' arabo , il gotico ed il celtico stile , e si fiibhricii buI greco-romano gusto ovunque s' ebbe in idea di lodcvolmente fabbricare. Mn seguitianio I'autore. a Una bellezza idea'e , cosi proiiegue , essendo composta d.i un aggi'egato di parti troppo artifizioso deve palesare necessaria- (iientc una certa atfettazione , ed ogui affettazioue e bugia. = A noi. Favorisca il sig. cavaliere di ripigliarsi quel dc^e , e quel necessariantente , e quel troppo, aggiunto a\V artifizioso. Non v' ^ nelle belle arti di troppo artifizioso , che cio che lasci veder r artiQzio ; iwa qnilora si sappia sbandir 1' arte coll' arte , code- sta necessita d' atfettazione svanisce , e spontaneo , sriolto , ori- ginale coniparisce il lavuro. Non esseado T aflFettazione clie il vizio di marcar tropjDO , o troppo poco una o V aitra qualita deir oggetto che si prende ad imitare , proviene essa da un difetto organico nel pittore, o dalle massime su cui ha formato il suo srile. La prima delle due cagioni e senza rimedio. Non cosi la seconda. I quadratisti potrebbero dispensarsi dal volere il cfuadrato fin nel torlo dell' occhio , e cosi i loro coarrarj dal pone la liuea ondeggiante fin nel prolilo del naso. Ma indocili sono seinpre i inanieristi , e bio avrebbe fatto Solimena d sole < e cinto T avrebbe Reinbrint di nuvole oscure. Ne sceiule da tutto (juesto che affettato gi puo nescire tanto copiando daL vero, che inventando le figure. Quanta alFettazinne in moiti na- turalisri di c[ualsiasi paese ! Cadde in questa pecca il vostro Liberi , il vostro Palma giovine, vi caddero tl Lou.bardo Pantilo, Giulio Cesare Procaccini , il Paruiigianmo delle lunghe donne , \i caddero i Gortoneschi tutti , e per fino , sia detto sub rosa , il gran Leonardo, il divino Correggio, e per soverclua diligenza r amabile e taiito RafFaellesco Luini. « Ffno a tanto (e Majer che parla ) che non mi farete os- servare delle creature viveiti perfettnntente snm' pjianti alia vostre statue , mi permetterete dJ dirvi che e iiupossibile ai miei occhi di trovarle belle = ( oh poveri occhi ! ) Che v^de a dire il beJJ.e> fife^'^oStTi ocelli inff lici non e cio the i' bf^tto , ma cio die arete visto in or!gin;tlie prima che iosst )n sara cli>m[iie belio pel sig. Wajer 1' A.po!lo ili Belvedere j-ei-cli^ tion lii visto in Vflneaa tl Sfeibinotco the gii assoinigii ' E non siote voi quer sig Majeif i di cni occhi trovarono arcibellissiini i Salvatoii , gU Angeli, le Madonue , le Diane , le Venevi
  • )ce , dei Basairi . ecc. ecc. ? £lii disse ai Vencti arteilci d' aliura che v' era im bello piu bello del loro' clii gli spinse a cercarlo , a conoseerlo , ad amarlo , ge non i m gliori maestri die succedettero a que' nieodiini iimtatori deila nafura? In fin d' allora il mondo era veccliio assiii, ep]iiire gli uomini , c uoinini Veneziani . ehbcro biscgno di maestri per iiHparare n conoscere ed antare la lellezza , uieatre quella die couoscevauo ed amavan jii'ima era pure la misera cosa. « La natura , r.|)iglia in siil finn-e di questo III capitolo il noftro dittatore , la natura e il fonte unico del bello. Da essa ( beti considerata ) deve essere attiuro. = Due parole ancora su questo ben considerata. Se fa d' uopo di ben conslderare )ier di- scoprire e eentire il bello, ave\a ragioue il Wiakeimann di dire die 1' occliio dei conoscitore , cioe di lui che considcra , e noa queili del volgo , ch« non sa che sia considerare .,■ S.ehhe essere il giudire uelP arti belle. In oltre se la bellezza di na oggetto di|jende dagli occhi di chi T osserva ( cosicch^ se ua balistro lo guardi aUiia a sembrargli brutto o bistorto se uu . ben veggente , vago e diritco ) . egli sara di tutta necessita I'am- uiaestrare codesti occhi decisori , oiide imparino a ben consl- derare. Ma come ottener cio col libro del sig. Majer alia mauo, quando egli non aaicnctte ne leggi , ne eseuipj , n^ regole , ni fliaestri , ma natura e natura, e nulla piii die natur* per guida ? ; I^' u],timo de' Majeriani fulmini pioaiba suUa storia antica, e sulla antica raitolooia , cU' ei vuole eliminaie dal piuorico regno ai4 DELL& lMITAZ?Ollify' PlTTOHtC\ , CCC. Esig«^ qiiesto signorc ciie per avvaiuag!i,iai-e V arte s' imiti il cessa o Govenio Veneto, ciie ne' pul)blici luoghi dipiugere sol- tanto faceva le domestic a facta tlella Re| libblica; u)a prevede clie in granJf iuibara2zu si trovercbbero i maderni pittori in tio fare , per a'> n essi il capo rlpieno soltanto di torsi , di are , at loriche , di tiiremi , di paludniuenti ecc. ecc. e ride anricipataniento delle teste di un WcHngton e d' un. Blucher paste sulle spdlle deW Apollo di Belvedere e delT Ercole Farnesiano. Rifia ) ur egli, che riiJeremo ancor noi. Oh, il bel guadagno che farebhe 1' arte acquiscaudo un antipittorico magazzeno di arredi e uiasserizie da spaventare un RaSFaello! E vaglia il vern ; credete voi die bel gioco avrebbero avuto i Cagliari, i Bnssaai , i Vecellli , i Tintoretti , i Pa'.nia , i Salviati , gli Alieusi , rlie di fanta pitto- rica poni|ia rivesrirono le sale del palazzo ducale, se avesser do- vuto trattare sijjgetti di sroria moderna , e valersi del nostro costume ? Oh ! no certo. Osservate quelle sfarzose loro compo- riizioni. Qiial effetto vi fan.io tanti abiti divergi , e susrettibili di 61 belle e spaziose pieghe ! Ivi le veuene toghe jmaestose , il eignorile vestire di Spagna , le levaniine asiatiche fogge diver- se, ivi le galee , le bardie piafte , sii mi i guerrieri couibat- tono alio bCDperto ; ivi ampj vessilli ed armi e scudi , ed aiiuati d' ogni genere; ivi campi spaziosi e masse e piazza larghe , e Contrasci imponenti , dal soggetto medesimo e dalle circostanze dettati. E le lunghe b irbe , e le faci e le guerresche macdiiuc , e le svariarissinie bardacure ecc. ecc ' Veuga Paolo a giorni riostri , e fuuri di rjualche funzione di Cliiesa, impugaato il va- lido peiinello , sfoghi se puo il feraoe sito geaio su delle teste iucipriate , e degli abiti ricamati alia fi-aacese , o eon dei mi- gliaja d' unifonui corei e strettissimi tenti una battaglia di marc O di terra il vivacisiinio Tintoretto. Fiimo , veuto , combatteiiti coperti dal bordo di altissimi vascelii die iu vece degli iioniini, gi combattono corpo a corpo. Ecoo tutto il corredo che la 8to- ria puo foi-uirgli iu uia battagba navale. Bei gruppi. Dove , e come iuir)durliV Vorra egh darci una battaglia campale ? Delle strisre d' inf.iaterie o di cavallerie che s' urtano , e rare volte veiigono alle maai. Due o tre sorti d' ainii soltanto : spade, scfaliole , fucill. II cannone da l.ingi supniendo alia nuUifa delle brarria. Nessuno scudo , podii v .•\vc>A\ ves>:lli , volri senza espres- -Sioue , perche eenza oggetto individuale di sdeguo , ed in vece. DI TIZI4NO. 2l5 di barbe , insignificant! mustacchi. Da per tutto un piegare mi- nuio e tagliente, augoli e puute a cUluvio , varieta di drappeg- ^lo ini] ossibilf . Masse grandi non luai , ed una confusione ii colori disaruionicamente affa«rellati eu di un fondo che li rin6- ga. Ci vuol altro per trarsi d' iiupaccio che fjualche mantellb qua e la gettato all' azzardo , come usd il David , e qualcfe cadavere d'uonio o cavallo uccisi dal caso. Finiamola : O Paolo e Tintoretto mentirebbero il vero, o non sarebber piu n^ Paolo, ne fintoretto. Vi ncoi-date quelle statue de' conipagui di Fi- derico il grande vestiti alia prussiana che vedeste in Berliab ? Oh, le vedesse il sig. Majer clie capirebbe di subito I'erroneiti del suo precetto da que' per 1' arte ridicolissiuii abbigliamenti 1 Da quel buon veneziano ch' egli e non dimentica qui il signer Majer di salvare, per quanto egli puo, dalla generale seutenza da lui pronunziata coucro i migliori pietori d' oggidi ', i quattro 6uoi concittadini , che dipinsei-o i quadri offerti in ouiaggio dal Veneto Stato all' a.igustissima nostra Imperadrice E-li non gli include nel nuniero delle perfette srimmie delP ancico , e per ve- vita non mi par che lo meritassero gran cosa ; ma , occasion.-; capca , si rivolge contro i quadri piccoli di sahinetto , sebbeu tali fo*sero i succitati. Due parole aache in difesa di questi , e poi finiamo. '.U Egli e verissimo il detto d'Algarotti : quadri piccoli , bellezze piccole , difetti piccoli: quadri graudi, bellezze giaudi , di- fetti grandi ; uia olrreche si puo beuissiuio essere maxiiiMS in minimis , il sig. Majer non riflette che non si trovano sempre basiliche, ne sale spaziose, n6 refettorj da dipingere in grande, e i gabinefti e Ic camere de' privati , dove si conduce gran parte della breve e rravagliata nostra vita, hanno pur qualche dritto ad essere adornate di oggerti che la rallegrino. Diro per ultimo che quaatunque sia verissimo = avere tntti i gran maestri della pittura nella niaggior parte delle loro coraposizioni forniato le figure di grandezza uguale , o poco nieno del naturale, come egli asserisoe ; pure , oltie il ragguardevol tesoro della fiamlnga e della olandese scuola clie pressoch^ tutto in quadri di pic- cola dimensione consiste , e non lascia per questo d' essere pre- ziosissimo , dovrebbe riso\ venii'si il sig. cavaliere che non solo i grandi maestri della scuola italiana non isdegnarono di trava- glur<; :-i piccolo , ma uob pochi de' nostri piii pregiati pittori .>l6 DKI.LA IMTT^ZIONE I'lTTORIG V , eOC. JPSeft'r.irouo *jue«to geneie al gvande. II Garofalo , il Poussino . TAIbano , Salvator Rosa , il Mazzolino ecc. , e cent' alti-i che potrei uoaiinarvi lo coniprovano. Riprendere percio un genere adottaro con jlaugo dal Tiziaiio medesinio , non clie dal Bas- sano , da Annibale , dal Domenicliino , dal Corveggio , e dal divino pittore delle vaticaue sale ^ spingere la liberta del pen- sare e del dire oltre i confiai della ragtone e del buon senso. Kicordivi die I' una delle piu sublinii fattme di Raffaeilo e la visione di Ezechielio , lavoro finito e squisitissiaio , nia non piii alto di un piede parigino e d' undid pollici di larghezza. Ed eccoci alia fine pervenuti di questo primo libro deir opera del signor Majer , sul quale mi riniarrebbe a dire il doppio di quanto vi scri.sbi , se lo scritto non bastasse a difendere 1' in- giustamente oltraggiato bello ideale. Sono stanco , e voi lo -sa— rete , il teiuo , ben piu di nie. Duaque sJa fine. Solo dirovvi prima di chiudere che il sig. Majer ci regala dopo di esso JJi. bro un' appendice sulle vicende della musica. TuUo in essa cam- . t , f .( s mina , tutto e sensato e lodevole , tranhe alcune piccole cdse^j, ed io gli offro beo volentieri la mano in segno di musica fra-,, tellanza. Ejili vi sostiene gli stessi principj ch' io professai nelle mie Haydiiie pubblicate tanti anni prima della sua opera, ed i quali riconfermai nella mia difesa del Tancredi di Rossini inse-, rita nel vostro giornale , sicche non mi resta che a gloriarmr d' ua socio tale , e della nostra bonta di pensare niiisicale. In cio solo io dissento dal sig. cavaliere , ed e che, ritenendo fgli ■, che nel core, piii die nella niente , 1' arte della musica abbia sede e vita , da per lontano assai il suo risorginiento , perchc; piu la niente che il core in oggi s' interroga ed asnolta. To spevo all' opposto che le belle caatilene del Rossini a lui dettate dal core , e di oui tanto vanno incantate tiute le orecchie d' Eu- ropa , iuvoglieranno i coiiipositori a rinunziare ben presto jj, , « Lago di note e di concrarii suoni , ,^\ oJtoSi » Struggentisi a vicenda , » "^•.•o-».5\ ( Pindemonte , Sermoni) .< e 1' Italia ricuperera il bel canto d' una volta , la cwi vern(y>^' espressione , -- « E la dolcezza aacor denti'o mi suona. s# ' '•- 9^*'i*J Addio. uao^n^iii x'o* ood oniliissfcin u. ( ff.' PARTE II. SCIENZE ED ARTI MECCANICHE. 2T7 ■ I WJ3S^ O- .*J. -O- - 5uZZa Magnolia grandiflora e sulla Magnolia acumi- nata. Osservazionl di Gaetano Savi, professor di hotavica e direttore del giardiao delVUniversitd di Pisa ( Articolo inedito ). '^^ N. EL tomo settimo delle Meinorie della Societa Italiiana^ stampato nel 1799 ^ ci sono alcuae poche notizic svitla Magnolia grandiflora, scritte da me all' occaslone che que- sto bellissimo albero fioi'i la puinia volta piesso di noi. Ritorno adesso a parlare della stessa pianta , credendo che meritino di esser notate alcune particolarita de' suoi fi'iitti e semi, e alcuae osservazioni sull' indole sua, e sulla <.ultui-a che gli coiiviene. Secondo Desvaux (Jour, de hotan.) il frutto della Ma- gnolia e un Polyseco : secondo Mirbel ( Elcm. de physiol. veget.J un Etairione ovoide , pofycamaro. Gaertner non di- stinse questo Irutto con un nome particolare , ma T in- dico come una semplice riunione di cassule disposte in figura di strobilo. Pericarpium: CapsuloB plurimtz in fructum strobiliforme dispositce. (De fructib. et semin. torn. 1, p.i/^3j; e parimente DecandoUe si e contentato di considerarlo semplicemente come un frutto multiplo resultante da moke cassule _, che imbricate sopra un ricettacolo cilindrico pren- dono la figura di cono (Theorie el^ni. de la boton. p. 376 — Regni veg. syst. nat. T. i , p. 449J. II frutto della Magnolia grandiflora e di figura ovoide ottusa, lungo circa quattro soldi ( Decim. 1^167), e del diametro di una crazia ( Centlm. 4,8^4 V Le cassule, rap- presentate con csattezza da Gaertner ( Tab. 70 , Jig. b , fj, son triangolari-cuneiformi , compresse, attaccate al ricetta- colo per r angolo dell' apice , ed il lato anteriore estern© 2lS snLL\ MA.GNOLI\ GR\T?D1 FI.OR\ che si pno coasiderare come la base del triangolo , fv curvo : sono uuiloculari , liivalvi , e Iiingo la sutura, nei lati aateriore e inferiore scorre lo stilo die o piaritato rtel ricettacolo al disotto della cassula , e ci si trova aii- che a frutto mature e secco , perclie persisteate e legnoso. I semi (V. tav. fig. A) son rossi , cH figura ovale-al- lungata subcompressa , ottusi nelle estremita Una delie loro facce e piano-con vessa, e Taltra ha una protuheranza longitndinale , situata non esattamente nella meta della largher'/a, e rigorosaniente parlando son sulitriedri. Alia loro base vi e una leggiera smarginatura , per la quale penetra il funicolo ombelicale, e questa smarginatura non e nel mezzo della grossezza della base, ma piii a ridosso della faccia gobba , che della faccia convessa. Gaertner dice che i semi della magnolia son parabolici, nia poi neila tavola malamente gli rappresenta conici o obovato- acuti , e I'istesso errore trovasi anche nelle figure date da Catesby e da Michfvux. II funicolo ombelicale e un fascetto di trachee di color bianco, piantato sol ricettacolo nel fondo della cassula. Allorche i seiiii son maturi , la cassula s' apre , e i senu adagio adagio escon fuori, sempre sostenuti dal fiinicolo. Nelle figure degli autori qui sopra citati si vedono 1 «emi pendeati fuori del frutto per la lunghezza di im soldo, e anche di qunttro quattrini ; nia io non gli ho mai potuti veder ciondolare per piu d' un mezzo quat- trino a dir molto. Vogliamo noi dire che in quelle figure ci sia deU'immaginario ? L" esempio dei semi mal rappre- sentati lo potrebbe far credere , ma lio veduto che ti- rando dolcemente il seme , il funicolo e realmente su- scettibile del suddetto aUuagamento , al quale, se fi*a di noi non ci perviene naturalmcnte, mi pare che cio debba ripetersi dal non avere tempo bastante per allungarsi di piu. Imperocche appena i semi maturi cominciano a far capolino , gli uccelli passeracei , i tordi e i merli, che ne sono ghiottissimi, suhito gli danno adcjo«so , e se gH portna via. Credo bene die ue saranno giiiotti anche gli uccelli amerlcani , n)a dove l' albero e comunissimo , e naturale cho dei frutti illesi ce ne debbon sempre re- stare. III ciascheduna cassula vi son due semi, c son situati per piano , e un poco soprapposti. II seme euperiore lw> •JSii&oteca ^ta&ana ^n.X1^. 4r JUN30 I ■ft tolo^athj Isb 99Kid kI 9oi<>3 sieiafcieBc • qr -DC aJlob bdIJ Btim?- loq Ein OJ- ioIo:< ^MsD^r!^ iduw ior;' rfi !I .nimi:> ■;-»*< a uue , oi f(n'»a i b , 9T- ;rn Cioe ,' olooifiisi isb ijjjiifljeoe ' - oaobsv je J 'Jo <- :m ib Ess'/il^- ")if iJi! riO!! Ci anqqfii I sjI T^tonsqof ''A'<>/y<- jnenle la mandorla , la quale nelf estreuiita supericre e coperta iolamente dalV irwolucro carnoso. Per altro anclie il cclcbre Gaert- Her, la di cui opera allora 10 non conosceva, cadde nelP errnre m^desimo , giaoche descrivendo 11 guscio , dice che e poitione carnosa muho bre\'ius ., mejitre , cuue or si vedra , il gnscio t-opre interaniente la parte carnosa c sYiniente il seme, e ia parte carnosa fuorl del guscio e un vero ombellico , analogo a quello del Ricmo. Nelle figure di Gaertner V ombellico ^ ihai rappreseaMto , ed inesatta c la lit;ura del nucleo. 320 SULJLA MAj&NOLlA G,RA,]V}DIELQR \., pennellifprfne (V. fig. D,c), e pare debba esser fofmat^- d.iU.i riuuioae tlelle tracbee , gincche mi e piii volte ac- caduto di vedere die i peli del suddetto peiiaello iini- scono ill tracliec. II fondo della smarglnatnia e tutto co- perto dal guscio, ed il piolo e piaiitato su questo foiido, presso il margiiie della faccia noii sulcata, ove per altro noa. e coiitinuo, nia solo adereiite, e con una leggeris- Siuia forza se ne dlstacca senza lacerazione. ^-i^ Coiiiprinieiido il seme per taglio, il giisclo s" apre .1*^- golariueiite in due valve. La valva solcata porta sempre seco il fbndo del copercbio della smarginatura , e nel mezzo della faccia interna ci ba una protuberanza , cbe partendo dal copercbio, e insensiljilmente deprimendosi, va ad estinguersi verso la base ( V. fig. D ). II nucleo del seme e immediatameiiLe coperto dalla tenuissima eudopleura. Egli e di figura ovale largamente smarginato in cima , ed ba una profonda e lunga infos- satura cagionata dalla descrit.ta protuberajiza della valva ( V. fig. E ). Egli e per la massima parte fbrmato dal perispermo bianco , carnoso e duro ;, e V embrione picco- iissimo , dicotiledone e dritto , e situato alia base, ossia uella parte piu stretta del perispermo. Jussieu , Gaertner e Decandolle cbiamano baccati i semi della magnolia , ma il termine haccato non ba per que- sti tre autori , nel nostro caso , il significato medesimo. Per Jussieu haccato e sinonimo di arillato: Semina baccata semiarillata (Juss. gen. plant, p. aSiJ. Per Gaertner f/n- troduct. gen. pag. 119 et i33J i semibaccati son distinti dagU arlUati , percbe sono interamente coperti dall' invo- glio carnoso , mentre questi V hanno solamente intorno all'ombellico; e Tinvoglio carnoso del seme di magnolia, e, secondo quest' autore , una specie di guscio C testa J nel quale ricoaosce grande affiiiita colT arillo , e T unica difFerenza nell' essere uaito arctlssinio nexu col seme;, men- tre fra r arillo e il seme ci e sempi'e uno spazio libero. E qui, non per voglia di criticare , ma unicamente per far vedere quanto la mente umana si stracca in opere vaste , inseparabili dalle minuzie delle descrizioni e da vm'immensa nomenclatura, osservero cbe lo stesso Gaert- ner, non pid cbe a pagine 189 della stessa introduzione , ammette esso pure T ardlo conipleto , qui totum semen obtegit:, cbe Decandolle nella teoria elementare della bo- tanica , a pagina 395 fa conoscere , cbe per samibaccati E SULLA. M.Vfe*irdlil'i"jifct/Sllk'A.TA'. 22 f i'ntende quelli che sori dotati di sarcodernia , cioe di unrf abbondante parenchima fra il guscio e T endopleura quali appnnto sono i seaii deir/r/s fcctidissima , ed in conse- guenza non avfebbe dovuto (Rt-gni veg. syst. Tint. p. 449J' Chiainar baccati i semi della magnolia nei quali il paren*^ cKima e all' esierao del guscio, e cbe Mirbel pure ci si e malameiite iinlivogliato ,' giacche considera quest" invo- glio coine una lorica polposa C guscio polposoj, che copre il tegmen ( endopleura), e niette il seme della magnolia nella stessa categoria di quelli dell' ixia chinensis e della pwiica granatum ( Elem. de physiol. veg. p. 614 ). lo per me son dell' opinione di Jussieu , e credo che debba tenersi jier un vero arillo, cioe , per stare alia definizione di Gaertner , per un invo^llo accessorio che copre il seme 0 per I' intiero o in parte , gli e continue so- lamente per I' oinbeUico e libera in tutto il resto , condi- ziohi tutte che si trovaho nell'invoglio rosso carnoso del seme di magnolia,' in nulla diit'erente daU'arillo rosso car- noso del seme d'e\onimo, meno che in questo noh. si nscontra il passaggio del funicolo ombelicale yi). Per altro qn'i^nrtn si puo ammetter 1' idea di quei botanici che ri- guardan T arillo come un' espansione del funicolo , giac- che questo e formato di soli e puri vasi, senza un atomo di tessuto cellulare. I semi della magnolia cominciano a maturare nell' ot- tobre, e contlnnano fino al gennajo. Gli uccelli , come ho gia detto , ne mangiano una gran quantita , e ghiot- tisslini ne sono ancora i topi , e tanto gli uni che gli altri si limitano a mangiarne il solo nucleo , abbando- naado l" arillo. O si seminino subito che son maturi , o SI aspetti al marzo , non nascono che nel mese di niag- gio. Si posson conservare fmo alia primavera o lasciati dentro ai frutti o sgusciati ; ma slccome mutfano con gran facilita e perdono allora la facolta di germogliare , biso- gna pero tenerli distesi e in luogo asciutto e ben ven- tilato. Nascono agevolmente , ma i venti della primavera e gli ardori del sole estivo fanno perire moltissime delle --■ (l) Gaertner descrive e ra;->pi-esenta V ^^riWo deW Evonymus eu- ToptBvs toni. 2, ,,3-. 149, tab. Ii3 (sotto d qMil noma coni- .prende anclie YE. latifolius ) come perforato nell' apice ; eppure ^I'-'l *i "° ''"''".•'^ couijiJeto, seuza la luinima apparenza di perfo- aa:i SULLV M\GNOLI4 GRINDIFLORA tpnere pianticelliae , ed e pevb necessario il difeaJerle coil stnje per qiianto e possi I'r. Soiiunandole in va$i piu facile si rende te.ierle ripai-ate dil sole e dai veati , ma aliora bisogaa ripone i vasi nelP iiivenio , perche i freddi le oftendono , meatre quelle semiiiate in terra li sopportaao iiiipunemente ; oltre di che e iiidubitato che qui ci prosperaao molto di piii. Nel corso del priitirt amio le magiiolie arrivaao, a dir molto, air altezza di quattro quattriai ( Ceatim. 3,8yi ). Ce n'ho di due anai die son alte due crazie (Cent. 9,7117); di tie anni alte ciiique o sei soldi (Cent. i5 a 17,609); di qua ttr' anni alte mezzo braccio (Cent. 39,181), e di dieci anni alte quatti-o braccia ( Cent. 233, 460 ) , e in quest' eta elle cominciano a metter la peluria ferrigna iiella pagina inferiore delle foglie. La magnolia grande die abbiamo qui nel giardi.io di Pisa, e un margotto venuto d' Ingliilterra insieni col ce- dro del Libano nel 1787. Ai pi'imi di gennajo 1789, anno faiuoso presso di noi per il fteddo straordinano , ella si secco fino a terra , ma torno subito a vegetare nel mag- gio seguente J e nel 1798 abboni qualche frutto, avendo aliora acquistata T altezza di braccia 6. i5. 8 (Met. 3,959) con una circonferenza alia base del fusto di soldi la. 8 (Decim. 3,697). Ora poi ( agosto 1819) ell' e alta brac- cia 20. ic. - (Metri 11,955): la circonferenza del fusto ad altezza d' uomo e braccia i. 16. 4 ( Metri 1,061 ) , e a fior di terra braccia 2. 4. 4 ( IMeiri 1,394), con una stesura di rami di braccia 19. 10 (Metri ii,38o). Un margotto che gli fu levato nel 1799 e diventato ancor esso vma bellissima pianta , alta nttualmentc brac- cia 17 (Metri 9,921 ) ; ed un altro margotto levato da questa nel i8o3 e ora pervennto all' altezza di brac- cia II. 5. 4 ( Metri 6,320 V Per quanto ne dicono tutti i vlaggiatori, la nostra ma- gnolia e la pill grande che sia in Europa, ma troppo cl vuole ancora perche ella sia all' altezza cui naturalmente giunge in America , ove , secondo Michaux , frequentis- simo e il trovarla di 34 a 39 braccia (Metri 20 a 23), essendovene anche degl' individui che passano le 5o braccia. Quest' albero e tenuto in grandissimo pregio qual pianta d'ornamento^ e ben se lo merita , perche gode di tutti i migUori requisiti. Ha un portamento bcUo e magnifico , E PULLA M\GNOMA. ACUMINAT\. 22$ e sempre vestito di foglie , le quail son grand! e di ua bel color verde, lucide die pajono inverniciate , e la loro paglna inferiore di color leonato fa un bellissimo effetto per il contrasto. I fiori sono abliondantissimi , belli, grandi, nivei, di grato odore,, e hell' autunno i frntti maturi di- Venuti rossi gU daniio un aspetto veramente imponentej ed a tutti questi pregi un altro ancora bisogna aggiun- gerne , secondo me importantlssimo , cioe la sua gran robustezzaj per cui nou vi e state esenipio che i libecci i pill furiosi J die tanto Imperversano fra di noi, gli ab- biano luai rotto il piu piccolo ramo. II legno sao e bianco c salcigno , non prende gran polimento , e ia America V usano per lavori da teaersi al coperto. Le varieta dette angustifolia e longifolia , sono assai meno belle della magnolia grandiflora latifolia, ed c ov- vio il vederle nascere dai semi di quesla. Abbiamo in questo giardino un' altra magnolia, venuta d' Ingliilterra nel 1793 col nome di magnolia acuminata. Ma sara ella veramente quella di cui sotto tal denomi- nazione parlano Linneo , Catesby e Micliaux ? La si pu6 caratterizzare coUa seguente frase specifica: Magnolia foliis cofycinis triangulo-acutis canaliculatis , fe- talis spathuUuis , foliis annuls ooato-oblongisacutis suhtus pubescentibus. Nella qui annessa tavola e data la figura del fiore F, del frutto G e del seme H in grandezza naturale , e della foglia I in due terzi del naturale. Le foglie del calice son ire , i petali sei ; e questi e quelle son di color verde giallo , aspersi di polvere glauca cbe gli da una leggiera tinta di turchiniccio. L' ovario e di color verdognolo con gli stimmi gialli , e gli stami pure son gialli , ascendentij acinaciforml , colle antere situate nelle facce laterali. Sono almeno sett'anni die ci fiorisce , ma non prima del decorso anno 1818 abboni qualcbe seme. Ho data la figura di un frutto in cui il seme abbonito e situato verso la cima. Alcuni l' avevano alia base, altri a mezzo, ma nessuno conteneva piu di un seme. Furono sette i semi perfetti , i quali non so se nella loro struttura interna somlglino quelli della magnolia o ranili flora, ^erche credei meglio seminarli die esaminarli; e di sette, due soli son nati . Questa specie e di certo quella stcssa die Decandolle CSyst. R. vg. p. 453^ dice di aver veduta in 6ore nel 224 SULLA MAGNOLIA GUANDrFLOSA, ecC. giardino di la Verune a Moutpellier , ivi pure teauta col uomc di magnolia acuminata , e clie ancor egli incliaa a credeila specie elist'nita dalla M. acuminata Lin.; e sono aacor io dello stesso parere , e 1« persuadono i petali di questa , non piegati a doccia come nella nostra , e nemmeno spatolati , ma laaceolato-«ttnsi quali Michaux gli rappresenta, e le foglie acuminate a un tratto Cabrupte acuminataj, e non ovato-bislunghe acute ( V. Michx. f. arb. am. torn. 3 , p. 8a ^ tab. 3 ) ; quindi e che io pro- porrei di cUiamarla Magnolia Decandollii. Non e quest' albero di gran lunga paragonabile per la beUez7,a colla magnolia s^randiflnra , perche pcrde le fo- glie neir inverno , e i fiori suoi son piccoli , di brutto colore e non odorosi ; ma nell" estate fa assai buona fi- gura per il suo bel portamento, e per le foglie di color verde gajo. Ama i luoghi ombrosi, e cresce leatamente, giacche era dell' altezza di poco meno d"" un braccio quando fu piaatata , e in ventisei aniii non ha passate le lu-accia 14. i3. - ( Metri 8^^549 ). 22.i> Elementi dl fis'ca dl Ranlerl Qerbi , piihb. prof, dl fisica iiell I. R. Uuwersitd dl Pisa. — Pisa., 1818, vresso Raideri Prosperi , vol. i.° e 2..°, in 8.° di presso liaiaeri rrospen pag. 497 e 489. Oe lo scrlvero uii llbro elementare atto a reudere alia giovesitii facile V acquisto clelle cognizioai fondainentali relative aJ uaa scienza qualunque iioii e irapresa age vole per ogiiuuo che sia versato nella scienza metlesima per la difficolta die s'incoutra tanto nelT esporre con ordine ed evidenza tutti i principj necessarj e bene etabiliti , quanto neir omettere le cose accessorie e non abbastaaza prov^ate : il comporre un tal llbro per gli studios! di fisica riesce molto piu difficile ancora. Poiche mentre si tratta d'im- piegare a tal uopo un profondo conoscitore di due scienze d" indole molto diversa, quali sono la clilmica e la 111a- tematica , vuolsi benanclie che quest' uomo , gia molto stimabile , sappia frenare la propria inclinazione per modo da non isviluppare i principj matematici a detrimento dei chimici o viccversa, secondo die Tuna o T altra scienza predilige in se stesso. Clie questa sia la principale ca- gione per cui si manca in Italia , e non s^ abbonda an- die aitrove , di buoui corsi di fisica ^ ne fanno pieaa testimonianza i molti die se ne hanno , cui vieiie rimpro- verato comunemente ora il difetto delle matematichej ora quello delle cliimiche cognizioni. II sig. Ranieri Gerbi , professore di fisica nelF I. R. Universita di Pisa, egualmente djstro e sagace neir uso del calcolo , che erudito nella fisica chimica , niosso da al- cune circostanze pardcolari alia Universita cui appartiene, ofFre con somma modestia al puljblico i suoi cleincnti di fisica , I quali , a dire il vero , concedono ai due rami d'insegnamento uno sviluppo abbastaaza bene equilibrato ed esteso. Egli per altro mentre seppe sfuggire a questa niaggiore diflicolta , e caduto in un' altra, per avventura men grave, ma certamente del medesimo genere , per cui piii volte ne resta molto a desiderare di clo che spetta alia fisica sperlnientale , massime rlguardo alle sperienzc ndd. I tal. T. XVI. 1 3 2 26 BLEMFNTI PI FISICA e le maccluiie, le qnali vi sono piuttosto indicate clie descritte , senza soccoiso dl ligurata rapprespiitazione. Noi iioa iiitcndiaino con cio di riiiipi'overnre al sig. Gevbi tina tale omissione, da poiche esso iie avverte sia da priacipio , e lie xncorda piix volte iiel corso dell' opeva , die i regolamenti delta sua U.iiversita Insciano ul fisico sperimcntale V incitrico di confennarc le tporirhe colle spe- ritnzf ,• ne crediamo tampoco die delijtasi iiienoinare di assai il merito del sue lavoro. Conoscendo alP iacontro facile 1' emeiidare questa ed altre cosucce clie non ci "vanno a genlo del tutto , e che verremo brevemente in- dicando , eccitiamo il sig. Gerbi a persevei-are nel laljo • rioso e commeiidevole suo progetto , e desideiiamo che egli accolga benignanieiite quanto 1' amore della scienza e della gioventii studiosa qui ue cofisiglia a strivere. II sig. Gerbi divide i suoi elemeati di iisica in due parti; delle quali chiama la prima, fisica mateimitica, e la seconda fisica istorica. Noi avremmo segultato a deaonii- iiare la prima fisica generalc^ e la seconda fisica pnrtico- lare ; poiche il rendere la matematica escliisiva alia prima e mettere la delinizione ia contrasto col f.itto , il quale dimostra clie quasi in ogiii trattato particolare di fisica e indispensabile il soccorso del calcolo e della geoine- tria , come accade appunto qnaado si parli della luce per la dottrina degli specchi e delle leiiti, dell' <(rsa per I'uso del baroinetro nella stima delle altezze, deirnc^^ua per la teorica dei tubi capillari , dell' elettricismo per la tensione elettrica della pHa, ecc ecc. In quanto poi al trattare la fisica particolare come fi- sica istorica , opiniamo che quando cio fosse , sireblie lo stesso che mancare al fine precipuo , cui tende lo stu- dio della natura. Poiche se e vei'o che le prime cr.re del fjsico sono dirette alia ricerca de' fatti , alia lore verili- cazione, alia esatta loro descrizione , in poche parole alia storia della scienza^ non e meno vero d' altronde che il dovere plii grave e piii utile che il Newton , colla I'a- gione alia mano , ne impose , questo si c di legare ad un fatto generale od al minor numero possibile di fatti generali tutti i fatti particolari che ne dipendono, for- mandone le teoriche, contemplaU-ici Lnfillibili deU'avve- liire; percio che la iigliazione dei fatti bene sta])ilita ren- dendo quello che fu niallevadore di cio che sara, abilita il calcolo ed il raziociaio rigoroso a chiamare dei feuomeni^ DI B\NI£KI GERRI. SS27 «he non si presenterebbero spoatanei , se non dopo mold anni , ad uq'' osistenza anticipata e reale. Vogliamo dire con qiiesto che Ja fisica non puo considerarsi come una seinplice stoi'iai nia coine uaa storia , la quale senza mai cssere infedele alia verita , abbraccia il passato , il pre- sente ed il futaro ;, il cbe signitica cU'' ella e verameute una scienza. Nella trattazlnne della parte matematlca il nostro au- tore , servenilo alia necessita in cut si trova d' eradire de' giovani diversamente istfuiti nolla scienza del cal- colo , scrisse il suo libro pei nieno periti e lo rese ido- neo auche ai inigUori con aggiunte in carattere distintoi e fa quindi costretto a varis ripetizioni , delle qnali ra- gionevoliiiente parlando non si deve targliene colpa. I dill'erenti trattati vi sono esposti con ordine, con rigore , ed il piu delle volte con molta chiarezza , e T assieme olFre un complesso d' insegnamento atto a fonnave dei giovani piu che bastevolmente istruiti. Non pennettendo la natura di qiiesto scritto d' entrare in ti'oppi dettagli , noi ci liuiiteremo ad alcune considerazioni sui principj fondamentali. Nelle notizie preliminari , dopo varie definizloiM , il no- stro autore stabilisce al § 1 6 = essere V equtlibrio lo stato di un corpo affetto da diverse forze , i cui efFetti scambievolmente si distruggono :^ ;, e seguendo, al § 17, dice = essere eguali due forze quando appllcate in senso opposto a un punto materiale , o air estremita di una retta o verga inesteadil)ile si fanno equilibrio. = Com- liinando queste due definizioni, quella relativa alle forze eguali di\'enta un circolo vizioso. Poiche. non potendo a meno le forze eguali ed egualmente applicate di produrre effetti eguali, si ha die eguali diconsl due forze , quando applicate in senso opposto a un puato material^ , o alle estremita di una retta o vers^a inflessibile producono effetti scambievolmente eguali. In quanto a noi avreinino ritardata questa definizione fino al cap. 8, § 74, dove dalla vera ed assoluta natura delle forze si sarebbe dedotto che eguali sono quelle forze che agendo su masse diverse gene- rano delle velocita reciproche alle masse, ed agendo su masse eguali generano eguali velocita. Abliiarao amato di fare questo rimarco, per do solo che le delinizioni sono cosa di troppa importanza in un libro messo nelle luani della gioventii, piu che mai bisognosa di nozioni c d* idee feruie ed e&atte. 228 ELEMENTI DI FIPICA. Per la stessa ragione non vogliamo tncere clie tranne il 5.* e 6." capitolo , puiito non ci place il modo con cui il sig. Gerbi es]>oiie le proprieta generali dei corpi ; le qunli , e le essenziali in ispecie , non vi sono dimo- strate con quel rigore clie meritano e di cui sono ca- paci. Noi , scaza valutave le ridicole sottigliezze de'rae- tafisici Holdieziani suU' esistenza dc' corpi , parlando da fisici , opinia'.no die non seiiipre alle deduzioni di razio- cinio siaao preferihili gli avgomenti di fatto ^ niassime se questi siano equivoci , come ne seaibrano alciiai di quelli co' quali vuolsi qui dimostrare la porosita. Lasciamo di dire che troviamo troppo inesatta la frase che = T oro e molti altrl metalli assorbiscono il mercnrio e qualche aeido=, mentre in natura i corpi agiscono in se in un modo afFatto mutuo e scambievole : e solo facciamo os- servare clie l' azione degli acidi sui metalli non puo , al- Mieno a rigore , valere in prova della porosita del me- ta'ilo ^ poiche V acido intaccando e struggendo la super- ficie e le parti del metallo cui tocca, si farelibe , e forse in uioltissimi casi si fa strada alia stiperficie ed alle parti interne ed attigue , senza valersi dei pori. Intanto sarebbe st^to facile al nostro antore il dimo- strare rigorosamente le precipue generali proprieta , solo ragionando nel modo seguente snlla precisa idea clie ne diede del corpo , da esso , con molt' altri , definito un aesrrgato di pardcelle maUriaU. Essendo il corpo iin aga;regato di particelle die vo- gliono essere atti{iup e distiiite , perclie non abbiasi od una serie di particelle staccate, od una particella soltanto, conseguita die ogni corpo debb' essere necessariamente esteso , avendosi 1* esteiisione ovunque siavi consecnzione e distinzione di parti. E poiche la grandezza di questa estensione , come relativa al numero finito delle parti- celle aggregate , deve essere limitata , la maniera con cui questi limiti convengono assieme, determina necessa- riamente nel corpo una data forma o ftgura. Dovra dnnque ogni corpo , come est('so e figurnto ne- cessariamente , necessariamente occupare una porzione di spazio in tutto eguale al complesso della sua estensione ; ne potranno due corpi occupare contemporaneamente un solo e medesimo spnzio , ossia compenetrarsi, senza die r uno o I' altro perda l' estensione »■ la fis^ura die gli sono essenziali ; scuza cioe clie V uno o F altro cessi dali' essere corpo. DI R\NIERI GERBT. 229 Siccome pol , ad oggetto die le particelle doade il corpo risnlta si uuiscano in guisa da formare un tutt'as- sieme, e iadispensabile una forza die sia Telemeato della sodezza-, cosi cessando T azione di questa , od agendo una forza contraria e magglore , il corpo verra diviso in parti piu o meno minute , in ragione del maggiore o minore deperimento della potenza aggregante. Gli e quindi che ogni corpo per se stesso si p-esta alia divisione attuale in un modo progresslvo e seinpre proporzionato ai niezzi che vi s'impiegano, i quali riescono in fine troppo gros- solani , non diro per ricondurre i corpi , ma ne anche per ossei-varli ricondotti naturalmente, alio stato tenuis- simo di molecola elementare Da questo breve discorso riescono dimostrate a rigore le prime quattro proprieta generali , dette da alcuni es- senziali per cio che esse competono ai corpi per tale ne- cessita e con tale indipendenza da qualuaque circostanza estranea all' essere loro , die basta immaginarsi i corpi per dovere immaginarsi contemporaneamente anche que- ste proprieta costituenti quella vera essenza de' corpi in- darno cercata da' Cartcsiani nell' estensione e mobilita , e stabilita sagacemente da Enlero nell' incompenetrabilita. In quanto alle altre , dette secondarie od anche accesso- rie, non e difficile il derivarle tutte dalla porosita i la cui presenza e in ogni corpo provata egualmeate dal ra- ziocinio. In fatti qualora si ammctta quanto a tutta ragione am- raettono molti, cioe che le molecole materiali soggiaces- sero e soijgiacciano all' incessante contrario dominio del calorico e della forza aggregante , si concepira facilmente che queste non possono ne all' uno ne all* altro agente obbedire del tutto , ma debl)ono , nella formazione dei corpi, servire a ciascuno in ragione del proprio vigore ed anclie di quello del suo antagonista, sicclie, ne troppo ravvicinate _, ne troppo allontanate le parti , formano esse necessariamente i corpi e porosi e sodi quali appunta lo sono. Per questa via non solo rilevasl essere la poro- sita un generale attributo dei corpi , ma si riconosce lien anche come ella sia diversa ne' varj corpi, dipendendo dalla minore o masigiore forza aggregante e dalla mag- giore o minore azione del calorico , essendo cioe nella ragione composta , diretta deW azione del calorico , ed in- V'^rsa di qudla della forza aggremntc. Da cio ne consegue 23o ELEMENTI DI FISICA che tuttavoUa soccoiTasi la forza a2;gregante , sin impie- giiido dei mezzi meccaiiici , sia deljilltaado T azione del calorico , le particellc niateriali si acco3teraniio anche piu, i pori si faraiino pid aiigiistl , ed il corpo con vtna egnale quantita di materia occiipera uao spazio niinorei ossia sara compresso o condcnsato : e vicevcrsa sara dila- tato o rarflfatto quando s' agisca in un niodo contrario. Troppo sarenmio prolissi se volessimo procedere cosi alia dimostrazione dell' altre proprieta generali, e quindi diaino fine all' occuparci di loro col far avvertire noii essere nostro intendimento die il razlocinio debba esclu- dere i fatti, i quali anzi , quando non siano equivoci , li riguardiamo come il principale elemento della certezza. Venendo ora alia considerazione d'un altro argomento di somma importanza, qual e quello della composizione e risoluzione delle forze oinogenee agcnti ad angolo in un punto del medesimo corpo, ne sembra di poter afFermare die la diiuostrazione , comiinque ingegnosa , con cui il nostro autore stabilisce essere la risultante di due forze agenti ad angolo rappresentata in posizione e giandczza dalla diagonale del paralellogrammo di cui sono lati at- tigui le forze proposte , sia piuttosto fatta per clii gin conosce la dottrina die vuolsi insegnare, die per quelli the la debbono imparare tuttora. Opinianio in vero die sebbene ne sieno premessl i Zcmm/ opportuni , debl>a riu- scire non poco imbarazzante per la gioventii il triplice trasporto delle forze; prima daW angolo delle forze al- r angolo oppnsto di nn paralellogramiiio ipotetico ( se- coado r autore , incognito)-, da qui all' o/ii^oZo esterno , e iinalinente da questo all' angolo opposto di un secondo .paralellogrammo ipotetico al pari del primo. E cio tanto pill die per efFettuare il pviiiio trasporto devesi indispen- sabilmeate supporre che tre direzioni divengano tre rettc inflessiliili ; e che quindi il triangolo , il piii delle volte mentale , da esse formato diventi un vero corpo di forma invariahile. Ma anche lasciaado tutto questo da parte , troviamo die dopo il primo traslocamento^ onde si possa a buon diritto sostituire alia risultante applicata in un punto di verso dell'origine sua , le component! a]iplicate uel medesimo punto ^ anche per queste diverse dall' ori- ginario, vuolsi troppo supporre. Devesi sottintendere in fatti die quando le due componenti traslocate facciano coUa risLiltante degli angoli eguali a quelli che vi facevanif DI RANIERI GERBI. 2$ I prima, le seconde tie forze equivalgono le tre prime, per essere nelia luedesima circostaiiza scambievole di quelle : il ciie iiichiude il priiicipio fondamentale clie nel purnl('Uo;jr(immo dfllc forze , queste sono proporzionali ai scni deoli ans.oli fonnnti dalla direziune ddle altre due. L' autore ha seiitito par esso la necessiia
  • A questa dimostrazione noi crediamo d' opporci di- cendo : O la celrita rappresentata daW ordinata successiva la si prcnde uzuale a quella espressa dullo precpdmte ; o no. Nel caso negativo non potra p'ii supporsi che il moto sia stato uniforme , e quindi non si potra plu stabilire die gli spjzj descritti in ogai tempusculo siano espressL dal prodotto d' esso tempnscolo nella celerita che trovasi alia fine di lui : e nel caso affermativo, tutti quegli spazj saranao eguali, come rappresentati dal prodotto di ascisse m RANIERI GERBT. 253 tutte egnali per costruzioni , e cli ordinate del pari egnali tra loro per essere la susspgwnte eguale alia pre crderi'e. E cio sigiiificherehbe par troppo che = uii mobile co- maiidato da una forza contiiiuata qiiakitique percorre spazj egnali iu tempi eguali. = Noi noa ignoriamo la somma difficolta che s' inconti'a nel trattare uaa tale quistione , usando solo delle matematiche elementari: mentre se da una parte , onde in c|ualche modo far rilevare la natura della potenza acceleratrice, ne giova valutarla come agente per impulsi infinitesinii ed eguali in tempi infiaiteslmi ed eguali ; col quale supposto , sempre lontano dal vero, si considera uniforme il uioto d' ogni tempetto : dall' altra parte , quando si tratta di passare dalP infinitesimo al tempo finito, il calcolo elementare non ci presta i soc- corsi opportuni perche il si faccia a passi ben ordinati © sicuri. Non ignoriamo tampoco clie molt' altre dimostra- zioni del niedesimo genere , vestite di forme ed appa- renze analitiche , patiscono il difetto niedesimo: e quindi bea lontjai dal voler censurare senza molta ragione , amia- mo far prova di un metodo che derivammo dal Vallis ; metodo che ne pare conduca assai pianamente alia dimo- strazione della natura e delle proprieta delle forze con- t innate costanti. Noi diciamo continuata qnella forza che non cessa di agire sul mobile ad onta ch' ei si mova di gia ; e questa poi la chiamiamo continuata costante , se durante il moto non crfsce, ne sceina. Quest" ultime forze non possono a me no di produrre moto uniformemente accelerato o ritar- dato ; perche agendo sempre egualmente sul mobile , gli danno o tolgono sempre egualmente dei novi stimoli al moto ; e quindi fanno ch'' esso in tempi eguali abbia a percorrere degli spazj con qualche legge costante ineguali. Non considerando noi che le forze continuate costanti acceleratrlci facciamo avvertire che ognuna di queste, ap- punto per cio che sempre serba lo stesso vigore , puo risguardarsi come agente col niedesimo grado d' intensita in ciascuna parte del tempo d' azione , ed in ogni punto dello spazio percorso dal mobile in cui opera. Cio signi- fica che se una di tali forze valga ad imprimere al mo- bile durante qualuuque tempetto finito t, un certo grado V di velocita , la medesima forza imprimera al medesimo mobile il medesimo grado v di velocita durante un a.* tempo eguale al 1.°^ imprimera lo stesso grado v di 284 ELEMKNTI T)\ FTSICA velocita lUirnntc un 3° tempo ea:nale al 1.*, e cosi via via. E giacche la velocita accfuistafa dal mobile in cia- scuii tempo del moto e in esse tlall" Inerzia perpetuato ; cosi vl s' accuinula e coopera con quelle clcbite ail oguuno degli egnali tempi che si siiccedono : in moilo clie la ve- locita da cni sara animato alia fine del 2.* tempo sara doppia ; quella che lo animera alia fine del 3." sara tri- pla .... in generale la vflocita che iiwcstK un mobile ani- mato da una for za acceieratrice costante , alia fine d' un dato tempo, e eguale alia velocita guada'^nata in qunlun- que tempo minore , ripetuto tante volte quante questo tempo e contenuto net tempo totale del movimento. Tra il moto uniforme ed il inoto uniformemente acce- lerate passa dunque questa inslgnissima diftereuza , che la velocita del primo , in ogni pnnto dello spazio tras- corso ed in ogni istaate del tempo impiegato a trascor- rerlo , e costante ed indipendente dal tempo ^ mentre al- I'incontro la velocita del moto nniformemente accelerato, crescendo coi tempi, e sempre diversa in ogni punto dello spazio ed in ogni istante del tempo . Veneado ora alia ricerca degli sp^.zj percovsi per opera delle forze acceleratrici costanti, suppoaiamo che essendo al soHto t qualsivoglia tempo ffaito, e v la velocita liaale cnrrispoadente , sia S lo spazio trascorso in quel me- desimo tempo. Egli e chiaro che per esseve il mobile alia fine del t." tempo investito dalla velocita y, quando , spirato questo tempo anclie la forza coatinua cessasse di agire , esso mobile nel a.' tempo siiccessivo ed eguale percori'erebbe di moto uniforme lo spazio v.t: e mani- festo del pari che se a capo del i .° tempo la velocit.H r die gli corrisponde fosse r.aauUata , il mobile nel 2.* tempo successivo eJ egnale percorrereiibe di moto u; iforme- mente nccelerato lo spazio S, eguale a quello c'le par- tentb) dalla c'niete percorse nel medesimo i.° tempo. Poif.he dunque nel caso vero agiscono sul mobile e la velocita acquistata e la forza che la produss*^ , il vero spazio percorso nel a.° tempo egnale al i." risulte'.'a> dalla somma efFettiva de' due spazj i idicati diaazi , e sara p . t -4- .9. CoUo stesso raeio-iaineato si dimostrcra che lo spazio del 3.* tempo, egnale ad ogauao de' precedenti, e 2 v.t .4- Si che lo spazio del 4.* teaipo , eguale ad ognuno de' precedenti , e 3 f . f _)_ S . . . . i, in generale che lo sjiazio dell' n" tempo , egnale ad ognuno de' pre- tedenti , e ( 71 — 1 ) .v . t .^ S. Si ha duuc£ue tra gli «p iz4 m RANIEPI GERBI. 335 percorsl ed i tempi succcssivi ed eguali in cui si percor- vono la seguente corrispoiidenza: Tempi i.*, a." , 3.' , 4.' , n'. Spazj (A) S,v.t't-S,2.v.t-*-S, 3v.t-*-S, (h— i ) p.t-»- 5, Sommaiido ora lo spazio percorso nel 2.°, nel 3.°, nel 4/, neli' n". tempo t, cogli spazj percorsi in ognuno dei tempi precedenti ed eguali , avrassi lo spazio percorso in a, 3, 4, n . tempi t , i quali spazj saranno per i.c,5i per a.t , v.t-t-aS; per 3.t , ( 2 ■+- i ) v.t-t-3S; per 4.£j ( 3 -t_ a _f- i ) v.t-t-^S ; per 5.t, (4-t-3-4-2"+-i) v.t>t_55 ; per n.t,(ra-t-ra — i-t-n — a-t_n — 3 t- 3-»-2h-i) i'.t -+• nS. Per lo che gli spazj per- corsi in tempi snecessivamente crescenti di uno , sono ai tempi in cui si percorrono ordinati cosi : Tempi i.t. , 2..t. , 3.t, , 4.t. , 5.f. , Spazj (B) 5, vt-i-2S,3vt-i-3S,6vt-*-4S, iovt-f-55, Tempi n. t. , . n { n— J ) Spazj v.t -t- nS , L'espressione (I) v. t -t-nS vale , presa assolu- tamente , pel tempo n .t=: T , ed in generale vale per ogni tempo; siccke pei leiiipi a/i.t, 4«.t, 8 u.t, ossia 2 T, 4 T, 8 T, 1 valori degli epazj corrjspondeuti sono (II) H-2n5, (III) — 1^ H4ra5, (IV) — ■ i-SnS. a. 2 Paragonando quindi lo spazio (I) coll' altro (II) ; e lo spazio (III) coir akro (lY) , si lianno i generali rapporti degli spazj percorsi in due tempi, 1' uno doppio dell' al- tro. Ora qualunque sia la relazioue degli spazj (I) e (II), egli e cliiaro clie questi delibono avere un certo I'apporto crescente coi tempi in cui si percorsero ; essendo mani- festo per se che quanto e pin lungo il tempo d' azione di una causa costante , tanto debb' essere piii grande r effetto che ne deriva ; il qual eft'etto nel nostro caso e la velocita generata e lo spazio trascoi'so per lei. Non potendosi per altro siq^porre che gli spazj percorsi in causii d.' una forza acceleratrice costaute segviano U 236 ELEMENTI Df FISIC.V diretta ragione del tempi sempUci ( proporzionalka vera soltanto pel caso delle forze istantanee ) , e di mestieri I'animetterc die gli spazj di cui si tratta seguaao la di- retta ragione cresccnte p:q d" una tale potenza x dei tempi cui sono dovuti ; di modo che avrassi 1' aiialogia n ( n — i) 2. n ( 2 n — i) P i r —,■ a 2 q f^ Istessamente paragoaando gli spazj (HI) e (IV) li otterra un' altra analogia in cui il secondo rapporto debb' essere /^ T : — 8* T* ; I." perclie quando siasi stabilito che ad 7 una tale foi'za acceleratrice costante sono dovuti degli spazj proporzionali ad una certa ragione p : q d' una po- tenza X de"" tempi, essendo questa les^ge indipendente dalla grandezza del tempo, deve essere costante per la medesima forza costante; a." perche le due analogic, do- "vendo ricadere identicamente I'una neW altra, quando nella seconda facciasi 4 T=: T, devono per necessita i secondi rapporti d' ambe le proporzioni essere eguali fra loro : il che significa essere vera in se stessa la proporzione n ( n — 1) Q. n ( 2 n — i) V t-i-nS: (> t -t- 3 n 5 =: z 3. 4»(4" — I) 0 8re(8rt— I) p t -»- 4 n S : ■ f t -4- iwt S. E poiche Jl medesimo rlsultamento sarebbesi del pari •ttenuto paragonando due a due quattro spazj percorsi iu quattro tempi due a due T uno triplo , qundruplo , .... ennuplo dell' altro ; cosi in generale stablliremo che net. moto unifonnemente accHerato due spazj debiti a due tempi r uno multiplo dell' oltro , sono direttamente proporzionali a due altri spazj debiti a due altrl tempi , V uno multiplo dell' altro nel medesimo modo. Saranno dunque vere del pari le analogie seguenti S:vt^2S = vt^2S:6i>t^^S = Zvt-i^3S:i5vt^6S n ( n — I ) 2 n ( 2 n — i ) = V t .^nS : (;r_j_3nS=.... S:3vt'*~3S=zvt-i~2S: iSvt-*~6S=. 6p t-*- 48:66 vt-j- 12S. n ( n — 1) S n ( o n — i ^ = V t ^^~n S : v t -t- 3 n S = . . . BI KANIERI GERBI. 287 0 . t dalle cjuali tutte derivasi costanteraente S = ; come e facile fame la prova , sia procedendo in particolare con ciascheduiia, sia operando in generale su quella da noi sta- bilita piu sopra^ e che tutte le rappresenta e comprende. Defuiito il valove del i. spazio S =r , tutti gli ai- tri sono defiuiti del pari, e le due serie (.4) e {B) sono determinate, avendosi per la prima. Tempi 1.°, a.% 3.°, 4.° ,...., n. V t V t V t V t \ " ^ Spazf — , 3 . ' — , 5. — , 7. — J...-, (an— i) - — ; 2 a a 2 2 ed avendosi per la seconda. Tempi i . t . , a.f., 3.t., 4.t.5 t nt. i> t v t V t .c.f a*"' Spnz] I . , 4 . , 9 . ,11),. — , ,R . ; ■^2 3. 3, 3. 2 Donde impariamo le tre leggi fondamentali del moto uniformemente accelerator le quali sono, I.' Gli spazj percorsi in tempi e^:uidi e siicccssivi sono ronie i Humeri dispari risultanti dallo scemare di un' unita il doppio del nwnero esprimente V ordine del tempo in questione ; a." Gli spazj percorsi in tempi successivamente crescenti sono come i quadrati dei tempi; 3." La velocita acquistata dul mobile durante un data tempo d' azione , e tale che solo per essa , in un tempo suc- cessivo eguale , si prrcorrerebbe uno spazio doppio di quello precedcntemcnte ptrcorso. Diamo fine a questa breve disamina del primo tomo del- r opera del sig. Gerbi , e attenderenio il terzo tomo per parlare cosi a un tempo del secondo e dell' ultimo. Que- sti Elenienti, malgrado queste poche nostre censure, fanno sommo onore all' autore e alia Universita ov' egli professa la scienza , e sarebbero certamente i migliori die vantar potesse fin ora T Italia, se il sig. Gerbi non fosse stato costretto dalle locali iostituzioni della sua Universita a trattare la scienza con un metodo altrove non adottato. Noi aiiimiamo il prof. G. a sdebitarsi verso la sun Univei- sita col terzo volume e di pensar poscia all' Italia ^ poiche egli mostra di avei'e seguita la scienza in tutti i suoi progres- si , di conoscere le opere piu recenti ancbe straniere , e in somma di essere capacissimo di dare all' Italia una fisica quale generalmente si dcsidera da molti anni. a38 Trattato dellc principall malattle degll occhl , dl An- tonio Scarpa , professore emerito e dlrettorc della facoltd medica della R. Imp. Un'wersitd di Pavia, cavaliere dclV Ordiiie R. della Corona dlferro. Edi- zione qniiita accrescinta ddV antore. — Pavia , iSiT), dallpena iniziato, il cjnale noa conosca I'anreo Trattato dello Scarpa suUe principall malattie degli occhi. Fra le tante opere che a pro dell' umaiiita Innguente furono da cjuesto cUia- rissimo professore date alia luce, ricca dl iinportantissimi risultati da un' esatta osservazione , e da una lunga feli- cissima pratica dedotti , questa non occupa certameate r ultimo posto ; e le frecptenti citazioni , le quali con molta lode si riti'ovano presso gli ai^tori 91 nazionali clie stranieri , e il vederne pure comparire la quiiita edizio- ne , A'ivcndo anccra 1' autore , abbastanza ne mostrano in quanto pregio s' abbia la medesima a ritenere. Onde far conoscere pertanto in die questa ultima edi- zione sia superiore alle altre , daremo brevemente un estratto delle variazioni e dellc aggiuute che vi si fecero. To/no I. CAPO PRIMO. Del fliisso palpfbrale puriforme e della fistola lagriniale. E primieramente troviamo alcune varieta per cio che risguai-da il flusso palpebrale puriforme^ con taata preci- sioae ed utilita distinto dal nostro professore in quattro periodi. Parlando della cura del primo pcriodo raccomanda cal- ^amente le injezioni pel punti lagrimali d' acqua tiepi- da , ora semplice, ora di piantaggine avvalorata da aUun poco di spirito di vino, mezzo d'una utilita inestimaliile ne' primordj di questa nialattia , conosciuto da tutti i chi- rurghi del passato secolo , nia ora praticato da pd^his- eiiui, u Posso assicurare, dice V autore, che in quests SCARPA, DELL\ M\LATTI\ DEGLI OCCIII. Z?)() circostanze , ossia al primo apparire tlella lagrimazione e della C!S|ja, insislendo iiella pratica delle iiijezioni di acqua tieoida pei puiiti lagrimali . si ottieiie costaatemente che snbito , o dopo poclii giorui l" acqua passi liberamente iiel naso. E se negli altri stuistoriao una semplice puntura di una linea e mezzo o di due linee in lunghezza dall' alto in lia?so a seconda della o])liliqnita della piega che fa la palpebra inferiore. Avendo in seguito osservato che la grossa tasta di pionibo , che laceva portare Innga- inenie a' suoi malati, serviva soltanto a dirigere le lagrime dal sacco nel condotto nasale , penso ottimanjente di so- stituirvi un semplice spillo d' argento munlto d' una testa a modo di chiodetto, coUa quale si appoggia esteraanieiite sul sacco, ne apporta incoraodo per la sua leggerezza , ne deforniita, specialmente se la picciola testi dello spillo sia st.ata tinta del colore della pelle vicina. Finalmente in un' Appendice posta in fiae del secondo volume si fa a rispondere alle obbiezioni fatte da Haimly e da Flajani suU' origine ^ progresso e formazione della fistola lagriinale. Primieramente d' aver essi osservato la fistola lagrimale senza la mini.na alterazione morbosa delle palpebre e del'e ghiandole Meiboniiane ; in secondo Ino- go, die ogni flusso palpel)rale puriforme non e susseguito da fistola lagrimale ; in fine , che la fistola lagrimale gna- risce mediante la sola operazione, senza curare, quando esiste, lo stato delle palpebre. Alle quali obl)iezioni vittoriosamente risponde col rao- strare i.° che egli uon ha preteso di escludere la possi- bilita di qitalche caso , in cui le membrane componenti il condotto nasale , ed il sacco lagrimale venissero infar- cite, ingrossate , ostrutte , ulcerate, indipendentemente da malattia delle palpebre , ma di far rimarcare che il pill delle volte i primordj di questo male fanno la loi'o comparsa sulle palpebre, noa avendo nel corso di trent'an- ni e pill di pratica osservato una fistola che non ricono- scesse vuia tale precedenzaj a." che e verissimo , che ai^O SCARPA , TR\TTATO DELLE PRINClP4.ri essendo la materia pnriforme non eccedente nella qnantlta o densita , e non del tntto nejiligcntata, puo la malattia non essere susseguita da fistola , e die, se parlasi di flnsso palpehrale puviforme acuta vceineiite , lo stato d' inliain- inazione, di gonfiezza delle palpebre e in simili casi cosi cnorme clie i pnnti lagrimali chiusi e deviati dalla natu- rale loro posizione e direzione non sono piii atti ad ain- mettere non solo la puriforme acre materia, ma nemmeno le lagrimei 3.° iinalmente che puo darsi l)enissinio qual- che esempio di fistola lagrimale gnarita senza cui'are lo stato morboso delle palpebre e delle ghiaiidole Meibo- miane, vedendosi talvolta guarire certe discrasie sotto opportuno regolamento dietetico. C A P O VI. Delln sciarppllamento o arrovesciamento delle palpebre. Neir appendice posta in fine delP opera trovianio fatta a quest' articolo un' importante aggiunta. I! professore Scarpa, scrivendo a Maunoir, erasi mo- strato d^ssenziente da Adams intorno air operazione da lui proposta per la cura dell' Ettropi.- , poiclie dall" estratto della di lui opera eragli sembrato che il sig. Adams in- tendesse di dare una norma generale per la guarigione di C(uesta infermita % ma avendo poscia dalia lettura del- r originale compreso, che il sig. Adams riserbava il suo metodo soltaato pe' casi di antica data con eccessiva ri- lasciatezza della palpel^ra, e allungamento del tarso , con- viene col medesimo di inci(]ere in simili circostanze coUe forbici la palpebra mal affetta a lettera V., e rimossa la fungosita unire la ferita con un punto di cucitura, e colle strisce di cerotto adesivo dal naso all' orecchio. CAPO VII. Dill' Ottalmia. Questo articolo di chirurgia , del quale niun altro cer- taniente parl6 con tanta precisione , coa quanta ne tratto il nostro celebre professore Scarpa , venne pure di alcune inq5ortanti cose nuovamente arricchito. Parlando dell' acuta ottalmia forte acceiina il metodo da Wardrop proposto per arrestarne i rapidi progressi , di evacuare cJoe 1' acqueo mediaiite una puntura della cornea, bastante a togliere la dislensione del globo del- V occhio, ed a produrre quiiidi la calma, Ma si dul)ita MALATTIE DECLI OCCHI, 24 1 meritamente dal nostro professoi-e , che questa calma non abbia ad essere che niomentanea, facenclosi la rigenera- zione dell' acqueo in pochi miauti. Nel meiitre che raccomanda , dopo le larghe missioiii di sangue e le evacuazioni alvine , il vescicaate alia nuca ». lo esciude pero, dietro la dotti'ina di Bonet e di Riverio, nel caso in cui 1' ottalmia dipende oniiinamente da za-*- vorre delle prime A'ie. Di tutte le opiiiioiii suUe cause deirottaliiiia puviforine de' bainl)ini ainnictte la piii verisiiiiile quella che il male derivi da acre priiicipio apphcato alle palpebve e nepl- telli del bambino nello strisciare che esso ta colla faccia sulla vagina nell' atto di usclre , non escludeudo pero prudentemente anche le altre ammesse dagli antori , il freddo p. e. , il calore eccessivo, la luce vivissima , e siniili. Percio raccomanda alle levatrici di lavare ai neo- nati le palpebxe ed i nepitelli , e 1' interne delle palpe- bre con acqua di malva tiepida per piii giorni di segui- to ; come pure di non esporli all' aria fredda ed umida , ne al fuoco ardente, ne alia vivissima luce. Dopo avere trattato dell' ottalmia purulenta de' bam- bini, e della venerea })uru;enta , passa a far cenno dcl- r ottalmia contagiosa d' Egitto. I smtomi di questo male ei-ano lo scolo purulento copioso dagli occhi, la tumidezza delle palpebre , della congiuntiva e del globo dell' occhin , la pronta inclinazione della cornea alia opacita ed alia ulcpi-azione. I rimedj che piii giovarono , secondo Ware ^ sono stati quelli che soglionsi utilmente usare nell' ottal- mia purulenta de' bamliini e nella gonorroica. Al sig Vasani che voile negare il passaggio dell' ottal- mia alio stato di rilasciamento e di deljolezza, e che lodo molto nella cura di quest' ottalmia 1' uso esterno del tar- taro stibiato, molto saggiamente risponde in una sua nota il nostro professore Scarpa, del quale giovera riportare le precise parole « Sgra^iatamente i chirurghi inglesi e francesi ignoravaino , che per agevolare lo scio.Iiinento del- l' infiammazione locale, e deter s.tre gli occhi da que' prin- cipj infetti che ne stillano , giova, qual controstimolo , un colli rio fatto colla soluzione di dieci o quindici grani di tartaro stiljiato in una libbra d' acqua, col quale rimedio Vasani dice d' aver fatto prodigi nella cura dell' ottalmia purulenta contagiosa d' Ancona. Ma quei pratici noa Bibl. Ital. T. XVI. 16 242 SCARPA, TR\TTA.TO DELLE PRINCIPA.LI sapevano nulla di controstimolo. Sapevano bene, che un lavacro di tartaro stibiato simile al detto coUlrio fa in- fiaminare la pelle , e la fa coprire di vescichette e pu- stole pruriginose i i[uiiidi non sarebbe mai veauto loro in capo di controstiinolare con uno si forte stimolo- lo mi aspetto di sentire presto clie sieno state curate delle ottalmie infiammatorie acute e croniche coUa tuitura di canterelle , giacche non e vero presso i campioni della nuova ipotesi tenebrosa del controstimolo cbe vi sia dif- fereiiza fra ottalmia acuta e cronica. <> Qnanto alFottalmia cronica fmalmente trovlanio aggiunte due important! osservazioni. La prima si e, che codesta ottalmia si e veduta talvolta derivare dalla presenza di insetti, e piu particolarmente del pediculus ferox pubis, alia quale pose presto fine F vtngueato mercuriale por- tato coir apice del dito sui nepitelli , e sul sopracciglio : la seconda richiama T attenzione dei pratici sul proposito che 1' ottalmia cronica staliilisce sempre la sua sede sulla membrana interna delle palpebre, mentre T ottalmia acuta occupa di preferenza la congiuntiva del globo dell' occhio. Tomo IT. CAPO SECOND O. Delia Cater atta. Questo punto di pratica chirurgica gia trattato dal no- stro professore colla maggiore delicatezza e macstria pos- sibile , viene ora a ricevere da lui medesimo V ultima mane , coslcche pare intorno ad esso nulla piu rimanersi a desiderar d' importante. II metodo di operare la cateratta per depressione , gia slabilito dal nostro autore , preferibile in ogni caso all' e- strazione , viene di nuovo caldamente raccomandato, per- che quest' ultima e in parecchi casi azzardosa e difficile , come quando T occhio e infossato nell' orbita , o molto mobile. Mostrando l' incertezza di poter determinare la natura della cateratta , esclude quella della nascita , che e per lo pill membranosa o atrofica. Accenna quindi , dietro Tos- servazione di Riohc , la possibilita della cateratta nera ; e quanto ai casi riferiti da Cliamsera e da Demours dell' es- sersi spontaneamente staccato il cristallino colla sua cas- sula dalla zona cigliare: « Se si potesse provare, dice il nostro professore , clie a raisura che cresce Topacita del MA.LA.TriE DEGLI OCCHI. 248 eiistallino e della sua cassula , cresce del pari la dispo- sizione di queste parti a staccarsi dalla zona cigliare , al- lora si avrebbe una norma pressoche sicura onde deter- minare il grade di nuiturita della cateratta. Dalle relazioni avute da lontani paesi dovette I'autore riconoscere esseve caduto abbaglio per parte de' fabbricatori di stromenti cliirnrgici intorno alia forma e grossezza del sno ago ; poiche ne incurvano la punta a loro piacimento , 11011 aldnstaiiza tagliente nei lati , e danno a tut.to 1' ago una grossezza quattro volte almeno maggiore : si raccomanda quinci di attenersi alia figura da lui datane. Rende in seguito avvertiti i giovani pratici die nelle persone d' abito di corpo mal sano , la cateratta e per lo piu molle e caseosa, e che le flussioni linfatico-san- guigne facili in essi a svlliipparsi ritardano assai la per- fetta guarigione. Se iiel tras[iortare la lente fuori dell' asse visuale , la pupilla assuir.e una figura ovale e bislunga , e un indizio certo c!ie la c^-ssula del cristallino e aderente alia faccia posteriore dell' iride , ove la pupilla si allunga ^ giovera ill allora colla punta dell' ago lacerare questo punto d' u- nione , altrimenti alcuai giorni dopo comparisce da un Into della pupilla una porzioiie di cassula opacata, clie gli oculisti chiamano accowpngnamento. Ricoiosciuta la mirabile attivita del slstema linfatlco neir assorbire i pezzi di cassula opacata portati nella ca- mera anteriore , Adams vorrebbe spezzare anche la ca- teratta solida del cristallino, e portarla nella camera an- teriore; ma il nostro cliiarissiino professore asserisce, che non solo questa operazione non e necessaiia, perche la solitla cateratta infossata a dovere iiel vitreo piia non ri- sale , ma riescir potrebbe anche dannosa, esponendo il malato a' pericoli di cttalmie ostinatissime, e perfino di ulcerazloni della cornea. Disapprova in fine la pratica di alcuni, nella sera pri- ma deir operazione , d'instillare iiell' occhio le soluzioni di Belladonna o di Josciamo , in quanto ohe se il cri- stallino e molle, e la cassula friabile , la troppo grande dilatazione della pupilla fa si. che le particelle spezzate e passate nella camera anteriore ripassino con facilita nelLi poeteiiore , lo die ritarda 1' assorbimento. ^44 SCARPA, TRATTATO DFLLE PRINCTPALI CAPO III. Delia Fiipilla ortificiale. Neir anno 1801 per istituire la pnpilla avtlficiale , il profcssore Scarpa adottava il metodo della papilla innrgi- nale, clie gli era sembrato preferibile a qnelli di Chestl- den, di Janin , di Wenzel. Ma aveudogii V esperienza diinostrata 1' insufficienza di ua tale processo , taato piu che la fenditura, la quale ne risiilta in progresso di tem- po, di ovale che era divieue fiUfoi'nie , e quindi inutile alia visiofle, dovette in quest' edizione rinaovare afFatto im articolo cotaiito importante. Espone dunque priinieramente le raaniere di operare proposte dal sig. Donegana , dal Flajani e daW Adams , le qup.li conosciute non conducenti pienameate alio scopo iiecessario , e compreso quindi il bisogno di far uso delle forbici, e penetrar nell' occhio per la cornea, esamina i mptodi per cio eseguire da vari autori proposti , e fra tutti sceglie quello del sig. Maunoir. Descrive in fine il modo di operate di questo celebre chii'urgo, ed accenna varie modificazioni da farsi ne' A^arj casi che possono ri- chiedere la papilla artificiale, II sig. Donegana istituiva r operazione entrando con un ago a falcetta , ora per la sclerotica, ora per la cornea, ed ora per ambedue, e si proponeva di staccar Tiride dal legaineiito ciliare , e suc- cessivamente inciderne di traverso il semidiametro. Ma sembra al nostro autore , che 1' iride non possa opporre snfilciente reslstenza al tagliente , che non si incida quin- di che per assai picciolo tratto , e che ins'stendo si con-a pericolo di staccare completaniente questa nierabrana dal legamento ciliare. "~ II sig. riijani scrlsse d"aver fatto una pupilla incidendo 1' iride in croce ; la quale operazione, seguendo !e tracce che ne da l' autore , non sem})ra alio Sea. pa eseguibile in tutte le sue parti , dovendosi nel taglio verticale del- r iride ritii'are fuori delF occhio I'ago tagliente, e ricon- durvelo poscia per istituire T orizzoutale. Adams, volen- do diniostrare l" utilita del metodo di Cheselden, pratico r incisione trasversale dell' iride , entrando per la scle- rotica con un coltellino simile alio scalpelio anatomico, nia tagliente nel sno dorso leggerniente convesso. Fa ri- flettere a proposito il nostro professore Scarpa , che quando ristretta incontrasi la camera anteriore deU'acqueo, dif- ficihnente si puo movere in curva I'apice del coltellino M4L\TTIE DECLl OCCIIl. i^5 senza clie s' impegai colla piinta nella sostauza della cor- nea. Coufessa poi ingeuuainente lo stesso Adams, clie , essendo necessario clie il tagUo dell'iride sia di due terzi aliueno del suo diaiiietro , per cLo fare occorre talvolta di ricoudurre lo stroineiito per la ferlta due e persino tre volte, lo che e assai iiialagevole di eseguire. E volendo praticare una pupilla laterale con un tagUo verticale del- 1' iride in vicinauza del suo graude margine , fa osservare lo Scarpa, essere facilissimo che succeda il distacco del- r iride medesiiiia dal legameuto ciliare. In quavito poi alia pei'manenza della pupilla , sembra clie ue duVjiti lo stesso Adams , quando raccomanda di introdurre fra le labbra della ferita dell' iride alcuai frammenti di cassula o di lente opacata , che si oppongono alia tendenza che hanno i margini dell' incisione di avvicinarsi. Non e pero lon- tano dal credere il nostro chiarissimo professore , che nei casi di aderenza dell'iride a qualche punto della cornea, possa il coltellino trovare abbastanza resistenza per iaci- derla nettamente , e clie possa la pupilla inantenersi per- manente. In vista deir iusufficlenza di quest! metodi operativi , fu il professore Scarpa dalla ragione e dalla sperienza convinto sulla necessita dell' uso delle forbici in questa operazione , e di entrare conseguentemente con esse per il taglio della cornea. Raccomanda egli che il taglio sud- detto sia della minor estensioue possiblle ; che si incida colle forbici 1' iride in modo , che ne risnlti , qnanto piu e possibile nel di lei centro , un lembo triangolare ; che la pupilla se non trovasi nel centro dell' iride , sia al- meno tanto lontana dal legainento e dal corpo ciliare , che quest' ultimo non possa essere d' ostacolo alia visio- ne. Stabiliti i quali priucipj si fa ad esaminar brevemente i pill celebrati metodi per eseguire questa operazione. Janiii incisa la cornea, come per 1" estrazione della ca- teratta , con una forbicina cm*va faceva un taglio verti- cale nell' iride in prossimita del di lei centro. Wenzel incisa d' un sol tratto la cornea e 1' iride , espor- tava di questa una porzione colle forbici. Beer aperta la cornea , recide colle forbici una porzion- cella d' iride , estratta con un uncino. Gibson propose di far protuberare 1' iride a modo di procidenza fuori della cornea , coiYiprimendo il globo del- 1' occhio e recidcrne la porzione protuberante rasente la cornea. ( Sara continaato. ) 2^6 JPPENDICE, PARTE I. SCIENZE LETTERE ED ARTI STRANIERE. De leconomie puhlique et riirale dcs Cclt^s etc. di L. Reynier (i) ( 3.° esiratto ). N. EL capitolo III si esamina la religions nelle sue relazloni colla pubblica economia. I popoli piu selvaggi , dice V autore , hanno ua culto, ma senza domnii , e senza organizzazioae sacer- dotale , o al piii si trovano in essi individiii isolati , i qiiali piu o meno persuasi essi medesimi, traiTe sanno iin vantaggio dalla persuasione altrui. Questo era a iin dipresso lo stato della reli- gione tra i Celti ; ma presso i Galli si e trovata nei tempi piii antichi una gerarchia sacerdocale, dal qual fatto puo raccoglieroi che la nazione era gia sortita dal sistema della pi'iniitiva seni- plicita. Alcune confuse tradizioni portano , che i Celti nei tempi (i) Dobbiamo correggere nn errore corso nei I," nostro estratto. Noi ab- biamo attribuita qneit' opera al gcnerale Keynier, conosciuto per quella sopra I'Egitto dopo la battaglla di Eliopoli. L' autore della presente c Buo fratello , e noi siamo stati ingannati dal cognome e dal sapere die jl nostro autore prese anch' egli parte a quella spedizione ; ma , come scppimo di poi , in qualita , non di railitare , ma di trudilo. £ uscito non ha gua>i un altro volume doUo stesso autore , intitolato: T)e I'economie pubUque et ruralc ries Perses ct di-! Phenicien^ , stampato in Ginevra da J. J. Paschoud ; e si veuje in Milano da Rodolfo Yismara , librajo in Pescheria Vecchia. ATP. r\RTE STR.VNIERA. 247 pill remoti erano stati pin illiiminati e piii potenti che non al- r epoca delle loro guerre coi Roiuani. Si potrebbe attribiiire la decadeuza loro alle guerre civili , alle iavasioni dei popoli meno civilizzati, alia influenza fors' anclie delle anticlie dinastie desjradate , come avvenne net T'o/owei dell' Egitto , ed all' ascen- dente ottenuto da un corpo sacerdotale. A questa 1' autore e tentato di attribuire piii che ad altro la decadenza dei Celti , e crede avere errato Cesare , che la attribui all' agricoltura, giac- che i Romani divenuti coltivatori non cessaroao di essere prodi e beliicosi. Incerto e il mezzo col quale i druidi abbiano potuto otteuere ima politica preponderanza ; forse 1' acquistarono colle pretese loro sui diritti del corpo sociale , forse all' epoca di un cangia- mento di culto , nel quale approfittarono della esaltazione degli spiriti , e questo pote avvenire allorche s' Lntrodussero in Europa i dommi Indiani , nei quali i sacerdoti coUocati nel primo grado dell' ordine sociale , investiti erano di psteri di qualunque ge- nere. Probabilmente questo sistema produsse presso i Celti \o stesso effetto che altrove ; quello cioe di estinguere V attivita nazionale inconipatibile colle forme e col regime monacale. Ua governo centrale dei druidi comprendente la Gallia e la Breta- gna ., sembra provato dalla unione che quei sacerdoti couserva- rono malgrado lo sinembramento posteriore della Gallia. II centra principale era nella Bretagna, un centro secondario per tutta la Gallia trovavasi nel paese dei Carnuti. Le divisioni in varie repubbliche, tutte dominate da fazioni interne, facevansi senza alcun cangiamento nel culto , e i druidi conservavano le loro prerogative. Invano forse i popoli cercavano di scuotere questo giogo ; ma non avendo istituzioni che resistere potessero e far fronte alia gerarchia sacerdotale , i druidi si mantennero sempre nel loro grado , nel primo ordine dello stato. Essi non formando una classe distinta di famiglie , come nel- r Egitto e nelle Indie , si ricomponevano e si perpetuavano per Tia di iniziazione , cioe per mezzo di una scelta che essi face- vano tra i giovJini ; erano quindi alia testa della istruzione e- della educazione , e la prima ad altro non riducevasi se non ad apparare a memoria alcuni rozzi poemi , giacche alcuno non aveva il diritto di scrivere ; gli alunni che non davano gran- ii speianze nella societA ri^^ettavansi, e coa lungo tirociaiu 248 Al'PENDIOE innalzavansi ai gradi superiovi quelli cfie dcstinati venivano ad essere druidi. L' istnizione era aduaque nulla per il po]iolo, per- clie iucatenata dal jn-ivilegio escjusivo dei sacerdoti ; e questi godeudo gia di tutti i vantaggi sociali , alcuno stimolo non ave- vaiu) ad accrescere le loro cognizioni rollo studio e colla fatica. In mancanza di litmi e di notizie positive i druidi approfittarono della credulita e si attribuirono la facolta di leggere nell' avveaire. Al tempo stesso essi usurpata avevano la polizia delle assem- blee nazionali , il diiitto di convocarle e persino la scelta delle dclibei'azioni , non potendo pi'oporsi se non quelle cbe essi di- cevano piacevoli agli iddii. I druidi della Bretagna col mezzo di una pietra sortora indicavano le elezioni alle quali gli Dei consentivano , e presso gli Edui intervenivano alia nomina del priiuario magistrate ; essi custodivano net loro templi gli sten- dardi delta nazione , e con questo mezzo una influenza eserci- tavano anche sulle guerre che iutraprendere si dovevauo. Essi erano ancora i depositarj delle leggi ed i giudici di tutte le coutese , e siccome scritte non erano le leggi , interpretarle po- tevano ed ancbe esporle conforme alle loro passioni , agli inte- ressi loro. Arbitri erano pure delle pene , ed esecutori delle leggi penali. Nei commentarj di Cesare vedesi alcun indizio di una scomuuica che essi lanciavano , e che Tindividuo colpito isoiava interamente dalla nazione. Questi poteri j ero esercitare non poterono se non nel periodo della loro piii grande influenza, ed e aucor dubbio se gli esercitassero contro gli uomini potenti. I druidi soli avevano tuttavia il diritto di offerire i sacrilizj , e soli dispensati erano dal pagamento delle imposte e dall' obbligo di portar 1' arnii. Ai prestigj del culto aggiunsero i druidi 1' esercizio privativo della medicina , e 1' enipirismo loro era egualmenie medico che religioso. Coglievano essi con alcun rito o alcuna splennita le piante medicinali ; attribuivano a quelle misteriose virtii , e ad alcune ancoi'a la facolta di preservare dalle ferite e di rendere gli uomini invulnerabill. II sangue clie scorreva , dice 1' autore , malgrado quel supjjosti preservativi , non guariva quei barbgri dal loro accecamento , e nelle leggi longobarde si dovette porre un freno a queste superstizioni. A tutti quei mezzi di dominare sulla pubblica opinione dee aggiugnersi il terrore religioso , forse d' ogni altra cosa pit* rVRTfi SfRANTEr.A. 34y imponente. I ch-uiiU fingevano tenibili i ioro Dei ffi- avcre soli il diritto di calniai-ne- lo sdegno , e qtiindi nacquero anclie i sa- crifizi di vittiiue uiuane die T autore crede fuor di diibbio pra* ticati , appogeiandosi non solo agli antichi scrittori , ma ancora ai capitolari di Carlomagno , nei quali si e cercato di sradicare quell' empio costume , ed alia leggi della Frisia colle quali il violatore del segi-eto di un tempio doveva immolarsi sulla riva del mare alia oftesa divinita. Accords tuttavia che sacrificati erano solo in preferenza i malfattori o i prigionieri di guen-a , c che solo sostituivasi nel caso di mancanza un individuo inno- cente della nazione. Non e 1' autore d' avviso che alcuni romani imperadori lo scioglimento ordinassero del coi-po dei druidi per 1' on'ore che quelle atrocita ispiravano , ma crede che Tiberio le ceriuionie loro abolisse per timore di una riunione d' iniziati. Vantaggi simili ai succennati godevano i druidi nel Nord dell' Europa ; essi formavano cola un coi'po eguale, se pure non crano una diramazione di queilo delle Gallic , dependente ess'o pure da un centi'o medesimo. II potere loro senibra ancora piu esteso , perche le storie del Nord ofFrono gli esempj di molti re scelti dai sacerdoti come vittime espiatorie , il che prova, dice r autore , che gl' interessi di questi non sempre si coUe- gavano con quelli dei capi del governo che forse osavano'loro opporre alcuna resistenza. Se i Germaui non ebbero gerarchia sacerdotale , come Cesare suppose , egli e perche quella nazione era meno ricca ; pure Tacito parla di un sistema sacerdotal* poco dissimile da queilo dei druidi presso i Celti , sebbene non parli del mezzo per cui quel corpo si perpetuasse , ne della fonte dalla quale i sacerdoti ricevessero i loro poteri. Ai sa- cerdoti univaasi tra i Germani donne fanatiche che probabil- mente erano istromenti della' loro furberia. Queste donne erano sovente le prime , che il pugnale immergevano nel seno delle vittime umane , e la scienza dell' avvenire cercavano nelle loro viscere palpitanti. Opina T autore die 1' influenza di quei sacer- doti e di quelle femmme suUo spirito pubblico riuscisse funesta alia nazione , giacche spesso le spedizioni guerriere mal dirette per questo mezzo , la distruzione portavano delle armate. Presso i Germani interpretavansi pure i voleri degli Dei col nitrito de' cavalli bianchi spiegato dai sacerdoti ; questi e le donne dai giuoco della sorte Uaevano gli aiigurj per le annate , aSo AX'PENDICE c sppsso il pregiudizio faceva differirc le battaglie fino al ple- nilunio. Passa quindi V autore a parlare dei Geti die Finkerton ha creduto Goti , e quindi Scir.i , e V autore ci-ede piuttosto siaiili ai Gerniani. Presso quei popoli tracce vedevansi delle opinioni Pitaooriclie , ed una associazione o confrateniita esisteva di Plistii^ clie r autore e tentato di paragonare agli odierni fratelU Moravi, e semnre trovavasi alrun sacerdote sedicente profeta , che di consiglieie seiviva al re. I Geti non figurarono sulla scena politica se non uu istante , ed assorbiti furono dall' impero ro- mano ; vigeva pero presso di essi il bai'baro costume indiano che la sposa si sacrificasse sul rogo del marito ; i Celti piii umani sostituito avevano alia sposa lo schiavo prediletto , ed al tempo di Cesare non gettavano sul rogo se non le masserizie pill care al defunto , e presso i Germani ancora gettavansi le armi e talvolta il cavallo. Dubbio b pero , se i Celti abbiano per questo comiac ato a scuotere i prinii il giogo sacerdotale. Osserva 1' autore clie la superstizione piu profonde i-adici aveva gettato nelle regioni oriental! , e che una parola di Suida che in italiano si direbbe tracizzare , slgnificava lo abbandonarsi alia superstizione. Presso alcuni popoli germani il sommo sacerdote non era solo il consigliere del re , ma ei-a egli stesso un capo del re piu potente , e disponeva a piacere delia sovranita. I re dice- vansi , secondo Ammiano Marcelliiio , Hendini , i sacerdoti Sinisd , nei quali nomi I' autore travede le radicali nel primo di capo , nel secondo di seniore. Un coUegio sacerdotale ebbero ancora i Borgognoni , sebbene in qualita di coltivatori , schiavi non fossero come i nomadi del sacerdozio. I Franchi nelle leggi sa- liche non imposero compenso piu forte per i delitti al sacerdote di quello che stabilito era per qualunque viomo libero. II grande potere dei sacerdoti presso i Celti derivava solo dal non avere quei popoli leggi scritte che nelle mani non fos- sero dei druidi , e dalla parabola della diviuita che essi mesco- lavano nei loro giudizj. Nacquero quindi le prove dell' acqua fredda, dell' acqua calda, del ferro rovente o del fuoco , che i Celti come altri popoli Europei conservarono anche in mezzo al cristianesiuio , e che Pellouder ha fatto , forse troppo facil- mente , derivare dai Greci. A quelle prove potrebbono aggiu- PARTE STRANIEP.A.. sSl gnersi i duelli giudiziarj accennati in molti codiri del medio evo. Presso i Celti decidevansi colle armi anctie le quesiioni di pre- cedenza ; scritto e tuttavia nelle leggi longobarde essere quello un cattivo mezzo per conoscere la vei-ita , e non e stato con- servaro, se non pei'clie volute dai costuiui della nazione. Incerto e se i druidi altri libri non avessero che quelle poetiche rapsodie delle quali si e parlato. L' autore non e di questo pa- rere , perche , die' egli , essi si raanrennero in un grado di istru- zione superiore alle altre classi della societa, sebbene cadessero *8si pure in tempi posteriori nell' avvilimento. Non e credibile che essi distrutti avessero tutti i libri ; .essi ne avevano solo tolta la comunicazione al popolo , e forse col tempo essi mede- simi li trascurarouo. Incerto e pure se presso i popoli del Nord i sacerdoti vietassero di scrivere le cose che essi insegnavano ; ma mentre alcuno scritto non ci rimane dei Celti , conserviamo alcuni poemi sacri del Nord : tale t T Edda. I druidi caddero dal loro potere e dal loro credito , allorche il commercio dei Romani obbligo i popoli vinti ad imparare la lingua loro , e la celtica non divento se non la lingua del basso popolo. I druidi perdcttero allora qualuncjue autoritk o influenza politica , spenta dai Romani , e rinunziarono allora a C{ualunque studio divenuto per essi inutile. Osserva finamente 1' autore che i Romani orgo- gliosi non si curarono di instruirsi nelle scienze dei Celti, come fatti padroni di Cartagine , non pensarono neppure a conservai-e i preziosi depositi , ove riuniti erano i viaggi di que' navigatori, dai quali imparati si sarebbono i mezzi per cui quella repub- blica in poco tempo si elevo ad un cosi alto grado di ricchezza e di poteie. In riva al Baltico , dove i Romani non penetrai-ono, il culto antico mantenne piu a lungo le sue relazioni colle isti- tuzioni politiche ; ed il cristianesimo , benche scene sanguinose producesse, non s' introdusse cola se non lentamente. Le tracce o gli avanzi degli scritti dei Celti non trovansi se non nei di- Stretti che meno furono soggetti all' influenza dei Romani; e qui r autore mostrasi alquanto favorevole alia genuinita, se non altro parziale , dell' Ossian di Macpherson. Alcuno e pm-e d' avviso che r origine dei romanzi di cavalleria e delle antiche favole o noveile debbasi alle antiche croniche celtiche , sfigurate con ag- giunte posterioi-i , notizia die puo essere di alcun uso per i ro- maatici odierni. L' autore dic» almeno che qr.esta congetuua a5a APPENDICE sembra pin vcrisiniile che non lo attribuire la inveiizione dei roinaiizi agli Arabi ilella Spagna. Ai costunii cloi Ceiti , e certa- niente di alciinl popoli dclT Eui-opa, convengono alcuni tratti ca- ratteristici di quet;li sciitti, il rispetto per escmpio alle fenimine, e la tendeaza a divinlzzarle ia alcim modo , die agli Arabi e ad altri orientali noii convengono. La poesia era certamente la forma, sotto la quale i druidi presentavano le croniche uazlonali tanto tra i GalU, quanto tra i Geriuaui. Quella poesia, sempre draiuniaiica , noii offeriva se non alcuni quadri , nei quali pri- meggiavano i capi e gli eroi , e di questi servivaasi i Bardi per elettrizzare i guerrieri. Niun duce usciva in campo die accom- pagnato non fosse da quei poeti eccitatori del coraggio e dispcn- satori della faiua ; ed auche sotto questo aspetto si sono voluti paragonare i Celti agli anticlii Greci. Nota pero 1' autore che tutte le poesie di quei popoli non erano eroiclie , ma che alcuna ' ve ne aveva di satirica , nella quale non sempre rispettati erano i costumi e la decenza; eraavi pure dti' ca.ati Lituersi , il di cui nome indicherebbe ciie cantavansi dai servi e dagli operai per incoraggiarsi a viceada al lavoro. Alcuni popoli delF Europa , come quelli dell' Asia , avevan» un' idea delle ricompense future , e similmente di privazioni. II Dio dei Celti era un Dio fatto a loro modo , e degno di ri- cevere i loro voti , se questo prometteva ricompense ai guer- rieri die morivano sul campo , queste erano giostre o combat- timenti , nei quali 1' amore e la belta coronavano il vincitore , e. nel riposo promettevansi lauti baachetti. Questa e la religione di Odino , la di cui storia trova F autore rassomigliante alle al- legoric del sole estivo o trionfaiite. Egli ignoro forse che Giona Raino , dottissimo danese, in uu erudite volume fece i piu grandi sforzi per confonderlo cou Ulisse. L' ultima parte di questo capitolo versa sulle ricchezne dei sacerdoti di quel tempo , i quali poteiitissimi presso i Celti e sulle rive del Baltico , dovevano possedere facolta. proporzio- ^.- nate al dominio che sugli spiriti esercitavano. Siccome pero i Roraami , come dice T autore , eaccheggiavano e non osserva- vano , ne studiavano i popoli , noi manchiamo di precise noti- zie , e solo abbiamo da Strahone che i Celti delf Asia minore erano inveetiti dei piu ricchi possedimenti , affetti positivamente al loro ordine} dal che puo inferirsi che quei guerrieri ceduta PARTE STRANIERA. 253 non avrebbono una parte cosi graude delle loro conquiste ai sacerdoti , se stati non fossero abituati a vederii oltremodo do- viziosi nella patria loro. Tale alineno e V opinione di Pelloutler. A queste ricchezze fondiane agiiiugnere si debbono i tesori dei santuarj , ue' qiiali il popolo depoaeva di coutinuo donativi , e spesso li seppelliva , donde nacque clie i Romaui somme esur- bitanti trovaroDO nello stagno sacro di Tolosa. II druidismo non aveva piii alcun cvedito se non presso nl popolo, allorclie penetro nelle Gallic il cristianesiiuo. Cessata era a quell' epoca 1' influenza politica dei druidi , ma estinta non era Y abitudine di ris})etiarli , e questa giovo souimainente ai ministri del nuovo culto die quindi ottennero grandissimi privilegi. Giovo ancora alia diffusione del nuovo culto nella Gallia la invasione dei Germani , nella quale i sacerdoti si ren- dettero utili col ricondurre T ordine , e quindi aumentarono !a loro politica influenza , che sui re francesi della prima razza esercitarono. I Cristiani trovarouo i Ceici gia accostmuati ad una specie di scomunica , e quindi non fu difficile il servirsi di quest' arrae validissinia per dominare T opinione. Cosi pure non ebbero alcuna diflicolta i nuovi sacerdoti di immiscliiarsi nei pubblici affari in un paese ove questi eransi ti'ovati tutti nelle mani dei druidi ; solo alcun ostaeolo trovamno nelT ar- rogarsi i giudizj de' coljievoii ed il diritto d' infliggere le pe- ue ; e divergendo alcuna voha le decisioni de' coucilj dalle pane stabilite dalle leggi, ne nacquero due autorita sovente opposte , delle quali i capitolari ci forniscono molti esenipj. A forza pero d' infliggere pene ecclesiastiche , giunsero a far uso ancora di pene corporali , delle qiiali i giudici civili sempre subordinati divennero gli esecutori. L' autore si estende lunga- mente sulle prove clie di quesra influenza ecclesiastica si rac- colgnno dai citati capitolari, e per uliimo osserva che i sacerdoti del nuovo culto ad esempio dei druidi, non rinunciando ad al- cuna funzione pubblica , ritenuto avevano il privilegio della esenzione da qualunque imposta. Non possiamo pero dispensarci dair osservare die egli lia spinto oltremodo il confronto delle prerogative dei druidi con quelle dei loro successori. Ai tempi solo della )iiu tenebrosa barbaric e della corruzione apparten- gono gli ultiiul t enni di questo capitolo , relativi alia dcprava- zione del clero: tra questi e riflessibiie il passo dei capitolaii, 264 ATPENBICK nel quale si rcprimono gl' infanticktj delle nicrctiki tanto mo- oaclie clie secolari. Le finanze fonnaiio 1' argomento del capitolo IV. Si premette che uelle nazioni composte di popoli independenti e riuniti solo da alcune generali relazioni , difRcilinente pu6 sperarsi un sisteraa unifoniie in questa materia , perche ciascuu popolo dirige a suo piacere i proprj affari. A questo si aggiugne die gli anriclii ed anche i Greci ed i Romani non davano alle quistioni finanziere qufllo sviluppamento che ad esse si accorda al presente. Poche imposte pubbliche dovevauo esistere presso i Celti» perch^ forse tenievasi 1' impinguauiento del tesoro dello stato , che in alcun caso avrebbe potuto arricchire 1' individuo. Prolsa- bilniente le imposte riducevansi a prestazioni militari , ed a con- -tribuzioni eventuali anziche regolari. Tale almeno era secondo Cesare lo stato delle cose presso gli Edui. Sulle rive del Balcico , dove sedevano re piu o meno dispo- tici , si riscuotevano forse maggiori imposte , ma uon se ne hanno distinte notizie. Meno aocora e supponibile un sisteuia di con- tribuzioni nella Germania ceiitrale , dove il regime era affatto patriai-cale ; i capi delle faniiglie si obbligavano all' occasione a fornire uomini o altri soccorsi per le guerre ; talvolta aucora il capo supremo stabiliva i respettivi contingenti. I vincitori impo- nevano tributi ai vinti , e ne ti-aevano il mezzo di resistere ad aliri nemici, alcuni di quei tnbuti erano eventuali, altri fissi ed annuali. A poco o a nulla riducevansi dunque tra i Celti c tra i Germani le imposte stabili esigibiU in epoche determinate. I pubblici funzionarj ricevevano direttamente dai loro ammi- nistrati alcune contribuzioni o piuttosto douativi di bestiami e di viven , dei quali Tacito lia fatto menzione. Questi col tempo diveunero fissi in alcun modo , come forse avvenue pure delle prestazioni feudali , allorche i capi elettivi delle spedizioni, pro- lungando la durata del loro potere , giunsero a failo ereditario nelle loro famiglie. II sistema delle prestazioni nella Gallia come nella Germania e seuipre stato proporzionato ai bisogni ; non e tuttavia lontano r autore dal supporre che presso i Germani esistesse da prima una imposta regolare. Tra i popoli agricoli questa gravitare dee sul terreno ; quindi nella Sveziasivede ne' tempi piu antichi un esempio della decima. Presso i Celti , come presso i German' PARTE STRANIERA. 255 »tablliti nella Gallia, senibra che V iiiiposta cadesse su tinto quello che yiossedevaao , se pure il censo nou e stato cola in- trodotto solo dai Romani. Sembra pure che presso quel popolL Ic imposte fossero date ad api)alto. I Romani non aboliroao le imposte , ma anzi le aumentarono , conservaodo le forme ammiuistrative che dalla consuetudine dei popoli vedevano adottate ; i magistrati romani non cercavano che di trarne il maggiore profitro , e siccome si pagavano le imposte in dodici porzioni, un governatore si avviso di dividere r anno in quattordici inesi, onde moltiplicare il nuniero delle prestazioni. Ma i Galli e massime sulle frontiere non lasciarono che bene si consolidasse la romana potenza , e quindi i loro costumi conservarouo come qiicllo dei Frisj di pagare le con- tribuzioni in pelli di buoi. Augusto generalizzo maggiormente il sistema del censo , e Costantino fece uso delle indizioni , entro il di cui periodo lo stato delle contnbuzioni non soffnva alcuna alterazione Ma nella repubblica al pagamento del censo andava unito il dlritto di cittadinanza, e sotto Augusto T imposta si sosteune e si estese , spoglia da qualunque prerogativa. Quindi nacquero lo studio da una pai-te di liberarsi da qu^l peso , e dall'altro la quantita di esenzioni die da. Augusto fino a Costan.- tino si accordarono , e che il sistema rivoluzionarono delle finanze. Augusto creo ancora un tesoro imperiale separate da quello dello stato ; ministri di quel tesoro o procuratori impenah si videro nella Gallia e nella Bretagna. I Germani che nella Gallia peuetrarono , conservarono genza dubbio le imposte che esistevano , e forse le accrebbero , giac- che queste cagionarono tuniulti popolan. Sotto Chilperico e Clotario veggonsi chiari i vestigj di un sistema regolare di im- fjoste. Ma forse in quel tempo si moltiplicarono le esenzioxii , ed il clero la ottenae che conseguita non V aveva sotto gl' im- peradori. Non ben si conosce se i vincitori pagassero le imposte medesime dei viuti ; V autore non trova abbastanza concludcnte per r affermativa il testo di Gregorio Turonense che si clta a questo proposito ; certo e che i re della prima razza non riusci- rono senza resistenza a trasfoi'uiare in imposte regolari i doni volontarj che da prima si facevano , e che i Franchi pagavano essi pure le contribuzioni benche conquistatori , e tra gli Svizzeri le pagavano tutti gli uomini liberi , i soli cavalieri eccetcuati. X pubblici^fiiBBiBjiaejfaii'ilT^h'hWA rbhian^'d' dfeWca clip Ic prime cariche occwpaTimo , pi'obabii'inenre si sarannrt studiati dr spe- gnere le prevagative cite i 'Francht elevave Y^orevano at disopra di essi niedesimi.- 1- doni delleterre forti dai ca}?i delle armate ai guevrieri portavano 1' esenzione'di quelle tPiTe"yalle iiuposfe , ma questa nan estendevasi a quelle che in appfessb dagli indi- viduii medesimi potevano acqnistai-si. Vajj tuttavia eranA i sistemf, perche -mentre i Visigoti' nella Spagna una linea di divisione niaiitenevano tra essi e i popoli soggiogat! , i Franchi ed'i Bor-'^ goguoni renduta T arevano quasi iusensibile , e le iniposte pa- g^vaao al pari dei vinri, riserbato essendo solo al re il diritto dii conce-dere la esazione. . Questo aisreiiia fw ^ilterato stranamente dal regime feudale, ed allora si druiiiial-graadeniente U numero degli uomini liberi ' che le imposte. pagavaao ; i nomi di tribute e di ceiiso cher i&i imposte da prixua iadicayaiio ,-' non denbtarono in appresso' se^' nan le presrazioni dei se»vi' e dei-^asSalli? oei->.-:y »^, Una s))ecie di testatico salle bestie ■si'vfede sfabilita da Cnr^'' lomagno ^ e questa probabiluiente rgravitante sugli uomini liberi j*"' era (^i due soldi per vacca ; alcune notizie ne provano T-^sii'nefizit'*'" anteriore i^resso i Sassoni : quell' imposta ebiamavasi- in/ererai?.*."'* Q;iesfe sono , come dice 1' autore , le fasi diverse delle im- poste fmo ai primi tempi dell' invasione ' dei Ge'rmani. Alle im- * poste immediate debbono aggtugiiersi'' le soiTJnlinfstraztbni in ' iiatura che si facevaao alle truppe di -passaegio , o tii milfifeh-r o pubblici funzionarj , mimiti di ordini del governo , nei qukli -^ erauo auche espresse le prestazioni che ad essi cbmpetevano ;•.-' debbono pure aggiugnersi alcune specie di dogane , di pedaggi' * c di imposte sui mercati cine colpivano solo il traspono degli' uomini e delle cose. Alcuni di questi diritti accenna Cesare stabiliti su i limiti che i popoli della Gallia separavano gli uhi dagli altri; alcuni considerabilissiiui ne esigevano al passaggio ' delle Alpi gli abitanti di Susa o i Segusiani, die F autore ha'- tradotto in Sedusiani. Egli suppone che simili imposizioni esisteS^'"'' sero tra i popoli sedentarj , navigatori e-trafficanti ,'che abitavano*'' le rive del Baltlco , il clia pero non basterebbe a provare l"al^" legazione di una simile cosa presso i Traci. Vero e quello ch' -eoli dice che i Romani avrebbon^ potuto di nWito niigliorare la^ sorte dei Galli ridotd.-tuui.-*otto ii- lor& domiuio*, coUa soppreg«f PARTE STKANIERA. ^S^ aioue tli tutti i daz) latermedj tlelle diverse provincie, e cbe essi trascurarofio di farlo , intenti f jrse a spossare ed indebolire con ogni sorta di mezzi i popoli debeUati. 1 loro eseinjuo fu seguitato anche dai Germain conqijigtan>ri , e solo in tempi posteriori alcune leggi si stabilirono per freaare laeccessiva moltijilicazionfl del pedaggi. Nacquei'o in quel tempo anche le esenzioiii da questa snecie diimpoate, accardaca agli ecclesiastici • lore, dipendenti, ed a tutti colaro ch* alia corte recavansi o air aruiata e fino ai pellegrini. Si parla per ultimo in qnesco capitolo del prodotto dei do- minj , delle confiBche e delle luulte. Queste ulri'me sotto T iuipero romano corrispondevano al freduin a- sia alia somnia che il col- pevole pagava al pubbluo per couipenso del delitto , mentre il Werigild pagavagi al privaio offeso. Spettava la sonnna al giudice , se egli ave\a proferita La sentenza ; al tesoro pubblica se questa era proferita dall' assemblea generale » al re se 1' af- fare era stato riaucsso al di lui giudizio. Affine di frenure la rapacita de' giudici , si dovette viefarc aUe parti di coiiiporre le loro contese avanti che 1' aflFare portato fosse al tribunale ; tuttavia il fredo divenne una porzione delle rendite feudali , dacchc i feudatarj si attribnirono. i poteri giudiziarj. Le multe pagavaasi da prima da coloro , che chianiati alia anuata non si presentavano ; esse crebbero- secondo il grado di forza ohe i re avevano per farsi ob^edire. Alcuna volta un terzo di esse fu accordato ai goveniatori delle provincie. Nella le- gislazioae Roiiiana s' introdusse la confiaca dei beni , e gi ap- plico ad un gran numero di delicti ; servendo questa ad impin- guare il tegoro de' sovrani , contribul a fomentare la gelosia dei tiranni i quali in tutti gii uomini sospetti videro un aumento delle loro rendite. Le confische esistevano gia nella Gallia avanti il dominio de' Roman! ; esse si conserv?a-ono nelle leggi ri- puarie, borgognone, alemanne e bavariclie, nelle leggi di quel popoli che meno risentita avevano la romaaa influenza. Ma quel codici il prodotto delle confische assegoarono al tesoro pubbli-- co , mentre presso i Romani una parte gpettava alio stato, un'al- tra al principe. Non si vede il raodo in eul auiministrato fosse presso quei popoli il pubblico tesoro ; i re disponevano delle loro sostanze come fatto 1j avrebbe un privato, ed up loro confidence inca^i- Bibl Ital T. XVI. 17 ■25& A P P E N D I C E cavauo di queUa-igestione. I comiti , i centenarj , i capi di Q aliro cotninercio aiiimettevano se non (Jtiflio del bottino fart;) nelle guerre. II raccoDto stesso di Cesare , die i niercanti oirroiiforanei erarao in ogni luogit cii'condati al loro arrivo dai curiosi , [*rova due cose : la f-naia che i aego- zianti portavano seiiipre seco loro , o accompagnavano le loro nierci ; la seconda che rarissiiui erano que' iiegoyianri. Inutile e for^e il ncercare quale fosse il commercio ne' tempi pu\ felici che sono anclie i piii oscuri dei Celti , e non sembra abba- stanza provato che molto commercio si es.ercitasse nella Gallia, da quaiito vien detto nel libro De miiabilihus , artribuito ad Artstotele , clie ciascun distretto rispondere doveva de' furti fatti ai tralHcanti nel suo tt-rritorio. Le dissensioni continue che esi- stevaao tra le picciole popolazioni , dovevano opporre al com- mercio gravi ogtacoli ; i Romani niercanti che si sparsero nellfi Gallic « faroni) le prime vitrime in tutte le sonimosse , ed il regime feudale venuto in appresso non fece che rendere il traffico pid difficile e pericoloso. Sebbene iMarsiglia celebrata fosse per il juo commercio , Stra- bone tutravia accenna come centri o dejiOsiti principali Aries e Narbona , donde le uierci si spargevano in tutte le provincie ed anche al di fuori. Senibra che la Gallia vendrsse panni j alcuni grossolani per le armate , altri piii fiui e tinti di varj colori ; salagioni , pelli e cuoi , fors' anche I eguami da costru- zione , schiavi , formaggi , cavalli , alcuni metalli , e per pai'- lare di oggefti di mmore importanza , quanti'a di oclie e cani da caccia reputatissiuii. L' autore crede , che i Galli esportas- sero altresi biade. Nella Gallia a vicenda jrortavansi pochissimi oggetti , dei quali i principali erano il vino e T olio di ulivo ; alcune mercanziuole ed alcuni aromt dell' India , ma questi ia picciola quantita , almeno ne' tempi antichi. La Bretagna e 1' Ir^ landa frequeatate erano dai traliicanu molto avanti 1' invasioiie dei Romani. Poche nocizie si hauuo intorao le coste dell' Oceano settentrianale e del Baltico , ma seu.fara che quel paesi aves- aero anticamente relazioni - cai Greci , ehe a daoU Arabi , mentr' egli lo fa vedere pin comune nei distretti della Francia , ove i Saraciai non penetrarono giammai, ed oltre cio- nella Russia, ed in una parte del ceutro delT Asia. Egli aveva Eia scritto su quest' argomento una dissertazione inserita nel Ma- pnzzino Enriclnpedico ; ed iugeguosa e la dprlvazione clip egli fa del nome di Saraano dalla parola celtica Had rasin , che si- gnifica grano rosso. Egli ha notato clie per il suo asnetto nerastro in alcun luogo fli k noniiQato grano nero, ed ha gtabiUto una concordanza colla 6ua ligiira del noaie germaaico Buchweisen che significa grano di fag^io , col quale si accorda pure quello di Farnia o piut- tosco Fraina che a quel grano si da in Italia , luentre Vitruvio ci insegna , che il faggio portava latinamente anche il nome di Farnus. I grani si uiietevano presso i Celti colla falce ed anche con una cassa aperta sul davanti guernita di un pettine di denti •di ferro , e tirata da un bue. Un illustre meccanico potrebbe , aver preso da quell' antico ordigno V idea del suo trebbiatojo. Que' grani altronde separati eraiio dalla paglia o colla battitura ordinaria , o col eorso degli aniniali sul grano disposto neU'aja. Plinio attrihuisce ai Celti 1' invenzione dei crivelli formati di crine ; presso di essi era ancora piu antico V u^o del pane ch« non press'j i Romani , ed antichissiuio quello della birra. Plinio ha supposco tutta U regioae da' Celti occupata di prati e di pascoli, per la quale cagione si trascuravano gli altri pi-o- dotti ; r autore prova con Cesare, che non niaacavano le cain- pagne coltivate, e che le siccita privavano talvolta quel popolo delle raccolte. La Geruiania piii abbondaute era di pascoli verso il centro , perche gli abitanti niaggiormeute dati erano alia pa- Storizia , tutti segavano I' erba colla falce , il che provasi da una risposra di Alarico ai deputati di Roma; i Celti pero , se- «ondo Plinio , usavano una falce pid grande. Seiubra che per auujentare i foraggi , i Celti ed altri popoli del Nord ricorres- «ero alia seminagione ed alia coltura di alcune specie di piante; una di quesie e couosciuta sotto il uonie di fieno gallico , ed appartiene al genere Hedysaruiii ; h. certo ancora che non tra- scurarono la cultura del trifoglio. Ebbero i Celti piante oleifere , il papavero, alcune specie di rape e di rolsat ; queate «ervivano a couipcnsare la luancsnza deir olio di ullvo. Tra le piante utili alle , Sfti avevano pure H Iiuo e la canai e, clei quali facevano tele ; e i autore suppone dai Ceiti pa^sato agli luliaai il metodo di dividere le fila nella fil.itura medesiina «• nella fessitura. Egli seuibra dubitare clie Del Nord dell' Europa si facesse uso della ortica, C jltivavasi pure il caido per la cardatura de' paani , sebbene Plinlo attjri- buisca al Celti V uso de' pettini di ferro. , Ad oggeffo d' provfire presso i Celti 1' antichita de'giardini, 1' autore ricoiTe al^,ritrovatneuto presso di lore di alcune piante, che-ddi Romani non^ avevano ricevuto , o che questi non cono- scevano , ed air uso dele ceuen in parte superstizioso per la conservazione dei leguiui; da Crescenzio trae la prova (per ve- rita troppo reoente ) che i Galli studiosi fossero di ornare i loro )'. .:■:--•■•'■■_ giardmi. Certo e che in Tacito , e piii assai nel codici dclle na- ^^ioni barbare non che in Plinio , trovansi gli indizj delle piaiy;e fruttifere da essi e dii Germani coltivate. j^ Lcj ^ultij;ra dellc vigae com ncip nella Galjia dai pae^i wpjd- dionali , introdotta forse dai Focei, e si stese quindi nella m?^- gior parte di qiiella regione , forse per F altissuno prezzo a quale eraao obbhgati i Celti a couiperare il vino dall' Itali^. Bordo aveva gia vig.ie celebri al tempo di Coluirtelta ; la Bor- gogiia al tempo di Fumene ; 1' Alvergna al temi>o di Sidonio Apolhaare , e probabilmente ne aveva iu quell' epoca la Sciam- pagna. Noa si conosce T epoca della introduzione delle viti sulle rive del Reno; non doveva pero essere cola molto antica quella cohivazione, alljrchfe i monaci di S. Gallo catitarono un Te Deuiii per la recupera di una bjtte di vino , che cadura era in un . fosso ; al teaii'>o pero di Strabone il peadio delle Alpi presso ,i laghi d' Italia era coperco di vigae eccellenti. I capitolari » frenando spesso colle leggi V ubbriachezza e vietando di solle- citare alcuno a bere , provano quanto estesa foase quella cohi- vazione ne' bassi tempi ; un soldato ubbriaco veniva scomuni- cato e noa otteneva piii altra razione die quella dell' acqu^. Puo supporsi che i Galli le vigie tenessero assai basse ad iui|- tazione dei Greci ; le piii elevate furono forse introdotte dai Romani. Al tempo di Carlomagno esistevano torclij da vino, ed xin un suo capicolare si proibisce di cal-^are^le uve coi piedi. I Celti usavano ancora di teaere il vino per alcun tempo in una spe- cie di stufa t dove si luauceaeva aempre il fumo. i Germani portarono nelle Gallic Ha uioda di condire il vino o la birra con snor-'ie r ,. . , -. ., -jlsi ■ou'-'" 6t. ' "I . " . , ■- ■^.'- , ■'■- . assenzio e miele: ii sidi'o pure e asia? piu aatico che non si crede , giacclie alcuno lo pretende mtrodotto solo da quattro ~ Becoli in IvIormaQclia, Nbn pot^, d^ice I'autore, essere cola ppr- iato dagli Spagnnnii ,' ne a qnesti aagli Arabi , die il pomo non '^bnoscevano; e finb dal VI eecolo", ed avanti 1' epoca di Car- lomasno si vede raccon^aadata la fabbi-icazione del sidro. *' Alctinr haiiao creduto i Geniimi indifferenti sulle razze dei » Idr'o besriami , guardnti con disprezzo da Ta^ito ; all'iaconti-o i Rbiiiani sorpresi furono della btUezza degli anneati nelle Gallic. I bestiami furono cutiavia un oggetto di preg'io per i Germani poco CLiranri deli' agrlcoltura , e le leggi loro soiio copiosiasime "^per' guarentire il luro possediinento. Es^i servivano sovente'nei "loro contratti come valore di cauibio , e per eio fu stabilito agli jmlinali un valore legile. Nunierosissimi erano presso i Germani i buoi, senza corna per6 , razza che ora si e conservata solo nella Scozia ; Strabone accenna tuttavia alcuni popoli del Nord , die le corna tagliavano ai buoi , ed altrettanto facevano gli Utriitechi , se pure quello scrittore non si e ingannato vedendo ■fa niaii''anza assoluta delle corna. Plinio e Columella liauno lo- dato fe vacche dt-lle Alpi fecondissinie di latte , naturalizzate ora hi Italia; forse i Romaiii accostumati a vedere 1' altezza de' loro buoi, sprezzarmo le gambe corte di quelle razze elvetiche , tlie sono tuttavia fra le niigliori. Anticliissiaia si riconosce nel Nord la fabbricazioue del batirro ancora incognita , o nota solo per le rel.izioni dei viaggiatori ai Gi'eci ed ai Romani, non nieno lo b. quella del fannaggio , sebbene non esclusiva di que* popoli. Plinio lodj il foruiaggio della Cevenna, e molto dalla Gallia, e dalle Alpi se ne portava in Roma. L' autoi'e ha dubitato di un errore di Plinio^ laddove egli parla di sostanze coUe quali i Celti aumeiuavano la forza del loro cacio ; questa non ^ se non la prova ticll' antichita delle pratiche che si conservano tuttora liel cantone di Glarona , di quelle che si adoperano per la rabbrlcazione del rirmaggio veide al Texel , e per quella del- *»'■ azzuri-o nella Morienua. Le pecore erano tra i Celti abbon- dantissime , giacche la lana i buogni sorpassava della nazione; una razza distinta ve ne aveva nella Cisalpina che firse era df Gallica nrigine. Kella Gallia non rendevasi univer-aluientp ne- *e^6S£frl?> il' passaggJb delle" 'pecore nella state alle moatagn* , 266 A I' P E N D I C E aebbene Pllnio rtt^'^ogia alcnftamenzione-, forse perclii* quell'Dso daiRoinaiii fa cola inrrodotto, Niimerosi erauo jmre i cavalli in-esso i popoli del Nord , e le descrizioni degli antichi li lavvirinano a cjunlli dei Tan.u-i non dotati di bellezza , ma di cccellenti qualira. Servivaiio essi lino dai tempi di Erodoto a tirare i car- .ri , ed anche di cavalcatura e ni.assime nella gnei-ra. I Celti etudiosi furono di migliorare le razze , e gvandi somme sborsa- vano al tempo di Cesare per avere cavalli di piii bella aopa- reaza ; Cesare tuttavia cavalli non piglio dai GallL , ne alleati , ijfe vinti , il die lia fatto credere ad alcuno clie non ne aves- sero i Galli in tale copia da poterne far traffico. Nei codici an- tichi trovasi luenzione dei cavalli mutihiti , il che fa credere ciie quest' USD introdottQ si.fisse nelle Gallic, derivato forse dagli jSciti. Cwto e, che piii antica era nel Nord la ferratura che 'jxion nel mezsodi deir Europa , trovandosene ruemona in un vec- .' chio poema Scandinavo. DLone Cassio parla pure di cavalli fer- rati , clie correvano sul Dan^bio aggliiacciato , nientre della ferratura non parla alciuio scrittore greco o romano , se pure - Hon ve n' ha alcun vestigio in Omero , nel qual caso al ferro senibra avere preceduto 1' uso del rame. Non incognito era a que' popoli anohe 1' uso de' crini ; essi ne facevano criv^lli , e forse 1 come awisa Rudbeckio , alcune calzature, dette da Erodoto piedi di cavallo , che aocora si praticano nella Botnia. Rudbeckio ha in tal mode spiegato un eniniina di quell' antico scrittore, .come colle macchine usate anche oggidi da que' popoli per correre sul ghiaccio , e dai Francesi dette patins o raquettes , ha spiegato 1' altro enimnia degli unmini di nn paese del Nord , che i piedi avevano volti all' iudietro. L' autore dall' uso di ser- virsi dei crini vorrebbe trarre argoineuto di crederp egualmeate antico 1' uso di tagliare ai cavalli la coda , che nei codioi Ger- luani viene proscritto , come una deforniazione dell' aoimale. Un musaico altresi scoperto da poclii auni a Ijione , in alcune corse di cani in esso espresso, presenra tiitri i cavalli colla coda cortigsima , probabilmente recisa Gli antichi Gcniiaai facevano altreoi uso del latte delle cavalle tanto in natura, quanto rap- preso o ridotto in formaggio. Nei climi del Nord aembra dege- nerare 1' asino ; 1' autore tuttavia cita d sacrifizio degli asini fatto al sole- da alcuni popoh del Nord, Xi^ex'ao Aa. Cleniente Alessan- drin-o , e crede che asini esistessero suUe rive del Balcico , e PAKTE STEANIERA.. ^7 S>r»e'i«eUa' ^Gallia laTanti il secolo IX , giacchfe sc ne parla tla Gregorio Turone.nse aateriore a Carlomotino ; tuttavia i codici cb« stabiliscoiio conipeiisi per gli alrri aninialt , alcuno non ne de- ■ teriniirano per 'questo , die tuolto piu conosciuto e pregiato do- T«va esserpy secondo Plinio, dai Celti della Soagna. II porco iliene il primo luogo nei banchetti , che Odino prometteva ai -gueiTiei-i luorti in difesa della patria ; molti codici puniscono severauien e le offese fatce ai porci , ed il guardiano loro solle- vano sopra cutti gli alni pastori. La razza tuttavia dei Celti era -quasi eelvaggia , ma obbediva alia voce dei cusrodi , ed era eondotta d.ii loro cani;le leggi citare molto si estendoao ancora ;Sulla prfservazione dclle gidanduje o sia delle foreste , nelle iqaali niandavansi quegli aniuiali a pascere le glviande. Poco pud 'dirsi jdei poUi ; se non che i Bretoui al tempo di Cesare nc arflevavano scbbeae non ne mangiassero , il che appena senibra credibile. Certo e che i Ceiti faL-evano uso delle uova assai piii ' che i Roinaui, e Carlomagno n»^' suoi capitolari raccomanda con calore la educazioae de' polii. Tardi ebbero i Rouiani anitre domesriohe ; i Celri ed i Germani ne ebbero ne' tempi piii an- tichi. Vfdesi pure presso i Celti fatto grand' uso del miele e della cera , il che fece che in granJisbimo conto si tenessero presso quel popolo le api, ed il pregio del miele non diminul 8e non all' epoca della introduzione dello zuccliero , se pure qaesta droga non fu conosciuta dagli antichi, nel qua! caso solo potrebbe dubitarsi clie V ueo se ne fosse esteso fino alle re- gloni celtiche. Noi non abbianio esposto se non un abbozzo delle ricerche che forni.ino argomento di questo libro dottissimo. L' erudizio- ■ nc, la cririca, la iilosofia sono sempre in esso accoppiate ^ e eolo ci resta a desiderare , che non si ritardi la stampa dei vo- lumi concernenti 1' ecoaomia politica e ruralc degli alu-i popoli • deir Europa. 't\Wct.t\.i- ' a^S A V i> B W D I 'ffr,- CORRISPONDE N Z A. $quarcio di lettera al Direttore della Blhl. Italiatia. ''^ Dullino , 1 8 sfitemhre 1819. «"' Mi racllegro ni vecler lei cosl utilmrnte occupata » ed' avrei piarere di darle ragguagli esatti dello stato delle scienze , ecc. in questo ]^at*se ; ma temo di non esserne suffi- ciencemente infonnato , giaochi» certe occupazioni mie m' hanno lasriato poco agio da qualche tempo per cercare cosa altri faniio. Si e pubblicata recenteiiiente ua istoria della citta di ETublino in due grandi volumi in quarto con rami, opera ve- rainente buona , e che coniprende anche ottime notizie stati— stiche dello stato presente di Dubliiio Fu cominciara da un eig. Warborron , continuata da nn sig. Wh(telaw, niinistro pro- testante e uomo di molto taleato. Ua sig. Monck. Mason ha in- trapresa una descrizione , su un piano imiuenso , delT Irlanda , e ne ha pubblicata , poclii mesi fa , una parte , in un erosso YoKirae in quarto , sotto il titolo di storia della cattedrale di S; Patrizio di Dublino. Un altro sig. Mason va pubblicando certi ragguagli statistici di varie parti dell' Jrlaoda. I Statistical Surveys delle nostra coutee , dei quali vi sono gia at volumi, non si sono continuati dopo la morte del buon generale Val- lancey , come neppure le transa^ioni della citta di Dublino. Wa si prosegulscono quelle dell' Accadeiuia reale dell' Trlanda. " Si e foruiata qui una societa detfa Iberno-Cellica , che oom- prende varj siguori di gran rango. Ha gia pubblirato alcune cose da vecchi uiss. in lingua irlandese , ed ora s' accinge a pubblirirne molto piii sotto la direzione del loi-o sesretario sig. 0' Reilley , autore d' un dizionario irlandese stampato circa due aiini sono. Un certo M. Gregor ha puhblicato a Waterford.;" una storia della riv(!luzione francese in cinque o sei voluuu in J).° — II sig. GrilHtli , ingegnere niineraloiiico alia societa^ di Dublino , e ben degno d' esserlo , ha pubblirato varie me- morie e dissertazioni relative alia niineralogia di questo paese ; e i signori Higgins e Wade , professori di chimica e botanica alia niedesima Societa , ci hanno dato , tra non molto tempo , alcuni nuovi opugroli sulle loro rispettive scienze. La Societa luedicale di Dublino va pubblicando volumi di disser'azioni , che , per quanto sento , sono molto sfimati. II dott, Miller del- rUniversifa di Dublino continua a )inbblirare i suoi saggi istp-j rici. £ uscita recentemente un' altra novella della signora Mor- gan intitolata Florence Mac-Carthy , che non piaoe a certi dei nostri giornalisti , ma e lodata da altri. La signora Maria Edgp-,;_ worth non ha pubblicato , per quanto io so , niente da due 9,, tre anni. II suo padre e morto , dopo d'aver scrit»o poco prima - un libro , se non m'inganno, sulla costruzione delle stvade. Cll'i, Btudj classici e matentatici si cokivano al sohto nelle Universita] I'ARTE STB ANIER li. 3!€() e. si ^ formata un« -specie di iiuova Universita a Belfast. I siguori Matuvin e Slieil hanno date al pubblico alcune tragedie , cirra le quili varj sono i pareri dei gicrjialisti , e una signora Clarke , sorella di lady Morgan , lia scritto una coumiedia. II dott. Drenu.in di Belfast ha pubhlicato una racoolta del siioi' poeuit. JMa il nostril gran poeta Tonnnaso Moore diniora in In- gliilten-a , e vi ( ubblica le sue ojiere. Di quando in quando incontro vai-j poemetti nuovi, nia nun so chi ne siano gli au- tori , eccetto uno del noiue di Barret poeta e novellista. Coni- pariscono aiicbe varj scrttti erononilci e politici, alcuni dei quali da membn irlandesi del Parlamento , come i signori Parneil e. Foster; e iunuuierabiii piccole dissertazioni nelle nostre gaz— zette , delle quali abbianio piu del bisogno. L' agvicoltura ha.; soSerto molto qui dal rirorno della pace ; pero si colyva eel e ben intesa. Evvi una gran societa d' agricoltura , e si gubbllca a Dublino una specie di giornale o gazzetta dedicata a' questo" oggetto. Adesso si dispura poco qui di religione , e si dispu-. terebbe nieno se certl zelanti metodisti non cercassero d' at- trarre alle loro scuoie i povcri fancuilli cattolici. Kauno sparse in Ingiulierra una sfacriata ruenzogna , cio^ die i cattol ci ir- landesi non hanno sciiole per i poveretti. Ora nella sola citta di Dublino vi souo almeno trentadue scuoie per i fanciuUi e le fanciulle uiantenute dai cattolici. Ve n' e una in cui sono 6oo o 700 scolari. In tutte queste scuoie sono istrulti gratii , e in njolte sono mantenuri o almeno vestiti. Siintli scuoie abbondano ill varie parti delT Irlanda , particolarmente nella provincia di. Munster. Riguardo a certe scuoie , alle quali contribuiscono dei protestanti , alcuni del clero cattolico hanno obbiettato che ci. si. usano dei tratti religiosi , che spiegati dai maestri e maestre ]>rote8tauu porrebbero distogliere i fanciulli dalla loro religione. Si potrebhe faciliuente prevenire ogni querela su questo punro col lasciare 1' istruzioue religiosa dei fanciulli e fanciulle a qiiella dei catechismi che s' insegnano nelle chiese delle rigpettive re- ligioni . . . . » Squat cio di letter a al Direttore della JBibl. Italiana. Farsavia , a 3 ottobre 18 19. « Abbiaino avuto per la prima volta 1' esposizione aU'Accademia delle belle arti. Vi sono stati riuniti 1 lavori di pittura degli scolari , e d' alti-i artisti polacchi e forestieri. Tra questi ultiuii s' e distinto il sig. Nircola Monti, pistojese die si trova qui condotto da un di questi signori per dipingere dei quadri a olio in una chiesa d' un suo castello. II soggetto che ha eseguito h la conversione di S. Paolo. Quadro alto cinque hraccia italiane e largo a proporzione. La vivacita della fAiitasia^ la bella composizione , il colorito, il panneggiamento , T espres- sione del protagonista hanno meritato le lodi di tutti gl' inten_ deati. II solo cavallo trattato sullo stile antico , non ha soddig. fatto a chi aoa couosce altrt savalU , che della razza poiacca. • . . „ 3 70 APPBNDICB PARTE 11. SCIENZE LETTEUE ED ARTI ITALIANE, • (£11 ni .iiM!iijji/ii OPERE PEKIODICHE. STATI PONTIFICJ. Giornale arcadico dl Roma , fasclcoh IX. L. Jetteratur*. Di im nuovo municipio Arna'^^e. — Poesie lafine di P. JMassimo ; art. II ed uliiiuo. — Stjria di Tivoli, di Sante Viola; art. II. — Cantica di L. Bi.>iidi in niorte di una faii- ciulla. — Delle iscrizioni errusche , e de' iiumeri roniani. — Vol- garszzauiento di alcuni trattati di M Tullio ( Aimotazione ). — .Leitcra inedita di un fainoso scritrore. Scienze Vodanktm, nuovo metallo scopeito. — Del (.alenda- rio Gregoriano e dell' astronnniia roniana ; art. l!l. '— Couside- raziLini di A. Wanzoni sugii aneiirismi. — Del gal mariuo , uscito elalla piaga di un piede , uiemona di L Angeli. Belle arti. Sepolcro degli Stuard in Va icaao , scolpito dal cav. A. Canova. — Putura di paesi. Tavola di Giuiio Romano res aurata. .^ Architettura. Sini;,olarita di un etrusco Ipogeo. — Incisione Gio. Bd.tisia Rossini — Varleta. Coltivazione de' ra-» nuncoli. — Tavola uieteorologica di aeosto. Oputcoll letterarj di Bologna , fascicolo IX. Schiassi. De laudibus Sebastiani Canterxani. — Cardmali. Iscri-, ?iom inedite. — Orioh. Delle iscrizinni sepolcrah ecrusehe, e dei teuiativi che possono farsi per ispiegarle. — De Lama. 0$.. sTvazioni sulla desorizione del grau teatro farnesiano del sigaor Blauchon. Idem , fascicolo X. Bruni. Rif-erclie inforuo dlla lingua dei Pelasghi Tirreni. — . Bosellini. Ooaevvazioui critiohe sopra due discorsi del cant© |5arbacovi. PARTE 1TALI4T9A'. a^r ■- '--- REG'NO" DELLE DUE SICItlE. '"^ Clornulc cnciclopcdico dl Napoll , fascicolo VI. Opuscoli scelti. Chimira. Ricevche sui colon che acquistano le superficie dei ijiefalli liscaldati , del sig. Fusinieri. Cliiruri/ia. Meuioria sojji-a una gravldanza estrauterina, di Lo- renzo Ri/zo. Fisiolosia, Su la risposta del gig. Pilla alia obbiezioae di Luigi Cliiavcnui contio la di lui teoria del galvanisuio in rap- porto col la generazione. Belle arti. Serro poerico da offrirsi all' illustre Caaova. Pea- sieri di U. L. ( commuazione e fine ). Libri diversi. Viaggio a Marocco. — Di alcuni Itbri clie tratfano la qui- stione iiirorno alia lingua italiana. Art. I : di un libro di Luigi Martorelli da Osiuio. Questo fascicolo termina coUe notizie letterarie. Idem , fascicolo VII. Opuscoli scelli. JVosologia. Piano di studio foudato su 1' cinatomia e la fiaio- logia per pervenire alia cogaizione ed al trattauiento delle nia- Itittip interne, del sig. Broussai , tradotto e corredato di note dal sii. Chiavenui. Geologia. Lettera del consigliere d' inteadenza D. G. Giusti, intorno aiT ultima eruzione deil' Etna. Libri diversi. Introduzione alia teoria del nioviniento universale , del dottor Pilla. Estratto del dott. Covelli. — Elogio di L. A. Wuratori di P Scliedoni, e risj osta di P. Schedoni ad una disamina del- r elogio di L. A. Muratori. — Atti della Societa Pontaniana di Napoli ; vol. 3." — Annotazioni pratiche sulle uialattie degli occhi , del prof. Gio- Batrista Quadri ; secondo estratto. — Picino dl educazione pei fanciuUi secondo i metodi di Bell e Lanca- ster, del sig. conte La Horde, tradotto dal sig. Cari. Goir estratto degli atti della E. Accadeuiia delle scienze di Napoli termina cj^uesto fascicolo. ^aT* APl'fNDICE r" B I B L I O G R A F I A. — o— ■ REGNO L O M B A R D 0-V E N E T O. DelV oracolo di Ddfo. Mrmorla dl conte Francesco Mencotti^ Commeiiddtore dt-W Imp. R. Ordiiir ddla Corona dl frrro, Vicrpreudeiite della Giifitn dl censimcnto del Rrgno LomburJo-Vnicto , ecc. ccc. — MUanq^ y6\(), dall I. R. Stamper la. JLii quesfF'tem'pI In cul vegg-insi riaaovate confederazioni di potenti e savj Maaardii , oiide sostpupre la pace , 1' e {ml brio politico , la salute dej^li Stati , e U qait-re e la felicira Jpgli iudividui , crediam far cosa grata a' nostri lettori aflretrandoci a dar lore T estra to d' una dissertazlone teste veaura in lure, benche letta all' I R. Tstituio qualche anno fi , dalla quale si Vede coir esempio d' una celebre naz one , die seni|.re vi fu bi- sogao dl provvidpnze e di savj regolampnti onde tuantenere coa saldi legami 1' unione di piii Stati tra loro confederati. Essa in oltre destar deve per se stessa la curiosita dei let- ton , perche opera dei celebre autore del Commercio dc' Ro- iiMni , del ColberUsino e dell' Idraulica fisira e speri.uentale. Ma il niodo con cui ne ^ irattato il siggettj, e piu aiora la di- luostrazione delT assunco ne accrescono d' assai 1' imj ortanza. II beir argouieuto degli oracoli diviene fra le raani dell' ac- corto leggitore de' classici greci e latmi ancor piii bello , e quel che e megli') de' pni iateressanti che offerir possa lo stu- dio , orniai reso arido tropj o , della bella antichita. Esposte dair aitore le uniciie due opioioni fino ad ora do-, tnmanti sail' indole degli oracoli autichi de' santi padri.cueche opera fjosero del diavolo e vere fattuccliierie , e de' filosofi che fossero vere ciura:erie sacerdotali , avanza la sua nuova opinioae in qaesti termini : « L' oracolo di Delfo , se nial non lu' ap- pongo , era una istituzione politica iutiraamente couuessa col governo cosrituzionale della Grecia. » Indi divide il suj esame in due parti. Nella prima fa servire al suo luteudmiento €c la direzione ed amniinistrazione dell' ora- colo , le niassime ed i principj da esso seguiti , il tempo e le cause del'a sua cessazione. » Nella seconda <« le Industrie usate per mantenere nel popolo la fede e la riputazioue dell' oracolo. » La tederazione della Grecia , per cui e Tessali , e Tebani , pd Ateuiesi , e Corinzj , e ^icionj , ed Elei , ed Arcadi , p- «£ifttcegr?°^'e.rtintjB!Mt4._E Megareai f.f^ altri ancora , liberi di reggersi a lor taleato in patria , non for- uiavano clie un xutto alloreiit- fratiayasi J^U' iuteresse comune , era rappresentata da[ graii cohsigrio' cfegli Aiufizioni. Ora ella e osservalule cota. che meiitre giui-avaao questi di maatenere 1' in- tegi'ita degli Stati , giur^u- dovessero di inautenere pur anclie 1' oracolo di Delfo. Ma cio noa basta ; nel corpo del Senatu »'u*l2iomco era semore una particolar Coinmissione derta de' Je- romemnoni , particolanneiite incarlcata dell' auiuiiiiisrvazioue del *l^inpio, delta disciplina e jiolizia deU'oraeok); ed i £iiembri di cjueBta Commissione erano i presidenti medesimi di quel Senato. Piii ancora; gli Auifizioiji risiedevano geuerahuente in Delfo, e- r oracolo di Delfo non era proprieta d' alcun© Sjaco parcicolare , ma del corpo uitero della nazione. v' : ^^ Si fa poi r autore a confiitare V opinione'di ilcufii ilioifirni : clie i Tracif'.i , corpo di truppe resideate in Delfo, no/i fosser» che i satelliti coi quali i saceidoti proteggevano l^ Joro /rodi, :i ll(^ Deltico : gl' immensi tesori che contiene , il cui noveru Atordisce 1' luiaiaginazione , sono distribuiti per tutte le citta cou- federate. Si rifabbrica ; e tutte le citta confederate contribui— jcono Ja lor tangente all'uopo. E sorpreso da que' di Crissa; w tutie le citia cuufederate si uuiscono per la ricupera e per lo »tennigio degli audaci assalitori. Da tutti questi fatti si puo ben sospettare e forteiuente so- spettare che V oracolo di Delfo fosse "un' istituzione politica untimameute collegata col governo federativo e coitituzionale della Grecia. 3Ia alia dimostrazione de' principj seiiij're profe»- «ati dair Oracolo , e riservato di sparjjere tutta I'evidenza sopra questo argomento. Tutte le sollecitudini , tutte le cure degli Amfizioni erano ri- volte ad alloiuauare dalla Grecia le armi straniere. Creso re di ^Lidia continaute coUa Grecia vuol mover guerra a' Persiani, po- poli allora poveri e guerrieri, e quiudi formidabili. Gli Amtjzioui prev<^gpno la sya sconfitta ed il couseguente avvicinamento mbl. Ital. T. XVI. 1 8 274 A P P E N n I C E d' un terribile Jfemicb alls greche fromi^r* SpeHiscono qitindi Solone alia corte di Cveso onde dissiiadt-ilo. Creso consulta r oracolo di DfJfi) , e T ovacolo rispuufle iiel seuso del Senato auilizionico. Giro vinto pd ucciso Crrso , ne afBds a Paccia i tosori per irasporlarli in Pt-isia. Paccia fugg? con cssi a Cnma . citta greca e confcderata. Giro chifde che gli venga consegnato it fuggitivo e le vicchezzc che aveva seci>. I Cumani si mustiauo renilenti; si consulta 1' oracolo di Dflfo , e questo risponde consigliando alia restituzione. Aristodico capo della deputazione spcdita da Giiuia a Delfo , vuole JDsifetere ; ed una voce treuienda gli ri- pete dai sacri penetrali : enipio , tu perdi la patria e te stesso «e nou obbedisci. Ippia , tiranno d'Atene, aveva segrete pratiche colla obrte di Persia, rouie si riconol»be apertamente do|>o il suo esilio. Fin- ch*^ i Greci non si unirono per discacciarlo , le risposte del- 1* oracolo d[ Delfo ai varj popoli che mandavano a consultarlo, anclie in altre materie , chiudevano sempre colle parole : discac- ciare i lirnnni d'Arcne. Demarato uno de' due re di Sparta, il grande iurrigatore Li- sandro , Giasoue principe di Tessaglia ed altrl torbuli perso- naggi , sospetti ed invisi al collegio degli Auifizioni , uia che jjnre non potevansl da questo prender di fronte , ebbero per niiuico r oracolo di Delfo. Serse assale la Grecia. « Un esercito ininienso di soldati, per servirci delT eloquence descrizion dell' autore , ed un akro non jneno strabocchevole di cortigiani, di niusici , di mimi, di cuo- rhi , «li pastellieri , di iingueutarj, di profumieri , di bagnajuoli e di coloro che portavano I'acqua del fuime Coaspe , di cui so- Jamente bevevano i Re, quand' anche andati fossero agli ultiiui coufini della ten-a , e que' che conducevano T immenso vaseilame e le stoviglie d' oro e d' argento di quella corte voluttuosa , e le concub'ne col loro infinite attii-aglio niuliebre , e V innume- rabile corteggio de" Satrapi , ognuao de' quali atFettava il fasto p la ponipa regia , tutto questo enornie e moslruoso convoglio di taute genti d' ogni condizione, d' ogni grado , e di tante cose di necessita , di comodo , di piarere , di cai^riccio , di sfrenato lusso e di esquisita ^delizia non poteva trasjiortavsi da Susa e da Persepoli in Grecia, senza iinpiegarvi molti mesi. « Intanio gli Auilizioni fecero si che dagli Ateniesi e daeli altri confederati uiarittiDii si allestisse il masgior nuniero di uavi. Indi P oracolo consultato diede la niemorabile risposta cl:e:i Greci si rifugias- sero nelle case di leguo , e ne segui 1' ancor piu niemorabile vittoria di Salamina. Serse j^ero alia fine e vincitore ed invale la Grecia. Si tratta dei modi di s'>tLrarre ai viucitori i tesori del tempio di Apollo DelGco. Gil Amfizioni vogiiono fare un ultuuo sforzo onde dar nuovo foinite al coraggio nazionale , e 1' ./racdlo consultato ri- sponde : che il Nume penserehhe a se stesso. PARTE ITVLIANA.. S^S , Cbi pu6 reaisteve alia prova risuUante da questo fatto ' Era interesse dei sacerdoti che i tes >ri si aascondessero , disier- dendoli e suttennndoli in v^une paru della Grecia , onde riaverli iatatci a tempi inigliori. Ma era interesse della nazioue ciie si arriscliiasse ili perderli , piuttosto cl»e abbatiere anoor piii il coraggio naxionale col timido atto di nasconderli j e 1' oracolo rispose nel seuso deir interesse della nazione e non nel proprio. Filippo vuole impaclronirsi od alineno influii e su tnita la Grecia. Fuiche gli Aiufizioni vi si oppongono con tutte le loro furze , 1' oracolo ne e pur esso iielle sue rlsposce il dichiarato nemiro. Filippo riesce tiualinente ad aver truppe in Grecia, ad Cssere AuiOzime aiizi presideiite desili Amfizioni ei medesimo , ed dUora nulla :u clie non ottenesse dalT oracolo; allora , come diese arg'.itaiuente Deiiiostene , la Pizia filippizzava (^ual niiglior prova clic 1 oracolo non e che un organo degli Arafizioni? Fiualuiente i Roniini , (juegii eterm fuorusciti , invadono la Grecia, e colla feroce loro politica le tolgono leggi, patrie istituztoni , njaoistran , monunienti , oggetti d' arti , tutto. Cadde allora per conseguenza il consiglio degli Amfizioni , e per te- stimouianza di Scrabone , Cicerone ed alun molci , cadde anclie r oracolo di Delfo con essi. « Se dunque, concbiuJe I' autore , 1' oracolo del pan clie gli Anitiziom conosce e segue costanteniente le uiassuue di Sta- to , clie si convengoao al siseiiia. politico della Grecia ; se , com' essi , vive geloso ed mquieto sulle niire e suUe occulte pratiche dei gabinetti ; se quaiido gli Amfizioni od;ano , egli odia ; perseguouo , persegue ; resistono , resiste ; vincer si la— sciano ; si lascia viacere ; appro v ano , adulano , a|'| rova ed adula; se a misura ch' essi perdono di credito e di autorita , egli pure decade di considerazione e di fama ; »e allor clie la forza prepotente dell' arnii e della conquista str'igge ed anuicliila quell I , resta uiuto, deserto, negletto auche questo; se in sonima coiuuai sono le massiine , i consigli , gli aflFetti , comuni le vi- cende , coniune la fort una , egual la durata , contemporanea 1» caduta , mi seiubra esservi oiiiai tutta la ragion di con'huuUre clie r oracolo di Delfo fosse una istituzioiie polinca e veligiosa strettamente unita al governo federativo e cosrituzionale della Grecia. » Passando alia seconda parte , « una delle Industrie , dice r autore , comuue a tutti gli oracoli fu la scelta di luoghi che inspirassero o meraviglia o terrore o diletto, come sono le alte montagne , o le cape f()reste , o le orride spclonche, o le piagg^ pill amene , ridenti ed incautate. » Perche mai non possiaiu qui riportar per disteso le belle dc- scrizioui dei siti ove stava il tempio di Dodona e 1" atitro di Trofonio ' Crederebbesi al certo trasportato il lettore tia le sa- cre querce , fra il susurrar de" rivi , fra le aiuorose colomb<5 che quasi celette soggiornr) reudevano il prime; o fra le toinbe , 376 APl'ENDICE le •colpite immagini , le coJonne, i nuDumenti , le soJenni me- niorie , cTie aJ prande ed al tenibiie piej aiavan la mente di clii andava al sccondo. Na prct»o all' ( lacolo d) Ivlfo sorj^e- vopo il biGdu Elicona ed il Peiniesfo , bcorrean V ac(ju« sacre tli Cirra , del C astalio e d' Jppocrene , giaceaii Pizia , Corinro , e Sicione e Pallene e Pisa e Tespi ; n.a sciiliori e arcl'itetti , ma repubbLclje e re^nauti pieno a\eanlo di lifrliezs'e e di ca- polavori ; ira da tutto il mondo allor conosciiuo concorievano i mercadanti a godervi dell' accordate piene fiancLitiie , e viag- giatori d' ogni specie ad ammiiaie tanta cvandezza. Or qi.esto , questo e a clie uiiravano gli An lizioni oride tiarre da tauti e si diversi roncorrenti notizie e dati , c. far dare all' oraeolo le piu ageiustate od almen j iii avvediue visj'oste. Wa cio non seinj re lastava a discoprire il reressario. Avevan dumiue euiissarj ed es] lorarori in tiitte le parti di Grecia e deir estero ; e siccouie bene spesso occorreva teuijoreggiarc onde atteuderne i risccutri , ecco il perche tanti erano i giorni nefasti , tanti i sagriflcj, le abluzioni imposte ai posiulanii e da rinnovarsi talora si niinin.o sbaglio , tante le feste e soiei'nira onde occupare e di.-trarre i divoti , ed ecco perche alia tine la Pizia non risj ose piu clie vna volta al mese ; e cio tutto onde giiadsgnar tempo. « II tenpo ( dice 1' autore col pivt an.eno e profondo semenziare ) , il tempo da per se solo e senz' altri mezzi e socrorsi provvede a n.olte cose e di gran n]c,u:ento, lascia traj elare gli occulti disegni , nianifesta le rongiure , im- tiga gli antichi rancori , sy ez7a T ostina/ion feroce di clii re- siste . placa T (.rgoglio e Tira di clii assale , restituisre ai Mnti 1' abbatiuto coraggio . fa provaie a clii e vittorioso 1' incostanza e i caprieci della fortuna , e disfone gli aninii degli uni e degli altri ai partiti della prudenza e della nioderazione , ecc. » Sublime verita da fochi conipresa e da poctnssiiui praticata. Ben conoscevanla gli Amfizioui allorcjie V oraeolo rispose agli Ateniesi ; fabbricate priuia un tempio ad Eaco, e poi fate pure la guerra agh Egineti. Altro ben inteso accoigin < nto fu qv.cjlo della tolleranza delle opinioni religiose. E qui arcenna 1' autore i tanti vanraggi di cui andarono debitori la Grecia e T oraeolo a cjiiesia savia ujas* fiima , conclnudendo a ragione da tante jirove, cKe 1' oraeolo <|i Delfo ben lungi daJI' esser dunque una senplice inipostiira sa- Cerdotale , era anzi un ordinameiito fondato da previdenza e so- stenuto da consiglio. E come , soggiunge , come una semplice mariuoleria a\rebbe potuto imporre per tanto tenipo al Senato A nifizionico, alia Gre- cia , alia terra tutia , nella jatria e nei tempi di Licurgo , di Solone , di Senofonte , di Platone , di Aristotiie ? Come tolle- rare che poclii ciurmatori decidessero della guerra, della pace, dei destini de' regni e delle repubbliche? Come concedere ua corpo di truppe a tal gente, sebben poi consti d' altronde che PARTE ITALIMfA. 277 dispor non potevano d' un sol vaso, d'un sol oboto dei redditi del teiupio ? Nulla di tutto ci') : e ae Strabone, buoQ geogi-afo , e critico e storico giudiziosissi'.Bo dei 8uoi tempi , disse : Delphlco fano majjrfin honoris partem oraculuiii comparavit omnium mininie fallax, nou poteva uoa tal fama acquistavsi colle giuaterie e coUa frode. La Ijella proposizione rldotta a tutta probabilita, e direi quasi dimostrata per quaoto il comporta la distanzi de' tempi e ]' in- certezza dei fatti, dal conte Metigotti, e iin raggio di luce aiizi una via cli' ei segita al piu util mo.lo di trattare q'iistioni d' erudizione e storia aiitica , i-icavaiilone in Imigo dei soliti sterilissimi fatti, verita luminose ed utili alia politloa od alia rita sociale. F. C. Eplstola (O del sig. conte Francesco MiARi al signor Vittore Gera. a Candide nelV alto Cadore. Si, noa m' ingaano , ah son pur queste, il veggo , Qiieste pur son le care note impresse Dalla man d' amista ; son questi i sensi , Gera gentil , del tuo bel cor ciie sparsi (2) D' attica venusta dettar le cuke Ingenue grazie , che a te fide ognora Teco suir alpi ad abitar ti-aesti. Ah dell' amor che per me serbi in petto Degna merceJe il ciel ti renda , o senipre D' affetto a me piu che di sangue avvjnto. No , non fia mai , sin die spirar mi lice L' aure vitali , che per me s' infranga Quel che strinse fra noi soave no do Candida fe. Ma qual nimica sorte Ne divide mai sempre ? a te gii ameni Colli di Giano al buon Lieo dil^tti (3) • E Ic fercdi piagge a Cerer sa ere Furon culla e soggiorno ; a me d'Anasso (4) Le nude selci , e gP infecondi lidi , Cui fan corona alpestri muati eterna Sede del verno. E che giovo se industre (1) In risposta ad una j;entiliiiim» e cordialissinia di lui Ictrera. (a) II nobile sig. Vittor Gera , cugino ed arnico dell' autore , a raolti talenti , a un iagegno perspioace , a una vasta erudizione e singolar mo- destia , e 1 tntte te piu aniabili qualita del cuore e soavita di rainiere , unisce 1' amore dellc lettere , delle belle arti e della filototia , iiiassiin.i- menre pratica morale , per cui e assai caro e pregiato da tuiti ffuelli che lo cannsconn. (3) Colli di Giano, poetieameate per Conegliano , patria del sig. Gera. (4) Anasso , nonxa poetico drlla Piave , sa cui e posia Belloao , patria dell' xucore. 278 APPENDICfc Vigilp onra la diiTiril via (i) Per luuaa eta quasi iuaccessa all' alpe 111 geijo agevnlV Contrasta il fato ; E se rado pur anco a me ti rende Tai sproni agoiunge al tuo partir , clie tosto Rompi ogni iudugio mal tuo grado , e ratto A uie t' involi , come in notte estiva Lampo di luce clie balena e passa. Quanto tpiel ginrno awenruroso in cui Alia niia la tua destra unir dovea Co' miei voti aftrettai ! Giungesti alfine; La nota voce intesi alfin : ma bvevi Furon gli istanti al mio desir concessi , SoUeciti a fuggir A te che tutti Del musipal concento hai cerclii i regiii (a) La versatile scena offerse indarno Tenera melodia, soave incanio , Grate lusinglie. Invan la Douna Ibei'a , (3; Che neir Italo suol novella or venne Speranza dell' aruiunica famiglia , Sciolse al canto la voce. 1 passi tuoi Ad an-estar non le addensate nubi Valsero . o i prieglu ; n^ il tuo cor , clie senipre Di virtu di valore albergziano. (5j La niontagna di Candide, ove abita il ?ip. Gera. p> u brevenie nte che le altre iu German d stanza da Bellnno. (a) 11 s«f! Gera e K'- -.nde am itore di violino. PARTE ITA.LIA!fA.. i^^ D' ampia selva gravando iufia le nubi II capo asconde e le ramose cinit. Oh qnal fra roonti alletrairioa isceaa Moliiplice di foinue apre natura ! MiiM colliue apnetie e piante onibcose , ~ Piaage ndenti e fior di coloi" imlle . Fecoudi piani e risovgep.ii p"ggi , Tetti e sparsi abituri , e templi e ville , Tra cui quella cola scorgi piu hasea , (I) Che dal chiaro tuo ceppo il aome assimse. Sovra uii tuuiulo erboso al fresco rezzo La s' asside il pasture ; ivi serpeggia Il gaiTulo ruscel ; tra colli e l' onda ( Angusto asceiide alia vicina selva -,.."i. Girevol calle , che i tuoi passi invita. Tu pronto il segui , e ti-a le cliioine antiche Di qiieir ospite bosco odi gli auaelli Teniprar note d' amor ; se!\ti un' auretta Clie lieve lieve con lene susurro Ti spii"a ill volto , e le tue membra avviva. Ora il guai-do solleva ed altro osserva Spettacolo diverso. Oh come altera Fan di se uiosti-a ! oh come i monti a gnra S' ergono al cielo ! aki ammirandi oggetti Ch' empiion la mente , e in cui la possa apparve Del braccio creatore , onde la teiTa Col Ciel s' accorda ad eoalrarne il vanto ! Indi a quelle ti volgi alte foresee Che ti ciugoiio intorno , i danni e V onte Use a suftrir delT iperboreo gelo , E r ire d' aquilon. Fra 1' ombre e il sacro Oscuro vel che le circonda e copre Eatra sicuro. 1 iiereggianti abetl (a) Intrecciano le fronde e )iar che a prova Quel piigui e questo oude piii larga all' aure Spieghi la pompa de' nodosi rami. Gia ]")osa il vento che scendea dal monte ; Tace la selva , e solo al cor del saggio Con maestoso orror parla narura. Vedi valli I'rofonde al sole ignore Cinte neir imo da niuscose jnetie E da tufi pendent! ; anrri e spelonclie Mute di luce ; solitarie chiostre D' orme ferine impresse ; erti dirupi A cader gia vicini .... A cocal vista (i) La Villa delta Gera alle falde della nioiit.ij;na di Candl le fa) 1 boschi <1»1\' alto Cadore sono qti-isi tuTti di soli »bpti. 38o ATPENDICE Palpita il core , e 1' agitata niente II niemoraDdo evento in sp ravvolve , Per cui pur anco d' umati gangue asperse Son del Boite le rive. Infausto giorno , Giorno di lutto , di terror, di moite ! Delle noriclie v.illi i gioglii eccelsi Vince liuti Antelrio. Superbo alzando , (i; Qiial fra Titani Briareo , la froiiie Pel basso pian , deile niinori abezze Quasi donno sedea. Misere genti ^ Cui fu toito il fuggir , quaudo repcnte Con orribil fragor , con un niuggito , Che dair ime caverne uscir parea Dello soosso terren , da somnio il monie , L irto riglione iininenso pondo iiiniiensa Parte del inoare incerto , vaciilante CroUo , si svelsc dall' antico fianco , E diiup.indo per V orride bals-e Precipito ; ne le suggette arene :, Tant' iuipeto frenar , clie i colli opposti Sail , guerra apportarido e in un percosse Come rapido folgore. Le valli Echeggiarono e i lidi. Arnienti e paschi , Seive delubn, abitarori e ville (2) Tutto travolse la fatal ruina, Tutto opjiresse, attcrro , spense c nascosc II fiuuie die lanibia le falde estrenie Risteite , riinlialzo ; ciiiuso ogni varco Rurovando alia fuga il flutto irato S' acravalla sul flutto , e addietro epinta Rieospinge e s' affronta onda con ouda , Rigonfia e cresce , e gia s'H-nionta e vincr Le rupi accatastate e i massi infranti , Lidi c campagne , e disdegnosa errando Freme , ed arreca agli infelici avauzi Delia strage corauii 1' ultimo scenipio Ah ! di tua pace il bel seven non tiivbi Rimenibranza funesta : ove or tu siedi No, non temer, die solo avverso avrai L' aspro rigor del non mutabil cielo , Per cui sovente lual risponde autunno A i bei fiori die aprile orna e colora. Ma se di ricche messi il suol non apre Fecondo il seno , di ben altri doni (t) 11 monte Antelao il piii nito di tutte le alpi noriclie caduto in parte nel l8lo. (2) Hie' villag;gt furono sepolti in quella rovina. TARTE ITALIANA. 2^1 II «uo difetto adempie : e il Ciel cortese , Giusto compensator, spirto vivace, Industre niano , accorte menti , e pronto Diede a' Cultori suoi solerte ingegno, Atto a palladj studj. E ben tel sai Tu clie si spesso di Sofia negli Orti Col dotto Varetton spazii pensoso : (i) Tu che d' ogni saper per 1' arduo calle • Corri , e alia meta vincitor t' assidi , E Sostrate novel niediti e compi (3) Wirabil opra , che vincendo gii anni Portera chiaro a' tuoi nepoti un giorno II tuo nome e il valor. Ver V ampia vaUe Che ti siede lontana al destro lato (3) Ti chiaiua sul mattin 1' alto lavoro (4) Delia twa niente , che indivisi ha seco Deir Ilisso e del Lazio i Genj e I'Arti. Sovra due scogli , che dal sen petroso Escon del monte , usi a pugnar coll' onde ;, Di gravi niarnii e di macigno eretta Con lung' opra e sudor la mole altera Sorge dal fondo all' elevate sponde , Che in un congiunge , e d' esse a par ei steude. Quanto piu s' alza e cnrva in largo giro Contro il fiume che vien , stassi qual arc© In guerra armato , ed inconcussa e forte Argine oppon d' ineluttabil fronte. Obliqua ad ambo i lati angusta via Trova il fliitto niontan, se tu nol vieti , D' onde cadendo al suol niostra e niisura Quanto sublime era il primier suo letto. S' apre nel mezzo spazioso varco , Che air uopo esperta man chiude e disserva Con travi ben conteste e ferrei nodi. Quando I'umide penne austro battendo Poggia deir alpi in su le vctte e stempva Le nevi e i giacci , e d' airi nembi onusto Dalla barba e dal crin versa torrenti , Nentre geme la seh a , e i di fiinesti Par che tema di Pirra , audace all' acque , Ke paventar , ogni sentier riuserra. (l) L' abate Vareitoni , parroco di Candicle , uonio coltissimo ed amice del eig. Gera. (a) II sig. Cera coltiva con predilezione 1' architettura , e gia ha date piu saggi del su* valore in •ssa. (3) La -vallc della Fadola , fiume cho nell' alto Cadore e quasi la metj della Piave. (4) Il fig. Vittor Gera disegno e fabbrico in questa gran •voile oni GDEt detta Stua, o chiustt , di pietra jiet traeporte d*' legoami. 28a APPENDICE Ecco lU cento e cento parti intanto Opni fonte, ogni rio torbicio e goiifio Fieuiere ascolto , clie congiunti insieiue Di sdegno rapidiseinii , sonanti CoHversi in fiuiiie, a flagellar verranno La mole eccelsa. Tu nvW alto assiso Vedila omai nel siio priniier fiinento Contro il furor delT irrucnte possa Lottar sicura , ed arrestarne il corso , L' ire e gli agsalti ribattendo invitta. Infranta e cliiusa entro il contin prescritto Pur cercando una via T onda crucciosa Or gli avversi ripari ed or le pix>de Urta e niinaccia , e ripercossa indarno Tumida soUevando il coi-no altero Di soverchiar riteuta , e ferve , e spuma. Ma viuta al fin con vorticosi giri Ritrocedendo alia natia sorgenfe Par che ritorni , e nel suo grenibo accolte L'onde conipagne empie crescendo e copre (i) Fatta un lago , anzi iin mar , la valle imorno. Gia de' flutti in balia spinti e rapiti , Ne' tortuosi gorglii , errando a guisa D' orche natanti in tempestoso verno Scendon fra lor cozzando i lunghi abeti A mille a mille , che dall'Adria un giorno Tratti , merce straniera ad altre piagge , Alio stanco Alpigian nel patrio tetto Saran bella merce , dolce ristoro De' versati sudor Ma 1' ora e giunta Cir apra il varco maggiore un sol tiio cenno Qual cade il Nilo dall' Etiopi baize E al 6UO cader gli antri e le rupi inti-ona ; Tal libera dal carcere dischiugo Vedi fuggir la traboecante piena Con suon che assorda le vicine gentl , Con empito di turbine. Dall' alto In sullo scoglio rcpente ruina Rotta al ciel risalendo ; in spesse rote ■ • "•.-;:iij.j S' aggira e si confonde , i tronchi t- i sassi'" oloih r,»fi,. Seco avvfdgendo e la convidsa arena »■ 9Jn"»tnr.sDSs Fra il biancheggiar delle freraenti spume ; ^^Mnn , 0}»a»V Indi 8ul dorso le recise figlie " 'ickj SLrssuP Delle selve portando, amljo le spoudc ^''•'' • ^'^^ lisasgiliV A viceuda percuote , e va superba , '"' *'•■'» Brtnor, iin'o'.- Quasi da te non vinta, in sen d'Anasso. '"^q sirs u.ios* ^ ■friir'i 9.i.g)"/'l (1) Circa un raicUo Ji lungKcz^a, j k ■ . ., . ■ '^^ . , PA!!TE ITALTaNA. 28S Cosi tu infreni la conente alpina, E (juinci cl' una man reggi la sesta, Qiundi coir altra al coinun pl"o rivolgi E versi I' or, che a te conipai'te il Cielo , (l) Guidi rdon de' tuoi merti , p non fortuua. Saggio tu sai che infaiisto dono h V oro , Se giace iuutil poudo. Entro le vene , Se libero tragcorre , infonde il saague Vira e vigor; ma se ristagna e foate I'i diiol , di mnrtp. Oh luille volte e uiille Felice 1 uoin che alle dovizie in seno Largo sovvenitor racchiude in petto , Qiiale a te diero i Numi, un cor pietoso Alle svenrure altrui! felice appieao Clii teco favellar , chi far tesoro Puo de" tuoi detti ! Al buon desio compagnfe Che uon diemnii il destino ali alle piaate ? Oh come valicando alpi e torrenti Te rivedrei , dolce mia cura , e teco Tranei lieto i nuei di ! Spirto gentile , Deh seconda i iiiiei voti , e allor che riedi A' patrj lari a consolar ritorna Chi da lunge ti ajjpella. Ah! se pur anco Tanto lice sperar , prosteso , uniile In si bel giorno d'Amisti suU' ara Puro incenso ardero , rose e ligustri A man piena versando, e fia che all' eti^a Voli un inno dirceo sacro alia Diva. (I) II lovoro di questo grandioso edifizio costa oltre i cento e venti mila franchi. A N N U N Z J. Flora Italios supcrioris. II deslderio di facilitare agli amatori delle piante la strada di procacciarsi 1' utile ed aggradevole conoscenza delle piante indigene , mi ha mosso ad ofierir ai medesinii sotto il succen- nato titolo ima raccolta di quelle piante che crescono spon- taneaniente nelT Italia supcriore , cio^ nel regno Lombardo- Veueto , nello Stato piemontese e nei ducati di Parma e Piacenza. Queste piante sono state raccolte in fiore e seccate con tale diligenza che esse conservano il lor portamento , la loro paiti— colar forma e la naturale situazione delle loro parti. — Cia- ecuna sara posta in mezzo di un foglio con appostovi il nome ti'iviale italiano , il slstematico e I'indicazione del luogo natale. Riguardo alia loro nomenclatura ritenai per base quella di Ljnueo ( Linnei spec, plant, edit, 4. curante Willdenow) e del J284 APPENDICE Cav. Allioni (Flora pedemoitCana) aggiugneuJo a quelle piante che noa soao indicate ncU' iltima opera, la citazione dell' au- tore botaaico il quale le lia descncte e liconosciute indigene deir Italia superiore. Parmi coja sapenlaa d far menzioae delT importa'iza e van- taggio di tale raccolta , iiuperoiocelii^ qus.ito la cogaizione delle piautc indigene e in lispenidbile ai bucinolili, agli istrutti col- tivatori dei giardini, ,igli agruiii.ui , altrettanto deve essa iate- ressare pirticolarmente ogui colta persona, formaado una parte integi-ante dello studio delli natura. Cluuaqne conosce i necessarj preparitivi , gli ostaooli e le spese considerev')li die vanuo auuesse al raccogliere de le piantc nel loro sico nacale , sapra calcolare d giusto valore di siaide iuipreaa. Quancunque io abbia gia superato le raaggiori dillicolta. , e possa offerire una raccjka di 800 piante entro V anno corrente, CIO uon di ineno mi daro tutta la cura per rendere qiiesta rac- colca possibiliuence completa al piii presto, se a cio coutnbuire vorra l' incoraggiaineat j del pubblico ed ua numero sulficiente di associati. Tutta la raccolta e divisa in tante ceaturie. Ogui centuria fonterra 100 piante, ed A suo prezzo col testo in istainpa sari di i5 franclii. Nel nioiuento che i sigaori associati riceveranno la prima centuria saranno tenuti di pagare in anticipazione altrettanto per la seconda , e cosi in seguito delle altre. La prima escira nel niese di geuaajo , la seconda in marzo , la terza in maggio , la quart.i in laglio , la quinta in settembre , la sesta in ottobre , la settima in novembre , i' ottava in di- cembre. Nell' anno 182 1 e nei seguenti darj il proseguimento tia che r 0|3era vengt a termiue , cue siuo a die 1 signovi as- sociati avranno nelle ui.ini tutte quelle piante indigene dell' Ita- lia superiore die potro procurarmi. Herbarlwn portatUe. Quelle persone die desidereranno di possedere la suddetti Flora in un format > pid piccsolo potranno associarsi all' erbario tascibile die uscira in tanti volumi , nel quale le medesime piante della suddetta Flora italica si ritroveranno ordinate colla maggiore eleganza e leggiadria entro libri in 8." , legati in mar- rocluno , che porteraaao per titolo : Erbario portatile. Ciascun libro coaterra 100 piante, le qu ili saranno messe insieme secoado la stagione nella quale lioriscono e secondo il loro luogo natale : cosi per atto d'esempio, le piante di prima- vera verranno separate da quelle che portano fiore nella state o neir autunno ; cosi pure sa'^nno divise le piante che si ritro- vano nelle pianure ed in luoghi aridi , da quelle che nascono in luoghi utnidi e palud.>3i o che abitui) stii monti e sulle alpi. Sommo e il vaanaggio di un.i tal d'visioae per coloro che intrapreadoao delle corie bi>Uuiciie. Yolendo essi iu vtaggid PABTE ITALTANA. 2^5 paragonarc le piante ritrovate rolle sercVe dell' erliario taicabile' in -vece di yortar seco tiUti i voli;iiii c'ella srdde tta racrcJta, fa- ranno scflta f.oltanto del Tolun,e adattato all; st^gior.e sella quale Tpcno < ihoiiz7ardo , e al hiogo cle >igitrro. I Tokm i deW £rlario portatile esciranno cpnten foranefirerite colle centi rip della Flore Italiop svperioris , il prezzo ci' ogni ■volin^e nortera a :c fracchi , eloisai^do seinfre in anticipai- ziorie il volui> e fej^i eute. Per la rrn erclatiiia e Y istruzione crrrif pcridente servira di noin.a 1' eiLario in foglio neiitcvato di so) ra. I7eTtarihri: taxiro-v edithw. Per agevrlare a rinelli cl.e si dedicano alio studio della me- dicina e faimacia la rorofren?a indispersalile delle f iante ofii- cinali , la di cui n.srcanza spesse -volte ha dato origine a no- cevolissimi siagli , ofro loro una rare olta di tutte le piante of- fcicali ci'f rrescono da noi spontaneaniente o vengono colti- Tate nei nostri giardini. le farmacopee rJe sono in uso ed adottate nei diversi Stati d' Italia saranno la mia guida. Oltre le piante indicate nelle farmacopee comuni, avranno neir Erbario + 4,5 0 Seveno. 27 4,r + 6,6 0 Sereno. a3 27 ' 5,6 + 3,0 0 Sereno. 27 7,0;+ 6,5 N 0 Nebbia , ser. 24 27 7.8 + 1,5 N Ser. nebbia. 27 6,9'+ 3,2 E Nuv. ser. 25 2x 7,8 + 1,5 N 0 Sereno. 37 8,3+ 4,4 0 E Sereno. 27 8,0 + c,o N E Ser. nuv. 27 7,7+ 3,0 Neb. nuv rott. ■2~ 27 7,4 + 0,2 s 0 Sereno. 27 7,3+ 3,5 S Sereno. 28 ^7 8,3 + c,6 N Str.neb.ni'.ser, 27 9,0,+ 4,6 S E S Sereno , neb. 2Q 27 ii,':> + 0,0 N E Ser. nebb, ser. 3711,4;+ 3,5 0 Sereno. 3o 28 0,3 - 0,6 0 Sereno. 28 0,0 + 2,7 S 0 Nebb. nuv. ser. Altezza mass, del bar. poll. 28 lin. o,3 . Altezza mass, del term. +1 1,7 media "27 » 7,61 media... ... +6,688 Quantita di pioggia lin. 63,565. IsB. II terniometro esposto piu liberamente al veuto segua per adequate cm ^i ado e JO ten 0 di freddo aia^i^ioi e. BIBLIOTEGA ITALIAN! PARTE I. LETTERATURA ED ARTI LIBERAL!. Prospetto generale della letteratara tedcsca di Angela RiDOLFi P. prof. ord. dl lingua e lettcratura te- desca nelV I. R. Universitd di Padova , socio di alnine accademie , ecc. — Padova , 1818, coi tlpi di Valentino Gresciui. Un vol. in 8.° di pag. 875. N< 1 01 dobbiamo saper buon grado al sig. professore Ridolfi di aver anrh'egli contiibiiito con tuiest' opera a promuovere neir Italia T amore deila lingua e della letteratura tedesca. Egli non lascia dubbuo di pos- sederne le necessitrie cognizioni , e coa una seu- satissima prefazione alletta i giovani ad iino studio die i progressi dello spirito umano e lo stato delle relazioni politiche rendono sempre piu utile ed in- teressante, Dopo una breve introduziotie sni pregi della lin- gua e della letteratura tedesca , Y autore coniincia dair esporne le congetture sue e di altri scrittori suir origine della lingua tedesca , come lingua lua- dre , onginale ed indigena deir Europa , aiiiue alle orientali e ad altre antiche , e comime con molti Bibl, Ital. T. XVI. 19 290 PROSrETTO GENER.VLB dialetti a diverse nazioni moderne. In tutti i primi cju ittro capi si ocoiipa egU alo della bellezza e del pregio vero delle arti sorelle e del'a perizia deoili artefici. Sesuirono le traere di VmUelmann Lessing col suo Laocoontc , o sia dei coiifinl dclli plt- tura e della poesia ^ e Bartsch C(d peintre gravear, eh' e una guida sirura per lo studio delle incisioni in leorno ed in ranie. o L' autore niette in fine alcune considerazioni 2;e- nerali sn'.'e opere periodiche , suil 1 musica , sulTistru- zione letteraria , sulT edu' azi'vne hsica e morale , e dando ^1 suo prjspctto il mo lesto titolo di abb >zzo della letter atur< aleinanna ^ eliiude 1 opera confes- saado di non aver avuto altro in anuno che di far DELL A. LETTERA.TUKi TEDESCA. 203 conoscere quanto la nazione tedesra as^idua del pari ed iiidustnosa abbondi d' uomini di altibsinio isi' e- gno , merce de' quali ])';ssie.le dovizia di cognizioni e di opere d' ogni genere rhe bea piio gar; H,giare con ogni altra piu coka. Al coaseguimento di «ue- sto sropo egli h.i senza dub!)io ro jper; II primo e quello che si parla nelP aUa Germa- » nia. In questo dialetto e compreso F altro che y> chiamasi hochdcutsch^ che padasi nelUalta Sassonia 294 PROSPETTO GEXKRALE » e pill particolarnicnte nel luaichcsato di Misnia. ■» Questo dialetto hochdeutsch c quello che si iisa » dalle persone coUe e dai letterati nelle loro opere. )) Nel dialetto oberdeutsch e corapreso anche il platt- » deal sell , ossia tedesco basso , e inolli altri tra -» l<>ro pin o mono bassi. 11 dialetto vicderdeutsch » V »|ueilo rlie si parla nella Geimania bassa. » Questo paragrafo formicola di molte iuesattezze , delle ((uali nnn vogliamo fame grave rimprovtro al sig Ridolfi , sr.pendo quanto sia ardiio il coglicre coUa sola lettraa de' libri tutte tpieste dilTerenze : percio cercheremo di rettificare alrjuanto le idee su questo aigomento. Giovi (pii riportare un passo delV Adelung , e qnesto tolto dal suo opnscolo Ueher die Qeschichte der deutsclien SpracJie , liber deutsche Mundarteii und deutsclic Sprachlehre (i). Ecco al § 85 le sue pa- role tradotte letteralmente. «: h'' Hochdeutsch vicne y> bensi parlato attesa la mag^iore civilizzazione » nelie citta c fra persone di ejeiitili maniere e 55 b'^n educate piu di frequenfe nella Sassonia supe- -» riore che in altre pvovincie , le quali ancora » pervenute non sono a tale grado di civdta , ma yj. egli e ben lontano dall ess ere il lingiiaggio del » popolo^ il quale solamente forma il dialetto pro- » vinciale. La lingua che regna negli scritti non e 5> propria di veruna provincia , ma e la lingua gene- y> rale del buon pusto e della civiltd in tutta la » Qermania ; nella Sassonia siiperiore pero con » purezza maggiore die alirove , poiche vi si mi- » schia sempre per eiitro piu del dialetto provin- » ciale, quanto piu altri se ne allontanano. » E in altro liiogo si aggiunge. « II buon gusto ha le- » vato il dial.'tto hochdeutsch fuori da tutti gli altri , (l) Non ignoriamo altri passi deJl' Adelung , massinianienie nel suo grancle Dizionario , i quali possono avere indotto in eiTore il sig. Pvidoifi. Egli non poteva sapere che quel soni- mo srrittove e filosofo ratilico lueglio le sue idee e Je spiego posterionuente con niaggior precisione nella introduzione aJla sua j;rau;ujatica e ueir opuscolo cLe qui cuiauio. DELLA. LETTERATURA TEDESCA. 29S » quindi biso2;na preservarlo dal mescolarlo co' me- » desimi. Una parola proviiicialc , se anche fosse » della Mlsnia , resta nell' hochdentsch semjnc una y> macchia , » e qui passa a dar degli eseii»pj che noi per aniore di brevita risparrnierenio a' nostri lettoxi. Piuttosto indiclieremo a colore che possoio gustare le opere tedesche nella loro lingua origi- nale iin belT articolo su questo argomeuto neiia rinomatissima opera iatit.olu:\ Conversations -Lexicon sotto la parola Deutsche Sprache colla sua nota. Anche I" Heinsius , gramatico nioderno molto stiunto, dice che V hochdeutsch jioa si parla esclusivamente in veruna provincia e pero non puo dirsi di;iIetto. E quando queste autorita non bastassero , il sig. Ridolti ascolti quanto ne dice quello stesso Mo- ritz (non Moris) ch' egli cita con Adeliing. Egli dice duuque ( nel!e sne lettere sul dialcito deila Marca di Brandeuburgo ) « clic nella Sassonia su- 3) periore , infiuo nelle pubbliche orazioni , ove il ■» vero hochdeutsch dovrebbe udirsi nella sua niag- » giore purezza , non si distingue il b dal p ^ i\ d y> dal f , che vi si pronuncia T e quasi ci , Y ei y> quasi come ai , 1' ii come i ^ i\ g come un elTet- » tivo k ed altri simili errori » — Non e duuque vero che il puro hoclidcutsch si parli in quelle pro- vincie ; e non e vero che nel dialetto oberdeutsch ( come asserisce il sig. Ridolii ) sia compreso X hoch- deutsch. Ora e poi note a tutti che i\ phtttdeutsch non e compreso nelV oberdeutsch^ e che quest'ultimo e alfatto diHereute dal primo. E noto che plattdciitsch e nie- derdnitsch ben lungi dal dinotare due dial; tti diversi, sono invece due nomi diversi dello stesso dialetto: nomi di cui il primo e piu usitato dal vo'!2;o , il secnndo dai dotti. Se quindi souo sinnnirai, ne segue naturalmente che nel oberdeutsch non puo essere compreso il plattdeutsch^ polche anche giusta V as- serzioue dello stesso sig. Ridolti in esso non e com- preso il niederdeutsch. Per procurarsi questa nozione bastava consultary lo stesso diziouario deilAdeluni^ 29<> PRO5PETT0 GENERVLE, CCC. a'la voce plattdcutsch ch' ec;U cosi definisce « ad- 5) diettivo ed avverbio nelia vita commie , segna- y> tamente nella Sassonia inCeriore , tedesco piatto 5) ( basso) mcdrrdentsch; in opposizione ixW hoch- 5) deiUsch o air ohcrdcuttcli. » l\IodiHcanc1o du;npit: le idee del sic;. Ridolfl e ri- capitoiando le nostie dircmo , die ncl'a Germania e in tiitti ji,li altri paesi , ove il tedesco paiL'si g<^n(>ralmetite , v' h^nno niolti dialetti provlnciali. Tatti questi si distinguono in due classi d' indole opposta , oberdeatsch e niedcrdeiitsch , quest' ultimo chiamasi anclie plattdeiitsch, L oberdeatsch e il dia- letto genorale delle provincie situ.ite verso il mez- zodi dell:» Germania, o per me^ilio dire de' paesi situaci neirako e ha^so Reno. nelLi Franconia, Turin- gia, ii'lle parti meridionali de^li antirlii rircoli deila Sassonia infeiiore e superiore , nella Slcsia ecc. , ma pill ancora ne' paesi pui nieridionali situati tra la Fianconia, Tltalia e TUnglieria, come nelia Svevia, nella Svizzera , nel Tirolo , nella Baviera , neirAu- stria ecc. II nicderdeiitsch parlasi nelle parti piu settentiionali della Germania, cioe dai couimi dei Paesi Bassi sino a quelli della Kituania; esso domina ( secondo Adelun2; ) circa un terzo delT antico Im- pero germnnico , le due Prussie , e la parte della Tx'ansilvania abitata dai Sassoni ; e se vi si aggiugne la sua gia morta sniella , la lingua anglo sassone , ( di cui un avanzo vive nelF odierno Inglese e nelle lingue afiini esistenti ne' Paesi Bassi, in D.uiimarca , Svezia , Norve2;ia , Islanda ) esso e certamente un dialetro de' piu estesi. Finalniente 1' hochdeutsch non e diiiletto rhe si parli in alnuna provincia ; e la lingua scritta , il tedesco colto, purgato, quello adoperato dai dotti nei libri , la lingua die parlasi con istudio dalle colte persone , e die forma a ra- gione argomento di soUecitudine anche presso i colti Italiani , i quali debbono essere grati al sig. Ridolh deir ottimo sue lavoro . atto a far conoscere ed amare fra noi la letteratura di cosi nobile e \alorosa nazione. ^97 Coiitinnazione dclle Mrmorie della R. Accademia delle Scieiize di Torino. Tamo XXIII. — Torino., 1818. ///. estratto ^ V. tomo XIV., pog. 74 , e tamo XV pcig. 3i3 di qiiesto Giornale ). r\''. Dissertazione suUp Sihillc, del conte Corte di Bon- vicino , letta neW aduiaaiza del 1 3 marzo 1 8 1 7. Definitn il vocabolo Sibilla e determinato Tufficio delle Sibille , espone V autore alcune autorita com- provanti la reale loro esistf nza , e cla&sitica la col- lezione delle loro produzioni. Parla quindi della celebre Sibilla Cumea, e del cvdto die i Romani pro- fessavano alle Sibille. Ma gli oracoli sibillini anda- rono in disrredito a' tempi di Teodosio il s^rande , e per opera di Stilicone sotto V impero d Onorio , condannati al fuoco i versi sibillini , ncn piu d' al- lora in poi sorsero Sibille. Da questa fine si puo dire che la scienza sibillica , la quale ebbe quasi lo stesso termine deir Impero Romano , abbia for- luato il piu vivo oggetto della vana curiosita degli xioniini tendente a scoprire le future eose, e creato siasi nelle Sibille una specie di oracolo permanente oltre a queilo degF Iddii e degli altri niezzi di di- vinazione coll' intervento de' sogui , degli auspici , degli aruspici e degli auguri. V. Paragone tra la caduta delT Impero Romano e gli cvenimenti del fine drllo scorso sccolo XVIII , di S. E. il sig. conte Qianfrancesco Galeani Na- pjOKE di Cocconato , letta nelt adunanza del ^3 marzo 1817. II sig. conte Galeani Nspione dope aver fatta cs- servare la necessita dello studio della s>toria antica 298 MEMORIE DELLA. R. ACCVDEMI.V e modcrna per coloro che iiitcndono dar opera alia scienza dc' costiimi ed a qiiella della diplomazia e de' governi ; e dono aver accennato che gia oppor- tunamerite da altii si sotio rilevate le rassomiglianze tra la caduta del Romano Iniper«^ d' Occidente e quella di parccchi Stati iii fine dello scorso secolo , propone in tpiesta breve memoria di osservarne le dissoniiglianze : il che egli fa toccando le prccipne circostanze che accoinpagnarono i dolorosi eveni- menti , i quali posero cosi sgraziata fine a quel secolo. VI. Di un antico diploma del secolo XI trovato nel luogo di Montechiaro , memoria di S. E. il sigaor conte Galeani Napione di Cocconato , letta nel~ Vaditncuiza del 23 giugiio 18 it. Questo diploma interessa le glorie del Piemonte, poiche serve a comprovare la congettura gia enun- ciata nel tomo III degli Atti della R. Accademia di Torino , che Gerardo de Gerardi , V institutore del- r ordine di S. Gio. di Gerusalemme, poscia di Rodi, e finalmente di Malta fosse Astigiano. II conte Ga- leani Napione fa varie giudiziose rirenhe per ri- jnuovere ogni diibbio suUa veracita del diploma, e veggendo neir estremo lembo della lacera e tronca pergamena i cogaomi di un de Podio e di un Balbe di Cliceri trova anclie in cio un argomento per in- ferirne, che il nominato Gerardo fosse propriamente TAstigiano , poiche nella serie degli antirhi primi grandi maestri di quelT Ordine si trovano registrati un De Podio ed un Balhcii come i due immediati fuccessori di Gerardo di Tunc. VII. In Theodosii Alexa.ndrini tractatum de Proso- dia., Commentatio Amedei Peyron liiignarum orien- talium professoris. Exhibita die 20 martii 1817. Dare una giusta idea del trattato di Teodosio Alessandrino ; restituire la vera lezioiie e Tintrgrita
  • EMIA. L' autore , in proptjsito di Diotiisio , parla anrlie di clue vorsi i-i oiiore del mcde>uno , ri:iortandoli tali qiiali nel codice jili ha troati, cioe cosi : a^ioc; aivela^ai Aiovvino: , Os rd^'' eypa-ipev , dv^paTrnii; apPTt^r dsLxvv^ievoq Tt'lrrav (ro(piav: E poi'che \\ secondo e fallato , lo rassetta come segue; avBpd.n ^eixi'v^Lsvog ffo^iav •Ttao-av ^ dpsTi^v Tf , riducendolo ad uii esametro. Ma potrebbe aacli'' es- sere, che quel verso origitialmcnte fosse un pen- tametro. L' autore, per fame un esametro, muta r dv^poTOiQ ill dv^pdiXi , e all' dperi^v soggiunge la copulativa re. Se.;ondo noi, si avra un penta- metro con la semplice oraissione di'W dperriv. Allora i due versi diventerebbero un distico , e sarebbe questo : At,LO(; alveia^at AiovvaioQ^ ot; rd^' eypa^ev ^ dv'^pQ-jtoLc; 'TtdffOjV BsiKvv^evoQ eorpiav^ che in libera versione latina suonerebbe: Dignus laudari nostcr Dionyslus , omnes Doctrince nobis qui rescravit opes. Non potendoci est'mdere in piii parole sopra que- sta Memoria , ci limiteremo a dire , die in tutte le sue parti eila apparisce maestrevolmente dettata, e che non si pud leggerla senza anitnirarvi da per tutto la scelta e profonda erudizione del suo autore. VIII. Anuhis a Josepho Vernazza illustratus , po- stridie calendas Juuii 3IDCCCXVI. Illustrando il barone Vernazza T anello di bronze recentementv" trovato tra gli scavi nel villaggio di Aramenzo , commendabilissimo lo reputa pei due castoni , per le nnitevi due tavolette e per T artifi- zio, con cui vi sono incise le parole EVSEBI SIGNA. II nostro archeologo e d'avviso die non possa nep- pnre dubitarsi essere questo un istromento di cui i vasai ed i panatticri si servissero , onde iniprimere il loro nome sui pani o sopra le bottiglie , poiche in tal caso riticne che sarebbe stato sufficiente un solo castone , e le Icttere non vi sarebbero incise DELLE SCIENZE DI TORINO. 3oi in modo da doversi leggere inverse. D'altronde os- serva che stato non vi sarebbe niotivo alcuno di porvi la voce Signa nel nunicro plurale , se fosse un nome sostantivo da preporsi ad un nonie geni- tivo , e riinarca di piu che non iscorgendosi nel vocabolo Easebl \ ultima lettera piu alta delle pre- cedtnti , non puo intendersi rlie sia una doppia vo- cale , ne perno usato in modo genidvo. Piocede r autore osscrvando che Signa vuolsi ritenere invece modo imperativo di verbo , ed ^w^e^i caso vocative. Conchiuile in line col rifenre che con si fatti anelli onoravansi dii Roniani cpielli che si creavauo ca- valieri , e dice che nel con reto nostro caso que- st''individuo della fami^'ia Eusebia per Taddietro di condizione libcrtina, come chiaramente nlevasi dallo stesso suo nome o;reco , divenuta poi consolare, es- sendo stato pel prinio di sua faiiiiglia aggregato al- r ordine eipiv stre , pote far uso dell' anelio inscritto Eusebi S.'gna. Fiaalmetite ronferma la sua opinione coll autorita di Tacito e di Ovidio combinando col pensamento del grande antiquario nostro contem- poraneo Ennio Quirmo Visconti. IX. Drlla clttd d'lndastria^ Iczione dfi barone VeR' isiAZZA, 27 di febbrajo 1817. Dopo piu di due secoli dacche sapeasi che , ove era sorge Wonteu di Po , esisteva la citta d' Indu- stria, vi si scavarono fortuitamente nel 1748 rag- guardevoli monument! d'antichita. Mamfcstatesi non ha guari dalf aratro dei contadini del conte Ber- nardino Moira di Lavriano , il qude facea cola la- vorare un suo cam|>o , le fondamenta dimuri, voile egii conoscerne la direzione da tutti i lati , misu- rarne gii ano;oli , marcarne le curvita, dirigerne i lavori tutti e formare una carta , nella quale accu- ratamente delinco i vestigi dcgli ediiizj ed il luogo preciso d' ogni beuche minimo scoprimcnto , coif in- tenzione di poter acquistare i.i appresso (pialche co- gnizione o di topogralia o di architettura. Kacconta 302 MEMORIE DELLA. R. ACC4DEMIA il baronc Vernazza in questa lezione die nei varj ©"■getti cola riiiveiiuti e segnatamente nclle pitture , nellc scultiire e nei bronzi ammirasi non ordinaria maestria; fa egli ciucliziosamente osservare la cii- versita de' gradi d' intelligcnza neiraite del disegno procedente verosimilmente dalla varieta deg'.i artisti e dalla sncccssione di distinte eta : ed at cenna la inoltij)licita dei lavori ritrovati in creta im[)rontati con ti[)0 diverse e replicato in moltissime opere doliari e nelle lucerne , die a varj usi servivano , le cjuali facendo supporre die stata vi fosse oflicina di ricco vasajo , danno luogo a sperare die vi si possano dissotterrare pure delle reliquie di vasel- laine con istruttive iscrizioni apportatrici di utili lumi alia storia , onde forse emendare la serie dei consoli , e conseguire ulteriori cognizioni di crono- logia e di topogratia , le quali procureranno al Pie- monte un auniento sicuro di gloria letteraria. X. Osservazloni intorno ai pensieri sidla storia e sulla incertezza e inutilitd della medesiina del cuvaliere Mclchlorre Delfico, cittadino della repubblica di S. Marino, di S. E. il sig. conte Gian-Fraticesco Galeani Napione , lette nelV adunanza dell' 1 1 novembre 1817. Questa memoria e diretta a sostenere la certezza , e quindi V utilita della storia contro V opera enun- ciata die viene saggiamente dal conte Galeani Na- pione paragonata in certo qual modo alV opera sul- 1' miitilita della predicazione attribuita al celebre Voltaire , die diede origine a quella delF elegante ed assennato Pvoberti sul leggere libri di metalisica , con cui si e trionfalmente provato il contrario. Di- mostra il nostro autore che la storia ben trattata puo contribuire a rendere gli uoinini piu colti , piu tranquilli, piu savj , in una parola piu avventurati, il die comprova colT osservazione del felice cam- bianiento della societa dalla meta del secolo XVI sino a' teaipi da' nostri nan molto lontaai , cioe DELLE 9CIENZE DI TORINO. 3o3 dair epoca in cui venne maggiormente coltivata la storia; ed accenna che ne' tempi pin a noi viciui tosto che, segueiido le orme di Piousseau e d'altri tilosoft della sua sctta , abbandonossi la certa scorta della storia, si usci dalia natiira, e si cerco una sognata perfettibjiita in morale ed in politica , ed una tutura felicita romanzesra che condusse al delirio ed alia rovina. Detinita poi la storia , indagatane la natura e le partizioni , cose tutte che appositamente non ha voluto fore il Delfico per sostenere il suo as- sunto , vicne a stabilire piu esattamente i grandi vantaggi che possono derivare dalla storia , dimo- strando che anche nella storia possiamo godere di una soddisfacente certezza colV ajuto di una sana critica , di ua'' arte prudente neir investigazione dei fatti , e colle ognora crescenti scopcrte di nozioni interessanti , di cui possiamo far uso per rettificare i gia fatii lavori e perfezionarli. La memoria e piena di bei sentimenti , che fanno sommo onore all" iilu- stre penua che 1' ha stesa. XI. Lapida romana in CagUari inedita , lezione del bar one Veniazza , i8 di febbrajo 1818. Dalla spiegazione di cjuesta lapida trae il barone Vernazza un solido appogcio per dimostrare , come gia si e notato nella mcnioria III, contro Topinione del Rezzonico e d'altri archeologi, che le flotte in- stituite a difesa dei due mari d' Italia non furono scmpre pretorie^ e che le now prctorie debbono con- siderarsi piu antiche delle pretorie. 3o4 Equejade , moniunento antico dl bronzo del musea nazionale uifghcrese considerato nc siuii ropporti coir antichitd ftf^urata da Gartaiio CaTTANEo , dl- rettore delV I. R. gabuictto iiumismatlco , membro dclV /. R. accadcinia dl belle artl dl Mdiifio^ ccc. — Blilaiio ^ 1819, dcdV I. R. Stampcrla. Un volume in 4.° dl ptglne 128 e xs.iv di prefazlone , con 4 tcwole incise in rame. N^uest'' opera e derllcata al Serenissimo Arciduca Palatino protettore d 1 m ir,eo Ungarico , nel quale coiiservasi il moniimento di Equejade. Ottimo avvi- sameato e stato quello dell' aatore di presentate nella prefa^ione una coinpendiosa dcscnzione di quel museo, dalla quale risultaao i graildissinii be- nctizj a quello stabilimento utilissiiuo compartiti dall' ottimo principe, meatre questa descrizione puo soiTiministrare utia compiuta idea dello stabilimento medesimo agli Italiani, ai quali non riuscisse di ve- dere il primo volume degli atti di quel museo pubbli- cati dal consigliere Miller dl Brasso. Alcuiia ecce- zioiie pero flue si potrebbe alia assoluta raancanza di un museo nazionale in quel regno fino al se- colo XIX, asserita alia pag. xii di queila prefazione. Non esisteva certamente il mngnifico stabilimento, che solo si e formato da pochi anni; ma alcuno che ha soo;":iornato lunijamente neir Unxberia fino dal- r anno 1790, ha veduto presso la R. Biblioieca Bu- dense , e custoditi dal dotto bibliotecario Schorwlsner alcuni armadj cnntenenti preziosi oggetti di aftti- chita trovati la mag2;ior parte nell' Ungheria e nelle adjacenti provincie , e molte medaglie ancora , tra le quali buon numero di Cesan in oro. Da quel gabinetto gia disrretameiite fornito in quelPepoca, e uscita la bellissima rnzza di vetro reticolata con lettere , che per la prima volta e stata pubblicata EQUEJ\DE, MONUMENTO ANTICO , CCC. 3o5 dal cav. Bossl nelle Osservazioni sul sacro catino di Genova. Nella introduzione si annunzia che avendo il si- gner Cattaneo veduto nel iniisco Pannonico neir anno 1812 il niouiimen.o di cui si tratta , ne trassr un disea;no esatto nelia foggia e ne! rarattere degli atvril)'iti della divmita ; clie ripatriato iniraprese una diligente ricerca a fine di readere ragion - deila corrisi);.;idi':iza di quella flgiira a -[uello die ci ri- mane mtornn a'la df»a dei cavalli ne^li antichi scrit- tori , e nei innmimenti antichi delP arte ; clie un copioso corredo di notizie scopri, ed ancora la di- vinita medesima adonibiata sotto altra denomina- zione; e clie gia disposto trovavasi a steadere una dissertazione su questo ^rgoraf^nto, dal clie solo fa trattenuto da un sentimeato di di'.icatezza. Non pos- siamo rlie iinp'aadire in (piesto Ino^ro alia di lui modesfia , 11 n nieno che alio zel : 'ol (juale nel testo ed in una nota si muove a derlaniare confra r uso , da esso detto illibera'e , in alcuni pnhbltci ninsei dominante , di prctpndere ad una ri2;orosa privative nella prima pubblica/aoiie dei nionumenti che quelli posseggono. Egh ben con ragione dice questo sistema contrario alio sc<>po benefice Uei pubblici stabilimenti , e luminosi esempj ha ei;li dato di un contrario costume , aprendo aile rictr- che di chiun.jue il ricchissinio gabinetto alle cure di lui conlidato. Giunse fratt;'.nto allc niani dell' au- tore la breve dissertazione su Muello stesso monu- mento pubblicata dal sig. H-diczky nel primo vo- lume de»li atti del ranseo uaofherese , e trovando egli che quella dissertazione ristringevasi solo : i.*^ ad indicare il luogo del ritrovamento delln Eqacjad<' ,• 2.° a descriverne la forma, li materia, il peso, le dimcnsioni e T artifizio ; 3.° a ragionare dei suoi attributi ; 4.° ad indagare 1" origiiie del ft ii e di Equcjade , e\ii %\x2i relazione ad altri nomi di juella dea \ 5.° alf esame di alcuni passi relativi di antichi scrittori; 6.^ a produrre alcnni monumenti epigratici, Bibl Ital T. XVI. 20 3o6 EQUEJADE , MONUMENTO ANTICO nci cjuali si fa menzione di quella divinita ; 7.° fi- nalincnte a ricercare a quale [)eiiodo delP arte an- tica dfbba quel monunieiito assegaarsi ; egli lia cre- duto di potere entrare nel campo 2,ia da akri per- corso , e tentare un nuovo sentiero , che V ungaro commentatore non s'avviso di calcare, Nel cap, II parla egli sulle tracce dello stesso Hdiczky del ritrovameixto di quel bronzo , delle sue dimensioni e del sixo peso. Fu i[ufl!o trovato nel- r anno 1807 a Mitrowic/ tra le ruine dell aatica Sirmio entro la terra , o come akri narrano dentro un pozzo. La sua akezza e di 12 pollici , la lar- ghezza di 6 nella linca del peLto , la grossezza di 2 6 1/3 , il peso di 26 libbre di Vienna, 14 e 3 grani di peso metrico. L' indagine fatta dalF autore ungaro nelT ultimo articolo del suo scritto , si fa dair autore nostro nel rap. Ill; ed egli propende a credere quel monumento lavoro di ua artelice delta romaua colonii , e di un periodo as&ai vicino alia decisa d^cadenza de'.F arte. Noi conveniamo piena- raente nel di liii seritimeiito , che la forma ailatto barbara dei carafteri della iscrizione indichi una anticliita meno reuioia delT eta di Alessandro Scvcro ^ alia quale inclinava ad assegnarla V illustratore un- gherese. Bella e giudiziosa e T osservazione che si fa in questo luogo d.\l sig. Cattaneo ^ che nelF as- segnare il giusto grado di antichita alle opere del- Tarte, non meno che alia forma «le' caratteri , con- viene porre in cento lo stat ) delle arti metlesime € del'a coltura, spesse volte diversissimo presso due pojioli contemporanei. I segni caratteristici esposti nel cap. IV sono : i.° la fascia che eigne la testa di quolla statuetta; 2.° una mezza luua collocate tra i capelli della fronte e f indicata foscia ; 3." un simbt)lo formato quasi da due lunette riunitc, che discende d;.l luogo ove dividousi i cap- Hi, e si stende sul nudo della fronte; 4.^ la parte del ciipo superiore all accennata fascia , tutta liscia , tranae alcuni tratti di gralHto DEL MUSEO NAZIONVLE UNGHERE5E. 307 verso la porzione superior e , indicanti in mocio in- solito 1 andamento dt-i captlli quasi lisciati da uu pettine. Si dee tenere conto di una linea che parte dal luogo della f.iscia corrispondente alia meta della fronte, e die al vertice del capo si confond(' in uu corpo , il cui franiniento lascia luogo a supporre , die fosse un anello , dostlnato ad appendere il nio- nunicnro medesiino. 11 busto colle biaccia tionche e cop'.Tto da una tunica senza mauiche , espressa solo sul dav:inti: ([uesta vienc allacciata sugli onieri da due borchie o ferinagli di forma rotonda , e le braccia sono frecriate di arniille appiattite. Al di sotto delle rozze pieglie della tunica vedesi una specie di coreggia , ornata al pari delle arrnille di cer- chietti iucusi ^ ed intine trovasi una larga fascia contornata da un orlo rivolto air insu , uella quale si leasie in caratteri di forma straordinaria e di ri- lievo la parola EQYEIAS* Entra I'autore col cap. V nella piu profonda eru- dizioue , cominciando V interpretazione del monu- mento , e la disamina da prnna dei nomi della di- vinita rappresentata. Quella dea avanti la scoperta di questo bronzo conosciuta era sotto il nonie di Ippona o Epoiia , e ad essa attribuivasi la tutela dei cavalli , de»:li asini, dei muli, ed anche dei loro condottieri o custodi. II nome di Eqiiejade e atfaito nuovo , e percio T illustratore ungaro lia supposto, che i latini colla desinenza in as , abbiano voluto dare alcun sentore deir ori'gine greca di quel vo- cabolo. Osserva in questo luogo 1' autore , die di otto codici di Qlovcnale della Biblioteca Ambrosiana, alcuno non porta 1» vore Epona^ adottata ne'le va- rie edizioni al v. i o" , Sat. VIII , ma bensi in al- cuno e scritto Hippo.'ia ^ in a\trn H\pona . H\pomay Hipomoua., Hlppomona ., ed in uno solo Hipomc/ics, dal che deduce die incerto fosse il modo di espri- roere latinaniente il nome di qu.^lia divinita. Negli atti pero del rcuseo citato trovansi cinque eseiupj 3c8 EQUEJADE , MONUMENTO ANTICO epigrafici , i cjuali con altri veduti dair autore mo- strano che costante era il niodo cli scrivere quel nome Epona , ne ben si vede , coine siasi esso tras- forinato in Equejade. II solo Barth dice di aver letto in alcun hiogo Eqnonain^ ma non cita la fonte. Op- portunaraente congettiua V autore , che nu-ntre nella parte piu settenrrionale della Pannonia ( e forse in tutte le romane pr' vincie ) , qu'.'ila dea iiititolavasi Epona , si modilicasse (|U(1 nome in Equejade nel luogo dove fu trovato il nionumento , fors' anche ad og2;etto di esprimere la protettrice dei soli ca- valli . e non gia degli asini nel nome di Epona rani- mentati. I simulacri di (jnella dea , segue a dire r aufoie nel cap. VI , solevano coll^carsi , secondo molti autori , nelle stalle ; e parlando nel VU del culio che ad essa veniva tnbutato , dice che di fresche rose incoronavansi le di lei immagini, e eke offerte ad essa facevansi di farro, di orzo, di lardo e di vino, il che prova colla testimonianza (Yi Apu- lejo , di Ildebrando e di Alessandro ab Alexandra. Kel cap. Vlll liferisce diverse iscrizioni antiche a quella dlvinita relrtive. Cinrjc.e sole ne aveva rife- rite r lihistritore unaiaro , e.i un ma2:2.ior nuniero ne espone V it. Lino , una presentandone trovata sul suolo Pannonico, e pubbiicata da Schoiwisncr, altra romana riporiata dal Gori, ed altra tratta dalla Ar- chcologia britannica^ nella quale vedesi V associa- zione di Epona ad altre divinita. Passa ijuindi nel cap. IX ad indagare la ciasse delle divinita , alia quale appartcncre debba la dea tutelare de' cavalh; e suir auiorita de2;li antichi scrittori consent;^ do- versi (luesta colloiare tra i Semotii, ciasse degli t'ei Indigeti , benclie Cellario Epuna annoverasse tra i del rustici e plebei col dio Robtgo ed Avtrriwco. L' origine mit(>logilo della Inna nolle antiche bardature, e quest' uso risale piobabilmente a tempi remotis- simi. Passa poi T autore ad ititerpretare il segno espresso snl nudo delli fronte di Eqaejade ^ ed esclu- dendo il diibbio che nato gli era sii ie prime, che quel segno uno fosse di que' marclij che si impri- mevano sulla fronte de' servi, si deride a riguar- dario come simbolo ornamentale, ed inclina a scor- gervi una allusione spettante ad una parte degli attrezzi equestri , cioe al pungolo , stimolo o spe- rone ; come nella figura complessiva del simulacro egli ravvisa quella del tintinnabulo o campanello , del quale pure facevasi uso ad incitaniento dei cavalli nelle corse. Disscrta quindi dottamente sul- r uso , sulla forma , e sul nome dello stimolo o spe- rone , e ne presenta altresi alcune figure. Un sim- bolo di tale natura poteva ragionevolmente collo- carsi su la fronte di Eqaejade. Dalla forma partico- lare di quel bronzo trae nel cap. XV alcune ben fondate congetture sulT uso di quello come di tiii- tinnahido , giacche questo stromento non serviva solo di ornamento , raa anche di eccitamcnto ad un rorso pill veloce ; e con ciuesto monumento com- bina nella forma il tlntiiinabalo da Montfaucon pub- blicato sulla fede di Bonamd. Ma non per questo asserisce egli , che il monumento , sebbene dotato di quella tigura , abbia servito realmente a quel- le uso, stnnfe la mole troppo grande del medesimo, e la m;'.teria solida di cm fu riempita la sua cavita, che rillustratore iingaro suppose la lithocolla di Pli~ nio^ e chef autore nostro prova essere tutt' altra so- stanza. Mette dunque in campo un'' altra congrttura , corroborata dal vedersi sulla testa della Equrjade V avanzo di un anello , ed e che quel mojiumento DEL MUSEO NA.ZIONALE UNGHERESE. 3ll abbla srrvitr> di peso ad an' antica statera o ad una rornana. Varie furono nell'antidiita le fisrure di qne' pesi , rappresentanti per lo piu busti o proto- me di divinita; ed a line di rendere ancora piii ve- risiniile !a congertiira, 1 autore ha fatto ripetere nella sua tav. I[ li tigiira di una bell.ssinia statera del museo Capito'ino , ed ac^-anto al'a Minerva galeata appesa al' asia di quella ha collorata come peso parimente la Eqwjade. Osserva egh, che i[uel bronzo e stato an'icanience riempito di un pesante stucco scultorio , il che forse si e fatto a fine di ottenere la necessaria gravita seaza eccessivo dispendio di metallo. Belle souo le osservazioni proposte nel seguente cap. i6 sulle corporazioni e cariche, cui incuubeva presso i Romani la cura del nutrimento e del raa- neggio de' cavalli, ed intento ad illustrare i collegi dei Pabularj ^ dei Giumentarj e dei Foenarii^ pro- duce un copioso corredo di iscrizioni , tutte illu- strate con molta erudizione, ed alcune interpreta- zioni , che al pregio della ragionevolezza quello aggiungono in parte della novita. Tale per esempio e la correzione della porola TABVLARIORVM in PABVLARIORVM in una iscrizione riferita da Mw ratori , tale la congettura della lezione SVLVEIS in vece della inconcludente di SVLEVIS in altra la- pida ecc. Nel cap. XVII si esaminano alcuni monumenti antichi , creduti erroneamente rappresentare la dea dei cavalli. Tali sono una medaglia pubblicata da Seguiii , nel rovescio della quale si vede effigiata una donna con iunga tunica, col modio sul capo, colla destra spiegata, e coUa sinistra mano portante una rosa , che si e poi riconosciuta essere un ca- dnceo unito a due spiche , mentre una citta del- TAfrica detta Ippona quell' antiquario scarnbinto aveva con una dea; alruui busti di Ercolano o di Pompej, sporgenti da quattro borohie di bronzo , che alcuni antiquarj credettero clipei o scudetti formanti parte 3rii EQtTEjADE, MONUMENT© ANTICO dei>,li arnianieiiti equestri ; una testa di bronzo del miiseo P((iiciaticlu riferita da Gori , clie V aulore nnstro lia ripv^: otta; un medagiione d( I miisco i/s- clrri'ariaiio Jf^lczai , portanre F eiligic cU Ncroiie , e ncl rovescio una t'igura di doniia tunic ata e velata, clic coUa destra time per la briglia un cavallo , laonde per Ippona fu ri;eiiiifa da Sestu/i^ col quale non e d'aocoido il nostio autore , amando cgU me- glio di riconoscore in quel nionumento dei Tessall una Cerere in atto di hi^n^ive Ar lone. AlVincontro, come osserva V autore nel cap. XVIfl , trovansi mo- numenti antichj a'.tranicnte intl)asi la dea dei soli tavalli, e di rxdoro che ad- deiii erano al loio iiutrimeiito o maxieg!> lo ; 4/ che co! presidio del bronzo illustrato debbansi da quella attiibuzione eliminare tutti i monumenti an- tichi , che si credettero rappresentare quella dea ; 5." finalmente che questo solo monumento rappre- senti in Equejade l.i dea tutelai e dei soli cavalli , metitre la pittura aatica del circo di C r acedia ci soinniinistra la f.gura di Ippona nel signiticato piu esr*oNPOi.TAMOCi, die pur qualclie frutto cominciamo a coglierefl ai viaggi de' nostri It^liani ! Questa merce e cosi lara fra noi , e la nostra poverta la rende cosi desiderata , che ci stimiamo in dovere di non ritardare d' un atomo a' nostri lettori V estratto del- r opera che abbifini per le mani, puntnalmente spe- ditaoi dalla soneta tipografica di Verona il giorno stesso che fn pubblicata. L' autore e noto nella 'Repubblica letteraria per varie operette di diverse geuere , e particolarmente per un poenietto in verso sciolro diviso in quattro Canti intitolato la Enssiade. Noi nol conoscevamo che come po^ta, ma ria questo viaggio scorgesi esser egli enciclopedico , cioe iniziato nelie scienze, nelle anti- chita, nelle lingue vive e morte , ed aver viaggiato altra volta la Germania, T Italia e la Magna Grecia. Peccato che il suo viaggio sia cosi rapido e spesso contenga T indice delle cose da vedersi piuttosto che la descrizione delle cose vedute 1 L' A. e capace di veder bene e scrivere ottimamente ; ma quanto al vedere , egli non se ne da il tempo che basta , e quanto alio scrivere, non s' abbnndona mai a una certa negligenza e disinvoltura propria della forma epistolare da lui adottata in cpiesto suo viaggio. La lingua ne e sf mpre pura e colta , ma lo stile troppo studiato e contorto , e sente troppo la pretensione e lo stento. Noi coglieremo senij.re il fiore di que- ste lettere , e lasceremo sovente parlare Y autore , acciocche i nostri lettori possano giudicare lui a un tempo e il nostro stesso giudizio. Queste lettere sono dedicate a sua figlia. La de- dica e breve. — « A te , o mia cara , si appartiene 3l6 LETTERE DI UN HECrNTE VI\GGIO la stampa di queste mie lettcre, tutie per te gia scritte , benchc sole poche per procacrio spe«lite •, a te , che ami cio die porge qualche istru~ione ed inrliai a tpiegli stutti i bassi rilievi della luoa co' due fia- telli •, delle due teste di toro ed i Itri , die qua e la postivi certo per capriccio d<"gli artisti , non so come soffrir si potesseio in un si rego'are editicio. Giare egli, siccoine il nostro , da uu lato alcua pcco sepolto , e sol div'so per un angusto vicolo da rerte case , talche sembra in pa^saadovi di ritrovarmi presso a quello di Verona. Ecco Y occupazione del primo mio giorno in Nimes. La stessa sera certo sis;, d' Oldrey, ragionaado con meco a cena nell' al- bergo di Louvre, voleva persuadermi a visitar seco lui a Ganges una profonda grotta detta des Demoi- selles ^ npiena di scherzi naturali e di locuste. Lo ringraziai di buon garbo , e,, trovandolo enciclope- dico , lo indussi piuttosto il di vegnente a seguirmi a questi nionumenti romani, provandogli quanto al- I'intelletto ed al cuore piu fosse d'ogni altra cosa avvantaggioso V esame delle umane vicende. Ha egli pure veduta Roma ; e giunti in fatti alia cosi detta casa quadrata o meglio bislunga , cosi esclamo : = Certo clie questa non invidia ne al tempio di Vesta, ne a verun altro per eleganza e beliezza. Da quale scalpello viscirono mai e quella corintia cornice clie tanto innamora, e quel fiorato fre^io so- stennto da scanalate colonne, e que' capitelii d' in- coniparabil finitczza ? Chi mai ne concepi il deli- zioso disegno ? II nome n' e incerto , e il vero au- tore che forse si lusin^o con tal lavoro di eternar la sua fama , nemmen per caso si noma. iMisero ! quantunque sii ; pur ben ti raette conto di non ve- dere le alterazioni, che ne soHri in quelle quasi scalfite, ne piu isolate colonne =. Quinci egli adoc- chiando nella facciata i segui de' chiodi , onde gia furono assiciu-ate le lettere della pretesa iscrizione ai figli di Agrippa , ch' egli avea letto con mcltc altre interpretata in un raanoscritto di Seguier tras- portato a Parigi , mostro assai dillldarne. Passamnu) quinci agli avanzi iuteressanti d' un tempio : fosse 320 LETTERE DI UN RECBNTE VIAGGIO eo;li o a Diana sacro o a moki dei. Qiial dlfferenza tra il profimdo sileiizio che di presonte vi regna ^ e il mormorio clic le immolate vittimc , e la voce degli oracoii doveano una voita alzarvi! La ora noi ci arrrstavamo uel [)ortico , ove sacrillcavasi , sof- fittato di enorme pietre triplicemente elevate , ora presso il dcposito de' sacri coltelli sacerdotali , ed ora in mezzo a que' vuoti , donde prof'etiz/.avasi. Tutto vi c interesso e le alternative nicrlue negli intcrcolonnj e la singolarita del robusto soHitto. Solo vi trovammo in^datto quel eterogeneo pregiato am- raasso di torsi infranti , cornici e fregi ivi da piii liioghi adunati , miseri trionfi del tempo sulT arti deiruomo,e sul suo orgoglio , e die mcrtterebbero un appartato museo. Alltttato dalla compagnia di si buon vecchio , cercai di approfittarne per salire la roccia della tarre detta magna. Ma che di piu ar- guirne dalla conica jntcrua forma , dai pochi strati circolari di grosse pietre , e da un sol arco, che verso Orleiite ancor restavi , se non una qualche riprova di quanto ci narra la storia sail a sua forma piramidale e dorica , e sulla sua altezza , ben su- periore a quella di If altre otranta erette a Nimcs da' Focesi per guardarne le mura ? Gimmo il dope pranzo ai mosaici del sig. Fossart e della Calandra, ed alia raccoka di storia naturale osservabile spe- cialniente per conchiglie , minerali ed ittioliti in parte veronesi, e formata dal sudd' tto Seguier. Pare rhe un culto superstizioso airillustrazione, che loro diede un si grand' uomo, Tabbia tin oi-a frodata del- Fultime piu esatte classificazioni v. cc Consacrammo il terzo giorno alf esamc di cose moderne , molto non curaudoci delle a'tre antica- glie piu incerte d' uso e di nome. II pubblico giar- diiio e vario per mille specie di fiori e fresco per ombre ed acque correuti entro vasche e tra pro- fondi canali , dove se V umore ne scemi , gli anti- chi ba2;ni si scoprouo. Meritano lode il nuovo do- rico palazzo di giustizia, c T ospitale con bellissiuia cappella Jonica. DI GIROLAMO ORTI. 32 1 (c In riguardo alia popolazione , il protestante vi e colto , e rjgoroso massime ne'' suoi templi. ]\Jolta deceiiza e acconciatura alio specchio si procurano i sacerdoti cattolici nelle sagrestie , ma poscia alia messa lasciansi vagir bambini, mach-i garriie, e tutte in quel tempo allattarli. Perche si indecori que'rifi e si negletti gli altaii:' Ove il tabernacolo e i cerei? La nostra Italia e in cio ben piu dignitosa ed esemplare. a Abbiamo inteso il nostro autore a Nimes come antiquaiio. Saremnio tentati di ndirlo ad Avignone ed a Valclusa come poeta ; ma siamo troppo impa- zienti di accompagnarlo alia capitale della Francia per vedere qual impressione fa sopra di lui quella grande citta , quali cose ci racconta di naovo , e con qual arte sa ripetere le gia conosciute. Quando in un viaggio non v' ha da dire nulla che non sia gia noto , o bisogna vestirlo di una certa origina- lita, o tacere. E per verita se questo precetto fosse scrupolosamente seguito , si vedrebbero migliaja di volumi di meno ingombrare le scanzie delle bt- blioteche. Tornato a Lione , il nostro viaggiatore s' avvia pel Rodano verso Parigi facendo la solita strada di IMacon , Chalon , Auxerre e Melun , ed egli cerca di animare questo tragitto alia meglio frammischian- dovi aneddoti , descnzioni e reminiscenze di cose passate , ed eccolo giunto in Parigi. II suo arrivo non e annunciafo con nessuno entusiasmo. Non sap- piamo se i nostri lettori troveranno molto originale quanto egli ne dice di quella citta alia quale con- sacra niente piu di 5 lettere , cioe dalla pag. 55 alia 95. Noi ne torremo cio che ci pare di meglio. « Keca stupore , die' egli , tanta vivacita in un paese molto piu settentrionale del nostro , e cosi tardo d' altronde alia vegetazione. Incostanza di idee, volubilha di mode e di spettacoli , contese d' ogni genere sono le indivisibili conseguenze d' una irre- quieta natura. Le case vi sono ben costrutte a raolti Bibl. JtaL T. XVI. 21 323 LETTEBE DI UN RECENTE VIA.GGIO ed alti piaiii, con fmestre spesso sporgenti : ritte e larj^lie le strade vagamente incrocicchianti«i in bei c(u;uiiivj , ma poco n<'t(e e poco di notte illuminate, se ne cccettui le magailiche rive della Senna adoina di baiehe pe' bagni con loro proprio giaidino e bi- bliotcca , c cinta da idrauliche ponipe, onde Tacqua ne viene tratta , e per Parigi sospinta col mezzo di gtantuffi , mossi dalV elastico vapore della medesima in parte accolta entro grande fornace. ( Con bupna pace del nostro A. questo e alquanto oscuro per chi e stato aParip;i: inintelligibile poi per chi non vi e stato). Ottanta sono le fontane , quantunque generalmente asciutte; superjji i ponti , ed infinite le piazze , di cui parecchie si van sostituendo agli atterrati edificj ; varj i mercati, quale destinato a semi esotici e fiori, quale a pelleo;rini uccelli , e moltissimi a nierci in- digene, le quali unite ai tanti magazzini sostengono i suoi 6cc,ooo abitanti. Sfoggio in fine di eleganti botteghe che sembrano nuovi mondi ; lauti ristora- tori e caffe. In vaga e spefeso splendida pompa dal cristaliino ius;resso ti appar seduta, <(ual lasinghiera inse2.na , la piii bella deile padrone , ed introdotta talvolta in sotterranee stanze tu mangi , e in un ti trovi presente ad eroico o pantomimico teatio da musichc animato. Akuni albcrglii hanno suppellet- tili e lusso aiTatto turco , o chinese da rcuderti dubbiosa della contrada ove sei. Se v' entri di buon mattino , tu non vi scorgi che garzoni e donzellette intente ad un ostinato forbimeuto di stovighe e cri- stalli , e neir ore oziose al libro , alle gazzette , a decisioui ruaiorose e politiche. Diresti die la tran- qujllitu dello spinto sia qui insopportabile , e suo raalgrado si bramino colla maggiore innocenza nuove stranezze e sciagure. Leggierezza cota.ita fu ben con ragione fin dai Romani temuta. Ovunque volga tu il 2;uardo , non miri che sollazzi e piaceri , e gio- ventii d' ogni sesso esercitantesi per le vie in gio- chi elastici e briosi , e clie t' invita alia partita: o un misto curiosissimo di cocchi e cavalli , non che PI GIROLAMO ORTT. 22S di asinelli e cani mirabilmente educati a trarre car- rette e a p irtare. 11 cosi detto palazzo reale sembra di no.'te im' iiirantata alibllatissima reggia. FraFab- ba2;liante asnetto di tanti dnni d' industria e di coni- mercio , mille femiuinili ti appajono vagolanti fan- tasmi : chi rapido ti fiigge, e poi ricnniparisce, ove men lo ti aspetti : cpiale si pavoneggia sfacciato , e qiial modesto si n)Ove o maestoso in passo iragico: uno tutto e fiamma nel volto, pallido 1 altio e so- miglievole ad una mummia tebanu. In cpial oitta fu visto si unite un piu curioso spettacolo od un piu strano delirio ? In nfssnn akra , ed allor certo meno in cotesta che Accone e Gamiilogeno Anlerco ne fu- roijo i difensori , e vi regnava la celtica austerita .... a Se tu mi chiedi cpiale pel re nutrasi arfetto : esser non puo questo raaggiore : in bocca d* ogni fanciullo , d' ogni merciaja , ai giardini , ai magi- strati, e fra la milizia non snona che enfatico il suo nome. L' anniversario deir ultimo sno ritorno a Pa- rigi fu ffuanto mai solenne : era egli accompagnato in trionfo dalle civiche guardie : di lieti e concordi evviva le strade , e I©- case eccheo:oriavano adorne . . . ^^ tutte delle rcali sue insegne : gli si stendevano le braccia, e per trasporto d" alTetto se ne toccava il cocchio e i dcstrieri. Intervenni domenica srorsa alia messa di corte : immensa folia ve lo attendeva in silenzio ; un tamburo annunzia il suo arrivo : i di- mestici cd i costumi di Enrico IV gia lo precedono. Quale bisbiglio di tenera gioja! e quali sguardi al- r all'abile , e insiem famoso monarca ! Fuori de' ve- lati cancelli ne nsci frattanto un dolce femminil'; concerto a secondare la raaestosa cerimonia. » II nostro viagi!;iatore visita in seguito la concier- gerie , i campi elisi , le montagne russe e il pano- rama; ma nulla ci dice di somniamente piccante e di nuovo. Solamente rispetto a quest' ultimo vo- gliamo notare una inesattezza, die potrebbe indurre in errore chi non avesse mai veduti panorami , i quali non sono certanieute dipind a chiaro scuro. 324 LETTERfi DI UN RECENTE VIAGGIO come egU dice, ma bensi a colori come sono ge- neralmente i paesi e le prospettivc tolte dal vero. A chiaro scuro non se ne dipingoiio mai , a meno chc uon si tratti di una nevata , come quella ap- piiiito di Amsterdam vfeduta d' inverno, clie ha iii- dotto iti errore il iiostio autore. Chi scri\c c|uesto articolo ha vechiti piu di 2C) panorami (e pnchi po- tranno vaiitarsi in Itaha e fiiori di averne veduti altretianti ) e fra questi neppur uno a chiaro scuro. La lettera X dcscrive il passeggio de' bastioni. « Qual varieta di spettarolo ! esclama egh, che ve- race pittma delhi nazione ! Frastuono di pedoni e di cocchi, miste preghiere di cortigiane e mendici; urlanti 2;i'ida ad ogni passo di vemlitori all'incanto, declamazioni di ceiretani e di inimi vi formano una vera babele. •>■> Nietite di peregrino ci raccoiita sui teatri tratme le sohte cose contro la musica fian- cese , coutio le decorazioni e contro la declama- zione ancora nelle tragedie. Nella lettera XI parla delle Tudleries , del vicin arco del Carosello , delle facciate del Louvres , del palazzo del Luxembnrgo, della camera de' Deputati, del palazzo Borbonc, del collegio dello stesso nome , della nuova Borsa , della casa della Legion d' onorc , della scuola militare , della piazza \ andome e della sua colonna, del mer- cato de' ij^rani , dea^li aj)paitati macelli e di tutte queste cose in due pagine e mezzo. Due ne con- sacra al Panteone, indi passa al tempio della Ma- donna , a quello di S. Eustachio , a quello di S. Sul- pizio , a quello di S. Rocco e se ne sbriga con una mezza pagina : poi passa a rassegua tutti i ponti e diverse fontane in una sola pagina , e termina la sua lettera notando come pochi sieno gli antichi avanzi in Parigi in confronto di quelli che ador- nano la citta di Verona sua patria. « Prolisso troppo riuscirei ( cosi comincia la sua XIl lettera ) se tutti gli oggetti ti descrivessi del Louvres , quantuncpie m questi mesi ( senza dirci quali ) vi si tenendo ascose le pitture degli anticlti t m ciROLVHO or>Ti. SaS maestri, io noa ne potessi vedere cKe le moderne, di cui scade il pubblico sa2;^io. » E qui ci desse almeno nri buon i a2;2;uaglio di queste modernf pit- ture e dcllo stato delle arti del disecrnn m quelia citta ; ma egli iion ronsacra r que>to die sole oito righe : indi passa al museo delle statue. ■ ( Majet. , della imitazione pittorica , p- 22?. ). L E T T E R A III. Pregiatissimo amico. XL libro 11 deir opera del sig. cav. Majer , di cui trattai uelle due precedent!, e diviso in cinque capitoli , diretti a compro- vare che in grado eniinentissimo possedesse Tiziano le qualita tutte che eostituiscono il pittore per eceelleiiza. Pretende da cio r autore che s' abbia a risguardare quel grande artefice per 1' UNICO PEKFETTO PITTORE ITNIVERSALE , siccome lo proclamo fin da principio : un pittore che fa degli altii «« Quel che il sol fa delle minovi &ielle. » Proposizione simile non lia d' nopo di confutazione ; ma a lei dobbiamo : chi lo direbbe ? de' ringraziamenti , perche ci pro- cura il piacere di sentire il veneto elogista, pieno come Sibilla del sue soggetto , sfoggiare con rettorica pompa , spesso con verita, sempre con erudizione e dottrina, le varie doti del sue protagonista , lo che rende questa seconda parte del Majeriano lavoro oltremodo piacevole ed istruttiva. Non per questo 10 m' asterro dal notarne i liioghi , ove tratto in errore egli stesso , tenta di seco strascinare chi legge,e m' opporro alle sue nias- sime ed a' suoi ragionamenti , ove non corrano a dovere. Pi"0- seguiamone adunque, se non v' incresce , Y analisi intrapresa, e vediamo di giovare anche in questa , che sava 1' ultima , al giu- Sto , al vero ed all' arte. ^'5o UKia.A IMITAZIONE riTTOKlC.V, eCC. II primo di essi capitoli lia per tkolo: Delia composizione : Uia il sig. Majer ci da al solito piu die non pi-omette , perclie secoiulando gP impiilst della scorrevole sua penna , vi tratta altresi deW espressione , dello scegliere i cainpl , dell' u^ar della luce ; poi del dipingere il paesaggio. Tutto trovando perfetto in Tiziano , corona il suo capitolo colle seguenti enfatiche parole. = Per dirlo sommariamente , ^ stato il Tiziano perfetto maestro di tutti quegli artiBzj , che appartengono all' effetto pittorico della composizione. = Avi-ei che dire su questa troppo generale proposizione , ma sicconie me ne verra piu volte il destro in questa mia , non giudico di qui occuparmene. Non posso per6 fin d' ora condonare al sig. cavalieve una pi'etta eresia , oh' egli pronunzia laddove discorre della conve- nieuza del costume- Ognun sa che Tiziano , come tutta la veneta sciiola , non fu molto scrupoloso in questa parte dei doveri che incumbono al pittore , e die abiti e forme Cadorine a de' ro- mani personaggi , e perfino 1' aqulla imperiale a due teste porto nel pretorio di Pilato (i), e ne fu percio a i-agione censurato. Ora sentite , per divinizzare anche i difetti del suo eroe , che si lascia scap)iar di bocca il nostro sig. cavaliere. « II Tiziano non avr.a probabilmente creduto che il fine priuiario della pit- tura fosse 1' apprendere la storla agli spettatori , ma che consi- stesse unicamente (bello qaesto unicamente dopo quel priinario!) nel diletto de' sensl e neila commozione del core ( Ecco due fini. Come regge 1' unicamente ? ) , per le quali cose a nulla serve '' crudizione : ma basta soltanto la perfttta iinitazioiie della na- tura. = Mi sia permesso di dire clie qui gli assurdi pareggiano (l) Ncir Jcce homo (leir I. Galleria tU Vienn.i , stupendamente dipinto, havvi u> soUlato romano sulla scala del Pretorio , che s' appoggia ad uno scudo macchinoso , nel mezzo del quale nereggia sfarzosaniente un enorme aquilone a due teste , quale lo ■vedete a' di nostri sull' atrio delle dogane imperiali. L' Algarotti , dopo d' avere censurati i paggi di Filato vestiti alia spagnuola , loda il Tiziano per avere alzato un busto di Tiberio nell' atrio in cui veniva coronato di spine il Redentore , ma ben snbito lepidamente soggiunge = Egli e ancor vero che quasi egli credesse non doversi da un pittore andar dietro a simili mauinconie della erudizione e del costume , se ne JJiostro in ogni altra sua opera risanato del tutto = ( Saggio sopra Li pittura , pag. i37). DI TTZT\NO. oSl in numevo le parole. lo non mi faro a indicarli , perchfe ognuao li vede. Qiiesto solo vi preghero di ben osservare , che dietro una cofanto niiova teoiica , sava dnnque permesso al pittore , purc/te piufetta sia V imitazione delta natura , il vestire nelia straa;e degli innocenti gli sgherri da Svizzeri del Papa, le de- si'lare niadri da femniine di Chlozza, ed il crudissano Erode da Re di Coppe. E si otteiTa in iin tal quadro , e con qaesto ab- biglianiento il dlletlo de sensi e la commozione del core degll spat- tatori'^. deh! sig. cavaliere 8tiniatissinio , dove ci conducete coa questo vostro pittonco libei'tinaggio ? Via: voi stesso non cre- dete a cosi enorme stravaganza, e vel niostrero fra poco (i). I qiiadri sono storie , signer si , e ne piii , ne meno di quelle che si leggono nei libri, e ben sensataniente fiu-ono percio chia- niati i quadri , i libri degli ignoranti. Col disegno ci si dice lo (i) II sig;. cavaliere ci crede tanto poco che alia pagiu.^ 342 esalta l.i somma erudhione til Tiziano con qneste parole = Se ne possono de.'u— mere le prove anche dalle sue tante invenzioni . . . . , nellc quali e am- mirabile la proprieta ed esa'te%za del cosrumf e la scelta erndhionf che vi campegjriano in ogni parte, a tal ch' egli non e stato ( Ci siamo alia 50- lita cadenza) ne meno in c'lo supera'o da ne^-^iino. = Ed ecco iin' .iltra fiata il sig. Majer combattere il sig. Majcr ; ma su di cio se la vcdano fr.t loro due. Cio che a me stuzzica 1' irascibile , si e la nuova ingiustizia , con cui anche all' illustre Ponssino si toglie il primato della pittorica eriidizione , accordatogli fin qui da tufa Europa. Non c' e modo con codcfto Tizianissimo signorc. Tutte le corone devono essere pel suo eroe , cui pnne in capo il triregno della pittura. Senza curarsi del che diranno, un si indiscreto e prepotente dispotismo mi rivolta , ed e que- sto il raomento di dichiarare a chi trovasse eh' 10 , malgrado la sfinia che gli frofcsso , tratti da quando a quando un po' tr>'ppo aspraments il mio oppositore , la cagione ne e una invincihile mia avTersione a due difetti : ingiustizia e contraddizione ; e per mia mala sorte ncl libro del fig. Majer le incontro ad ogni passo. Se questa scusa non basta, io non so piu che dire. E mio il torto ; ma cosi non la pen^era tacto pectore il ig. Majer, il quale sa che la stessa collera , e per le stesse ragioni , lo acce-e piu volte in questo suo liliro contro V ingiusto e contraddi- eentesi Ticozzi ; laonde , se questa susccttihilita e difetto , il sig. Majer lo perdonera a me , afiinche io lo perdoiii a liii. Se c qualita lodcvole, ne divideremo la gloria , c se poi fojse pazzia , ci diiemo I' un 1' altro ridtnd* ; •« O Major randem parens insane m'nori ' » 332 DELtV IMITVZTONE I'lTTOUldA , eCC. stesso che colle parole. Voi leggete nella colonua Trajana l« gesta di quell' linperatove come in Dione. Chitinqne stravisi la Btoria , offusca il vero , insulta la ragione , e toglie ogni illu- eione a chi legge od ossei-va , perclie ne allontana la niente da cio che si vuole indicargli , o gli si indioa c\n die non e. Per la qiial cosa osservate con quanto giudizio nella precitata colnnna fii ronservato il costume delle diverse naziuni e persone , e per Jin nelle cose ivi rappresentate. Compatite quindi il Ti- ztano se ha fatto male. Non 1' esaltate ove nol merita. Fuori di questo errore di niassima , tutto il capitolo I i molto ben disteso e ragionaro. L' autore vi descrive da vero conosoitore 1' artifizio raro del Tiziano nello scegliere i canipi , nel preiidere e guidare il lume , nel trattare il paesaggio. Clie in quest' ultimo ramo il Tiziano porti corona su tutti i suoi ri- ■vali , e cosa fuor di dubbio. Piii vaporoso e piu ridente e Claudio ; piii finiti e ricevcaii sono i Fiaiuinghi ; piu erudito il Poussino ; piu semplici i Caracci e il Domenichino ; piii fiero il Rosa; plii vero nelle macchie il Ruisdal , piii gajo il Potter; ma la varieta, la lucidezza , il vero, il grandioso , la prima- vera che regna ne' paesi del Tiziano , sono pregi che riuniti non St scorgono a quel grado ne' paesi di verun altro. E quando si riflette alia loro conv«nienza col soggetto istorico , che ad essi va unito , non si puo a nieno di aiumirare tanta felicita e bel- lezza. Resti dunque al Tiziano la palma , e voi leggete nel li- bro del sig. Majer questo pai'agrafo , che e troppo di getto , e leggiadro per essere senza scapito epilogato. A confenuare sempre piu la maestria del conipor Tiziauesco prende il sig. Majer a descrivere quattro delle piii iusigni opere del suo pittore. La prima, vero giojello, e forse il piu bel Ti- ziano che esista , e la celebre coronazione di spine involata a Milano dai Francesi , e dalla generosica di Francesco I." rila- •ciata a Luigi XVIII allor quando la domata doiuatrice resti- tuire dovette i passeggiei'i trofei alle nazioni spogliate. Quante, volte di vita mia vidi ed ammii-ai questo bellissiino quadro a Santa Maria delle Grazie ! La seconda e il bagno di Diana che daTIe Spagne passo a Londra , e vedesi nelta coltezione di lord Straflford. La deposizione di Crista al sepolcro ue e la terza. Una replica di questo prezioso dipinto da lustro alia galleria Manfrit) di Venezia , ed un' altra ne vidi anni sono in una DI TIZI\NO. 333 •hiesa di quella citta , rammeatata dal Zanetti. La quai'ta si e la sommersione di Faraone , clie il sig. Majer descrive dalla stanipa da Tiziano stesso disegnata. Queste descrizioni sono benissiuio tracciate. Ma avendo 1' au- tor loro dovuto steaderle sul detto da altri , perche i quadri , ftiori di quello della casa Manfrin , erano da lui lontani , luolto saviaoiente dicliiara di fai'si carico in esse di cio solo che alia coiuposizione s' aspetta. Avvertite beue. II dicliiara ; rua nol fa. Nel descrivere la coronazione di spine ce ue espone alu'esi , e colle piu piccole partlcolarita , V espressione nobilissima. Poi si arresta ad osservare , come a proposito sapesse usare Tiziano della erudizione i con che distrugge egli etesso la strana teorica niessa in caiupo poco prima per difenderlo dalla taccia di leso co- stume, e disubbidisce a se niedesinio col parlarci di cio che non voleva. Ma ringrazianionelo perche ne parla bene. Tanro fu lo studio e r iuipegno che Tiziano mise in questa tavola, che io stesso vi rimarcai un pentiiuento esseuziale in una g.\mba del Redentore , posta di prima iutenzione tutt' altrimenti di quello che in oggi si veda. Nel bagno di Diana pure eccellentemente descritto , si porta al cielo la bellezza dei nudi , la grazia e l' espressione dei volti ecc. , ma io ho inteso da' conoscitori di vaglia che vi- dero in Londra quest' opera , dal sig. Majer esaltata e non vista, che la composizione ne e veramente felice , come pur vaghis- simo il fondo ; ma non cosi le forme e i volti delle bagnatrici , le quail rassembrano jiiuttosto a delle veneziane da partite, che a delle ninfe intatte e gentili. E vero che con liberta da idea- lista assottiglio Tiziano le gambe de' suoi prezzolati niodelli , e ne ingentili i fianchi , ma non riusci per questo a dar loro quel carattere che il soggetto richiedeva. Me io ardirei di qui addurvi un si fatto parere , se nella R. I. Galleria di Vienna non esistesse una replica di tal quadro, dalla cui inspezione ho potuto accertarmi che il piu. fondato dei due giudizj era il secondo. Piu del core che dell' ingegno sembra parte la descrizione della deposi-zione di N. S. al sepolcro. Qui il sig. cavaliere aveva il quadro uinanzi, ed a ragione rapito dalle sue bellezze , sem- bra dimenticare le massime che si e litte in capo , ed una espo- sizione ce ne fa la meglio ciixostanziata e calda che si possa immaginare. Leggetela , e non pourete » nieno di far plauso aj- r opera ed a chi la descrive. 334 BELLA. IMITAZIONE riTTORIC.i , CCC. Sospende di descrivere V autor nostro la quarta dellc suixi- dicate pitture , pei'chfe lo stare a martello gli da noja , e fa benissimo ad evitarla , e ci regala invece una non prouje«»a descvizione del trionfo di Bacco , altra pregiata opera di Tiziano. Perfetta ^ pui-e questa descnzione , e ci porta a credere che degno sia in gi-an parte il quadro delP elogio clie se ne fa. Ma eccoci arrivati al inemorando fatto di Faraone , monu- mcnto classico , al dire del sig. Majer , di ottima composizione. Per essa pone egli il Tiziano al pari di Miclielangelo nel far terrihile , e si lagna asprainente che siasi al toscano artelice attribuita T invenzione e la primazia di un tal genere , quaado il Tiziano V attinse in se uiedesiuio , da nessuno iiuitoilo , e quant' altri mai lo pratico per eccellenza. Ma d sig. Majer si lagna a torto. Non sono i soggetti tevribili clie invento il Bo- narotti , n^ fu il prinro , ne il solo a traitarli , uia egli fu il priino che colla forza , la fierezza e la verita del suo disegno grandioso seppe meglio esprimerne il carattere , e cosi destare io chi guarda i suoi dipinti quel misto di stupore e di spaveuio che e proprio di simili rappresentazioni. Questo suo fare avendo Mirhelangelo usato pivt o ineno anche nei soggetti che ternbili non erano , fu preso il terrihile pel distintivo di quel suo stile che nessuno pote eguagliare. Ben piu del mansueto Tiziano vi si accosta fra i veneti talvolta il Tintoretto dotato d' un immagi- nar vivo e jjortcntoso , lua anche dove riesce lueglio non puo reggere al confronto del disdegnoso ed altero Bonarotti. Tor- nando a Tiziano , io non neghero che in quella sua sommersioue non sianvi forza , verita , varieta, niovimento ed espressione , uia se dopo avere ben considerate quella stauipa getto un' occhiata su quella del giudizio universale dell' euiulo suo toscano , ben chiaro scorgo di sublto chi sia 1' iinitatore , chi 1' inventore d» quello stile tremendo e sublime. Per mero sfogo d' erudizione passa il sig. Majer a narrarci in una nota i metodi , che aj. dir dell' Armenini tcnevano nel for- mare le loro composizioni Rafiaello e Polidoro , e col Lomazzo alia mano ci addita pure quello tenuto dal Tiziano e da altri capi della veneta scuola. Al solito Raffaello ha torto; Tiziano ha ragtone. Ma con buona grazia deirAnnenini e del suo copista , iQ vi diro che composizioni si arnioniche , si ben distribuite , si esprebeive e simetriche che quelle di RaiFaello , in cui nulla DI TIZIANO. 335 d' inutile , d' improprlo , di uial colloca*'.o si scorge , e iinpossi- bile cJie fossero il risultamento del" osservare varj disegni plii prossimani alia materia ( come dice rAi-meniui ) , disegni cli egli andava guardando nel disegnare velocemente la sua irwenzione. Tiu facile uii sara il credere che Polidoro caicasse piu voJte le etesse figure , per la ragione rh' egli diplose quasi sempre gli stessi soggetti di pompe trioufali , di couibattiuienti e di sacri- fizj. E per ultlnio diro die poco monta il metodo, quando T in- venzione sia lodevole. Ne i fantocci adoperati dal Tiziano mi sembrano gran fatco piu atti alio scopo , e mezzo piii nobile ed ingegnoso dei disegni che andava svolgendo RalFaello. Trarre da siinili bazzecole argomenti di lodi e di preferenze per T uno o per r altro , e , parmi , un farsi beffe del sapientissimo precetto Ne quid nimis ; laa passianio al capitolo II. Cagion principale dell' opera del sig. Majer si e il capitolo clie andiamo ad esamiuare. Si vuol dimostrare con esso « che noa solo Tiziano non fu, come tanti hanno creduto e tanti cre- dono tuttora , un disegnatore mediocre , ma che nel saper di- segnare colla maggiore possibile correzione gli oggetti aniinati o inanimati delta natura ( attenti alia bomba ) , egli non ha avuta^^ NESSUNO , non solo che lo super! , ma neppur che LO eguagli ( pag. 145). E non e questo un dire al divin Raffaello : scendi dal soglio ? L' Europa si ravveda e Tiziano vi monti ? A questo fine diretti furono gli attacchi dati dal sig. cavaliere al bello ideale ed ai Greci. Vel dissi gia in quella mia prima. Ora vel vedete da voi niedesimo ; ma io nutro speranza , che le nuove forze che andra spiegando V avversario , ci proveranno bensi che Tiziano , priucipe de' coloristi e de' paesisti , fu pure un ottimo disegnatoi-c quando vi pose studio ; ma non mai ch' egli non avesse chi il superasse non solo , ma neppur chi lo eguagliasse. La legittimita di Raffaello, i dritti del bello ideale, e T illustre patrimonio de' Greci sJiranno lor conservati , ed alia ragione richiamato il rihelle. Non so dubitarne. Se quanto felici furono i Greci , e Raffaello dopo di essi , in ben osservare , scegliere e migliorar la natura stato il fosse Tiziano , il porno della pitto- rica venusta sarebbe fra lul e il Sanzio gia da molt' aiini di- viso « O la gran lite penderebbe ancora » ; ma cosi non es- sendo , il porno e dato , e tutti gli sforzi del sig. cavaliere noa riesciranno a strappcu-lo dalla erculea mcUio che lo stringe. Fac- ciamoci piii dappresso alia quistione. 336 DELLA. IMITAZIONE TITTORICA , CCC. Narra il Vasari che Michelangelo dicessegli un giorno = Gran peccato , clie cestui ( Tiziano ) non abbia iniparato da principio a ben disegnare. = Tre secoli dopo si leva un dotto veneziano, e dicliiara falso un tal racconto. Ma vuoi le prove? Leggi il Dolce. Narra egli che recatosi Michelangelo a Ferrara , e mo- straiigli da quel Duca alcuai quadri del Tiziano, il Buouiirotti sclaniasse : Tiziano solo esser degno del noine di pittore. Coa- traddizione paluiai-e e nianifesta ravvisa il sig. Majer in queste due sentenzt: pronunziate dal uiedesimo oracolo , e uega la ve- racita della prima, rilenendo per ortodossa la seconda. A me seuibrauo vere ambedue, ne in ogni case saprei perche dovessi accorilar piu credenza all' mio clie all' altro dei due narratori- Veueto ed amico del Tiziano era il Dolce , e soltaiito mtendeute della pittura. L' altro, pittore egli stesso, e scolare di Michelangelo, € versatissimo nella sioria dell' arte, onde se \' e sospetco, cade piuttosto sul Dolce che sul Vasari. Questi diverrebbe un ardito calunniatore. L'jiltro non piu che un adulatore officioso. Mentire alcuu poco per trasporto d' amicizia e cosa ovvia e j)erdonabile. Mentire per invidia o maltalento , e da uomo iniquo. Tale sarebbe stato il Vasari, e nol fu. Egli puo aver presi degli abbagli nelle sue vite , ma uessuno il credera capace d' iniposturare a segno da far dire al suo maestro cio che nou disse , ed iusultare un pittore , di cui il Vasan istesso fe' tanti elogi. A parer mio , Michelangelo proferi 1' una e 1' altra sentenza. Nella prima e Wiclielangelo che parla alio scolare, e gli parla di disegno , nel che trova di che desidei-are in Tiziano. Nella seconda parla del dipingere , e rinviene in Tiziano tanta eccellenza di colorito , da dire al Duca che costui e il solo degno del name di pittore : qualora pero questa seconda non sia stata una frase da corti- gicmo a pnncipe , cui vixolsi piacere , o complimento simile a quello di Rubens al Crajer , quando nel vedere un suo qua- dro gli disse = a taiito non giunse ancora verun pittore. = Per le quali cose io son d' avviso che all' occhio si rimetta la decisione di questo litigio. Si confrontino cioe i dipinti di Ti- ziano con quelli di Raftaello , e 1' occhio decida , se vero sia che Tiziano non abbia chi nel disegno lo superi , e neppur chi lo uguagli. Data la soleune mentita al Vasari , procede il sig. cavaliere sella iatrapresa diiuostiaziyae , e BtaJjilisce che due sono le DI TIZIANO. 337 qualita prinripali del buon diseguo. La correzione c la scelta. Ottuiiamenre. Perfetta dichiara la correzione del Tiziano , e cosi 81 espr:nie = Gli uoniini , gli aainiali , le piante , 1' erbe , i fiori , le montagne , i fiuini , gli editizj , il nelo , il mare mo- stransi nellf sue pitiure con quella aiedesimtta di foriiia , di contorni, e con quella diro cosi fisouomia speciale die iuipronto in ciascun d' essi T idea archetipa del Creatore. = Poco dopo soggiiinge = iSelle sue coniposizioni le figure posano, siedono, caniDiinano , corrouo , couibatcono , vacillono , cadono ecc. ecc. con quella stessa proprieta di mosse , di attitudini ,e con quell* uiedesiiiie alterazioni nelP esteriore di tutto il coi'po , che ap- pai'irebbero in esse se fosser vive. Che piu ? 11 tremolar delle foglie , r inrrespamento dell' onde , 1' aggrupparsi e sciogliersi delle nubi , il volar degli uccelli , il saltar de' cavalli , e tutti in Eouincia i moti degli animali vedonsi ne' suoi quadri mpetuti come in uno specchio del piu terso cristallo. Gran parte di questa enumerazione panegirica e fondata sul vero, e bisogua uon aver occhi per negare al Tiziano un posto eiuineatissiuio nel soggiorno dell' arte. Ma non in tutte le di lui opere si ammira la stessa precisione , eleganza , e venta di contorni e di caratteri , per cui soleva dire ii Tintoretto che « Tiziano talor fece alcune cose dhe far non si potevano piu intese o niigliori , ma clie altre ne fece che si potevano nie- glio disegnare. » Al che risponde il sig. Majer «< che lo stesso Raffaello commise , e non di rado (e non sovente , sarebbe pii\ giusto ) degli errori. » Ma con questa reciuminazioue , e cou tutto il succitato elogio resta ancora, sig. cavalier mio , a pro- varsi che Tiziano non avesse V eguale nel disegno. Converrebbe per ottenere una tal prova far passare la rassegna a tutti gU altri pittori di merito , e niostrarli men corretti del vostro ar~ cicorrettissimo prediletto. Faiclie voi non ven-ete a questo spe- riineato , la lite riuiarra indecisa per voi. Per 1' Europa lo h d.i sodo e d' opportune c' insegna ; ma all' erroneo , all insussi- sis.'eute , all' esagerato , di che fa pompa , come lo e il pro- claniare Tiziano per unico perfetto pittore universale e il telh ideale per una chimera. Ella e cosa piacevole in vero 1' udire questo neiuico del bello greco ( perche secondo lui tolto dai riti egizj, modellato su\ forme animalesche , ed a rovescio del prescritto dalla natura ) uscir fuori nella' seguente cordialissima csclamazione inspiratagli dall' amoroso trasporto per le ignude del Tiziano. = Vivraxino immortali nei fasti della moderna pit- tura le Veneri e le Danai di Tiziano , siccome in quelli della antica T Elena di Zeusi c la Venere d' Apelle , essendo stat« celebrate , si quelle che queste , dagli storici e dai poeti , come ( NB. ) i pill perfetti esemplari della bellezza femminile. Eraa dunque perfetti davvero quei parti del bello ideale de' Greci , se voi li paragonate alle Veneri di Tiziano , e non credete di avvilir queste con assomigliarle a que' prodotti di una chiiiieral MaBC» male ! uia proseguiauio. =: Bea pocrebbe chiedersi, cosi 340 DELLV lMIT\ZIONE TTTTORICA. , CCC. coitinaa, « in qnal parte di cielo , in quale idea » tolse 1' cseni- pio Tiziano di quella pm*ita di forme, di quella soavita di con- torui , di quelle linee serpeggianti , i cui passaggi inseasibili , or sollevandosi , ora abbassaadosi , avvolgono ne' loro giri le an^eliche membra, « in cui ne nodo appar, iie vena eccede ». = Oil ! qui si che si pai'la di scelta , e lodevolissiuia si mostra quella del Tiziano. Ma resta egli con cid provato cbe nnn ha chi lo superl o chi lo eguaglil E non avranno , ahueno in quanto air esuagllarlo , aJcun dritto le Elene dei Greci , la Galatea , e la Psiclie e le Sibille di RafFaello , e la lo , e la Leda e la Venere del Correggio , e T Arianna del Domenlchino , e le Eve del Guido , e le ignude del Padovanino e del Liberi, ecc. ecc, figure tutte in quanto al disegno non meno ammirate di quelle del Tiziano ? Stretta di gia tenendosi per If cliiome la vittorla , viporta qui il sig. Majer un passo dello Scaiinelli , con cui ragguagliarci del metodo dal Tiziano teuuto , onde ideave e condurre co- deste sue insuperabili pitiru-e ; passo che avrei dovuto cltar io in quella mia prima lettera per pvovai-e all' evidenza die Ti- ziano non tenne altra via che quella de' Greci. Eccovelo. Lo trascrivo dal libro stesso del sig. Majer alia pagina 149. Ivt « Ma il nostro Tiziano arricchito di maggior talento, dope 1' os- servazione della piu degna verita della nature , ha saputo IN UNO EACCOGLIERE UN ESTP.ATTO DI BELIE PARTI, LE QUALI INCATENAN- rOSl A MERAVIRLIA BENE , DIMOSTRANO UN EGREGIO COMPOSTO , CHE BIESCE UNA PARTICOLARE IDEA DI RARA EELLEZZA , Un OggettO di sinsolare e bella naturalezza , molto cop.rispondente AI nostri TEMPI ALLE Piu' PAMOSE DELL' Antichita' : opera che rasscuibra da se stessa nata, quando non vogliamo dire trasmessa dal clelo TER UNICO MODELLO DELLA BELLEZZA : » Deh , pietosissimi Numi ! E non e questo il metodo greco acceunato da Senofonte , da Socrate , da Cicerone ? E cosi noa fu ideata la Venere Coa da Zeusi? A che dunque sprecar tanto inchiostro per provarci che hello ideale non esiste ? E che se esiste , e una pazzla ? Errore , pazzia qui v' e certo ; ma dove , ma in chi? decida il letfore. Nei Greci ed in Tiziano , no dav- rero. Dunque Che se vorreuio sottoporre a rigoroso esame codesti ai'ciloda- tiseimi ignudi del Tiziano , vi si troveraano la soavita de' can- DI TIZT.4NO. 341 tornt , le Unee serpeggianti, t passagi^i insensibili ecc. eci>. , e gli ammireremo noi jjure col sig. cavaliere , ma egli nou sara per- negarci , die codeste ignucle sono talvolta un po' piu svelte che non (Hovrebbero. Una delle due che stanno nella ti-ibunJ» di Fi- renze ha proporzioni piu che parmigianuiesche, Cosi pure non potra negarci che le loro estretnita non souo sempre ben finite e corrette , e pivi di tutto dovra confessare che le arie dei volti , e le forme di qiiesta principal sede dell' umaua bellezza sono nelle Veneri di Tiziano alquanco ignobili , e di scelta uon niolto felice. A chi osserva la sua Danae senibrar dee inipossi- bile , fuori detla luano sinistra e le estremita dei piedi , il tro- var corpo di douna piu vago di quello; viva Tiziauo ! Ma quel volto vi par egli degno di posar su quel corpo? Divino que- sto: roniune e soltauto lascivo 1' altro. Oh, quanto in generate i volti delle vecchie Dive sono lontani dall' angelica veuusta delle Turbantine di Guido, delle Caterine del Correggio , delle IMadonne di Raffaello ! La si che la sceha non puo essere mi- gliore. Dira il Majer,elo dice di fatto , che Tiziano fu costretto bene epesso a ritrarre in que' volti le favorite dei gi*andi che ordi- nato gli avevano i dipinti ; uia oltreclie e impossibile il far ua ritratto che ad occ'iio uu po' istrutto di subito per ritratco nou si pales! , e tali non compariscono le Dee di Tiziano , io diro francamente che ben lungi dall' essere egli con questa pecca indosso un pittore , che non ha I' eguale net disegno , si ri- • mane al di sotto dei Greci , e di varj anche de'moderni, dap- poiche non seppe com' essi , nel conservare le fisononiie degU originali , migliorarne le forme. Doveva egli pure , allorclie di- vinizzava le altrui cortigiane , renderne piii divini i peccanii- nosi volti, oude , se non superare , uguagliare almeno i miglior fra i suoi emuli. Amico, qui va a riscaldarsi Tazione , ve ne pre- vengo. II vaso e colmo: il liquore Vjolle, convien che trabocchi. Gentilissimo sig. cavaliere, voi diceste piu sopra che Tiziano non ebhe alcun bisogno di volare in. cielo a rapirvi I' idea di (juel bello , che non si pub vedere con gli occhi , ma sohanto colla immaginazione (NB. Quel bello tanto da voi condanuato nel Mengs, ed ora ammesso e Itidato in Tiziano ) , avendogliela profonda- mente sco.'pita nella mente e nel core le di lui continue osserva- zioni sulle opere viventi delta natura. = Se cio e , come voi $4^ UELLA. IMIT\EI0NE I'lTTORICA, CCC. dire, peiclii^ chiccler poc' anzi con tnifasi da Pitonessa « in qual parte di cielo , in quale idea » ito fosse il Tiziano a togliere ta purita delle forme , la sonvita del passaggL e del contorni ecc. ? Vol discnrrete come pesoe clie guizza , e noii si sa dove co- gliervi. Ora non v' e hello ideate , e Mengs e un matto , e i Greci trovatori di una chimera. Ora v' e benissliiio qiiesto bello , e Tiziano il conobbe e trairoUo a meraviglla. Ora sali in clelo a toelierlo ; era non ebbe bisogno dl sallrc in cielo per rapirlo. Ora il bello consiste uniramente neW esatta liidtazione delta na- tura; ora in un estratto ( Scanelli ) dl t>elte parti. Ora voi volete il vern , ora volete il verosimile- C!ii diamine vi puo tener dle- tro ? Con qiiesto vostro su e gin , da liaccare un uccel di ra- piua, voi mi ra-nmentate il [upistrello della Cortona converiua y il quale per salvarsi dalP uughie niiulclie , assuuieva « La fionra or di topo , ora d' uccello. » Ma avetp un bel dimenarvi , e spendere in trasformazioni ; la logica vi sta sopra,e qui-sto gatto azzanna eguahnente 1' uccello che vola, e il topo che cammina. A clie , vi doinanda corruc- ciata, a clie ci narrasti che Tiziano traeva le sue Veneri da un composto di belle parti ? Per dimostrare , tn rispondi , il mirabile suo artifizio , e Y eccellenza della sua scflta nel dise- gno. Se cosi ^ , inpiglia Madonna Logica , percl:e riprendere poi in una nota vicina il metodo de' Greci , di fcirmare doe la bellezza mediante un aggregato di belle porti'>. E non era cjuesto lo gresso stessissinio artiljzio del tuo Tiziano? E a che ti vale il provarci con forbita erudizione , che gti arteficl Greci ropia- i^ano , come i nostri , te piii belle donne de' loro tempi e di pre- ferenza le cortigiane ? Vnoi tu dirci con cio clie essi non se- guivano il bello ideate ? Ma se appunto perclie il seguivano , gli hai combattuti dal principio alia fine di questo tuo libro , leg- gendo il quale , perch^ si fa leggere , lo smarrito lertore inol- trando sub lace maligna , e non sa dove si trovi , ne puo ca- pir che tu voglia , ne che ('ensare ei si deggia? Majer, io ben in' avveggo clie nol sai tu stesso , e di continuo « il si e il no pel capo ti tenzona. » Ravvediti , e fa miglior uso delle tue vaste cognizioni, del tuo buon gusto , e del tuo fervido inge- gno. Cos! dettando libri , a foggia di scacchiert-, bianco e nero segnati , non si promove T arte, non s' iscruisce clu ne abbi- sogna, ne si alza alia propria fama il n\ouun\ent.o aere perennius ., eui liai i-agione cl' aspirare , merce le doti che ti distinguono. DI TIZIANO. 343 Amico , la ripassata ^ stata forte. Ma come hr taoer Madonna Logica quando s' adira? Pur troppo la coutraddizLone pai-e Tele- mento del nostro autore. Vi ruotl a diporto , o il suo peso ve lo imuierga, non sa escirae. Manco male pero die finita la bur- rasca die si h attirara colle sue Veneri , troppo esclusivamente. esalrate , egli ha trovato un porto nel favellare dei ritratti del Ti^iauo. L' esatta imitazione del vero appare in essi manifesta e sfavillante per modo die ogni elogio e niinore del merito. Tiziano qui e sommo. Ma si dira per questo insuperahUe , inar- rivahile e solo''. No certo. I ritratti di Raffaello , di Lionardo , del Rubens, del \\|andeyk , di Rerubrand , dell'Olbens 1' U£;ua- gliano bene spesso per la verita , e quasi quasi qnei di Raffaello e del Wandeyk lo superano ; i primi per 1' eleganza delle for- me , i secoudi per 1' esj^ressione del carattere morale. Dal panegirico dei ritratti passa il Tiziaiiesco elogista a quello de' Puttini. Qui pure si apre un be) canipo alia sua eloquenza non di rado appoggiata sul vero e sul giusto ; lua aiiclie qui insuSiciente a provarci la insostenibile pretensione , die Tiziano non albia chi lo superi, chi lo eguagli ^ e s'la percib I' unico per- fctto ecc. ecc. Gia vi dissi che i pii\ leggiadri fra i puttini del Tiziano , padre felice di tanta figliuolauza, sono quelli del suo S. Pietro Martire , che imito dall' antico. Fra i puttini di tutta sua in- venzione , e segnatamente fra qaeili del sui Baccanale , ve ue sono di ben inferiori ai suUodati. Ma siano pure bellissinii quanti quel padre fecondo in su la tela ne produsse , non avra egli peixio chi auche in questo aringo gli contenda la palma? Pre- sto si fa a dire : non T ha. Ma se il sig. cavallere non rinnova la strage degli Innocenti , e non fa man bassa su tutti i Puttini di Raffaello , del Correggio , dell'Albano , del Donienichino , di Carlin Dolce , e per fino su quelli del pallido Cambiaso , e sui rossi del grazioso Cignani , per tacer d' altri , il suo valentissimo Tiziano non perverra solo a questa nieta. Sovvienvi di quegli Amorini caratteristici , che le varie fasi ed indoli delle amo- rose passioni ci adombrano , squisitissiuie anacreontiche del brioso pennello di Raffaello ? No , non fu vista mat piii gentile e spiritosa adiuianza d' amori suile sponde della nativa Citera. Quaudo io paragono fra loro i bei puttini dei niaesiri di que- sto geneve . a nie senibrano quel di Raffaello scesi direttauiente •344 DELl./V. IMITiVZIONE Pl'IfTORIGA, CCC. dal cielo : quel del Corregglo , del Dolce , del Domenichino, dcl- I'Albauo , del Gmdo , uati iielle espendi c dalle grazie allattati • quei del Tiziauo : absit injuria verbo ! vaglilssiini , vivaci, caldi quanto volete , siccome si staccaiio di piu dall' ideale bellezza , che il pregio pnncipale costituisce degli altri , nati mi pajono in un bel giardiao di terra ferma , e nutriti, signer si , di miele , e al dolce rezzo cresciuti di primavera aotto un sole il piu lu- cido e rideate ; lua poco o nulla scorgo in essi d' origin cele- ste. Perdonate questo giudizio. Egli e un idealista che parla , e quindi non mi adonto , se il naturalisCa sig. Majer non lo ap- prova ; ma rai fa senso che il Meiigs, idealista quant' altri mai, dicliiarasse i puftini del Tiziano pei piii belli di tutti. Non vi ascondo questa obbiezione : la confesso anzi , e non mi rendo. Ma ritornando ai fatti , osservate i putti del succitato Bacca- nale , e dite sinceramente se quelle fovuie sono tutte elegantl ? Se troppo accese non vi sembrano quelle tenere carai ? E se lion si veggono ne' loro aiovimenti delle coatorsioni , che il buon austo non puo approvare ? Piu belli d' assai sono quelli delYa. fesla degli yi'iiori , ma incontrauo essi pure taluna di que- ste tacee ; minime , se volete , ma che , se non tolgono al Ti- slaao il vanto d' aver trattato eccellentemente queste amabili figure, ci lasciano pero preseatire un non so che di piii perfetto , che RalRiello raggiunse , ed all' ultimo ci provano, che Tiziano non f J nemmeno in questo ramo V iiLSuperabile , V iiiarrivabile , il perfetto. Uno specioso argomento reca q\ii in mezzo il sig. Majer per dar forza alia pretesa superiorita del disegno del suo Tiziano. Es*o e che , se » Per consenso de' dotti universale » i corpi delle donne e dei fanciulii sono piu difficili a disegarare , che oaelli degli uomini adulti , Ti^^iano , che a dir del sig. Majer, tutti vinse in quel primo dilHcoltosissimo assunto , deve essere risguardato pel principe del disegnatori. II princioio di questo argomento fino a un certo segno e fondato ; ma V apphcazione non corre , perche non si concede che Tiziano abbia tatti sor- passato nel disegnare le femmine e i fanciulii, Verra , verra il momento in cui vedremo Tiziano superiore ad ogni altro ; ma non e nella parte del disegno che pireconizzare ei si possa <« Pel ministro primier della uatura. » DI TIKT\NO. 345 Balla pomposa descrizione tlelle feminine , e tie! puttini del Tiziano precede il sig. cav. alt' esame delle altre figure uniane dal iiiedpsinio disegnare , e senipre intento ad innalzare il suo idolo al d'sopra degli altri , ci schiera dinanzi i pregi di che va adorno , e i difetti die seppe evitare. Che Tiziano disegnasse bene , quando ci si metteva da senno , 1' accordo , perclie la passione non m' acceca. Ma si puo disegnai- ber.e e di buono stile , seuza che questo stile sia poi il jnu scelto fra i buoni. Qui sta il basilli. RafFaello non disegno nieglio di Tiziano, quando Tiziano fn Tiziano; ma lo stile di Raffaello , essendo per la sua sceJta inigliore di quel di Tiziano , di Pvaftaello si puo dire che nessiino il auperasse ; non si puo dir del Tiziano. Venendi> ai partirolari , il sig. Majer ci descrive il Prometeo inrctcnato alio sr.osHo , e ripete in questa occasione che Tiziano disegnava il terribile quauto Michelangelo , e nieglio ancora. Pivi tenace dell' ostrica il nostro avversario non si stacca dallo scoglio quando lo abbranca. La sua descrizione di questo qua- dro e per altro stupenda. II sig. M^jer dij^inge allorche descrive. Questa lode gli e dovuta , e ben gliela do di buon grado. Die- tro il Prometeo ci acceuua ad aumento di prove il Tantalo , il Sansone , il S. Cristoforo , 1' Abramo , il Golia , il Caino , figure tutte pregevolissime del suo invincibile. Poteva aggiugnere alle suddette il S. Pietro e Paolo della Cattedrale di Ceneda , opera delle sue piu grandiose. Ho visto ed aniuiirati piu volte codesti dipinti ; ma vidi altresi la cappella Sistina , e tenga il sig. Majer la senteuza che piu gli aggrada , io in fatto di terribile apprez- zero seinpre il Tiziano , ma sosterro correre fra lui e Michel- angelo la distanza che corre fra un uomo alto ed un gigante, e gli ocelli^ i secoli e 1' Europa la penseranno com' io. Due altre e squisite descrizioui ci regala il sig. Majer, e sono del 5. Gio. Battisca nel deserto , e del S. Sebastiano legato all' albero. Con le quali egli intende d' averci convinti d' essere stato il Tiziano sommo ed insuperabile nei tre generi : terribile , virile , grazioso. Conosco anche questi due quadri , e non defraudan- doli della debita lode, sostengo che anche nel genere virile Raffaello non e vinto dal Tiziano , come nol sono nel terribile Michelangelo , nel grazioso il Correggio. Ne codesti soli noa sono vinti. Un buon numero d' altri artefici potrei qui addurre , se d' uopo ne fgsge , che gli contrastan la vittoria. PredicUi pure 34<5 DELLA. IMIT.VEIONE IMTTORICA , CCC. il ei". Majer I'opposto. La sua voce riiuarri come qtiella del precursor succitato = Vox clamantis in dcserto. = E badi bene cbe col suo pretender troppo , non ottenga poi nieiiO di quelle die al gran Tiziano si debbe. Solito castigo della esagerazione. II curioso si e clie nel cantare le laudi di codes! i bei riudi, egli va in gongola , e s' obblia a tal segno , clie csalta il Tiziano , perclie raggiunse nel S. Se/>fstiano la beUezza e V eleganza M- r Antinoo , e trova nel S. Giovanni un inisto delle forme dell' A- polio e del Gladiatore , desumendo cosi naovi titoli di elogio al suo predilettK daU' avere imitato .... Chi niai ? Quegli antichi in errore, quella chimera del hello ideale , cW egli cocanto con- danna. Clhe ve ne pare di simile ragionatore? Tanto e vero che la verita si fa strada da sola ad ouCa degli ostacoli , e come la folgore deir irato Tonance rischiara la nube uell' atto die la squarcia ed acceiide . A questa pai-te del libro del sig. Majer s' incontra quel passo da me commentato nella secoada niia, in cui egli cerca di di- fendersi contro quel Zoilo , che V accusassc di dare in contraddi~ iione , perchfe ad onta di quanta scrisse , e ridisse contro il hello ideale, egli non nega al pittore la facolta di ere are e per- soniUcare degli esserl ideali. Dicliiira il sig. cav. che un tal Zoilo ( e il Zoilo per ora son \o ) per difetto di raziocinio confonde- rehbe il hello ideale (KB. oh' ei condanna) cogli osgetii ideali ( ch' egli permette ) poira , continua egli , il pittore riunre nel'e figure di Crista , della Vergine , degli Angeli il f.ore della piit perfetta hellezza ed eleganza , di cui pah essere capare la natura nelle opere sue migliori ; uia a condizione , che non alieri ne punto , ne poco le forme constitutii>e e primigenie della umanafi- eura. In primo luogo io qui domando come fara il pi'tove a creare degli ossrettl ideali e belli , senza servlrsi del hello ideale ? Poi ammettendo il canoue Majcriano risguardante il non alterare ne panto ne poco le forme constitutive e primigenie ^ vi preghera a venire in mio soccorsu per salvare , se e possibile, le ali agli angeli stessi del Tiziano, alle vittorie , al tempo, alia fama, e per fino le alette a Mercurio , e le gentili d' Amore. Tutte ve le taglia crudelmente quelT atrocissimo ne punto , ne poco , ap- plicato alle forme primigenie e constitutive. Ne qui finisce il guasto. Converra fare in pezzi i Centauri del Furietti, le Sfingi del Vaticano, T Ipogrifa del Caracci, e tanti bei composti di simil ( DI TIZIANO. 347 j^etiere. Bla pazienza ! L' iiubarazzo maggiore sara i\ sovraccennato del povero artista. Come fara egli a riunire il fiore dclla piit perfetta bellezza ed eleganza . ecc. senza inciampare nel bello ideale 1 Se e vero quanto ci assicura il sig. Majer, cbe la Beata Vergine , i Cristi e gli Angeli del Tiziano 7ion hanno fra le cose perfette della jiaiura chi li cguagli . dove ue ti'overa V ar- clieiipo il pittore ? Dove trovollo TvAaao? E se archetipo noQ si da , come mai il lovo bello non sara ideale ; quello cioe che non si vede cogli occhi , e per cui tanto ridicalo verso il Majer sull' alemaano dlosofcj artista Conci iJ iuuo Lis est de nomine. li fiore della piii perfetta bellezza del sig. Blajer.e lo stesso , ideaticissimo stesso del bello ideale de' Greci , e se ben cento volumi stendeaae , questo scrittoi'e eloquente non giuu- gerebbp a dimostrare difettoso il raziocinio di chi lo acousasse d' incertezza ne' suoi principj , e di contraddizione ne' suoi di- scorsi. Dalle figure ririli d' ogiii eta e d' ogni carattere si soUeva il noscro encomiator di Tiziano a considerare le divine. Sono in vero bellissime le figure di alcuni dipinti di sacro sog-- getto , che il sig. Majer sotto la dettatura delle Grazie ci de- scrive. Leggete ncl di lui libro alia pagina 174 la descrizioue del quadro della B. V. che guarda il divin Figlio che in seuo le dorme , e meco direte che Tiziano non fece pittura piu di- licata e seducente di quella descrizione. Vaghi pur sono, auzi Taghissimi gli Angeli del Tiziano , cui non ostante la sua leo- rica pedestre perniise il sig. Majer di aver ali ; ma ch' essi per I'ldeale della bellezza, per la grazia delle mosse , e per 1" espres- sione siano i piu perfettl che mai uomo disegnasse ? Oli! No, e poi no. Tre suli di Raffaello io opporro a tutta V angelica schiera del Tiziano e basteranno. II S. Bliclielc clie cai|)e6ta Lucifero , I'Angelo che scaccia Eliodoro dal tempio , e Y altro che libera dal caixere S. Pietro. Quali atci ! Qual leggerezza ' Quai forme ! Son aria que' coi-pi. Come bello lo sdegno nci Tolti dei due priuii ! come la benefica divinita infioi-a le sem- bianze del terzo ! Volete da Raffaello Angioli divoti , amorosi , gentili ? Mirate quelli del quadro di Dresda , e que' piu vaghi aacora della coronazione di Maria al Vaticano. Pv.aifrontate i Raffaellesclii campioni del cielo , coi Gabrieili di Tiziano sem- pre un pu' tozzl e pesanti. Paia^ouate i caratteri , gli abbi^lia- 34S DELLV IMIT VZrOHI' I'lTTOKICA,, CCC. nienti , V andare degli uiii e degU altri , e se d' aver occlii ili fronte vi place , usatene e decidete , sig. cavaUere. lo mi fido di voi (i). Clie se cliiaiuare vorremo a questa angelica gara an- che ^li Angeli del Con-eggio , quel del Doiiienichiiio , del Por- denone , deirAlbano , del Gnido e di taiiti altri , deli ! qual batras,lia noi -vedreiiio di vaghissiuii combattenti ! lo non divo che la caduta dal cielo de' piu orgogliosi sai-ebbe rinnovata , ma so che molt' ali rotte andrebbero e spennate , die la vit- toria riinaiTebbe lungamente indecisa , e non credo die i vostri l'otterrebbe>- compita, seppur 1' otteiiessero. Tauto basta peixhfe anclie in questo genera di disegiio dir non si possa che Tiziano non ha egualL Chiude questo suo lungo ed importante capirolo 1' autore col nianifestare il suo desiderio , die i plttorl riprendano V aiuico , ed osgl pur troppo abbandonato studio delta natura. Al die per sua consolazioue rispondereiuo : che luat piu d' adesso si t- scu- diato il vero in Italia. In Roma tutto si fa sui modelli vivi , e non c' e figui-a nella morte di Virginia , ed in quella di Giulio Cesai-e del eel. Caaioncini che non sia stata jjresa dal vero ed idealizzata poi dairartelice al inodo che i Greci adoperav.ano. Ma eccoci pervenuti dopo tanti guai all' Eden dei Tizianeschi. Eccoci invitati a gioire con essi di ben reali delizie. II capi- tolo III verte sul colorito di Tiziano. Qui il gran Vecellio sta in mezzo a' suoi trofei. Ben a ragioue comincio il nostro autore questo suo capitolo trionfale cosi. = Sono arrivato ad ua passo (1) lo non arrive a coinprendere come il conte Hezzonlco juaiore fornito di tanto gusto e sapere abbia potuto Jisconoscere si fattaraente la sublime bellezza ilegli Ai;geli di Raflf.iello da asserire nel suo discorso sul disegno ( p. 93 ) == Che RafFaello poco si distinse nel dipingerli , come dai jam critici fu notato. = Chieggo nmilmente perJono all' om- bra di quel letterato , jna 1' opinione sua non mi sembra da preferire a quella di uii Le Brun, di un Maratta , di un David, di un Ennio Qui- rino Visconti e di tant' altri eruditi e professor! distintiisimi. Rileggasi il giudizio portato dai due ultimi sul sovraccitato S. Mlchele del Sanzio , e ch' io riportai nella mia letter* prima , e vedrassi clie nella sola testa di queH'Arcangelo riscontravano que' dotti un bello ideate tanto sublime, da non sapere che anteporre al medesimo mc' rimastici prodigi del greco scalpello. Dopo di che poco sano mi sembra quell' aggiunto di sani ai critici che pensarono ahrimenti, DI TIZIA.no. 349 della mia opera , in ciii deposte le pai'ti litigirtse di contrad- dittore , potro gustare finalmente la soddisfazione di essere con turti d' accordo intomo al nierito di Tiziano. La sua fama ia questa parte gli viene assicurata dal pussesso tranquillo di tre aecoli ; poiche dal giorno in cui il fascino del suo colorito in- cotuincio ad eccitave lo stupore universale, uou si trovb chi ar- disse contrastargli il primato in, questa parte della pittura. = II sig. Majer monta qui il miglior de' siioi cavalli ; ma siccoaie il n'y a pis de hon cheval qui ne bronche , gli succede , anclie in questa deliziosa sua corsa , d' inciarnjare in certe proposizioni da farlo sbalzar dall' arcioue , nieute niente die fossero un po' piu spinte. lo me gli verro tirando qua e la la briglia, ove fia d' uopo , e vedremo all' ultimo di venire ad un termine ra- gionevole , onde por fine a questa guerra di penne , die spero Bon sara del tutto inutile alia bell' arte. Accennato magistialinente quanto dell' artif zio del colorir Ti- aianesco ci lasciarono scritto gl' intendenti, crede il sig. cava- liere miglior consiglio per lui il f.usi a dimostrar die il colo- rito € la parte plii essenziale della pittura., e non il disegno. Che volete? II sig. cavaliere ama di cose nuove , e piu nuova di que- sta non fu detta mai. Si %'ede che ha preso il paradosso in en- fiteusi, e se ne serve anche la dove non ne ha bisogno. Udiaino lui stesso. Alia pag 1 85 cosl si esprime. = La perfezione del colorito si avvicina piii al vero fine dell' arte , che non quella del dispgno. Se le riflessioni che sono per fare sii tal propo- sito saranno trovate vere , se ne potra inferire die il piu per- felto colorista , avendo posseduto la parte piu essenziale e uw difficile della pittura , meritera di essere posto al di sopra d' oeni altro artefice che siasi distinto nel disegno ecc. = Prima di dar di mano alia clava della ragione , ed abbattere aentenza tanto eterocliia , diro che se al colorito si dovesse ac- cordare il primato della pittura , si farebbe innanzi quel demo- nio del Rubens , il quale tanto incantesimo pose nel suo da sediure la molcitudiue de' giudici , e quindi contrastare la pal- ma al veneto Apelle. E per dir tutto imparzialmente ; c' e piii di vero ed armouico nel colorito di Tiziano ; un impasto piu grasso e piu caldo , forza e diafanita nei colori nou tormen- taci ; ma brio , efl'etto , origuialita , vivezza , maggiori mi sem- i>raao ue' dipinti del fervido olan,de&e. L' Asiuuta delU galleria 35o DELLi IMltVZIONE TITTORTC^ , CCC. di Biusselles , sorprendr cd abbaglia. Par dipinta lu iu cielo ©d illuiuiua'-a da un riflc«>)o di specchi. Nissuno quanto costui sepne imuiergeve in un oceano di luce le -sue figure , e nan si arriva a conipvendere come in tanta rcarsitk d' ombi'e e di scuri egli sia giunto ad uttenere tanto rllievo ne' suoi dipinti. Cio non ostaate io tengo col Mciigs, e mi dichiaiT) pel colorito' del Tiziano. Ilavvi ia esso aieno d' idea's, ma pii\ di verir^ nel co- lore locale, una piii visibile ragione d' ogni tinta, e piii mae- Btria nella conibinazione de' colori in g?nera'e. Oro e quelli> del Tiz'ano : orpello sovente qucllo del Rubcnj. Ma veniamo al puiito ruassimo delta quistione. Che il colorito sia la parte piu essenziale della pittura il so- stieiie il sia;. cavaliere , ma co«i al certo non la pensava quel A ai bale Oaracci ( quaiitunque entusiasta quant" aim mai del Tiziano), allorclie prediceva a' auui scolan = Buoa contoi-no , ed una meta nel mezzo , e fatto avrete un bel quadro. = Ne ■yi sara clii richiami in dubbio dipendere la bellezza , non che le imniagini stesse degli oggetti , principalniente dalle forme; men- tre senza contorni non v' e effigie , e il zero stesso ha bieogno di contorao per compavir zero. Col solo colorito voi non rap- presenterete mai nulla. Che poi la beltezza risieda nel disegno jiiu che in alfro, ben tosto potrete convincervene con uuo espe- rimento trivialissimo. Adornate de' piu vaghi colori della tavo- lozza una sconcia figura, e vedrete se la niagica forza del co- lorito readera bella la vostra fata Urgellf. Ne piu sensato e il dire che il colorito sia la parte piii dif^ ficUe. Io mi ci oppongo, e meco fan causa comune due fortis- •inii atleti : il fatto e la ragionc. Mi mostra il primo la scuola veneta tutta , che tinse lodevolmcnte in ogni tempo. Prima che Tiziano , avvertito da Giorgione die fu la stella dei coloristi , portasse questo ranio dell' arte alia perfei:ioue , Gian Bellino , Rocco Mavcone, i Vivarini , il Basaiti preceduto l' avevano nel buon sentiero. La scuola lombarda col gran Correggio alia testa, e Gaiidenzio , e T aniabile Luino , e la Bolognese col suo Guido , col Cignaai, i Caracci e tanc' altri ; la Ferrarese co' suoi Tisii, i suoi Dossi ; la Genovese co' suoi Carlom, e gli Strozzi, c i Tavaroni, C 1 Piola ; la Toscana col suo Frate , col Sarto , col Cigoli ecc. ecc. La Spagnuola tutta coi suoi Ribera , Morillos , Velasquez, ed ana parte non piccola della Fvoniana, e per fin taluni della scuola DI TIZIANO. SSl Francese , e T incera Olantlese e Fiamminga , c ]' Olbenio con varj Tedcschi , tiitti costoro vantarono , dal piii al nieno , buon coloritij. Non 6 dunque ua tal pregio il piii difficile ad otte- nersi. All' in'-ontro nella folia de' buoni coIorlBti , ben pochi ot- timi dispgnatori il mio alleato mi addita. E qui al fatto che paria la ragione sottentrcindo , udice che m' insegaa questa ma_ dre del vern. "Nel colorito 1' arrefice ha la verita per sua scorta. La natura parIa piu chiaro , e piii oostante si mostra nell' assegnare i co- lori che non nel delineare i contorni. In questi varia essa al- 1' infiuiio ; ma V efietto dei raggi sui corpi e sempre lo stesso. La nittura dipinge a' di nosti-i le cose come ai tempi d'Adamo. Interrogitela , vi dira sempre lo stesso. Che pero poco luogo hawi nel colorito alia scelta. Questa sta tutta nel ben combi- _nare , associare ed armonizzare i colori. Copiate il vero , ed il pill e fatto. Ma nel disegno vuol essere nobilta , eleganza, gra- tia , precisioiie. Indispensabili qualit.\ sue sono la verita nella espressioiie , la simetria nella couiposizione , il brio nella inven- zione. Queste son T opera dell' intelletto. Dell' occhio si e quella del colorito. Ma hawi ben anco di piu a considerare in fatto di diffir.olta. L' azione che il pittore imprende a rappresentare , se ne eccettuate i ritrattf , e lontana da lui. Deve qiiindi im- maginarne i personaggi , I caratteri , le forme , le mosse , e per giunta renderne ogni figura bella per quanto al suo genere si addice. II disegnatore dee aver stile, e stile sublime, e tale che partendo dal vero al possiblle perfetto pervenga. Nel colorito siate vero e basta. Copiar la natura e men difficile clie miglio- rarla. II modello v'insegna a ben dipingere i pauni , a ben col- locare le figure , i chiari , gU sbattimenti ecc. ecc. ; ma le belle forme dovete andarle qua e la pescando , recarvele in mente , accozzarle insleme , e quel corpo venirne formando che sembri creato di getto, e parli a chi lo mira , il commuova e soddisfi. Gli artefici del quattrocento che copiavano servil mente la na- tura, d' uopo non avevan di genio , ma soltanto di fatica e di- ligenaa. Figlie della mano anziche deLla mente sono le loro fi- gure , e per cio dure, secche, stentate , e piu ch'alcro, mute. Fissate gU occhi in quelle di Raffaello : esse vengono a voi , vi dicono che fanno , che fecero , che pensano , clie sentoao , che ioteudono di fare. Le direste spirare la vita eke Toi spirate. 352 DELLA. IMTTVZTONS flTTORtCA., etC. Imltare , copiare , leccai'e h fac'il cosa : il crcare ^ la scabiosa^ II Sanzio creava : il Perugino copiava. Ma la creazione appar- tiene al disegno. Al colorito basta T imitazioiie ; che aazi un colorista che crea , mentijce e displace. Ne appello at quadri dei manieristi. La nienzogna , quando ft palese , non alletta , nh conviene. Questo solo ha di buono, che costa poco il produrla. Ha ragione il sig. Majer di non disgiungere il chiaroscuro dal colorito. Oiservo pero che si puo distinguersi nell' oiubrare e non essere egualmente fclici nel colorire. Correggio iini 1' uno e r altro ; ma il Garavaggio , il Lanffanco , e piii ancora quel mago del G.iercino ouibrarono iiieglio che non tinsero. Non credo che per colorito si vorra inteadere il tingere la carta di bianco e di nero , come si fa nelle stampe. Cio posto , diremo noi con piii di precisione e di verita , che il buon colorito non puo ottenersi senza del buon disegno e del buon chiaroscuro. Al contrario questi due non abbisognauo di colorito per rap- presentare cio che vogliono , e dargli auinia , rilievo ed efFetto. Osservate la Clizia del Bartolozzi. Per la qual cosa parte piii esserfziale che il colorito mi sembra essere , non solo il dise- gno , ma anclie il chiaroscuro. Ne piii felice parmi il sig. Blajer quando esclama = Non mi si potra certamente negare che il fine principale della pittura consiste unicamente nel dilettare la vista col mezzo dell' itlu- sione. = Si puo negarglielo , e gli si itega di fatto rotonda- mente. II fine principale della pittura e il dilettare V aninio e non il senso. Qual necessita ha V occhio d' illusione per essere dilettato dai raggi colorati , che il soUeticano gradevolmente ? Nelle arti imitative la sorgente del piacere e 1' iuiitazione. Que- 8ta facolta ridotta ad actum , col provare all' uomo di che egli sia capace , lo riempie di dolcissimo orgoglio , e lo pasce di mllle idee , ch' ei non debbe die a se stesso ; laonde non h I'azione organlca dei colori cio che lo diletta niaggiormente nel niirare un bel dipinto , ma i rapporti , le reminiscenze , i sen- tiraenti , che in lui quel dipmto risveglia. Questo, e un placer niorale. Pochisslmo vi concorre la fisica azione de' colori. Se questi bastassero a dilettarci , i corpi veri e reali , dalla natura coloriti, ci dilerterebbero ( compresi i deformi ) piii di quelli che r imitazione ci preseuta , perche i colori che da la natura jti corpi veri , eono piii vivi , piii armonizzanti , e piii proprj DI TIZI\NO. $53 del corpo che tingoao , che non quelli che 1' arte applica al- Y oggerto da lei raffigiirato. Cade dunque 1' iirgonieato , che ia favore della preininenza de' coloristi adduce il sig. Majer, e col cader »uo , aaclie il suo par idosgo roviaa e va in fumo. Avanzando su codesta massiaia dimostrata falsa , e ch'' ei crede foudamentale asserisce il sig. cavaliere = Che il disegno nou ofiVe alia vista che un siraulacro impevfetto degli oggetti , e che cid che coinunica loro la vita e il colore. = Ma che corauniche- rebbe loro il colore privo all' mtutto di disegno ' L' idea d' una tavolozza , e tutt'* al piii del caos. Mancano dunque di vita r Antiuoo , il Gladiatore , il Mercuric di Gian Bologna , 1' Ebe di Canova ecc. ecc. , perche non coloriti ? E poi ; parliamoci chiaro : che intendete voi per vita nelle opere dell' arte ? Vor- rete , suppongo , intendere 1' idea viva e distinta che in noi si desta deir oggetto rappresenrato, cosicch^ ci sembri di vedere , Bentire la persona sressa , quando 1' inimagine sola ci si fa in- nanzi. Se questa e la vita dell' arte , ed altro non puo pssere , io vi diro clie il disegno ci fornisce quartro quinti di tal vita » e senza di lui il colorito non ce ne fornirebbe pur iino , per- che gli oggetti SI ravvisano per via delle fornie , e il colore nou ha forma alcuna. Ad uomo si dotto che voi nella storia deir arte non puo non esser giunto che i celebri Richardson padre e figlio , appunto per questa vita^ che maggiore scorgevano nei disegni , che nei dipinti , preferivano i primi cenni di niatita , o d' inchiostro dal bravo artefice gettati suUa carta , al qujjdro istesso da lui colointo. Intelligentissimi raccoglitori si trovan tuttora del sentimento dei suddetti. Ed in fatti confrontate il car- tnne a chiaroscuro della scuola d'Atene, bel tesoro della cara inia patria , col dipinto di RafFaello al Vaticano , e vedrete quaato piii di vita hanno le figure del disegno che quelle munite di colorito. E qui ripercotendo la stessa corda ci dice il sig. Majer = Che i piaceri dell' intelletto sono in forza e rapidita inferior! a quelli dei sensi. = Accordiamoglielo per non instituii-e una nuova ed inutil qnistione. Ma che ci guadagna il mio avversario con questa adesionc ? Nulla. Perche qui si tratta, ripeto, di pia- ceri intellettuali , morali , sentiraentali , e non di quelli del senso. Egli al solito accortamente li confonde. No. Teniamoli divisi. Tutto sara allora ben chiaro. La bella figurina di cui pario ik Bibl. Ital, T. XVI. %% 354 DELLA. IMIT.\ZIONE riTTORTOV, CCC. Winkelniann e favellai io stesso nella precedente mia , la quale evendo vita e inovendosi piacera c chi non e conoscitore , piii d" una figura formata sulla idea delta pih perfetta bellezza , ap» punto percio piaceva a quell' idiota , perche ove il conoscitore cerca il piacere della niente e del core , 1' altro cerca quello del sense. L' uno cone al perfetto ideale , T altro al palpabile , opportuno ed effettivo. Se il sig. Majer prende per giudice nelle cose dell' arte il piacer fisico , ei rendera un brutto eervizio ai capi d' opera dei primi artefici , non esclusi quei di Tiziano. E che cio sia , con- ducete in una scelta galleria di quadri un contadino che abbia Beco i 8uoi sensi e la sua ignoranza. L' innocente idiota prefe- .rii'a come voi voletc , e fingete di fare voi stesso , il colorito a. tutto il resto , e vi additera pel migliore de' quadri il pid recentemente dipinto, perche i colori vi saranno piii vivi , piii iugenui, piii ridenti. Baroccio , e non Tiziano avra corona. Non vi parlero deli' espressione. Se il giudice rozzo vi pon niente , Raffaello sava posposto al Caravaggio , e senza dubbio al Hogarth. Tanta e la potenza de' sensi , ove nulla e quella della ragione. Dopo del quale immancabile sperimento spero che il sig. Majer ritrattera quell' altra sua sentenza di lui poco degna. = Do- versi cioh stabilire come un canone fondamentale di tutce Tarti imitative , che quelle parti di esse che injluiscono piii efficacemente sui sensi y sieno assai piii importanti di quelle che agiscono sol- tanto suir intelletto. ^ QueSta niassima mi pare piii dettata dal succitato contadino , che da un si dotto legislatore. Va ritirato anche quel soltanto , perche ancora il disegno agisce sui sensi , sebbene nieno assai del colorito. Per sempre piii avvalorare il suo paradosso ci fa sapere il sig. Majer , che = la natura non falla mai nel modo di colo- lire gli oggetti , e che il miniino errore di colorito verr^ subito ravvisato da ognuno ; e che per giudicare delle bellezze del co- lorito basta solo non esser ciechi. = Oh le peregrine notizie ! Na che vorra egli dirci con cio' Che ogni colorito della natura^ perche mai non falla ^ e egualmente bello ? Ed a che, cio posto, il suo Tiziano fece le carnagioni delle belle ignude piii rosse che non si vedono in natura? Chi fallo qui dei due: Tiziano o la natura? Nessuno , cred' io : chi falla lo sa il sig. Majer. Quando poi dice firancamente che ognuno pub ravvisare di subito DI TIZIANO. 355 il miniino errore di eolorito, e che ognuno cbe non sia cieco putk giudicare delle hellezze ecc. io «oltauto chiedero al sig. Majer con tutta la po»sibile pacatezza : sc conoace fra i non ciechi molti uoiuiui cbe , non esseudo pictori , siana in istato di sulito discoprire gli ejTori auco non minimi del color locale ? To go clie non conosco suUa catteJra maggior coraggio di quello di queito precettore. Secondo il medesimo , pochi , e che sieno intelllgenti , son© in grado di avvederai delle inesattezze del disegno , della ine- leganza dei contorni e delle forme. E questi difetti , die' egli , sogliouo chiamarsi errori. Ma (sentlte quegta), la natura nelU infiniia varleta delle sue opere non si e mai volttta assoggettare al rigore di (jueste regole ( a quest' altra ora ) , trovaie dal gu~ sto e dal (apriccio unano. A meraviglia, sig. cavaliere. Dunque gli errori nel disegno non sono errori , perch6 le regole son figlie del gusto umano e del capriccio ? Ma per le tre mela- rancie ! abbiamo noi bisogno di regole , di gusto e di capricci per capire die un gobbo , un attratto , uno sciaucato , un nano uon son belli , quautuuque usciti dalle niani della natura in/i- nitamente varin , e che non falla mai? Ma via. Gli si conceda che gli errori del disegno non siano errori , e checche essl siano , pochi sian capaci d' avvedersene , che ne avra guadagnato in fatto di preminenza il eolorito? Kelle belle arti , siccoxue nelle scienze , non e la moltitiidine tui vuolsi piacere da chi ha mente elevata. Contento d' aver pochi leggitori si dichiarava il Venosino , perche pochi sono i buuni giudici : gli artefici mediocri si studiano d' ottenere il voto della folia. Poco ci vuole ad appagjire questa. Ma la dove fiuisce il piacere del volgo , ivi comincia quello del conoscitore. Colpite , stordite , abbaghate , e il volgo h per voi. E percio = le vulgaire qultte I'aeuvre de I'art quand les coleurs di- sparaissent , et les pens^es se montrent. Espece d'idolatrie pour qui Vimage est le Dieu. = ( Dupaty , pag. Ii5.) Non sapendo piii qual altro sofisma produi-re pel primato del eolorito sopra del disegno , sfoggia il dotto sig. cavaliere una pomposa caterva di poeti eel oratori celsissinii , che gran conto fecero del eo- lorito nei loro poemi e discorsi. Inutiiissima erudizione ! L' im- portanza del eolorito non ha bisogno di simili ajuti. E diuio- strata ; mk cid che non lo 6 , c doveva esserlo , e nol 356 DELLA IMITAZIONE PITTORI04, CCC. sara mai , si ^ che il colorito sia nella pittura piu difficile y e pill essenziale del disegno , e che per coosegueaza il principe de' coloristi abbia rle jure ad essere risgaardato pel |irincipe de' pittori. II sig. Majer perde 1' olio e la fatica. Questo maraio non s' ammollisce col leccarlo. I>opo r erudizione viene in soccorso del colorito la poesia in persoaa. Questo avvocato che si giova d' ogni cosa , ci ricorda con poeticbe pennellate la gradevole sensazione che in noi ris- veglia un bel cielo azzurro ; la vista dell' argentea luna, che io seno alia placida notte lo rischiara e percorre , e il mirare ia primavera un ridente pratcllo , e siraili delizie dell' occhio, che Tiziano seppe imitare si raaestrevolniente ; uia che nulla con- chiudouo in favore del suo assunto. Bensi noi convcnemo in parte in una seutenza colla quale finisce questo suo capitolo III il sig. Majer. Sentiamola da lui stesso. = L' animo dello spet- tatore , cosi egli , alia vista di un quadro di Tiziano rlmanendo tutto assorto nella perfetta imitazione del colorito della natura , non ha tempo di rivolgere la sua attenzione suW esame del dise- gno e delle allre parti della pittura. AH' opposto la vista dei quadri della scuola romana , lasciando i sensi degli astanti in uno stato di tranquillita ( Nunii ! I dipinti di Raffaello ci la- sciano in uno stato di tranquillita ? ) , opportunissimo ad esevci- tare le operazioni dell' intelletto ; la loro sagacita ha tutto T agio d' occuparsi a scoprirvi per entro ogni sorta di bellezze. Laonde, chi vi amuiira la Eublicuita dell' invenzione , chi I'estetico del- r espressione , chi la perfetta imitazione delle sculture anti- ehe , ecc. ecc. dal che si viene a conoscere che le suddette £gure contengono tutti i pregi , eccettuato perb quello della illu- tione. = Se con questo ironico discorso il sig. Cavaliere ha voluto dirci che i quadri del Tiziano non attraggono la nostra attenzione che pel loro colorito , noi col suo libro alia mano gh proveremo 1' una delle due , o che menti il libro , o che srar ^iona r autofe. Mentre , come abbiamo veduto , ii e fatto fin qui r impossibile per dimostrare in esso libro che Tiziano pos- sedette tutti i numeri della pittura in grado sommo ed al segno di non aver chi lo super i , e neppur chi lo eguagli. Per lo che Be le vantate quahta di disegno , di composizione , di espres- *ione esistono ne' dipinti del Tiziano , chi uiai potra non avve- derseae ed aauuirarie a dirictura ? £ se vi si veggono e vi ei Df TIZT4N0. 357 aramirano , come maJ puo dirci adesso il sig, Maier che 1' o»- servatore, rapito dalle bellezze del colorito , nnn ha tempo di far attenzione a quelle del disegno e del ri'.iianeate ? E non potrebbe alti'esi uii Zoilo maligrao dir trionfando : appunto il colorito si distingue in quelle pitture perche le altre parti noa meritaiio per la loro inediocrita d' esser risgaardate ? Ah , quanta h pur vero che trop de zele nuit aux af aires ! II sig. Majer per niee,Iio servire il suo Tiziano , lo rovina. Per buona sua sorte e tanto grande il Tiziano, che n^ gli sperticati elogi del sig. ca- vaiiei'e il possono ingrandir davvantaggio, ne i cattivi officj che gli rende , punto punto abbassarlo. II Capitolo IV tratta della prospettiva e della dottrina anato- nitca di Tiziano. Dotto e sensato h questo capitolo , e onora chi lo disfese. Qui non e discorso di partito, ma di scienza, ed in questa il sig. Majer a nessuno ^ secondo , e sa quello che dice, e dice quello che sa. Rimproverando a ragione 1' Algarotti per una proposizione che non regge all'atto pratico, egli ci insegna fin dove possano adoperarsi i mezzi della scienza , e dove deb- bano dar luogo a quei della pratica e dell' ingegno. lo non an- dro ripetendo e commenfando quanto egli stabilisce su questo proposito. So che avete il suo libro. Leggetelo , e gli farete plaiiso in piu d' un luogo. Altrettanto bramerei che facesse chiun- que per caso leggesse queste mie lettere, poiche potrebbe, la critica sola leggendone , portare dell' opera ch' io qua e la di- •approvo ed iiupugno , un giudizio men favorevole di quello che inerita in pieno. Dichiaro fin d'ora che in tutto cid che risguarda 1' arcifizio del Tiziano , essa h degna d' esser letta da ogni intelligente , e da ogni artefice studiata. Lodevolissima fu la pratica del Tiziano in cio che spetta ai •uccennati rami della pittura. Sulo preghero il sig. Majer di noa dare al suo eroe il predicato di unico ok d' insuperabile. La sua prospettiva linejire e ottima j ma per 1' aerea fu vinto , prima dal Corrcggio , poscia ancor piu dal suo paesaao Paolo Verone- ae , di cui non si e mai giunti a sji'gare il mode con che per- venne a far passar 1' aria con tanta evidenza fi'a una figura e I'altra. Io ho facte molte indagini su di cio, e le vedrete forse un giorno in un mio Trattatello sulla Maniera , qualora mi ri- coiva a pubblicarlo. Non meao giudizioso ed instrutcivo e quanto U tig. Majer acabili^ce per massima riguardo alio etudio della 358 DELL 4. rWITA-ZIONE riTTORTGV, CCC. notomia. Egli es'ige die lo scolare faccia le sue osservazioni 8u} corpo vivo , perch^ la morte dar suote ai cadaveri aspetti e po- sizioni differenti da cid che 81 vede nei corpi aaimati , che il pittore deve di solito rappresentare. Adduce in cio 1' esempio degli antichi, i quali non istudiavano notomia, n*^ disscccavano cadaveri , e divennero ci6 nulla meno i primi disegnatori del nioado. Dolce insieme e curioso ^ V udire questo nemico dei Grcci dir buonamente =: Se col mezzo solo dell'osservazione del nudo poterono pervenire gli antichi a quella sublimita di disegno , a cui non e stato concesso ad alcuna nazione di poter arrivnre ( Negate ora le conversioni ) , parmi che ne scaturisca la necessarissima conseguenza , che ricalcando soltanto la strada hattuta da loro , si possa gperare , se non di raggiungerli , alme- no di non por piede in fallo. = Quanta loalta e modestia in qiiesta confessioae ! Amico, questo ^ ragionare. Ma permettetemi una piccola riflessione. Chi e costui che disperando di raggiun- eere i dreci nella sublimita del disegno , consiglia di adottare i loro metodi per non por piede in fallo ? E quello stesso che li •perse^uito in tutto il suo libro con inesplicabil furore. Ecco ■perch^ d' un Majer io ne feci due. Che se egli h un solo , si rinnova in lui la favola del Satiro , dalla cui bocca uscendo il caldo ed il freddo , si poca credenza otteneva (i). Ma io vi Bpieghero questo enigma. Se Tiziano avesse saputo di notomia ■quauto Michelangelo ne sapeva , i pittori dovrebber essere al- trettanti Vessalj. Ma poiche quest' amato Tiziano non raggiunse in quflla scienza il dottissimo Fiorentino , la notomia non me- rita che il pitcore vi si fcrmi troppo. Cosi dite dol disegno , del costume , del bello ideale , c di tutte le altre pittoriche qualita che Tiziano non ebbe al massimo grade. EUeno sono (I) Io parlo delta bocca del Sitlro. II sig. Majar piu elegante di me Bel fare lo stesso rimprovero al Ticozzi usa una similitudine piu Bobile della mia cosi dicendu = II libro del sig. Ticozii ( io direi del signer .Majer ) , mi pare simile all' asta d'Achille , che feriva e sanava ad un tempo , onde per confatare il maggior numero delie sue censure , non v' e altra briga da prendersi che di andarne a cercare la riiposta nel libro medesimo. ac: Qaal conto io abbia fjtto di questo saggio consiglio ognuno it puo vedere io queste mie lettere. Fu Carlo XII quello che insegno a Fietro il Grande U nuuicra di batterlo « Si lieet in parpit magnis eaem- flariius u:i. » DI TIZTA.no. 359 tutte , serondo il signor Majer, meno importanti del colorito , perche Tiziano il possedeva meglio d' ogai altro. Al banco del sig. Majer 1' impronta val piii del uietallo. Ed cccoci pervenuti al fine della lunga via. Eccoci, grazie al Cielo, al Capitolo V , che ha per titolo Conclusione. Questa Gon- clusione e quale dalle pretnesse potevanio aspettarcela. Una de- solante queriraonia perche Tiziano non sia stato , ne sia vene- rato quanto nierita. Si lagna T autor nostro del Mengs e del Milizia, che ne dissero a parer suo piit male che bene; si lagna del Ticozzi medesiiuo , che ne stcse ultimamente la vita, e cre- dendo fame T elogio , gli fe' pure del torto; si lagna de' piii di- stind incisori « che non impiegarono i lore bulini sulle di lui opere ; ei lagna della perdita di varie di queste , e perch^ ha grao voglia di piangere , e lagnasi e piange perche Tixiano mori di peste alt eta di cent' anni, e piange perche niorendo si vide involare de' disegni e de' quadri, ch' io non credo sperasse di portar seco nell' altro niondo ; e piange perche dopo morte non ebbe monuniento, e perche don Pomponio di lui figlio ed erede dilapido in breve tempo tutto 1' asse del padre , quasichfe potesse al defunto mincare il pane nel regno de'morti; e poi- ch^ la sua sensibilita k in moto , piange , lasciato Tiziano da un canto , che invalsa sia a' di uostri 1' opinione , che sia un tradire quel giovane di talento , che non si manda a Roma , e che il viaggio di Roma sia divenuto necessario asli artisti , quanto quelle della Mecca ai buoni Musulmani , e par che sclami col Berni : « Non vadano piu a Roma li Romei ! » 'Id lascerei correre ben volentieri questi lamenti , se in gran parte non fossero iiTagionevoli , e piu di tutto, se la sua nenia non prmcipiasse da una terribile ed ingiusta invettiva contro • 1' Italia perche in ogni tempo si mostrb cruda matrigna de' felicis- siini ingegni di cui fu feconda. Sentendomi un poco itahano an- cb' io, non so starmi alle mosse dopo tanta calunnia. In ogni tempo e paese v' ebbero uommi distinti e poco fortimati ; ma prima di accagionarne le patrie loro , converrebbe esaminarne quanta parte nelle loro disgrazie v' avessero quegli stessi che ne furono involti. Se Ovidio fosse stato meno imprudente , Dante Vien fazionario , 'I Tasso men pazzo , il Milton piu conseguen- te , ecc. ecc. non avrebbero incorsa una sorte migliore ? Ben 36c BELLA IMITAZrONE PITTORICA, CCC. eel dimostra il trattaiiiento che riceverono tant' altri uoiniiii m-> eigni che non nocquero al proprio innalzamento e ben esser ci- vile. Chi , giacche »i parla dell' Italia , piti onorato di Raffaello a' suoi giorni ? Qual piii caro ai grandi, del Petrarca , del Vin- ci , di Miclielangelo e del Tiziauo istesso ? Ella e cosa iu vero curiosissima il sentire quegto sig. Majer raedesimu che taato compiange il Tiziano , schierarci davanti prima di dar pnncipio alle lagi-ime , tutta la serie de' beni d' ogai genere , di che venne infiorata la sua vita , protvatta oltre il termiue consueto , e noa turbata mai da alcun smistro. Egli eel mostra ricoperto d' onori , conte e cavaliere creato, caro alia sua Repubblica, a' Re , Prin- cipi , Papi , Imperatori ; dotato d' una salute robustissima , ed operoso fino all' ultimo , menando giorni lietissimi in seno agli ngi ed agli amici: (i) che piii per destare una santa invidia in qualunque buon cristiano ? Questo squarcio e de' pui interessanti deir opera , e non si sa come accordarlo coi gemiti che gli sussieguono. Fatto e che Tiziano fu 1' artista piii felice , e piii luaeaniente felice che la storia ci ranimenti, e le cui dlsgrazie , roiuinciando dal morire , finirono quand' ebber principio. Per- iodic pianga quanto vuole il sig. Majer : lo non ho una lagrima da unire alle sue , e se avessi a piangere , piangerei su quelle lagiiine tauto male iuipiegate. Auguro a me, al sig. Majer, e a tutto il mio prossimo le disgvazie del Tiziano , di quell' infelice che il sig. Majer istesso chiaina , ben a ragione , fortunatissiino. Che poi in gran parte non siano gran che ragionevoli i lauienti Majenani vel dimostro ben subito. Perii-ono e vero alcuni bei dipmti del Tizian > , ma di qual altro fra i grandi artisti ne esiste tuttavia un numero maggiore ? Le stampe dei celebri Agostino Caracci , Cort, Hollar , Strange , Audran , Tardieu , Baron , Basau, Masson , Longhi, Sannuto, Massard, Podesta, Rousselet, Cune- go , A. Schiavone , Natale Schiavone^, Andreani , Heart , Fontana , (I) Non parlo delle amiche. Mi riporto su questo a quanto ce ne inse^na 1' accurato suo panegirisfa alia pag. 299. Chi non direbbe in leggemlo quel pezzo che questo gran ritrattista c3i Venere con esempio patriarcale miUtas=e oltre i 90 anni sotto quelle inevitabili insegne , e militasse non sine gloria ? Oh , qui si che il sig. Majer ha ragione di dire che Tiziano non ha chi lo lUperi, e ne meno M lo uguogli I DI TIZIANO. 3^1 Bertelll , (l) Bernescbeff, Rota depongono contro il lamento , che distinti inrisori non impie^assero i loro bullni sulle di lui opere. Ne appello a tutti i cataloghi , ed alia raccolta sfessa del sig. cavaliere. Che se taluno de' migliori incisori prefer! d' incidere dopo RaflFaello , Dominichino, e i Caracci , e Guido, ecc. ecc. la ragione , a mio avviso , ne fu che spiccaado ne' quadii del Tiziano principalmente il colorito , a'r^jmitare il quale il bulina noii pud giungere per quaoto la sovraccitata Clizia del Bai'to- loz-A e le statupe di Bervik , ed il portentoso ritratto di Lui- gi XVIII del Massard depongano ia contrario, si I'ivolsero alle opere di quegli altri , i cui pregi essendo piii facili a conser- varsi iiella iacisione , fornivaao loro mighor luodo da segnalarsi. Essendosi il sig. Majer dichiarato erede universale di tutti i torti fatti al Tiziano , io vedro ora , se mi vien fatto di liquidare seco lui anche la partita del Mengs. Per quella del Milizia non me ne mescolo. CliI die mai retta o peso alle strampalate sentenze di quel fanatico Calabrese ? Diro dunque die alia partita attiva del Meiigs deve porsi 1' aver egli riconosciuto per terzo In tanto senno , nel sue Trattato di Pittura il Tiziano , insieme al Cor- reggio ed a Raflf.iello. II che per essere dovuta , non lascia d' essere distinzione la piii grande che braraare si possa. Met- tasi in oltre in conto di stima il chiaiTiarlo che fa gran lui/ie delta pittura , il dirlo ammirabile , vario , armonioso seinpre ; su- perinre al Rubens ; da reputarsi pel piii perfetto colorista che mai sia stato , nel disegno del quale si riconosce gran giustezza d'oc- chio ; che seppe dise^nar bene , e fu superiore in cib a tutti gli altri Veneti , e che nel S. Pietro martire si mostrb gran disegna- tore , gran colorista , e sorpassb se stesso. Poi , che i suoi paesl sono i pill belli che Mengs abhia conosciuto , e i suoi fanciulli i piit belli di qualunque altro pittore. Se questo e dir male , chi lodando non sara mala lingua ? E v«ro che il Mengs trovo dei difetti in Tiziano ; ma in chi non trovoUi ? Raffaello e Correg- gio furoa forse da lui risparuiiati ? Egli e noto che il Mengs , (l) Codesti pregiati artiiti sono noti'sinii al sig Majer , ma egli per giustificare la emessa lagnanza li chiaraa la plebe degli incisori, e le loro stampe onora del bel titolo di Parodie. Agostino Caracci, Audran, Strange, Longhi , Masson , Andreani , Schiavone , Fontana , ecc, ecc? riebe d'incisori'i L» cena d'£inaa<> di MaMon Farodis 7 Ah, lig. Alajei-!! 362 DBLLA. IM1T\ZI0NE PITTORICX , ecC. bisbetico per natura , tetro , inferniiccio , e sistetnatico , qualora im qur.dro non era all' intutto a suo modo condotto , nietteva mano alia tcutica ; ma i suoi rigorosi giudizj non recarono gran danno a quegli arteBci, che egli gtesao additato aveva per tonimi. Bisogna oltre di cio stabilire due epoche ai giudizj del Mengs. La prima, avanti che andasse in Tspagna , la secon- da quando ne vennc dopo d' avervi veduto Tiziano in grande. Gli srritti del Mengs pubblicati dopo la sua morte dal cavaliere d' Azzara, erano quasi tutti dettati in quella prima epoca ; e dice lo stesso autore in un avviso a chi legge. = Quando rilessi il - mio Trattato , noa fui contento di tutto , e m' ero proposto di rifarlo , ran toglier via alcune cose- = Chi sa se vivendo non 1' avrebbe fatto , e moderate alcune espressioni risguardanti il Tiziano ? L' aneddoto che sono per comunicarvi mi porta a cre- derlo. Sentite. Mi raccontarono il segretario Bianeoni , il consigliere de Pec- cis e lo scukore Franchi , che trovandosi a niensa dal conte di Firmian, allorch^ il tedesco pittore passo la prima volta per ■ Milano andando a Madrid , il conte gli domandasse se aveva visto il Tiziano di Santa Maria delle Grazie ? Dire di si, e dime tutto il male possibile fu la risposta del Mengs , della quale se scandalizzati ne restassero gli ascoltanti , vel potete pensare. Torno da li a pochi anni il Mengs dalle Spagne , e sedendo alia stessa nieusa co' medesimi convitati , qual fu la sorpresa di questi in udire prorompere non chiesto il detrattore del Vecel- lio in lodi esuberanti del quadro suddetto , e terminarne V elo- gio col dire che aveva patteggiato col vetturale che all' indo- luani il doveva condur verso Roma, che malgrado F esser quel Tempio fuor di strada , dovesse per di la condurlo , onde una volta ancora anzi morte potersi beare in si stupendo lavoro ^ Mi aggiungeva il Bianeoni che , dubitando del Mengs , voile accompagnarlo cola la mattina snsseguente , e mi giurava che senza le onnipoesenti bestemmie del vetturale , il Mengs non si aarebbe di la tolto per tutta la giornata. Godo in pensare che neir udire da nie questo fattarello , il sig. Majer capira ch' io non ebbi mai titillo d' abbassare Tiziano , ma eoltanto 1' idea di richianiare le cose entro i loro giusti confini. Cosi e. La lite fin qui agitata fra me e il sig. cavaliere non f u , ne poteva ea- sere = Se Tiziano sia stato uno de' maggiori luininari delln DI TIZIANO. 363 pittura , ma betisl, ae cio essendo , abbia a proclamarsi per r UmCO FERFETTO FITTORE UNIVERSALE , ed in oltre se il belh ideale in se , e quello principaliuente de' Greci , gia una chi~ mera : se pnzzia \o studiarlo , e causa uno studio tale del deca- dimento della pittura. Qui tutta si 8ta la quistione; ma siccome dache v' h mondo non si conosce gueira ctie a termine non giungesse, se noa aJtro per la atanchezza de' combattenti , ed io mi sento stanchissimo , e le oionizioni da ambe le parti sono omai consumate ; cosi io soao venuto in pensiero di proporre la pace al signer cavciliere, tanto piu che in mezzo al calor della disputa io non posso a meno di assai reputarlo pel suo amore all' arte , che tanto m' ^ cara , pel suo non ordinario sa- pere , e per le belle ed utili cose contenute nel suo libro, E ben vorrei che voi , pregiatissimo amico , vi assumeste le pai'ti di mediatore. Riflettete che amendue siamo Italiani, che amen- due veneriamo in Tiziano uno di que' straordinarj genj che la natura, dopo il riposo di secoli, si trae dal seno per gloria e felicita della specie sua prediletta. Non vi sara difficile questa imprcsa , qualora moderate siano le condizioni da proporsi. Die- tro questo principio , eccovi il Trattato ch' io distesi. Se vi senibra accettevole , proponetelo, TRATTATO DI PACE Fra VAutore del Libro sulla Imitazione Pittorica , ecc. ecc. , e quello delle tre Letterc criuche sul medesiino. Art. I. Desiderando di buona fede ambe le parti belligeranti di por fine alia presente contesa , e non altro avendo di mira , che i vantaggi dell' arte e T onore della patria Italia, fondato aulla verita e sulla ragione , e non mai sui pregiudizj e le illu- sioni deir amor propno provinciale , sono venuti in determina- zione di rinunziare anzi in tutto , come rinunziano di vero cuore ad ogni e qualunque spirito di parte , ed alle distinzioni di paesi , di popoli, di titoli e di argomenti di gloria che dividono fra di loro gli abitanti della madre penisola, Che pero , cnntente e fastose di portare il bel nome di Italian*, dichiarauo die d'ora in avanci noa riguarderanno pin che come Italiani i genj surti in Italia in quaUisia tempo , e conto alcuno non furanno del disti-etto, citta o proviucia in cui sortiroa la culla. Art. II. Prima di stabilire ue' vasti domiuj dell' arte i possess* e i confini di ciascuuM degli artefici sovrani . pei quali si sono 364 DELL^ IMITAZTONE PlTTOItlC.V, eCC. prese 1' armi , credono doveroso ed opportuno il dichiarare , che liconoscono ainbedue , dietro l' avvUo del celebre Mengs , in Raffaello , Correggio e Tiziaao il supremo triumvirnto della pit- tura dopo il suo risorgimento, e ritengono per iadubitato die nelle rispettive diti di cia'icum di queeti triumviri eccelsi tutta »i racchiuda 1' eccellenza dell' arte suddetta. Art. in. Ammes80 per iaco»ifrastibile priucipio dalb opinione universale confermato , che H' disegno sia qualita principale • anima e sostanza delle arti imitative , stantech^ , senza disegno, non si da immagine , e la bellezza , la verita , V espressionc niancano , ove questo manchi , ed aveado RafFaello Sanzio da Urbino in questo essenzialissimo raino della difEcd arte sorpas- sati tutti i moderni , ed egnagliati in cotal modo gli anticlii , resta a lui confermato il legittimo possesso dell' iinpero del di- segno , trasmissibile ai suoi discendenti della scuola romana da pill degao in piii degno. Qiialora pero , clie il cielo tolga! la tuddetta scuola venisse a decadere , o sorgesse in altre chi di Bcettro fosse piu meritevole , in tali casi la corona sara trasferita al piu degno , di qualunque paese egli siasi , e Roma perder* il primato della pittura. Ben inteso che questo primato esser deggia di puro onore , e non mai di giurisdizione , cosicche r ju'tefice , che ne e investiro sia non pin che primus inter oequa- leSy qualora il Ciel faccia che ve ne siano , il che non credo. Art. IV. Essendosi dal canto loro , Tiziano nel colorito , c CoiTeggio nella grazia , lasciati indietro tutti i competitori , si conferma al primo di essi il legittimo possesso del regno del tolorito, e quello del regno della grazia al secondo. Eredi del primo 8ono riconosciuti , dopo il Rubens, che tanto si accost* al trono , i pittori della Veneta Scuola , alle stesse condizioni deir artlcolo precedente per quelli di Raffaello stabilite. Viene in oltre assegnato a Tiziano , come bene allodiale il principato del paesaggio (i) sul quale dovr.\ fare un lauto asse- gnamento a Claudio Lorenese , e dara delle grosse peusioni a tnolti dei Fiaminghi , e segnatamente al Poter , non che a varj paesistl Italiani e Fraocesi , fra quali saranno piii degli altri di- *tinti Salvator Rosa, Anaibale Carac i , e Gaspare Poussino, e r Artois. (l> Algarotti chiaDia Tiziauv 1' Omero do' paesisti. DI TIZIANO. 365 11 gran ^ucato del chiaroscuro rituarra al CoiTeggio, die lo tiene da che ne ultimo la scoperta intrapresa tlal Vinci, e da Giorgione promossa , e dopo di lui lo avra il Guercino ; ma la parte piu onibi'osa e men fertile -vena lasciata al Caravaggio. L' ubertosa provincia del magnifico appartiene a Paolo Verone- se . e qiiella del teirihile a Miclielangelo. Sebbene queste pro- vincie siano aperte ed indifese , noa teuiouo iuvagori , perchfe la qiiantita nou e pouipa , ne grandiosita Y orridezza. Delia amena provincia dell' espressione , in cui si trovano le gemme piii preziose dell' arte la contrada niigliore e la piu ricca viene conservata a Raffaello. A! Donienichino spettera quanto vi lia di piii vago sul confine Rati'aellesco. II rimanente 8e lo divideranno fra loro il Da Vinci, ilLesueur, e quel Rubens che pel suo martirio di S. Quirino , la predic=»zione delSaverio, ed il miracolo di Sant' Ignazio meriterebbe un asseguo maggiore, non ostante il niolto clie gia possiede nel regno del colorito ; ma noa essendo il preseute tratiato ad alti-o fine inrrapreso , che di com- porre la controversia insorta sui diritti esclusivi del Tiziano , li due couiraenti tkon intendouo di piii oltre occuparsi di quelli del Rubens , ne di quegli altri pittori che in fatto di vera e scelta rspressione si souo in varj tempi e paesi notoriamente segnalati. Cosi si passano sorto silenzio quelli del Guide al^riraftpato simo grido e valore. Art. VI e segreto. Qnalora il credere che Tiziano sia etato r UNICO e PEUrETTO , ecc. potesse giovare alia salute e prospe- rita del sig. IMajer , gli si concede con questo articolo di con- •ervare dentro di se una si infondata opinionc , ma colla espressa condizione , ch' egli non possa mai piu esteruarla ne in voce , ne in iscritto, e nemraeno co'cenni, sotto pena di passare pev incorriggibile ed ingiusto sentenziatore. 366 BELLA. IMITAZIONE 1>ITT0RIC\, CCC. Art. VIF. Dalle preredenti convenzioni ne scende chc d' ora ia avanti , libero riinaiieudo ai futuri Tiziani di Tambuctbo 1' adot- tare , deviando dal greco , quel bello che piii crederanno con- fornie all' affricano lor gusto (I), siano tenuti gli artefici europei per non por piede in fallo di studiare , sosteneie , e pareggiare, • e e postibile , il bello de' Gi'eci , all' imitazione de' quali deve r Italia il suo Canova , ed ia questo Fidia novello il nsorgimeiito della scultura. Art. VIII. Resa coi fin qui stabiliti articoli la dovuta giustizia alia virtu greca, ed assicurati i diritti del bello ideale , crede- jebbero le parti contraenti di mancare al piu sacro de' loro do- veri , se unite non dicluarassero , come solenneiuente dichiara- no, che base, norma, scopo priucipalissinio dell' arti imitative e, e dev' essere la natura , lungi dalla quale tutto e errore, e senza della quale ogni vantata opera e mostro. Per lo che a questa fonte di luce dovranno attingersi i primi raggi del bello , ' ma per toglierne la crudezza e col diminuirne la forza e il ba~ gliore , renderli piii ameni e gradevoU alie uiuaiie pupille , sara cura deir arte il modificarli , ed a quella morbidezza ridurli , che il gusto prescrive. Sia dtinque risguardata la natura siccome la maestra primaria deir artista; ma coUa riserva , «'«< qua non, e non auiuiettendosi la quale s'intende rotta ogni trattativa , cUe =■ L'objet des beauv arts n'esi pas simplement d'iitdter la nature ; mais d'iuuter la belle nature. = (Dupaty, t. II, p. loO.) Per la qual cosa il sig. Majer dovra ritrattare quel suo in- admissibiie prececto che l' artefice debba copiare fedelinente la natura con farla bella ne' corpi belli, e brutta ne' brutti, siccome opposto al carattere di uu' arte nobile , e soweraivo d' ogni buon priucipio. Cio posto , rinunziera pure il sig. Majer per »e , (l) Circa il gusto delle nazioni barbare , e la loro bellezza conviciie ricordarsi la Venere Otientata che mori aiioi sono a Parigi. La natura the mal non falla , aveva in essa prodotto un bipede di enorme gros- seiza , due terzi del fjuale eran natiche e ventre. Una piecola e disac- csncia testa ne divideva la spalle ; due tniseri occhictti ed un largo naso schiacciato la ornavano. Tnle era questa afric^na dea degli amori. Ia scommetto col sig. cavaliere M-ijer che se gli Ottentoti arrivano ad avere de' Tiziani , o cambiano le forme dellt lore Veneri a dispetto del fero , o non sono Tiziani , ma imbrattatori di tele , che •opiaao fedelmtnte U -aatura come esi^e il sig. cavaliere. Dl TIZIANO. 367 e per quanti fan professione di gusto, ed hanao idea dibello, alia pretesa venusta , grazia ed eleganza del nasi recrousses delle piccanti parigine tanto accetti al riaunziarario , nh varragli a salvai'e se atesso e que' nasi da astronomo , 1' avere il Tiziaiio appiccato un naso simile alia sua bellissima Maddalena di casa Barbarigo. Abjurata che abbia la succennata massima , dovri il sig. ca- valiere sostituirvi quella dell' immortal RaSaello trasiuessaci da F. Zuccai'i = Che le cose deon dipingersi , non quali sono , /na quail deon essere. = Art. IX. Per dimosti-are i' ingenua sua connivenza , e il ri- •petto che porta al giusto ed al vero , rinunzia dal canto suo r autore delle tre lettere alia opinione , die giura non aver mai professata dache vide e ammiro le opere del gran Tiziano , che questo artefice immortale fosse un disegnator mediocre , come fe' credere a moiti il troppo toscano Vasari. Oltre di cio , nie- more di quanto lascio scritto 1' idealista Mengs = Che un pit- tore meramente idcale e un pittore de' sogni. = il succitato au- tore , sebbeue con tanto calore sostenute abbia le ragloni del hello ideale , rinunzia nelle piii anipie forme a tutte le esage- razioni de' sisteniisti , alle sottigliezze de' nietafisici pedanti , ed alle ipotesi ideologiclie di que' per altro dottissimi pensatori , clie nulla di solito inteudendosi della jTatica dell' arte , trovato un principio astratto , ne fecero un assoluto , e dedussero poi dal medesimo una serle di leggi per gli artisti , ai quali piti giova r inspezione di un buou dipinto , che il meditar lunga- mente artdi ed oscuri trattatt di pittorica metafisicanza. Simili codesti legislator! a chi entra in una caverna , che da principio ci vede , ma quanto piu inoltra, s' abbuja e confonde , nulla piu ci porsero ne" loro elaboratissimi dettati , che delle astruge teoriche , figlie d' ipotesi zoppicanti , e feconde soltanto di me- todi astratti di null' altro capaci che di tutta assorbendosi 1' at- lenzione dell' artefice , gelarne la facolta invenirice , e jiiuto renderne il core , dal quale, come ben disse un moderno, sca- turiscono i bei pensieri . Art. X. E poich6 li fine unico e ragionevole d' ogni dispura letterai-ia deve essere per le coke e sensate persone il progresso o r illustrazione della scienza o dell' arte, per cui discesero in f':\mpo , cosi si sono decise di couiune accordo ie parti att 368 DELLX IMITAZIONK PITTORICA. , CCC. aJottare per regola in fatto di aaturale e d' antico la saggia nias- sima del Diderot , che qui si riporta per esteso , caldamente racconiaiidandola ai giovanl studiosi : = Clie , celui qui deiinigne r antique pour la nature , rifquera dc n'etre jamais que petit , faible et mesquin de dessein , de caractere , de draperie et d expression. Celui qui auroit neglige la nature pour V antique , risquera d'etre froid, sans vie, sans aucune de verites cachees et secretes qu'on rCaperqoit que dans la nature mene, II me semhle quit faudroit etudier Vantique pour apprendre d voir la nature. = Ben assen- nati saranao percio coloro che i loro studj priacipieranno dal copiare i migliori modelli delT antico, onde avvezzare per tempo r oochlo alia cogniziune del hello e contrarne T abitudine ; ma dovrauno ben ben guardarsi dall' intisichire gli anni sui manni e sni gessi : educati clie siano al hello dell' arte , si rivolgano con tiiffa r anima ad apparar qiiello della natura. La osservino , la interrngliiuo , la copino, considerandone atteutamente i pregi e i difetti , a fine di conservare gli uni ed emendare gli altri. Procurino in cio fare di darsi uno stile proprio , che sia terzo fra il vero e l' ideale partecipando d' amendiie. Questo otterranno col porre giudiziosamente V ideale nel vero , e il vero neir ideale. Cos'i praticarono i Greci : cosl uso Raffaello. A piu facilaiente riescirvi giovera loro grandemente il recarsi a Roma, sede de! bel dispgno , e passar indi a Venezia , sede del buon colorito. L' importanza di quest' ultimo ha mosso le parti contraenti ad esprimere il loro desiderio : che nessun principiante si accinga a porre i colori suUa tela , se prima noa abbia ben meditate le opera del Tiziaao , esseudosi osservato , che quaodo uno ri- corre ad esse , dopo aver avvezzato 1' occhio ad uno stile men buono , difficilmente amva di poi a migliorarlo o disfarsene. Art. XI ed ultimo, Contenendo 1' opera del sig. Majer una terza parte destinata a confutare il sig. Ticozzi in varj passt delle eleganti sue Vite del Vecellj , 1' autore delle trc lettere , «he per la identita dell' avversario avrebbe potuto risguardare il combattuto biografo siccome suo naturale alleato , e fare causa comune con lui , dicliiara non volere entrar punto in questa lizza. Ma conoscendo 1' indole generosa dell' ill ustre oppugnatore del Ticozzi, e ricordandosi del detto d' Orazio , che adversarius €St frater , noa sa trattenersi dal porgere al sig. Majer una non indifferente preghiera. Questa si k che noa vi essendo guerra DI TIZT\NO. S69 in cui non rimanga qualclie estinto sul campo tli battaglia , qualora questa disgrazia toccata fosse al suUodato Ticozzi ( il che pur troppo ci da niotivo di credere 1' asprezza de' colpi , e il non aver egli dato segno di vita, da che fu si forteniente assalito ) si degni il sig. Majer accordare all' abbattuto rivale gli estremi onori , ed insieiue a quanti lessero quelle vite, e la critica ch' egli ne scrisse , gli canti V uniano = sit tibi terra levis = che bea si nierita pel caldo aniore dell' arte , per Tain- piezza delle cognizioui , e lo stile elegante e puro con che stese la sua storia Vecelliana. Che se per buona ventura il compianto Ticozzi fosse ancor tra i viventi e le sue feiite gliel perniettessero , stara a lui il confutare ( se pure e possibile ) , che ne e omai tempo , questa terza jDarte non men dotta e interessante delle altre. A tal fine I'autore delle tre lettere gliela consegna intatta, e con tanto piii di piacerie che al Ticozzi ben piii che a lui incumbeva il ribatfere eio che 1' opera intera del sig. Majer contieue di non ammissibile. Al di lui lungo ed inesplicabil siieuzio devesi , se r autore di queste lettere prese la penna e s' ingolfo spontaneo in questa gora , da .cui se moado ed illeso ne sorte , alia bonta della causa , al nobile cararteve del nemico , ed alia modera-« zione delle proposte condizioni oredera di doverlo. Aniico , qui tenuina il mio progetto d' aggiustamento , e con esso la controversia e la uoja che v' avro recata con queste mie. lo saro ben pago e felice , se lontano dalla patria coUa persona e non mai col core , e ])rivo de' miei libri , e non avendo sot- tocchi i dipinti di che favello in piii luoghi , avro potato a forza di logica , e scrivendo , posso dir di memoria ed a sbalzt per la mia poca salute , riescire a salvare il hello ideate in massima , quello de' Greci in concreto , e la pnmazia del verameute massimo RaffaelTo , assaliti con tanto ai'dore , e coa forze SI poderose da ua avversario agguerrito quant' altri mai. Se pare a voi , ed ai pochi che v' assomigliano , cli' io abbia ottenuto r iuceuto , sperero d' avere scontato il debito die mi coiTe da mezzo secolo e piu con Raffaello e coi Greci pel pia- cei-e che mi procurarono le opere loro sifFattameute jierfette » che alia gran madre delle cose il timore destarouo di esser vinta. Addio. Dair Austria 20 settembre I019. Bibl. Ital T. XVI. 24 370 PARTE 11. SCIENZE ED ARTI MECCANICHE. Osservazioni e riccrchc mineralogico-chimiche sopra alcwie Pdlli drlV Ossola del chimico Gactano Ro- siNA , coll agglunta di un mctodo economico per estrarre V oro da una miniera di quel dlntorni ri- putata fin ore/ incoltwabile. — Milano , 10T9 , presso ClovanniVixoitA. Un vol. in 8.° dipag. 106. L, (ODEVOLB oltremodo e il clisep;no di qxiest' opera , e i" istitnto dcir autore •, giacche nulla pub meglio coadiirre alia cogiiizioiie be anclie potuto indicare, se qncsta terra, trovandosene il filone in una cava o mi- nipra di ferro, sia un' ocra , o contenga come e assai probabile alcuna porzione considerable d'ossido di ferro. Ocra di ferro ba egli trovato in Trivera nella stessa valle, wn filone d'argilla bianco-grigia, nntuosa al tatto, e va- rie altre terre quarzose , ollari , argillose ecc. coUe qnali ha fatto costruire storte per le flvbbriche di acqua forte, e spera altresi di foi-mare crogiuoli per le fusioni me- ta.lliche. Tratta il secondo capitolo della valle d' Antrona e delle sue miniere.Il ca.v. Nicolis de Rohilant nella sua minei'alogia del Piemontc quattro cave di pirite aurifera aveva no- tate esistenti in questa valle nel 1786, ma T autore no- stvo presenta un prospetto di 10 ^ che se ne trovano in attivita al presente con i3a mu'ini relativi. Si puo stabibre per approssimazione, che per ogni quintale me- trico di miniera si ricavano circa 40 grani d' oro , cioe da 18 a 30 carati in peso di marco. Oltre le cave auri- fere trovansi in questa valle medesima varie cave di ferro e due fonderie. Nella valle Anzasca, che con quella tU Macugnaga forma Foggetto del cap. 3 , oltre la magni- ficenza della vegetazione ed i graniti , parte delle mon- tagne medesime e parte staccati da montagne piu alte ed avveniticci, trovansi ancora nella montagna di S. Car- lo cave numerosissirae , tra le quali molte intraprese da piu di tpiattro secoli addietro da una famiglia de' Cani, giunta per questo modo a tale ricchezza , clie fece per- fino battere monete d' oro , per la qual cosa dall' aiito- rita legittima repressa e minacciata di pene gravissime , fviggi, quelle cave abI>andonando ciie giacquero trascurate per piu di due secoli. In quelle cave s' incontrano varie sostauze metalliche , oro , argento , piomlio , antimonio , SOPR\ ALCUNE VAIXI DELl' OSSOLA. 37 3 rarae , feiTo , arsenico, ziiico , parte in istato inetallico , parte ossidati, pid comunemente mineralizzati collo zolfo, = Noteremo di passa2;2;io , che la stessa coinijinazioiie di sostanze metalliche si osserva in varie iiiiiiiere dcl- 1' Unglieria, ed in qaella specialmeiite di PacUerstollea presso Sthemnitz. ;= Poche di quelle cave sono ora in attivita secondo 1' autore nostro, e da una di esse si true una galena di piombo ar2;entifero , inescolata coa altri solfuri metallici, la quale torrefatta e fusa in Val- bianca , si spedisce altrove per la separazione dell' ai- gento, che fare si potrebbe secondo 1' autore in luogo , come evitare si potre'^be la diflnsione delle esalazioni insalubri dell' arsenico e dello zolfo nella torrefazione. Lasceremo in quesfo luogo I' autore, die si ferma a descrivere la festa annuale die si celeiira al sintuario delta Madonna della Neve presso Bannio , e ci permette- renio di tornare un istante sopra le cave numerosissime che traforaao , come dice l' autore, tutta la montagna di S. Carlo. Lodianio 1' avvedimento , col quale egli alcuaa cosa ci ha detto della storia di quelle niiniere , e ci ha altresi informati dell' ingrandimeato e della successiva dispersione della feniiglia de' Cani , una delle di cui mo- nete d' oro del valore di uiio zeccliino in circa, accenna essersi trovata dal sig. Morandini. Questa moneta , certa- niente rarissima, e di cui molto opportunamente si sareblje indicato il tipo, serve di confernia a quel fatto storico , che r autore probabilmente avra raccolto dalla tradizione degli Ossolani medesinii. Ma poiche egli ha toccato qnesto punto della storia de' bassi tempi , ci senibra ch' egli avrebbe potuto in questo luogo risalire ai tempi del Ro- mano Inipero, a que' tempi, in cui le miniere dell' Os- sola occupavano , al dire di alcuni storici, piii di 6ooo scliiavi, e si temeva, com' egli stesso annunzia in ap- presso , il decadimento del valore dell' oro per la troppo abbondante escavazione. Seguendo queste tracce, si sa- rebbe potuto istituire un' altra curiosa iiidagine, cloe se quegll immensi la vori che tutta traforano una montagna, superior! forse alle forze di una privata famiglia , non possano per avventura supporsi cunicoli e gallerie aperte al tempo de'Romani, al tempo in cui grandissimo pro- fitto doveva da quelle miniere ricavarsi, ostrulte o tra- scurate nei secoli dell' ignoranza e della barbarie , e riaperte in seguito, o proluugate o estese co.i nuovi 3/4 OSSEUVAZTONI MINERVLOCICHK-CHIMICnE Javori dai Cani nel secolo XV? Impegnato niostrandosi il sig. Rosina a rialzare il credito delle Ossolaiie miniere egli avrebbe potuto hen a proyjosito rimontare a quel- 1' epoca remota, e far vedere ia quanto coiito tenute fossero dai Romani imperadori. Ed e heii piu proba1)ile die i loro schiavi in quelle cave lavoiassero , che non gli Ariaai a quelle opere daiinati dagl' Imperadori cat- tolici sedenti in Milano , il die e un puro sogno del- 1' Amoretti. Le rocce dei contorni di Vanzone sono ora feldspati- die ., ora micacee , era schistose di varia natura , ora argillose , ora magneslache , ora calcari ; ma sempre , dice r autore , predominano sulle altre le rocce primitive; espressione die non e hen cliiara, in qnalunque mode essa si riceva ; ed in generale maggiore precisione po- trebhe desid^rarsi in qnello che concerne la costituzione geologica di quelle montagne. Egli ci indica pevo , par- lando delle cave che s^ incontrano tra Vanzone e Di- starena^ eh' egli crede forse le sole conosciute dai Ro- mani, che i liloni poco auviferi corrono a traverso i letti delle rocce primitive , senza alcuna direzione particolare; che negli inteistizj si trovano le cosi dette pepitc , o nidi d' oro, che lusingano gli scavatori , e Uiio dei qnali produsse un cangiamento totale di fortnna in una fami- glia , che in aa giorni estrasse piii di a6 libbre d' oro ; clie i filoni aurifevi sono per lo piii raccliiusi nel granito venato , o sia nel gneis dei Tedeschi , e 1' oro trovasi nelle piriti gialle ferro-solforose , e nel quarzo ferrii- ginoso mescolato talvolta con pirite di rame o coa alcun poco di galena argentifera ; ftnalniente che le piriti au- rifere trovansi alcuna volta cristallizzate in dodecaedri , ed anche in cnbi , ma allora sono pid povere. La valle diMacugnaga non e che una coutinnazione della valle Anzasca, benche divisa in sette cantoni, dei quali il prinio detto di Pistarena abbonda di miniere aurlfere j derivato dicesi il nome stesso di quel villa» I vantaggi che ofFre questo metodo al disopra degli altri , e che indussero lo Scarpa a preferirlo a tutti soiio luminosissi.ni. Picciolo in fatti e il taglio della cornea , facile ne e V esecuzione , e pronta la cicatrice ; spedita e sicura e I'operazione :, nessuno stiramento , nessuna la- ceraziocie od esportazione e fatta air iride , inconsidere- vole e r effusioue di sangue ^ si puo aprire la nuova pupilla in quella parte d' iride che trovasi di contro il luogo della coraea rimasto traspareiite ■, in fine la pupilla toaservasi auipia e permaaente. MAL.VTTIE DEGLl OCCHI. J-'Q Quivi pass.i lo Scarpa acl accennare alcuue modiiicazioni da favsi a questo metodo ne' varj casi cli complicazioae. In caso di complicazione fatta da parziale opacita della cornea, il taglio di questa deve cadere, siccome insegna il nostro an tore , sulla porzione opacata, onde istitnire la piipilla coiTispondente alia parte pellucida : raccomanda poi , che la pupiila laterale si trovi seaipre abbastanza distante dal corpo ciliare , onde questo non intercetti il passaggio alia luce ; giacche , dietro le cognizioni anato- miche « ogni artificiale pupiila, dice F autove , la cjuale lion venga praticata in tanta distanza dal grande margine deir iride , e quindi dal corpo ciliare , clie , ahi.eno il Tertice della triangolare apertura, corrisponda direttamei'-te alia circonfereuza che sarebbe stata occupata dalla cassula del cristallino, non puo essere d' alcuna utilita per la visione. » In caso di pupiila ristretta assai , ed incapace ad amniettere la quanlita di luce necesssria, propone il sig. Scarya di serviisi di una forbicina di Muunoir botto- nata ad auibe le lame , introdurla pel taglio della cornea, e sciogliere con essa le aderenze tra I' ivide e la cornea stessa: e se ad outa di qnesto la pupiila non riprende la primiera sua sede, inoltrare una delle lame dietro la faccia posteriore deH'Li-ide, finclie T altra sia pervenuta ai confini della cornea coUa sclerotica , e cl' incidere T iri- de a modo di lettera V. senza offend ere ne la cassula , ne la lente, che si ritrovano pelliicidi. Ne sa in cjuesto caso il nostro autore sottoscriversi al processo operative di Adams, di staccar I' iride dalla cornea, e di far cam- biar luogo alia naturale pupiila , traendola A'erso la por- zione di cornea pellucida coll' indurre un' artificiale pro- cidenza d' iride, la quale, siccome rifiette lo Scarpa, puo essere atta piuttcsto ad accrescere 1' opacita della cornea, ed aumeatare lo stringimento della pupiila. Nei casi complicati da opacita della cassula, eJ ade- renza della medesima alia faccia posteriore dell' iride, deposta la vana speranza di poter operare con un ago retto o uncinate portato nelP occhio per la sclerotica, fatta una mediocre incisione alia cornea, ed introdotta al solito la forbicina , insegna il professore Scarpa di perfo- rar V iride coUa lama pnngente, trapassare con essa I'o- pacata cassula ed il cristallino, se vi si trova , e perve- nute le lame alia sede opposta cui sono entrate , inci- dere d' un sol colpo I' iride , la cassula opacata ed il 38o SC\^RPA., TRVTT\TO DELLE PRINCIPVLI crUtallliio , c senza ritanlo fare la seconda incislone di- vergente dalla prima , sicche risulti nelF iride Uiia larga apertura a inodo di lettera V. 4^er questa apertura o con mi picciolo cuccliiajo , o con uii uncinetto, o colle mol- Ictte di Miiunoir fenestrate si estraggono i franiinenti di cassnla e di cristalUao ^ ed ancon he rimanga qualche por- zione di cassnla adereiite al lembo triangolare dell' iride, ritirandosi in segnito , non potra essere di ostacolo alia visione. L" esti-azione finalmeate d'»i pezzi di cristiUino pellucido esigera maggior atteazione, poteadosi coiifondere col vitreo. CUe se ad onta di tutte queste diligeuze si lasciassero nella caiiiera posteriore dei frammenti, die si presentas- sero poi di contro la nuova pupilla , itisegna lo Scarpa di spiagerli nella camera anteriore col picciol ago unci- nato introdotto per la sclerotica. Quaudo fu istituita la pupilla laterale , piu clie nel caso in cui fu praticata nel mezzo dell' inde , al^ljisogna il malato del vetro convesso , accostumandosi a portarae il foco di contro la laterale pupilla. Doj)o di avere cosi il cliiarissimo professore, con quella precisione clie mostra in lui I' eccelleate teorico ed il consumato pratlco , segnate le tracce da seguirsi in que- Sto interessantissiiiio punto di oculistica , pone tine al suo articolo acceanando in una nota il metodo recente di Rtlsinger. Aperta la cornea , e piantato nell' iride in vi- ciaanza del suo gran margine un uncinetto doppio a mol- letta , consiglia questi di staccarla per certo tratto dal legaraento cigliare , e di trarla fuori dalla incisione della cornea, onde , presa quivi aderenza, si opponga alia re- trazione dell' iride tutta, esportandone anche un pezzet- to, quando s' iacontri la renitenza dell' iride a lasciarsi ti-ar fuori, o si tema 1' opacita della cornea. Un tale pro- cesso , die e un composto di quello di Beer e di Assalini, non e appllcabile a tutti i casi, e, come nota il nostro Scarpa, si scosta assai da quella senipliciia che prelude mai sempre il pei-fezionamento d' una chirurgica opera- zione. CAPO VI. Del tuniore cistico che nasce nel cavo dell' orbita delV occhio . Nel tessuto cellulare die occupa il cavo dell' orbita foriiiasi talvolta un tuuiore per ogui riguardo simile ai M4LATTIE DEGLI OCCHI 38l tumori cistici. Fa rinaarcare il nostro antore, che d' ordi- nario aasce al di sotto del globo dell' occhio o alquanto Inte.-ilmente ; ma che crescendo fa deviare dalla sua na- tnrr.l sede il globo dell' occliio , siccbe e per la defor- mlia , e per gl' inconiodi cbe ne derivaao , trovasi il chlrurgo obbiigato di ricorrere alia estirpazione , la quale «i isr^nisce nella maniera seguente. CoUocato il uialato orizzojtahiie.ite col capo alquanto rialzato, e teauto fermo da ua ajutaiite , il cbirnrgo coUe dita indice e medio di una ma.io tpode la cute soprapposta al tumore , e col- 1* altra la incide insleme col muscolo orbicolare , prolun- gando I'iiicisione verso i due angoli dell' occhio , e ri- spariuiando nell' intenio le vie lagrimali. Separate quindi il tumore senza intaccarlo, e tiratolo dolcemente a se con utt sottile unclnetto , coUa punta del bistorino , o con adattata forbicina lo separa dalle altre sue aderenze e piu profonde radici. Se per avventura la cistide si rom- pesse , raccomanda 1' autore di raddoppiare la diligenza onde tutta affatto esportarla. Si riempie quindi la cavita di filacce , e si rimedia ai sintonii infiammatorj die ne seguono con i conosciuti mezzi antiflogistici. Si cambia r ap! arecchio al coinparire della suppurazione , a meno che obliligf.ssero di cio fare pivi presto i dolori intensi prodotti da raccolta nel cavo di sangue grumoso. Du- rante la cura si terranno scostate le esterne labbra della ferita , onde la granulazione cominci dal fondo. Caimati i sintomi generali e locali dipendenti dall' ope- razione, conviene procurare di rimettere 1' occhio nella sua naturale posizione ; per lo che propone I' autore di premerlo verso la sua sede, e tenervelo diligentemente mediante alcune compressette graduate^ ed una adattata fasciatura , il quale appareccbio per la sua semplicita crede preferibile alia luacchinetta da Hope usata. Se dopo la cicatrizzazione si alza dalla congiuntiva una fungosita , vuole il nostro professore che prontamente vi si rimedii per mezzo dei coUirj astringenti, ed in casi ostinati colla recisione, Ripresa che ha il globo dell' occhio la primiera sua naturale posizione , si migliora nel malato la facolta di vedere. Passa in seguito il nostro chiarissimo professore a ri- portarci il caso di ua tumore cistico nato e cresciuto Hel fondo deirorbita riferito da Spry. Una donna accuse 38a SCVRt'A, TnVTTATO BKLLK VRTNCIP\LI dolore e di:ninuzloae (U vista nell' occhio siiiisli'o , die le pareva giu grosso del saao ; ma in latto la cornea soltanto avea penlato della sua traspareiiza , e la pnpilla era plii dilatata. Usati inutilmente varj presidj , la congiaativa s' iafiaimio , diveaue opaca la coraea , e crehbero i do- lori a dis uisLira f, e dopo dieci mesi da questo stato in- sorse u:i fuiigo suUa congiuiitiva , il quale creSlie al se- gno di oltrepissare le palpebre. Giu^licatasL il male un carcinoma dell' occhio , ne fu eseguita Testirpazioae -, al praticarsi della quale zampillo una quantita di siero pu- rifonne , e comparve una larga cistide membrauosa , oc- cupante il fondo dell' orbita. L' operazione fu nullameno comi)lnta , e la donna guari in un niese senza alcun in- dizio di recidiva. Crede qui opportune lo Scarpa di aggiungere il caso descritto roso maligno , la quale durezza non si riscontva nel >) fungo benigno, e non manca mai di precedere la for- » mazione del cancro. " Lo che provato coll' esempio di paragone de' polipi del naso , delle fauci e del seno mascellare , dei porri can- cerosi del pene , delP epulide , dell" encantide e dello pterigio , passa a riferirci alcune storie di escrescenze deir occUio felicemente operate. La prima risguarda certo Piftro Campari, dal troppo immaturainente rapitoci professore Jacopi felicemente ope- rate e guarito in venti giorni ;, e la seconda certa Gio— vinna Gandini , la di cui escrescenza fungosa venne com- ]>letamente esportata con felice successo dal celejjre pro- fessore Mori^i. A queste due tengono dietro altre osservazioni consi- mili dal nostro autore tratte dnW Ihlano , dal Fischer, dal Kakschinied , dal Flajani, le quali tutte contengono casi I'elicemente operati , percbe il fungo non aveva ancora assnnto quel grado di durezza al tatto veramente carti- laginea e scirrosa^ e perche il fungo benigno non aveva estese le sue raJici al fondo dell' orbita , ne alle parti sulle quali cadde la recisione; poicUe le escrescenze fun- gose deir occhio che si riscontrano in soggetti male dis- posti , purche conservino la pvimordiale raoUezza, ben- che esulcerate non soao carcinomatnse. Riducendo ora le cose dette a principj generali , sta- bilisce F autore i seguenti corolla rj : 1." II fungo hcematodes deiroccliio e una malattia ilel tutio distinta dal carcinoma ; Bibl. Ital. T. XVI. 25 386 SO\r.l»\, TRATT\TO OELLE I'laNCIPAM 2.* II fiingo Itfcnuitodcs invailo 1" iutPi'iio dell' occhio dei fanciulli piii die degli adultif, 3." L' esiirpazioue dell* occliio per la cura del fuueo hceniatodes , henc\ve eseguita al priino di luL appaiire , ac- celera la iiiorte dell' infernio :, 4.° II carcinoma si maiiifesta sulla congiiuuiva o sul- 1' eniisfero anteriore dell' occhio ; 5.° L" escrescenza fiiiigosa esteriore dell' occhio, fiiiche e tenera al tatto , flessiblle , polposa , e benigna , ne di- vene maligna e cancerosa che alloiquando si fa rigida , dura, coriacea, verrucosa; 6.° II carcinoma, che coinprende tntto il globe del- r occhio, caria le ossa dell' orbita , ed altera le gliiandole linfatiche , e incurabile ; 7.° L' estirpazione jiarziale o totale delT occhio e sus- segiiita da felicc successo^ quando venga praticata prima clie r escresceaza fungosa tenera, esteriore dell' occhio , sia passata dallo stato di nioUe/.za a quello di durezza scirrosa , verrucosa e carcinoinatosa. Basati i quali principj , termina 1' auiore col darci uua esatta descrizione del modo d' eseguire T operazione, co- me segue : << CoUocato il malato orizzontalmentc coUa testa al- quanto alzata; e fatta sollevare la palpel)ra superiore da \\a ajutante , il chirurgo coll' indice e medio di una inano depriinera il tuniore sarcomatoso , e con esso necessaria- mente il globo dcUt' occhio , e la palpelira inferiore. Pren- dera coll' altra mano un bistorino a taglio convesso^ col quale incidera primieramente la commessura esteriore delle palpeljre , se il tumure sara assai grosso , pel tratto di cinque o sei linee i poscia perforera la congiuntiva nel- r angolo esterno , e di la , scorreudo rasente il piano su- periore dell" orbita sin alia caruncola lagrirnale inclusiva- mente , recidera il muscolo elevatore della palpebra su- periore, il tendine dell' ol)liquo maggiore , ed il nervo sopraccigliare. L' elevatore muscolo della palpebra supe- riore potrebbe non essere stato compreso, se il tagliente lion si e proprian;ente portato in contatto coUa volta del- r orljita ; nel qual caso il chirurgo se ne accorgera insi- nuando I'apice del dito sotto 1' areata superiore dell' or- bita , ed esegulra la sezione trasversale del detto nuisro- lo, ed insieniemente del nervo sopraccigliare A'oltando il tagliente de) historiiio dal basso in alto coiitro il piano \ M\L*TTIE DEGLI OCOHf. 38? superiore deir orl^ita. Ripremiera dojyo di cio 1' incisione lango il scgmento interiore dell' or'oita^ sollevato j>revia- meate il sarcoma , e con esso il globo delP occliio , e depressa la palpebia inferiore procedera dalP aagolo ester- no verso rinterno; poiche cosi facendo il coliello scor- rera iVa il niavcine inferiore dell' orliita ed il uiiiscolo obMiquo minurc, mentre disceudeiido dall' angolo iuierno verso 1' esterno , lo stronieato si troverebbe iVa il globo deir occbio, e 1' anzidetto innscolo obbliquo niinore. L'oc- chio sciolto da cpicsti legami , e da cjiiello fatto dal ramo nasale dell' ottalmico nervo , cadera nel lato esterno del- I'orbita, ed otTrira la via al chirurgo nel lato interno di portare I'indice sin nel fondo dell' orbita all' origine dei niuscoli , ed all' ingresso del nervo ottico , non clie del tronco dell' arteria ottalniica. Opportunamente dietro la guida del dito , il cliirurgo condurra nel fondo deir orbita una forhice a cucchiajo, colla quale recidera d'.un colpo 1' origiue dei uiuscoli dell' occbio, ed in- sieiiiemente il nervo ottico. Fatto cio, l' operatore gi- rera dolcemente il dito all' intorno del fondo dell" orbita , e verso il lato esterno, onde nieglio isolare le parti atljacenti al globo dell' occbio ^ e col niedesimo dito in- curvato a modo d' uncino le tirera alquanto a se, mentre con un secondo colpo di forbice recidera tutto cio die entra nell' orbita per la fessura sfeno-orbitale^ lo die sara di conipiinento all' operazione. Ad oggetto poi di non la- sciarvi parte alcuna, la quale avesse potnto contrarre la morliosa disposiziorie a cauibiarsi in fungo maiigno, por- tera il cbirurgo nuovamente 1' apice del dito lungo la pa- rete interna dell' orbita, dove facilmente riconosccra 11 rorpo del mviscolo obbliquo maggiore , clie esportera une- diante I'uncinetto e la forbije. Siniilmente , per cio cbe riguarda la gbiandola lagrimale , egli non obbliera di o- sportarla ; nel fare la qual cosa egli vi trovera la pin grande facilita , a niotivo della pregressa incisione della esterna commessura delle palpebre , se il fungo sara stato di grosso volume. Ripulita 1' orbita dai grumi di sangue , la rieujpira di globetti di filacce molli sin al margine dell' orbita uicdesima, snlle quali fara appoggiare le palpebre, e sopra queste Ai mettcra una faldella di unguento semplice , ed una compressa sostcnuta dalla fa- scia inonocvlo. •> 388 sc\nrA, tratt\to ecc. La natura poi ristringe coll' agglunta cU nuova sostanza il cavo deirorbita :, e pavrehbe in tali circostauze utile r applicazione di un occliio artificiale. Al die peio noa si niostia propenso il nostro autore , perocche, dice cgli, « r occIiio artiticiale riniane del tutto iiuinobile, ed iu gran parte coperto e chiuso dalla paialitica e cadente palpehra superiore i lo che rende Iosco il soggetto clie lo porta , e di gran lunga piu diiTorme che quando egli ha chiuse le palpebre del lato operate , e coperte da un nastrino nero che obbliquamente gli cinge la fi'oate . >/ Addizioni fatte alle Tavole. Tavola I. Fig. II e III. Due esempj dello state delle parti in- terne deir occliio affette da funge hceinatodes. Tavola 11. Fig. XI e XII. PuplUa artificiale. Fig. XIII. Doppia incisione delP iride per la forniazione della pupilla artificiale. Tavola III. Fig. VIII e IX. Forbicine di Maunoir per la formazione della pupilla artificiale. Fig. XIV. Spillo couduttore delle lagrime. L. S. 339 Trnttato teorico-pratico complrto suit ulivo die com- pre I id' la sua istori i naturale , e que Ha della sua cultura ,• un sistema botaideo per dlstinguerne e per enumcrarne le varietd ; il modo dl propngailo , di potarlo , d' iunestarlo , dl coltivarlo , di preve- nirne e di risanarne le nialattie; di raccogherne e dl conservarne le ullve ; cF estrarne V ollo^ sla dalle ulive stesse , sla didle sanse , dl conservarlo , di correggerlo^ dl rlconoscerne le adulterazionl ecc. ecc, dl Giuseppe Tavanti , opera gcd rlchlesta e co- ronata dalV I. e R. Accndemia de^ Georgofill dl Fl- renze per la parte che rlguarda I concorsl del \ 8o5 e del 1807, e dalV I. -e R. Governo , alle istanze delV Accadeinla mcdeslma , destinata a distrlhulrsl gratultameiite in dlversl paesl della Toscana. — ■ Flreiize ^ 1819 , nella stamper la Piatti. Toml due ill 8.° con dodlcl tavole In lanie. L 5 albero sacro a Minerva , il prezloso olivo , sorgente principale delle ricchezze di Toscana e d'altie provincie itaUane inancava d' ua trattato complete che ne additasse 1' acconcia coltivazione non meno che il mode di prepa- rare le ulive, di ottenere Folio e conservarlo. II signor Tavanti clie ha gia piibblicato due pregevoli dissertazioni suU'olivOj premiate dall" Accademia de' Georgotili di Fi- renze, s' accinse a cio eseguire , compilando rinstruttiva opera, della quale prendianio a dar un cenno. Essa e divisa in due volumi ; nel priino ragionasi dell" all)ero , nel secoudo del suo frutto. Nelle sette sezioni del primo volume si favella deiristoria, dell- varieta, della propaga- zioae , dell'innesto, della potagione , della cokura e delle malattie di questa pianta. Premessa una succinta descri- zione botanica, espoae I'autore nella prima sezione la sto- ria della coltura deirulivo L'osservazione della struttura deirulivo, e della frequerite di lui morte nei nostri climi lo mostrano originario d' altra regione piii prossinia alia zona torrida, cioe dell'Asia o dell'Africa. Per determinara il suo paese natio in que''vasti contiaenti si volge T autore 3no' TR\TTVTO TEORiro-vi; \ rico alia storIa,e acl osservarc il luogo ia cut 1' nlivo vegeta ^pcMitnnoo e longevo. Dietro cio st.iliilisce col Picconi e con altri, die la pitria dell' nlivo e ristretta nella su- perficie compresa tVa il 28 e il 33 gi'aJo di latitudine horeale , e tVa il i5 e il 35 grado di longitudine da Oreeiiwiclc (ch'e posta al grado 17,4). D\\ paese na- tive passo r ulivo nell'Asia miiioi-e, in Cipro e nelle isole ailjacciiti 5 indi in Grecia, in Italia e nelle sue isole, iielle Gallic J nella Spagna e nel Portogallo. Nelln sezioiie seconda si discorre delle vavieta descritte dagli scrittori. Accennansi fra le antiche , le eliraiclie , Ic greche, le romane , rainmentate dalle Sacre carte, da Teofrasto , A)"istof;iae , Ennippo , Pliaio , Catoiie , Vir- gilio, Colmnella ed altri. Delle moderae si ricordano fri. le fi'ancesi quelle del T i» e n t) 1 o e morte applieata quasi indistinta.nente ed \n vane manieve a quasi tutte le specie di delitti. Noo ancora , dice 1' autore , si soiu) abbandonare quelle pvaticlie sanzionate evole ha una fiducia nella generosita de' suoi simili : ed allora il suo cuore s' indura al delitto , e la sua auima si rivolge a sentiuienti in- giuriosi. Egli rimembrando la sua infamia, diviene il nemico di tutti , e tutti si fanno di lui nemlci. Non si puo congetturare per qusJi gradi e per quante flagellazioni il reo di un picciolo fiu'to si portera ad un latrocinio di maggiore conseguenza o ad un assassiuio ; ma se un indi\iduo e rovinato nella opmione per essere stato frustato e quindi dimesso , il pubblico non ha gua- dagnato cosa alcuna. Sembra duuque che que' colpevoli dovreb- bono essere detenuti , ed occupati nel lavoro finche abbiauo coutratta 1' abitudine dell' industria , e siano anche forzati a £ibl. Jtal, T. XVI. 26 ^02 Al'PENDICE coiTi.'pondere il prodotto delle loro fatiche agl' indiviiliij dan- newgiati coi loro furti; dovrebbono essi ricevere istruzioni di riersoiie compassionevoh e pazienti , ed essere ridonati alia so- ciera cm circostanze favorevoli al loro oredico ed alia deceuza; e quesra sostituzione di pena sarebbe certamente vantaggiosa al piibblico. L'autore si estende in questo luogo suH' abuso delle prigioii , sulle crudelra esercitate dagl> Olandesi nelle Indie, Orieiuali, dai Fraucesi nella Bastiglia e dalla laquisizione Spa- onuola ; e qui si danuo i maggiori elogi alia filanrropia di Ho- ward e del suo inlaticabile successore Neild. Si loda pure 1' opera di Buxton sulla prigione di discij^lina , nella quale si desorivono tutti gli abusi delle prigioni dell' Inglulterra , e si accennaao i ' ihigUoranieuti clie in quel sistenia potrebbono introdursi. Pev ultimo si declama contra la pratica che I'A. dice insostembde , dei ferri o delle catene , la quale sebbene ristretta al caso della iYisubordinazione o della fuga teatata , accorda sempre ua arbi- trio e forse un vanraggio al custode delle carceri. Seguono i migliorauieati proposti nelle leggi criminali , ed m questo luu>go vediamo per la prima volta citato il nostro Bec~ caria. Si parla della abolizioae pressuche universale della tor- tura ; dei^-i pena di niorte applicata solo ai piu gravi delicti ;. del disegno concejuito di defimre i deliiti secondo il grado della loro enorniita ; di applicare a ciascuno la pena proporzio- nata all' offesa , e di rendere inevitabile 1' infliggimento della pena niedesima ; ma 1' A. sembra dubitare dell' iuipossibilita di fitabilire e di ridurre in pratica un tale sistenia, giacclie troppo difficile e il trovare una certa relazioue tra la pena ed il de- litto , divise essendo tuttoi-a le opiuioni su questo argonieuto ; e inaiiclierebbe oiininamente il calcolo della proj.iorzione , ove si Stabilisse V eseuipii come solo oggetto della pena. Vediamo in alciuie citazioni dei caratieri di Fox pubblicati da Filopatride Warvicense , combattuta anrhe la seala di proporzione suggertta da Beccaria. In America all' ejioca di Franklin si voile insistere »uir apphcazione di peue specilicLe a speoidci deiitti , nia una dilHfolta grandissima si trovo nell' assegnare i proprj riaiedj ai vizj particolari. Nasoe queiia dilficolta dalla insussistenza della idea , die ogni delitto possa irov.u-e lit cura o il riiiiC'lio ia Una morale e iisica influenza , e qnicidi riesce uupossibile d iro- va;^e la certa pena applicabile a qiuilunque delitto. Per giuguere 1>ARTE STKANIERA. ^oS a quel risultnmento converrebbe istituire una indagiue siil c.a-, rattere , sul temperaniento , suUa morale costituzione dell' indi- viduo , ed ancora sarebbe iiecessario U conoscere i di lui talend natural! o acquistati , le di lui abitudini , le di lui intenzioui. Ma questa indagiue clie iiiipossibile riuscirebbe nell' applicazionuniti colla sferza , colic imprigionaniento e coi pubblici lavori. Ma anche queste pene secondaine trovate furono di una severita u m opportuna , ne conducente alia morale riforma, lasciando i colpevoli in uno stato di depravazione e d' insensibilita , distrut- tiva della morale in se stessa. Quindi si videro nascere i disordini tra i detenuti medesimi, ed uu cattivo efietto nacque ancora dal vedersi i condannati ai pubblici lavori in un abito riguar- dato come infame. AUora si fecero nuove ricerolie sugli effetti morali delle pene; ed una societa fu eretta in Filadelfia a fin^ di alLeviare le uiiserie delle pubjjliclie prjgioni. Cogli sforzi di 404 APPENDICE questa, nei t|iiali si distinsero principaluiente i Quaccheri, si ri- conobbero i perniciosi eft'etti delle niutilazioni , delle sferzate e dei lavori forzati , e si stabili una cosi delta prigione di stato o piuttosto casa dl reclusione e di emendazione, sotto la soprin- tendenza di un comitato d' ispettori scelti tra i migliori cittadini. Questi erano al numero di dodici , sette dei quali formavano la inaggiorita ; uno per turno doveva passare la notte nella camera dpgl' ispf'trori , e due tenuti erano a visitare la prigione ogni lunedi , e piu sovente se il bisogno lo nchiedeva. In qiieste visite essi esaininavano non sol'i la condofta dei custodi e degli altri ufficiali ; raa ancora la situazione morale e le disposizioni dei prigionieri , !e loro occupazioni , il loro stato di salute , la eura cLe si aveva dei uialati , e la regolarita del loro vitto » del loro vestito , dei loro letti. Udivano essi le lagnanze dei prigionieri , se alciine ne avevano , ed al comitato riferivaao quelle che meritavano aJcuna attenzione. L' efietto di questa assiduita , unita a quella del governatore e dei giudici, i quali pure visitavano di frequente le carceri , fu che queste non ri- masero piu a lungo scene di dissolutezza , di sudiceria e di profanita, ne seniinarj di nuovi delitti distruttivi della societa, ma bensi scuole di rifoi'ma ed officine di lavoro , cosicche di varj individui clie il perdouo loro otrenuero , alcuno noa ricadde giamniai in nuovi delitti , o alaieno quattro soli se ne trovarono sopra dngento in lungo periodo ; ne piii le strade erano infe- etate di assassini , ne piu erano frequenti i furii nelle case , e sminuito vedevasi di inolto il numero de' criaiinali giudizj. Lo stesso sistema fu introdotto ancora a Nuova Yorck , e con legge deir anno 1796 , limitata solo la pena capitale ai delitti di tradimento e di assassinio , ed applicata quella dell' iaiprigiona- mento perpetuo agli altri delitti che reputati erano da prima capitali , i niinori delitti ed anche le recidlve s'l assoggettarono alia pena della prigionia da un anno fino a tre. Si stabili al tempo stesso che que' prigionieri sarebbero stati occupati al lavoro ; che nelle prigioni sarebbe mautenuta la nettezza e la decenza ; che trattati sarebbono i detenuti con giustizia e con tmianita , ammoniti dei loro errori , applauditi 2ier la loro biioua condotta , ed incoraggiati alia emendazione ed alia I'iforma coa avvisi salutari die destare potessero una viituosa sensibiliia, e promovere il loro morale o religioso uiigUoramento. Gl' ispettori P4RTE STR\NTERA. 4o5 erano cola al nunaero di sette , e mentie a Filadelfia ricevevano uno stipendio , cola all' incontro altia ricompeasa non avevano ee non i teneri sentimenti die accouipagaano gli esercizj di bonta , diretd massime al vaataggio della socieca in creaerale. Quelle sagge istituzioni ehbrro a decadere tucrat.a (.er vane cause dal loro primitivo splendore , e 31 vide bentosto crescere il nnmero dei lecidivi tra quelli die il perdono ottenevano ; crebbe anche per tal modo il nuniero de' pngionieri , che piii non si trovarono sufficieiiti gli edifirj descinati alia Ioto cuscodia* Una pero di queste prigioni fu stabilita a Charlestown per la provincia di Massadiuset ; e sebbene incontrasse da principio alcune diflBcoha, perche i rei volevansi assoggettare al la- voro forzato , si giunse tuttavia ad ottenere un regime di com- missarj ispcttori conforme a quelld che gia si era nella Pen- silvania introdotte. I maggiori ostacoli che si ebbero a superai-e dipendevaao dalla mancanza dei locali , giacche 1' esperienza provo die le riunioni numerose de' coipevoli in un solo luogo non servivano che a favorire il ritrovamento e la pratica di ogni specie di vizio e di depravazione ; ne in realta si puo aspettare alcun effetto salutare di riforma , allorche il prigioniero , di cui si attende V emendazione , e che ^ lusingato del perdono , tro- vasi o coi recidivi o con scellerati di tale natura che piu noa danno speranza di essere alia societa ricuperati. Si estende per- cio VA. a declamare coati-a Y abuso di rianimettere in questa sorta di prigioni , dirette solo alia riforma , alcuno che ricaduto «ia nei delitti dopo essere stato diniesso. Forse k riuscito nocivo a quegli stabilinienti anche il troppo freqnente esercizio della fa- eolra di aggraziare i coipevoli avanti il termine della loro con- danna , sebbene V A. riconosca quella facolta necessaria nel si- sterna delle prigioni di sola emeudazione. In massima egli con-> viene che lo stato di quelle prigioni americane non e per di- verse circoslanze cosi favorevole, come era stato da prima rap- presentato in Inghilterra. II capitolo che tratta del sistenia di penitenza o di emenda- zione sul continente dell' Eurojia , f^ tratto quasi tutto dalle me- morie del celebre Howard. Sembra ch' egli trovasse alcun Ve- •tigio di quel sistema lodevolmente introdotto in Olanda. Ebbe pure quel filantropo ad ammirare nel suo primo viaggio alcuni stabilimenti di questo genere a Berlino , a Praga , a Napoli ed a Roma. Benmt cUe -vigito le prigioni cU Parigi uegli anni 1814 4c 6 API' EN DICE e i8i5 trovo die alcuno/senslbilt; progresso non aveva fatto rolu il sisteraa tlella <^^eijOnzione, e nioUo ebbe a doleisi delle case' dl I'ecliisioue di S. Pelagia , di S. Lazzaro e di Bicetre. II capitolo spguente e tutto dedicato al sistenia della riforma o eineuda/ione in Ingliilterra. Questo rauio di animinisfrazione era statu conlidato alio stesso //oifarc?, ma sembra die niolti ostacoli cola pure egli iucoutrasse a cagioiie dell* incongvua disposizione dei tocali. Si pa'-la con molta lode del goveruo delle prigioni di Lancaster e di Liverpool , nelle quali si promove grandenient'e riiidustria ed al telnpo stesso Tistruzione intellettuale e morale. Molto s' insiste in particolare sii gli esercizj di religione, su la pregliiei'a giornaliera , e su la frequente istruzione intorno ai doveri del cristiano , die meglio di tutto contribuisrono alia ri- forma dei costuaii. In altro capitolo si ragiona della disciplina delle prigioni di emendazione ; s' insiste stdia dassillcazione dei pngiouieri , sulla esclusione totale dei recidivi , sidla distinzione troppo neccssaria di queste prigioni dagli e-gastoli o dalle cosi derte galere , salla se[)arazione dei prigionieri in piccole classi Second") le vocazioni loro e le loro pi'ofessioni , ed anclie secondo il loro carattere, sulla necessita di accordare loi-o un riposo dal lavoro , e di lasciare loro alcim tempo in cui esercitare si pos- sauo in opera meritorie. Si raccomaudano pure comitati separati di uomiai e di doiuie pei prigionieri di diverso sesso ; una vi- gilanza perche nun mandiino le materia prime, ed opportuna- mente si disj ouga delle mauifatture gia eseguite , e lo stabili- niento di scuole de' mestieri tanto per gli adulti , quanto pei fanciulli, affinche al terniine dello iuiprigionamento provveduti si trovino i dimessi di un mezzo di sussistenza ed anche di un viatico se lontani sono dalla patria ; uia , come riflette I'A. , queste cose ottenere non si possono se non con regolameati le^islatiyi, e coll' ajuto di politici stabilimenti clie secondino le ■viste benefidi* degli amici dell' umanita. II lavoro debb' essere perpetuameate uiiiio alia sperauza , e I'A. riguarda la separa- zione dcU' una dall' alrro come la maggiore crudelta due eserci- tare si possa coucra un individuo , giaccli^ allora e ridotto alia condizioae di sdiiavo. L'obbietto di tutti gli stabilimenti , come tgli dice , veiiiteaziarj e quello di intendere uno spirito d' in- dustria, di correggere le disposizioni al delitto , di diminuire le tentazioni al vizio ; e quindi egli crede die per aggiugnere mao etimolo all' iudustria si dovrebbe lasciare al prigioaiero PARTE STBA-NIEUA. 407 r intero profitto del suo lavoro , dedotce le spese del suo uian- teaimeato , ed il coiupenso del daaao oh' egli avesse tngiwsta- nieote arrecato. Queste osservazioni diveiigoao piu iin))')nant£ uella pratica , atfeso il ralcolo di Howard, che i dcteiiiiri sono generalmente giovaiii , beii disposti e robusti. Un grande ecci- taiueiito alio spirito dell' industria e certaniente la visita di f[ue3te prigioni spesso eseguica dall' autorira superiore , la quale s' iiifor- nia della diligeiiza e dei meriti dei deteuuti , e quesri posioiio in Coiisegueaza essere raccouiaadati per la grazia. Riesce siiigolare il vedere che dalla iscrizlone della casa di detens^ioae di S. Blichele a Roma , che altre volte era una delle piii schifose e mal gover- nate , si deduce tutto il sistema delle prigioni di riforma iaglesi: Parum est coercere iinprobos poena , nisi probos efficias disciplina. I docunienti aggiunti all' opera consistono in vane relazioni delle prigioni di Filadelfia , di Nuova Yorck , di Massachuset , di Milbank , di quelle dei bastituenti destjnati a servire di de- posit© dei condaanati ; della casa di correzione di Preston e di Liverpool , ed in varj prospetti , alcuno anclie statistico , delle leggi penali della Pensilvania. Alcune di quelle relazioni sono cotupilate e sottoscritte dagl' ispettori per quello che inguarda 1 interna disciplina , dai computisti e dagli aniministratori per rispetto air economia , e dai cappellani per quello che concerne la religiosa istruzioue. Quasi tutte quelle relazioni sono accom- paguate da tavole , nelle quali con grandissima esattezza si espongono il numero ed il nome de' prigionieri , la qualitu dei lore delitti , la durata della loro condanna , i mestieri ai quail sono o possono essere applicati , il prodotto del lavoro , la sjiesa del mantenimento , lo stato progressive degli ammalati , quello degli incui-abili od invalidi , e tutto quello che e relative al migliore governo di quegli stabilinient,'. Non si puo che lodare grandeuiente lo spiriro (ilosofico e filaatropico principalmente t\e\. aig. Roscoe che lo spigne a desiderare esteso in tutta 1' Europa quel aistema di emendazione e di riforma , al quale oggqtto egU ha forse pubblicato il suo libro j ma iadipendeotemente ancora dai sistema delle , leggi penali nei diversi stati che non ammet-> terebbe T introduzione di quel regime se non previa una gene- rale riforma; e da notarsi altresi che diificile ne sarebbe lo sta- bilimento , dove anchc nei privati cittadmi non si trovassei'O quei sentiment! iiinani , benefici e filosofici ai tempo stesso che si ravvisano al piOi alto grado aell' autore di quest' opera. 4«''8 ArrETs^T>lCE Acta Utter nria Miisei nationnlis Hnngarici. — Budoe^ i8io , typis 7-cglce iinivcrsitntis Iliui^nrlcoe. Tom. I , ill 4.", di pagiiie 384 e xxxi di prcfazionc con tavule in rame. VJOMPAP.E quest' opera sotto gli aiispicj dl S. A. I. 1' Arriduca Palatiiio deir Unglieria , del quale vedesi in fronte il ritratto nobihnente inciso , ed alle di cui provvide cure deesi la for- mazione del museo ungarico nazionale , die meritauiente dicesi nella dedicaloria trofeo insigne della magnanimita di quel Prin- cipe. Assai piii si rende chiaro quel benefizio nella prefazione { nella quale si adombra acconciainente 1' origine di quel museo, proposto nel 1807, ed in breve condotto ad un grado coasi- derabile di s|ileadore , col presidio di una ricca biblioteca e coll' a^giunta di varie collezioni , clie utilinente servire possoni) alia gloria naziouale ed ai progressi delle scienze e delle arti. Gli atti letterarj di quel museo si pubblicano alia foggia delle altre opere periodinlie iiitraprese da societa o da collegi di eru- diti , e si couipongono di osservazioni e di scritti , che adornare possano la patria letteratura. La filologia e tutto cio che ri- guai-da il coltivamento della lingua e della letteratura ungarica, la storia patria , eccleslastica , civile e letteraria , unita coll» notizie ed osservazioni archeologiclie ; la storia naturale dei tre regni , sono le parti principali, nelle quali si divide questa lo- devolissinia collezione. La prima produzione clie si presenta in queSto volume e i disegno della istituzione del museo medesimo , nel quale si ra- giona della sua situazione, dell' edifizio e del i-iparto del mede- simo , della biblioteca, del gabinetto delle medaglie , di quello della sli-agistica o sia dei sigilli, e di quelli delle antichita, delle arnii , dei prodotti naturali , della tecnologia o sia delle mani- fatture , dei niamii , e finalmente del Paoteon ; si ragiona pure del modo di arncchire quel museo , delle spese annuali , del tnodo di stabilire un fondo e di annninistrarlo , della direzione del museo, e del modo ancora di provvedere alia perpetua sn;» congervazione. li eecondo gcritto noa e cLe il catalogo delle P4RTE STEA.NIERA. 4^9 patriotiche offerte , fatte per la erezione del museo , dal quale risulta che ia pochissimo tempo si raccolse la somtna ragguarde- vole di 479,541 6orini. II terzo contiene propriainente la storia del museo fine all' anno 1812 , ed egli e in questo che maggior- mente risplendono i meriti deirArciduca protettore . e di molti illustri membrl della nazione , che con geiierosi donativi contri- buirono ad arricchire il museu di libri , di luanoscrltti , di me- daglie , di oggetti di antichita , naturali e d' ai-ti d' ogai genere. Presentansi in seguito alcuni monuuienti diplomatici , ora per la prima volca pubblicati su la scorta de' loro autografi. II primo i un privilegio di Sela IV dell' anno laSS ; il secondo uno statuto della milizia di S. Giorgio dell' anno i3a6; il terzo h la fondazione deir ordine cavalleresco del Dragone, nell' Un- gheria fatta nell' anno 1408; il quarto un decreto di Maltia I deir anno 1403 ; e tutti que' preziosi docunienti sono con eru- dite note illustrati dal sig. Miller de Brasso , al quale sono do-, vute la edizione di qnesto volume , ed anche la storia succen- nata dell' ungarico istituto. Segue una collezioue di 60 iscrizioni romane , che si con- servano nell' orto del museo , e che sono state illustrate da An- tonio Halirzky , facendoseue traduttore il Miller medesimo. Nel proemio del Miller si accennano gli antichi illustratori delle iscri- zioni deir Ungheria , tra i quali vediamo con piacere nominati quattro italiani , un Giuseppe Ariosti , il Marsigli , il Griselini ed il Farlati. Place pure il vedere ramaientate le opere del beueinerito Schonvisner , col quale fu particolarmente legato in amicizia ed in letteraria corrispondenza 1' estensore di questo articolo , che lungamente soggiorno nella capitale dell' Ungheria. Molte di quest? iscrizioni riescono di somnio interesse , sebbene alcuni dubbj movere si potrebbono sul niodo in cui si e letta 1' ultima linea della I , 1' ultima della 3 , 1' ultima della 7 , la prima della 13, la penultima della 18. la 5 della 29, la pri- ma della 34 e la quinta della 56. Nella prima , per esempio , le lettere PR . PR . non senibrano acconciamentc interpretate Prastorii Primi ; nella 3 le lettere L . L . M . leggere si potreb- bero Laetus Luhens Merita , anziclie Luhens Libera Munere ; nella settima alle parole P . V . P . O . poco conviene la interpretazione Publico Vota Posueruiit Oinnes e piii ancora disdice 1' alri-a Po- suit Feteranus Proi'incialis Oj/tio; alcua dubbio nmoTC la parola 4 T O A .r P E N D I G K ATTEI nrlla 29 ; affntto arbitrario ^. il norae cU Nnnio Quintilie Opzioae intruso nella 84 ; p difBGilniente si troverebbe cbi ^'disse leggere nella 56. N . S . S . S . Nohilissimo Supra Srripto Sacravit Sarebbe desidevabile , die gli Uii^licresi , 01a dati cou taoto ardore ai buoni studj , piu solleciti si inostrassei'o di ac- qiustare e di forniarsi per cosi dire il seutimeato della buoiia latinita , come pure di luodellare gli scritti loro sullo stde dei migUori classici latmi. Singolare riesce la 14 j che e T iscn- zione di una base dedicata da cerco PrimizLo al Genio del co;n- niercio e della menatura , sebbene ainniettere ntjn si possa per r interpretazione delle lettere I . Coiid. VIII , niiel Judicium, con- didu Octavuiii , ne molto meno Libcrtateiii coadidit. Bene illu- strate veggonsi generalniente le colonne miliarie , delle quali abbonda quella regione , e di queste lapidi si promette la coii- tinuazione nel tonio II. lu altro scntto si illustra dallo stesso autore una medaglia inedita di Crispo Cesare , della quale la ligura si e anche esa- brta nella tavola. Questa medaglia d' argento e tanto piii pre— ziosa, quanto clie si vede indubitataiiience coniata nel Siraiio. Ma il monumento piu prezioso die in questo volume compare , e una statuetta o un busto della dea Equeiade , die pa o riguar- darsi come uno dei principali oniauienti di quella collezione. Siccome pero sul detto monumento si e di recente pubblicato in Milano un volume ricco di notizie antiquarie da un nostra concittadiuo , ti-alasciamo di parlare di questa dissertazlone , siacdie su le cose nieiiesime esposte dal sig. Haliczkij ci con-« viene tornare nel rendere conto dell' opera del sig. Cattaneo. L' ultima parte di questo volume comprende una descrizione geografica , storica , geognostica orittognostica del distretto di Eez Banya , scritta in tedesco , ottenuta dal R. Ullicio Montano di quel paese , ed aumentata in alcune parti dallo stesso editore filler de Brasso. A questa va unita anche una mappa topo- grafica e mineralogica di quel distretto, ed il dotto editore non solo si mostra nelle note ottimamente istrutto della patria storia, ma ancora buon conoscitore si manifesta della storia naturale , e delle discipline miieralogidie e metallurgiche. Si compie il volume con un elogi'i storico del celebre botauico ungaro Paolo Kitaibellio ^ clie ei onora del aome di Diosconde deirUngheria. r.4.RTE STn\NlERA. ^u Non si saprebbe abbastanza lodare il disegno dl quest' opera la quale promovendo la coltura de' buoni studj nell' Unaheria ' sparge a! tempo stesso la notizia de' monumenti di queUa re- gione , e la gloria deila medesima nelle provincie piu lontane , ed introduce quella nazione per tanti titol. ragguardevole a ri- valizzare colle alrre anclie in fatto di letteratura , di filoloola e tli archeologia. Tuttl gli scritti in questo volume conteauti''pre- sentano lui aspetto d* interesse e di pubblica utilita , cosicche non puo dubitarsi che cammiuando su i principj medesimi , gU atti del museo ungarico uon debbano rluscire soimuamente ac- cetti agli eruditi,presso i quali tutti gli antichi monumenti sono in pregio , e molto pi,\ desiderata e la notizia di quelli chc fin ora poco furono conosciuti. 412 APPENDAGE Observaroes meteorological feitas na Cldade de Ll- sboa no anno de 1816 e i8t7, accompaiihadas de varias reflexoea etc. For Mariio Mlii'iA Fran- ZiNt. — Iinprcssas no torn V . par. II dai Me' morias da Acadernia Real das sciencias de Lisboa. J_JA citta di Lisbona posta ia viva all' Oceano all' esti-emita del continente europeo h un punto imporrantissimo per le osserva- zioni meteorologiche , onde dobbiamo saper buon grado al si- gner Franzini, il quale si e preso V assunto di consecrare ad esse parte delle sue cure. Nella memoria che abbiamo annunzlata, e che precede le ta- belle meteorologiche, egli fa in breve la storia di questa scienza, gius auiente apprezzata aiidie dagli aatichi ; i quali avrebber fatto in essa niaggiori progress!, se fossero stati provvisti degli idonei sti'omenti; indi passa in rivista i diversi sistemi coi quali diversi nioderni fisici hanno tentato di ridurre a regole le in— fluenze dei corpi celesti sulle vicissitudiui dell' atuiosfera. L' autore distingue giudiziosamente la scienza meteorologica in tre parti ; la prima , ch'' egli chiama statistica atmosferica , e quella che si occupa di determinare la temperatura media di ciascun luogo e di ciascun mese o stagione , la quantita di piog- gia , r altezza media del barouietro , e per essa l' elevazione sul livello del mare , i venti dommanti , ecc. La seconda, a cui da il nonie di chimica 0 fisica atmosferica , aljbraccia le osservazioni ed esperienze necessarie a coiioscere la natura e composizione dell' aria, le sue modificazioni pel ca- lore e per 1' elettricita, la sua influenza sulla vegetazlone. La terza fiaalmente , che e la metenrologi.a propriaineute detta , e quella che comprende gli srudj che si dovrebber fare per co— noscere le cause generali e seoondarie che fanno variai'e lo stato deir atniosfera , e che cospirano a produrre quelle varia- zioni , che sembraao a noi irregi)lari ; ma che certamente gono guidate da leggi altrertanto certe e meravigliose, quanto lo souo quelle dalle quali dipende il movimeato degli astri. PARTE STRANIEHX. 4l3 La prima parte ^ ]a piu generalniente coltrvata, e si puo dire non esservi quasi in Eiiropa citra alquanto considerabile ove non si facciauo osservazioni meteorologiche. Nel solo ret no di Portogallo e del Brasile, okre le osservazioni delle quali tratciamo , se ne istituiscono recolarmente all'Osservatorio R. di Coiinbra , a Rio Janeiro ed a Wafra. Riferiremo ora le quantita niedie che risnlrano dalle osserva- zioni del sig. Franzini , paragonandole con quelle istituite quasi contemporaneaniente nell' I. R. Osservatoi^io di Wilano. Lisbona dal die. i8i5 al nov. l8i6. Wilauo nel if'i6. Alt. media del term. . Sg Fahr. = -t- ia,o B -+- io,a5 R. Di.issirna 8C) •-+- 24,0 •»- ".12,5 minima 38 i-l— 2,7 — 8,0 mis. ingl, mis. fmnc. mis. fran.j Alt. media del b.irom. J A 70 tese sul J a S-y tese sul li- \ J , !!• '• livello del- < P" '• n" 1 1 T ( 3o,o54 = 28. 2,4 i> . 1 • ^- ( 27.9^25 Tells del Tago. J 1 Adnatico. J Pnlmi di Lisbona. p. 1. p. 1. Quantita di pioggla. . . 3,3 = 28. 3,0 82. 11,7 Giorni sereni 222 178. L' autore awerte in una nota che le osservazioni dell' anno t8i7, sebbene accennate nel titolo , faranno il soggetto di im' altra Memoria. 4^4 APPENDICE CORRISPONDENZA. Del Weisstein. varioloso ( variolit ) ed altre rocce rhe si trovano sidle r'we dell' Inn nei contoriii di Brau- nau. Lettera al sig. Giuseppe Acerbi , direftore della Biblloteca Italiana ; del sig. Camilla Che- Rici Hi Verona. Vienna 17 nopembre 1819. N. I EL mio ultimo viaggio di Genuaaia , toniando dall' Inahil- terra a \iemia feci uua corsa suUe rive dell' Inn, colla persua- sioue di trovavvi in buona copia le rocce originaric delle Alpi tirolesi staccate dai loro massi per la forza de' ghiacci e delle acque , e in seguito strascinace dalla cori-ente di questo fiu- uie. In fatd portandouii supra qiiei luoghi e percorreudoli per alcuni giorni , la prima roccia die fisso la uiia attenzioue e stata la Vaiuolite che ritrovasi in grande quantita in forma di ciottoli piii o meno graadi , piu o meno rotondi. Esaminando diversi pezzi di questa roccia mi riescl facile di riconoscere che le luacchie orblculari ond' essa e sparsa aicro non sono che gra- nati granulari regolarmente iuvolti uella massa feldispatica se- micouipatta ; e non e che per mezzo di una successiva altera- zioue o decomposizione piu o meuo grande che subisce il gra- nato che anche la roccia annerisce e non lascia alcun vesrig;o dei caratteri che la distinguono j e le picciole uiacchie nere sono eflfetto forse di qualche I'esiduo di ossido di ferro conte- nutosi generalmente in que' granati , e che loro serve di mate- ria colorante. la alcuni aitri pezzi io lio di pui osservato che la vetnficazione esseudo piii conipleta ([uelle piccole niacchie diventavano biancastre ; mentre la massa feldispatica preude un colore grigio verdastro, e passa qualche volta a uu verde gi'igio PARTE STKANIERA. 4l5 acuro , come si vedra dalla descrizione fra poco dl sei saggi gradiiati di questa roccia che ffovansi nella luia collezione. Da quauto ho 1' onore di qui espoi-vi e chiaro che la de- scrizione che ne fa il profi^ssor Tondi di Napoli e afFatto di- versa da quella che vi ho flitta or ora di questa roccia. Noa sajiyei troppo come concihare le nostre diverse opinioni , per- che quel celebre y.rofessore 1' lia qualificata come una varietci di grunstein , e T ha chia.ma.ta qtapidl gruiistein variolosa , ovvero eninstein con glob etti di feldispato loinpatto sparsi , mentre io la considero come una varieta del weisstein di Werner , avente gli stessi elemeuti di composizlone , gli stessi caracteri, e la chiamo per conseguenza weisstein variolosa. Senza dubbio quel dotto professore 'fu indotto in questo errore per la maucanza di buoui saggi e per non a\ er aviita 1' oppDrtunita di studiai-e questa roccia sopra un numero bastante di pezzi. Quand' anche quegli esaminati dal dotto professore fossero stati colti sulle rive della Duranza in Francia , essi non differiscono ne punto , ne poco da qliesti deli^ lun , laonde non so comprendere come egli ab- bia potuto riconoscere 1' amfibolo ed i globetti di feldispato compatto disscminati in questa roccia , mentre che mi fu impos- £ibile di scopnrne la minima parte si dell' uno che dell' altro in una quantita prodigiosa di saggi da me infranti nel luogo , e particolarmeute di quelle del n.° I che descrivero qui sotto , die non ha sofferta alcuna aherazione. Laonde mi pare che se r amhbolo ( la cui .presenza constituisce il grunscein ) e i glo- betti di feldispato esistessero nella comy'osizione di questa roc- cia, io gh a\rei visibihuente ricoaoscruti. Eccovi infanto la descrizione miueralogiea di sei saggi di ■weisstein varioloso (' variolit ) che si trovano , come vi accen- nai di sopi'a, in forma di ciottoli sulle rive dell' Inu nei coutorni di Braunau. N." I. Weisstein varioloso ( leptynite d' Hauy ) ; base di fel- dispato semicompatto , tessitura non schistosa a|jparente , d' un- bianco siidicio , con griuato granulare soveute della grossezza di un cece , di uu colore vino-ciliegia, tiraute al turohino {edler grenat. Wern. ) , regolarmente spareo uella niasga feldispatica« Un grosso ciottolo parte rotondo , parte rntto dal martello per discoprirne la rottura fresca. Delle ri\e dell' lun. 4l6 APTENDICE a. Weissteln variolosa ; il feldispato semicompatto di un g*"lgi» biancastro, leggerissiuiamente verdognolo, con gianati sparsi d'uii rosso ciliegia iniernamente , e circolarniente neiasti-i all' esterno, Ciottolo come sopra e ibid. 3. Idem. II feldispato di un gvigio verdognolo con granati ne- rastvi , avendo consei'varo del loro colore e naiura priniitiTa solaniente un piccolo punto rosso nel mezzo del cristallo. Id. lb. 4. Idem. II feldispato di un verde grigio , con granati rego- larinente sparsi , nia aiineriti affatto , e decomposri di iiiauiera a non presentare piii alcuu vestigio de' loro caratteri distintivi. Id. lb. 5. Idem. Questo saggio offre una particolare circostanza , in cio che ia massa feldispatica essendo di un verde grigio scuro i in parte scompai-sa ed ha lasciato scoperto per nieta il gra- nato tutto nero e decomposto , formando delle protuberanze sul pezzo , le quali senza 1' indicazione de' precedenti saggi non &i saprebbe pronunciare a quali specie esse appartenessero Id. lb, 6. Idem. Questo h il pezzo die rappresenta il vero variolic ; la massa feldispatica e di un verde die tlra al grigio con niac- chie orbiculari biancastre sparse regolarmente, che sono il sem- plice rappresentativo o residuo del granato che a rocchionudo h intieraraente scomparso. Id. lb. Avendo fatti tagliare in lauiine e polire molti saggi di questa ultima varietk , ho potuto scoprire nel centro di alcune di que- «te macchie biancastre un piccolissimo punto rosslccio, che risguar- dato coUa lente, si riconosce essere il piccolo nocciolo del gra- nato che si e conservato quasi per coutestare la sua origme primitiva. Permettete ora che vi descriva diverse varieta della roccia AiaWngio ( Euphotide di Hauy) che si trovano nello stesso luogo. A. A base di feldispato tenace. I. Roccia a diallagio , il feldispato tenace , d' un verde pero tirante al grigio con diallagio laminare di un verde sme- Taldo e granato nobile sparso. lb. a. Roccia a diallagio col feldispato dello stesso colore e diallagio metalloideo grigio laminare. lb. 3. Idem. Con diallagio molto alterato , d' un giallo arancio chiaro. lb. ?ARTE STRANIERA. ^X'^ B. A base dl serpentino ( Scldlentein di Werner. ) T. Serpentino semicompatto , di im verde scuro , cou dial- laglo lauiiuare metalloideo^ giallo bronzino. Noa sa|:rei per altro se il cosl detto granitone di Toscana , che e seniy'licemente coniposto di feldispato laminare bianco , e diallagio di un gngio verddstro lardellato nella luassa feldispa- tica in grossi cristalli imperfetti , e che serve nel paese per pietra niolare, si possa ( con quello del Siennese , di Voltaggio e di Saiialpen ) considerare come appartenenti alia formazione che De Buch gli ha assegnara alia pag. 8i, t. a del suo viaggio in Norvegia ( traduzione fraacese d'Eyries ). TeiTuinero questa infonne mia lettera con la descrizione di alcune varieta di schisto siliceo , kieselschiefer di Werner (phta- nite di Haiiy ) , che si trovano siiUe rive dello stesso fiume nel luogo suddecto. I. Schisto siliceo ecc, massa silirea couipatta di un grigio di cenere , con filetti di quarzo bleu che T attraversano in diverse direzioni. 2 Idem. Di un bruno giallastro , del resto come sopra. 3. Idem. Di un grigio turchiniccio ecc. come sopra. Se credete , sig. Direttore , che queste notizie possano intef ressare i letcori del vostro giornale , ch' io ho ti'ovato sparso ed applaudito per tutta quella parte di Geriuauia, da me scorsa ukimamente pel mio viaggio che feci tomando d' Inghilterra , voi potere lisporne come vi piace , e sara un onore per n.e il vederla pubblicata ne' vostri fogli. Ho 1 onore ecc, Camillo Cherici. Bihl. Itcd. T. XVI. 27 4l8 APPK TS:T)ICE PARTE II. SCIENZE LETTERE ED ARTI ITALIANE. OPERE PEKIODICIIE. REGNO LOMBARDO-VENETO. Glornale d'. fiucii , chimlca , storia naturale , medi- ciiia cd aril del professore P. Configliagotii , memhro ddl' I. R. Istttuto ; compihtto dal dottore Gaspure BruGNATElli. Decade II ^ tomo 11^ hi- jnestre 5° P A R T E I. _/ ADDBi Suir albumina vegetale. — Taddei. Letteni sul glu- tiae proposto couie contravveleno del iiierciirio corrosivo. — Ridolfi. Lettera sia roinponenti del ziuioma e della glojodina. — Berzelliis. Nuovo sisteuia di mineralogia. — Avogadro. Sulle legei della dilatazione de' liquidi pel calore. -— Mangili. Sulla durata del veleno viperino. — Drapiez. Sulle proprieta inedi- cinali della Nhandirobe ( TeviUea L. ). — i Ridolfi. Lettera sugli inchiostri luogralici. Parte II. I. Oiservazloni e scoperte. Acido succinico prodotto dalla fer- ineiitazloue acetica. — Feiionieno singolare die presenra il so- praossolato di potassa ( sal d'acetosella ) col pei-ossido di man- gaoese. — Sull' acqua minerale del monte Civillina. — Nuova iiiintera di tellui-io e tunsteno scoperta in America. — Nuovo al- cali vegetabile. — Notizia di alcuui fenomem stravaganti. — Sulla ronservazioue di sostanze aniniali e vegetabili e dell' acqua dolce. II. Llbri nuovi. Del uietoilo di curare le nialatrie dell' uomo. Compendio di Gio. Pietro Frank , tradotto in italiano e corre- d.'co di niolte anuotazioui da Luigi IMorelli di Siena. — Intorno alJe opcre ed alia condizione personale di A. Cornelio Gelso. Disc'.rii niedico-filologici di G. A. del Cliiappa. — Guida alio studio della chimica generale del dottor G. Brugnatelli. — • Terzo trimcotris uietcorologico, < ■;. ^. .-., , , PAKTE ITALIANA. 419 STATI PONTIFICT. OpuscoU sciendfici di Bologna^ fascicolo i5.* Masetti. Pvicerca eel analisi di quattro curve algebraiche di- pendenti dalla parabola e dal circolo. — Emiliani. Osserva- zioni intorni) le naturali , ed indecliuabili progressioni , od au- nienti delle tnalattie. — • Bertoloni. Sopra due specie niiove di piante italiane. — Venturoli. Delia rrproduzione delle parti del corpo uuiaao. — Ranznni. Considerazioni sui niolluselii cefalo- pedi , che si trovano deatro le conchiglie denominate argo- sauti. — Coll. Ricerche analitiche suile ossa di bue , ed espe- rienze suUa fosforescenza delle medesiine. Idem , fascicolo i6.° Emiliani. Storia medica di un caso rai'o d' idrofobia. — Me- dici. Gijuuneiirario intorno alia vita ( coatiuuazione). — Linotte. bull' origine di alcune curve che si usano nella costruzioue dei bastimeati da guerra , e loro applicazione agli arclii del ponti e delle volte negli edifizj. — Folcki. Riflessioni suUa diagnosi della carditide e pericarditide. — Bertoloni. Sopra 1' erbario , ed una lettera del Cesalpino. — Boldi, Usi della geometria elenientare estesi alle curve discontinue. Idem letterarj , fascicolo 1 1 .° Vermiglioli. Di un singolare basso-rdievo plastico con testa di Medusa. Lettera. — Cardinali. Iscrizioni anticlie inedite. — . Cavedoni. Observationes in Pindarum. Epistola. — Tognetti. Lettera e versi intorno quegli scrittori Italiani clie s' iaceppano jiella imitazione degli antichi. Giornale Arcadico di Roma, fascicolo X. Letteratura. Dizionario della lingua italiana , che stampasi a Bologna , fascicolo L — La legge Petronia illustrata col mezzo di un' antica iscrizione rinvenuta nelT anfiteati-o di Ponipei. — Perche divina commedia si appelli il poenia di Dante. — No- tizie intorno il teatro ed altri costumi cinesi. — Lucae Holstenii epistolse ad diversos. — Lanci Michel' Angelo. Illusti-azione di un cufico nionuniento. — Ballate inedite di Franco Sacclietti. Scien-ze. Nuovi dettaglj sulla coraeta del 18 19. — Moscati. Della niorbosa chiusura dell' utero. — Di un nuovo alcali ve- getale. — Vacca. Dell' allacciatura delle arterie. — Formole fa- cili per Y aureo nuniero e 1' epatta. — Malacarne. Delle devia- zioni della milza. Belle arti. Scuhura : Meleagro del cavaliere Sola. — Plttura di storia: Ripenhausen Francesco e Giovanni. — Basiletti Luigi, bresciano. — Pittura di paesi : Cattel. — Farieta : Risposta del rente Paoli ad un articolo del giornale Arcadico intorno la sua opera del nioto intestino delle parti de' solidl. — Iscrizioni. — Manifest!. — • Tabella meteoroloe,ica di eettenibre. 420 APPENDICB Idem , fascicolo XI. Letteratura. Ricerclie criticl)e ed ecnnouiiclie suU' Agostavo di Feclevi^rt II , e sul Ducato detto del Seuato. — Sroria di Ti- voli ; arricolo III. — Osservazioni so|">ra uii denreto latino del— rAocademia Pesarese. — Faniiglie relcbn iraKar.e , fascicolo I. — L'ar'p poetica ad uso della gioventu , di Giiisejiir- Sallustj. — . Einie dpi oav. Vincenzo MonM, — Illustrazione di una gemma arabica, dell' abate M. A. Lanci. Scienze. Puccinotti Lettera inedita del Redi. — DelT effetto delle goccii.ile di pioggia eulle piante. — Pistelli : Sulla natura deir iufianimazione. — Della decoinposizione de;r auiido. — Lettera del sig. Lucas f. ai sig. Arago. Belle arti. Delle helle arti ai tempi d' Omero. — Pittura. Basiletti Luigi , bresciano, — Varicta. De Aqna^duclu Fiicmi. Elegia Vincentli Mancinl. — Maniiesti. — Tabella lueteorolo- gica di Ottobie. ; BIBLIOGPvAFIA. REGNO LOMBARDO-VENETO. Dizionurio etimologico di tutti i vocaboli usati nolle scienze , arti e mesticri chc truggono origine dal Greco , compilato da Bonavilla Aqiulino , col- V assistcnza del prnfessore di lingua greca Ab. D. Marco Aiirelio Marchi. Dedicato a S. A. I. e R. . V Arcidaca Rainieri d^ Austria , Vicere del Regno Lombardo-Veneto. Tom, I. — Milano ,, iSiC),, dalla tipografia di Giacomo Pirola. Un volume in 8.° di ■ pag. 5 1 2. II compdatore di questo dizionario , di sommo vantaggio re- putaado il presentare la spiegazione etimologica dei vocaboli greci iutrodoiti nelle scienze e nelle arti , si e studiato di far conosccre ad ogni sorta di lettori il significato di tutti que' vo- raboli die incontrare essi potessero leggendo; ed annimziando di averne raccoki circa 1 5, COO si scusa con modestia dal non avcrli tiuti regisrrati. Ma , dira qualclie ipercritico ( e speriauio clie ipercriiico sara registrato nel voUune che uscira colla let- tera 1 di questo dizionario ), perche dunque insenre una quantita dj noiui proprj , e perclie piii ancora rendere d vocabolano ri- «loadante di parole , cJie niai non furono accojuunate alia Itnaua 1>\KTE ITA.LIANA, 421 itallana? C!ii lia mal trovato nella nostra luigua Alari in sisni- £cato di clii non ha nave o noii naviga? Ahderoloso in senso di insulso dicitore ? Abidocomi per sicofanti o caluniiiatori ? Ablasto per non geruiogliaute? Ahio ed Ahrobio per dilicato o elegante? Ahrocheta per capellaiura ondeggjaate? Abrone per effemminato ? Acaristo per ingrato ? ecc. ecc. E quale e il me- dico , chirurgo o farmacista italiaiio che si valga dei nomi di Abatnsto, di Abedeo , di Ablessia , di Acantalolo , di Acapao j di /I cataposi 1 ecc. ecc? Noi siaiuo d' avviso che la ridondanza ne' dizionarj non sia va difetto , e quaad' aaclie lo fosse , viene questo niustiiicato dalla gvecoiuania che ha regnato in qiiesti uUimi tempi al se- gno appuuto da riempiere di termini greci le arti clie ne sem- bravano piu aliene come sono f(uelle della galanteria , della toletia e della cucina. La traduzione poi di moke opera fran- cesi , e fra le altre qiiella della mitologia di Noel , ha iutrodotte e rese necessarie alia nostra lingua molte appunto di quell©, ■voci notate qui sopra. Frattanto che le Accademie tacclono o donnono , o solamente. proniertono lavori sul diziotiario , noi ci rallegrianio in vedere che privari se ne occupauo e compiouo in poco tempo lavori di lunga lena. Ogauno sa che un Vocabolario non nasce mai perferto , come Winerva dal cervello di Giove , e che e piii fa- cile fare delle correzioni e delle proposte che de' Vocabolarj senza mende. Qualche jiiccola inavvertenza e sfnggita aaclie al, sig. Bonavilla , ma lodevolissimo sara sempre il suo buou volere , ed egli oi ha in persona pregati a volere in questa Biblioteca invitare tutti i dotti a giovarlo delle loro critiche , correzioni ed aggiunte, dicendo ch' egli le staniperebl^e nelT ultimo volu- me , che sara il V di questo dizionario , facendo anche ouore a ciascuuo tie' suoi benefactori colP indicarue il loro uome. Ma noi non abbiamo troppo rallegrata la modestia di questo aurore colla lusinpa ch' egli otterra facilmeute il richiesto favore dalla cortesia de' nostri letterati , i quali auiano piuttosto dilauiarsL che ajutarsi , e i letterati massimamente di sole parole sono i pill crudeli. Se a costoro veri'a fatto di scoprire (jualche radice di equivoca provenieuza , qualche derivazione spuria, qualche sillaba di troppo o di nieno , eccoteli subito iufilzare un arti- colo , formarne un opuscolo, mettendovi il loro nome con quello di tutte le accademie a cui apparrengono nou dlmenticando una buona coda di ecc. ecc. ecc. E parlerauno delle loro scoperte come se fossero dellii importanza di quelle di Colombo , e quello che e peggio non avranno di Colombo ne V ingegno , ne le catene , ne la sorte iulelice che essi meriterebbero. Desiilenamo che r A. possa smeutive un giorno e la nosci-a critica e i ao- stvi pronostici. ^0.2 AfPENDlOB Gramatica dclla lingua tedesca ad uso dcgV Italiaui ; di Ltcigi F. A. Argenti professore dl lingua e let- teratura tedrsca uelV I. R. liceo di S. Alessandro in Blilano. Con una tavola in ratne. — Milano , 1819, colle stampe di Giovanni Pirott;i. Un vol. in 8.° di pag. 323. Fra tante gramaticbe da noi conosciute questa ^ una delle niigliori e pel metodo ligoroso e per la correzione delia stampa. Riusciia ad alcuni iniziati un po' strana la regila data daU' A. per la pronunzia de' dittonglii tedeschi , e specialmeate deU'ei die in tutte le gramatiche s' insegna a pronuiiciare a£ , e cosi dicasi dell' eu ecc, uia appiinto da qiiesto noi riconosciaino chc il sig. Argenti attinge a buone fonti nella compilazioue della sua opera, e die non si lascia strascinare dal vi/io dell' uso e dal volgo de' gramatici , ma si attiene all' jiutorita de' migliori , fra quali Adelung vale per tutti. II sig. Argenti insegna questa lingua da molti anni , e V esperienza e la luiglior maestra onde conoscere i migliori metodi per facilitare agli scolari la strada di possedere questa bella ed energica lingua. II raccomandarla agli Italiaui lo crediamo inutile uiassimamente nella parte supe- riore d' Italia , ove il gusto di questa lingua e gia talmente cvesciuto die sono ormai pochi i giovani ben educati che non la coltivino ed aache non la sappiano e scrivere e parlare cor- rettamente. II costume dei Greci rintracciato su monumenti e descritto da Rohustiano Gironi , bibliotecario dcl- V J. R. biblioteca di Br era. Parte prima. — Mi- lano ., 1819, in 4.° grande figurato ^ dalla tipo- grnjia dell editore de"" costumi. Intornt' a quest' opera dareuiQ un articolo in uno de' prossiml numer. .Elementi di Geometria piana e solida , di trigono- metria rettilinea., ed iniziamenti aUe sczioni coni- che dl Giovanni Gorini dottore in filosofiu e ma- tematica. P. S. di matematica para neW I. R. Uni- versitd di Pavia. — Un vol. in 8," Col presente volume unito all' altro conteuente 1' algebra ele- mentare di gia pubblicata dallo stesso autore , egli si e reso beut-menro degli studenti di questa scieuza dando in si breve Tempo esaudiiuento al couuio voto di avere ua testo col quale PVRTE ITALT/VNA. 423 si possa apprendere quanto i vegliaati regolamenti ricliiegpono in siffatta materia nel prinio anno del corsu filosofico. Molto pill ancora gli saprauno biion pradn coloro che destinati al pub- blico ed al privato insegnaniento sanuo quanto giovi al felice e sicuro progresso degli allievi 1' aver tra le niani un libro ben ordinato. Ecco 1' indice de' bbri in esso contcnuti. Libro I." Delle linee rette e dei triangoli. Lib IL" Dei qua- drilateri. Libro IIL° Delle pi-oporzioni delle rette o delle figure , c. della soiniglianza de' triangoli e de' poligoni. Lib. IV. " Del cir- colo e della uiisura degli angoii. Lib. V." De' poligoni , delle figure iscritte e circoscritte al cercluo , della rettificazione della circonferenza e quadratura del cercluo. Libro VL° Dei piani e degli angoii poliedri. Libro VII." Dei poliedri. Lib. VIII. " Del cilindro , del cono e della sfera. Lib. IX " Delle uiisure delle Iniee , delle superficie delle solidita. Segue poi la Tkigonome- TRIA PIANA ; e le cin(pie parti di cui ciascun ti-attato di trigo- nometria si compone vi sono esposte colla dovuta estensione. I principj generali , e luassiiuaiuente la lissazione delle linee positive e negative vi e detenuinata con qualche uovita. La indagine delle formole per la costruzione delle tavole e per la base dei teoremi e pid che bastante. I teorenii clie leganu il rapporto tra i lati ed i seni degli angoii di ini triangolo si obbliquangolo che rettaogolo conducono alle conclusioui piil ovvie pel calcolo. La posaibile costruzione delle tavole trovasi di passo in passo assegnata in modo da poterne veiificare i ri- sultati; r applicazione alle cose praticiie e compresa in otto problem! Segue 1' Iniziamento Alle sezioni coxiche. Le tre sczioni principali del cono vi sono trattate col metodo siuteti- eo , quindi conforme all' insegnamento fin qui tenuto nei Iibri di geometria. La parabola vi e aiupiamente discussa tanto rap- porto al 8UO asse , quanto ai suoi diametri ; non cosi le altre , giacche trattandosi , dice giustamente 1' autore , di soli inizia- inenti alle sezioni coniche , si e creduto conveniente di oiumeciere le proprieta dell' Elisse e dell' Iperbola rapporto ai suoi dia- metri , non die quelle dell' Iperbola rispetto agli asintoti , non essendo tali proprieta di frequence uso nella fisica, come sono quelle della parabola. PIEMONTE. Anatomes Physiologica , Auctore A. Rolando in R. Tiair. Athenceo Anatomes Professore ■ — • Taurln. 1819 ex Typog. Bianco Fol. 2. Quest' opera e dello stesso ilkistre autore clie pubblico nel 1809 un ::>aggio sulla struttura del cervcllo e delle iiigcgnose Osaeninzioni sulla pleura e sal peritonea. Quella cije anaunziamo 424 AJ**ENDICE ha n dopplo luerlto delta conoislone cioc e. della chiarezza. Noii vi sono novita, giacclie la soieiiza dell' ..rgauizzazione dell' uono Bon suol far prosiressi e caiubiamenti con (|U(^lla ra|idita con cui pvogrediscono le altre sciciize lisi::li« e la chimica in ispe- cie ; tauto piu che 1" Anaroiniro Toriiiese si e attenuto ne' suo lavoro assai piu alia parte anaromica clie uon alia lisiol'gira. Le fonti dalle quali egli lia attinto sono delle million e d'dle piu receuti ; di luodo clie (juest' opera si trova al bvello df-lle scoperte del gioino fatte da Bichat, Cuvier , Gall , Saeniiiiering, Scarpa , I'rockaska , ecc — ■ In una dorta iutroduzione srorre ia rlvista il sig. Rolando il tessuto cellulare , la sostanza enof fa- Jica, la muscolare , la tendmosa , la legatnentosa e cartdag'nea, e r ossea : passa indi a parlare de' sistenii organici die coiu- pongono la nostra maccliina, cioe de' vasi , de'nervi, dell' ap- parato gastrico , dclF educatore , ecc. L'ordine nel quale sono disposte le diverse parti che il chia- rissiiuo signor Professore ha iuipreso a trattare e il segiiente : Sezione I. Del sistenia vascolare , e percio del cuore , delle arterie , de' capillari , delle vene e de' hnfatici ; II. Dl tutto r apparato del respu'o ; III. Del sistenia gastrico ; IV. Deil'uro- poietico ; V. Degli orgaui genitali ; VI. Del sistema cerebrate , e qui giova osservai'e clie 1' autore rivendica a ragione i suoi diritti di auzianita sopra Cloquet , sulla disposizioue cioe delle fibre cerebrali ch' egli pubblicJ per il priino nel sue Saggio so~ pra la struttura del cervello ; VII. Dei nervi ; VIII. Degli organi de' sensi. IX. E per ultimo dell' apparato logoniatore. Quest' opera h speciahuente destinata per servire di norma alle lezioni d' auatomia e lisiologia che si dannu nell' Uuiversiti di Torino. GRAN DUCATO DI TOSCANA. D' un Nonio-micromctro adattato agli nsi astrono- ■ mici. Mcmoriu di Domeiiico de Fecchi , gid pro- fessore cP astronomia nell I. e R. museo di Fireri' Ze. — FLrenze ^ 18 19, nella tipografia Piatti, Un opuscolo in 8.° di pag. 12 , con. una tavola ia rame. { «E note comunemerite Tingegnoso nieccanismo immaginato dal portoghese Nunez , o dal f. anrese Vernier, con cui una qua- lunqiie teui e diniensione circolare o lettilinea puo dividers! ia un certo numero di pai-ti proporzionali , conoscuito percio sotto il noine ora di Nunio, era di Vernier. Sono n.iti delparigrim- portanti servigi die il sue uso , alrrettauto facile che universale, 'ha resi all' ascrononjia > alia gcodesia, alia fisica, ed alle arti ¥A1{TE ITALIANA. 42S tutte interessate in qualcLe modo alia rigorosa commensurabilita della graatlezza. » Wa r iuiportanza appunto cbe egli assunse allorquando la precisione costitui il caratrere delle osservazioui concorse quasi a duiiini;iioe il pregio. Egli fu associaco ad altn meccaiiismi , che dr>vfvano aunieiitai-ne 1' attivita, ma che dipendenti d' alcuae iporesi, di rado , e forse gianiniai avverate , contribuirono spesso ad atterarue i lesultati immediati e diretti. I processi della di- visione avendo cousiderabilinente progi'edito , ed una stessa di- menbione essendo stata divisa in un nuiuero niaggiore di parti , si voile che il noiiio v' estendesse i liniiti della suddivisione » ed evitato d caso di non ottenere fra i segni indicanti Ic parti divisp, e le suddivldenti una sensibile coincidenza , 8* iucorift nell' altro di dar luogo a delle coincidenze appareuti. « Ed in fatti 1' ii-regolarita delle viti micrometre die acconi- pagnano i nonj de' grandi murali e dei grandi cerchj corrispon- de all' uioertezza de' luodi co' quali sono costituite : un osserva- tore ddigente , egli e vero , ne istituisce avanti di fame usrt r esanie ; ma questo esame e eempre peuoso , ed incerto qual- che volta; vi si unisca il vizio pressoche da quello insepar;ibile del passo perduto , e 1' atrenzione , spesao delusa , in cui e ue- cessario di costituirsi per evirarlo. » La piccolezza delle divisioni degF istrumenti recentemeute •ostruin , esigendo niaseior tenuita in quelle del noaio , avviene che i tratti indispensabili per indicarle occupant) la maggior parte dell' esrensioue che costituisce la lore dillereuza. Inoliran- dosi pernio verso i tratti realmente coincideuti , le lenti le piii acute non vagliono a far riconoscere la leggerissima separazione de' prossiuii ; donde avviene , che gli uni mentendo la condi- zioae degli altn, quella coincidenza a|-iparisce sensdjiluiente uiol- tiplice ; in tal caso una qualche parallasse nella postzioue della lente stessa , o in qutlla dell' osservatore decide spesso a farla •tabilir rigorosa ove non sia tale. 3> Occufiato altre volte di queste osservazioni , ed avvertito spesso questo doppio incideute , me ne h senibrata facile la correzioue ; e cio non solo senza attentare in veruu modo alia natuj-ale precisione dell' istruujento , ma anche coll' estenderne r attivita al grado di sottoporlo agli usi d' ua ngoroso micro- metro. » E qui segue la spiegazione della figiu'a in rouie aaaessii, alia ^uale rimaadioiuo i oo«cn lettori. ) 4^6 AlP P EN D I n E Del prima libro clc' Paralipomcnl dOmcro dl Qu'into Siniriico detto Calabro. Folgarlzzamento inedito dl Beriiardino B\li>i da. Urbiiio ^ pubblicato dil cnv. Alessandro de Mohtara. — Firenze , liii^ , presso GuglieLino Piatti , in 8.° di pag. 70. L' Italia deve c;ratitndiiie al sig. cav. Mortara pel dono che le prouiette della intera tradazione de' Paralipomeai d' Omero fatta da Bernardino Baldi. U saggio cli' egli ne lia dato ia qu&- »to libretto fa nascere grandisslmo desid'-rio del resto. II pri)e- iTiio del traduttore e scritto con bella disiavoltura, con buona lingua, e senza afFettazione alcana. La traduzione in versi e nobile e sente tutto il sapore della seaiplicita greca. Ecco come r editore reade conto del suo pensiero di puljblicare questa traduzione inedita. Noi metteremmo a suo carico 1' omissioae del I'imanente, o ne dovrenimo riniproverare gFItaliani se coU' una- nime plauso non incoraggiassero T ininresa del sig. 3Ii>rtai-a. Ascoltianiolo « Fra i manoscritti piu pregevoli clie mi venissero alle irtani visitaudo la Biblioteca Angelica di Roiua fu il codice originale della versione italiatia fatta da Bernardmr) Baldi dei Parali];omeai d' Oaicro di Quinto Suiirneo detto Calabro. La quale da me letta e conferita pressothe tutta coltesto, parvemi di trovare per ogni rispetto s» bella ed elegante , che subito mi corse in aniuio di pubblicarla colle stanipe. E gia il mio diseeno avrei condotto ad eifetto, se niille inquietudini soprag- giuntenii non m' avessero tolto a quella tranquillita , in seno della quale soltauto preudouo vita ed alimento i pensien lette- rarj. N6 per altra ragione che per cedere alle niolte istanze de' miei amici m' induco adesso a dar fuori il proeiuio ed il prime libro di ([uest' opera , riserbandonii a stamparne il corn- pimento pill tardi. » Due volgarizzamenti si conoscorio de'Paralipouieni d'Omero; r uno in ottava riuia dell'ab. Tarenghi pubbhcato in Roma varj .anni addietro , e T altro recente m versi sciolti di Teresa Ban- dettini , amendue appena mediocri e 1' ultimo soprattutto infe- delissimo al testo Anclie 1' egregio sig cav. Luigi Rossi , sic- come mi venne saputo, ha preso a voltare in itahano questo poema , e ne ha gia recitati alcuni bellissimi squarc-i iiel C. R. Istituto di scienze , lettere ed arti del regno Lombardo-Veneto, Una versione ae lia pur fatta il celebre autore JMaria Salvini , la quale trovasi inedita nella Biblioteca IMarucelliana, e die non ha guari era raduto in pensiero al ch. sig. Francesco Del Funa di dare alia luce uuitamente al greto originale. lo 1' ho veduta, ma traune quello della fedelta , non sepoi aicnn altro iiierito rinvenirvi. Non parlo delT esatt< zza e dell' elegauza del Baldi , giacchfe del primo pregio rTigiona egli steaso anipiauiente nel 'suo proeinio , e del secondo mi assicurano i voti di un Giu- PARTE ITALIANA. 427 seppe Sarchiaui , di un Battista Nicolini e di altri non pocbi valentissiuu letterati amici uiiei. N^ diro alcuna cosa della hel- lezza del testo, non istiniandomi da taato da poterne portave un parere migliore di quello clie iu un col nostro Baldi ne hanno dato il Lascari , il Brodeo , il Fi-eigio , il Rodouiaiino e molti altn die per brevita passo sotto silenzio. E lascio eziandio contro il consiglio di taluuo di qui rifeiir nulla intorno la vita e le opei'e del traduttore , avvegnaclie altio non firei cl>e ri- pctere quanto di liii diffusauiente hanno detto Warc'Anioulo Bat- tiferri , Sclierlonciiii , Jano I^icio Eritreo , Ghiliui, Crcscinibfui , Coimesio, Bayle , Tirabosclii , e piii precisamcnte di tutri il P. Ireneo Afi") , die ne ha scritto un volume in 4.° 8tam|ato in Parnia dal Cannignani uel 1783. Unicaniente alcune anuota- 2ioni al proeuiio mi sono io perniesso di fare , la maggior parte delle quail ad alfro non serve che ad indicarc il laogo , ove trovansi que' nunoscrttti , di cui ivi e fatta parola. »■ Rime inedite di Giusto eraaze , Che fino al ciel ne manda le faville. II. Piangi misero , lasso , che hai ben d' oude , Che vivi seiiza la tua dolce vita : Uii geloso pensiero ognor m' invita Col pianto a crescer paste alle salse onde. (*) Chiamo di e notte , ma non mi rispoude , Colei , che in mezzo al cor tengo scolpita: Ben fu spietata e dura la partita , Che me tien quivi , e la mia donna aJtronde, E se talor dal pianger vengo meiio , Parnii che allora qiiella santa niano , Pvasciugando le lagrime dal voiro , L' alma perduta mi rimetta in seuo ; E se ha cotanta fjr^a un pensier vano , Pensa che fora tra le biwccia accolto ! HI. Se egli h natural vostro , ower costume Star contra chi piu v' ama ognor piu fera, Non so che di mia vira piii si spera, r E meglio e che tacendo mi consume. Ecco gia gli ocelli miei son fatti un fiuine Per sempre lagrimar inattiuo e sera : lo manco come imagine di cera Dmante ad un possente e vivo lume. E voi non muove ne ragion , nh prieghi , Ke piauti , nh sos],"iri ; onde conviene Per forza allin cli' 10 mi disfancia ardeudo , Se gia qiialche pieta da voi nou viene Subita 81 che tal durez/:a piegiii : Ma veggio ben clie invan da voi 1' attendo. (^} L' autore ecrisse forse queslo Sonetto in Kimioi , ove mor>> PARTE ITALIANS. 429 Memorie istoriche per servire dl gidda al foresticro in Arezzo. — Firenze, 1819, in 8.° di pag. iSa senza I' iiidice e con una tavola geografica in lanie, II libro precedente fu stainpato per eteniar la memoria cli una viaira di S. A. I. il Gran Duca , e quesio per celebrare il viaggio in Iralia ed il passaggio per Arezzo di S. M. I. R, A. Francesco I.° Imperatore d' Austria ecc. e per oiierirgli come una Guida che Jo conducesse per la Valle di Chiana nella cit- ta , ove si fanno osservare succintauiente tutte le cose che me- j'itar possono V attenzione del viagaiatore curioso. Si da in questo voluinetto di fatti il prosjietto generate dello staro antico e uio- derno della citta di Arezzo; la descrizione della Cattedrale antica , della Cattedrale luoderna, del Cenotatio di Guido Tar- lati , del deposito del beato Gregorio , delle pitture antiehe , delle finesrre del Marcilla , delle Volte , di san Donato di Eenvenuti, della cappella della Madonna, dell' Archivio , del Seniiiiario , del palazzo pubblico , del borgo dell' Orto , della piazza grande, del palazzo della Fraternita, di santa Maria della Pieve, di S. Michele , dello Spedale , di S. Agostino, del lamficio niilitare , di S. Jacojio , di S. Bernardo e dell' Aufitea- tro , della Via Sacra, del nionastero della Santissiina Tnnita , cti qiiello di S. Croce , del Conservatorio di S. Caterioa , del monastero di S. Margherita, della Santissinia Anuunziata , del nionastero di S. Spirito , di quelle di S. Benedetto , di Borgo di S. Vito , di S. Domenico , di S. Maria in Gradi, della Badia, di S. Ignazio , di S. Pier piccolo, di S.Francesco, di porta Ferdinanda , di porta Coicifrona, di porta S. Clciueute, di porta S. Lorentino e di porta San Spirito. Meinoria sopra V allacciatara delle arterie del dottor A. Vacc4. Berlingeri , professore nelV I. R. Uni- versitd di Pisa^ cavalicre delV ordine del Merito e mcmbro di molte accadeniie. — Pisa, 18 19, vol. i in 8.° 81 propone il chiariisimo autore di esaminare in qucsta me- moria le opinioni di Jones , di Travers , di Craiiiptou e di Scarpa sopra le allacciature delle aiterie : egli e d' opinione che i precetti einessi dai cliirurghi inglesi , e quelli stessi del celebre nostro italiano Scarpa all ontannio 1' arte dalla peifezione, auzi che avvicinarcela. E ad oggetto di spargere niaggior luce sopra una t^uestione cosi inieressaute , egli ha mstituito numerosi ed assai beu ragionati esperinienti sopra de' caui tli varia specie, eta e gi'andezza ; eniergono da questi esperinienti stessi delle niarcatissime differenze; sembra pero che si possa dedcrne i seguenti risukati ; l." Che 1' allacciatura oblitera 1' arteria nel 4.K> APrENPICE punto ov' e f,\tta dando )iei" io pin origine all' adeipuz.a clell& 8iie pnreti, o alia foraiazione de' grumi : 2." Che si lianiio (j^uesti due eft'etti, tanto colT allacriatura die tienr a Sf mplice contatto Je t-iiniche avteriose , quanto con quella die recide le tuniche media e 1' interna : 3." Clie un' artena sotto 1' azione delta lega- tura perde il suo luiue con leggi invariabili , ma non pero in un tempo sempre detei'ininato : 4.° Che 1' esulcera/ione conipa- gna mai sempre di questa specie di lacciature non principia ad un' epoca fissa , ne in uno stesso spazio di tempo : 5." Che tolto il laccio al quarto giorno, il processo esulcerativo progre- disre reddendo T arteria : 6.° Che 1" enioiTagia die alle volte ne sopravviene non e figlla del processo esulcerante che nel solo caso di condizione patologica, o di uno stato iunorniale delle tuniche delT arteria medesiuia. Da' su riferiti esperiuienti riportatl con precisione matema- tica nella prefata nifinona si crede autorizzaro il chiarissimo clinieo Pisano a concludere , essere ancora ignota la via di evi- tare con siciirezza 1' eniorragie consecutive , che nascono forse non raramente dalla condizione innormale de' solidi organici , e fors' anco de' fluidi ; e che 1' unico modo di reiiderle nieno freqiienti e quello di tardare qiianto si puo la caduta dei lacci in qualsivoglia luaniera eseguiti. B. M. S T A T I r O N T I F I C J. Lettcra g.codetlca di Donliio DoNiNi i//gei(iiere veri- ficatorc dei catasti pvntificj e socio ordinario del- r accademia de' Georgofili di Bologna. — Bolo- gna, 18 18, presso L fratelli Masi e conip. " Cartesio adopro lo sresso principio , di cui si era gia servito il Gahleo per determinare 1' equilibrio delle inacchine ; e nul- ladimeno Cartesio non si degno neppure di nommare quest' il- lustre italiano. Tartaglia trovo la stessa foraiola di Cardano e di Scipion Ferreo per la risoluzione delle equazioni di terzo grade, per rui fra essi nacque coiitesa , chi ne fosse stato il prinio scopritore. II celebre Torricelli fece pubblic;ire alcune soluzioni di problemi di propria invenzione , che il litigioso Roherval voleva sostenere essere in sostanza le uiedesuiie che le sue , e che Torricelli le ebbe dal Galileo al quale erano state inviate. Cosi potrei narrare niolte altre di queste int'edelta , di queste uuiformita nei ritrovati e di queste controvei"sie , che sono av- venute talvolta ai dotti. II sig. ingegncre Doniiii o fece egli come Cartesio, il quale, quantunijue fosse gia nmno gvande per altre scoperte , s' ap- yropno jpero cio che apparteneva al Galileo; o gli e avvenuto PARTE ITALIANA. ^.3 I c-oine a Tartaglia , die s' incontro nella stessa soluzione <-'i Car- dano e Scipioue Ferreo ; o liualuiente pretende come Roberval clie le soluzioni del Torricelli fossero sue. E=amiuiauio Jjveve- mente questa lettera geodetica dell' inge^nere Douiin diretta al chiarissinio sig. cavahere Liiigi Marini , direttore generale dei catasti poutiljcj, e vediamo cjuaji 8ono le preceusioni dell' autore. La destiuazioue die il signer ingegneie ebbe nel catasto oli servi di stimolo per maturare vai-j suoi peusauienti sulla geo- tlfsia, il pi-imo dei quali e appiinto quelU di cui rende conto in questa lettera , dando la soluzioue del problema seguente : Con una sola posi/.ione della tavola pvetonana , e coll' uso tlella seniplice dioptra ritrovare tosto la distaiiza di un c- getto o di un punto inaccessibile senza effettuare alcuna misura snl terreno. II sig. Donini non ti-ov6 la soliizione di quell' utilita die si era proposto. tutta fiata ( egli dice ) , se iiial non iii avvlso , sem- biaiiii con questo piccolo lavoro d' aver fatto un niiovo passo in- torno a s) fatto argomento , e tale che , se non fia hastantemente utile per I' uso pratico , potra a qualcuno piii attn di me servir di ricordo che fra le ricerche geometriche evvi anche questa rile- vantissima, e per la quale lo scopritore ( il sig. ingesnere Donino Donini ) potrebhe guadagnarsi universale applauso , recando alle operazioni di Geob^sia notapilissimo sussidio. II sig. Donini quivi come Cartesio spaccia per sua mercanzia cio che gia da 36 anni trovasi alia pagina c[uarta dei problemi per gli agrimensori del IMascheroni , stampati in Pavia presso Baldassare Comino , e diuiostrati poscia in una secouda edizioue dal sig. Sacchi. II dotto Mascheroni non ha sciolto un solo prob^euia , ma fra quelli die presenta ve ne sono ixiolti di suo ritrovato , eppure 1' illustre niitematico gli ha soltanto enunciati , a diilerenza del sig. Ingegnere , che con questa sua soluzione credette di porsi gia nella schiera dei veri aaipliatori delle cognizioni mateuiatiche. So che un reputatissiuio geometra di- ceva che la scoperta del taucrouismo della cicloide sarebbe stata sufliciente per forniare la fortuna d' un geouietra. I.ascio esami- nare al sig. Donini , dato anco che la soluzione fosse sua , se si possa applicare questa al suo case. Ma il sig. Ingegnere forse si sara incontrato nella sua solu- zione col ^lascheroni , egualmente che il Tartaglia con Cardano e Scipion Ferreo. La risoluzione di Cardano e di FeiTeo non erano pubblicate coUa staiupa, erano ignote al Tartaglia, ed al contrario il Mascheroni e couosciuto non solo nelT Italia, ma neir Europa intera per vane sue opere , e i suoi problemi tra- dotti anche in francese sono per le manieziaadio dei nieno istrutti geonietri ; percio il dire die il sig. Donini non conosceva i problemi del Mascheroni , sai-ebbe quasi egual cosa che il dire aver eoU studlato U geoiuetria seuiia essergli noto Eu.clide. 43a APPENDICE Del resto poi io credo die il sig DoninJ noa vorr.\ essere come Roberval , eel invece accordera al uostro Wasclieroni la soluzione di queslo jiroblema , e che rjuiudi malgrado cio vorra uiarurarc c;li alcri suoi peusieri geodctici , tanto piu che egli come ingegoere venficatore del carasti avrebbe occasione ba- stante oiide soddisfare alia sua incliaa-iione per le cose d' agri- meusura. Nella misurazione d' uno Stato a' incontrano degli acci- denri e delle combinaEioni di circostanze , le quali descritre ed osservate potrebbero servire di vanraggio alia geoiuetria i.ra. ica ; la relazione dei iiietodi usati , degli istrumenti adopera i o ia questi o in altri casi servirebbero di norma all ingegiiere to-, .o- gralico, e potrebbero essere urili per la coaipilazione d' ua ti-atcato teorico-pratico di geodesia. l-ARTE JTALIANA, ^SS CORRISPONDENZA. Risposta del dottor Ciro Pollini alV artlcolo del dottor Gaspare Bruckatelli intorno alV acqua mineiale del Monte Civillina. Pregiatissbiio Signo-e Vi Verona all! 3. dicemlre i8'l9. J_JE osservazioni medico -chimiche suU' acqna uiinerale del monte Civillina , inserire nel tomo XV , pag. 36c) della Biblio- teca Italiana , alle quali ella lia fatto alcune considerazioni nel qumro bimestre del suo giornale , furono da n e jubblicate senza nouie , perchf- anonima e la uiemoria nnneralogico-cliiniica, die riferisce 1' analisi di dette acque e le stovie n edirhe. lo mi compiaccio grandeniente , rli' esse qua'i fi-r sieno abbiano ri- scossa la sua atrenzione , e m' abbiano oiierto occasione di co- municave con V. S., \erso la quale uutro soiuma deierenza , si perche nato al par di me sotio il cielo Pa\ ese , e perctie cim- bedue allievi dello stesso maestro , il celebre suo genirore. E siccome 1' argoiuento die discutiamo importa altameute alia sanita p>ubblica , piacciale, o siynore, ch' io le r.dduca alcune co*e in risposta alle sue considerazioni e a migliore dilucidazione di quello she ho gia srntto. Asserisce ella ch' io ho esan.inato tutt' altra acqua di quella analizzata da lei e dall' annnui.o , perche mi sono \aluto di quella che cadendo a gocre dalle pareti della grotra si raduna in un bacino , ed ivL resta sragnante. Ella all' o] posto ui uq coir anonimo analizzo la vera acqua minerale non alterata , che sarebbe quella raccolta nientre va cadendo a gocce. lo le faro primaiiiente la donianda se ella e ben ce*ta che V acqua invia- tale sia stata quella raccolta con tale wttima ddigenza o piii veramente un' allra acqua ? Rispetto a me posse at . ertai la , die ho esaminato 1' acqua stagnante nel bacin,» della grotta , perche e quella die il sig. Catullo proprietai'io e scopniore ha posto in couiniercio , e che porta il suo nome. 1)1 rio ui; assicirrcirono primamente i condottieri, die hanno essi stessi vet'iito attingere r acqua dallo stagno per mezzo della solita caunella , e che hanno preseutato il certidcato d' autenticita dell' an ministratore BibL Ital. T. XVI. a8 434 APPF, NDICE e custode clfl gemitio in CiTJllina. J>li tragcono poi d' ogni dub- biezza I' esserc le l)L)cce 8uggt;llate colla sianipa e colle ini- ziali nn precipltato, clie laveito e seccato era d' iin elegante color giallo ranciato , e pesava oltre venti grani. Pi qiesto preci; litaio y^osta una porzione neir alcool riniase insolubile ; un' altra porzione nella tnitura di tornasole non 1' arrogso ; la tintura di galla suile prime uiantenne il suo colore , ma dopo alqiiance ore si anneri iniensamente. Aggiunta altra porzione alia sohizione di niuriato di barite , cadde al fondo senza intovbiJarla , ad onta che la soluzione venisse agitata : lo stesso aweniie col nitrate di barite. Alcnni grani di precipitate immersi nelT acido niuriatico si andarono sciogliendo senza la minima eflfervescenza, e la soluzione acqui- sto un bel color d'oro; versata quindi sopra essa dell' anniio- niaca , avvenne un jirecipitato bruno. Esplorai pure il precipi- tato deir acqua di Civillina coll' acido solforico. Se V acido sol— forico era in poca quantua il precipitato cadeva al fondo , uia se era in eccesso andavasi a poco a ]3oco sciogliendo senza effervescenza. La soluzione era liuipidissima, e lievenieute gial- liccia. Questa soluzione di solfato acido o soprasolfato maggiore di ferro esplorata colla tintura di galla 1' anneri ; colT ainnioniaca diede un precipitato di color giallo-roseo simile a quello che offre r acqua di Civillina sul fondo del baciuo , e eulle pareti delle bottiglie. Esposta al fuoco a boUire per piu mimiti non offerse il minimo iutorbidaniento (i^. Tutti cj^uesti sperinienti provano che il precipitato non e gia un carbonate , ma si bene un ossido maggiore di ferro. Cid combina con quello che ne insegna il nostro couiun^; maestro nel terzo volume degli Elementi di Chimica parlando deil' ossi- solfato di ferro verde u In piii manlere t' ossiso'/ato di ferro verde si cangia in ossisolfato ipertermossidato gialio o j-osso , coiiie si vedra in seguito : basta c/te in quolche modo il ferro che si trova a 0.28 di termossigene pasfi a 0.48. Allorchk si espone all' aria la soluzione di ossisolfato di ferro verde , dopo qualche tempo essa perde il suo colore , ne accpjtsta uno giallo pin 0 men carico , s' intorbida , il terinossido di ferro iperternios~ sidato si precipita e diviene incristallizzabile. Questo fenoineno procede dalla proprieta dell' ossisolfato di ferro verde di assorbire la base dell' aria pura il termossigene. Eergman ( opusic. Chem, (1) Gli sperimenti teste addotti , i srguenti e' tutti queHi e«po«ti utile Osservaiinni muiico-chimiche furnno escguiti in compagnia del mio itIlieTo ed amico speziale Giuseppe I^lonti. 436 AP PENDTGE ec Phtj.i. Vol. 7. ) nsservo questo frnnmeno neW acqua carica W aria ., eke se ii poiij^a iin cristallo dl ossisolfato di ferro verde neli' acqua dislillata rinckiusa in un recipieate di vetro , e serhato 111 l>iop,o fresco , I' ossisolfato si scinsUe senza die si formi alcun precipiiato. « Ora quello rlie awiene lentaniente , lasciando esposta air ana la soluzione di solfato verde o minore di ferro , cull' ajuti) del calore rapidamente succede (l). Jo ho voJuto accertai-nii del fenorueno per altro niodo. Ho scioko in cinque o sei once d' acqua distillata mezz' oncia di veceute solfato artificiale di ferro. La soruzione era limpidissima; lua Csposia al fuoco . prima d' entrare in boUizioue comincio a sviUippare niolte bollicine d' aria , s' intorbido , venne gialla, e lascio depnrre iin precipirato tornando traspareute. II precipitato rimaslo sul feltro , lavato con acqiia distillata e seccato , era d' un color giallo ranciato e pesava quattro grani. Siccoiiie po- reva dubitarsi che tale precipitato non fosse \m puro ossido , nia uu sottosolfato , nientre voaliono alcnni cliiniiri, che si dieno sottosolfati die contengono fino a sei volte piu d' ossido di quello dfi solfati neutri ; cosi per allontauare ogni dubbiezza Jio ripetuto tutti gli sperimenti eseguiti sul precipitato ottenuto dair acqua di Civillina scaldata, e il risultaniento fu uguale. L' altro sperimento addotto dall' anonimo a c. 27 per provare r esistenza dell' acido carbonico e assolutameute impossibile che (I) Secondo parecchi chimici infra i quali i celebri Tlienard e Klnproth, i5 precipitato ila nie deterniinato per puro ossido niaggiore di ferro e un solfato iinjigiore d: ferro con erces^o di lia^e, ossia iin sottosoITato. •< Qiiando si dhcio- i^lie {roil il Tht'nard nel trnttato di chiraica clementare tradotto in italiano, torn, U, part. II, a c. 66) it jirofosolfato di ferro e j/ espone all'aria alia tem- peratura ordinaria , ne assorbe lentamente il gas oss/gene , \e ne risulla d,:l sotro - irirosolfalo ehe si precipila sotto forma di polvere gialla , e del tri- tosolfato acidulo che resta in dissoluzione ncl liquore e lo colorisce in rosso, Quando invece di esporxe all' aria il solfato di ferro in dissoluxione vi si espone in cristalli , soprattutto leggermente umidt , cgli assorbe egualmente I ossigrne , 7na sollaiilo alia sva suprrjicie , per qicesto egli si ricuopre a poco jicr volla di macchie ocracee. Ttitli qiicsti fenomeni saranno facili ad intendersi rammentandosi che un ossido satura tartto piii acido quanta piii ossigenc contiene, e in conseguenia- ne esigc tanto piii, per disciogliersi >• E il Klaproth nel Di- ziooario di chiniic.'i tra<(otto torn. IV , c. 149. « i' ac;V/o solforico si combina anrhe colt ossidn di ferro maggiore. Quesro sale si troi'a bello e fvrmato n^U acqua inaidre del liscivio del vitriiiolo verde. Si ottit^ne egualmente espo— nendo al contutto dell aria il solfato minore , oppute trattundolo coll' acida r>ltrieu. Queito sale e di un colvr giallo e non cristallii2a E solubi- tjsiirrio neir alcuol ; ron que^to vteizo si pud separare dal solfato minore del eumrnercio , con cui e quasi sernure misto. Esposlo all' aria lascia deporre una polvere biuna, ch' e solfaio luapgiore di ferro ossidulo , ossia con eccessn d* ossido. »> Con tutto il rlspello che profcssn agli illn^tri noini di Thenard e di Ktaprotli ^ti fperinienii siiperiormcnte addutti non mi pcrinettono d' abo brat'ciare la loro njijniont. PAKTE ITALt\NA. 487 «i vcrifichi. Rechiamo le sue parole « La tintura di tornasole infusa nell' arqua minerale acquistb il color rosso. Questo feno- vieno si manifesto anche dopo di avere esposto /' acqua al fuoco e facta hollire per died lainuti , ma in quest' ultimo cnso si ha osservata che la carta tiiita con la pasta di tornasole riacquistava , tosto che si estraeva dat liquido , il colore di prima. Risulta da questi due speriiuenti che I' acqua di Oivillina coaticnc uii ocido fusgitivo e verisiitdbnente dei carbonati. » Dico fssere assolura- mrute falso cio che F auoniiuo asserisce rispetto alia carta tinta con la pasta di tornasole. Liiperocche dopo diect miniiti di bol- litura r acido carbonico dee essere al tutto eliminato , e pero noil dee arrossare la tintura ne la carta. Ma dove jaire si vo- lesse concedere , che 1' acido carbonico riiuanesse tenaceaiente appiccato all' acqua , siccome questa contiene molto solfato di ferro , il quale per neutro che sia da seuipre indizj d' esser acido coir ai-rossare i colori azzurri vegetali , cosi la carta di tornasole intiuta nell' acqua di Giviilina non dee riacqiustare il colore azzurro esposta all' ana. Nel nostro caso poi etsendosi precipitate colla bollitura luolto osaido di ferro, il soltato sciokb neir acqua e aucora piii acido, Se pertanto V acqua di CiviUina non contiene gas acido cai'- bonico,non debbe contenere neppure i cai'bonati. In fatti quel 26 grani di carbonato di ferro, che al dire delT auoniuio , si trovano nell' acqua di CiviUina, non sono che ossido maggiore di ferro da me conosciuto col metodo predetto. Esaaimi di crazia il processo seeuito dalT auonimo per accertarsi ch' h «tato tratto in inganno. EgU fece evaporare una pinta d' acqua a fuoco nioderato e seuza farla bollire. 11 residuo sallno di I44 gram fu cimentaro coU' alcool rettilicato che ue disciolse i5 grani. I 139 graui non disciolti dall' alcool si posero in dige— stione per due giorni in quattro once d' acqua distillata, e per faoilitare la soluzioae dei sali si pose al fuoco il recipience. Passata per fjpltro la soliizione si otteune un residuo , che sec- cato prese un color giallo carico , e pesava cinquaatasei graui. Cotal residuo riuiasto insolubile nell' acqua fu sperinientato col- r acido niui-iatico debole , con cui si lasrio per qualche tempo in digestione , e in niolta parte si disciolse. Si passo \>er feltro ia soluzione , e riniase sul feltro un residuo, die secco jiesava sedici grani. « Sopra la soluzione muriatira ( Sono parole deir a;io;uuio ) si verso dell' amiaoniaca , la quale produsse un precipitate hruno , che separata dalla soluzione , e seccato al fuoco acquistb il colore del mattone , ed in questo stato pesava trenta crani. La quantitit dell' ossido di ferro che ci form I' ammoniaCa dovrebbe rapuresentare quella del carbonato di ferro contenuto nell' acqua Catulliana , ma siccome la base metaUica di questo sale fiote nelle sperienze precedenti caricarsi di nun^/o ossiaeno , £d abbandonare lutlo V acido carbonico , cost ahbiamo creo'uto di ^3B AFPENDICE ridurre a soU ventisei grani il peso del earhonato di ferro , eke vevisimil inente vi esisie neW acqua suddetta. » Da questa esyjosizione ella avra compreso che e stata dimo- Strata V esistenza cli trenta grani cli ossido di ferro , non gia di carbonate di ferro. Senza correre si lunga , via se ranoniuio &vesse raccolto il precipitato clie da I'acqua di Civillina scaldata, 81 sarebbp avvednto del suo ingaiino. Ma al proposito del car- boaato di ferro giovanii reearle lui passu cavato dal tomo terzo dea,li eleineiiti di chiniica del professore Bruguatelli , la ove parla del carbonato di ferro nativo. Dopo aver detto clie i nii- neralogisti considerauo il ferro spatico come im carbonato di ferro misto sempre a manganese o al carbonato di calce, racconta che il celebre Hauy , poiiendo mente che la moiecola integraute del ferro spatico e perfettamente sDmigliante a qaella del car- bonato di calce, inclina a riputare ei fafta miniera come una luescolanza di carbonaro di calce ed oesido di ferro. Soggiugne poi « iVoi pure non cmmettiaiiio V ossirarbonato di ferro nativo sulla riflessione rhc i terinossidi di ferro, in qualunque. grado di teriiiossidiizlnne si trovano, non si comhinano mai ad' ossicarhonico deir ana atmcisferica per quanta a lungo stiano al di lei contatto. Ho anehe esaminato del tenuossido di ferro depositato izi copia da tin acqua minerale ossidula d' ossicarhonico , dalla quale era yrima teiiuto in soluzione , ne vi ho potato scoprire la menoma porzione di ossicarbonato trattato cogli ossici o col fuoco in vast chiusi. L' acqua ossidula d' ossicarboniro scioglie dunque il ter- mossido di ferro, e non l' ossicarbonato di qucsto metal lo che io credo non esistente in natura , come non e fattihile cull' arte. >> Lo stesso ripete in favellindo delT azione degli acidi sul ferro. Una eonseguenza diretta delle cose addotte e, che la pi'o- porzione del solfato di ferro fissata dall' anonimo in 47 grani enti'o una plnta d' acqua e falsa, nientre debbonsi aggiungere quei 26 o piuttosto 3o grani d' ossido di ferro , riputati car- bonato di ferro. E qui, o signore, fe mestieri ch' io le manifesti uu dubbio che jni nacque iutorno a una proposizione annunziata nelle niie osservazioni. Risguarda questo 1' esistenza dell' acldo solfonco da me assicurata nell' act[ua di Civilluia. Se nello scaldarsi del- r acqua dt Civillina si | recipita dell' ossido niaggiore di ferro , una porzione dell' acido solforico che era unita all' ossido pi-e- cipitato dee trovarsi sciolta nell" acqua, Non sara dunque cotal porzione quella che si eleva coll' ultima acqua diariUata ? Per assicurarmi da tal dubbiezza ho sciolto in una lilibra d' acqua distillata 5o grani di solfato di ferro aitificiale La soluzione era limpida , ma posta in una storta per distdlarla , nello scal- darsi venne torbida e gialiiccia per la i-agione gia addotta. Ho ricevuto il vapore in arconcio r<=cipieute , e ho avuto cura di porre alia bncca del niatraccio un tubo di carta colorata col toraasole. Ho i-ipetuto lo gperimeato aggiunjendo alia libbra PVRTE ITALIANA. 439 d'acqiia, oltre i 5o grani di solfato di ferro, f) grani di nuiviato di soda , 3,() s;raui di solfato di magnesia e 1 6 gram di solfato di calcc. AUorclie 1 acqua era prcBSOclie tv.tta disuUata , e noii riinaneva nel niatraccio ch« in circa niezz' oncia d' acqua , la carta di turnasoie accliiusa uel collo cou:inci6 ad aiTossare lie- vemente in qualrlie punto. Ho raccolto in altro vecipiente la riiuaneute aiezz' oncia per rimetteria coi reagenti. II niiiriato di barite geuero uu lievissimo appannamento appcna disceniiLde ; la tiatura di toruasole venae rossa ; la tintura di galla nou sof- fei'se cambiamento (l). Qucsti o-eriaienti ne istruiscono, die coUa distilLizione si e elevata una pi>rzioiie al tutto uiiaiiua d' acido solforico. Sit- coiiie pero distillaudo 1' acqua di Cixillina a nn fuoco iiiode- rato e lento 9 iniialza una quantita d' acido solforico , la quale, quantunque lemie, e di gran iunga niaggiore , emnii avviso, die una parte gia si trovasse disciolra nelf acqua uiinerale. Tale acido \a separandosi col precipitarsi dell' ossido di ferro a mano a uiano che di\enta ossido niaggiore. A cio e da attribuirsi 11 colore che acquistano le pareti delle bottiglie , clie contengono da qualche teuijio T acqua di Civillina , e il precipitato rancio che scorgesi nel lore fondo ( che che ne dica V anonimo a. e. 30 , il quale pretende che i' acqua di Civillma non forma precipitati ). Quaato piii acqua si raccogliera uel bacino , (juanto pill riuiarra staunaute , canto maggiore sara la quantita d acido eolfjrico. lo preveggo che questo laio mode di vedere non debba in- contrare la sua approvazioue, cio deducendo dal passo segueute che V. S. mi oppone a c. 437. « Del resto noi ?u>n direiuo coll' anonimo che I' acqua di Civillina aheiata cotitiene dell' acido sol fori/ o hbero , ma con teriiiine cliiudco cid corrisponde idea piii. esatta aniiuncieremo ch' essa racchiude solfato acido o soprasolfato del maggior ossido di ferro ; ne perche in un! acqua minerale st trovi appareiiteinente I' acido solforico Hbero noi duhitcreiuo con lui, che a un tempo esister non vi possano acido carhonico e car- bonad. II solfato giallo di ferro, neuiro quanta si voglia , da sempre indizj d' acido Hbero ; raro addiviene che il solfato verde medesiiiLO gli stensi segni non dia ; tutto cio perche I' affinita che ha I' ncido per la materia colorante con cui si csplora I' acidita , i ma^ai'ire di quella clC esso ha per la base a cui e congiunto : c il solfato di ferro pud esis:ere in coiiipcgnia de' cuihoaati quando la di lui teusione acida non valga ancora ad espellere /' acido carbonuo che H serha in. solazionc. Questo e qunnto oc- corre neW arqua minerale di Civillina , la quale con lieve riscal- damento perde un gas che in modo indubitato si riconosce per (I) Oiie>l' ultimo speriiuento dee af;i;uiii.;er i i ((nclli acUlntli relle o.=s«rvaziDni meflico-cSimiche fotto i numeri 9 , 10 , i • , la , i3 ]icr as- sicurare il lettore che eravi 1* acido .olfurico tenza i '■ ferro. 44* APTENDIGE : nella sua materia medica (2). Ad rfncrescerp il pencolo s' aggiunge il variare fuor di modo della dose del!e soetaaze mineralizzanti ; ondc il medico seaza avvedersi piio prescnvere una menicina era piu era meno ener- gira. Iniperooclie iientre 1' anonimo determiaa il deposiro secco di tre libbre d' acqiia in 144 grani , a lei fu aununciato die giungp fiao a iHn , ed io ne ho nnvenuto 216. E m un re- cente sperimeiuo esegiiito cun acrjua cavata dalio stagno il di 22 spttembre deiranno corrente ho rinvenuto 194 graai. Sio- clie adof-ando la jiroitorzionr AAV anoaiiuo in una libbra di acqua da me esaminata capirebbero in cuca 40 graui di solfato o vitriuoio di feiro. Che se a cio si aggiunge che V acqua di Civillina e un ac- qua stagnaritp , alterata e soggetta a incessante scomposizione che r ai'te e la frode ponno con ttitta agevolezza influirvi ; io tornerS a conchiudere, come ho conchiuso le mi;^ osservazioni medico -chimiclie , die le acque di Civillina si debbono asso- lutamenfp bandn-e dalT uso medico i>er essere una medicina violenra e mal sicura , per essere fornite di qualira veneGclie e perniciose , e perohe piio il medico ad esse siipplire con molra econoiiiia ed ottenere un luedicatneuto piii certo , prescriveado r oppormca dose di soliato o vitriuoio di ferro (3). (I) Df ahrriiit aiirrjn mrdicimenti 'ien vitrioll vlriilis usii censeo non eos fS'f i.\:!ando^ ovi ajiia svhitum paururum ilosi granorum non ad voriitiim %oluminndo cirnt/um , aiijiie enecan/los vermes , seii etiam., u t patenter a(htrin- gant , et roborcnt , ipstirn sapore valde austerrim aliis etiam ex ferro desuinptis medicamcntis antefrrtint. Quo ties cnim hvjus remedii proprictates , effecf.n , ac medicornm ob^rrvationei respieio , toties inti'rnavi ejii< per se adiiib'ici ad- ministraiionem nun possum admittere. Scio enim vel adinodum exigiia dosi profita'um , praeter nameam et vomitum , anxielatcmqiie , stomachi , in^esti- norumijite crvciatvs , diarrheam , tenesmum , ac convulsivos suliinde mollis eonci^'tae, Qiiare arbi'ror safiiis, hocce vitrivlum externe vsurparc ffc. ( Car- mi not. Hyg. Therap. et Mat. med. torn. II, pag. a48J. (a) Sum qui '.itriohim martls seu sulpliiitem ferri exigua adinodum dosr in'.iis adm'inistrari posse snadeant , sed qiiam nauseam anxletatcs , pliiresn'"! alias exci'are turbos cunsiwscat , sa'ius crediint cautiores medi'-i externa iitvi fere relinquere ( Balbi Mat. med. torn. II, pag. 1 32;. (3) Iiifatti con nn' oncia di vitriolo cli ferro flepurato , che venJo'i a prezzo ili taritFa dieci centesimi , si possono l^ib^rica'e venti libbre A' acqua raigliore ili (juella lU Civillina , perclic non a)i«raia e d' n»* virtu costnnte. 44^ APPENDICE Al savio cTi lei giuclizio e dei cuUori delle scleiize medico- cJiimiclie , al aiudizio dell' aaanitno sottopons;o qaeste osserva- zioiii , e sarij "rato a chi iiii fara de' miei errori accorto. Le fo mnilissiina rivereaza. Lettera del sig. Glo. Batdsta Amici al slg. Giuseppe AcERBi , Diretf>re ddlci Biblioteca It'diana. Modena y 4 dicemire 1819. Nel pevcorrere i diversL avtlcoli coatenuti nel tomo XVI , f)ag. 68 del sud Giornale , vidi die si faceva menzione della Memoria sui iM'.ci-jsopj catadiottrici. Noa occultero clie da prima credei die ivl si tratcasse di uaa succmra descrizione degli sti-uiuf^ati da me imm.igiaati , ma lu leogendo ben tosto in' ai'orsi die tutt' alrro Si^opo si era prefisfto r atitore dell' arti^alo citato , mentre per ua effetto di particolare deUcatezza si liaiiti snltanco a parlare di reclami coiitro !ue die la pubblicazioae della mia Memoria gli aveva procurati. 10 debbo confessare che al'itto nuovi mi giua.5ero questi reclami , come del tutto improwisi si saraano preseucati a) pub- blico. E poiche non posso permettere die uq tale assalto ri- nianga senza difesa , h3 divisato di dirigere a lei , oriiatissiino sigaore, alcuiie mie osaervazioai , cotifidando ch' el!a si com- piacera in uii naovo fascicolo di voler sostenere i diritti del vero. 11 sig. Consonai aduoque pretende d' avermi suggerito il iiii- gliorainento della camera lucida applicara al inicroscopio ? Che rispoiidero quindi al medesim)? Non creda . sig. direttore , che 10 voglia eatrare in lunghe discussioai ; mi basta soUanto di fare osservare che il miglioramento , di cui si tratta , coiisiste, come nsulta dal di lei Giornale , nelF aver caiiibiato seiiiplicemeute alia camera lucida di Wollastoii lo speochia vitreo in uiio spec- chio metallico. Ora questa camera lucida di Wollaston ^ coiu- posta, come si legg« nella Biblioteca Bntannlca, di ua cristallo piano inclinato ad uno specchio vitreo centotreatacinque gradi. Dunque la camera lucida salla quale il sig. Coasonni ha delle pretase , debb' essere formata con un cristallo piano ed uno specchio di metallo iactinaco ad esso centotreutacinque gradi. La cosa e chiaris-sima. Favorisca pertauto , oniatisiuuo sig. di- rettore , di dare uu' occliiata alia camera lucida che sta appli- cata al microscopio , e che e la stessa che si trova descritta la quarta nella mia Memoria inserita negli Opuscoli scientiBci di Bolojjaa. Vedra che (^uesta con«ta di uno specchietto piana TARTE ITALIANA. 443 nietaHico con una fessura uel mezzo , al quale sta unito imiiui- tabiluiente al'a distanza di qualctie linea un prisma iscscele rettangolo con una delle di lui faoce luinori parallela alia su- perficie riflettente del nominato specc}ii«tto. Una taJ costruzione aduuque , couie e manifesto , non lia iiienr« che fai^e con qaella del Consonni o del Wollaston , ed e pur forza qui il confes*are che il rai© censore o Don lia letto la uiia Wemona , o gli e resfata qualche oscurita iiella luente , sebben la figura incisa all' estremita del tubo del ruicroscopio fosse gia j:er se stessa aira a togliere os.ui equivoco. In cpiaato poi ai reclauii del sig. Gualtieri , mi pemiettera 1' iuiparziale mio censore die io dubiti fortemenre della lore esisreiiza. Sono indotto a pensare cosi dalla circostanza che vivendo io nella stessa citti ove soggiorna V indicato artefice non mi e accaduro giainmai di sentire laguanze intorno la fab- brirazione de' microsco]:J catadiottrici. II s'g. Gualtieri non ha mai coia'uui di questi istrunienti, e fa meraviglia che cio non- dimeui> il benigno autor dell' articolo della Uiblioteca Italiana goda di anuiiDziare che il perfezionamento degli specchi nie- tallici a)] ai-tiene al detto arteCce. Egli (■• ben vero c)ie io mi sono valso dell' opera di questo ingegnoso soiigerro , ma in tutt' altro , e fu soltanto per alcuni iiiesi deir anno 1810. dopo di che egli amo di costruire da se si'ecohi da teiescopj. G16 che abbiamo fatto separatamente su questo particolare puo facilinente conoscersi da clii ?i vuol dare la pena di leggere i rapporti degli astronomi di Milano, e delle Comuiissioni del R. Istituto delle Scienze per 1' assegnazione dei premj degli anni 18 1 1 a 1812, onde io ova nulla vorro aggiim- gere di piu a schiariuieuto di questo subbietto. Ma venendo all' auouinio Bolognese che lia scoperto non essere nuova 1' idea del mio microscopio , io non potro che pregarlo a pubblicare il nouie e le opere dell' inventor vero per essere da noi onnrato. Che se 1' ignorauza mia mi ha fatto com- luettere un iuvolontario fui'to , io mi liisingo nondimeno di ottenere perdono , poiche nel fallo stesso meco ho compagni gl' msigni dotti del R. Istituto delle Scienze, die si compiacquero d' ou.trare Y uivenzione mia col j-vemio della niedaglia d' oro. Ne di tutto i\ merito pero vorrei credenni sptigliato se pur mi rontasse , con lie euza del sig. censure , la lode di aver dato esecuzione ad un lavoro che aoche per la parte nieccanica nou lascia di presentare uou piccole ditl'icolta. Egli e )iero bene die 1' anoiiimo stesso sappia rhe 1 altra di lui scoperta riguardante le esperieuze di Herodiel , il quale, conie vuulsi , trovo che uno specchio metallico rifleite poco piii della mera de' raggi , che sono trasmessi da tre Icnti di cristallo, nan mi e occorso di riscontrarla nelle opere di questo ins^gne ascruuoiuo. Senti ho trovato nelle Trausazioni Filosofiche del 444 -^rP. PARTE ITALIANA. 1800 alia pagina 64 quaoto riferisco nella Memoi-ia sui Micro- scopj alia pagina i3, cioe che la luce rillessa da uuo speochio sta alia lifracta da tre lent! iiel rapporto circa di 67 a 85. Tenuiaero queata inta lettera col pregare V. S. a volere air autore dell' estiatto dell' altra Memoria sulla Gircolazione del Succhio nella Chara ( il quale suppongo che sia la stessa per- sona che ha scntto V articolo sui Microscopj ) far leg^ere il Giornale Enclclopedico di Napoli al n.° 9 del 1818, en." a del 1819 , ove si ragiona intorno al niedesinio soggetfo , av- verteudolo nel tempo stesso , che siamo anche ansiosi di vodere finalmente pubblicaca la tante volte aiinunziata relativa Memoria del siji. abate Gozzi. Squarcio di lettera del professore de Mattheis di Roma al Direttore della Blhlioceca Italiana, 11 s!g. Mai appena giuato alia custodla di questa Biblioteca Vaticaiia ha trovato cose interessantissime, che renderanno il suo nome sempi-e piii faiuoso e benemerito della Repubblica lettera- ria. La fortuna che tanto favorisce le sue incessanti ricevclie perch^ dn-ette da intelligenza e da pratica , lo ha condotto iu questi giorni a ntrovare il prezioso trattato di Cicerone de Re- publica scntto in belli e molto anticlii caratteri sotto il conimen- tano di S. Agostino su i Salmi. Quest' opera dunque politico-mo- rale , che fu tanto cara alio stesso autore , die tanto lodavasi oal suo dotto amico Pomponio Attico , e i di cui framinenti , tra i quali il jioto So/jno di. Scipioiie , ci sono stati conservati da varj anticlii scrittori , rivedra ben losto la publjlica luce per vu-tu del nostro JMai. Ma vi e anche di piu. In uu altro codice appartenente un tempo al uionastero di Bobbio , e die per la souiighanza de' caratteri e delle uiaterie manifestasi compagno deir altro esistente nell' Ambrosiana , e gia pubblicato dallo stesso Mai , si ririvengouo opere aucora inedite di Frontone , di Simmaco , di uu antico interprete di Cicerone , e un coiu- nientario Gotico Ulfilano , 11 tutto scritto sotto niatene spettanti al Concilio Calcidonese , come nell' altro codLC« Ambrosiano edito ultimamente. E non sono questi preziosissimi scoprmienti? GiusEPPM AcERsi , direttore ed editore. 445 INDICE ^dle materie contenute in questo sedicesimo volume. PARTE I. LETTERATURA ED ARTI LIBERALI. J^ hhL' hlor'ia d' Italia antica e moderna , dA can. Liiisi Boasi pap. S Compendia tli gcografa ■unlversalp conforme alle uh'tme politiche transa- zioni e piu Tecenli scoperte etc. ccc. , di Adriano Balex ("3." ed ultimo estratto ) . , . . . . . . . "14 Idomimenti scpolcrali della Toscana , con illustrazinni : . » 20 Opere di Mat/eo Soksa, segretario perpeWo deWAccademia di Mantova (3.° estratto) .........>. 28 Idem ( 3.° ed ultimo estratto ) >■ l5l lliadis fragmentn antiqvissima cum pictm'is , item scholia vetera ad Odvs- seam , edente Angela Ma JO ... ....■» ^o Le Odi di Anacreonte e di Saffo rccate in versi italiani da Giovanni Caselli . . . . . . . . . . "'59 Ulphi/a: partium ineditartwi in Amltrosianis Falimpsestis ah Angelo SIajo repertarum specimen etc. ........ 14S Sulle manifatture naiionali c tariffe dazlarie , discorso pojiolare di Mel- chiorre GiojA ......... v lC<5 Delia vita di Torquato Tasso. Libri dtie del prof. Gio. Zvcem v ijS Sut libra : Dell' itnita^ione piltorica ecc. ecc. di Andrea Majei; , vene— ziano. LetteraJl di Giuseppe Cakpani a! Direttore di questo GiornaUx 179 Idem. Leltera III ed ultima ' . . . . . . . »> 829 Prospetto generale della letieratura tedesca, del prof. Angelo Bidolfi a s,Sg JMemorie dellu i?.' Accadeiuia dellc scienze di Torino ( i." ed ultimo estratto ).........." 297 Kqueiade , monumento antico di bronzo del Museo nailanale vngherese , considerafo nc' suni rapporti coll' antichita fguraia da G. CATTAifEO » 804 Lettere d' un recente via^aio in Francia , Inghilterra , Scotia , Olanda ed una parte della Germania di Cirolamo ()rti ( 1." estratto J . v 3l3 PARTE II. SCIENZE ED ARTI MECGANICHE. fia topogrefa di Palermo e de' suoi contorni , alil>027ata dal prof. Do— menico Scjka ......... pag- 56 Corso di chimica economica di Giuseppe GiVLl , dottore in fdasojia e medicina ........... 6a 44^ 1 N D I G 15 ilfmorif delta Socielii Jaliana deli' srieme resirleit'f in Modriia. T. Xl^Ilt, fascicolo />rimo ; delle Memork- di finca (2." ed ult. eitiutlo ) pajj. 67 Paradosii fislci di Francescn Okioli ( iiifditi ). . . . » 76 Sulla Magnolia grandillura e sutlx Magnolia ar.uininata. Osseri/a2ioni. ( inedite > del prof. Cactann Savi (con una [»voIa in rame ) » 217 Etcmenii di fisica del prof. Banieii CERnr ( t " estratta ) . . ..22 5 Trtt"nlo del/e principali malattie degli occlii , del cav. profe'nore Antonio Scarf* ( i." estratto) .......... aS.'! Idem ( %.° ed ultimo estratlo ) ....... 877 Os^ervaziont e ricerche mincralo^iro-chiniiche so/tra aUi'ite valli drl- I'Ofso/a, del chimico Caetano KostKA . . . . . ..370 Trattatn teorico-pratico complcio siil/' ulii'o , di Cimep/ie Tavasti. Opera ciironata dtW I. It. Accademia de' C em gejAi di Fireme . • » 38$ APPENDICE. PARTE I. :?CIENZE, LETTEIIE ED ARTI STRAIS'IERE. £lementi d' Ideologia del conte Deetvtt Tfacy , traduzione con note del can. G. CoMFACKOm. Trattato delta volont'a C^." ed i:tt. estratto) pag. 8a Traite sur les champignons comestibles, conteneni Vindication des especes nnisihtes etc. par C. H. Peasoott ( a." ed ultimo estratto ) . » 95 Viaggi in America di Hall , PALitCR , Feako!/ e Bravbvrv . » loS J3^ t'economie publique et rurate des Celtes etc. par L. M£YaiER (Z." ed ultimo estratto) . . . . . , . . . » a^6 Observations on penal jurisprudence etc. ossia osserva^ioni su la giu- risprudenza penale e sulta riforma de' colpevoti etc. di G. BoscoE » 396 Acta litteraria Musei nationalis Hungarici . . . . » AoS Osservaiioni mcteorologiche fatte a Lislona dat sig. FsAKZivi dal di- cemire l8i5 al novembre 1816, . . . . . »4ia COKRjapOKDtNZA ......... D 268 Sqimrcio di lettera da Diibtino at Direttore delta Bihlioteca Italiana siilta letteratura e pubblica istriaione in Irlanda . . a ivi letiera del sig. Caviitio Cherici at stiddetto intorno al weisstein varioloso { variolit ; , cd alfre rucce die si trovano suite rive delT Jnn nei eontcrni di Uraunau ..... 4JI PAllTE II. SGI»NZE, LETTEKE ED ARTI ITALI\NE. ftPIBE PKRlODlCtlS ........ pag. 109 iiiornale di fisica , ehir/iica , storia natu^ale ecc. di Gaspare Ba.v- cn ATKLLt , btmestre 3." ...... b jTJ Idem, iimeiire 4."^ • ,,. .j, • • . . . wiio Idem, limestrn 5.". . . ,. . , . .. r 41S I N D I C E faseUblo 474 Oiornale encirlcperlico tli Ifaf.clt , Jaseicolo 'j.' . . . pag. Idem , fasricnio 6." .... Idem , Jascicotu 7.° .... Giernale Arcadico di Homa , fcsckolo 9.° . Idem , jascicnto 10. .... Idem , fascico/u J I. OpuscoH letterarj di Bologna , fascicolo 9.° Idem, fascicolo 1 c.° . Idem , fascicolo 11.° Opuscoli scienfijici di Bologna, fascicolo J 5 Idem , fascicolo i6.° .... Uiscerso del sig, Ignazio Fvmac^lli , vice-scgretario dell' I. B. Accade- mia J /f//o )!«//(! grande aula dell' I- B. falazzo delle scleme e delle arti in occasirne della solenne distriiuzione de' premj delle belle arii , fattasi da S- E. il sig. conte SrcASiOLco , presidente del governo m Milano , 11 giorno ao agoslo 1819 - • . . . » BtHLlOCRATlA ......... u Begno Lombardo-Veneto ....... v Idem . ......... ji Idem . •.,......■* Fiemonle ......... y> Ducato di Geneva ...-.•.■» Gran-Durato di Toscana ,,.....■>' Idem .......... V Stati Pontificj ........ v Idem .......... V Begno delle due Sicilie ...,.•*» Ejiistola ( in lersi ) del sig. conte Francesco itiAiti . • » AXKVKZJ . ......... f Flora ItaliiB superior is ....... v COERISPOK DEKZ A ... ...... ■» Bisposta del dolt. Ciro PoiLiKi all' arlicolo del dott. Gaspare Eeo- CKA.TELI.1 intorno air acqua minerale del monte Civillina . » Lettera del sig. Gio. Battista Amici sui microscopj caladicrtrici » Squarcio di lettera del sig. prifessore DE Mattmsh di Eorna sul trattaio dc Republica di Cicerone ed altri codici cola scoperti dm Monsignor Angela Mai, pr'imo custode della Biblioteca Valican» » Tabella meteorologica di ottobre ....... Idem di novembre . ........% Idem di liicembre . . , . . . , • . » no 271 ivi ayo 419 420 170 i'vi 419 ivi ivi III 135 ivi 272. 420 425 i3a iyi 424 i37 430 143 277 383 ivi 433 ivi 44« 444 144 288 44» Milano , dalV I. R. Stamperia, Osservutioni meteorologiche falte all' I. li. Osservatorio di Bern. ' 1819 DICEWBRE. Matt IN A. S E U A. 1 c b < c 5 ^1 4.' a — i- < t = £ Staio (lei cielo. < Sis 2. < 0 1. 2 a " c c p2 Scato del cielo. pol lin. 0 pull. Ii«. 0 I '^7 11,C - 0,6 so Sereno. 27 11, 0 + 3,r 0 Ser, . . nebbia. 2, 38 O.C + 0,0 0 Sereao. 28 QIC' + 4,(' 0 Sereno. ^ 28 o,t - 1.0 N E Scr. nt-b. iriiv. 28 0,0 + 3,0 E Nebb. nuvolo. 4 37 1 Iv + 2,5 NE Nuvolo , nfbb. 27 1I,C + 3,0 E Nuv. nebbioso. ,Sla7 10,0 .1. 1,2 N Nuvolo, neve. |27 10,4 + 2,4 N Nuv. nevoso. 6 27 10, {< + 3,4 0 Nuv. rott. neb. 27 10,2 + 4-H S Nuvolo. 7 27 0," + ^V E Nuv. nebbia. 2- 9,2 + 4.C E Nuvolo. nebb 'o 27 8,;i + 1,8 E Nuvolo rocto. 3- 9.6 + 3,0 N Nuvolo. 9 27 10,3 + 2,3 N Nuvolo. 37 ii,5!+ 4,3 E Nuvolo. H 27 n.(. + 2l7 0 Ser. nuvolo. ser. 27 11,7 + 5.2 S 0 Sereno. 11 38 o,c + 1,0 N Ser neb. nuvolo 27 ll,(')j + 4,5 s 0 N.ser.poc.piog. 12 27 10,7 + 3,5 0 Nuvolo , ser. 27 10jO'i + b,b 0 Sereno. i3 ..-f H/) + 3,c S 0 Nuv. pioggia. 27 7,f> + 4,t' NE Nuv. piovoso. 14 27 6,/, + 3,0 0 NO Nuv. I'otto ser. ,^7 6,6]+ 3,5 s 0 JNuvolo. II 10 "16 27 -7.'/ + 2,6 N Nuv sei-. 3^ 8,4!+ 4,0 no a Sereno. 27 8,- _ T.O 0 Sereno. I27 9,61+ 3,0 0 Screuo. ]~ 27 1 10 _ 0,0 O...N Sereno. I27 1 1,0!+ 3,6 s Sereno. 18 10.5 + 1,7 E Nuv. rorto.neb. 27 9,6!+ 3,8 N E Nuv. neb... ser. 10 --7 q-4 0,0 0 Ser. neb. ser. 27 9,6 + 2,8 0 Sereno. 20 27 8,R + 0,2 S E Nuv. nebb. ser. 127 8,4i+ 3,8 E |Ser. nebbia. 3! ?,7 9,^ (1.0 + 1,2| 0 Sereno. [27 9,2'+ 4,7 0 s oiSereno. 22 27 a. 1,3 EN E Nehbia foha. 17 8,2'+ 2.7 N E Nebbia tolta. 23 27 7,0 _ 0,0 E N-^bb.a. ^7 5,8 + 3,5 S E Nebbia. 2_i -}7 5.f + .■^,4 E Nebbia. P7 4,4]+ [27 2,9,+ 4,4 0 Nebbia. 25 Tr. 27 3,3 + 3,2'EN E Nuv. nebbia. 3,;-' E E Nuv nebbia- 27 4.^ + 2,Oj S E iSluv. nebbia. j27 5,6;+ 3,5 Nuv. rorio. 27 27 r.,c) + 2.0t S 0 Ser. nebbia. P7 7,4:+ 3,-^ 0 s 0 Nuv. ser. neb. 2li 27 7,4 + 1,5 0 Nuvolo, neve. !37 6,81+ ],h; E N'livolo. 2Q 27 s,r> + 0,3 S E Nuv. pocaneve I27 4 ,5|+ 1,2 S Ntivoio. 3o 27 4,f) _ 1.2 0 Nebbia. I27 5,7- c,3 E Nebbia. 3i ^7 3,8- 1 0,0 NO Nev.'. I27 2,.^'+ 1 !,'■ 0 Nuv. nevoso. Aliezza mass del bar. poll. 20 lin. 0,0 Altczza niass .del term. -V 5.2 iiiin:uia . media . . . irniii » lued 11.-. - 1.2 ..'.'...» 27 - 8,5( a + 2,33 Soiiima tli'lla pioggia e della neve lin 1 1,1 5. ' lax^ar ■xn ^^ NB. U terinome'.ro esposto piu libeiaiueate al veulo alU uiattina sc- gna ini gradu circa ^ibftisd^Jo piii intcoso. I ^ % :*"-^ ■<^, ^ ^ '•>«'. i^